La Varia
La Varia di Palmi

La Varia di Palmi è un complesso ed articolato carro sacro che illustra plasticamente il momento dell’Assunzione in cielo della Vergine Maria, intesa come viaggio dalla Terra all’Empireo attraverso le sfere celesti e la sfera delle Stelle fisse secondo i canoni della cosmografia Aristotelico-Tolemaica, geocentrica, accettati all’epoca della sua realizzazione.
Le sue antiche origini sono strettamente legate alla Città di Messina.
A seguito della battaglia di Lepanto, ottobre 1571, la presenza della flotta cristiana nel porto di Messina favorì l’innescarsi di un’epidemia nella Città dello Stretto.
I rapporti commerciali tra le due Città, Palmi e Messina, erano talmente intensi che saranno la marineria ed il popolo di Palmi ad offrire uno dei maggiori supporti alla Città di Messina, ad accogliere intere famiglie per farle scampare dal contagio.
Poco tempo dopo, la Città di Messina, quale ringraziamento per l’aiuto prestato, tributerà un onore enorme alla Città di Palmi donandole uno dei capelli della Madonna che, per tradizione, furono consegnati, insieme ad una lettera di saluto, dalla Vergine Maria in persona agli ambasciatori messinesi nell’anno 42 d.C.
Da qui, il culto della Madonna Assunta e della Lettera, insieme alla Vara, giunsero nella seconda metà del 500’ a Palmi.
Nel corso dei secoli la tradizione è rimasta immutata, anzi, si è rafforzata.
L’attuale struttura della Varia di Palmi, la cosiddetta “Varia Meccanica”, un gigantesco carro di legno, ferro e cartapesta alto 16 metri, è il frutto del lavoro compiuto dal Cav. Giuseppe Militano e dai maestri Vincenzo e Adolfo Ferraro sul finire dell’800’.
La “Varia Meccanica” sostituì, all’epoca, la precedente macchina, oramai inservibile dopo che, sul finire dell’ottocento, vi era stata una sospensione della festa durata oltre 20 anni.
La base della macchina, “u Ccippu”, rappresenta la caducità dell’Uomo, la scena della Dormitio è quasi un monito e vuole ricordarci la temporaneità della condizione umana.
Partendo dalla base della “machina”, sul Cippo a mo’ di baldacchino della “Bara”, si innalzano circondate da angeli, le sette sfere, rappresentazione dell’universo concepito come nel sistema tolemaico; ancora più in alto troviamo un globo celeste con stelle dorate, raffiguranti le stelle fisse, e la fascia dello zodiaco e, infine, un’ultima cortina rotante costellata da schiere di quattro angeli, raffiguranti le quattro virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Temperanza e Fortezza.
Su tale ultima cortina, simbolicamente, viene collocata l’effigie di Gesù Cristo (Padre Eterno nella versione palmese) che tiene sulla mano destra l’Alma Mater, l’anima della Vergine assunta in cielo.
All’interno della Vara, la struttura metallica campaniforme che ne costituisce l’ossatura ospita una serie di ingranaggi i quali, azionati manualmente da persone a ciò addette, determinano il movimento rotatorio, in orizzontale e in verticale, di tutte le figure e i personaggi, che affollano questa grande piramide rituale.
In Sicilia e in Calabria le feste dell’Assunta sono contraddistinte da un particolare carattere gioioso e trionfale.
Cadendo i festeggiamenti nel cuore dell’estate, nel periodo cioè in cui si assiste al massimo rigoglio della natura, al pieno sviluppo e alla crescita completa dei prodotti agricoli, l’Assunzione viene fatalmente assimilata a momento emblematico e pregnante della vittoria della vita sulla morte.
La Varia di Palmi possiede, inoltre, una grande carica religiosa ed emozionale, il cui trascinamento determina nella enorme massa di fedeli che si raccolgono intorno a questo simulacro di dimensioni eccessive, barocche, che porta in giro per la città, svettante verso il cielo, l’“Animella” e la sequela di un mistero cosmico colto nelle sue molteplici ierofanie.
La Varia avanza, trascinata da 200 giovani valorosi detti ‘Mbuttaturi sul basolato in pietra per mezzo di grandi pattini di acciaio.
La potenza religiosa e teatrale della macchina le ha permesso di superare i secoli e le generazioni che la consegnano a noi intatta, sintesi perfetta di Fede, Tradizione e Storia.
Oggi il “Carro Sacro” insieme alle macchine a spalla di altre Città italiane quali Viterbo, Nola e Sassari è parte della “Rete delle Grandi Macchine a Spalla” ed ha assunto una rilevanza planetaria attraverso il riconoscimento Unesco di Patrimonio Immateriale dell’Umanità avvenuto a Baku il 04.12.2013.