MOZIONE n. 121 del 16/06/2025

Il Consiglio Regionale,

Premesso che:
- il nuovo Piano nazionale di gestione delle liste d’attesa 2025-2027, che va ad aggiornare il precedente Piano 2019-2021, approvato lo scorso anno con la Legge n. 107 del 29 luglio 2024 e strettamente collegato alle liste d’attesa, si pone come obiettivo principale quello di ridurre i tempi di attesa per visite specialistiche e ricoveri programmati, garantendo maggiore trasparenza e accessibilità ai servizi sanitari;
- il PNGLA 2025-2027 prevede anche che, nel caso in cui la prestazione di primo accesso non sia garantita nei tempi massimi di attesa, secondo la classe di priorità indicata, l’Azienda sanitaria di appartenenza del paziente deve attivare un percorso di presa in carico per soddisfare la richiesta del cittadino. Le Regioni nei propri Piani regionali dovranno declinare i cosiddetti percorsi di tutela ossia modalità alternative di accesso alle prestazioni nel caso in cui al cittadino non possa essere assicurata la prestazione al momento di contatto con il CUP;
- pertanto per il cittadino è esigibile il diritto di avere la prestazione nei tempi massimi e l’Azienda sanitaria di appartenenza del paziente è tenuta a garantire tale diritto attivando i percorsi di tutela senza che la ricerca di soluzioni alternative debba ricadere sul cittadino. Considerato che: - il Decreto Legislativo n. 124 del 29 aprile 1998 prevede, in caso di impossibilità del Servizio Sanitario pubblico di rispettare i tempi di priorità delle impegnative, la possibilità, per il cittadino, di richiedere all’Azienda Sanitaria di appartenenza di usufruire di prestazioni in attività libero professionale pagando solo il Ticket (se dovuto) con il restante costo a carico del Sistema Sanitario Regionale;
- in breve la normativa nazionale prevede che se le attese per una prestazione sanitaria superano i termini di attesa massima previsti dai relativi codici attribuiti in base all’urgenza della prestazione, il paziente può chiedere “che la prestazione venga resa nell'ambito dell'attività libero-professionale intramuraria, ponendo a carico dell'azienda unità sanitaria locale di appartenenza e dell'azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione, in misura eguale, la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e l'effettivo costo di quest'ultima, sulla scorta delle tariffe vigenti.” Nel caso invece “l’assistito sia esente dalla predetta partecipazione l'azienda unità sanitaria locale di appartenenza e l'azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione corrispondono, in misura eguale, l'intero costo della prestazione” (art. 3 comma 13);
- pertanto da oltre 30 anni vige una norma che “difende” i pazienti costretti ad attendere oltre ai tempi massimi previsti e che consente a chi aspetta troppo per una visita o un esame di chiedere all’Azienda Sanitaria di pagare la prestazione in intramoenia;
- tuttavia la procedura non è automatica e i pazienti in molti casi sono costretti a scontrarsi con la ritrosia dei CUP che oltre a non informare i cittadini di questa possibilità spesso glissano di fronte alle richieste specifiche dei cittadini di ricorrere all’intramoenia. Per questo alcune regioni più virtuose, come il Piemonte, hanno emanato, dopo le rimostranze di diversi pazienti, specifiche linee guida per ricordare la possibilità per le Aziende Sanitarie di applicare il D. Lgs 124/1998, chiarendo come garantire prestazioni in intramoenia quando non si possono rispettare le tempistiche stabilite nelle ricette. In particolare si specifica che, se un paziente non può ottenere un appuntamento entro i tempi previsti dal CUP, può rivolgersi all’Urp dell’Asl per organizzare la visita o l’esame a pagamento, coperti dal Servizio sanitario;
-iene segnalato ancora che mentre in Regioni come Toscana, Lombardia, Lazio, Veneto, Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Sardegna, Provincia Autonoma di Bolzano, Valle d'Aosta ed EmiliaRomagna le informazioni sono più accessibili, nel Centro-Sud, specialmente in Calabria e Sicilia, si trovano solo riferimenti generici senza indicazioni precise sui percorsi di tutela. La mancanza di automatismi rende complicato per il cittadino accedere all'intramoenia con il solo pagamento del ticket, costringendolo a confrontarsi con procedure lunghe e complesse. Tenuto conto che: - il Decreto del Commissario ad Acta della Regione Calabria n. 345 del 7 novembre 2024, con il quale sono stati ripartiti i fondi per la riduzione delle liste di attesa, riporta: “il governo delle liste di attesa è uno degli obiettivi principali del Sistema Sanitario Nazionale e Regionale, in relazione al potenziale effetto sullo stato di salute di attese prolungate e l’incremento dei costi a carico dei cittadini che, a causa delle attese, spesso decidono di ricorrere all’erogazione di prestazioni a pagamento”;
- negli scorsi mesi il Governo ha accusato le Regioni di non aver utilizzato i fondi per il Piano di riduzione delle liste di attesa, cercando di scaricare su di esse il fallimento dello stesso Piano. Secondo i dati del Ministero della Salute, consegnati alla conferenza delle Regioni ad aprile 2025, la Calabria continua a tenere in cassa quasi il 90% dei finanziamenti ricevuti dal 2022 al 2024;
- la difficoltà di garantire una adeguata e tempestiva accessibilità alle prestazioni di diagnosi e cura, resta uno degli aspetti più critici e insoluti del sistema sanitario calabrese in cui il fenomeno delle liste di attesa è lontano dall'essere risolto e comporta per il cittadino l'impossibilità di affidarsi alla sanità pubblica e la necessità di rivolgersi a strutture private, con l'aumento dei costi della spesa sanitaria pro-capite delle famiglie e l'insorgenza di situazioni di disuguaglianza fra i cittadini nell'accesso alle cure. Sono continue le segnalazioni, nella nostra regione, per prestazioni con calendario bloccato perché non pervenuto, assenza di disponibilità o differimenti di mesi e mesi. Le alternative restano quella di dover ricorrere ad una spesa privata per effettuare visite o esami oppure rinunciare alle cure. Il fenomeno della rinuncia a prestazioni sanitarie contribuisce a riconoscere il livello di equità nell’accesso ai servizi sanitari;
- la cattiva gestione delle liste di attesa colpisce soprattutto le fasce deboli della popolazione, ovvero i cittadini a basso reddito e scolarità, arrivando a negare troppo spesso l’accesso tempestivo alle cure. La salute dei cittadini calabresi non può essere compromessa a causa di carenze strutturali e organizzative. Preso atto che: - in Calabria i percorsi di tutela, ovvero i meccanismi che le Aziende Sanitarie dovrebbero attivare per garantire l'accesso alle prestazioni nei tempi previsti, non solo rimangono spesso solo sulla carta ma richiedono altresì un'insostenibile mole di pratiche burocratiche a carico del cittadino, che arriva persino al paradosso di dover dimostrare autonomamente che l'ASP non ha rispettato i tempi di attesa, circostanza difficilissima da dimostrare, poiché il CUP non rilascia un'attestazione formale dell'impossibilità di prenotazione;
- la L. n. 107 del 29 luglio 2024, che ha convertito con modificazioni, il D.L. 7 giugno 2024, n. 73, ha introdotto misure urgenti per la riduzione dei tempi di attesa. Tuttavia la concreta attuazione delle nuove norme non appare semplice e ripropone in buona parte meccanismi e problemi già noti. L’impianto complessivo delle disposizioni recentemente entrate in vigore sconta la frammentazione delle competenze amministrative in ambito sanitario, la necessità di un complesso confronto tra Stato e Regioni, il rinvio ad una serie di misure attuative e la temporaneità dei finanziamenti. A quasi un anno dall’approvazione, la legge è infatti ancora in stallo, a causa dei decreti attuativi mancanti, del tetto di spesa per le assunzioni irrisolto e dei fondi limitati. Gli esperti hanno additato l’eccesso di decreti come il tallone d’Achille della legge, come evidenziato fin da subito dalla fondazione Gimbe tramite il suo presidente. Perché la legge possa definitivamente espletare la sua funzione (e quindi per verificarne gli effettivi risultati sulla riduzione dei tempi d’attesa) restano ancora da approvare le linee di indirizzo nazionale per gestire le disdette e ottimizzare le agende e soprattutto le modalità con cui l’Organismo di verifica e controllo sull’attività sanitaria possa esercitare i poteri sostitutivi sulle singole Aziende sanitarie.
Impegna la Giunta regionale
1. a garantire l'effettiva, efficace ed efficiente applicazione in Calabria dei percorsi di tutela previsti dal D.Lgs. n. 124/1998, anche vincolando parte delle risorse trasferite alle Aziende Sanitarie alla creazione di un’adeguata campagna informativa in tutte le strutture sanitarie pubbliche e private e all’istituzione di appositi sportelli informativi gestiti dalle Associazioni dei Consumatori o dalle Organizzazioni di cittadini;
2. a permettere all’utente di accedere ai benefici previsti dalla legge in modo semplice e non gravoso, prevendendo anche un fondo regionale che sollevi il cittadino dall’onere di richiedere all’Azienda Sanitaria di appartenenza il rimborso per l’accesso alla prestazione in libera professione, e prevedendo che siano direttamente le strutture private convenzionate, accreditate o in intramoenia, a chiedere i rimborsi alle Aziende;
3. a sollecitare il Ministero della Salute, anche tramite la Conferenza Stato-Regioni e i canali di coordinamento interistituzionale, all’attuazione completa e uniforme delle disposizioni contenute nella Legge n. 107 del 29 luglio 2024, in particolare dell’articolo 2, comma 10, che recita: “Nel caso in cui i tempi previsti dalle classi di priorità individuate nel Piano Nazionale di Governo delle Liste d’attesa non possano essere rispettati, le direzioni generali aziendali garantiscono l’erogazione delle prestazioni richieste nei limiti delle risorse previste, attraverso l’utilizzo dell’attività libero-professionale intramuraria o del sistema privato accreditato, sulla base della tariffa nazionale vigente”.

Allegato:

16/06/2025
D. TAVERNISE