Il Consiglio Regionale,
Premesso che:
la Siria dal 2011 è teatro di una sanguinosa guerra civile che, seppur in mancanza di dati certi, si stima siano oltre 500.000 i morti, di cui circa un terzo civili;
secondo i dati dell'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari la guerra in Siria ha provocato un esodo di massa di persone in fuga dal conflitto con circa 5 milioni di rifugiati ed oltre 6 milioni di sfollati;
nel 2014, a seguito dell'avanzata del fondamentalismo islamico, lo Stato Islamico (Isis/Daesh) è arrivato ad occupare circa un terzo dell'intero territorio siriano, tra cui il cosiddetto "Kurdistan siriano" ed i governatorati di Raqqa e Deir el-Zar;
nel 2015 la sconfitta nella battaglia della città curda di Kobane ha di fatto segnato l'inizio del "reverse course" e l'arresto dell'avanzata dell'lsis;
ricordato che
le unità di difesa popolare degli YPG e YPJ, inquadrate nell'alleanza curdo-araba (SDF) e parte integrante della coalizione internazionale antiterrorismo, sono state fondamentali nella resistenza al terrore dello Stato islamico, contribuendo alla liberazione dal Califfato delle città di Aleppo, Raqqa e dell'intero nord della Siria;
a seguito della sconfitta dell'lsis, ad Afrin e negli altri cantoni della regione del Rojava convivono oggi pacificamente curdi, arabi, cristiani ed etnie diverse in un innovativo e moderno sistema di democrazia partecipata, paritaria e di uguaglianza tra i sessi;
le SDF curdo-arabe non hanno mai minacciato né attaccato i confini turchi;
considerato che
il Kurdistan è un'area, vasta 450 mila kmq, abitata dalla popolazione di etnia curda, suddivisa tra Turchia, Siria, Iran e Iraq. Comunità curde si trovano anche in alcune repubbliche ex sovietiche, come l'Armenia e l'Azerbaigian. Il popolo curdo è composto da oltre 40 milioni di persone, che da decenni rivendicano una propria autonomia e indipendenza.
I curdi hanno avuto e continuano ad avere un ruolo cruciale nella lotta contro gli integralisti di Daesh e nel contrastare l'avanzata jihadista-salafita. Con la conquista di Mosul il 9 giugno del 2014 da parte delle milizie del Daesh e la rotta dell'esercito di Baghdad che abbandonò la città in mano ai terroristi, i peshmerga curdi sono stati l'unica forza sul terreno in grado di opporsi all'avanzata del Califfato islamico, in grado di controllare nel 2014 buona parte delle province di Ninive e di Anbar. Proprio in questi giorni il mondo ha celebrato la caduta di Raqqa prima controllata dall'lsis, avvenuta anche grazie all'azione dei combattenti curdi.
rilevato che
il 25 settembre 2017 è stato indetto un referendum consultivo sull'indipendenza del Kurdistan iracheno, per poi avviare un processo negoziale con il governo di Baghdad e il 92,7% degli elettori ha votato per il sì all'indipendenza;
nonostante la richiesta delle autorità curde di iniziare un'interlocuzione a fronte dei risultati del referendum, si è creato un clima di tensione sia con il governo iracheno (con la chiusura dello spazio aereo curdo e delle frontiere), sia con i paesi limitrofi come Turchia e Iran (che hanno prontamente applicato sanzioni);
dietro al rifiuto di un Kurdistan indipendente vi sono soprattutto ragioni economiche e commerciali essendo la zona ricca di idrocarburi;
tenuto conto che
è in corso dal 20 gennaio l'operazione "Ramoscello d'ulivo" lanciata dalla Turchia contro i guerriglieri curdi dello Ypg ("Unità di protezione popolare"), alleati degli americani, in Siria. In particolare a Efrin, oltre che a Kobane e ai-Qamishli, (parte della regione autonoma curda Rojava), territori che i curdi e loro alleati hanno liberato dall'lsìs, violando la sovranità territoriale siriana, con l'attacco senza alcuna motivazione e giustificazione del cantone curdo di Afrin nel nord ovest della Siria, sono in corso attacchi da parte di forze di terra e aeree turche che stanno provocando numerose vittime tra i civili;
anche nella zona del Kurdistan iracheno è in corso una repressione contro il popolo curdo: a Tuz 150 case appartenenti a famiglie curde sono state incendiate, due stazione televisive curde (Rudaw Tv e Kurdistan 24) sono state chiuse dal Governo iracheno e le minacce e le intimidazioni a giornalisti sono denunciate da diverse fonti.
le dimissioni del presidente Barzani rischiano di aumentare l'instabilità di una regione impoverita dalla crisi economica, affollata di rifugiati e ora lacerata e divisa tra le fazioni che si contendono il potere.
considerato che
già nell'estate 2016 la Turchia aveva lanciato nel nord della Siria l'operazione militare denominata "Scudo sull'Eufrate", con la scusa di combattere Daesh, ma con il preciso obiettivo di dividere i territori del Rojava curdo;
l'offensiva militare turca, effettuata mediante attacchi di terra e raid aerei, ha già causato decine di vittime anche tra la popolazione civile, non risparmiando neppure il campo profughi di Rubar, che ospita oltre 20.000 rifugiati provenienti dal resto della Siria;
il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato di voler estendere l'offensiva militare a tutto il territorio abitato dai curdi nel nord della Siria;
l'aggressione militare della Turchia rappresenta un vero e proprio crimine contro l'umanità e si sta compiendo nel pressoché totale silenzio della Comunità Internazionale e che è a rischio l'incolumità e la sicurezza di decine di migliaia di civili e di rifugiati;
questa aggressione militare va ad aggiungersi alle distruzioni delle città curde in Turchia, al massacro di centinaia di civili, alla destituzione e all'arresto di numerosi Sindaci ed eletti locali in atto a partire dal 2015.
ricordato che
Turchia e Iraq sono membri fondatori delle Nazioni Unite;
dal 1949 è membro del Consiglio d'Europa e dal1952 è membro effettivo della NATO;
dal 2005 sono aperti i negoziati per l'adesione della Turchia all'Unione Europea;
l'Italia è uno dei principali partner commerciali della Turchia, con un interscambio commerciale di 16,2 miliardi di dollari nel 2016 e oltre 1.300 società ed aziende con partecipazione italiana presenti in Turchia.
Tutto ciò premesso e considerato
esprime solidarietà ed il proprio sostegno alla popolazione curda perseguitata della Siria e dell'Iraq.
Impegna la Giunta regionale
ed il Presidente della Regione Calabria ad intervenire presso il Governo perché si mobiliti, anche in sede di Unione Europea e di organismi internazionali:
per attivare le misure umanitarie necessarie ad assistere il popolo curdo, coinvolgendo le organizzazioni non governative presenti in loco;
per spingere il governo iracheno a fermare la repressione contro i curdi e a garantire la libertà di informazione;
per promuovere in tutte le sedi istituzionali opportune - con particolare riferimento all'Unione Europea, al Consiglio d'Europa e alla Nato - la ferma condanna di quanto avvenuto;
per l'attivazione di tutti i canali diplomatici volti per spingere il Governo turco a cessare gli attacchi indiscriminati contro i curdi del cantone di Afrin e dell'intero Rojava nonché al rispetto delle libertà democratiche;
per cercare una soluzione capace di coniugare l'autonomia del popolo curdo, l'integrità delle frontiere e la stabilità geopolitica della regione.
03/04/2018
F. SERGIO,G. GIUDICEANDREA