MOZIONE n. 108 del 14/12/2017

Il Consiglio Regionale,

Premesso che:
il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) nasce, con Regio Decreto, come Ente Morale nel 1923;
nel 1924 veniva redatto lo Statuto con il quale si attribuivano all'Ente il compito di coordinare e stimolare l'attività nazionale nei differenti rami della scienza e delle sue applicazioni, tenere contatti con i vari enti statali per le questioni scientifiche, istituire laboratori di ricerche di carattere generale e particolare;
con la fine del secondo conflitto mondiale al CNR vengono attribuite le funzioni di promuovere, coordinare e disciplinare la ricerca scientifica italiana;
ad oggi il CNR, ente "generalista" vigilato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR), è inserito in un quadro di Enti pubblici di ricerca (EPR) significativamente diversi tra loro, tra i quali si annoverano: l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), come il CNR vigilato dal MIUR;
il Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA), vigilato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali;
l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), vigilato dal Ministero dello Sviluppo Economico;
visto: il Decreto Legislativo 4 giugno 2003, n. 127 recante "Riordino del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), con particolare riferimento ai seguenti articoli: Articolo 2 (Finalità dell'Ente), comma 1 che recita: "Il CNR è ente pubblico nazionale con il compito di svolgere, promuovere, diffondere, trasferire e valorizzare attività di ricerca nei principali settori di sviluppo delle conoscenze e delle loro applicazioni per lo sviluppo scientifico, tecnologico, economico e sociale del Paese, perseguendo l'integrazione di discipline e tecnologie diffusive ed innovative anche attraverso accordi di collaborazione e programmi integrati";
Articolo 14 (Istituti) la cui natura e compiti sono così definiti: " Gli istituti sono le unità organizzative presso le quali si svolgono le attività di ricerca dell'ente, afferenti ai dipartimenti";
lo Statuto del Consiglio Nazionale delle Ricerche emanato con provvedimento del Presidente del CNR n. 24 datato 7-4-2015 ed entrato in vigore il 1° maggio 2015;
richiamato il Contratto Collettivo nazionale di lavoro del personale non dirigente del comparto delle Istituzioni e degli Enti di Ricerca e Sperimentazione per il quadriennio normativo 2006-2009;
considerato che: il CNR risulta essere il primo ente di ricerca per numero di ricercatori: il personale complessivo ammonta ad oltre 8.400 unità tra ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi ed è organizzato in 7 dipartimenti e 102 istituti con specializzazione sui principali saperi, con più di 330 sedi secondarie e laboratori in Italia ed all'estero;
in Calabria sono presenti 12 sedi rappresentative di 102 istituti del CNR. Nella nostra regione il CNR nelle 12 strutture presenti svolge attività di ricerca in molteplici settori: ICT (Intelligenza artificiale, Smart City, Big Data, telecomunicazioni), tecnologia della membrana, protezione idrogeologica, inquinamento atmosferico, studi atmosferici-ambientali, scienze neurologiche, bio immagini fisiologia e genetica;
la qualità della ricerca scientifica svolta dagli istituti presenti dal CNR in Calabria è testimoniata da una produzione scientifica di elevata qualità, da un numero di pubblicazioni internazionali su riviste di prestigio, dalla partecipazione a conferenze internazionali e a importanti progetti di ricerca regionali, nazionali ed europei;
prestano servizio presso le sedi del CNR della Calabria oltre 100 ricercatori, tecnologici, tecnici e amministrativi in forma precaria da molti anni;
richiamato il Regolamento del Personale del Consiglio Nazionale delle Ricerche di cui al DPCNR del 4 maggio 2005, n. 0025035, con particolare riferimento al Titolo III, Capo II (Tempo determinato), Art. 12 ( Criteri generali);
ricordato che l' 11 marzo 2005 la Commissione europea adottava una raccomandazione riguardante la Carta Europea dei ricercatori e un codice di condotta per l'assunzione dei ricercatori;
rilevato che tra i principi contenuti in detta Carta Europea vi è quello che prevede per i ricercatori contratti di lavoro il più possibile stabili;
richiamato il Libro bianco "Sulla condizione dei Ricercatori degli Enti Pubblici di Ricerca un raffronto con i principi della Carta Europea dei ricercatori" (Associazione Nazionale Professionale per la Ricerca, giugno 2013, II edizione);
rilevato che: nell'appendice n. 3 al richiamato Libro bianco è consultabile la sezione "Analisi dell'aderenza ai principi della Carta del CNR e dell'INFN";
con particolare riferimento alle forme contrattuali per i ricercatori del CNR da detta Analisi si evince che esiste "una quota eccessivamente alta di Ricercatori con contratti a tempo determinato o con altre forme di lavoro non stabili. Basti pensare che ad oggi, su un totale di 4024 Ricercatori, ben 447 hanno un contratto a tempo determinato, ossia circa l'll%. L'instabilità del contratto di lavoro è di grave pregiudizio all'autonomia di ricerca che ai Ricercatori va assicurata", (fonte: Libro bianco "Sulla condizione dei Ricercatori degli Enti Pubblici di Ricerca un raffronto con i principi della Carta Europea dei ricercatori", appendice n. 3 "Analisi dell'aderenza ai principi della Carta del CNR e dell'INFN", 2013, pp. 34-36);
ad oggi il personale precario presso gli EPR complessivamente ammonta a circa 10.000 unità, 4.500 presso il CNR;
considerato che: 
il CNR risulta essere al primo posto tra enti di ricerca e università in Italia per numero di famiglie di brevetti (oltre 350);
ed ancora al primo posto nella categoria Terza Missione per numero di spin off e nei settori di ricerca multidisciplinari in base all'ultima relazione dell'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR);
il sistema della ricerca, come rilevato in narrativa, si basa in percentuale consistente sul lavoro precario di una pletora di operatori della ricerca (ricercatori, tecnologi, assegnisti, borsisti, amministrativi e tecnici) i quali non godono della stabilizzazione della propria posizione lavorativa per periodi di tempo estremamente lunghi (in alcuni casi tale situazione rischia di superare il 50% dell'intera vita lavorativa delle persone);
per il perseguimento degli scopi istituzionali, di cui all'articolo 2 dello Statuto, volti a "promuovere e valorizzare ricerche nei principali settori della conoscenza ... ed a trasferirne e applicarne i risultati per lo sviluppo scientifico, culturale, tecnologico, economico e sociale del Paese ..." si rende necessario valorizzare, stabilizzandolo, il lavoro e le professionalità dei numerosissimi precari impegnati nell'attività di ricerca dell'Ente;
le attività di ricerca pubblica non potrebbero svolgersi senza il lavoro e le professionalità delle centinaia di precari della ricerca;
la dispersione di queste professionalità, altamente qualificate, rappresenterebbe pertanto un danno economico rilevante per la ricerca pubblica e la collettività;
il 22 giugno è entrato in vigore il decreto di riforma del lavoro pubblico, decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, che mediante l'articolo 20, nel quadro della più ampia delega in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche di cui alla Legge n. 124/2015, punta al preciso obiettivo del superamento del precariato in dette amministrazioni;
condivide: la mobilitazione dei lavoratori della ricerca indetta venerdì 15 dicembre a Roma nell'ottica di superare la precarizzazione del lavoro e avviare un percorso volto alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro in essere;
Preso atto dell'avvenuta approvazione da parte del Senato del "Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020", all'interno del quale è iniziato un percorso destinato al reperimento delle risorse necessarie alla stabilizzazione negli enti di ricerca;
Impegna la Giunta regionale
ed il Presidente della Regione Calabria ad attivarsi presso il Governo ed il Parlamento affinché, in vista dell'approvazione della prossima Legge di Stabilità, si adottino le opportune iniziative e vengano reperite tutte le ulteriori risorse necessarie per l'attuazione di misure finalizzate alla stabilizzazione del personale precario degli enti di ricerca e del CNR in piena attuazione degli strumenti previsti dall'art. 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, nell'ottica di considerare il lavoro e la professionalità maturata nel corso degli anni da parte di detto personale quale risorsa da impiegare e valorizzare nella prospettiva dello sviluppo scientifico, culturale, tecnologico, economico e sociale della regione Calabria e dell'intero Paese.  

Allegato:

14/12/2017
C. GUCCIONE