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5.

 

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 19 LUGLIO 2000

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE G. BATTISTA CALIGIURI

E DELVICEPRESIDENTE DOMENICO RIZZA

 

 

 

La seduta inizia alle 11,30

La seduta termina alle 18,40

 

 

INDICE

 



 


Presidenza del Presidente G. Battista Caligiuri

 

La seduta inizia alle 11,30

 

PILIECI Francesco, Segretario

Legge il verbale della seduta precedente che è approvato.

Comunicazione

PRESIDENTE

Legge le comunicazione.

Dibattito sulla criminalità in Calabria

PRESIDENTE, (levatosi in piedi)

Chiede al Consiglio di osservare un minuto di silenzio in memoria di tutte le vittime della mafia

(I consiglieri osservano in piedi un minuto di silenzio)

 

Sottolineato, quindi, come all’atto della sua elezione, il suo primo pensiero sia andato ai cittadini che vivono sotto la minaccia della mafia, fa rilevare come i calabresi chiedono alla loro classe politica dirigente fatti e non parole verso un fenomeno che condiziona e spesso impedisce lo sviluppo della regione. In tale direzione, la lotta alla mafia deve coinvolgere l’intera comunità calabrese assieme alle istituzioni in un percorso di liberazione all’interno del quale ognuno possa svolgere i propri compiti. La massima assise calabrese deve inaugurare un nuovo modo di porsi come punto di riferimento per i cittadini troppo spesso lasciati senza riferimenti certi. Servono perciò azioni concrete nella lotta alla mafia ed in questa sfida bisogna chiedere il necessario apporto dello Stato per assicurare ordine e giustizia in una realtà dove il problema della illegalità viene vissuto in prima persona dai cittadini. Anche se risultati in questi anni si sono ottenuti per i sacrifici, i rischi, le sofferenze delle forze dell’ordine, della magistratura, di amministratori pubblici, di semplici cittadini, tuttavia l’esistenza di un potere senza consenso non è ammessa ed a nessuno schieramento politico è consentito stipulare patti scellerati con chi nega le regole democratiche. Ringraziata, quindi, la Commissione antimafia per aver denunciato la gravità e la dimensione della ndrangheta calabrese, afferma che la Regione dal canto suo ha il dovere morale di utilizzare al meglio le risorse finanziarie che sono a sua disposizione (70 mila miliardi in un quinquennio), ma è necessario che questa spesa venga oculatamente veicolata verso lo sviluppo sostenibile al fine di evitare di ingrassare i patrimoni della criminalità. In questo scenario sono necessari strumenti di controllo e di prevenzione, peraltro già delineati nella bozza di relazione della Commissione, mentre bisogna anche promuovere efficienza e trasparenza della struttura burocratica regionale, cercando di aumentarne la comunicazione con la società civile e gli apparati economici e produttivi. E proprio a tal fine egli ha disposto che gli uffici del Consiglio diano notizia su Internet sulle proprie gare di appalto, ed è auspicabile che identica procedura venga attuata da tutti i centri di spesa della Regione. E’ altresì necessario sostenere politiche sociali mirate alle riduzione della emarginazione delle categorie più esposte e prevenire la diffusione della droga e della criminalità giovanile. Le scuole su questo fronte devono impegnarsi in prima linea, giovandosi anche della legge regionale, prima in Italia, che ha introdotto nelle scuole programmi di educazione alla legalità. In questa battaglia di contrasto soprattutto si ha il dovere di essere uniti; maggioranza ed opposizione devono abbandonare ogni tentazione strumentale ed ogni divisione nella lotta alla criminalità, nella quale significative vittorie potrà cogliere la Giunta guidata da un magistrato esemplare come il presidente Chiaravalloti. Il Consiglio, dal canto suo, organizzerà quanto prima una conferenza regionale sulla mafia, coinvolgendo tutti i livelli istituzionali e sociali, per avere il conforto di quanti operano nelle trincee istituzionali di contrasto alla criminalità mafiosa e per predisporre strumenti idonei ad assicurare il trionfo della legalità.

CHIARAVALLOTI Giuseppe, Presidente Giunta regionale

Espresso orrore e sdegno per l’ennesimo atto criminale avvenuto nella nostra regione, e rivolto un ricordo commosso e deferente nei confronti delle vittime, ringrazia il Presidente Caligiuri per la sensibilità dimostrata nell’accogliere l’invito a tenere l’odierna seduta dedicata alla discussione sulla recrudescenza mafiosa, cui partecipano non solo i rappresentanti delle autonomie locali, ma anche l’Ufficio di Presidenza della Commissione parlamentare antimafia, che testimonia che lo Stato è presente e percepisce la dimensione del fenomeno criminale. Ormai da tempo, infatti, si è capito che i grandi problemi del Mezzogiorno sono problemi dell’intero Paese, ma pur nella commozione del momento e dell’autenticità del sentimento di dolore, di frustrazione, di rabbia, si rileva, a suo avviso, nella odierna manifestazione un po’ di scontata ritualità, incapace, comunque di portare di per sé a risultati concreti. Forse troppe parole, troppe occasioni, troppi dibattiti sono stati consumati, ma purtroppo non ci sono più alibi per nessuno e non si possono ricevere o pretendere legittimazioni o assumere atteggiamenti censori. Forse l’atteggiamento più umano è quello di rivolgere verso se stessi la riflessione, per ricercare quanto di criminale e di mafioso c’è dentro di ognuno nella ricerca ossessiva del potere senza consenso, nella pretesa di strumentalizzare il dolore a sostegno di più o meno legittime speculazioni ideologiche di parte. E’ il momento dell’assunzione delle responsabilità e di chiedere, conclude, ai calabresi di resistere perché alla cupa stagione della morte succeda il tempo di vivere.

LUMIA Giuseppe, Presidente Commissione parlamentare Antimafia

Afferma che nei confronti della Calabria va pagato un debito di lealtà e di progettualità per scontare il torto della sottovalutazione del fenomeno della 'ndrangheta.

E se pur lo Stato è da anni presente in tutte le sue articolazioni nella lotta alla 'ndrangheta, bisogna riconoscerne i limiti d'intervento e presenza, nella consapevolezza che alle strategie generiche debba far presto posto una "progettualità" mirata".

In questo percorso i sindaci rappresentano i punto di forza cui deve andare il supporto di tutti gli altri enti territoriali della società civile, degli imprenditori, dei sindacati.

L'obiettivo da cogliere è coniugare legalità e sviluppo attraverso una mirata strategia repressivo-giudiziaria, ma soprattutto con un attacco economico in grado di combattere la globalizzazione dei metodi e della strategia della 'ndrangheta.

La Commissione parlamentare, infatti, giudica il fenomeno di particolare gravità e di fortissimo rilievo intenzionale. Di conseguenza, anche se lo Stato è presente in tutte le sue articolazioni nella lotta alla criminalità organizzata, ciò non avviene al meglio, bisogna quindi riconoscere i limiti della presenza e degli interventi statuali, perché possa acquistare autorevolezza, passando dai proclami, le denunce e le strategie generiche ad una progettualità mirata.

Bisogna costruire un cammino forte e qualificato, dentro il quale bisogna assumere i Sindaci come punto di forza e di riferimento per il lavoro di tutto il sistema delle autonomie locali, dl modo del volontariato, dell’imprenditoria.

Occorre coniugare, per vincere la mafia, attivando tre fronti: Intanto quello repressivo–giudiziario; per colpire il racket, l’usura, per sgominare la struttura a rete che la ‘ndrangheta moderna ha creato, assicurandosene l’egemonia, anche rispetto alla criminalità organizzata extraeuropea.

La dimensione repressivo- giudiziaria, da sola non può sconfiggere la criminalità organizzata, c’è bisogno ancora di strumenti per colpire i patrimoni mafiosi, per permettere ai sindaci di monitorare efficacemente gli appalti, anche riducendo il numero delle stazioni appaltanti ad una sola.

Queste sono alcune delle proposte contenute nella relazione che la Commissione parlamentare, approverà tra qualche giorno: E se anche questa approvazione non avverrà con voto unanime, ciò non sancirà alcuna divisione, ma si ascriverà al normale confronto democratico, entro il quale la classe politica deve appunto dimostra la massima unità d’intenti nella lotta contro la criminalità organizzata. La sfida è difficile e complessa, ma, conclude, si stanno creando le condizioni per vincerla.

VENDOLA Nicola, Vicepresidente Commissione parlamentare antimafia

La disattenzione verso il problema della ‘ndrangheta, è stato a suo avviso anche istituzionale e spesso è stata erroneamente colmata da un allarmismo che ha demonizzato e oscurato le energie positive della Calabria, cui peraltro ha fatto riscontro il rituale rifugio nel cosiddetto valore della “calabresità”. Il vero nodo, comunque, della questione ‘ndrangheta e forse tra il rapporto negativo tra il grado di arretratezza della regione e il livello di modernizzazione della ‘ndrangheta. Non è infatti l’arretratezza che impedisce di vincere la ‘ndrangheta, ma piuttosto è stata la “modernizzazione drogata” a farla espandere, basti pensare all’emblematica vicenda del porto di Gioia Tauro e quindi all’atteggiamento delle aziende del nord che al contrario delle forze politiche non accennano neanche all’autocritica su quei collegamenti con i poteri mafiosi, cercati e costruiti a fini di puro arricchimento.

Per combattere la ‘ndrangheta bisogna avere consapevolezza che la sola repressione non può vincere una criminalità che è riuscita ad esportare, ormai in tutto il mondo, la propria organizzazione e a farla penetrare verticalmente dentro la massoneria, le istituzioni la politica gli affari; per sconfiggerla dunque c’è bisogno di una strategia che costruisca un ordinato disegno sociale e renda concreto il diritto costituzionale al lavoro.

MUNGARI Vincenzo, componente Commissione Parlamentare Antimafia

Affermato che la ‘ndrangheta ha applicato il proprio modello di organizzazione fatta di intrecci familiari e strutturazione complessa alla propria ramificazione internazionale, che le permette di segnare una perversa presenza a livello politico istituzionale, amministrativo ed imprenditoriale, sostiene che la criminalità calabrese è stata preservata, anzi, potenziata dalla mancanza nella regione di lavoro e di occupazione. Ciò costituisce una vera e propria questione democratica perché è stato violato il diritto al lavoro perché sancito dalla costituzione, peraltro garantendo alla ‘ndrangheta un serbatoio di manovalanza rappresentato dai circa settantamila giovani Calabresi senza lavoro lo stato a quasi sempre latitato e se positivi e concreti sono i primi segnali che la Giunta Chiaravalloti ha dato verso il mondo dei disoccupati e degli inoccupati Calabresi, le impressionanti dimensioni delle attività criminali e i mutati scenari dei traffici illeciti che gravitano intorno alla predominio della ‘ndrangheta, postulano una più incisiva azione dello Stato.

IMPERITURA, rappresentante dei Sindaci della Locride

Parlando a nome dei 42 Sindaci del comprensorio della Locride, sottolinea che questi, senza distinzione ideologica o di appartenenza, si sono costituiti in un organismo unitario, nella consapevolezza che la sfida contro la ‘ndrangheta accomuna tutti e non può dividere nessuno. L’unità nasce anche dalla condivisione di una storia che ha fatto della Locride un terra di conquista, sistematicamente depredata. Eppure le potenzialità di sviluppo del comprensorio sono immense ma non potranno dispiega RSI se le legittime richieste di quei territori non saranno accolte e quanto dovuto per permettere lo sviluppo del turismo, la salvaguardia dell’ambiente, la costruzione di indispensabili infrastrutture e reti viarie e di collegamento, dovrà essere elemosinato, peraltro senza ricevere mai risposte.

La Locride, conclude chiede coerenza solidarietà impegni definiti ed autorevoli che producono sviluppo e ricchezza.

MARINI Cesare, componente Commissione Antimafia

Espressa soddisfazione per l’invito a presenziare a questa seduta dedicata alla criminalità mafiosa, afferma di essere convinto che per una efficace lotta al fenomeno c’è necessità di unitarietà di intenti, soprattutto di fronte alla protervia manifestata con atti delittuosi a viso aperto, commessi confidando nell’omertà che circonda tale fenomeno. Evidenziato che risultati concreti nella battaglia alla ndrangheta ci sono già stati, sostiene che sono ancora insufficienti e che a volte qualcosa che non ha funzionato adeguatamente, forse per la ricerca della spettacolarità dell’azione giudiziaria o a causa di indagini lasciate a metà, senza motivazione.

In ogni caso, bisogna ritrovarsi su un terreno comune, dunque, nessun partito può utilizzare questo sforzo teso ad arginare l’azione corrosiva della criminalità sulla società per fini politici di parte. La strada che va perseguita deve vedere il coinvolgimento della società civile, alle prese con fenomeni degradanti che minano alle basi la stessa convivenza, attraverso uno sforzo di sensibilizzazione sin dalla prima scolarità, ma anche invitando lo Stato ad introdurre figure altamente professionalizzate per combattere il nuovo modo d’essere della criminalità organizzata o disfunzioni negli apparati preposti al contrasto del fenomeno. Le condizioni, conclude, per iniziare un’azione mirata ci sono e potranno consolidarsi dopo il necessario confronto che deve seguire a questa seduta.

PRESIDENTE

Comunica che è giunto un messaggio del Ministro dell’Interno Bianco il quale si duole per non poter presenziare alla seduta odierna del Consiglio, a causa di impegni che lo trattengono a Roma.

FALCOMATÀ Italo, Sindaco di Reggio Calabria

Apprezzato l’invito del presidente che ha ritenuto di dover coinvolgere i vari livelli istituzionali in questa seduta impegnata a discutere sulla criminalità mafiosa, ricorda che la storia recente della città è stata costellata di morti ammazza, mentre l’attuale “pace”non è certo un risultato dell’azione dello Stato, bensì imposta dalla mafia uscita vincitrice, che si è posta ieri come segmento violento, oggi è presenza raffinata, mediatrice di conflitti, ma come sempre fattore di condizionamento dello sviluppo.

Se le organizzazioni mafiose hanno raggiunto tra loro la pace, certamente non sono in pace con la città e con lo Stato. E poiché i programmi li fa chi vince e non chi perde, anche se la classe politica dirigente sa quali siano i programmi di sviluppo, questa stessa classe dirigente non sa dai prefetti quali i programmi di rivincita delle cosche. La presenza a Reggio Calabria, però, dell’osservatorio sugli appalti, ha portato al risultato di assoggettare gli appalti a doppi controlli ma non si conoscono i risultati di tale doppio controllo. Domanda, quindi, se assieme all’osservatorio sugli appalti sia stato attivato quello sui cantieri perché se così non fosse, è bene che venga istituito, perché è là che si consumano misfatti ed è presente il lavoro nero. Infatti,da un dato elaborato dalla questura di Reggio Calabria emerge che vi sono imprese pulite che sono state “inseminate da imprese sporche, cioè la “facciata” resta irreprensibile, ma il resto è geneticamente modificato.

Concludendo, afferma che bisogna, guardare con fiducia allo Stato e chiedere che perché non abdichi al suo ruolo, ma nel contempo bisogna adottare una linea politica che affronti il fenomeno in tutte le sue sfaccettature ed i suoi collegamenti per combatterlo efficacemente.

GRECO Mario, componente Commissione antimafia

Giudicato opportuno, propizio, utile questo incontro, per i lavori della commissione Antimafia, fa rilevare che la sua relazione sulla criminalità organizzata in Calabria, è il primo riflettore che si accende in maniera seria sulla ‘ndrangheta calabrese, un fenomeno fino ad ora sottovalutato, tanto che si è ampliato oltre i confini regionali e nazionali.

Bisogna rendersi conto, invece, che la mafia sta inquinando culturalmente la società e la vita politica calabrese, al punto da minacciare la stessa convivenza civile democratica, e questo continuo ramificarsi è stato possibile per la mancata presenza dello Stato che ha lasciato il territorio in mano alla delinquenza organizzata. I governanti devono perciò svegliarsi, perché bisogna creare, accanto alle misure per combattere il fenomeno mafioso, condizioni per lo sviluppo del Sud e non dire semplicemente ai giovani disoccupati calabresi di emigrare al Nord, peraltro senza i necessari supporti assistenziali. L’incontro di oggi, continua, è stato, a suo avviso, di grande valenza, perché rende possibile una convergenza verso l’ unità di intenti di tutte le istituzioni nella battaglia contro il fenomeno mafioso, nei confronti del quale non sempre risulta essere idonea ed efficace l’azione della magistratura, anche per via di contrasti e faide ad essa interni.

E’ necessario, comunque, valutare la presenza mafiosa in tutto il territorio calabrese, no ci può essere un’attenzione parziale, ma la bozza di relazione predisposta dalla commissione Antimafia è carente in alcuni punti, perché omissiva e priva di approfondimenti in riferimento al rapporto mafia-istituzioni, mafia-burocrazia, mafia-politici. Auspica, di conseguenza, che la relazione presti la dovuta attenzione a quanto avviene anche nel province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, dichiarando che la correzione di questa Commissione faccia giungere all’approvazione della relazione.

VELTRI Elio, componente Commissione Antimafia

Dichiarato di seguire da calabrese non più residente nella regione le vicende calabresi con amore, condivide l’intervento del presidente Caligiuri, soprattutto laddove parla della necessità di un recupero della legalità, condizione che può solo avvenire, a suo avviso, se anziché inviare procuratori, uomini di polizia ecc., si promuove una azione adeguata da parte delle istituzioni locali che investa il livello nazionale. Della legalità, continua, bisogna fare una questione morale, il che significa anche mettersi in discussione in un Paese quale il nostro dove diffusa è l’illegalità. Si è parlato più volte oggi di legalità e sviluppo, entrambi sono condizioni essenziali per porre le basi di una concreta rinascita della società minacciata costantemente da un fenomeno che ne condiziona l’esistenza, ma ciò non ha trovato la giusta attenzione nelle sedi del Governo, del Parlamento, dei sindacati, che sembrano occuparsi solo di risorse economiche Queste, però, non bastano a risolvere i problemi, bisogna agire sulle coscienze, sviluppare l’associazionismo, il cooperativismo.

Senza legalità, avverte, non ci sarà sviluppo. La Calabria, allora, faccia della questione morale una grande missione; come è avvenuto quando si è debellato il terrorismo perché nessuna forza politica era legata a quel fenomeno, anche qui, se si vuole risolvere il problema legalità è necessario che si vada ad incidere laddove sono presenti i rapporti tra mafia e politica. I politici devono essere al di sopra di ogni sospetto, non ci sono gradi di giudizio che tengano di fronte a comportamenti non limpidi. I partiti in questo senso debbono essere capaci di espellere quei rappresentanti indiziati, per la salvaguardia dei partiti stessi e soprattutto delle istituzioni democratiche.

PRESIDENTE

Propone la sospensione dei lavori attesa la necessità del Presidente della Commissione antimafia di lasciare la seduta per impegni istituzionali.

ADAMO Nicola, (gruppo DS)

Ritiene opportuno che il Presidente della Commissione Antimafia ascolti l’intervento quanto meno di un rappresentante della maggioranza ed uno dell’opposizione, e solo dopo sospendere i lavori.

FAVA Nuccio, (gruppo PPI)

Rilevata la significativa coincidenza tra l’odierna seduta e l’anniversario dell’omicidio del giudice Borsellino e sottolineato che essa fa seguito purtroppo ad una serie di crimini mafiosi che hanno insanguinato proprio negli ultimi giorni la Calabria sostiene che è evidente, ormai, la più pressante ed urgente richiesta che viene dalla comunità regionale.

Quella, cioè, di un profondo cambiamento e rinnovamento morale, politico, civile della società.

A questo appello che viene dai cittadini, però, a suo avviso fa amaro riscontro la contrarietà del Presidente Chiaravalloti al dibattito in corso, definito dallo stesso “un rituale” mentre l’invito della gente calabrese è stato efficacemente percepito dal Presidente del Consiglio Caligiuri che ha fatto approvato dalla Assemblea nazionale dei Presidenti dei Consigli regionali, un documento di solidarietà per l’azione di lotta alla ‘ndrangheta. Se qualcosa di rituale c’è stato fin qui nella seduta, questo è senz’altro l’intervento del Presidente della Giunta, che, peraltro, attribuisce la gran parte della responsabilità a chi ha fin qui governato, volendo eludere quelle del suo governo.

È ciò è particolarmente grave perché la Giunta ha il dovere di governare ma soprattutto di assicurare la massima trasparenza al proprio operato, confrontandosi con l’opposizione nella sede propria del dibattito istituzionale che è quella dell’Aula consiliare. Non è certo ammissibile conoscere le iniziative, alcune francamente opinabili come l’accordo con una finanziaria della Regione Lombardia, solo dalle notizie stampa. Non è questo il metodo per praticare la trasparenza e per consentire all’opposizione di esercitare anche un ruolo propositivo e collaborativo. La politica, invece, senza confusione di ruoli, deve essere all’altezza delle proprie responsabilità, solo cosi potrà contribuire a sconfiggere la criminalità ed ad affermare la legalità.

FUDA Pietro, (gruppo FI)

Fa rilevare come in Calabria, nonostante il decremento di attività mafiose, stiano aumentando episodi di diffusa criminalità, e la cronaca degli ultimi tempi non fa ben sperare in un miglioramento, difatti tecnica e spavalderia di chi commette omicidi diventano sempre più cruente e sembrano quasi paralizzare il sistema che dovrebbe garantire sicurezza ai cittadini; sottolinea, inoltre come, purtroppo, la qualità dell’ordine e della sicurezza pubblica incidano notevolmente nelle scelte degli investitori, per cui c’è la necessità di impedire che anche atti criminali di pochi possano penalizzare l’intera società. Certo, l’inattività economica non si può giustificare solo con la presenza di organizzazioni criminali, molto spesso c’è sfiducia nell’elemento umano locale, sfiducia peraltro alimentata dalla scarsa attenzione delle pubbliche amministrazioni che non favoriscono l’elevazione culturale dei cittadini calabresi. Un salto di cultura, perciò è indispensabile per sottrarre il Sud del Paese al giogo storico che lo condanna ad essere area a rischio criminalità, con conseguente proiezione negativa sulla politica economica e sulla capacità di attrarre investimenti. Bisogna perciò trovare delle soluzioni immediate, ma anche di medio e lungo termine per far diventare storia antica le azioni criminali in Calabria. Purtroppo, attività investigative, processuali di dubbio valore, di criminalizzazione costante del territorio, maxiprocessi e maxiassoluzioni, incapacità delle autorità locali di portare qualità e garanzie sul territorio hanno determinato scarsa fiducia nelle istituzioni. Il protocollo sulla legalità, diretto ad offrire tutela agli investimenti ed alle attività produttive, non è sufficiente, bisogna promuovere una attenta attività di prevenzione e particolare capacità di indagini rivolte a tutelare la possibilità di crescita e sviluppo del territorio. Fenomeni estorsivi o altre forme di criminalità non possono ostacolare programmi di investimenti e politiche di sviluppo, se ci sono giuste risposte di salvaguardia nelle istituzioni; la crescita economica e culturale delle comunità l’indipendenza dei cittadini diventerà una preoccupazione per il potere locale criminoso, che non troverà le condizioni per alimentare le proprie attività. Il modo migliore per affrontare la criminalità mafiosa è quello di aggredirla con proposte serie ed articolate su sviluppo ed occupazione. E, conclude, solo così si potrà dare voce ad una Calabria onesta pulita che ha bisogno di riscatto e non più analisi e dibattiti sul fenomeno mafioso.

CREA Luciano, Vicesindaco di Cosenza

Ad avviso dell’amministrazione comunale di Cosenza, che esprime vivo apprezzamento per l’odierna seduta, l’iniziativa politica deve essere ancora più tempestiva dell’azione della magistratura e delle forze dell’ordine. Spetta, infatti, alle istituzioni tracciare gli indirizzi e introdurre gli strumenti per lo sviluppo economico culturale e sociale e il loro ruolo non può essere surrogato dalle iniziative, pur doverose, delle procure.

Tanto premesso, afferma che per contrastare la criminalità un compito decisivo può esser svolto dalle autonomie locali, dai sindaci in particolare, così come enunciato dalle leggi di riforme della Pubblica Amministrazione, riforma che, però, stenta a partire.

Occorre, quindi, un decisivo impegno, serio e rigoroso, cui non bastano iniziative importanti, ma sporadiche e non incisive che, al pari delle visite in Calabria della Commissione parlamentare antimafia e del CSM, non hanno risolto alcuni problema.

I sindaci, ribadisce, sono strumenti strategici per la lotta alla criminalità e per rafforzare questo loro impegno va completato il riassetto federalista dello Stato e compiuto un vero e proprio svecchiamento istituzionale.

Il comune di Cosenza, prosegue sta già interpretando il ruolo di attore nella lotta contro la ‘ndrangheta, soprattutto contrastando i fenomeni criminosi causati dal sottosviluppo, dal degrado urbano e ambientale, puntando quindi alla qualificazione urbana, alla mediazione dei conflitti, alla innovazione tecnologiche in grado di monitorare il territorio. Tutto ciò è avvenuto, però, senza il conforto di effettive relazioni istituzionali, che invece vanno rese permanenti ed intrecciate alla collaborazione con tutte le formazioni sociali e del volontariato. Con questa strategia, conclude l’iniziativa istituzionale sarà penetrante ed incisiva, si potranno compiere tutti gli sforzi per risolvere la piaga alla disoccupazione l’impegno politico sarà più concreto e meno propagandistico e potrà tradursi in fatti, politici amministrativi, istituzionali coerenti, tempestivi, idonei a dare risposte efficaci.

 

La seduta è sospesa alle 15,05 e ripresa alle 17,05

 

Presidenza del Vicepresidente Domenico Rizza

BALDO, Sindaco di San Calogero

Chiesto prioritariamente venga fatta piena luce sull’uccisione del consigliere comunale di San Calogero, Pasquale Grillo, e che si adottino strumenti idonei per ridare fiducia ai cittadini per colpire i patrimoni costituiti con il crimine organizzato. A questi necessari strumenti, coniugati ad un incisiva azione di educazione alla legalità, va accompagnata una politica nazionale e regionale per incentivare lo sviluppo e creare occupazione

BOVA Giuseppe, (gruppo DS)

Definito autolesionistico affermare che è inutile discutere della ‘ndrangheta perché tutto è “rituale” aggiunge che una affermazione del genere cancella tutto quanto di positivo, invece, si è colto nel contrasto alla criminalità organizzata, Molti sono, infatti i risultati raggiunti, ma sono ancora insufficienti e comunque vanno consolidati. E, a suo avviso, obiettivo dell’odierna seduta deve essere anche quello di trovare gli strumenti adatti ad aumentare i risultati positivi nel contrasto alla ‘ndrangheta e per consolidarli.

Ciò posto, sostiene che alla sottovalutazione del fenomeno della criminalità organizzata calabrese, ha fatto tragico riscontro il suo trasformarsi in una holding, che ha investito i suoi illeciti proventi in tutto il Paese. Quindi, una prima doverosa azione deve essere rivolta a colpire i patrimoni della ‘ndrangheta, i cui beni vanno confiscati e resi e messi a disposizione di attività a fini sociali. ante, ma arricchito ed investito risorse in tutta Italia, uno Stato deve dimostrare di riuscire a prendere quelle risorse, mentre oggi se questo riguarda, piccole parti e così anche confuse, quindi risultato insufficiente.

La sottovalutazione della presenza devastante della ‘ndrangheta, prosegue, esige che si raddoppi la risposta strutturale e sistemica in modo tale da aumentare la capacità fisiologica di reprimere la criminalità ed elevare i livelli di sicurezza.

È proprio sulla sicurezza, la precedente Giunta ha stipulato un’intesa con il Governo, garantendo una quota regionale di finanziamento di 10 miliardi.

La Giunta Chiaravalloti, però, non da notizie su questa intesa, né sembra voler aprire un confronto in Consiglio su quanto, se c’è, intende fare per la sicurezza o sull’accordo di programma sulla dispersione e l’abbandono scolastico, né sembra voler riferire, come è suo dovere sui risultati raggiunti dall’osservatorio regionale per la lotta alla mafia, che il precedente esecutivo ha istituito.

È necessario, però, informare i cittadini sugli impegni assunti e dei risultati positivi o negativi raggiunti, anche per coinvolgerli sempre di più nella lotta contro la criminalità.

La sfida, infatti, appartiene a tutti ai cittadini, ma soprattutto alle istituzioni e in specie a chi ha il dovere di governare, rispettando regole e trasparenza.

GUAGLIARDI Damiano, (gruppo PRC)

La ‘ndrangheta, sostiene, ormai è penetrata in tutto il territorio Calabrese, sostiene che è un “sistema” che sta intaccando la vita stessa dell’intera regione.

Essa, peraltro, si è fortemente modernizzata, anzi “tecnicizzata” ma questa sua allarmante mutazione che la rende cosi pericolosa, solo da poco comincia ad esser valutata e vanno scoprendosi i suoi rapporti con le istituzioni, la politica, il credito.

Di conseguenza, è difficile ancora darne una rappresentazione univoca per poter definire strumenti efficaci per contrastarla e debellarla.

Ciò nonostante, il Consiglio non può limitarsi a discutere ma deve proporre atti concreti ed efficaci, potenziando intanto gli strumenti che esistono, come l’Osservatorio regionale per la lotta alla mafia, ma anche pensando di crearne altri come una Commissione consiliare d’indagine sulla “’ndrangheta”.

LOMBARDI SATRIANI Luigi, componente Commissione Parlamentare Antimafia

Rilevato che in tema di discussione sulla ‘ndrangheta spesso si sono consumati rituali e “declamato” valori piuttosto che viverli, sostiene che la seduta del Consiglio ha oggi, forse, l’intento, di far prendere consapevolezza all’insieme delle istituzioni presenti in Aula, la Commissione Parlamentare, gli Amministratori locali, i consiglieri regionali, della enorme gravità e dimensione del fenomeno della “‘ndrangheta” della sua pervasività, dei suoi molteplici intrecci e della sua ormai evidente interazione anche con il sistema creditizio. Causa non ultima dell’economia mafiosa tanto da rendere necessario la proposta di una inchiesta parlamentare sul credito in Calabria.

Tale fenomeno così grave e virulento deve allarmare, dunque, tutti e anche se ognuno farà la parte che il proprio ruolo istituzionale gli assegna, non si riuscirà a giungere all’obiettivo di sconfiggere la ‘ndrangheta se non si costruirà una cultura “oppositiva” che deve pervadere e guidare istituzioni, società, scuola, singoli cittadini.

ADAMO Nicola, (gruppo DS)

Apprezzata la decisione di tenere seduta sul fenomeno mafioso in Calabria, afferma di non avere le preoccupazioni espresse circa il rischio di una ritualità, se tutti si adopereranno perché il Consiglio decida di auto determinarsi su scelte efficaci per sostenere il fronte delle forze antimafia. Dato atto della giusta risposta alla chiamata di assunzione di responsabilità da parte dei rappresentanti delle istituzioni delle autonomie locali e della presenza in maniera ufficiale della Commissione parlamentare antimafia, il che vuol dire che il tema è stato posto nel giusto modo, rileva la necessità che questa fase non si esaurisca perché anche in futuro questa Assemblea possa pronunciarsi sui temi della sicurezza e della legalità che investono la tenuta democratica della società. Trova giusto anche per l’assenza del Presidente della Giunta e del Consiglio, non chiudere oggi il dibattito ma alla prossima seduta, in modo da pervenire alla conclusioni in maniera più puntuale, sapendo che le scelte da assumere potranno essere condizionanti sulla vita della Calabria nei prossimi anni se il fenomeno non viene valutato anche sotto l’aspetto della corposità degli intrecci a livello istituzionale. E’ d’accordo col Sindaco di Reggio Calabria: l’osservatorio sugli appalti deve essere in tutta la regione, Calabria, la sua presenza non può essere riservata soltanto ad alcune zone, attesa la ramificazione del fenomeno. Bisogna considerare che il dominio sul territorio delle organizzazioni mafiose è più forte se tiene in mano pezzi del potere politico, in tal senso certamente l’elezione diretta del Sindaco, il cambiamento della funzione dei Consigli comunali, ha svuotato quel potere di contrattazione e di condizionamento che l’organizzazione mafiosa ha potuto esercitare attraverso l’espressione di rappresentanti nelle istituzioni. E l’istituzione consiliare regionale deve fare di più rispetto al passato in relazione al fenomeno della “ndrangheta”, e, pur condividendo le valutazioni della Commissione antimafia, se si vuole mantenere inalterato il rapporto indissolubile tra legalità e sviluppo; bisogna chiedere di adeguare gli organici degli apparati dello Stato preposti a contrastare il fenomeno mafioso. Bisogna pretendere di avere un adeguamento dei sistemi investigativi capace di incidere laddove l’attività criminosa si forma e comprenderne anche la portata delle attività. Questo Consiglio allora deve valutare se è possibile fare qualcosa a livello di legislazione regionale, in attesa della fase di devolution, per evitare che le organizzazioni mafiose prosperino all’ombra di attività apparentemente lecite.

Si può pensare ad una sorta di authority regionale in materia di appalti, che possa ad esempio “certificare” la qualità delle imprese. Bisogna badare anche a come si eroga il credito, come si governano secondo trasparenza e legalità, i programmi di sviluppo ed investimento, da Agenda 2000, agli accordi di programma quadro, all’intesa istituzionale, ai fondi Cipe, e verificare tutta la spesa perché quelle condizioni qui denunciate, non abbiano a ripetersi. Lo sforzo è senz’altro straordinario e va anticipato da una riflessione seria, serena, che serva schiarire le acque e non ad intorbidirle.

 

Presidenza del Vicepresidente Domenico Rizza

PIRILLI Umberto, (gruppo AN)

Rilevato che le discussioni sulla “questione ‘ndrangheta “, negli anni hanno consolidato una sorta di rituale, cui si è adeguata quest’oggi anche la Commissione antimafia che ha solo parlato, ma non ha ascoltato, condivide l’affermazione dell’onorevole Vendola sul nodo cruciale costituito dal binomio arretratezza della regione e modernizzazione della mafia e il suo definire la vicenda Gioia Tauro emblematica. Il messaggio, però, che viene dall’emblematica vicenda Gioia Tauro, a suo avviso, è diverso da quello ipotizzato dall’onorevole Vendola. Infatti lo stesso Gup, che ha indagato sulla vicenda, ha sottolineato che lì le cosche hanno operato in modo tale da condizionare le scelte delle istituzioni, (il presidente del Consiglio dei ministri, il ministro ed il sottosegretario ai trasporti del Governo D’Alema, e quelli del Governo attuale) sull’assetto territoriale di quell’area, contraendo, peraltro, patti con la stessa imprenditoria privata

 

Presidenza del Presidente G. Battista Caligiuri

 

Se, dunque, la mafia è cointeresse, coessenza, compartecipazione, pervasività, invasività delle istituzioni, se entra nel loro governo, la sfida è di impegno e di livello straordinario e deve esigere intanto una profonda azione di cambiamento e di rinnovamento, nei comportamenti dei singoli, delle istituzioni, della pubblica amministrazione, nella cui burocrazia si e radicato un sistema di potere, di governo della illegalità, attraverso i meccanismi di gestione del potere.

E in questo impegno non può esserci contrapposizione istituzionale, ma soltanto dialettica tra maggioranza ed opposizione attorno ad un progetto politico che contrasti la criminalità.

La maggioranza, quindi, auspica che si giunga a sottoscrivere unitariamente un documento conclusivo dell’odierno dibattito che sia espressione della volontà di riscatto di tutti i calabresi. Se ciò non avvenisse, infatti, ben difficilmente si potrà andare avanti e sconfiggere la mafia e la classe politica al pari di questa avrà contribuito ad uccidere il futuro.

PRESIDENTE

Sospende la seduta.

 

La seduta sospesa alle 15,05 è ripresa alle 17,00

PRESIDENTE

Chiede all’onorevole Adamo se mantiene la proposta di rinvio del dibattito alla prossima seduta.

ADAMO Nicola, (gruppo DS)

Obietta che la sua ipotesi di rinvio era motivata dall’assenza sia del Presidente della Giunta e sia di quello del Consiglio.

NUCERA Giovanni, (gruppo CDU)

E’ d’accordo, attesa l’assenza del Presidente della Giunta, circa la necessità di non chiudere il dibattito stasera ma di rinviarlo alla seduta del 27 p.v.

PRESIDENTE

Non rilevando obiezioni, aggiorna il dibattito alla seduta del 27 p.v.

 

La seduta termina alle 18,40