16 febbraio 2009  

Sintesi dell’intervento svolto dal Presidente del Consiglio regionale, on. Giuseppe Bova, in occasione della presentazione, da parte di “S.O.S. impresa”, del rapporto annuale sulla criminalità organizzata.


Si diffonde la sintesi dell’intervento del Presidente del Consiglio regionale, on. Giuseppe Bova, in occasione della presentazione, da parte di “S.O.S. impresa”, del rapporto annuale sulla criminalità organizzata. L’incontro si è tenuto questa mattina nella sala “Giuditta Levato” di  palazzo Campanella.


La legge antiusura e antiracket è un importante passaggio tra i numerosi che il Consiglio regionale della Calabria ha compiuto in questa legislatura per contrastare la pervasiva presenza della criminalità organizzata.
Il lavoro svolto da questa Assemblea è stato rivolto in una pluralità di direzioni. Innanzitutto abbiamo varato misure di grande severità nei confronti di noi stessi: i consiglieri regionali che vengono anche solo rinviati a giudizio, in caso di reati di mafia, decadono automaticamente da tutti gli incarichi di secondo livello. Ai collaboratori dei consiglieri, prima di prendere servizio, è richiesta una quadruplice certificazione, che comprende tra l’altro i carichi pendenti e il casellario giudiziale. E’ stata varata, oltre alla normativa antiracket, anche la stazione unica degli appalti. E, tagliando i costi della politica per 3 milioni di euro, abbiamo attivato i voucher per i migliori giovani laureati.
Sono trascorsi ormai tre mesi dal varo della normativa antiracket e antiusura. Adesso è compito della Giunta regionale approvare il regolamento attuativo della legge, affinché essa venga concretamente applicata. Non solo: lavoreremo affinché la dotazione finanziaria messa a disposizione della legge sia, a partire da quest’anno e per il prossimo triennio, realmente adeguata alle finalità della legge stessa.
Ma c’è ancora molto altro da fare. Noi, come Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, un anno e mezzo fa indicammo al Presidente della Repubblica una serie di obiettivi per contribuire a liberare la Calabria dal giogo oppressivo ed insopportabile della ‘ndrangheta.
Nella lettera da noi consegnata al presidente Napolitano, che ci ricevette al Quirinale, spiegammo la necessità di ampliare gli organici sottodimensionati degli uffici del Giudice per le indagini preliminari. Illustrammo l’idea di dislocare stabilmente in Calabria una brigata di cinquemila uomini del nuovo esercito professionale italiano. Chiedemmo di investire nella nostra regione le tasse che vengono pagate sulla ricchezza prodotta qui. Prospettammo i benefici derivanti dalla rottura dei carichi in transito nel porto di Gioia Tauro e dalla lavorazione in loco del 10 per cento delle merci, in grado di elevare il Pil regionale del 3 per cento.
La lotta alla criminalità organizzata è una battaglia di lunga lena. Sulla situazione attuale hanno pesato troppi anni di silenzi, di sottovalutazioni, di connivenze e complicità. Tutto questo ha causato paura, diffidenza, rassegnazione tra la gente. Il compito delle Istituzioni è allora quello di restituire la speranza ai calabresi, colpendo innanzitutto le cosche ed i loro patrimoni. Ma usare il massimo della severità contro la ‘ndrangheta non può significare, in alcun modo, comprimere la libertà di tutti i cittadini, che anzi da questo impegno deve trarre maggiore ampiezza e spazio per espandersi.
Questa è una battaglia di libertà. Una battaglia che non può essere combattuta solo ricorrendo, com’è necessario, ai professionisti dell’anticrimine, ma deve avere il più ampio respiro democratico possibile. Altrimenti si corre il rischio che, con il pretesto di esercitare un controllo, com’è avvenuto per la legge elettorale per il rinnovo del Parlamento, i cittadini finiscano per essere scippati delle loro prerogative fondamentali. Prima tra tutte, quella di scegliere liberamente, con voto di preferenza, i loro rappresentanti in seno alle assemblee elettive.
 
g.l.
16 febbraio 2009

 segnala pagina ad un amico

 CHIUDI