VIII LEGISLATURA
RESOCONTO
INTEGRALE
41.
SEDUTA DI VENERDI
14 DICEMBRE 2007
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE GIUSEPPE BOVA
E DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO BORRELLO
Presidenza del Presidente Giuseppe Bova
La seduta inizia alle 12,00
Constatata l’assenza del numero legale, la seduta è aggiornata come da Regolamento.
La seduta sospesa alle 12,05 riprende alle 14,25
La seduta riprende. Si dia lettura del verbale della seduta precedente.
Chiamo a svolgere le funzioni di Segretario il consigliere Giamborino.
Pietro GIAMBORINO, Segretario questore f.f.
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
PRESIDENTE
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Pietro GIAMBORINO, Segretario questore f.f.
Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
Il Presidente della Regione, prima della sua introduzione, mi
ha sottolineato come sia opportuno e doveroso – prima di iniziare – commemorare
con un minuto di silenzio la giovane Eva Ruscio deceduta qualche giorno fa.
(I Consiglieri , in piedi,
osservano un minuto di silenzio)
Passiamo al primo
punto all’ordine del giorno che recita:
“Aggiornamento del programma di governo
presentato dal Presidente della Giunta regionale”. - Articolo 16 dello Statuto.
In merito all’ordine del giorno per come concordato
dalla Conferenza dei capigruppo, il Presidente della Regione ha sottolineato
come l’equilibrio della sua introduzione richieda l’esposizione congiunta dei
punti 1 e 2, fermo restando che, per come concordato con i capigruppo, il
dibattito si svolgerà per parti separate, cioè: ci sarà la discussione e la
conclusione sul primo punto e la discussione e la conclusione sul secondo.
Presidente, mi scusi, in
ordine ai lavori, mi sembra che ieri in Conferenza dei capigruppo avevamo
stabilito che i due punti erano separati e quindi c’era la necessità di avere –
a nostro avviso – due relazioni separate. Una questione è la crisi, un’altra lo
svolgimento del dibattito sulla sanità.
Mi avevate chiesto di sottolineare
al Presidente la possibilità di procedere in tale maniera, io avevo solo
garantito, come prerogativa dei gruppi e come funzione di questa Presidenza,
che noi avremmo svolto il dibattito e le conclusioni per parti separate.
L’introduzione non è prerogativa né dei gruppi né di questa Presidenza. Io ho
pregato il Presidente di fare una relazione unica per l’equilibrio del suo
intervento. Poi, chi chiede la parola terrà conto che si sviluppa il dibattito
prima sul primo punto e lo concludiamo e poi sul secondo punto.
Io ho fatto quanto dovevo,
garantisco quanto concordato è quanto è previsto dal Regolamento, chiarito
questo, do la parola per la relazione al Presidente della Regione.
Presidente, io ritenevo che i due punti potessero essere accorpati perché la grandissima parte della mia relazione verte sì sulla nuova Giunta, ma anche e soprattutto sulla sanità. Però, se volete farne due per una questione di principio, non faccio storie. Io, se me lo permettete, svolgerò una sola relazione, ma poi, naturalmente, replicherò sia sull’una che sull’altra. Non c’è, però, una furbizia o un trucco nel mettere insieme queste due cose, perché non vi sfugge che l’una è parte integrante dell’altra. Oggi discuteremo specialmente sulla sanità - non potrebbe essere altrimenti -, pertanto se è possibile metterle insieme, bene, altrimenti io mi adeguo a quel che decide l’Aula per voce del suo Presidente.
Onorevoli colleghi, io avevo
manifestato, in maniera informale, al Presidente più volte la volontà di
riferire in Aula, perché mi rendo conto che negli ultimi mesi sono avvenute
tante cose che vedono l’Aula più formalmente informata di quel che è avvenuto e
di come è avvenuto. Se è vero che negli ultimi mesi qualche volta sono mancato,
il mio rapporto con il Consiglio è quello che ho sempre esplicitato in
quest’Aula, molto vivo. Io naturalmente
vengo qui talvolta per informare come mi impone lo Statuto, ma anche per cogliere gli umori dell’Aula, perché questa
Regione va poi, sì governata da una maggioranza, ma spesso – come ho sempre
detto – con apporti sempre significativi, utili che possono venire da una
minoranza.
In questi mesi – come avrete
notato sulla stampa – ho sempre difeso strenuamente l’Assemblea da attacchi
molto duri da parte dei media, alcuni adeguati e giusti, ma allo stesso tempo
ingenerosi, ed è inutile riprendere il discorso dell’immagine della Calabria.
Devo, però, dire che, a fronte degli attacchi, della negatività che spesso
dissemina la stampa nazionale - e talvolta anche quella estera - sulla
Calabria, ieri mattina ho partecipato ad un incontro – c’è stata una tavola
rotonda – con il Dalai Lama il quale ha fatto un discorso bellissimo. Si è
intrattenuto moltissimo sulla negatività e sulle immagini che i mass-media
finiscono per formare sul pianeta. Lui è dell’avviso - e l’ha detto con quella
dolcezza mitica della sua cultura – che i media abbiano una responsabilità immane
ed ha espresso la convinzione che se fosse possibile - magari anche truccando i
dati, ha detto - dare di un territorio una immagine positiva, quello potrebbe
avere effetti a cascata. Io non sono
sicuro che questo sia del tutto vero, però lì, nell’aula Giulio Cesare del
Consiglio comunale di Roma, sembrava molto convincente e me ne sono reso conto
dagli applausi che ha scatenato tra i premi Nobel per la pace.
Sono sempre stato contro le
ipotesi, che spesso in questi mesi sono state lumeggiate, di scioglimento del
Consiglio. Lo voglio dire con estrema franchezza, perché non credo in una
chiusura traumatica della legislatura. Credo nella legislatura, nel suo poter essere anche molto feconda e soprattutto
credo nella collaborazione istituzionale con il Consiglio e con il suo
Presidente, malgrado questi attacchi siano piuttosto diffusi e non sfuggano a
nessuno di voi. D’altra parte, come abbiamo detto, la Calabria è un bersaglio
naturale da questo punto di vista. Ciò non di meno, siamo andati avanti con il
programma, quello votato dagli elettori, votato da questo Consiglio.
Volevo dire – e lo dico con forza
– che la Giunta ha lavorato alacremente su tutti i settori. Oggi siamo al giro
di boa, tra due anni e mezzo si rivoterà, ci si presenterà al cospetto degli elettori
con un proprio bilancio e decideranno se votare o no l’esperienza di questa
Giunta. Se qualcosa – come magari è stato registrato - non è andata a buon
fine, in grandissima parte è colpa mia. Talvolta abbiamo dovuto registrare –
l’ho registrato io in particolare, ma anche i giornali – che certi assessorati sono apparsi chiusi, quasi fossero
staccati e autonomi dalla Giunta, quasi fossero - come ho detto con una frase
che talvolta ha dato fastidio - un piccolo fortilizio nel contesto calabrese.
Anche queste
sono cattive abitudini ereditate dal passato. La legge costituzionale del 1999
è di recente emanazione, ma ancora non è stata fortemente metabolizzata.
Comunque, anche questo è tutta colpa mia perché, magari, non sono stato in
grado di dare un senso di lavoro comune, di un’ampia collegialità. Magari, non
ho saputo infondere la passione della squadra, del team, che nelle società complesse fa la differenza.
Ciò non di
meno noi abbiamo fatto cose importanti. Questa è la verità. Si può negare per
un malinteso senso della dialettica politica tutto questo, e lo capisco, ma
voglio ricordare che sono stati affrontati e sciolti nodi che aspettavano
dall’inizio non della legislatura, ma addirittura della esperienza regionale.
Penso, ad
esempio, alla diga sul Menta e a quel capitolo del nostro programma che abbiamo definito: “le
incompiute” che stiamo mettendo in moto. Abbiamo consegnato i lavori della diga
sul Menta e lo abbiamo reso noto oggi in conferenza stampa. Ricordo con quanta
emozione alla prima uscita in quest’Aula, ho preso solenne impegno - come
solenni sono gli impegni che si assumono in questa sede - che avremmo dato a
Reggio Calabria e all’hinterland reggino l’acqua limpida nel corso di questa legislatura. Forse siamo stati molto arditi,
avevamo stabilito che ciò sarebbe avvenuto entro il 2008, questo non è stato
possibile, ma sarà entro il 2009 - sono cose che, per essere proprio franchi, i
reggini aspettano da decenni - ci sono stati alcuni problemi al Cipe che ci
hanno fatto perdere otto-nove mesi. Una “pratica” che ho seguito personalmente, ci sono stati scontri con il
ministro proponente, più volte è andato a parlare l’assessore Incarnato, ma
oggi siamo alla consegna dei lavori. L’équipe
tecnica stamattina ha affermato che entro il 2009 ci sarà acqua pulita in
questa città.
Per quanto
riguarda la Cittadella – ne parlerò da
qui a poco –, anche questa andrà a compimento definitivo entro la legislatura. Voglio parlare – ne ho sentito
tanto parlare fin dagli anni ’70 – di una ipotesi di concentrazione degli
acquisti, anche su questo abbiamo fatto cose che a me sembrano non
convenzionali e non ordinarie. Naturalmente mi riferisco al fatto che se certe
cose non vengono ad essere esplicitamente ammesse…, come noi abbiamo detto più
volte, c’è una condizione spesso antropologica di crisi permanente. In questi
ultimi mesi sono stato un paio di volte fuori dalla Calabria ed ho registrato
ancora una volta una tendenza molto ricorrente da noi: in casa, abbiamo una
tendenza alla rissa, allo scontro fratricida e spesso litighiamo non solo tra
maggioranza e opposizione, ma spesso all’interno della stessa maggioranza e
all’interno della stessa opposizione, ma fuori tutto questo mondo calabrese appare come un conio compatto, duro,
talvolta invincibile, perché ritrova una solidarietà così sincera e forte da
sconfinare talora - l’ho notato io – nella complicità. Io ho sempre cercato di
capire questo atteggiamento schizoide e spesso non ci sono riuscito. Molte
volte ho pensato che il tratto identitario, quello della lotta per la sopravvivenza in un territorio bello, ma molto
infido, segnato da improvvisi cataclismi, fuori casa, quando si è lontani,
prenda il sopravvento, per poi in casa comprimersi, scomparire lentamente.
Perché ho
detto un malinteso senso della dialettica politica? Perché noi – lo voglio dire
con franchezza questo – tendiamo a copiare storpiandoli alcuni modelli di
convivenza. E’ vero che, in certi paesi di consolidata democrazia, spesso la
battaglia politica è violenta, aspra e senza esclusione di colpi. Pensate per
un attimo a cosa capita ad un Presidente americano - per indicare un modello a
cui tutti ci ispiriamo, del centro-destra o del centro-sinistra -: se dice una
bugia è messo all’indice, di solito è costretto a piegarsi davanti alla furia della
opinione
pubblica che lo investe. Il
messaggio che viene dagli Stati Uniti d’America è semplice. L’elettore dice:
“ti do i voti e il potere, ti do privilegi” -perché certo chi fa politica ha
privilegi - “ti do, addirittura, fascino e ti difendo dagli attacchi esterni,
ma ti chiedo buon governo e soprattutto verità”. Da noi è una musica diversa,
nessuno ti difende, specialmente, dagli attacchi esterni, davanti ai quali sei
solo. Io non ne faccio un dramma, sapevo che è così, che così è la vita di tutti
noi. Spesso ci si trova soli, anche rispetto ad attacchi esterni – ripeto –
anzi, spesso, davanti ad un attacco talvolta palesemente proditorio che ti
viene da fuori casa, fanno sempre eco anche altri mille attacchi in casa tua.
Non c’è mai uno spirito “patriottico” - forse è incongruo chiamarlo in questa
sede così, ma penso di aver reso bene
il concetto -, sia per la maggioranza ma anche per la minoranza, che renda
forte una figura istituzionale. Voglio raccontare un episodio che per me è
stato di grandissimo valore pedagogico e che si trova nei libri di storia. Nel
1960 - come qualcuno di voi ricorda o come avrà letto - in America per le
presidenziali ci fu una lotta feroce tra Kennedy e Nixon. Kennedy vinse quella
battaglia con il 49,7 per cento rispetto al 49,5 che riuscì a conseguire Nixon.
Uno 0,2 per cento, una cosa millesimale in un Paese come l’America (d’altra
parte l’America ci ha abituati a questo, anche la prima elezione di Bush fu
decisa dalla Corte suprema, perché sui dati elettorali non c’era un consenso
pieno, pertanto fu la Corte a decidere).
In quella competizione elettorale, quindi, alla fine a soccombere fu
Nixon che si presentò facendo un discorso in cui diceva testualmente: “nelle
nostre competizioni elettorali non importa quanto la rivalità sia stata dura e
quanto i risultati siano stati vicini tra di loro, coloro che perdono accettano
il verdetto e sostengono quelli che vincono perché così vuole l’America.” Ho
voluto ricordare questo episodio perché, nel nostro piccolissimo, noi qualcosa
riteniamo di aver costruito e non abbiamo mai avuto – dico mai, tranne un
esempio o due – un riconoscimento. Non farò adesso l’elenco di quello che
abbiamo costruito, perché è vero che spesso il grande impulso lo dà
l’Esecutivo, ma, sono sempre convinto, il Consiglio, nella sua interezza, non è
mai estraneo a certi risultati. Tralascerò anche le comparazioni con il passato
- anche se la comparazione è un esercizio naturale della mente che ognuno fa in
forma spontanea, magari non l’esplicita, ma
la fa – e farò solo qualche riferimento veloce ai temi caldi di questi
due anni e ai temi polemici per cui spesso sono stato segnato a dito. Vi
ricordate il discorso sull’export più
volte ripetuto anche da un livello universitario di qualità? Ieri il “Sole 24 ore” ha presentato un breve
quadretto, un box, in cui noi risultiamo quelli che tirano di più di tutto
quanto il Mezzogiorno, facciamo alzare la classifica del Mezzogiorno.
Intendiamoci, non è stato per l’azione della Giunta regionale – non voglio dir
questo –, ma registro solamente che, dato che per quanto riguarda i problemi
economico finanziari il “Sole 24 ore”
fa testo, fa Cassazione, non è un caso che io sia stato messo una volta primo e
una volta ultimo, ma poi - come spesso capita –i giornali locali hanno parlato
per un mese di quando sono diventato ultimo. Giacché noi lo seguiamo di solito,
io l’ho voluto segnalare per chi non l’avesse letto ,ma sono convinto che molti
di voi l’avessero già fatto.
Vi ricordate la storia dei fondi europei? I fondi
2000-2006 che non saremmo mai riusciti a spendere? In fondo non era colpa
nostra, erano stati programmati male, però questa cosa l’abbiamo corretta, non
si tratta di cose entusiasmanti perché i progetti sponda non possono mai dare
sviluppo -sono un rattoppo-, però li abbiamo spesi tutti contrariamente a quel
che si diceva e che si scriveva sulla stampa. Vi ricordate la polemica sulla
programmazione europea? Che non saremmo mai stati in grado di programmare e che
la fiducia dell’Europa su di noi era zero? Venerdì scorso la Commissione ha
approvato il nostro programma affermando, testualmente, che è tra i migliori
ricevuti, il più illuministico. Sapete cosa scrive il partenariato? Io l’ho
letto, ma sono cose così lusinghiere sul nostro lavoro che ho un po’ di pudore
a ripeterle qui, ma vi invito a leggerle, la maggioranza e la opposizione. Io
le trovo, al di là delle vecchie polemiche, istruttive, pedagogiche ed anche un
po’ appaganti per tutti noi. Di questo voglio ringraziare sia l’assessore
Maiolo che il dottore Orlando per l’ottimo lavoro. Ancora vorrei dire – senza
voler apparire puntiglioso – vi ricordate il dileggio che ci circondava quando
parlavamo della
stazione unica
appaltante? Vi ricordate che si diceva “non riuscite a farla passare in Giunta?”.
Invece in Giunta è passata e poi, grazie a voi, è passata anche in Consiglio.
Adesso dobbiamo renderla operativa, perché io ho avuto una audizione, che si
presentava drammatica,alla Commissione parlamentare che guarda ai guasti ed ai
problemi in sanità, ma sulla stazione unica appaltante sono stati costretti a
dare un plauso ai lavori di questa Giunta. Siamo l’unica Regione, come sapete,
ad averla licenziata. Io qui, nella solennità di quest’Aula, voglio offrire un
ringraziamento a tutti ed in particolare ad Adamo che si è impegnato in maniera
fortissima in questa direzione. Abbiamo
avuto un risultato non trascurabile.
Voglio informarvi adesso su questa audizione che ho avuto. Una cosa a cui hanno guardato
molto i deputati è l’approvazione del Piano sanitario e devo dire che ho
registrato un po’ di diffidenza sul fatto che possa passare in Consiglio. Io
sono invece pieno di speranza e di fiducia pensando che, faremo un grande
dibattito e avremo un grande confronto, ma poi questo Piano sanitario - sul quale
ha fatto un grande lavoro, devo dire qui pubblicamente, l’onorevole Doris Lo
Moro – ma sono convinto che alla fine passerà perché solo questa è la
possibilità che abbiamo per razionalizzare la sanità nella nostra regione.
Anche in merito alla diga sul Menta non voglio ripetere
nulla. Sono convinto che porteremo anche a fine - per restare in questa città –
quella antica idea di Principe di portare il museo sul porto facendone un
grandissimo progetto, importante, per dare una spinta al turismo culturale -
abbiamo notato che qui spesso il museo non è frequentatissimo. Immagino che la
costruiremo e bene anche.
Chiudo con questo elenco un po’ lungo delle cose che
abbiamo avviato e che stiamo portando a compimento, dicendovi, perché è giusto che lo sappiate direttamente
da me, che il 14 gennaio - che è pure il mio compleanno… - dopo tante
tribolazioni riusciremo a mettere la prima pietra della Cittadella e a lavorare
ininterrottamente fino alla fine. Vi ricordo che quello è un progetto di
finanza, se la ditta non riesce a chiuderlo entro tot giorni, ha penali immense
da pagare. Anche qui un ringraziamento a Isola, a Multari, all’assessore
Incarnato che si è impegnato molto. Ovviamente, per fare la Cittadella –
scusate questo riferimento leggermente autobiografico – io pago prezzi. Perché
è vero che la Regione non poteva continuare così, e lo abbiamo detto mille
volte, spendendo 14 miliardi di vecchie lire ogni anno fuori da ogni logica,
per cui la città capoluogo diventava repulsiva, la gente veniva e si dava l’impressione
di non accogliere nessuno, invece la Regione deve essere al servizio di tutto
il territorio calabrese. Invece, con gli assessorati divisi su tutta la città e
nel centro storico, con il traffico caotico,vi era un problema enorme di
accoglienza e logistico prima di tutto. Io sono convinto che risolviamo questo
problema con la Cittadella, l’abbiamo messa fuori dalla città affinché si
evidenziasse veramente l’accoglienza in un territorio circoscritto al servizio
di tutti i calabresi. Naturalmente, poi, poiché in città molte strutture
verrebbero liberate - nell’eventualità che sia costruita - io pago dei prezzi
perché abito lì ed è difficile far fronte ad una città che si svuota, ma io
questo rischio l’ho voluto correre. Anche in agricoltura le cose sono andate
bene con l’assessore Pirillo che ha fatto un buon lavoro, così come gli
assessori Michelangelo Tripodi - all’urbanistica - e Pasquale Tripodi.
C’è un problema grande che voglio esplicitare qui
addentrandomi nelle questioni che dovremmo tentare di risolvere insieme: il
problema del lavoro. È un problema decisivo per la nostra vita e anche per
lasciare un buon ricordo ai calabresi di questa esperienza. Ci siamo impegnati
moltissimo per la stabilizzazione dei precari. Abbiamo ereditato fasce di precariato
imponenti: Lsu, Lpu (per avere da ultimo i 60 milioni ho dovuto fare la questua
tra i ministeri e palazzo Chigi), stiamo cercando anche di mettere a posto
altre fasce di precariato, ma in Calabria, con tutto il rispetto per il
precariato che è un problema grandissimo, c’è anche chi il lavoro non l’ha per
nulla e sta perdendo la speranza di averne uno. Abbiamo provato a pensare anche
a questa categoria che non è difesa ormai da nessuno. Tutti parlano di
lavoratori ed i disoccupati sono diventati una statistica in questo Paese.
Certo, avremmo voluto un lavoro produttivo per tutti, perché è solo quello che
resta duraturo, ma non è facile in un
territorio che non è attrattivo e che per molti versi voi conoscete più di me.
Abbiamo per questo aspetto immaginato di poter costruire un Piano per il
lavoro, forse usiamo una fase un po’ enfatica – un Piano per il lavoro è forse
esagerato –, ha cominciato a farlo l’allora assessore De Gaetano e abbiamo
sottoposto alla nuova Giunta, per una questione di garbo istituzionale, questo
Piano che era già pronto da un paio di mesi. Noi contiamo la prossima settimana
- se deve essere corretto qualcosa, siamo come sempre pronti a farlo - di
vararlo. Avremmo voluto che fosse varato anche dall’assessore De Gaetano, con
Rifondazione comunista dentro la Giunta, invece è voluto uscire dalla Giunta e
non c’è stato modo di fargli cambiare idea.
Io rispetto sempre queste decisioni, ma voglio ribadire
qui in Consiglio che reputo indispensabile l’apporto di Rifondazione comunista
a questa Giunta e sono sinceramente dispiaciuto che siano andati fuori. Sono
talmente dispiaciuto che mi sono permesso di scrivere una lettera sia al
Presidente Bertinotti che al segretario Franco Giordano per ricordare che è
importante il loro apporto in un territorio come la Calabria. E’
importantissimo che un Partito della tradizione di Rifondazione comunista non
vada fuori dalla Giunta e non ci rimanga a lungo. Ieri ho incontrato per caso
in Campidoglio il Presidente Bertinotti e gliel’ho accennato. Mi ha detto di
aver già ricevuto la lettera, adesso mi scriverà ed io spero che Rifondazione
comunista possa rientrare.
Proprio per dare un segno importante di questa attesa,
ho tenuto per me la delega del lavoro che è importantissima e che non posso
tenere a lungo, perché voglio un po’ spogliarmi di queste deleghe, voglio fare
il Presidente. Aspetterò ancora un poco nella speranza che ritorni in Giunta,
altrimenti dovrò necessariamente attribuire quella delega.
Poi, per quanto riguarda l’ambiente, abbiamo ereditato
uno sfacelo, uno sfascio antico del territorio. Il primo anno della nostra
esperienza abbiamo trovato un mare drammaticamente sporco e ci siamo trovati
nella difficile situazione di dover informare l’esterno. In realtà, ci siamo
interrogati se fosse opportuno comunicarlo o no, ma davanti a tante proteste
abbiamo dovuto chiedere scusa agli italiani. Questa cosa mi è stata ricordata
più volte. Io ritengo che l’ambiente in Calabria sia una ferita che ognuno vive
in maniera individuale, ma sicuramente in termini di sofferenza. Io la vivo con
dolore e la immagino come una ferita. In questi decenni di sviluppo caotico
sulle coste, l’abusivismo e soprattutto i condoni che sono seguiti, hanno
creato una situazione davvero difficile. Per me l’emblema di questa devastazione
dell’ambiente è un fiume che ho visto da bambino: il fiume Neto dove da
ragazzino ho fatto il primo bagno. Ricordo l’acqua nitida, luminosa,
scintillante, adesso quando ci passo davanti per me realmente è una ferita.
Purtroppo molte cose le abbiamo devastate e lo dobbiamo ammettere. Insieme
all’assessore Tommasi - che è diventato coordinatore nazionale, dopo anni e
anni di ruoli di supplenza a Roma - abbiamo fatto un buon lavoro, certo
problemi ne rimangono ancora tanti e ne parleremo anche oggi.
E veniamo alla sanità. Io faccio una premessa e
ringrazio il Presidente per questo minuto di silenzio, ma sono sicuro che su
questo c’è una identità di sentimenti fortissima. Sono consapevole che le tre
morti avvenute nell’ultimo anno siano inaccettabili, ma, paradossalmente, sono
anche sicuro che quello che faremo in questo settore con l’assessore Spaziante,
non saremmo stati in grado di farlo senza la loro morte, senza quella spinta
alla vita stimolata da questi eventi e anche portata avanti dai genitori di
questi ragazzi. Sono convinto che i tre ragazzi, che voglio ricordare:
Federica, Flavio, Eva, ci chiedano un percorso molto diverso in sanità rispetto
a quello degli anni passati e forse ancora più rispetto ai primi due anni e
mezzo della nostra legislatura. Questi decessi – lo voglio dire con franchezza
soprattutto alla opposizione, ma sono convinto che almeno su questo e su altre
piccole cose un accordo ci possa essere e che naturalmente ci sia con la
maggioranza - hanno svelato un mondo della sanità che viveva probabilmente
sotto traccia: quelle cose che non notavamo entrando in un ospedale perché a
certe trascuratezze avevamo fatto l’abitudine. Esse apparivano come elementi di
contesto inscindibili dal paesaggio calabrese cui ci eravamo rassegnati ed
assuefatti. D’un tratto tutte queste cose sono diventate insopportabili. Sono
sicuro che questo è capitato a me e ad ognuno di voi, io ho sentito come un
impulso di ribellione. Ora mi rendo conto che per affrontare il problema della
sanità calabrese non abbiamo bisogno di sdegni, ma di ragioni e razionalità.
Stiamo facendo – lo dicevo: con l’assessore Spaziante, sulla scia di quello che
è il lavoro fatto dal precedente assessore Lo Moro -, un lavoro assiduo e molto
paziente, fatto di grandissimo ascolto, ma anche di decisioni importanti. Il
fatto che il Presidente e il Vicepresidente siano concentrati su questo
settore, è un elemento sicuramente importante, ciò nondimeno, vogliamo
ascoltare tutti, a cominciare da voi facendo però una disanima, una analisi
sulla sanità che deve essere molto veritiera.
La sanità in Calabria ha troppe ombre, va detto anche
considerando la ribellione dei medici. Io, con estrema franchezza, vi dico che
ho grande rispetto per la classe medica, ma che i medici non sono tutti uguali
né in Calabria né in Italia. La professione medica non è come quella
dell’ingegnere o del geometra – con grande rispetto per queste professioni che
fanno un’opera importante – , chi abbraccia tale professione dovrebbe
considerarla quasi un apostolato. Spesso questo noi non lo vediamo più, perché,
accanto a tanti medici che si sacrificano, che lavorano più del dovuto e
portano avanti la professione con questo animo, ce ne sono, invece, tanti altri
che sono trasandati. Questo fa sì che, sul pianeta sanità in Calabria, si
addensino tante ombre. Ovviamente oltre alle ombre, ci sono anche le luci che
noi vogliamo richiamare. Facendo una analisi storica, il Piano ospedaliero in
vigore è quello del 1976; in quegli anni – eravamo in pieno centro-sinistra –
si badava moltissimo all’idea della sanità e di frequente ci si ispirava allo
spirito dell’articolo 32 della Costituzione che sancisce come fondamentale il
diritto ad essere curati. Ricordo i calabresi che andarono al Governo in quel
periodo:ad esempio Giacomo Mancini che cercò di disseminare ospedali sul
territorio, perché, giustamente, pensava che la sua leadership al Governo potesse durare così poco da dover fare tutto
in fretta altrimenti poteva essere un problema. Noi abbiamo disseminato questa
regione di ospedali, ma questo non significa che tutti i calabresi riescano ad
essere curati al meglio, perché molti di questi risentono di una estrema
frammentazione – su questo c’è un disegno orografico che non aiuta, anzi
complica le cose. L’altissimo livello di disoccupazione e di precarietà, poi,
spesso forza la mano agli amministratori delle Asl in una maniera di cui non ci
si rende conto da fuori. Il punto è che adesso siamo in un ingorgo, in una
posizione pesantissima. Troppi ospedali, strutture fatiscenti ed obsolete, non
più fonte di vita, ma di morte. Se però poi, cerchi di eliminare una struttura,
ti scoppia in casa una rivoluzione. Sono rarissimi i casi di aziendalismo
produttivo e la valutazione del personale è carente, così come la formazione
dello stesso e l’organizzazione. È una situazione drammatica che ereditiamo da
molti anni, spesso attraversati da inchieste sicuramente gravi e insufficienti
e questo, naturalmente, contribuisce a disintegrare l’immagine della Calabria.
Io ho ricordato nella mia audizione alla Camera che nello stesso giorno della
morte della povera Eva, si è verificato un caso di “malasanità” a Brescia:
tutti i giornali hanno riportato la notizia sulla Calabria in prima pagina, con
un paginone all’interno e lì non hanno potuto fare a meno di mettere un box
relativo all’incidente capitato a Brescia. Oggi o ieri, è avvenuto anche - e mi
sono dispiaciuto anche di questo - che a Pistoia un bambino calabrese di sei
anni, dopo un intervento di tonsille, abbia perso la vita. Purtroppo questi casi
sono frequenti in tutto il Paese, intendiamoci, ma da noi, per
l’interpretazione dei fatti che si dà, diventano gravissimi. Quindi noi
dobbiamo prepararci a questo. Sono convinto che nelle società complesse esista
una convivenza tra disagio, inadeguatezza ed anche eccellenze . Ma sono
persuaso che il più grave dei problemi sia ambientale: è drammatico ed
scaturisce dalla nostra storia -lo voglio ripetere qui-, quel sistema di
amicizia, di comparaggi e di complicità, all’interno della sanità calabrese che
favorisce reticenze, solidarietà in debiti, talvolta affarismo e spesso
criminalità. Sono convinto che il sistema nazionale sia sbagliato. Quel sederci
ogni anno, tutti gli assessori alla sanità, intorno ad un tavolo per spartirsi
un fondo sanitario, magari strappando qualche milione in più, secondo me è
totalmente sbagliato. Lo Stato, il Governo nazionale dovrebbe saper
accompagnare una regione in difficoltà, che sfora, che per mille motivi non
offre una sanità di eccellenza. Che senso ha che ci si curi fuori regione e poi
si debba pagare un’altra regione facendo parte tutti dello stesso Stato? Qui
dovrebbe essere il Governo nazionale a cambiare alcune cose, accompagnando le
regioni in difficoltà, dato che poi è sempre lui a pagare, a sborsare queste cifre
che spesso fanno anche saltare il bilancio nazionale.
Anche sui
manager voglio dire due cose. Sono convinto che, come dappertutto, ci siano
manager buoni e cattivi… Voglio aggiungere che in genere la Calabria non è una
scelta appagante per i manager, a parte alcune eccezioni, i migliori non
vengono. Oltretutto, noi abbiamo spesso sbagliato – lo voglio dire –, perché
non siamo stati in grado di controllare il loro operato - e temo che ci saranno
sorprese con i bilanci delle Asl. L’ultima cosa riguarda la gestione delle
emergenze: è suicida. Lo voglio dire con franchezza, me ne sono accorto al
primo degli incidenti capitato qui da noi. Il sistema del “118” calabrese, così
come viene fuori dalle inchieste, è una tragedia nella tragedia. Voglio
informare il Consiglio che già due-tre mesi fa, quando ancora assessore alla
sanità era Doris Lo Moro, io mi sono permesso - senza avere ancora una
autorizzazione della Giunta, ma poi ne ho parlato – di far venire in Calabria
il professor Franco Romeo.
E’ un reggino – non so se di Reggio Calabria o della
provincia - ed uno dei migliori cardiologi in Italia che ha fatto un piano
delle emergenze per la Regione Lazio considerato di grande eccellenza. Ci siamo incontrati - anzi si è incontrato
solo l’assessore Spaziante - ed entro due mesi noi completeremo questo progetto
per la realizzazione della rete delle emergenze sanitarie. Voglio informarvi
anche che il progetto si fonda su una analisi delle caratteristiche e delle
potenzialità di tutte le strutture sanitarie calabresi: individuerà
l’articolazione del sistema delle emergenze in centri di assistenza di primo e
di secondo livello tra loro integrati e tutti i ricoveri di urgenza seguiranno
i percorsi programmati in modo pressoché automatico, senza più la necessità di
cercare di volta in volta le strutture verso cui instradare i malati. Contiamo
di rendere operativa la nuova rete in un tempo compreso – lo dico qui in questa
forma oggi – tra i 90 ed i 120 giorni. Il sistema che abbiamo visto in
occasione della morte del povero Flavio, fatto di telefonate con numeri magari
trovati occupati mentre un bimbo, o un uomo, muore è una cosa demenziale. È un
sistema che abbiamo ereditato e che non va più e che dobbiamo cambiare in forma
radicale. Naturalmente accanto a queste negatività esistono anche delle
positività, alcune cose che addirittura ci invidiano e che sono qui da anni.
Penso al centro del risveglio a Crotone, al centro del midollo osseo a Reggio
Calabria, la cardiochirurgia a Catanzaro. Però, per arginare il degrado e portare
la spesa sotto controllo dato che di qui a poco avremo a che fare – e l’ho
detto più volte – con il federalismo fiscale - che è vero che in sanità non
tocca di fatto il fondo perequativo, ma interviene in così tanti settori che
non potrà non avere riflessi in sanità -, noi abbiamo immaginato di fare una
riforma. Lo sapete e ricorderete le polemiche, abbiamo ridotto le Asl da undici
a cinque ed abbiamo sfruttato il buon rapporto che da sempre abbiamo col
Governo; per costruire quattro nuovi ospedali. Attenzione, perché anche su
questo è stata fatta della informazione sbagliata. Magari si è fatta una
polemica che non ha senso, perché dei quattro nuovi ospedali io ne parlo da un
anno e mezzo e annuncio alla stampa pubblicamente – potete testimoniarlo – una
ordinanza di protezione civile che deve snellire le procedure per riuscire a
costruire quattro ospedali in due anni, massimo due anni e mezzo. Però tutto
questo non avrebbe senso se non riuscissimo ad approvare il Piano sanitario
regionale, che, tra l’altro, dobbiamo portare subito in Consiglio. Fatto tutto
questo non possiamo immaginare di aver finito il nostro compito, perché noi
dobbiamo anche immaginare un piano indirizzato alla innovazione tecnologica che
interessi non gli ospedali nuovi, ma anche tutti gli altri esistenti, quelli
che noi vogliamo continuare a tenere in vita, che dovranno essere dotati di
innovazioni tecnologiche all’avanguardia, perché sono più cose che
contribuiscono ad alzare il livello medio della sanità. Dobbiamo curare molto
di più la formazione dei medici e degli infermieri, in questi anni, in tanti
ospedali, molti infermieri sono spariti e vi è una carenza drammatica di
personale. Queste cose le dobbiamo guardare tutte insieme. Per fortuna abbiamo
risorse - e dico per fortuna, ma per la Calabria non è stata una fortuna il
fatto che nei cinque anni passati, dal 2000 al 2005, sull’articolo 20 siano
stati spesi solo 64 milioni di euro –e questo ci permette di avere in mano
anche insieme alle risorse derivanti dal mutuo contratto con legge, alle
risorse offerte dalla finanziaria 2008 ed anche alle risorse che si possono –
da quello che sappiamo – usare sui fondi europei, di avere fondi per poter fare
qualcosa di importante. Dobbiamo farlo subito, perché non ci colga in questa
condizione un altro incidente, davvero non so… io stesso…Qui c’è un elemento di
fatalità che speriamo non avvenga, ma pensate per un attimo a quel che potrebbe
succedere.
Mi avvio alla fine. In tutto questo, in tutto quello che
è stato fatto abbiamo avuto un Governo che ci è stato amico. Io questo lo
voglio dire pubblicamente, può non servire, ma abbiamo trovato sempre le porte
aperte. Adesso siamo però al giro di boa. Molte delle cose accadute in questi
due anni e mezzo non sono state entusiasmanti, ammetto che anche nella
maggioranza
Io ammetto che anche nella maggioranza risse hanno un
pochino impedito il percorso e la marcia della stessa Giunta; ma lo voglio dire
senza che questo faccia scandalo.
Da un mese è stato costituito un partito come il Pd. Non
voglio parlare di partiti e capisco che sono una parte – come dice la parola
stessa –, non possono rappresentare il tutto ma un partito grande lavora in
direzione della stabilità e sono convinto che di questo potrà giovarsi il
Consiglio regionale, indipendentemente dalle posizioni dei singoli partiti
presenti perché un partito grande, di quella portata, è indice di stabilità e
la stabilità come abbiamo spesso detto è una risorsa per tutti.
In tale contesto è avvenuto anche il cambio della Giunta
e non voglio apparire per niente elusivo neanche su questo. Sono uscite dopo
aver compiuto un pezzo di strada importante persone come Adamo, Lo Moro,
Principe.
Li ho già ringraziati per il lavoro che hanno compiuto,
ma lo ripeto, è un ringraziamento non formale ma sentito. Sono entrate altre
persone come Liliana Frascà, Naccari, Sulla e Cersosimo. Ognuno di quelli che è
uscito lo ha fatto per un motivo diverso l’uno dall’altro.
Chi per dedicarsi ad un altro lavoro politico più
appagante, chi magari sacrificato ad un più razionale equilibrio territoriale,
che pure è stato richiesto da più e più parti. Mi si creda o no ho fatto fatica
– lo voglio dire qui – in quanto si tratta di persone perbene e di figure
sinceramente impegnate in favore della Calabria.
Abbiamo un poco arricchito anche la componente universitaria, ci è sembrato anche giusto
perché andiamo a programmare circa 18 mila miliardi di vecchie lire. Forse un
di più di scientifico in questa programmazione è sicuramente utile.
Altra operazione riguarda lo
Statuto che deve essere riformato per adeguarlo a quello delle altre Regioni.
Chiudo davvero qui dicendo
che ho fiducia che tra due anni e mezzo, quando ci si presenterà davanti agli
elettori, questi ultimi voteranno per una ragione diversa rispetto a quella che
li ha spinti a votare cinque anni prima. Personalmente non ascrivo tali ipotesi
nel novero delle probabilità, le annovero e le metto nel conto dell’insieme
delle certezze. Sono convinto che alla fine non avrebbe senso e non mi
preoccuperei neanche un poco del fatto che una coalizione come quella del
centro-sinistra possa un giorno perdere le elezioni.
L’essenziale è che per tutta
la Calabria e soprattutto per le fasce sofferenti sia stato fatto qualcosa di
utile ed opportuno. Grazie.
Grazie, Presidente, per la sua relazione, ho già
parecchi iscritti a parlare ma prima di dare la parola voglio fare solo due
considerazioni.
Ricordo all’Aula che la Conferenza dei capigruppo ha
licenziato due punti diversi all’ordine del giorno. Gli iscritti di ora per
come abbiamo concordato – io non voglio mettere la camicia di Nesso a nessuno -
discutono sul primo punto: il dibattito politico sulla nuova Giunta,
aggiornamento del programma e poi concluso questo si passerà ad un secondo
punto sulla questione della sanità.
Così hanno licenziato, onorevole Galati, i capigruppo.
Siccome so che lei deve andare via…
(Interruzione)
Non attribuite questo – onorevoli Senatore e Galati – a
questa Presidenza, era stata una richiesta perentoria della Conferenza dei
capigruppo. Sono le contraddizioni…
(Interruzione)
Fermo restando poi che pure la Conferenza dei
capigruppo…
(Interruzione)
Così come si sono iscritti colleghi ai quali darò poi la
parola, al di là del criterio dei Presidenti dei gruppi. Su un punto sarò
fiscale, dopo 10 minuti toglierò la parola perché così prevede il Regolamento,
in modo che tutti possano parlare e allo stesso tempo sviluppare tutti i punti
all’ordine del giorno.
(Interruzione)
Nel Regolamento sono previsti cinque minuti raddoppiabili
a dieci.
(Interruzione)
Altri parleranno. Poi dieci su questo, dieci sulla sanità, dieci ecc., dobbiamo consentire a tutti i colleghi di parlare, di intervenire su tutti i punti e contemporaneamente concludere la discussione.
Informativi di questo,
cedo la parola al primo iscritto onorevole Galati che ne ha facoltà.
Presidenza del
Vicepresidente Antonio
Borrello
Signor Presidente del Consiglio, onorevole
Presidente della Giunta e onorevoli colleghi, riesce obiettivamente difficile oggi
per ciascuno di noi prendere la parola. L’ennesima tragedia nei nostri ospedali
è qualcosa che ci colpisce tutti senza distinzione di appartenenza perché ci
sbatte in faccia il senso della nostra impotenza, della nostra implicita
rinuncia al ruolo di classe dirigente che l’elettorato calabrese ci ha assegnato.
Strumentalizzare politicamente
quanto accaduto nei nostri ospedali non serve a nessuno, serve invece una presa
di coscienza collettiva sulla nostra funzione, un ripensamento di natura etica
sul tipo di politica che svolgiamo in quest’Aula e dovremmo chiederci perché
non riusciamo a dare risposte alla gente, perché occupiamo molto, troppo del
nostro prezioso tempo nella costruzione di nuovi partiti e di alleanze, nella
messa a punto di tattiche e strategie personali, nel consolidamento delle posizioni che occupiamo, di contro dedichiamo solo
il tempo residuo all’approvazione di leggi e provvedimenti che riformino la
vita sociale ed economica della Calabria.
Non meravigliamoci dunque se la
stampa nazionale ci addita come i consiglieri regionali meno efficienti e più
pagati d’Italia. Queste accuse le dovremmo respingere non chiudendoci come in
un orgoglioso bunker ma imboccando la
strada della produttività, del confronto costruttivo, della reale competizione
tra gli schieramenti nell’esclusivo interesse della Calabria.
Non voglio però sottrarmi al
dibattito sulla costituzione della nuova Giunta regionale poiché ritengo
essenziale che il Consiglio si esprima sulle profonde modificazioni che si sono
registrate in questi mesi nel quadro politico, anzi, sono del parere, che
questo dibattito se condotto con serietà e senza pregiudizi risulterà utile e
ci permetterà di capire se esistono le condizioni perché la Calabria venga
finalmente governata.
Con molta schiettezza voglio dire
al Presidente Loiero che la sua nuova
Giunta – non importa se sia la terza o la quarta – nasce fortemente indebolita
e questo per un motivo molto palese.
Uuno dei principali partiti della
coalizione, Rifondazione
comunista, si è sganciato dall’Esecutivo prima
attraverso le dimissioni del proprio rappresentante, poi decidendo di non
entrare in Giunta.
Le pesanti critiche della
dirigenza di Rifondazione
comunista alla cosiddetta fase due del governo
regionale, mi fanno pensare più ad una presa di distanza di questo partito che
non all’appoggio esterno anche se non è stato detto con la stessa chiarezza
usata a Roma dal Presidente Bertinotti, in Calabria, Rifondazione pensa che il centro-sinistra abbia fallito e che occorre
guardare a nuovi scenari ed orizzonti politici.
Non importa che la maggioranza
utilizzando le libere e legittime scelte di alcuni colleghi eletti nella minoranza abbia mantenuto gli
equilibri in quest’Aula, il dato politico è che uno dei principali partner della maggioranza che ha vinto
le elezioni del 2005 si è defilato. Basterebbe questo lamento per parlare di
una Giunta che perde pezzi ma è anche una Giunta che nasce tra mille
contraddizioni con evidenti scarti tra le enunciazioni e i risultati finali.
Quel che
colpisce immediatamente
è l’esclusione dei tre elementi di maggiore caratura politica. E’ come – si
perdoni la similitudine
calcistica – se una squadra che lotta per non retrocedere in serie B, rinunci
deliberatamente ai suoi migliori giocatori sol perché non vanno d’accordo con
l’allenatore.
Una
mossa suicida che nel calcio porta prima o poi al licenziamento
dell’allenatore.
Gli
assessori rimossi reggevano i settori chiave della Regione: turismo, attività
produttive, sanità, istruzione e cultura. La loro mancata riconferma è un
evidente atto di sfiducia ma è anche un clamoroso boomerang perché certifica l’inadeguatezza della Giunta precedente
a risolvere i problemi nei settori più delicati.
Né
l’opinione pubblica può accettare la spiegazione fornita da qualcuno secondo
cui la Lo Moro e
Adamo sono troppo bravi e pertanto servono al Partito democratico. Se sono veramente
bravi hanno il dovere di utilizzare le loro energie al servizio della Calabria
e delle sue istituzioni.
Il Partito
democratico, nato in Calabria in maniera anomala rispetto al resto d’Italia,
tende a proporsi come Partito-Stato, come asso pigliatutto con una
sovrapposizione di ruoli che potrebbe portare all’annullamento della vita
democratica nella nostra Regione.
Il Presidente della Giunta è anche il capo di un partito
nel partito. Il Presidente del Consiglio regionale è il capo della più forte
fazione del Partito democratico. Il viceministro dell’Interno è anche il capo
del Partito democratico.
Sta passando in Calabria l’equazione “Partito
democratico-istituzione”, “Partito democratico-potere”, “Partito
democratico-sistema”.
Capisco le perplessità di Rifondazione comunista e di
altre aree della sinistra di fronte ad uno scenario che vede annullate tutte le
altre sensibilità politiche e culturali.
Sull’altare di questo
partito-apparato è stata sacrificata la più visibile presenza socialista della
Giunta Loiero, ho già detto sulla stampa che l’esclusione di Sandro Principe
non è casuale e che certo non é stata determinata come sostiene il gossip
dal mancato allineamento dell’ex assessore alla cultura alle posizioni bindiane
del Presidente Loiero.
Il Partito democratico è nato
su un asse molto preciso, cioè quello costituito da Ds e Margherita, le cui
nomenclature ritroviamo interamente nelle posizioni diverse, nuovo partito ma
vecchi e sempiterni dirigenti.
Non c’era spazio per altre
componenti politiche e culturali meno che meno per i vituperati socialisti
sempre inquieti e rompiscatole. Meglio le adesioni personali da gestire col
sistema sempre valido dell’usa e getta.
Sandro Principe nel 2005 è
stato inserito nel listino del Presidente Loiero non per gentile concessione ma
per catturare grazie alla sua popolarità ampi strati di voto socialista ancora
molto forti in Calabria.
Oggi Principe, il quale pure ha cercato di dare una impronta
riformista quanto meno nel suo settore, non serve più, anche perché da buon
socialista non ha accettato di fare da cavalier servente ai nuovi padroni del
vapore.
Spero che quanto accaduto
all’onorevole Principe serva a far riflettere tutti quei socialisti che in
buona fede avevano aderito al Partito democratico sperando nell’apertura di
nuovi spazi e di nuove prospettive.
Il Partito democratico non
ama i socialisti come dimostra, fra l’altro, lo scandaloso caso del mancato
riconoscimento del gruppo del Nuovo Psi in Consiglio regionale. Mi dispiace
dover sollevare anche in questa sede una questione che non è personale ma
appartiene ad un Partito formalmente costituito e che ha rappresentanti
istituzionali nel Parlamento della Repubblica. Un Partito che nelle elezioni
del 2005 si è schierato col candidato Presidente della Casa delle libertà e si
è guadagnato la sua rappresentanza in Consiglio regionale con tre seggi.
Oggi approfittando della
diversa collocazione di due dei tre eletti si vuol negare al Nuovo Psi la sua
legittima rappresentanza. Ma è ancora più grave il fatto che il Presidente
Bova, voglia mantenere illecitamente una struttura ad un consigliere che eletto
nel Nuovo Psi, appartiene ufficialmente al Partito democratico …
PRESIDENTE
Ancora un minuto, onorevole
Galati, le chiedo scusa.
Giuseppe GALATI
Essendo stato eletto tra i socialisti, nelle cui liste ha presentato la sua candidatura alle ultime elezioni politiche.
(Interruzione)
Riprenderò la parola dopo allora, chiedo scusa. Io cerco di
terminare il mio intervento in una sola volta, Presidente…
PRESIDENTE
Onorevole Galati, è un problema
regolamentare. Il Presidente Bova ha assegnato massimo dieci minuti pertanto è
chiaro che lei si deve attenere al Regolamento.
Giuseppe GALATI
Ma dieci minuti adesso e dieci minuti dopo. Siccome io devo partire ed andare via, lo faccio adesso, mi sia consentito…
PRESIDENTE
Non ci posso far niente, onorevole Galati. Io tra un po’ le toglierò la parola. Mi dispiace ma è così.
Giuseppe GALATI
Borrello, lei non può fare il prepotente, scusi.
PRESIDENTE
Onorevole Galati, le sto dicendo che il Regolamento assegna cinque minuti. Il Presidente Bova ha raddoppiato il tempo a disposizione per come previsto nel Regolamento, credo che la prepotenza non sia di casa qui.
Giuseppe GALATI
Le chiedo scusa, io voglio trattare i due argomenti in un unico intervento, mi sia consentito, come ha fatto il Presidente.
PRESIDENTE
Lei non può scegliere autonomamente di far quello che vuole, si deve attenere al Regolamento, mi dispiace ma è così.
Significa che riprenderò dopo la parola, allora.
Mi faccia intanto finire quest’ultimo concetto.
E’ ancora più grave il fatto che il Presidente
Bova voglia mantenere illecitamente una struttura ad un
consigliere che eletto nel Nuovo Psi, appartiene ufficialmente ad altro
partito.
Come dire, non soddisfatto di
avere già il controllo sul suo gruppo, il Presidente Bova ritiene di dover
condizionare e controllare anche i gruppi dell’opposizione. Questa vicenda sarà
comunque chiarita nelle sedi opportune ma certo non affievolirà l’impegno
politico e programmatico del Nuovo Psi che si propone oggi in Calabria come
l’unica forza di ispirazione socialista non allineata al sistema di governo del
Partito democratico.
Non riuscirà certo lei,
signor Presidente Bova, a zittire i socialisti dove hanno fallito i
conservatori di tutte le epoche.
Onorevole Presidente Bova,
lei non può far confronti col lavoro svolto dal Consiglio regionale nelle
precedenti legislature perché non regge assolutamente. Le ricordo solo alcune
leggi di grandissima rilevanza che il precedente Consiglio ha approvato. Lo
Statuto regionale, la legge urbanistica, la legge sul trasferimento delle
funzioni agli enti locali, il Piano sanitario regionale, la legge sulle
politiche sociali, la legge sulla famiglia, la legge sul bed and breakfast
e potrei continuare.
Di questo Consiglio cosa
possiamo ricordare? La legge sul Bur? Alcuni emendamenti, potremmo chiamarli
colpi di mano…
PRESIDENTE
Onorevole Galati, mi dispiace
ma la devo interrompere…
Giuseppe GALATI
…alla legge finanziaria che hanno ridotto le aziende
sanitarie locali…
PRESIDENTE
Mi dispiace, onorevole Galati, ma la devo interrompere.
Giuseppe GALATI
Comunque io mi riservo di…
(Interruzione)
PRESIDENTE
Onorevole Senatore, quando sarà il suo turno avrà la parola non si preoccupi.
Un attimo, Presidente. Io non capisco perché un consigliere che ha a disposizione venti minuti su due punti all’ordine del giorno non possa fare l’intervento in un’unica…
Perché è in discussione il primo punto, onorevole Senatore, le chiedo scusa, non andiamo oltre su questa discussione perché perdiamo solo tempo.
Onorevole Galati, mi dispiace ma
le regole non le scrivo io.
Il Presidente della Giunta ha
fatto la sua relazione, su questa relazione il Regolamento non prevede tempi ma
sugli interventi dei consiglieri invece il Regolamento, che abbiamo approvato
tutti noi, li prevede. Quindi non ci posso far nulla, mi dispiace ma è così.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Trematerra. Ne ha facoltà.
Lei mi deve dire perché il Presidente della Giunta…
PRESIDENTE
Onorevole Senatore, faccia parlare l’onorevole
Trematerra.
Pasquale SENATORE
Lei non ha né l’autorità politica né altre autorità…
PRESIDENTE
Queste sono valutazioni che io riservo a lei e le
rimando con grande dignità, per favore.
Pasquale SENATORE
…per usare questi toni. Lei non ha l’autorità politica
né altre autorità.
Onorevole Senatore, la prego di moderare i termini con i
quali si sta rivolgendo alla Presidenza. Qui non ci sono questioni personali.
Prego, onorevole Trematerra.
Grazie, Presidente…
(Interruzione)
Vogliamo far intervenire l’onorevole Trematerra per favore?
(Interruzione)
Non è stato concordato assolutamente niente, c’è solo un problema regolamentare onorevole Galati, non c’è nessun accordo con i capigruppo…
(Interruzione)
Lei, onorevole Galati, per l’esperienza che ha, credo dovrebbe conoscere meglio di me che un dato regolamentare è assolutamente da osservare e basta.
Posso, Presidente solo per
un motivo inerente l’ordine dei lavori, se il collega
Trematerra mi dà un minuto?
Al di là di quel che ha discusso
la Conferenza dei capigruppo e sulla
scorta di quel che è già avvenuto in Consiglio regionale mi riferisco,
ovviamente, Presidente, all’intervento del Presidente Loiero che in sintesi nella sua relazione di base riassume…
(Interruzione)
Onorevole Dima, un momento solo
perché qui altrimenti rischiamo di non comprenderci.
Ho già detto io che non c’entra
niente la Conferenza dei capigruppo.
(Interruzioni da diversi
settori)
Onorevole Dima, prego.
Presidente, faccio una proposta per vedere un po’ di trovare una soluzione per il prosieguo della seduta se lei, ma soprattutto se l’Aula, me lo consente.
Volevo proprio richiamare l’attenzione ed il buon senso
della Giunta e dell’Aula rispetto a come
articolare i nostri interventi da questo momento.
Non ci sono dubbi che il
Presidente Loiero – basta ritornare per un solo
istante indietro e riascoltare quel che ha detto – non poteva che non
racchiudere nella sua relazione di base gli eventi che hanno segnato questa
nostra Regione in questi ultimi mesi.
Va da sé che il problema della
quarta Giunta Loiero, il problema
della sanità, il presunto o meglio il consuntivo di questi due anni e mezzo
dovevano essere gli elementi centrali della sua relazione.
E’ ovvio, Presidente Borrello, che
sulla scorta dell’articolazione dell’ordine del giorno i temi trattati in un
unico intervento dal Presidente Loiero sono
quanto meno divisi in due punti: primo e secondo punto all’ordine del giorno.
Il settore sanità prevale anche da
un punto di vista emozionale rispetto al
contesto di questo Consiglio regionale e trovo anche abbastanza
giustificato il tentativo dei colleghi Senatore e Galati di aggiungere alla
discussione elementi legati a questo secondo punto.
Per cui ,se l’Aula è d’accordo, possiamo semplificare il
nostro percorso nella logica già seguita dal Presidente Loiero che ha riassunto
nella sua relazione tutti gli argomenti di cui abbiamo parlato un attimo fa.
Possiamo fare esprimere il Consiglio regionale facendo gli accorpamenti dei
primi due punti all’ordine del giorno, il primo e il secondo, avendo una
maggiore elasticità – ecco la preghiera – da parte della Presidenza rispetto ai
tempi, per cui possiamo esaurire in un unico dibattito i primi due punti
all’ordine del giorno.
Restando possibilmente e andando possibilmente anche al
di là dei dieci minuti che il Regolamento impone.
Questa mi sembra che possa essere una proposta di buon
senso…
(Interruzione)
Io ho fatto una proposta e non mi rivolgo alla
maggioranza ma all’Aula.
(Interruzione)
Ascoltatemi, mi sto rivolgendo all’Aula e mi sembra di
riassumere con questa mia proposta una scelta di buon senso …
Onorevole Dima, non mi sono ancora espresso. Ho solo
detto che c’è un momento regolamentare da osservare ed ognuno di noi è tenuto
ad essere puntuale e coerente col Regolamento.
Se il Presidente della Giunta ha ritenuto di fare…
(Interruzione)
…un intervento complessivo, resta il dato che i punti
all’ordine del giorno sono assolutamente due, tenendo conto che possono esserci
anche colleghi consiglieri che potrebbero non essere interessati ad intervenire
sul primo punto mentre, invece, potrebbero essere interessati ad intervenire
sul secondo punto.
Pertanto, questa prerogativa non la possiamo togliere a
nessuno secondo me.
Prego, onorevole Guagliardi…
Presidente, ho fatto una proposta, chiedo scusa. Lei non può uscire con questa…
PRESIDENTE
Onorevole Dima, lei ha già parlato.
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Guagliardi. Ne ha facoltà.
Io parlo sull’ordine dei lavori perché poi per il dibattito sono
molto in fondo alla lista degli iscritti ad intervenire.
Credo che questo problema è stato sollevato e causato
dal sottoscritto per il semplice motivo di essere qualche volta seri nelle
discussioni che facciamo.
In due riunioni della Conferenza dei capigruppo, in una
c’era anche lei e nell’altra no, il Presidente Bova, ha esposto le modalità con
le quali questa seduta doveva svolgersi, prevedendo una relazione generale
del Presidente Loiero ed una discussione complessiva.
Ho chiesto al Presidente Bova che venisse rispettato il
Regolamento, perché tre argomenti così importanti come quelli presenti ai primi
tre punti all’ordine del giorno della nostra discussione non possono essere
mescolati in una grande marmellata o in una grande minestra.
Qui stiamo discutendo di un cambio di Giunta, non di una
crisi – è la quarta Giunta Loiero, mi pare –, di modificazione della Giunta…
(Interruzione)
Onorevole Senatore, faccia parlare, ma che modi sono?
Perché intervenite mentre sta parlando un collega? Io non lo so…
Guadagniamo abbastanza per dormire in albergo qualche
volta.
Stavo dicendo di essere
contrario alla proposta che fa l’onorevole Dima perché credo che la
discussione – parli uno o parlino cinquanta – vada affrontata punto per punto
in quanto ognuno ha delle cose da dire rispetto ai tre livelli di discussione
diversificati.
In questo senso, esprimo il mio parere contrario e
chiedo che ognuno possa intervenire
esaurendo, così, anche con le repliche del Presidente Loiero ogni punto
all’ordine del giorno. Questa è la mia visione e la mia richiesta di applicazione
del Regolamento. Se poi l’Aula è d’accordo per accettare la proposta avanzata
dall’ onorevole Dima ben venga, ma faremo un miscuglio, una marmellata o una
minestra un po’ insipida, con poco sale.
Non serve a nulla gridare, onorevole Senatore, non
bisogna gridare. Sono le regole che abbiamo votato…
(Interruzione)
Non su questo, facevamo su altro le barricate. Mi faccia
finire, onorevole Senatore…
(Interruzione)
PRESIDENTE
Onorevole Senatore, lei è pregato vivamente di non
disturbare gli interventi dei colleghi…
Damiano GUAGLIARDI
Devo finire con un atto di scuse, onorevole Senatore…
PRESIDENTE
Onorevole Guagliardi, completi il suo intervento per favore.
Volevo dire che quest’Aula non può offendere un Presidente e dirgli che non ha nessuna autorevolezza
questo significa che si comincia veramente a degenerare, perché il Presidente
Borrello è nel pieno delle sue facoltà e tutti lo dobbiamo rispettare come
Presidente di quest’Aula. Questo è il punto, non le chiacchiere che ci
inventiamo per fare un po’ di cagnara .
Grazie, onorevole Guagliardi.
Chiamo i capigruppo di maggioranza e di minoranza al
banco della Presidenza.
(I capigruppo si portano al banco
della Presidenza)
Riprendiamo i lavori. Comunico
all’Aula che d’intesa con i capigruppo i lavori proseguiranno nella maniera già
prevista a prescindere dalla relazione del Presidente Loiero che ha – nella sua autonomia – voluto poggiare la
relazione su entrambi i punti, quindi i due punti verranno discussi distintamente
per come previsto nell’ordine del giorno, visto che alla fine della discussione
di ognuno dei due punti sia sul primo che sul secondo ci saranno dei documenti
da approvare o delle enunciazioni da fare da parte del Consiglio. Rimane inteso
quindi – lo ribadisco – che gli interventi dei colleghi verteranno sul primo
punto, cioè sull’aggiornamento del programma
di governo presentato dal Presidente della Giunta regionale.
I tempi assegnati sono di 10
minuti, il doppio di quelli previsti sul piano regolamentare perché così è
stato deciso già in precedenza.
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Trematerra. Ne ha facoltà.
Onorevole Presidente della Giunta,
onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, voglio partire da
alcune affermazioni che il Presidente Loiero
ha fatto, definendo questo momento “il giro di boa”.
Effettivamente sono passati due
anni e mezzo dall’inizio della legislatura e dopo due anni e
mezzo è giusto che uno faccia una analisi di quel che è stato fatto in questi
due anni e mezzo passati ma soprattutto è giusto fare capire all’Aula cosa si
intenderà fare per il futuro.
Voglio fare delle considerazione
rispetto al ruolo che l’Udc ha svolto. Come Partito abbiamo mantenuto un
profilo di alta responsabilità e anche quando abbiamo tirato qualche bordata
come il Presidente ha fatto capire, le nostre iniziative sono state sempre
volte a stimolare dal punto di vista politico
e mai come Partito abbiamo strumentalizzato fatti personali che avrebbero
potuto ancora di più delegittimare la classe politica in un momento già così
difficile per la Calabria e per le sue istituzioni, questo è il profilo che
abbiamo avuto ieri, che abbiamo oggi e che il nostro Partito intende portare
avanti in questi anni che verranno.
Ho ascoltato molto attentamente la
relazione del Presidente, nella prima
parte ho sentito quasi una analisi sociologica di quello che è la Calabria, del
fatto che spesso i calabresi al di fuori dei nostri confini riescono a dar
il meglio di loro, ma poi in Calabria questo non succede.
Lo dico anche perché il Presidente ha fatto una doppia
relazione parlando anche di alcuni aspetti che riguardano la sanità.
Presidente, non sono assolutamente d’accordo con lei
quando afferma che vi è “una formazione carente in sanità” perchè sono un
medico che ha vissuto l’esperienza nella sanità pubblica e le posso garantire,
Presidente, che non c’è assolutamente una scarsa formazione da parte del
personale sanitario, ché continua a fare formazione come la legge nazionale
impone. Probabilmente c’è un sistema che dal punto di vista organizzativo fa
acqua e che ritengo sia responsabile di tutte quelle sciagure che purtroppo
nella nostra terra come in altri luoghi – lei faceva riferimento a Brescia –
sono capitate.
Ho sentito parlare, anzi non ho sentito parlare di
alcune cose, Presidente.
Molto spesso in questi giorni si parlava di fase due.
Noi stiamo aspettando di capire intanto cosa è stata la fase uno, perché lei è
riuscito in maniera eccellente a farsi candidare, altrettanto eccellentemente
ha vinto le elezioni con un consenso che le avrebbe dovuto garantire un’azione
riformatrice forte; eppure, queste riforme che tutti si aspettavano e che lei
più volte ha menzionato sono state fatte attraverso esercizi di bilanci
approvando maxiemendamenti che nulla hanno a che vedere con la stagione delle
riforme.
Voglio ricordare il commissariamento di enti strumentali
che andavano e vanno riformati come l’Afor e come l’Arssa.
Voglio ricordare il maxiemendamento notturno col quale
sono state cancellate molte aziende sanitarie anche contro il parere
dell’allora assessore alla sanità. Queste riforme, nella sua relazione non le
ho sentito minimamente menzionare, per cui mi chiedo: ma quale fase due ci
potrà essere se non c’è stata ancora la fase uno?
E anche rispetto alla nuova formulazione della Giunta
devo fare qualche considerazione, non è possibile che mi si venga a spiegare
che un assessore ha ben lavorato ma deve lasciare il proprio scranno per fare
altre cose. Presidente, non è possibile lei avrebbe dovuto dirci quali sono le
motivazioni vere che hanno portato ad
un cambio strutturale importante all’interno di questa Giunta.
Come mai viene approvato un Piano sulla salute e dieci
giorni dopo l’assessore che l’ha proposto, che ha lavorato rispetto a
quell’importante riforma sulla quale speriamo di poter discutere ed
intervenire, viene allontanata dalla Giunta?
Queste sono le domande su cui io voglio avere delle
risposte e su cui anche i cittadini calabresi hanno il diritto-dovere di
sentire la sua voce.
Faceva riferimento al Partito democratico dicendo che ha
influito e non poco, in questo periodo, nella vita della nostra Regione.
Presidente Loiero, siamo a fine anno ed ancora questa Regione non si è dotata
degli strumenti che le consentirebbero di approvare nuove leggi.
Non abbiamo ancora ad oggi la nuova formulazione delle
Commissioni consiliari e questo
nonostante lo sforzo con il quale avete cercato di accelerare un
processo di riformulazione delle stesse visto che probabilmente non hanno
funzionato bene in questii anni.
Ancora da 5 mesi aspettiamo di capire qual è la vostra intenzione
e quando tutto questo si realizzerà.
Penso che la Calabria è fatta di uomini e di donne molto
capaci e sono convinto che in Calabria ci siano le risorse umane per gestire
settori importanti e strategici come quello della sanità.
Mi ha fatto veramente male sentire, Presidente, la sua
affermazione secondo la quale in Calabria non ci sarebbero personalità in grado
di guidare alcuni processi riguardanti la sanità.
Se non l’ha detto le chiedo scusa, ma non mi sembra di aver
sentito male, Presidente., sono profondamente deluso dalla sua relazione perché
nella stessa relazione avrei voluto trovare degli spunti di riflessione, avrei
voluto capire che cosa nel prosieguo, questa maggioranza che è solo numerica ma
non politica, ha intenzione di fare.
Noi il nostro ruolo lo continueremo a fare in Aula,
nelle Commissioni ma anche in piazza se questo è necessario, perché vogliamo
partecipare dalla nostra posizione, da una posizione di opposizione ad un
riscatto che i calabresi stanno aspettando da troppo tempo, per cui,
Presidente, non mi ritengo affatto soddisfatto dalla sua relazione, sono
convinto che in un altro sistema elettorale la sua stessa maggioranza l’avrebbe
sfiduciata
Dobbiamo aspettare le elezioni e sicuramente il 2010
sarà un momento di verifica ma sicuramente io spero, mi auguro e ne sono certo
che un’altra classe dirigente guiderà i processi di innovazione della nostra
terra. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha
facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, la ringrazio di
avermi dato la parola, cercherò di attenermi ai 10 minuti anche se questi sono
pochi visto che il mio non è un discorso facile. E’ un discorso difficile
perché nessuno si può aspettare da me, questo pomeriggio, un ragionamento che
suoni critico verso persone con cui ho condiviso due anni e mezzo di impegno
politico-amministrativo.
So che un certo stile ormai è evaporato nella politica
di oggi e che non tutti sono in grado di mantenere fede agli impegni presi. Lo
ha detto il collega Galati, io sono stato chiamato due anni fa a svolgere un
ruolo anche politico vedendomi attribuire la posizione numero due nel listino
dell’Unione. Anzi, ero ben preceduto dall’attuale Presidente della Giunta e
altrettanto ben seguito come numero tre dal Presidente del Consiglio.
Quindi mi sono presentato con questa veste
all’elettorato. Le persone che hanno un certo carattere ed una certa
rettitudine mantengono fede a questo impegno.
Questo rende difficilissimo il mio discorso perché
naturalmente capirete…
PRESIDENTE
Onorevole Principe, le chiedo scusa, prego i colleghi di
non disturbare gli interventi. Prego.
Sandro PRINCIPE
Naturalmente alla luce di questo e di questi miei proponimenti chiederei che il mio intervento fosse capito.
Ringrazio il Presidente Loiero
di essere stato sobrio nei ringraziamenti perché nessuno di noi si aspettava un
trattamento alla Bismark in quanto non siamo Bismark, siamo piccini. Come è
noto Bismark è stato il vero protagonista della unità tedesca così, ma come
Loiero non è il Kaiser. Perché quando Bismark fu allontanato dal governo della
Germania come cancelliere, il Kaiser lo accompagnò alla stazione di Berlino con
la banda municipale, i reparti delle forze armate schierate. Bismark nella sua
carrozza ferroviaria mormorò a chi gli era vicino “mi hanno fatto un funerale
di prima classe”.
Già chi non ti fa un funerale deve essere ringraziato e
ripeto noi non abbiamo questa statura, ma francamente anche quel che diceva un
mio vecchio professore di Università che “un 18 e una sigaretta non si negano a
nessuno” peraltro io non fumo più per le note ragioni, mi sembra un po’
eccessivo.
Mi sembra un po’ eccessivo perché ognuno dall’alto della
sua impostazione umana e politica tiene anche alla sua piccola dignità. Mi
consentirà il governatore che io ho sempre apprezzato nel suo ruolo
istituzionale, alla mia piccola dignità tengo pure io.
Le argomentazioni sentite sinceramente non sono
convincenti. Dico questo per motivare a lei, signor Presidente la richiesta
finale, non è convincente affermare che una persona ha fatto bene, anzi più che
bene – come ho sentito da una emittente televisiva – per poi dargli il
benservito.
Non è un buon indirizzo per il mio successore alla
pubblica istruzione perché non possiamo dire al mondo scolastico “se l’alunno
ha fatto bene promuovetelo, se ha fatto più che bene forse è meglio bocciarlo”.
Ora questo 18, questa sigaretta sia pure ai nostri tempi
eravamo da giovani attratti dalle bionde americane… sono cose che la gente poi dimentica,
che possono sembrare fatti formali. Io non dico fatti di ipocrisia perché so
che Loiero non è persona che ama l’ipocrisia. Ma mi consentirà, può sembrare
anche formale quel che è stato detto.
Vorrei nel mio piccolo velocemente ricordare che mi è
stata assegnata una scatola vuota. Di questa scatola vuota col contributo di
tutta la Giunta e del Presidente, per amor di Dio, abbiamo in questi due anni e
mezzo fatto un qualcosa di importante.
Un progetto culturale per la Calabria che passa dalla
valorizzazione di storia, tradizioni, personalità, siti archeologici,
infiorettato di grandi eventi che hanno proposto la nostra regione
all’attenzione nazionale, ad impegno per portare avanti una rete di musei e
biblioteche, teatri perché non si può far cultura senza che ci siano attrattori
e contenitori culturali.
A proposito, ringrazio Loiero per il ricordo di Reggio
Calabria, dove per una mia idea
condivisa e sostenuta fortemente da Loiero si è scelto di fare del museo un
grande attrattore culturale. Vorrei ammonire, però, quest’Aula che l’impegno
della Regione si è fermato ad uno studio di fattibilità che prevedeva due
ipotesi: dall’attuale museo fino al mare in un percorso di grande rilievo ed in
altra ipotesi un museo, un grande attrattore ex novo.
Noi ci siamo fermati qui, io lascio a Tripodi, nelle
carte l’impegno di 2 milioni di euro per cofinanziare quest’opera che è finita
in “Italia 2011” cioè per la ricorrenza dei 150 anni dall’unità di Italia.
Invito il Presidente, il collega Tripodi e tutti gli altri
a stare vigili sul progetto perché l’attuazione e poi l’esecuzione dello stesso
sono nella esclusiva responsabilità della direzione regionale ai beni culturali
e lì bisogna stare molto attenti perché comunque il Piacentini va tutelato come
bene culturale.
Un’azione che ha posto al centro – nelle limitate
competenze regionali- l’istruzione;
abbiamo sentito grandi discorsi, grandi cifre spesso ragionieristiche
sullo stato dell’istruzione. Queste cose le abbiamo da più tempo capite tant’è
che chiedemmo tra gli Apq di inserire – lo ricordano i colleghi – l’Apq
istruzione per dare una risposta allo stato fatiscente delle nostre scuole, che
devono diventare un elemento attrattivo delle comunità eco-compatibili,
accoglienti come le biblioteche, i musei, le palestre ed i laboratori.
Abbiamo avviato questa azione fornendo alle scuole il
sostegno per i laboratori ed abbiamo inserito mentre si lavorava per
l’aggiornamento degli insegnanti, per combattere la dispersione, lo studio e l’educazione alla legalità e l’educazione
musicale anticipando il ministro Fioroni - perché Mogol è venuto qui in
Calabria un anno fa per l’educazione musicale –, anticipando queste azioni
concretamente e non a parole nel mentre inserivamo queste filiere nel Por
Calabria.
Vorrei ricordare al signor Presidente che il settore che
chi parla ha avuto l’onore di dirigere non ha avuto un solo rilievo dalla
Commissione europea: a fronte di 70 pagine di suggerimenti solo un rigo ha
riguardato questo settore. A questo proposito mi sembra un po’ contraddittorio
affermare che questa programmazione è di alto profilo e che ci vogliono tecnici
illuminati per programmare quello che è stato già programmato.
Infine, una grande attenzione al mondo della Università
e della ricerca con un plauso chiaro a tutti i magnifici rettori, ai docenti in
una fase in cui sulla politica si sputa addosso ed in un contesto sociale in
cui spesso proprio nelle Università si condensano dei movimenti di ripulsa
verso le istituzioni e verso chi dirige le istituzioni.
Oggi le Università calabresi unanimemente si riconoscono
nell’azione della Regione che ha avuto la capacità di essere aperta e di
favorire una grande concertazione.
Io non ho il tempo di andare avanti, signor Presidente,
per cui prego di pubblicare nel resoconto integrale della seduta in calce al testo di questo mio intervento
questo scritto ,che consegno alla Presidenza e che riassume l’attività di
questi due anni e mezzo.
Mi consentirete due o tre ultime considerazioni. Dalle
cose che abbiamo sentito e da quel poco che avrete la bontà di leggere perché
non voglio tediare l’Aula con una lettura, chi lo vorrà fare leggerà le cose
che sono state fatte in questi due anni e mezzo e dalle parole del signor
governatore si rileva che si è fatto bene.
Abbiamo detto che non è un atto di ipocrisia questo
riconoscimento ma quale messaggio diamo alla gente? Io non parlo per me, ma
guardate non vorrei che il discorso che sto facendo fosse equivocato. Chi parla
si è rialzato da situazioni ben più difficili perché noi non abbiamo bisogno di
testi di sociologia, di pedagogia o di storia per capire il senso vero delle
cose.
PRESIDENTE
Onorevole Principe…
Sandro PRINCIPE
Ho finito, Presidente, le chiedo scusa in questi anni non
vi ho mai “disturbato”, mi consenta altri due minuti perché è un fatto
importante. Io non parlo per me ma parlo per l’immagine che viene data della
politica.
Ma cosa dovranno capire questi giovani, soprattutto gli
studenti quando uomini delle istituzioni dicono: si è fatto bene, grazie e
arrivederci.
Una bella spiegazione: la territorialità, l’equilibrio
territoriale. Mi deve consentire, Presidente Borrello.
Ma, santoddio, è
vero o non è vero che siamo partiti con otto assessori di Cosenza e due di Reggio
Calabria? Che siamo passati attraverso sei assessori reggini e due cosentini?
Oggi ci troviamo ad avere quattro assessori cosentini e quattro reggini, anzi
quattro più uno perché poi in definitiva il professore Cersosimo che stimo da
molto tempo – mi auguro di avere la stessa considerazione e la stessa stima –
non mi pare che sia dell’Alaska o della Groenlandia, se non mi sbaglio il
professore Cersosimo è della provincia di Cosenza e quindi non regge neanche
questa tesi, caro Presidente. E’ una tesi anche questa devastante dal punto di
vista politico. Perché devastante? Perché in una riunione… io non parlo di
problemi di partiti e ringrazio Galati. Poi nel Partito Democratico metteremo
in chiaro questa questione delle culture di nicchia.
C’è il nostro assessore all’agricoltura, anche io
nell’agro-alimentare con i distretti ho parlato e difeso le culture di nicchia,
ne parlerò nel Partito Democratico di queste cose. Ma in una riunione di
partito il governatore ci ha spiegato che uno dei motivi di non funzionalità di
questa Regione è la legge elettorale regionale che impone la scelta degli
assessori su base provinciale o mi sbaglio?Io
vorrei spiegata la coerenza tra questo assunto riformatore sulla legge
elettorale che dovrebbe diventare regionale e non più provinciale e l’assunto
poi dell’equilibrio territoriale, peraltro non vero per come ho detto prima.
Questo presunto equilibrio o squilibrio territoriale contraddice questa volontà
riformatrice.
Peraltro, vorrei dire a qualche collega che stimo, fa
mettere in piedi ipotesi fumose per cui l’equilibrio sarebbe un equilibrio ad excludendum perché nei territori più
ristretti nel momento in cui succedono determinate cose non ci devono essere
altri impegni di tipo istituzionale.
Io ho finito, signor Presidente, chiedo scusa per lo
sfogo, ma sono una persona schietta che ha sempre pagato di persona per questo
suo voler dire fino in fondo ciò che
pensa. Come diceva Sciascia, la verità in fondo ad un pozzo uno la vede e ci si
butta ma invece di trovare la verità trova la morte. Ma dico sinceramente,
anche sbagliando, quel che è il mio pensiero in queste poche battute, le
consegno questo testo e le confermo – siccome ho letto qualche sciocchezza sui
giornali – che al contrario di altri io intendo esser coerente, perché gli
impegni assunti dinanzi all’elettorato sono impegni che Sandro Principe ha
sempre rispettato nella sua vita.
Sarò quindi dietro questo banco a far la mia parte
cercando di capire cosa non funziona in questa Regione ed ho chiuso veramente.
Vorrei dire ai signori Presidenti di meditare anch’essi insieme a tutti noi
rispetto a cosa non funziona in questa Regione.
Forse in questa Regione non funzionano le regole
basilari dell’ordinamento democratico perché se da un lato va ripristinato il
ruolo del Consiglio che deve essere un ruolo di indirizzo, perché la
programmazione compete alla Giunta, sulla base dell’indirizzo e della
legislazione, il Consiglio non deve avere spinte gestorie.
L’assemblearismo gestorio se è sbagliato da parte
dell’Assemblea e delle Commissioni è altrettanto sbagliato quando il garante
viene preso da voglie gestorie.
Se questo lato riformistico deve essere tenuto presente
nell’attenzione, c’è un altro lato che va tenuto presente. Forse questa è una
Regione che non è in grado di digerire un presidenzialismo…
PRESIDENTE
Onorevole Principe, le chiedo scusa ma…
Sandro PRINCIPE
E’ un presidenzialismo puro, me lo devi far dire questo. Forse questa non è una Regione in grado di digerire un presidenzialismo puro perché il guaio del presidenzialismo puro è quello che inevitabilmente in un’area debole dove tutti hanno bisogno di questa Regione, ci possono essere interpretazioni un po’ esagerate di questo ruolo che rischiano di creare questioni molto delicate. Quindi insieme ad una visione nuova riguardante l’utilizzo e il ruolo del Consiglio regionale, forse ci vuole anche un ragionamento sul ruolo istituzionale del presidenzialismo che non sarebbe sbagliato temperare un po’ in questa Regione. Con l’impegno di fare e di continuare la mia battaglia laddove mi sono proposto all’elettorato, penso di uscire – tutto sommato, dico una cosa che penso farà piacere al Presidente Bova – a testa alta, avendo fatto fino in fondo il mio dovere, operando secondo una visione regionale.
L’equilibrio di cui si parlava non lo accetto perché se c’è stato un assessore che si è battuto per una visione regionale è stato Principe che non ha guardato a Reggio Calabria, a Serra San Bruno o a Vibo Valentia o a Cosenza con l’impegno di cui ho detto.
Chiedo scusa, signor Presidente, di aver abusato della cortesia e
ringrazio.
Attività svolta
dall'Assessorato regionale alla Cultura dal Maggio 2005 al Novembre 2007
Cultura, Ricerca e Innovazione sono i
pilastri per una politica di riscatto civile, sociale ed economico della Calabria.
L'attività
dell'assessorato alla Cultura ha inteso dare un forte impulso alla crescita
culturale della Regione, attraverso una qualificata promozione delle attività
culturali, dei progetti integrati dell'istruzione, del rapporto con le
università e con il mondo delle imprese, per potenziare e sostenere i percorsi
di sviluppo ed innovazione nel territorio regionale.
Questi obiettivi sono stati perseguiti dal
maggio 2005 al novembre 2007.
Università-Ricerca
Scientifica-Innovazione Tecnologica- Alta Formazione
La Regione ha promosso la Ricerca Scientifica
e l'Innovazione Tecnologica utilizzando le risorse del Por Calabria 2000-2006.
Due
anni fa, l'attuazione del programma si caratterizzava ancora per un insufficiente
raggiungimento di risultati con un impiego non superiore al 15,2% del totale
delle risorse disponibili. Un forte impulso si è avuto nel corso degli ultimi
30 mesi, durante i quali l'impiego delle risorse è cresciuto sino alla soglia
del 95,1%, essenzialmente dovuto all'avvio di nuove iniziative e
all'accelerazione dei processi attuativi di quelle già avviate.
I fattori che hanno consentito questo
risultato si devono all'indirizzo politico che ha particolarmente
caratterizzato l'attuazione del programma.
Iniziative
in corso di attuazione:
A
seguito della sottoscrizione con il MIUR dell'APQ "Ricerca
Scientifica" sono stati avviati i Distretti Tecnologici di Gioia Tauro
(Logistica e Trasformazione) e di Crotone (Beni Culturali) per un investimento
complessivo di 50 milioni di euro. Naturalmente la sottoscrizione dell'APQ è
stata preceduta da una ampia concertazione con il sistema delle autonomie
locali interessate, con le rappresentanze delle imprese e dei lavoratori e con
il sistema universitario calabrese, in sede di Consulta per la Ricerca
Scientifica e l'Innovazione Tecnologica. In ciascun Distretto sono previste
quattro azioni principali sui temi del distretto:
a)
Centro di monitoraggio e Osservatorio
Tecnologico;
b)
Laboratorio tecnologico Regionale;
c)
Centro di Alta Formazione;
d)
Uno o più progetti industriali.
Le
procedure di selezione hanno identificato ;nei raggruppamenti con capofila
l'Università Mediterranea e Medcenter S.p.A rispettivamente i soggetti
attuatori per il Distretto dei Beni Culturali e per la Logistica e la
Trasformazione.
2
* Con la sottoscrizione
del I° Atto Aggiuntivo dell'APQ "Ricerca", si è dato avvio al III
Distretto Tecnologico, nel settore dell'Agroalimentare, per un investimento di
20 milioni di euro disponibili sui fondi della Delibera CIPE 35/05. Il
Distretto tratterà i seguenti temi: la vitivinicoltura, l'olivicoltura,
l'agrumario-ortofrutticolo, con particolare attenzione alla produzione delle primizie, la zootecnia e le produzioni tipiche di nicchia.
Il Distretto si articolerà in:
1. due
Centri di trasferimento tecnologico con funzioni di monitoraggio, divulgazione
e trasferimento delle conoscenze. Obiettivo principale dell'azione è quello di
sostenere un sistema di monitoraggio per mettere in rete la domanda e l'offerta
di innovazione, individuando risultati applicabili, opportunità, tendenze.
L'azione prevede il potenziamento e l'integrazione delle funzioni di:
Trasferimento
tecnologico,
Diffusione
delle innovazioni e accompagnamento delle imprese, Formazione.
2 Quattro
Laboratori tecnologici di filiera basati sulla riorganizzazione delle
preesistenze scientifiche e tecnologiche calabresi con un modello a rete che
imponga ai soggetti coinvolti - università, EPR - il superamento delle autoreferenzialità, la condivisione di programmi,
dotazioni tecnologiche e professionali,
l'orientamento alle esigenze delle imprese. Il mondo industriale è infatti
l'interlocutore privilegiato dei Laboratori Tecnologici di filiera che devono
essere in grado di fornire adeguate risposte in termini di fattibilità di nuovi
prodotti e miglioramento dei processi di produzione, per consentire alle
imprese di mantenere elevato il livello di innovazione e di competitività.
L'azione sosterrà, dunque, il rafforzamento delle infrastrutture di ricerca e
la formazione di giovani ricercatori e "trasferitori" specializzati,
altamente qualificati e orientati al sistema delle imprese.
Con metodo concertativo sono stati individuati i
componenti dell'ATS che dovrà
progettare ed attuare le attività del Distretto. Il Magnifico Rettore
dell'università "Mediterranea" di Reggio Calabria, capofila dell'ATS
di cui si è detto, ha sottoscritto la
convenzione per la realizzazione del Distretto il 20 novembre 2007 con il Dirigente del Dipartimento 11 - Cultura.
·
6 Poli Formativi nei settori dell'agroalimentare,
dell'ITC, del Turismo e
dell'Economia del mare, del Design e`
delle Bioscienze e nel settore
ambientale e vivaistico, per un
investimento totale di 5,5 milioni di euro; sono
in corso le procedure per individuare
i soggetti attuatori.
·
Due Centri di Competenza:
il primo per le ICT e le nano-tecnologie e il secondo per le bioscienze e le
biotecnologie, per un finanziamento complessivo di circa 6 milioni di euro.
* 11 laboratori tecnologici che, collegati ad
Università e Centri di Ricerca calabresi, dovranno favorire l'immediato
trasferimento dei risultati di ricerca
3
alle imprese e agli enti
locali. L'investimento complessivo è pari a 4,8 milioni di euro.
* 13 trasferitori di innovazione per
300 imprese calabresi, ai quali è stato assegnato un finanziamento complessivo
di 8,5 milioni di euro.
*
Sono state stipulate convenzioni per contratti di
"Ricerca Cooperativa" per un totale di 4.348.500,00 euro. Si tratta,
in estrema sintesi, di progetti di ricerca per l'individuazione di nuove
tecnologie, che enti di ricerca ed imprese dovranno sviluppare insieme.
* E' stato assegnato un finanziamento
di 1.261.660,00 agli spin-off di nuove imprese. Gli spin-off, che interessano
in particolar modo il mondo accademico,
rappresentano un aiuto ed un incentivo per quei giovani che, avendo individuato
un nuovo prodotto industriale, già brevettato, hanno bisogno di essere
supportati per l'avvio della nuova attività industriale.
·
Tutte le iniziative sopra
evidenziate sono state avviate a seguito di pubblico bando.
*
Sostegno agli studenti universitari, attraverso
cospicui finanziamenti alle due Ardis di Catanzaro e Reggio Calabria ed al
Centro Residenziale dell'Unical per un totale di 47 meuro. Inoltre, le
università calabresi sono protagoniste, insieme ad altri soggetti, di tutte le
iniziative avviate nei settori della ricerca scientifica e dell' innovazione
tecnologica (Distretti Tecnologici, spin-off, laboratori ecc.).
*
Piano per l'Alta Formazione: sono state impegnate
le risorse residue della Misura 3.7 del POR Calabria 2000-2006, che ammontano a
circa 15 milioni di euro. Le caratteristiche del progetto sono assai
innovative, sia nel metodo che nel contenuto. In termini di contenuto, in
particolare, le risorse sono state destinate interamente alla domanda di
formazione proveniente dai giovani laureati calabresi, in sintonia con gli
indirizzi della Legge Regionale 26/2004. Il Piano prevede il finanziamento di
corsi di specializzazione post-laurea, master e tirocini di eccellenza o di
ricerca, da effettuarsi in Italia o all'estero; sono già stati individuati per
master e tirocini di ricerca oltre 700 beneficiari. Il Piano per l'Alta
Formazione è uno dei punti più qualificanti del programma di governo della
Giunta-Loiero, portato a termine in tempi rapidissimi dall'assessorato alla
Cultura, con la concertazione delle Parti Sociali, delle Autonomie Locali e del
Sistema Universitario Calabrese; concertazione che ha fatto registrare per la prima
volta la presenza qualificata ed attiva degli Organismi dell'Alta Formazione
Artistica e Musicale (Accademie e Conservatori). Il piano è finalizzato a
bloccare la fuga dei nostri migliori "cervelli" dalla Calabria.
Attraverso di esso, infatti, i nostri giovani laureati potranno ottenere una
dote di risorse finanziarie adeguata che consentirà loro, non solo di andare
fuori dalla Calabria a specializzarsi ma, soprattutto, una volta concluso il
periodo di specializzazione, di ritornare nella nostra terra a lavorare. Dopo
la specializzazione, infatti, sarà finanziato anche il loro tirocinio nelle
aziende, nelle università e nella Pubblica Amministrazione".
4
Programma "Voucher
Tecnologici", che rappresenta un nuovo importante strumento per lo
sviluppo e la crescita economica della Calabria. Questo programma, redatto con
l'apporto qualificato di esperti indicati dalle tre Università calabresi, da
Confindustria e dai rappresentanti dell'Artigianato e delle Cooperative,
prosegue il percorso attuativo della Misura 3.16 "Ricerca" del POR
Calabria 2000/2006. Il programma è stato attuato attraverso l'emissione di un
Bando a sportello a cura del competente Dipartimento regionale, previa approvazione
da parte dell'Autorità di Gestione del POR. La prima fase, a cui è stato
destinato un finanziamento di tre milioni di euro, prevedeva il sostegno a
circa cento imprese, alle quali assegnare un voucher (contributo di 30mila
euro) spendibile presso strutture tecnico-scientifiche qualificate, per
ottenere audit tecnologici e studi di fattibilità per progetti di Ricerca
Scientifica Tecnologica e Innovazione. La seconda fase, alla quale erano
destinate risorse finanziarie pari a quelle della prima, consentirà di
cofinanziare i progetti migliori ed i più sostenibili, per un importo non
superiore a 300 mila euro, selezionati a conclusione della prima fase. I
progetti meritevoli, che non trovassero capienza per il cofinanziamento nella
seconda fase, costituiranno, comunque, parte del portafoglio progetti da
finanziare con la programmazione 2007-2013. La prima fase si è conclusa con la
individuazione di 63 beneficiari. Ciò, naturalmente, rende disponibili maggiori
risorse per la seconda fase.
Il Consiglio
Regionale della Calabria, inoltre, ha approvato, nel maggio scorso, la Legge
Regionale n. 9 del 2007, art. 11, che, accogliendo un'idea dell'On. Sandro
Principe fatta propria dalla Giunta Regionale, stabilisce il passaggio di
compiti e funzioni e relativi servizi inerenti il Diritto allo Studio
universitario, attualmente gestiti dalle Ardis di Catanzaro e Reggio Calabria,
rispettivamente all'ateneo "Magna Graecia" ed all'università
"Mediterranea". Sono in corso gli approfondimenti di carattere amministrativo,
finanziario ed organizzativo per pervenire alla stipula delle convenzioni trà la Regione ed i due atenei,
con le firme delle quali si determinerà la soppressione dei due enti
strumentali.
Istruzione
In questo contesto,
in cui la crescita culturale complessiva della regione riveste una primaria
importanza, un ruolo particolarmente delicato svolge il mondo della scuola a
cui l'assessorato ha dedicato la massima attenzione.
La
Calabria, purtroppo, è ancora oggi una regione con grandi contraddizioni
sociali in cui, a volte, il percorso formativo dei giovani continua ad essere
concepito come un bene secondario. Il disagio economico' delle famiglie è una
delle cause principali della dispersione scolastica; un fenomeno, quest'ultimo,
che si sta cercando di prevenire e di ridurre, mettendo in campo tutti gli
strumenti idonei e necessari per raggiungere l'obiettivo. Il sostegno
finanziario alle famiglie, pertanto, va inteso, non
5
come meccanismo assistenziale, ma come impegno di
solidarietà, per trasformare il generico diritto allo studio in attività
formativa reale per i giovani calabresi.
La scuola, quindi, è il punto di partenza per cominciare ad invertire una
tendenza negativa, per far crescere uomini liberi e laboriosi in una terra per
troppo tempo abbandonata a se stessa, emarginata e tenuta fuori dai processi
veri di progresso e di sviluppo.
Pur essendo consapevoli che tutte le istituzioni, ed in primo luogo lo
Stato, devono fare quanto di propria competenza per ostacolare e debellare la
criminalità e la delinquenza, la scuola, in Calabria più che altrove, è
chiamata ad offrire il suo insostituibile contributo nella battaglia
contro l'illegalità diffusa, attraverso un'offerta formativa che abbia al centro la
Cultura della legalità e del rispetto inviolabile della dignità
della persona: Ciò sarà ancor più possibile quanto più si riuscirà a rinsaldare
il legame fra cittadinanza attiva ed
educazione.
Per tale ragione è stato
chiesto alle autorità scolastiche di riportare nelle aule lo studio dell'Educazione Civica e della Carta
Costituzionale.
La scuola, inoltre, deve aprirsi alla Cultura del Lavoro, rendendo
quest'ultimo una delle componenti fondamentali dell'esperienza
formativa, offrendo ai giovani sempre maggiori informazioni sulle opportunità
professionali che si potranno presentare loro; per quanto di sua competenza, l'Assessorato regionale alla Cultura, per
come si diceva, sta attivando tutte
le azioni necessarie affinché il giovane, terminato il proprio percorso formativo, possa trovare adeguate opportunità
di migliorare il proprio bagaglio di conoscenze e, quindi, di lavoro.
In questa direzione sono
stati attivati due progetti di notevole rilevanza ed incidenza: il primo, sulla Simulazione d'impresa, mira a
creare nei giovani una mentalità imprenditoriale, il secondo, sull'Alternanza
scuola-lavoro, prevede una serie di stage e tirocini formativi presso aziende
locali.
E' stato avviato nei mesi scorsi il Progetto Calabria Rock- Calabria Pop,
sotto la direzione artistica del noto compositore Giulio Rapetti, in arte
Mogol, finalizzato alla creazione di cinque laboratori musicali, in altrettanti
Istituti di Scuola Superiore delle 5 Province calabresi, provvisti di
sale prove e incisione, il cui scopo è, non solo quello di arricchire la formazione di quanti si sentono
particolarmente portati verso la musica, ma,
soprattutto, quello di inserire i giovani talenti nel mondo del lavoro.
Gli indirizzi dell'Assessorato Regionale alla Cultura agli Istituti
Scolastici di promuovere iniziative finalizzate a favorire l'Educazione
alla Legalità e l'Educazione Musicale hanno
addirittura anticipato le successive direttive in materia del Ministro Fioroni.
Per favorire la dotazione delle scuole dell'obbligo di attrezzature e
laboratori, è in corso di attuazione il programma finalizzato, a seguito di
avviso pubblico, ad attribuire, alle scuole che ne hanno fatto richiesta, un
finanziamento di 40.000,00 euro per istituto, con un investimento complessivo
di 8 milioni e 600 mila di euro. Sono stati individuati 215 Istituti beneficiari.
Nell'Anno Scolastico 2005/2006 e nel
2006/2007 la Regione Calabria ha sostenuto la
spesa per l'istruzione dei giovani calabresi con oltre 180mila borse di
studio per circa
6
30 milioni di euro nel biennio,
attraverso appositi bandi indirizzati alla fasce sociali più deboli.
Con le misure 3.6 e 3.15
del Por Calabria si è registrato un sostanziale avanzamento della spesa
regolarmente certificata.
E'stata
definita la graduatoria delle scuole ammesse a finanziamento per i progetti
presentati nelle annualità 2005 e 2006 del POR 2000/2006.
L'Assessorato,
nell'ambito della legge regionale 27/85 ha provveduto a programmare e
finanziare tutti gli interventi per il diritto allo studio:
·
Acquisto di scuolabus
·
Progetti presentati dagli istituti scolastici
*
Corsi di orientamento musicali
* Mense scolastiche
·
Borse di studio
·
Laboratori scolastici
·
Centri di orientamento giovanile
·
Edilizia scolastica minore
·
Sostegni agli alunni diversamente abili
Nel constatare
i ritardi formativi evidenziati dalla scuola calabrese, la Regione è fortemente
impegnata per avviare corsi di aggiornamento per docenti ed iniziative che
favoriscano l'orientamento dei giovani, soprattutto verso le discipline
scientifiche e per l'apprendimento delle
lingue; è prevista,inoltre, la progettazione e la realizzazione di percorsi
integrati di istruzione e di formazione professionale e universitaria che
prevedano espressamente nei piani didattici e formativi la realizzazione di
esperienze in impresa.
Saranno
organizzati, presso le Università calabresi, corsi di "azzeramento"
di durata almeno semestrale per accrescere il livello culturale dei giovani che
si iscrivono presso i nostri atenei. Per realizzare queste idee'
tali indirizzi sono stati inseriti nel POR 2007/2013.
E'stato
predisposto quanto necessario per la stipula dell'APQ "Istruzione", che riguarda, soprattutto,
interventi per adeguare alle normative di sicurezza gli istituti scolastici
esistenti e per realizzare nuove scuole, laddove si riscontra un'accertata
carenza di edilizia scolastica; scuole ecocompatibili, gradevoli,
accoglienti,munite di biblioteche, palestre e laboratori, aperte alla società
esterna per diventare punti di riferimento soprattutto nei piccoli centri. Allo
stato è garantita la disponibilità di 50 milioni di euro, di cui 25 con fondi
FAS e altri 25 con fondi del POR 2007/2013.
Attraverso la mappatura delle esigenze e delle
priorità ed a seguito di concertazione con l'UPI, l'ANCI e la Direzione
Scolastica Regionale, sono stati individuati gli interventi da inserire nel
predetto APQ; la realizzazione di palestre, biblioteche scolastiche,
laboratori tecnologici, musicali, teatrali e linguistici è stata indicata come un'assoluta priorità da realizzare con i fondi POR
2007/2013.
7
Cultura
Per quanto riguarda l'azione culturale intrapresa dall'Assessorato, è
stata privilegiata la scelta di affiancare, alla normale attività di sostegno
alle Associazioni Culturali Calabresi,
una serie di eventi di respiro nazionale ed internazionale che hanno inserito la Regione Calabria in un circuito
artistico-culturale di primo livello; le iniziative sono state sempre
finalizzate a riscoprire e valorizzare storia, tradizioni, siti e personalità
calabresi di grande spessore, che hanno contribuito con le loro opere al
progresso delle arti, della musica, della letteratura e della scienza. Il tutto
nella convinzione che una intensa attività culturale contribuisce alla crescita
civile e democratica di una collettività, aiuta a riscoprire la propria
identità e favorisce, quindi, il credere nelle proprie capacità e nei
propri mezzi per vincere le difficili sfide
del presente e del futuro. Naturalmente, fare cultura significa avere a
disposizione luoghi e strutture adeguate, accoglienti e funzionali e, pertanto,
dotare le nostre città di teatri, biblioteche e musei.
Particolare attenzione è stata, quindi, dedicata alla rete dei Teatri e
dei Musei.
In questo biennio si è data attuazione alle previsioni della Legge 3
sulle attività teatrali, investendo ben 3.600.000,00 euro, per sostenere
iniziative nel settore della prosa, poste in essere dalle strutture teatrali
calabresi; inoltre, si è tenuto conto della particolare importanza dei Teatri
delle città capoluogo di provincia, che si sono visti assegnare risorse per
circa 3.000.000,00 euro. A voler tacere dei numerosissimi progetti finanziati
alle scuole di ogni ordine e grado per eseguire iniziative nel campo del
teatro.
Uguale sensibilità la Giunta Regionale ha avuto per valorizzare la rete
museale calabrese. E' stato realizzato un apposito catalogo in cui si possono
trovare tutte le notizie utili
riguardanti gli oltre 170 musei presenti sul territorio regionale. La Giunta, inoltre, su proposta dell'Assessore alla Cultura,
con apposito atto, ha approvato il progetto di legge che istituisce il Museo
Regionale delle Arti Visive, che sarà un museo a rete e che documenterà le
opere d'arte presenti in Calabria dal XIII al XX secolo; di questo attrattore
culturale è stato già elaborato lo studio di fattibilità. E' stato predisposto,
inoltre, lo studio di fattibilità per valorizzare il Museo Archeologico della
Magna Graecia di Reggio Calabria, che custodisce i Bronzi di Riace; lo
studio è stato utilizzato per inserire il Museo Archeologico tra le 11 opere di "Italia 2011", con un intervento di
circa 14 milioni di euro, a cui la regione parteciperà con un cofinanziamento
di 2 milioni di euro.
In questo biennio sono stati predisposti e finanziati, e sono in corso di
esecuzione, progetti di valorizzazione di 6 Musei Diocesani ( Gerace, Santa
Severina, Lamezia Terme,Cosenza, Lungro e Reggio Calabria), con un
investimento di 3 milioni di euro; ed è in
fase di elaborazione un progetto per il restauro delle tele e delle sculture
giacenti presso i depositi della Soprintendenza di Cosenza, per la cui
realizzazione sono previste risorse per 2 milioni di euro. Un finanziamento di
35 mila euro è stato destinato al Museo dell'Emigrazione "La Nave della
Sila" di Camigliatello Silano, per la pubblicazione del catalogo.
L'assessorato alla
Cultura della Regione Calabria ha promosso il potenziamento del Sistema
Bibliotecario calabrese.
8
* In attuazione dell'APQ "Beni e Attività Culturali", sono
stati destinati 2.862.000,00 euro al fine di garantire a tutti i cittadini
calabresi un servizio bibliotecario efficiente e qualificato. Sono stati
assegnati, a seguito di idonea istruttoria, i finanziamenti per realizzare i
progetti presentati dai Comuni e dalle biblioteche di interesse locale per il
miglioramento delle strutture di accoglienza e della qualità del servizio, per
la formazione del personale, per il potenziamento delle raccolte, per il
restauro del materiale antico di pregio conservato e per la valorizzazione del
patrimonio esistente.
*
Sono state messe
in rete 100 biblioteche di Enti Locali, Diocesane e Scolastiche per un
investimento complessivo di 2,13 milioni di euro; * E' stato realizzato il
catalogo bibliografico regionale.
Sono state avviate tutte le procedure per la messa in funzione della
Biblioteca digitale calabrese.
E' stato espletato il bando per assicurare l'attività e la gestione dei
servizi di 12 mediateche, con un finanziamento di 1.300.000,00 euro; le
operazioni relative sono in fase di completamento:
E' stata promossa ed organizzata, con grande coinvolgimento delle
biblioteche regionali e notevole risalto sulla stampa, la Settimana Regionale
delle Biblioteche sul tema: "Libri, Biblioteche, Cultura della
cittadinanza" nel 2005, sul tema " I libri sono fatti per essere usati...."
nel 2006 e sul tema "Un'esperienza sopra le righe" nel 2007.
Poche settimane fa, infine, è stata inaugurata la nuova sede del Sistema Bibliotecario
Vibonese. Ubicata nel centro storico cittadino, la nuova struttura
culturale è un edificio di tre piani interamente ristrutturato e arredato,
grazie ad uno specifico intervento dell'Assessorato alla Cultura della Regione
Calabria. E' composta da una biblioteca, con circa 40.000 volumi, da una
fornita mediateca, con postazioni Internet, un grandissimo archivio di
documenti multimediali e da un moderno e attrezzato auditorium, di circa 100'
posti, capace di ospitare attività convegnistiche anche in videoconferenza,
proiezioni cinematografiche e concerti.
La
valorizzazione del Sistema Bibliotecario, della rete dei Teatri e dei Musei
calabresi godrà di una ulteriore attenzione nel prossimo atto aggiuntivo
all'APQ Beni culturali, già predisposto e pronto per la firma, attraverso
l'impegno di 10 milioni di euro. Nello schema di atto aggiuntivo dell'APQ Beni
Culturali, a seguito di idonea istruttoria, sono stati selezionati i seguenti
interventi: Museo Magna Graecia di Reggio Calabria, Museo delle Ferriere di
Mongiana, Museo Diocesano di Tropea, Museo Civico e Biblioteca del castello di
Crotone, Teatro Politeama e Complesso Monumentale di San Giovanni di Catanzaro,
Teatro Rendano e Complesso di Sant'Agostino di Cosenza, Polo Museale di Rende,
Casa della Cultura di Palmi, Teatro Umberto e Politeama di Lamezia Terme,Museo Civico
di Taverna, Museo Civico Altomonte, Nave della Sila di Spezzano Sila, Museo
Civico di Cittanova, Sistema dei Teatri dell'Università degli Studi della
Calabria, Teatro Comunale di Chiaravalle, Museo Civico di Cetraro, Museo
Archeologico di Lamezia Terme, Museo Provinciale della Provincia di Catanzaro,
Museo di Santa Maria del Cedro e Biblioteca di Santa Severina
9
Nel settore delle attività culturali,
l'Assessorato ha promosso, per come si diceva, una serie di eventi di
respiro nazionale ed internazionale.
La
Regione ha ravvisato la necessità di valorizzare siti archeologici e beni
culturali e di riscoprire il contributo dato da alcune delle nostre personalità
più significative (Alvaro, Cilea, Rotella, Cefaly, Pascaletti, Padula, San Francesco
da Paola, ecc) alla storia, alla letteratura, all'arte, alla musica.
In
questa ottica è stata organizzata, nel 2005, nel 2006 e nel 2007, la Rassegna "Magna Graecia Teatro", per
valorizzare, attraverso la rappresentazione dei testi più noti del teatro
antico i più significativi siti archeologici della regione. Quest'anno al
teatro si sono aggiunti concerti di musica lirica. Nel triennio 2007/2009 è
stato previsto un finanziamento di 3 milioni di euro.
Nel
luglio 2007, inoltre, è stato attribuito un importante riconoscimento statale
alle politiche culturali della Regione Calabria.
Il
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, infatti, ha assegnato un
finanziamento pari a 2.200.000,00 al Progetto "Calabria Teatro
Festival", con il quale la Regione Calabria - Assessorato alla Cultura -
ha partecipato al bando pubblico per la ripartizione del fondo di 20 milioni di
euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, istituito dalla Legge
Finanziaria 2007, al fine di sostenere interventi in materia di attività culturali svolte sul territorio
italiano, proponendo come cofinanziamento i 3 milioni di euro stanziati
per Magna Graecia Teatro.
Il
contributo statale di 2.200.000,00 euro è così ripartito: 600.000,00 euro per
le attività del 2007, 800.000,00 per il 2008 e 800.000,00 euro per il 2009.
"Calabria Teatro
Festival" tende al rilancio del
sistema teatrale calabrese ed è frutto dell'attività di coordinamento e
promozione dell'Assessorato alla Cultura della Regione Calabria con la
partecipazione fattiva delle Province e dei Comuni di: Catanzaro, Cosenza, Vibo
Valentia, Crotone é Reggio Calabria. Il progetto si sviluppa su 5 linee guida:
1.
Promozione e fruizione delle aree
archeologiche della Magna Grecia Calabrese;
2.
Rilancio e messa
in rete dei teatri ubicati nelle città capoluogo e nelle province;
3.
Sviluppo
delle identità poetico-linguistiche e dei nuovi linguaggi;
4.
Sostegno e
stimoli produttivi per le nuove generazioni artistiche;
5.
Attivazione
di progetti didattico-formativi.
La prima
parte di questo importante progetto denominato " Calabria Teatro Festival
- Visioni e Ascolti d'Autunno" è partita il 6 Dicembre ad Altomonte.
Per
la prima volta, inoltre, le tre università calabresi e la Regione Calabria
hanno lavorato insieme per una iniziativa comune nel settore del Teatro, di
valenza regionale. E' stato così realizzato Arti Meridiane Lab, un progetto di
attività culturali e di spettacolo rivolto, in particolare, alla popolazione
studentesca presente nei nostri atenei.
La
Calabria ha partecipato alle celebrazioni
per l'Anno Mozartiano con l'arrivo nei nostri Teatri della "Royal Philarmonic Orchestra", e
della "Ensemble gli Archi della
Scala", grandi orchestre dirette, rispettivamente, da Alexander Lonquich, e da Jacopo Doro.
10
In
questo biennio, inoltre, le nostre città hanno potuto godere delle impegnate
esecuzioni della "National
Philharmonic Orchestra Sergaj Prokof ev" di Kiev, della "Ensamble Bronzeville America Gospel", del primo violino Grace Park, che ha accompagnato
"I Solisti di Napoli"; per
non parlare delle celebrazioni per il 140° anniversario della nascita di Francesco Cilea, onorato dai concerti dell'Orchestra del Teatro di San Carlo di
Napoli a Palmi, Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria.
Ed è gradevole ricordare,
tra questi eventi, "La notte degli
angeli - Serenata a Maria" svoltasi a Paravati di Mileto per
sostenere la realizzazione della nuova Chiesa della Fondazione "Cuore
Immacolato di Maria Rifugio delle Anime" di Mamma Natuzza e che ha visto
esibirsi artisti italiani ed internazionali, tra cui gli Avion Travel, i Neri
per caso, Mariella Nava, il pianista compositore Stelvio Cipriani, Katia
Ricciarelli e Sergio Cammariere, Roli Hope Odeka, Rosa Martirano ed i Baraonda.
Nel settore delle arti visive,
l'Assessorato alla Cultura ha organizzato le mostre dei pittori lametini Luigi Di Sarro e Domenico Lo Russo a
Lamezia Terme ed a Rende, la mostra
" Il Convito e
l'Arte", la prestigiosa antologica di Giorgio De Chirico, presso
il Complesso Monumentale del San Giovanni di Catanzaro ed, insieme al Ministero
per i Beni e le Attività Culturali, la mostra del grande pittore calabrese del
Seicento Francesco Cozza, allestita nelle splendide Sale di Palazzo Venezia a
Roma.
In attuazione del
progetto "Visioni
Simultanee", in collaborazione con la Direzione Regionale dei Beni
Culturali ed i Comuni di Catanzaro, Cosenza, Lamezia Terme, Palmi, Reggio
Calabria, Rende e Vibo Valentia, sono già state inaugurate le antologiche di Domenico Colao a Vibo Valentia, di
Domenico Purificato a Catanzaro e di Giuseppe Pascaletti a Lamezia
Terme, mentre sono in avanzata fase organizzativa le mostre "Capolavori d'arte in Calabria dal
Medioevo al Novecento",
" I Longobardi del
Sud" e "Terra. Omnia".
In attuazione dell'APQ
"Sensi Contemporanei", il 6 di ottobre 2007 è stata aperta al
pubblico, presso la Galleria Nazionale di Palazzo Arnone di Cosenza, la mostra
"Mattia Preti e Jannis Kounellis", seguita, il giorno successivo, al
Museo Archeologico di Sibari, dalla esposizione di opere di Kounellis stesso,
messe a confronto con i prestigiosi reperti archeologici ivi custoditi; nel
triennio 2007/2009 mediante questo APQ si potrà prestare particolare
attenzione, per valorizzarli, ai settori dell'arte contemporanea,
dell'architettura e del design, con grandi mostre, tra l'altro, di Cucchi e
Paladino e collettive di pittori storici e/o giovani, aventi come tema "
il Mito".
E', inoltre, in
un'avanzatissima fase di preparazione una grande mostra sulla iconografia di
San Francesco di Paola, curata dal prof. Strinati, per onorare il Santo Patrono
della Calabria in occasione del V Centenario della Sua morte, che ha indotto
l'Assessorato a sostenere anche la rappresentazione dell'opera "Francesco
ed il Re", con attori di fama internazionale quali Philip Leroy, Ugo
Pagliai e Paola Gasman e la regia di Geppy Gleijesis. Sempre per il V
Centenario della morte di San Francesco di Paola sono stati realizzati, a cura
dell'Assessorato alla Cultura, rappresentazioni del Musical "E sulle onde
viaggiò", e sono stati acquistati DVD e libri che illustrano la vita e
l'opera del Santo, da assegnare a istituti scolastici e biblioteche.
11
E' stato, inoltre, predisposto e finanziato
per 600 mila euro un progetto in memoria di Corrado
Alvaro, che permetterà, tra l'altro, di rappresentare "La lunga notte di
Medea" e di pubblicare tutte le opere del grande scrittore di San Luca.
Uguale attenzione viene dedicata a Ruggero Leoncavallo, attraverso la
realizzazione di un progetto che ha consentito di rappresentare la sua opera
più conosciuta " I Pagliacci" in Montalto Uffugo, con un
finanziamento di 170.000,00 euro.
Non può non segnalarsi, infine, il progetto
culturale "Piazze di Calabria" che ha permesso di sostenere, con
risorse pari a 4.700.000,00 euro, le attività culturali di 285 Comuni calabresi; una gradita boccata di ossigeno
per il nostro sistema delle Autonomie Locali, che ha consentito, in un
momento di grande penuria delle finanze
pubbliche, alle nostre comunità di arricchire l'offerta culturale per i
cittadini. Senza questo progetto, tanto per fare qualche esempio, iniziative
prestigiose come la "Varia" di Palmi, il Festival del Cinema di
Soverato, "Saracinema" di Saracena, la mostra antropologica su
Corrado Alvaro a Catanzaro, la rassegna "Vivere l'Arte" organizzata
dai Comuni dell'Area Urbana cosentina, etc., non si sarebbero, forse, potute
tenere.
In
questi due anni e mezzo inoltre, la Regione Calabria ha partecipato da
protagonista ad importanti iniziative
nazionali ed internazionali quali la Fiera del Libro di Torino e,
recentemente, la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, svoltasi a
Paestum il 15 Novembre scorso, dove è stato
presentato il progetto "Sistema Museale e Rete Museale Virtuale", che
ha come obiettivo principale la promozione e la valorizzazione della storia,
della cultura, delle tradizioni della Calabria, facendo perno sul suo
patrimonio archeologico, attraverso l'uso di nuove tecnologie.
Tra le attività culturali di valore internazionale
è utile, infine, segnalare le seguenti iniziative programmate e/o in corso di
attuazione:
L'APQ " Balcani",
sottoscritto dalla Calabria unitamente alle altre Regioni del Mezzogiorno,
dall'Italia, dalla Macedonia, dall'Albania e dal Kossovo. Il progetto, che
prevede la messa in rete delle biblioteche dei Comuni arbereshe con le
biblioteche nazionali di Tirana, Pristina e Skophie, è in corso di
realizzazione;
L'APQ "Mediterraneo",
sottoscritto tra l'Italia e le Regioni del Meridione con il Marocco, l'Egitto e
la Giordania, che prevede attività teatrali nei siti archeologici dei
suddetti Paesi, sulla scorta del più volte citato "Magna Graecia Teatro" della Calabria;
Il Festival della Letteratura del
Mediterraneo, in fase di programmazione, con la direzione del prof. Walter
Pedullà, che aveva accettato di lavorare per la nostra Regione;
La istituzione, presso il
Dipartimento Cultura, dell'Osservatorio Regionale della Cultura, quale momento
di ideazione, programmazione, monitoraggio ed impulso per le attività culturali
della Regione.
Giova
ricordare, infine, che in questi due anni e mezzo nell'impegnare le residue, ma notevoli, risorse del POR 2000/2006, si è operato
affinché i progetti finanziati rappresentassero anche la base da cui partire
per la futura programmazione. Ed, infatti, la programmazione dei settori
Cultura, Istruzione, Università, Alta
12
Formazione, Ricerca Scientifica ed
Innovazione Tecnologica inserita nel POR 2007/2013 è stata predisposta dal
Dipartimento 11 seguendo specifici indirizzi impartiti dall'Assessore
competente; è utile affermare, infine, che gli indirizzi di cui sopra
rappresentano il risultato di una approfondita concertazione con le parti
sociali, le università e con tutti gli attori competenti del territorio
Sì, onorevole Principe, ma io devo garantire tutta
l’Aula, non posso fare assolutamente distinguo tra un consigliere e l’altro.
PRESIDENTE
Legge un seguito di
comunicazioni.
(Sono riportate
in allegato)
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Gentile. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, mi aspettavo una relazione un po’ diversa dal
Presidente Loiero, ma oggi devo dire che, per la
verità, ho verificato solo un fatto, cioè che questa maggioranza che ha avuto
il 60 per cento dei consensi in Calabria si è
ridotta di numero in Consiglio regionale e si è ridotta in percentuale nella
gente.
Questa è la constatazione. Ho
apprezzato molto il tono del Presidente Loiero
che è stato garbato, molto attento e anche – se vogliamo – autocritico per
alcuni aspetti perché in effetti parlare di due anni e mezzo di Giunta
regionale con un bilancio non molto positivo è un modo sincero di esprimersi e
dobbiamo apprezzarne l’onestà.
Però, caro Presidente Loiero al di là delle considerazioni che ognuno di noi fa, la
considerazione più seria ed importante è quella che questa ultima Giunta non è
nata nell’entusiasmo. Non c’è stato entusiasmo né da parte dei cittadini, né da
parte della maggioranza né da parte dei consiglieri regionali. Ci sono stati
mugugni, accettazioni supine ma non mi sembra che nemmeno oggi ci sia la
volontà di fare determinate cose.
Quindi, Presidente, io una cosa mi
permetto di consigliare: o il Partito democratico e quindi anche gli altri partiti di maggioranza riflettono
e discutono insieme, si laveranno anche probabilmente gli stracci se è il caso,
oppure la sua Giunta, onorevole Loiero, non
avrà vita lunga, non l’avrà non perché qualcuno può costringere la Giunta a
dimettersi, ma perché nella gente continuerà a permanere quella difficoltà
enorme che tutti avvertiamo in Calabria, è una difficoltà perché assistiamo
all’allontanamento dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni.
Abbiamo parlato di questa
istituzione regionale e devo dire che questa istituzione se non la facciamo
funzionare bene, se la usiamo in modo manicheo, come qualche volte è stato
fatto, con i buoni da una parte ed i cattivi dall’altra, mentre si deve operare nell’interesse della
generalità…
Noi come forze della opposizione
lo abbiamo dimostrato in questi due anni e mezzo.
Anzi ci hanno accusato di inciuci
che non esistevano, ci hanno accusato di chissà quale cosa si nascondeva dietro
un atteggiamento responsabile volto ad aiutare la maggioranza ma soprattutto la
Regione a risolvere problemi che interessavano la collettività.
Allora c’è bisogno di fare un
discorso, di chiarire le posizioni tra la Giunta ed il Consiglio,
in modo che il Consiglio e la Giunta non abbiano dicotomie e non si perdano in
polemiche, come spesso è avvenuto. C’è bisogno di lavorare ad un
ricompattamento della istituzione regionale, che ha necessità in questo momento
di difendersi, perché la Regione è additata da tutti come il fatto negativo di
questa terra; è additata anche da coloro i quali hanno beneficiato in questi
anni di questa grande mamma che è la Regione.
C’è necessità di risolvere alcuni problemi e di lavorare
bene. Noi facciamo la nostra parte e la faremo, magari, in modo più duro come
opposizione, ma la faremo sempre in modo positivo, perché noi abbiamo
l’interesse di risolvere i problemi della Calabria.
A proposito di questo, le devo dare atto, Presidente
Loiero – sarei ipocrita se non lo dicessi – che vederla lì, seduto, col dramma
di Vibo che noi abbiamo sofferto tutti, che abbiamo vissuto, in qualche modo,
quasi personalmente perché sono drammi che comportano in ognuno di noi grandi
riflessioni, ma vederla lì… Io l’ho apprezzato, ho apprezzato anche il suo modo
di fare le cose e di dire “qua tolleranza zero”, lo condivido, ma tolleranza
zero deve essere zero in tutte le cose, incominciando da alcuni manager che
sono stati importati in Calabria e che non hanno fatto la propria parte, hanno
aumentato i debiti nelle Asl, hanno disorganizzato, hanno creato problemi,
hanno creato l’allontanamento della gente, ancora di più dall’istituzione regionale.
Di questo mi preoccupo e per questo le do atto, se
questa Giunta, se questa maggioranza la seguirà su questo terreno, noi non
possiamo che apprezzare, ma io ho l’impressione, Presidente, che dal bilancio
fatto, che è un po’ scarso, e anche dai buoni propositi che lei ha così, in
modo molto umile, posto all’attenzione del Consiglio regionale, mi sarei
aspettato che ogni assessore, per le proprie competenze, stamattina avesse
fatto una relazioncina da dare al Presidente per dire “Presidente, in questi
due anni e mezzo cosa facciamo
in questi settori, il settore A, B, C, D?”. Credo che ci sia bisogno di una
grande ricognizione all’interno di questi settori, non la ricognizione per dare
le pagelle, perché le pagelle sono invenzioni, sono cose sbagliate, ci sono
assessori che sono stati bravi ed altri assessori che sono stati meno bravi, ma
il discorso è complessivo, è la maggioranza che non ha funzionato.
Allora, se noi non abbiamo una visione d’insieme dei
problemi che dobbiamo affrontare nei prossimi tempi, nei prossimi mesi, che
sono problemi drammatici e veri, ai quali devo dire noi siamo sempre
disponibili a dare il nostro contributo, l’avevamo affermato prima e lo
riconfermiamo oggi, senza pericolo di inciuci, perché qui non si tratta di fare
inciuci, si tratta di prendere coscienza che in alcuni settori della vita di
questa Regione c’è bisogno di lavorare in un certo modo. E se riusciamo anche
ad estrapolare quei tre-quattro-cinque punti drammatici, seri che sono quelli
dei problemi di sempre, lì saremo in grado di dare anche un nostro contributo.
Ma non siamo stati chiamati quasi mai, Presidente, noi come opposizione o come
minoranza, diciamola come vogliamo, non abbiamo mai avuto la Giunta che ha
interloquito, che è venuta da noi e ha detto
“noi dobbiamo fare questo programma, vogliamo fare questa operazione,
voi che cosa dite? Avete qualche idea?” Questo sarebbe stato il modo migliore
di affrontare alcuni problemi nel modo più giusto.
Ecco perché le dico queste cose, intanto perché come è
partita, la Giunta non andrà molto bene, molto avanti, credo, perché altrimenti
rischiate – e non lo dico perché me lo auguro, non me lo auguro, non è questo
il problema, io mi auguro che la Giunta faccia la propria parte bene, fino in
fondo, con enorme soddisfazione di tutti, quindi non mi auguro che la Giunta
non vada bene – di rimanere una Giunta che tirerà a campare, che risolverà il
piccolo problema, ma non quelli
d’insieme, i problemi organici e drammatici di questa terra e rischierete, poi,
di perdere il consenso della gente, rischierete o rischieremo, come politica e
come istituzione regionale, di non essere più guardati come punto di
riferimento dai cittadini calabresi. E’ quello che, purtroppo, sta avvenendo.
Poi, Presidente, una cosa gliela voglio dire. Lei ha fatto una Giunta, in questo momento, con determinate deleghe, però si è reso conto che non può tenerne venti o diciotto, quante sono, perché l’esperienza l’abbiamo fatta in passato con la Giunta nella quale mi onoravo di essere componente e questo tipo di cose non ha fatto bene alla Giunta. Lei non ha il dono dell’ubiquità – io glielo auguro di averlo –, lei non può risolvere i problemi della sanità e quindi andare da un capo all’altro della nostra regione e da un capo all’altro del nostro Paese, perché poi dovete fare l’Apq a Roma, la Conferenza Stato-Regioni e tutto quello che viene, poi aggiungiamo i motivi politici di curare anche questo partito che è nato. Con tutto questo lei è in grado, Presidente – glielo pongo come interrogativo – di tenere più deleghe e di governare la Calabria in questo modo? Io non credo che – Presidente, mi permetto sommessamente di dirglielo – si risolvano in questo modo le cose. Se ha una Giunta, ha dei buoni collaboratori, le assegni queste deleghe, in modo che qualcuno si interessi, intanto, di sanità che ha bisogno di una presenza costante, continua, ha bisogno di organizzazione, di programmazione e di una visione seria di questo problema e di una presa di coscienza vera. Allora lei assegni queste deleghe, come quella del lavoro.
Ecco, se lei ci porterà un pacchetto sul lavoro, su quello vogliamo discutere, vogliamo dare anche noi il nostro contributo, ma lei sarà in grado, Presidente, di affrontare tutti i sindacati della Calabria o tutte le manifestazioni che si verificheranno? Non credo, ecco perché la invito – se vuole, rifletta – ad organizzare bene la Giunta, perché noi vogliamo avere un interlocutore nella Giunta col quale ci vogliamo confrontare. Lo stiamo facendo spesso nelle riunioni dei capigruppo che si verificano molto spesso e sulle quali cerchiamo di discutere alla meno peggio, però discutiamo. Vogliamo una presenza della Giunta maggiore in queste riunioni dei capigruppo dove si affrontano problemi seri che riguardano l’istituzione in generale, ma vogliamo anche che ci sia un interlocutore che sia una Giunta con la quale possiamo interloquire. Poi possiamo dire “io non condivido questa operazione perché è sbagliata” oppure “la condivido a metà” e quindi posso dare il mio contributo perché, magari, c’è da emendare o da modificare.
Queste sono le cose
sulle quali, Presidente, mi sono permesso, forse mi sono pure infervorato un
po’, però il rischio che avete è quello, di rimanere soli, perché si finisce
che, siccome si perde di vista quello che c’è nei cittadini, nella gente, nei
giovani laureati, nei disoccupati, nel ceto medio, nel ceto impiegatizio, nel
ceto di coloro i quali lavorano ai servizi, di tutta la parte che riguarda le
imprese e gli artigiani e tutto il resto, c’è da perdere di vista questa cosa e
siccome è lontana, la gente è lontana, rischiate di rimanere come quella mamma
che, poverina, capisco che era una mamma e dice “noi abbiamo marciato bene, è
l’esercito che sbaglia”. Voi avete questo rischio. Io mi auguro, invece, che la
Giunta marci bene insieme ai problemi e insieme alla gente.
Io, poi, personalmente, al di là delle considerazioni politiche e della mia posizione diversa, faccio gli auguri alla nuova Giunta, ai nuovi assessori in modo particolare, vi auguro buon lavoro perché sul piano personale bisogna augurarvi buon lavoro, ma ho il dubbio che questo lavoro possa aiutare la Calabria in queste condizioni.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Senatore. Ne ha
facoltà.
Io voglio chiedere scusa al Presidente per il tono acceso, ma sono cose che possono anche capitare.
Ho ascoltato con attenzione la relazione del Presidente Loiero e non c’è, per la verità, nessuna nuova, niente di nuovo sul fronte occidentale; il tono è il solito, un tono ecumenico, suadente, oserei dire compassionevole, che forse si addice più ad un vescovo, che ad un politico chiamato a guidare una realtà così difficile, qual è appunto la Calabria.
Se fosse vero quello che dice l’onorevole
Loiero
e ciò che pensano gli assessori vecchi e nuovi, io direi che qui ci troveremmo
in una situazione simile ad un evento straordinario della
storia, che è questo: i turchi davano la scalata alle
mura di Bisanzio e il Senato di Bisanzio discuteva sul sesso degli angeli! Me
lo consenta, Presidente, perché forse lei non ha idea, non ha la misura della
situazione in cui versa la nostra regione.
Poiché il mio tempo è limitato,
andrò velocemente, toccando diversi punti.
Ci avviamo quasi ai tre anni della
sua gestione del governo di centro-sinistra e lei, forse, non sa… Sta andando
via, Presidente? Mi dia almeno la confidenza di ascoltarmi, di poterla guardare negli occhi!
(Interruzione)
Prego.
(Interruzione)
Sì, prego. Il Presidente, quando parlo
io, non so perché va via! Ho questa sfortuna! Va via perché gli dico le cose
come stanno e glielo dico con il tono che è quello normale, naturale, più conveniente.
Lui, quando dice quelle cose, scherza ed io gli rispondo in maniera scherzosa,
ovviamente, perché il problema qui è difficile, lui parla di conquiste fatte da
questa Giunta, hanno conquistato
Addis Abbeba e Tobruk, così sembrerebbe, e forse gli sfugge che in
Calabria, negli ultimi anni, sono venuti meno 19 mila posti di lavoro, vale a
dire 19 mila calabresi negli ultimi due anni hanno lasciato la regione per
andare a trovare – come si dice dalle nostre parti – fortuna altrove. Questi
sono dati di Banca Italia.
Io le posso citare il fenomeno che avviene nella mia
città, a Crotone, un tempo la città più industrializzata della Calabria, la
città delle grandi industrie, la Stalingrado della Calabria che ho avuto
l’onore di cancellare, io sono come una specie di von Paulus all’inverso:
mentre von Paulus fu fermato alle porte di Stalingrado, io l’ho espugnata e li
ho mandati per nove anni a casa! Nella città di Crotone mancano all’appello 3
mila e 800 giovani, vale a dire ragazzi nati verso la fine degli anni ’70,
inizio degli anni ’80, il che significa che 3.800 giovani sono partiti, sono
andati via e hanno abbandonato questa nostra regione.
Dice: “Ma la colpa è mia?!”. Certo, è anche sua. Non è
che voglio infierire e addebitare tutto a lei il dramma che vive la nostra
terra, però lei ha avuto delle occasioni storiche, signor Presidente, che non
ha saputo cogliere; non solo non le ha sapute cogliere, ma non ne ha voluto
nemmeno parlare, non ha espresso nemmeno un giudizio, non ha consentito al
Consiglio regionale di dibattere, per esempio, il problema del ponte sullo
Stretto. Il suo collega Cuffaro ha riunito per il problema del ponte sullo
Stretto il Consiglio regionale per ben undici volte! C’era un’opportunità di
sviluppo turistico: lei non ha detto una parola, non si è pronunciato, ha
lasciato parlare Pecoraro Scanio, ha lasciato parlare questi grandi uomini che
vengono da Roma ed impongono le loro scelte alla nostra regione.
Quindi quale motivo ha di – sì, certo, ripeto, con tono ecumenico, suadente – di dire “io voglio arrivare fino alla fine del mandato, sicuro che mi rieleggeranno”?! Evidentemente, lei non conosce la realtà vera della Calabria, lei non sa che cosa i calabresi pensano di lei – in termini politici, ovviamente – e della Giunta che fino ad oggi le è stata a fianco.
Per quanto riguarda, poi, i due anni e mezzo, beh, l’assessore Lo Moro la portavate sul palmo
della mano, anzi io stesso l’ho paragonata alla Madonna di Lourdes, ché era in tutte le parti tutti i giorni,
anzi addirittura sullo stesso giornale, nello stesso giorno, alla stessa ora,
era presente a Cosenza e a Vallefiorita, aveva il dono dell’ubiquità!
L’assessore era ovunque, tutti i giorni le pagine dei giornali erano piene di
questa frenetica attività, di questo frenetico attivismo dell’assessore, che
aveva oltretutto prodotto questo Piano sanitario che è carta, che è carta. Ma
voi sapete la realtà dei nostri ospedali? Devono succedere le tragedie e le
disgrazie perché vi possiate svegliare?! Perché poi, chi l’ha detto che sono
quattro gli ospedali nuovi da costruire? Perché, non ce ne sono altri?! Crotone
è il più vecchio degli ospedali, è più vecchio di Catanzaro e, addirittura, di
tanti altri. Perché Crotone no, assessore Sulla? E lei qui deve far valere – io
la conosco bene, e come la conosco! – la sua autorevolezza. Noi l’aspettiamo al
varco!
Ma sono carte, prime pietre. Io ho fatto il sindaco di
Crotone per nove anni, ho portato a Crotone finanziamenti per quasi 1.000
miliardi – poi vi farò dono di un opuscoletto – di vecchie lire. Io annunziavo
ai cittadini l’opera quando l’avevo fatta, non quando facevo le carte o mettevo
la prima pietra. Ma lei pensa veramente, onorevole Loiero, che ancora con le
carte possa confondere le idee alla gente?! E non è possibile più, ci vogliono
fatti concreti, perché poi qui siamo ancorati a quel provincialismo di bassa
lega.
Noi abbiamo litigato – è vero – col Presidente sui primi
due punti all’ordine del giorno, abbiamo avuto dei toni accesi di cui – ripeto
– le chiedo ancora una volta scusa, però ci sono dei problemi– ed io non faccio
il mago – quando qui si tratta di parlare della nomina dei Presidenti e dei
Vicepresidenti delle Commissioni, quando si tratterà di parlare della nomina
dei manager delle Asl… Stasera non se ne parlerà, Presidente – e non
faccio il mago – , perché? Perché lì-è chiaro-, ci sono prebende, poltrone,
interessi, di quello non si parla, si parla del resto, si discute di cose
aeree, che si sciolgono come la neve al sole,
perché non siete in condizioni di nominarli, perché quando si tratta di
nominare persone in posti dove è prevista un’indennità, una struttura, dove
sono previste tante belle cose, le liti diventano furibonde.
Un’ultima considerazione: noi non possiamo prendere in
giro la gente, dicendo che abbiamo ridotto il costo della politica – sì, in
parte, ma… – né possiamo prendere in considerazione… Leggevo l’altra volta sul
giornale il fatto che, per ridurre i costi della politica, bisogna riportare il
Consiglio regionale da 50 membri a 40. Ci può stare anche questo, ma non sono
questi i fatti che incidono sul bilancio regionale, anche perché la democrazia
è questa, 50 consiglieri rappresentano meglio alcune realtà della Calabria che,
altrimenti, sarebbero emarginate, non avrebbero una rappresentanza viva,
attiva, partecipe e così via.
Io le dico un’altra cosa: se noi vogliamo risparmiare,
si può fare, e le strutture le dobbiamo discutere. Ogni consigliere regionale
ha una sua struttura, ogni Presidente di Commissione ha una sua struttura che
somma alla struttura di consigliere regionale. Aggiungo altro: ogni assessore
ha la sua struttura di consigliere e aggiunge la struttura di assessore. Il
Presidente dell’Assemblea ha la sua struttura che aggiunge alla struttura di
consigliere regionale; lo stesso discorso vale per i Vicepresidenti e lo stesso
discorso per i due Segretari. Questo è il discorso, per non parlare poi delle
strutture, anzi dei quattrini dei gruppi consiliari. Ma lei l’ha fatta la
somma, Presidente?! Le ha sommate tutte queste cose che sono decine di
miliardi?! Questa è la riforma, il segnale che i calabresi aspettano. Con
questi soldi noi potremmo costruire ogni anno una scuola, un impianto sportivo,
una strada, possiamo fare tante cose.
Allora questo è il sistema, non lo dico perché io voglia
fare il moralista, no, non faccio il moralista, non lo faccio nemmeno quando
leggo la cronaca dei giornali. Stamattina ho letto una cronaca lì sui giornali,
voglio dire l’uomo politico che raccomanda come dicevano i “bravi” a don
Abbondio: “suvvia, signor curato”. Siamo uomini di mondo, le capiamo queste
cose, ma sono fatti che danno un’idea fosca di questo Consiglio regionale,
dipingono un quadro a tinte non colorate, certamente.
Allora bisogna rivederla questa questione – non c’è il
Presidente Bova – delle strutture. Su questo farò una battaglia, spero che
anche il gruppo di Alleanza nazionale sia d’accordo su questa questione. Solo i
soldi dei gruppi consiliari ammontano a quasi 10 miliardi di vecchie lire
l’anno. Presidente, lo stesso vale per le strutture dei consiglieri. Io dico
che basta una struttura, una e uno la utilizza nei ruoli che svolge. Io faccio
il consigliere e l’utilizzo nel ruolo di consigliere o se farò domani
l’assessore – non lo farò mai – nel ruolo di assessore. Questi sono i segnali
veri che noi dobbiamo lanciare alla Calabria, non la riduzione dell’indennità
del 10 per cento, perché i calabresi questo si aspettano da noi ed è
un’iniziativa che certamente dovrà partire dalla Presidenza della Giunta
regionale, dalla Presidenza del Consiglio, ma dovrà trovare…
Io capisco che alcuni consiglieri mi guardano come per
dire “ma che sta dicendo questo!”. Sto dicendo quello che sappiamo tutti, le
cose le sappiamo tutti. E così verrebbe meno anche questa lotta senza quartiere
per la Presidenza della Commissione o per la Presidenza del Consiglio
regionale, perché nel momento in cui vengono meno tutte queste aggiunte di
privilegi, allora a quel punto dico io che la carica non sarà più appetibile.
Io l’ho lanciata qui questa cosa, ma mi riprometto,
quando discuteremo della nomina delle Commissioni, di riprendere il discorso.
Vi ringrazio e ringrazio lei, signor Presidente, dei
cinque minuti in più che ha voluto gentilmente concedermi.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tallini. Ne ha
facoltà.
Senatore, tu sei stato fortunato, io sono sfortunato: il Presidente ha abbandonato l’Aula!
Un doveroso intervento, anche perché il sottoscritto sta pronunciando il secondo intervento per la maggioranza dopo il collega Sandro Principe e, per la verità, da esponente del nuovo Partito democratico, il primo intervento del collega Sandro Principe non è stato quell’intervento che, magari, annunciava in quest’Aula il nuovo corso che, attraverso la formazione del Partito democratico, doveva tracciare. Spero e mi auguro che lo possa fare, da qui a breve, il capogruppo del Partito democratico.
Io credo che sia doveroso un intervento da parte del
partito dell’Udeur, certamente io parlo a nome personale, anche se so che le
cose che dico in linea di massima sono condivise dall’intero gruppo.
Allora la prima osservazione da fare, anche alla luce
dell’intervento che ha fatto il Presidente Loiero, è: il nuovo esecutivo che è
stato formato, il cosiddetto Loiero quater, è un esecutivo più forte di
quello precedente o più debole? Chiaramente, il fatto che la nuova Giunta nasca
senza colleghi del calibro di Doris Lo Moro, Nicola Adamo e Sandro Principe,
autore della Federazione dei socialisti riformisti, lascia intendere che sarà
un esecutivo più debole e – l’altra considerazione che viene da fare subito,
anche sulla scorta dell’intervento fatto dal Presidente della Giunta Loiero –
se è vero – e in parte mi ha preceduto anche qua, ma solo per la parte di sua
competenza perché ha rendicontato della sua attività Sandro Principe – che
l’Esecutivo che era in carica in questi due anni e mezzo, soprattutto l’ultimo, è stato quello che ha
avviato numerose soluzioni a numerose problematiche, se è un Esecutivo che ha
avviato una vera riforma sulla sanità, se è vero che ha approvato ed è riuscito
ad utilizzare tutti i fondi comunitari 2000-2006 che rischiavano di perdersi,
se è vero che è stata approvata la Stazione unica appaltante, se è vero che è
stata completata la diga del Menta ed è stato consentito un approvvigionamento
idrico per la città di Reggio Calabria, allora- qualcuno direbbe “sorgerebbe spontanea una domanda”, quale è stata
la necessità di riformulare l’Esecutivo. Noi, da componenti dell’Udeur,
aggiungiamo un’altra considerazione: non abbiamo gradito né il modo in cui si
sono avviate le discussioni tra i partiti per la formazione della nuova Giunta,
né il fatto che il nostro assessore Pasquale Tripodi, l’unico, sia stato
spostato. Anche a lui, caro Sandro, è stato detto “sei stato bravo”, lo hanno
detto anche quelli della Confindustria regionale e provinciale, però poi gli
hanno detto “ti devi trasferire
e, magari, devi andare alla cultura”! Noi questa cosa non la condividiamo, non
l’abbiamo condivisa, non l’accettiamo, così come non accettiamo nemmeno il
fatto che non si sia arrivati al nuovo Esecutivo attraverso anche una
mediazione con i partiti, con i gruppi consiliari. Questo, a nostro avviso,
contribuisce ad allontanare sempre di più la politica dalla gente.
Noi riteniamo, pertanto, cari colleghi, che ci sia un altro problema, soprattutto io che sono della provincia di Catanzaro, perché è stato detto che nella formazione della Giunta il Presidente doveva tenere purtroppo conto della territorialità. Allora qual è il criterio che ha, ancora una volta, consentito al Presidente della Giunta di penalizzare ulteriormente la provincia di Catanzaro? Avevamo un solo assessore, l’onorevole Lo Moro, ma dopo la nuova Giunta la provincia di Catanzaro non ha nemmeno un assessore. Qualcuno potrà dire che ha il Presidente. Il Presidente è stato eletto Presidente non perché appartenesse alla città o alla provincia di Catanzaro, è stato eletto perché si sono celebrate le primarie e tutte le forze componenti, tranne l’Udeur – lo ricordo, io non ero ancora nell’Udeur, fra l’altro partecipai a quell’Assemblea –, hanno designato alla candidatura il Presidente Loiero.
Ebbene, anche in questo caso la città di Catanzaro continua ad essere fortemente penalizzata e, nel mentre si annuncia come unico beneficio quello di pensare che sarà realizzata una cosa importantissima – lo sappiamo e ne siamo tutti convinti. Forse con la realizzazione della futura cittadella regionale daremo efficienza e trasparenza ai servizi e all’apparato burocratico regionale, ne ha tanto bisogno e necessità, ma quello sarà un servizio, quello regionale, a disposizione dell’intera regione. Tra l’altro, si sarà realizzata in un punto strategico urbano della città che sarà il cuore della città di Catanzaro.
Né possiamo dire – e a me dispiace che non ci sia, in questo momento, il Presidente, ma avrò modo anche di dirglielo direttamente – che può essere il nuovo ospedale… Ecco un altro fatto eccezionale, i quattro ospedali nuovi che saranno realizzati in Calabria – per un attimo, mi soffermerò sulla questione della sanità – possono essere la soluzione del problema di questo grave e delicato settore. Il nuovo ospedale a Catanzaro nascerà nell’area di Germaneto, ma nel frattempo e fino a quando non sarà realizzato, sono state bloccate le opere di ristrutturazione, che , praticamente, erano state avviate anche attraverso l’utilizzazione dei fondi dell’ex articolo 20.
Noi dobbiamo dire che non è possibile continuare a lasciare quell’ospedale nelle condizioni in cui si trova – e l’altro giorno è stato proprio il direttore generale dell’azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” a lanciare il grido d’allarme rispetto a reparti che non sono adeguati e rispetto a finanziamenti che sono spariti –; non è possibile lasciare questa struttura così, comunque non adeguata al servizio – quello è un ospedale regionale, della città capoluogo e dell’intera provincia –. Non è possibile che quell’ospedale rimanga comunque una struttura che, fino a quando non sarà realizzata quella nuova, non potrà operare attraverso condizioni che la legge prevede come requisiti e, chiaramente, in quell’ospedale andranno a curarsi i cittadini, anziani, i bambini, tutti coloro che per scelta eviteranno di andare a curarsi, perché non hanno la possibilità, in altri ospedali, magari fuori la regione.
Allora mi domando, per esempio, per quale motivo il Presidente Loiero la stessa attenzione che ha avuto – ecco il problema della territorialità – per la diga del Menta non l’abbia avuta, per esempio, per la diga del Melito, un’opera affidata al Consorzio di bonifica, che è diventato un carrozzone politico al servizio del potente boss di turno che governa, ieri del centro-destra, oggi nel centro-sinistra, per assunzioni clientelari e per attivare, solo per assunzioni clientelari, un contributo di circa 1.000 milioni di vecchie lire, cioè 500 milioni di euro, per realizzare un’opera che, se completata, potrà non solo rappresentare sul territorio quella trasformazione e quella condizione di sviluppo necessaria e indispensabile delle questioni epocali, perché questa è un’opera che, se completata, potrà dare risorse idriche a tre quarti della Calabria e potrà dare anche risorse irrigue fino alla provincia di Reggio Calabria, tutto il crotonese e potrà dare un contributo, in tal senso, anche su quelle aree collinari che, notoriamente, non vengono utilizzate dall’agricoltura.
Penso di avviarmi alla conclusione, dicendo che, purtroppo, il partito democratico, questo nuovo partito che ci viene consegnato, si presenta come una specie di balena che si è riprodotta in almeno quattro partiti e sotto le spoglie di correnti. Ciò che doveva unire, in realtà ha diviso e la formazione della Giunta è frutto di questa lacerazione all’interno del Partito democratico.
Non voglio qui ripetere le cose di prima, perché non voglio apparire come un pessimista convinto, ma devo dire che, se è vero che l’esecutivo appare più debole, è pur vero che si rafforza il Consiglio regionale. E quello che sto per dire non vuole essere una provocazione, ma soltanto uno stimolo che dovrà vedere tutti quanti impegnati a far diventare il Consiglio forza di governo, nel senso che il suo lavoro dovrà indirizzare l’azione della Giunta in modo talmente stringente da vincolarla alle decisioni prese in Aula. Il Consiglio dovrà governare, dovrà dare risposte ai bisogni della gente della Calabria, producendo leggi, risoluzioni che facciano compiere passi in avanti alla Regione.
Le questioni sul tappeto sono tante, non c’è solo la sanità, come abbiamo detto, che è pure urgentissima e per la quale sarebbe opportuno, laddove, proprio perché non bastano gli ospedali – lo dico adesso perché poi ritengo di non intervenire sulle questioni della sanità –, non bastano soltanto gli ospedali che sono pure indispensabili, è necessario cercare di stare attenti nei criteri e nella selezione attraverso cui si individuano le assunzioni dei medici e dei primari che andranno a dirigere i nuovi reparti. Se ci sono dei concorsi in atto e sappiamo che poche sono le domande fatte, blocchiamoli, riapriamo i termini, facciamo più pubblicità ai bandi, cerchiamo noi di fare venire magari medici di alta e riconosciuta professionalità, altrimenti ci ritroveremo fra qualche anno con nuovi ospedali, magari tecnologicamente ben attrezzati, ma in cui sicuramente si continuerà a morire per mancanza di professionalità.
Dicevo, quindi, le questioni che il Consiglio dovrà affrontare, se saprà diventare forza di governo, il lavoro, il sistema agricolo e produttivo… Io sono partito da Catanzaro – Presidente, una battutina me la sono riservata perché non c’era e speravo che tornasse – stamattina, c’erano i trattori che marciavano, non so – erano un po’ disorientati perché lei è riuscito pure a disorientarli – se marciavano verso via Massara o verso palazzo Alemanni, però c’era una protesta con corteo di mezzi agricoli che attraversavano la città di Catanzaro, l’ennesima protesta, che si dirigevano verso i cosiddetti uffici della Regione. Dicevano che andavano dal Presidente Loiero, poi non so dove si sono fermati.
(Interruzione)
Lavoratori agricoli con trattori, allevatori, credo fossero allevatori, un problema…
(Interruzione)
Sì. Per cui le varie questioni del mondo produttivo, il sistema della portualità, il governo del territorio, il turismo, la cultura, hanno bisogno di un impianto normativo e legislativo moderno, all’avanguardia, capace di incidere profondamente sullo sviluppo regionale. Se la Giunta dovesse avere dei tentennamenti, dovrà essere il Consiglio ad essere da stimolo; se la Giunta accuserà ritardi, dovremo essere noi Consiglio regionale a denunciare questi ritardi; se la Giunta sarà a corto di idee, dovremo essere noi a fornire idee. Sono certo che il Presidente di questo Consiglio, l’onorevole Bova, sarà garante di questa nuova fase del Consiglio regionale e favorirà un’attività nell’Aula che dovrà essere più costante e intensa del passato.
A me non resta altro che augurare buon lavoro al Presidente Loiero; e tra qualche velata critica, Presidente, le dico che lei è stato eccezionale nel respingere e nel saper con determinazione rimandare al mittente l’attacco mediatico che è stato e spesso viene portato contro la Regione Calabria, ma parimenti le devo dire che in noi alberga anche un’altra preoccupazione.
Lei, Presidente Loiero, ha saputo reagire da par suo attraverso le televisioni, attraverso confronti con giornalisti di livello nazionale, lo abbiamo visto a “Porta a porta”, lo abbiamo visto l’altro giorno ad una trasmissione di Sky mettere in difficoltà gli stessi giornalisti, quando ha detto “noi faremo il nuovo ospedale e la costruzione di questo nuovo ospedale, se è conclamata l’infiltrazione di settori mafiosi nella sanità vibonese, noi già la affideremo alla costruzione allo Stato”, mettendo in difficoltà e disarmando anche il giornalista. Però, Presidente, le voglio dire che in noi, almeno in me, c’è un’altra preoccupazione: non vorremmo che, ad un attacco mediatico, rispondessimo con un attacco mediatico e basta, sia pure di grande livello e di grande forza, così come lei è stato in grado di fare nelle varie trasmissioni. Accanto alla risposta del suo livello, è necessario che ci sia anche la concreta soluzione dei problemi.
Chiudo questo mio intervento, dicendo che auguro buon lavoro al Presidente Loiero e alla sua Giunta, ai nuovi assessori e a coloro che sono stati riconfermati, con l’auspicio che essi possano smentire sul campo le perplessità che mi sono permesso di sottolineare e che mi inducono ad essere – di solito si dice ad avere un cauto ottimismo, io mutuo questa frase – cautamente pessimista per il futuro e, pertanto, mi auguro, proprio perché parto da una ipotesi di cauto pessimismo, di ravvedermi a cominciare da domani.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
Per la verità, intervengo con un po’ di imbarazzo,
oggi, perché guardavo ammirato il Presidente della Regione, quando
parlava nel suo intervento di Kennedy e
di Nixon ed io pensavo che cosa avremmo potuto dire noi dall’opposizione, perché
qua i banchi della minoranza sono popolati da giovani consiglieri o da consiglieri
comunque alla prima o seconda legislatura;
certo, c’è Gentile che è politico navigato, ma il resto è
fatto da consiglieri che hanno l’umiltà di riconoscersi
probabilmente come operai delle istituzioni. Paragonarsi a Nixon da parte nostra sarebbe pretenzioso, forse lo è
anche paragonarsi a Kennedy da parte di un Presidente, pure esperto ed
autorevole come il Presidente Loiero, ma utilizzo questo passaggio del suo
intervento perché diceva una cosa estremamente interessante il Presidente,
quando diceva “in un sistema democratico che è maturo chi vince è sostenuto
anche da chi è all’opposizione, perché chi vince rappresenta in quel momento
non una parte, ma la Regione”. Però il Presidente, onestamente, riconosceva che
in un sistema maturo come quello americano tutto si basa su un paio di
presupposti: il primo è che chi governa dica la verità.
Ora, Presidente, io non voglio
affermare – me ne guardo bene – che lei non abbia detto la verità ai calabresi
in questi due anni e mezzo. Certo, se ricordo i proclami della campagna
elettorale, quando si diceva che avreste rivoltato la Calabria come un calzino,
probabilmente non io, ma i calabresi oggi sono convinti che voi non avete detto
la verità alla regione. Non voglio nemmeno dire che oggi lei, nel dibattito,
non abbia detto la verità, cioè non abbia detto, invece, che è la verità delle
bugie. Ma lei, Presidente, oggi ha eluso la verità anche nel dibattito in
Consiglio regionale, perché questa norma dello Statuto che prevede per il
Presidente l’obbligo di presentarsi in Consiglio per spiegare le ragioni di un
rimpasto e di un conseguente aggiornamento del programma, è una norma che
conosco bene perché la scrissi io nella scorsa legislatura, quasi a voler
contrastare allora l’atteggiamento di un Presidente, Chiaravalloti, che non
aveva rispetto alcuno o quasi per il Consiglio regionale. Però la ratio di questa
norma qual è? E’ quella di dare al Presidente la possibilità di spiegare al
Consiglio regionale e, per il suo tramite, ai calabresi quali siano le ragioni
vere che hanno indotto ad un cambio di velocità, ad un rimpasto, ad un
aggiornamento del programma di governo.
Lei, oggi, queste cose non le
ha dette Presidente, perché non ci ha detto perché ha fatto il rimpasto. Voglio
dire che non lo rilevo io, l’hanno rilevato i colleghi della maggioranza che
hanno parlato prima di me, non l’hanno capito loro, figuratevi se possiamo capirlo
noi o se possono comprenderlo i calabresi! Lei non ci ha spiegato in che cosa
debba consistere questo rilancio. Io mi sarei aspettato che lei avesse
presentato al Consiglio un cronoprogramma con tre-quattro questioni
strategicamente rilevanti per la Calabria e avesse detto alla Calabria, per il
tramite del Consiglio, che queste questioni avrebbero fatto parte dell’agenda
del Governo regionale per i prossimi sei mesi. Non è stato così, Presidente,
lei ci ha quasi detto che il rimpasto si è reso necessario perché alcuni
assessori hanno scelto di fare altro. Ma chi ci crede! Non ci credono i
consiglieri di maggioranza, non ci credono i calabresi. Il rimpasto l’ha
annunciato lei alla stampa, non l’hanno annunciato gli assessori che oggi sono
consiglieri regionali, il rimpasto l’ha annunciato il Presidente della Regione
e oggi noi avremmo voluto capire quali sono state le cose che non hanno
funzionato e come si vuole porre rimedio a queste cose. Invece, sempre il
solito ritornello.
Non si innervosisca o non si
arrabbi, Presidente, io ho definito questo modo di fare politica con un termine
che è “loierismo”, che era un modo leggero di definire una questione pesante, e
ho detto che è un modo di intendere la politica che eccelle negli equilibri di
palazzo, perché è evidente, Presidente, che lei oggi è molto più forte nella
società politica di quanto non lo fosse un anno fa o un anno e mezzo fa. Lei è
diventato il dominus del centro-sinistra, ha dimostrato che il suo modo di intendere la
politica e il governo della Regione è un modo che si esercita abilmente
all’interno del palazzo, negli equilibri di palazzo. Ma c’è un vizio in questo
modo di procedere, il vizio per il quale la responsabilità debba essere sempre
lontana da chi governa. E non è così, perché lei sa che con questo sistema,
quello che discende dalla riforma della Costituzione, dalla legge
costituzionale 1 del ’99, la responsabilità di chi governa una Regione è
innanzitutto in capo al suo Presidente: se è bravo il Presidente sul piano
amministrativo, la Regione riesce a risolvere problemi; se il Presidente
eccelle in altri campi, come sono quelli del rapporto interno al palazzo, ma
non sul piano amministrativo, la Regione non fa passi in avanti. La
responsabilità, però, Presidente, non è fuori da quello che è il suo campo di
azione.
Noi da due anni e mezzo
assistiamo ad un dibattito politico che proviene dal Governo regionale, per cui
sembra che questa Regione sia ingovernabile a causa del delitto Fortugno. Dopo
qualche mese pare sia ingovernabile perché la stampa nazionale ci guarda con un
pregiudizio, eppure ci guarda con pregiudizio, ma il pregiudizio non si
affronta e non si risolve contrapponendosi sul piano della comunicazione con
dei proclami, si affronta e si risolve dimostrando che ci sono dei fatti che,
attraverso l’azione amministrativa, si realizzano.
Oggi a noi è sembrato, ma
forse non solo a noi, Presidente, che lei con questo rimpasto abbia voluto
certificare che, se il Governo regionale non aveva il giusto passo, è perché
c’erano assessori che impedivano che il Governo regionale questo passo avesse.
Lei, in un solo passaggio, ha spiegato in qualche modo, secondo me in maniera
insufficiente, le ragioni del rimpasto, quando ha fatto riferimento ad alcuni
assessorati che erano dei fortilizi. Io sono dell’idea che, invece, un
Presidente della Regione con la sua storia, col suo spessore, debba avere il
coraggio di assumersi la responsabilità di ciò che non ha funzionato.
Il secondo dei presupposti a
cui lei faceva riferimento, guardando al percorso della legittimazione dei
governi in America, era quello del buon governo. Anche su questo, contesto il
fatto che si possa qualificare come buono un governo che fa qualcosa. Per
carità, io ho contestato anche il Presidente Chiaravalloti nella scorsa legislatura,
per questa ragione ho potuto fare solo leggi: ho fatto molte leggi, alcune
delle quali le ha opportunamente realizzate l’assessore Principe, ma non ho
fatto mai l’assessore proprio perché ero ritenuto un eretico nella mia
maggioranza. Però, Presidente, noi dobbiamo avere il coraggio di dirle le cose,
che il problema qui non è fare alcune cose. Chi governa e fa centinaia di
delibere al mese, è evidente che qualcosa fa, è evidente che faccia anche
qualche cosa di buono, ma io mi aspetto dal Presidente di una Regione che abbia
un progetto di sviluppo per la regione, mi aspetto che il suo Governo abbia un
filo comune, mi aspetto che sappia intervenire sulle questioni che riguardano
lo sviluppo regionale.
Allora, Presidente, se io
volessi dare un altro significato al termine “loierismo” e volessi scriverlo in
positivo, come dovrei scriverlo? Qual è – lei ha parlato del carattere
identitario della nostra regione – il carattere identitario, quale è stato il
carattere identitario del suo Governo in questi due anni e mezzo? In cosa si è
distinto rispetto al passato? Anche Chiaravalloti veniva qui in Aula e ci
diceva “ho fatto questo, ho fatto quest’altro, ho fatto quell’altro ancora”, ma
la Calabria soffriva, perché la Calabria non ha bisogno di un elenco di cose da
spuntare, come se fosse un elenco della spesa, ha bisogno di un progetto di
governo. Noi avremmo voluto che su questo l’azione di governo avesse avuto una
logica.
Guardi, lei faceva
riferimento al documento di programmazione. Presidente, anche nel ’99 – allora
non ero consigliere regionale, ma guardavo al Consiglio regionale con
interesse, se non altro perché nel 2000 poi mi sono candidato – quando si fece
il Por – Cersosimo, che stimo e al quale auguro buon lavoro, lo ricorderà –,
tutti dissero che il documento di programmazione della Calabria era il migliore
in assoluto, però poi i risultati sono stati quelli. Ma perché? Perché non
basta fare dei buoni documenti di programmazione, su questo è d’accordo anche
il suo assessore Maiolo. I documenti di programmazione rappresentano la summa
di tutti gli interventi, ma la politica deve avere la capacità, poi, di
astrarre dal complesso le questioni che ritiene strategiche, inquadrandole
anche in un contesto temporale.
Presidenza del Presidente
Giuseppe Bova
Dare questa enfasi alla
programmazione tout court ha già generato dei problemi in questa Regione
e laddove la programmazione ha funzionato – anche in Sardegna dove l’ha fatta
Orlando e ha funzionato più che in Calabria –, ha funzionato non perché fosse
migliore la programmazione, ma perché la politica ha saputo prendere questo
libro che, in molti casi, è un vero e proprio libro dei sogni e ha saputo,
però, astrarre da questo libro alcune questioni, facendole diventare
strategiche…
(Interruzione)
No, gli altri hanno parlato
di più, Presidente, lei non c’era. Se sta dicendo di andare alla fine, io vado
alla fine.
E’ mancato, secondo me,
questo filo comune nell’azione del suo Governo.
Lei citava alcune questioni.
Io mi chiedo, invece, quale sia l’orientamento del Governo rispetto a quelle
che sono le politiche di bilancio – noi non possiamo fare leggi perché non
abbiamo soldi e risorse per finanziare le leggi in Consiglio regionale –, quale
sia l’orientamento del Governo sulle politiche dell’entrata: abbiamo un patrimonio
immobiliare che ancora non è diventato un cespite che produca risorsa. Vorremmo
capire come ritenga strategico il Governo regionale e in che modo intenda
realizzarne gli obiettivi, come ritenga strategico intervenire nel campo
dell’innovazione, dell’economia della conoscenza, vorremmo capire quale disegno
ha rispetto alla Calabria…
Non basta dire che è
difficile costruire lavoro produttivo perché è difficile fare
della Calabria una regione attrattiva. Per carità, lo sappiamo tutti che è così
oggi, ma noi ci aspettiamo dal Presidente che ci dica come vuole fare della
Calabria una regione capace di attrarre investimenti.
Mi avvio alla conclusione, perché sulla sanità interverrò dopo. Per la verità,
Presidente, ho preso molti appunti quando lei parlava della prima parte della
sua azione amministrativa, quella che ha governato come Presidente, di meno
quando ha parlato della sanità. Quando c’era l’assessore Lo Moro – che io ho
sempre criticato, sono stato fra quelli che hanno criticato di più l’assessore
Lo Moro –, almeno si aveva contezza di
sapere che si parlava con qualcuno che aveva studiato la materia, l’aveva
metabolizzata ed aveva delle soluzioni da
proporre. Ma su questo interverrò dopo, prendendo meno tempo,
perché parlo anche in ragione degli appunti fornitimi dal Presidente.
Un’ultima cosa: noi vorremmo che
anche la Calabria fosse in America. Lei faceva riferimento al Dalai Lama che ha
incontrato e alla necessità, in qualche modo, di un pensiero positivo. Noi vorremmo
essere alfieri pure all’opposizione di questo pensiero
positivo, perché possiamo avere tanti limiti, ma cerchiamo di non essere
sciocchi e sappiamo che, quando la gente condanna la politica regionale a causa
degli errori di chi governa, non è che fa sempre la differenza fra chi amministra e chi sta all’opposizione. Quando si determina, attraverso una politica regionale
insufficiente, una delegittimazione delle istituzioni, noi sappiamo di pagare insieme a lei un prezzo di
responsabilità e come gruppo dirigente.
Anche noi vorremmo poter dire ai
nostri cittadini che il lavoro, pur da posizioni diverse, in questo Consiglio regionale, nella politica, in
questa Regione si fa, avendo la capacità di individuare insieme un percorso. Ma noi siamo chiamati a discutere delle cose che il
Governo ci chiede di discutere – interverrò dopo sulla sanità.
Vogliamo approvarlo, per esempio, il Piano sanitario anche a gennaio ed io, personalmente – dico quella che è una mia opinione, assolutamente non condivisa
dalla minoranza – non mi scandalizzerei
neanche se, al termine di un serrato dibattito, lei ponesse coraggiosamente la
fiducia sul Piano sanitario. Ma lei lo sa che la Commissione sanità in questo
Consiglio regionale si è riunita tre o quattro volte? Di che parliamo, se la
maggioranza non ci offre argomenti per confrontarci e per discutere?!
Noi siamo disponibili a voltar pagina. Purtroppo, non
siamo convinti del fatto che questa Giunta regionale che oggi lei ha composto e
soprattutto che il modo nel quale si accinge a trascorrere questi altri due anni e mezzo di governo siano davvero
utili a far cambiare passo alla Regione.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Guagliardi. Ne ha facoltà.
Apro con una nota positiva questo mio intervento e, in questo senso, rivolgo la nota positiva al Presidente Loiero, perché finalmente ha dotato le minoranze linguistiche di un assessore che ne capisce qualcosa: essendo con me l’onorevole Tripodi colui che ha elaborato la legge ed è stato anche relatore in Aula, per cui penso che finalmente su questo campo potremo fare qualcosa.
Un altro elemento che vorrei sottolineare – e lo dico qui senza ipocrisia, come qualcuno potrebbe pensare, e lo dico a nome del partito della Rifondazione comunista – è il ringraziamento per il lavoro che ha svolto il nostro assessore De Gaetano nella Giunta. E’ un ringraziamento sentito, soprattutto perché in un mare di problemi qual è la precarietà del lavoro e del non lavoro, ha cercato di dare dignità a quel comparto di lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità e ha pagato anche in prima persona il suo impegno, che è un impegno antico del partito.
Terzo punto: prima di entrare nel merito del perché noi siamo fuori da questo Governo e stiamo appoggiando dall’esterno la maggioranza – e sto proprio qui a dirlo – , ricordo che questa maggioranza l’abbiamo costruita nelle lunghe notti di opposizione al Governo Chiaravalloti, l’abbiamo costruita sulle piazze e nella società e per noi stare dentro è naturale, anche se non vogliamo governare perché riteniamo che ci sono molti limiti nel governo di questa maggioranza.
Quindi, in questo senso, vogliamo spiegare il perché vogliamo seguire i prossimi mesi, i prossimi anni del lavoro del Governo Loiero e della maggioranza del centro-sinistra con una grande capacità critica, perché siamo stati e siamo orgogliosi di essere stati protagonisti di quella vittoria: forse, senza Rifondazione comunista, quel 20 per cento avrebbe avuto una differenza di valutazione, probabilmente oggi il risultato sarebbe diverso.
Ma, detto questo, è mio compito anche spiegare perché noi usciamo dalla Giunta, perché probabilmente qui, tranne qualche accenno molto lontano, si è dimenticato qualcosa, si è dimenticato che c’è un popolo della Calabria che, ovunque lo incontri, allo stadio, dal tabaccaio, in attesa di essere visitato dal medico di base, ovunque lo incontri, si lamenta del non avvenuto cambiamento, delle cose che non vanno, delle sperequazioni nella società calabrese, di un sistema di clientele, si lamenta di tutto. Noi che facciamo politica non possiamo non prestare attenzione a questo lamento, perché dopo un generoso voto di questo popolo a noi, non riconoscere le cause di quel disagio significa fare un grande errore politico; non riconoscere il disagio del cittadino calabrese che vive questa crisi e che poi raggiunge livelli così acuti da determinare il “commissariamento” della sanità in Calabria, significa che noi abdichiamo al nostro lavoro politico.
Veda, Presidente, non è il 24 di ottobre, giorno in cui Rifondazione comunista annuncia la sua uscita dalla Giunta, ma noi abbiamo registrato una frattura con la Giunta da lei presieduta, nel momento in cui, di fronte ad un provvedimento che noi avevamo contestato, ma che avevamo votato, il collegato alla finanziaria scorso, ci è stato detto che non potevamo partecipare allo sciopero generale insieme alla gente che protestava perché eravamo dentro un governo. Ci si è dimenticati di essere in un governo maggioritario presidenziale, perché quando il popolo, il cittadino delega cinque anni di governo, le forze politiche che difficilmente riescono a modificare quel percorso devono parlare alla gente e devono farlo anche quando questa protesta, altrimenti vengono meno i meccanismi della democrazia, vengono meno i meccanismi dell’essere protagonisti non del miglioramento, ma dell’evoluzione della società in questa regione.
E’ lì il punto nodale su cui Rifondazione comunista
decide, con i suoi travagli, con le sue problematiche, con le sue dinamiche,
di riflettere sulla presenza nel Governo regionale. E difficilmente
Bertinotti o Giordano – non so cosa vi hanno risposto – potrebbero cogliere il
senso del militante comunista in questa regione che dice “fermiamoci e
riflettiamoci”. Noi, praticamente, da quel momento abbiamo cercato di lanciare
un messaggio a lei, Presidente, l’abbiamo dichiarato, abbiamo tenuto un’intera
estate una discussione nelle nostre feste, nei nostri dibattiti, dicendo che
nell’Unione o nel centro-sinistra c’erano alcune cose che non andavano – lei
ricorda che gliele ho detto anche personalmente queste cose – , che c’era un
deficit di democrazia interna nell’Unione: poche persone da contare sulla punta
delle dita decidevano per conto della maggioranza,.
Abbiamo detto che
quelle riforme non andavano bene, le riforme del collegato non andavano bene
allora e non vanno bene adesso, perché non è che eravamo contro le riforme, noi
eravamo contro la modalità di farle quelle riforme, tant’è che ancora l’Arssa e
l’Afor attendono la legge per il posizionamento di questo nuovo mondo del
lavoro. E guardi, Presidente, che mettere in estinzione – qui c’è il professor
Mimmo Cersosimo che ne è, penso, più competente –, mettere in discussione 10 mila posti di lavoro nelle realtà
montane – perché questo ha detto il collegato – significa mettere in
discussione non 10 mila posti di lavoro in sé, ma un’intera economia di
microimpresa che vive nella montagna, non c’è più la ridistribuzione delle
risorse, quella ridistribuzione delle risorse che permette a tanti villaggi e a
tante comunità interne di sopravvivere. E noi mandiamo in fallimento, per la
velocità di non voler discutere a fondo una riforma, mandiamo a far chiudere
tanti comuni!
Avevamo detto,
Presidente – poi ne parlerò del fallimento della riforma delle Asl, anch’io
vorrò intervenire – che non vediamo – lo diceva poco fa anche chi mi ha
preceduto – un modello di sviluppo in questa regione. Noi arranchiamo dietro i
problemi, perché possiamo fare il più bel Por della Calabria, ma lei mi deve
spiegare, me lo devono spiegare i suoi assessori tecnici ed economici, perché
mai c’è una contraddizione in questa regione Calabria tra l’est dello Ionio e
che non si sviluppa mai e l’ovest che, per fortuna, si sviluppa. C’è una
sperequazione tra la Calabria ionica e la Calabria tirrenica? Sono due figlie
distinte della Calabria queste due realtà?
E c’è un
abbandono totale, culturale del mondo che vive nelle aree interne della
montagna. Chi vive nella montagna non è un parassita, è la ricchezza della
Calabria. Ma quando mai abbiamo discusso delle politiche della montagna, se non
per ridurre le Comunità montane e modificarle!
Questo è il punto
che noi le poniamo, Presidente, e non ci avete voluto ascoltare, perché non
abbiamo avuto, tranne la sua presenza in una nostra iniziativa – e noi la
ringraziamo per questo – ma il governo della maggioranza regionale, i partiti
della maggioranza regionale, gli assessori della maggioranza regionale, il
Presidente Bova, il Presidente Loiero, non ci hanno voluto ascoltare per dire
come dobbiamo lavorare insieme perché si sani questa frattura tra Rifondazione
comunista e il governo della Giunta Loiero.
Scherzosamente,
l’altro giorno dicevo che non abbiamo avuto neanche la possibilità di berci un
caffè insieme per discutere il motivo del nostro rientro nella maggioranza. E’
vero o no? Io chiedo ai miei colleghi capigruppo, ai segretari regionali
dell’Unione, del centro-sinistra, del perché questa crisi si è risolta in non
so quali stanze; forse solo lei, Presidente, ma io sono convinto che lei, siccome
è un abile politico, ha cercato la mediazione di qualcuno e allora questa è una
crisi che si è risolta in tre o quattro persone. Questo è un deficit di
democrazia, è l’inizio di un deficit di democrazia, Presidente.
Ecco perché noi,
sapendo anche il momento difficile che vive la Calabria, non riusciamo a
trovare un nesso per rientrare in questa maggioranza.
Siamo usciti
perché c’erano alcuni problemi. Si può rientrare senza che questi problemi
siano stati affrontati? La gente direbbe che siamo impazziti, che siamo
ammattiti o dirà che c’era la guerra fra me e De Gaetano, l’alibi più
frequente. Ma non è così, perché quel poco che abbiamo fatto l’abbiamo fatto
per la Calabria, non per il partito della Rifondazione comunista; quel poco che
abbiamo lottato l’abbiamo fatto per dare visione e rappresentazione e dignità a
quei segmenti di popolo calabrese che vengono trascurati, perché in questa
Calabria ci sono gli anziani, poveri disperati, le famiglie che non possono
mandare all’università i figli, c’è gente che muore di fame, anziani di 65-70
anni che vanno a fare le pulizie nelle famiglie di chi ha qualche soldo in più.
Altro che badanti straniere! Sono i calabresi che stanno facendo questi lavori.
Noi abbiamo
cercato di dare dignità a queste persone, ma la politica del centro-sinistra –
lo devo dire con amarezza – è assente da questa dinamica, e noi non ce la
sentiamo di governare dentro questa dinamica. Noi vogliamo essere in questa
maggioranza un pungolo, una voce critica, un tentativo di dire che, quando c’è
una barra che non va bene, la vogliamo modificare, ma non chiedeteci di tornare
a governare dopo due anni e mezzo in cui abbiamo tentato di dire qualcosa e non
ce l’abbiamo fatta.
Che non mi si
venga a dire – e lo prevengo io – che non è stato in grado il nostro assessore
di fare il suo lavoro in campo, perché questo è un problema che non è compito
di un singolo assessore, è stato detto anche prima: qui o si fa la squadra e
chi dirige la squadra , la squadra in sé decide di sentire le altre voci e non
lavorare in compartimenti stagni o la perdiamo la partita. La realtà è plurale,
non è monocratica, il mondo è colorato, c’è il rosso, il verde, l’azzurro, il
nero, il bianco, tutti compongono l’iride e tutte le articolazioni della
società compongono una maggioranza.
(Interruzione)
Ci sono anche i
Verdi, mi ero dimenticato!
(Interruzione)
Sto cercando di
fare un ragionamento serio. Una maggioranza politica non reggerà mai se ci
vuole un colore prevalente o una posizione prevalente, perché poi quando questa
posizione prevalente sbaglia, si crea il caos, si creano le contraddizioni.
Allora io credevo
e credo che questa sia una giornata importante del nostro dibattito politico.
Il mio intervento sarà pure appassionato, sarà pure illusorio, ma io ci credo
che la svolta la possiamo fare e per farla, però, dobbiamo avere l’umiltà di
metterci tutti attorno a un tavolo, non ci sono i migliori, i più bravi e i
meno bravi; tutti noi che abbiamo contribuito ad avere il 62 per cento dobbiamo
essere insieme, perché in quel modo abbiamo raggiunto il 62 per cento e in quel
modo dobbiamo confermarlo. Non ci possono essere egemonismi di partiti nuovi o
di partiti antichi, non ci possono essere i politici più esperti degli altri,
perché molte volte la politica più scriteriata porta al danno e troviamo anche
le soluzioni un po’ più allegre. Dobbiamo trovare l’unità del lavoro,
altrimenti falliamo, senza pregiudizi e senza nulla.
Chiedo scusa se ho sforato, ma era questo che volevo dire. Poi discuteremo di problemi in futuro, e sono tanti.
Volevo soltanto ricordare che abbiamo posto il problema dell’eolico ed è diventato uno scandalo; abbiamo posto il problema del rigassificatore con la legge dell’onorevole De Gaetano e, oggi, i fatti ci danno ragione; stiamo ponendo il problema della rapina delle risorse della Calabria con i piani energetici e tutta la materia in questo campo, perché vengono qui, rapinano risorse nostre, non ci lasciano nulla e nessuno ci ascolta. Questi sono i motivi per cui noi cercheremo di appoggiare fino in fondo questa maggioranza, anche se non ci darete le Commissioni, come sembra che non ci venga questo, ma andremo avanti lo stesso perché crediamo di poter modificare la società e dare il nostro contributo.
Vi ringrazio per averci ascoltato e credo che da domani ci rimboccheremo le maniche e lavoreremo lo stesso, anche se da posizioni diverse.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Talarico. Ne ha facoltà.
Ho ascoltato con attenzione la relazione del Presidente
Loiero, soprattutto perché siamo a due anni
e mezzo dall’insediamento di questa maggioranza di centro-sinistra e,
quando si è a metà dell’opera, di solito è tempo anche di bilanci, di una
riflessione che possa andare sulle cose prodotte. Ebbene, ho ascoltato tante
parole, tanta filosofia, però poca concretezza; non c’è un’opera che in questi
due anni e mezzo, al di là
della solita Cittadella e del porto di
Gioia Tauro che il Presidente ricorda, ma io dico un dato concreto all’interno
di questa Regione Calabria, dopo due anni e mezzo di governo, il Presidente non
è stato in grado di poterlo citare e dire. Abbiamo solo assistito, in due anni
e mezzo, a quattro Giunte: la media è una ogni sei mesi e tutto questo provoca
certamente dei grandi disguidi a coloro che poi devono svolgere, dal punto di
vista politico, l’azione amministrativa.
Abbiamo
ascoltato, in questi anni, parole – ché poi al Presidente certamente non manca
la fantasia – dai sottosegretari della prima Giunta poi siamo passati agli advisor, poi abbiamo parlato di cronoprogramma, tutte belle parole che avevano
l’unico obiettivo di buttare fumo negli occhi dei calabresi, senza poter dire
niente, assolutamente nulla di cose concrete alla nostra regione, soprattutto
oggi che il Presidente della Regione è un ruolo fondamentale per lo sviluppo
della sua terra: ha il potere legislativo, può fare le leggi, ha il potere di
poter sciogliere in qualsiasi momento il Consiglio regionale, quindi ha un
potere di condizionamento molto forte nei confronti della sua maggioranza; ha i
fondi comunitari, che sono risorse immani, 18 mila miliardi, come diceva il
Presidente. Ebbene, in due anni e mezzo abbiamo ascoltato solo ed
esclusivamente politica.
Allora,
Presidente, quando si è a capo di un governo – lei è bravo, lo so perché la
conosco bene dal punto di vista politico – , si governa, si amministra. Se lei
avesse utilizzato la stessa capacità politica che certamente le deve essere
riconosciuta per risolvere i problemi della Calabria, ritengo che tanti passi
avanti si sarebbero potuti fare rispetto alle grandi emergenze. Invece ha
impiegato il suo tempo a fare verifiche, crisi, a far crescere dal punto di
vista politico il Pdm. Vedete, lì è stata la prima vera frattura di questa
maggioranza di centro-sinistra. E poi il dato politico del Pdm alle primarie,
che quasi quasi – io penso che doveva far riflettere tutto il Consiglio
regionale, ma tutta la Calabria – è riuscito a superare partiti organizzati e
forti sul territorio dalla somma tra Ds e Margherita, io penso che questo dato
debba far riflettere molto la Calabria per la percentuale, perché certamente,
Presidente, lei esercita bene le funzioni del potere, le funzioni della
politica, ma alla Calabria queste cose non interessano, alla Calabria interessa
la soluzione dei problemi, i problemi quotidiani, perché c’è un grande
precariato, la disoccupazione è alle stelle, il Pil, i dati del prodotto
interno lordo del 2006 danno la Calabria rispetto alle altre regioni al meno
virgola 2, virgola 1, e deve essere una riflessione che deve essere fatta
all’interno di quest’Aula. Non si può dire “i fondi comunitari sono stati spesi
all’interno della regione, non abbiamo perso neanche un euro”, no, il dato è
che bisogna spenderli bene, con ricadute positive sullo sviluppo e
sull’occupazione, cosa che invece i dati alla nostra regione non evidenziano,
assolutamente, non c’è stato nessun passo avanti.
Allora abbiamo
visto anche quest’ultima Giunta, Presidente, abbiamo in tante occasioni parlato
di programma, abbiamo in quest’Aula riflettuto sulle cose fatte e sulle cose da
fare. Questa volta è stato solo ed esclusivamente un problema di posti, di
spazi, c’è qualcuno che si è salvato, riuscendo a ricoprire qualche ruolo per
non perdere l’immagine in Calabria, qualcuno è andato a fare il capogruppo del
Partito democratico, qualche altro il Presidente del partito, qualche altro –
come diceva l’onorevole Principe – non ha trovato collocazione, ma è stata solo
una sistemazione dei posti.
Alla fine, quello
che deve far riflettere la politica regionale è che la politica, di fatto, è
commissariata dalla sua azione, perché
in tutto questo c’ è anche l’assenza completa del Partito democratico,
che doveva essere la panacea di tutti i mali e la soluzione di tutti i
problemi, che doveva essere anche un partito contraltare dello strapotere del
governatore, è completamente assente. Il segretario regionale del Partito
democratico non è uscito minimamente a fare una sua riflessione per dire che
cosa è, e alla fine che cosa è avvenuto? Che oltre trenta deleghe se l’è tenute
il Presidente! Io penso che sia la prima volta, nella storia della Regione, che
un Presidente trattenga deleghe fondamentali, dalla sanità, alla formazione, al
lavoro, che scelga, facendo una forzatura per far quadrare i conti, un
Vicepresidente esterno, a mio avviso forzando anche lo Statuto regionale, senza
dare deleghe fondamentali come formazione, lavoro e sanità, perché se la
Calabria è stata commissariata per l’emergenza sanitaria, vuol dire che, a
maggior ragione, bisognava individuare un assessore. Invece no, l’idea che
tutto in Calabria si possa fare.
Allora quale fase
due! Io non vedo nessuna fase due. Di solito, quando si inizia un’esperienza
amministrativa, c’è un’azione di governo condivisa, una squadra, un gruppo di
lavoro, una sintonia. Qui manca tutto, manca la squadra, l’idea complessiva di
poter dare delle risposte al territorio. E alla fine il problema qual è? Sempre
cercare di buttare fumo negli occhi ai calabresi.
Ebbene, si è
fatto il commissariamento dell’Arssa. Si doveva liquidare. A me non sembra
assolutamente che quest’ente stia svolgendo azione di liquidazione; c’è solo
stato un cambio per l’accentramento del potere di un consiglio di
amministrazione eletto da questo Consiglio regionale in un Commissario che poi,
alla fine, sta lavorando come se niente fosse. Io non so quale azione di
liquidazione stia facendo.
Così come l’Afor,
la stessa riflessione, così come le Asl. Anche questo serve solo per l’immagine
complessiva che dice in giro per l’Italia e per la Calabria “abbiamo soppresso
e ridotto le aziende sanitarie”, senza però realmente aver dato un’impronta,
una novità, cercando di dare delle risposte alla politica.
Oggi il
Presidente citava il “Sole 24 ore”. Se si apre il “Sole 24 ore”, alla prima
pagina, c’è una notizia che, secondo me, deve fare rabbrividire le imprese
calabresi e i governatori del Sud, perché c’è scritto che sono stati annullati
per il 2008 e il 2009 da parte di questo Governo i crediti di imposta sugli
investimenti. Vuol dire che le imprese calabresi che potevano godere di un
credito di imposta per poter compensare con l’Iva, con le altre imposte, con i
contributi Inps e quant’altro non lo potranno fare.
Un Presidente
della Regione che ha questi rapporti insieme agli altri governatori del Sud
deve essere in prima linea rispetto a questa battaglia, perché non sono fondi
perduti dove spesso ci può essere la clientela e dove la politica può
intromettersi, cercando di agevolare l’uno o l’altro. Qui si tratta di crediti
di imposta, le aziende acquistano un
macchinario, un bene strumentale e con quel credito hanno la possibilità di
sanare e quindi di compensare altre imposte.
Ecco, tutto
questo è l’idea che ci deve far riflettere nella nostra azione.
Avremo il
credito: tra poco avremo la “Basilea 2” e non sappiamo che fare … La “Sabatini:
non si sa in questa Regione che fine ha fatto ed era un’ottima legge… Ecco, di
queste cose questo Consiglio regionale, questa maggioranza deve discutere, non
deve discutere delle solite riflessioni politiche che non danno assolutamente
nulla alla nostra regione.
Ecco perché noi,
da più tempo, diciamo a questa maggioranza che è meglio staccare la spina,
perché più avanti si va – lo abbiamo detto l’anno scorso, lo ribadiamo anche
adesso dopo aver visto questo nuovo Governo di centro-sinistra – prima si
stacca la spina, meglio è, perché arriveranno tutte queste risorse finanziarie
e la situazione economica calabrese si aggraverà, quindi tutto questo graverà
sull’azione del nostro territorio, anche perché non c’è quella squadra:
Rifondazione l’abbiamo ascoltata adesso dal suo capogruppo, Sinistra
democratica ha chiesto tempo fa lo scioglimento. Allora c’è un vulnus politico e un vulnus amministrativo rispetto alle risposte da
dare.
Ecco perché, a
mio avviso, prima si arriva alla conclusione di questa sfortunata legislatura,
meglio sarà per la Calabria, meglio sarà per i calabresi.
Ecco, poche
riflessioni volevo fare, ritenendo che questa amministrazione deve cercare di
dare un colpo d’ala, cercare di fare delle riflessioni. Per quanto ci riguarda,
continueremo a svolgere il nostro ruolo di opposizione costruttiva, quando c’è
da fare all’interno di quest’Aula, ma anche e soprattutto nelle piazze, tra i
calabresi, per spiegare loro questo fallimento complessivo che c’è stato da
parte di questo centro-sinistra, che il tempo, invece di lenire, aggrava.
PRESIDENTE
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Abramo. Ne ha facoltà.
Presidente, io voglio ribadire che la poca presenza in Aula, la mancata presenza dei consiglieri, la mancata presenza del Presidente è poco rispettosa rispetto all’argomento che stiamo trattando.
Io voglio ringraziare il Presidente Loiero per la sua relazione pacata, anche se ho considerato che mi sembra sia una relazione fotocopia di altre che lui ha svolto all’interno di questo Consiglio regionale. Ma con la stessa pacatezza devo dire che quasi il Presidente della Regione, Loiero, ci ha convinto di non essere lui per primo persuaso che questa Regione può fare qualcosa. Lo notavamo nelle sue parole, molto generiche, lo notavamo dal fatto che ha spiegato che quello che si sta realizzando oggi è il suo programma. Avrei voluto chiederglielo se se lo ricorda il suo programma, visti gli argomenti che ha voluto trattare.
Poi, permettetemi di dirvi che come amministratore, anzi ex amministratore,
trovo poco cortese nei confronti della precedente Giunta ( anche se della nuova conosco uomini e fatti
e devo dire, onestamente, non ho nulla da dire, validissimi professionisti),
oggi non giustificare il perché assessori come
Doris Lo Moro, come Nicola Adamo, come Principe, conosciuti da tutti in
Calabria per il valore che hanno avuto come
ex amministratori, siano fuori da questa
Giunta regionale.
Noi, fin dal primo momento, avevamo
dato grande disponibilità a questa maggioranza che aveva vinto col 60 per cento, anche se i risultati sono
quelli che vedono tutti i calabresi – non è che lo dobbiamo dire solo noi dell’opposizione, è una realtà –; avevamo iniziato anche un percorso, con grande responsabilità la
minoranza per la prima volta aveva concertato con alcuni assessori – io ricordo
proprio Doris Lo Moro, alla quale, anche con Occhiuto abbiamo più volte mosso delle critiche –, però avevamo
iniziato anche un percorso, perché forse ritenevamo che Doris Lo Moro avesse come
assessore il coraggio di approvare un Piano sanitario che, per la prima volta, forse, avrebbe veramente messo a posto le cose nella sanità calabrese.
Era una collaborazione
che avevamo dato anche ognuno di noi con la
sua piccola esperienza, in quanto alcuni
professionisti incaricati da Lo Moro per redigere questo Piano sanitario erano professionisti con cui anche nel passato ci eravamo
confrontati.
Allora, per non duplicare gli interventi
degli onorevoli consiglieri che mi hanno preceduto, mi verrebbe da dire,
mettendomi dalla parte del cittadino calabrese, se Loiero
vuole amministrare questa Regione, perché a me sembra che abbia fatto e continui a fare più politica che non, invece, amministrare questa Regione, eppure ha avuto
ed ha tanti collaboratori validi, che sono anche politici con grande
esperienza, quindi poteva evitare di fare politica, poteva per la prima volta
come Presidente, avendo vinto col 60 per cento, portare veri risultati in
questa Regione. Ma sentire il suo ragionamento,
sentire da parte sua con grande soddisfazione di aver iniziato i lavori sulla
diga del Melito come se fosse una cosa strana, stratosferica quella di fare
iniziare i lavori di una semplice diga, come se qualcuno ci avesse lavorato
all’interno di questa Giunta per far partire questo lavoro… Credo che ci
abbiano lavorato altri, credo che non sia stato l’intervento suo personale,
credo non sia stato neanche l’intervento della
Giunta, visto che questa Giunta e questo
Consiglio hanno delegato su questa materia completamente una società esterna
alla nostra Regione, e mi riferisco sempre al problema della Sorical, che non
mi stancherò mai di dire.
Mi riferisco a quello che lui
definisce le incompiute: non saprei oggi dire quale delle incompiute è stata
realizzata.
Mi riferisco al dire ancora una
volta, per la quarta volta – e ci sono articoli sul giornale che possiamo riprendere tranquillamente – che nel mese di gennaio si metterà la prima pietra della
Cittadella regionale.
Mi riporto – e qui non so se
veramente il Presidente ci crede in quello che dice o se si è informato su
quello che sta dicendo in quest’Aula – a quando si riferisce in maniera
propositiva e positiva all’export, e dice che le percentuali
dell’export in Calabria sono aumentate. Ma voi sapete quant’è l’export
– avete in Giunta un noto economista calabrese – in Calabria, quanto occorre
per aumentare di un 5 per cento l’export calabrese? Qualche milione di
euro. Sono tutti dati che possiamo portare qui in Aula o, comunque,
preferiremmo che un Presidente che dice queste cose portasse dei dati concreti,
quando si riferisce ai fondi comunitari che sono stati spesi, quando è sotto gli
occhi di tutti, ci sono articoli ogni giorno sulla stampa in cui gente che ha
lavorato con questa maggioranza e con questa Giunta dice chiaramente “basta al
contributo a fondo perduto perché ha alimentato falsa imprenditoria”. Sono
sotto gli occhi di tutti gli sprechi che abbiamo avuto in tutti questi anni
alla Regione, ma non una sola parola su questo per capire come programmare i prossimi
anni questa grande opportunità che ci dà la Comunità europea.
Mi riferisco al fatto che il
Presidente Loiero, più volte, ha difeso, per
esempio, i manager. Lei si ricorda quando difese il manager di
Crotone, dicendo che la Calabria doveva apprezzare il fatto che manager di quella portata venissero
qui in Calabria a gestire aziende – perché così le ha chiamate, come se fossimo
nel privato, quindi mi riferisco all’azienda di Crotone – quando poi è stato
uno dei manager che è stato sbattuto fuori, perché forse si è
riconosciuta la sua incapacità?
Mi riferisco a quando, come nel
caso di Catanzaro, quindi non alla
persona, viene messo manager dell’Asl di Catanzaro una persona che si è sempre interessata di trasporti. E
tutte le nomine sono state così, nessuno che sia veramente esperto nel campo
sanitario! Ma come pretendiamo di voler cambiare la sanità, se poi i manager
che mettiamo sono lì per incarichi
politici e non tecnici?!
Mi riferisco anche alle grandi
figure che sono state presentate in questa Regione, Monorchio, Versace, che avrebbero aiutato questa Calabria, che avrebbero contribuito a far decollare questa Calabria. Io non li ho mai visti, non ho mai visto
una proposta da parte loro, non ho mai visto rappresentare la Calabria da
queste persone in nessuna delle occasioni, che pure ci sono a livello
nazionale.
Allora la nostra delusione è proprio questa, Presidente.
Lei prima non c’era, ma io ho
detto a chiare note che, se lei ricorda, dal primo momento che vinse le
elezioni col 60 per cento, noi demmo la
disponibilità a lavorare, perché lei aveva una grande opportunità: anziché
interessarsi di politica, di amministrare questa Regione, di cambiare e di rimanere nella storia di questa Regione. Noi, nelle varie
Commissioni, anche ai suoi ex assessori abbiamo dato grande disponibilità e
continuiamo a farlo in Aula, intervenendo nelle singole problematiche; anche
l’ultima volta, quando sulla vicenda dei trasporti abbiamo detto la nostra anche
dai banchi della maggioranza, che era una legge che non doveva essere inserita
nell’assestamento di bilancio. Mi pare sia una legge che è stata criticata
anche dal Governo nazionale in questi giorni, abbiamo letto sulla stampa.
Allora vogliamo veramente metterci a lavorare in questo
Consiglio regionale? Lei, forse, ha l’ultima opportunità, quella di utilizzare
questi due anni e mezzo e deve
decidere solamente lei, Presidente, se vuole utilizzarli bene, se vuole
rimanere come un Presidente che ha cambiato qualcosa in questa Regione o se
vuole veramente, come in questi due anni
e mezzo, prendersi lei un risultato negativo, perché – come diceva il
consigliere Occhiuto – oggi la prerogativa di un Presidente è che si deve
prendere tutte le responsabilità.
Sono tante, lo sappiamo perfettamente, ma dicevo anche,
quando lei era assente, che ha avuto una squadra che lo ha ben supportato. Io
credo che lei abbia ascoltato poco, dal punto di vista tecnico, cosa la squadra
volesse fornire come lavoro, per far sì che lei avesse un grosso vantaggio. Io
credo che lei li abbia ascoltati poco, perché li conosco bene, ho avuto
esperienza anche di lavoro con loro, mi sono sempre concertato, nonostante
avessimo delle contrapposizioni politiche, e devo dire onestamente, poi, le
cose che abbiamo fatto le abbiamo fatte sempre bene.
Ha ragione l’onorevole Principe – e bisogna dargliene
atto – quando dice: “Ho lavorato per la Calabria”. Noi oggi riconosciamo
all’onorevole Principe il fatto che ha saputo gestire per la Calabria il suo
settore in maniera trasparente ed eccellente per tutti i territori. Se lei,
invece, andasse a vedere anche nelle voci del bilancio cosa hanno fatto altri
assessori che hanno utilizzato i fondi per gestire solo i territori, i propri
territori, i propri collegi elettorali… Io credo che oggi siano stati
penalizzati proprio i migliori, quelli che hanno fatto un buon lavoro e, se lei
li avesse ascoltati un po’ di più, avremmo un risultato sicuramente migliore.
Non dico niente anche sul Vicepresidente Adamo, perché
ho parlato bene di Doris, di Principe, non posso esimermi dal parlare bene
anche di Nicola Adamo…
Onorevole Adamo, io credo
che, al di là delle
vicende giudiziarie,
una minoranza rispettosa del ruolo non solo istituzionale, ma anche del lavoro
fatto dall’uomo inteso come tale, non possa oggi esimersi dal dire, comunque,
un grazie per il lavoro che lei ha fatto per la nostra regione. Credo che
questo sia doveroso da parte mia, così come l’ho fatto anche per le altre
ragioni, in un momento in cui capiamo perfettamente la sua grossa difficoltà e
quindi le siamo vicini da questo punto di vista, dal punto di vista
istituzionale, ma soprattutto dal punto di vista di uomini.
Io chiudo qui perché il Presidente non mi consente di
continuare. Se ci sarà un secondo intervento, poi naturalmente interverremo
sulla questione sanità.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Magarò. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, ho
molto apprezzato l’intervento del
Presidente Loiero, un intervento chiaro, schietto,
sincero ed asciutto, ma anche ricco di spunti e di riflessioni
politiche ed amministrative.
Il Presidente Loiero ci consegna due cose col suo intervento,
un conto ed una prospettiva, ci indica le cose
che sono state fatte in questo scorcio di legislatura, le difficoltà
e i ritardi, ma soprattutto ci indica una prospettiva che sarà certamente – come lui dice –
positiva per la nostra regione.
Il contributo che vorrei tentare
di portare a questa discussione vuole partire
dalla situazione che il Presidente Loiero, la sua Giunta e
la sua maggioranza hanno ereditato ed abbiamo ereditato, una situazione difficile, abbiamo ereditato
una vera e propria emergenza sia dal punto di vista economico, sia dal punto di
vista sociale, strutturale e dell’arretramento
dei servizi che offrivamo ai calabresi.
Il Presidente Loiero ci ha ricordato l’emergenza ambientale, la situazione difficile del
precariato, l’incapacità di
poter e saper spendere le tante risorse, la mancanza di regole all’interno della nostra
regione.
Lo voglio dire: la nostra Regione, purtroppo, per tanti anni, forse per tutti gli
ultimi dieci anni che ci lasciamo alle spalle con responsabilità
dei governi che si sono succeduti,
ha subìto una politica di corto respiro, ha
subìto e messo in atto una politica
improvvisata, senza una strategia, con forti sprechi delle risorse, che poi hanno portato alla degenerazione
e alla perdita della fiducia delle istituzioni e della politica
verso la classe politica.
Il Presidente Loiero ci ha anche detto che in questo periodo
non è stato con le mani in mano insieme alla sua Giunta
e al suo Governo, non è stato un governo immobile, ha prodotto atti, provvedimenti,
realizzazioni importanti nel campo della sanità ed ha ringraziato l’assessore
Lo Moro, nel campo della cultura e ha ringraziato l’assessore Principe, nel campo delle infrastrutture,
del territorio, delle politiche riguardanti il bilancio, ma soprattutto ha
anche ricordato alcune scelte importanti che andavano nella direzione del decentramento
amministrativo, dello sfoltimento degli enti.
Penso che anche il Consiglio regionale, nel corso di
questa prima parte della legislatura, abbia prodotto atti e risultati positivi.
Ciò detto, mi sono posto e vorrei porre alla vostra attenzione: siamo soddisfatti, siamo contenti del lavoro che abbiamo finora prodotto? Io penso che non siamo soddisfatti, potevamo fare di più e di meglio, possiamo fare di più e di meglio. Certamente registriamo ritardi, inadempienze, registriamo un passo inadeguato alla situazione di emergenza che vive la nostra regione e ci sono responsabilità complessive, ci sono anche responsabilità all’interno della maggioranza di governo di questa nostra Regione: alcuni fatti politici che hanno caratterizzato questi ultimi anni hanno prodotto, anziché un’accelerazione, un freno alla iniziativa, al cambiamento, alla modernizzazione di questa nostra esperienza. E ricordando le criticità nei rapporti tra il Presidente e la Margherita da un lato, nell’ambito della formazione del Partito democratico, dobbiamo dire che probabilmente queste cose hanno caratterizzato ritardi, però il giudizio rimane positivo, le intuizioni, le iniziative, i provvedimenti sono importanti e a queste intuizioni, forse, molte volte non abbiamo fatto seguire la fase applicativa e regolamentare.
Io sono convinto che possiamo ripartire con maggiore
determinazione, con maggiore impegno, sono anche convinto che la nascita del
Partito democratico, che finora non ha aiutato a cambiare, a velocizzare la
politica nella nostra Regione, d’ora in poi creerà più celerità, più velocità
nelle nostre decisioni. Però, per fare di più e meglio, che cosa mi permetto di
suggerire da socialista a questa maggioranza e al suo Presidente? Io penso che
la sfida che abbiamo davanti e la cosa su cui deve puntare la maggioranza e il
governo sia la qualità, la parola che deve essere la prospettiva di questa
seconda parte della legislatura deve riguardare la qualità, perché sarà sempre
di più la qualità a distinguere una Regione dinamica da una che non è dinamica, una Regione che vuole essere
avanzata e moderna e non arretrata. Secondo me la sfida per il futuro, la sfida
in questa seconda parte della legislatura si gioca tutta sulla qualità e sul
terreno della qualità e penso che qualsiasi riforma, qualsiasi iniziativa,
qualsiasi provvedimento, qualsiasi decisione che andremo ad assumere debbano
essere commisurate alla qualità dell’intervento che siamo in grado di produrre.
E quali sono le
questioni che occupano il primo posto nel cuore dei calabresi? Dobbiamo essere
attenti, dobbiamo aprire i nostri sensori a quello che avviene nella nostra
società, a quali sono i bisogni, le attese, le esigenze dei calabresi e penso
che il mio sensore mi porti a dire che al primo posto del cuore dei calabresi ci
siano la salute e il lavoro.
Il Presidente Loiero ha posto
queste due questioni attraverso due piani, dei quali uno è stato già approvato
dalla Giunta e sarà portato in Consiglio ed licenziato entro il mese di
gennaio, l’altra questione riguarda il lavoro. E anche qui il Presidente ha
annunciato che nella prossima Giunta e nei prossimi giorni presenterà un grande
piano per il lavoro.
Salute e lavoro penso siano
le questioni a cui i calabresi guardano con più attenzione.
Penso che nel cuore dei calabresi
ci sia anche un’altra questione, che è quella del buon governo, dei
comportamenti corretti, delle azioni esemplari.
Penso ci sia nel cuore dei
calabresi anche una burocrazia che deve essere più veloce, più rapida nelle
decisioni e nell’attuazione delle politiche di governo ed io penso che sulla
questione sanità, sulla questione lavoro, sulla questione del buon governo e
della burocrazia che deve essere adeguata e capace di cogliere le sensibilità
che vengono dalla società, noi ci misureremo nel corso di questa seconda parte
della legislatura.
Nel cuore dei calabresi penso
ci sia la questione sanità, perché noi vogliamo una sanità che sappia
confrontarsi e competere con gli altri sistemi che ci sono a livello nazionale
ed europeo – penso che sia questo l’obiettivo del Piano sanitario predisposto
dall’assessore Lo Moro ed approvato dalla Giunta –, che sappia competere, che
sappia integrarsi con gli altri sistemi sanitari europei e nazionali, perché i
guasti prodotti nella nostra regione alla sanità calabrese dipendono, molte
volte, anche da gestioni manageriali che erano più attente a mantenere rapporti
clientelari e non più attente, invece, a mettere in campo risposte adeguate ai
bisogni dei cittadini. E i calabresi vogliono – ed è questo, penso, un altro
messaggio che vorrei lanciare a nome del mio gruppo – e pretendono che i
primari vengano scelti attraverso un’attenta valutazione delle capacità, dei
meriti, delle professionalità e soprattutto dei risultati raggiunti. Così come
i partiti devono stare e devono rimanere fuori dalla gestione della sanità e la
sanità nella nostra regione deve essere guidata da professionisti che devono
essere scelti sulla base di criteri di merito, di competenze e di risultati
conseguiti.
Penso anche che la strada su
cui dobbiamo riflettere in questo
settore sia quella della prevenzione. L’assessore Lo Moro è un magistrato. Io
penso che noi dobbiamo lavorare – e mi pare che questo sia stato scritto anche
nel Piano sanitario – non soltanto sul numero dei posti letto e dei reparti,
tutte cose che devono essere fatte e sono state fatte, ma che sono – e qui
vorrei fare il paragone con la legislazione penale – il momento della
sconfitta, perché quando entriamo in un tribunale o in un ospedale, vuol dire
che abbiamo fallito tutte le altre attività che vengono prima e che si
sarebbero dovute fare prima: mi riferisco alla prevenzione, alle questioni che
riguardano l’organizzazione distrettuale, i servizi sul territorio.
Penso – e finisco – che i
cittadini calabresi abbiano nel loro cuore anche un’altra questione, quella di
spendere bene le risorse nella nostra regione. Purtroppo – lo dobbiamo dire –
di soldi la nostra Regione nel passato ne ha avuti tanti, però non hanno
lasciato nessun segno, nessun cambiamento nella nostra realtà. C’è bisogno
certamente di più soldi, ma c’è bisogno di saperli spendere bene e questi soldi
devono servire per cambiare strutturalmente e mettere nelle condizioni la
nostra Regione di poter fare da sola e camminare.
Queste cose si augurano i
calabresi, queste cose sono nel cuore dei calabresi, su queste cose penso la
maggioranza che sostiene il Presidente Loiero si debba confrontare e lavorare
con più coraggio, con più ambizione, con più determinazione, con più celerità.
Ce la faremo, anch’io come il
Presidente Loiero sono ottimista, abbiamo davanti a noi un’altra fase
importante della legislatura. Se saremo coesi, se saremo ambiziosi, se avremo
coraggio, se sappiamo mettere al centro le questioni che stanno nel cuore dei
calabresi, probabilmente questa partita la vinceremo e probabilmente gli
elettori che ci hanno dato un largo consenso qualche anno fa ce lo daranno
anche nella prossima legislatura.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Chiarella, di cui sottolineo, ricordo anche il comune di provenienza:
Borgia, se non sbaglio. Ne ha facoltà.
La ringrazio anche per aver ricordato il mio paese
d’origine, anche se dietro i Borgia, Presidente, c’è
una storia un po’ movimentata, a volte nemmeno tanto chiara: Cesare Borgia,
Lucrezia e via
dicendo.
Comunque, cercherò di fare due riflessioni nel tempo a mia disposizione, capaci di dare un piccolo
contributo al dibattito interessantissimo che si sta svolgendo in Aula e che conosce in
realtà, giustamente, lo stile democratico alto che deve avere un’Assemblea di
così grande importanza.
Noi siamo
in un momento decisivo, siamo nella seconda parte della legislatura e dobbiamo
essere positivi. Oggi dobbiamo dare la possibilità al Governo regionale di ripartire con più forza, come deve ripartire con più forza questo Consiglio
regionale. Siamo qui per questo, almeno ho capito da consigliere regionale, da
eletto del popolo che devo lavorare in questa direzione. Sentire in quest’Aula
“scioglimento del Consiglio
regionale”, “staccare la spina”, mi mette sicuramente in una posizione che da democratico non
comprendo, non capisco, consiglieri regionali che a metà legislatura, con tutto
quello che abbiamo davanti, con i fondi europei da programmare, che chiedono di staccare la spina. Sicuramente
mettono in difficoltà il ragionamento
democratico di una Regione che ha bisogno non di staccare la spina a questa
legislatura, ma deve in tutti i modi trovare il modo come rilanciare questa
seconda parte della legislatura regionale.
Allora,
in questi termini, noi dobbiamo lavorare e rafforzare
il governo Loiero e la
Presidenza Bova in questo Consiglio regionale.
Io so
che, prima di Natale, andremo anche finalmente ad eleggere le Commissioni consiliari, perché partendo da una riflessione
dell’onorevole Tallini, ritengo che questo Consiglio regionale deve darsi una
mossa e deve, attraverso le Commissioni, diventare parte centrale del nuovo
progetto che abbiamo di fronte, per riprendere il ragionamento politico che
oggi con il nostro dibattito stiamo cercando, almeno per quel che mi riguarda,
di rilanciare in senso positivo. Quindi unire il lavoro del Consiglio con
quello della Giunta regionale, non spaccare e né tanto meno separare le due
cose, perché sarebbe la morte dell’uno e dell’altra, ma soprattutto della
Regione Calabria. Io stesso, nel momento in cui pongo critiche, accenti sul
Governo regionale, devo essere, intanto, in grado di fare il mio lavoro e di
rispondere al ruolo che mi è stato assegnato nel modo migliore possibile.
Dobbiamo abituarci a ragionare in questi termini.
Allora io mi auguro che ci sia anche una nuova stagione
consiliare con Commissioni che lavorino, perché per me le Commissioni non si
riuniscono solo per approvare leggi, non bisogna ogni giorno od ogni seduta
approvare una legge; la Commissione è quel luogo democratico che consente in un
modo aperto a tutti i consiglieri di ragionare di confrontarsi e stimolare la Giunta, sentire
il territorio e le categorie.
Quindi dare un contributo
fattivo al programma che regge questa maggioranza. Dobbiamo creare nelle
Commissioni quel clima - e devo sottolineare questo aspetto - che lei,
Presidente Bova, ha saputo portare nella Conferenza dei capigruppo, ossia con
riunioni settimanali in cui si lavora dalle 6 alle 8 ore, proprio perché questo
rappresenta quel modo di far politica che non è speciale ma normale, anche se
tante volte è visto quasi come straordinario, perché siamo abituati, spesso, a
non rispettare il ruolo che noi rappresentiamo.
Ecco io vorrei che quel clima
politico alto che abbiamo in Conferenza dei capigruppo diventasse la base di quello che è il lavoro
delle Commissioni di questo Consiglio regionale. In questo quadro, diverrà sicuramente più forte la funzione della
Regione nel suo complesso e anche la minoranza potrà dare un apporto importante
al lavoro istituzionale.
Ho sentito con attenzione il
discorso dell’onorevole Gentile che sicuramente non è stato morbido nei
confronti della maggioranza e del Presidente, tuttavia, da par suo, ha fatto
capire che al di là della posizione che ciascuno di noi esprime e del ruolo che
svolge, alla fine c’è la grande responsabilità che è quella di raggiungere un
risultato più alto possibile per il bene della regione Calabria.
Questo è lo stile che
dobbiamo avere e che leggo anche nelle parole del consigliere Guagliardi
quando, con critiche anche forti ma chiare consente a questo Consiglio e a
questa maggioranza di riflettere su questioni importanti della vita quotidiana
della nostra Regione. Mi auguro che da parte di tutti noi ci possa essere uno
scatto di orgoglio nella direzione auspicata, anche perché oggi governare e far
politica non è facile.
Anche a livello nazionale
avete visto grandi giornali internazionali che ci attaccano e ci guardano come
un Paese in crisi. L’Italia che ha fatto testo in tutto il mondo sempre in ogni
settore, oggi viene guardata in termini non positivi, probabilmente anche con
grande strumentalizzazione, e bene ha fatto il Presidente della Repubblica a
rispondere da par suo. Comunque, sicuramente, c’è qualcosa che non va.
Questo Paese e questa Regione
stanno attraversando un periodo storico difficilissimo. C’è bisogno di una
rivoluzione culturale importante, pedagogica che ognuno di noi deve assecondare
e fecondare in qualche modo.
Non si può venire in
Consiglio regionale a metà legislatura dicendo che ormai qui siamo tutti morti,
tutto è finito, stacchiamo la spina, perché questa Regione non so cosa deve
fare domani staccando la spina stasera. Onestamente quindi cerchiamo di
riprendere il senso della misura e di riportare la politica al centro del
nostro ragionamento perché con quello che abbiamo da fare con il 2008, ognuno
di noi non si può tirare indietro.
Ecco perché auguro buon
lavoro al Presidente, alla Giunta regionale e al Consiglio regionale, perché il
momento è alto e particolare. Infatti, anche l’intervento di Abramo nella
seconda parte, nell’ultima parte del suo discorso ha cercato di dare un
contributo in questa direzione.
Sono d’accordo con
l’onorevole Abramo - che stimo moltissimo – quando dice “ci sono questi due
anni e mezzo e sicuramente, Presidente, è il momento ormai di dare risposte
ancora più alte e più concrete”. In questi termini sicuramente anche il suo
discorso critico è accettato e ben ascoltato perché sappiamo che lui non è qui
per vedere crollare il Palazzo ma per vederlo sicuramente fortificato.
Non voglio dilungarmi
ulteriormente, dico semplicemente che soprattutto nel settore della sanità
dobbiamo ed abbiamo la possibilità di dare risposte molto alte e molto
concrete, diverse dal passato. Con la sanità si sono ingrassate sicuramente una
serie di “personalità” in questa Regione Calabria, hanno abusato del potere che
viene da questo settore per costruire potenze personali.
Si è registrato in tutti i
partiti, ed allora dobbiamo capire che ora si cambia, c’è un piano regionale
che ci consente di avviare questo lavoro. Sono convinto che la minoranza darà
il suo contributo. Ci saranno anche momenti forti di attrito, ma si sentirà il
territorio e sicuramente si andrà ad approvare il Piano sanitario perché fa parte
integrante di quelle riforme che comunque questo Consiglio regionale ha avviato
e che giustamente ora si devono concretizzare.
Se abbiamo voluto
l’accorpamento delle Aziende sanitarie, bisogna completare tutti gli aspetti
consequenziali, non si può lasciare tutto così com’è. Io lo vedo nella mia
città, l’ospedale è allo sbando perché l’accorpamento non ha ancora prodotto
quelli che sono gli obiettivi che
stanno alla base del progetto, anche in virtù del momento delicato attraversato
dalla crisi, dalla paralisi anche avuta per via della costituzione del Partito
democratico che ha prodotto, appunto un momento di stallo.
Ma oggi si riparte, abbiamo,
purtroppo avuto eventi terribili che hanno caratterizzato la vita democratica e
soprattutto del mondo sanitario in Calabria.
Dobbiamo dare risposte
concrete, in questo momento il Presidente che ha la delega alla sanità va
aiutato e supportato perché riuscire ad intervenire in maniera adeguata in quel
settore, non porta più forza solo al Presidente ma dà alla Calabria quella
immagine che tutti noi vogliamo.
Lavoriamo allora affinché il
Piano sanitario venga approvato assolutamente al più presto, perché in quel
piano, nell’area della emergenza, nell’area ospedaliera per quanto riguarda il
territorio, la prevenzione ecc., c’è tutto un nuovo modo di intendere la
politica sanitaria, una politica che possa consentire per questo settore, quel
rilancio che tutti ci aspettiamo.
Auspico che i direttori
generali che andremo a nominare lavorino 24 ore su 24, non due, tre giorni alla settimana, iniziano martedì e
vanno via il giovedì; vogliamo persone che sappiano trovare le giuste soluzioni
ai problemi, premiare chi vale, operino in modo tale da mettere da parte quelle
lobbies ospedaliere che di fatto gestiscono poi dall’interno sicuramente
tutto quel che c’è da gestire, senza guardare i curricula, senza
guardare il lavoro anche silenzioso di tanti professionisti che sol perché non
conoscono un politico non avranno mai la possibilità di diventare parte attiva
di un processo di rilancio della stessa sanità.
Io sono convinto che andremo
in questa direzione, e noi daremo il nostro contributo.
Mi auguro e finisco,
Presidente, che con il 2008 si incominci a respirare una nuova aria ma anche
qui dentro in Consiglio regionale, anche qui dobbiamo stare attenti sicuramente
al lavoro che farà la Giunta, ma nello stesso tempo dobbiamo essere
propositivi, saper proporre delle istanze, avere la capacità politica di
sentire il territorio e di trasmettere al Governo anche soluzioni e – perché
no? – propositi che sicuramente saranno accolti se vengono all’insegna di una
collaborazione che rilanci a pieno titolo la nostra Regione.
Io me lo auguro, è questo che
voglio stasera, non voglio staccare la spina.
Dall’intervento dell’onorevole Guagliardi le cose invece si
contraddicono, al di là delle idee. Dopo l’onorevole Chiarella c’è adesso
l’onorevole Dima che è di tutta la Calabria, ma anche lui è nativo di un grosso
centro dello Ionio. A lei la parola.
Presidenza del Vicepresidente Antonio Borrello
Presidente e colleghi consiglieri, il Presidente Loiero sa ormai da tempo qual è la nostra
opinione sul Governo regionale e su questa maggioranza di centro-sinistra. Siamo
stati chiari, ci siamo spinti più volte addirittura a chiedere le dimissioni
dello stesso Presidente della Giunta. Abbiamo tentato, soprattutto quando in
questa nostra Regione, in un determinato momento, sembrava che tutti avessero
perso anche la bussola del ragionamento politico, perché condizionati da altro,
di spostare la nostra opinione, la nostra visione su un terreno squisitamente politico.
Cercando
di evitare il qualunquismo di facile portata, di scansare atteggiamenti
populistici che in questi tempi vanno di moda e cercando di tener ferma anche
una coerenza soprattutto in chiave di responsabilità politica. Perché un
partito come il nostro, che in passato ha avuto responsabilità di questo
Governo, oggi che siede sui banchi della opposizione non può avere una doppia
morale rispetto ai problemi della nostra
Calabria.
Quindi guai ad immaginare che dentro questo nostro
ragionamento ci sia un degrado sul piano culturale e politico della discussione
che oggi è al centro del dibattito di questa nostra Regione.
E qual è l’elemento che noi vogliamo evidenziare prima
di ogni altra cosa? Ma è l’elemento è quello che pone ancora una volta la
nostra Regione ad essere inquadrata come una Regione anomala. Il Presidente
Loiero questo concetto di anomalia del sistema regionale italiano lo ha
amplificato nel bene e nel male, perché la sua azione politica, e dico
marginalmente amministrativa, ha prodotto tutta una serie di fatti eclatanti
che vanno al di là di quella che è la normalità delle vicende che segnano il dibattito
politico non solo in Calabria ma nel resto d’Italia.
E’ stato abbondante e generoso il Presidente Loiero nel
momento in cui ha raccolto il 60 per cento del suffragio dei calabresi. Un dato
che non rientra per niente nella consuetudine del regionalismo in Calabria. Il
dato prodotto nel 2005 sul piano elettorale dal Presidente Loiero non trova
precedenti nella storia della logica bipolare in Calabria e in Italia.
Non solo ma questo suo forte consenso elettorale l’ha
spinto a realizzare in questi anni qualcosa che non trova riscontro in
nessun’altra Regione d’Italia, pur avendo il resto d’Italia vissuto in prima
linea la fase costituente del Partito democratico, cioè, ed è l’altro elemento
anomalo del contesto politico e di dibattito all’interno del centro-sinistra,
la nascita del Partito democratico meridionale fortemente ancorato ad un
momento politico fondamentale, determinante. Addirittura qualcuno accredita al
dato calabrese la vittoria di Prodi su base nazionale, visto che quelle
percentuali grosso modo – non so se 56 o 57 per cento – sono state raccolte
anche in occasione delle politiche.
Tant’è che il Partito democratico meridionale in quella
fase si accreditò il merito di aver contributo – quasi in modo determinante –
alla risicata vittoria del centro-sinistra su base nazionale.
C’è di più, tutto questo trova un ulteriore riscontro
anomalo con due dati registrati in occasione delle primarie, proprio qui in
Calabria. Il primo dato, riguarda Rosy Bindi, che sostanzialmente era il
candidato di Loiero in questa nostra regione, che raggiunge il 36 per cento,
quota che è in percentuale più alta per due volte rispetto alla media
nazionale, cioè se la Rosy Bindi raggiunge mediamente il 12 per cento in
Italia, in Calabria arriva al 36 per cento.
Quindi una ulteriore sottolineatura della forza politica
del Presidente Loiero in questa nostra regione.
L’altro dato è che addirittura, pensate, non c’è nessuna
regione d’Italia dove un cittadino su 10 vota per le primarie. Qui mi sembra
che 200 mila calabresi abbiano contributo alle primarie in Calabria. Non c’è
riscontro né in Emilia Romagna, né in Toscana, né nelle regioni
tradizionalmente rosse, se volete di centro-sinistra, un dato così evidente e
forte.
Per cui, se dovessimo definire il percorso politico di Loiero
all’interno dello schieramento di centro-sinistra in questi due anni e mezzo,
non possiamo non sottolineare che è stato puntuale a sottolineare con forza la
sua capacità organizzativa sul piano politico e la sua grande forza sul piano
dell’aggregazione del consenso per farlo poi pesare dentro una cornice più
ampia.
E lei, Presidente Loiero, oggi passa soprattutto per un
grande organizzatore di partiti politici e quindi di grande abilità nella
gestione delle vicende politiche.
Se dovessimo per un solo istante fare una intervista
veloce al calabrese medio rispetto al giudizio dei suoi governi regionali, una
cosa sarebbe certa: lei è ricordato soprattutto come il leader prima del Partito democratico e oggi come elemento
fondamentale del Partito democratico in Calabria.
Perché sottolineo con forza questo aspetto, Presidente?
Perché la sua azione è stata così evidente che di pari passo ha prodotto
qualcosa che invece non doveva accadere in Calabria. Cioè è accaduto che lei
nei primi due anni e mezzo di questa legislatura non ha prodotto quella forte
capacità organizzativa sul piano del governo di questa nostra Regione e sulla
prospettiva vera di realizzare forme di governo essenziali per questa nostra
Regione.
E tutto questo lo dimostra - e non è un fatto soltanto
statistico, evidentemente è anche qui
un fatto prettamente politico – il numero delle Giunte che si sono susseguite
in mezza legislatura. Sono 4 le Giunte; qualcuno potrebbe anche definire questa
rimodulazione come un elemento di sostanziale assestamento del quadro politico,
e come concetto potrebbe anche starci, se avesse come base questo principio. Ma
sappiamo bene che le 4 Giunte che lei ha prodotto nei primi due anni e mezzo di
governo rispondono ad una logica di piena prima Repubblica, di arretramento,
ovvero quando non c’era il bipolarismo, quando non c’erano alleanze
precostituite, quando non c’erano i programmai concordati, quando non erano
indicati i Presidenti di Giunta.
La media di una Giunta ogni 8 mesi noi la troviamo negli
anni ’70-80 quando c’era un sistema dei partiti che conosciamo benissimo e che
ha visto lei in quella fase protagonista come parlamentare nazionale di questa
nostra regione.
Per cui, se dovessimo immaginare che queste Giunte sono
soltanto un assestamento potrebbe anche starci, non foss’altro perché i poteri
del governatore oggi, così come dei sindaci e dei Presidenti delle Province,
danno larga facoltà ad immaginare l’assestamento di un governo o di una Giunta
provinciale, comunale o regionale.
Il fatto vero è che le 4 Giunte prodotte dal
centro-sinistra calabrese e dal Presidente Loiero, sono essenzialmente il
frutto di quattro momenti di grande tensione politica che c’è all’interno del
centro-sinistra calabrese, che, per certi aspetti - e lo dico col rispetto che
porto nei riguardi di tutti e dei colleghi, soprattutto, che oggi non sono più
assessori – lei ha voluto, e che ha cercato di giustificare, perché è così
molto spesso la politica, cioè, che le uscite dei colleghi Lo Moro, Adamo e
Principe rientrano nella fisiologia dell’assestamento del centro-sinistra in
Calabria, quando, invece, sa benissimo che a monte di questo ragionamento c’è
tutta la discussione che ha prodotto il centro-sinistra in questi anni in
Calabria e che ha avuto momenti di grande evidenza nel momento in cui abbiamo
avuto la nascita del Partito democratico.
Né tanto meno possiamo immaginare visto che lei da
questo punto di vista è uomo abbastanza avveduto che per giustificare alcune
uscite dalla Giunta vale il concetto dell’assestamento territoriale.
Noi avevamo già detto all’inizio che 9 assessori di una
provincia che poi tra l’altro è la mia, avrebbero trovato e prodotto
sicuramente al Governo momenti di tensione.
Così è stato, infatti, in due anni e mezzo, ed è
inevitabile, ma così potrebbe anche accadere in Lombardia piuttosto che in
Piemonte. Questi equilibri valgono per la Calabria ma anche per le altre
Regioni. E’ prassi consolidata dei governi regionali di trovare compensazione
territoriale.
Eppure abbiamo atteso 2 anni e mezzo per sentirci dire
che probabilmente qualche assessore è uscito dalla Giunta perché dovevamo
compensare i territori.
Guardi, Presidente Loiero, che altri territori hanno
sottolineato, per esempio quello vibonese, che ci sono anche loro nel contesto
delle province calabresi. Per cui attenzione, Presidente Loiero, faccia conto
che nella prossima Giunta dovrà trovare posto anche un vibonese, forse.
Questo lo sottolineo perché probabilmente nella quinta
Giunta Loiero troverà posto un vibonese.
Perché parlo della quinta Giunta Loiero? Perché anche su
questo molti nodi non sono stati sciolti e lei non ha citato nemmeno alcune
questioni di fondo di questa nostra Regione. Ha sottolineato brevemente, ma con
grande enfasi comunicativa, la vicenda del Piano sanitario, dei fondi
comunitari, la vicenda della Cittadella della Regione, ma anche qui con una
Giunta come è stato per la prima volta, e qui per tradizione e per cultura
antica come classe politica, ogni qualvolta che siamo al governo si tende
a sottolineare le cose che si fanno con
il concetto della prima volta.
Caro Presidente, io ho vissuto così queste vicende, come
le dicevo all’inizio – ecco perché faccio un discorso dalla non doppia morale
–, perché anche quando si sta all’opposizione bisogna sempre ricordarsi che si
è avuta anche l’opportunità di stare al governo. Per cui guai a distinguere i
due momenti in modo netto e in modo separato. Bisogna portarsi dietro anche
l’esperienza del passato per fare un ragionamento coerente fino in fondo.
Io le posso solo dire a proposito dei fondi comunitari,
che la passata gestione del centro-destra
aveva ereditato - e che si sappia ancora una volta e lo voglio
sottolineare – quel programma dei fondi comunitari da una Giunta che fu la
cosiddetta Giunta del ribaltone, se lo ricorda il Presidente Loiero, perché
all’epoca partecipò al tentativo di rimettere in sesto il centro-destra che
aveva difficoltà di coerenza e di condivisione dentro un progetto politico. In
quella occasione quella Giunta portò un solo provvedimento - me lo ricordo
perché ero consigliere regionale –, il Por Calabria 2000-2006 e poi portò un
secondo provvedimento che non fu mai approvato e che riguardava il bilancio
preventivo della Regione del 2000, quando dovevamo andare appunto al voto.
In quella circostanza fu dato grande risalto,
Presidente, al Por Calabria così come si sta sottolineando adesso, ma io ho il
dovere di trasferirvi un altro elemento che secondo me è essenziale nel nostro
ragionamento. Quello, cioè, che bisogna
fare in fretta, subito.
Io ho letto fra le note che la Commissione europea ha
voluto sottolineare in questi giorni, prima dell’approvazione, il fatto che
bisogna riformare il sistema legislativo calabrese per poter accompagnare il
prossimo programma comunitario in modo più snello e più veloce.
Su questo noi non abbiamo notato nulla che vada in
questa direzione. Non c’è nessuna azione politica riformatrice del sistema
politico calabrese che possa aiutare all’utilizzo dei fondi comunitari. Su
questo, una maggioranza larga di 32 consiglieri su 50 potrebbe, per esempio,
farsi carico della necessità, ora che ancora i bandi non sono previsti, ma
arriveranno quanto prima, di come immaginare di affiancare il sistema
legislativo calabrese nell’utilizzo dei fondi comunitari, altrimenti corriamo
il rischio che fra qualche anno daremo un giudizio negativo anche su questa
nuova programmazione dei fondi.
Perché è un destino amaro. Ogni qualvolta che c’è la
programmazione di un Por o di una programmazione comunitaria, esaltiamo i
giudizi positivi che ci giungono dall’Europa, a metà strada cominciamo a
scemare nel giudizio e a darne uno un po’ più prudente, e poi, puntualmente, a
fine impiego, diamo un giudizio negativo sull’utilizzo dei fondi comunitari.
Capisce bene che questo non è un problema di polemica
politica fra centro-sinistra e centro-destra, ma appartiene un po’ alla storia
della utilizzazione dei fondi comunitari. Mi permetto di sottolineare questo
aspetto come dato fondamentale per poter immaginare nel prossimo futuro
l’utilizzazione dei fondi comunitari come un fatto di salto di qualità della
classe dirigente calabrese, intesa non solo come classe dirigente politica, ma
anche come classe dirigente burocratica di questa nostra Regione.
Ed allora mi avvio alla conclusione. Presidente, anche
per rendere il dibattito un po’ più produttivo sul piano dei concetti più
politici, ho tentato stasera di accorpare il tema della sanità con questa
discussione al primo punto, per rendere più fluido e anche più coerente un
ragionamento.
Voglio fare brevemente anche qui, sul piano della
sanità, un riferimento, senza entrare con la solita logica dei luoghi comuni,
senza cadere nella retorica e nel tentativo di immaginare non so che cosa, ma
cercando di evidenziare una cosa che a mio parere deve essere fatta al più
presto. Attenzione: il Piano sanitario regionale non è l’occasione per
rispondere a quello che ha segnato profondamente la nostra Regione attraverso
le ultime vicende.
PRESIDENTE
Onorevole Dima…
Giovanni DIMA
Il riferimento è ai
tre ragazzi che sono deceduti, due negli ospedali di Vibo Valentia e uno nella zona del reggino.
Mi riferisco,
piuttosto, alla necessità di dire, una volta per tutte, ai calabresi che, attenzione, c’è una
ipotesi di Piano sanitario che è alternativa a quello in essere, perché anche
qui la terminologia, la comunicazione che va incontro ancora una volta a quella
formuletta “per la prima volta un Piano sanitario”, ecc… Attenzione, un Piano
sanitario in essere c’è in questa Regione.
Poi probabilmente in questi due anni e mezzo non c’è
stata la volontà di applicare alcune norme di quel Piano sanitario, ed
evidentemente c’era – qui è tutto legittimo – una visione diversa della sanità
rispetto a quella proposta dal centro-destra.
Noi vorremmo che il confronto possa essere avviato al
più presto nelle Commissioni - Presidente ho finito –, per giungere ad una
discussione serena, al tentativo forse per la prima volta di mettere questo
Consiglio regionale nelle condizioni di dire che ha fatto un salto di qualità,
perché le uniche o presunte riforme adottate in questo Consiglio regionale sono
quelle dell’accorpamento delle Asl, dell’abrogazione dell’Afor e dell’Arssa,
prodotte con un provvedimento chiamato maxi-emendamento, presentato nottetempo,
di domenica, addirittura, ed approvato a colpi di maggioranza il giorno successivo.
Capite bene quindi che o il Piano sanitario diventa
l’occasione della qualificazione di una classe dirigente calabrese e se volete
della vostra maggioranza, oppure diventa, e se volete è anche legittimo,
l’approvazione a maggioranza di un provvedimento. Io non mi scandalizzo su
questo ma che sia un provvedimento condiviso come scelta strategica rispetto a
quella che vogliamo fare della sanità. Quindi mettere per la prima volta questo
Consiglio regionale nelle condizioni di dire – per la prima volta – che abbiamo
approvato un provvedimento serio ed importante per questa Regione.
Concludo, Presidente Loiero, dicendo che ovviamente
restiamo molto critici sulla sua azione politica amministrativa. Abbiamo il
dovere di dirlo con molta chiarezza e franchezza come è il nostro modo di
intendere la politica. Non rifuggiamo facilmente nelle logiche qualunquiste o
populiste che molto spesso sono facile preda di consenso di persone, vogliamo,
però, contribuire ad un ragionamento sano, schietto e severo se volete fino in
fondo, perché ritengo che alla fine poi in una logica che noi vogliamo
sottolineare sempre più forte, in una logica bipolare questo concetto debba
essere salvaguardato.
All’inizio lei richiamava il concetto americano. Noi non
abbiamo quella storia e quella tradizione. Si accontenti di avere una sua
maggioranza e anche di una opposizione dura.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole De Gaetano. Ne ha
facoltà.
Collega De Gaetano, mi dispiace farlo, ma sento la
necessità di rappresentare l’esigenza posta un po’ da tantissimi colleghi,
perché dieci minuti possono per tolleranza diventare quindici non possiamo
arrivare certamente a mezz’ora.
Solo dieci minuti e
chiuderò il mio intervento.
Ho deciso di
intervenire dopo il mio capogruppo del quale condivido l’intervento al 100 per cento per esprimere alcune
mie opinioni, ma, soprattutto, per dire chiaramente che il gruppo di Rifondazione comunista è un gruppo unito.
Sulla stampa regionale in questi mesi abbiamo letto troppe volte interpretazioni sbagliate che
facevano apparire il partito - in cui io e il collega Guagliardi militiamo –
come diviso, militarizzato, dove c’era una forte contrapposizione tra due
province: Reggio Calabria e Cosenza e per questo motivo, per via di questa
guerra intestina tra me e il collega Guagliardi, il gruppo di Rifondazione
comunista preferì uscire dalla Giunta.
Vorrei rassicurare tutti che il mio è un Partito unito e
io sottoscrivo al 101 per cento quel che ha detto Guagliardi. Per l’ennesima
volta abbiamo dato dimostrazione in Calabria ed in Italia di essere un partito
serio. Perché vede, Presidente, è difficile in questo Paese, in questa Regione
trovare un partito che rinunci al potere, mentre è facile, invece, trovare
lotte intestine per avere le poltrone.
Io ho la fortuna di militare in un Partito che riesce
anche a dir no al potere. L’abbiamo fatto nel 1998 quando siamo usciti dal
Governo nazionale e l’abbiamo fatto
anche in questa occasione con la Giunta regionale.
Non è facile in questo momento di antipolitica trovare
un partito con questa coerenza e noi lo vogliamo rimarcare.
La relazione che ha fatto il Presidente Loiero è stata
lunga. Alcuni aspetti io li condivido altri no. Ma il riferimento, Presidente
Loiero, alla democrazia americana mi permetta di dire che non lo condivido per
niente, per mia concezione culturale è, infatti, una democrazia lontana dai
canoni a cui vorrei ispirare la mia azione politica. Sapete che il sistema
americano è incentrato su due partiti che nella sostanza attuano la stessa
politica.
Non c’è un vero confronto dialettico sui grandi temi
dirimenti di quel Paese. La democrazia americana è governata dalle lobby
economiche delle armi, della sanità privata, dell’industria pesante, delle
sigarette che fanno cambiare il governo nell’alternanza tra Partito democratico
e Partito repubblicano ma alla fine la politica estera, quella economica non
variano mai.
Mi auguro che noi non ci ispiriamo mai a quel modello di
democrazia anche se devo dire che la strada presa dal Partito democratico in
Italia, anche nel nome, si ispira molto a quella tendenza che io contrasto.
(Interruzione)
Come no? Il Presidente Loiero è un fine politico e sa
che il sistema politico europeo si impernia su due grandi culture: la
anglosassone che è la cultura americana, quella dove non ci sono grandi
differenze tra partiti, e le culture politiche nate dalla Rivoluzione francese
a cui si ispira quella italiana, in cui ci sono grandi differenziazioni, grandi
famiglie politiche che si combattono, si confrontano su grandi temi: la lotta
di classe, il conflitto capitale-lavoro, posizioni etiche diverse.
Io su questo tipo di modello politico mi ispiro e credo
che il nostro Paese si debba anche ispirare a questo modello culturale e
politico che è il nostro, quello che c’è stato in tutta Europa tranne che in
Inghilterra.
Allora per questo io credo che uno dei punti che noi
dobbiamo in questa legislatura cambiare sia il presidenzialismo.
Guardate, il presidenzialismo – ora non parlo della
Calabria, il riferimento è al livello nazionale – è una malattia che sta
rovinando la democrazia nel nostro Paese. Non è il modello che si addice
all’Italia e alle Regioni italiane.
Il nostro gruppo nella scorsa legislatura insieme
all’amico e al compagno Michelangelo Tripodi, questi due gruppi sono stati gli
unici a fare una battaglia in questo Consiglio regionale e infatti sono stati
gli unici a non votare per lo Statuto e si sono astenuti perché erano contrari
alla forma di governo del presidenzialismo.
(Interruzione)
E così, anche il collega Borrello, scusa in questo
momento non lo ricordavo.
Credo che dobbiamo rivisitare lo Statuto, al di là di
chi governa oggi, per lasciare uno Statuto a chi verrà dopo di noi, uno Statuto
che punti a dare un nuovo ruolo al Consiglio regionale che è svuotato.
L’avete detto tutti colleghi: il Consiglio regionale
deve riprendere il suo ruolo cardine, deve discutere, le leggi devono essere
approvate, ma, ripeto, deve avere un ruolo perché oggi non ce l’ha, come non ce
l’hanno più i Consigli comunali.
Io sono stato consigliere comunale e anche assessore non
nell’ultimo comune calabrese ma nel più grande e l’esperienza mi insegna che
tutto passa dalle Giunte, mentre i Consigli sono stati oramai svuotati.
Allora dopo aver applicato questo nuovo modello, esserci
inebriati dopo gli anni ’90 di questa spruzzata di maggioritario e di
presidenzialismo, credo sia giunto il momento di eliminarlo e di tornare ad una
nuova politica che punti a ridare un ruolo centrale alle assemblee.
E’ la cultura, Presidente Loiero, che c’è in Europa dove
tutte le grandi democrazie sono democrazie assembleari.
Credo, e su questo dovremmo aprire un ragionamento, che
noi come gruppo di Rifondazione comunista avanzeremo delle proposte in questo
senso, cioè di rivedere lo Statuto puntando nuovamente a temperare o ad
eliminare del tutto il presidenzialismo.
Vedete, lo diceva Guagliardi, noi abbiamo deciso in
questo momento di stare fuori dal governo regionale non per lotte che c’erano
tra me e lui o all’interno del partito, ma perché in questo momento vediamo che
c’è una grossa difficoltà nella nostra Regione.
Anche se sono state fatte delle cose importanti – alcune
delle quali ricordava il Presidente Loiero,
e altre sono state fatte in maniera positiva –, questo buon lavoro prodotto non
è stato percepito dai calabresi che si aspettavano molto da questo governo
regionale.
Si aspettavano una inversione di tendenza che forse non
era facile fare subito, probabilmente perché più grande anche delle nostre
forze. Ma la gente si aspettava un cambio epocale in Calabria, come anche in
Italia, perché la situazione calabrese non è dissimile da quella che c’è a
livello di Governo nazionale, dove anche lì c’è un senso di frustrazione, di
abbandono, c’è l’antipolitica galoppante. E questa antipolitica si alimenta dal
fatto che la gente è molto scontenta e questo segnale, questo grido noi lo
dobbiamo saper ascoltare, perché non serve adottare anche alcuni provvedimenti buoni
se non c’è una politica complessiva che cambi e che scardini alcune cose che
sono immodificabili nella nostra Regione.
Per questo noi siamo usciti e ringraziamo il Presidente
Loiero per l’attenzione che ha avuto nei nostri riguardi. La intendiamo come un
dato positivo ed un segno di rispetto, ma a questo segno di rispetto,
Presidente, ci aspettiamo anche delle risposte su alcuni punti concreti che
abbiamo chiesto.
Naturalmente non è il Presidente Loiero che da solo deve
dare delle risposte, questa è una squadra, una maggioranza che insieme ha vinto
le elezioni. Noi le risposte le vogliamo dal Presidente della Giunta e da tutti
i partiti della coalizione.
Il Presidente Loiero è stato l’unico a darci una interlocuzione,
vogliamo che questa stessa interlocuzione venga allargata a tutta la
coalizione, perché non è possibile che il nostro gruppo esca dalla Giunta
regionale e non venga nemmeno avvertita l’esigenza di convocare una riunione
tra i segretari regionali dei partiti del centro-sinistra per discutere i motivi dell’uscita dall’Esecutivo.
E’ come se non fosse successo niente. Ed allora, mi
chiedo: dove è questa innovazione? Noi abbiamo chiesto due-tre cose importanti
e su questo vorremmo confrontarci. Qualcuna, come l’istituzione di una
Commissione etica, è stata accolta dal Presidente Loiero; noi abbiamo
apprezzato, Presidente, che lei abbia annunciato che nella Regione Calabria
sarà fatta questa Commissione etica, l’abbiamo chiesto perché questa è stata la
Regione delle ruberie, la Regione dove il Por, che è stato – come ha detto
qualche altro collega – uno strumento positivo dal punto di vista della
programmazione, si è rivelato nel concreto uno strumento che non è servito ai
calabresi ma ad alcuni per arricchirsi.
Per questo abbiamo chiesto una Commissione etica che
vigili sul Por per far in modo che questi finanziamenti non finiscano nelle
solite mani, nei soliti capitalisti che depredano il nostro territorio.
Ma insieme a questo abbiamo chiesto uno sforzo dal punto
di vista ambientale. Noi siamo contro, Presidente, il raddoppio del
termovalorizzatore.
Il 22 dicembre a Gioia Tauro ci sarà una grande
manifestazione di popolo in cui ci saranno migliaia e migliaia di calabresi che
diranno che vogliono un altro sviluppo, che la Calabria non diventi una
pattumiera e che non lo può diventare Gioia Tauro.
Su questo vogliamo risposte e su questo faremo una
battaglia frontale perché la nostra regione non può morire, non può diventare
ricettacolo di tutti i rifiuti delle altre regioni ricche che li portano qui, e
noi li accogliamo e li trasformiamo, come si dice oggi.
Anche sul rigassificatore abbiamo dei forti dubbi,
Presidente. Su questo noi vogliamo veramente cambiare la politica ambientale
che c’è in questa nostra regione e nella zona di Gioia Tauro, dove c’è tutto un
discorso di concentrazione:
termovalorizzatore, raddoppio, futuro rigassificatore, centrale a turbo
gas e tante centrali di trasformazione e di compostaggio che renderanno
quell’area, una bomba dal punto di vista ambientale.
Chiedevamo altre cose e credo che su questo, Presidente,
se riusciamo a ragionare e ad aver risposte da questo punto di vista potremo
anche rivedere la nostra posizione ed in futuro rientrare, ma solo se ci
saranno risposte adeguate a queste richieste politiche.
Non basta la buona volontà che ci è stata testimoniata
da lei. Noi vogliamo risposte per poter dare segnali alla nostra gente che è
scontenta. Segnali concreti, che puntino alla gente che lavora, che non arriva
alla fine del mese, in modo che quella gente possa dire:“Il governo regionale
ha fatto un provvedimento che ha migliorato le nostre condizioni di vita”.
Vedete, e mi avvio alla conclusione, il nostro rapporto
si è incrinato con quel maxi emendamento a cui faceva accenno il collega
Guagliardi. Noi non accettiamo questo modo di far politica, dove tre persone
decidono di fare un certo tipo di operazione, di cambiare radicalmente un
provvedimento che viene portato a conoscenza del Consiglio regionale, delle forze della maggioranza il giorno
stesso in cui si deve votare.
Noi rigettiamo questo modo di far politica, ed è lì che
si è incrinato il rapporto tra noi e la coalizione che governa questa Regione.
Credo che da quel punto di vista c’è necessità di recuperare un certo modo
d’essere coalizione.
Ed anche la parola “riforme”.Io ho ascoltato con molto
interesse l’intervento del collega Principe che viene da una cultura politica
che ha fatto del riformismo la bandiera.
Credo, però, che negli ultimi 15 anni la parola riformismo
si è trasformata ed ha cambiato significato.
Vedete, Turati che è stato in Italia colui che ha
portato ed ha messo nel lessico politico la parola “riformismo” diceva che il
riformismo è un avvicinamento per tappe alla rivoluzione, al rovesciamento del
capitalismo, per portare un altro sistema economico e sociale. Negli anni ’60
il centro-sinistra ha fatto delle riforme epocali.
Riccardo Lombardi ed altre culture storiche socialiste,
Pietro Nenni, quando sono andati al Governo hanno attuato la riforma della
scuola, abolito l’avviamento, voluto la scuola pubblica per tutti, anche la
sanità per tutti, la nazionalizzazione dell’Enel, dell’energia, cioè, grandi
riforme.
Le riforme erano miglioramenti delle condizioni di vita
della gente, aumento di diritti. Oggi la parola riforme si è trasformata.
Quando sentiamo la parola riforme vuol dire che si azzerano i diritti, tolgono
garanzie, avviene a livello nazionale quando si parla di riforma delle pensioni
e questo significa massacrare le persone che non riescono più ad andare in
quiescenza perché viene allungata l’età pensionabile. Anche nella nostra
Regione la parola riforma ha significato abolire Arssa e Afor e distruggere,
come diceva il collega Guagliardi, la possibilità di vivere per alcune comunità
del nostro territorio, che stanno in montagna.
Vorrei concludere dicendo a tutti i colleghi che ci
riempiamo tutti la bocca, dopo la strage di Duisburg, parlando del fenomeno
della ‘ndrangheta, della criminalità organizzata, di come sconfiggerla, facendo
provvedimenti estemporanei. Ma io chiedo a tutti: quanti di voi colleghi sono
stati a San Luca o ad Africo? Quanti di voi realmente conoscono nel concreto
queste comunità?
Sapete a San Luca qual è la principale occupazione? E’
quella della forestale. Ci sono 250 forestali a San Luca. Ma voi immaginate tra
qualche anno, quando la forestale non ci sarà più, quel che resterà a San Luca?
Non resterà niente e la ‘ndrangheta sarà ancora più forte, perché non ci sarà
nessuna possibilità per quella comunità di vivere.
E noi che abbiamo fatto? Abbiamo fatto la riforma
sopprimendo l’Afor e dicendo che fra 10 anni non assumerà più nessuno? Questo è
per voi fare le riforme in Calabria? Colleghi, credo che veramente dobbiamo
farci un esame di coscienza e ragionare.
Noi vogliamo stare in questa maggioranza per cambiare
questa nostra Calabria, per dare più diritti alle persone non per toglierne,
per dare la possibilità a chi vive a San Luca di non avere due strade: o andare
via o di diventare mafioso, ma di poter vivere da cittadino onesto, laurearsi,
farsi una famiglia e dare un futuro ai propri figli e alla nostra terra. Vi
ringrazio.
Presidenza del Presidente Giuseppe Bova
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Giamborino. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, non è un momento
facile questo, non tanto per quel che andiamo a discutere , ma è un momento
assai difficile quello che ci è dato da vivere: un Paese in crisi, triste ed
ormai in declino, lo riporta il “Corriere della Sera” riprendendo una notizia del “New York
Times,” annota, signor Presidente, la pochezza della politica, la crisi morale
e la crisi della giustizia, la mancanza di una classe dirigente.
Vede,
Presidente, secondo me i lavori del Consiglio, per quel che ho sentito fino a
questo momento non sono entrati nel vivo, perché la traccia probabilmente è
stata data in modo capestro. Questa anomalia, questa responsabilità, va segnata
alla Conferenza dei capigruppo che
lei presiede.
Infatti,
l’ordine del giorno al suo primo punto così recita “Aggiornamento del programma di governo del Presidente della
Giunta e quant’altro”.
Io qui
non vedo alcuna novità, signor Presidente, e capisco di essere stato chiamato
ad un aggiornamento del programma
della Giunta. Di questo signor Presidente vorrei parlare.
Tuttavia
farei un grave errore se dovessi tentare di occuparmi della qualità e di come
la Giunta è stata nominata. Sarebbe una ingerenza perché tutto questo spetta
per Statuto e per legge
costituzionalmente anche a livello regionale al signor Presidente della Giunta.
Di
fronte a questa decisione non faccio altro che adeguarmi. Da uomo libero,
signor Presidente, non dirò quello che mi converrebbe affermare ma quello che
mi sento di dire anche se questo non farà la mia convenienza politica.
Siamo
tutti chiamati, signor Presidente, ad un momento importante e, quindi, la
responsabilità ed il buon senso dovrebbero farla da padrone. A questa filosofia cercherò di ispirarmi.
Il
signor Presidente della Giunta, l’amico Agazio Loiero, ha pubblicamente più volte e credo anche legittimamente e
puntualmente detto – questa è una cosa che mi piace sottolineare – che questa
nuova Giunta nasceva anche, fra le altre cose, per tentare di porre argine e
rimedio alla cosiddetta questione territoriale.
Non me
ne vorrà il Presidente Loiero, lui lo sa, io
confermo anche in questa occasione pubblicamente il mio solito e consumato
affetto nei suo confronti dal punto di
vista personale, però mi fermo.
So di dover
essere responsabile, però il Presidente della Giunta pubblicamente ha fatto, a
mio avviso, un altro errore politico parlando, nel suo primo governo, di
qualità nel fare la Giunta.
Onorevoli
colleghi e onorevole Adamo in particolare, per quel che riguarda la
responsabilità politica alla quale mi rifaccio per intero, questa non è una
situazione che io condivido, perché nella prima affermazione, quella di dover
badare, e qui anche l’estromissione legittima, volontaria o meno di alcuni
colleghi in Giunta, agli aspetti della territorialità, Vibo Valentia non è riuscita ad avere con questa nuova formazione
né rappresentanza, né riconosciuta qualità…
(Interruzione)
…dicevo
che evidentemente nei fatti e nella risultanza Vibo Valentia non rientra né nel territorio calabrese, ma soprattutto non esprime
qualità.
Però
vorrei ricordare alcuni fatti, perché non sono qui per praticare la cultura dei
sofisti e cioè tentare di dimostrare che quel che dico è della parte giusta. Io
tento di dimostrare quello che dico attraverso i fatti.
Nella
ultima crisi del governo regionale, se così si può chiamare, naturalmente
nell’avvicendarsi della consumazione della nostra vita amministrativa e
politica, nel mio partito, quello vibonese, ancora la diaspora era imperante.
Oggi, grazie a Dio, è stata, ed io sono contento di questo ed ho accolto questa
come una probabile nuova epifania per la nostra politica e soprattutto per i calabresi. Dicevo che la diaspora era imperante e
tuttavia il mio Partito indicò alla unanimità, con l’accordo anche degli amici
diessini e di tutta la coalizione, un cittadino vibonese a sottosegretario - lo
ricorderà il Presidente Loiero, perché così “sottosegretari” venivano chiamate
le figure che venivano subito dopo gli assessori – la persona del professor Giuseppe
Teti dell’università di Messina.
Uno scienziato che io credo ( ed è anche un modo per
citarlo e per salutare il professore Cersosimo che ho conosciuto poco fa ma che
conosco molto bene attraverso le pagine dei giornali, io posso non condividere
ma è conosciuto parimenti), sul piano
scientifico sia conosciuto il professore Teti,direttore dell’istituto di
microbiologia di Messina.
Al Presidente Loiero, in quell’epoca ci pregiammo di
portare a casa sua il curriculum, e fra le altre cose il professore Teti
scoprì un vaccino che permetterà in futuro – se non è già in atto – di
sconfiggere una malattia come la meningite.
All’epoca noi consiglieri regionali, vista la diaspora
della politica, dicemmo: proponiamo il nome di uno scienziato vibonese per
colmare questa situazione; il Presidente Loiero, allora, ci sembrò contento di
questa cosa. Poi non se ne fece nulla.
Ripeto che io da uomo responsabile ho il dovere di non
dilungarmi oltre, anche perché dopo di me ci sarà l’intervento del nuovo
capogruppo del Partito democratico che racchiude nella sua responsabilità le
posizioni del gruppo…
(Interruzione)
Signor Presidente, capisco quel che vuol dire…
Dicevo che racchiude nella sua responsabilità il gruppo consiliare
che Adamo dovrà guidare, la mia responsabilità modestissima, ma probabilmente
anche quella del Presidente Loiero.
Se così non , è io non so che cosa fare e come devo
soprattutto comportarmi.
Signor Presidente, sono disponibile ad aggiungere allo
sforzo – parlo al Presidente Loiero – che a questo punto non può non essere
credibile, sarebbe veramente drammatico per l’intera Calabria se questo
tentativo non fosse sinceramente la volontà di mettere in essere e di
promuovere definitivamente la promozione culturale e sociale della nostra
terra.
Non sia però, signor Presidente, uno sforzo improntato
alla cultura che fino ad oggi ha caratterizzato tutta la politica di questo
Paese ed in particolare del Mezzogiorno d’Italia, e per quel che ci riguarda
quella calabrese, deve darsi un metro per misurare il merito, altrimenti non
capisco chi stabilisce il merito di chi ha qualità, di chi ha assolutamente
diritto e quant’altro.
Allora io cosa voglio dire? La politica, signor
Presidente Bova, colleghi e onorevoli prima si è preoccupata…
(Interruzione)
…mi riservo di reintervenire, signor Presidente, quando
si aprirà l’altro punto, la nota dolente, il vero tumore della Calabria che a
mio avviso è…
(Interruzione)
No, signor Presidente, io non accetto questa cosa. Intanto
io parlo da sei minuti ed i colleghi hanno parlato anche per 25 minuti, ma se
vuole posso smettere…
(Interruzione)
PRESIDENTE
Intanto io non voglio che smetta. Intanto l’orologio è
quello, lei sta parlando da 11 minuti. Poi se qui così è se vi pare, io non sono d’accordo e non presiedo solo…
Pietro GIAMBORINO
Le chiedo allora di
concedermi altri due minuti per concludere anche se in modo assolutamente non
organico, perché non si può affrontare o fare una riflessione politica su
quelli che sono i problemi della Calabria, in
dieci minuti.
Dicevo signor Presidente, che abbiamo bisogno di una
maggiore serenità, di un maggiore equilibrio. Io non sono qui per far pagelle
né per gli uscenti né per gli entranti. Gli entranti sono dei colleghi consiglieri regionali che conosco molto bene e al
quale va il mio augurio.
Io mi sento
risarcito in parte dalla presenza in Giunta di
alcuni amici ai quali sono legato anche da affetto personale come tutti gli
altri, ma in particolare anche per una radice comune dal punto di vista politico.
Questo sì, signor Presidente, ma non posso
segnalare qui alcune verità ed alcuni fatti consumatisi in positivo.
Come non
sottolineare signor Presidente, che l’unico assessore – non me ne voglia nessuno – con il quale
intrattengo rapporti amicali assai interessanti per quella che è la mia cultura
dell’amicizia, il quale davvero ha dato all’antica Monteleone in parte quello
che le spettava, è l’uscente assessore alla
cultura, onorevole Sandro Principe.
Questo è, signor Presidente, ma non perché io abbia una
particolare volontà di fare plagio culturale nei confronti di Sandro Principe. Come non segnalare
qui, signor Presidente, la vocazione al servizio e la passione civile e
l’impegno assai profondo di mamma e di amministratore di Doris Lo Moro, quando
per una notte intera siamo stati collegati ed impegnati per tentare di dare
solidarietà ad un bimbo di 5 anni che proprio vicino casa mia era stato
investito da un’automobile e che era in coma profondo. I medici avevano detto
che il bimbo non poteva assolutamente salvarsi, invece poi le cose andarono
meglio, Doris alle 5 di mattina si era preoccupata di informarsi.
Vorrei vedere da oggi, signor Presidente, come andrà
questa sanità che è distrutta, perché è distrutta, perché prima la politica si
preoccupa di dire di far diventare medico lo studente universitario senza che
questo lo meriti e poi si è preoccupa, e da sempre, promuovere primari, organizzatori della sanità. Forse è questo il
vero problema, non Doris Lo Moro.
Bene, signor Presidente, concludo e non parlo del
collega Adamo, perché potrei apparire uomo assai di parte non solo perché egli
è autorevolissimo esponente della politica e del Partito democratico ma anche
perché è mio amico personale.
A lui auguro invece di riuscire a tirar fuori, a
riorganizzare la politica, ad organizzare i valori del Partito democratico, dei
quali purtroppo ad oggi non si intravedono compiutamente tutti i tratti
portanti che questo partito, nel suo aggettivo e nel suo nome dovrebbe avere.
Davvero spero che insieme si possa trovare la qualità e
un metro per misurare la meritocrazia. I consiglieri regionali vibonesi sono
stati utili e servono per la loro puntualità e per la loro assidua presenza,
per il lavoro che fanno nelle Commissioni. Hanno portato in Aula e contribuito
ad approvare il provvedimento riguardante la
Stazione unica
appaltante.
Io mi onoro con grande serenità dire che il Presidente
di quella Commissione è chi parla, che ha anche tantissime iniziative
politiche, e consentitemi di dire che questo non è uno sfogo personale, perché io, tutti sanno, non avevo
l’ambizione personale di entrare in Giunta, è
una difficoltà reale che coglie e raccoglie, con una eco assai interessata, il
grido di dolore che si alza, signor Presidente,
dalla intera Calabria ed in particolare da un
territorio vibonese che,
nonostante la sua storia più che millenaria o tri-millenaria, se si può dire, i
più raffinati avrebbero detto millenaria, io le dico che sono qui per servire
la causa di questa maggioranza, che sono qui
per servire soprattutto la Calabria da uomo libero che dice sempre quel che
pensa e che si ripromette di dar contributi e di spingere sempre nella
direzione del merito e delle spettanze che le nostre popolazioni non possono
ulteriormente attendere, che non ce la fanno probabilmente ad aspettare.
Voglio dire al
Presidente Loiero e all’Aula che sembrerebbe strano questo tipo di intervento
da parte di un consigliere di maggioranza, che è capogruppo uscente di un
partito, fondamentale, io credo, per il contributo e per la storia dalla quale
traiamo le origini. Ma io non lo credo, signor Presidente, perché questo è un
discorso di un uomo libero che chiede al Presidente Loiero, in modo netto e
chiaro, un maggior rispetto istituzionale anche per quel territorio. Perché non
basta, signor Presidente, ed io spero che almeno in questo mi darà un segnale
di rispetto istituzionale se non vuole di amicizia – ma anche quella sarebbe
assai gradita – non dire pubblicamente
sui giornali – perché ho letto questo sulla stampa – che nella formazione della
Giunta, alla domanda che il cronista rivolgeva al Presidente “Ma Vibo Valentia
è fuori” rispondere“No, su Vibo Valentia ho parlato, ed ho parlato con un
soggetto politico al quale sono legato e che voglio bene e che stimo e che è un
soggetto istituzionale assolutamente, ecc…”
Però, signor
Presidente, avrebbe probabilmente potuto dire e forse sarebbe stato ancora più
puntuale: “Mi riprometto di riparlarne anche con i consiglieri regionali che mi
sostengono, che mi stimano e che dividono con me le responsabilità di governo
di questa martoriata terra”.
In questa
direzione io, signor Presidente…
PRESIDENTE
Credo che possa
concludere, sta parlando da 17 minuti, onorevole Giamborino.
Pietro GIAMBORINO
Il 17 è un numero
sfortunato, signor Presidente, comunque faccia passare quindici secondi da
questa cosa.
Mi scuso, io non
personalizzo la politica, spero di non averlo fatto nemmeno questa volta,
comunque non era questo il mio intento, se non quello di servire la Calabria.
(Interruzione)
Chiedo scusa ai
colleghi, onorevole Adamo, ci sono delle regole che non sono fissate stasera
arbitrariamente da me. Se ci rimaniamo, bene, altrimenti anche questo è un
elemento di valutazione.
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Adamo. Ne ha facoltà.
Signor Presidente,
onorevoli colleghi, penso di rimanere nei 10 minuti e per questo vi chiedo
scusa se andrò avanti per schematismi e deduzioni senza approfondimenti, ma
avremo modo e tempo per i lavoro che faremo da oggi in avanti in Consiglio
regionale di puntualizzare e di incontrarci sulle varie questioni che intendo
porre almeno dal mio punto di vista.
Sicuramente noi
abbiamo un problema, ha ragione il Presidente, che non è soltanto quello del
rispetto dei tempi ma della organizzazione dei tempi e dei nostri lavori,
perché in sede di riforma regolamentare probabilmente non sarebbe sbagliato se
i gruppi convenissero che per dibattiti di questo tipo i tempi si
contingentassero per gruppi. E si potesse avere un governo anche del dibattito
sulla base del principio della responsabilità.
Ma siccome non si
poteva fare stasera, mi auguro che si faccia rapidamente nella prossima fase.
Noi abbiamo già avviato un processo di cambiamento, c’è questo intento della
riforma del Regolamento e il Regolamento può essere anche rivisto per quanto
riguarda l’organizzazione dei lavori. Un problema c’è perché, altrimenti, ha
ragione il Presidente del Consiglio, è difficile persino governare l’Aula
quando si va su temi così impegnativi e solenni.
Richiamare l’auto-responsabilità
e quindi anche l’auto-determinazione dei gruppi, e del resto anche a questo
dovrebbe servire il Partito democratico, per esempio. Ancora il gruppo, non c’è
anche se è stato politicamente costituito, è stato eletto il suo Presidente, non
è stata data comunicazione ufficiale, ma ancora non è operativa la nuova –
inevitabilmente non poteva che essere così – Conferenza dei capigruppo.
Il gruppo del
Partito democratico si sostituisce a ben 5 gruppi, il che aiuta a semplificare
ed è un vantaggio per tutta l’Aula. Un contributo che potrebbe essere dato
anche in maniera più utilitaristica ai fini del dibattito che di volta in volta
sui vari provvedimenti l’Aula deve sostenere, ma su questo torneremo dopo.
Molto rapidamente,
io penso che quest’Aula dovrebbe fare uno sforzo ulteriore: sfuggire alla
contingenza propriamente politica e soffermarsi sulla riflessione che in questo
momento ci impone lo stato della Calabria.
Valutare anche le
scelte politiche-istituzionali in rapporto all’esame ed alla riflessione che
facciamo della fase.
Io non sono
convinto che ce la possiamo cavare tutti quanti, opposizione e maggioranza,
tracciando e delineando solo il quadro di indubbia difficoltà socio-economica
di crisi – usiamo la parola per quella che è – che vive la nostra regione.
Perché lo stato di
crisi è ormai permanente, non è congiunturale ma è strutturale. Il punto è un
altro, cioè se a questa fase ci sia una classe dirigente – e scusate il termine
forse un po’ enfatico, un po’ forte, un po’ pretenzioso - in grado di assumere
su di sé la responsabilità per governare questa crisi e tentare di portare la
Calabria verso altre direzioni rispetto a quelle che ha conosciuto negli ultimi
decenni.
La crisi riguarda
una condizione economica e sociale e riguarda anche il profilo storico del
regionalismo che abbiamo conosciuto in Italia ma, soprattutto in Calabria,
perché questa discussione – l’Aula lo sa – non è nuova in questi banchi. Ma
questa discussione sulla crisi calabrese ha accompagnato l’esperienza regionalista
fin dagli anni in cui è stata pensata la Regione Calabria.
Per molti aspetti,
se conveniamo sul fallimento del primo regionalismo, dobbiamo anche convenire
sul fatto che molte distorsioni e molti guasti, di cui oggi paghiamo le
conseguenze, sono stati addirittura determinati negli anni di quel
regionalismo.
Oggi si
manifestano sul terreno istituzionale, sulla espressione delle forme
democratiche, si manifestano anche per quanto riguarda lo sviluppo
socio-economico, perché non c’è dubbio che le distorsioni che conosciamo, i
problemi che si manifestano oggi nelle città o sulle coste o sull’abbandono
delle zone interne, non possono essere considerati problemi che sono l’effetto
di politiche sbagliate fatte nei decenni passati.
Oggi, quindi, la
responsabilità di una classe dirigente è di fare i conti con queste distorsioni
e con queste contraddizioni e misurarsi su questo terreno.
Penso che questo
sia lo spirito che ha animato il programma ed il progetto che abbiamo
sottoposto agli elettori nel 2005, ed è giusto richiamare il fatto che su
questo vogliamo esser verificati, su questo vogliamo fare i conti. Solo che
questi debbono essere chiesti alla fine di una legislatura, trattandosi,
ovviamente, del fatto che noi dobbiamo fronteggiare una crisi di tipo strutturale
che non può richiedere colpi di bacchetta magica dalla sera alla mattina per la
soluzione di problemi oltre che annosi anche assai complicati.
Badate, non sono
alla ricerca di assoluzioni o di giustificazioni, perché quando ci siamo
proposti agli elettori sapevamo che governare la crisi calabrese era un dato
assai complesso. Non pensavamo fosse una passeggiata governare la Calabria.
Forse la realtà ha
superato l’immaginazione, perché anche qui non banalizziamo: il 16 ottobre 2005
è un tremendo spartiacque nella vita politica e democratica di questa Regione.
Quindi, quando si
parla di fasi uno e due dobbiamo leggerle sotto questo aspetto. Mi si consenta,
dal mio punto di vista, di poter qui solennemente affermare che la fase uno,
una identità per molti aspetti coerente con l’impostazione programmatica che ha
accompagnato l’insediamento del Presidente Loiero alla guida di questa Regione,
l’ha avuta.
L’identità da che
cosa era data? Dalla idea della nuova Regione che bisognava mettere in campo.
Era questa o no la critica di fondo al vecchio regionalismo? E’ su questo che
si è lavorato, qui non si tratta di spuntare le cose fatte positive, oppure,
lasciatemelo dire, qui non si tratta di fare una gara per indicare le cose che
non vanno o le questioni che emergono prepotentemente come negative.
Vediamo il
contesto entro il quale conveniamo sul punto di poter valutare ed affrontare il
problemi sia per quanto riguarda gli aspetti negativi che per quanto riguarda
gli aspetti positivi.
L’idea della nuova
Regione l’ha data il percorso riformista che non è approvato ancora, che deve
essere completato. Siamo a metà legislatura. La fase uno e la fase due sono il
compimento di una prima fase, dell’avvio della legislatura e ci attende ancora
una fase finale di conclusione, verso la seconda fase che riguarda la
conclusione della legislatura.
Si può fare,
certo, sempre di più.
La mia opinione è
che anche quando finiremo nel 2010 dovremmo dire ai calabresi che, rispetto a
quanto ci chiede la Calabria e rispetto al bisogno che ha, si è fatto sempre
troppo poco probabilmente. Ma non c’è dubbio che un dato c’è e bisogna avere il
coraggio su questo di confrontarsi.
Non ci sono
esperienze storiche di legislature regionali, anche e soprattutto quelle che
sono venute con la democrazia e l’alternanza che vedono un attivismo –
lasciatemi il termine un po’ negativo – riformista pari a quello che ha
espresso questa Giunta.
Badate, riforme
che non tanto rispondono ad una nuova idea di ingegneria istituzionale, ma che
puntano ad affrontare con una visione certa il cuore del problema, i problemi
dei problemi, la nuova riorganizzazione, il riordino dei poteri del sistema
regionale calabrese.
Perché è questa o
no l’applicazione della legge che prevede il trasferimento delle funzioni
gestionali? E’ questa o non è questa l’idea secondo la quale rispetto ad un
mostro burocratico di 5 mila e passa dipendenti, non ottimizzati nella loro
organizzazione del lavoro, noi abbiamo puntato ad avere una struttura più
leggera? Poi certo non siamo a regime, perché mi rendo conto che significa per
gli enti territoriali, per le province, vivere questa nuova fase.
Questo significa
una riorganizzazione della redistribuzione delle risorse finanziarie. Badate,
ha avuto un costo e trasferimenti finanziari sono stati fatti.
Questo è un punto.
E’ indifferente rispetto ad una nuova organizzazione dei poteri pensare, per
esempio, all’effetto che potrà avere quando andrà a compimento non solo la
riorganizzazione e l’accorpamento delle Asl, perché, su questo, una discussione
la facciamo e nell’immediato, certo, scontiamo difficoltà.
Ne parlavo prima
con Doris Lo Moro e voi sapete la posizione che lei ha avuto in quella fase e come poi intensamente l’abbia
vissuta anche dopo. E’ un problema anche di abitudini probabilmente, oltre che
di conversioni e di concezioni politiche e culturali per chi gestisce la
sanità. Però gli effetti dovranno essere ben altri, saranno effetti forti,
oppure perché la necessità di superare agenzie come l’Arssa e l’Afor? O, per
venire alla idea della stazione unica appaltante, certo che c’è un problema di trasparenza e di prevenire le commistioni
e le incursioni e le pressioni illegali e mafiose in questa Regione, ma c’è un
problema di ottimizzazione di tempi e di costi, per snellire e facilitare le
cose, e c’è un problema di riorganizzazione dei poteri rispetto ad una Regione
che certo è il cuore del sistema regionale, che non c’è oggi.
Abbiamo conosciuto
una esperienza ed una stagione secondo la quale la mano destra non sapeva cosa
facesse la mano sinistra, quella delle monadi istituzionali non quella delle
filiere istituzionali, e la Regione si candida ad essere un ente di
programmazione e di controllo. Quindi la sfida è di completare questo percorso
per consegnare ai calabresi questa nuova Regione. Questo nella prima fase era
contenuto e non poteva essere diversamente, badate, perché ci sono anche i
problemi dello sviluppo e della crescita.
Non è la Regione
secondo una concezione statalista o di tipo sovietica che deve risolvere il
problema del lavoro, ma le politiche regionali debbono costruire opportunità e
presentarsi come sponda che dà sostegno alla organizzazione delle opportunità.
Ma che potevamo
fare? Potevamo agire col bilancio regionale. Abbiamo fronteggiato il rischio
del patto di stabilità e del dissesto finanziario ed anzi abbiamo registrato un
punto in questa legislatura che non ha mai avuto questa Regione che era
abituata ad approvare i bilanci preventivi a novembre dell’esercizio in corso.
Abbiamo approvato un bilancio persino entro il 31 dicembre dell’esercizio
precedente.
Potevamo
riprogrammare i fondi europei ma non avevamo questa possibilità, parlo di
Agenda 2000-2006, perché li avremmo perduti. Saremmo stati sottoposti ad un
sanzionamento, ci siamo dovuti apprestare a creare le condizioni di contesto
per la nuova programmazione 2007-2013. Ma si poteva far prima tutto quello che
si fa oggi? Non si poteva far prima? Necessariamente va fatto oggi, ed oggi la
sfida è su questo.
Quindi se questo è,
non è un fatto di poco conto che si possa pensare ad una fase due che sia anche
la conseguenza delle novità che non sono altra cosa. Non sono indifferenti
rispetto alla vita istituzionale e a degli stravolgimenti politici che sono
intervenuti. Non è un fatto ordinario, un partito che si aggiunge agli altri,
di una nascita del partito o del progetto politico del Partito democratico per
la scommessa che noi abbiamo giocato.
Badate e non
soltanto perché risolve il trauma che la coalizione o i partiti della coalizione
hanno vissuto, e non sto qui a dare un giudizio di merito e di valore, lo dico
come fatto oggettivo, con la nascita del Pdm, perché anche questo è il Partito
democratico.
Anche da questo
versante dà una risposta di unità, di superamento di un trauma, delle quali
risposte dovremmo augurarci se ne debbono avvantaggiare ed avvalere i calabresi
e non soltanto il sistema politico o ancor più il Partito democratico.
Ma è la scelta di
mettere insieme esperienze e culture diverse, e Dio sa che significa avere qui
messi insieme 18 consiglieri regionali che provengono da questa esperienza di
legge per dare stabilità ma anche più qualità al governo.
Se questo è vero,
cambia anche la funzione della concezione del governo. Badate, è oggettivo:
perché dobbiamo nasconderci la verità? Diciamo le cose come stanno: ma anche i
ciechi vedono che fino ad oggi inevitabilmente - tant’è che c’è stata una
discussione in quest’Aula anche nel rapporto tra potere esecutivo e potere
legislativo - prima del Pd tutto si concentrava anche a livello di mediazione o
di confronto dentro la Giunta regionale.
Oggi non è
necessariamente che sia più così. E stiamo invocando e ci stiamo assumendo la
responsabilità di esercitare una funzione corale come la definisco io, anche
per valorizzare quest’Aula nella sua azione di indirizzo legislativo come ha
richiamato l’onorevole Sandro Principe.
Cambia senso anche
l’idea dell’esecutivo e cambia senso ancor più alla luce del fatto che è di
questo che avrei voluto si discutesse. Il Presidente Loiero l’ha detto
apertamente ed esplicitamente alla conferenza stampa.
Loiero ci deve
fare la sua parte e l’Esecutivo ha un’altra competenza, così poi c’è un
problema della dialettica che riguarda la democrazia e l’alternanza… il
rapporto tra la minoranza o le minoranze e la stessa maggioranza.
C’è quindi una
esaltazione del principio dell’assunzione di responsabilità. Vedete, è tanto
vero questo che non abbiamo rinunciato nemmeno a sottacere il fatto – lo ha
detto anche il Presidente della Giunta – che in questa seconda fase oltre che
affrontare i temi della crescita, perché è chiaro, dobbiamo vedere come
fronteggeremo il problema del precariato o quando Loiero parla di piano del
lavoro pensa al nuovo lavoro, al precariato a cui bisogna dare una risposta.
Ma anche qui tanto
è stato fatto e dobbiamo andare avanti. Quando si parla di crescita parliamo
anche di modernizzazione e di crescita ed elevamento del tasso produttivo di
questa nostra organizzazione sociale-economica.
Dico che bisogna
pensare anche a come far aumentare e far crescere i consumi e come le politiche
che, attraverso la pratica degli incentivi e dei sostegni, diciamo, siano
corrispondenti a questi obiettivi e quindi siano coerenti con le norme e con
gli obiettivi dettati dalla stessa Unione europea.
Discutiamo sul
come raggiungere questi obiettivi e questa è la vera partita che è aperta
davanti a noi certo anche accelerando in questa direzione ma non abbiamo detto
soltanto questo.
Abbiamo detto ha
detto una cosa assolutamente inedita rispetto alle esperienze che abbiamo fatto
fino ad oggi da quando c’è questa Giunta. Ha detto in conferenza stampa che per
la prima volta ha fatto una Giunta senza sentire i partiti, riponendo il tema
del rapporto tra politica-funzione dei partiti ed istituzioni su un terreno più
avanzato, a mio avviso.
Questo terreno più
avanzato è dato dal fatto che di fronte ai calabresi ha avuto il coraggio e la
forza, o il coraggio o la forza, di assumersi le responsabilità fino in fondo
da Presidente della Giunta al governo di questa fase.
Lo ha fatto
indicando una traiettoria, non la discontinuità ma il potenziamento ed il
rafforzamento con maggiori funzioni operative ed esecutive di questo Governo
rispetto al percorso che abbiamo attivato ed avviato in una prima fase
richiamando le responsabilità di tutti, ognuno per le proprie sfere di
competenza. Perché il partito politico deve fare il partito politico,
soprattutto quando si pone l’ambizione di essere un agente democratico di
rappresentanza di massa.
Il Consiglio
regionale anche, se è il caso valutiamo, che noi siamo dell’avviso che dobbiamo
mettere mano oltre che al Regolamento anche alla legge elettorale regionale e
rivisitare o riformare che dir si voglia, lo stesso Statuto regionale. Quindi è
una fase molto intensa.
Cominciamo a
confrontarci su questi punti e questa opportunità è data dal fatto che si è
aperta questa cosiddetta fase due: e forse non deve essere questo il luogo di
questo confronto prima ancora che la Giunta? Perché considerare le scelte fatte
come scelte o di arretramento o come scelte che stanno dentro tutte un gioco
nominalistico? Badate, è questo l’errore che si fa.
Non andiamo avanti
con i nominalismi, ma dobbiamo guardare anche ai fatti politici mettendoci
davanti la Calabria e gli obiettivi che vogliamo determinare per la Calabria.
Noi su questa strada puntiamo ad andare avanti.
Certo, so che non
agiamo in un contesto avulso da tutte le questioni che qui sono state dette e
qui forse una omissione c’è stata, perché non c’è stato solo il delitto
Fortugno in questi anni ma c’è stato ben altro.
Questo ben altro,
badate, non è il frutto di iniziative ardite o di errori che si possono
imputare ad altri poteri costituzionali e democratici, ma è il frutto di una
dialettica degenerata della politica che, a mio avviso, probabilmente – qui c’è
un punto – prima ancora che guardare al confronto tra schieramenti fra di loro
competitori ed alternativi tra centro-destra, in questo caso, e
centro-sinistra, si manifesta in Calabria ancor più che nel Paese come un
limite del centro-sinistra.
Questa
consapevolezza non ce l’abbiamo ed anche a questo deve rispondere il progetto
del Pd.
Un centro-sinistra
che è stato bravo ad essere una coalizione elettorale, a vincere le elezioni,
ma che ancora stenta ad affermarsi compiutamente e fino in fondo. Noi stiamo
cercando di modificare e migliorare possibilmente questa macchina in corso come
coalizione di governo, perché le contraddizioni ci sono da questo punto di
vista.
Il punto che
abbiamo qui discusso non è se Rifondazione comunista è uscita o se… il punto
qui è di merito. Se, per esempio - io rispetto la posizione del segretario di
Rifondazione comunista -, il giudizio che dà Rifondazione comunista è quello
che ha dato il segretario regionale del partito, io non lo condivido, perché il
segretario regionale ha espresso insoddisfazione in quanto questa Giunta è poco
discontinua rispetto a quella che l’ha preceduta.
E allora,
discutiamo sul merito e sul contenuto della discontinuità.
La fase due l’ho
interpretata diversamente, come una volontà del Presidente Loiero di andare
oltre e più avanti rispetto al percorso tracciato nella fase uno.
C’è un problema di
contraddizioni o divisioni anche su temi ed aspetti di governo che permangono
nel centro-sinistra, c’è un problema di cultura politica perché, vedete, non è
indifferente il fatto che noi abbiamo dovuto convivere con due anime del
centro-sinistra in questa fase in Calabria. Con un centro-sinistra che ha
assunto su di sé l’onere ed il peso del governo e del progetto riformista, con
tutto il peso e la difficoltà che questo comporta, e per un altro
centro-sinistra, invece, che, in nome della questione etica e del richiamo alla
legalità ha minato alle basi la credibilità, prima ancora dell’istituzione,
della espressione politica di questo centro-sinistra al governo.
Questo è un nodo
che non si può lasciare irrisolto, né lo possiamo risolvere con le pagelle, a
fare la gara a chi è più trasparente e più onesto e meno corrotto. Questo è un
punto politico attraverso il quale o si riconosce l’autonomia dell’esercizio
dei poteri ad ogni espressione del potere democratico, oppure non ce la
facciamo più.
Perché non si
riconosce e guai a non riconoscere, per esempio, l’autonomia per
l’esplicitazione del potere alla stampa, alla maggioranza non può non esserci
riconoscimento dell’esercizio del potere delle istituzioni democratiche intese
come quelle delle rappresentanze elettive e della politica.
Certo ci deve
essere la capacità della politica di prendersi sul campo questo merito e di
coprire questo limite e questo vuoto, ma ciò non lo fa con scorciatoie,
criminalizzazioni o demonizzazioni. Né è possibile pensare che queste due anime
possano convivere, perché direttamente c’è la collisione.
Presidente, io ho apprezzato
il suo sforzo e rispetto a questo per quanto mi riguarda -prima ancora che da
potenziale capogruppo del Partito democratico, da consigliere regionale-, nella
logica secondo la quale il problema non è quello delle nostre relazioni tra
maggioranza e minoranza o anche all’interno della maggioranza o tra diverse
funzioni, il problema è invece del nostro rapporto col mandato che ci hanno
conferito gli elettori.
Io professo realtà
e rigore nell’impegno ed a sostegno dell’impegno dell’attuazione del programma
che ha dato il 63 per cento di fiducia a questo Governo. Però i nodi politici
vanno affrontati e risolti tutti e tutti dobbiamo concorrere a risolverli.
Leggo un articolo
pubblicato il 25 settembre su un quotidiano locale. “Giorni molto tristi in Calabria,
siamo immersi nel buio profondo, sembra che non ci sia mai limite al peggio,
non è pessimismo di maniera ma è la violenta realtà.
Dopo l’omicidio
Fortugno ed i drammatici fatti di Duisburg ci si attendeva un colpo d’ali, una
effettiva inversione di tendenza rispetto a prassi politiche e di governo
routinarie, schiacciate sull’asfittico orizzonte della quotidianità. Invece
niente di rilevante, niente che faccia pensare ad una rottura del tran tran.
Nel frattempo la Regione continua a scivolare sul piano inclinato del degrado
civile e politico, a riempire le pagine della cronaca nazionale con episodi di
estrema gravità che ne fanno un caso di scuola di emergenza continua e di
anomalia democratica che segna la vita quotidiana, i pensieri, le emozioni di
ogni calabrese fuori e dentro la regione.
Noi vorremmo
raccontare storie belle e segnalare le esperienze positive come proviamo a fare
tutte le volte che è possibile, purtroppo quanto di grave e brutto accade
condiziona anche il nostro legame con la Regione, il modo di viverla e di
raccontarla, la nostra stessa struttura.
Un giorno
apprendiamo dai giornali che la criminalità organizzata avrebbe preparato un
piano di attentati mortali contro i magistrati antimafia alla Procura di Reggio
Calabria. Il giorno dopo la diffusione di intercettazioni telefoniche e di
esiti di indagine di polizia confermano che la ‘ndrangheta si muove ormai sulla
linea stragista della mafia siciliana in una Nazione autenticamente
democratica, amante della legalità, orgogliosa dei propri servitori che
rischiano quotidianamente la vita. Il ministro della giustizia si sarebbe
precipitato a dare sostegno e conforto ai magistrati. Avrebbe avviato pubblici
attestati di solidarietà, si sarebbe adoperato per rafforzare strutture e
capacità delle sedi più esposte, avrebbe manifestato fiducia ai magistrati ed
alle procure che lavorano senza fotocopiatrici e che sono costretti ad
anticipare di tasca propria le spese della benzina nelle macchine di servizio.
Nulla di tutto
questo ma al contrario il guardasigilli che viaggia spudoratamente con l’aereo
di Stato per piaceri privati, avvia dapprima una ispezione alla Procura di
Catanzaro e prospetta successivamente al Csm il proposito di trasferire il
sostituto procuratore Luigi De Magistris che sta conducendo - e pare
concludendo – importanti indagini sulla mala economia calabrese, su politici
corrotti e corruttori locali e nazionali
L’esito perseguito
appare evidente: sottrarre le carte processuali dalle mani del magistrato che
ha individuato un presunto comitato di affari nel quale sono coinvolti
politici, magistrati ed imprenditori alcuni dei quali in rapporti di amicizia
con lo stesso ministro della giustizia. Insabbiare o comunque frenare la
conclusione delle indagini”
Nemmeno Previti e
Berlusconi…
“Il messaggio
inconfondibile che arriva alla opinione pubblica nazionale e regionale da
questa vicenda è il tentativo della politica di controllare e mettere sotto
silenzio la magistratura che compie indagini a tutto campo, che prova a
disgelare circuiti, comitati e reti di potere finalizzate ad intercettare e ad
appropriarsi di denaro pubblico.
Paradossalmente il
Guardasigilli da sempre, ecc. ecc… ”
Onorevole
Presidente, sciogliere quel nodo significa dire una parola chiara su questo
punto perché altrimenti la politica non merita risposte.
Altro che…
PRESIDENTE
Le chiedo di
avviarsi alle conclusioni…
Nicola ADAMO
Altro che
panegirico infamante, questo è. Io le dico che se questo articolo lo avesse
voluto scrivere…
(Interruzione)
Chiedo scusa, io
le dico che se io avessi voluto nominare al suo posto l’autore di questo
articolo, non avrei visto la ragione politica e la polemica politica di
nominarlo assessore.
Qui c’è un punto
politico che non va e non riguarda le persone ma la cultura politica
dell’impegno che noi abbiamo assunto rispetto alla Calabria.
Presidente, noi
agiamo in Calabria e questo articolo è stato scritto per la Calabria e parla di
politici corrotti e di una indagine precisa, ma non per ritorsione, ma perché i
calabresi vogliono capirci.
Quel magistrato ha
indagato me, ed io non ho ancora avuto il piacere di essere interrogato, ed ha
richiesto il rinvio a giudizio per lei. Può darsi che abbia ragione quel
magistrato e l’autore di questo articolo, ma ciò confligge con il mandato per
il quale noi sediamo in questi banchi per governare e cambiare la Calabria.
Perché io ci credo
che sia lei, il suo sforzo, che il nostro impegno da politici onesti e
trasparenti, che hanno avuto un mandato elettorale, debba essere quello di
arrivare verso questo obiettivo e da questo obiettivo non ci smuoveremo.
La battaglia è
dura e difficile ma io confido, non a caso mi sono dimesso da parlamentare e
non a caso sono in questi banchi, perché credo che insieme a lei ce la possiamo
fare per dare una risposta positiva ai calabresi.
PRESIDENTE
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Pizzini. Ne ha facoltà.
Signor Presidente,
onorevoli colleghi, mi trova perfettamente d’accordo l’onorevole Adamo con
l’ultimo passo del suo intervento.
Credo che tutti
quanti dovremmo esser d’accordo su questo, mentre sull’analisi molto
dettagliata, puntigliosa ( che fa cenni naturalmente ad un regionalismo che
deve essere superato, con tutte le problematiche che si è portato dietro, con i
problemi ancestrali che questa martoriata terra si trascina da sempre e con le
responsabilità politiche-amministrative che gran parte di queste Giunte, che si
sono succedute dalla nascita della Regione, hanno portato dietro a sé, proprio
per questi guasti che ci sono nella cultura e nella mentalità di noi tutti), do
anche atto all’onorevole Adamo della grande abilità con la quale ha cercato di
glissare quel che è il vero problema della discussione di quest’oggi.
Cioè il punto sul quale
si deve discutere ancora una volta - dopo una terza volta – è che la Giunta
regionale è entrata in crisi.
Voi sapete che la
crisi non nasce dall’oggi al domani, c’è un tempo di incubazione, ci sono mesi
di discussione e di incomprensioni, di freno per quel che riguarda la soluzione
dei problemi e nel momento in cui si cerca o si ritiene di aver superato questa
fase di incubazione, ce n’è un’altra ancora più lunga che è quella di
conoscenza per i nuovi assessori, ai quali va il mio augurio personale insieme
a coloro i quali sono stati riconfermati.
Ora, se questo si
moltiplica per quattro il caso è chiaro e palese. Dico all’onorevole Adamo al
quale va l’augurio di poter guidare questo grande gruppo del Partito
democratico: cosa ci azzecca quell’analisi che ha fatto che è pur meritevole di
considerazioni e di dibattito con quel che stiamo discutendo quest’oggi?
Mi basterebbe dire
– e la qualcosa sarebbe molto semplice – per coloro i quali sono qui presenti
quest’oggi, in particolar modo alla stampa, l’aver sentito anche nei contenuti
i vari interventi che si sono succeduti dai banchi della opposizione. Ebbene,
abbiamo visto, sentito, al di là dei presupposti mielosi e degli auguri di buon
lavoro e quindi di inizio di questa fantomatica seconda fase – ammesso che una
prima fase ci sia stata –, delle critiche molto, ma molto pungenti all’operato
del Presidente Loiero.
Come dimenticare o
far finta di niente, a proposito dell’intervento dell’onorevole Principe, al
quale va la mia personale solidarietà, e a proposito della motivazione grazie
alla quale è stato esautorato da questa Giunta e grazie anche agli interventi
della stessa maggioranza, ché , gran parte di questi riconoscevano a Principe
di aver operato nel modo migliore.
Poi la parte
veramente squisita di tutto ciò è che lo stesso Presidente Loiero dà atto
all’onorevole Principe di aver fatto un ottimo lavoro ma, ciononostante, c’è
una logica, della quale noi non riusciamo a percepire quale sia la motivazione
che la muove, grazie alla quale è stato esautorato.
Ma anche gli
onorevoli Adamo e Lo Moro, grazie al principio del promoveatur ut amoveatur, a
chi davano fastidio? Perché, la motivazione, qual è il vero motivo che ha
spinto ad una radicale rimodulazione della Giunta stessa?
Ora, bando alle
ipocrisie, possiamo accampare qualsiasi tipo di discorso per poter giustificare
una cosa del genere, ma va da sé che è riconosciuto, si sa ed è ormai questione
che tutti quanti discutono, cioè, che il punto vero, il punto principe è che
bisogna dar atto al Presidente Loiero di aver compiuto un percorso iniziato
all’indomani della sua elezione, ed è quello di compiere quel che la legge
stessa gli conferisce a proposito di poteri di gestione non solo sulla Giunta,
ma anche sull’intero Consiglio regionale.
E l’ha portato
avanti appieno e l’ha concluso. Ma come non dimenticare l’azione di grande
disturbo che moltissimi consiglieri della maggioranza hanno sottaciuto di
ricordare che loro stessi hanno dato nel momento in cui questo processo si
avviava a compimento.
Come non ricordare
i momenti in cui questa amministrazione rischiava di doversi sciogliere come
neve al sole. Ecco perché ritengo che bisogna riconoscere al Presidente Loiero
questa grande capacità che lo ha portato a gestire un potere immenso e direi
immenso, è il deus ex machina ormai di tutto quello che può succedere in questo
Consiglio regionale e nella sua Giunta, se è vero, come è vero, che uomini come
Principe, Adamo o l’assessore Lo Moro sono stati in un modo molto elegante, ma
molto deciso, allontanati dalla Giunta regionale.
Certo ,i compiti
che vanno a gestire sono di un prestigio eccezionale ma, certamente, non mi si
venga a dire che hanno lavorato sin dal primo momento in cui sono comparsi in
questo Consiglio regionale, chi per fare il Presidente di questo mega-gruppo e
chi per fare il segretario del Partito democratico regionale.
Su questo ritengo
che si offenda l’intelligenza di tutti quanti noi nel voler affermare una cosa
del genere.
Io ritengo che
anche un’azione del genere da parte del Presidente Loiero avrebbe dovuto, così
ci insegna la politica, rafforzare quella sua posizione anche a livello di
consenso nel nostro Consiglio regionale ed in particolar modo nei gruppi della
maggioranza.
Abbiamo potuto
ascoltare con le nostre orecchie quali sono stati gli interventi del segretario
di Rifondazione comunista ed ancor di più del giovane ex assessore De Gaetano.
Ritengo che noi
fino ad ora, quei pochi, anzi quei molti che hanno parlato dai banchi della
opposizione, non hanno raggiunto interventi così critici, pungenti e puntuali
nei confronti del Presidente Loiero e della sua Giunta.
Non lo potremmo
nemmeno fare, perché sarebbe anche da parte nostra superare un certo limite che
una certa coerenza di gruppo ci impone.
Poi addirittura
una tale critica viene mossa da chi ha rivestito fino a poco tempo fa grande
responsabilità all’interno della stessa Giunta, ed ecco che qui, l’esperienza
del Presidente Loiero e, come dicevo prima, la sua grande forza è data anche
dal fatto di essere – caro Alberto – il Caronte della situazione.
Saprete che quando
le anime dannate si avvicinavano a Caronte - Dante lo dipinge in un modo
eccezionale - lui era chiamato a giudicarle.
In questo contesto
particolare coloro i quali non si allineano a quelle che sono le posizioni del
Presidente della Giunta, dice Dante “giudica e manda secondo ch’avvinghia” la
sua coda attorno. Cioè gli prospetta il girone dell’inferno nel quale devono
andare a seconda del giro che la coda fa attorno al suo corpo.
Anche quei
discorsi mielosi – diciamocelo con molta franchezza – che sono venuti
all’indirizzo dell’onorevole Loiero mi sarebbe piaciuto sentirli all’indomani
della composizione delle nuove
Commissioni.
Qui sarebbe stato
molto difficile, perché è evidente a noi tutti che molti di questi interventi
vengono fatti per ingraziarsi una eventuale Presidenza di Commissione che,
certamente, per la gran parte di essi non potrà essere possibile, dati i numeri
che ci sono e date le opportunità che purtroppo mancheranno. Ne vedremo delle
belle in seguito.
Sono d’accordo con
l’intervento fatto dal mio capogruppo, onorevole Gentile, ma diffido tutti di
pensarlo e ad interpretarlo come un intervento fiancheggiatore di questa
amministrazione regionale. La sua grande esperienza, la sua saggezza,
naturalmente, non è dirompente verso alcuni problemi ma si è dimostrato insieme
a tutti quanti noi, come si è detto nei nostri interventi, molto responsabile e
molto incline verso le problematiche della Calabria, a trovare le soluzioni
delle stesse.
Ma l’onorevole
Gentile stesso diceva che non abbiamo avuto interlocutori, ed ancora non
abbiamo interlocutori con i quali poter discutere e poter vedere insieme di
risolvere i grandi problemi della nostra terra.
Non sono fiducioso
su questo, cari amici, perché ritengo che quel cumulo di poteri che assume il
Presidente della Giunta – su questo apro una parentesi - anche dai banchi della
maggioranza, guarda caso, si riguarda ad una innovazione, ad un rinnovamento
dello Statuto regionale per cercare di limitare gli stessi poteri.
Dicevo che grazie
a questi poteri poca parte sarà data a noi della opposizione. Quindi mettiamoci
l’anima in pace, amici di Alleanza nazionale, dell’Udc, di Forza Italia, perché
dovremo condurre una opposizione certamente decisa e serrata ma, nello stesso tempo,
costruttiva e responsabile tenendo conto e facendo tesoro che fino ad ora non
siamo stati assolutamente considerati e non lo saremo nel prossimo futuro.
Quindi un appello
che rivolgo agli amici della opposizione è di rivedere il nostro modo comportamentale
in quest’Aula consiliare e di essere veramente di stimolo e pungolo verso
questa amministrazione, perché che -
l’abbiamo sentito e lo ripeto - anche da questi discorsi, al momento alcuni
sono molto più di noi critici, ma fino a quando non ci sarà un futuro riassetto
del potere ancora da gestire, chi rimarrà fuori farà tutt’altra inversione,
rispetto a quella che abbiamo sentito in questo consesso regionale. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Borrello. Ne ha facoltà.
Presidente, intervengo in questa discussione che si trascina da un bel po’ di ore e in cui ognuno di noi sta tentando di interpretare una responsabilità rispetto alla relazione del Presidente Loiero.
Vede, Presidente, io mi sforzerò per quel che sono in grado
di fare - premesso che il piano della retorica non è certamente il mio forte –,
per tentare di uscire un po’ da uno schema che è concentrato soprattutto, per
quel che mi è parso di capire, sull’analisi delle questioni calabresi.
Lo stiamo facendo da
tanto tempo, da tanti anni, da tanti mesi, ma credo che se veramente questa
fase due non voglia significare ed essere il solito classico enunciato di tipo
ad effetto mediatico, evidentemente, secondo me, c’è necessità di tentare di
mettere in piedi delle proposte che, sul terreno più coerente e consono al
nostro ruolo e al nostro livello istituzionale, debbano essere l’elemento di
prima discontinuità rispetto al passato.
Per far questo,
Presidente, ci dobbiamo convincere prioritariamente di una condizione che ci
appartiene per intero. Cioè la consapevolezza che la Regione, l’ente Regione
così come è inteso, non può più continuare ad essere la gestione della
quotidianità.
Purtroppo io continuo
a riscontrare che la maggiore attenzione, le maggiori preoccupazioni nascono e
si concentrano soprattutto su come rendere plasticamente visibile ed
accettabile la quotidianità. Ma io credo che questo non possa essere il nostro
ruolo esclusivo o almeno il nostro ruolo prevalente. Abbiamo altre
responsabilità.
Questo deve appartenere
certamente ad una impostazione di ben altra natura e di ben altro spessore.
Vede, Presidente, io mi
sono sforzato in questa mia esperienza regionale, che risale a qualche anno fa,
di tentare di capire i motivi per i quali le Regioni che sono ritenute le più
virtuose in ambito nazionale - ed è inutile fare esempi perché sappiamo bene di
quali stiamo discutendo – quale miracolo siano riuscite a compiere per dare ai
propri cittadini servizi efficienti, qualità nell’erogazione dei servizi e
tutto un meccanismo ed un sistema infrastrutturale che è servito alla crescita
e allo sviluppo dei loro territori.
Io mi sono di fatto
convinto, Presidente, che la precondizione, il pre-requisito, perché questo
possa essere anche una nostra aspirazione, è il sistema legislativo. Noi
continuiamo a discutere in una Regione che sul terreno del legislativo,
sull’impianto legislativo quasi quarantennale, ormai è di assoluta carenza,
deficienza ed inefficienza.
Non solo perché siamo molto indietro rispetto alla evoluzione ed alla modernità della
vita della società calabrese, ma quel poco che abbiamo è assolutamente
obsoleto, risale a tantissimi anni fa e non ci consente di far fare alla nostra
collettività regionale quel salto di qualità che serve a capire i fenomeni
dentro i quali una Regione debba muoversi, a capire i fenomeni verso i quali
noi dobbiamo proiettarci ed indirizzare la nostra azione perché possa diventare
più dinamica e fruttuosa, più efficace.
Per far questo,
Presidente, non basta enunciare grandi e belle iniziative, amministrare il
quotidiano, come purtroppo spesso e volentieri sta ancora succedendo in questa
legislatura. Dobbiamo rendere questa fase due, effettivamente, realmente
percepibile da quanti guardano con attenzione a quel che succede nella Regione
a partire dalla burocrazia regionale, Presidente.
Questo è un ragionamento
ed una riflessione che noi continuiamo a fare da tanti anni, ma neanche col
centro-sinistra siamo riusciti ad intravedere una netta discontinuità con quel
che è stato il rapporto con la vecchia burocrazia regionale che, ancora ad
oggi, continua ad essere prevalente in ambito calabrese.
Questo ci deve servire a
capire che così non andiamo da nessuna parte, cara nuovo assessore al
personale, onorevole Frascà. Perché fino a quando i nostri dipartimenti per la
gran parte sono guidati e gestiti da direttori generali che hanno fatto ormai –
come suol dirsi in gergo dialettico – i calli in questa Regione, che non sono
più animati da nessuno spirito di iniziativa, né hanno nessuna voglia di far
capire agli altri quel che serve, e fino a quando noi, ancora oggi per avere un
mandato di pagamento da questi uffici regionali dobbiamo aspettare 4-5 mesi, e
quel mandato si realizzerà solo quando interverrà il consigliere regionale
interessato da qualche umile cittadino, evidentemente, così continuando a fare,
non andremo da nessuna parte in maniera categorica ed assoluta.
Quindi anche qui
partendo dalla burocrazia regionale, passando attraverso il Bilancio, ed io
continuo ad essere un povero illuso, Presidente Bova, perché convinto che
dentro il Bilancio ci siano ancora le condizioni per poter estrarre ed attrarre
elementi che certamente ci consentano di governare dei processi piccoli se volete,
in coerenza ed in parallelo con quelli che sono i fondi comunitari, acquisire
anche da parte nostra una gestione ordinaria delle risorse rispetto a leggi di
settore che, purtroppo, continuano a latitare in questa Regione.
Partire, quindi, proprio dal Bilancio, perché fin quando
noi non avremo il coraggio – e di questo si tratta – di rompere con un Bilancio
che dal 1970 è sempre lo stesso, a prescindere dalle amministrazioni che si
sono succedute in questa Regione, continueremo a contenere ancor oggi delle
gravi diseconomie che non servono alla crescita ed allo sviluppo della
Calabria, ma a dare contentini ad amici e quant’altro.
Questa è la grande verità, Presidente, per chi la vuol
credere o per chi pensa in maniera fatalistica che tanto col Bilancio non si
possa far niente. Non è assolutamente così!
Io sfido chiunque, e mi auguro che il nuovo assessore al
bilancio dia prova del suo coraggio, di quel che diceva quando era semplice
consigliere, per mettere in campo iniziative cogenti rispetto ad una condizione
che non è più, assolutamente, compatibile con le speranze e le aspirazioni che
noi dobbiamo avere.
Così possiamo aspirare a
compiere questo salto di qualità, perché le riforme, Presidente, vede, non si
possono realizzare in un’Assemblea legislativa con i maxi emendamenti o con
iniziative legate esclusivamente al collegato ordinamentale alle leggi di
bilancio annuale, perché lì siamo nel campo della estemporaneità e della
intuizione del momento.
Noi abbiamo invece
necessità di programmare strategicamente tutto ciò che serve a rendere più
moderna questa Regione in quei settori in cui registriamo ed accusiamo,
purtroppo, gravi ritardi e non può essere l’estemporaneità del Bilancio
l’elemento e lo strumento che ci consente di poter fare questi salti di qualità.
Abbiamo gli esempi,
Presidente. Noi con la finanziaria dello scorso anno abbiamo detto che
chiudiamo l’Afor, l’Arssa, abbiamo detto che facciamo le 5, anziché 11, aziende
sanitarie, ma l’abbiamo solo detto. Non c’è stato il seguito a queste
iniziative messe lì in un momento particolare della vita regionale.
Fin quando questo
continua ad essere il trend - cari
colleghi e caro Presidente – continueremo a ciurlare nel manico ed a parlarci
in faccia, ma avremo, evidentemente, serie difficoltà a capire il perché questa
Regione continua a marciare con lentezza, con gravi ritardi e con grandi
inefficienze.
Dico questo con estrema tranquillità e serenità, e
quando il Presidente Loiero mi parla di equilibrio territoriale, io mi permetto
di dire che questo asserto è una visione strabica. Chi vi parla, sapete tutti,
che non ha nessun interesse e nessuna intenzione di andare a coprire ruoli in
Giunta regionale.
Dicevano i latini “hic
manebimus optime” e questo mi riguarda personalmente.
Ma questo non significa però – se lo scelga dove vuole
il Presidente Loiero – che un territorio provinciale come quello di Vibo
Valentia, con i disastri che sta continuando a subire non debba essere
rappresentato nell’Esecutivo regionale.
Qualcuno ce lo deve spiegare, e non ci basta più che il
Presidente ci dica che ha nel cuore il territorio di Vibo Valentia, perché
probabilmente ha un cuore troppo piccolo per poter contenere i bisogni di quel
territorio.
Finisco, Presidente, perché mi pare che il tempo vada
alla scadenza, parlando dei fondi comunitari.
Io Presidente, sono qui consigliere regionale dal 1995
per un incidente della vita, della storia, non lo so.
Bene, si sono succeduti
tantissimi assessori ai fondi comunitari, ma io non ho avuto ancora oggi il
piacere di poter leggere un quadro di riferimento rispetto alle risorse che si
spendono, in cui c’è scritto quali le risorse veramente spese sull’Ato e le
risorse spese fittiziamente o
virtualmente con i fondi coerenti con le spese, con i cosiddetti “Progetti
sponda”.
E’ possibile che non
riusciamo a saper questo? Dico, Presidente, quel che sta succedendo in queste
ultime settimane. C’è una rincorsa affannosa presso le dirigenze degli enti
locali affinché si dotino di riepiloghi, di spese effettuate perché servono a
coprire le carenze di spese non effettuate sui fondi Por.
Qui non possiamo più
continuare a dirci in faccia - perché ci prendiamo in giro - che riusciamo a
spendere i fondi comunitari. Dovremmo avere il coraggio di dire che non
riusciamo ad avere la diminuzione dei fondi, non riusciamo ad avere le
penalità.
Perché per i meccanismi
di tipo ingegneristico finanziario- ma non da qui ma dal 1991, anno del primo
programma comunitario se non ricordo male –, questo è stato lo strumento che ci
ha consentito di vivacchiare, di vivere alla giornata, di far finta di fare
investimenti mentre invece investimenti non se ne realizzano.
Questa è invece la cultura che dobbiamo verificare Presidente, e completo davvero e finisco e vengo poi da lei, questa cultura non la si combatte, non la si realizza attraverso la ricerca affannosa e quasi ossessiva degli assessori esterni, Presidente. Non è questo che può aiutare questa Regione, perché essa può essere aiutata solo da chi e da quanti si assumono la responsabilità di proporsi all’elettorato, di acquisire i voti e quindi di governarla.
Mi auguro
che da qui a poco si torni a discutere di Statuto, di rinnovamento e di
revisione dello Statuto, e di legge elettorale. Io sono stato tra coloro che
per quella forma di governo ho votato contro in Aula, pur facendo parte di un
contesto che aveva lavorato sullo Statuto. Ma non potrò mai condividere, perché
la mia cultura politica, la mia storia politica non mi consente di immaginarlo
o di convincermi, che un Presidente eletto direttamente dal popolo possa essere
in grado, in maniera autonoma e solitaria, oserei dire, di poter dare risposte
concrete a questo territorio.
C’è bisogno
di gente responsabilizzata, e la responsabilità nasce dal consenso non nasce
per grazia ricevuta.
Mi auguro
allora che questa fase due, davvero – ma non a parole, Presidente –, abbia e
conosca questo suo percorso innovativo, perché di questo dobbiamo essere
convinti tutti. C’è bisogno di una innovazione culturale in questa Regione e
quindi, o riusciamo a realizzarla o sennò anche questa volta avremo perso
tempo. Grazie.
Mi è stato raccomandato di assicurare molto l’alternanza
per lo meno negli interventi, cosa che faccio, e do immediatamente la
parola all’onorevole Nicolò.
Signor Presidente,
onorevoli colleghi, rispetterò i tempi concessi per argomentare il mio intervento ed esprimere il mio pensiero
rispetto ad un dibattito che vede oggi protagonista, in Aula, la cosiddetta fase due. Mi domando: la fase
due, ci sarà mai stata un’altra fase, la uno? Si è consumata? Come si è
consumata? Perché si è consumata? Di chi sono le responsabilità del fallimento
della fase uno? Queste sono domande che mi pongo e forse qualche risposta
riesco a darmela, anche rispetto all’evoluzione della crisi, perché di crisi si
è trattato, una crisi che certamente ha ingessato il Consiglio regionale, oltre
ad ingessare l’economia della regione.
Dico questo perché le Commissioni non si riuniscono a
causa della mancata elezione dei Presidenti degli stessi organismi, e questo è
il frutto delle divergenze che esistono all’interno di una coalizione, le cui
contraddizioni sono esplose ed implose in quest’Aula.
Abbiamo già vissuto altri momenti come questo, nella
speranza che si potesse dare veramente rilancio e vigore all’azione di governo,
ma lo dico veramente, con animo costruttivo e sereno nei confronti di tanti
calabresi che aspettano risposte rispetto non solo alla progettualità tanto
auspicata e propagandata, ma soprattutto in merito ai problemi afferenti alle
emergenze. E le varie crisi che si sono succedute, questo sicuramente non lo
hanno consentito perché hanno distratto gli attori della politica, distratti
nell’organizzazione del Partito democratico, nella composizione della Giunta,
una Giunta che oggi approda qui in Aula ed io non ho avuto il piacere, per
cause indipendenti dalla mia volontà, di ascoltare il Presidente Loiero, ma
dagli interventi che si sono sviluppati, critici, da parte dell’opposizione e
soprattutto della maggioranza, credo che questa fase non si inauguri con i
migliori auspici.
L’assessore Principe parlava di meritocrazia calpestata.
E’ vero, l’assessore Principe è uno degli assessori che si è distinto per
competenza, per capacità, per il modo serio di interpretare il ruolo di
assessore. Questo lo dice chi vi parla perché ha avuto la possibilità di
confrontarsi democraticamente e civilmente; lo stesso potrei dire
dell’assessore Adamo, che purtroppo all’interno del suo ramo ereditava una
situazione atavica, che meritava un impegno collegiale della Giunta per la
risoluzione dei problemi della sanità. Invece ho l’impressione, onorevole
Adamo, che lei sia stato isolato nella sua attività assessorile; ho
l’impressione che la sua estromissione dalla Giunta fosse già annunciata, prima
ancora che lei assumesse l’incarico di assessore alla sanità, perché i suoi
primi avversari stavano all’interno del centro-sinistra, non nell’opposizione,
con la quale spesso si è confrontato e ha voluto dialogare.
Queste cose le abbiamo vissute ed io ho potuto
comprendere la sua sofferenza quella notte, quando gli fu presentato il
maxiemendamento con la soppressione delle Asl, senza che lei avesse partecipato
al processo decisionale. Questo è il metodo di ragionare del centro-sinistra,
queste sono le condizioni di cui parlava De Gaetano.
A me dispiace per l’amico De Gaetano, quando dice che si
accorge oggi… E non si può accorgere oggi, ha votato quell’emendamento! Allora
andava assunta una posizione forte in quella circostanza, responsabile e
coerente. Non ci possiamo ricordare dopo cinque-sei mesi, dicendo: “E’vero, non
andava bene, lasciamo la maggioranza”. E’ facile saltare dalla barca quando si
vede che sta per affondare! Non è certo questo un modo responsabile di
interpretare il ruolo della politica.
Noi queste cose le diciamo, ma le diciamo perché con
tante circostanze, con gli amici dell’opposizione spesso abbiamo invocato la
concertazione, il dialogo, ma non perché si voglia inficiare la politica,
perché abbiamo un altro modo di intendere i rapporti per porsi in positivo e,
probabilmente, questo non è valso per poter assieme avviare quella stagione di
rinnovamento, una stagione di speranze.
Guardate, quando parliamo dell’antipolitica, se c’è
l’antipolitica è perché non c’è la politica. Ma noi abbiamo dato, Presidente
Bova, dei forti segnali di rinnovamento anche apportando delle modifiche, delle
innovazioni al sistema. Io ritengo che, a volte, si dà troppo spazio alla
stampa e quando si lascia spazio, altri lo occupano. Mi spiego meglio: noi
dobbiamo pensare a fare politica, lasciare perdere chi ci insegue con la
polemica strumentale. Si è parlato dei tagli della politica, e abbiamo assunto
provvedimenti strutturali in questo Consiglio regionale; si è parlato di altre
storie, e abbiamo assunto impegni veramente d’onore con i cittadini calabresi.
Allora non possiamo pensare a chi intende indebolire la
politica, noi dobbiamo pensare a fare politica, a produrre atti e a svolgere
attività nell’interesse e per la tutela dei diritti dei calabresi. E’ questo che
dobbiamo fare, far funzionare le Commissioni, gli organismi, è questo il nostro
impegno e per questo ci dobbiamo caratterizzare e dobbiamo lavorare.
Io credo che, forse, Michelangelo Tripodi, dopo
l’intervento di De Gaetano, avrebbe qualche difficoltà a stare in Giunta per
ciò che riguarda e attiene la politica ambientale. Noi dobbiamo capire se il
programma cambia in corso d’opera rispetto alle variazioni della Giunta o c’è
un programma che va rispettato, con il quale si chiede il rapporto di fiducia all’elettorato.
Allora dobbiamo pure capire e spiegarle queste cose alla
gente e quando ci si presenta al corpo elettorale, ci si presenta con un
programma, con l’indicazione del premier, ma anche con un programma che
deve caratterizzare l’azione di governo rispetto alle politiche economiche,
sociali ed ambientali. Ma qui, adesso, comincio ad avere difficoltà a capire
quale sia il vero programma di questo Governo regionale. Dovrebbero spiegarcelo
attentamente, farci comprendere le cose che sono state fatte, non le cose da
fare, perché ormai questi sono incontri rituali. Mi auguro che non ci sia
un’altra occasione, una Giunta successiva, mi auguro che questa sia l’ultima,
ma mi auguro che finisca presto questa esperienza, nell’interesse di un Paese
che guarda con attenzione alla crescita. Ma di crescita si parla solo e, con i
fatti, assistiamo ad un’involuzione che
fa regredire il nostro territorio.
Stasera anche lo stesso Tallini in un suo intervento in
un quotidiano locale dice “la Giunta” – afferma Tallini – “appare certamente
più fragile e meno autorevole della precedente. L’uscita di personalità del
calibro di Nicola Adamo, Doris Lo Moro e Sandro Principe non è stata bilanciata
da novità di uguale peso e carisma politico amministrativo”, sono parole pesanti,
giudizi gravi. Sarebbe opportuno che Tallini e il partito che egli rappresenta
assumessero una posizione consequenziale. Qui ci ritroviamo gente che sta al
governo e poi va a protestare nelle piazze! Evviva l’incoerenza, ma assumiamoci le nostre responsabilità, ognuno si
assuma le proprie responsabilità per esaltare
i valore della democrazia.
Presidenza del
Vicepresidente Antonio Borrello
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Michelangelo Tripodi.
Ne ha facoltà.
Signor Presidente,
colleghi consiglieri, io credo che questo dibattito sia importante,
gli interventi che ci sono stati hanno aperto
problemi anche significativi e, in questa situazione, non c’è dubbio
che nessuno può sottrarsi dall’intervento, dal contributo ad una discussione
che, in qualche modo, segna uno spartiacque nella vita di questa legislatura.
Penso che, proprio
perché questa è una discussione delicata – abbiamo sentito anche in
alcuni interventi parole forti, pesanti, argomenti duri che sono stati proposti
non solo negli interventi del centro-destra, dell’opposizione, ma anche in
alcuni interventi che ci sono stati nell’ambito della stessa maggioranza –, non
c’è dubbio che dobbiamo affrontarla cercando di uscire al meglio. Io penso che
poi, alla fine, ci dovrà essere anche un momento in cui si conclude questo
dibattito, assumendo delle decisioni e delle scelte.
In ogni caso, certamente c’è una consapevolezza diffusa e mi pare un filo comune che tiene conto anche di quello che c’è nella società calabrese, di quale è la condizione della Calabria, della drammaticità e dell’emergenza. Purtroppo siamo sotto i riflettori negativamente, per vicende che assumono anche un carattere tragico e doloroso, come quelle che riguardano la morte della giovane ragazza di Vibo, ma contemporaneamente sono convinto che questa discussione ci serve e può trovare uno sbocco positivo, se davvero riparte la Regione.
Io sono convinto che il cambio della Giunta non può essere considerato solo ed esclusivamente un cambio di alcuni assessori perché, se fosse questo, sarebbe stato inutile e sarebbe stato meglio non farlo, ovviamente; sono convinto – questa è la mia valutazione – che la nuova Giunta regionale che è stata costituita deve essere ed è parte di un progetto di rilancio e di svolta della Regione. Questo è il senso dell’operazione politica di cui stiamo parlando, in una condizione di estrema difficoltà e di drammaticità e di emergenza sociale, in modo particolare della legalità che vive questa regione e non c’è dubbio che in questo contesto non possiamo immaginare e quindi, per quanto mi riguarda, anche la presenza politica del Partito dei Comunisti italiani dentro questa Giunta è appunto da considerare in stretta relazione alla condizione specifica, all’analisi che noi facciamo della situazione e al fatto che, comunque – come diceva prima Abramo, per esempio, o qualche altro consigliere dell’opposizione – se in questi due anni e mezzo davvero fosse stato tutto una situazione di disastri e fallimenti, non c’è dubbio che noi avremmo preso già atto da tempo di questa situazione. Siccome non è così – lo voglio dire perché, altrimenti, non sarebbe comprensibile e spiegabile una posizione diversa – non è vero che questa Regione conosce solo una stagione di disastri e di fallimenti. Certo, i problemi non mancano e non c’è dubbio che i problemi sono molto seri, sarebbe un errore assai grave sottovalutarli e non c’è dubbio che lo sforzo deve essere sempre teso a fare andare avanti un progetto politico che affronta le questioni che noi abbiamo di fronte.
In questo senso, sono
convinto che il tentativo che si sta facendo è
davvero l’ultimo che facciamo in questa legislatura, perché
non c’è più il tempo per nuovi esperimenti, nuove sperimentazioni
di vario genere. E’ l’ultimo tentativo per ricostruire un rapporto di fiducia e
di credibilità con il popolo, con i cittadini, con gli elettori della Calabria,
questa è l’ultima chiamata per il centro-sinistra – dobbiamo saperlo – e
proprio in questo contesto dobbiamo dirlo con chiarezza, il problema non sta
solo nel funzionamento e nella qualità della Giunta, nel lavoro dell’esecutivo.
Io ho avuto sempre l’idea – la continuo a sostenere e la ripropongo con forza
qui – del governo allargato della Regione, che non può essere racchiuso solo
nel fatto che ci sono dodici assessori che portano avanti la baracca. Il
governo allargato della Regione significa che c’è un progetto condiviso e,
attorno a quel progetto, si mobilitano tutte le forze fondamentali della Calabria,
le categorie produttive, le università, i centri di ricerca, il sindacato,
tutti coloro i quali, in qualche modo, possono contribuire e possono dare un
apporto utile e positivo.
Questo è un problema che ci riguarda, che riguarda la
Giunta e la maggioranza del centro-sinistra.
Se riusciamo a fare un passo in avanti in questa
direzione, sicuramente avremo realizzato una svolta vera, quella che serve alla
nostra Regione e siamo assolutamente convinti che in quella direzione bisogna
andare avanti. Ma tutto questo si può fare se si riafferma il primato della
politica, per come noi la intendiamo. Personalmente, ho sempre aborrito l’idea
del presidenzialismo, dell’uomo solo al comando e la mantengo quest’idea di
fondo e critica per una modalità che si è affermata e che, purtroppo, produce
situazioni e realtà che, talvolta, creano ulteriori problemi.
Quindi, in questo senso, c’è bisogno di riaffermare
un’idea collegiale dell’impegno della politica e il fatto che la politica con
la “p” maiuscola riesca ad essere di nuovo centrale e a riassumere un primato
che, invece, è stato totalmente smarrito nella deriva di tipo personalistico e
maggioritario e presidenzialista.
Allora, da questo punto di vista, l’impegno che noi
abbiamo assunto è quello di stare dentro un progetto politico, che è anche un
modo per ragionare da sinistra in questa situazione difficile che vive la
nostra Regione, perché non c’è dubbio, noi abbiamo molto discusso sulla scelta
che ha compiuto Rifondazione comunista. Personalmente, ho avuto occasione di
dire ai colleghi di Rifondazione comunista, al suo segretario regionale che
questa scelta, in qualche modo, ha prodotto uno strappo nel rapporto e nel
patto di consultazione tra le forze della sinistra calabrese.
Noi abbiamo avviato, nei mesi passati, un percorso, un confronto, un lavoro
comune per mettere insieme le forze per fare massa critica, per dire che in
Calabria è possibile non solo pensare a sinistra, ma anche presentare un’idea
di cambiamento fondata sull’idea della sinistra e abbiamo tentato di spingere
in questa direzione. A un certo punto, Rifondazione comunista autonomamente ha
deciso, in modo anche unilaterale, di fare una scelta propria , non condivisa e
non concordata con le altre forze della sinistra calabrese.
Ovviamente, quando ognuno decide per fatti propri, non
può essere né vincolante né, in qualche modo, subalterno il nostro partito
rispetto alle decisioni che ha assunto Rifondazione comunista. Abbiamo espresso
un’opinione diversa, abbiamo assunto le nostre decisioni e riteniamo che sia
stato un errore politico quello di Rifondazione comunista, nel momento in cui
ha deciso di uscire dalla Giunta regionale. E ritengo che si dovrà lavorare per
recuperare questo rapporto e la presenza di Rifondazione comunista nel governo
della Regione, sapendo che certamente tutto questo serve per rafforzare un
punto di vista che in questi mesi, in questi anni, purtroppo, si è affievolito
e indebolito.
Debbo dire che, da questo punto di vista, la presenza,
la nascita del Partito democratico oggi rappresenta, molto spesso, un fatto di
instabilità, di ingovernabilità, di crisi del centro-sinistra calabrese. Ma lo
vediamo anche a livello nazionale cosa sta accadendo nelle vicende legate alla
legge elettorale e ai tentativi che si agitano di produrre un accordo tra
Veltroni e Berlusconi, addirittura, su una legge elettorale che sarebbe una
legge capestro, a favore solo dei due grandi partiti, uno del centro-destra e
uno del centro-sinistra.
Io penso che, invece, dobbiamo lavorare rispetto a questa situazione, che vede nel
Partito democratico, ne abbiamo sentito anche qui stasera gli elementi
ricorrenti, c’è un’eco anche in questo dibattito dei problemi, della crisi,
delle difficoltà che sembravano superate, dentro il Partito democratico,
certamente questo diventa fattore di difficoltà e di instabilità per tutto il
centro-sinistra. Io non dimentico che, quando non c’era il Partito democratico,
purtroppo noi abbiamo avuto l’anno scorso due crisi nel giro di tre-quattro
mesi perché si era creata tra i soggetti che oggi sono i fondatori del Partito
democratico, il Pdm, il partito della Margherita e i Ds, una crisi
violentissima sulle nomine dei direttori generali, su altre questioni, che
portò ad una doppia crisi nel giro di tre-quattro mesi.
Allora io sono assai preoccupato quando viene meno la
politica, il confronto tra i partiti, perché certamente il Presidente rivendica
il ruolo del Presidente. Io, personalmente, rivendico il ruolo della politica,
da questo punto di vista. Certo, è un fatto assolutamente anomalo che si apra
una crisi nella Giunta regionale, nel centro-sinistra e non ci sia neppure un
incontro tra i partiti che formano questa maggioranza. Io credo che questo non
sia un fatto di democrazia, di crescita, di partecipazione, ma rischia davvero
di cancellare gli elementi minimi che rappresentano l’elemento fondante di un
vincolo di solidarietà, di uno stare insieme, di un partecipare ad uno sforzo
comune.
Allora, da questo punto di vista, sono convinto che
dobbiamo su questo interrogarci e dobbiamo introdurre anche dei correttivi. Io
non so se sarà necessario trovare un modo per far funzionare meglio e
diversamente dal passato il centro-sinistra nelle sue diverse articolazioni,
nelle diverse articolazioni politiche, di Consiglio regionale, che riguardano i
capigruppo. Occorre trovare una sede, un luogo, un momento che metta insieme i
soggetti, le forze e che, in qualche modo, possa servire come luogo non solo
del confronto, ma anche delle indicazioni politiche, della discussione, del
dibattito e anche delle scelte.
In questo senso, non c’è dubbio che dobbiamo lavorare
per rafforzare l’impegno, per guardare con fiducia anche alla prospettiva
futura, sapendo che sicuramente quello che è stato fatto in questi anni non
basta, ma che occorre rilanciare, occorre guardare oltre e lavorare con uno
spirito nuovo rispetto alla fase che ci lasciamo alle spalle, sapendo anche che
in questo contesto dobbiamo avere un’idea nuova del governo della Regione e
sapendo che non c’è più assolutamente possibilità di recupero. Hic
Rhodus….
Allora, da questo punto di vista, non c’è dubbio che c’è
una grande responsabilità che riguarda in modo particolare il Presidente
Loiero, il Presidente della Regione. E’ una responsabilità e io mi auguro che
questa responsabilità venga portata avanti con un impegno democratico, quale
noi gli chiediamo. E’ importante perché è in gioco il futuro di questa regione,
perché il destino di questa terra è nelle mani di questa istituzione, della
Regione Calabria, delle sue articolazioni istituzionali, del suo governo, del
suo Consiglio, di tutti gli organi che ad essa fanno capo ed è importante che
questa esperienza che si concluderà al termine di questa legislatura lasci un
segnale e una traccia positiva, lasci il segno che questo centro-sinistra, dopo
dieci anni – non lo dimentichiamo – di governo del centro-destra, esclusa una
breve parentesi di un anno di centro-sinistra, in qualche modo ha ripreso la
strada del progresso e del cambiamento.
Questa è l’ambizione, la speranza e l’impegno per cui
stiamo lavorando, sapendo che mai abbiamo avuto una legislatura così
travagliata, non c’è mai stata nella storia dei trentasette anni di vita della
Regione una legislatura così dolorosa, ma anche così difficile, così complessa,
in cui tutti gli eventi sembrano congiurare negativamente. E, proprio di fronte
a questa dura realtà, io ribadisco questo impegno, la volontà di proseguire e
di andare avanti, ma ribadisco soprattutto la necessità di rilanciare da
sinistra insieme a Rifondazione comunista e alle altre forze della sinistra uno
sforzo.
Abbiamo avviato nei giorni scorsi la federazione a Roma della sinistra, l’
“Arcobaleno”, vogliamo andare avanti anche in Calabria in questa direzione, ma
vogliamo andare avanti assumendoci le responsabilità in modo comune, qualunque
sia il posto, qualunque sia la collocazione. Questo è l’impegno che assumiamo e
questo è il lavoro per il quale, in qualche modo, anche dentro la Giunta
regionale ci sentiamo di portare avanti il nostro contributo e di dare un
apporto a che anche con il nostro impegno, si possano costruire progetti e
processi di cambiamento per la nostra regione.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Sarra. Ne ha facoltà.
Interveniamo con disagio nel trattare questo primo punto all’ordine
del giorno, che è rubricato “aggiornamento del programma”,
ed è una rubricazione enigmatica perché, in verità,
abbiamo assistito a pochi interventi che hanno trattato l’argomento –
come dicevano gli insegnanti delle elementari –
che sono rimasti in tema: uno che è
rimasto in tema è il suo, Presidente, tanto per essere chiari.
Stranamente, e talvolta, accade che il giorno del
battesimo coincide con quello del funerale! Purtroppo, oggi assistiamo ad uno
di questi eventi ed assistiamo a questo evento, a maggior ragione dopo alcuni
interventi – dicevo –, ma chi ha recitato il de profundis o una messa da
requiem, se preferite analogie musicali, è stato da ultimo, ma per primo
per significazione di un intervento, l’onorevole Adamo, fino a qualche giorno
fa vicario di questa Presidenza. Il suo è stato un intervento che non ammette
interpretazioni.
Allora io credo che più correttamente noi potremmo
rubricare questo punto all’ordine del giorno, più che come “aggiornamento”,
“consuntivo”, anche perché se avessimo rispettato i tempi imposti dalle leggi e
dai Regolamenti, oggi avremmo dovuto parlare di bilancio, ma parliamo di
bilancio di questo Esecutivo.
Allora non possiamo non partire da quell’aprile del
2005, in cui si è celebrato il trionfo di questo centro-sinistra e il
Presidente che in questo momento è assente, quasi come novello Pompeo di
ritorno dalla battaglia vittoriosa contro i Parti, celebra a Roma il trionfo
per i successi ottenuti in guerra e, per primo nella storia di Roma, ottiene un
titolo unico, quello di Felix. Periodicamente, anche se quei tempi appaiono
così lontani, questa Giunta e questo Presidente celebrano un trionfo,
inaugurando un nuovo esecutivo.
Una logica, questa impostazione ce l’ha. Qual è? E’
quella di rispondere ad una necessità, di rassicurare periodicamente non solo i
livelli istituzionali, ma anche la collettività calabrese, rassicurare
periodicamente celebrando un trionfo che, in qualche modo, risponda alle
esigenze dei populares e degli equites, del Senato e degli
aristocratici. Rassicuriamo un po’ tutti “guardate, va tutto bene”, la verità è
che c’è una frattura insanabile tra la collettività calabrese e questo
Esecutivo che noi abbiamo registrato anche oggi…
Siamo di fronte ad una maggioranza che, partendo con i
migliori auspici, perché in verità era sorretta da una piattaforma consiliare
di 35 consiglieri, si ritrova oggi a registrare ancora le defezioni di
Rifondazione comunista, oltre che di significativi pezzi di questa maggioranza.
Abbiamo assistito ed ascoltato gli interventi di
Tallini, di Giamborino, di Sandro Principe, sul quale qualcosa dirò in seguito
perché la merita, assieme ad altri rappresentanti di questa maggioranza, ma
senza citare analogicamente il cardinale Diaz, mi pare che siamo ad una fase di
apostasia della politica, onorevole Morelli. Una logica c’è, sembra difficile
interpretarla, il momento dell’esegesi è difficile, ma la logica c’è: sembra
difficile, appare difficile capire qual è la logica che è sottesa ad una
presenza di Naccari che, prima unico dei rappresentanti politici di una Giunta
che precedeva quella che è arrivata al capolinea con la nomina di questo
Esecutivo, era stato tolto, apparentemente senza motivazioni. Oggi entra,
riesce, rientra e riesce! Ci auguriamo che Capello firmi presto con la squadra
inglese, perché diversamente qualcuno di questi assessori rischia di firmare il
prossimo contratto! Consentitemi la battuta.
Ma, onorevole Presidente, onorevoli assessori e
onorevoli colleghi, il vizio di fondo che sono costretto ad evidenziare è un
altro. Vedete, noi distinguiamo due aspetti nell’azione di questa Giunta: uno
squisitamente politico ed uno amministrativo. Qual è il vizio di fondo? E’ che
noi ci troviamo di fronte ad un aspetto amministrativo che cede di fronte a
quello politico – aspettate, non voglio dire politico fine a se stesso –, nasce
un partito del Presidente che ha un effetto deflagrante dal punto di vista
politico, superiore a qualunque tragedia abbia attraversato questa legislatura,
che determina il fatto consequenziale che un ente, un’amministrazione deve
piegarsi a quelle che sono le esigenze di un partito, che è il partito del
Presidente, che – attenzione – neanche dopo la nascita del Partito democratico,
ha sciolto il proprio esercito, come si usava fare nell’antica Roma.
Qui Roma continua ad essere sotto la minaccia
dell’attraversamento del Rubicone, perché l’esercito non è stato sciolto e chi
non fa parte di questo esercito entra nelle liste di proscrizione di sillana
memoria. E’ questo quello che succede. Noi abbiamo delle liste di proscrizione
ed entrano i signori assessori Principe, entra la signora assessore Lo Moro,
perché non fanno parte dell’esercito.
E’ questa la logica chiara, evidente che non ha bisogno
di interpretazioni. Allora chi ragiona, chi segue una propria linea deve essere
piegato a questa che è una logica chiara, neanche sottile. Questo esercito non
può sciogliersi perché deve essere presente, rappresentando una minaccia
costante, latente, evidente nei confronti di una di Roma. In fondo, il Rubicone
val più di 25 mila voti!
Allora, se questo è, noi abbiamo una fase amministrativa
che è piegata rigorosamente a questa che non è un’esigenza politica, la
politica non sta indirizzando, non sta svolgendo il proprio ruolo di indirizzo,
è piegata anch’essa ad esigenze che sono esigenze di una logica chiara che è
quella dell’asse di proiezione.
Oggi, non sfuggirà a nessuno che c’è un Cesare che sta
aspettando, non partecipa ai trionfi, magari si fa rappresentare in Giunta da
qualche suo fedele amico, ma c’è una logica che è di proiezione personale, non
è una logica politica, si sta preparando il terreno per il futuro. Ma, vedete,
è tutto legittimo, assolutamente anche comprensibile, se non condivisibile, ma
in politica la proiezione personale deve rigorosamente essere inserita in un
contesto che è eminentemente politico, cioè di progettualità, di pianificazione
che non può non riguardare, se non la collettività, comunque i maggiori attori
istituzionali.
Vi chiedo e chiedo ai miei amici di questa maggioranza:
qual è il coinvolgimento che avete ottenuto o conquistato faticosamente nella
guida di questa Regione? Qual è la possibilità di espressione che voi avete? O
così o si rientra nelle liste di proscrizione; o così o vi verranno tolte le
terre, come ai veterani di Mario e Cinna! E’ questo quello che succede, ma
succede ogni giorno.
Allora, nel momento in cui questa Giunta viene
battezzata, è stata recitata già la messa da requiem, nel momento in cui
chi fino a poco tempo fa rappresentava il Presidente addirittura con funzione
vicaria, ci dice che c’è necessità di invertire una tendenza, facendo
addirittura riferimento e recuperando il significato, il portato, la ratio
della legge sul trasferimento delle
deleghe, una legge del 2000, ma come! Non erano i Presidenti delle Province di
questo centro-sinistra a venire presso l’assessorato agli enti locali e al
personale, onorevole assessore, a battere i pugni perché volevano che al più
presto venisse effettuato questo trasferimento?
Oggi le persone che sono state trasferite le riceviamo ogni giorno perché
scaldano una sedia senza avere, ahimè, nessuna funzione, e la sua sensibilità
conosce questo ed altri avvenimenti che io, per esigenze di carattere
sistematico e per brevità, mi permetto di superare.
Allora questo è quello a cui assistiamo, ad una logica
dell’asse che è una logica di conservazione di una classe dirigente che è
limitata a pochissimi elementi.
Perciò comprendiamo tutto, però non possiamo condividere
il fatto che un’intera Regione, un intero ente venga piegato ad esigenze di
carattere personale di poche persone. Questa è la ratio che è sottesa ad
ogni programmazione. Ed allora non ci troviamo di fronte ad un aggiornamento
del programma di governo, ma ad un aggiornamento del programma di pochi
soggetti politici che con proiezione oligarchica stanno decidendo del futuro di
questo ente, soltanto per guadagnare degli spazi personali. Nel momento in cui
manca il terreno sotto i piedi, si piega un intero ente per garantire delle
posizioni.
Noi non possiamo accettare questo stato di cose, dalla modesta
posizione che occupiamo, ma con dignità e fermezza evidenziamo quello che sta
accadendo, crediamo che, nel momento in cui si registra l’attraversamento e il
superamento della boa di fase, di metà legislatura, sia necessario reimpostare,
non aggiornare, un approccio che deve essere istituzionalmente corretto. Non si
può mai interpretare la politica piegando un ente secondo le esigenze di un
partito.
Quando mai si è visto in un ente che, partendo da un
momento di largo coinvolgimento – vero o falso che sia, non ha importanza, mi
interessa l’esigenza che era sottesa alle primarie, e quella la condividiamo –
si inizia una fase di grande coinvolgimento e quel Presidente che è espressione
di quel momento dà vita ad un partito del Presidente: Cioè, non rappresenta più
una coalizione, ma una parte, comunque pochi rispetto ad una coalizione,
rispetto ad una serie di forze! E’ per questo che chi dà priorità agli aspetti
politici non può far parte di questa maggioranza. E comprendiamo il
ragionamento di Rifondazione e di altre forze e dei singoli che si sono
espressi, obtorto collo, a
favore della politica. Noi dobbiamo lavorare per il primato della politica,
dobbiamo lavorare con dignità per questo.
Allora difficilmente potremo essere momenti di attacco
da parte di altri poteri dello Stato; potremo essere attaccati, ma saranno
attacchi sterili, se non fondati, perché la politica in questa società, fino a quando non verrà modificata la
nostra Costituzione, merita- e deve essere rispettato- uno spazio, perché
questo spetta alla politica. La politica da sola deve presidiare i bisogni
della collettività, di tutti, dei molti e non dei pochi. Questa è la vera
inversione di tendenza che si sta realizzando e questo determina una fase di
debolezza assoluta della politica, tutto il resto è consequenziale a questa
fase.
Allora qui c’è necessità di un altro momento, di un
altro approccio ed è per questo che con voce forte, determinata e ferma vi
chiediamo di riappropriarci del primato della politica. La politica è di tutti
e non può essere guidata da pochi che aspettano il verificarsi di alcuni
eventi, per proiettarsi su prospettive
assolutamente personali.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Stancato. Ne ha facoltà.
Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, noi della Democrazia cristiana abbiamo aderito a questa maggioranza soprattutto con un’apertura di credito nei confronti del governatore e del Presidente del Consiglio, per cui nel momento in cui il governatore, richiamandosi alle sue prerogative istituzionali, in perfetta solitudine ha deciso di portare avanti un’assunzione di responsabilità senza la consultazione pragmatica che è di prassi con i partiti, portando avanti un nuovo modello di Giunta, ritengo che abbia svolto il suo compito fino in fondo con grande coraggio e determinazione, perché alla fine, amici consiglieri, se le cose vanno male, quello che paga è il Presidente della Giunta. Per cui riteniamo che questa determinazione del Presidente sia stata conseguente ad un suo modo di intendere quella che è la realtà della nostra terra, quello di cui la Calabria ha bisogno.
L’interrogativo che noi ci poniamo non è se questa Giunta è migliore dell’altra o se quella che verrà o quella che non verrà riuscirà nell’intento, ci chiediamo semplicemente di che cosa ha bisogno questa nostra terra di Calabria, quali sono le cose di cui ha bisogno e se ci sono gli uomini capaci di portare avanti le istanze dei nostri concittadini.
Vedete, le problematiche della nostra terra non sono semplicemente e soltanto quelle che quotidianamente assillano i vari settori della nostra regione, sono problemi importanti, come il lavoro del giovane che ha la necessità di affermare la sua personalità attraverso la ricerca di un lavoro, attraverso la ricerca della sua affermazione personale ed oggi, nella nostra terra di Calabria, questo ancora avviene e noi abbiamo il compito e il dovere di soddisfare questi impegni che abbiamo contratto nel momento in cui ci siamo candidati e abbiamo avuto il consenso popolare.
Così come nel mondo della sanità, certo, ci sono stati
degli eventi luttuosi che ci hanno toccato nell’intimo, perché ognuno di noi è
padre, ognuno di noi è madre, ognuno di noi ha qualcuno da difendere in questo
pianeta difficile che è il mondo della sanità e questi eventi ci hanno toccato
nell’intimo, profondamente, ci hanno scosso, però non bisogna fare di tutta
l’erba un fascio, ci sono centinaia di colleghi, di medici, migliaia di
infermieri che ogni giorno fanno il loro dovere con abnegazione, dando tutto
quello che si può dare, e non possiamo dimenticare e cancellare con un tratto e
dire che la sanità in Calabria non va bene. Certo, c’è la necessità di
programmare, di rivisitare il sistema, di dare anche un taglio, probabilmente,
a determinate consuetudini inveterate come quella di mandare nel posto in cui
si ha a che fare direttamente con la vita dell’uomo persone che, forse, non
hanno la qualità e la capacità di poter fare determinate cose.
Certo, su queste cose sono d’accordo con l’amico
Presidente, la tolleranza non può che essere quella che arriva allo zero
assoluto, non possiamo giocare con la vita dei calabresi, nessuno, per cui
chiaramente una inversione di tendenza non può che essere necessaria per
portare un nuovo modo di intendere le cose, ma questo poi lo approfondiremo
quando parleremo della sanità.
Ma ci sono altre esigenze nella nostra regione, c’è la
necessità di una programmazione di tutti quei fondi che verranno con il Por e che
hanno la necessità di non essere dispersi, come è successo nel passato, in
miriadi di iniziative che poi non hanno portato, in effetti, una strutturazione
del sistema. Dobbiamo cambiare mentalità, dobbiamo cercare di fare qualità
attraverso questi fondi per dare al sistema una struttura diversa, capace di
competere con quello che c’è all’esterno della nostra terra di Calabria.
Ecco, su queste cose la Giunta si deve misurare, noi
come Consiglio ci dobbiamo misurare, ed è giusto, sono d’accordo con quello che
diceva l’amico Borrello: abbiamo la necessità di avere nelle postazioni in cui
si opera in questi campi, persone che
si confrontano poi con l’elettorato, abbiamo la necessità di avere gente che
conosce fino in fondo i problemi di quello che ha necessità la gente di
Calabria, perché poi chiaramente deve sottoporsi al giudizio della gente. E
sono d’accordo su queste cose e penso che sia importante, in questo momento,
l’opera che ha svolto il nostro Presidente, perché ritengo che la sua logica
sia stata quella di dotare questa Regione di strumenti necessari per invertire
la tendenza.
Vedete, amici, non è facile amministrare una terra come
la nostra Calabria, perché è una terra difficile, con mille contraddizioni, in
cui è difficile anche muoversi, però abbiamo il dovere di provarci di portarla
via da queste secche in cui si è incagliata.
Certamente questa strada che stiamo percorrendo non è
stata facile, è stata una strada ricca di ostacoli, che ha presentato delle
asperità che sicuramente non ci sono mai state nella vita regionale e che oggi
farebbero tremare le vene ai polsi a chiunque, però abbiamo la fortuna di avere
trovato una persona capace, lungimirante, che nel momento in cui riuscirà ad
inquadrare, così come sta facendo, le cose, avrà la possibilità di portare un
bilancio positivo al prossimo confronto elettorale. E, vedete, i banchi di
prova ci sono e saranno immediati, a cominciare dalla sanità, così come andare
avanti in altri settori delicati della vita nostra regionale.
Quindi io dico a questa Giunta di operare nell’interesse
della Calabria. Noi, come democristiani, siamo qui per portare avanti le
esigenze dei cittadini, le istanze che ci provengono dal sociale e tutti quei
problemi, usando il Consiglio regionale come momento di pubblico confronto con
chiunque abbia un momento di pausa, un momento di ritardo rispetto a quella che
deve essere l’attività nei confronti della nostra regione. Saremo certamente
critici, ma sicuramente leali nei confronti di chi opera nell’interesse della
Calabria.
Presidenza del
Presidente Giuseppe Bova
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirillo. Ne ha
facoltà.
Intervengo solo per chiarire sull’intervento del collega Tallini, quando ha annunciato che gli allevatori hanno fatto sciopero oggi a Catanzaro. Siccome credo il collega Tallini neanche era informato, mi corre l’obbligo di riferire che questi allevatori che hanno fatto la manifestazione erano 70-80 manifestanti, i quali vivono un problema davvero notevole. Sono un po’ quelli esclusi, che stanno fuori dall’Associazione provinciale allevatori e dall’Associazione regionale allevatori. C’è un’ordinanza del ministro della sanità del 14 novembre 2006 che prescrive le analisi per la brucellosi solo presso l’istituto zooprofilattico di ogni regione.
Questo è un problema gravissimo, perché se l’istituto zooprofilattico riscontra casi di brucellosi, non solo vengono abbattuti i capi, ma viene messa sotto osservazione tutta l’azienda. La brucellosi, come si sa, è una malattia che colpisce ovini, caprini e bovini. Non è possibile fare controanalisi, per cui gli allevatori sono costretti a sottostare al risultato dell’istituto zooprofilattico.
Per la verità, gli allevatori hanno sempre chiesto che questa ordinanza fosse modificata, che a loro
potesse essere assegnata la possibilità di ripetere l’analisi anche all’esterno
presso altri laboratori e con spese a loro carico.
Fra questi che hanno oggi scioperato ci sono degli allevatori che, in verità,
da oltre sei mesi hanno bloccato i loro allevamenti. Ma credo che ci sia poco da fare, perché il
ministero non vuole assolutamente rimuovere l’ordinanza. Io sono pure
intervenuto attraverso il direttore generale dell’agricoltura, la cosa mi
sembra quanto mai difficile.
Ho già parlato con il collega Spaziante e affronteremo –
ho comunicato anche agli interessati – a Roma questo problema per vedere se
anche con l’anno prossimo è possibile modificare l’ordinanza. Effettivamente,
questi vengono penalizzati, agli stessi non è possibile riconoscere nessun
“fermo mandria”, come si suol dire,
per cui in alcuni casi sono intervenuti, ma in questi casi, quelli che hanno
colpito le bestie calabresi, purtroppo non si è potuto riconoscere alcun bene.
Era questo, ecco, per evitare che qualcuno possa
pensare…, non era una cosa contro la Regione, ma era una rivendicazione che noi
dobbiamo trasferire a Roma.
Grazie.
PRESIDENTE
Gli interventi su questo primo punto sono terminati, la
parola al Presidente della Regione per la replica.
Io replicherò, come mi è sempre capitato in quest’Aula, in maniera molto breve, non perché non ci siano stati grandi spunti di dibattito, e replicherò senza neanche tener dietro ad alcune polemiche che ho visto ci sono state e c’è stato un momento – voglio dirlo come dato impressionistico – in cui nell’Aula davvero non si capiva chi era maggioranza e chi era opposizione. Sono rimasto come non mai frastornato dal dibattito di oggi.
Voglio preliminarmente dire che quello che ha
affermato Adamo nella prima parte del
suo discorso
è una cosa che, prima o poi, dobbiamo recepire in
quest’Aula, cioè è un problema
che interessa tutti, è un problema di regole che deve
interessare la maggioranza, anche l’opposizione. Io l’ho
sollevato più di una volta in privato col Presidente Bova. E’ accettabile che
mentre un consigliere ha la parola, una
parola che viene concessa dal Presidente, che è il custode delle regole, si
alza un altro consigliere regionale dello stesso schieramento o dell’altro, si prende
autonomamente la parola, interrompe chi l’ha avuta legittimamente, parla per
cinque minuti e poi si siede?! In nessun Parlamento e in nessuna Assemblea
regionale del mondo può capitare, perché la parola la concede il Presidente e
la concede dando anche impulso elettrico al suo pulsante. Se la può prendere il
consigliere per conto proprio? Voi sapete che ho avuto un’esperienza alla
Camera e anche nel Senato della Repubblica, e mi sembra strana l’idea che
magari un capogruppo parli, faccia un discorso politico in una occasione di
questo tipo che è eminentemente politica, ma poi parli per identico tempo uno
dello stesso suo gruppo e parla in dissenso senza dichiararlo.Cioè se un
capogruppo parla per venti minuti perché questo gli assegna il Regolamento o il
Presidente – ovviamente è il prodotto di una lettura del Regolamento – , poi uno che parla in dissenso può parlare lo
stesso tempo di chi rappresenta l’intero gruppo?! Il dissenso è un dissenso personale
che è giusto che ci sia, che arricchisce la democrazia, ma tutto ciò non può
avvenire così. Lo dico, Presidente, chiedendo se è possibile ripristinare
regole. Le regole, come è noto, sono per tutti.
Noi abbiamo visto che c’è stata anche una brutta polemica
tra un consigliere che voleva prendere a tutti i costi la parola mentre ce
l’aveva un altro e il Presidente di turno gliel’ha negata. Insomma,
ripristinare le regole è un problema che va bene a tutti.
Devo dire, poi ,
che ho trovato negli interventi talvolta un che di ingeneroso.
Non ho mai fatto
polemica, fin dal primo giorno, perché sono convinto che non si può – ripeto questo concetto – governare in
Calabria come se fossimo in Lombardia, perché qui l’apporto della minoranza… Ed
io qui mi attribuisco anche una mia insufficienza nei vostri confronti, quello
che diceva Pino Gentile, cioè di non avervi coinvolto, almeno per quel che
riguarda i miei poteri, sufficientemente per i grandi temi.
Premetto che questo lo farò comunque, perché è giusto adesso,
andando verso la seconda parte della legislatura, è bene che la minoranza su
certi temi importanti sia coinvolta in maniera formale. Su questo mi prendo
tutte le colpe del mondo, ma davvero il centro-destra oggi, in quest’Aula, in
questa stessa Aula dove è stato protagonista di governo nella passata
legislatura, può dire le cose che ho sentito oggi?! Ma, guardate, non mi voglio
soffermare su nulla, ma noi abbiamo ereditato una situazione, dall’ambiente
alla sanità, che dire devastante è pochissimo, una situazione così grave –
confesso e lo voglio dire qui senza infingimenti, “approfittando” del clima
serale – , così grave che il candidato del centro-destra che si è contrapposto
al sottoscritto ha fatto tutta una campagna elettorale per demolire quello che
l’aveva di fatto preceduto, su una sorta di continuità ideologica, proprio a dimostrazione di quanta
devastazione ci fosse stata.
Noi, trovata questa situazione, ci siamo messi di buzzo
buono, con grande difficoltà, perché non è facile cambiare le cose in una
regione come la nostra… Quando voi volete cambiare le cose nell’ambiente, come
si fa, da dove si comincia in una regione in cui ci sono almeno 45 comuni che
ufficialmente scaricano in mare e a cielo aperto?! Senza parlare
dell’abusivismo, di tutte le condotte che vanno a mare, che solo un satellite
ci può fare individuare di qui a poco. E poi, naturalmente, una volta che il
satellite avrà stabilito quante sono le migliaia di case che scaricano a mare,
bisognerà vedere come riusciremo a sanzionare in un territorio così!
Non voglio parlare della sanità.
Anche questa storia che io sarei un politico e non guardo con l’attenzione dovuta all’amministrazione non è del tutto non vera.
Intanto perché non sono un politico come lo intendete voi, ma voglio dire che noi siamo riusciti a portare avanti alcuni punti amministrativi – lo ripeto – che non sono stati mai toccati, mai sfiorati perché non si potevano toccare, perché la forza degli interessi era mastodontica; signori, devo dirlo se no ci diciamo cose che non sono vere.
Tenete conto che noi viviamo qui anche compressi da quello
che è capitato nelle passate legislature,
perché io non faccio fatica ad immaginare che il centro-sinistra, essendo stato dieci anni
all’opposizione, ha fatto in quest’Aula cose che
impallidiscono rispetto a quello che fate voi,
e questa è una cosa che pesa, perché nelle istituzioni il fatto analogico è
importantissimo. Lo capisco che tutto questo pesa. Questa volta pesa su di me,
perché spesso analogicamente si
dice: “Ma noi l’abbiamo fatto, due anni fa avevamo fatto così”.
Ora tutte
queste cose devono portarci a trovare tra noi un minimo di sintonia su alcuni temi – ripeto –, non su
tutto. E qui non raccolgo tutte le cose polemiche che mi sono state
avanzate oggi, però voglio dire, per esempio, direttamente a Sandro Principe,
che è sembrato che io sia stato proprio un esempio di contraddizione, ché ho detto che ha lavorato bene e poi lui è
andato via. Certo, può essere che ci sia stata anche un’ingiustizia di fondo
nel fatto che sia stato escluso dalla Giunta,
ma dispiace il fatto che non si voglia pensare che c’è anche un
equilibrio territoriale da rispettare.
Lui dice “ma solo su di me”. No. Io capisco che la prima Giunta aveva otto
assessori di Cosenza, però come è nata la prima Giunta? Noi abbiamo fatto le
primarie e visto che lo Statuto mi imponeva
di prendere gli assessori all’interno, tranne che per due, io ho assunto
l’impegno pubblico di rispettare tutti i partiti che avevano votato per me.
D’altra parte questo è evidente, era un patto. Adesso abbiamo già fatto due anni e mezzo, come dire…
Io mi rendo conto, ha detto Adamo, che ho fatto tutta
una Giunta fuori, senza consultare i partiti. E’ vero, ne ho parlato in maniera
informale solo una volta con Minniti – lo dico qua pubblicamente – perché ci
siamo trovati a Roma, però lui è stato così rispettoso, mi ha detto: “No, la
Giunta falla tu, io non ho problemi, perché questa è una tua prerogativa”.
Poi, scagliarsi contro il presidenzialismo…
Sandro, ti voglio proprio segnalare due piccole cose. Mi chiedo: ma il presidenzialismo che si respira oggi alla Regione cambia rispetto a quel tipo di presidenzialismo minore che si respira nei comuni solo per il fatto che è gestito da una legge costituzionale? Ma l’avamposto è stata la legge sui Comuni e le Province, per cui , per esempio, quando tu sei stato eletto sindaco, avrai avuto alcuni poteri importanti, avrai cambiato un assessore quando l’hai ritenuto opportuno, magari compiendo anche una piccola ingiustizia. Senza parlare di un presidenzialismo maggiore, che è quello della Regione.
Io voglio ricordare proprio a Sandro Principe che nel passato, quando non c’era questa legge nelle Regioni – che io trovo salvifica, al di là della mia esperienza breve o lunga qui, vi dico che è salvifica- , ho assistito, da un ruolo e con una funzione oltremodo dimessa, alle mille crisi che si sono inanellate nell’Aula – allora era di palazzo San Giorgio – ; ricordo che le crisi duravano sei-sette mesi e si dovevano mettere d’accordo i partiti. Quando si mettevano d’accordo dopo sette mesi, siccome si accordavano all’hotel “Lamezia”, poi era una corsa sfrenata, qualcuno faceva un incidente per arrivare a Reggio e votare e poi si votata e si votavano Presidente e assessori, uno prendeva di meno, e già là cominciava il baluginio di un’altra crisi.
Questo è inimmaginabile in una Regione!
Voglio ricordare – non voglio apparire polemico proprio
con Sandro – che un’esperienza straordinaria la subì
un Presidente di qualità a capo della Regione Calabria, un Presidente di qualità che smise di fare il deputato, dopo averlo fatto per lunghi e lunghi anni,
un’esperienza importante a livello romano, e venne a fare il Presidente in
Calabria. Venne a farlo e lui durò un anno e qualche mese, dopo aver fatto
benissimo il Presidente: una rivolta di palazzo, di quelle oscure che si fanno
nelle quiete stanze, lo travolse e lo mandò via. Quell’uomo era Francesco
Principe!
Io non
voglio tornarci, personalmente non ci voglio tornare.
Poi il
resto, mi rendo conto che può non piacere, che magari Rifondazione
parla contro il presidenzialismo, l’ha avversato sempre, mi pare neanche l’ha
votata la legge 1 del ’99, se non vado errato.
Poi un’altra cosa che vorrei dire, perché ho detto che parlo poco e parlerò poco.
Non voglio avere – non c’è Pino Gentile, mi dispiace –
venti deleghe e devo dire che, se c’è stata una cosa istruttiva per me nel
dibattito di oggi, è quando lui mi ha detto “ma tu non ti prendere tante
deleghe, come abbiamo fatto noi”, ha detto con onestà, perché mi ricordo che il
mio predecessore ne aveva venti di deleghe; magari erano rappresentate
degnamente da Morelli, ma erano venti deleghe. Quando abbiamo ereditata questa
situazione, abbiamo dovuto smembrare tantissime cose, guardando alle deleghe
nuove.
Non voglio avere quella della sanità in maniera
assoluta, non perché mi voglia ritrarre dalle responsabilità, come non voglio
avere quella del lavoro. Il lavoro è stato un atto di garbo nei confronti di
Rifondazione. Io ci credo molto nell’idea che possano rientrare e ci credo
davvero, però non aspetto all’infinito, nel giro di sette-otto giorni decido
tutte e due queste deleghe, raccolgo questo invito di Pino Gentile, che trovo
molto congruo.
Io voglio fare il Presidente. Certo, bisogna farlo anche
nella condizione difficile in cui mi trovo oggi e in questo vorrei avere anche
un minimo di attenzione.
Sulle altre uscite, ho visto che molte persone ci sono
state oggi, forse con sincerità, forse con …, non riesco a trovare la parola
giusta, stavo per dire doppiezza istituzionale. Spesso i discorsi che si fanno
pubblicamente non sono quelli che un Presidente della Giunta o di Assemblea da
solo.
Naturalmente, se fossi stato io assessore, queste
proteste si sarebbero decuplicate, però si dà il caso che io sono stato
Presidente e ho avuto dal 90 per cento di quest’Aula e fuori di qui critiche su
certe scelte di assessori. Ho visto che oggi queste cose sono state
all’improvviso superate, ma quella critiche feroci le ho sempre ritenuto
ingiuste, perché sono convinto che tutti gli assessori hanno fatto un buon
lavoro, e non lo dico perché bisogna dirle queste cose.
Poi, qua, magari c’è un capovolgimento improvviso, forse
per cavalcare la polemica di qualcuno che si sfoga, allora la cavalchiamo.
Questo non è giusto e non lo è sul piano dei rapporti umani, prima che in
politica, perché non è vero che la politica deve essere sempre l’arte della
doppiezza, dell’essere anfibio. No, no, si può fare politica senza avere queste
zone d’ombra della propria coscienza, ve lo dico sinceramente.
Occhiuto come al solito
ha fatto sempre un buon discorso in Aula, perché si prepara, è giusto,
perché guarda lontano, perché è giusto che guardi lontano. A lui, però dico: “loierismo”
no, non perché io non ami queste cose, questo sotto un certo punto di vista
potrebbe farmi anche piacere, perché alla fine in una Regione come la Calabria
valgono anche in negativo queste cose, perché magari ti danno un potere enorme
e magari, senza neanche chiedertelo, talvolta ti viene anche un voto.
Non è vero – lo voglio
dire a Dima, che non c’è – però anche qui sulla programmazione possiamo fare…
Siccome ricordo che questa cosa me la poneva ogni volta che avevamo un
dibattito con Abramo, me la poneva in televisione, io dico una cosa: è vero, il
Por del ’99 fu uno dei migliori, come questo. Poi si dà il caso, però, che nel
2000 chi vinse le elezioni non era la stessa coalizione che aveva prodotto il
Por e ci fu un cambio delle regole in direzione della polverizzazione di quel
Por, che cambiò di fatto, cambiò tutto – qua c’è Bova che ci aveva lavorato e
ci aveva lavorato con profitto e alacremente – perché si andò verso una
polverizzazione, perché quello non lo si riconosceva come proprio e si cambiò
tutto. Certo, in quei casi diventa tutto una cosa terribile, brutta.
Con Sergio Abramo non voglio fare polemica sulla
Cittadella. Insomma, mi stupisce che lui dica delle cose, perché mi ricordo,
quando ci vedemmo una volta proprio per dire qual era il progetto, che in
maniera pubblica fece una dichiarazione che ancora oggi mi emoziona, viste le
cose carine che aveva detto, comunque va bene così. Vediamo che succede il 14 e
vediamo soprattutto dopo il 14, come qualcuno ha ripetuto qua.
Amico Guagliardi, nessuno ha mai detto che ci sono
conflitti; c’è una situazione che noi vorremmo tenere a livello politico con
voi, almeno sulla buonafede di queste cose vorrei essere creduto. E capisco che
poi i discorsi ufficiali sono quello che sono, però se è vera quella
valutazione che fate voi sulla situazione della Calabria, se è vero che avete
avuto un ruolo importante per due anni
e mezzo in questa Giunta, perché, guardate, l’assessorato al lavoro che
voi avete richiesto - io ho detto “è giusto che ce l’abbia Rifondazione”- è un
assessorato da far tremare le vene ai polsi, per cui da là davvero si può
incidere in maniera determinante a cambiare certe cose in Calabria.
Sul Pdm, a cui è stato dato un ruolo… Ma guardate che il
Pdm era il Partito democratico meridionale. Non voglio parlare di queste cose
qui nelle istituzioni, ma io sono stato messo alla porta da un partito. Non
voglio dire che aveva torto o aveva ragione, può essere che avessi torto io e
naturalmente ho cercato di tenere un piccolo patrimonio che si era creato, ma
da tanti anni, attorno a me – lo dico con presunzione questo – e non volevo
fare altro che portarlo nel Partito democratico che un giorno o l’altro ci
sarebbe stato. E’ quello che ho fatto.
Non esiste più il Pdm, perché ne parliamo?! L’abbiamo
portato lì e devo dire che alcune tendenze che si sono affermate nel Partito
democratico nazionale in Calabria le avevamo intraviste e le avevamo previste,
per esempio il ruolo delle donne, adesso il Partito democratico nazionale
prevede 50 e 50 per cento, che è una
cifra altissima. Noi avevamo fatto tutte donne, cioè una tendenza ad
abundantiam!
Quindi voglio dire noi siamo felicemente approdati in
questo partito più grande, dove facciamo la nostra battaglia democratica e ci
confrontiamo con tante persone di qualità.
Io voglio chiudere dicendo che, sì, qualcuno ha parlato
anche di sprechi alla Regione. Certo, alla Regione ci sono stati sprechi e ci
sono state, talvolta, negli anni passati devastazioni sotto questo aspetto, ma
purtroppo in un giorno solo non si possono mettere a posto tutte queste cose, è
difficile, perché è una macchina arrugginita che resiste. Non è facile, però
noi ci stiamo provando, credo lo stiamo facendo e con grande impegno.
Ultima cosa, voglio
rispondere all’ultima parte del discorso che ha fatto Adamo, perché certe cose
non voglio eluderle per estrema franchezza. Neanche io condivido quel pezzo che
lui ha letto qua, non lo condivido biograficamente, individualmente,
sentimentalmente e anche come ragione, però voglio dire una cosa semplice
semplice: io non credo che ci si possa opporre ad un potere da parte di un
altro potere in una forma così drastica, perché sono convinto che è vero che ci
può essere una pubblica accusa che sbaglia, non faccio fatica ad ammetterlo.
Sono convinto, per esempio, che su tantissime cose si siano fatti errori, ma
questo non lo possiamo stabilire noi, lo deve stabilire sempre all’interno di
quel potere un giudice, un giudice terzo,
che ha la terzietà in mano e può stabilirlo.
Questo significa essere
davvero democratici, perché io sono – e lo ripeto questo concetto – convinto
che ci sono stati anni, in passato, specie dal ’93 in poi, in cui tutta
l’opinione pubblica pensava che il suo interesse dovesse essere soddisfatto
dall’accusa.,Uno ti faceva un’accusa, magari infamante, che ti faceva perdere
la stima di tanta gente e poi, magari, dopo anni avveniva che il giudizio
diceva che tu eri completamente estraneo.
Può capitare così anche
in questo Consiglio regionale, abbiamo visto che si è parlato del Consiglio –
parlo liberamente perché voglio parlare proprio liberamente – degli inquisiti,
tutto quello che volete, ma adesso, piano piano, si sta andando davanti ad un
giudice terzo e sono già tre volte che un Gip dice che quel consigliere
regionale non c’entrava nella fattispecie. Certo, nel frattempo ha perso un po’
di stima, perché poi da noi un po’ di tanfo resta sempre, però ogni potere in
una democrazia ha il suo recinto e noi non possiamo invaderlo.
E anche in passato
queste cose le ho dette pubblicamente, anche quando è successo un fatto
spiacevolissimo di questo Consiglio: l’insurrezione o la rivolta nei confronti
di quel potere io non la concepisco. Ognuno ha la sua visione del mondo, per
cui voglio dire con franchezza che noi dobbiamo avere pazienza e sapere che,
alla fine, anche in fatto di giustizia la verità verrà a galla e verrà a galla
per tutti quanti.
Lo dico perché davanti a una cosa così plateale non
potevo tenermela dentro, io non lo sapevo, fra l’altro…
Nicola parlava anche da capogruppo in pectore,
rappresenta 18 persone ed io devo essere rappresentato in quel discorso e
comunque devo sapere prima di che cosa si parla, quando sono temi così
delicati.
Chiudo qua, dicendo solamente che mi aspetto che adesso
si continui questo dibattito sulla sanità, visto che l’avete voluto scorporare,
perché sulla sanità vi dico che noi vogliamo andare fino in fondo avanti,
perché – ripeto – non perché ci sia un fatto che ha colpito nell’ultimo anno
tre famiglie che sono rimaste segnate, ma quella deve essere la spinta – come
ho detto nella mia relazione – alla vita. Per conservare la vita dei calabresi,
dobbiamo cambiare molte cose, molte cose. Deve essere qui, su questo vi invito
a confrontarvi, deve essere davvero questo un programma rivoluzionario.
Con la replica di Loiero, onorevole Adamo, il dibattito
si…
(Interruzione dell’onorevole Adamo)
Non ci sono motivi personali sulla replica.
(Interruzione dell’onorevole Adamo)
Le chiedo scusa, non esiste la fattispecie…
(Interruzione dell’onorevole Adamo)
Ma non sulla replica, non esiste!
(Interruzione dell’onorevole Adamo)
Onorevole Adamo, non mi faccia insistere, non le posso concedere la parola.
(Interruzione dell’onorevole
Adamo)
Non posso dare né a lei né
all’onorevole Principe…
(Interruzione dell’onorevole
Adamo)
L’ho capito, ma non posso darle in
sede di replica…
(Interruzione dell’onorevole
Adamo)
Non è mai
avvenuto, onorevole Adamo… mai!
(Interruzione dell’onorevole
Adamo)
Ma “personale” cosa?! Sono valutazioni di
ordine politico e quella è un’altra cosa.
(Interruzione dell’onorevole
Adamo)
Io sono stato…
(Interruzione dell’onorevole
Adamo)
L’ho capito, ma non è un punto che
si può assumere come fatto personale. Ci possono essere punti di valutazione politica diversa, è un’altra fattispecie.
Presidente, le invoco clemenza e
responsabilità, perché il punto è delicato. Mi dia la possibilità di chiarire
all’Aula per precisare e dialogare col Presidente Loiero da questi banchi istituzionali.
PRESIDENTE
Sì, ma non le posso concedere la
parola per fatto personale…
Nicola ADAMO
Come no! E’ sempre stato fatto per
prassi e Regolamento, Presidente. Le chiedo scusa…
(Interruzione dell’onorevole
Principe)
Ma stiamo scherzando! Su queste
questioni lei non mi dà la parola?!
PRESIDENTE
Perché non esiste fatto personale nella fase del dibattito…
Nicola ADAMO
Esiste, Presidente, come lei sa, e
molte
volte, quasi sempre, anche sotto la sua Presidenza è stato chiesto – quasi in
ogni dibattito è capitato – e la parola è stata concessa.
Invito l’Aula a pronunciarsi su questo punto.
PRESIDENTE
Il
dibattito politico, né durante la nostra
esperienza…
Nicola ADAMO
Presidente, lei non può non darmi la parola, perché davvero sarebbe grave se lei mi togliesse questa possibilità!
PRESIDENTE
E’ più grave se…
Perché voglio lasciare agli atti un punto che è
delicatissimo, che riguarda il prestigio di quest’Aula che lei rappresenta e
deve dirigere e riguarda la responsabilità di ognuno di noi nella funzione
istituzionale che esercitiamo, su un punto dirimente e delicatissimo,
sottolineo. Siccome il Presidente l’ha trattato, me ne ha dato l’opportunità,
io voglio ribadire un concetto con responsabilità, Presidente, sto già
anticipando i termini della responsabilità.
PRESIDENTE
Io non metto in discussione…
Nicola ADAMO
Non è un punto per animare dibattiti polemici che non
hanno senso di esistere, anzi è un punto di precisazione che riguarda le
relazioni e i rapporti tra i poteri. Ci siamo intesi, Presidente? Due minuti me
li deve concedere, perché è stato sempre fatto così. Del resto non intervengo
nel merito, dico soltanto qual è la mia posizione.
PRESIDENTE
Non è mai avvenuto, rispetto…
Nicola ADAMO
E’ sempre avvenuto, Presidente! Potrà essere capitato
non alla fine di un dibattito, questo sì, ma per motivi personali durante il
dibattito, per chiarimento e responsabilità, è stata sempre concessa la parla.
(Interruzione)
Ma quale deroga? E’ stato sempre fatto. Le chiedo scusa,
onorevole, io la capisco perché è responsabile la sua posizione, però…
(Interruzione)
Un minuto, Presidente, capirà e l’Aula capisce. Posso?
Grazie.
Io dico soltanto questo, onorevole Presidente: lungi da
me, onorevole Loiero…
Si fermi un attimo. C’è l’articolo 56 – è completamente
irrituale, ma comunque, vista la sua insistenza – che al comma 2 recita:
“Costituisce fatto personale l’essere intaccato nella propria condotta e il
sentirsi attribuire fatti non veri ed opinioni contrarie a quelle espresse.
In tal caso, chi chiede la parola deve indicare in che
cosa consista il fatto personale. Il Presidente decide in merito se il
consigliere insiste, decide il Consiglio senza discussione e poi per alzata di
mano”.
(Interruzione)
Prima aveva chiesto l’onorevole Adamo… Onorevole, vuol
dire in che cosa consiste?
Sì, per fatto personale perché mi sembra giusto, alla
luce delle considerazioni fatte legittimamente dal Presidente Loiero, ribadire
in quest’Aula e lasciare a registrazione quella che è la posizione che io ho
espresso a proposito della questione dei rapporti tra i poteri costituzionali,
soprattutto per il potere istituzionale delle Assemblee elettive – siamo in
Calabria, quindi parliamo del massimo consesso regionale – e il potere
extragiudiziale del sistema giudiziario e della magistratura.
Posso un attimo, Presidente? E’ delicata questa
questione.
PRESIDENTE
Se ho capito bene, lei dice che le affermazioni fatta
nel corso del suo intervento sono state travisate, lei diceva un’altra cosa.
Nicola ADAMO
Non mi faccia dire travisata, perché c’è un confronto
politico. Io intendo ribadire quella che è la mia posizione, poi non voglio
interpretare il concetto e il pensiero del Presidente Loiero che ha espresso e
manifestato. Se poi vuole che io dica “travisata”, mi faccia dire travisata…
PRESIDENTE
No, le chiedo scusa: il fatto personale…
Nicola ADAMO
…purché mi dia la parola e si comprenda.
PRESIDENTE
“Costituisce fatto personale l’essere intaccato nella
propria condotta o il sentirsi attribuire fatti non veri od opinioni contrarie
a quelle espresse”.
Nicola ADAMO
Presidente, la faccio formale, non mi dilungo. Stia
tranquillo, Presidente.
PRESIDENTE
Siccome lei capisce la delicatezza, non è che stiamo facendo un’altra replica di
ordine politico…
Nicola ADAMO
No, ma è un punto…
PRESIDENTE
…perché questa non è facoltà sua di chiederla…
(Interruzione dell’onorevole Adamo)
…è facoltà mia di concederla.
Nicola ADAMO
Non è polemica, Presidente, esprimo solo una
preoccupazione e mi sembra giusto cogliere l’opportunità per precisarlo.
Volevo soltanto dire…
Allora non è un fatto personale. Onorevole Adamo, le
chiedo scusa: la preoccupazione, legittima, non è fatto personale. Comunque, se
insiste, parli.
E’ fatto personale, allora, perché formalmente le dico
che il Presidente Loiero ha assunto come posizione di riferimento nel suo
discorrere una posizione che io non ho manifestato e non ho espresso; la mia
posizione è un’altra e la voglio qui ribadire, mi sembra doveroso per
quest’Aula e per quello che sta fuori quest’Aula, su un punto delicatissimo.
Infatti volevo dire – e non intendo farlo polemicamente col Presidente, perché
è una consequenzialità, tutt’al più, l’osservazione che ha fatto il Presidente
al mio ragionamento – che la mia posizione richiamata in quest’Aula,
Presidente, non è quella di sostenere una contrapposizione tra poteri, non è in
discussione questo, tant’è che non soltanto – come lei sa – ho più volte
dichiarato pubblicamente che non intendo considerarmi, per esempio, anche nella
veste di indagato, nella qualità di amministratore pubblico o di esponente
delle istituzioni, un cittadino di serie A, anzi ho sempre detto che non mi
voglio difendere dal processo, voglio difendermi nel processo. Quindi rispetto
della piena autonomia della magistratura.
Ho avuto modo di dire – è stato registrato – nel corso
del mio intervento precedente persino che, probabilmente, il limite dello
svolgimento della vita democratica in questa Regione non appartiene alla
responsabilità della magistratura e – ho aggiunto – nemmeno all’esercizio dello
svolgimento del potere autonomo della stampa. Ho inteso, invece, sottolineare
un limite della responsabilità della politica e ho parlato, a questo proposito,
di un riferimento fatto al centro-sinistra, dove convivono posizioni che, a mio
avviso, non sono mediabili. E a questo fine ho letto parte di un articolo dove si parla di politici
corrotti e corruttori, si dice che questa politica che siede in quest’Aula
voleva mettere il bavaglio alla magistratura, anche ad un magistrato, nei confronti del quale ho sempre detto “mi
auguro che sia lo stesso magistrato a condurre fino in fondo le indagini che ha
aperto”. Ho detto che, se io fossi stato Presidente – queste posizioni ho
confutato, non quelle del magistrato e non quelle del riconoscimento del potere
della magistratura –, se fossi stato Presidente – ho fatto questa annotazione
finale sul ragionamento della fase due – non avrei nominato alcuni assessori,
cioè mi sono limitato a fare una valutazione prettamente politica su queste
questioni.
Prendo atto che su questo punto, invece, lei ha
esplicitato un suo dissenso anche rispetto a questo articolo…
(Interruzione del Presidente Loiero)
Ha detto che anche lei non condivide questo articolo.
Poi, va beh, altra cosa è la scelta fatta, apprezzo la posizione sua, ma questa
è tutta una discussione politica.
Lungi da me l’idea di fare ritorsioni verso i
magistrati, di contrapporci tra poteri, di sostenere la presunzione di un
potere da contrapporre come assoluto a quello di altri poteri. Il punto è
politico, è come pensiamo di far vivere una coalizione di governo e quali sono
i punti di intesa non soltanto di natura programmatica, ma di princìpi.
Presidente, l’espressione che ha usato in questo
articolo è forte. E badate, non ho chiesto…
PRESIDENTE
A questo punto il fatto personale è chiarito, onorevole
Adamo.
Nicola ADAMO
Non ho chiesto al professore Cersosimo di indicarci,
magari in questa sede, a quali politici corrotti e corruttori si riferisse lui
o a quale comitato d’affari…
PRESIDENTE
Ma questo non riguarda più il fatto personale, onorevole
Adamo…
Nicola ADAMO
Non l’ho chiesto questo, ma questo è il tema…
PRESIDENTE
Non faccia una preterizione.
Nicola ADAMO
Ho finito. Questo è il tema…
PRESIDENTE
Prendo atto che il suo intervento è terminato.
Nicola ADAMO
…e sto precisando che è
nessuna contrapposizione al potere giudiziario rispetto all’autonomia del
potere giudiziario, dico che è persino lecito e legittimo che un magistrato
possa sbagliare, anche quando non è in buonafede, se non dovesse essere in
buonafede, ma può sbagliare come sbagliano tutti, e noi per questo dobbiamo
sottoporci al giudizio di quel magistrato.
E’ altra cosa quello che
volevo dire, è tutta politica, sulla quale il Presidente ha dato pure una parte
della sua valutazione a una sua risposta. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha
facoltà.
Presidente, la questione che pongo io forse è meno rilevante dal punto di
vista politico ma è sempre, giustamente,
come lei dice, un fatto personale, perché il
signor Presidente ha interpretato male la mia affermazione, lapidaria peraltro, avendo già abusato del tempo grazie alla cortesia del
Presidente Borrello, sul presidenzialismo temperato.
Io non mi volevo minimamente
riferire a cose stravecchie di almeno quattro lustri fa e non ho ritenuto la citazione di Francesco Principe, a cui va anche il mio saluto da
quest’Aula, come una caduta di stile, perché pur avendo avuto tanti
Presidenti che si sono misurati con quella vecchia legge, mi è sembrato quantomeno
strano togliere dal cilindro questo nome. Ma –
ripeto – non l’ho presa come una caduta di stile, ma quasi come un rito del
destino, perché evidentemente a chi si chiama Principe in quest’Aula con ruoli
di governo più di due anni e mezzo non
è consentito di stare! E oltretutto, anche quando fanno bene perché riconosco a
Loiero
di aver detto che Sandro Principe, nella sua statura più bassa, ha fatto bene e
più che bene e che Francesco Principe ha fatto benissimo. Quindi non la prendo
come una caduta di stile per queste due ragioni, la similitudine del destino e
il giudizio comunque positivo: chi si chiama Principe esce dopo due anni e mezzo, anche se ha fatto bene,
più che bene, anzi benissimo, sarebbe il caso di aggiungere, dopo la citazione.
Voglio parlare del presidenzialismo temperato perché,
caro Presidente Loiero, da parte mia c’è tutta la stima, la considerazione e il
rispetto, però nelle istituzioni, come nella vita – ma non lo dico perché non
sia stato così, lo dico come regola – il rispetto totale è sempre un fatto
reciproco. Il mio non è stato un intervento di risentimento, ma un intervento
storicizzante perché domani un marziano, atterrando a Reggio Calabria e
leggendo perché Principe è uscito, senza un qualcosa di storico sui contenuti,
avrebbe anche potuto pensare che Principe è uno stupido. Questa era la ragione
del mio intervento.
Sul presidenzialismo temperato ho voluto dire che,
forse, da parte sua – uso la terza persona per un fatto di Aula, altrimenti
avrei usato la seconda – c’è un’interpretazione un po’ eccessiva del
presidenzialismo di oggi, perché nessuno intende ritornare alle vecchie leggi
per le quali i Presidenti erano prigionieri delle aule o dei partiti; però da
un eccesso, caro Presidente Loiero – lo dico con tutto l’affetto di questo
mondo e la stima – non bisogna andare all’eccesso opposto.
Io non sono un costituzionalista, quindi non so in due
parole riempire di contenuti la mia affermazione sul presidenzialismo
temperato; certamente ci vuole l’opera di costituzionalisti per arrivare ad un
equilibrio. Qual è l’equilibrio? Di una società moderna che richiede, senza
riti, che si decida per affrontare e risolvere i problemi delle società moderne
insieme al rispetto non di riti democratici, ma di princìpi democratici, perché
l’elezione diretta del Presidente della Regione non significa l’elezione di un
monarca assoluto. Per restare nel paragone monarchico, io sarei rispettoso
delle monarchie costituzionali e la monarchia inglese la dice per tutti.
Allora io non so dire qual è il presidenzialismo
temperato e nel modo più assoluto il mio pensiero – da qui il travisamento –
non è ritornare a quel presidenzialismo che ha visto cadere l’ultimo valoroso
Presidente della Provincia di Cosenza, perché da allora la Provincia di Cosenza
non ha avuto più la fortuna… Altro che riequilibrio! Vediamo cosa è successo in
questi venti anni e andiamo a vedere i ruoli che ci sono nelle altre province,
ma non vogliamo abusare, per rispetto del Presidente Bova che è Presidente
espressione di una certa provincia. Non so dire che cosa significa
presidenzialismo temperato, ci studieremo, ma certo non può significare che il
Presidente può fare e fa quello che a lui più aggrada!
Sotto questo profilo ho censurato, dal mio punto di
vista modestissimo, argomentazioni che – ribadisco – tali non erano e non sono.
Del merito abbiamo già detto, ma per quanto riguarda la territorialità, tenendo
presente che ci sono Presidenti di Consigli regionali, viceministri,
sottosegretari alle infrastrutture, segretari di partiti grandissimi, collocati
geograficamente, non so quale valenza può avere questo presunto riequilibrio,
tanto più che alla fine ha portato alla nomina di un cosentino, certo, di un
tecnico, al quale va per valore tecnico come professore la mia stima, ma che
non può disconoscere di essere cosentino.
Per cui, mettendo insieme il tutto, signor Presidente,
ribadisco la mia insoddisfazione per motivazioni che reputo non essere tali e
ribadisco la mia richiesta – e la ringrazio di parola a quest’ora tarda –
perché il mio presidenzialismo, quello a cui penserei da sognatore, non è
quello di venti anni fa, ma non è neanche un presidenzialismo in cui il
Presidente può fare ciò che più gli aggrada, perché anche chi ha grandi
prerogative che vengono dalla legge di solito ha la bontà della consultazione,
del confronto, del consiglio. Anche nel passato i più grandi imperatori non
hanno mai disdegnato il consiglio. Ecco, questo volevo dire, lascio a lei il
testimone di aiutarci a studiare un presidenzialismo temperato di questo tipo.
Non so se il Presidente della Regione vuole aggiungere qualcosa, a questo punto…
Chiede la parola, Presidente?
E’ stato presentato alla Presidenza un dispositivo che sottopongo al voto. In maniera irrituale, aggiungo – non so fare solo il notaio – anche se non entro nel dibattito, che è giusto sottolineare come in una fase in cui c’è l’elezione diretta del Presidente, la permanenza con funzioni legislative di programma e di controllo il Consiglio regionale, io che ho esperienza di tanti confronti, dopo che la Giunta è stata fatta con la nuova forma di governo, mai era capitato fino ad ora che avevano parlato 23 consiglieri, praticamente di quasi tutti i gruppi e di qualcuno di più, e mai era avvenuto con un dibattito così ampio si concludesse in una sola serata.
Certo, ho ascoltato il Presidente della Regione e il Presidente del gruppo del Partito democratico, le regole si possono sempre aggiornare, ma mai in una sola serata si era parlato in tanti. Ciascuno ha detto quello che ha ritenuto, fino alla fine ci sono state anche innovazioni, ritengo che rispetto alle esperienze che noi facciamo, con le regole scritte, anche sotto questo aspetto il Regolamento che abbiamo approvato alcuni mesi fa ci abbia consentito questo risultato.
Tutti hanno potuto capire, a partire dai giornalisti, domani potranno tradurre per come riterranno all’opinione pubblica calabrese di che dibattito si è trattato e ritengo che questo era un elemento che per me era doveroso sottolineare, non solo per un rispetto formale dell’Aula, perché questo è il risultato di uno sforzo che abbiamo compiuto tutti assieme, a partire dall’inizio della legislatura. E poi perché questa discussione non sembri poggiata all’aria, è corretto e formale che, così come si è chiesto di discutere per parti separate, una discussione di questo tipo si concluda con consensi e dissensi e comunque con un voto formale.
A questo proposito, come ho detto prima, è stato
presentato alla Presidenza un dispositivo – lo chiamo così perché è netto – e
ve lo leggo:
“Il Consiglio regionale della Calabria,
udita la relazione del Presidente della Regione
Calabria, onorevole Agazio Loiero, avente per oggetto la presentazione della
nuova Giunta regionale, l’illustrazione delle iniziative compiute nel corso dei
primi due anni e mezzo di
mandato, nonché l’illustrazione dei programmi e dei progetti che saranno
sviluppati sino alla fine della legislatura, dopo ampio dibattito nel quale
sono intervenuti i consiglieri di maggioranza e di opposizione che hanno fatto
richiesta;
udita la replica del Presidente della Giunta regionale
approva la relazione del Presidente della Regione
Calabria, onorevole Agazio Loiero.
Reggio Calabria, sede del Consiglio regionale, 14
dicembre 2007”.
Questo è il dispositivo ed io, come è normale, lo
sottopongo al voto…
Antonio PIZZINI
Presidente, chiedo il voto per appello nominale.
PRESIDENTE
Sì, un attimo… La parola all’onorevole Adamo.
Nicola ADAMO
Presidente, vorrei chiedere il firmatario o i firmatari
di questo dispositivo.
PRESIDENTE
…non ci sono altre osservazioni. Invito il consigliere segretario a fare la chiama.
Giuseppe GUERRIERO, Segretario questore
Fa la chiama.
(Interruzione dell’onorevole Giamborino)
PRESIDENTE
…per appello nominale non c’è la dichiarazione di voto…
Pietro GIAMBORINO
Appello nominale per dire solo sì o no?! Non mi può dare trenta secondi per dire perché devo dire sì?
PRESIDENTE
Siamo in votazione, onorevole Giamborino, siamo a due anni e mezzo di legislatura, le chiedo scusa! Non mi prenda in giro!
Giuseppe GUERRIERO, Segretario questore
Riprende la chiama.
Sono passati…
(Interruzione dell’onorevole Giamborino)
No, si fermi… Su richiesta dell’onorevole Pizzini, accolta, c’è l’appello nominale.
(Interruzione dell’onorevole Giamborino)
Si fermi. Per appello nominale, è forma e prassi dell’appello nominale che l’espressione di voto non sia un susseguirsi di dichiarazioni, ma l’espressione monosillabica di sì o di no. Questa è la prassi dell’appello nominale.
(Interruzione dell’onorevole Giamborino)
Giuseppe GUERRIERO, Segretario Questore
Continua la chiama.
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione: presenti e votanti, 33;
hanno risposto sì 27; hanno risposto no 6.
(Hanno risposto sì i
consiglieri: Acri, Adamo, Borrello, Bova, Censore, Chiarella, De Gaetano,
Feraudo, Frascà, Guagliardi,
Guerriero, Incarnato, La Rupa, Loiero, Lo
Moro, Magarò, Maiolo, Naccari Carlizzi, Pacenza, Pirillo, Principe, Racco, Stancato,
Sulla, Tallini, Tripodi M., Tripodi P.;
hanno risposto no i consiglieri: Gallo, Occhiuto,
Pizzini, Talarico, Trematerra, Vilasi)
(Il Consiglio approva)
L’onorevole Giamborino non ha partecipato alla votazione.
(Interruzioni)
Ha chiesto di parlare l’onorevole
De Gaetano. Ne ha facoltà.
Io chiedo di invertire l’ordine del giorno e passare al terzo punto, che è quello sull’ambiente. Chiedo che questa proposta venga messa in votazione.
PRESIDENTE
Ci sono osservazioni? Uno a favore e due contro…
(Interruzione)
C’è questa richiesta, ci si pronunci.
Presidente, se fosse
possibile una sospensione di due minuti al
banco della Presidenza.
Rispetto alla sua proposta, c’è un
capogruppo
che dice “prima di pronunciarsi, i capigruppo al banco”. Va bene. Lei
l’accoglie? Va bene. I capigruppo al
banco.
(I capigruppo si portano al banco della Presidenza)
Comunico all’Aula, perché ci sia un pronunciamento formale,
la proposta che all’unanimità è stata assunta dai capigruppo: di votare subito
il progetto di legge licenziato unitariamente dalla Conferenza dei gruppi e che
ha come oggetto la presa d’atto del Piano regionale dei rifiuti; votare questo
progetto, chiudere dopo questo voto la seduta di oggi e rinviare tutto il resto
della discussione alla prossima seduta del Consiglio, che è intenzione di
questa Presidenza convocare per il prossimo venerdì 21 dicembre, a partire
dalle ore 11,00.
Vi leggo questo progetto di legge: “Articolo 1. Il
Consiglio regionale della Calabria prende atto del Piano regionale dei rifiuti
approvato dal Commissario delegato per l’emergenza ambientale nel territorio
della Regione Calabria con ordinanza, che viene trasmesso alla competente
Commissione consiliare per le opportune valutazioni e modifiche”. Quindi
diventa come una sorta di…
(Interruzione dell’onorevole Borrello)
“Articolo 2. A detto Piano viene aggiunta la seguente
disposizione transitoria:
1. Per tutta la durata delle verifiche ambientali,
tecnologiche ed economiche nell’area della Piana di Gioia Tauro, affidate dal
Governo centrale ad un’apposita Commissione tecnica promossa dal ministero
dell’ambiente e tutela del territorio, sono sospesi i lavori concernenti il
raddoppio dell’impianto di termovalorizzazione di Gioia Tauro.
2. la Commissione dovrà completare i propri lavori entro
il termine massimo di 90 giorni, a far data dell’insediamento della medesima”.
Questo è il testo. Ovviamente occorre un coordinamento
formale perché, come tutti i progetti di legge, va numerato e così via e,
secondo, i presentatori sono…
(Interruzione)
Prego, onorevole Adamo.
Presidente, mi creda che
sono in profondo disagio a prendere la parola, perché
purtroppo si può equivocare su questi interventi.
Non è così, ma siccome si tratta di assumerci
responsabilità, non posso esimermi, come del
resto ho sempre fatto, dall’assumermi la mia responsabilità
di consigliere regionale. Nulla, quindi, ha a che vedere con l’interpretazione
politica, assolutamente no.
Il punto che lei sta
proponendo è irrituale nella procedura e lo voglio discutere
nel merito. E’ irrituale per procedura perché non è mai successo
che il Consiglio regionale voti un progetto di legge da trasmettere alla Commissione
per approvarlo
oppure modificarlo, per poi tornare al Consiglio
regionale. E’ una procedura assai anomala.
Secondo
punto: è il merito che lascia molto perplessi e in disaccordo, almeno per quanto mi riguarda. Perché?
Lei ricorderà che su questo tema, mi pare in sede di finanziaria regionale ad
agosto del 2005, su proposta del collega Michelangelo Tripodi, abbiamo
approvato una norma che determinava ed autorizzava il blocco dell’impianto di
termovalorizzazione a Gioia Tauro. Quella norma fu dichiarata incostituzionale
dal Governo. Sia prima che dopo la dichiarazione di incostituzionalità da parte
del Governo, abbiamo avuto modo in Giunta, nelle Commissioni consiliari, nei
gruppi e nelle riunioni di maggioranza, di richiamare politicamente
l’inopportunità di quella proposta per responsabilità istituzionale.
Ora io non discuto l’orientamento ambientalista, ci
mancherebbe altro, però dopo la dichiarazione di incostituzionalità da parte
del Governo di una norma di legge – parliamo di una legge finanziaria regionale
– si propone questa procedura assai anomala ed irrituale, a fronte
dell’approvazione da parte dell’Ufficio del Commissario di un Piano che è già
operativo, che è stato già pubblicato, oltretutto, sul Bollettino Ufficiale
regionale della Calabria, un Piano che poggia in grande parte la sua ragion
d’essere sull’impiantistica.
La voglio dire così: la previsione che fa il piano del
raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro è la definizione del Piano
stesso. Modificare quella decisione – può essere anche fatto, nelle sedi, nei
modi giusti e con le motivazioni giuste – mette in discussione quel Piano.
Una scelta di questa valenza strategica le pare che la
possiamo discutere ed approvare così?!
Allora, noi abbiamo già votato nella precedente seduta
un orientamento da parte del Consiglio regionale attraverso l’approvazione di
un ordine del giorno che è specifico. Io non discuto il merito, il Consiglio
l’ha approvato, è specifico, è un indirizzo che si trasmette attraverso
l’efficacia di un ordine del giorno. Le sedi preposte non sono più queste.
Io, quindi, non dico nel merito che non bisogna
chiudere, bisogna chiudere, ma questa sede ha avuto già un pronunciamento che
sarà valutato in sede scientifica, in sede tecnica ed istituzionale, nelle sedi di competenza. La competenza non è di
questo Consiglio regionale, cioè non c’è bisogno di ribadire un orientamento da
parte del Consiglio regionale.
Allora, se è l’Ufficio del Commissario, che non è emanazione né di questo Consiglio né
del Governo regionale, che lo valuti l’Ufficio del Commissario
quell’orientamento, trasmesso con ordine del giorno; se cessa – e qui non si
capisce, perché ancora siamo in via transitoria – la funzione dell’Ufficio del
Commissario, è chiaro che subentrano i poteri ordinari e si perviene anche ad
un nuovo Piano, ma con un iter che è tutto diverso. Ci può essere la proposta
del Governo regionale che assume un nuovo Piano, lo trasmette al Consiglio per
l’approvazione, ci può essere una discussione sulla base di proposte anche di
singoli consiglieri regionali che si fa nelle sedi competenti, sulla base di un
testo – in questo caso lei parla di progetto di legge – di progetto, disegno di
legge, ma così non si può.
Per cui io penso, l’invito che faccio ai colleghi, a
lei, Presidente del Consiglio, ed anche all’onorevole Presidente della Giunta,
è di non procedere su questo indirizzo, valorizziamo ed assumiamo l’ordine del
giorno che è stato già approvato da parte di questo Consiglio regionale. Se lei
insiste, è chiaro che a quel punto il mio intervento – e non parlo più – vale
per dichiarazione di voto, chiedo l’appello nominale ed annuncio sin da ora il
mio voto contrario per le motivazioni esposte.
PRESIDENTE
La parola all’assessore Tommasi.
Presidente, avevo chiesto di relazionare su questo punto, anche in virtù delle otto ore durante le quali ieri in Conferenza dei capigruppo abbiamo sciorinato in lungo e in largo il problema in oggetto, il problema che, tra l’altro, poneva l’onorevole Adamo.
Noi, di fatto, oggi siamo in un regime non commissariato…
(Interruzione)
Di fatto noi non siamo
sotto…
(Interruzione)
In questo momento c’è una prorogatio di funzioni amministrative, quindi siamo nella piena competenza
per poter…
(Interruzione dell’onorevole Adamo)
Onorevole Adamo, la prego, per cortesia!
PRESIDENTE
Onorevole Adamo, lasci parlare l’assessore.
Diego Antonio TOMMASI, assessore all’ambiente
In questo momento,
la presa d’atto, che fra l’altro è il passaggio in Commissione per la valutazione
e la modifica, è quello che auspica il Commissario nella sua relazione. Il
Commissario dice: “Il presente Piano, pertanto, è stato dato allo scopo di dare
attuazione ai disposti dell’Opcm, senza precludere le ulteriori azioni
integrative e migliorative che istituzionalmente dovranno essere poste in
essere, al fine di poter addivenire ad uno strumento di pianificazione il più
possibile condiviso tra i vari livelli del governo del territorio, utile allo
scopo e per poter tracciare un percorso
di attuazione che sia il più immediato ed efficiente possibile”. Dice,
altresì, che “a seguito dell’invito alle amministrazioni provinciali che
saranno soggetti attuatori di questo Piano, non si è avuta indicazione relativa
alle ubicazioni degli impianti da allocare”.
E’ necessario, in questo momento, arrivare ad una ridefinizione di questo Piano e, fra l’altro, qui non si va a bloccare quello che è stato fatto nelle precedenti sedute, si andava a bloccare e a dire no ad un impianto mentre c’era l’emergenza in corso. Oggi noi diciamo che, grazie al lavoro politico portato avanti, è stata istituita una Commissione governativa dal ministero dell’ambiente dove saranno presenti il ministero dell’ambiente, il ministero della ricerca tecnologica ed innovazione, Arpacal, Apar, un componente espresso dai sindaci della Piana, un componente espresso da associazioni e/o comitati per fare una verifica sulla ricaduta ambientale, economica e tecnologica di questo impianto.
Quindi non è che diciamo no ma facciamo una verifica vera di Gioia Tauro. A questo punto io credo che alla luce di quel che afferma il Commissario per iscritto, non solo in Commissione, alla luce della situazione che si è venuta a creare perché noi usciamo dall’emergenza col Piano che abbiamo approvato, siamo preoccupati ma dell’emergenza ne parleremo nella prossima seduta.
Con questo progetto di legge si va
a fare un punto di chiarezza su un’area che in questo momento nella nostra
regione sta vivendo un momento di eccessiva concentrazione.
E’ probabile che alla fine della
verifica forse qualche preoccupazione
diminuisca o forse qualche azione dovremo farla ma questo lo verificheremo dopo
i 90 giorni.
Verificata questa situazione
ambientale, tecnologica ed economica avremo un quadro più chiaro per poterla
affrontare.
PRESIDENTE
Quindi cosa propone?
Diego Antonio TOMMASI, assessore
all’ambiente
Propongo l’approvazione di questo…
Volevo chiedere all’assessore all’ambiente: ma di questo progetto di legge qual è il relatore? Chi è che lo propone? Assessore…
PRESIDENTE
Ieri abbiamo fatto otto ore di discussione in Conferenza dei capigruppo…
Sergio STANCATO
Non c’ero, voglio saperlo.
PRESIDENTE
Ma lei non è capogruppo, pertanto non c’era.
Sergio STANCATO
Appunto , voglio sapere.
Alla unanimità, dopo aver sentito il prefetto Montanaro, fino al 31 ottobre con pienezza di poteri Commissario ordinario ai rifiuti e ora impegnato nella stessa funzione per l’esercizio ordinario in attesa di e successivamente l’assessore al ramo, a conclusione di una lunga discussione, parecchie ore, si era deciso di portare la discussione in questa seduta e di approvare questo progetto di legge…
Di chi è questo progetto di legge, Presidente.
PRESIDENTE
Dei gruppi, di tutti i gruppi.
Sergio STANCATO
Quindi non è il Piano approvato dal Commissario, ma è un altro progetto di legge?
Ma lì non si dice che approva il
piano ma si dice che essendo finite le funzioni straordinarie e dal 31 ottobre,
essendo al 1° novembre la Regione entrata nella pienezza delle proprie
prerogative, in attesa di verificare una valutazione di quel Piano in
Commissione prima ed in Consiglio dopo, intanto si introduce, si aggiunge a
quel piano una norma transitoria che
dice che in attesa che finisca e comunque entro i 90 giorni il lavoro di una
commissione tecnico-scientifica già nominata che è fatta di intesa col Governo
nazionale in cui interagisce anche la
Regione, per questa fase per legge vengono sospesi i lavori del raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro.
Tutto questo è. E’ diventato un
affare di stato?
Non è questione, Presidente, ma siccome come lei ha precisato, io non ero presente, voglio allora capire che cosa andiamo a discutere.
PRESIDENTE
In che senso? Questa sera si propone l’approvazione di
questa norma transitoria. Cioè, che vengono bloccati i lavori
del secondo termovalorizzatore a
Gioia Tauro fino a quando non si pronuncia la commissione governativa che
comunque si deve pronunciare entro 90 giorni.
Sergio STANCATO
Quindi non parliamo del Piano dei rifiuti?
PRESIDENTE
No, su questo è il pronunciamento del Consiglio. Poi sul Piano dei rifiuti alla prossima
seduta relaziona l’assessore, comunque va in
Commissione ed essendo…
Sergio STANCATO
Ma un Piano dei rifiuti fatto da chi? Dall’assessore o dal Commissario?
Non ho capito questo...
PRESIDENTE
Ma il termine sul lessico si cambia.
Il Commissario per l’emergenza rifiuti in data 30 ottobre, il giorno che finiva il commissariamento ha – per come previsto dall’ordinanza – elaborato il Piano dei rifiuti.
(Interruzione)
Dal Commissario,
sì. Allora non ci siamo capiti. Oggi 14 dicembre che c’è il regime ordinario,
il Consiglio regionale fa proprio il Piano dei
rifiuti ed inizia una valutazione e successiva modifica. L’ho detto prima, perché siamo nelle competenze per poterla
andare a valutare e modificare e dato che è un argomento di così grande
rilevanza va discusso ed affrontato in una discussione serrata nell’apposita Commissione competente perché il nuovo Piano dei
rifiuti dovrà prevedere per come previsto nella “152” che è il nuovo
ordinamento del codice ambientale, ambiti territoriali ottimali provincia per
provincia, con ambiti e per le grosse province si possono prevedere i sotto
ambiti proprio per evitare quella enormità di società miste.
A questo punto, nel Piano ci sono alcuni punti che
neanche al Governo nazionale vanno bene. Ed allora si avvia un percorso di
riflessione e discussione serrata per far sì che si faccia un Piano dei rifiuti
che dia tranquillità agli amministratori ed ai calabresi per i prossimi anni,
non fino al 2012 e questo è uno dei punti che io dico negativo, ma per un tempo
molto più lungo.
Anche sul parametro di raccolta differenziata, questo
Piano prevede che nel 2012 si raggiunga il 65 per cento e non è possibile.
Dobbiamo quindi rivedere molti punti,
compresa l’impiantistica.
E’ chiaro che la situazione di Gioia Tauro per come
diceva l’onorevole Adamo si snocciola su tutta la impiantistica regionale. Ma
prima di parlare di Gioia Tauro, verifichiamo se qui ci sono o non ci sono le
condizioni ambientali tecnologiche ed economiche per affrontare questo
discorso.
E’ chiaro adesso?
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Talarico. Ne ha
facoltà.
Presidente, premesso che siamo favorevoli e tra l’altro lo abbiamo già espresso votando l’ordine del giorno sul termovalorizzatore di Gioia Tauro, questa Aula alla unanimità ha detto una cosa molto chiara: siamo tutti contrari. Il problema è individuare quale deve essere il percorso tecnico per raggiungere questo obiettivo.
Perché qui c’è – e da questo nasce anche il mio dubbio tecnico che l’assessore anche nelle sue valutazioni non mi ha chiarito – un Piano già approvato, pubblicato ed in vigore. Quindi, di fatto, il Piano dei rifiuti c’è perché il 15 novembre è stato pubblicato. Dopo di che c’è anche una lettera del Presidente Loiero che dice al Governo nazionale, al Consiglio dei ministri “riproponiamo il commissariamento dei rifiuti”.
Cita una serie di cose in quella lettera e su una non sono
assolutamente d’accordo, quella che questo Consiglio
non è stato messo nelle condizioni di poter discutere. Io ritengo che in Consiglio regionale, se realmente c’è la volontà di dare un contributo,
deve essere dato in maniera preventiva per
poter dire la propria; dirlo in maniera successiva mi
sembra un po’ ledere anche quelle che sono le prerogative
non legislative, ma quantomeno di indirizzo che
un Consiglio regionale deve avere,
soprattutto su un tema così importante e qualificato.
Allora, visto che c’è questo maggiore approfondimento, visto che abbiamo la
prossima seduta , Consiglio, il 21 dicembre ormai è alle porte, mancano sette
giorni, forse un approfondimento anche
tecnico-legislativo per arrivare a quella seduta e alla discussione per chiarirci meglio le
idee un po’ tutti, ritengo che sia estremamente opportuno, prima di tutto
perché in quest’Aula, dopo questo lungo di dibattito, siamo rimasti in pochi.
Poi, una settimana in più di tempo ci aiuta a predisporre un provvedimento legislativo che impedisca che facciamo una
brutta figura, andando ad intervenire su un argomento sul quale un Consiglio
regionale non è nelle possibilità e nelle prerogative di poterlo fare.
Quindi la mia proposta è questa: visto che c’è una settimana di
tempo, forse è opportuno e meglio, per approfondire tutto, che questo progetto,
dopo la discussione generale, lo approviamo il 21. Non penso che succeda la fine
del mondo o il Governo nazionale
rimanda il Commissario in
questo periodo di vacatio. Quindi il tempo c’è, l’approfondiamo e il 21
lo possiamo licenziare
e con dovizia di particolari tecnici.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Guagliardi.
Noi poco fa parlavamo di prendere atto che è un concetto
diverso. Adesso il testo non l’ho sentito. Altra cosa potrebbe essere “assume”,
qui entreremmo in un conflitto di competenze, se non sbaglio, perché noi potremmo anche approvare
stasera, ma dopo di ché presumo che un Consiglio regionale, senza un percorso istituzionale chiaro, non
può assumere uno strumento, un documento approvato da altre istituzioni.
Soltanto questo vorrei
capire, se si prende atto e si avvia una discussione in Consiglio oppure
si assume, che ha un valore diverso.
Nel provvedimento di legge il Consiglio regionale prende
atto del Piano regionale dei rifiuti. Poi mi pare che è stato proposto un
coordinamento formale da parte del Presidente…
(Interruzione)
E’ chiaro, ma c’è scritto questo. Lo rileggiamo: “il
Consiglio regionale prende atto del Piano regionale dei rifiuti approvato dal
Commissario delegato.”
Per quanto riguarda Talarico, giusto per un passaggio,
come Regione abbiamo chiesto – ne parleremo dopo, ma giusto per… – che cessi
l’emergenza per le bonifiche, per i motivi che verranno relazionati giorno 21,
e per la depurazione.
Abbiamo ritenuto che la protezione civile rimanga un
momento di attenzione per i rifiuti, ma pur consapevoli delle difficoltà, siamo
disponibili come Regione Calabria ad una gestione ordinaria.
Se i colleghi prendono
posto e mi ascoltano, si è redatto un nuovo testo, alla luce delle osservazioni che sono state fatte. Il testo che ora vi
leggo – che, ovviamente, anch’esso, qualora
votato, va sottoposto a coordinamento formale – corretto
rispetto al precedente, dice: “Il Piano regionale dei rifiuti è assoggettato a verifiche ambientali,
tecnologiche
ed economiche, da completare entro 90 giorni, aventi ad oggetto l’area della
Piana di Gioia Tauro, da parte di apposita commissione tecnica promossa dal
ministero dell’ambiente e della ricerca scientifica. Nelle more, i lavori
concernenti il raddoppio dell’impianto di termovalorizzazione di Gioia Tauro
sono sospesi”.
Se non ci sono osservazioni a questo testo così
formulato e così corretto, alla luce delle considerazioni fatte dai colleghi
che sono intervenuti, sottoporremmo questo testo al voto e, successivamente, al
coordinamento formale.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Lo Moro. Ne ha
facoltà.
Siccome mi sono sempre sentita legata agli impegni che assume chi mi rappresenta come gruppo, voglio comunque fare sapere al gruppo e all’Aula che io non voterò favorevolmente neanche questo testo perché, in presenza di un provvedimento varato da un Commissario, non ritengo che il Consiglio regionale possa sospendere lavori di qualsiasi genere.
Devo dire che anche l’altra volta non ho votato l’ordine del
giorno perché non c’ero e mi sono molto
sorpresa, quando l’indomani ho appreso dalla stampa
della presenza di un ordine del giorno di questa natura. Abbiamo avuto tanto
tempo per discutere di questo argomento, alle 23,28 di questa sera non sono in
grado se non di votare sfavorevolmente.
Se si vuole accettare la richiesta che aveva fatto
Talarico, possiamo anche verificare
sul piano tecnico quali siano le valutazioni e la soluzione migliori, altrimenti mi trovo
costretta a votare sfavorevolmente.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Adamo.
Presidente, qui non ci
possiamo dividere pro o contro Gioia Tauro, anche perché chi parla, il
sottoscritto, in tempi non sospetti e dall’opposizione ha fatto una battaglia
in quest’Aula e nel Consiglio comunale della mia città per rivendicare la
costruzione di un termovalorizzatore nella Calabria del nord, anzi ho proposto
che la sede fosse Cosenza e ho apprezzato e valutato positivamente la proposta
che l’onorevole Sandro Principe, a suo tempo, fece per candidare Rende a fare
il secondo termovalorizzatore.
La pratica, però, stasera è un’altra, non è il tema
Gioia Tauro, la pratica è la complessità della vicenda che ci viene consegnata,
perché – come lei sa – è già giacente un contenzioso che riguarda la Calabria
del nord. Io non so a che punto è questo contenzioso: nella Calabria del nord
si decide di fare una gara per l’aggiudicazione dei lavori di realizzazione del
termovalorizzatore in quell’area, ad un certo punto viene sospesa la
realizzazione di questi lavori. C’è un contenzioso in atto che ritengo debba
necessariamente essere non con la Regione, ma con l’Ufficio del Commissario.
Primo punto: nel trasferimento
dai poteri straordinari ai poteri ordinari, capire che fine fa questo
contenzioso.
Secondo punto: noi interveniamo
nel merito di una questione, all’indomani dell’approvazione da parte del
Commissione che viene audito ed immagino abbia difeso il piano in Commissione.
Nella Conferenza dei capigruppo il
Consiglio regionale assume un altro orientamento che è quello sì dell’adozione del Piano e fin qua nulla
osta. Lo ritengo un atto pletorico per cui io chiedo a lei: un atto
straordinario approvato da un Commissario di emergenza, di emanazione del
Governo nazionale e non del Consiglio e ancor meno della Giunta regionale che
motivo ha di essere adottato dal Consiglio regionale? Di per sé è operante, non
serve, è pletorico l’atto da parte del Consiglio regionale di presa d’atto e di
adozione. Però un richiamo: non si capisce attraverso quale tipo di
provvedimento perché anche qui il Consiglio regionale approva leggi non
progetti di legge, o atti amministrativi o ordini del giorno o documenti.
Anche il testo che ci ha proposto
come si configura? E’ una legge, un ordine del giorno, è un atto
amministrativo? Indichiamo la sospensione noi, dicendo di sottoporre a verifica
il Piano e quindi soprattutto a partire da Gioia Tauro.
Ma questo Piano come è stato
fatto? C’è un parere o no della commissione tecnica-scientifica? Perché, se
questo parere manca, dobbiamo rilevare che è un Piano senza il parere della
commissione tecnico-scientifica ed è stato composto dal Governo nazionale e dalla Regione.
C’è un parere difforme. Se la
commissione tecnico-scientifica ha indicato la soluzione di sospensione e della
chiusura su Gioia Tauro facciamo allora rilevare questo, cioè il fatto che
l’ufficio del Commissario ha adottato ed approvato e pubblicato un Piano che è
difforme alla indicazione della Commissione tecnico-scientifica.
Non so se è tutto questo.
Infine, noi votiamo ed approviamo stasera l’atto. A che
punto è la definizione dei poteri? Perché il collega Tommasi – e non me ne
voglia – su queste questioni deve dire esattamente i passaggi che ci sono, non
può dire di fatto ad un Consiglio regionale…
Veda, lei ci ha fornito copia – giustamente, molto
accorto e intelligente – alla riunione precedente – non a quella dei capigruppo
a cui non ho partecipato, non essendo ancora composta la nuova Conferenza, se
dovessi essere capogruppo del Pd – della lettera che il Presidente della Giunta
regionale ha trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri come titolare
della competenza della straordinarietà dei poteri.
Chiedo: c’è una risposta a quella lettera del Presidente
della Giunta? E la risposta può essere soltanto una lettera o, invece, dovrà
essere un’ordinanza? Perché, anche se la cessazione del potere straordinario
emergenziale dovesse essere automatica, rimane da definire tutta la parte dei
poteri transitori che lo stesso Presidente auspica e che io condivido, quindi
l’ordinanza ci vuole. Se non c’è quest’ordinanza, stasera ancora noi siamo nel
regime della competenza del potere straordinario emergenziale – primo punto –
quindi interveniamo sull’onda di una decisione presa dai poteri straordinari
che sono ancora vigenti.
Allora il punto qual è? Invito, non per essere contro
Gioia Tauro, ma per fare le cose per bene, a valorizzare l’ordine del giorno
perché c’è già l’indirizzo che ha dato il Consiglio regionale. Noi siamo
abituati forse quando facciamo i bilanci a considerare gli ordini del giorno
come acqua fresca, cioè che scivola, ma è un atto impegnativo l’ordine del
giorno e lo sottoponiamo ai poteri preposti per cui anche se c’è l’esigenza di
riverificare in termini di costi per quanto riguarda le eventuali penali, in
termini di…
Io dico che anche qui non necessariamente ci deve essere
un impatto ambientale negativo perché conta anche la sovranità della
popolazione. Può essere sufficiente quel dato e ne prendiamo atto oggi anche
per motivi di ordine pubblico, perché no? Ma non può essere quest’Aula con quella
forma irrituale a decidere tutte queste questioni sapendo che nel momento in
cui si prende quella decisione, non può non avere un’altra conseguenza quella
decisione.
Dobbiamo dire dove in Calabria i rifiuti si vanno a
portare e soprattutto per una grande parte della Calabria, il problema ce l’ha
soprattutto la Calabria del nord che non può reggere così la cosa. E’ chiaro?
Allora il mio invito è quello di sedersi col Governo
nazionale manifestando l’orientamento
che c’è stato con l’ordine del giorno e
valutare la situazione.
Se il Commissario cessa le sue funzioni, si va nei
poteri ordinari, ci sono gli Ato e c’è l’autogestione degli Ato e ci sono gli
indirizzi che dà questo Consiglio regionale sulla base di un Piano proposto
dalla Giunta e quindi il relatore è l’assessore competente. La Giunta
l’approva, lo trasmette al Consiglio e valutiamo e decidiamo, ma non per queste
vie assai improvvisate che ci espongono tutti.
Ancor più ribadisco ed Agazio lo sa e capisco le
difficoltà in ci troviamo perché non
voglio andar contro la volontà delle popolazioni e dei sindaci della piana.
Capisco che questo problema c’è e dobbiamo affrontarlo perché certo non è che
vale il principio della logica e della cultura americana “tutto si può fare
tranne che nel mio cortile” ma qui c’è una assunzione di responsabilità che
riguarda il resto della Calabria e soprattutto della provincia da cui io
provengo che deve risolvere il problema.
Ci siamo capiti? Si troverà, insomma, la forma ed il
modo per decidere conseguenzialmente. Io penso che non sia il caso di forzare e
di votare nulla. Se poi si vuole fare perché si ritiene un atto…
Dicevo, anzi,
sulla incostituzionalità che noi abbiamo fatto una legge su questo e il Governo
nazionale ci ha detto che era incostituzionale e siamo già esposti per una
parte rispetto a quella legge perché non so se l’impresa costruttrice e
realizzatrice dei lavori ha rinunciato a citarci ai danni – a noi Regione – per
quella legge e se hanno sospeso i lavori. Perché anche tre mesi di sospensiva
comportano una responsabilità, senza sapere l’esito cui la commissione si
perverrà.
Ci sono allora tutte le questioni perché è chiaro che è
un Piano squilibrato. Noi abbiamo ereditato un Piano che non è un Piano ma che
oggi si conferma da parte del Commissario e non può essere questo contesto a
cambiarlo, debbono essere loro oppure una commissione tecnico-scientifica che
valuta contestualmente una riorganizzazione del Piano che a quel punto anche
con i poteri ordinari andremo a approvare.
Io penso che l’atto di valore il Consiglio lo abbia già
compiuto, pertanto atteniamoci a quell’atto che è l’ordine del giorno che
abbiamo approvato l’altra sera, che è un atto fortissimo per esprimere e
manifestare una volontà politica perché oltre quello non puoi fare, non puoi
andare oltre la volontà politica.
Ma se si vuol fare, io, Presidente provo molto disagio e
difficoltà. Badate, se fosse stata in giugno questa discussione quando ero
Giunta l’avrei fatta allo stesso modo ed i colleghi lo sanno.
Adesso siamo qui, ce la state ponendo qui ed io, per questa ragione di presupposizione di legittimità dell’atto, non mi sento di votarlo. Voto contro e chiedo l’appello nominale.
PRESIDENTE
La parola al Vicepresidente Spaziante.
Non voglio entrare
nel merito di questa questione, però mi
limito a fornire qualche elemento che nasce dal fatto che per sei anni ho fatto
dichiarazioni di emergenza e
ordinanze di protezione civile e, tra le altre cose, ho seguito anche la vicenda della
costituzionalità della legge della Regione Calabria, che è stata portata alla
Corte costituzionale.
Incominciamo da questo primo elemento: si tratta di
situazioni completamente diverse. La legge regionale intervenne all’epoca, in
vigenza di uno stato di emergenza che è un regime statale, quindi la violazione
rilevata dalla Corte costituzionale fu nei confronti di provvedimenti che erano
propri di un’autorità che non era la Regione. Questo è stato l’elemento sulla
base del quale la Corte ha dichiarato l’incostituzionalità della legge della
Regione.
Oggi, invece, siamo in una situazione diversa: lo stato
di emergenza è venuto meno il 31 ottobre, il 1° novembre rientra il regime
ordinario dei poteri, quindi è un potere legittimo della Regione intervenire,
se ritiene, come ritiene, eventualmente anche modificando un Piano che, dal
momento in cui è caduto il regime commissariale e fintanto che…
(Interruzione)
Il 30 ottobre.
UNA VOCE
Il 31.
Vincenzo SPAZIANTE, Vicepresidente della Giunta
regionale
Non so la data di pubblicazione, non la conosco.
(Interruzione)
Sì, ma non sono requisiti…
(Interruzione)
Quindi quello è un atto che rimane storicamente valido,
ma può essere modificato quando la Regione ritenga.
Perciò non è detto che, alla chiusura delle emergenze,
faccia seguito necessariamente un’ordinanza che disciplini le modalità per il
rientro nell’ordinario; ci sono casi in cui si è chiusa un’emergenza perché non
è stata prorogata perché un termine è scaduto, senza che intervenisse nessuna
ordinanza ordinaria di protezione civile a disciplinare i rientri.
Quindi noi ci troviamo esattamente in questa situazione.
D’altra parte mi sembra che la proroga non sia, in qualche modo…
(Interruzione)
Ecco, abbiamo avuto una risposta, quindi la proroga non
è concessa. Questo è un elemento rafforzativo del fatto che oggi ci troviamo in
una condizione neutrale, il Consiglio regionale è autonomo, può decidere quello
che vuole.
Ovviamente, c’è una conseguenza che lì non è descritta:
che se pure non violiamo la Costituzione, sicuramente creiamo una situazione
contrattualmente difficile, perché ovviamente interrompiamo la validità di un
contratto in corso e quindi l’impresa che ha il contratto in mano può vantare
un credito nei confronti di chi ha sospeso unilateralmente l’efficacia e la
validità di un contratto legittimo in corso. Quindi c’è una conseguenza di tipo
economico, ma più di questo, francamente, non vedo, al di là di ogni
considerazione di merito.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Stancato.
La mia preoccupazione è quella di evitare che questo Consiglio si esponga inutilmente, al di là delle cose che in maniera certamente intelligente l’assessore Spaziante ci ha detto, comunque c’è un dato di fatto: che il prefetto ancora esercita la sua funzione nell’Ufficio del Commissario, ancora per quanto riguarda la…
(Interruzione)
Sì, c’è il prefetto Montanaro ancora, tant’è vero che…
(Interruzione)
Chiaramente, vi confrontate con
lui, d’altra parte c’è una commissione che è stata istituita per stabilire se
questa cosa deve essere continuata oppure no, l’ha detto l’assessore poco fa,
per cui quantomeno l’assessore dovrebbe avere le idee chiare su quello che ci
viene a proporre.
In questo momento questa cosa…
(Interruzione)
Caro Diego, tu hai parlato, fammi
finire di parlare!
(Interruzione)
Fammi finire di parlare! Cioè,
siccome tu hai detto che è stata istituita una commissione governativa, eccetera, per verificare tutte queste cose e compagnia bella…
Diego
Antonio TOMMASI, assessore all’ambiente
Ma non ha nulla a che fare con il Commissario…
Sergio STANCATO
Che c’entra! Stiamo parlando di Gioia Tauro, Diego. Non è che tu puoi combinare le cose quando convengono a te!
Le cose stanno in questi termini,
per cui non mi sento, oggi, di dover esprimere un
parere su quello che tu mi stai dicendo, anche perché
condivido quello che dice l’amico Nicola Adamo: che provvedimento è questo?!
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Feraudo.
Ieri ho partecipato alla Conferenza dei capigruppo e ferma restando la volontà unanime di affrontare il problema di Gioia Tauro, ricordo a me stesso che il prefetto Montanaro è intervenuto ieri in qualità di Commissario delegato del Governo e, addirittura, in un passaggio ha precisato testualmente che lui ancora esercita le funzioni di Commissario, sebbene non abbia poteri straordinari, cioè non svolga attività straordinarie, ma svolge attività ordinaria.
Allora io pongo un quesito tecnico, cioè se l’Ufficio del Commissario, ad oggi, ancora è in piedi, ancora esiste, sebbene svolga attività ordinaria, può questo Consiglio prendere atto della cessazione dell’emergenza od occorre un provvedimento del Governo? Cioè chi ha decretato lo stato di emergenza deve, a sua volta, decretare la cessazione dell’emergenza, altrimenti ritengo che questo Consiglio non possa assolutamente assumere decisioni, perché ci troveremmo, onorevole Vicepresidente, nella stessa situazione della quale si è già occupata la Corte costituzionale. Ritengo che le cose non cambino.
Ieri, poi, molte perplessità…
(Interruzione)
Sì, sono stati espressi più punti di vista, ma le perplessità ieri sono emerse anche nella Conferenza dei capigruppo, tant’è che qualcuno aveva anche ventilato la inutilità in questa fase di avviare una discussione in questa sede su un provvedimento che è emanazione del Governo nazionale, cioè noi oggi con quale potestà, con quale potere andiamo a decidere su un qualcosa che non è di emanazione di questo Consiglio? Allora, tecnicamente, si pongono alcuni problemi.
Sinceramente, queste difficoltà le avverto, c’è un disagio procedurale, ma non sicuramente nella volontà politica, di arrivare alla soluzione del problema, ma ritengo che, così come siamo messi questa sera, non siamo nelle condizioni, tecnicamente parlando, di poter offrire una soluzione che possa realmente risolvere il problema, perché magari adottiamo una decisione, poi è la decisione sbagliata e il problema, anziché risolverlo, significa che lo andiamo ad aggravare.
Quindi questa valutazione la offro, perché ricordo – ed è così – che il prefetto Montanaro ieri è venuto ed ha partecipato in qualità di Commissario straordinario, il che significa che le funzioni sono ancora in vita e non può essere sicuramente il Consiglio regionale a prendere atto di qualcosa che è di competenza del Governo nazionale.
PRESIDENTE
La parola al Vicepresidente della Giunta.
Non è così, onorevole Feraudo, mi dispiace, ma…
(Interruzione)
I poteri del Commissario, oggi, non sono poteri ordinari, c’è un…
(Interruzione dell’onorevole Acri)
PRESIDENTE
Lei ha chiesto la parola, onorevole Acri?
Vincenzo SPAZIANTE, Vicepresidente della Giunta regionale
Onorevole Feraudo, il Commissario straordinario
oggi non ha poteri ordinari, è in carica soltanto
per assicurare la continuità delle attività in corso, quindi
ha un compito e poteri completamente affievoliti
e può curare soltanto non l’ordinario, ma la prosecuzione
inerziale delle attività in corso, fintanto che non ci sia un sistema diverso, non intervenga un’ordinanza di protezione
civile e stabilisca modalità di rientro nell’ordinario.
Oggi la Regione, a differenza di quello che è accaduto
due anni fa, ha piena titolarità a disciplinare la materia con propria legge e
non c’è nessun problema di ordine costituzionale. Oggi non c’è nessun problema
di ordine costituzionale, è un potere proprio, autonomo della Regione. Il fatto
che ci sia stata una gestione commissariale è come se ci fosse stata un’altra
legge precedente. Si modifica. L’attività commissariale è una parentesi, non è
destinata ad avere effetti necessariamente a tempo indefinito. Quando si chiude
l’emergenza, si riespandono i poteri propri degli organismi e, in questo caso,
della Regione.
Quindi non c’è una minima base per un problema di ordine
costituzionale, c’è solo, eventualmente, un problema di ordine contrattuale, ma
la Regione è legittimata ad intervenire oggi e non c’è più nessun potere
contrapposto da parte dello Stato; quello che c’era è finito ed oggi c’è
l’inerzialità di comportamenti amministrativi minuti.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Acri.
Ho avuto la pazienza di ascoltare intere
ore, di stare quieto, seduto, per assicurare il numero legale, però ho ancora la lucidità necessaria
per fare una considerazione non di merito, ma di forma.
Intanto, noi
veniamo spesse volte messi nelle condizioni tragiche di dover decidere
argomenti dei quali non siamo a conoscenza, perché c’è un gruppo elitario che è costituito – non
lo dico in toni polemici – dai capigruppo che decidono quello che poi il
Consiglio regionale dovrebbe decidere, senza nemmeno affrontare la discussione.
PRESIDENTE
Non si arrabbi: a quest’ora, intervenga sul merito e
poi…
Antonio ACRI
Sì, intervengo sul merito. Una volta ogni due anni parlo, perché credo di parlare quando è proprio necessario…
PRESIDENTE
…la Conferenza dei capigruppo è un organo del Consiglio, quale elitario!…non è un gruppo elitario, è la Conferenza dei Presidenti dei gruppi.
Antonio ACRI
Va bene, entro nel merito, perché a quest’ora non mi serve la polemica!
Il problema è questo: in questo momento il Consiglio regionale, che
dovrebbe essere costituito da 50 consiglieri, è dimezzato. All’interno di
questo scarso numero di presenti ci
sono notevoli perplessità e notevoli incertezze, io ritengo che la
Presidenza debba fare la scelta più intelligente e più opportuna di rinviare il voto, diversamente il
provvedimento non passa.
Prima di…
(Interruzione)
No, non do più la parola a
nessuno, mi assumo la responsabilità, anche perché l’ultima affermazione del collega Acri… Nessuno
vuole forzare niente, collega Acri.
Veda – e lo dico a tutto il
Consiglio formalmente – da alcune sedute, non per responsabilità dirette del
Consiglio, la possibilità di tenere liberamente le sedute costa in termini economici e diventa un presidio
della legalità, perché ci sono tanti problemi che scoppiano.
La penultima seduta del Consiglio
siamo dovuti intervenire perché c’erano fuori sia i precari che finora erano lavoratori in affitto con la “Why-not”, sia numerosi amministratori, associazioni ambientaliste e cittadini della Piana di
Gioia Tauro. In quella occasione noi, liberamente credo, abbiamo votato una mozione,
espresso l’unanimità del Consiglio.
Noi sapevamo che la mozione era solo un atto politico, ma esprimeva in libertà e in consapevolezza una volontà. L’abbiamo
espressa, non pensavamo di fare… Successivamente,
rispetto ad un passaggio che è stato esplicito, in cui abbiamo dato tutta l’informazione alla
Conferenza dei capigruppo…, perché in questo periodo le Commissioni, scadute,
si è pattuito di non convocarle. Abbiamo ragionato otto ore, in cui alcune
cose che qui sembrano di nuovo essere messe in discussione risultavano chiare.
Noi non pensavamo, discutendo per otto ore nella Conferenza dei capigruppo con la Giunta presente, con l’ex Commissario straordinario, di essere un gruppo elitario. Noi volevamo procedere in termini tali che il Consiglio, una volta che tutto rientra nei poteri ordinari, possa responsabilmente appropriarsi delle proprie prerogative, con una cosa in più: una norma transitoria che anche su Gioia Tauro consentisse – perché lo possiamo fare – di riflettere e avendo una cosa chiara. Vedete, io lo so, dovremmo saperlo tutti, il 22 può diventare il 21, c’è una grande manifestazione a Gioia Tauro. Siccome noi avevamo espresso un atto che diceva “abbiamo una volontà precisa”, pensavamo che non fosse una forzatura.
Io non mi assumo la responsabilità, non voglio forzare
niente, volevo – dopo aver discusso con i capigruppo – che stasera il Consiglio
esprimesse formalmente la propria volontà. Non è possibile? Io non porto
responsabilità, se si introducono elementi di tensione nel rapporto tra questo
livello e l’opinione pubblica. Non fa niente.
Per quanto mi riguarda, la seduta è tolta.
La seduta termina alle 23,53
Ha chiesto congedo il consigliere Aiello.
(E’ concesso)
Sono stati presentate
alla Presidenza le seguente proposte di legge di
iniziativa della Giunta regionale:
“Modifiche
ed integrazioni alla legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 e sue modifiche ed integrazioni. Norme per la tutela,
governo ed uso del territorio. Legge urbanistica della Calabria - (delibera G.R.
759 del 12.12.2007)” (P.L. n. 252/8^)
E’
stata assegnata alla quarta Commissione
consiliare - Assetto e utilizzazione del
territorio – protezione dell’ambiente.
(Così
resta stabilito)
“Misure
urgenti per il contenimento dell'inquinamento luminoso e il risparmio energetico - (delibera G.R. n. 762 del 12.12.2007)” (P.L. n.253/8^)
E’
stata assegnata alla quarta Commissione
consiliare - Assetto e utilizzazione del
territorio – protezione dell’ambiente.
(Così
resta stabilito)
“Approvazione
disegno di legge recante “Norme
sulla approvazione del Piano sanitario
regionale 2007-2009” (Richiesta esame prioritario – Art. 68
Regolamento)” (P.L. n. 254/8^)
E’ stata
assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività
sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate, inoltre, le
seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Magarò -
“Riconoscimento dell'Accademia
Montaltina degli Inculti” (P.L. n.
248/8^)
E’ stata
assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività
sociali, sanitarie, culturali e formative - ed alla seconda - Bilancio, programmazione economica e attività
produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Gallo -“Norma
di contrasto al lavoro irregolare”
(P.L. n. 249/8^)
E’ stata
assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività
sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
Borrello
- “Modifica ed integrazione alla Legge regionale 19 marzo 2004, n. 11” (P.L. n. 250/8^)
E’ stata
assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività
sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
La Rupa -“Modifica art. 19, comma 2 della legge regionale 11 maggio
2007, n. 9” (P.L. n. 251/8^)
E’ stata
assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività
sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
Morelli - “Norme per l’antincendio
boschivo” (P.L. n. 255/8^)
E’ stata assegnata alla
quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio -protezione
dell’ambiente - ed alla seconda - Bilancio, programmazione
economica e attività produttive - per il parere.
(Così resta stabilito)
Giamborino, Guagliardi, Crea, Gentile, Borrello, La Rupa, Cherubino,
Racco - “Istituzione di una Commissione speciale conoscitiva sullo stato della sanità
in Calabria” (P.L. n. 256/8^)
E’ stata assegnata alla prima
Commissione consiliare - Affari istituzionali e affari generali.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza
le seguenti proposte di provvedimento amministrativo
di iniziativa della Giunta regionale:
“Aterp Cosenza - Rendiconto consuntivo esercizio finanziario 2005 -
(delibera G.R. n. 756 del 12.12.2007)” (P.P.A. n. 265/8^)
E’
stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio,
programmazione economica e attività
produttive.
(Così
resta stabilito)
“Aterp
Crotone - Rendiconto consuntivo esercizio finanziario 2005 - (delibera G.R. n.
757 del 12.12.2007)” (P.P.A. n. 266/8^)
E’
stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio,
programmazione economica e attività
produttive.
(Così
resta stabilito)
“Aterp
Catanzaro - Rendiconto consuntivo esercizio finanziario 2006 - (delibera G.R. n.
758 del 12.12.2007)” (P.P.A. n. 267/8^)
E’
stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio,
programmazione economica e attività
produttive.
(Così
resta stabilito)
“Presa d'atto dell'approvazione del
Programma di sviluppo rurale 2007-2013. Decisione della Commissione europea
C(2007)6007 del 29.112007 - (delibera G.R. n. 760 del 12.12.2007)” (P.P.A. n. 268/8^)
E'
stata assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.
(Così
resta stabilito)
E’
stata, inoltre, presentata la seguente proposta di
provvedimento amministrativo d’Ufficio:
“Aggiornamento del programma di governo presentato dal Presidente della Giunta regionale (artt. 16, comma 2, lettera a) e 33, comma 4 dello Statuto” (P.P.A. n. 269/8^)
La Giunta regionale ha
trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la
deliberazione n. 755 del 12.12.2007, recante: "Legge regionale n. 9/2007.
Approvazione Statuto della Fondazione Mediterranea Terina Onlus" (Parere
n. 37/8^)
E’ assegnata alla prima Commissione
consiliare - Affari istituzionali e affari
generali.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale ha
trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la
deliberazione n. 763 del 12.12.2007, recante: "Piano per l'anno 2007 degli
interventi a favore dei lavoratori calabresi emigrati. Art. 28 L.R. n.
33/2004" (Parere n. 38/8^)
E' stata assegnata alla sesta Commissione
consiliare - Affari della Unione europea e
relazioni con l’estero.
(Così
resta stabilito)
I consiglieri regionali
Cherubino, Guerriero, Incarnato e Magarò con nota del 28 novembre 2007,
acquisita al protocollo n. 3154/S.A. in pari data del Settore Segreteria
Assemblea, hanno comunicato la costituzione del Gruppo conciliare “Partito
Socialista (P.S.E.), con decorrenza 1 dicembre 2007, in sostituzione del Gruppo
consiliare "Unità Socialista-SDI".
Presidente del Gruppo è
stato eletto il Consigliere Cherubino.
Il
consigliere regionale onorevole Nicola Adamo,
con nota dell'11 dicembre 2007, acquisita al protocollo n. 3242/S.A. del 12
dicembre 2007 del Settore Segreteria Assemblea, ha comunicato la costituzione
del Gruppo consiliare "Partito Democratico", con decorrenza 2 gennaio
2008, a cui hanno aderito i Consiglieri Bova, Pirillo, Acri, Sulla, Maiolo,
Chiarella, Frascà, Naccari Carlizzi, Racco, Principe, Loiero, Lucà, Lo Moro,
Censore, Giamborino, Pacenza, Adamo e Amato.
Presidente
del Gruppo è stato eletto il consigliere Adamo.
In data 7 dicembre 2007, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate leggi regionali e che le stesse sono state pubblicate sul Bur supplemento straordinario n. 3 del 12 dicembre 2007:
1.
Legge regionale 7
dicembre 2007 n. 24, recante: “Modifiche ed integrazioni della legge regionale
11 maggio 2007, n. 9”;
2.
Legge regionale 7
dicembre 2007 n. 25, recante: “Interpretazione autentica dell'art. 2, comma 2,
della legge regionale n. 8 del 26 maggio 1997”;
3.
Legge regionale 7
dicembre 2007 n. 26, recante: “Istituzione dell'autorità regionale denominata
<<Stazione unica appaltante>> e disciplina della trasparenza in
materia di appalti pubblici di lavori, servizi e forniture”.
Pizzini. Al Presidente della Giunta regionale e all'assessore all'ambiente. Per sapere – premesso che:
l’intero territorio del Comune di San Lorenzo Bellizzi è stato dichiarato, con decreto del ministro per i beni culturali e ambientali del 24 gennaio 1977, di notevole interesse pubblico, includendolo nell'elenco delle località da sottoporre alla tutela paesistica;
ai sensi di detto decreto, il vincolo imposto comporta l'obbligo di presentare alla competente Sovrintendenza, per la preventiva approvazione, qualunque progetto di opere che possano modificare l'aspetto esteriore della località stessa;
il territorio interessato dai lavori finanziati ricade, altresì, per buona parte nell'area vincolata del Parco Nazionale del Pollino -Zona 1 - relativamente alla realizzazione dell’area belvedere;
esiste, inoltre, un importante sito archeologico d'influenza bizantina, nel quale sono state rinvenute tracce di muri perimetrali di alcuni edifici a pianta quadrangolare e reperti ceramici che contribuiscono a datare l’area in un periodo compreso tra l’XI e il XII secolo d.c.;
nel mese di gennaio 2007, il Comune di San Lorenzo Bellizzi ha esperito la gara d'appalto dei lavori finanziati nell'ambito del Pit Pollino – Por 2000-2006 – Fondi Fesr, riguardanti il “recupero dei sentieri naturali, aree, attrezzature e punti di osservazione”, senza acquisire preventivamente i nulla-osta dell'Utb (Ufficio territoriale biodiversità) e della Sovrintendenza ai beni ambientali;
a seguito della consegna dei lavori all'impresa appaltatrice, le ruspe hanno rapidamente travolto secolari sentieri per realizzare incredibili allargamenti, sventrando nel contempo terreni che da mille anni offrivano al mondo l'incontaminata bellezza di quei luoghi -:
se sono a conoscenza dell'illegittimo avvio dei lavori, in quanto sono tuttora mancanti delle prescritte autorizzazioni dell'Utb e della competente Sovrintendenza, e degli irrimediabili danni nel frattempo provocati all'ambiente ed al paesaggio;
se e quali iniziative ufficiali, in caso positivo, siano state tempestivamente intraprese per far disporre la sospensione dei lavori, tenuto conto che l'impresa appaltatrice ha iniziato i lavori di sbancamento nel mese di aprile 2007;
se e quali direttive siano state tempestivamente impartite in merito al Parco Nazionale del Pollino.
(212; 11.12.2007)
Talarico. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
sul territorio lametino da anni è in corso un partecipato e qualificato dibattito che coinvolge istituzioni, categorie produttive e professionali e società civile, con l'obiettivo di favorire e promuovere l'istituzione della Provincia di Lamezia Terme mediante la revisione dell'attuale circoscrizione provinciale di Catanzaro;
gli articoli 117 e 133 della Costituzione disciplinano il necessario iter, specificando che l’istituzione di nuove Province avviene, su iniziativa dei comuni, con legge della Repubblica, sentita la Regione stessa;
ad oggi, con delibera assunta a maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati, risulta esperita l'iniziativa dei Comuni, di cui all'articolo 133 della Costituzione ed all'articolo 21 del decreto legislativo 267/2000, tesa al conseguimento dell'adesione della maggioranza degli stessi comuni incidenti nell'area interessata e rappresentanti, comunque, la maggioranza della popolazione complessiva dell'area stessa;
15 comuni si sono espressi favorevolmente e tra questi molti, tra cui Lamezia Terme, hanno votato all'unanimità;
risulta depositata presso il Parlamento nazionale una proposta legge a firma dell'onorevole Giuseppe Galati, recante “Istituzione della Provincia di Lamezia Terme” -:
se sia pervenuta alla Regione, dalle competenti Commissioni parlamentari, la richiesta di parere così come previsto dal citato articolo 133 della Costituzione, sollecitando, in caso favorevole la tempestiva messa all'ordine del giorno per il necessario pronunciamento della Regione, in caso contrario, un formale intervento presso il Governo centrale, il Presidente della Camera dei Deputati per il sollecito dell'iter.
(213; 11.12.2007)
Talarico. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
si vuole conoscere lo stato di attuazione della cosiddetta "Città della Fiction" e dei due correlati progetti - tutti localizzati nell'area industriale di Lamezia Terme - aventi come partner oltre che la Rai, la "major" statunitense Hbo e la società tedesca Bavaria, alla luce dell'inchiesta penale per corruzione e abuso d'ufficio che sarebbe stata avviata dalla procura della Repubblica di Napoli;
con due progetti – il primo presentato a luglio del 2006, insieme a rappresentanti della società statunitense Hbo, produttrice di colossal televisivi, e il secondo, dell'aprile 2007, che vedeva come partner la Rai e la grande azienda tedesca Bavaria – sono stati annunciati pubblicamente grandi investimenti e importanti realizzazioni, suscitando legittime attese circa enormi ricadute positive per l'occupazione e la crescita economica del territorio lametino e dell'intera regione;
davanti alle telecamere, mobilitate in massa per l'occasione, si è parlato ufficialmente di una “Città della fiction”, con l'edificazione di residenze stabili per autori e troupe, giganteschi “studios” ed “aree attrezzate” che avrebbero trasformato l'area industriale di Lamezia in una specie di “Hollywood del Mediterraneo”;
la realizzazione del progetto “città della fiction” consentirebbe, finalmente, di parlare di cinema dal punto di vista produttivo, fornendo stimoli necessari per un vero indotto imprenditoriale;
l'iniziativa andava a concretizzarsi su un terreno strategico per le sorti della regione che, in due anni e mezzo dall'inizio di questa legislatura, non ha avuto alcun beneficio e troppe occasioni mancate;
nel corso di una conferenza stampa tenuta nell'area industriale è stato affermato a chiare lettere che il progetto prevedeva varie quote di partecipazione agli investimenti, tra cui una percentuale della Rai e finanche fondi comunitari dell'agenda 2007-2013;
la vicenda oggi, purtroppo, da quanto riportato con grande rilievo dal numero 48 del settimanale “L’Espresso” del 6 dicembre 2007, presso la Procura della Repubblica del tribunale di Napoli, il Pm Vincenzo Piscitelli avrebbe aperto un'inchiesta a carico del direttore di Rai fiction Agostino Saccà per reati di corruzione e abuso d'ufficio;
con dichiarazione virgolettata sul suddetto numero dell'Espresso, il manager Saccà precisava: “La Rai non c'entrava e, comunque, non se n’è fatto nulla. Ero lì solo per aiutare la mia regione. Questa storia è un polverone”-:
1. lo stato di attuazione della cosiddetta “città della fiction” e dei due correlati progetti localizzati nell'area industriale di Lamezia Terme, aventi come partner, oltre che Rai Fiction, la Major statunitense Hbo e la società tedesca Bavaria Media;
2. se ci siano stati eventuali ripensamenti delle società interessate all'investimento;
3. se e quando sono state costituite società apposite, se la Regione Calabria ne fa parte e come sono ripartite le quote e se è stato redatto uno studio di fattibilità;
4. come intende muoversi la Regione Calabria, alla luce delle dichiarazioni del dott. Saccà, per realizzare il progetto “città della fiction” presentato, dagli effetti virtuosi per la città di Lamezia Terme e la regione.
(214; 11.12.2007)
Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
l'Ospedale Santa Barbara di Rogliano, quale struttura operante nell'ambito dell'Azienda Ospedaliera di Cosenza, ha sin qui erogato prestazioni sanitarie di buon livello per tutte le utenze del vasto territorio del Savuto;
lo stesso Ospedale possiede un reparto di Chirurgia Generale che, quando ha potuto usufruire di professionalità mediche di livello adeguato, ha fornito prestazioni di grande efficienza, come testimoniano gli oltre 800 interventi e le circa 250 visite specialistiche eseguite nel periodo in cui ha operato per l'azienda il dott. Giuzio;
nel periodo immediatamente seguente alla fine del rapporto di lavoro con il prof. Giuzio, infatti, le due sale operatorie sono state utilizzate da una équipe di ortopedici dell'Azienda Ospedaliera di Cosenza, che hanno operato nella struttura diversi interventi di chirurgia ortopedica ambulatoriale con un'efficienza di gran lunga minore rispetto a quella fornita nel periodo precedente;
un alto livello di efficienza è riscontrabile nel reparto di Medicina Generale attrezzato con 32 posti letto e 8 day hospital;
un alto livello di specializzazione è stato sin qui raggiunto dal reparto di radiologia fornito di una apparecchiatura Tac di ultima generazione, unica nel meridione d'Italia;
un preziosissimo laboratorio di analisi eroga importanti prestazioni ad una utenza che comprende una popolazione con un'età media molto avanzata;
recentemente è stata aperta una nuova struttura dotata di 18 posti letto per la dialisi;
quando si raggiungono alti livelli di prestazioni e di efficienza, come nel caso del dott. Giuzio, si possono rinnovare le relative collaborazioni professionali;
l'Ospedale Santa Barbara di Rogliano possiede tutte le potenzialità per essere molto produttivo solo se operante all'interno di un’Azienda Ospedaliera;
senza questa struttura sanitaria ospedaliera l'intero comprensorio del Savuto soffrirebbe l'isolamento perché in un territorio avverso, montuoso e poco collegato, il tempo di raggiungimento di una struttura sanitaria in grado di dare risposte adeguate dal punto di vista delle emergenze mediche sarebbe inaccettabile, con grande rischio per la salute dei cittadini;
l'ipotesi avanzata recentemente di riconversione dell'Ospedale, con la realizzazione di un reparto di alta specializzazione cardiochirurgica concepita come polo d'eccellenza, rappresenta un'utopia assoluta perché gli adeguamenti strutturali occorrenti presupporrebbero investimenti finanziari non compatibili con le disponibilità regionali;
viceversa il trasferimento nella struttura di un reparto di interesse aziendale quale il day surgery, raggiungerebbe il duplice scopo di mantenere il pronto soccorso e di dimezzare il carico sopportato dall'Ospedale Annunziata di Cosenza -:
se ritiene opportuno, alla luce di quanto sopra, operare una rivisitazione del Psr, prevedendo:
a) la permanenza del Santa Barbara di Rogliano all'interno dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza:
b) mantenere il pronto soccorso e trasferire un reparto di interesse aziendale quale il day surgery, al fine di fornire maggiore efficienza a questa struttura ospedaliera.
(215; 13.12.2007)
Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
la legge numero 68 del 1999 prevede il collocamento obbligatorio per i figli dei grandi invalidi del lavoro;
in base all’articolo 5 del Decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487 e successive modifiche ed integrazioni si stabilisce che ciascuna riserva di posti venga calcolata separatamente e ridotta proporzionalmente per rispettare il limite della metà dei posti di riserva;
la legge 68, all’art. 18, comma 2, stabilisce l’obbligo di una riserva di posti per i figli dei soggetti riconosciuti grandi invalidi per causa di guerra, di servizio e di lavoro pari all’1 per cento sul numero dipendenti dei datori di lavoro pubblici e privati che occupano fino a cinquanta dipendenti;
la predetta quota è pari ad una unità per i datori di lavoro pubblici e privati che occupano da 51 a 150 dipendenti;
in Calabria esiste un considerevole numero di figli di grandi invalidi del lavoro -:
se intende procedere ad un monitoraggio su tutto il territorio regionale per verificare se anche in Calabria è applicata la riserva prevista dalla normativa di legge.
(216; 14.12.2007)