36.
Presidenza del
Presidente Luigi Fedele
La seduta
inizia alle 17,03
Franco PILIECI, Segretario
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Franco PILIECI, Segretario
Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
E’ pervenuta risposta scritta alle interrogazioni numero 13/7^ del 26.7.2000 a firma del consigliere Chiarella; numero 78/7^ del 16.1.2001 a firma del consigliere Pappaterra; numero 80/7^ del 19.1.2001 a firma del consigliere Aiello V.; numero 101/7^ del 5.3.2001 a firma del consigliere Galati; numero 104/7^ del 8.3.2001 a firma del consigliere Pacenza; numero 114/7^ del 22.5.2001 a firma del consigliere Tripodi P..
(Sono riportate in allegato)
Colleghi consiglieri, credo che - prima di entrare nel vivo dei lavori - sia quanto mai opportuno in questa giornata, in questa prima seduta di Consiglio regionale che avviene dopo la pausa estiva e a pochi giorni dalla tragedia che ha colpito gli Stati Uniti d’America e particolarmente le città di New York e Washington, sia doveroso rivolgere il nostro cordoglio alle vittime e la nostra solidarietà a tutto il popolo americano. Alle vittime tra le quali ci sono purtroppo anche degli italiani e forse anche qualche nostro corregionale. Certamente il cordoglio da parte nostra è dovuto, e la nostra sensibilità ci porta a far questo.
Come Consiglio regionale abbiamo inviato un telegramma all’ambasciatore americano in Italia – subito dopo aver appreso la notizia - proprio per trasmettergli il nostro cordoglio e tramite lui ai parenti delle vittime e anche per testimoniare la vicinanza di tutti i calabresi alla popolazione americana. Abbiamo esposto le bandiere a mezz’asta già da alcuni giorni in segno di lutto e le sedute delle Commissioni, alle quale ho partecipato, si sono aperte con un minuto di silenzio in memoria delle vittime.
Credo che tutta l’Assemblea sia d’accordo sul fatto che questi atti di terrorismo devono essere condannati con fermezza da questo nostro Consiglio regionale, che è la massima Assise regionale calabrese.
Con questi sentimenti vi pregherei di osservare tutti insieme un minuto di silenzio prima di entrare nel vivo dei lavori.
(I consiglieri,
in piedi, osservano un minuto di silenzio)
All’ordine del giorno della seduta di oggi ci sono le comunicazioni del Presidente della Giunta regionale, onorevole Chiaravalloti.
Signor Presidente, signori consiglieri, tenendo fede a quanto a lei, signor Presidente, ho precedentemente comunicato per lettera all’indomani dell’insediamento della nuova Giunta, vengo a portare a questa prima post feriale riunione del Consiglio il saluto deferente mio personale e di tutti gli assessori, aggiungendovi anche quello del professor Valerio Rossi oggi nominato assessore con delega alla sanità, che non è riuscito per il poco tempo disponibile ad essere qui presente con gli altri colleghi.
Col saluto, anche la richiesta e l’offerta della massima collaborazione nel segno dei superiori ideali che, ritengo, tutti ci uniscano e che auspico vorremmo seguire uniti per il definitivo riscatto e per il miglior avvenire della nostra Calabria.
Senza voler troppo indulgere a puntualizzazioni di ordine polemico, tanto lontane dalla logica di chi vi parla, quanto dagli interessi della nostra terra ritengo, però, opportuno ribadire alcune brevi considerazioni in relazione a frettolose opinioni espresse sulla stampa e prive di qualsiasi serio approfondimento circa il ruolo del Consiglio in relazione alla formazione della Giunta regionale.
Ricordo a me stesso che la novellata Costituzione repubblicana sancisce lapidariamente che il Presidente della Regione eletto a suffragio universale e diretto, dirige la politica regionale e ne è l’esclusivo responsabile e in quanto tale nomina e revoca gli assessori.
La formazione della Giunta resta, pertanto, un momento istituzionalmente riservato, esclusivamente ed inderogabilmente alla competenza del Presidente, al di fuori del concorso e del controllo di qualsiasi altro organo.
Quanto sopra, viene qui ribadito forte e chiaro con la precisa assicurazione che questo Presidente intende esercitare in maniera rispettosa, legittima e corretta quanto ferma tutte le sue prerogative, rendendo conto in questa materia soltanto alla legge, direttamente ai calabresi e alla propria coscienza.
Tanto si chiarisce, ripeto, non per introdurre elementi di bassa polemica ma per definire senza ombre ruoli e competenze nella certezza che la chiarezza giova al prestigio delle istituzioni e prima di tutto in questo Consiglio laddove la confusione le mortifica e le svilisce.
Il dato da sottolineare resta invece quello della delicatezza del momento che la nostra regione attraversa e della necessità assoluta ed inderogabile che pur nel frastaglio delle posizioni politiche di ciascuno, frastaglio che poi è il lievito della vita democratica e il meccanismo attraverso cui si arricchisce il patrimonio istituzionale, pur nella diversità di idee e posizioni, si prenda coscienza da parte di tutti della delicatezza del momento che la nostra regione attraversa, della comunanza a tutti i cittadini di esigenze e problemi che reclamano imperiosamente soluzioni e risposte che tutti siamo interessati a fornire.
Sorvolerò perciò anche nel contestare alcune oziose polemiche che si sono levate; e posso pure capire le necessità di schieramento ed alcune inesistenti contrapposizioni che taluno ha ritenuto di rilevare.
Così la contrapposizione che si è immaginata traumatica e violenta tra la vecchia e la nuova Giunta, ovvero quella fra Giunta tecnica e Giunta politica. Quanto alla prima ritenuta contrapposizione posso garantire che la nuova Giunta di questa legislatura non vuole assolutamente significare sconfessione della prima, con la quale si pone invece in posizione di continuità, dandole atto del lavoro enorme ed egregio compiuto pur con inevitabili limiti ed errori che ogni azione umana comporta e rivendicando questa Presidenza che l’ha guidata come oggi guida la nuova l’orgoglio anche di quella esperienza.
Voglio qui ricordare, solo a titolo esemplificativo, il lavoro enorme e prezioso svolto da quella prima Giunta sul terreno delle infrastrutture arrivando a chiudere con l’Enel un accordo vantaggiosissimo per lo sfruttamento delle risorse idriche che porterà ad investimenti per circa 1.300 miliardi, con inizio a breve della prima cantierizzazione. E poi a ancora a rispondere con prontezza all’emergenza Soverato, provvedendo con tempestività assoluta e nei limiti delle risorse messe a disposizione a guidare l’opera di ricostruzione del sistema viario sconvolto. Ed infine a predisporre i piani di infrastrutturazione generale e riassetto idrogeologico del territorio con una larghezza di visione ed un impegno che erano sempre mancati alla ultratrentennale esperienza regionale.
Voglio ricordare i risultati straordinari ottenuti nel settore dell’emergenza rifiuti, ma basta pensare che all’inizio della legislatura solo il 10 per cento della popolazione calabrese, circa 210 mila persone su 2 milioni, poteva usufruire degli impianti di depurazione. Oggi ben 850 mila abitanti sono collegati ai depuratori. E la previsione ragionevole è nella dimensione del raddoppio della popolazione servita entro il termine di neppure un anno.
Voglio ancora ricordare lo sforzo compiuto nel campo della politica del lavoro, che ha consentito di far fronte alle emergenze più drammatiche consentendo l’occupazione pur con il sistema dei progetti agli operai di quell’ignominioso salario di sollievo cui si era fatto ricorso in passato e consentendo, altresì, la stabilizzazione di quasi il 30 per cento – a tutt’oggi – di tutti i lavoratori socialmente utili e destinati a lavori di pubblica utilità.
In campo industriale ed agricolo, si sono avviate iniziative e processi i cui ritorni sono notoriamente tanto a lunga scadenza quanto sicuri. Voglio sottolineare l’originalità di un piano che vede ormai in uscita un bando di gara strutturato in una collaborazione calabro-lombarda che è frutto di un’azione diplomatica che ha portato, finalmente, la Calabria a dialogare anche fuori dal territorio nazionale.
Né va sottaciuta l’azione di moralizzazione e di razionalizzazione della vita regionale attraverso la tempestiva, ad esempio, presentazione del bilancio e l’inizio dell’opera di riassetto della “galassia burocratica”.
L’esigenza della nuova Giunta è sorta solo sulla base della considerazione che la vivacità del dialogo tra i componenti della maggioranza potesse in qualche misura frenare lo slancio e la rapidità dell’azione concreta e dalla convinzione che la complessità dei problemi e l’urgenza delle scadenze rendesse utile un più ricco apporto tecnico.
Ma l’inserzione in Giunta di tecnici qualificati – e veniamo così alla seconda pretesa contrapposizione – non ha voluto significare e non significa contrapposizione alla politica. Una tale interpretazione rimanderebbe ad interpretazioni culturali lontanissime dalle convinzioni di chi vi parla.
Ma la pretesa antinomia trova, peraltro, clamorosa smentita nella situazione di perfetta concordanza in cui si sono venuti a trovare questo Presidente ed i responsabili delle forze politiche che concorrono a formare la maggioranza.
La Giunta è stata formata sulla base di una risoluzione congiunta, con la quale all’unanimità e senza riserve i coordinatori dei cinque gruppi di maggioranza mi hanno inviato la richiesta a riprocedere alla sua formazione, con l’inserzione di un gruppo di tecnici qualificati.
Il documento è a disposizione di chiunque voglia consultarlo.
E’ verosimile che il sacrificio di talune posizioni personali e di talune legittime ambizioni può aver generato qualche malumore, qualche nostalgia per un'altra ormai definitivamente tramontata stagione politica, dei cui riti nessuno avverte ormai la mancanza.
Si tratterebbe, evidentemente, di posizioni sì umanamente comprensibili ma i cui portatori ricorderebbero malinconicamente i cortigiani di Luigi diciottesimo, che dopo la Restaurazione rispolverarono parrucche e vestiti in voga prima della Rivoluzione, credendo ingenuamente di poter così invertire il corso della storia.
Ma dopo aver forse con qualche prolissità accennato a questi profili pseudo polemici, ritengo molto più importante e costruttivo ricordare qui e dare loro atto di equilibrio e saggezza politica, alcune voci che si sono levate pensose e responsabili dalle stesse file dell’opposizione, per offrire un contributo propositivo che noi siamo pronti ad accettare e comunque a discutere con gli uomini di buona volontà.
Vi è una politica alta che forse può unire molto più di quanto la trama greve degli interessi non riesca a disgiungere.
La nostra Calabria è stata per troppo tempo la “cenerentola” fra le Regioni d’Italia e dell’intera Europa. Abbiamo ereditato una situazione devastata e compromessa da mille antiche maledizioni e da mille mali, ma la maledizione più tremenda sarebbe la perdita della speranza, della fiducia in noi stessi, la perdita della passione civile e della voglia di progetto.
Noi - e sono certo di coinvolgere tutti voi in questa affermazione – vogliamo credere ancora nel destino della nostra terra. Il momento che volge è particolarmente impegnativo, forse – annotava Borges – tutti i momenti della storia sono particolarmente impegnativi, ma è indubbio che stanno venendo a maturazione scadenze indifferibili.
La prima e più importante, più impegnativa è
certamente quella dell’autoriforma. La nostra Regione è destinata così come le altre Regioni del Paese a darsi nel quadro della Costituzione repubblicana e
dell’ordinamento dello Stato una sua architettura giuridica che ne esalti le
peculiarità originali e sappia rispondere alle istanze del territorio e alle
postulazioni della sua gente.
Si tratta di
un’opera di straordinario impegno, che per la sua natura squisitamente
normativa esalta proprio la funzione originale e fondamentale di questo
Consiglio e a cui peraltro la Giunta intende lealmente e fattivamente
collaborare portando il suo contributo di proposta e di studio.
Ma numerose altre
occasioni sembrano richiedere proprio in questa stagione uno straordinario
impegno di tutti e uno sforzo di serena collaborazione, nel tentativo di dare
finalmente uno strappo alla malinconica tradizione di una Calabria inattuosa e
fanalino di coda tra le regioni sorelle.
Sono già all’attenzione
del Consiglio la legge urbanistica e quella sul decentramento delle funzioni
alle autonomie locali. Stanno per venire al suo esame anche il piano per le
infrastrutture e quello per l’assetto idrogeologico del territorio, già
presentati alla stampa e agli operatori del settore ed il piano sanitario ormai
in fase di ultima stesura da parte dei tecnici interessati.
La Giunta è ben
consapevole dei problemi immensi che attanagliano la nostra terra, conosce le
dimensioni dell’impegno cui è chiamata e a cui intende dare risposta senza
clamori e proclami ma con la logica incontestabile dei fatti.
Sono in
preparazione o in fase avanzata di contrattazione le grandi intese di programma
con il Governo sul tema delle infrastrutture, edilizia sanitaria, ambiente e
forestazione.
A proposito della
forestazione, mi duole notare con rammarico la noiosa pochezza di qualche
oppositore che lamentosamente ripete un’antica, stupida storiella di una
pretesa risoluzione in tronco operata dal Governo per inadempienze regionali
dell’accordo di programma.
Abbiamo già
spiegato che si è trattato di una criminale iniziativa di un infedele
funzionario ministeriale, cui forse avrebbe dovuto essere riservata una
denuncia in sede penale. Non vorrei dover gratificare oggi ancora qualcuno
degli stessi epiteti e appellativi che sono stato già costretto ad adoperare
nei confronti dei soggetti che insistevano nella famosa storiella.
Uno sforzo
particolare verrà riservato all’impiego dei fondi strutturali europei, in relazione
ai quali abbiamo sentito elevarsi allarmati iettatori clamori da varie parti.
Posso assicurare che non siamo in una situazione peggiore rispetto alle altre
Regioni dell’obiettivo 1, ad esclusione forse della Basilicata, e che
provvederemo se necessario con l’aiuto di supporti anche esterni alla
velocizzazione delle procedure e della spesa.
Un impegno
straordinario sarà richiesto dal pianeta sanità. Oggi finalmente che sembra
praticamente ultimata la stesura di un laborioso ed indaginoso piano sanitario
resosi necessario per la complessità e la gravità delle esigenze che è chiamato
a disciplinare ed oggi che l’ultimo decreto legge emanato in materia dal
Governo sembra finalmente consentire una pur relativa serenità circa la
disponibilità di risorse finanziarie, sembra giunto il tempo di procedere ad un
riassetto del sistema che elimini sacche di inefficienza, razionalizzi la
spesa, consenta il monitoraggio e il controllo continuo dell’intera struttura.
Voglio dare
notizia che è in fase di accelerata conclusione un monitoraggio delle
partecipazioni regionali onde valutarne i risultati e le prospettive con
particolare riguardo agli strumenti creditizi ed ai progetti già realizzati in
campo informatico per le quali si stanno valutando le soluzioni più idonee.
E’ evidente che
bisogna prendere atto che nell’attuale stagione dell’economia nulla può essere
considerato definitivo ed immodificabile e tutto potrà essere messo
propositivamente in discussione. E’ necessario che la nostra Regione si adegui
a certi moduli e a certe emersioni della realtà contemporanea.
E’ in fase di
studio una nuova ipotesi sull’allocazione delle realtà industriali possibili
nel nostro territorio caratterizzato dallo sforzo di dare risposte alle
esigenze e alle aspettative di coloro che compiuti gli studi nelle nostre
università si trovano ancora nell’amara condizione di dover emigrare.
Taccio di quanto altro è in cantiere e passerà al vaglio responsabile e meritato di questa Assemblea preferendo che venga scoperto volta a volta sulla base di atti concreti e attuosi. Ritengo, comunque, che non è più tempo di divisioni maniche e di steccati ideologici, è tempo di trovare l’orgoglio di essere calabresi e di lavorare per la propria terra nella concorde sintonia consentite pur nella diversità di posizioni e di idee. Diversità certo legittima ma che siccome sicuramente sorretta da onestà di intenzioni facilmente potrà risolversi in posizioni di equilibrio.
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Fava. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, l’opposizione di centro-sinistra ha molto insistito perché ci fosse
una sessione straordinaria del Consiglio regionale e tale consideriamo questa
riunione, anche se è parso in certi momenti che bisognasse strapparla non alla
disponibilità che fin dal primo momento ha espresso il Presidente
dell’Assemblea, che ringrazio pubblicamente, ma una concezione per noi
inaccettabile che ha ribadito anche in questa sede il Presidente della Giunta.
Nessuno ha mai
contestato in alcun modo poteri e responsabilità del Presidente Chiaravalloti,
né ha voluto introdurre elementi di confusione politico-istituzionale circa le
prerogative e le responsabilità nella formazione del governo e nella nomina
degli assessori. La nostra critica severa sul piano politico è stata di ben
altro tipo e ha riguardato – non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire – le
modalità di svolgimento della crisi - perché tale noi consideriamo il passaggio
dal Chiaravalloti uno al Chiaravalloti due –.
E non abbiamo per
nulla apprezzato che il Presidente della Giunta il 31 luglio a conclusione
della sessione estiva del Consiglio regionale si limitasse ad un intervento
protocollare di poco più di tre minuti per ringraziare e salutare il nuovo
Presidente Fedele e per salutare i nuovi eletti dopo la sostituzione dei
consiglieri che erano stati eletti al Parlamento nazionale, abbia raccolto le
sue carte e si sia precipitato a Catanzaro senza neanche accennare al Consiglio
che c’era un problema rilevante, la cui responsabilità di soluzione spettava
sicuramente al Presidente ma di cui, anche per cortesia, il Consiglio avrebbe
dovuto e potuto essere informato.
Il momento è
grave e serio, è iniziato doverosamente con un ricordo di tutte le vittime nei
confronti di un atto che può sembrare retorico considerare di guerra ma,
certamente, esprime la novità della situazione che sul piano mondiale si
prefigura con questo inizio di nuovo millennio. Se appunto il cuore degli Stati
Uniti, dal Pentagono al cuore delle Torri Gemelle è stato potuto essere oggetto
di quel vile e inqualificabile gesto che tutti abbiamo deprecato.
Quindi, anche le
piccole cose di Calabria devono opportunamente risentire di questo clima di
preoccupazione e di timori anche che c’è del resto nelle nostre case, clima che
dovrebbe tenerci tutti lontani da facili tentazioni di propaganda ed impegnarci
in un confronto serio e leale.
Ma, sulla base
delle dichiarazioni del Presidente della Giunta non è possibile alcun confronto
perché il Presidente ha omesso, totalmente la natura di crisi profonda che il
passaggio dal Chiaravalloti uno al Chiaravalloti due ha rappresentato, il
disagio e le difficoltà presenti che con grande rispetto noi consideriamo e che
anzi ci auguriamo che al più presto vengano superate all’interno dello schieramento
di centro-destra. Non ho fatto nessun cenno al travaglio che già si era
espresso e clamorosamente manifestato in occasione delle lunghe ed estenuanti
sedute di Consiglio a proposito dell’elezione del Presidente di questa
Assemblea che vedeva – tra l’altro – oggettivamente manifestarsi il disagio e
la non perfetta collaborazione all’interno della maggioranza, se un esponente
come il Presidente del gruppo di Alleanza nazionale era candidato alla
Presidenza e poi è risultato alla fine che l’aspettativa per quella
responsabilità istituzionale così rilevante era riservata ad un esponente come
l’onorevole Fedele del maggior gruppo della coalizione di centro-destra.
Dietro quella
vicenda, si nascondeva un malessere, un problema del resto ben aperto come
anche le cronache giornalistiche che con i loro limiti sono state però l’unica
occasione per poter conoscere e sapere della crisi e del travaglio della
vicenda regionale calabrese.
Non abbiamo mai
amato le polemiche per le polemiche e torno sulla questione dei tecnici che
abbiamo posto, lo sa bene il professore Misiti e sa bene della nostra antica
conoscenza e anche credo della reciproca stima di quanto abbiamo sostenuto fin
dal primo intervento in questo Consiglio regionale a proposito di un ambiguo
uso della categoria dei tecnici e di una inaccettabile, per noi, concezione
dell’apporto del tecnico che dovrebbe quasi sostituire alla politica, perché
questo modo di impostare il discorso dell’apporto indispensabile, fondamentale
dei tecnici e della cultura in genere all’azione politica rischia, però, di
squalificare la politica se non posto nei termini giusti, completamente diversi
rispetto a quelli che abbiamo visto rappresentare sulla stampa attraverso anche
dichiarazioni e interviste dello stesso Presidente Chiaravalloti.
Non ce l’abbiamo
con i tecnici, ce l’abbiamo positivamente a favore di una politica che sia
competente e all’altezza delle sfide e dei problemi.
Con riferimento
all’America, il 3 settembre scorso su “News Week” un articolo dell’ autorevole
Fabius Zacharias, editorialista di quel giornale, critica con una riflessione
su scala mondiale per quanto riguarda lo stato della politica,in particolare il
prevalere della tecnica e dell’economia nei confronti della politica. Zacharias
scrive che “…è preoccupante questa tendenza a privilegiare i tecnici rispetto
alla politica. E’ un vero e proprio falso problema, un mito sbagliato e la
ragione è molto semplice, il potere e la responsabilità in politica non si
esercitano con il comando, con l’ampollosa presunzione di autorità e la
sottolineatura sistematica di questa autorità se poi non sa gestire il
consenso, non sa dialogare con la società, se poi non sa persuadere e
convincere della giustezza e della validità delle scelte, anche quelle più
dolorose e più difficili”.
Anche il
Presidente degli Stati Uniti, che certo non può essere accusato di non essere
eletto direttamente dai suoi cittadini, di non essere espressione di un sistema
presidenziale, in realtà come anche in questa tragica vicenda stiamo
constatando, ha meno potere di quanto si creda. Il suo massimo, il suo vero
potere è infatti quello di persuadere gli altri Stati, gli alleati e
soprattutto la sua gente e il suo popolo.
Invece, il
governo regionale ha perso – lo diciamo con grande amarezza – per l’ennesima
volta la buona occasione di dialogare con la Calabria, di sapere raccontare
alla Calabria le ragioni della stessa crisi del primo governo regionale. Ed è
un fatto clamoroso, apparso agli occhi dell’opinione pubblica, che si
rovesciasse sui singoli assessori - che fino al giorno prima erano stati
proclamati come ottimi amministratori – la responsabilità di una gestione
deludente, fallimentare di governo regionale, mentre il capo invece di
assumersi la sua parte di responsabilità, invece di dire ai cittadini calabresi
la difficoltà del governare, la durezza dei problemi della Calabria, la nostra
responsabilità enorme nei confronti dell’Italia e dell’Europa, scaricava sui
suoi colleghi di governo ogni responsabilità delle difficoltà e del fallimento
di quella esperienza.
Questo a noi pare
un aspetto anche da un punto di vista democratico sostanziale particolarmente
grave, perché non c’è capacità vera di governo, come dimostra anche questo
elenco di impegni tutti rivolti al futuro, tutti futuribili, tutti genericamente
e retoricamente invocati come problemi di collaborazione, come problemi di
disponibilità, di spirito di autentica calabresità nel momento in cui
l’opposizione viene trattata sistematicamente o ignorata o le viene chiesto di
aggiungersi rispetto a decisioni prese o peggio insultata in vario modo
attraverso dichiarazioni alla stampa.
Mai un tentativo
di dialogo vero, mai un tentativo di affrontamento e questo vale nei confronti
dell’opposizione, ma anche e soprattutto nei confronti dell’istituzione
Consiglio regionale, nel momento in cui con quel tono è stata ribadita
all’inizio una sottolineatura dei poteri del Presidente della Giunta, come se
qualcuno avesse messo in discussione quei poteri.
Noi mettiamo in
discussione il modo e l’inadeguatezza con cui quei poteri e quelle
responsabilità vengono esercitate che riteniamo inadeguati alle sfide e ai
problemi della Calabria. Lo riteniamo offensivo per la istituzione Consiglio
regionale e per il lavoro del Consiglio regionale. Se non c’è capacità di governo,
non c’è capacità di guida democratica.
Pensiamo a Bush,
pensiamo al nostro ministro Martino: finalmente, grazie a Dio, un ministro
meridionale che si fa onore sulla scena internazionale e che non ci fa sentire
a disagio rispetto alla macchietta del politico meridionale che di solito viene
rappresentata.
Non vedo intorno
al nostro governatore, non dirò il consenso della Calabria, ma neanche quello
della sua maggioranza e lo dico senza nessun compiacimento, anzi considerandolo
un dato grave della situazione preoccupante della nostra Regione.
La verità è che
anche il governo Chiaravalloti due nasce malissimo e in gran parte è una
turlupinatura, un grande imbroglio. Anche le forze di maggioranza scontente e
divise portano però il peso di grandi responsabilità, di rifiuto e di
incapacità a richiamare sé stesse prima di tutto ai doveri dell’essere
coalizione, al significato per loro prima ancora che per il Consiglio e per
l’opposizione dello stare insieme, di essere cioè maggioranza.
Solo logica di
potere, convenienze, spartizioni, clientele, solo questo noi abbiamo visto,
questi gli unici fatti registrabili, del resto, di un governo regionale che non
ha mai portato atti, documenti, indicazioni, che non ha mai risposto su un tema
a cominciare da quello dolorosissimo delle consulenze e degli esperti nominati
a iosa. L’unico contributo all’occupazione che si è dato è stato quello delle
consulenze e degli esperti nominati nottetempo a Catanzaro.
Sarebbe certo
triste giocare come i birilli del bowling o del nostro gioco alle nocciole con
le persone, ma vi pare che sia stato anche dal punto di vista pedagogico un
bell’esempio offerto non dico agli adulti, ai nostri vecchi che hanno visto di
tutto e hanno grande esperienza, il modo in cui sono stati liquidati gli
assessori del primo governo Chiaravalloti? Chi ha spiegato alla Calabria perché
questo avveniva e quali erano le motivazioni?
Se ne parla un
gran bene anche oggi e allora perché li avete sostituiti? Perché assistiamo a
questo patetico e commovente, per certi versi, discorso, o lamento del povero
Filocamo? Meno male che avete nominato, in zona Cesarini si direbbe con
linguaggio sportivo, un bravo docente universitario, il professor Rossi, e
speriamo che dalla sua dermatologia sappia anche applicare elementi strutturali
di chirurgia, che mi pare siano necessari in Calabria in tutti i settori e in
un settore così delicato come quello della sanità. Noi serenamente gli facciamo
i migliori auguri di buon lavoro.
Ma lei perché,
Presidente Chiaravalloti, ha lanciato il nome di Cicchetti per farne poi un
consulente? Perché non fa pure Filocamo consulente della sua Giunta? Perché
continua a non nominare il Vicepresidente, certo che non è un obbligo, non è un
dovere dietro il quale c’è la carcerazione, ma è una prescrizione
costituzionale anche quella, non è un segno della mancanza di guida collegiale,
non è un segno della capacità di fiducia nei suoi stretti e più diretti
collaboratori?
E’ soprattutto
amarezza e delusione quella che noi proviamo nei suoi confronti, caro
Presidente. Noi speravamo, come retoricamente fin troppo è stato detto anche
col rischio di grande qualunquismo, che un uomo della società civile, un ex
magistrato potesse rappresentare una ventata di novità - pur nel dissenso politico
più netto di maggioranza e opposizione - nel governo, nelle modalità, nello
stile, nel modo di parlare ai cittadini. Lei è stata una grande delusione,
signor Presidente, e noi fin dall’inizio abbiamo tentato di fare intera la
nostra parte e di proporre una disponibilità al confronto politico,
istituzionale nella distinzione, senza nessuna confusione, senza nessuna
tentazione di consociativismo perché l’unica nostra preoccupazione è questa
difficoltà, questo ruolo, questo essere cenerentola di una Calabria che invece
vorremmo a testa alta in Italia e in Europa. Unica nostra grande
preoccupazione.
E per questo si
tratta non solo di impedire sprechi e dissipazioni di risorse fondamentali. Lei
stesso in quei giorni del lavorìo sotterraneo a Catanzaro, ha spiegato che
rischiamo di perdere i fondi strutturali europei. C’è stato qui, del resto, il
commissario Barnier che ci ha messo in guardia e quanto è forte ancora oggi il
rischio, anche negli accenni che ne faceva lei poco fa.
Evitare sprechi e
dissipazioni di risorse, perché è indispensabile una opportunità, una
possibilità di intervento positivo in ogni campo e per fare questo è necessario
non smarrire mai il filo di una ripresa possibile, di una speranza concreta da
coltivare e promuovere.
E’ questo il ruolo
che noi responsabilmente ci assumiamo dall’opposizione di fronte a quello che
spesso ci appare il nulla del governo regionale, alla sua, certe volte,
insopportabile supponenza, che poi arriva alla inconcludenza più totale, se non
all’insulto.
Lo sviluppo, il
lavoro, la qualità dell’ambiente delle nostre coste e delle nostre montagne, il
ruolo dinamico delle autonomie locali che non mi sembrano entusiaste di questo
governo regionale né mi sembrano le parti sociali che lei evocava retoricamente
poco fa. La necessità di un dialogo sociale significativo e non rituale ed
inconcludente come se si trattasse di una riunione amicale, di una serata
goliardica, di un’occasione rotariana nel senso meno nobile del termine.
Una Regione
assente anche nel commemorare Soverato e Verbicaro. Noi come calabresi ci siamo
sentiti a disagio rispetto al dolore, alle inquietudini, rispetto alle mancate
risposte nei confronti di problemi, riguardo ai quali l’opposizione aveva pure
assunto una posizione di grande responsabilità e di grande senso di coscienza
nazionale, di coscienza regionale, di unità di intenti rispetto alla situazione
della Calabria.
Abbiamo assistito
e assistiamo, prevalentemente, a passerelle e sceneggiate in totale assenza di
un qualunque, reale, vero coinvolgimento delle istituzioni, delle forze
politiche e della stessa società calabrese. La verità, signor Presidente, è che
noi abbiamo l’impressione che lei della politica abbia una concezione al
massimo come una cosa da tollerare, che lei la consideri al massimo un’attività
rispetto alla quale bisogna prendere in giro i politici perché poi quelli che
contano sono gli uomini per bene, i cosiddetti galantuomini di salveminiana
memoria, sono questa società che si contrappone alla politica mentre soltanto
riscattando il negativo che pure nella politica c’è, soltanto migliorando a
fondo la politica in Italia e in Calabria noi possiamo sperare di migliorare
complessivamente la situazione. Del resto, questa era stata la grande speranza,
nonostante tutto, di questo bipolarismo imperfetto e del fatto che sia pure di
misura avevate vinto le elezioni e noi subito, lealmente, vi avevamo
riconosciuto la vittoria e la responsabilità e il dovere del governare, del ben
governare però, perché questa è la vera sfida e la vera difficoltà.
Oggi a tutto
questo si aggiunge la fondamentale scadenza del referendum, la maggiore riforma
dello Stato italiano dai tempi di Cavour ed è sempre più urgente il tema
dell’autoriforma dello Statuto. Ma, come già in altre occasioni, il Governatore
è silente, opera soltanto nominando altri consulenti e altri presunti esperti
anche in questa materia dello Statuto, rischiando di creare tra l’altro un
conflitto vero di competenze tra la Commissione dello Statuto - eletta dal
Consiglio sovrano – e questa strana congrega di amici che il Presidente si è
nominato come collaboratori per la riforma dello Statuto.
La situazione
calabrese rischierebbe davvero la desolazione e il deserto se i partiti, le
coalizioni non sapessero riprendere il filo dell’ascolto e del dialogo con
tutta la società calabrese. Oltre la pur doverosa logica di maggioranza e di
opposizione, noi intendiamo criticamente e autocriticamente muoverci in questa
direzione del rapporto con le forze politiche, del dialogo nelle istituzioni e
per il loro miglioramento, ma sempre guardando ad un dialogo, ad un ascolto, ad
una capacità di interpretazione e di risposta alle attese del popolo calabrese.
Lo faremo,
Presidente, con serietà e determinazione, non ci lasciamo intimidire, non ci
sentiamo neanche lontanamente toccati dagli insulti o dalle facezie del suo
portavoce. Non siamo né disperati né rassegnati, vogliamo contribuire a
costruire la Calabria di domani, una Calabria migliore perché capace di
rinnovamento, di concreta speranza, fondata su una capacità di crescita
autonoma, non tecnici catapultati dall’alto e venuti da fuori ma nella massima
apertura all’Europa e al mondo ma senza nessuna eterodirezione dall’esterno, di
interessi e forze estranee alle nostre più autentiche esigenze e problematiche
di calabresi.
Per parte nostra
non lasceremo nulla di intentato: nonostante la delusione profonda e
l’insoddisfazione per le sue dichiarazioni noi continueremo ad essere
disponibili sui problemi, sulle proposte, ad essere aperti al dialogo perché
l’unica cosa che ci sta a cuore è che il meglio prevalga e si affermi
stabilmente nell’interesse superiore della Calabria.
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Guagliardi. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, credo che abbia fatto bene, non per atto di dovere verso le
migliaia di morti avvenute a New York, ma come senso di civiltà fra noi ta
ricordarci questa grande catastrofe che si è battuta sul popolo americano, sul
mondo del lavoro americano, sui cittadini degli Stati Uniti d’America.
Credo, però, che
su questo tutta l’Assemblea debba avere un momento di pausa profonda e più
attenta perché se ascoltiamo le voci di guerra, se ascoltiamo il megafono di
chi vede il male da una parte e il bene dall’altra, forse continueremo a dimenticarci
di 500 mila bambini morti a causa dell’embargo all’Irak, continueremo a
dimenticarci di un popolo come quello palestinese che non ha una patria perché
gli è stata tolta, continueremo a dimenticarci delle sofferenze che un mondo di
globalizzazione ci ha portato.
Dovremo discutere
di questo perché questa è la politica che tocca anche noi della Calabria. Ieri
la Bocoge ha licenziato 91 lavoratori, alcuni di loro sono sulle gru, di questo
non si parla neanche e la povertà e le miserie vanno avanti.
Ora io credo,
signor Presidente, che lei abbia fatto un errore nel momento in cui di fronte
ad una crisi extra istituzionale di chiaro disprezzo verso il Consiglio
regionale, non ha convocato immediatamente il Consiglio regionale per farlo
discutere di questa vicenda avvenuta in piena fase estiva. Lei aveva
autonomamente tutti i poteri per farlo e non avrebbe dovuto, in una logica alla
vecchia maniera, da vecchio sistema di potere, da prima Repubblica, aspettare l’input del Presidente della Giunta per
convocare poi il Consiglio regionale.
Glielo dico
proprio nel rispetto che ho per lei e per il Consiglio regionale, questo
Consiglio regionale disprezzato dal Presidente Chiaravalloti e da componenti di
questa maggioranza.
Noi come
consiglieri abbiamo il potere che ci dà la stessa legge che ha eletto e fatto
diventare governatore della Calabria l’onorevole Chiaravalloti; noi dobbiamo
rivendicare il nostro essere appartenenti di questo Consiglio, noi dobbiamo
rivendicare un diritto di voto che è pari a quello dell’onorevole
Chiaravalloti. Sia lui che noi siamo stati eletti dal popolo calabrese e
abbiamo gli stessi compiti di fronte alla crisi della Calabria.
E’ per questo che
trovo inconcepibile e arrogante questo attacco continuo al nostro portavoce. Io
non sono molte volte d’accordo con le cose che esprime il centro-sinistra,
molte volte mi diversifico, ma ho un grande rispetto per l’onorevole Fava che
rappresenta poco meno di 6-7 mila elettori che hanno eletto lei. Siamo lì, e
chi disprezza l’onorevole Fava disprezza quegli elettori calabresi che l’hanno
votato. Credo che anche questo sia indice di un mal costume e di una logica in
cui la politica sta fuori dalle sue sedi istituzionali.
Credo che
l’onorevole Fava ha da essere ben orgoglioso di rappresentare una parte
importante della Calabria e a nessuno è consentito di schernirlo attraverso la
stampa, perché quando lo si fa, si schernisce quella parte dell’elettorato che
lo ha votato.
Mentre lei
leggeva la relazione, signor Presidente della Giunta, guardavo le facce dei
colleghi che non sono più assessori: gli onorevoli Fuda, Dima, Crea. Erano
attoniti, non riuscivano a capire e mentre lei sosteneva che la Giunta di cui
loro facevano parte aveva lavorato bene, essi dicevano – secondo me – “ma
squadra che vince non si cambia”. E’ così, è normale.
L’onorevole Dima
che ha tanto ben fatto, secondo lei, nel settore dell’agricoltura, era
perplesso nel sentirle fare quell’elogio. La verità è che la sua maggioranza,
quella che regge il suo lavoro è sempre stata profondamente in crisi,
dall’inizio, dal primo momento in cui voi avete messo piede qui dentro perché
subito sono scattate le vostre contraddizioni. Voi avete una triplice crisi,
onorevoli consiglieri della maggioranza e onorevole Chiaravalloti. Avete una
triplice crisi che avete manifestato dall’inizio.
Io ero un neofita
consigliere regionale, non capivo bene i meccanismi agli inizi di questa
legislatura, però mi è sembrato strano quando si parlava e si è parlato sulla
stampa, si è parlato su tutto, di questa grande ventata riformatrice. E poi
quando partecipo per la prima volta alla Conferenza dei capigruppo mi si dice
che per le nomine probabilmente bisognava ricorrere ai poteri monocratici del
Presidente del Consiglio regionale, l’onorevole Caligiuri. Mi sono posto un
problema: ma come mai una maggioranza così forte ha il problema di dover far
andare deserto una seduta? Ha le condizioni per poter scegliere?
Quel giorno che
siamo stati qui fino alla sera aspettando che questa maggioranza venisse qui a
proporre i nomi, vedevo in quest’Aula tante facce che avevo conosciuto nei
dibattiti politici, segretari di partito, portaborse, portatori di voti ecc.,
erano tutti qui ad aspettare un incarico. Ebbene questa grande e forte maggioranza
è stata costretta a disertare il Consiglio regionale perché si stava – come si
diceva una volta – “ammazzando” ai piani superiori per un posto qui e un posto
lì.
Ma non è grave il
fatto che si ritornava al vecchio malcostume della politica, non è il fatto che
c’era la spartizione dei voti, ma è grave che questa maggioranza ha privato la
minoranza del diritto di scegliere i propri rappresentanti negli enti di
sviluppo. Questo è un atto di forza di questo governo regionale o un atto di
debolezza? E avete fatto mancare il numero legale due volte e lei, onorevole
Chiaravalloti e gli altri consiglieri di maggioranza, l’allora consigliere
regionale Trematerra andavate a fare il pic-nic a Cassano d’Acri, mentre la
gente aspettava qui di veder convocato il Consiglio regionale.
E si faceva
perché non c’era la possibilità di spartirsi le poltrone negli altri enti. E’
stata la debolezza del Consiglio regionale? Abbiamo dimenticato l’escamotage di far andare deserto la
seduta quando si doveva approvare la legge della stabilizzazione degli Lsu, ché
una parte della maggioranza non voleva votare la legge di Scopelliti? E quando
poi la minoranza abbandonò l’Aula, fummo circondati da lavoratori che
presidiavano il Consiglio, ma non era una debolezza della maggioranza che non
era in grado di approvare la propria legge?
Ci siamo
dimenticati, questo onorevole Chiaravalloti? Non si può dire “siamo in progress, noi stiamo lavorando bene
e il Consiglio fa bene”, perché poi la pantomima ultima, quella dell’elezione
del Presidente del Consiglio, sono tutti atti di una strenua debolezza di
questa maggioranza che non è in grado – nonostante la sua enorme forza di
rappresentanza in quanto a numero di consiglieri regionali – di fare linea e
neanche di produrre atti concreti.
Anzi, l’atto
concreto: abbiamo dimenticato lo schiaffo dato alla maggioranza della
Commissione per l’autoriforma, quando questa ha proposto all’Aula un
provvedimento per l’elezione del Vicepresidente e la maggioranza – ricorda,
onorevole Naccarato- lo ha ritirato? Perché? Perché siete deboli, avete una
crisi strutturale e lo dicono forze vostre, forze di Alleanza nazionale, o il
Vicepresidente del Consiglio provinciale di Reggio Calabria quando dice che
nella maggioranza si stanno scontrando due culture. La cultura che vuole andare
in continuità ed un’altra che vuole cercare di cambiare e di fare discontinuità
col Presidente.
Non è soltanto
questo. Questa è una crisi politica, di fatto ed io che mi diletto a fare la
rassegna stampa ed essendo positive le notizie che lei diceva, onorevole
Chiaravalloti, sui risultati ottenuti, vorrei che andassimo insieme a leggere i
giornali: lo scontento è nella gente, nelle organizzazioni di categoria, in
agricoltura, nei trasporti, nella scuola ovunque c’è scontento e qui c’è una contraddizione.
Lo stesso
commissario Barnier, a nome della Commissione europea, lo ha detto e qui c’è
una contraddizione che vorremmo capire, perché la gente non è contenta della
sua Giunta, non è contenta, non solo quei malandati lavoratori del fondo sollievo,
gente che vive di 51 giornate, quelle 2 mila persone che sopravvivono tra
sussidi di disoccupazione, qualche giorno di lavoro e portano, quel solo pane
nelle loro famiglie, ma lo dicono tutte le forze che erano e che sono ancora
vicine alla sua maggioranza.
Questo è il dato.
Nelle scuole c’è crisi, sta andando in crisi un modello liberista, scattano
meccanismi diffusi nella società in cui la liberalizzazione ha portato a
disservizi più totali e la gente protesta e ovunque. Ci sono morti sulle
strade, ci sono gli incidenti e diciamo che abbiamo lavorato bene? Ecco la
seconda crisi? Questa è la seconda crisi, qui sono fatti concreti, non siete
stati in grado di produrre il bilancio avveniristico di cui si parlava. Abbiamo
fatto un bilancio a pioggia e si è detto, per bocca dell’assessore, che quello
avveniristico si farà il prossimo anno.
E quando si è
parlato della moralizzazione nel personale della Regione e abbiamo fatto una
discussione in Consiglio regionale, si è detto che ci sono troppi trasferimenti,
troppe mansioni superiori, ci sono tante cose ingiuste e ci si era impegnati a
dare una sterzata. Si è continuato e si è utilizzato il sistema interinale per
mettere a posto qualche persona, qualche familiare, si è fatto di tutto per
mettere in crisi un sistema di legalità in questa nostra Regione. Questa è la
crisi di questa maggioranza, e lo sanno i calabresi, non solo noi.
Ma c’è un terzo
punto che io credo che bisogna discutere. Sono così accanito verso l’onorevole
Chiaravalloti, anche perché lo stimo, ma il suo modo di fare mette in crisi non
questa minoranza o questo Consiglio, ma il sistema democratico in Calabria.
Lo stesso suo
linguaggio di oggi, il suo modo di parlare ai suoi colleghi - perché egli è
anche un consigliere regionale – il suo modo stesso di dire: guardate la stessa
legge costituzionale che mi ha eletto Presidente e governatore della Calabria
consente al Consiglio regionale di fare l’autoriforma, ma io me ne impipo del
Consiglio regionale e metto su un comitato di tecnici per fare una proposta di
contro-Commissione… E’ vero che c’è un vuoto politico, come diceva l’onorevole
Morrone, di questa Commissione che non lavora, ma non lavora perché è
imbrigliata nella sua crisi di maggioranza.
Ma è bello dare
l’esempio ai calabresi che mentre c’è un diritto costituzionale dato al
Consiglio regionale, colui che ne dovrebbe essere il garante lo annulla con una
Commissione extraistituzionale? E’ bello questo esempio che diamo alla
Calabria? E’ bello il modo di rapportarsi al Consiglio regionale?
Io l’ho chiamato
eversivo, Presidente, sulla stampa e voglio che senta direttamente perché l’ho
chiamato così. Lei sta facendo atti eversivi verso la democrazia e sta
condizionando la democrazia in Calabria: ecco il punto della sua crisi e per
questo non possiamo dialogare né sul programma né sui principi. Per questo, non
voterò neanche il documento di dialogo che presenterà il centro-sinistra di
dialogo, perché nel momento in cui lo facessi, sarebbe una mediazione con chi
non ammette la sua crisi politica e programmatica e legislativa e nei rapporti
di democrazia.
Ecco perché noi
dobbiamo, amici e colleghi consiglieri, incominciare a pensare di non aver
paura di andare alle elezioni anticipate perché se continuiamo così condanniamo
la Calabria al disastro totale.
Non dobbiamo
avere questa paura, non dobbiamo subire il ricatto subire dello scioglimento
del Consiglio regionale. Questo Consiglio regionale deve avere tutta
l’autorità, l’autorevolezza e la volontà di legiferare per come gli compete,
deve rispettare il Presidente della Giunta regionale e la sua Giunta, ma non
deve avere paura del conflitto che può nascere tra Giunta e Consiglio perché
anche questo fa parte della dinamica della democrazia e la democrazia molte
volte ha bisogno anche di momenti con i quali dice azzeriamo tutto e andiamo
avanti.
Invito questa
maggioranza silente, timorosa, che non si vuole sbilanciare, che probabilmente
non parlerà neanche oggi, ad aprire un confronto serio tra maggioranza e
opposizione affinché si apra una discussione costruttiva che dia dignità a
questo Consiglio regionale e che dia soprattutto fiducia ai calabresi.
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Galati. Ne ha facoltà.
Signor Presidente
del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, nessuno
avrebbe immaginato che questa riunione del Consiglio regionale della Calabria
convocata per dibattere importanti problemi politici regionali, si sarebbe
svolta all’indomani di eventi internazionali destinati a cambiare il corso
della storia nel nuovo secolo e nel nuovo millennio.
Non una storia
astratta e lontana, ma assai vicina a noi, che ci appartiene, che tocca la
nostra quotidianità di uomini occidentali. Il pensiero commosso del gruppo
Socialista va alle migliaia di vittime innocenti della furia terroristica e,
consentitemi, soprattutto ai calabresi o ai figli e nipoti di calabresi che
hanno trovato la morte nel feroce attacco alle Torri Gemelle di New York.
Non è certo
questa la sede per analisi politiche su quanto sta accadendo adesso nel mondo.
Noi come
legittimi rappresentanti di una Regione dell’Unione europea possiamo solo
augurarci che accanto alle necessarie risposte di natura militare e
antiterroristiche, gli Stati occidentali sappiano imboccare la via del dialogo
e della cooperazione con il complesso mondo islamico per raggiungere
l’obiettivo di una pace stabile sul pianeta.
Sarà un processo
inevitabilmente lungo come lunga sarà la fase della risposta militare, per cui
occorre prepararsi alle conseguenze di questi tragici avvenimenti. Conseguenze
che evidentemente saranno particolarmente avvertite da Regioni come la nostra
Calabria costretta a misurarsi anche geograficamente con il complesso mondo
arabo che si affaccia sul Mediterraneo e che ci si aspettava potesse costituire
una risorsa.
Se, come temiamo,
si registrerà una recessione economica nell’Occidente, un prezzo alto sarà
inevitabilmente pagato dalle aree più deboli come la Calabria, già impegnate in
una difficile rincorsa verso lo sviluppo.
Ecco perché anche
noi da una regione periferica e di frontiera abbiamo il dovere di seguire con
attenzione quanto sta accadendo ed i suoi inevitabili riflessi sulla nostra
vita e sulle nostre prospettive di sviluppo.
Ma ora torniamo
all’ordine del giorno di questo Consiglio.
Onorevole
Presidente, onorevoli colleghi, la presentazione al Consiglio regionale della
nuova Giunta, la seconda di questa legislatura, ci consente – al di là di ogni
tentazione polemica, circa i tempi e le modalità di formazione dell’Esecutivo –
di esaltare il ruolo dell’Assemblea rispetto a due problemi fondamentali per la
vita democratica della nostra regione.
Il primo problema
è quello del rapporto tra Consiglio regionale e Presidente della Giunta, tra
una Assemblea indebolita dalla riforma costituzionale del 1999 ed un potere
esecutivo amplificato dalla stessa riforma senza l’introduzione dei necessari
correttivi, rinviati all’adozione dei nuovi Statuti o Costituzione regionale
come qualcuno li ha definiti.
Il secondo
problema è quello della riappropriazione delle funzioni di controllo politico
sull’Esecutivo da parte dell’Assemblea e quindi la necessità di sottoporre a
periodica verifica la complessiva attività di governo della Regione.
Sotto questo
aspetto, gli interessi della maggioranza e della minoranza sono convergenti sia
pure da opposti punti di vista. Per la maggioranza si tratta di verificare la
rispondenza degli atti di governo ad un programma politico sottoscritto
liberamente dai partiti della coalizione chiamata dagli elettori a governare.
Per l’opposizione si tratta di esercitare la fondamentale funzione di
controllo, stimolo e critica.
Ritengo di non
esagerare nel dire che questo dibattito, se avremo la capacità di riflettere
seriamente e serenamente su tali problemi, rappresenta uno snodo importante,
forse il più importante nella vita ancora breve di questo Consiglio regionale.
E’ evidente che
in gioco non c’è soltanto il futuro dell’Assemblea nella sua stessa funzione
esistenziale, ma soprattutto in primissimo piano i gravi ed ancora irrisolti
problemi della Calabria, che tutti gli indicatori sociali ed economici
continuano a segnalare agli ultimi posti tra le Regioni dell’Unione europea.
Problemi, signor Presidente, che non riusciremo ad affrontare compiutamente
fino a quando non avremo costruito un nuovo modello autonomo di Regione,
efficiente e moderno, vicino ai cittadini, capace di coniugare le esigenze del
governo presidenziale con quelle della rappresentatività democratica.
Se avremo questa consapevolezza, onorevoli colleghi, se sapremo guardare lontano, questo dibattito risulterà assai utile non tanto per le sorti di questo o quel partito, di questa o quella Giunta, bensì per gli interessi complessivi dell'Istituzione Regione e della Calabria.
Ma non vogliamo sottrarci, all'interno di questo ragionamento complessivo, ad una valutazione sulla formazione della seconda Giunta guidata dal Presidente Chiaravalloti, una Giunta che vede una predominante componente tecnica ed una limitata presenza di diretta espressione dei partiti che compongono la maggioranza.
A parere dei socialisti, le modalità di apertura e chiusura della crisi (perché di crisi si è trattato) e le scelte effettuate dal Presidente sono perfettamente legittime sotto il piano squisitamente istituzionale, tecnico e procedurale, ma pongono problemi politici di non poco conto nei rapporti istituzionali tra Presidente ed Esecutivo da un lato ed il Consiglio regionale dall'altro.
Siamo, in altre parole, del parere che il Presidente della Giunta si è mosso all'interno dell'attuale quadro normativo, utilizzando i poteri e le prerogative che la riforma costituzionale del 1999 assegna ai Presidenti delle Regioni. Ma ciò ‑ a causa della riforma rimasta incompiuta ‑ rischia di produrre non tanto un conflitto tra poteri, quanto l'indebolimento della democrazia e delle sue regole.
E' evidente che in ogni sistema democratico che si rispetti, l'apertura e la chiusura di una crisi dell'Esecutivo deve avvenire attraverso un passaggio assembleare, allo scopo di verificare la sussistenza del rapporto di fiducia tra Esecutivo e maggioranza.
In Calabria, per la confusione istituzionale determinata dalla mancata approvazione dello Statuto, apertura e chiusura della crisi sono avvenute al di fuori e al di sopra dell'Assemblea rappresentativa. E' accaduto, in sostanza, che la funzione di verifica delle performances di governo ‑ che dovrebbe spettare per un'elementare regola di democrazia all'Assemblea ‑ è stata esercitata direttamente dal Presidente che ha assunto così, paradossalmente, la duplice veste di controllore e controllato.
Prendiamo atto, come gruppo politico appartenente alla maggioranza, delle motivazioni generali che hanno portato alla modifica della Giunta.
Il gruppo socialista aveva già segnalato, con preoccupazione, l'empasse che si era determinata in alcuni settori cruciali della Regione ed i pesanti riflessi per la collettività; in particolare, avevamo segnalato lentezze ed incertezze nella definizione degli strumenti operativi per l'utilizzazione dei Fondi di Agenda 2000; avevamo segnalato la situazione di caos nella sanità e lo stato di confusione nella gran parte delle strutture sanitarie pubbliche; avevamo paventato una seria flessione del turismo.
Altri gruppi politici della maggioranza avevano, con senso di responsabilità, chiesto un nuovo slancio all'Esecutivo nei settori vitali dell'azione regionale, allo scopo di rispettare l'impegno di modernizzazione ed innovazione assunto con gli elettori nella primavera del 2000.
Esistevano pertanto le condizioni per una corretta verifica delle perfomances di governo da parte dell'Assemblea da cui avrebbero potuto scaturire indicazioni utili al Presidente per operare, in piena autonomia, le sue scelte.
Il percorso è stato diverso, anzi inverso, non tanto per volontà dello stesso Presidente della Giunta - che si è sempre dichiarato rispettoso delle prerogative assembleari e dei gruppi politici - quanto per l’assenza di regole precise che solo il nuovo Statuto potrebbe colmare.
Da questo ragionamento, emerge la necessità assoluta di inserire nella nuova Carta regionale l'obbligo di una verifica periodica sull'attività dell'Esecutivo da parte del Consiglio ed altri meccanismi (pensiamo, ad esempio, a pareri obbligatori sulle nomine amministrative o sugli atti regolamentari adottati dalla Giunta) che assegnino una funzione precisa all'Assemblea e rafforzino il suo rapporto fiduciario con il Presidente e gli assessori.
Ciò non dovrà rappresentare un passo indietro o una limitazione dei poteri del Presidente. Si tratta, semmai, di reinventare la funzione politica del Consiglio regionale che “l'affrettata riforma del 1999” ha letteralmente spogliato di competenze, sottraendogli non solo quella di creare la Giunta ma anche quella di produrre regolamenti. Un bilanciamento tra poteri non più sulle questioni gestionali ‑ che debbono restare di competenza del Presidente che, in quanto eletto direttamente, ne risponde alla collettività ‑ ma su quelle, non meno importanti, del controllo, della verifica, della trasparenza, dell'efficacia dell'azione di governo.
La stessa scelta della forma di governo e del correlato sistema elettorale ‑ che per noi socialisti deve essere proporzionale e con premio di maggioranza, come avviene per l'elezione dei Consigli comunali, con l'eliminazione del listino ‑ deve tenere conto di queste ineludibili esigenze.
Quanto alla formazione della Giunta e al massiccio
apporto di "esterni", riteniamo che ‑ ferma restando la
prerogativa presidenziale della nomina ‑ si possa e si debba mettere un limite
alla chiamata in Giunta di esterni, consentendo ‑ attraverso un
coinvolgimento nell'Esecutivo di consiglieri regionali ‑ un più stretto
rapporto tra Esecutivo e Assemblea.
Infine, appare fondamentale individuare nel nuovo Statuto un meccanismo che consenta alle Commissioni consiliari di funzionare in modo più incisivo e senza i legacci posti dall'attuale Regolamento.
Appare evidente che la soluzione di questi problemi, resi ancora più marcati dalla formazione della nuova Giunta, appartiene tutta al Consiglio regionale e alle forze politiche che vi sono rappresentate. Se ritardi e lentezze nell'approvazione del nuovo Statuto si sono registrati ‑ e per la verità si segnalano in quasi tutte le Regioni italiane ‑ ciò non possiamo rimproverarlo che a noi stessi. Sono certo che, a conclusione di questo dibattito, emergerà nettamente la volontà dell'Assemblea e del suo nuovo Presidente di incamminarsi con decisione verso 1'autoriforma, tenendo presente il quadro complessivo nazionale di riferimento e quindi le proposte di devolution su cui le forze politiche italiane stanno discutendo.
Solo attraverso questo passaggio cruciale, l’alleanza elettorale che ha guadagnato la maggioranza nel 2000, potrà trasformarsi in un'efficace e coesa coalizione politica, dotata di cultura di governo ed in grado quindi di dare le necessarie risposte alla comunità calabrese.
Noi, come socialisti, abbiamo tentato, in questi giorni, di offrire un modesto contributo programmatico alla maggioranza, uno stimolo a discutere di più tra noi, a concentraci sulla comprensione dei problemi e sull'individuazione delle risposte. A San Giovanni in Fiore, per due giorni, con l'apporto qualificato di esperti, abbiamo approfondito temi fondamentali per la Calabria: i fondi strutturali, il mercato del lavoro, il sistema dell'istruzione, la cultura, le riforme istituzionali, la sanità, il sistema infrastrutturale ed i trasporti.
E' emersa una condizione della Calabria assai grave e preoccupante, ma ancora recuperabile poiché intatte, a dispetto degli eventi, restano le enormi potenzialità del nostro territorio. A patto ‑ ci hanno detto gli esperti ‑ che le risposte del governo regionale siano chiare, decise e, soprattutto, tempestive.
Una prima, non eludibile risposta è quella legata all'utilizzazione dei fondi strutturali inseriti in Agenda 2000, nella consapevolezza che ogni giorno perduto rispetto alla scadenza del 2006 allontanerà inesorabilmente la Calabria dagli obiettivi alla base del Programma Operativo Regionale.
I dati in nostro possesso non sono affatto rassicuranti. La capacità di spesa della Calabria, per quanto riguarda i fondi comunitari, è allarmante. Esiste il concreto pericolo di non utilizzare, e quindi perdere, la consistente massa di risorse che l'Unione europea ci ha assegnato.Una responsabilità che evidentemente dobbiamo condividere tutti, compresa l'opposizione che, solo fino a quindici mesi fa, nella fase cruciale di Agenda 2000, aveva responsabilità di governo.
Occorre evidentemente una svolta, un'accelerazione convinta. Vanno ridotti i passaggi burocratici, vanno eliminate le sovrapposizioni, vanno sveltiti i tempi di valutazione dei progetti e di individuazione dei soggetti attuatori degli stessi. Mai come oggi, la velocità diventa un fattore determinante. Ma altrettanto importante è canalizzare correttamente la spesa, finanziare i progetti realmente utili alla Calabria, quelli cioè, capaci di "fare sistema" ed innescare meccanismi di sviluppo coordinato.
Sappiamo che alla base della nascita della nuova Giunta c'è anche l'insoddisfazione del Presidente rispetto a tale problema, anche se per la verità ‑ se ciò risponde al vero ‑ non capiremmo il senso di alcune riconferme nello stesso Esecutivo.
Ci attendiamo, signor Presidente della Giunta, atti conseguenti, provvedimenti che ci facciano recuperare il tempo perduto e che consentano alla Calabria ed ai suoi settori vitali di accedere ad una enorme mole di risorse economiche pubbliche che, probabilmente, mai più sarà nelle disponibilità della nostra regione.
Occorrono scelte di "eccellenza", bisogna puntare non su un sogno irrealizzabile di sviluppo diffuso in tutti i settori, bensì su una serie di opzioni, tra le quali mi sento, a nome del mio Partito, di indicare il complesso sistema del sapere, della cultura e dell'istruzione che, non a caso, ci è stato affidato dal Presidente della Giunta.
La Calabria ‑ abbandonato il sogno dell'industrializzazione ‑ deve poggiare il suo futuro sulla capacità dei suoi giovani di affrontare le sfide costituite dalla globalizzazione, dalla conoscenza delle lingue, dalle nuove tecnologie. Abbiamo ancora oggi un numero insufficiente di laureati, soprattutto nelle facoltà più direttamente legate al mondo del lavoro. Le nostre Università hanno bisogno di ulteriori sostegni per reggere la concorrenza con gli Atenei del centro nord, sia sotto l'aspetto della ricerca, sia sotto quello dei servizi agli studenti. La Regione può e deve destinare risorse sempre maggiori all'istruzione. Non lo diciamo per aumentare il "peso" dell'Assessorato che ci è stato affidato, per portare acqua al nostro mulino; lo diciamo nell'interesse della Calabria.
Il gruppo socialista, allo scopo di offrire un contributo alla modernizzazione del sistema dell'istruzione, ha presentato una proposta di legge per l'introduzione in Calabria del cosiddetto "buono scuola", uno strumento per garantire alle famiglie calabresi, soprattutto quelle meno abbienti, il diritto effettivo della libera scelta educativa, scolastica e formativa, nonché il diritto per tutte le persone in età scolare di avere pari opportunità per l'iscrizione, la frequenza e il successo formativo nelle scuole statali e non statali.
Riteniamo inoltre che grande attenzione debba essere riservata a beni culturali che rappresentano la nostra unica "miniera", l'unica possibilità per convogliare nella nostra regione il grande flusso di turismo intelligente che ci salta regolarmente per raggiungere la Sicilia o la Spagna o la Grecia e il Portogallo, anche per la mancanza di un sistema ricettivo a prezzi competitivi.
In questa ottica si collocano le proposte di legge presentate dai consiglieri socialisti per il recupero di unità immobiliari nei centri storici ad eccellenza turistica da destinare ad attività ricettiva a conduzione familiare, il cosiddetto "bed and breakfast" che ha fatto la fortuna di molte regioni europee.
E' evidente che uno sviluppo poggiato su "formazione‑cultura‑turismo‑agricoltura mediterranea" non può prescindere da un potenziamento delle infrastrutture.
Ci auguriamo, intanto, che gli impegni del Governo nazionale su questo tema vengano rispettati: ci riferiamo alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, all'ammodernamento della Salerno‑Reggio Calabria, alla realizzazione della nuova statale 106, al nuovo sistema ferroviario. La presenza al ministero delle infrastrutture di un calabrese ci fa ben sperare.
II discorso sulle infrastrutture deve essere posto in maniera seria, senza demagogia, senza ingenerare illusioni. Le previsioni dell'accordo di programma firmato dal nostro assessorato ai Lavori pubblici non ci sembrano molto realistiche, soprattutto in relazione all'apporto di capitali privati e alla fattibilità di alcune opere.
Di questo dovrà, a nostro parere, occuparsi presto il Consiglio regionale, approfondendo i ragionamenti sul sistema degli aeroporti e dei porti e definendo infine una strategia per il porto di Gioia Tauro che potrebbe ‑ se adeguatamente sostenuto dal Governo nazionale e dalla Regione ‑ diffondere sul territorio maggiori benefici legati alla crescita del traffico merci.
Così come un grande approfondimento necessita per i settori strategici come la gestione delle acque, la difesa dell'ambiente, la politica di programmazione urbanistica e difesa del territorio; settori nei quali la Calabria continua ad essere una delle ultime regioni italiane, priva com'è di strumenti moderni di programmazione.
Infine, la sanità.
Ritengo di non scadere nella retorica, nel definirla la questione più importante per la vita dei cittadini.
In questo settore, registriamo i ritardi più preoccupanti, proprio nel momento in cui le Regioni si apprestano a ricevere dallo Stato centrale l'intera responsabilità e competenza.
La ritardata nomina del nuovo assessore alla sanità rappresenta, signor Presidente della Giunta, un elemento di preoccupazione non tanto sotto l'aspetto gestionale quanto sotto quello della programmazione. La Calabria è priva di un Piano sanitario regionale che, in armonia con quello nazionale, razionalizzi la consistente spesa, migliorando nel contempo i servizi. Senza programmazione appare difficile eliminare gli ospedali fotocopia, gli sprechi, i disservizi più volte denunciati dalla stampa e dal tribunale dei diritti del malato. Occorre programmare la presenza e l’attività delle strutture sanitarie, in un nuovo rapporto col privato, in base alle reali esigenze del territorio e alle patologie che vi si riscontrano.
La robusta iniezione di "competenze" di altre regioni alla guida delle Aziende Sanitarie della Calabria non ci sembra stia dando risultati incoraggianti, se non quella della proliferazione di dorate consulenze. Sotto il profilo culturale, non ci sembra essere stato un messaggio di incoraggiamento ai calabresi il ricorso ai direttori generali venuti da altri regioni, quasi la Calabria sia priva di professionalità e competenze. Avremmo semmai gradito‑ da calabresi più che da consiglieri regionali ‑ un'azione di recupero delle nostre intelligenze, di quei calabresi che si sono affermati in tutto il mondo nel campo medico e scientifico e che avrebbero potuto, se opportunamente sollecitati, dare un grande contributo alla rinascita della sanità nella nostra regione.
Resta in piedi il problema del rapporto tra sanità e università. Si tratta di due mondi ‑ quello ospedaliero e quello accademico ‑ che continuano a considerarsi, in Calabria, compartimenti stagni, che non dialogano, che non si aiutano a vicenda per crescere. Eppure, la didattica universitaria è debole senza un confronto continuo con la realtà ospedaliera, mentre dalla ricerca universitaria dovrebbero venire importanti stimoli ed aggiornamenti per i medici impegnati in prima linea negli ospedali sul territorio. Va rivista, evidentemente, la vecchia e obsoleta convenzione tra la Regione Calabria e l'Università "Magna Grecia" di Catanzaro.
Ho accennato, per comodità di ragionamento, solo ad alcuni dei tanti ed irrisolti problemi della Calabria, nella speranza di avere portato qualche elemento di discussione a questo onorevole Consiglio e qualche modesto contributo ai membri del nuovo Esecutivo.
Onorevole Presidente del Consiglio, onorevole Presidente della Giunta, il gruppo socialista ‑ anche se al momento non esiste statutariamente lo strumento della verifica politica sull'operato dell'Esecutivo ‑ ritiene, per la lealtà che dobbiamo al corpo elettorale, di confermare al Presidente Chiaravalloti fiducia e sostegno per l'azione di governo da egli intrapresa e che da oggi si appresta a continuare con il nuovo Esecutivo. D'altronde, l'apporto leale dei socialisti alla Casa delle Libertà è stato in questi mesi concreto e costruttivo non solo per l'atteggiamento tenuto in Giunta, in Consiglio e nelle Commissioni, ma anche per l'affermazione della coalizione nelle recenti elezioni politiche ed amministrative.
E' evidente che i problemi politici dei rapporti tra Presidente e maggioranza, nati come detto dall'assenza di regole statutarie, potranno essere superati sia attraverso uno sforzo per l'elaborazione della nuova Carta regionale, sia attraverso una nuova e diversa stagione che restituisca ai partiti il primato della politica e delle grandi scelte.
Una cosa è certa: una verifica politica sull'azione di governo, di questa seconda Giunta regionale, non sarà più eludibile. Finita la fase del cosiddetto "rodaggio", è arrivata la fase delle scelte per il raggiungimento degli obiettivi di cambiamento che, tutti assieme, ci siamo prefissi.
L'opinione pubblica calabrese, i settori vitali della società calabrese, le stesse forze sociali e sindacali con le quali, a nostro parere, bisogna irrobustire il dialogo, non ci concederanno più sconti.
Con o senza il nuovo Statuto, l'esigenza di monitorare le azioni di governo diverrà sempre più fondamentale per il corretto funzionamento della Regione.
Nei prossimi mesi, pertanto, alla fine di un arco temporale ragionevole, sarà inevitabile una rigorosa verifica politica sull'operato della nuova Giunta da parte del Consiglio Regionale e, segnatamente, dalle forze politiche che la sorreggono.
Nella speranza di non tradire la fiducia che i calabresi hanno riposto in noi, auguriamo al Presidente Chiaravalloti e alla sua Giunta un proficuo lavoro nell'interesse delle nostre popolazioni.
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, vorrei brevemente svolgere alcune
considerazioni per motivare anche il senso di una richiesta che i consiglieri
regionali dell’opposizione inoltrarono all’indomani della nascita del nuovo
esecutivo ai fini di una convocazione straordinaria di questo Consiglio
regionale.
Sarebbe stato
sicuramente forse più opportuno, non so se più proficuo, che la seduta di oggi
si svolgesse immediatamente dopo la formazione della Giunta pur tenendo conto
che eravamo in piena fase di sessione estiva. Dico opportuno, perché ci si
poteva richiamare più direttamente, in maniera più immediata anche alle
ragioni, che sulla stampa venivano affacciate e fatte trapelare, riguardo ad
una decisione straordinaria che ha assunto l’onorevole Presidente della Giunta
per decretare la fine dell’esperienza del primo esecutivo e nominare la nuova
Giunta.
Oggi siamo qui,
quelle ragioni probabilmente le richiameremo e su quelle ragioni vorremmo si
soffermasse l’attenzione di tutti e su quelle ragioni noi presenteremo un
documento nel corso dei lavori di questa seduta di Consiglio, vorremmo se il
Presidente lo riterrà opportuno che alla fine del dibattito in fase di replica
anch’egli si soffermasse e desse adeguata informativa e spiegazione. Ma non
possiamo trascurare il fatto che i tempi sono così di rapida mutazione, il
dibattito va necessariamente avanti, e che quelle ragioni non si possono non
porre nel contesto odierno, che è assai diverso da quello estivo.
Prima di tutto il
grave, drammatico, tremendo fatto che è avvenuto ai danni delle città di
Washington e di New York. Abbiamo visto in quei fatti, in quegli attentati
terroristici il carattere di veri e propri atti di guerra.
Noi in questa
sede abbiamo espresso e pronunciato la nostra solidarietà al popolo e allo
Stato americano; dico che abbiamo esplicitamente affermato il richiamo al
nostro impegno e al nostro sostegno a favore di ogni azione tesa a lottare il
terrorismo dovunque e comunque esso si manifesti e si annidi, per affermare
livelli di sicurezza e di pace che siano compatibili e all’altezza di una
moderna e civile era della società mondiale.
Cogliamo in
questi eventi così straordinariamente tragici i caratteri di uno
stravolgimento, che, come è stato giustamente richiamato anche dal collega
Galati, impongono persino ai governi regionali territoriali, degli stati
regionali, ma anche di pezzi di territorio, degli Stati nazionali di
riconsiderare politiche, atteggiamenti e comportamenti nelle azioni di governo
e amministrative rispetto agli obiettivi, al modo in cui conseguire gli
obiettivi di crescita sociale, economica, civile, democratica e produttiva.
Che ci dice
l’aereo che si abbatte sul Pentagono, contro le Torri, contro questi simboli?
Sostanzialmente che non soltanto è superata la fase della società che si
ritrovava nel mondo dei blocchi militari contrapposti, ma è avviata una nuova
fase che è segnata e caratterizzata da una drammatica transizione verso una ricerca
di un nuovo ordine mondiale. Non soltanto dal punto di vista del potere
politico, democratico, degli Stati ma anche e soprattutto sotto l’aspetto del
potere economico e della convivenza, delle nuove relazioni tra i popoli e tra i
popoli dei diversi territori; non soltanto tra i Paesi, gli Stati potenti, tra
le nazioni ricche ma tra i paesi in via di sviluppo, tra i paesi poveri e del
sud del mondo e i paesi avanzati, moderni, i paesi ricchi.
Bene, non poteva
non essere quella anche ai fini di fronteggiare la drammatica esigenza, la
risposta alla stessa Casa Bianca che ha invocato per fronteggiare questa
emergenza una riunione straordinaria del G8.
E’ stata
giustamente una risposta di diniego, anche in vista di una proposta fatta dal
Governo italiano, perché si è detto che oggi non compete più soltanto ad alcuni
grandi e non compete più solo ad una parte del mondo assumere decisioni che
riguardano il futuro dell’umanità e della sicurezza dei popoli e tra i popoli.
Compete anche quegli Stati, a quei territori, a quei popoli che fino ad oggi
erano in una situazione di subordinazione farlo insieme ai grandi.
Non sappiamo cosa
succederà nelle prossime ore, gli ultimatum che sono stati lanciati da parte
del Governo e del Presidente americano, sappiamo però che nelle prossime ore ci
possono essere clamorose e drammatiche – speriamo di no – condizioni di novità
che in qualche modo mettono alla prova l’equilibrio e la ricerca del nuovo
ordine mondiale.
Certo, l’auspicio
che noi formuliamo è quello di operare per prosciugare i giacimenti dell’odio,
per riconoscere ad ogni popolo la sua legittimità ad avere Stati, autonomie e
territori, a riconoscere ad ogni popolo la sua dignità, il suo diritto inteso
come diritto universale ad esprimersi in autonomia.
Non c’è dubbio che
sarebbe un errore se dovessimo oggi dividere secondo una nuova classificazione
il mondo in due parti: da una parte l’Islam e dall’altra l’Occidente. Bisogna
parlare al mondo islamico e bisogna farlo magari non soltanto attivando i
potenti della terra, ma anche zone e territori deboli che possono comunicare,
parlare e creare nuove frontiere di solidarietà, di relazioni di amicizia tra i
popoli.
Sarebbe sciocco
se non pensassimo oggi che anche il destino del nostro Paese, di quest’Europa -
che è altra cosa dall’Europa che abbiamo conosciuto negli anni dei Patti che si
contrapponevano -, di questa Calabria non sarà fortemente condizionato da
questi drammatici eventi; e non soltanto per i riflessi che ci sono immediati
sull’andamento dell’economia e dei sistemi finanziari, ma anche per quanto
riguarda il modo in cui noi ci adeguiamo a svolgere una funzione di
autogoverno.
Vedete, prima
dell’11 settembre america ci sono stati i fatti di Genova, c’è stata la scesa
in campo di un movimento che si è classificato e qualificato come un movimento
no-global. Abbiamo avuto la dimostrazione di come sia esso stesso eversivo,
rivoluzionario, di come esso stesso stravolga le politiche a cui bisogna
necessariamente adeguarsi non soltanto per competere ma anche perché si possa
ricercare nelle nuove opportunità che la globalizzazione ci ha dato
l’affermazione e la tutela dei diritti, sia dei vecchi che dei nuovi.
Noi come
calabresi dovremo ragionare tenendo presente questo scenario ed è questo il
punto. Certo non si impone tutto ciò dopo i fatti d’America, lo si impone
drammaticamente a noi tutti, agli Stati e ai territori di quest’Europa, ma lo
avevamo già presente questo dato anche come calabresi, prima ancora dei fatti
americani.
Vedete, quando
abbiamo discusso del nostro rapporto con l’Europa, quando abbiamo analizzato e
proposto il Programma operativo regionale, per metterci all’altezza degli
obiettivi delle politiche di coesione programmate e proposte dall’Unione
europea abbiamo ragionato così, per trovare il modo in cui consentire a questa
regione il passaggio da una condizione di regione dipendente e assistita a
regione autonoma, dallo sviluppo autopropulsivo e produttivo, come una
competizione che non riguardava soltanto le Regioni che stavano a noi vicine o
regioni che nello stesso paese segnavano distanze nella crescita e nello
sviluppo, con un ragionamento che in qualche modo ci poneva l’ambizione di fare
della nostra arretratezza, dei nostri svantaggi ( quelli che abbiamo avuto
segnati e registrati dalla storia ventennale e trentennale di questo
regionalismo che ci lasciamo alle spalle) addirittura le opportunità per
adeguarci, metterci all’altezza dei tempi e delle società avanzate. Di quelle
società che passano direttamente dalla fase del sottosviluppo, dell’arretratezza
e della marginalità alla fase della crescita e dello sviluppo anche nelle
società post-industriali.
Abbiamo ragionato
così per cercare di porre un obiettivo, cioè come rendere la Calabria non
soltanto una terra utile e conveniente, più civile e più bella, più ricca per i
calabresi – non sono molti i calabresi che la vivono, circa 1 milione e mezzo,
o 2 milioni che vivono di fatto, circa 2 milioni di residenti all’anagrafe- ma
rendere questa regione un territorio utile e conveniente ad un sistema Paese nazionale,
ad un sistema europeo.
Non dobbiamo
rinunciare all’idea che la funzione che in altri momenti è stata assolta da
terre e da regioni di frontiera nel nostro Paese e penso a quelle regioni che
erano ai confini della fascia della “banana blu”, della zona ricca dell’antico
continente, debba essere necessariamente assolta da una regione come la
Calabria.
Cioè, noi essere
la punta più avanzata, fare di più e di meglio di quanto hanno fatto in altri
momenti della storia economica dello sviluppo dell’Europa e dell’Italia,
regioni come il Friuli, la Valle d’Aosta, il Veneto, come il nord est del
nostro paese, avendo la consapevolezza che se noi tiriamo anche dal punto di
vista economico, l’Italia, il modo come essa mantiene una posizione in Europa,
è più favorita perché non c’è dubbio se vogliamo accrescere in una media
compatibile con i parametri europei il prodotto interno lordo nazionale, una
cosa è quella che riusciamo a tirare nel Mezzogiorno in una regione come la
Calabria, altra cosa è quella del nord est.
Questo è il
punto, è su questo che noi ci sforziamo di ragionare e su cui entriamo in
profonda e netta rotta di collisione con l’azione della maggioranza.
Perché un’altra
Giunta, onorevole Presidente? E’ stato lei, non è stata l’opposizione ad invocare
un’altra Giunta. E’ stato lei che ha avvertito la necessità e il bisogno di
cambiare governo per quanto riguarda questa Regione. Certo, si può anche dire
stasera, attraverso una sorta di paradosso, che quella Giunta è stata cambiata,
che è stata di fatto dimissionata, aveva svolto un lavoro prezioso. Però, non
c’è dubbio che se ella è pervenuto alla scelta di fare un altro Esecutivo,
un’altra Giunta, ella stesso avvertiva l’insoddisfazione.
Capiva che il
compito assegnato in questa legislatura a questo governo forse non era stato
svolto all’altezza di quelli che erano gli obiettivi. Quali sono questi
obiettivi? E’ su questo che noi spingiamo, non al dialogo, caro compagno e
collega Guagliardi.
Il problema non è
di misurare il tasso dell’opposizione o il tasso della capacità di governo
attraverso le parole e i decibel del tono con cui vengono pronunciate, il
problema è di vedere come ci misuriamo sui fatti e sugli atti che si producono,
per vedere come caratterizziamo un’azione di governo quando si è governo e
un’azione di opposizione quando si è opposizione.
Qual è il punto?
Questa legislatura, ancor di più dopo l’approvazione della legge di riforma
costituzionale che assegna i poteri che conosciamo attraverso l’elezione
diretta al Presidente della Giunta, doveva essere, dovrà essere – io dico – la
legislatura dell’autoriforma, la legislatura della fuoriuscita dall’obiettivo 1
della Regione Calabria, la legislatura dell’autogoverno nel senso di cui
parlavo prima, cioè attraverso la decisione di pervenire alla realizzazione,
all’edificazione di un vero e proprio sistema istituzionale regionale moderno -
perché non c’è-, attraverso un riordino delle competenze, definendo le nuove
funzioni della Regione. Dico nuove perché non le ha mai avute le funzioni di
programmazione, indirizzo e controllo e trasferendo le competenze gestionali ai
sistemi territoriali.
Ci siamo rispetto
a questi obiettivi? Noi pensiamo, noi riteniamo, l’onorevole Presidente della
Giunta pensa che andando avanti di questo passo a conclusione, ove mai si
dovesse arrivare ad una conclusione nei tempi naturali di questa legislatura,
che stiamo lavorando per raggiungere questi obiettivi? Noi esprimiamo forti
perplessità e forti dubbi.
Se c’è il
convincimento da parte del governo e dell’onorevole Presidente della Giunta,
che questi obiettivi è facili raggiungerli, che sono a portata di mano,
vogliamo che si dica affinché ne prendiamo atto. Noi di tutto questo ne
prendiamo atto e vorremmo verificare che si va in questa direzione.
Io sono convinto
- lo stesso Presidente è convinto di no - che non ci siamo, che la risposta che
il Presidente dà è insufficiente e non adeguata alla soluzione, alla rimozione
di queste ragioni, di questi limiti strutturali che intravediamo nel percorso
di questa legislatura.
Non c’è
un’adeguata risposta alle ragioni politiche di questa crisi. L’ha detto il
collega Galati, in qualche modo nelle sue parole questo dato c’era, ma lo dice
anche il Presidente nel decreto di nomina della nuova Giunta. Che cosa è
avvenuto? E’ avvenuta una implosione – lasciamo stare le ragioni e le cause,
non mi interessano adesso -, un venir meno di un livello di coesione necessario
tra le forze del centro-destra, tra le forze dello schieramento che ha la
responsabilità di maggioranza nell’azione di governo di questa Regione. Questo
è un dato al quale non si può sfuggire ed è tanto vero questo dato che si
richiama espressamente nel decreto di nomina la vicenda del Consiglio regionale
quando, appunto, questo Consiglio regionale ha dovuto registrare i problemi che
fragorosamente esplodono nel centro-destra in occasione della nomina
dell’onorevole Presidente del Consiglio.
La seconda
ragione qual è? Il ricorso a forze esterne - nella quasi stragrande maggioranza
tranne due consiglieri regionali - per la nomina degli assessori della Giunta.
Emerge quindi una
difficoltà che è prima di tutto politica ed un’altra che riguarda l’azione
autoriformatrice, ma che non riguarda soltanto noi, ma tutte le Regioni. E’ una
difficoltà politica tra la Giunta di centro-destra e la maggioranza che
sostiene questo centro-destra e poi la difficoltà, ovviamente, di rapporti e di
relazioni tra poteri diversi, tra il potere esecutivo e il potere legislativo
di questo Consiglio regionale.
Vedete, non è una
partita che si gioca tra opposizione e maggioranza, noi pensiamo che questa sia
una drammatica partita che si gioca o si dovrebbe giocare mettendo al centro di
questo confronto tra opposizione e maggioranza la Calabria.
E’ su questo che
noi vorremo di più discutere perché non mi convince l’ipotesi secondo la quale
per quanto riguarda, per esempio, alcune questioni che stanno davanti a noi,
noi abbiamo dato la soluzione per rimuovere problemi che pur si stanno
appalesando nella vicenda amministrativa.
Pensiamo alla
sanità. Questa opposizione è stata accusata di essere poco generosa, non ha
fatto sconti, non ha dato credito ad un assessore come quello uscente, che pure
è stato messo lì nella sua figura di tecnico.
Oggi abbiamo
appreso la nomina del nuovo assessore, ma il Consiglio ha o no il problema di
vedere intanto come fare i conti, per esempio, con le nuove misure adottate
dalla Conferenza Stato-Regioni? C’è un accordo tra lo Stato e le Regioni che
limita e determina ormai il tetto di spesa annualmente e non secondo
l’andamento degli anni precedenti, secondo il quale si coprivano disavanzi con
interventi successivi da parte dello Stato.
E’ detto
espressamente in questo accordo che dal prossimo anno i disavanzi debbono essere
coperti dalle Regioni autonomamente e ove non ci fosse disponibilità di risorse
finanziarie, bisogna ricorrere a tasse aggiuntive a carico dei cittadini
calabresi.
Se noi facciamo i
conti e se le previsioni non sono sbagliate, alla fine di questo anno avremo
1.000 miliardi da coprire come debito maturato nel settore della sanità o
qualcosa in più. Se traduciamo in divisione questa cifra per il numero delle
famiglie calabresi – circa 600 mila, noi sforiamo il tetto di 1 milione 300
mila lire pro capite per ogni famiglia da pagare come tassa in più per
un sistema sanitario che rimane quello che è oggi.
Vogliamo
discutere allora? Ci siamo? Vogliamo dire, per esempio, il fatto che questo
Consiglio regionale dà le indicazioni e decide affinché la Giunta regionale non
elevi il tetto di spesa, obblighi le aziende sanitarie a contenere la
programmazione dentro la spesa che si è registrata nell’ultimo anno, nell’anno
precedente che pregiudizialmente, almeno per il primo e forse anche per il
secondo anno, dobbiamo tenerci dentro un limite di spesa che non ci porta ad
aggiungere nuove tasse o a riprendere quegli odiosi ticket e balzelli che pure
conosciamo; a preparare un piano triennale, poliennale di rientro da questo
debito.
Noi ci avevamo
pensato, abbiamo governato per pochi mesi, abbiamo discusso anche – l’ipotesi
si era avviata – dell’ipotesi di accendere, addirittura, prestiti investendo un
rateo. Può darsi che sia insufficiente, può darsi che quella misura non basti
se non è accompagnata da provvedimenti che tagliano gli sprechi, ma
riqualificano anche gli investimenti nella struttura pubblica esistente e nel
sistema sanitario regionale, tenuto conto anche degli interventi rivolti alla
politica di prevenzione sul territorio e dalla presenza del privato.
Noi siamo
disponibili ad assumerci anche decisioni coraggiose. Noi pensiamo che in questo
momento sia meglio un solo ospedale in una zona se funziona bene e magari per
alcune specialità e non difendere 5 ospedali che sono vicini e funzionano male,
non danno una risposta ai cittadini.
Se serve, siamo
disponibili come opposizione a proporre che il privato, oltre che fare i conti
con la libera scelta del cittadino, con la capacità di competere nel sistema –
almeno un certo tipo di privato qualificato –, venga coinvolto attraverso
l’introduzione del project financing
anche nella gestione di pezzi del comparto pubblico; soprattutto se siamo in
grado di legare questo intervento ad una riconversione del piano sanitario
regionale e quindi pervenire rapidamente ad un rapido e veloce piano sanitario,
che mi dice persino qual è la complementarietà delle specialità attraverso le
quali io riordino la sanità nei vari territori secondo la domanda che mi
proviene.
Ma tutto questo
ragionamento dove si fa? Ho fatto un esempio, ma possiamo parlare allo stesso
modo della forestazione.
Guardate, noi ce
la possiamo prendere con lo Stato che ci ha disdetto l’accordo, però il dato
qual è? Io non so adesso l’andamento della spesa su quell’accordo di programma
quadro, però sicuramente una cosa la so e cioè che sulla forestazione - e
invito l’onorevole Dima a fare il punto su questa questione, poi ci
confronteremo – noi purtroppo oltre che la presa d’atto della disdetta
dell’accordo di programma quadro per quanto sbagliata fosse, non abbiamo avuto
ipotesi e progetti alternativi che ponessero il problema: a) di un utilizzo
produttivo della forestazione, della manodopera forestale, b) riordino delle
fasce. Addirittura noi pensavamo a forme di autoimprenditorialità per un
utilizzo dei forestali utilizzati per la cura del territorio.
Così anche per
quanto riguarda la programmazione. Si è parlato dei fondi comunitari. Noi su
questo punto avremmo potuto fare e potremmo fare la scelta dell’opposizione che
sta ad attendere, che aspetta la scadenza per dire: avete fatto perdere i
soldi. Noi riteniamo che se si continua così, i soldi si perdono e se si
perdono il colpo è grave, la Basilicata è già uscita dall’obiettivo 1.
Non ci sottraiamo
ad una nostra responsabilità sapendo, certo, che siamo opposizione e non siamo
governo, il governo deve gestire.
La nostra
responsabilità è quella di indicare, di misurarsi anche con proposte che
indicano sia in riferimento alle aree territoriali, sia in riferimento alle
risorse da utilizzare, sia in riferimento agli assi da attivare, non soltanto
attraverso i bandi che poi fanno spendere pochi soldi, male e a volte in
contrasto con le linee del Por, ma anche attraverso le grandi scelte
strategiche che si possono programmare e concertare con le parti sociali e con
pezzi del territorio, come fare per evitare, per esempio, che si perdano soldi
e per ottenerne di più.
Abbiamo svolto
una iniziativa, ci siamo confrontati su una materia che non è di competenza
delle Regioni o almeno allo stato non è stata ancora trasferita alle Regioni:
la contrattazione negoziata soprattutto attraverso l’esperienza dei patti
territoriali. Verifichiamo quali sono i migliori patti che sono andati avanti,
quelli che in Italia si affermano come i migliori e non sono tutti della
Calabria o del Mezzogiorno, possono essere due, quattro. Partiamo da lì e
vediamo se rendicontando persino quelle azioni che sono state promosse e
finanziate dai patti, riusciamo ad avere un’anticipazione attraverso la quale
evitiamo che si perdano i fondi e rilanciamo - non proroghiamo l’azione dei
patti - la funzione dei patti come una sorta di vera e propria agenzia di
sviluppo locale territoriale di piccola dimensione, ovviamente.
Alcuni esempi per
dire come noi avremmo preferito si discutesse.
Non è pertinenza
della minoranza, ormai, e nemmeno del Consiglio regionale cambiare la Giunta.
Vedete, io
considero la Giunta un pool di
collaboratori del Presidente. Non è più materia politica questa questione della
Giunta, però dobbiamo trovare un modo per cui si renda conto di volta in volta
e durante l’andamento dell’attività amministrativa di come si verificano i
risultati che si raggiungono rispetto agli obiettivi che ci si è programmati.
Un punto c’è che
noi dobbiamo affrontare e non penso sia giusto che la verifica si faccia soltanto
una volta ogni cinque anni, cioè in rapporto al corpo elettorale. Quella è fuor
di dubbio, quella è la verifica fondamentale, però provate ad immaginare se i
calabresi o i lucani o i pugliesi avessero dovuto scegliere un Presidente e una
forma di governo sbagliata. Non è giusto che si attenda 5 anni per contare i
costi che si pagherebbero a danno di quel territorio, di quelle regioni e di
quelle popolazioni se le cose sono andate male. Dobbiamo, quindi, ragionare
come introdurre nel nuovo Statuto una norma che ci consente queste verifiche,
ma diamocela perché dovremmo avere sedi di questo tipo.
Intanto,
autoregolamentiamoci. Noi, per esempio, vi proponiamo che in occasione del
prossimo bilancio, della relazione finanziaria e comunque entro il 31 dicembre,
su alcuni di questi punti si faccia una ricognizione per vedere su quali basi
si delega la Giunta.
Certo al
Consiglio regionale spetta di legiferare e controllare; l’Esecutivo governa per
obiettivi che debbono essere rapportati agli obiettivi di crescita che noi
vogliamo ottenere.
L’altro giorno
leggevo che nell’anno 2000 noi abbiamo due dati significativi. Nell’anno 2000 e
nei primi sei mesi del 2001, il Pil regionale è raddoppiato ed è passato
dall’1,8 al 36 per cento e la regione è balzata ai primi posti per quanto
riguarda la capacità dell’esportazione della produzione manifatturiera.
C’è una
relazione, secondo me, tra questi dati e il dinamismo e l’entusiasmo sull’onda
delle linee di programmazione in quel momento; diciamo, si è attivata la fiducia
anche degli investitori stranieri, ma degli investitori locali per cui si
pensava che con l’avvento di Agenda 2000 valeva la pena anticipare anche
investimenti, se volete, per trovarsi pronti alla linea di partenza di Agenda
2000.
Oggi questi dati
dobbiamo assumerli e sicuramente li assumeremo come negativi.
Guardate, noi non
gioiamo di questa condizione perché, lo voglio dire esplicitamente, anche
l’interesse dell’opposizione non potrà non essere quello di qualificarsi,
dimostrando ai calabresi che non solo si batte per diventare governo,
maggioranza alle prossime elezioni, ovviamente, ma che si batte con una
capacità che dall’opposizione non è di meno della responsabilità di chi
governa.
Solo che questo
terreno non c’è e questo non è un terreno dell’inciucio, ma del confronto, del
dialogo e lo dobbiamo delineare per quanto riguarda anche le decisioni che si
assumeranno nelle leggi.
Altra cosa è il
percorso che è stato individuato dal centro-destra e dall’onorevole Presidente
della Giunta, quando si è determinata la scelta di formare una nuova Giunta
come espressione autonoma di uno schieramento politico di centro-destra.
Del resto questa
scelta è l’unica che si è fatta in Italia, nessun’altra Regione ha cambiato in
così poco tempo una Giunta per passare ad un’altra.
Infine la
questione dell’autoriforma. Collega Borrello, abbiamo fatto una dichiarazione a
proposito della delibera della Giunta di nomina di esperti: intendiamoci, il
problema non è la Commissione ma è un richiamo implicito al Consiglio e alle sue
responsabilità, perchè attivi un confronto vero in Calabria sulla riforma dello
Statuto e sugli atti conseguenti, come la legge elettorale ecc.
Noi pensiamo che
non possiamo non tradurre - attraverso una semplificazione, una leggerezza
dell’impianto – il principio secondo il quale non soltanto bisogna dare conto,
come dicevo prima, ma che la governabilità non è soltanto stabilità o fissità
politica dello schieramento.
Cioè, la
governabilità non è soltanto quel concetto che ci fa prevenire il principio del
ribaltone perché poi i ribaltoni, anche qui, si possono fare sempre e comunque;
addirittura, paradossalmente, si autorizza per legge lo stesso Presidente della
Giunta a fare tutti i ribaltoni che si vogliono dentro questo o dentro altri
Consigli regionali.
Il problema della
governabilità per quanto ci riguarda è un altro. Riguarda la qualità del
governo che si riesce a mettere in campo, il modo in cui assumiamo un sistema
di regole attraverso le quali o anche grazie ai controlli – certo anche la
funzione dell’opposizione –, tramite le responsabilità di mandato sottoposte a
verifica periodica, questa responsabilità di governo viene normata perché di
volta in volta ci possa essere la relazione tra i poteri legislativi ed
esecutivi nel rapporto con il sistema regionale calabrese più in generale.
Queste questioni
noi pensavamo e pensiamo debbano trovare posto nell’agenda politica da oggi in
avanti, sapendo che ci sono dei vuoti legislativi, delle lacune gravi.
Pensiamo, ad
esempio, alle incompatibilità.
La nostra
opinione è che non c’è dubbio che anche per gli assessori esterni, nel caso
dovessero essere istituzionalizzate e legittimate anche nella fase statutaria,
deve vigere lo stesso sistema, lo stesso regime delle incompatibilità che sono
proprie del consigliere regionale. Perché altrimenti avremmo delle sfasature
enormi tra il consigliere regionale eletto dal popolo e l’esterno indicato dal
Presidente. Questo è un punto serio e di principio che si pone al di là della
fase attuale.
Alcuni esempi ho
voluto fare per dare un taglio a questo ragionamento. Vedete è per questa
ragione che abbiamo pensato ad un documento e il collega Fava l’ha proposto
perché si è tanto discusso e dibattuto su questo punto.E’ il senso di un
ragionamento che conteneva una valutazione politica. Però, vedete, noi nel
momento in cui abbiamo deciso di pervenire ad un documento ( che presenteremo e
che sottoporremo alla votazione e su cui pretendiamo un pronunciamento da parte
della maggioranza e del Presidente della Giunta, comunque un pronunciamento
anche per dirci che non ne vale proprio la pena), lo abbiamo fatto perché
riteniamo che la mozione di sfiducia nell’accezione del nuovo significato che
la legge assegna oggi a questo strumento parlamentare, è l’atto finale di una
presa d’atto, quella del fallimento.
Cioè noi
perverremo a quell’appuntamento come se dovessimo approdare ad un momento nel
quale diciamo ai calabresi: vedete ormai sono perse le speranze, non c’è più
nulla da fare per quanto riguarda la forza e la capacità di questo Consiglio
regionale di andare avanti e quindi prendiamone atto e mandiamolo a casa,
cerchiamo di mandarlo insieme a casa.
Noi invece oggi
concepiamo di aprire – partendo dalla grave difficoltà della situazione in cui
ci troviamo – un percorso che è quello di impedire che tutto questo succeda e
non lo facciamo per autoconservazione, ma per consegnare nei prossimi anni una
Calabria più avanzata e più moderna.
A questa
ambizione non vogliamo rinunciare, speriamo che troviate la forza di mettervi
all’altezza di questa fase. Non c’è dubbio che le prossime scadenze saranno
impegnative, anche quella dell’intesa istituzionale di programma è una scadenza
immediata che dobbiamo verificare, sia per le risorse idriche che per il
territorio. Lo dobbiamo dire apertamente, non vedo l’assessore Misiti ma noi
proponiamo che per quanto riguarda le infrastrutture si vada ad una verifica
delle compatibilità col piano regionale dei trasporti, fermo restando che la
scelta che formuliamo in primis noi è
di destinare 2 mila miliardi alla strada statale 106.
Ma nel caso
prevalga l’altra scelta, bisogna verificare la compatibilità. Assumiamo in via
di principio un criterio: completiamo ciò che è incompiuto, non è completato e
non avviamo nuove opere se non raccordate strategicamente.
Anche per quanto
riguarda le risorse idriche, sono in sede di verifica, in Commissione, i patti
parasociali. Verifichiamo lì come raccordare i poteri di questa società in
rapporto agli Ato e anche la promozione di un sistema di imprenditorialità.
Io non ho
difficoltà a riconoscere - perché poi ero stato anche io protagonista di questa
cosa – che in via di principio il patto che si è fatto con l’Enel è positivo,
ma dobbiamo vigilare perché altrimenti la Calabria rischia nella fase di avvio
di essere tagliata fuori e su questo punto dobbiamo invece vedere come
raccordiamo agli Ato la nuova imprenditorialità, verifichiamo le norme dei
patti parasociali al fine di spingere in una direzione che privilegi gli obiettivi
che la Regione poi si pone e che sono quelli dell’ottimizzazione della spesa,
l’ottimizzazione del servizio e delle norme tariffarie.
Ho fatto alcuni
esempi per dire che siamo pronti per stare in queste stanze con questo spirito
e questo impegno. Se dovessimo registrare passività e poi magari una terza
Giunta dovremo prendere atto che il fallimento c’è stato e sicuramente non
staremo a dire che è stato anche nostro.
Questo è un punto
non di poco conto.
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Senatore. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto voglio esprimere tutto il mio
sentimento di affetto e di solidarietà per le persone colpite dai gravi
attentati terroristici avvenuti in America. Quello che è accaduto attesta che
siamo tutti tremendamente vulnerabili, che l’assurdo si può verificare, che
nessun posto è sicuro, che il mondo può rapidamente precipitare nel caos, che
possiamo essere uccisi nelle nostre case ed innanzi a ciò restiamo disorientati
e smarriti perché tutto può essere violato.
Quando accadono
queste tragedie, servono a poco gli appelli e la paura dell’ignoto diventa
ansia, angoscia e terrore. Ecco, la condanna di questi atti deve essere totale
e senza appelli e andrà fatto tutto il possibile da parte della comunità
internazionale per eradicare i gruppi terroristici e i loro eventuali
ispiratori e protettori.
Onorevole
Presidente, il rimpasto della Giunta regionale da lei fortemente voluto e che
ha visto un aumento del numero degli assessori tecnici rispetto a quelli
politici è un atto che è stato apprezzato per una serie di motivazioni, a
cominciare dal fatto che nuove energie questa volta di natura tecnica saranno
sicuramente in grado di dare nuovo impulso al lavoro di sblocco dell’iter burocratico
per i finanziamenti europei dell’Agenda 2000.
Una riflessione,
però, dovrebbe riguardare il ruolo dei partiti della Casa delle libertà
nell’avviare un grosso dibattito al loro interno al fine di ricercare una nuova
solidarietà che non sia solo partitica ma, innanzitutto, politica. Bisognerà
ritrovare la compattezza di una volta, la stima reciproca e soprattutto la
realtà dei comportamenti.
I partiti sono
andati in crisi quando hanno sostituito il primato della politica con la “P”
maiuscola che avrebbe dovuto ispirare l’azione politica di ognuno, con qualcosa
che aveva come unica funzione quella di reclutare uomini condizionati e
funzionali ai progetti del “capo” o dei suoi fedelissimi.
A questo è
seguito l’annullamento del dibattito e del confronto democratico e questo è
stato il caso non solo di alcuni partiti della maggioranza, ma anche della
opposizione.
Onorevoli
colleghi, al Presidente Chiaravalloti va dato grande merito per essere stato in
grado di risolvere questa transizione in pochissimi giorni senza le estenuanti
trattative tra i partiti della maggioranza, come avveniva in passato, e
utilizzando appieno le prerogative che la legge gli riconosce. La crisi non è
stata di natura politica perché non ha mai messo in discussione l’appoggio dei
partiti della maggioranza al Presidente, ma ha riguardato solo il ritiro delle
deleghe assessorili che il Presidente ha rapidamente riassegnato a personalità
che godono della massima fiducia e stima non soltanto sua ma anche di tutti i
partiti che, come ampiamente riportato dalla stampa e dai mass media, hanno
sostenuto e sostengono l’attività politica di Chiaravalloti.
Quello che è
avvenuto non è stato il fallimento della politica che ha demandato ai tecnici,
non è stata una marcata considerazione del consenso popolare, ma è stata una
presa di coscienza del fatto che, oggettivamente, la Calabria stava incontrando
difficoltà ad entrare nei meccanismi dei dispositivi europei che sono alla base
dell’attivazione dei canali di finanziamento così come più volte, ella, signor
Presidente, ha sostenuto.
E’ naturale
pensare che questo nuovo Esecutivo formato da tecnici di elevato profilo
professionale risponda ai requisiti necessari, perché si riesca nel più breve
periodo di tempo possibile ad intercettare quanti finanziamenti possibili da
mettere a disposizione della Calabria.
Onorevoli
colleghi, è da richiamare e quindi da condannare l’atteggiamento di chi pur
facendo parte della maggioranza e pur essendo rappresentato direttamente in
Giunta continua a chiedere il conto ad ogni occasione.
Risulta chiaro,
però, che appena superata questa importantissima ed eccezionale fase politica,
il Presidente Chiaravalloti dovrà ritornare al dialogo con i partiti e con essi
puntare subito verso la formazione di un governo regionale legittimato dal voto
popolare, in quanto nessuno potrà mai dimenticare che gli eletti in Consiglio
regionale sono coloro che hanno ricevuto il consenso dei cittadini al fine di
governare.
Avviandomi alla
conclusione del mio breve intervento, ribadisco con forza che non bisognerà mai
più tornare alle maglie della partitocrazia, che non ha solo portato alla fine
della cosiddetta “prima Repubblica”, ma che ancora oggi propone quali assessori,
uomini che hanno lottato contro il centro-destra e che addirittura sono stati
eletti negli schieramenti opposti.
Si dovrà quindi
riformulare una Giunta regionale politica formata da rappresentanti della
maggioranza e da consiglieri eletti, nella logica che questi e solo questi sono
l’espressione autentica e vera di rappresentanti dei partiti e delle
popolazioni che li hanno eletti.
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Mistorni. Ne ha facoltà.
Trovo un po’ di
difficoltà ad intervenire dopo gli interventi dei colleghi Senatore e Galati
che hanno parlato come se si trovassero da questa parte; con argomenti più
distensivi, ma nella sostanza dicendo delle cose che tutti quanti pensiamo e
riteniamo doveroso di dire.
Ho cercato di scrivere
un po’ l’intervento cercando di farlo più politico, di limarlo perché mi trovo
anche in difficoltà, io conosco il Presidente Chiaravalloti, l’ho conosciuto in
circostanze diverse quando lui occupava un ruolo dignitoso, di prestigio e l’ho
trovato sempre disponibile al dialogo, al confronto, all’ascolto e anche a
capire le ragioni degli altri.
Adesso, nelle
vesti di Presidente della Giunta lo trovo leggermente diverso, ma mi auguro che
sia un fatto temporale.
Dinanzi alla
gravità delle condizioni economiche e sociali della Calabria, non è certamente
possibile soffermarsi più di tanto sulla legittimità o meno della seconda
Giunta Chiaravalloti, a poco più di un anno dall’inizio della legislatura.
Quando una
squadra cambia – sono delle considerazioni logiche e conseguenziali –
pacificamente o brutalmente, come mi pare sia avvenuto in questo caso, di per
sé è intuibile che non ha funzionato. Dove, come e perché non abbia funzionato
fa naturalmente parte delle responsabilità politiche di chi ha avuto l’onore,
ma anche l’onere da parte degli elettori di governare bene la Calabria e non
c’è – evidentemente - finora riuscito.
A noi, a questo
autorevole Consiglio regionale sede di istanze variegate del pluralismo
politico che la Calabria esprime, rimane il rammarico di non essere stati messi
al corrente di operazioni riguardanti la Giunta regionale che non è una parte
staccata dalla Regione e tantomeno cosa propria di qualcuno, ma elemento
organico di un insieme le cui parti debbono necessariamente interagire e che
quando non lo fanno pongono serissimi problemi all’equilibrio che deve esserci
sempre tra il potere esecutivo e quello legislativo e di controllo.
La democrazia
trova la sua essenza soprattutto nella possibilità del controllo verso chi
esercita il potere, ma se questo controllo è vanificato, il problema – capite,
colleghi – diventa gigantesco. Ma, tant’è, quando prevalgono argomenti estranei
alla politica o logiche di altra natura, può succedere questo e forse molto di
più. Ma noi siamo qui oggi, appunto, per indicare alla Calabria operazioni
scellerate, quasi privatistiche e fuori di ogni controllo democratico.
Noi non
accettiamo che la gestione della Regione sia fatta alla stregua di un circolo
culturale di provincia. Nel circolo culturale è possibile fare e disfare, in
politica, in democrazia il rendere conto delle scelte compiute è un dovere
senza cui si sconfina in altre situazioni e oggi stiamo attraversando
esattamente questa patologia della politica, che farebbe rabbrividire i padri
nobili dell’Italia repubblicana e del regionalismo.
A questa Assise,
tuttavia, a quest’Aula di democrazia che è il Consiglio regionale in cui sono
presenti tutte le forze politiche che hanno avuto consensi e legittimità da
parte degli elettori calabresi spetta il compito, l’obbligo, a mio avviso, di
fare il punto sulle cose che non vanno e che sono veramente numerose e tutte
gravissime, per suonare l’allarme, per lanciare messaggi chiari alla Giunta
regionale, che non sta operando bene, che non sta rispettando gli impegni
assunti con la Calabria e che – peggio ancora – con il suo comportamento spesso
apolitico, rischia di turbare profondamente gli equilibri democratici stessi
dentro il Palazzo della Regione e nel rapporto con l’intero sistema delle
autonomie locali.
Ricordo a me
stesso – e ce ne ha fornito una prova oggi il collega Fava – che la Giunta, in
una dichiarazione programmatica del Presidente, aveva dichiarato che non
avrebbe mancato di informare doverosamente il Consiglio dei suoi progetti e
delle sue iniziative, man mano che essi avrebbero preso corpo e avessero
assunto forma più particolareggiata ed operativa.
A tutt’oggi tutto
questo non si è verificato, del resto mi pare che è stato sollevato anche dalla
parte politica di maggioranza.
La politica, però, è l’arte della mediazione,
del contemperamento sereno degli interessi rappresentati legittimamente in una
società. Non può essere fatta di diktat,
di “si fa così o non si fa”, di imposizioni autoritarie e minacciose del tipo
“o così o tutto finisce”.
Ma cosa finisce,
colleghi? Già questo equilibrio che il professor Silvestri ha efficacemente
etichettato come “l’equilibrio del terrore” segna la fine di un rapporto tra
pari, rispettoso della libertà degli altri. Questa minaccia non può essere
accettata, la politica deve rifiutare di convivere con minacce a volte anche
infantili, cioè che possono far paura più ai bambini, come “stai attento,
altrimenti avrai non carezze ma botte” e con chi queste minacce brandisce ad
ogni pié sospinto.
Non si possono
più accettare e mi rivolgo a tutte le forze politiche presenti in Aula di
maggioranza e di opposizione, proprio perché in discussione è l’agire stesso
della politica, il rapporto tra Giunta e Consiglio, l’essenza della democrazia
insomma, la marginalizzazione sistematica e costante del Consiglio regionale,
di un Consiglio regionale che vede preclusi i suoi compiti fondamentali,
penalizzate le sue funzioni essenziali di controllo e di partecipazione alle
scelte fondamentali di questa Regione.
Altra cosa è poi
– ma è altrettanto grave – il fatto che di scelte fondamentali ancora non se ne
è vista neppure una, perché il governo si sta caratterizzando per essere, ad
esempio, il governo della sanità priva di governo politico e lasciata in balia
del clientelismo più sfrenato e della consulenza facile a questo e quello.
Siamo in presenza
di un governo regionale senza visione politica e che ritiene di cavarsela su
questioni importanti, nominando sfilze di consulenti e riducendo a zero il
patrimonio della politica e impoverendo ulteriormente la Regione.
Abbiamo appreso
che è stato nominato l’assessore alla sanità, questo ci fa piacere perché la
sanità – l’hanno detto anche altri – è un comparto delicatissimo, però anche
qui bisogna mettere un po’ di ordine. Non credo che giovi alla Calabria ciò a
cui assistiamo tutti i giorni ed anche sui giornali, le querelles tra direttori generali che sono l’espressione di una
maggioranza e la società civile di un territorio, di un’azienda, di un’Asl e
anche componenti sia pure di minoranza.
E’ inaccettabile
il battibecco che noi leggiamo sulla stampa fra qualche collega regionale – in
questo caso anche il collega Pirillo – ed altre espressioni, sia pure
istituzionalmente minori con il direttore generale dell’azienda di Paola.
Anche su questo
mi auguro che il nuovo assessore possa mettere ordine, mettere freno e dare
delle indicazioni ben precise.
(Interruzione)
Ma io sto dicendo
che manca la guida, l’indirizzo e allora io mi auguro, anche su questo, si
faccia chiarezza e si dica finalmente quali sono i limiti che ognuno di noi ha
e non deve superare.
Doveva essere la
stagione del protagonismo delle Regioni quella che stiamo vivendo: finalmente
forte di poteri in capo all’Esecutivo, finalmente messa al riparo dai
ribaltoni, la Regione doveva aggredire i problemi nel proprio territorio ed
intrecciare qualificanti relazioni con le autorità politiche economiche
nazionali ed internazionali. Né l’uno, né l’altro, colleghi!
La nostra
volontà, e l’ha detto anche Adamo, è quella contribuire anche noi affinché si
abbia un sussulto di orgoglio, che cambi indirizzo e tendenza di questa nostra
Regione, perché siamo tutti coinvolti come calabresi, tutti corresponsabili
perché tutti teniamo al buon andamento e alla crescita della Calabria.
Consentitemi
allora che da parte della opposizione ci sia quanto meno non la lamentela che
non serve, ma l’esigenza di sottolineare la situazione, perché quest’Aula
finalmente assuma il ruolo che le compete.
Quindi il
protagonismo è quello futile di chi non ha compreso neppure che non è utile una
promozione priva del prodotto, come dicono gli stessi pubblicitari, non serve
promuovere qualcosa che non ha peso specifico, proprio perché se ne ha
l’effetto contrario.
Noi abbiamo
seguito – del resto ci fa anche piacere – l’ultimo evento di Salsomaggiore, la
presenza del Presidente che ha rappresentato la Calabria. Come anche un fatto
positivo l’altra sera a Reggio Calabria quella trasmissione “La notte del Mito”
tutte cose positive però contemporaneamente abbiamo e avevamo il problema di
Soverato. Ci deve essere, quindi, questo protagonismo, ma deve essere un
protagonismo che deve avere un riscontro reale sui problemi che dobbiamo
affrontare.
Quindi mi fa
piacere Salsomaggiore, ma mi avrebbe fatto più piacere che una voce forte si
levasse quel giorno sui problemi che hanno visto un anno fa, purtroppo,
Soverato.
Non c’è più
neanche buonsenso nella politica di questo governo regionale ed è chiaro che se
la politica fosse libera di decidere e non costretta da norme rigide, questo
governo meriterebbe di essere spedito a casa.
I bisogni
inappagati dei cittadini e le aspettative di crescita della Calabria lo
imporrebbero, non certo la voglia di potere che si celerebbe in questa o in
quell’altra parte politica.
Quanto ad
aggredire i problemi, questa Giunta se ne guarda bene, forse non ha contezza
neppure di ciò che sta accadendo in Calabria, non ha il monitoraggio dei
problemi, non segue, non conosce i bisogni della gente tranne, naturalmente,
l’impegno personale di qualche assessore meno distratto e più abituato alla
politica.
Tanti problemi in
parte sono stati accennati. Si è parlato di Agenda 2000, ormai non ne parliamo
più altrimenti diventa un rituale, però anche queste manifestazioni di
interesse, l’ultima quella delle belle arti, non sono in contrasto con il Por,
con la cosiddetta programmazione negoziata? E’ un contrasto continuo, non vi è
certezza di ciò che devono fare le Province con i Pis o i Pit. Vi è una
confusione enorme.
E anche su questo
forse non si è avuta quella umiltà, quella bontà di aprire un dialogo.
Colleghi, abbiate pazienza, sono 11 anni che faccio il consigliere regionale,
sono stato per un anno assessore alla forestazione, ho fatto anche il
Presidente di Commissione, e posso dirvi che allora c’era un certo rapporto tra
il consigliere e l’assessore.
Vi era un
rapporto quasi confidenziale, perché prima di tutto ci deve essere stima e
amicizia, mentre oggi avvertiamo la sensazione che vi è uno steccato fra chi
decide e rappresenta il governo e noi che siamo i peones della politica. Questo è un danno e io ho soggezione – a
volte – ad interloquire con gli assessori perché mi sembrano irraggiungibili,
intoccabili. Non parlo dei nuovi perché non ho il piacere di conoscerli ancora
e anzi, secondo me, il Presidente da buon cerimoniere avrebbe dovuto – come fa
il direttore d’orchestra – chiamarli uno per uno e farceli conoscere.
Noi andiamo per
intuizione…
(Interruzione)
Per esempio, ho
sentito nominare qualche volta l’assessore all’agricoltura perché sono laureato
in agraria, provengo dalla facoltà di Portici, ma io e gli altri colleghi non
conosciamo neanche fisicamente gli altri e avremmo voluto che stasera ci
fossero stati presentati.
Anche su questo
ci deve essere un maggior rapporto. Quando ero all’opposizione, un assessore
alla forestazione della Giunta Nisticò spesse volte mi ha sentito, ha voluto
consigli o suggerimenti oppure impressioni su quello che era il comparto della
forestazione. Mi sentivo anche gratificato perché anche dal ruolo
dell’opposizione davo un contributo.
Questo, cari
colleghi, oggi manca. Eppure, bisogna creare anche un clima di reciproca
amicizia, perché i problemi non sono vostri ma sono di tutti, se risolviamo i
problemi, lo facciamo nell’interesse della Calabria, questo è il dato
fondamentale.
E allora il
problema di questi contrasti sul Por, sulla forestazione… Anche su questo sono
stati fatti dei progetti, degli studi. Quando ero assessore ho coordinato tutta
la parte civile della forestazione, si era arrivati ad un progetto serio che
poteva essere e che deve essere ripreso per poter impegnare cospicue risorse.
La Calabria è in una emergenza continua e allora se noi riusciamo con un
progetto finalizzato serio, utilizzando anche le risorse comunitarie non
sperando solo negli accordi di programma o nella famosa legge 236 di
trasferimento dei fondi dallo Stato alla Regione, potremo utilizzare in maniera
corretta, produttiva i cosiddetti operai forestali.
Ma di questo non
se ne è parlato, e allora parliamone, discutiamone insieme; questo è il senso
della nostra proposta e a volte anche il rammarico perché alcune cose non si
fanno.
E poi,
consentitemi, il 7 ottobre si vota sul referendum, ma noi abbiamo il dovere, se
ci crediamo in questa Regione, quanto meno all’unisono tutti assieme di
proporre alcune cose per quanto riguarda il federalismo. E’ una cosa seria, è
una partita importante che si gioca ed è irripetibile e allora anche sul
referendum confermativo dovremmo avere noi il dovere di dire la nostra.
E dovremmo dire
sì.“Il Sole 24 Ore” non è un giornale di sinistra, ma sostiene che anche se non
è perfetta la legge, bisogna votare si, perché è l’inizio di tutte le
successive modifiche che si vogliono fare in tema di devolution.
Allora avremmo
dovuto anche qui fare un dibattito su questo referendum che interessa non la
maggioranza o l’opposizione ma noi tutti.
E così tanti
altri problemi, penso, ad esempio, al decentramento amministrativo. L’altro
giorno ho partecipato ad una riunione a livello dei Presidenti delle Province e
devo dire che ho avvertito che c’è parecchio scoramento. Le Province sono delle
istituzioni che rappresentano in maniera proprio pregnante tutti i comuni della
Calabria (il Presidente della Provincia di Cosenza rappresenta 156 comuni),
anche se paradossalmente non hanno funzioni legislative. Anche per le Province
dobbiamo cominciare a fare qualcosa, sui decentramenti, non è che dobbiamo fare
trasferimenti perché è la legge che ce lo dice, ma dobbiamo immediatamente attuare
questo.
E poi
l’autoriforma. Se fossi Presidente della Commissione, fra l’altro espressione
di una maggioranza, questa sera senza pensarci mi dimetterei, caro Naccarato.
Non è consentito che si nomini una Commissione che deve elaborare una proposta
che vedremo, fra l’altro, nel Lazio, in Lombardia. No, la proposta di
autoriforma la dobbiamo fare qui, noi 40 e passa consiglieri, con l’apporto
delle forze sociali e di tutte le istituzioni presenti e disseminate sul
territorio, con i rappresentanti oltre che della società civile della Chiesa.
E’ una partita
che stiamo giocando noi, non serve a me la presenza di questi cinque esperti
nominati dal Presidente della Giunta, tra i quali c’è anche un caro amico che
ho avuto il piacere di conoscere a Ferrara, il professore Bin. L’autoriforma
dobbiamo farla noi, noi ci dobbiamo autogestire dopo, noi dobbiamo mettere in
atto quei princìpi di sussidiarietà che purtroppo vengono forse in alcuni
momenti dimenticati da chi si trova in una situazione di maggiore agio.
Anche su questo,
caro Naccarato, non accetterei. Ci deve essere anche da parte tua un sussulto
di orgoglio, facciamo l’autoriforma, cominciamo a vedere come vogliamo questo
Statuto, diamoci dei tempi certi scadenzati. Noi siamo pronti a lavorare, ma
non possiamo delegare ad altri le nostre sorti.
Cominciamo anche
dalla legge elettorale. C’è una proposta presentata dal mio gruppo,
elaboriamola, rivediamola, modifichiamola, il Consiglio è sovrano, però diamo
un senso, diamo certezza a tutti. Io voglio lavorare nella consapevolezza che
le cose che faccio vengono confrontate con altre, le cose che dico vengano
valutate assieme ad altre, ma non deve essere la mia proposta soffocata perché
potrebbe essere quella minaccia o quel ricatto velato, tu sei opposizione e non
conti niente, i poteri li ho io ecc.
Allora, cari
colleghi, su questo cerchiamo di darci un momento di maggiore consapevolezza
dei fatti e dei problemi.
L’importante è
che il Consiglio assuma il ruolo che gli è sempre stato dato, il ruolo di
legiferare, di discutere i problemi e di dare indirizzi. Che la Giunta
giustamente eserciti il suo potere di gestione, ma vi sia da parte sua un
rapporto continuo e costante col Consiglio.
Penso che tutto
ciò sia anche nell’ interesse della Giunta e del Presidente. Se il Presidente
viene qui e sottopone i problemi, ci coinvolge. Se ci porta a discutere il
problema della viabilità, o dei patti territoriali o delle poste… Per esempio,
noi non abbiamo detto una parola sul fatto che stanno chiudendo tutti gli
uffici postali di questa nostra regione.
Pensate, ad
esempio che vi sono realtà come Villapiana, con alcune contrade con circa 2
mila abitanti, in cui stanno chiudendo tutti gli uffici postali. Non stiamo
facendo niente e anche su questo dovremmo avere un dibattito forte,
interloquire con il ministro Gasparri che vedo – mi fa piacere – sempre
presente in Calabria. Che si renda conto di questi problemi!
E’ chiaro che
bisogna rivedere i patti territoriali perché alcune cose non vanno. Ma i patti
territoriali nella loro accezione generale – voi lo sapete meglio di me –
significano il coinvolgimento di tutte le forze sul territorio ed è un fatto
positivo, vogliamo chiederci perché in alcune realtà non vanno avanti? Forse è
anche colpa della Regione?
Faccio un esempio
e chiudo. Nella zona del Tirreno, l’avio-superficie della zona di Scalea perché
non va avanti con soldi anche dei privati? Perché mancano le autorizzazioni
regionali, vi è un contrasto. E allora dico io: vogliamo su questo fare
chiarezza e discutere? Sui patti territoriali, mi dispiace per Micciché ma
anche lui deve darsi una regolata, se parliamo tutti lo stesso linguaggio.
Concludo:
cerchiamo di venir fuori da questo dibattito quanto meno con il convincimento
che i ruoli sono i ruoli, la Giunta ed il Presidente, con i poteri che ha, il
loro, cercando però di trovare una forma, dal punto di vista legislativo e
statutario, ma anche umano, di simbiosi e di scambio fra il potere esecutivo e
il potere legislativo.
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Pirillo. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, voglio partire, brevissimamente, dall’ultima
parte dell’intervento del collega Mistorni che si richiamava alla necessità di
dare immediatamente alla Calabria una legge, quella sull’autoriforma.
Sia qui che
fuori, parliamo con grande enfasi, con grande interesse circa la
predisposizione di uno strumento, che è previsto dalla legge 1 del 1999, con la
quale abbiamo tenuto le elezioni regionali.
A mio avviso,
questa legge si farà se si crea un’ampia convergenza all’interno delle forze di
maggioranza e di minoranza. Ritengo, poi, e lo dico fuori dai denti, che vada
superato il braccio di ferro, i motivi che non hanno consentito di portare
all’ordine del giorno il deliberato della Commissione per l’autoriforma perché
questa dell’autoriforma deve essere – come diceva Mistorni – una legge fatta a
misura dei bisogni della Calabria.
L’altro giorno è
stato detto che non ci saranno ulteriori proroghe per la Commissione presieduta
dal collega Naccarato. Sono d’accordo – lo dichiaro qui stasera – perché fino
alla scadenza e mi auguro ancor prima dobbiamo provvedere alla stesura di un
progetto e quindi approvarlo in Consiglio regionale.
Mi pare che
questo sia il tema più importante e fondamentale che ci occupa come consiglieri
regionali.
Poi, per quanto
riguarda la costituzione della nuova Giunta, vi dico la verità, dopo
l’intervento del Presidente Chiaravalloti, mi permetto di fare una riflessione
a voce alta dando una chiave di lettura diversa rispetto a quella ricorrente
sia sulla stampa sia in Aula stasera.
Mi pare di aver
capito che il Presidente Chiaravalloti abbia detto sostanzialmente “sono stato
autorizzato - lasciatemi passare questo termine - dai 5 segretari di partito
della maggioranza che mi sostengono”.
Quindi, il
Presidente Chiaravalloti diventa il braccio operativo di questa operazione, ma
la decisione, la sollecitazione a rimodulare e rivisitare la Giunta è dei
partiti che compongono la maggioranza.
Se così è, alcune
domande – non mi permetto, Presidente Chiaravalloti, di fare l’avvocato
difensore – devono essere poste ai partiti che compongono la maggioranza.
Una, intanto, me
la pongo e dico: certo io non conosco, come forse tanti di noi, i tecnici che
siedono al tavolo della Giunta, che sono stati incaricati di settori importanti
del governo regionale, ma mi chiedo: davvero in Calabria oltre a Luzzo e
Stillitani non abbiamo tecnici - con tutto il rispetto per gli amici che
vengono da fuori – che possano guidare realisticamente con forza e capacità,
con professionalità i settori che sono stati affidati a questi signori- che
comunque la Calabria deve ringraziare -che hanno dato la loro disponibilità?
Approfitto, poi,
della presenza del Presidente della Giunta regionale, per porre
velocissimamente una questione, che immagino possa verificarsi in tutte le
aziende sanitarie della Calabria. Non sto facendo una polemica con il direttore
dell’azienda sanitaria di Paola, ma sto chiedendo al Presidente Chiaravalloti,
con una interrogazione all’assessore alla sanità, notizie circa un rilievo
pesante, che hanno fatto i revisori dei conti. Se poi il Presidente
Chiaravalloti me lo consente, glielo consegno brevi manu in modo che possa leggerlo e assumere insieme al nuovo assessore
le sue determinazioni.
Mi pare che i
direttori generali siano stati in passato rimossi per cose ben minori rispetto
a queste che il Collegio dei revisori dell’Asl di Paola hanno rilevato nei
confronti della gestione.
Il risultato è
stato che il direttore generale ha nominato il nuovo Collegio dei revisori dei
conti, senza plenum, però, perché manca il rappresentante dell’Assemblea
dei sindaci.
Questo, cari
amici del Consiglio regionale, è il risultato di una battaglia che in prima
persona ho condotto, e per la verità non sono stato neanche aiutato dal
centro-sinistra perché non si è levata una voce, ma io non ci metto nulla di
mio, c’è solo un atto dei revisori dei conti che consegno dopo al Presidente
Chiaravalloti.
Ci sono tanti problemi che vanno affrontati,
perché qui credo che noi dobbiamo discutere di più, dobbiamo confrontarci di
più, perché siamo a volte costretti a mandare i nostri messaggi agli assessori
o al Presidente attraverso la stampa. Certo, è un grande mezzo che noi dobbiamo
utilizzare ma il confronto, le risposte, le proposte devono essere fatte
secondo me in Aula.
Credo che sia
sfuggito al Presidente Chiaravalloti che nel momento in cui ha detto che deve
dare conto alla legge, alla Calabria e alla sua coscienza, avrebbe dovuto aggiungere
anche al Consiglio regionale, Presidente, agli eletti, ai rappresentanti del
popolo della Calabria.
Voglio
sottolineare, inoltre, che è necessario su alcuni temi specifici qual è quello
della sanità, su problemi anche locali e l’ha detto anche il collega Galati,
discutere qui per mettere il dito sulla piaga fino in fondo e per capire quali
sono le problematiche; perché attraverso la stampa non me ne voglia, per
carità, spesso i veri problemi non si capiscono forse perché noi non siamo in
grado di esprimerli al punto giusto.
Ho ricevuto
qualche attimo fa un fax per quanto riguarda una situazione, certo ci sono
lembi di territori importanti quali, per esempio, quelli della Sibaritide dove
c’è un confronto fortissimo tra gli agricoltori e il consorzio di bonifica,
caro ex assessore Dima.
C’è un documento
a firma di tutti…
(Interruzione)
Scusate, le Opa
sono i rappresentanti degli agricoltori. Fino a prova contraria, Giovanni,
Garrafa, Caligiuri e Lucchetti sono i rappresentanti degli agricoltori. Siccome
pure io sono stato assessore all’agricoltura, qualche reminiscenza mi è
rimasta.
Cosa voglio dire?
Quando un consorzio ha difficoltà dal punto di vista finanziario, si nomina un
commissario. Noi abbiamo nominato commissari, Presidente Chiaravalloti, che erano
incaricati per tre mesi e dovevano indire le elezioni per ricostituire gli
organi democratici. Mentre voi avete – il collega Dima da assessore regionale,
invito l’assessore Lucifero a rivedere queste cose – nominato un commissario
definitivo senza scadenza. Cioè, sia al Sibari-Crati che a Vibo, che al Ferro e
Sparviero sono stati nominati commissari sine
die senza nessuna scadenza.
Questo è un
errore a cui va chiaramente posto rimedio, altrimenti le situazioni di grande
disagio che si stanno creando, e il fax di oggi pomeriggio ne è un’ulteriore
prova, non sono di facile soluzione.
Finisco col dire,
credo che sia stato accennato, del piano delle infrastrutture di cui ha parlato
anche il Presidente Chiaravalloti. Noi vorremmo – l’abbiamo chiesto al Presidente
della Commissione, Presidente Chiarella – che di questo piano se ne discuta in
Commissione prima che venga firmato l’accordo a Roma, proprio perché la
Commissione nella sua interezza possa esprimere non solo il proprio parere, ma
se necessario anche un plauso all’iniziativa, al modo in cui è stato
strutturato lo strumento.
Un’ultima cosa,
Presidente, gliela chiedo qui. Ho presentato una interrogazione sulla nomina
del Presidente dell’Arssa. Vorrei avere – lo chiedo ufficialmente – una riposta
positiva o negativa…
La deve chiedere
al Presidente del Consiglio…
Ha ragione, l’ha
nominato il Presidente del Consiglio, però la Presidenza del Consiglio l’ha
mandata a lei e lei l’ha rivolta all’assessorato all’agricoltura.
Credo che sia
incompetente, certamente l’assessorato all’agricoltura, ma lei in qualche modo
ha promulgato il decreto fatto dal Presidente del Consiglio, per cui in qualche
modo ci entra pure lei, perché sa che tutte le nomine fatte dal Presidente del
Consiglio sono state promulgate dal Presidente…
(Interruzione)
Allora io chiedo
al Presidente del Consiglio di dare una risposta ad una interrogazione del 18
marzo di questo anno, positiva o negativa che sia, perché certamente non
facciamo gli interessi della Calabria se non risolviamo questi problemi che per
un consigliere regionale, per un territorio sono di vasta portata e forse per
il Presidente del Consiglio o della Giunta per via della mole di lavoro che
hanno sono cose insignificanti.
Finisco qui,
credo che ci sia bisogno di un diverso rapporto tra la maggioranza e la
minoranza. Mi ero appuntata questa riflessione: c’è bisogno di aiuto da parte
della minoranza? E lo dico anche se il collega Adamo nella sua dissertazione ha
concluso dicendo, con grande garbo e con grande serenità, che noi non vogliamo
avere delle responsabilità, se dovesse fallire anche questa Giunta.
Il nostro
atteggiamento in Commissione è stato di grande apertura perché ci rendiamo
conto che il problema della Calabria non è un sostegno politico, non mi
fraintendete, ma l’apertura per fare in modo che alcuni provvedimenti possano
passare.
Presidente
Chiarella, se noi dell’opposizione non fossimo rimasti in Commissione, la legge
per gli invalidi civili non sarebbe passata…
Noi continueremo
questo lavoro ovviamente nell’interesse della Calabria.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, pochi minuti per porre qualche questione senza presunzione e per esprimere con franchezza e chiarezza un punto di vista che non può riguardare – essendo io un consigliere di minoranza – prerogative che sono strettamente del Presidente. Non compete a noi né la nomina né la revoca di assessori e in qualche modo in senso formale non compete a noi, anzi, l’essere un sostegno silenzioso o meno, comunque e in qualsiasi situazione della maggioranza.
Compete esprimere valutazioni ponderate e valutazioni che non si fermino dentro quest’Aula e non essere coinvolti, in nessun caso, in un clima di ipocrisia e silenzi che sono una delle debolezze – purtroppo e non da ora – del sistema istituzionale calabrese e di questo Consiglio regionale di cui faccio parte.
Il punto incontrovertibile qual è? Che a distanza di un anno – lo ricordavano gli onorevoli Fava e Adamo – lei cambia la sua Giunta. Qui ci ha detto che faceva bene quella Giunta, dunque ha sottolineato che lo ha deciso per far meglio. Ora, non compete a noi dare i voti, ma se guardiamo con oggettività la situazione rispetto a punti non secondari che potrebbero rendere più efficiente, più giusto e moderno il sistema Calabria, non mi sembra che le cose siano come lei ha detto, Presidente.
Non mi sembra che sia diventato più efficiente e più efficace il sistema sanitario calabrese. Non miracoli, per carità, però in un anno si sono accumulati più debiti e io sfido chiunque a dire che il servizio ai cittadini rispetto ai punti alti e ai punti bassi del sistema sia migliorato.
Si diceva che un sistema in ritardo di sviluppo può accelerare – perciò ci danno i soldini del Por – e io sfido chiunque a dire che noi abbiamo seguito il trend dei 4-5 anni precedenti.
Non è così. Noi l’abbiamo ulteriormente rallentato.
Rispetto ad un sistema che ha bisogno di uscire dall’isolamento attraverso infrastrutture, sia di quelle che si potrebbero miracolosamente cambiare dall’oggi al domani riguardo al sistema dei vettori aerospaziali- non bisogna rifare strade, bisogna vedere che accordi si fanno-, ma anche rispetto ai punti che riguardano la dorsale tirrenica ed appenninica, e io non posso di questo responsabilizzare solo il livello calabrese, mentre fino ad ieri si diceva che è priorità della Calabria, ma non velleitariamente, mettendoci proprio uno sforzo calabrese, si diceva che noi eravamo anche per una strada di livello europeo non solo sul Tirreno l’autostrada, ma anche sullo Jonio. Ora, il governo e la maggioranza della Calabria hanno abdicato a questa scelta prioritaria.
Questi sono i fatti, piaccia o non piaccia.Non speculo oggi, come non l’ho fatto ieri su alcune vicende, ma quando era scoppiata quella bomba tragica che era Soverato, avevamo chiesto a questa maggioranza: ma Soverato è un caso oppure ci può capitare a distanza di due o tre anni di trovarcene qualche altra? Anche nella città in cui io vivo, per le fiumare, quella del Valanidi, che anni fa hanno portato tanti morti e sono una bomba, non mi sembra che ci sia un progetto di iniziativa e prerogativa regionale.
Dico questo perché sono fazioso? No, io intendo in pochi minuti dire una cosa, cioè che il Presidente Chiaravalloti ha poteri enormi, lui dice che glieli dà la legge, è vero, ma secondo me con molta modestia, poi lei è il Presidente, la strada che lei sta intraprendendo non è quella giusta. Io non sono abituato a dubitare dell’onestà intellettuale del mio interlocutore, ma con pari chiarezza, visto che non sono abituato alla reticenza o al silenzio devo dire - per responsabilità – la mia dentro quest’Aula.
Badi bene, Presidente, sono abituato a farlo anche quando i silenzi sono tanti e troppi, quando i conformismi, qualcosa di più grave, si percepiscono nell’aria. C’è una tendenza che va contrastata e io la contesto parlando e assumendomi la responsabilità – con molta modestia, ché poi non cambio il mondo – di quello che dico.
Mi ha colpito, se vuole un riferimento, tanti anni fa un libro di un autore tedesco che si chiama Boll..
(Interruzione)
Giusto, era Gunther Grass, che ha scritto un libro dal titolo “Il tamburo di latta”, un libro che riguardava una situazione assai diversa dalla nostra.
Che voglio dire in maniera semplice? Tutte le realtà europee in ritardo di sviluppo l’hanno imbroccata solo quando, pure in situazioni diverse, hanno assunto due punti di riferimento, due assi del loro ragionamento. Il primo di puntare sull’identità, sul senso di sé di una comunità e il senso di sé si esprime con la conoscenza, con la responsabilizzazione, investendo e puntando sulle risorse che ci sono. E risorse non significa ovviamente quelle materiali e intellettuali, ma anche sulle risorse istituzionali che ci sono.
Ed anche, se vuole, non solo quel Por di cui tutti parliamo, ma i riferimenti, le direttive che ci vengono dall’Europa ci dicono che pur con tutta l’autonomia e la creatività necessarie si debba procedere in quel modo.
Fuor di metafora, al di là del fatto che da qui, dall’8 ottobre, io mi auguro e ritengo che la riforma del Titolo V della Costituzione sarà legge. Questo doveva portare a trasferire in questo anno e mezzo, ma ormai la scelta che lei ha fatto ci impegna per due anni e forse più, proprio per rispondere al ritardo di sviluppo, funzioni di gestione dagli assessorati e dalla Regione ad altri livelli.
Noi invece abbiamo un paradosso, a proposito del sostegno - non vedo qui il collega Pirillo – delle forze politiche, una delle forze politiche che ha sostenuto l’operazione che lei ha fatto era rappresentata, eccezionalmente, da una persona di cui io ho stima e che porta il nome di Michele Traversa, chi mi conosce lo sa.
La stessa persona come Presidente della Provincia – uso un termine forte – denuncia la Regione a nome di tutti perché sostiene che la Regione - che anche in questo caso è rappresentata da lei - alcune prerogative le nega a quei livelli.
Badi bene, io pongo il problema - lei è un giurisperito vero – non solo perché c’è il problema di come rendere formalmente e sostanzialmente legittimi alcuni atti perché quel tipo di impostazione rende più moderno, più efficace, più celere, più efficiente il sistema Calabria. Non mi pare che la traiettoria vada in quella direzione, in qualche maniera si rischia anche con le migliori intenzioni. E glielo dice uno che ha in sé come appartenenza politica rispetto al passato questo peccato originale, quindi absit iniuria verbis, la sinistra è spesso stata giacobina e più giacobina è stata e quando lo è stata ha provocato con le migliori intenzioni delle tragedie.
Cioè, invece di vedere come rendere il sistema efficiente, mi è sembrato – lo dico in maniera rozza e me ne assumo la responsabilità – che lei abbia pensato di trovare delle teste d’uovo dovunque erano, brave non c’è dubbio, eccellenze dal punto di vista tecnico, per metterle alla testa degli assessorati … Secondo me – mi perdoni se dico così –, pare un’idea quasi di tipo coloniale, che dovunque è stata praticata non ha portato a risultati. Non lo dico perché sono presuntuoso- io chi sono…- però in tutte le parti in cui è stata praticata – non solo in Italia – non ha dato risultati.
Mi perdoni, tra la sua capacità indubbia, tra il fatto che il popolo l’ha chiamato a questo, tra il fatto che ha diritto di decidere, io ho il torto di temere che anche questo sforzo possa produrre alla fine risultati opposti a quelli che lei si prefigge e su cui è stato chiamato a governare, è una sua prerogativa.
Questo dico qui senza gridare, senza offendere, ma in maniera chiara. Tra l’altro, badi bene, per la poca esperienza che ho, e della quale non ho nessuna nostalgia perché sono esperienze difficilissime, noi anche su quel benedetto Por abbiamo ottenuto il massimo risultato – sarà il caso, ma è un’esperienza – nel momento in cui abbiamo chiamato come consulenti, come tecnici le società di grido nazionali ed europee. Ma quando è venuto il momento di ragionare, sia come punti di forza e di debolezza e poi di stendere quel documento, quelle procedure, quel processo, abbiamo fatto ricorso, e non perché siamo chiusi al mondo, ad istituzioni ed energie calabresi. Certo, sapendo che viviamo nell’epoca della società, della conoscenza e dell’informazione, quindi non un falso orgoglio sbagliato, ma sapendo che quel tipo di responsabilità era necessaria per vedere se ce la faceva questo sistema, se la Calabria poteva avere una marcia in più.
Quella verifica si è rivelata non velleitaria per quello che era un documento, Presidente, non era uno sviluppo, non vendiamo quello che non c’è, ma lì si è verificato che si poteva fare, ancor più oggi si può fare e d’altronde, Presidente, lei che ha senso dell’ironia e dell’autoironia e che ha ricordato con molta determinazione le prerogative che le dà la legge, immaginando – lei non l’ha detto, lo dico io e mi scuso – che lei sia Schumacher, cioè un qualcuno che in questo momento è in Formula 1 – non la voglio offendere -, lei sicuramente non penserà che il risultato di Schumacher è il risultato della sua bravura.
Lì c’è l’organizzazione Ferrari, gli investimenti nella ricerca, il fatto che fino dietro c’è il buon nome della Ferrari…
Guardi che questi 5 anni passeranno rapidamente, io aiuto così nella discussione a modo mio. Io credo che non si aiuti la Presidenza dicendo: non sono convinto ma mi adeguo oppure sto in silenzio. Ci sono tanti modi, ognuno sceglie il ruolo che deve avere, io non sto in silenzio.
Sto parlando con molta educazione, senza alzare la
voce ma esprimo una preoccupazione. Cioè, parlo di Ferrari, non per fare male
come so fare io e dire una frase ad effetto, ma perché la “Ferrari” è quello
che viene delegato alle Regioni con la riforma
del Titolo V° della Costituzione e il rompicapo che riguarda tutti, riguarda il
consigliere più votato della Regione, che è il Presidente della maggioranza, è
quello non solo di funzionare bene e di avere la coscienza a posto, ma in
qualche maniera intervenire e introdurre più efficienza, più coinvolgimento,
più assunzioni e decisioni di responsabilità condivise del sistema Calabria.
Io ho visto con
quanto orgoglio poco fa il Presidente ci parlava di infrastrutture e della
convenzione fatta con l’Enel sul sistema delle acque. Io ci ho lavorato, sono
uno di quelli che ha contributo a fare la legge Galli calabrese.
Credo che il
Presidente lo sappia e sa che per quanto riguarda l’acqua bisogna stare entro
certi limiti, che c’è un problema inderogabile di tariffe, non c’è il prezzo di
libero mercato. E quindi quando si dice che si portano 1.300 miliardi, alla
fine, Presidente, io sarò sorpreso se ci saranno non perché sono contro, ma
perché chiunque investa come società privata 1.300 miliardi lo farà se ne ha un
ricavo e se si può rifare sulle tariffe. Ma oltre un certo livello sulle
tariffe, non perché lo dico io o grido e farò manifestazioni e così via…
(Interruzione)
Ma lei mi può in
ogni momento interrompere, voglio esprimerle una mia preoccupazione e lo faccio
a voce alta. Io sono per fare i project
financing, sono perché ci sia un know
how che acceleri la realizzazione di alcune infrastrutture, però le dico –
del pari – che quella legge – ma qui le leggi possono essere corrette-, diceva
che quella società era una transizione e che in prospettiva, gli Ato, cioè gli
ambiti provinciali in qualche maniera diventavano responsabili di… Tutto questo
è coerente col fatto che si fa la convenzione trentennale?
Cioè, noi
assumiamo oggi un qualche cosa, che la porta al di là della transitorietà. Badi
bene, non introduco questo elemento per dire che non bisogna far nulla, ma per
porre le cose come stanno, cioè una Calabria che abbia più acqua, che la renda
più civile, che abbia tutti i santi giorni acqua potabile senza pensare che
l’acqua – che è un bene prezioso – possa essere più regalata, ma senza pensare
percorsi accelerati che rischiano di produrre contraddizioni maggiori rispetto
a quelle che vogliamo risolvere.
Perché tutto questo ragionamento e perché io ho questa attenzione
critica? Io so che non è facile perché non c’è un tavolo o un progetto già
scritto e io non ci credo, sarò un maledetto uomo del ‘900, sono un maledetto
democratico che pensa che in definitiva i cittadini hanno delle prerogative che
nessuna legge assegna a nessun altro e che intanto in altre parti d’Europa sono
andati avanti laddove il sistema si modernizzava, laddove non uno o due, 20
illuminati o 10 uomini della provvidenza, ma dove la prevalenza, dopo l’azione
sia nelle imprese, che nelle professioni, che nel sistema dell’istruzione e
della scuola, si sentiva parte di un progetto condiviso.
Io sono ritardato, ma non mi sembra che si stia lavorando in questa direzione, anzi mi sembra in qualche maniera che uno rischia di essere preso da una sindrome che dice: troviamo quello che ci può dare in pochissimo tempo la soluzione. Ho la libertà di dire che non sono d’accordo.
Dentro questo – e termino, Presidente – c’è un problema, una discussione, un confronto che la riguarda direttamente e riguarda l’insieme dei consiglieri.
A proposito della mozione di sfiducia, che era di
un’altra fase, io lo so che se il problema si pone così, fiducia o sfiducia,
non faremo una bella parte. Noi che sfiduciamo e tra l’altro non abbiamo
dato in senso formale mai la fiducia, non eravamo chiamati a questo e chi
invece si è impegnato col popolo calabrese assieme a dare la fiducia.
Non si pone così perché abbiamo funzioni differenti. Il problema è che ciascuno dal suo punto di vista, ha il dovere di intervenire non per sfiduciare e abbiamo il dovere di riflettere – ognuno voterà come vuole il 7 - sul dopo, che tipo di sistema per la Calabria vogliamo costruire e se nel sistema che vogliamo costruire noi siamo – come sta avvenendo fino ad ora – per spostare il centralismo da Roma a Catanzaro – e parlo di Catanzaro perché è il capoluogo – o se invece siamo per dare un’altra funzione all’azione di governo, una funzione di alta amministrazione, di indicazione delle prospettive perché alcune altre cose inderogabilmente vanno trasferite subito al sistema delle autonomie, delle imprese ma non perché siamo demagogici o perché andiamo fuori tema, ma perché così si accelera e in ogni giro non ci raccontiamo le crescite salvo poi il ciclo successivo – a seconda di chi governa – negarle ampiamente.
A me sembra che questo meccanismo non si sia interrotto, ma in qualche maniera si sia accentuato e l’unico modo per intervenire, e dove il terreno non è maggioranza o minoranza, è vedere come temperiamo secondo me una troppa eccessiva debolezza del sistema istituzionale rispetto a prerogative che sono più forti.
Qui è la seconda punta dolens non perché fossimo iettatori, lunga vita, Presidente! Lo dico davvero, lei ride perché ha ironia e capisce, ma lo dico per lei.
Io sono rimasto
sconcertato, Presidente.
Avevamo bene o
male licenziato una proposta, all’unanimità, di procedure per l’elezione del
Vicepresidente e dopo che eravamo partiti per cambiare il mondo, tutto si è
inceppato pur essendo unanimi e lei mi consente che a voce alta – non a lei o
alla maggioranza ma ai consiglieri – io dica “o non eravate convinti o se lo
eravate non per sfidarvi alla disubbidienza, mica noi siamo amici o nemici di
qualcuno, qui siamo chiamati a fare le leggi per le prospettive per la
Calabria, perciò parlo io non è un problema che può riguardare solo il
Presidente Chiaravalloti o la Giunta. Ci sono prerogative su cui io non mi
accorgo che ci sia un impegno all’altezza.
E io penso che
quando parliamo della casa dei calabresi, di un problema di tutti, non ci può
essere nessuno che si offenda perché non è un problema in quanto tale della
maggioranza, ma ci sono punti di vista non da enunciare ma da praticare.
Anche rispetto a
questo, nel mentre annunciamo e facciamo programmi sulla prospettiva, abbiamo
un presente fatto di conformismi, di silenzi e di un sistema che purtroppo si
deteriora.
Termino perché ho
parlato troppo. Noi presenteremo, come diceva il collega Adamo, un documento
che è fatto da chi vuol dire le cose come le pensa e da chi vuol dire – lo faccio
con un esempio – che è il compito nostro ferma restando la testardaggine e la
chiarezza sulle proposte di cambiamento che riguardano tutti. Non siamo
convinti di fare un buon lavoro, se potremo dire – non per essere iettatore –
fra cinque anni, mi auguro di no, ai calabresi: badate quali e quanti traguardi
non sono stati raggiunti o falliti.
Se noi
limitassimo a questo, negheremmo non solo una funzione di pari responsabilità
rispetto alla Calabria, ma avremmo noi un’idea angusta non della stabilità, ma
di quella che con un termine inglese più efficace si chiama “governance”. La governance non è solo la stabilità, è l’armonia, la chiarezza e la
distinzione, la responsabilità non solo dentro la stessa istituzione ma anche
tra i vari livelli istituzionali.
Tutto questo lo
faremo con più chiarezza, lo capiranno meglio i calabresi, se gli stessi ai
vari livelli capiranno che noi non diciamo una cosa e poi la neghiamo nei fatti
perché vogliamo fare ostruzionismo o gioiamo del fallimento.
Io faccio un
esempio concreto rispetto ai fondi europei. La si dica come la si vuole, ma un
ritardo marcato c’è e non c’è tempo secondo me per recuperare rapidamente
questo ritardo.
In un solo modo
lo si può fare: se si guarda a realizzazioni, progetti, finanziamenti già
collaudati, ad opere già fatte e compatibili con quel sistema e lì si
rendiconta all’Ue come una specie di sponda, secondo me.
Noi saremo
d’accordo ad una condizione: che le risorse che si rendono disponibili, per cui
si avrà più tempo, le si destini all’ammodernamento, a rendere meno arretrato
il sistema produttivo calabrese nei diversi aspetti. A completare le filiere, a
fare una formazione più forte, a rendere insomma i raccordi rispetto agli
svantaggi che ci sono. Quindi non abbiamo, non solleviamo una critica per
fermarci lì, nel nostro piccolo, io penso di sapere di cosa parlo, non siamo
innamorati del dare i voti, non facciamo noi la squadra di governo...
Noi possiamo
invece contribuire a decidere sul come si organizza, si lavora, come è meno esposto
e meno fragile il sistema Calabria e questo non è indifferente anche rispetto
ad un contributo abbastanza diverso.
In poche parole:
c’è chi pensa di andare avanti col “più pochi e più bravi siamo meglio è”. Noi
pensiamo che già l’essere in tanti su un’idea condivisa, in tanti ai diversi
livelli istituzionali, è stato di per sé un punto in più che ha caratterizzato
le esperienze europee di successo.
Non a caso le
stesse cose molto meglio al Presidente e a voi tutti qualche mese fa le ha
dette un europeo come Barnier che ha compiti diversi e che per mia fortuna, per
fortuna di tutti non è di sinistra… Barnier è un gollista, è uno in qualche
maniera della squadra vostra e non credo che nessuno possa dubitare che l’ha
detto chissà perché.
L’ha detto perché
sia in Bretagna, sia nel Galles, sia in Irlanda, sia nella Mancha che in
Portogallo hanno avuto successo quelle esperienze – al di là di chi governava –
che in qualche maniera andavano in una direzione diversa – purtroppo,
Presidente Chiaravalloti – di quella su cui lei ha fatto partire la Calabria e
accentuato la cura qualche mese fa.
Noi diciamo che
non siamo d’accordo e che chi deve correggere corregga. Per quanto ci riguarda
faremo in modo di essere con i nostri compiti banditori di quella riforma che
vede nel sistema istituzionale, province, comuni, intellettuali, professioni e
organizzazioni sindacali un punto di riferimento.
Infine – ho
finito davvero – le tanto vituperate formazioni politiche. Non voglio fare una
battuta su questo, se siamo arrivati a questo punto non c’è dubbio che la
politica è stata ammalata, è malata e che i partiti a volte tutti, a volte meno
hanno abusato delle loro prerogative. Pure di fronte ad un male estremo,però,
finora nessuno ha cambiato quegli articoli della Costituzione che danno alle
formazioni politiche un compito, temperato dal fatto che la legge è modificata.
Quasi tutti noi,
non tutti, non ci vergogniamo di essere parte di un’associazione politica
dentro coalizioni ecc., però è paradossale che quando entriamo qui dentro,
quando c’è l’agire politico, la responsabilità - sbaglierò anche su questo –,
io non me ne sono accorto. Non sopporto i partiti come prepotenza o come
arroganza, come chi pensa che tutto il potere è loro, ma non mi convince una
idea in cui la politica è solo cosa sporca e lo stare assieme in una formazione
è solo potere e chi la canta di più ai partiti, quello ha ragione.
Non lo so, sono
fuori tema? In questa fase, non come interventi ma come azione, ho sentito
un’agire che considera la non politica come il successo e il futuro.
Tutte le volte
che questa ha prevalso, si sono procurati non solo gli stessi danni, ma anche
maggiori di quelli che il peggior sistema politico che poggiava sui partiti ha
procurato.
Anche su questo,
chi c’è batta un colpo. Ho terminato.
La parola
all’onorevole Fortugno.
Signor Presidente, illustri colleghi, senza entrare nella valutazione politica, intendo fare quale consigliere del Partito popolare una opposizione costruttiva e responsabile. Attenderò perciò i risultati del nuovo governo prima di esprimere apprezzamenti o condanne.
Tuttavia, essendo io il responsabile regionale della sanità del mio partito ed avendo in precedenza ricoperto l’incarico di corresponsabile regionale della Cisl medici, non posso fare a meno di affermare serenamente e con oggettività che la revoca dell’incarico all’assessore esterno alla sanità del primo governo Chiaravalloti, sia stata salutare per i cittadini calabresi.
Capisco che non volete sentir parlare male di un vostro assessore, di un vostro collega di Giunta, ma comunque abbiate almeno la compiacenza di ascoltare un consigliere di minoranza.
Signor Presidente, le chiedo cortesemente di voler mantenere un po’ di silenzio in Aula…
Non li ho richiamati perché erano due consiglieri della opposizione a parlare, sembrava indelicato da parte mia richiamarli. Visto che lei me lo chiede, si trattava degli onorevoli Guagliardi e Borrello, che disturbavano il suo intervento.
Vi chiedo un momento di attenzione.
Non un atto, non una scelta, non una direttiva sono stati all’altezza dei bisogni sanitari della Calabria!
Tutta l’attività è stata riservata alla quotidianità e all’ordinaria amministrazione prevalentemente accentrata sull’Asl 9 mentre la situazione generale e sanitaria veniva lasciata alla deriva.
Ma io dico, meno male che tutte le azioni dell’assessore si sono basate sull’Asl 9 altrimenti i danni sarebbero stati ancora superiori.
Non mi sento di condividere quanto ha affermato l’ex assessore alla sanità sulla stampa quando ha detto che i tecnici, sia pure eccellenti, se privi di una consolidata e sperimentata conoscenza dei reali bisogni dei cittadini e del territorio maturata tra la gente di Calabria possono solo confezionare un progetto eccellente, ma sarà sterile, inutile, inapplicabile e alle volte dannoso allo sviluppo organico ed integrato del territorio.
Permettetemi di rilevare solo la sua incoerenza, cari colleghi, perché se tanto ha affermato per tecnici eccellenti, cosa avrebbe dovuto dire della cosiddetta “manager” dell’Asl numero 9, la cui nomina si è attribuita dichiarando “mi è stata data la possibilità di nominare un solo direttore generale, quello di Locri” ed io aggiungo “meno male”. Direttore dell’Asl 9 che non solo non è, come per tante affermazioni inesatte si è tentato di accreditarla, un tecnico eccellente e neppure uno scarto di mercato di tecnico, ma brilla per superficialità, per costruzione di tante delibere illegittime, per la creazione di paurosi disavanzi, per lo sperpero del pubblico denaro e per una gestione parziale e scandalosamente clientelare che non rispetta il principio di imparzialità della pubblica amministrazione.
Qui mi dispiace che non ci siano né il Presidente della Giunta, né l’assessore al ramo, ma nella legge mi pare che sia scritto in modo inequivocabile che chi non rispetta i princìpi di imparzialità debba essere revocato.
Ma non sono solo queste le illegittimità commesse dalla dottoressa Stroili. La sua situazione è tutta da verificare e da indagare perché non si capisce questa nomina dopo la esclusione della dottoressa dall’elenco dei direttori generali per mancanza dei requisiti e perché dall’autocertificazione e dagli attestati figurano incarichi illegittimamente a lei conferiti.
E’ stata fatta una delibera riconoscendole il lavoro di vice direttore sanitario, senza che avesse né i cinque anni di anzianità né la specializzazione. E’ una cosa veramente aberrante.
Si è lamentato da parte dell’ex assessore che la sanità in Calabria è ammalata dalla mancanza di programmazione e organizzazione. Aveva promesso al momento dell’insediamento che avrebbe presentato subito il piano regionale. Ha affermato che il fondo sanitario regionale veniva in passato distribuito ad libitum dall’assessore in carica dopo essersi consultato con gli amici e gli amici degli amici. Queste sono parole dette dal professore Filocamo che dice pure sempre “cosa che non avviene più”.
Allusioni onestamente poco comprensibili, ma era l’assessore del tempo che doveva presentare il programma ed il piano sanitario oppure no? Ma chi è stato ad assegnare solo al direttore generale dell’Asl 9 circa 50 miliardi in più, cui doveva far seguito un ulteriore grosso stanziamento che portava quasi al raddoppio la dotazione di risorse dell’Asl 9.
E’ stato l’assessore oppure no? Quali erano i criteri di tali assegnazioni? Non li conosciamo. Mai la sfiducia e l’incertezza tra i cittadini e gli operatori sanitari nella storia della Regione erano state così grandi. Chi doveva dare direttive per i controlli sulla lamentata ed eccessiva prescrizione dei farmaci? Chi doveva, se non l’assessore alla sanità, vigilare per l’applicazione dei contratti nazionali di lavoro e per la stipula dei contratti decentrati regionali ed aziendali - in parecchie aziende non sono stati fatti – basati su criteri oggettivi, la cui mancanza alimenta un contenzioso senza fine con aggravi di spese per svariati miliardi?
Assessore al bilancio, queste cose ovviamente non interessano né lei né la Giunta perché la vedo distratto e continua ad essere distratto.
(Interruzione)
Signor Presidente, mi dispiace, ma queste sono constatazioni di fatto.
Di chi è la colpa se la Calabria è stata l’ultima Regione a redigere un accordo di programma sull’articolo 20 della legge 67/1988, mentre tutte le Regioni li hanno stipulati nell’anno 2000?
Perché si è ottenuto solo un accordo modesto per una
sola Asl a fronte di 20 mila miliardi non spesi che si indirizzano verso Regioni più solerti e sollecite? La mancanza di
attenzione non fa correre il rischio di far perdere alla Calabria sugli
interventi dell’articolo 20 della legge oltre 1000 miliardi? Perché invece di
acquistare 40 ambulanze attrezzate da distribuire a tutte le Asl della Calabria
per il servizio dell’emergenza dotato di ambulanze vecchie e sgangherate, si
sono caricate le Asl della spesa spropositata e di costi enormi di gestione per
un elicottero spesso usato impropriamente perché l’uso effettivo è di parte
decimale di un punto in un anno? Abbiamo l’esperienza di quello di Lamezia.
Le linee guida
per gli atti aziendali sono state adottate per ultime in Italia e sono
insufficienti nella indicazione di criteri oggettivi, lasciati, purtroppo, alla
discrezionalità dei direttori generali, di controlli, di verifiche, di
indicatori di qualità e dell’obbligo, che c’è sempre della copertura
finanziaria. Cioè, dell’indicazione dei costi per la loro attuazione.
Gli atti
aziendali che erano stati predisposti in un buon numero di Asl hanno confuso
gli obiettivi e gli indirizzi con la gestione che dovrebbe essere dei
funzionari e dirigenti.
Gli atti sono
stati generici per aumentare la discrezionalità dei direttori, hanno previsto
strutture che vedono proliferare ed ampliare i reparti. Hanno consentito in
alcuni casi la loro duplicazione, plurispecializzazioni divisionali per poter
realizzare assunzioni. La parcellizzazione dei servizi finalizzata a
preordinazioni di funzioni da affidare. Assunzioni e funzioni in assenza del
piano triennale voluto dalla legge.
Gli atti aziendali
- salve alcune eccezioni – non sono stati quasi mai collegati e rispettosi del
piano sanitario regionale; ecco perché c’è qualche direttore generale che
facendo il furbo cerca di far nascondere l’atto aziendale per farlo passare per
decorrenza dei termini. Questo la Giunta, l’assessore non lo deve permettere.
Perché, per
esempio - faccio un esempio della mia Asl – se si dovesse andare ad attuare
quel piano aziendale ci vogliono 600 miliardi e fate voi il conto di quanto
lieviterà la spesa sanitaria che è già lievitata parecchio.
Dicevo che gli
atti aziendali, salvo alcune eccezioni non sono stati quasi mai collegati e
rispettosi del piano sanitario regionale, né hanno calcolato e previsto le
spese relative alla loro applicazione, diventando così una variabile
indipendente che moltiplica irrazionalmente la spesa sanitaria.
Un altro fatto
che reputo gravissimo e qui vorrei l’attenzione del Presidente dell’Assemblea.
Voglio sottoporre alla cortese attenzione del Presidente del Consiglio e della
Giunta regionale e di tutti i colleghi consiglieri…
Sostituendosi
alla competenza e alle attribuzioni dell’Assemblea regionale, l’onnipotente ex
assessore alla sanità ha nominato con una sua semplice nota i componenti del
Collegio sindacale delle Aziende sanitarie locali e delle Aziende ospedaliere.
Come dire “io mi nomino i direttori generali e gestisco pure i controllori”.
Se un tale fatto
fosse accaduto a qualsiasi altra istituzione, si sarebbe parlato di attentato
alle leggi e alle prerogative di organi costituzionali. Non so trovare le
parole adatte per qualificare questo comportamento superficiale ed arrogante -
sto parlando sempre dell’ex assessore – che offende ed esautora questa
Assemblea ed ogni suo singolo componente. Chiedo formalmente che siano
richiamati i direttori generali che hanno preso per buone le designazioni del
Collegio sindacale fatti con lettera dell’assessore anziché con delibera del
Consiglio regionale perché hanno ignorato la legge.
Chiedo che siano
richiamati gli atti deliberativi di ricognizione dei Collegi sindacali così
costituiti e siano dichiarati nulli ed improduttivi di effetti giuridici.
Chiedo che nel contempo il Presidente Fedele metta all’ordine del giorno della
prossima seduta la nomina dei sindaci delle Asl di competenza della Regione.
Richiamo questo
fatto in presenza di allarmanti deficit - ed intanto il nostro assessore al
bilancio continua tranquillamente a discutere – che si sono create nelle
conduzioni di molte aziende e la cui responsabilità risale anche sui revisori,
oggi sindaci, che spesso passivamente esercitano le loro funzioni senza
rilevare o denunciare nelle sedi competenti le macroscopiche illegalità e gli
sperperi di risorse posti in essere da taluni manager.
Reputo superfluo
indugiare sul fatto che con il rischio diventato ormai attuale e reale di far
pagare ai cittadini calabresi i costi di tante disinvolte gestioni è
indispensabile attuare politica di rigore senza riguardo per alcuno.
I controlli e la
vigilanza con la verifica reiterata su tutti gli atti che comportano spese
vanno intensificati ed i direttori che sono recidivi con forme di illegalità
diffusa che sprecano risorse vanno senza indugi dichiarati decaduti.
Ci vuole questo
atto di coraggio. Io non so se sono vere le voci di interessate complicità e
connivenze che in alcuni casi sono state anche denunciate da qualche sindacato
e che hanno avuto risalto sulla stampa.
Ma se taluni di
questi fatti fossero veri sarebbero indici di una mentalità degradata,
attivista, avventurosa della gestione che non può essere tollerata e che ci
respingerebbe molto indietro.
In questi casi
ispezioni e verifiche non riduttive e limitate ai singoli casi ma a carattere
generale su tutte le situazioni vanno condotte con rigore avendo riguardo anche
all’appropriatezza dell’uso delle risorse in relazione al fine della salute,
cui sono destinate e non sempre, onestamente avviene questo.
In conclusione,
nessuna iniziativa di contenimento della spesa che riguardi voci per
l’assunzione, per controllo sulle prescrizioni farmaceutiche, per
l’unificazione delle gare, per ridurre i costi dei beni e dei servizi e per
eliminare tante forme di sperpero e di uso improprio del denaro è stata
adottata.
E’ per tutte
queste ragioni che con oggettività e con molto distacco giudico positivo il
cambio della guardia all’assessorato alla sanità, così come debbo onestamente e
per proprietà culturale dare atto che da alcune settimane c’è un’aria nuova tra
i dirigenti dell’assessorato che sono più attenti alla legalità di certi atti
importanti ed intervengono tempestivamente per il ripristino della legalità.
Detto questo,
illustre Presidente della Giunta, bisogna recuperare il tempo perduto,
diventare operativi, presentare al più presto il piano sanitario regionale in
terza Commissione perché possa essere rapidamente discusso ed arricchito con il
contributo oggettivo di tutti.
E’ infatti
urgente - per utilizzare al più presto tutti i fondi dell’articolo 20 - il
riordino anche giuridico del patrimonio della rete ospedaliera del territorio;
è urgente arricchire il piano con i controlli idonei. Quantificare il costo
degli atti aziendali, fissare i limiti che tali atti devono rispettare,
adottare un sistema di indicatori per valutare la qualità dei servizi;
scegliere un sistema informatico sanitario unificato utilizzando finalmente
concretamente i fondi della Telcal prevedendo un sistema di comunicazione di
telemedicina, prevedendo una strategia finanziaria ad una politica degli
investimenti tecnologici, prevedendo l’integrazione tra servizi territoriali ed
ospedali, prevedendo una integrazione tra servizi sanitari e servizi
socio-assistenziali anche a domicilio.
Nel fare ciò
bisogna stare molto attenti fissando rigidi criteri e controlli per gli
accreditamenti esterni privati che aumentano la spesa senza offrire almeno in
Calabria qualità alle prestazioni ed ai servizi. Come pure la riduzione dei
posti letto accreditati deve attuarsi nel pubblico ma anche nel privato.
Gli
accreditamenti esterni e le convenzioni relative non realizzano una vera
competitività ma determinano un aumento del deficit delle Aziende ospedaliere
per le quali restano sostanzialmente inalterati i costi non potendosi certo
ipotizzare il licenziamento o mobilità interregionale come taluni con
superficialità hanno immaginato.
Nella pratica, infatti, si sono evidenziati alcuni limiti non secondari. In primo luogo lo svantaggio delle strutture pubbliche che per vocazione istituzionale devono assicurare qualunque tipo di prestazione anche quelle economicamente ritenute svantaggiose. Ad esempio il Pronto soccorso, l’emergenza urgenza, la rianimazione e talune terapie intensive.
Inoltre un ospedale pubblico, in genere, è organizzato secondo una pluralità di divisioni come la Chirurgia generale, Chirurgia toracica, Ginecologia, Pediatria, Terapia intensiva ecc., che assicurano prestazioni dal valore economico diverso e che concorrono nel loro insieme al finanziamento della struttura.
L’ospedale privato invece, può privilegiare le specializzazioni più costose e per questo più remunerative avendo anche il vantaggio non trascurabile di poter scegliere i casi da trattare lasciando alle strutture pubbliche i casi più lunghi, complessi e costosi.
Ritengo di aver detto abbastanza e vi ringrazio per l’attenzione che mi avete prestata. Nel fare però questa mia modesta diagnosi sulla sanità della Calabria mi rivolgo a voi con fiducia, signor Presidente, perché ho il desiderio che ritengo condivisibile di sollevare tale grido di giustizia che la Calabria smetta, finalmente, di lasciarsi divorare specie in un settore così importante come la sanità dall’ambizione, dalle speculazioni e dagli sprechi di piccoli politicanti per occuparsi invece seriamente della salute e della prosperità dei suoi figli.
A fronte delle illegalità il combattimento per la “verità” al servizio degli esseri umani, sarà eterno, anche tra gli uomini di buona fede perché, signor Presidente, cerchiamo tutti la verità a volte per vie differenti.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlerò a braccio perché ho difficoltà a leggere parlando, perché la lettura del testo che avevo redatto sarebbe eccessivamente lunga, perché gli umori dell'Aula e quanto ho ascoltato mi suggeriscono di inserire elementi che non avevo, ovviamente, potuto considerare.
Vorrei fare una premessa che è un richiamo alla politica, l’arte sottile di interpretare, rappresentare e risolvere le istanze, anche recondite, della comunità che si governa precorrendo eventi della storia e dando agli accadimenti futuri una lucida lettura anticipata per porsi in sintonia col loro divenire, che non può giammai essere lasciato al caso ma sempre governato giorno dopo giorno, avendo ogni giorno presenti i problemi dell’oggi e quelli del domani e lavorando, mediando e decidendo sugli uni e sugli altri.
Noi Alleanza nazionale ma anche la Casa delle
Libertà, abbiamo chiesto ai calabresi il consenso per vincere e per governare
garantendo la rottura col passato, fatta di una burocrazia elefantiaca e spesso
infetta. Di incrostazioni e trasversalismi che si erano cementati in 30 anni di
potere consociativo, male oscuro - avrebbe scritto Giuseppe Berto – che
attanaglia e avviluppa la Regione
rendendola prigioniera di poteri occulti e spesso non noti quando non anche poco
leciti. Una Calabria amara, prostrata da infinite dominazioni, non ultima
quella politico-consociativa che per quasi mezzo secolo l’ha tenuta prigioniera
di una promessa quasi mai mantenuta, di un posto, di un concorso che sarebbe
durato decenni per tenere così e solo così soggiogato il consenso.
Una Calabria che ha vissuto di promesse e di
speranze.
Noi abbiamo
promesso agli elettori un’altra Calabria, la Regione che abbiamo promesso e che
vogliamo è un Ente agile e snello, depurato, disintossicato, aperto,
trasparente, un Ente che va riformato tenendo conto dei poteri enormi che ha e
di quelli che si appresta a ricevere ma anche nel contempo dei poteri che deve
cedere delegandoli alle province e ai comuni.
Un Ente che
decentra e che programma, che indirizza, che governa il processo di crescita e
di sviluppo con saggezza e con lungimiranza. Gli elettori hanno votato per
queste promesse e per questo impegno che lei, signor Presidente, e noi tutti
abbiamo solennemente contratto.
Vi è stato nel
dibattito qualche intervento che ha introdotto elementi di disponibilità da
parte di qualche esponente della minoranza, l’onorevole Pirillo, ma anche di
una disponibilità che non vuole responsabilità, che grosso modo è riconducibile
all’intervento dell’onorevole Adamo. Egli, richiamando momenti della sua
passata responsabilità di assessore al ruolo che oggi è svolto dall’assessore
Misiti, ora assente, ha fatto - intorno a questo, sia pure succeduto con gli
eventi, quindi non contestuale ma per alcuni aspetti riconducibile ad una
contestualità di identificazione, di linee di gestione di un settore
particolarmente delicato – a noi tutti nel recente e meno recente passato far
fare delle riflessioni che riconducono - mi riferisco e lo cito come esempio e
mi limito come esempio – alla gestione di questo assessorato che pur ha la
pregevolezza di un soggetto, sicuramente di grande valenza tecnica, di una
qualche consistente commistione politica.
Il che traspare
da atti e nomine che ricorrentemente riguardano soggetti di sinistra,
addirittura iscritti, militanti, dirigenti e sindaci dei Ds. Ne voglio citare
uno per tutti ma è costellata la vita di quest’anno delle attività
dell’assessore Misiti di queste nomine e di questi soggetti.
Sulla “Provincia
Cosentina” odierna è riferito che del capogruppo consiliare dei Ds, Tonino
Caracciolo, che è stato consulente dell’allora assessore Adamo ed ora
consulente dell’assessore Misiti con un intervallo. E’ stato candidato a
sindaco contro il nostro candidato a sindaco della Casa delle Libertà a
Rossano, per quel periodo si è dimesso e poi è ritornato al posto di
consulente.
(Interruzione dell’onorevole Bova )
“…il capogruppo consiliare dei Ds, Caracciolo, ha espresso la sua preoccupazione per lo stato di cose e si è mostrato fortemente critico nei confronti della classe dirigente del centro-destra che a suo dire ha fallito, come dimostra il fatto che la Regione Calabria ecc…”…
Ma questo è un esempio, se prendiamo…
(Interruzione dell’onorevole Bova)
Se è una
istigazione a far altri esempi, basta prendere il Bollettino della Regione
Calabria e vedere quanti e quali sono i nomi dei sindaci, da quello di
Melicucco ed oltre della sinistra che in questo momento sostengono le posizioni
del nostro assessorato ai lavori pubblici.
Il che non mi creerebbe nessun problema se non avesse creato di per sé dei problemi politici all’interno della maggioranza, che discutendo intorno a queste e ad altre cose era arrivata alla considerazione o alla conclusione che sarebbe stato giusto di lì a qualche mese, a dopo le elezioni, che si mettesse mano ad una rivisitazione insieme al Presidente delle condizioni che avrebbero o meno dovuto consentire al governo regionale di restare o di essere in qualche misura integrato o rimpiazzato.
Dico questo perché era uno stato di disagio del quale noi segretari regionali dei partiti della coalizione di maggioranza, avendone parlato e avendo deciso di affrontare risolutivamente il discorso dopo le elezioni politiche; ci siamo visti dopo le elezioni ed è da qui che in questo momento – mi si consenta – il mio intervento apre una parentesi rispetto all’intervento politico per inserire quello che è un discorso strettamente personale.
E’ un discorso che non attiene in questo momento alla responsabilità e al ruolo politico che io esercito, credo con grande responsabilità, ma riguarda attiene ad una posizione che essendo stata personalmente individuata e bombardata attraverso la stampa anche con riferimenti di carattere personale, ha bisogno di un chiarimento di carattere personale.
Questa parentesi personale mi sarà consentita perché a nessuno, dico a nessuno può essere impedita l’autodifesa in relazione a fatti che prescindono dai fatti e dalle posizioni politiche.
Che cosa è accaduto? Che i partiti avevano deciso di farsi carico di offrire al Presidente e alla coalizione l’esperienza e la capacità di un soggetto in grado di dare risposte adeguate e di contribuire quindi alla soddisfazione delle esigenze della politica e al raccordo tra la politica e l’azione della Giunta e quella del Consiglio.
Da più parti, venne in quella occasione insistente l’invito ad accettare la carica di Vicepresidente della Giunta. Dapprima era stato il Presidente, onorevole Fini, subito dopo la vittoria regionale. Poi, dopo il nostro incontro emise un comunicato che fu pubblicato dai giornali. Mi chiese se preferissi fare il Presidente del Consiglio o quello della Giunta atteso il ruolo che fin lì avevo esercitato e io risposi niente, perché Caligiuri mi aveva chiesto la cortesia di far fare a lui il Presidente del Consiglio, fino alle successive elezioni nazionali e perché non amavo il ruolo di governo, preferivo quello politico.
Il Presidente Fini mi rinnovò tali richieste nello scorso mese di aprile, pochi giorni prima della presentazione delle liste per le elezioni del 13 maggio. Ma anche Caligiuri più volte mi chiese di sacrificarmi per l’interesse della coalizione. Richieste che reiterò alla prima riunione dei segretari regionali che tenemmo a Lamezia nello scorso mese di maggio e ancora e più specificatamente me lo chiesero gli onorevoli Traversa e Zavettieri entrambi a nome del Presidente Chiaravalloti prima, durante e dopo la campagna elettorale.
A questo punto per capire ciò che è accaduto, mi chiedo e chiedo a lei, signor Presidente, che proprio il giorno prima della seduta del 5 luglio del Consiglio aveva a Roma dichiarato una grande apertura alla politica, che cosa sia accaduto il giorno dopo e nei giorni e nelle settimane successive.
Io posso e devo ricostruire gli accadimenti dal 5 luglio e lo farò secondo verità. Quel giorno a partire dalle ore 12 ci riunimmo nella stanza del Presidente Caligiuri, unico assente tra tutti i segretari regionali, i consiglieri e gli assessori della maggioranza.
Ci fu convergenza unanime nell’esame dei fatti e nell’analisi politica, ci fu da parte di tutti gli alleati la contestazione nei confronti di Forza Italia per la pretesa di voler eleggere un suo esponente alla carica di Presidente del Consiglio senza alcun accordo preventivo.
Fu chiesto inutilmente ai consiglieri di Forza Italia di sottoscrivere un documento prima di andare in Aula e votare per il loro candidato. La riunione di cui è stato redatto un verbale si concluse senza alcun accordo. Forza Italia si riunì separatamente, l’Aula intanto incombeva e taluni proposero di eleggere ove necessario un Presidente provvisorio. Fu fatto il mio nome e dopo il mio cortese, rifiuto quello dell’onorevole Basile, unica donna presente in Consiglio.
Questi i passaggi più significativi cui tutti abbiamo preso parte. Dopo, in Aula all’inizio della prima votazione, l’onorevole Chiarella mi portò il suo cellulare. Era l’onorevole Gasparri con cui mi intrattenni fino a quando il Presidente non mi chiamò per la seconda volta. Era la votazione che portò al ballottaggio ed io ero rimasto al telefono in Aula, visto da tutti. Mi rifiutai di votare per me medesimo e chiesi a quanti non l’avessero già fatto, tra cui il collega Dima, di non votare.
Questa è la verità e chiedo a chi ha sposato una verità diversa di prenderne pubblicamente atto, ovvero, se convinto che la verità sia un’altra di comparire assieme a me dinanzi ad un giurì d’onore, mettendo come posta la sua carica istituzionale sì come io sono pronto a mettere la mia, quella di consigliere regionale.
La stampa vorrà cortesemente prendere atto che né il gruppo di An né il suo Presidente si sono prestati a fare o hanno fatto giochi e giochetti, né hanno violato patti e accordi sottoscritti o anche verbalmente assunti con i partiti alleati e segnatamente con Forza Italia.
Non c’era nessun accordo quando siamo entrati in Aula la sera del 5 luglio, nessun accordo per votare il candidato di Forza Italia, né scritto né orale. Di ciò fa fede il verbale del 6 luglio del gruppo di Alleanza nazionale, fa fede anche - forse più significativamente – il documento dei Presidenti dei gruppi regionali di maggioranza, con cui nel sancire l’accordo per l’elezione di Fedele in data 16 luglio 2001, tutti - compreso quindi l’onorevole Fedele che ha partecipato a quella riunione in qualità di Presidente del gruppo di Forza Italia – hanno convenuto e sottoscritto che “…lo scollamento interno alla coalizione verificatosi durante la seduta del 5 luglio in occasione dell’elezione del Presidente del Consiglio è stato determinato dalla mancanza di un accordo tra le forze politiche”.
L’accordo quindi non c’era, lo abbiamo riconosciuto e sottoscritto tutti e tuttavia dal 6 luglio e per oltre un mese il gruppo di An e il suo Presidente sono stati oggetto di reiterati attacchi attraverso la televisione e la stampa, attacchi cattivi e feroci al punto da farmi correre più volte davanti al primo specchio per verificare se il mio volto si fosse veramente trasformato in quello di un mostro.
E mentre il mio nome non veniva pronunciato, cresceva nell’opinione pubblica l’identificazione del mostro con la mia persona, continuamente, anche se allusivamente, bacchettata perché avevo osato violare un accordo che non c’era, patti mai stipulati e mai sottoscritti, perché era stato votato contro la sua stessa volontà, perché – in una parola – aveva il torto di esistere.
Signor Presidente, l’altro aspetto di carattere squisitamente personale - e resto ancora nella parentesi non politica ma personale del mio intervento – riguarda l’intervista che ella ha concesso al “Giornale” riportata dal “Corriere della Sera” e da alcuni quotidiani locali.
Io rimasi molto male per quell’intervista perché il contenuto della medesima attribuito con nome e cognome a me, sicuramente non riguardava la mia persona.
Diceva l’intervista “…i contrasti per l’elezione del Presidente del Consiglio, una prova di desistenza in cambio di un assessorato”. La sua risposta “roba da prima Repubblica”.
Un’opinione che non avrei neppure commentato se lei, signor Presidente, non avesse fatto il mio nome e cognome, riferendolo proprio alla desistenza per l’assessorato e alla bieca prima Repubblica. Un errore gravissimo – me lo consenta – che mi auguro per il bene comune…
…mi duole che non mi sia stato segnalato subito, escludo nella maniera più decisa e assoluta di aver fatto il suo nome…
Io non ho avuto modo di controllare e leggere l’intervista, ma non ho nessuna difficoltà a darle atto che non avevo minimamente intenzione di riferirmi lei… Mi duole sinceramente.
Presidente, prendo atto con piacere del suo chiarimento. Tuttavia, siccome era un’intervista pubblica, io le devo una risposta pubblica, lei poi mi reitererà – mi auguro – il suo chiarimento.
Attribuendo a me fatti determinati che non avevo mai
commesso e intenzioni che non avevo mai avuto probabilmente lei, Presidente, ha pensato che io fossi un folle che aveva
creato tutto quel bailamme per ottenere un assessorato, mentre il giorno prima
del 5 a Roma e nelle intenzioni di tutti avrebbe tranquillamente avuto la
carica di Vicepresidente e quindi un assessorato.
… gliela avevo offerta io.
Perciò, il discorso mi sembra inconciliabile logicamente. Mi scusi, ma siccome c’era una polemica in giro, mi sembra evidente che il giornalista abbia interpretato a modo suo… Comunque escludo nella maniera più assoluta di aver fatto il suo nome.
La ringrazio, Presidente. Su questo punto, quindi, la risposta che io devo dare a quel giornalista – prendo atto del fatto che non debba darla a lei –è una risposta che devo dare al popolo di Alleanza nazionale e a tutti coloro i quali, esattamente come me, hanno patito e lottato per una vita, per un ideale e giammai per una poltrona.
Avevo i pantaloncini corti quando i carri armati sovietici invasero l’Ungheria, schiacciando sotto i cingolati i giovani magiari. I giovani italiani insorsero e io feci allora la mia scelta. Mi ruppero quattro costole in una manifestazione, ovviamente.
Da allora ad ora, per oltre 40 anni non ho mai macchiato la mia fede che affonda le sue radici nelle antiche virtù: correttezza, lealtà, onestà, verità, coraggio, pietas ed in quelle cristiane e cattoliche.
E’ sconveniente che io dica qui la mia biografia, anche se molti – fra cui alcuni del mio stesso Partito – dalla sua conoscenza potrebbero trarre insegnamenti infiniti. Mi limiterò solo a confutare con la testimonianza dei fatti della vita la mia pretesa voglia di poltrone. Mai o quasi mai un uomo politico italiano si è dimesso da una carica elettiva, io l’ho fatto per due volte. Nel 1974, mi dimisi da consigliere comunale della città di Messina, ed in seguito scrissi un libro “Nuovi baroni di Sicilia” che esaurì la prima edizione di 3 mila copie in una sola settimana di vendite. E l’anno scorso mi dimisi dal Consiglio provinciale di Reggio Calabria, mentre stava per essere approvato il nuovo Statuto con la nuova indennità di 3 milioni al mese per ogni consigliere. Mi dimisi perché non potevo dedicare al mandato il tempo necessario. E ancora – e concludo – la cessione all’onorevole Caligiuri della Presidenza del Consiglio, circostanza anche questa ammessa e riconosciuta pubblicamente dallo stesso Caligiuri.
A me premeva, signor Presidente- e non ho parlato durante la confusione di quelle settimane perché le parole si sarebbero disperse, come diceva Catullo, in acqua che corre giù rapida- chiarire questo aspetto personale della vicenda. Per il resto, il dato politico per questa maggioranza è che questo episodio, che è stato inteso, interpretato forse giustamente “da chi ne aveva interesse” come un elemento di scollamento di questa maggioranza, e lo è stato nella misura in cui non lo abbiamo preventivamente discusso, ha rappresentato solo un momento. Questa vicenda – quella di cui oggi stiamo discutendo – rappresenta un momento della complessiva vicenda della politica nell’ambito di una legislatura che noi, come dicevo nella premessa, abbiamo il dovere di portare avanti e completare dando le risposte che la politica – e solo la politica – può e deve dare.
Noi ci eravamo espressi, il gruppo di An - a quella riunione mancava solo l’onorevole Chiarella – all’unanimità in senso contrario alla formazione di una Giunta tecnica. Questo lo avevamo fatto prima ancora che lei, Presidente Chiaravalloti, nominasse i suoi assessori, che sono delle degnissime persone ma che noi allora non conoscevamo. E comunque a prescindere dalla dignità delle persone, era un fatto politico.
Noi ritenevamo e riteniamo – Alleanza nazionale l’ha sempre sostenuto – che la politica debba dare le risposte per le quali è stata chiamata nella posizione di governo, in questo caso di maggioranza, che la politica, i partiti, i consiglieri saranno chiamati a rendere il conto e il conto dovranno renderlo sulla base degli impegni che avranno assunto con l’elettorato, del mandato che hanno ricevuto, dell’opera che hanno svolto.
Noi abbiamo la necessità di dare risposte alla Calabria – è stato detto da più parti – e ho colto con piacere anche talune note dell’opposizione che anche con l’intervento dell’onorevole Fava nella parte conclusiva, ma anche con l’intervento dell’onorevole Bova e di tutti gli altri, ha dichiarato una disponibilità sui problemi per l’impegno fondamentale che è comune.
Vedete, in questo momento di tragedia cosmica quale quella che abbiamo commemorato prima, è anche riduttivo e sembra in questo momento forse fuor di luogo che noi si parli in minimis di queste cose. Però, noi abbiamo il dovere di tentare ciascuno di noi di fare il proprio dovere.
Ebbene, il nostro dovere è stato quello di dire come la pensavamo nel momento in cui dovevamo esprimerlo, il nostro dovere oggi, prendendo atto che questa Giunta è nata da prerogative costituzionali e che comunque sì tali prerogative, sì tali poteri, sì come i poteri del Consiglio, sì come la esigenza di fare quella Regione agile e snella postulano tutti un passaggio obbligato che è quello dell’autoriforma; postulano tutti il passaggio della responsabilità collettiva, attraverso cui, dando prova di quella responsabilità, potremmo poi chiedere e rendere il conto di aver fatto il nostro dovere.
Presidente, noi così come abbiamo con correttezza e lealtà in quel momento espresso il nostro dissenso da una Giunta tecnica, oggi presentando la sua Giunta lei a noi, noi che siamo – e io sto parlando da responsabile, dirigente, capogruppo di Alleanza nazionale – una coalizione politica, un Partito politico, che siamo una maggioranza organica con la stessa correttezza e lealtà, le diciamo che noi siamo coerenti e organici, leali nei confronti suoi, della sua Giunta e della sua maggioranza.
Abbiamo però l’obbligo di vigilare, di verificare che i progetti, i programmi, le attività dei singoli assessorati e collegialmente della Giunta siano coerenti col progetto politico, con l’impegno che noi abbiamo assunto con l’elettorato. L’impegno non lo ha assunto solo lei, signor Presidente, l’impegno l’abbiamo assunto noi singoli consiglieri, i partiti, la coalizione che ha vinto le elezioni.
Su quest’obbligo saremo altrettanto responsabili nel chiedere prima a lei, come abbiamo fatto talune volte, e poi se sarà necessario – mi auguro di no - pubblicamente con fermezza di mettere mano alle cose che non vanno perché noi l’obbligo che abbiamo assunto è quello del cambiamento, di dare risposte e di fare le cose che in premessa avevo detto.
E a quell’obbligo noi non intendiamo sottrarci, io personalmente - oltre che politicamente esprimendo una posizione politica di gruppo - dico che per me è un imperativo assoluto.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi Michelangelo. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, questa discussione avviene un mese e mezzo dopo
il verificarsi di fatti così importanti, così determinanti che cambiano il
volto della Giunta, dell’Esecutivo regionale, che portano un elemento di forte
divaricazione.
Abbiamo sentito
adesso l’intervento del capogruppo di Alleanza nazionale, onorevole Pirilli,
che esprimeva tutto un elemento di forte disagio rispetto alla conclusione cui
si è pervenuti sul terreno delle scelte complessive, sulla scelta di arrivare
poi alla fine alla nomina di una Giunta tecnica che in qualche modo – credo che
questo vada sottolineato come elemento politico che in questa fase si pone
all’attenzione del Consiglio regionale, di tutte le forze che compongono questo
Consiglio regionale nelle diverse componenti di maggioranza e di minoranza, di
opposizione – rappresenta nella sua scelta di fondo non solo un elemento di
novità assoluta, perché in nessun’altra Regione d’Italia è avvenuto un cambio
così traumatico, così rilevante, così profondo, un vero e proprio
controribaltone interno. Contemporaneamente abbiamo, come secondo elemento, la
scelta caratterizzante di nominare una Giunta composta largamente da assessori
tecnici esterni alla stessa regione Calabria.
Mi pare che tutto
questo porti a dichiarare con chiarezza, con grande nettezza che c’è una vera e
propria dichiarazione di sfiducia nei confronti della politica calabrese, una
dichiarazione di sfiducia nei confronti della stessa maggioranza di
centro-destra che ha oggi il compito di governare, che ha avuto assegnato un
mandato popolare lo scorso anno. Una dichiarazione di sfiducia anche nei
confronti della società civile, delle professionalità, dei tecnici, delle
competenze, delle competenze specialistiche che in Calabria ci sono e sono
importanti, ricche e che certamente sono state anche umiliate e mortificate
dalle scelte che sono state compiute dal Presidente Chiaravalloti.
Credo che ha
ragione, alla fine, l’onorevole Bova quando ha afferma – in un passaggio del
suo intervento – che la nuova Giunta regionale, nata sotto ferragosto, ricorda
i tempi in cui si facevano i decretoni negli anni ’70 e ’80. In quegli anni i
governi quando dovevano fare delle cose indigeste, assumere misure anche
impopolari aspettavano il momento in cui i cittadini erano distratti da altre
cose, erano in ferie, pensavano ad altro.
Lei ha ritenuto,
sotto ferragosto, quando la Calabria era con la testa impegnata in altre cose
di fare una operazione e nonostante abbia ascoltato con grande attenzione
stasera la sua comunicazione, personalmente non ho ancora capito e compreso le
ragioni vere che hanno prodotto questa rottura e questo strappo che si è
determinato. Per le cose che lei ci ha detto, parlando della precedente Giunta
regionale,ha dichiarato che ha svolto un lavoro egregio, enorme, ha usato anche
questa espressione, e francamente il cambio così drastico e radicale che si è
determinato, non fa trovare poi elementi di coerenza rispetto a quello che poi
è concretamente avvenuto con la scelta di un vero e proprio licenziamento in
tronco di una parte consistente dei vecchi assessori regionali. Credo che su
questo dovremmo ancora indagare, ci sono ancora ragioni che non emergono fino
in fondo e che dovranno prima o poi essere espresse, esplicitate nelle loro
intime verità.
Penso che comunque c’è il problema di una scelta che mette sotto giogo e sotto scacco la regione. Io questa preoccupazione, questo richiamo lo debbo lanciare.
La presenza di tante personalità di valore, di prestigio che non sono però calabresi, non hanno rapporti con la Calabria, non conoscono il territorio, i problemi, i bisogni non sanno neppure dove si trova il loro assessorato di competenza, ci induce a forti preoccupazioni, a un forte allarme soprattutto in considerazione di una condizione della Calabria, Presidente Chiaravalloti, che presenta indicatori fortemente preoccupanti e a rischio.
Ho sentito che una serie di dati sono stati espressi, anche l’assessore Gentile in uno dei primi atti del suo insediamento ci ha ricordato che la Calabria nell’ultimo anno ha avuto un calo del 30 per cento delle presenze turistiche…
(Interruzione)
Io ho letto sui giornali… sempre i giornalisti hanno la responsabilità…
(Interruzione)
Siccome questa cosa non è stata smentita, onorevole Gentile, io non ce l’ho con lei. Ho letto sui giornali questa sua dichiarazione nella quale denunciava un calo del 30 per cento in un anno delle presenze turistiche in Calabria, che per quanto mi riguarda…
(Interruzione)
Presidente, forse sarebbe stato utile a quel punto per evitare che si innescasse un elemento di confusione su questo terreno che ci fosse un chiarimento, una smentita…
(Interruzione)
Io non l’ho riscontrata.
Comunque, rispetto all’esperienza di quest’anno, agli elementi che abbiamo avuto modo di sottolineare e di segnalare, ai problemi che riguardano l’intesa istituzionale di programma- e poi dirò una cosa sulla questione dell’accordo di programma quadro forestazione e manutenzione del territorio-, ci sono ritardi, si segna il passo e c’è un elemento forte di freno e di ostacolo. Rispetto alla situazione che si è determinata nella situazione sanitaria calabrese per cui oggi abbiamo una proiezione di indebitamento che porta alla fine del 2001 la Regione Calabria ad avere circa 1000 miliardi di indebitamento, di sforamento rispetto al tetto di spesa previsto, rispetto ad una situazione nella quale il Consiglio regionale della Calabria ha realizzato il proprio primato negativo da 31 anni a questa parte: da quando esiste questa Istituzione, la regione non abbiamo mai registrato un primato negativo così basso di produzione legislativa, di impegni, di interventi.
Eppure la Regione ha vissuto momenti di crisi lunghe, di mesi e mesi di grandissima difficoltà, ma solo in quest’ultimo anno noi abbiamo realizzato il primato negativo in una condizione in cui ci dovrebbe essere il maggior livello di governabilità, di impegno di governo, ci sono tutti gli strumenti e i numeri, perché la legge elettorale non solo dà la possibilità di eleggere direttamente il Presidente, il cosiddetto governatore, ma dà anche i numeri. Una maggioranza larga a chi ha una maggioranza relativa di voti, per poter governare e legiferare, per poter portare avanti indirizzi, programmi, proposte e progetti per il territorio che governa e che amministra.
Eppure tutto questo non è bastato e non è servito e se il bilancio è quello e rispetto a queste cose noi vorremmo delle risposte, onorevole Presidente della Giunta regionale, rispetto alla situazione concreta che si è determinata; francamente non ci convincono le informazioni che lei ci ha dato stasera.
Io di due questioni voglio parlare. La prima riguarda la depurazione.
Non mi pare, Presidente Chiaravalloti, che le cose stiano come dice lei e non mi pare per due ordini di motivi. Intanto perché lo scorso anno siete venuti in Commissione, lei ed altri esponenti della Giunta regionale, per dire che bisognava farla finita con il commissariamento, che bisognava superare l’emergenza e che la Regione avrebbe provveduto ad aprire una nuova fase. Oggi siamo nella condizione per cui il commissariamento per i rifiuti, per la depurazione continua con risultati disastrosi.
Era stato detto da parte di chi ha quelle responsabilità da cui lei certamente non può esimersi, lei è il commissario, è nominato in questa qualità, non solo è Presidente della Regione ma in quanto Presidente della Regione svolge le funzioni, ha l’incarico di commissario per l’emergenza per i rifiuti e per le acque reflue in Calabria.
Rispetto a queste responsabilità, caro Presidente, era stato fatto un annuncio che entro il 30 giugno del 2001 – cioè prima dell’estate – si sarebbe risolto definitivamente il problema della depurazione in Calabria e quindi si sarebbe potuto avere un periodo estivo all’insegna della fruibilità della costa calabrese, delle spiagge e del mare pulito.
Tutto questo non è avvenuto, Presidente nonostante si sia proceduto attraverso modalità anche irregolari, attraverso procedure di assegnazione degli appalti, utilizzando anche il metodo della trattativa privata, forme insolite che però non hanno neppure prodotto i risultati.
Ancora stiamo aspettando il bilancio e il resoconto dei lavori che erano stati promessi e su cui si era detto che ci sarebbe stata una conclusione comunque entro e non oltre il 30 giugno del 2001.
Così come dobbiamo segnalare che anche rispetto agli impianti di depurazione c’è stata una ribellione generalizzata di tantissimi comuni, anche attraverso l’Anci, rcontro la decisione di affidare alle società di gestione unica dei cosiddetti Ato – ambiti territoriali ottimali – la possibilità di gestire utilizzando queste società gli impianti di depurazione. Siamo in una condizione nella quale i servizi sono stati abbassati, non si garantiscono più i servizi da parte di queste società rispetto agli impegni assunti nei capitolati d’appalto e c’è stata anche una diminuzione gravissima dei livelli occupazionali, perché c’era l’impegno nei capitolati che sarebbero stati riassorbiti tutti i lavoratori della ex Comerint, oltre 300 lavoratori che erano impegnati per quanto riguarda la gestione degli impianti di depurazione.
Eppure abbiamo oggi una crescita dei servizi, un aumento delle spese, anzi il rischio di una triplicazione delle spese sulla depurazione che rischia di essere scaricata sui cittadini che non hanno nessun tipo di risultato positivo in questa direzione.
Su questa questione noi abbiamo presentato una mozione, siamo molto interessati allo sviluppo di questa discussione che è stata interrotta perché purtroppo il 31 luglio non abbiamo potuto completare questa discussione perché mancava la sua presenza alla seduta consiliare.
Noi vogliamo tornare su questo argomento perché interessa i comuni, tutti i cittadini calabresi, centinaia di lavoratori che aspettano una risposta anche sul terreno occupazionale da parte della Regione e delle società che sono state incaricate dall’Ufficio del commissario di gestire gli impianti di depurazione in Calabria.
Crediamo che se quella convenzione non viene rispettata, allora la Regione deve assumersi il compito di andare anche ad una rescissione del contratto, se non sono rispettate le clausole e tra queste clausole era prevista la garanzia della difesa, della salvaguardia dei livelli occupazionali della Regione, che non può certamente permettersi di perdere un solo posto di lavoro.
Non siamo d’accordo con quanto detto nei giorni scorsi dall’assessore Scopelliti che è andato a Bari, alla Fiera del Levante, ed ha trovato il modo per fare una sorta di crociata contro l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, unendosi a questa crociata nazionale che è stata lanciata per colpire un diritto fondamentale.
Non pensiamo che in Calabria all’ordine del giorno ci possa essere il tema dei licenziamenti, la Calabria certamente non ha bisogno di licenziamenti, abbiamo già troppi disoccupati. All’ordine del giorno della Calabria ci deve essere il tema dell’occupazione e del lavoro, Presidente Chiaravalloti.
Mi auguro che quella posizione non sia anche della Giunta regionale, non credo che questa Giunta regionale possa essere così impegnata sul terreno del licenziamento, di garantire che chi vuole possa licenziare senza giusta causa e senza legittimo motivo.
Noi crediamo, invece, che in una Regione che ha il più alto tasso di disoccupazione bisogna impegnarsi per promuovere politiche attive per il lavoro e bisogna vedere come quel 30 per cento di cui lei parlava, di stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità si è realizzato e si realizzerà.
Perché mi pare, Presidente Chiaravalloti, che a tutt’oggi la Regione come propria iniziativa non abbia garantito la stabilizzazione di un solo posto di lavoro, basti vedere i progetti direttamente, di emanazione diretta della Regione.
Per esempio, il progetto dei lavoratori della protezione civile o in altri campi, in altri settori che sono progetti di carattere regionale. Noi vorremmo sapere quali sono le misure e i provvedimenti che riguardano la Regione rispetto ai suoi impegni; se arriveremo - noi ci auguriamo che questo avvenga – alla stabilizzazione del 30 per cento, avverrà perché ci sono tanti comuni che si sono attivati e lo hanno fatto senza avere nessuna garanzia e nessuna risposta da parte regionale, tant’è che c’è una protesta continua su tutti i giornali per i ritardi e le inadempienze che la Regione Calabria ha accumulato sul tema della stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità.
Quindi, guarderei con attenzione alle informative che vengono indicate dai diversi settori. La realtà è che noi oggi dopo un anno, dopo 15 mesi di governo Chiaravalloti, di governatorato Chiaravalloti, presentiamo ed abbiamo una fotografia della Regione fortemente preoccupante, deficitaria e siamo molto più preoccupati della prospettiva.
Perché, se guardiamo a quel che può accadere con i fondi di Agenda 2000, non c’è da stare allegri.
L’ufficio che dovrebbe curare tutti gli aspetti della programmazione regionale, tutte le questioni che attengono alla gestione dei fondi comunitari è un ufficio azzerato, Presidente Chiaravalloti.
C’erano esperti illustri, c’era un dirigente di settore che si chiamava Orlando, c’era un dirigente di settore che si chiamava Sechi, ormai è noto, tutti lo sanno che questi dirigenti regionali di qualità e di valore hanno sbattuto la porta e se ne sono andati. La Regione oggi, in questo momento, non ha un ufficio, non ha esperti, non ha dirigenti nel punto nevralgico, nel suo nodo fondamentale.
Rispetto ad Agenda 2000, rispetto ai mille miliardi che non debbono essere impegnati ma debbono essere spesi entro il 31 dicembre del 2002 noi vorremmo sapere quali sono le intenzioni, cosa intende fare la Regione.
L’onorevole Adamo ha avanzato una proposta. C’è un atteggiamento del centro-sinistra positivo perché, certamente, non vogliamo che i fondi assegnati alla Calabria che possono rappresentare l’ultima occasione per lo sviluppo e per la crescita, per il lavoro, per l’occupazione di questa Regione, vadano perduti.
Noi lavoreremo ed è giusta questa posizione del centro-sinistra, non certamente per la Giunta regionale, ma lavoreremo e ci impegneremo per la Calabria, per una regione che non può essere condannata ancora una volta dall’incapacità di governo dell’amministrazione regionale ad essere ancora relegata all’ultimo posto dell’Italia e dell’Europa.
Certamente, noi non vogliamo che si perdano i 1000 miliardi della prima annualità di Agenda 2000, però vorremmo capire quali sono le risposte di fronte alla crisi di una struttura fondamentale strategica per le prospettive di Agenda 2000.
Non abbiamo visto finora segnali che siano corrispondenti alla gravità della situazione e vediamo invece che vengono emanati bandi spesso incoerenti e non in linea con quelle che sono le dichiarazioni ed i contenuti del Por, del programma operativo regionale e dei complementi di programmazione.
Ho qui una lettera che è stata recapitata qualche ora fa a tutti i consiglieri regionali, che reca la firma di tutti i cinque Presidenti delle province calabresi, nonché di tutti i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil con la quale, sostanzialmente, si chiede la revoca del bando multimisura della Regione Calabria che riguarda le misure del fondo sociale europeo relative alla formazione e pubblicato il 3 agosto 2001. Un bando pubblicato in difformità alle direttive e agli obiettivi posti dai complementi di programmazione approvati il 12 luglio dal comitato di sorveglianza.
Se queste sono le cose, se questo bando dovesse andare avanti – è un bando scaduto il 17 settembre, ieri –, se dovessimo andare avanti utilizzando questo bando, questo, fra qualche mese sarà oggetto di una valutazione del comitato di sorveglianza e alla fine, sulla base delle cose che sono scritte qui e che abbiamo già esaminato ed analizzato, non sarà riconosciuto dal comitato di sorveglianza e ci diranno che eventualmente se ci dovessero essere spese imputate a questo bando, dovranno essere imputate e caricate sul bilancio regionale, perché non possono essere caricate sui fondi comunitari perché non risponde la Commissione europea su un bando che non ha i crismi della regolarità, che è incoerente e che si dimostra per alcuni aspetti anche irregolare di fronte ai complementi di programmazione.
Presidente Chiaravalloti, cosa faremo nel momento in cui ci troveremo di fronte alla revoca di questo bando? Alla bocciatura, come è avvenuta la bocciatura dei complementi di programmazione perché, se si è arrivati al 12 luglio al Comitato di sorveglianza, si è arrivati perché i complementi relativi al fondo sociale europeo erano stati da mesi e mesi richiesti, non prodotti e c’era un blocco di tutto il programma operativo regionale per la mancanza dei complementi di programmazione del fondo sociale europeo. E si è dovuti arrivare all’ultima notte per scrivere i nuovi complementi di programmazione del fondo sociale, per fare una trattativa all’ultimo minuto e per poter partire con i complementi di programmazione.
Poi si pubblica un bando che invece non tiene conto assolutamente delle novità, delle correzioni e delle modifiche che sono state introdotte, mettendo a rischio 200 miliardi. Qui non stiamo parlando di noccioline ma di un primo bando per tutte le misure del fondo sociale europeo, dell’asse 3, risorse umane che riguarda un fondo complessivo di circa 200 miliardi.
Presidente, questi 200 miliardi sono davvero a rischio se non interviene un elemento di chiarimento, un atto di autotutela dell’amministrazione regionale di fronte al rischio della perdita di finanziamenti per mero errore nella formulazione e nella predisposizione del bando che è stato pubblicato.
Credo che sarebbe una misura saggia quella del ricorso allo strumento dell’autotutela in presenza di acclarate difformità, incoerenze ed irregolarità rispetto ai complementi di programmazione.
Ho voluto fare questo riferimento più nel concreto per dire che, certamente, dobbiamo approfondire tutti gli argomenti, ma dobbiamo farlo anche sulla questione dell’accordo di programma quadro forestazione e manutenzione del territorio.
Lei ha usato, qui stasera, un termine. E’ la prima volta che ascoltiamo da lei affermazioni di questa natura. Ha detto che di fronte alla questione dell’accordo di programma quadro e alla disdetta che è stata fatta nel febbraio 2000, quindi ormai si parla di una operazione avvenuta oltre 7 mesi fa, si è trattato di una criminale iniziativa – ha utilizzato un termine molto pesante – di un infedele funzionario ministeriale.
Allora io, Presidente, dico che se lei è convinto che si è trattato davvero come ha affermato stasera di una criminale iniziativa di un infedele funzionario ministeriale, che quindi danneggia e colpisce gli interessi della Regione anche sul piano finanziario, perché la disdetta e la decadenza…
…non è stato disdetto niente. L’intesa è in fase di riprogrammazione e sta per essere conclusa con risultati estremamente lusinghieri.
Quindi nessuno ha mai disdetto l’intesa. Glielo chiarisco per la duecentesima volta: la disdetta dell’intesa di programma è di competenza di un organo collegiale, il Comitato di sorveglianza, attraverso una lunghissima procedura promossa da un comitato paritetico.
Nulla di tutto questo è avvenuto. E’ avvenuto che un funzionario del Ministero ha mandato una lettera dicendo “io dichiaro risolta l’intesa di programma” e l’ha comunicata ai sindacati che hanno raccolto e diffuso questa leggenda metropolitana, questa stupida, abietta cosa.
Io mi meraviglio che dei consiglieri regionali, ignorando tutte le procedure di questo tipo di provvedimento, raccolgano questa bandiera e si espongano ad una figura così gretta e meschina.
Chiedo scusa, ma credo che sia ora di finirla su questa leggenda…
Presidente, io ho qui anche atti regionali. Forse lei talvolta non è presente e quindi…
Sono perfettamente presente e consapevole su questo fatto, ho avuto anche un chiarimento col sottosegretario Casaroli, sottosegretario nel vecchio Governo, che si è affrettato a notificarmi che è il caso di considerare quella lettera mai partita e mai uscita e per una certa delicatezza di comportamenti io avevo omesso di parlarne e di farne un cavallo di battaglia.
Siccome scioccamente mi viene ribadito proprio da coloro che avrebbero tutto l’interesse a star quieti mi costringete a rispondere.
Finitela per piacere perché altrimenti vi gratifico di bugiardi e di cialtroni …
Presidente, su questo ribadisco che questo Consiglio regionale della Calabria – ho qui un resoconto integrale – ha tenuto una seduta lunedì 19 marzo 2001 con all’ordine del giorno – quindi non è una invenzione dei Comunisti italiani o del centro-sinistra -…
Le chiedo scusa…
…contradditemi, se siete in grado, altrimenti evitate di insistere.
Le leggo il resoconto integrale.
L’ordine del giorno di quella seduta aveva tra gli altri punti “discussione sulla decadenza dell’accordo di programma quadro, forestazione, manutenzione del territorio”.
Non l’ho inventato io.
Questo l’ha inventato chi l’ha proposto, sarà stato lei o un collega suo, ma una persona di questa finezza intellettuale e di questa capacità deve controllare la verità dei fatti.
Le chiedo scusa,
Presidente, ma c’è qui una relazione informativa dell’allora assessore
all’agricoltura che conferma la decadenza, quindi non è che ci stiamo
inventando nulla di particolare.
Abbiamo fatto una
discussione - e vedo che qui c’è l’onorevole Dima – il 19 marzo proprio su
questo tema. Ora lei ci sta dicendo…
(Interruzione)
Il tema era “discussione
sulla decadenza dell’accordo di programma quadro, forestazione, manutenzione del
territorio”.
L’abbiamo fatta
questa discussione, lei ha fatto una relazione su questo argomento quindi non è
che ci stiamo inventando una cosa o stiamo montando una sorta di campagna
indiscriminata, Presidente.
…una forzatura, ripeto che il fatto non esiste, è solo una forzatura.
Noi prendiamo atto che si tratta, come lei sta dicendo - non posso che prendere atto di questo, chiaramente ci aspettiamo di avere documenti a tal riguardo – di una montatura, che il Consiglio regionale sei mesi fa ha discusso sul nulla, che è stata una sorta di operazione incredibile che è avvenuta, che l’accordo di programma quadro è vigente e che gli obiettivi previsti nell’accordo di programma quadro sono mantenuti e debbono essere realizzati. Che, dunque, i finanziamenti previsti in quell’accordo di programma quadro andranno garantiti e salvaguardati per la Regione…
…saranno aumentati…
…anzi lei ci dice, e noi non possiamo che essere contenti e soddisfatti, che saranno pure aumentati i finanziamenti, quindi da questo punto di vista mi auguro che le cose vadano in questa direzione.
Penso che certamente non abbiamo aperto una discussione sul nulla. Voglio solo dirle che se abbiamo discusso, lo abbiamo fatto su atti ministeriali, su dichiarazioni e documenti di una direttrice generale del Ministero del Tesoro, la dottoressa Manno per fare il nome e il cognome, che aveva fatto una certa comunicazione, che conosciamo, alla Regione…
…dottoressa Manno esclusa dalla trattativa con la Regione su mia espressa richiesta dal ministro del Governo di centro-sinistra…
Benissimo, prendo atto che questo è avvenuto e mi auguro che ci siano più fondi, che ci sia la rimodulazione e una risposta rispetto ai problemi aperti, che sono aperti già da quest’anno per quanto riguarda la possibilità di dare e di consentire ai lavoratori forestali di svolgere più giornate di lavoro aggiuntive per quanto riguarda gli operai a tempo determinato.
(Interruzione)
Ma questo è da vedere, perché le risorse erano…
Onorevole Dima, la prego. E prego anche l’onorevole Tripodi di avviarsi alla conclusione, se è possibile.
Le risorse e gli impegni, i programmi erano quadriennali, quindi non mi pare che sia così…
(Interruzione)
…perché era un accordo di programma quadro che aveva una vigenza quadriennale che arrivava fino al 2003.
Tutte le questioni, i ritardi, i problemi, comunque, che sono stati qui segnalati, le necessità che sono emerse ci hanno fatto capire che non solo si è determinata una incrinatura dei rapporti, ma che si è aperta una fase che è tutta fluida.
Ho sentito che nei giorni scorsi addirittura un ministro, il ministro Tassone, ha fatto una dichiarazione nella quale già annuncia la verifica dell’attuale Giunta per il prossimo mese di dicembre, quindi fra circa 4 mesi si dovrebbe andare ad una nuova verifica. Francamente, non riusciamo a capire cosa sta accadendo, cosa può avvenire e cosa si deve aspettare la Calabria rispetto alla situazione, alla prospettiva che evidentemente ci sta davanti.
Sappiamo che i problemi sono grandi, che ci sono problemi che riguardano il fatto che nonostante tutto la condizione di natura sociale in questa regione è allarmante e pure tanti cittadini che avevano dato fiducia al centro-destra non hanno avuto la risposta sperata.
Oggi noi riteniamo che ci sia che in qualche modo il Consiglio regionale si riappropri, del proprio ruolo e della propria dignità.
Ho ascoltato un suo richiamo puntiglioso, anche cattedratico, come se qui si fosse davanti ad un’Aula di studenti indisciplinata rispetto alle sue prerogative e ai compiti che le assegna la legge costituzionale numero 1.
Volevo ricordarle, Presidente, che tra quei compiti c’è anche qualche dovere. Per esempio, la nomina di un Vicepresidente è contemplata dalla legge costituzionale e lei da un anno non ha mai nominato il Vicepresidente della Giunta regionale, nonostante sia contemplato dalla legge costituzionale.
Quella legge la deve richiamare sia per riconoscere e per rivendicare le sue prerogative, ma deve anche darne attuazione in tutte le sue parti. La inviterei a rileggere quella legge anche in questa parte,che dice, appunto, che tra gli assessori ha il compito di nominare entro dieci giorni il Vicepresidente della Giunta regionale. Cosa che lei non ha fatto né nella prima né in questa seconda Giunta regionale.
In questo c’è un elemento di inadempienza e di mancanza di chiarezza rispetto anche ai compiti, perché è un richiamo giusto, ma nessuno ha voluto porre in discussione le sue prerogative.
Non l’ha fatto l’onorevole Fava e nessun altro esponente del centro-sinistra. Sappiamo tutti che sta nelle sue facoltà la possibilità di revocare e di nominare gli assessori. Poi nel merito ci consentirà di poter esprimere una valutazione in un quadro di confronto democratico, di dialettica democratica in cui ognuno svolge la funzione per cui è stato chiamato.
Noi siamo stati chiamati a svolgere un ruolo di opposizione e di minoranza, facciamo questo ruolo e questa funzione esprimendo una critica e una valutazione negativa, dicendo che se è avvenuto un fatto così straordinario sotto ferragosto, una cosa che non è avvenuta in nessuna Regione d’Italia, non si può dire “era la Giunta che faceva un lavoro egregio però ho deciso di destituirla in tronco e di licenziare senza neppure dare il preavviso” come si usa in tutti i posti in cui valgono alcune regole e alcuni diritti.
Poi l’assessore Scopelliti vorrebbe togliere anche quel diritto dell’articolo 18 ed anche il preavviso, ma noi pensiamo che queste cose vadano salvaguardate e mantenute.
Così come pensiamo che ci sia bisogno invece di rivendicare autonomia e autogoverno e autosviluppo per la regione Calabria.
Questi sono i caratteri fondamentali del processo di riforma che vogliamo sviluppare e io sono convinto che in questo senso è giusto portare avanti il processo, mantenere e rispettare quello che è fissato dalla legge istitutiva della Commissione speciale per l’autoriforma. Nessuno può immaginare di andare a nuove proroghe, a nuove dilazioni, a nuovi rinvii. I tempi sono già fissati e dunque si tratta di mettersi a lavorare per realizzare quei provvedimenti facendo una operazione di chiarezza.
Ricordo che quando ci sono stati processi di riforme radicali costituzionali, non ci sono stati mai – qualsiasi sia stato il tipo di Esecutivo nazionale – interventi che in qualche modo abbiano turbato il libero dispiegarsi dell’impegno di carattere legislativo.
Quando si è trattato di fare una operazione di grande riforma, il Parlamento ha deciso di fare una legge e una Commissione bicamerale che non ha prodotto i risultati auspicati. Non c’è stata una iniziativa del Governo per promuovere un processo di riforma su quel terreno lì perché quando si parla delle regole non c’è dubbio…
(Interruzione del Presidente Chiaravalloti)
Credo sia censurabile, Presidente, discutibile l’iniziativa di costituire un gruppo di lavoro per avviare una proposta e per definire una proposta per lo Statuto. Credo che gli esperti possono essere nominati perché la legge lo prevede da parte del Presidente della Commissione autoriforma, onorevole Naccarato, se ce n’è bisogno, ma sicuramente di tutto abbiamo necessità oggi in questo momento piuttosto che di una acutizzazione dei rapporti.
Credo che non abbia interesse neppure lei a
determinare una condizione di difficoltà. Si lasci libero sviluppo all’impegno
e al confronto delle forze consiliari su questo terreno e non si assumano
iniziative come la nomina di comitati di super esperti, quale è quello che è
stato varato, che è a mio avviso fortemente discutibile sul piano politico, oltre
che in qualche modo irriguardoso nei confronti degli strumenti di cui si è
dotato il Consiglio regionale, attraverso l’approvazione di una legge regionale
che ha stabilito le forme, le procedure e le modalità attraverso le quali si
procede per realizzare la riforma dello Statuto, del Regolamento e l’approvazione della nuova legge elettorale.
Rispetto a
questo, credo che bisogna con grande chiarezza e nettezza essere sul versante
che è quello di valorizzare il ruolo consiliare, al di là – qui davvero – delle
differenze di schieramento.
Un’ultima cosa mi
consenta, Presidente: gradirei che quando ci sono momenti importanti e solenni
che investono anche l’immagine fisica della Regione Calabria, dal parte del
Presidente della Regione, che è il Presidente di tutti i calabresi, ci fosse un
confronto, un approccio che sia rispettoso anche di chi è di fronte ad
ascoltare.
Ho partecipato,
Presidente – e voglio qui fare una puntualizzazione – nella scorsa settimana,
nella giornata dell’anniversario della tragedia di Noverato, alla presentazione
del piano per l’assetto idrogeologico.
Mi consenta,
Presidente, avrei gradito da lei, proprio ad un anno di distanza da
quell’evento calamitoso, drammatico che ha provocato la perdita di 13 vite
umane ci fosse una relazione, un bilancio sull’attività svolta, sulle cose da
fare, sulle cose fatte e su quello che doveva essere prodotto dalla Regione.
Sugli impegni, sui programmi, sulle prospettive, sui cardini, gli assi della
politica della Giunta regionale della sua amministrazione.
Ho sentito che
lei ha aperto quel grande ed importante seminario ed il convegno, parlando 5
minuti e dedicando 4 minuti e mezzo alle contumelie e alle ingiurie anche di
natura personale nei confronti di chi in quel momento era oggetto della sua
attenzione.
Francamente, io
non mi aspetto questo dal Presidente della Regione Calabria. Mi aspetto invece
un atteggiamento positivo ed improntato all’impegno attivo sul terreno dei
problemi e sulla necessità di affrontarli.
Per questo,
personalmente non capisco, non condivido queste continue esternazioni che non
dicono nulla sul terreno dei contenuti e che offendono solo forse, perché si
pensa che invece di rispondere ai problemi bisogna demonizzare chi fa una
dichiarazione.
Non è quello il
metodo. Noi svolgiamo un ruolo e non ci si può rispondere dicendo: quello dice
una fesseria o ha preso un abbaglio, senza mai dare una risposta, un numero, un
dato, una cosa fatta, un impegno preso, una realizzazione concreta effettivamente
operata.
Non so chi sono i
suoi consiglieri, vedo che c’è questo portavoce debordante sulla stampa, ma,
francamente, se davvero è quello il pensiero del Presidente Chiaravalloti,
francamente siamo molto preoccupati.
Debbo dire che
anche il modo con cui viene trattato, generalmente il coordinatore del
centro-sinistra, onorevole Fava, è stucchevole ed inaccettabile,
inqualificabile quel modo anche di porsi.
C’è un confronto
politico che si svolge sul terreno della politica, degli argomenti; argomenti,
contenuti, fatti, idee, analisi, ma di quello stiamo parlando, non del fatto se
Fava è giornalista o meno o cose che non c’entrano nulla col confronto politico
della vita regionale, assolutamente.
Siccome abbiamo
letto e visto permanentemente cose di questo genere anche nei confronti di
Borrello, potrebbe capitare a me, insomma a chiunque in qualche modo si
permetta di disturbare il manovratore, questo è il problema… C’è una mancanza
di allenamento alla democrazia che emerge, caro Presidente, anche da questi fatti,
da questo…
(Interruzione)
E allora nella
democrazia…
(Interruzione)
Le decide lei le critiche, Presidente…. non mi faccia ridere…, come le cose che sono state dette sul giornalismo, sbagliano sempre i giornalisti…
Onorevole Fava, la prego e prego anche il Presidente della Giunta…
Presidente Chiaravalloti, bisogna saper assorbire e incassare il colpo, quando arriva, rispondendo sul terreno concreto rispetto alle questioni, sapendo che l’elemento della polemica politica in qualche modo arricchisce e dà vitalità al confronto e al dibattito democratico.
Queste cose volevo dire, certamente non sono tra chi dà cambiali di fiducia, non do nemmeno cambiali di fiducia a questa operazione. Non credo che questa sarà l’operazione che salverà la Calabria dal rischio della deriva e del disastro.
Sono invece per dire e per vedere come anche il Consiglio regionale, per le scelte che può compiere rivendicando il ruolo e valorizzando la sua autonomia, cosa è in grado di fare per salvare la Calabria dal disastro che rischia di conoscere ulteriormente se va avanti un’esperienza fallimentare e sotto gli occhi di tutti.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Napoli. Ne ha facoltà.
Pregherei i colleghi che devono intervenire di esporre il proprio pensiero, certamente ma di non dilungarsi oltre un certo limite perché altrimenti dobbiamo pensare per un futuro di fare una modifica del Regolamento anche sui tempi, perché non è pensabile che si possa intervenire per due ore. Questo vale per tutti, maggioranza prima e opposizione dopo, perché altrimenti poi si rischia di ripetersi e di andare per le lunghe.
Signor Presidente
del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, è difficile
affrontare - dopo i gravi fatti che hanno interessato gli Stati Uniti d’America
e i gravi attentati che hanno colpito le città di New York e Washington - una
vicenda come quella della seconda Giunta regionale della Calabria di questa settima
legislatura, che avrebbe senz’altro meritato di essere discussa, valutata nella
immediatezza della nomina e cioè nello scorso mese di agosto.
Le vicende della
settimana scorsa che hanno inferto un colpo gravissimo alla convivenza civile,
non solo degli Stati Uniti, restituiscono per intero al mondo civilizzato, ma
non solo a quello, la gravità di un fenomeno quale è quello del terrorismo,
rispetto al quale i paesi occidentali in particolar modo ma la collettività, la
comunità internazionale farà bene ad interrogarsi, come sta facendo, per
individuare gli strumenti per affrontare e debellare in ogni angolo del mondo i
focolai che ancora con veemenza, con crescente intensità interessano i quattro
angoli del pianeta.
Signor Presidente
della Giunta, nessuno intende – credo – disconoscere i poteri e le prerogative
che la legge costituzionale numero 1 del ’99 riconosce in capo al Presidente
della Giunta regionale. Poteri che derivano dal mandato popolare, dall’elezione
diretta e promanano dalla legge costituzionale.
Potremmo qui
forse discutere, ma non è la sede, della legge costituzionale numero 1/99,
delle modifiche che la stessa ha apportato all’impianto costituzionale, alle
alterazioni che questa legge ha provocato sulla architettura istituzionale, ai
meccanismi istituzionali. Potremmo valutare se l’intervento del legislatore in
siffatta materia sia stato più o meno opportunamente ponderato. Se per dare
risposte politiche – di cui forse non era capace, – ha pensato bene di
introdurre stravolgimenti elettorali e modifiche normative che hanno ingessato
la vita politica ed istituzionale delle Regioni vulnerando la democrazia
italiana.
Ci sarebbe da
chiedersi per quali ragioni analoghe modifiche non abbia il legislatore
ritenuto di apportare con riferimento al Parlamento, perché credo che i
ribaltoni – se questa era la medicina per affrontare la patologia che si era
manifestata nel corso della sesta legislatura nelle Regioni italiane ed in
parte delle Regioni italiane- non sono stati solo una prerogativa di quelle
Regioni, ma hanno interessato ed in modo pesante, in modo altrettanto frequenti
con effetti ancora più vistosi il Parlamento della Repubblica.
L’occasione di
quest’oggi ci dà lo spunto per esprimere valutazioni di profilo politico su
sistemi di straordinaria attualità, anche per le implicazioni che rivestono in
ordine all’importante dibattito che interessa la Regione Calabria e tutte le
Regioni italiane con riferimento all’avviato procedimento di autoriforma
statutaria.
Ma la questione
che evidentemente merita tutta la nostra attenzione è tutt’altra. La
convocazione del Consiglio regionale richiesta e voluta dalla opposizione sulla
vicenda della Giunta Chiaravalloti bis, offre la possibilità ai calabresi di
avere piena contezza di quanto sta accadendo alla Regione Calabria, delle
profonde ferite che l’Esecutivo regionale di centro-destra sta provocando alle
possibilità di sviluppo del territorio calabrese.
Ci aspettavamo
che la maggioranza della Casa delle libertà, attraverso il Presidente del
Consiglio regionale mostrasse sensibilità istituzionale rispetto alla seconda
Giunta di questa legislatura, convocando tempestivamente il Consiglio
regionale. Era doveroso pretendere che questo venisse convocato nella
immediatezza dei fatti.
Abbiamo dovuto
constatare viceversa che la Casa delle libertà non mostrava attenzione,
sensibilità democratica, correttezza istituzionale verso il Consiglio e che in
forza delle prerogative attribuite al Presidente della Giunta – come peraltro
il dibattito di questa sera ha dimostrato ed ha confermato anche con gli
interventi che si sono susseguiti in Aula –avrebbe fatto volentieri a meno, la
Casa delle libertà, di queste discussioni.
E la Calabria
deve sapere che se oggi il Consiglio regionale è convocato per discutere della
Giunta Chiaravalloti, lo è perché l’opposizione delle forze dell’Ulivo e di
Rifondazione comunista hanno chiesto e più volte hanno insistito sulla
convocazione e sulla fissazione di una apposita seduta del Consiglio.
Non era e non è
pensabile bypassare gli istituti di democrazia rappresentativa facendosi forte
della lettera della legge.
La lettera della
legge non stravolge le regole della politica, la lettera della legge non saremo
senz’altro noi a violarla, ma le regole della politica, della correttezza
istituzionale, le regole del dialogo che viene oggi ricercato, le regole del
dialogo politico ed istituzionale avrebbero imposto un diverso iter al
dibattito di questa sera.
E’ impensabile
che all’avvenuto rafforzamento dei poteri del Presidente della Giunta regionale
in virtù della cennata novella costituzionale, non faccia seguito il
contemporaneo rafforzamento dell’altro potere, anch’esso promanante dal
suffragio elettorale, dall’elezione del Consiglio regionale.
La decisione del
Presidente Chiaravalloti di dar vita alla seconda Giunta della settima
legislatura è non già un mero rimpasto; rappresenta nel modo più efficace che
l’opposizione aveva visto giusto, quando per un anno e mezzo aveva denunciato i
limiti, i ritardi, le inefficienze, le contraddizioni di una gestione
amministrativa e di governo della Calabria profondamente inadeguata alle sfide
impegnative ed indifferibili che la Calabria è chiamata a fronteggiare.
Per un anno e
mezzo avete tentato di convincere i calabresi che il Ponte era la panacea dei
mali della Calabria, ma vi siete fatti trovati a gestire l’emergenza alluvione
che nel settembre scorso ha interessato l’area dello Jonio catanzarese e
reggino provocando lutti e tragedie nella città di Soverato.
Proprio in
occasione del dibattito in quest’Aula sulla tragedia di Noverato, avete
annunciato con grande enfasi che entro l’anno scorso, entro il 31 dicembre 2000
la Regione Calabria si sarebbe dotata della legge urbanistica regionale.
Ebbene, è trascorso oltre un anno da quell’evento luttuoso che ha colpito
Soverato, la Calabria e della legge urbanistica regionale non si ha traccia
neanche nelle Commissioni, se è vero che non è stato approvato neanche un
articolo di quella legge regionale.
Avete annunciato
una rivoluzione nella sanità calabrese ed invece avete consumato un
“termidoro”, congedando tutti i direttori generali ed anche quello che avevate
indicato come l’alfiere del cambiamento, il demiurgo della sanità malata che si
è distinto in 18 mesi più per i licenziamenti ingiustificati ed ingiusti nei
confronti dei direttori generali. Non sappiamo quanto questo verrà pagato,
quanto costeranno quelle iniziative improvvide alla Regione Calabria, quanti e
quali saranno i risarcimenti che la Regione Calabria sarà chiamata a corrispondere
a quei direttori generali che stavano con non poche difficoltà tentando di
raddrizzare e rianimare l’organizzazione sanitaria calabrese.
Questo stesso
demiurgo della sanità annunciato come quello che riusciva a risolvere…
(Interruzione)
Parlavo, appunto,
del precedente, non del neo eletto.
..che ha sempre
snobbato il Consiglio, che si è sempre rivolto con poco savoir faire nei confronti – se vogliamo usare un eufemismo – dei
consiglieri regionali rei di esercitare il mandato elettorale e politico al
quale erano stati chiamati.
Oggi lo stesso
invoca ciò che per lungo tempo noi abbiamo chiesto. Addirittura si è rivolto al
Presidente del Consiglio regionale per invocare di poter interloquire con i
consiglieri regionali, ma era quello che i consiglieri regionali per oltre un
anno avevano auspicato, chiesto. Ma si è per lunghi 15 mesi sottratto al
confronto, salvo poi invocarlo allorquando il confronto non potrebbe
celebrarsi.
Sono le
motivazioni offerte dallo stesso Presidente Chiaravalloti a lumeggiare più di
ogni altra discussione, più di ogni altra considerazione, più di ogni altro
intervento di questa sera nel dibattito sulle ragioni del licenziamento in
tronco nei confronti degli assessori della sua prima Giunta.
L’aver ammesso i
gravissimi ritardi nella spesa dei fondi europei, aver riconosciuto gli effetti
pregiudizievoli nei confronti che la Calabria avrebbe scontato, costituisce la
più cocente sconfitta politica e di governo del centro-destra, della prima
esperienza di governo di questa legislatura. E’ la clamorosa conferma della
incapacità del centro-destra calabrese di guidare nel difficile crinale di
questo inizio legislatura la nostra Regione.
I richiami di
Roma e di Bruxelles rivolti alla Calabria sulla capacità di spesa prontamente
ripresi dal Presidente della Giunta regionale e le parole preoccupanti espresse
dall’assessore Bagarani pochi mesi or sono - prima della nuova elezione della
Giunta regionale –, con le quali l’assessore Bagarani richiamava gli
assessorati di spesa a promuovere iniziative, a presentare progetti per
impegnare i fondi europei, rappresentano efficacemente i limiti di governo di
questa prima e seconda esperienza del centro-destra in questa legislatura.
Alla costituzione
della seconda Giunta Chiaravalloti ha fatto seguito un effluvio di
dichiarazioni da parte di dirigenti autorevoli del centro-destra e timide
esternazioni di pochi sostenitori. Dopo il Chiaravalloti bis, il centro-destra
appare più diviso, più rissoso ed inquieto, sembra a termine ormai il credito
politico e fiduciario verso il Presidente della Giunta regionale.
Nel frattempo,
questo stesso centro-destra ha fatto strame in Consiglio regionale di nomine,
di incarichi e consulenze, appropriandosi finanche degli spazi che la legge
aveva riservato alle forze della opposizione.
Oggi quale
interlocuzione può immaginarsi da una opposizione che si è tentata di
fortificare lasciandola sola in Aula ad invocare il rispetto delle garanzie
previste dalla legge, che si è tentato di umiliare stravolgendo le regole di
elezione del Presidente del Consiglio regionale poche settimane fa?
Così come non può
fingersi che nulla sia accaduto con la seconda Giunta Chiaravalloti. Questi
15-18 mesi sono lastricati di occasioni mancate di confronto politico e
istituzionale tra maggioranza e opposizione e lo sforzo che questa sera i
consiglieri Adamo e Bova hanno svolto, sviluppando un ragionamento ispirato ad
alto senso di responsabilità, questo sforzo di confrontarsi sui temi, sui
problemi, sulle problematiche è sino ad oggi naufragato. Si è schiantato nella
condotta che la maggioranza ha tenuto in questo Consiglio regionale, che è
stato finanche disertato pur di impedire alla opposizione di esercitare diritti
e prerogative.
E’ giusto che il
Presidente della Giunta regionale rivendichi le proprie prerogative e fa bene a
rivendicarle, ma allo stesso modo l’opposizione legittimamente rivendica gli
spazi che la legge le assegna e che sino ad oggi sono stati del tutto
vanificati da un’Aula vuota per far scattare le procedure che fanno in modo che
vengano riservati al Presidente del Consiglio i poteri che sono dell’Assemblea
elettiva.
Il dibattito e il
confronto potranno riprendere e noi siamo interessati a svilupparli sui temi e
sulle problematiche che attanagliano la nostra Regione, ma occorre che siano
ripristinate le regole del gioco democratico all’interno del Consiglio.
Le parole
pronunciate, i giudizi espressi da parte della Casa delle libertà in una
democrazia non ingessata dalle leggi avrebbero imposto il cambio della
direzione politica. D’altro canto, la crisi della Giunta Chiaravalloti uno è
stata una crisi – diceva l’onorevole Guagliardi – extra politica, extra
istituzionale, non è stata preceduta da verifiche, dall’accertamento, dalla
constatazione politica dei risultati di governo, dai risultati conseguiti dalle
forze politiche che hanno dato vita alla coalizione.
Né della crisi è
stato investito il Consiglio regionale e credo che questo costituisca un vulnus dei rapporti democratici ed
istituzionali, che pure occorre mantenere pur nel rispetto ed in aderenza al
dettato normativo. Credo che non vadano inferte queste violazioni e questi vulnus alla vita democratica delle
istituzioni.
Questa è la crisi
che si è consumata sotto il solleone ferragostano che distrae l’opinione
pubblica e rende meno reattive le forze, le energie e le risorse intellettuali.
La sola
opposizione ha trovato le risorse per richiedere una discussione in Consiglio
nella sede deputata a valorizzare la vita democratica ed assicurare la partecipazione
popolare. Ma la seconda Giunta Chiaravalloti, nominata sotto le cocenti
temperature estive, non ha soltanto scottato le relazioni istituzionali, ma ha
ancor più duramente reso evidente il giudizio già impietoso che il Presidente
della Giunta regionale nutre nei confronti della classe dirigente del
centro-destra e il giudizio che egli ha dei propri rappresentanti in seno al
Consiglio regionale, i rappresentanti della sua parte politica.
Se dovessimo
mutuare da quanta parte del Consiglio, da quanta parte dei consiglieri di
maggioranza, quanta parte viene ritenuta idonea a ricoprire l’incarico
assessorile, il grado di giudizio sarebbe pressoché inesistente, quasi zero.
La presenza di
appena due consiglieri nella compagine di governo rende oltremodo chiaro il
giudizio che il Presidente della Giunta regionale ha nei confronti della sua
maggioranza, dei consiglieri regionali del centro-destra.
E allora un
interrogativo le forze del centro-sinistra dell’Ulivo intendono rivolgere, a
proposito della contrapposizione Giunta tecnica-Giunta politica. Ma non vi
erano figure politiche capaci in seno al Consiglio, in seno ai partiti del
centro-destra, di assolvere ai compiti che per lungo tempo i partiti hanno
assicurato alla vita democratica della Regione Calabria?
Possibile che i
partiti del centro-destra siano nelle condizioni in cui appaiono, cioè
sguarniti di classi dirigenti capaci di governare questa Calabria e si è
costretti ad andare oltre Regione? E’ una manifestazione di fallimento politico
questa nomina della seconda Giunta regionale. Ed è un fallimento politico prima
ancora che di governo proprio per la composizione della Giunta Chiaravalloti
bis.
Noi non
esprimiamo giudizi nei confronti degli assessori nominati, che sono senza
dubbio figure che meritano tutta la stima e la considerazione ma il problema,
il nodo è politico e questo nodo politico non può essere eluso né nel silenzio,
né nelle frasi ad effetto, né nei ricongiungimenti apparenti all’interno del
centro-destra.
Agli occhi degli osservatori si ripropone, proprio per le considerazioni che venivano svolte, a breve distanza l’amara esperienza della Giunta di centro-destra della scorsa legislatura con gli stessi protagonisti di allora.
Quel ciclo politico è stato per la Calabria quanto di più infausto vi sia stato. Oggi però gli impegni per la Calabria in sede comunitaria, per i rischi e per gli effetti e le conseguenze negative che potrebbero avere per l’intero territorio calabrese, per l’intera economia calabrese impongono che non può essere ripetuta quella triste esperienza dei governi di centro-destra nella stessa legislatura.
Il centro-sinistra saprà pertanto - proprio in considerazione del valore delle scadenze, degli obiettivi e degli impegni che la Calabria ha di fronte – incalzare questo Esecutivo e la maggioranza della Casa delle libertà che, giova ricordare, è prevalsa per un soffio nell’elezione del 16 aprile dello scorso anno. La incalzerà perché si attivino tutte le procedure e tutte le iniziative per non disperdere le straordinarie e forse ultime opportunità che i fondo strutturali europei, le intese di programma offrono ai calabresi e alla Calabria.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Borrello. Ne ha facoltà.
Mi rendo conto che il dibattito sta andando avanti da un bel po’ e quindi può subentrare una certa stanchezza. Lei però comprenderà, Presidente, che l’occasione è troppo ghiotta per potersela lasciare sfuggire visto che le opportunità di aprire un confronto nella sede istituzionale deputata, sono sempre più rare. Per ciò, l’occasione che ci viene offerta dal cambio della Giunta operato dal Presidente Chiaravalloti, credo che sia una di quelle in cui va fatto un ragionamento di tipo politico che soprattutto miri a mettere in risalto, in evidenza quali sono realmente i problemi di questa Calabria. Mi pare dagli interventi – soprattutto da quello del Presidente Chiaravalloti – che qua c’è una difficoltà a capire se questa Giunta, se questo Presidente, ha una consapevolezza piena di quelli che sono i problemi della Calabria.
Per la verità, devo manifestare grande delusione per l’informativa, chiamata nell’ordine del giorno “comunicazioni del Presidente” perché oggettivamente avevo immaginato che il Presidente della Giunta, al di là della retorica avrebbe avuto l’amabilità, avrebbe avvertito la sensibilità di spiegare al Consiglio regionale quali sono stati i motivi che lo hanno indotto, all’indomani della seduta del 31 luglio, durante la quale aveva manifestato grandi attese, grandi aspettative, grandi speranze per l’attività del proprio esecutivo, a decidere, il giorno dopo, di cambiare la Giunta regionale.
A noi non interessa se compete o no, perché certamente la norma costituzionale questo diritto-dovere lo attribuisce chiaramente al Presidente della Giunta regionale, a noi interessa rimarcare l’assenza di un progetto strategico per questa Regione, che ieri non ha consentito di portare avanti un progetto amministrativo, ma anche oggi la nuova Giunta non è neanche dotata di una strategia programmatica per questa Regione.
Siccome spesso lei, Presidente, ci richiama attraverso la stampa a stare attenti ai fatti e a discutere dei fatti, io questa sera seppur brevemente cercherò di soffermarmi sui fatti e quindi di accettare la sfida che lei continuamente ci lancia. Quindi andare a vedere quali sono i fatti che in questo anno e mezzo questa Giunta è riuscita a realizzare per questa regione e quali sono i fatti che si propone; questo resta nell’immaginazione chissà di chi, ma certamente non nella nostra consapevolezza perché non abbiamo avuto ancora la fortuna di ascoltare un anno e mezzo fa qual era l’impostazione programmatica di questa Giunta che si insediava, né oggi che c’è il cambio della Giunta, conosciamo la strategia di questa maggioranza, di questa amministrazione, quella che vuole portare avanti per risolvere o almeno per tentare di dare risposte ai problemi della Regione.
Faccio solo un brevissimo cenno, Presidente, lei si è sforzato di farci capire, di convincerci che sostanzialmente l’azione che ha portato avanti in quei primi giorni di agosto era il frutto di una spinta forte da parte dei partiti della maggioranza perché facesse presto a nominare questa nuova Giunta.
Ma anche qui, cominciamo con le prime contraddizioni.
Devo ringraziare l’onorevole Fava che ci ha fornito una documentazione, che
ognuno di noi è bene abbia davanti perché noi qua rischiamo di parlare oggi e
di dire cose diverse da quelle che abbiamo detto ieri. Il collega Fava ci ha
fornito di una puntuale rendicontazione di tutto ciò che è successo in questi
ultimi periodi, ma non solo, e allora lì noi troviamo delle affermazioni di
autorevoli esponenti di questa maggioranza, rappresentanti politici e di
partito ma anche rappresentanti istituzionali in cui sostanzialmente viene contraddetto
in maniera eclatante quello che il Presidente Chiaravalloti si sforza di dire.
Possiamo partire
dal segretario regionale del Cdu che il 7 agosto dichiara che “…la
rappresentanza in Giunta della parte politica stava cominciando a diventare una
concessione mortificante e quindi una chiara non condivisione dell’attività che
il Presidente stava mettendo in atto…”. Galati l’11 agosto parla di “…una
presenza in Giunta di tecnici che è solo però un fatto temporaneo,
esclusivamente provvisorio perché si tratta di un governo…”, attenzione, Galati
ha avuto il coraggio questa sera di ripetere qua qual è la posizione politica
del suo partito rispetto all’attività di amministrazione. “…si tratta di un
Governo – ha scritto Galati – non adeguato a gestire un forte processo di
cambiamento in questa Regione…”.
Poi l’ex
Presidente Caligiuri, oggi deputato, “…questa Giunta è a tempo”. Un passo
indietro.
Presidente, non voglio parlare di Dima che
sollecita una maggiore consapevolezza rispetto alla necessità di avere in
Giunta rappresentanti di questo territorio, di questa Calabria; e questo senza
voler assolutamente sminuire la valenza tecnica di chi è chiamato da Roma per
venire in Calabria, dove si corre anche il rischio… Cioè, la Regione Calabria
sta diventando una filiale di Roma, almeno questa è l’impressione netta
corroborata tra l’altro dall’ultima nomina dell’assessore alla sanità.
Poi le
rivelazioni che il 13 agosto Pirilli annunciava che avrebbe fatto in Consiglio
regionale per scoprire i giochi e i giochetti, quindi i veri motivi che avevano
portato alla crisi della Regione, per la verità questo non c’è stato. Su
Filocamo, Presidente, io non mi soffermo più di tanto, perché oggettivamente io
ho avuto anche l’idea di farle un telegramma di congratulazioni nel momento in
cui ha destituito da quel posto l’assessore Filocamo, perché sostanzialmente è
stato uno di quelli che sul terreno dei problemi legati alla sanità è stato
letteralmente un disastro.
Le farei una
medaglia, Presidente Chiaravalloti, perché ha lasciato andar via l’assessore
Filocamo.
Il punto, però, è
un altro. I problemi della sanità, caro Presidente, non si risolvono col cambio
o la sostituzione degli assessori. Il punto vero è che in questa Regione anche
sulla sanità manca un progetto politico sanitario per questa maledetta o
benedetta Calabria.
Il nodo che noi
non riusciamo a risolvere e quindi la difficoltà della politica, o pseudo tale
per come lei la intende, di farsi carico di questi problemi è evidentemente un
limite rispetto al quale non abbiamo possibilità di incidere.
Ma un ministro
della Repubblica, il viceministro Tassone, giudica questa Giunta il 27 di
agosto “un ibrido” e preannuncia che a dicembre ci sarà una verifica. Quindi
apprestiamoci, si appresti lei, caro Presidente Chiaravalloti, ad immaginare un
percorso che da qui a dicembre la possa portare a nominare altri o confermare
nuovi assessori.
Non entro nel
merito delle valutazioni circa il decreto di nomina e di revoca, perché se
Filocamo lo chiama incoerente ed immotivato, devo ritenere che ha dei buoni
motivi per farlo.
Superato questo
aspetto, dicevo prima, mi sono assunto il compito, Presidente Chiaravalloti, di
discutere dei fatti, di quello che è successo dal maggio-giugno del 2000 fino
ad oggi, un arco di tempo abbastanza congruo per capire come questa maggioranza
intendeva muoversi sul terreno dei problemi di questa regione.
Dal suo
intervento emergono due o tre cose che hanno certamente il merito di aver
concluso un percorso, senza riconoscerlo, però, a chi su quel percorso ci aveva
lavorato nella precedente legislatura. Lei non può menar vanto di aver chiuso
una società mista con l’Enel quando sa benissimo che l’unica attività che
questa Giunta ha posto in essere rispetto a questo problema è stata una
semplice gara d’appalto, perché le norme legislative che hanno poi portato alla
costituzione di questa società mista, certamente non appartengono ai meriti di
questa maggioranza, bensì alla precedente legislatura che ha approvato
all’unanimità con il contributo decisivo di quella minoranza – che è quella
anche di oggi – il recepimento della legge Galli. Non c’è l’assessore Fuda che
di questo ci può essere buon testimone.
E che
l’opposizione ha una cultura di approccio ai problemi diversa da quelli che
qualcuno vuol fare immaginare resta a dimostrazione chiara di come noi siamo in
grado di far governo anche dall’opposizione. Basta solo ricordare che nella
precedente legislatura, perché ancora oggi in questa non c’è stata data
occasione né possibilità perché abbiamo difficoltà anche a discutere nelle
Commissioni per le molte assenze che si registrano – le leggi più importanti
arrivate in porto hanno il marchio indelebile della opposizione. Certamente
anche col contributo di quell’allora maggioranza.
Lei assume a
merito di questa Giunta l’aver stipulato, l’aver realizzato una società mista
con l’Enel, quando su questo non ha nessun titolo per assumere prerogative o
primogeniture.
Io voglio parlare
dell’emergenza ambientale. Caro Presidente Chiaravalloti, lei stasera nel suo
intervento ha detto cose che a chi conosce i problemi di questa Regione in
materia ambientale, sembra che lei parli di altro e non della Calabria.
Lei dovrebbe
sapere meglio di me – perché è il commissario delegato e di questo aspetto ne
parlava pure Tripodi – che nel febbraio o marzo l’ufficio del commissario ha
affidato per decine e decine e forse centinaia di miliardi con affidamento
diretto, non con trattativa privata, egregio Presidente, che è cosa diversa
perché la trattativa privata presuppone la partecipazione di almeno 3-4 ditte,
– appalti sul presupposto che quei lavori avrebbero dovuto concludersi entro il
30 giugno del 2001.
Io la sfido,
Presidente, a farsi un giro in Calabria anche oggi per vedere quali di quegli
appalti ha avuto conclusione al 30 giugno 2001. Io dico che se gli appalti
conclusi superano uno o due al massimo, sarà difficilissimo che ciò possa
essere accaduto e glielo assicuro io con dati oggettivi, di fatto. Quegli
appalti non sono andati in porto, almeno nella misura del 90-95 per cento e
pure lì si sono consumate illegittimità, si sono consumati con quei meccanismi
perversi di affidamento in violazione alle norme che regolano il sistema degli
appalti in Italia.
Questo io non
credo che possa essere un merito da ascriversi a quell’ufficio del commissario,
dove, grazie a Dio!, proliferano i tecnici, gli incarichi, “le assistenze” e
però su quell’ufficio c’è una difficoltà enorme a metterci il naso. I
consiglieri regionali di questa Calabria non sanno che tipo di rapporto
contrattuale passa tra la Regione e chi lì è preposto a grandi livelli di
responsabilità. Non è dato conoscere.
Però, qualunque
Giunta arriva in Regione, quei percorsi, quelle persone sono sempre la. O è di
centro-destra o è di centro-sinistra, quelle persone sono sempre lì e non
rendono il conto a nessuno. Noi ci stiamo sforzando, Presidente della quarta
Commissione, a rincorrere un’audizione in Commissione sull’emergenza ambientale
e noi ancora oggi a distanza di due mesi non siamo riusciti ad ottenere…
(Interruzione)
Non so di chi è
la colpa, certamente non è mia.
Allora se
l’emergenza ambientale è questa, dobbiamo anche parlare della raccolta
differenziata, Presidente Chiaravalloti.
Voi avete
realizzato degli accordi capestro attraverso la costituzione di società laddove
gli oneri più impensabili si ripercuotono sui poveri comuni. Io continuo a
sostenere questa mia idea perché è la realtà, io non so chi sono i vostri
interlocutori ma noi ieri abbiamo avuto, alcuni consiglieri della minoranza, un
incontro con l’Anci nella sua interezza e guardate che il Presidente dell’Anci
non appartiene certamente alla nostra parte politica. Sono letteralmente
disorientati perché non riescono a capire dove vuole portare questa politica
dell’ufficio del commissario che rischia di creare un tracollo finanziario di
inaudite proporzioni.
Cioè si permette,
questo ufficio del commissario, di chiedere ai comuni l’erogazione delle somme,
a prescindere se sono state riscosse o meno a partire dal 1996 perché sono dei
soldi sui quali l’ufficio del commissario ha realizzato degli appalti e oggi
non è in condizione di pagare.
Questi i fatti, caro Presidente Chiaravalloti.
L’emergenza
Soverato. Mi dispiace che non ci sia l’assessore Misiti che sta menando vanto
dappertutto di essere riuscito a fare un piano sulle infrastrutture, di essere
riuscito a realizzare un piano sul dissesto idrogeologico.
Io la invito,
Presidente Chiaravalloti, a leggersi gli atti di un convegno che nel febbraio
del 2000 la Giunta regionale dell’epoca organizzò in provincia di Cosenza. Quel
dibattito lo conduceva l’attuale assessore ai lavori pubblici, professore
opinionista, ingegnere Misiti.
(Interruzione)
Opinionista sì,
vi meravigliate? E’ la terza attività dell’assessore Misiti che fa
l’opinionista sulla stampa.
Lì, in quel
convegno ha magnificato l’azione portata avanti dall’allora assessore ai lavori
pubblici, Adamo – ancora consigliere regionale – per l’impostazione di grande
spessore e di grande serietà che aveva impresso su quel terreno, su quello
specifico problema del dissesto idrogeologico.
Oggi questa cosa
diventa l’asta, la bandiera di cui Misiti mena vanto in tutta la regione.
Almeno abbiate la spudoratezza di dire come stanno realmente le cose perché
altrimenti rischiamo non solo di non capirvi noi che siamo addetti ai lavori,
ma immaginiamo chi è fuori di qui come fa a comprendere quello che succede in
questa Regione.
Ha magnificato la
legge sui lavori socialmente utili, i lavori di pubblica utilità, Presidente
Chiaravalloti, nel suo intervento. Io voglio solo ricordare per un secondo che
quella legge, così come avevamo detto a tempo debito, si sta rivelando una
legge inutile, nei fatti. Non lo dico io che sono all’opposizione, ma sono
parole dette dall’intero direttivo regionale dell’Anci nell’interezza. Ma
comunque…
(Interruzione dell’onorevole Scopelliti)
…non so,
assessore Scopelliti, andiamo a vederlo, a verificarlo, possiamo anche fare…
(Interruzione)
…in Calabria la
cosa è diversa.
Assessore, la
prego, risponderà in un altro momento.
Assessore
Scopelliti, lei può pure replicare, non c’è problema.
Il punto è un
altro: stabilizzare il 30 per cento di fronte a realtà quali comune di Reggio,
provincia di Crotone, Lamezia…
(Interruzione dell’onorevole Scopelliti)
Cioè, lei riesce
a raggiungere quel 30 per cento – assessore Scopelliti, lei queste cose le sa
meglio di me – perché nel conteggio rientrano i comuni più grossi della regione
e quello serve, allora, solo a far in modo che nel 2002 la Giunta raggiunga la
percentuale prevista per Reggio e si possa utilizzare ancora per un anno il
fondo nazionale per l’occupazione.
Il problema è un
altro. Lei si misura, assessore, con i comuni piccoli che sono i più in
Calabria per capire che tipo di difficoltà enormi hanno questi comuni per
tentare di immaginare un percorso che possa andare alla soluzione?
Avevamo proposto
anche altre cose e lei si ricorda bene, assessore Scopelliti. Io non lo so se
quella nostra ricetta era la più valida, certamente era la più forte, la più
capace di dare qualche risposta rispetto a quello che si sta rivelando un vero
e proprio fallimento.
Restiamo ancora
ai fatti. L’accordo Calabria-Lombardia è una ripetizione, una riedizione
dell’accordo Nisticò.
Lei un rischio lo
sta correndo, Presidente Chiaravalloti, glielo voglio dire con estrema
franchezza e serenità d’animo anche perché non è la prima volta che lo dico, lo
dissi in tempi non sospetti anche all’onorevole Nisticò. Lei sta facendo di
tutto per farci rimpiangere Nisticò e io credo che questa sia la iattura più
grande per questa Regione e lei deve fare di tutto per potercelo evitare,
perché non abbiamo nessuna intenzione di rimpiangere l’amico Giuseppe Nisticò.
Il punto delle
contraddizioni di cui dicevo prima: com’è possibile ancora oggi che lei
continui a magnificare il grande ruolo di questa assemblea legislativa
regionale e poi di contro assume in Giunta atti deliberativi che contrastano
con quello che il Consiglio regionale indirizza e programma?
Mi riferisco al
piano delle infrastrutture.
La Giunta
regionale, in contrasto con l’impostazione programmatica del Consiglio in sede
di approvazione del piano generale dei trasporti, cosa fa? Si inventa il tutto
e il contrario di tutto. Va al superamento netto di quella che era una
impostazione che con fatica il Consiglio regionale - tra l’altro con la stessa
maggioranza di quella odierna – era riuscito ad approvare e con la quale aveva
individuato le priorità di grado elevato e di grado meno elevato.
Veniva detto in
quel piano che qualunque attività di investimenti che la Giunta regionale
doveva andare a realizzare da lì in poi, avrebbe dovuto tenere ben presenti le
priorità e quindi il grado di priorità, soprattutto, individuati dal Consiglio
regionale.
Su quel piano
infrastrutturale tutto c’è meno che questo, c’è una grande fantasia ad
immaginare trasversali, ponti, sottoponti, viadotti, porti. E qui andiamo in un
campo delicato, Presidente Chiaravalloti: in quel piano regionale dei trasporti
è scritto che se la Regione interviene sui porti, deve dare priorità ad alcuni
porti che sono quelli lì elencati e questo non è certamente né un compromesso
di quella Commissione né del Consiglio regionale o come si dice con maggiore retorica
un consociativismo, ma è l’elenco dei porti catalogati presso il Ministero dei
lavori pubblici, ex trasporti.
Quello è, non si
può andare alla ricerca di punti di riferimento che spesso, anzi sempre
coincidono con le presenze in Giunta di singoli assessori e l’assessore Misiti
– grazie a Dio – si inventa un porto a Melito Porto Salvo… con tutto il
rispetto, per carità, io non ho nessuna acrimonia verso niente e nessuno, verso
un territorio calabrese che certamente ha necessità di vedere rifiorire una
speranza, perché credo che stiamo perdendo anche questa perché poi sugli
approdi turistici c’era un discorso ancora più serio da fare.
Il discorso più
serio era quello di intervenire con nuovi approdi turistici solo dopo la
realizzazione di un piano di studio meteo-marino che riguardasse l’intera
Calabria. Non si può pensare di intervenire su determinati pezzi di questa
costa, senza avere la certezza che quell’intervento non vada a causare danni in
altri ambiti o in altre situazioni.
Sull’Agenda 2000
sono state dette tantissime cose e tutti i colleghi ne hanno parlato, è
l’argomento all’ordine del giorno; sono tutti preoccupatissimi di quello che
può succedere su Agenda 2000 o meglio di quello che non – ci auguriamo di no –
succederà su Agenda 2000, perché io credo che la prima annualità sia andata già
persa.
Se c’è qualcuno
che immagina che possono essere ancora praticabili soluzioni che nel passato
hanno visto anche la possibilità di recuperare fondi, malgrado una percentuale
di spesa molto limitata, attraverso l’individuazione di progetti già realizzati
con altri interventi che agissero da quota di sponda per la parte regionale, vi
assicuro che si sbaglia … Ieri c’era su un quotidiano locale un’intervista di
un commissario europeo o di un parlamentare europeo che diceva che la storia,
il film sotto questo versante è chiuso se non si concretizzano interventi
certi, impegni e spesa. L’impegno solo non basta, ci vuole l’impegno della
spesa, i fondi comunitari non avranno possibilità di essere canalizzati a disposizione
della Regione Calabria; né ci può essere di consolazione il fatto, Presidente
Chiaravalloti, che anche le altre Regioni del meridione sono forse peggio di
noi perché è vero che aver compagni al duol scema la pena, ma ognuno deve
guardarsi i guai suoi. E i guai nostri, Presidente, sono terribilmente
preoccupanti.
Questa è una
Regione che non riesce a proiettarsi in un futuro anche lontano se volete, se
le condizioni di base e di partenza restano queste per tentare di sperare in un
cambiamento al di là da venire.
Se questo è, in
una Regione in cui un progetto vero e proprio di sviluppo non c’è, non c’è mai
stato e continua a non esserci, perché neanche questa Giunta si è dotata ad
inizio legislatura di un piano regionale di sviluppo per individuare i singoli
territori che presentano delle specificità e quindi creare le eccellenze di
questa Regione nei vari settori di attività soprattutto di tipo economico, voi
mi dovete dire come è possibile innalzare il livello di efficienza e di
produttività dell’economia calabrese.
Che facciamo gli
alberghi dove non ci sono turisti? Questo succede. Rispetto alla “488” turismo
questa Giunta regionale, o meglio la Giunta regionale numero uno che vedeva
assessore al turismo l’amico Crea, che oggi non lo è più – forse questo è stato
uno dei motivi per i quali è stato destituito – prevedeva dei massimi punteggi
in zone in cui il turismo purtroppo non c’è, perché evidentemente non c’è
un’appetibilità, una domanda e in ogni caso a scapito di territori molto più
rilevanti sul terreno del turismo. Caro Presidente Chiaravalloti, se ha la
bontà di approfondire un po’ quali sono i territori di questa Calabria che
sotto questi aspetti producono e possono produrre effetti positivi, io le posso
dire qua, non perché è la mia provincia, che certamente la provincia di Vibo
rappresenta il punto di eccellenza massimo per quanto riguarda il turismo in
Calabria.
E allora come non
puntare sulle zone di eccellenza, con la consapevolezza e la speranza, ma
certamente con la quasi certezza che poi da lì parte un fenomeno induttivo che
può anche ripercuotersi in zone anche più interne.
Noi di questo
abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di una strategia seria, piena e certa su come
vogliamo sviluppare questa regione perché se non creiamo le condizioni di
appetibilità, come volete che si possono immaginare interventi o investimenti
dall’esterno?Anche qui, Presidente Chiaravalloti, una via l’avremmo e l’abbiamo
anche manifestata in qualche ambito un po’ più ristretto laddove qualcuno ha
immaginato che la semplice dichiarazione di area di crisi potesse risolvere i
problemi, per esempio, della provincia di Vibo Valentia.
Noi abbiamo
un’altra idea di come si può pensare a risollevare una situazione di grande
criticità sulla quale la Regione deve avere ruolo decisivo.
Dal 1° gennaio
2002 le competenze sulla gestione della programmazione negoziata passano di
competenza regionale. Perché la Regione, questa maggioranza, questa Giunta
regionale non si attrezza per fare proprio – attraverso anche una norma legislativa
se volete – quello che fino a poco tempo fa avveniva a livello nazionale? Le
intese istituzionali di programma, gli accordi di programma in cui i soggetti
non sono più le Regioni e il Governo ma sono la Regione con le singole province
all’interno di un piano di sviluppo che questa Regione è in grado o è capace di
immaginare e di ipotizzare.
Poi lì si fanno
le intese dirette, perché rispetto alle vocazioni del territorio certamente c’è
necessità di intervenire adeguatamente.
Non so se quello
che mi sono sforzato di dire rispecchia un poco l’impostazione che mi ero dato.
Un’ultima cosa però, Presidente Chiaravalloti, gliela voglio dire, perché poi
c’è una relazione tra momenti istituzionali… Il consigliere regionale,
Presidente Chiaravalloti, non è eletto per decreto oppure non è a libro paga
della Giunta regionale o dell’amministrazione regionale perché qualcuno lo
chiama a fare il consulente o a toglierlo dal marciapiede perché è un vagabondo
che va di qua e di là. No, il consigliere regionale è eletto dalla gente.
Non lo dico così
per dire, Presidente Chiaravalloti, ma giusto perché lei si convinca – speriamo
una volta per sempre – che quando un consigliere regionale esprime una sua
impressione, una sua opinione, certamente può essere criticabilissima, ma non
ci possono essere risposte sprezzanti o scostanti perché questo comincia ad
essere cattiva educazione rispetto a chi si assume questo tipo di
responsabilità.
Questo non glielo
consento…
…no, attenzione, il diritto di critica, caro Presidente, è sancito in maniera certa e si esercita nella maniera in cui uno ha la capacità di farlo.
O
alla critica non si risponde, perché non si ritiene di dar peso a quello che
viene detto, o se si risponde, lo si fa in maniera garbata e quel suo
portavoce, caro Presidente…
(Interruzione)
Io
non so se quando parla riporta realmente il suo pensiero – questo è il ruolo
del portavoce, i ruoli li conosciamo e sappiamo quello che significa – ed è
giusto che riporti il suo pensiero, ma non può dire quello che gli passa per la
testa celandosi dietro il requisito del portavoce.
Io
l’altro giorno sulla stampa ho dichiarato che questo dottore Taverniti
cominciava a creare confusione, cioè c’era una certa difficoltà a comprendere
se Taverniti era il portavoce di Chiaravalloti o esattamente il contrario,
questo ho detto.
Il dottore Taverniti non può permettersi di dare quel tipo di risposta certamente inconcludente che ha dato oggi su un quotidiano locale, “il Domani”, perché queste affermazioni convincono ancora di più che quel dubbio che io ho espresso giorni fa viene certificato da questi atteggiamenti. Perché lui non può, assolutamente, rispondere ad un consigliere regionale in proprio, può farlo attraverso il Presidente della Giunta regionale con il quale ci può essere un confronto, uno scontro, questo appartiene alla dialettica politica.
Quindi
lo inviti, cortesemente, Presidente, a non eccedere nelle risposte se ritiene
di farle, se non ritiene di farle, non le faccia noi non ci preoccupiamo se il
Presidente ci risponde o meno a qualche critica, noi le facciamo. Comunque,
riteniamo di aver il diritto-dovere di farle poi nel merito o si discute o non
si discute affatto e sono scelte che non appartengono certamente a noi.
Io concludo per invitarla in maniera accorata se vuole, cerchi di compenetrarsi di più e di conoscere ancora più a fondo i problemi di questa regione perché ho l’impressione che lei forse li conosce in maniera superficiale, probabilmente perché in tutti questi anni ha fatto altre attività, non ha un grande rapporto con la gente, non si confronta con la gente, cerca di stare chiuso nel Palazzo.
Io le dico di aprirsi un po’ di più all’esterno, di andare a girare per il territorio, ma non a tagliare nastri, caro Presidente, piuttosto ad ascoltare, a discutere dei problemi, a non fare promesse perché noi non possiamo più tollerare che l’assessore Misiti in ogni comune che va promette 5-8 miliardi.
Il punto è un altro: spogliatevi delle competenze della gestione, perché non vi appartengono più da tantissimo tempo e non è possibile che alcune leggi che il Consiglio regionale ha approvato già da parecchio di trasferimento di deleghe e funzioni agli enti locali, quelle poche che siamo riusciti ad approvare alla fine della legislatura precedente non debbano avere un percorso conclusivo.
Mi riferisco alla legge sull’agricoltura, Presidente. Cioè, qua non ci possono essere più assessori regionali all’agricoltura che agli amici promettono la strada interpoderale o l’investimento sull’uva o sugli ulivi. Ci deve essere una gestione che certamente non appartiene alla Giunta regionale né all’assessore.
La stessa cosa vale per la legge sul trasporto locale. Non è possibile che attraverso norme capziose, carpite sull’onda di una “minaccia” di crisi e quant’altro, si vada ad “aggiustare” o a “risistemare” una legge che è stata approvata all’unanimità dal Consiglio regionale.
Attenzione, non sono norme finalizzate a migliorare questa legge perché se questo fosse saremmo, tutti disponibili ad accedere a questo tipo di impostazione. Il problema è un altro. Sono delle norme che consentono, sostanzialmente, all’assessorato ai trasporti di continuare a mantenere il perverso meccanismo delle concessioni, rispetto alle quali c’è stato un grande buco in questa Regione. Un buco di centinaia di miliardi all’anno che negli anni poi si sono risolti in migliaia di miliardi.
Il dato qual è? Che rispetto ad un esborso di somme talmente oneroso e grande, non c’è un servizio che merita rispetto e che si possa definire tale.
L’assessorato ai trasporti concessioni non ne può gestire più! Cominci ad individuare i servizi minimi o almeno si sbrighi ad individuarli e passi le competenze alle province che devono fare le reti e i piani di bacino, devono mandare in gara i servizi che sono stati individuati attraverso le reti.
Mi fermo qui, Presidente, e mi auguro che questa seduta almeno serva a qualcosa, serva a che tutti prendiamo consapevolezza, maggioranza e minoranza, che se continuiamo ad andare avanti così, il piano inclinato è inarrestabile. Noi abbiamo la necessità di tentare di dare risposte ai problemi dei calabresi, certo dopo averli conosciuti prima di tutto, approfonditi e immaginare soluzioni.
Se questo non è, credo che da qui a dicembre forse torneremo ancora qua perché avremo a che fare con un Chiaravalloti tre.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pilieci. Ne ha facoltà.
Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, il dibattito odierno sul rimpasto della Giunta Chiaravalloti segna una tappa fondamentale e troppo importante, dopo la vittoria della Casa delle libertà del 16 aprile 2000 per passare sotto silenzio.
Il gruppo regionale del Cdu, pur confermando le perplessità più volte manifestate rispetto al nuovo assetto della Giunta regionale ribadisce il pieno sostegno al Presidente Chiaravalloti e all’intero esecutivo affinché si prosegua nella realizzazione piena del programma elettorale approvato dai calabresi.
Non v’è dubbio che a questo governo regionale si presentino scadenze di fondamentale importanza per la Calabria, prima fra tutte quella dell’utilizzazione di tutti i fondi comunitari che costituirà il primo momento di verifica amministrativa e politica di questo nuovo esecutivo.
Il Cdu intende concorrere in maniera piena all’attuazione di questo programma avendo come riferimento della sua attività null’altro se non l’interesse dei calabresi e l’imperativa esigenza che è quella di sfilare tutto alla prevalenza della politica con le sue regole, i suoi percorsi, se vogliamo anche i suoi riti rispondendo sempre alla necessità di mediare gli opposti o concorrenti bisogni.
Non si può tradire la fiducia o il voto dei cittadini. Non si può tradire la fiducia di chi si sente rappresentato da determinati partiti e uomini di quel partito. E’ chiaro che se qualcuno decide di lasciare un partito può farlo e, tuttavia, come conseguenza deve dimettersi dagli incarichi istituzionali cui è stato chiamato in ragione della sua appartenenza partitica.
Parimenti nessuno può offrire il fianco a simili atteggiamenti violando l’accordo tra i partiti della coalizione secondo cui non devono essere consentiti ribaltoni all’interno dei partiti della maggioranza.
La democrazia è una pratica molto difficile da realizzare ma è quella che risponde meglio alla domanda dei cittadini. Esiste davvero un rapporto tra cittadini ed eletti? Quando inizia, quando finisce, come si manifesta, è necessario che ci sia, se ne può fare a meno? Molte volte sarebbe necessario ripetere tali domande a noi stessi e agli altri per ragionare fino a qual punto esiste una fedeltà al cittadino.
Il legame tra cittadino ed eletto è costituito dal mandato. Il mandato è un impegno morale, è un obbligo civile, è un imperativo politico; esiste il cittadino e l’eletto legati da un mandato che si manifesta con la scelta, con il voto. In democrazia non esistono eletti senza mandato come non esistono cittadini inconsapevoli delle scelte che fanno quindi fra i cittadini e gli eletti vi è il legame della rappresentanza il cui contenuto è rappresentato dal mandato.
La democrazia rappresentativa parlamentare si fonda sui seguenti presupposti. Sul rapporto che è rigido, senza margine di manovra. Se non si rispettano tali presupposti la democrazia non è più tale, diventa una caricatura, un simulacro, una cosa finta che non può soddisfare i cittadini che pensavano di affidare un mandato ai loro rappresentanti e invece non trovano riscontri alle loro manifestazioni di fiducia.
Per questi motivi ogni rappresentante deve essere fedele al proprio mandato per essere fedele ai cittadini che hanno riconosciuto il loro rappresentante.
Quando però non si hanno chiari tali concetti o peggio si perseguono interessi assolutamente personale e per ottenerne il soddisfacimento si è disposti ad essere infedeli al mandato ricevuto e anzi lo si è si tradisce la propria appartenenza manifestando la propria natura di rappresentanti politici senza onore, mercenari per propri egoismi e sicuramente rifiutati dalla gente perbene, dai cittadini onesti lavoratori che sono la quasi totalità dei cittadini.
Quando si verificano fatti simili la democrazia fa passi indietro e allora si accredita l’idea che i politici fanno i fatti loro, si arricchiscono, hanno tanti privilegi non evidenziando che per ogni fatto di infedeltà che fa notizia e la fa proprio perché si discosta dalla norma che è la fedeltà ci sono tanti rappresentanti onesti, rispettosi del mandato ricevuto.
Chi causa tale regresso che alimenta una immagine distorta della pratica democratica, chi si macchia di una così grande disonestà deve essere rifiutato e additato come fautore di malcostume e le forze politiche che si presume siano sane devono metterlo in condizione di non nuocere politicamente. Sta su questo punto a noi tutti riflettere sul senso della democrazia che vogliamo realizzare.
In questa situazione occorre con urgenza disegnare il nuovo modello di autonomia della nostra Regione e forse le recenti polemiche e contestazioni possono offrire un elemento in più per scegliere sia il nuovo sistema elettorale che la forma di governo. Del resto è sotto gli occhi di tutto che questo sistema ha generato non poche incomprensioni, per questo il Cdu per parte sua è disponibile ad avviare con tutte le forze presenti in Aula un dibattito serio e sereno ed orientato ad un ritorno al sistema elettorale proporzionale con la sola indicazione di voto sul Presidente della Giunta per rafforzare il ruolo dell’Assemblea regionale e della politica che dovrà poi scegliere il nuovo esecutivo.
E’ per noi tutto ciò – sebbene con i suoi limiti – l’essenza della democrazia, della trasparenza delle scelte legislative, del vero controllo popolare; è l’unico sistema capace di non ridurre l’impegno in politica ad attività private a servizio della propria famiglia e gestione clientelare. Se qualcosa non ha funzionato in passato la colpa è dei singoli, degli uomini, non del sistema. La corruzione è negli uomini e non nella legge. Mi preme al riguardo sottolineare che anche tra i partiti della maggioranza il non aver rispettato accordi nazionali causa ed ha causato ulteriori ritardi nella piena realizzazione dell’azione di governo regionale.
Tuttavia è bene che i calabresi sappiano per poter individuare i responsabili e i complici di pericolosi e dilettantistici giri di valzer che la Calabria non merita, che merita qualcosa in più anche sul piano del funzionamento della macchina organizzativa regionale.
Mi sono chiesto tante volte la causa di tanto ritardo, di poche ed insensibili attenzioni al lavoro, di inefficienze nei molti settori, di non curanza del bene comune senza essere riuscito a trovare una ragionevole ed esaustiva risposta.
Mi paiono demagogiche e dal sapore pietistico le
ragioni storiche e le supposte politiche di antimeridionalismo di fine secolo
19° per giustificare tanta mediocrità ed arretratezza. Al contrario, una
politica filo meridionalista con pure qualche riserva ha caratterizzato tutto
il periodo repubblicano e anche oggi non mancano attenzioni ai problemi delle Regioni meridionali. Eppure noi calabresi in
Calabria siamo ancora sordi a quel richiamo tanto importante ma poco conosciuto
nella nostra Costituzione, nel dovere di ciascun cittadino di contribuire al
progresso materiale e spirituale della Nazione.
Se dobbiamo
recuperare sul piano occupazionale con risposte sul tema del lavoro è
necessario ricordare a chi ha oggi un lavoro che deve dimostrare operosità e
capacità di rispondere con modalità differenti rispetto al passato e a
richieste della popolazione ai nuovi bisogni della società.
Certamente andava
recuperato tanto terreno in materia del diritto dei lavoratori ma andava
garantita anche la prestazione, l’efficienza, il servizio dignitoso ai
cittadini. Penso soprattutto al lavoro nelle amministrazioni pubbliche della
Regione, delle nostre province, dei comuni. Sono infatti non poco preoccupato
del settore sanità dove sprechi, ritardi e gelosie hanno incancrenito ancora di
più la sanità calabrese.
Queste, signor Presidente,
alcune riflessioni che nascono dal vivere tra la gente, dal contatto con i
drammi della quotidianità, dalla sensibilità a dare risposte politiche, dalla
voglia di riscatto della nostra Regione, dall’onore dell’impegno promesso in
campagna elettorale.
Signor Presidente
della Giunta, onorare gli impegni politici presi in campagna elettorale, fare
un salto di qualità nell’offerta dei servizi ai cittadini è il nostro fine.
Dunque buon
lavoro, Presidente Chiaravalloti, con la speranza che le nostre preoccupazioni
possano essere presto fugate dal lavoro e dall’efficienza della Giunta
regionale.
La parola al Presidente della Giunta regionale.
La mia non vuole essere assolutamente una replica….
Ringrazio gli amici della maggioranza che hanno riconfermato il loro appoggio alla Giunta, sono lieto di aver chiarito un equivoco con l’onorevole Pirilli che era veramente un equivoco e penso che lui ne sia altamente convinto, la cosa mi farebbe piacere. Gli voglio sommessamente ricordare che nonostante le sue personali vedute, la sua parte politica è stata del tutto favorevole alla formazione dell’ultima Giunta e il rappresentante del suo Partito ha sottoscritto unitamente agli altri quattro la dichiarazione di solidarietà incondizionata e di invito a formare la Giunta.
(Interruzione dell’onorevole Pirilli)
Era un fatto episodico?
… noi che facevamo o rompevamo oppure… quindi mi pare logico che a quel punto il Partito si sia orientato a mantenere…
Tutti gli equivoci si sono chiariti.
Vorrei fare all’amico Galati un’altra piccola precisazione, egli ha sostenuto – mi è parso almeno di sentire dal suo discorso – che è stata possibile questo tipo di operazione dall’assenza della legge. Non dall’assenza della legge, ma dalla presenza di una legge diversa. Lei ha auspicato uno Statuto che cambi queste regole ma lo Statuto attuale, la norma costituzionale, queste cose le consente. Sarebbe come affermare che oggi è vietato rubare perché manca una legge che permette a tutti di rubare.
Non rovesciamo le cose… se ho capito bene, se ho capito male ritiro tutto.
(Interruzione)
Allora chiariti tutti gli equivoci. Tra gli interventi dell’opposizione sono rimasto un po’ colpito dall’ultimo, quello dell’onorevole Borrello che mi richiama – forse giustamente – ad una maggiore tolleranza della dialettica che lui dice “democratica”.
Io raccolgo l’invito, mi scuso per qualche esasperazione polemica che forse può essermi scappata e ricambio l’invito, ma la polemica nasce dalla grossolanità della critica. La critica va sempre accettata con umiltà e la ritengo anzi assolutamente e soltanto un contributo. E’ il modo che talora è offensivo e genera giustamente qualche risposta polemica.
Mi auguro che questo non abbia più ad accadere e che ci sia al fondo una stima reciproca ma qualche volta ho percepito le critiche come insulti e non credo che facciano onore a chi li pronuncia, molto meno che a chi dovesse riceverli.
Mi è parso di cogliere anche una voglia di collaborazione, di sinergia istituzionale e lo trovo un fatto estremamente ed altamente positivo e quindi dobbiamo collaborare insieme. In questo quadro, vorrei dire e una cosa mi ha stupito, direi mi ha indignato se non avessi deciso di bandire dal vocabolario certe parole, certi termini.
Ho sentito ripetere da più di uno il senso di offesa per aver la Giunta chiamato dei suoi esperti a discutere del nuovo Statuto regionale. Ma siamo fuori della grazia del cielo.
Mi ricordo – scusate la banalità dell’episodio – un mio amico, che oggi non c’è più, che studiava francese e una volta ebbe l’amabilità di chiamarmi in disparte, io laureato in legge, e spiegarmi: sai in Francia c’è una città che si chiama Parigi. Credeva che tutto ciò che apparteneva alla Francia riguardasse lui. Non vorrei che questo stesso errore lo commettessero i signori consiglieri. La Giunta regionale ha il diritto di iniziativa legislativa in tutte le leggi e in tutte le situazioni.
Mi ricordava il professor Bonaccorsi che alla Costituente fu presentato un progetto del Governo per la formazione della Costituzione repubblicana che poi l’Assemblea discusse, nell’Assemblea dei 75. Io voglio vedere chi ha la faccia di alzarsi e sostenere che la Giunta non ha diritto di interloquire nella formazione dello Statuto, ha diritto di interloquire e di proporre ma non ha nessunissima intenzione di prevaricare. D’altronde, non sarebbe possibile, lo Statuto deve essere votato dall’Assemblea, nessuno lo discute, ma che la Giunta prepari un suo contributo, se gradito o comunque nella misura in cui i rapporti istituzionali lo impongono, gradito o meno deve essere comunque accettato. Se qualcuno ritiene come offesa che la Giunta presenti un suo contributo, io ho pietà di questa persona, di questo consigliere che ha il coraggio di ritenere come offesa la pretesa della Giunta di intervenire e dare un contributo anche alla formazione dello Statuto.
Consentitemi, non voglio polemizzare più, forse ci siamo intesi male, ci sono stati degli equivoci.
Il senso è questo: la Giunta deve dare il suo contributo, e intende darlo senza riserve, non ritiene di offendere nessuno e vuole dare un contributo sommesso in punta di piedi e discutendo apertamente col Consiglio, con tutte le sue componenti, accettando e riconoscendo l’esclusiva competenza del Consiglio a decidere.
Certo, le vostre reazioni sarebbero state giustificate se la Giunta avesse preteso di dire: lo Statuto lo faccio; se una voce del genere è corsa, certamente è falsa e malintesa.
Tornando agli aspetti positivi di questa discussione. Sono molto contento del dibattito che si è svolto questa sera, vi è stata una critica politica serrata dell’azione della Giunta, si sono dette tante cose, molte demagogiche. Io ho apprezzato l’oratoria di tipo forense del mio amico Napoli che non avevo mai visto in una performance di questo tipo e chiaramente il gioco delle parti impone che queste cose si facciano. Ma al di là del gioco delle parti, io vorrei che provassimo insieme con uno sforzo – ed io mi impegno –, vi ringrazio dello stimolo che mi avete dato stasera, a ragionare concretamente e sui fatti.
Questa Giunta che forse voi guardate con qualche legittimo sospetto, si appresta a compiere un’opera positiva per la nostra terra. Vi sono delle figure, delle persone di statura intellettuale riconosciuta ed apprezzata che hanno accettato con puro spirito di servizio questo incarico. Credo che quasi nessuno di loro abbia la convenienza personale ad essere qui, a svolgere questo servizio.
L’hanno accettato per puro spirito di servizio, per un gesto di civile risposta ai problemi, per una forma di amore per la nostra terra. A proposito, ricordo che siamo quasi tutti calabresi, solo quattro sono i componenti della Giunta, 4 su 13 che non sono calabresi; ma comunque calabresi o no hanno accettato con spirito di servizio e io sento di dover loro un grandissimo ringraziamento, al quale mi piacerebbe che in cuor vostro e non espressamente vi associaste tutti, perché è veramente un contributo molto bello che loro ci danno.
Ho raccolto le preoccupazioni, alcune legittime che sono emerse in relazione ai grandi problemi della nostra terra. Io l’avevo detto nell’intervento di inizio che avvertiamo la delicatezza del momento, che molti nodi stanno giungendo al pettine, che stiamo combattendo una sfida importante.
La Calabria è stata sempre ultima, è inutile che veniate a rimproverare a noi i mali eterni della Calabria: la disoccupazione, il sottosviluppo, la misera, l’ignoranza, le scuole che non funzionano, i fiumi che esondano, le colline che franano. E’ una storia che dura da secoli e non la potete certo attribuire a questa Giunta, ma proprio perché questo dura da secoli dobbiamo darci uno scrollone e tentare di recuperare il terreno perduto.
La nostra esperienza vuol essere questo, questa Giunta vuol compiere quest’opera di servizio e anche dal punto di vista politico accetta il frastaglio e la diversità delle opinioni, purché ci si confronti con serenità sui fatti e si muova nella direzione del raggiungimento dei risultati che la nostra gente attende e che è stanca di attendere da sempre.
Avremmo svolto il nostro ruolo, potremmo essere contenti del nostro agire quando saremo riusciti a dare risposta ai problemi. Non è facile, delle molte cose che sono state dette alcune sono vere, non ci sono delle situazioni drammatiche alle quali non siamo ancora riusciti a mettere mano.
Questo non dipende solo da insufficienze degli uomini, certo anche da errori e insufficienze degli uomini, di tutti gli uomini ma sicuramente da forze più grandi, esogene che insieme forse potremmo vincere.
Quindi, nel ringraziare tutti per il sereno contributo dato a questa discussione, vi esorto a cercare insieme i terreni di incontro per andare avanti verso questo nostro grande progetto.
Grazie al Presidente della Giunta. Sono pervenuti un ordine del giorno e un documento alla Presidenza.
L’ordine del giorno è a nome dell’onorevole Pilieci e si riferisce all’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono. Ne do lettura.
“L’efferato attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono, rappresenta un’aggressione contro l’umanità e la civiltà intera.
L’alto numero di morti e di persone coinvolte inserisce questa aggressione tra i crimini più feroci della storia dell’umanità. Si è trattato di un atto di guerra contro la libertà e la democrazia, contro la vita e la sicurezza mondiale.
La Regione Calabria attraverso azioni mirate, dovrebbe spiegare alle nuove generazioni che non l’hanno vissuto da vicino cosa sia stato il terrorismo in Italia negli anni passati e che tante vittime ha mietuto.
Il terrorismo ancor più brutto ed inaudito è quello odierno, internazionale, occulto, spinto fino alle estreme conseguenze da fanatici uomini senza scrupoli che appartenendo all’islamismo più radicale sfruttano e strumentalizzano letteralmente l’ignoranza del popolo per fini di carattere politico.
La religione come oppio dei popoli è purtroppo una triste realtà in un’epoca di globalizzazione come la nostra i calabresi sono cittadini del mondo e i ragazzi di qualsiasi età devono pur sapere e rendersi conto del pericolo che ci sovrasta e di cui dobbiamo essere assolutamente consapevoli.
Simili atti terroristici si inseriscono in un contesto di ordine internazionale, richiedono ed esigono l’impegno e l’attenzione di tutte le istituzioni democratiche per scongiurare in futuro simili atti di barbarie.
E’ necessario, dunque, che le istituzioni regionali preposte allo sviluppo e alla formazione della persona, alla conoscenza razionale dei fenomeni sociali si attivino per la divulgazione di una maggiore attenzione e considerazione dei valori della civiltà contro ogni forma di fanatismo religioso che disprezzi il valore della vita umana.
In tutto questo un ruolo primario deve essere assunto dalle istituzioni scolastiche nella guida di formazione e di informazione dei nostri giovani. Il Consiglio regionale sensibile ai valori della vita, della libertà, della sicurezza e della pace, impegna la Giunta regionale ad avviare tutte le iniziative di propria competenza sul terreno della solidarietà al popolo americano e alle famiglie più direttamente coinvolte negli attentati terroristici.
Impegna, altresì, la Giunta regionale a predisporre un programma ed un progetto ovvero una giornata di studio nelle istituzioni scolastiche della regione per permettere ai nostri ragazzi di studiare, conoscere, apprendere e approfondire il fenomeno del terrorismo internazionale, nonché – allo stesso tempo – trovare un modo per inviare messaggi rincuoranti ai giovani affinché non si spaventino oltremodo di fronte a simili tragedie, anzi infondano con più forza e coraggio per guardare con più fiducia al futuro.
Impegna, ancora, la Giunta regionale a predisporre un piano di conoscenza e approfondimento sull’ordine mondiale, sulle cause e sulla matrice ideologica del terrorismo e sulle ragioni dell’odio che forniscono persone disponibili a morire per uccidere. Per dare, in altre parole, alla barbarie la risposta dell’umanità”.
L’onorevole Pilieci, chiede l’inserimento per la discussione e l’approvazione di questo ordine del giorno.
(Interruzione)
Intanto stiamo votando per l’inserimento.
Sull’inserimento che ci sia un pronunciamento del Consiglio su fatti di questo tipo chi può essere contro?
Quindi siamo d’accordo sull’inserimento. Siete anche d’accordo sull’approvazione oppure…
(Interruzione)
Ve lo diamo in copia e magari poi domani…
… Il riferimento all’islamismo, non lo facciamo nessuno, a livello mondiale, dagli Stati Uniti d’America nessuno vuole aprire una guerra di religione…
Nella seduta di domani si può decidere se approvarlo o meno.
(Interruzione)
Quindi è inserito all’ordine del giorno di domani, poi distribuiremo le copie in modo che giustamente ne prendiate visione.
Poi c’è un altro documento presentato dai gruppi del centro-sinistra che vi leggo anche se un po’ lunghetto.
“Il Consiglio regionale della Calabria
visto che l’onorevole Presidente della Giunta regionale ad appena 15 mesi dall’avvio della legislatura autonomamente ha decretato il fallimento del suo primo governo regionale…”…
(Interruzione)
Io intanto ve lo leggo per chiedervi se decidete o meno di inserirlo all’ordine del giorno…
…. siccome la Giunta non ha aperto un dibattito e non deve avere un voto di fiducia, è assolutamente irritale la presentazione di un documento del genere.
In qualità di Presidente della Giunta, mi oppongo alla presentazione del documento, alla ricevibilità del documento.
Invito la Presidenza a dichiarare il documento immediatamente irricevibile.
Ma, Presidente, il documento è stato presentato dai consiglieri e noi non possiamo rifiutarlo; eventualmente possiamo votare contro, ma non possiamo non accettare un documento…
(Interruzione)
Intanto lo dobbiamo prima mettere all’ordine del giorno, Presidente, non è detto che venga inserito quindi…
(Interruzione)
Questo è un documento che non era stato ancora depositato alla Presidenza, quindi prima di poterlo discutere deve essere inserito all’ordine del giorno…
(Interruzione)
Questo documento deve essere prima inserito all’ordine del giorno, poi si discute.
(Interruzione)
Non è nessuna conclusione di dibattito, è un documento arrivato alla Presidenza e prima di essere discusso…
(Interruzione dell’onorevole Tripodi Michelangelo)
Prima discutiamo se deve essere inserito all’ordine del giorno, onorevole Tripodi, la prego. Questo è un documento arrivato adesso di cui nessuno era a conoscenza, dobbiamo vedere quindi prima di discuterlo se l’Aula è disponibile a discuterlo.
Se volete che lo legga, io lo faccio, altrimenti votiamo senza leggerlo, ma mi pare che non sia il caso.
(Interruzione dell'onorevole Borrello)
Distribuiamolo. Onorevole Borrello, per evitare di far subito le copie e distribuirlo, per non prendere tempo mi sono permesso di leggerlo in modo che tutti i colleghi sentissero. Poi sull’inserimento o meno, sulla votazione o meno è l’Aula che decide…
Ma lo diamo per letto noi.
E’ giusto che si legga.
“Il Consiglio regionale della Calabria
visto che l’onorevole Presidente della Giunta regionale ad appena 15 mesi dall’avvio della legislatura autonomamente ha decretato il fallimento del suo primo governo regionale ed ha nominato un nuovo Esecutivo;
considerato che la Calabria è l’unica Regione a registrare il cambio della Giunta;
che la crisi è amministrativa e al tempo stesso politica-programmatica dal momento che gli intenti annunciati dallo stesso Presidente della Giunta al momento dell’insediamento del primo Esecutivo sono stati completamente disattesi;
che la manifestazione della crisi della maggioranza consiliare è di carattere politico dimostrata anche dal fatto che la scelta degli assessori del nuovo Esecutivo è avvenuta al di fuori del Consiglio regionale e che solo due sono i consiglieri regionali nominati assessori. La vicenda politica dell’elezione dell’onorevole Presidente del Consiglio regionale che ha evidenziato palesi contrapposizioni nello schieramento di maggioranza di centro-destra è espressamente indicata nel decreto di nomina tra le motivazioni che hanno indotto lo stesso Presidente al cambio dell’Esecutivo.
Che la nomina della nuova Giunta regionale rischia di tramutarsi in una scelta di mera sostituzione nominalistica e senza affrontare le ragioni e i limiti strutturali che hanno determinato finora una vera e propria condizione di paralisi amministrativa;
che tale paralisi riguarda settori nevralgici dell’amministrazione regionale rispetto ai quali tutt’ora la Giunta non ha indicato coerenti azioni programmatiche…”
(Interruzione)
Mettiamolo agli atti, depositiamolo agli atti del Consiglio… Ha ragione, Presidente, se noi mettiamo ai voti questo documento…
Non ho detto di metterlo ai voti, onorevole…
…anche soltanto metterlo ai voti, se metterlo ai voti, noi dobbiamo come maggioranza presentare un documento in cui diciamo che udita la relazione del Presidente Chiaravalloti la… le chiedo scusa se parlo senza microfono, ho finito.
Questo configura una fattispecie diversa da quella che attualmente è in essere, perché il Presidente Chiaravalloti non è venuto qui a chiedere…
Assolutamente..
(Interruzione)
Ma non stiamo votando questo documento, è stato presentato un documento ed io mi stavo permettendo di leggerlo, non di votarlo, di leggerlo come abbiamo fatto per tutti gli altri documenti.
A mio avviso non si deve votare niente, perché non è che siamo in fase di votazione, stiamo leggendo un documento che è arrivato a questa Presidenza.
Se poi non volete che lo legga e che lo diamo per letto, deve deciderlo l’Aula, questo sì, non posso deciderlo io.
Lo diamo per letto anche da parte dell’opposizione?
(Interruzione)
Confesso il mio imbarazzo perché abbiamo ascoltato un Presidente attento, conciliante, collaborante, apprezzante ecc.
Ora non esiste Assemblea al mondo che non possa decidere alla fine di votare una risoluzione. Non c’entra nulla: i poteri del Presidente, la Giunta… è un fatto elementare, voi potete non accettarlo, respingerlo e votare contro, determinarvi come volete, noi possiamo chiedere che venga posto in votazione.
E’ una cosa elementare che avviene anche all’asilo infantile, quindi non capisco…
Poi il Presidente Chiaravalloti darà il giudizio che vuole, noi daremo il nostro, voi darete il vostro. Ci sono rapporti di forza, lo respingerete e basta, non vedo che senso abbia fare discussioni di questo tipo.
Continuiamo con la lettura, altrimenti, se volete lo possiamo dare per letto.
Presidente, chiedo scusa. Per rispondere all’onorevole Fava vorrei dire che c’è una norma fin troppo chiara che nessun documento può essere discusso se non viene acquisito e posto all’ordine del giorno.
Voi avete chiesto che venga posto all’ordine del giorno questo documento.
(Interruzione)
Allora non può essere discusso e non viene inserito all’ordine del giorno, il segretario generale ci può dire…
(Interruzione)
Ma non è così, qualsiasi documento nuovo, questo è il Regolamento…
(Interruzione dell’onorevole Tripodi Michelangelo)
Io ritengo che sia così, scusate, perché il Regolamento questo dice. Giustamente che vada messo, il documento, all’ordine del giorno però…
Il documento deve essere inserito e per essere inserito deve essere votato l’inserimento per la discussione, altrimenti non lo possiamo discutere.
(Interruzione)
E’ così, mi dispiace.
Questo è un documento che io finirò di leggere, poi noi votiamo l’inserimento all’ordine del giorno, se si decide di votarlo.
“…la vicenda politica dell'elezione dell’onorevole Presidente del Consiglio regionale…”…
(Interruzione)
Mi permette due secondi, Presidente? C’è stato un dibattito politico sulle comunicazioni del Presidente Chiaravalloti. La relazione e tutti gli interventi.
Questo dibattito come si conclude se non con l’approvazione o attraverso la negazione di un documento che in questo caso abbiamo presentato noi come minoranza – avreste potuto farlo anche voi – per dare una conclusione lineare, corretta non certamente fuori dal mondo di una discussione, di un dibattito che ci sono stati su una questione politica amministrativa?
Mi dispiace che l’ex Presidente Scopelliti non possa essere dello stesso avviso, visto che per tantissime volte in cinque anni, a seguito di discussioni e dibattiti politici abbiamo concluso, comunque, con un documento o approvato dalla maggioranza o respinto dalla minoranza o viceversa; comunque, una conclusione ci vuol pure a questo dibattito.
Per noi è quella la conclusione, se voi ne avete altre, proponetele.
Ma sull’ordine del giorno di oggi non c’era da votare niente, perché non è che il Presidente della Giunta si è presentato qui a presentare la Giunta da votare. Vi è stato un dibattito sulla Giunta, quindi non vedo perché bisogna concludere con una votazione; abbiamo concluso con la replica che il Presidente della Giunta ha voluto fornire e lo ringraziamo, ma non vedo perché bisogna concludere con una votazione. Non c’è da votare niente, se si tratta di votare, né discussione finale né altro.
Se poi volete che questo documento lo discutiamo, noi lo leggiamo, si vota l’inserimento all’ordine del giorno e poi lo approviamo se necessario, perché non c’è da votare una conclusione di questo discorso di oggi. Su che cosa? Su niente, perché la Giunta non si vota, il Presidente ha replicato, ognuno è intervenuto quindi il dibattito si sarebbe dovuto chiudere con l’intervento del Presidente della Giunta, con la sua replica finale.
Se poi volete che discutiamo su questo, non ho problemi.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Fava. Ne ha facoltà.
Io espongo questo interrogativo al Consiglio. Se paradossalmente il Consiglio – e sottolineo paradossalmente – decidesse che non condivide l’impostazione della Giunta…
Non esiste una cosa del genere…
Onorevole Scopelliti, la prego di lasciarmi parlare, non ha parola, faccia l’assessore meglio di come lo fa e mi lasci continuare.
Se paradossalmente il Consiglio decidesse a maggioranza – come può fare sulla base della legge Costituzionale – di mandare a casa la Giunta perché ritiene che operi negativamente per la Calabria e si autoscioglie, ha lo strumento per farlo.
La presentazione di una regolare mozione di sfiducia…
Tanto è vero che noi non presentiamo nessuna mozione di sfiducia perché non siamo irresponsabili, ma presentiamo un ordine del giorno, Presidente, per il quale la sua maggioranza voterà contro, ma lei non può impedire a dei consiglieri di presentare un documento a conclusione del dibattito, perché è un atto irresponsabile sul piano elementare. Avviene in una scuola…
Onorevole Fava e onorevole Galati, per favore nessuno ha la parola in questo momento.
Su una mozione di sfiducia presentata è chiaro che il Consiglio vota e si determina. Qui non c’è nessuna mozione di sfiducia, ma un documento che per essere discusso deve essere prima inserito all’ordine del giorno, quindi prima di questo inserimento all’ordine del giorno io non…
(Interruzione)
Il Regolamento che ho qua all’articolo 29 dice “…il Consiglio non può discutere né deliberare su materie che non siano all’ordine del giorno. Per discutere e deliberare su materie che non siano all’ordine del giorno è necessaria una deliberazione a maggioranza dei due terzi dei presenti…”..
(Interruzione)
Ma questo è un documento che non era inserito all’ordine del giorno, che l’argomento sia questo è un altro discorso…
(Interruzione)
Onorevole Fava, non stiamo discutendo sul fatto che voi non potete presentare questo documento… anzi siamo d’accordo che lo potete presentare, però prima di inserirlo…
Prego, onorevole Bova.
Presidente, noi abbiamo come riferimento la legge 1 del ’99, la legge Costituzionale cui faceva riferimento poco fa il Presidente della Giunta.
Noi contemporaneamente per tutti gli altri punti abbiamo vigente lo Statuto, quindi abbiamo un doppio riferimento.
Se lei guarda lo Statuto – le dirò da qui a poco a quali articoli e a quali commi fare riferimento –, questo e il Regolamento vigente consentono di esprimere anche valutazioni finali sulla discussione in atto che non siano limitate alla mozione di sfiducia.
Siccome lo Statuto è vigente – primo punto –, secondo punto, comunque il caso lo create. Seppure giudicate irricevibile il documento – ed è un di più rispetto alle prerogative che ha la maggioranza -, questo esiste è lì e alla fine ci si esprime, ma non credo che fuori si cancelli.
L’unica differenza è che da un punto di vista formale ce lo respingete, senza nemmeno un attimo di discussione, anche questa è una scelta e fatela. Ma per lo Statuto vigente, una conclusione di questo tipo di minoranza del dibattito non solo è possibile, basta solo che lo chiediamo.
L’inserimento all’ordine del giorno si pone per argomenti, atti, ordini del giorno che siano al di fuori e al di là di quanto previsto dallo Statuto e dalla discussione, questa è la mia molto modesta conclusione.
…vale su tutte le altre. Quindi l’articolo dello Statuto va sempre letto in chiave, alla luce e rapportato alla norma Costituzionale ed io desumo da questa norma Costituzionale che un documento di questo genere non può essere presentato, altrimenti io non sarei venuto qui.
Ho ribadito che sono venuto personalmente per cortesia e per rendere omaggio all’Assemblea e per dare dichiarazioni, non per affrontare un dibattito.
Presidente, avrebbe ragione lei se noi avessimo sostenuto una tesi di fatto negativa o superiore alla mozione di sfiducia. Su quel punto non stiamo discutendo, quindi il riferimento che mi fa, se lei mi consente – non ho vocabolo migliore – non è pertinente perché ha ragione lei per quel che ha detto.
Ma io non stavo sostenendo una tesi opposta, stavo semplicemente dicendo una cosa diversa. Su quello che lei ha sostenuto ora ha ragione, io sono d’accordo con lei, ma io non stavo sostenendo un’altra tesi di una legge, lo Statuto, che nega la legge costituzionale.
Io stavo dicendo solo un’altra cosa: che assieme alla mozione di sfiducia che è prevista dalla legge ecc., sono previste altre cose che non confliggono perché se confliggessero…
Questa secondo me confligge…
Ma lei non è la legge, Presidente.
E’ la mia opinione.
L’ultimo intervento è dell’onorevole Pirilli.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo - da quello che mi è dato di sapere dalla informativa che ho ricevuto in ordine al contenuto del documento – che il problema vada visto sotto un duplice punto di vista.
Uno riguarda la materia che attiene l’ordine del giorno. Se noi avessimo, allora per esempio, discusso oggi avendo all’ordine del giorno la tragedia che si è verificata negli Stati Uniti d’America e non ci fossero stati ordini del giorno predisposti, preparati e depositati sarebbe stato logico, legittimo e statutariamente corretto che a conclusione ciascun gruppo, ciascun consigliere potesse presentare un ordine del giorno perché la materia è la stessa. Essendoci l’entità di materia, la deroga alla norma statutaria che vuole nuovi argomenti non discutibili mi pare che sia in re ipsa.
Però, dicevo, nel merito il documento che lei non ha letto, ma dall’informativa che mi ha dato ora l’assessore Zavettieri, contiene un elemento che si distingue rispetto alla materia oggetto di discussione e questo mi fa propendere,credo legittimamente, per la tesi della irricevibilità posto che non è omogeneo rispetto all’argomento all’ordine del giorno del quale sarebbe, se fosse limitato all’argomento all’ordine del giorno, una logica conclusione non in termini di voto – ha ragione il Presidente, perché non può votarsi sulla relazione che attiene materia sottratta alla competenza del voto del Consiglio – ma come valutazione politica e come semplice ordine del giorno sarebbe stato possibile esprimere l’opinione in positivo o in negativo dei gruppi di maggioranza o di opposizione.
Contenendo il documento un aliquid novi rispetto alla materia oggetto di discussione dell’ordine del giorno, credo che questo argomento lo renda irricevibile. Quindi sono se c’è questo argomento nuovo…
(Interruzione)
L’aliquid novi è la sfiducia nei confronti di un assessore, l’incompatibilità di un assessore rispetto alla sua posizione…
C’è anche uno scadenziario di obblighi della Giunta ecc., quindi non è solo una questione…
Si vota quindi sulla ricevibilità o meno del documento… ma se è irricevibile non vedo perché dobbiamo votare.
(Interruzione)
Allora sulla irricevibilità di questo documento. Siccome c’è un aliquid novi, si vota sulla ricevibilità o meno dell’argomento.
…che si segnassero i voti…
Si procede alla votazione per appello nominale.
Chiedo scusa, il voto nominativo a mente di Regolamento mi pare che sia consentito solo quando riguarda persone…
(Interruzione)
Franco PILIECI, Segretario. Fa la chiama.
Chiedo scusa, io vorrei la copia per leggerla prima di votarla.
Franco PILIECI, Segretario
Fa la chiama
Comunico l’esito della votazione. Presenti e votanti 32. Hanno risposto sì 15; hanno risposto no, 16; astenuti 1.
(Il Consiglio non approva)
La seduta è chiusa e sarà convocata per domani alle 12 con l’ordine del giorno già distribuito. Vorrei informare i colleghi che fanno parte della Commissione della Giunta del Regolamento che la Giunta è convocata per le 11.
Hanno chiesto congedo i consiglieri Rizza, Torchia, Nucera, Aiello V..
(Sono concessi)
Sono stati presentati alla Presidenza i seguenti progetti di legge di
iniziativa della Giunta regionale:
“Tutela e valorizzazione delle minoranze albanesi, grecaniche ed occitaniche”
(delibera n. 732 del 2.8.2001) (P.L. n. 115/7^)
E’ assegnato alla terza Commissione - Servizi sociali – ed alla seconda –
Sviluppo economico – per il parere.
(Così resta stabilito)
“Disposizioni per la variazione al bilancio annuale 2001 e pluriennale
2001/2003 della Regione (legge finanziaria)” (delibera n. 764 del 5.9.2001)
(P.L. n. 118/7^)
E’ assegnato alla seconda Commissione - Sviluppo economico.
(Così resta stabilito)
“Variazione al bilancio annuale 2001 e pluriennale 2001/2003” (delibera
n. 763 del 5.9.2001) (P.L. n. 119/7^)
E’ assegnato alla seconda Commissione - Sviluppo economico.
(Così resta stabilito)
Sono stati, inoltre, presentati alla Presidenza i seguenti progetti di
legge di iniziativa dei consiglieri:
Mistorni, Tripodi P., Tommasi, Incarnato, Pirillo – “Modifiche ed
integrazioni alla legge regionale 28 agosto 2000, n. 14” (P.L. n. 116/7^)
E’ assegnato alla prima Commissione - Politica istituzionale.
(Così resta stabilito)
Pezzimenti – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19.3.1999,
n. 4 recante: “Ordinamento delle comunità montane e disposizioni a favore della
montagna” (P.L. n. 117/7^)
E’ assegnato alla prima Commissione - Politica istituzionale.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di
provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:
“Richiesta autorizzazione Consiglio regionale aumento plafond funzionari
delegati avvocatura regionale” (delibera n. 695 del 2.8.2001) (P.P.A. n.
130/7^)
E’ assegnato alla prima Commissione - Politica istituzionale.
(Così resta stabilito)
“Programma regionale per l’attività di forestazione e la gestione del
patrimonio forestale indisponibile della Regione Calabria (articolo 5 L.R.
20/1992). Programma triennale 2000/2001” (delibera n. 712 del 2.8.2001) (P.P.A.
n. 131/7^)
E’ assegnato alla quarta Commissione – Tutela dell’Ambiente – ed alla
seconda - Sviluppo economico – per il parere.
(Così resta stabilito)
E’ stata, inoltre, presentata alla Presidenza la seguente proposta di
provvedimento amministrativo d’Ufficio:
“Elezione di un membro supplente nelle discipline amministrative per il
rinnovo della sezione di Cosenza nel Comitato regionale di controllo (Coreco)
in sostituzione del dottor Francesco Capocasale, dimissionario” (P.P.A. n.
132/7^)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente
Commissione consiliare la deliberazione n. 729 del 2.8.2001, recante:
“Contributi ai Comuni per riadattamento edifici scolastici di loro proprietà
adibiti ad uso di scuole elementari e medie di 1° grado - Legge 641/67, art.
29. Criteri di assegnazione anno 2001” (Parere n. 22)
E’ assegnato alla terza Commissione - Servizi sociali.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente
Commissione consiliare la deliberazione n. 730 del 2.8.2001, recante:
“Interventi per il diritto allo studio. Piano 2001” (PARERE N. 23)
E’ assegnata alla terza Commissione - Servizi sociali.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente
Commissione consiliare la deliberazione n. 744 del 5.9.2001, recante: “L.R. n.
10/1997 — Art. 40, comma 5° - Completamento procedure amministrative
costituzione Società mista Sorical” (PARERE N. 24)
E’ assegnata alla prima Commissione - Politica istituzionale.
(Così resta stabilito)
Il Commissario di Governo nella Regione Calabria, ha comunicato che il
Governo non si oppone all’ulteriore corso delle seguenti leggi regionali:
Interventi urgenti nel settore del trasporto” (deliberazione n. 81 del
20.7.2001);
“Norme sul procedimento amministrativo, la pubblicità degli atti ed il
diritto di accesso. Disciplina della pubblicazione del Bollettino Ufficiale
della Regione Calabria” (deliberazione n. 82 del 31.7.2001);
Il Commissario di Governo nella Regione Calabria ha comunicato che il
Governo ha rinviato a nuovo esame la deliberazione n. 85 del 31.7.2001,
recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 14 febbraio 1996, n.
3, recante: <<Disposizioni in materia di trattamento indennitario agli
eletti alla carica di Consigliere regionale>>”
Il provvedimento è assegnato alla prima Commissione - Politica
istituzionale.
(Così resta stabilito)
La seconda Commissione consiliare, con nota n. 369 del 4.9.2001, ha
trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio di
previsione 2001, adottate dalla Giunta regionale:
Deliberazione Giunta regionale n. 667 del
24.7.2001
Deliberazione Giunta regionale n. 668 del
24.7.2001
Deliberazione Giunta regionale n. 669 del
24.7.2001
Deliberazione Giunta regionale n. 670 del
24.7.2001
Deliberazione Giunta regionale n. 671 del
24.7.2001
Deliberazione Giunta regionale n. 692 del
24.7.2001
Deliberazione Giunta regionale n. 720 del
2.8.2001
Deliberazione Giunta regionale n. 721 del
2.8.2001
La seconda Commissione consiliare, con nota n. 389 del 13.9.2001, ha
trasmesso copia della deliberazione n. 742 del 22.8.2001 di variazione al
bilancio di previsione 2001, adottata dalla Giunta regionale.
Con lettera del 22 agosto 2001 acquisita agli atti del Settore Segreteria
del Consiglio in data 23 agosto 2001 prot. 1555, l’onorevole Raffaele Senatore
ha comunicato di rassegnare le dimissioni dal Gruppo consiliare del Cdu per
aderire al Gruppo consiliare di Forza Italia.
Con lettera acquisita agli atti del Settore Segreteria del Consiglio in
data 5 settembre 2001 prot. 1609, gli onorevoli Domenico Crea e Francesco
Talarico fanno presente che il nuovo Presidente del Gruppo consiliare Ccd,
dall’1 settembre 2001, è l’onorevole Crea Domenico in sostituzione
dell’onorevole Aiello Vincenzino.
Con lettera del 31 agosto 2001, prot. n. 104, acquisita agli atti del Settore
Segreteria del Consiglio in data 4 settembre 2001 prot. 1602, l’onorevole Luigi
Fedele ha comunicato che i rappresentanti del Gruppo di Forza Italia in seno
alle Commissioni consiliari permanenti e alla Commissione Riforme Istituzionali
sono come appresso designati:
1^ Commissione: onorevoli Fuda Pietro, Leone Gianfranco;
2^ Commissione: onorevoli Vescio Salvatore, Tesoriere Ottavio;
3^ Commissione: onorevoli Aiello Pietro, Occhiuto Roberto, Mangialavori
Antonino;
4^ Commissione: onorevoli Tesoriere Ottavio, Vescio Salvatore.
Commissione Riforme Istituzionali: onorevoli Fuda Pietro, Occhiuto
Roberto
Con lettera del 6 settembre 2001 prot. n. 1, acquisita agli atti del
Settore Segreteria del Consiglio in data 6 settembre 2001 prot. 1631,
l’onorevole Domenico Crea ha comunicato che i rappresentanti del Gruppo Ccd in
seno alle Commissioni consiliari permanenti e alla Commissione Autoriforma sono
come appresso designati:
1^ Commissione: onorevole Crea Domenico;
2^ Commissione: onorevole Talarico Francesco;
3^ Commissione: onorevole Aiello Vincenzino;
4^ Commissione: onorevole Aiello Vincenzino.
Commissione Autoriforma: onorevole Crea Domenico
L’onorevole Mario Pirillo, Presidente del Gruppo “Margherita”,
rappresenta il Gruppo medesimo nella quattro Commissioni consiliari permanenti,
nella Commissione per l’Autoriforma, nella Giunta delle Elezioni e nella Giunta
per il Regolamento.
L’onorevole Giuseppe Torchia, Presidente del Gruppo “Udeur”, rappresenta
il Gruppo medesimo nella quattro Commissioni consiliari permanenti, nella
Commissione per l’Autoriforma, nella Giunta delle Elezioni e nella Giunta per
il Regolamento.
Con decreto del 7 agosto 2001 n. 100, pervenuto al Settore Segreteria del
Consiglio in data 28 agosto 2001, prot. 1568, il Presidente della Giunta
regionale onorevole Giuseppe Chiaravalloti ha determinato in undici il numero
degli assessori e ha nominato i componenti della Giunta regionale ripartendo
gli incarichi come di seguito indicato:
1° Dipartimento – Assetto ed utilizzazione del territorio
Aurelio MISITI: Viabilità, Acquedotti e Lavori Pubblici di interesse
regionale. Edilizia pubblica e residenziale. Opere portuali, Aeroportuali ed
idrauliche di competenza regionale. Uso delle acque. Navigazione e porti
lacuali. Rischio sismico e idrogeologico. Attuazione Programma Edilizia
Sanitaria.
Paolo BONACCORSI: Urbanistica. Ambiente e beni ambientali. Parchi e aree
protette. Tutela delle coste. Demanio.
Giovanni LUZZO: Affari Generali della Presidenza, salvo quelli specificatamente
delegati all’Assessore alla Presidenza. Enti Locali. Personale: Riforma
dell’organizzazione regionale, controllo di gestione, innovazione
amministrativa e istituzionale. Polizia Urbana, locale e rurale. Industria e
consorzi industriali. Attività commerciali. Fiere e Mercati. Artigianato. Cave
e torbiere. Acque minerali e termali.
Francesco STILLITANI: Trasporti.
2° Dipartimento - Sviluppo economico
Mario LUCIFERO: Agricoltura; Caccia e pesca nelle acque interne.
Dionisio GALLO: Foreste e Forestazione. Protezione Civile. Pari
Opportunità.
Emmanuele Francesco Maria EMANUELE: Assessorato alla Presidenza: Vicario
del Presidente della Regione alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e
delle Province autonome; Politiche del credito e attività finanziarie;
Contenzioso tributario; Enti partecipati finalizzati allo sviluppo; New
Economy; Attivazione delle procedure di devolution; monitoraggio
dell’attività degli Assessorati con riferimento all’attuazione del Programma. Polo
Informatico e Innovazione Tecnologica. Politiche di sviluppo per le attività
economiche e produttive.
Massimo BAGARANI: Bilancio e finanze. Programmazione. Sistema informatico
e statistico. Patrimonio.
Giuseppe GENTILE: Turismo. Industria alberghiera. Sport e spettacolo.
3° Dipartimento - Servizi Sociali
Saverio ZAVETTIERI: Pubblica istruzione. Cultura. Università. Beni
culturali.
Giuseppe SCOPELLITI: Formazione professionale. Lavoro e cooperazione.
La terza Commissione consiliare, con nota prot. n. 191 del 28.8.2001, ha
comunicato che la proposta di provvedimento amministrativo n. 127/7^ di
iniziativa della Giunta regionale, recante: “Disposizioni per la promozione di
diritti e opportunità per l’infanzia e l’adolescenza - Secondo triennio di
attuazione anni 2001-2003 - Fondi 2000-2002: Adempimenti regionali e
aggiornamenti linee di indirizzo agli Enti Locali. Legge n. 285/1997” (delibera
G.R. n. 618 del 24.7.2001), adottata ai sensi dell’art. 28 dello Statuto, è da
considerarsi decaduta.
La Giunta regionale, con nota n. 1388/S del 14.9.2001, ha trasmesso la
deliberazione n. 737 del 22 agosto 2001, recante: “Società mista tra la Regione
Calabria e l’A.T.I. Acquedotto Pugliese S.p.A. - ENEL Hydro S.p.A.. Stipula
atto costitutivo”.
La delibera di cui sopra sarà trasmessa alla prima Commissione per
opportuna conoscenza.
Fortugno. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alla sanità.
Per sapere – premesso che:
il Presidio Ospedaliero di Locri ha una capienza di n. 808 posti letto;
in atto i ricoverati, mediamente, non superano le 300 unità;
la Struttura Ospedaliera di Locri, per legge, è sede di dipartimento di
emergenza-urgenza perché è l’unico presidio che ha tutti i reparti
normativamente previsti (vedi D.P.R. del 27/03/1992 e l’accordo Stato-Regioni),
compresi i reparti di Otorino e di Oculistica;
le consulenze giornaliere richieste dal Pronto Soccorso in emergenza-urgenza ai due reparti sono numerose ed aumentano di molto nel periodo estivo;
l’eventuale trasferimento di tali reparti - che si intende effettuare entro il 15 Agosto 2001 - non solo è illegittimo perché viola la legge, ma è anche inopportuno e irrazionale perché crea enorme disagio al personale addetto all’emergenza e farebbe venir meno, in sede di dipartimento, la rapida consultazione a beneficio degli assistiti, creando notevoli disagi ed anche rischi agli utenti con eventuali responsabilità;
anche per stabilire le modalità, molto elementari, di tale singolare
trasferimento, il Direttore Generale ha chiesto una consulenza all’Ingegnere
Cesare Taddia di Milano, nonostante le professionalità esistenti nell’ufficio
tecnico dell’Asl numero 9, con evidente spreco dl pubblico denaro in una
situazione vistosamente deficitaria -:
di voler intervenire tempestivamente per il ripristino della legalità violata e per l’immediata revoca dell’illegittimo provvedimento, che anche se fosse consentito e non lo è, depaupera l’Ospedale di Locri di due unità specialistiche; determina notevoli disagi agli utenti privandoli di una consultazione specialista immediata e dovuta e privandoli della possibilità di usufruire di interventi urgenti e a rischio all’interno dell’Ospedale di Locri, attrezzato e sede di dipartimento di emergenza-urgenza.
(147; 31.7.2001)
Guagliardi. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
sette componenti del Consiglio dell’Ente Parco del Pollino hanno assunto
a maggioranza la grave decisione di esprimere parere favorevole alla
realizzazione di un elettrodotto da 380.000 KW, sulla linea
Laino-Feroleno-Rizziconi;
tale delibera è stata assunta, in assenza del parere tecnico, con quattro
voti favorevoli su sette presenti e con il voto decisivo del Presidente,
nell’ambito di un Consiglio composto da 13 componenti;
constatato che l’elettrodotto in oggetto passerebbe, anche, vicino a
centri abitati, con i conosciuti rischi per i cittadini, derivanti dai campi
elettromagnetici;
il territorio attraversato dall’elettrodotto è all’interno del perimetro
del Parco del Pollino, quindi interessato dalle norme di tutela più
restrittive, proprio allo scopo di salvaguardia dell’equilibrio naturale ed
ambientale di quel territorio risaputamente fragile;
la fulminea decisione, assunta da soli 4 membri del Consiglio dell’Ente
Parco (Presidente compreso) dopo alcuni anni di dibattito, che ha registrato la
contrarietà degli enti locali, delle popolazioni, delle forze politiche e
culturali della regioni Calabria e Basilicata, assume un significato fortemente
contrario alle esigenze di sviluppo dell’area ed in particolare della tutela
della salute dei cittadini e dell’ambiente, e che il voto favorevole dei
rappresentanti delle Università di Calabria e Basilicata e quello del
rappresentante dell’Associazione Pro-Natura (soggetti non direttamente
rappresentativi delle comunità locali), non tengono conto delle problematiche
esposte -:
per conoscere quali azioni intenda intraprendere in vista di una
revisione della decisione assunta, anche in considerazione della contrarietà di
quei comuni (Laino Castello, Mormanno e Morano Calabro) interessati dal
passaggio della linea e per riprendere il confronto con l’Enel allo scopo di
definire misure alternative, anche relative al tracciato, alfine di soddisfare
le esigenze energetiche senza entrare in contrasto con gli indirizzi
programmatici riguardanti l’area del Parco.
(148; 31.7.2001)
Tripodi P.. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore ai
trasporti. Per sapere - premesso che:
la Giunta Regionale con proprio atto n. 4471 del 23/07/1996 costituiva il
nucleo di valutazione per i disavanzi pregressi delle aziende di trasporto per
il periodo 1° Gennaio 1987 al 31 dicembre 1996;
in data 14 febbraio 2000 è stata presentata dai singoli professionisti
una specifica delle competenze dovute per onorario, ed altre spese per un
complessivo di oltre 13 miliardi;
il Dipartimento in data 29 febbraio ha contestato la legittimità della
richiesta sostenendo che doveva essere presentata unica parcella vistata
dall’ordine professionale;
in data 27 giugno 2000 veniva presentata un’unica parcella, senza il
visto dell’ordine professionale, per un complessivo importo di £ 5.338.214.000
oltre Iva;
in esecuzione della delibera di G. R. n. 4471 del 23 settembre 1996 è
stato erogato un primo acconto di £ 156.000.000 Iva compresa e con decreto
dirigenziale n. 21 del 10 maggio 2000 è stato erogato un secondo acconto di £
180.000.000 Iva compresa -:
per quale motivo con decreto n. 5838 del 19 giugno 2001 viene
liquidato un terzo acconto di £ 2.389.107.000 oltre £ 477.821.400 più Iva, per
complessive £ 2.866.928.400 tenuto conto degli acconti di importi più modesti
precedentemente erogati e della non riconosciuta parcella presentata dai
professionisti tanto da chiedere un parere legale all’avvocatura regionale.
(149; 1.8.2001)
Galati. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore
all’industria e alle attività produttive. Per sapere – premesso che:
fonti sindacali hanno annunciato, con allarme, la decisione dei vertici
nazionali di Telecom Italia di trasferire a Palermo anche l’ultima funzione
direzionale (clienti residenziali) assegnata alla struttura calabrese
dell’azienda;
secondo quanto previsto da questo piano di ridimensionamento, la sede
Telecom di “Sarrottino” sarà declassata a postazione periferica, perdendo
qualsiasi ruolo e funzione direzionale a vantaggio della Sicilia;
la Direzione generale di Telecom Italia ha già avviato un Piano urgente
di trasferimenti forzati dei quadri e delle cosiddette “professionalità
elevate”, circa 80 persone, con immaginabili conseguenze negative per le
rispettive famiglie;
tale piano assegnerebbe alla sede di “Sarrottino” solo funzioni minori,
tanto che il personale ad essa destinato avrà solo mansioni basse o comunque
dequalificate;
sottolineato che tale decisione, se confermata, avrebbe negative conseguenze sulla presenza complessiva delle telecomunicazioni nella nostra regione, sottraendole compiti, funzioni e risorse umane;
il Piano di ridimensionamento inciderebbe in modo grave sulla struttura
complessiva della città di Catanzaro, capoluogo della Calabria, alla quale
verrebbe indebitamente sottratta un’altra funzione di livello superiore, senza
contare i negativi riflessi sull’indotto;
il Piano industriale della Telecom Italia, anche alla luce dei recenti
cambiamenti societari, risulta quanto mai nebuloso per quanto riguarda gli
obiettivi ed eventuali investimenti nella regione Calabria;
l’intero settore delle telecomunicazioni risulta in Calabria assai debole
per la scarsa presenza e dinamicità non solo di Telecom Italia ma anche degli
altri gestori -:
sono a conoscenza della grave situazione venutasi a creare nel settore
delle telecomunicazioni in Calabria e, in particolare, dell’ormai annunciato
trasferimento delle funzioni direzionali Telecom a Palermo;
quali iniziative il Presidente della Giunta e l’Assessore all’industria
hanno adottato o intendano adottare per scongiurare il pericolo del
ridimensionamento della sede di “Sarrottino” o comunque per aprire un confronto
con Telecom Italia per una riconsiderazione dei contenuti dello stesso Piano;
se intendono, a tale scopo, chiedere un incontro al ministro delle
telecomunicazioni, onorevole Gasparri, anche per aprire un più complessivo
tavolo di lavoro che assegni alla Calabria, nel quadro di una politica
nazionale a favore del Mezzogiorno, un preciso ruolo nel settore delle
telecomunicazioni e delle alta tecnologie.
(152; 28.8.2001)
Borrello. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore al lavoro.
Per sapere – premesso che:
in applicazione dell’articolo 7 ter della L.R. n. 14 del 2000 (Legge
Finanziaria) sono state attivate le procedure per la selezione dei progetti di
autoimprenditorialità a favore di giovani disoccupati da ammettere ai benefici
economici ivi previsti;
il relativo bando pubblicato sul BUR ha indicato le modalità di
partecipazione e i criteri di attribuzione dei punteggi per la formulazione
della graduatoria e, tra questi, l’assegnazione di 4 punti (limite massimo) a
quei progetti provenienti da territori provinciali che registravano un tasso di
disoccupazione superiore alla media regionale;
nello stesso bando è stabilito che il Centro per l’Impiego competente per
Provincia doveva certificare il dato percentuale di disoccupazione al momento
della presentazione dei progetti;
ha notizia che la Fincalabra, incaricata della fase istruttoria, avrebbe
deciso di prendere a riferimento, invece, i dati riportati dalla Gazzetta
Ufficiale del Gennaio 2001, quindi successivi alla presentazione dei progetti,
stravolgendo, così, l’impostazione iniziale;
l’iniziativa è assolutamente illegittima perché non è ammesso modificare
le regole di una partita quando questa è già in corso;
pur essendo lontana l’idea di pensare a strategie tendenti a penalizzare
qualche territorio a vantaggio di altri, tuttavia si registra che la “novità”
introdotta a posteriori va a discapito solo dei giovani della Provincia di Vibo
Valentia, nei confronti dei quali si realizzerebbe l’ennesimo scippo per
effetto di decisioni arbitrarie e fortemente discriminatorie -:
1) se risponde al vero la notizia sopra riportata;
2) se, in caso affermativo, non ritengono di dover intervenire
autorevolmente presso Fincalabra affinché ripristini con urgenza la violata
legalità e si limiti ad attenersi scrupolosamente alle prescrizioni del bando.
(153; 29.8.2001)
Borrello. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere -
premesso che:
la Legge 11 Agosto 1991, n. 266 (legge quadro sul volontariato) prevede
l’istituzione di un fondo speciale regionale, alimentato dalle erogazioni
annuali di fondazioni ed istituti bancari, da destinare all’istituzione,
tramite gli Enti Locali, di Centri di servizio a disposizione delle
organizzazioni di volontariato e da queste gestiti per sostenerne e
qualificarne l’attività;
con Decreto dell’8 ottobre 1997 il Ministero del Tesoro ha definito le
modalità operative per la costituzione del predetto fondo speciale a favore di
ogni Regione, la cui amministrazione compete ad un Comitato di Gestione,
presieduto dal Presidente della Giunta regionale, che ha il compito, tra
l’altro, di istituire i Centri di Servizio e di ripartire tra di essi il fondo
speciale di cui sopra;
ha notizia che solo in Calabria non sarebbe stato insediato il citato
Comitato;
la grave inadempienza non solo ha impedito il superamento di situazioni
di precarietà e disagio che registrano le attività legate al volontariato,
malgrado l’impegno straordinario di tantissima gente, ma soprattutto ha
immobilizzato ingenti risorse (oltre 10 miliardi) e non ha consentito
l’istituzione dei Centri di servizio;
la stessa Legge regionale n. 18 del 1995 appare inadeguata sul piano
normativo e su quello delle risorse stanziate annualmente (appena 400 milioni),
oltre ad accusare lentezze e ritardi nella gestione delle pur esigue
disponibilità;
in una Regione come la nostra dove la solidarietà, la partecipazione e il
pluralismo dovrebbero assumere elevati livelli di attenzione, non possono
essere ammesse approssimazione ed indolenza quando sono in gioco rilevanti
valori sociali -:
1. se risponde a vero che non è stato ancora nominato il Comitato di
gestione previsto dalle norme vigenti;
2. se, in caso affermativo, non ritiene di provvedere con ogni assoluta
urgenza e priorità agli adempimenti di competenza;
3. se non ritiene, infine, di provvedere, attraverso la pletora di
consulenti di cui dispone, all’elaborazione di una “vera” proposta di legge
regionale sul volontariato da inserire in una disciplina organica di riforma
del welfare state che si faccia carico di recepire la legge quadro sul
sistema integrato dei servizi sociali (c.d. Legge Turco).
(154; 31.8.2001)
Fortugno. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere -
premesso che:
dopo i licenziamenti presso l’ospedale di Locri di alcuni Primari, arriva
l’abbandono anche da parte del Primario di Chirurgia Doti, Salvatore Virzì,
messo nella condizione di non poter espletare a pieno la sua professionalità;
oltre tremila firme raccolte spontaneamente dai cittadini preoccupati, un’accorata e motivata richiesta dei Sindaci della Locride dirette alla cd. “manager” Stroili, sono rimaste lettera morta!;
a tali iniziative, con insensibilità non si è risposto neppure per
chiedere, chiarire, tentare, rincuorare, dissuadere, assicurare, evitare che Virzì
lasciasse;
dopo un silenzio ostile, distaccato, gelido, finalmente quando la polemica con la popolazione si accesa ed è salita di tono, c’è stato un colloquio tardivo ed un minimo di disponibilità a valutare la cosa;
così un pezzo di Ospedale “questa immensa risorsa che non possiamo
permetterci il lusso di perdere”, come scrivevano i Sindaci, si perde tra la
colpevole indifferenza di chi dovrebbe migliorare la qualità della sanità di
questa sfortunata terra.
sono lontani i tempi in cui i cittadini di Locri tutti, ognuno secondo la
propria possibilità, fecero una pubblica sottoscrizione per avere un Ospedale!
Sono stati vani gli sforzi di alcuni locresi che questo Ospedale vollero:
Michele Scaglione, Guido Candida, Pepè Cilione, Michele Murdaca;
è stata spesa invano l’attività di alcune famiglie e di alcuni locresi, vano l’impegno dei loro altissimi referenti politici che con un decennio di instancabile lavoro ottennero il grande Ospedale di 800 posti letto, che ha costituito anche una fonte di larga e generale occupazione per Locri e per la zona jonica di Reggio Calabria.
questi cittadini che realizzarono uno dei più importanti presìdi della
Calabria e che rispondono al nome di Guido Candida, Mario Laganà, Raffaele
Sainato, Michele Murdaca,. Francesco Morgante, Renzo Zucco e tanti altri che
poi collaborarono: Cilione, Mollica, De Domenico, Marando, Schirripa, Filocamo
Carmelo, Pelle, Spagnolo, Napoli ed altri, erano tutti animati dal desiderio sincero
di assicurare risposte adeguate al bisogno di salute della popolazione, che animati
da “amore” per la Città e da “amore” per l’Ospedale cercavano ovunque i
migliori Primari che volessero venire a Locri e per tale fine, pubblicizzavano al massimo i concorsi e non escludevano
chi avesse titolo a partecipare perché più vasta e produttiva fosse la
selezione.
prendevano contatti con le scuole più prestigiose del Paese, di Medicina,
di Cardiologia, di Chirurgia, di Pediatria, di Oculistica, di Ortopedia, di
Geriatria e di altre discipline, per avere indicazioni e consigli. E come per
altri Primariati, quando agli inizi degli anni 90 si trattò di coprire il posto
di Primario di Chirurgia, si fece molta pubblicità;
vi erano difficoltà e il Presidente dell’epoca fece
persino un appello ed un’intervista al TG2 nazionale per sollecitare la
partecipazione di tutti i possibili candidati ad alcuni concorsi che erano non
“prefabbricati” ma “aperti” ai migliori presso l’Ospedale di Locri. A quella Commissione di Concorso di Chirurgia si
chiese soltanto, con insistenza, che la scelta cadesse sul migliore per
casistica operatoria e per preparazione teorica, e vincitore fu il Dott.
Virzì, scelto dunque per merito e bravura,
senza che alcuno prima lo conoscesse, senza sapere o chiedere se aveva e qual
era la sua estrazione politica:
la scelta quindi non è stata per raccomandazione, non perché portava un
pacco di voti suoi e dei parenti, non perché si era familiarizzato in una cena
magari offerta da lui, non per deteriore clientelismo, non per fare un
investimento politico in quanto mai Virzi è stato richiesto o si è occupato di
politica, ma esclusivamente perché era laborioso e bravo!
il suo allontanamento, oggi, rappresenta una grave perdita e depaupera di molto il nosocomio locrese e così si smantella e si degrada l’assistenza sanitaria nella zona jonica, alla cui popolazione il Primario Virzì aveva dedicato un impegno senza limiti, con oltre 1.600 interventi all’anno e circa 18.000 nei 9 anni di attività. Interventi in grandissima percentuale positivi, molti di alta e, in buon numero, anche di altissima chirurgia, che hanno costruito il prestigio della divisione chirurgica dell’Ospedale di Locri, alla quale i cittadini del nostro territorio, molti calabresi e tanti di fuori regione, si rivolgevano con senso di sicurezza e di fiducia.
così agiva una volta, chi amministrava per la scelta dei Primari;
così agivano, viaggiando a loro spese, gli amministratori, le cui
gestioni erano onorifiche e non gratificate, eccessivamente, con oltre 400
milioni all’anno e i cui bilanci erano in attivo, perché si evitavano gli
sperperi del pubblico denaro, perché gli amministratori intendevano la loro
attività come servizio, non come arrogante esercizio di potere.
poi, la superficialità e l’incapacità hanno avuto il sopravvento e pur avendo avuto l’Asl l’aumento dei trasferimenti delle risorse regionali di dotazione, si è aggravato il deficit finanziario e si è aggravato il degrado della sanità nella Locride, fino a raggiungere l’attuale inaccettabile livello.
di fronte a tanta desolazione insieme a numerose altre persone, io
protesto con tutta la mia indignazione di professionista e di cittadino, e
richiamo l’attenzione a quella situazione di chirurgo valorosamente ed
elevatamente conquistata dal collega Salvatore Virzì, che solo chi è dotato di
pregiudizi non vuol riconoscere e ritiene facilmente sostituibile -:
se è giusto o se non sia infinitamente triste ed
indegno, che un professionista valoroso, per meglio operare debba andarsene
dalla Locride, (ed al Dott. Salvatore
Virzì, che in Ospedale ha condotto una vita di lavoro schiacciante, e alla
popolazione della Locride auguro che le cose cambino presto e che il Primario
possa riprendere il suo ruolo e la sua missione);
se nella sua sensibilità il Presidente della Giunta regionale non ritenga
utile, per placare l’allarme determinatosi nella gente della locride, convocare
personalmente il primario Dott. Virzì, per sentire le sue ragioni, ricercare
eventuali soluzioni ed adottare i possibili atti idonei ad assicurare la
permanenza in Calabria di questa validissima professionalità;
se i poteri derivanti dalle sue alte responsabilità le consentono di
prendere tutte le iniziative idonee per fermare il progressivo e inarrestabile
degrado delle strutture e del Servizio Sanitario nella Locride.
(155; 6.9.2001)
Fortugno. Al Presidente della Giunta regionale, all’assessore alla
sanità e al Presidente della terza Commissione consiliare. Per sapere –
premesso che:
da un paio danni presso l’Asl n. 9 con vari atti e con ostinazione si
porta avanti il disegno di creare un doppione del Pronto Soccorso-Astanteria
denominato “Medicina d’urgenza-Astanteria” da affidare all’aspirante Dott. L.
Giugno;
nel periodo in cui questa illegittima iniziativa è stata portata avanti
si sono alternati quattro c.d. manager e precisamente Madaffari, Pelaia, Sgrò e
Stroili. La prima e i due ultimi, tesi alla realizzazione di tale unità
operativa come struttura complessa, il secondo che frenava sospendendo gli atti
teso a ripristinare la legalità violata;
tale scandalosa vicenda è caratterizzata da un succedersi di decisioni
incoerenti dei protagonisti, di pareri e proposte di organi responsabili
altalenanti e contraddittori secondo i diversi momenti, non si capisce se
dettati da ripensamenti interpretativi o da timori di responsabilità eccessive
o da sollecitazioni superiori spregiudicate e deprecabili;
dall’apertura l’ospedale fu dotato di un pronto soccorso astanteria e
accettazione;
da decenni l’astanteria nei suoi posti letto ha tenuto in osservazione
gli ammalati e accolto i bisognosi di cure urgenti:
tutte le norme sull’emergenza D.P.R. 27.3.1992. D.M. 15.5.92 D.Legs.vo 502/92 e modificazioni, il piano sanitario regionale 3.4.95 n. 9, l’atto Stato-Regioni in G.U. n. 114 del 1 7.5.96 confermano i posti letto di medicina d’urgenza-astanteria dell’Ospedale di Locri, cosi pure il D.E.A.. e non consentono il doppione costruito per il Dott. Giugno;
il Dott. Giugno è stato incaricato in spregio alle leggi: che il Dott.
Pelaia ha sospeso gli atti;
il Dott. Sgrò Commissario subentrato, ha ripristinato l’incarico al Dott.
Giugno, Aiuto di Medicina, che non possiede i requisiti per dirigere una
struttura di secondo livello; che lo stesso incaricato è stato privilegiato
rispetto ad altri sanitari della disciplina con titoli ed esperienze di gran
lunga superiori;
per tale illegittimo ed inutile doppione è stato addirittura bandito un
concorso per Primario, sempre in contrasto alla legge in mancanza del piano
triennale delle assunzioni e senza pianta organica ben definita;
di recente si è proceduto alla individuazione del componente la
Commissione di concorso di competenza del Consiglio dei Sanitari, nonostante i
componenti siano stati avvertiti dell’illiceità del Concorso, come risulta dal
relativo verbale;
concordata e fissata la riunione del Consiglio dei Sanitari per
l’incombenza per il 13 settembre, tale individuazione è stata anticipata dal
Direttore Sanitario dell’Azienda per intuibili pressioni al 21 agosto;
la riunione della Commissione di Concorso è stata fissata per il
27.9.2001;
tutte le delibere adottate, quindi, non rispettano i requisiti e i
principi della legalità, dell’opportunità, dell’economicità, dell’oggettività e
della trasparenza. che devono essere presenti in tutti gli atti amministrativi,
in osservanza dei principi costituzionali che regolano gli atti della Pubblica
Amministrazione. Gli atti deliberativi sono, altresì, ciascuno e tutti
illegittimi ed arbitrari per i seguenti motivi:
1) Sono stati adottati su materie per le quali devono precedere
obbligatoriamente: a) il contratto decentrato integrativo di lavoro; b) la
concertazione con i sindacati - tra l’altro espressamente richiesta dalle sigle
sindacali -; c) l’accordo su criteri obiettivi predeterminati per assegnazione di
funzioni ed incarichi;
2) Manca inoltre, in tutti gli atti il parere obbligatorio del consiglio
dei sanitari come condizione necessaria di legalità;
3) Negli atti che comportano un impegno di spesa (al dì là delle
dichiarazioni di comodo che il singolo atto non comporta aumento della spesa),
la legge di contabilità generale prevede l’inefficacia e la nullità di tutti
gli atti che non hanno copertura finanziaria. In più per quello che si
riferisce alla delibera istitutiva della pianta organica di Astanteria-Medicina
d’urgenza, la illegalità è macroscopica non solo perché aumenta le spese,
essendoci già un responsabile di 2° livello con rispettivo organico medico e
paramedico, ma perché contrasta con le norme legislative sull’emergenza
sanitaria che prevedono l’unità del Pronto
Soccorso-Accettazione-Astanteria-Medicina d’urgenza.
Perché allora si adottano tutti questi atti? Si vuole favorire qualcuno e perché? Si vogliono danneggiare altri? Vi sono poteri oscuri e connivenze illegali che influenzano nefastamente le istituzioni?;
per tutte queste iniziative che sono in contraddizione con la legge, che vengono portate avanti in modo sprezzante e lesivo delle persone che si sentono intimorite da tali violenze fatte utilizzando la gestione delle istituzioni, è indispensabile e urgente il recupero di legalità per evitare che le istituzioni vengano dominate e inquinate;
preoccupato dello sperpero del pubblico denaro, che sembra una vocazione della Stroili -:
se per bloccare tale illegalità, l’assessore alla sanità non ritenga di
dover cautelativamente disporre la sospensione del concorso richiamando tutti
gli atti alla Regione per valutare, in coerenza con la politica di legalità, la
fondatezza delle scandalose vicissitudini ed illegalità messe in atto dal
Direttore Generale dell’Asl 9 e quindi procedere all’annullamento degli stessi.
(156; 6.9.2001)
Incarnato, Tommasi. Al Presidente della Giunta regionale e
all’assessore all’ambiente. Per sapere – premesso che:
con DGR del 27/03/2001 numero 259 “Progetto APE – Appennino Parco
d’Europa - approvazione interventi”, tra l’altro, si stabiliva di procedere
alla costituzione di un gruppo di lavoro, presso il Dipartimento
Urbanistica-Ambiente, mediante costituzione di rapporto di consulenza
professionale;
successivamente all’adozione di tale provvedimento, non risulta esserci stati impedimenti a costituire il previsto gruppo di lavoro;
trascorsi quattro mesi dalla decisione, nel Bollettino Ufficiale della
Regione Calabria del 6 agosto u.s. veniva pubblicato un bando per la selezione
delle figure professionali che devono essere chiamate a costituire il gruppo di
lavoro;
tale bando fissava i termini di scadenza, per la presentazione delle
istanze da parte di chi intendeva far parte del gruppo, al decimo giorno dalla
pubblicazione e cioè al 16 agosto 2001;
considerato che sembra del tutto pretestuosa l’invocata procedura di
urgenza giacché, dalla data di adozione dell’Atto deliberativo alla data di
emissione del bando, tempo disponibile ne è trascorso a sufficienza;
appare evidente che, i tempi ristretti e il momento particolare in cui si
è provveduto a pubblicare il bando (siamo a cavallo di ferragosto!), possono
essere scambiati dall’opinione pubblica, per maldestri tentativi finalizzati a
nascondere la volontà di perseguire obiettivi reconditi, tesi a favorire pochi
fortunati intimi e, sicuramente, contrari ai più elementari princìpi di
trasparenza dell’azione amministrativa -:
1) se sono a conoscenza delle motivazioni che hanno potuto ostacolare la
diffusione del bando, per la selezione dei professionisti necessari alla
costituzione del Gruppo di lavoro di cui in premessa, impedendone un’adeguata
diffusione;
2) se, nell’esercizio delle funzioni di indirizzo e di controllo, ritengono,
opportunamente e doverosamente, di dover disporre la riapertura dei termini
fissati dal bando al 16 di agosto, al fine di tentare di ripristinare
condizioni di trasparenza e di fiducia nella corretta prassi amministrativa
tanto conclamata, favorendo la diffusione delle informazioni e perseguendo
l’obiettivo di allargare al massimo la rosa dei candidati tra cui poter
scegliere le migliori professionalità.
(158; 13.9.2001)
Tripodi M.. All’assessore alla Sanità. Per sapere – premesso che:
l’attacco alla sanità pubblica sferrato dal Direttore Generale dell’Asl
10 di Palmi ha trovato purtroppo conferma in queste ultime settimane anche a
seguito della stipula di una convenzione con una clinica privata per
l’espletamento del servizio di Risonanza Magnetica Nucleare che doveva essere
effettuato dall’Asl 10 ed in particolare dall’Ospedale di Polistena che,
secondo un’apposita delibera del Consiglio regionale, deve divenire sede del
Dipartimento d’emergenza e urgenza;
il Direttore Generale con l’affidamento ai privati di tale servizio ha
tolto con arroganza e prepotenza alle strutture pubbliche del comprensorio
della Piana una legittima possibilità di qualificazione ed ha avviato un
devastante disegno di privatizzazione della sanità;
a tale scelta grave e negativa si accompagna un atto aziendale con il
quale il Direttore Generale porta avanti un piano scellerato di smantellamento
dell’Ospedale di Polistena, con il trasferimento della divisione di ginecologia
e dei servizi di Chirurgia vascolare e di Otorinolaringoiatria da poco
istituiti;
è totalmente inaccettabile la linea pseudo-aziendale adottata dal
Direttore Generale che, aderendo alle richieste dei suoi ispiratori politici
regionali e locali del centro-destra, si sta caratterizzando in una sorta di
accanimento terapeutico contro l’Ospedale di Polistena che rappresenta tuttora
una delle poche strutture sanitarie pubbliche ancora funzionanti nell’Asl 10
tanto da essere considerato al terzo-quarto posto della regione per la qualità
e la quantità delle prestazioni sanitarie che riesce ad offrire agli ammalati
di tutta la Piana, della provincia di Reggio Calabria e delle altre province
calabresi;
le scelte gravi, offensive e punitive messe in atto dal Direttore
Generale cancellano, di fatto, il piano sanitario attuativo che prevedeva una
razionalizzazione dei servizi e dei presidi ospedalieri con il rilancio
qualitativo della sanità pubblica e delle strutture ospedaliere con
investimenti per oltre 50 miliardi a valere sull’ex articolo 20;
la privatizzazione della sanità, perseguita palesemente dal Direttore Generale, non può essere occultata da progetti ambiziosi, faraonici ed elettoralistici affidati ad un incerto futuro, come quelli della costruzione dell’ospedale unico della Piana, che nella sostanza rappresenta lo specchietto per le allodole, mentre nei fatti si opera per indebolire le strutture sanitarie ed ospedaliere esistenti, per chiudere gli ospedali, per abbassare il livello e la qualità dei servizi del sistema sanitario pubblico e per favorire la crescita di una sanità privata che si muove senza regole e senza scrupoli;
la conduzione dell’Asl 10 sta creando seri e pesanti disservizi e sta
determinando, di fatto, la negazione del fondamentale diritto della tutela
della salute dei cittadini;
di fronte a questa strategia devastante che colpisce i diritti e gli interessi delle comunità locali si sta determinando un’energica e forte reazione dei sindaci, delle amministrazioni comunali, dei sindacati, degli operatori sanitari e di tutti i cittadini -:
se, alla luce dei gravi fatti e delle scelte punitive che il Direttore
Generale dell’Asl 10 di Palmi sta adottando, non ritenga farsi promotore di un
tavolo di confronto sulle problematiche gravi ed urgenti dell’Asl 10 con le
rappresentanze sindacali dei lavoratori e degli operatori sanitari, con i
consiglieri regionali della zona, con i rappresentanti dei sindaci per definire
un piano organico di interventi per garantire un forte rilancio della sanità
pubblica e per assicurare la tutela dei diritti sanitari che oggi, nella piana
di Gioia Tanto, sono negati ai cittadini;
se non ritenga doveroso intervenire sul Direttore Generale dell’Asl 10 al fine di assicurare una linea gestionale puntata al rilancio ed alla riqualificazione del Sistema sanitario pubblico ed alla difesa di strutture ospedaliere funzionanti;
se non ritenga necessario intervenire per salvaguardare le strutture ospedaliere come l’Ospedale di Polistena ed i servizi sanitari che, pur in una situazione di difficoltà e di emergenza, rappresentano un punto certo di riferimento per la sanità della Piana, specie grazie all’impegno attivo, generoso e qualificato dei lavoratori e degli operatori sanitari;
se non ritenga opportuno invitare il Direttore Generale dell’Asl 10 a
ristabilire normali e corrette relazioni con gli enti locali, con i
responsabili istituzionali e con le organizzazioni sindacali.
(150; 6.8.2001)
Chiarella. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore ai
Lavori pubblici. Per sapere – premesso che:
il 17 aprile 1992 con nota n. 3052, la Regione Calabria chiedeva al
Comune di San Sostene il rilascio della concessione edilizia, circa lavori
dell’acquedotto Alaco Versante Ionico;
in data 28 agosto 1992 il Comune di San Sostene, con nota n. 1190,
comunicava all’ufficio Gestione Acquedotti che, ai fini del rilascio della
concessione edilizia, era indispensabile integrare gli atti depositati con una
relazione che illustrasse chiaramente l’entità e lo scopo delle opere da
eseguire;
il 9 settembre 1992 il Sindaco di San Sostcne, ing. Domenico Scicchitani, emetteva ordinanza di sospensione dei lavori;
il 21 settembre 1992 i Vigili Urbani del comune di San Sostene accertavano l’inottemperanza all’ordinanza di sospensione dei lavori n. 11 del 9 settembre 1992 e perveniva allo stesso Comune un esposto-denuncia firmato da 300 cittadini che invitavano il Sindaco a provvedere in merito;
il 7 ottobre 1992 il Sindaco di San Sostene, ing. Domenico Scicchitani,
emetteva ordinanza di demolizione delle opere eseguite dall’Ufficio Acquedotti.
La popolazione angosciata dal possibile prosciugamento del fiume Alaco inviava
al Municipio ed alla Procura della Repubblica una serie di esposti contro le
opere costruenti;
in data 9 novembre 1992 il medesimo Sindaco di San Sostene veniva convocato presso la sede dell’assessorato ai lavori pubblici e veniva predisposto un atto d’intesa tra Comune di San Sostene, Regione Calabria, Consorzio Bonifica ed Ufficio Acquedotti, con delle prescrizioni al fine di evitare, presumibilmente, pregiudizi alla popolazione del Comune di San Sostene;
il 13 aprile 1993 il Consiglio comunale di San Sostene non approvava il progetto relativo allo sbarramento del fiume Alaco ed il predetto atto d’intesa. Nel verbale relativo al Consiglio comunale, si evince che, durante la seduta, i cittadini manifestavano dubbi e perplessità sulla convenienza del progetto, in quanto preoccupati per i pregiudizi e danni sia alla popolazione che all’agricoltura e al turismo;
in data 13 aprile 2001 la Regione Calabria, con nota n. 3294, chiedeva al
Comune di San Sostene l’autorizzazione all’esecuzione dei lavori di impianto
per il prelievo d’acqua dal Fiume Alaco;
il 29 maggio 2001 presso la Prefettura di Catanzaro si teneva una riunione avente ad oggetto le problematiche connesse al rifornimento idrico della città di Vibo Valentia. Il Sindaco di San Sostene neo-eletto, Avv. Luigi Aloisio, confermava le ragioni della protesta della cittadinanza. L’incontro si concludeva con l’invito, da parte del Prefetto di Catanzaro, alla Regione ad eseguire la realizzazione delle opere di captazione da San Sostene anche in deroga alla procedura ordinaria, prospettando anche l’ipotesi di un suo eventuale intervento d’autorità laddove si fosse riproposta la situazione di carenza idrica per la città di Vibo;
il 14 giugno 2001 con nota n. 4973, la Regione Calabria comunicava che era stata espletata la gara d’appalto per l’esecuzione dei lavori per il ripristino dell’opera di presa in località Cicuti di San Sostene ed espletata la gara per la fornitura del gruppo elettrogeno. Nella stessa nota si evidenziava che i lavori sarebbero iniziati soltanto quando il Comune di San Sostene avrebbe concesso l’autorizzazione;
il 21 giugno 2001 l’Amministrazione Provinciale di Catanzaro, unitamente ai Sindaci ed alle Associazioni presenti, esprimeva parere negativo circa la realizzazione delle opere e richiedeva l’impegno del Presidente della Giunta Regionale, onorevole Chiaravalloti, affinché si soprassedesse sulla deviazione delle acque, ancorché provvisoria, che avrebbe compromesso gravemente le già ridotte risorse idropotabili;
in data 22 giugno 2001 il Sindaco di San Sostene, Avv. Luigi Aloisio,
rigettava la richiesta di autorizzazione all’esecuzione dei lavori di
potenziamento dell’acquedotto Alaco presentata dalla Regione Calabria, in
quanto ai sensi dell’art. 5 della Legge n. 37 del 1994 “…sino a quando non
saranno adottati i piani di bacino... regionali, previsti dalla legge n. 183
del 1989, gli interventi destinati ad incidere sul regime delle acque devono
essere adottati sulla base di valutazioni preventive e studi d’impatto… che
subordinano il rilascio delle autorizzazioni e delle concessioni al rispetto
preminente del regime delle acque, alla tutela dell’equilibrio geostatico e
geomorfologico dei terreni interessati, alla tutela degli aspetti naturalistici
e ambientali coinvolti dagli interventi progettati…” ed in Calabria i piani di
bacino non sono stati adottati - continua il provvedimento di rigetto – “…
inoltre i lavori che la Regione intende eseguire non sono quelli originari ed è
chiaro che l’autorizzazione e la valutazione d’impatto ambientale
eventualmente ottenute per il progetto originario non valgono per le successive varianti essendo necessario rinnovare
per esse ogni iter autorizzatorio…”;
il 4 luglio 2001 con nota n. 6067, la Regione Calabria - Dipartimento n.
6 - Settore 19 Opere idropotabili, comunicava al Comune di San Sostene che il
prelievo dell’acqua era di natura straordinaria e momentanea, e comunicava,
altresì, che l’acqua potabile trattata dall’impianto di potabilizzazione
dell’Alaco, sarebbe stata ripartita in funzione degli abitanti residenti
rilevati dal censimento del 1991 e tali ripartizioni sarebbero state mantenute
fino a quando le condizioni non sarebbero mutate. Veniva così di fatto smentito
l’impegno di straordinaria e momentanea captazione;
il 12 luglio 2001 con nota n. 2248, il medesimo Sindaco di San Sostene ribadiva alla Regione Calabria Settore Opere idropotabili, che qualsiasi iniziativa alla realizzazione di opere non autorizzate sarebbe stata ostacolata con i provvedimenti di legge, precisando che non era assolutamente vero che l’eventuale carenza idrica di comuni del versante Jonico, che si manifestava soltanto nel periodo estivo, poteva essere risolta dal dirottamento del 15 per cento previsto, e riducibile in base alle disposizioni comunicate in precedenza. Infatti, l’85 per cento sarebbe spettato al versante Tirrenico, e come sembra non solo ai comuni del Vibonese (se si esamina il numero dei comuni del versante Tirrenico, che avrebbero dovuto utilizzare l’acqua, che veniva fatta confluire in favore di comuni del versante Ionico, non si sarebbe risolto nulla, ma vi sarebbe stata una ulteriore presa in giro in favore di altri comuni da ritenersi, evidentemente, privilegiati). Non si era tenuto in considerazione che il vibonese, per sorgenti, apparteneva alla fascia 7^, superiore, quindi alla fascia 5^ del comprensorio Soverato-Serre. Comunque non era certamente la presunta provvisorietà degli impianti che esonerava il richiedente dal seguire l’iter necessario dal punto di vista urbanistico -:
se non si sia considerato, che i risvolti negativi di tutta l’operazione, dal punto di vista sociale, sarebbero stati notevoli, in quanto il prelievo dell’acqua dal Fiume Alaco avrebbe comportato, per la Comunità di San Sostene, e non solo per San Sostene, danni gravi per la lesione di interessi meritevoli di tutela;
se non sia stato osservato che prelevare le acque del Fiume Alaco e
dirottarle soltanto per il 15 per cento in favore dei comuni del Basso Jonio,
in modo da fornire i comuni del Tirreno, facenti parte di una fascia, per
sorgenti, ben più ricca, significa non volere assumere provvedimenti
definitivi. Ormai da anni si parla infatti di lavori nell’invaso della Lacina,
ma mai i lavori si sono conclusi. Da anni poi non si vuole provvedere ad una
soluzione del problema della fascia Tirrenica, con impianti nelle numerose
sorgenti esistenti in quella zona, mentre è risaputo che già l’invaso della
Lacina ridurrà le acque del Fiume Alaco, e quindi, consentire anche prelievi,
all’apparenza provvisori (la provvisorietà è troppe volte divenuta definitiva),
che mascherano ritardi ed inerzie, significherebbe offendere e danneggiare il
nostro territorio;
se non sia opportuno valutare il danno che andrebbe fatto all’equilibrio naturale flora-fauna, all’agricoltura, agli operatori turistici, cercando di terminare, con celerità, le opere definitive per garantire l’acqua a tutti;
se non sia infine necessario un confronto costruttivo e sereno con il
Sindaco e la Giunta Comunale di San Sostene, per chiudere una vicenda che
preoccupa notevolmente la popolazione locale e apre a “incomprensioni e
contrapposizioni” con altre comunità, senza risolvere il problema in questione,
in quanto tale tipo di risoluzione, per sconfiggere giustamente la carenza
idrica di un tratto di fascia Tirrenica, aprirebbe un danno notevole a
discapito dei cittadini del versante ionico e soprattutto della popolazione del
Comune di San Sostene.
(151; 27.8.2001)
Tripodi M., Fortugno, Tripodi P.. Al Presidente della Giunta regionale
all’assessore allo sport. Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi la CAF ha rigettato il ricorso presentato dalla Capo Sud di Reggio Calabria che chiedeva di ottenere il ripristino delle vittorie ottenute sul campo nella finale scudetto del campionato nazionale di serie A-1 di Pallavolo femminile;
conseguentemente, la decisione della CAF, che appare punitiva e penalizzante nei confronti della Capo Sud, priva la società reggina e l’intera regione di uno straordinario e prestigioso successo che aveva consentito la conquista del primo scudetto nella storia sportiva regionale;
risultano quanto mai strane e paradossali le motivazioni che hanno
portato i primi due gradi della giustizia sportiva della FIPAV ad annullare i
risultati maturati sul campo, favorendo così la Foppapedretti di Bergamo che
nella finale scudetto era stata sconfitta senza alcuna attenuante;
con la decisione vergognosa della CAF si sta consumando un vero e proprio scippo ai danni dello sport calabrese e dell’intera regione;
le istituzioni regionali non possono subire passivamente quello che si configura come un vero e proprio sopruso contro la parte più debole che in questo caso è sicuramente rappresentata dalla Capo Sud di Reggio Calabria -:
se sono a conoscenza del gravissimo tentativo di scippare, mediante azioni giudiziarie cavillose, alla Capo Sud di Reggio Calabria lo scudetto della Pallavolo femminile conquistato nella stagione 2000/2001;
se non ritengano necessario anche al fine di tutelare l’immagine e la credibilità della Calabria nonché gli interessi sportivi della Capo Sud e dell’intera regione, assumere un’iniziativa urgente nei confronti della Presidenza del CONI e della Presidenza della FIPAV per chiedere il ripristino del risultato sportivo maturato sul campo;
se non ritengano altresì di dover intraprendere a nome della Regione un’iniziativa di carattere legale e giudiziario per difendere un patrimonio comune e per impedire che l’ennesimo scippo venga perpetrato ai danni della Calabria.
(157; 10.9.2001)
Chiarella. All’assessore alla pubblica istruzione. Per sapere – premesso che:
in Roccelletta di Borgia, in provincia di Catanzaro, vi è locata la Basilica di Santa Maria di Roccella costruita nella prima metà del XII secolo a cavallo di due epoche, la bizantina e la normanna;
tale grande opera architettonica fa parte di un’area archeologica di forte interesse nazionale ed internazionale in quanto in essa vi è situata intorno l’antica Scolacium, prima città greca, per la quale il Cipe ha proprio in questi giorni sbloccato 11 miliardi di finanziamenti per la costruzione di un grande parco archeologico di interesse culturale e turistico;
l’associazione “Italia Nostra”, presidente dott.ssa Maria Adele Teti ha espresso in questi giorni il timore, che l’intervento esposto dalla Sovrintendenza ai monumenti di Cosenza, sia il primo di una serie di possibili manomissioni che potrebbero presto trovare alimento nel finanziamento sopra citato;
“il restauro in atto” sempre a parare di “Italia Nostra” si presenta avventato e deviante, in quanto si ha la sensazione che gli interventi finora effettuati per ricompattare il coronamento ed impermeabilizzare i muri della Basilica possono appiattire la sagoma dell’edificio ed appesantire il volume con le conseguenze immaginabili che ne derivano;
ancora, a parere della dott.ssa Teti con l’intervento in atto si rischia di perdere l’aspetto scabro dei muri spessi e possenti, per via di una superficie eccessivamente levigata rischiando di non far cogliere più al visitatore la meravigliosa asimmetria dei mattoni romani fatti a mano -:
se non sia opportuno come sollecitato più volte al sottoscritto dal vice sindaco di Borgia dott. Pasquale Sinatora, un intervento immediato da parte della Regione Calabria presso il direttore della Sovrintendenza ai monumenti di Cosenza, per chiedere una ikmmedaita relazione tecnica sullo stato dei lavori e sugli effetti che essi avranno sull’intera Basilica di Santa Maria di Roccella, sita in Roccelletta di Borgia, oggi interamente avvolta dai ponteggi che impediscono una oculata valutazione esterna dell’intervento in atto;
se non occorra difendere “il fascino di quei mattoni rossi” che sporgono a tratti, rivelando una età che non si deve nascondere e che i costruttori normanni come afferma sempre la dott.ssa Teti li avevano saccheggiati da Scolacium, colonia romana esistente nel vicino uliveto già allora abbandonata da tempo;
se non bisogna scongiurare che si possano ottenere gli stessi effetti avuti dai lavori attuati tra il 1915-1917 che snaturarono la facciata con l’apertura di un loculo, un oblò fantasma che non apparteneva alla progettazione originaria della Basilica mettendo in serio pericolo il fascino di un’opera architettonica che da secoli detta agli uomini la grandezza di un tempo di grande spiritualità e di grande valore storico ed artistico.
(13; 26.7.2000)
Risposta - In relazione alla richiesta di notizie utili per
la risposta all’interrogazione di cui all’oggetto, si fa presente che il tenore
della medesima richiede alcune valutazioni di carattere tecnico che non
rientrano, come l’intera materia proposta (il restauro della Basilica di S.
Maria di Roccella, in località Roccelletta di Borgia), nelle competenze di
questo Assessorato.
La tematica proposta è,
infatti, affidata al Ministero per i Beni Culturali ed alle sue strutture
periferiche, nel caso in specie la Soprintendenza ai Monumenti di Cosenza.
(On. Saverio Zavettieri)
Pappaterra. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore
regionale alla pubblica istruzione. Per sapere – premesso che:
sin dal 1° dicembre 2000 gli alunni, il personale docente e non docente
delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, non usufruiscono della
copertura assicurativa contro gli infortuni a carico della Regione Calabria;
nonostante sia trascorso tanto tempo, al disagio e alla preoccupazione
delle famiglie calabresi non é stato dato sollievo attraverso il sollecito
superamento delle difficoltà burocratiche portate a giustificazione del ritardo
accumulato -:
1. per quali ragioni si sia determinato il grave vuoto nello svolgimento
di una funzione così importante e delicata per le migliaia di utenti ed operatori
della scuola calabrese;
2. quali provvedimenti urgenti siano stati assunti al fine di evitare che
tale incresciosa e pericolosa situazione possa prolungarsi nel tempo.
(78; 16.1.2001)
Risposta - Si riscontra nota
n. 186/S del 6.2.2001 e n. 1008/S s.d., relativa all’oggetto.
In merito si rendono le seguenti notizie, peraltro già trasmesse in
seguito ad analoga interrogazione di altri consiglieri:
la copertura assicurativa
Ina-Assitalia, scaduta il 30.11.2000, dopo la proroga, mediante Decreto
Dirigenziale n. 593 del 7.12.2000, è stata successivamente aggiudicata, a
seguito di regolare procedura d’appalto, alla medesima compagnia;
non si è verificata, pertanto, alcuna interruzione nella copertura degli
alunni e del personale scolastico, poiché nelle more dei provvedimenti di
proroga, sono state realizzate le procedure per l’aggiudicazione definitiva
della gara.
(On. Saverio Zavettieri)
Aiello V. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore regionale
alla pubblica istruzione e cultura. Per sapere - premesso che:
alcuni organi di stampa, hanno riportato la notizia secondo la quale dopo
sei anni sono stati rinvenuti in condizione di totale abbandono in un capannone
alle porte della città di Foggia, i ricordi della carriera dell’artista calabrese
Mia Martini;
il materiale rinvenuto costituito da mobili, dischi in vinile, faldoni di
documenti, innumerevoli premi che abbracciano l’intero periodo della sua
carriera, dal dilettantismo fino a San Remo nonché testi autografi delle sue
canzoni, foto, nastri di prova, maschere che riproducono il volto dell’artista,
strumenti musicali etnici, tarocchi e lettere d’amore;
tale patrimonio, attualmente custodito presso la città di Foggia, dal
sig. Bemardo Capone rischia di essere depauperato e disperso in quanto lo
stesso dichiara di non poterlo ulteriormente custodire stante le notevoli spese
sostenute e da sostenere.
Come Loro converranno, l’artista interessata ha rappresentato una
illustre pagina della storia musicale italiana e non solo ed è motivo per la
sua calabresità, sempre manifestata, di orgoglio per la nostra regione e per i
calabresi nel mondo;
ancora oggi nei calabresi e non solo in essi, l’affetto verso una così
grande artista è vivo ed è fortemente sentito;
pertanto merita da parte nostra particolare attenzione, al fine di
mantenere vivo nel tempo il suo ricordo -:
di voler avviare ogni utile e proficuo contatto con il sig. Bernardo
Capone, al fine di evitare che un così incommensurabile patrimonio culturale
possa andare disperso;
ritengo quindi, che la Regione Calabria debba compiere ogni sforzo per
appropriarsi di tale patrimonio, da esporre successivamente in una istituenda
casa museo dedicata a Mia Martini, da realizzare presso il Comune di Bagnara
Calabra, che ha dato i natali alla stessa.
Questa volta non possiamo consentirci, avendone tutto il tempo per
prevenirlo di essere ancora una volta defraudati di una parte importante della
nostra storia.
(80; 19.1.2001)
Risposta - Con riferimento all’interrogazione di cui all’oggetto,
concernente il patrimonio della cantante calabrese Mia Martini, trasmessa con
nota n. 184/S del 6.2.2001, che si riscontra, si fa presente che la legge
16/85, sulla promozione culturale, non prevede la possibilità di destinare
fondi regionali per l’acquisizione di patrimoni privati, ancorché ritenuti di
valore artistico-culturale, ma soltanto la concessione di contributi ad Enti o
Associazioni.
E’ possibile tuttavia, che il Comune di Bagnara Calabra, luogo d’origine
della cantante, o altra istituzione che ne abbia titolo, utilizzi la normativa
sui Por- misura 2.3, presentando idoneo progetto.
(On. Saverio Zavettieri)
Galati. Al Presidente della Giunta
regionale e all’assessore regionale al personale. Per sapere – premesso che:
nell’ambito del 5^ dipartimento della
Giunta Regionale si è reso vacante il posto di Dirigente responsabile del
Settore 17 “Ambiente e Beni ambientali, Parchi e Valutazione Impatto Ambiente”;
le funzioni vicarie
relative al medesimo Settore sono state svolte, previa specifica designazione,
dal Dott. Andrea Lijoi, Dirigente del Settore 64 “Parchi e Valutazione
d’Impatto Ambientale” dello stesso Dipartimento;
lo stesso Dott. Andrea
Lijoi, Dirigente regionale di ruolo, laureato e in possesso dei titoli e dei
requisiti richiesti, ha nel tempo prodotto istanza all’assessore al ramo e
all’assessore al Personale per la formalizzazione dell’incarico di Dirigente
responsabile del settore 17;
lo stesso Dott. Andrea
Lijoi è stato oggettivamente discriminato e danneggiato rispetto a molti suoi
colleghi, molti non laureati, non dotati di pari titoli e che hanno ottenuto
l’incarico di dirigente un Settore, per il fatto che non vi è stata la prevista
formale valutazione dei titoli e dei requisiti nell’assegnazione degli
incarichi.
Preso atto che risulta che in una
recente seduta della Giunta regionale è stata adottata una deliberazione di
nomina dell’Ing. Bruno Gualtieri, insegnante e titolare di studio
professionale, a Dirigente del Settore 17 di cui in premessa;
considerato che lo stesso Ing. Bruno
Gualtieri non sembra possedere i titoli e i requisiti previsti dalla legge per
la copertura di quel posto;
la nomina dell’Ing.
Gualtieri, non appartenente al ruolo della Regione, è fatta in violazione
dell’art. 19 del Decreto legislativo 29/1993 aggiornato in quanto la soglia
prevista del 5% è stata già ampiamente ed illegittimamente superata dalla
nomina di “esterni” avvenuta dal giugno 1999;
in ogni caso, in materia di pubblico impiego è sancito il principio in base a cui “il ricorso ai contratti a tempo determinato non si giustifica in presenza di posti vacanti ”, che devono essere messi a concorso, e il “il ricorso a tali contratti deve riguardare dimostrate specifiche esigenze di figure professionali mancanti nell’Ente”;
in presenza della
possibilità di nomina di un Dirigente di ruolo per il Settore 17, il predetto
incarico rappresenta un ingiustificabile aggravio di spesa regionale nel
momento in cui il Procuratore della Corte dei Conti stigmatizza proprio questo
aspetto riferito all’abnorme spesa rilevata nel comparto degli incarichi presso
la Regione Calabria -:
se risponde al vero quanto risulta
riguardo alla nomina dell’Ing. Bruno Gualtieri quale Dirigente del Settore 17,
non avendo, nell’immediato, potuto reperire l’atto formale relativo;
quali provvedimenti si intendono
adottare, nel caso di rispondenza al vero, per evitare di porre in essere le
illegittimità esposte;
quali provvedimenti si intendono
adottare affinché nel campo della valorizzazione delle risorse umane, uno dei
pilastri della riforma del pubblico impiego e prezioso fattore di sviluppo
nella Regione, siano adeguatamente impegnati e responsabilizzati i dipendenti
regionali, quali il Dott. Andrea Lijoi, che hanno sempre ben operato nell’esclusivo
interesse dell’Ente Regione e la cui professionalità rischia di essere
mortificata.
(101; 5.3.2001)
Risposta - In relazione all’interrogazione in oggetto della S.V., si
forniscono i seguenti elementi.
La nomina a Dirigente del Settore n. 17 dell’Ing. Bruno Gualtieri è
avvenuta con Delibera della Giunta regionale numero 149 del 27.02.2001, sulla
base dei princìpi introdotti dall’art. 19, 6° comma del D.Legs. 29/93, per come
sostituito dall’art. 13 del D.Legs. 80/98. Tali princìpi hanno consentito di acquisire
ed utilizzare la professionalità del suddetto Dirigente proveniente da concrete
esperienze lavorative corroborate anche da studi universitari, abilitazioni
professionali ed aggiornamenti, come dimostra il curriculum acquisito.
Per quanto concerne di limite
del 5 per cento si fa presente che la norma ai sensi dell’art. 27/ bis del
D.Legs. 29/93, introdotto dall’art. 17 del D.Legs. 80/98, non è applicabile
alle regioni, ma costituisce un principio da recepire “tenendo conto delle
relative peculiarità”.
Infatti, la norma pone distintamente il limite del 5 per cento per i
Dirigenti di prima fascia (Dir. Gen.) appartenenti al ruolo unico statale, che
non sono presenti nel ruolo unico regionale, e per i Dirigenti di seconda
fascia.
In relazione a ciò, sono applicabili
i limiti posti dall’art. 26 della Legge regionale n. 7/96, che consente le
nomine esterne limitandole, non secondo criteri numerici ma funzionali, alle
posizioni di Dirigente di Dipartimento o di Settore.
Per quanto concerne l’utilizzazione dei Dirigenti interni si informa che
sono in corso varie iniziative per valorizzarle e per completare l’organico
carente di oltre 120 unità.
L’assessore
(Giuseppe Gentile)
Pacenza. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore regionale ai Beni culturali. Per sapere – premesso che:
a seguito di delibera Cipe n. 70/98 la Regione Calabria ha proposto la
richiesta di finanziamento dello studio di fattibilità denominato “Sibari: Un
parti tematico-territoriale sulla città antica”;
il Cipe approvava al primo posto in
graduatoria il richiamato studio di fattibilità;
lo S.D.F. assume l’obiettivo di costituire nel
distretto sibarita attorno al nucleo già esistente un sito mondiale di cultura
centrato sul tema della città antica;
lo S.D.F. interessa l’intero distretto
territoriale della sibaritide (area compresa tra le pendici meridionali del
Pollino, la piana di Sibari e le pendici settentrionali della Sila Greca);
la costituzione, a Sibari di un sito mondiale di
cultura, volano di un processo di sviluppo turistico-culturale sarebbe elemento
di attrazione non solo per quel territorio, ma per l’intera Calabria e il
Paese;
Sibari può rappresentare per la storia di cui è portatrice il miglior
riferimento con cui la Calabria parli al mondo intero;
sia dalle prime ricognizioni fatte in merito alta
programmazione dei fondi strutturali europei (2000/2006) il Ministero dei Beni
Culturali individuava tra le Cento idee per lo sviluppo del Mezzogiorno la
costituzione del Parco Archeologico della Sibaritide;
lo stesso Por Calabria individua la Sibaritide
come area strategica per lo sviluppo della Calabria assumendo le sue risorse
storiche-culturali come asse prioritario;
considerato che a tutt’oggi la Giunta regionale ha indetto tutte le
gare di appalto per gli studi di fattibilità già approvati dal Cipe mentre non
ha ancora proceduto ad indire la gara per lo S.D.F. “Sibari: un parco tematico
territoriale sulla città antica”;
l’assessorato regionale ai Beni culturali è
orientato a voler spezzettare lo S.D.F. su Sibari, su tutti i siti archeologici
della Calabria;
tale ipotesi, assurda ed inaccettabile,
vanificherebbe e svuoterebbe la proposta dello S.D.F., riproponendo non solo
uno scippo ai danni di Sibari ma una dannosa contrapposizione tra territori;
Sibari rappresenta il sito
archeologico-storico-culturale più significativo della Calabria e dell’intero
Paese -:
a) se intendono indire la gara d’appalto dello
S.D.F. “Sibari: un parco tematico-territoriale sulle città antiche”;
b) se intendono mantenere il progetto per come
presentato dalla Regione Calabria ed approvato dal Cipe.
(104; 8.3.2001)
Risposta - Si riscontra la nota a margine, riguardante
l’interrogazione n. 104/7^, a firma del consigliere Franco Mario Pacenza e si
rendono le seguenti notizie:
sono in corso di elaborazione altri SDF sull’area di Sibari a cura del
Ministero per i Beni Culturali, del Comune di Cassano allo Ionio nonché un
P.I.T., proposto dal consorzio Eusibaris, contenente, in misura rilevante,
aspetti relativi ai beni culturali dell’area sibarita;
il forte impegno finanziario, richiesto per uno SDF della sola area
sibarita, che presenta caratteristiche territoriali e culturali di primaria
importanza, dovrebbe necessariamente collegarsi alle altre aree di cultura
magno-greca disseminate sul territorio regionale, in particolare con quelle di
Crotone e di Locri;
l’entità dell’impegno finanziario è tale da richiedere, nella fase
attuativa, canali di finanziamento ben oltre le risorse assegnate dal Por, Asse
II.
Ad ogni buon fine e per ulteriori elementi, si allegano alla presente:
copia nota Soprintendenza Archeologica della Calabria n. 26859 del
30.11.2000;
copia nota dirigente del settore Beni Culturali n. 11229 del 13.10.2000;
copia nota dello scrivente n. 747 del 18.1.2001.
(On. Saverio Zavettieri)
(per la
risposta n. 104, ci sono allegati che devo fare???)
Tripodi M. All’assessore regionale ai
trasporti. Per sapere – premesso che:
con il nuovo orario estivo, a
decorrere dal prossimo 10 giugno, l’azienda TRENITALIA S.p.A. avrebbe deciso di
anticipare la partenza dalla stazione di Reggio Calabria Centrale del treno IC 552,
portandola dalle ore 6,35 alle ore 6,20;
tale anticipazione dell’orario creerebbe
notevoli ed ulteriori disagi alla moltitudine di viaggiatori pendolari che
usufruiscono del servizio di trasporto passeggeri lungo la tratta Reggio
Calabria - Vibo Valentia - Lamezia Terme;
i lavoratori pendolari danneggiati
dal cambio d’orario hanno inviato un’apposita petizione all’indirizzo di
TRENITALIA S.p.A., con la quale chiedono il riesame del provvedimento o
l’adozione d’altre misure che potrebbero alleviare gli effetti negativi
derivanti dall’anticipazione di 15 minuti dell’orario di partenza del treno IC
552;
in particolare, i viaggiatori pendolari hanno
avanzato richiesta all’azienda TRENITALIA di anticipare di 20 minuti l’orario
di partenza del treno regionale 3670, attualmente previsto per le ore 6,50,
allo scopo di agevolare le coincidenze con i mezzi pubblici sia nello
spostamento casa-stazione di partenza, sia in quello stazione d’arrivo-posto di
lavoro -:
se é a conoscenza dei fatti sopra
segnalati;
quali iniziative intende assumere per
tutelare i diritti dei lavoratori pendolari calabresi nei confronti delle
scelte assunte da TRENITALIA S.p.A. e dalle Ferrovie dello Stato che con la
variazione dell’orario a partire dal 10/6/2001 creano ulteriori disagi a
centinaia di persone che già debbono affrontare quotidianamente lunghi viaggi per
recarsi sul posto di lavoro;
se non ritenga opportuno i nuovi
poteri della Regione in materia di trasporto pubblico locale, disponendo, cosi
come richiesto dai lavoratori pendolari, l’anticipazione di 20 minuti
dell’orario di partenza da Reggio Calabria del treno regionale 3670;
se non ritenga necessario affrontare
una discussione generale con TRENITALIA S.p.A. e Ferrovie dello Stato su tutta
la materia degli orari dei treni in Calabria, per rendere gli stessi
compatibili con le esigenze dei lavoratori pendolari e con quelle delle altre
categorie interessate.
(114; 22.5.2001)
Risposta - Con riferimento alla nota sopra marginata, si comunica che
in pari data, con nota che ad ogni buon fine si allega in copia, sono state
richieste alle competenti Direzioni di Trenitalia S.p.A. notizie, in merito al
contenuto dell’interrogazione in oggetto.
Si fa riserva di trasmettere il testo all’interrogazione non appena in
possesso degli elementi che fornirà al riguardo la Società Trenitalia.