VII legislatura

36.

Seduta di martedì 18 settembre 2001

 

Presidenza del Presidente Luigi Fedele

La seduta inizia alle 17,03

Franco PILIECI, Segretario

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni

 

Franco PILIECI, Segretario

Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni

PRESIDENTE

E’ pervenuta risposta scritta alle interrogazioni numero 13/7^ del 26.7.2000 a firma del consigliere Chiarella; numero 78/7^ del 16.1.2001 a firma del consigliere Pappaterra; numero 80/7^ del 19.1.2001 a firma del consigliere Aiello V.; numero 101/7^ del 5.3.2001 a firma del consigliere Galati; numero 104/7^ del 8.3.2001 a firma del consigliere Pacenza; numero 114/7^ del 22.5.2001 a firma del consigliere Tripodi P..

(Sono riportate in allegato)

Sugli attentati terroristici in America

PRESIDENTE

Colleghi consiglieri, credo che - prima di entrare nel vivo dei lavori - sia quanto mai opportuno in questa giornata, in questa prima seduta di Consiglio regionale che avviene dopo la pausa estiva e a pochi giorni dalla tragedia che ha colpito gli Stati Uniti d’America e particolarmente le città di New York e Washington, sia doveroso rivolgere il nostro cordoglio alle vittime e la nostra solidarietà a tutto il popolo americano. Alle vittime tra le quali ci sono purtroppo anche degli italiani e forse anche qualche nostro corregionale. Certamente il cordoglio da parte nostra è dovuto, e la nostra sensibilità ci porta a far questo.

Come Consiglio regionale abbiamo inviato un telegramma all’ambasciatore americano in Italia – subito dopo aver appreso la notizia - proprio per trasmettergli il nostro cordoglio e tramite lui ai parenti delle vittime e anche per testimoniare la vicinanza di tutti i calabresi alla popolazione americana. Abbiamo esposto le bandiere a mezz’asta già da alcuni giorni in segno di lutto e le sedute delle Commissioni, alle quale ho partecipato, si sono aperte con un minuto di silenzio in memoria delle vittime.

Credo che tutta l’Assemblea sia d’accordo sul fatto che questi atti di terrorismo devono essere condannati con fermezza da questo nostro Consiglio regionale, che è la massima Assise regionale calabrese.

Con questi sentimenti vi pregherei di osservare tutti insieme un minuto di silenzio prima di entrare nel vivo dei lavori.

(I consiglieri, in piedi, osservano un minuto di silenzio)

Comunicazione del Presidente della Giunta regionale - dibattito

PRESIDENTE

All’ordine del giorno della seduta di oggi ci sono le comunicazioni del Presidente della Giunta regionale, onorevole Chiaravalloti.

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, signori consiglieri, tenendo fede a quanto a lei, signor Presidente, ho precedentemente comunicato per lettera all’indomani dell’insediamento della nuova Giunta, vengo a portare a questa prima post feriale riunione del Consiglio il saluto deferente mio personale e di tutti gli assessori, aggiungendovi anche quello del professor Valerio Rossi oggi nominato assessore con delega alla sanità, che non è riuscito per il poco tempo disponibile ad essere qui presente con gli altri colleghi.

Col saluto, anche la richiesta e l’offerta della massima collaborazione nel segno dei superiori ideali che, ritengo, tutti ci uniscano e che auspico vorremmo seguire uniti per il definitivo riscatto e per il miglior avvenire della nostra Calabria.

Senza voler troppo indulgere a puntualizzazioni di ordine polemico, tanto lontane dalla logica di chi vi parla, quanto dagli interessi della nostra terra ritengo, però, opportuno ribadire alcune brevi considerazioni in relazione a frettolose opinioni espresse sulla stampa e prive di qualsiasi serio approfondimento circa il ruolo del Consiglio in relazione alla formazione della Giunta regionale.

Ricordo a me stesso che la novellata Costituzione repubblicana sancisce lapidariamente che il Presidente della Regione eletto a suffragio universale e diretto, dirige la politica regionale e ne è l’esclusivo responsabile e in quanto tale nomina e revoca gli assessori.

La formazione della Giunta resta, pertanto, un momento istituzionalmente riservato, esclusivamente ed inderogabilmente alla competenza del Presidente, al di fuori del concorso e del controllo di qualsiasi altro organo.

Quanto sopra, viene qui ribadito forte e chiaro con la precisa assicurazione che questo Presidente intende esercitare in maniera rispettosa, legittima e corretta quanto ferma tutte le sue prerogative, rendendo conto in questa materia soltanto alla legge, direttamente ai calabresi e alla propria coscienza.

Tanto si chiarisce, ripeto, non per introdurre elementi di bassa polemica ma per definire senza ombre ruoli e competenze nella certezza che la chiarezza giova al prestigio delle istituzioni e prima di tutto in questo Consiglio laddove la confusione le mortifica e le svilisce.

Il dato da sottolineare resta invece quello della delicatezza del momento che la nostra regione attraversa e della necessità assoluta ed inderogabile che pur nel frastaglio delle posizioni politiche di ciascuno, frastaglio che poi è il lievito della vita democratica e il meccanismo attraverso cui si arricchisce il patrimonio istituzionale, pur nella diversità di idee e posizioni, si prenda coscienza da parte di tutti della delicatezza del momento che la nostra regione attraversa, della comunanza a tutti i cittadini di esigenze e problemi che reclamano imperiosamente soluzioni e risposte che tutti siamo interessati a fornire.

Sorvolerò perciò anche nel contestare alcune oziose polemiche che si sono levate; e posso pure capire le necessità di schieramento ed alcune inesistenti contrapposizioni che taluno ha ritenuto di rilevare.

Così la contrapposizione che si è immaginata traumatica e violenta tra la vecchia e la nuova Giunta, ovvero quella fra Giunta tecnica e Giunta politica. Quanto alla prima ritenuta contrapposizione posso garantire che la nuova Giunta di questa legislatura non vuole assolutamente significare sconfessione della prima, con la quale si pone invece in posizione di continuità, dandole atto del lavoro enorme ed egregio compiuto pur con inevitabili limiti ed errori che ogni azione umana comporta e rivendicando questa Presidenza che l’ha guidata come oggi guida la nuova l’orgoglio anche di quella esperienza.

Voglio qui ricordare, solo a titolo esemplificativo, il lavoro enorme e prezioso svolto da quella prima Giunta sul terreno delle infrastrutture arrivando a chiudere con l’Enel un accordo vantaggiosissimo per lo sfruttamento delle risorse idriche che porterà ad investimenti per circa 1.300 miliardi, con inizio a breve della prima cantierizzazione. E poi a ancora a rispondere con prontezza all’emergenza Soverato, provvedendo con tempestività assoluta e nei limiti delle risorse messe a disposizione a guidare l’opera di ricostruzione del sistema viario sconvolto. Ed infine a predisporre i piani di infrastrutturazione generale e riassetto idrogeologico del territorio con una larghezza di visione ed un impegno che erano sempre mancati alla ultratrentennale esperienza regionale.

Voglio ricordare i risultati straordinari ottenuti nel settore dell’emergenza rifiuti, ma basta pensare che all’inizio della legislatura solo il 10 per cento della popolazione calabrese, circa 210 mila persone su 2 milioni, poteva usufruire degli impianti di depurazione. Oggi ben 850 mila abitanti sono collegati ai depuratori. E la previsione ragionevole è nella dimensione del raddoppio della popolazione servita entro il termine di neppure un anno.

Voglio ancora ricordare lo sforzo compiuto nel campo della politica del lavoro, che ha consentito di far fronte alle emergenze più drammatiche consentendo l’occupazione pur con il sistema dei progetti agli operai di quell’ignominioso salario di sollievo cui si era fatto ricorso in passato e consentendo, altresì, la stabilizzazione di quasi il 30 per cento – a tutt’oggi – di tutti i lavoratori socialmente utili e destinati a lavori di pubblica utilità.

In campo industriale ed agricolo, si sono avviate iniziative e processi i cui ritorni sono notoriamente tanto a lunga scadenza quanto sicuri. Voglio sottolineare l’originalità di un piano che vede ormai in uscita un bando di gara strutturato in una collaborazione calabro-lombarda che è frutto di un’azione diplomatica che ha portato, finalmente, la Calabria a dialogare anche fuori dal territorio nazionale.

Né va sottaciuta l’azione di moralizzazione e di razionalizzazione della vita regionale attraverso la tempestiva, ad esempio, presentazione del bilancio e l’inizio dell’opera di riassetto della “galassia burocratica”.

L’esigenza della nuova Giunta è sorta solo sulla base della considerazione che la vivacità del dialogo tra i componenti della maggioranza potesse in qualche misura frenare lo slancio e la rapidità dell’azione concreta e dalla convinzione che la complessità dei problemi e l’urgenza delle scadenze rendesse utile un più ricco apporto tecnico.

Ma l’inserzione in Giunta di tecnici qualificati – e veniamo così alla seconda pretesa contrapposizione – non ha voluto significare e non significa contrapposizione alla politica. Una tale interpretazione rimanderebbe ad interpretazioni culturali lontanissime dalle convinzioni di chi vi parla.

Ma la pretesa antinomia trova, peraltro, clamorosa smentita nella situazione di perfetta concordanza in cui si sono venuti a trovare questo Presidente ed i responsabili delle forze politiche che concorrono a formare la maggioranza.

La Giunta è stata formata sulla base di una risoluzione congiunta, con la quale all’unanimità e senza riserve i coordinatori dei cinque gruppi di maggioranza mi hanno inviato la richiesta a riprocedere alla sua formazione, con l’inserzione di un gruppo di tecnici qualificati.

Il documento è a disposizione di chiunque voglia consultarlo.

E’ verosimile che il sacrificio di talune posizioni personali e di talune legittime ambizioni può aver generato qualche malumore, qualche nostalgia per un'altra ormai definitivamente tramontata stagione politica, dei cui riti nessuno avverte ormai la mancanza.

Si tratterebbe, evidentemente, di posizioni sì umanamente comprensibili ma i cui portatori ricorderebbero malinconicamente i cortigiani di Luigi diciottesimo, che dopo la Restaurazione rispolverarono parrucche e vestiti in voga prima della Rivoluzione, credendo ingenuamente di poter così invertire il corso della storia.

Ma dopo aver forse con qualche prolissità accennato a questi profili pseudo polemici, ritengo molto più importante e costruttivo ricordare qui e dare loro atto di equilibrio e saggezza politica, alcune voci che si sono levate pensose e responsabili dalle stesse file dell’opposizione, per offrire un contributo propositivo che noi siamo pronti ad accettare e comunque a discutere con gli uomini di buona volontà.

Vi è una politica alta che forse può unire molto più di quanto la trama greve degli interessi non riesca a disgiungere.

La nostra Calabria è stata per troppo tempo la “cenerentola” fra le Regioni d’Italia e dell’intera Europa. Abbiamo ereditato una situazione devastata e compromessa da mille antiche maledizioni e da mille mali, ma la maledizione più tremenda sarebbe la perdita della speranza, della fiducia in noi stessi, la perdita della passione civile e della voglia di progetto.

Noi - e sono certo di coinvolgere tutti voi in questa affermazione – vogliamo credere ancora nel destino della nostra terra. Il momento che volge è particolarmente impegnativo, forse – annotava Borges – tutti i momenti della storia sono particolarmente impegnativi, ma è indubbio che stanno venendo a maturazione scadenze indifferibili.

La prima e più importante, più impegnativa è certamente quella dell’autoriforma. La nostra Regione è destinata così come le altre Regioni del Paese a darsi nel quadro della Costituzione repubblicana e dell’ordinamento dello Stato una sua architettura giuridica che ne esalti le peculiarità originali e sappia rispondere alle istanze del territorio e alle postulazioni della sua gente.

Si tratta di un’opera di straordinario impegno, che per la sua natura squisitamente normativa esalta proprio la funzione originale e fondamentale di questo Consiglio e a cui peraltro la Giunta intende lealmente e fattivamente collaborare portando il suo contributo di proposta e di studio.

Ma numerose altre occasioni sembrano richiedere proprio in questa stagione uno straordinario impegno di tutti e uno sforzo di serena collaborazione, nel tentativo di dare finalmente uno strappo alla malinconica tradizione di una Calabria inattuosa e fanalino di coda tra le regioni sorelle.

Sono già all’attenzione del Consiglio la legge urbanistica e quella sul decentramento delle funzioni alle autonomie locali. Stanno per venire al suo esame anche il piano per le infrastrutture e quello per l’assetto idrogeologico del territorio, già presentati alla stampa e agli operatori del settore ed il piano sanitario ormai in fase di ultima stesura da parte dei tecnici interessati.

La Giunta è ben consapevole dei problemi immensi che attanagliano la nostra terra, conosce le dimensioni dell’impegno cui è chiamata e a cui intende dare risposta senza clamori e proclami ma con la logica incontestabile dei fatti.

Sono in preparazione o in fase avanzata di contrattazione le grandi intese di programma con il Governo sul tema delle infrastrutture, edilizia sanitaria, ambiente e forestazione.

A proposito della forestazione, mi duole notare con rammarico la noiosa pochezza di qualche oppositore che lamentosamente ripete un’antica, stupida storiella di una pretesa risoluzione in tronco operata dal Governo per inadempienze regionali dell’accordo di programma.

Abbiamo già spiegato che si è trattato di una criminale iniziativa di un infedele funzionario ministeriale, cui forse avrebbe dovuto essere riservata una denuncia in sede penale. Non vorrei dover gratificare oggi ancora qualcuno degli stessi epiteti e appellativi che sono stato già costretto ad adoperare nei confronti dei soggetti che insistevano nella famosa storiella.

Uno sforzo particolare verrà riservato all’impiego dei fondi strutturali europei, in relazione ai quali abbiamo sentito elevarsi allarmati iettatori clamori da varie parti. Posso assicurare che non siamo in una situazione peggiore rispetto alle altre Regioni dell’obiettivo 1, ad esclusione forse della Basilicata, e che provvederemo se necessario con l’aiuto di supporti anche esterni alla velocizzazione delle procedure e della spesa.

Un impegno straordinario sarà richiesto dal pianeta sanità. Oggi finalmente che sembra praticamente ultimata la stesura di un laborioso ed indaginoso piano sanitario resosi necessario per la complessità e la gravità delle esigenze che è chiamato a disciplinare ed oggi che l’ultimo decreto legge emanato in materia dal Governo sembra finalmente consentire una pur relativa serenità circa la disponibilità di risorse finanziarie, sembra giunto il tempo di procedere ad un riassetto del sistema che elimini sacche di inefficienza, razionalizzi la spesa, consenta il monitoraggio e il controllo continuo dell’intera struttura.

Voglio dare notizia che è in fase di accelerata conclusione un monitoraggio delle partecipazioni regionali onde valutarne i risultati e le prospettive con particolare riguardo agli strumenti creditizi ed ai progetti già realizzati in campo informatico per le quali si stanno valutando le soluzioni più idonee.

E’ evidente che bisogna prendere atto che nell’attuale stagione dell’economia nulla può essere considerato definitivo ed immodificabile e tutto potrà essere messo propositivamente in discussione. E’ necessario che la nostra Regione si adegui a certi moduli e a certe emersioni della realtà contemporanea.

E’ in fase di studio una nuova ipotesi sull’allocazione delle realtà industriali possibili nel nostro territorio caratterizzato dallo sforzo di dare risposte alle esigenze e alle aspettative di coloro che compiuti gli studi nelle nostre università si trovano ancora nell’amara condizione di dover emigrare.

Taccio di quanto altro è in cantiere e passerà al vaglio responsabile e meritato di questa Assemblea preferendo che venga scoperto volta a volta sulla base di atti concreti e attuosi. Ritengo, comunque, che non è più tempo di divisioni maniche e di steccati ideologici, è tempo di trovare l’orgoglio di essere calabresi e di lavorare per la propria terra nella concorde sintonia consentite pur nella diversità di posizioni e di idee. Diversità certo legittima ma che siccome sicuramente sorretta da onestà di intenzioni facilmente potrà risolversi in posizioni di equilibrio.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Fava. Ne ha facoltà.

Nuccio FAVA (CAL. DEM. L’ULIVO)

Signor Presidente, l’opposizione di centro-sinistra ha molto insistito perché ci fosse una sessione straordinaria del Consiglio regionale e tale consideriamo questa riunione, anche se è parso in certi momenti che bisognasse strapparla non alla disponibilità che fin dal primo momento ha espresso il Presidente dell’Assemblea, che ringrazio pubblicamente, ma una concezione per noi inaccettabile che ha ribadito anche in questa sede il Presidente della Giunta.

Nessuno ha mai contestato in alcun modo poteri e responsabilità del Presidente Chiaravalloti, né ha voluto introdurre elementi di confusione politico-istituzionale circa le prerogative e le responsabilità nella formazione del governo e nella nomina degli assessori. La nostra critica severa sul piano politico è stata di ben altro tipo e ha riguardato – non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire – le modalità di svolgimento della crisi - perché tale noi consideriamo il passaggio dal Chiaravalloti uno al Chiaravalloti due –.

E non abbiamo per nulla apprezzato che il Presidente della Giunta il 31 luglio a conclusione della sessione estiva del Consiglio regionale si limitasse ad un intervento protocollare di poco più di tre minuti per ringraziare e salutare il nuovo Presidente Fedele e per salutare i nuovi eletti dopo la sostituzione dei consiglieri che erano stati eletti al Parlamento nazionale, abbia raccolto le sue carte e si sia precipitato a Catanzaro senza neanche accennare al Consiglio che c’era un problema rilevante, la cui responsabilità di soluzione spettava sicuramente al Presidente ma di cui, anche per cortesia, il Consiglio avrebbe dovuto e potuto essere informato.

Il momento è grave e serio, è iniziato doverosamente con un ricordo di tutte le vittime nei confronti di un atto che può sembrare retorico considerare di guerra ma, certamente, esprime la novità della situazione che sul piano mondiale si prefigura con questo inizio di nuovo millennio. Se appunto il cuore degli Stati Uniti, dal Pentagono al cuore delle Torri Gemelle è stato potuto essere oggetto di quel vile e inqualificabile gesto che tutti abbiamo deprecato.

Quindi, anche le piccole cose di Calabria devono opportunamente risentire di questo clima di preoccupazione e di timori anche che c’è del resto nelle nostre case, clima che dovrebbe tenerci tutti lontani da facili tentazioni di propaganda ed impegnarci in un confronto serio e leale.

Ma, sulla base delle dichiarazioni del Presidente della Giunta non è possibile alcun confronto perché il Presidente ha omesso, totalmente la natura di crisi profonda che il passaggio dal Chiaravalloti uno al Chiaravalloti due ha rappresentato, il disagio e le difficoltà presenti che con grande rispetto noi consideriamo e che anzi ci auguriamo che al più presto vengano superate all’interno dello schieramento di centro-destra. Non ho fatto nessun cenno al travaglio che già si era espresso e clamorosamente manifestato in occasione delle lunghe ed estenuanti sedute di Consiglio a proposito dell’elezione del Presidente di questa Assemblea che vedeva – tra l’altro – oggettivamente manifestarsi il disagio e la non perfetta collaborazione all’interno della maggioranza, se un esponente come il Presidente del gruppo di Alleanza nazionale era candidato alla Presidenza e poi è risultato alla fine che l’aspettativa per quella responsabilità istituzionale così rilevante era riservata ad un esponente come l’onorevole Fedele del maggior gruppo della coalizione di centro-destra.

Dietro quella vicenda, si nascondeva un malessere, un problema del resto ben aperto come anche le cronache giornalistiche che con i loro limiti sono state però l’unica occasione per poter conoscere e sapere della crisi e del travaglio della vicenda regionale calabrese.

Non abbiamo mai amato le polemiche per le polemiche e torno sulla questione dei tecnici che abbiamo posto, lo sa bene il professore Misiti e sa bene della nostra antica conoscenza e anche credo della reciproca stima di quanto abbiamo sostenuto fin dal primo intervento in questo Consiglio regionale a proposito di un ambiguo uso della categoria dei tecnici e di una inaccettabile, per noi, concezione dell’apporto del tecnico che dovrebbe quasi sostituire alla politica, perché questo modo di impostare il discorso dell’apporto indispensabile, fondamentale dei tecnici e della cultura in genere all’azione politica rischia, però, di squalificare la politica se non posto nei termini giusti, completamente diversi rispetto a quelli che abbiamo visto rappresentare sulla stampa attraverso anche dichiarazioni e interviste dello stesso Presidente Chiaravalloti.

Non ce l’abbiamo con i tecnici, ce l’abbiamo positivamente a favore di una politica che sia competente e all’altezza delle sfide e dei problemi.

Con riferimento all’America, il 3 settembre scorso su “News Week” un articolo dell’ autorevole Fabius Zacharias, editorialista di quel giornale, critica con una riflessione su scala mondiale per quanto riguarda lo stato della politica,in particolare il prevalere della tecnica e dell’economia nei confronti della politica. Zacharias scrive che “…è preoccupante questa tendenza a privilegiare i tecnici rispetto alla politica. E’ un vero e proprio falso problema, un mito sbagliato e la ragione è molto semplice, il potere e la responsabilità in politica non si esercitano con il comando, con l’ampollosa presunzione di autorità e la sottolineatura sistematica di questa autorità se poi non sa gestire il consenso, non sa dialogare con la società, se poi non sa persuadere e convincere della giustezza e della validità delle scelte, anche quelle più dolorose e più difficili”.

Anche il Presidente degli Stati Uniti, che certo non può essere accusato di non essere eletto direttamente dai suoi cittadini, di non essere espressione di un sistema presidenziale, in realtà come anche in questa tragica vicenda stiamo constatando, ha meno potere di quanto si creda. Il suo massimo, il suo vero potere è infatti quello di persuadere gli altri Stati, gli alleati e soprattutto la sua gente e il suo popolo.

Invece, il governo regionale ha perso – lo diciamo con grande amarezza – per l’ennesima volta la buona occasione di dialogare con la Calabria, di sapere raccontare alla Calabria le ragioni della stessa crisi del primo governo regionale. Ed è un fatto clamoroso, apparso agli occhi dell’opinione pubblica, che si rovesciasse sui singoli assessori - che fino al giorno prima erano stati proclamati come ottimi amministratori – la responsabilità di una gestione deludente, fallimentare di governo regionale, mentre il capo invece di assumersi la sua parte di responsabilità, invece di dire ai cittadini calabresi la difficoltà del governare, la durezza dei problemi della Calabria, la nostra responsabilità enorme nei confronti dell’Italia e dell’Europa, scaricava sui suoi colleghi di governo ogni responsabilità delle difficoltà e del fallimento di quella esperienza.

Questo a noi pare un aspetto anche da un punto di vista democratico sostanziale particolarmente grave, perché non c’è capacità vera di governo, come dimostra anche questo elenco di impegni tutti rivolti al futuro, tutti futuribili, tutti genericamente e retoricamente invocati come problemi di collaborazione, come problemi di disponibilità, di spirito di autentica calabresità nel momento in cui l’opposizione viene trattata sistematicamente o ignorata o le viene chiesto di aggiungersi rispetto a decisioni prese o peggio insultata in vario modo attraverso dichiarazioni alla stampa.

Mai un tentativo di dialogo vero, mai un tentativo di affrontamento e questo vale nei confronti dell’opposizione, ma anche e soprattutto nei confronti dell’istituzione Consiglio regionale, nel momento in cui con quel tono è stata ribadita all’inizio una sottolineatura dei poteri del Presidente della Giunta, come se qualcuno avesse messo in discussione quei poteri.

Noi mettiamo in discussione il modo e l’inadeguatezza con cui quei poteri e quelle responsabilità vengono esercitate che riteniamo inadeguati alle sfide e ai problemi della Calabria. Lo riteniamo offensivo per la istituzione Consiglio regionale e per il lavoro del Consiglio regionale. Se non c’è capacità di governo, non c’è capacità di guida democratica.

Pensiamo a Bush, pensiamo al nostro ministro Martino: finalmente, grazie a Dio, un ministro meridionale che si fa onore sulla scena internazionale e che non ci fa sentire a disagio rispetto alla macchietta del politico meridionale che di solito viene rappresentata.

Non vedo intorno al nostro governatore, non dirò il consenso della Calabria, ma neanche quello della sua maggioranza e lo dico senza nessun compiacimento, anzi considerandolo un dato grave della situazione preoccupante della nostra Regione.

La verità è che anche il governo Chiaravalloti due nasce malissimo e in gran parte è una turlupinatura, un grande imbroglio. Anche le forze di maggioranza scontente e divise portano però il peso di grandi responsabilità, di rifiuto e di incapacità a richiamare sé stesse prima di tutto ai doveri dell’essere coalizione, al significato per loro prima ancora che per il Consiglio e per l’opposizione dello stare insieme, di essere cioè maggioranza.

Solo logica di potere, convenienze, spartizioni, clientele, solo questo noi abbiamo visto, questi gli unici fatti registrabili, del resto, di un governo regionale che non ha mai portato atti, documenti, indicazioni, che non ha mai risposto su un tema a cominciare da quello dolorosissimo delle consulenze e degli esperti nominati a iosa. L’unico contributo all’occupazione che si è dato è stato quello delle consulenze e degli esperti nominati nottetempo a Catanzaro.

Sarebbe certo triste giocare come i birilli del bowling o del nostro gioco alle nocciole con le persone, ma vi pare che sia stato anche dal punto di vista pedagogico un bell’esempio offerto non dico agli adulti, ai nostri vecchi che hanno visto di tutto e hanno grande esperienza, il modo in cui sono stati liquidati gli assessori del primo governo Chiaravalloti? Chi ha spiegato alla Calabria perché questo avveniva e quali erano le motivazioni?

Se ne parla un gran bene anche oggi e allora perché li avete sostituiti? Perché assistiamo a questo patetico e commovente, per certi versi, discorso, o lamento del povero Filocamo? Meno male che avete nominato, in zona Cesarini si direbbe con linguaggio sportivo, un bravo docente universitario, il professor Rossi, e speriamo che dalla sua dermatologia sappia anche applicare elementi strutturali di chirurgia, che mi pare siano necessari in Calabria in tutti i settori e in un settore così delicato come quello della sanità. Noi serenamente gli facciamo i migliori auguri di buon lavoro.

Ma lei perché, Presidente Chiaravalloti, ha lanciato il nome di Cicchetti per farne poi un consulente? Perché non fa pure Filocamo consulente della sua Giunta? Perché continua a non nominare il Vicepresidente, certo che non è un obbligo, non è un dovere dietro il quale c’è la carcerazione, ma è una prescrizione costituzionale anche quella, non è un segno della mancanza di guida collegiale, non è un segno della capacità di fiducia nei suoi stretti e più diretti collaboratori?

E’ soprattutto amarezza e delusione quella che noi proviamo nei suoi confronti, caro Presidente. Noi speravamo, come retoricamente fin troppo è stato detto anche col rischio di grande qualunquismo, che un uomo della società civile, un ex magistrato potesse rappresentare una ventata di novità - pur nel dissenso politico più netto di maggioranza e opposizione - nel governo, nelle modalità, nello stile, nel modo di parlare ai cittadini. Lei è stata una grande delusione, signor Presidente, e noi fin dall’inizio abbiamo tentato di fare intera la nostra parte e di proporre una disponibilità al confronto politico, istituzionale nella distinzione, senza nessuna confusione, senza nessuna tentazione di consociativismo perché l’unica nostra preoccupazione è questa difficoltà, questo ruolo, questo essere cenerentola di una Calabria che invece vorremmo a testa alta in Italia e in Europa. Unica nostra grande preoccupazione.

E per questo si tratta non solo di impedire sprechi e dissipazioni di risorse fondamentali. Lei stesso in quei giorni del lavorìo sotterraneo a Catanzaro, ha spiegato che rischiamo di perdere i fondi strutturali europei. C’è stato qui, del resto, il commissario Barnier che ci ha messo in guardia e quanto è forte ancora oggi il rischio, anche negli accenni che ne faceva lei poco fa.

Evitare sprechi e dissipazioni di risorse, perché è indispensabile una opportunità, una possibilità di intervento positivo in ogni campo e per fare questo è necessario non smarrire mai il filo di una ripresa possibile, di una speranza concreta da coltivare e promuovere.

E’ questo il ruolo che noi responsabilmente ci assumiamo dall’opposizione di fronte a quello che spesso ci appare il nulla del governo regionale, alla sua, certe volte, insopportabile supponenza, che poi arriva alla inconcludenza più totale, se non all’insulto.

Lo sviluppo, il lavoro, la qualità dell’ambiente delle nostre coste e delle nostre montagne, il ruolo dinamico delle autonomie locali che non mi sembrano entusiaste di questo governo regionale né mi sembrano le parti sociali che lei evocava retoricamente poco fa. La necessità di un dialogo sociale significativo e non rituale ed inconcludente come se si trattasse di una riunione amicale, di una serata goliardica, di un’occasione rotariana nel senso meno nobile del termine.

Una Regione assente anche nel commemorare Soverato e Verbicaro. Noi come calabresi ci siamo sentiti a disagio rispetto al dolore, alle inquietudini, rispetto alle mancate risposte nei confronti di problemi, riguardo ai quali l’opposizione aveva pure assunto una posizione di grande responsabilità e di grande senso di coscienza nazionale, di coscienza regionale, di unità di intenti rispetto alla situazione della Calabria.

Abbiamo assistito e assistiamo, prevalentemente, a passerelle e sceneggiate in totale assenza di un qualunque, reale, vero coinvolgimento delle istituzioni, delle forze politiche e della stessa società calabrese. La verità, signor Presidente, è che noi abbiamo l’impressione che lei della politica abbia una concezione al massimo come una cosa da tollerare, che lei la consideri al massimo un’attività rispetto alla quale bisogna prendere in giro i politici perché poi quelli che contano sono gli uomini per bene, i cosiddetti galantuomini di salveminiana memoria, sono questa società che si contrappone alla politica mentre soltanto riscattando il negativo che pure nella politica c’è, soltanto migliorando a fondo la politica in Italia e in Calabria noi possiamo sperare di migliorare complessivamente la situazione. Del resto, questa era stata la grande speranza, nonostante tutto, di questo bipolarismo imperfetto e del fatto che sia pure di misura avevate vinto le elezioni e noi subito, lealmente, vi avevamo riconosciuto la vittoria e la responsabilità e il dovere del governare, del ben governare però, perché questa è la vera sfida e la vera difficoltà.

Oggi a tutto questo si aggiunge la fondamentale scadenza del referendum, la maggiore riforma dello Stato italiano dai tempi di Cavour ed è sempre più urgente il tema dell’autoriforma dello Statuto. Ma, come già in altre occasioni, il Governatore è silente, opera soltanto nominando altri consulenti e altri presunti esperti anche in questa materia dello Statuto, rischiando di creare tra l’altro un conflitto vero di competenze tra la Commissione dello Statuto - eletta dal Consiglio sovrano – e questa strana congrega di amici che il Presidente si è nominato come collaboratori per la riforma dello Statuto.

La situazione calabrese rischierebbe davvero la desolazione e il deserto se i partiti, le coalizioni non sapessero riprendere il filo dell’ascolto e del dialogo con tutta la società calabrese. Oltre la pur doverosa logica di maggioranza e di opposizione, noi intendiamo criticamente e autocriticamente muoverci in questa direzione del rapporto con le forze politiche, del dialogo nelle istituzioni e per il loro miglioramento, ma sempre guardando ad un dialogo, ad un ascolto, ad una capacità di interpretazione e di risposta alle attese del popolo calabrese.

Lo faremo, Presidente, con serietà e determinazione, non ci lasciamo intimidire, non ci sentiamo neanche lontanamente toccati dagli insulti o dalle facezie del suo portavoce. Non siamo né disperati né rassegnati, vogliamo contribuire a costruire la Calabria di domani, una Calabria migliore perché capace di rinnovamento, di concreta speranza, fondata su una capacità di crescita autonoma, non tecnici catapultati dall’alto e venuti da fuori ma nella massima apertura all’Europa e al mondo ma senza nessuna eterodirezione dall’esterno, di interessi e forze estranee alle nostre più autentiche esigenze e problematiche di calabresi.

Per parte nostra non lasceremo nulla di intentato: nonostante la delusione profonda e l’insoddisfazione per le sue dichiarazioni noi continueremo ad essere disponibili sui problemi, sulle proposte, ad essere aperti al dialogo perché l’unica cosa che ci sta a cuore è che il meglio prevalga e si affermi stabilmente nell’interesse superiore della Calabria.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Guagliardi. Ne ha facoltà.

Damiano GUAGLIARDI (RIF.COM.)

Signor Presidente, credo che abbia fatto bene, non per atto di dovere verso le migliaia di morti avvenute a New York, ma come senso di civiltà fra noi ta ricordarci questa grande catastrofe che si è battuta sul popolo americano, sul mondo del lavoro americano, sui cittadini degli Stati Uniti d’America.

Credo, però, che su questo tutta l’Assemblea debba avere un momento di pausa profonda e più attenta perché se ascoltiamo le voci di guerra, se ascoltiamo il megafono di chi vede il male da una parte e il bene dall’altra, forse continueremo a dimenticarci di 500 mila bambini morti a causa dell’embargo all’Irak, continueremo a dimenticarci di un popolo come quello palestinese che non ha una patria perché gli è stata tolta, continueremo a dimenticarci delle sofferenze che un mondo di globalizzazione ci ha portato.

Dovremo discutere di questo perché questa è la politica che tocca anche noi della Calabria. Ieri la Bocoge ha licenziato 91 lavoratori, alcuni di loro sono sulle gru, di questo non si parla neanche e la povertà e le miserie vanno avanti.

Ora io credo, signor Presidente, che lei abbia fatto un errore nel momento in cui di fronte ad una crisi extra istituzionale di chiaro disprezzo verso il Consiglio regionale, non ha convocato immediatamente il Consiglio regionale per farlo discutere di questa vicenda avvenuta in piena fase estiva. Lei aveva autonomamente tutti i poteri per farlo e non avrebbe dovuto, in una logica alla vecchia maniera, da vecchio sistema di potere, da prima Repubblica, aspettare l’input del Presidente della Giunta per convocare poi il Consiglio regionale.

Glielo dico proprio nel rispetto che ho per lei e per il Consiglio regionale, questo Consiglio regionale disprezzato dal Presidente Chiaravalloti e da componenti di questa maggioranza.

Noi come consiglieri abbiamo il potere che ci dà la stessa legge che ha eletto e fatto diventare governatore della Calabria l’onorevole Chiaravalloti; noi dobbiamo rivendicare il nostro essere appartenenti di questo Consiglio, noi dobbiamo rivendicare un diritto di voto che è pari a quello dell’onorevole Chiaravalloti. Sia lui che noi siamo stati eletti dal popolo calabrese e abbiamo gli stessi compiti di fronte alla crisi della Calabria.

E’ per questo che trovo inconcepibile e arrogante questo attacco continuo al nostro portavoce. Io non sono molte volte d’accordo con le cose che esprime il centro-sinistra, molte volte mi diversifico, ma ho un grande rispetto per l’onorevole Fava che rappresenta poco meno di 6-7 mila elettori che hanno eletto lei. Siamo lì, e chi disprezza l’onorevole Fava disprezza quegli elettori calabresi che l’hanno votato. Credo che anche questo sia indice di un mal costume e di una logica in cui la politica sta fuori dalle sue sedi istituzionali.

Credo che l’onorevole Fava ha da essere ben orgoglioso di rappresentare una parte importante della Calabria e a nessuno è consentito di schernirlo attraverso la stampa, perché quando lo si fa, si schernisce quella parte dell’elettorato che lo ha votato.

Mentre lei leggeva la relazione, signor Presidente della Giunta, guardavo le facce dei colleghi che non sono più assessori: gli onorevoli Fuda, Dima, Crea. Erano attoniti, non riuscivano a capire e mentre lei sosteneva che la Giunta di cui loro facevano parte aveva lavorato bene, essi dicevano – secondo me – “ma squadra che vince non si cambia”. E’ così, è normale.

L’onorevole Dima che ha tanto ben fatto, secondo lei, nel settore dell’agricoltura, era perplesso nel sentirle fare quell’elogio. La verità è che la sua maggioranza, quella che regge il suo lavoro è sempre stata profondamente in crisi, dall’inizio, dal primo momento in cui voi avete messo piede qui dentro perché subito sono scattate le vostre contraddizioni. Voi avete una triplice crisi, onorevoli consiglieri della maggioranza e onorevole Chiaravalloti. Avete una triplice crisi che avete manifestato dall’inizio.

Io ero un neofita consigliere regionale, non capivo bene i meccanismi agli inizi di questa legislatura, però mi è sembrato strano quando si parlava e si è parlato sulla stampa, si è parlato su tutto, di questa grande ventata riformatrice. E poi quando partecipo per la prima volta alla Conferenza dei capigruppo mi si dice che per le nomine probabilmente bisognava ricorrere ai poteri monocratici del Presidente del Consiglio regionale, l’onorevole Caligiuri. Mi sono posto un problema: ma come mai una maggioranza così forte ha il problema di dover far andare deserto una seduta? Ha le condizioni per poter scegliere?

Quel giorno che siamo stati qui fino alla sera aspettando che questa maggioranza venisse qui a proporre i nomi, vedevo in quest’Aula tante facce che avevo conosciuto nei dibattiti politici, segretari di partito, portaborse, portatori di voti ecc., erano tutti qui ad aspettare un incarico. Ebbene questa grande e forte maggioranza è stata costretta a disertare il Consiglio regionale perché si stava – come si diceva una volta – “ammazzando” ai piani superiori per un posto qui e un posto lì.

Ma non è grave il fatto che si ritornava al vecchio malcostume della politica, non è il fatto che c’era la spartizione dei voti, ma è grave che questa maggioranza ha privato la minoranza del diritto di scegliere i propri rappresentanti negli enti di sviluppo. Questo è un atto di forza di questo governo regionale o un atto di debolezza? E avete fatto mancare il numero legale due volte e lei, onorevole Chiaravalloti e gli altri consiglieri di maggioranza, l’allora consigliere regionale Trematerra andavate a fare il pic-nic a Cassano d’Acri, mentre la gente aspettava qui di veder convocato il Consiglio regionale.

E si faceva perché non c’era la possibilità di spartirsi le poltrone negli altri enti. E’ stata la debolezza del Consiglio regionale? Abbiamo dimenticato l’escamotage di far andare deserto la seduta quando si doveva approvare la legge della stabilizzazione degli Lsu, ché una parte della maggioranza non voleva votare la legge di Scopelliti? E quando poi la minoranza abbandonò l’Aula, fummo circondati da lavoratori che presidiavano il Consiglio, ma non era una debolezza della maggioranza che non era in grado di approvare la propria legge?

Ci siamo dimenticati, questo onorevole Chiaravalloti? Non si può dire “siamo in progress, noi stiamo lavorando bene e il Consiglio fa bene”, perché poi la pantomima ultima, quella dell’elezione del Presidente del Consiglio, sono tutti atti di una strenua debolezza di questa maggioranza che non è in grado – nonostante la sua enorme forza di rappresentanza in quanto a numero di consiglieri regionali – di fare linea e neanche di produrre atti concreti.

Anzi, l’atto concreto: abbiamo dimenticato lo schiaffo dato alla maggioranza della Commissione per l’autoriforma, quando questa ha proposto all’Aula un provvedimento per l’elezione del Vicepresidente e la maggioranza – ricorda, onorevole Naccarato- lo ha ritirato? Perché? Perché siete deboli, avete una crisi strutturale e lo dicono forze vostre, forze di Alleanza nazionale, o il Vicepresidente del Consiglio provinciale di Reggio Calabria quando dice che nella maggioranza si stanno scontrando due culture. La cultura che vuole andare in continuità ed un’altra che vuole cercare di cambiare e di fare discontinuità col Presidente.

Non è soltanto questo. Questa è una crisi politica, di fatto ed io che mi diletto a fare la rassegna stampa ed essendo positive le notizie che lei diceva, onorevole Chiaravalloti, sui risultati ottenuti, vorrei che andassimo insieme a leggere i giornali: lo scontento è nella gente, nelle organizzazioni di categoria, in agricoltura, nei trasporti, nella scuola ovunque c’è scontento e qui c’è una contraddizione.

Lo stesso commissario Barnier, a nome della Commissione europea, lo ha detto e qui c’è una contraddizione che vorremmo capire, perché la gente non è contenta della sua Giunta, non è contenta, non solo quei malandati lavoratori del fondo sollievo, gente che vive di 51 giornate, quelle 2 mila persone che sopravvivono tra sussidi di disoccupazione, qualche giorno di lavoro e portano, quel solo pane nelle loro famiglie, ma lo dicono tutte le forze che erano e che sono ancora vicine alla sua maggioranza.

Questo è il dato. Nelle scuole c’è crisi, sta andando in crisi un modello liberista, scattano meccanismi diffusi nella società in cui la liberalizzazione ha portato a disservizi più totali e la gente protesta e ovunque. Ci sono morti sulle strade, ci sono gli incidenti e diciamo che abbiamo lavorato bene? Ecco la seconda crisi? Questa è la seconda crisi, qui sono fatti concreti, non siete stati in grado di produrre il bilancio avveniristico di cui si parlava. Abbiamo fatto un bilancio a pioggia e si è detto, per bocca dell’assessore, che quello avveniristico si farà il prossimo anno.

E quando si è parlato della moralizzazione nel personale della Regione e abbiamo fatto una discussione in Consiglio regionale, si è detto che ci sono troppi trasferimenti, troppe mansioni superiori, ci sono tante cose ingiuste e ci si era impegnati a dare una sterzata. Si è continuato e si è utilizzato il sistema interinale per mettere a posto qualche persona, qualche familiare, si è fatto di tutto per mettere in crisi un sistema di legalità in questa nostra Regione. Questa è la crisi di questa maggioranza, e lo sanno i calabresi, non solo noi.

Ma c’è un terzo punto che io credo che bisogna discutere. Sono così accanito verso l’onorevole Chiaravalloti, anche perché lo stimo, ma il suo modo di fare mette in crisi non questa minoranza o questo Consiglio, ma il sistema democratico in Calabria.

Lo stesso suo linguaggio di oggi, il suo modo di parlare ai suoi colleghi - perché egli è anche un consigliere regionale – il suo modo stesso di dire: guardate la stessa legge costituzionale che mi ha eletto Presidente e governatore della Calabria consente al Consiglio regionale di fare l’autoriforma, ma io me ne impipo del Consiglio regionale e metto su un comitato di tecnici per fare una proposta di contro-Commissione… E’ vero che c’è un vuoto politico, come diceva l’onorevole Morrone, di questa Commissione che non lavora, ma non lavora perché è imbrigliata nella sua crisi di maggioranza.

Ma è bello dare l’esempio ai calabresi che mentre c’è un diritto costituzionale dato al Consiglio regionale, colui che ne dovrebbe essere il garante lo annulla con una Commissione extraistituzionale? E’ bello questo esempio che diamo alla Calabria? E’ bello il modo di rapportarsi al Consiglio regionale?

Io l’ho chiamato eversivo, Presidente, sulla stampa e voglio che senta direttamente perché l’ho chiamato così. Lei sta facendo atti eversivi verso la democrazia e sta condizionando la democrazia in Calabria: ecco il punto della sua crisi e per questo non possiamo dialogare né sul programma né sui principi. Per questo, non voterò neanche il documento di dialogo che presenterà il centro-sinistra di dialogo, perché nel momento in cui lo facessi, sarebbe una mediazione con chi non ammette la sua crisi politica e programmatica e legislativa e nei rapporti di democrazia.

Ecco perché noi dobbiamo, amici e colleghi consiglieri, incominciare a pensare di non aver paura di andare alle elezioni anticipate perché se continuiamo così condanniamo la Calabria al disastro totale.

Non dobbiamo avere questa paura, non dobbiamo subire il ricatto subire dello scioglimento del Consiglio regionale. Questo Consiglio regionale deve avere tutta l’autorità, l’autorevolezza e la volontà di legiferare per come gli compete, deve rispettare il Presidente della Giunta regionale e la sua Giunta, ma non deve avere paura del conflitto che può nascere tra Giunta e Consiglio perché anche questo fa parte della dinamica della democrazia e la democrazia molte volte ha bisogno anche di momenti con i quali dice azzeriamo tutto e andiamo avanti.

Invito questa maggioranza silente, timorosa, che non si vuole sbilanciare, che probabilmente non parlerà neanche oggi, ad aprire un confronto serio tra maggioranza e opposizione affinché si apra una discussione costruttiva che dia dignità a questo Consiglio regionale e che dia soprattutto fiducia ai calabresi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Galati. Ne ha facoltà.

Francesco GALATI (PS)

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, nessuno avrebbe immaginato che questa riunione del Consiglio regionale della Calabria convocata per dibattere importanti problemi politici regionali, si sarebbe svolta all’indomani di eventi internazionali destinati a cambiare il corso della storia nel nuovo secolo e nel nuovo millennio.

Non una storia astratta e lontana, ma assai vicina a noi, che ci appartiene, che tocca la nostra quotidianità di uomini occidentali. Il pensiero commosso del gruppo Socialista va alle migliaia di vittime innocenti della furia terroristica e, consentitemi, soprattutto ai calabresi o ai figli e nipoti di calabresi che hanno trovato la morte nel feroce attacco alle Torri Gemelle di New York.

Non è certo questa la sede per analisi politiche su quanto sta accadendo adesso nel mondo.

Noi come legittimi rappresentanti di una Regione dell’Unione europea possiamo solo augurarci che accanto alle necessarie risposte di natura militare e antiterroristiche, gli Stati occidentali sappiano imboccare la via del dialogo e della cooperazione con il complesso mondo islamico per raggiungere l’obiettivo di una pace stabile sul pianeta.

Sarà un processo inevitabilmente lungo come lunga sarà la fase della risposta militare, per cui occorre prepararsi alle conseguenze di questi tragici avvenimenti. Conseguenze che evidentemente saranno particolarmente avvertite da Regioni come la nostra Calabria costretta a misurarsi anche geograficamente con il complesso mondo arabo che si affaccia sul Mediterraneo e che ci si aspettava potesse costituire una risorsa.

Se, come temiamo, si registrerà una recessione economica nell’Occidente, un prezzo alto sarà inevitabilmente pagato dalle aree più deboli come la Calabria, già impegnate in una difficile rincorsa verso lo sviluppo.

Ecco perché anche noi da una regione periferica e di frontiera abbiamo il dovere di seguire con attenzione quanto sta accadendo ed i suoi inevitabili riflessi sulla nostra vita e sulle nostre prospettive di sviluppo.

Ma ora torniamo all’ordine del giorno di questo Consiglio.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, la presentazione al Consiglio regionale della nuova Giunta, la seconda di questa legislatura, ci consente – al di là di ogni tentazione polemica, circa i tempi e le modalità di formazione dell’Esecutivo – di esaltare il ruolo dell’Assemblea rispetto a due problemi fondamentali per la vita democratica della nostra regione.

Il primo problema è quello del rapporto tra Consiglio regionale e Presidente della Giunta, tra una Assemblea indebolita dalla riforma costituzionale del 1999 ed un potere esecutivo amplificato dalla stessa riforma senza l’introduzione dei necessari correttivi, rinviati all’adozione dei nuovi Statuti o Costituzione regionale come qualcuno li ha definiti.

Il secondo problema è quello della riappropriazione delle funzioni di controllo politico sull’Esecutivo da parte dell’Assemblea e quindi la necessità di sottoporre a periodica verifica la complessiva attività di governo della Regione.

Sotto questo aspetto, gli interessi della maggioranza e della minoranza sono convergenti sia pure da opposti punti di vista. Per la maggioranza si tratta di verificare la rispondenza degli atti di governo ad un programma politico sottoscritto liberamente dai partiti della coalizione chiamata dagli elettori a governare. Per l’opposizione si tratta di esercitare la fondamentale funzione di controllo, stimolo e critica.

Ritengo di non esagerare nel dire che questo dibattito, se avremo la capacità di riflettere seriamente e serenamente su tali problemi, rappresenta uno snodo importante, forse il più importante nella vita ancora breve di questo Consiglio regionale.

E’ evidente che in gioco non c’è soltanto il futuro dell’Assemblea nella sua stessa funzione esistenziale, ma soprattutto in primissimo piano i gravi ed ancora irrisolti problemi della Calabria, che tutti gli indicatori sociali ed economici continuano a segnalare agli ultimi posti tra le Regioni dell’Unione europea. Problemi, signor Presidente, che non riusciremo ad affrontare compiutamente fino a quando non avremo costruito un nuovo modello autonomo di Regione, efficiente e moderno, vicino ai cittadini, capace di coniugare le esigenze del governo presidenziale con quelle della rappresentatività democratica.

Se avremo questa consapevolezza, onorevoli colleghi, se sapremo guardare lontano, questo dibattito risulterà assai utile non tanto per le sorti di questo o quel partito, di questa o quella Giunta, bensì per gli interessi complessivi dell'Istituzione Regione e della Calabria.

Ma non vogliamo sottrarci, all'interno di questo ragionamento complessivo, ad una valutazione sulla formazione della seconda Giunta guidata dal Presidente Chiaravalloti, una Giunta che vede una predominante componente tecnica ed una limitata presenza di diretta espressione dei partiti che compongono la maggioranza.

A parere dei socialisti, le modalità di apertura e chiusura della crisi (perché di crisi si è trattato) e le scelte effettuate dal Presidente sono perfettamente legittime sotto il piano squisitamente istituzionale, tecnico e procedurale, ma pongono problemi politici di non poco conto nei rapporti istituzionali tra Presidente ed Esecutivo da un lato ed il Consiglio regionale dall'altro.

Siamo, in altre parole, del parere che il Presidente della Giunta si è mosso all'interno dell'attuale quadro normativo, utilizzando i poteri e le prerogative che la riforma costituzionale del 1999 assegna ai Presidenti delle Regioni. Ma ciò ‑ a causa della riforma rimasta incompiuta ‑ rischia di produrre non tanto un conflitto tra poteri, quanto l'indebolimento della democrazia e delle sue regole.

E' evidente che in ogni sistema democratico che si rispetti, l'apertura e la chiusura di una crisi dell'Esecutivo deve avvenire attraverso un passaggio assembleare, allo scopo di verificare la sussistenza del rapporto di fiducia tra Esecutivo e maggioranza.

In Calabria, per la confusione istituzionale determinata dalla mancata approvazione dello Statuto, apertura e chiusura della crisi sono avvenute al di fuori e al di sopra dell'Assemblea rappresentativa. E' accaduto, in sostanza, che la funzione di verifica delle performances di governo ‑ che dovrebbe spettare per un'elementare regola di democrazia all'Assemblea ‑ è stata esercitata direttamente dal Presidente che ha assunto così, paradossalmente, la duplice veste di controllore e controllato.

Prendiamo atto, come gruppo politico appartenente alla maggioranza, delle motivazioni generali che hanno portato alla modifica della Giunta.

Il gruppo socialista aveva già segnalato, con preoccupazione, l'empasse che si era determinata in alcuni settori cruciali della Regione ed i pesanti riflessi per la collettività; in particolare, avevamo segnalato lentezze ed incertezze nella definizione degli strumenti operativi per l'utilizzazione dei Fondi di Agenda 2000; avevamo segnalato la situazione di caos nella sanità e lo stato di confusione nella gran parte delle strutture sanitarie pubbliche; avevamo paventato una seria flessione del turismo.

Altri gruppi politici della maggioranza avevano, con senso di responsabilità, chiesto un nuovo slancio all'Esecutivo nei settori vitali dell'azione regionale, allo scopo di rispettare l'impegno di modernizzazione ed innovazione assunto con gli elettori nella primavera del 2000.

Esistevano pertanto le condizioni per una corretta verifica delle perfomances di governo da parte dell'Assemblea da cui avrebbero potuto scaturire indicazioni utili al Presidente per operare, in piena autonomia, le sue scelte.

Il percorso è stato diverso, anzi inverso, non tanto per volontà dello stesso Presidente della Giunta - che si è sempre dichiarato rispettoso delle prerogative assembleari e dei gruppi politici - quanto per l’assenza di regole precise che solo il nuovo Statuto potrebbe colmare.

Da questo ragionamento, emerge la necessità assoluta di inserire nella nuova Carta regionale l'obbligo di una verifica periodica sull'attività dell'Esecutivo da parte del Consiglio ed altri meccanismi (pensiamo, ad esempio, a pareri obbligatori sulle nomine amministrative o sugli atti regolamentari adottati dalla Giunta) che assegnino una funzione precisa all'Assemblea e rafforzino il suo rapporto fiduciario con il Presidente e gli assessori.

Ciò non dovrà rappresentare un passo indietro o una limitazione dei poteri del Presidente. Si tratta, semmai, di reinventare la funzione politica del Consiglio regionale che “l'affrettata riforma del 1999” ha letteralmente spogliato di competenze, sottraendogli non solo quella di creare la Giunta ma anche quella di produrre regolamenti. Un bilanciamento tra poteri non più sulle questioni gestionali ‑ che debbono restare di competenza del Presidente che, in quanto eletto direttamente, ne risponde alla collettività ‑ ma su quelle, non meno importanti, del controllo, della verifica, della trasparenza, dell'efficacia dell'azione di governo.

La stessa scelta della forma di governo e del correlato sistema elettorale ‑ che per noi socialisti deve essere proporzionale e con premio di maggioranza, come avviene per l'elezione dei Consigli comunali, con l'eliminazione del listino ‑ deve tenere conto di queste ineludibili esigenze.

Quanto alla formazione della Giunta e al massiccio apporto di "esterni", riteniamo che ‑ ferma restando la prerogativa presidenziale della nomina ‑ si possa e si debba mettere un limite alla chiamata in Giunta di esterni, consentendo ‑ attraverso un coinvolgimento nell'Esecutivo di consiglieri regionali ‑ un più stretto rapporto tra Esecutivo e Assemblea.

Infine, appare fondamentale individuare nel nuovo Statuto un meccanismo che consenta alle Commissioni consiliari di funzionare in modo più incisivo e senza i legacci posti dall'attuale Regolamento.

Appare evidente che la soluzione di questi problemi, resi ancora più marcati dalla formazione della nuova Giunta, appartiene tutta al Consiglio regionale e alle forze politiche che vi sono rappresentate. Se ritardi e lentezze nell'approvazione del nuovo Statuto si sono registrati ‑ e per la verità si segnalano in quasi tutte le Regioni italiane ‑ ciò non possiamo rimproverarlo che a noi stessi. Sono certo che, a conclusione di questo dibattito, emergerà nettamente la volontà dell'Assemblea e del suo nuovo Presidente di incamminarsi con decisione verso 1'autoriforma, tenendo presente il quadro complessivo nazionale di riferimento e quindi le proposte di devolution su cui le forze politiche italiane stanno discutendo.

Solo attraverso questo passaggio cruciale, l’alleanza elettorale che ha guadagnato la maggioranza nel 2000, potrà trasformarsi in un'efficace e coesa coalizione politica, dotata di cultura di governo ed in grado quindi di dare le necessarie risposte alla comunità calabrese.

Noi, come socialisti, abbiamo tentato, in questi giorni, di offrire un modesto contributo programmatico alla maggioranza, uno stimolo a discutere di più tra noi, a concentraci sulla comprensione dei problemi e sull'individuazione delle risposte. A San Giovanni in Fiore, per due giorni, con l'apporto qualificato di esperti, abbiamo approfondito temi fondamentali per la Calabria: i fondi strutturali, il mercato del lavoro, il sistema dell'istruzione, la cultura, le riforme istituzionali, la sanità, il sistema infrastrutturale ed i trasporti.

E' emersa una condizione della Calabria assai grave e preoccupante, ma ancora recuperabile poiché intatte, a dispetto degli eventi, restano le enormi potenzialità del nostro territorio. A patto ‑ ci hanno detto gli esperti ‑ che le risposte del governo regionale siano chiare, decise e, soprattutto, tempestive.

Una prima, non eludibile risposta è quella legata all'utilizzazione dei fondi strutturali inseriti in Agenda 2000, nella consapevolezza che ogni giorno perduto rispetto alla scadenza del 2006 allontanerà inesorabilmente la Calabria dagli obiettivi alla base del Programma Operativo Regionale.

I dati in nostro possesso non sono affatto rassicuranti. La capacità di spesa della Calabria, per quanto riguarda i fondi comunitari, è allarmante. Esiste il concreto pericolo di non utilizzare, e quindi perdere, la consistente massa di risorse che l'Unione europea ci ha assegnato.Una responsabilità che evidentemente dobbiamo condividere tutti, compresa l'opposizione che, solo fino a quindici mesi fa, nella fase cruciale di Agenda 2000, aveva responsabilità di governo.

Occorre evidentemente una svolta, un'accelerazione convinta. Vanno ridotti i passaggi burocratici, vanno eliminate le sovrapposizioni, vanno sveltiti i tempi di valutazione dei progetti e di individuazione dei soggetti attuatori degli stessi. Mai come oggi, la velocità diventa un fattore determinante. Ma altrettanto importante è canalizzare correttamente la spesa, finanziare i progetti realmente utili alla Calabria, quelli cioè, capaci di "fare sistema" ed innescare meccanismi di sviluppo coordinato.

Sappiamo che alla base della nascita della nuova Giunta c'è anche l'insoddisfazione del Presidente rispetto a tale problema, anche se per la verità ‑ se ciò risponde al vero ‑ non capiremmo il senso di alcune riconferme nello stesso Esecutivo.

Ci attendiamo, signor Presidente della Giunta, atti conseguenti, provvedimenti che ci facciano recuperare il tempo perduto e che consentano alla Calabria ed ai suoi settori vitali di accedere ad una enorme mole di risorse economiche pubbliche che, probabilmente, mai più sarà nelle disponibilità della nostra regione.

Occorrono scelte di "eccellenza", bisogna puntare non su un sogno irrealizzabile di sviluppo diffuso in tutti i settori, bensì su una serie di opzioni, tra le quali mi sento, a nome del mio Partito, di indicare il complesso sistema del sapere, della cultura e dell'istruzione che, non a caso, ci è stato affidato dal Presidente della Giunta.

La Calabria ‑ abbandonato il sogno dell'industrializzazione ‑ deve poggiare il suo futuro sulla capacità dei suoi giovani di affrontare le sfide costituite dalla globalizzazione, dalla conoscenza delle lingue, dalle nuove tecnologie. Abbiamo ancora oggi un numero insufficiente di laureati, soprattutto nelle facoltà più direttamente legate al mondo del lavoro. Le nostre Università hanno bisogno di ulteriori sostegni per reggere la concorrenza con gli Atenei del centro nord, sia sotto l'aspetto della ricerca, sia sotto quello dei servizi agli studenti. La Regione può e deve destinare risorse sempre maggiori all'istruzione. Non lo diciamo per aumentare il "peso" dell'Assessorato che ci è stato affidato, per portare acqua al nostro mulino; lo diciamo nell'interesse della Calabria.

Il gruppo socialista, allo scopo di offrire un contributo alla modernizzazione del sistema dell'istruzione, ha presentato una proposta di legge per l'introduzione in Calabria del cosiddetto "buono scuola", uno strumento per garantire alle famiglie calabresi, soprattutto quelle meno abbienti, il diritto effettivo della libera scelta educativa, scolastica e formativa, nonché il diritto per tutte le persone in età scolare di avere pari opportunità per l'iscrizione, la frequenza e il successo formativo nelle scuole statali e non statali.

Riteniamo inoltre che grande attenzione debba essere riservata a beni culturali che rappresentano la nostra unica "miniera", l'unica possibilità per convogliare nella nostra regione il grande flusso di turismo intelligente che ci salta regolarmente per raggiungere la Sicilia o la Spagna o la Grecia e il Portogallo, anche per la mancanza di un sistema ricettivo a prezzi competitivi.

In questa ottica si collocano le proposte di legge presentate dai consiglieri socialisti per il recupero di unità immobiliari nei centri storici ad eccellenza turistica da destinare ad attività ricettiva a conduzione familiare, il cosiddetto "bed and breakfast" che ha fatto la fortuna di molte regioni europee.

E' evidente che uno sviluppo poggiato su "formazione‑cultura‑turismo‑agricoltura mediterranea" non può prescindere da un potenziamento delle infrastrutture.

Ci auguriamo, intanto, che gli impegni del Governo nazionale su questo tema vengano rispettati: ci riferiamo alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, all'ammodernamento della Salerno‑Reggio Calabria, alla realizzazione della nuova statale 106, al nuovo sistema ferroviario. La presenza al ministero delle infrastrutture di un calabrese ci fa ben sperare.

II discorso sulle infrastrutture deve essere posto in maniera seria, senza demagogia, senza ingenerare illusioni. Le previsioni dell'accordo di programma firmato dal nostro assessorato ai Lavori pubblici non ci sembrano molto realistiche, soprattutto in relazione all'apporto di capitali privati e alla fattibilità di alcune opere.

Di questo dovrà, a nostro parere, occuparsi presto il Consiglio regionale, approfondendo i ragionamenti sul sistema degli aeroporti e dei porti e definendo infine una strategia per il porto di Gioia Tauro che potrebbe ‑ se adeguatamente sostenuto dal Governo nazionale e dalla Regione ‑ diffondere sul territorio maggiori benefici legati alla crescita del traffico merci.

Così come un grande approfondimento necessita per i settori strategici come la gestione delle acque, la difesa dell'ambiente, la politica di programmazione urbanistica e difesa del territorio; settori nei quali la Calabria continua ad essere una delle ultime regioni italiane, priva com'è di strumenti moderni di programmazione.

Infine, la sanità.

Ritengo di non scadere nella retorica, nel definirla la questione più importante per la vita dei cittadini.

In questo settore, registriamo i ritardi più preoccupanti, proprio nel momento in cui le Regioni si apprestano a ricevere dallo Stato centrale l'intera responsabilità e competenza.

La ritardata nomina del nuovo assessore alla sanità rappresenta, signor Presidente della Giunta, un elemento di preoccupazione non tanto sotto l'aspetto gestionale quanto sotto quello della programmazione. La Calabria è priva di un Piano sanitario regionale che, in armonia con quello nazionale, razionalizzi la consistente spesa, migliorando nel contempo i servizi. Senza programmazione appare difficile eliminare gli ospedali fotocopia, gli sprechi, i disservizi più volte denunciati dalla stampa e dal tribunale dei diritti del malato. Occorre programmare la presenza e l’attività delle strutture sanitarie, in un nuovo rapporto col privato, in base alle reali esigenze del territorio e alle patologie che vi si riscontrano.

La robusta iniezione di "competenze" di altre regioni alla guida delle Aziende Sanitarie della Calabria non ci sembra stia dando risultati incoraggianti, se non quella della proliferazione di dorate consulenze. Sotto il profilo culturale, non ci sembra essere stato un messaggio di incoraggiamento ai calabresi il ricorso ai direttori generali venuti da altri regioni, quasi la Calabria sia priva di professionalità e competenze. Avremmo semmai gradito‑ da calabresi più che da consiglieri regionali ‑ un'azione di recupero delle nostre intelligenze, di quei calabresi che si sono affermati in tutto il mondo nel campo medico e scientifico e che avrebbero potuto, se opportunamente sollecitati, dare un grande contributo alla rinascita della sanità nella nostra regione.

Resta in piedi il problema del rapporto tra sanità e università. Si tratta di due mondi ‑ quello ospedaliero e quello accademico ‑ che continuano a considerarsi, in Calabria, compartimenti stagni, che non dialogano, che non si aiutano a vicenda per crescere. Eppure, la didattica universitaria è debole senza un confronto continuo con la realtà ospedaliera, mentre dalla ricerca universitaria dovrebbero venire importanti stimoli ed aggiornamenti per i medici impegnati in prima linea negli ospedali sul territorio. Va rivista, evidentemente, la vecchia e obsoleta convenzione tra la Regione Calabria e l'Università "Magna Grecia" di Catanzaro.

Ho accennato, per comodità di ragionamento, solo ad alcuni dei tanti ed irrisolti problemi della Calabria, nella speranza di avere portato qualche elemento di discussione a questo onorevole Consiglio e qualche modesto contributo ai membri del nuovo Esecutivo.

Onorevole Presidente del Consiglio, onorevole Presidente della Giunta, il gruppo socialista ‑ anche se al momento non esiste statutariamente lo strumento della verifica politica sull'operato dell'Esecutivo ‑ ritiene, per la lealtà che dobbiamo al corpo elettorale, di confermare al Presidente Chiaravalloti fiducia e sostegno per l'azione di governo da egli intrapresa e che da oggi si appresta a continuare con il nuovo Esecutivo. D'altronde, l'apporto leale dei socialisti alla Casa delle Libertà è stato in questi mesi concreto e costruttivo non solo per l'atteggiamento tenuto in Giunta, in Consiglio e nelle Commissioni, ma anche per l'affermazione della coalizione nelle recenti elezioni politiche ed amministrative.

E' evidente che i problemi politici dei rapporti tra Presidente e maggioranza, nati come detto dall'assenza di regole statutarie, potranno essere superati sia attraverso uno sforzo per l'elaborazione della nuova Carta regionale, sia attraverso una nuova e diversa stagione che restituisca ai partiti il primato della politica e delle grandi scelte.

Una cosa è certa: una verifica politica sull'azione di governo, di questa seconda Giunta regionale, non sarà più eludibile. Finita la fase del cosiddetto "rodaggio", è arrivata la fase delle scelte per il raggiungimento degli obiettivi di cambiamento che, tutti assieme, ci siamo prefissi.

L'opinione pubblica calabrese, i settori vitali della società calabrese, le stesse forze sociali e sindacali con le quali, a nostro parere, bisogna irrobustire il dialogo, non ci concederanno più sconti.

Con o senza il nuovo Statuto, l'esigenza di monitorare le azioni di governo diverrà sempre più fondamentale per il corretto funzionamento della Regione.

Nei prossimi mesi, pertanto, alla fine di un arco temporale ragionevole, sarà inevitabile una rigorosa verifica politica sull'operato della nuova Giunta da parte del Consiglio Regionale e, segnatamente, dalle forze politiche che la sorreggono.

Nella speranza di non tradire la fiducia che i calabresi hanno riposto in noi, auguriamo al Presidente Chiaravalloti e alla sua Giunta un proficuo lavoro nell'interesse delle nostre popolazioni.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.

Nicola ADAMO (DS)

Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei brevemente svolgere alcune considerazioni per motivare anche il senso di una richiesta che i consiglieri regionali dell’opposizione inoltrarono all’indomani della nascita del nuovo esecutivo ai fini di una convocazione straordinaria di questo Consiglio regionale.

Sarebbe stato sicuramente forse più opportuno, non so se più proficuo, che la seduta di oggi si svolgesse immediatamente dopo la formazione della Giunta pur tenendo conto che eravamo in piena fase di sessione estiva. Dico opportuno, perché ci si poteva richiamare più direttamente, in maniera più immediata anche alle ragioni, che sulla stampa venivano affacciate e fatte trapelare, riguardo ad una decisione straordinaria che ha assunto l’onorevole Presidente della Giunta per decretare la fine dell’esperienza del primo esecutivo e nominare la nuova Giunta.

Oggi siamo qui, quelle ragioni probabilmente le richiameremo e su quelle ragioni vorremmo si soffermasse l’attenzione di tutti e su quelle ragioni noi presenteremo un documento nel corso dei lavori di questa seduta di Consiglio, vorremmo se il Presidente lo riterrà opportuno che alla fine del dibattito in fase di replica anch’egli si soffermasse e desse adeguata informativa e spiegazione. Ma non possiamo trascurare il fatto che i tempi sono così di rapida mutazione, il dibattito va necessariamente avanti, e che quelle ragioni non si possono non porre nel contesto odierno, che è assai diverso da quello estivo.

Prima di tutto il grave, drammatico, tremendo fatto che è avvenuto ai danni delle città di Washington e di New York. Abbiamo visto in quei fatti, in quegli attentati terroristici il carattere di veri e propri atti di guerra.

Noi in questa sede abbiamo espresso e pronunciato la nostra solidarietà al popolo e allo Stato americano; dico che abbiamo esplicitamente affermato il richiamo al nostro impegno e al nostro sostegno a favore di ogni azione tesa a lottare il terrorismo dovunque e comunque esso si manifesti e si annidi, per affermare livelli di sicurezza e di pace che siano compatibili e all’altezza di una moderna e civile era della società mondiale.

Cogliamo in questi eventi così straordinariamente tragici i caratteri di uno stravolgimento, che, come è stato giustamente richiamato anche dal collega Galati, impongono persino ai governi regionali territoriali, degli stati regionali, ma anche di pezzi di territorio, degli Stati nazionali di riconsiderare politiche, atteggiamenti e comportamenti nelle azioni di governo e amministrative rispetto agli obiettivi, al modo in cui conseguire gli obiettivi di crescita sociale, economica, civile, democratica e produttiva.

Che ci dice l’aereo che si abbatte sul Pentagono, contro le Torri, contro questi simboli? Sostanzialmente che non soltanto è superata la fase della società che si ritrovava nel mondo dei blocchi militari contrapposti, ma è avviata una nuova fase che è segnata e caratterizzata da una drammatica transizione verso una ricerca di un nuovo ordine mondiale. Non soltanto dal punto di vista del potere politico, democratico, degli Stati ma anche e soprattutto sotto l’aspetto del potere economico e della convivenza, delle nuove relazioni tra i popoli e tra i popoli dei diversi territori; non soltanto tra i Paesi, gli Stati potenti, tra le nazioni ricche ma tra i paesi in via di sviluppo, tra i paesi poveri e del sud del mondo e i paesi avanzati, moderni, i paesi ricchi.

Bene, non poteva non essere quella anche ai fini di fronteggiare la drammatica esigenza, la risposta alla stessa Casa Bianca che ha invocato per fronteggiare questa emergenza una riunione straordinaria del G8.

E’ stata giustamente una risposta di diniego, anche in vista di una proposta fatta dal Governo italiano, perché si è detto che oggi non compete più soltanto ad alcuni grandi e non compete più solo ad una parte del mondo assumere decisioni che riguardano il futuro dell’umanità e della sicurezza dei popoli e tra i popoli. Compete anche quegli Stati, a quei territori, a quei popoli che fino ad oggi erano in una situazione di subordinazione farlo insieme ai grandi.

Non sappiamo cosa succederà nelle prossime ore, gli ultimatum che sono stati lanciati da parte del Governo e del Presidente americano, sappiamo però che nelle prossime ore ci possono essere clamorose e drammatiche – speriamo di no – condizioni di novità che in qualche modo mettono alla prova l’equilibrio e la ricerca del nuovo ordine mondiale.

Certo, l’auspicio che noi formuliamo è quello di operare per prosciugare i giacimenti dell’odio, per riconoscere ad ogni popolo la sua legittimità ad avere Stati, autonomie e territori, a riconoscere ad ogni popolo la sua dignità, il suo diritto inteso come diritto universale ad esprimersi in autonomia.

Non c’è dubbio che sarebbe un errore se dovessimo oggi dividere secondo una nuova classificazione il mondo in due parti: da una parte l’Islam e dall’altra l’Occidente. Bisogna parlare al mondo islamico e bisogna farlo magari non soltanto attivando i potenti della terra, ma anche zone e territori deboli che possono comunicare, parlare e creare nuove frontiere di solidarietà, di relazioni di amicizia tra i popoli.

Sarebbe sciocco se non pensassimo oggi che anche il destino del nostro Paese, di quest’Europa - che è altra cosa dall’Europa che abbiamo conosciuto negli anni dei Patti che si contrapponevano -, di questa Calabria non sarà fortemente condizionato da questi drammatici eventi; e non soltanto per i riflessi che ci sono immediati sull’andamento dell’economia e dei sistemi finanziari, ma anche per quanto riguarda il modo in cui noi ci adeguiamo a svolgere una funzione di autogoverno.

Vedete, prima dell’11 settembre america ci sono stati i fatti di Genova, c’è stata la scesa in campo di un movimento che si è classificato e qualificato come un movimento no-global. Abbiamo avuto la dimostrazione di come sia esso stesso eversivo, rivoluzionario, di come esso stesso stravolga le politiche a cui bisogna necessariamente adeguarsi non soltanto per competere ma anche perché si possa ricercare nelle nuove opportunità che la globalizzazione ci ha dato l’affermazione e la tutela dei diritti, sia dei vecchi che dei nuovi.

Noi come calabresi dovremo ragionare tenendo presente questo scenario ed è questo il punto. Certo non si impone tutto ciò dopo i fatti d’America, lo si impone drammaticamente a noi tutti, agli Stati e ai territori di quest’Europa, ma lo avevamo già presente questo dato anche come calabresi, prima ancora dei fatti americani.

Vedete, quando abbiamo discusso del nostro rapporto con l’Europa, quando abbiamo analizzato e proposto il Programma operativo regionale, per metterci all’altezza degli obiettivi delle politiche di coesione programmate e proposte dall’Unione europea abbiamo ragionato così, per trovare il modo in cui consentire a questa regione il passaggio da una condizione di regione dipendente e assistita a regione autonoma, dallo sviluppo autopropulsivo e produttivo, come una competizione che non riguardava soltanto le Regioni che stavano a noi vicine o regioni che nello stesso paese segnavano distanze nella crescita e nello sviluppo, con un ragionamento che in qualche modo ci poneva l’ambizione di fare della nostra arretratezza, dei nostri svantaggi ( quelli che abbiamo avuto segnati e registrati dalla storia ventennale e trentennale di questo regionalismo che ci lasciamo alle spalle) addirittura le opportunità per adeguarci, metterci all’altezza dei tempi e delle società avanzate. Di quelle società che passano direttamente dalla fase del sottosviluppo, dell’arretratezza e della marginalità alla fase della crescita e dello sviluppo anche nelle società post-industriali.

Abbiamo ragionato così per cercare di porre un obiettivo, cioè come rendere la Calabria non soltanto una terra utile e conveniente, più civile e più bella, più ricca per i calabresi – non sono molti i calabresi che la vivono, circa 1 milione e mezzo, o 2 milioni che vivono di fatto, circa 2 milioni di residenti all’anagrafe- ma rendere questa regione un territorio utile e conveniente ad un sistema Paese nazionale, ad un sistema europeo.

Non dobbiamo rinunciare all’idea che la funzione che in altri momenti è stata assolta da terre e da regioni di frontiera nel nostro Paese e penso a quelle regioni che erano ai confini della fascia della “banana blu”, della zona ricca dell’antico continente, debba essere necessariamente assolta da una regione come la Calabria.

Cioè, noi essere la punta più avanzata, fare di più e di meglio di quanto hanno fatto in altri momenti della storia economica dello sviluppo dell’Europa e dell’Italia, regioni come il Friuli, la Valle d’Aosta, il Veneto, come il nord est del nostro paese, avendo la consapevolezza che se noi tiriamo anche dal punto di vista economico, l’Italia, il modo come essa mantiene una posizione in Europa, è più favorita perché non c’è dubbio se vogliamo accrescere in una media compatibile con i parametri europei il prodotto interno lordo nazionale, una cosa è quella che riusciamo a tirare nel Mezzogiorno in una regione come la Calabria, altra cosa è quella del nord est.

Questo è il punto, è su questo che noi ci sforziamo di ragionare e su cui entriamo in profonda e netta rotta di collisione con l’azione della maggioranza.

Perché un’altra Giunta, onorevole Presidente? E’ stato lei, non è stata l’opposizione ad invocare un’altra Giunta. E’ stato lei che ha avvertito la necessità e il bisogno di cambiare governo per quanto riguarda questa Regione. Certo, si può anche dire stasera, attraverso una sorta di paradosso, che quella Giunta è stata cambiata, che è stata di fatto dimissionata, aveva svolto un lavoro prezioso. Però, non c’è dubbio che se ella è pervenuto alla scelta di fare un altro Esecutivo, un’altra Giunta, ella stesso avvertiva l’insoddisfazione.

Capiva che il compito assegnato in questa legislatura a questo governo forse non era stato svolto all’altezza di quelli che erano gli obiettivi. Quali sono questi obiettivi? E’ su questo che noi spingiamo, non al dialogo, caro compagno e collega Guagliardi.

Il problema non è di misurare il tasso dell’opposizione o il tasso della capacità di governo attraverso le parole e i decibel del tono con cui vengono pronunciate, il problema è di vedere come ci misuriamo sui fatti e sugli atti che si producono, per vedere come caratterizziamo un’azione di governo quando si è governo e un’azione di opposizione quando si è opposizione.

Qual è il punto? Questa legislatura, ancor di più dopo l’approvazione della legge di riforma costituzionale che assegna i poteri che conosciamo attraverso l’elezione diretta al Presidente della Giunta, doveva essere, dovrà essere – io dico – la legislatura dell’autoriforma, la legislatura della fuoriuscita dall’obiettivo 1 della Regione Calabria, la legislatura dell’autogoverno nel senso di cui parlavo prima, cioè attraverso la decisione di pervenire alla realizzazione, all’edificazione di un vero e proprio sistema istituzionale regionale moderno - perché non c’è-, attraverso un riordino delle competenze, definendo le nuove funzioni della Regione. Dico nuove perché non le ha mai avute le funzioni di programmazione, indirizzo e controllo e trasferendo le competenze gestionali ai sistemi territoriali.

Ci siamo rispetto a questi obiettivi? Noi pensiamo, noi riteniamo, l’onorevole Presidente della Giunta pensa che andando avanti di questo passo a conclusione, ove mai si dovesse arrivare ad una conclusione nei tempi naturali di questa legislatura, che stiamo lavorando per raggiungere questi obiettivi? Noi esprimiamo forti perplessità e forti dubbi.

Se c’è il convincimento da parte del governo e dell’onorevole Presidente della Giunta, che questi obiettivi è facili raggiungerli, che sono a portata di mano, vogliamo che si dica affinché ne prendiamo atto. Noi di tutto questo ne prendiamo atto e vorremmo verificare che si va in questa direzione.

Io sono convinto - lo stesso Presidente è convinto di no - che non ci siamo, che la risposta che il Presidente dà è insufficiente e non adeguata alla soluzione, alla rimozione di queste ragioni, di questi limiti strutturali che intravediamo nel percorso di questa legislatura.

Non c’è un’adeguata risposta alle ragioni politiche di questa crisi. L’ha detto il collega Galati, in qualche modo nelle sue parole questo dato c’era, ma lo dice anche il Presidente nel decreto di nomina della nuova Giunta. Che cosa è avvenuto? E’ avvenuta una implosione – lasciamo stare le ragioni e le cause, non mi interessano adesso -, un venir meno di un livello di coesione necessario tra le forze del centro-destra, tra le forze dello schieramento che ha la responsabilità di maggioranza nell’azione di governo di questa Regione. Questo è un dato al quale non si può sfuggire ed è tanto vero questo dato che si richiama espressamente nel decreto di nomina la vicenda del Consiglio regionale quando, appunto, questo Consiglio regionale ha dovuto registrare i problemi che fragorosamente esplodono nel centro-destra in occasione della nomina dell’onorevole Presidente del Consiglio.

La seconda ragione qual è? Il ricorso a forze esterne - nella quasi stragrande maggioranza tranne due consiglieri regionali - per la nomina degli assessori della Giunta.

Emerge quindi una difficoltà che è prima di tutto politica ed un’altra che riguarda l’azione autoriformatrice, ma che non riguarda soltanto noi, ma tutte le Regioni. E’ una difficoltà politica tra la Giunta di centro-destra e la maggioranza che sostiene questo centro-destra e poi la difficoltà, ovviamente, di rapporti e di relazioni tra poteri diversi, tra il potere esecutivo e il potere legislativo di questo Consiglio regionale.

Vedete, non è una partita che si gioca tra opposizione e maggioranza, noi pensiamo che questa sia una drammatica partita che si gioca o si dovrebbe giocare mettendo al centro di questo confronto tra opposizione e maggioranza la Calabria.

E’ su questo che noi vorremo di più discutere perché non mi convince l’ipotesi secondo la quale per quanto riguarda, per esempio, alcune questioni che stanno davanti a noi, noi abbiamo dato la soluzione per rimuovere problemi che pur si stanno appalesando nella vicenda amministrativa.

Pensiamo alla sanità. Questa opposizione è stata accusata di essere poco generosa, non ha fatto sconti, non ha dato credito ad un assessore come quello uscente, che pure è stato messo lì nella sua figura di tecnico.

Oggi abbiamo appreso la nomina del nuovo assessore, ma il Consiglio ha o no il problema di vedere intanto come fare i conti, per esempio, con le nuove misure adottate dalla Conferenza Stato-Regioni? C’è un accordo tra lo Stato e le Regioni che limita e determina ormai il tetto di spesa annualmente e non secondo l’andamento degli anni precedenti, secondo il quale si coprivano disavanzi con interventi successivi da parte dello Stato.

E’ detto espressamente in questo accordo che dal prossimo anno i disavanzi debbono essere coperti dalle Regioni autonomamente e ove non ci fosse disponibilità di risorse finanziarie, bisogna ricorrere a tasse aggiuntive a carico dei cittadini calabresi.

Se noi facciamo i conti e se le previsioni non sono sbagliate, alla fine di questo anno avremo 1.000 miliardi da coprire come debito maturato nel settore della sanità o qualcosa in più. Se traduciamo in divisione questa cifra per il numero delle famiglie calabresi – circa 600 mila, noi sforiamo il tetto di 1 milione 300 mila lire pro capite per ogni famiglia da pagare come tassa in più per un sistema sanitario che rimane quello che è oggi.

Vogliamo discutere allora? Ci siamo? Vogliamo dire, per esempio, il fatto che questo Consiglio regionale dà le indicazioni e decide affinché la Giunta regionale non elevi il tetto di spesa, obblighi le aziende sanitarie a contenere la programmazione dentro la spesa che si è registrata nell’ultimo anno, nell’anno precedente che pregiudizialmente, almeno per il primo e forse anche per il secondo anno, dobbiamo tenerci dentro un limite di spesa che non ci porta ad aggiungere nuove tasse o a riprendere quegli odiosi ticket e balzelli che pure conosciamo; a preparare un piano triennale, poliennale di rientro da questo debito.

Noi ci avevamo pensato, abbiamo governato per pochi mesi, abbiamo discusso anche – l’ipotesi si era avviata – dell’ipotesi di accendere, addirittura, prestiti investendo un rateo. Può darsi che sia insufficiente, può darsi che quella misura non basti se non è accompagnata da provvedimenti che tagliano gli sprechi, ma riqualificano anche gli investimenti nella struttura pubblica esistente e nel sistema sanitario regionale, tenuto conto anche degli interventi rivolti alla politica di prevenzione sul territorio e dalla presenza del privato.

Noi siamo disponibili ad assumerci anche decisioni coraggiose. Noi pensiamo che in questo momento sia meglio un solo ospedale in una zona se funziona bene e magari per alcune specialità e non difendere 5 ospedali che sono vicini e funzionano male, non danno una risposta ai cittadini.

Se serve, siamo disponibili come opposizione a proporre che il privato, oltre che fare i conti con la libera scelta del cittadino, con la capacità di competere nel sistema – almeno un certo tipo di privato qualificato –, venga coinvolto attraverso l’introduzione del project financing anche nella gestione di pezzi del comparto pubblico; soprattutto se siamo in grado di legare questo intervento ad una riconversione del piano sanitario regionale e quindi pervenire rapidamente ad un rapido e veloce piano sanitario, che mi dice persino qual è la complementarietà delle specialità attraverso le quali io riordino la sanità nei vari territori secondo la domanda che mi proviene.

Ma tutto questo ragionamento dove si fa? Ho fatto un esempio, ma possiamo parlare allo stesso modo della forestazione.

Guardate, noi ce la possiamo prendere con lo Stato che ci ha disdetto l’accordo, però il dato qual è? Io non so adesso l’andamento della spesa su quell’accordo di programma quadro, però sicuramente una cosa la so e cioè che sulla forestazione - e invito l’onorevole Dima a fare il punto su questa questione, poi ci confronteremo – noi purtroppo oltre che la presa d’atto della disdetta dell’accordo di programma quadro per quanto sbagliata fosse, non abbiamo avuto ipotesi e progetti alternativi che ponessero il problema: a) di un utilizzo produttivo della forestazione, della manodopera forestale, b) riordino delle fasce. Addirittura noi pensavamo a forme di autoimprenditorialità per un utilizzo dei forestali utilizzati per la cura del territorio.

Così anche per quanto riguarda la programmazione. Si è parlato dei fondi comunitari. Noi su questo punto avremmo potuto fare e potremmo fare la scelta dell’opposizione che sta ad attendere, che aspetta la scadenza per dire: avete fatto perdere i soldi. Noi riteniamo che se si continua così, i soldi si perdono e se si perdono il colpo è grave, la Basilicata è già uscita dall’obiettivo 1.

Non ci sottraiamo ad una nostra responsabilità sapendo, certo, che siamo opposizione e non siamo governo, il governo deve gestire.

La nostra responsabilità è quella di indicare, di misurarsi anche con proposte che indicano sia in riferimento alle aree territoriali, sia in riferimento alle risorse da utilizzare, sia in riferimento agli assi da attivare, non soltanto attraverso i bandi che poi fanno spendere pochi soldi, male e a volte in contrasto con le linee del Por, ma anche attraverso le grandi scelte strategiche che si possono programmare e concertare con le parti sociali e con pezzi del territorio, come fare per evitare, per esempio, che si perdano soldi e per ottenerne di più.

Abbiamo svolto una iniziativa, ci siamo confrontati su una materia che non è di competenza delle Regioni o almeno allo stato non è stata ancora trasferita alle Regioni: la contrattazione negoziata soprattutto attraverso l’esperienza dei patti territoriali. Verifichiamo quali sono i migliori patti che sono andati avanti, quelli che in Italia si affermano come i migliori e non sono tutti della Calabria o del Mezzogiorno, possono essere due, quattro. Partiamo da lì e vediamo se rendicontando persino quelle azioni che sono state promosse e finanziate dai patti, riusciamo ad avere un’anticipazione attraverso la quale evitiamo che si perdano i fondi e rilanciamo - non proroghiamo l’azione dei patti - la funzione dei patti come una sorta di vera e propria agenzia di sviluppo locale territoriale di piccola dimensione, ovviamente.

Alcuni esempi per dire come noi avremmo preferito si discutesse.

Non è pertinenza della minoranza, ormai, e nemmeno del Consiglio regionale cambiare la Giunta.

Vedete, io considero la Giunta un pool di collaboratori del Presidente. Non è più materia politica questa questione della Giunta, però dobbiamo trovare un modo per cui si renda conto di volta in volta e durante l’andamento dell’attività amministrativa di come si verificano i risultati che si raggiungono rispetto agli obiettivi che ci si è programmati.

Un punto c’è che noi dobbiamo affrontare e non penso sia giusto che la verifica si faccia soltanto una volta ogni cinque anni, cioè in rapporto al corpo elettorale. Quella è fuor di dubbio, quella è la verifica fondamentale, però provate ad immaginare se i calabresi o i lucani o i pugliesi avessero dovuto scegliere un Presidente e una forma di governo sbagliata. Non è giusto che si attenda 5 anni per contare i costi che si pagherebbero a danno di quel territorio, di quelle regioni e di quelle popolazioni se le cose sono andate male. Dobbiamo, quindi, ragionare come introdurre nel nuovo Statuto una norma che ci consente queste verifiche, ma diamocela perché dovremmo avere sedi di questo tipo.

Intanto, autoregolamentiamoci. Noi, per esempio, vi proponiamo che in occasione del prossimo bilancio, della relazione finanziaria e comunque entro il 31 dicembre, su alcuni di questi punti si faccia una ricognizione per vedere su quali basi si delega la Giunta.

Certo al Consiglio regionale spetta di legiferare e controllare; l’Esecutivo governa per obiettivi che debbono essere rapportati agli obiettivi di crescita che noi vogliamo ottenere.

L’altro giorno leggevo che nell’anno 2000 noi abbiamo due dati significativi. Nell’anno 2000 e nei primi sei mesi del 2001, il Pil regionale è raddoppiato ed è passato dall’1,8 al 36 per cento e la regione è balzata ai primi posti per quanto riguarda la capacità dell’esportazione della produzione manifatturiera.

C’è una relazione, secondo me, tra questi dati e il dinamismo e l’entusiasmo sull’onda delle linee di programmazione in quel momento; diciamo, si è attivata la fiducia anche degli investitori stranieri, ma degli investitori locali per cui si pensava che con l’avvento di Agenda 2000 valeva la pena anticipare anche investimenti, se volete, per trovarsi pronti alla linea di partenza di Agenda 2000.

Oggi questi dati dobbiamo assumerli e sicuramente li assumeremo come negativi.

Guardate, noi non gioiamo di questa condizione perché, lo voglio dire esplicitamente, anche l’interesse dell’opposizione non potrà non essere quello di qualificarsi, dimostrando ai calabresi che non solo si batte per diventare governo, maggioranza alle prossime elezioni, ovviamente, ma che si batte con una capacità che dall’opposizione non è di meno della responsabilità di chi governa.

Solo che questo terreno non c’è e questo non è un terreno dell’inciucio, ma del confronto, del dialogo e lo dobbiamo delineare per quanto riguarda anche le decisioni che si assumeranno nelle leggi.

Altra cosa è il percorso che è stato individuato dal centro-destra e dall’onorevole Presidente della Giunta, quando si è determinata la scelta di formare una nuova Giunta come espressione autonoma di uno schieramento politico di centro-destra.

Del resto questa scelta è l’unica che si è fatta in Italia, nessun’altra Regione ha cambiato in così poco tempo una Giunta per passare ad un’altra.

Infine la questione dell’autoriforma. Collega Borrello, abbiamo fatto una dichiarazione a proposito della delibera della Giunta di nomina di esperti: intendiamoci, il problema non è la Commissione ma è un richiamo implicito al Consiglio e alle sue responsabilità, perchè attivi un confronto vero in Calabria sulla riforma dello Statuto e sugli atti conseguenti, come la legge elettorale ecc.

Noi pensiamo che non possiamo non tradurre - attraverso una semplificazione, una leggerezza dell’impianto – il principio secondo il quale non soltanto bisogna dare conto, come dicevo prima, ma che la governabilità non è soltanto stabilità o fissità politica dello schieramento.

Cioè, la governabilità non è soltanto quel concetto che ci fa prevenire il principio del ribaltone perché poi i ribaltoni, anche qui, si possono fare sempre e comunque; addirittura, paradossalmente, si autorizza per legge lo stesso Presidente della Giunta a fare tutti i ribaltoni che si vogliono dentro questo o dentro altri Consigli regionali.

Il problema della governabilità per quanto ci riguarda è un altro. Riguarda la qualità del governo che si riesce a mettere in campo, il modo in cui assumiamo un sistema di regole attraverso le quali o anche grazie ai controlli – certo anche la funzione dell’opposizione –, tramite le responsabilità di mandato sottoposte a verifica periodica, questa responsabilità di governo viene normata perché di volta in volta ci possa essere la relazione tra i poteri legislativi ed esecutivi nel rapporto con il sistema regionale calabrese più in generale.

Queste questioni noi pensavamo e pensiamo debbano trovare posto nell’agenda politica da oggi in avanti, sapendo che ci sono dei vuoti legislativi, delle lacune gravi.

Pensiamo, ad esempio, alle incompatibilità.

La nostra opinione è che non c’è dubbio che anche per gli assessori esterni, nel caso dovessero essere istituzionalizzate e legittimate anche nella fase statutaria, deve vigere lo stesso sistema, lo stesso regime delle incompatibilità che sono proprie del consigliere regionale. Perché altrimenti avremmo delle sfasature enormi tra il consigliere regionale eletto dal popolo e l’esterno indicato dal Presidente. Questo è un punto serio e di principio che si pone al di là della fase attuale.

Alcuni esempi ho voluto fare per dare un taglio a questo ragionamento. Vedete è per questa ragione che abbiamo pensato ad un documento e il collega Fava l’ha proposto perché si è tanto discusso e dibattuto su questo punto.E’ il senso di un ragionamento che conteneva una valutazione politica. Però, vedete, noi nel momento in cui abbiamo deciso di pervenire ad un documento ( che presenteremo e che sottoporremo alla votazione e su cui pretendiamo un pronunciamento da parte della maggioranza e del Presidente della Giunta, comunque un pronunciamento anche per dirci che non ne vale proprio la pena), lo abbiamo fatto perché riteniamo che la mozione di sfiducia nell’accezione del nuovo significato che la legge assegna oggi a questo strumento parlamentare, è l’atto finale di una presa d’atto, quella del fallimento.

Cioè noi perverremo a quell’appuntamento come se dovessimo approdare ad un momento nel quale diciamo ai calabresi: vedete ormai sono perse le speranze, non c’è più nulla da fare per quanto riguarda la forza e la capacità di questo Consiglio regionale di andare avanti e quindi prendiamone atto e mandiamolo a casa, cerchiamo di mandarlo insieme a casa.

Noi invece oggi concepiamo di aprire – partendo dalla grave difficoltà della situazione in cui ci troviamo – un percorso che è quello di impedire che tutto questo succeda e non lo facciamo per autoconservazione, ma per consegnare nei prossimi anni una Calabria più avanzata e più moderna.

A questa ambizione non vogliamo rinunciare, speriamo che troviate la forza di mettervi all’altezza di questa fase. Non c’è dubbio che le prossime scadenze saranno impegnative, anche quella dell’intesa istituzionale di programma è una scadenza immediata che dobbiamo verificare, sia per le risorse idriche che per il territorio. Lo dobbiamo dire apertamente, non vedo l’assessore Misiti ma noi proponiamo che per quanto riguarda le infrastrutture si vada ad una verifica delle compatibilità col piano regionale dei trasporti, fermo restando che la scelta che formuliamo in primis noi è di destinare 2 mila miliardi alla strada statale 106.

Ma nel caso prevalga l’altra scelta, bisogna verificare la compatibilità. Assumiamo in via di principio un criterio: completiamo ciò che è incompiuto, non è completato e non avviamo nuove opere se non raccordate strategicamente.

Anche per quanto riguarda le risorse idriche, sono in sede di verifica, in Commissione, i patti parasociali. Verifichiamo lì come raccordare i poteri di questa società in rapporto agli Ato e anche la promozione di un sistema di imprenditorialità.

Io non ho difficoltà a riconoscere - perché poi ero stato anche io protagonista di questa cosa – che in via di principio il patto che si è fatto con l’Enel è positivo, ma dobbiamo vigilare perché altrimenti la Calabria rischia nella fase di avvio di essere tagliata fuori e su questo punto dobbiamo invece vedere come raccordiamo agli Ato la nuova imprenditorialità, verifichiamo le norme dei patti parasociali al fine di spingere in una direzione che privilegi gli obiettivi che la Regione poi si pone e che sono quelli dell’ottimizzazione della spesa, l’ottimizzazione del servizio e delle norme tariffarie.

Ho fatto alcuni esempi per dire che siamo pronti per stare in queste stanze con questo spirito e questo impegno. Se dovessimo registrare passività e poi magari una terza Giunta dovremo prendere atto che il fallimento c’è stato e sicuramente non staremo a dire che è stato anche nostro.

Questo è un punto non di poco conto.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Senatore. Ne ha facoltà.

Raffaele SENATORE (FI)

Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto voglio esprimere tutto il mio sentimento di affetto e di solidarietà per le persone colpite dai gravi attentati terroristici avvenuti in America. Quello che è accaduto attesta che siamo tutti tremendamente vulnerabili, che l’assurdo si può verificare, che nessun posto è sicuro, che il mondo può rapidamente precipitare nel caos, che possiamo essere uccisi nelle nostre case ed innanzi a ciò restiamo disorientati e smarriti perché tutto può essere violato.

Quando accadono queste tragedie, servono a poco gli appelli e la paura dell’ignoto diventa ansia, angoscia e terrore. Ecco, la condanna di questi atti deve essere totale e senza appelli e andrà fatto tutto il possibile da parte della comunità internazionale per eradicare i gruppi terroristici e i loro eventuali ispiratori e protettori.

Onorevole Presidente, il rimpasto della Giunta regionale da lei fortemente voluto e che ha visto un aumento del numero degli assessori tecnici rispetto a quelli politici è un atto che è stato apprezzato per una serie di motivazioni, a cominciare dal fatto che nuove energie questa volta di natura tecnica saranno sicuramente in grado di dare nuovo impulso al lavoro di sblocco dell’iter burocratico per i finanziamenti europei dell’Agenda 2000.

Una riflessione, però, dovrebbe riguardare il ruolo dei partiti della Casa delle libertà nell’avviare un grosso dibattito al loro interno al fine di ricercare una nuova solidarietà che non sia solo partitica ma, innanzitutto, politica. Bisognerà ritrovare la compattezza di una volta, la stima reciproca e soprattutto la realtà dei comportamenti.

I partiti sono andati in crisi quando hanno sostituito il primato della politica con la “P” maiuscola che avrebbe dovuto ispirare l’azione politica di ognuno, con qualcosa che aveva come unica funzione quella di reclutare uomini condizionati e funzionali ai progetti del “capo” o dei suoi fedelissimi.

A questo è seguito l’annullamento del dibattito e del confronto democratico e questo è stato il caso non solo di alcuni partiti della maggioranza, ma anche della opposizione.

Onorevoli colleghi, al Presidente Chiaravalloti va dato grande merito per essere stato in grado di risolvere questa transizione in pochissimi giorni senza le estenuanti trattative tra i partiti della maggioranza, come avveniva in passato, e utilizzando appieno le prerogative che la legge gli riconosce. La crisi non è stata di natura politica perché non ha mai messo in discussione l’appoggio dei partiti della maggioranza al Presidente, ma ha riguardato solo il ritiro delle deleghe assessorili che il Presidente ha rapidamente riassegnato a personalità che godono della massima fiducia e stima non soltanto sua ma anche di tutti i partiti che, come ampiamente riportato dalla stampa e dai mass media, hanno sostenuto e sostengono l’attività politica di Chiaravalloti.

Quello che è avvenuto non è stato il fallimento della politica che ha demandato ai tecnici, non è stata una marcata considerazione del consenso popolare, ma è stata una presa di coscienza del fatto che, oggettivamente, la Calabria stava incontrando difficoltà ad entrare nei meccanismi dei dispositivi europei che sono alla base dell’attivazione dei canali di finanziamento così come più volte, ella, signor Presidente, ha sostenuto.

E’ naturale pensare che questo nuovo Esecutivo formato da tecnici di elevato profilo professionale risponda ai requisiti necessari, perché si riesca nel più breve periodo di tempo possibile ad intercettare quanti finanziamenti possibili da mettere a disposizione della Calabria.

Onorevoli colleghi, è da richiamare e quindi da condannare l’atteggiamento di chi pur facendo parte della maggioranza e pur essendo rappresentato direttamente in Giunta continua a chiedere il conto ad ogni occasione.

Risulta chiaro, però, che appena superata questa importantissima ed eccezionale fase politica, il Presidente Chiaravalloti dovrà ritornare al dialogo con i partiti e con essi puntare subito verso la formazione di un governo regionale legittimato dal voto popolare, in quanto nessuno potrà mai dimenticare che gli eletti in Consiglio regionale sono coloro che hanno ricevuto il consenso dei cittadini al fine di governare.

Avviandomi alla conclusione del mio breve intervento, ribadisco con forza che non bisognerà mai più tornare alle maglie della partitocrazia, che non ha solo portato alla fine della cosiddetta “prima Repubblica”, ma che ancora oggi propone quali assessori, uomini che hanno lottato contro il centro-destra e che addirittura sono stati eletti negli schieramenti opposti.

Si dovrà quindi riformulare una Giunta regionale politica formata da rappresentanti della maggioranza e da consiglieri eletti, nella logica che questi e solo questi sono l’espressione autentica e vera di rappresentanti dei partiti e delle popolazioni che li hanno eletti.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Mistorni. Ne ha facoltà.

Giuseppe MISTORNI (PPI)

Trovo un po’ di difficoltà ad intervenire dopo gli interventi dei colleghi Senatore e Galati che hanno parlato come se si trovassero da questa parte; con argomenti più distensivi, ma nella sostanza dicendo delle cose che tutti quanti pensiamo e riteniamo doveroso di dire.

Ho cercato di scrivere un po’ l’intervento cercando di farlo più politico, di limarlo perché mi trovo anche in difficoltà, io conosco il Presidente Chiaravalloti, l’ho conosciuto in circostanze diverse quando lui occupava un ruolo dignitoso, di prestigio e l’ho trovato sempre disponibile al dialogo, al confronto, all’ascolto e anche a capire le ragioni degli altri.

Adesso, nelle vesti di Presidente della Giunta lo trovo leggermente diverso, ma mi auguro che sia un fatto temporale.

Dinanzi alla gravità delle condizioni economiche e sociali della Calabria, non è certamente possibile soffermarsi più di tanto sulla legittimità o meno della seconda Giunta Chiaravalloti, a poco più di un anno dall’inizio della legislatura.

Quando una squadra cambia – sono delle considerazioni logiche e conseguenziali – pacificamente o brutalmente, come mi pare sia avvenuto in questo caso, di per sé è intuibile che non ha funzionato. Dove, come e perché non abbia funzionato fa naturalmente parte delle responsabilità politiche di chi ha avuto l’onore, ma anche l’onere da parte degli elettori di governare bene la Calabria e non c’è – evidentemente - finora riuscito.

A noi, a questo autorevole Consiglio regionale sede di istanze variegate del pluralismo politico che la Calabria esprime, rimane il rammarico di non essere stati messi al corrente di operazioni riguardanti la Giunta regionale che non è una parte staccata dalla Regione e tantomeno cosa propria di qualcuno, ma elemento organico di un insieme le cui parti debbono necessariamente interagire e che quando non lo fanno pongono serissimi problemi all’equilibrio che deve esserci sempre tra il potere esecutivo e quello legislativo e di controllo.

La democrazia trova la sua essenza soprattutto nella possibilità del controllo verso chi esercita il potere, ma se questo controllo è vanificato, il problema – capite, colleghi – diventa gigantesco. Ma, tant’è, quando prevalgono argomenti estranei alla politica o logiche di altra natura, può succedere questo e forse molto di più. Ma noi siamo qui oggi, appunto, per indicare alla Calabria operazioni scellerate, quasi privatistiche e fuori di ogni controllo democratico.

Noi non accettiamo che la gestione della Regione sia fatta alla stregua di un circolo culturale di provincia. Nel circolo culturale è possibile fare e disfare, in politica, in democrazia il rendere conto delle scelte compiute è un dovere senza cui si sconfina in altre situazioni e oggi stiamo attraversando esattamente questa patologia della politica, che farebbe rabbrividire i padri nobili dell’Italia repubblicana e del regionalismo.

A questa Assise, tuttavia, a quest’Aula di democrazia che è il Consiglio regionale in cui sono presenti tutte le forze politiche che hanno avuto consensi e legittimità da parte degli elettori calabresi spetta il compito, l’obbligo, a mio avviso, di fare il punto sulle cose che non vanno e che sono veramente numerose e tutte gravissime, per suonare l’allarme, per lanciare messaggi chiari alla Giunta regionale, che non sta operando bene, che non sta rispettando gli impegni assunti con la Calabria e che – peggio ancora – con il suo comportamento spesso apolitico, rischia di turbare profondamente gli equilibri democratici stessi dentro il Palazzo della Regione e nel rapporto con l’intero sistema delle autonomie locali.

Ricordo a me stesso – e ce ne ha fornito una prova oggi il collega Fava – che la Giunta, in una dichiarazione programmatica del Presidente, aveva dichiarato che non avrebbe mancato di informare doverosamente il Consiglio dei suoi progetti e delle sue iniziative, man mano che essi avrebbero preso corpo e avessero assunto forma più particolareggiata ed operativa.

A tutt’oggi tutto questo non si è verificato, del resto mi pare che è stato sollevato anche dalla parte politica di maggioranza.

 La politica, però, è l’arte della mediazione, del contemperamento sereno degli interessi rappresentati legittimamente in una società. Non può essere fatta di diktat, di “si fa così o non si fa”, di imposizioni autoritarie e minacciose del tipo “o così o tutto finisce”.

Ma cosa finisce, colleghi? Già questo equilibrio che il professor Silvestri ha efficacemente etichettato come “l’equilibrio del terrore” segna la fine di un rapporto tra pari, rispettoso della libertà degli altri. Questa minaccia non può essere accettata, la politica deve rifiutare di convivere con minacce a volte anche infantili, cioè che possono far paura più ai bambini, come “stai attento, altrimenti avrai non carezze ma botte” e con chi queste minacce brandisce ad ogni pié sospinto.

Non si possono più accettare e mi rivolgo a tutte le forze politiche presenti in Aula di maggioranza e di opposizione, proprio perché in discussione è l’agire stesso della politica, il rapporto tra Giunta e Consiglio, l’essenza della democrazia insomma, la marginalizzazione sistematica e costante del Consiglio regionale, di un Consiglio regionale che vede preclusi i suoi compiti fondamentali, penalizzate le sue funzioni essenziali di controllo e di partecipazione alle scelte fondamentali di questa Regione.

Altra cosa è poi – ma è altrettanto grave – il fatto che di scelte fondamentali ancora non se ne è vista neppure una, perché il governo si sta caratterizzando per essere, ad esempio, il governo della sanità priva di governo politico e lasciata in balia del clientelismo più sfrenato e della consulenza facile a questo e quello.

Siamo in presenza di un governo regionale senza visione politica e che ritiene di cavarsela su questioni importanti, nominando sfilze di consulenti e riducendo a zero il patrimonio della politica e impoverendo ulteriormente la Regione.

Abbiamo appreso che è stato nominato l’assessore alla sanità, questo ci fa piacere perché la sanità – l’hanno detto anche altri – è un comparto delicatissimo, però anche qui bisogna mettere un po’ di ordine. Non credo che giovi alla Calabria ciò a cui assistiamo tutti i giorni ed anche sui giornali, le querelles tra direttori generali che sono l’espressione di una maggioranza e la società civile di un territorio, di un’azienda, di un’Asl e anche componenti sia pure di minoranza.

E’ inaccettabile il battibecco che noi leggiamo sulla stampa fra qualche collega regionale – in questo caso anche il collega Pirillo – ed altre espressioni, sia pure istituzionalmente minori con il direttore generale dell’azienda di Paola.

Anche su questo mi auguro che il nuovo assessore possa mettere ordine, mettere freno e dare delle indicazioni ben precise.

(Interruzione)

Ma io sto dicendo che manca la guida, l’indirizzo e allora io mi auguro, anche su questo, si faccia chiarezza e si dica finalmente quali sono i limiti che ognuno di noi ha e non deve superare.

Doveva essere la stagione del protagonismo delle Regioni quella che stiamo vivendo: finalmente forte di poteri in capo all’Esecutivo, finalmente messa al riparo dai ribaltoni, la Regione doveva aggredire i problemi nel proprio territorio ed intrecciare qualificanti relazioni con le autorità politiche economiche nazionali ed internazionali. Né l’uno, né l’altro, colleghi!

La nostra volontà, e l’ha detto anche Adamo, è quella contribuire anche noi affinché si abbia un sussulto di orgoglio, che cambi indirizzo e tendenza di questa nostra Regione, perché siamo tutti coinvolti come calabresi, tutti corresponsabili perché tutti teniamo al buon andamento e alla crescita della Calabria.

Consentitemi allora che da parte della opposizione ci sia quanto meno non la lamentela che non serve, ma l’esigenza di sottolineare la situazione, perché quest’Aula finalmente assuma il ruolo che le compete.

Quindi il protagonismo è quello futile di chi non ha compreso neppure che non è utile una promozione priva del prodotto, come dicono gli stessi pubblicitari, non serve promuovere qualcosa che non ha peso specifico, proprio perché se ne ha l’effetto contrario.

Noi abbiamo seguito – del resto ci fa anche piacere – l’ultimo evento di Salsomaggiore, la presenza del Presidente che ha rappresentato la Calabria. Come anche un fatto positivo l’altra sera a Reggio Calabria quella trasmissione “La notte del Mito” tutte cose positive però contemporaneamente abbiamo e avevamo il problema di Soverato. Ci deve essere, quindi, questo protagonismo, ma deve essere un protagonismo che deve avere un riscontro reale sui problemi che dobbiamo affrontare.

Quindi mi fa piacere Salsomaggiore, ma mi avrebbe fatto più piacere che una voce forte si levasse quel giorno sui problemi che hanno visto un anno fa, purtroppo, Soverato.

Non c’è più neanche buonsenso nella politica di questo governo regionale ed è chiaro che se la politica fosse libera di decidere e non costretta da norme rigide, questo governo meriterebbe di essere spedito a casa.

I bisogni inappagati dei cittadini e le aspettative di crescita della Calabria lo imporrebbero, non certo la voglia di potere che si celerebbe in questa o in quell’altra parte politica.

Quanto ad aggredire i problemi, questa Giunta se ne guarda bene, forse non ha contezza neppure di ciò che sta accadendo in Calabria, non ha il monitoraggio dei problemi, non segue, non conosce i bisogni della gente tranne, naturalmente, l’impegno personale di qualche assessore meno distratto e più abituato alla politica.

Tanti problemi in parte sono stati accennati. Si è parlato di Agenda 2000, ormai non ne parliamo più altrimenti diventa un rituale, però anche queste manifestazioni di interesse, l’ultima quella delle belle arti, non sono in contrasto con il Por, con la cosiddetta programmazione negoziata? E’ un contrasto continuo, non vi è certezza di ciò che devono fare le Province con i Pis o i Pit. Vi è una confusione enorme.

E anche su questo forse non si è avuta quella umiltà, quella bontà di aprire un dialogo. Colleghi, abbiate pazienza, sono 11 anni che faccio il consigliere regionale, sono stato per un anno assessore alla forestazione, ho fatto anche il Presidente di Commissione, e posso dirvi che allora c’era un certo rapporto tra il consigliere e l’assessore.

Vi era un rapporto quasi confidenziale, perché prima di tutto ci deve essere stima e amicizia, mentre oggi avvertiamo la sensazione che vi è uno steccato fra chi decide e rappresenta il governo e noi che siamo i peones della politica. Questo è un danno e io ho soggezione – a volte – ad interloquire con gli assessori perché mi sembrano irraggiungibili, intoccabili. Non parlo dei nuovi perché non ho il piacere di conoscerli ancora e anzi, secondo me, il Presidente da buon cerimoniere avrebbe dovuto – come fa il direttore d’orchestra – chiamarli uno per uno e farceli conoscere.

Noi andiamo per intuizione…

(Interruzione)

Per esempio, ho sentito nominare qualche volta l’assessore all’agricoltura perché sono laureato in agraria, provengo dalla facoltà di Portici, ma io e gli altri colleghi non conosciamo neanche fisicamente gli altri e avremmo voluto che stasera ci fossero stati presentati.

Anche su questo ci deve essere un maggior rapporto. Quando ero all’opposizione, un assessore alla forestazione della Giunta Nisticò spesse volte mi ha sentito, ha voluto consigli o suggerimenti oppure impressioni su quello che era il comparto della forestazione. Mi sentivo anche gratificato perché anche dal ruolo dell’opposizione davo un contributo.

Questo, cari colleghi, oggi manca. Eppure, bisogna creare anche un clima di reciproca amicizia, perché i problemi non sono vostri ma sono di tutti, se risolviamo i problemi, lo facciamo nell’interesse della Calabria, questo è il dato fondamentale.

E allora il problema di questi contrasti sul Por, sulla forestazione… Anche su questo sono stati fatti dei progetti, degli studi. Quando ero assessore ho coordinato tutta la parte civile della forestazione, si era arrivati ad un progetto serio che poteva essere e che deve essere ripreso per poter impegnare cospicue risorse. La Calabria è in una emergenza continua e allora se noi riusciamo con un progetto finalizzato serio, utilizzando anche le risorse comunitarie non sperando solo negli accordi di programma o nella famosa legge 236 di trasferimento dei fondi dallo Stato alla Regione, potremo utilizzare in maniera corretta, produttiva i cosiddetti operai forestali.

Ma di questo non se ne è parlato, e allora parliamone, discutiamone insieme; questo è il senso della nostra proposta e a volte anche il rammarico perché alcune cose non si fanno.

E poi, consentitemi, il 7 ottobre si vota sul referendum, ma noi abbiamo il dovere, se ci crediamo in questa Regione, quanto meno all’unisono tutti assieme di proporre alcune cose per quanto riguarda il federalismo. E’ una cosa seria, è una partita importante che si gioca ed è irripetibile e allora anche sul referendum confermativo dovremmo avere noi il dovere di dire la nostra.

E dovremmo dire sì.“Il Sole 24 Ore” non è un giornale di sinistra, ma sostiene che anche se non è perfetta la legge, bisogna votare si, perché è l’inizio di tutte le successive modifiche che si vogliono fare in tema di devolution.

Allora avremmo dovuto anche qui fare un dibattito su questo referendum che interessa non la maggioranza o l’opposizione ma noi tutti.

E così tanti altri problemi, penso, ad esempio, al decentramento amministrativo. L’altro giorno ho partecipato ad una riunione a livello dei Presidenti delle Province e devo dire che ho avvertito che c’è parecchio scoramento. Le Province sono delle istituzioni che rappresentano in maniera proprio pregnante tutti i comuni della Calabria (il Presidente della Provincia di Cosenza rappresenta 156 comuni), anche se paradossalmente non hanno funzioni legislative. Anche per le Province dobbiamo cominciare a fare qualcosa, sui decentramenti, non è che dobbiamo fare trasferimenti perché è la legge che ce lo dice, ma dobbiamo immediatamente attuare questo.

E poi l’autoriforma. Se fossi Presidente della Commissione, fra l’altro espressione di una maggioranza, questa sera senza pensarci mi dimetterei, caro Naccarato. Non è consentito che si nomini una Commissione che deve elaborare una proposta che vedremo, fra l’altro, nel Lazio, in Lombardia. No, la proposta di autoriforma la dobbiamo fare qui, noi 40 e passa consiglieri, con l’apporto delle forze sociali e di tutte le istituzioni presenti e disseminate sul territorio, con i rappresentanti oltre che della società civile della Chiesa.

E’ una partita che stiamo giocando noi, non serve a me la presenza di questi cinque esperti nominati dal Presidente della Giunta, tra i quali c’è anche un caro amico che ho avuto il piacere di conoscere a Ferrara, il professore Bin. L’autoriforma dobbiamo farla noi, noi ci dobbiamo autogestire dopo, noi dobbiamo mettere in atto quei princìpi di sussidiarietà che purtroppo vengono forse in alcuni momenti dimenticati da chi si trova in una situazione di maggiore agio.

Anche su questo, caro Naccarato, non accetterei. Ci deve essere anche da parte tua un sussulto di orgoglio, facciamo l’autoriforma, cominciamo a vedere come vogliamo questo Statuto, diamoci dei tempi certi scadenzati. Noi siamo pronti a lavorare, ma non possiamo delegare ad altri le nostre sorti.

Cominciamo anche dalla legge elettorale. C’è una proposta presentata dal mio gruppo, elaboriamola, rivediamola, modifichiamola, il Consiglio è sovrano, però diamo un senso, diamo certezza a tutti. Io voglio lavorare nella consapevolezza che le cose che faccio vengono confrontate con altre, le cose che dico vengano valutate assieme ad altre, ma non deve essere la mia proposta soffocata perché potrebbe essere quella minaccia o quel ricatto velato, tu sei opposizione e non conti niente, i poteri li ho io ecc.

Allora, cari colleghi, su questo cerchiamo di darci un momento di maggiore consapevolezza dei fatti e dei problemi.

L’importante è che il Consiglio assuma il ruolo che gli è sempre stato dato, il ruolo di legiferare, di discutere i problemi e di dare indirizzi. Che la Giunta giustamente eserciti il suo potere di gestione, ma vi sia da parte sua un rapporto continuo e costante col Consiglio.

Penso che tutto ciò sia anche nell’ interesse della Giunta e del Presidente. Se il Presidente viene qui e sottopone i problemi, ci coinvolge. Se ci porta a discutere il problema della viabilità, o dei patti territoriali o delle poste… Per esempio, noi non abbiamo detto una parola sul fatto che stanno chiudendo tutti gli uffici postali di questa nostra regione.

Pensate, ad esempio che vi sono realtà come Villapiana, con alcune contrade con circa 2 mila abitanti, in cui stanno chiudendo tutti gli uffici postali. Non stiamo facendo niente e anche su questo dovremmo avere un dibattito forte, interloquire con il ministro Gasparri che vedo – mi fa piacere – sempre presente in Calabria. Che si renda conto di questi problemi!

E’ chiaro che bisogna rivedere i patti territoriali perché alcune cose non vanno. Ma i patti territoriali nella loro accezione generale – voi lo sapete meglio di me – significano il coinvolgimento di tutte le forze sul territorio ed è un fatto positivo, vogliamo chiederci perché in alcune realtà non vanno avanti? Forse è anche colpa della Regione?

Faccio un esempio e chiudo. Nella zona del Tirreno, l’avio-superficie della zona di Scalea perché non va avanti con soldi anche dei privati? Perché mancano le autorizzazioni regionali, vi è un contrasto. E allora dico io: vogliamo su questo fare chiarezza e discutere? Sui patti territoriali, mi dispiace per Micciché ma anche lui deve darsi una regolata, se parliamo tutti lo stesso linguaggio.

Concludo: cerchiamo di venir fuori da questo dibattito quanto meno con il convincimento che i ruoli sono i ruoli, la Giunta ed il Presidente, con i poteri che ha, il loro, cercando però di trovare una forma, dal punto di vista legislativo e statutario, ma anche umano, di simbiosi e di scambio fra il potere esecutivo e il potere legislativo.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirillo. Ne ha facoltà.

Mario PIRILLO (MARGHERITA)

Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio partire, brevissimamente, dall’ultima parte dell’intervento del collega Mistorni che si richiamava alla necessità di dare immediatamente alla Calabria una legge, quella sull’autoriforma.

Sia qui che fuori, parliamo con grande enfasi, con grande interesse circa la predisposizione di uno strumento, che è previsto dalla legge 1 del 1999, con la quale abbiamo tenuto le elezioni regionali.

A mio avviso, questa legge si farà se si crea un’ampia convergenza all’interno delle forze di maggioranza e di minoranza. Ritengo, poi, e lo dico fuori dai denti, che vada superato il braccio di ferro, i motivi che non hanno consentito di portare all’ordine del giorno il deliberato della Commissione per l’autoriforma perché questa dell’autoriforma deve essere – come diceva Mistorni – una legge fatta a misura dei bisogni della Calabria.

L’altro giorno è stato detto che non ci saranno ulteriori proroghe per la Commissione presieduta dal collega Naccarato. Sono d’accordo – lo dichiaro qui stasera – perché fino alla scadenza e mi auguro ancor prima dobbiamo provvedere alla stesura di un progetto e quindi approvarlo in Consiglio regionale.

Mi pare che questo sia il tema più importante e fondamentale che ci occupa come consiglieri regionali.

Poi, per quanto riguarda la costituzione della nuova Giunta, vi dico la verità, dopo l’intervento del Presidente Chiaravalloti, mi permetto di fare una riflessione a voce alta dando una chiave di lettura diversa rispetto a quella ricorrente sia sulla stampa sia in Aula stasera.

Mi pare di aver capito che il Presidente Chiaravalloti abbia detto sostanzialmente “sono stato autorizzato - lasciatemi passare questo termine - dai 5 segretari di partito della maggioranza che mi sostengono”.

Quindi, il Presidente Chiaravalloti diventa il braccio operativo di questa operazione, ma la decisione, la sollecitazione a rimodulare e rivisitare la Giunta è dei partiti che compongono la maggioranza.

Se così è, alcune domande – non mi permetto, Presidente Chiaravalloti, di fare l’avvocato difensore – devono essere poste ai partiti che compongono la maggioranza.

Una, intanto, me la pongo e dico: certo io non conosco, come forse tanti di noi, i tecnici che siedono al tavolo della Giunta, che sono stati incaricati di settori importanti del governo regionale, ma mi chiedo: davvero in Calabria oltre a Luzzo e Stillitani non abbiamo tecnici - con tutto il rispetto per gli amici che vengono da fuori – che possano guidare realisticamente con forza e capacità, con professionalità i settori che sono stati affidati a questi signori- che comunque la Calabria deve ringraziare -che hanno dato la loro disponibilità?

Approfitto, poi, della presenza del Presidente della Giunta regionale, per porre velocissimamente una questione, che immagino possa verificarsi in tutte le aziende sanitarie della Calabria. Non sto facendo una polemica con il direttore dell’azienda sanitaria di Paola, ma sto chiedendo al Presidente Chiaravalloti, con una interrogazione all’assessore alla sanità, notizie circa un rilievo pesante, che hanno fatto i revisori dei conti. Se poi il Presidente Chiaravalloti me lo consente, glielo consegno brevi manu in modo che possa leggerlo e assumere insieme al nuovo assessore le sue determinazioni.

Mi pare che i direttori generali siano stati in passato rimossi per cose ben minori rispetto a queste che il Collegio dei revisori dell’Asl di Paola hanno rilevato nei confronti della gestione.

Il risultato è stato che il direttore generale ha nominato il nuovo Collegio dei revisori dei conti, senza plenum, però, perché manca il rappresentante dell’Assemblea dei sindaci.

Questo, cari amici del Consiglio regionale, è il risultato di una battaglia che in prima persona ho condotto, e per la verità non sono stato neanche aiutato dal centro-sinistra perché non si è levata una voce, ma io non ci metto nulla di mio, c’è solo un atto dei revisori dei conti che consegno dopo al Presidente Chiaravalloti.

 Ci sono tanti problemi che vanno affrontati, perché qui credo che noi dobbiamo discutere di più, dobbiamo confrontarci di più, perché siamo a volte costretti a mandare i nostri messaggi agli assessori o al Presidente attraverso la stampa. Certo, è un grande mezzo che noi dobbiamo utilizzare ma il confronto, le risposte, le proposte devono essere fatte secondo me in Aula.

Credo che sia sfuggito al Presidente Chiaravalloti che nel momento in cui ha detto che deve dare conto alla legge, alla Calabria e alla sua coscienza, avrebbe dovuto aggiungere anche al Consiglio regionale, Presidente, agli eletti, ai rappresentanti del popolo della Calabria.

Voglio sottolineare, inoltre, che è necessario su alcuni temi specifici qual è quello della sanità, su problemi anche locali e l’ha detto anche il collega Galati, discutere qui per mettere il dito sulla piaga fino in fondo e per capire quali sono le problematiche; perché attraverso la stampa non me ne voglia, per carità, spesso i veri problemi non si capiscono forse perché noi non siamo in grado di esprimerli al punto giusto.

Ho ricevuto qualche attimo fa un fax per quanto riguarda una situazione, certo ci sono lembi di territori importanti quali, per esempio, quelli della Sibaritide dove c’è un confronto fortissimo tra gli agricoltori e il consorzio di bonifica, caro ex assessore Dima.

C’è un documento a firma di tutti…

(Interruzione)

Scusate, le Opa sono i rappresentanti degli agricoltori. Fino a prova contraria, Giovanni, Garrafa, Caligiuri e Lucchetti sono i rappresentanti degli agricoltori. Siccome pure io sono stato assessore all’agricoltura, qualche reminiscenza mi è rimasta.

Cosa voglio dire? Quando un consorzio ha difficoltà dal punto di vista finanziario, si nomina un commissario. Noi abbiamo nominato commissari, Presidente Chiaravalloti, che erano incaricati per tre mesi e dovevano indire le elezioni per ricostituire gli organi democratici. Mentre voi avete – il collega Dima da assessore regionale, invito l’assessore Lucifero a rivedere queste cose – nominato un commissario definitivo senza scadenza. Cioè, sia al Sibari-Crati che a Vibo, che al Ferro e Sparviero sono stati nominati commissari sine die senza nessuna scadenza.

Questo è un errore a cui va chiaramente posto rimedio, altrimenti le situazioni di grande disagio che si stanno creando, e il fax di oggi pomeriggio ne è un’ulteriore prova, non sono di facile soluzione.

Finisco col dire, credo che sia stato accennato, del piano delle infrastrutture di cui ha parlato anche il Presidente Chiaravalloti. Noi vorremmo – l’abbiamo chiesto al Presidente della Commissione, Presidente Chiarella – che di questo piano se ne discuta in Commissione prima che venga firmato l’accordo a Roma, proprio perché la Commissione nella sua interezza possa esprimere non solo il proprio parere, ma se necessario anche un plauso all’iniziativa, al modo in cui è stato strutturato lo strumento.

Un’ultima cosa, Presidente, gliela chiedo qui. Ho presentato una interrogazione sulla nomina del Presidente dell’Arssa. Vorrei avere – lo chiedo ufficialmente – una riposta positiva o negativa…

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

La deve chiedere al Presidente del Consiglio…

Mario PIRILLO (MARGHERITA)

Ha ragione, l’ha nominato il Presidente del Consiglio, però la Presidenza del Consiglio l’ha mandata a lei e lei l’ha rivolta all’assessorato all’agricoltura.

Credo che sia incompetente, certamente l’assessorato all’agricoltura, ma lei in qualche modo ha promulgato il decreto fatto dal Presidente del Consiglio, per cui in qualche modo ci entra pure lei, perché sa che tutte le nomine fatte dal Presidente del Consiglio sono state promulgate dal Presidente…

(Interruzione)

Allora io chiedo al Presidente del Consiglio di dare una risposta ad una interrogazione del 18 marzo di questo anno, positiva o negativa che sia, perché certamente non facciamo gli interessi della Calabria se non risolviamo questi problemi che per un consigliere regionale, per un territorio sono di vasta portata e forse per il Presidente del Consiglio o della Giunta per via della mole di lavoro che hanno sono cose insignificanti.

Finisco qui, credo che ci sia bisogno di un diverso rapporto tra la maggioranza e la minoranza. Mi ero appuntata questa riflessione: c’è bisogno di aiuto da parte della minoranza? E lo dico anche se il collega Adamo nella sua dissertazione ha concluso dicendo, con grande garbo e con grande serenità, che noi non vogliamo avere delle responsabilità, se dovesse fallire anche questa Giunta.

Il nostro atteggiamento in Commissione è stato di grande apertura perché ci rendiamo conto che il problema della Calabria non è un sostegno politico, non mi fraintendete, ma l’apertura per fare in modo che alcuni provvedimenti possano passare.

Presidente Chiarella, se noi dell’opposizione non fossimo rimasti in Commissione, la legge per gli invalidi civili non sarebbe passata…

Noi continueremo questo lavoro ovviamente nell’interesse della Calabria.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.

Giuseppe BOVA (DS)

Signor Presidente, onorevoli colleghi, pochi minuti per porre qualche questione senza presunzione e per esprimere con franchezza e chiarezza un punto di vista che non può riguardare – essendo io un consigliere di minoranza – prerogative che sono strettamente del Presidente. Non compete a noi né la nomina né la revoca di assessori e in qualche modo in senso formale non compete a noi, anzi, l’essere un sostegno silenzioso o meno, comunque e in qualsiasi situazione della maggioranza.

Compete esprimere valutazioni ponderate e valutazioni che non si fermino dentro quest’Aula e non essere coinvolti, in nessun caso, in un clima di ipocrisia e silenzi che sono una delle debolezze – purtroppo e non da ora – del sistema istituzionale calabrese e di questo Consiglio regionale di cui faccio parte.

Il punto incontrovertibile qual è? Che a distanza di un anno – lo ricordavano gli onorevoli Fava e Adamo – lei cambia la sua Giunta. Qui ci ha detto che faceva bene quella Giunta, dunque ha sottolineato che lo ha deciso per far meglio. Ora, non compete a noi dare i voti, ma se guardiamo con oggettività la situazione rispetto a punti non secondari che potrebbero rendere più efficiente, più giusto e moderno il sistema Calabria, non mi sembra che le cose siano come lei ha detto, Presidente.

 Non mi sembra che sia diventato più efficiente e più efficace il sistema sanitario calabrese. Non miracoli, per carità, però in un anno si sono accumulati più debiti e io sfido chiunque a dire che il servizio ai cittadini rispetto ai punti alti e ai punti bassi del sistema sia migliorato.

Si diceva che un sistema in ritardo di sviluppo può accelerare – perciò ci danno i soldini del Por – e io sfido chiunque a dire che noi abbiamo seguito il trend dei 4-5 anni precedenti.

Non è così. Noi l’abbiamo ulteriormente rallentato.

Rispetto ad un sistema che ha bisogno di uscire dall’isolamento attraverso infrastrutture, sia di quelle che si potrebbero miracolosamente cambiare dall’oggi al domani riguardo al sistema dei vettori aerospaziali- non bisogna rifare strade, bisogna vedere che accordi si fanno-, ma anche rispetto ai punti che riguardano la dorsale tirrenica ed appenninica, e io non posso di questo responsabilizzare solo il livello calabrese, mentre fino ad ieri si diceva che è priorità della Calabria, ma non velleitariamente, mettendoci proprio uno sforzo calabrese, si diceva che noi eravamo anche per una strada di livello europeo non solo sul Tirreno l’autostrada, ma anche sullo Jonio. Ora, il governo e la maggioranza della Calabria hanno abdicato a questa scelta prioritaria.

Questi sono i fatti, piaccia o non piaccia.Non speculo oggi, come non l’ho fatto ieri su alcune vicende, ma quando era scoppiata quella bomba tragica che era Soverato, avevamo chiesto a questa maggioranza: ma Soverato è un caso oppure ci può capitare a distanza di due o tre anni di trovarcene qualche altra? Anche nella città in cui io vivo, per le fiumare, quella del Valanidi, che anni fa hanno portato tanti morti e sono una bomba, non mi sembra che ci sia un progetto di iniziativa e prerogativa regionale.

Dico questo perché sono fazioso? No, io intendo in pochi minuti dire una cosa, cioè che il Presidente Chiaravalloti ha poteri enormi, lui dice che glieli dà la legge, è vero, ma secondo me con molta modestia, poi lei è il Presidente, la strada che lei sta intraprendendo non è quella giusta. Io non sono abituato a dubitare dell’onestà intellettuale del mio interlocutore, ma con pari chiarezza, visto che non sono abituato alla reticenza o al silenzio devo dire - per responsabilità – la mia dentro quest’Aula.

Badi bene, Presidente, sono abituato a farlo anche quando i silenzi sono tanti e troppi, quando i conformismi, qualcosa di più grave, si percepiscono nell’aria. C’è una tendenza che va contrastata e io la contesto parlando e assumendomi la responsabilità – con molta modestia, ché poi non cambio il mondo – di quello che dico.

Mi ha colpito, se vuole un riferimento, tanti anni fa un libro di un autore tedesco che si chiama Boll..

(Interruzione)

Giusto, era Gunther Grass, che ha scritto un libro dal titolo “Il tamburo di latta”, un libro che riguardava una situazione assai diversa dalla nostra.

Che voglio dire in maniera semplice? Tutte le realtà europee in ritardo di sviluppo l’hanno imbroccata solo quando, pure in situazioni diverse, hanno assunto due punti di riferimento, due assi del loro ragionamento. Il primo di puntare sull’identità, sul senso di sé di una comunità e il senso di sé si esprime con la conoscenza, con la responsabilizzazione, investendo e puntando sulle risorse che ci sono. E risorse non significa ovviamente quelle materiali e intellettuali, ma anche sulle risorse istituzionali che ci sono.

Ed anche, se vuole, non solo quel Por di cui tutti parliamo, ma i riferimenti, le direttive che ci vengono dall’Europa ci dicono che pur con tutta l’autonomia e la creatività necessarie si debba procedere in quel modo.

Fuor di metafora, al di là del fatto che da qui, dall’8 ottobre, io mi auguro e ritengo che la riforma del Titolo V della Costituzione sarà legge. Questo doveva portare a trasferire in questo anno e mezzo, ma ormai la scelta che lei ha fatto ci impegna per due anni e forse più, proprio per rispondere al ritardo di sviluppo, funzioni di gestione dagli assessorati e dalla Regione ad altri livelli.

Noi invece abbiamo un paradosso, a proposito del sostegno - non vedo qui il collega Pirillo – delle forze politiche, una delle forze politiche che ha sostenuto l’operazione che lei ha fatto era rappresentata, eccezionalmente, da una persona di cui io ho stima e che porta il nome di Michele Traversa, chi mi conosce lo sa.

La stessa persona come Presidente della Provincia – uso un termine forte – denuncia la Regione a nome di tutti perché sostiene che la Regione - che anche in questo caso è rappresentata da lei - alcune prerogative le nega a quei livelli.

Badi bene, io pongo il problema - lei è un giurisperito vero – non solo perché c’è il problema di come rendere formalmente e sostanzialmente legittimi alcuni atti perché quel tipo di impostazione rende più moderno, più efficace, più celere, più efficiente il sistema Calabria. Non mi pare che la traiettoria vada in quella direzione, in qualche maniera si rischia anche con le migliori intenzioni. E glielo dice uno che ha in sé come appartenenza politica rispetto al passato questo peccato originale, quindi absit iniuria verbis, la sinistra è spesso stata giacobina e più giacobina è stata e quando lo è stata ha provocato con le migliori intenzioni delle tragedie.

Cioè, invece di vedere come rendere il sistema efficiente, mi è sembrato – lo dico in maniera rozza e me ne assumo la responsabilità – che lei abbia pensato di trovare delle teste d’uovo dovunque erano, brave non c’è dubbio, eccellenze dal punto di vista tecnico, per metterle alla testa degli assessorati … Secondo me – mi perdoni se dico così –, pare un’idea quasi di tipo coloniale, che dovunque è stata praticata non ha portato a risultati. Non lo dico perché sono presuntuoso- io chi sono…- però in tutte le parti in cui è stata praticata – non solo in Italia – non ha dato risultati.

Mi perdoni, tra la sua capacità indubbia, tra il fatto che il popolo l’ha chiamato a questo, tra il fatto che ha diritto di decidere, io ho il torto di temere che anche questo sforzo possa produrre alla fine risultati opposti a quelli che lei si prefigge e su cui è stato chiamato a governare, è una sua prerogativa.

Questo dico qui senza gridare, senza offendere, ma in maniera chiara. Tra l’altro, badi bene, per la poca esperienza che ho, e della quale non ho nessuna nostalgia perché sono esperienze difficilissime, noi anche su quel benedetto Por abbiamo ottenuto il massimo risultato – sarà il caso, ma è un’esperienza – nel momento in cui abbiamo chiamato come consulenti, come tecnici le società di grido nazionali ed europee. Ma quando è venuto il momento di ragionare, sia come punti di forza e di debolezza e poi di stendere quel documento, quelle procedure, quel processo, abbiamo fatto ricorso, e non perché siamo chiusi al mondo, ad istituzioni ed energie calabresi. Certo, sapendo che viviamo nell’epoca della società, della conoscenza e dell’informazione, quindi non un falso orgoglio sbagliato, ma sapendo che quel tipo di responsabilità era necessaria per vedere se ce la faceva questo sistema, se la Calabria poteva avere una marcia in più.

Quella verifica si è rivelata non velleitaria per quello che era un documento, Presidente, non era uno sviluppo, non vendiamo quello che non c’è, ma lì si è verificato che si poteva fare, ancor più oggi si può fare e d’altronde, Presidente, lei che ha senso dell’ironia e dell’autoironia e che ha ricordato con molta determinazione le prerogative che le dà la legge, immaginando – lei non l’ha detto, lo dico io e mi scuso – che lei sia Schumacher, cioè un qualcuno che in questo momento è in Formula 1 – non la voglio offendere -, lei sicuramente non penserà che il risultato di Schumacher è il risultato della sua bravura.

Lì c’è l’organizzazione Ferrari, gli investimenti nella ricerca, il fatto che fino dietro c’è il buon nome della Ferrari…

Guardi che questi 5 anni passeranno rapidamente, io aiuto così nella discussione a modo mio. Io credo che non si aiuti la Presidenza dicendo: non sono convinto ma mi adeguo oppure sto in silenzio. Ci sono tanti modi, ognuno sceglie il ruolo che deve avere, io non sto in silenzio.

Sto parlando con molta educazione, senza alzare la voce ma esprimo una preoccupazione. Cioè, parlo di Ferrari, non per fare male come so fare io e dire una frase ad effetto, ma perché la “Ferrari” è quello che viene delegato alle Regioni con la riforma del Titolo V° della Costituzione e il rompicapo che riguarda tutti, riguarda il consigliere più votato della Regione, che è il Presidente della maggioranza, è quello non solo di funzionare bene e di avere la coscienza a posto, ma in qualche maniera intervenire e introdurre più efficienza, più coinvolgimento, più assunzioni e decisioni di responsabilità condivise del sistema Calabria.

Io ho visto con quanto orgoglio poco fa il Presidente ci parlava di infrastrutture e della convenzione fatta con l’Enel sul sistema delle acque. Io ci ho lavorato, sono uno di quelli che ha contributo a fare la legge Galli calabrese.

Credo che il Presidente lo sappia e sa che per quanto riguarda l’acqua bisogna stare entro certi limiti, che c’è un problema inderogabile di tariffe, non c’è il prezzo di libero mercato. E quindi quando si dice che si portano 1.300 miliardi, alla fine, Presidente, io sarò sorpreso se ci saranno non perché sono contro, ma perché chiunque investa come società privata 1.300 miliardi lo farà se ne ha un ricavo e se si può rifare sulle tariffe. Ma oltre un certo livello sulle tariffe, non perché lo dico io o grido e farò manifestazioni e così via…

(Interruzione)

Ma lei mi può in ogni momento interrompere, voglio esprimerle una mia preoccupazione e lo faccio a voce alta. Io sono per fare i project financing, sono perché ci sia un know how che acceleri la realizzazione di alcune infrastrutture, però le dico – del pari – che quella legge – ma qui le leggi possono essere corrette-, diceva che quella società era una transizione e che in prospettiva, gli Ato, cioè gli ambiti provinciali in qualche maniera diventavano responsabili di… Tutto questo è coerente col fatto che si fa la convenzione trentennale?

Cioè, noi assumiamo oggi un qualche cosa, che la porta al di là della transitorietà. Badi bene, non introduco questo elemento per dire che non bisogna far nulla, ma per porre le cose come stanno, cioè una Calabria che abbia più acqua, che la renda più civile, che abbia tutti i santi giorni acqua potabile senza pensare che l’acqua – che è un bene prezioso – possa essere più regalata, ma senza pensare percorsi accelerati che rischiano di produrre contraddizioni maggiori rispetto a quelle che vogliamo risolvere.

Perché tutto questo ragionamento e perché io ho questa attenzione critica? Io so che non è facile perché non c’è un tavolo o un progetto già scritto e io non ci credo, sarò un maledetto uomo del ‘900, sono un maledetto democratico che pensa che in definitiva i cittadini hanno delle prerogative che nessuna legge assegna a nessun altro e che intanto in altre parti d’Europa sono andati avanti laddove il sistema si modernizzava, laddove non uno o due, 20 illuminati o 10 uomini della provvidenza, ma dove la prevalenza, dopo l’azione sia nelle imprese, che nelle professioni, che nel sistema dell’istruzione e della scuola, si sentiva parte di un progetto condiviso.

Io sono ritardato, ma non mi sembra che si stia lavorando in questa direzione, anzi mi sembra in qualche maniera che uno rischia di essere preso da una sindrome che dice: troviamo quello che ci può dare in pochissimo tempo la soluzione. Ho la libertà di dire che non sono d’accordo.

Dentro questo – e termino, Presidente – c’è un problema, una discussione, un confronto che la riguarda direttamente e riguarda l’insieme dei consiglieri.

A proposito della mozione di sfiducia, che era di un’altra fase, io lo so che se il problema si pone così, fiducia o sfiducia, non faremo una bella parte. Noi che sfiduciamo e tra l’altro non abbiamo dato in senso formale mai la fiducia, non eravamo chiamati a questo e chi invece si è impegnato col popolo calabrese assieme a dare la fiducia.

Non si pone così perché abbiamo funzioni differenti. Il problema è che ciascuno dal suo punto di vista, ha il dovere di intervenire non per sfiduciare e abbiamo il dovere di riflettere – ognuno voterà come vuole il 7 - sul dopo, che tipo di sistema per la Calabria vogliamo costruire e se nel sistema che vogliamo costruire noi siamo – come sta avvenendo fino ad ora – per spostare il centralismo da Roma a Catanzaro – e parlo di Catanzaro perché è il capoluogo – o se invece siamo per dare un’altra funzione all’azione di governo, una funzione di alta amministrazione, di indicazione delle prospettive perché alcune altre cose inderogabilmente vanno trasferite subito al sistema delle autonomie, delle imprese ma non perché siamo demagogici o perché andiamo fuori tema, ma perché così si accelera e in ogni giro non ci raccontiamo le crescite salvo poi il ciclo successivo – a seconda di chi governa – negarle ampiamente.

A me sembra che questo meccanismo non si sia interrotto, ma in qualche maniera si sia accentuato e l’unico modo per intervenire, e dove il terreno non è maggioranza o minoranza, è vedere come temperiamo secondo me una troppa eccessiva debolezza del sistema istituzionale rispetto a prerogative che sono più forti.

Qui è la seconda punta dolens non perché fossimo iettatori, lunga vita, Presidente! Lo dico davvero, lei ride perché ha ironia e capisce, ma lo dico per lei.

Io sono rimasto sconcertato, Presidente.

Avevamo bene o male licenziato una proposta, all’unanimità, di procedure per l’elezione del Vicepresidente e dopo che eravamo partiti per cambiare il mondo, tutto si è inceppato pur essendo unanimi e lei mi consente che a voce alta – non a lei o alla maggioranza ma ai consiglieri – io dica “o non eravate convinti o se lo eravate non per sfidarvi alla disubbidienza, mica noi siamo amici o nemici di qualcuno, qui siamo chiamati a fare le leggi per le prospettive per la Calabria, perciò parlo io non è un problema che può riguardare solo il Presidente Chiaravalloti o la Giunta. Ci sono prerogative su cui io non mi accorgo che ci sia un impegno all’altezza.

E io penso che quando parliamo della casa dei calabresi, di un problema di tutti, non ci può essere nessuno che si offenda perché non è un problema in quanto tale della maggioranza, ma ci sono punti di vista non da enunciare ma da praticare.

Anche rispetto a questo, nel mentre annunciamo e facciamo programmi sulla prospettiva, abbiamo un presente fatto di conformismi, di silenzi e di un sistema che purtroppo si deteriora.

Termino perché ho parlato troppo. Noi presenteremo, come diceva il collega Adamo, un documento che è fatto da chi vuol dire le cose come le pensa e da chi vuol dire – lo faccio con un esempio – che è il compito nostro ferma restando la testardaggine e la chiarezza sulle proposte di cambiamento che riguardano tutti. Non siamo convinti di fare un buon lavoro, se potremo dire – non per essere iettatore – fra cinque anni, mi auguro di no, ai calabresi: badate quali e quanti traguardi non sono stati raggiunti o falliti.

Se noi limitassimo a questo, negheremmo non solo una funzione di pari responsabilità rispetto alla Calabria, ma avremmo noi un’idea angusta non della stabilità, ma di quella che con un termine inglese più efficace si chiama “governance”. La governance non è solo la stabilità, è l’armonia, la chiarezza e la distinzione, la responsabilità non solo dentro la stessa istituzione ma anche tra i vari livelli istituzionali.

Tutto questo lo faremo con più chiarezza, lo capiranno meglio i calabresi, se gli stessi ai vari livelli capiranno che noi non diciamo una cosa e poi la neghiamo nei fatti perché vogliamo fare ostruzionismo o gioiamo del fallimento.

Io faccio un esempio concreto rispetto ai fondi europei. La si dica come la si vuole, ma un ritardo marcato c’è e non c’è tempo secondo me per recuperare rapidamente questo ritardo.

In un solo modo lo si può fare: se si guarda a realizzazioni, progetti, finanziamenti già collaudati, ad opere già fatte e compatibili con quel sistema e lì si rendiconta all’Ue come una specie di sponda, secondo me.

Noi saremo d’accordo ad una condizione: che le risorse che si rendono disponibili, per cui si avrà più tempo, le si destini all’ammodernamento, a rendere meno arretrato il sistema produttivo calabrese nei diversi aspetti. A completare le filiere, a fare una formazione più forte, a rendere insomma i raccordi rispetto agli svantaggi che ci sono. Quindi non abbiamo, non solleviamo una critica per fermarci lì, nel nostro piccolo, io penso di sapere di cosa parlo, non siamo innamorati del dare i voti, non facciamo noi la squadra di governo...

Noi possiamo invece contribuire a decidere sul come si organizza, si lavora, come è meno esposto e meno fragile il sistema Calabria e questo non è indifferente anche rispetto ad un contributo abbastanza diverso.

In poche parole: c’è chi pensa di andare avanti col “più pochi e più bravi siamo meglio è”. Noi pensiamo che già l’essere in tanti su un’idea condivisa, in tanti ai diversi livelli istituzionali, è stato di per sé un punto in più che ha caratterizzato le esperienze europee di successo.

Non a caso le stesse cose molto meglio al Presidente e a voi tutti qualche mese fa le ha dette un europeo come Barnier che ha compiti diversi e che per mia fortuna, per fortuna di tutti non è di sinistra… Barnier è un gollista, è uno in qualche maniera della squadra vostra e non credo che nessuno possa dubitare che l’ha detto chissà perché.

L’ha detto perché sia in Bretagna, sia nel Galles, sia in Irlanda, sia nella Mancha che in Portogallo hanno avuto successo quelle esperienze – al di là di chi governava – che in qualche maniera andavano in una direzione diversa – purtroppo, Presidente Chiaravalloti – di quella su cui lei ha fatto partire la Calabria e accentuato la cura qualche mese fa.

Noi diciamo che non siamo d’accordo e che chi deve correggere corregga. Per quanto ci riguarda faremo in modo di essere con i nostri compiti banditori di quella riforma che vede nel sistema istituzionale, province, comuni, intellettuali, professioni e organizzazioni sindacali un punto di riferimento.

Infine – ho finito davvero – le tanto vituperate formazioni politiche. Non voglio fare una battuta su questo, se siamo arrivati a questo punto non c’è dubbio che la politica è stata ammalata, è malata e che i partiti a volte tutti, a volte meno hanno abusato delle loro prerogative. Pure di fronte ad un male estremo,però, finora nessuno ha cambiato quegli articoli della Costituzione che danno alle formazioni politiche un compito, temperato dal fatto che la legge è modificata.

Quasi tutti noi, non tutti, non ci vergogniamo di essere parte di un’associazione politica dentro coalizioni ecc., però è paradossale che quando entriamo qui dentro, quando c’è l’agire politico, la responsabilità - sbaglierò anche su questo –, io non me ne sono accorto. Non sopporto i partiti come prepotenza o come arroganza, come chi pensa che tutto il potere è loro, ma non mi convince una idea in cui la politica è solo cosa sporca e lo stare assieme in una formazione è solo potere e chi la canta di più ai partiti, quello ha ragione.

Non lo so, sono fuori tema? In questa fase, non come interventi ma come azione, ho sentito un’agire che considera la non politica come il successo e il futuro.

Tutte le volte che questa ha prevalso, si sono procurati non solo gli stessi danni, ma anche maggiori di quelli che il peggior sistema politico che poggiava sui partiti ha procurato.

Anche su questo, chi c’è batta un colpo. Ho terminato.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Fortugno.

Francesco FORTUGNO (PPI)

Signor Presidente, illustri colleghi, senza entrare nella valutazione politica, intendo fare quale consigliere del Partito popolare una opposizione costruttiva e responsabile. Attenderò perciò i risultati del nuovo governo prima di esprimere apprezzamenti o condanne.

Tuttavia, essendo io il responsabile regionale della sanità del mio partito ed avendo in precedenza ricoperto l’incarico di corresponsabile regionale della Cisl medici, non posso fare a meno di affermare serenamente e con oggettività che la revoca dell’incarico all’assessore esterno alla sanità del primo governo Chiaravalloti, sia stata salutare per i cittadini calabresi.

Capisco che non volete sentir parlare male di un vostro assessore, di un vostro collega di Giunta, ma comunque abbiate almeno la compiacenza di ascoltare un consigliere di minoranza.

Signor Presidente, le chiedo cortesemente di voler mantenere un po’ di silenzio in Aula…

PRESIDENTE

Non li ho richiamati perché erano due consiglieri della opposizione a parlare, sembrava indelicato da parte mia richiamarli. Visto che lei me lo chiede, si trattava degli onorevoli Guagliardi e Borrello, che disturbavano il suo intervento.

Vi chiedo un momento di attenzione.

Francesco FORTUGNO (PPI)

Non un atto, non una scelta, non una direttiva sono stati all’altezza dei bisogni sanitari della Calabria!

Tutta l’attività è stata riservata alla quotidianità e all’ordinaria amministrazione prevalentemente accentrata sull’Asl 9 mentre la situazione generale e sanitaria veniva lasciata alla deriva.

Ma io dico, meno male che tutte le azioni dell’assessore si sono basate sull’Asl 9 altrimenti i danni sarebbero stati ancora superiori.

Non mi sento di condividere quanto ha affermato l’ex assessore alla sanità sulla stampa quando ha detto che i tecnici, sia pure eccellenti, se privi di una consolidata e sperimentata conoscenza dei reali bisogni dei cittadini e del territorio maturata tra la gente di Calabria possono solo confezionare un progetto eccellente, ma sarà sterile, inutile, inapplicabile e alle volte dannoso allo sviluppo organico ed integrato del territorio.

Permettetemi di rilevare solo la sua incoerenza, cari colleghi, perché se tanto ha affermato per tecnici eccellenti, cosa avrebbe dovuto dire della cosiddetta “manager” dell’Asl numero 9, la cui nomina si è attribuita dichiarando “mi è stata data la possibilità di nominare un solo direttore generale, quello di Locri” ed io aggiungo “meno male”. Direttore dell’Asl 9 che non solo non è, come per tante affermazioni inesatte si è tentato di accreditarla, un tecnico eccellente e neppure uno scarto di mercato di tecnico, ma brilla per superficialità, per costruzione di tante delibere illegittime, per la creazione di paurosi disavanzi, per lo sperpero del pubblico denaro e per una gestione parziale e scandalosamente clientelare che non rispetta il principio di imparzialità della pubblica amministrazione.

Qui mi dispiace che non ci siano né il Presidente della Giunta, né l’assessore al ramo, ma nella legge mi pare che sia scritto in modo inequivocabile che chi non rispetta i princìpi di imparzialità debba essere revocato.

Ma non sono solo queste le illegittimità commesse dalla dottoressa Stroili. La sua situazione è tutta da verificare e da indagare perché non si capisce questa nomina dopo la esclusione della dottoressa dall’elenco dei direttori generali per mancanza dei requisiti e perché dall’autocertificazione e dagli attestati figurano incarichi illegittimamente a lei conferiti.

E’ stata fatta una delibera riconoscendole il lavoro di vice direttore sanitario, senza che avesse né i cinque anni di anzianità né la specializzazione. E’ una cosa veramente aberrante.

Si è lamentato da parte dell’ex assessore che la sanità in Calabria è ammalata dalla mancanza di programmazione e organizzazione. Aveva promesso al momento dell’insediamento che avrebbe presentato subito il piano regionale. Ha affermato che il fondo sanitario regionale veniva in passato distribuito ad libitum dall’assessore in carica dopo essersi consultato con gli amici e gli amici degli amici. Queste sono parole dette dal professore Filocamo che dice pure sempre “cosa che non avviene più”.

Allusioni onestamente poco comprensibili, ma era l’assessore del tempo che doveva presentare il programma ed il piano sanitario oppure no? Ma chi è stato ad assegnare solo al direttore generale dell’Asl 9 circa 50 miliardi in più, cui doveva far seguito un ulteriore grosso stanziamento che portava quasi al raddoppio la dotazione di risorse dell’Asl 9.

E’ stato l’assessore oppure no? Quali erano i criteri di tali assegnazioni? Non li conosciamo. Mai la sfiducia e l’incertezza tra i cittadini e gli operatori sanitari nella storia della Regione erano state così grandi. Chi doveva dare direttive per i controlli sulla lamentata ed eccessiva prescrizione dei farmaci? Chi doveva, se non l’assessore alla sanità, vigilare per l’applicazione dei contratti nazionali di lavoro e per la stipula dei contratti decentrati regionali ed aziendali - in parecchie aziende non sono stati fatti – basati su criteri oggettivi, la cui mancanza alimenta un contenzioso senza fine con aggravi di spese per svariati miliardi?

Assessore al bilancio, queste cose ovviamente non interessano né lei né la Giunta perché la vedo distratto e continua ad essere distratto.

(Interruzione)

Signor Presidente, mi dispiace, ma queste sono constatazioni di fatto.

Di chi è la colpa se la Calabria è stata l’ultima Regione a redigere un accordo di programma sull’articolo 20 della legge 67/1988, mentre tutte le Regioni li hanno stipulati nell’anno 2000?

Perché si è ottenuto solo un accordo modesto per una sola Asl a fronte di 20 mila miliardi non spesi che si indirizzano verso Regioni più solerti e sollecite? La mancanza di attenzione non fa correre il rischio di far perdere alla Calabria sugli interventi dell’articolo 20 della legge oltre 1000 miliardi? Perché invece di acquistare 40 ambulanze attrezzate da distribuire a tutte le Asl della Calabria per il servizio dell’emergenza dotato di ambulanze vecchie e sgangherate, si sono caricate le Asl della spesa spropositata e di costi enormi di gestione per un elicottero spesso usato impropriamente perché l’uso effettivo è di parte decimale di un punto in un anno? Abbiamo l’esperienza di quello di Lamezia.

Le linee guida per gli atti aziendali sono state adottate per ultime in Italia e sono insufficienti nella indicazione di criteri oggettivi, lasciati, purtroppo, alla discrezionalità dei direttori generali, di controlli, di verifiche, di indicatori di qualità e dell’obbligo, che c’è sempre della copertura finanziaria. Cioè, dell’indicazione dei costi per la loro attuazione.

Gli atti aziendali che erano stati predisposti in un buon numero di Asl hanno confuso gli obiettivi e gli indirizzi con la gestione che dovrebbe essere dei funzionari e dirigenti.

Gli atti sono stati generici per aumentare la discrezionalità dei direttori, hanno previsto strutture che vedono proliferare ed ampliare i reparti. Hanno consentito in alcuni casi la loro duplicazione, plurispecializzazioni divisionali per poter realizzare assunzioni. La parcellizzazione dei servizi finalizzata a preordinazioni di funzioni da affidare. Assunzioni e funzioni in assenza del piano triennale voluto dalla legge.

Gli atti aziendali - salve alcune eccezioni – non sono stati quasi mai collegati e rispettosi del piano sanitario regionale; ecco perché c’è qualche direttore generale che facendo il furbo cerca di far nascondere l’atto aziendale per farlo passare per decorrenza dei termini. Questo la Giunta, l’assessore non lo deve permettere.

Perché, per esempio - faccio un esempio della mia Asl – se si dovesse andare ad attuare quel piano aziendale ci vogliono 600 miliardi e fate voi il conto di quanto lieviterà la spesa sanitaria che è già lievitata parecchio.

Dicevo che gli atti aziendali, salvo alcune eccezioni non sono stati quasi mai collegati e rispettosi del piano sanitario regionale, né hanno calcolato e previsto le spese relative alla loro applicazione, diventando così una variabile indipendente che moltiplica irrazionalmente la spesa sanitaria.

Un altro fatto che reputo gravissimo e qui vorrei l’attenzione del Presidente dell’Assemblea. Voglio sottoporre alla cortese attenzione del Presidente del Consiglio e della Giunta regionale e di tutti i colleghi consiglieri…

Sostituendosi alla competenza e alle attribuzioni dell’Assemblea regionale, l’onnipotente ex assessore alla sanità ha nominato con una sua semplice nota i componenti del Collegio sindacale delle Aziende sanitarie locali e delle Aziende ospedaliere. Come dire “io mi nomino i direttori generali e gestisco pure i controllori”.

Se un tale fatto fosse accaduto a qualsiasi altra istituzione, si sarebbe parlato di attentato alle leggi e alle prerogative di organi costituzionali. Non so trovare le parole adatte per qualificare questo comportamento superficiale ed arrogante - sto parlando sempre dell’ex assessore – che offende ed esautora questa Assemblea ed ogni suo singolo componente. Chiedo formalmente che siano richiamati i direttori generali che hanno preso per buone le designazioni del Collegio sindacale fatti con lettera dell’assessore anziché con delibera del Consiglio regionale perché hanno ignorato la legge.

Chiedo che siano richiamati gli atti deliberativi di ricognizione dei Collegi sindacali così costituiti e siano dichiarati nulli ed improduttivi di effetti giuridici. Chiedo che nel contempo il Presidente Fedele metta all’ordine del giorno della prossima seduta la nomina dei sindaci delle Asl di competenza della Regione.

Richiamo questo fatto in presenza di allarmanti deficit - ed intanto il nostro assessore al bilancio continua tranquillamente a discutere – che si sono create nelle conduzioni di molte aziende e la cui responsabilità risale anche sui revisori, oggi sindaci, che spesso passivamente esercitano le loro funzioni senza rilevare o denunciare nelle sedi competenti le macroscopiche illegalità e gli sperperi di risorse posti in essere da taluni manager.

Reputo superfluo indugiare sul fatto che con il rischio diventato ormai attuale e reale di far pagare ai cittadini calabresi i costi di tante disinvolte gestioni è indispensabile attuare politica di rigore senza riguardo per alcuno.

I controlli e la vigilanza con la verifica reiterata su tutti gli atti che comportano spese vanno intensificati ed i direttori che sono recidivi con forme di illegalità diffusa che sprecano risorse vanno senza indugi dichiarati decaduti.

Ci vuole questo atto di coraggio. Io non so se sono vere le voci di interessate complicità e connivenze che in alcuni casi sono state anche denunciate da qualche sindacato e che hanno avuto risalto sulla stampa.

Ma se taluni di questi fatti fossero veri sarebbero indici di una mentalità degradata, attivista, avventurosa della gestione che non può essere tollerata e che ci respingerebbe molto indietro.

In questi casi ispezioni e verifiche non riduttive e limitate ai singoli casi ma a carattere generale su tutte le situazioni vanno condotte con rigore avendo riguardo anche all’appropriatezza dell’uso delle risorse in relazione al fine della salute, cui sono destinate e non sempre, onestamente avviene questo.

In conclusione, nessuna iniziativa di contenimento della spesa che riguardi voci per l’assunzione, per controllo sulle prescrizioni farmaceutiche, per l’unificazione delle gare, per ridurre i costi dei beni e dei servizi e per eliminare tante forme di sperpero e di uso improprio del denaro è stata adottata.

E’ per tutte queste ragioni che con oggettività e con molto distacco giudico positivo il cambio della guardia all’assessorato alla sanità, così come debbo onestamente e per proprietà culturale dare atto che da alcune settimane c’è un’aria nuova tra i dirigenti dell’assessorato che sono più attenti alla legalità di certi atti importanti ed intervengono tempestivamente per il ripristino della legalità.

Detto questo, illustre Presidente della Giunta, bisogna recuperare il tempo perduto, diventare operativi, presentare al più presto il piano sanitario regionale in terza Commissione perché possa essere rapidamente discusso ed arricchito con il contributo oggettivo di tutti.

E’ infatti urgente - per utilizzare al più presto tutti i fondi dell’articolo 20 - il riordino anche giuridico del patrimonio della rete ospedaliera del territorio; è urgente arricchire il piano con i controlli idonei. Quantificare il costo degli atti aziendali, fissare i limiti che tali atti devono rispettare, adottare un sistema di indicatori per valutare la qualità dei servizi; scegliere un sistema informatico sanitario unificato utilizzando finalmente concretamente i fondi della Telcal prevedendo un sistema di comunicazione di telemedicina, prevedendo una strategia finanziaria ad una politica degli investimenti tecnologici, prevedendo l’integrazione tra servizi territoriali ed ospedali, prevedendo una integrazione tra servizi sanitari e servizi socio-assistenziali anche a domicilio.

Nel fare ciò bisogna stare molto attenti fissando rigidi criteri e controlli per gli accreditamenti esterni privati che aumentano la spesa senza offrire almeno in Calabria qualità alle prestazioni ed ai servizi. Come pure la riduzione dei posti letto accreditati deve attuarsi nel pubblico ma anche nel privato.

Gli accreditamenti esterni e le convenzioni relative non realizzano una vera competitività ma determinano un aumento del deficit delle Aziende ospedaliere per le quali restano sostanzialmente inalterati i costi non potendosi certo ipotizzare il licenziamento o mobilità interregionale come taluni con superficialità hanno immaginato.

Nella pratica, infatti, si sono evidenziati alcuni limiti non secondari. In primo luogo lo svantaggio delle strutture pubbliche che per vocazione istituzionale devono assicurare qualunque tipo di prestazione anche quelle economicamente ritenute svantaggiose. Ad esempio il Pronto soccorso, l’emergenza urgenza, la rianimazione e talune terapie intensive.

Inoltre un ospedale pubblico, in genere, è organizzato secondo una pluralità di divisioni come la Chirurgia generale, Chirurgia toracica, Ginecologia, Pediatria, Terapia intensiva ecc., che assicurano prestazioni dal valore economico diverso e che concorrono nel loro insieme al finanziamento della struttura.

L’ospedale privato invece, può privilegiare le specializzazioni più costose e per questo più remunerative avendo anche il vantaggio non trascurabile di poter scegliere i casi da trattare lasciando alle strutture pubbliche i casi più lunghi, complessi e costosi.

Ritengo di aver detto abbastanza e vi ringrazio per l’attenzione che mi avete prestata. Nel fare però questa mia modesta diagnosi sulla sanità della Calabria mi rivolgo a voi con fiducia, signor Presidente, perché ho il desiderio che ritengo condivisibile di sollevare tale grido di giustizia che la Calabria smetta, finalmente, di lasciarsi divorare specie in un settore così importante come la sanità dall’ambizione, dalle speculazioni e dagli sprechi di piccoli politicanti per occuparsi invece seriamente della salute e della prosperità dei suoi figli.

A fronte delle illegalità il combattimento per la “verità” al servizio degli esseri umani, sarà eterno, anche tra gli uomini di buona fede perché, signor Presidente, cerchiamo tutti la verità a volte per vie differenti.

PRESIDENTE

 Ha chiesto di parlare l’onorevole Pirilli. Ne ha facoltà.

Umberto PIRILLI (AN)

Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlerò a braccio perché ho difficoltà a leggere parlando, perché la lettura del testo che avevo redatto sarebbe eccessivamente lunga, perché gli umori dell'Aula e quanto ho ascoltato mi suggeriscono di inserire elementi che non avevo, ovviamente, potuto considerare.

Vorrei fare una premessa che è un richiamo alla politica, l’arte sottile di interpretare, rappresentare e risolvere le istanze, anche recondite, della comunità che si governa precorrendo eventi della storia e dando agli accadimenti futuri una lucida lettura anticipata per porsi in sintonia col loro divenire, che non può giammai essere lasciato al caso ma sempre governato giorno dopo giorno, avendo ogni giorno presenti i problemi dell’oggi e quelli del domani e lavorando, mediando e decidendo sugli uni e sugli altri.

Noi Alleanza nazionale ma anche la Casa delle Libertà, abbiamo chiesto ai calabresi il consenso per vincere e per governare garantendo la rottura col passato, fatta di una burocrazia elefantiaca e spesso infetta. Di incrostazioni e trasversalismi che si erano cementati in 30 anni di potere consociativo, male oscuro - avrebbe scritto Giuseppe Berto – che attanaglia e avviluppa la Regione rendendola prigioniera di poteri occulti e spesso non noti quando non anche poco leciti. Una Calabria amara, prostrata da infinite dominazioni, non ultima quella politico-consociativa che per quasi mezzo secolo l’ha tenuta prigioniera di una promessa quasi mai mantenuta, di un posto, di un concorso che sarebbe durato decenni per tenere così e solo così soggiogato il consenso.

 Una Calabria che ha vissuto di promesse e di speranze.

Noi abbiamo promesso agli elettori un’altra Calabria, la Regione che abbiamo promesso e che vogliamo è un Ente agile e snello, depurato, disintossicato, aperto, trasparente, un Ente che va riformato tenendo conto dei poteri enormi che ha e di quelli che si appresta a ricevere ma anche nel contempo dei poteri che deve cedere delegandoli alle province e ai comuni.

Un Ente che decentra e che programma, che indirizza, che governa il processo di crescita e di sviluppo con saggezza e con lungimiranza. Gli elettori hanno votato per queste promesse e per questo impegno che lei, signor Presidente, e noi tutti abbiamo solennemente contratto.

Vi è stato nel dibattito qualche intervento che ha introdotto elementi di disponibilità da parte di qualche esponente della minoranza, l’onorevole Pirillo, ma anche di una disponibilità che non vuole responsabilità, che grosso modo è riconducibile all’intervento dell’onorevole Adamo. Egli, richiamando momenti della sua passata responsabilità di assessore al ruolo che oggi è svolto dall’assessore Misiti, ora assente, ha fatto - intorno a questo, sia pure succeduto con gli eventi, quindi non contestuale ma per alcuni aspetti riconducibile ad una contestualità di identificazione, di linee di gestione di un settore particolarmente delicato – a noi tutti nel recente e meno recente passato far fare delle riflessioni che riconducono - mi riferisco e lo cito come esempio e mi limito come esempio – alla gestione di questo assessorato che pur ha la pregevolezza di un soggetto, sicuramente di grande valenza tecnica, di una qualche consistente commistione politica.

Il che traspare da atti e nomine che ricorrentemente riguardano soggetti di sinistra, addirittura iscritti, militanti, dirigenti e sindaci dei Ds. Ne voglio citare uno per tutti ma è costellata la vita di quest’anno delle attività dell’assessore Misiti di queste nomine e di questi soggetti.

Sulla “Provincia Cosentina” odierna è riferito che del capogruppo consiliare dei Ds, Tonino Caracciolo, che è stato consulente dell’allora assessore Adamo ed ora consulente dell’assessore Misiti con un intervallo. E’ stato candidato a sindaco contro il nostro candidato a sindaco della Casa delle Libertà a Rossano, per quel periodo si è dimesso e poi è ritornato al posto di consulente.

(Interruzione dell’onorevole Bova )

“…il capogruppo consiliare dei Ds, Caracciolo, ha espresso la sua preoccupazione per lo stato di cose e si è mostrato fortemente critico nei confronti della classe dirigente del centro-destra che a suo dire ha fallito, come dimostra il fatto che la Regione Calabria ecc…”…

Ma questo è un esempio, se prendiamo…

(Interruzione dell’onorevole Bova)

Se è una istigazione a far altri esempi, basta prendere il Bollettino della Regione Calabria e vedere quanti e quali sono i nomi dei sindaci, da quello di Melicucco ed oltre della sinistra che in questo momento sostengono le posizioni del nostro assessorato ai lavori pubblici.

Il che non mi creerebbe nessun problema se non avesse creato di per sé dei problemi politici all’interno della maggioranza, che discutendo intorno a queste e ad altre cose era arrivata alla considerazione o alla conclusione che sarebbe stato giusto di lì a qualche mese, a dopo le elezioni, che si mettesse mano ad una rivisitazione insieme al Presidente delle condizioni che avrebbero o meno dovuto consentire al governo regionale di restare o di essere in qualche misura integrato o rimpiazzato.

Dico questo perché era uno stato di disagio del quale noi segretari regionali dei partiti della coalizione di maggioranza, avendone parlato e avendo deciso di affrontare risolutivamente il discorso dopo le elezioni politiche; ci siamo visti dopo le elezioni ed è da qui che in questo momento – mi si consenta – il mio intervento apre una parentesi rispetto all’intervento politico per inserire quello che è un discorso strettamente personale.

E’ un discorso che non attiene in questo momento alla responsabilità e al ruolo politico che io esercito, credo con grande responsabilità, ma riguarda attiene ad una posizione che essendo stata personalmente individuata e bombardata attraverso la stampa anche con riferimenti di carattere personale, ha bisogno di un chiarimento di carattere personale.

Questa parentesi personale mi sarà consentita perché a nessuno, dico a nessuno può essere impedita l’autodifesa in relazione a fatti che prescindono dai fatti e dalle posizioni politiche.

Che cosa è accaduto? Che i partiti avevano deciso di farsi carico di offrire al Presidente e alla coalizione l’esperienza e la capacità di un soggetto in grado di dare risposte adeguate e di contribuire quindi alla soddisfazione delle esigenze della politica e al raccordo tra la politica e l’azione della Giunta e quella del Consiglio.

Da più parti, venne in quella occasione insistente l’invito ad accettare la carica di Vicepresidente della Giunta. Dapprima era stato il Presidente, onorevole Fini, subito dopo la vittoria regionale. Poi, dopo il nostro incontro emise un comunicato che fu pubblicato dai giornali. Mi chiese se preferissi fare il Presidente del Consiglio o quello della Giunta atteso il ruolo che fin lì avevo esercitato e io risposi niente, perché Caligiuri mi aveva chiesto la cortesia di far fare a lui il Presidente del Consiglio, fino alle successive elezioni nazionali e perché non amavo il ruolo di governo, preferivo quello politico.

Il Presidente Fini mi rinnovò tali richieste nello scorso mese di aprile, pochi giorni prima della presentazione delle liste per le elezioni del 13 maggio. Ma anche Caligiuri più volte mi chiese di sacrificarmi per l’interesse della coalizione. Richieste che reiterò alla prima riunione dei segretari regionali che tenemmo a Lamezia nello scorso mese di maggio e ancora e più specificatamente me lo chiesero gli onorevoli Traversa e Zavettieri entrambi a nome del Presidente Chiaravalloti prima, durante e dopo la campagna elettorale.

A questo punto per capire ciò che è accaduto, mi chiedo e chiedo a lei, signor Presidente, che proprio il giorno prima della seduta del 5 luglio del Consiglio aveva a Roma dichiarato una grande apertura alla politica, che cosa sia accaduto il giorno dopo e nei giorni e nelle settimane successive.

Io posso e devo ricostruire gli accadimenti dal 5 luglio e lo farò secondo verità. Quel giorno a partire dalle ore 12 ci riunimmo nella stanza del Presidente Caligiuri, unico assente tra tutti i segretari regionali, i consiglieri e gli assessori della maggioranza.

Ci fu convergenza unanime nell’esame dei fatti e nell’analisi politica, ci fu da parte di tutti gli alleati la contestazione nei confronti di Forza Italia per la pretesa di voler eleggere un suo esponente alla carica di Presidente del Consiglio senza alcun accordo preventivo.

Fu chiesto inutilmente ai consiglieri di Forza Italia di sottoscrivere un documento prima di andare in Aula e votare per il loro candidato. La riunione di cui è stato redatto un verbale si concluse senza alcun accordo. Forza Italia si riunì separatamente, l’Aula intanto incombeva e taluni proposero di eleggere ove necessario un Presidente provvisorio. Fu fatto il mio nome e dopo il mio cortese, rifiuto quello dell’onorevole Basile, unica donna presente in Consiglio.

Questi i passaggi più significativi cui tutti abbiamo preso parte. Dopo, in Aula all’inizio della prima votazione, l’onorevole Chiarella mi portò il suo cellulare. Era l’onorevole Gasparri con cui mi intrattenni fino a quando il Presidente non mi chiamò per la seconda volta. Era la votazione che portò al ballottaggio ed io ero rimasto al telefono in Aula, visto da tutti. Mi rifiutai di votare per me medesimo e chiesi a quanti non l’avessero già fatto, tra cui il collega Dima, di non votare.

Questa è la verità e chiedo a chi ha sposato una verità diversa di prenderne pubblicamente atto, ovvero, se convinto che la verità sia un’altra di comparire assieme a me dinanzi ad un giurì d’onore, mettendo come posta la sua carica istituzionale sì come io sono pronto a mettere la mia, quella di consigliere regionale.

La stampa vorrà cortesemente prendere atto che né il gruppo di An né il suo Presidente si sono prestati a fare o hanno fatto giochi e giochetti, né hanno violato patti e accordi sottoscritti o anche verbalmente assunti con i partiti alleati e segnatamente con Forza Italia.

Non c’era nessun accordo quando siamo entrati in Aula la sera del 5 luglio, nessun accordo per votare il candidato di Forza Italia, né scritto né orale. Di ciò fa fede il verbale del 6 luglio del gruppo di Alleanza nazionale, fa fede anche - forse più significativamente – il documento dei Presidenti dei gruppi regionali di maggioranza, con cui nel sancire l’accordo per l’elezione di Fedele in data 16 luglio 2001, tutti - compreso quindi l’onorevole Fedele che ha partecipato a quella riunione in qualità di Presidente del gruppo di Forza Italia – hanno convenuto e sottoscritto che “…lo scollamento interno alla coalizione verificatosi durante la seduta del 5 luglio in occasione dell’elezione del Presidente del Consiglio è stato determinato dalla mancanza di un accordo tra le forze politiche”.

L’accordo quindi non c’era, lo abbiamo riconosciuto e sottoscritto tutti e tuttavia dal 6 luglio e per oltre un mese il gruppo di An e il suo Presidente sono stati oggetto di reiterati attacchi attraverso la televisione e la stampa, attacchi cattivi e feroci al punto da farmi correre più volte davanti al primo specchio per verificare se il mio volto si fosse veramente trasformato in quello di un mostro.

E mentre il mio nome non veniva pronunciato, cresceva nell’opinione pubblica l’identificazione del mostro con la mia persona, continuamente, anche se allusivamente, bacchettata perché avevo osato violare un accordo che non c’era, patti mai stipulati e mai sottoscritti, perché era stato votato contro la sua stessa volontà, perché – in una parola – aveva il torto di esistere.

Signor Presidente, l’altro aspetto di carattere squisitamente personale - e resto ancora nella parentesi non politica ma personale del mio intervento – riguarda l’intervista che ella ha concesso al “Giornale” riportata dal “Corriere della Sera” e da alcuni quotidiani locali.

Io rimasi molto male per quell’intervista perché il contenuto della medesima attribuito con nome e cognome a me, sicuramente non riguardava la mia persona.

Diceva l’intervista “…i contrasti per l’elezione del Presidente del Consiglio, una prova di desistenza in cambio di un assessorato”. La sua risposta “roba da prima Repubblica”.

Un’opinione che non avrei neppure commentato se lei, signor Presidente, non avesse fatto il mio nome e cognome, riferendolo proprio alla desistenza per l’assessorato e alla bieca prima Repubblica. Un errore gravissimo – me lo consenta – che mi auguro per il bene comune…

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

…mi duole che non mi sia stato segnalato subito, escludo nella maniera più decisa e assoluta di aver fatto il suo nome…

Io non ho avuto modo di controllare e leggere l’intervista, ma non ho nessuna difficoltà a darle atto che non avevo minimamente intenzione di riferirmi lei… Mi duole sinceramente.

Umberto PIRILLI (AN)

Presidente, prendo atto con piacere del suo chiarimento. Tuttavia, siccome era un’intervista pubblica, io le devo una risposta pubblica, lei poi mi reitererà – mi auguro – il suo chiarimento.

Attribuendo a me fatti determinati che non avevo mai commesso e intenzioni che non avevo mai avuto probabilmente lei, Presidente, ha pensato che io fossi un folle che aveva creato tutto quel bailamme per ottenere un assessorato, mentre il giorno prima del 5 a Roma e nelle intenzioni di tutti avrebbe tranquillamente avuto la carica di Vicepresidente e quindi un assessorato.

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

 … gliela avevo offerta io.

Perciò, il discorso mi sembra inconciliabile logicamente. Mi scusi, ma siccome c’era una polemica in giro, mi sembra evidente che il giornalista abbia interpretato a modo suo… Comunque escludo nella maniera più assoluta di aver fatto il suo nome.

Umberto PIRILLI (AN)

La ringrazio, Presidente. Su questo punto, quindi, la risposta che io devo dare a quel giornalista – prendo atto del fatto che non debba darla a lei –è una risposta che devo dare al popolo di Alleanza nazionale e a tutti coloro i quali, esattamente come me, hanno patito e lottato per una vita, per un ideale e giammai per una poltrona.

Avevo i pantaloncini corti quando i carri armati sovietici invasero l’Ungheria, schiacciando sotto i cingolati i giovani magiari. I giovani italiani insorsero e io feci allora la mia scelta. Mi ruppero quattro costole in una manifestazione, ovviamente.

Da allora ad ora, per oltre 40 anni non ho mai macchiato la mia fede che affonda le sue radici nelle antiche virtù: correttezza, lealtà, onestà, verità, coraggio, pietas ed in quelle cristiane e cattoliche.

E’ sconveniente che io dica qui la mia biografia, anche se molti – fra cui alcuni del mio stesso Partito – dalla sua conoscenza potrebbero trarre insegnamenti infiniti. Mi limiterò solo a confutare con la testimonianza dei fatti della vita la mia pretesa voglia di poltrone. Mai o quasi mai un uomo politico italiano si è dimesso da una carica elettiva, io l’ho fatto per due volte. Nel 1974, mi dimisi da consigliere comunale della città di Messina, ed in seguito scrissi un libro “Nuovi baroni di Sicilia” che esaurì la prima edizione di 3 mila copie in una sola settimana di vendite. E l’anno scorso mi dimisi dal Consiglio provinciale di Reggio Calabria, mentre stava per essere approvato il nuovo Statuto con la nuova indennità di 3 milioni al mese per ogni consigliere. Mi dimisi perché non potevo dedicare al mandato il tempo necessario. E ancora – e concludo – la cessione all’onorevole Caligiuri della Presidenza del Consiglio, circostanza anche questa ammessa e riconosciuta pubblicamente dallo stesso Caligiuri.

A me premeva, signor Presidente- e non ho parlato durante la confusione di quelle settimane perché le parole si sarebbero disperse, come diceva Catullo, in acqua che corre giù rapida- chiarire questo aspetto personale della vicenda. Per il resto, il dato politico per questa maggioranza è che questo episodio, che è stato inteso, interpretato forse giustamente “da chi ne aveva interesse” come un elemento di scollamento di questa maggioranza, e lo è stato nella misura in cui non lo abbiamo preventivamente discusso, ha rappresentato solo un momento. Questa vicenda – quella di cui oggi stiamo discutendo – rappresenta un momento della complessiva vicenda della politica nell’ambito di una legislatura che noi, come dicevo nella premessa, abbiamo il dovere di portare avanti e completare dando le risposte che la politica – e solo la politica – può e deve dare.

Noi ci eravamo espressi, il gruppo di An - a quella riunione mancava solo l’onorevole Chiarella – all’unanimità in senso contrario alla formazione di una Giunta tecnica. Questo lo avevamo fatto prima ancora che lei, Presidente Chiaravalloti, nominasse i suoi assessori, che sono delle degnissime persone ma che noi allora non conoscevamo. E comunque a prescindere dalla dignità delle persone, era un fatto politico.

Noi ritenevamo e riteniamo – Alleanza nazionale l’ha sempre sostenuto – che la politica debba dare le risposte per le quali è stata chiamata nella posizione di governo, in questo caso di maggioranza, che la politica, i partiti, i consiglieri saranno chiamati a rendere il conto e il conto dovranno renderlo sulla base degli impegni che avranno assunto con l’elettorato, del mandato che hanno ricevuto, dell’opera che hanno svolto.

Noi abbiamo la necessità di dare risposte alla Calabria – è stato detto da più parti – e ho colto con piacere anche talune note dell’opposizione che anche con l’intervento dell’onorevole Fava nella parte conclusiva, ma anche con l’intervento dell’onorevole Bova e di tutti gli altri, ha dichiarato una disponibilità sui problemi per l’impegno fondamentale che è comune.

Vedete, in questo momento di tragedia cosmica quale quella che abbiamo commemorato prima, è anche riduttivo e sembra in questo momento forse fuor di luogo che noi si parli in minimis di queste cose. Però, noi abbiamo il dovere di tentare ciascuno di noi di fare il proprio dovere.

Ebbene, il nostro dovere è stato quello di dire come la pensavamo nel momento in cui dovevamo esprimerlo, il nostro dovere oggi, prendendo atto che questa Giunta è nata da prerogative costituzionali e che comunque sì tali prerogative, sì tali poteri, sì come i poteri del Consiglio, sì come la esigenza di fare quella Regione agile e snella postulano tutti un passaggio obbligato che è quello dell’autoriforma; postulano tutti il passaggio della responsabilità collettiva, attraverso cui, dando prova di quella responsabilità, potremmo poi chiedere e rendere il conto di aver fatto il nostro dovere.

Presidente, noi così come abbiamo con correttezza e lealtà in quel momento espresso il nostro dissenso da una Giunta tecnica, oggi presentando la sua Giunta lei a noi, noi che siamo – e io sto parlando da responsabile, dirigente, capogruppo di Alleanza nazionale – una coalizione politica, un Partito politico, che siamo una maggioranza organica con la stessa correttezza e lealtà, le diciamo che noi siamo coerenti e organici, leali nei confronti suoi, della sua Giunta e della sua maggioranza.

Abbiamo però l’obbligo di vigilare, di verificare che i progetti, i programmi, le attività dei singoli assessorati e collegialmente della Giunta siano coerenti col progetto politico, con l’impegno che noi abbiamo assunto con l’elettorato. L’impegno non lo ha assunto solo lei, signor Presidente, l’impegno l’abbiamo assunto noi singoli consiglieri, i partiti, la coalizione che ha vinto le elezioni.

Su quest’obbligo saremo altrettanto responsabili nel chiedere prima a lei, come abbiamo fatto talune volte, e poi se sarà necessario – mi auguro di no - pubblicamente con fermezza di mettere mano alle cose che non vanno perché noi l’obbligo che abbiamo assunto è quello del cambiamento, di dare risposte e di fare le cose che in premessa avevo detto.

E a quell’obbligo noi non intendiamo sottrarci, io personalmente - oltre che politicamente esprimendo una posizione politica di gruppo - dico che per me è un imperativo assoluto.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi Michelangelo. Ne ha facoltà.

Michelangelo TRIPODI (CI)

Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa discussione avviene un mese e mezzo dopo il verificarsi di fatti così importanti, così determinanti che cambiano il volto della Giunta, dell’Esecutivo regionale, che portano un elemento di forte divaricazione.

Abbiamo sentito adesso l’intervento del capogruppo di Alleanza nazionale, onorevole Pirilli, che esprimeva tutto un elemento di forte disagio rispetto alla conclusione cui si è pervenuti sul terreno delle scelte complessive, sulla scelta di arrivare poi alla fine alla nomina di una Giunta tecnica che in qualche modo – credo che questo vada sottolineato come elemento politico che in questa fase si pone all’attenzione del Consiglio regionale, di tutte le forze che compongono questo Consiglio regionale nelle diverse componenti di maggioranza e di minoranza, di opposizione – rappresenta nella sua scelta di fondo non solo un elemento di novità assoluta, perché in nessun’altra Regione d’Italia è avvenuto un cambio così traumatico, così rilevante, così profondo, un vero e proprio controribaltone interno. Contemporaneamente abbiamo, come secondo elemento, la scelta caratterizzante di nominare una Giunta composta largamente da assessori tecnici esterni alla stessa regione Calabria.

Mi pare che tutto questo porti a dichiarare con chiarezza, con grande nettezza che c’è una vera e propria dichiarazione di sfiducia nei confronti della politica calabrese, una dichiarazione di sfiducia nei confronti della stessa maggioranza di centro-destra che ha oggi il compito di governare, che ha avuto assegnato un mandato popolare lo scorso anno. Una dichiarazione di sfiducia anche nei confronti della società civile, delle professionalità, dei tecnici, delle competenze, delle competenze specialistiche che in Calabria ci sono e sono importanti, ricche e che certamente sono state anche umiliate e mortificate dalle scelte che sono state compiute dal Presidente Chiaravalloti.

Credo che ha ragione, alla fine, l’onorevole Bova quando ha afferma – in un passaggio del suo intervento – che la nuova Giunta regionale, nata sotto ferragosto, ricorda i tempi in cui si facevano i decretoni negli anni ’70 e ’80. In quegli anni i governi quando dovevano fare delle cose indigeste, assumere misure anche impopolari aspettavano il momento in cui i cittadini erano distratti da altre cose, erano in ferie, pensavano ad altro.

Lei ha ritenuto, sotto ferragosto, quando la Calabria era con la testa impegnata in altre cose di fare una operazione e nonostante abbia ascoltato con grande attenzione stasera la sua comunicazione, personalmente non ho ancora capito e compreso le ragioni vere che hanno prodotto questa rottura e questo strappo che si è determinato. Per le cose che lei ci ha detto, parlando della precedente Giunta regionale,ha dichiarato che ha svolto un lavoro egregio, enorme, ha usato anche questa espressione, e francamente il cambio così drastico e radicale che si è determinato, non fa trovare poi elementi di coerenza rispetto a quello che poi è concretamente avvenuto con la scelta di un vero e proprio licenziamento in tronco di una parte consistente dei vecchi assessori regionali. Credo che su questo dovremmo ancora indagare, ci sono ancora ragioni che non emergono fino in fondo e che dovranno prima o poi essere espresse, esplicitate nelle loro intime verità.

Penso che comunque c’è il problema di una scelta che mette sotto giogo e sotto scacco la regione. Io questa preoccupazione, questo richiamo lo debbo lanciare.

La presenza di tante personalità di valore, di prestigio che non sono però calabresi, non hanno rapporti con la Calabria, non conoscono il territorio, i problemi, i bisogni non sanno neppure dove si trova il loro assessorato di competenza, ci induce a forti preoccupazioni, a un forte allarme soprattutto in considerazione di una condizione della Calabria, Presidente Chiaravalloti, che presenta indicatori fortemente preoccupanti e a rischio.

Ho sentito che una serie di dati sono stati espressi, anche l’assessore Gentile in uno dei primi atti del suo insediamento ci ha ricordato che la Calabria nell’ultimo anno ha avuto un calo del 30 per cento delle presenze turistiche…

(Interruzione)

Io ho letto sui giornali… sempre i giornalisti hanno la responsabilità…

(Interruzione)

Siccome questa cosa non è stata smentita, onorevole Gentile, io non ce l’ho con lei. Ho letto sui giornali questa sua dichiarazione nella quale denunciava un calo del 30 per cento in un anno delle presenze turistiche in Calabria, che per quanto mi riguarda…

(Interruzione)

Presidente, forse sarebbe stato utile a quel punto per evitare che si innescasse un elemento di confusione su questo terreno che ci fosse un chiarimento, una smentita…

(Interruzione)

Io non l’ho riscontrata.

Comunque, rispetto all’esperienza di quest’anno, agli elementi che abbiamo avuto modo di sottolineare e di segnalare, ai problemi che riguardano l’intesa istituzionale di programma- e poi dirò una cosa sulla questione dell’accordo di programma quadro forestazione e manutenzione del territorio-, ci sono ritardi, si segna il passo e c’è un elemento forte di freno e di ostacolo. Rispetto alla situazione che si è determinata nella situazione sanitaria calabrese per cui oggi abbiamo una proiezione di indebitamento che porta alla fine del 2001 la Regione Calabria ad avere circa 1000 miliardi di indebitamento, di sforamento rispetto al tetto di spesa previsto, rispetto ad una situazione nella quale il Consiglio regionale della Calabria ha realizzato il proprio primato negativo da 31 anni a questa parte: da quando esiste questa Istituzione, la regione non abbiamo mai registrato un primato negativo così basso di produzione legislativa, di impegni, di interventi.

Eppure la Regione ha vissuto momenti di crisi lunghe, di mesi e mesi di grandissima difficoltà, ma solo in quest’ultimo anno noi abbiamo realizzato il primato negativo in una condizione in cui ci dovrebbe essere il maggior livello di governabilità, di impegno di governo, ci sono tutti gli strumenti e i numeri, perché la legge elettorale non solo dà la possibilità di eleggere direttamente il Presidente, il cosiddetto governatore, ma dà anche i numeri. Una maggioranza larga a chi ha una maggioranza relativa di voti, per poter governare e legiferare, per poter portare avanti indirizzi, programmi, proposte e progetti per il territorio che governa e che amministra.

Eppure tutto questo non è bastato e non è servito e se il bilancio è quello e rispetto a queste cose noi vorremmo delle risposte, onorevole Presidente della Giunta regionale, rispetto alla situazione concreta che si è determinata; francamente non ci convincono le informazioni che lei ci ha dato stasera.

Io di due questioni voglio parlare. La prima riguarda la depurazione.

Non mi pare, Presidente Chiaravalloti, che le cose stiano come dice lei e non mi pare per due ordini di motivi. Intanto perché lo scorso anno siete venuti in Commissione, lei ed altri esponenti della Giunta regionale, per dire che bisognava farla finita con il commissariamento, che bisognava superare l’emergenza e che la Regione avrebbe provveduto ad aprire una nuova fase. Oggi siamo nella condizione per cui il commissariamento per i rifiuti, per la depurazione continua con risultati disastrosi.

Era stato detto da parte di chi ha quelle responsabilità da cui lei certamente non può esimersi, lei è il commissario, è nominato in questa qualità, non solo è Presidente della Regione ma in quanto Presidente della Regione svolge le funzioni, ha l’incarico di commissario per l’emergenza per i rifiuti e per le acque reflue in Calabria.

Rispetto a queste responsabilità, caro Presidente, era stato fatto un annuncio che entro il 30 giugno del 2001 – cioè prima dell’estate – si sarebbe risolto definitivamente il problema della depurazione in Calabria e quindi si sarebbe potuto avere un periodo estivo all’insegna della fruibilità della costa calabrese, delle spiagge e del mare pulito.

Tutto questo non è avvenuto, Presidente nonostante si sia proceduto attraverso modalità anche irregolari, attraverso procedure di assegnazione degli appalti, utilizzando anche il metodo della trattativa privata, forme insolite che però non hanno neppure prodotto i risultati.

Ancora stiamo aspettando il bilancio e il resoconto dei lavori che erano stati promessi e su cui si era detto che ci sarebbe stata una conclusione comunque entro e non oltre il 30 giugno del 2001.

Così come dobbiamo segnalare che anche rispetto agli impianti di depurazione c’è stata una ribellione generalizzata di tantissimi comuni, anche attraverso l’Anci, rcontro la decisione di affidare alle società di gestione unica dei cosiddetti Ato – ambiti territoriali ottimali – la possibilità di gestire utilizzando queste società gli impianti di depurazione. Siamo in una condizione nella quale i servizi sono stati abbassati, non si garantiscono più i servizi da parte di queste società rispetto agli impegni assunti nei capitolati d’appalto e c’è stata anche una diminuzione gravissima dei livelli occupazionali, perché c’era l’impegno nei capitolati che sarebbero stati riassorbiti tutti i lavoratori della ex Comerint, oltre 300 lavoratori che erano impegnati per quanto riguarda la gestione degli impianti di depurazione.

Eppure abbiamo oggi una crescita dei servizi, un aumento delle spese, anzi il rischio di una triplicazione delle spese sulla depurazione che rischia di essere scaricata sui cittadini che non hanno nessun tipo di risultato positivo in questa direzione.

Su questa questione noi abbiamo presentato una mozione, siamo molto interessati allo sviluppo di questa discussione che è stata interrotta perché purtroppo il 31 luglio non abbiamo potuto completare questa discussione perché mancava la sua presenza alla seduta consiliare.

Noi vogliamo tornare su questo argomento perché interessa i comuni, tutti i cittadini calabresi, centinaia di lavoratori che aspettano una risposta anche sul terreno occupazionale da parte della Regione e delle società che sono state incaricate dall’Ufficio del commissario di gestire gli impianti di depurazione in Calabria.

Crediamo che se quella convenzione non viene rispettata, allora la Regione deve assumersi il compito di andare anche ad una rescissione del contratto, se non sono rispettate le clausole e tra queste clausole era prevista la garanzia della difesa, della salvaguardia dei livelli occupazionali della Regione, che non può certamente permettersi di perdere un solo posto di lavoro.

Non siamo d’accordo con quanto detto nei giorni scorsi dall’assessore Scopelliti che è andato a Bari, alla Fiera del Levante, ed ha trovato il modo per fare una sorta di crociata contro l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, unendosi a questa crociata nazionale che è stata lanciata per colpire un diritto fondamentale.

Non pensiamo che in Calabria all’ordine del giorno ci possa essere il tema dei licenziamenti, la Calabria certamente non ha bisogno di licenziamenti, abbiamo già troppi disoccupati. All’ordine del giorno della Calabria ci deve essere il tema dell’occupazione e del lavoro, Presidente Chiaravalloti.

Mi auguro che quella posizione non sia anche della Giunta regionale, non credo che questa Giunta regionale possa essere così impegnata sul terreno del licenziamento, di garantire che chi vuole possa licenziare senza giusta causa e senza legittimo motivo.

Noi crediamo, invece, che in una Regione che ha il più alto tasso di disoccupazione bisogna impegnarsi per promuovere politiche attive per il lavoro e bisogna vedere come quel 30 per cento di cui lei parlava, di stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità si è realizzato e si realizzerà.

Perché mi pare, Presidente Chiaravalloti, che a tutt’oggi la Regione come propria iniziativa non abbia garantito la stabilizzazione di un solo posto di lavoro, basti vedere i progetti direttamente, di emanazione diretta della Regione.

Per esempio, il progetto dei lavoratori della protezione civile o in altri campi, in altri settori che sono progetti di carattere regionale. Noi vorremmo sapere quali sono le misure e i provvedimenti che riguardano la Regione rispetto ai suoi impegni; se arriveremo - noi ci auguriamo che questo avvenga – alla stabilizzazione del 30 per cento, avverrà perché ci sono tanti comuni che si sono attivati e lo hanno fatto senza avere nessuna garanzia e nessuna risposta da parte regionale, tant’è che c’è una protesta continua su tutti i giornali per i ritardi e le inadempienze che la Regione Calabria ha accumulato sul tema della stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità.

Quindi, guarderei con attenzione alle informative che vengono indicate dai diversi settori. La realtà è che noi oggi dopo un anno, dopo 15 mesi di governo Chiaravalloti, di governatorato Chiaravalloti, presentiamo ed abbiamo una fotografia della Regione fortemente preoccupante, deficitaria e siamo molto più preoccupati della prospettiva.

Perché, se guardiamo a quel che può accadere con i fondi di Agenda 2000, non c’è da stare allegri.

L’ufficio che dovrebbe curare tutti gli aspetti della programmazione regionale, tutte le questioni che attengono alla gestione dei fondi comunitari è un ufficio azzerato, Presidente Chiaravalloti.

C’erano esperti illustri, c’era un dirigente di settore che si chiamava Orlando, c’era un dirigente di settore che si chiamava Sechi, ormai è noto, tutti lo sanno che questi dirigenti regionali di qualità e di valore hanno sbattuto la porta e se ne sono andati. La Regione oggi, in questo momento, non ha un ufficio, non ha esperti, non ha dirigenti nel punto nevralgico, nel suo nodo fondamentale.

Rispetto ad Agenda 2000, rispetto ai mille miliardi che non debbono essere impegnati ma debbono essere spesi entro il 31 dicembre del 2002 noi vorremmo sapere quali sono le intenzioni, cosa intende fare la Regione.

L’onorevole Adamo ha avanzato una proposta. C’è un atteggiamento del centro-sinistra positivo perché, certamente, non vogliamo che i fondi assegnati alla Calabria che possono rappresentare l’ultima occasione per lo sviluppo e per la crescita, per il lavoro, per l’occupazione di questa Regione, vadano perduti.

Noi lavoreremo ed è giusta questa posizione del centro-sinistra, non certamente per la Giunta regionale, ma lavoreremo e ci impegneremo per la Calabria, per una regione che non può essere condannata ancora una volta dall’incapacità di governo dell’amministrazione regionale ad essere ancora relegata all’ultimo posto dell’Italia e dell’Europa.

Certamente, noi non vogliamo che si perdano i 1000 miliardi della prima annualità di Agenda 2000, però vorremmo capire quali sono le risposte di fronte alla crisi di una struttura fondamentale strategica per le prospettive di Agenda 2000.

Non abbiamo visto finora segnali che siano corrispondenti alla gravità della situazione e vediamo invece che vengono emanati bandi spesso incoerenti e non in linea con quelle che sono le dichiarazioni ed i contenuti del Por, del programma operativo regionale e dei complementi di programmazione.

Ho qui una lettera che è stata recapitata qualche ora fa a tutti i consiglieri regionali, che reca la firma di tutti i cinque Presidenti delle province calabresi, nonché di tutti i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil con la quale, sostanzialmente, si chiede la revoca del bando multimisura della Regione Calabria che riguarda le misure del fondo sociale europeo relative alla formazione e pubblicato il 3 agosto 2001. Un bando pubblicato in difformità alle direttive e agli obiettivi posti dai complementi di programmazione approvati il 12 luglio dal comitato di sorveglianza.

Se queste sono le cose, se questo bando dovesse andare avanti – è un bando scaduto il 17 settembre, ieri –, se dovessimo andare avanti utilizzando questo bando, questo, fra qualche mese sarà oggetto di una valutazione del comitato di sorveglianza e alla fine, sulla base delle cose che sono scritte qui e che abbiamo già esaminato ed analizzato, non sarà riconosciuto dal comitato di sorveglianza e ci diranno che eventualmente se ci dovessero essere spese imputate a questo bando, dovranno essere imputate e caricate sul bilancio regionale, perché non possono essere caricate sui fondi comunitari perché non risponde la Commissione europea su un bando che non ha i crismi della regolarità, che è incoerente e che si dimostra per alcuni aspetti anche irregolare di fronte ai complementi di programmazione.

 Presidente Chiaravalloti, cosa faremo nel momento in cui ci troveremo di fronte alla revoca di questo bando? Alla bocciatura, come è avvenuta la bocciatura dei complementi di programmazione perché, se si è arrivati al 12 luglio al Comitato di sorveglianza, si è arrivati perché i complementi relativi al fondo sociale europeo erano stati da mesi e mesi richiesti, non prodotti e c’era un blocco di tutto il programma operativo regionale per la mancanza dei complementi di programmazione del fondo sociale europeo. E si è dovuti arrivare all’ultima notte per scrivere i nuovi complementi di programmazione del fondo sociale, per fare una trattativa all’ultimo minuto e per poter partire con i complementi di programmazione.

Poi si pubblica un bando che invece non tiene conto assolutamente delle novità, delle correzioni e delle modifiche che sono state introdotte, mettendo a rischio 200 miliardi. Qui non stiamo parlando di noccioline ma di un primo bando per tutte le misure del fondo sociale europeo, dell’asse 3, risorse umane che riguarda un fondo complessivo di circa 200 miliardi.

Presidente, questi 200 miliardi sono davvero a rischio se non interviene un elemento di chiarimento, un atto di autotutela dell’amministrazione regionale di fronte al rischio della perdita di finanziamenti per mero errore nella formulazione e nella predisposizione del bando che è stato pubblicato.

Credo che sarebbe una misura saggia quella del ricorso allo strumento dell’autotutela in presenza di acclarate difformità, incoerenze ed irregolarità rispetto ai complementi di programmazione.

Ho voluto fare questo riferimento più nel concreto per dire che, certamente, dobbiamo approfondire tutti gli argomenti, ma dobbiamo farlo anche sulla questione dell’accordo di programma quadro forestazione e manutenzione del territorio.

Lei ha usato, qui stasera, un termine. E’ la prima volta che ascoltiamo da lei affermazioni di questa natura. Ha detto che di fronte alla questione dell’accordo di programma quadro e alla disdetta che è stata fatta nel febbraio 2000, quindi ormai si parla di una operazione avvenuta oltre 7 mesi fa, si è trattato di una criminale iniziativa – ha utilizzato un termine molto pesante – di un infedele funzionario ministeriale.

Allora io, Presidente, dico che se lei è convinto che si è trattato davvero come ha affermato stasera di una criminale iniziativa di un infedele funzionario ministeriale, che quindi danneggia e colpisce gli interessi della Regione anche sul piano finanziario, perché la disdetta e la decadenza…

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

…non è stato disdetto niente. L’intesa è in fase di riprogrammazione e sta per essere conclusa con risultati estremamente lusinghieri.

Quindi nessuno ha mai disdetto l’intesa. Glielo chiarisco per la duecentesima volta: la disdetta dell’intesa di programma è di competenza di un organo collegiale, il Comitato di sorveglianza, attraverso una lunghissima procedura promossa da un comitato paritetico.

Nulla di tutto questo è avvenuto. E’ avvenuto che un funzionario del Ministero ha mandato una lettera dicendo “io dichiaro risolta l’intesa di programma” e l’ha comunicata ai sindacati che hanno raccolto e diffuso questa leggenda metropolitana, questa stupida, abietta cosa.

Io mi meraviglio che dei consiglieri regionali, ignorando tutte le procedure di questo tipo di provvedimento, raccolgano questa bandiera e si espongano ad una figura così gretta e meschina.

Chiedo scusa, ma credo che sia ora di finirla su questa leggenda…

Michelangelo TRIPODI (CI)

Presidente, io ho qui anche atti regionali. Forse lei talvolta non è presente e quindi…

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

Sono perfettamente presente e consapevole su questo fatto, ho avuto anche un chiarimento col sottosegretario Casaroli, sottosegretario nel vecchio Governo, che si è affrettato a notificarmi che è il caso di considerare quella lettera mai partita e mai uscita e per una certa delicatezza di comportamenti io avevo omesso di parlarne e di farne un cavallo di battaglia.

Siccome scioccamente mi viene ribadito proprio da coloro che avrebbero tutto l’interesse a star quieti mi costringete a rispondere.

Finitela per piacere perché altrimenti vi gratifico di bugiardi e di cialtroni …

Michelangelo TRIPODI (CI)

Presidente, su questo ribadisco che questo Consiglio regionale della Calabria – ho qui un resoconto integrale – ha tenuto una seduta lunedì 19 marzo 2001 con all’ordine del giorno – quindi non è una invenzione dei Comunisti italiani o del centro-sinistra -…

Le chiedo scusa…

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

…contradditemi, se siete in grado, altrimenti evitate di insistere.

Michelangelo TRIPODI (CI)

Le leggo il resoconto integrale.

L’ordine del giorno di quella seduta aveva tra gli altri punti “discussione sulla decadenza dell’accordo di programma quadro, forestazione, manutenzione del territorio”.

Non l’ho inventato io.

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

Questo l’ha inventato chi l’ha proposto, sarà stato lei o un collega suo, ma una persona di questa finezza intellettuale e di questa capacità deve controllare la verità dei fatti.

Michelangelo TRIPODI (CI)

Le chiedo scusa, Presidente, ma c’è qui una relazione informativa dell’allora assessore all’agricoltura che conferma la decadenza, quindi non è che ci stiamo inventando nulla di particolare.

Abbiamo fatto una discussione - e vedo che qui c’è l’onorevole Dima – il 19 marzo proprio su questo tema. Ora lei ci sta dicendo…

(Interruzione)

Il tema era “discussione sulla decadenza dell’accordo di programma quadro, forestazione, manutenzione del territorio”.

L’abbiamo fatta questa discussione, lei ha fatto una relazione su questo argomento quindi non è che ci stiamo inventando una cosa o stiamo montando una sorta di campagna indiscriminata, Presidente.

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

…una forzatura, ripeto che il fatto non esiste, è solo una forzatura.

Michelangelo TRIPODI (CI)

Noi prendiamo atto che si tratta, come lei sta dicendo - non posso che prendere atto di questo, chiaramente ci aspettiamo di avere documenti a tal riguardo – di una montatura, che il Consiglio regionale sei mesi fa ha discusso sul nulla, che è stata una sorta di operazione incredibile che è avvenuta, che l’accordo di programma quadro è vigente e che gli obiettivi previsti nell’accordo di programma quadro sono mantenuti e debbono essere realizzati. Che, dunque, i finanziamenti previsti in quell’accordo di programma quadro andranno garantiti e salvaguardati per la Regione

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

…saranno aumentati…

Michelangelo TRIPODI (CI)

…anzi lei ci dice, e noi non possiamo che essere contenti e soddisfatti, che saranno pure aumentati i finanziamenti, quindi da questo punto di vista mi auguro che le cose vadano in questa direzione.

Penso che certamente non abbiamo aperto una discussione sul nulla. Voglio solo dirle che se abbiamo discusso, lo abbiamo fatto su atti ministeriali, su dichiarazioni e documenti di una direttrice generale del Ministero del Tesoro, la dottoressa Manno per fare il nome e il cognome, che aveva fatto una certa comunicazione, che conosciamo, alla Regione

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

…dottoressa Manno esclusa dalla trattativa con la Regione su mia espressa richiesta dal ministro del Governo di centro-sinistra…

Michelangelo TRIPODI (CI)

Benissimo, prendo atto che questo è avvenuto e mi auguro che ci siano più fondi, che ci sia la rimodulazione e una risposta rispetto ai problemi aperti, che sono aperti già da quest’anno per quanto riguarda la possibilità di dare e di consentire ai lavoratori forestali di svolgere più giornate di lavoro aggiuntive per quanto riguarda gli operai a tempo determinato.

(Interruzione)

Ma questo è da vedere, perché le risorse erano…

PRESIDENTE

Onorevole Dima, la prego. E prego anche l’onorevole Tripodi di avviarsi alla conclusione, se è possibile.

Michelangelo TRIPODI (CI)

Le risorse e gli impegni, i programmi erano quadriennali, quindi non mi pare che sia così…

(Interruzione)

…perché era un accordo di programma quadro che aveva una vigenza quadriennale che arrivava fino al 2003.

Tutte le questioni, i ritardi, i problemi, comunque, che sono stati qui segnalati, le necessità che sono emerse ci hanno fatto capire che non solo si è determinata una incrinatura dei rapporti, ma che si è aperta una fase che è tutta fluida.

Ho sentito che nei giorni scorsi addirittura un ministro, il ministro Tassone, ha fatto una dichiarazione nella quale già annuncia la verifica dell’attuale Giunta per il prossimo mese di dicembre, quindi fra circa 4 mesi si dovrebbe andare ad una nuova verifica. Francamente, non riusciamo a capire cosa sta accadendo, cosa può avvenire e cosa si deve aspettare la Calabria rispetto alla situazione, alla prospettiva che evidentemente ci sta davanti.

Sappiamo che i problemi sono grandi, che ci sono problemi che riguardano il fatto che nonostante tutto la condizione di natura sociale in questa regione è allarmante e pure tanti cittadini che avevano dato fiducia al centro-destra non hanno avuto la risposta sperata.

Oggi noi riteniamo che ci sia che in qualche modo il Consiglio regionale si riappropri, del proprio ruolo e della propria dignità.

Ho ascoltato un suo richiamo puntiglioso, anche cattedratico, come se qui si fosse davanti ad un’Aula di studenti indisciplinata rispetto alle sue prerogative e ai compiti che le assegna la legge costituzionale numero 1.

Volevo ricordarle, Presidente, che tra quei compiti c’è anche qualche dovere. Per esempio, la nomina di un Vicepresidente è contemplata dalla legge costituzionale e lei da un anno non ha mai nominato il Vicepresidente della Giunta regionale, nonostante sia contemplato dalla legge costituzionale.

Quella legge la deve richiamare sia per riconoscere e per rivendicare le sue prerogative, ma deve anche darne attuazione in tutte le sue parti. La inviterei a rileggere quella legge anche in questa parte,che dice, appunto, che tra gli assessori ha il compito di nominare entro dieci giorni il Vicepresidente della Giunta regionale. Cosa che lei non ha fatto né nella prima né in questa seconda Giunta regionale.

In questo c’è un elemento di inadempienza e di mancanza di chiarezza rispetto anche ai compiti, perché è un richiamo giusto, ma nessuno ha voluto porre in discussione le sue prerogative.

Non l’ha fatto l’onorevole Fava e nessun altro esponente del centro-sinistra. Sappiamo tutti che sta nelle sue facoltà la possibilità di revocare e di nominare gli assessori. Poi nel merito ci consentirà di poter esprimere una valutazione in un quadro di confronto democratico, di dialettica democratica in cui ognuno svolge la funzione per cui è stato chiamato.

Noi siamo stati chiamati a svolgere un ruolo di opposizione e di minoranza, facciamo questo ruolo e questa funzione esprimendo una critica e una valutazione negativa, dicendo che se è avvenuto un fatto così straordinario sotto ferragosto, una cosa che non è avvenuta in nessuna Regione d’Italia, non si può dire “era la Giunta che faceva un lavoro egregio però ho deciso di destituirla in tronco e di licenziare senza neppure dare il preavviso” come si usa in tutti i posti in cui valgono alcune regole e alcuni diritti.

Poi l’assessore Scopelliti vorrebbe togliere anche quel diritto dell’articolo 18 ed anche il preavviso, ma noi pensiamo che queste cose vadano salvaguardate e mantenute.

Così come pensiamo che ci sia bisogno invece di rivendicare autonomia e autogoverno e autosviluppo per la regione Calabria.

Questi sono i caratteri fondamentali del processo di riforma che vogliamo sviluppare e io sono convinto che in questo senso è giusto portare avanti il processo, mantenere e rispettare quello che è fissato dalla legge istitutiva della Commissione speciale per l’autoriforma. Nessuno può immaginare di andare a nuove proroghe, a nuove dilazioni, a nuovi rinvii. I tempi sono già fissati e dunque si tratta di mettersi a lavorare per realizzare quei provvedimenti facendo una operazione di chiarezza.

Ricordo che quando ci sono stati processi di riforme radicali costituzionali, non ci sono stati mai – qualsiasi sia stato il tipo di Esecutivo nazionale – interventi che in qualche modo abbiano turbato il libero dispiegarsi dell’impegno di carattere legislativo.

Quando si è trattato di fare una operazione di grande riforma, il Parlamento ha deciso di fare una legge e una Commissione bicamerale che non ha prodotto i risultati auspicati. Non c’è stata una iniziativa del Governo per promuovere un processo di riforma su quel terreno lì perché quando si parla delle regole non c’è dubbio…

(Interruzione del Presidente Chiaravalloti)

Credo sia censurabile, Presidente, discutibile l’iniziativa di costituire un gruppo di lavoro per avviare una proposta e per definire una proposta per lo Statuto. Credo che gli esperti possono essere nominati perché la legge lo prevede da parte del Presidente della Commissione autoriforma, onorevole Naccarato, se ce n’è bisogno, ma sicuramente di tutto abbiamo necessità oggi in questo momento piuttosto che di una acutizzazione dei rapporti.

Credo che non abbia interesse neppure lei a determinare una condizione di difficoltà. Si lasci libero sviluppo all’impegno e al confronto delle forze consiliari su questo terreno e non si assumano iniziative come la nomina di comitati di super esperti, quale è quello che è stato varato, che è a mio avviso fortemente discutibile sul piano politico, oltre che in qualche modo irriguardoso nei confronti degli strumenti di cui si è dotato il Consiglio regionale, attraverso l’approvazione di una legge regionale che ha stabilito le forme, le procedure e le modalità attraverso le quali si procede per realizzare la riforma dello Statuto, del Regolamento e l’approvazione della nuova legge elettorale.

Rispetto a questo, credo che bisogna con grande chiarezza e nettezza essere sul versante che è quello di valorizzare il ruolo consiliare, al di là – qui davvero – delle differenze di schieramento.

Un’ultima cosa mi consenta, Presidente: gradirei che quando ci sono momenti importanti e solenni che investono anche l’immagine fisica della Regione Calabria, dal parte del Presidente della Regione, che è il Presidente di tutti i calabresi, ci fosse un confronto, un approccio che sia rispettoso anche di chi è di fronte ad ascoltare.

Ho partecipato, Presidente – e voglio qui fare una puntualizzazione – nella scorsa settimana, nella giornata dell’anniversario della tragedia di Noverato, alla presentazione del piano per l’assetto idrogeologico.

Mi consenta, Presidente, avrei gradito da lei, proprio ad un anno di distanza da quell’evento calamitoso, drammatico che ha provocato la perdita di 13 vite umane ci fosse una relazione, un bilancio sull’attività svolta, sulle cose da fare, sulle cose fatte e su quello che doveva essere prodotto dalla Regione. Sugli impegni, sui programmi, sulle prospettive, sui cardini, gli assi della politica della Giunta regionale della sua amministrazione.

Ho sentito che lei ha aperto quel grande ed importante seminario ed il convegno, parlando 5 minuti e dedicando 4 minuti e mezzo alle contumelie e alle ingiurie anche di natura personale nei confronti di chi in quel momento era oggetto della sua attenzione.

Francamente, io non mi aspetto questo dal Presidente della Regione Calabria. Mi aspetto invece un atteggiamento positivo ed improntato all’impegno attivo sul terreno dei problemi e sulla necessità di affrontarli.

Per questo, personalmente non capisco, non condivido queste continue esternazioni che non dicono nulla sul terreno dei contenuti e che offendono solo forse, perché si pensa che invece di rispondere ai problemi bisogna demonizzare chi fa una dichiarazione.

Non è quello il metodo. Noi svolgiamo un ruolo e non ci si può rispondere dicendo: quello dice una fesseria o ha preso un abbaglio, senza mai dare una risposta, un numero, un dato, una cosa fatta, un impegno preso, una realizzazione concreta effettivamente operata.

Non so chi sono i suoi consiglieri, vedo che c’è questo portavoce debordante sulla stampa, ma, francamente, se davvero è quello il pensiero del Presidente Chiaravalloti, francamente siamo molto preoccupati.

Debbo dire che anche il modo con cui viene trattato, generalmente il coordinatore del centro-sinistra, onorevole Fava, è stucchevole ed inaccettabile, inqualificabile quel modo anche di porsi.

C’è un confronto politico che si svolge sul terreno della politica, degli argomenti; argomenti, contenuti, fatti, idee, analisi, ma di quello stiamo parlando, non del fatto se Fava è giornalista o meno o cose che non c’entrano nulla col confronto politico della vita regionale, assolutamente.

Siccome abbiamo letto e visto permanentemente cose di questo genere anche nei confronti di Borrello, potrebbe capitare a me, insomma a chiunque in qualche modo si permetta di disturbare il manovratore, questo è il problema… C’è una mancanza di allenamento alla democrazia che emerge, caro Presidente, anche da questi fatti, da questo…

(Interruzione)

E allora nella democrazia…

(Interruzione)

Nuccio FAVA (CAL. DEM. L’ULIVO)

Le decide lei le critiche, Presidente…. non mi faccia ridere…, come le cose che sono state dette sul giornalismo, sbagliano sempre i giornalisti…

PRESIDENTE

Onorevole Fava, la prego e prego anche il Presidente della Giunta…

Michelangelo TRIPODI (CI)

Presidente Chiaravalloti, bisogna saper assorbire e incassare il colpo, quando arriva, rispondendo sul terreno concreto rispetto alle questioni, sapendo che l’elemento della polemica politica in qualche modo arricchisce e dà vitalità al confronto e al dibattito democratico.

Queste cose volevo dire, certamente non sono tra chi dà cambiali di fiducia, non do nemmeno cambiali di fiducia a questa operazione. Non credo che questa sarà l’operazione che salverà la Calabria dal rischio della deriva e del disastro.

Sono invece per dire e per vedere come anche il Consiglio regionale, per le scelte che può compiere rivendicando il ruolo e valorizzando la sua autonomia, cosa è in grado di fare per salvare la Calabria dal disastro che rischia di conoscere ulteriormente se va avanti un’esperienza fallimentare e sotto gli occhi di tutti.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Napoli. Ne ha facoltà.

Pregherei i colleghi che devono intervenire di esporre il proprio pensiero, certamente ma di non dilungarsi oltre un certo limite perché altrimenti dobbiamo pensare per un futuro di fare una modifica del Regolamento anche sui tempi, perché non è pensabile che si possa intervenire per due ore. Questo vale per tutti, maggioranza prima e opposizione dopo, perché altrimenti poi si rischia di ripetersi e di andare per le lunghe.

Giuseppe Giuliano NAPOLI (DS)

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, è difficile affrontare - dopo i gravi fatti che hanno interessato gli Stati Uniti d’America e i gravi attentati che hanno colpito le città di New York e Washington - una vicenda come quella della seconda Giunta regionale della Calabria di questa settima legislatura, che avrebbe senz’altro meritato di essere discussa, valutata nella immediatezza della nomina e cioè nello scorso mese di agosto.

Le vicende della settimana scorsa che hanno inferto un colpo gravissimo alla convivenza civile, non solo degli Stati Uniti, restituiscono per intero al mondo civilizzato, ma non solo a quello, la gravità di un fenomeno quale è quello del terrorismo, rispetto al quale i paesi occidentali in particolar modo ma la collettività, la comunità internazionale farà bene ad interrogarsi, come sta facendo, per individuare gli strumenti per affrontare e debellare in ogni angolo del mondo i focolai che ancora con veemenza, con crescente intensità interessano i quattro angoli del pianeta.

Signor Presidente della Giunta, nessuno intende – credo – disconoscere i poteri e le prerogative che la legge costituzionale numero 1 del ’99 riconosce in capo al Presidente della Giunta regionale. Poteri che derivano dal mandato popolare, dall’elezione diretta e promanano dalla legge costituzionale.

Potremmo qui forse discutere, ma non è la sede, della legge costituzionale numero 1/99, delle modifiche che la stessa ha apportato all’impianto costituzionale, alle alterazioni che questa legge ha provocato sulla architettura istituzionale, ai meccanismi istituzionali. Potremmo valutare se l’intervento del legislatore in siffatta materia sia stato più o meno opportunamente ponderato. Se per dare risposte politiche – di cui forse non era capace, – ha pensato bene di introdurre stravolgimenti elettorali e modifiche normative che hanno ingessato la vita politica ed istituzionale delle Regioni vulnerando la democrazia italiana.

Ci sarebbe da chiedersi per quali ragioni analoghe modifiche non abbia il legislatore ritenuto di apportare con riferimento al Parlamento, perché credo che i ribaltoni – se questa era la medicina per affrontare la patologia che si era manifestata nel corso della sesta legislatura nelle Regioni italiane ed in parte delle Regioni italiane- non sono stati solo una prerogativa di quelle Regioni, ma hanno interessato ed in modo pesante, in modo altrettanto frequenti con effetti ancora più vistosi il Parlamento della Repubblica.

L’occasione di quest’oggi ci dà lo spunto per esprimere valutazioni di profilo politico su sistemi di straordinaria attualità, anche per le implicazioni che rivestono in ordine all’importante dibattito che interessa la Regione Calabria e tutte le Regioni italiane con riferimento all’avviato procedimento di autoriforma statutaria.

Ma la questione che evidentemente merita tutta la nostra attenzione è tutt’altra. La convocazione del Consiglio regionale richiesta e voluta dalla opposizione sulla vicenda della Giunta Chiaravalloti bis, offre la possibilità ai calabresi di avere piena contezza di quanto sta accadendo alla Regione Calabria, delle profonde ferite che l’Esecutivo regionale di centro-destra sta provocando alle possibilità di sviluppo del territorio calabrese.

Ci aspettavamo che la maggioranza della Casa delle libertà, attraverso il Presidente del Consiglio regionale mostrasse sensibilità istituzionale rispetto alla seconda Giunta di questa legislatura, convocando tempestivamente il Consiglio regionale. Era doveroso pretendere che questo venisse convocato nella immediatezza dei fatti.

Abbiamo dovuto constatare viceversa che la Casa delle libertà non mostrava attenzione, sensibilità democratica, correttezza istituzionale verso il Consiglio e che in forza delle prerogative attribuite al Presidente della Giunta – come peraltro il dibattito di questa sera ha dimostrato ed ha confermato anche con gli interventi che si sono susseguiti in Aula –avrebbe fatto volentieri a meno, la Casa delle libertà, di queste discussioni.

E la Calabria deve sapere che se oggi il Consiglio regionale è convocato per discutere della Giunta Chiaravalloti, lo è perché l’opposizione delle forze dell’Ulivo e di Rifondazione comunista hanno chiesto e più volte hanno insistito sulla convocazione e sulla fissazione di una apposita seduta del Consiglio.

Non era e non è pensabile bypassare gli istituti di democrazia rappresentativa facendosi forte della lettera della legge.

La lettera della legge non stravolge le regole della politica, la lettera della legge non saremo senz’altro noi a violarla, ma le regole della politica, della correttezza istituzionale, le regole del dialogo che viene oggi ricercato, le regole del dialogo politico ed istituzionale avrebbero imposto un diverso iter al dibattito di questa sera.

E’ impensabile che all’avvenuto rafforzamento dei poteri del Presidente della Giunta regionale in virtù della cennata novella costituzionale, non faccia seguito il contemporaneo rafforzamento dell’altro potere, anch’esso promanante dal suffragio elettorale, dall’elezione del Consiglio regionale.

La decisione del Presidente Chiaravalloti di dar vita alla seconda Giunta della settima legislatura è non già un mero rimpasto; rappresenta nel modo più efficace che l’opposizione aveva visto giusto, quando per un anno e mezzo aveva denunciato i limiti, i ritardi, le inefficienze, le contraddizioni di una gestione amministrativa e di governo della Calabria profondamente inadeguata alle sfide impegnative ed indifferibili che la Calabria è chiamata a fronteggiare.

Per un anno e mezzo avete tentato di convincere i calabresi che il Ponte era la panacea dei mali della Calabria, ma vi siete fatti trovati a gestire l’emergenza alluvione che nel settembre scorso ha interessato l’area dello Jonio catanzarese e reggino provocando lutti e tragedie nella città di Soverato.

Proprio in occasione del dibattito in quest’Aula sulla tragedia di Noverato, avete annunciato con grande enfasi che entro l’anno scorso, entro il 31 dicembre 2000 la Regione Calabria si sarebbe dotata della legge urbanistica regionale. Ebbene, è trascorso oltre un anno da quell’evento luttuoso che ha colpito Soverato, la Calabria e della legge urbanistica regionale non si ha traccia neanche nelle Commissioni, se è vero che non è stato approvato neanche un articolo di quella legge regionale.

Avete annunciato una rivoluzione nella sanità calabrese ed invece avete consumato un “termidoro”, congedando tutti i direttori generali ed anche quello che avevate indicato come l’alfiere del cambiamento, il demiurgo della sanità malata che si è distinto in 18 mesi più per i licenziamenti ingiustificati ed ingiusti nei confronti dei direttori generali. Non sappiamo quanto questo verrà pagato, quanto costeranno quelle iniziative improvvide alla Regione Calabria, quanti e quali saranno i risarcimenti che la Regione Calabria sarà chiamata a corrispondere a quei direttori generali che stavano con non poche difficoltà tentando di raddrizzare e rianimare l’organizzazione sanitaria calabrese.

Questo stesso demiurgo della sanità annunciato come quello che riusciva a risolvere…

(Interruzione)

Parlavo, appunto, del precedente, non del neo eletto.

..che ha sempre snobbato il Consiglio, che si è sempre rivolto con poco savoir faire nei confronti – se vogliamo usare un eufemismo – dei consiglieri regionali rei di esercitare il mandato elettorale e politico al quale erano stati chiamati.

Oggi lo stesso invoca ciò che per lungo tempo noi abbiamo chiesto. Addirittura si è rivolto al Presidente del Consiglio regionale per invocare di poter interloquire con i consiglieri regionali, ma era quello che i consiglieri regionali per oltre un anno avevano auspicato, chiesto. Ma si è per lunghi 15 mesi sottratto al confronto, salvo poi invocarlo allorquando il confronto non potrebbe celebrarsi.

Sono le motivazioni offerte dallo stesso Presidente Chiaravalloti a lumeggiare più di ogni altra discussione, più di ogni altra considerazione, più di ogni altro intervento di questa sera nel dibattito sulle ragioni del licenziamento in tronco nei confronti degli assessori della sua prima Giunta.

L’aver ammesso i gravissimi ritardi nella spesa dei fondi europei, aver riconosciuto gli effetti pregiudizievoli nei confronti che la Calabria avrebbe scontato, costituisce la più cocente sconfitta politica e di governo del centro-destra, della prima esperienza di governo di questa legislatura. E’ la clamorosa conferma della incapacità del centro-destra calabrese di guidare nel difficile crinale di questo inizio legislatura la nostra Regione.

I richiami di Roma e di Bruxelles rivolti alla Calabria sulla capacità di spesa prontamente ripresi dal Presidente della Giunta regionale e le parole preoccupanti espresse dall’assessore Bagarani pochi mesi or sono - prima della nuova elezione della Giunta regionale –, con le quali l’assessore Bagarani richiamava gli assessorati di spesa a promuovere iniziative, a presentare progetti per impegnare i fondi europei, rappresentano efficacemente i limiti di governo di questa prima e seconda esperienza del centro-destra in questa legislatura.

Alla costituzione della seconda Giunta Chiaravalloti ha fatto seguito un effluvio di dichiarazioni da parte di dirigenti autorevoli del centro-destra e timide esternazioni di pochi sostenitori. Dopo il Chiaravalloti bis, il centro-destra appare più diviso, più rissoso ed inquieto, sembra a termine ormai il credito politico e fiduciario verso il Presidente della Giunta regionale.

Nel frattempo, questo stesso centro-destra ha fatto strame in Consiglio regionale di nomine, di incarichi e consulenze, appropriandosi finanche degli spazi che la legge aveva riservato alle forze della opposizione.

Oggi quale interlocuzione può immaginarsi da una opposizione che si è tentata di fortificare lasciandola sola in Aula ad invocare il rispetto delle garanzie previste dalla legge, che si è tentato di umiliare stravolgendo le regole di elezione del Presidente del Consiglio regionale poche settimane fa?

Così come non può fingersi che nulla sia accaduto con la seconda Giunta Chiaravalloti. Questi 15-18 mesi sono lastricati di occasioni mancate di confronto politico e istituzionale tra maggioranza e opposizione e lo sforzo che questa sera i consiglieri Adamo e Bova hanno svolto, sviluppando un ragionamento ispirato ad alto senso di responsabilità, questo sforzo di confrontarsi sui temi, sui problemi, sulle problematiche è sino ad oggi naufragato. Si è schiantato nella condotta che la maggioranza ha tenuto in questo Consiglio regionale, che è stato finanche disertato pur di impedire alla opposizione di esercitare diritti e prerogative.

E’ giusto che il Presidente della Giunta regionale rivendichi le proprie prerogative e fa bene a rivendicarle, ma allo stesso modo l’opposizione legittimamente rivendica gli spazi che la legge le assegna e che sino ad oggi sono stati del tutto vanificati da un’Aula vuota per far scattare le procedure che fanno in modo che vengano riservati al Presidente del Consiglio i poteri che sono dell’Assemblea elettiva.

Il dibattito e il confronto potranno riprendere e noi siamo interessati a svilupparli sui temi e sulle problematiche che attanagliano la nostra Regione, ma occorre che siano ripristinate le regole del gioco democratico all’interno del Consiglio.

Le parole pronunciate, i giudizi espressi da parte della Casa delle libertà in una democrazia non ingessata dalle leggi avrebbero imposto il cambio della direzione politica. D’altro canto, la crisi della Giunta Chiaravalloti uno è stata una crisi – diceva l’onorevole Guagliardi – extra politica, extra istituzionale, non è stata preceduta da verifiche, dall’accertamento, dalla constatazione politica dei risultati di governo, dai risultati conseguiti dalle forze politiche che hanno dato vita alla coalizione.

Né della crisi è stato investito il Consiglio regionale e credo che questo costituisca un vulnus dei rapporti democratici ed istituzionali, che pure occorre mantenere pur nel rispetto ed in aderenza al dettato normativo. Credo che non vadano inferte queste violazioni e questi vulnus alla vita democratica delle istituzioni.

Questa è la crisi che si è consumata sotto il solleone ferragostano che distrae l’opinione pubblica e rende meno reattive le forze, le energie e le risorse intellettuali.

La sola opposizione ha trovato le risorse per richiedere una discussione in Consiglio nella sede deputata a valorizzare la vita democratica ed assicurare la partecipazione popolare. Ma la seconda Giunta Chiaravalloti, nominata sotto le cocenti temperature estive, non ha soltanto scottato le relazioni istituzionali, ma ha ancor più duramente reso evidente il giudizio già impietoso che il Presidente della Giunta regionale nutre nei confronti della classe dirigente del centro-destra e il giudizio che egli ha dei propri rappresentanti in seno al Consiglio regionale, i rappresentanti della sua parte politica.

Se dovessimo mutuare da quanta parte del Consiglio, da quanta parte dei consiglieri di maggioranza, quanta parte viene ritenuta idonea a ricoprire l’incarico assessorile, il grado di giudizio sarebbe pressoché inesistente, quasi zero.

La presenza di appena due consiglieri nella compagine di governo rende oltremodo chiaro il giudizio che il Presidente della Giunta regionale ha nei confronti della sua maggioranza, dei consiglieri regionali del centro-destra.

E allora un interrogativo le forze del centro-sinistra dell’Ulivo intendono rivolgere, a proposito della contrapposizione Giunta tecnica-Giunta politica. Ma non vi erano figure politiche capaci in seno al Consiglio, in seno ai partiti del centro-destra, di assolvere ai compiti che per lungo tempo i partiti hanno assicurato alla vita democratica della Regione Calabria?

Possibile che i partiti del centro-destra siano nelle condizioni in cui appaiono, cioè sguarniti di classi dirigenti capaci di governare questa Calabria e si è costretti ad andare oltre Regione? E’ una manifestazione di fallimento politico questa nomina della seconda Giunta regionale. Ed è un fallimento politico prima ancora che di governo proprio per la composizione della Giunta Chiaravalloti bis.

Noi non esprimiamo giudizi nei confronti degli assessori nominati, che sono senza dubbio figure che meritano tutta la stima e la considerazione ma il problema, il nodo è politico e questo nodo politico non può essere eluso né nel silenzio, né nelle frasi ad effetto, né nei ricongiungimenti apparenti all’interno del centro-destra.

Agli occhi degli osservatori si ripropone, proprio per le considerazioni che venivano svolte, a breve distanza l’amara esperienza della Giunta di centro-destra della scorsa legislatura con gli stessi protagonisti di allora.

Quel ciclo politico è stato per la Calabria quanto di più infausto vi sia stato. Oggi però gli impegni per la Calabria in sede comunitaria, per i rischi e per gli effetti e le conseguenze negative che potrebbero avere per l’intero territorio calabrese, per l’intera economia calabrese impongono che non può essere ripetuta quella triste esperienza dei governi di centro-destra nella stessa legislatura.

Il centro-sinistra saprà pertanto - proprio in considerazione del valore delle scadenze, degli obiettivi e degli impegni che la Calabria ha di fronte – incalzare questo Esecutivo e la maggioranza della Casa delle libertà che, giova ricordare, è prevalsa per un soffio nell’elezione del 16 aprile dello scorso anno. La incalzerà perché si attivino tutte le procedure e tutte le iniziative per non disperdere le straordinarie e forse ultime opportunità che i fondo strutturali europei, le intese di programma offrono ai calabresi e alla Calabria.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Borrello. Ne ha facoltà.

Antonio BORRELLO (PPI)

Mi rendo conto che il dibattito sta andando avanti da un bel po’ e quindi può subentrare una certa stanchezza. Lei però comprenderà, Presidente, che l’occasione è troppo ghiotta per potersela lasciare sfuggire visto che le opportunità di aprire un confronto nella sede istituzionale deputata, sono sempre più rare. Per ciò, l’occasione che ci viene offerta dal cambio della Giunta operato dal Presidente Chiaravalloti, credo che sia una di quelle in cui va fatto un ragionamento di tipo politico che soprattutto miri a mettere in risalto, in evidenza quali sono realmente i problemi di questa Calabria. Mi pare dagli interventi – soprattutto da quello del Presidente Chiaravalloti – che qua c’è una difficoltà a capire se questa Giunta, se questo Presidente, ha una consapevolezza piena di quelli che sono i problemi della Calabria.

Per la verità, devo manifestare grande delusione per l’informativa, chiamata nell’ordine del giorno “comunicazioni del Presidente” perché oggettivamente avevo immaginato che il Presidente della Giunta, al di là della retorica avrebbe avuto l’amabilità, avrebbe avvertito la sensibilità di spiegare al Consiglio regionale quali sono stati i motivi che lo hanno indotto, all’indomani della seduta del 31 luglio, durante la quale aveva manifestato grandi attese, grandi aspettative, grandi speranze per l’attività del proprio esecutivo, a decidere, il giorno dopo, di cambiare la Giunta regionale.

A noi non interessa se compete o no, perché certamente la norma costituzionale questo diritto-dovere lo attribuisce chiaramente al Presidente della Giunta regionale, a noi interessa rimarcare l’assenza di un progetto strategico per questa Regione, che ieri non ha consentito di portare avanti un progetto amministrativo, ma anche oggi la nuova Giunta non è neanche dotata di una strategia programmatica per questa Regione.

Siccome spesso lei, Presidente, ci richiama attraverso la stampa a stare attenti ai fatti e a discutere dei fatti, io questa sera seppur brevemente cercherò di soffermarmi sui fatti e quindi di accettare la sfida che lei continuamente ci lancia. Quindi andare a vedere quali sono i fatti che in questo anno e mezzo questa Giunta è riuscita a realizzare per questa regione e quali sono i fatti che si propone; questo resta nell’immaginazione chissà di chi, ma certamente non nella nostra consapevolezza perché non abbiamo avuto ancora la fortuna di ascoltare un anno e mezzo fa qual era l’impostazione programmatica di questa Giunta che si insediava, né oggi che c’è il cambio della Giunta, conosciamo la strategia di questa maggioranza, di questa amministrazione, quella che vuole portare avanti per risolvere o almeno per tentare di dare risposte ai problemi della Regione.

Faccio solo un brevissimo cenno, Presidente, lei si è sforzato di farci capire, di convincerci che sostanzialmente l’azione che ha portato avanti in quei primi giorni di agosto era il frutto di una spinta forte da parte dei partiti della maggioranza perché facesse presto a nominare questa nuova Giunta.

Ma anche qui, cominciamo con le prime contraddizioni. Devo ringraziare l’onorevole Fava che ci ha fornito una documentazione, che ognuno di noi è bene abbia davanti perché noi qua rischiamo di parlare oggi e di dire cose diverse da quelle che abbiamo detto ieri. Il collega Fava ci ha fornito di una puntuale rendicontazione di tutto ciò che è successo in questi ultimi periodi, ma non solo, e allora lì noi troviamo delle affermazioni di autorevoli esponenti di questa maggioranza, rappresentanti politici e di partito ma anche rappresentanti istituzionali in cui sostanzialmente viene contraddetto in maniera eclatante quello che il Presidente Chiaravalloti si sforza di dire.

Possiamo partire dal segretario regionale del Cdu che il 7 agosto dichiara che “…la rappresentanza in Giunta della parte politica stava cominciando a diventare una concessione mortificante e quindi una chiara non condivisione dell’attività che il Presidente stava mettendo in atto…”. Galati l’11 agosto parla di “…una presenza in Giunta di tecnici che è solo però un fatto temporaneo, esclusivamente provvisorio perché si tratta di un governo…”, attenzione, Galati ha avuto il coraggio questa sera di ripetere qua qual è la posizione politica del suo partito rispetto all’attività di amministrazione. “…si tratta di un Governo – ha scritto Galati – non adeguato a gestire un forte processo di cambiamento in questa Regione…”.

Poi l’ex Presidente Caligiuri, oggi deputato, “…questa Giunta è a tempo”. Un passo indietro.

 Presidente, non voglio parlare di Dima che sollecita una maggiore consapevolezza rispetto alla necessità di avere in Giunta rappresentanti di questo territorio, di questa Calabria; e questo senza voler assolutamente sminuire la valenza tecnica di chi è chiamato da Roma per venire in Calabria, dove si corre anche il rischio… Cioè, la Regione Calabria sta diventando una filiale di Roma, almeno questa è l’impressione netta corroborata tra l’altro dall’ultima nomina dell’assessore alla sanità.

Poi le rivelazioni che il 13 agosto Pirilli annunciava che avrebbe fatto in Consiglio regionale per scoprire i giochi e i giochetti, quindi i veri motivi che avevano portato alla crisi della Regione, per la verità questo non c’è stato. Su Filocamo, Presidente, io non mi soffermo più di tanto, perché oggettivamente io ho avuto anche l’idea di farle un telegramma di congratulazioni nel momento in cui ha destituito da quel posto l’assessore Filocamo, perché sostanzialmente è stato uno di quelli che sul terreno dei problemi legati alla sanità è stato letteralmente un disastro.

Le farei una medaglia, Presidente Chiaravalloti, perché ha lasciato andar via l’assessore Filocamo.

Il punto, però, è un altro. I problemi della sanità, caro Presidente, non si risolvono col cambio o la sostituzione degli assessori. Il punto vero è che in questa Regione anche sulla sanità manca un progetto politico sanitario per questa maledetta o benedetta Calabria.

Il nodo che noi non riusciamo a risolvere e quindi la difficoltà della politica, o pseudo tale per come lei la intende, di farsi carico di questi problemi è evidentemente un limite rispetto al quale non abbiamo possibilità di incidere.

Ma un ministro della Repubblica, il viceministro Tassone, giudica questa Giunta il 27 di agosto “un ibrido” e preannuncia che a dicembre ci sarà una verifica. Quindi apprestiamoci, si appresti lei, caro Presidente Chiaravalloti, ad immaginare un percorso che da qui a dicembre la possa portare a nominare altri o confermare nuovi assessori.

Non entro nel merito delle valutazioni circa il decreto di nomina e di revoca, perché se Filocamo lo chiama incoerente ed immotivato, devo ritenere che ha dei buoni motivi per farlo.

Superato questo aspetto, dicevo prima, mi sono assunto il compito, Presidente Chiaravalloti, di discutere dei fatti, di quello che è successo dal maggio-giugno del 2000 fino ad oggi, un arco di tempo abbastanza congruo per capire come questa maggioranza intendeva muoversi sul terreno dei problemi di questa regione.

Dal suo intervento emergono due o tre cose che hanno certamente il merito di aver concluso un percorso, senza riconoscerlo, però, a chi su quel percorso ci aveva lavorato nella precedente legislatura. Lei non può menar vanto di aver chiuso una società mista con l’Enel quando sa benissimo che l’unica attività che questa Giunta ha posto in essere rispetto a questo problema è stata una semplice gara d’appalto, perché le norme legislative che hanno poi portato alla costituzione di questa società mista, certamente non appartengono ai meriti di questa maggioranza, bensì alla precedente legislatura che ha approvato all’unanimità con il contributo decisivo di quella minoranza – che è quella anche di oggi – il recepimento della legge Galli. Non c’è l’assessore Fuda che di questo ci può essere buon testimone.

E che l’opposizione ha una cultura di approccio ai problemi diversa da quelli che qualcuno vuol fare immaginare resta a dimostrazione chiara di come noi siamo in grado di far governo anche dall’opposizione. Basta solo ricordare che nella precedente legislatura, perché ancora oggi in questa non c’è stata data occasione né possibilità perché abbiamo difficoltà anche a discutere nelle Commissioni per le molte assenze che si registrano – le leggi più importanti arrivate in porto hanno il marchio indelebile della opposizione. Certamente anche col contributo di quell’allora maggioranza.

Lei assume a merito di questa Giunta l’aver stipulato, l’aver realizzato una società mista con l’Enel, quando su questo non ha nessun titolo per assumere prerogative o primogeniture.

Io voglio parlare dell’emergenza ambientale. Caro Presidente Chiaravalloti, lei stasera nel suo intervento ha detto cose che a chi conosce i problemi di questa Regione in materia ambientale, sembra che lei parli di altro e non della Calabria.

Lei dovrebbe sapere meglio di me – perché è il commissario delegato e di questo aspetto ne parlava pure Tripodi – che nel febbraio o marzo l’ufficio del commissario ha affidato per decine e decine e forse centinaia di miliardi con affidamento diretto, non con trattativa privata, egregio Presidente, che è cosa diversa perché la trattativa privata presuppone la partecipazione di almeno 3-4 ditte, – appalti sul presupposto che quei lavori avrebbero dovuto concludersi entro il 30 giugno del 2001.

Io la sfido, Presidente, a farsi un giro in Calabria anche oggi per vedere quali di quegli appalti ha avuto conclusione al 30 giugno 2001. Io dico che se gli appalti conclusi superano uno o due al massimo, sarà difficilissimo che ciò possa essere accaduto e glielo assicuro io con dati oggettivi, di fatto. Quegli appalti non sono andati in porto, almeno nella misura del 90-95 per cento e pure lì si sono consumate illegittimità, si sono consumati con quei meccanismi perversi di affidamento in violazione alle norme che regolano il sistema degli appalti in Italia.

Questo io non credo che possa essere un merito da ascriversi a quell’ufficio del commissario, dove, grazie a Dio!, proliferano i tecnici, gli incarichi, “le assistenze” e però su quell’ufficio c’è una difficoltà enorme a metterci il naso. I consiglieri regionali di questa Calabria non sanno che tipo di rapporto contrattuale passa tra la Regione e chi lì è preposto a grandi livelli di responsabilità. Non è dato conoscere.

Però, qualunque Giunta arriva in Regione, quei percorsi, quelle persone sono sempre la. O è di centro-destra o è di centro-sinistra, quelle persone sono sempre lì e non rendono il conto a nessuno. Noi ci stiamo sforzando, Presidente della quarta Commissione, a rincorrere un’audizione in Commissione sull’emergenza ambientale e noi ancora oggi a distanza di due mesi non siamo riusciti ad ottenere…

(Interruzione)

Non so di chi è la colpa, certamente non è mia.

Allora se l’emergenza ambientale è questa, dobbiamo anche parlare della raccolta differenziata, Presidente Chiaravalloti.

Voi avete realizzato degli accordi capestro attraverso la costituzione di società laddove gli oneri più impensabili si ripercuotono sui poveri comuni. Io continuo a sostenere questa mia idea perché è la realtà, io non so chi sono i vostri interlocutori ma noi ieri abbiamo avuto, alcuni consiglieri della minoranza, un incontro con l’Anci nella sua interezza e guardate che il Presidente dell’Anci non appartiene certamente alla nostra parte politica. Sono letteralmente disorientati perché non riescono a capire dove vuole portare questa politica dell’ufficio del commissario che rischia di creare un tracollo finanziario di inaudite proporzioni.

Cioè si permette, questo ufficio del commissario, di chiedere ai comuni l’erogazione delle somme, a prescindere se sono state riscosse o meno a partire dal 1996 perché sono dei soldi sui quali l’ufficio del commissario ha realizzato degli appalti e oggi non è in condizione di pagare.

 Questi i fatti, caro Presidente Chiaravalloti.

L’emergenza Soverato. Mi dispiace che non ci sia l’assessore Misiti che sta menando vanto dappertutto di essere riuscito a fare un piano sulle infrastrutture, di essere riuscito a realizzare un piano sul dissesto idrogeologico.

Io la invito, Presidente Chiaravalloti, a leggersi gli atti di un convegno che nel febbraio del 2000 la Giunta regionale dell’epoca organizzò in provincia di Cosenza. Quel dibattito lo conduceva l’attuale assessore ai lavori pubblici, professore opinionista, ingegnere Misiti.

(Interruzione)

Opinionista sì, vi meravigliate? E’ la terza attività dell’assessore Misiti che fa l’opinionista sulla stampa.

Lì, in quel convegno ha magnificato l’azione portata avanti dall’allora assessore ai lavori pubblici, Adamo – ancora consigliere regionale – per l’impostazione di grande spessore e di grande serietà che aveva impresso su quel terreno, su quello specifico problema del dissesto idrogeologico.

Oggi questa cosa diventa l’asta, la bandiera di cui Misiti mena vanto in tutta la regione. Almeno abbiate la spudoratezza di dire come stanno realmente le cose perché altrimenti rischiamo non solo di non capirvi noi che siamo addetti ai lavori, ma immaginiamo chi è fuori di qui come fa a comprendere quello che succede in questa Regione.

Ha magnificato la legge sui lavori socialmente utili, i lavori di pubblica utilità, Presidente Chiaravalloti, nel suo intervento. Io voglio solo ricordare per un secondo che quella legge, così come avevamo detto a tempo debito, si sta rivelando una legge inutile, nei fatti. Non lo dico io che sono all’opposizione, ma sono parole dette dall’intero direttivo regionale dell’Anci nell’interezza. Ma comunque…

(Interruzione dell’onorevole Scopelliti)

…non so, assessore Scopelliti, andiamo a vederlo, a verificarlo, possiamo anche fare…

(Interruzione)

…in Calabria la cosa è diversa.

PRESIDENTE

Assessore, la prego, risponderà in un altro momento.

Antonio BORRELLO (PPI)

Assessore Scopelliti, lei può pure replicare, non c’è problema.

Il punto è un altro: stabilizzare il 30 per cento di fronte a realtà quali comune di Reggio, provincia di Crotone, Lamezia…

(Interruzione dell’onorevole Scopelliti)

Cioè, lei riesce a raggiungere quel 30 per cento – assessore Scopelliti, lei queste cose le sa meglio di me – perché nel conteggio rientrano i comuni più grossi della regione e quello serve, allora, solo a far in modo che nel 2002 la Giunta raggiunga la percentuale prevista per Reggio e si possa utilizzare ancora per un anno il fondo nazionale per l’occupazione.

Il problema è un altro. Lei si misura, assessore, con i comuni piccoli che sono i più in Calabria per capire che tipo di difficoltà enormi hanno questi comuni per tentare di immaginare un percorso che possa andare alla soluzione?

Avevamo proposto anche altre cose e lei si ricorda bene, assessore Scopelliti. Io non lo so se quella nostra ricetta era la più valida, certamente era la più forte, la più capace di dare qualche risposta rispetto a quello che si sta rivelando un vero e proprio fallimento.

Restiamo ancora ai fatti. L’accordo Calabria-Lombardia è una ripetizione, una riedizione dell’accordo Nisticò.

Lei un rischio lo sta correndo, Presidente Chiaravalloti, glielo voglio dire con estrema franchezza e serenità d’animo anche perché non è la prima volta che lo dico, lo dissi in tempi non sospetti anche all’onorevole Nisticò. Lei sta facendo di tutto per farci rimpiangere Nisticò e io credo che questa sia la iattura più grande per questa Regione e lei deve fare di tutto per potercelo evitare, perché non abbiamo nessuna intenzione di rimpiangere l’amico Giuseppe Nisticò.

Il punto delle contraddizioni di cui dicevo prima: com’è possibile ancora oggi che lei continui a magnificare il grande ruolo di questa assemblea legislativa regionale e poi di contro assume in Giunta atti deliberativi che contrastano con quello che il Consiglio regionale indirizza e programma?

Mi riferisco al piano delle infrastrutture.

La Giunta regionale, in contrasto con l’impostazione programmatica del Consiglio in sede di approvazione del piano generale dei trasporti, cosa fa? Si inventa il tutto e il contrario di tutto. Va al superamento netto di quella che era una impostazione che con fatica il Consiglio regionale - tra l’altro con la stessa maggioranza di quella odierna – era riuscito ad approvare e con la quale aveva individuato le priorità di grado elevato e di grado meno elevato.

Veniva detto in quel piano che qualunque attività di investimenti che la Giunta regionale doveva andare a realizzare da lì in poi, avrebbe dovuto tenere ben presenti le priorità e quindi il grado di priorità, soprattutto, individuati dal Consiglio regionale.

Su quel piano infrastrutturale tutto c’è meno che questo, c’è una grande fantasia ad immaginare trasversali, ponti, sottoponti, viadotti, porti. E qui andiamo in un campo delicato, Presidente Chiaravalloti: in quel piano regionale dei trasporti è scritto che se la Regione interviene sui porti, deve dare priorità ad alcuni porti che sono quelli lì elencati e questo non è certamente né un compromesso di quella Commissione né del Consiglio regionale o come si dice con maggiore retorica un consociativismo, ma è l’elenco dei porti catalogati presso il Ministero dei lavori pubblici, ex trasporti.

Quello è, non si può andare alla ricerca di punti di riferimento che spesso, anzi sempre coincidono con le presenze in Giunta di singoli assessori e l’assessore Misiti – grazie a Dio – si inventa un porto a Melito Porto Salvo… con tutto il rispetto, per carità, io non ho nessuna acrimonia verso niente e nessuno, verso un territorio calabrese che certamente ha necessità di vedere rifiorire una speranza, perché credo che stiamo perdendo anche questa perché poi sugli approdi turistici c’era un discorso ancora più serio da fare.

Il discorso più serio era quello di intervenire con nuovi approdi turistici solo dopo la realizzazione di un piano di studio meteo-marino che riguardasse l’intera Calabria. Non si può pensare di intervenire su determinati pezzi di questa costa, senza avere la certezza che quell’intervento non vada a causare danni in altri ambiti o in altre situazioni.

Sull’Agenda 2000 sono state dette tantissime cose e tutti i colleghi ne hanno parlato, è l’argomento all’ordine del giorno; sono tutti preoccupatissimi di quello che può succedere su Agenda 2000 o meglio di quello che non – ci auguriamo di no – succederà su Agenda 2000, perché io credo che la prima annualità sia andata già persa.

Se c’è qualcuno che immagina che possono essere ancora praticabili soluzioni che nel passato hanno visto anche la possibilità di recuperare fondi, malgrado una percentuale di spesa molto limitata, attraverso l’individuazione di progetti già realizzati con altri interventi che agissero da quota di sponda per la parte regionale, vi assicuro che si sbaglia … Ieri c’era su un quotidiano locale un’intervista di un commissario europeo o di un parlamentare europeo che diceva che la storia, il film sotto questo versante è chiuso se non si concretizzano interventi certi, impegni e spesa. L’impegno solo non basta, ci vuole l’impegno della spesa, i fondi comunitari non avranno possibilità di essere canalizzati a disposizione della Regione Calabria; né ci può essere di consolazione il fatto, Presidente Chiaravalloti, che anche le altre Regioni del meridione sono forse peggio di noi perché è vero che aver compagni al duol scema la pena, ma ognuno deve guardarsi i guai suoi. E i guai nostri, Presidente, sono terribilmente preoccupanti.

Questa è una Regione che non riesce a proiettarsi in un futuro anche lontano se volete, se le condizioni di base e di partenza restano queste per tentare di sperare in un cambiamento al di là da venire.

Se questo è, in una Regione in cui un progetto vero e proprio di sviluppo non c’è, non c’è mai stato e continua a non esserci, perché neanche questa Giunta si è dotata ad inizio legislatura di un piano regionale di sviluppo per individuare i singoli territori che presentano delle specificità e quindi creare le eccellenze di questa Regione nei vari settori di attività soprattutto di tipo economico, voi mi dovete dire come è possibile innalzare il livello di efficienza e di produttività dell’economia calabrese.

Che facciamo gli alberghi dove non ci sono turisti? Questo succede. Rispetto alla “488” turismo questa Giunta regionale, o meglio la Giunta regionale numero uno che vedeva assessore al turismo l’amico Crea, che oggi non lo è più – forse questo è stato uno dei motivi per i quali è stato destituito – prevedeva dei massimi punteggi in zone in cui il turismo purtroppo non c’è, perché evidentemente non c’è un’appetibilità, una domanda e in ogni caso a scapito di territori molto più rilevanti sul terreno del turismo. Caro Presidente Chiaravalloti, se ha la bontà di approfondire un po’ quali sono i territori di questa Calabria che sotto questi aspetti producono e possono produrre effetti positivi, io le posso dire qua, non perché è la mia provincia, che certamente la provincia di Vibo rappresenta il punto di eccellenza massimo per quanto riguarda il turismo in Calabria.

E allora come non puntare sulle zone di eccellenza, con la consapevolezza e la speranza, ma certamente con la quasi certezza che poi da lì parte un fenomeno induttivo che può anche ripercuotersi in zone anche più interne.

Noi di questo abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di una strategia seria, piena e certa su come vogliamo sviluppare questa regione perché se non creiamo le condizioni di appetibilità, come volete che si possono immaginare interventi o investimenti dall’esterno?Anche qui, Presidente Chiaravalloti, una via l’avremmo e l’abbiamo anche manifestata in qualche ambito un po’ più ristretto laddove qualcuno ha immaginato che la semplice dichiarazione di area di crisi potesse risolvere i problemi, per esempio, della provincia di Vibo Valentia.

Noi abbiamo un’altra idea di come si può pensare a risollevare una situazione di grande criticità sulla quale la Regione deve avere ruolo decisivo.

Dal 1° gennaio 2002 le competenze sulla gestione della programmazione negoziata passano di competenza regionale. Perché la Regione, questa maggioranza, questa Giunta regionale non si attrezza per fare proprio – attraverso anche una norma legislativa se volete – quello che fino a poco tempo fa avveniva a livello nazionale? Le intese istituzionali di programma, gli accordi di programma in cui i soggetti non sono più le Regioni e il Governo ma sono la Regione con le singole province all’interno di un piano di sviluppo che questa Regione è in grado o è capace di immaginare e di ipotizzare.

Poi lì si fanno le intese dirette, perché rispetto alle vocazioni del territorio certamente c’è necessità di intervenire adeguatamente.

Non so se quello che mi sono sforzato di dire rispecchia un poco l’impostazione che mi ero dato. Un’ultima cosa però, Presidente Chiaravalloti, gliela voglio dire, perché poi c’è una relazione tra momenti istituzionali… Il consigliere regionale, Presidente Chiaravalloti, non è eletto per decreto oppure non è a libro paga della Giunta regionale o dell’amministrazione regionale perché qualcuno lo chiama a fare il consulente o a toglierlo dal marciapiede perché è un vagabondo che va di qua e di là. No, il consigliere regionale è eletto dalla gente.

Non lo dico così per dire, Presidente Chiaravalloti, ma giusto perché lei si convinca – speriamo una volta per sempre – che quando un consigliere regionale esprime una sua impressione, una sua opinione, certamente può essere criticabilissima, ma non ci possono essere risposte sprezzanti o scostanti perché questo comincia ad essere cattiva educazione rispetto a chi si assume questo tipo di responsabilità.

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

Questo non glielo consento…

Antonio BORRELLO (PPI)

…no, attenzione, il diritto di critica, caro Presidente, è sancito in maniera certa e si esercita nella maniera in cui uno ha la capacità di farlo.

O alla critica non si risponde, perché non si ritiene di dar peso a quello che viene detto, o se si risponde, lo si fa in maniera garbata e quel suo portavoce, caro Presidente…

(Interruzione)

Io non so se quando parla riporta realmente il suo pensiero – questo è il ruolo del portavoce, i ruoli li conosciamo e sappiamo quello che significa – ed è giusto che riporti il suo pensiero, ma non può dire quello che gli passa per la testa celandosi dietro il requisito del portavoce.

Io l’altro giorno sulla stampa ho dichiarato che questo dottore Taverniti cominciava a creare confusione, cioè c’era una certa difficoltà a comprendere se Taverniti era il portavoce di Chiaravalloti o esattamente il contrario, questo ho detto.

Il dottore Taverniti non può permettersi di dare quel tipo di risposta certamente inconcludente che ha dato oggi su un quotidiano locale, “il Domani”, perché queste affermazioni convincono ancora di più che quel dubbio che io ho espresso giorni fa viene certificato da questi atteggiamenti. Perché lui non può, assolutamente, rispondere ad un consigliere regionale in proprio, può farlo attraverso il Presidente della Giunta regionale con il quale ci può essere un confronto, uno scontro, questo appartiene alla dialettica politica.

Quindi lo inviti, cortesemente, Presidente, a non eccedere nelle risposte se ritiene di farle, se non ritiene di farle, non le faccia noi non ci preoccupiamo se il Presidente ci risponde o meno a qualche critica, noi le facciamo. Comunque, riteniamo di aver il diritto-dovere di farle poi nel merito o si discute o non si discute affatto e sono scelte che non appartengono certamente a noi.

Io concludo per invitarla in maniera accorata se vuole, cerchi di compenetrarsi di più e di conoscere ancora più a fondo i problemi di questa regione perché ho l’impressione che lei forse li conosce in maniera superficiale, probabilmente perché in tutti questi anni ha fatto altre attività, non ha un grande rapporto con la gente, non si confronta con la gente, cerca di stare chiuso nel Palazzo.

Io le dico di aprirsi un po’ di più all’esterno, di andare a girare per il territorio, ma non a tagliare nastri, caro Presidente, piuttosto ad ascoltare, a discutere dei problemi, a non fare promesse perché noi non possiamo più tollerare che l’assessore Misiti in ogni comune che va promette 5-8 miliardi.

Il punto è un altro: spogliatevi delle competenze della gestione, perché non vi appartengono più da tantissimo tempo e non è possibile che alcune leggi che il Consiglio regionale ha approvato già da parecchio di trasferimento di deleghe e funzioni agli enti locali, quelle poche che siamo riusciti ad approvare alla fine della legislatura precedente non debbano avere un percorso conclusivo.

Mi riferisco alla legge sull’agricoltura, Presidente. Cioè, qua non ci possono essere più assessori regionali all’agricoltura che agli amici promettono la strada interpoderale o l’investimento sull’uva o sugli ulivi. Ci deve essere una gestione che certamente non appartiene alla Giunta regionale né all’assessore.

La stessa cosa vale per la legge sul trasporto locale. Non è possibile che attraverso norme capziose, carpite sull’onda di una “minaccia” di crisi e quant’altro, si vada ad “aggiustare” o a “risistemare” una legge che è stata approvata all’unanimità dal Consiglio regionale.

Attenzione, non sono norme finalizzate a migliorare questa legge perché se questo fosse saremmo, tutti disponibili ad accedere a questo tipo di impostazione. Il problema è un altro. Sono delle norme che consentono, sostanzialmente, all’assessorato ai trasporti di continuare a mantenere il perverso meccanismo delle concessioni, rispetto alle quali c’è stato un grande buco in questa Regione. Un buco di centinaia di miliardi all’anno che negli anni poi si sono risolti in migliaia di miliardi.

Il dato qual è? Che rispetto ad un esborso di somme talmente oneroso e grande, non c’è un servizio che merita rispetto e che si possa definire tale.

L’assessorato ai trasporti concessioni non ne può gestire più! Cominci ad individuare i servizi minimi o almeno si sbrighi ad individuarli e passi le competenze alle province che devono fare le reti e i piani di bacino, devono mandare in gara i servizi che sono stati individuati attraverso le reti.

Mi fermo qui, Presidente, e mi auguro che questa seduta almeno serva a qualcosa, serva a che tutti prendiamo consapevolezza, maggioranza e minoranza, che se continuiamo ad andare avanti così, il piano inclinato è inarrestabile. Noi abbiamo la necessità di tentare di dare risposte ai problemi dei calabresi, certo dopo averli conosciuti prima di tutto, approfonditi e immaginare soluzioni.

Se questo non è, credo che da qui a dicembre forse torneremo ancora qua perché avremo a che fare con un Chiaravalloti tre.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pilieci. Ne ha facoltà.

Francesco PILIECI (CDU)

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, il dibattito odierno sul rimpasto della Giunta Chiaravalloti segna una tappa fondamentale e troppo importante, dopo la vittoria della Casa delle libertà del 16 aprile 2000 per passare sotto silenzio.

Il gruppo regionale del Cdu, pur confermando le perplessità più volte manifestate rispetto al nuovo assetto della Giunta regionale ribadisce il pieno sostegno al Presidente Chiaravalloti e all’intero esecutivo affinché si prosegua nella realizzazione piena del programma elettorale approvato dai calabresi.

Non v’è dubbio che a questo governo regionale si presentino scadenze di fondamentale importanza per la Calabria, prima fra tutte quella dell’utilizzazione di tutti i fondi comunitari che costituirà il primo momento di verifica amministrativa e politica di questo nuovo esecutivo.

Il Cdu intende concorrere in maniera piena all’attuazione di questo programma avendo come riferimento della sua attività null’altro se non l’interesse dei calabresi e l’imperativa esigenza che è quella di sfilare tutto alla prevalenza della politica con le sue regole, i suoi percorsi, se vogliamo anche i suoi riti rispondendo sempre alla necessità di mediare gli opposti o concorrenti bisogni.

Non si può tradire la fiducia o il voto dei cittadini. Non si può tradire la fiducia di chi si sente rappresentato da determinati partiti e uomini di quel partito. E’ chiaro che se qualcuno decide di lasciare un partito può farlo e, tuttavia, come conseguenza deve dimettersi dagli incarichi istituzionali cui è stato chiamato in ragione della sua appartenenza partitica.

Parimenti nessuno può offrire il fianco a simili atteggiamenti violando l’accordo tra i partiti della coalizione secondo cui non devono essere consentiti ribaltoni all’interno dei partiti della maggioranza.

La democrazia è una pratica molto difficile da realizzare ma è quella che risponde meglio alla domanda dei cittadini. Esiste davvero un rapporto tra cittadini ed eletti? Quando inizia, quando finisce, come si manifesta, è necessario che ci sia, se ne può fare a meno? Molte volte sarebbe necessario ripetere tali domande a noi stessi e agli altri per ragionare fino a qual punto esiste una fedeltà al cittadino.

Il legame tra cittadino ed eletto è costituito dal mandato. Il mandato è un impegno morale, è un obbligo civile, è un imperativo politico; esiste il cittadino e l’eletto legati da un mandato che si manifesta con la scelta, con il voto. In democrazia non esistono eletti senza mandato come non esistono cittadini inconsapevoli delle scelte che fanno quindi fra i cittadini e gli eletti vi è il legame della rappresentanza il cui contenuto è rappresentato dal mandato.

La democrazia rappresentativa parlamentare si fonda sui seguenti presupposti. Sul rapporto che è rigido, senza margine di manovra. Se non si rispettano tali presupposti la democrazia non è più tale, diventa una caricatura, un simulacro, una cosa finta che non può soddisfare i cittadini che pensavano di affidare un mandato ai loro rappresentanti e invece non trovano riscontri alle loro manifestazioni di fiducia.

Per questi motivi ogni rappresentante deve essere fedele al proprio mandato per essere fedele ai cittadini che hanno riconosciuto il loro rappresentante.

Quando però non si hanno chiari tali concetti o peggio si perseguono interessi assolutamente personale e per ottenerne il soddisfacimento si è disposti ad essere infedeli al mandato ricevuto e anzi lo si è si tradisce la propria appartenenza manifestando la propria natura di rappresentanti politici senza onore, mercenari per propri egoismi e sicuramente rifiutati dalla gente perbene, dai cittadini onesti lavoratori che sono la quasi totalità dei cittadini.

Quando si verificano fatti simili la democrazia fa passi indietro e allora si accredita l’idea che i politici fanno i fatti loro, si arricchiscono, hanno tanti privilegi non evidenziando che per ogni fatto di infedeltà che fa notizia e la fa proprio perché si discosta dalla norma che è la fedeltà ci sono tanti rappresentanti onesti, rispettosi del mandato ricevuto.

Chi causa tale regresso che alimenta una immagine distorta della pratica democratica, chi si macchia di una così grande disonestà deve essere rifiutato e additato come fautore di malcostume e le forze politiche che si presume siano sane devono metterlo in condizione di non nuocere politicamente. Sta su questo punto a noi tutti riflettere sul senso della democrazia che vogliamo realizzare.

In questa situazione occorre con urgenza disegnare il nuovo modello di autonomia della nostra Regione e forse le recenti polemiche e contestazioni possono offrire un elemento in più per scegliere sia il nuovo sistema elettorale che la forma di governo. Del resto è sotto gli occhi di tutto che questo sistema ha generato non poche incomprensioni, per questo il Cdu per parte sua è disponibile ad avviare con tutte le forze presenti in Aula un dibattito serio e sereno ed orientato ad un ritorno al sistema elettorale proporzionale con la sola indicazione di voto sul Presidente della Giunta per rafforzare il ruolo dell’Assemblea regionale e della politica che dovrà poi scegliere il nuovo esecutivo.

E’ per noi tutto ciò – sebbene con i suoi limiti – l’essenza della democrazia, della trasparenza delle scelte legislative, del vero controllo popolare; è l’unico sistema capace di non ridurre l’impegno in politica ad attività private a servizio della propria famiglia e gestione clientelare. Se qualcosa non ha funzionato in passato la colpa è dei singoli, degli uomini, non del sistema. La corruzione è negli uomini e non nella legge. Mi preme al riguardo sottolineare che anche tra i partiti della maggioranza il non aver rispettato accordi nazionali causa ed ha causato ulteriori ritardi nella piena realizzazione dell’azione di governo regionale.

Tuttavia è bene che i calabresi sappiano per poter individuare i responsabili e i complici di pericolosi e dilettantistici giri di valzer che la Calabria non merita, che merita qualcosa in più anche sul piano del funzionamento della macchina organizzativa regionale.

Mi sono chiesto tante volte la causa di tanto ritardo, di poche ed insensibili attenzioni al lavoro, di inefficienze nei molti settori, di non curanza del bene comune senza essere riuscito a trovare una ragionevole ed esaustiva risposta.

Mi paiono demagogiche e dal sapore pietistico le ragioni storiche e le supposte politiche di antimeridionalismo di fine secolo 19° per giustificare tanta mediocrità ed arretratezza. Al contrario, una politica filo meridionalista con pure qualche riserva ha caratterizzato tutto il periodo repubblicano e anche oggi non mancano attenzioni ai problemi delle Regioni meridionali. Eppure noi calabresi in Calabria siamo ancora sordi a quel richiamo tanto importante ma poco conosciuto nella nostra Costituzione, nel dovere di ciascun cittadino di contribuire al progresso materiale e spirituale della Nazione.

Se dobbiamo recuperare sul piano occupazionale con risposte sul tema del lavoro è necessario ricordare a chi ha oggi un lavoro che deve dimostrare operosità e capacità di rispondere con modalità differenti rispetto al passato e a richieste della popolazione ai nuovi bisogni della società.

Certamente andava recuperato tanto terreno in materia del diritto dei lavoratori ma andava garantita anche la prestazione, l’efficienza, il servizio dignitoso ai cittadini. Penso soprattutto al lavoro nelle amministrazioni pubbliche della Regione, delle nostre province, dei comuni. Sono infatti non poco preoccupato del settore sanità dove sprechi, ritardi e gelosie hanno incancrenito ancora di più la sanità calabrese.

Queste, signor Presidente, alcune riflessioni che nascono dal vivere tra la gente, dal contatto con i drammi della quotidianità, dalla sensibilità a dare risposte politiche, dalla voglia di riscatto della nostra Regione, dall’onore dell’impegno promesso in campagna elettorale.

Signor Presidente della Giunta, onorare gli impegni politici presi in campagna elettorale, fare un salto di qualità nell’offerta dei servizi ai cittadini è il nostro fine.

Dunque buon lavoro, Presidente Chiaravalloti, con la speranza che le nostre preoccupazioni possano essere presto fugate dal lavoro e dall’efficienza della Giunta regionale.

PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale.

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

La mia non vuole essere assolutamente una replica….

Ringrazio gli amici della maggioranza che hanno riconfermato il loro appoggio alla Giunta, sono lieto di aver chiarito un equivoco con l’onorevole Pirilli che era veramente un equivoco e penso che lui ne sia altamente convinto, la cosa mi farebbe piacere. Gli voglio sommessamente ricordare che nonostante le sue personali vedute, la sua parte politica è stata del tutto favorevole alla formazione dell’ultima Giunta e il rappresentante del suo Partito ha sottoscritto unitamente agli altri quattro la dichiarazione di solidarietà incondizionata e di invito a formare la Giunta.

(Interruzione dell’onorevole Pirilli)

Era un fatto episodico?

Umberto PIRILLI (AN)

… noi che facevamo o rompevamo oppure… quindi mi pare logico che a quel punto il Partito si sia orientato a mantenere…

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

Tutti gli equivoci si sono chiariti.

Vorrei fare all’amico Galati un’altra piccola precisazione, egli ha sostenuto – mi è parso almeno di sentire dal suo discorso – che è stata possibile questo tipo di operazione dall’assenza della legge. Non dall’assenza della legge, ma dalla presenza di una legge diversa. Lei ha auspicato uno Statuto che cambi queste regole ma lo Statuto attuale, la norma costituzionale, queste cose le consente. Sarebbe come affermare che oggi è vietato rubare perché manca una legge che permette a tutti di rubare.

Non rovesciamo le cose… se ho capito bene, se ho capito male ritiro tutto.

(Interruzione)

Allora chiariti tutti gli equivoci. Tra gli interventi dell’opposizione sono rimasto un po’ colpito dall’ultimo, quello dell’onorevole Borrello che mi richiama – forse giustamente – ad una maggiore tolleranza della dialettica che lui dice “democratica”.

Io raccolgo l’invito, mi scuso per qualche esasperazione polemica che forse può essermi scappata e ricambio l’invito, ma la polemica nasce dalla grossolanità della critica. La critica va sempre accettata con umiltà e la ritengo anzi assolutamente e soltanto un contributo. E’ il modo che talora è offensivo e genera giustamente qualche risposta polemica.

Mi auguro che questo non abbia più ad accadere e che ci sia al fondo una stima reciproca ma qualche volta ho percepito le critiche come insulti e non credo che facciano onore a chi li pronuncia, molto meno che a chi dovesse riceverli.

Mi è parso di cogliere anche una voglia di collaborazione, di sinergia istituzionale e lo trovo un fatto estremamente ed altamente positivo e quindi dobbiamo collaborare insieme. In questo quadro, vorrei dire e una cosa mi ha stupito, direi mi ha indignato se non avessi deciso di bandire dal vocabolario certe parole, certi termini.

Ho sentito ripetere da più di uno il senso di offesa per aver la Giunta chiamato dei suoi esperti a discutere del nuovo Statuto regionale. Ma siamo fuori della grazia del cielo.

Mi ricordo – scusate la banalità dell’episodio – un mio amico, che oggi non c’è più, che studiava francese e una volta ebbe l’amabilità di chiamarmi in disparte, io laureato in legge, e spiegarmi: sai in Francia c’è una città che si chiama Parigi. Credeva che tutto ciò che apparteneva alla Francia riguardasse lui. Non vorrei che questo stesso errore lo commettessero i signori consiglieri. La Giunta regionale ha il diritto di iniziativa legislativa in tutte le leggi e in tutte le situazioni.

Mi ricordava il professor Bonaccorsi che alla Costituente fu presentato un progetto del Governo per la formazione della Costituzione repubblicana che poi l’Assemblea discusse, nell’Assemblea dei 75. Io voglio vedere chi ha la faccia di alzarsi e sostenere che la Giunta non ha diritto di interloquire nella formazione dello Statuto, ha diritto di interloquire e di proporre ma non ha nessunissima intenzione di prevaricare. D’altronde, non sarebbe possibile, lo Statuto deve essere votato dall’Assemblea, nessuno lo discute, ma che la Giunta prepari un suo contributo, se gradito o comunque nella misura in cui i rapporti istituzionali lo impongono, gradito o meno deve essere comunque accettato. Se qualcuno ritiene come offesa che la Giunta presenti un suo contributo, io ho pietà di questa persona, di questo consigliere che ha il coraggio di ritenere come offesa la pretesa della Giunta di intervenire e dare un contributo anche alla formazione dello Statuto.

Consentitemi, non voglio polemizzare più, forse ci siamo intesi male, ci sono stati degli equivoci.

Il senso è questo: la Giunta deve dare il suo contributo, e intende darlo senza riserve, non ritiene di offendere nessuno e vuole dare un contributo sommesso in punta di piedi e discutendo apertamente col Consiglio, con tutte le sue componenti, accettando e riconoscendo l’esclusiva competenza del Consiglio a decidere.

Certo, le vostre reazioni sarebbero state giustificate se la Giunta avesse preteso di dire: lo Statuto lo faccio; se una voce del genere è corsa, certamente è falsa e malintesa.

Tornando agli aspetti positivi di questa discussione. Sono molto contento del dibattito che si è svolto questa sera, vi è stata una critica politica serrata dell’azione della Giunta, si sono dette tante cose, molte demagogiche. Io ho apprezzato l’oratoria di tipo forense del mio amico Napoli che non avevo mai visto in una performance di questo tipo e chiaramente il gioco delle parti impone che queste cose si facciano. Ma al di là del gioco delle parti, io vorrei che provassimo insieme con uno sforzo – ed io mi impegno –, vi ringrazio dello stimolo che mi avete dato stasera, a ragionare concretamente e sui fatti.

Questa Giunta che forse voi guardate con qualche legittimo sospetto, si appresta a compiere un’opera positiva per la nostra terra. Vi sono delle figure, delle persone di statura intellettuale riconosciuta ed apprezzata che hanno accettato con puro spirito di servizio questo incarico. Credo che quasi nessuno di loro abbia la convenienza personale ad essere qui, a svolgere questo servizio.

L’hanno accettato per puro spirito di servizio, per un gesto di civile risposta ai problemi, per una forma di amore per la nostra terra. A proposito, ricordo che siamo quasi tutti calabresi, solo quattro sono i componenti della Giunta, 4 su 13 che non sono calabresi; ma comunque calabresi o no hanno accettato con spirito di servizio e io sento di dover loro un grandissimo ringraziamento, al quale mi piacerebbe che in cuor vostro e non espressamente vi associaste tutti, perché è veramente un contributo molto bello che loro ci danno.

Ho raccolto le preoccupazioni, alcune legittime che sono emerse in relazione ai grandi problemi della nostra terra. Io l’avevo detto nell’intervento di inizio che avvertiamo la delicatezza del momento, che molti nodi stanno giungendo al pettine, che stiamo combattendo una sfida importante.

La Calabria è stata sempre ultima, è inutile che veniate a rimproverare a noi i mali eterni della Calabria: la disoccupazione, il sottosviluppo, la misera, l’ignoranza, le scuole che non funzionano, i fiumi che esondano, le colline che franano. E’ una storia che dura da secoli e non la potete certo attribuire a questa Giunta, ma proprio perché questo dura da secoli dobbiamo darci uno scrollone e tentare di recuperare il terreno perduto.

La nostra esperienza vuol essere questo, questa Giunta vuol compiere quest’opera di servizio e anche dal punto di vista politico accetta il frastaglio e la diversità delle opinioni, purché ci si confronti con serenità sui fatti e si muova nella direzione del raggiungimento dei risultati che la nostra gente attende e che è stanca di attendere da sempre.

Avremmo svolto il nostro ruolo, potremmo essere contenti del nostro agire quando saremo riusciti a dare risposta ai problemi. Non è facile, delle molte cose che sono state dette alcune sono vere, non ci sono delle situazioni drammatiche alle quali non siamo ancora riusciti a mettere mano.

Questo non dipende solo da insufficienze degli uomini, certo anche da errori e insufficienze degli uomini, di tutti gli uomini ma sicuramente da forze più grandi, esogene che insieme forse potremmo vincere.

Quindi, nel ringraziare tutti per il sereno contributo dato a questa discussione, vi esorto a cercare insieme i terreni di incontro per andare avanti verso questo nostro grande progetto.

PRESIDENTE

Grazie al Presidente della Giunta. Sono pervenuti un ordine del giorno e un documento alla Presidenza.

L’ordine del giorno è a nome dell’onorevole Pilieci e si riferisce all’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono. Ne do lettura.

“L’efferato attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono, rappresenta un’aggressione contro l’umanità e la civiltà intera.

L’alto numero di morti e di persone coinvolte inserisce questa aggressione tra i crimini più feroci della storia dell’umanità. Si è trattato di un atto di guerra contro la libertà e la democrazia, contro la vita e la sicurezza mondiale.

La Regione Calabria attraverso azioni mirate, dovrebbe spiegare alle nuove generazioni che non l’hanno vissuto da vicino cosa sia stato il terrorismo in Italia negli anni passati e che tante vittime ha mietuto.

Il terrorismo ancor più brutto ed inaudito è quello odierno, internazionale, occulto, spinto fino alle estreme conseguenze da fanatici uomini senza scrupoli che appartenendo all’islamismo più radicale sfruttano e strumentalizzano letteralmente l’ignoranza del popolo per fini di carattere politico.

La religione come oppio dei popoli è purtroppo una triste realtà in un’epoca di globalizzazione come la nostra i calabresi sono cittadini del mondo e i ragazzi di qualsiasi età devono pur sapere e rendersi conto del pericolo che ci sovrasta e di cui dobbiamo essere assolutamente consapevoli.

Simili atti terroristici si inseriscono in un contesto di ordine internazionale, richiedono ed esigono l’impegno e l’attenzione di tutte le istituzioni democratiche per scongiurare in futuro simili atti di barbarie.

E’ necessario, dunque, che le istituzioni regionali preposte allo sviluppo e alla formazione della persona, alla conoscenza razionale dei fenomeni sociali si attivino per la divulgazione di una maggiore attenzione e considerazione dei valori della civiltà contro ogni forma di fanatismo religioso che disprezzi il valore della vita umana.

In tutto questo un ruolo primario deve essere assunto dalle istituzioni scolastiche nella guida di formazione e di informazione dei nostri giovani. Il Consiglio regionale sensibile ai valori della vita, della libertà, della sicurezza e della pace, impegna la Giunta regionale ad avviare tutte le iniziative di propria competenza sul terreno della solidarietà al popolo americano e alle famiglie più direttamente coinvolte negli attentati terroristici.

Impegna, altresì, la Giunta regionale a predisporre un programma ed un progetto ovvero una giornata di studio nelle istituzioni scolastiche della regione per permettere ai nostri ragazzi di studiare, conoscere, apprendere e approfondire il fenomeno del terrorismo internazionale, nonché – allo stesso tempo – trovare un modo per inviare messaggi rincuoranti ai giovani affinché non si spaventino oltremodo di fronte a simili tragedie, anzi infondano con più forza e coraggio per guardare con più fiducia al futuro.

Impegna, ancora, la Giunta regionale a predisporre un piano di conoscenza e approfondimento sull’ordine mondiale, sulle cause e sulla matrice ideologica del terrorismo e sulle ragioni dell’odio che forniscono persone disponibili a morire per uccidere. Per dare, in altre parole, alla barbarie la risposta dell’umanità”.

L’onorevole Pilieci, chiede l’inserimento per la discussione e l’approvazione di questo ordine del giorno.

(Interruzione)

Intanto stiamo votando per l’inserimento.

Giuseppe BOVA (DS)

Sull’inserimento che ci sia un pronunciamento del Consiglio su fatti di questo tipo chi può essere contro?

PRESIDENTE

Quindi siamo d’accordo sull’inserimento. Siete anche d’accordo sull’approvazione oppure…

(Interruzione)

Ve lo diamo in copia e magari poi domani…

Giuseppe BOVA (DS)

… Il riferimento all’islamismo, non lo facciamo nessuno, a livello mondiale, dagli Stati Uniti d’America nessuno vuole aprire una guerra di religione…

PRESIDENTE

Nella seduta di domani si può decidere se approvarlo o meno.

(Interruzione)

Quindi è inserito all’ordine del giorno di domani, poi distribuiremo le copie in modo che giustamente ne prendiate visione.

Poi c’è un altro documento presentato dai gruppi del centro-sinistra che vi leggo anche se un po’ lunghetto.

“Il Consiglio regionale della Calabria

visto che l’onorevole Presidente della Giunta regionale ad appena 15 mesi dall’avvio della legislatura autonomamente ha decretato il fallimento del suo primo governo regionale…”…

(Interruzione)

Io intanto ve lo leggo per chiedervi se decidete o meno di inserirlo all’ordine del giorno…

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

…. siccome la Giunta non ha aperto un dibattito e non deve avere un voto di fiducia, è assolutamente irritale la presentazione di un documento del genere.

In qualità di Presidente della Giunta, mi oppongo alla presentazione del documento, alla ricevibilità del documento.

Invito la Presidenza a dichiarare il documento immediatamente irricevibile.

PRESIDENTE

Ma, Presidente, il documento è stato presentato dai consiglieri e noi non possiamo rifiutarlo; eventualmente possiamo votare contro, ma non possiamo non accettare un documento…

(Interruzione)

Intanto lo dobbiamo prima mettere all’ordine del giorno, Presidente, non è detto che venga inserito quindi…

(Interruzione)

Questo è un documento che non era stato ancora depositato alla Presidenza, quindi prima di poterlo discutere deve essere inserito all’ordine del giorno…

(Interruzione)

Questo documento deve essere prima inserito all’ordine del giorno, poi si discute.

(Interruzione)

Non è nessuna conclusione di dibattito, è un documento arrivato alla Presidenza e prima di essere discusso…

(Interruzione dell’onorevole Tripodi Michelangelo)

Prima discutiamo se deve essere inserito all’ordine del giorno, onorevole Tripodi, la prego. Questo è un documento arrivato adesso di cui nessuno era a conoscenza, dobbiamo vedere quindi prima di discuterlo se l’Aula è disponibile a discuterlo.

Se volete che lo legga, io lo faccio, altrimenti votiamo senza leggerlo, ma mi pare che non sia il caso.

(Interruzione dell'onorevole Borrello)

Distribuiamolo. Onorevole Borrello, per evitare di far subito le copie e distribuirlo, per non prendere tempo mi sono permesso di leggerlo in modo che tutti i colleghi sentissero. Poi sull’inserimento o meno, sulla votazione o meno è l’Aula che decide…

Giuseppe SCOPELLITI, assessore al lavoro

Ma lo diamo per letto noi.

PRESIDENTE

E’ giusto che si legga.

“Il Consiglio regionale della Calabria

visto che l’onorevole Presidente della Giunta regionale ad appena 15 mesi dall’avvio della legislatura autonomamente ha decretato il fallimento del suo primo governo regionale ed ha nominato un nuovo Esecutivo;

considerato che la Calabria è l’unica Regione a registrare il cambio della Giunta;

che la crisi è amministrativa e al tempo stesso politica-programmatica dal momento che gli intenti annunciati dallo stesso Presidente della Giunta al momento dell’insediamento del primo Esecutivo sono stati completamente disattesi;

che la manifestazione della crisi della maggioranza consiliare è di carattere politico dimostrata anche dal fatto che la scelta degli assessori del nuovo Esecutivo è avvenuta al di fuori del Consiglio regionale e che solo due sono i consiglieri regionali nominati assessori. La vicenda politica dell’elezione dell’onorevole Presidente del Consiglio regionale che ha evidenziato palesi contrapposizioni nello schieramento di maggioranza di centro-destra è espressamente indicata nel decreto di nomina tra le motivazioni che hanno indotto lo stesso Presidente al cambio dell’Esecutivo.

Che la nomina della nuova Giunta regionale rischia di tramutarsi in una scelta di mera sostituzione nominalistica e senza affrontare le ragioni e i limiti strutturali che hanno determinato finora una vera e propria condizione di paralisi amministrativa;

che tale paralisi riguarda settori nevralgici dell’amministrazione regionale rispetto ai quali tutt’ora la Giunta non ha indicato coerenti azioni programmatiche…”

(Interruzione)

Paolo NACCARATO (UPR)

Mettiamolo agli atti, depositiamolo agli atti del Consiglio… Ha ragione, Presidente, se noi mettiamo ai voti questo documento…

PRESIDENTE

Non ho detto di metterlo ai voti, onorevole…

Paolo NACCARATO (UPR)

…anche soltanto metterlo ai voti, se metterlo ai voti, noi dobbiamo come maggioranza presentare un documento in cui diciamo che udita la relazione del Presidente Chiaravalloti la… le chiedo scusa se parlo senza microfono, ho finito.

Questo configura una fattispecie diversa da quella che attualmente è in essere, perché il Presidente Chiaravalloti non è venuto qui a chiedere…

PRESIDENTE

Assolutamente..

(Interruzione)

Ma non stiamo votando questo documento, è stato presentato un documento ed io mi stavo permettendo di leggerlo, non di votarlo, di leggerlo come abbiamo fatto per tutti gli altri documenti.

A mio avviso non si deve votare niente, perché non è che siamo in fase di votazione, stiamo leggendo un documento che è arrivato a questa Presidenza.

Se poi non volete che lo legga e che lo diamo per letto, deve deciderlo l’Aula, questo sì, non posso deciderlo io.

Lo diamo per letto anche da parte dell’opposizione?

(Interruzione)

Nuccio FAVA (CAL. DEM. L’ULIVO)

Confesso il mio imbarazzo perché abbiamo ascoltato un Presidente attento, conciliante, collaborante, apprezzante ecc.

Ora non esiste Assemblea al mondo che non possa decidere alla fine di votare una risoluzione. Non c’entra nulla: i poteri del Presidente, la Giunta… è un fatto elementare, voi potete non accettarlo, respingerlo e votare contro, determinarvi come volete, noi possiamo chiedere che venga posto in votazione.

E’ una cosa elementare che avviene anche all’asilo infantile, quindi non capisco…

Poi il Presidente Chiaravalloti darà il giudizio che vuole, noi daremo il nostro, voi darete il vostro. Ci sono rapporti di forza, lo respingerete e basta, non vedo che senso abbia fare discussioni di questo tipo.

PRESIDENTE

Continuiamo con la lettura, altrimenti, se volete lo possiamo dare per letto.

Francesco GALATI (PS)

Presidente, chiedo scusa. Per rispondere all’onorevole Fava vorrei dire che c’è una norma fin troppo chiara che nessun documento può essere discusso se non viene acquisito e posto all’ordine del giorno.

Voi avete chiesto che venga posto all’ordine del giorno questo documento.

(Interruzione)

Allora non può essere discusso e non viene inserito all’ordine del giorno, il segretario generale ci può dire…

(Interruzione)

Ma non è così, qualsiasi documento nuovo, questo è il Regolamento…

(Interruzione dell’onorevole Tripodi Michelangelo)

Io ritengo che sia così, scusate, perché il Regolamento questo dice. Giustamente che vada messo, il documento, all’ordine del giorno però…

PRESIDENTE

Il documento deve essere inserito e per essere inserito deve essere votato l’inserimento per la discussione, altrimenti non lo possiamo discutere.

(Interruzione)

E’ così, mi dispiace.

Questo è un documento che io finirò di leggere, poi noi votiamo l’inserimento all’ordine del giorno, se si decide di votarlo.

“…la vicenda politica dell'elezione dell’onorevole Presidente del Consiglio regionale…”…

(Interruzione)

Antonio BORRELLO (PPI)

Mi permette due secondi, Presidente? C’è stato un dibattito politico sulle comunicazioni del Presidente Chiaravalloti. La relazione e tutti gli interventi.

Questo dibattito come si conclude se non con l’approvazione o attraverso la negazione di un documento che in questo caso abbiamo presentato noi come minoranza – avreste potuto farlo anche voi – per dare una conclusione lineare, corretta non certamente fuori dal mondo di una discussione, di un dibattito che ci sono stati su una questione politica amministrativa?

Mi dispiace che l’ex Presidente Scopelliti non possa essere dello stesso avviso, visto che per tantissime volte in cinque anni, a seguito di discussioni e dibattiti politici abbiamo concluso, comunque, con un documento o approvato dalla maggioranza o respinto dalla minoranza o viceversa; comunque, una conclusione ci vuol pure a questo dibattito.

Per noi è quella la conclusione, se voi ne avete altre, proponetele.

PRESIDENTE

Ma sull’ordine del giorno di oggi non c’era da votare niente, perché non è che il Presidente della Giunta si è presentato qui a presentare la Giunta da votare. Vi è stato un dibattito sulla Giunta, quindi non vedo perché bisogna concludere con una votazione; abbiamo concluso con la replica che il Presidente della Giunta ha voluto fornire e lo ringraziamo, ma non vedo perché bisogna concludere con una votazione. Non c’è da votare niente, se si tratta di votare, né discussione finale né altro.

Se poi volete che questo documento lo discutiamo, noi lo leggiamo, si vota l’inserimento all’ordine del giorno e poi lo approviamo se necessario, perché non c’è da votare una conclusione di questo discorso di oggi. Su che cosa? Su niente, perché la Giunta non si vota, il Presidente ha replicato, ognuno è intervenuto quindi il dibattito si sarebbe dovuto chiudere con l’intervento del Presidente della Giunta, con la sua replica finale.

Se poi volete che discutiamo su questo, non ho problemi.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Fava. Ne ha facoltà.

Nuccio FAVA (CAL. DEM. L’ULIVO)

Io espongo questo interrogativo al Consiglio. Se paradossalmente il Consiglio – e sottolineo paradossalmente – decidesse che non condivide l’impostazione della Giunta…

Giuseppe SCOPELLITI, assessore al lavoro

Non esiste una cosa del genere…

Nuccio FAVA (CAL. DEM. L’ULIVO)

Onorevole Scopelliti, la prego di lasciarmi parlare, non ha parola, faccia l’assessore meglio di come lo fa e mi lasci continuare.

Se paradossalmente il Consiglio decidesse a maggioranza – come può fare sulla base della legge Costituzionale – di mandare a casa la Giunta perché ritiene che operi negativamente per la Calabria e si autoscioglie, ha lo strumento per farlo.

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

La presentazione di una regolare mozione di sfiducia…

Nuccio FAVA (CAL. DEM. L’ULIVO)

Tanto è vero che noi non presentiamo nessuna mozione di sfiducia perché non siamo irresponsabili, ma presentiamo un ordine del giorno, Presidente, per il quale la sua maggioranza voterà contro, ma lei non può impedire a dei consiglieri di presentare un documento a conclusione del dibattito, perché è un atto irresponsabile sul piano elementare. Avviene in una scuola…

PRESIDENTE

Onorevole Fava e onorevole Galati, per favore nessuno ha la parola in questo momento.

Su una mozione di sfiducia presentata è chiaro che il Consiglio vota e si determina. Qui non c’è nessuna mozione di sfiducia, ma un documento che per essere discusso deve essere prima inserito all’ordine del giorno, quindi prima di questo inserimento all’ordine del giorno io non…

(Interruzione)

Il Regolamento che ho qua all’articolo 29 dice “…il Consiglio non può discutere né deliberare su materie che non siano all’ordine del giorno. Per discutere e deliberare su materie che non siano all’ordine del giorno è necessaria una deliberazione a maggioranza dei due terzi dei presenti…”..

(Interruzione)

Ma questo è un documento che non era inserito all’ordine del giorno, che l’argomento sia questo è un altro discorso…

(Interruzione)

Onorevole Fava, non stiamo discutendo sul fatto che voi non potete presentare questo documento… anzi siamo d’accordo che lo potete presentare, però prima di inserirlo…

Prego, onorevole Bova.

Giuseppe BOVA (DS)

Presidente, noi abbiamo come riferimento la legge 1 del ’99, la legge Costituzionale cui faceva riferimento poco fa il Presidente della Giunta.

Noi contemporaneamente per tutti gli altri punti abbiamo vigente lo Statuto, quindi abbiamo un doppio riferimento.

Se lei guarda lo Statuto – le dirò da qui a poco a quali articoli e a quali commi fare riferimento –, questo e il Regolamento vigente consentono di esprimere anche valutazioni finali sulla discussione in atto che non siano limitate alla mozione di sfiducia.

Siccome lo Statuto è vigente – primo punto –, secondo punto, comunque il caso lo create. Seppure giudicate irricevibile il documento – ed è un di più rispetto alle prerogative che ha la maggioranza -, questo esiste è lì e alla fine ci si esprime, ma non credo che fuori si cancelli.

L’unica differenza è che da un punto di vista formale ce lo respingete, senza nemmeno un attimo di discussione, anche questa è una scelta e fatela. Ma per lo Statuto vigente, una conclusione di questo tipo di minoranza del dibattito non solo è possibile, basta solo che lo chiediamo.

L’inserimento all’ordine del giorno si pone per argomenti, atti, ordini del giorno che siano al di fuori e al di là di quanto previsto dallo Statuto e dalla discussione, questa è la mia molto modesta conclusione.

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

…vale su tutte le altre. Quindi l’articolo dello Statuto va sempre letto in chiave, alla luce e rapportato alla norma Costituzionale ed io desumo da questa norma Costituzionale che un documento di questo genere non può essere presentato, altrimenti io non sarei venuto qui.

Ho ribadito che sono venuto personalmente per cortesia e per rendere omaggio all’Assemblea e per dare dichiarazioni, non per affrontare un dibattito.

Giuseppe BOVA (DS)

Presidente, avrebbe ragione lei se noi avessimo sostenuto una tesi di fatto negativa o superiore alla mozione di sfiducia. Su quel punto non stiamo discutendo, quindi il riferimento che mi fa, se lei mi consente – non ho vocabolo migliore – non è pertinente perché ha ragione lei per quel che ha detto.

Ma io non stavo sostenendo una tesi opposta, stavo semplicemente dicendo una cosa diversa. Su quello che lei ha sostenuto ora ha ragione, io sono d’accordo con lei, ma io non stavo sostenendo un’altra tesi di una legge, lo Statuto, che nega la legge costituzionale.

Io stavo dicendo solo un’altra cosa: che assieme alla mozione di sfiducia che è prevista dalla legge ecc., sono previste altre cose che non confliggono perché se confliggessero…

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

Questa secondo me confligge…

Giuseppe BOVA (DS)

Ma lei non è la legge, Presidente.

Giuseppe CHIARAVALLOTI, Presidente della Giunta regionale

E’ la mia opinione.

PRESIDENTE

L’ultimo intervento è dell’onorevole Pirilli.

Umberto PIRILLI (AN)

Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo - da quello che mi è dato di sapere dalla informativa che ho ricevuto in ordine al contenuto del documento – che il problema vada visto sotto un duplice punto di vista.

Uno riguarda la materia che attiene l’ordine del giorno. Se noi avessimo, allora per esempio, discusso oggi avendo all’ordine del giorno la tragedia che si è verificata negli Stati Uniti d’America e non ci fossero stati ordini del giorno predisposti, preparati e depositati sarebbe stato logico, legittimo e statutariamente corretto che a conclusione ciascun gruppo, ciascun consigliere potesse presentare un ordine del giorno perché la materia è la stessa. Essendoci l’entità di materia, la deroga alla norma statutaria che vuole nuovi argomenti non discutibili mi pare che sia in re ipsa.

Però, dicevo, nel merito il documento che lei non ha letto, ma dall’informativa che mi ha dato ora l’assessore Zavettieri, contiene un elemento che si distingue rispetto alla materia oggetto di discussione e questo mi fa propendere,credo legittimamente, per la tesi della irricevibilità posto che non è omogeneo rispetto all’argomento all’ordine del giorno del quale sarebbe, se fosse limitato all’argomento all’ordine del giorno, una logica conclusione non in termini di voto – ha ragione il Presidente, perché non può votarsi sulla relazione che attiene materia sottratta alla competenza del voto del Consiglio – ma come valutazione politica e come semplice ordine del giorno sarebbe stato possibile esprimere l’opinione in positivo o in negativo dei gruppi di maggioranza o di opposizione.

Contenendo il documento un aliquid novi rispetto alla materia oggetto di discussione dell’ordine del giorno, credo che questo argomento lo renda irricevibile. Quindi sono se c’è questo argomento nuovo…

(Interruzione)

L’aliquid novi è la sfiducia nei confronti di un assessore, l’incompatibilità di un assessore rispetto alla sua posizione…

PRESIDENTE

C’è anche uno scadenziario di obblighi della Giunta ecc., quindi non è solo una questione…

Si vota quindi sulla ricevibilità o meno del documento… ma se è irricevibile non vedo perché dobbiamo votare.

(Interruzione)

Allora sulla irricevibilità di questo documento. Siccome c’è un aliquid novi, si vota sulla ricevibilità o meno dell’argomento.

Giuseppe BOVA (DS)

…che si segnassero i voti…

PRESIDENTE

Si procede alla votazione per appello nominale.

Umberto PIRILLI (AN)

Chiedo scusa, il voto nominativo a mente di Regolamento mi pare che sia consentito solo quando riguarda persone…

(Interruzione)

Franco PILIECI, Segretario. Fa la chiama.

Umberto PIRILLI (AN)

Chiedo scusa, io vorrei la copia per leggerla prima di votarla.

Franco PILIECI, Segretario

Fa la chiama

Comunico l’esito della votazione. Presenti e votanti 32. Hanno risposto sì 15; hanno risposto no, 16; astenuti 1.

(Il Consiglio non approva)

La seduta è chiusa e sarà convocata per domani alle 12 con l’ordine del giorno già distribuito. Vorrei informare i colleghi che fanno parte della Commissione della Giunta del Regolamento che la Giunta è convocata per le 11.

La seduta termina alle 0,20


Allegati

Congedi

Hanno chiesto congedo i consiglieri Rizza, Torchia, Nucera, Aiello V..

(Sono concessi)

Annunzio di progetti di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono stati presentati alla Presidenza i seguenti progetti di legge di iniziativa della Giunta regionale:

“Tutela e valorizzazione delle minoranze albanesi, grecaniche ed occitaniche” (delibera n. 732 del 2.8.2001) (P.L. n. 115/7^)

E’ assegnato alla terza Commissione - Servizi sociali – ed alla seconda – Sviluppo economico – per il parere.

(Così resta stabilito)

“Disposizioni per la variazione al bilancio annuale 2001 e pluriennale 2001/2003 della Regione (legge finanziaria)” (delibera n. 764 del 5.9.2001) (P.L. n. 118/7^)

E’ assegnato alla seconda Commissione - Sviluppo economico.

(Così resta stabilito)

“Variazione al bilancio annuale 2001 e pluriennale 2001/2003” (delibera n. 763 del 5.9.2001) (P.L. n. 119/7^)

E’ assegnato alla seconda Commissione - Sviluppo economico.

(Così resta stabilito)

Sono stati, inoltre, presentati alla Presidenza i seguenti progetti di legge di iniziativa dei consiglieri:

Mistorni, Tripodi P., Tommasi, Incarnato, Pirillo – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 28 agosto 2000, n. 14” (P.L. n. 116/7^)

E’ assegnato alla prima Commissione - Politica istituzionale.

(Così resta stabilito)

Pezzimenti – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19.3.1999, n. 4 recante: “Ordinamento delle comunità montane e disposizioni a favore della montagna” (P.L. n. 117/7^)

E’ assegnato alla prima Commissione - Politica istituzionale.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:

“Richiesta autorizzazione Consiglio regionale aumento plafond funzionari delegati avvocatura regionale” (delibera n. 695 del 2.8.2001) (P.P.A. n. 130/7^)

E’ assegnato alla prima Commissione - Politica istituzionale.

(Così resta stabilito)

“Programma regionale per l’attività di forestazione e la gestione del patrimonio forestale indisponibile della Regione Calabria (articolo 5 L.R. 20/1992). Programma triennale 2000/2001” (delibera n. 712 del 2.8.2001) (P.P.A. n. 131/7^)

E’ assegnato alla quarta Commissione – Tutela dell’Ambiente – ed alla seconda - Sviluppo economico – per il parere.

(Così resta stabilito)

E’ stata, inoltre, presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo d’Ufficio:

“Elezione di un membro supplente nelle discipline amministrative per il rinnovo della sezione di Cosenza nel Comitato regionale di controllo (Coreco) in sostituzione del dottor Francesco Capocasale, dimissionario” (P.P.A. n. 132/7^)

Richiesta parere della Commissione consiliare

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 729 del 2.8.2001, recante: “Contributi ai Comuni per riadattamento edifici scolastici di loro proprietà adibiti ad uso di scuole elementari e medie di 1° grado - Legge 641/67, art. 29. Criteri di assegnazione anno 2001” (Parere n. 22)

E’ assegnato alla terza Commissione - Servizi sociali.

(Così resta stabilito)

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 730 del 2.8.2001, recante: “Interventi per il diritto allo studio. Piano 2001” (PARERE N. 23)

E’ assegnata alla terza Commissione - Servizi sociali.

(Così resta stabilito)

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 744 del 5.9.2001, recante: “L.R. n. 10/1997 — Art. 40, comma 5° - Completamento procedure amministrative costituzione Società mista Sorical” (PARERE N. 24)

E’ assegnata alla prima Commissione - Politica istituzionale.

(Così resta stabilito)

Apposizione di visto su leggi regionali

Il Commissario di Governo nella Regione Calabria, ha comunicato che il Governo non si oppone all’ulteriore corso delle seguenti leggi regionali:

Interventi urgenti nel settore del trasporto” (deliberazione n. 81 del 20.7.2001);

“Norme sul procedimento amministrativo, la pubblicità degli atti ed il diritto di accesso. Disciplina della pubblicazione del Bollettino Ufficiale della Regione Calabria” (deliberazione n. 82 del 31.7.2001);

Rinvio di legge a nuovo esame

Il Commissario di Governo nella Regione Calabria ha comunicato che il Governo ha rinviato a nuovo esame la deliberazione n. 85 del 31.7.2001, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 14 febbraio 1996, n. 3, recante: <<Disposizioni in materia di trattamento indennitario agli eletti alla carica di Consigliere regionale>>”

Il provvedimento è assegnato alla prima Commissione - Politica istituzionale.

(Così resta stabilito)

Trasmissione di deliberazioni

La seconda Commissione consiliare, con nota n. 369 del 4.9.2001, ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio di previsione 2001, adottate dalla Giunta regionale:

Deliberazione Giunta regionale n. 667 del 24.7.2001

Deliberazione Giunta regionale n. 668 del 24.7.2001

Deliberazione Giunta regionale n. 669 del 24.7.2001

Deliberazione Giunta regionale n. 670 del 24.7.2001

Deliberazione Giunta regionale n. 671 del 24.7.2001

Deliberazione Giunta regionale n. 692 del 24.7.2001

Deliberazione Giunta regionale n. 720 del 2.8.2001

Deliberazione Giunta regionale n. 721 del 2.8.2001

 

La seconda Commissione consiliare, con nota n. 389 del 13.9.2001, ha trasmesso copia della deliberazione n. 742 del 22.8.2001 di variazione al bilancio di previsione 2001, adottata dalla Giunta regionale.

Adesione a gruppo consiliare

Con lettera del 22 agosto 2001 acquisita agli atti del Settore Segreteria del Consiglio in data 23 agosto 2001 prot. 1555, l’onorevole Raffaele Senatore ha comunicato di rassegnare le dimissioni dal Gruppo consiliare del Cdu per aderire al Gruppo consiliare di Forza Italia.

Designazione di Presidente di gruppo consiliare

Con lettera acquisita agli atti del Settore Segreteria del Consiglio in data 5 settembre 2001 prot. 1609, gli onorevoli Domenico Crea e Francesco Talarico fanno presente che il nuovo Presidente del Gruppo consiliare Ccd, dall’1 settembre 2001, è l’onorevole Crea Domenico in sostituzione dell’onorevole Aiello Vincenzino.

Designazione di consiglieri regionali in seno alle Commissioni consiliari

Con lettera del 31 agosto 2001, prot. n. 104, acquisita agli atti del Settore Segreteria del Consiglio in data 4 settembre 2001 prot. 1602, l’onorevole Luigi Fedele ha comunicato che i rappresentanti del Gruppo di Forza Italia in seno alle Commissioni consiliari permanenti e alla Commissione Riforme Istituzionali sono come appresso designati:

1^ Commissione: onorevoli Fuda Pietro, Leone Gianfranco;

2^ Commissione: onorevoli Vescio Salvatore, Tesoriere Ottavio;

3^ Commissione: onorevoli Aiello Pietro, Occhiuto Roberto, Mangialavori Antonino;

4^ Commissione: onorevoli Tesoriere Ottavio, Vescio Salvatore.

Commissione Riforme Istituzionali: onorevoli Fuda Pietro, Occhiuto Roberto

Con lettera del 6 settembre 2001 prot. n. 1, acquisita agli atti del Settore Segreteria del Consiglio in data 6 settembre 2001 prot. 1631, l’onorevole Domenico Crea ha comunicato che i rappresentanti del Gruppo Ccd in seno alle Commissioni consiliari permanenti e alla Commissione Autoriforma sono come appresso designati:

1^ Commissione: onorevole Crea Domenico;

2^ Commissione: onorevole Talarico Francesco;

3^ Commissione: onorevole Aiello Vincenzino;

4^ Commissione: onorevole Aiello Vincenzino.

Commissione Autoriforma: onorevole Crea Domenico

L’onorevole Mario Pirillo, Presidente del Gruppo “Margherita”, rappresenta il Gruppo medesimo nella quattro Commissioni consiliari permanenti, nella Commissione per l’Autoriforma, nella Giunta delle Elezioni e nella Giunta per il Regolamento.

L’onorevole Giuseppe Torchia, Presidente del Gruppo “Udeur”, rappresenta il Gruppo medesimo nella quattro Commissioni consiliari permanenti, nella Commissione per l’Autoriforma, nella Giunta delle Elezioni e nella Giunta per il Regolamento.

Composizione della Giunta

Con decreto del 7 agosto 2001 n. 100, pervenuto al Settore Segreteria del Consiglio in data 28 agosto 2001, prot. 1568, il Presidente della Giunta regionale onorevole Giuseppe Chiaravalloti ha determinato in undici il numero degli assessori e ha nominato i componenti della Giunta regionale ripartendo gli incarichi come di seguito indicato:

1° Dipartimento – Assetto ed utilizzazione del territorio

Aurelio MISITI: Viabilità, Acquedotti e Lavori Pubblici di interesse regionale. Edilizia pubblica e residenziale. Opere portuali, Aeroportuali ed idrauliche di competenza regionale. Uso delle acque. Navigazione e porti lacuali. Rischio sismico e idrogeologico. Attuazione Programma Edilizia Sanitaria.

Paolo BONACCORSI: Urbanistica. Ambiente e beni ambientali. Parchi e aree protette. Tutela delle coste. Demanio.

Giovanni LUZZO: Affari Generali della Presidenza, salvo quelli specificatamente delegati all’Assessore alla Presidenza. Enti Locali. Personale: Riforma dell’organizzazione regionale, controllo di gestione, innovazione amministrativa e istituzionale. Polizia Urbana, locale e rurale. Industria e consorzi industriali. Attività commerciali. Fiere e Mercati. Artigianato. Cave e torbiere. Acque minerali e termali.

Francesco STILLITANI: Trasporti.

2° Dipartimento - Sviluppo economico

Mario LUCIFERO: Agricoltura; Caccia e pesca nelle acque interne.

Dionisio GALLO: Foreste e Forestazione. Protezione Civile. Pari Opportunità.

Emmanuele Francesco Maria EMANUELE: Assessorato alla Presidenza: Vicario del Presidente della Regione alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome; Politiche del credito e attività finanziarie; Contenzioso tributario; Enti partecipati finalizzati allo sviluppo; New Economy; Attivazione delle procedure di devolution; monitoraggio dell’attività degli Assessorati con riferimento all’attuazione del Programma. Polo Informatico e Innovazione Tecnologica. Politiche di sviluppo per le attività economiche e produttive.

Massimo BAGARANI: Bilancio e finanze. Programmazione. Sistema informatico e statistico. Patrimonio.

Giuseppe GENTILE: Turismo. Industria alberghiera. Sport e spettacolo.

3° Dipartimento - Servizi Sociali

Saverio ZAVETTIERI: Pubblica istruzione. Cultura. Università. Beni culturali.

Giuseppe SCOPELLITI: Formazione professionale. Lavoro e cooperazione.

Decadenza di deliberazione

La terza Commissione consiliare, con nota prot. n. 191 del 28.8.2001, ha comunicato che la proposta di provvedimento amministrativo n. 127/7^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Disposizioni per la promozione di diritti e opportunità per l’infanzia e l’adolescenza - Secondo triennio di attuazione anni 2001-2003 - Fondi 2000-2002: Adempimenti regionali e aggiornamenti linee di indirizzo agli Enti Locali. Legge n. 285/1997” (delibera G.R. n. 618 del 24.7.2001), adottata ai sensi dell’art. 28 dello Statuto, è da considerarsi decaduta.

Trasmissione di deliberazione da parte della Giunta regionale

La Giunta regionale, con nota n. 1388/S del 14.9.2001, ha trasmesso la deliberazione n. 737 del 22 agosto 2001, recante: “Società mista tra la Regione Calabria e l’A.T.I. Acquedotto Pugliese S.p.A. - ENEL Hydro S.p.A.. Stipula atto costitutivo”.

La delibera di cui sopra sarà trasmessa alla prima Commissione per opportuna conoscenza.

Interrogazioni a risposta scritta

Fortugno. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alla sanità. Per sapere – premesso che:

il Presidio Ospedaliero di Locri ha una capienza di n. 808 posti letto;

in atto i ricoverati, mediamente, non superano le 300 unità;

la Struttura Ospedaliera di Locri, per legge, è sede di dipartimento di emergenza-urgenza perché è l’unico presidio che ha tutti i reparti normativamente previsti (vedi D.P.R. del 27/03/1992 e l’accordo Stato-Regioni), compresi i reparti di Otorino e di Oculistica;

le consulenze giornaliere richieste dal Pronto Soccorso in emergenza-urgenza ai due reparti sono numerose ed aumentano di molto nel periodo estivo;

l’eventuale trasferimento di tali reparti - che si intende effettuare entro il 15 Agosto 2001 - non solo è illegittimo perché viola la legge, ma è anche inopportuno e irrazionale perché crea enorme disagio al personale addetto all’emergenza e farebbe venir meno, in sede di dipartimento, la rapida consultazione a beneficio degli assistiti, creando notevoli disagi ed anche rischi agli utenti con eventuali responsabilità;

anche per stabilire le modalità, molto elementari, di tale singolare trasferimento, il Direttore Generale ha chiesto una consulenza all’Ingegnere Cesare Taddia di Milano, nonostante le professionalità esistenti nell’ufficio tecnico dell’Asl numero 9, con evidente spreco dl pubblico denaro in una situazione vistosamente deficitaria -:

di voler intervenire tempestivamente per il ripristino della legalità violata e per l’immediata revoca dell’illegittimo provvedimento, che anche se fosse consentito e non lo è, depaupera l’Ospedale di Locri di due unità specialistiche; determina notevoli disagi agli utenti privandoli di una consultazione specialista immediata e dovuta e privandoli della possibilità di usufruire di interventi urgenti e a rischio all’interno dell’Ospedale di Locri, attrezzato e sede di dipartimento di emergenza-urgenza.

(147; 31.7.2001)

 

Guagliardi. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

sette componenti del Consiglio dell’Ente Parco del Pollino hanno assunto a maggioranza la grave decisione di esprimere parere favorevole alla realizzazione di un elettrodotto da 380.000 KW, sulla linea Laino-Feroleno-Rizziconi;

tale delibera è stata assunta, in assenza del parere tecnico, con quattro voti favorevoli su sette presenti e con il voto decisivo del Presidente, nell’ambito di un Consiglio composto da 13 componenti;

constatato che l’elettrodotto in oggetto passerebbe, anche, vicino a centri abitati, con i conosciuti rischi per i cittadini, derivanti dai campi elettromagnetici;

il territorio attraversato dall’elettrodotto è all’interno del perimetro del Parco del Pollino, quindi interessato dalle norme di tutela più restrittive, proprio allo scopo di salvaguardia dell’equilibrio naturale ed ambientale di quel territorio risaputamente fragile;

la fulminea decisione, assunta da soli 4 membri del Consiglio dell’Ente Parco (Presidente compreso) dopo alcuni anni di dibattito, che ha registrato la contrarietà degli enti locali, delle popolazioni, delle forze politiche e culturali della regioni Calabria e Basilicata, assume un significato fortemente contrario alle esigenze di sviluppo dell’area ed in particolare della tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente, e che il voto favorevole dei rappresentanti delle Università di Calabria e Basilicata e quello del rappresentante dell’Associazione Pro-Natura (soggetti non direttamente rappresentativi delle comunità locali), non tengono conto delle problematiche esposte -:

per conoscere quali azioni intenda intraprendere in vista di una revisione della decisione assunta, anche in considerazione della contrarietà di quei comuni (Laino Castello, Mormanno e Morano Calabro) interessati dal passaggio della linea e per riprendere il confronto con l’Enel allo scopo di definire misure alternative, anche relative al tracciato, alfine di soddisfare le esigenze energetiche senza entrare in contrasto con gli indirizzi programmatici riguardanti l’area del Parco.

(148; 31.7.2001)

Tripodi P.. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore ai trasporti. Per sapere - premesso che:

la Giunta Regionale con proprio atto n. 4471 del 23/07/1996 costituiva il nucleo di valutazione per i disavanzi pregressi delle aziende di trasporto per il periodo 1° Gennaio 1987 al 31 dicembre 1996;

in data 14 febbraio 2000 è stata presentata dai singoli professionisti una specifica delle competenze dovute per onorario, ed altre spese per un complessivo di oltre 13 miliardi;

il Dipartimento in data 29 febbraio ha contestato la legittimità della richiesta sostenendo che doveva essere presentata unica parcella vistata dall’ordine professionale;

in data 27 giugno 2000 veniva presentata un’unica parcella, senza il visto dell’ordine professionale, per un complessivo importo di £ 5.338.214.000 oltre Iva;

in esecuzione della delibera di G. R. n. 4471 del 23 settembre 1996 è stato erogato un primo acconto di £ 156.000.000 Iva compresa e con decreto dirigenziale n. 21 del 10 maggio 2000 è stato erogato un secondo acconto di £ 180.000.000 Iva compresa -:

per quale motivo con decreto n. 5838 del 19 giugno 2001 viene liquidato un terzo acconto di £ 2.389.107.000 oltre £ 477.821.400 più Iva, per complessive £ 2.866.928.400 tenuto conto degli acconti di importi più modesti precedentemente erogati e della non riconosciuta parcella presentata dai professionisti tanto da chiedere un parere legale all’avvocatura regionale.

(149; 1.8.2001)

Galati. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore all’industria e alle attività produttive. Per sapere – premesso che:

fonti sindacali hanno annunciato, con allarme, la decisione dei vertici nazionali di Telecom Italia di trasferire a Palermo anche l’ultima funzione direzionale (clienti residenziali) assegnata alla struttura calabrese dell’azienda;

secondo quanto previsto da questo piano di ridimensionamento, la sede Telecom di “Sarrottino” sarà declassata a postazione periferica, perdendo qualsiasi ruolo e funzione direzionale a vantaggio della Sicilia;

la Direzione generale di Telecom Italia ha già avviato un Piano urgente di trasferimenti forzati dei quadri e delle cosiddette “professionalità elevate”, circa 80 persone, con immaginabili conseguenze negative per le rispettive famiglie;

tale piano assegnerebbe alla sede di “Sarrottino” solo funzioni minori, tanto che il personale ad essa destinato avrà solo mansioni basse o comunque dequalificate;

sottolineato che tale decisione, se confermata, avrebbe negative conseguenze sulla presenza complessiva delle telecomunicazioni nella nostra regione, sottraendole compiti, funzioni e risorse umane;

il Piano di ridimensionamento inciderebbe in modo grave sulla struttura complessiva della città di Catanzaro, capoluogo della Calabria, alla quale verrebbe indebitamente sottratta un’altra funzione di livello superiore, senza contare i negativi riflessi sull’indotto;

il Piano industriale della Telecom Italia, anche alla luce dei recenti cambiamenti societari, risulta quanto mai nebuloso per quanto riguarda gli obiettivi ed eventuali investimenti nella regione Calabria;

l’intero settore delle telecomunicazioni risulta in Calabria assai debole per la scarsa presenza e dinamicità non solo di Telecom Italia ma anche degli altri gestori -:

sono a conoscenza della grave situazione venutasi a creare nel settore delle telecomunicazioni in Calabria e, in particolare, dell’ormai annunciato trasferimento delle funzioni direzionali Telecom a Palermo;

quali iniziative il Presidente della Giunta e l’Assessore all’industria hanno adottato o intendano adottare per scongiurare il pericolo del ridimensionamento della sede di “Sarrottino” o comunque per aprire un confronto con Telecom Italia per una riconsiderazione dei contenuti dello stesso Piano;

se intendono, a tale scopo, chiedere un incontro al ministro delle telecomunicazioni, onorevole Gasparri, anche per aprire un più complessivo tavolo di lavoro che assegni alla Calabria, nel quadro di una politica nazionale a favore del Mezzogiorno, un preciso ruolo nel settore delle telecomunicazioni e delle alta tecnologie.

(152; 28.8.2001)

Borrello. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore al lavoro. Per sapere – premesso che:

in applicazione dell’articolo 7 ter della L.R. n. 14 del 2000 (Legge Finanziaria) sono state attivate le procedure per la selezione dei progetti di autoimprenditorialità a favore di giovani disoccupati da ammettere ai benefici economici ivi previsti;

il relativo bando pubblicato sul BUR ha indicato le modalità di partecipazione e i criteri di attribuzione dei punteggi per la formulazione della graduatoria e, tra questi, l’assegnazione di 4 punti (limite massimo) a quei progetti provenienti da territori provinciali che registravano un tasso di disoccupazione superiore alla media regionale;

nello stesso bando è stabilito che il Centro per l’Impiego competente per Provincia doveva certificare il dato percentuale di disoccupazione al momento della presentazione dei progetti;

ha notizia che la Fincalabra, incaricata della fase istruttoria, avrebbe deciso di prendere a riferimento, invece, i dati riportati dalla Gazzetta Ufficiale del Gennaio 2001, quindi successivi alla presentazione dei progetti, stravolgendo, così, l’impostazione iniziale;

l’iniziativa è assolutamente illegittima perché non è ammesso modificare le regole di una partita quando questa è già in corso;

pur essendo lontana l’idea di pensare a strategie tendenti a penalizzare qualche territorio a vantaggio di altri, tuttavia si registra che la “novità” introdotta a posteriori va a discapito solo dei giovani della Provincia di Vibo Valentia, nei confronti dei quali si realizzerebbe l’ennesimo scippo per effetto di decisioni arbitrarie e fortemente discriminatorie -:

1) se risponde al vero la notizia sopra riportata;

2) se, in caso affermativo, non ritengono di dover intervenire autorevolmente presso Fincalabra affinché ripristini con urgenza la violata legalità e si limiti ad attenersi scrupolosamente alle prescrizioni del bando.

(153; 29.8.2001)

Borrello. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

la Legge 11 Agosto 1991, n. 266 (legge quadro sul volontariato) prevede l’istituzione di un fondo speciale regionale, alimentato dalle erogazioni annuali di fondazioni ed istituti bancari, da destinare all’istituzione, tramite gli Enti Locali, di Centri di servizio a disposizione delle organizzazioni di volontariato e da queste gestiti per sostenerne e qualificarne l’attività;

con Decreto dell’8 ottobre 1997 il Ministero del Tesoro ha definito le modalità operative per la costituzione del predetto fondo speciale a favore di ogni Regione, la cui amministrazione compete ad un Comitato di Gestione, presieduto dal Presidente della Giunta regionale, che ha il compito, tra l’altro, di istituire i Centri di Servizio e di ripartire tra di essi il fondo speciale di cui sopra;

ha notizia che solo in Calabria non sarebbe stato insediato il citato Comitato;

la grave inadempienza non solo ha impedito il superamento di situazioni di precarietà e disagio che registrano le attività legate al volontariato, malgrado l’impegno straordinario di tantissima gente, ma soprattutto ha immobilizzato ingenti risorse (oltre 10 miliardi) e non ha consentito l’istituzione dei Centri di servizio;

la stessa Legge regionale n. 18 del 1995 appare inadeguata sul piano normativo e su quello delle risorse stanziate annualmente (appena 400 milioni), oltre ad accusare lentezze e ritardi nella gestione delle pur esigue disponibilità;

in una Regione come la nostra dove la solidarietà, la partecipazione e il pluralismo dovrebbero assumere elevati livelli di attenzione, non possono essere ammesse approssimazione ed indolenza quando sono in gioco rilevanti valori sociali -:

1. se risponde a vero che non è stato ancora nominato il Comitato di gestione previsto dalle norme vigenti;

2. se, in caso affermativo, non ritiene di provvedere con ogni assoluta urgenza e priorità agli adempimenti di competenza;

3. se non ritiene, infine, di provvedere, attraverso la pletora di consulenti di cui dispone, all’elaborazione di una “vera” proposta di legge regionale sul volontariato da inserire in una disciplina organica di riforma del welfare state che si faccia carico di recepire la legge quadro sul sistema integrato dei servizi sociali (c.d. Legge Turco).

(154; 31.8.2001)

Fortugno. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

dopo i licenziamenti presso l’ospedale di Locri di alcuni Primari, arriva l’abbandono anche da parte del Primario di Chirurgia Doti, Salvatore Virzì, messo nella condizione di non poter espletare a pieno la sua professionalità;

oltre tremila firme raccolte spontaneamente dai cittadini preoccupati, un’accorata e motivata richiesta dei Sindaci della Locride dirette alla cd. “manager” Stroili, sono rimaste lettera morta!;

a tali iniziative, con insensibilità non si è risposto neppure per chiedere, chiarire, tentare, rincuorare, dissuadere, assicurare, evitare che Virzì lasciasse;

dopo un silenzio ostile, distaccato, gelido, finalmente quando la polemica con la popolazione si accesa ed è salita di tono, c’è stato un colloquio tardivo ed un minimo di disponibilità a valutare la cosa;

così un pezzo di Ospedale “questa immensa risorsa che non possiamo permetterci il lusso di perdere”, come scrivevano i Sindaci, si perde tra la colpevole indifferenza di chi dovrebbe migliorare la qualità della sanità di questa sfortunata terra.

sono lontani i tempi in cui i cittadini di Locri tutti, ognuno secondo la propria possibilità, fecero una pubblica sottoscrizione per avere un Ospedale! Sono stati vani gli sforzi di alcuni locresi che questo Ospedale vollero: Michele Scaglione, Guido Candida, Pepè Cilione, Michele Murdaca;

è stata spesa invano l’attività di alcune famiglie e di alcuni locresi, vano l’impegno dei loro altissimi referenti politici che con un decennio di instancabile lavoro ottennero il grande Ospedale di 800 posti letto, che ha costituito anche una fonte di larga e generale occupazione per Locri e per la zona jonica di Reggio Calabria.

questi cittadini che realizzarono uno dei più importanti presìdi della Calabria e che rispondono al nome di Guido Candida, Mario Laganà, Raffaele Sainato, Michele Murdaca,. Francesco Morgante, Renzo Zucco e tanti altri che poi collaborarono: Cilione, Mollica, De Domenico, Marando, Schirripa, Filocamo Carmelo, Pelle, Spagnolo, Napoli ed altri, erano tutti animati dal desiderio sincero di assicurare risposte adeguate al bisogno di salute della popolazione, che animati da “amore” per la Città e da “amore” per l’Ospedale cercavano ovunque i migliori Primari che volessero venire a Locri e per tale fine, pubblicizzavano al massimo i concorsi e non escludevano chi avesse titolo a partecipare perché più vasta e produttiva fosse la selezione.

prendevano contatti con le scuole più prestigiose del Paese, di Medicina, di Cardiologia, di Chirurgia, di Pediatria, di Oculistica, di Ortopedia, di Geriatria e di altre discipline, per avere indicazioni e consigli. E come per altri Primariati, quando agli inizi degli anni 90 si trattò di coprire il posto di Primario di Chirurgia, si fece molta pubblicità;

vi erano difficoltà e il Presidente dell’epoca fece persino un appello ed un’intervista al TG2 nazionale per sollecitare la partecipazione di tutti i possibili candidati ad alcuni concorsi che erano non “prefabbricati” ma “aperti” ai migliori presso l’Ospedale di Locri. A quella Commissione di Concorso di Chirurgia si chiese soltanto, con insistenza, che la scelta cadesse sul migliore per casistica operatoria e per preparazione teorica, e vincitore fu il Dott. Virzì, scelto dunque per merito e bravura, senza che alcuno prima lo conoscesse, senza sapere o chiedere se aveva e qual era la sua estrazione politica:

la scelta quindi non è stata per raccomandazione, non perché portava un pacco di voti suoi e dei parenti, non perché si era familiarizzato in una cena magari offerta da lui, non per deteriore clientelismo, non per fare un investimento politico in quanto mai Virzi è stato richiesto o si è occupato di politica, ma esclusivamente perché era laborioso e bravo!

il suo allontanamento, oggi, rappresenta una grave perdita e depaupera di molto il nosocomio locrese e così si smantella e si degrada l’assistenza sanitaria nella zona jonica, alla cui popolazione il Primario Virzì aveva dedicato un impegno senza limiti, con oltre 1.600 interventi all’anno e circa 18.000 nei 9 anni di attività. Interventi in grandissima percentuale positivi, molti di alta e, in buon numero, anche di altissima chirurgia, che hanno costruito il prestigio della divisione chirurgica dell’Ospedale di Locri, alla quale i cittadini del nostro territorio, molti calabresi e tanti di fuori regione, si rivolgevano con senso di sicurezza e di fiducia.

così agiva una volta, chi amministrava per la scelta dei Primari;

così agivano, viaggiando a loro spese, gli amministratori, le cui gestioni erano onorifiche e non gratificate, eccessivamente, con oltre 400 milioni all’anno e i cui bilanci erano in attivo, perché si evitavano gli sperperi del pubblico denaro, perché gli amministratori intendevano la loro attività come servizio, non come arrogante esercizio di potere.

poi, la superficialità e l’incapacità hanno avuto il sopravvento e pur avendo avuto l’Asl l’aumento dei trasferimenti delle risorse regionali di dotazione, si è aggravato il deficit finanziario e si è aggravato il degrado della sanità nella Locride, fino a raggiungere l’attuale inaccettabile livello.

di fronte a tanta desolazione insieme a numerose altre persone, io protesto con tutta la mia indignazione di professionista e di cittadino, e richiamo l’attenzione a quella situazione di chirurgo valorosamente ed elevatamente conquistata dal collega Salvatore Virzì, che solo chi è dotato di pregiudizi non vuol riconoscere e ritiene facilmente sostituibile -:

se è giusto o se non sia infinitamente triste ed indegno, che un professionista valoroso, per meglio operare debba andarsene dalla Locride, (ed al Dott. Salvatore Virzì, che in Ospedale ha condotto una vita di lavoro schiacciante, e alla popolazione della Locride auguro che le cose cambino presto e che il Primario possa riprendere il suo ruolo e la sua missione);

se nella sua sensibilità il Presidente della Giunta regionale non ritenga utile, per placare l’allarme determinatosi nella gente della locride, convocare personalmente il primario Dott. Virzì, per sentire le sue ragioni, ricercare eventuali soluzioni ed adottare i possibili atti idonei ad assicurare la permanenza in Calabria di questa validissima professionalità;

se i poteri derivanti dalle sue alte responsabilità le consentono di prendere tutte le iniziative idonee per fermare il progressivo e inarrestabile degrado delle strutture e del Servizio Sanitario nella Locride.

(155; 6.9.2001)

Fortugno. Al Presidente della Giunta regionale, all’assessore alla sanità e al Presidente della terza Commissione consiliare. Per sapere – premesso che:

da un paio danni presso l’Asl n. 9 con vari atti e con ostinazione si porta avanti il disegno di creare un doppione del Pronto Soccorso-Astanteria denominato “Medicina d’urgenza-Astanteria” da affidare all’aspirante Dott. L. Giugno;

nel periodo in cui questa illegittima iniziativa è stata portata avanti si sono alternati quattro c.d. manager e precisamente Madaffari, Pelaia, Sgrò e Stroili. La prima e i due ultimi, tesi alla realizzazione di tale unità operativa come struttura complessa, il secondo che frenava sospendendo gli atti teso a ripristinare la legalità violata;

tale scandalosa vicenda è caratterizzata da un succedersi di decisioni incoerenti dei protagonisti, di pareri e proposte di organi responsabili altalenanti e contraddittori secondo i diversi momenti, non si capisce se dettati da ripensamenti interpretativi o da timori di responsabilità eccessive o da sollecitazioni superiori spregiudicate e deprecabili;

dall’apertura l’ospedale fu dotato di un pronto soccorso astanteria e accettazione;

da decenni l’astanteria nei suoi posti letto ha tenuto in osservazione gli ammalati e accolto i bisognosi di cure urgenti:

tutte le norme sull’emergenza D.P.R. 27.3.1992. D.M. 15.5.92 D.Legs.vo 502/92 e modificazioni, il piano sanitario regionale 3.4.95 n. 9, l’atto Stato-Regioni in G.U. n. 114 del 1 7.5.96 confermano i posti letto di medicina d’urgenza-astanteria dell’Ospedale di Locri, cosi pure il D.E.A.. e non consentono il doppione costruito per il Dott. Giugno;

il Dott. Giugno è stato incaricato in spregio alle leggi: che il Dott. Pelaia ha sospeso gli atti;

il Dott. Sgrò Commissario subentrato, ha ripristinato l’incarico al Dott. Giugno, Aiuto di Medicina, che non possiede i requisiti per dirigere una struttura di secondo livello; che lo stesso incaricato è stato privilegiato rispetto ad altri sanitari della disciplina con titoli ed esperienze di gran lunga superiori;

per tale illegittimo ed inutile doppione è stato addirittura bandito un concorso per Primario, sempre in contrasto alla legge in mancanza del piano triennale delle assunzioni e senza pianta organica ben definita;

di recente si è proceduto alla individuazione del componente la Commissione di concorso di competenza del Consiglio dei Sanitari, nonostante i componenti siano stati avvertiti dell’illiceità del Concorso, come risulta dal relativo verbale;

concordata e fissata la riunione del Consiglio dei Sanitari per l’incombenza per il 13 settembre, tale individuazione è stata anticipata dal Direttore Sanitario dell’Azienda per intuibili pressioni al 21 agosto;

la riunione della Commissione di Concorso è stata fissata per il 27.9.2001;

tutte le delibere adottate, quindi, non rispettano i requisiti e i principi della legalità, dell’opportunità, dell’economicità, dell’oggettività e della trasparenza. che devono essere presenti in tutti gli atti amministrativi, in osservanza dei principi costituzionali che regolano gli atti della Pubblica Amministrazione. Gli atti deliberativi sono, altresì, ciascuno e tutti illegittimi ed arbitrari per i seguenti motivi:

1) Sono stati adottati su materie per le quali devono precedere obbligatoriamente: a) il contratto decentrato integrativo di lavoro; b) la concertazione con i sindacati - tra l’altro espressamente richiesta dalle sigle sindacali -; c) l’accordo su criteri obiettivi predeterminati per assegnazione di funzioni ed incarichi;

2) Manca inoltre, in tutti gli atti il parere obbligatorio del consiglio dei sanitari come condizione necessaria di legalità;

3) Negli atti che comportano un impegno di spesa (al dì là delle dichiarazioni di comodo che il singolo atto non comporta aumento della spesa), la legge di contabilità generale prevede l’inefficacia e la nullità di tutti gli atti che non hanno copertura finanziaria. In più per quello che si riferisce alla delibera istitutiva della pianta organica di Astanteria­-Medicina d’urgenza, la illegalità è macroscopica non solo perché aumenta le spese, essendoci già un responsabile di 2° livello con rispettivo organico medico e paramedico, ma perché contrasta con le norme legislative sull’emergenza sanitaria che prevedono l’unità del Pronto Soccorso-Accettazione-Astanteria-Medicina d’urgenza.

Perché allora si adottano tutti questi atti? Si vuole favorire qualcuno e perché? Si vogliono danneggiare altri? Vi sono poteri oscuri e connivenze illegali che influenzano nefastamente le istituzioni?;

per tutte queste iniziative che sono in contraddizione con la legge, che vengono portate avanti in modo sprezzante e lesivo delle persone che si sentono intimorite da tali violenze fatte utilizzando la gestione delle istituzioni, è indispensabile e urgente il recupero di legalità per evitare che le istituzioni vengano dominate e inquinate;

preoccupato dello sperpero del pubblico denaro, che sembra una vocazione della Stroili -:

se per bloccare tale illegalità, l’assessore alla sanità non ritenga di dover cautelativamente disporre la sospensione del concorso richiamando tutti gli atti alla Regione per valutare, in coerenza con la politica di legalità, la fondatezza delle scandalose vicissitudini ed illegalità messe in atto dal Direttore Generale dell’Asl 9 e quindi procedere all’annullamento degli stessi.

(156; 6.9.2001)

Incarnato, Tommasi. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore all’ambiente. Per sapere – premesso che:

con DGR del 27/03/2001 numero 259 “Progetto APE – Appennino Parco d’Europa - approvazione interventi”, tra l’altro, si stabiliva di procedere alla costituzione di un gruppo di lavoro, presso il Dipartimento Urbanistica-Ambiente, mediante costituzione di rapporto di consulenza professionale;

successivamente all’adozione di tale provvedimento, non risulta esserci stati impedimenti a costituire il previsto gruppo di lavoro;

trascorsi quattro mesi dalla decisione, nel Bollettino Ufficiale della Regione Calabria del 6 agosto u.s. veniva pubblicato un bando per la selezione delle figure professionali che devono essere chiamate a costituire il gruppo di lavoro;

tale bando fissava i termini di scadenza, per la presentazione delle istanze da parte di chi intendeva far parte del gruppo, al decimo giorno dalla pubblicazione e cioè al 16 agosto 2001;

considerato che sembra del tutto pretestuosa l’invocata procedura di urgenza giacché, dalla data di adozione dell’Atto deliberativo alla data di emissione del bando, tempo disponibile ne è trascorso a sufficienza;

appare evidente che, i tempi ristretti e il momento particolare in cui si è provveduto a pubblicare il bando (siamo a cavallo di ferragosto!), possono essere scambiati dall’opinione pubblica, per maldestri tentativi finalizzati a nascondere la volontà di perseguire obiettivi reconditi, tesi a favorire pochi fortunati intimi e, sicuramente, contrari ai più elementari princìpi di trasparenza dell’azione amministrativa -:

1) se sono a conoscenza delle motivazioni che hanno potuto ostacolare la diffusione del bando, per la selezione dei professionisti necessari alla costituzione del Gruppo di lavoro di cui in premessa, impedendone un’adeguata diffusione;

2) se, nell’esercizio delle funzioni di indirizzo e di controllo, ritengono, opportunamente e doverosamente, di dover disporre la riapertura dei termini fissati dal bando al 16 di agosto, al fine di tentare di ripristinare condizioni di trasparenza e di fiducia nella corretta prassi amministrativa tanto conclamata, favorendo la diffusione delle informazioni e perseguendo l’obiettivo di allargare al massimo la rosa dei candidati tra cui poter scegliere le migliori professionalità.

(158; 13.9.2001)

Interrogazioni a risposta orale

Tripodi M.. All’assessore alla Sanità. Per sapere – premesso che:

l’attacco alla sanità pubblica sferrato dal Direttore Generale dell’Asl 10 di Palmi ha trovato purtroppo conferma in queste ultime settimane anche a seguito della stipula di una convenzione con una clinica privata per l’espletamento del servizio di Risonanza Magnetica Nucleare che doveva essere effettuato dall’Asl 10 ed in particolare dall’Ospedale di Polistena che, secondo un’apposita delibera del Consiglio regionale, deve divenire sede del Dipartimento d’emergenza e urgenza;

il Direttore Generale con l’affidamento ai privati di tale servizio ha tolto con arroganza e prepotenza alle strutture pubbliche del comprensorio della Piana una legittima possibilità di qualificazione ed ha avviato un devastante disegno di privatizzazione della sanità;

a tale scelta grave e negativa si accompagna un atto aziendale con il quale il Direttore Generale porta avanti un piano scellerato di smantellamento dell’Ospedale di Polistena, con il trasferimento della divisione di ginecologia e dei servizi di Chirurgia vascolare e di Otorinolaringoiatria da poco istituiti;

è totalmente inaccettabile la linea pseudo-aziendale adottata dal Direttore Generale che, aderendo alle richieste dei suoi ispiratori politici regionali e locali del centro-destra, si sta caratterizzando in una sorta di accanimento terapeutico contro l’Ospedale di Polistena che rappresenta tuttora una delle poche strutture sanitarie pubbliche ancora funzionanti nell’Asl 10 tanto da essere considerato al terzo-quarto posto della regione per la qualità e la quantità delle prestazioni sanitarie che riesce ad offrire agli ammalati di tutta la Piana, della provincia di Reggio Calabria e delle altre province calabresi;

le scelte gravi, offensive e punitive messe in atto dal Direttore Generale cancellano, di fatto, il piano sanitario attuativo che prevedeva una razionalizzazione dei servizi e dei presidi ospedalieri con il rilancio qualitativo della sanità pubblica e delle strutture ospedaliere con investimenti per oltre 50 miliardi a valere sull’ex articolo 20;

la privatizzazione della sanità, perseguita palesemente dal Direttore Generale, non può essere occultata da progetti ambiziosi, faraonici ed elettoralistici affidati ad un incerto futuro, come quelli della costruzione dell’ospedale unico della             Piana, che nella sostanza rappresenta lo specchietto per le allodole, mentre nei fatti si opera per indebolire le strutture sanitarie ed ospedaliere esistenti, per chiudere gli ospedali, per abbassare il livello e la qualità dei servizi del sistema sanitario pubblico e per favorire la crescita di una sanità privata che si muove senza regole e senza scrupoli;

la conduzione dell’Asl 10 sta creando seri e pesanti disservizi e sta determinando, di fatto, la negazione del fondamentale diritto della tutela della salute dei cittadini;

di fronte a questa strategia devastante che colpisce i diritti e gli interessi delle comunità locali si sta determinando un’energica e forte reazione dei sindaci, delle amministrazioni comunali, dei sindacati, degli operatori sanitari e di tutti i cittadini -:

se, alla luce dei gravi fatti e delle scelte punitive che il Direttore Generale dell’Asl 10 di Palmi sta adottando, non ritenga farsi promotore di un tavolo di confronto sulle problematiche gravi ed urgenti dell’Asl 10 con le rappresentanze sindacali dei lavoratori e degli operatori sanitari, con i consiglieri regionali della zona, con i rappresentanti dei sindaci per definire un piano organico di interventi per garantire un forte rilancio della sanità pubblica e per assicurare la tutela dei diritti sanitari che oggi, nella piana di Gioia Tanto, sono negati ai cittadini;

se non ritenga doveroso intervenire sul Direttore Generale dell’Asl 10 al fine di assicurare una linea gestionale puntata al rilancio ed alla riqualificazione del Sistema sanitario pubblico ed alla difesa di strutture ospedaliere funzionanti;

se non ritenga necessario intervenire per salvaguardare le strutture ospedaliere come l’Ospedale di Polistena ed i servizi sanitari che, pur in una situazione di difficoltà e di emergenza, rappresentano un punto certo di riferimento per la sanità della Piana, specie grazie all’impegno attivo, generoso e qualificato dei lavoratori e degli operatori sanitari;

se non ritenga opportuno invitare il Direttore Generale dell’Asl 10 a ristabilire normali e corrette relazioni con gli enti locali, con i responsabili istituzionali e con le organizzazioni sindacali.

(150; 6.8.2001)

Chiarella. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore ai Lavori pubblici. Per sapere – premesso che:

il 17 aprile 1992 con nota n. 3052, la Regione Calabria chiedeva al Comune di San Sostene il rilascio della concessione edilizia, circa lavori dell’acquedotto Alaco Versante Ionico;

in data 28 agosto 1992 il Comune di San Sostene, con nota n. 1190, comunicava all’ufficio Gestione Acquedotti che, ai fini del rilascio della concessione edilizia, era indispensabile integrare gli atti depositati con una relazione che illustrasse chiaramente l’entità e lo scopo delle opere da eseguire;

il 9 settembre 1992 il Sindaco di San Sostcne, ing. Domenico Scicchitani, emetteva ordinanza di sospensione dei lavori;

il 21 settembre 1992 i Vigili Urbani del comune di San Sostene accertavano l’inottemperanza all’ordinanza di sospensione dei lavori n. 11 del 9 settembre 1992 e perveniva allo stesso Comune un esposto-denuncia firmato da 300 cittadini che invitavano il Sindaco a provvedere in merito;

il 7 ottobre 1992 il Sindaco di San Sostene, ing. Domenico Scicchitani, emetteva ordinanza di demolizione delle opere eseguite dall’Ufficio Acquedotti. La popolazione angosciata dal possibile prosciugamento del fiume Alaco inviava al Municipio ed alla Procura della Repubblica una serie di esposti contro le opere costruenti;

in data 9 novembre 1992 il medesimo Sindaco di San Sostene veniva convocato presso la sede dell’assessorato ai lavori pubblici e veniva predisposto un atto d’intesa tra Comune di San Sostene, Regione Calabria, Consorzio Bonifica ed Ufficio Acquedotti, con delle prescrizioni al fine di evitare, presumibilmente, pregiudizi alla popolazione del Comune di San Sostene;

il 13 aprile 1993 il Consiglio comunale di San Sostene non approvava il progetto relativo allo sbarramento del fiume Alaco ed il predetto atto d’intesa. Nel verbale relativo al Consiglio comunale, si evince che, durante la seduta, i cittadini manifestavano dubbi e perplessità sulla convenienza del progetto, in quanto preoccupati per i pregiudizi e danni sia alla popolazione che all’agricoltura e al turismo;

in data 13 aprile 2001 la Regione Calabria, con nota n. 3294, chiedeva al Comune di San Sostene l’autorizzazione all’esecuzione dei lavori di impianto per il prelievo d’acqua dal Fiume Alaco;

il 29 maggio 2001 presso la Prefettura di Catanzaro si teneva una riunione avente ad oggetto le problematiche connesse al rifornimento idrico della città di Vibo Valentia. Il Sindaco di San Sostene neo-eletto, Avv. Luigi Aloisio, confermava le ragioni della protesta della cittadinanza. L’incontro si concludeva con l’invito, da parte del Prefetto di Catanzaro, alla Regione ad eseguire la realizzazione delle opere di captazione da San Sostene anche in deroga alla procedura ordinaria, prospettando anche l’ipotesi di un suo eventuale intervento d’autorità laddove si fosse riproposta la situazione di carenza idrica per la città di Vibo;

il 14 giugno 2001 con nota n. 4973, la Regione Calabria comunicava che era stata espletata la gara d’appalto per l’esecuzione dei lavori per il ripristino dell’opera di presa in località Cicuti di San Sostene ed espletata la gara per la fornitura del gruppo elettrogeno. Nella stessa nota si evidenziava che i lavori sarebbero iniziati soltanto quando il Comune di San Sostene avrebbe concesso l’autorizzazione;

il 21 giugno 2001 l’Amministrazione Provinciale di Catanzaro, unitamente ai Sindaci ed alle Associazioni presenti, esprimeva parere negativo circa la realizzazione delle opere e richiedeva l’impegno del Presidente della Giunta Regionale, onorevole Chiaravalloti, affinché si soprassedesse sulla deviazione delle acque, ancorché provvisoria, che avrebbe compromesso gravemente le già ridotte risorse idropotabili;

in data 22 giugno 2001 il Sindaco di San Sostene, Avv. Luigi Aloisio, rigettava la richiesta di autorizzazione all’esecuzione dei lavori di potenziamento dell’acquedotto Alaco presentata dalla Regione Calabria, in quanto ai sensi dell’art. 5 della Legge n. 37 del 1994 “…sino a quando non saranno adottati i piani di bacino... regionali, previsti dalla legge n. 183 del 1989, gli interventi destinati ad incidere sul regime delle acque devono essere adottati sulla base di valutazioni preventive e studi d’impatto… che subordinano il rilascio delle autorizzazioni e delle concessioni al rispetto preminente del regime delle acque, alla tutela dell’equilibrio geostatico e geomorfologico dei terreni interessati, alla tutela degli aspetti naturalistici e ambientali coinvolti dagli interventi progettati…” ed in Calabria i piani di bacino non sono stati adottati - continua il provvedimento di rigetto – “… inoltre i lavori che la Regione intende eseguire non sono quelli originari ed è chiaro che l’autorizzazione e la valutazione d’impatto ambientale eventualmente ottenute per il progetto originario non valgono per le successive varianti essendo necessario rinnovare per esse ogni iter autorizzatorio…”;

il 4 luglio 2001 con nota n. 6067, la Regione Calabria - Dipartimento n. 6 - Settore 19 Opere idropotabili, comunicava al Comune di San Sostene che il prelievo dell’acqua era di natura straordinaria e momentanea, e comunicava, altresì, che l’acqua potabile trattata dall’impianto di potabilizzazione dell’Alaco, sarebbe stata ripartita in funzione degli abitanti residenti rilevati dal censimento del 1991 e tali ripartizioni sarebbero state mantenute fino a quando le condizioni non sarebbero mutate. Veniva così di fatto smentito l’impegno di straordinaria e momentanea captazione;

il 12 luglio 2001 con nota n. 2248, il medesimo Sindaco di San Sostene ribadiva alla Regione Calabria Settore Opere idropotabili, che qualsiasi iniziativa alla realizzazione di opere non autorizzate sarebbe stata ostacolata con i provvedimenti di legge, precisando che non era assolutamente vero che l’eventuale carenza idrica di comuni del versante Jonico, che si manifestava soltanto nel periodo estivo, poteva essere risolta dal dirottamento del 15 per cento previsto, e riducibile in base alle disposizioni comunicate in precedenza. Infatti, l’85 per cento sarebbe spettato al versante Tirrenico, e come sembra non solo ai comuni del Vibonese (se si esamina il numero dei comuni del versante Tirrenico, che avrebbero dovuto utilizzare l’acqua, che veniva fatta confluire in favore di comuni del versante Ionico, non si sarebbe risolto nulla, ma vi sarebbe stata una ulteriore presa in giro in favore di altri comuni da ritenersi, evidentemente, privilegiati). Non si era tenuto in considerazione che il vibonese, per sorgenti, apparteneva alla fascia 7^, superiore, quindi alla fascia 5^ del comprensorio Soverato-Serre. Comunque non era certamente la presunta provvisorietà degli impianti che esonerava il richiedente dal seguire l’iter necessario dal punto di vista urbanistico -:

se non si sia considerato, che i risvolti negativi di tutta l’operazione, dal punto di vista sociale, sarebbero stati notevoli, in quanto il prelievo dell’acqua dal Fiume Alaco avrebbe comportato, per la Comunità di San Sostene, e non solo per San Sostene, danni gravi per la lesione di interessi meritevoli di tutela;

se non sia stato osservato che prelevare le acque del Fiume Alaco e dirottarle soltanto per il 15 per cento in favore dei comuni del Basso Jonio, in modo da fornire i comuni del Tirreno, facenti parte di una fascia, per sorgenti, ben più ricca, significa non volere assumere provvedimenti definitivi. Ormai da anni si parla infatti di lavori nell’invaso della Lacina, ma mai i lavori si sono conclusi. Da anni poi non si vuole provvedere ad una soluzione del problema della fascia Tirrenica, con impianti nelle numerose sorgenti esistenti in quella zona, mentre è risaputo che già l’invaso della Lacina ridurrà le acque del Fiume Alaco, e quindi, consentire anche prelievi, all’apparenza provvisori (la provvisorietà è troppe volte divenuta definitiva), che mascherano ritardi ed inerzie, significherebbe offendere e danneggiare il nostro territorio;

se non sia opportuno valutare il danno che andrebbe fatto all’equilibrio naturale flora-fauna, all’agricoltura, agli operatori turistici, cercando di terminare, con celerità, le opere definitive per garantire l’acqua a tutti;

se non sia infine necessario un confronto costruttivo e sereno con il Sindaco e la Giunta Comunale di San Sostene, per chiudere una vicenda che preoccupa notevolmente la popolazione locale e apre a “incomprensioni e contrapposizioni” con altre comunità, senza risolvere il problema in questione, in quanto tale tipo di risoluzione, per sconfiggere giustamente la carenza idrica di un tratto di fascia Tirrenica, aprirebbe un danno notevole a discapito dei cittadini del versante ionico e soprattutto della popolazione del Comune di San Sostene.

(151; 27.8.2001)

Tripodi M., Fortugno, Tripodi P.. Al Presidente della Giunta regionale all’assessore allo sport. Per sapere – premesso che:

nei giorni scorsi la CAF ha rigettato il ricorso presentato dalla Capo Sud di Reggio Calabria che chiedeva di ottenere il ripristino delle vittorie ottenute sul campo nella finale scudetto del campionato nazionale di serie A-1 di Pallavolo femminile;

conseguentemente, la decisione della CAF, che appare punitiva e penalizzante nei confronti della Capo Sud, priva la società reggina e l’intera regione di uno straordinario e prestigioso successo che aveva consentito la conquista del primo scudetto nella storia sportiva regionale;

risultano quanto mai strane e paradossali le motivazioni che hanno portato i primi due gradi della giustizia sportiva della FIPAV ad annullare i risultati maturati sul campo, favorendo così la Foppapedretti di Bergamo che nella finale scudetto era stata sconfitta senza alcuna attenuante;

con la decisione vergognosa della CAF si sta consumando un vero e proprio scippo ai danni dello sport calabrese e dell’intera regione;

le istituzioni regionali non possono subire passivamente quello che si configura come un vero e proprio sopruso contro la parte più debole che in questo caso è sicuramente rappresentata dalla Capo Sud di Reggio Calabria -:

se sono a conoscenza del gravissimo tentativo di scippare, mediante azioni giudiziarie cavillose, alla Capo Sud di Reggio Calabria lo scudetto della Pallavolo femminile conquistato nella stagione 2000/2001;

se non ritengano necessario anche al fine di tutelare l’immagine e la credibilità della Calabria nonché gli interessi sportivi della Capo Sud e dell’intera regione, assumere un’iniziativa urgente nei confronti della Presidenza del CONI e della Presidenza della FIPAV per chiedere il ripristino del risultato sportivo maturato sul campo;

se non ritengano altresì di dover intraprendere a nome della Regione un’iniziativa di carattere legale e giudiziario per difendere un patrimonio comune e per impedire che l’ennesimo scippo venga perpetrato ai danni della Calabria.

(157; 10.9.2001)

Risposte scritte ad interrogazioni

Chiarella. All’assessore alla pubblica istruzione. Per sapere – premesso che:

in Roccelletta di Borgia, in provincia di Catanzaro, vi è locata la Basilica di Santa Maria di Roccella costruita nella prima metà del XII secolo a cavallo di due epoche, la bizantina e la normanna;

tale grande opera architettonica fa parte di un’area archeologica di forte interesse nazionale ed internazionale in quanto in essa vi è situata intorno l’antica Scolacium, prima città greca, per la quale il Cipe ha proprio in questi giorni sbloccato 11 miliardi di finanziamenti per la costruzione di un grande parco archeologico di interesse culturale e turistico;

l’associazione “Italia Nostra”, presidente dott.ssa Maria Adele Teti ha espresso in questi giorni il timore, che l’intervento esposto dalla Sovrintendenza ai monumenti di Cosenza, sia il primo di una serie di possibili manomissioni che potrebbero presto trovare alimento nel finanziamento sopra citato;

“il restauro in atto” sempre a parare di “Italia Nostra” si presenta avventato e deviante, in quanto si ha la sensazione che gli interventi finora effettuati per ricompattare il coronamento ed impermeabilizzare i muri della Basilica possono appiattire la sagoma dell’edificio ed appesantire il volume con le conseguenze immaginabili che ne derivano;

ancora, a parere della dott.ssa Teti con l’intervento in atto si rischia di perdere l’aspetto scabro dei muri spessi e possenti, per via di una superficie eccessivamente levigata rischiando di non far cogliere più al visitatore la meravigliosa asimmetria dei mattoni romani fatti a mano -:

se non sia opportuno come sollecitato più volte al sottoscritto dal vice sindaco di Borgia dott. Pasquale Sinatora, un intervento immediato da parte della Regione Calabria presso il direttore della Sovrintendenza ai monumenti di Cosenza, per chiedere una ikmmedaita relazione tecnica sullo stato dei lavori e sugli effetti che essi avranno sull’intera Basilica di Santa Maria di Roccella, sita in Roccelletta di Borgia, oggi interamente avvolta dai ponteggi che impediscono una oculata valutazione esterna dell’intervento in atto;

se non occorra difendere “il fascino di quei mattoni rossi” che sporgono a tratti, rivelando una età che non si deve nascondere e che i costruttori normanni come afferma sempre la dott.ssa Teti li avevano saccheggiati da Scolacium, colonia romana esistente nel vicino uliveto già allora abbandonata da tempo;

se non bisogna scongiurare che si possano ottenere gli stessi effetti avuti dai lavori attuati tra il 1915-1917 che snaturarono la facciata con l’apertura di un loculo, un oblò fantasma che non apparteneva alla progettazione originaria della Basilica mettendo in serio pericolo il fascino di un’opera architettonica che da secoli detta agli uomini la grandezza di un tempo di grande spiritualità e di grande valore storico ed artistico.

(13; 26.7.2000)

Risposta - In relazione alla richiesta di notizie utili per la risposta all’interrogazione di cui all’oggetto, si fa presente che il tenore della medesima richiede alcune valutazioni di carattere tecnico che non rientrano, come l’intera materia proposta (il restauro della Basilica di S. Maria di Roccella, in località Roccelletta di Borgia), nelle competenze di questo Assessorato.

La tematica proposta è, infatti, affidata al Ministero per i Beni Culturali ed alle sue strutture periferiche, nel caso in specie la Soprintendenza ai Monumenti di Cosenza.

(On. Saverio Zavettieri)

Pappaterra. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore regionale alla pubblica istruzione. Per sapere – premesso che:

sin dal 1° dicembre 2000 gli alunni, il personale docente e non docente delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, non usufruiscono della copertura assicurativa contro gli infortuni a carico della Regione Calabria;

nonostante sia trascorso tanto tempo, al disagio e alla preoccupazione delle famiglie calabresi non é stato dato sollievo attraverso il sollecito superamento delle difficoltà burocratiche portate a giustificazione del ritardo accumulato -:

1. per quali ragioni si sia determinato il grave vuoto nello svolgimento di una funzione così importante e delicata per le migliaia di utenti ed operatori della scuola calabrese;

2. quali provvedimenti urgenti siano stati assunti al fine di evitare che tale incresciosa e pericolosa situazione possa prolungarsi nel tempo.

(78; 16.1.2001)

Risposta - Si riscontra nota n. 186/S del 6.2.2001 e n. 1008/S s.d., relativa all’oggetto.

In merito si rendono le seguenti notizie, peraltro già trasmesse in seguito ad analoga interrogazione di altri consiglieri:

la copertura assicurativa Ina-Assitalia, scaduta il 30.11.2000, dopo la proroga, mediante Decreto Dirigenziale n. 593 del 7.12.2000, è stata successivamente aggiudicata, a seguito di regolare procedura d’appalto, alla medesima compagnia;

non si è verificata, pertanto, alcuna interruzione nella copertura degli alunni e del personale scolastico, poiché nelle more dei provvedimenti di proroga, sono state realizzate le procedure per l’aggiudicazione definitiva della gara.

(On. Saverio Zavettieri)

Aiello V. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore regionale alla pubblica istruzione e cultura. Per sapere - premesso che:

alcuni organi di stampa, hanno riportato la notizia secondo la quale dopo sei anni sono stati rinvenuti in condizione di totale abbandono in un capannone alle porte della città di Foggia, i ricordi della carriera dell’artista calabrese Mia Martini;

il materiale rinvenuto costituito da mobili, dischi in vinile, faldoni di documenti, innumerevoli premi che abbracciano l’intero periodo della sua carriera, dal dilettantismo fino a San Remo nonché testi autografi delle sue canzoni, foto, nastri di prova, maschere che riproducono il volto dell’artista, strumenti musicali etnici, tarocchi e lettere d’amore;

tale patrimonio, attualmente custodito presso la città di Foggia, dal sig. Bemardo Capone rischia di essere depauperato e disperso in quanto lo stesso dichiara di non poterlo ulteriormente custodire stante le notevoli spese sostenute e da sostenere.

Come Loro converranno, l’artista interessata ha rappresentato una illustre pagina della storia musicale italiana e non solo ed è motivo per la sua calabresità, sempre manifestata, di orgoglio per la nostra regione e per i calabresi nel mondo;

ancora oggi nei calabresi e non solo in essi, l’affetto verso una così grande artista è vivo ed è fortemente sentito;

pertanto merita da parte nostra particolare attenzione, al fine di mantenere vivo nel tempo il suo ricordo -:

di voler avviare ogni utile e proficuo contatto con il sig. Bernardo Capone, al fine di evitare che un così incommensurabile patrimonio culturale possa andare disperso;

ritengo quindi, che la Regione Calabria debba compiere ogni sforzo per appropriarsi di tale patrimonio, da esporre successivamente in una istituenda casa museo dedicata a Mia Martini, da realizzare presso il Comune di Bagnara Calabra, che ha dato i natali alla stessa.

Questa volta non possiamo consentirci, avendone tutto il tempo per prevenirlo di essere ancora una volta defraudati di una parte importante della nostra storia.

(80; 19.1.2001)

 

Risposta - Con riferimento all’interrogazione di cui all’oggetto, concernente il patrimonio della cantante calabrese Mia Martini, trasmessa con nota n. 184/S del 6.2.2001, che si riscontra, si fa presente che la legge 16/85, sulla promozione culturale, non prevede la possibilità di destinare fondi regionali per l’acquisizione di patrimoni privati, ancorché ritenuti di valore artistico-culturale, ma soltanto la concessione di contributi ad Enti o Associazioni.

E’ possibile tuttavia, che il Comune di Bagnara Calabra, luogo d’origine della cantante, o altra istituzione che ne abbia titolo, utilizzi la normativa sui Por- misura 2.3, presentando idoneo progetto.

(On. Saverio Zavettieri)

Galati. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore regionale al personale. Per sapere – premesso che:

nell’ambito del 5^ dipartimento della Giunta Regionale si è reso vacante il posto di Dirigente responsabile del Settore 17 “Ambiente e Beni ambientali, Parchi e Valutazione Impatto Ambiente”;

le funzioni vicarie relative al medesimo Settore sono state svolte, previa specifica designazione, dal Dott. Andrea Lijoi, Dirigente del Settore 64 “Parchi e Valutazione d’Impatto Ambientale” dello stesso Dipartimento;

lo stesso Dott. Andrea Lijoi, Dirigente regionale di ruolo, laureato e in possesso dei titoli e dei requisiti richiesti, ha nel tempo prodotto istanza all’assessore al ramo e all’assessore al Personale per la formalizzazione dell’incarico di Dirigente responsabile del settore 17;

lo stesso Dott. Andrea Lijoi è stato oggettivamente discriminato e danneggiato rispetto a molti suoi colleghi, molti non laureati, non dotati di pari titoli e che hanno ottenuto l’incarico di dirigente un Settore, per il fatto che non vi è stata la prevista formale valutazione dei titoli e dei requisiti nell’assegnazione degli incarichi.

Preso atto che risulta che in una recente seduta della Giunta regionale è stata adottata una deliberazione di nomina dell’Ing. Bruno Gualtieri, insegnante e titolare di studio professionale, a Dirigente del Settore 17 di cui in premessa;

considerato che lo stesso Ing. Bruno Gualtieri non sembra possedere i titoli e i requisiti previsti dalla legge per la copertura di quel posto;

la nomina dell’Ing. Gualtieri, non appartenente al ruolo della Regione, è fatta in violazione dell’art. 19 del Decreto legislativo 29/1993 aggiornato in quanto la soglia prevista del 5% è stata già ampiamente ed illegittimamente superata dalla nomina di “esterni” avvenuta dal giugno 1999;

in ogni caso, in materia di pubblico impiego è sancito il principio in base a cui “il ricorso ai contratti a tempo determinato non si giustifica in presenza di posti vacanti ”, che devono essere messi a concorso, e il “il ricorso a tali contratti deve riguardare dimostrate specifiche esigenze di figure professionali mancanti nell’Ente”;

in presenza della possibilità di nomina di un Dirigente di ruolo per il Settore 17, il predetto incarico rappresenta un ingiustificabile aggravio di spesa regionale nel momento in cui il Procuratore della Corte dei Conti stigmatizza proprio questo aspetto riferito all’abnorme spesa rilevata nel comparto degli incarichi presso la Regione Calabria -:

se risponde al vero quanto risulta riguardo alla nomina dell’Ing. Bruno Gualtieri quale Dirigente del Settore 17, non avendo, nell’immediato, potuto reperire l’atto formale relativo;

quali provvedimenti si intendono adottare, nel caso di rispondenza al vero, per evitare di porre in essere le illegittimità esposte;

quali provvedimenti si intendono adottare affinché nel campo della valorizzazione delle risorse umane, uno dei pilastri della riforma del pubblico impiego e prezioso fattore di sviluppo nella Regione, siano adeguatamente impegnati e responsabilizzati i dipendenti regionali, quali il Dott. Andrea Lijoi, che hanno sempre ben operato nell’esclusivo interesse dell’Ente Regione e la cui professionalità rischia di essere mortificata.

(101; 5.3.2001)

 

Risposta - In relazione all’interrogazione in oggetto della S.V., si forniscono i seguenti elementi.

La nomina a Dirigente del Settore n. 17 dell’Ing. Bruno Gualtieri è avvenuta con Delibera della Giunta regionale numero 149 del 27.02.2001, sulla base dei princìpi introdotti dall’art. 19, 6° comma del D.Legs. 29/93, per come sostituito dall’art. 13 del D.Legs. 80/98. Tali princìpi hanno consentito di acquisire ed utilizzare la professionalità del suddetto Dirigente proveniente da concrete esperienze lavorative corroborate anche da studi universitari, abilitazioni professionali ed aggiornamenti, come dimostra il curriculum acquisito.

Per quanto concerne di limite del 5 per cento si fa presente che la norma ai sensi dell’art. 27/ bis del D.Legs. 29/93, introdotto dall’art. 17 del D.Legs. 80/98, non è applicabile alle regioni, ma costituisce un principio da recepire “tenendo conto delle relative peculiarità”.

Infatti, la norma pone distintamente il limite del 5 per cento per i Dirigenti di prima fascia (Dir. Gen.) appartenenti al ruolo unico statale, che non sono presenti nel ruolo unico regionale, e per i Dirigenti di seconda fascia.

In relazione a ciò, sono applicabili i limiti posti dall’art. 26 della Legge regionale n. 7/96, che consente le nomine esterne limitandole, non secondo criteri numerici ma funzionali, alle posizioni di Dirigente di Dipartimento o di Settore.

Per quanto concerne l’utilizzazione dei Dirigenti interni si informa che sono in corso varie iniziative per valorizzarle e per completare l’organico carente di oltre 120 unità.

L’assessore
(Giuseppe Gentile)

Pacenza. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore regionale ai Beni culturali. Per sapere – premesso che:

a seguito di delibera Cipe n. 70/98 la Regione Calabria ha proposto la richiesta di finanziamento dello studio di fattibilità denominato “Sibari: Un parti tematico-territoriale sulla città antica”;

il Cipe approvava al primo posto in graduatoria il richiamato studio di fattibilità;

lo S.D.F. assume l’obiettivo di costituire nel distretto sibarita attorno al nucleo già esistente un sito mondiale di cultura centrato sul tema della città antica;

lo S.D.F. interessa l’intero distretto territoriale della sibaritide (area compresa tra le pendici meridionali del Pollino, la piana di Sibari e le pendici settentrionali della Sila Greca);

la costituzione, a Sibari di un sito mondiale di cultura, volano di un processo di sviluppo turistico-culturale sarebbe elemento di attrazione non solo per quel territorio, ma per l’intera Calabria e il Paese;

Sibari può rappresentare per la storia di cui è portatrice il miglior riferimento con cui la Calabria parli al mondo intero;

sia dalle prime ricognizioni fatte in merito alta programmazione dei fondi strutturali europei (2000/2006) il Ministero dei Beni Culturali individuava tra le Cento idee per lo sviluppo del Mezzogiorno la costituzione del Parco Archeologico della Sibaritide;

lo stesso Por Calabria individua la Sibaritide come area strategica per lo sviluppo della Calabria assumendo le sue risorse storiche-culturali come asse prioritario;

considerato che a tutt’oggi la Giunta regionale ha indetto tutte le gare di appalto per gli studi di fattibilità già approvati dal Cipe mentre non ha ancora proceduto ad indire la gara per lo S.D.F. “Sibari: un parco tematico territoriale sulla città antica”;

l’assessorato regionale ai Beni culturali è orientato a voler spezzettare lo S.D.F. su Sibari, su tutti i siti archeologici della Calabria;

tale ipotesi, assurda ed inaccettabile, vanificherebbe e svuoterebbe la proposta dello S.D.F., riproponendo non solo uno scippo ai danni di Sibari ma una dannosa contrapposizione tra territori;

Sibari rappresenta il sito archeologico-storico-culturale più significativo della Calabria e dell’intero Paese -:

a)      se intendono indire la gara d’appalto dello S.D.F. “Sibari: un parco tematico-territoriale sulle città antiche”;

b)      se intendono mantenere il progetto per come presentato dalla Regione Calabria ed approvato dal Cipe.

(104; 8.3.2001)

Risposta - Si riscontra la nota a margine, riguardante l’interrogazione n. 104/7^, a firma del consigliere Franco Mario Pacenza e si rendono le seguenti notizie:

sono in corso di elaborazione altri SDF sull’area di Sibari a cura del Ministero per i Beni Culturali, del Comune di Cassano allo Ionio nonché un P.I.T., proposto dal consorzio Eusibaris, contenente, in misura rilevante, aspetti relativi ai beni culturali dell’area sibarita;

il forte impegno finanziario, richiesto per uno SDF della sola area sibarita, che presenta caratteristiche territoriali e culturali di primaria importanza, dovrebbe necessariamente collegarsi alle altre aree di cultura magno-greca disseminate sul territorio regionale, in particolare con quelle di Crotone e di Locri;

l’entità dell’impegno finanziario è tale da richiedere, nella fase attuativa, canali di finanziamento ben oltre le risorse assegnate dal Por, Asse II.

Ad ogni buon fine e per ulteriori elementi, si allegano alla presente:

copia nota Soprintendenza Archeologica della Calabria n. 26859 del 30.11.2000;

copia nota dirigente del settore Beni Culturali n. 11229 del 13.10.2000;

copia nota dello scrivente n. 747 del 18.1.2001.

(On. Saverio Zavettieri)

(per la risposta n. 104, ci sono allegati che devo fare???)

Tripodi M. All’assessore regionale ai trasporti. Per sapere – premesso che:

con il nuovo orario estivo, a decorrere dal prossimo 10 giugno, l’azienda TRENITALIA S.p.A. avrebbe deciso di anticipare la partenza dalla stazione di Reggio Calabria Centrale del treno IC 552, portandola dalle ore 6,35 alle ore 6,20;

tale anticipazione dell’orario creerebbe notevoli ed ulteriori disagi alla moltitudine di viaggiatori pendolari che usufruiscono del servizio di trasporto passeggeri lungo la tratta Reggio Calabria - Vibo Valentia - Lamezia Terme;

i lavoratori pendolari danneggiati dal cambio d’orario hanno inviato un’apposita petizione all’indirizzo di TRENITALIA S.p.A., con la quale chiedono il riesame del provvedimento o l’adozione d’altre misure che potrebbero alleviare gli effetti negativi derivanti dall’anticipazione di 15 minuti dell’orario di partenza del treno IC 552;

in particolare, i viaggiatori pendolari hanno avanzato richiesta all’azienda TRENITALIA di anticipare di 20 minuti l’orario di partenza del treno regionale 3670, attualmente previsto per le ore 6,50, allo scopo di agevolare le coincidenze con i mezzi pubblici sia nello spostamento casa-stazione di partenza, sia in quello stazione d’arrivo-posto di lavoro -:

se é a conoscenza dei fatti sopra segnalati;

quali iniziative intende assumere per tutelare i diritti dei lavoratori pendolari calabresi nei confronti delle scelte assunte da TRENITALIA S.p.A. e dalle Ferrovie dello Stato che con la variazione dell’orario a partire dal 10/6/2001 creano ulteriori disagi a centinaia di persone che già debbono affrontare quotidianamente lunghi viaggi per recarsi sul posto di lavoro;

se non ritenga opportuno i nuovi poteri della Regione in materia di trasporto pubblico locale, disponendo, cosi come richiesto dai lavoratori pendolari, l’anticipazione di 20 minuti dell’orario di partenza da Reggio Calabria del treno regionale 3670;

se non ritenga necessario affrontare una discussione generale con TRENITALIA S.p.A. e Ferrovie dello Stato su tutta la materia degli orari dei treni in Calabria, per rendere gli stessi compatibili con le esigenze dei lavoratori pendolari e con quelle delle altre categorie interessate.

(114; 22.5.2001)

Risposta - Con riferimento alla nota sopra marginata, si comunica che in pari data, con nota che ad ogni buon fine si allega in copia, sono state richieste alle competenti Direzioni di Trenitalia S.p.A. notizie, in merito al contenuto dell’interrogazione in oggetto.

Si fa riserva di trasmettere il testo all’interrogazione non appena in possesso degli elementi che fornirà al riguardo la Società Trenitalia.

Il dirigente
(D.ssa Alba Maria Di Pasquale)