IX^ LEGISLATURA
RESOCONTO INTEGRALE
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72.
SEDUTA DI VENERDI’ 06
SETTEMBRE 2013
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO
Presidenza
del Presidente Francesco Talarico
La seduta
inizia alle 14,51
La seduta è aperta, si dia lettura del verbale della seduta precedente.
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
E’ pervenuta risposta scritta all’interrogazione
numero 420 del 31 luglio 2013, a firma del consigliere Naccari Carlizzi.
(E’ riportata in allegato)
Ha chiesto di parlare il consigliere Chiappetta. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente.
Ho chiesto di intervenire perché, per come
ricordato nei giorni scorsi anche dagli organi di informazione, il prossimo 12
settembre, ad iniziativa da parte di più colleghi consiglieri, si terrà a Roma,
presso il Ministero della funzione pubblica e alla presenza
del titolare del dicastero, del Ministro, un incontro per verificare se
sussistono le condizioni di ordine tecnico-giuridico, la procedibilità della
famosa legge nota come legge di stabilizzazione del personale precario in sanità che è stata approvata un
po’ di tempo addietro in Consiglio regionale, che è stata impugnata dal Governo nazionale per motivi presenti di incostituzionalità e
rispetto alla quale la Giunta regionale ha ritenuto di costituirsi a difesa del
provvedimento legislativo approvato dal Consiglio.
Presidente, come
capigruppo di maggioranza - descrivendola allorquando ci sarà la discussione
della mozione anche all’intera Aula e all’esame dei colleghi capigruppo di
minoranza e di tutta l’Aula - abbiamo presentato una mozione che chiediamo possa essere inserita all’ordine del giorno
di questa seduta di Consiglio. Questo perché noi siamo assolutamente certi e
consapevoli che nel momento in cui ci sarà la possibilità di poter
rappresentare direttamente al ministro D’Alia le ragioni, anche di ordine
giuridico, che sottendono alla legge che è stata approvata dal Consiglio
regionale; riteniamo che l’approvazione – se ci sarà, ma naturalmente auspichiamo di sì – di una mozione che rafforzi l’impegno della Giunta, ma spero dell’intero
Consiglio regionale, possa spingere nella direzione che – vorrei ricordare
all’intero Consiglio regionale – è quello di una stabilizzazione di buona parte del precariato che è presente nell’ambito
della sanità calabrese.
Questo è il primo motivo,
Presidente, per il quale ho chiesto di intervenire.
Sul secondo motivo si è
registrata una unanime condivisione nella Conferenza
dei capigruppo che ha preceduto i lavori di questo Consiglio; chiedo,
per la valenza del provvedimento che è all’ordine del giorno, Presidente, e che
riguarda l’ammissibilità della proposta del referendum - nel quale anche le
fonti di informazione hanno avuto modo di parlarne diffusamente negli ultimi
tempi – che si possa procedere ad una inversione, Presidente, dello stesso
ordine del giorno mettendo il secondo punto al primo punto, cioè mettendo in
coda le interrogazioni. Grazie.
Intanto sono due le
richieste. La prima riguarda l’inserimento di una mozione inerente la richiesta da presentare al Governo di rinunciare all’impugnativa avverso la legge regionale
29 marzo 2013, numero 12 che pongo in votazione se non ci sono interventi…
(Interruzione)
Votiamo intanto
l’inserimento all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva
all’unanimità)
Ha chiesto di parlare il consigliere Caputo. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente.
Ho chiesto di intervenire evitando di presentare ordini del giorno o mozioni
che a dir la verità spesso - ordini del giorno, mozioni ed in alcuni casi anche leggi
votate da questo Consiglio – non fanno una buona fine nel senso che restano
inascoltati ed inattuati.
Mi voglio riferire, Presidente, a quello che è successo
nella giornata di ieri per quanto riguarda il territorio della Sibaritide e più
specificatamente nel mio territorio e nella mia città attraverso un decreto presentato
dal ministro Cancellieri che, sic et simpliciter, cancella i 150 di
storia del tribunale di Rossano; e lo fa con un decreto che a leggerlo in punta
di diritto è un orrore.
Non pensavamo mai che si potesse arrivare a tanto da
parte di un Ministro; poi, pensandoci bene il Ministro è un ex funzionario
ministeriale divenuto Prefetto che, purtroppo, dirige il dicastero di Grazia e
Giustizia.
E’ una sconfitta della politica e delle istituzioni,
caro Presidente, cari colleghi del Pd, è una sconfitta vostra, è una sconfitta
nostra perché non si capisce a chi abbia risposto il ministro Cancellieri. Ha
dato rassicurazioni a tutti: ai deputati del Pd che sono stati più volte nella
mia città; ai Presidenti delle Commissioni giustizia; ai deputati e senatori del
Pdl; all’Arcivescovo di Rossano; rassicurazioni telefoniche al Presidente della
Giunta.
E vorrò vedere adesso come reagiamo come Consiglio
regionale, come Giunta regionale e come reagirà il Presidente della Giunta
regionale di questa nostra Regione che è stata mortificata, caro Presidente,
che ha subito l’ennesima mortificazione che si somma a tante altre.
Quello che è accaduto è inaudito: un decreto che lascia
agli otto tribunali solo la possibilità di smaltire il lavoro pregresso per due
anni ma non partendo dal 13 di settembre ma dal 2012 quando fu approvato il
decreto 155. Il che significa che ci resta un anno e in un anno il tribunale di
Rossano si dovrà mettere a correre a 300 all’ora per cercare di smaltire in
quell’arco di tempo tutti i casi civili e penali pendenti.
Qualcuno non ha capito, perché è arrivato ieri al
tribunale di Rossano quasi quasi sfoderando una sorta di vittoria perché
Rossano aveva avuto anche lo smaltimento del penale; non ha capito che quello è
stato l’ennesimo favore perpetrato nei confronti del tribunale di
Castrovillari.
Allora, caro Presidente del Consiglio, mentre due
giovani professionisti ancora oggi mettono in pratica uno sciopero della fame
ed oggi sono stati intervistati da “Uno Mattina” – non ho avuto la possibilità
di vederli – la politica esce sconfitta perché, purtroppo, il ministro
Cancellieri ha risposto ad altre logiche.
Non so se sono le logiche della Presidenza della
Repubblica, perché sappiamo come si è espresso il Presidente Napolitano qualche
giorno addietro, o la logica dei poteri forti. Quando parlo di poteri forti mi
riferisco ai poteri della stampa, ai poteri del “Corriere della Sera”. E’ di qualche giorno addietro l’articolo
di Francesco Giavazzi sul “Corriere
della Sera” che imputava, quasi quasi additava al ludibrio questo tipo
di possibilità cioè che potessero essere salvati otto tribunali.
Questo è il fallimento della politica, caro Presidente,
ed ecco perché poi la gente, i cittadini guardano con un senso di disgusto
quasi - che avverto quotidianamente - con un senso di allontanamento dalla
politica; perché quando la politica non è in grado di dare risposte e ci
rimettiamo alla volontà di un Ministro che non sappiamo da quale orbita
partitica o politica sia essa arrivata succede quel che succede. Però chi ne
risponde? Ne rispondono le Istituzioni ed i rappresentanti delle Istituzioni.
In questo caso vorrei capire oggi quale può essere il
motivo che ha spinto questo tipo di provvedimento penalizzante nei confronti di
otto tribunali.
Caro presidente Scopelliti, mi auguro
che ci sia una risposta adeguata da parte sua come autorevole rappresentante di
questa Regione perché non è possibile che il ministro Cancellieri si sia
letteralmente preso gioco di tutti non rispondendo. Fino a qualche ora prima di
ieri mattina paventavamo tutti un cauto ottimismo che è caduto bruscamente.
Quante volte ha avuto modo di parlare per telefono con
la Cancellieri e mi diceva “sono fiducioso”. Lei è venuto nella mia città a
spargere un po’ di ottimismo e di fiducia ma, purtroppo, quell’ottimismo e
quella fiducia sono caduti per terra.
Oggi abbiamo la possibilità… vogliamo capire. Perché
dalle istituzioni ci si allontana, Presidente, e se noi non lo impediremo la
prossima volta ci sarà il 30 per cento che andrà a votare non più il 50 o il 70
per cento. Questa è la vera realtà, quando la politica non si rende conto che
la gente è distante perché non possiamo chiudere il tribunale. Il tribunale è
un servizio, quando parliamo di presidio della legalità, quando parliamo del
ripristino della legalità come sarà possibile tutto ciò se dal 14 mattina in
poi a Rossano, nel cui territorio è presente una criminalità diffusa, non ci
sarà più la Procura della Repubblica, Presidente?! Gli uffici potranno solo
smaltire i procedimenti precedenti alla data del 13 settembre.
Questa è la realtà amara. La Calabria perde i treni, la
Calabria perde questo e quello, la Calabria perde tutto.
La invito, Presidente, a mettersi a capo della protesta
che il tribunale di Rossano sta portando avanti con due giovani, con due
professionisti, che ancora oggi a distanza di 7-8 giorni continuano a fare lo
sciopero della fame; la invito a mettersi alla testa di quella città che ha
occupato il tribunale e non lo farà lavorare perché è una vergogna. La realtà è
che quel decreto è una vergogna, è uno schiaffo in faccia a lei, ai
parlamentari del Pd, ai parlamentari del Pdl, è uno schiaffo in faccia a tutti.
Mi auguro che lei abbia la determinazione e la capacità
di intervenire autorevolmente, altrimenti prenda atto che la gente si
allontanerà giorno dopo giorno e non ci sarà movimento che tenga perché si
allontanerà definitivamente, perché quando vede determinate situazioni su tutti
e quattro i punti cardinali… perché, purtroppo mi dispiace dirlo, signor
Presidente, non c’è un solo punto cardinale, tutti gli indicatori economici
della Calabria dicono quel che dicono! A cosa si appiglia una mente pensante,
un cittadino?
Prendo di rado la parola in questo Consiglio regionale
perché credo che molte volte non ci siano le risposte.
Dicevo poco fa che anche le leggi di questo Consiglio
regionale spesso vengono disattese. Nel gennaio 2012, Presidente, sarebbe
dovuto scattare il Burc telematico, avremmo risparmiato milioni di euro. A
gennaio 2013 era obbligatorio per legge il Burc telematico ed avremmo
risparmiato un altro milione di euro ma non è scattato. C’è stata una legge che
ha votato questo Consiglio regionale.
Ecco quindi la distanza che io avverto giorno dopo
giorno perché per me la politica è un’altra cosa. La politica che ho praticato
è la politica con la “P” maiuscola e da un po’ di tempo non la vedo più.
Grazie.
Il Consiglio regionale si è occupato di questo argomento
importante, abbiamo tenuto una seduta di Consiglio regionale aperta alla
partecipazione di tutti i rappresentanti dei tribunali che dovevano essere
soppressi.
Su un argomento come questo chiederei al consigliere
Caputo di trasformare il suo intervento in un ordine del giorno, in una mozione
da inserire magari alla prossima seduta di Consiglio regionale in modo tale da
aprire una discussione in cui ognuno si possa esprimere per addivenire ad un
provvedimento approvato alla unanimità da inviare al Governo nazionale,
al Ministro.
Ha chiesto di parlare il consigliere Adamo. Ne ha
facoltà.
Chiedevo di intervenire, Presidente, appunto sull’ordine dei lavori perché – poi l’ha fatto lei – mi sembrava opportuno che, avendo il collega Caputo introdotto il tema, si formalizzasse in qualche modo una proposta che consentisse all’Aula istituzionalmente di pronunciarsi.
Valutiamo se si possano mettere al banco della Presidenza i capigruppo e decidere sullo strumento da utilizzare.
Detto questo, però, sul tipo di percorso da fare e di proposta da avanzare mi sia consentito di fare alcune considerazioni.
Dico subito che il decreto che è stato emanato ieri non risponde alle aspettative delle popolazioni e delle rappresentanze istituzionali, è fuor di dubbio. Ci si aspettava che il Governo pervenisse, per quanto riguarda Rossano Calabro, ad una effettiva correzione della riforma nel senso che Rossano si aspettava venisse cancellato dall’elenco dei tribunali da sopprimere ma così non è stato.
Però una differenza la introdurrei rispetto al ragionamento che ha fatto il collega Caputo. In che senso? Sarebbe sbagliato, secondo me, se tutti quanti in Consiglio regionale dovessimo assecondare posizioni esasperate e disperate. L’esasperazione o la disperazione non portano a risultati, almeno in questa fase su questa battaglia.
Capisco che bisogna gridare con forza la rabbia della mancata correzione dell’accorpamento; Rossano ha i requisiti per rimanere un tribunale non sulla base di una domanda che c’era già prima dell’approvazione della riforma ma sulla base della riforma che è stata approvata.
Cioè se si vanno a valutare i parametri che impone la riforma delle circoscrizioni giudiziarie approvate dal precedente Governo nella precedente legislatura, Rossano quei parametri e quei requisiti li ha tutti, più di altri tribunali che non sono stati soppressi.
Quindi dobbiamo convenire, collega Caputo, che il
problema non sta nella decisione assunta ieri ma il problema sta all’origine di
questa riforma quando si fanno le nuove circoscrizioni e si disegna la nuova geografia
giudiziaria e Rossano viene soppressa in una fase nella quale, per quanto
riguarda la Calabria, la nostra Regione, la proposta di soppressione
interessava addirittura tre circoscrizioni.
Se lo posso dire brutalmente forse sarebbe stato molto
più facile correggere a quel tempo l’opinione del Governo e, se volete,
del Ministro quando si sono recuperate Paola e Castrovillari e non recuperare
oggi.
Perché dico questo? Perché non penso che dobbiamo dare
per irreversibile la scelta fatta anche dal decreto di ieri e non ritengo che
sia ineluttabile dover pervenire ad un cambiamento di rotta.
Se questo è vero, nell’esprimere l’insoddisfazione
rispetto a quel decreto di ieri, collega Caputo, direi che in qualche modo il
bicchiere è mezzo pieno, non voglio esprimere una posizione contraddittoria.
Non dico: gridiamo la rabbia per non aver ottenuto il
mantenimento definitivo e compiuto del tribunale e al tempo stesso dire “il
bicchiere è mezzo pieno”. No, voglio che sia valorizzato quel che è scritto nel
decreto e mi rivolgo al Presidente Scopelliti: quel
decreto una eccezione la fa per Rossano; quel decreto che hanno emanato ieri
riconosce solo a Rossano che lo smaltimento dell’attività arretrata sia anche
comprensiva della materia penale.
E’ una presa in giro, collega Adamo.
Questa è la mia posizione, dobbiamo poi vedere se tra di
noi dobbiamo farci propaganda o avere una linea per tentare di ottenere
risultati. Se diciamo che è una presa in giro chiudiamo i ponti, ma io penso
che, invece, si debba utilizzare il decreto di ieri dalla nostra parte per
rilanciare – lo dico anche al mio partito – una battaglia che porti il Ministro
a dover rapidamente correggere quel decreto per quanto riguarda Rossano.
Il dato è certo: quel decreto dice solo di Rossano, che
si riconosce non soltanto il civile, ma anche il lavoro e il penale per quanto
riguarda lo smaltimento.
Qual è la condizione dopo il decreto? Se non ci fosse
stato quel decreto, collega Caputo, la musica era chiusa. Già ieri e l’altro
ieri c’erano i camion che facevano il trasloco. Noi dobbiamo dar fiducia alle
popolazioni anche nel fare le battaglie.
Quel decreto non solo impedisce che i camion per almeno
altri due anni vadano a prendere le suppellettili di quel tribunale e gli
archivi per portarli tutti a Castrovillari ma dà una forza a Rossano che ad
altri tribunali non dà; non dà nemmeno a Nocera, non dà ad Albo, non dà a
nessun tribunale.
Il fatto che viene consacrato dal Governo nel decreto
ministeriale è che “Rossano è un’altra cosa rispetto agli altri sette
tribunali”.
Noi dobbiamo far forza e leva su questo punto perché se
facciamo forza e facciamo leva su questo punto la nostra battaglia può avere
una prospettiva. E’ giusto che si continui lo sciopero della fame, è giusto che
noi protestiamo, che dichiariamo la nostra insoddisfazione, ma non lasciamo la
battaglia lì a gridare soltanto la nostra rabbia.
Dobbiamo puntare ad ottenere il pieno funzionamento
operativo e quindi il pieno mantenimento del tribunale di Rossano.
Ci sono tutte le condizioni anche perché lo dice quel
decreto! Quindi la mia proposta qual è? Non lo so, dobbiamo trovare le forme e
il Consiglio regionale - lo può fare il Presidente della Giunta regionale con
una delegazione ristretta - deve subito mettersi in contatto con il ministro di
Grazia e Giustizia alla luce anche dei rapporti che, per quanto abbiamo letto
sulla stampa, ha avuto il Presidente del Consiglio regionale ed ottenere una
sede.
Collega Caputo, questa istituzione, la massima
istituzione calabrese deve ottenere immediatamente e subito una sede a Roma in cui si discuta nel merito
della specificità di Rossano. Una specificità che non dicono quelli che fanno
lo sciopero della fame e non lo dice il consigliere regionale di Rossano o di
Corigliano o dell’Alto Ionio o della provincia di Cosenza o il consigliere
regionale calabrese. Questa
specificità non la dice nemmeno il Presidente del governo calabrese, lo dice il
Governo!
Noi
dobbiamo lavorare su questo elemento, su una contraddizione della Cancellieri e
dirle “sulla base degli elementi che voi ci avete detto nel decreto, noi
chiediamo che per Rossano ci sia un decreto correttivo”.
Perché,
diciamo la verità, per come erano fatti i tribunali in Calabria rispecchiavano
la riforma. La Calabria non doveva essere toccata da questa riforma ed in
particolar modo tutto si poteva pensare di toccare per le caratteristiche che
ha tranne il tribunale di Rossano. Rossano è il tribunale che merita di non
essere chiuso più degli altri tribunali calabresi, non voglio dire di altri
tribunali d’Italia e noi questa battaglia la vogliamo recuperare.
Perché
parlo con questo afflato, collega Caputo? Perché sono preoccupato non delle
posizioni che si esprimono qui dentro, ma se a Rossano la lotta sociale prende
la piega soltanto della disperazione penso che non andiamo da nessuna parte,
anche il Governo si chiuderà.
Invece
noi dobbiamo avere l’accortezza di agganciarci ad un fatto che nessun tribunale
ha avuto e su questo ottenere una sede dal Ministro e dire “caro Ministro, per
quello che ha scritto lei, il suo Ministero, nel decreto vogliamo che il
tribunale di Rossano sia riaperto”.
Allora la
mia proposta qual è? Ci si trova al tavolo e si scrive una mozione, può
redigerla il collega Caputo o la possiamo fare insieme, ma non è più tempo
ormai di mozioni e di ordini del giorno. Possiamo decidere che una delegazione
di questo Consiglio regionale, sotto la guida del Presidente del governo
regionale e del Presidente del Consiglio, i capigruppo, due capigruppo di
maggioranza e uno di minoranza, il maggior gruppo - propongo il collega
Principe – possano essere ricevuti; possa esserci la proposta di avere un
Tavolo romano con queste forze per discutere col Ministro i meriti e le ragioni
che danno forza all’idea di far continuare Rossano al contrario degli altri
tribunali che sono stati indicati ieri nel decreto e che non sono stati
trattati alla stregua di Rossano.
Ha chiesto di parlare il consigliere Gallo. Ne ha
facoltà.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, credo che ieri
il Governo non abbia
scritto una bella pagina nei confronti della giustizia di tutto il Paese ed in
particolare nei confronti della giustizia calabrese.
E’ una storia cominciata due anni fa con una legge
delega, con un decreto legislativo realizzato forse con troppa leggerezza rispetto
alla gestione di un Governo tecnico, quello dello scorso anno, che per la
verità non ha ascoltato le giuste valutazioni della Commissione giustizia della
Camera. Perché ricordiamo che sui 37 tribunali, individuati dal direttore
generale Birritteri per il riordino della geografia giudiziaria, la Commissione
giustizia della Camera – non un organismo secondario, quindi – aveva
individuato tra essi 12 tribunali da salvare o meglio da non accorpare ad altri
tribunali.
Fra questi, dopo una prima proposta acefala e burocrate
da parte del Ministero che riguardava la soppressione di ben 4 tribunali
calabresi Lamezia, Paola, Rossano e Castrovillari, aveva, come Commissione
giustizia della Camera, con l’accordo dei tre partiti di riferimento – Pdl, Pd
e Udc – salvato i 4 tribunali calabresi.
Questo perché? Perché c’era un’attenzione particolare
nei confronti della nostra Regione? Perché invece la nostra Regione viene
definita da Roma, dal nord del Paese una emergenza dal punto di vista della
legalità, della criminalità.
Allora pensare in Calabria di sopprimere anche solo uno
dei tribunali calabresi, pensare di chiudere un presidio di giustizia e di
legalità, pensare di togliere la certezza della risposta del diritto credo che
sia pura follia da parte di un Governo che, invece, dovrebbe pensare a dare risposte
simboliche da questo punto di vista.
L’antistato agisce per simboli e capisce che
probabilmente simbolicamente nel momento in cui lo Stato decide di chiudere un
presidio di giustizia decide di arretrare.
Alla fine di una civile e giusta protesta da parte dei
territori dello Ionio cosentino, ieri è arrivato questo provvedimento che va
ancora una volta a non assecondare le richieste della politica, richieste che
vengono spesso considerate meramente campanilistiche.
Non credo che le valutazioni in ordine alla presenza di
un Tribunale a Rossano possano essere considerate meramente campanilistiche, le
difficoltà di collegamenti, di habitat in quel territorio per la presenza di
consorterie criminali, colpite duramente dalla Procura di Rossano e dalla
magistratura, dalla Dda in questi ultimi anni, ci fanno capire come quelle
rivendicazioni non siano meramente campanilistiche.
Anche in sanità alcune battaglie che sono state
considerate meramente campanilistiche diventano oggi attuali invece e, a
distanza di anni, ci si dice che quelle non erano mere rivendicazioni di
campanile.
Credo che quel provvedimento - che il collega Caputo ha
definito giuridicamente non condivisibile con termini ancora più forti –
comunque riconosca a Rossano una sua specificità rispetto a tutto il resto del
Paese: due anni nei quali si svolgeranno le cause civili e penali pendenti.
E’ un provvedimento assolutamente non condivisibile, è
un provvedimento da rigettare e da contestare, ma è un provvedimento che,
comunque, deve far sì che noi sosteniamo la nostra deputazione nazionale; e da
qui la può sostenere il Presidente della Regione che ci ha messo la faccia ed a
cui do atto - ma non sono solo io a farlo, ha dato atto al Presidente della
Regione anche il Presidente del Consiglio dell’Ordine di Rossano l’altro giorno
- di aver sposato per intero la battaglia e di averla portata fino in fondo.
Credo che tutti noi abbiamo messo la faccia e tutti noi
naturalmente, rispondendo alla logica dei numeri – c’è chi pesa di più e chi
pesa di noi –, in questo momento siamo sconfitti dalla cecità del Governo nazionale.
Credo che da questo punto di vista e da questo momento
su questo argomento, gestendo la fase della giusta indignazione di quel
territorio di Rossano e di tutto il basso Ionio e di tutta la fascia ionica
cosentina, bisognerà far capire a Roma – come diceva il collega Adamo – quelle
che sono le specificità e le condizioni di questa terra. E da questo momento in
poi credo che ci siano le condizioni per continuare a lottare e non dirsi
vinti, per far sì che quel provvedimento tampone, assolutamente non
condivisibile, che ancora oggi accorpa Rossano a Castrovillari possa essere
invece un momento di ripartenza per una battaglia che deve far riconoscere alla
Calabria quel ruolo nel settore della risposta giudiziaria che in questo
momento viene tolto.
Ai cittadini di Campana, di Bocchigliero, di Cariati che
dovranno impiegare quattro ore in andata e ritorno per partecipare ad una prova
testimoniale o per essere interrogati in un interrogatorio formale, cosa diremo
dal 14 settembre per le nuove cause iscritte?
Credo che noi dobbiamo per forza di cose ripartire con
una battaglia politica che oggi vede la classe politica nazionale, che
rappresenta questa Regione, assolutamente sconfitta ma che, probabilmente,
potrà far capire quelle che sono le esigenze di questa Regione in questo
settore e potrà forse dare a Rossano quella dignità che da un anno a questa
parte in particolare è stata tolta.
Grazie, collega Gallo.
La parola al Presidente della Giunta regionale.
Presidente, brevissimamente su questo argomento. Ovviamente penso che noi dobbiamo fare alcune considerazioni e farle ad alta voce ed avere anche la capacità di esser lucidi nelle considerazioni che andiamo a fare.
Noi avevamo una situazione che prevedeva la chiusura del tribunale di Rossano. Colpa di Adamo, colpa di Caputo, colpa di chiunque altro, ognuno dice la sua, potevamo fare di più e meglio; non vi è nulla in capo all’Ente Regione e quindi abbiamo dovuto – diciamo così – sopportare l’ennesima azione inutile da parte di un Governo tecnico.
(Interruzione)
No, l’hanno fatto in tutta Italia, non solo qui. Hanno chiuso i tribunali di tutta Italia.
Rispetto a questo la nostra
azione e la pressione fatta dal gruppo dirigente politico ai vari livelli e
nelle varie appartenenze
ha portato ad una rivisitazione del provvedimento.
Io
stesso ho parlato col ministro Cancellieri che mi ha detto “la autorizzo a fare
questa dichiarazione, sono fiduciosa che si possa risolvere, comunque, il
problema in positivo”.
Dopo
di che abbiamo avuto costanti contatti ed io pure sono stato a Rossano ed ho
detto – non ne volevo parlare neanche pubblicamente perché non è il caso di far
passerella in alcune circostanze, ma sono stato costretto a parlare anche
perché c’erano mille persone, tantissima gente nella piazza adiacente il
tribunale – “siamo fiduciosi, continuiamo a lavorare per trovare una soluzione
nella speranza che sia la migliore”.
Ci
avevano proposto la sede staccata e qualche mese fa ci andava pure bene purché
si riuscisse a mantenere in vita la struttura. Alcuni dicevano “intanto
manteniamolo in vita, poi vediamo”. Poi la sede staccata non va bene, o tutto o
niente!
Credo
- ed ho sentito anche il sindaco in queste ore, oltre al collega Caputo
ovviamente, Presidente dell’Ordine degli avvocati – che la soluzione migliore
fosse il mantenimento della struttura e il riavvio delle attività.
Lì
avremmo vinto al 100 per cento,
avremmo portato a casa il grande risultato frutto della mediazione e dell’opera
di tanti o meglio di tutti. Adesso non so; so che anche il Pd è stato sulla
stessa lunghezza d’onda del Pdl, non
so le altre forze politiche rappresentate in Parlamento ma c’è stata una
posizione unitaria su tutto il versante della maggioranza di Governo come l’Udc e tutto il resto, anzi
Scelta civica perché parliamo di livello nazionale.
Ricevo
ieri mattina la telefonata del sottosegretario. Chiamo telefonicamente il sottosegretario alla Giustizia che mi riferisce
che l’orientamento è quello di mantenere
per due anni l’attività sul versante civile, lavoro ed escluso il penale.
Al sottosegretario, Cosimo Ferri, io dico “guarda che
questa cosa non passa, non è un successo” perché mi rapporto subito col
sindaco, col collega Caputo, con gli altri e cominciano a dire che questa
soluzione è inutile.
Dopo di che mi richiama il sottosegretario Ferri – ero a
Locri alla presenza del Comandante generale dei Carabinieri e tra l’altro sono
arrivato a ridosso dell’inizio della manifestazione pur essendo partito con
largo anticipo dicendomi “questa volta faccio un figurone, arriverò mezz’ora
prima della cerimonia della inaugurazione di Locri” ma sono arrivato un minuto
dopo perché sono stato mezz’ora al telefono col sottosegretario Ferri proprio
per cercare di spiegare… - e alla fine riesco a parlare quando richiamo col
ministro Cancellieri che mi dice “abbiamo salvato Rossano insieme ad altri ma
solo per Rossano c’è una attenzione diversa perché salviamo anche il penale”.
Questo è quello che esce poi nelle agenzie.
Allora,
se uno dovesse riflettere e fare delle considerazioni dice “com’è oggi?
facciamo il punto: abbiamo vinto su tutta la linea? No. Abbiamo perso?” Oserei
dire no.
E’
vero che ci sono due anni per le attività che sono in svolgimento ma è anche
vero che nella vita la cosa più importante è essere della partita. Perché se tu
non sei della partita ed il tribunale è stato completamente estromesso non hai
possibilità di intervento.
Ma
nel momento in cui noi abbiamo avuto un decreto che, comunque, dà una sorta di
risposta che a noi non soddisfa, nessuno di noi è contento della risposta che
ci ha dato il Governo ed il ministro Cancellieri, però
questo ci consente in sede parlamentare e non soltanto in quella sede di dare
lo sbocco al riavvio delle attività; bisogna, allora, fare squadra col gruppo
parlamentare stimolandolo su questo versante perché alla Camera ci sono dei
provvedimenti pronti già discussi che possono essere approntati e quindi anche
al Senato.
Ieri
c’è stato poi un altro tipo di approccio. In Aula il Presidente Gasparri che
presiedeva il Senato ha fatto un intervento fuori dai canoni istituzionali a
difesa del tribunale di Rossano ed in quel contesto c’è stata una ferma, forte,
decisa posizione della politica. La stessa posizione che ha assunto il
Presidente del gruppo del Pdl, Schifani, e la stessa posizione che ha assunto -
perché interpellato – dal ministro Cancellieri prima del decreto il Presidente
del gruppo del Senato del Pd, Zanda.
Ha
risposto Zanda “mi stai facendo una domanda o una comunicazione?”. Ha detto
“no, è una comunicazione” perché Zanda era sulle stesse posizioni convergenti
con quelle del Pdl, quindi con Gasparri sicché hanno avuto un contatto.
Qui
il problema qual è? Dire che intanto siamo della partita, non siamo contenti,
per noi non è una vittoria ma siamo della partita perché possiamo oggi
continuare a discutere di un provvedimento in
itinere che ha comunque lasciato aperta una porta sulla quale si continua a
lavorare. Certo, tutti volevamo vincere subito la partita, ad averla vinta ieri
avremmo avuto un problema in meno.
Ma
bisognerà tornare a lavorare con i gruppi parlamentari e con il sottoscritto
che ha concordato col sindaco della città di Rossano di chiedere a brevissimo
un incontro al ministro Cancellieri per andare a parlare insieme al Sindaco e
al Vescovo, anch’egli disponibile a sostenere questo cammino, per costruire un
momento di dialogo e di confronto per riportare, così come era stato già fatto
in Prefettura a Reggio Calabria, le motivazioni di Rossano ed un ulteriore
elemento a supporto della nostra azione.
Dopo
di che, credo che queste cose dobbiamo dircele, che la partita non sia ancora
finita perché se ci fossimo trovati nelle condizioni di uno dei tribunali che
sono rimasti fuori sarebbe stao certamente molto più complicato e
irraggiungibile il risultato.
A
questo punto giochiamoci la partita.
Il
maledetto vizio di fasciarci la testa e di prendercela l’uno con l’altro e di
attribuire responsabilità… io sono qui per attribuirmi responsabilità su quel
che faccio io; su quel che fanno gli altri posso cercare di incidere e di avere
il peso politico per cercare di effettuare una scelta.
Certo
è che se Rossano è lì tra gli otto è perché tutti quanti noi abbiamo fatto un
lavoro che non è stato sufficiente. Qui la
politica, comunque, c’è e governa molto bene nel senso che la politica governa
questi processi perché ci troviamo su tante cose. Noi non possiamo sempre dare
la colpa a tutti perché altrimenti niente ci torna utile.
Qui dobbiamo dire che il lavoro di squadra, fatto da una
classe dirigente politica che sta da una parte e che sta dall’altra, ha portato
ad un risultato perché ieri mattina alle 10 quando ho telefonato a Caputo ho detto
“il provvedimento è questo” e lui mi ha risposto “chi te l’ha detto?” ed io ho
detto “ho parlato col sottosegretario, c’è soltanto il civile”. Sono passate
due ore ed avevamo recuperato anche il penale.
Adesso mettiamoci tutti insieme e pensiamo di costruire
tra il dialogo col Ministro - che, comunque, lo dice Scopelliti, ha dimostrato apertura verso la Calabria -
e l’azione in sede parlamentare. Perché se il presidente Zanda del Partito democratico è d’accordo e il Presidente Schifani
del Pdl è d’accordo, scusate, i due più grandi partiti senza nulla togliere
agli amici di Scelta civica in termini numerici, ovviamente, ma con un appoggio
così ampio della coalizione di Governo – fino a giorno 9 sicuro – siamo nella condizione di
poter incidere.
Facciamo ognuno, allora, per quanto di nostra competenza
una azione: mettiamoci a capo di una azione istituzionale in grado di portare
avanti una battaglia nella speranza che questa possa arrivare ad una soluzione.
Dopo di che questa è la strada migliore che abbiamo di fronte ed ecco perché
non serve trovare il motivo dello scontro.
Io stesso sono convinto che, ragionevolmente, ognuno di
noi sa che abbiamo già ottenuto un primo risultato che, però, non ci porta da
nessuna parte perché tra due anni questa soluzione comporterà la chiusura della
struttura, ma poiché abbiamo non soltanto due anni di tempo ma qualche mese, i
prossimi mesi li utilizzeremo per lavorare. Abbiamo pochissimi mesi per poter
lavorare e credo che se saremo bravi tutti quanti senza dividerci a livello
nazionale con i colleghi delle altre parti politiche, potremo riuscire a
portare a casa questo risultato.
Noto tra i nostri interlocutori politici ed
istituzionali una grande propensione alla risoluzione del problema. Se è vero
tutto questo, serve che il capogruppo del Pd o gli altri colleghi del Pd che
hanno rapporti con Zanda, che il capogruppo del Pdl che ha rapporti con
Schifani, che tutti quanti noi – anche Scelta civica ci può sostenere in questo
- facciamo quadrato e vediamo di rispolverare un provvedimento che giace in uno
dei due rami del Parlamento e capire se possa trovare attuazione.
Se troverà attuazione avremo, comunque, risolto il
problema, però abbiamo sempre la speranza, cioè oggi possiamo parlare, dopo di
che se uno mi domanda “tu sei contento?” rispondo di no, ma sono della partita.
Oggi dobbiamo partire da questo tipo di impostazione. La
speranza che dobbiamo alimentare: oggi possiamo parlare del Tribunale di
Rossano perché, comunque, non è tra quelli chiusi ma è tra quelli sospesi.
Da questa idea della sospensione dobbiamo essere bravi a
stimolare tutto un gruppo di gente politica perché facciano lobbies in
senso estremamente positivo nei confronti del Governo nazionale e dei gruppi parlamentari per
cercare di accelerare questa procedura.
Credo che questo sia il primo passaggio che serve a
tutti, dandoci comunque un tempo, un limite di tempo su cui lavorare. Su
questo, caro Presidente, sono già da ieri d’accordo col sindaco di Rossano, e
già da ieri abbiamo concordato la sua dichiarazione di questa mattina che credo
sia già uscita e da oggi siamo tutti al lavoro per fissare un appuntamento col
Ministro al fine di portare avanti le nostre motivazioni e lavorare nei gruppi.
Questo è un compito anche del Presidente del Consiglio
regionale che promuoverà questa azione dei gruppi parlamentari per tutti quelli
che sono rappresentati su base nazionale a chiedere un incontro al quale spero
– ovviamente mi farà piacere – di essere invitato. Un incontro con i gruppi
parlamentari per tenere un dibattito tutti insieme, per mettere insieme i
Presidenti dei gruppi parlamentari e discutere di questo problema. Credo che
questa sia l’azione più giusta che oggi possiamo attuare, nella speranza di
poter fornire una risposta risolutiva e, quindi, positiva per il Tribunale di
Rossano, alla città di Rossano.
Non ci siamo fermati e non ci fermeremo. Non ci siamo
fermati quando era chiuso e non c’era niente da fare, non ci siamo fermati
quando vi era una semplice parte salvata ed una parte no, non ci fermiamo oggi
che abbiamo comunque già fatto mezzo passo in avanti per due anni, il che
significa poco o quasi niente, ma quel poco dobbiamo cercare di prenderlo come
un fatto importante che ci apre la porta per altro tipo di iniziative che
dobbiamo oggi mettere in campo.
Grazie
al Presidente Scopelliti. Non ci sono altri interventi
sull’argomento, pertanto, dichiaro concluso il dibattito e possiamo concludere
anche con la proposta avanzata dal Presidente della Giunta che richiedeva che
il Consiglio, insieme ai capigruppo dei partiti che sostengono l’attuale Governo nazionale, si faccia promotore di un
incontro per procedere su questa strada, per far capire le ragioni per le quali
non va soppresso il tribunale di Rossano.
Se
siamo d’accordo concludiamo il dibattito così. Io stesso invierò una lettera
ufficiale a nome dell’intero Consiglio regionale per procedere ad un incontro
con i partiti che sostengono il Governo
nazionale, con i capigruppo, e per discutere.
Se
poi sarà necessario apportare qualche integrazione la faremo a fine seduta di
Consiglio regionale.
Se
siamo tutti d’accordo procediamo, pertanto, con gli interventi di natura
preliminare.
Ha chiesto di parlare il consigliere Giordano. Ne ha
facoltà.
Presidente, solo
per chiedere l’inserimento di due mozioni all’ordine del giorno.
Una riguarda i lavoratori già impegnati presso gli
uffici giudiziari, 120 lavoratori del “Patto Calabria sicura” che sono rimasti
esclusi dal percorso che li ha visti offrire un forte contributo, anche in
termini di risoluzione del lavoro arretrato degli uffici giudiziari, in
particolare degli uffici giudiziari di Catanzaro e Reggio Calabria. Si tratta
di 120 lavoratori e c’è una norma che è stata esplicitata dal Ministero della Giustizia
del 4 giugno che impedisce la prosecuzione di detti progetti.
Questa mozione è un impegno da parte del Governo regionale
di farsi carico, attraverso i Ministeri competenti e, quindi, il Parlamento, di
individuare le situazioni idonee a salvaguardare questo percorso che ha creato
e valorizzato delle professionalità preziose per la soluzione dei problemi
atavici degli uffici giudiziari.
La seconda mozione, che è stata condivisa da tanti
capigruppo, riguarda la questione molto delicata e urgente del Piano europeo
dei trasporti della nuova rete transeuropea che è in avanzato stadio di
discussione, e vede impegnati Consiglio, Commissione e Parlamento europeo.
Il Piano in questo momento vede la Calabria ai margini e
tagliata fuori rispetto alle cosiddette Reti Por, le reti primarie che non
prevedono, non contemplano l’alta velocità in direzione Battipaglia-Reggio
Calabria, tagliandola trasversalmente nella direzione Bari-Napoli; ma
altrettanto annosa è la questione che riguarda la strada statale 106 e gli
stessi aeroporti dei quali solo nella rete Comprensiv ci sono Reggio Calabria e
Lamezia Terme ma non è previsto nemmeno l’inserimento di Crotone.
Con quest’ordine del giorno si impegna la Giunta
regionale ad attivarsi attraverso i canali parlamentari nazionali ed europei ma
soprattutto a sollecitare il Governo regionale per il completamento degli studi di fattibilità e
delle valutazioni tecnico-socio-economiche che devono supportare il percorso ed
il processo di valutazione da parte della Commissione europea.
Queste
sono le due mozioni.
Il
consigliere Giordano ha chiesto l’inserimento di due mozioni. Non ci sono
interventi contrari, pertanto pongo in votazione l’inserimento all’ordine del
giorno della mozione che riguarda la tutela dei lavoratori impegnati presso gli
uffici giudiziari di Catanzaro e di Reggio Calabria.
(Il Consiglio approva)
Pongo in
votazione l’inserimento all’ordine del giorno della seconda mozione che
riguarda l’opportunità di modificare il Piano europeo della rete transeuropea.
(Il Consiglio approva)
Ha chiesto di parlare il consigliere Talarico Domenico.
Ne ha facoltà.
Signor Presidente,
chiedo l’inserimento all’ordine dei lavori di
un ordine del giorno relativo ai ritardi nella chiusura dei lavori dello svincolo per Paola sulla statale SS18. Grazie.
Questo ordine del giorno è
sottoscritto anche dai consiglieri Chiappetta, Gallo, Guccione e Guagliardi.
Pongo in votazione l’inserimento all’ordine dei lavori dell’ordine del giorno, come richiesto dal consigliere Talarico Domenico.
(Il Consiglio approva)
Ha chiesto di parlare il consigliere De Gaetano. Ne ha
facoltà.
Presidente, anche
io intervengo per proporre l’inserimento di due
ordini del giorno. Uno riguarda i lavoratori
sorveglianti idraulici Lsu e Lpu sulla mancata copertura in bilancio e l’altro
riguarda, invece, l’affidamento in servizio di integrazione e supporto al
Servizio urgenza emergenza Suem 118.
Non ci sono interventi da parte della maggioranza e,
quindi, si presume l’unanimità.
Pongo in votazione la richiesta di inserimento
all’ordine dei lavori dell’ordine del giorno che riguarda: affidamento,
integrazione e supporto al Servizio urgenza emergenza Suem 118.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione la richiesta di inserimento
all’ordine dei lavori dell’ordine del giorno che riguarda i lavoratori sorveglianti idraulici Lsu e Lpu presso la Regione
Calabria.
(Il Consiglio approva)
Possiamo procedere con l’ordine del giorno della seduta odierna.
Lo chiedeva anche il consigliere Chiappetta, ma in Conferenza dei capigruppo abbiamo deciso di non affrontare la questione che riguarda le interrogazioni a risposta immediata e di rinviarle alla prossima seduta per affrontare il primo punto all’ordine del giorno che riguarda, di fatto, l’ammissibilità della proposta di referendum abrogativo, articolo 4, commi 1 e 6 della legge regionale 7 ottobre 2011, numero 38.
Vorrei che anche i colleghi per un attimo prendessero posto e seguissero con attenzione la mia introduzione per avere la possibilità di intervenire ed esporre in Aula, perché l’Ufficio di Presidenza è addivenuto all’inserimento del punto all’ordine del giorno del Consiglio dopo un’ampia discussione.
In data 18 giugno dei promotori hanno presentato la richiesta di referendum abrogativo per quanto riguarda la questione del vitalizio in riferimento alla legislatura attuale.
La legge di riferimento che regola questo argomento è la legge numero 13 del 1983, quindi è una legge che ha 30 anni e certamente vi sono una serie di motivazioni perché sia modificata.
Lo voglio dire all’Aula perché
una legge regionale di 30 anni non ha
l’attualità necessaria per poter affrontare argomenti così delicati, importanti
e decisivi qual è quella della possibilità da parte dei cittadini calabresi di
raccogliere le firme per abrogare determinate leggi.
Voglio porre all’Aula questa questione perché abbiamo
dovuto affrontare questo argomento con una serie di incognite proprio perché la
legislazione poteva essere aggiornata e magari migliorata. Affrontare
l’argomento per una modifica legislativa per il futuro potrebbe essere un
impegno dell’intero Consiglio anche subito dopo questa fase di discussione nel
merito.
L’Ufficio di Presidenza, che è l’organismo deputato ad affrontare la pertinenza della richiesta di referendum alla legge attualmente in vigore, si è riunito con rapidità. La prima seduta utile è stata quella del 1 luglio ed abbiamo affrontato una discussione di merito. Naturalmente già nella discussione ci sono state opinioni differenti all’interno dell’Ufficio di Presidenza sulla opportunità o meno e sulla stessa richiesta nel merito del referendum.
Per fugare i dubbi l’Ufficio
di Presidenza ha chiesto un parere ai consulenti giuridici al fine di
dipanare le perplessità che con i colleghi avevamo. Questo parere è arrivato ma anche
il parere non ha fugato i nostri dubbi, soprattutto nel merito delle entrate
che il bilancio del Consiglio regionale ogni mese riceve per la decurtazione
delle quote che ogni consigliere regionale deve versare per aver diritto al
vitalizio.
Sono numeri importanti che abbiamo dovuto quantificare in diversi milioni di euro; non significa solo ed esclusivamente interrompere il vitalizio ma significherebbe anche restituire a tutti i consiglieri regionali le quote che ogni mese ognuno versa e che rappresentano una componente importante del bilancio del Consiglio regionale che, ricordo, è sì un bilancio autonomo ma derivato dalla Giunta regionale che ogni anno mette a disposizione del Consiglio una posta che poi gestiamo in maniera unanime.
E’ una posta che è andata via via riducendosi perché - ricorderete benissimo - nel 2010 questa era
di 79 milioni
di euro. Attraverso una riduzione continua e costante quest’anno il bilancio del Consiglio
regionale è pari a 54 milioni di euro più 1 milione e mezzo di euro che
abbiamo integrato con l’assestamento
di bilancio. Questo vuol dire che il bilancio del Consiglio regionale è di 55,5
milioni di euro.
Tutte
queste considerazioni di natura tecnica che vanno ad incidere su una voce
precisa della legge numero 13 del 1983, che è quella sull’ammissibilità del
referendum, ci hanno portato ad una riflessione aggiuntiva e attraverso il voto
in Ufficio di Presidenza non si è raggiunta l’unanimità delle decisioni.
Quando questo avviene è il Consiglio regionale nella sua interezza, per come prevede la legge, che si deve esprimere nel merito della questione e, quindi, è il Consiglio regionale che deve decidere sulla ammissibilità o meno del referendum e per offrire la possibilità o l’opportunità a coloro che l’hanno richiesto di procedere con la seconda fase che consiste nella raccolta delle firme e, quindi, il numero minimo, per poi presentarlo, successivamente, agli uffici del Consiglio regionale.
Queste valutazioni di natura tecnica-economica, che determinano un mancato introito al bilancio del Consiglio regionale e della Giunta regionale, ci hanno fatto esprimere in maniera diversificata all’interno del Consiglio regionale.
L’occasione è però utile per rimarcare un po’ quello
che questo Consiglio regionale ha conseguito
nel corso degli anni, al di là della demagogia, della battaglia di populismo,
che magari vanno ad incidere sulla fragilità del tessuto sociale di una regione
debole come la nostra. Voglio ricordare tutti i
progetti che abbiamo realizzato in questi anni e che devono essere anch’essi
ancora di più incrementati attraverso un’azione; sono dati concreti che sono
stati decisi anche con l’approvazione di leggi in Consiglio regionale. Leggi
approvate alla unanimità, attraverso il concorso di tutti i gruppi politici e
di tutti i partiti politici.
Penso alla riduzione di
tutti i consiglieri che abbiamo realizzato, all’abolizione di figure importanti
come quella dei sottosegretari, alla riduzione del numero degli assessori
esterni, all’abolizione del vitalizio dalla prossima legislatura che - lo voglio ricordare – abbiamo approvato solo dopo
l’Emilia Romagna; siamo stati la seconda Regione in Italia ad aver deciso
un’azione di questa natura e di tale importanza.
Siamo l’unica Regione, non ne vedo altre in Italia, che ha abolito il
trattamento di fine mandato per i consiglieri regionali; la riduzione delle
consulenze, la riduzione degli emolumenti dei consiglieri regionali: non c’è
più il rimborso delle spese di trasporto per i consiglieri regionali; la
riduzione delle strutture speciali e delle Commissioni consiliari. Già da
questa legislatura siamo partiti con 10 Commissioni ed adesso siamo a 6 Commissioni consiliari e questo significa anche
risparmio dei costi.
Il
finanziamento dei gruppi consiliari, che è un’altra grande questione.
Attenzione,
questi dati concreti, frutto di leggi approvate da questo Consiglio regionale,
sono provvedimenti che abbiamo approvato in largo anticipo, anche rispetto a
quel che è avvenuto in altre Regioni. E penso a quel che è avvenuto nel
Lazio con il caso del consigliere Fiorito. Quando da noi è arrivato il “caso
Fiorito” già questi argomenti di cui stiamo trattando non sono stati il frutto
di leggi che sono state approvate dopo, perché dovevamo dimostrare o fare delle
azioni in questa direzione attraverso l’approvazione di provvedimenti, bensì il
frutto di azioni che abbiamo compiuto precedentemente, e anche questi scandali
hanno trovato la nostra Regione con le carte in regola.
Ci siamo pertanto allineati totalmente con la spending
review riducendo e ricordando questi dati. Un bilancio di 79 milioni del
Consiglio, che adesso è a 55,5 milioni, e questo è un dato concreto frutto del
lavoro che abbiamo compiuto tutti insieme.
Ho voluto riassumere in maniera breve quella che è stata
la discussione che abbiamo avuto in Consiglio regionale. Abbiamo anche
incontrato coloro che hanno proposto il referendum per spiegare quali erano le
motivazioni ed i ragionamenti alla base di questa nostra discussione.
Siamo, naturalmente, ossequiosi di quel che prevede la
legge regionale, ovvero che quando non c’è unanimità è il Consiglio che si deve
esprimere. L’intero Ufficio di Presidenza sottopone al Consiglio regionale
l’approvazione di questo provvedimento o il suo rigetto, per dire quali sono le
valutazioni dell’Aula per poi procedere, a seguire, con quelle che sono le
indicazioni.
L’ultimo dato che ci ha fatto riflettere è su quanto
costa oggi realizzare un referendum abrogativo.
Aggiungo questo non per motivazione tecnica ma lo dico
anche ai proponenti perché, delle volte, quando si indice un referendum
abrogativo si dice la frase che è molto bella ed interessante ma non si sa
dietro cosa c’è.
Referendum abrogativo significa seggi elettorali in
tutti i comuni della nostra Regione, Presidenti di seggio e componenti le
Commissioni, nonché cifre importanti che sono tutte a carico del bilancio
regionale. Ed è una eccezione la presentazione del referendum abrogativo perché
in tante occasioni molti che avevano da proporre iniziative hanno preferito la
raccolta di firme di iniziativa popolare che è uno strumento molto più
semplice, agevole e naturale e che non impone nemmeno costi alle casse del
bilancio del Consiglio regionale.
Questi sarebbero tutti oneri a carico della Regione che
dovrebbe realizzare ed approvare attraverso il pagamento di tutti coloro che in
quella giornata di domenica dovrebbero stare all’interno dei seggi elettorali
per far votare i cittadini calabresi.
Volevo fare queste considerazioni per informare l’Aula e
per procedere ad una discussione e ad un dibattito per addivenire alla
votazione di un provvedimento al fine di rendere ammissibile o non ammissibile
il provvedimento stesso e, quindi, procedere nella osservanza della legge
numero 13 che prevede determinati passaggi burocratici da seguire in maniera
molto precisa e attenta.
Ha chiesto di parlare il consigliere De Masi. Ne ha
facoltà.
Presidente,
credo che nella sua introduzione
risiedano tutti gli elementi utili o necessari affinché su questa delicata
questione si formi un’opinione, la più diffusa possibile, e, soprattutto,
credo che lei abbia fatto bene ad
enumerare dettagliatamente iniziative e misure che contraddistinguano la
Regione Calabria, il Consiglio della Regione Calabria, come una sorta di
precursore di interventi necessari a ricomporre un’ordinata relazione tra le
istituzioni e la politica e tra le istituzioni e la società.
Naturalmente, tutto questo
non ha conosciuto il risalto che avrebbe meritato, forse anche per
responsabilità nostra che, con una strana sobrietà, abbiamo provveduto ad
attuare misure così significative come quelle che lei ha elencato; o, forse,
non ha conosciuto un adeguato risalto, perché – e qui occorre affondare, con
spregiudicatezza analitica, per così dire, il dito nella piaga – è così forte
un’ondata antipolitica, che ogni misura - la più meritoria – che venga compiuta
sul piano e nella dimensione istituzionale, non acquista alcun valore, perché
ormai si è detestati come esponenti istituzionali, perché la politica è
raffigurata alla stregua di entità nella quale si misurano e si sintetizzano
tutte le inerzie, le inadeguatezze, le degenerazioni morali di un intero Paese.
Se così è – e credo che non sia un mio
giudizio arbitrario o comunque unicamente personale – io penso che, al di là
delle posizioni di ognuno sulla specifica questione, occorra che questa Assise
approfitti – per così dire – di questa circostanza non per difendere la casta –
perché tale non è, se riuscirò in qualche modo a spiegarlo – ma per tutelare
una dignità delle istituzioni, dietro la quale si consolidano oppure si
disperdono le stesse identità, i bisogni, le necessità della società che viene
rappresentata in quelle istituzioni.
Avendo partecipato oggi ai lavori della
Conferenza dei capigruppo, dico subito che ha conosciuto una lunga, giusta,
articolata, approfondita, spregiudicata e schietta discussione, che mi sono
fatto una mia opinione che, naturalmente, come tutte le opinioni personali, ha
una sua discutibilità. Prevedo, ad esempio, che all’interno del mio gruppo
possano esserci – e sono degne del massimo rispetto – posizioni diverse
rispetto a quella che esprimerò io; mi sono fatto un’opinione che, senza
indulgere in una qualche arrogante considerazione di se stessa, considero che
corrisponda effettivamente ad una ben definita caratteristica
tecnico-procedurale, in base alla quale non è ammissibile questa richiesta di referente.
Se così è, avrei potuto scegliere o di non
intervenire – e mi sarebbe parso, lo dico con grande franchezza, un
atteggiamento da ignavo, che rifuggo – oppure intervenire, assecondando questa
tumultuosa ondata di richiesta di ridimensionamento dei cosiddetti costi della
politica, per ben figurare e, quindi, – ammesso che il mio intervento conosca
domani un qualche risalto mediatico – compiacere la famelica aspettativa di
diffuse sacche organizzate della società.
Non è così, non lo faccio, in ossequio ad una
ispirazione o – se volete – ad una formazione che esalta l’onestà intellettuale
e politica – e questa davvero è tale – dispiegando – se posso dire – con
coraggio o, comunque, con nettezza le posizioni, perché anche attraverso
l’assunzione di precise posizioni, coraggiose, schiette, in questo caso
impopolari – perché tali sono –, secondo me, passa una sorta di processo
palingenetico della politica, che certo non può essere riconducibile ad
iniziative che sono estemporanee nella migliore delle ipotesi,
demagogico-populistiche in quelle più autentiche.
Se avessi fatto questo, non credendovi, nel
rispetto di chi ha posizioni diverse, avrei aggiunto una sorta di slancio
demagogico ad una iniziativa demagogica. Questo è un modo per rendere le
dinamiche istituzionali e le relazioni delle istituzioni con la politica di
assoluta e desolante piattezza. E’ qui che si involve la politica e che
disperde i suoi dettami, le sue suggestioni fondanti e fondative, quando, cioè,
si smarrisce in ossequio ad una sorta di comodo conformismo culturale o
semplicemente dialettico; anche i conflitti debbono animare i dibattiti e sulla
base del confronto di posizioni tra loro diversificate, poi, sempre
storicamente o – se si vuole – scolasticamente, si persegue e si raggiunge una
sintesi nella quale, prevedibilmente, dovrebbe in qualche modo identificarsi il
massimo della risposta possibile rispetto alle istanze vere e fondate di una
società.
Se così è – ripeto, è il mio giudizio – questa
richiesta è assolutamente demagogica, al di là della inaccettabilità dal punto
di vista procedurale, e – vorrei dire – se dovesse essere inopinatamente
accettata, si rivelerebbe una misura che nei confronti di ciò che abbiamo fatto
– tanto, davvero tanto e che il Presidente ha elencato – sarebbe un’inezia, un
elemento insignificante, però acquisterebbe un rilievo maggiormente credibile
nella percezione dell’opinione pubblica, perché non deriverebbe dall’autonoma
iniziativa istituzionale, ma semplicemente rappresenterebbe una risposta quasi
codarda rispetto ad una sfida che proviene da interpreti massimi o da apostoli
dell’antipolitica.
Queste sono le suggestioni dialettiche che noi
dobbiamo riproporre con coraggio all’interno delle nostre dimensioni, proprio
perché non siamo una casta; casta è un’organizzazione che difende i suoi
egoismi, per ciò che ha detto il Presidente, non siamo certo suscettibili di
insinuanti e pervicaci allusioni come queste e poi non lo siamo perché questo
Consiglio, certo, al di là di insufficienti puntualità rispetto a grandi
questioni, al di là di diversità di vedute rispetto ad inadeguatezze in qualche
misura di governo, questo è comunque un Consiglio che manifesta una sua
vitalità, che prova ad affermare una sua dimensione costruttiva e, per molti
versi, vi riesce. Questo è un Consiglio che, prevalentemente, cerca di farsi
un’idea della Calabria e soprattutto di rappresentarla. Sono questi i temi sui
quali una politica orgogliosa di sé, o semplicemente attenta alla sua stessa
dignità, sfida l’antipolitica, vi si oppone, come criterio su cui intendiamo
essere valutati.
Ognuno di noi dedica a questo impegno
un’attività che ha limiti, perché questo è nell’ordine della condizione umana,
tuttavia gli dedica attenzione con un particolare sguardo alle istanze del
proprio territorio, nell’ambito di una visione complessiva della regione. Credo
che chi faccia questo – e generalmente e prevalentemente questo qui dentro si
fa – compia il suo dovere, che non disegna plasticamente meriti speciali,
tuttavia costituisce semplicemente un atto che è meritorio di essere
rispettato, certo non esaltato. Nessuno chiede particolari esaltazioni od
osanna, però ognuno di noi ha oggi il dovere e l’occasione per riproporre
questa sfida di richiamare l’opinione pubblica ad un’attenzione persino più
feroce – se si vuole – ma rispetto alle questioni che vengono affrontate e che
richiamano responsabilità del governo, dell’opposizione, comunque della
complessiva dinamica istituzionale.
Vedete, c’è una sorta di confusione
concettuale che, molto spesso, attraversa i dibattiti che intendono occuparsi
della relazione che esiste tra morale e politica. Io sono dell’avviso che la
morale non sia una categoria indipendente o estranea o soltanto parallela alla
politica, ma che la politica, come tale, per le ragioni storiche sulle quali è
fondata la sua nascita, sia esattamente l’esaltazione della morale.
Chi ha in animo una consapevolezza di questa
natura culturale, io credo che non abbia nulla da temere, perché vuol dire che
arricchisce il proprio impegno politico di suggestioni morali che non difettano
mai o quasi mai, pertanto non temono le ondate qualunquistiche. Certo, chi
assume atteggiamenti come il mio può vivere qualche timore di natura
elettorale. Non mi interessa, sono convinto, sono certo, alla fine di questo
mandato – se avrò la ventura di completarlo secondo spinte della natura che sto
cercando, senza – credo – enfatizzare nulla di ciò che mi riguarda –, di poter
trarre un bilancio in base al quale ognuno di noi, in particolare – se volete –
io avrò meritato, magari, quel vitalizio, per i sacrifici, talvolta le ingiurie
che subiamo camminando per le strade, le allusioni malevole, cattive, feroci,
volgari di cui qualche volta siamo oggetto in maniera indiscriminata perché
questa ondata qualunquistica è frutto di una tensione diffusa nell’opinione
pubblica, che ormai si avvale di un giudizio approssimativo sulla base del
quale chiunque faccia politica è detestabile, è un mafioso, è un dritto, è un
ladro o qualcosa di simile.
Non ci possiamo stare, non ci dobbiamo stare.
Dobbiamo rivendicare con orgoglio la dignità di chi – e la gran parte di noi e
forse tutti – svolge con passione anche civile il proprio mestiere, certo,
nella consapevolezza che la Calabria è attraversata da una profondità di
bisogni tanto datati cui molto spesso non siamo in grado, nelle condizioni o
semplicemente capaci o forse all’altezza di dare risposte.
Laddove non manca, come nel caso di tutti noi,
l’onestà di servire questa regione, non è certo l’abrogazione o meno del
vitalizio che avrà cancellato meriti che vanno al di là di quelli con cui
spesso veniamo dipinti.
Ha chiesto di intervenire il consigliere
Magarò. Ne ha facoltà.
Sono convinto che questa
proposta vada accolta e cerco di spiegare le mie ragioni su questa questione che non riguarda i
costi della politica, ma la democrazia nel nostro Paese.
Chi mi
conosce sa che ho una storia socialista, fatta di battaglie, soprattutto nella
direzione di dare la possibilità ai
cittadini di esprimere il proprio pensiero; tanti referendum, indetti in questo
Paese, nascono dalle battaglie socialiste e radicali, così come ho
firmato, qualche giorno fa, i referendum proposti dai radicali. Penso che,
oggi, la questione in discussione sia se i cittadini devono essere messi in
grado di esprimere il proprio pensiero e il proprio orientamento.
Sono
fortemente convinto che i cittadini siano i padroni della democrazia e non
possiamo rinunciare a farli esprimere su questo o su tanti altri argomenti.
Purtroppo, nella nostra Regione, la storia referendaria non ha avuto successo, sebbene l’istituto
referendario sia stato previsto sin dalla sua istituzione. Pur essendoci tante
proposte di legge - io per primo ne ho presentata una nella precedente
legislatura e una in questa attuale, in cui pensavo che quella norma andasse
difesa rivista e soprattutto snellita rispetto alle esigenze dei cittadini -
sono fortemente convinto di queste battaglie che ho fatto altre volte in questo
Consiglio regionale.
Ho sempre puntualmente votato tutti i provvedimenti della maggioranza a
cui sono appartenuto, però fatemi ricordare due o tre battaglie che
giustificano anche questo mio voto di oggi: quando qualcuno alla vigilia di Natale aveva proposto una norma
per oscurare la pubblicazione sul Burc di tutti i provvedimenti che
comportavano un onere di spesa, io mi sono alzato e ho detto “questa norma non
può essere approvata” e ho votato contro, perché i cittadini devono essere
informati dell’azione di governo, delle maggioranze, del Consiglio e della
Regione.
Chi si ricorda quella battaglia di agosto –
non era Natale – che abbiamo portato avanti insieme al compianto collega
Antonio Acri?
Un’altra volta sono intervenuto per esprimere
il mio pensiero e riguardava un’altra norma, con la quale si voleva far cessare
l’incompatibilità tra la carica di sindaco e quella di consigliere regionale.
Anche qui c’era una disposizione, che poi è stata dichiarata incostituzionale
dal Governo, che proponeva addirittura che il sindaco potesse essere anche
consigliere regionale, ed io, conoscendo la mole di lavoro di un sindaco e di
un consigliere regionale, ho pensato ed ho votato contro, perché ritenevo - e
ritengo - che questa questione andasse portata avanti in questa direzione.
Sui temi della democrazia, della
partecipazione, se la gente si allontana, ha sfiducia nella politica, nelle
istituzioni, probabilmente è perché i partiti, noi, i rappresentanti delle
istituzioni abbiamo chiuso i polmoni alla società civile, abbiamo dato ai
cittadini, dal mio punto di vista, molti argomenti per avere sfiducia e per
chiamarci casta.
La casta c’è. Però è anche vero che la casta
non c’è e penso che in questa direzione il Consiglio regionale abbia approvato
provvedimenti importanti, però oggi non stiamo discutendo di casta, dal mio
punto di vista, oggi stiamo discutendo se l’istituto referendario deve trovare
o meno la possibilità di esprimersi in questa regione.
Questa è la questione decisiva che dobbiamo
affrontare ed io propongo che questa proposta venga accolta, perché forse è per
la prima volta nella storia di questa nostra
regione che viene indetto un referendum. Poi, i cittadini
si orienteranno liberamente, probabilmente bocceranno questo requisito referendario oppure
lo approveranno.
Penso anche che questo debba essere
l’argomento in discussione e su questo argomento ho queste idee che, con molto
garbo e con molta responsabilità, mi permetto di avanzare, perché per me la
coscienza, le mie idee, il mio modo di pensare vengono prima di ogni altra questione.
Su questi temi, sono battaglie che sto facendo
da anni, ci sono tante mie proposte di legge, la prima della precedente
legislatura che riduceva il numero dei consiglieri regionali; c’è anche
un’altra proposta di legge che risale a cinque-sei anni fa ed anche a quattro
anni fa che giace in Consiglio regionale, che è quella di prevedere solamente
due mandati per i consiglieri regionali, così come avviene per i sindaci,
perché nelle nostre discussioni molte volte noi, appena eletti, ci chiediamo
cosa dobbiamo fare per essere eletti la prossima volta.
A me piacerebbe, invece, che ci domandassimo che cosa dobbiamo fare per
cambiare questa nostra regione.
Per queste ragioni, a difesa del cittadino, mi
permetto di esprimere il mio pensiero attraverso questo ragionamento, perché
per me, prima di tutto, vengono i cittadini. Credo fortemente nella vita democratica, credo fortemente
nell’istituto referendario. Ho fatto tante altre battaglie, quando si stava per
indire un referendum sulla centrale a carbone, quel referendum che si doveva
fare e che non si è fatto.
Ecco, penso che questo istituto debba essere
incrementato e penso che, probabilmente, sia più utile destinare i soldi
derivanti dalla riduzione dei nostri stipendi, con tutti quei risultati
positivi che abbiamo conseguito, anche ai costi del referendum.
Ha chiesto di parlare il consigliere Talarico.
Ne ha facoltà.
Signor Presidente, mi permetta di fare una
censura all’Ufficio di Presidenza, perché se la questione è di natura
tecnico-giuridica, l’Ufficio di Presidenza avrebbe dovuto risolverla in una
sede opportuna, idonea per sciogliere questi dubbi e queste perplessità,
altrimenti non vedo quali siano le funzioni superiori dell’Ufficio di
Presidenza rispetto al Consiglio, né si può scaricare questa questione così
delicata al Consiglio, amplificarla e farne una grande questione politica.
Mi permetta, ma l’Ufficio
di Presidenza ha sbagliato, avrebbe
dovuto assumersi le responsabilità,
dotarsi di tutti i pareri della scienza necessaria per affrontare il problema e risolverlo in un modo o
nell’altro. Non l’ha fatto e, a questo
punto, c’è da chiedersi se rifiutare questa richiesta referendaria sia, in
qualche modo, più utile, sia la soluzione migliore rispetto, invece, ad una sua
accettazione.
Io, per la prima volta, dissento o, meglio, non condivido la posizione
espressa dal considerare De Masi qualche minuto fa, perché in questo contesto,
signor Presidente – e non bisogna isolarsi dal contesto regionale e nazionale –
dire di no ad una richiesta referendaria su una questione così delicata potrebbe riverberarsi in maniera
negativa ed accentrare ancora di più la critica, spesso
fondata, nei confronti della cosiddetta casta, di
cui noi, volenti o nolenti, facciamo parte. Siamo componenti di una categoria
che in questo momento soffre una profondissima crisi di credibilità, a
prescindere dal nostro impegno quotidiano, finalizzato a smentire luoghi
comuni, critiche, però molti al nostro posto hanno fatto di tutto per meritarsi
questa cattiva reputazione, e noi non possiamo far finta che in questi mesi e
in questi anni non si sia verificata una lunga sequela di scandali, di
disavventure, anche di tipo giudiziario, che hanno coinvolto nostri colleghi in
lungo e in largo nella penisola e che ha fatto crescere questa onda di
indignazione nei confronti della cosiddetta casta e dei Consigli regionali in
particolare.
Per cui la questione non è solo di natura
giuridica, se così fosse, avrebbe fatto bene – lo ribadisco – l’Ufficio di
Presidenza a dire di no, utilizzando le argomentazioni che lei ha esposto
poc’anzi, quindi chiudere la partita dal punto di vista amministrativo,
dicendo: “Beh, non c’è alcun diritto per procedere al referendum, perché il
cosiddetto vitalizio è un diritto acquisito e, se passasse” – come credo possa
passare – “una proposta di questo tipo e quindi si affermasse il diritto alla
retroattività, questo non coinvolgerebbe soltanto l’attuale legislatura, ma
bisognerebbe andare a ritroso, dal 1970 ad oggi”.
Credo che una valutazione di questo tipo
l’abbiano fatta gli amici “grillini”, a meno che non abbiano voluto presentare
questo quesito referendario per ragioni propagandistiche elettorali, ma se
l’hanno fatto con scienza e coscienza, credo che abbiano messo nel conto che, se
passasse il principio di retroattività – per me, è improbabile che possa
passare – si andrebbe a ritroso fino al 1970 ed anche quei colleghi che con
superficialità e leggerezza oggi diventano “grillini”, forse avrebbero qualche
elemento di perplessità e di preoccupazione in più.
Ma mi pongo il problema se, dicendo di no oggi
a questa richiesta referendaria, non sortiamo l’effetto contrario, l’effetto
che noi non auspicheremmo, cioè il rafforzamento dell’idea che noi ci siamo
chiusi a difesa di un nostro privilegio. Invece, se ci sono le condizioni o se
non è chiara dal punto di vista giuridico la decisione di non accettazione,
sarebbe opportuno - ed io sarei di questo avviso far svolgere il referendum e
dare una risposta politica all’opinione pubblica, in questo momento
interpretata e rappresentata da un gruppo che ha proposto il quesito
referendario.
Ovviamente, non mi iscrivo al partito
dell’antipolitica, né a quello demagogico, né a quello che rifiuta o che vede
nel rapporto fra i soldi e la politica qualcosa di insano, di perverso; bisogna
affrontare in maniera laica e senza ipocrisie il rapporto soldi-politica, tra
lo sterco del diavolo e la politica. Bisogna farlo una volta per tutte, senza
subalternità, complessi di inferiorità, come pure abbiamo fatto in questi due
anni, perché nonostante siamo stati il Consiglio regionale che ha operato tagli
anche drastici ai cosiddetti costi della politica per quanto riguarda i
consiglieri, c’è stata comunque una reazione timida da parte nostra,
impacciata, quasi a nasconderci: “L’abbiamo fatto, però…”. No, “l’abbiamo
fatto”, bisogna dire ai calabresi che le indennità di carica sono state
dimezzate, è un punto a nostro favore, che i vitalizi dalla prossima
legislatura non ci saranno più, che non c’è indennità di fine rapporto, che non
c’è alcun centesimo di rimborso per venire da Cosenza a Reggio Calabria né per
le sedute di Commissione né per quelle di Consiglio. Nell’opinione pubblica
calabrese, invece, passa un altro convincimento, che noi siamo ancora quelli
che percepiscono 15-20 mila euro al mese, che non fanno nulla, che hanno i
rimborsi, che hanno questo, questo e quello.
Diciamo francamente che c’è stata una sana,
giusta, tardiva – come volete – ma c’è stata questa presa di coscienza.
Ora, dire di no ad una proposta di questo tipo
potrebbe, invece, rafforzare questo convincimento che c’è nell’opinione
pubblica, che è difficile da cancellare, che dovremmo tutti quanti noi
sforzarci di cancellare, ma non perché si è più democratici se si è
referendari, perché nei quesiti referendari non c’è soltanto una virtuosa
espressione democratica. Il primo referendum è stato fatto con la crocifissione
di Gesù: ve lo ricordate, voi che spesso avete mostrato attenzione per i testi
sacri! C’è un bellissimo libro di Zagrebelsky “Il crucifige e la democrazia”, parlando di
referendum. Quando ci si rivolge al popolo e si chiede: “Chi volete crocifisso?
Gesù o Barabba?”, il popolo dice: “Gesù”. Cioè non sempre le scelte del popolo,
quando non sono mediate dal confronto, dalla discussione, dalla riflessione,
dall’analisi, sono espressioni democratiche e giuste.
Io credo che, in questo caso, il popolo
crocifiggerebbe Gesù, al netto delle improbabili analogie con i consiglieri
regionali, ma la scelta sarebbe istintiva, immediata, perché frutto di quel
contesto che abbiamo appena descritto.
Per queste ragioni, quindi, non perché
attribuisca al referendum virtù che, francamente, non porta, né perché sia in
qualche modo ipocritamente interessato a solleticare e a fare l’occhiolino a
movimenti, ad arie di protesta che pure ci sono in questa regione, ma perché
credo che dire di no rafforzerebbe quell’insano convincimento che siamo tutti
uguali, che ci trinceriamo per difendere privilegi altrimenti indifendibili.
Ha chiesto di parlare il consigliere
Guagliardi. Ne ha facoltà.
Presidente, colleghi consiglieri, è del tutto evidente
che questa è una discussione un po’ particolare che ci coinvolge, perché siamo
combattuti da una serie di giudizi esterni e anche di riflessioni personali,
alle quale accennava poco fa il collega Talarico.
Vorrei fare prima una riflessione un po’ più generale, perché noi
probabilmente ci troviamo in questa situazione delicata a decidere qualcosa in
cui siamo coinvolti direttamente, perché, per esempio, anche prima, ma
soprattutto dopo la riforma del Titolo V° della Costituzione, non c’è un
organismo neutro nel nuovo Consiglio regionale, previsto dalla riforma, che
decida su questo.
Mentre per l’ammissibilità dei referendum di carattere nazionale c’è la
Corte costituzionale che decide se recepire o meno un referendum, stranamente è
lo stesso Consiglio regionale che deve decidere se ha fatto bene o male una
legge da lui stesso approvata, qualunque sia e di che tipo sia la legge, non
soltanto queste relative ai costi economici del vitalizio di un consigliere
regionale. Questo svuota il ruolo dell’Istituzione, cioè mette il Consiglio
regionale nella condizione di apparire all’esterno come un soggetto che quello
che decide lo decide sempre in forma sbagliata ed, evidentemente, poi non è in
grado di modificarlo dal proprio interno. Caso insolito questo, perché la
vecchia legge sui vitalizi era stata modificata dal Consiglio regionale, quindi
il Consiglio regionale qualcosa aveva fatto nel corso di quest’anno.
L’altra riflessione di carattere generale è che, purtroppo, questo
livello e questo sistema di governo della società, questo del presidenzialismo
e del sistema bipolare, è un modello che richiede ed ha bisogno del referendum
per combattere certe derive, perché la politica al suo interno non riesce a
dare risposte, per cui molte volte i tanti referendum che vengono promossi nel
territorio nazionale, a livello regionale o a livello nazionale, sono l’effetto
di un modello di democrazia che non risponde ai bisogni della società.
Sono favorevole affinché il referendum si faccia e voterò contro il
dispositivo, non perché ne condivida i contenuti, ma condivido l’istituto del
referendum in sé, che è uno strumento della democrazia moderna ed inoltre
perché mi voglio anche confrontare sui temi e sui contenuti di questo
argomento, perché – non conosco i soggetti proponenti del referendum – presumo
che ci sia una cultura della sinistra. Non è stato mai concepito che faccia la
politica soltanto chi ha ricchezze proprie e può vivere anche senza vitalizi.
La battaglia del vitalizio è stata una battaglia della sinistra in Italia,
quando agli inizi della Repubblica si poneva il problema ai tanti militanti, ai
tanti dirigenti sindacali, alle tante persone che lavoravano nei partiti di
massa di una prospettiva della battaglia politica.
Allora il vitalizio non era un privilegio della casta, era una garanzia
affinché anche le masse popolari potessero partecipare alla politica, cosa che
sta venendo meno in questi anni, dove può fare politica soltanto chi ha grandi
risorse finanziarie, chi può supportare la propria attività. Questo, comunque,
taglierebbe fuori parecchie volontà non colluse con i poteri economici, persone
che vogliono essere estranee alle forze che condizionano la politica, cioè
l’economia che condiziona la politica; se tu gli togli questa possibilità, gli
hai detto: “Amico mio, pensa a fare anche un’altra attività, anche un altro
lavoro, perché alla fine sarai costretto ad essere un accattone o un
mendicante”.
Quindi, il vitalizio è una questione democratica di chi fa la politica,
non è una cosa da espungere; va condizionato, vanno condizionati gli eccessi,
va condizionata la cultura di una casta che si arricchisce, ma vuole mantenere i propri privilegi, ma l’istituto del vitalizio è un istituto
da mantenere, non da sopprimere.
Ha sbagliato anche qualcuno
o il precedente Governo Monti, che ha favorito questa tendenza all’eliminazione
di queste tutele. Qua bisogna dirlo e bisogna essere onesti. Guardate, io
appartengo a quella generazione di consiglieri regionali - siamo rimasti in
quattro-cinque -, che furono crocifissi dalla legge regionale numero 25 del
2001 – ricordate la famosa legge 25, quella delle assunzioni del personale? –
perché da quel momento si aprì la guerra alla casta politica della Regione
Calabria, il punto di snodo storico contro la politica in Calabria partì con
quella legge. Sono passati circa undici anni da quel momento e ancora paghiamo
per quella legge, ma è questo l’attacco che si vuole fare ancora oggi, anche
attraverso questo referendum, a questo luogo.
Noi dobbiamo porci il problema, sebbene io voterò affinché venga fatto
il referendum, perché questi temi rientrano nel dibattito politico generale.
Sono d’accordo con il collega Talarico, non voglio dare una sponda ed essere
messo all’angolo dai referendari, per dire che sono una casta che non discute e
che non accetta la sfida della modernità della società.
Se noi siamo in grado di procedere con questo ragionamento, allora
possiamo fare una battaglia seria e credo che non dobbiamo sfuggire, non
dobbiamo avere paura, dobbiamo sfidare l’attacco generalizzato al mondo della
politica, e lo facciamo con le regole, ma anche con i contenuti e dobbiamo
dirlo, lo dico ancora una volta, che è sbagliato mettere in discussione diritti
costituzionali come il principio della retroattività. È un referendum inutile
questo. Il referendum si potrebbe anche vincere ma non si andrebbe avanti,
sarebbe soltanto una spesa - che ha annunciato il Presidente - inutile di
questa Regione Calabria, una spesa di una campagna elettorale per un argomento che
non va avanti, visto che il vitalizio termina con questa legislatura, visto
che, probabilmente, basterà un solo consigliere del passato che si rivolga ai
livelli dovuti per avere il riconoscimento di tutti i diritti acquisiti, oltre
il costo che avrà l’Ente regionale proprio per le questioni di merito.
Ecco, io credo che noi paghiamo un’incertezza, e qui rivolgo un invito
al Presidente, alla maggioranza, ai gruppi dell’opposizione, se è il tempo e se
abbiamo il tempo di pensare ad una discussione sulle regole della democrazia in
questo Consiglio regionale, ma soprattutto se, dopo la soppressione degli
articoli 125, 126 fino all’articolo 130 della Costituzione sugli equilibri e
sui controlli di poteri, è arrivato il tempo e noi siamo in grado di costruire
poteri, controlli, istituti che assegnano il controllo del Consiglio regionale
e verificano gli equilibri degli organi della nostra regione.
Dico questo e, quindi, riaffermando l’inutilità di questo referendum,
riconoscendo il lavoro enorme che è stato fatto in questa legislatura, ma già
avviato ai tempi della precedente, per recuperare tutti i guasti commessi
all’indomani della riforma del Titolo V° della Costituzione - la famosa
stagione del 2002-2003, in cui non si capiva cosa succedeva - bene, pur riconoscendo
questo, per lo spirito e per il rispetto che ho nello strumento della
democrazia quale è il referendum, sono favorevole affinché venga riconosciuta,
anche se magari solo per un atto politico, la possibilità che questo referendum
si tenga.
Ha chiesto di parlare il consigliere Grillo. Ne ha facoltà.
Caro consigliere Magarò, vorrei ricordare all’Aula ed anche a me stesso
che oggi il tema della discussione non è il mantenimento e la garanzia
dell’istituto referendario, né lo spirito e l’opportunità della proposta
referendaria; su quello ci siamo già espressi qualche mese fa e quest’Aula ha
approvato l’abrogazione per i prossimi anni e per la prossima legislatura.
Ritengo che, quando si scivola sul terreno della propaganda – come
qualcuno dei consiglieri in Aula ha fatto – poi si debba essere consequenziali,
cioè nel momento in cui quest’Aula si esprimerà in maniera sfavorevole al
referendum, mi aspetto che dai consiglieri che hanno favorito o quantomeno approvato
l’iniziativa e la proposta del Movimento 5 Stelle ci sia un atto doveroso e
consequenziale.
Oggi il tema non è l’opportunità – come dicevo prima – o il
mantenimento dell’istituto referendario, ma esprimere l’ammissibilità dal punto
di vista legislativo e tecnico di questa proposta, e nell’esame del Presidente
del Consiglio vengono fuori una serie di elementi che ci dicono che, dal punto
di vista tecnico e legislativo, la proposta è carente, quindi inammissibile ed
è quello che, come gruppo Scopelliti Presidente, ci proponiamo di fare, di
votare contro l’ammissibilità della proposta.
Ma, oltre agli elementi che il Presidente del Consiglio inseriva nella
proposta prima dell’esposizione in Aula, ci sono ulteriori elementi che io ho
potuto verificare, che sono carenti e che sono l’espressione di quel movimento,
il Movimento 5 Stelle, che cerca di fare del terreno della propaganda la sua
arma propagandistica a livello politico.
Ci sono una serie di elementi tecnici che intendo esporre in Aula e che
poi sottoporrò anche all’attenzione del Presidente del Consiglio, che meritano
di essere verificati. Ad esempio, chi fa la proposta non si rende conto di
quello che fa, perché con il referendum si vorrebbe abrogare l’articolo 4 della
legge numero 38 del 2011, una disposizione transitoria secondo cui le
disposizioni di cui all’articolo 8 della legge regionale 14 febbraio 1996, la
numero 3, nonché quelle previste da altri articoli, dal 14 al 23 della predetta
legge, continuano anche dopo il referendum, qualora ci fosse il voto positivo,
a trovare applicazione in favore di tutti coloro che hanno versato e versano i
relativi contributi e che, comunque, alla fine della nona legislatura, sono in
possesso dei requisiti minimi per l’erogazione dell’assegno vitalizio.
Quindi, seconde le intenzioni dei promotori del referendum,
l’abrogazione di questa norma avrebbe l’effetto di non far raggiungere ai
consiglieri eletti per la prima volta in questa legislatura i quattro anni, sei
mesi ed un giorno, quel periodo necessario per avere il vitalizio, secondo
l’articolo 14, legge numero 3 del 1996, e ad avere, quindi, diritto al
vitalizio. Invece non è proprio così, infatti – e proprio qui è la carenza
tecnica ed invito i proponenti del Movimento 5 Stelle ad andare a verificare questa
legge – a norma dell’articolo 17 della legge regionale numero 3 del 1996,
recante “Contributi volontari”, i consiglieri che abbiano versato i contributi
di cui all’articolo 8 per un periodo inferiore ai cinque anni, ma pari ad
almeno a 24 mesi, hanno facoltà di continuare, qualora non siano rieletti o,
comunque, cessino il mandato, ad effettuare il versamento stesso per il tempo
occorrente a conseguire il diritto all’assegno del vitalizio minimo.
Considerato che questa Assemblea si è insediata nell’aprile del 2010,
per il conseguimento del periodo necessario mancano appena 12 mesi. Quand’anche
si riuscisse a svolgere il referendum in questi mesi e sempre ammesso che
vincano i sì, nulla comunque impedirebbe a coloro i quali non hanno ancora
raggiunto il periodo dei quattro anni, sei mesi ed un giorno, di raggiungerlo
continuando a versare i contributi volontari. Peraltro, non tutti i 50
consiglieri regionali avrebbero bisogno di versare i contributi, ma, a conti
fatti, meno di 20, poiché la maggior parte hanno almeno una legislatura.
Quindi, questo risparmio di 1 milione, sbandierato dai promotori del
referendum, è pura demagogia; al contrario, i costi di un referendum sono
notoriamente alti, si aggirano intorno a 1 milione e mezzo, oltre a quello che
diceva prima il Presidente, perché ad ogni consigliere bisogna anche
ridistribuire quello che ha versato per avere il vitalizio in questi anni, che
si aggira intorno a 70 mila euro.
In conclusione, ai demagoghi referendari rispondiamo che questa Regione
è stata fra le prime in Italia ad uniformarsi ai decreti del Presidente del
precedente Governo, riducendo, nell’ordine, i fondi ai gruppi, ai consiglieri
regionali e i loro stipendi, tutti elementi di cui parlava prima il Presidente
del Consiglio.
Quindi, ribadiamo il voto del gruppo Scopelliti Presidente, contrario
all’ammissibilità della proposta.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bruni. Ne ha facoltà.
Preliminarmente, vorrei sgombrare il
campo da alcuni equivoci: il primo è quello sulla validità di un referendum,
che è un fatto democratico che nessuno
rinnega, ma giustamente oggi non mettiamo in discussione l’istituto
referendario, stiamo parlando di una
cosa che è diversa nella sostanza, però ancora preliminarmente mi chiedo – e
non so se sarò consequenziale per le cose che dirò – se ha senso e se ha valore
ancora mantenere in piedi la Conferenza dei capigruppo. Infatti, io partecipo
come capogruppo dell’Udc a queste conferenze, decidiamo alcune cose e
indubbiamente ritengo di essere titolato a parlare a nome del gruppo, perché se
così non dovesse essere, non capisco qual sia l’importanza e il valore della
mia presenza. Se poi, ad ogni pie’ sospinto o spesso e volentieri, come accade
in quest’Aula, andiamo ad utilizzare il voto di coscienza o il voto personale o
la distinzione con motivi, allora aboliamo la Conferenza dei capigruppo, la
manteniamo in piedi semplicemente per fissare la data delle sedute di
Consiglio, perché, poiché io partecipo ormai da quattro-cinque mesi a queste
conferenze, mi pare di capire che non sempre quello che viene deliberato e su
cui diamo garanzie poi viene mantenuto e rispettato in Aula.
E’ un problema che io mi porrò, me lo pongo come capogruppo di un
partito di maggioranza.
Vedete, io sono – lo dico con grande senso di responsabilità –
contrario a questa proposta referendaria, per tanti motivi che cercherò di
spiegare. Io sono entrato in quest’Aula il 10 aprile del 2010 e guardando il
primo cedolino – non ero abituato a questo tipo di indennità – noto una
trattenuta di quasi 1.600 euro – quindi soldi che mi venivano sottratti – per
il vitalizio che avrei maturato dopo due anni e mezzo, nel caso in cui, magari
con la prosecuzione volontaria, si fossero interrotti questi termini, ma
certamente alla fine della legislatura. Ho fatto dei calcoli e, fino ad oggi,
vi posso dire che sono stati trattenuti sulla mia indennità circa 60 mila euro
per il vitalizio e quindi debbo votare contro questa proposta per due motivi:
perché, nel caso in cui dovesse passare, io mi riservo di chiedere i danni e
gli interessi alla Regione Calabria, che mi ha trattenuto delle risorse che mi
spettavano e che mi doveva corrispondere ogni fine mese.
Tenete conto che 60 mila euro per ogni consigliere regionale, per 50
consiglieri diventano circa 3 milioni di euro che la Regione dovrebbe
restituire ad ogni consigliere, perché non v’è dubbio che, anche se passasse il
referendum, questi soldi noi li dobbiamo avere rimborsati. Per cui ci sarebbe veramente un aggravio
terribile, ma ci sarebbe anche, a
partire dall’approvazione della votazione del referendum, una somma che non
figurerebbe più sul bilancio regionale e, quindi, la Regione si dovrebbe
attrezzare per reperire analoga somma per far fronte alle spese riportate nello
stesso bilancio.
Nel 2010 ho votato una legge che prevedeva la soppressione del
vitalizio a partire dalla prossima
legislatura. Questo perché? Perché c’erano anche diritti già maturati.
Allora, se questo è vero, mi chiedo – ed è la
terza motivazione per la quale sono contrario a questa proposta – è possibile
giuridicamente che un referendum possa avere effetti retroattivi? E’
un’ulteriore domanda che pongo a me stesso e che porrò, nel caso in cui le cose
dovessero andare verso l’abolizione, ai miei legali di fiducia.
Condivido quello che ha detto il consigliere De Masi e non faccio,
adesso, un discorso ampio per motivare, per dire, con grande senso di
responsabilità che questa è una proposta che arriva a quasi un anno dalla fine
della legislatura e quindi, per quanto mi riguarda, non è assolutamente
accettabile e proponibile. Ecco perché esprimo il mio voto responsabile, fermo,
contrario a questo tipo di proposta.
Ha chiesto di parlare il consigliere Scalzo. Ne ha facoltà.
Anch’io
voglio intervenire in questo dibattito che ho
ascoltato e seguito dalla sua introduzione
su un argomento che, nel tempo, ha impegnato in una discussione franca,
piuttosto articolata,
la Conferenza dei capigruppo e ancora prima l’Ufficio di Presidenza della massima
Assise regionale calabrese.
Credo che anche il dibattito che si è sviluppato oggi dimostri
come, al di là delle posizioni che possono essere diversificate, ci sia stato
un approccio estremamente responsabile di quest’Aula, perché all’interno degli
schieramenti ci sono posizioni diversificate e, anche con argomentazioni
diverse, tutte rispettabili. Ritengo, però, che oggi affrontiamo questo
problema referendario in un momento
particolarmente difficile e delicato e la classe dirigente di un Paese vada giudicata
per le azioni concrete che svolge nel vivere quotidiano, soprattutto quando una
classe dirigente intera rappresenta nella
sua interezza i cittadini, perché si tratta di una classe dirigente di
eletti dal popolo non nominati da nessun vertice e da nessuna segreteria di
partito, quindi espressione autentica di democrazia.
Penso che, alla fine, quello che in
questo mandato conta molto è cosa noi riusciamo a fare, a proporre, a portare a
casa in termini di lavoro duro, democratico nei confronti non soltanto dei
cittadini che ci hanno eletto, ma di tutti i cittadini calabresi.
Per questo il referendum che viene
proposto, se da una parte certamente rappresenta un momento di democrazia, di
partecipazione, dall’altro, personalmente, non mi appassiona tanto perché io credo che noi dobbiamo, in questo
scorcio di legislatura, continuare su quel percorso virtuoso che lei, Presidente, ha tracciato e che ha visto la
condivisione per molti provvedimenti proprio del gruppo del Partito democratico
ancor prima che nel Paese si parlasse di spending review, di tagli ai costi della politica.
Io voglio dire con soddisfazione come noi e
poi il Consiglio regionale nella sua interezza abbiamo anticipato temi
importanti. Questo Consiglio, insieme alla Regione Emilia Romagna, è stato
quello che ha fatto il percorso più virtuoso in termini di tagli dei costi
della politica, nel taglio del numero dei consiglieri regionali.
Quando sono state fatte queste cose, non c’era
nessuna legge nazionale, noi stiamo attendendo un taglio del numero dei
parlamentari. Il bicameralismo non ha più motivo di esistere, quindi vogliamo
un Senato federale, perché siamo convinti che bisogna andare avanti in questo
percorso per arrivare ad un sistema snello e che soprattutto sia aperto, che
quest’Aula diventi la casa dei calabresi e lo può diventare se le nostre azioni
sono trasparenti, se vanno soprattutto nella direzione di far ripartire la
macchina del lavoro, di continuare in quel lavoro prezioso che i tanti sindaci
calabresi fanno, per esempio, applicando una legge di cui andare fieri, quella
sull’accoglienza.
Infatti, in un momento in cui c’è il dramma
degli immigrati, la Calabria ha dimostrato con tanti esempi come noi, pur
essendo una regione povera, continuiamo ad essere una regione che, di fronte a
questi problemi, apre porte e finestre per essere un popolo di accoglienza e
soprattutto che dà speranza.
Per questo, pur rispettando il movimento
promotore di questo referendum, per molte motivazioni - non è una motivazione
politica, ma, come abbiamo potuto riscontrare, anche di tipo tecnico-economico
– ritengo che quando si parla di un provvedimento di retroattività, si inneschi
un meccanismo così complesso, che non ci vede particolarmente convinti in
questa direzione.
Così come credo che una cosa su cui
bisognerebbe riflettere in maniera chiara non riguardi i singoli consiglieri
regionali, ma riguarda, per esempio, un problema di reversibilità. Allora, io
penso, ad esempio, alla vedova di un ex consigliere regionale, casalinga, che
possa essere colpita da un siffatto provvedimento.
Penso che, in quest’Aula che è l’espressione
della volontà dei cittadini calabresi, dobbiamo con azioni concrete e
soprattutto trasparenti continuare in quel percorso virtuoso di taglio dei
costi della politica, così come abbiamo fatto, che vadano ad incidere nel
sistema della burocrazia.
Presidente, lo abbiamo fatto, lo abbiamo
chiesto e chiederemo un taglio ancora più incisivo ed importante, per esempio,
nelle strutture, nei dipartimenti, che veda insieme una condivisione nel fare
scelte e soprattutto sacrifici e chi più ne ha più ne metta. Su questo non ci
siamo tirati indietro, non ci tireremo indietro, saremo assertori convinti del
fatto che noi per primi dobbiamo dare esempi di questo tipo.
Allora, ritengo che, invece, lo strumento
referendario sia ancora più efficace, lo strumento della democrazia
partecipata, del dialogo tra eletti ed elettori, soprattutto per ridare
fiducia, slancio ed avvicinare i cittadini agli eletti e alle istituzioni. Per
questo penso che nei prossimi mesi, così come lei anticipava nella sua
relazione introduttiva, altre azioni virtuose andranno intraprese che avranno
il nostro sostegno pieno e convinto, a cominciare dall’approvazione di una
riforma di una Regione leggera, che veda non più una Regione che gestisce, ma
che legifera, controlla e delega agli enti, ai sindaci e agli enti locali la
gestione, che la politica sia molto vicina a temi importanti come quelli della
sanità, ma che abbia solo una funzione di controllo, di indirizzo e di programmazione.
Questi sono tutti i nostri dubbi su questo
progetto referendario, che non risolve i problemi reali, invece vogliamo
insieme, ognuno nella distinzione dei ruoli, lavorare per fare emergere tutte
le positività che questa terra ha che deve essere messa al passo delle altre
Regioni e della stessa Europa.
Ha chiesto di parlare il consigliere
Chiappetta. Ne ha facoltà.
Cercherò di essere il più sintetico possibile
perché ho ascoltato anch’io, alla stregua delle altre persone che mi hanno
preceduto, il dibattito che si è sviluppato. Fra l’altro, appunto perché si
annetteva e si annette grande importanza e rilevanza a questo argomento,
avevamo deciso, in sede di Conferenza dei capigruppo, di poterlo trattare come primo
punto all’ordine del giorno, anche perché, nel corso dei giorni passati, si era
caricato di particolare attesa, di particolare attenzione – come è giusto e
logico che fosse – quindi, credo che il Consiglio regionale non potesse non
dedicare al tema, così come è stato, un’ampia discussione, un’ampia
trattazione. Però, Presidente – e lo dico ai colleghi tutti, a quelli
intervenuti e anche a quelli non intervenuti –, lo dico a beneficio degli
organi di informazione ed anche al pubblico presente questa sera in Aula, a
dire il vero non in misura così come probabilmente l’argomento avrebbe
meritato, e lo dico anche a quei colleghi intervenuti e che adesso non vedo in
Aula che hanno ritenuto di esprimere, ancora prima della votazione che arriverà
da qui a breve, il loro parere sull’argomento posto all’ordine del giorno, un
parere favorevole rispetto anche all’ammissibilità.
Veda, Presidente, lo dico a lei, al quale
riconosco, a differenza di altro collega che ha evidenziato una sorta di
carenza di istruttoria in quello che è stato il procedimento che, a mio parere,
è stato oltremodo corretto da parte dell’Ufficio di Presidenza, che non siamo
qui stasera a discutere sulla istituzione – chiedo scusa per la cacofonia –
dell’istituto del referendum. Questo è un tema che non è all’ordine del giorno,
ma è un tema rispetto al quale – e lo abbiamo dimostrato anche nel corso degli
anni, chi come me non è neofita di questo Consiglio regionale perché non è alla
prima esperienza, lo ha evidenziato anche precedentemente – non siamo qui a
discutere sulla necessità e opportunità dell’istituzione dell’istituto del
referendum, ma siamo qui - e lo vorrei riportare testualmente a beneficio di
chi ascolta - perché credo, anzi non credo, ne sono certo, che non è questo il
momento nel Paese, nel Mezzogiorno e, più in particolare, nella Calabria perché si
possa continuare ad alimentare, sulla base di demagogia, di populismi e di
strumentalizzazioni un vento di antipolitica che, se dovesse continuare ad
essere alimentato, non distruggerà coloro i quali sono presenti in questo
Consiglio regionale o anche quelli al di fuori del Consiglio regionale, ma non
lascerà traccia di nulla.
Presidente, lo vogliamo rileggere insieme il
punto all’ordine del giorno per cercare di far comprendere bene di che cosa
avremmo dovuto parlare – e qualche collega ne ha parlato – rispetto a quello di
cui, invece, qualcuno ha ritenuto di non parlare?
Ho sentito frasi del tipo – mi dispiace che il
collega Magarò sia andato via dopo l’intervento che ha tenuto – di democrazia, di dare la parola ai
cittadini, di creare le condizioni per quello che avrebbe dovuto essere la
vivibilità democratica in questo Paese e in questa regione: ma di che stiamo
parlando! Qui parliamo molto più concretamente e in modo molto più aderente a
quella che è stata una proposta presentata non da un movimento politico –
perché, Presidente Talarico, anche questo è opportuno evidenziarlo - da liberi
cittadini che - ed io dico legittimamente – hanno ritenuto di esercitare un
loro diritto-dovere sancito dalla Carta costituzionale e già recepito anni fa
dalla Carta regolamentare della nostra Regione, che è lo Statuto della Regione
Calabria, al quale tutti devono attenersi. Allora rileggiamolo insieme,
Presidente.
Il
punto all’ordine del giorno dice: “Proposta – eccetera, eccetera – recante:
Ammissibilità proposta di referendum abrogativo” e poi una serie di articoli e
di norme che sono relativi all’istituto del vitalizio, ma lì sta la parola, è
un’ammissibilità rispetto alla quale il Consiglio regionale, attraverso
l’esplicitazione delle forze e la rappresentazione delle forze presenti, deve
poter dire se è ammissibile o non lo è.
Presidente,
lo vorrei ricordare perché c’è stata una Conferenza dei capigruppo, non solo
quella che preceduto i lavori del Consiglio regionale di questo pomeriggio, ma
anche altre precedenti Conferenze dei capigruppo che hanno evidenziato la
necessità di non tralasciare alcun particolare rispetto alla richiesta
legittima fatta. Ma di questo avremmo dovuto parlare e ha fatto bene,
Presidente, ad evidenziare quanto dovuto nell’introduzione, non solo ha detto
tutte le cose fatte anche rispetto ai costi della politica – e da qui a poco
ritornerò, sia pure brevemente, per non ribadire concetti già espressi dai miei
colleghi – ma, anche e soprattutto, per dire se vogliamo attenerci alle regole
che vengono reclamate ad ogni piè sospinto e che poi non vengono assolutamente
considerate aderenti rispetto alle stesse regole reclamate.
Il
Presidente del Consiglio, supportato da una delibera dell’Ufficio di Presidenza
avallata dalla Conferenza dei gruppi all’unanimità - e ha fatto bene il collega
capogruppo dell’Udc ad evidenziare quello che ha ritenuto di dire nel suo
intervento – altro non ha detto che l’ammissibilità di questo referendum; non
la si può ottenere soltanto per una motivazione di ordine tecnico-giuridico
procedurale che trae linfa giuridica da quelle che sono le regole statuite
dalla legislazione regionale, che indica le materie per le quali è possibile il
referendum.
Ecco
perché, Presidente, ha fatto bene a dire nella sua introduzione quello che è
stato fatto anche in termini di contrazione dei costi della politica.
Non
abbiamo aspettato di fare tutte le cose fatte sulla base del decreto della spending
review, che poi ha prodotto effetti a cascata anche nelle altre Regioni, le
abbiamo fatte ancora prima, a proposito della pubblicizzazione delle norme a
cui anche qualche altro consigliere molto improvvidamente ha fatto riferimento,
evidenziandole in tutta la loro possenza e in tutta la loro valenza.
In
più di un’occasione, nel corso di dibattiti che stiamo tenendo da un po’ di
mesi a questa parte, e non solo nell’ambito del mio partito, amiamo dire –
perché vogliamo essere smentiti dai fatti – che quello che è stato realizzato
in tre anni e mezzo in Calabria da questa maggioranza – lo devo dire con grande
onestà e mi riferisco non solo a quello che è stato realizzato, qualcuno prima
di me l’ha detto, dicendo che siamo stati gli antesignani – anche in alcune
manifestazioni assunte e in alcune iniziative portate a compimento, anche
grazie all’apporto collaborativo e costruttivo di buona parte della minoranza
responsabile, se lo avessimo fatto in un’altra collocazione temporale, in altri
anni dal periodo in cui esiste il regionalismo, quindi da 43 anni a questa
parte, saremmo passati come gli innovatori veri e – giusto per usare un termine
che va molto di moda – come i rottamatori di un qualcosa che avevamo trovato e
che siamo riusciti a ristrutturare e a rimodernare.
Ecco
perché, Presidente, non v’è dubbio che il voto che esprime il Pdl all’unanimità
è di assoluta condivisione del percorso che lei ha seguito e che ha seguito
l’intero Ufficio di Presidenza; quindi, nel momento stesso in cui, da qui a
breve, ci sarà la votazione, l’intero Pdl voterà contro l’ammissibilità del
procedimento.
Ha
chiesto di parlare il consigliere Giordano. Ne ha facoltà.
Anch’io cercherò di esprimere
il mio pensiero in maniera molto sintetica, arricchito da un dibattito che è stato ampio, vibrante per alcuni aspetti, ricco di riflessioni condivisibili.
Faccio una premessa: sono
favorevole all’accoglimento di questa proposta, ci ho riflettuto nel corso di
queste settimane. Nel corso della sua introduzione ha enunciato le valutazioni
di carattere tecnico-giuridico che hanno portato alla
proposta di provvedimento, una richiesta che sicuramente ha una matrice
demagogica – su questo non c’è dubbio; tuttavia questo Consiglio regionale
credo non debba avere timore, anche alla luce del percorso che si è imposto,
delle cose che hanno detto i colleghi, che ha detto lei, che ha detto il
capogruppo di Idv, il consigliere De Masi, dei consistenti tagli effettuati,
anche anticipando la spending review. Io stesso, il primo atto che feci
durante la prima seduta di Consiglio regionale – è verificabile, il 27 maggio
del 2010 – era un provvedimento che andava nella direzione dell’abolizione dei
vitalizi, dell’abbattimento delle indennità, del taglio drastico delle
consulenze, di tutti quei cosiddetti costi della politica per i quali questo
Consiglio regionale ha dato un esempio virtuoso.
Sono favorevole perché non voglio che passi il messaggio che questo
Consiglio si chiuda rispetto a un confronto con i cittadini calabresi, un
confronto che non può essere come punto di caduta solo su questo argomento, un
confronto che deve vedere in questo
scorcio di legislatura un colpo d’ali su alcune questioni, anche sulla
trasparenza e sull’efficacia degli atti dello stesso Consiglio.
Immagino, Presidente, che ci possa anche
essere un momento di discussione che veda immaginare che questo Consiglio si
doti di un servizio, di un percorso di internal auditing che possa
efficientare quel processo e quella funzione che, precipuamente, deve vedere il
Consiglio regionale essere un’Assemblea legislativa, un’Assemblea di alto
valore politico.
Ecco, queste sono le cose per le quali mi
pongo e pongo questa decisione.
Ho rinvenuto certamente che ci sono delle
tracce di demagogia, c’è una richiesta che è stata legittima – come richiamava
anche il capogruppo del Pdl – di alcuni cittadini di un movimento politico,
però vorrei che questo Consiglio non desse adito e nessun alibi verso
quell’antipolitica che viene spesso rinfocolata, fomentata e verso cui questo
Consiglio deve mantenere un atteggiamento lineare e deve, soprattutto, lavorare
nei prossimi sedici mesi per far sì che ci sia un atteggiamento, dei
provvedimenti e un dibattito politico alto, forte che faccia dispiegare i suoi
effetti.
Non ci sono altri interventi sulla discussione
di carattere generale. Posso raccogliere quali sono le dichiarazioni di voto
arrivate da parte dei capigruppo, sia dei gruppi più numerosi, sia del Partito
democratico, del Pdl, dell’Udc, della lista Scopelliti e mi sembra di aver
compreso sulla valutazione di non ammissibilità del referendum, che raccoglie
le riflessioni che noi stessi componenti dell’Ufficio di Presidenza avevamo già
fatto, perché se abbiamo deciso, a norma della legge numero 13 del 1983,
attraverso una votazione non unanime dell’Ufficio di Presidenza, di investire
il Consiglio regionale; in maniera molto evidente e chiara, le riflessioni di
natura economico-finanziaria e, quindi, di implicazione sul bilancio del
Consiglio e del bilancio della Giunta regionale sono state fatte proprie anche
dal Consiglio regionale, naturalmente con distinguo da parte dei singoli
consiglieri regionali.
Possiamo procedere, quindi, a votare una
delibera di non ammissibilità del referendum per come proposto. Naturalmente i
colleghi che non sono d’accordo provvederanno poi ad alzare la mano; benché nei
loro interventi abbiano esplicitato le motivazioni per cui non erano d’accordo.
Pongo in votazione il provvedimento sulla non
ammissibilità del referendum.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
E’ approvato a maggioranza con il voto
contrario solo di quattro consiglieri regionali.
(Interruzione)
E’ approvata la non ammissibilità, perché
abbiamo votato la non ammissibilità.
Proseguiamo con il prossimo punto all’ordine del giorno che riguarda la proposta di legge numero 290/9^ di iniziativa del consigliere Grillo, recante: “Interventi per la riscoperta della dieta mediterranea”.
E’ relatore
il consigliere Pacenza, che ha facoltà di
illustrare il provvedimento.
Questo è un
provvedimento che, finalmente, giunge all’attenzione dell’Aula e serve ad implementare
la conoscenza di un patrimonio che, a giusta ragione, appartiene alla Regione
Calabria.
La dieta mediterranea è ormai
riconosciuta dal
punto di vista scientifico, ci aiuta a prevenire le malattie cardiovascolari,
malattie metaboliche e l’obesità. In questo contesto
L’utilità legislativa di questo provvedimento è quella di fare in modo
che questo comportamento, questo stile di vita, questa serie di accorgimenti
che provengono, per l’appunto, dalla dieta mediterranea possano essere
ulteriormente diffusi non solo in Calabria, ma anche al di fuori della nostra
regione.
Lo scopo di questa proposta di legge è di avere uno strumento
legislativo a nostra disposizione per fare in modo che questi comportamenti
possano travalicare i confini della nostra regione e fare in modo che la
stessa, anche in appuntamenti importanti come l’Expo del 2015, possa avere a
disposizione uno strumento legislativo con il quale proporsi all’attenzione
delle altre regioni, ma – io dico – anche all’attenzione dei livelli
internazionali.
Questa è una proposta di legge, quindi, per la quale chiedo all’Aula l’unanimità
dei consensi, perché è una legge che qualificherebbe ulteriormente, su
argomenti specifici ma importanti che attengono al nostro stile di vita, la
nostra regione.
La proposta di legge consta di quattro articoli, che sono molto
succinti, perché vanno al cuore del problema.
Si passa all’esame del provvedimento, che si compone di quattro
articoli, però ci sono anche due emendamenti, uno del consigliere Vilasi e uno
del consigliere Imbalzano.
All’articolo 1 c’è un emendamento con protocollo numero 38634, a firma
del consigliere Vilasi.
(Interruzione)
E’ ritirato.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’
approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’
approvato)
All’articolo 3 c’è un emendamento a firma del consigliere Imbalzano.
(Interruzione)
Anche questo è ritirato.
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’
approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4.
(E’
approvato)
Pongo in votazione il provvedimento nel suo complesso.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportato in allegato all’unanimità)
Passiamo
all’esame della mozione numero 92 di iniziativa del consigliere
Giordano: “In ordine alla tutela dei lavoratori già impegnati presso gli uffici
giudiziari della Provincia di Catanzaro e Reggio Calabria nell’ambito della
convenzione “Patto Calabria sicura” stipulata nell’anno 2007 con il Ministero dell’Interno”, di cui do lettura:
“Premesso che:
nell’anno 2007 veniva sottoscritta
una convenzione fra il Ministero dell’Interno,
tale iniziativa nasceva
dall’esigenza di prevedere interventi organici e strutturali diretti a
prevenire il controllo criminale sulle attività economiche e la penetrazione
delle organizzazioni criminali nelle occasioni di sviluppo delle economie
locali, avvalendosi di un adeguato coordinamento interforze degli organismi di
prevenzione, ciò anche attraverso un processo di collaborazione con gli enti
territoriali;
il “Patto Calabria Sicura” prevedeva
una serie di iniziative atte a garantire uno sviluppo tecnologico adeguato con
il rafforzamento del raccordo del territorio calabrese con la più ampia
strategia di sviluppo tecnologico nazionale;
in questa direzione era stata
prevista l’adozione di un piano di interventi urgenti, funzionali a
fronteggiare l’attuale minaccia criminale ed a garantire la qualità della vita
dei cittadini e le prospettive di sviluppo economico e sociale;
per quanto di competenza
il “Patto Calabria Sicura”
prevedeva, altresì, per le esigenze di supporto funzionale degli uffici
giudiziari di Catanzaro e Reggio Calabria, l’utilizzazione, per un anno, di 60
unità di personale con contratto di lavoro interinale, il cui onere veniva
stimato in 1.630 milioni di euro per il periodo di un anno dalla definizione
della procedura di assunzione, salvo proroghe;
l’accordo sottoscritto portava
all’assunzione di personale e più precisamente di 60 lavoratori – selezionati
dall'Agenzia Temporary S.p.A. – che per venti mesi, dal febbraio
sono state impegnate
complessivamente 120 unità che, nel corso dell’esperienza maturata all’interno
degli Uffici giudiziari, hanno acquisito competenze specifiche e fondamentali
per l’ottimizzazione del servizio, sopperendo alla carenza di personale nelle
Procure e nei Tribunali delle due province;
il progetto, per mancanza di
rifinanziamento, è venuto meno, rivelandosi utile, però, nel formare gli
operatori nell’ambito del processo di digitalizzazione informativa dei
fascicoli;
tuttavia, come esplicitato in una
nota del Ministero della Giustizia del 4 giugno, gli operatori sono rimasti
fuori dai progetti formativi per l’anno 2013 “posto che tale fattispecie esula
dalla previsione (...)” della legge di stabilità, “(...) ove si fa riferimento
esclusivamente al completamento del percorso formativo per coloro che abbiano
partecipato a progetti formativi provinciali o regionali”;
interrompere il percorso formativo e
quindi la riutilizzazione di risorse umane altamente professionalizzate
significherebbe far venire meno un valido supporto agli uffici giudiziari in un
settore, quale quello della digitalizzazione, nevralgico per il buon funzionamento
del sistema giudiziario;
si impegna
a farsi promotrice delle necessarie
iniziative istituzionali affinché i Ministeri dell’Interno e della Giustizia
possano farsi carico di individuare soluzioni idonee a salvaguardare e riutilizzare
delle professionalità che, come già rilevato dai dirigenti degli Uffici
Giudiziari, rappresentano un valido supporto per il funzionamento del sistema
giustizia della Calabria”.
La vuole illustrare?
L’avevo già illustrata.
L’aveva
già illustrata nel suo intervento, per cui la pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Un’altra mozione, la numero 95 di iniziativa del consigliere Giordano: “Sulla modifica
del Piano europeo dei trasporti”, di cui do lettura:
“Il Consiglio regionale
premesso che:
è in stato avanzato uno studio per uno storico accordo sulla nuova rete transeuropea di trasporto tra Commissione, Consiglio e Parlamento Europeo;
il Piano europeo prevede la realizzazione di una rete core (centrale), cioè la rete portante europea, e una rete di secondo livello definita comprehensive (organica) attraverso la utilizzazione dei fondi europei 2014-2020 per la prima, mentre la rete di secondo livello sarà finanziata con i fondi degli Stati membri;
l’analisi del suddetto Piano Europeo fa emergere delle criticità per le regioni meridionali e nello specifico della Regione Calabria i limiti della rete core sono molteplici, ove basti pensare che la linea ferroviaria Bari-Napoli passa a linea della rete core high speed, cioè ad alta velocità, mentre la linea ferroviaria Battipaglia-Reggio Calabria con il proseguimento Messina Catania Palermo sarà sino al 2030 e poi al 2050 conventional rail;
il Piano Europeo della nuova rete transeuropea, se
definitivo, comporta che la rete ferroviaria passeggeri non sarà europea in
tutta
sempre nel Piano Europeo non è presente l’aeroporto di Crotone e Lamezia e Reggio sono comprehensive;
altresì, che nessun interporto è previsto in Calabria mentre nella lista dei nodi urbani, delle reti di prima e secondo livello, non esistono Reggio, Messina e nemmeno l’area dello Stretto;
in questo contesto, per salvaguardare il sistema della rete regionale dei trasporti, assumono un ruolo rilevante per proporre e sollecitare le opportune modifiche l’Ente Regione e gli Enti locali;
impegna
sollecita lo stesso governo regionale a completare e depositare i progetti già inseriti nel Piano e a istruire con urgenza gli studi di fattibilità, contenenti tra l’altro valutazioni di sostenibilità economica sociale e ambientale, tempi e costi, impegni finanziari, per le infrastrutture non inserite e che si ritengono fondamentali per il territorio regionale, al fine di supportare tecnicamente le richieste di modifica del Piano europeo”.
Presidente, intervengo solo per
chiedere il coordinamento formale, per sistemare, nel terzo paragrafo, in luogo
di “sollecita” inserire “invita”.
Quindi pongo in votazione la mozione
numero 95 con autorizzazione al coordinamento formale.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Mozione numero 94 di iniziativa dei consiglieri Chiappetta, Bruni, Grillo e Serra: “Sui
provvedimenti per garantire la piena funzionalità del Servizio sanitario
regionale”, di cui do lettura:
“Il Consiglio regionale
premesso che:
la finalità
della legge regionale n. 12/2013 trova il suo fondamento sull’esigenza di
superare alcune forti criticità del Servizio Sanitario regionale della
Calabria, connesse alla precarietà del rapporto di lavoro di un numero
rilevante di dipendenti con contratto a tempo determinato;
tali
operatori, con contratti a tempo determinato soggetti a rinnovo periodico, hanno
consentito al Servizio Sanitario regionale, in un quadro di estrema riduzione
delle risorse finanziarie, la riorganizzazione del sistema sanitario regionale,
garantendo i livelli essenziali di assistenza (Lea) e la piena funzionalità dei
servizi di tutela della salute assicurandone la qualità necessaria con
continuità delle prestazioni;
tale condizione di precarietà, protrattasi nel tempo, ha inevitabilmente fatto emergere situazioni di forte criticità sociale che hanno reso fondamentale e non più procrastinabile individuare una soluzione di stabilità del rapporto di lavoro, concretizzatasi con l'approvazione della legge regionale n. 12/2013, che ha fornito una risposta importante alle giuste esigenze di centinaia di lavoratori del Servizio Sanitario regionale;
la legge de qua, al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza, all’articolo 1, commi 1, 2 e 3, norma la stabilizzazione del rapporto di lavoro dei soggetti in servizio nel sistema sanitario regionale con contratto a tempo determinato, attraverso l'indizione di prove selettive per coloro che siano in possesso dei requisiti richiesti dalle leggi 27 dicembre 2006 n. 296 e 24 dicembre 2007 n. 244;
tale previsione normativa è volta, pertanto, a regolarizzare in maniera definitiva il rapporto di quei lavoratori già operanti nel sistema sanitario regionale, ma con contratti a tempo determinato, al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza (Lea);
altresì, si rileva come tale soluzione non comporti oneri finanziari aggiuntivi di particolare rilievo, trattandosi di personale che già esercita le proprie funzioni alle dipendenze del Servizio Sanitario regionale;
il Consiglio dei Ministri ha disposto, nella seduta
del 24 maggio 2013, l’impugnazione della legge regionale n. 12/2013, articolo
1, commi 1, 2 e
nel Decreto Legge 31 agosto 2013, n. 101, avente ad
oggetto “Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di
razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni”, pubblicato sulla G.U.R.I.
del 31 agosto 2013, n.
l’articolo 4, comma 10, del Decreto Legge 31 agosto
2013, n. 101, prevede che «…per gli enti del Servizio sanitario nazionale... si
procede all’attuazione dei commi 6, 7, 8 e 9, anche con riferimento alle
professionalità mediche e del ruolo sanitario, con decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri, da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in
vigore del presente decreto-legge... d’intesa con
la legge regionale 29 marzo 2013 n. 12 determina l’attivazione di procedure concorsuali per la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato per soggetti aventi diritto a partecipare in quanto in possesso dei requisiti di cui alle leggi 27 dicembre 2006 n. 296 e 24 dicembre 2007 n. 244, analogamente a quanto disposto nel Decreto Legge 101/2013;
pertanto, la nuova normativa introdotta dal Decreto Legge n. 101/2013 sembrerebbe fare venir meno i rilievi posti a fondamento del ricorso disposto dal Consiglio dei Ministri dinanzi alla Corte Costituzionale della legge regionale n. 12/2013;
altresì, vi è notizia che nei prossimi giorni il Ministro della funzione pubblica, D’Alia, riceverà una delegazione di parlamentari e consiglieri regionali della Calabria per verificare la situazione venutasi a determinare a seguito della normativa introdotta con l'approvazione del D.L. n. 101/2013 e valutare, così, la possibile revoca dell’impugnazione della legge regionale n. 12/2013;
la definizione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato nel sistema sanitario regionale è di primaria importanza non soltanto nell’ambito del processo di riorganizzazione e ottimizzazione del Servizio sanitario regionale, ma anche in relazione alla necessità di valorizzare il ruolo e la professionalità degli operatori del settore dopo anni di precariato;
impegna
il Presidente e
E’ stata già
illustrata nel suo intervento, quindi la pongo in votazione.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportata in allegato)
Ordine del giorno di iniziativa del consigliere
Talarico Domenico: “Sulla chiusura dei lavori dello svincolo per Paola (CS)
sulla SS
“Premesso che:
nel 2009 (il 10 luglio) l’Anas affidava
l’incarico di realizzazione dei lavori di rifacimento dello svincolo per Paola
(CS) ed il noto santuario di San Francesco sulla SS 18 Tirrena inferiore ad un
Ati,
sono trascorsi ormai circa quattro anni
dall’avvio dei lavori di detto svincolo, ancorché in base al cronoprogramma dei
lavori, l’opera doveva essere ultimata e consegnata dopo non più di 232 giorni
di cantierizzazione (7-8 mesi circa);
l’amministratore unico dell’Anas, Pietro
Ciucci, ha recentemente dichiarato che “L’andamento dei lavori per la
definitiva e completa realizzazione dello svincolo della statale 18 ‘Tirrena
Inferiore’ per l'innesto con la città di Paola e il Santuario di San Francesco
è stato condizionato da ripetuti momenti di difficoltà economica
dell’appaltatore, circostanza che ha comportato vari periodi di fermo delle
attività lavorative”;
l’opera di che trattasi, a lavori ultimati,
dovrebbe migliorare notevolmente e rendere più sicura la mobilità intorno ad un
nodo stradale molto importante nella nostra regione, che serve a collegare la
città di Paola e il Santuario di San Francesco con
proprio l’attuale condizione in cui versa lo
svincolo è fonte di rischi notevoli per gli automobilisti ed i camion che
quotidianamente percorrono l’importante arteria;
lo svincolo in questione richiama anche nel
nome uno dei luoghi di culto più importanti della Calabria, il Santuario di San
Francesco di Paola, meta ogni anno di pellegrini e di visitatori provenienti da
tutto il mondo, per non parlare dell'importanza che lo stesso ha nei
collegamenti tra i paesi della costa tirrenica, centri turistici di grande
rilievo per l'economia della regione;
si invita
ad assumere ogni utile iniziativa, per quanto
di propria competenza ed in tempi rapidissimi, presso l'Anas al fine di
sbloccare i lavori di che trattasi, stanti gli evidenti pericoli che dalla
condizione attuale dello svincolo derivano per chi percorre il succitato tratto
di strada”.
La vuole illustrare?
Volevo
fare, più che altro, una raccomandazione, perché in ogni seduta del Consiglio
approviamo decine di ordini del giorno, però non si capisce, poi, che fine
facciano, se effettivamente
Quindi, ringrazio l’Aula e i consiglieri firmatari per questa
sensibilità, ma vorrei che questo ed altri non fossero semplicemente degli atti
formali, ma che abbiano un valore sostanziale.
L’ordine del giorno in questione vuole sollecitare il Presidente della
Giunta regionale affinché intervenga sul Presidente dell’Anas, Ciucci, e ponga
fine a questa vergogna che dura da quattro anni, relativa allo svincolo della
Statale 18 nei pressi del Comune di Paola.
Pongo in votazione l’ordine del giorno in discussione.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportato in allegato)
Ordine del giorno di iniziativa del consigliere De
Gaetano: “Sull’affidamento del servizio di Urgenza ed emergenza SUEM
“Premesso che:
con delibera del direttore generale dell’ASP di
Reggio Calabria n. 363 del 06 giugno 2013, è stata indetta gara con procedura
aperta per l’affidamento del servizio di integrazione e di supporto al servizio
di Urgenza ed Emergenza SUEM –
si impegna
l’onorevole Presidente della Giunta regionale, in qualità di Commissario ad acta, a garantire ai lavoratori della società vincitrice della gara sopra indicata un trattamento economico adeguato, così come previsto dal Contratto Collettivo Nazionale dei Lavoratori”.
Lo pongo in votazione.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportato in allegato)
Ordine del giorno di iniziativa dei consiglieri De
Gaetano e Guccione: “Sui Lavoratori Lsu-Lpu e sui lavoratori di sorveglianza
idraulica”, di cui do lettura:
“Premesso che:
in bilancio non vi è prevista la copertura finanziaria relativa agli emolumenti, per il periodo compreso da settembre a dicembre 2013, spettanti ai lavoratori Lsu-Lpu che regolarmente svolgono la loro attività lavorativa;
neanche per la categoria dei sorveglianti idraulici è stata prevista una copertura finanziaria in bilancio, relativa agli stipendi per il periodo cha va da agosto a dicembre 2013;
i sorveglianti idraulici attendono ancora il pagamento dello stipendio del mese di dicembre 2012 e tredicesima;
si impegna
a provvedere nell’immediato alla copertura
finanziaria per il pagamento delle spettanze dovute, regolarizzando la
posizione di questi lavoratori”.
Lo pongo in votazione.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportato in allegato)
L’ordine del giorno è concluso, la seduta è tolta e sarà convocata a
domicilio.
La seduta termina
alle 17,50
Hanno chiesto congedo i consiglieri Albano, Imbalzano, Fedele, Mirabelli, Dima, Mancini.
(Sono concessi)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Franchino – “Misure urgenti per il contenimento dell’inquinamento luminoso e il risparmio energetico” (P.L. n. 496/9^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto
e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente.
(Così resta stabilito)
Grillo
– “Interventi per migliorare la competitività del porto di Vibo Valentia Marina” (P.L. n. 497/9^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto
e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
Minasi – “Disposizioni per
la tutela delle donne affette da endometriosi” (P.L. n. 498/9^)
E’ stata assegnata alla
terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e
formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
Naccari Carlizzi, Principe, Franchino, De Gaetano,
Ciconte, Guccione, Tripodi, Talarico D., Maiolo – “Riequilibrio economico e
territoriale nelle zone urbane sensibili” (P.L. n. 500/9^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare -
Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.
(Così resta stabilito)
E’ stata presentata,
inoltre, alla Presidenza la seguente proposta di legge di iniziativa popolare:
“Tutela, governo e
gestione pubblica del ciclo integrato dell’acqua” (P.L. n. 499/9^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto
e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente – ed alla seconda -
Bilancio programmazione economica, attività
produttive, affari dell'Unione Europea
e relazioni con l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza
le seguenti proposte
di provvedimento amministrativo di iniziativa
della Giunta regionale:
“Azienda Calabria Lavoro” – Approvazione rendiconto generale relativo all’esercizio
finanziario 2012 (Delibera G.R. n. 282 del 5.8.2013)” (P.P.A. n. 242/9^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare -
Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.
(Così resta stabilito)
“Liquidazione
dell’Istituto regionale Arbereshe di Calabria. Bilanci di previsione per gli
anni finanziari 2010, 2011, 2012 e Rendiconti generali per gli anni 2009, 2010,
2011, 2012 (Delibera G.R. n. 283 del 5.8.2013)” (P.P.A. n. 243/9^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare -
Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.
(Così resta stabilito)
“Riprogrammazione
del Por Calabria Fesr 2007-2013. Avvio della procedura di revisione del programma
(Delibera G.R. n. 296 del 5.8.2013)” (P.P.A. n. 244/9^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare -
Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.
(Così resta stabilito)
E’ stata presentata,
inoltre, la seguente proposta
di provvedimento amministrativo d’Ufficio:
“Presa d’atto delle
dimissioni del consigliere regionale Antonio Rappoccio e relativa surroga”
(P.P.A. n. 239/9^)
E’ stata presentata,
altresì, la seguente proposta
di provvedimento amministrativo di iniziativa dell’Ufficio di Presidenza:
“Ammissibilità
proposta referendum abrogativo articoli 4, comma 1, e 6 della legge regionale 7 ottobre 2011, n. 38
(Modifica della legge regionale 14
febbraio 1996, n. 3). (Delibera U.P. n. 50 del 25.07.2013)” (P.P.A. n. 240/9^)
Sono
state proposte alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento
amministrativo di iniziativa dei consiglieri:
Gallo
– “Proposta di legge al Parlamento <Modifica degli articoli 5 e 6 della legge
n. 9/91 (Norme per l’attuazione del nuovo piano energetico nazionale: aspetti
istituzionali, centrali idroelettriche ed elettrodotti, idrocarburi e
geotermia; autoproduzione e disposizioni finali) e dell’articolo 35 del decreto
legge n. 83/2013 (Misure urgenti per la crescita del Paese) convertito con
modificazioni dalla legge n. 134/2012>” (P.P.A. n. 241/9^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto
e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente.
(Così resta stabilito)
Naccari Carlizzi – “Modifiche al Regolamento interno del
Consiglio regionale” (P.P.A. n. 245/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali, affari generali, riforme e
decentramento.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 269 del 29 luglio 2013, recante: “Por Fesr Calabria 2007/2013. Asse 1 Ricerca scientifica, innovazione, tecnologia e società dell’informazione: Linea di intervento 1.1.1.2. Approvazione direttive di attuazione. L.R. n. 40/2008, art. 1”. (Parere n. 61)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare -
Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 284 del 5 agosto 2013, recante: “Regolamento regionale di disciplina della modalità di ripartizione dell’incentivo di cui all’articolo 92, commi 5 e 6, del D.Lgs. n. 163/2006” (Parere n. 62)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali, affari generali, riforme e
decentramento.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 286 del 5 agosto 2013, recante: “Linee guida del Piano regionale dei trasporti” (Parere n. 63)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto
e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente.
(Così resta stabilito)
La seconda Commissione consiliare, con nota n. 35490 del 31 luglio 2013, ha comunicato che nella seduta del 30 luglio 2013 ha espresso parere favorevole alla deliberazione della Giunta regionale n. 259 dell’11 luglio 2013, recante: “Rimodulazione del piano finanziario del Por Calabria Fesr 2007 -2013 per Assi prioritari, settori e linee di intervento – Asse VI – reti e collegamenti per la mobilità” (Parere n. 60)
La terza Commissione consiliare, con nota n. 35688 dell’1 agosto 2013, ha comunicato che nella seduta del 23 luglio 2013 ha espresso parere favorevole alla deliberazione della Giunta regionale n. 226 del 18 giugno 2013, recante: “Legge regionale 15/2013. Approvazione regolamento attuativo” (Parere n. 58)
Il consigliere regionale Giulio Serra subentra al consigliere regionale Aurelio Chizzoniti, quale componente della Commissione Speciale di Vigilanza, giusta comunicazione del 30 luglio 2013, protocollo generale n. 35167.
L’interrogazione a firma dei consiglieri regionali Guccione, Adamo, De Gaetano, Franchino,
Giamborino, Mirabelli, Naccari Carlizzi, Talarico D., acquisita al protocollo
al n. 35932 “Sull’adozione del protocollo di intesa tra la Regione Calabria e
l’Università degli studi ‘La Sapienza’ di Roma concernente l’attivazione dei
corsi di laurea delle professioni sanitarie” presentata ai sensi del comma 1
dell’articolo 122 del Regolamento interno del Consiglio regionale, non sono
ammissibili in quanto non hanno i requisiti di cui al comma 1 del predetto
articolo 122 R.I.C.
In data 2 agosto 2013, il Presidente
della Giunta regionale ha promulgato le sotto
indicate leggi regionali. Le stesse sono state
pubblicate sul supplemento straordinario n. 3 dell’8 agosto 2013 al Bur n. 15
dell’1 agosto 2013:
legge
regionale 2 agosto 2013, n. 38, recante:
“Modifiche ed integrazioni alla legge
regionale 17 maggio 1996, n. 9 (Norme per la tutela e la gestione della
fauna selvatica e l’organizzazione del territorio ai fini della disciplina
programmata dell’esercizio venatorio)”;
legge
regionale 2 agosto 2013, n. 39, recante: “Modifica
alla legge regionale 19 aprile 2013,
n. 13 (Disposizioni dirette alla tutela della sicurezza e alla qualità del lavoro,
al contrasto e all’emersione del lavoro non regolare)”;
legge
regionale 2 agosto 2013, n. 40, recante: “Norme
per l’utilizzo dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità nel
bacino regionale e non ancora utilizzati”;
legge
regionale 2 agosto 2013, n. 41, recante:
“Disposizioni per la semplificazione delle procedure amministrative relative al
registro infortuni”;
legge
regionale 2 agosto 2013, n. 42, recante:
“Riconoscimento delle agenzie di sviluppo locale”.
In data 5 agosto 2013, il Presidente
della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate leggi regionali. Le stesse sono state pubblicate sul supplemento straordinario
n. 3 dell’8 agosto 2013 al Bur n. 15 dell’1 agosto 2013:
legge
regionale 5 agosto 2013, n. 43, recante: “Modiche ed integrazioni alla legge
regionale 30 aprile 2009, n. 17 (Integrazione alla legge regionale 10 luglio
2008, n. 20)”;
legge
regionale 5 agosto 2013, n. 44, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge
regionale 20 dicembre 2012, n. 66 (Istituzione dell’Azienda regionale per lo
sviluppo dell’agricoltura e disposizioni in materia di sviluppo
dell’agricoltura)”.
La proposta di legge a firma del consigliere regionale Mario Magno, acquisita al protocollo generale n. 36265 del 6 agosto 2013, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 24 gennaio 1997, n. 2, non è ammissibile in quanto la legge regionale oggetto della modifica è stata abrogata.
La Sezione regionale
di controllo della Corte dei Conti con deliberazione n. 39/2013/Pari ha
parificato il rendiconto della Regione Calabria – esercizio 2012, ai sensi
dell’art. 1, c. 5, del D.L. n. 174/2012.
In data 30 luglio 2013, il Presidente
della Giunta regionale ha emanato il sotto
indicato Regolamento regionale. Lo stesso è
stato pubblicato sul supplemento straordinario n. 1
del 5 agosto 2013, al Bur n. 15 dell’1 agosto 2013:
Regolamento regionale n. 8
del 30 luglio 2013, concernente: “Disposizioni attuative per l’esercizio delle
attività di ittiturismo e pescaturismo di cui all’art. 6 della legge regionale n. 15 del 30 aprile 2009 e
s.m.i.”.
La Giunta regionale ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio per l’esercizio finanziario 2013:
Delibera Giunta regionale n. 281 del 5 agosto 2013;
Delibera Giunta regionale n. 288 del 5 agosto 2013;
Delibera Giunta regionale n. 289 del 5 agosto 2013.
Talarico D. Al Presidente della Giunta
regionale, all'assessore all'ambiente, all'assessore alle attività
produttive. Per sapere - premesso che:
lo sviluppo e
la promozione di fonti di energia rinnovabile sono fondamentali per il futuro
del nostro Paese;
l'energia da
fonte rinnovabile - eolica, solare e fotovoltaica - dovrà trovare una strada
privilegiata nei territori che si prestano al suo sviluppo, compatibilmente con
le loro peculiarità paesaggistiche, naturalistiche, ambientali e culturali;
molti
impianti spesso invadono aree protette o di particolare importanza per la
produzione agricola o la bellezza del paesaggio; basti pensare agli impianti
eolici di grandi dimensioni che stanno arrecando danni ambientali nel nostro
territorio;
diverse
inchieste della magistratura hanno evidenziato forti infiltrazioni della
criminalità organizzata nel settore eolico, con l'emissione di provvedimenti di
sequestro di alcuni impianti; è emersa in particolare una nuova figura
"professionale", il cosiddetto "facilitatore" per
l'ottenimento del via libera da parte soggetti locali per la realizzazione
degli impianti, così come indicato anche nei rapporti WWF al Cnel nel 2012;
presso i
dipartimenti regionali competenti sono depositate 277 domande di richiesta di
autorizzazione unica per la realizzazione di impianti eolici nel territorio
calabrese, per una potenza complessiva di 10.305 MW, consistenti
nell'installazione di almeno 5100 pale eoliche;
dette
richieste provengono per la gran parte da società multinazionali ovvero da
società con sede legale nella regione Calabria ancorché riconducibili a società
italiane ed estere che da anni operano o hanno operato nella nostra regione investimenti
nel settore dei rifiuti, nella realizzazione di termovalorizzatori e nella
gestione delle risorse idriche;
tra i casi
che stanno suscitando maggiore interesse negli ultimi tempi vi sono gli
impianti da realizzare nella costiera della catena meridionale;
si tratta,
nel dettaglio, di impianti eolici, per una potenza complessiva superiore a 530
MW, di almeno 250 pale eoliche molte di queste alte fino a 150 metri dal suolo,
cinque volte l'altezza del duomo di Cosenza, situati tra l'altro in aree individuate
nel perimetro del costituendo parco naturale regionale Monte Caloria e Catena
Costiera (delibera di Giunta regionale dell'11 luglio 2013), nonché del Parco
Potame-Monte Cocuzzo;
la catena
costiera meridionale, e in particolare la zona del Parco Regionale della Catena
Padana, è definita in Rete Natura 2000 come ambiente montano con ruolo di
"corridoio ecologico" e svolge funzioni determinanti per la
conservazione della biodiversità;
il Q.T.R.P.
della Calabria, individua le aree non idonee, con valore paesaggistico alla
localizzazione degli impianti; le aree non idonee sono le aree della rete
ecologica, riportate nell'esecutivo del progetto integrato strategico della
rete ecologica regionale sono - aree centrali (core areas e key areas), fasce
di protezione o zone cuscinetto (buffer zone), fasce di connessione o corridoi
ecologici (gree ways e blue ways);
la normativa
appena richiamata evidenzia la necessità di ogni valutazione tecnica sugli
impianti in relazione alle interazione con altri piani e programmi posti in
essere nell'ambito territoriale di riferimento, pertanto ogni singola
iniziativa progettuale non potrà essere valutata individualmente ma dovrà
essere posta a V.I.A. nel suo contesto territoriale della catena costiera
meridionale;
la catena
costiera meridionale svolge l'importante funzione di connessione e continuità
ecologico- funzionale tra i vari sistemi naturali (SIC e ZPS) tra il Nord e il
Sud della regione Calabria; essa è pertanto da considerarsi quale principale
area di riproduzione, alimentazione e transito di specie faunistiche protette
soggette a tutela dalle convenzioni internazionali (Berna, Bonn, Parigi,
Washington, Barcellona) e dalle Direttive Comunitarie (79/409/CEE e 92/43/CEE),
specie rare, endemiche, vulnerabili, a rischio estinzione;
la catena
costiera Paolana è, tra le altre cose, un'area di grande interesse
acquedottistico per l'intero territorio e lo stesso Q.T.R.P. include il PTA
(piano di tutela delle Acque) e considera l'aspetto della tutela delle acque
una priorità programmatica;
è evidente
che, sulla base di quanto esposto, l'impatto ambientale dei parchi eolici
risulta molto alto e per alcuni tratti devastante, stante la loro aggressività
nei confronti dell'ecosistema della zona e del paesaggio;
sulla base
delle considerazioni effettuate e delle motivazioni addotte dalle diverse
associazioni ambientaliste, nonché da diverse amministrazioni locali, sarebbe
opportuno verificare la piena correttezza dell'iter procedurale per
l'installazione dei parchi eolici di che trattasi -:
(415;
25.07.2013)
Scalzo. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere –
premesso che:
la Facoltà
di Medicina esistente dell'Università "Magna Graecia" di Catanzaro è
l'unica in Calabria e da sempre recita un ruolo centrale e di fondamentale
importanza nella formazione della classe medica e paramedica nella regione;
il Decreto
Min. 24 aprile 2013 n. 333, relativo alla definizione del numero di contratti
di formazione assegnati alle Scuole di Specializzazione di area Medica
dell'Ateneo calabrese, ha tagliato posti di Chirurgia generale, Anestesia,
Igiene e Medicina preventiva, Malattie apparato cardiovascolare, Malattie
apparato respiratorio, Medicina fisica e riabilitativa, Oftalmologia,
Oncologia, Ortopedia traumatologia; la pubblicazione del Bando di Concorso per
l'ammissione alle Scuole di Specializzazione di area Medica per l'Anno
Accademico 2012/2013 ha reso noto che il numero dei posti disponibili è stato
ridotto di svariate unità e in alcuni casi da 3 a 2 posti con la conseguenza
che per tali scuole è prevista la federazione con altre università;
i tagli
andranno ad incidere sulle scuole di specializzazione nella maniera che segue:
un posto in meno in Anestesia che passa da 8 a 7, uno in meno in Chirurgia
generale che passa da 5 a 4, uno in meno in Igiene che passa da 3 a 2, uno in
meno in Malattie dell'Apparato respiratorio che passa da 3 a 2, uno in meno in
Medicina fisica e riabilitativa che passa da 3 a 2, uno in meno in Oftalmologia
che passa da 3 a 2. uno in meno in Oncologia che passa da 3 a 2, uno in meno in
Ortopedia che passa da 4 a 3; tale operazione, prettamente ragioneristica, di
riduzione dell'offerta formativa determinerà in alcuni casi, fin dal prossimo
anno, l'accorpamento a scuole extra regionali con un tragico depauperamento
strutturale e culturale per la facoltà di Medicina Calabrese e di conseguenza
per l'intero territorio, e ancora gravi danni immateriali alla popolazione
studentesca che vede ridotta l'offerta formativa; questa decisione sta destando
profonda amarezza sia a livello di popolazione studentesca, nell'ambito della
docenza universitaria oltre che in tutta la popolazione calabrese, dettata
dalla consapevolezza che le ripercussioni avranno effetti su tutto il tessuto
sociale regionale;
negli ultimi
tempi sono stati registrati, sia dal mondo accademico che dalla rappresentanza
studentesca e dalla società civile, tantissimi appelli e interventi sulla
stampa locale al fine di scongiurare tali pregiudizievoli tagli;
la
rimodulazione comporta, pertanto, 11 contratti in meno per le scuole già
federate, che passano da 48 a 37, e 9 contratti in meno per le scuole autonome,
che passano da 61 a 52, per un taglio complessivo di 20 posti, passando,
quindi, da 109 a 89;
ciò appare
alquanto sproporzionato e contraddittorio soprattutto alla luce delle decisione
ministeriale che assegna all'UMG, 240 posti, con un aumento delle iscrizioni
pari a 80 unità;
tale fatto
potrebbe indurre tantissimi studenti a iscriversi presso le Facoltà di Medicina
di altre regioni -:
quali
iniziative la Regione Calabria ha già adottato o intende adottare presso il
Ministero competente al fine di scongiurare i tagli alle scuole di
specializzazione.
(416;
25.07.2013)
Scalzo,
Franchino, Adamo, Naccari Carlizzi,
Principe. Al Presidente della Giunta regionale, all'assessore alle infrastrutture ed
ai lavori pubblici, all'assessore all'agricoltura. Per sapere – premesso che:
l'Afor, a
seguito della legge regionale n. 31 del 19 ottobre 2009, modificata ed
integrata dalla legge regionale n. 52 del 28 dicembre 2009, è stata autorizzata
ad assumere personale con qualifica di sorvegliante idraulico e di ufficiale
idraulico, necessario allo svolgimento del predetto servizio;
i suddetti
lavoratori, tutti a tempo indeterminato, svolgono la propria prestazione presso
le competenti sedi decentrate dell'Afor di ogni singola provincia in funzione
del fabbisogno dei singoli presidi idraulici, con compiti di monitoraggio della
rete idrografica e immissione dei dati in archivio informatico;
la Regione
Calabria, nel settembre 2010, affidava all'Afor una gestione
tecnico-amministrativa degli Uffici territoriali dei Presidi Territoriali Idrogeologici;
i Presidi
Territoriali Idrogeologici svolgono i seguenti servizi: servizio di Vigilanza e
Sorveglianza, servizio di Piena; il tutto recandosi sui posti di lavoro con
proprie autovetture e a proprie spese;
da notizie
risultanti dalla stampa e fornite dai lavoratori, sembrerebbe che gli stessi
vantino le mensilità arretrate di dicembre e tredicesima anno 2012 e che,
nonostante la recente previsione legislativa del passaggio a full time, ad oggi
non vi siano notizie certe in merito al pagamento degli stipendi -:
quando è
previsto il pagamento delle stesse.
(417;
29.07.2013)
Giordano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con legge
regionale n. 24/2013 (Riordino enti, aziende regionali, fondazioni, agenzie
regionali, società e consorzi comunque denominati, con esclusione settore
sanità) agli artt. 5 e 6 è stato previsto l'accorpamento in un unico Consorzio
regionale dei consorzi provinciali per le aree di sviluppo industriale;
la legge
regionale prevede all'art. 3 che entro sessanta giorni dalla data di entrata in
vigore della legge il Presidente della Giunta regionale nomina un Commissario
con poteri di amministrazione ordinaria e straordinaria il quale entro novanta
giorni dalla nomina provvede a redigere una relazione sullo stato dei consorzi
provinciali a cui seguirà, sempre con decreto del Presidente della Giunta
Regionale, la istituzione del Consorzio su base regionale;
allo stato,
benché siano trascorsi i sessanta giorni dalla entrata in vigore della legge,
non è stato ancora nominato il Commissario straordinario da scegliere fra i
dirigenti della regione Calabria e ciò nonostante la situazione attuale dei
Consorzi provinciali che presenta gravi criticità dovute in particolare alla
mancata corresponsione di diverse mensilità a favore del personale dipendente, oltre
al mancato versamento dei relativi contributi previdenziali -:
se sia stata
disposta la nomina del Commissario straordinario secondo quanto previsto dalla
legge regionale n. 24/2013 e, in caso contrario, i tempi previsti per adempiere
a tale incombenza e ciò anche al fine di individuare le risorse finanziarie
necessarie da parte del governo regionale, anche attraverso l'istituzione di un
fondo rotativo, finalizzate a sanare i ritardi nella erogazione delle retribuzioni
spettanti al personale dipendente.
(418;
31.07.2013)
Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale e
all'assessore ai lavori pubblici. Per
sapere – premesso che:
con decreto
n. 1178 del 28/12/99, ben 14 anni fa, la Regione Calabria (Settore 20/Dipartimento
LL.PP) impegnava la somma di Euro 2.065.827,60, di cui Euro 1.032.913,80 a
carico della misura 1.2 - POP 1994/1999 ed Euro 1.032.913,80 a carico della
Regione, per la realizzazione dell'opera denominata "Lavori di
ristrutturazione e completamento del molo ricovero natanti da diporto del
comune di Diamante (CS) e della sua successiva gestione";
la
progettazione esecutiva, comprensiva di oneri per spese tecniche, sicurezza,
forniture e arredi portuali, è stata approvata dalla Regione Calabria per un importo
complessivo di Euro 5.932.228,29;
dopo un
lungo iter amministrativo, conclusosi con l'acquisizione del favorevole parere
V.I.A., i lavori e la successiva gestione dell'opera, sono stati aggiudicati
all' ATI ICAD Costruzioni Generali S.r.l. e Diamante BLU S.r.l.;
la Giunta
regionale con deliberazione n. 1097 del 23.12.2008 si è impegnata ad assegnare
al Comune di Diamante un contributo costante di durata ventennale di Euro
83.449,25, decorrente dall'esercizio finanziario 2008, della durata massima di
20 anni, a totale carico della Regione Calabria;
il rapporto
tra il Comune di Diamante e la Regione Calabria, ai fini dell'utilizzo del
contributo ventennale sopra richiamato, è stato regolato da apposita
convenzione approvata dalla
Giunta comunale di Diamante con delibera in data 29.01.2009;
con Decreto
Prot. 1006 del 27.07.2011, a firma del Dirigente generale del Dipartimento
9/Infrastrutture e LL.PP., è stato effettuato uno stralcio dell'impegno di
spesa a favore del Comune di Diamante per un importo di Euro 1.500.000,00;
in ogni
caso, i lavori dell'opera di che trattasi, iniziati nei primi mesi del 2010
dopo un iter amministrativo durato oltre dieci anni, si sono interrotti
improvvisamente nel novembre dello stesso anno;
in data
15.10.2012 si è tenuto un incontro tra la Regione Calabria, il Comune di
Diamante e l'impresa concessionaria per fare il punto della situazione, al
termine del quale è stato dichiarato che tutte le difficoltà erano state
superate e che i lavori sarebbero ripresi al più presto;
l’assessore ai lavori pubblici, in
particolare, aveva rilasciato la seguente dichiarazione: "Si è trattato di un incontro molto importante, nel corso del
quale è stato fatto il punto della situazione e si è concordato che nei
prossimi giorni la ditta fornirà, così come da noi richiesto, un nuovo
cronoprogramma dei lavori che inizieranno a breve";
sono
trascorsi più di nove mesi da detto incontro e dalle comunicazioni a mezzo
stampa che ne sono seguite, ma i lavori restano ancora inspiegabilmente fermi;
la realizzazione
dell'opera e l'avvio della sua gestione, come lo stesso assessore Gentile ha
riconosciuto, possono rappresentare un importante fattore di ammodernamento, di
potenziamento, di riqualificazione funzionale delle strutture di servizio alle
attività turistiche, di miglioramento della logistica applicata al settore, che
può favorire nondimeno una crescita complessiva dell'economia del territorio;
la Regione
Calabria, attraverso il Dipartimento n. 9 Infrastrutture, LL.PP. e Politiche
della casa, è soggetto attuatore
dell'intervento di che trattasi -:
quali
concrete e tempestive iniziative, a questo punto, si intendono assumere per
addivenire ad una ripresa dei lavori in tempi brevi.
(419;
31.07.2013)
Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
sul BUR Calabria n. 48 del 30 Novembre 2012, Parte III, è stato pubblicato l'Avviso Pubblico per il finanziamento di Voucher per la partecipazione a Master e Dottorati - Annualità 2012;
la procedura online, obbligatoria ai fini della presentazione delle domande, era stata attivata a partire da giorno 09 dicembre 2012;
ad oggi, a differenza di molte altre regioni italiane, non è stata ancora completata l'istruttoria delle domande presentate;
la Regione Calabria dovrebbe procedere, nondimeno, alla pubblicazione di un nuovo bando per l'annualità 2013 -:
quali sono le cause di questo intollerabile ritardo nell'istruttoria delle pratiche e se non è il caso di istituire una task force per lo smaltimento delle stesse.
(421; 01.08.2013)
Giordano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
gli ultimi fatti di cronaca relativi al Centro trasfusionale dell'Azienda ospedaliera di Cosenza hanno riproposto la problematica delle attività trasfusionali nella nostra regione;
con Decreto del Presidente della Giunta regionale, nella sua qualità di Commissario ad acta per la sanità, n. 81 del 18 giugno 2012, veniva istituita la Struttura di coordinamento regionale delle attività trasfusionali denominata Centro regionale Sangue;
tale provvedimento, nel richiamare anche l'iter tormentato della legge regionale istitutiva del Centro regionale del sangue, recepisce l'Accordo, nell'ambito della conferenza permanente Stato/Regioni, sulle "Caratteristiche e funzioni delle strutture regionali di coordinamento (SRC) per le attività trasfusionali con l'istituzione della struttura regionale denominata appunto SRC al fine di garantire e assicurare "il costante perseguimento degli obiettivi di sistema e di garantire livelli omogenei di qualità, sicurezza e appropriatezza delle attività trasfusionali su tutto il territorio regionale";
la struttura regionale (SRC) è stata istituita e il provvedimento n. 81/2012 del Commissario ad acta ne stabilisce, altresì, i compiti assicurando in particolare le funzioni di cui all'allegato 6 dell'accordo Stato regioni;
fra le funzioni che la SRC deve compiere vi è anche quella di svolgere la gestione del sistema regionale di emovigilanza, ovvero che i Servizi trasfusionali, le Unità di raccolta e le strutture cui vengono consegnati sangue ed emocomponenti attuino un sistema di rintracciabilità e di notifica degli incidenti gravi lungo tutto il processo dalla donazione alla trasfusione, di coordinare su base regionale l'adeguamento dei sistemi di gestione per la qualità presso i servizi trasfusionali e le loro articolazioni organizzative -:
quale sia il grado di operatività e funzionalità raggiunto dalla Struttura di coordinamento regionale istituita da oltre un anno rispetto ai compiti affidati e in particolare sul monitoraggio dei centri trasfusionali regionali e le loro eventuali criticità.
(423; 08.08.2013)
Talarico D. Al
Presidente della Giunta
regionale e all’assessore all’ambiente. Per sapere – premesso che:
la società
elettrica A2A, multinazionale che ha acquisito la proprietà di una parte delle
centrali idroelettriche della Sila, intende, per il prossimo mese di settembre,
procedere allo svuotamento dei laghi Ampollino e Arvo nel Parco Nazionale della
Sila per effettuare interventi di manutenzione alle opere di presa dei due
bacini idroelettrici;
gli
interventi di manutenzione prevedrebbero lo svaso e la pulizia del fondale dei
due laghi al fine di migliorare l'efficienza degli impianti e aumentare la
produzione di energia;
le modalità
di intervento previste, come ha recentemente dichiarato Legambiente,
presenterebbero non pochi elementi di criticità;
da questo
punto di vista, non costituirebbe elemento di rassicurazione il richiamo alla
precedente manutenzione avvenuta vent'anni fa, se non altro perché allora il Parco
nazionale non era stato ancora istituito;
gli
interventi verrebbero effettuati in un contesto naturalistico integrato nella
rete "Natura 2000 (Sic e Zps)", che, come è noto, impone la tutela
dell'Habitat naturale e delle specie faunistiche prioritarie di quei bacini,
come la lontra, la cui presenza è stata dimostrata da uno studio finanziato dal
Parco, o di altri anfibi ed altre specie faunistiche la cui è strettamente
legata al regime idraulico del lago;
la
fluttuazione del livello del lago avrebbe un fortissimo impatto sulla
conservazione delle specie faunistiche e vegetali, presenti soprattutto sulle
sponde dei laghi silani, che sono gli ambienti più delicati e ricchi di
biodiversità;
per gli
effetti che potrebbero discendernere, tali interventi devono essere sottoposti ad accurata valutazione di incidenza ambientale e
strategica;
il contesto
ambientale e paesaggistico in cui i due invasi sono inseriti costituisce,
peraltro, uno dei volani più significativi dell'economia turistica regionale -:
se si è a
conoscenza delle modalità e delle garanzie previste per lo svuotamento dei
laghi di che trattasi e se non sia il caso di disporre, per quanto di
competenza della Regione, una verifica preventiva sugli effetti che tale
intervento potrebbe avere sul paesaggio e la conservazione della biodiversità
nell'ambito dell'importante area protetta.
(427;
2.09.2013)
Guccione.
Al Presidente della Giunta
regionale e all'assessore ai trasporti. Per sapere – premesso che:
dal 15
luglio scorso il servizio di trasporto pubblico locale effettuato dall'azienda
Fersal s.r.l., che collega la città di Cosenza con il comune di Amantea e con
diversi comuni della zona del Savuto (Mangone, Santo Stefano di Rogliano,
Rogliano, Belsito, Malito, Grimaldi, Attilla, Aiello Calabro, Serra d'Aiello,
Cleto, San Pietro in Amantea), è stato interrotto senza alcun preavviso e senza
nessuna formale comunicazione ai soggetti interessati, provocando seri disagi
alle popolazioni residenti e a quanti fino ad oggi hanno avuto necessità di
raggiungere questi comuni o di spostarsi da essi verso altre direzioni;
il perdurare della sospensione del servizio minaccia di protrarsi
ancora, fino ed oltre l'apertura del nuovo anno scolastico;
col passare dei giorni tale situazione sta creando un clima di giustificato
allarme e preoccupazione tra le famiglie, i pendolari, i sindaci e gli
amministratori dei comuni interessati;
onde evitare ulteriori disagi e problemi di ordine pubblico che
l'interruzione di un servizio fondamentale quale è quello del trasporto pubblico
locale e, in particolare, del trasporto scolastico, inevitabilmente
comporterebbe;
a difesa e salvaguardia dei diritti costituzionali garantiti ai
cittadini che riguardano il diritto alla mobilità e il diritto allo studio -:
quali
iniziative urgenti ed idonee si intendono assumere per rassicurare gli utenti,
gli amministratori locali e le famiglie sulla ripresa immediata e, comunque,
non oltre l'inizio dell'anno scolastico, del servizio di trasporto pubblico
locale unilateralmente ed improvvisamente interrotto dall'azienda Fersal s.r.l.
(429;05.09.2013)
Giordano. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere –
premesso che:
in materia di dimensionamento scolastico le regole approvate dal
Consiglio regionale prevedono deroghe in tema di mantenimento dell'autonomie
scolastiche per i territori ricadenti nelle aree soggette a tutela delle
minoranze linguistiche, anche in ragione dei parametri fissati dalla legge
nazionale n. 482/99 nonché dei principi affermati dalla Corte Costituzionale
con sentenza n. 147 del 07/06/2012;
si apprende che nella nostra regione tale direttiva sia stata
applicata nella provincia di Cosenza presso il liceo scientifico Bachelet di
Spezzano Albanese, a tutela della minoranza linguistica arbereshe, mentre non
si è provveduto alla stessa maniera per diversi comuni del reggino ricadenti
nell'area ellenofona e più precisamente per gli istituti comprensivi di
Brancaleone-Africo, Motta San Giovanni e l'Istituto Boccioni-Fermi di Reggio
Calabria;
come già denunciato dal Sindaco del comune di Motta San Giovanni si
assiste ad un rimpallo di responsabilità fra la Regione, l'Ufficio scolastico
regionale e lo stesso Ministero dell'Istruzione -:
i motivi che hanno escluso gli istituti indicati in premessa dal
riconoscimento dell'autonomia scolastica e quali interventi siano stati posti
in essere dall'assessorato regionale, per quanto di sua competenza, per
ripristinare una situazione chiaramente illegittima che va a detrimento della
funzionalità scolastica dei territori interessati.
(430; 05.09.2013)
Scalzo. Al Presidente della Giunta
regionale. Per sapere – premesso che:
con verbale del 16.10.2012, la Regione Calabria
si impegnava con le organizzazioni sindacali al pagamento delle mensilità
arretrate in favore dei dipendenti delle Comunità Montane; tali promesse sono
state disattese, provocando le comprensibili proteste dei lavoratori stessi,
che nel mese di agosto hanno dato luogo a un sit-in davanti all'Assessorato al
Bilancio chiedendo il pagamento degli emolumenti arretrati;
sembrerebbe che l'assessore Mancini, non a
conoscenza del verbale di cui sopra, abbia invitato i sindacati a rivolgersi
all'Assessore Trematerra, quale firmatario del verbale stesso; i dipendenti
delle Comunità montane non percepiscono lo stipendio da diversi mesi (quelli
della Comunità Montana "Fossa del Lupo" di Chiaravalle da ben dieci)
-:
le intenzioni della Regione Calabria in merito
allo stanziamento delle risorse economiche e al conseguente pagamento delle
mensilità arretrate in favore dei dipendenti delle Comunità Montane.
(431; 5.09.2013)
De Masi. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore ai trasporti. Per sapere – premesso che:
gli organi di informazione riportano una nota a firma del Segretario Generale della Filt-Cgil Calabria, Nino Costantino, con la quale si denuncia che, a partire da giorno 8 settembre 2013, Trenitalia e la Regione Calabria metteranno in atto un nuovo piano di riduzione sulle linee Sapri-Reggio Calabria e Catanzaro-Lamezia Terme;
questi ulteriori tagli al trasporto ferroviario calabrese:
R 3741 da Catanzaro Lido (8.05) a Reggio Calabria C.le (10.57);
R 8524 Reggio Calabria C.le (8.15) a Catanzaro Lido (11.30);
R 12714 da Reggio Calabria C.le (9.05) a Roccella J (11.15);
R 3746 da Reggio Calabria C.le (10.05) a Catanzaro lido (13.12);
R 12715 da Roccella J (11.50) a Reggio Calabria C.le (14.00);
R 8531 da Catanzaro Lido (18.05) a Reggio Calabria C.le (21.10);
R 12665 Lamezia T. C,le (10.45) a Rosarno ( 12.10);
R 12666 da Rosarno (13.20) a Lamezia T. C.le (15.00);
R 12673 da Lamezia T. C.le (14.45) a Rosarno (16.10);
R 12670 da Rosarno (15.20) a Lamezia T. Cle (17.00);
R 12675 da Lamezia T. C.le (15.50) a Rosarno (17.12);
R 12676 da Rosarno (18,20) a Lamezia T. C.le (19.50);
R 3775 da Lamezia T. C.le (11.45) a Catanzaro Lido (12.35);
R 3780 da Catanzaro Lido (16.45) a Lamezia T. C.le (17.30);
sono insopportabili per una regione che, in tema di mobilità, è la più penalizzata d'Italia -:
1) se corrisponde al vero quanto denunciato dal rappresentante sindacale e riportato da tutti gli organi di informazione, che dall'8 settembre 2013 Trenitalia e la Regione Calabria metteranno in atto il suddetto piano di riduzione sulle linee Sapri-Reggio Calabria e Catanzaro-Lamezia Terme;
2) come intende procedere per impedire che la Calabria subisca ancora spoliazione dei suoi servizi ed evitare l'ulteriore lesione del diritto alla mobilità dei calabresi.
(432; 06.09.2013)
Naccari Carlizzi. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con delibera
di Giunta regionale n. 147 del 12 aprile 2011 è stato istituito l'Organismo
Indipendente di Valutazione con le funzioni ed i compiti previsti dall'art. 14
del D.Lgs. n. 150/2009;
nella stessa
delibera viene demandato al Dipartimento Presidenza tutte le procedure necessarie
per la selezione dei componenti dell'OIV e l'istituzione di una Commissione per
la selezione;
con Decreto
del direttore generale della Presidenza n. 6676 del 9 giugno 2011 e rettificato
in dal decreto n. 13946 dell’8 novembre 2011 veniva nominata la suddetta
Commissione per la selezione;
sempre in
attuazione della delibera veniva emanato dal Dipartimento Presidenza un avviso
di manifestazione pubblica di interesse per il conferimento dell'incarico di
componente l'OIV;
ai sensi
dell'art. 11 della L.r. n. 3 del 2013 è composto da tre membri, di entrambi i generi, di cui almeno uno esterno all'amministrazione
regionale, scelto tra esperti in materia di management ed organizzazione dell'amministrazione
pubblica, e gli altri scelti anche tra soggetti interni, in possesso di
un'adeguata esperienza nella predetta materia, maturata anche nell'ambito
dell'amministrazione regionale;
con proprio
Decreto n. 4 del 12 gennaio 2013 il Presidente della Giunta regionale ha
disposto di nominare per la durata di 3 anni i componenti esterni ed il
componente interno;
il Decreto
di nomina viola palesemente l'art. 11 della L.R. n. 3 del 2013 laddove non
rispetta l'equilibrio di genere normativamente previsto;
inspiegabilmente,
la Commissione per la Valutazione la Trasparenza delle amministrazioni
pubbliche (CIVIT), ha rilevato che le motivazioni in merito al mancato
equilibrio di genere risultano adeguate -:
come sia
possibile che una delibera, seppur antecedente alla deliberazione consiliare e
quindi all'approvazione della L. R. n. 3 del 2013, possa derogare ad una
prescrizione normativa;
se ritiene
doveroso revocare il Decreto n. 43 del 10 maggio 2013, quindi dopo l'entrata in
vigore della L. R. n. 3 del febbraio 2013, con il quale decretava la
composizione dell'OIV non prevedendo l'equilibrio di genere, quindi palesemente
illegittimo.
(420;
31.07.2013)
Naccari Carlizzi. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con precedenti interrogazioni n. 387 del 20.06.2013 e n. 412 del 23.07.2013, rimaste tutt'oggi senza risposta, l'interrogante ha formulato alcuni quesiti in ordine alla legittimità e liceità della proroga al 31.7.2013 dei contratti 15 septies del D.lgs 502/1992 e s.m.i. stipulati con quattro dirigenti esterni non sanitari, disposta con deliberazione n. 580 del 31.12.2012, malgrado a più riprese il Tavolo Massicci e la struttura commissariale avessero ribadito come il rispetto dei LEA fosse appannaggio del solo personale sanitario e la Corte dei Conti di Catanzaro, con sentenza n. 315/2008, avesse ritenuto illegittimo il contratto stipulato con l'avvocatessa esterna, condannando al risarcimento dei danni la direzione dell'ASL 9 di Locri che l'aveva originariamente conferito;
a seguito della declaratoria di illegittimità della suddetta delibera per violazione dell'obbligo di contrattazione decentrata previsto dall'art. 1, comma 400, della legge 228/2013 (legge di stabilità), pronunciata dal Tribunale del Lavoro di Reggio Calabria con decreto n. 1247 del 16.06.2013, la direzione dell'ASP ha effettuato frettolose ed anomale convocazioni dei Sindacati di categoria;
nella riunione del 30.7.2013 la Fp Cgil Medici ha verbalizzato “che non è possibile discutere di una ulteriore proroga, senza aver sanato prima quella in scadenza il 31.7.2013, in esecuzione del decreto del Tribunale di Reggio Calabria n. 1247 del 16.06.2013”. Ed ancora “che non risulta adempiuta la specifica prescrizione del Tavolo Massicci disposta nella riunione dell'8.4.2013 in relazione alla delibera dell'ASP n. 580/2012, il provvedimento è carente dei requisiti di legge necessari per procedere alla proroga dei contratti a tempo determinato e non specifica, in relazione alla proroga dell'affidamento degli incarichi a tempo determinato, quali di questi siano stati conferiti ex art. 15 septies del D.lgs 502/1992, ovvero in virtù di procedure di cui alla legge 368/2001(pag. 41 verbale riunione)”. E, infine, “che possono essere prorogati i contratti a tempo determinato in essere, stipulati ai sensi del D.lgs 368/01”;
per l'Area della Dirigenza SPTA, non essendo stato raggiunto in numero legale, il Direttore Generale, dott.ssa Squillacioti, ha riconvocato con supersonica velocità le OO.SS. alla riunione del 31.7.2013, ore 17,00, con mail inviata dall'URS alle ore 15,43;
non si conosce l'esito della riunione né le determinazioni assunte dall'ASP, non essendo agibile da giorni l'albo pretorio informatizzato del sito istituzionale dell'Azienda;
il Tribunale del Lavoro di Reggio Cal., in composizione collegiale, con provvedimento reso il 30.7.2013 ha dichiarato inammissibile il reclamo proposto dall'ASP avverso il decreto n. 1247 del 16.06.2013, rilevando l'erroneità del mezzo processuale esperito;
appare di tutta evidenza il fine manifestamente strumentale e dilatorio del proposto gravame, onde procedere autonomamente alla proroga dei contratti prossimi alla scadenza;
ciò appare emblematico di una gestione economica dissennata e contraddittoria dell’Ente, il quale da una parte adduce di tutto e di più per prorogare l'incarico alla professionista esterna e, dall'altra, fa ricorso a legali del libero foro per la propria rappresentanza e difesa in giudizio con un ingente impegno di spesa -:
se corrisponde al vero che la Procura regionale della Corte dei Conti ha chiesto nei giorni scorsi all'ASP l'acquisizione, entro 30 giorni, della documentazione amministrativa e retributiva inerente l'incarico conferito e prorogato all'avvocatessa Lombardo;
se, nonostante l'avvio di tale vertenza e la pendenza di un procedimento penale per truffa e falso per il quale la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro ha richiesto il rinvio a giudizio, l'ASP intenda estendere la proroga anche dell'incarico alla predetta professionista;
se si è provveduto ad ottemperare alle specifiche prescrizioni ed adempimenti del Tavolo Massicci e del Tribunale del Lavoro di Reggio Calabria riguardo la delibera n. 580/20012 di proroga dei contratti a tempo determinato;
se non si ritiene che debba essere il Presidente della Giunta regionale-Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro del debito sanitario, ovvero il Dirigente Generale del Dipartimento Salute, a dover intervenire in via sostitutiva, per il mancato espletamento di atti dovuti da parte della Direttrice generale dell'ASP, come quello attinente l’annullamento d'ufficio ex L.R. n. 11/2004 della delibera n. 580/2012 e di quella ad oggi non conosciuta, che dispone l'eventuale ulteriore proroga dei contratti 15 septies dei dirigenti non sanitari, nonché di tutti gli atti connessi e consequenziali;
se intende contestare alla predetta Direttrice e, conseguentemente, produrre denuncia di danno erariale per l'incarico di difesa nel giudizio di reclamo avanti il Tribunale di Reggio Cal. conferito ad un professionista esterno, nonché per tutti gli altri numerosi incarichi attribuiti a legali esterni, malgrado l'Asp disponga al suo interno di un congruo numero di avvocati-dipendenti che ben avrebbero potuto rappresentare e difendere l'Ente;
quali urgenti iniziative intenda assumere per porre fine a questi inutili e vergognosi sprechi di denaro pubblico da parte dell'ASP di Reggio Calabria, nel mentre si aggrava sull'intero territorio reggino, e non solo, la possibilità di tutelare per davvero il diritto alla salute del cittadino.
(422; 02.08.2013)
Principe, Scalzo, Naccari Carlizzi, Adamo, Amato, Ciconte, De Gaetano, Franchino, Giamborino, Guccione, Maiolo, Sulla. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
già a fine 2012 presso il Centro Trasfusioni dell'Ospedale Civile dell'Annunziata di Cosenza, a seguito di una ispezione delle competenti Autorità erano state riscontrate una serie di criticità di varia natura e gravità;
per eliminare le predette criticità riscontrate erano stati assegnati termini al massimo di 30 giorni;
il 4 luglio u.s. è deceduto, a seguito di una trasfusione, il sig. Cesare Ruffolo, accadimento considerato gravissimo dai commentatori dei mass- media;
a quanto è dato sapere, una seconda ispezione in data 17 luglio ha verificato lo stato di criticità del Centro Trasfusioni dell'Ospedale Civile di Cosenza;
lo stesso Presidente dell'ordine dei Medici ha denunciato sulla stampa gravi criticità che fanno intravedere responsabilità in ordine agli eventi accaduti;
che le Autorità deputate al controllo di legittimità stanno verificando eventuali responsabilità amministrative e non -:
i contenuti delle relazioni delle Autorità ispettive a seguito dei controlli effettuati a fine 2012 e nel luglio 2013;
le criticità e la relativa gravità riscontrate ed evidenziate nelle predette relazioni;
quali iniziative ha posto in essere la gestione commissariale per rimuovere le gravi criticità rincontrate;
se le criticità riscontrate possono aver costituito causa o concausa del decesso dell'imprenditore Cesare Ruffolo.
(424; 12.08.2013)
Naccari Carlizzi. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
in materia di conferimento di incarichi dirigenziali a tempo determinato, le Regioni debbono far riferimento all'art. 19, comma 6 e 6-bis, d.lgs n. 165/2001, così come modificato dall'art. 40, comma 1, lett. f) d.lgs n. 150/2009 (cd riforma "Brunetta"), fonte normativa (esclusiva), ritenuta dalla Consulta (sent. n. 324/2010) applicabile alle Regioni ed agli Enti locali, in luogo delle discipline regionali prima in vigore;
la mancata applicazione da parte della Regione del succitato articolo 19 ha comportato una serie di contenziosi giudiziari anche da parte di soggetti estranei all'amministrazione regionale, i quali, nonostante fossero stati reclutati nel mancato rispetto delle disposizioni di cui al predetto articolo, paradossalmente, ne avrebbero invocato l'applicazione con riferimento alla durata triennale dell'incarico, avendo l'attuale amministrazione conferito loro un incarico annuale;
alcuni destinatari di incarichi di Dirigenti di Settore identificati con D.P.G.R. n. 224 del 30/07/2010 il dott. Giorgio Margiotta, esterno all'amministrazione regionale, assegnato al Settore 2 «Sistema Informativo Territoriale e Cartografia Regionale» del Dipartimento n. 8 - Urbanistica e Governo del Territorio, per il periodo di anni uno, e con D.P.G.R. n. 217 del 20 luglio 2010, l'Avv. Valeria Fedele, esterna all'amministrazione, assegnata al Dipartimento Organizzazione e Personale, Settore «Sviluppo Risorse Umane», per il periodo di anni uno;
i contratti de quo, quindi, erano stati stipulati con durata annuale (2010-2011) e che con differenti azioni l'Avv. Valeria Fedele (con istanza prodotta, tramite il proprio legale, acquisita in data 16/9/2011 al prot. n. 17113 del 16/9/2011) ed il Dott. Giorgio Margiotta (con istanza prodotta, sempre tramite il proprio legale, acquisita in data 16/9/2011 al prot. n. 17115 del 16/9/2011) chiedevano la proroga degli stessi, perché assunti, a loro dire, in violazione del termine non minore di tre anni fissato dal succitato articolo 19;
in via amministrava, venivano accolte le solo istanze dei dirigenti Valeria Fedele (dirigente del Settore Economato del Dipartimento organizzazione e Personale) e Giorgio Margiotta (dirigente di Settore n. 2 del Dipartimento Urbanistica), in quanto la Giunta e il Dipartimento al Personale, sulla base di un parere del Comitato giuridico (circoscritto alla natura imperativa della disposizione di cui all'art. 19 - che prevede "la durata non inferiore a tre anni degli incarichi dei dirigenti anche a tempo determinato" senza estendere alcun esame circa la legittimità o non dell'atto deliberativo di individuazione dei medesimi dirigenti) ritenevano di dover prorogare, al fine di evitare contenziosi, per altri due anni i contratti dei medesimi, scaduti entrambi nel luglio 2011;
quindi, la Giunta regionale con delibera n. 466 del 2 novembre 2011, per quanto attiene "all'avv. Valeria Fedele ed al dott. Giorgio Margiotta, al fine di consentirne l'effettiva automatica ripresa del servizio " prorogava i suddetti contratti per ulteriori due anni a far data dall'adozione delle delibere medesime;
altri dirigenti (es. dott.ssa Valeria Castracane e il dott. Ilario De Marco, esterni all'amministrazione e nella stessa posizione dei due beneficiati), non avendo ottenuto la proroga dei contratti sulla base delle stesse istanze di contenuto identico a quelle dei Dirigenti Fedele e Margiotta, si rivolgevano al Giudice del Lavoro di Catanzaro per rivendicare le loro pretese, sostenendo appunto che il termine annuale apposto sui relativi contratti di lavoro, ai sensi dell'art. 19, c.2, del d.lgs 165/2001 s.m.i., fosse nullo in quanto il termine minimo avrebbe dovuto essere di tre anni;
il Giudice del lavoro del Tribunale di Catanzaro, con più sentenze (per tutte la n. 3 del gennaio 2013), accogliendo la difesa spiegata dall'Avvocatura Regionale, ha rigettato i ricorsi, ritenendo che "la violazione delle prescrizioni contemplate dalla normativa statale (e precisamente dal citato art. 19, imperativa ex art. 2, co.2, del d.lgs 165/2001) determina la nullità del provvedimento di conferimento di incarico e, di conseguenza, del contratto individuale di lavoro a cui esso accede", condannando i ricorrenti alla refusione delle spese di giudizio;
in queste vicende ciò che assume rilevanza, ai fini della presente interrogazione, è il fatto che le sentenze sono basate essenzialmente sull'accoglimento della tesi della Regione Calabria, che costituitesi in giudizio e difesa dall'Avvocatura regionale, ha sostenuto la nullità dell'intero contratto in quanto gli incarichi de quibus erano stati affidati ai ricorrenti in violazione delle procedure e delle prescrizioni contemplate dall'art. 19, c.6, del d .lgs n. 165/2001;
infatti, la stessa Regione denuncia l'assenza nella delibera di incarico del corredo motivazionale ivi previsto anche con riguardo al limite percentuale della dotazione organica, della preventiva verifica dei criteri di trasparenza, partecipazione e pubblicità, dell'insussistenza di idonee professionalità interne ecc., tutti requisiti oggettivi e soggettivi ivi previsti;
quindi, il giudice, (che, si ribadisce, ha accolto la tesi della Regione), ha ritenuto addirittura nullo il contratto con termine annuale perché acceso a seguito di un provvedimento di incarico ossia di una delibera nulla adottata in violazione delle norme statali, rigettando le pretese dei ricorrenti che avevano chiesto il reintegro dell'incarico per altri due anni;
da quanto sopra, emerge, con estrema chiarezza, il comportamento contraddittorio dell' Amministrazione regionale che, nell'affrontare e valutare situazioni identiche, ha assunto posizioni differenti che si collocano agli estremi poli: la Giunta, il Dipartimento Personale, in via amministrativa, accolgono direttamente le richieste dei dirigenti Fedele e Margiotta, ripristinando gli incarichi conferiti agli stessi per altri due anni dalla scadenza annuale del primo contratto, e, contemporaneamente, la stessa Amministrazione, per casi identici, costituendosi in giudizio, a mezzo dell'Avvocatura regionale, sostiene il contrario, e cioè che il contratto con termine annuale è nullo perché nullo è l'atto deliberativo di incarico in quanto adottato in palese violazione dell'art. 19 d.lgs n. 165/2001 -:
alla luce di quanto sopra esposto, quali determinazioni ha assunto l'Amministrazione o intende assumere in ordine a tale evidente contrarietà di azione e comportamenti, che certamente non corrisponde ai principi di imparzialità, ragionevolezza e buona amministrazione, anche in considerazione della rilevanza delle vicende sotto il profilo di ingente danno erariale;
se i contratti dei Dirigenti di Settore Fedele - Margiotta, ancora in servizio, debbono intendersi ancora efficaci sulla base della decisione del Tribunale del Lavoro e/o meglio sulla base delle motivazioni articolate dalla Regione medesima nei relativi giudizi, condivise dal Dipartimento Personale, che usa due pesi e due misure per disciplinare identiche situazioni, la cui indifferenza sta determinando responsabilità sul piano contabile di grave danno erariale.
(425; 20.08.2013)
Naccari Carlizzi, Guccione. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
in merito, il Presidente dell'Ordine dei Medici di Cosenza attesta, fra l'altro, una carenza di personale nei Sevizi trasfusionali;
parimenti, tale carenza è anche affermata dai vertici aziendali dell'AO di Cosenza (Corriere della Calabria on line 12 Agosto h. 23.01);
il direttore generale dell'AO di Cosenza, Gangemi, ha affermato che: "non c 'è alcun nesso tra la situazione del centro trasfusionale e quella morte (del sig. Ruffolo)" (Corriere della Calabria on line 12 Agosto h. 23.01);
l’80% del vulnus dipende dal direttore della struttura " (Corriere della Calabria on line 12 Agosto h. 23.01);
il 30% delle criticità rilevate nell'audit del Settembre 2012 dalla specifica commissione di controllo sono considerate "gravi" e per la loro risoluzione l'AO di Cosenza aveva 14 giorni di tempo dalla data di notifica del verbale;
per la risoluzione delle restanti criticità l'AO di Cosenza aveva 30 giorni di tempo dalla data di notifica del verbale;
il sottosegretario alla Salute, Fadda, in risposta a specifica interrogazione parlamentare sul decesso del sig. Ruffolo ha affermato, fra l'altro: "le non conformità sono risultate ancora presenti" e "potrebbero aver determinato la causa dell'evento in questione" (Corriere della Calabria on line 7 Agosto h. 16.14);
il direttore generale dell'AO di Cosenza ha inteso rassicurare i cittadini affermando che "il sangue che c'è all’Annunziata è assolutamente sicuro, tra l'altro le sacche oggi arrivano da altre regioni" (Corriere della Calabria on line 12 Agosto h. 23.01);
risulta una totale inerzia, in tutta la vicenda, anche da parte del Dipartimento Tutela della Salute, unico organismo legittimato, anzi obbligato, ai controlli ed alle verifiche dell'operato dei direttori generali;
nell'atto aziendale dell' AO di Cosenza di recente validato dalla Regione il Sevizio trasfusionale non risulta potenziato a fronte, invece, del potenziamento di altri sevizi di valenza molto più territoriale ed impropri con la funzione di un hub deputato al trattamento delle emergenze/urgenze nonché al di fuori dei LEA;
la notizie di stampa si apprende il permanere di una grave situazione di rischio per la salute pubblica derivata dalle gravi criticità nel Servizio trasfusionale dell'AO di Cosenza ancora oggi presenti a causa della totale inerzia del direttore generale nel rimuovere le sopradette criticità accertate da ben tre ispezioni ed esistenti da oltre dieci mesi nonostante un evento sentinella ed un decesso;
il sottosegretario Santelli si professa "amica del Ministro Lorenzin" e, affermando di "aver visto le carte" (Il Quotidiano" 14 Agosto pag. 9) annette le responsabilità del decesso ai sub Commissari governativi in contrasto con lo stesso direttore generale Gangemi che, invece, annette l'80% della responsabilità al Primario del Servizio trasfusionale (Corriere della Calabria on line 12 Agosto h. 23.01);
il direttore generale Gangemi afferma che si dimetterà solo "se glielo chiederà il Presidente Scopelliti" con il quale è noto il rapporto amicale -:
a che titolo e per quali motivi il Servizio Trasfusionale dell'AO di Cosenza è stato, di recente, privato di un dirigente medico trasferito ad altra unità operativa, peraltro non di natura clinica;
se nel piano di deroghe al blocco del turnover il direttore generale Gangemi abbia richiesto medici da dedicare al servizio trasfusionale o abbia privilegiato figure meno importanti tipo medici specialisti in odontostomatologia;
di quanti e quali formali richiami/contestazioni/addebiti di responsabilità/sanzioni sia stato oggetto da parte della direzione generale dell'AO il direttore del servizio trasfusionale dal Settembre 2012 (data del primo audit della commissione) al Luglio 2013 (data del decesso del sig. Ruffolo);
quali siano state le azioni adottate dal direttore generale dell'AO dal Settembre 2012 (data del primo audit della commissione) al Luglio 2013 (data del decesso del sig. Ruffolo);
se l'acquisto di sangue da altre Regioni (e la consequenziale perdita di credibilità che allontanerà dalla nostra Regione le casa farmaceutiche che producono emoderivati attraverso l'acquisto di plasma) sia da considerare un ulteriore successo della gestione del Commissario Scopelliti;
se il Commissario ad acta, sulla base di quanto affermato dal sottosegretario alla Salute, voglia continuare a tenere al vertice dell'AO di Cosenza lo stesso direttore generale nominato, in modo del tutto irregolare, con un decreto sottoscritto esclusivamente dal direttore generale del Dipartimento, Orlando, e dallo stesso Scopelliti senza la firma dei due Sub Commissari governativi;
se di fronte a precisi report (ed altrettanto precise leggi) i rapporti di natura amicale prevalgano sugli interessi generali della tutela della salute pubblica facendo sì che gli autori di omissioni ed inerzie permangano ai loro posti giusto in virtù dei rapporti amicali con chi li ha designati e se, pertanto, in Calabria ci si debba affidare sempre al potere di supplenza della Magistratura relegando la buona politica a chiacchiere ed impegni mai rispettati;
l'invio alla Commissione consiliare "Sanità" del Consiglio regionale, da parte del Ministro della Salute, delle "carte" lette dal sottosegretario Santelli in quanto il Consiglio regionale rappresenta il massimo organo politico della Regione e, in una vicenda così grave ed importante per la tutela della salute dei Calabresi, ha il diritto di essere messo a conoscenza quanto meno alla pari del sottosegretario al Lavoro Santelli.
(426; 20.08.2013)
Franchino. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
il Consorzio di Bonifica di Trebisacce (CS), tramite il concessionario del servizio di riscossione denominato “Areariscossioni S.p.A.”, con sede in Mondovi (CN), ha notificato ai propri consorziati ingiunzione di pagamento dei contributi consortili;
contestualmente all'atto ingiuntivo, dal cui merito e dalla cui forma si prescinde, è precisato, tra l'altro, che “il debitore può presentare opposizione presso la Commissione Tributaria Provinciale di Cuneo”;
come è noto, ai sensi dell'art. 4 del D.Lgs. n. 546 del 31/12/1992 che disciplina il processo tributario, le Commissioni Tributarie Provinciali sono territorialmente competenti in ordine alle controversie proposte nei confronti degli Enti impostori che hanno sede nella loro circoscrizione. Appare, pertanto, di tutta evidenza che, nella fattispecie, la Commissione Tributaria Provinciale competente sia quella di Cosenza, non certamente quella di Cuneo;
è utile ricordare, a proposito, che le modalità e i tempi di impugnativa di tali atti, nonché l'indicazione degli organi giurisdizionali legittimati a conoscerne le controversie, costituiscono un preciso obbligo dell'Ente creditore, ai sensi delle prescrizioni dettate dal D.M. n. 321/99;
l'apparente, grossolano errore relativo alla individuazione della Commissione Tributaria Provinciale competente sembra talmente inverosimile, sia per la pacifica e lineare interpretazione della commentata norma processuale e sia per la notevole esperienza maturata in materia dall'Ente impositore e dal concessionario della riscossione sopra nominati, che la sua archiviazione con tale semplicistica motivazione appare del tutto fuori luogo, meritando, invece, un doveroso approfondimento a tutela della buona fede dei numerosi contadini e imprenditori agricoli interessati. L'ipotesi del mero errore, interpretativo o materiale, pertanto, risulta inconciliabile con le circostanze appena accennate, nonché con la sua mancata correzione nelle innumerevoli ingiunzioni succedutesi nel tempo;
nell'analisi delle possibili motivazioni, è necessario ricordare che il Consorzio di Bonifica di Trebisacce ha subito, nel recente passato, l'esito negativo di una valanga di ricorsi avverso gli atti impositivi dei contributi consortili, evidentemente non dovuti, con conseguenti ingenti spese legali a suo carico;
l'erronea indicazione della Commissione Tributaria risulta, in tale contesto, verosimilmente conciliabile con la sua convincente ipotesi che il Consorzio di Bonifica e il concessionario della riscossione abbiano strategicamente agito “in fraudem legis”, con l'allontanamento del Foro competente di circa mille chilometri, coartando psicologicamente l'agricoltore in buona fede, in particolare il piccolo proprietario di terreni, la cui limitata estensione comporta un contributo che mediamente non supera 50,00 euro, nella consapevolezza di potere vanificare il ricorso avverso l’atto impositivo, almeno nei seguenti casi:
a) evitando che l'agricoltore ricorra avverso l'atto impositivo, perché scoraggiato dai maggiori oneri dovuti alla distanza della città di Cuneo, sproporzionati rispetto all'entità del contributo;
b) la proposizione del ricorso all'atto impositivo presso l'indicata sede della Commissione Tributaria Provinciale di Cuneo comporterebbe, inevitabilmente, che la Commissione adita dichiari la propria incompetenza e che, scaduti i termini, l’atto impositivo medesimo diventi esecutivo -:
come si intende intervenire per porre un limite definitivo agli innumerevoli raggiri, nonché agli atti di arroganza che il Consorzio di Bonifica di Trebisacce continuamente e costantemente perpetra ai danni di numerosi onesti cittadini.
(428; 04.09.2013)
Il Consiglio regionale
premesso che
nell'anno 2007 veniva sottoscritta una convenzione fra il Ministero dell'Interno, la Regione Calabria e le province di Reggio Calabria e di Catanzaro denominata "Patto Calabria Sicura";
tale iniziativa nasceva dall'esigenza di prevedere interventi organici e strutturali diretti a prevenire il controllo criminale sulle attività economiche e la penetrazione delle organizzazioni criminali nelle occasioni di sviluppo delle economie locali, avvalendosi di un adeguato coordinamento interforze degli organismi di prevenzione e ciò anche attraverso un processo di collaborazione con gli enti territoriali;
il Patto Calabria sicura prevedeva una serie di iniziative atte a garantire uno sviluppo tecnologico adeguato con il rafforzamento del raccordo del territorio calabrese con la più ampia strategia di sviluppo tecnologico nazionale;
in questa direzione era stata prevista l'adozione di un piano di interventi urgenti, funzionali a fronteggiare l'attuale minaccia criminale ed a garantire la qualità della vita dei cittadini e le prospettive di sviluppo economico e sociale;
per quanto di competenza la Regione Calabria assumeva, per le aree di Gioia Tauro, Lamezia Terme e della Locride, l'impegno finanziario di complessivi 5 milioni di euro e le Province di Reggio Calabria e Catanzaro assumevano, ciascuna per il proprio ambito territoriale, l'onere finanziario rispettivamente, di 500 mila euro e di 400 mila euro;
il Patto Calabria Sicura prevedeva, altresì, per le esigenze di supporto funzionale degli uffici giudiziari di Catanzaro e Reggio Calabria, l'utilizzazione, per un anno, di 60 unità di personale con contratto di lavoro interinale, il cui onere veniva stimato in 1,630 milioni di euro per il periodo di 1 anno dalla definizione della procedura di assunzione, salvo proroghe;
l’accordo sottoscritto portava all'assunzione di personale e più precisamente di sessanta lavoratori (selezionati dall'Agenzia Temporary spa) che, per venti mesi, dal febbraio 2009 a settembre 2010, hanno prestato servizio presso gli Uffici giudiziari della provincia di Catanzaro e Reggio Calabria, con contratto di somministrazione ex interinale a tempo determinato, mentre altri 60, selezionati dall'Agenzia Ali Spa, erano stati impiegati nei successivi sei mesi;
sono stati impegnate complessivamente 120 unità che nel corso dell'esperienza maturata all'interno degli Uffici giudiziari hanno acquisito competenze specifiche e fondamentali per l'ottimizzazione del servizio, sopperendo alla carenza di personale nelle Procure e nei Tribunali delle due province;
il progetto, per mancanza di rifinanziamento, è venuto meno rivelandosi utile, però, nel formare gli operatori nell'ambito del Processo di digitalizzazione informativa dei fascicoli;
tuttavia, come esplicitato in una nota del Ministero della Giustizia del 4 giugno, gli operatori sono rimasti fuori dai progetti formativi per l'anno 2013 "posto che tale fattispecie esula dalla previsione(...)" della legge di stabilità, "(...) ove si fa riferimento esclusivamente al completamento del percorso formativo per coloro che abbiano partecipato a progetti formativi provinciali o regionali";
interrompere il percorso formativo e quindi la riutilizzazione di risorse umane altamente professionalizzate significherebbe far venire meno un valido supporto agli uffici giudiziari in un settore, quale quello della digitalizzazione, nevralgico per il buon funzionamento del sistema giudiziario;
impegna la Giunta regionale:
a farsi promotrice delle necessarie iniziative istituzionali affinché i Ministeri dell'Interno e della Giustizia possano farsi carico di individuare soluzioni idonee a salvaguardare e riutilizzare delle professionalità, che, come già rilevato dai dirigenti degli Uffici Giudiziari, rappresentano un valido supporto per il funzionamento del sistema giustizia della Calabria.
(92; 26.07.2013) Giordano
Premesso che
nei giorni scorsi la stampa nazionale ha riportato, con dovizia di particolari, le ipotesi di ristrutturazione elaborate dall'Amministratore Delegato del gruppo Finmeccanica sulla partecipata "Ansaldo Breda";
considerato che, sulla base di dati di bilancio e di fatturato che continuano ad avere un trend negativo anche nel corrente anno, sarebbe previsto lo "spacchettamento" dei siti produttivi tra quelli appetibili sul mercato e quelli da utilizzare per ripiani finanziari, ipotesi assolutamente non condivisibile da questo Consiglio regionale;
atteso che queste ufficiose informazioni hanno suscitato un gravissimo e legittimo allarme tra le circa 500 maestranze dello stabilimento reggino, notoriamente uno dei gioielli dell'Azienda metro-ferroviaria;
ritenuto che le Rappresentanze Sindacali a tutti i livelli e le istituzioni locali, a partire dalla regionale, da sempre vicina alle problematiche del locale sito di Torre Lupo, non possono rimanere inerti di fronte al preoccupante disegno che vedrebbe il nostro stabilimento penalizzato e ad alto rischio con possibili esplosioni sociali, pur avendo il personale da anni assicurato un livello di produttività soddisfacente, anche nel raffronto con gli altri tre stabilimenti di Palermo, Napoli e Pistoia;
considerato che per fugare queste preoccupazioni, il sottoscritto consigliere regionale Candeloro Imbalzano ha ritenuto di convocare a breve in audizione in seno alla Commissione "Bilancio ed Attività Produttive" i vertici del Gruppo "Finmeccanica", per avere puntuali ragguagli sulle reali strategie del Gruppo stesso, per ciò che concerne il destino della partecipata "Ansaldo Breda SpA";
ritenuto infine di dover necessariamente intervenire per scongiurare possibili nefaste conseguenze sui livelli occupazionali dello stabilimento reggino;
il sottoscritto Candeloro Imbalzano, Presidente della Commissione Consiliare Permanente "Bilancio, Programmazione Economica, Attività Produttive e Fondi Comunitari e Relazioni con l'Estero", stante la estrema delicatezza della problematica sollevata ed i possibili sbocchi di carattere sociale che potrebbero derivarne per la città e la Provincia reggina;
Chiede alla S.V. di voler sottoporre la presente mozione
all'attenzione ed alla urgente discussione del Consiglio regionale, per
Impegnare
l'assessore alle attività produttive e il Presidente Giuseppe Scopelliti, in stretta sinergia con il Consiglio regionale, ad assumere tutte le iniziative ritenute necessarie a livello di Governo e previo concerto con i Sindacati Nazionali, al fine di dipanare le minacciose ombre che si addensano sulle prospettive di un sito che resta uno dei maggiori gioielli della già gracile realtà economica reggina.
(93; 03.09.2013) Imbalzano
Il Consiglio regionale
premesso che
la Regione Calabria ha approvato la legge 29 marzo 2013 n. 12 avente ad oggetto "Provvedimenti per garantire la piena funzionalità del Servizio Sanitario regionale";
la finalità della legge regionale n. 12/2013 trova il suo fondamento sull'esigenza di superare alcune forti criticità del Servizio Sanitario regionale della Calabria connesse alla precarietà del rapporto di lavoro di un numero rilevante di dipendenti con contratto a tempo determinato;
tali operatori, con contratti a tempo determinato soggetti a rinnovo periodico, hanno consentito al Servizio Sanitario regionale, in un quadro di estrema riduzione delle risorse finanziarie, la riorganizzazione del sistema sanitario regionale garantendo i livelli essenziali di assistenza (LEA) e la piena funzionalità dei servizi di tutela della salute assicurandone la qualità necessaria con continuità delle prestazioni;
tale condizione di precarietà, protrattasi nel tempo, ha inevitabilmente fatto emergere situazioni di forte criticità sociale che hanno reso fondamentale e non più procrastinabile individuare una soluzione di stabilità del rapporto di lavoro, concretizzatasi con l'approvazione della legge regionale n. 12/2013 che ha fornito una risposta importante alle giuste esigenze di centinaia di lavoratori del Servizio Sanitario regionale;
la legge de qua, al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza, all'articolo 1, commi 1, 2 e 3, norma la stabilizzazione del rapporto di lavoro dei soggetti in servizio nel sistema sanitario regionale con contratto a tempo determinato, attraverso l'indizione di prove selettive per coloro che siano in possesso dei requisiti richiesti dalle leggi 27 dicembre 2006 n. 296 e 24 dicembre 2007 n. 244;
tale previsione normativa è volta, pertanto, a regolarizzare definitivamente il rapporto di quei lavoratori già operanti nel sistema sanitario regionale, ma con contratti a tempo determinato, al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza (LEA);
altresì, si rileva come tale soluzione non comporti oneri finanziari aggiuntivi di particolare rilievo trattandosi di personale che già esercita le proprie funzioni alle dipendenze del Servizio Sanitario regionale;
il Consiglio dei Ministri ha disposto, nella seduta del 24 maggio 2013 l’impugnazione della legge regionale n. 12/2003, art. 1, commi 1, 2 e 3 in quanto tali disposizioni sono state considerate <<…in contrasto con i principi statali in materia di coordinamento della finanza pubblica e, pertanto, la legge regionale ha violato l'art. 117, terzo comma, della Costituzione»;
la Giunta regionale con propria deliberazione ha disposto la costituzione in giudizio dinanzi alla Corte Costituzionale della Regione Calabria al fine di opporsi ai rilievi di illegittimità contestati dal Consiglio dei ministri sulla legge regionale n. 12/2013;
rilevato che
nel Decreto Legge 31 agosto 2013, n. 101, avente ad oggetto "Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni, pubblicato sulla G.U.R.I. del 31 agosto 2013, n. 204, l'art. 4 comma 6 prevede la possibilità per le amministrazioni pubbliche di attivare procedure concorsuali per titoli ed esami, per assunzioni a tempo indeterminato di personale non dirigenziale «... riservate esclusivamente a coloro che sono in possesso dei requisiti di cui all'articolo 1, commi 519 e 558, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e all'articolo 3, comma 90, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, ...»;
tenuto conto che
L'articolo 4, comma 10, del Decreto Legge 31 agosto 2013, n. 101, prevede che «... per gli enti del Servizio sanitario nazionale ... si procede all'attuazione dei commi 6, 7, 8 e 9, anche con riferimento alle professionalità mediche e del ruolo sanitario, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto-legge, ... d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni, le provincie autonome di Trento e di Bolzano. ...»;
riscontrato che
la legge regionale 29 marzo 2013 n. 12 determina l'attivazione di procedure concorsuali per la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato per soggetti aventi diritto a partecipare in quanto in possesso dei requisiti di cui alle leggi 27 dicembre 2006 n. 296 e 24 dicembre 2007 n. 244, analogamente a quanto disposto nel Decreto legge 101/2013;
pertanto, la nuova normativa introdotta dal Decreto legge n. 101/2013 sembrerebbe fare venir meno i rilievi posti a fondamento del ricorso disposto dal Consiglio dei Ministri dinanzi alla Corte Costituzionale della legge regionale n. 12/2013;
rilevato, altresì, che vi è notizia che nei prossimi giorni il Ministro della funzione pubblica, D'Alia, riceverà una delegazione di parlamentari e consiglieri regionali della Calabria per verificare la situazione venutasi a determinare a seguito della normativa introdotta con l'approvazione del D.L. n. 101/2013 e valutare così la possibile revoca dell'impugnazione della legge regionale n. 12/2013;
ritenuto che la definizione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato nel sistema sanitario regionale è di primaria importanza non soltanto nell'ambito del processo di riorganizzazione e ottimizzazione del Servizio sanitario regionale ma anche in relazione alla necessità di valorizzare il ruolo e la professionalità degli operatori del settore dopo anni di precariato,
Tutto ciò premesso e considerato,
impegna
il Presidente e la Giunta regionale ad assumere
tutte le necessarie iniziative al fine di chiedere al Presidente e al Consiglio
dei Ministri di valutare l'opportunità di revocare l'impugnazione della legge
regionale 29 marzo 2013 n. 12 "Provvedimenti per garantire la piena
funzionalità del Servizio Sanitario regionale".
(94;
6.09.2013) Chiappetta, Bruni, Serra, Albano
Il Consiglio regionale
è in stato avanzato uno studio per uno storico accordo sulla nuova rete transeuropea di trasporto tra Commissione, Consiglio e Parlamento Europeo;
il Piano Europeo prevede la realizzazione di una rete core (centrale), cioè la rete portante europea, e una rete di secondo livello definita comprehensive (organica) attraverso la utilizzazione dei fondi europei 2014-2020 per la prima, mentre la rete di secondo livello sarà finanziata con i fondi degli Stati membri;
l'analisi del suddetto Piano Europeo fa emergere delle criticità per le regioni meridionali e nello specifico della regione Calabria i limiti della rete core sono molteplici ove basti pensare che la linea ferroviaria Bari-Napoli passa a linea della rete core high speed, cioè ad alta velocità, mentre la linea ferroviaria Battipaglia-Reggio Calabria con il proseguimento Messina Catania Palermo sarà sino al 2030 e poi al 2050 conventional rail;
il Piano Europeo della nuova rete transeuropea, se definitivo, comporta che la rete ferroviaria passeggeri non sarà europea in tutta la Jonica ed allo stesso modo non è presente la rete stradale jonica da Catanzaro Lido a Locri a Reggio;
sempre nel Piano Europeo non è presente l'aeroporto di Crotone e Lamezia e Reggio sono comprehensive; considerando , altresì, che nessun interporto è previsto in Calabria mentre nella lista dei nodi urbani, delle reti di prima e secondo livello, non esiste Reggio, Messina e nemmeno l'area dello Stretto;
in questo contesto, per salvaguardare il sistema della rete regionale dei trasporti, assumono un ruolo rilevante per proporre e sollecitare le opportune modifiche l'Ente Regione e gli Enti locali;
tutto ciò premesso
impegna
la Giunta regionale ad attivarsi, anche attraverso il sostegno della deputazione calabrese presso il Parlamento Europeo, nei confronti del governo centrale e degli organismi europei competenti per la salvaguardia e il potenziamento della rete dei trasporti all'interno della nostra regione nell'ambito del Piano della rete transeuropea trasporti
sollecita
lo stesso governo regionale a completare e depositare i progetti già inseriti nel Piano e a istruire con urgenza gli studi di fattibilità, contenenti tra l'altro valutazioni di sostenibilità economica sociale e ambientale, tempi e costi, impegni finanziari, per le infrastrutture non inserite e che si ritengono fondamentali per il territorio regionale al fine di supportare tecnicamente le richieste di modifica al Piano europeo.
(95; 06.09.2013) Giordano, De Masi, Guagliardi, Scalzo, Bruni, Grillo, Serra, Chiappetta
Naccari Carlizzi. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con delibera
di Giunta regionale n. 147 del 12 aprile 2011 è stato istituito l'Organismo
Indipendente di Valutazione con le funzioni ed i compiti previsti dall'art. 14
del D.Lgs. n. 150/2009;
nella stessa
delibera viene demandato al Dipartimento Presidenza tutte le procedure necessarie
per la selezione dei componenti dell'OIV e l'istituzione di una Commissione per
la selezione;
con Decreto
del direttore generale della Presidenza n. 6676 del 9 giugno 2011 e rettificato
in dal decreto n. 13946 dell’8 novembre 2011 veniva nominata la suddetta
Commissione per la selezione;
sempre in
attuazione della delibera veniva emanato dal Dipartimento Presidenza un avviso
di manifestazione pubblica di interesse per il conferimento dell'incarico di
componente l'OIV;
ai sensi
dell'art. 11 della L.r. n. 3 del 2013 è composto da tre membri, di entrambi i generi, di cui almeno uno esterno all'amministrazione
regionale, scelto tra esperti in materia di management ed organizzazione dell'amministrazione
pubblica, e gli altri scelti anche tra soggetti interni, in possesso di un’adeguata
esperienza nella predetta materia, maturata anche nell'ambito
dell'amministrazione regionale;
con proprio
Decreto n. 4 del 12 gennaio 2013 il Presidente della Giunta regionale ha
disposto la di nominare per la durata di 3 anni i componenti esterni ed il
componente interno;
il Decreto
di nomina viola palesemente l'art. 11 della L.R. n. 3 del 2013 laddove non
rispetta l'equilibrio di genere normativamente previsto;
inspiegabilmente,
la Commissione per la Valutazione la Trasparenza delle amministrazioni
pubbliche (CIVIT), ha rilevato che le motivazioni in merito al mancato
equilibrio di genere risultano adeguate -:
come sia
possibile che una delibera, seppur antecedente alla deliberazione consiliare e
quindi all'approvazione della L. R. n. 3 del 2013 possa derogare ad una
prescrizione normativa;
se ritiene
doveroso revocare il Decreto n. 43 del 10 maggio 2013, quindi dopo l'entrata in
vigore della L. R. n. 3 del febbraio 2013, con il quale decretava la
composizione dell'OIV non prevedendo l'equilibrio di genere, quindi palesemente
illegittimo.
(420;
31.07.2013)
Risposta – “In riferimento all'interrogazione di cui
all'oggetto, si comunica quanto segue: in esecuzione della Legge Regionale n. 3
del 2012, gli uffici della Giunta regionale hanno posto in essere le procedure
necessarie per la costituzione dell'Organismo Indipendente di Valutazione. In
particolare:
il componente interno dell'OIV è stato
individuato mediante avviso pubblico di manifestazione d'interesse al quale
hanno risposto due soli candidati entrambi dì genere maschile;
i componenti esterni dell'OIV sono stati
individuati mediante avviso pubblico di manifestazione d'interesse al quale
hanno partecipato n. 6 donne su un totale di n. 44 istanze pervenute. Sono
state ammesse alla procedura di valutazione dei titoli n. 5 donne su un totale
dì 38 candidati. Al successivo colloquio sono state ammesse n. 2 donne su un
totale di n. 13 candidati idonei. Il giorno del colloquio si sono presentati
nr. 8 candidati di cui una sola donna che si è posizionata in graduatoria
finale al quinto posto. In esito alla procedura descritta, l'Amministrazione
regionale ha individuato - quali componenti esterni dell'OIV - i primi due
candidati in graduatoria, seguendo un principio strettamente meritocratico.
Il principio dell'equilibrio di genere è
stato pertanto rispettato nelle procedure seguite per la costituzione
dell'Organismo indipendente di valutazione.
Si segnala, inoltre, che la CIVIT, prima di
esprimere il parere obbligatorio circa la corretta costituzione dell'OIV, ha
chiesto in data 12.6.2013 una integrazione documentale con particolare
riferimento al rispetto del principio dell'equilibrio di genere. La nota CIVIT
è stata riscontrata dal Dipartimento Controlli in data 13.6.2013. La CIVIT ha
condiviso le motivazioni e, con Delibera n. 55/2013, ha espresso parere
favorevole, rilevando che "la
Regione Calabria ha formulato un'adeguata motivazione in merito al rispetto
dell'equilibrio di genere".
Tanto si doveva.”
Dott.ssa
Alessandra Sarlo, Dirigente generale dipartimento controlli
Il Presidente della Giunta regionale, Giuseppe Scopelliti
“Il Consiglio regionale
premesso che:
in data 18
giugno 2013, presso il Settore Segreteria Assemblea e Affari Generali, è stata
depositata, da un gruppo di promotori, la proposta di referendum abrogativo
agli articoli 4 comma 1 e 6 della legge regionale 7 ottobre 2011, n. 38
(Modifica della legge regionale 14 febbraio 1996, n. 3), ai sensi dell'articolo
11 dello Statuto della Regione Calabria e degli articoli 16 e ss. della legge
regionale 5 aprile 1983, n. 13, inerenti il diritto all'assegno vitalizio per i
consiglieri regionali;
l'articolo
19 della citata legge regionale n. 13/1983 attribuisce all'Ufficio di
Presidenza la competenza, in prima istanza, a pronunciarsi circa
l'ammissibilità della stessa e che, qualora tale decisione, non sia assunta
all'unanimità, ne venga investito il Consiglio regionale;
considerato
che:
l'Ufficio di
Presidenza, al riguardo, nella prima seduta utile successiva alla presentazione
della proposta, tenutasi il luglio U.S., data la complessità della materia e
considerata la diversità di opinioni dei componenti l'Ufficio, ha ritenuto
opportuno chiedere il supporto del Collegio dei Consulenti giuridici in merito
alla sussistenza dei requisiti di ammissibilità della proposta di referendum
abrogativo di cui sopra, dandone formale ed immediata comunicazione ai
promotori, anche attraverso un incontro con gli stessi, avvenuto in data 25
luglio u.s.;
i
chiarimenti formulati dal Collegio dei Consulenti giuridici non sono valsi a
fugare i dubbi dell'Ufficio di Presidenza in merito all'ammissibilità della
proposta di referendum abrogativo oggetto del presente atto;
per tali
ragioni, non essendo pervenuto l'Ufficio di Presidenza, dopo ampia discussione,
ad una decisione unanime in merito all'ammissibilità della proposta di
referendum abrogativo di che trattasi, lo stesso, in applicazione dell'art. 19,
comma 4, della legge regionale 05 aprile 1983, n.13, deve essere deciso dal
Consiglio regionale; che, a seguito di opportuno interpello, il Dirigente del
Settore Risorse Umane, nello svolgere una breve relazione sull'effetto
finanziario, incidente sul bilancio del Consiglio, che l'ipotesi di abrogazione
referendaria dell'assegno vitalizio produrrebbe se avvenisse a partire
dall'attuale legislatura, ha ben evidenziato che, a norma di legge,
sull'indennità percepita dai Consiglieri e dagli assessori regionali viene
effettuata, per tali fini, una trattenuta del 21% ed una ulteriore del 15%
sull'importo così calcolato, per un totale mensile cadauno pari ad € 1.286,60 e
che l'eventuale venir meno dell'istituto in questione comporterebbe, da una
parte, la restituzione delle trattenute effettuate dal mese di aprile 2010 a
quello di settembre 2013, per un ammontare complessivo pari ad € 3.026.083,20
con grave impatto sul bilancio attuale del Consiglio, dall'altra, il mancato
introito di ulteriori € 1.296.892,80, fino alla fine della corrente
legislatura, che si tradurrebbe in una maggiore spesa di eguale importo sul
pagamento dei vitalizi in essere;
il Dirigente
del Servizio Bilancio e Ragioneria, parimenti consultato sulla questione di che
trattasi, ha fatto pervenire una nota in cui ha sottolineato, dal canto suo,
che con L.R. n.71 del 27/12/2012 recante norme sul "Bilancio di previsione
della Regione Calabria per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale 2013
- 2015", è stata messa a disposizione del bilancio del Consiglio
regionale, per l'anno 2013, una somma pari ad € 54.000.000,00, e che con L.R. n.30
del 09/0712013, inerente l’assestamento del bilancio di previsione della
Regione Calabria per l'esercizio finanziario 2013, è stato previsto per il
Consiglio regionale un incremento pari ad € 1.500.000,00, autorizzando cosi una
spesa complessiva pari ad € 55.500.000,00, risultante, tuttavia, drasticamente
ridotta rispetto agli anni precedenti, tale da consentire, ma con grande
criticità, di affrontare le spese obbligatorie di competenza dell'anno 2013,
con la conseguenza che non sarebbe minimamente sostenibile un eventuale obbligo
di esborso della somma paventata dal Dirigente del Settore Risorse Umane a
titolo di restituzione dei contributi versati dai consiglieri ed assessori
regionali, in caso di abrogazione del vitalizio a decorrere dall'attuale
legislatura;
sempre
nell'ultima nota citata, il Dirigente del Servizio Bilancio e Ragioneria ha,
altresì, segnalato che l'eventuale abrogazione dell'istituto in questione
comporterebbe il venir meno delle entrate corrispondenti ai contributi mensili,
che in base al criterio della ripartizione, concorrono al pagamento dei
vitalizi già in essere;
valutato che:
la proposta
di referendum abrogativo in esame non possa essere considerata ammissibile in
quanto rientrante nel limite di esclusione, cioè dal poter essere oggetto di
referendum abrogativo, di cui al n. 3 dell'art. 17 della legge regionale 05
aprile 1983, n.13, ed all'art. 11, comma 2, lett. c) dello Statuto della
Regione Calabria; che tale conclusione trae origine da un'interpretazione
sistematica che, in analogia a quanto avviene per l'art. 75, comma 2, della
Costituzione, fa sì che si debbano valutare, ai fini della ammissibilità della
proposta, i limiti impliciti all'esperibilità della votazione referendaria,
rispetto alla testuale e presupposta tassatività delle materie espressamente
escluse dalla legge regionale; che, come sopra richiamato, nell'interpretazione
ed applicazione della norma deve comunque essere data prevalenza al disposto
dello Statuto, che è la legge fondamentale della Regione; che l'art. 11, comma
2, lett. c) dello Statuto della Regione non ammette il referendum per
l'abrogazione delle "leggi di bilancio"; che, da quanto sopra
considerato, emerge che le norme oggetto della proposta abrogativa di cui si
discute, risultano strettamente collegate, quanto ai loro effetti, alla legge
regionale di bilancio n.71 del 27/12/2012, per cui anche le prime, di
conseguenza, debbano ritenersi sottratte all'evenienza del referendum
abrogativo, considerato che il bilancio del Consiglio regionale è comunque un
bilancio derivato dal bilancio della Regione Calabria;
la
caducazione delle norme in questione, a seguito dell'eventuale votazione
referendaria, determinerebbe, inoltre, l'obbligo della restituzione degli oneri
contributivi fino a quel momento versati dagli attuali Consiglieri ed
Assessori, in palese contrasto con quanto sancito dall'art. 13 della suddetta
legge regionale di bilancio, che ha messo a disposizione del Consiglio
regionale la somma di € 54.000.000,00 a copertura di specifiche voci di spesa,
tra cui, certamente, non può rientrare, pena un inammissibile squilibrio del
bilancio consiliare, nonostante con l'assestamento di quello regionale sia
stato previsto un incremento pari ad € 1.500.000,00, l'eventuale onere di
restituzione dell'ingente somma, quale quella, al momento, quantificata nella
misura di € 3.026.083,20, derivata dalle trattenute ad oggi effettuate;
non si può
tralasciare di considerare il probabile contenzioso che potrebbe scaturire,
sempre a seguito dell'eventuale abrogazione referendaria delle norme di che
trattasi, laddove venissero intaccati, in via consequenziale, i diritti, da ritenersi
quesiti, dei singoli consiglieri che, avendo già versato quanto previsto ai
fini del vitalizio dalla legge regionale n. 3 del 1996, continuando a versare
le somme per il tempo occorrente a conseguire il diritto all'assegno stesso ai
sensi dell'art. 17 della citata norma regionale;
comunque, la
drastica riduzione delle somme messe a disposizione del bilancio consiliare è
stata determinata, altresì, dai consistenti risparmi di spesa derivati dalla
riduzione dei costi della politica in linea con i principi dettati dalle norme
statali in tema di "spending review";
a tal
proposito, si reputa opportuno evidenziare come il Consiglio regionale, nella
presente legislatura, abbia varato una serie di importati leggi con lo scopo
precipuo di apportare sostanziali riduzioni al c.d. "costo della
politica" quali per esempio: riduzione del numero dei consiglieri regionali,
abolizione della figura del sottosegretario, riduzione del numero degli
assessori esterni, abolizione del vitalizio dalla prossima legislatura,
abolizione del trattamento di fine mandato, riduzione delle consulenze,
riduzione degli emolumenti dei consiglieri regionali, riduzione delle strutture
speciali, riduzione delle commissioni consiliari, riduzione del finanziamento
ai gruppi consiliari;
il costo da
sopportare per l'eventuale indizione del referendum abrogativo sarebbe pari a
quello sostenuto in occasione delle ultime elezioni regionali, con ulteriore
aggravio delle criticità del bilancio regionale;
ritenuto che
il Consiglio regionale, ai sensi del comma 4 dell'articolo 19 della legge
regionale n. 13/1983, deve decidere in ordine all'ammissibilità della proposta
di referendum abrogativo di che trattasi;
delibera
di
dichiarare non ammissibile, per le motivazioni sopra ampiamente richiamate, la
proposta di referendum abrogativo agli articoli 4 comma 1 e 6 della legge
regionale 7 ottobre 2011, n. 38 (Modifica della legge regionale 14 febbraio
1996, n. 3)”.
Art. 1
(Finalità)
1. La
Regione Calabria valorizza e diffonde la dieta mediterranea, dichiarata
patrimonio dell'umanità dall'Unesco nel 2010, quale stile di vita e disciplina
nutrizionale migliorativa per la salute.
Art. 2
(Obiettivi)
1. Per
perseguire le finalità di cui all'articolo 1, entro trenta giorni dall’entrata
in vigore della presente legge, la Giunta regionale costituisce un gruppo di
lavoro interdipartimentale, composto da personale di ruolo dei Dipartimenti
Tutela della salute, Formazione e lavoro, Cultura e pubblica istruzione ed
Agricoltura, foreste e forestazione, sentiti i rispettivi direttori generali,
avente i seguenti scopi:
a)
valorizzare i prodotti alimentari alla base della dieta mediterranea;
b)
individuare azioni sinergiche tese alla divulgazione in Calabria della dieta
mediterranea;
c)
promuovere corsi di formazione per operatori nel campo della ristorazione tesi
all'acquisizione di competenze, pratiche e tradizioni della dieta mediterranea,
con particolare riguardo alla coltivazione, alla raccolta, alla conservazione,
alla trasformazione ed al consumo del cibo, alla diffusione dei prodotti tipici
certificati nelle mense e nei sistemi di ristorazione collettiva;
d)
realizzare studi medico-scientifico-statistici, anche in collaborazione con
l’Istituto di cui al comma 4 dell’articolo 2 della legge regionale 12 novembre
2004, n. 29 (Istituzione della settimana regionale della sana e corretta
alimentazione), sull'indice di adeguatezza della popolazione calabrese alla
dieta mediterranea, sui metodi di preparazione e sulle combinazioni degli
alimenti che ne sono alla base.
2. Il gruppo
di lavoro interdipartimentale può coinvolgere nella stesura di programmi e
progetti, di cui alla lettera d) del comma 1 dell’articolo 2, esperti in
scienza alimentare e materie affini o collegate, nell’ambito del personale di ruolo
della Regione Calabria avente comprovata competenza in materia.
3. Gli
obiettivi di cui al comma 1 devono essere realizzati entro il 31 dicembre 2014,
per essere pubblicizzati all’interno dello "Spazio Calabria"
nell'ambito dell'Expo Internazionale Milano 2015. Alla stessa data, il gruppo
di lavoro cessa dalle sue funzioni.
Art. 3
(Fondazione per la dieta mediterranea)
1. La
Regione Calabria, per le finalità di cui all’articolo 1, promuove l’istituzione
della Fondazione per la dieta mediterranea, di seguito denominata “Fondazione”,
in modo che la stessa possa operare a decorrere dal 1° gennaio 2015. La Giunta
regionale e il suo Presidente, previo parere della competente commissione
consiliare, sono autorizzati a compiere, nell’ambito delle rispettive competenze,
gli atti necessari a tale fine.
2. La
Fondazione ha sede in Nicotera (VV). La Regione provvede a reperire i relativi
locali, senza ulteriori oneri a carico del bilancio regionale.
3. La
Regione riconosce Nicotera quale comune elettivo della dieta mediterranea, in
quanto sede dello Studio cooperativo internazionale di epidemiologia della
cardiopatia coronarica.
Art. 4
(Norma finanziaria)
1. Agli
oneri derivanti dall’attuazione delle lettere a) e d) del comma 1 dell’articolo
2, determinati per l’esercizio in corso in euro 30.000,00, si provvede con le
risorse disponibili all’UPB 8.1.01.01 dello stato di previsione della spesa del
bilancio, inerente ai “Fondi per provvedimenti legislativi in corso di
approvazione recanti spese di parte corrente” il cui stanziamento viene ridotto
del medesimo importo.
2. La
disponibilità finanziaria di euro 30.000,00, di cui al comma 1, è utilizzata
nell’esercizio in corso, ponendo la competenza della spesa a carico dell’UPB
6.1.04.02 dello stato di previsione della spesa del bilancio corrente. La
Giunta regionale è autorizzata ad apportare le conseguenti variazioni al
documento tecnico di cui all’articolo 10 della legge regionale 4 febbraio 2002,
n. 8 (Ordinamento del bilancio e della contabilità della Regione Calabria).
3. Agli
oneri derivanti dall’attuazione della lettera c) del comma 1 dell’articolo 2,
determinati per l’esercizio in corso in euro 150.000,00, si provvede con le
risorse disponibili al capitolo 4902102 dell’UPB 4.9.01.01 dello stato di
previsione della spesa del bilancio, inerente al Programma operativo regionale
(POR) Calabria – Fondo sociale europeo (FSE) 2007-2013.
4. Per gli
anni successivi si provvede, nei limiti consentiti dalla effettiva
disponibilità di risorse autonome, con la legge di approvazione del bilancio di
previsione annuale e con la legge finanziaria di accompagnamento.
Art. 5
(Entrata in vigore)
1. La
presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua
pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Il Consiglio
regionale della Calabria
premesso
che:
nell'anno
2007 veniva sottoscritta una convenzione fra il Ministero dell'Interno, la
Regione Calabria e le province di Reggio Calabria e di Catanzaro denominata
"Patto Calabria Sicura";
tale
iniziativa nasceva dall'esigenza di prevedere interventi organici e strutturali
diretti a prevenire il controllo criminale sulle attività economiche e la
penetrazione delle organizzazioni criminali nelle occasioni di sviluppo delle
economie locali, avvalendosi di un adeguato coordinamento interforze degli
organismi di prevenzione e ciò anche attraverso un processo di collaborazione
con gli enti territoriali;
il Patto
Calabria sicura prevedeva una serie di iniziative atte a garantire uno sviluppo
tecnologico adeguato con il rafforzamento del raccordo del territorio calabrese
con la più ampia strategia di sviluppo tecnologico nazionale;
in questa
direzione era stata prevista l'adozione di un piano di interventi urgenti,
funzionali a fronteggiare l'attuale minaccia criminale ed a garantire la
qualità della vita dei cittadini e le prospettive di sviluppo economico e
sociale;
per quanto
di competenza la Regione Calabria assumeva, per le aree di Gioia Tauro, Lamezia
Terme e della Locride, l'impegno finanziario di complessivi 5 milioni di euro e
le Province di Reggio Calabria e Catanzaro assumevano, ciascuna per il proprio
ambito territoriale, l'onere finanziario rispettivamente, di 500 mila euro e di
400 mila euro;
il Patto
Calabria Sicura prevedeva, altresì, per le esigenze di supporto funzionale
degli uffici giudiziari di Catanzaro e Reggio Calabria, l'utilizzazione, per un
anno, di 60 unità di personale con contratto di lavoro interinale, il cui onere
veniva stimato in 1,630 milioni di euro per il periodo di 1 anno dalla
definizione della procedura di assunzione, salvo proroghe;
l'accordo
sottoscritto portava all'assunzione di personale e più precisamente di sessanta
lavoratori (selezionati dall'Agenzia Temporary spa) che, per venti mesi, dal
febbraio 2009 a settembre 2010, hanno prestato servizio presso gli Uffici
giudiziari della provincia di Catanzaro e Reggio Calabria, con contratto di
somministrazione ex interinale a tempo determinato, mentre altri 60,
selezionati dall'agenzia Ali SpA, erano stai impiegati nei successivi sei mesi;
sono state
impegnate complessivamente 120 unità che nel corso dell'esperienza maturata
all'interno degli uffici giudiziari hanno acquisito competenze specifiche e
fondamentali per l'ottimizzazione del servizio, sopperendo alla carenza di personale nelle Procure e
nei Tribunali delle due province;
il progetto,
per mancanza di rifinanziamento, è venuto meno rivelandosi utile, però, nel
formare gli operatori nell'ambito del Processo di digitalizzazione informativa
dei fascicoli;
tuttavia,
come esplicitato in una nota del Ministero della Giustizia del 4 giugno, gli
operatori sono rimasti fuori dai progetti formativi per l'anno 2013 "posto
che tale fattispecie esula dalla previsione (...)" della legge di
stabilità, "(...) ove si fa riferimento esclusivamente al completamento
del percorso formativo per coloro che abbiano partecipato a progetti formativi
provinciali o regionali";
interrompere
il percorso formativo e quindi la riutilizzazione di risorse umane altamente
professionalizzate significherebbe far venire meno un valido supporto agli
uffici giudiziari in un settore, quale quello della digitalizzazione,
nevralgico per il buon funzionamento del sistema giudiziario;
impegna
la Giunta
regionale a farsi promotrice delle necessarie iniziative istituzionali affinché
i Ministeri dell'Interno e della Giustizia possano farsi carico di individuare
soluzioni idonee a salvaguardare e riutilizzare delle professionalità, che,
come già rilevato dai dirigenti degli Uffici Giudiziari, rappresentano un
valido supporto per il funzionamento del sistema giustizia della Calabria.
Il Consiglio regionale
della Calabria
premesso
che:
è in stato
avanzato uno studio per uno storico accordo sulla nuova rete transeuropea di
trasporto tra Commissione, Consiglio e Parlamento Europeo; il Piano Europeo
prevede la realizzazione di una rete core (centrale), cioè la rete portante
europea, e una rete di secondo livello definita comprehensive (organica)
attraverso la utilizzazione dei fondi europei 2014-2020 per la prima, mentre la
rete di secondo livello sarà finanziata con i fondi degli Stati membri;
l'analisi del suddetto Piano Europeo fa emergere delle criticità per le regini
meridionali e nello specifico della Regione Calabria i limiti della rete core
sono molteplici ove basti pensare che la linea ferroviaria Bari-Napoli passa a
linea della rete core high speed, cioè ad alta velocità, mentre la linea
ferroviaria Battipaglia-Reggio Calabria con il proseguimento Messina Catania
Palermo sarà sino al 2030 e poi al 2050 conventional rail;
il Piano
Europeo della nuova rete transeuropea, se definitivo, comporta che la rete
ferroviaria passeggeri non sarà europea in tutta la Ionica ed allo stesso modo
non è presente la rete stradale jonica da Catanzaro Lido a Locri a Reggio;
sempre nel Piano Europeo non è presente l'aeroporto di Crotone e Lamezia e
Reggio sono comprehensive; considerando, altresì, che nessun interporto è
previsto in Calabria mentre nella lista dei nodi urbani, delle reti di primo e
secondo livello, non esiste Reggio, Messina e nemmeno l'area dello Stretto; in
questo contesto, per salvaguardare il sistema della rete regionale dei
trasporti, assumono un ruolo rilevante per proporre e sollecitare le opportune
modifiche l'Ente Regione e gli Enti locali
Tutto ciò
premesso
la Giunta
regionale ad attivarsi, anche attraverso il sostegno della deputazione
calabrese presso il Parlamento Europeo, nei confronti del Governo Centrale e
degli Organismi Europei competenti per la salvaguardia e il potenziamento della
rete dei trasporti all'interno della nostra regione nell'ambito del Piano della
rete trans europea trasporti;
invita
lo stesso
Governo regionale a completare e depositare i progetti già inseriti nel Piano e
a istruire con urgenza gli studi di fattibilità, contenenti tra l'altro
valutazioni di sostenibilità economica sociale e ambientale, tempi e costi,
impegni finanziari, per le infrastrutture non inserite e che si ritengono
fondamentali per il territorio regionale al fine di supportare tecnicamente le
richieste di modifica al Piano europeo.
Il Consiglio regionale della Calabria
premesso
che:
la Regione
Calabria ha approvato la legge 29 marzo 2013 n. 12 avente ad oggetto
"Provvedimenti per garantire la piena funzionalità del Servizio Sanitario
regionale";
la finalità
della legge regionale n. 12/2013 trova il suo fondamento sull'esigenza di
superare alcune forti criticità del Servizio Sanitario regionale della Calabria
connesse alla precarietà del rapporto di lavoro di un numero rilevante di
dipendenti con contratto a tempo determinato;
tali
operatori, con contratti a tempo determinato soggetti a rinnovo periodico,
hanno consentito al Servizio Sanitario regionale, in un quadro di estrema
riduzione delle risorse finanziarie, la riorganizzazione del sistema sanitario
regionale garantendo i livelli essenziali di assistenza (LEA) e la piena
funzionalità dei servizi di tutela della salute assicurandone la qualità
necessaria con continuità delle prestazioni;
tale
condizione di precarietà, protrattasi nel tempo, ha inevitabilmente fatto
emergere situazioni di forte criticità sociale che hanno reso fondamentale e
non più procrastinabile individuare una soluzione di stabilità del rapporto di
lavoro, concretizzatasi con l'approvazione della legge regionale n. 12/2013 che
ha fornito una risposta importante alle giuste esigenze di centinaia di
lavoratori del Servizio Sanitario regionale;
la legge de qua, al fine di garantire i livelli
essenziali di assistenza, all'articolo 1, commi 1, 2 e 3, norma la
stabilizzazione del rapporto di lavoro dei soggetti in servizio nel sistema
sanitario regionale con contratto a tempo determinato, attraverso l'indizione
di prove selettive per coloro che siano in possesso dei requisiti richiesti
dalle leggi 27 dicembre 2006 n. 296 e 24 dicembre 2007 n. 244;
tale
previsione normativa è volta, pertanto, a regolarizzare in maniera definitiva
il rapporto di quei lavoratori già operanti nel sistema sanitario regionale, ma
con contratti a tempo determinato, al fine di garantire i livelli essenziali di
assistenza (LEA);
altresì si
rileva come tale soluzione non comporta oneri finanziari aggiuntivi di
particolare rilievo trattandosi di personale che già esercita le proprie
funzioni alle dipendenze del Servizio Sanitario regionale;
il Consiglio
dei Ministri ha disposto, nella seduta del 24 maggio 2013 l'impugnazione della
legge regionale n. 12/2013, articolo 1, commi 1, 2 e 3, in quanto tali
disposizioni sono state considerate «... in contrasto con i principi statali in
materia di coordinamento della finanza pubblica e, pertanto, la legge regionale
ha violato l'art. 117, terzo comma, della Costituzione»;
la Giunta
regionale con propria deliberazione ha disposto la costituzione in giudizio
dinanzi alla Corte Costituzionale della Regione Calabria al fine di opporsi ai
rilievi di illegittimità contestati dal Consiglio dei Ministri sulla legge
regionale n. 12/2013;
rilevato che:
nel decreto
legge 31 agosto 2013, n. 101, avente ad oggetto "disposizioni urgenti per
il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche
amministrazioni", pubblicato sulla G.U.R.I. del 31 agosto 2013, n. 204,
l'art. 4 comma 6 prevede la possibilità per le amministrazioni pubbliche di
attivare procedure concorsuali per titoli ed esami, per assunzioni a tempo
indeterminato di personale non dirigenziale «... riservate esclusivamente a
coloro che sono in possesso dei requisiti di cui all'articolo 1, commi 519 e
558, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e all'articolo 3, comma 90, della
legge 24 dicembre 2007, n. 244,... »;
tenuto conto
che:
l'articolo
4, comma 10, del Decreto Legge 31 agosto 2013, n. 101, prevede che «... per gli
enti del Servizio sanitario nazionale ... si procede all'attuazione dei commi
6, 7, 8 e 9, anche con riferimento alle professionalità mediche e del ruolo
sanitario, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare
entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto-legge, ...
d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni,
le provincie autonome di Trento e di Bolzano ...»;
riscontrato
che:
la legge
regionale 29 marzo 2013 n. 12 determina l'attivazione di procedure concorsuali
per la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo
indeterminato per soggetti aventi diritto a partecipare in quanto in possesso
dei requisiti di cui alle leggi 27 dicembre 2006 n. 296 e 24 dicembre 2007 n.
244, analogamente a quanto disposto nel Decreto legge 101/2013;
pertanto, la
nuova normativa introdotta dal Decreto legge n. 101/2013 sembrerebbe fare venir
meno i rilievi posti a fondamento del ricorso disposto dal Consiglio dei
ministri dinanzi alla Corte Costituzionale della legge regionale n. 12/2013;
rilevato
altresì, che
vi è notizia che nei prossimi giorni il Ministro della funzione pubblica,
D'Alia, riceverà una delegazione di parlamentari e consiglieri regionali della
Calabria per verificare la situazione venutasi a determinare a seguito della
normativa introdotta con l'approvazione del D.L. n. 101/2013 e valutare così la
possibile revoca dell'impugnazione della legge regionale n. 12/2013;
ritenuto
che:
la
definizione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato
nel sistema sanitario regionale è di primaria importanza non soltanto
nell'ambito del processo di riorganizzazione e ottimizzazione del Servizio
sanitario regionale ma anche in relazione alla necessità di valorizzare il ruolo
e la professionalità degli operatori del settore dopo anni di precariato;
tutto ciò
premesso e considerato
impegna
il
Presidente e la Giunta regionale ad assumere tutte le necessarie iniziative al
fine di chiedere al Presidente e al Consiglio dei Ministri di valutare
l'opportunità di revocare l'impugnazione della legge regionale 29 marzo 2013 n.
12 "Provvedimenti per garantire la piena funzionalità del Servizio
Sanitario regionale”.
Il Consiglio regionale
premesso che:
nel 2009 (il
10 luglio) l'Anas affidava l'incarico di realizzazione dei lavori di
rifacimento dello svincolo per Paola (CS) ed il noto santuario di San Francesco
sulla SS. 18 Tirrena inferiore ad un Ati, la Incabit S.r.l., con sede a
Bisignano in provincia di Cosenza;
sono
trascorsi ormai circa quattro anni dall'avvio dei lavori di detto svincolo
ancorché, in base al cronoprogramma dei lavori, l'opera doveva essere ultimata
e consegnata dopo non più di 232 giorni di cantierizzazione (7-8 mesi circa);
l'Amministratore
unico dell'Anas, Pietro Ciucci, ha recentemente dichiarato che
"L'andamento dei lavori per la definitiva e completa realizzazione dello
svincolo della statale 18 'Tirrena Inferiore' per l'innesto con la città di
Paola e il Santuario di San Francesco è stato condizionato da ripetuti momenti
di difficoltà economica dell'appaltatore, circostanza che ha comportato vari periodi
di fermo delle attività lavorative";
tenuto conto
che:
l'opera di
che trattasi, a lavori ultimati, dovrebbe migliorare notevolmente e rendere più
sicura la mobilità intorno ad un nodo stradale molto importante nella nostra
regione che serve a collegare la città di Paola e il Santuario di San Francesco
con la SS.18;
proprio
l'attuale condizione in cui versa lo svincolo è fonte di rischi notevoli per
gli automobilisti ed i camionisti che quotidianamente percorrono l'importante
arteria;
lo svincolo
in questione richiama anche nel nome uno dei luoghi di culto più importanti
della Calabria, il Santuario di San Francesco di Paola, meta ogni anno di
pellegrini e di visitatori provenienti da tutto il mondo. Per non parlare
dell'importanza che lo stesso ha nei collegamenti tra i paesi della costa
tirrenica, centri turistici di grande rilievo per l'economia della regione;
invita
la Giunta
regionale ad assumere ogni utile iniziativa, per quanto di propria competenza
ed in tempi rapidissimi presso l'Anas, al fine di sbloccare i lavori di che
trattasi, stanti gli evidenti pericoli che dalla condizione attuale dello
svincolo derivano per chi percorre il succitato tratto di strada.
Il Consiglio
regionale
premesso che
con delibera
del Direttore Generale dell'ASP di Reggio Calabria n. 363 del 6 giugno 2013 è
stata indetta gara con procedura aperta per l'affidamento del servizio di
integrazione e di supporto al servizio di "Urgenza ed Emergenza SUEM -
118" ricadente nella competenza territoriale dell'Azienda Sanitaria
Provinciale di Reggio Calabria;
il Presidente
della Giunta regionale, in qualità di Commissario ad acta, a garantire ai
lavoratori della società vincitrice della gara sopra indicata un trattamento
economico adeguato, così come previsto dal Contratto Collettivo Nazionale dei
Lavoratori.
Il Consiglio regionale
premesso che
in bilancio
non vi è prevista la copertura finanziaria relativa agli emolumenti, per il
periodo compreso da settembre a dicembre 2013, spettanti ai lavoratori LSU LPU
che regolarmente svolgono la loro attività lavorativa;
neanche per
la categoria dei sorveglianti idraulici, è stata prevista una copertura
finanziaria in bilancio, relativa agli stipendi per il periodo che va da agosto
a dicembre 2013;
i
sorveglianti idraulici attendono ancora il pagamento dello stipendio del mese
di dicembre 2012 e tredicesima;
tutto ciò
premesso
impegna
la Giunta
regionale a provvedere nell'immediato alla copertura finanziaria per il
pagamento delle spettanze dovute, regolarizzando la posizione di questi
lavoratori.