IX^ LEGISLATURA
RESOCONTO INTEGRALE
__________
70.
SEDUTA DI MERCOLEDI’ 10 LUGLIO 2013
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FRANCESCO TALARICO E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLÒ
La seduta è aperta, si dia lettura del verbale della seduta precedente.
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
E’ pervenuta risposta scritta all’interrogazione numero 381 dell’8
giugno 2013, a firma dei consiglieri Naccari Carlizzi, Guccione, Guagliardi.
(E’
riportata in allegato)
Possiamo procedere con l’ordine del giorno. Possiamo approvare
l’inserimento di una proposta di legge che è stata condivisa dalla Conferenza dei capigruppo.
Pongo in votazione, pertanto, l’inserimento all’ordine
del giorno della proposta di legge numero 488/9^, recante: “Integrazione
alla legge regionale 14
agosto 2008, numero 28 <Norme per la riallocazione dei lavoratori che
usufruiscono degli ammortizzatori sociali ordinari e straordinari
ivi compresi i trattamenti in deroga>”.
Ne abbiamo discusso, dicevo, anche in Conferenza dei capigruppo.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
Visto che la proposta di legge consta di un articolo unico e che
l’approvazione è urgente pongo in votazione l’articolo unico.
(E’ approvato all’unanimità)
Pongo ai voti la legge nel suo complesso.
(E’ approvata all’unanimità)
(E’ riportata in allegato)
Ha chiesto di parlare il consigliere
Orsomarso. Ne ha facoltà.
Chiedo l’inserimento dell’esame abbinato delle proposte di legge 106/9^
e 461/9^ che prevede una modifica della legge relativa alle Aterp.
PRESIDENTE
E’ passato dall’esame della Commissione
stamattina?
Sì.
E’ stata approvata all’unanimità la
proposta stamattina? Allora possiamo votare la richiesta di inserimento.
(Il Consiglio approva)
Ha chiesto di parlare il consigliere
Loiero. Ne ha facoltà.
Presidente,
traendo spunto dal fatto che il Sommo Pontefice si è recato a Lampedusa, vorrei
ricordare a questo Consiglio che nella passata
legislatura una legge sull’accoglienza è stata approvata da tutti i gruppi,
dalla minoranza e dalla maggioranza.
Sotto questo aspetto ed in continuità con quel che è stato fatto nella
scorsa legislatura e pur nella laicità delle istituzioni, vorrei chiedere al Presidente se non sia il caso di comporre – su
questo tema dell’accoglienza e della solidarietà – un ordine del giorno che verosimilmente potrebbe essere
approvato da tutto il Consiglio regionale.
Il consigliere Loiero chiede - visto che nella
precedente legislatura abbiamo approvato una legge alla unanimità estremamente
importante e qualificante sull’accoglienza nella nostra regione – all’intero
Consiglio regionale l’approvazione di un ordine del giorno che tenga conto di
questa importante legge che l’intero Consiglio regionale ha approvato alla
unanimità e che è giusto valorizzare adeguatamente nel migliore dei modi alla
luce della visita del Santo Padre a Lampedusa che ha trasmesso un messaggio
molto chiaro e preciso a tutte le Regioni.
Mi sembra estremamente opportuno ed
io lo condivido in pieno. Possiamo votare, quindi, l’inserimento all’ordine dei
lavori dell’ordine del giorno proposto dal consigliere Loiero.
(Il Consiglio
approva)
Ha chiesto di parlare il consigliere
Magno. Ne ha facoltà.
Presidente,
chiedo che venga inserita all’ordine del giorno
la proposta di legge 486/9^ riguardante la legge sui piani strutturali comunali
in quanto i termini sono già scaduti, pertanto siamo in enorme ritardo. E’
stata già approvata stamattina dalla Commissione
apposita.
PRESIDENTE
E’ stata approvata all’ unanimità
dalla Commissione?
Con voto contrario del consigliere Talarico D..
Pongo in votazione l’inserimento all’ordine
del giorno.
(Il Consiglio approva)
Non ci sono più altri argomenti in via preliminare, quindi possiamo
procedere col punto all’ordine del giorno che
riguarda il dibattito sulla sanità.
(Interruzione)
Prego i colleghi di prendere posto.
Se il presidente Scopelliti
è pronto per la relazione introduttiva al dibattito possiamo procedere con la
discussione.
Chiedo ai consiglieri di prendere posto,
vista l’importanza dell’argomento che abbiamo affrontato più volte in Consiglio
regionale. Siamo in una fase importante poiché da qui a qualche giorno ci sarà
la seduta del Tavolo Massicci dove
la Regione esporrà i risultati che
sono stati conseguiti fino ad oggi in questi tre anni di commissariamento.
E’ un argomento che il presidente Scopelliti ha
curato direttamente in prima persona con la condivisione del Consiglio nel
senso che la maggioranza su tante scelte impopolari che sono state compiute ha
dato piena fiducia al Governatore.
Vorrei che tutti ascoltassero con grande attenzione
la relazione del Presidente, sia la maggioranza sia la minoranza, in modo tale
che ci possa essere un dibattito proficuo che scende nei particolari e che
possa dare un contributo anche per la seduta del Tavolo Massicci, prevista per
la prossima settimana.
Mi auguro che consiglieri di maggioranza e di
minoranza possano dare il proprio contributo al dibattito che oggi ci sarà.
Do adesso la parola al presidente Scopelliti per la
relazione introduttiva. Appena avrà finito darei la parola al consigliere Magno
in quanto delegato alle case di cura e case della salute ad integrazione della
relazione del Presidente e poi il dibattito che provvederà a svilupparsi dopo
le relazioni introduttive.
Prego, presidente Scopelliti.
Grazie, Presidente. La convocazione del
Consiglio regionale arriva a ridosso di quello che sarà l’incontro del tavolo
romano della prossima settimana legato al tema della sanità.
Arriviamo a questo appuntamento con una serie di elementi
di novità e con un contributo nuovo che la Regione
Calabria porterà a questo tavolo.
Abbiamo già presentato nei giorni
scorsi, prima della scadenza nei termini, il nuovo Programma operativo che
abbiamo avuto la possibilità di preparare attraverso le valutazioni e gli studi
che questo gruppo dirigente ha portato avanti; è un documento che ci consente
di produrre, in corsa, un qualcosa che nasce anche dalla conoscenza delle
problematiche dei temi su cui abbiamo posto attenzione in questi anni.
Si esaurisce la spinta del documento sottoscritto e definito il 19
dicembre 2009, realizzato dalla precedente amministrazione. Questo è un
documento, un Programma
frutto delle valutazioni anche in itinere
del precedente. Oggi ci accingiamo a vivere un momento sicuramente nuovo perché questo Programma è anche il frutto dell’esperienza che abbiamo maturato
in questi anni.
Credo che, principalmente, dobbiamo
evidenziare un aspetto molto importante che forse i cittadini calabresi conoscono molto parzialmente
o non conoscono: all’atto del nostro insediamento
ci siamo trovati con un debito pregresso – prima del 2007 – che a conclusione
del processo di ricognizione e riconciliazione ammontava a 1 miliardo 441 milioni di euro.
Ogni tanto noi abbiamo detto ai
calabresi “noi partiamo da 254 milioni di euro di disavanzo nel 2009” ma non
abbiamo mai detto a chiare lettere ai calabresi che il debito della Regione
Calabria all’atto del nostro insediamento era di 1 miliardo e 441 milioni di
euro.
Quindi un numero ed una cifra
spropositata. Poi ognuno su questi argomenti, su questi temi ha messo in campo
tutta la capacità e la creatività dando definizioni. Però, abbiamo dei bilanci
che sono ormai sempre più definiti e per i quali addirittura abbiamo ricevuto dai
Ministeri competenti i complimenti perché i nostri dati non si scostano mai
nella fase di riepilogo, di studio attento e successivo; è capitato nei giorni
scorsi, c’era uno scollamento, diciamo così, di 3 mila euro su montagne e
numeri infiniti di milioni e milioni di euro. Questa è la dimostrazione che noi
abbiamo acquisito una grandissima credibilità sul piano dei conti che non è
poca roba o poca cosa, indipendentemente da quello che si vuole far passare e a
volte sostenere.
Noi abbiamo dovuto dimostrare ai
Ministeri competenti come attraverso una serie di operazioni fossimo in grado
di colmare il debito; quindi ad un debito di 1 miliardo 441 milioni ante 2007
noi abbiamo posto come coperture 428 milioni di euro di anticipazione di
liquidità. Questi derivano: dal mutuo che la Regione Calabria ha dovuto
contrarre per attivare una procedura legata ad ottenere risorse per coprire una
parte del debito; le spettanze disponibili, pari a 325 milioni di euro, e i
fondi Fas che siamo stati costretti ad individuare per 688 milioni di euro.
In questa fase di ricognizione e
riconciliazione del debito abbiamo individuato tutte le risorse possibili per
la copertura: il mutuo, le spettanze disponibili dal Ministero della economia e
finanze di 325 milioni di euro che sono – come dicevo prima – le premialità,
cioè quelle somme non destinate alla Regione e bloccate a livello centrale ed i
fondi Fas.
Con queste risorse noi abbiamo già
effettuato pagamenti per 202 milioni di euro che sono la dimostrazione che
abbiamo movimentato le risorse; 161 milioni di euro su spesa centralizzata
mentre 41 milioni di euro sono pagamenti per trasferimenti effettuati dalle
aziende sanitarie.
Ovviamente abbiamo ancora in itinere ulteriori 107 milioni di euro
che sono i pagamenti per i debiti maturati al 31 dicembre 2012 e questo
ovviamente ci consente di utilizzare queste risorse.
Però, solo per fare un po’ di
cronistoria, è bene fare alcune puntualizzazioni: nel 2008 a consuntivo avevamo
una perdita di 195 milioni di euro; dopo il debito accumulato nel 2007 abbiamo
un dato e cioè che nel 2008 la Regione ha una perdita di 195 milioni di euro
che, ovviamente, si accumula al miliardo 441 milioni di euro.
La Regione nel 2008 ha una perdita di
254 milioni di euro, perdita che si accumula al miliardo 441 milioni di euro.
Nel 2010 passiamo a 219 – viene ridotto – per arrivare al 2011 a meno 110
milioni e nel 2012 chiudiamo il consuntivo a meno 70 milioni di euro. Il che
significa aver portato finalmente il dato del disavanzo sanitario nell’
annualità del 2012 sotto la soglia della fiscalità ordinaria, cioè sotto quelli
che sono i conferimenti, ciò che viene conferito dai cittadini attraverso le
tasse che si aggirano nel 2012 a 114 milioni di euro. Siamo abbondantemente
scesi sotto quella famosa soglia.
Nel periodo di attuazione del Piano
di rientro abbiamo registrato la diminuzione di un terzo del disavanzo e
questo, ovviamente, è merito e frutto di un grande gioco di squadra - mi sia
consentito di poterlo evidenziare - e di un contributo che anche la politica
sul livello territoriale, attraverso i rappresentanti anche e soprattutto dei
consiglieri regionali eletti, è riuscito a dare. Cioè un grande rispetto
dell’azione, una grande condivisione, un grande contributo ed una grande forza
a mettere da parte tutte quelle che erano le tentazioni storiche nel campo
della sanità riguardanti pressioni finalizzate all’interesse particolare e
all’idea di guardare all’obiettivo più alto e nobile che era l’interesse
generale e non più particolare delle vicende sanitarie.
Se voi considerate che nel 2012, per
effetto della famosa spending review, noi abbiamo ricevuto come Regione
Calabria un finanziamento inferiore, benché nel Piano sottoscritto fosse
previsto che alle Regioni non venivano modificati i finanziamenti anzi, in
alcuni casi, si era ipotizzato di dare risorse aggiuntive proprio per cercare
di recuperare maggiormente.
Noi abbiamo avuto nel solo anno 2012
un taglio di 30 milioni di euro. Cioè oggi diciamo che al 31 dicembre 2012
abbiamo un disavanzo di 70 milioni di euro ma realmente queste somme potevano
essere 40 milioni di euro a dimostrazione di quello che è stato il grande
sforzo; quest’anno, purtroppo, ci saranno almeno altri 30 milioni di taglio e
questo andrà ad incidere ancora di più in una fase in cui si assottiglia quello
che è il debito e ovviamente inciderà in maniera ancora rilevante.
Nel triennio 2010-2012, quindi, i
risultati economici della Regione sono diminuiti e nel biennio 2011-2012 sono
stati inferiori rispetto a quanto previsto nei programmatici del Piano di
rientro. Per il 2012 la perdita si attesta a 70 milioni rispetto al dato del
programma che secondo il Piano di rientro doveva essere di meno 126 milioni di
euro.
Vorrei per correttezza ricordare che
qualcuno ha detto che noi abbiamo innalzato i tributi, innalzato le aliquote
per una inadempienza nostra. No, noi abbiamo dovuto innalzare le aliquote
proprio per coprire i disavanzi delle annualità precedenti e fino al 2012 tutto
questo è stato necessario ovviamente per coprire i disavanzi degli anni
pregressi, fermo restando che queste risorse accantonate ci aiuteranno per
recuperare le annualità 2010-2011-2012 e quindi avere certezza di copertura di
questo debito che si è accumulato nel tempo.
Esiste a mio giudizio un altro
elemento che dimostra la buona azione, che non è soltanto legato ai conti che
ho poc’anzi elencato: la riduzione del tasso di ospedalizzazione
che è un altro elemento importante.
Abbiamo
portato con i dati alla mano da 185-186 ricoveri per mille abitanti a 160
quindi una drastica riduzione anche in questo comparto che era uno dei temi che
più volte c’era stato contestato: l’alta ospedalizzazione, cioè quei ricoveri
inappropriati e inutili che poco servivano al territorio e quindi alla sanità.
Abbiamo
anche ridotto i posti letto in questi anni e siamo passati ad una riduzione
importante e la Regione è in linea con lo standard di posti letto per mille
abitanti, di 3,7 posti letto come previsto nelle indicazioni nazionali
presentate.
Abbiamo
ottenuto un altro risultato importante che è il tema della mobilità passiva tra
il 2009 e il 2011; l’emigrazione sanitaria è scesa decisamente e tra il 2009 e
il 2011 l’emigrazione sanitaria è diminuita del 3 per cento.
Abbiamo
raggiunto un altro significativo risultato, quello dei parti cesarei che oggi
si attestano al 35,7 per cento rispetto ad un dato nazionale che è leggermente
inferiore ma partivamo da numeri e da cifre che si aggiravano intorno al 40 per
cento.
Tutta
una serie di impegni assunti e mantenuti. Poi ci sono tutti gli elementi che
più volte abbiamo anche ricordato, ad esempio, sulla farmaceutica e così via
che non sto qui a ripetere. Sono dati che sono già in nostro possesso,
ovviamente, ma questi sono i dati sul versante sanitario che era importante
recuperare e forse ancora meglio far conoscere.
Il Piano di rientro che oggi noi
andremo a discutere, quindi il nuovo Programma operativo che abbiamo sottoposto
ai tavoli competenti è un Piano di rientro che prendendo atto della
razionalizzazione e della dotazione dei posti letto oggi individua il nuovo
fabbisogno del territorio e quindi per quanto riguarda i posti letto noi avremo
un aumento di 392 posti letto in Calabria, dopo l’abbattimento già registrato.
Ad esempio, abbiamo un numero
rilevante di nuove post acuzie che abbiamo messo in campo e questo significa
offrire una nuova e diversa opportunità alla sanità calabrese. Il nuovo
obiettivo che questo Piano Programma operativo si assume di portare avanti è la
riorganizzazione delle strutture in nuovi ospedali. Il che significa che in
tutte le realtà aumentando lo 0,2 per cento di posti letto per mille abitanti i
392 posti letto saranno spalmati su tutti gli ospedali del territorio
regionale.
Di cosa ci siamo anche preoccupati?
Ci siamo preoccupati di andare a verificare concretamente cosa abbia
significato la chiusura o l’ipotesi di conversione, meglio ancora, degli
ospedali di frontiera, superando anche quanto è stato detto più volte da
taluni.
Qualcuno diceva “noi corriamo il
rischio dell’emigrazione sanitaria”. L’emigrazione sanitaria anche in quella parte di
territorio non è aumentata dai dati in nostro possesso ma abbiamo ritenuto –
studiando attentamente quelle parti di territorio – che, comunque, in parte
esista una compensazione e che i Centri di assistenza primaria territoriale
(CAPT) che noi avevamo immaginato per quanto riguarda Praia a Mare e Trebisacce
vengono riprogrammati e noi immaginiamo a Trebisacce e Praia a Mare la nascita
o meglio ancora immaginiamo una sorta di nuova riconversione quale ospedale di
zona disagiata.
Ci
saranno dei piccoli ospedali che nasceranno a Trebisacce e a Praia a Mare.
Quindi mettiamo in campo due strumenti in grado di diventare un riferimento per
il territorio; ovviamente tutto questo ci consente di individuare una serie di
posti letto che daranno una risposta a quella parte di comunità.
Tante
volte si è detto “dobbiamo guardare con attenzione a queste parti che sono
realtà di frontiera” e noi avendo studiato le dinamiche e tutto ciò che si è
realizzato nel tempo; abbiamo individuato in Trebisacce e Praia a Mare due
realtà che effettivamente possono modificare la loro presenza e quindi essere
nuovamente riconvertite.
Questo
è sicuramente un ulteriore elemento di valutazione che abbiamo sottoposto e che
sottoporremo al Tavolo considerando che va detto che gran parte delle modifiche
o delle proposte nuove che noi abbiamo messo in campo in questo Programma sono
state condivise anche da Age.Na.S. che l’ha sottoscritto ed approvato. Sarà
quindi anche al Tavolo un elemento di valutazione che vede la Regione e
Age.Na.S. insieme a condividere un progetto ed un programma.
Ci
sono poi altre cose che abbiamo inserito e che sono il frutto della valutazione
dell’ufficio del commissario, del dipartimento, della Regione che cercheremo di
motivare e di evidenziare al tavolo.
In
tutto questo va evidenziato che, finalmente, nelle prossime settimane, saremo
in grado di avviare le procedure di assegnazione sia per l’ospedale unico della
Sibaritide, quindi Rossano e Corigliano avranno un unico ospedale, sia per l’ospedale
di Vibo Valentia; sono un po’ più a rilento le procedure che riguardano il polo
della Piana con la struttura ospedaliera anche questa in una fase di
espletamento della gara.
Mentre
abbiamo anche previsto - concordandolo col territorio e con i rappresentanti
delle istituzioni – e immaginato che il “Pugliese-Ciaccio” e la “Mater Domini”
di Catanzaro possano diventare una azienda unica integrata entro il 2015, nella
speranza di poter poi in una fase successiva far nascere l’azienda unica.
Questo è uno dei motivi che secondo noi possono dare un contributo maggiore a
quella parte di territorio dove, effettivamente, bisogna recuperare ad una
piena funzionalità tutte le strutture, cosa che oggi non sempre si realizza.
E
dopo, oltre quello che è stato detto poc’anzi delle strutture che saranno
realizzate su Praia a Mare e Trebisacce, noi abbiamo inserito in questo
documento nuovamente il presidio ospedaliero di Rogliano perché riteniamo che
l’ospedale di Rogliano che, inizialmente, era stato individuato come CAPT dal
decreto 18 del 2010 possa far parte di un percorso, invece, di disponibilità
della struttura ospedaliera di Cosenza. Oggi noi mettiamo nero su bianco e
ribadiamo la nostra ferma volontà che Rogliano continui ad essere una struttura
collegata all’azienda ospedaliera di Cosenza.
Così come chiedeva il Tavolo
Massicci abbiamo inviato nei giorni scorsi le linee guida degli atti aziendali. Quindi avremo lo strumento
che ci consentirà entro il 31 luglio di approvare tutti gli atti aziendali
delle varie aziende e delle varie Asp.
Stiamo lavorando perché riteniamo
fondamentale – questo lo abbiamo ribadito in questo documento – l’attivazione
delle post acuzie, come dicevo prima, presso le strutture pubbliche e quindi
cercare di offrire il più possibile uno strumento legato, ovviamente, anche
allo sblocco del turn-over che è uno degli elementi importanti che noi
abbiamo messo in risalto anche in questa fase nei confronti dei nostri
interlocutori romani, poiché riteniamo che oggi ci siano gli elementi per ottenere
un risultato che ci consenta anche lo sblocco del turn-over.
In questo documento è inserito che l’ospedale di Acri è stato integrato funzionalmente con lo
Spoke di Castrovillari. Abbiamo inserito che, relativamente allo Spoke
Paola-Cetraro, sia necessario chiarire quale sia il riferimento per le urgenze,
per il territorio e quindi dove prevedere le specialità dell’area emergenza
all’interno di una singola struttura.
Abbiamo
immaginato che la carenza di un centro per il trattamento delle grandi ustioni
possa nascere ed abbiamo previsto l’istituzione di un Centro grandi ustioni
presso l’ HUB di Cosenza con relativa dermatologia e chirurgia plastica.
Abbiamo
previsto di attribuire autonomia organizzativa e professionale all’Unità
operativa di cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria ed in ultimo abbiamo previsto la
necessità di garantire un ruolo più importante alla struttura ospedaliera di
Melito Porto Salvo facente capo all’Asp di Reggio Calabria, in quanto unica
struttura ospedaliera di riferimento di una vasta fascia territoriale,
immaginando l’accorpamento del presidio ospedaliero di Melito Porto Salvo
all’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria.
In questi anni noi abbiamo anche ultimato,
predisposto e messo in campo in maniera rilevante la rete della
emergenza-urgenza, la rete ospedaliera. Stiamo ancora lavorando alla rete
territoriale che non è facile ma abbastanza complessa e che insieme agli
interventi che abbiamo predisposto potrà servire a dare risposte più puntuali
ai bisogni del territorio. Abbiamo con questo lavoro messo un nuovo Programma
in campo per cercare di dare una risposta significativa.
La chiave di lettura che diamo di questo Programma
è semplice: questo non è un Programma di retroguardia, non è un Programma di
chi aveva il compito e l’obbligo di ridurre drasticamente su tutti i fondi. Ma
è un Programma che, invece, rilancia la possibilità per una Regione di poter
competere e soprattutto di poter mettere in campo tutta una serie di strumenti
dopo aver avuto per qualche anno la possibilità di studiare completamente
quello che prima era stato messo su carta e che oggi trova la necessità di una
modifica seppur parziale, ma di una modifica importante perché questo può
servire a rilanciare la sanità nel nostro territorio.
Ci sono una serie di passaggi importanti e
soprattutto di disponibilità significative che stiamo registrando. Ci sono
molti medici, anche e soprattutto calabresi, che operano e lavorano da decenni
fuori dalla nostra regione che sono molto attratti dall’idea di tornare per
contribuire a rilanciare la sanità calabrese.
Qualche testimonianza concreta si è registrata.
Altre credo che potremo trovarle dopo l’approvazione delle linee-guida e degli
atti aziendali. E dopo l’approvazione degli atti aziendali e lo sblocco del turn-over
saremo nelle condizioni di mettere in campo a mio giudizio una risposta
significativa sul tema della qualità della sanità che noi offriamo al
cittadino.
L’ultima relazione sull’economia della Calabria
della Banca d’Italia del 23 giugno di qualche settimana fa offre alcuni spunti
importanti, soprattutto quando cita che nel primo biennio di vigenza del Piano
di rientro che la spesa sanitaria si è ridotta mediamente dell’1,7 per cento a
fronte della sensibile crescita registrata nel triennio precedente: 4,5 per
cento medio annuo.
Tale dinamica ha determinato una riduzione del
disavanzo di gestione che in rapporto ai ricavi è passato dal 5,8 per cento del
periodo 2007-2009 al 2,6 per cento. La riduzione dei costi ha riflesso
principalmente il calo della spesa in regime di convenzione, 3,1 per cento,
dovuto soprattutto alla consistente riunione della spesa per l’acquisto dei
farmaci.
Anche l’ultima relazione della Banca d’Italia di
qualche settimana fa quindi, dopo quella della Corte dei conti che per due anni
consecutivi ha voluto evidenziare i risultati messi in campo dalla gestione
commissariale; credo che questi siano spunti ed elementi di valutazione che ci
aiutano a comprendere che la strada che abbiamo intrapreso è una strada
importante e difficile.
Continuo a ribadire che non ho mai conosciuto in
Calabria una amministrazione che ha ridotto drasticamente la spesa e che è
riuscita a far dei tagli in così poco tempo come abbiamo fatto noi. Trovatemi
un esempio di chi anziché dare risorse le ha tagliate soprattutto nel comparto
della sanità.
E poi, concludo, Presidente, credo sia molto
importante anche evidenziare che all’aspetto dei conti incomincia anche ad
emergere la buona qualità dell’azione sul servizio sanitario. Perché quando
mettiamo in risalto che nel 2011 ci sono 11 milioni di meno di spesa di
emigrazione sanitaria e ci sono 2.600 pazienti in meno che vanno fuori, quando
diciamo ufficiosamente che nel 2012 il dato è in trend positivo come
quello del 2011 vuol dire che c’è una capacità nuova da parte del cittadino di
conoscere e di studiare la sanità calabrese.
Certo se in questa azione, a mio
giudizio, importante messa in campo corrispondesse una capacità di promozione
anche in un momento come quello che viviamo in cui tutto serve per far scandalo
e qui scandali ce ne sono sempre di meno - speriamo si assottigli sempre di più
sotto questo punto di vista sul versante sanitario questo tipo di riferimento
-, se tutti quanti giocassimo la stessa partita per promuovere e pubblicizzare
la buona sanità che c’è in Calabria, credo che rispetto a tutto questo noi
tutti potremmo aspirare e ambire a dare una risposta importante a quello che è
il grande fabbisogno della comunità calabrese.
Per realizzare tutto questo è servito
un gioco di squadra in una squadra che non sempre ha lavorato in grandissima
sintonia ma è anche pur vero che noi avevamo un dipartimento che ha un ruolo
strategico ed importante per tutto quello che ha prodotto. E’ vero che la
politica può chiedere di tutto e di più ma se chi ha il compito della gestione
autorizza qualsiasi cosa è chiaro che c’è una responsabilità che fa capo ai
dipartimenti e ai manager sul territorio.
In questo credo di poter dire che noi
abbiamo trovato dei manager, indipendentemente dai giudizi dei singoli, che,
comunque, hanno per gran parte rispettato le indicazioni e gli indirizzi che
giungono dal centro; si è ristretto drasticamente lo spazio di autonomia in
capo ai direttori generali o ai commissari perché fortemente voluto da tutti
noi, l’idea di avere un controllo puntuale su tutte le dinamiche e ovviamente
una struttura commissariale che anche attraverso il contributo dei
sub-commissari è riuscito a dare una accelerazione su alcuni versanti molto
importanti per raggiungere i risultati che oggi possiamo illustrare.
C’è ancora tantissimo da fare ma
ricordo quando il Presidente Loiero all’atto di sottoscrizione e di firma del
19 dicembre 2009 disse – ricordo le prime pagine dei giornali – “questo è un
Piano di rientro lacrime e sangue”. Così lo definì, ma penso di poter dire che
se questo Piano di rientro sarà approvato e troverà, così come lo abbiamo
previsto e predisposto, la condivisione dei Ministeri competenti non sarà un
Piano di rientro lacrime e sangue ma offrirà lo spunto per rilanciare la buona
sanità in Calabria, una nuova organizzazione ed un nuovo modello di sanità in
Calabria.
Significa restituire maggiore fiducia
e maggiore certezza ai cittadini. Certo è una sfida che non è in capo a poche
persone, non è in capo al commissario, non è in capo alla struttura commissariale, non è in capo
al dipartimento. Il vero grande attore è il personale sanitario, quello che
ogni giorno sta a contatto col cittadino, quello che vive le difficoltà e le
emergenze quotidiane all’interno delle strutture.
Se creeremo questa grande sinergia e questa grande
voglia di contribuire tutti alla riuscita di un progetto che non è di una parte
politica, che non è di una coalizione, ma che è il pensiero che accomuna gli
aspetti prettamente tecnici a quelli di indirizzo politico e che, credo, sia
ampliamente condiviso, allora questo Programma operativo così come è congegnato
e studiato ci consente effettivamente di rilanciare il tema della sanità in
Calabria.
In tante circostanze abbiamo visto colleghi che
andavano a far visita presso le strutture ospedaliere per lamentare carenze di
personale, per lamentare carenze di posti letto e tutta una serie di altre
vicende.
Se questo sarà, credo e sono convinto che potremo
dare una risposta altamente positiva ai calabresi. Questo è il nostro vero
grande obiettivo e su questo continueremo a lavorare, su questo si poggiano le
basi di questo Programma operativo che dovremo difendere e sostenere al Tavolo
Massicci; siamo convinti che abbiamo fatto e scritto tutto ciò perché sicuri
sostenitori di inserito in questo documento.
Noi che abbiamo vissuto e che viviamo all’interno e
sul territorio il problema della sanità conosciamo meglio di chiunque altro - e
meglio di chi lo fa solo per numeri e per orientamento - quello che è il tema
della sanità.
Credo che questo documento possa rappresentare un
momento di vero e proprio rilancio della sanità, una risposta nuova ai bisogni
di salute del nostro territorio. Se così sarà, credo che i prossimi tre anni
saranno all’insegna di una sanità in grado di affrontare i grandi temi e le
grandi problematiche di una sanità che magari potrà recuperare la fiducia del
cittadino e quindi del malato.
Ringrazio il presidente Scopelliti per la relazione precisa e dettagliata che sarà sicuramente
oggetto di discussione e di approfondimento negli
interventi dei componenti dei gruppi consiliari.
In Conferenza dei capigruppo abbiamo cercato di
organizzare al meglio il dibattito, prevedendo interventi contenuti nei limiti di tempo necessari per dare anche la
possibilità al Presidente, prima di lasciare i lavori del Consiglio, di
replicare.
Poiché sono previsti già
tanti interventi, abbiamo fissato in trenta minuti il tempo per l’intervento di
ciascun gruppo consiliare per poter esprimere i concetti, le perplessità, le
riflessioni che ogni consigliere e gruppo vorranno fare e poi consentire al
Presidente di replicare.
A completamento della
relazione del Presidente, darei la parola al consigliere Magno che è stato
delegato a verificare lo stato di attuazione del progetto delle case della
salute, per l’integrazione della relazione in questo settore specifico della
sanità, per poi dare avvio al dibattito.
Prego, consigliere Magno.
Ho avuto modo, stamattina, sugli organi di stampa di
esprimere le mie considerazioni rispetto al percorso di questi tre anni che ha visto il presidente Scopelliti
impegnato insieme all’intero staff che lavora al Piano di rientro dal deficit
sanitario; considerazioni che andavano fatte e che rientrano nella
relazione che il presidente Scopelliti ha enunciato all’Assemblea.
L’analisi
del Presidente e anche le prospettive che ha voluto dare stamattina
rispetto alle azioni messe in campo per uscire fuori da questa situazione
difficile relativa, oltre che ai debiti, anche alla riorganizzazione del
Servizio sanitario regionale, ci consentono di poter esprimere un giudizio
senz’altro positivo perché, al di là di tutte le polemiche che ci possono
essere oggi all’interno della Regione, i risultati sono sotto gli occhi di
tutti, i numeri non possono bluffare.
Ritengo che dalla
relazione sia emersa la considerazione del grande lavoro che si sta compiendo e
di questo dobbiamo senz’altro dare atto al Presidente della Giunta regionale.
Per quanto riguarda
l’aspetto relativo alle case della salute, ho avuto modo di lavorarci in questi
venti giorni in cui ho ricevuto l’incarico da parte del Presidente per
verificare lo stato in cui si trovava l’iter di approvazione di tutti gli atti
amministrativi relativi alla realizzazione delle case della salute, nonché agli
interventi ex articolo 20 della legge numero 67 del 1988.
Per quanto riguarda nello
specifico, devo dire che siamo già ad un punto abbastanza avanzato, nel senso
che è stato definito il modello di case della salute – quindi il loro format –,
sono stati individuati gli 8 centri sui quali si è focalizzata l’attenzione per
far sì che possano essere individuate le attività e le specificità sulle quali
lavorare per le 8 case della salute che sono state già approvate con apposito
decreto, anche dal Tavolo Massicci.
In questi giorni abbiamo
lavorato, nello specifico, sulle tre case della salute che dovrebbero essere
operative a breve, che sono quelle di Siderno, di Chiaravalle e di San Marco
Argentano, ed anche su quella di Scilla che si trova in uno stato avanzato,
nella fase di approvazione del progetto preliminare che è già stato consegnato
agli uffici del dipartimento sanità.
Per quanto riguarda le
tre case della salute di Siderno, Chiaravalle e San Marco Argentano, ci sono
state in questi giorni due importanti novità: una è stato il parere di coerenza
programmatica che è stato approvato da parte dell’Autorità di gestione dei
fondi comunitari per poter utilizzare i 67 milioni di euro, per poter avviare
le gare d’appalto; l’altra è stata la delibera che la Giunta regionale ha
approvato nei giorni scorsi e che ha riguardato lo spostamento di questi fondi
dal Fers al bilancio ordinario, per poter poi trasferire questi fondi alle Asp
che dovranno fare il bando e quindi la progettazione definitiva delle opere.
Un'altra questione
importante effettuata in questi giorni: il Formez ha consegnato alla Regione
Calabria l’analisi costi-benefici che è necessaria per poter dimostrare che le
case della salute, inserite nel contesto dell’attività medico-socio-sanitaria
sui territori, consentono di realizzare economie di spesa nel settore
sanitario, attraverso una minore emigrazione dei cittadini verso gli ospedali
principali, sia gli Hub che gli Spoke, ma nello stesso tempo attraverso un
avvicinamento di quelli che sono i servizi diagnostici e territoriali che
saranno necessari per far sì che parta anche l’assistenza domiciliare
integrata, che è una cosa necessaria ed importante affinché i cittadini possano
essere curati anche al proprio domicilio.
Adesso siamo arrivati al
punto in cui nei prossimi giorni, non appena trasferiremo i fondi sul bilancio
ordinario della Giunta regionale, avremo la possibilità di stipulare le
convenzioni con le aziende sanitarie provinciali, quindi partire con gli
appalti relativi a questi interventi.
E’ chiaro che le case
della salute non si fermeranno alle prime tre-quattro o alle primo otto; noi
speriamo che questo modello possa essere incrementato nei prossimi anni,
possibilmente, attraverso un’azione che veda coinvolto tutto il territorio regionale, prevedendo in modo
particolare almeno un modello per ogni distretto sanitario di base che esiste
nelle varie aziende sanitarie provinciali, in maniera tale che il territorio
possa essere integrato e coperto; lì si va verso quell’auspicata necessità che
c’è, che è stata più volte richiamata da tutte le forze politiche, che è quella
di far partire la medicina territoriale, ma anche i servizi di emergenza, che
sono necessari in questa regione per evitare che si determini l’intasamento dei
pronto soccorso e degli ospedali principali.
Il
modello, adesso, c’è, la sostanza l’abbiamo anche creata, nei prossimi mesi
ritengo che si partirà con quest’azione che ci vedrà protagonisti anche sui
territori, perché andremo anche sui territori della regione a spiegare queste
cose; c’è bisogno anche di un grande progetto di comunicazione e di educazione
dei cittadini, perché è chiaro che il cittadino è portato in maniera spontanea
a recarsi al pronto soccorso quando non ci sono i servizi sul territorio, ma se
noi offriremo i servizi sul territorio, dovremo anche educare il cittadino e i
medici di base a far sì che questi servizi vengano utilizzati e quindi si
riduca il peso che si è creato in questi anni sugli ospedali, anche sui pronto
soccorso.
Come
diceva il presidente Scopelliti, è stata prevista anche la creazione di nuovi
posti letto all’interno di alcune strutture ospedaliere e l’aumento dei posti
per acuti che ci consentono, in questo momento, di poter mettere in campo
un’offerta sanitaria che sia adeguata ai bisogni della regione.
Per
quanto riguarda gli interventi di cui all’articolo 20, presso il dipartimento
Tutela della salute si trova un censimento delle strutture che non è completo.
Lo stiamo completando e, nelle prossime settimane, avremo un censimento
completo di tutte le strutture pertinenti l’articolo 20 che – per chi non lo
sapesse – sono i cosiddetti gruppi appartamento, case per anziani, centri
diagnostici, laboratori, eccetera, che sono stati costruiti nella regione;
dagli anni 1990 ad oggi sono state programmate 140 strutture, molte delle
quali, purtroppo, sono abbandonate oppure non sono state mai utilizzate, altre
hanno bisogno di ulteriori interventi per essere recuperate.
E’
chiaro che queste strutture, quelle che serviranno, saranno adibite a presìdi
sanitari o socio-sanitari, quelle che non serviranno saranno, eventualmente,
concesse in comodato o in contratto di affitto alle associazioni che le
chiederanno, altre potranno essere utilizzate per le future case della salute,
qualora siano strutture di dimensione adeguata, altre ancora vedremo il modo
come di alienarle, dopo il censimento finale.
Ci
stiamo muovendo a largo raggio per consentire di avere un quadro completo di
quello che esiste all’interno della regione.
Ultima
cosa: stiamo lavorando anche ad un nuovo Piano di edilizia sanitaria che ci
consentirà, nei prossimi mesi, di poter richiedere dei nuovi finanziamenti al
Ministero della salute, sia per mettere a norma tutti gli ospedali all’interno
della regione nonché queste strutture – che sono già state finanziate con
l’articolo 20 – che sono obsolete o che hanno bisogno di interventi, nonché un
Piano per l’innovazione tecnologica all’interno del settore sanità, che ci
consente di poter acquistare nuova strumentazione tecnica da allocare
all’interno delle strutture sanitarie e nelle strutture poliambulatoriali che
sorgeranno e che saranno attive, nel momento in cui partiranno anche le case
della salute.
Si
sta facendo, quindi, un lavoro abbastanza importante e ritengo che questo
Programma, questo progetto che mi ha affascinato molto in questi venti giorni
di attività, possa essere portato a compimento, nel momento in cui riusciremo a
mettere in campo le risorse disponibili – ci sono già risorse disponibili –
altre risorse che richiederemo, per far sì che si contempli e si crei quella
sinergia tra le strutture ospedaliere e gli interventi territoriali, che sono
necessari per poter decentrare l’attività sanitaria che oggi pesa
principalmente sugli ospedali.
Grazie
al consigliere Magno che ha completato la relazione con la parte che riguarda
le case della salute. Inizierei il dibattito, cominciando dall’intervento del
consigliere Scalzo che ha chiesto di intervenire. Raccomando ai colleghi di
rispettare i tempi prefissati. Non aggiungo altro. Consigliere Scalzo, ha
facoltà di parlare.
Ho ascoltato
con attenzione sia la relazione del
Presidente della Giunta sia l’integrazione del consigliere Magno.
Noi, a distanza di circa
un anno in quest’Aula – anche allora avevano chiesto un dibattito su questo
argomento – come ho avuto modo di dire in quella occasione – lo voglio ripetere
– abbiamo chiesto e voluto un dibattito sulla sanità non per fare passerella,
ma per fare delle verifiche; dopo oltre tre anni di governo regionale, credo
che noi, maggioranza e minoranza, dobbiamo fare il primo bilancio sui risultati
ottenuti, sul risanamento e soprattutto su quello che auspichiamo, da cittadini
prima che da consiglieri regionali, cioè il risanamento e soprattutto il
rilancio del sanità, che è quello che si aspettano i cittadini.
Devo dire che mi sarei
aspettato, oltre che le cose che ha detto nella sua relazione introduttiva il
presidente Scopelliti, un pieno coinvolgimento in Calabria, per un argomento
così importante, di tutte le categorie, delle forze sindacali, dei sindacati,
cioè un modo di veder partecipare su un argomento così importante la società
calabrese nel suo insieme. Invece anche oggi abbiamo ascoltato questo che è,
nell’impostazione, il Piano, ma sarebbe stato certamente più utile per tutti
averlo a disposizione, avere un documento programmatico su cui poter dare un
contributo.
A parte lo sforzo, dirò
anche le cose che non ci piacciono di questa impostazione, perché in tre anni,
di fatto, siamo già alla seconda occasione in due volte che il Consiglio
regionale si occupa di sanità. In sostanza, registriamo un’espropriazione delle
funzioni proprie del Consiglio regionale su una tematica così importante,
mentre nel frattempo i problemi della sanità calabrese non sono stati
assolutamente superati e risolti.
Voglio fare un
ragionamento per step su alcuni aspetti particolari.
Se, da un lato, c’è il problema del
risanamento finanziario, dall’altro c’è in una materia così importante un
problema che non è solo ragionieristico, è un problema di programmazione, di
studi e di bisogni di salute della popolazione calabrese. Allora quello che noi
ci aspettiamo e ci saremmo aspettati è un’impalcatura nuova, moderna, ragionata
e condivisa di un sistema sanitario regionale che metta al centro la salute dei
cittadini. Come? Certamente non conservando, non vogliamo conservare nulla
delle cose che in decenni non hanno funzionato, non ci sottrarremo anche ad
azioni importanti, se vanno nella direzione di un efficientamento del sistema salute
nella sua interezza.
Noto con piacere che a
distanza di qualche anno sulla proposta che il gruppo del Pd fece allora, circa
un anno fa e alla quale non fu data risposta, il Presidente della Giunta, nella
sua funzione di commissario, sta facendo anche una riflessione e una
valutazione positiva, perché quando ho appreso nella relazione di un impegno
anche formale, bisogna capire poi, in sostanza, con quali tipi di servizi… Io
vedo in questo impegno, soprattutto nei confronti degli ospedali di frontiera,
quello che noi dicevamo un anno fa nel dibattito sulla sanità, perché
all’interno di aree del Mezzogiorno ci sono i nostri cittadini che hanno e
guardano proprio a quella zona. La scorsa settimana parlavo con alcuni colleghi
di quell’area, di Praia a Mare, in cui c’è la consuetudine e l’abitudine di
servirsi del sistema sanitario della Regione Basilicata che è abbastanza
efficiente.
Con ritardo vedo che si è
tornati su quello che era un nostro convincimento cioè il mantenimento non solo
degli ospedali di frontiera, dopo lo sforzo che abbiamo fatto per cercare di
far capire che le aree territoriali della Calabria più svantaggiate, le zone di
montagna, non possono essere lasciate con questo tipo di impostazione sanitaria
che non garantisce i livelli essenziali di assistenza; mi riferisco,
ovviamente, agli ospedali di montagna: noi lo dicevamo allora, lo voglio
ribadire ancora adesso, in quegli ospedali di montagna bisogna mettere le
patologie di base degli ospedali di zona.
Certo, anche allora – lo
voglio ricordare al collega Magno, che vedo che ha fatto un lavoro di
ricognizione, di impegno sulle case della salute – noi dicevamo che dove
esistessero gli ospedali di montagna, andavano rafforzate due cose
fondamentali, cioè il pronto soccorso insieme all’inserimento delle case della
salute nello stesso presidio. Lo dicevamo allora ed io voglio ribadire adesso
che è bene che in questi ospedali vengano ristabilite le condizioni dei livelli
di assistenza con le patologie, soprattutto per quanto riguarda la diagnostica
e la parte che riguarda tutta la parte della prevenzione, oltre alla garanzia
del sistema di emergenza.
Quindi questo va
nell’indirizzo di avere attenzione per la nostra regione, dove, su circa 2
milioni di abitanti, abbiamo Comuni al di sotto di 5 mila abitanti, la maggior
parte, e tanti Comuni in zone disagiate, collinari e di montagna.
Ma quello che più di
tutto ci preoccupa è il rapporto all’interno del sistema e dell’architettura
ridisegnata nel nuovo panorama sanitario regionale e lo squilibrio tra le aree
territoriali, perché è una medicina che io definirei un po’ a macchia di
leopardo e bisogna, invece, garantire uniformità di servizi, soprattutto nel
raffronto con i posti letto, che ci vede, invece, al di sotto dello standard
nazionale.
Quello che più mi
preoccupa è la rideterminazione dei posti letto nel rapporto con il sistema
universitario calabrese. Guardate, dico questo per un motivo semplice, perché
quando parliamo di sanità, come in altri importanti settori, dobbiamo avere
l’occhio al resto del Paese, al resto del Mezzogiorno, a come le altre Regioni
del Mezzogiorno si attrezzano nei processi di governo di questo settore e
dobbiamo guardare con grande attenzione a ciò che ci chiede l’Europa.
Bene, l’Europa in questo
momento ci chiede e ci dice che ci sono a disposizione della Comunità europea 1
milione di posti di lavoro nelle professioni sanitarie. Ebbene, nella
riassegnazione dei posti letto, noi andiamo a penalizzare nell’area centrale
della Calabria la predisposizione dei posti letto, in quanto erroneamente li
mettiamo in rapporto alla popolazione residente.
Beh, nell’ospedalità
questo, è vero, deve essere il rapporto, ma nel rapporto con l’università e con
la ricerca va messo in funzione di quella che è l’esigenza del settore nel
territorio calabrese, perché se è uno studente di medicina da Rossano piuttosto
che da Melito o da Reggio Calabria, non va computato in un’area, ma va
computato nel suo sistema in generale.
Questo ancora di più è
vero se noi lo confrontiamo con l’ultimo bando dell’università per la Facoltà
di medicina delle professioni sanitarie. Rispetto alle altre università, noi
abbiamo fatto un salto estremamente importante e positivo in questa direzione,
avremo in quest’anno accademico 140 posti per studenti di medicina e circa 1.000
posti per professioni sanitarie.
Questo governo regionale
deve dare in questo settore grande attenzione, perché va nella direzione di
poter fornire adeguate professioni in un settore – lo voglio ribadire, lo
voglio rimarcare – dove l’80 per cento dei laureati trova occupazione. Non
avere attenzione verso questo tipo di impostazione significa perdere la
possibilità di un momento occupazionale in questo settore così importante.
In questo noi dobbiamo
essere chiari e netti, bisogna avere grande attenzione per questo settore,
perché nel momento in cui andiamo a costruire nuovi ospedali, noi dobbiamo
riempirli di professionalità e di giovani calabresi che dobbiamo formare e
preparare; certo, anche stimolando i tanti colleghi che sappiamo essere di
primissimo piano al di fuori della Calabria che dirigono strutture prestigiose
e che vorremmo offrissero la loro professionalità nella nostra terra, come
tanti di noi hanno scelto di fare. Questo lo facciamo se li mettiamo in
condizione, se mettiamo insieme il governo regionale che dà attenzione alla
ricerca, alla formazione professionale con un Piano straordinario di cui la
Calabria ha bisogno.
Questo è uno degli
aspetti che ritengo estremamente importanti, così come ritengo estremamente
importante un altro aspetto, che è quello che riguarda l’attenzione nei
confronti – lo voglio ribadire – di quest’area centrale della Calabria, che non
è legata a una città in particolare, ma a un territorio estremamente
importante, dove insiste l’università, dove insiste logisticamente una grande
fetta di popolazione calabrese, che deve diventare anche centro nevralgico di
alcune importanti patologie.
Per questo lo voglio dire
al presidente Scopelliti, spero che nella replica dia anche delle risposte in
questo senso. Voglio capire, ad esempio, che impostazione ci sarà nella
distribuzione degli ospedali Hub, se si vuole, per esempio, se si ha la voglia,
la volontà di mettere fine a questo sbaglio enorme di un ospedale Spoke a
distanza di venti minuti da un Hub. C’è bisogno di un grande Hub che sia
riferimento regionale con un dipartimento traumatologico al servizio della
Calabria e quel centro protesi Inail che è ancora fermo e che, purtroppo,
penalizza molto i cittadini che ancora per questo devono sfruttare, utilizzare
il centro protesi di Bologna. Certamente, anche questo diventa un motivo di
impegno, ma di grande lavoro in questo settore che deve essere fatto, per tutti
i cittadini calabresi e non solo, ma anche guardando oltre la Calabria, oltre
il Sud, verso il Mediterraneo.
Su questo ci attendiamo
delle risposte e degli impegni da parte di questo governo.
Così come altre cose,
devo dire che, nel riequilibrio tra la medicina di prevenzione e il sistema di
emergenza-urgenza, c’è ancora grande carenza tra il territorio, la rete ospedaliera e il sistema universitario.
Che cosa manca ancora,
presidente Scopelliti? Quella che è la porta d’ingresso della sanità dei
calabresi, che è la medicina generale. Da lì si parte e si mette e bisogna
mettere tutti insieme in rete, un sistema di saperi e di professionalità che in
questo momento vivono un momento di ansia, di stress per la mancanza di turn
over, per l’impossibilità di poter esercitare fino in fondo il loro dovere.
A tutti questi medici ma
anche a tutto il personale del comparto, noi dobbiamo guardare con grande
attenzione, perché spiegatemi come si può fare una buona sanità senza la classe
medica, senza la classe delle professioni sanitarie nel loro insieme.
Ancora questa Regione è
assolutamente inadempiente nel sistema della prevenzione della salute e nella
sicurezza alimentare; non solo non è in linea con l’Europa, ma non è in linea
con le altre Regioni del Mezzogiorno, e da calabrese prima di tutto ho
profondamente dispiacere per questa cosa.
Agli annunci bisogna far
seguire fatti concreti, per questo anche questa impostazione – voglio ribadire
– avremmo preferito e avremmo voluto anche condividere, perché noi l’abbiamo
fatto già la volta scorsa nel dibattito sulla sanità circa un anno fa, abbiamo
messo a disposizione con umiltà, ma con grande impegno e responsabilità,
insieme a tanti nostri collaboratori e tecnici, un sistema per far ripartire il
sistema sanitario nella nostra regione.
Questo Piano non ci piace
perché non ci convince, perché non dà servizi adeguati alla nostra regione. Mi
auguro che possano esserci nelle parole del Presidente della Giunta, nelle
prossime settimane e nei prossimi mesi dei segnali concreti e forti.
E voglio dire che cosa
non ci piace ancora: non ci piace che questo sistema cali dall’alto le
soluzioni senza un confronto – lo voglio ribadire – con le forze sociali, con i
sindacati, con un sistema che non è riuscito a migliorare la rete territoriale.
Questo è il problema.
Per questo noi siamo
convinti che vada attivata nella nostra regione con forza la rete territoriale,
ambulatoriale, residenziale; questo va
fatto insieme, certo, alle case della salute, ma va fatto mettendo insieme la
medicina generale e i medici di base, perché sono queste le risposte che si
attendono i cittadini, che sono quelli che poi non hanno la possibilità di
andare a curarsi altrove, magari in posti più attrezzati e pagano il disagio di
una sanità che è tagliata da tutte le parti, insieme agli operatori stressati
e, in troppi casi, precari che non sanno nemmeno come godere di un giorno di
ferie.
Questo
non è un libro dei sogni, è solo un progetto di sistema sanità che è possibile
solo se si vuole destinare l’azione politica di una classe dirigente alla
necessità dei cittadini calabresi.
Ha
chiesto di parlare il consigliere Loiero. Volevo anche pregare i colleghi di
fare un po’ di silenzio, perché altrimenti non si capisce assolutamente nulla.
Prego,
consigliere Loiero.
Anch’io ho ascoltato con
grande attenzione la relazione del commissario e quella aggiunta sulle case
della salute del consigliere Magno.
Sono da sempre portatore
di una consapevolezza, credo che sulla sanità un Consiglio regionale come il
nostro, con un commissario che è in vita da tre anni e quattro mesi, non
dovrebbe dividersi, perché la sanità è un problema grande di tutti, non lo dico
in forma retorica, per raggiungere un livello di sanità diversa da quello che
sta avvenendo in America con il presidente Obama. Se si aggiunge il fatto che
la sanità è una materia difficilissima, che girano 4 miliardi l’anno, che c’è
bisogno di saperi che spesso non abbiamo in loco, che c’è bisogno non
solo di sapere medico, ma di sapere amministrativo, bisogna avere una capacità
di guida, ma anche che ci sia il coagulo di tutto il Consiglio, e qui
bisognerebbe che crollassero le rigidità che ci possono essere state in
passato.
Sono convinto che in
questo settore si possa sbagliare con maggiore facilità e che, spesso, i manager
che noi scegliamo, che abbiamo scelto noi in passato e che sono stati scelti
adesso, non siano all’altezza della sfida calabrese in sanità.
Il tema della sanità non
è come quello dei trasporti, del lavoro, del credito, che sono temi drammatici
per noi, davvero drammatici, ma su cui possiamo incidere poco. Sulla sanità,
noi possiamo incidere molto, moltissimo.
Ora, avendo sentito il
commissario, avendo sentito tutti i numeri che ci ha dato, certo, quelli sono i
numeri da Piano di rientro, così è, ma mentre quei numeri vengono offerti, i
Lea in questa regione si abbassano in maniera verticale. Questo è il problema
che abbiamo noi, cioè se tu vieni ad essere curato in Calabria, non vieni ad
essere curato non dico come in Emilia, ma come la Basilicata. E’ questo il
problema che dobbiamo affrontare, perché io sono convinto davvero che
l’estensione della sanità a tutti, la capacità di essere curati è un po’ come
l’estensione del diritto alla vita, perché tu devi essere curato, vegliato,
sorvegliato; è una materia così particolare, che non può gestirla uno solo.
Lo ricordo – l’ho già
ricordato in quest’Aula – all’articolo 32 della Costituzione il diritto ad
essere curati diventa un diritto fondamentale, unico aggettivo usato – l’ho
detto più volte in quest’Aula – e i nostri costituenti lo usarono solo per la
sanità, neanche per l’istruzione.
Allora, che cosa dico?
Per esempio, voi avete presentato il Piano 2013-2015 con sei mesi di ritardo:
ma non era necessario vedersi qua, confrontarsi? Ognuno porta le esigenze di
certi territori. Insomma, non è una cosa che può fare un commissario, non lo
può fare solo un commissario.
Quindi – ripeto – offro
un elemento, un fondo collaborativo nelle cose che dico. Tutti gli argomenti
che abbiamo sentito sono, purtroppo, problemi che ci mettono al muro, perché –
voglio fissare storicamente alcune cose – il Piano di rientro è stata la
vecchia Giunta a chiederlo al presidente Prodi e all’allora ministro Turco,
perché ci siamo accorti che c’erano problemi che avremmo lasciato ai calabresi,
a quelli che, magari, avrebbero vinto le elezioni e noi non volevamo fare una
cosa del genere. Noi abbiamo chiesto l’advisor. E’ inutile che ricordi
al commissario Scopelliti qual era la percentuale che è stabilita dalla stessa advisor:
quel debito era prodotto per l’80 per cento dal centro-destra e il 20 per cento
dal centro-sinistra. Lo voglio ricordare, perché altrimenti diciamo cose che
non sono vere.
Poi, male che vada,
dovete candidarvi anche alle elezioni e i calabresi chiederanno conto di
questo: ma sapete cosa stanno pagando i calabresi oggi? E’ una cifra enorme, da
capogiro, e sono tre anni e quattro mesi che ci siete voi a guidarla questa
sanità.
Noi sappiamo
perfettamente – questo lo voglio ricordare – che con il commissariamento, che è
un motivo per cui a me fu proposto di fare il commissario della Calabria, ma
sapevo che quello comportava, sì, una libertà di scegliere i manager
come si voleva, ma anche la massimizzazione delle aliquote fiscali, il massimo,
questo lo stabilisce una norma della finanziaria. Per cui questo ci ha già
portato ad avere il massimo e, qualora quel gettito fiscale non fosse
sufficiente, poi scattano le super aliquote aggiuntive dello 0,30 di Irpef e
0,15 di Irap, e noi le abbiamo applicate tutte queste qua, sono le più alte
d’Italia.
Voglio ricordare al
commissario una cosa sola, non voglio ricordare cose del passato, ma una la
voglio dire, perché l’ho sentito e non mi è parso che sia andato in questa
direzione, cioè lui in una conferenza stampa del febbraio del 2013 ha detto:
“Le super aliquote in Calabria non scatteranno”. Sono scattate e non mi impicco
davanti ad una cosa non vera, ce ne sono state tante, le abbiamo dette tutte le
cose non vere, ma così è. In più, c’è il mutuo cui faceva riferimento il
Presidente, alla fine pagheremo 900 milioni. E chi li paga? I calabresi!
Allora, se così stanno le
cose, vogliamo ragionarci su piccoli temi come consiglieri regionali? Se no,
qual è la nostra funzione, se siamo esclusi da un problema centrale com’è la
sanità?
Vorrei porre alcune
domande e, se è possibile, avere alcune risposte, sfiorare alcune
problematiche.
Commissario, le Asp più
importanti hanno i propri disavanzi che – è vero – sono calati in questi anni –
è verissimo questo – ma posso porre una domanda? Noi siamo sicuri che le Asp,
per esempio, di Cosenza, di Catanzaro, di Reggio registrino tutte quante le
fatture dei fornitori? Siamo sicuri di questo? Perché, se non fosse così, noi
avremo fra due-tre-quattro anni i problemi che abbiamo avuto noi, che abbiamo
ereditato noi. Su questo possiamo avere certezza? O non si continua davvero col
vecchio metodo?
Un’altra cosa che volevo
porre, naturalmente con umiltà, perché qua non c’è nessuno che ha la verità
assoluta: negli anni 2009-2012 possiamo sapere esattamente quale altro debito è
stato prodotto? Perché la mia impressione è che è stato prodotto un debito
uguale a quello del passato. E’ verosimile pensare che è stato prodotto un
altro miliardo di debito?
Capisco che si possa non
disporre delle carte, però qua, quando si fa un dibattito così, almeno dovremmo
avere la relazione sette giorni prima, perché già noi non siamo in grado di
stabilire alcune verità. Noi abbiamo bisogno di aiuto e di sapere, immagino
quanto ne abbia bisogno il Presidente!
E veniamo ad alcuni
problemi concreti: parliamoci chiaro, l’originario risparmio è avvenuto attraverso
la farmaceutica e attraverso la SUA, e sono atti che abbiamo compiuto insieme,
li abbiamo fatti prima noi e poi voi. Ma la SUA perché viene così depotenziata?
La SUA potrebbe risolvere tantissimi problemi. Perché non si manda del
personale? Allora, la si vuole fare fallire! Io escludo che la si voglia fare
fallire, ma la SUA diventa uno strumento anche di immagine per il commissario,
per tutta la Regione.
Sulla mobilità passiva,
ho sentito – ripeto – con attenzione: non credo che sia calata del 3 per cento,
non lo credo, perché vedo che ci sono problemi di gente che parte come prima e
più di prima.
Sui quattro ospedali –
diciamo la verità – furono strappati a Prodi e alla Turco, lo voglio ricordare questo. Abbiamo visto che ce
ne sono due che sono alla vigilia – mi hanno detto – del bando di gara, quello
della Piana ad esempio, ma di quello di Catanzaro abbiamo sentito cose proprio
di chissà quando! Ma anche qui lo voglio ricordare, soprattutto ai consiglieri
regionali di Catanzaro: noi ritenemmo insufficiente che il capoluogo di Regione
avesse certe funzioni. Noi volemmo a Germaneto la sede della Regione,
l’ospedale Pugliese, con grandi conflitti all’interno della Giunta, ma là, e lì
abbiamo voluto che quel tratto di SS 106 fosse tra i primi ad essere portato
avanti. Questo che avete adesso inaugurato, l’abbiamo fatto noi con
l’intervento di Di Pietro, ricorderanno l’assessore Tallini, Abramo, quella
grande manifestazione a Germaneto.
Allora
perché deve segnare il passo l’ospedale di Catanzaro? Mi stupisce una cosa di
questo genere, perché è quello di servizio. Vedete, anche sul piano del
movimento, dai confini della Locride si può arrivare in mezzora a Germaneto o
al “Pugliese” o al policlinico, e questo è un servizio di tutta la regione.
Poi
ho sentito sulle case della salute – vado velocemente alla fine – l’impegno del
consigliere Magno. Vedete, le case della salute sono state davvero sfortunate
col centro-destra, perché mi ricordo, quando feci le consegne al presidente
Scopelliti, gli dissi che c’era questo delle case della salute che era un
problema vero, perché noi dobbiamo essere attenti ai ricoveri come avvengono in
Calabria, perché nel 50 per cento dei casi sono inappropriati.
Allora
la casa della salute, anche se era una cosa che consideravano di sinistra, era
una cosa ottima. Purtroppo noi avevamo il finanziamento delle case della salute
attraverso il Fas per il 50 per cento e fondi europei per l’altro 50 per cento.
Il Fas – lo voglio dire perché è così – ce lo prese Tremonti per le quote latte
del Nord. Purtroppo, il presidente Scopelliti si è trovato in difficoltà, ma
adesso siamo ancora al modello. Noi eravamo alla vigilia dei bandi di gara ed
erano 13, non 8, ma quelli sono la soluzione.
Altra
cosa: per esempio, è stata in parte smontata – lo voglio dire perché tutte
queste cose poi pesano nelle insufficienze generali – quella rete cardiologica
fatta da quello scienziato della cardiologia, che è Franco Romeo, un cittadino
di Reggio Calabria. Perché è stata smontata? Sapete che in cardiologia – anche
se questo è un altro tema – ci sono elettrocardiogrammi programmati per il
2014? Che cosa c’è di più catastrofico di un equilibrio che doveva esserci tra
pubblico e privato stabilito dai manager?!
Non
voglio parlare, poi, del “Bambin Gesù”, che è un’eccellenza assoluta non solo
sul piano medico, anche sul piano amministrativo, ma com’è stato gestito, noi
non abbiamo ancora numeri, però temiamo questi numeri.
Un
apprezzamento per Trebisacce e Praia a Mare, certo, quelli sono ospedali di
confine, noi non possiamo accettare che ci sia mobilità passiva non solo verso
Milano o verso Bologna o verso Roma, ma anche verso la Basilicata. Questo non è
possibile!
Quindi
che si ritorni all’equilibrio vecchio – come abbiamo detto da un anno e mezzo –
questo è un fatto positivo di cui do atto.
Ultima
cosa e finisco velocemente: una cosa di cui non sento più parlare, l’assistenza
domiciliare. Anche quella è decisiva come le case della salute, perché non
possiamo ricoverare tutti. Ebbene, quel poco che si sta facendo in questo
settore offre sperequazioni – lo dico a lei, Presidente del Consiglio, in
maniera particolare – incredibili con situazioni paradossali, per cui un
infermiere, attraverso la sperequazione delle prestazioni aggiuntive, finisce
per guadagnare quanto un manager. Ma è possibile!? Noi stiamo rientrando
dal debito e succede una cosa di questo genere!
Parliamo
del pronto soccorso del “Pugliese”: io ho avuto una vicenda familiare, sono
arrivato alle 3 di notte e ho trovato una situazione drammatica là. Eppure,
quel pronto soccorso l’avevamo fatto con tanto entusiasmo, l’avevamo costruito,
c’è qui il consigliere Ciconte.
Insomma,
Presidente, per chiudere, per offrire sempre, se è possibile offrirlo, un
contributo positivo, sono passati tre anni e quattro mesi dal suo insediamento,
possiamo dire veramente che i calabresi, nella loro richiesta di sanità, stiano
meglio non di cinque anni fa, di sette-otto anni fa? Io non lo credo per
niente.
Anche
qua voglio dire un’altra cosa: ho letto giorni fa una protesta del policlinico,
un settore che in cardiologia e in emodinamica funziona e funziona
terribilmente. Noi abbiamo avuto un drammatico scontro – devo dire la verità –
tra ospedale e università e uno dei rilievi maggiori che si faceva
all’università è che non aveva un pronto soccorso e, là dove c’è ed è
baricentrico rispetto alla Calabria tutta ed è di qualità assoluta – perché,
come lei stesso sa, è di qualità assoluta – lo cancelliamo perché lo decide
D’Elia?!
Signori,
stiamoci attenti alle cose che facciamo!
Chiudo
davvero, dicendo solo una cosa: sono convinto che noi, proprio perché ci sono
tanti problemi in sanità, molte cose dobbiamo farle qua dentro, non possiamo
affidare a nessuno, neanche a Veronesi, la sanità della Calabria; dobbiamo
deciderle insieme certe cose. Certo, dove ci sono conflitti sarà poi il
commissario a decidere, ma non è possibile che un settore così dolente, così
sofferente, venga deciso da uno solo!
Ha chiesto di parlare il consigliere
Parente. Ne ha facoltà.
Raccomando ai colleghi di rimanere
nei tempi stabiliti dalla Conferenza dei capigruppo.
Grazie, Presidente. Non vorrei
ripetere i numeri che ha già elencato il Presidente
Scopelliti nella sua relazione e che sono assolutamente significativi di quello
che è stato il risultato di questi primi tre anni di attuazione del Piano di
rientro, vorrei soffermarmi soltanto sugli aspetti sanitari
e richiamarmi a quelle che sono state le parole del dirigente del Ministero,
Francesco Bevera, nella recente audizione tenuta alla Camera dove ha rimarcato
il decremento della ospedalizzazione e la consistente riduzione
dei ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza.
E’ vero, altresì, che il dirigente Bevera ha
sottolineato che l’indicatore, ad esempio, della degenza media pre-operatoria
si mantiene un po’ sopra il valore della media nazionale, ma questo non poteva
essere altrimenti, vista la marcata riduzione delle sale operatorie per la
conversione degli ospedali, così come ha sottolineato il problema della ancora
non attivata rete territoriale.
Chiedo una cosa: cioè quanti di noi pensavano che
dopo tre anni si potesse raggiungere un risultato così significativo per quanto
riguarda l’aspetto economico-finanziario e quanti di noi, lo dico a quelli
della maggioranza perché per come è stata gestita la sanità durante i cinque
anni della vecchia amministrazione questi dati potevano sembrare una utopia,
potevano pensare che si potessero ridurre in modo drastico i ricoveri
inappropriati, come è stato accertato dal Ministero, e come si potessero
ridurre i posti letto in rapporto alla percentuale degli abitanti.
I dati sono provvisori e adesso non so se sono 2,5
per mille posti letto, se sono 2,7-2,9 ma era una operazione sicuramente
impensabile per come era affidata la gestione in quel periodo.
Ho apprezzato alcuni passaggi del consigliere
Loiero che ha di molto abbassato i toni rispetto a quel che diceva qualche anno
fa ed ha anche ammesso che la qualità dei manager che hanno operato durante il
suo quinquennio non erano eccelsi, così come noi abbiamo dichiarato sin dal
primo giorno.
Ne abbiamo viste di tutti i colori, abbiamo
assistito a decine di commissariamenti e di manager, a diversi direttori
generali dell’assessorato. Abbiamo avuto a che fare con assessori alla sanità
politici e tecnici, prima osannati e poi sbugiardati. Insomma, queste non erano
sicuramente persone e personaggi che hanno assicurato una qualità dei Lea
migliore rispetto a quelli che si assicurano adesso.
Siamo in Calabria non in Svizzera, come si fa a
dire che adesso si sta peggio nell’assistenza sanitaria rispetto a 4-5 anni fa?
C’è qualcuno che riesce a dimostrarmi che i pronto soccorso funzionavano meglio
3-5 anni fa di adesso? Perciò dico che la cosa va parametrata e allora se
dobbiamo parametrare quelli che sono stati i cinque anni di amministrazione
precedente ed i tre anni attuali diciamo una cosa: il Piano di rientro che è
stato siglato il 12 dicembre 2009 doveva partire il 2006. Non mi riferisco alle
battute o alla contabilità omerica se il deficit è di 1 miliardo 400
milioni ma il disavanzo gestionale era un dato che conoscevano tutti. Nel 2007
avevamo 280 milioni di disavanzo gestionale.
Il Piano di rientro sarebbe dovuto partire nel 2006
non nel 2009 a tre mesi dall’elezione regionale e oggi sicuramente ci saremmo
trovati con una sanità diversa. Magari avremmo apprezzato il lavoro realizzato
dalla Giunta precedente per cercare di sanare i conti della sanità.
Dobbiamo fare, quantomeno, una valutazione
parametrica se poi vogliamo dare i giudizi del perché viene incrementata
l’aliquota o perché poi si è stati costretti a mettere la tassazione sui Comuni
calabresi.
Certamente c’è il fatto della rete territoriale,
dell’emergenza-urgenza, come ha detto il Presidente Scopelliti, che sarà il
prossimo elemento su cui si soffermerà la sua azione - e di questo sono
convinto che lo farà anche in tempi brevi.
Però, questo è il fulcro della sanità territoriale
che va implementata e migliorata.
Poi un altro aspetto: l’operazione del “Bambin
Gesù”. Credo che sia stata una iniziativa encomiabile da parte del Presidente
Scopelliti; i dati già dimostrano che è quasi passato un anno e si è registrata
una diminuzione della migrazione sanitaria per questa tipologia di assistenza,
rispetto a quella che andava a Roma; ma non solo questo, anche il fatto stesso
che due mila famiglie non siano andate a Roma per patologie di scarsa rilevanza
ma che, in ogni caso, le avrebbero fatte trasferire a Roma per avere la
sicurezza della diagnosi, questo mi si dice che è un dato negativo? O perché
alla fine la convenzione comporterà un costo di 500 mila euro? Sappiamo tutti
che per cambiare l’aspetto della migrazione sanitaria necessitano lustri di
buona sanità e di buone pratiche, nonostante la Calabria sia popolata da eccellenze
sanitarie.
Abbiamo ormai inculcato una mentalità che per
qualsiasi tipo di patologia, anche la più banale, si prende un treno, un aereo
o una macchina e si parte. Quindi perché non fare riferimento ad esperienze
come quella del “Bambin Gesù”? Invito qualcuno a visitare le corsie
dell’ospedale “Pugliese” e rendersi conto di quante persone siano in attesa di
poter essere visitate dai consulenti romani.
Poi il consigliere Loiero accennava alla
cardiologia del Policlinico. E’ chiaro che in regime di commissariamento il
presidente Scopelliti si è dovuto a volte confrontare anche con l’azione dei
sub-commissari che su alcuni aspetti la vedevano in modo diverso. Ma alla fine
è passato sempre quel che ha detto il commissario.
Abbiamo avuto l’esperienza della “Fondazione
Campanella” che altrimenti sarebbe stata chiusa a settembre 2010 e altri tipi
di esperienza. Non ultima questa della cardiologia del Policlinico
universitario di Germaneto che sicuramente è una delle eccellenze calabresi.
Quindi, se è vero quel che riporta la stampa - il sub-commissario ha detto che
potrebbe non rientrare nella rete dell’emergenza - sono sicuro che anche da
questo punto di vista, per i dati che la cardiologia del Policlinico
universitario ha dimostrato, per la qualità delle prestazioni che ha reso e per
essere la prima che opera in questo settore in Calabria dal 2003, soprattutto
nel trattamento dell’infarto acuto, questa ipotetica cosa sarà rivista.
Il consigliere Loiero dice che sulla sanità non
dovremmo dividerci ed io sono assolutamente d’accordo con lui perché la vera
battaglia, al di là delle schermaglie in questo Consiglio regionale, dove la
maggior parte delle situazioni sono polemiche più o meno strumentali da una
parte e dall’altra, credo che si giochi sui tavoli romani e la vera battaglia è
quella che è data dal riparto del fabbisogno che lo Stato dà alle singole
Regioni.
Oggi ci troviamo nelle condizioni che se non si fa
una battaglia comune per cercare di modificare i criteri della suddivisione del
finanziamento alle Regioni, se passerà il criterio per il quale almeno nella
quota capitaria pesata passerà l’età anagrafica, avremo grossi problemi, non
più quelli dei 30 o dei 50 o dei 70 milioni. Noi siamo una Regione giovane e la
faranno da padrone le situazioni delle Regioni dove c’è un indice di
invecchiamento superiore anche perché secondo questa teoria, questo modello, le
persone anziane consumano 10 volte quello che consuma un giovane e quindi la
spesa sarà fortemente a loro vantaggio.
Credo, quindi, che tutti siano convinti che la
sanità stia vivendo un momento particolare, veramente una evoluzione
particolare per non dire una rivoluzione e non solo in Calabria. Per questo
motivo diciamo che dovremmo fare un gioco di squadra comune per riuscire a
finalizzare sia gli obiettivi che ci siamo posti in questi tre anni - che sono
stati centrati - sia questi due anni del Piano operativo.
Credo che alla fine sarà la sanità che si
ritroveranno tutti i calabresi, non solo la maggioranza, e questi obiettivi,
che dopo la farmaceutica e la riorganizzazione della rete ospedaliera sono
quasi centrati, nel momento in cui decolleranno e saranno attuate la rete
territoriale e la rete dell’emergenza-urgenza sono sicuro che consentiranno,
fra due anni, una svolta a quelle che sono le politiche sanitarie della nostra
Regione.
Questa era ed è una partita difficile che si doveva
giocare e, proprio perché è una partita difficile, può essere incerta; sono
sicuro, però, che valeva la pena giocarla col massimo impegno e con una squadra
in cui si spera che tutti giochino per lo stesso risultato. Grazie.
Ha chiesto di parlare il consigliere
Guccione. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, per avermi dato la parola. Ho ascoltato
con molta attenzione la relazione del Presidente Scopelliti e la relazione del collega
Magno.
Sono convinto che la situazione sanitaria della nostra Regione sia frutto di una gestione di un
lungo periodo e quindi non si tratti di mettere sul tavolo degli imputati
chicchessia; chiedo, però, – il Consiglio regionale serve a questo –scaduta
l’attuazione del Piano di rientro, scaduti i tre anni di commissariamento, cosa oggi la Calabria si trovi
in campo sanitario?
Noi siamo stati sanzionati
ripetutamente dal Tavolo Massicci e ci troviamo ancora oggi ad avere Irap e
Irpef le più alte d’Italia; una tassazione che per la prima volta vede la
Calabria prima in senso negativo per l’aumento vertiginoso della pressione
fiscale calabrese. Siamo stati sanzionati per non aver raggiunto gli obiettivi
previsti dal Piano di rientro anche ad un ulteriore anno in più del blocco del turn-over.
Guardate che la cosa più grave è quel
che si legge a pagina 53 del verbale della riunione del Tavolo Massicci
dell’aprile 2013e che non si riscontra in quest’Aula. La citava il consigliere
Loiero e che vi leggo testualmente per capire la gravità della condizione della
sanità calabrese pubblica e privata.
Cosa dice il Tavolo Massicci a pagina
53 dell’ultimo verbale? Dice “d’altro canto Tavolo e Comitato denunciano il
grave ritardo riguardo agli interventi connessi all’erogazione delle
prestazioni delle erogazioni comprese nei livelli essenziali di assistenza”.
Dice “al riguardo, al fine di evitare
che si creino i presupposti di cui all’articolo 2, comma 84 della legge
191/2009, invitiamo il commissario ad attuare tempestivamente ogni utile azione
necessaria per garantire l’erogazione dei Lea in maniera uniforme sul
territorio regionale”.
Queste cose non le dice Carlo
Guccione dell’opposizione ma le dice il tavolo interministeriale sanità e
tesoro che sottolinea che in Calabria non sono rispettati i livelli essenziali
di assistenza; questa è la gravità della situazione e lo dice ad aprile 2013.
Sono inutilmente passati mesi per
evitare che questo producesse gravi danni, perché quando non funziona la
raccolta dei rifiuti si accumulano i rifiuti nei cassonetti ed arrivano pure ai
secondi piani dei condomini. Ma quando non si erogano i livelli essenziali di
assistenza in Calabria si rischia di morire. Questo è il vero punto politico,
perché noi ci troviamo di fronte al fatto grave perché comunque in Calabria
ogni anno lo Stato ci trasferisce oltre 3 miliardi di euro per la gestione del sistema sanitario calabrese, oltre 3
miliardi.
Vorrei capire come queste risorse
vengono gestite e se si sono rotti i meccanismi perversi della corruzione nel
campo della spesa sanitaria, dell’intreccio politico-mafioso e affaristico, se
si sono rotti gli sprechi in questo settore.
Questo è un punto politico e non possiamo
glissare su tutto questo perché quello che si è costruito in tre anni di
commissariamento della sanità è virtuale.
Noi in Calabria abbiamo la sanità
virtuale, abbiamo 300 decreti ma gran parte di essi non sono stati applicati ed
abbiamo costruito una sanità totalmente diversa da quella che è la realtà.
Mi fa piacere, lo dico, che il
commissario Scopelliti dopo tre
anni si sia accorto che io e l’onorevole Laratta avevamo ragione quando gli
spiegavamo in tutte le salse che era stato un errore chiudere gli ospedali di
frontiera, così come era stato un errore chiudere anche gli ospedali di
montagna, disattivarli o depotenziarli.
Mi fa piacere che oggi riconosca che
noi su questa base avevamo ragione; cercherò di spiegare puntualmente con i
dati che mi sono stati forniti dal direttore generale dell’azienda ospedaliera
di Cosenza - e lo faccio su Cosenza non per campanilismo ma è un esempio valido
per tutta la Calabria - e dal direttore generale dell’Asp di Cosenza e vi
spiegherò perché questi sono decreti virtuali e la sanità che c’è in questi
ospedali è totalmente diversa.
Per andare ai dati, ho chiesto al
direttore generale dell’Azienda ospedaliera
di Cosenza quali fossero i posti letto più attivati nell’ospedale HUB di
Cosenza. Mi ha risposto dicendomi che i posti letto per acuti attivati alla
data di qualche giorno fa erano 563. Cioè 82 posti in meno di quelli
che erano previsti nel decreto 107 del 5 luglio 2012 da parte del commissario ad acta, Giuseppe Scopelliti. Invece i posti letto erano e sono 645 e addirittura
82 posti letto in meno; e se andiamo a vedere i dati sul personale sapete
quanti dirigenti medici mancano all’ospedale di Cosenza? Mancano 204 dirigenti
medici e mancano 453 tra infermieri, tecnici radiologi e operatori socio
sanitari.
Noi
ogni giorno all’ospedale di Cosenza rischiamo che alcuni reparti non possano
erogare il servizio ospedaliero e mi riferisco ad ortopedia. Parliamo di un
ospedale HUB ed ecco la sanità qual è? C’è una sanità reale ed una virtuale
così anche per quanto riguarda il territorio. Si dovevano costruire sei case
della salute a fronte della chiusura di 12 ospedali; gli ospedali sono stati
disattivati ma le case della salute ed i CAPT non sono stati realizzati.
E’
passato oltre un anno e mezzo e ancora stiamo studiando cosa devono essere le
case della salute ma il territorio, il cittadino non incontra più la sanità
territoriale ed è costretto ad andare negli ospedali, nei pronto soccorso.
E
allora cosa abbiamo costruito in questi tre anni? E’ imploso il sistema
sanitario così anche per quanto riguarda le Asp.
(Interruzione)
Come?
Oltre tre anni.
Andiamo
a vedere negli Spoke della provincia di Cosenza: 3 decreti, 733 posti letto per
acuti. Oggi quelli attivi sono 490 cioè 243 posti letto in meno con situazioni
nelle quali – faccio gli esempi concreti - per esempio, nel Pollino i posti
letto invece di essere 2,5 così come è scritto nel Piano di rientro sono 1,2.
Cioè dovrebbero esserci 259 posti letto attivi nell’ospedale Spoke di
Castrovillari e ce ne sono solo 116.
Così
anche sullo Ionio che è il punto più grave perché a fronte dei posti letto
previsti dal criterio 2,5 per mille abitanti – quindi farebbero 445 posti letto
– oggi attivi ce ne sono solo 175.
Parlo
di posti letto per acuti, quindi c’è un buco enorme per la sanità. Non si è
potenziato il territorio, non si è attivata l’Adi - assistenza domiciliare
integrata – anzi si è depotenziato e si è realizzato molto meno di quello che
era previsto nel Piano di rientro. Cioè quello che il presidente Scopelliti ha
messo su carta con i decreti nel sistema ospedaliero.
Un
sistema di questo genere rischia di implodere, non dà i servizi territoriali ed
ospedalieri minimi e lo dice benissimo
il Tavolo Massicci perché se guardiamo anche ai numeri dell’Asp mancano 416
infermieri, 488 dirigenti medici, 230 operatori socio-sanitari, 139
fisioterapisti. Ma mi dite voi se un’Asp messa in queste condizioni può
garantire i livelli essenziali di assistenza? Può garantirlo attraverso gli
ospedali e attraverso la medicina territoriale?
Ecco la verità: non si possono abbindolare i
calabresi che fanno le file tutti i giorni nei pronto soccorso per avere un
esame clinico. Conoscono la situazione e sanno che la sanità nella nostra
regione non è quella che viene descritta in questo Consiglio regionale.
C’è bisogno, allora, di una forte discontinuità e
lo dice lo stesso Tavolo Massicci. E’ veramente avvilente, per il ruolo del
Consiglio regionale, venire qui, si dice che c’è il Piano operativo, si danno i
numeri ma questo Piano operativo non l’ha visto nessuno.
Sarebbe stato giusto un passaggio in Commissione
sanità, un passaggio con i capigruppo o avere un documento su questo. Si vuole
ancora continuare con un solo uomo a comando mentre in questi tre anni la
politica è ritornata prepotentemente a condizionare le scelte nella sanità
calabrese, in modo preponderante in alcune realtà.
Ed io sono preoccupato che l’Asp di Cosenza possa
essere commissariata per mafia. Ha concluso la Commissione d’accesso, credo
abbia consegnato la sua relazione al Prefetto e noi parliamo di un’Asp che ha
circa un miliardo di euro di bilancio, parliamo quasi della metà della
Calabria. Mi sarei aspettato, anche dal presidente Scopelliti, su questo una
serie di misure, di concordare una serie di iniziative comuni per impedire che
ci sia una gestione clientelare e mafiosa in alcune realtà della sanità
calabrese.
Ma di che cosa stiamo parlando? Mi auguro
nell’interesse della Calabria e della sanità che ci sia e si avvii una forte
discontinuità politica e amministrativa.
Consigliere Guccione, la pregherei di mantenersi
nei termini concordati dalla Conferenza dei capigruppo per consentire agli
altri colleghi di poter prendere la parola.
Grazie per essere stato tollerante. Concludo: la
sanità non è né di destra né di sinistra come giustamente dichiarava il
consigliere Loiero.
La misura che dobbiamo avere nella nostra attività
istituzionale e politica sulla sanità è capire da come si rema ed in questi tre
anni il remare è stato contro gli interessi della Calabria.
Se
oggi in Calabria noi tutti siamo costretti a pagare un esborso economico enorme
e ci troviamo ancora in disavanzo e con le sanzioni di Irpef e Irap al massimo,
col blocco del turn-over, vuol dire che non si è agito e da questo punto
di vista ci aspettiamo una forte discontinuità e su queste basi non ci
sottrarremo anche al nostro coinvolgimento.
Ha chiesto di parlare il consigliere
Imbalzano. Ne ha facoltà.
Grazie,
signor Presidente. Devo dire subito che mi auguravo che il dibattito di questo
pomeriggio rimanesse su toni più pacati di quelli registrati, in fondo,
attraverso gli interventi dei colleghi Scalzo e Loiero e non sui toni un po’
surreali che abbiamo registrato in questi giorni sulla stampa in ripetute prese
di posizione, documenti e conferenze stampa su questioni quali quelle della
sanità calabrese che riguarda anzitutto la salute dei cittadini anche per gli
effetti che la camicia di forza del Piano di rientro ha prodotto in questi tre
anni ed produrrà ancora per tanti anni - per colpe passate - sull’attività
amministrativa e gestionale di questa Regione.
Il
consigliere Guccione, però, ha prontamente ripreso quei toni comiziali e, mio
malgrado, mi vedo costretto a fornire qualche risposta. Capisco bene il gioco
delle parti e capisco il ruolo della minoranza ma non si può dimenticare e
mettere tutto da parte come se nulla fosse successo prima del 2010.
Quando
si parla di sanità in Calabria, aggiungo, che un po’ di onestà intellettuale prima
ancora che politica è legittimo aspettarsela, non tanto per noi che siamo
addetti ai lavori quanto è soprattutto per l’intelligenza dei calabresi perché
non è possibile che qualcuno ancora pensi che i calabresi abbiano la memoria
corta e che non abbiano alcuna capacità di giudizio.
La
prima sottolineatura che intendo fare riguarda proprio le amnesie clamorose di
alcuni colleghi consiglieri, cioè il tentativo – in sostanza – di mettere in
discussione quella che è ormai una verità storica che nessun artificio
dialettico e nessun tentativo di battage mediatico può stravolgere.
A
questi colleghi mi sarebbe stato facile esibire in quest’Aula, stasera, qualche
ritaglio di stampa di qualche anno fa. Ritagli di stampa non solo calabresi ma
nazionali relativi ai cosiddetti bilanci “orali” della sanità calabrese, alle
voragini senza fondo che si erano prodotte nel tempo ed alla qualità dei
servizi che venivano resi ai calabresi.
Certamente
criticità prodotte nel tempo e frutto di una gestione approssimativa se vogliamo
usare un eufemismo ma se vogliamo essere più chiari, invece, è inevitabile
allora parlare di gestioni clientelari e dispensatrici di risorse a chi non
aveva nessun merito all’interno di questo settore che pure ha sempre registrato
e continua a registrare e ad esportare professionalità che ci sono invidiati da
tutto il Paese.
Ed è
vero che uno dei disastri ereditati è stato proprio quello di una emigrazione
deleteria di tanti professionisti che hanno fatto, invece, la fortuna di altre
Regioni.
Credo
che, al di là del fisiologico esercizio dialettico tra maggioranza e
opposizione, occorra utilizzare toni ben diversi, argomenti sicuramente più
convincenti che ancora non abbiamo ascoltato perché a mettere le mani, cari
colleghi della minoranza, nel covo dei disastri ereditati ed avviare - dopo i
vostri rinvii soprattutto nella scorsa fine legislatura – una coraggiosa e
virtuosa, aggiungo, azione di recupero è stata questa maggioranza, è stata
l’azione del commissario al Piano di rientro, del presidente Scopelliti.
Se
oggi è possibile sostenere un duro confronto anche al Tavolo Massicci per la
credibilità che faticosamente questa Regione si sta conquistando questo lo si
deve all’azione tenace del commissario regionale.
Voi
lo ricordate bene, vi siete ben guardati di farvi carico in quella fase –
eravamo nella fase preelettorale – a me non piace evocare qui alcune cose e
soprattutto girare la testa all’indietro ma sarebbe stato più facile avviare
questo processo. In quella fase avremmo guadagnato più tempo e soprattutto oggi
avremmo fatto un altro ragionamento. Non l’avete fatto perché eravate ben
coscienti che si dovevano assumere decisioni impopolari ed eravamo in una fase
particolare della vita di questa Regione.
E
quello che è toccato a noi pur consapevoli del rischio di chiusura o di
ridimensionamento di strutture che forse in qualche caso meritavano sorte
diversa e che però c’era stato imposto e ci viene imposto dal Tavolo Massicci.
Dicevo
che sono stati tre anni di duro lavoro i cui risultati, però, depurando tutte
le nostre discussioni, credo che i calabresi stiano cominciando a ben
comprendere ed anche ad apprezzare. Perché noi all’ospedale sotto casa,
storicamente garantito, non ai malati costretti spesso ad emigrare ma a medici
ed infermieri abbiamo preferito la strada di una sanità moderna, la strada
delle razionalizzazioni, la strada del taglio di rendite di posizione e di
tanti sprechi e non è stato certamente facile.
Noi
abbiamo proceduto all’abbattimento di centinaia di strutture complesse e semplici
che non avevano ragione di esistere creando e registrando tensioni facilmente
comprensibili con dimezzamenti sul piano numerico sia all’interno delle Asp che
delle aziende ospedaliere.
Stiamo
procedendo sulla strada della ricostruzione molto spesso da zero, di uffici di
ragioneria e bilanci nelle Asp e nelle Aziende ospedaliere colpevolmente
inesistenti e coscienti come siamo che c’è ancora tanto da fare. Nessuno ha la
presunzione di dire che in tre anni si sia potuto concludere.
Direi
che è stato avviato e siamo a metà del guado probabilmente. Noi stiamo
rimettendo sui binari giusti e normali una sanità sul piano dei risultati
economici in passato incontrollata ed incontrollabile.
Oggi
il collega Loiero ci chiedeva poc’anzi se tutto viene registrato in termini di
crediti. Ebbene è una domanda che si può sempre fare e si potrà fare anche in
futuro; naturalmente era una domanda pertinente per il passato perché, cari
colleghi, nelle vostre conferenze stampa o nel presentare le vostre
interrogazioni al Presidente del Consiglio regionale avreste dovuto raffrontare
intanto i dati tra il 2005 e il 2010 e quelli di questa consiliatura anche se
siamo coscienti, ripeto, che vi sono Asp o Aziende ospedaliere che devono fare
di più. Ma è stato ricordato – ed i numeri sono inoppugnabili – che nel 2009
c’erano 254 milioni di disavanzi annuali ridotti oggi a 70 milioni di euro e
non credo sia stata una passeggiata in questi anni.
Noi
stiamo procedendo, dicevo, ad un confronto duro a Roma per tentare di
stabilizzare o almeno di prorogare i contratti di migliaia di precari calabresi
che non sono caduti certo dal cielo e coscienti come siamo che senza di loro è
impossibile garantire i livelli minimi di assistenza proprio perché esiste un
blocco del turn-over che, certo, non abbiamo provocato noi ed ha cause
precise e ben individuate.
Siamo
quelli che anche su questioni strumentalmente assai dibattute in questi giorni,
come quello sulle cardiochirurgie, stiamo tentando di avviare definitivamente e
a pieno regime quella di Reggio Calabria mentre voi avete riscoperto quella di
Cosenza che non avete voluto in passato.
E’
questa maggioranza che sta tentando faticosamente di salvaguardare le
eccellenze di strutture e di professionalità rimediando ai tanti errori
passati. E’ questa maggioranza che sta finalmente realizzando i quattro nuovi
ospedali calabresi pur in mezzo a tanti ostacoli frapposti in questi tre anni e
a tante interessate resistenze.
Siamo
quelli che si stanno battendo contro i tagli lineari indiscriminati e stiamo
facendo una battaglia per una diversa ripartizione del Fondo sanitario
nazionale, come ricordava poc’anzi il consigliere Parente.
Noi
stiamo, infine, realizzando una rete di emergenza-urgenza, una rete dei 118 e
delle rete di strutture tra medici di base e specialisti, capace di
decongestionare veramente gli ospedali calabresi avvicinando realmente la
sanità ai cittadini.
Siamo
quelli che abbiamo abbattuto in questi tre anni in modo fortissimo la spesa
farmaceutica e ridotto la migrazione del tre per cento ed i ricoveri dai 185 su
mille abitanti dal 2009 ai 140 del 2012.
In
definitiva noi siamo quelli che stanno tentando di garantire un vero diritto
alla salute dei calabresi i quali, ne siamo convinti, alla fine comprenderanno
fino in fono ed apprezzeranno sicuramente questo sforzo pieno di ostacoli quasi
titanico – ma io credo assai fecondo nei risultati – che è stato svolto in
questi anni. Grazie.
Ha chiesto di parlare il consigliere
De Masi. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Ho percepito ed
apprezzato almeno una modesta propensione a conferire un approccio diverso da
parte di entrambi gli schieramenti ad una delle questioni cruciali della Calabria e non solo.
Sarebbe davvero da salutare con compiacimento il consolidamento di
questo ritrovato costume dialettico perché la sanità non è un qualunque settore organizzato della
storia della nostra civiltà; non è un anonimo ufficio
pubblico, la sanità – sembra persino una ovvietà richiamarlo – è la dimensione
nella quale si organizzano, si perfezionano, si migliorano, si esaltano le
strategie attraverso le quali si asseconda il diritto alla salute che è il
primo diritto di ogni cittadino ad ogni latitudine e quindi anche in Calabria.
Da medico ospedaliero, mestiere che ho svolto con una
qualche assiduità fino a pochi anni fa, dinanzi alle difficoltà – il
consigliere Pacenza mi guarda perché in qualche modo abbiamo condiviso alcune
cose, talora anche più estreme come sovente si verifica in una unità operativa
che ha a che fare con l’emergenza legata alla nascita ed anche ad altro –
avvertivo, soffrivo una sorta di ostilità verso la politica che evocavo, nella
mia coscienza, come responsabile di deficienze organizzative, di disponibilità
di presidi, di attrezzature e di quant’altro.
Svolgendo adesso un ruolo che all’interno
dell’organizzazione politica è annoverato mi rendo conto che un po’ esageravo
perché la politica non ha fatto alcune cose perché non le ha volute fare e
altre per oggettive difficoltà non le ha fatte e questo riguarda gli
schieramenti che si sono succeduti con un ritmo quasi preordinato nella Regione Calabria. Anche questo dato dovrebbe
indurre a riflessioni più pacate perché la malattia – mi scuso per la cacofonia
concettuale, almeno – da cui è afflitta la sanità in Calabria non nasce da
qualche anno ma affonda le sue radici nel tempo.
A giustificazione di chi ha avuto la
responsabilità di seguire questo settore devo dire che un po’ sospinti – se non
obbligati – da logiche centralistiche romane le varie gestioni della sanità si
sono quasi dovute affrettare sempre con foga ad assistere quel malato, badando
ai suoi sintomi senza riuscire a comprendere la ragione vera della patologia.
Mi avvalgo, soltanto per un attimo di
un elemento che scaturisce dalla consuetudine a qualche lettura che appartiene
al mio mestiere e che non ho ancora del tutto smesso, anche se progressivamente
vado abbandonando.
Ebbene, l’Organizzazione mondiale
della sanità – non l’assessore Tizio o il Presidente Caio – ha fissato con la
solennità da riconoscere all’autorevolezza di questo organismo internazionale
in una misura che oscilla dal 30 al 40 per cento la quantità di prestazioni che
in sanità si rivelano inutili.
E’ evidente che questo è un dato che
dovrebbe indurre all’acquisizione di una consapevolezza di dover assicurare al
mondo sanitario una rivoluzione vera e propria, una riforma che radicalmente
sconvolga gli assetti su cui è basata o su cui è obbligata ad essere effettuata
la sua gestione.
Ed una riforma di questo tipo avrebbe
necessità di orizzonti temporali molto più lunghi rispetto a quelli che vengono
assicurati ora al commissario Scopelliti, prima al
presidente Loiero e così via.
Il sistema sanitario attuale – e
questo non vale solo per la Calabria – non è una suggestione
tecnico/professionale ma è un richiamo che ha un suo spessore culturale e anche
politico su cui va fondata una sorta di prefigurazione di strategia di lungo
respiro, anche se è difficile che a Roma permettano che si venga a realizzare.
Il sistema attuale nelle sue
manifestazioni assistenziali è basato sulla pronta disponibilità del sistema
stesso ad aggredire le acuzie mentre viene trascurato in maniera storica
imperdonabilmente lunga nelle sue fasi temporali che precedono la loro
manifestazione, la cronicità di quasi tutte le malattie che se non fronteggiate
attraverso opportune, lucide, sane strategie di prevenzione inevitabilmente
sfocia in quell’acuzie che poi ha bisogno della ospedalizzazione.
Un esempio: il diabete, l’ipertensione, le malattie metaboliche in genere.
Allora il pilastro vero dal punto di vista
culturale su cui basare una riforma sanitaria anche, se non soprattutto, in
Calabria e in primo luogo di carattere culturale prima ancora di accapigliarci
su cifre e numeri che non sempre sono aride e tuttavia possono avere una
narrazione interessata a seconda che vengano svolte da un parte o dall’altra.
Per far questo è necessario – ed è stato richiamato
da alcuni colleghi – il cosiddetto processo di deospedalizzazione ma in
Calabria - e questo lo devo denunciare con vigore - un processo di
deospedalizzazione è stato attuato anche con particolare convinzione ma
frattanto non si è sviluppata, se non in proporzioni minime e comunque non
proporzionate al grado di decadimento dell’assistenza ospedaliera, la medicina
territoriale.
Ed è lì lo sconvolgimento culturale di cui parlo, è
la sensibilità del sistema, l’attenzione all’esterno dell’ospedale e quindi la
tempestività di intervento rispetto a patologie che devono essere frenate in
quella evoluzione che altrimenti sfocia, in quelle acuzie che poi nella
fase di ospedalizzazione costa molto di più di quanto non costerebbe una
riforma basata su questi principi, se così posso definirli.
Tutto questo perché? Perché il cosiddetto celebrato
o vituperato – a seconda dei punti di vista - Tavolo Massicci per me è
semplicemente un luogo di estrema e qualche volta volgare trattativa economica.
A quel tavolo, cioè, non afferiscono discussioni che nascono dalla coscienza
del grado di patologie di una realtà ma semplicemente una trattativa che tende
ad ottenere qualche grazia in più rispetto alla mancata osservanza dei compiti
che sono stati impartiti o qualche lira in più per il dopo.
E’ lì che bisogna sconvolgere completamente questo
sistema così come mi piace sottolineare questo elemento che potrebbe, persino,
suscitare il nostro stupore.
La regionalizzazione, lo dico al presidente
Scopelliti, a pensarci bene ha penalizzato il meridione e la Calabria favorendo
il nord che era esattamente ciò di cui non c’era bisogno, naturalmente. Forse
non è difficile desumere che questa ragione risieda in una qualche instabilità
di governo più propria e consueta nelle regioni meridionali e meno abituale in
quelle settentrionale ma poi risiede e bisogna denunciarlo con estrema
sincerità perché altrimenti, se noi non manifestiamo una autentica onestà
intellettuale nell’approccio ad una discussione del generem chi fa questi
richiami lo fa in maniera strumentale forse perché non ha molto da dire o
preferisce non dire alcune cose se sta dall’altra parte.
Se così è bisogna dire come messaggio, come sfida
alla politica in generale e Dio sa se in questa fase temporale, se in questo
momento storico ci siano o no bisogno di sussulti di dignità, di coscienza
politica e quindi morale; che il clientelismo è stato il drago che ha dilaniato
dalle sue fondamenta alcuni pilastri su cui si poteva basare con maggiore
efficienza e sensibilità anche l’attività dell’assistenza sanitaria.
E questo se prima era abbastanza comune è un
fenomeno, un costume che non è cessato, presidente Scopelliti, perché i
direttori generali vengono nominati per unico requisito fondamentale,
riconosciuto ed apprezzato: quello dell’appartenenza partitica ed anche
politica ed a loro volta i direttori generali gratificano mediante attribuzione
di ruoli e di responsabilità elevate colleghi oppure burocrati amministrativi a
seconda della loro riconosciuta appartenenza a quello stesso schieramento
partitico.
Non mi pare che si possa rinvenire alcuna traccia
in questo atteggiamento di possibilità di cambiamento reale nel futuro né
prossimo né lontano se non ci affranchiamo da questo tipo di malevola abitudine
che è comune a tutte le altre attività in questa Regione. Lo era prima e lo è
adesso: c’è un pizzico di rassegnazione alla mancata fiducia nella politica
come strategia che costruisce il futuro, quindi si preferisce fronteggiare
qualche piccolo problema sulla base di un istinto pragmatico e il pragmatismo è
esattamente l’antidoto della strategicità, del fiato politico che costruisce il
futuro.
Una rivoluzione culturale integrale sarebbe
necessaria e si vedono soltanto sforzi che in parte producono risultati, per
altri versi ma esitano in una elencazione di inadempienze che il Tavolo
Massicci, pur nella sua improponibilità di organismo sensibile ai bisogni della
Calabria, elenca con dovizia di particolari ed anche con qualche tratto di
ferocia che indispettisce.
Poi, vorrei sulla mancata risistemazione della rete
ospedaliera della quale noto ed apprezzo anche alcuni annunci che per alcuni
versi assecondano, e vorrei ricordarlo non per partito preso…
Consigliere De Masi siamo a 15 minuti.
Parlo solo due minuti di Crotone.
Le volevo ricordare solo quanto tempo fosse passato
perché di solito quando si parla non ci si rende conto del tempo che passa.
Vado subito a qualche cenno alla mia realtà, non
per capriccio campanilistico, ma perché è esattamente una di quelle che sta
scontando qualche sacrificio in più rispetto ad altre. Perché se c’è davvero un
rilievo critico da muovere è quello che nell’ambito di questo processo di
risistemazione della rete ospedaliera, al netto della mancanza dello sviluppo
delle strategie territoriali, c’è il crotonese che viene particolarmente
sacrificato ma non solo in questo settore.
Voglio rappresentarvi questa affermazione perché
non vi sembri né retorica né interessata. L’ospedale di Crotone per diventare
Spoke ha dovuto essere privato di alcuni servizi. E’ un paradosso insopportabile,
servizi che naturalmente invece con particolare generosità sono stati
attribuiti ad ospedali che non avevano gli stessi numeri, la stessa storia, la
stessa decenza professionale, la stessa dignità assistenziale e che sono gli
elementi su cui va costruito il futuro nella dimensione in cui si configura il
rispetto della salute dei cittadini.
Poi c’è stata di recente – e concludo Presidente –
una polemica nella mia città alla quale volutamente non ho preso parte. Dico
semplicemente che laddove nasce – in questo caso a Crotone sta per nascere – un
centro di eccellenza, peraltro in un ambito di particolare delicatezza di
quelli che evoca davvero l’attenzione massima da parte di tutti, io sono fiero,
felice ed orgoglioso ma sono indignato quando sta per nascere una nuova
creatura che eccita il nostro animo di cittadini che potenzialmente hanno
bisogno di quella struttura ma altri centri di eccellenza frattanto, come se
fosse una sorta di operazione inevitabilmente aritmetica, vengono depressi o
vengono depotenziati.
Allora c’è tutta la disponibilità davvero a
condividere propositi, progetti anche nella consapevolezza – qui vale il
richiamo della coesione di entrambe le parti – che la Calabria va difesa ancora
una volta persino per quanto riguarda la sanità da un potere che è lontano da
noi e che ha interesse a farci dividere e sbaglieremmo a continuare a farlo.
Ha chiesto di parlare il consigliere
Guagliardi. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Intanto la buona
notizia di Praia a Mare,
di Trebisacce rincuorerà
anche gli operatori turistici in quanto sono zone di frontiera dal punto di vista del territorio
e sono anche aree di intensa presenza turistica che magari sarebbe venuta meno
quando nei pacchetti dei villaggi turistici gli operatori stranieri avessero
chiesto se erano presenti centri di assistenza sanitaria;
se avessimo dovuto continuare a dire di no probabilmente avremmo perso un gran
numero di turisti che avrebbero inciso ulteriormente nella nostra disgraziata
economia.
Questa è quindi una bella notizia, possiamo vendere anche
l’assistenza in due zone di frontiera al turismo. Mi pongo un problema, sto
seguendo il dibattito e sto vedendo che mentre una parte cerca di ragionare sui
problemi della sanità l’altra cerca la tradizionale rincorsa delle
responsabilità. E’ un problema, un aspetto della discussione che non fa bene
perché come è stato detto prima la sanità, i suoi mali, i suoi errori non sono
riconducibili agli ultimi due-tre anni o a quegli ultimi 2-3 anni che hanno
preceduto questi ultimi due-tre anni.
Mentre ascoltavo il Presidente mi sono
chiesto “vivo in una zona che ha una pianura bellissima ed una montagna
difficilissima. In questa montagna ci sono paesini con 100 o con mille abitanti.
Ci sono comunità di vita e in molti di questi paesi dove vivono 700-1000
persone non c’è la guardia medica e neanche il medico di base che vive in quel
posto e fa il suo lavoro nelle ore diurne poi
prende la macchina e si trasferisce legalmente, illecitamente o non
illecitamente, nella sua casa del paese in cui vive”. Allora mi chiedevo - una
sera di queste quando non c’è nessuna presenza sanitaria,
nessun medico e nessuno che capisca di medicina – se un anziano o un giovane o
una partoriente, un cittadino qualsiasi ha bisogno di assistenza sanitaria,
cosa fa? Muore.
Il punto è questo: noi parliamo di numeri e di cifre ma ci
sfugge l’amara realtà che quando un corpo umano ha bisogno del medico ed il
medico non c’è rischia di morire. E allora possono venire i colleghi medici di
questo Consiglio regionale a darci lezioni di tutti i tipi e noi siamo felici
di apprendere. Però c’è questo problema: se uno si sente male deve rischiare di
morire perché non c’è quel presidio che garantisce l’articolo della Costituzione di cui parlava il consigliere Loiero, oppure va tutto bene? Credo che
oggi avremmo dovuto discutere di questo ed invece credo – e non lo dico con
acredine né con spocchia – che abbiamo perso una occasione sin dalla relazione.
Abbiamo perso una occasione perché ancora oggi abbiamo
parlato solo di ospedalizzazione, di
organizzazione ospedaliera e non abbiamo parlato di tanti aspetti della salute
e dei compiti che ci spettano per garantire la vita ai cittadini.
Ci siamo dimenticati il territorio,
ci siamo dimenticati dell’organizzazione della medicina di base, delle
professionalità di questi medici che sono il primo impatto che però poi alla
prima occasione, al primo mal di testa di un anziano o al primo dolor di pancia
di un bambino lo mandano all’ospedale e si scaricano le loro responsabilità,
dichiarano fallimento professionale perché sanno che tanto la legge consente
loro di mandarli in un qualsiasi pronto soccorso e questi si salvano la
coscienza mentre si intasa la sanità.
Non abbiamo parlato dell’ economica
pubblica-privata, del sistema della sanità pubblica e privata. Non abbiamo
parlato della prevenzione, della profilassi, di quell’aspetto della sanità che
sfugge all’ordine del giorno perché dobbiamo parlare di sanità soltanto e, come
dicevano giustamente i colleghi Loiero e Guccione, sono scomparsi i Lea, i
livelli essenziali di assistenza che dovremmo garantire.
Serve discutere degli errori del
passato o degli errori del futuro? Sì, serve ma gli errori del passato e quelli
del futuro servono se noi vogliamo guarire il livello di società malata. Se
questo non lo sappiamo fare è inutile che ci buttiamo in faccia responsabilità
che abbiamo tutti.
Sono consigliere regionale da dieci
anni e poi dopo la pausa sono ritornato da qualche mese in questo Consiglio
regionale e sulla sanità ho ricordi e valutazioni, sin dai tempi in cui
assessore regionale era un certo Filocamo, Giunta Chiaravalloti, e poi nel
tempo noi abbiamo sempre discusso di sanità e quasi ogni anno nella terza
Commissione c’erano alcuni agguerriti consiglieri regionali che ripetutamente
chiedevano la convocazione dei direttori generali.
Quello che ha detto il presidente Scopelliti, il
famoso debito del 2008 di 1 miliardo 400 milioni…
(Interruzione)
Del 2007, poi è cresciuto, sta approfittando
di quel Piano per vantarti delle cose che stai facendo ma, comunque, lasciamo
perdere le cose.
Volevo soltanto dire che questo
debito del 2007 – come mi corregge il Presidente – molte volte prima che un
certo assessorato di centro-sinistra facesse la
legge sugli accrediti, è un momento fondamentale del passaggio della visione
della sanità, quando venivano qui i direttori generali ci dicevano che tutto
andava bene. Eravamo nella fase iniziale e preventiva del bilancio quando si
faceva la pianificazione e in quel momento una “ics” azienda sanitaria costava
80 milioni mentre a fine anno quella stessa azienda portava un bilancio di 150
milioni. Così il debito è cresciuto, si tentava di depennare però i direttori
generali – anime sante impossibili da mandare in Purgatorio perché sono
intoccabili che non pagano mai di persona e che sono coloro che hanno ridotto
la sanità a come è in questo momento – ci portavano sempre bilanci che
partivano in un certo modo ed arrivano in un altro modo.
C’è stato poi un momento in cui
abbiamo dovuto capire: perché cresce questo debito? Poco fa il presidente
Loiero ha fatto un interrogativo piccolissimo della complessità ed ha detto ma
siamo sicuri che nelle aziende sanitarie le fatture non vengano nascoste? Se ha
detto questo, probabilmente, nella fase in cui lui era responsabile diretto
della sanità aveva qualcosa da dire. Allora io mi chiedo: le anime sante dei
direttori generali che sono anime sante perché mi rifiuto di pensare che si
arrivi ad essere malfattori o incapaci e così via, siamo tutti delle brave
persone ma dentro il sistema della gestione delle risorse della sanità vogliamo
prima o poi capire perché si costruiscono debiti, si costruiscono privilegi, si
costruiscono carriere e affari, si costruiscono interessi. Vogliamo capire se
ci sono, per esempio, quelli che io ho chiamato funzionari o dirigenti
sottomessi che non fanno camminare adeguatamente la macchina? Vogliamo capire
se ci si mascalzoni nella struttura della sanità che fanno aumentare il nostro
debito? Quando mai metteremo mano in questo sistema? Quando mai.
Questo è il punto. Il debito forse –
sicuramente – crescerà ancora perché probabilmente quei signori, questi
intoccabili del sistema della nostra organizzazione sanitaria sono quelli che
ci fanno crescere il debito.
E’ lì che noi dobbiamo cercare di
capire.
Sul sistema sanità e sul sistema di
medicina di base - faceva un accenno poco fa molto elegantemente il collega De
Masi che ha parlato con grande eleganza - i gruppi elettorali che hanno
determinato la carriera di molti di noi e che sono gruppi elettorali che
provengono da dentro il sistema sanità li vogliamo mettere nelle condizioni di
scoprirli o no, collega De Masi? Perché questo è il punto, altrimenti facciamo
chiacchiera.
Vedete, quando parliamo di Lea voglio
citare un caso. Dico subito che è un caso che mi riguarda personalmente perché
ci lavora mia moglie, ammalata invece di andare in pensione ci lavora lo
stesso. E’ un centro di fisioterapia che è stato collocato dopo una serie di
traversie in una ex Pretura. Finestroni enormi e struttura non adeguata ad una
assistenza sanitaria, la gente lì dentro in questo centro di fisioterapia in
cui vanno anziani quasi terminali, dove vanno bambini che nascono per traumi da
parto, si lavora da giugno a ottobre a 45 gradi perché qualche sottoposto
dirigente decide di non mandare due alimentatori di aria fresca e lì la gente
ci muore perché ha dei collassi.
Questa è buona o cattiva sanità?
Perché sono queste piccole cose che ci fanno determinare qual è la buona e
quale è la cattiva sanità. E noi non stiamo attenti su queste cose; noi non
condanniamo quel ragioniere che si impunta a perseguitare quello o quell’altro
luogo. Non li controlliamo e determiniamo l’idea della cattiva sanità.
Devo dire che con tutta la buona
volontà ci auguriamo che venga risolta la sanità della Calabria ma perché la
riforma organizzativa vostra ultima, quella che ha classificato gli Hub, gli
Spoke e gli ospedali territoriali, è fallita? Io sono della zona della
Sibaritide e mi interesso anche dei problemi del territorio da Spezzano
Albanese in su. In quel territorio c’era una volta l’ospedale di Lungro, dico
c’era perché adesso è chiuso; quell’ospedale di Lungro che era stato
classificato come ospedale Arbereshe di etnia albanofona non era campato in
aria perché gli anziani che andavano lì e che non sapevano esprimersi…
Consigliere Guagliardi…
Ho mezz’ora, Presidente.
Stavo solo ricordandole che è quasi a
20 minuti.
Sto per finire.
In quell’ospedale c’erano infermieri,
operatori sanitari e medici che parlavano in lingua albanese; i vecchietti che
andavano lì – perché era diventato un luogo di accoglienza di vecchietti – potevano
esprimersi senza difficoltà nella loro lingua e nel farsi capire nel loro
bisogno o nel loro malore. Quello è sparito. L’area che copriva quell’ospedale
va a Castrovillari e lo stesso è avvenuto a San Marco.
Anche San Marco di fatto è chiuso. Dopodomani ci sarà una
manifestazione imponente, imponente per la presenza dei politici poi vediamo se
viene la gente.
Ma chiudendo San Marco, chiudendo Lungro ed essendo costretti a
chiudere Mormanno e Trebisacce
lo Spoke di Castrovillari è diventato un
centro di ricoveri come Lampedusa perché vanno
tutti lì e nel pronto soccorso
di Castrovillari non c’è posto per accogliere
la gente perché i medici di base o le guardie
mediche mandano lì dentro, il territorio è immenso e la gente si
incazza, maledice i politici ladri, cerca rapporti clientelari e fa tutte
quelle cose che non si dovrebbero fare.
Allora è riuscita questa operazione? E se poi elenco – e lo voglio
fare, Presidente – le deficienze che mi hanno
segnalato alcuni medici e che ho comunicato al direttore
generale…è possibile che uno Spoke non abbia le sedie a rotelle, non abbia le
lettighe o le siringhe, non abbia il materiale minimo per un intervento? Mi
dicono: grave carenza di personale medico ne sono previsti 4 e mezzo su 10.
Carenza di personale, poi defibrillatori che mancano,
monitor… cioè manca tutto, manca l’essenziale perché nell’ospedale Spoke di
grande ed elevata qualità medica si vive ancora con i mezzi, gli strumenti ed
il materiale di quando Castrovillari era in una casetta di un piano e mezzo a
fornire sanità. Da lì hanno trasferito quegli strumenti nel grande ospedale
Spoke. E mentre all’ospedale di Castrovillari si ricoveravano prima 15 persone
adesso se ne presentano 80-90 al giorno.
E’ buona sanità questa? E’ buona sanità sapere dai medici
che Cosenza ha dieci posti di nefrologia in tutta la Regione, in tutta la provincia? e quanti sono i dializzati, quante
sono le persone che sono costrette ad emigrare dalla Calabria per farsi curare?
E’ buona o cattiva sanità questa? E’ questa la riforma che avremmo voluto
sentire, queste sono le cose che avremmo voluto sentire non date o cifre o
progetti.
I famosi ospedali di Sibari e Rossano è da una vita che li
sentiamo, ma io sarei felice di vederli almeno fra tre anni.
Collega Caputo, faremo una grande festa se fra 3 anni
dovremo vedere la conclusione della struttura non il funzionamento di
quell’ospedale perché non abbiamo la forza e la voglia di indagare ed
affrontare seriamente i problemi della sanità. Questo è il punto.
Loiero ha fatto questo, Chiaravalloti ha fatto quell’altro, Scopelliti fa quest’altro ancora e ci ritiriamo la palla al balzo da una
parte all’altra ai danni dei nostri poveri ammalati. Se questo doveva essere un
grande Consiglio regionale in cui coinvolgere sindacati, associazioni ecc.,
vuol dire che già oggi abbiamo fallito perché stiamo ancora parlando degli
errori che hanno fatto i vari Presidenti, i vari assessorati precedenti e noi qui ce la cantiamo e ce la diciamo e poi non
incidiamo in nulla. Grazie, Presidente.
Per gli interventi a seguire, vorrei ricordare che in Conferenza dei capigruppo c’è stata una
unanime volontà da parte di tutti di parlare mezz’ora a gruppo. Siccome ognuno
poi rivendica la propria mezz’ora, come nel caso del consigliere Guagliardi, io
cosa dovrei fare? Al Partito democratico
dovrei dire che la mezz’ora è stata esaurita e non posso dare la parola.
(Interruzione)
Glielo dico perché a me piace essere
preciso.
Se gli interventi che seguiranno si fermeranno all’essenziale senza
parlare di tutto di più cercando di rimanere puntuali daremo la possibilità anche al Presidente
Scopelliti di avere dieci minuti a disposizione per poter replicare, magari, alle
eccezioni più importanti altrimenti non potrà farlo e quindi il dibattito si
esaurisce.
Prego, collega Ciconte, mi auguro che lei, che è un esperto di sanità,
raccolga il mio invito.
Sarò brevissimo, Presidente. La ringrazio per avermi dato la parola e
capisco anche questi importanti momenti di confronto e di dibattito.
Parto dall’ultimo concetto espresso dal presidente Scopelliti che è
quello della collaborazione con la minoranza anche, ma devo constatare che
effettivamente sul Programma operativo 2013-2015 non è stato fatto nulla per
poter collaborare e mi auguro quindi che, al di là di questo Programma
operativo 2013/2015 che probabilmente è fatto di tanti vincoli che provengono
dal Tavolo Massicci, si farà una operazione successiva per poter creare un
momento di dibattito e confronto tra maggioranza e minoranza sulla sanità.
Cosa mi preoccupa oggi nella sanità? Mi preoccupa un aspetto importante che è quello della programmazione.
Noi dobbiamo capire che tipo di programmazione vogliamo dare alla sanità nella
nostra regione, nell’area centrale della Calabria, nel cosentino, nel reggino.
Dobbiamo capire quindi complessivamente Crotone e Vibo Valentia e quello che
vogliamo fare dal punto di vista della programmazione.
Gli errori del passato sono stati
quelli di fare una programmazione e poi la nuova Giunta, il nuovo governo
regionale cancellare tutto quello che si è fatto prima. Questo non lo dovremmo
far più altrimenti commetteremmo una serie di errori.
Vado subito ad una proposta
operativa, secondo me: perché non facciamo un programma sanitario tutti insieme
e quel programma verrà rispettato anche nella prossima legislatura se vogliamo
fare in maniera tale che la nostra Regione possa uscire dai momenti di grande
difficoltà in cui vive la sanità? Mi spiego meglio: quello che è il
commissariamento, caro Presidente, è stato un atto difficilissimo per questa
Regione.
Ero tra i primi a dire che non
bisognava commissariare la sanità perché vediamo dove si trova oggi la sanità
in Calabria e mi riferisco al turn-over zero, mi riferisco ai pronto
soccorso che sono pieni di pazienti che accedono in maniera inopportuna ed
inappropriata; nei pronto soccorso degli ospedali, dai più grandi ai più
piccoli, ci sono barelle in tutti i posti e non si riesce, veramente, a dare
una assistenza adeguata ai nostri cittadini.
Ora cosa succede? Noi parliamo di
giovani, di formazione e di tutte queste cose ma i nostri giovani che si sono
formati in Calabria, nelle nostre Università sono andati via e non torneranno
più in Calabria proprio perché non riescono a trovare occupazione nella nostra
regione. Ed ecco dove è la difficoltà.
Questo commissariamento deve finire
al più presto, lo dobbiamo chiedere tutti come centro-sinistra e come centro-destra altrimenti non
riusciremo a creare una nuova classe dirigente medica che sia finalmente capace
di formarsi nella propria regione e di dare innovazione. Perdiamo, invece,
quelle energie migliori che vanno via e che rimangono nel centro d’Italia se
non in Europa o in America.
L’altro problema che volevo sottolineare riguarda l’area centrale della
Calabria, caro Presidente.
Mi dispiace che l’altra volta non sia riuscito a sentire il mio intervento al
Comune di Catanzaro ma
noi abbiamo una grande opportunità che è quella di
creare una Università della regione Calabria. La facoltà di medicina
non può essere solo facoltà di medicina di Catanzaro
e quindi noi rivendichiamo che quella facoltà sia di tutta la regione e che i posti letto non siano
presi solo sul “Pugliese” ma vadano inseriti in un circuito regionale
fondamentale per la sanità.
Volevo poi sottolineare qualche altro aspetto e vado
veramente alla conclusione perché ho sentito i colleghi Loiero e Parente dire alcune cose di cardiologia. Non volevo entrare in questo settore perché sapete bene che
sono cardiologo e credo di conoscere un pochino questa materia.
Ma quando questa Regione Calabria col
suo sub-commissario D’Elia dice cose giuste diciamo che sono sbagliate pure
quelle? Noi dobbiamo stabilire delle regole. Se ci sono delle regole nazionali
ed internazionali che dicono che una struttura senza pronto soccorso non può
accedere all’emergenza-urgenza diciamo cose giuste o sbagliate? Guardate che è
stata mandata via dall’emergenza - secondo il Tavolo Massicci e il Ministero
della sanità – una struttura come “Sant’Anna” che è stata la prima struttura ad
erogare prestazioni in emergenza/urgenza a Catanzaro nell’infarto acuto ed in
tutte le strutture cardiochirurgiche della nostra regione e che ha assistito
migliaia di pazienti calabresi.
Dobbiamo stabilire, quindi, se in
questa Regione ci siano delle regole e delle cose precise o al contrario andare
a fare demagogia e populismo. Basta che si facciano degli articoli sui giornali
e poi tutti dobbiamo cavalcare la protesta. Ecco perché io dico che dobbiamo
fare una programmazione insieme, caro Presidente, maggioranza e opposizione e
portarla avanti per 5 anni altrimenti non usciamo dalla situazione in cui ci
troviamo. Al di là degli sforzi, se vogliamo ridurre le spese che sono pure
corrette e giuste, dobbiamo andare in una direzione diversa, investire nella
innovazione, in questi nuovi ospedali che dobbiamo capire come debbano essere
integrati col territorio e con l’Università altrimenti faremmo un passo
indietro; costruiamo cattedrali nel deserto che non serviranno a nulla se non
facciamo un atto di programmazione forte, tutti insieme, per costruire una
sanità migliore.
Allora concludo questo mio intervento
- e mi auguro di essere rimasto nei tempi, caro Presidente del Consiglio - con
questo appello alla maggioranza e al Presidente: incontriamoci per costruire un
modello innovativo in sanità perché credo che ci siano tutte le premesse per
non essere gli ultimi della classe in Italia, perché ci sono le premesse –
ripeto – per costruire un modello innovativo col contributo di tutti.
Credo di aver capito che c’è questa
volontà da parte della minoranza e della maggioranza e penso che ci dobbiamo
incontrare per costruire un modello finalmente unitario per far sì che la
sanità veramente non abbia colori politici. Grazie.
Ha chiesto di parlare il consigliere
Gallo. Ne ha facoltà.
Presidente, prendo la parola anche io
a nome del gruppo dell’Udc in questo importante dibattito che si svolge
quest’oggi sulla questione sanità; questione discussa più volte in quest’Aula e
in questa legislatura sulla quale oggi, per la verità, il presidente Scopelliti ci ha fornito una serie di dati ed ha anche
programmato i prossimi anni nel settore della sanità.
Dopo mesi e mesi, anni di nuvole nere
che si sono addensate sulla sanità calabrese, penso che i dati odierni possano
essere salutati con favore da quest’Aula.
Negli anni addietro, negli ultimi
decenni credo che quanto accaduto in sanità, le cui responsabilità vanno
ascritte in egual misura al centro-destra e al centro-sinistra, siano da ricordare come una pagina
negativa.
Anche il commissariamento. Il
commissariamento che veniva definito poc’anzi dal collega Ciconte come un
errore, non credo che potesse essere evitato.
Ed i problemi, collega Ciconte,
diciamocelo con grande chiarezza non vengono mai da soli perché non vengono mai
senza una ragione. Penso che la classe dirigente in questa Regione, classe
dirigente non solo politica ma anche ad altri livelli, anche a livello di
professionalità sanitarie, abbia le sue responsabilità per quanto accaduto
negli ultimi 20 anni.
Era un altro sistema e non possiamo
nemmeno condannare quella classe dirigente. Si programmavano gli ospedali
fotocopia e poi la sanità è sempre stata considerata come un elemento per
costruire forse fortune di carattere anche politico non solo da chi faceva
politica ma anche da chi operava all’interno del sistema sanitario. Ciò è
accaduto.
Gli ultimi anni - e lo dico ai
colleghi della opposizione che oggi sono stati efficaci nello svolgere il ruolo
di consiglieri di opposizione, nello svolgere il loro ruolo - credo che non
vadano sicuramente salutati come positivi.
Più volte in quest’Aula io ho fatto
riferimento ad un dato: ad esempio nella mia provincia, negli ultimi anni, la
sanità è stata utilizzata per fare liste elettorali e ciò non accade ormai
nemmeno, credo, in Africa centrale. Alcune scelte politiche operate
probabilmente non sono state scelte indovinate, come ad esempio la
realizzazione delle Aziende sanitarie provinciali che hanno un senso in alcuni
territori ma ne hanno meno in territori come quello della provincia di Cosenza
che è sconfinato. Non credo che questo abbia portato ad una migliore
organizzazione o a dei risparmi tant’è che oggi siamo in queste condizioni: tre
anni di commissariamento, il presidente Scopelliti è stato
commissario.
Il mio partito l’Udc, pur in
maggioranza, in alcune circostanze non è stato in linea col presidente Scopelliti e lo abbiamo detto in quest’Aula e in altri
luoghi e circostanze; in ogni caso comunque essendo legati ad un vincolo di
maggioranza.
Credo che oggi queste scelte per
alcuni versi – le altre sono state scelte obbligate – siano da sottolineare in
senso positivo come scelte che il presidente Scopelliti ha operato
nel senso di un riequilibrio rispetto ad un dato che credo sia inoppugnabile.
Nel 2010 noi c’eravamo, io ero
componente della Commissione sanità, allorquando Age.Na.S. ha disegnato quel
piano di fatto commissariando anche il commissario Scopelliti.
Quelle scelte da noi contestate,
soprattutto per quanto attiene la provincia di Cosenza per la quale oggi viene
fuori il dato del deficit tra numero di abitanti e posti letto nella sua
interezza, in particolare per alcune aree della provincia di Cosenza, l’area
Pollino e l’area Ionio ancora più in particolare, dai dati che oggi abbiamo, ci
fanno desumere finalmente una controtendenza almeno per quanto riguarda
l’ospedalizzazione.
Vale a dire una programmazione che
riguarda finalmente gli ospedali di frontiera. Siamo stati accusati di essere
campanilisti nel momento in cui abbiamo fatto riferimento agli ospedali di
frontiera ed io vengo dall’area di Trebisacce che è nel distretto nel quale
risiedo.
Oggi ce ne rendiamo conto, se ne
rende conto anche Age.Na.S. finalmente. Ricordo quel norvegese, quel torinese e
quella veronese che in quel momento non vollero sentire ragioni rispetto alle
esigenze di un’area che sarebbe stata assolutamente scoperta dal punto di vista
della risposta sanitaria.
Certo quelli non erano più ospedali,
almeno per come erano stati ridotti, perché nel momento in cui i Nas arrivano
in un nosocomio e chiudono le sale operatorie di fatto quello non è più
ospedale e lì c’era stato un disegno di carattere diverso che non è il caso di
approfondire in questa sede. Però ritengo che quei dati che in quella fase
gridavano vendetta, oggi vengano stravolti con una nuova presa di posizione
che, peraltro, ha il favore politico del mio gruppo anche, ha avuto il sostegno
in questi mesi del mio gruppo che ha rivendicato questo risultato, vale a dire
un risultato che riguarda una inversione di tendenza rispetto agli ospedali di
frontiera.
Bravo, Presidente, perché credo che
questo risultato sia ascrivibile alla sua pervicacia ed anche ad una coesione
politica che in questi anni le ha consentito di lavorare in maniera tranquilla
rispondendo oggi alle esigenze del territorio.
Ritengo anche che i numeri non
possano essere secondari in questa fase perché, purtroppo, la sanità calabrese
per nostra responsabilità è governata dall’economia.
Il Tavolo è presieduto da quel
funzionario che si chiama Massicci e che non è un funzionario del Ministero
della salute ma è un funzionario del Ministero dell’economia. E’ questo è il
dato che deve far riflettere noi altri che siamo mandati dai calabresi in
quest’Aula.
Anche dal punto di vista dei numeri
rispetto ai 210-250 milioni di euro di deficit della sanità del 2009, frutto
probabilmente di quelle scelte, oggi siamo ad un deficit ridotto a soli 70
milioni e penso che i dati per il 2013 possano essere ancora migliori.
Certo va organizzata la sanità
territoriale, vanno organizzate le Adi e quindi deve proseguire il processo di
deospedalizzazione. Vanno sicuramente migliorate le organizzazioni dei pronto
soccorso dappertutto e non solo in provincia di Cosenza. I pronto soccorso
degli ospedali Spoke sono intasati; nei pronto soccorso degli ospedali Spoke e
Hub della nostra provincia si rimane per giornate intere. Credo che
l’attenzione vada verso questi aspetti, così come credo debba andare verso
altri aspetti non difficili da risolvere con l’attenzione necessaria. Vale a
dire sull’aspetto relativo alle liste di attesa che è un argomento che vede la
politica soccombente rispetto ad interessi particolari di categorie che spesso
hanno prevalso.
Le liste di attesa non sono generate
dalla politica ma da elementi interni agli ospedali e alla sanità calabrese che
in questi anni l’hanno fatta da padrone.
Credo che una maggiore vigilanza ed
una maggiore attenzione sotto questo aspetto possa guidare meglio e possa darci
maggiori risultati nei prossimi anni.
Un’ultima annotazione sulle dirigenze
delle aziende sanitarie. Spesso si sono fatti gli interessi dei territori e
della sanità, alcune volte non ci si è riusciti, magari non volendo, ma altre
volte, per cause oggettive non ci si è riusciti.
Non vorrei che questi mancati
risultati siano frutto di interessi di bottega o di interessi particolari che
sono il perpetuarsi di errori che hanno minato da anni i risultati raggiunti
nella sanità calabrese. Credo che sotto questo aspetto il presidente Scopelliti, insieme alla maggioranza, insieme al
Consiglio regionale, debba prendere atto di questo ed eventualmente effettuare
le correzioni necessarie per evitare che la sanità possa diventare ancora una
volta una sanità che tutela interessi particolari.
L’ultimo aspetto è sul richiamo alla
collaborazione che ha fatto il Presidente e che più volte è venuto fuori da
quest’Aula anche dai colleghi dell’opposizione.
Penso che questo dibattito, che è
stato franco e civile e che oggi dà qualche risultato in più alla nostra
sanità, una prima inversione di tendenza sia pure nella difficile situazione
nella quale ci troviamo, possa generare un cambio di marcia ed eventualmente
anche la programmazione alla quale faceva riferimento il collega Ciconte,
perché no? Vale a dire un’apertura dell’ opposizione che noi facciamo nostra e
che credo il Presidente saprà utilizzare al meglio per far sì che le prossime
pagine della sanità calabrese siano non nere come quelle che sono state scritte
finora ma forse meno grigie di quelle che oggi scriviamo e che considero, comunque,
una prima pagina positiva ed in controtendenza rispetto ad anni bui e neri che
abbiamo vissuto.
Ha chiesto di parlare il consigliere
Naccari Carlizzi. Ne ha facoltà.
Devo dire che gli ultimi due interventi
hanno, per me, inserito degli
elementi di interesse a un dibattito che, altrimenti, è più nelle parole di
ognuno di noi che in un percorso di
natura amministrativa, perché mi dicevano i colleghi che questa è seconda volta
che il Consiglio, in tre anni e qualche mese, discute di sanità e oggi discute
di sanità con una relazione del Presidente, ma senza che questa relazione sia
stata distribuita, senza che ci sia un documento amministrativo, senza che ci
sia un atto.
Siccome, in questo caso, noi parliamo di atti di
amministrazione e di governo delle scelte sui servizi sanitari, ancorché
affidati a una gestione commissariale e alla collaborazione con diversi livelli
di governo, è chiaro che noi non possiamo qui esprimere delle opinioni
personali o dei convincimenti sganciati da quello che è un documento su cui
fondare l’azione amministrativa.
Di che cosa parliamo? Noi dobbiamo parlare e le
nostre valutazioni non sono preconcette, contrariamente alla relazione del
collega Candeloro Imbalzano che ha letto un nobile intervento nel quale si dava
atto della indisponibilità dell’opposizione a collaborare. Lui aveva delle doti
profetiche, quindi ieri ha scritto l’intervento sull’indisponibilità prima di
venire a sentire quello che avrebbe detto l’opposizione, che è una cosa che dà
l’idea che qui – come ha detto il
consigliere Gallo – alla fine dobbiamo spogliarci di una opposizione
contrapposta e preconcetta. Noi, laddove c’è da assumere una posizione
contrapposta, l’assumiamo, ma vorremmo assumerla in positivo, condividendo
alcune cose, in negativo contrapponendoci sulla base di atti e di documenti
amministrativi che ci danno l’idea e ci dicono, in sostanza, come stanno le
cose.
Abbiamo saputo che c’è un
Piano operativo per la riprogrammazione del Piano sanitario che sarebbe stato
trasmesso al Tavolo Massicci.
Cosa sappiamo?
Innanzitutto, che è da sette mesi che questo Piano operativo era in ritardo,
questo è un primo dato e non è irrilevante. Nessuno di noi, insomma, sta lì col
fucile puntato a dire “ah, ma c’è un mese, due mesi, sette mesi di ritardo”,
però non c’è dubbio che un Piano di rientro così vituperato e rispetto al quale
il primo anno è stato il Piano di rientro di Loiero, da cui tutti prendevano le
distanze, anche coloro che lo avevano firmato, il terzo anno questo Piano di
rientro diventa un Piano che fa dei passi indietro incredibili, nel senso che
questo Piano di rientro, per come ci è stato descritto dal tablet del
Presidente, ritorna indietro su alcune decisioni e alcune scelte.
Non voglio essere
preconcetto – magari lo sarò, ma mi sforzo di non esserlo – ma si è detto che
il risultato del Piano è: a) la riduzione dei posti letto, dopodiché
nell’intervento ci è stato detto che i posti letto cresceranno di 392, di
conseguenza sorge spontanea la domanda “ma se l’obiettivo da parte del suo
principale gestore è stata la riduzione dei posti letto, ma poi questi posti
letto vengono, in qualche maniera, aumentati…”…
Sono stati tagliati mille
posti letto, però 392 vengono reinseriti. In questo senso ben venga una reintroduzione,
se quei posti letto non erano sufficienti, ma probabilmente non bisognava
aspettare sette mesi per rendersi conto che quel percorso triennale aveva
portato dei risultati solo parzialmente insufficienti. Vedete, non sono
preconcetto, dico solo parzialmente insufficienti.
Il secondo punto dei
risultati: l’emigrazione sanitaria che è scesa in maniera decisa. Di quanto è
scesa? Del 3 per cento. Scusate, i dati, 3 per cento sono numeri, in un momento
in cui sappiamo non dalle statistiche, ma da tutte le indagini scientifiche e
da tutte le valutazioni che la gente, per la crisi, ha smesso di curarsi. Ci
sta una fascia di popolazione rispetto alla quale i costi delle cure sono
ridotti, perché c’è un costo complessivo anche nel nostro sistema per una fascia
di popolazione che ha deciso e che decide anche di risparmiare sui farmaci,
sulle cure. Quindi il 3 per cento che risultato è! Veramente ci vogliamo
prendere in giro che abbiamo ridotto la mobilità passiva, che è di 246 milioni
di euro, del 3 per cento!
Dopodiché si è detto dei
parti cesarei dal 40 al 35,7, fermo restando che questo è un punto su cui ha
insistito molto KPMG – me lo ricordo dalla scorsa legislatura –, peraltro, sono
convinto che bisogna riportarli nella media nazionale, ma sappiamo bene che
questo tocca molto le esigenze e i diritti delle donne, che oggi accedono al
parto cesareo perché scelgono di effettuare un parto che non provoca loro una
serie di vicende. E’ una scelta individuale su cui, da una parte, fare una
valutazione che non sia, come fa KPMG che fa una valutazione statistica di
dati, insufficiente rispetto alle esigenze di cura; dall’altra la farmaceutica.
Ma di quanto si è ridotto il costo della farmaceutica? Chiaramente, anche qui
non possiamo fare una discussione su come giochi bene Maradona o se fosse
meglio Pelè. Se ragioniamo di un fatto e di servizi amministrativi, dobbiamo
capire di quanto è stata ridotta la farmaceutica.
Allora guardiamo i
numeri: gradirei averli. Intanto, che qualcuno si decida di mandarceli e di rispettare
minimamente questo consesso, perché un minimo di rispetto verso questo consesso
comporterebbe che una relazione e un Piano operativo che è già mandato
all’Age.Na.S. ve lo facessero leggere, almeno a voi che siete compagni della
maggioranza, amici o colleghi della maggioranza. Invece qui non viene neanche
portato. Questo è livello di attenzione e di rispetto delle competenze del
Consiglio, che in presenza anche di Piano operativo per la riprogrammazione del
Piano di rientro non vengono meno, perché la competenza alla programmazione del
sistema ospedaliero rimane competenza in capo al Consiglio regionale, secondo
la normativa e la giurisprudenza del nostro ordinamento italiano.
Allora vi do io i dati:
si è ridotto di 175 milioni di euro il disavanzo. Questi 175 milioni sono: 150
milioni il pensionamento di 2.837 unità di personale, che costano 150 milioni e
che al 31 dicembre dell’anno scorso hanno ridotto, non pagandosi più quegli
stipendi, di 150 milioni il disavanzo; per circa 20 milioni di euro la spesa
farmaceutica, che è il risultato di quelle politiche sulla restrizione della
spesa farmaceutica introdotte al finire della legislatura precedente, che fanno
riferimento alla distribuzione diretta dei farmaci da parte degli ospedali,
all’utilizzo dei farmaci generici e così via.
Ecco quello che si è
ridotto del disavanzo, a fronte di un taglio di 19 ospedali e mille posti
letto, che dopo tre anni vengono restituiti per 392 posti letto e per
tre-quattro ospedali. Noi siamo contentissimi che finalmente persino Age.Na.S.
e Kpmg, dall’alto della loro visione centralistica, si siano resi conto che
chiudendo gli ospedali di frontiera, gli ospedali contigui con la regione
Basilicata, alla fine non abbiamo fatto altro che favorire la mobilità verso la
Basilicata o che l’eliminazione di fatto dell’ospedale di Melito rendeva un
vuoto pneumatico di assistenza sanitaria, perché da Locri fino a Polistena,
integralmente, la provincia di Reggio Calabria veniva a mancare dell’assistenza
di primo livello.
Siamo contenti che,
finalmente, si sia dovuto aspettare tre anni e sette mesi per rendersi conto
che grandi parti del nostro territorio erano senza assistenza sanitaria! Forse,
se ci si fosse resi conto che anche Scilla non era un errore – ma probabilmente
sul territorio potremmo fare altri esempi – sarebbe meglio, ma non mi voglio di
certo augurare che, alla fine di questo percorso triennale, ci sia un ulteriore
prolungamento del commissariamento, né un’ulteriore salita del numero dei posti
letto, perché di certo noi non difendiamo il posto letto in quanto tale.
Su questo, purtroppo, in
quest’Aula oggi abbiamo parlato tutti solamente di un asse di cura spostato
sull’ospedalizzazione. Sappiamo bene che un sistema sanitario orientato al
miglioramento delle prestazioni e dei servizi non si può orientare solamente su
un sistema ospedale-centrico; su questo, sull’attività di base, sull’attività
di primo livello che cosa è stato fatto?
Sinceramente, sono
domande che non mi pongo io, sono le domande che si pongono i medici che oggi,
con l’assenza della copertura del turn-over, sono in trincea, spesso non
possono prendere in alcune realtà neanche le ferie rispetto alle esigenze di
cura che ci sono. Sono le esigenze di coloro che lavorano nei pronto soccorso,
che vedono un’affluenza poiché manca completamente l’assistenza di base,
l’assistenza delle Asp e vedono che tutti i cittadini calabresi si rivolgono al
pronto soccorso proprio per tutta quella gamma di servizi che, invece, dovrebbe
realizzare il territorio.
Del
debito non dico nulla, anche se sento che c’è un minimo di furbizia nella citazione dei
dati, perché si dice “il debito al 2007”. Il debito era 2000-2007, non ce lo
dimentichiamo, ognuno si porti un pezzo di questo debito, anche coloro che
erano nelle Giunte dal 2000 al 2005, perché il debito è 2000-2007, perché fino
al 2000 lo Stato ha pagato a pie’ di lista quella che era la spesa sanitaria.
Dal 2000 in poi sono stati introdotti sistemi diversi di pagamento, perlopiù
orientati ai Drg, di conseguenza è chiaro che c’è stata, laddove non si è
controllata la spesa, una esplosione dei deficit annuali che si è
sommata e ha prodotto dei disavanzi rilevanti in molte Regioni d’Italia e la
Calabria, purtroppo, è fra queste molte Regioni che hanno prodotto disavanzo.
Sono molto contento che,
finalmente, si muova qualcosa sui nuovi ospedali, così come ho apprezzato la
relazione di Magno che mi ha colpito perché ho visto una padronanza di quelle
che sono le competenze del settore sulle case della salute, ma mi chiedo per
quale motivo, fino ad oggi, sia stato fatto veramente poco sui nuovi ospedali
finanziati dal Governo Prodi, perché mentre il Governo Berlusconi con Tremonti
ha tagliato i fondi Fas perché dovevano servire in parte per le case della
salute, il Governo Prodi ci ha messo a disposizione delle risorse ingenti per
realizzare quattro nuovi ospedali. Poi ognuno da lì è partito, addirittura un
gruppo politico aveva organizzato una conferenza stampa durante le regionali e
aveva presentato il nuovo ospedale di Reggio Calabria, salvo poi dimenticarsene
completamente appena è andato al governo!
Vedete, noi gradiremmo e
attendiamo ancora che il Presidente ci dia risposte sulle interrogazioni che
abbiamo presentato, per esempio, sui requisiti dei manager. Di recente,
abbiamo letto sui giornali di uno di questi, che pare che ad ogni nomina
presenti un curriculum e una laurea diversa! Vogliamo sapere
materialmente se è vero che ci sono manager, direttori generali
amministrativo-sanitari che non hanno i requisiti o che versano in condizioni
di incompatibilità o che non era possibile nominare.
Allo stesso modo,
vorremmo capire per quale motivo per i direttori generali che hanno prodotto un
grave disavanzo non viene comminata la sanzione della decadenza automatica –
attenzione – non della sostituzione al termine del processo valutativo, ma
della decadenza automatica, perché sui numeri c'è poco da dire: noi abbiamo
aziende sanitarie che hanno un disavanzo annuale di oltre 80 milioni di euro.
Allora non rimuovere questi soggetti è un’omissione.
Su questo anch’io ho seri
dubbi e, mentre mi auguro che ci sia un’attendibilità sempre maggiore dei
sistemi di contabilità, ho seri dubbi su aziende per le quali, durante la
gestione commissariale del Ministero dell’interno, si faceva riferimento a
oltre 500 milioni di euro di disavanzo e oggi si chiudono bilanci in attivo
che, però, poi giustamente, non vengono approvati dalla Giunta regionale e
dall’organo commissariale.
Per questo cito solo un
caso, rifacendomi a quanto scritto dal presidente Scopelliti nella qualità di
commissario, con riferimento alle drammatiche conclusioni dell’organo di
controllo contabile, che dice testualmente: “Valutare come attendibili, pur nel
prenderli nel suo insieme, i dati forniti dal sistema contabile aziendale
sarebbe un chiaro azzardo, al quale il Collegio dell’Asp di Reggio Calabria,
chiamato ad esprimere le proprie valutazioni in ordine al bilancio consolidato,
non intende prestarsi”.
Quindi non sono io che
dico che questi bilanci non hanno attendibilità, ma è il commissario per la
sanità, è l’organo di revisione che analizza questi stessi bilanci.
Andando velocemente alla
conclusione, ci sono una serie di problemi che sono aperti: per esempio, non ho
capito come si esce dal problema della stabilizzazione dei precari. Ho letto,
di recente, un nobile intervento – perché la motivazione del senatore Gentile
la condivido – che faceva un forte attacco, e non ho ben capito a chi, circa la
stabilizzazione dei precari. Perché non l’ho capito, però? Perché mi risulta
che il tavolo Massicci, al di là del Governo e delle obiezioni di natura
costituzionale, abbia dato un parere negativo a quel provvedimento sulla
stabilizzazione. Noi sappiamo quanto, invece, è importante l’utilizzo di quei
medici.
Allora credo che il
senatore Gentile e i senatori del Pd e degli altri partiti debbano rivolgere la
loro preoccupazione e le loro invettive verso il tavolo Massicci e verso il
commissario, per cercare materialmente di affrontare questi problemi.
Così come sono convinto
che ci sia una domanda che noi ci dobbiamo porre: stiamo realmente seguendo una
pianificazione sui territori per i servizi che la garanzia dei Lep nel sistema
salute dovrebbero dare su tutto il
territorio regionale? La vicenda delle cardiochirurgie è una vicenda
emblematica che ci crea problemi, perché non c’è una pianificazione di natura
regionale e territoriale per dare risposta alle domande di salute. C’è,
sostanzialmente, la decisione di venire fuori dai problemi principali, seguendo
quelle che sono le vie più brevi, le soluzioni più comode. Non è così che si fa
quella grande rincorsa che il presidente Scopelliti, indubbiamente, da
commissario deve fare rispetto a un sistema complessivamente inefficiente.
Ebbene,
questo mi fa concludere dicendo che, innanzitutto, noi ci aspettiamo che ci
venga dato il documento, lo dico anche per i consiglieri di maggioranza; magari
a loro non interessa, a noi interessa valutare sulla base dei documenti e delle
relazioni; secondo, c’è bisogno che il Consiglio regionale riacquisisca la
competenza alla pianificazione del sistema ospedaliero territoriale; terzo,
vogliamo risposte alle nostre interrogazioni e, benché la relazione di oggi
rappresenti un’occasione positiva perché finalmente si parla di sanità, due
volte in tre anni e mezzo – mi pare che, in ogni caso, anche un breve confronto
sia utile – alla fine noi ci attendiamo di ritornare su queste questioni,
quando ci saranno dati i documenti.
Se
questo non avverrà, è chiaro che il nostro giudizio non può che essere
drammaticamente negativo, perché gli unici risultati in termini finanziari sono
dubbi, quanto all’attendibilità dei bilanci, e sono parziali, perché
materialmente fanno riferimento a quella che è una scelta che è stata fatta,
quella cioè di caricare sulle spalle dei medici, attraverso il blocco del turn-over
di oltre 3 mila unità – perché oggi siamo arrivati ad oltre 3 mila unità – la
garanzia delle prestazioni sanitarie che sempre di più divengono a rischio sul
nostro territorio.
Ha
chiesto di parlare il consigliere Maiolo. Ne ha facoltà.
Non
voglio essere irrispettoso nei confronti dei miei colleghi consiglieri, però
voglio dire con chiarezza, Presidente, che io mi ero iscritto a parlare ad
inizio seduta con qualche perplessità, pensando di dover intervenire in una
recita a soggetto che si sarebbe aperta con una relazione del Presidente e
conclusa con una replica del Presidente nella linea che abbiamo sempre
ascoltato in questo Consiglio. Questa recita non c’è più, perché mi pare di
capire dai saluti del Presidente della Regione che non ci sarà nemmeno la
replica.
Quindi,
di fatto, noi abbiamo fatto una seduta di Consiglio regionale in cui il
Presidente della Regione ci ha informato di aver mandato già al tavolo Massicci
un nuovo Piano triennale, in cui numeri, caratteristiche, scelte, aspirazioni
sono paradisiaci, quindi mi sarei aspettato che in conclusione avesse detto
“andrò lì a chiedere la fine del commissariamento, perché qua abbiamo risolto
tutto, non siamo in Calabria, siamo in Toscana, siamo in Svizzera, siamo da
qualche altra parte”; mi sarei aspettato che già nel primo intervento avesse
detto “fine del commissariamento, tutto risolto”.
La
recita non c’è più, non finirà? Siamo stati alcune ore, sette-ore in questo
Consiglio per tenere la seconda seduta di Consiglio sulla sanità, con un
metodo, caro Presidente del Consiglio regionale, che non va bene perché le
Commissioni consiliari non hanno alcuna funzione, specie in materia di sanità.
Noi l’abbiamo visto con l’assestamento di bilancio, abbiamo provato a far
venire i direttori generali in Commissione per spiegarci un po’ meglio e per
capire un po’ meglio da consiglieri regionali, per il ruolo che abbiamo, che
cosa si fa in quel settore.
Beh,
c’è stato il direttore generale – qui lo può confermare il mio Presidente di
Commissione – della sanità che – lo dico con grande franchezza – da qualche
altra parte sarebbe stato definito un po’ scostumato. Infatti, se un direttore
generale nominato da noi, cioè dalla politica, ha sofferenza a dire che cosa fa
per nome e per conto dei calabresi, penso che questo sia un metodo che non va
bene: o le Commissioni vengono programmate con un calendario che sia credibile
e sostenibile o i Presidenti delle Commissioni devono avere l’autorevolezza di
chiamare i direttori generali per dare conto; qui dentro, se noi non istruiamo
le cose che facciamo, possiamo dire le cose migliori ad effetto, caro
consigliere Gallo, a favore della maggioranza, anzi le rassicuro ancora di più:
non solo è stato rifatto Trebisacce – e siamo contenti – è stato rifatto Praia
a Mare – e siamo contenti – non abbiamo capito per fare cosa, perché un
ospedale di area disagiata – per come l’ha definita il commissario – non so
cosa significhi, ma ti dico che oggi il direttore generale dell’Asp di Cosenza
ha rimosso un dirigente amministrativo – forse perché ha la laurea e quindi lo
ha rimosso! – e lo ha destinato a una unità operativa complessa - quindi vede
che qualcuno sta lavorando per costruire anche i suoi desiderata futura – e lo
ha reintegrato nell’azienda sanitaria numero 2 di Castrovillari, cioè ha
ristabilito solo per quella persona la As 2 di Castrovillari, con tanto di
decreto del direttore generale.
Quindi
stia tranquillo, perché va tutto nella direzione auspicata.
Ma
come va la sanità, forse non lo sappiamo noi – grazie a Dio, perché stiamo un
po’ più in salute in questo momento e ce lo auguriamo per sempre – ma i
cittadini calabresi lo sanno benissimo come sta la sanità e non sanno che cos’è
il tavolo Massicci, non sanno i parametri della sanità economica, non sanno che
cosa sono i livelli essenziali di assistenza, sanno che cos’è l’assistenza
sanitaria che non hanno!
E’
inutile che ci prendiamo in giro: basta andare nell’ospedale di Cosenza e
capire se quello è un ospedale che sta in un sistema sanitario uguale a quello
che la maggioranza, recitando la giusta parte, ha fatto.
Noi
possiamo trovare anche altri elementi ad effetto per dire che non è così, ma
c’è un dato storico: da vent’anni a questa parte ogni maggioranza dice che,
finalmente, ha messo a posto i conti della sanità “fatto, tutto a posto, anzi
abbiamo spalato il fango di quelli che ci stavano prima”. Poi, quando la storia
va avanti – a noi è capitato nella precedente legislatura, capiterà a chi verrà
dopo di voi – a un certo punto, addirittura, ci hanno fatto riaprire i bilanci
2003-2004 perché c’erano tanti di quei debiti che non erano stati conteggiati,
quindi si è creato il debito della sanità.
Siccome
oggi ci dite che i debiti della sanità, di fatto, non ci sono più, allora capisco
perché nell’assestamento di bilancio abbiamo fatto la partita dei debiti della
pubblica amministrazione e non vi siete presentati nemmeno con un elenco;
quindi noi non sappiamo quali siano i debiti della pubblica amministrazione che
saranno finanziati da quell’operazione né in sanità né negli altri campi.
Questo debito non lo conoscete voi, non lo conosciamo noi, non lo conoscono i
calabresi, lo conosce solamente chi paga le tasse e sa che paga le tasse più
alte d’Italia. Questa è la realtà.
Allora
a questa realtà si può rispondere con un Consiglio siffatto? Io dico di no, non
si può rispondere con questa seduta di Consiglio, che non finirà con una
conclusione anche di quelle solite, in cui un Presidente dice: “La minoranza
non ha capito nulla. Noi abbiamo cercato di farle capire qualcosa e non hanno
voluto capire”, Nemmeno questa conclusione. Non c’è un ordine del giorno né di
maggioranza né di minoranza, non c’è un impegno, non c’è nemmeno un impegno a
dire: “Facciamo il calendario della terza Commissione per dire quando
studieremo” – a Babbo morto, come si suol dire – “questo Piano triennale”.
Nemmeno questo!
Allora
mi domando che senso ha per i consiglieri di minoranza che appartengono alla
terza Commissione stare al loro posto! A che serve!? Quale risposta in più
daranno al cittadino che va in ospedale e non trova la risposta? Registreranno
un malessere e un malanimo, quel malessere e quel malanimo che hanno sempre
determinato in questa Regione l’alternanza politica, perché là si paga il
prezzo, alla fine, e si paga nei confronti di chi noi abbiamo detto, ma non a
Scopelliti, l’abbiamo detto anche a Loiero, cioè di quel partito della sanità
che di fatto governa gli interessi del disagio dell’assistenza sanitaria
calabrese, con tutti i risvolti economici, affaristici, ‘ndranghetistici e
quant’altro, che stanno lì a gestire quel sistema. Noi abbiamo la presunzione
di dire che siamo la politica che indirizza quel sistema – e non è vero –,
pensiamo di lucrare politicamente da quel sistema per avere consenso, voti e
compiere grandi risultati elettorali, quel sistema rimane lì com’è.
La
risposta, se la sanità cambia, è dire che i livelli essenziali di assistenza ci
sono e sono garantiti, che il primario che va in pensione viene sostituito dal
migliore che può essere trovato in quella struttura, se a quello che è precario
e sta nella sala operatoria a fare l’anestesista noi diciamo che non è più
precario. Queste sono le risposte di un Piano di rientro.
Il
Piano di rientro è la stessa cosa – lo pensavo prima – l’Europa e il bilancio
dell’Italia, i parametri dell’Europa che rompono le balle al bilancio
dell’Italia! Benissimo, sono dei parametri che rompono le balle al bilancio, ma
le scelte del bilancio con quei parametri che rompono le scatole le facciamo
noi; il tavolo Massicci ci dà i parametri, ci vincola ai parametri, ma le
scelte le facciamo noi.
Queste
scelte, con questo commissariamento, le fa solo una persona, ed io penso che la
riunione di maggioranza abbia avuto un buon effetto sul Consiglio, ma quella
riunione avallando questo sistema e non offrendo nessun luogo di confronto
istituzionale non è la risposta che i cittadini calabresi si aspettano sulla
sanità e sulle altre questioni.
Non
lo dico perché sono in minoranza, l’ho detto quando ero in maggioranza, lo
diciamo da più parti che la sanità può essere il campo su cui affrontare un
confronto reale;
Registro
che stasera non solo non c’è il confronto reale, ma c’è la mortificazione delle
istituzioni democratiche e della capacità di incidere sui problemi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Chiappetta. Ne
ha facoltà.
Signor Presidente, a dire
il vero, non avrei dovuto parlare ed ho pure rappresentato il perché,
considerato che in quest’Aula si si parla spesso, anzi molto spesso
dell’osservanza delle regole e di quelli che devono essere le indicazioni e i
comportamenti anche di tutti coloro i quali, sedendo nella massima Assise
legislativa regionale, devono essere punto di riferimento per tutto ciò che
riguarda poi i comportamenti della collettività calabrese. Lo dico, Presidente,
senza alcuna vis polemica, ma solo perché sono stato costretto ad
intervenire perché in Conferenza dei capigruppo – lo voglio dire anche ai
giornalisti qui presenti e agli altri colleghi che non sono presenti in
Conferenza dei capigruppo, e non è la prima volta, purtroppo, che accade –
avevamo stabilito alcune cose che oggi sono state completamente disattese, così
per come sono state anche precedentemente disattese.
Allora, delle due l’una,
Presidente, e lo dico a lei nella sua qualità di massimo esponente e di massimo
rappresentante di questa Assemblea legislativa: se la prossima Conferenza dei
capigruppo stabilisce quello che dovrà essere fatto in Aula e poi, quanto
stabilito in quella sede, dovesse essere completamente disatteso, credo che sia
necessaria una assoluta e inderogabile necessità e consapevolezza da parte di
tutti quanti noi perché vengano assunte le iniziative più idonee, affinché
possa e debba essere salvaguardata l’autonomia e l’indipendenza della stessa
Conferenza dei capigruppo.
Parlo, Presidente, perché
io che sono – per come credo sia unanimemente riconosciuto – un attento ed
anche ossequioso consigliere e non solo persona che si attiene a quelle che
sono le regole, ricordo che avevamo stabilito – questo lo dico a beneficio
della stampa – che ogni gruppo potesse avere la possibilità di parlare per 30
minuti. Questo per dare la possibilità al presidente Scopelliti - perché c’era
un’analoga richiesta da parte sua che voleva essere presente qui per non essere
sottoposto poi a facili strumentalizzazioni, così per come è stato detto - di
riprendere la parola alla fine degli interventi dell’Aula. Ma il presidente
Scopelliti, che avrebbe dovuto raggiungere Roma per impegni istituzionali di
domani mattina che lo vedranno impegnato lì, aveva chiesto alla Conferenza dei
capigruppo di contingentare i tempi, ed era questo il motivo per il quale non
si voleva assolutamente soffocare il dibattito, era questo il motivo per cui si
era deciso di contingentare i tempi per gruppo, per avere ciascun gruppo la
possibilità di parlare rispetto, a mio parere, a questo che era un avvenimento
importante e significativo non solo per quello che la sanità ha da sempre
rappresentato fra tutte le emergenze e le criticità calabresi, ma anche e
soprattutto perché siamo da tre anni in regime di commissariamento e quindi, a
mio parere, l’Aula avrebbe dovuto e avrebbe potuto fare bene ad effettuare
tutte le considerazioni, per come di fatto sono state esplicitate sino a questo
momento.
Presidente, le chiedo
anche, per ripristinare la verità, perché non possono essere considerate verità
le non verità – questo lo dico anche al Segretario generale – che non è
assolutamente vero quello che è stato detto dai banchi dell’opposizione – e mi
dispiace che i colleghi che lo hanno detto, lo ha detto anche il collega Maiolo
del quale è riconosciuta unanimemente la sua onestà intellettuale – non è
assolutamente vero, caro collega Maiolo, che quest’Aula abbia trattato la
problema sanità solo in due occasioni in questo triennio; l’ha trattata in più
di un’occasione e, nell’ambito della Commissione sanità, della quale il
sottoscritto ha fatto parte sino a qualche mese addietro, l’argomento sanità
nella problematica più totale e più assoluta del termine è stato presente quasi
ogni qualvolta si è riunita la Commissione sanità.
All’inizio del
commissariamento non poche sono state le riunioni della stessa Commissione
sanità, in cui si è discusso anche e soprattutto da parte della maggioranza, per
tentare di comprendere ancora meglio quali potessero e quali dovessero essere i
compiti della gestione commissariale, quindi del commissario e dei due
subcommissari, quali dovessero e potessero essere i compiti della Commissione
sanità, quali potessero e dovessero essere i compiti del Consiglio regionale in
presenza del commissariamento di un settore.
Si è assunto anche lì,
dopo tante discussioni e anche dopo una serie di considerazioni espresse da
tutti i colleghi componenti la Commissione sanità, che il commissariamento, di
fatto, sulla base di quelli che sono stati i provvedimenti assunti a monte da
parte del Governo nazionale, esautorava i poteri della Commissione in materia
di sanità e ancora di più i poteri dell’Assemblea legislativa, tant’è vero – e
lo dico con grande onestà intellettuale, con grande umiltà e con grande, se mi
consentite, garbo ai colleghi della minoranza – qualche disposizione
legislativa che si è ritenuto di assumere all’interno prima della Commissione e
poi dell’Aula, di fatto, ha trovato la porta sbarrata a livello nazionale per
questa impossibilità da parte del Consiglio di legiferare in una materia, la
sanità, sottratta alla competenza legislativa del Consiglio, ma di fatto
affidata alla gestione commissariale.
Il dibattito che si è
sviluppato questa sera credevo potesse portare qualche elemento di novità, e
questo lo dico non perché io sia parte della maggioranza che in questo momento
governa il territorio calabrese,
ma perché pensavo che questo Programma operativo, che ha introdotto elementi di
novità – e ha fatto il Presidente Scopelliti a rimarcarlo – sui quali non mi
soffermo, a mio parere avrebbe dovuto richiedere una solidarietà da parte delle
forze di minoranza, un’attenzione rispetto a quello che è stato definito nel corso
del Programma operativo, sì da poter essere perfettamente integrato rispetto a
quello che sarà il tavolo Massicci, dalle cui risultanze dipenderà una sanità
migliore, almeno rispetto a quella che si vuole creare in Calabria.
Non credo che ci sia
stato un apporto particolarmente significativo, perché si è andati indietro nel
tempo e si è cercato di evidenziare una serie di criticità, cercando di fare in
modo di far passare il messaggio in base al quale queste cose sono state
assunte da un governo del quale anche la maggioranza di centro-destra, a suo
tempo, faceva parte, “noi centro-sinistra non abbiamo colpa rispetto a quello
che è stato” e tutto ciò che, a mio parere, non avrebbe dovuto essere oggetto
di discussione e di trattazione in questa fase, anche alla luce della
considerazione iniziale del Presidente del Consiglio, che io avevo salutato con
grande soddisfazione e con grande compiacimento. Presidente, l’ho segnato – lei
ha detto che questo dibattito può essere proficuo ai fini della riunione del tavolo
Massicci del 16 luglio, perché ci rendiamo tutti conto – e non è un problema
solo di maggioranza, ma non può non essere un problema di condivisione da parte
di tutte le forze politiche presenti in questo Consiglio regionale – che da
questo tavolo Massicci, così come anche dagli altri precedenti, dipenderà la
sanità del futuro, nel momento stesso in cui si avrà la possibilità di
ridisegnare un sistema sanitario che terrà conto dell’apporto di nuovi posti
letto che si creeranno sul territorio calabrese, dello sblocco del turn-over,
assolutamente necessario per garantire dei livelli assistenziali ancora
migliori rispetto a quelli che sono stati ereditati.
Mi dispiace che non ci
sia il presidente Loiero, non so se ho avuto la fortuna o la sfortuna di essere
presente anche nella parte finale della precedente legislatura – vedete – lo
voglio dire agli amici che indicavano una sorta di amnesia da parte del
presidente Scopelliti e della maggioranza nel non venire in Aula: il presidente
Loiero, nella precedente legislatura, sia pure nella parte finale, non è mai
venuto in Aula, nonostante le criticità, nonostante le anomalie, nonostante le
disfunzioni, nonostante tutto quello che è stato evidenziato anche negli
interventi precedenti, sui quali non voglio assolutamente entrare.
Ecco perché credo che sia
opportuno, in questa fase, ristabilire la verità e ristabilire anche alcuni
dati concreti che qualcuno chiedeva. Vogliamo parlare di questi dati, ma solo
brevemente, Presidente, e le chiedo scusa se rubo ancora qualche altro minuto.
Alla fine dell’esperienza
della precedente Giunta regionale, la Calabria si era ritrovata con oltre 60
ospedali – lo rimarco – 60 ospedali tra pubblici e privati, con una popolazione
di nemmeno 2 milioni di abitanti. Ogni anno si spendevano circa 260 milioni per
l’emigrazione sanitaria e un posto letto costava – anche questi sono dati sui
quali non c’è discussione, il dato è dato – 624 euro, quando se ne sarebbero
dovuti spendere 180.
Parliamo della
riconversione, di quello che è stato fatto in questi tre anni: vi è stata una
riduzione del tasso di ospedalizzazione entro i livelli previsti – e parliamo
anche di questi dati – si partiva da 225 ricoveri per mille abitanti, per
arrivare a 180 nel 2011, a 160 nel 2012, così come previsto dal decreto 95 del
2012.
Si è, poi, parlato anche
delle prestazioni effettuate fuori regione, qualcuno ha ritenuto che un
decremento del 3 per cento non fosse assolutamente significativo. Probabilmente
non è grandemente significativo, ma lo è non per quello che effettivamente ha
determinato in termini assoluti, è significativo perché ha voluto significare
un recupero di fiducia e un recupero di credibilità del sistema sanitario
regionale che precedentemente, in passato, non c’erano.
Non parlo, naturalmente,
su quello che è stato fatto per i parti cesarei, un solo dato – e lo dico anche
a beneficio della stampa –: nel 2009 il dato dei parti cesarei in Calabria era
il 50,2 per cento, con punte del 61,8 per cento nel primario.
Per amore di patria, non
parlo di quello che accadeva nell’ambito dei direttori generali,
dell’individuazione dei direttori generali, rispetto ai quali anche oggi c’è
stata una sorta di ammissione di responsabilità e anche di mea culpa da
parte del presidente Loiero, perché obiettivamente il collega Maiolo ha parlato
di sofferenza da parte dei direttori generali a venire in Commissione sanità a
rappresentare quello che hanno fatto. Caro collega Maiolo, io preferisco la
sofferenza di questi direttori generali a quello che altri hanno, invece, fatto
nel quinquennio 2005-2010.
Chiudo, dicendo che il
Presidente della Commissione sanità, il collega Pacenza, evidenzierà nella
parte terminale degli interventi quello che, a nostro parere, dovrà essere
fatto per cercare di creare le condizioni per quella che io definisco la
vivibilità democratica dell’istituzione, che poi non può produrre riverberi
positivi anche a livello regionale, vale a dire l’assoluta consapevolezza che
la sanità non può essere oggetto di contesa politica e non può essere oggetto
di conflittualità politica. La sanità, considerando che non è né del
centro-destra né del centro-sinistra, ma appartiene alla Calabria – con questo
non voglio fare né retorica né demagogia – credo che debba essere un cavallo di
battaglia che deve essere cavalcato da tutte le forze politiche presenti in
Consiglio.
Ecco perché dico che,
comunque, quello che è stato fatto questa sera è importante, perché si è
iniziato a parlare in termini diversi, di una fase diversa rispetto alla fase
di emergenza che abbiamo vissuto fino ad oggi. Sono certo che il collega
Pacenza, nelle sue conclusioni, considerando il suo ruolo di Presidente della
Commissione sanità, saprà trarre spunto da tutte le considerazioni espresse e
proporrà all’Aula un qualcosa che credo non possa non trovare accoglimento.
Ha chiesto di parlare il
consigliere Giamborino. Ne ha facoltà.
Presidenza del Vicepresidente
Alessandro Nicolò
Signor Presidente,
purtroppo sono sicuro di doverla deludere, perché non ho una soluzione, né in
passato questa è stata trovata da governi di centro-destra o di
centro-sinistra, governi in tutt’altre faccende, a mio avviso, affaccendati.
Cercheremo di vedere il perché.
Il dibattito, signor
Presidente, che l’Aula le trasferisce è chiaro e nitido: messo a confronto con
la grave e grande responsabilità di oltre il 60 per cento delle risorse,
nonostante questo, lo vedo in una direzione che cerca di aggiungere parole su
parole, come probabilmente sarò costretto a fare anch’io. Tuttavia, tenterò di consegnare
queste mie parole agli atti del Consiglio, affinché nessuno possa dire che io
non ho detto la mia; e intendo la mia una parola che vola al vento come le
vostre e come quella del presidente Scopelliti, tant’è che dico questo per
poter dire e rimarcare quello che i miei amici e colleghi dell’opposizione
hanno qui denunciato – e sembra anche questa una cosa leggerissima –: la
mancata relazione scritta, non consegnata al Presidente della Commissione, non
consegnata ai colleghi, non consegnata alla maggioranza, non consegnata alla
possibilità di verifica dell’opinione pubblica calabrese, non consegnata alla
stampa, che riteniamo sale, comunque, della democrazia.
La sanità che viene fuori
da questo dibattito – ripeto – e che viene presentata ai calabresi ci racconta
di una sanità ancora senza un modello, senza un suo modello di sanità. Forse è
questo il problema: la Calabria non ha mai avuto un modello di sanità
calabrese, per l’appunto; potrebbe tentare quantomeno di copiare o di imitare
altre esperienze assolutamente più virtuose.
(Interruzione)
No, non ce l’ho
con nessuno, perché io parlo a lei come rappresentante della massima Assise. Le
dicevo, le regole, quelle di cui parlano i tecnici, i parametri, chi li
osserva? dove sono? se è vero che, ad esempio, nella mia Asl di competenza –
anche questo lo voglio dire e rimarcare – ho visto colleghi di spessore che
parlano a livello di provinciale, non della loro provincia, perché non
occuparsi di una sanità complessivamente tale, finisce per sminuire lo stesso
dibattito.
Da parte mia, signor
Presidente, mi vedo costretto ad imitare i colleghi ed a rappresentarle un
romanzo nel romanzo, la tragedia nella tragedia, una sanità più disgraziata
della sanità calabrese, per l’appunto quello che ha visto ed ancora è vivo il
ricordo delle dolcissime ragazze, Federica Monteleone ed Eva Russo, vittime
sacrificali – mi sono consultato con il dizionario prima di sbagliare, parlo
della provincia di Vibo Valentia; dovrebbe sapere il capo del governo regionale
e i colleghi che la nostra società, culturalmente – ed è sancito anche a
livello costituzionale – dovrebbe essere non dico di mutuo soccorso, tuttavia
solidale con quella parte del territorio che è più bisognosa. Si consuma qui in
Calabria quello che il Paese conserva e consegna a noi, cioè quello che Roma fa
nei confronti della Calabria, la Calabria lo fa nei confronti della mia
martoriata città.
Allora, signor
Presidente, il dato che io le do è della provincia più povera d’Italia ed ecco
perché chiamo il Presidente ad una politica o a politiche più importanti e più
puntuali.
Pregherei i colleghi
consiglieri di consentire lo svolgimento dei lavori e di favorire l’intervento
del collega Giamborino.
Signor Presidente, volevo
consegnare al Consiglio regionale, agli atti dello stesso il dato del “Sole 24
ore” e di “Repubblica” che individua, purtroppo – non è una cosa di vanto per
la Calabria e per me è un fatto assai doloroso – in Vibo Valentia la più povera
d’Italia, povera e maltrattata da governi che si sono susseguiti, di destra, di
sinistra, quindi – come vede – non è un discorso ad personam, proprio
per tentare di essere credibili, perché quando si parla, si deve cercare di
dimostrare quello che si dice e questo lo si può fare solo attraverso i fatti.
Allora è un fatto se
l’Asl vibonese, se la sanità vibonese ha nemmeno il 40 per cento dei posti che
le regole nazionali e calabresi che noi abbiamo condiviso le assegnano? Le
voglio leggere il dato: 100 posti l’ospedale di Vibo Valentia, della città
capoluogo, 30 Serra San Bruno, 20 Tropea e poi la clinica privata, una sola,
50; totale, 200, a fronte di un’assegnazione di 450”.
Beh, questo il presidente
Scopelliti avrebbe dovuto scriverlo, vediamo adesso l’attrezzato Presidente
della Commissione sanità – che conosco molto bene e che stimo – vedremo se qui
riuscirà a dimostrare se le regole sono state rispettate.
Presidente, io non voglio
abusare della bontà di ascolto dell’Aula, dei pochissimi colleghi che ci sono –
ringrazio l’unico rappresentante del governo che vedo al tavolo, l’assessore
Pino Gentile; veda, io intervengo per denunciare, per far rimanere agli atti
quello che il presidente Scopelliti nella sua carica di commissario dell’Asl
sta o si dice che potrebbe fare nella mia città.
Si parla di un ospedale
integrato tra Vibo e Tropea: ahi, quanto è vecchia la storia! Dividi et
impera. Traduco per me stesso: lo spalmi e così poi lo chiudi e sposti il
bacino in un altro posto. Qui noi non siamo per non fare nulla, siamo per fare
le sentinelle democratiche, siamo attrezzati, anche se con pochi mezzi, ma ci
batteremo con la determinazione e la convinzione che ci trasferisce la forza
della ragione.
Quindi possiamo
immaginare, signor Presidente, che l’ospedale di Vibo possa congiungersi e che
questo possa fare rete e che sia utile alla sanità calabrese e alla sanità
vibonese, quando questo è possibile solo in presenza di strutture tecnologiche
e di strutture o di infrastrutture?! Pazienza!
Ma voglio con un’altra
denuncia coltivare la speranza. Le voglio
parlare, signor Presidente, della costruzione del nuovo ospedale di Vibo
Valentia, un’opera di 140 milioni di euro, dunque un avvenimento storico, se è
vero che questa sarebbe l’opera più grande di tutta la storia della mia città,
nonostante abbia avuto un Ministro del lavori pubblici come Luigi Razza, dalla
cui cultura mi allontano, ma che è stato straordinariamente importante
nell’immaginario, nel sognare una città assai significativa per l’intera
Calabria, il cuore stesso della Calabria. Quest’opera, signor Presidente, avrei
voluto che ci fosse in Aula il capo del governo regionale per dirgli
“attenzione, signor Presidente, che nella mia città la storia ci consegna paure
e preoccupazioni”, perché una prima pietra era stata già messa cinque anni fa e
c’è voluto il sacrificio – non l’ho citato per caso – di due giovani vittime,
per costringere il Governo Prodi con il ministro Turco, una signora bene, a
venire a Vibo e far promettere un provvedimento di protezione civile.
Sono dispiaciuto
dell’assenza del presidente Loiero, così si capisce quanto io sia poco
partigiano di parte, ma sia assai vicino alla verità. Il presidente Loiero, in
quella occasione, ebbe un’intuizione che io non ho mai condiviso, però egli
disse in favore dell’intera Calabria: “Il provvedimento di protezione civile
nasce per la Calabria per la morte di Federica Monteleone, dunque per la
costruzione dell’ospedale di Vibo Valentia”. Si volle caricare l’asino più di
quella che era la sua portata, quindi l’asino è zoppo, i quattro nuovi ospedali
non si sa come e quando saranno costruiti.
Ma – ripeto – signor
Presidente – e le chiedo scusa – voglio coltivare la speranza, vorrei davvero
che quest’opera straordinaria, magica che potrebbe davvero ravvivare la sanità
vibonese e la sanità calabrese, però dobbiamo stare attenti, dobbiamo vigilare
per la possibile infiltrazione delle culture perverse, come già si è
verificato, e dobbiamo programmare insieme – qui, sì, sono d’accordo con gli
amici che mi hanno preceduto – di riempire questa opera straordinaria e gli
altri ospedali della Calabria che sono stati appaltati pubblicamente lunedì
ultimo, programmarla per riempirla di contenuti scientifici e soprattutto di
valori umani.
Manca ancora a Vibo
Valentia il primario di chirurgia. Intanto la gente – signor Presidente,
l’affido alla sua sensibilità – purtroppo, continua a soffrire, continua a
morire.
Quale eccellenza, allora,
vogliamo costruire?! Il Presidente, nella Commissione, saprà rispondermi a
questo quesito giusto, non partitico, certamente politico, sociale? Mi potrà
rispondere quale programmazione c’è per riempire un’opera pubblica di 140
milioni? Lo vorrei sapere. Se io fossi rassicurato, probabilmente stasera –
come avrebbe detto un grande italiano – dormirei assolutamente più tranquillo:
parlo di un uomo su cui non oso, non osiamo, almeno quelli che si rifanno alla
nostra politica, nemmeno alzare gli occhi, il grande Alcide De Gasperi.
Almeno io, signor
Presidente, le chiedo questo: ci sono delle possibilità? Chissà se il
presidente Scopelliti sa che a Cosenza c’è stato – certamente lo sa bene
l’assessore Gentile per la sua sensibilità, probabilmente, forse io, essendo
suo amico, magari dico qualcosa in più, ma ho buona prassi anche con il
presidente Scopelliti – ma si sa che in Calabria c’è un docente di origine
calabrese che proviene dalla straordinaria e significativa esperienza
dell’università bolognese, un signore di tale nome professor Bruno Nardo che
corre il rischio ancora di non essere allocato a disposizione dei calabresi,
dopo aver fatto 35 trapianti di reni e dopo essere pronto, sul piano
scientifico, ad innescare il trapianto di fegato?
Chiudo e le chiedo scusa,
signor Presidente, e sa cosa vorrei dire all’Aula? Attenzione, parliamo del 60
per cento delle risorse che ricadono sotto la nostra grande responsabilità, che
vengono impegnate su un fronte che non riesce - non Scopelliti - nemmeno in
passato e nemmeno prima, però è ora di invertire la rotta, facciamo prendere
alla buona sanità nelle sue vele un po’ di vento, ma se stiamo attenti a quello
che diciamo e se non finiamo di litigare uno con l’altro. Ecco perché i
calabresi sono emarginati sempre e sempre di più.
Presidente, si faccia
portatore, perché lei anche in questo momento, ma il Presidente Scopelliti fa
parte della sua maggioranza, gli dica di riflettere un momentino in più, di
farsi consigliare un po’ meglio, di mettere in essere in questo rush
finale di questa nostra straordinaria responsabilità un po’ più di buonsenso,
un po’ più di umanità, senza gerarchie e senza governi oligarchici che vengono
consegnati alla storia soprattutto per il loro fallimento. Un uomo solo al
comando non vale la pena, quello lo poteva fare solo Berlusconi, ma adesso ve
lo prendono pure!
Ha chiesto di parlare il
consigliere Giordano. Ne ha facoltà.
Prendo la parola perché ho scelto di
partecipare a questo dibattito, ritenendo una questione, quella della sanità, troppo seria per non essere
affrontata con la dovuta accuratezza, quindi il mio intervento voleva, in
principio, essere scevro da qualunque condizionamento dell’appartenenza
politica rispetto al solito cliché maggioranza-opposizione. Tuttavia,
non posso non denunciare tutta la delusione nel come questo dibattito si è
sviluppato, nel come si è aperto rispetto a una relazione che, in buona
sostanza, non ci ha detto nulla, se non aver sciorinato una serie di dati, di
parametri anche vuoti. Poi commenterò qualche dato che è stato offerto in una
relazione del presidente Scopelliti.
Il problema, cari
colleghi, è quello che forse ci sfugge ed è quello se in questa regione è
possibile garantire il diritto universale alla salute, se in questa regione è
possibile immaginare una strategia, un sistema di salvaguardia dei livelli
essenziali di assistenza.
In questi tre anni –
questo è vero che è il secondo dibattito, è vero quello che diceva il collega
Chiappetta e la Commissione sanità di cui faccio parte – quante volte in
Commissione sanità abbiamo trattato, abbiamo adottato anche provvedimenti,
risoluzioni che sono state sistematicamente disattese, mai prese in
considerazione da una struttura commissariale che si è semplicemente avvitata
su se stessa? I risultati, dopo tre anni, sono quelli che tutti avete potuto
acquisire, le pesanti censure che vengono dall’audizione dei due referenti
della sanità, il direttore generale Bevere e il famosissimo ragioniere
Massicci.
Non sono stato un
appassionato dei numeri del tavolo Massicci, spesso numeri – anche quelli –
freddi e vuoti, però, cari colleghi, il quadro che viene fuori da
quell’evidenza, da quelle audizioni è pesante. Oggi abbiamo ascoltato alcune
cose che volevano illustrare il cosiddetto Piano operativo. Ma quante volte
abbiamo chiesto che in questo Consiglio si potesse costruire un autentico Piano
sanitario regionale, costruirlo con il contributo fattivo della Calabria e
quindi anche di questa opposizione che non si è mai sottratta alle
responsabilità, al dibattito, alle varie cose?!
Noi, come gruppo
consiliare, ci siamo dati anche un metodo in questi anni, abbiamo voluto girare
in lungo e in largo la Calabria, abbiamo toccato con mano quello che succede
nei territori di montagna, dove gli ospedali di frontiera erano stati
abbandonati a se stessi, alcune realtà della stessa provincia di Reggio
Calabria, su cui vorrò dire qualcosa nel corso del mio intervento. Bene, il
quadro desolante dice che i livelli essenziali non sono rispettati.
Sentivo parlare dei posti
letto, il parametro del 2,7. Siamo sicuri che questo sia il parametro o sono le
tabelle o sono i decreti che, sistematicamente, sono stati disattesi anche da
chi li ha emanati e doveva curarsi che fossero rispettati?!
Per non parlare, poi,
della mobilità. La mobilità, il dato del 3 per cento, che è risibile, se non
viene poi apprezzato nella sua effettiva entità; intanto non è così perché i
dati ci dicono che l’aggravio della mobilità è aumentata da 233 milioni a 247
milioni. E sapete per quale patologia è aumentata? Per l’oncologia clinica, per
l’ortopedia, per quelle patologie ordinarie che dovevano essere risolte, non
dovevano essere nemmeno oggetto di discussione in questa Regione. Invece tutta
la gravità emerge da questi dati.
La mobilità – ecco
un’altra cosa che in questo Consiglio abbiamo trattato – la questione dei
dializzati, e questo è riferito in particolare all’azienda ospedaliera di
Reggio Calabria. I dializzati di Reggio Calabria sono costretti a fare il
viaggio della speranza nella vicina Sicilia, a Messina, e la Regione Calabria,
che paga questa mobilità passiva, la paga a chi? Alle strutture private, cari
colleghi, non alle strutture pubbliche.
Tante cose, quindi, sono
da sottolineare e non voglio fare un lungo elenco che potrebbe portarci a
ragionare fino a domani mattina. Certamente, però, non è accettabile che non ci
sia una dimensione strategica. Ricordo le prime battute del presidente
Scopelliti, quando venne in quest’Aula, forse proseguendo una lunga campagna
elettorale, dicendo che la parola d’ordine era quella della deospedalizzazione,
che è la parola d’ordine della riorganizzazione del territorio.
Ma dove sono state queste
cose? Diciannove ospedali chiusi e non c’è uno straccio di dimensione di
medicina sul territorio, non c’è, non esiste un’organizzazione territoriale
della medicina di base.
Allora, se si vuole
ragionare in termini seri e se si vuole ragionare in questo scorcio di mandato,
credo che ci sia un gran lavoro che si può fare anche nella terza Commissione,
immaginare quello che dovrebbe essere un piano che, però, individui un percorso
strategico sull’emergenza-urgenza, sulla medicina territoriale, su una
riorganizzazione degli ospedali che è stata sottratta a qualsiasi dibattito di
questo Consiglio regionale, su quello che deve essere la sanità privata che in
questa regione ha l’indice più alto d’Italia, il 32 per cento; in Calabria
paghiamo i ticket più alti d’Italia, in Calabria abbiamo subìto – perché
la permanenza del Piano di rientro è come il cane che si morde la coda – gli
automatismi fiscali che hanno pesato per 256 milioni di euro l’anno scorso e
nell’anno corrente che, quindi, hanno portato i calabresi a pagare un
pesantissimo pedaggio, non potendosi curare e, purtroppo, dovendo ancora oggi
seguire i viaggi della speranza dell’emigrazione in altre regioni.
Su queste cose credo che
dobbiamo riflettere in maniera molto seria e quindi su questo è l’appello che
faccio.
Mi dispiace, avrei voluto
ascoltare la replica del presidente Scopelliti, perché il dibattito è stato
anche ricco di spunti, ricco di riflessioni ed avremmo atteso delle risposte,
come avrei atteso la risposta sull’ospedale di Melito. Il presidente Scopelliti
ha fatto accenno ad alcune realtà, ho preso degli appunti. L’ospedale di Melito
come intende salvaguardarlo il presidente Scopelliti? Così come ha fatto fino
all’altro ieri, sopprimendo servizi, riducendolo all’osso?! Come deve essere
organizzata la sanità in fasce di territorio dove non esiste più una traccia di
risposta sanitaria?
Su queste cose e su tante
altre che evito di elencare, credo che dobbiamo seriamente interrogarci e
bisogna veramente cambiare registro.
Un’ultima cosa che volevo
chiedere e puntualizzare e che riguarda anche la trasparenza, perché qualcuno
ha accennato ai bilanci delle Asp, si
parlava dei bilanci orali del passato, ma anche i bilanci delle Asp non sono
messi in migliori condizioni, laddove anche gli organi dei Revisori contabili
hanno segnalato alla Corte dei conti delle pesantissime anomalie.
Perché
non si potenzia la SUA? Ho ascoltato la relazione del generale Rizzo in
Commissione contro la ‘ndrangheta
l’altro giorno. Basterebbe poco per potenziare la SUA e ci vorrebbero un atto
deciso anche della struttura commissariale, affinché finisca la facoltà di
alcune Asp che si rifiutano di esperire le gare per le forniture e per i
servizi da parte della SUA. Tre Asp su dieci, ancora oggi, stanno prorogando
servizi e bandi sulle forniture. Questo è inaccettabile in una regione dove le
infiltrazioni mafiose sono state evidenti nel comparto sanitario. Questo è
inaccettabile, quindi qua ci vuole anche uno scatto d’orgoglio da parte di
questo Consiglio regionale, per porre fine a queste pesanti anomali.
Ha chiesto di parlare il
consigliere Tripodi. Ne ha facoltà.
Vorrei fare alcune considerazioni stasera, anche perché dagli interventi
effettuati – non me ne vogliano nemmeno i colleghi dell’opposizione – ho
sentito per la maggior parte osservazioni e, purtroppo, oggi ci dobbiamo
parametrare e discutere anche sui fatti avvenuti. Non per addossare la
responsabilità al presidente Scopelliti che sulla sanità – lo dico con molta
consapevolezza ai colleghi della maggioranza – ha scelto di agire in
solitudine, perché questa è la verità, la solitudine di chi ha avvertito la
responsabilità di un Piano di rientro, in cui quello che si è fatto fino adesso
per alcuni aspetti – non me ne voglia nessuno, nemmeno il Presidente – lo
avrebbe potuto fare tranquillamente un ragioniere: prendevamo un ragioniere, lo
mettevamo là, avremmo ottenuto lo stesso risultato.
Anche i dati che ha
fornito il Presidente, che ha letto, sono semplicemente delle opinioni – ve lo
assicuro io e ora ve lo dimostrerò con i fatti – perché, al di là dei risultati
economici che ha enunciato sul risparmio e su quant’altro, il Tavolo Massicci
prevede dei paletti ben determinati entro cui è difficile muoversi; questo
Consiglio regionale, però, avrebbe dovuto disegnare qualcosa di diverso – lo
dico ai colleghi medici soprattutto – avrebbe dovuto disegnare un futuro Piano
sanitario che uscisse necessariamente dalla discussione con il Tavolo Massicci,
integrato ed integrante del disegno di sanità che noi dobbiamo immaginare in
quest’Aula rispetto a tre parametri: rete emergenza-urgenza, rete ospedaliera e
rete territoriale.
Inizio dalla rete
emergenza-urgenza, perché ho sentito anche il collega Imbalzano che citava
alcuni dati. Incominciamo a parlare di fatti: vorrei chiedere ai colleghi della
maggioranza, anche al Presidente, una banalità, per poi arrivare alle cose più
serie. Voi sapete quante ambulanze abbiamo in Calabria? Secondo me, no! Lo dico
con molta sincerità, e l’ambulanza è uno strumento necessario, utile e
indispensabile all’emergenza-urgenza. C’è una carenza di ambulanze del 47 per
cento rispetto a quelle necessarie per espletare un servizio normale di pronto
soccorso.
Voi sapete i pronto soccorso
che regime di prestazioni giornaliero hanno in media in Calabria – dati
dell’Ufficio del commissario –? Sono 800 prestazioni. Non a caso, anche il
collega Gallo, nel suo incontro a Cariati poco tempo fa, ha messo in evidenza
l’importanza degli ospedali di frontiera anche in base a questo tipo di
garanzia della salute per il cittadino al pronto soccorso; e questi sono fatti,
parliamo di fatti, le opinioni le lasciamo a chi vuole.
Come un fatto è che la
rete di emergenza-urgenza sarebbe dovuta essere un’integrazione reale e
veritiera di quella che è l’offerta a livello territoriale e a livello
ospedaliero, invece noi ci troviamo con un paziente di Reggio che trasferiamo a
Crotone, un paziente di Crotone che trasferiamo a Catanzaro, un paziente di
Vibo lo andiamo a trasferire, caso mai, a Cariati o da qualche altra parte.
Questa è la fotografia
reale, non vi sto dicendo niente di anormale.
Poi abbiamo l’altro
paradosso della rete territoriale, e anche qui citiamo fatti, perché poi quelli
contano. I fatti della rete territoriale quali sono? Che l’integrazione – lo
dico al collega Pacenza, che interverrà dopo di me – reale, per evitare
l’ospedalizzazione, con la creazione di un filtro che dovevano fare per decreto
i medici di base con delle strutture adiacenti a quelle ospedaliere, non c’è
stata. Non c’è stata nemmeno la condizione di discussione a livello di
territorio calabrese, per creare quelle che erano le condizioni imprescindibili
di un’offerta sanitaria sui Lea, per quanto riguarda un processo di deospedalizzazione
– come dice il Presidente e come ho sentito – che va anche nella direzione dei
posti letto.
Ma ci vogliamo prendere
in giro?! Perché i posti letto sono stati ridotti – lo voglio dire ai colleghi
di maggioranza – perché con il decreto 18 – attenzione, perché poi si debbono
ricordare alcune cose – sono stati aboliti 19 ospedali e, conseguentemente,
quei posti letto non sono stati attribuiti. Stiamo parlando di questo, non di
altro.
Vogliamo parlare, poi,
della suddivisione territoriale anche delle strutture complesse? Ne possiamo
parlare tranquillamente, territorio per territorio, perché voi sapete come
stanno le cose nei vostri territori come le so io. Poi ci ritroviamo con la
discrasia che in un ospedale, addirittura, facciamo due reparti uguali e tutte
e due strutture complesse! Poi ci ritroviamo – arriviamo fra poco alla rete
ospedaliera – sul territorio senza neanche il filtro previsto dal decreto
Balduzzi nemmeno per i bambini! Di questo stiamo parlando, questa è la
fotografia del reale e queste cose il Tavolo Massicci le ha messe in evidenza,
perché lo stesso Tavolo prevede un contenimento della spesa non
sull’organizzazione benché su quest’ultima – lo dico a coloro i quali sono
intervenuti – abbia il dovere di intervenire questo Consiglio, perché è frutto
di un Piano sanitario in cui le tre grandi manovre che dovremo fare sulla
sanità (Piano ospedaliero, Piano territoriale, Piano emergenza-urgenza)
necessariamente devono trovare allocazione.
Mi dispiace che il
Presidente non ci sia, ma lo chiedo a voi: noi stiamo per costruire quattro
nuovi ospedali. Domanda, poi qualcuno che mi risponda: all’interno dei quattro
ospedali quali reparti mettiamo, quali specialità? Su quale Piano sanitario
costruiamo questi quattro ospedali? Sul Tavolo Massicci che sta chiedendo
lacrime e sangue calabresi o sulla sanità che vogliamo disegnare noi? Domanda
banale: un distacco di retina in Calabria, non c’è una – dicasi una – struttura
pubblica che esegua l’intervento necessario! E parliamo di un’infezione per cui
vi è una casistica e un’incidenza abbastanza elevata in Calabria.
Vogliamo capire, una
buona volta – lasciamo i banchi di opposizione e banchi di maggioranza e ci
sediamo a discutere di sanità, non di opinioni, quelle sono opinioni – se per
alcune specialità, tipo reumatologia, che ci costringe ad emigrare da questa
Calabria, ci sia un reparto, uno, dicasi uno, in Calabria a cui possiamo
rivolgerci o no. Di questo bisogna discutere e bisogna farlo perché, quando
sento “ha fatto bene il nostro Presidente a fare questo, ha fatto bene il
nostro Presidente a fare questo”, mi chiedo di cosa vogliamo parlare, visto che
politicamente una struttura che si ritiene avulsa dal contesto calabrese, che è
quella del commissario nominato con decreto del Governo sulla sanità, rifiuta
anche il confronto in Commissione?! Perché ognuno può rimanere nelle proprie
opinioni, però confrontarsi aiuta a capire quali siano le possibili soluzioni
che si possono dare a questa Calabria sulla esigenza di salute dei nostri
concittadini.
Anche il collega Magno ha
ammesso “ancora i dati non li abbiamo per potersi confrontare”. Mi ricordo
quando quest’Aula, quando c’era l’assessore Luzzo, diceva “bene ha fatto Luzzo,
va tutto bene, stiamo risolvendo i problemi”, quando c’erano l’assessore Lo Moro
o Spaziante, la stessa cosa “bene ha fatto la Lo Moro”, “bene ha fatto
Spaziante”, “abbiamo risolto il problema”.
Ci ritroviamo, oggi, a
distanza di anni, a parlare delle stesse cose, aggravati da un Piano di rientro
a cui quest’Aula – ma questo lo dico affrancandomi dalla mia posizione di
questi banchi – ancora non ha saputo dare una soluzione di indirizzo sulla
sanità, perché le varie riunioni che facciamo, in ogni caso a Roma, qua in
Calabria, devono servire a redigere un documento che si chiama Piano sanitario
regionale, in cui tutta la sanità, compresa l’università, va inserita in questo
contesto.
Di questo stiamo
parlando. Poi possiamo dire quello che vogliamo, il bicchiere è mezzo pieno, è
mezzo vuoto, ma i dati di fatto, la realtà è quella che vi ho appena descritto.
Ma veniamo alla rete
ospedaliera: la rete ospedaliera serve affinché gli acuti possano essere curati
e affinché gli sprechi, causati dalle lobbies e quant’altro, possano
essere evitati. Ne ho sentite di tutti i colori! Però vi voglio fare un esempio
sul “si dice”: se quello che si dice che sta avvenendo sull’Asp di Cosenza è
vero, allora qua ce ne corre, sugli sprechi, su attribuzioni di incarichi e
quant’altro. Siccome noi non badiamo ai “si dice”, ma questo si dice, poi
saranno i fatti a dire se sono veri o non lo sono.
Alla fine, però, noi
abbiamo il dovere di dare un’impostazione che sia diversa dal difendere una
posizione di maggioranza o una prerogativa dell’opposizione di critica; penso
che qua non abbiamo la necessità né che voi difendiate nessuno, né che noi
facciamo opposizione a nessuno. Noi dobbiamo avere la capacità di trovare una
soluzione comune che dia una risposta ai calabresi, che è una cosa diversa,
molto diversa.
Su questo non possiamo
aver disegnato una rete ospedaliera che vede interi territori di questa
Calabria, soprattutto sull’alto cosentino – e voi lo sapete, perché vivete
quelle realtà – in cui non vi è una risposta adeguata di sanità.
La stessa cosa in
provincia di Reggio: noi che siamo di Reggio abbiamo un territorio che va da
Locri a Reggio Calabria scoperto o abbiamo un territorio che va da Scilla, anzi
da Villa San Giovanni fino a Polistena scoperto, perché ci sono due ospedali,
Gioia e Cinquefrondi – che è privato, oltretutto – che danno delle risposte parziali.
Come non possiamo
immaginare che un solo reparto possa soddisfare le esigenze perché ha 20 o 32
posti letto per un’intera provincia. E qua ne stiamo parlando!
Quei quattro ospedali
servivano proprio a questo, a definire una proposta di sanità che potesse
trovare allocazione fisica in un ospedale in cui il disegno sulla sanità veniva
già fatto a monte. Questa discussione, a mio avviso, non c’è stata per una
scelta politica del Presidente.
Una riflessione la
dobbiamo fare, cari colleghi, se vogliamo discutere di sanità, se no ci
confrontiamo semplicemente su una domanda, se ha fatto bene o non ha fatto bene
il nostro Presidente. Siccome, se ha fatto bene o non ha fatto bene il nostro
Presidente, debbono essere i fatti a dirlo, i fatti vengono riscontrati dal
gradimento che l’offerta sanitaria ha nei calabresi.
Vi prego, a prescindere
dalla posizione che abbiamo, domandate in giro se i calabresi sono contenti o
scontenti dell’offerta sanitaria. Poi lasciamo stare le altre cose.
Mi rendo conto – lo do
per scontato e non lo do come giustificazione alla maggioranza – che tre anni,
magari, non sono un tempo sufficiente per aver disegnato appieno un Piano di
rientro in sanità, ma perlomeno una discussione di quello che vogliamo fare
come futuro ci deve essere o no? Se no, di che cosa parliamo?! Di che cosa
stiamo parlando? Se chiudere un ospedale o meno, ma rispetto a che cosa?
Solamente a un Piano di rientro economico. Non è questa la sanità, né la sanità
che immaginiamo noi può essere esclusivamente condizionata da un rientro
economico.
Per non parlare, poi,
della gestione delle varie Asl che fanno in questa nostra regione, soprattutto
riguardo ai budget – lo dico ai colleghi di maggioranza che a queste
cose sono avvezzi, perché è il loro mestiere – o chi gestisce uno studio. Anche
su questo va fatta una riflessione e
anche e soprattutto sull’integrazione reale tra offerta pubblica e offerta
privata, se il privato e il pubblico sono sullo stesso piano.
Questa
è una discussione per non addossare responsabilità o colpe a nessuno. Questo è
il dato di fatto: stiamo parlando, a tre anni e mezzo dal Piano di rientro,
delle stesse cose e sempre soprattutto con una verità dal momento che, ogni
qualvolta ci si siede al Tavolo Massicci, si torna indietro con un no sul Piano
di rientro. Mi augurerei che questo Consiglio regionale, all’unanimità,
chiedesse la fine del commissariamento non solamente per un fatto politico, per
un fatto di gestione, perché poi è inammissibile – questo ve lo dico a
prescindere da ogni considerazione che anche gli altri colleghi di opposizione
hanno fatto – che, alla fin fine, sui temi che riguardano la Calabria, ci
possano essere diversificazioni nell’addossare responsabilità di carattere
economico del passato.
Vorrei
ricordare al presidente Scopelliti – e mi dispiace che non ci sia – che per il
disavanzo 2007 ha avuto un ripiano di 411 milioni, per quello del 2008 di 12
milioni di euro e per quello dal 2009 in poi è arrivato a pareggio sol perché i
direttori generali non hanno fatto spese, ma non hanno fatto spesa mortificando
quelle che sono le prestazioni dovute ai cittadini. O ci vogliamo dimenticare
che all’Asp di Cosenza mancano pure i fili di sutura ai pronto soccorso?! Con
un’aggravante: abbiamo depotenziato la SUA per le gare. Ma questo non lo
diciamo noi, lo dice un certo signore che è venuto nella Commissione contro la
‘drangheta a riferire le condizioni in cui operano.
Mi
auguro, quindi, che per il futuro – e lo dico al Presidente, perché sicuramente
riferirete i nostri interventi o se li leggerà – ci sia un atto vero e proprio
di umiltà in cui la condivisione dei problemi non sia frutto di forza o
debolezza, ma di coloro i quali possono avere la buona intenzione di
confrontarsi sui problemi reali e trovare delle soluzioni che siano idonee e
condivise dalla Calabria e, sicuramente, non per apportare benefici elettorali
né da una parte né dall’altra, ma per apportare semplicemente una condizione di
vivibilità normale di offerta di salute ai nostri concittadini.
Ha
chiesto di parlare il consigliere Pacenza. Ne ha facoltà.
Presidenza
del Presidente Francesco Talarico
Ovviamente, intervenire per ultimo ha, per alcuni versi, dei privilegi, ma per altri versi l’Aula è stanca, ha
recepito questa sera una serie di numeri e di dati sia pure importanti, per cui
il mio
intervento cercherò di sintetizzarlo per cercare, alla fine, di trarre delle
conclusioni rispetto a un dibattito che si è sviluppato tra alti e bassi su
alcuni spunti e, secondo il mio punto di vista, anche con un profilo
interessante dal punto di vista sanitario, buon per ultimo l’intervento del
collega Pasquale Tripodi, che opportunamente poneva attenzione su alcuni
aspetti.
Vedete, colleghi, non è
che appartenere alla maggioranza ci impedisce di riconoscere le criticità
esistenti in un comparto difficile, qual è quello della sanità in Calabria.
Credo che nessuno, pure appartenente alla maggioranza, si sia mai sognato di
dire che va tutto bene o che è tutto risolto o che in Calabria, grazie al Piano
di rientro, grazie all’azione commissariale, tutte le situazioni che in passato
avevano ed hanno determinato le difficoltà che attualmente ancora viviamo siano
state risolte.
Il mio capogruppo ha
fatto delle puntualizzazioni opportune rispetto anche al ruolo della
Commissione che in questo momento mi onoro di presiedere e che, ovviamente,
nelle sue funzioni è un tantino limitato rispetto ad un commissariamento in
atto, ad un Piano di rientro – questo è un dato assolutamente innegabile, guai
a disconoscerlo; mi permetto, rispetto all’intervento di alcuni colleghi, di
differenziarmi rispetto ad alcuni dati.
Qualcuno ha detto che
questo è il secondo dibattito di sanità che si tiene; dai dati in mio possesso,
questo è il quinto, e vi posso enumerare anche le date nelle quali si sono
sviluppati dibattiti sulla sanità. Ve li risparmio, però qua ho 23 luglio del
2010, 18 novembre 2011, 2 dicembre 2011, 11 gennaio 2013 e quello attuale, ma
non è il numero delle sedute dedicate alla o sulla sanità che ci deve far
accapigliare, secondo me il momento cruciale, l’aspetto fondamentale, è il
dibattito, il confronto, che mi pare che negli ultimi interventi abbia preso
corpo. Anche quando il presidente Loiero – mi dispiace sia in questo momento
assente – parla di – ma non solo lui, anche qualche altro collega – definisce o
si preoccupa di definire i Lea in Calabria molto ridotti, inefficienti, ho dei
dati inversi che vanno controcorrente rispetto a quello che il presidente
Loiero ci ha detto, perché la valutazione annuale del Ministero della salute
sui Lea esprime una sorta di pagellino e mi dice che nel 2009 la Calabria
aveva…
(Interruzione del consigliere Naccari Carlizzi)
Gli adempimenti amministrativi sottendono alle prestazioni.
(Interruzione del consigliere Naccari Carlizzi)
Va beh, ognuno ha la
propria opinione.
(Interruzione del consigliere Naccari Carlizzi)
Questi sono dati, caro
consigliere Naccari Carlizzi.
(Interruzione del consigliere Naccari Carlizzi)
Consigliere Naccari, se permette, non mi assurgo a
grande competente ma, se non altro per il ruolo professionale, qualcosa ci
comprendo, però – ripeto – 88 punti nel 2009, 99 punti nel 2010, nel 2011, 128
punti. Vi ricordo che l’adempienza con criticità è a 130 punti, l’adempienza
piena è a 160 punti. Questi sono dati assolutamente certi che mi sono stati
forniti da persone con estrema competenza, professionalmente preparate, che non
si permettevano di darmi dati falsi: sono dati che sottendono il ruolo che la
sanità, in quest’ultimo periodo, sta avendo in Calabria rispetto ad alcune
risposte. Poi va da sé – lo diceva bene
anche il consigliere Tripodi – che la rete territoriale deve essere
adeguatamente seguita. Sono anch’io d’accordo, ma mi pare che nel Programma
operativo che ci ha esposto il presidente Scopelliti si parli di maggiore
attenzione alle post acuzie.
La sanità, rispetto a
dieci anni fa – mi insegnate – ha delle esigenze ormai diversificate, non è
possibile pensare ad una sanità di così tanto tempo, per cui le post acuzie
dieci anni fa – ci sono dei colleghi qui che possono supportarmi – erano viste
come una tantum. Attualmente, un soggetto è molto più facile che faccia
un infarto del miocardo, un infarto cerebrale ed abbia bisogno,
successivamente, di una fase di riabilitazione, quindi siamo nel post acuzie,
per cui si impone una medicina che ponga attenzione in questa direzione. Lo
sforzo – credo – responsabilmente va in questa direzione.
Come ci dovremmo
preoccupare, in qualità di maggioranza – ma è stato chiesto anche agli amici
dell’opposizione – di prepararci a un’adeguata ridistribuzione dei 392 posti
letto, che vengono riproposti perché c’è stato un adeguamento non per
concessione dello Spirito Santo!
Allora il dibattito di
questa sera, che per alcuni versi – ripeto – ha avuto spunti interessanti,
spunti costruttivi, credo che non lo si possa ridurre ad un balletto di numeri
o ad uno scontro che interpreta i numeri in un modo rispetto, magari, a noi
altri che li interpretiamo in maniera differente.
E’ una fase questa, caro
consigliere Tripodi – scusa se mi rivolgo a lei – indubbiamente non facile.
Sarei stato – e l’ho detto in qualche altra occasione – curioso di verificare
come, a parti invertite, avreste gestito questa fase, questo momento storico.
Non è una sfida, è un momento di confronto.
Questo per dire che cosa?
Che non si sta giocando sulla pelle dei calabresi, perché quando sento dire un
collega in quest’Aula “si rischia di morire in Calabria”, credo che sia
un’espressione che non fa merito a coloro i quali lavorano, prestano la propria
opera con tante difficoltà all’interno delle strutture calabresi, oltretutto
lancia un messaggio non adeguato. Credo che non possa e non debba uscire da
quest’Aula un messaggio di questa natura, perché la sanità calabrese, pur con
tutti i difetti che può avere un settore così
delicato, sicuramente non è un settore per il quale i cittadini devono stare
attenti, nel momento in cui si recano ad essere curati.
Personalmente,
al di là dell’appartenenza, ho sempre difeso le professionalità che operano in
Calabria, perché hanno sempre operato in condizioni sicuramente più difficili
rispetto – caro consigliere Tripodi – ad una cultura che ci portiamo dietro,
esterofila, secondo la quale chi opera al di là della Calabria, sia al Nord che
al Sud, è migliore rispetto ai professionisti che agiscono in Calabria. Questa
è una logica che ho sempre rifiutato, ma che purtroppo appartiene anche ad
alcuni operatori che agiscono nella nostra regione.
Dice
bene qualche collega, che i colleghi medici devono rendersi conto che lo sforzo
che sta compiendo la politica è massimo, con degli errori, per carità, con
delle criticità che vanno corrette, assolutamente, però non si può negare che
questo spazio di tempo – ripeto – non frequente, inusuale, irrituale, viene
consumato nel miglior modo possibile.
E
sono d’accordo che, quanto prima, la politica, in senso assembleare, le varie
Commissioni riusciranno a riappropriarsi della programmazione sanitaria.
Sicuramente ci guadagneremo, ma in questo momento credo che non si possa fare
altro rispetto a ciò che è stato fatto. Nel momento in cui il consigliere
Tripodi dice “il Presidente Scopelliti ha deciso di agire in solitudine”, credo
che non sia stata una scelta politica, credo che non si potesse fare
diversamente. Non l’immagino come un uomo solo al comando, ma in questo momento
come un soggetto politico che è chiamato a governare una Regione difficile come
la nostra, che ha bisogno di aiuto.
Noi,
come maggioranza, ma anche qualche spunto della minoranza, ci siamo accorti che
c’è questa volontà di assecondare delle scelte che sono state fatte e, per
quelle che verranno, spero si possa essere tutti quanti insieme.
C’era
un documento, una proposta?
No,
non era un documento, era una sorta di decalogo rispetto agli impegni che già
il presidente Scopelliti ha preso in fase di presentazione del Programma
sanitario. Per cui non è altro che una ripetizione rispetto a ciò che il
Presidente ha detto.
Concluso il dibattito
sulla sanità, possiamo procedere con gli altri due punti che erano stati inseriti all’ordine del
giorno. Sono provvedimenti già passati all’unanimità dalla Commissione.
Il primo riguarda l’esame abbinato delle proposte di legge numero 106/9^ di iniziativa del consigliere Nucera,
recante: “Modifiche alla legge regionale 30 marzo 1995, numero 8” e numero 461/9^ di iniziativa del
consigliere Chiappetta, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge
regionale 30 marzo 1995, numero 8 (Norme per la regolarizzazione delle
occupazioni senza titolo degli alloggi di edilizia residenziale)”.
Pongo in votazione il provvedimento in discussione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Altro punto passato all’unanimità dall’esame della Commissione.
Presidente, di che si tratta?
Sono due punti passati oggi in Commissione.
Ma non all’unanimità.
Chiedo scusa, ho detto erroneamente che era passato all’unanimità in
Commissione.
Però se fa capire al
Consiglio di che stiamo parlando, forse è meglio!
Questo è passato
all’unanimità.
Sì, ma se facciamo capire
all’Aula di che cosa stiamo parlando, forse è meglio!
Presidente, l’argomento
di questa proposta qual è? Citi il provvedimento, per cortesia.
Io credo che l’Aula abbia
il diritto di sapere.
Sono due punti, uno che riguarda le aziende territoriali, quello che abbiamo già votato,
poi c’è la il secondo che riguarda le norme urbanistiche per la proroga del
Piano regolatore.
Chiedo scusa, non è una cosa di poco conto, non è
un atto così! Noi stiamo prorogando un atto che, secondo me, è molto grave.
Posso dirle una cosa? Mi correggo: mentre quello
era stato votato all’unanimità, questo ha il voto contrario del gruppo di Italia dei valori.
Ma io non intervengo per
rivendicare il mio voto contrario o l’astensione, intervengo perché credo che
l’Aula abbia il diritto e il dovere di sapere quello che stiamo discutendo,
quello che stiamo votando.
Siccome era stato
discusso all’inizio, nella fase preliminare.
Nessuno ha capito quello
di cui stiamo discutendo, questo è il punto. Allora, che cosa stiamo
discutendo?
Va bene, l’ho detto, possiamo procedere.
Presidente, quando ho chiesto l’inserimento all’ordine del giorno, avevo già spiegato di cosa si
trattasse.
No, non ha spiegato nulla!
Possiamo chiedere all’assessore perché
chiede al Consiglio la proroga per i piani regolatori? Perché credo che i
calabresi abbiano il diritto di saperlo.
Assessore,
può spiegare al Consiglio perché chiede la proroga?
Con il consigliere
Talarico ho parlato informalmente.
L’esigenza di questa
proroga nasce da tre motivazioni fondamentali: la prima, oltre alla richiesta
dell’Anci – ma la voglio considerare non un alibi, perché da questo punto di
vista sembrerebbe quasi una richiesta dall’esterno – le altre due motivazioni riguardano
in particolare sia l’approvazione recente del Quadro territoriale regionale
paesaggistico sia le criticità riscontratenella Via-Vas che è poi il parere per
l’approvazione dei Psc.
Guardi, su questo aspetto
siamo già rimasti d’accordo che non ci può essere una proroga fine a se stessa,
perché – è chiaro – avremmo potuto fare sei mesi e poi prorogare ulteriormente
di sei mesi, però è emerso un dibattito franco con l’Anci e che rifarò
successivamente a questa approvazione – per la quale ringrazio il Presidente
della Commissione e lei per il contributo che avete dato; avremo un incontro
con i sindaci, perché è inconcepibile – lo dico io prima di lei – che chi non
vuole governare i processi sul proprio territorio sia peggio di un
commissariamento successivo a scioglimento per infiltrazione mafiosa, perché
significa abdicare alle proprie responsabilità.
Per cui – la voglio
tranquillizzare su questo, visto che parlo anche da ex amministratore – per noi
è un modo anche per dare un’ulteriore possibilità ai Comuni, soprattutto in
funzione del fatto che, ove questi non fossero dotati di strumenti urbanistici,
verrebbero automaticamente esclusi anche dalla competizione per il riparto dei
fondi della nuova programmazione.
Allora riteniamo che
questo sia un processo di accompagnamento, l’ultimo possibile, proprio per
cercare soprattutto di non danneggiare i cittadini calabresi, perché lei me lo
insegna, purtroppo, gli amministratori non sono tutti ottimi amministratori,
infatti c’è qualcuno che si assume le proprie responsabilità e qualcuno che,
probabilmente, non capisce l’importanza di doverlo fare. Su questo penso che ci
confronteremo con lealtà e schiettezza, così come è stato con l’Anci e con le
Province.
La parola al consigliere
Talarico.
Credo che l’intervento dell’assessore abbia dato dignità ad una questione che
è molto seria e non può essere liquidata con un ordinario atto amministrativo,
perché il Consiglio deve sapere che siamo, forse, alla seconda, alla terza, se
non alla quarta proroga e si è iniziato, se non ricordo male, nella passata
legislatura.
Una Regione come la
nostra non può permettersi ulteriori proroghe. Dico “come la nostra” perché da
più parti, in maniera bipartisan, si denuncia il dissesto e il saccheggio del
territorio, dovuto principalmente – ma non esclusivamente – alla mancanza di
pianificazione e di programmazione da parte delle amministrazioni locali, se
non della Regione e della Provincia.
Ora, se noi abituiamo,
così come stiamo facendo e come abbiamo fatto in questi anni, alla proroga
tutti i sindaci calabresi di centro-destra e di centro-sinistra, beh, il territorio ci sfugge di mano, caro
assessore. Ecco perché non possiamo noi puntualmente offrire ai sindaci pigri e
negligenti la possibilità di rinviare questo atto fondamentale per il governo
del territorio. Le stesse parole che ha pronunciato lei, magari con meno
enfasi, le hanno pronunciate il suo predecessore e l’altro ancora;
probabilmente fra qualche anno saranno i suoi successori a farlo.
Allora,
che sia l’ultima, ma lo si dica in maniera solenne, possibilmente lo si scriva
nella legge, salvo poi magari trovare le motivazioni alla prossima legislatura,
il prossimo anno, di derogare di nuovo al termine stabilito.
E’
vero che c’è il Qtrp in fase di seconda approvazione e ci sono delle
indicazioni molto importanti che possono essere recepite da tantissimi Comuni,
se ne hanno voglia – e sarebbe il caso anche di segnalarlo a questi Comuni in
materia di eolico, di fotovoltaico, di biomasse, eccetera – però, caro
assessore, all’Anci si dica: “Strigliate i vostri aderenti, non potete
scaricare sul Consiglio responsabilità che sono in capo ai sindaci”.
Allora,
se ci sono Comuni in dissesto, che hanno avuto problemi particolari, ben venga
la deroga, la proroga, tutto quello che volete, però se un’amministrazione
gioca per ragioni diverse, non sempre comprensibili, noi non possiamo essere
generosi ed elastici, così come si sta facendo al di là dell’assessore e del
segno politico della Giunta. Questo è il ragionamento.
Quindi
un atto di questo tipo non può passare così, come un atto dovuto, un regalo che
si fa all’Anci. Ma non ce ne frega niente dell’Anci! L’Anci facesse l’Anci! Noi
dobbiamo fare gli amministratori della Regione. Questo è il punto.
Evidentemente
non c’è niente di personale, né un dispetto nei confronti dell’Aula, ma solo un
modo per richiamare l’attenzione su una questione che ritengo molto seria.
Pongo
in votazione l’articolo.
(E’
approvato)
Pongo
in votazione la legge nel suo complesso.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportata in allegato)
C’è un ordine del giorno finale
presentato dal consigliere Loiero: “Sulla visita di Sua Santità Papa Francesco a
Lampedusa”. Ci sono varie firme, è condiviso anche da me, riguarda la visita del Papa a
Lampedusa sulla questione immigrati. Ne do
lettura: “Il Consiglio regionale
della Calabria esprime:
unanime apprezzamento per la visita di Sua Santità Papa Francesco a
Lampedusa, con cui ha dato rilevanza mondiale alla questione immigrazione di
cui l'isola siciliana è un drammatico emblema;
apprezzamento e condivisione per la coraggiosa denuncia della
“globalizzazione dell'indifferenza” verso la tragedia di popoli colpiti dal
flagello dell'emigrazione ed i 20 mila morti “invisibili” inghiottiti dal
Mediterraneo a cui Papa Francesco ha dato, simbolicamente, un volto ed un nome;
richiamando, inoltre, l'attenzione dell'Occidente e dei Paesi ricchi affinché,
attraverso “decisioni a livello mondiale”, si dia, oltre ai proclami ed alle
parole, autentica concretezza alla fratellanza ed alla solidarietà.
Una regione come la Calabria, che aspira ad essere la piattaforma più
avanzata dell'Europa verso i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo e che ha
piena contezza, per averlo subìto direttamente sulla propria pelle, del dramma
dell'emigrazione, traendo spunto dall'accorato appello del Pontefice, auspica
che esso sia tradotto in atti e fatti concreti dalle istituzioni nazionali ed
europee ed offre, all'attenzione del dibattito pubblico, il modesto ma
significativo esempio di quanto fatto dalla Regione nel 2009, quando il
Consiglio regionale, su proposta della Giunta, votò all'unanimità una legge
sull'accoglienza, proponendosi come esempio virtuoso in tema di accoglienza dei
migranti ed opponendo una strenua resistenza a pregiudizi ed atteggiamenti
xenofobi.
Quella legge, espressione di un alto senso dello Stato e di rispetto
della Costituzione, che impone “di accogliere rifugiati politici e richiedenti
asilo”; frutto di una “terra di frontiera” che spesso è il primo approdo per
migliaia di disperati che da noi hanno trovato calore e vicinanza umana, com'è
avvenuto nelle esperienze dei comuni di Riace, Caulonia e Stignano, Badolato,
costituisce, per quest'Aula e per tutti i calabresi, il modo migliore per
condividere la sensibilità verso la problematica mondiale dell'immigrazione
manifestata da un grande Papa con la sua storica visita a Lampedusa”.
Pongo in votazione l’ordine del
giorno testé letto.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportato in allegato)
Approvato con autorizzazione al coordinamento formale.
Non
ci sono altri punti all’ordine del giorno, la seduta sarà convocata a
domicilio.
La seduta termina alle 20,21
Allegati
Hanno chiesto congedo i consiglieri Franchino, Grillo, Magarò, Mirabelli, Principe, Stillitani e l’assessore Mancini.
(Sono concessi)
Sono state presentate alla Presidenza
le seguenti proposte di legge di iniziativa della Giunta
regionale:
“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 e s.m.i.
(Norme per la tutela, governo e uso del
territorio – legge urbanistica della Calabria)
– (Delibera G.R. n. 251 dell’8.7.2013)” (P.L. n.
486/9^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione
consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e
protezione dell’ambiente.
(Così resta stabilito)
“Sistema integrato regionale di protezione civile. Istituzione dell’Agenzia regionale
di protezione civile (Delibera G.R. n. 244 del 4.7.2013)” (P.L. n. 487/9^)
E’
stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie,
culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con
l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate, inoltre,
alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Magarò –
“Norme di contrasto alle infiltrazioni mafiose nel settore edile. Disposizioni
per la semplificazione e la trasparenza nel settore edile e delle costruzioni a
committenza pubblica e privata” (P.L. n. 482/9^)
E’
stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie,
culturali e formative – alla quarta - Assetto e utilizzazione del territorio e
protezione dell’ambiente – ed alla terza - Attività sociali, sanitarie,
culturali e formative – per il parere.
(Così resta stabilito)
Grillo – “Istituzioni della scuola superiore regionale
internazionale <Terra e Fuoco – Dal Kèramos all’Anforèas>” (P.L. n. 483/9^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare –
Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione
Europea e relazioni con l'estero.
(Così resta stabilito)
Gallo, Pacenza, Scalzo, Chiappetta, Bruni, Serra, Grillo – “Norme sull’utilizzo dei
lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità riammessi nel bacino regionale
e non ancora utilizzati” (P.L. n. 484/9^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare -
Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
Magno – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 3 febbraio 2012, n. 3
(Misure in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e
di efficienza e trasparenza della pubblica
amministrazione regionale ed attuazione nell’ordinamento regionale delle
disposizioni di principio contenute nel decreto legislativo 27 ottobre 2009, n.
150)” (P.L. n. 485/9^)
E’
stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie,
culturali e formative.
(Così resta stabilito)
Chiappetta, Parente, Bruni, Serra, Scalzo, Loiero, De Masi,
Bova, Guagliardi – “Integrazione alla legge regionale 14 agisti 2008, n. 28
(Norme per la ricollocazione dei lavoratori che usufruiscono degli
ammortizzatori sociali ordinari e straordinari ivi compresi i trattamenti in
deroga)” (P.L. n. 488/9^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare -
Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza
le seguenti proposte di provvedimento amministrativo
di iniziativa della Giunta regionale:
“Aterp Crotone. Rendiconto
consuntivo esercizio finanziario 2011 (Delibera G.R.
n. 236 del 27.06.2013)” (P.P.A. n. 235/9^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare –
Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari
dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.
(Così resta stabilito)
“Aterp Catanzaro. Rendiconto consuntivo esercizio finanziario 2011
(Delibera G.R. n. 247 del 4.07.2013)” (P.P.A. n. 236/9^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare –
Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari
dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.
(Così resta stabilito)
“Bilancio di previsione dell’Aterp
(Azienda territoriale per l’edilizia
residenziale pubblica) della provincia di Catanzaro per l’anno finanziario
2013 (Delibera G.R. n. 248 del 4.07.2013)” (P.P.A. n. 237/9^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare –
Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari
dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.
(Così resta stabilito)
E’ stata presentata, inoltre, alla Presidenza
la seguente proposta di provvedimento amministrativo
di iniziativa del consigliere Magarò:
“Proposta di legge al Parlamento.
Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde
alla vita collettiva e riconoscimento della Lis, lingua italiana dei segni” (P.P.A.
n. 234/9^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare -
Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
La seconda Commissione consiliare, con
nota n. 31690 dell’8 luglio 2013, ha comunicato che nella seduta del 5 luglio
2013 ha espresso parere favorevole con raccomandazioni alla deliberazione della Giunta regionale n. 197 del 30
maggio 2013, recante: “Legge regionale 30 aprile 2009, n. 15, art. 6.
Disposizioni attuative per l’esercizio delle attività di ittiturismo
e pescaturismo”. (Parere n. 59)
Le interrogazioni a firma dell’onorevole Domenico
Talarico, acquisite al protocollo ai numeri 31096, 31097, 31098 e 31099 “In
ordine alla situazione dell’aeroporto di Lamezia
Terme” presentate ai sensi del comma 1 dell’art. 122 del Regolamento
interno del Consiglio regionale, non sono
ammissibili in quanto hanno tutte e quattro medesimo oggetto e premessa ed,
altresì, non hanno i requisiti di cui al comma 1 del predetto articolo 122 RIC.
In data 17 giugno 2013, il Presidente
della Giunta regionale ha emanato il sotto
indicato regolamento regionale. Lo stesso è
stato pubblicato sul supplemento straordinario
n. 1 del 21 giugno 2013 al Bur n. 12 del 17 giugno
2013:
“Regolamento regionale n. 7 del 17
giugno 2013, concernente <Regolamento per la disciplina degli incarichi
conferiti ai dipendenti della Regione
Calabria da Enti pubblici o da privati>”.
La Giunta regionale ha trasmesso copia
delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio
per l’esercizio finanziario 2013:
Deliberazione Giunta regionale n. 237
del 27 giugno 2013;
Deliberazione Giunta regionale n. 238
del 27 giugno 2013.
Giordano. Al Presidente della Giunta
regionale. Per sapere – premesso che:
il
Decreto legge n. 35 del 08.04.2013 ha previsto, fra l'altro, una anticipazione
di liquidità in favore delle Regioni per il pagamento dei debiti sanitari
cumulati al 31.12.2012 per un importo di 5 miliardi di euro per il 2013 e 9
miliardi per il 2014 e sulla quota afferente l'annualità 2013 sono residuate
risorse non richieste dagli enti regionali pari a 280 milioni di euro;
con
decreto legge n. 72 del 24 giugno 2013 il Governo ha inteso attribuire le
suddette risorse alle regioni, sia pur prioritariamente a quelle sottoposte
alla procedura di cui all'art. 1, comma 74, della legge 30 dicembre 2004, n.
311 e le richieste di erogazione delle risorse finanziarie dovranno essere
avanzate entro la data del 15 luglio prossimo -:
se
sussistono i presupposti per utilizzare i fondi residuali previsti dal Decreto
Legge n. 72/2013 e riassegnati alle regioni e in caso affermativo quali
adempimenti siano stati posti in essere.
(401;
01.07.2013)
Guccione. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere –
premesso che:
dopo oltre venti anni è stata approvata la legge n. 38 dello 03.09.2012
denominata "Valorizzazione e promozione del termalismo in Calabria",
un settore strategico fondamentale poiché prevede interventi in tre aree
importantissime (turismo, ambiente e cultura) per il decollo della nostra regione;
tale legge promuove e incentiva lo sviluppo termale attraverso
l'ammodernamento e la realizzazione di strutture per il tempo libero e per la
riconversione, l'ampliamento e l'ammodernamento degli stabilimenti termali;
per la prima volta sono stati individuati ed elencati all'articolo 2
della stessa legge i seguenti comuni termali calabresi: Lamezia Terme, Galatro, Antonimina, Bivongi, Spezzano Albanese, Guardia Piemontese, Acquappesa, Cassano allo Jonio, Cerchiara e Cotronei;
in base alla suddetta legge sono stati presentati da parte dei comuni e
delle aziende termali interessate progetti per accedere al finanziamento
previsto dalla legge che, per l'esercizio finanziario 2012, era stato
quantificato in un milione di euro -:
se risulta a vero che tale copertura finanziaria (un milione di euro
per l'anno 2012) non sia più disponibile;
se ciò dovesse risultare vero, si chiede di conoscere le ragioni e le
motivazioni per cui tutto ciò è avvenuto, producendo un danno enorme a tutti
quei comuni e quelle aziende termali che, molto prima dell'apertura della
stagione delle cure termali, avevano presentato progetti per migliorare ed
implementare la qualità dell'offerta dei propri servizi.
(402; 08.07.2013)
De Gaetano. Al Presidente della Giunta
regionale. Per sapere – premesso che:
con provvedimento immediato da parte
degli organismi preposti nei giorni scorsi è stata disposta la chiusura del
servizio di Osservazione Breve Intensiva pediatrica presso il presidio
ospedaliero "Tiberio Evoli" di Melito P.S.;
tale servizio copriva un bacino di oltre
70 mila utenti nonché una grossa fetta di territorio della Provincia di Reggio
Calabria, in particolare della fascia ionica e dell'Area grecanica;
il pronto soccorso pediatrico garantiva
la copertura del servizio anche nelle ore notturne, ed era destinato alla
tutela delle fasce più deboli, nel caso specifico di quelle in età pediatrica;
tale provvedimento comporterà, di fatto,
la scopertura del servizio per l'intera parte di costa ionica comprendente la
fascia territoriale Reggio Calabria - Locri, che nei mesi estivi è soggetta,
tra l'altro, ad incremento consistente della popolazione vista la sua forte
vocazione turistica;
tale scelta, dettata da logiche
di taglio indiscriminato della spesa sanitaria, comporterà enormi disagi per la
popolazione locale con relativo aumento dei livelli di rischio sanitario
considerate anche le particolari caratteristiche geografiche del territorio e
considerata la fatiscenza della statale 106, unica strada di collegamento fra i
centri dell'Area grecanica e gli altri presidi
ospedalieri;
si andranno ad "intasare"
altre strutture sanitarie presenti sul territorio e già gravate dall'ampia
utenza di riferimento -:
quali iniziative urgenti intenda mettere
in atto affinché possa essere garantita la riapertura del suddetto servizio, al
fine di garantire il diritto alla salute dei cittadini del comprensorio ed i
livelli essenziali di assistenza sanitaria a tutela delle fasce più deboli,
nello specifico quelle in età pediatrica.
(403; 9.07.2013)
Naccari Carlizzi. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere –
premesso che:
il d.lgs. n.165/2001 prevede in capo ai
Dirigenti poteri autonomi di natura gestionale del personale, delle risorse
finanziarie e strumentali loro assegnate con poteri di rappresentanza verso
l'esterno.
l'azione della Pubblica
amministrazione nei rapporti con il cittadino è regolata dalla legge 241/90 smi che ha introdotto strumenti di semplificazione e
snellimento nel procedimento con il conseguente divieto di aggravare il
procedimento a tutela dell'economicità e dell'efficacia dei procedimenti;
la giurisprudenza di Cassazione è più
volte intervenuta sulla questione dei rapporti tra livelli dirigenziali con
orientamento chiaro e costante nel qualificare la figura professionale del
dirigente nel senso che la stessa presuppone l'attribuzione di compiti
coordinati e non già subordinati a quelli di altri dirigenti caratterizzati da
significativa autonomia e poteri decisionali, che li differenzino
qualitativamente da quelli affidati agli impiegati direttivi. (Cass. 15/5/2012
n. 7517, Pres. Roselli Est. Meliadò,
in Orient. Giur. Lav. 2012,
263) (Cass. 22/2/2011 n. 4272, Pres. Roselli Est.
Nobile, in Lav. nella giur.
2011, 520)
il ruolo dei Direttori Generali è quello
di assicurare la direzione strategica delle aziende sanitarie e non quello di
adottare forme di caporalato o introdurre sistemi organizzativi ispirati a
degenerazioni dei principi di autonomia e gerarchia;
il dr Gianfranco Scarpelli
con nota protocollo n. 0089859 del 23 aprile 2013, che si allega in copia,
precisa che tutto il personale Dirigente dell'ASP di Cosenza nell'emanazione di
qualsiasi provvedimento, cosi come nell'esecuzione di eventuale precedenti
provvedimenti, è obbligato a richiedere e ricevere, ai fini dell'efficacia
dell'atto, la validazione da parte del Direttore Generale;
il Direttore Generale citato in spregio
alle norme fondamentali dell'ordinamento giuridico italiano ha deciso di
introdurre un ulteriore fase dei procedimenti amministrativi integrativa
dell'efficacia e della validità degli atti;
tale innovazione modifica quanto
previsto con la riforma del Titolo V reintroducendo i controlli preventivi
abrogati già con le riforme Bassanini;
pare che tale grande innovazione sia in
uso anche da altre Aziende Sanitarie con il precipuo scopo di introdurre forme
di controllo politico sulla gestione -:
se non intenda necessario disporre
apposita indagine nei confronti dei Direttori generali delle aziende sanitarie
ed ospedaliere diretta a richiamare i titolari dell'ufficio al rispetto dei
principi generali dell'ordinamento in materia di dirigenza, accertando la
sussistenza di ipotesi di revoca degli incarichi per violazione dei doveri
d'ufficio previsti dalla l.r. n. 11/2004;
in subordine, se intende proporre il dr.
Scarpelli e gli eventuali altri direttori, che hanno
introdotto tale prassi, come giudici costituzionali e legislatori monocratici
per adeguare l'ordinamento giuridico italiano alle nuove e più luminose regole
del modello Calabria.
(395; 28.06.2013)
Naccari Carlizzi, Tripodi, Giordano. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alle attività
produttive. Per sapere – premesso che:
l'Atam di
Reggio Calabria ha prima acquistato nel 2006 la ditta Saia per poi cedere le
corse extraurbane della stessa ditta per un totale di 600.000 km;
in data 12 dicembre 2007 la Giunta regionale ha erogato all'Atam
spa gli importi dovuti a definizione dei rapporti economici pregressi fra Regione
ed aziende di trasporto per il periodo 1987/1999;
la Giunta regionale nel 2008 ha
finanziato l'acquisto di 22 nuovi autobus per l’Atam
di Reggio Calabria con provvedimento finalizzato ai servizi verso l'Università
e con decreto del direttore generale dei trasporti n 13030 dell'1.7.2009 in
esecuzione della delibera 81 in data 23 febbraio 2009 la Giunta regionale, ai
fini della perequazione dell'offerta di servizi di trasporto su territorio
regionale, ha finanziato un aumento chilometrico di circa 1.000.000 km portando
l'offerta complessiva urbana su base annua bus/ km a 4.300.000 e extraurbana a
900.000 km in favore dell'Atam di Reggio Calabria;
l'azienda ha acquistato a totale carico
proprio, nel 2010, 19 nuovi autobus;
con delibera n. 147 del 30 marzo 2012
del governo Scopelliti sono stati tagliati all' azienda Atam
122 mila Km precedentemente autorizzati e finanziati ma non ancora eserciti
dall'azienda;
con deliberazione della Giunta regionale
a dicembre 2012 è stato finanziato il 40% del costo degli autobus acquistati
nel 2010;
l'azienda Atam
è in una crisi senza precedenti tanto da portare i dipendenti continuamente a
proteste e scioperi per la forte preoccupazione sul futuro dell'Azienda e dei
posti di lavoro;
si apprende dalla stampa che i debiti
sarebbero di circa 25 milioni di euro nel mentre l'azienda vanterebbe dei
crediti verso la Regione e che la crisi dell'azienda ha avuto origine nel
periodo 2004/2011 per una serie di fattori:
l'Azienda ha contabilizzato in entrata
per oltre 5 anni crediti verso la Regione per la circolazione degli
ultrasettantenni mai riconosciuti dall'Ente.
l'Azienda si è onerata di un mutuo per
coprire l'acquisto di 19 autobus ed il comune (socio al 100% dell'Atam) dopo aver disposto la copertura di tale somma non è
mai intervenuto, obbligando l'Azienda a sopportare il costo di tale mutuo.
l'azienda si è indebitata per l'acquisto
della ditta Saja e successivamente nel 2011 ha ceduto
le linee della stessa perdendo cosi sia l'esborso dell'acquisto che 1 mln di euro di entrate mantenendo il personale, per di più
in gran parte amministrativo.
l'azienda ha dovuto restituire tramite
compensazione al Comune, nel 2013, un finanziamento ricevuto nel 2008 di 1,5 mln di euro;
solo il debito verso l'Inps ha superato
i 2.000.000 di euro:
esiste un debito tributario di 3,367 mln di euro (Irpef dipendenti) per gli anni dai 2008 al
2012;
l'Azienda ha parcheggiato i propri
autobus di fronte all'ingresso principale del Consiglio regionale;
il sindaco che ha onerato l'Atam del mutuo e non ha finanziato l'azienda per la quota
parte residua per l'acquisto degli autobus, come invece annunciato sulla stampa,
è l'attuale assessore alle attività produttive, Arena;
Amministratore Unico dell'Azienda è
stato nel periodo 2002/2010 l'attuale Assessore alle attività produttive -:
quali urgenti provvedimenti intende adottare
per salvare l'Azienda reggina;
se esistono ed a quanto ammontano i
crediti dell'azienda verso la Regione;
se intendano fare pubblica ammenda per
aver portato questa azienda al disastro e non ritenga utile salvare il comparto
attività produttive regionale da analoga fine.
(396; 28.06.2013)
Naccari Carlizzi. Al Presidente della Giunta
regionale. Per sapere – premesso che:
con i decreti qui di seguito riportati
il decreto n. 106 del 2011 assegna 20 (venti)
posti letto di cardiochirurgia all'azienda ospedaliera di Reggio Calabria
il decreto n. 136 del 2011 assegna 0 (zero)
posti letto all'Università di Catanzaro
il decreto n. 112 del 2012, approvando
l'atto deliberativo del direttore generale dell'Azienda di Reggio che
istituisce 20 (venti) posti letto di cardiochirurgia nel presidio
"Riuniti", ribadisce l'assegnazione di 20 (venti) posti letto di
cardiochirurgia all'Azienda ospedaliera di Reggio Calabria
il Presidente della Giunta e Commissario
per il Piano di rientro assegnava di fatto e di diritto n. 20 (venti) posti
letto di Cardiochirurgia all'Azienda Ospedaliera;
con protocollo d'intesa con l'Università
di Catanzaro lo stesso Presidente ha annunciato l'avvio del reparto di
Cardiochirurgia all'Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria assegnando una
dotazione di 10 (dieci) posti letto;
con questa scelta alla Cardiochirurgia
di Reggio Calabria vengono sottratti 10 (dieci) posti letto a vantaggio
dell'Università di Catanzaro che, al contrario di quanto previsto nei decreti
succitati, conserva i posti letto di sempre, non uno in meno;
il coordinamento delle attività e quindi
le scelte strategiche nella gestione del reparto di Cardiochirurgia di Reggio
Calabria, come da protocollo in capo all'Università di Catanzaro, costituendo
di fatto un rapporto di subordinazione;
con tale atto il Presidente Scopelliti
ha penalizzato Reggio Calabria dimezzando i posti letto già in precedenza
assegnati e continua a penalizzare Cosenza che non è minimamente coinvolta
nella ipotesi di una corretta distribuzione della specialità di cardiochirurgia
-:
quali ragioni tecniche e di
pianificazione impediscono di prevedere una Cardiochirurgia a Cosenza;
quanti posti letto di cardiochirurgia
sono riportati nell'atto aziendale dell'Azienda ospedaliera di Reggio Calabria;
se non costituisce danno erariale
l'avere attivato solo 10 posti letto, a fronte di una previsione e
realizzazione, per un importo complessivo di 20 Milioni, di 20 posti letto;
i dati di produttività dell'ultimo
triennio dell'unità operativa di cardiochirurgia dell'Azienda "Mater
Domini" sia quantitativi (n.ro di ricoveri,
interventi, DRG ed appropriatezza) sia qualitativi (rischio clinico e
mortalità).
(397; 28.06.2013)
Naccari Carlizzi. Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con Decreto di Citazione in data 27
giugno 2012 il Direttore Generale dell'ASP n. 5 di Reggio Calabria e il
Direttore pro-tempore della S.C. Attività Tecniche Gestione del Patrimonio,
Ing. Massimo Romeo Filocamo imputati dei seguenti
reati:
reato p. e p. dagli artt. 110 c.p., 46 co. 2 e 55 D.lvo 81/2008
reato p. e p. dagli artt. 110 c.p.,163 co. 1 e 165 D.lvo 81/2008
gli imputati hanno avanzato richiesta di
ammissione all'oblazione;
il Giudice del Tribunale di Palmi ed il
Giudice della sezione staccata di Cinquefrondi hanno
accolto la richiesta di ammissione all'oblazione, stabilendo l'ammontare della
contravvenzione;
con Atto Dirigenziale n. 211 del 14
marzo 2013 avente ad oggetto "Liquidazione sanzione amministrative emesse
dal Tribunale di Palmi nel procedimento n. 365/11 RGRNR. e del Tribunale di
Palmi sezione staccata di Cinquefrondi nel proc. N.
3848/10 RGRNR" la Direzione Generale dell'ASP di Reggio Calabria ha deciso
di ordinare all'ufficio economato la liquidazione di importo totale pari a
14.271,00;
il Giudice stante la modalità di
pagamento è stato tratto in inganno in quanto non poteva rilevare che le somme
pagate dai contravventori erano fondi pubblici;
le contravvenzioni ai sensi dell'Art.20
comma 1 del D.Lgs 758/94 sono state elevate
rispettivamente al Datore di lavoro dell'ASP di RC e al Dirigente ufficio
tecnico ai sensi dell'art.2 lett. b) e d) che come è noto non possono essere
delle persone giuridiche;
la responsabilità penale e personale e
l'oblazione non può essere pagata con fondi pubblici;
il pagamento effettuato dall'ASP si
configura come un utilizzo indebito di denaro pubblico -:
se s'intende verificare che quanto
succitato risponde alla normativa vigente; quali provvedimenti s'intendono
adottare nel caso emergessero responsabilità.
(398; 02.07.2013)
Naccari Carlizzi. Al
Presidente della Giunta regionale e all’assessore ai lavori pubblici. Per
sapere – premesso che:
la legge 431/1998 e successive
modificazioni ed integrazioni, all'art. 11 istituisce il Fondo Nazionale per il
sostegno all'accesso abitativo in locazione, prevedendo risorse finanziarie
erogate alle Regioni sulla base di criteri nella stessa legge contenuti;
la suddetta legge prevede, inoltre, la
possibilità che il contributo statale possa essere integrato a livello
periferico con interventi regionali e/o comunali;
al fine la Regione Calabria con Legge
1/2006, all'art. 9, comma 5, ha previsto che a decorrere dal 1° gennaio 2006,
una quota pari al 25% dei ribassi d'asta realizzati nell'esecuzione dei lavori
pubblici finanziati, anche in parte, dalla Regione Calabria, è destinata ad
alimentare un fondo da utilizzare per le politiche sociali per la casa e, in
particolare, per integrare il fondo di cui all'articolo 11 della Legge
431/1998;
con deliberazione n. 56 del 5 febbraio
2009 la Giunta regionale deciso che il Fondo nazionale per l'anno 2007 ammonta
a 20.605.390,02 di cui 5.605.390,02 derivanti da trasferimenti da parte del
Ministero delle Infrastrutture e 15.000.000,00 derivanti da risorse regionali
ai sensi della L.R. n. 40/2008;
la limitatezza delle risorse statali di
cui ha sempre sofferto non hanno permesso al Fondo nazionale di assolvere la
sua funzione con la massima efficacia;
la Regione Calabria ha sempre portato a
bando solo le risorse attribuite dallo Stato sulla base dei criteri contenuti
nella suddetta 431/98;
la citata misura legislativa regionale
1/2006 è stata concepita al fine di contribuire ad ovviare all'insufficiente
finanziamento statale che nel corso degli anni è andato sempre più
assottigliandosi e garantire, così, a migliaia di famiglie calabresi, peraltro
tra le più bisognose, di potere far fronte al pagamento dei canoni di
locazione;
la quasi totalità delle famiglie
interessate al contributo alloggiativo è, anche,
inserita nelle apposite graduatorie per le assegnazioni di alloggi popolari,
senza, però, la possibilità di riscontro per mancati investimenti nel settore
dell'edilizia residenziale pubblica;
per l'anno 2011 le somme previste dallo
Stato sono state irrisorie e totalmente insufficienti, mentre per l'anno 2012
si è, addirittura, in assenza del relativo capitolo di spesa;
non risultano, altresì, accantonate
risorse regionali derivanti dall'attuazione della L.R.
1/2006, che in qualche misura potessero intervenire in sostituzione, anche
parziale, all'assenza dei fondi statali;
la Regione Calabria ha, pur in mancanza
di fondi statali, ugualmente pubblicato il bando per il sostegno dei canoni di
locazione per l'anno 2012;
nel bilancio regionale di previsione
2013 non esiste alcuna risorsa inserita ai sensi dell'Art. 9 comma 5 della L.R. n. 1/2006;
in sede di assestamento nonostante i
vincoli di Legge non è stata prevista alcuna risorsa finalizzata al
finanziamento del fondo;
quindi il bilancio cosi come assestato
non ottempera agli obblighi di legge e comporta un grave disagio sociale
incidendo sulle fasce più deboli;
apposito emendamento prot.
n 30109 alla legge di assestamento è stato bocciato nonostante i Consiglieri
proponenti avessero sensibilizzato l' Assessore in un apposito incontro sul
problema del contributo alloggiativo -:
se risponde al vero che nonostante
l'approntamento da parte degli uffici dell'Assessorato competente delle
procedure previste per l'assegnazione delle risorse per il sostegno all'accesso
delle abitazioni in locazione, non vi sono disponibilità finanziarie, statali
e/o regionali, adeguate alla domanda;
quali sono i motivi che hanno impedito
l'attuazione dell'art. 9, comma 5, LR 1/2006 vista l'assenza di fondi statali e
quindi l'attribuzione di adeguate risorse economiche al previsto fondo
regionale d'intervento per il sostegno alla locazione, che proprio per
l'attuale congiuntura economica rappresenterebbe un forte e concreto segnale di
responsabilità gestionale nei confronti delle famiglie calabresi;
se non ritiene di dover disporre
verifica per sapere a quanto ammontano le economie previste dall'art. 9 comma 5
L. R. 1/2006 al fine di predisporre una variazione di bilancio;
se non ritiene di dovere intervenire
affinché le LL. RR. non rimangano lettera morta.
(399; 02.07.2013)
Guagliardi, Tripodi, D. Talarico, De Masi. Al Presidente
della Giunta regionale, all’assessore
all'istruzione e ai beni culturali. Per sapere – premesso che:
l'Amministrazione provinciale di Cosenza, con nota del Settore
Politiche Culturali e Pubblica Istruzione, in data 11 febbraio ha chiesto
all'Ufficio Scolastico Regionale l'assegnazione del Dirigente scolastico per 3
Istituti della provincia in quanto conformi all'art. 4, comma 70, della Legge
n. 183/2011, tuttora vigente, nel quale si precisa che "Alle istituzioni
scolastiche autonome costituite con un numero di alunni inferiore a 600 unità,
ridotte fino a 400 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni
montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, non
possono essere assegnati dirigenti scolastici con incarico a tempo
determinato". Tra
questi figurava l'I.I.S. Bachelet di Spezzano
Albanese il quale
"supera i 400 iscritti ed è sito in comune caratterizzato da specificità
linguistica.";
nello scorso mese di giugno avviene quanto segue:
in data 11 giugno l'USR 2013 trasmette agli USP di Catanzaro, Cosenza,
Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia l'elenco delle sedi degli istituti
provinciali sottodimensionati per l'anno scolastico 2013/2014. In tale elenco è
incluso l'I.I.S. Bachelet con sede in Spezzano
Albanese;
in data 11 giugno il Dirigente scolastico
invia una immediata comunicazione all'USR in cui è testualmente scritto:
"si comunica che questo Istituto I.I.S. Spezzano
Albanese "LC-IPA" per errore RISULTA INSERITO NELL'ELENCO SEDI SOTTODIMENSIONATI
A.S. 2013/14, da Voi trasmesso in data odierna. Si chiarisce che la scuola non
è sottodimensionata come risulta dai dati in organico di diritto a.s. 2013/2014 presenti su sistema SI-DI. Si prega pertanto
voler rettificare il suddetto elenco escludendo questa scuola dall'elenco delle
scuole sottodimensionate...";
in data 12 giugno 2013 l'USR risponde al
dirigente scolastico di Spezzano Albanese comunicando che "Al sistema informativo
SIDI risultano iscritti in organico di diritto n. 416 alunni.", ma conferma che il sottodimensionamento
della sede in quanto non risulta essere presente "né nell'elenco comuni di montagna… …. né nell'elenco delle aree montane svantaggiate..." . (Stranamente l'USR trascura la terza
condizione prevista dall'art 4 della L. n. 183/2011: l'appartenenza ad un' area
geografica caratterizzata da specificità linguistica.);
in data 13 giugno 2013 il Dirigente
scolastico dell'I.I.S. Bachelet, Dott.ssa Rosina Costabile puntualizza: "A
riscontro della VS nota prot. A OODRCAL-8569 del 12
giugno 2013 si fa presente che,
questo Istituto, sito nel comune di Spezzano Albanese, appartenente ad un'area
geografica caratterizzata da specificità linguista (lingua madre Arbereshe), con popolazione scolastica di
oltre i 400 alunni (416), come previsto dal decreto legislativo 6 luglio 2012
n. 95 convertito dalla Legge 7/8/ 2012 n. 135 art. 14 comma 16 (ai fini
dell'applicazione dei parametri previsti dall'articolo 19, comma 5 del
decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 convertito con modificazione dalla Legge 15
luglio 2011 e dall'articolo 4, comma 69 della Legge 12 novembre 2011, n. 183,
per arre geografiche caratterizzate da specificità linguistica si intendono
quelle nelle quali siano presenti minoranze di lingua madre straniera), e come
ribadito nel decreto prot. AOODRCAL/2243 del
Direttore generale Dott. Mercurio che si allega,
l'Istituto non dovrebbe essere sottodimensionato perché conforme a quanto
previsto dalla sopraccitata Legge 183/2011 art. 4 tuttora vigente.";
in data 18 giugno 2013 il Dirigente scolastico dell'I.I.S.
Bachelet, Dott.ssa Rosina Costabile invia all'USR una
dichiarazione del responsabile dell'Ufficio Tecnico del Comune in cui si
attesta
"che il Comune di Spezzano Albanese ricade in area geografica
caratterizzata da specificità linguistica di lingua madre straniera
(ARBERESH).";
in data 20 giugno il Dirigente Vicario,
Giuseppe Mirarchi, risponde all'I.I.S.
così specificando: "…Secondo le indicazione fornite dal MIUR
per dare corretta applicazione alla norma contenuta nell'art. 14, comma 16 della
Legge di conversione l. n. 135/12 del S.l. 95/12 "le minoranze di lingua madre
straniera" devono essere intese nell'accezione più
restrittiva possibile nel senso che le due lingue parlate siano parificate sul
piano amministrativo e dell'uso quotidiano, e che siano attivamente parlate da
una significativa fascia della popolazione…. Per
quanto riguarda sopra, non è, pertanto, sufficiente l'utilizzo effettivo
abituale da parte di una consistente parte della popolazione di più idiomi
percepiti come lingue differenti ma è necessario, altresì, il riconoscimento
ufficiale della seconda lingua locale da parte delle autorità amministrative.
Solo a scopo esemplificativo ci si riferisce alle lingue italiano/tedesco per
l'Alto Adige…. Non rientrando la lingua albanese nella
eccezione di cui sopra l'istituzione scolastica della SV diretta non potrà
beneficiare della prerogativa che in deroga abbassa la soglia minima degli
alunni iscritti a 400 unità.”;
in data 21 giugno 2013 il Commissario Prefettizio del Comune di
Spezzano Albanese, Dott. Martino Demetrio, sottoscrive una Delibera nella quale
dopo una puntuale e dettagliata narrativa Chiede all'USR di riconoscere
l'Autonomia Scolastica dell' I.I.S. Bachelet;
in data 25 giugno il Dirigente scolastico dell'I.I.S.
Bachelet trasmette all'USR la Deliberazione del Commissario Prefettizio;
in data 25 giugno, il Dirigente Vicario (forse seccato dalla lunga
corrispondenza) comunica all'I.I.S- IPA di Spezzano
Albanese questo testo definitivo:
"In riscontro alla nota prot. n. 1633 C/21 del
18.06.13, si conferma quanto già comunicato con nota prot.
n.9211 del 20 giugno 2013." Ossia detto: Le vostre
osservazioni non sono accolte, pertanto la decisione non è modificabile"
il 28 giugno 2013 il Consiglio regionale
della Calabria, col parere favorevole della Giunta espresso dall'assessore alla
Istruzione, on. Mario Caligiuri, approva
all'unanimità l'Ordine del Giorno n. 111 nel quale
ribadisce che
le comunità linguistiche della Calabria hanno come codice linguistico una lingua
madre straniera, come già riconosciuto nell'art. 2 della
Legge 482/99, che per quanto sopra affermato tali comunità non rientrano nella
sfera restrittiva di cui all'art. 14 della Legge 135/2012 e
invita la Giunta a comunicare all'Ufficio
Scolastico Regionale della Calabria di osservare e rispettare in fase di
programmazione del Dimensionamento scolastico regionale i provvedimenti
legislativi e amministrativi adottati dalla Regione;
nonostante l'OdG del Consiglio regionale in
data 28 giugno, ad oggi, sembra che l'USR intenda perseguire nella sua ostinata
decisione di ossequiare il
pluricontestato comma dell'art. 14 del d.l. 95/12,
tramutato nella L. 135/12, decidendo di non autorizzare l'autonomia scolastica
all'I.I.S. Bachelet di Spezzano Albanese;
in questo modo il Dirigente Vicario dell'USR, con
una arbitraria e personale interpretazione giuridica decide di annullare di fatto la Legge
Costituzionale n. 15 Dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela
delle minoranze linguistiche storiche", come sottolineato nella nota del 20 giugno
13, quando fa riferimento alle lingue italiano/tedesco per l'Alto Adige;
sembra che l'atteggiamento zelante del Dirigente Vicario dell'USR della
Calabria sia determinato da una superficiale valutazione del provvedimento del
Governo Monti che riguardava una quarantina di sedi scolastiche e dei relativi
dirigenti nelle Regioni del Piemonte, del Friuli-Venezia Giulia e della
Sardegna;
la singolare interpretazione dell'art. 14 del d.l. 95/12 che il
Dirigente Vicario trasmette all'I.I.S-IPA di Spezzano
Albanese nella famigerata nota del 20 giugno è facilmente contestabile in
quanto sembra che:
le minoranze linguistiche di confine, come quelle da lui citate,
rientrano in una sfera di tutela internazionale sancita dai Trattati di pace
nell'immediato dopoguerra, e disconosce che la tutela delle minoranze storiche
è sorretta dall'articolo 6 della Costituzione Italiana, nonché dal Diritto
internazionale (Carta europea delle lingue regionali e minoritarie di
Strasburgo 1992, firmata ma ancora non ratificata dall'Italia) e da almeno tre
sentenze della Corte Costituzionale;
sul piano amministrativo, nei Dipartimenti della Giunta regionale
esiste un Ufficio del settore Beni Culturali che opera in applicazione della
legge 482/99 e che attraverso questo ufficio sino dal 2001 sono state avviate
attività previste dalla Legge quali: gli Sportelli linguistici, i Corsi di
alfabetizzazione nella lingua madre nelle scuole, specifici progetti culturali
di produzione di cultura viva;
la legge regionale 15/2003, le numerose attività e il finanziamento di
innumerevoli progetti da parte di tutte le G.R.
succedutesi nelle ultime tre legislature, fra i quali bandi promossi con
risorse proprie, l'inserimento nell'Apq Beni
Culturali, nonché il PISL minoranze linguistiche "Arcipelago Arberia";
per eccesso di benevolenza si potrebbe pensare che la decisione del
Dirigente Vicario dell'USR possa essere la maldestra applicazione anche in
Calabria di provvedimento del precedente governo Monti, il quale a livello nazionale,
con il disconoscimento delle lingue minoritarie e delle loro scuole, è stato
percepito come una mortificazione dell'autonomia di alcune regioni, accanimento
che va in controtendenza con l'evoluzione del diritto internazionale il quale
invita gli Stati a prestare maggiore attenzione alle minoranze linguistiche e
ad investire maggiori risorse, così come è contenuto nella Risoluzione del 4
luglio all'Italia del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa;
nonostante questa nostra benevolenza, non ritenete che siamo di fronte
al rischio di un pericoloso precedente giuridico il quale, qualora fosse
attuato nella indifferenza delle Istituzioni, de facto potrebbe vanificare le
garanzie costituzionali delle minoranze storiche, cassare le norme legislative
del Parlamento e delle Regioni, vanificare i provvedimenti amministrativi della
nostra Regione, nonché a cancellare la storia (si direbbe secolare!!) della Calabria -:
se si dovesse subire tale improvvida decisione con quale argomentazione
normativa, istituzionale e politica, la Regione Calabria potrebbe rivendicare al Governo nazionale e
al Tavolo delle Regioni politiche economiche adeguate al sostegno delle minoranze linguistiche?
come potrebbe progredire la richiesta all'Unesco di riconoscimento
della minoranza albanese di Calabria come patrimonio culturale immateriale
dell'umanità (richiesta che, fra l'altro, deve essere sostenuta da almeno tre
governi esteri) se la Regione rimane silente di fronte a tale decisione e
subisce il declassamento a semplice idioma delle lingue straniere delle sue
minoranze?
ancora, con quali motivazioni si potrebbero inserire nella prossima
programmazione europea appositi capitoli destinati alle minoranze linguistiche
di Calabria, procedendo in contrasto con le stesse risoluzioni europee;
considerato che il rischio è notevole e nell'immediato potrebbe
investire il prossimo dimissionamento di altre sedi scolastiche dell'intero
territorio regionale nonché estendersi alle altre regioni d'Italia con presenza
di lingua albanese, se non ritenga urgente convocare il Dirigente regionale
dell'USR Calabria al fine di invitarlo a modificare il proprio atteggiamento
e a restituire la dovuta Autonomia scolastica all'I.I.S.
Bachelet di Spezzano Albanese per
le argomentazioni sopra descritte e puntualizzate;
se a tal fine possiamo segnalare, se può essere utile (e ci scusiamo
per l'invasione di campo), che il termine linguistico arberesh
non è un idioma calabrese ma la parlata dell'albanese antico (con le dovute
differenze si potrebbe dire l'italiano di Dante) che è servito a costruire la
lingua ufficiale albanese già agli inizi del secolo scorso e che da molti
decenni giungono in Calabria delegazioni scientifiche della Accademia delle
Scienze dell'Albania e dalle sue università, dagli Istituti di Albanologia di tutti il mondo, compresi quelli del Kossovo e della Macedonia, per effettuare ricerche
linguistiche utili nell'opera di ripulitura lessicale della odierna lingua
albanese dalle contaminazione straniere. Precisando che lingua arberesh altro non è che lingua albanese, ci permettiamo di aggiungere che Spezzano Albanese è il Comune italiano
più popolato di parlanti albanese/arberesh;
infine, se, persistendo la decisione del Dirigente Vicario di non
riconoscere l'autonomia scolastica all'I.I.S. Bachelet,
non intenda sollevare il quesito presso il MIUR e determinarsi di ricorre alla
Corte Costituzionale nel caso anche il Ministero dovesse procedere in
conformità con l'URS-Calabria.
(404; 10.07.2013)
Giamborino, Adamo. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere –
premesso che:
a seguito del tristemente noto evento
alluvionale del 3 luglio 2006 che interessava l'area costiera ricadente nelle
frazioni Vibo Marina, Bivona, Triparni
e Portosalvo della città di Vibo Valentia veniva
emessa dalla Regione Calabria l'ordinanza n. 61/2006 che prevedeva
l'individuazione dei criteri di massima per la messa in sicurezza del
territorio interessato;
la suddetta ordinanza prevedeva,
relativamente all'insediamento industriale per lo stoccaggio idrocarburi di
Vibo Marina di proprietà del gruppo ENI, la delocalizzazione in altro sito per
rispondere ai requisiti di sicurezza e ambientali previsti dalla legge;
le considerevoli ricadute produttive
dell'insediamento industriale in questione garantiscono da un lato
l'occupazione di circa 400 unità tra dipendenti ENI e lavoratori dell'indotto e
dall'altro cospicue entrate sotto forma di accise per oltre 25 milioni di euro
annualmente garantite alla Regione Calabria;
nel porto di Vibo Marina annualmente
attraccano circa 100 navi adibite al trasporto ed allo stoccaggio degli
idrocarburi con le conseguenti prevedibili ulteriori positive ricadute sia in
termini di entrate pubbliche che di sbocchi occupazionali per l'indotto;
rimane comunque assolutamente
prioritaria la necessità di garantire alla popolazione di Vibo Marina la
massima tranquillità sia in materia di rispetto degli standard di sicurezza che
di impatto ambientale;
le recenti notizie di stampa a resoconto
dell'ultimo incontro del tavolo tecnico-istituzionale di concertazione
riunitosi lo scorso 26.06.2013 presso la Prefettura di Vibo Valentia e composto
dai rappresentanti di Regione, Provincia, Comune ed ENI, confermano la
preoccupante situazione di stallo venutasi a determinare tra il gruppo ENI che
insiste per il mantenimento dell'attuale insediamento industriale dopo i pur
opportuni interventi di messa in sicurezza e l'amministrazione comunale di Vibo
Valentia che sulla base dell'ordinanza regionale n. 61/2006 non vede altra
soluzione che la prevista delocalizzazione dell'impianto nella frazione Portosalvo;
lo stesso Prefetto di Vibo Valentia,
S.E. Michele Di Bari, si è fatto interprete della situazione di difficoltà
venutasi a creare non esitando a definire la vicenda dai "contorni parossistici";
il sindaco di Vibo Valentia ha
individuato nel prossimo 31 dicembre 2013 il termine ultimo entro il quale,
stante in vigore la predetta ordinanza regionale n. 61/2006, il gruppo Eni
dovrà provvedere alla delocalizzazione dell'impianto pena la chiusura per vie
legali dello stesso;
si rende necessario svolgere una
capillare ed approfondita informazione dell'opinione pubblica vibonese
sull'evolversi della situazione stante la rilevanza sia in termini di sicurezza
del territorio che di impatto in termini di entrate nelle casse pubbliche e
mantenimento dei livelli occupazionali che la vicenda riveste -:
quali iniziative e soluzioni la Regione
Calabria intenda adottare per consentire un positivo epilogo della vicenda tale
da garantire da un lato la comprensibile richiesta dei cittadini circa
l'adozione dei più severi standard in materia di sicurezza ed impatto
ambientale e dall'altro il mantenimento degli attuali livelli occupazionali
che, stante la persistente congiuntura economica sfavorevole, qualora non
garantiti potrebbero essere all'origine di prevedibili forme di malcontento
popolare e disagio sociale.
(400; 02.07.2013)
Naccari Carlizzi, Guccione, Guagliardi. Al
Presidente della Giunta regionale e all’assessore all’organizzazione e
personale. Per sapere –
premesso che:
i commi 6, 6-bis e
6-ter, dell'art.19 del D.lgs. 30 marzo 2001n.165 e sue s.m.i.
stabiliscono, tra l'altro, che gli incarichi di dirigente sono conferiti,
fornendone esplicita motivazione, a persone di particolare e comprovata
qualificazione professionale, non rinvenibile nei ruoli dell'Amministrazione,
che abbiano svolto attività in organismi ed enti pubblici o privati ovvero
aziende pubbliche o private con esperienza acquisita per almeno un quinquennio
in funzioni dirigenziali, o che abbiano conseguito una particolare
specializzazione professionale;
proprio in
applicazione e per effetto del citato comma 6-ter del l'art. 19, commi 6, 6-bis
e 6-ter, D.lgs. 30 marzo 2001n.165 e sue s.m.i, ferma
restando la competenza del Presidente della Giunta per la nomina, sono da ritenersi
implicitamente abrogati i seguenti articoli di Leggi Regionali: l'art. 25 comma 1 L.R.
n. 7/1996; l'art. 26 L.R. n. 7/1996; l'art.10, commi
4, 4-bis,4-ter della L.R. n. 31/2002 come modificata
dalla L.R. n. 13/ 2005;
la mancata attivazione
delle procedure di verifica delle professionalità interne, di esplicita
motivazione e certificazione, per il conferimento dei suddetti incarichi,
comporta la totale illegittimità della nomina ed il conseguente danno erariale
per indebita erogazione di emolumenti;
la Giunta regionale
non ha provveduto ad alcuna verifica delle professionalità interne prima di
affidare gli incarichi di dirigente -:
sulla mancata
applicazione del D.lgs 30 marzo 2001 n. 165, art. 19
commi 6, 6-bis e 6 ter:
se l'Avv.
Francesco Zoccali, attuale Dirigente generale del
Dipartimento Presidenza e Segretariato Generale della Giunta, rinominato di
recente, di qualifica funzionario C2 dello Stato (equiparato a D3 della Regione)
possegga i requisiti di legge (di cui all. 8 L.R. n.
31/2002);
se la Dr.ssa Anna Tavano, ex Dirigente Generale del Dipartimento
Programmazione Nazionale e Comunitaria, possedesse i requisiti da
"dirigente privato" per un quinquennio e l'adeguata professionalità
che richiede l'assegnazione al suddetto Dipartimento;
se l'Avv. Pietro
Manna, già dirigente Generale del Dipartimento Bilancio, possedesse il
requisito dell'esercizio per almeno 5 (cinque) anni delle funzioni
dirigenziali;
se il Dr. Raffaele
Rio, attuale Dirigente Generale del Dipartimento Turismo, Sport e Spettacolo,
Politiche Giovanili, possedesse la qualifica dirigenziale, essendo privo sia
dei 5 (cinque) anni di dirigenza, sia del possesso dei requisiti, alternativi;
se il Dr.
Francesco Antonio Tucci, nominato Autorità di Audit (equiparato a Dirigente generale), in possesso dei
requisiti da "dirigente privato" (nominato dall'Aprile 1991 al
dicembre 2009 Direttore Generale di Fincalabra),
possedesse le adeguate competenze e professionalità che l'incarico assegnato
prevede;
se il Dott.
Orlando Antonino, dirigente medico del comparto sanità, idoneo alla nomina da "esterno"
possedesse la qualifica di Dirigente Generale per poter essere comandato"
in pari posizione;
se la D.ssa Sarlo Alessandra, dirigente non generale dell'ente
Provincia, idonea alla nomina da "esterno", possedesse la qualifica
di Dirigente Generale per potere essere "comandata" in pari
posizione;
se l'Avv. Valeria
Fedele, dirigente esterno di Settore assegnata al “Dipartimento n. 7 Organizzazione
e Personale", possedesse la particolare e comprovata qualificazione
professionale per il posto da ricoprire e per la quale non sono comprovati i
requisiti di "dirigente privato" per un quinquennio;
se il Dr. Giuseppe
Nardi, dirigente esterno di Settore assegnato al Dipartimento n. 9, possedesse
la particolare e comprovata qualificazione professionale per il posto da
ricoprire ed il quinquennio per lo svolgimento di funzione dirigenziali;
se il Dr.
Alessandro Zanfino, dirigente esterno di Settore
assegnato al Dipartimento n. 10, possedesse la particolare e comprovata
qualificazione professionale per il posto da ricoprire ed il quinquennio
richiesto per lo svolgimento di funzioni dirigenziali;
se il Dott.
Giorgio Margiotta, dirigente esterno di Settore al Dipartimento Urbanistica,
possedesse il quinquennio per lo svolgimento di funzione dirigenziali;
se il Dott.
Salvatore Umberto Mazzeo, qualifica funzionale ex 7
livello-bis, dirigente esterno al Dipartimento Presidenza, possedesse il
quinquennio per lo svolgimento di funzioni dirigenziali;
se eventualmente
verificato il mancato possesso dei requisiti per alcuni dirigenti, non
ritengano di dover procedere alla revoca e agli atti conseguenti.
(381; 08.06.2013)
Risposta – “In riferimento all'interrogazione in oggetto
emarginata - acquisita agli atti di questo Dipartimento in data 21 giugno 2013
- con la quale i consiglieri regionali Demetrio Naccari
Carlizzi e Carlo Guccione
hanno sollevato delle criticità in ordine ad alcuni incarichi dirigenziali conferiti
dalla Giunta regionale, si ritiene, per quanto di propria competenza e sulla
base della documentazione acquisita agli atti, di formulare le seguenti
osservazioni.
La Giunta regionale ha provveduto, nel limite
della disponibilità della dotazione organica approvata con D.G.R
n. 447 del 24.07,2009, al conferimento degli incarichi Dirigenziali a tempo
determinato in ossequio al combinato disposto dell'art 10, comma 4 e 4 ter, della L.R. n.31/2002, cosi
come modificato dall'art 4 della L.R. 10 ottobre 2002,
n. 39 e successivamente sostituito dall'art 16, comma 2 L.R.
n. 13/2005 e degli artt. 25 e 26 LR n. 7/1996.
Nello specifico, questa Amministrazione ha
ritenuto, ragionevolmente, che la materia degli incarichi dirigenziali restasse
ascritta all'alveo della propria potestà legislativa residuale esclusiva, in
quanto espressione di autonomia organizzativa.
L'ambito applicativo del D.Lgs.
n. 150/2009 sembrava essere di chiara interpretazione; la legge delega 15 del 4
marzo 2009 all'art 2, comma 4, infatti, demandava ai decreti legislativi
attuativi l'individuazione delle disposizioni rientranti nella competenza
legislativa esclusiva dello Stato, e quelle contenenti i principi generali
dell'ordinamento giuridico, ai quali si sarebbero dovuti adeguare le Regioni e
gli enti locali, negli ambiti di rispettiva competenza.
Inoltre, l'art 74, comma 1, del D.Lgs. n. 150/2009 non avendo incluso l'art 40 tra le norme
che costituiscono espressione della potestà legislativa esclusiva dello Stato,
né al successivo comma 2, lo ha fatto rientrare tra le norme di diretta
attuazione dell'art. 97 cost., che rappresentano principi generali
dell'ordinamento, ai quali si adeguano le Regioni (potestà legislativa
concorrente), si è ritenuto che la materia relativa agli incarichi dirigenziali
esterni restasse ascritta alla
competenza esclusiva delle Regioni.
Si segnala, poi, come questa Amministrazione,
dalla lettura combinata dei comma 6 ter dell'art 19
del D.Lgs. n. 165/2001 e dell'art 27 del medesimo
decreto legislativo, abbia ragionevolmente evinto che le disposizioni normative
di cui al comma 6 e ó bis dell'art. 19 dei D.Lgs, n.
165/2001 - introdotte appunto dall'art. 40 del D.Lgs.
n, 150/2009 - siano norme di principio e, quindi, non direttamente precettive, cui le regioni devono adeguarsi.
Infatti, mentre il comma 6 ter dell'art 19 del D.Lgs. n.
165/2001 prevede che le disposizioni di cui ai precedenti commi 6 e 6 bis si
applicano alle amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2 e, quindi, anche
alle regioni, il successivo art 27 - norma di chiusura del capo in cui sono
contemplate le disposizioni di che trattasi - specifica che "Le regioni a statuto ordinario,
nell'esercizio della propria potestà statutaria, legislativa e regolamentare
(...) adeguano ai principi dell'articolo 4 e del presente capo i propri
ordinamenti, tenendo conto delle relative peculiarità".
Del resto detta interpretazione trovava
conforto anche nell'autorevole e costante giurisprudenza della Corte
Costituzionale che con successive sentenze - tra le quali in particolare le nn. 274 del 2003, nn. 2, 354 e
380 del 2004, n. 233 del 206 e n. 95 dei 2008 - aveva ribadito che "la
regolamentazione delle modalità di accesso al lavoro pubblico regionale è
riconducibile alla materia dell'organizzazione amministrativa delle Regioni e
degli enti pubblici regionali e rientra nella competenza residuale delle
Regioni di cui all'art 117, quarto comma, della Costituzione".
Si riteneva, pertanto, per le superiori argomentazioni.
che la Riforma Brunetta, nella materia in oggetto, fosse rispettosa anche
dell'autonomia organizzativa degli enti locali. Del resto un'eventuale
abrogazione implicita della normativa preesistente avrebbe cozzato con quanto
il legislatore statale aveva stabilito pochi mesi prima. All'art. 3 delta legge
18 giungo 2009, n. 69, rotativo alla chiarezza dei testi normativi, infatti,
era stato codificato il principio generale, secondo il quale "ogni norma diretta a sostituire,
modificare o abrogare norme vigenti ovvero a stabilire deroghe deve indicare
espressamente le norme sostituite, modificate, abrogate o derogate".
In particolare, per quanto riguarda il
conferimento d'Incarichi esterni, questa Amministrazione, per le motivazioni
suesposte, ha ritenuto di applicare e rispettare nelle nomine di che trattasi
l'art 10 della L.R. n. 31/2001. Tali nomine sono,
altresì, state disposte in conformità agli art. 25 e 26 della L.R n. 7/1996.
All'indomani della "Riforma Brunetta", alcune Regioni (Piemonte,
Toscana, Marche), muovendo da un'analoga interpretazione dell'art. 74 d.lgs.
150/2009, hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'art
40, modificativo dell'art. 19 D.Lgs. n. 165/2001,
ritenendolo lesivo dell'autonomia organizzativo amministrativa regionale.
La Corte Costituzionale, con sentenza n. 324
del 12 novembre 2010, modificando il precedente orientamento, ha acclamato la
legittimità dell'estensione dell'art 19 anche alle Regioni e agli Enti Locali.
A parere dalla Consulta ii legislatore statale, con
l'emanazione dell'art 40 del D.Lgs. n. 150/2009, ha
legittimamente legiferato in una materia riconducibile alla sua competenza
esclusiva, trattandosi di normativa rientrante nell'ordinamento civile ex art.
117, comma 2, lett. 1) Cost.. diversamente da quanto
previsto dall'art. 74 del citato d.lgs., che non ricomprendeva il conferimento
degli incarichi tra le materie oggetto di potestà legislativa esclusiva dello
Stato.
Tale pronuncia, tuttavia, non è stata
accettata passivamente dalle Regioni/enti locali che, in sede di Conferenza
Unificata Regioni/Province autonome, richiesta anche dalla Regione Calabria e
tenutasi in data 07 aprile 2011, hanno approvato una proposta di emendamento
correttivo, che riguarda tra l'altro l'art. 40 del D.Lgs.
n. 150/2009, nella parte in cui limita la loro autonomia organizzativa, in
particolare la motivazione addotta dalla Conferenza è la seguente: "questo emendamento è finalizzato a
conservare margini di autonomia nell'applicazione delle percentuali d'incarichi
esterni. L’emendamento viene presentato in quanto il dettato recato dal comma 6
dell'art. 19 del D.Lgs. 165/2001 appare di difficile
applicazione per le Regioni e le autonomie locali la cui dirigenza non è
suddivisa in fasce e le cui dimensioni sono fortemente diversificate".
Naturalmente, successivamente alla citata pronuncia
della Consulta, la Giunta Regionale, nelle procedure avviate per il conferimento
degli incarichi dirigenziali, si è conformata alle disposizioni di cui al
novellato art. 19 del D.Lgs. n. 165/2001, con la
pubblicazione. a fronte di posizioni dirigenziali da ricoprire, di appositi
avvisi per effetto dei quali è stata preventivamente verificata la rinvenibilità di idonea figura per il posto da ricoprire
nel proprio ruolo dirigenziale e, solo nelle ipotesi di esito negativo, si è
proceduto, nel rispetto delle limitazioni percentuali della normativa vigente,
al conferimento d'incarichi dirigenziali ai sensi dell'art. 19, comma 5 bis,
del D.Lgs n 165/2001, ovvero a dirigenti di altre
Pubbliche Amministrazioni, ed ai sensi del comma 6 del medesimo art 19, ovvero
a soggetti "estranei" alla Pubblica Amministrazione ma in possesso
dei requisiti ivi previsti .
Sì
ritiene di precisare che questa Amministrazione, a fronte della pronuncia
costituzionale sopracitata, ha ritenuto opportuno richiedere al proprio competente
Comitato di consulenza giuridica un parere volto a chiarire quale sia l'impatto
che la decisione della Corte Costituzionale produce sugli incarichi
dirigenziali a tempo determinato, conferiti a soggetti esterni ai sensi della
normativa regionale.
Segnatamente, in riferimento all'oggetto del
quesito il Comitato tecnico, dopo aver ripercorso l'evoluzione normativa della
materia, concludeva che a fronte di detta novellata normativa la relativa
disciplina regionale (art. 10. L.R. il/2002] deve
intendersi implicitamente abrogata.
Tuttavia, il Comitato precisava che, in virtù
del "principio di continuità dell'ordinamento giuridico", nonché dei
principi di continuità normativa od istituzionale e delle funzioni
amministrative", (principi che la Corte Costituzionale, rispettivamente con le sentenze 7-8 ottobre 2002 n..
442 e 26 giugno 2002 n. 282 e
17 gennaio 2004, n. 13, ritiene applicabili nelle ipotesi di un nuovo riparta
di competenza legislativa tra Stato e Regioni) sono salvi gli effetti dei
provvedimenti assunti precedentemente, in applicazione della normativa
regionale ed in particolare, i conferimenti degli incarichi dirigenziali a
tempo determinato”.
Il dirigente di
settore (Avv. Sergio Tassone)
Il dirigente
generale (Avv. Umberto Nucara)
L’assessore al personale (Domenico Tallini)
Art. 1
(Integrazione all'articolo 1)
1. Dopo il comma 5
dell’articolo 1 della legge regionale 14 agosto 2008, n. 28 (Norme per la
ricollocazione dei lavoratori che usufruiscono degli ammortizzatori sociali
ordinari e straordinari ivi compresi i trattamenti in deroga) sono aggiunti i
seguenti:
"5bis. Le
norme della presente legge si applicano al personale dipendente di società, che
erogano servizi di interesse generale, controllate e/o partecipate da Enti
locali, anche se poste in liquidazione, purché sia avviata la procedura di ricollocazione
dello stesso presso altre società a capitale interamente pubblico, controllate
e/o partecipate dai medesimi Enti locali, per i servizi già curati dalle suddette
società.
5ter. A tal fine
il personale che sia stato alle dipendenze delle società controllate da Enti
locali sciolte per cause indipendenti dalla programmazione dell'Ente, può
essere assorbito previo esperimento di apposite procedure selettive da altre
società a capitale interamente pubblico controllate dallo stesso o da altri
Enti locali e ciò nei limiti della copertura finanziaria già assicurata
dall'Ente alla società sciolta.".
Art. 2
(Entrata in vigore)
1. La presente
legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel
Bollettino Ufficiale della Regione.
Art. 1
1. Al comma 1
dell'articolo 1 della legge regionale 30 marzo 1995 n. 8 (Norme per la
regolarizzazione delle occupazioni senza titolo degli alloggi di edilizia
residenziale pubblica), il termine "31 dicembre 2007" è così
modificato: "30 giugno 2013".
2. Dopo l'articolo
3 della l.r. n. 8/1995 è aggiunto il seguente:
"Art. 3 bis
1. La Giunta
regionale, sulla base di una puntuale ricognizione effettuata dall'Aterp regionale, che illustri la situazione giuridica dei
rapporti locativi, l'eventuale contenzioso esistente e la consistenza del
patrimonio immobiliare, approva, su proposta dell'Assessore competente in materia,
un piano di interventi che individui soluzioni di solidarietà sociale in favore
di quei soggetti che, pur essendo privi di reddito e inclusi nelle graduatorie
per l'assegnazione di alloggi, non abbiano potuto esserne beneficiari per
mancanza di disponibilità di unità immobiliari".
Art. 2
1. La presente
proposta di legge non prevede oneri aggiuntivi né impegni di spesa sul bilancio
regionale.
Art. 3
1. La presente
legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel
Bollettino Ufficiale della Regione.
Art. 1
(Modifiche articolo 65 l.r. 19/2002)
1. All'articolo 65
della legge regionale 16 aprile 2002, n, 19 (Norme per la tutela, governo ed
uso del territorio - Legge Urbanistica della Calabria) sono apportate le
seguenti modifiche:
a) il primo
periodo del comma 2 è così sostituito:
“2. I Piani
regolatori generali conservano validità fino al 19 giugno 2014”;
b) alla lettera a)
del secondo periodo del comma 2, le parole “19 giugno 2013” sono sostituite dalle
parole “19 giugno 2014”;
c) alla lettera c)
del secondo periodo del comma 2, le parole “19 giugno 2013” sono sostituite
dalle parole “19 giugno 2014”;
d) alla lettera d)
del secondo periodo del comma 2, le parole
“19 giugno 2013” sono sostituite dalle parole “19 giugno 2014”.
Art. 2
(Clausola di invarianza finanziaria)
1. La presente legge
non prevede oneri aggiuntivi né impegni di spesa a carico del bilancio regionale.
Art. 3
(Entrata in vigore)
1. La presente legge
entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione.