IX^ LEGISLATURA
RESOCONTO INTEGRALE
__________
61.
SEDUTA DI LUNEDI’ 22
APRILE 2013
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FRANCESCO TALARICO E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLÒ
Presidenza
del Presidente Francesco Talarico
La
seduta è aperta. Si dia lettura del verbale della seduta precedente.
(E’
approvato)
Legge
il verbale della seduta precedente.
(E’
approvato)
Legge
le comunicazioni presentate alla Presidenza.
(Sono
riportate in allegato)
Legge
le interrogazioni presentate alla Presidenza.
(Sono
riportate in allegato)
Il primo
punto all’ordine del giorno recita proposta di
provvedimento amministrativo numero 213/9^ d'Ufficio, recante: “Surroga del
consigliere regionale Ferdinando Aiello, dimissionario”. Dobbiamo procedere
alla surroga del consigliere regionale per
portare il Consiglio regionale nel plenum dopo le dimissioni del collega
Ferdinando Aiello.
Do lettura
del verbale per come è stato predisposto dagli uffici.
Prego i
colleghi di prendere posto altrimenti non si capisce assolutamente nulla.
“Il Consiglio regionale
dato atto che con lettera, datata 15 aprile 2013,
acquisita agli atti in pari data, protocollo generale 17504, il dottor
Ferdinando Aiello ha presentato formalmente le dimissioni dalla carica di consigliere regionale;
considerato che a norma dell’articolo 16 della legge
regionale 17 febbraio 1968 numero 108,
recante: “Norme per l’elezione dei Consigli regionali
delle Regioni a Statuto normale” il seggio resosi vacante deve essere attribuito
al candidato che nella stessa lista e circoscrizione segue immediatamente l’ultimo eletto;
che,
pertanto, si deve procedere alla surroga del consigliere dimissionario, ciò nei
modi di cui alla sopra richiamata disposizione di legge;
considerato,
infine, così come risulta dalla copia del verbale dell’Ufficio centrale
circoscrizionale presso il Tribunale di Cosenza per l’elezione del Consiglio
regionale della Calabria, anno 2010, nella graduatoria dei non eletti per la
lista numero 4 avente il contrassegno “Rifondazione comunista” nella quale era
stato eletto il consigliere dimissionario è riportato, quale primo dei non
eletti, il candidato Damiano Guagliardi con cifra
individuale 1.801;
delibera
di attribuire al candidato Damiano Guagliardi, nato a
San Demetrio Corone il 27 settembre 1950, il seggio resosi vacante a seguito
delle dimissioni del consigliere Ferdinando Aiello”.
Possiamo
mettere in votazione il verbale così come è stato letto.
(Il
Consiglio approva all’unanimità)
Il
consigliere Guagliardi, se presente in Aula, può
prendere posto nei banchi del Consiglio regionale. E’ un lieto ritorno ed a lui
rivolgiamo gli auguri più affettuosi di buon lavoro.
(Applausi. Il consigliere Guagliardi prende posto tra i banchi dei consiglieri di
centro sinistra)
Prego
i colleghi di prendere posto.
Propongo
l’inserimento all’ordine del giorno del provvedimento che riguarda la riduzione
del numero dei consiglieri regionali per la Regione Calabria.
In Conferenza dei capigruppo all’unanimità abbiamo
affrontato l’argomento confrontandoci in maniera franca e leale, benché ci
fossero anche altre proposte di legge, ma abbiamo discusso proprio nel merito
del provvedimento. La Conferenza dei capigruppo ha deciso, dicevo, di inserire
all’ordine del giorno della seduta odierna, prevedendone contestualmente l’approvazione,
il provvedimento che riduce il numero dei consiglieri per la Regione Calabria.
Sapete che abbiamo approvato, in seconda lettura, la
proposta di legge statutaria che ha ridotto a 40 il numero dei consiglieri,
perché la prima lettura era stata approvata prima che fossero resi noti i dati
del censimento Istat.
La prima lettura si è svolta ad ottobre quando non era
stato pubblicato l’esito del censimento Istat e si basava sui dati precedenti che
attestavano il numero degli abitanti della nostra Regione sopra i 2 milioni di
abitanti. L’ultimo censimento ha registrato un numero di abitanti inferiore ai
2 milioni e, come sapete, una Legge nazionale prevede che il numero dei consiglieri
per quelle Regioni che hanno meno di due milioni di abitanti sia di 30.
Abbiamo proceduto ad approvare la proposta di legge
statutaria in seconda lettura perché si trattava di un atto dovuto, oggi siamo
qui perché la Conferenza dei capigruppo all’ unanimità ha deciso l’inserimento
della proposta di legge statutaria numero 14/9^ composta da due articoli.
Naturalmente ci sarà bisogno anche della seconda lettura
dopo 60 giorni; l’articolo 1 prevede, per come è stato approvato nella
Conferenza dei capigruppo, che il Consiglio regionale sia composto dal
Presidente della Giunta regionale e da 30 consiglieri; la seconda modifica
riguarda la Giunta regionale e testualmente recita “la Giunta regionale è
composta dal Presidente, dal Vicepresidente e dagli assessori in numero non
superiore a 6”.
Questo è quel che abbiamo deciso in Conferenza dei
capigruppo e quindi chiedo la votazione per l’inserimento di questo
provvedimento all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione la proposta di legge statutaria numero 14, recante: “Modifica alla legge regionale 19 ottobre 2004, numero 25 (Statuto Regione Calabria)” per come illustrato in Aula.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
Ha chiesto di parlare il consigliere Franchino. Ne ha
facoltà.
Presidente, grazie, soltanto per richiamare la sua attenzione e chiedere l’inserimento all’ordine del giorno odierno della proposta di legge numero 322/9^ di iniziativa del consigliere Franchino, recante: “Tutela e valorizzazione del patrimonio geologico e speleologico”.
E’ un provvedimento legislativo che riguarda?
Si tratta della proposta di legge numero 322/9^ di mia iniziativa, recante: “Tutela e valorizzazione del patrimonio geologico e speleologico” che è stato già licenziato nella quarta Commissione consiliare.
E’ stato licenziato all’unanimità dalla Commissione consiliare?
Prego, consigliere Gallo.
Presidente, volevo specificare che il progetto di legge al quale faceva riferimento il consigliere Franchino è stato licenziato in Commissione ancora una volta alla unanimità nell’ultima seduta. Tra l’altro era stato richiamato in Commissione poiché abbiamo abrogato la norma finanziaria e pertanto credo che possa essere trattato direttamente in Aula se la stessa è d’accordo.
La norma finanziaria?
E’ stata abrogata, non c’è più norma finanziaria.
Non ci vuole norma finanziaria sul provvedimento?
Abbiamo fatto in modo che non ci fosse norma finanziaria ed abbiamo tagliato tutte le spese previste nella norma stessa.
Pongo in votazione l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di legge numero 322/9^.
(Il Consiglio approva)
Ha chiesto di parlare il
consigliere Dattolo. Ne ha facoltà.
Presidente, grazie, chiedo di inserire all’ordine del giorno la proposta di modifica dell’articolo 41, comma 2, della legge regionale numero 69 del 2012 che in sede di Conferenza dei capigruppo ha raccolto l’unanimità dei consensi. Chiederei l’inserimento all’ordine del giorno di questa modifica.
Presidente, qual è l’oggetto? Il numero non ci sovviene.
Le spiego subito. Praticamente riguarda una modifica inerente i piani attuativi che comprendono anche i fornitori e non solo la manodopera. Questa è la dizione che abbiamo concordato anche con i capigruppo della minoranza.
Non ci sono richieste di parola pongo in votazione l’inserimento all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
Ha chiesto di parlare il consigliere Gallo. Ne ha
facoltà.
Presidente, chiedo l’inserimento all’ordine del giorno del progetto di legge numero 446/9^ recante: “Modifica ed integrazione dell’articolo 59ter della legge regionale 25.11.1996, numero 32 <Disciplina per l’assegnazione e la determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica>”.
Tra l’altro credo che in Conferenza dei capigruppo ci sia stata una decisione favorevole in merito, per cui ne chiedo l’inserimento all’ordine del giorno.
Chiedo, inoltre, l’inserimento all’ordine dei lavori di un ordine del giorno “Sulla paventata soppressione dei presidi Terna in quel di Cosenza e di Castrovillari per realizzare un nuovo presidio Terna in quel di Rotonda”.
Quindi, avanzo una duplice proposta. Grazie.
Quindi, consigliere Gallo, chiede l’inserimento all’ordine del giorno di questo provvedimento.
Ha chiesto di parlare il consigliere Naccari
Carlizzi. Ne ha facoltà.
Su questo provvedimento noi abbiamo un marcato dissenso poiché giovedì in sede di Commissione si era convenuto di rinviare la discussione ad altra seduta in quanto i pareri del Servizio legislativo erano gravemente contrari nel senso che evidenziavano una serie di violazioni di legge o violazioni di norme e principi costituzionali che facevano il paio con le valutazioni svolte dalla minoranza in Commissione.
Ciò nonostante la Commissione
è stata riconvocata. Noi non siamo assolutamente convinti del parere di natura
politica che è stato espresso, pur autorevole perché
proveniente da un consigliere di esperienza come il collega Chiappetta. Di
conseguenza riteniamo che su questo ci debba essere un approfondimento molto serrato da parte della Commissione perché il testo,
secondo noi, è chiaramente in contrasto col dettato costituzionale.
Di conseguenza votiamo contro l’inserimento all’ordine del giorno.
Ma l’argomento in questione, volevo ricordare all’Aula, era stato affrontato anche in Conferenza dei capigruppo che ha deciso di portarlo all’esame dell’Aula oggi. C’erano tutti i capigruppo presenti e si era discusso il provvedimento.
(Interruzione)
Volevo dire questo prima di dare la parola a chi intende intervenire. La Conferenza dei capigruppo ha deciso questo.
Prego, consigliere Gallo.
Presidente, avevo già detto che la Conferenza dei capigruppo si era pronunciata a favore dell’inserimento. C’era poi anche l’altro ordine del giorno che avevo proposto sulla questione Terna.
Le chiedo se, per favore, pone ai voti l’inserimento.
Ha chiesto di parlare il consigliere Giordano. Ne ha
facoltà.
Intervengo perché vorrei capire quale Conferenza dei capigruppo ha convenuto l’inserimento all’ordine del giorno di questa proposta.
Consigliere Giordano,
forse era andato via, ma l’inserimento
all’ordine del giorno di
oggi era stato accolto da parte di tutti i componenti della Conferenza
dei capigruppo. Se poi, oggi, vuole non condividere in Aula quello che è stato
deciso lì in Conferenza dei capigruppo… ma questo è quel che è avvenuto.
Non credo che
con i gruppi di minoranza sia stato condiviso l’inserimento di una proposta di
legge di questo tipo perché non è stata
nemmeno avanzata. Su questo chiedo che anche gli altri colleghi capigruppo di
minoranza si esprimano.
Ho assistito,
invece, sia oggi sia venerdì, alla discussione della proposta di legge in
quarta Commissione nella quale sono venute
fuori tutta una serie di problematiche
e di eccezioni che imporrebbero prudenzialmente e correttamente che venisse
ulteriormente approfondita, per evitare alla maggioranza
stessa di portare avanti un provvedimento che rischierebbe di impattare con una
impugnativa e, quindi, di approvare un provvedimento inefficace che rappresenterebbe
una circostanza ulteriormente dannosa.
Chiedo, così
come ha fatto il collega Naccari Carlizzi prima, che
questo provvedimento abbia un percorso di approfondimento necessario per
evitare che subisca l’ennesima impugnativa.
Altri
interventi? Possiamo procedere alla votazione per l’inserimento all’ordine del giorno del provvedimento.
(Interruzione)
La Conferenza
dei capigruppo è l’organismo che decide l’ordine del giorno.
Mi dia la
parola, poi, cortesemente.
Si può esprimere
negativamente, può dire che è contrario in Aula e le do la parola ma se ne
abbiamo discusso in Conferenza dei capigruppo ed è stato deciso di inserirlo all’ordine del giorno della seduta di oggi, si evita
e si risolve il problema della votazione dei due terzi in Aula.
La Conferenza
dei capigruppo serve proprio per evitare queste situazioni; poiché in
Conferenza dei capigruppo ci sono sia maggioranza
sia minoranza, se la minoranza avesse voluto sollevare qualche eccezione avrebbe
dovuto dire che questo è un provvedimento che non può essere portato in Aula.
Presidente, allora, credo che sia opportuno…
Scusi, consigliere Naccari, voglio dire al Presidente Talarico che in Conferenza dei capigruppo questo punto non è stato portato all’ordine del giorno né è stato messo in votazione.
No, no, non voglio sentire questo tipo di intervento, significa che qualcuno si è distratto.
Allora eravamo tutti distratti.
Poiché sono il garante di quest’Aula e presiedo la Conferenza dei capigruppo se mi dite che questo argomento non è stato trattato in Conferenza dei capigruppo lo ritengo una offesa per il ruolo che ricopro sia in Conferenza dei capigruppo sia in quest’Aula.
E’ stato posto all’attenzione della Conferenza perché alla fine il consigliere Chiappetta ha detto: “vedete che è passato in Commissione proprio stamattina questo provvedimento e chiedo di inserirlo all’ordine del giorno” e si è concluso.
Ci siamo detti: “va bene, va bene”, dopo di che è intervenuto lei, consigliere Scalzo, ed ha posto la questione della “Fondazione Campanella”, un ordine del giorno, ed abbiamo detto che anche questo va bene. Se poi c’è stato un attimo di distrazione e non si è seguito tutto questo attiene a coloro che sono presenti in Conferenza dei capigruppo. Non si può dire che non è stata trattata in Conferenza dei capigruppo perché altrimenti è una offesa a tutti coloro che erano lì presenti in quel momento.
Presidente, voglio chiarire, perché il mio intervento, il mio modo di pensare non vuol essere offensivo né della Conferenza dei capigruppo, nel suo insieme, né nei suoi riguardi.
Le voglio però ricordare che questa mattina è stata
convocata ad horas,
d’urgenza la quarta Commissione su questo
argomento. In Commissione abbiamo posto questo
problema perché c’è stata su questo argomento
una Commissione convocata quasi perennemente,
nel senso che nel giro di una settimana abbiamo fatto tre Commissioni vista l’urgenza del provvedimento.
Sulla delicatezza
dell’argomento ne è prova il fatto che nella seduta precedente non solo la
minoranza ma anche la maggioranza hanno convenuto di approfondire un argomento
così importante che non poteva essere portato d’urgenza.
Sul fatto, poi, che ha
riguardato stamattina la Conferenza dei
capigruppo, sinceramente non credo di essermi distratto solo io. Non ho
sentito quando veniva inserita all’ordine del giorno. Quanto detto qui lo avrei
ripetuto sicuramente anche in Conferenza
dei capigruppo.
Ha chiesto di intervenire
il consigliere Naccari. Ne ha facoltà.
Chiarito questo aspetto perché giustamente il Presidente del nostro gruppo ha partecipato alla Commissione e, di conseguenza, non dormiva né quando era in Commissione – ed è intervenuto – né quando era nella Conferenza dei capigruppo, c’è poi un problema di natura giuridica e formale. Ho profondo rispetto per la Conferenza dei capigruppo, tuttavia il nostro regolamento specifica che gli argomenti che non sono all’ordine del giorno possono essere inseriti solo con votazione dei due terzi dei consiglieri presenti.
Di conseguenza mi sembra che si stia tentando qualcosa che non è possibile fare, cioè se volete condurre il Consiglio regionale con questi criteri e con queste regole allora ditelo: la maggioranza materialmente può fare esattamente quel che vuole e poiché voi siete minoranza verrebbe da parafrasare il marchese del Grillo “siccome siete minoranza non contate…”.
Mi appello al senso di responsabilità del Presidente, consapevole che se stiamo ponendo una questione, siamo disponibili ad andare fino in fondo e non accettiamo che siano mortificate le regole democratiche dell’Aula.
Dopo di che, Presidente,
la invito ad applicare l’articolo del Regolamento che conosce da prima e meglio
di me. Ricordo ancora che la norma che consente l’inserimento all’ordine del giorno di argomenti che non sono
materialmente presenti nella convocazione è una norma di natura straordinaria, di dubbia legittimità in sé e dovrebbe
essere utilizzata solo per fatti e questioni straordinarie.
E’ vero ora che questa
proposta di legge che ci state proponendo viola tre-quattro articoli della Costituzione
e due o tre leggi dello Stato ma per straordinario non si intende proprio
questo.
Consigliere Naccari, guardi, è
arrivato da poco in Consiglio regionale ma ha condiviso la precedente esperienza.
Ci siamo sempre organizzati dall’inizio della legislatura che la Conferenza dei
capigruppo, se c’erano dei provvedimenti passati in Commissione, non ancora
inseriti all’ordine del giorno e quant’altro, potesse prevedere all’unanimità
il loro inserimento all’ordine del giorno.
E’ sempre stato così dall’inizio della legislatura.
Capisco che oggi il consigliere De Masi è stato sostituito, non c’è stato
nemmeno il consigliere Principe che è stato sostituito dal consigliere Scalzo e
capisco anche che qualcuno si possa essere distratto durante i lavori della
Conferenza dei capigruppo ma è stata una determinazione che alla unanimità è
stata assunta da tutti.
Mi dispiace che sotto questo aspetto veniate a chiedere
a me l’applicazione del Regolamento. Conosco bene il Regolamento e statuisce
che se si chiede l’inserimento all’ordine del giorno di un provvedimento siano
necessari i voti favorevoli dei due terzi dei presenti, ma se c’è stato il
superamento da parte della Commissione…
Dove sta scritto Presidente?
Quella è stata una richiesta formale del consigliere Gallo di cui, forse, non c’era nemmeno bisogno, così come in altre occasioni abbiamo inserito dei punti all’ordine del giorno.
Presidente, dove sta scritto? In che articolo sta scritta questa norma che sta citando e che supera il Regolamento? Possiamo avere il numero dell’articolo dove è scritto?
Non abbiamo detto che c’è un articolo.
Cioè lei ha
messo in votazione una richiesta.
E’ stato il lavoro che in Conferenza dei capigruppo abbiamo
svolto dall’inizio della legislatura.
Ma in base a
quale norma?
Ci sono state
tante occasioni in cui punti chiesti dalla minoranza sono stati inseriti all’ordine del giorno e punti chiesti dalla maggioranza sono stati inseriti all’ordine del giorno senza la votazione dei due
terzi perché la Conferenza dei capigruppo
aveva deciso questo.
Se adesso non è
più ammissibile questo criterio, è un altro ragionamento.
Ha chiesto di parlare il consigliere Chiappetta. Ne ha
facoltà.
Presidente, solo perché non ci sarebbe neanche bisogno di discussione rispetto alle questioni che sono state sollevate in Aula ma per ristabilire un minimo di chiarezza, anche procedurale, credo che sia opportuno effettuare una sia pur brevissima riflessione.
Presidente, evidenzio quel che lei ha detto. D’altra parte c’è il verbale – lo dico ai colleghi della minoranza – che testimonia quel che è accaduto in Conferenza dei capigruppo e, quindi, sarebbe assolutamente normale chiedere ai dirigenti verbalizzanti ciò che è avvenuto in Conferenza dei capigruppo che molto bene ha evidenziato e ripreso il Presidente del Consiglio.
Vede, Presidente, ha
fatto bene a richiamare quel che è stato disposto anche oggi in quest’Aula,
vale a dire un collega della minoranza sulla base di un provvedimento già
licenziato dalla Commissione chiede
l’inserimento in Aula affinché questa possa discuterlo ed eventualmente
approvarlo. E da parte nostra nulla quaestio rispetto a questa correttezza che credo debba
caratterizzare e contraddistinguere i
comportamenti sia della maggioranza sia delle altre forze di minoranza presenti
in Consiglio regionale.
Viene evidenziata, tutti
l’abbiamo evidenziata, l’assoluta inderogabile necessità di discutere del
provvedimento, attesa l’urgenza; ho partecipato questa mattina, Presidente
Talarico, ai lavori della quarta Commissione e fra l’altro, sono intervenuto in
Commissione e lo farò anche in Aula, da qui a breve, allorquando si evidenzierà
la discussione e la trattazione di questo argomento posto all’ordine del
giorno, dicendo che non c’è alcuna fretta se non quella di rispondere – così
come dovrebbe essere – ad una necessità, ad una esigenza che viene avvertita
dalla collettività istituzionale calabrese.
Avevo anche detto in
Commissione – mi piace riprenderlo anche adesso, anche se non si è ancora alla
trattazione del punto all’ordine del giorno ma è solo una anticipazione questa
che sto per fare – che questo provvedimento di legge rispetto alla convocazione
in Commissione non rappresenta assolutamente alcun abuso procedurale perché
assolutamente previsto dalle norme che regolamentano l’attività di questo
Consiglio regionale.
Si è resa necessaria per
dare una risposta concreta rispetto ad una istanza che è pervenuta, non solo
dal mondo delle autonomie locali -ed abbiamo acquisito agli atti una lettera
del Cal- ma anche e soprattutto da parte delle istituzioni locali calabresi
che, per firma del Presidente Vallone - che sicuramente non appartiene alla
parte politica che in questo momento governa la Regione Calabria –ha ritenuto,
Presidente Talarico, di far pervenire al Consiglio regionale una missiva della
quale, di qui a breve, distribuiremo copia e con la quale chiede l’esame e la
sollecita approvazione di questo provvedimento di legge.
Rispetto al merito tra poco ne parleremo, Presidente,
anche per cercare di far comprendere bene che alla base di questo provvedimento
non vi è nessuna valutazione politica. Vi è anche una valutazione politica ma è
una valutazione tecnico-giuridica che tiene conto di quel che effettivamente
avrebbe dovuto essere stato fatto e non lo è stato.
Ecco perché, Presidente, quel che ha chiesto il collega
Gallo è una sorta di comunicazione all’Aula rispetto ad un provvedimento che è
stato assunto dalla Conferenza dei capigruppo.
Presidente, mi permetta - e questo lo dico non per
replica, considerando che già in precedenza quel che è stato deciso da qualche
capogruppo di minoranza all’interno della Conferenza dei capigruppo è stato
disatteso in Aula da qualcuno che ha fatto parte di questo stesso gruppo -
valuti se è il caso o no di predisporre tutto il necessario all’interno della
Conferenza dei capigruppo per impedire che possano accadere episodi che non
danno segnale di credibilità delle istituzioni.
Ha chiesto di parlare il consigliere Giordano. Ne ha
facoltà.
Presidente, non è assolutamente accettabile e mi dispiace
che lei abbia detto di sentirsi offeso se il collega Scalzo, nel suo
intervento, le ha ribadito che in sede di Conferenza dei capigruppo non si é
deciso nulla su questo provvedimento. Ho seguito i lavori fino alla fine e
ribadisco che non è stato votato nulla; l’inserimento di questo punto all’ordine del giorno non è stato minimamente accennato, né tantomeno messo ai voti. Se così
fosse stato, avrei manifestato le mie perplessità esprimendo il mio diniego
- come ho fatto in Commissione - sebbene non ne facessi parte, perché non sono un componente di quella Commissione, ma c’ero - e su questo
tranquillizzo tutti i colleghi, in particolare il collega Chiappetta; ciò può
essere confermato anche dagli altri colleghi, capigruppo di minoranza che erano
presenti Su questo punto
di vista, Presidente, come previsto dal Regolamento lei ha piena facoltà di
mettere ai voti. Se l’Aula accoglie con il voto pari ai due terzi e ritiene che
questo provvedimento debba essere inserito, Conferenza dei capigruppo o meno,
il provvedimento, per Regolamento, sarà inserito all’ordine del giorno.
Ma non consento a nessuno di mettere in dubbio l’onestà
intellettuale di chi ha partecipato, sebbene oggi io abbia partecipato in
sostituzione del collega De Masi.
La invito, pertanto, Presidente a voler mettere ai voti
per appello nominale il provvedimento e si vedrà se l’Aula avrà i numeri
necessari per farlo passare.
Consigliere
Giordano…
Chiedo ai
funzionari di avere copia del verbale della Conferenza dei capigruppo.
(Interruzione)
Consulto gli appunti
della Conferenza dei capigruppo per evitare di sembrare sulle nuvole o che
abbia fatto un falso oppure che qualcuno abbia detto una cosa per un’altra.
(Interruzione)
Che poi i
capigruppo dicano: ho sbagliato, ho interpretato male, ritiro quel che ho fatto
in Conferenza dei capigruppo è un’altra cosa e lei lo può fare senza nessun
problema.
Posso su questo, Presidente?
Scusi un attimo,
leggo gli appunti del verbale: “In Commissione
è passato il provvedimento per quanto riguarda i canoni…la Conferenza
dei capigruppo decide…ok fuori sacco”.
Questo è quello che riporta il verbale, se lei si è
distratto o vuol ritirare la parola che ha dato mezz’ora fa, è libero di farlo
ma non può dire che il provvedimento non sia stato trattato in Conferenza dei
capigruppo
Presidente, non consento né a lei né a nessuno di dire
questo. La prego, la Conferenza dei capigruppo non ha trattato questo punto.
La Conferenza
dei capigruppo ha trattato il punto, che è stato il penultimo perché dopo di questo c’è stato quello riguardante
la “Fondazione
Campanella” da inserire e tutti erano d’accordo. Nessuno ha detto qualcosa di
diverso.
Anche se
lei non ha approfondito bene la questione o si è distratto, questo è quanto
avvenuto in Conferenza dei capigruppo.
Tant’è
che oggi il consigliere Gallo ha presentato questo provvedimento per dire che è
passato dalla sua Commissione, altrimenti questo punto non si sarebbe potuto
nemmeno illustrare in Aula perché, come regola, andava in coda direttamente
all’ordine del giorno.
La
Conferenza dei capigruppo è sovrana rispetto all’Aula.
Se si
procede a fare una cosa, quindi, si mette in coda il provvedimento e poi, il
fatto che ci sia il numero legale o altre questioni, è un altro aspetto.
Devo
difendere il Consiglio per cui reputo opportuno che il provvedimento sia
inserito come ultimo punto all’ordine del giorno permettendo così all’Aula di
procedere con i lavori.
Ognuno
sarà, poi, libero di votare contro, di sollevare eccezioni, di abbandonare
l’Aula, di non partecipare al voto, ma questo è quanto si é deciso in
Conferenza dei capigruppo ed è quello che, da Presidente – avendo rispetto per
le decisioni prese in Conferenza dei capigruppo - provvederò a fare oggi in
sede di Consiglio.
(Interruzione)
Ancora su questo
argomento? Quando entreremo nel merito potrà dire esattamente quel che vuole.
Ha chiesto di parlare il consigliere Naccari.
Ne ha facoltà.
Presidente, avendo profondo rispetto per l’Assemblea elettiva,
che poi fa le votazioni, sottolineo che, ai sensi
dell’articolo 42 del Regolamento, lei ha messo in votazione l’inserimento di
questo punto all’ordine del giorno; dopo di
che ha dichiarato conclusa la votazione dandone anche l’esito. In sostanza ha
detto che il documento è stato inserito a seguito della votazione.
Allora mi deve
spiegare innanzitutto il senso della votazione e, poi, vorrei sapere dal punto
di vista formale – chiedo a lei e al segretario Lopez – l’esito della
votazione.
Avete votato ai
sensi dell’articolo 42. Ora chiedo formalmente quale sia l’esito della
votazione e mi aspetto - consentitemi di dirlo – che mi diciate l’esito di
natura regolamentare e non politica.
Lei può fare
tutte le valutazioni che ritiene circa la discussione; non so se è stato un misunderstanding
ma una cosa è certa, cioè che i due capigruppo dell’ opposizione
non ricordano assolutamente di questa trattazione e, comunque, anche se fosse
stata fatta, le chiedo, proprio dal punto di vista giuridico, quale sia stato
l’esito della votazione.
Ai sensi
dell’articolo 42, chiedo, pertanto, al Segretario generale di dichiarare
l’esito della votazione circa l’inserimento di questo provvedimento.
Ha chiesto di
intervenire il consigliere Chiappetta, ne ha facoltà.
Presidente, giusto per ulteriore chiarimento, perché sicuramente non mi sono spiegato bene nell’intervento di qualche minuto fa.
In chiusura ho detto che, il collega Gallo ha preso la parola per rappresentare all’Aula quello che si era determinato in sede di Conferenza dei capigruppo, illustrando, nel contempo, la pratica della quale stiamo discutendo, vale a dire il disegno di legge de quo, per un senso di dovere informativo nei confronti dell’Aula anche in relazione al fatto – per come sa bene anche il collega Naccari Carlizzi, che oggi é stato presente in Commissione – che il collega Gallo, nella sua qualità di Presidente della quarta Commissione, è anche relatore del provvedimento legislativo.
Infatti, Presidente, il collega Gallo ha chiesto all’Aula – e su questo si sarebbe dovuta registrare la votazione – l’inserimento di un apposito ordine del giorno rispetto al quale, questo è vero, non è possibile non attivare la procedura prevista dal Regolamento, vale a dire la votazione favorevole dei due terzi.
Ecco perché reputo che si debba fare un distinguo.
La prima è relativa ad una comunicazione fatta all’Aula dal collega Gallo, relatore del provvedimento legislativo, riguardante quanto è avvenuto in Conferenza dei capigruppo.
Il secondo aspetto, invece, riguarda l’inserimento di apposito ordine del giorno depositato presso gli uffici della Presidenza per il quale, naturalmente, ci sarebbe dovuta essere la votazione così come credo sia stato fatto.
La parola al Presidente Scopelliti.
Presidente, non entrando nel merito della proposta fatta
dal consigliere Gallo e sulle motivazioni messe in campo dal consigliere
Chiappetta, reputo però opportuno fare una considerazione.
Però, oggi, come
in qualche altra circostanza, il Presidente
Talarico mi ha chiamato per dirmi che c’era la Conferenza dei capigruppo e,
poiché si sarebbe discusso dell’argomento legato alla riorganizzazione quindi del provvedimento di riduzione dei
consiglieri e degli assessori così come da norma
nazionale - provvedimento di cui io ed il Presidente, in questi
ultimi giorni, insieme ad altri colleghi capigruppo della maggioranza avevamo immaginato la discussione in
Aula - ho partecipato alla Conferenza dei capigruppo.
Così come dice
lo stesso verbalizzante, alla fine della Conferenza dei capigruppo, il collega
Chiappetta ha posto all’attenzione della Conferenza stessa l’inserimento di
questo punto all’ordine del giorno. Il Presidente Talarico si è girato ed ha chiesto ai
colleghi consiglieri capigruppo presenti “se siete d’accordo”ed ha detto “lo
inserisco all’ordine del giorno”.
Dopo di che, se
voi che partecipate alla Conferenza dei capigruppo non siete in grado di
intendere e di volere è un problema che francamente a noi riguarda molto poco.
Se siamo tutti
quanti lì – c’ero pure io accanto al Presidente
Talarico – ed ho ascoltato le indicazioni a seguito della proposta di
inserimento fatta da un capogruppo, lo stesso Presidente
Talarico ha accolto la proposta ed ha comunicato l’inserimento all’ordine del giorno di questo provvedimento, dire
che non si é mai sentito è una falsità, nonché
un grave atto di sfiducia, non soltanto nei confronti del Presidente e della Conferenza dei capigruppo, ma
anche dei funzionari che hanno verbalizzato.
Dire “forse
c’ero ma ero disattento o dormivo” è un altro discorso, assumendosi, quindi, la
responsabilità di non aver preso parte
volutamente o involontariamente ad una discussione.
Essendo presente
ed attento, ho sentito quando alla fine della Conferenza dei capigruppo, nel riepilogare ciò che
avremmo discusso in Aula - ricordo anche le parole del Presidente del gruppo
del Pdl, Chiappetta, che ha detto “riepiloghiamo Presidente e chiedo anche
l’inserimento perché la Commissione ha licenziato il provvedimento in oggetto”
- a questo punto vuol dire che il problema è veramente di natura diversa, caro
Presidente.
Durante
la Conferenza dei capigruppo si discute per ore sui provvedimenti da licenziare
in Aula e non si può, pertanto, arrivare in Aula e discutere ancora
sull’inserimento o meno del punto all’ordine del giorno precedentemente
approvato all’unanimità ed autorizzato dalla Conferenza dei capigruppo.
A questo
punto, abbiamo difficoltà a comprendere e capire cosa succede
Ha chiesto di parlare il consigliere Scalzo. Ne ha
facoltà.
Credo che, nel merito, non andrebbe fatta una discussione sulle capacità psico-fisiche e neurologiche dei presenti. Pertanto il Presidente Scopelliti potrebbe risparmiarsi certe affermazioni, sulla capacità di intendere e di volere di ciascuno presente in Aula.
Le vorrei sottolineare che, se avesse guardato la norma nonché i verbali della quarta Commissione, avrebbe riscontrato che non siamo i soli incapaci di intendere e di volere ma lo è anche il Servizio legislativo ed i funzionari dirigenti, che hanno espresso non dubbi ma certezze negative sulla incostituzionalità di questa legge e sui problemi che riguardano la parte contabile, richiedendo quindi una maggiore attenzione e l’esigenza di entrarvi ancora nel merito.
Voglio ribadire, ancora una volta, che stamattina ci siamo visti ad horas, convocati in questa Commissione senza novità di rilievo sull’interpretazione autentica della norma.
Credo, pertanto, che nessuno possa dire che in Conferenza dei capigruppo questo argomento sia stato trattato nella pienezza dei suoi contenuti.
Il collega ha posto il problema alla fine della Conferenza, quando si stava andando via, nella confusione, quando ognuno era in piedi o parlava di altro.
Se vogliamo restituire a quest’Aula la dignità di un percorso che ci veda tutti quanti consapevoli delle azioni, di ciò che facciamo e di ciò che diciamo, serve, da parte di tutti, la consapevolezza che bisogna arrivarci soprattutto con la convinzione delle posizioni.
Abbiamo espresso la nostra posizione già in Commissione quindi non avremmo alcun motivo per fare una piroetta. In una occasione, addirittura, anche la stessa maggioranza ha espresso gli stessi dubbi in Commissione e quindi questa piroetta di 360 gradi non ci appartiene e non possiamo accettarla assolutamente.
Prego, consigliere Giordano.
Intervengo per fatto personale, Presidente. Fossi nel Presidente Scopelliti andrei cauto nel parlare delle capacità di intendere e di volere.
Ero presente in Conferenza dei capigruppo, così come il collega Scalzo e qualche altro collega della minoranza che ora non è in Aula, ed ho ascoltato dall’inizio alla fine. Ribadisco, pertanto, che questo provvedimento non è stato inserito né trattato.
Comunico, quindi, in maniera molto serena e con altrettanta fermezza, che, proseguire ancora su questa strada significherebbe consumare dei falsi ed a queste cose noi non ci prestiamo.
Ribadisco, pertanto, quanto detto dai colleghi.
Un collega di maggioranza
ha fatto una proposta di inserimento, una richiesta straordinaria,
e il Regolamento all’articolo 42 dispone come possono essere inseriti i punti
all’ordine del giorno con la maggioranza dei due terzi. Dovreste comunicarci,
pertanto, l’esito della votazione che, altrimenti, dovrà essere ripetuta e se
ci sono i numeri secondo quanto previsto dalla norma regolamentare.
Diversamente non consento
a nessuno – lo ribadisco e chiudo – di offendere ed oltraggiare non solo la
dignità dei componenti della Conferenza dei
capigruppo ma dell’intero Consiglio regionale.
Chiudo chiedendo, quindi,
alla Segreteria generale di riferire circa
l’esito della votazione, altrimenti ritengo che la votazione debba essere
almeno ripetuta.
Ha chiesto di intervenire
il consigliere Mirabelli, ne ha facoltà.
Grazie, signor Presidente. Penso che come Consiglio regionale non stiamo dando, oggi, un bell’esempio dal momento che ci siamo bloccati su una questione che non è neanche di carattere procedurale ma piuttosto una discordanza di tipo quasi personalistico tra quanto dice il Presidente ed il verbalizzante, cioè il Segretario presente alle riunioni dei capigruppo, e quanto dicono i capigruppo di minoranza.
Caro Presidente, ritengo che non possiamo restare tutto il pomeriggio qui a discutere, perché si discuterebbe del sesso degli angeli. Abbiamo tante interrogazioni e argomentazioni di una certa importanza che meritano di essere trattate anche per via di scadenze; ci sono anche proposte di legge già all’ordine del giorno molto importanti e che meritano di essere approfondite.
Penso, quindi, che una via d’uscita debba essere presa.
Vi dico con molta tranquillità che ho profondo rispetto per le norme e le regole procedurali che rappresentano, senza dubbio, un percorso dovuto, nel rispetto anche dei ruoli istituzionali; ma non essendo solo un problema di ordine procedurale, dovremmo credere alla parola del Presidente contro quella dei due capigruppo che hanno risposto ed hanno evidenziato di non aver ascoltato, di non essersi resi conto, perché non hanno udito, dell’inserimento di questa proposta all’ordine del giorno.
Come momento di superamento dei due terzi credo che diventi anche un ragionamento – lo dico alla minoranza non per difendere la maggioranza – di lana caprina, perché basterebbe spostarlo ad un’altra seduta di Consiglio regionale e il problema sarebbe risolto.
Visto che le posizioni si sono estrinsecate abbastanza in Commissione,
col voto contrario della minoranza, soprattutto di chi è convinto che questa
proposta sarà impugnata perché viola la legittimità
costituzionale,
visti i pareri – così so io, l’ho letto – del Servizio legislativo, credo che,
pur di superare quest’empasse, che
onestamente non ha più nulla di procedurale ma è diventato di tipo personale,
si potrebbe benissimo andare alla discussione; anche al fine di poter entrare
nel merito di questa proposta di legge, discuterla, approvarla in questa prima
fase, ben consapevoli che se non è rispettata la legittimità dell’atto stesso
dal punto di vista giuridico verrà sicuramente bloccata, causando soltanto la
perdita di tempo prezioso.
Caro Presidente, quindi, sta a voi, alla maggioranza,
sta a lei cercare di risolvere la problematica al fine di
poter addivenire alla discussione di altri punti, secondo me anche importanti e
forse più importanti di questo argomento.
Ha chiesto di parlare il consigliere Gallo. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente. Chiedevo la parola per chiarire
questo aspetto.
Stamattina abbiamo convocato una riunione di quarta
Commissione nella quale, peraltro, non si è discusso solo di questo ma abbiamo
avviato anche un percorso sulla proposta di legge sulla caccia, una proposta
bipartisan finalizzata a rivedere anche l’assetto del sistema venatorio in
Calabria.
Abbiamo affrontato l’argomento del quale abbiamo
largamente dibattuto finora, peraltro passato in Commissione, e pur non avendo
partecipato alla Conferenza dei capigruppo ho saputo che c’era l’intenzione di inserirlo
all’ordine del giorno.
Inoltre volevo sottoporre alla vostra attenzione che sia
l’ANCI, il cui Presidente è il sindaco di Crotone, avvocato Peppino Vallone,
sia il CAL Calabria, il cui Presidente è il sindaco di Catanzaro, Sergio
Abramo, su questo progetto di legge hanno espresso parere favorevole.
Vale a dire: c’è l’esigenza – lo diceva il collega
Mirabelli – di dare una risposta ai territori, di dare una risposta anche alle
municipalità in sofferenza.
C’è forse l’esigenza, e questo strumento potrebbe essere
di ausilio, di andare incontro alle esigenze dei cittadini che, trovandosi nei
comuni che sono in questa situazione finanziaria, possono veder aumentati i
tributi in un momento di sofferenza per le famiglie.
Credo che sia un tentativo basato anche su una certa
legittimità perché la relazione integrativa del collega Chiappetta fuga alcuni
dubbi che sono stati mossi dal Servizio legislativo. Chiedo all’Aula,
Presidente, di proseguire su questo percorso e di portare oggi questo
provvedimento, per come stabilito in Conferenza dei capigruppo, all’esame ed
alla votazione.
Riassumiamo un
po’ i termini della questione e non ci torniamo più perché
bisogna andare avanti con le cose.
Io sono – voi mi
conoscete – per difendere le decisioni che si assumono in Conferenza dei
capigruppo. E’ già avvenuto un’altra volta in quest’Aula, con il consigliere Salerno, rispetto ad un altro
argomento, quindi, con un rappresentante della maggioranza,
e vale la stessa cosa oggi per i rappresentanti della minoranza.
In Conferenza
dei capigruppo è stata presa una decisione. Quando il
consigliere Gallo ha chiesto l’inserimento di questo punto all’ordine del giorno, quello è stato il momento di
comunicazione all’Aula. Ma la Conferenza dei capigruppo, che io intendo sempre
e comunque rispettare per la valenza e per l’importanza che oggi ha proprio per
lavorare in sintonia e condivisione, soprattutto quando si hanno opinioni
differenti rispetto all’argomento, si era espressa stamattina e leggendo i
verbali penso che non ci debbano essere minimamente dubbi. Se ci dovessero
essere dubbi sugli atti ufficiali della Conferenza dei capigruppo e sui verbali
redatti non da politici… Ricordo che non siamo
noi politici che scriviamo ma ci sono i funzionari del Consiglio
regionale che non sono né di maggioranza
né di minoranza, bensì persone che fanno il proprio lavoro
e partecipano alla Conferenza dei capigruppo per dare
sostegno e aiuto al nostro lavoro.
Nessuno,
che sia di maggioranza o di minoranza, Presidente o quant’altro, può assolutamente
sindacare sul lavoro svolto dai funzionari del Consiglio regionale.
Abbiamo
abbondantemente parlato e discusso di questo argomento ed in questi casi è
naturale che si comunichi in Aula e si inserisca all’ordine del giorno.
A me
dispiace molto che, nonostante ci sia stata la deliberazione della Conferenza
dei capigruppo, la minoranza abbia messo in discussione questo argomento.
Ribadisco
la mia intenzione di difendere la Conferenza dei capigruppo e quello che si é
deciso.
Il
provvedimento all’ordine del giorno andava da sé, senza nemmeno alcuna
votazione proprio perché c’era piena condivisione da parte di tutti. Il voto
era solo un fatto formale, chiesto dal consigliere Gallo, e non per volontà
nostra, della Conferenza dei capigruppo che, ripeto, ha discusso, approfondito
ed infine deliberato.
Sono
per il sostegno e la difesa della decisione presa all’unanimità dalla
Conferenza dei capigruppo e quindi per me il punto verrà trattato all’ordine
del giorno della seduta di Consiglio odierna.
Sarà
trattato come ultimo punto, poi l’Aula deciderà se dovrà aggiornarlo o rinviarlo alla prossima seduta
per un maggior approfondimento. In qualità di garante di quest’Aula difendo la Conferenza dei
capigruppo; il punto, quindi, verrà inserito come ultimo punto dell’ordine del giorno della seduta di Consiglio di oggi.
Inviterei,
pertanto, gli uffici ad inserirlo in coda agli altri punti. Poi, l’Aula sarà
sovrana di far quello che vuole, di rinviarlo, di aggiornarlo, di analizzarlo,
di approfondirlo ma, intanto, questa è la decisione della Presidenza del Consiglio
regionale secondo quanto discusso oggi in Conferenza dei capigruppo.
Possiamo,
pertanto, procedere con il prossimo punto all’ordine
del giorno.
Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Nicolò, ne ha facoltà.
Presidente, grazie per avermi dato la parola. Chiedo l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di legge numero 436/9^, approvata dalla Commissione e presentata dal sottoscritto.
Il relatore è il consigliere Gallo.
Non avendo parlato in Conferenza dei capigruppo di questa proposta di legge, di cui non c’è stata né sintesi e né discussione, reputo che sulla stessa l’Aula sia libera di esprimersi.
Si può inserire o meno; se ci sono i due terzi nella votazione si procede altrimenti no. Questo è quel che ci siamo proposti fin dall’inizio della legislatura ed io voglio continuare a mantenerlo
Spesso ci sono provvedimenti, urgenti e fondamentali per la vita delle istituzioni, che devono essere approvati, anche con un momento di sintesi da parte dell’Aula e della Conferenza dei capigruppo e che non possono, pertanto, essere lasciati all’autonomia del singolo consigliere perché se così fosse, l’Istituzione avrebbe fine e i provvedimenti urgenti non si potrebbero approvare.
Il Vicepresidente Nicolò ha proposto l’inserimento di questo punto all’ordine del giorno, se non ci sono obiezioni.
Non ci sono obiezioni per l’inserimento del punto all’ordine del giorno che è stato già licenziato in Commissione.
Pongo in votazione l’inserimento della proposta di legge all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva alla unanimità)
Ha chiesto di intervenire il consigliere Gallo, ne ha facoltà.
Presidente, chiedo scusa, ma non è stato votato
l’inserimento all’ordine dei lavori dell’ordine del
giorno “Sulla paventata soppressione dei presidi Terna di Cosenza e Castrovillari”
che, tra l’altro, faceva parte del mio intervento precedente. Ne chiedo,
pertanto, l’inserimento all’ordine del giorno perché pare che Terna voglia spostare il proprio
presidio in quel di Rotonda in provincia di Potenza.
Consigliere
Gallo, ha già provveduto a presentarlo ai banchi della Presidenza?
Sì. Pongo in votazione l’inserimento all’ordine del
giorno.
(Il Consiglio
approva)
Ha chiesto di intervenire il consigliere Scalzo, ne ha facoltà.
Presidente, volevo chiedere l’inserimento all’ordine dei lavori dell’ordine del giorno riguardante la problematica della piena attuazione della legge regionale numero 63 del 2012, che preveda il trasferimento delle unità operative dal polo oncologico all’azienda ospedaliera Mater Domini per far sì che il problema che riguarda i malati oncologici da una parte e il personale dall’altra venga definitivamente risolto e chiarire, una volta per tutte, quali sono i reparti di mission e di natura oncologica e quali quelli di natura non oncologica di competenza del Mater Domini. Grazie.
Il consigliere Scalzo chiede l’inserimento di un ordine
del giorno che riguarda la “Fondazione Campanella”.
(Il Consiglio approva)
Ha chiesto di intervenire il consigliere Salerno, ne ha facoltà.
Presidente, considerata l’ora, volevo proporre il rinvio delle interrogazioni a risposta immediata previste per oggi.
Il consigliere Salerno,
vista l’ora, propone il rinvio delle interrogazioni a risposta immediata e, a tal proposito, prima di dare la parola al consigliere
Giordano vorrei aggiungere che, essendo previste due sedute di Consiglio, per
il 29 e 30 aprile, che riguarderanno le riforme, se siete d’accordo, possiamo
rinviare le interrogazioni a lunedì prossimo, giorno 29, dedicando alle stesse
due ore anziché una, al fine di completare tutte quelle rimaste sospese.
Accogliendo la proposta
del consigliere Salerno e considerando l’importanza degli argomenti all’ordine
del giorno, propongo, se l’Aula è d’accordo, il rinvio delle interrogazioni a
lunedì 29, quando potremo dedicarvi due ore anziché una per arrivare così ad
affrontare tutti gli argomenti previsti.
Ha chiesto di intervenire
il consigliere Giordano, ne ha facoltà.
Presidente, vorrei precisare che le interrogazioni a risposta immediata trattano problematiche che afferiscono a questioni affrontate già da due mesi e un ennesimo rinvio farebbe perdere l’efficacia e il senso che quest’Aula e questo Consiglio hanno inteso dedicare a questo importante momento.
Le chiedo di procedere perché l’ordine del giorno è scarno e ci sono altri due argomenti a seguire.
Credo, quindi, che le interrogazioni possano essere trattate perché ci sono questioni molto delicate ed importanti che non meritano di essere ulteriormente differite.
Il consigliere Salerno ha
chiesto il rinvio delle interrogazioni a risposta immediata ed io ho presentato
una proposta che venisse incontro a tutte le esigenze; se c’è una condivisione
dell’Aula sulla mia proposta evitiamo di votare.
Prego, consigliere Ciconte.
Sono d’accordo col collega Giordano perché ci sono interrogazioni di grande attualità che, se rinviate ulteriormente, non avrebbero più senso.
Decidiamo allora se vogliamo trattarle oppure no. Abbiamo il diritto di presentarle e di ricevere risposte da parte del governo regionale; altrimenti non ne presenteremo più, vi chiedo scusa.
Non è possibile, quindi, non discutere le interrogazioni oggi.
E’ la seconda volta che succede ed il rinvio è improponibile.
Siamo d’accordo di affrontare prima… se dobbiamo mandarle in coda deve fare una richiesta di inversione dell’ordine del giorno…
(Interruzione)
Intanto c’è da votare la proposta del consigliere Salerno o la aggiorniamo in coda alla seduta di oggi.
Vi chiedo scusa, è possibile riprendere la parola, Presidente? Posso riparlare?
Prego, consigliere Ciconte.
Chiedo scusa, ma le funzioni del Consiglio regionale, secondo me, vengono sminuite perché se abbiamo interrogazioni che risalgono ad un mese fa senza nessuna risposta e poi arriva oggi la Conferenza dei capigruppo che inserisce un argomento, poi ne inserisce un altro ecc., mi dite quando potremo esporre queste interrogazioni al Consiglio?
Ma esponiamole subito e senza ritardi, vi chiedo scusa.
Consigliere Ciconte, in qualità di Presidente del Consiglio regionale mi sono assunto la responsabilità di dedicare, nella prossima seduta di Consiglio di lunedì 29, alle interrogazioni due ore anziché una al fine di completarle tutte.
Dal 22, quindi, vengono rinviate al 29, cioè tra 7 giorni.
Ho fatto questa proposta all’Aula in riferimento alla richiesta di rinvio delle interrogazioni del consigliere Salerno ed ho anche detto non solo di rinviarle ma di far si che la prossima volta si completino tutte, dedicando due ore anziché una, proprio per venire incontro alle esigenze e di avere delle risposte su argomenti importanti.
A questo punto, abbandono l’Aula. Lo metta a verbale per cortesia.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Chiappetta, ne ha facoltà.
Presidente, scusi, questa contrapposizione – come diceva bene il
collega Mirabelli qualche attimo fa – credo che non serva a nessuno anche
perché siamo qui e la Calabria ci osserva e verifica attentamente il
comportamento di ciascuno di noi in relazione anche a quello che è non solo il
compito istituzionale ma anche rispetto alle cose che devono essere assunte.
Consiglieri Ciconte e Giordano,
nessuno vuole impedire la discussione - così se posso esprimere il mio parere
poi, magari, avrà la possibilità di esprimere anche il suo, una volta che
finisco – e nessuno può arrogarsi il diritto di impedire che ci possa essere
una discussione, considerando che il Presidente del Consiglio non solo l’ha inserito,
così come è logico che sia, all’inizio della discussione, all’ ordine del
giorno di questa seduta di Consiglio, ma ha fatto, a mio parere, anche una
proposta migliorativa, se così può essere definita, rispetto alla proposta del
collega Salerno.
Ho cercato di assumere una posizione di mediazione
rispetto alle cose che devono essere fatte e, considerando anche la necessità
che questo Consiglio regionale non può non legiferare su argomenti di assoluta
ed inderogabile necessità, valenza ed importanza rispetto alle cose che sono
necessarie in questo territorio calabrese.
Mi permetto, Presidente, naturalmente se l’ipotesi e se
la soluzione è condivisa anche dai colleghi della minoranza, di chiedere una
inversione dei punti all’ordine del giorno.
Ovvero che le interrogazioni a risposta immediata
vengano messe alla fine dei lavori di questa seduta di Consiglio in maniera
tale che ci sia la possibilità di completare tutto l’ordine del giorno di
questo pomeriggio.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Salerno, ne ha facoltà.
Ho fatto
questa proposta perché ci sono dei punti molto importanti
all’ordine del giorno, interventi per quanto riguarda la povertà, la questione
degli alloggi e il Quadro territoriale
paesaggistico, nonché l’altra proposta di legge di iniziativa del
consigliere Nicolò; tutti provvedimenti molto importanti.
Dopo la
mia proposta, ho ascoltato con molto interesse sia la proposta del Presidente
Talarico sia quella del mio capogruppo Gianpaolo Chiappetta. Se la minoranza
ritiene di andare verso una condivisione, possiamo tranquillamente procedere.
Ritirerò la mia proposta se condividiamo quella del Presidente Talarico o
quella del mio capogruppo Chiappetta; diversamente ritengo che, non per
togliere spazio alle interrogazioni, che abbiamo sempre svolto con attenzione e
puntualità, dimostrandolo anche nell’ultima seduta di Consiglio regionale, non sia così grave rinviarle alla prossima
seduta. Reputo più importante, invece, esaminare, approfondire e fare degli interventi su proposte di legge molto
importanti per questo Consiglio regionale e per l’intera regione.
Penso che in Aula ci sia lo strascico della questione che si è creata
con il precedente punto all’ordine del giorno, Vorrei che i consiglieri
giudicassero con serenità le due proposte: quella fatta da me, per la prossima
seduta di Consiglio di lunedì, di fare due ore e completare tutte le
interrogazioni, con le risposte degli assessori competenti, e l’altra proposta del
consigliere Chiappetta, di metterle in coda per affrontare l’altro argomento.
Ci sono, quindi, due opzioni se c’è la condivisione da parte della
minoranza, altrimenti bisogna individuare un nuovo percorso.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Giordano, ne ha facoltà.
Presidente,
credo che avremmo già esaurito la metà delle interrogazioni a risposta
immediata se non avessimo fatto questa discussione!
Credo che si debba avere rispetto per questo
momento, per quest’Aula, per chi lavora e per
le questioni che afferiscono a problemi enormi della
Calabria.
Il momento
delle interrogazioni non è secondario rispetto alle proposte. Credo che
ognuno di noi sia tenuto ed abbia il dovere di stare in quest’Aula e
confrontarsi. Non ho abbandonato l’Aula dopo quello che è venuto fuori prima e
sono rimasto perché desidero esercitare pienamente il mio mandato.
Ritengo
che le interrogazioni debbano essere discusse perché riguardano questioni
delicate ed importanti sulle quali la Calabria merita una risposta, dopodiché i
consiglieri, i colleghi possono rimanere per confrontarsi sugli altri temi,
sugli altri punti all’ordine del giorno, così come è sempre avvenuto.
Le
chiedo, quindi, di procedere, di andare avanti e di voler dare l’avvio alle
interrogazioni.
C’è una
proposta del consigliere Salerno che chiede il rinvio del punto alla prossima
seduta. Pertanto, se non si trova una sintesi dovrò porla in votazione. Se c’è
una sintesi, si evita di votare su un argomento così e procediamo nella
prossima seduta a completare le interrogazioni, se siete d’accordo. Se non è
così, poniamo in votazione il punto e andiamo avanti con i lavori del
Consiglio; non si può fare altro in un’Assemblea democratica eletta. O si
accetta la mia proposta di rinviare le interrogazioni alla prossima seduta
dedicando due ore anziché una oppure votiamo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Ciconte, ne ha facoltà.
Chiedo
scusa, ma non riesco a comprenderne il senso, perché una
proposta dice “rinviamo alla prossima settimana”, e questo
può essere significativo; l’altra proposta è di mettere in coda le interrogazioni,
e mi sembra una cosa che non sta né in cielo né in terra. O noi accettiamo che
queste interrogazioni si facciano oggi, subito, perché sono già state rinviate
l’altra volta e ci sono problematiche, soprattutto per quanto riguarda la
sanità, caro Presidente, che è commissariata, dove noi non abbiamo la minima
agibilità democratica per poter fare l’opposizione e dire quali sono le nostre
proposte...
Lei mi
dice in quale sede noi dovremmo fare e presentare le nostre proposte, se non in
Aula, e sentire il commissario per rispondere a quello che noi diciamo?! Credo
che l’Aula debba essere il momento fondamentale per poter affrontare queste
tematiche. Se queste cose non si possono affrontare in Aula, lei lo dice, ed io
abbandonerò immediatamente l’Aula.
Allora
procediamo con la votazione della richiesta di rinvio, vediamo come va la
votazione e poi ci organizziamo.
Pongo in
votazione la proposta del consigliere Salerno di rinvio delle interrogazioni al
prossimo Consiglio regionale.
(Il Consiglio approva)
Andiamo
avanti con l’ordine del giorno, che riguarda un provvedimento di iniziativa dei
consiglieri Chiappetta, Bilardi, Dattolo, Serra, recante: “Interventi di
inclusione sociale, integrazione socio-sanitaria e contrasto alla povertà
per gli agglomerati urbani a maggiore concentrazione di popolazione”.
E’
relatore il consigliere Salerno che ha
facoltà di intervenire.
Questa
proposta di legge, esaminata in Commissione
ed approvata con l’astensione del gruppo di minoranza, prevede,
in pratica, una compartecipazione della Regione alla spesa sociale dei Comuni
calabresi, ovviamente con particolare riguardo e come obiettivo agli
agglomerati urbani a maggiore concentrazione di popolazione con una spesa di 6 milioni e 100 mila euro, di cui 5 milioni e mezzo per interventi per quanto
riguarda l’inclusione sociale, l’integrazione socio-sanitaria e il contrasto
alla povertà, e 600 mila euro per quanto riguarda il sostegno alla spesa delle
aziende sanitarie per il trasporto con l’ambulanza.
Riteniamo
che questa proposta di legge sia molto importante in questo particolare momento
di crisi che sta attraversando il Paese
ed anche la Calabria dove le famiglie vivono in un grave stato di disagio.
Questa proposta di legge trova copertura finanziaria con le risorse che
provengono dall’accertamento della tassa automobilistica riferita agli anni
2009 e 2010, quindi maggiori introiti che abbiamo avuto rispetto alla
previsione che poi è stata accertata.
Presidente, chiedo la parola.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Guccione, ne ha facoltà.
Presidente,
su questo provvedimento noi abbiamo espresso un voto di astensione e, pur riconoscendo e contravvenendo al
Regolamento, non abbiamo presentato emendamenti, perché riteniamo che questa questione
andasse approfondita rispetto alla vicenda perché un provvedimento di siffatta
natura andrebbe spiegato con i criteri e gli standard.
Mi sembra un provvedimento generico,
molto discrezionale, che non interviene e non stabilisce i criteri con cui si
interviene sui Comuni e sulle aree; si parla di agglomerati urbani a maggiore
concentrazione di popolazione. Se guardiamo la Calabria, vorrei capire se sono superiori a 30 mila
abitanti, perché le città superiori a 30 mila abitanti in Calabria sono 9;
oppure oltre i 60 mila abitanti, perché le città in Calabria oltre i 60 mila
sono 4, o oltre i 70 mila, che sono 3, precisamente Reggio Calabria, Catanzaro
e Lamezia.
Questo è
un punto: specificare su quali città vanno calibrati i 5 milioni e mezzo, che
mi sembra un punto sul quale il Consiglio regionale deve decidere. Dico questo
perché non voglio fare polemica, anzi lo spirito è quello di collaborazione e
di contributo, in un momento difficile di reinserimento delle famiglie
disagiate dal punto di vista sociale ed economico.
Un altro
punto importante è capire quali sono le famiglie e i soggetti interessati
scelti, ovvero quali siano i criteri di individuazione delle famiglie ed i
nuclei familiari interessati da questi finanziamenti, considerando,
soprattutto, che bisogna passare da un finanziamento assistenziale a un
finanziamento che tenga conto di un reinserimento lavorativo e dell’inclusione
sociale, senza finanziare una tantum le famiglie; dobbiamo stabilire, di
concerto con i Comuni, dei progetti di reinserimento lavorativo e sociale, così
come altre questioni.
Credo,
pertanto, che ci debba una pausa di riflessione, seppur rapida, per verificare
meglio su quali Comuni viene tarata e prevista l’utilizzazione di queste
risorse ed anche un criterio che ci permetta di utilizzare e verificare su
quali progetti e quali famiglie possiamo intervenire.
A gennaio
di quest’anno, lo Stato ha emanato un decreto che prevede uno stanziamento di
50 milioni di euro per le città superiori a 250 mila abitanti e l’articolo 4 di
questo decreto prevede i criteri e le famiglie interessate da questi processi
di inclusione sociale ed economica.
Bisogna
valutare le peculiarità che ha la Calabria ed avviare insieme una fase
concertativa.
Ci sono
330 milioni dei fondi “Barca”, un’anticipazione è stata fatta per un valore di
130 milioni riguardanti le Regioni Calabria, Sicilia, Puglia e Campania.
Dobbiamo assumere, come ruolo regionale, un coordinamento di tutte queste
politiche che vanno nella direzione di offrire sostegno economico e servizi
alle famiglie in difficoltà, altrimenti queste risorse rischiano di essere
vanificate nei loro obiettivi.
Presidenza
del Vicepresidente Alessandro Nicolò
Ha
chiesto di parlare il consigliere Maiolo.
Ne ha facoltà.
Intervengo
nel merito, avendo partecipato anche alla Commissione bilancio
su questo provvedimento. Come ho detto in Commissione, quando in una fase economica e
sociale si decide di investire risorse finanziarie attestate, accertate,
maggiori entrate su alcune partite, penso che si faccia un’operazione
assolutamente positiva, nel senso che, in
un momento in cui le famiglie e i territori sono in grande difficoltà
economica e sociale, il fatto che il Consiglio regionale destini delle risorse
a questi settori è un fatto
sicuramente positivo.
Quindi
c’è attenzione a questo provvedimento e anche alle modalità con cui questo
provvedimento intende intervenire, facendo una previsione che – come diceva
anche chi mi ha preceduto – è troppo indefinita per essere il contenuto di una
legge specifica che il Consiglio regionale ritiene di adottare per intervenire
in materia socio-sanitaria e di contrasto alla povertà; cioè l’articolo 1 parte
da una previsione molto corretta che riguarda il richiamo alla legge regionale,
che è la 23 del 2003, individua delle risorse finanziarie che vengono
certificate come immediatamente disponibili - e questo è un fatto positivo -
solo che l’individuazione di quelli che sono le destinazioni e i meccanismi con
cui la destinazione verrà definita non risulta assolutamente chiara; non solo,
ma viene dato al dipartimento competente in materia di politiche sociali la
competenza di definire criteri e modalità di trasferimento delle risorse,
previa concertazione con gli enti interessati.
E’ in
Aula l’assessore alle politiche sociali.
La legge regionale
numero 23 del 2003 prevede un meccanismo di spesa molto chiaro, molto netto, la
Regione fa la programmazione, esiste poi nella stessa legge un meccanismo di
gestione ben netto che riguarda la realizzazione dei Piani di zona, collega
Salerno. Devo solamente rilevare che
l’ultimo Piano di zona che si è realizzato nella regione finisce col triennio
2009 che è stato l’unico
triennio, da quando è stata approvata la 328 nazionale, in cui la Regione
Calabria si è dotata di un piano dei servizi socio-sanitari, ha realizzato
prima una fase sperimentale e poi una fase ordinaria, attribuendo le risorse
finanziarie nazionali, regionali e comunitarie sulla base di un meccanismo
assolutamente oggettivo, legato ai bisogni reali delle persone che vengono
riconosciuti dai territori, non possono essere riconosciuti dal direttore
generale del dipartimento delle politiche sociali della Regione Calabria. Lì
c’è bisogno che ci siano i Comuni, quelli che stanno a rete e organizzano i
servizi, c’è bisogno che ci stia chi rappresenta l’organizzazione dei servizi,
c’è bisogno di chi rappresenta anche direttamente le associazioni di
volontariato, il terzo settore.
Tutto
questo mondo e questa organizzazione che la legge prevede in maniera netta ed
evidente non possono essere ignorati, perché si rischierebbe, a un’iniziativa
positiva di allocazione di risorse sul sociale, di immettere un meccanismo che
farebbe risultare questa positività esclusivamente strumentale; in questo
momento, penso che nessuno in quest’Aula si possa permettere il lusso di
strumentalizzare i bisogni della Calabria, per arrivare a destinare in maniera
non oggettiva risorse dedicate alla povertà e agli interventi socio-sanitari.
Questo
provvedimento ha la possibilità di essere riportato sulla giusta strada.
Non entro
nel merito perché sono previsioni condivisibili nel principio generale e anche
nell’ambito in cui queste risorse si vogliono destinare. Ovviamente uno potrebbe
aggiungere altre cose, ma mi sembra
abbastanza inutile, vista anche la modestia delle risorse, benché importanti
nella cifra, ma veramente modeste rispetto a questo settore. Quindi non entro
nel merito se sia giusto fare un programma sulle ambulanze o, alternativamente,
sulle famiglie; sicuramente bisogna intervenire su quest’ambito.
Allora – lo dirò poi nella fase di discussione nel merito – ho
presentato anche un emendamento, perché deve essere evidente e chiaro che
quest’Aula, che ha il potere di programmazione, di legislazione, di indirizzo
generale, poi non può scadere in una delega su un meccanismo gestionale che è
proprio degli enti locali, dei Comuni. Si può anche scegliere che siano alcune
dimensioni di Comuni, i più grandi, i più piccoli, si scelga, ma questo deve essere
scelto sui territori, nei Piani di zona, e chi siede oggi in Consiglio
regionale da poco – mi riferisco alle colleghe in particolare che sono arrivate
in Consiglio regionale e che hanno avuto ruoli e compiti in campo di politiche
sociali – sa benissimo che quella è la strada da seguire: i Piani di zona,
l’organizzazione dei piani di servizi. Se noi ci allontaniamo da quella strada,
facciamo un’operazione sbagliata.
Sull’iniziativa abbiamo dato un voto di astensione perché condividiamo
il merito, il principio, la scelta finanziaria delle risorse attribuite a
questo settore, però c’è un modo perché quest’Aula riporti questo provvedimento
sulla strada corretta ed è quello di aggiungere – e poi lo farò
nell’illustrazione dell’emendamento – all’enunciato di riferirsi alla legge regionale
numero 23 del 2003, di seguire fino in fondo quello che la legge stessa
prevede, quando si attribuiscono risorse finanziarie al settore di queste
competenze.
Quindi bisogna riportarlo su quel meccanismo, bisogna dare le risorse a
chi ha la responsabilità di individuare i bisogni all’interno dei Piani di
zona, cara collega, poi ci sarà chi capisce e stabilisce qual è la priorità dei
bisogni e secondo me é l’Osservatorio, perché la legge regionale dice così, e poiché
con questa norma stiamo approvando una legge in deroga alla legge 23, dobbiamo
capire quello che stiamo facendo. Non ritengo che la legge 23 sia superata, ma
ritengo che vada applicata e che questa Giunta abbia sbagliato a non approvare
il Piano dei servizi sociali 2010-2013, oggi dovremmo discutere del 2013-2015,
ma non c’è stato un Piano dei servizi nel primo triennio.
Va bene svegliarsi oggi, ma svegliamoci in un quadro e in un contesto
che è la legge regionale in cui non prevarichiamo i compiti che vengono,
invece, attribuiti dalla legge degli enti locali e al sistema del volontariato
e del terzo settore del territorio calabrese.
Ha chiesto di parlare il consigliere Naccari Carlizzi. Ne ha facoltà.
Raramente capita di non assistere alla presentazione del bilancio da
parte di un ente locale, senza che si parli di un bilancio dal volto umano e
che parla alle categorie sociali in maggiore difficoltà. Credo che questo,
purtroppo, avvenga indipendentemente sia dalle disponibilità concrete, cioè
dalle risorse che realmente possono essere messe in campo, sia in maniera
differente rispetto a quelle che sono le scelte che veramente si possono fare.
Non c’è dubbio che la Regione Calabria, come tutte le Regioni del Mezzogiorno,
abbia dei problemi di risorse e chi immaginava di risolverli col federalismo
fiscale ha preso un grave abbaglio, ha visto invece ridotte ulteriormente
queste risorse. Non voglio toccare gli aspetti che metterebbero in evidenza
come il taglio delle politiche sociali – perché il trasferimento delle
competenze in capo alle Regioni non è seguito a un trasferimento di risorse – e
i tagli delle risorse nazionali a disposizione vengono a scaricarsi sui
cittadini che hanno meno voce, meno capacità di interdizione, quindi di
rappresentanza.
Tuttavia il titolo che è stato dato a questo articolo unico, a questo
progetto di legge, è ambizioso; chi potrebbe – come giustamente ha detto Mario
Maiolo – non essere d’accordo con uno stanziamento che si rivolge verso una
serie di categorie che sono proprio quelle investite dall’esclusione sociale:
integrazione socio-sanitaria, contrasto alla povertà, sostegno ai servizi sulla
disabilità, interventi di inclusione sociale? La norma recita, poi, “con
particolare riguardo a quelli già garantiti con fondi pubblici”, il che fa
sorgere la domanda: “Scusate, se questi interventi sono già garantiti dai fondi
pubblici, qual è il problema, qual è la ratio della legge? Solo questi
sono gli interventi previsti da una Regione che ha una spesa pro capite elevatissima,
indipendentemente dalle responsabilità di tutti e per ragioni endemiche che ho
detto prima? Sono assolutamente insignificanti? Allora noi andiamo ad
intervenire?”.
Grazie a Dio, la ratio della legge ce l’ha spiegata il
consigliere Orsomarso, devo dire con molta onestà intellettuale, nella
discussione in Commissione. Il consigliere Orsomarso ha messo in evidenza il
comma 1, punto b), che recita che la legge serve al pagamento dei debiti su
interventi di inclusione sociale, integrazione socio-sanitaria, contrasto alla
povertà e sostegno ai servizi sulla disabilità già resi.
Noi ci siamo astenuti perché – come ha già detto il collega Maiolo –
abbiamo la massima attenzione verso questa situazione di abbandono, di
esclusione sociale, ma questa non è una legge per mettere in campo il contrasto
alla povertà – non facciamo contrabbando verbale – questa legge non interviene
sulla povertà. Pensate che, dai dati che tutti leggiamo sulla stampa, io mi sarei
aspettato che il direttore generale, venendo, avesse anche offerto dei dati più
recenti; per la verità lui era disponibile, ma poi la sintesi della Commissione
ha impedito al direttore di mettere in evidenza che sono in suo possesso e che,
forse, ci avrebbero dato un elemento in più; ma tutti sappiamo che in Calabria
c’è una cifra intorno al 25 per cento di soggetti in condizioni di povertà e
una cifra altrettanto elevata di soggetti che sono in condizioni di quasi
povertà, cioè che hanno un reddito di 4 terzi rispetto alla soglia minima
prevista tramite il sistema Isee. Di conseguenza, noi
ci rivolgiamo ad una popolazione che è di circa 1 milione di persone e per
questo milione di persone stanziamo 5 milioni e questi 5 milioni, tuttavia,
servono per una serie di interventi e per pagare i debiti su questi interventi.
Ringrazio, allora, il consigliere Orsomarso per avere avuto l’onestà
intellettuale di dire che alcuni Comuni, come il Comune di Cosenza e quello di
Reggio Calabria, hanno finanziato degli interventi e questi interventi non sono
stati coperti dalle poste in bilancio che avrebbero dovuto essere autorizzatorie ma, poiché oramai quello della finanza
pubblica è un sistema eventuale, sono stati pagati – parliamoci chiaro – senza
che fossero previsti in bilancio. Questo ci spiega e può giustificare il nostro
intervento ed il nostro voto di astensione su un provvedimento che ha un
titolo, ma parla di un’altra cosa! Qui, peraltro, “integrazione socio-sanitaria
e contrasto alla povertà per gli agglomerati urbani a maggiore concentrazione”,
già la terminologia – potrebbe dire qualcuno che segue la materia – non è
rivolta alle persone, ma agli agglomerati, alias ai Comuni; interveniamo per
pagare i debiti dei Comuni che li hanno contratti in violazione delle norme
sulla contabilità.
Non entro nel merito dell’aspetto evidenziato dal parere del Servizio
legislativo che, circa l’intervento sulle ambulanze, paventa un possibile
contrasto con le norme del Piano di rientro. Ci mancherebbe! Voi non ci dite
come, non ci dite perché, ma se dite che serve per il sistema del pronto
soccorso e delle autoambulanze, che cosa vi aspettate, che l’opposizione non
sia assolutamente d’accordo con questo tipo di intervento?!
Tuttavia, se noi facciamo una divisione e ammettiamo, per assurdo, che
ciò che è scritto nella legge, cioè il pagamento dei debiti, non sia vero e
ammettiamo, per assurdo, che tutti gli interventi che voi avete enucleato con
delle dizioni specifiche non esistano ed esista solo l’intervento per la
povertà, 5 milioni diviso 1 milione di persone a quanto è uguale? Quanti euro
date a persona o a famiglia? Voi direte: “Ma i conglomerati urbani non sono
tutti, sono Cosenza, Rende, Castrolibero, Reggio Calabria e l’area dello
Stretto, Lamezia e Catanzaro, Crotone e alcuni Comuni contermini e così via,
Vibo città, ma anche Tropea”. Va beh, riduciamoli, saranno 700 mila.
Ecco, io dico questo non per irridere a uno sforzo, peraltro vorrei
ricordare che il dirigente Manna, con grande onestà intellettuale, ha messo in
evidenza che è possibile, perché c’è stata una maggiore entrata rispetto alle
tasse automobilistiche 2009-2010, cioè in altri termini le previsioni di
bilancio del 2009-2010 erano talmente responsabili che erano inferiori alla
cifra che poi si è raggiunta mediante un’azione di contrasto all’evasione,
proseguita negli anni successivi. Questo avrei gradito che fosse detto in Aula,
ma in ogni caso lo dico io perché nel nostro mondo ci si deve anche prendere la
ragione, quando da altri non viene in alcun modo evidenziata.
Tuttavia voglio ricordarvi che sulla povertà c’era un precedente Piano,
molti di voi l’hanno anche votato nella precedente legislatura, che ha
stanziato 100 milioni di euro, che è stato gestito dalle Province e che aveva
dato dei risultati apprezzabili; un Piano che poi non è stato portato avanti.
Nel “Collegato” successivo del 2011 era previsto un intervento sulla povertà,
ma dopo qualche giorno è stato modificato con l’assegnazione del bilancio
dipartimentale e quelle somme sono state destinate ad altro.
Ecco, è chiaro come qui – come ha detto il consigliere Maiolo –
evidenziare il contrasto con la Legge 328, evidenziare l’assenza di una mappa
dei bisogni è del tutto superfluo, poiché materialmente queste risorse valgono
per il passato, vanno a coprire un debito del passato. Manca una proposta, c’è
un articolo unico che non dice verso chi, se persone, famiglie, persone con un
determinato reddito, persone con un determinato handicap, persone in una
condizione svantaggiata, persone povere, quasi povere, quale parametro per la
povertà. Manca un riferimento verso questo secondo punto: i debiti, ma i debiti
di chi? Normalmente, quando si fa una legge, si dovrebbe scrivere tutto questo.
Si parla di conglomerati: è una terminologia edilizia, cioè i
conglomerati che sono? Purtroppo, ho degli studi limitati e quindi conosco i
Comuni, le Province, i livelli di reddito, i conglomerati sono una terminologia
cementizia che non riesco a identificare. Manca una valutazione ex ante
di questa legge, perché ogni legge dovrebbe avere una valutazione, cioè noi ci
proponiamo con queste risorse di raggiungere questo determinato target.
Poi è chiaro che, a consuntivo, si può andare a valutare qual è l’obiettivo che
si vuole raggiungere.
Ecco perché noi avevamo chiesto, votando l’astensione in Commissione,
che ci fosse un drafting migliore, perché è di
tutta evidenza che, nel momento in cui andiamo a votare una legge dove c’è
scritto che andiamo a pagare i debiti con delle risorse rinvenienti?
Indipendentemente da quello che dice il Servizio legislativo circa
l’impossibilità di utilizzare queste risorse – invito tutti a leggerselo con
attenzione quel parere, perché credo che il Servizio legislativo debba essere
inteso come un organo di assistenza che ci aiuta a superare eventuali problemi
– immaginate che questa legge non abbia grandi possibilità di essere impugnata?
Se noi parliamo di risorse rinvenienti dalla lotta all’evasione che non vengono
destinate a quelli che sono i saldi di contabilità cui concorrono le Regioni e
gli enti locali ed utilizziamo queste risorse per pagare i debiti, mi pare
abbastanza scontato che venga impugnata, se non per una congiunzione astrale
stranissima, rarissima che può comportare una sorta di velo sui provvedimenti
della Regione!
Ci saremmo aspettati che almeno la dizione di questa norma, di questo
articolo unico, venisse modificata, quantomeno per salvare quello che è un
riflesso condizionato rispetto a chi analizzerà questa legge. Anche noi
vogliamo che i problemi del terzo settore, i problemi del passato del terzo
settore di Reggio Calabria e magari di Cosenza vengano risolti e avremmo
trasformato il nostro voto da astensione a voto favorevole. Poiché non vi siete
posti il problema nemmeno di tentare questa operazione a difesa di una norma
che avete proposto voi e che, semmai, noi avremmo condiviso, non ci resta che
confermare – come ha detto il consigliere Maiolo – la nostra astensione.
Tuttavia, ha detto il capogruppo Chiappetta – che io condivido, almeno
in questa occasione, anche in altre, per la verità, mi piace ascoltarlo perché
cerca di affrontare i problemi – la Calabria ci osserva. Questo non so se sia
un elemento positivo o negativo: ai posteri l’ardua sentenza!
Ha chiesto di parlare il consigliere Pacenza.
Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente.
Al di
là del significato etimologico delle
parole, degli scontri sugli aspetti lessicali e sul significato che vogliamo
dare ai nostri interventi, mi pare che, pur nel rispetto delle opinioni legittime dei colleghi
della minoranza, ci sia il tentativo, insieme con interventi anche onesti dal
punto di vista politico ed intellettuale, di vanificare il significato di una
proposta di legge che è fortemente significativa ed altamente importante per un
contesto, per una popolazione che – è stato poc’anzi ricordato – ha percentuali
di povertà piuttosto elevate.
Il consigliere Guccione – mi pare – nel suo intervento faceva
riferimento ad una preoccupazione, cioè quali fossero e quali siano i criteri
di inclusione che permettono ad una determinata fetta della popolazione
calabrese di poter godere dei fondi destinati a questa percentuale alta di
popolazione povera. Mi pare che, a questo riguardo, il consigliere Maiolo abbia
risposto in maniera conveniente, quando ricordava a tutti quanti noi che il
dipartimento delle politiche sociali curerà, di concerto con gli enti
interessati, cioè con i Comuni di stabilire quali siano le modalità ed i
criteri di inclusione.
Credo che questa sia una prima preoccupazione che viene meno rispetto
ad un interrogativo, ad una preoccupazione del tutto legittima.
Quando
si fa riferimento ad una variazione del titolo, ad una modifica di quella che
potrebbe essere una legge che corre il rischio di venire impugnata, secondo
quanto dicono i colleghi della
minoranza, credo che non si faccia opportuno riferimento allo sforzo compiuto
da questa amministrazione regionale rispetto a un indicazione che è ben
precisa. Nel 2009-2010 c’è stato questo rientro dal punto di vista finanziario
e si è pensato di utilizzarlo nella maniera più consona possibile: 6 milioni e
100 mila euro da dare, con i criteri che abbiamo detto, alla popolazione cosiddetta e definita povera, mentre i
restanti 20 milioni sono stati indirizzati per i problemi legati al ciclo dei
rifiuti.
Allora
voler giocoforza, voler in ogni caso, voler in ogni momento polemizzare
rispetto a un provvedimento che non andrà a lenire i debiti che i Comuni hanno
contratto rispetto a questa problematica, ma porrà sul piatto del bilancia la
possibilità di dare delle risposte ad una popolazione che, in questo momento,
ne risente particolarmente, se vogliamo utilizzare la polemica, possiamo farlo
e in qualsiasi momento. Credo che la polemica, in questa fase, non serva a
granché, a noi servono i risultati, che ancora una volta sono sotto gli occhi di tutti,
cioè avere la possibilità di indirizzare una cifra cospicua per una popolazione che, in questo
momento, ha bisogno di risposte; aver scelto un indirizzo così preciso,
rispetto al recupero di alcune cifre da parte dell’amministrazione regionale,
credo che sia un risultato da non mettere o cercare di mettere nel
dimenticatoio.
L’astensione
degli amici dell’opposizione è – credo – un’astensione che, obiettivamente,
permette anche alcune riflessioni, però credo che tutti quanti siamo chiamati a
non voltarci dall’altra parte rispetto ad una fetta a cui, in questo momento,
questo tipo di legge dà una risposta.
Ha
chiesto di parlare il consigliere Mirabelli. Ne ha facoltà.
Su questa
proposta di legge, in Commissione bilancio, mi sono già espresso. Questa è una
proposta di legge che incide su un settore oppure tenta di incidere, ha la
presunzione di incidere su un settore abbastanza vasto, perché qua si va
dall’integrazione socio-sanitaria al contrasto alla povertà, alla disabilità e
quant’altro.
Ho detto
in Commissione – lo ripeto qua dentro con estrema tranquillità – che
l’iniziativa è lodevole per un semplice motivo: perché una Regione che trova
nelle pieghe del bilancio, di questo striminzito bilancio, delle risorse e con
precisa volontà le indica e le spende direttamente su queste problematiche,
anche se risorse molto esigue, caro consigliere Pacenza,
lo possiamo prendere come un segnale, data la complessità della problematica;
l’emergenza della povertà in Calabria, del deficit di Pil e quant’altro, finisce
per affamare sempre di più, così come la carenza del lavoro, che è al primo
posto, dal quale poi si va a cadere direttamente in redditi sempre più flebili,
sempre più bassi da parte delle famiglie, perché ogni famiglia che ha due-tre
figli disoccupati o, addirittura, famiglie dove i papà perdono il posto di
lavoro, è normale che passino da uno stato sociale di un certo tipo a uno stato
di povertà conclamato. Questo non lo dico io, lo dicono tutti gli indici socio-economici,
l’ultimo quello dell’Istat, che evidenzia, purtroppo, questo ampliamento della
povertà in Italia, in modo particolare nelle regioni meridionali, ancor di più
in Calabria, proprio perché non c’è dall’altro lato nessun sistema economico
capace di assorbire la domanda di lavoro e quindi poter garantire un reddito da
lavoro a queste famiglie per il loro sostentamento.
E’ ovvio
che siamo consapevoli che questo denaro trovato – io direi – quasi per caso,
inaspettato – anche lo stesso assessore al bilancio degli ultimi due anni e
mezzo della passata legislatura, Demetrio Naccari, lo
ha evidenziato – così inaspettato è un segnale di buon intendimento, di buona
volontà – io lo voglio vedere sotto quest’ottica, non sotto un aspetto
prettamente pubblicitario, perché altrimenti me ne preoccuperei, onestamente –
è un segnale lodevole perché, di fronte a un’emergenza che investe vari ambiti,
si potevano benissimo utilizzare 6 milioni e 100 mila euro per altri settori,
per assicurarvi una giusta copertura finanziaria, considerato che ne hanno
bisogno e sono tanti.
E’ stata
fatta una scelta ben precisa, ne prendiamo atto, caro consigliere Salerno, però
non è una legge esaustiva, non perché non ci sia la capacità, la copertura
finanziaria necessaria per poter dare quantomeno un reddito integrato alle
famiglie, un reddito di sostegno, il minimo. Poi, sarebbe una proposta che
dovrebbe fare lo Stato in un momento di recessione economica così forte,
certamente non può essere sostituito dalla Regione. E’ lodevole proprio perché
la Regione, anche se per una piccola parte, fa una scelta, si sostituisce
all’intervento dello Stato centrale; dobbiamo anche ricordarci che, nell’ambito
delle politiche sociali, lo Stato italiano è latitante, nel senso che da tre o
quattro anni a questa parte, in maniera sistematica, doveva va a tagliare?
Sulle politiche del bisogno. Su che cosa? Su quello strato più debole della
nostra società italiana, tant’è che da 928 milioni di euro in tre anni siamo
passati, su questo fondo specifico, da parte del Ministero a 260-270 milioni di
euro: un’inezia per l’Italia!
Ecco che,
allora, non potevo in Commissione non caratterizzarne l’aspetto positivo, che
mi sembra abbia caratterizzato anche il Partito Democratico.
E’ vero
anche l’altro aspetto, caro Presidente della
Commissione, Salerno, e cioè che molto probabilmente si poteva indirizzare
specificatamente la quota che si è trovata, senza ampliare gli orizzonti
dell’intervento, perché se si volesse veramente intervenire in maniera seria
sulle politiche dell’esclusione sociale, sul contrasto alla povertà, sulle
politiche sanitarie per sostenere le famiglie che hanno disabili al loro
interno, ci vorrebbe come minimo una copertura finanziaria di 200-300 milioni
di euro, che sappiamo benissimo essere inesistente.
Un altro aspetto positivo, però – perché a me piace dirle le cose – per
cui ho votato a favore di questa proposta di legge, senza preoccuparmi di come
verranno distribuiti questi pochi soldi disponibili, a quale provincia, a quale
città – l’importante è che si spendano e che si sappiano spendere, sarà il
dipartimento a stabilirlo – è che si è andati oltre l’impostazione classica o
neoclassica che la legge prevede, che va ad ingarbugliare, a sovrapporre, a
complicare. Noi abbiamo bisogno a livello nazionale, ma anche a livello
regionale, di andare a semplificare, a velocizzare la spesa, per cui ben venga
il fatto che si saltano a pie’ pari alcuni ostacoli,
al di là se poi sarà legittimata da un giudizio di legittimità costituzionale o
meno.
Credo che l’indirizzo che questa legge darà, al di là della somma, sia
quello della semplificazione, della velocizzazione. I Piani di zona? No, qua si
indirizza verso un aspetto ben preciso e, nello stesso tempo, si dice la verità
in questa legge, per questo l’ho votata in Commissione, anche se è lacunosa
nella sua espressione articolare, per un semplice motivo, perché indica con
chiarezza che si vanno a dare i soldi a quei Comuni che hanno dovuto caricarsi
delle spese nei confronti di quegli strati sociali della propria cittadinanza
che erano in difficoltà economica. Questo per me è un aspetto notevole.
E’ ovvio che i Comuni, come la Regione, su un settore come questo hanno
necessità di poter trovare le risorse, certamente chiedendole agli enti
superiori. Sta a noi soprattutto e starebbe ancor di più al Ministero fare
delle scelte e delle programmazioni ben precise, partendo dalle politiche
attive del lavoro, partendo da quelle politiche che puntano ad accrescere il
prodotto interno lordo per dare spazi di lavoro e soprattutto utilizzando al
meglio su progetti concreti e specifici i fondi a disposizione dell’Unione
europea che, spesso e volentieri, neanche impegniamo per la misura in cui
dovremmo impegnare; se ad oggi quei fondi fossero stati programmati bene prima,
anche nel lontanissimo passato ed anche oggi, molto probabilmente avremmo avuto
delle risposte e maggiori sorgenti finanziarie a disposizione.
Per cui è una legge che nello spirito deve essere apprezzata, più che
altro, con la quale certamente nessuno ha la presunzione, caro consigliere Pacenza, di pensare, onestamente, che con 5 milioni e mezzo
– perché tanti sono, gli altri 600 mila euro sono destinati alle ambulanze – di
risolvere l’intera problematica. E’ una goccia in un deserto, fondamentalmente,
ma comunque meglio qualcosa che niente.
Sotto questo aspetto, filantropico oserei dire - e faccio una forzatura
anche di tipo lessicale – si dà un sostegno e un voto di fiducia non ad una
legge in sé e per sé, perché questa andrà modificata, rielaborata, ma soprattutto
all’intenzione lodevole – lo ripeto – di aver fatto una scelta di fondo, di
aver tentato, quantomeno, di dare un segnale tramite l’utilizzo di scarse risorse trovate in maniera
inattesa nelle pieghe del nostro bilancio, a distanza di quattro
anni, verso quegli
strati sociali, calabresi, che hanno più bisogno in questo momento.
Ha chiesto di parlare il consigliere Giordano. Ne ha facoltà.
Il mio
sarà un intervento molto telegrafico, perché ritengo che siano state, anche dagli altri colleghi della minoranza, espresse le motivazioni
che avevano portato me e il mio gruppo a un’astensione nella Commissione di merito, confermata poi nella
Commissione bilancio.
Non c’è dubbio: ben venga in questa legge! Finalmente dopo tre anni
vediamo un timido segnale di attenzione verso le politiche sociali. Voglio
ricordare a quest’Aula che nel bilancio regionale dell’annualità in corso il welfare
e le politiche sociali hanno un saldo negativo di oltre 10 milioni di euro. Già
questo avrebbe certamente imposto una valutazione nella stesura di questa legge
e cioè se andare direttamente, con un provvedimento di assestamento, a coprire
le sofferenze degli interventi diretti che questa Regione deve garantire e che
non riuscirà, ad oggi, a garantire.
Tuttavia, la nostra astensione è stata anche un gesto di disponibilità,
perché avremmo voluto in quest’Aula verificare eventuali proposte, da parte
della stessa maggioranza, di miglioramento dell’impianto normativo. Ci sono le
eccezioni mosse dal Servizio legislativo che, a nostro avviso, sono pertinenti,
ed auspichiamo che questa legge non debba impattare con un’impugnativa che
sarebbe veramente una beffa nei confronti della platea calabrese, di tutta
quella Calabria che soffre, di tutta quella Calabria che ha necessità di avere
un’attenzione che in questi anni, per la verità, non c’è stata.
Noi riteniamo che questa sia una goccia – come la definiva Mirabelli –
in un deserto. Noi vedremo nelle prossime settimane se questo segnale timido
che la maggioranza ha avuto avrà un seguito, un sussulto, nel momento in cui,
nell’affrontare le riforme strutturali di questa Regione, le risorse importanti
che si dovrebbero conseguentemente liberare saranno destinate alle categorie
disagiate, con uno sguardo attento e che non abbia, come spesso è successo, il
sapore dello spot; un’attenzione rivolta, quindi, verso quelle categorie
bisognose, se ci sarà la volontà di investire risorse, di fare un investimento
strutturale, di fare il massimo sforzo per dare una svolta nelle politiche
sociali della Regione.
Questo lo vedremo, sicuramente saremo pronti a confrontarci.
Non posso sottacere quello che è stato evidenziato e cioè che questo
Consiglio dovrebbe riflettere sul recupero dello spirito della legge regionale
numero 23, dei piani di zona, per mettere in campo quella sussidiarietà
verticale ed anche favorire quella sussidiarietà orizzontale che stanno alla
base del concetto stesso del welfare. Questo credo che sia l’elemento su
cui invito la maggioranza a riflettere, recuperare lo spirito della Legge 328 e
l’essenza della legge regionale numero 23 e far sì che i territori, che sono
quelli dove c’è la vera chiave di lettura dei bisogni, possano con risorse
adeguate rispondere alle necessità di cui le categorie svantaggiate hanno bisogno
da parte delle istituzioni.
Concludo, confermando a nome del mio gruppo l’astensione e – ribadisco
– spero veramente che questo provvedimento non sia una goccia in un deserto.
Ha chiesto di parlare il consigliere Magno. Ne ha facoltà.
Ritengo
che il dibattito di stamattina, per quanto riguarda la proposta di legge
Chiappetta, Bilardi, Dattolo, Serra, sull’inclusione sociale, abbia manifestato
un’ampia convergenza sulla necessità che, comunque, si intervenga nell’ambito
di quelle che sono le problematiche di attacco alla povertà e di difesa dei
diritti sociali dei più deboli all’interno della regione, questo come principio
generale.
Poi ci
sono una serie di sfaccettature che emergono dal dibattito, che certamente
ritengo debbano essere sottoposte, però, a quella che è una riflessione che
tutti quanti noi dobbiamo fare, cioè il momento particolare in cui vive la Calabria,
in modo particolare la consistenza delle risorse contenute nel bilancio; se non
partiamo da queste considerazioni di base, alla fine non riusciamo a
comprendere la ratio vera di questo provvedimento sottoposto all’esame
prima della Commissione e poi, oggi, del Consiglio regionale.
Diceva il
consigliere Naccari che nella passata legislatura fu
predisposto un provvedimento che aveva lo stesso obiettivo dell’argomento di
cui parliamo oggi, cioè la lotta alla povertà e la difesa dei diritti dei più
deboli, che aveva alla base una prevista dotazione finanziaria di 100 milioni
di euro, che certamente tendeva ad affrontare un problema che è rimasto
irrisolto all’interno della Calabria. Quel provvedimento non fu mai approvato o
realizzato, perché…
(Interruzione del consigliere Naccari Carlizzi)
Ho capito
male? Ah, è stato approvato e realizzato?
(Interruzione del consigliere Naccari Carlizzi)
E’ stato
approvato e realizzato? Allora ho capito male. Vorrei capire, allora, da quel
provvedimento, se è stato approvato e realizzato, quali sono stati i frutti che
all’interno di questa regione si sono concretizzati, perché oggi ci ritroviamo
punto e daccapo sulla stessa problematica che avevamo anni fa, cioè che,
comunque, esiste un ampio strato di povertà e di diritti non soddisfatti per i
più deboli.
Oggi si
ripropone lo stesso argomento all’attenzione di questo Consiglio regionale, per
cercare di affrontarne almeno le questioni più rilevanti e più urgenti e per
far sì che una serie di impegni che la Giunta regionale ha messo in campo
possano essere soddisfatti fino alla fine di questo anno finanziario.
Questa
proposta, sottoposta all’esame del Consiglio regionale, non è completamente
esaustiva dal punto di vista delle
risorse finanziarie; diciamocelo tutti quanti – la cifra oggi sottoposta è
chiaro che non è esaustiva, non lo può essere, perché oggi le ristrettezze
finanziarie che ci sono a livello di bilancio non consentono di poter mettere
in campo grandi risorse o grandi possibilità finanziarie; se pensate ai tagli
che il Governo nazionale ha fatto a tutte le Regioni d’Italia, compresa la
Regione Calabria, sul sociale, ci rendiamo conto di cosa voglia dire oggi
cercare di buttare una goccia nello stagno di quella che è la situazione della
Calabria.
Il provvedimento tende, fondamentalmente, a mettere in campo almeno due
questioni: una è quella di mantenere gli impegni che la Giunta regionale ha
assunto nei confronti di alcune attività di assistenza alle fasce più deboli
presenti all’interno della regione, per consentire di poter rimborsare le spese
a quelle famiglie disagiate che hanno nel proprio ambito familiare soggetti
portatori di handicap, quindi quelle fasce deboli che esistono in
Calabria, ed a cui, purtroppo, per questioni legate alla scarsezza delle
risorse finanziarie del bilancio regionale, questi interventi non possono
essere soddisfatti al 100 per cento. Lo sapete tutti, anche in quest’Aula è
stato più volte richiamata questa questione, specialmente da parte del
consigliere Giordano, quando abbiamo parlato delle cooperative dei soggetti
portatori di handicap, dell’assistenza per il trasporto.
Una parte di queste risorse finanziarie andrà
ad aiutare queste cooperative e questi soggetti che oggi, altrimenti, si
trovano in una condizione di disagio, ed una parte sicuramente andrà a finire
in quelle strutture associazionistiche che i Comuni individueranno, nel momento
in cui saranno ripartiti i fondi, e che hanno svolto anche in questi anni
importanti opere di assistenza per quanto riguarda un’altra questione di cui
noi abbiamo più volte parlato anche all’interno di quest’Aula e cioè i minori a
rischio.
Quindi ci sono tutta una serie di situazioni che il dipartimento
attività socio-assistenziali cercherà di individuare, per far sì che poi i
Comuni, nel momento in cui verranno loro trasferite le somme, nel contesto di
quella che è l’attività anche di piani di zona – non possiamo dire che i piani
di zona soddisfino completamente le esigenze dei territori, perché vengono
fatti in rapporto a quelle che sono le risorse distribuite su quei territori –
possano programmare meglio la loro attività sul territorio per gli interventi
di natura socio-assistenziale.
E’ chiaro che l’altra questione riguarda, fondamentalmente, anche la
lotta alla povertà, cioè oggi la lotta alla povertà non è un’espressione che
noi continuamente possiamo ripetere e dire: “Cerchiamo di aiutare i poveri, per
far sì che possano avere più risorse per affrontare in maniera più determinata
e migliore la situazione che oggi attraversa il nostro Paese, che ha aumentato
fortemente il livello di impoverimento dei nostri concittadini”.
Proprio l’altro giorno abbiamo tutti letto la statistica pubblicata in
tutti i giornali, cioè che oggi in Italia c’è 1 milione di persone che,
purtroppo, all’interno delle famiglie non ha nemmeno un euro di reddito. Questa
è una cosa che deve far riflettere tutti quanti noi, perché quando poniamo in
essere questi tipi di provvedimenti, miriamo anche a dare qualcosa come risorsa
ai Comuni, per poter aiutare quelle centinaia e centinaia di famiglie che
quotidianamente si rivolgono agli sportelli dei servizi sociali comunali, che
chiedono anche quel minimo per poter far sì che all’interno della famiglia ci
possa essere la possibilità, se non di pagare le bollette, almeno di poter
comprarsi del pane.
Nel momento in cui mettiamo in campo questo provvedimento, sappiamo che
non è esaustivo di tutte le problematiche che riguardano questa specifica
situazione. Noi sappiamo che su questo tema e su questa problematica dobbiamo
intervenire ulteriormente, se all’interno del bilancio regionale e nell’ambito
delle possibilità di recupero di soldi da parte delle Regioni c’è la
possibilità di reintervenire con altre risorse;
sappiamo che oggi una delle questioni prioritarie della nostra Regione è la
lotta alla povertà e all’occupazione. Queste sono le due priorità all’interno
di questa Regione che si legano alle problematiche dello sviluppo.
Se noi non capiamo questo e non cerchiamo di far sì che le risorse che
riusciamo a racimolare all’interno nel contesto di quelle che sono le maggiori
entrate vengano destinate a questo campo, ritengo che ognuno di noi non abbia la
coscienza pulita per poter stare anche nei banchi di questo Consiglio
regionale. Ecco perché il provvedimento è importante.
Sono contento che ci sia stata l’astensione da parte della minoranza in
Commissione rispetto a questo provvedimento, ma avrei voluto che su di esso
potessimo anche ragionare tutti quanti insieme e che lo ponessimo come un
momento importante di unità su questi temi. Invece, purtroppo, ci sono state
anche alcune differenziazioni che ritengo non avrebbero dovuto esserci.
Un’ultima cosa: penso che, intanto, ci sia un’emergenza anche
all’interno della regione e chi segue i fatti della sanità territoriale lo sa;
spesso le ambulanze rimangono senza pezzi di ricambio, c’è una situazione grave
in Calabria, nell’ambito delle aziende sanitarie che si trovano in una
condizione di difficoltà e non si comprano ambulanze da diversi anni.
Intervenire anche all’interno di questo settore, ritengo che sia importante per
poter iniziare un percorso che si sta avviando in Calabria e che riguarda le
ospedalizzazioni, la possibilità di incrementare l’attività del 118, cioè di
tutti quei servizi che sono utili per poter far sì che la sanità possa dare
risposte ancora più positive; sappiamo che questo, purtroppo, è un settore dove
il problema dei soldi è importante e dove c’è una grande necessità di massa
finanziaria.
Qui il percorso è stato risparmiato con il Piano di rientro, però va
completato per potenziare le strutture e i servizi all’interno di questo
settore.
Anche l’indicazione di spostare una parte di questi soldi sull’acquisto
di nuove attrezzature per quanto riguarda l’emergenza-urgenza, penso che sia
anche una scelta molto positiva e ci possa consentire di rispondere, anche se
minimamente, ad una delle questioni importanti che esistono all’interno di quella
che è l’attività di gestione della Regione.
Penso, quindi, che questo provvedimento vada approvato con la massima
urgenza, coscienti che non si tratta di un provvedimento esaustivo rispetto
alle necessità di questo settore, ma che consente, intanto, di rispettare anche
gli impegni che la Regione ha preso nei confronti di attività di assistenza
socio-sanitaria che c’è sul territorio e principalmente di rispondere a tutta
una serie di situazioni di crisi che, purtroppo, hanno messo in difficoltà la gestione
del settore stesso e che fanno paventare anche il licenziamento di tanti
dipendenti che lavorano all’interno di queste strutture.
Per questo motivo, penso che valga la pena approvare il provvedimento
che potrà consentire di dare alla Regione la possibilità di avere una chance
in più per aiutare chi sta peggio di noi e chi vive in una condizione di forte
debolezza sociale e di forte debolezza all’interno delle famiglie.
Ha chiesto di parlare il consigliere Naccari Carlizzi. Ne ha facoltà.
Una
brevissima precisazione, collega: il Piano di
cui parlavo io è stato previsto dall’articolo 5 del Collegato per l’anno 2008.
Si tratta di una serie di interventi che sono stati realizzati ad opera delle
Province, delegate dalla Regione, la provvista era importante. E’ anche
altrettanto vero che nessuno può immaginare tramite degli interventi di sostegno alla
povertà di risolvere la povertà, perché con
questo intervento non possiamo colmare il differenziale del Pil pro
capite tra la Calabria e la
Lombardia.
Forse
sarebbe il caso che chi predispone questi provvedimenti guardi cosa è successo,
quali sono stati gli impatti delle politiche precedenti, senza alimentare
soprattutto aspettative. Questo non è un intervento che ci consente di dare
risorse ai poveri, ma di pagare i debiti del terzo settore maturati in alcuni
Comuni della Calabria.
Perché
dico questo? Perché se i giornali continuano a scrivere che noi approviamo un
provvedimento per la lotta alla povertà, domani mattina i poveri e i meno
poveri, che hanno difficoltà, andranno presso i Comuni, verranno alla Regione,
chiameranno voi, chiameranno noi per sapere dove possono andare ad incassare le
somme.
Purtroppo
– ed io penso di essere stato chiaro – indipendentemente dalla volontà anche
del Consiglio regionale e della Giunta, queste risorse sono ridotte al lumicino
e nella programmazione degli ultimi tre anni sino ad oggi non si è ritenuto che fosse prioritario rispetto
ad altre scelte, tant’è vero che siamo l’unica Regione d’Italia a non avere un
Piano per il contrasto alla povertà. Questo non è un Piano, è il pagamento di
ciò che è stato fatto.
Ha chiesto di parlare il Presidente della Commissione bilancio,
consigliere Imbalzano. Ne ha facoltà.
Non
intervengo nel
merito del provvedimento, perché lo hanno
fatto brillantemente tanti colleghi ed aggiungere ulteriori motivazioni
all’importanza del provvedimento non credo che aggiungerebbe granché.
Certamente una battuta la voglio fare perché, per quanto si tenti di ridurre
l’importanza del provvedimento, comunque la si giri, il provvedimento – che
certamente non risolve i problemi enormi della Calabria – da un segnale forte,
offre un contributo che va nella direzione giusta, la direzione, peraltro, contrassegnata
anche dal testo della legge.
Da questo
punto di vista, ritengo doveroso ringraziare alcuni colleghi, in particolare il
collega Magno, per il contributo che ha dato in Commissione per l’approvazione
della legge, e mi ritrovo anche nelle parole del collega Mirabelli, quando
diceva poc’anzi che, in sostanza, possiamo fare tutti i ragionamenti che
vogliamo, però la Regione ha il dovere di spendersi al meglio per aiutare i
Comuni che comunque si sono spesi per aiutare le fasce deboli, le associazioni
e si sono fatti carico di provvedimenti che, in una fase così difficile, tutto
sommato non erano doverosi del tutto.
Dicevo
che non intervengo nel merito del provvedimento, ma intervengo, in qualità di Presidente della Commissione
bilancio, per fornire qualche breve chiarimento in ordine al parere finanziario
che abbiamo dato sul provvedimento e che è stato evocato anche in ordine ad
alcune osservazioni fatte dal Servizio legislativo, riferite – si badi bene –
non alla copertura della legge, perché la legge è – come è stato ribadito anche
stasera – coperta dalle maggiori entrate degli anni 2009-2010. Le osservazioni
del Servizio legislativo non sono neanche perentorie; il Servizio scrive: “Si
ritiene che debba essere valutata la previsione di cui all’articolo 17, comma 1
bis, della legge 196/2009, per la quale le maggiori entrate rispetto a quelle
scritte nel bilancio di previsione derivanti da variazioni degli andamenti
della legislazione vigente, non possono essere utilizzate per la copertura
finanziaria”.
Rispetto a questa osservazione, non voglio richiamare le parole
utilizzate in Commissione dal dirigente generale, l’avvocato Manna, laddove ha
espressamente detto “ci sembra un eccesso di zelo del Servizio legislativo”,
perché la norma che è stata richiamata dallo stesso Servizio è relativa alla
copertura delle leggi dello Stato. Poiché l’avvocato Manna, in Commissione,
mentre si svolgeva il dibattito, ha avuto modo di approfondire in diretta con
il dipartimento e il suo ufficio questi problemi, che pure correttamente erano
stati sollevati, alla fine l’avvocato Manna così ha concluso – io mi sono
fatto, non a caso, predisporre il testo letterale della sua audizione – : “Per
l’analisi che è stata fatta in relazione alla legislazione vigente in Calabria,
alla destinazione delle maggiori entrate e alle risorse, non abbiamo alcun
dubbio sulla compatibilità e praticabilità legislativa della parte finanziaria
della norma”.
Avevo il dovere di richiamare in quest’Aula queste cose, soprattutto
per riguardo ai colleghi che non erano presenti, benché quel giorno credo ci
fossero almeno 15 colleghi consiglieri, e l’avvocato Manna concludeva dicendo:
“Il parere è favorevole e ce lo siamo studiato bene nel modo più assoluto”.
Questo, ovviamente, dovrebbe confortare il Consiglio regionale, perché
è un parere che viene dal dirigente generale del dipartimento bilancio, quindi
dovrebbe metterci al riparo da dubbi, perplessità o timori che anche stasera
sono emersi in quest’Aula.
Ha chiesto di parlare il consigliere Dattolo. Ne ha facoltà.
Molto brevemente, anche perché ho avuto modo di partecipare
sia in terza che in seconda Commissione, assieme ai colleghi, per la
presentazione di questo progetto di legge.
Ritengo che dal dibattito siano
emersi spunti interessanti e sicuramente il provvedimento non è né esaustivo né
sufficiente a coprire le domande, anche perché stiamo parlando di Comuni con una certa fascia
di popolazione; ci sono anche tanti altri Comuni che avrebbero necessità,
perché il provvedimento nasce, il recupero di queste somme e la loro
destinazione devono far fronte ai problemi che hanno i Comuni calabresi. I 20
milioni di euro che servono per iniziare la fase di rilancio della nuova pagina
dopo la fine della gestione commissariale sono destinati, in parte, ad avviare
questo processo e, in parte, soprattutto a sollevare la grave crisi economica
che i Comuni hanno nel pagare i loro debiti da questo punto di vista.
Al collega Naccari, che apprezzo per gli
interventi, dico anche che, sebbene fossero una parte per i servizi resi,
soprattutto per la mancanza dei fondi sull’autosufficienza, ritengo che sono
sempre prestazioni rese che vanno a coprire il contesto sociale del terzo
settore, che è una delle risorse principali; molte volte si registrano azioni
di grande pregio da parte del volontariato rispetto alle difficoltà che hanno
gli enti a garantire delle prestazioni. E, come le ho detto in Commissione – ma
voglio ribadirlo – far fronte a dei tagli così consistenti che hanno riguardato
soprattutto i trasferimenti nazionali in questo settore – e purtroppo i Comuni,
quando devono allestire i propri bilanci con grandi sacrifici, con grande non
più fantasia, perché è finita l’epoca dei bilanci taroccati, dei derivati e di
tutto quanto il resto – è chiaro che gli aspetti sui quali si va ad incidere
sono questa carenza di prestazioni e garanzia di servizi.
Allora ritengo che questo sia un primo passo per iniziare a dare
sollievo e un po’ di ossigeno a quelle che sono le esigenze dei Comuni.
Sappiamo benissimo che il terminale di tutti i malesseri sociali non è tanto la
Regione o le Province, ma sono i Comuni e non soltanto medio-grandi, ma
soprattutto quelli piccoli ai quali chiedo al Presidente Scopelliti di
destinare eventuali ulteriori risorse che dovessero recuperarsi. Non è
sicuramente una novità sapere che all’interno di queste piccole realtà c’è
gente che va per chiedere qualsiasi tipo di intervento, qualsiasi tipo di
sussidio.
Ritengo che questa legge, pur con i limiti economici – perché questa è
stata la possibilità di destinare – vada nella direzione di richiamare non
soltanto quella che è la legge quadro, ma soprattutto di indirizzarsi su quella
che è stata la legge sui servizi sociali della Regione Calabria, la legge
regionale numero 23 del 2003. Ritengo che su quella scia, rivedendo e facendo
tesoro di quelli che possono essere stati nel passato gli interventi che non
hanno prodotto i risultati sperati, si possa instaurare un cammino, votato a
dare maggiore sollievo ai problemi delle categorie più svantaggiate.
Ha chiesto di parlare e conclude gli interventi il Presidente della
Giunta regionale, Giuseppe Scopelliti. Ne ha facoltà.
Questo è un
provvedimento che i colleghi
consiglieri, i
capigruppo di maggioranza, hanno presentato qualche settimana fa
in una conferenza stampa a Cosenza; ovviamente è il frutto di un impegno
dell’amministrazione sulla scorta di un recupero di somme e risorse che la
Regione ha
ottenuto grazie ai colleghi del centro-sinistra, cioè a chi governava prima,
perché, forse per un favore elettorale in piena campagna elettorale, hanno
ritenuto di non avviare le procedure per recuperare delle somme – che sono le
tasse automobilistiche, se non vado errato – quindi come segno di buona
amministrazione hanno rinunciato al recupero di queste somme.
Oggi, poiché scadevano i tempi per il recupero di queste risorse,
abbiamo provveduto e siamo stati in grado di recuperare circa 29 milioni di
euro. Di questi 29 milioni e 100 mila euro, 26 milioni sono stati impegnati per
attività di azioni legate al territorio, 3 milioni e 100 mila euro sono serviti
per questioni inerenti le attività di bilancio su questioni pregresse, quindi
siamo riusciti a mettere in campo una serie di azioni tese a dare risposte al
territorio; 20 milioni di euro li abbiamo impegnati con un intervento urgente e
con una norma approvata nell’ultima seduta di Consiglio regionale per il tema
dei rifiuti, perché se ci fossimo trovati di fronte a una risposta puntuale e
precisa da parte dei Comuni, sicuramente queste risorse le avremmo potute
impegnare in maniera diversa.
Di fronte all’emergenza rifiuti, siamo stati costretti a recuperare
queste somme e la somma restante, 6 milioni e 100 mila euro, l’abbiamo impegnata
per recuperare un’azione, vista la situazione di difficoltà che si vive oggi
nei nostri territori, vista l’emergenza che si vive all’interno delle comunità.
La proposta di legge che oggi viene approvata ha questo tipo di
indirizzo, cioè la capacità di recuperare un’azione rivolta al sociale che si
aggiunge alle risorse, seppur decurtate, che il Governo invia alle Regioni, si
aggiunge a tutte le attività del Fondo sociale europeo, quindi agli strumenti
che abbiamo messo in campo, che ovviamente è aggiuntiva alle risorse che
dicevano anche i colleghi, legate alle attività del Fondo di coesione sociale
messo in campo da Barca, benché sia ancora alla fase inerente attività e
indirizzi, ma che comunque non hanno la finalità di questa legge in tutto e per
tutto, perché la finalità di questa legge, al di là delle provocazioni e delle
strumentalizzazioni che si fanno, è una: dare la possibilità ai sindaci dei
Comuni più importanti, quindi ai grandi centri urbani, agli agglomerati urbani,
alle aree con maggiore popolazione di avere uno strumento che consenta di
mettere in campo delle risorse da poter loro utilizzare al meglio, secondo le
istanze e le conoscenze; ricordiamoci che un sindaco conosce meglio di chiunque
altro il proprio territorio.
Ci sono misure sull’inclusione sociale, c’è la possibilità di dare
risorse per i fitti, c’è la possibilità di dare il buono alle famiglie
bisognose, cioè c’è la possibilità di motivare e indirizzare al meglio le
risorse. Se la Regione fa una norma e l’indirizza su un versante e i Comuni non
hanno bisogno di quel tipo di scelta, perché il loro fabbisogno reale è
indirizzato su un altro versante, noi abbiamo previsto un contesto molto più
ampio, generale, proprio per offrire ai Comuni la possibilità di essere in
grado, in tempi ristretti – perché qui parliamo non da qui ai prossimi sei
mesi, ma da qui ai prossimi 40-50 giorni – di attivare tutte quelle procedure
necessarie per aggredire il problema della povertà nei nostri territori.
Avremmo dovuto invitare le associazioni del forum del terzo settore
della Calabria, peccato che non siano presenti, perché era importante che
partecipassero a questa seduta, per capire come la politica si confronta con i
bisogni del territorio; se si tende a strumentalizzare anche una norma come questa,
se qualcuno arriva anche a dire che dobbiamo pagare i debiti pregressi, quando
qualcuno ha anche detto che, se non c’è la capacità di affrontare il bisogno
rispetto ai pagamenti pregressi, il terzo settore ha finito di vivere perché
non è in grado di andare avanti, ci misuriamo con chi effettivamente non ha
cognizione di ciò che accade nel territorio. Certo, è bello vivere nel proprio
salotto con i propri appartamenti!
E’ chiaro e comprensibile che c’è questa difficoltà e che molti non
comprendono ciò che oggi si muove nei nostri territori, però la realtà è che –
ci è stato anche detto in una delle prime riunioni che abbiamo fatto – se non
c’è la capacità di pagare i debiti pregressi, non c’è la capacità di andare
avanti. Noi non abbiamo detto che queste risorse servono per i debiti
pregressi, perché abbiamo un indirizzo dell’amministrazione comunale di
Cosenza, del suo assessore al bilancio che ci dice che a fine aprile, a maggio,
non sarà in grado di fornire i servizi alla città di Cosenza; abbiamo un indirizzo
del sindaco di Catanzaro che ci dice che il suo Comune è in difficoltà e non
riesce a sostenere le attività che ad oggi ha sostenuto; abbiamo un indirizzo
preciso anche dei commissari della città di Reggio Calabria che dicono che
garantiscono il 70 per cento delle risorse sempre sostenute e garantite del
terzo settore. Questo significa che mancano risorse per mandare avanti le
attività sul sociale nelle nostre città.
Quindi, di che cosa stiamo parlando, se vuol dire colmare quel 30 per
cento che manca per garantire la fine del completamento di un’annualità!?
Significa non avere la sensibilità necessaria ad andare incontro al sociale
perché, per provata esperienza – lo dico e lo ribadisco perché, forse, non è
stato ben riportato – noi parliamo di un territorio in cui il Governo nazionale
finanziava 929 milioni di euro fino al 2008 e che, tra il 2008 e il 2011, ha
ridotto drasticamente, portando il trasferimento di risorse a 200 e passa
milioni di euro; ma ci sono città, Catanzaro, Cosenza, probabilmente Crotone,
Vibo, Reggio Calabria, che hanno garantito gli stessi servizi, nonostante il
fondo del sociale fosse stato ridotto drasticamente, perché significa che hanno
investito con le risorse dei propri bilanci.
Allora, oggi, questo tipo di scelta va incontro ad una necessità del
territorio, saranno gli amministratori a decidere come investire risorse, come
utilizzarle secondo questo schema. Noi siamo qui pronti a dare delle risposte,
delle indicazioni e a fornire quelle condizioni necessarie per cercare di dare
la possibilità a tutti di prestare la massima attenzione verso un comparto così
delicato.
Certo,
credo che queste risorse non siano tantissime – questo lo sappiamo molto bene –
ma abbiamo anche detto che, se riusciremo a recuperare delle risorse dai 20
milioni che abbiamo anticipato sui rifiuti, alcune di queste risorse si
potranno mettere in campo per cercare di andare incontro a quelle che sono le
esigenze del terzo settore in Calabria – meglio ancora del sociale, perché dire
del terzo settore, sembra voler avvantaggiare qualcuno – di quegli
amministratori che hanno deciso – com’è accaduto nel passato – di voler erogare un finanziamento di 500 euro, di 1.000
euro, di offrire un servizio, di garantire un’opportunità, di fare l’assistenza
domiciliare, tutto ciò che serve a garantire una risposta rispetto a un bisogno
grande che oggi si avverte nel nostro territorio.
Per quanto riguarda l’acquisto delle autoambulanze e medicalizzate, noi
le vogliamo perché siamo una Regione soggetta a Piano di rientro. E’ chiaro che
questa idea, finanziata con fondi di bilancio, non tocchi il Piano di rientro,
anzi lo supporti; siamo sottoposti ai vincoli del Piano di rientro perché lo
sperpero è stato grande: ricordate i bilanci onirici della passata
amministrazione, i bilanci orali? Non c’erano numeri e cifre, non si sapeva a
quanto ammontasse il disavanzo della sanità, non vi era un minimo di indirizzi
e quindi di speranze. Oggi abbiamo una certezza, abbiamo dei bilanci che sono
certificati e quindi anche condivisi dal tavolo Massicci, abbiamo un disavanzo
che si è ridotto drasticamente dopo due anni e mezzo di gestione, abbiamo delle
certezze e in questo caso - poiché abbiamo dovuto, per scelta, riconvertire
alcune strutture ospedaliere, soprattutto alcune di frontiera - riteniamo che,
in vista del periodo estivo, in alcune località ci sia la necessità di avere
queste autoambulanze medicalizzate che fungano da veri e propri pronto soccorso
e che garantiscano la possibilità di dare una risposta, qualora dovesse esserci
un’emergenza tale da mettere a repentaglio la vita di alcuni cittadini.
Questa è una risposta che speriamo di poter dare nel brevissimo tempo e
che si aggiunge alle azioni del Piano di rientro e ci consente di sviluppare
azioni positive.
Certo, se ci fossero stati nella sanità manager ed
amministratori lungimiranti che avessero scelto dieci anni fa di porre fine
alla stagione vergognosa dei fitti clientelari e affaristici che si sono
registrati nella nostra regione… Oggi i nostri manager stanno agendo in
tal senso nelle nostre Asp e nelle nostre aziende ospedaliere perché questa-
non ve lo dimenticate - è una sacrosanta verità: i nostri manager hanno
mandato le disdette per i milioni e milioni di euro di affari consolidati nel
tempo e, attraverso il recupero di strutture che sono di competenza e di
proprietà delle Asp e delle aziende ospedaliere, anziché arricchire i
palazzinari e coloro che avevano messo negli accordi la possibilità di avere i
fitti pagati, oggi, con la grande responsabilità personale, si sono assunti
l’onere di porre fine anche a questa stagione vergognosa.
Quindi è un modo per cercare di alimentare ancora di più un comparto
che, se entrerà a regime, ci consentirà domani di non dover attingere
a fondi di bilancio per comprare le autoambulanze ma, magari, di farlo con le
risorse della sanità che saranno sufficienti a una normale gestione della cosa
pubblica e ad una sanità che veramente guardi al bisogno primario, che è quello
della salute del cittadino.
Passiamo all’esame della proposta di legge, che prevede solo un
articolo, emendato da una proposta del consigliere Maiolo, che la vuole
illustrare. Passiamo prima all’esame dell’emendamento e poi all’esame della
proposta di legge.
Prego, consigliere Maiolo, ne ha facoltà.
Non
voglio approfittare più di tanto ma solo per
dire alcune cose sull’intervento del Presidente: le risorse finanziarie sono
aggiuntive perché in bilancio erano iscritte per somme inferiori, quindi vuol
dire che anche chi le ha iscritte all’epoca in bilancio non ha voluto
truccare, anzi non prevedere entrate che si ha il dubbio si possano realizzare
rappresenta un atto di grande responsabilità di gestione dei bilanci. Siamo
contenti che si siano realizzate e siano fatte in questo modo, quindi non c’è
stata nessuna strumentalità, anzi il contrario di quello che ha detto il
Presidente della Giunta regionale. Voglio, però, illustrare l’emendamento.
Avevo dubbi se presentare questo emendamento, però ascoltando gli
interventi di tutti, dico che forse ho fatto bene a presentarlo, perché in
tutti gli interventi, ultimo quello del Presidente, non ultimo quello del
Presidente della Giunta regionale, è stata evidenziata la necessità che siano
protagonisti i territori, i soggetti del terzo settore, chi ha avuto la responsabilità
di portare avanti i servizi, pur non avendo piena disponibilità delle risorse;
la Regione sta facendo un’operazione importante che noi abbiamo sottolineato
nella sua positività.
Riconosciamo anche alla maggioranza il diritto di dire “vogliamo investire
per ripianare i debiti, acquistare le ambulanze”, la maggioranza ha questa
responsabilità; però, se tutto questo è vero e se tutto questo vogliamo
conseguire, non c’è dubbio che il richiamo alla legge 23 debba fare considerare
lo strumento con cui si chiede al territorio di dire le sue esigenze - sulla
base delle cose che noi diciamo, i debiti, le ambulanze, l’integrazione
socio-sanitaria, quello che c’è scritto nella legge, al comma 1 - è organizzato
nel meccanismo dei Piani di zona e cioè “dimmi quali sono le esigenze di questa
cosa”; c’è un tempo prescritto in cui si deve rispondere – in questo
l’assessore alle politiche sociali può confermare – e la Regione definisce il
piano degli interventi; chi non risponde viene surrogato e le priorità le stabilisce
la Regione.
Questo strumento è il Piano di zona, previsto all’articolo 20 della
legge regionale numero 23 del 2003 che viene richiamata in questa legge.
Non si capisce come sono definiti i criteri, come si fanno le cose, e
questo Consiglio deve dare un indirizzo.
Beh, i criteri e le modalità con cui si fanno i Piani di zona, cioè
quello che noi vogliamo fare, che tutti quanti, anche voi, avete detto di voler
fare, si realizza con i Piani di zona, dicendo “programmate, diteci quali sono
i debiti, quali sono le ambulanze, eccetera”. Beh, si sostituisce il comma 2
con questo emendamento: “Il programma di interventi di cui al comma precedente
è predisposto secondo le modalità e le procedure del Piano di zona, di cui
all’articolo 20 della legge regionale 23”, perché se qualcuno si è indebitato
realisticamente, coinvolgendo il terzo settore, forse è anche perché fino al
2009 sono stati fatti i Piani di zona.
Collega Minasi, lei era fra quelli che chiedevano i Piani di zona e lei
ha avuto dal sottoscritto il trasferimento delle risorse della Regione Calabria
al Comune di Reggio Calabria per fare il Piano di zona. Poi, se lei ha fatto
altre cose, non lo so, però le posso assicurare che alle ore 17,00 la Giunta
regionale ha deliberato l’attuazione dei Piani di zona e il trasferimento delle
risorse ai Comuni e alle ore 18,30 ho incontrato – penso anche lei – tutti i
Comuni capofila della Calabria, consegnando la delibera e consentendo di dare
le risposte ai bisogni direttamente.
Questo emendamento serve realmente a rendere protagonisti i territori,
gli enti locali e veramente il terzo settore, perché, Presidente Scopelliti, il
terzo settore, che lei invocava perché fosse qui presente, in questo suo
articolo non c’è proprio, non esiste nessun protagonismo e nessuna legittimità
alla parola del terzo settore. Quindi, se lei avesse invitato stasera il terzo
settore e lo stesso avesse ascoltato il mio intervento, le avrebbero detto che,
probabilmente, ha voce solo ed esclusivamente se è politicamente e
strumentalmente vicino al sindaco dell’amministrazione e che quella parte di
terzo settore che opera sempre e comunque, anche a prescindere dalle risorse
pubbliche, ha solo il Piano di zona per rispondere a queste esigenze.
Per cui, signor Presidente del Consiglio, propongo questo emendamento
per dare pienezza alla legge regionale numero 23 del 2003 che questo Consiglio
ha approvato, che deve attuare e che richiama nello stesso comma 1. Su questa
votazione, signor Presidente del Consiglio, chiedo che si voti per appello nominale.
Si vota la proposta del consigliere Maiolo. Proposta emendativa all’articolo 2.
Presidente, ho chiesto la votazione per appello nominale.
Ha chiesto di parlare il consigliere Salerno. Ne ha
facoltà.
Presidente, per quanto riguarda l’emendamento presentato dal collega Maiolo, in qualità di relatore, esprimo parere contrario perché basta leggere il comma 1 dell’unico articolo di questa proposta di legge per sapere che la stessa opererà in conformità agli obiettivi della legge regionale 26 novembre 2003, numero 23.
Dispongo la votazione per appello nominale.
Prego, consigliere Nucera.
Fa la chiama.
Comunico l’esito della votazione relativamente alla proposta emendativa formulata dal consigliere Maiolo.
Presenti e votanti 34. Hanno votato contro 23; hanno votato a favore 11. L’emendamento è respinto.
(Hanno
risposto sì: De Gaetano, Franchino, Giordano, Guccione, Maiolo, Mirabelli, Naccari Carlizzi, Scalzo, Sulla,
Talarico Domenico, Tripodi.
Hanno risposto
no: Albano, Chiappetta, Dattolo, Fedele, Gallo, Gentile, Grillo, Imbalzano,
Magarò, Magno, Minasi, Nicolò, Nucera, Pacenza,
Parente, Salerno, Scopelliti, Serra, Stillitani, Talarico Francesco, Tallini,
Trematerra, Vilasi)
(E’ respinto)
Pongo in votazione la
proposta di legge numero 449/9^ nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in
allegato)
Presidente, con la nostra astensione.
Si metta a verbale.
Passiamo adesso all’esame della proposta di provvedimento
amministrativo numero 192/9^ di iniziativa
della Giunta regionale, recante: “Quadro territoriale regionale paesaggistico (Qtrp) artt. 17 e 25 L.R. 14 aprile 2002, n. 19.
Approvazione”.
Il consigliere Gallo,
relatore, ha facoltà di svolgere la relazione.
Signor Presidente del
Consiglio, signor Presidente della Giunta, assessori e colleghi tutti, giunge
oggi all’esame dell’Aula il Quadro territoriale regionale paesaggistico,
strumento di pianificazione che rappresenta
il fondamentale atto di indirizzo per la pianificazione urbanistica di
dettaglio di competenza comunale, attraverso l’indispensabile elemento di
raccordo rappresentato dal Piano territoriale di coordinamento provinciale.
Nella ripartizione delle
competenze, disegnata dalla legge urbanista regionale del 2002, allo strumento
che oggi viene sottoposto alla vostra attenzione dopo l’esame e l’approvazione
da parte della quarta Commissione consiliare, con il voto favorevole della
maggioranza e con l’astensione dei gruppi della minoranza, è assegnato il
fondamentale ruolo di indirizzo in campo urbanistico in coerenza con la programmazione socio-economica regionale al fine di offrire una nuova
chiave di lettura dello sviluppo urbanistico della Calabria, legato non solo
asetticamente alla individuazione e
normazione delle aree edificabili quanto, anche e soprattutto, alla naturale
vocazione dei territori in ambito naturalistico, ambientale, insediativo e
relazionale.
Chiaro è l’obiettivo: fare del Quadro territoriale regionale uno strumento di unione e valorizzazione in direzione dello sviluppo sostenibile, esaltando vocazioni storiche e naturali ed evitando al tempo stesso l’insorgere degli atavici ed eterni conflitti del campanilismo nel campo della pianificazione urbanistica.
Per rispondere a queste attese legislativamente fissate, il Quadro territoriale regionale elaborato non si limita ad una fotografia dello stato di fatto ma analizza la storicità degli eventi che ad esso hanno condotto, soffermandosi sull’analisi dell’andamento demografico e sulla correlazione della rete dei servizi delle attività col sistema delle aree urbane, approfondendo la situazione in tema di infrastrutture e trasporti ed evidenziandone, altresì, la previsione di espansione.
In particolare, però, il Quadro territoriale
regionale offre molto altro. Racchiude in sé, infatti, i programmi
strategici della pianificazione urbanistica calabrese puntando su tre
direttrici principali: ambiente, attività produttive e beni culturali sempre in
parallelo con la pianificazione economica regionale. Il tutto allo scopo di
giungere – per come, in effetti, avviene con una serie di indicazioni alquanto
dettagliate e specifiche – alla definizione di una matrice paesaggistica e
territoriale che permetta strategie di crescita unite a misure di salvaguardia
in particolare mediante la predisposizione dei Piani paesaggistici d’ambito.
Entrando nel dettaglio vi è da dire ancora, sia pure in
estrema sintesi, che il Quadro territoriale regionale è caratterizzato da una
analisi approfondita del territorio regionale suddiviso in 16 ambiti
paesaggistici territoriali regionali che a loro volta danno luogo alla
definizione di 30 unità paesaggistiche territoriali regionali.
L’analisi di ogni ambito risulta essere stata attuata
attraverso una ricognizione completa e basata su 7 fondamentali tematiche:
evoluzione storica, aspetti geo-morfologici ed ecologici, aspetti urbani,
accessibilità e reti di mobilità, servizi, attività produttive e tutele.
Ciò per tracciare un quadro organico dello stato di
sfruttamento del territorio poi meglio indagato nel passaggio alle unità
paesaggistiche territoriali-regionali, vagliate attraverso l’indizione di
tavoli tecnici aperti alla partecipazione della società civile e delle istituzioni
locali.
Infatti, il percorso di preparazione e di
predisposizione del Quadro territoriale regionale paesaggistico ha visto
impegnato il dipartimento urbanistica per oltre un anno e mezzo, attraverso una
serie di conferenze di pianificazione locale che hanno coinvolto tutto il
territorio, gli enti locali, le province interessate, le associazioni,
soprattutto quelle ambientaliste.
Nel momento in cui abbiamo portato, sotto la mia
Presidenza, all’esame della Commissione - prima c’è stato un percorso svolto
sotto la presenza del collega Dattolo – ed abbiamo svolto una serie di
audizioni, in effetti abbiamo ricevuto da parte degli ordini professionali e da
parte di tutti gli organismi interessati una serie di valutazioni positive
rispetto al lavoro svolto dal dipartimento.
Un apprezzamento unanime, quindi, quanto meno sotto il
profilo tecnico, che faccio mio e che va a premiare il lavoro svolto dal
dipartimento regionale urbanistico e dal gruppo coordinato dal dirigente,
Saverio Putortì.
Velocemente, con sincerità, bisogna segnalare all’Aula
che a partire da questo momento dell’approvazione parte un periodo nel quale
possono essere effettuate sul Quadro territoriale regionale paesaggistico delle
osservazioni, entro 60 giorni, da parte degli enti interessati che potrebbero,
naturalmente, perfezionare il percorso già importante e già condiviso sin qui
seguito.
Mi riferisco ad osservazioni che sono pervenute, ad
esempio, all’interno della Commissione da parte di alcune Province come quella
di Cosenza in relazione al quadro infrastrutturale o ad altre osservazioni che
sono pervenute da colleghi in relazione allo stesso quadro infrastrutturale in
maniera tale da migliorare, attraverso una interazione tra il Quadro territoriale
regionale paesaggistico ed il Piano regionale dei trasporti, il quadro della
previsione e della pianificazione della regione.
Per molta parte, dicevo, si è trattato di segnalazioni
condivise da altri colleghi e da altre forze pure di maggioranza come quelle in
ordine alla necessità di definire il presente e le sorti del porto di
Corigliano, dell’aeroporto di Sibari, della creazione di una piattaforma
logistica intermodale nell’area della Sibari in provincia di Cosenza.
Credo che su questo si possa e si debba cercare una
armonia di intenti, capace di consentire, in questo secondo scorcio di
legislatura, soluzioni adeguate.
Parimenti voglio segnalare come il Quadro territoriale
regionale paesaggistico imponga un vincolo di inedificabilità nel raggio di 300
metri dalla battigia. In Commissione, anche in virtù del precedente limite
fissato a 700 metri, vivo è stato il dibattito sulla ratio e sull’utilità di questa norma.
Da un punto di vista normativo credo si possa dire di
trovarsi di fronte ad un cambiamento positivo, una evoluzione rispetto al
precedente Quadro territoriale regionale del 2009 che prevedeva una fascia di
salvaguardia estesa fino a 700 metri ma non per tutti gli 800 chilometri di
costa e con varie eccezioni.
Oggi il limite viene fissato a 300 metri in maniera
uniforme per l’intero litorale calabrese a salvaguardia piena ed incondizionata
di quelle parti effettivamente non antropizzate che costituiscono l’anima ed il
carattere identitario della Calabria.
Questioni tutte che l’Aula nell’esercizio delle sue
facoltà è chiamata ad esaminare nella loro individualità e nella loro
organicità prima di cedere la parola agli enti, Province e soggetti
partecipanti alle Conferenze di pianificazione, e tornare ad esprimersi
nuovamente nel periodo nel quale possono essere formulate le osservazioni in
caso di proposte di modifica.
Il mio auspicio personale, ma credo anche della intera
Commissione, è che questo lasso di tempo serva solo a migliorare uno strumento
– già buono – del quale la Calabria ha urgente bisogno.
In chiusura voglio sottolineare l’importanza
dell’approvazione di questo provvedimento. Momento difficile nel quale bisogna
sollecitare gli investimenti da parte di una azione imprenditoriale che spesso
è mancata.
Credo che oggi, attraverso questa approvazione, e chiedo
ai colleghi di approvare questo provvedimento, noi riusciremo a dare uno
strumento di pianificazione che mancava, perfezionato e che arriva, peraltro,
all’Aula dopo un lungo percorso di coinvolgimento di tutti gli enti preposti
che sono interessati a questo strumento. Grazie.
Ha chiesto di parlare il consigliere Domenico Talarico.
Ne ha facoltà.
Signor Presidente, noi
abbiamo avuto modo di esprimere nel corso delle riunioni della competente
Commissione un giudizio differenziato sul Quadro che ci è stato proposto.
Siamo di fronte ad un
documento contraddittorio, ricco di suggestioni e anche di intuizioni
apprezzabili, di introduzioni innovative per quanto riguarda la gestione del
territorio.
Però alle premesse,
all’analisi accurata e raffinata che viene fatta dal dipartimento
riscontriamo evidenti contraddizioni che vanificano lo sforzo dei redattori del
Quadro stesso.
Pensavamo e pensiamo di essere di fronte ad un documento
importante per la Regione, atteso che lo stesso evidenzia i tratti salienti dal
punto di vista identitario e territoriale ma, soprattutto, riteniamo che
attraverso i limiti e le prescrizioni che lo stesso Quadro impone si potrebbe
intervenire per recuperare il recuperabile, considerato che la regione ha
conosciuto negli anni una cementificazione selvaggia in costante, progressivo
deterioramento del proprio territorio e dei propri beni culturali e ambientali.
Insomma, vi è stata una alterazione profonda del
paesaggio grazie all’indifferenza, così come è indifferente quest’Aula, per il
proprio territorio ed i propri tesori.
Avrebbero dovuto prestare più attenzione negli anni
passati agli strumenti di tutela e di pianificazione. Così non è stato e questa
poteva essere o, ancora, può essere l’occasione per compensare errori, per
recuperare laddove è possibile farlo.
Troviamo, però, delle contraddizioni stridenti. E’ vero
che questo Quadro introduce alcuni limiti alla crescente, ad esempio, e
selvaggia introduzione sul nostro territorio della cosiddetta energia
rinnovabile, in assenza di qualsivoglia programmazione di piano energetico.
Per esempio, per la prima volta si pongono limiti
all’installazione di pale eoliche disseminate sul nostro territorio; si pongono
limiti al cosiddetto fotovoltaico: superfici immense agricole sottratte alla
funzione primaria dell’agricoltura per ospitare pannelli solari, brutti,
invadenti e soprattutto antiproduttivi.
E’ vero che queste cose ci sono, così come viene
enunciata per la prima volta la parola disincentivo rispetto al consumo di
suolo che in questa regione ha conosciuto, credo, il primato nazionale se non
europeo in termini di inedificabilità.
Ma tutte queste suggestioni ed intuizioni - che però non
vengono sviluppate nel Quadro stesso - non diventano strumenti necessari di
dettaglio, indicazioni pregnanti soprattutto per i nostri comuni avvezzi,
ormai, da oltre 30 anni alla edificazione più spinta, senza alcun limite e
senza alcuna regola. Ecco, nonostante le buone intenzioni, troviamo scritto,
per esempio, in questo Quadro che una delle opere strategiche per la Regione Calabria è e rimane il ponte
sullo Stretto.
Quale relazione può esistere – lo
chiedo al Presidente Gallo, all’assessore all’ambiente, al Presidente
Scopelliti – tra questa ricerca di identità territoriale, questa esigenza di
tutelare il paesaggio, di conservarlo e di farne un elemento di ricchezza e di
sviluppo per la nostra regione, e continuare a ritenere che il ponte sullo
Stretto, al di là della mitologia che è stata fatta in questi anni nel bene e
nel male, possa in qualche modo essere compatibile alle premesse del Quadro
stesso? Che ci azzecca il ponte sullo Stretto con la difesa, l’equilibrio
territoriale, la conservazione e lo sviluppo dell’identità paesaggistica della
nostra regione?
Così come appare evidentemente
aberrante la proposta di dimezzare, oltre che dimezzare, il limite di
edificabilità sulle nostre coste. Si è passati a 300 metri dalla battigia come
se non fosse sufficiente il continum edificatorio che registriamo sul Tirreno e sullo
Ionio. Ormai da Praia a Mare a Reggio Calabria siamo innanzi ad una città senza
soluzione di continuità di brutte case, palazzi e costruzioni che hanno
alterato ed impedito l’accesso al mare e addirittura ne impediscono finanche la
visione.
Lì, invece, era necessario ed è
necessario ergere una distanza, una difesa più robusta che tenga a bada
costruttori, edificatori, speculatori di ogni tipo. Questo è un provvedimento
che dobbiamo rivedere e da questo punto di vista credo che da parte nostra e da
parte del Pd - come ha detto il collega Franchino in Commissione – ci sia la
massima disponibilità perché la tutela del paesaggio deve essere un impegno
bipartisan in questa Regione.
Dobbiamo andare nella direzione
della rottamazione delle brutte edificazioni e non incentivare nuove
edificazioni.
Da qui a qualche ora, a qualche
giorno, dovremmo ridurre, addirittura, il numero dei consiglieri regionali a
seguito di un costante calo demografico, siamo scesi sotto i 2 milioni di
abitanti ed oggi invece noi siamo qui a discutere di un QTRP al quale dovranno
uniformarsi tutti gli strumenti urbanistici sottostanti a cominciare da quelli
dei Comuni.
Nel mentre discutiamo di un Quadro
di questo tipo siamo di fronte ad un calo demografico costante, progressivo ed
ineluttabile, dovremmo forse discutere di un piano più restrittivo che limita
la costruzione di nuovi volumi, che prenda atto del calo demografico, che
prenda atto che in Calabria ci sono più case che abitanti, che prenda atto che
i nostri piani urbanistici comunali sono tutti sovradimensionati e che hanno,
negli anni, stimato incrementi demografici che non si sono mai puntualmente
verificati.
Ecco, la mia opinione è che questa
potrebbe essere la grande occasione se prendesse in esame tutti i dubbi e le
perplessità che sono emersi in Commissione e che provengono anche da quel mondo
che ha rappresentato, poc’anzi, il Presidente Gallo e che non è vero che
concorda unanimente.
Non credo che una associazione
ambientalista sia disponibile a venir meno ai propri scopi fondamentali dando
il benvenuto ad un Quadro territoriale paesaggistico di questo tipo. Solo
perché si arrivi con la massima serenità e serietà ad un Quadro più restrittivo
che possa aiutare i sindaci ed i Comuni spesso lasciati soli di fronte alla
pianificazione ad essere più puntuali e rigorosi. Sono perché si sviluppino
anche le buone intuizioni avute dal dipartimento diretto dall’architetto
Putortì ma, soprattutto, che questo Quadro si coordini con gli altri strumenti
che sono stati approvati nel passato. A cominciare dalla cosiddetta legge sulla
casa che è stata un ulteriore colpo mortale nei confronti di coloro i quali
ritengono che il paesaggio sia non solo tutelato dalla Costituzione ma anche un
elemento di sviluppo della regione; conservare, tutelare, valorizzare è anche e
soprattutto un grande investimento economico.
Per queste ragioni, preannuncio il
mio voto contrario ma anche la massima disponibilità, qualora la maggioranza lo
ritenesse opportuno, di rivedere alcuni passaggi del documento stesso per, in
qualche modo, calibrare e curvare questo strumento in una direzione più
restrittiva e più limitativa per quanto riguarda l’edificazione e il consumo di
suolo, di paesaggio e di bellezza della Calabria.
Grazie, consigliere Talarico. Ha chiesto di parlare il
consigliere Franchino. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Pur ritenendo questo strumento di una importanza rilevante, uno sforzo eccezionale per mettere in sicurezza il nostro patrimonio ambientale, storico e culturale, ci appare, però,uno sforzo molto debole.
C’è stata, non c’è dubbio, una partecipazione degli attori sul territorio e ne prendiamo atto, anche perché svolgono una difficile opera di governo quotidiana sui territori e quindi concorrono alle soluzioni che le difficoltà quotidianamente presentano.
Diamo atto agli uffici ed ai professionisti che hanno redatto questo documento che hanno svolto un buon lavoro. Sarebbe ancora meglio, però, se questa discussione si approfondisse. Non è stato fatto molto in quarta Commissione; sarebbe stato opportuno un ulteriore approfondimento - ma rilevo non ve ne sia più il tempo - aprendo, anche fuori le mura dei palazzi istituzionali, un confronto serrato con i cittadini per allentare – su questioni di grande rilevanza – la morsa che ormai divide la politica dalla società.
La consultazione e la partecipazione, come si rileva dal manifesto degli indirizzi, sono stati importanti ma non basta. Lo strumento QTRP avrebbe acquisito più vigore, maggiore puntualità scientifica ed una più estesa conoscenza se l’avessimo portato fuori da questo Palazzo.
Nel documento fondamentale è pienamente manifestato l’intento di adeguare il nuovo QTRP a quello del 2009, ai nuovi indirizzi politici strategici della nuova amministrazione regionale. Quindi, a recepire – così recita il manifesto –, oltre agli indirizzi, i provvedimenti legislativi amministrativi nel frattempo entrati in vigore.
Questa fase, si dice, non poteva non portare alla necessità di operare sul precedente documento. Un primo aggiornamento è, comunque, il riconoscimento di un lavoro svolto già in precedenza e poggia il medio e lungo termine su una base solida e concreta. Non viene interrotta una azione di governo che per molti versi ha sortito risultati importanti.
Vi sono contenuti verso i quali esprimiamo
soddisfazione, ve ne sono altri verso i quali esprimiamo netta contrarietà e
saranno questi 60 giorni, il tempo massimo per presentare le nostre osservazioni, a mutare l’atteggiamento del Partito democratico in Aula.
La nostra astensione
rappresenta una attenzione forte verso il territorio calabrese che da un secolo viene martoriato dalla cultura del
mattone, da un incessante consumo di suolo e da possibili opere – dato lo
spessore della crisi – che non rispondono alla necessità o alle necessità del
Mezzogiorno e della Calabria. Mi riferisco alla più grande contraddizione – lo
diceva il collega Talarico – che c’è in questo Quadro, cioè il ponte sullo
Stretto di Messina; una mega opera non accompagnata
da crescita e sviluppo e che, tra l’altro, è congiunta al famoso corridoio
Berlino-Palermo scomparso da tutti i programmi nazionali e comunitari.
Se poi a questo aggiungiamo la Salerno-Reggio Calabria e
la Statale 106 Ionica, opere che termineranno quando terminerà il mondo, non si
capisce quale sarà la funzione di siffatta opera o il vantaggio economico che
ne deriverebbe, senza conoscere quali danni ambientali potrebbe provocare anche
se, noi sappiamo, grandi e validissimi tecnici internazionali si sono già
pronunciati.
Questa, dicevo, è una delle contraddizioni. Ma noi
confidiamo nel dialogo affinché alcune di queste contraddizioni vengano
unitariamente risolte.
Quando l’elaborazione di alcuni strumenti pone al centro
la prospettiva di una intera regione bisogna esser liberi da pregiudizi. Ognuno
di noi ed ogni singolo partito deve assumere la responsabilità di difendere gli
interessi del governo del territorio e dei suoi cittadini.
Noi esprimiamo apprezzamento relativamente al percorso
concertativo ma esprimiamo anche la convinzione che lo stesso debba essere
rafforzato e maggiormente condiviso.
Allo stato non è così, non possiamo condividere che
mentre una maggioranza, attraverso un quadro territoriale, esprime, almeno
sulla carta, una idea positiva, nei fatti del governo quotidiano vengano
approvati uno alla volta provvedimenti che provano l’assoluto contrario.
Cosa intendo dire? Parlo del primo e del secondo piano
casa, dell’attuale disegno licenziato nell’ultima seduta della quarta Commissione
dove nonostante ci fosse la copertura della normativa nazionale, con un indice
volumetrico minore, vi accingete, tra non molto, a coprire quella vacatio legis con un
altro provvedimento che è una ulteriore sanatoria.
Parlo, ad esempio, della legge manifesto sull’amianto
che non ha avuto alcun seguito ed è finita nel dimenticatoio ed ancora – ci
torneremo tra poco – sulla situazione alloggiativa, richiamata nel QTRP, ed
inserita stamani con una forzatura.
Ripeto, tra poco chiariremo perché all’ordine del giorno
c’è stata una discussione e diremo che il disegno è stato licenziato, noi
riteniamo, illegittimamente; giudichiamo illegittimo far finire i proventi
provenienti dalla vendita degli alloggi per l’edilizia residenziale pubblica
nelle casse dei Comuni, pochissimi tra l’altro in Calabria – saranno 12, mi
pare, di cui 3 sono già in via di dissesto – perché si tratta di soldi che
necessitano per costruire nuovi alloggi e manutenere quelli esistenti.
Ecco perché riteniamo che si debba andare oltre le
enunciazioni di principio e che si stabiliscano, in modo rigoroso e coerente,
indirizzi e norme vincolanti miranti anche al minor consumo di suolo. E’ una
notizia buona che non conoscevo ma apprendo oggi che siamo tornati, dopo la
funzione importante che ha svolto il Pd in Commissione, ai 300 metri perché
sembrava, addirittura, che ci fosse un elemento di carattere culturale che
facesse portare la soglia di inedificabilità da 300 a 700 metri; la netta
opposizione del Pd ma anche delle altre forze in seno alla Commissione credo
che abbiano agito per ritornare indietro e questa è una notizia importante e ne
prendiamo atto.
Del resto insomma sembrava
un regalo a nostro avviso alla cultura, appunto, che definivo del cemento e del
mattone. Bisogna poi pensare a meccanismi incentivanti ed obbligatori per il
riuso dell’esistente, la riqualificazione urbanistica e la rigenerazione del paesaggio urbano.
Il QTRP recepisce parte
dei progetti suggeriti nella fase di partecipazione come, ad esempio,
l’aeroporto di Sibari; idea strategica contenuta anche nel piano territoriale
della provincia di Cosenza che, però, deve assumere una centralità e deve
essere inquadrata in relazione ai nodi strategici quali le aree di Lamezia
Terme e di Crotone, l’area metropolitana dello Stretto e la grande questione
che riguarda il porto di Gioia Tauro.
Ecco perché bisogna
approfondire ed assegnare il giusto ruolo e la giusta funzione ad alcuni assi
fondamentali, quello Cosenza/Rende e questo asse del sistema urbano della Sibaritide.
Insisto molto sulla Sibaritide per dire che esiste, per esempio, un distretto
agro-alimentare di qualità a Sibari; 32 comuni, 200 mila abitanti e dico questo
per affermare una questione di fondamentale importanza che abbraccia la Sibaritide, il Parco del Pollino e la Media Valle Crati.
Bisognerebbe valorizzare
le strategie, individuando apposite norme di tutela per le aree interessate e
mi riferisco, per esempio, all’area archeologica di Sibari che sappiamo cosa ha
subito di recente; e qui vengo ad una questione fondamentale: ma perché questo
Consiglio non dice una sola parola, nonostante un ordine del giorno presentato
dal sottoscritto e da altri consiglieri, per quanto riguarda le trivellazioni
per la ricerca del petrolio che da Rocca Imperiale a Cariati alcune multinazionali
stanno cercando di effettuare con tutti i mezzi?
Non abbiamo detto assolutamente
nulla. Abbiamo, allora, il distretto di qualità – ecco le contraddizioni del
Quadro – ma sono già pronte le armi per distruggere l’ecosistema che
comprometterebbe le risorse di un intero territorio.
Sono queste le questioni
che vogliamo affrontare. Non la faccio lunga, ma avrei altri elementi.
Si tratta, per esempio,
della questione dei trasporti dove, per esempio, la tratta Sibari-Metaponto è
stata cancellata e non esiste più. Nell’arco di 200 chilometri non c’è un porto
turistico sullo Ionio. Su questi temi, senza preclusioni e steccati, vogliamo
confrontarci per dare organicità ad un disegno ambizioso che noi vogliamo
condividere in nome degli interessi della Calabria e dei calabresi.
Un’ultima questione ed ho terminato: valutiamo
positivamente l’inserimento dei geositi quali
emergenze naturalistiche e paesaggistiche, identitarie da tutelare e
valorizzare. Un primo passo è la legge sulla speleologica presentata dal Pd, anche
con la collaborazione del Presidente Dattolo e dell’attuale Presidente, consigliere
Gallo, che oggi ci accingiamo a votare.
E’ un passo notevole verso una discussione per
approfondire il grave dissesto idrogeologico che sconquassa ogni anno il territorio
calabrese. Noi riteniamo che in questa direzione vadano impegnate tutte le
risorse del mondo scientifico ed accademico che la Calabria ci offre per
definire tutte le condizioni per la messa in sicurezza del nostro territorio
che presenta un alto rischio di sismicità.
Ecco, con spirito costruttivo ma anche critico,
manteniamo un atteggiamento positivo verso questo strumento per meglio
arricchirlo ed affinarlo attraverso un confronto forte e serrato, come dicevo
poc’anzi, per arrivare anche a votarlo.
Oggi, noi ci asteniamo, ma siamo in attesa che si apra
un confronto forte in Consiglio regionale fra le forze politiche e che poi
questo confronto, forte e serrato, venga trasferito fuori da quest’Aula per
poterlo portare nella società calabrese. Ecco perché noi in questo momento
diamo un voto di astensione ma c’è la piena disponibilità, dopo un confronto
serio, tranquillo e sereno, al di là delle contrapposizioni, ad affrontare i
nodi veri della Calabria. Grazie.
Ha chiesto di parlare il consigliere Dattolo. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente. Ho sentito la relazione del Presidente Gallo e gli interventi dei colleghi Domenico Talarico e Franchino. Devo dire, indubbiamente, che la qualità degli interventi, soprattutto anche i propositi, lasciano in me una grande soddisfazione - avendo io operato ed avviato il confronto sul Quadro territoriale regionale – che è quella di vedere che c’è, soprattutto all’interno della Commissione, lo stesso clima e la stessa intensità di scambi di vedute su temi fondamentali.
Devo dire che questo è lo strumento di pianificazione regionale e quindi rappresenta indubbiamente l’atto fondamentale di indirizzo per la pianificazione urbanistica.
Non c’è dubbio che come strumento di pianificazione urbanistica regionale abbia il fondamentale ruolo di atto di indirizzo urbanistico in coerenza, soprattutto, come diceva il collega Franchino, con la programmazione socio-economica regionale. Non c’è dubbio che questo confronto debba continuare alla luce di quelli che saranno gli sviluppi successivi.
Come dicevo prima in questa chiave di lettura ho inteso iniziare la riflessione sul Quadro territoriale regionale di riferimento in quarta Commissione, nel periodo in cui l’ho presieduta, considerandolo non solo uno strumento tecnico ma un programma regionale vero e proprio.
E’ stata fatta una attenta individuazione dei sistemi di pianificazione che ha coinvolto sia il sistema naturalistico ambientale sia quello insediativo fino a quello relazionale.
Il tutto soprattutto per evitare che i territori che esprimono delle peculiarità rimangano imbrigliati nei meri confini amministrativi comunali. Lo strumento di pianificazione regionale redatto propone, così come diceva il Presidente Gallo, una visione strategica regionale.
E’ stata fatta una ricognizione dello stato dei luoghi, si è inteso non limitarsi ad una sterile fotografia dello stato di fatto ma si è assunta la storicità degli eventi che hanno contribuito alla sua evoluzione e, soprattutto, si è cercato – penso riuscendoci – di analizzare e correlare la rete dei servizi e delle attività col sistema delle aree urbane; ampia analisi anche delle infrastrutture e dei trasporti per evidenziare lo stato e la previsione di espansione ed uguale attenzione è stata posta al sistema delle reti di approvvigionamento idrico e di quello energetico.
Il quadro conoscitivo ha fatto anche una
ricognizione dei vincoli di tutela e salvaguardia paesaggistica ed ambientale.
Questo per
far sì che il QTRP sia soprattutto uno strumento di unione e di valorizzazione dei territori
con l’obiettivo principale di perseguire l’interesse pubblico, quello dello
sviluppo sostenibile, della valorizzazione
delle vocazioni storiche che superino, soprattutto, i conflitti tra i comuni.
Non a caso
nella programmazione
urbanistica, soprattutto in quella associata, finalmente, si comincia a
ragionare, non soltanto guardando all’ombra del proprio campanile ma ad una
previsione territoriale che veda, insieme, uniti finalmente i nuovi territori,
soprattutto per fronteggiare quelle che sono le nuove domande di una governance territoriale che non può essere solo quella arcaica e
limitata alla visione del proprio orticello.
Con
l’approvazione di questo strumento la Calabria si pone finalmente con una carta
di identità sua e con una proiezione di sviluppo suo. Finalmente ha il proprio
piano regolatore generale e questo è un significativo intervento che va
ascritto anche all’assessore Aiello e al dipartimento
urbanistica, per quanto hanno fatto di rispettiva competenza. Ora non abbiamo
più l’assessore Aiello ma, sicuramente, dobbiamo riconoscere che il suo
dipartimento e la sua organizzazione hanno prodotto un risultato che, secondo
me, sarà fondamentale per lo sviluppo del territorio calabrese.
Prego, consigliere Franchino.
Presidente, solo per dire che poco fa avevo appreso positivamente la notizia della distanza dal mare, dalla battigia pensando che fosse stata riportata a 700 metri, invece siamo rimasti ai 300 metri. Noi l’abbiamo contestato fermamente. Chiedo scusa, avevo mal capito, la distanza è sempre rimasta di 300 metri ed è la distanza che noi contestiamo fermamente.
Grazie, è una precisazione perché non avevo ben capito.
Grazie per la precisazione. Pongo in votazione la proposta della Giunta regionale numero 192/9^ illustrata dal consigliere Gallo.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Si passa all’esame della proposta di legge numero 446/9^ di iniziativa del consigliere Chiappetta, recante: “Modifica ed integrazione dell'articolo 59 ter della legge regionale 25 novembre 1996, n. 35 <'Disciplina per l'assegnazione e la determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica>”.
Non ci sono emendamenti, pertanto passiamo all’esame dell’articolato.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Si passa alla proposta di legge numero 454/9^ di iniziativa dei consiglieri Dattolo, Grillo, Loiero, Scalzo, Chiappetta, Serra, recante: “Proposta di modifica all’articolo 41, comma 2, della legge regionale n. 69 del 2012”.
Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.
Presidente, chiedo scusa, cosa stiamo discutendo? Votando?
L’oggetto è stato testé menzionato.
Sono rimasto al Quadro territoriale regionale paesaggistico. Mi può dire come ho votato per favore?
Stiamo discutendo della proposta di modifica all’articolo 41, comma 2, della legge regionale n. 69 del 2012.
I proponenti sono i consiglieri regionali Dattolo, Grillo, Loiero, Scalzo, Chiappetta, Serra.
(Interruzione)
E’ stata richiamata in Aula, ne do lettura: “Al comma 2, dell’articolo 41 della legge regionale il periodo <al fine di garantire la copertura finanziaria delle spettanze della manodopera impegnata…>”…
Presidente, un ordine cronologico bisognerebbe rispettarlo. E’ stata presentata prima un’altra proposta di legge.
Consigliere Franchino, quando avrà la parola potrà intervenire.
Presidente, lei sta andando avanti, è andato avanti.
Consigliere Franchino, quando avrà la parola interverrà.
Qqui non c’è rispetto per l’Aula, lei non ha rispetto. Non avete rispetto.
Ci sono dei punti presentati prima all’ordine del giorno, lei è arrivato alla fine.
…“…e 2012 va sostituito con il seguente <al fine di garantire la copertura finanziaria dei piani attuativi di forestazione agli anni 2011 e 2012>”.
Pongo in votazione il provvedimento di legge.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Siamo alla proposta di legge numero 322/9^ di iniziativa del consigliere Franchino, recante: “Tutela e valorizzazione del patrimonio geologico e speleologico”.
Consigliere Franchino, ha facoltà di illustrare la proposta di legge.
(Interruzione)
Il proponente è il consigliere Gallo.
Credo sia importante perché
è una proposta di legge che va per la prima volta ad intervenire in
questo settore e nella nostra regione ci sono molte grotte importanti che potrebbero favorire lo
sviluppo turistico.
Con questa legge si
affronta l’argomento e credo che si dia anche un primo strumento di pianificazione alla nostra regione. Per
questo motivo invito l’Aula a votare per questo provvedimento.
Condivido la relazione. Ringrazio i colleghi Gallo e Dattolo per il lavoro che abbiamo svolto nel corso di questo anno per questa legge.
Condividiamo questo percorso e condividiamo anche la proposta di legge. Pertanto siamo favorevoli.
Pongo in votazione l’articolato.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 5.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 6.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 7.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Passiamo all’esame della proposta di legge numero 436/9^ di iniziativa del consigliere Nicolò, recante: “Modifiche alla legge regionale 10 febbraio 2012, n. 7”.
Il consigliere Gallo, relatore, ha facoltà di svolgere la relazione. La legge è stata approvata a maggioranza in Commissione ed è relativa alle modifiche apportate alla legge regionale numero 7 del 2012 riguardanti il “Piano casa”.
Signor Presidente, si
tratta di una modifica al “Piano casa” che, sostanzialmente, ne modifica i
termini perché dà la possibilità di intervenire per quegli immobili che sono
stati realizzati non entro l’agosto 2010, come originariamente previsto, ma
entro il febbraio/maggio 2011.
In effetti si dilatano
leggermente i tempi ma ci si aggancia a quanto previsto - perché c’è stato un
emendamento interamente sostitutivo del progetto di legge – dalla normativa
nazionale, come osservato anche dal Servizio legislativo. Invito l’Aula ad
approvare il provvedimento.
Quindi, si tratta di un
riordino normativo?
Ha chiesto di intervenire
il consigliere Scalzo, ne ha facoltà.
Presidente, questa
proposta di legge, esaminata in quarta Commissione,
di fatto dilata notevolmente le procedure in questo settore. Noi abbiamo
manifestato in Commissione tutte le perplessità
ed abbiamo votato contro. Esprimiamo, altresì, in Aula il voto contrario a
questo provvedimento.
Intervengo per fare qualche chiarimento. Ci tengo a
precisare che non si tratta di nessuna sanatoria, non è un intervento
strutturale ma solo un riordino normativo perché tra la legge regionale numero
7 del 2012 e la legge del 2010 intervenne un decreto legge – il cosiddetto
“decreto sviluppo” – che fissava alcuni principi rispetto ai quali si creò una vacatio perché molti cittadini seguirono gli indirizzi di quella Legge quadro se
ben si ricorda, consigliere Scalzo.
Quella Legge quadro fissava la possibilità di ampliare
le volumetrie al 2011 non al 2010. Si tratta, dunque, di un riordino normativo
per consentire a coloro i quali hanno subito questo disagio di fruire dei
benefici della Legge quadro. E’ una legge nazionale gerarchicamente superiore
alla legge regionale che noi abbiamo approvato nel 2012. Solo questo.
Pongo in votazione la proposta di legge.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
La legge è approvata a maggioranza,
con il voto contrario degli onorevoli Franchino,
Scalzo e Naccari Carlizzi.
A margine dei lavori ci sono due ordini del giorno presentati dagli onorevoli Scalzo, Magno, Dattolo e Grillo “Sull'immediato trasferimento delle Unità operative non oncologiche dalla Fondazione Campanella all'Azienda Ospedaliero - Universitaria “Mater Domini” di Catanzaro, nonché alla puntuale applicazione della legge regionale n. 63/2012”.
Con questo ordine del giorno si impegna il Presidente della Giunta a porre in essere ogni atto idoneo ed opportuno finalizzato all’immediato trasferimento delle unità operative non oncologiche dalla “Fondazione Campanella” all’Azienda ospedaliera universitaria Mater Domini di Catanzaro nonché alla puntuale applicazione della legge regionale n. 63/2012 da parte degli enti interessati.
Do lettura integrale dell’ordine
del giorno: “Il Consiglio regionale - premesso che:
con
legge regionale del 13 dicembre 2012, n. 63, si è proceduto alla ridefinizione
dell’assetto giuridico della Fondazione Campanella;
scopo
della legge, è quello di garantire la prosecuzione delle attività del polo
oncologico, centro di eccellenza della sanità calabrese, oltre che la
salvaguardia delle professionalità esistenti;
con
legge regionale del 21 marzo 2013, n. 6, sono state apportate alcune modifiche
alla suddetta legge;
con
legge 63 citata, come modificata e integrata, stabilisce, fra l’altro che “la
Fondazione concorre ad assicurare la realizzazione dell’integrazione fra
Servizio Sanitario Regionale e Università degli Studi <<Magna
Graecia>> di Catanzaro” che “le unità operative a direzione universitaria
già attivate presso la Fondazione non aventi una missione oncologica siano
trasferite nell’Azienda Ospedaliero – Universitaria <<Mater
Domini>> di Catanzaro, previa intesa tra l’Università Magna Graecia di
Catanzaro e la Regione” che “ vengano definiti i rapporti con l’Università
degli Studi <<Magna Graecia>> e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria
<<Mater Domini>> di Catanzaro”;
a
oggi non si è data attuazione all’applicazione della L.R. 63 del 2012, con il
mancato trasferimento delle Unità Operative non aventi mission Oncologica dalla
Fondazione Campanella all’Azienda Ospedaliera Mater Domini, che non consente
alla fondazione di sottoscrivere il contratto con la ASP territorialmente
competente e impedisce l’assegnazione del Budget per l’anno 2013;
l’inadempimento
del precetto legislativo impedisce, tra l’altro, la possibilità per la
Fondazione di iniziare a regime un percorso a 35 posti letto oncologici;
pertanto,
permane uno stato di assoluta incertezza sul futuro della Fondazione che, oltre
a prevedibili ripercussioni di natura occupazionale, rischiano di compromettere
in modo irreversibile i livelli di assistenza, cura e ricerca in una materia
delicata come quella oncologica. -
Impegna
il
Presidente della Giunta regionale (nella sua qualità di commissario ad acta per
l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi della sanità) a porre in essere
ogni atto idoneo e opportuno finalizzato all’immediato trasferimento delle
Unità operative non oncologiche dalla Fondazione all’Azienda Ospedaliero –
Universitaria <<Mater Domini>> di Catanzaro, nonché alla puntuale
applicazione della legge regionale n. 63 del 2012 da parte degli enti
interessati.”
Chi
lo vuole illustrare?
No,
no, non lo voglio illustrare me ne guarderei bene perché è giusto che lo
illustri chi lo ha presentato.
(Interruzione)
Il
consigliere Scalzo è il presentatore ed ha facoltà di illustrarlo.
Brevemente,
vorrei illustrare questo ordine del giorno. Credo che la preoccupazione
principale, se non unica, dei proponenti questo ordine del giorno sia la sorte
di tutti i pazienti oncologici che si sono rivolti e sono attualmente
ricoverati presso il polo oncologico di Germaneto.
Come tutti i colleghi sanno, noi abbiamo con la legge
regionale numero 63 del 2012 approvato una legge che prepara, predispone e
legifera un riordino giuridico dell’assetto del polo oncologico regionale.
Ebbene, a distanza di alcuni mesi, c’è una grave
situazione di stallo che ci vede preoccupati per due ordini di motivi: da un
lato l’aspetto più importante è il mancato trasferimento dei reparti non
oncologici presso l’Azienda ospedaliera Mater Domini di Germaneto e
dall’altro il conseguente fermo delle attività relative alle patologie
oncologiche perché si è creato un gravissimo disagio che rischia di mettere a
repentaglio la sopravvivenza stessa della struttura.
Poiché
noi abbiamo a fronte di 120 posti letto una dotazione finanziaria che è ferma a
35 posti letto.
Capite,
quindi, che siamo passati da circa 40 milioni di euro di finanziamento a 18
milioni di euro di finanziamento per questa struttura. Cioè questa struttura è
finanziata per 35 posti letto ma continua ad erogare servizi e prestazioni per
tutti i reparti.
Questa
non è una soluzione più sostenibile e quindi la politica deve riappropriarsi
del suo ruolo istituzionale. Il senso, quindi, di questo ordine del giorno è
che il Presidente, per l’autorità che deriva dal ruolo e dall’autorevolezza che
gli proviene e scaturisce dall’approvazione di questa legge regionale, senza
più indugiare in questo tira e molla tra i due soggetti partecipanti del polo
oncologico, l’università e la Regione dall’altra, non deve perdere più tempo ed
operare il trasferimento delle unità operative presso l’Azienda ospedaliera
Mater Domini.
Questo è
il senso che ci vede preoccupati come consiglieri regionali, è un ordine del
giorno che hanno firmato tutti i colleghi capigruppo e vede, soprattutto,
impegnata tutta la deputazione regionale della provincia di Catanzaro. Sebbene,
voglio ribadire, non si tratti del polo oncologico di Germaneto, nella legge
che abbiamo votato in questa Assise questo è il polo oncologico regionale.
L’obiettivo
dichiarato, quindi, ma che non può rimanere a metà strada, è quello di creare
un centro di eccellenza, partendo dai 35 posti oncologici per queste patologie
con adeguata copertura finanziaria. Per questo noi con questo ordine del giorno
vogliamo impegnare il Presidente della Giunta, nella sua qualità di commissario
ad acta, affinché attui tutte le procedure e con estrema urgenza.
Guardate,
se continua così nel giro di 10 giorni i pazienti verranno trasferiti e stiamo
parlando di pazienti affetti da tumori, quindi da patologie oncologiche. Molti
dovranno essere trasferiti in altre strutture ed altri fuori regione.
Penso che
questa sia una cosa che non ci possiamo consentire per cui chiedo con forza che
si attui con urgenza il trasferimento delle unità operative e si dia attuazione
piena alla legge regionale che abbiamo votato in quest’Aula. Grazie.
Ha chiesto di parlare in merito all’ordine del giorno illustrato dal consigliere Scalzo, il consigliere Naccari Carlizzi. Ne ha facoltà.
Non nel merito dell’ordine del giorno, chiaramente ha già esposto il collega Scalzo e siamo assolutamente della sua opinione, ma giusto per sapere – quest’Aula forse meriterebbe di sapere – se riguardo alla legge 63 sulla “Fondazione Campanella” sono pervenute giorno 14 marzo le posizioni del Governo. Si parla di 10 punti di contestazione circa quella legge. Non per altro ma perché questo, chiaramente, comporta in capo al Commissario l’attivazione della norma sulla cedevolezza delle norme.
Lo chiedo anche a titolo di informazione. Dopo di che non posso che constatare che per andare avanti rispetto ai processi previsti nelle leggi c’è bisogno di presentare ordini del giorno.
Il collega, giustamente, presenta un ordine del giorno per chiedere quello che è previsto nelle norme approvate anche da questo Consiglio regionale. Il che va a suo merito per la sensibilità che dimostra rispetto al problema e ai pericoli che paventava ma, dall’altra parte, mette in luce il fatto che in qualche maniera il processo di attuazione delle norme e del governo complessivo di questo settore è rimesso alle iniziative di impulso e non di un processo organico di governo del settore.
Ha chiesto di parlare il consigliere Magno. Ne ha
facoltà.
Presidente, condivido in pieno l’intervento fatto dal consigliere Scalzo. Insieme a lui e ad altri capigruppo abbiamo sottoscritto questo ordine del giorno che non nasce dall’esigenza di stimolare qualcuno ad applicare la legge, perché la legge c’è.
Il problema è nato - ed è contenuto questo aspetto
all’interno dell’ordine del giorno – dalla
mancata attuazione dell’accordo tra la Regione e l’Università, dell’accordo con la
stipula di una apposita convenzione.
Quindi, più che applicare la legge noi diamo ancora, con
questo ordine del giorno, maggior forza al Presidente Scopelliti affinché intervenga in maniera più decisa
sull’Università per poter sottoscrivere l’apposita convenzione.
E’ chiaro che tutto questo nasce da un percorso lungo
avviato all’interno di questo Consiglio regionale ma anche all’interno di
quelle che sono state le attività che hanno riguardato il rapporto con l’Università
e principalmente il rapporto tra Regione e Tavolo Massicci, su una questione
che, purtroppo, viene da lontano ed è stata mal impostata da quando è nata la
“Fondazione Campanella”, sul presupposto che, comunque, questa “Fondazione”
dovesse avere il riconoscimento di centro di ricerca a statura nazionale.
Questo, purtroppo, non è avvenuto e si sono aggiunti su
una serie di aspetti che poi hanno portato, da una parte, al ridimensionamento
finanziario nei riguardi della “Fondazione Campanella” e, dall’altro, ad
individuare un percorso nuovo che potesse consentire attraverso la legge
regionale numero 63 del 2012 di poter finalmente trovare una collocazione
giuridica alla “Fondazione”. Il problema grosso, infatti, riguardava la forma
giuridica di questa “Fondazione”.
Devo dire che, in questo percorso, la mancata
impugnativa da parte del Consiglio dei Ministri all a
legge ci ha consentito di poter andare avanti su questo aspetto normativo.
Oggi, però - un appello noi dobbiamo fare in questo
Consiglio regionale, consigliere Scalzo – registriamo che in questa Regione c’è
il vizio per cui ognuno pensa di poter mantenere le posizioni consolidate sine die. Qui, in una situazione come
questa, qualcuno deve cedere qualcosa.
Non possiamo pensare che noi come Regione cediamo
qualcosa e l’Università non ceda qualcosa. Ecco, l’appello vero noi dobbiamo
farlo al Rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro che deve capire che
in una situazione come questa, oggi, c’è la necessità di confrontarsi su quelle
che sono le realtà delle cose. Così come dobbiamo dire a tutta la classe
dirigente della città di Catanzaro che non è più il tempo delle vacche grasse,
in cui chissà che cosa si poteva avere all’interno del comparto della sanità,
ma che è giunto il momento in cui altre realtà si sono strette dal punto di vista organizzativo
e finanziario; anche Catanzaro deve trovare una forma organizzativa
dell’assetto sanitario che consenta di integrare, da una parte, i servizi
ospedalieri e universitari e dall’altro di poter offrire una medicina di
qualità che possa essere non soltanto al servizio di un piccolo territorio ma
di una intera regione se non anche fuori di essa nel momento in cui rilanciamo
la “Fondazione Campanella” anche come centro di ricerca.
In questo
senso, penso che l’ordine del giorno - che noi senz’altro approveremo
all’unanimità oggi all’interno di quest’Aula, come abbiamo fatto con la legge
regionale numero 63 - possa rafforzare ancora di più la posizione della Regione
per consentirci di fare un passo avanti e venire incontro sia ai pazienti, che
purtroppo non vengono più ricoverati perché non ci sono le disponibilità
finanziarie per comprare i farmaci, sia ai dipendenti, che rischiano di esser
licenziati se la “Fondazione” venisse messa in liquidazione avendo un contratto
di lavoro di tipo privatistico e non pubblico, sia a tutte quelle famiglie che
hanno guardato alla “Fondazione Campanella” come un punto di riferimento
importante per la cura dei tumori all’interno della regione.
Ha
chiesto di parlare il consigliere Gallo, Presidente della quarta Commissione.
Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Prendo la parola su questo ordine del giorno, sottoscritto da alcuni colleghi, per dire che il gruppo dell’Udc è assolutamente favorevole al suo contenuto, com’è stato, peraltro, in altre circostanze.
L’Aula torna ad occuparsi ancora una volta di questo argomento, torna ad occuparsi della “Fondazione Campanella”. Tantissime sono state le riunioni di Commissione sanità e ricordo quando ne ero componente; altrettante sono state le riunioni di Consiglio regionale che si sono occupate dell’argomento fino ad arrivare all’approvazione della legge regionale numero 63 che è riuscita a non subire l’impugnativa da parte del Governo.
Il tentativo, lo diceva il consigliere Scalzo, è
quello di salvare un polo di eccellenza oncologico in questa regione perché spesso
c’è la volontà nella nostra terra di costruire poco e altrettanto spesso c’è la
volontà di mandar giù quel poco di buono che si è realizzato.
C’è anche da dire che quel poco di buono che si è
realizzato – e mi riferisco anche alla “Fondazione Campanella” – ha tanti vulnus che nel corso degli anni sono
venuti fuori.
Il consigliere Magno faceva riferimento ad un difficile
rapporto con l’Università, ad un rapporto spesso non costruttivo, ad un
rapporto spesso non nell’interesse reale dei calabresi e soprattutto dei
pazienti calabresi.
Forse all’interno della “Fondazione Campanella” si sono
coltivate le baronie, forse all’interno della “Campanella” non ci sono stati
interessi prevalenti, anche da parte di medici e professionisti calabresi, ma
spesso si è guardato da quelle baronie oltre i confini regionali. In ogni caso,
credo che noi abbiamo il dovere di salvaguardare e salvare, correggendo quando
è possibile correggere, questo polo oncologico.
L’appello, attraverso la dichiarazione di voto
favorevole, rispetto a questo provvedimento è a fare in modo che il Presidente
della Giunta regionale - che, peraltro, su questo argomento ha profuso ampio
impegno - prosegua in questo percorso affinché la nostra terra possa avere un
polo oncologico di eccellenza e far sì che qualche nostro conterraneo possa
evitare il viaggio della speranza e curarsi nella propria terra, nella nostra
Calabria.
Pongo in votazione l’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
L’ordine del giorno è stato approvato con l’astensione
del consigliere Domenico Talarico.
Posso Presidente?
Ha chiesto di intervenire il consigliere Franchino, ne ha facoltà.
Solo per capire, mi dice il collega Domenico
Talarico che l’Aula dà per scontato il voto sul provvedimento 446/9^. L’edilizia residenziale
pubblica è una ulteriore violazione. Noi non abbiamo votato.
Mi dica lei quando è stato
votato questo provvedimento… No, no, no. Da chi?
(Interruzione)
Guardi si sta replicando…
la Conferenza dei capigruppo è una
autentica violazione. Noi pensiamo anche di andare per altre vie.
Non è stato votato il
provvedimento, pensavamo di poterlo discutere. Quando è stato discusso? Quando?
Consigliere Franchino, la seduta è pubblica. L’abbiamo votato.
Da chi? Ma qualcuno se n’è accorto? Quando lei parlava con gli altri io mi sono leggermente alterato.
Consigliere Franchino,
l’abbiamo votato.
Non s’è capito nulla. Se lei dà per approvata la proposta di legge numero 446/9^ si tratta di un’autentica violazione, mi dispiace.
Le sedute sono registrate, il provvedimento è stato sottoposto all’Aula, non ci sono stati interventi ed è stato approvato.
E si sta replicando la Conferenza dei capigruppo…
Mi può dire come ho votato io, per cortesia?
Ecco, ci può dire come abbiamo votato?
Chiedo scusa, si guardi, poi, la scheda di votazione.
No, no, ecco ci dica come abbiamo votato. Aspettavamo di poterne discutere…
Si passa all’ordine del giorno di iniziativa del consigliere Gallo “In ordine alla paventata chiusura dei presidi Terna di Cosenza e Castrovillari” di cui do lettura: “Il Consiglio regionale – premesso che:
la società TERNA Rete Italia, nella sua veste di concessionaria del servizio di gestione della rete di alta tensione di energia elettrica sul territorio nazionale è impegnata in un processo di riorganizzazione aziendale;
detto processo prevedrebbe, secondo l’allarme lanciato nei giorni scorsi dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, il consistente ridimensionamento della presenza del gruppo in Calabria, attraverso la soppressione dei presìdi di Cosenza e Castrovillari ed il trasferimento del relativo personale presso il presidio di Rotonda, in Basilicata;
tale intendimento, qualora dovesse essere confermato, si ripercuoterebbe negativamente sulla qualità del servizio ma anche e soprattutto sul profilo occupazionale, con la perdita di personale qualificato e di prospettive occupazionali presenti e future;
comunque TERNA è impegnata in Calabria in molteplici settori, cantieri ed attività, non ultimi quello delle fonti energetiche rinnovabili, per cui inspiegabile ed ingiustificata sarebbe la soppressione dei presìdi territoriali calabresi;
grande, giustificata e comprensibile è la preoccupazione espressa dai lavoratori interessati, dalla generalità degli utenti, dai cittadini, dai sindaci del comprensorio, dalle associazioni dei consumatori, dai sindacati confederali e di categoria. -
impegna
il Governo regionale, nella persona del Presidente della Giunta regionale e dell’Assessore regionale competente a voler adottare ogni iniziativa idonea ed opportuna ad evitare la soppressione dei presìdi TERNA di Cosenza e Castrovillari e, in particolare, a voler richiedere urgentemente la convocazione di un tavolo di confronto e concertazione per avviare con la società in questione un confronto sulle scelte che dovrebbero divenire operative a far data già dai prossimi mesi.”
Prego, consigliere Gallo, ha facoltà di illustrarlo.
Presidente, si tratta di un ulteriore scippo alla Calabria, questa volta non perpetrato dal Governo centrale o non perpetrato dagli enti regionali o sub-regionali ma da una società che è a partecipazione pubblica come Terna che avrebbe programmato – uso il condizionale – almeno secondo taluni organi di stampa, un suo ridimensionamento in Calabria chiudendo i suoi presidi di Cosenza e Castrovillari e decidendo, invece, di investire in Basilicata aprendo un centro in quel di Rotonda.
Questo allarme è stato
lanciato da Cgil-Cisl-Uil e questo
potrebbe portare un ulteriore depauperamento, un ulteriore impoverimento
per la Calabria perché si perderebbero investimenti e posti di lavoro e, naturalmente,
interesse per il nostro territorio.
Pertanto, con questo ordine del giorno impegno il
governo regionale nella persona del Presidente ad aprire un tavolo di confronto
con Terna e a richiedere, naturalmente, una concertazione per far sì che le
scelte – Vicepresidente Stasi – possano essere condivise col territorio.
Vicepresidente Stasi? Sono io.
Dicevo che con questo ordine del giorno vorrei che si
aprisse da parte della Presidenza un tavolo di concertazione per far sì che le
scelte di Terna possano essere eventualmente condivise o, se sono scelte già
prese, modificate a vantaggio della Calabria. Grazie.
Pongo in votazione l’ordine del giorno presentato dal
consigliere Gallo.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Ha chiesto di parlare il consigliere Naccari Carlizzi. Ne ha facoltà.
Guardi, Presidente, ora lei ha visto che discussione c’è
stata all’inizio. Dopo di ché, lei ritiene che noi non saremmo intervenuti su
quel punto all’ordine del giorno? Questo modo
di condurre l’Aula è un modo di condurre una bottega. Questa non è un’Aula
legislativa, lei non si rende conto di quello che ha fatto oggi e se ne renderà
conto perché noi di certo non lo faremo
passare in cavalleria questo.
Lei immagina che
non facendoci capire di che cosa si stesse discutendo avrebbe impedito a noi di
esprimere la nostra opinione su questo discorso?
Questa
è una sua valutazione opinabile, consigliere Naccari Carlizzi.
Della mia
valutazione me ne assumo la responsabilità.
Lei non ha…
Io mi assumo la responsabilità, perché ho
sottoposto il punto all’ordine del giorno…
Lei non ha la
più pallida idea di cosa sia una Assemblea legislativa.
Le sedute sono
pubbliche, nessuno ha chiesto di intervenire e l’ho sottoposta all’Aula per la
votazione.
Lei non ha la
più pallida idea… ma che cosa dice? Se lei non comunica ai colleghi neanche di
che cosa si sta trattando…
L’ho messa in
votazione, consigliere Naccari, ma se voi
non seguivate i lavori non è colpa mia.
Ma che cosa non
seguivamo? Ma che cosa?
Stavate
parlottando. Io ho chiesto all’Aula, l’ho sottoposto all’Aula.
Ma ha chiesto
cosa? Lei ha difficoltà ad esprimersi.
Consigliere
Naccari, questa è la sua opinione, si ascolti
la registrazione.
E’ la mia
opinione! Guardi, Presidente, su questo lei si
assume…
E’ venuto il Presidente Scopelliti dietro di lei ad incoraggiarla.
Lei si è assunto una responsabilità molto grave e su questo…
Mi assumo la responsabilità su questo.
E su questo vedrà che vulnus è stato aperto all’interno di questo Consiglio e di questa Regione.
Mi assumo la responsabilità, l’ho sottoposta all’Aula.
Lei non è adeguato al ruolo.
L’ho sottoposto all’Aula, alla discussione, nessuno è intervenuto e quindi l’ho posto in votazione.
Non ci sono più punti all’ordine del giorno, la seduta è tolta. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.
Hanno chiesto congedo i consiglieri Bilardi, Caputo, Censore, De Masi, Morrone, Orsomarso, Principe.
(Sono
concessi)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Chiappetta, Bilardi, Dattolo, Serra –
“Interventi di inclusione sociale, integrazione socio-sanitaria
e contrasto alla povertà per gli agglomerati urbani a maggiore concentrazione
di popolazione” (P.L. n. 449/9^)
E’ stata assegnata alla
terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e
formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell’Unione Europea e relazioni con l’estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
Salerno
– “Costituzione dell’Ufficio preposto al coordinamento della danza nella Regione Calabria” (P.L. n. 450/9^)
E’ stata assegnata alla
terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e
formative.
(Così resta stabilito)
Parente – “Norme in
materia di Pet-Therapy. Terapie ed attività assistite
con animali” (P.L. n. 451/9^)
E’ stata assegnata alla
terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e
formative.
(Così resta stabilito)
Nucera – “Modifiche alla legge regionale 11 agosto 1986, n. 36 (Interventi a favore degli uremici)” (P.L. n. 452/9^)
E’ stata assegnata alla
terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e
formative.
(Così resta stabilito)
Nucera – “Disciplina del sistema regionale di trasporto sanitario di soccorso ed emergenza” (P.L. n. 453/9^)
E’ stata assegnata alla
terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e
formative.
(Così resta stabilito)
Dattolo, Grillo, Loiero, Scalzo, Chiappetta, Serra – “Modifica all’articolo 41, comma 2, della legge regionale n. 69/2012” (P.L. n. 454/9^)
E’ stata assegnata alla
seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell’Unione Europea e relazioni con l’estero.
(Così resta stabilito)
E’ stata presentata, inoltre, alla Presidenza la seguente proposta di legge di iniziativa popolare:
“Modifica alla legge regionale 23 luglio 2003, n. 11 avente ad oggetto <Disposizioni per la bonifica e la tutela del territorio rurale. Ordinamento dei consorzi di bonifica>“ (P.L. n. 448/9^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto
e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge statutarie di iniziativa dei consiglieri:
Mirabelli – “Modifiche
allo Statuto della Regione
Calabria” (P.L.S. n. 13/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali, affari generali, riforme e
decentramento.
(Così resta stabilito)
Talarico F. – “Modifiche alla legge regionale 19 ottobre
2004, n. 25 (Statuto della Regione Calabria)” (P.L.S. n.
14/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali, affari generali, riforme e
decentramento.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza
le seguenti proposte di
provvedimento amministrativo d’Ufficio:
“Surroga
del consigliere regionale Ferdinando Aiello,
dimissionario” (P.P.A. n. 213/9^)
“Commissione
regionale pari opportunità. Relazione attività anno 2012” (P.P.A.
n. 214/9^)
“Autorità
regionale garante per l’infanzia e l’adolescenza. Relazione attività anno 2012”
(P.P.A. n. 245/9^)
La Giunta regionale
ha trasmesso per il parere della competente Commissione
consiliare la deliberazione numero 107 dell’8 aprile 2013, recante: “Legge regionale 13 ottobre 2004, n. 21
<Istituzione dei distretti rurali ed agroalimentari di qualità>.
Individuazione ed istituzione del Distretto rurale Serre calabresi”.
(Parere n. 55)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare -
Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell’Unione Europea e relazioni con l’estero.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione numero 103 del 29 marzo 2013, recante: “Por Calabria Fesr 2007/2013. Linea di intervento 5.2.5.1. Azioni per sostenere lo sviluppo di attività imprenditoriali all’interno delle filiere della valorizzazione del patrimonio e della produzione culturale. Approvazione delle direttive di attuazione”. (Parere ne. 56)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare -
Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell’Unione Europea e relazioni con l’estero.
(Così resta stabilito)
La terza Commissione consiliare, con nota numero 17965 del 16 aprile 2013, ha comunicato che nella seduta del 15 aprile 2013 ha espresso parere favorevole alla deliberazione della Giunta regionale n. 50 dell’11 febbraio 2013, recante: “Misure di contrasto alla crisi economica. Articolo 2 della legge regionale 13 giugno 2008, n. 15. Piano di inserimento occupazionale 2013” (Parere n. 54)
In data 12 aprile 2013, il Presidente
della Giunta regionale ha promulgato le sotto
indicate leggi regionali. Le stesse sono state
pubblicate sul supplemento straordinario numero 1 del 19 aprile 2013 al Bur n. 8 del 16 aprile 2013:
legge
regionale 12 aprile 2013, n. 17, recante:
“Modifica all’articolo 30 della legge
regionale 21 agosto 2006, n. 7 e ss.mm.ii. e
all’articolo 20 della legge regionale
5 ottobre 2007, n. 22 e ss.mm.ii.”;
legge
regionale 12 aprile 2013, n. 18, recante:
“Cessazione dello stato di emergenza nel settore dei rifiuti. Disciplina
transitoria delle competenze regionali e strumenti operativi”.
Il Comitato regionale per le comunicazioni (Co.re.com.) il 27 marzo 2013, ha approvato la relazione annuale sulle attività svolte nell’anno 2012 così come previsto dall’articolo 10, comma 2, della legge regionale 22 gennaio 2001, n. 2.
Guccione, Adamo, Censore, De Gaetano, Franchino. Al Presidente
della Giunta regionale commissario per la
gestione del servizio sanitario calabrese. Per sapere – premesso che:
la
legge regionale n. 24/2008 stabilisce le norme di autorizzazione,
accreditamento, accordi contrattuali e controlli delle strutture sanitarie e
socio-sanitarie pubbliche e private;
il
Regolamento regionale n. 13/2009 ha reso attuative le norme contenute nella
legge regionale sopracitata;
le
suddette norme regolamentano anche i requisiti relativi ai posti letto ed alle
dotazioni organiche per l’accreditamento delle case di cura private;
nei
giorni scorsi il sub-commissario per l’attuazione del Piano di Rientro, dott.
Luigi D’Elia, ha emanato una circolare sull’applicazione delle suddette norme regolamentari;
i
DPGR n. 106/2011 e n. 26/2012 non formulano una rilettura degli standard
previsti dal Regolamento regionale in riferimento ai requisiti organizzativi;
con
codesta circolare si esprimono indirizzi che reinterpretano le norme
regolamentari in maniera diversa da come sono state attuate dalla data di
entrata in vigore;
un
semplice atto amministrativo, anche se di emanazione commissariale, non può
modificare i contenuti posti in un atto legislativo e nei suoi regolamenti
attuativi;
lo
stesso Ufficio del Commissario ha avocato a sé la competenza di determinare i
budget annuali delle case di cura private e che ciò avviene non solo in ritardo
(la previsione annuale per il 2012 è avvenuta a fine dicembre dello stesso
anno) ma con una evidente discrezionalità conseguente ad interpretazioni
soggettive da parte dell’ufficio per assumere decisioni del tutto
“convenzionali” a seconda i casi e le circostanze -:
se
intende annullare la circolare emanata al fine di evitare disparità di
trattamento nei rapporti tra la Regione e i soggetti erogatori e, soprattutto,
non consentire una applicazione discrezionale degli standard dei
requisiti minimi organizzativi che potrebbe generare gravi rischi per i livelli
di sicurezza da garantire a tutela della salute dei cittadini;
se
intende verificare e correggere ogni eventuale anomalia o interpretazione
erronea nella definizione e nella attribuzione dei budget annuali sia per
tutelare l’interesse della PA regionale che per evitare anche in questo caso
oggettive disparità nei rapporti con i soggetti erogatori di prestazioni
sanitarie.
(345;
8.04.2013)
Mirabelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
visto
l’art. 117 comma II della Costituzione italiana nella parte in cui tale norma
prevede la tutela del lavoro come materia di competenza legislativa concorrente
Stato-Regione;
visto
l’art. 3 della Costituzione nella parte in cui prevede l’impegno delle
istituzioni nell’attuazione dell’uguaglianza sostanziale, con rimozione degli
ostacoli di ordine economico-sociale limitativi della libertà ed eguaglianza
dei cittadini;
sinteticamente:
A) il «Programma Stages» trova il suo primo
riconoscimento giuridico nella legge regionale n. 26 del 12.11.2004 rubricata
“Incentivi alla residenzialità dei giovani laureati per lo sviluppo in Calabria
dell’economia della conoscenza” (pubblicata sul BUR Calabria n. 21 del 16
novembre 2004, supplemento straordinario n. 1); all’art. 1 sono individuate le
finalità della legge: “realizzare un sistema integrato di interventi orientato
alla valorizzazione del capitale cognitivo dei giovani quale elemento decisivo
per lo sviluppo della società calabrese”; la Regione Calabria, quindi, con
detta legge, in attuazione di quanto disposto dall’art. 117 della Costituzione
e utilizzando fondi comunitari, statali e regionali, “...promuove un percorso
d’eccellenza finalizzato ad attrarre e a trattenere risorse umane ad alto
potenziale, incentivando la residenzialità in Calabria dei giovani che abbiano
conseguito laurea secondo il vecchio ordinamento ovvero laurea specialistica
secondo il nuovo ordinamento e che abbiano capacità e competenze necessarie per
lo sviluppo del tessuto sociale ed economico della regione ...” (Art. 2);
B)
con la legge regionale 19 aprile 2007 n. 8, la Regione Calabria ha modificato
ed integrato l’art. 3 della legge regionale n. 26 del 12 novembre 2004 su
citata, istituendo ufficialmente il «Programma Stages».
Il nuovo art. 3 testualmente recita: “1. La Regione, al fine di promuovere la
residenzialità in Calabria, concede ai giovani laureati particolarmente
meritevoli un premio a titolo di riconoscimento di livelli d’eccellenza nella
formazione universitaria. 2. I destinatari degli interventi di cui al comma
precedente sono esclusivamente i giovani calabresi che abbiano conseguito la
laurea in università italiane e straniere col massimo dei voti. 3. I premi,
pari ad Euro 24.000,00 ciascuno, sono erogati in rate mensili pari a Euro
1.000,00 per 24 mensilità, con la contestuale frequenza da parte del beneficiario
di uno stage presso un’Università calabrese, un Ente di ricerca avente sede in
Calabria, la Regione Calabria ovvero un Comune della Calabria”;
C)
la Legge regionale n. 3 del 5 marzo 2008, all’art 3, aumenta il numero dei
voucher formativi da assegnare suddivisi nei vari Ambiti professionali, che
passano da 250 unità a 500;
D)
in data 20.10.2008, viene avviata la fase di formazione professionale dei
vincitori del «Programma Stages». Il programma
formativo si articola in due distinti momenti: formazione in aula e attività
pratico-formativa all’interno delle pubbliche amministrazioni che hanno aderito
alla manifestazione di interesse di cui alla deliberazione n. 119 del 3
dicembre 2007;
la
formazione in aula si svolge presso le sedi universitarie calabresi
rispettivamente di Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Catanzaro, le quali
organizzano corsi specifici necessari a garantire agli stagisti, suddivisi per
aree di specializzazione, l’inserimento negli enti pubblici. Tale formazione
impegna gli stagisti per un ammontare complessivo di 450 ore di didattica, di
cui 360 nei primi 4 mesi e ulteriori 90 ore sostenute in tre distinte settimane
a intervalli semestrali;
il
secondo momento dello stage, di durata non inferiore ai 20 mesi, si svolge
nelle Pubbliche Amministrazioni. Gli stagisti a far data dal 09 marzo 2009
vengono assegnati, in relazione alle proprie qualifiche, ai settori di propria
competenza. Ciascun ente affianca ad ogni stagista dei tutor i quali, non
vigilano sul corretto espletamento dello stage, forniscono e scambiano le
proprie competenze e conoscenze. Il «Programma stages»
si conclude in data 20.10.2010;
E)
con Legge regionale n. 32 del 22
novembre 2010 la Regione Calabria, in modifica dell’art. 10 della L.R. 11 Agosto n. 23, pubblicata sul B.U.R.
n. 21 del 16 novembre 2010, supplemento straordinario n. 2 del 30 novembre 2010
(Assestamento del bilancio di previsione della Regione Calabria per l’esercizio
finanziario 2010 e del bilancio pluriennale 2010-2012), al fine di non
disperdere il patrimonio di conoscenza già acquisito dai giovani impegnati nel
“Programma Stages” ha previsto “...l’erogazione di un
contributo annuo di euro 10.000,00 a favore di soggetti pubblici, che si
fossero impegnati a stipulare, con ogni stagista, che avesse concluso con esito
positivo tutte le attività di formazione previste dal Regolamento di cui alla
deliberazione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale n° 49 del 09 luglio 2007, tipologie contrattuali previste
dalla normativa vigente per una durata non inferiore ai 12 mesi di lavoro”
(Art. 1) impegnandosi ad incentivare, da parte di soggetti pubblici e privati
nei confronti degli stagisti, la realizzazione, di percorsi integrati (anche
individuali) di orientamento, di alta formazione e di inserimento occupazionale,
con risorse provenienti dai fondi comunitari strutturali. Infatti, il comma 6
dell’art. 1 della legge 32/2010 prevede l’impiego di fondi comunitari per
consentire un’ulteriore valorizzazione dei giovani già meritocraticamente
reclutati;
F)
gli Enti pubblici che aderiscono all’Avviso pubblico ed inseriscono gli ex
stagisti dal 01.09.2011 nei vari settori di competenza stipulando con gli
stessi contratti di lavoro di durata non inferiore all’anno, costituiti in
prevalenza da co.co.co ed in scadenza, nella maggior
parte dei casi, al 31-08-2012;
G)
con legge regionale n. 36/2012,
approvata nel mese di agosto, il Consiglio regionale della Calabria ha
stabilito di finanziare ulteriori sei mesi di attività degli ex stagisti a
condizione che gli enti fruitori rinnovino i relativi contratti;
allo
stato, la maggior parte dei contratti stipulati con gli enti fruitori andrà in
scadenza nel maggio 2013-:
considerata
l’imminente scadenza contrattuale nel maggio 2013, la proroga del finanziamento
regionale alle Amministrazioni fruitrici, al fine di
garantire la continuità lavorativa dei giovani interessati;
considerati
l’eccezionale crisi internazionale e nazionale ed il pressante fenomeno della
disoccupazione giovanile che impongono la predisposizione di politiche ad
elevato grado di progettualità onde valorizzare la permanenza in Calabria delle
giovani generazioni quali provvedimenti si intendono adottare, nel rispetto
delle norme vigenti, per individuare una costruttiva e definitiva soluzione
alla suddetta questione, al fine di non vanificare il pregio dell’esperienza
già in atto sotto il profilo dell’apporto di valido e formato capitale umano
all’interno delle Amministrazioni Pubbliche calabresi.
(346;
8.04.2013)
Naccari Carlizzi. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere -
premesso che:
è
stata da tempo costituita in ambito regionale la BDE con lo specifico compito
di liquidare il debito pregresso delle aziende sanitarie, antecedente al 2007,
utilizzando un mutuo trentennale (rateo da 25 mln di
euro l’anno) e i fondi FAS a ciò destinati;
il
debito pregresso verso i fornitori è pero “iscritto tra le passività delle
singole aziende, ancorché” trattato, transatto e definito impropriamente dalla
BDE e, dunque, liquidato con provvedimenti regionali;
appreso
che l’anzidetta BDE ha sinora liquidato passività’, seppure limitatamente a
poche decine di milioni di euro, nonostante che le aziende ancora oggi non
abbiano provveduto a certificare i relativi debiti da liquidare -:
se
corrisponde al vero che sia stato imposto alle aziende sanitarie regionali di
compensare liberamente pagamenti effettuati con provvedimenti regionali con le
loro perdite di esercizio pregresse rappresentate nel loro patrimonio alterando
così i bilanci e le regole contabili che vietano la compensazione di partite
contabili;
se
corrisponde al vero che gli oneri e gli interessi moratori afferenti ai detti
crediti rimangono a carico delle aziende sanitarie medesime, atteso che aziende
stesse vengono richieste
dalle aziende interessate;
e,
ancora, quali criteri siano stati utilizzati per il pagamento dei creditori;
e
quali siano i motivi per i quali le aziende non riescono a certificare il
debito.
(347;
8.04.2013)
Giordano.
Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere –
premesso che:
l’assistenza
ai dializzati nella nostra regione presenta gravi carenze e in particolare
emerge come nella città di Reggio Calabria numerosi pazienti sono costretti a
sottoporsi a dialisi in ambulatori situati nella città di Messina; tale
modalità, oltre che influire sulla qualità di vita degli interessati, costretti
a sostenere un disagio nell’attraversamento periodico dello stretto di Messina,
determina un onere finanziario supplementare a carico delle casse della regione
Calabria sia con riferimento alle spese di trasporto, sia per i costi sostenuti
a favore di strutture private;
l’insufficienza
delle strutture pubbliche finalizzate al servizio di dialisi con
l’esternalizzazione dell’intera filiera dei servizi nefro-dialitici
ha implicazioni potenzialmente negative per l’azienda pubblica e per i
cittadini, in quanto con l’esternalizzazione dei servizi il Sistema Sanitario
Nazionale perde delle competenze cruciali. Ad oggi i pazienti dializzati in
Italia sono circa 40.000 ed il costo annuo di un paziente in trattamento
sostitutivo dialitico è di circa 35.000 euro all’anno;
l’esternalizzazione
dei servizi sanitari ha senso solo quando interviene per garantire efficienza e
appropriatezza a strutture pubbliche, che per qualsiasi motivo non siano in
grado di assicurare questi requisiti ai cittadini, tenuto conto che
l’outsourcing presenta problematicità nel rapporto costi/benefici;
scorso
anno si è registrato un intervento positivo sul punto, atteso che l’Azienda
Ospedaliera Bianchi Melacrino Morelli ha implementato
i posti letto offrendo la possibilità a sedici dializzati di potersi curare a
Reggio Calabria;
in
occasione della conferenza stampa dedicata a tale iniziativa lo stesso
governatore Scopelliti, nella sua qualità di Commissario ad acta
alla sanità, assicurò il proprio impegno al fine di raggiungere in breve tempo
la piena autosufficienza evitando così che numerosi malati subiscano il disagio
dell’attraversamento dello stretto di Messina e incidendo così anche sui costi
accessori nascenti dal trasporto dei pazienti e sui costi nascenti dalla
mobilità sanitaria passiva, ma a tutt’oggi non si registra alcun novità essendo
rimasto immutato il numero dei posti letto -:
quali
siano i costi di trasporto che la regione Calabria sostiene annualmente per
garantire la mobilità dei dializzati verso la città di Messina nonché le
relative risorse finanziarie impegnate a favore delle strutture private che
erogano il servizio; quali siano i motivi eventualmente ostativi che
impediscono l’apertura di nuovi posti letto per dializzati presso l’azienda
ospedaliera reggina o, in via subordinatale cause della mancata implementazione
dei turni di lavoro per rispondere alle esigenze sanitarie dei dializzati;
quali
iniziative si intendono intraprendere per ridurre la mobilità passiva dei
pazienti dializzati della città di Reggio Calabria e se non si ritenga
opportuno a tal fine programmare degli interventi atti ad implementare i posti
letto e i turni di lavoro presso l’azienda ospedaliera o, in ultima analisi,
prevedere l’utilizzo, compatibilmente con il piano di rientro sanitario, di
strutture private cittadine.
(348;
9.04.2013)
Guccione. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
negli anni
che vanno dal 1990 al 2000 sono state costruite in Calabria diverse strutture
sanitarie in base dell’ex art.20 della Legge n. 67/88 che dovevano essere
adibite a casa famiglie, Rsa, alloggi protetti e
comunità terapeutiche;
gran parte
di esse a tutt’oggi risultano inutilizzate e lasciate in un profondo abbandono
e degrado;
nella sola
provincia di Cosenza le strutture sanitarie costruite in base all’art. 20, sono
21, di cui 18 sono state ultimate e tre risultano ancora con i lavori in corso;
lo Stato ha
stanziato per la costruzione di dette strutture oltre 14 milioni di euro;
lo stato di
abbandono in cui versano queste strutture rischia di creare una situazione di
degrado ambientale e strutturale nell’area in cui sono ubicate;
nei giorni
scorsi i sindaci di Spezzano
Piccolo, Pedace, Serra Pedace,
Casole Bruzio, Trenta e Celico hanno
avanzato una proposta di riutilizzo di una di queste
strutture sanitarie abbandonate costruita
a Casole Bruzio con i fondi
dell’ex articolo 20 per poter ospitare un polo polispecialistico
sanitario che attualmente è ubicato in un locale angusto ed inadeguato, di soli
200 metri quadrati, che conta ventiduemila accessi all’anno per prestazioni
sanitarie come cardiologia, diabetologia, ortopedia, oculistica, chirurgia
generale, sala-prelievi;
la struttura
in questione dispone di oltre 600 metri quadrati di superficie che darebbero la
possibilità di una sistemazione più adeguata per gli oltre ventiduemila
cittadini che ogni anno usufruiscono dei servizi sanitari offerti dall’attuale
polo specialistico, per i medici e per gli operatori sanitari che vi operano,
offrendo anche la possibilità di poter ampliare la gamma dei servizi sanitari
territoriali per un bacino di utenza che conta oltre cinquantamila abitanti -:
quali
iniziative immediate e urgenti si intendono assumere per evitare di far
disperdere questo importante patrimonio che è costato oltre cinquantamilioni di
euro e che, in alcuni casi, è diventato luogo di degrado e di abbandono;
se non
ritenga urgente e necessario predisporre un piano di recupero e di riutilizzo
sanitario di queste strutture, così come richiesto e proposto dai sindaci dei
comuni sopracitati che hanno già inviato una lettera al Direttore generale del
Dipartimento generale della Salute della Regione Calabria, Antonino Orlando, e al
Direttore generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, Gianfranco Scarpelli, attraverso la quale chiedono di poter utilizzare
al meglio la struttura abbandonata di Casole Bruzio come polo socio-sanitario al servizio delle
popolazioni della presila cosentina.
(349;
16.04.2013)
Imbalzano. All’assessore
regionale ai trasporti. Per sapere –
premesso che:
l’art. 19, comma 1 della Legge 4 Novembre 2010 n. 183 riconosce la
specificità del ruolo svolto dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco,
unitamente alle Forze Armate ed a tutte le Forze di Polizia, in dipendenza
della peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali,
previsti da leggi e regolamenti, per la funzione di tutela delle istituzioni
democratiche e di difesa dell’ordine e della sicurezza interna ed esterna,
nonché per i peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti ed i
correlati impieghi in attività usuranti;
in forza di questa specificità ed anche ai sensi della recente legge
approvata dal Consiglio regionale, quasi tutte le aziende di autolinee private
convenzionate con la Regione Calabria consentono, doverosamente, la libera
circolazione del personale dello stesso Corpo;
esistono alcune di queste imprese che si ostinano a rifiutare questo
diritto normativamente riconosciuto, nei confronti del Personale del Supporto
Amministrativo Tecnico Informatico (S.A.T.I.)
componente essenziale ed organica al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco,
determinando una ingiustificabile discriminazione, con notevole aggravio delle
spese di trasporto da parte di decine di lavoratori;
l’Assessore ai trasporti di recente ha reso noto che è stata chiarita con
una circolare la modalità di attuazione della legge 67/2012, che consente la
libera circolazione gratuita sui mezzi di trasporto pubblico da parte degli
appartenenti alle Forze dell’Ordine, a partire dal Corpo Nazionale dei Vigili
del Fuoco, per esigenze di servizio e identificandosi con la tessera di
riconoscimento rilasciata dalla rispettiva Amministrazione di appartenenza, invece
della divisa, consentendo, in tal modo, di superare quella che, in effetti,
rappresentava una significativa anomalia della norma che non consentiva al
personale in borghese l’utilizzo del mezzo pubblico alle stesse condizioni del
personale in divisa e chiarendo che le modalità di fruizione dipendono dalle
norme e regolamenti applicabili ai singoli Corpi ed Amministrazioni;
infine, i compiti istituzionali del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
non sono di pubblica sicurezza ma di Soccorso Pubblico e Difesa Civile,
contribuendo insieme al personale SATI, che partecipa attivamente ad ogni tipo
di emergenza, alla Sicurezza nazionale -:
se sia possibile chiedere una omogenea applicazione della legge di cui in
premessa e riconoscere quindi il diritto alla libera circolazione in ambito
regionale a tutto il personale appartenente al Corpo Nazionale dei Vigili del
Fuoco, come previsto dalla legge, specificando, soprattutto alle aziende che
stanno continuando a disattendere agli obblighi della legge di cui trattasi, in
modo chiaro, la sua applicazione;
se non ritenga necessario, ove dovesse persistere tale anomalo
comportamento, adattare misure adeguate per imporre il rispetto di una
normativa ormai riconosciuta in modo pressoché generalizzato nell’intero Paese.
(350; 18.04.2013)
Naccari Carlizzi. All’assessore ai trasporti. Per sapere –
premesso che:
la Regione Calabria partecipa alla Società “Stretto di Messina Spa” con
una quota pari al 2,6% del capitale sociale;
con la delibera CIPE n. 83 del 29 marzo 2006 veniva approvato il piano
finanziario per la realizzazione della cosiddetta “Variante Ferroviaria di Cannitello” quale opera destinata al miglioramento e
all’implementazione del sistema della rete ferroviaria regionale, pur
mantenendo le caratteristiche tecniche originarie;
con delibera n. 77/2009, il CIPE, nel quadro del mutato quadro politico
nazionale, riteneva di dover ricondurre la citata opera tra quelle
propedeutiche alla realizzazione del manufatto stabile di collegamento con la
Sicilia, assegnando al Contraente Generale Eurolink
il compito della realizzazione della ed “Variante di Cannitello”;
in data 23 dicembre 2009, il Contraente Generale “EUROLINK”, incaricato
dalla Società “Stretto di Messina Spa”, avviava i cantieri per la realizzazione
della cosiddetta “variante ferroviaria di Cannitello”;
nell’allegato 1 alla deliberazione 83/2006 del Comitato Interministeriale
per la Programmazione Economica, si legge che nell’ambito del progetto relativo
a tale galleria ferroviaria artificiale si sarebbe dovuto provvedere, tra le
altre cose, al “completo ricoprimento della galleria artificiale in maniera da
ottenere un completo mascheramento, estendendo ad un ambito più vasto di alcuni
chilometri, ove possibile, la riconformazione e ricontestualizzazione morfologica”;
la rinnovata delibera CIPE n. 77/2009, espressamente confermava le
clausole contenute nella delibera n. 83/2006;
nell’ambito della ricontestualizzazione
morfologica e della riconformazione ambientale, è
stata considerata la sistemazione a verde attrezzato dell’area risultante dal
mascheramento della galleria artificiale e la ristrutturazione straordinaria
del tratto di lungomare attiguo alla predetta galleria;
con delibera CIPE n. 6 del 20 gennaio 2012, in ottemperanza alla
decisione Parlamentare del 28 ottobre 2011, lo stesso Comitato per la
Programmazione Economica provvedeva alla rideterminazione, in riduzione, del
fondo infrastrutture, sottraendo circa 1,3 mld di
euro al Ponte sullo Stretto e 337 milioni di euro alla “variante ferroviaria di
Cannitello”; Per effetto di tale riduzione
finanziaria, la Società “Stretto di Messina” era costretta, al fine di
provvedere al finanziamento necessario alla ultimazione della infrastruttura,
ad accendere un mutuo di 12 milioni e 204 mila euro da pagarsi negli 11 anni
successivi; allo stato, l’opera definita “Variante Ferroviaria di Cannitello”, entrata regolarmente in esercizio, non risulta
completata nella parte delle prescrizioni imposte dalla menzionata delibera
CIPE n. 83/2006 e 77/2009, con l’effetto di stare ingenerando viva
preoccupazione tra la popolazione locale;
nonostante le rassicurazioni fornite dai rappresentanti dell’Ente
locale,’ sul sito dedicato all’infrastruttura stabile di collegamento, la
Società “Stretto di Messina Spa” dichiarava che l’opera era stata ultimata nel
mese di aprile scorso;
tale notizia veniva confermata con l’atto a firma del Sindaco di Villa
San Giovanni, Rocco La Valle il quale, con provvedimento del 2 ottobre scorso,
suo malgrado, era costretto a dare “pubblicità-notizia” che, in data 21 maggio
2012, la società Eurolink ha provveduto alla
ultimazione dei lavori afferenti la cosiddetta “variante ferroviaria di Cannitello”. sicché lo stato dell’arte è oggi rappresentato
da un cantiere ormai rimosso da tempo da parte del Contraente Generale e da uno
“scatolare” in cemento armato che, come è stato definito, rappresenta “un
manufatto esteticamente deteriore e paesaggisticamente
deturpante”;
in ottemperanza al D.L. 179/2012, convertito nella legge 221/2012, la
mancata sottoscrizione del previsto “atto aggiuntivo”, da sottoscriversi entro
60 giorni da parte della società “Stretto di Messina spa” e Contraente
Generale, ha comportato la caducazione di tutti gli
atti che regolano i rapporti di concessione, nonché le convenzioni ed ogni
altro rapporto contrattuale stipulato dalla società concessionaria;
per effetto, l’infrastruttura stabile di collegamento tra la Sicilia ed
il Continente deve ritenersi cancellata da ogni programma infrastrutturale e
che, tuttavia, allo stato, l’opera definita “Variante Ferroviaria di Cannitello”, pur entrata regolarmente in esercizio, non
risulta completata nella parte delle prescrizioni imposte dalla menzionata
delibera CIPE n. 83/2006, con l’effetto di stare ingenerando viva
preoccupazione tra la popolazione locale;
la vicenda sta generando forte preoccupazione nella città di Villa San
Giovanni, la quale legittimamente ritiene di potere e dovere pretendere la
completa realizzazione del manufatto nei termini indicati dalla delibera n.
83/2006 del CIPE, quale atto di ristoro per i danni sofferti da quella
Comunità;
a fronte di tale situazione e in un momento in cui monta tra i cittadini
un sentimento ostile nei confronti della politica e delle istituzioni, occorre
assumersi la responsabilità di parlare ai cittadini con il linguaggio della
chiarezza ma, anche, di esercitare tutte le prerogative finalizzate a
pretendere che le imprese e le società affidatarie e delegate alla
realizzazione dei programmi e delle opere, portino a compimento gli impegni
contrattualmente assunti;
la Regione Calabria, quale socio della compagine guidata dal Presidente
Ciucci, non può chiamarsi fuori da un simile comportamento e dalla
compartecipazione ad una scelta societaria che danneggia gravemente un
territorio che istituzionalmente ha il dovere di tutelare -:
se e quando la Regione Calabria abbia ricevuto, dal proprio
rappresentante presso il consiglio di amministrazione della Stretto di Messina,
notizie ed informative riguardo il mancato completamento della Variante
Ferroviaria di Cannitello, nei termini prescritti dal
CIPE, ovvero quali iniziative intende adottare nei confronti del proprio
fiduciario ove tale vicenda non sia stata segnalata all’azionista di
riferimento;
quali iniziative, inoltre, ha già assunto o intende assumere allo scopo
di garantire il territorio ed i cittadini di Villa San Giovanni per costringere
la propria partecipata ed il Contraente Generale “EUROLINK” ad ottemperare a
tutte le prescrizioni introdotte dalla Delibera CIPE n. 83/2006.
(351; 18.04.2013)
Maiolo. Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
il Consiglio regionale della Calabria nella seduta del 30 gennaio 2012 ha
approvato all’unanimità l’Ordine del giorno numero 44 di iniziativa dei
consiglieri Maiolo, Dattolo,
Principe e Fedele “In ordine alla disciplina dei percorsi dell’Istruzione e
Formazione Professionale” con il quale si impegnava la Giunta regionale:
a rendere ordinario e disciplinare in via definitiva il sistema dell’Istruzione
e Formazione Professionale con percorsi di durata triennale e quadriennale
finalizzati, rispettivamente, al conseguimento della qualifica professionale e
del diploma professionale da realizzare, in via ordinaria, dalle Istituzioni
Formative accreditate dalla Regione;
a rendere i percorsi di IeFP paralleli
temporalmente ai percorsi scolastici promulgando per tempo gli avvisi o
favorendo, come in altre Regioni, la creazione di un’Agenzia Unica sotto forma
di ATS o Consorzio tra le Istituzioni Formative accreditate;
a definire le Linee Guida Regionali sull’Istruzione e Formazione
Professionale adottando, oltre all’ordinamento didattico, requisiti rigorosi
per l’accreditamento delle Istituzioni Formative;
ad individuare i percorsi formativi strategici per lo sviluppo regionale
e per favorire l’occupazione dei giovani anche fuori dal contesto regionale ad
integrazione delle figure professionali previste negli Accordi Stato-Regioni;
a creare un sistema di orientamento condiviso tra le centrali regionali
(Azienda Calabria Lavoro e FIELD), i Centri per l’Impiego, la Direzione
Scolastica Regionale, le Istituzioni Formative accreditate e le Parti Sociali;
a richiedere l’incremento dei finanziamenti
previsti dallo Stato e integrarli con quelli del F.S.E.
ivi comprese quote dell’Asse Capitale Umano e finalizzate alla lotta alla dispersione scolastica al fine di favorire la
domanda delle, famiglie e dei giovani calabresi”;.
la normativa nazionale di riferimento, nel frattempo, ha continuato a
migliorare il sistema in quanto il 23 aprile 2012 è stato adottato,
successivamente pubblicato, il 31 luglio 2012, nella serie generale della
Gazzetta Ufficiale, il Decreto MIUR di concerto con il MLPS del 23 aprile 2012
di recepimento dell’Accordo sancito in sede di Conferenza Stato-Regioni il 19
gennaio 2012, riguardante l’integrazione del Repertorio delle figure
professionali di riferimento nazionale, approvato con l’Accordo in Conferenza
Stato-Regioni del 27 luglio 2011;
l’obiettivo principale è di offrire la possibilità a tutti coloro che lo
vogliano di acquisire una qualifica professionale triennale dopo il
completamento della scuola secondaria di primo grado. Tale obiettivo assume
tuttavia una caratteristica specifica: la nuova offerta, che si rivolge a tutti
gli studenti, prevede anche specifiche modalità mirate al rafforzamento delle
competenze, generali o professionalizzanti, utili a superare situazioni di
difficoltà a continuare gli studi. Il sistema regionale di IeFP
deve, pertanto, essere impostato ed organizzato (pure nei tempi, analoghi a
quelli scolastici), anche in stretta coerenza con le indicazioni europee,
mirando al miglioramento dell’accoglienza e ad una composizione flessibile e
personalizzata del percorso formativo anche per ridurre l’abbandono scolastico
e per accompagnare gli studenti al successo formativo con il completamento del
percorso intrapreso;
secondo i più recenti pronunciamenti dell’Unione Europea in merito alle
politiche di contrasto all’abbandono, i giovani che lasciano la scuola
costituiscono on gruppo eterogeneo e le ragioni individuali dell’abbandono
variano sensibilmente: la famiglia di provenienza e le condizioni socioeconomiche
generali, come pure l’attrazione esercitata dal mercato del lavoro, sono
fattori importanti;
il loro effetto è condizionato dalla struttura del sistema di istruzione
e formazione, dalle opportunità formative loro proposte, dall’ambiente
formativo in cui vengono inseriti. Si veda in proposito la Proposta 1 febbraio
2011, formulata dalla Commissione Europea, di Raccomandazione del Consiglio
Europeo sulle politiche di riduzione dell’abbandono scolastico; nella proposta
è evidenziato che “L’istruzione e la formazione professionali possono motivare
all’apprendimento, dare agli studenti maggiore flessibilità, mettere in atto
una pedagogia più appropriata e rispondere meglio alle aspirazioni dei giovani
sottolineando come l’abbandono scolastico rappresenta ima perdita di
opportunità per i giovani e di potenzialità per la società e l’economia”;
gli interventi formativi di IeFP mirano a
contrastare la dispersione attraverso la creazione di un ambiente di
apprendimento positivo, il rafforzamento della qualità e dell’innovazione
pedagogiche, il miglioramento della capacità dei docenti di far fronte alle
diversità sociali e culturali;
il rafforzamento di percorsi formativi di qualità, della loro attrattiva
e della loro flessibilità offre agli studenti a rischio alternative credibili
all’abbandono. Un’istruzione e una formazione ben integrate nel sistema
generale di IeFP possono offrire percorsi alternativi
per l’accesso al mondo del lavoro, ma anche per la prosecuzione nell’istruzione
secondaria superiore e nell’istruzione terziaria;
l’espressione istruzione e formazione professionale trae origine da una
formula usata dal legislatore statale sulla scorta della nota riforma del 2001
al titolo V, parte II, della Costituzione e in particolare all’art. 117 (in
particolare del comma terzo, laddove è disposto che la competenza legislativa
concorrente Stato-Regioni ha per oggetto 1’ istruzione con esclusione della
istruzione e della formazione professionale);
l’endiadi istruzione e formazione professionale è infatti impiegata - in
attuazione della delega contenuta nell’art. 1 della legge n. 53 del 2003 - dal
decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, relativo al secondo ciclo del
sistema educativo di istruzione e formazione. Il capo III del decreto detta
appunto i livelli essenziali delle prestazioni relativi ai percorsi di
istruzione e formazione professionale, che devono essere garantiti dallo Stato
e assicurati dalle Regioni. Il rispetto di questi livelli minimi consente agli
ordinamenti regionali di creare percorsi formativi di valenza nazionale e
preordinati all’assolvimento dell’obbligo d’istruzione nonché del
diritto-dovere all’istruzione e formazione;
le Regioni, dunque, possono erogare formazione professionale anche agli
studenti che si trovano ancora nell’obbligo scolastico. Di conseguenza tutti i
titoli e le qualifiche professionali spettano alle Regioni e vengono rilasciati
esclusivamente dalle istituzioni scolastiche e formative del sistema regionale
d’istruzione e formazione professionale;
in sintesi, il nuovo ordinamento statale prevede, da un lato, che ogni Regione
debba istituire un proprio sistema di istruzione e formazione professionale
capace di offrire percorsi e titoli di valenza nazionale, di dignità pari a
quella del sistema statale, dall’altro, che
gli istituti professionali cessino di rilasciare (in via ordinaria) diplomi di
qualifica triennale, che diventano esclusiva regionale;
l’iniziativa posta in essere con l’approvazione dell’Ordine del Giorno
del 30 gennaio 2012, tende, pertanto, a creare il sistema di Istruzione e
Formazione Professionale della Regione Calabria dando una impostazione ed una
organizzazione che gli consenta di avere la dignità e le caratteristiche
analoghe al sistema scolastico nazionale anche attraverso una selezione di
qualità delle Agenzie formative accreditate che dovranno realizzare i percorsi
-:
quali iniziative sono state assunte a seguito dell’approvazione, si
ribadisce all’unanimità del Consiglio, del sopra indicato ordine del giorno.
(352; 22.04.2013)
Art. 1
(Modifica all’articolo 15)
1. Il comma 1, dell’articolo 15 della legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25 (Statuto della Regione Calabria) è così modificato: “Il Consiglio regionale è composto dal Presidente della Giunta regionale e da 30 consiglieri,…”
Art. 2
(Modifiche all’articolo 35)
1. Il comma 3 dell’articolo 35 della l.r. 25/2004 è sostituito dal
seguente: “3. La Giunta regionale è composta dal Presidente, dal Vice Presidente
e dagli Assessori in numero non superiore a sei”.
Art. 3
(Differimento dell’efficacia della legge)
1. La presente legge produce i suoi effetti a decorrere dalla decima legislatura del Consiglio regionale della Calabria.
Art. 1
(Interventi in materia
socio-sanitaria e di contrasto alla povertà)
1. In conformità agli obiettivi della legge regionale 26 novembre 2003,
n. 23 “Realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali
nella Regione Calabria” e conformemente alle strategie d’azione Europa 2020, la
Regione Calabria compartecipa alla spesa sociale dei comuni calabresi, a
partire dagli agglomerati urbani a maggiore concentrazione di popolazione,
attraverso:
a) una programmazione di interventi di inclusione sociale, integrazione
socio-sanitaria, contrasto alla povertà e sostegno ai servizi sulla disabilità
con particolare riguardo a quelli già garantiti con fondi pubblici;
b) il pagamento dei debiti su interventi di inclusione sociale,
integrazione socio-sanitaria, contrasto alla povertà e sostegno ai servizi
sulla disabilità già resi.
2. Il programma di interventi di cui al comma 1 è predisposto dal
Dipartimento competente in materia di Politiche Sociali della Regione Calabria
che definisce i criteri e le modalità di trasferimento delle risorse, previa
concertazione con gli enti interessati.
3. Per la realizzazione del programma di interventi di cui al comma 1, è
autorizzata per l’esercizio finanziario 2013 la spesa di euro 5.500.000,00 con
allocazione alla UPB 6.2.01.05 dello stato di previsione della spesa bilancio 2013.
4. Per le medesime finalità del comma 1, la Regione Calabria sostiene la
spesa delle Aziende Sanitarie destinata al trasporto ambulanziale,
previa adozione di un piano predisposto dal Dipartimento competente in materia
di Tutela della Salute per i cui oneri è autorizzata per l’esercizio
finanziario 2013 la spesa di euro 600.000,00 con allocazione alla UPB 6.1.06.01
dello stato di previsione della spesa bilancio 2013.
5. Alla copertura degli oneri di cui al presente articolo, quantificati
complessivamente in euro 6.100.000,00, si provvede con le somme relative al
maggiore accertamento della tassa automobilistica regionale, omessa o
insufficientemente corrisposta per gli anni tributari 2009 e 2010, già riscosse
nel corso dell’esercizio finanziario 2013 all’UPB 1.1.02 dell’entrata del
bilancio regionale (capitolo 11020013), ai sensi dell’articolo 34 della legge
regionale 12 giugno 2009, n. 19.
6. La Giunta regionale è autorizzata ad apportare le opportune variazioni
al documento tecnico di cui all’articolo 10 della legge regionale 4 febbraio
2002, n. 8.
Art. 2
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della
sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Il Consiglio regionale
vista la legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 (Norme per la tutela,
governo ed uso del territorio. Legge Urbanistica della Calabria) ed in
particolare gli articoli 17 e 25;
viste le Linee Guida della Pianificazione regionale (Delibera del
Consiglio Regionale n. 106 del 10/11/2006) redatte in attuazione della Legge
Urbanistica della Calabria n. 19/2002, comma 5, art. 17;
vista la deliberazione della Giunta regionale n. 377 del 22 agosto 2012,
integrata con la deliberazione n. 476 del 6 novembre 2012, che approva il
Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico costituito dai seguenti elaborati:
Tomo A - Indice Manifesto degli Indirizzi; Tomo B -VAS Rapporto ambientale;
Tomo C - Esiti Conferenza di Pianificazione; Tomo 1 - Quadro conoscitivo; Tomo
2 - Visione strategica; Tomo 3 - Atlante degli APTR; Tomo 4 Disposizioni
normative, che propongono la relativa adozione del provvedimento amministrativo
del QTRP al Consiglio Regionale ai sensi dell’art. 25 comma 4 della L.R. 19/2002;
visto il parere favorevole della IV Commissione consiliare permanente
(Ambiente e utilizzazione del territorio - Protezione dell’ambiente) espresso
nella seduta del 21 marzo 2013;
rilevata la propria competenza a norma dell’articolo 25 comma 4 della
Legge Urbanistica della Regione Calabria n. 19/2002;
delibera
di adottare il Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico allegato al
presente provvedimento quale parte integrante; - di provvedere agli adempimenti
di cui al comma 5 dell’articolo 25 della legge regionale 16 aprile 2002, n. 19
(Norme per la tutela, governo ed uso del territorio. Legge Urbanistica della
Calabria)”.
Art. 1
(Modifica articolo 59 ter l.r. 32/1996)
1. Dopo il comma 7 dell’articolo 59 ter della
legge regionale 25 novembre 1996, n. 32 (Disciplina per l’assegnazione e la
determinazione dei canoni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica) è
aggiunto il seguente: “7 bis. I Comuni calabresi dichiarati in dissesto
finanziario, nonché quelli che abbiano deliberato l’adesione al piano di
riequilibrio finanziario pluriennale di cui all’articolo 243 bis del decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento
degli enti locali), possono destinare prioritariamente i proventi delle vendite
di cui ai piani richiamati al comma 4 al risanamento finanziario del bilancio
comunale. Quote residuali di tali proventi sono destinate alla realizzazione
dei programmi di cui al comma 7.”,
Art. 2
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della
sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Art. 1
1. Al comma 2 dell’articolo 41 della legge regionale n. 69/2012 il
periodo: “Al fine di garantire la copertura finanziaria delle spettanze della
manodopera impegnata nei Piani attuativi di Forestazione relativi agli anni
2011 e 2012 ... “ va sostituito con il seguente: “Al fine di garantire la
copertura finanziaria dei Piani attuativi di Forestazione relativi agli anni
2011 e 2012 ... “.
Art. 2
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della
sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Art. 1
(Obiettivi)
1. La Regione Calabria, nel rispetto dell’articolo 2, comma 2, lettere r)
e s) dello Statuto e nell’ambito delle proprie competenze ai sensi
dell’articolo 117, comma 3, della Costituzione, in attuazione delle politiche
regionali che perseguono l’obiettivo dello sviluppo sostenibile attraverso la
cura del territorio e la tutela delle risorse naturali e nel rispetto dei
principi e delle disposizioni comunitarie e statali in materia:
a) riconosce il pubblico interesse alla conoscenza, tutela e valorizzazione
della geodiversità regionale e del patrimonio
speleologico ad essa collegato, con particolare attenzione al fenomeno carsico,
in quanto depositari di valori scientifici, ambientali, culturali, turistici e
sportivi;
b) promuove la conoscenza, l’utilizzo didattico e la fruizione pubblica
dei luoghi di interesse geologico e speleologico nonché dei paesaggi carsici,
in modo compatibile con la conservazione del bene;
c) garantisce la conservazione e la valorizzazione del sottosuolo, del
patrimonio ambientale delle zone carsiche, delle cavità naturali, degli ipogei
artificiali di particolare valore culturale e della biodiversità ipogea.
2. La Regione promuove, anche mediante l’adozione di appositi
provvedimenti e l’approvazione di programmi, azioni, interventi e progetti:
a) il miglioramento della conoscenza, la conservazione ed il monitoraggio
del patrimonio speleologico regionale e della biodiversità ipogea;
b) la conservazione, il potenziamento e l’aggiornamento del catasto
speleologico regionale;
c) la fruizione pubblica e “utilizzo didattico del patrimonio
speleologico compatibili con la conservazione del bene stesso;
d) la prevenzione degli incidenti e la sicurezza dei fruitori del
patrimonio speleologico della Regione;
e) la formazione di nuovi speleologi e la diffusione della speleologia in
genere attraverso appositi eventi formativi e divulgativi.
Art. 2
(Definizioni)
1. Nella presente legge si intende per:
a) “speleologia”, il complesso delle attività di esplorazione,
documentazione e studio delle cavità naturali e artificiali nonché delle
evidenze naturali e culturali in esse osservabili;
b) “speleologi”, tutti coloro che in forma associativa o individuale
svolgano attività di ricerca, esplorazione, documentazione, studio,
divulgazione e difesa del patrimonio speleologico; 3
c) “gruppi speleologici”, tutte le forme associative legalmente
costituite con sede legale nel territorio regionale, dotate di uno statuto con
finalità speleologiche regolarmente registrato alla data dell’entrata in vigore
della presente legge, o successivamente a tale data forme associative
legalmente costituite da almeno due anni e aventi uno statuto con finalità
speleologiche e che dimostrino in modo oggettivo e verificabile di svolgere
attività speleologica;
d) “patrimonio speleologico”, l’insieme degli ambienti sotterranei,
originati da processi carsici e non in ambiente terrestre e/o marino, ma anche
creati da attività di natura antropica in contesti naturali o urbani. Il
patrimonio speleologico è composto dai seguenti elementi:
1) “sistemi carsici”, ovvero complessi di forme carsiche ipogee ed epigee
organicamente e funzionalmente collegate tra loro;
2) “grotte naturali”, ovvero forme vuote sotterranee di origine naturale,
di sviluppo superiore ai cinque metri lineari, oltre a cavità di entità
inferiore ma di rilevante interesse geologico, archeologico, paleontologico,
biologico, mineralogico, idrogeologico o naturalistico;
3) “cavità artificiali”, ovvero l’insieme delle strutture ipogee
realizzate dall’azione dell’uomo, di particolare valore storico, artistico,
archeologico, architettonico, naturalistico o geominerario;
4) “grotte archeologiche”, ovvero tutte le cavità -a prescindere dalla
loro estensione -che conservino al loro interno testimonianze riferibili ad
antiche frequentazioni umane o che contengano giacimenti d’interesse
paletnologico o paleontologico;
5) “grotte e cavità turistiche”, ovvero le grotte naturali e le cavità
artificiali per le quali è riconosciuta una valenza turistica o rispetto alle
quali sono in atto attività di fruizione turistica già organizzate e
disciplinate.
2. la Regione Calabria riconosce quali scuole di speleologia quelle
regolarmente associate al Club Alpino Italiano (CAI) ed alla Società
Speleologica Italiana (SSI) e le ulteriori scuole che svolgano la loro attività
sul territorio calabrese dotate di un regolamento che rispetti l’incolumità
fisica delle persone e degli istruttori nonché il patrimonio speleologico. le
scuole di speleologia hanno l’onere di formare nuovi speleologi e di diffondere
attraverso corsi di formazione le tecniche e le conoscenze relative alla
frequentazione degli ambienti sotterranei a prescindere dalla loro origine
naturale o artificiale.
Art. 3
(Corpo Nazionale Soccorso
Alpino e Speleologico)
1. La Regione Calabria riconosce il valore di solidarietà sociale e la
funzione di pubblica utilità del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico
(CNSAS) e della struttura competente sul territorio regionale, il Soccorso
Alpino e Speleologico della Calabria (SASC), in conformità a quanto stabilito
nell’articolo 11 della legge 24 febbraio 1992, n. 225 (Istituzione del Servizio
nazionale della protezione civile).
2. Il soccorso degli infortunati, dei pericolanti e, eventualmente, il
recupero dei caduti nell’ambiente ipogeo nel territorio regionale spetta al
SASC, come stabilito dalle leggi 21 marzo 2001, n. 74 (Disposizioni per
favorire,’attività svolta dal Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico) e
27 dicembre 2002, n. 289 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e
pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2003).
Art. 4
(Catasto Speleologico
della Calabria)
1. Al fine di assicurare la conoscenza e la conservazione del patrimonio
sotterraneo, la Regione riconosce l’attività e l’assetto preesistente del
Catasto delle Grotte della Calabria e del Catasto delle Cavità Artificiali
della Società Speleologica Italiana ed istituisce, senza oneri a carico del
bilancio regionale, presso il Dipartimento dell’ambiente il Catasto
Speleologico della Calabria (di seguito denominato CSC) il quale riunisce:
a) il Catasto delle Grotte della Calabria (di seguito CGC);
b) il Catasto delle Cavità Artificiali della Calabria (di seguito CCAC);
c) il Catasto delle Grotte Archeologiche della Calabria (di seguito
CGAC).
2. La conservazione, il potenziamento e l’aggiornamento dei dati
catastali sono curati dal Dipartimento ambiente della Regione con il supporto
dei gruppi speleologici di cui all’ articolo 2, comma 1, lettera c).
3. Il catasto di cui al comma 1 è costituito da:
a) l’elenco delle grotte naturali del CGC;
b) l’elenco delle cavità artificiali del CCAC;
c) l’elenco delle grotte archeologiche del CGAC. Questi tre elenchi
vengono curati e aggiornati a titolo gratuito da appositi curatori.
4. Il catasto è elemento costitutivo del sistema conoscitivo e
informativo regionale.
Art. 5
(Gestione, tutela e
pianificazione)
1. I catasti di cui all’articolo 4 sono inseriti nei quadri conoscitivi
degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica.
2. L’accesso alle grotte naturali e alle cavità artificiali è da
intendersi libero fatti salvi i diritti dei proprietari dei fondi in cui
ricadono i siti, i quali possono, per quelli iscritti negli elenchi di cui
all’articolo 4, prevedere specifica regolamentazione dell’accesso anche ai fini
della fruizione turistica. Sono fatte salve norme territoriali specifiche più
restrittive o particolari condizioni di sicurezza dei luoghi di cui
all’articolo 3, comma 2.
3. Nei luoghi individuati dai catasti di cui all’articolo 4 è fatto
divieto di:
a) abbandonare rifiuti;
b) alterare il regime idrico e della circolazione dell’aria con
l’effettuazione di scavi, sbancamenti e colmamenti;
c) alterare la morfologia del terreno;
d) accedere se non per attività di esplorazione, ricerca, formazione e
didattica;
e) asportare o danneggiare o vendere affioramenti rocciosi, concrezioni,
elementi della biodiversità ipogea o resti di essa, fossili, reperti
paleontologici e paletnologici;
f) realizzare nuove cave e discariche.
4. I divieti di cui al comma 3 si estendono ad eventuali aree di rispetto
estese tra le cavità iscritte nei catasti di cui all’articolo 4 ed il piano
campagna sovrastante, per una superficie riportata nelle schede di censimento.
5. Il sindaco del comune interessato può vietare l’accesso ai siti
oggetto di tutela, su motivata indicazione degli organi competenti, qualora vi
sia pericolo per la pubblica incolumità, fatte salve le prerogative di cui
all’articolo 3.
6. Il sindaco, su segnalazione degli organi competenti, in caso di
necessità, indifferibilità ed urgenza, può disporre il divieto di accesso alle
grotte nelle quali siano presenti reperti paletnologici o paleontologici o
situazioni fisiche, biologiche, geologiche e geomorfologiche di particolare
fragilità ed interesse, ivi comprese particolari esigenze della fauna e della
flora, fatte salve le prerogative di cui all’articolo 3.
7. Fatto salvo quanto disposto dalla normativa vigente in materia di
tutela del patrimonio ambientale e culturale, la Giunta regionale può
autorizzare interventi in deroga ai divieti di cui al presente articolo per
documentati e imperativi motivi di interesse pubblico di sicurezza e per fini
scientifici, di ricerca ed esplorativi.
8. Fatto salvo quanto indicato al comma 3, qualora i siti compresi nei
catasti di cui all’articolo 4 ricadano in aree protette regionali o nazionali
nonché nei Siti di importanza comunitaria (SIC) e nelle Zone di protezione
speciale (ZPS) della Rete Natura 2000 ai sensi e per gli effetti delle
direttive comunitarie 92143/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa
alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, e della flora e della
fauna selvatiche, 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, concernente la
conservazione degli uccelli selvatici, 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre
1997, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva
92143/CEE, nonché del regolamento emanato con decreto del Presidente della
Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, recante attuazione della direttiva
92143/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali,
nonché della flora e della fauna selvatiche, così come modificato e integrato
dal regolamento emanato con decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo
2003, n. 120, vige la speciale normativa di riferimento, ove più restrittiva.
9. La Regione, tramite l’assessorato all’ambiente, senza oneri a carico
del bilancio regionale, provvede al monitoraggio sullo stato di conservazione
del patrimonio speleologico attraverso la stipula di apposite convenzioni nel
rispetto della normativa vigente con i gruppi speleologici di cui all’articolo
2, gli istituti di ricerca e le associazioni attive nello studio, tutela e
valorizzazione del patrimonio ambientale riconosciute a livello regionale e
nazionale.
Art. 6
(Sanzioni)
1. Ferme restando le competenze stabilite in materia penale e di danno
ambientale, l’inosservanza delle norme di tutela contenute nella presente legge
comportano la riduzione in ripristino, l’immediata cessazione dell’attività
vietata e l’applicazione delle seguenti sanzioni amministrative pecuniarie:
a) violazione dei divieti di cui alle lettere b), c) e f) del comma 3
dell’articolo 5 da un minimo di euro 1.033,00 a un massimo di euro 10 mila 330;
b) violazione dei divieti di cui alle lettere a) e d) del comma 3
dell’articolo 5 da un minimo di euro 26,00 a un massimo di euro 259,00. La
medesima sanzione si applica in caso di contravvenzione ai divieti di accesso
di cui ai commi 5 e 6 dell’articolo 5;
c) violazione del divieto di cui alla lettera e) del comma 3
dell’articolo 5 da un minimo di euro 103,00 a un massimo di euro 1.029,00.
2. Per l’accertamento delle violazioni e l’applicazione delle sanzioni
previste dalla presente legge si applicano le norme e i principi di cui al capo
I della legge 24 novembre 1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale).
Art. 7
(Funzioni di controllo e
sorveglianza)
1. Ai fini dello svolgimento dell’attività di controllo e di sorveglianza
e del rispetto dei divieti di cui alla presente legge, il comune
territorialmente competente o gli enti preposti alla tutela provvedono ad
apporre apposita segnaletica che richiami gli estremi del provvedimento di
inserimento del sito nel catasto e, brevemente, il relativo regime.
2. Ferme restando le funzioni istituzionali del Corpo Forestale dello
Stato previste dalla vigente normativa, le funzioni di controllo e sorveglianza
possono altresì essere svolte dalle polizie provinciali e municipali, le quali
si avvalgono, ove necessario, di speleologi e organizzazioni speleologiche di
cui agli articoli 2 e 3. Verifiche e controlli sul rispetto delle deroghe e
autorizzazioni concesse possono essere effettuati anche dal personale
appositamente delegato degli uffici provinciali per l’agricoltura e dagli
ispettorati dipartimentali delle foreste.
Art. 8
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della
sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Art. 1
(Modifiche articoli 4, 5
e 6 l.r. 21/2010)
1. Alla lettera a) del comma 1 dell’articolo 4 della legge regionale 11
agosto 2010, n. 21 (Misure straordinarie a sostegno dell’attività edilizia
finalizzata al miglioramento della qualità del patrimonio edilizio
residenziale), per come modificato dalla legge regionale 10 febbraio 2012, n. 7
(Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 11 agosto 2010, n. 21, nonché
disposizioni regionali in attuazione del decreto legge 13 maggio 2011, n. 70
convertito con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106) le parole “,
alla data del 21 agosto 2010,” sono soppresse.
2. Al comma 1 dell’articolo 5 della l.r. 21/2010, le parole “di quello
legittimamente esistente alla data di entrata in vigore della presente legge”
sono sostituite dalle parole “di quello esistente alla data di entrata in
vigore del decreto legge 13 maggio 2011, n. 70 (Semestre Europeo -Prime
disposizioni urgenti per l’economia), convertito con modificazioni, dalla legge
12 luglio 2011, n.106”.
3. Al comma 1 dell’articolo 6 della l.r. 21/2010, le parole “della
presente legge” sono sostituite dalle parole “del d.1. 70/2011, convertito con
modificazioni, dalla lo 106/2011”.
Art. 2
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della
sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
“Il Consiglio regionale
premesso che:
con legge regionale del 13 dicembre 2012, n. 63, si è proceduto alla
ridefinizione dell’assetto giuridico della Fondazione Campanella;
scopo della legge, è quello di garantire la prosecuzione delle attività
del polo oncologico, centro di eccellenza della sanità calabrese, oltre che la
salvaguardia delle professionalità esistenti;
con legge regionale del 21 marzo 2013, n. 6, sono state apportate alcune
modifiche alla suddetta legge;
con legge 63 citata, come modificata e integrata, stabilisce, fra l’altro
che:
la Fondazione concorre ad assicurare la realizzazione dell’integrazione
fra Servizio Sanitario Regionale e Università degli Studi <<Magna Graecia>> di Catanzaro;
le unità operative a direzione universitaria già attivate presso la
Fondazione non aventi una missione oncologica siano trasferite nell’Azienda
Ospedaliero – Universitaria <<Mater Domini>> di Catanzaro, previa
intesa tra l’Università Magna Graecia di Catanzaro e
la Regione;
vengano definiti i rapporti con l’Università degli Studi <<Magna Graecia>> e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria
<<Mater Domini>> di Catanzaro;
a oggi non si è data attuazione all’applicazione della L.R. 63 del 2012, con il mancato trasferimento delle Unità
Operative non aventi mission Oncologica dalla
Fondazione Campanella all’Azienda Ospedaliera Mater Domini, che non consente
alla fondazione di sottoscrivere il contratto con la ASP territorialmente
competente e impedisce l’assegnazione del Budget per l’anno 2013;
l’inadempimento del precetto legislativo impedisce, tra l’altro, la
possibilità per la Fondazione di iniziare a regime un percorso a 35 posti letto
oncologici;
pertanto, permane uno stato di assoluta incertezza sul futuro della
Fondazione che, oltre a prevedibili ripercussioni di natura occupazionale,
rischiano di compromettere in modo irreversibile i livelli di assistenza, cura
e ricerca in una materia delicata come quella oncologica.
Tanto premesso Impegna
il Presidente della Giunta regionale (nella sua qualità di commissario ad
acta per l’attuazione del piano di rientro dai
disavanzi della sanità) a porre in essere ogni atto idoneo e opportuno
finalizzato all’immediato trasferimento delle Unità operative non oncologiche
dalla Fondazione all’Azienda Ospedaliero – Universitaria <<Mater
Domini>> di Catanzaro, nonché alla puntuale applicazione della legge
regionale n. 63 del 2012 da parte degli enti interessati”.
“Il Consiglio regionale
premesso che:
la società TERNA Rete Italia, nella sua veste di concessionaria del
servizio di gestione della rete di alta tensione di energia elettrica sul
territorio nazionale è impegnata in un processo di riorganizzazione aziendale;
detto processo prevedrebbe, secondo l’allarme lanciato nei giorni scorsi
dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, il consistente ridimensionamento della presenza
del gruppo in Calabria, attraverso la soppressione dei presidii di Cosenza e
Castrovillari ed il trasferimento del relativo personale presso il presidio di
Rotonda, in Basilicata;
tale intendimento, qualora dovesse essere confermato, si ripercuoterebbe
negativamente sulla qualità del servizio ma anche e soprattutto sul profilo
occupazionale, con la perdita di personale qualificato e di prospettive
occupazionali presenti e future;
comunque TERNA è impegnata in Calabria in molteplici settori, cantieri ed
attività, non ultimi quello delle fonti energetiche rinnovabili, per cui
inspiegabile ed ingiustificata sarebbe la soppressione dei presidii
territoriali calabresi;
grande, giustificata e comprensibile è la preoccupazione espressa dai
lavoratori interessati, dalla generalità degli utenti, dai cittadini, dai
sindaci del comprensorio, dalle associazioni dei consumatori, dai sindacati
confederali e di categoria;
Impegna
il Governo regionale, nella persona del Presidente della Giunta regionale
e dell’Assessore regionale competente a voler adottare ogni iniziativa idonea
ed opportuna ad evitare la soppressione dei presidii TERNA di Cosenza e
Castrovillari e, in particolare, a voler richiedere urgentemente la
convocazione di un tavolo di confronto e concertazione per avviare con la
società in questione un confronto sulle scelte che dovrebbero divenire
operative a far data già dai prossimi mesi”.