IX^ LEGISLATURA
RESOCONTO
INTEGRALE
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54.
SEDUTA DI VENERDI’ 07 DICEMBRE 2012
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FRANCESCO TALARICO
La seduta è aperta. Si dia lettura del verbale della seduta precedente.
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
All’ordine del giorno della seduta odierna vi è un unico punto che recita proposta di legge numero 381/9^ di iniziativa dei consiglieri Salerno, Chiappetta, Gallo, Serra, Parente, Aiello, Ciconte, Vilasi, Scalzo, recante: “Riconoscimento della Fondazione Campanella quale Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico di diritto privato”.
L’onorevole Salerno, relatore, ha facoltà di svolgere la relazione.
(Interruzione)
Ha chiesto di parlare l’onorevole Magno. Ne ha facoltà.
Presidente, chiedo se si possa inserire all’ordine del giorno, prima della discussione della proposta di legge, un ordine del giorno sulla soppressione del collegamento ferroviario tra Catanzaro e Lamezia Terme.
L’onorevole Magno ha presentato ai banchi della Presidenza un ordine del giorno di cui chiede l’inserimento.
Pongo in votazione la richiesta di inserimento e successivamente entreremo nel merito dell’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
Prego, onorevole Gallo.
Presidente, grazie, la materia è la stessa dell’ordine del giorno dell’onorevole Magno, ma chiede – considerato l’orario invernale che entrerà in vigore il 9 dicembre – se si sia appreso del taglio della tratta tra Sibari e Metaponto che non prevede nemmeno l’integrale sostituzione con corse automobilistiche su questa tratta.
Chiedo l’inserimento all’ordine del giorno di questo documento, sottoscritto da me e dal collega Franchino.
L’onorevole Gallo chiede l’inserimento di un ordine del giorno “Sui tagli al trasporto pubblico locale previsti nel nuovo orario invernale di Trenitalia”.
Pongo in votazione la richiesta di inserimento dell’onorevole Gallo.
(Il Consiglio approva)
Andiamo avanti con l’ordine del giorno. L’onorevole Salerno, relatore, ha facoltà di svolgere la relazione.
Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge che oggi viene discussa in Aula è stata approvata dalla terza Commissione, abbiamo presentato - gli stessi firmatari della proposta di legge – un emendamento sostitutivo nonché anche un sub-emendamento agli atti del Consiglio regionale. Prima di illustrare il provvedimento vorrei evidenziare che c’è ampia condivisione di questa proposta di legge sottoscritta anche da colleghi di altre forze politiche, sia di maggioranza che di minoranza.
Questo perché il problema della Fondazione Campanella è serio, interessa tutta la Calabria e deve essere affrontato con grande determinazione. Il Consiglio regionale, soprattutto, che ha il ruolo di decidere le sorti, il futuro, la programmazione della regione deve uscir forte quando si tratta di problemi di questo genere.
Parliamo di una fondazione che - è vero, sì - è stata ampiamente criticata e contrastata, sono state assunte posizioni diverse anche in passato - in questi giorni la stampa ha riportato tante considerazioni -, c’è un dato di fatto, però, che deve emergere chiaramente: tutti noi abbiamo il dovere di salvaguardare i pazienti della Fondazione Campanella. Soprattutto i pazienti che usufruiscono del servizio, delle attività e delle prestazioni oncologiche della Fondazione Campanella.
E’ un punto di riferimento e di eccellenza. Sì, sotto un altro aspetto è stato e viene definito - anche in sede romana - come una sorta di mostro giuridico per la sua configurazione che vede farne parte due soggetti pubblici e un soggetto privato.
Questo è stato il problema per
diverso tempo, fino all’approvazione della precedente proposta di legge che è
stata impugnata dal Governo
e bocciata dalla Corte costituzionale. Oggi, però, ci troviamo di fronte a quasi 300
dipendenti ed ad una attività oncologica di eccellenza, ricordando soprattutto
che uno dei primi punti di mobilità sanitaria fuori regione sono proprio le
prestazioni di carattere oncologico.
Non ci possiamo permettere il lusso di
sacrificare una struttura come la Fondazione Campanella, abbiamo il dovere di
intervenire in maniera definitiva per risolvere il problema.
Ringrazio i colleghi che hanno
lavorato su questa proposta di legge - di fronte a me c’è l’onorevole Scalzo
con il quale abbiamo avuto modo di confrontarci spesso, ma anche tutti gli
altri colleghi firmatari della proposta di legge.
Questa proposta di legge ci consente
oggi - l’intervento del presidente Scopelliti nella riunione con i Commissari e
con la struttura commissariale, è stato molto importante - di superare questo
momento di difficoltà e di estrema urgenza.
Perché, con questa proposta di legge,
noi andremo a confermare questo ente come ente di diritto privato finalizzato a
garantire l’assistenza oncologica di alta specialità.
Quella ambulatoriale e quella
ospedaliera, prevenzione primaria e secondaria, riabilitazione e, soprattutto,
ricerca.
Questo è un punto importante. Un altro
è che con questa legge regionale faremo sì che l’accreditamento provvisorio
della Fondazione Campanella diventi definitivo. Quindi, la Regione accrediterà
definitivamente la Fondazione Campanella.
Un altro punto importantissimo che ha
penalizzato l’attività della Fondazione negli anni riguarda le unità operative
a direzione universitaria. Cioè, la Fondazione si è gravata negli anni di posti
letto non oncologici per unità operative dirette dall’Università.
Questa proposta di legge prevede che
le unità operative a direzione universitaria
- ovviamente non aventi missione di carattere oncologico – vengano trasferite
all’azienda ospedaliera universitaria Mater Domini.
Questo è un
punto importante, perché nella valutazione dei dati e dell’attività della
fondazione era un svantaggio cui veniva dato risalto nei vari tavoli.
Con questa
proposta metteremo un punto ed andremo a definire effettivamente l’attività
della fondazione per il futuro.
Un’altra
cosa importante è che entro 30 giorni dalla entrata in vigore della presente
legge dovrà essere modificato lo Statuto della Fondazione Campanella. In
pratica andremo ad ottemperare e a definire l’assetto giuridico della
fondazione, così come è riportato nel Piano di rientro della spesa sanitaria.
Questo è
quello che prevede la legge: sarà assegnato un budget per le attività,
sarà contrattualizzata in base alla normativa vigente
e questo consentirà di evitare in futuro di avere una “spada di Damocle” sulla
testa.
Una volta
approvata questa proposta di legge abrogheremo l’articolo 5 della legge numero
11 del 2009 che, anche dopo la sentenza della Corte costituzionale, era rimasta
in piedi. L’articolo 5 imponeva alla Regione di recedere dalla Fondazione
Campanella, con la sua abrogazione consentiremo alla fondazione di continuare
ad operare.
Nel
frattempo, la Regione dovrà porre in essere una serie di atti, per quanto di
competenza del dipartimento salute e del presidente Scopelliti nella sua
qualità di Commissario ad acta per il Piano di
rientro,con cui si andrà a definire l’assetto e ad attuare quella che sarà la
definizione dell’attività e l’assetto giuridico della Fondazione Campanella.
Questo
testo è stato elaborato ed approfondito anche in sede romana, dalla riunione
presso la struttura commissariale è emersa l’estrema urgenza considerato il
momento che stiamo vivendo, perché la Fondazione Campanella rischia di non
poter garantire i farmaci ai pazienti oncologici.
Abbiamo
presentato un sub-emendamento, che è agli atti della Presidenza, che sopprime
il comma 4 dell’articolo 2 indicante i capitoli per la ricerca perché
contrastavano e potevano rendere viziata la normativa.
Non v’è
dubbio che se verrà svolta attività di ricerca sarà finanziata con appositi
capitoli del bilancio regionale.
Questo è
quanto mi era doveroso riferire all’Aula e ai colleghi. Grazie.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Scalzo. Ne ha facoltà.
La proposta
di legge che è stata approvata nella terza Commissione e che è stata votata
da 9 componenti su 10, ha l’obiettivo di riorganizzare, ridefinire l’assetto
giuridico che è il nodo più importante, a mio avviso, per la sopravvivenza
della Fondazione Campanella. Quindi questo è stato un lavoro fatto soprattutto
tenendo in considerazione, da una parte, la l’aspetto normativo e dall’altra
l’aspetto tecnico-scientifico della questione.
Per cui, oggi, dopo aver
votato in Commissione questa legge, abbiamo ritenuto, ma non per un vezzo, ma
piuttosto per esigenze di tipo organizzativo, visto che da un’analisi della
problematica nasceva un problema, che era quello del finanziamento dell’Irccs,
per la situazione economico-finanziaria in cui versa il Paese e quindi per una
scelta del Ministero, diventa praticamente impossibile avere il riconoscimento
non come Istituto scientifico, ma soprattutto dal punto di vista finanziario,
perché il nostro obiettivo è quello di andare verso l’Irccs, che poteva
accedere ai finanziamenti, oltre che regionali e sulla ricerca, anche
ministeriali.
Venendo a mancare questo
aspetto importante, è chiaro che abbiamo lavorato perché si potesse emendare la
legge nelle parti in cui abbiamo pensato che ci fossero le maggiori criticità,
per cui nella riformulazione e nel subemendamento che abbiamo rifirmato in Commissione sanità, sostanzialmente viene, per
il momento, accantonato il sistema che avevamo previsto, quello di un percorso
volto al riconoscimento dell’Irccs.
Non v’è dubbio che il
nostro obiettivo, come calabresi, come Consiglio regionale, debba essere quello
di arrivare in un futuro a poter avere anche in Calabria l’Irccs, ma c’è una
strada alternativa altrettanto positiva, che è quella del polo oncologico
regionale. D’altronde, questo è un modello che esiste in altre regioni, basti
pensare al polo di Aviano in Friuli e nel Veneto, che in parte ridefinisce
l’assetto organizzativo, tenendo, però, il tutto sotto il controllo della
Regione e senza controllo ministeriale, questo diventa, poi, fondamentale per
la definizione dell’Irccs.
Non c’è dubbio che questo
è uno degli aspetti a cui abbiamo dato attenzione, per questo si è pensato di
risolverlo andando nella direzione, della struttura di diritto privato – perché
non può che essere di diritto privato – che faccia ricerca, diagnosi e cura
delle malattie oncologiche in Calabria. D’altronde, questa legge che abbiamo
votato in Commissione e che ci accingiamo a votare in Aula, colleghi, ha come
obiettivo fondamentale quello di garantire la prosecuzione delle attività del
polo oncologico di Germaneto e credo che
salvaguardare questo centro significa, anzitutto, garantire ai calabresi un
punto di riferimento unico e insostituibile nel panorama della diagnosi, cura e
ricerca delle malattie oncologiche; significa, come spesso accade, ridurre per
un settore così importante, che miete vittime quotidiane, i viaggi fuori
regione e quindi l’emigrazione sanitaria..
Ritengo che il nostro
obiettivo debba essere quello di dare la possibilità di un servizio di
eccellenza non solo ai calabresi con il polo oncologico regionale, ma anche
fuori dalla Calabria, riferendoci a un’utenza che vada oltre i confini
regionali per queste importanti patologie di natura oncologica.
D’altronde questa
soluzione a me sembra che risulti molto coerente con il punto quattro del Piano
di razionalizzazione del Servizio sanitario regionale, per questo credo che la
legge che ci apprestiamo a votare in Consiglio, oltre a riconoscere il
carattere privato della Fondazione Campanella, deve ridefinire in maniera
chiara ed importante l’assistenza oncologica di alta specialità, che deve
essere ambulatoriale, ospedaliera, deve essere di prevenzione secondaria
soprattutto con lo screening dei tumori oncologici. Lo screening
dei tumori oncologici tocca e deve restare alle aziende sanitarie provinciali,
può avere un ruolo estremamente importante e qualificante certamente lo screening
dei tumori di secondo livello e per questo il polo oncologico regionale dovrà
essere centro di riferimento regionale, così come dovrà essere centro di
riferimento per l’aspetto che riguarda la prevenzione dei tumori.
Credo che un aspetto da
tenere in considerazione sia quello che riguarda il problema
dell’accreditamento. In questa fase le strutture private accreditate a Servizio
sanitario regionale hanno un accreditamento che, al momento è provvisorio,
quindi la Regione dovrà provvedere ad un accreditamento. Quindi, in sostanza,
diciamo che è – lo diciamo perché è così – provvisoriamente accreditata e,
nella rimodulazione che dovrà andare oltre il Piano di rientro, bisogna che la
Regione rilasci l’accreditamento definitivo, così come deve farlo per le altre
strutture dello stesso tipo.
E’ evidente, quindi, che
con questo percorso dobbiamo andare a una definitiva strutturazione del polo
oncologico di Germaneto, d’altronde credo che il
tutto dovrà concorrere ad assicurare, a realizzare un’integrazione forte tra il
Servizio sanitario regionale e soprattutto l’Università Magna Grecia di
Catanzaro. Per questo credo che sia nella giusta direzione quella di dover
distinguere – e lo mettiamo nella legge – da una parte le unità operative
oncologiche, dall’altra quelle non oncologiche. E’ una cosa elementare, che è
assolutamente comprensibile anche dai non addetti ai lavori.
Per questo dovranno
essere ritrasferite alla “Mater Domini”, e anche in questo mi sembra che ci sia
un accordo con il Rettore dell’Università Magna Grecia, in modo che le
unità operative tornino alla “Mater Domini” con il personale e il polo
oncologico, in una ridefinizione anche in linea con il decreto Balduzzi, dovrà essere stabilizzato a un livello minimo
previsto dal decreto.
Un altro aspetto riguarda
la copertura finanziaria. Una struttura privata accreditata si finanzia in
regime di budget, in regime Drg, ma in questo
caso –dobbiamo dirlo in maniera chiara e netta – non è sufficiente il
finanziamento con il budget, è necessario il finanziamento extra budget
attraverso i cosiddetti rimborsi con il File F che sono previsti e che danno la
possibilità di aumentare la copertura finanziaria, si tratta di un impegno
forte che dovrà iniziare dal prossimo bilancio di previsione, va previsto e non
v’è dubbio che va previsto nel capitolo della ricerca nel bilancio di
previsione 2013.
Per portare a termine
questo iter, oltre lo sforzo che il Consiglio regionale ha fatto nella scorsa
seduta con l’approvazione dell’ordine del giorno, credo che sia assolutamente
necessario non solo approvare questa legge, ma è fondamentale – e mi rivolgo al
Presidente Scopelliti nella sua figura di commissario ad acta
– che si adoperi al più presto con grande tempestività per richiedere una
convocazione del tavolo Massicci, questa è una posizione condivisa da quasi
tutte le forze politiche, smentendo ciò che è avvenuto e verbalizzato nella
seduta del tavolo Massicci del 7 novembre, dove il sub-commissario dice: “La
Regione sta provvedendo alla liquidazione”. Lei deve richiedere la convocazione
del tavolo Massicci e dal tavolo Massicci deve, in maniera chiara, netta e
univoca, emergere qual è la volontà della politica calabrese circa questo polo
oncologico di eccellenza.
Ritengo che per questo
motivo si debba sostenere questo iter, tra l’altro i ministeri affiancanti non
mi risulta abbiano mai chiesto la liquidazione della Fondazione Campanella,
anzi sono contrari a questo tipo di obiettivo, mentre l’obiettivo che il
Consiglio regionale, ma credo i calabresi vogliono e credo che lo dobbiamo
raggiungere, lo vogliamo raggiungere e soprattutto lo possiamo raggiungere
perché rappresentiamo tutti i cittadini calabresi.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
L’intervento del collega Scalzo, che ho
seguito con un po’ di attenzione, compatibilmente con la capacità di
concentrazione che quest’Aula dà in alcuni momenti, mi spinge a pensare che la
legge che stiamo per approvare sia dominata in tutto il suo spirito da
un’aureola di responsabilità – che parola! – l’aureola di chi, a tutti i costi,
vuole rendere nella
nostra regione un servizio indispensabile, importante ed irrinunciabile
per la comunità dei calabresi.
La
Fondazione Campanella ha una storia, una vicissitudine
ormai conosciuta dai fatti, dalla storia e, in qualche circostanza, anche dalla
cronaca; mal posta rispetto allo spirito, invece, che ha sempre dominato la
politica regionale in funzione di questo istituto. Questo sta a significare –
ecco l’aureola di responsabilità – che, quando la responsabilità prende il
posto delle posizioni di parte, ecco che il prodotto finale non può che essere
positivo, perché la legge che stiamo approvando è una legge positiva non per
questa o per quella città, non per questa o quella provincia, non per questo o
quel casato, ma è una legge di responsabilità per l’intera Calabria.
Ecco il segnale forte che anche il dibattito di
oggi deve lasciare all’esterno, un dibattito che deve, sì, ognuno dal proprio
punto di vista, essere concentrato rispetto alla peculiarità della legge che in
sé si presenta scarna, che in sé presenta sicuramente dei momenti omissivi, ma
il cui contenuto, il cui valore e la cui fondatezza hanno, invece, una
profondità enorme, che è la stessa del cuore dei calabresi, quando riescono a
fare le cose con responsabilità.
Ecco perché ringrazio i firmatari, per certi
aspetti, che hanno presentato la legge frutto della Commissione, Salerno ha lavorato bene, ancora meglio ha lavorato il governo regionale di ieri e di
oggi, ma quello di oggi per aver con caparbietà perseguito l’obiettivo,
spostandosi continuamente a Roma, confrontandosi con tutte le magagne
legislative o, più che legislative, tecnico-legislative che si possono
insinuare di fronte a un provvedimento così importante e così autorevole,
responsabilità che ha creato e creerà, forse in maniera più forte, il primo
vero centro oncologico dei calabresi.
Ahimè, ne avremmo voluto
fare veramente a meno, avremmo voluto che madre natura non ci offrisse una
punizione così forte, con una malattia che ancora ha tanto da essere
approfondita e studiata nella sua natura, nel suo modo di porsi, ma madre
natura ha anche pensato al resto: in Calabria ha posto una serie di giovani
professionisti che, attraverso la ricerca, attraverso lo studio, attraverso
l’attento esame di giovani calabresi, oggi possono far diventare questa
fondazione un fiore all’occhiello in Italia, ma non solo per un fatto
edonistico di bellezza territoriale. Possiamo dire che potrà diventare, perché
questo Consiglio regionale, tutto assieme come siamo oggi, nell’intento di
questa legge, possa approvare una legge che punti – è vero – alla qualità della
prevenzione, alla qualità della cura, alla qualità della diagnosi, alla qualità
anche del rapporto fra il medico e l’ammalato, ma che punti anche alla sua
riabilitazione, che punti soprattutto sulla ricerca.
E’ lì il nodo cruciale,
perché è la risposta più forte al bisogno di sanità della nostra terra: la
ricerca. Forse per la prima volta un ospedale, una casa di cura viene
individuata dandogli questa specifica finalità di attenzione, la ricerca,
perché i giovani ricercatori non mancano, ho avuto modo di conoscere e
frequentare – non faccio nomi per non creare inutile pubblicità oppure inutile
discriminazione – di vedere come questi giovani medici, all’interno di quei
reparti, hanno acquisito una professionalità degna di altre esperienze
sanitarie, di altre esperienze mediche.
Allora dobbiamo sostenere
questa fondazione, la dobbiamo sostenere fino in fondo con coraggio, la
dobbiamo sostenere perché è cosa buona per la Calabria, la dobbiamo sostenere
perché siamo persone di grande responsabilità.
La norma finanziaria
presenta qualche aggiustamento, ma è inevitabile – lo dicevo prima – che in un
periodo di vacche magre, come quello che stiamo vivendo oggi, qualche
sacrificio lo si chieda anche a grandi professionisti come quelli che lavorano
all’interno della Fondazione Campanella, però – ecco la determinazione –
abbiamo trovato, d’accordo con i tavoli romani, la via per tentare di avviare
un percorso e un processo dove si responsabilizzino tutti: la politica, senza
dubbio, nel lanciare il progetto; i commissari ad acta,
facendo capire che non siamo solo terra di conquista, ma che siamo terra in
grado di poter esportare all’estero, in grado di poter, al nostro interno,
determinare le nostre sorti con grande capacità e grande responsabilità;
responsabilità si chiede a quanti andranno ad operare all’interno della
Fondazione Campanella, perché gli sperperi a cui molte volte siamo stati
abituati a vedere nelle aziende pubbliche non si debbano ripetere in questo
istituto che, non a caso, nasce come istituto di diritto privato – non che il privato
sia migliore del pubblico, tutt’altro, sono un sostenitore del pubblico perché,
quando il pubblico funziona, funziona bene e riesce a dare risposte adeguate –;
riusciamo soprattutto ad avviare un processo che potrà dare soltanto elementi
virtuosi alla stessa Calabria e lo farà nella misura in cui riusciremo – e
questa credo che sarà la prima risposta efficace che ci sarà – a bloccare
quella migrazione sanitaria che tanto dolore porta alla nostra Calabria, non
solo e non tanto per i lutti e per dispiaceri, per le tristezze, per il
dispendio economico che crea nelle famiglie calabresi, quanto soprattutto per
la cattiva pubblicità che portiamo all’estero nel momento in cui, nei mega
ospedali del Nord, sentono dire: “Siamo ammalati calabresi, siamo ammalati
senza speranza”. No, la speranza dei calabresi deve nascere qui, nella nostra
terra.
E’ solo con questi gesti,
con operazioni come quella che oggi stiamo portando a compimento, che daremo la
risposta concreta a quanti hanno a cuore ancora le sorti di questa terra e in
questa terra vogliono continuare a vivere ed operare.
Ecco, mi auguro che, al
più presto, avviata questa fase, si possa concludere l’iter secondo i desideri
di ognuno, cioè fissando quella che è la natura propria di questo istituto e
dandogli quell’autonomia di cui necessita, perché siamo certi che la risposta
che arriverà da quella casa di cura sarà di qualità, di efficienza e di massimo
livello sul piano delle prestazioni sanitarie.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Mirabelli. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente,
su questo, che è un argomento, secondo me, abbastanza
importante proprio per il settore che tratta ed anche per il tipo di patologie,
sempre più presenti anche nel nostro territorio
che, di regola, questo Istituto, questa Fondazione, insieme ad altri enti
ospedalieri, ad altri ospedali e ad altri dipartimenti, cerca in tutti i modi di
contrapporre, penso che non posso non essere d’accordo con quanto ha
evidenziato l’amico, consigliere Scalzo che, secondo me, ha centrato il
problema. Parlo con molta onestà e lo dico al Presidente Salerno: sulla prima
bozza di legge avevo qualche titubanza, non perché non ne condividessi lo
spirito ma per quanto attiene soprattutto alla concretezza dell’atto per
cercare di trovare una giusta, reale e concreta alternativa al problema della
“Fondazione Campanella” stessa, cioè alla sua esistenza e, soprattutto, alla
sua operatività.
Auspico veramente di cuore che questa
Fondazione possa trasformarsi ed avere il riconoscimento che non è regionale ma
ministeriale, come sappiamo tutti benissimo, quale istituto di ricerca e di
cura ma questi sono anche a carattere scientifico e di tipo privato e sapete
meglio di me che tali riconoscimenti non si ottengono dalla sera alla mattina.
Trenta giorni sarebbero stati molto pochi e spesso vari istituti che sono stati
riconosciuti in tutta Italia per poter avere questo ambito riconoscimento dal
Ministero competente hanno impiegato più di due, tre o quattro anni. Non
abbiamo questo tempo sufficiente, per cui ben venga, anche per l’aspetto più
concreto, il sub-emendamento che tale non è ma che è una proposta di legge
completamente sostitutiva rispetto a quella che era stata presentata oggi per
caratterizzarne l’istituto di ricerca. Caro Presidente Salerno, credo che, di
fatto, con questa nuova proposta di legge, con questo sub-emendamento –
chiamatelo come volete! – si tenta, come Consiglio regionale, di dare una mano
ai commissari che gestiscono la sanità in Calabria, anche al Presidente
Scopelliti, ma, in modo particolare, al generale
Pezzi ed al commissario D’Elia, perché si offrono le risposte che il Tavolo
Massicci, il 7 novembre 2012, aveva posto in essere alla nostra attenzione, nel
momento in cui sul nodo, sul lodo – chiamiamolo così – della “Fondazione
Campanella” si respingevano determinate situazioni che erano state poste in
essere dalla struttura del commissario. Resta, però, da sciogliere il
nodo più importante, che è quello del procedimento
di liquidazione che il commissario D’Elia aveva posto in essere. Questo va
annullato perché le risposte fornite da questa importante proposta di legge
penso siano state abbastanza esaustive nell’ambito di quelle che sono state
determinate criticità che, evidentemente, a Roma, al Tavolo Massicci, si erano
ben evidenziate.
E’
ovvio che non si può che difendere la “Fondazione Campanella” perché anche se
in questa proposta di legge avrei chiesto, specificatamente, qualcosina in più – e fra poco lo dirò – non può che
difendersi; io stesso un anno fa fui uno dei pochi tra la minoranza – sapendo,
già a priori, che in termini giuridico-istituzionali sarebbe stata illegittima e che,
quindi, c’era una forzatura – a votare il tentativo di far passare la
“Fondazione Campanella” come un ente pubblico, proprio perché diedi più
importanza, non tanto all’approfondimento giuridico della questione, quanto al
volere esaltare in modo forte la necessità di mantenere in vita un importante
istituto che serve a dare una risposta a dei malati che sono molto gravi e che,
a sua volta, incide in maniera massiccia sulla spesa passiva della emigrazione
sanitaria, in cui le casse della Regione Calabria, purtroppo, debbono sempre
dar conto.
Questa
Fondazione negli anni ha fatto il proprio dovere, non è vero che non lo ha
fatto. Al di là del mantenimento dei posti di lavoro, quindi, che è una cosa
sacrosanta, perché basta pensare che mediamente, dal 2008 ad oggi, abbiamo
avuto quasi sempre 6-7 mila ricoveri. Basta pensare che, complessivamente, in
tre o quattro anni, possiamo dire che si è arrivati ad oltre 250 mila
prestazioni, cioè un qualcosa per cui, in fin dei conti, utilizzando anche in
termini di remunerazione la tariffa nazionale, cioè quella del 1996 a cui si fa
riferimento, l’ammontare globale anno per anno ammonterebbe come budget
a 20 milioni di euro. Se a questo aggiungiamo anche queste remunerazioni quando
si parla di alta tecnologia medica specialistica, può addirittura poter
utilizzare, come remunerazioni in termini tariffari, anche dei meccanismi che
la legge prevede e che altre Regioni hanno operato nell’ambito anche della
stessa spending review: la
possibilità di poter incrementare la remunerazione per un tetto massimo del 30
per cento rispetto alla remunerazione stessa. Questo significa che da 20 milioni
di euro la Regione sarebbe anche autorizzata – se si mantenessero gli attuali
posti letto, le attuali professionalità e lo stesso numero di dipendenti – e si
potrebbe arrivare anche a 25 o a 26 milioni di euro che garantirebbero la
copertura finanziaria totale per poter far funzionare al meglio questa
Istituzione, questa Fondazione.
Il
problema serio è che accennate in questa proposta di legge alla necessità di
dotare esclusivamente questo Istituto solamente di una caratterizzazione ben
precisa e specifica fortemente oncologica, e sono d’accordo ma avrei anche
voluto capire, nel momento in cui alcune unità operative traslano alla “Mater
Domini”, quante sarebbero state queste unità operative, quali sono state le
previsioni elaborate, perché il Tavolo Massicci chiede anche questo, quale tipo
di prestazione resta alla “Fondazione Campanella” e, soprattutto, quanto
sarebbe il numero previsto proprio per far sì di poter capire di quanto
personale ha bisogno, di quanto gliene resta e di quanto deve traslare al
“Mater Domini” o presso le altre aziende ospedaliere. In questo modo potremmo
parlare di copertura finanziaria, non dico sicura al 100 per cento, ma di una
copertura finanziaria quasi precisa, che è la cosa essenziale che ci viene
chiesta anche al Tavolo Massicci, per poter ridisegnare una programmazione di
un certo livello. Ecco perché credo che forse era necessario approfondire un
po’ meglio la problematica anche in questa proposta di legge, che è già
positiva e a cui andrà anche – per amor di Dio! – il mio voto, ma per far sì
che si possa dissipare un po’ di incertezza, anche se abbiamo la possibilità di
poterla rifare; l’avrà sicuramente il Presidente Scopelliti al prossimo
incontro al Tavolo Massicci, e lo potrà fare certamente con dati più specifici
e concreti. Penso che questo debba essere visto solo come l’avvio ma è ovvio
che non si può pensare che una Fondazione come questa, che fa 6-7 mila ricoveri
all’anno, si possa ridimensionare nel numero dei posti letto solo perché
bisogna far quadrare i conti in termini ragionieristici e finanziari, sapendo
benissimo che c’è una necessità di fondo che spesso esula dalle politiche
economiche stringenti, e che debbono guardare a quella che è la reale necessità
di dover offrire delle risposte a dei malati, che purtroppo ci sono e che si
debbono curare, e che, se non possono curarsi in Calabria, finiscono per andare
a curarsi fuori, dove i Drg – e lo sapete benissimo!
– costano di più rispetto a quelli che vengono utilizzati in Calabria. Hanno un
incremento del 30-40 per cento in più fuori regione. Ecco perché la necessità,
in maniera epidemiologica, di andare a fare ragionamenti che non partano
esclusivamente dal dato prettamente finanziario. Il dato finanziario è
importante e va visto sugli sprechi, sul ridimensionamento e sulla correttezza
dell’utilizzo delle risorse finanziarie, nel modo più trasparente possibile e
nel modo migliore, ma contestualmente bisogna evidenziare la necessità di
dovere bloccare in tutti i modi questa emigrazione sanitaria che su questo specifico
problema incide moltissimo sulle casse regionali al fine di poter limitare i
danni e dare una migliore risposta alle esigenze del malato oncologico
calabrese.
PRESIDENTE
Grazie all’onorevole
Mirabelli. Ha chiesto di parlare l’onorevole Parente. Ne ha facoltà.
Presidente,
avrei preferito intervenire dopo il collega Giordano che, in modo ormai
risaputo, è sicuramente poco favorevole a questa proposta di legge, come
reiteratamente sostenuto sia in sede di Commissione
sia in Aula, ogni volta che abbiamo trattato la “Fondazione Campanella”. Evito,
Presidente, di ripetere tutto quel che è stato
detto sia da parte della maggioranza sia da
parte dell’onorevole Scalzo per quanto riguarda la opposizione
su tutta l’azione meritoria che ha prodotto la “Fondazione Campanella”, per la
quale oggi stiamo cercando per l’ennesima volta di trovare una soluzione che
possa offrire una svolta definitiva all’attività di questo ente. Voglio, però,
sottolineare alcuni aspetti che, magari, vengono tralasciati perché la nostra è una
sede istituzionale, una Assemblea
legislativa e, quindi, si tende ad analizzare più quelli che sono gli aspetti
legislativi rispetto ad alcune particolarità di tipo sanitario che sono state
tralasciate. Mi rifaccio a quella che è l’attività di ricerca di questo
Istituto che è sicuramente altamente qualificante e che poche altre strutture
in Calabria possono eguagliare. Tutto questo non è fine a se stesso per le
stesse ricerche, soprattutto nel campo transnazionale, transrelazionale
che vengono praticate in questo Istituto: ci sono alcuni aspetti ed alcuni
particolari settori, come quello delle biologiche molecolari e del campo delle
biotecnologie, che sono fortemente legate a quelle che sono le prognosi, le
individuazioni, le diagnosi e l’applicazione delle terapie mirate nel campo dei
tumori.
Questo
aspetto viene un po’ tralasciato, mentre proprio questo permette di fare una
ricerca di base che viene, poi, immediatamente applicata alla terapia, al paziente oncologico e fa guadagnare molto
tempo per quanto riguarda gli aspetti legati alla cura di questa terribile
malattia ma, soprattutto, fa guadagnare molto tempo a quella che è
l’individuazione della sintomatologia e di
alcuni aspetti presintomatici che hanno una
importanza fondamentale quando ci si deve approcciare ad un male del genere.
Non vorrei tralasciare, poi, un altro aspetto fondamentale di cui pochi altri
istituti possono occuparsi perché non hanno le apparecchiature,
cioè la ricerca mirata nel campo di quelli che possono essere gli strumenti del
futuro: il campo diagnostico. Questo è un altro aspetto fondamentale perché è
risaputo a tutti come, in questo campo, qualsiasi diagnosi precoce permetta una
sopravvivenza elevata in termini percentuali, almeno per la maggior parte dei
tumori. Con tutto ciò che possiamo oggi vantare in Calabria, credo che ogni
sforzo che abbiamo fatto e che stiamo cercando di fare è minimale rispetto a
quella che è l’attività che la “Fondazione Campanella” può dare ai calabresi,
così come mi sono sembrate sempre assolutamente fuori luogo le definizioni di
“mostro giuridico”. E’ chiaro che quando è nata avrebbe potuto avere altri
presupposti giuridici ma è nata in quel modo; non si è fatto forse tantissimo
negli anni per cercare di trasformarla in Istituto di ricerca e cura a
carattere scientifico, anche se, di fatto, lo è per l’attività che esplica ogni
giorno ma tutto questo non può far sì che con un colpo di spugna cancelliamo
quello che è il passato storico di questa Istituzione. Credo che abbiamo tutti
l’obbligo di cercare di individuare le forme migliori per dare una vita più
duratura a questa Fondazione ma, soprattutto, all’attività di tutti coloro che,
a qualsiasi titolo, ci lavorano, dai professori ai ricercatori, agli operatori
e, soprattutto, al personale che, nonostante le grandissime difficoltà a cui è
dovuto andare incontro, si è prodigato con grande abnegazione per offrire una
risposta affermativa ai malati calabresi. Grazie.
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Giordano. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. La posizione che abbiamo tenuta in questi mesi, in questi due anni è nota all’intera Calabria e in quest’Aula credo che siamo alla quinta puntata di una vicenda altalenante che ha avuto un impatto con l’amara realtà. Una vicenda che ha visto, sistematicamente, la sonora bocciatura da parte di tutti gli organi che hanno vagliato le varie configurazioni che sono state prodotte in questa Assemblea regionale. Certamente non è una questione che afferisce a questo mandato.
Ma senza ripercorrere tutte le tappe, intanto, mi corre l’obbligo di fare una piccola considerazione di ordine metodologico. Oggi ci troviamo a discutere, a valutare una proposta interamente sostitutiva di quella che in Commissione eravamo stati gli unici ad esprimere un voto negativo, un dissenso perché ritenevamo impossibile e comunque improbabile quel tipo di soluzione.
Oggi, si stabilisce una soluzione
totalmente diversa e diametralmente opposta. Prendiamo atto che le
questioni che avevamo sollevato evidentemente erano tutte fondate e sono state
anche prese in considerazione da chi oggi propone all’Aula questa soluzione.
Una soluzione che, però, francamente anche questa volta non ci convince. Lo
dico con molta pacatezza e con il senso di responsabilità
che ci ha guidato nell’essere attenti, anche, a questa come a tutte le vicende
della sanità calabrese. Una sanità calabrese che sulla frontiera del bisogno e delle cure oncologiche segna qualche ulteriore
affanno.
Voglio
ricordare a me stesso ed a tutti che nel 2011 la migrazione sanitaria di questa
regione ha conosciuto un incremento soprattutto per quanto riguarda le cure
delle patologie oncologiche. Quindi c’è una situazione molto delicata.
Abbiamo
esaminato la proposta di legge, sulla quale è stato presentato l’emendamento
sostitutivo e poi abbiamo appreso dal relatore, l’onorevole Salerno, che c’è,
addirittura, un sub-emendamento, che va a modificare un articolo sul quale poi
farò qualche considerazione.
Crediamo
che, intanto, bisognerebbe affrontare questa questione come tutte le altre:
uscendo dalla perenne emergenza, che non è mai una buona consigliera, per dare
soluzioni strutturali e che possano contemperare i bisogni e possano risolvere
gli antichi problemi, gli antichi errori che si sono consumati.
Non ci
convincono alcune cose, per esempio, cosa significa il comma 4 dell’articolo 1,
laddove prevede il trasferimento all’azienda ospedaliera, previa intesa tra Università e Regione, ma si trasferiscono i servizi, si trasferisce
il personale.
Non ci
convince la questione sull’accreditamento e sul rispetto dei budget, non
ci convince la questione della tabella “F”, del file “F” del rimborso, se è
possibile per una struttura che è provvisoriamente accreditata, comunque una
struttura privata accreditata diversa da quella che era
Quindi una
risposta che ci preoccupa e che può ancora una volta incappare nella mannaia
degli organi che dovranno valutare la situazione, voglio ricordare anche
l’esito del Tavolo Massicci che ha
censurato, esprimendo parere negativo, tutte le attività del 2012 e specificatamente il trimestre luglio-settembre rispetto alle erogazioni ed
alle prestazioni. Le stesse conclusioni venivano ribadite, ancora una volta,
tutta una serie di eccezioni e obiezioni che con questo provvedimento, secondo
noi, non c’è e non trovano compiuta soluzione.
Prendo
atto che riguardo al comma 4 dell’articolo 2, c’è un sub-emendamento
abrogativo. Sarebbe stato un errore ancora più grave perché si andava a
finanziare la “Fondazione Campanella”,
o il costituendo ente accreditato, con risorse che sono prioritariamente destinate e vincolate con gli assi di programmazione per i poli di innovazione, con la ricerca che afferiscono
ad altri obiettivi e che hanno un’altra filosofia
e un’altra prassi afferendo al Por Fesr 2007-2013
rimodulato, tra l’altro, in negativo con 25 milioni e anche questa è una nota
dolente che non riguarda, però, la materia.
Presidente,
quindi tutta una serie di aspetti, che non ci convincono, per cui esprimiamo,
sebbene con grande preoccupazione, un parere negativo.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Dattolo. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente.
Un intervento solamente per ribadire la nostra linea
e coerenza, anche, rispettando il voto di Italia dei valori che ha sempre
mantenuto un atteggiamento assolutamente contrario e motivandolo per le proprie
ragioni.
Ritengo,
però, che lo sforzo che questa sera si sta facendo - anche dal punto di
vista della tempistica – e soprattutto anche
la collaborazione che è venuta dai colleghi della minoranza, è un dato
significativo e probabilmente la convergenza che si trova nel voler difendere
un Istituto oncologico di eccellenza, debba, anche, interpretarsi come
l’apertura di un dialogo che deve vederci soprattutto convinti della necessità
delle riforme in questa regione.
Su questo
aspetto penso che
Nella
fattispecie il fatto di voler ricercare a tutti i costi una intesa, debbo
ringraziare il Presidente Salerno per il lavoro svolto in sintonia con gran
parte dei capigruppo della opposizione e anche col collega Scalzo che ringrazio
per la fattiva collaborazione, su questo aspetto ritengo che ci possa essere
quasi una forma di pregiudiziale.
Perché
quando la politica decide di proseguire coerentemente con il salvataggio di una
struttura che ha rappresentato e rappresenta per molti calabresi, e
anche per qualcuno che viene da fuori regione, un centro, una struttura medica
al quale affidare la propria vita, ritengo che sia propedeutico, anche,
all’apertura di una stagione nuova. Non c’è solo da salvare i malati
oncologici, ma c’è da salvare le sorti di una regione.
Concludendo questo intervento, vorrei
augurare, anche, una stagione nuova per ciò che attiene il confronto sulle
riforme che, in questa regione, sono necessarie per evitare questioni anche di
carattere generale che in questo momento stanno, di gran lunga, esasperando il
tessuto economico e sociale del territorio. Molti problemi potrebbero, in un
certo qual senso, venire alleviati da una stagione politica nuova di confronto
e di aperture di riforme che
Prego,
onorevole Talarico. Ne ha facoltà.
Presidente,
come già ha detto il collega Giordano, il nostro gruppo non condivide la
proposta che è stata formulata non solo per le modalità ma soprattutto per la
sostanza. Noi non condividiamo, soprattutto, la versione che viene data della Fondazione
Campanella.
Quella
della “Campanella” è una storia contraddittoria, non è vero che è solo la
storia di un centro di eccellenza perché è
anche una storia di sprechi, di abusi, di evidenti violazioni di legge. Ci sono
stati, anche, dei buoni risultati. Negli anni ha rappresentato una struttura
oncologica, cosiddetta, di prossimità, perché molti calabresi
hanno avuto la possibilità di curarsi e anche di guarire grazie a questa
struttura.
Però ci chiediamo e dobbiamo chiederci
nella massima Assise regionale: è possibile che l’efficienza, in questo caso,
di una struttura sanitaria non debba coniugarsi col rigore dei conti, con la
legalità, con la moralità dei servizi prestati? Oppure, sol perché una struttura
ha garantito dei servizi non bisogna, invece, operare una vera e propria
revisione che porti ad una operazione verità su questa struttura? Nessuno in
questa sede ha parlato dei 90 milioni di euro erogati da questa Regione a
favore della struttura, di cui nessuno, oggi, sa darci spiegazioni su questa
ingente mole di denaro che è transitata verso
Signor Presidente, non lo dico io, ma
lo dice
Vorrei
soffermarmi su alcune obiezioni sollevate al Tavolo Massicci rispetto alla Fondazione Campanella. Il Tavolo Massicci sulla stregua delle osservazioni della Procura generale,
della sentenza della Corte costituzionale rispetto al transito del personale
da una struttura a regime privato ad un regime pubblico, in sostanza il Tavolo
Massicci ci ha detto: “Cara Regione, dovete rivedere la questione regime
giuridico, dovete darci spiegazioni rispetto alla collocazione dei posti letto,
dovete esplicitare i rapporti con l’azienda Mater Domini, occorre che ci sia
chiarezza rispetto all’accredito alla struttura e poi c’è una nota evidente ed
inderogabile riguardo al personale”.
Voi a queste cinque obiezioni, con la
proposta e il sub-emendamento che stiamo discutendo, avete dato alcune
risposte, ma non tutte le risposte richieste alle varie obiezioni sollevate e
non tutte le risposte, a nostro avviso, sono risposte sufficienti a porre la
parola fine a questa vicenda.
Credo che l’iniziativa di oggi debba
essere, invece, contestualizzata, cosa che non avete fatto. Cioè va calata
nella più generale riorganizzazione sanitaria della nostra Regione. Questo ci
fa dire che il provvedimento che avete appena proposto interferisce con le
attribuzioni del commissario che ha un mandato ben preciso che è quello di
attuare risparmi e di razionalizzare il Servizio sanitario regionale, di
ridurre i costi e di eliminare gli sprechi.
In questo momento stiamo accreditando
una struttura privata, stiamo acquisendo un pezzo di sanità privata.
L’operazione che stiamo facendo è proprio questa, magari surrettiziamente
spiegata ed edulcorata, insomma si sta indorando la pillola ma la sostanza non
cambia.
La domanda, allora, che vorrei fare al
Presidente della Commissione e tramite lui all’Aula: che ne facciamo delle
decine di strutture sanitarie private che da anni attendono di essere
accreditate presso
Come è compatibile questa operazione,
che state per approvare, con l’ingente debito accumulato negli anni non solo
dalla sanità calabrese in generale, ma nello specifico dalla struttura di cui
stiamo discutendo e a cui stiamo lanciando il salvagente.
E soprattutto perché non chiediamo
tutti insieme, attraverso un provvedimento che affronti le questioni vere, di
coniugare in via definitiva l’efficienza con il rigore dei conti, l’efficienza
dei servizi erogati con la trasparenza, con la pubblicità? Qualcuno di voi è a
conoscenza, ad esempio, dei bilanci della Fondazione Campanella degli ultimi
anni? Qualcuno di voi ci sa spiegare dove sono finiti i milioni di euro?
Qualcuno di voi ci sa spiegare qualcosa rispetto alle modalità attraverso le
quali questa struttura andrà ad operare nel mercato nei prossimi anni? E
qualcuno, soprattutto, ci dica in maniera chiara che fine farà il personale
oggi dipendente della Fondazione Campanella.
In questo mega sub-emendamento non si
fa riferimento al personale, in nome del quale molti colleghi consiglieri
stanno conducendo una strenua battaglia. Cosa si intende per personale? Quello
altamente scientifico, quello dedito alla ricerca e alla cura, oppure le
centinaia di persone il cui accesso a questa struttura è ancora oggi tutto da
spiegare? Ecco, a queste domande non trovo una risposta nel provvedimento che è
stato sottoposto ma colgo solo la fretta di chiudere una questione e di dare
una risposta politica che, certamente, per come viene proposta in questa seduta
sarà, purtroppo, oggetto di una nuova revisione, di una nuova seduta di
Consiglio regionale.
Non vogliamo fare i profeti di
sventura ma temo che, per la superficialità e per le debolezze contenute in
questa proposta, saremo costretti ancora una volta a discutere della Fondazione
Campanella e mi auguro che la prossima sia la volta buona per discuterne in
maniera seria e definitiva.
PRESIDENTE
Non ci sono altri interventi, pertanto do la parola all’onorevole Salerno.
(Interruzione)
Il sub-emendamento dov’è? Non troviamo il sub-emendamento? Prego, la parola all’onorevole Salerno.
Grazie, Presidente, avrei evitato di intervenire di nuovo, però lo ritengo doveroso dopo le osservazioni e le considerazioni fatte dai colleghi Giordano e Talarico.
Apprezzo la pacatezza degli
interventi dei consiglieri Giordano e Talarico, ma una considerazione va fatta
cioè dobbiamo decidere quello che vogliamo fare. Oggi, nella situazione che
stiamo vivendo in cui ai primi posti della mobilità fuori regione, della
emigrazione sanitaria, troviamo proprio questo tipo
di cure per malattie oncologiche, dobbiamo decidere se vogliamo mantenere una
attività che, comunque, negli anni si è distinta per la qualità oppure non lo
vogliamo fare.
Guardate,
penso che il lavoro che abbiamo fatto insieme ai colleghi, al di là
dell’appartenenza e del colore politico, sia un lavoro che punta a risolvere un
problema serio oggi in Calabria. Avevamo presentato una prima proposta di legge
approvata in Commissione e non ci siamo fermati, ovviamente, nonostante
avessimo già approfondito e studiato il modo per uscire da questa situazione di
empasse, intravedendo anche l’ipotesi
della istituzione di un Irccs di natura privata così come era stato anche
indicato in passato, prima del Piano di rientro, dalla stessa Regione che aveva
attivato la procedura ed anche per ottemperare a quanto scritto e riportato nel
Piano di rientro, quindi la rivisitazione dell’assetto giuridico della “Fondazione
Campanella”.
Questi
maggiori approfondimenti ci hanno portato a renderci conto effettivamente che il
percorso della trasformazione in Irccs, pur essendo percorribile dal punto di
vista tecnico e della legittimità procedurale,
trova, in questo momento, un muro per la grave situazione economica che sta
vivendo l’Italia. Si rischierebbe, quindi, da qui a sei mesi o ad uno-due anni, di trovarsi davanti al mancato riconoscimento
dell’Irccs da parte del Ministero e quello sarebbe veramente un dramma, un
problema molto serio.
Approfondendo
la questione anche con il contributo di A.ge.Na.S.,
il Presidente Scopelliti si è fatto promotore di un incontro presso la
struttura commissariale e siamo arrivati alla determinazione di presentare un
subemendamento - ne parlavamo con il collega Scalzo fino a poco prima
dell’inizio della seduta – per dare la possibilità a questa fondazione di
continuare a garantire l’attività per le prestazioni oncologiche. Oggi
significherebbe mandare per strada i pazienti che sono sotto cura e che
rischiano con questa situazione di non avere garantiti i farmaci. Dove
potrebbero andare questi pazienti nel momento in cui domani mattina, per
assurdo, la Fondazione Campanella
dovesse cessare la sua attività? Andrebbero sicuramente a finire per strada,
volgarmente, perché in altre strutture della nostra regione, oggi, non vi è la
possibilità reale di poter prestare a questi pazienti le cure necessarie.
Allora,
qui è il senso di responsabilità, ma anche il dovere istituzionale e politico
da parte di noi tutti ed abbiamo individuato questo percorso che, comunque,
toglierà quella “spada di Damocle” che fin qui abbiamo avuto e che è stata introdotta da che
cosa? Dall’articolo 5 della legge numero 11 del 2009.
Mi pare
che questa proposta di legge, oggi, metta dei punti fermi e vada a definire
quello che sarà il futuro della Fondazione Campanella, i rapporti con l’università, le prestazioni non oncologiche
che non saranno più caricate sulla Fondazione Campanella, ma sull’azienda “Mater Domini” e si procederà anche alla modifica dello Statuto.
Poi,
onorevole Talarico, per quanto riguarda l’accreditamento della “Fondazione
Campanella” non va ad intaccare le situazioni
di altre strutture che sono in attesa di accreditamento. Dobbiamo dircela
tutta, fino ad oggi l’attività è stata svolta dalla Fondazione
Campanella e come ha svolto l’attività la Fondazione
Campanella? Perché, comunque, è accreditata ope legis, di
fatto stiamo andando solamente a regolarizzare e perfezionare qualcosa che già
c’è stato negli anni e che oggi c’è e non va sicuramente ad intaccare o a
precludere la possibilità ad altre strutture di accreditarsi tenendo conto,
comunque, che oggi siamo sottoposti al Piano di rientro e che, per quanto
riguarda gli accreditamenti, certamente, non può essere esercitato un potere
discrezionale così come magari si è fatto in passato, ma bisogna attenersi scrupolosamente a quello che stabilisce il Piano di rientro.
Sui
bilanci faccio soltanto un passaggio: finalmente oggi abbiamo i dati concreti
di quella che è l’attività, anche dal punto di vista finanziario, non soltanto della Fondazione
Campanella, ma della sanità in Calabria in
generale.
Penso che
oggi il Consiglio regionale con questa proposta di legge darà, veramente, ai calabresi un
segnale forte della politica che sposa un problema, lo affronta e lo risolve.
Poi, tutto potrà capitare e mi auguro di no. Sono sicuro che non capiterà, che
questa nuova proposta di legge regionale non verrà impugnata. Potrà accadere,
per assurdo, ma noi non ci possiamo rimproverare nulla. Meglio tentare di
risolvere un problema e mettercela tutta per risolverlo e garantire a 35
pazienti oncologici di continuare a curarsi in Calabria anziché emigrare verso
altre Regioni.
Vale la pena, allora, secondo me,
continuare e sostenere questa proposta di legge oggi in Consiglio regionale, ma
anche da lunedì in poi nel momento in cui dovrà compiere tutto l’iter per
diventare, a tutti gli effetti, una legge della Regione Calabria e dare la
possibilità a questa fondazione di continuare. Grazie.
La parola al Presidente Scopelliti.
Grazie, Presidente, apprendiamo, ovviamente con piacere, la disponibilità manifestata anche da alcuni colleghi della minoranza che sono intervenuti per l’approvazione di questo provvedimento che, effettivamente, ha trovato in queste settimane – come in questi ultimi mesi – grande spazio sui mezzi di informazione. Ovviamente, ognuno ha avuto la possibilità di esternare le proprie motivazioni rispetto ad alcuni indirizzi e a contestare le scelte che quest’Aula ha messo in campo.
Tuttavia, credo – e forse ho avuto
già modo di dirlo in un’altra circostanza in quest’Aula – che la Fondazione
Campanella, all’atto della sua nascita, fu una scelta apprezzabilissima perché nasceva come polo oncologico, con una visione
legata ad un problema reale ed anche ad un tema molto delicato sul quale la Calabria non forniva una grande risposta al bisogno dei cittadini.
Il
problema che oggi abbiamo di fronte è un problema di natura diversa, di una
realtà che svolge un compito straordinario e lo fa con grande dedizione rivolta
ai bisogni dei cittadini, dei malati, ma anche di una realtà che nel tempo ha,
purtroppo, perso il significato della sua mission.
Perché, se noi parliamo di una Fondazione che ha il compito di interessarsi o,
meglio ancora, di erogare prestazioni nel campo oncologico e che, invece,
presta circa il 65 per cento delle sue
attività nel campo non oncologico, per un gruppo dirigente è motivo di
riflessione, come anche la modifica, la metamorfosi,
la trasformazione della mission di
una realtà, nobile come funzione e straordinariamente importante per un
territorio come il nostro.
Non ci
dimentichiamo che noi oggi in Calabria abbiamo nel campo dell’emigrazione
passiva una percentuale altissima o, meglio ancora, la percentuale più alta
della emigrazione sanitaria è legata al campo oncologico e, quindi, non è che
non ci sia bisogno di un settore attrezzato, anzi.
Il
problema è spiegarsi. Siamo sempre alle solite, qualcuno dovrebbe spiegare come
stanno le cose. Penso francamente che i colleghi del centro-sinistra abbiano già espresso e dato un indirizzo e credo che,
ormai, siamo alla resa dei conti un po’ su tante vicende e su tante questioni.
Noi
torniamo in Aula sistematicamente e dobbiamo raccontarci, purtroppo, le
questioni su cui dobbiamo governare. E quando spieghiamo ai calabresi
che stiamo discutendo di una fondazione che dovrebbe occuparsi del malato
oncologico, ma che per il 65 per cento circa non realizza le sue prestazioni
nel campo oncologico, qualcuno ci potrebbe dire di cosa stiamo parlando. E,
quindi, l’impegno che abbiamo prodotto e profuso fin dall’inizio è stato
orientato all’individuazione di percorsi che mettessero in campo tutte quelle
iniziative necessarie a salvaguardare la funzione ed il ruolo strategico di
questa realtà rispetto a tutto ciò che di oncologico, ovviamente, non c’è.
Sta di fatto che nei vari decreti che
abbiamo emanato con atti ufficiali è prevista la “restituzione” agli enti o
agli altri istituti di competenza delle funzioni che la “Campanella” non può
svolgere.
Questa legge che oggi proponiamo ha lo
scopo di far comprendere che non stiamo mettendo in campo uno strumento che
serve ad offrire una soluzione tampone ai lavoratori e, quindi, ai malati e
soltanto ad alleggerire la tensione. No, noi abbiamo fatto un’ultima riunione –
per fortuna dico – all’interno, come struttura commissariale, come
dipartimento, integrata dal direttore generale di A.ge.Na.S. e dagli esperti di Kpmg, che ci ha visto per ore ed ore impegnati ad
approfondire una tematica così particolare perché queste leggi che noi abbiamo
approvato poi trovavano il collega di turno che diceva: “avete visto? Io ero
contrario alla Fondazione …” . Perché governare non è facile, è molto più
semplice per tutti parlare. Però, governare …
Anche noi potevamo dire: “ma chi sono
questi signori, chi li ha presi?” Perché, forse, tranne un 15 per cento, tutti
gli altri sapete molto bene che sono stati assunti senza concorso, senza
selezione pubblica, senza la percentuale ridotta. Quindi, anche noi potevamo
dire “non è compito nostro, sapete? L’ha fatta Adamo, Mancini … gli altri. E
che facciamo? Mandiamoli a casa, producono delle perdite, benissimo, è un
problema”.
Quando poi si governa c’è il senso di
responsabilità che deve spingere e guidare a capire che quando governi ti devi
prendere ciò che di bello ti hanno lasciato gli altri, cioè niente secondo me
oggi in Calabria, o pari allo zero - un po’ come Fli
quando c’era Angela Napoli che tendeva allo zero, la stessa cosa - e cioè,
invece, i problemi, che sono tanti.
Noi non pensavamo che ci fossero così
tanti problemi, altrimenti come ha detto qualche parlamentare “il calice amaro
era da bere”; noi il calice amaro lo beviamo tutto fino in fondo e lo beviamo
non per interesse personale, ma per amore della Calabria. E’ diverso. Perché qualcuno,
magari, non l’ha bevuto e dice “meno male che non l’ho bevuto, altrimenti
chissà dove sarei andato a finire”.
Noi, invece, lo vogliamo bere fino in
fondo perché il calice amaro per noi va anche bene se serve a far rinascere una
regione.
Questo è l’approccio diverso che c’è
oggi in campo in questo territorio tra una classe dirigente politica che tende
a scappare ed una classe dirigente politica che, invece, vuole stare qui a
sacrificarsi e lavorare perché capisce che nessun altro, se non i calabresi,
possono cambiare questa regione. Nessun altro. Stiamo vedendo ciò che ha
prodotto questo Governo nazionale e
ovviamente la sua naturale prosecuzione.
Rispetto a queste cose, dico che noi
abbiamo il dovere sacrosanto di affrontare questi problemi, ovviamente, tra le
mille difficoltà che ci siamo trovati di fronte. Però, ad una cosa non abbiamo
mai rinunciato: all’idea di garantire l’impegno importante di un gruppo di
lavoratori che, in maniera appassionata ed innamorata del loro lavoro,
producono lo sforzo per quella struttura ed abbiamo lavorato per la la salvaguardia della professionalità oltre che del posto
di lavoro che, oggi, in un momento così particolare, è una grande ricchezza.
Quindi, come ho detto non dobbiamo difendere la Fondazione Campanella in quanto
Fondazione con la sua denominazione perché in quest’Aula arriveremo la prossima
settimana e chiuderemo società, aziende, fondazioni e faremo altro tipo di
scelte.
Faremo delle scelte. Anche io ero
innamorato di Field quando nacque con altre finalità;
io, da assessore, ho istituito Field e “Azienda
Calabria Lavoro”. Oggi, però, dobbiamo chiuderle perché alcune cose non servono
più e bisogna re-immaginare il sistema, bisogna recuperare una funzione nuova
di queste partecipate, di questi enti. Ed è normale.
Noi che cosa dobbiamo garantire? I livelli occupazionali; la loro salvaguardia
è importante in questo momento ma lo è, soprattutto, la capacità di recuperare
queste competenze che poco importa se svolgeranno le loro attività in un altro
luogo fisico, l’importante è che ciò avvenga nella città di Catanzaro. Poi se
si tratterà di Germaneto, che è un po’ più sotto,
quindi magari ci saranno due gradi in più, o di Catanzaro, nella zona un po’
più alta, poco cambia, non è importante questo; è importante garantire
all’utente e al malato una qualità del servizio che ci è stata più volte
ricordata.
Voi sapete molto bene che io sono tra
quelli che su tante cose ha sempre detto “va beh, ma queste cose possiamo
reimpostarle, rivederle”, sono uno fra quelli che ha sentito le testimonianze
di tante persone, di tanti cittadini che, in maniera spontanea, non oggi, ma
negli anni precedenti, ci hanno detto “salvaguardate la Fondazione Campanella sul versante oncologico”; cittadini comuni
che ci hanno scritto, che ci hanno incontrato, che ci hanno parlato, almeno lo
hanno fatto con me in tante circostanze.
Noi,
quindi, su questo versante abbiamo indirizzato la nostra azione, perché è vero
che bisogna attuare la stagione della spending review, dell’austerity
e così via, però non possiamo farlo a discapito dei cittadini; continuo a
sostenere che mi si deve dire dove abbiamo tagliato qualcosa nel campo della
sanità. Non ho trovato un cittadino che mi possa dire “avete tagliato un
servizio funzionale ed utile al cittadino, ci avete penalizzato”. Una persona
che mi possa dire queste cose ancora non l’ho trovata, al di là di quelli che,
magari, dicono “avete chiuso gli ospedali”; le stesse persone a cui se poi ci
parli e spieghi loro che quegli ospedali chiusi, riconvertiti, erano un
presidio di morte e non di salute, capisce sicuramente. Il problema vero, però,
è che su questo terreno noi abbiamo sempre detto: “A noi non interessa la
fondazione in sé, a noi interessa la funzione che svolge”, che è un’altra cosa.
Abbiamo deciso di discutere e ci siamo messi a
rappresentare il problema di fronte, lo abbiamo fatto da soli, non l’abbiamo
fatto coinvolgendo tutti, perché prima la Regione doveva chiarirsi bene le
idee, visto che in questi due anni siamo andati avanti a soluzioni tampone, nel
senso che avevamo individuato delle strade, lo avevamo fatto anche di fronte al
Governo nazionale, di fronte ai Ministeri competenti e al tavolo Massicci. Poi,
ci sono elementi che sul tavolo Massicci, nel verbale, vengono recuperate, ad
esempio l’ospedale di Rogliano: il tavolo Massicci ci contesta che l’ospedale
di Rogliano lo abbiamo accorpato all’Annunziata. Per loro non andava fatto e
noi, con insistenza, proponiamo ogni volta “no, per noi l’ospedale di Rogliano…” ed i chiarimenti necessari.
La stessa cosa avevamo fatto sulla Fondazione
Campanella, perché credevamo che la soluzione potesse essere quella di
approvare una legge. Poi, dell’Irccs pubblico, dell’Irccs privato, ognuno ha
detto la sua, fino ad arrivare ad una legge presentata sull’Irccs privato ed abbiamo tenuto questo dibattito interno,
di fronte a un direttore generale di Age.Na.S. che ci
ha detto: “L’Irccs privato non l’otterrete mai, perché non c’è una quantità e
una mole di attività di ricerca tale che vi possa aiutare anche alla risoluzione
del problema” e ci ha fatto l’esempio di una grande struttura di livello
nazionale molto conosciuta, che attende l’Irccs privato ed a cui è stato detto
“non l’avrete mai”.
Allora, è inutile. Per
noi era facile approvare un’altra legge e poi farcela bocciare, perché comunque
non avrebbe avuto mai il riconoscimento – bocciare tra virgolette – e quindi
abbiamo detto “no, troviamo la soluzione che ci porti fuori da questa fase di
stallo e cerchiamo di garantire una continuità a tutti”. Abbiamo immaginato una
legge ponte che ci consenta di dare una risposta.
Poi, ci sono le varie
opportunità. Però, qui, è bene fermarsi perché noi siamo soci al 50 per cento
della Fondazione, quindi possiamo fare scelte per quel 50 per cento che ci
compete, rispettosamente, anche se in queste settimane con l’Università non
abbiamo fatto riunioni, ma ci siamo sentiti in varie forme e in vari modi.
Questa legge, inoltre, ci consente di approdare alla fase successiva e di
concordare con l’Università tutte le strategie e tutti i protocolli necessari
per dare attuazione attraverso i decreti a ciò che noi abbiamo immaginato.
Non vi è per forza l’idea
di costruire il polo oncologico al “Ciaccio”, come
qualcuno ha scritto, perché poi ognuno si è divertito a scrivere. A me dispiace
soltanto quando leggo che i lavoratori si riuniscono in comitati, cominciano a
prendersela a destra e a manca.
(Interruzione)
No, con tutti, senza
sapere, però, di che cosa si stia parlando, di cosa noi abbiamo discusso. Ed
oggi quello che stiamo immaginando sono delle strade che, secondo il nostro
giudizio, possono offrire alla “Campanella” la possibilità di continuare ad
offrire delle prestazioni, ad erogare delle prestazioni. Certo, partiamo dal
presupposto che quelle esperienze, quelle prestazioni non oncologiche non
possano più stare all’interno di una realtà oncologica. Partiamo pure dal
presupposto che, quando noi lanciammo l’idea del polo oncologico regionale a
Catanzaro, abbiamo fatto un passo indietro: noi avevamo proposto il polo
oncologico regionale a Catanzaro, la fusione tra il “Ciaccio”
e la “Campanella” e tutta una serie di integrazioni, apriti cielo! Si è aperto
il conflitto sul mondo e sull’altro mondo! Io ho detto: “Scusate, ma io stavo
facendo una cosa decente”. Abbiamo fatto un passo indietro perché tutti i
primari da una parte, tutti primari dall’altra…
Il problema che va
compreso è anche questo. La nostra scelta ci consente, magari, di realizzare
anche quella fase, ad esempio, di sperimentazione gestionale, che è un’altra
cosa di cui nessuno ha mai parlato, ma che è stata tirata in ballo in questa
discussione e di cui ho invitato a far parte anche il Presidente della terza
Commissione, per rendersi conto concretamente come si lavora all’interno di
questo contesto, della struttura commissariale, di condivisione col
dipartimento, quindi di un dibattito che non sempre riesce a soddisfare fino in
fondo le esigenze che vengono testimoniate. Lì è emersa questa disponibilità,
questa sensibilità, questa capacità ed oggi noi affrontiamo questo tema dando
dei tempi, indirizzando il confronto anche col mondo accademico in una
direzione che, però, oggi non possiamo esplicitare in maniera chiara ed
evidente, perché comunque lo dobbiamo condividere col socio che ha il 50 per
cento.
Attenzione, però, anche a
comprendere che noi non possiamo più sostenere questa realtà, che ha delle
perdite annualmente; questa è una realtà che ha delle perdite importanti,
consistenti. Certo, io mi sono domandato, l’ho chiesto anche ad alcuni:
“Scusate, è mai possibile che ci sia…”, cioè i
dipendenti della “Campanella” assorbono un costo che si aggira intorno ai 14-15
milioni massimo. Quando è stato erogato un finanziamento di 40 milioni di euro,
c’erano 27 milioni di euro che non finivano per prestazioni, tutta una serie di
servizi ed altre cose. Oggi, poiché è stato inquadrato nel contesto delle
prestazioni del privato, abbiamo dovuto obbligatoriamente intervenire con tutta
una serie di tagli e abbiamo dovuto, ovviamente, tagliare drasticamente.
Tutto questo produce
perdite annuali, produce tutta una serie di situazioni che graveranno sui soci,
che non sono i privati, i soci sono la Regione e l’Università. E quando
bisognerà andare a pagare, a tirare fuori i soldi – giustamente –
probabilmente, l’Università ti dirà: “Ma io ho messo questo, ho questo, ho le
strutture, ho messo in campo le tecnologie, ho fatto questo, ho fatto
quell’altro”, poi tutto quanto graverà sul pubblico, ma versante Regione.
Abbiamo fretta anche di
definire una volta per tutte questa vicenda, che ci consente di offrire un
percorso stabile e duraturo per il mondo del lavoro, che ci consente di
valorizzare al meglio le grandi potenzialità e le grandi risorse di tanti
giovani calabresi che vivevano fuori. Qui sono venuti a lavorare
professionisti; tutto questo ovviamente andrà a vantaggio del territorio e sarà
anche più facile governare un’ipotesi di gestione legata a una struttura che
sia solo ed esclusivamente oncologica e che, magari, possa fare rete, possa
costituire insieme ad altre realtà oncologiche un polo di eccellenza. La
Regione Calabria - le cose positive, ovviamente, non trovano facilmente spazio
in questa stagione – è la Regione che è decisamente al di sotto della soglia
del 3,7 per cento dei posti letto che c’è nel Paese; noi abbiamo il 3,2 - 2,7 e
0,5 e abbiamo dato un segnale di grande efficienza; è stata una scelta che
abbiamo prodotto noi in questi ultimi anni, con un risultato che oggi ci
consente di poter dire che siamo tra quelle Regioni…
Se voi aprite il tablet, quello personale o quello in dotazione, vi
renderete conto che ci sono articoli sulla Regione Lombardia, ad esempio, di
questa mattina in cui si dice che ci sono migliaia di posti letto in più che
vanno tagliati per una serie di vicende e di scelte che dovranno essere
prodotte, che noi abbiamo fatto con coraggio, con determinazione, convinti che
fossero scelte necessarie di riorganizzazione, di inappropriatezza
di prestazioni che venivano segnalate e che, quindi, non ci consentivano di
restare disattenti a questo tipo di indirizzo. Tutto questo, però, ha
comportato scelte coraggiose, forti, che oggi ci ritroviamo sul nostro
versante.
Poi, è inutile commentare
le dichiarazioni rese da un parlamentare alla Commissione errori sanitari che
dice al Ministro: “Ministro, ci dice com’è il problema della sanità in
Calabria?”; e il Ministro risponde: “eh, sì, le strutture commissariali,
dobbiamo vedere un po’ le Regioni in rosso come fare”. Mi sembra che un
Ministro a una signora, garbatamente, risponda in questo modo, cercando di dare
delle risposte, offrendo un contributo. E’ il paradosso della politica! Se
fosse stata, non so, la Biancofiore, una delle
amazzoni, oppure fosse stato un altro parlamentare a fare una domanda del
genere ed avesse detto “viva il Nord”, avesse fatto una domanda del genere Ghiglia. No! Questa domanda l’ha posta una che ha fatto il
Ministro e ha fatto l’assessore alla sanità in Calabria, che ci ha fatto
vergognare per i bilanci orali nella sanità, e che si permette il lusso di
chiedere al Ministro cosa, secondo lui, dobbiamo fare rispetto alla riorganizzazione, al tema
di questa sanità che non funziona; cioè noi che abbiamo ereditato lo scempio
sul versante sanitario dobbiamo subire l’aggressione mediatica di un
parlamentare, difeso oggi da un’affermazione del collega Principe, di quello
che è il sistema della sanità in Calabria.
Noi non sappiamo se abbia
mai adottato tagli, se abbia mai prodotto risultati, che cosa abbia fatto in
quegli anni in cui ha fatto l’assessore. Sappiamo sicuramente, però, che poi,
per un problema interno, il Presidente Loiero le ritirò la delega, andò a fare
altro nella vita; effettivamente se vuoi fare qualcosa di buono in politica,
tante volte ti mandano a fare il parlamentare, così rischi di fare meno danni;
può essere stata anche una scelta al tempo del partito, dice “va beh, ti
premiamo” – come si dice? – si premia il nemico per dire “così, tanto…”. Però, ci vuole anche un minimo di ragione, un
minimo di responsabilità e parlare di queste cose, secondo me, diventa
veramente antipatico.
Non so, se avesse parlato
il consigliere Maiolo, tutto sommato non ha fatto
l’assessore alla sanità, avesse parlato il consigliere Principe, non ha fatto
l’assessore alla sanità, ma che sia intervenuto proprio uno che ha fatto
l’assessore alla sanità e che è responsabile dei guasti che abbiamo trovato –
non so in che quantità in termini di responsabilità o meno – non è bello da
registrare, anche come fatto di correttezza rispetto alle scelte. Ma la
politica, ormai, ci ha abituato a tutto, quindi siamo qui per cercare di
ribadire, rispetto al nostro ruolo, di chi ha il compito di governare, che con
ogni probabilità questa legge non è escluso che possa essere dirimente. Su
questo abbiamo l’impegno corale non soltanto della struttura commissariale, non
in toto, ma comunque anche dei partner, definiamoli così, degli
altri enti che con noi avvieranno quella fase di consultazione anche a livello
nazionale, per cercare di far comprendere e condividere questo testo, in modo
poi da costruire tutte le fasi successive e mettere in campo quei risultati che
noi abbiamo individuato come l’obiettivo e il traguardo da raggiungere, per
dare a questi lavoratori la serenità e la certezza di un gruppo e di un
Consiglio regionale che oggi, con una grande condivisione, si appresta ad approvare
un testo, soprattutto per dire ai malati che ci stiamo preoccupando del tema
della salute e che sono in cima al nostro impegno nel comparto della sanità;
per dire che, attraverso questo tipo di percorso, in maniera condivisa e in
maniera unitaria con l’Università di Catanzaro, speriamo di trovare la
soluzione in una fase successiva, in atti e decreti successivi che ci
porteranno a un completamento del percorso e alla risoluzione di questo annoso
problema che ci siamo trovati di fronte in questi ultimi due anni e mezzo.
Possiamo procedere alla
votazione del provvedimento legislativo. C’è un emendamento interamente
sostitutivo, protocollo numero 53479, composto da tre
articoli; poi, c’è un subemendamento che va a modificare l’articolo 2, comma 4.
Il tutto è firmato dagli onorevoli Salerno, Chiappetta,
Dattolo, Principe, Scalzo, Gallo, Serra, Parente, Aiello, Ciconte e Vilasi.
Pongo in votazione
l’articolo 1, dove non ci sono emendamenti.
(E’ approvato)
E’ approvato col voto
contrario di Italia dei valori.
All’articolo 2, comma 4,
c’è un emendamento che così recita: “Il comma 4 dell’articolo 2 è soppresso”.
Riguarda la norma finanziaria.
Pongo in votazione il
subemendamento, protocollo numero 53696.
(E’ approvato)
Pongo in votazione
l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione
l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione il
provvedimento nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Non ci sono altri punti all’ordine
del giorno; ci sono solo i due punti che erano stati inseriti, che riguardano
due ordini del giorno: uno a firma dell’onorevole Magno, uno a firma
dell’onorevole Gallo. Sono argomenti molto simili, quindi, si possono unificare
per farne uno. Possiamo procedere a votare gli ordini del giorno in coordinamento
formale che, poi, saranno unificati.
Il primo così recita: “Premesso che:
dal prossimo 9 dicembre, a seguito delle variazioni nei nuovi orari ferroviari, sarà soppressa la corsa delle FF. SS. delle 07.40 che collega Catanzaro Lido a Lamezia Terme e viceversa;
tale corsa ha un importante valore sociale, consentendo a numerosi cittadini del comprensorio lametino e catanzarese, tra i quali molti studenti, di raggiungere gli uffici della città di Catanzaro e Lamezia, gli ospedali e l'Università di Germaneto;
un tale provvedimento avrebbe come grave conseguenza quella di rendere difficoltoso, se non impossibile, a coloro che usufruiscono normalmente del servizio pubblico, il raggiungimento della sede di lavoro in orari consoni;
tale corsa ha da sempre rappresentato un punto fermo del sistema di mobilità Lamezia - Catanzaro, fino a farla ricadere in "fascia protetta" durante le agitazioni sindacali;
il Consiglio regionale impegna
il Presidente e la Giunta Regionale ad attivarsi presso gli uffici regionali di Trenitalia per concordare strategie idonee ad evitare la soppressione della suddetta corsa o, comunque, a favorire una mobilità migliore per gli utenti che normalmente usufruiscono di tale servizio”.
Lo pongo in votazione.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportato in allegato)
Il secondo così
recita: “Il Consiglio regionale della Calabria, premesso che:
il territorio calabrese, anche a causa della sua particolare conformazione orografica e della numerosità e polverizzazione dei suoi centri abitati, ha storicamente sofferto della mancanza di grandi vie di collegamento;
tale situazione è stata aggravata dalla mancata realizzazione o dal tardivo completamento di opere pure essenziali, quali l'ammodernamento della autostrada Salerno-Reggio Calabria, l'adeguamento della Strada statale 106 ionica, la creazione delle trasversali Ionio-Tirreno, l'organizzazione di una rete di collegamento portuale, il raddoppio e l'elettrificazione della rete ferroviaria;
proprio con riferimento alla rete ferroviaria, nel corso dell'ultimo decennio la Calabria ha assistito ad un continuo, inesorabile ridimensionamento dei treni da e per le altre regioni d'Italia;
da ultimo, nel dicembre del 2011, con l'entrata in vigore dell'orario invernale, Trenitalia aveva proceduto alla soppressione di altri 21 treni a lunga percorrenza, tra i quali anche i treni notturni da e per Milano, Torino, Roma, Venezia e Bolzano;
nel giugno del 2012, con l'entrata in vigore dell'orario estivo, nessun treno a lunga percorrenza era stato ripristinato ed anzi nuovi tagli, soprattutto sul versante del trasporto locale, s'erano aggiunti a quelli già in precedenza effettuati;
qualche settimana fa, con la presentazione dell'orario invernale che entrerà in vigore il 9 dicembre, si è appreso che, nell'ambito del contratto di servizio pubblico sottoscritto con la Regione Calabria, Trenitalia ha deciso di sopprimere, tra l'altro, gran parte dei treni della tratta Sibari-Metaponto, non prevedendo neppure la loro integrale sostituzione con corse automobilistiche sostitutive;
le scelte adottate da Trenitalia rischiano di accrescere ulteriormente lo stato di isolamento della Calabria dal resto d’Italia ed ora anche tra i paesi e le città della regione, con gravi e negative ripercussioni non solo per i cittadini, ma anche per comparti economici di primo piano, quali l'agricoltura ed il turismo, pesantemente ed ingiustificatamente penalizzati;
grande, giustificata e comprensibile è la preoccupazione espressa dalla generalità degli utenti, dai cittadini, dai sindaci del comprensorio, dalle associazioni dei consumatori, dai sindacati confederali e di categoria;
impegna il governo regionale, nella persona del Presidente detta Giunta regionale e dell'assessore regionale ai trasporti, a voler adottare ogni iniziativa idonea ed opportuna ad evitare la soppressione dei treni lungo la tratta Sibari-Metaponto e, in particolare, a voler richiedere urgentemente la convocazione di un tavolo di confronto e concertazione per avviare con Trenitalia un confronto sulle scelte che dovrebbero divenire operative a far data dal 9 dicembre 2012, oltre che sullo stato e sulle prospettive della rete ferroviaria calabrese e sulla necessità dell'immediato ripristino dei principali treni a lunga percorrenza da e per il Nord e il Centro dell'Italia”.
Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Non ci sono altri punti
all’ordine del giorno, quindi, il Consiglio regionale sarà convocato per il 14
p.v. con all’ordine del giorno la riforma degli enti subregionali.
Il Consiglio sarà convocato a domicilio.
Hanno chiesto congedo i consiglieri Aiello F., Ciconte, De Masi, Fedele, Stillitani.
(Sono
concessi)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Magno – “Modifica ed integrazioni alla legge regionale 11 agosto 2004, n. 18 (Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario – Collegato alla manovra di assestamento di bilancio per l’anno 2004 ai sensi dell’articolo 3, comma 4, della legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8)” (P.L. n. 395/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari
istituzionali, affari generali, riforme e decentramento.
(Così resta stabilito)
Nucera – “Istituzione del reddito minimo di inserimento” (P.L. n. 396/9^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività
sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.
(Così
resta stabilito)
E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge statutaria di iniziativa dei consiglieri De Masi, Giordano, Talarico D.:
“Modifiche allo Statuto della Regione Calabria” (P.L.S. n. 11/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari
istituzionali, affari generali, riforme e decentramento.
(Così resta stabilito)
In data 15 novembre 2012, il Presidente della Giunta
regionale ha promulgato le sotto indicate leggi regionali.
Le stesse sono state pubblicate sul supplemento straordinario n. 2 del 22
novembre 2012 al Bur n. 21 del 16 novembre 2012:
legge regionale 15 novembre 2012, n. 55,
recante: “Legge regionale – Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 e s.m.i. (Norme per la tutela, governo ed uso del territorio.
legge urbanistica della Calabria)”;
legge regionale 15 novembre 2012, n. 56,
recante: “Legge regionale – Modifiche alla legge
regionale 13 maggio 1996, n. 3 (Disposizioni in materia di trattamento indennitario agli eletti alla carica di consigliere
regionale)”;
legge regionale 15 novembre 2012, n. 57,
recante: “Legge regionale – Modifiche alla legge
regionale 10 febbraio 1997, n. 4 (Legge organica di protezione civile della
Regione
Calabria)”;
legge regionale 15 novembre 2012, n. 58,
recante: “Legge regionale – Abrogazione dell’articolo 10, comma 2, della legge regionale 26 luglio 1999, n. 19 e s.m.i. (Disciplina dei servizi di sviluppo agricolo della Regione
Calabria)”;
legge regionale 15 novembre 2012, n. 59,
recante: “Legge regionale – Riconoscimento del metodo storico “Moscato al Governo di Saracena” quale bene culturale della Calabria”.
La proposta di legge numero 328/9^ di iniziativa del consigliere regionale Pasquale Tripodi, recante: “Riordino delle comunità montane e costituzione delle “Unioni montane dei Comuni” già assegnata per il merito alla seconda Commissione è così riassegnata: prima Commissione per il merito ed alla seconda Commissione per il parere finanziario.
Nucera. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
l'Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, in data 22.11.2012, prot. n. 80067, ha indetto una gara a procedura negoziata aperta per l'affidamento per 5 mesi del servizio di supporto alla struttura di Urgenza ed Emergenza SUEM-118;
il disciplinare di gara determina per i cinque mesi di affidamento del servizio di supporto alla struttura di Urgenza ed Emergenza SUEM-118 il valore economico massimo in € 990.000,00, oltre IVA;
nel detto disciplinare sono esclusi dal poter partecipare alla procedura di gare le associazione di volontariato, nonostante le stesse negli ultimi anni abbiano svolto lodevolmente il servizio di supporto alla struttura di Urgenze ed Emergenza SUEM–118;
la gara a procedura negoziata aperta per l'affidamento per 5 mesi del servizio di supporto alla struttura di Urgenza ed Emergenza SUEM-118 prevede una cifra sproporzionata di quasi un milione di euro rispetto al servizio da offrire, anche in considerazione del fatto che le associazioni di volontariato potrebbero gestire lo stesso servizio a costi di poco più di un terzo;
la detta procedura di gara contravviene alle prescrizioni della circolare della Regione Calabria n. 25002 del 23 settembre 2009, con la quale vengono invitate le ASP ad ammettere alle gare d'appalto "i soggetti economici che non perseguono fini di lucro" specificando che il Codice dei Contratti (D.Lgs. 163/2006) abilita a partecipare alle gare "l'operatore economico" indipendentemente dalla forma giuridica assunta;
la detta procedura di gara, infine, contravviene allo spirito e alle determinazioni della legge regionale n. 33 del 26 luglio 2012 (Norme per la promozione e la disciplina del volontariato), che riconosce l'opera sociale svolta dalle associazioni di volontariato che operano con fini esclusivi di solidarietà sociale e gratuitamente, salvaguardandone altresì l'autonomia e la dignità e promuovendo li ruolo determinante di tali organizzazioni per la crescita umana, sociale culturale e civile delle comunità locali e valorizza le iniziative di solidarietà che prevedono l'azione congiunta di più associazioni, e forme di collaborazione tra queste e gli Enti locali al fine di promuovere l'attuazione sul territorio regionale di metodologie di intervento «a rete» -:
se ritiene opportuno, nella Sua qualità di Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione Calabria, nominato con delibera del Consiglio dei Ministri del 30 luglio 2010, intervenire presso l'Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, al fine di avere chiarimenti circa l'importo previsto dalla gara a procedura negoziata aperta per l'affidamento per 5 mesi del servizio di supporto alla struttura di Urgenza ed Emergenza SUEM-118 del 22.11.2012, prot. n. 80067, e l'esclusione dalla partecipazione alla stessa delle associazioni di volontariato.
(312; 6.12.2012)
Guccione, Aiello F. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
il DEA (Dipartimento Emergenza Accettazione) dell'Ospedale Civile "Annunziata" di Cosenza, in costruzione da oltre dodici anni e che è stato addirittura inaugurato in passato, rappresenta un punto di alta qualificazione della Emergenza-Urgenza del nosocomio cosentino, la cui operatività riveste una straordinaria importanza per la concreta configurabilità dell'Ospedale dell'Annunziata come struttura HUB;
dovrebbe essere costituito dalle Unità Operative di Pronto Soccorso, Chirurgia d'Urgenza, Rianimazione, Cardiologia, Neurochirurgia e Chirurgia vascolare e, al suo interno dovrebbero trovare posto le sale operatorie, l'angiografo, l'emodinamica, la T.A.C, e la Risonanza Magnetica;
attualmente tale Dipartimento si trova allocato in postazioni diverse e distanti tra di loro e che tale predisposizione crea numerosi disservizi ai pazienti -:
quanto altro tempo occorra ancora, dopo che sono trascorsi dodici anni dall'inizio dei lavori, per l'apertura definitiva di questo prezioso dipartimento all'interno dell'Annunziata di Cosenza e per il trasferimento delle sei Unità Operative (Pronto Soccorso, Chirurgia d'Urgenza, Rianimazione, Cardiologia, Neurologia, Neurochirurgia e Chirurgia Vascolare) con le relative attrezzature tecnologiche (angiografo, T.A.C., Emodinanmica, Risonanza Magnetica, ecc) e di conoscere le ragioni per le quali si parla solo del trasferimento del Pronto Soccorso presso il DEA, considerato che ciò procurerebbe una risposta sanitaria inadeguata e frammentaria, anche perché la distanza dagli altri reparti sarebbe maggiore e, quindi, aumenterebbe il tempo necessario per il trattamento sanitario. Cosenza.
(313; 6.12.2012)
Art 1
(Ridefinizione dell'assetto giuridico della Fondazione Campanella)
1. In coerenza con il punto 4, del Piano di razionalizzazione e riqualificazione del Servizio Sanitario Regionale della Regione Calabria, parte integrante dell'Accordo per il Piano di rientro sottoscritto il 17 dicembre 2009 e recepito con delibera della Giunta regionale n. 908 del 23 dicembre 2009, la Fondazione per la ricerca e la cura dei Tumori "Tommaso Campanella", già provvisoriamente accreditata, è confermata, senza soluzione di continuità, ente di diritto privato, finalizzato a garantire l'assistenza oncologica di alta specialità, ambulatoriale ed ospedaliera, di prevenzione primaria e secondaria, di riabilitazione e di ricerca.
2. La Regione provvede al rilascio dell'accreditamento istituzionale definitivo alla Fondazione ai sensi e per gli effetti della legge regionale 18 luglio 2008, n. 24 (Norme in materia di autorizzazione, accreditamento, accordi contrattuali e controlli delle strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private) e successive modificazioni ed integrazioni, del Regolamento regionale attuativo del 1 settembre 2009, n. 13.
3. La Fondazione concorre ad assicurare la realizzazione dell'integrazione fra Servizio Sanitario Regionale e Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro, ai sensi del decreto legislativo 21 dicembre 1999, 517 (Disciplina dei rapporti fra servizio sanitario nazionale ed università, a norma dell'articolo 6 della legge 30 novembre 1998, n. 419).
4. Le unità operative a direzione universitaria già attivate presso la Fondazione non aventi una missione oncologica sono trasferite nell'Azienda Ospedaliero-Universitarìa "Mater Domini" di Catanzaro, previa intesa tra l'Università Magna Graecia di Catanzaro e la Regione.
5. La Fondazione entro e non oltre 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge adegua il proprio Statuto alla presente normativa e definisce i rapporti con l'Università degli Studi "Magna Graecia" e l'Azienda Ospedaliero Universitaria "Mater Domini" di Catanzaro.
6. Alla Fondazione si applicano le disposizioni degli articoli 9 e 10 della legge regionale 11 agosto 2010, n. 22 (Misure di razionalizzazione e riordino della spesa pubblica regionale).
7. Con effetto dall'entrata in vigore della presente legge è abrogato l'articolo 5 della legge regionale 30 aprile 2009, n. 11 (Riordino del disavanzo di esercizio per l'anno 2008 ed accordo con lo Stato per il rientro dai disavanzi del servizio sanitario regionale) e s.m.i..
Art. 2
(Norma finanziaria)
1. A far data dal 1 gennaio 2013, la Fondazione per la ricerca e cura dei Tumori "Tommaso Campanella", viene annualmente remunerata ai sensi dell'articolo 8 sexies, comma 4, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421) e s.m.i secondo un ammontare globale predefinito, individuato in relazione al volume delle prestazioni necessario a soddisfare il fabbisogno definito dalla programmazione regionale, ed indicato nel relativo contratto di acquisto da stipularsi ex articolo 8 quinquies del medesimo decreto legislativo.
2. Il budget per la Fondazione per la ricerca e la cura dei Tumori "Tommaso Campanella", è compreso nel tetto complessivo per l'acquisto delle prestazioni di assistenza ospedaliera e di specialistica ambulatoriale da privato, fissato ai sensi dell'articolo 15, comma 14, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95 (Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini, nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario) convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.
3. La Regione provvede altresì al rimborso alla Fondazione dei farmaci oncologici ad alto costo attraverso la rendicontazione del file F.
4. Le determinazioni relative al finanziamento della Fondazione, per l'anno 2012 e per tutta la durate della gestione commissariale, sono di competenza del Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di Rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione Calabria, nominato con Delibera del Consiglio dei Ministri del 30 luglio 2010, al fine di garantire la coerenza con lo stesso.
Art. 3
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
“Il Consiglio
regionale
premesso che:
il territorio calabrese, anche a causa della sua particolare conformazione orografica e della numerosità e polverizzazione dei suoi centri abitati, ha storicamente sofferto della mancanza di grandi vie di collegamento;
tale situazione è stata aggravata dalla mancata realizzazione o dal tardivo completamento di opere pure essenziali, quali l'ammodernamento dell’autostrada Salerno - Reggio Calabria, l'adeguamento della strada statale 106 ionica, la creazione delle trasversali Ionio - Tirreno, l'organizzazione di una rete di collegamento portuale, il raddoppio e l'elettrificazione della rete ferroviaria;
proprio con riferimento alla rete ferroviaria, nel corso dell'ultimo decennio la Calabria ha assistito ad un continuo, inesorabile ridimensionamento dei treni da e per le altre regioni d'Italia;
da ultimo, nel dicembre del 2011, con l'entrata in vigore dell'orario invernale, Trenitalia aveva proceduto alla soppressione di altri 21 treni a lunga percorrenza tra i quali anche i treni notturni da e per Milano, Torino, Roma, Venezia e Bolzano;
nel giugno del 2012, con l'entrata in vigore dell'orario estivo, nessun treno a lunga percorrenza era stato ripristinato ed anzi nuovi tagli, soprattutto sul versante del trasporto locale, s'erano aggiunti a quelli già in precedenza effettuati;
qualche settimana fa, con la presentazione dell'orario invernale che entrerà in vigore il 9 dicembre, s'è appreso che nell'ambito del contratto di servizio pubblico sottoscritto con la Regione Calabria, Trenitalia ha deciso di sopprimere, tra l'altro, gran parte dei treni della tratta Sibari-Metaponto, non prevedendo neppure la loro integrale sostituzione con corse automobilistiche sostitutive, nonché la corsa delle 7.40 che collega Catanzaro Lido a Lamezia Terme e viceversa, quest’ultima di fondamentale importanza, poiché consente a numerosi cittadini del comprensorio lametino e catanzarese, tra i quali molti studenti, di raggiungere gli uffici della città di Catanzaro e Lamezia, gli ospedali e l'Università di Germaneto;
tale corsa ha da sempre rappresentato un punto fermo del sistema di mobilità Lamezia – Catanzaro, fino a farla ricadere in “fascia protetta” durante le agitazioni sindacali;
le scelte adottate da Trenitalia rischiano di accrescere ulteriormente lo stato di isolamento della Calabria dal resto d'Italia ed ora anche tra i paesi e le città della regione, con gravi e negative ripercussioni non solo per i cittadini che usufruiscono normalmente del servizio pubblico per il raggiungimento della sede di lavoro, ma anche per comparti economici di primo piano, quali l'agricoltura ed il turismo, pesantemente ed ingiustificatamente penalizzati;
grande, giustificata e comprensibile è la preoccupazione espressa dalla generalità degli utenti, dai cittadini, dai sindaci del comprensorio, dalle associazioni dei consumatori, dai sindacati confederali e di categoria.
Impegna
il Presidente della Giunta regionale e l’assessore regionale ai trasporti a voler adottare ogni iniziativa idonea ed opportuna ad evitare la soppressione dei treni lungo la tratta Sibari-Metaponto, nonché della corsa delle 7.40 che collega Catanzaro Lido a Lamezia Terme;
a voler richiedere urgentemente la convocazione di un tavolo di confronto e concertazione per avviare con Trenitalia un confronto sulle scelte che dovrebbero divenire operative a far data dal 9 dicembre 2012, oltre che sullo stato e sulle prospettive della rete ferroviaria calabrese e sulla necessità dell'immediato ripristino dei principali treni a lunga percorrenza da e per il nord e il centro dell'Italia”.