IX^ LEGISLATURA

 

RESOCONTO INTEGRALE

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49.

 

SEDUTA DI GIOVEDI’ 18 OTTOBRE 2012

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLO’

 

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

La seduta inizia alle 13,20

PRESIDENTE

La seduta è aperta. Si dia lettura del verbale della seduta precedente.

Giovanni NUCERA, Segretario Questore

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni

Giovanni NUCERA, Segretario Questore

Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

PRESIDENTE

Concluso l’ordine del giorno chiedo ai colleghi di prendere posto così iniziamo i lavori del Consiglio.

La parola all’assessore Stillitani.

Sull’ordine dei lavori

Francescantonio STILLITANI, assessore al lavoro, formazione professionale, famiglia e politiche sociali

Presidente, chiedo che venga inserito all’ordine del giorno il provvedimento numero 196/9^, la presa d’atto dell’avvenuta approvazione da parte della Commissione europea della rimodulazione del Por Fse.

Questo provvedimento è correlato al primo punto all’ordine del giorno. Il contenuto è identico, evitiamo un ulteriore passaggio dato che la Commissione europea si è già espressa positivamente in fase di proposta sul provvedimento.

PRESIDENTE

Assessore, solo per capire meglio la sua proposta. Dice che il secondo punto all’ordine del giorno deve essere sostituito da quello che lei ha detto?

Francescantonio STILLITANI, assessore al lavoro, formazione professionale, famiglia e politiche sociali

È, in pratica, il passaggio successivo. Viene sostituita la proposta con il provvedimento di presa d’atto dell’approvazione da parte della Commissione europea della proposta oggi all’ordine del giorno.

PRESIDENTE

Invece di inserire questo punto all’ordine del giorno, quando tratteremo il secondo lei chieda la sostituzione di questo provvedimento con il suo e si risolve senza inserire un nuovo argomento.

Ripeto, finito il dibattito sulle province, al punto due lei potrà illustrare il nuovo provvedimento e l’Aula provvederà a votare.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo. Ne ha facoltà.

Mario MAIOLO

Presidente, per capire. Mi sembra che la proposta dell’assessore sia di far prendere atto al Consiglio regionale che è intervenuta l’approvazione della rimodulazione da parte della Commissione europea.

Ritengo che il Consiglio debba fare una discussione sulla rimodulazione, perché il fatto che un provvedimento arrivi in Commissione e in Aula dopo che è stato definito dalla Commissione europea è contro la legge regionale di politiche comunitarie.

Chiedo, quindi, che oggi comunque ci sia il dibattito sulla rimodulazione del fondo sociale. Poi, siamo assolutamente d’accordo che l’assessore nella relazione introduca anche l’intervenuto parere della Commissione europea e chieda all’Aula di prenderne atto.

Il punto rimane all’ordine del giorno e facciamo una discussione sulla rimodulazione.

PRESIDENTE

Direi che la discussione che avete fatto in via preliminare possa essere rinviata al punto due quando l’assessore farà una proposta di modifica, come ha esposto prima nel suo intervento, poi ci sarà l’intervento dell’Aula senza inserire nuovi punti.

Riordino delle Province – Dibattito

PRESIDENTE

Possiamo, pertanto, procedere con il primo punto all’ordine del giorno: il riordino delle Province.

Sapete che le Regioni entro il 24 ottobre devono esprimere un parere sul riordino delle Province. In quest’Aula abbiamo già affrontato questo argomento nel mese di luglio e, in una seduta alla quale abbiamo invitato tutti i soggetti attori del territorio, abbiamo avuto l’opportunità di discutere con i rappresentanti delle province di Vibo Valentia e di Crotone

In quella occasione abbiamo approvato un ordine del giorno all’unanimità. La seduta era stata chiesta da dieci consiglieri regionali delle province di Vibo Valentia e di Crotone, ma l’ordine del giorno è stato approvato dall’intero Consiglio regionale.

Oggi siamo chiamati ad esprimere questo parere. Il Consiglio delle autonomie locali - che abbiamo istituito per la prima volta in Calabria – nella seduta di insediamento ha provveduto ad esprimere un parere che ho avuto modo di distribuire a tutti i consiglieri nell’ultima seduta di Consiglio regionale, affinché ne prendessero atto ed approfondissero le questioni che pone il Cal per addivenire ad una riflessione, ad una discussione e magari – come hanno fatto anche altre Regioni in Italia – ad un provvedimento da approvare in Consiglio regionale.

Il termine ultimo per esprimere il nostro parere è il 24 ottobre. Il Consiglio regionale, quindi, è chiamato oggi a dire - visto che per effetto del provvedimento del Governo due province della nostra regione, Crotone e Vibo Valentia, sono al di sotto dei parametri stabiliti– come vuole procedere e che tipo di riordino vogliamo porre in essere.

Ho letto ieri che la Giunta regionale ha provveduto ad effettuare opposizione al provvedimento del Governo. Ritengo, quindi, che la discussione in Aula debba essere preceduta dall’intervento di un rappresentante della Giunta regionale per comprenderne le motivazioni, visto che in precedenza abbiamo approvato un ordine del giorno in cui il Consiglio regionale dava mandato alla Giunta regionale di proporre ricorso alla Corte costituzionale.

Prego i colleghi di prendere posto perché questo è un argomento delicato, se non si fa silenzio e non si prende posto interrompiamo il Consiglio regionale. Basta con questi capannelli!

Per completare il mio intervento di avvio dei lavori direi di dare la parola alla Vicepresidente Stasi per capire quali sono le motivazioni del ricorso, approfondire la questione ed avviare la discussione. Dopo il suo intervento ci sarà un dibattito tra i gruppi di maggioranza e minoranza per addivenire alla votazione di un provvedimento che impegni il Consiglio regionale e dica come la Calabria ritiene che si debbano riordinare le province sul nostro territorio.

Prego, Vicepresidente Stasi.

Antonella STASI, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente, in effetti è  la seconda seduta che viene dedicata alla questione del riordino delle province. Come diceva il Presidente Talarico, entro il 24 di questo mese la Regione Calabria dovrà esprimersi in un contesto che continua ad essere molto confuso. Ogni Regione sta seguendo un percorso diverso ma, fondamentalmente, c’è la tendenza a chiedere una deroga alla norma nazionale.

Diversi Cal si sono espressi, entro il 3 ottobre, con un parere assolutamente difforme  rispetto a quanto previsto nella norma nazionale.

Quindi, una richiesta di deroga che dovrà essere approvata dalle regioni nei vari Consigli regionali.

In Calabria è successa la stessa cosa, il Consiglio regionale il 17 luglio ha invitato la Giunta regionale ad impugnare il decreto. La Giunta lo ha fatto nei termini previsti per legge, quindi ,entro il 13 ottobre è stato presentato ricorso alla Corte costituzionale ed è stato depositato il ricorso alla Presidenza del Consiglio dei ministri impugnando soprattutto l’articolo 17. Di conseguenza siamo qui oggi per verificare e valutare qual è stato il parere del Cal.

Oltre all’impugnativa vi è il dovere di fare, in ogni caso, una proposta al Governo nazionale. Su questo - è una discussione nata come Giunta -, invitiamo il Consiglio regionale a fare una riflessione. L’idea è di condurre la discussione per verificare se ci sono i termini per richiedere una deroga come Regione Calabria e mantenere l’assetto attuale con le cinque province.

La deroga che la Regione Calabria potrebbe chiedere è di mantenere le cinque province attualmente esistenti.

Voglio ricordare che in Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Basilicata, Campania e Calabria i Cal si sono espressi con pareri difformi che, probabilmente, saranno confermati dai rispettivi Consigli regionali.

Avremo proposte di Regioni che vanno contro la norma nazionale. Il Molise e la Puglia, addirittura, non hanno istituito i propri Cal.

Il Ministro non ha dato delucidazioni nei vari incontri e sappiamo bene che ancora non c’è un decreto legge. Forse, nel Consiglio dei ministri del 26 ottobre, sarà determinato l’iter procedurale per procedere al riordino, all’applicazione del riassetto.

Si parla di commissari ma non è certo che ci sarà un commissario. Probabilmente verranno interrotte le funzioni degli attuali Consigli provinciali, è ancora tutto da definire. In questa confusione e soprattutto in attesa di quello che avverrà il 6 novembre - che è la data in cui potremmo avere qualche risposta rispetto ai ricorsi presentati -, la proposta che in qualche modo dovremmo portare oggi alla riflessione è di confermare la richiesta di deroga e l’assetto attuale della regione Calabria con le cinque province esistenti.

PRESIDENTE

Grazie alla Vicepresidente Stasi per aver illustrato quello che ha fatto la Giunta e quale linea il Governo regionale vuole seguire su questo argomento.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.

Salvatore PACENZA

Grazie, Presidente, credo che non sia formale un ringraziamento a lei e alla Giunta regionale per aver permesso oggi questo dibattito in vista della scadenza ben precisa del 24 ottobre. Un ringraziamento per aver consumato una serie di passaggi importanti per poter arrivare ad una determinazione del Consiglio regionale oggi riunito proprio per questo scopo.

Il Cal - che è quell’organismo che finora non era stato costituito -,  regolarmente votato e costituito, ha preso in esame la situazione territoriale ed istituzionale esistente all’interno della nostra regione.

Ebbene, questo organismo ha dato un parere che, credo, debba essere tenuto in debita considerazione rispetto ad un problema molto serio che va oltre gli aspetti campanilistici. Qui non si tratta di appartenenza all’uno o all’altro territorio, si tratta di dare un parere, un contributo rispetto ad un futuro che non è solo territoriale,  ma che credo sia di tipo politico e economico-sociale.

Il Cal nel documento che recentemente ha presentato agli organi di informazione, ai cittadini e a tutti quanti noi, ha chiaramente detto che la regione Calabria può continuare a contenere le cinque province per tutta una serie di ragioni che sono state puntualmente, analiticamente e specificamente evidenziate da questo organo.

Alla indicazione del Cal si è unito di recente – e per questo il ringraziamento va alla Giunta regionale – un ricorso alla Corte costituzionale rispetto ad una serie di anomalie presenti nel decreto legge del Governo.

Credo –  diceva bene la Vicepresidente - che la data del 6 novembre sia di fondamentale importanza perché potremo avere indicazioni precise circa la sorte del territorio calabrese.

L’aspetto nuovo, inedito che oggi viene fuori in maniera chiara con una proposta di tipo politico è - se questo Consiglio lo vorrà e speriamo lo voglia alla unanimità – la richiesta di una deroga alla decisione del Governo.

I diversi aspetti di questa richiesta vanno al di là di quelle che possono essere le appartenenze partitiche, politiche, territoriali ed i campanilismi che si sono scatenati intorno a questa vicenda. Poter avere la forza dell’unanimità della massima Assise regionale, come è giusto che sia, nella richiesta di una deroga alla decisione del Governo, proprio per l’importanza che gli enti hanno nei vari territori - sia pure con eventuali dovute correzioni rispetto alle funzioni che hanno - in questo momento particolarmente critico dal punto di vista politico, economico e sociale del nostro territorio, credo che possa far quadrare il cerchio

Credo che oggi il Consiglio regionale debba dare dimostrazione di coesione, non pensare territorio per territorio, ma avere la possibilità di dimostrare che esistono intenti comuni. Va bene, quindi, la proposta della Giunta regionale di chiedere insieme una deroga alle decisioni che il Governo ha preso con la spending review. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole De Masi. Ne ha facoltà.

Emilio DE MASI

Grazie, Presidente, l’onorevole Pacenza mi ha efficacemente preceduto nella manifestazione delle riflessioni che più si adattano alla riflessione che stiamo affrontando.

Voglio anch’io riconoscere e prendere atto del lavoro svolto dal Consiglio delle autonomie locali e dell’iniziativa della Giunta regionale – benché ispirata da un atto assunto come Consiglio regionale – di ricorrere verso i numerosi punti che caratterizzano il provvedimento di razionalizzazione delle province che evitano - esplicitamente, per ammissione di qualificati esponenti che studiano la materia - un profilo di incostituzionalità.

Questi due elementi: un atto diretto del governo regionale e un altro esito di una discussione – mi risulta – prolungata, intensa ed approfondita del Cal, che è emanazione del Consiglio regionale, cristallizzano la richiesta di conservare gli attuali assetti delle province in Calabria e non possono che riscuotere un’altrettanta convinta ed unanime adesione da parte del Consiglio regionale. Credo che, altrimenti, rischieremmo di introdurre elementi di conflittualità in termini di congetture istituzionali che non farebbero bene a nessuno.

Penso che l’analisi su cui abbiamo fondato la richiesta di conservazione delle due province a rischio è stata ampiamente sviluppata in più sedi ed anche in Consiglio regionale nel luglio scorso nella seduta in cui, come ha ricordato il Presidente Talarico, parteciparono gli amministratori del Comune e delle Province sia di Vibo Valentia che di Crotone.

Vorrei soffermarmi per qualche attimo sulle ragioni che circa un ventennio fa indussero il legislatore a riconoscere Vibo Valentia e Crotone come nuove province.

Sono ragioni che, a mio avviso, non solo restano intatte, ma che con ogni probabilità hanno conosciuto nel corso di questo ventennio, in particolare negli ultimi anni, una accentuazione.

Per quanto riguarda Crotone - che, naturalmente, è la realtà che meglio conosco -, non per richiamare una sorta di provvidenziale e fatalistica intrusione di volontà soprannaturali, di fatto l’istituzione della provincia coincise, grosso modo, con il declino, pressoché definitivo, della sua prolungata efficace storia industriale.

C’è una sorta di spartiacque nella storia di quel territorio, perché, da quel momento, una città praticamente piegata, allo stremo delle proprie energie economiche, sociali e persino civili, rincorre questa nuova opportunità – questa volta istituzionale – per una sorta di rifacimento della sua identità sociale che, per molti versi, come riconoscono coloro che studiano la sociologia, coincide esattamente con la dignità comunitaria.

Ora sarebbe inammissibile che questo tipo di conquista - che, tra l’altro, non ha prodotto gli effetti che tutti avevamo auspicato – fosse sottratta ad una comunità che conserva ed ha approfondito tutti gli altri bisogni e le altre grandi questioni che sono realmente aperte.

C’è di più: è una forma di insolenza dispettosa e fastidiosa la misura attraverso la quale il Governo prova a razionalizzare le province, di fatto significa essenzialmente sopprimerne alcune - guarda caso quelle più piccole - nei territori nei quali alcuni presidi direttamente riconducibili alla responsabilità dell’Ente Provincia si rivelano più che mai necessari, vuoi per motivi di ordine dei lavori che per motivi di disperazione economica o – come nella realtà crotonese – della presenza del più grande centro di accoglienza per extra comunitari d’Europa.

Non per forzare una sorta di teorizzazione accademica, ma la territorialità oggi è riconosciuta - e questo è un richiamo di natura squisitamente politica – come quel richiamo attraverso il quale la politica si può riaccreditare, altrimenti è destinata a smarrire le proprie capacità di orientamento in questo smisurato confine della globalizzazione, all’interno della quale vincono interessi forti, paesi forti e i territori che già manifestano una loro atavica o cronica debolezza si indeboliscono sempre di più.

Credo che – come ha detto l’onorevole Pacenza – oggi occorra uno sforzo corale del Consiglio regionale.

Ho letto che qualche esponente del nostro consesso - certamente sospinto in questa iniziativa da una visione legittima o forse perché rassegnato alla necessità che la misura del Governo debba essere per forza ratificata - ha già prefigurato confini più dilatati all’interno del quale collocare i territori di Crotone e Vibo Valentia.

Io, prima di giungere a questo, poiché non mi rassegno al fatto che il Governo possa far passare un provvedimento insano politicamente, ingiusto e persino incostituzionale inviterei coloro che sostengono prefigurazioni territoriali diverse da quelle che attualmente configurano le cinque province a rivedere la propria posizione.

Penso, e concludo, che la soppressione di due province benché piccole, nel momento in cui deprivano gli stessi territori specifici di potenzialità, di presidi democratici, di opportunità e di potenzialità di sviluppo finirebbero per depotenziare ed indebolire tutta la Calabria.

Questo è l’assunto in base al quale mi permetterei di invitare i colleghi appartenenti ad altro territorio di non conferire a questa questione un approccio un po’ troppo disinvolto e - non vorrei dire, per carità - di schietta manifestazione di appartenenza territoriale.

Questa volta, davvero, deve prevalere un sentimento di appartenenza territoriale come calabresi. Ci hanno tolto già tante cose, la soppressione di due province benché piccole, indebolirebbe anche gli altri territori. Credo che su questo possiamo essere tutti d’accordo e convergere in una votazione unanime che dia la forza al Governo regionale – come ha richiamato la Vicepresidente – al di là del corso che deve fare il ricorso presso la Consulta, di una iniziativa istituzionale e politica forte presso il Governo, affinché offra finalmente un riscontro di sensibilità verso bisogni che sono inalienabili nei territori di Crotone e di Vibo Valentia.

PRESIDENTE

Prego, onorevole Censore, ne ha facoltà.

Bruno CENSORE

Grazie, signor Presidente, anche io voglio dare un contributo al dibattito su questa che ritengo una questione importante e che non è per me una faccenda di campanile o per fare rivendicazioni di parte.

Penso che, oggi, in Italia ci sia una grande confusione che è dettata, intanto, dalla crisi finanziaria che interessa tutta l’Europa e che, chiaramente, porta chi ha le redini del comando oggi in Italia a  fare scelte frettolose, avventate e poco ponderate.  

C’è una impostazione molto improvvisata in numerosi campi, ma anche e, soprattutto, in tema di riordino delle istituzioni. C’è una scelta molto frettolosa che non va nella direzione delle economie di spesa. Noi – lo ricordava il collega De Masi – siamo entrati nel merito della questione a luglio quando abbiamo affrontato la discussione. Allora, abbiamo evidenziato che con la soppressione delle Province non si realizzano economie di spesa, perché ci deve essere sempre chi si interessa della manutenzione delle scuole o delle strade. Il personale che è dipendente delle Province, poi, non può esser mandato a casa ed allora a cosa si riduce il risparmio?

Se ricordate bene, già con il decreto “Salva Italia” erano stati aboliti gli organi direttivi delle Province perché con quel decreto la composizione dei Consigli provinciali era demandata ai comuni che mandavano i loro rappresentanti, il sindaco o un suo delegato, che, poi, provvedevano ad eleggere al loro interno un Presidente.

Questa, allora, è una misura che è dettata dal populismo che c’è oggi in Italia, da questo vento forte di antipolitica? Perché vorrei vedere, carte e numeri alla mano, quali economie di spesa si realizzano.

Oggi c’è una improvvisazione celata che vuol far sì che l’Italia torni, dal punto di vista storico, a molti anni addietro; praticamente, si vuol tornare al centralismo e questo significa allontanare le Regioni, allontanare i territori da presidi importanti che potevano dare risposte immediate ai cittadini.

Lo si sta tentando anche con le Regioni, cioè prima si vuol diminuire l’autorevolezza dei comuni attraverso un continuo drenaggio di risorse e di tagli ai trasferimenti. Lo si fa con le Province in maniera poco organica perché, se ci fosse stato un disegno organico, se ci fosse stata la necessità, sarebbero state soppresse tutte le Province, invece con qualche escamotage qualcuna si salva.

Lo si sta facendo con le Regioni – ripeto – perché, approfittando di questa situazione di crisi e di antipolitica che c’è, c’è un attacco anche alle Regioni e alle loro prerogative. Quindi non c’è, forse anche perché la politica si trova in un momento di debolezza, una alzata di scudi vera e propria rispetto a questa deriva.

Ritengo che le Regioni, dal 1970 ad oggi, abbiano accelerato i processi di sviluppo cioè la Calabria di oggi non è certo la Calabria dello status pre-regionale quando si doveva andare a Roma con il cappello in mano. Poi, è vero, che le Regioni più deboli, magari con l’alternanza, non possono aggredire al meglio le problematiche; poiché c’è un susseguirsi di amministrazioni ogni cinque anni i piani programmati ed elaborati vengono smontati e questo, purtroppo, incide sullo sviluppo. Ma qui si cerca di smontare un intero assetto dello Stato.  

Anche la decisione che ha assunto il Consiglio delle Autonomie Locali va in questa direzione cioè il CAL, che è l’organismo che doveva elaborare una proposta, in sintesi, dà una delega al Governo. Al di là del fatto che il CAL abbia insistito sulla presentazione del ricorso, giustamente, perché io ritengo che ci siano dei profili di incostituzionalità, il CAL si lava le mani e noi, attraverso il CAL, demandiamo tutto allo Stato, C’è una abdicazione della Regione a favore del Governo centrale, una nostra incapacità di decidere perché la Calabria ha il requisito del numero di abitanti – siamo due milioni di abitanti –  previsto dal decreto sulla spending review per avere cinque Province, così come ha il requisito della dimensione territoriale. Quindi, c’è questa nostra incapacità.

Ho ascoltato l’intervento della Vicepresidente Stasi che diceva che, al di là del ricorso che è giusto  sia fatto e portato avanti nei tempi e nei modi stabiliti dalle leggi, si chiederà una deroga al provvedimento che ritengo sia anche una cosa utile.

Noi dobbiamo lottare per mantenere queste 5 Province, altrimenti per quei territori significa l’impoverimento, cioè significa che in quelle Province verranno meno tantissimi posti di lavoro.

Nella mia provincia di Vibo Valentia si è costituito un comitato a difesa della provincia, ma non è un comitato composto dagli eletti che sono coloro che – a dire dei detrattori della politica – devono mantenersi la poltrona. In quel comitato ci sono imprenditori, persone comuni, agricoltori e commercianti che, attraverso la soppressione di quella provincia, vedono venir meno le loro certezze di vita e di speranza.

Ben venga, allora la deroga! Ma, secondo me, la deroga va corroborata con un’azione di forza da parte della Regione altrimenti – come diceva il mio capogruppo – sembra una istanza rispetto a chi è condannato a morte, nel senso che chiede clemenza chi è già sul patibolo.

Io penso, allora, che ci debba essere una pronuncia forte da parte del Consiglio regionale finalizzata a far sì che si mantengano le cinque Province calabresi perché ci sono il requisito demografico e della territorialità. Inoltre, quelle Province hanno ormai costruito anche un modello di sviluppo e di relazioni che è ingiusto che si interrompa.

Faccio, quindi, appello affinché oggi da questo consesso parta uno sforzo importante per far sì che la Calabria mantenga questo suo tessuto, questo suo impianto, perché se si sopprimono le Province di Vibo Valentia e di Crotone è una sconfitta per la Calabria.

La Calabria stessa si impoverisce, non soltanto quei territori, perché la Calabria perderà altri presidi importanti: Prefetture, Questure, istituti. Quindi, c’è un impoverimento del tessuto perché con la soppressione degli ospedali, dei Giudici di Pace, delle scuole viene meno il diritto di poter vivere in Calabria. Se si smantella tutto c’è la morte, una morte lenta.

Chi ha letto il documento dell’Istat, ha letto quanti comuni in Calabria scompariranno fra 50 anni. E’, allora, un problema esistenziale della stessa Regione e ci vuole, quindi, una risposta forte affinché  si tagli altrove ed i tagli siano veri.

PRESIDENTE

Consigliere Censore, stava parlando con tanta enfasi ed alla fine si è interrotto?

Bruno CENSORE

Poiché ho visto che la Vicepresidente Stasi ascoltava il mio intervento ed annuiva, sono d’accordo nel chiedere la deroga. Intanto, ho stigmatizzato il fatto che il CAL, che era l’organismo deputato – lo so che era difficile – a fare la proposta, in un certo senso ha delegato al Governo centrale la decisione di fare la proposta qualora la Regione non dovesse vincere il ricorso. Non è più il Cal ma il Governo

(Interruzione)

PRESIDENTE

Ha concluso l’intervento quindi, onorevole Censore? Ha chiesto di parlare l’onorevole Salerno. Ne ha facoltà.

Nazzareno SALERNO

Grazie, Presidente, vorrei mettere da parte il campanile di appartenenza di un territorio e andrei più indietro a quando sono state istituite le due nuove Province di Crotone e di Vibo Valentia. All’epoca, secondo me, è stato commesso un errore di valutazione nel limitarsi a frazionare la vecchia Provincia di Catanzaro ed oggi, purtroppo, ne paghiamo le conseguenze perché ci troviamo due Province piccole che non rientrano nei requisiti previsti dal decreto sulla spending review e ci troviamo, ancora una volta, a combattere una battaglia che forse, con molta probabilità, perché dobbiamo essere realisti, rischiamo di perdere.

So quanto ci tengo a mantenere la provincia di Vibo Valentia: vengo eletto in quel collegio, vivo in quel territorio, sono stato all’epoca, quando ero consigliere comunale del mio comune, favorevole alla istituzione della Provincia, però, oggi dobbiamo anche essere realistici perché non possiamo eludere la realtà e le possibili conseguenze che possono derivare da quella che oggi è una normativa, un indirizzo del Governo nazionale ad effettuare tagli.

Va benissimo proporre ricorso alla Corte costituzionale ed io mi sono già espresso su questo! Non v’è dubbio: occorre lottare fino alla fine per mantenere queste Province.

Andiamo a chiedere l’applicazione dello strumento della deroga? Ben venga! Voglio, però, anche dire una cosa a questo Consiglio regionale: abbiamo anche il dovere di essere propositivi e, nell’ipotesi in cui questo ricorso e la deroga non vengano accolti, dire che cosa vogliamo fare del nuovo assetto delle Province in Calabria. Vorrei essere protagonista nel nuovo progetto di riordino delle Province in Calabria e non subire, da parte del Governo centrale, alla fine, quelle che saranno le nuove decisioni ed il nuovo assetto.

Con l’assessore Tallini, nei giorni scorsi, abbiamo detto: “battersi fino alla fine per cercare di mantenere le cinque Province”. C’è, però, un dato di fatto ed ho sentito anche qualche collega che, magari, ipotizzava altre ipotesi , andiamo nel reale. Non penso assolutamente che oggi ci siano le condizioni affinché altri territori possano cedere parte di territorio per creare i presupposti affinché queste due Province possano sopravvivere.

Non penso che in questo Consiglio regionale si possa arrivare ad una decisione unanime o trovare un’ampia maggioranza per avere il coraggio di ridisegnare le Province in Calabria.

Dobbiamo dircela tutta e fino in fondo, diversamente ci prendiamo in giro.

Dico, allora, nella ipotesi in cui non si riesca a conseguire il risultato e, quindi, a difendere queste Province, cosa vogliamo fare? Noi abbiamo lanciato l’ipotesi di una nuova Provincia dell’area centrale della Calabria che andrà a comprendere Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia. Questa, secondo me, è anche la sintesi di una storia e di una cultura che è stata sempre così per evitare che questi territori – parlo per la mia Provincia – magari poi in futuro, rischino di sfaldarsi.

Questo perché è importante che i 50 comuni della Provincia di Vibo Valentia oggi continuino a mantenere i rapporti sociali, i rapporti politici-culturali ed anche di programmazione di carattere economico. Nel momento in cui, magari subendo altre decisioni, rischiamo di avere una divisione di questi territori, la provincia di Vibo Valentia non può rischiare di avere su 50 10 comuni che potrebbero, magari, passare con l’area metropolitana di Reggio Calabria.

Capite, allora, cosa voglio dire? Voglio dire che da oggi noi dobbiamo prevedere questa ipotesi che è molto importante, così come penso per i colleghi di Crotone.  

L’interesse è di mantenere compatto quel territorio, quell’area della provincia di Crotone, perché soltanto così si potrà continuare ad essere non soltanto protagonisti, ma anche partecipi di una programmazione futura andando anche ad individuare i ruoli per il futuro, dove Catanzaro è il capoluogo di Regione – e nessuno glielo disconosce, anzi questa posizione va sempre rafforzata –,  ma dove Crotone e Vibo Valentia potranno esercitare delle funzioni di Provincia anche in maniera decentrata e dove possiamo anche proiettarci in un futuro dove investire. Per esempio, a Vibo Valentia possiamo parlare di polo turistico, a Crotone possiamo rivalorizzare il discorso culturale e la storia che Crotone ha anche dal punto di vista industriale. Forse solo così riusciremo, poi, a dare una risposta molto concreta e seria per costituire un’area forte in grado di potersi anche confrontare con le altre due Province: una che diventerà area metropolitana, è la provincia di Cosenza che, in pratica, oggi è la provincia più grossa della Calabria con circa 750 mila abitanti.

Dobbiamo dircela anche tutta: il problema di queste due Province in questi anni – parliamo di Province che si attestano a poco meno di 170 mila abitanti – è  stato anche che il loro potere contrattuale nei confronti delle altre Province non è stato, in pratica,  un potere contrattuale in grado di riportare sui territori gli equilibri giusti per poter portare avanti una programmazione.

Parlo della mia provincia. Oggi noi viviamo delle situazioni di grave disagio, per esempio, in alcuni settori. E’ vero che ci sono state date risposte dalle istituzioni, la presenza del Comando provinciale dei Carabinieri, la Questura, la Prefettura, la Camera di commercio, il Comando provinciale della Guardia di Finanza, ma come Ente Provincia oggi, in sé e per sé, ci sono dei problemi. Invito chi non è della provincia di Vibo Valentia a fare una passeggiata nel territorio e vedrà che non abbiamo una strada e non abbiamo una scuola a norma. Abbiamo tantissimi problemi ma non perché io voglia, nella maniera più assoluta, condannare o criticare chi ha governato questa provincia ma perché questa provincia, purtroppo, negli anni non ha avuto quel potere contrattuale per essere in grado di confrontarsi e programmare una politica seria di sviluppo sul territorio.

Battiamoci per questo con la consapevolezza, comunque, che questo percorso potrebbe finire in maniera negativa. Magari il ricorso presentato potrebbe andar male e la deroga non sarà concessa. Questa Regione, questo Consiglio regionale ha il dovere, secondo me, di esser propositivo.

Anche perché, guardate, sono sincero e schietto, ho letto il verbale che è stato redatto dal Consiglio regionale delle Autonomie Locali. Apprezzo lo sforzo che si è fatto in questo organismo, però, sinceramente prevale soltanto un sentimento che è quello di battersi per difendere forse anche, se è necessario, l’indifendibile.

Ritengo che da questo documento doveva emergere anche una proposta concreta per sostenere fino in fondo il mantenimento delle cinque Province in Calabria ed, in alternativa, una proposta per un nuovo assetto di riordino delle Province in Calabria. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.

Sandro PRINCIPE

Presidente, non mi dilungherò in una disquisizione sugli assetti istituzionali del Paese. Come classi dirigenti abbiamo tutti una grande responsabilità perché, non aver affrontato per tempo le riforme dell’architettura istituzionale - costituzionale del Paese, porta a fare queste riforme a puntate, per pezzi. E quando l’architettura costituzionale di un Paese, nella impostazione delle varie istituzioni e dei rapporti fra le istituzioni, viene fatta estemporaneamente, si commettono sempre degli errori.

Noi, come Partito democratico, appoggiamo il Governo Monti, ma non v’è dubbio che il decreto sulla spending review, per la parte che riguarda l’architettura istituzionale, sopperisce a ritardi decennali delle classi dirigenti italiane.

Da sempre, almeno da qualche decennio, si pensa che le funzioni svolte dal Parlamento richiedano una riforma del Parlamento stesso. Il Consiglio regionale della Calabria ha deliberato la diminuzione del numero dei suoi consiglieri a 40. Non so da quanti lustri sentiamo parlare della diminuzione del numero dei parlamentari e della modifica delle funzioni dei due rami del Parlamento che svolgono funzioni analoghe.

Non voglio dire che i Padri costituenti abbiano sbagliato perché la Costituzione italiana, che rimane di grande attualità per quanto riguarda i suoi principi generali, andava riformata più o meno un decennio prima della fine della Prima Repubblica perché, per quanto attiene agli aspetti istituzionali, la Costituzione italiana è stata influenzata dal fatto che giungeva dopo 20 anni di fascismo. Parliamoci chiaramente.

Tutta l’architettura istituzionale ha risentito della necessità dei Padri costituenti di impedire che ci fossero altre esperienze negative di tipo autoritario. Tra le disposizioni inserite per evitare questa ricaduta ci sono i due rami del Parlamento che svolgono funzioni analoghe. Da più tempo tutti diciamo che la Camera dei deputati deve essere un organo più politico e più dedito alla formazione delle leggi, mentre il Senato dovrebbe rappresentare le autonomie.

Non è il mio un discorso di tipo leghista, ma parlo del Senato delle autonomie. Cerco di concludere il ragionamento per dire che nel decreto sulla spending review una serie di iniziative prese risentono di questi ritardi. E quando il quadro non si guarda nel suo insieme si possono commettere degli errori.

Lo stesso vale per le riforme che riguardano l’Istituzione regionale. Abbiamo assistito e stiamo assistendo a delle enormi deformazioni.

Le Regioni, certamente, non si sono rese conto di essere diventate organismi accentratori e l’accentramento dei poteri, inevitabilmente, porta all’aumento dei costi. Quando il potere è più leggero e, nell’architettura istituzionale, c’è un rapporto di tipo diverso fra i vari momenti in cui si devono esercitare i compiti istituzionali, naturalmente i costi si riducono.

In questo discorso viene fuori la questione della riduzione del numero delle Province e ci troviamo a doverla affrontare per quanto riguarda la nostra Regione. Personalmente avrei preferito che questo avvenisse in un contesto più generale.

Ebbene, che non mi si chieda quale poteva essere il mio parere personale nel momento in cui sono nate le Province di Vibo Valentia e di Crotone. Non ha valore, non ha significato, non serve a niente che il consigliere Principe in quest’Aula venga a dire “ma io pensavo”; sono ragionamenti strumentali che non servono.

Oggi, ci troviamo di fronte ad un dato di fatto che in questa Regione ci sono cinque Province e che questo Consiglio regionale si è espresso da più tempo per la difesa di questo assetto organizzativo. Oppure mi sbaglio? Il Presidente Talarico ci ha ricordato che nel mese di luglio noi abbiamo ribadito la volontà di difendere le cinque Province ed, eventualmente, far ricorso dinanzi alla Corte costituzionale per come la questione Province è stata assoldata, senza tener conto di un discorso più complessivo. Tanto è vero che il ricorso avanzato dalla Giunta regionale è stato giustificato come un momento attuativo di una volontà di questo conflitto.

Ebbene, stamattina di fronte a cosa ci troviamo? Ci troviamo di fronte al governo della Regione che ci dice due cose: una che ribadisce una volontà del Consiglio, quella di far ricorso davanti alla Corte costituzionale, e l’altra di chiedere una deroga.

Posso anche dire che personalmente ho apprezzato la sincerità del consigliere Salerno, peraltro proveniente dalla Provincia di Vibo Valentia: un grande spessore di onestà intellettuale. Però, caro Presidente Salerno, mi consenta di fare una brevissima domanda: ma qual è la posizione della maggioranza in quest’Aula?

Pur apprezzando il suo dire, pur ritenendo ma questa è una mia valutazione del tutto personale  che, ove il Governo Monti dovesse procedere alla spending review per quanto riguarda le Province calabresi, naturalmente si arriverà alla città metropolitana che ingloba la Provincia di Reggio Calabria alla vecchia Provincia di Catanzaro e alla Provincia di Cosenza, però, lasciatemi dire in quest’Aula che, nel momento in cui si paventano le subordinate, si indeboliscono le principali.

E da qui la mia domanda: qual è la posizione della maggioranza?

Se volessi essere cattivo, poiché un giornalista, di questi eccellenti che assistono ai lavori di questo Consiglio regionale, mi ha inserito fra gli immortali, insieme al Presidente Loiero, per aver fatto per soli 7 anni il parlamentare, dimenticando il grande lavoro sul territorio che per alcuni di noi ha comportato seri rischi per la propria esistenza, riallacciandomi al ragionamento di prima che nel momento in cui si indebolisce la principale con la subordinata, viene naturale chiedere qual è la posizione della maggioranza.

Ricordandomi di essere stato parlamentare insieme all’onorevole Andreotti non vorrei dire che “a pensar male non si sbaglia” perché non v’è dubbio che la proposta della maggioranza mette la questione delle due Province di Vibo Valentia e di Crotone completamente nelle mani del Governo perché noi dobbiamo genufletterci e pregare che la Corte costituzionale accolga il ricorso. E finché ci genuflettiamo di fronte al Signore, potrei partecipare a questo rito collettivo, ma nel momento in cui facciamo un atto che può essere catalogato come una richiesta di grazia verso il Governo Monti, se mi consentite, non sono d’accordo sul procedere, sulla elaborazione culturale.

Poi, naturalmente non c’è un problema di votare sul ricorso alla Corte costituzionale e di votare la richiesta di deroga. Ma quella è una richiesta di grazia perché sappiamo benissimo che, se non ci sono i parametri, il Governo, nel momento in cui rientrerà nei suoi poteri per decidere, respingerà questa richiesta di deroga.

Allora, perché la posizione andreottiana del pensar male? Perché vado un attimo indietro e mi ricordo come è stato istituito il Consiglio delle Autonomie Locali, con una grande fretta e con i fax per presentare le candidature al CAL che in molti comuni non sono arrivate. Si arriva, quindi, con una proposta del CAL che, a sua volta, è una richiesta di grazia verso il Governo Monti.

Per concludere, allora, noi non possiamo non stigmatizzare queste responsabilità della maggioranza perché, se realmente si volevano e si volessero difendere le due Province, andava fatta una proposta complessiva che rientrasse nei parametri stabiliti dal Governo e, quindi, non soltanto una istruttoria da parte del CAL, ma anche un lavoro con i comuni che, attraverso i movimenti tra una provincia e l’altra, avessero consentito alle due Province più piccole di rientrare nei parametri.

Ecco, quindi, la domanda. Tuttavia, sono convinto che la posizione della maggioranza sia quella  illustrata dalla Vicepresidente Stasi.

Ma non v’è dubbio che l’intervento dell’onorevole Salerno ci lascia in qualche misura …

Ecco, pur avendo detto che reputo scontato che, ove il ricorso non sia accolto e ove, certamente, non sia accolta la deroga, alla fine sarà la Città metropolitana ad inglobare la vecchia Provincia di Catanzaro e la Provincia di Cosenza, mi è sorto forte il dubbio che, in realtà, la posizione della maggioranza non sia di difesa delle due Province.

Se si volesse fare questo, certamente, c’è il termine perentorio del 24 ottobre, ma il tempo che rimane da qui al 24 ottobre e, poi, per la conferenza Stato-Regioni, potrebbe essere utilizzato per una istruttoria che diventi un supporto reale al mantenimento della provincia di Crotone e di Vibo Valentia.

Voteremo sì al ricorso, voteremo sì alla deroga, ma, francamente, con queste grandi perplessità sulle reali volontà della Giunta Scopelliti e sulla riuscita di questa nostra iniziativa. E suggeriamo che il tempo che rimane per l’incontro della Conferenza Stato-Regioni possa essere utilizzato per una istruttoria più adeguata perché Crotone e Vibo Valentia rimangano Province.

Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Sulla. Ne ha facoltà.

Francesco SULLA

Penso che, ormai, tutte le considerazioni che si potevano fare sui gravi limiti del provvedimento governativo di riordino delle Province si siano fatte in questi mesi, sia in sede locale sia in questo Consiglio regionale. Penso che – come è stato detto più volte – il nostro ordinamento statutario avesse la necessità di una qualche rivisitazione, ma, altrettanto convintamente, penso davvero che non possa essere concepita una riorganizzazione dell’ordinamento degli assetti istituzionali dello Stato condizionato esclusivamente da questioni di risparmio economico. Credo si stia commettendo un grave errore nel procedere a pezzi, rivedendo prima la formazione dei Consigli comunali, dove dalla riduzione dei consiglieri comunali abbiamo registrato che non è pervenuto alcun risparmio; si è solo limitata la possibilità di confronto democratico che poteva coinvolgere più cittadini nei piccoli Comuni e si è ridotto, invece, il Consiglio comunale a un gruppo di persone che si riuniscono in una ristretta cerchia e condizionano anche le sorti delle legislature stesse. Nessun risparmio e una riduzione della democrazia.

 Credo che alcune Province siano nate – riprendendo il ragionamento esposto anche da qualche collega – non tanto per condizioni che si erano determinate in quel momento nelle realtà che richiedevano la loro autonomia e penso, in particolare, a come è nata la Provincia di Crotone, che, seppure ha coinciso con la crisi dell’apparato industriale, la rivendicazione da parte di quel territorio, di quel comprensorio – come veniva allora definito – di assurgere a Provincia, era un processo che si era avviato molto tempo prima perché affinità di tipo economico e sociale avevano portato a quella rivendicazione che si era trascinata per tanti anni.

Credo che riproporre un accorpamento forzato delle Province non potrà che produrre forti contraddizioni sui territori, che non sarà facile governare, richiederà molto tempo. Tra l’altro,  nel nostro dibattito viene sottovalutato un altro limite del provvedimento, cioè quello che conferisce alle nuove Province un assetto nelle funzioni, nelle competenze e nell’apparato proprio delle Province, negli organismi, dalla Presidenza alla Giunta regionale che dovrà governarli, totalmente diverso da quello che è oggi e vengono fortemente ridimensionate quelle competenze e quelle funzioni; non si capisce bene ancora – la Vicepresidente parlava di confusione e credo che su questo abbia proprio ragione perché tutto il provvedimento e tutto l’atteggiamento che ne è seguito è condizionato fortemente da confusione –, penso che questo porterà ad un’ulteriore riduzione degli spazi di confronto democratico e di vicinanza tra le istituzioni provinciali e i propri cittadini.

 Per andare rapidamente al merito della proposta, credo che il Cal abbia fatto un grande sforzo –ero lì a seguire gli andamenti dei lavori e anche a presiederlo nella parte finale –, però ho registrato, intanto, un fatto: sono intervenuti i rappresentanti di tutte le Province, sottolineo, in particolare, quelli della Provincia di Catanzaro, che potevano essere i più condizionati da una situazione del genere che poteva portarli a rivendicare immediatamente una ricostruzione della vecchia Provincia, come sarebbe naturale, alla fine, se non ci dovesse essere nessun’altra prospettiva.

Ricordo precisamente, invece, gli interventi esposti dai rappresentanti di quel territorio, a cominciare dalla Presidente della Provincia, la quale ha sottolineato l’importanza che rimangano le cinque Province, perché la Provincia di Catanzaro ritornerebbe ad introiettare contraddizioni che non è che li favorissero in quella fase. Ho sentito da parte di colleghi alcune considerazioni che, per la verità, a Crotone sento meno: ho sentito da parte del collega Salerno, di qualche collega del vibonese, una minore tensione nel vivere questa situazione rispetto a quanto, magari, accade nel Crotonese, perché il Crotonese questa identità territoriale l’ha rivendicata negli anni. Ricordiamo che la Provincia di Crotone, prima che fosse Provincia, aveva già delle autonomie proprie: penso all’organizzazione delle forze politiche o di alcune forze politiche, le stesse organizzazioni sociali, che sul territorio di Crotone avevano già conformato una loro Provincia, cioè Crotone, di fatto, è stata sempre una Provincia anche quando era nella Provincia di Catanzaro. Il fatto, quindi, che il Cal abbia ribadito la necessità che l’assetto istituzionale che oggi è stato concepito non sia facile da mettere in discussione è stato, secondo me, abbastanza sottolineato e di questo bisogna tenere conto. Dove era stata la difficoltà del Cal?

Credo che la sua difficoltà ad avanzare una proposta di riordino più compiuta, più rispondente ai dettati del nuovo provvedimento governativo stia proprio nelle circostanze evidenziate; se oggi ricorriamo alla Corte costituzionale è perché qualcuno si arroga il diritto di decidere per i Comuni, sarebbe stato altrettanto grave se il Cal avesse scelto per i Comuni in sede di discussione, senza avere il mandato da parte di quei Comuni. Praticamente, non c’era il tempo che era loro necessario – teniamo conto che occorrevano due giorni –, per sentire i Comuni e per aprire una grande consultazione che portasse altri Comuni ad assumere scelte che potessero, poi, portare ad una proposta più rispondente ai parametri che il Governo ha delineato. Il Cal, quindi, non poteva, secondo me, fare altra cosa, se non quella di prendere atto che il provvedimento del Governo era un atto forzato, che fosse incostituzionale e che quel processo per riconoscere l’incostituzionalità fosse attivato dalla Giunta regionale, come la Giunta ha fatto su mandato del precedente Consiglio regionale. Penso, quindi, che dobbiamo insistere sul riconoscimento delle cinque Province. Probabilmente la Calabria avrebbe i numeri e in termini di abitanti e in termini di territorio per ridisegnare le cinque Province, ma per fare questo c’è bisogno di un processo più lungo; non si poteva e non si può procedere in tempi così ristretti, per cui anche così la leggo la richiesta di deroga, perché è chiaro tutto quello che è stato detto anche dai colleghi che mi hanno preceduto, per ultimo il capogruppo del Partito democratico, che appare come una richiesta di grazia del condannato a morte al Presidente della Repubblica!

Credo che anche la richiesta di deroga, in questo momento, non sia in contraddizione con il percorso avviato del riconoscimento di incostituzionalità del provvedimento del Governo, quindi la condivido – come ha detto il nostro capogruppo – ma, purtroppo, non c’è dubbio che è una proposta debole la nostra, perché la nostra proposta più forte sarebbe stata quella di presentarci con un riassetto territoriale delle cinque Province più rispondente ai parametri fissati. Ora, però, siccome ci troviamo in queste condizioni, non sono convinto che riusciranno a fare tutto nei tempi che si sono prefissati come Governo e non sono neanche convinto che il Governo agirà di imperio, come qualcuno paventa, perché non si tratta di situazioni che si risolvono con la forza, si tratta di cose molto delicate che richiederanno tempo per essere maturate.

Penso che il Governo rifletterà molto sul ragionamento che scaturirà dal confronto Stato-Regioni, per cui penso che dovremo mettere in campo, da qui fino alla Conferenza Stato-Regioni, tutto quello che è necessario perché la Calabria possa avere riconosciute le cinque Province, cosa che lascerebbe davvero tutti i territori nelle condizioni di poter rappresentare meglio i bisogni dei propri cittadini.

Okay, quindi, al ricorso, anzi abbiamo fatto bene a farlo nei tempi previsti, come era stato indicato dal Consiglio regionale al Presidente della Giunta ed alla Giunta stessa, okay alla deroga per la circostanza nella quale ci troviamo, ma non demordiamo, da qui fino alla Conferenza Stato-Regioni, per una soluzione che possa riconoscere le aspettative di tutti i territori. Che poi ci possa essere una divisione di tre Province e la Provincia di Reggio Calabria, – così come è stata oggi definita nella costituzione delle aree metropolitane – la vecchia Provincia di Catanzaro e quella di Cosenza, è chiaro che fra tutte le opzioni che si possono ipotizzare è l’unica che avrebbe, alla fine, un minimo di razionalità nella irrazionalità, nella violazione della Corte costituzionale, in tutto.

Per come sostenuto dal consigliere Salerno e che condivido molto, almeno conserviamo l’identità di questi territori. Guai se oltre al danno avessimo la beffa, mettere in discussione, cioè, anche l’identità di quei territori, che è molto forte e radicata e che penso nessun Governo, però, potrà farlo. E’ vero che si commettono anche tante follie nelle decisioni che si prendono in fretta, sull’onda della necessità del risparmio – che poi non so quale risparmio si ottenga – ma almeno questa conserviamola. Penso che se il vero problema è quello di conservare l’identità, il miglior modo per farlo sia quello di mantenere le cinque Province. Se questo, poi, non dovesse verificarsi, vedremo nel prosieguo ma per adesso credo che dobbiamo batterci per il riconoscimento della incostituzionalità del provvedimento e per il mantenimento delle cinque Province. Qualcuno diceva – mi pare la Vicepresidente – che si sono mosse anche altre Regioni sulla questione della deroga; ho visto anche Regioni come il Piemonte che hanno accorpato alcune Province, però, su altre hanno detto: “No, questa la lasciamo così e chiediamo che per questa ci sia una deroga”. Penso, quindi, che l’istituto della deroga dovrà essere preso in considerazione e, se così non fosse, la Conferenza Stato-Regioni avrà certamente un compito difficile ma dovrà fare ogni sforzo per tenere in conto le esigenze di ogni Regione.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Tallini. Ne ha facoltà.

Domenico TALLINI

Signor Presidente, onorevoli colleghi, come vedete, mi sono seduto sui banchi dei consiglieri e non su quelli della Giunta regionale, anche perché ritengo – per dare subito una risposta al collega Principe – che non c’è una proposta della Giunta in quanto, rileggendo anche la proposta avanzata dalla Vicepresidente Stasi, ci accorgiamo che si tratta di una proposta aperta che lascia il Consiglio regionale nella condizione di poter autodeterminarsi, sapendo, collega Principe, che questa è una materia su cui difficilmente si può pensare di presentare proposte di coalizione, vista la delicata situazione che riguarda, questa delle Province, territori che coinvolgono, direttamente o indirettamente, tutti i partiti politici, tutti i consiglieri regionali, sia della maggioranza sia della opposizione.

Potrei, quindi, facilmente dirle che è vero, forse non c’è una proposta della maggioranza, ma credo non ci sia nemmeno una della minoranza. Se poi pensa che il suo intervento possa rappresentare anche tutta la minoranza, credo che avrà delle delusioni in Aula o, perlomeno, sarà una considerazione poco valutata e poco approfondita. Mi permetto di dire che, come consigliere regionale della provincia di Catanzaro, avrei potuto avere qualche imbarazzo nell’intervenire. Siamo qua per condurre una battaglia forte: quando negli anni ‘90, è arrivata in questo Consiglio regionale la proposta della tripartizione o, meglio, le proposte per le nuove istituzioni delle Province di Vibo Valentia e di Crotone, avrei preso sicuramente per primo la parola e sicuramente mi sarei battuto strenuamente contro quella che per me era una decisione ingiusta, non perché fossi contrario, in via pregiudiziale, alla realizzazione di autonomie sul territorio, ma ritenevo che quella proposta fosse pesantemente e ingiustamente penalizzante nei confronti della Provincia di Catanzaro e non ridisegnava sul piano regionale un territorio; non ridisegnava un piano equilibrato nell’attribuzione delle Province, in quanto avrebbe portato ulteriore squilibrio e pregiudizio allo sviluppo dell’intera regione. Se oggi facessi la domanda “a chi è giovata questa situazione?”; se, per esempio, i territori delle Province di Cosenza e di Reggio Calabria allora potevano pensare che dalla tripartizione della Provincia di Catanzaro avrebbero potuto trarre un vantaggio. Credo che oggi questo vantaggio non l’abbiano registrato.

I territori delle Province di Vibo Valentia e di Crotone, allora, potevano pensare che da quella decisione sarebbe potuto scaturire un vantaggio per quei territori – dobbiamo dirlo con sincerità –; il collega Nazzareno Salerno, che si è preso il plauso del capogruppo del Pd, oggi ha avuto l’onestà, ma ritengo, più che l’onestà, la maturità politica per capire, perché, amici, credo che, qua dentro, dobbiamo tutti essere intellettualmente onesti. Gliela potevamo comunque riconoscere al collega Salerno, come va riconosciuta ad ognuno di noi, in quanto ha fatto un intervento, da consigliere regionale della Calabria, maturo rispetto ai problemi. Sa il collega Salerno che questa sua posizione potrebbe facilmente essere strumentalizzata, ma sa pure che non deve guardare– come, in questo momento, dovremmo tutti fare – soltanto a quello che può essere un elettorato dei nostri territori, che guardano a noi soltanto perché difendiamo le autonomie di quei territori, a volte senza un supporto e senza una motivazione valida.

Ricordo che, quando fu istituita la Provincia di Crotone prima, fu istituita perché Crotone doveva ospitare la famosa base degli F16 – collega Sulla e collega Pacenza, mi riferisco a tutti i colleghi della provincia di Crotone, una riflessione su questo va fatta – e si disse che la realizzazione della Provincia di Crotone era la restituzione a Crotone dei danni che avrebbe subito, perché c’era grande ostilità nel predisporre le condizioni affinché si realizzasse senza problemi la base per gli F16; poi non si fece niente e, quindi, rimase la Provincia. Sappiamo tutti come è nata la Provincia di Vibo Valentia e, quindi, un colpo di mano in Parlamento deciso all’ultimo momento.

Collega Principe, scusi se in questo momento, da consigliere regionale, le chiedo: quando si è fatta la tripartizione e la Provincia di Catanzaro è stata così fortemente penalizzata, come mai la sua posizione o di quelli del suo partito non è stata analoga a quella di oggi? E’ la domanda che mi pongo. Perché allora il Consiglio regionale decise di tripartire la Provincia di Catanzaro, istituendo nell’ambito della stessa altre due Province? Come mai non propose ricorso a quella tripartizione, invece oggi sembra condividere una proposta che è la proposta di non decidere? Allora, colleghi, credo che in questo momento il Consiglio regionale arrivi alla discussione in maniera impreparata, perché sembra che questo problema sulle Province riguardi soltanto la Provincia di Crotone e di Vibo Valentia -che sulla carta verrebbero penalizzate- e la Provincia di Catanzaro che sulla carta, oggi, dovrebbe beneficiare, rispetto alla penalizzazione del passato, di questa nuova riconsiderazione.

Credo, invece, che se avessimo voluto affrontare un discorso serio avremmo proceduto diversamente -e se devo fare autocritica la faccio e lo dirò; lo sto dicendo in Aula, dove mi ascoltano il Presidente, i colleghi della maggioranza–. Questo è un problema, però, che non esime da responsabilità nemmeno l’opposizione, perché anche nell’opposizione non c’è stato dibattito. E come mai è mancato questo dibattito? Perché, tutto sommato, continuare oggi a mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi è tipico della Regione Calabria e dell’immagine che la Regione Calabria trasmette a livello nazionale. Non ci dobbiamo lamentare, poi, quando ci sollevano critiche; cioè una Regione che rivendica l’autonomia, poi, nel momento in cui dovrebbe decidere, decide di non decidere e il Cal si riunisce e decide di non decidere, di rinviare la situazione al ricorso. Poteva fare una proposta, comunque, come subordinata. La Giunta regionale, giustamente, dà l’opportunità di decidere al Consiglio regionale; il Consiglio regionale, secondo alcuni, dovrebbe non decidere e dire che ci rifacciamo ad una remota possibilità che la legge potesse essere, in qualche modo, bocciata o riformata dalla Corte costituzionale; ci consente di lasciare decidere. Lo sappiamo benissimo, onorevole Principe e colleghi consiglieri regionali, che in questo momento ci troviamo a decidere su una situazione delicatissima per la vita futura di questa Regione, che questa è una possibilità quasi inesistente, quasi impercettibile sul piano delle probabilità rispetto alla possibilità di autodeterminarci, sempre conciliando anche la possibilità di rispettare quei territori, di dire, comunque, che alla fine inseguiamo questo progetto. Non facciamo come gli altri, cioè che oggi veniamo qua, dobbiamo fare la Provincia e, come è successo all’epoca dell’istituzione del capoluogo, “ci avete rubato l’istituzione del capoluogo, ci avete rubato il capoluogo, adesso qualcosa la vogliamo”.

No, siamo venuti e stiamo facendo un intervento con grande umiltà, perché dire oggi, collega Principe – mi scusi se faccio molto riferimento al suo intervento, perché lo ritengo fondamentale – una cosa è il ricorso sul piano giuridico alla Corte costituzionale, altra cosa è una posizione politica, se poi fosse come dice, la subordinata non sarebbe questa, onorevole Principe; non possiamo competere. Se la Corte costituzionale deve ragionare per vie subordinate, allora c’è una subordinata ancora più importante di questa che sta facendo il Consiglio regionale, che potrebbe essere la proposta del Governo.

Mi pare che la proposta del Governo, rispetto alla decisione della Corte costituzionale, abbia una valenza più forte e più incisiva di quella che può esprimere un Consiglio regionale come quello nostro, che da tutti è ritenuto  di basso profilo. Lo sappiamo che non è così ma sul piano nazionale abbiamo comunque questa brutta proiezione di immagine. Qual è, allora, una proposta sensata che vogliamo elaborare? Quando la Corte costituzionale il 6 novembre si pronuncerà e dirà che la norma è costituzionale e rigetterà il ricorso – perché, se non fosse così, allora rimetteremmo tutto in discussione, tutte le Regioni avrebbero motivo, anche quelle che oggi si stanno autodeterminando nel senso della riforma –, se non fosse così, la proposta, da quel momento in poi, non è che ritorna al Consiglio regionale e il Consiglio regionale può, sulla scorta di quella decisione, decidere di conseguenza e autodeterminarsi su un accorpamento o un riordino delle Province che -volete o non volete ammetterlo- riguarda non solo il territorio di Catanzaro, perché –al di là ipocrisie– i silenzi di tanti non sono silenzi disinteressati in quest’Aula, possono essere anche silenzi interessati.

 Anche le posizioni possono essere silenzi interessati, perché è chiaro che se la Provincia di Catanzaro rimane divisa, il peso delle altre Province sul piano regionale continua ad essere diverso da quello che potrebbe essere una Provincia unita ma questo sarebbe ed è il solito ragionamento di campanile che può ancora costituire anche quella famosa palla al piede che abbiamo avuto fino adesso, che molti hanno inseguito come logica di campanile e che, purtroppo, non ha portato a nessun aspetto positivo per lo sviluppo della regione. Ricostituire, invece, un’area centrale e forte della Calabria attraverso l’unione delle tre Province: forse abbiamo perso anche l’occasione per sederci tutti insieme e vedere come riuscire a tutelare anche Crotone e Vibo Valentia rispetto alla collocazione degli uffici provinciali attuali per mantenere presidi importanti di democrazia ma anche di legalità in quei territori. Abbiamo perso pure questa occasione, collega Dattolo, perché poi tutto spetterà a Roma.

A Roma chi decide? Decide Crotone? Decide Vibo? Decide Catanzaro?

Non si illudano quelli della Provincia di Cosenza o di Reggio Calabria perché questa volta per la Calabria intera decideranno forse i parlamentari della Lega, magari d’accordo con i parlamentari del Pd e con i parlamentari di una maggioranza che fa riferimento al Presidente del Consiglio Monti, che è stato colui che ha voluto la riforma. Credo che oggi per questo Consiglio regionale potrebbe essere il momento di scrivere una pagina importante, in cui la maturità di questo Consiglio regionale supera le logiche di campanile e si presenta al Governo con una proposta seria, che è stata illustrata un po’ e condivisa da me e dal collega Nazzareno Salerno -che anch’io, quindi, ringrazio per il coraggio che ha avuto e mi auguro che al collega Salerno si aggiungano altri per lavorare e unire i territori ed i cittadini calabresi, più che per dividerli-. Su questa proposta -che mi permetto, se è possibile, di presentare- c’è la firma di quattro consiglieri regionali, due della maggioranza e due della minoranza, a riprova, quindi, che qua non ci sono coalizioni che devono presentare proposte preconfezionate, rispetto a cui – non lo so, lo dobbiamo presentare, non voglio nemmeno leggerlo, non so se, poi, sia utile, eventualmente, leggerlo –si mantiene, sostanzialmente, la proposta di andare a perseguire fino in fondo il ricorso, dare mandato e, quindi, coerenza anche in questo alla Giunta regionale di raggiungere gli obiettivi riguardo all’impugnativa alla Corte costituzionale. Si chiede, però, in subordine che, nel caso in cui quella proposta dovesse essere bocciata, la proposta alternativa non può essere altro che questa della ricomposizione della vecchia Provincia con l’unione dei territori delle tre Province, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, che mi sembra l’unica proposta dignitosa che possa salvare questo Consiglio regionale anche da una brutta figura.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Ciconte. Ne ha facoltà.

Vincenzo Antonio CICONTE

Presidente e onorevoli colleghi, credo che il problema delle Province sia molto sentito da questo Consiglio regionale. Penso che sia una questione molto spinosa perché, effettivamente, ci sono delle ipocrisie e dobbiamo cercare di capire quali sono, capire cosa fare se vogliamo, in questa nostra Regione, un riassetto omogeneo e corretto del territorio.

Nella Provincia di Catanzaro, quando si sono create le province di Crotone e di Vibo Valentia, non ci sono state delle ripartizioni in termini territoriali omogenee ed io l’ho detto altre volte, sicuramente sono stati eliminati alcuni territori della vecchia provincia di Catanzaro a favore delle due province di Crotone e di Vibo Valentia.

Credo che quel che ha detto la vicepresidente Stasi è corretto da un punto di vista giuridico, e tutti quanti abbiamo accettato che, eventualmente, bisogna fare un ricorso per ripristinare le Province così come ha detto il consigliere Censore e come hanno detto anche altri colleghi dei vari territori provinciali.

Non v’è dubbio, però, che esistono dei problemi. Oggi, sono per la proroga, sono per fare il ricorso per mantenere le vecchie Province, perché effettivamente per i territori è un fatto estremamente importante mantenere l’occupazione ed una serie di servizi.

Esiste però un problema di fondo: nel momento in cui la Corte costituzionale si dovesse esprimere negativamente, non è che possiamo tornare al campanile, a cercare di mettere, a fare delle edizioni strane – Catanzaro, Vibo Valentia, Crotone – e lo dico da vibonese di origine che vive da tanti anni a Catanzaro. Mi pare assurdo andare a dire che creiamo una provincia “Catanzaro-Vibo Valentia-Crotone”. Ma vi rendete conto di quale assurdità? Dovremmo creare la città metropolitana di Reggio Calabria che non è di Reggio Calabria, ma viene citata la dizione “Reggio-Villa San Giovanni o Locri” oppure “Cosenza-Paola-Castrovillari”. Mi pare una cosa fuori dal mondo.

Dobbiamo, quindi, essere seri ed ecco perché c’è un po’ di ipocrisia. Certamente dobbiamo difendere quei territori dove, eventualmente, non esiste più la Provincia, così come dobbiamo difendere Lamezia Terme.

Attenzione, abbiamo il territorio di Lamezia Terme che sarebbe nella  provincia di Catanzaro la seconda città della nuova provincia.

Ci rendiamo conto, allora, che stiamo facendo solo del campanilismo cercando di fare soltanto delle proposte secondo me azzardate? Allora dobbiamo essere seri.

Una nuova provincia di Catanzaro non può che essere la provincia di Catanzaro e cercare di dare deleghe o delle cose molto importanti su quei territori e difendere eventualmente il lametino. Ma non credo che come Regione possiamo fare questo tipo di ragionamento, altrimenti avremmo dovuto ricostituire le nuove province in maniera diversa e non far ricorso alla Corte costituzionale.

Questo è il vero nodo e sono d’accordo con il consigliere Sulla quando dice che avremmo dovuto dire: le nuove 5 province, dovevamo fare un nuovo riassetto di tutto il territorio regionale. Questo era allora, secondo me, il forte compito di questa Regione.

Dato che questo non l’abbiamo fatto, ripeto, si ripristinerà la provincia di Catanzaro a tutti gli effetti come era prima cercando di dare delle deleghe, dei contributi forti nei territori,  ché secondo me, è importante rafforzare se vogliamo veramente finirla con i vecchi campanilismi e dare alla provincia ed alla città di Catanzaro il capoluogo di Regione che tutti diciamo a parole ma che in realtà non l’abbiamo mai riconosciuto.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Dattolo. Ne ha facoltà.

Alfonso DATTOLO

Presidente, onorevoli colleghi. Intervengo brevemente cercando di fare un punto della situazione perché mi sembra che siamo scivolati in una confusione giuridico-politica che ha poco a che vedere con i percorsi che il Consiglio regionale si è dato nella seduta del 17 luglio.

Il 17 luglio abbiamo fatto una seduta di Consiglio - qui ci sono i verbali con tutti gli interventi e mi sono anche preso la briga di vedere che cosa è stato detto –per fare il punto della situazione.

Ci siamo dati una impostazione, intanto, di carattere istituzionale dicendo che non era giusta la soppressione delle province. Partiamo da questo dato, assessore Tallini vorrei che mi seguisse così come io ho seguito, attentamente, il suo intervento.

La scelta di ricorrere, che hanno fatto anche altre Regioni, si basa su un punto fondamentale: questo Governo non può cambiare il codice delle autonomie a colpi di decreti legge, istituti previsti dalla Costituzione.

Perché l’errore originario, onorevole Tallini, nasce da lì. Se non prendiamo atto di questo, non può essere il Consiglio regionale a fare una proposta e dire se il comune di Roccacannuccia vuole andare con Catanzaro o con Cosenza. Non lo può dire.

Gli articoli 132 e 133 della Costituzione danno alle popolazioni il diritto di scegliere. Chiaramente, di fronte ad un decreto legge che è stato emanato a luglio, e il 20 è scaduta la possibilità di intervenire, si capisce che non c’è alternativa a questo, a meno che  non ci si voglia sostituire alla volontà di tutti quei territori e questo non mi sento di poterlo dire a nome di tutti i cittadini della Provincia, se vogliono tornare alla Provincia madre o se vogliono andare con altre, al di là delle logiche di appartenenza.

Sono nato in provincia di Catanzaro nel 1964, ed allora c’era la provincia di Catanzaro.

Questo per dire due cose, collega Tallini. Vede, il fatto di cancellare così di pugno alcune realtà provinciali, dopo che quei territori hanno assaporato questa logica dell’autonomia, non è così semplice come dice lei, né tanto meno è facilmente spiegabile alla luce di una riforma.

Vede, forse il Consiglio regionale della Calabria avrà tantissimi difetti: non sarà adeguato, non sarà all’altezza, tutto quel che si vuol dire ma siamo nella fase in cui il Parlamento ha abdicato al suo ruolo, siamo in una fase di commissariamento della politica. Perché queste assunzioni di responsabilità che un Governo fa con un decreto legge, sia che riguardi la spending review che l’ordinamento istituzionale, sono cose che un Parlamento non avrebbe mai potuto consentire se fosse stato nell’esercizio di un governo politico.

Questo è il dato più significativo: la crisi dei partiti, la crisi del Parlamento. Un Parlamento che probabilmente non conosce quanto è la spesa che viene risparmiata con l’abolizione di metà delle province e non è in grado, poi, di cancellare un solo seggio parlamentare, né al Senato né alla Camera, che avrebbe un impatto psicologico notevole. Magari lo fa sulle Regioni costringendole ad avere un ruolo di secondo piano.

Vede, il ricorso e quanto ha fatto il Cal, non so se lei ha seguito i lavori, ma sia io, sia il collega Sulla, che il collega Scalzo li abbiamo seguiti fin dall’inizio, mi consenta anche il collega Salerno, non è possibile che 52 sindaci della provincia di Vibo Valentia non sentano il dovere di rappresentarsi all’interno del Consiglio delle autonomie locali. Anche questa è una mancanza di rispetto istituzionale.

(Interruzione)

Non tocchiamo le dolenti note, ma se tutte le Province hanno partecipato al voto…

(Interruzione  dell’onorevole Salerno)

PRESIDENTE

Onorevole Salerno, se deve rispondere per fatto personale potrà farlo…

(Interruzione  dell’onorevole Salerno)

Alfonso DATTOLO

Collega Salerno, le dico solo che questo Consiglio regionale ha istituito finalmente il Cal, che era bloccato dal 2007. Sono passati cinque lunghi anni dal momento in cui doveva essere istituito.

Poi, siccome il 3 ottobre scadeva il termine entro il quale il Cal poteva presentare una sua proposta – vero, collega Tallini? – e non c’erano, naturalmente, le condizioni per fare una proposta in 4/5 giorni, anche alla luce del dibattito che si era sviluppato all’interno del Consiglio delle autonomie locali.

Ecco perché avrei avuto piacere che ognuno assistesse al dibattito che c’è stato all’interno delle varie istituzioni, perché non è così semplice come si vuol far passare. Non è con un colpo di spugna che si cancellano due Province, dopo la fatica che diceva lei per istituzionalizzarle. E soprattutto anche alla stregua di quello che hanno fatto altre Regioni. Perché se il Veneto conferma le sue Province ed addirittura sposta una città come Schio dalla provincia di Vicenza a quella di Treviso per mantenere una ulteriore autonomia, mi dice come è possibile dal punto di vista costituzionale accettare una cosa del genere? Non è possibile, non ci sono queste condizioni.

Dobbiamo allora ripristinare e dare la possibilità ai comuni di decidere con quale provincia dover andare perché questo è sancito dalla Costituzione. Se viene violato questo diritto della Costituzione mi sembra, quanto meno, un atto dovuto che la Regione impugni questo decreto. Mi sembra il minimo per ripristinare e dare la possibilità a quei comuni, a quelle popolazioni di esprimersi.

Se non è questa la ragione per la quale il Consiglio regionale ha dato pieno mandato alla Giunta e ricordo che c’è stato un ordine del giorno approvato alla unanimità con le firme dei colleghi, questo giusto per essere chiari fino in fondo. Bilardi, Bova, Orsomarso, Ciconte, Dattolo, De Masi, Principe, Serra e Adamo sono stati i firmatari di quell’ordine del giorno in cui si dava mandato alla Regione di costituirsi su due aspetti.

Il primo aspetto era l’incostituzionalità del decreto legge e l’altro aspetto riguardava la resistenza al vecchio decreto, il cosiddetto “Decreto sviluppo” che prevedeva anche l’abolizione delle Province dal 2011.

Ritengo che con molto senso di responsabilità il Cal abbia in un certo qual senso dato un segnale di responsabilità. Questo mi sembra il minimo che possiamo fare. Se uno deve fare già il funerale e spartire l’eredità senza ancora sapere se il defunto è compiutamente estinto, mi sembra accanimento terapeutico, in un certo qual senso.

Direi quindi che la Regione bene ha fatto a seguire – così come diceva la Vicepresidente Stasi – il percorso che il Cal ha recepito rispetto a quella che era la volontà dell’intero Consiglio regionale il 17 luglio. Noi dobbiamo partire dal dato politico che il 17 luglio abbiamo deciso di consumare un percorso legato ad un ricorso. Quindi quando finirà questo aspetto, si vedrà dopo se il Governo nazionale potrà decidere anche in nome e per conto dei territori. Tanto lo fa con i decreti legge pertanto non ci scandalizzeremmo neanche se continuasse su questa strada.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Loiero. Ne ha facoltà.

Agazio LOIERO

Signor Presidente, devo confessare che sono preoccupato per come si sta svolgendo questo dibattito, perché  al di là di maggioranza o di minoranza ha bisogno di una grande unità e di un minimo di buonsenso anche perché siamo stati tartassati in passato da divisioni e risse. Tutto ci ha portato a dividerci e su questi temi non è stata mai la Regione – anche quando era una Regione di grandissima qualità culturale, e mi riferisco all’inizio del cammino delle Regioni – a decidere, ma purtroppo è sempre stata Roma, accentuando una tendenza in maggioranza esistente in questa Calabria ad essere sudditi: noi siamo, purtroppo, sudditi.

Cosa voglio dire, Presidente? Sono convinto che negli anni ’90 con le due province sia stato compiuto uno strappo. Ma ormai quelle province ci sono, Vibo Valentia ha anche una vecchia storia di capitale, così come Crotone che ha una storia importante dalla Magna Grecia in poi. Queste cose avevano, quindi, tutte una plausibilità.

Oggi, però, nel momento in cui il Presidente del Consiglio si presenta davanti l’opinione pubblica nazionale per dire che ha compiuto una manovra brutale, questo nei confronti dei ceti meno abbienti e delle fasce sociali più povere e fragili, nel momento in cui c’è una ‘ndrangheta imperante in tutte le regioni ma che senso ha che noi andiamo a fare un ricorso? Ma davvero pensiamo, come pensano molti costituzionalisti, che poi alla fine la Corte costituzionale decide solo in chiave giuridica? Ma guardate che entrano in gioco mille sentimenti, mille contraddizioni ed oggi noi siamo nel mirino.

Certo lo fanno anche altre Regioni, ma come sarà valutato un ricorso del genere? Se dobbiamo dire che dobbiamo farlo perché questo è un passaggio obbligato per non dividerci, noi possiamo farlo, certo che possiamo farlo.

Ma come si può immaginare con tutto il rispetto per i comuni, per le volontà che decidendo un Governo possa pensare di accorpare una Provincia, per esempio, a Cosenza per farla diventare di 950 mila abitanti? E’ inimmaginabile tutto questo.

Quindi un po’ di buonsenso avrebbe potuto far decidere  noi tutti quanti, e dire “signori, qui non c’è maggioranza, nessuno disconosce il momento particolare che tutta la Regione sta attraversando, che tutte le Regioni stanno attraversando”, che valore ha una posizione di questo genere quando tutte le Regioni sono in una tempesta? E lo siamo a maggior ragione noi esportatori di questa tragedia in tutto il mondo.

Non ha, quindi, alcun valore. Avremmo dovuto trovare un elemento di coagulo e di unità per dire mettiamoci d’accordo e ripristiniamo una malefatta, perché in quel momento è stata così. E’ stata una cosa che è sfuggita al Parlamento, perché io ero in Parlamento e non voglio negarlo, è sfuggita a tutti di mano.

Detto tutto questo non ha senso dividerci qui dentro su questo tema, non ha senso. Avremmo dovuto dire: noi immaginiamo l’assetto del territorio così come in fondo il territorio era stato diviso in passato.

Chi guarda la storia e chi pensa alle Calabrie, Calabria Citra o Calabria Ultra, si accorgerebbe che, faccio un esempio, c’è stato un lunghissimo periodo in cui addirittura ne esistevano solo due di Calabria. Ed esistevano due capitali di Calabria, non tre.

Ma io non voglio far emergere dalla memoria questi elementi che dividono il Consiglio regionale. Non voglio perché se si fa riferimento alla storia si vede che è una storia completamente diversa.

Io dico: dobbiamo fare questo passaggio? Facciamolo ma sappiamo che poi decidono loro non noi, e state tranquilli che decideranno ripristinando alcuni equilibri. Tanto sarebbe valso, quindi, che l’avessimo fatto noi direttamente.

Dobbiamo fare questi passaggi, io sono per farli, avendo la consapevolezza che da qui dovrebbe uscire una posizione unitaria, su questo tema perché sugli altri temi c’è dissenso, almeno per quanto mi riguarda su tanti temi c’è dissenso, ma questo è un tema principe di unità. Allora noi non facciamo altro che ripristinare gli anni passati in cui c’è stata molta divisione nella Calabria e si sono inferte delle ferite al tessuto calabrese che ancora oggi si fa fatica a rimarginare.

Pertanto, davanti a tutto questo, dobbiamo fare questo passaggio? Facciamolo. Ma sappiamo che la risposta che verrà da un decreto legislativo sarà quello di ripristinare come è giusto, e come storicamente inappuntabile i vecchi equilibri.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Bruni. Ne ha facoltà.

Ottavio Gaetano BRUNI

Grazie, Presidente. Per la piega che ha preso il dibattito debbo manifestare delle preoccupazioni e delle perplessità. Intanto non c’è dubbio che in questo tipo di discussione bisognerebbe lasciare da parte ogni campanilismo ed io non intervengo come rappresentante del territorio di Vibo Valentia.

Ho detto nell’incontro, nel dibattito che abbiamo fatto a luglio che questo problema non si può ridurre ad una questione che riguardi solo ed esclusivamente la provincia di Vibo Valentia e quella di Crotone che potrebbero avere svantaggi notevoli dalla loro soppressione, e il territorio della provincia di Catanzaro che invece potrebbe avere vantaggi notevoli per questa aggregazione.

Dissi che questo è un problema che riguarda la Calabria e penso che in questo senso noi dobbiamo continuare con questo dibattito.

Vedete, i danni ingenti che deriverebbero alle province di Vibo Valentia e di Crotone dalla soppressione dell’ente provincia, sarebbero notevoli e indubbiamente avrebbero ripercussioni sull’intero tessuto calabrese.

Pensiamo a centinaia e centinaia di famiglie che potrebbero essere messe in mobilità e che dovrebbero affrontare giorno dopo giorno sacrifici enormi, finanziari e logistici per raggiungere il posto di lavoro a 100 chilometri di distanza. Pensiamo a cosa andiamo incontro nel settore della legalità se dovessero essere eliminati Prefetture, Tribunali, lo sottolineo perché sono convinto che il tutto ricadrebbe sull’intero territorio calabrese.

Mi sarei soffermato oggi e lo faccio con grande passione, veramente, sulle motivazioni vere di questa che ho ritenuto una presa in giro da parte del Governo, cioè si vogliono sopprimere alcune province.

Dissi che ero d’accordo col mio Partito quando si è parlato di soppressione di tutte le province, ma non mi si può dire che ci sono alcune province che sono inutili, sol perché sono di dimensioni ridotte e debbono pagare un prezzo altissimo, altre che devono rimanere perché un criterio inventato dalla sera alla mattina, di 2.500 chilometri e di 300 mila abitanti, sia stato inventato per penalizzare semplicemente alcune province.

Dico che se questi enti sono inutili, sopprimiamoli tutti. Ma dobbiamo ricordare, invece - ed è questo l’intervento di fondo su cui voglio basare il mio intervento – che negli ultimi anni le province sono diventate protagoniste dello sviluppo di questo territorio per volontà del Governo,  hanno avuto competenze notevoli nel campo della viabilità, dell’edilizia scolastica, della tutela ambientale, del mondo del mercato del lavoro, della cultura, della promozione turistica. E a fronte di ciò con un colpo di spugna si tenta, invece, di eliminare completamente queste decine di province e penalizzare questi territori.

Allora dico: se veramente si vuol fare un discorso serio, prendo atto ed esprimo il mio plauso alla Costituzione, al ricorso che la Giunta anche su indirizzo del Consiglio regionale ha presentato alla Corte costituzionale, era un indirizzo che abbiamo dato nel mese di luglio e va bene anche la richiesta di deroga per mantenere in piedi queste cinque province, a nulla vale ciò che è scritto nel decreto numero 95 nel quale si sostituisce la parola “soppressione” con la parola “riordino”, perché stabilendo e mantenendo in vita quei criteri indubbiamente “riordino” per alcune province significa soppressione.

Prendo atto del ricorso fatto, della proposta avanzata, e certamente anche dello sforzo che ha voluto fare il consigliere Salerno, insieme ad altri colleghi consiglieri, ma non c’è dubbio che questa proposta tende ad indebolire la proposta principale.

Io la condividerei se fossimo in un altro contesto. Oggi bisogna insistere col dire che le cinque province vanno lasciate così come sono ed insisto col dire che la deroga deve essere accompagnata da un’altra richiesta che è quella di inserire questo problema…

Vedete, oggi si parla di aggregazione di comuni, di soppressione di province, adesso si tenta di mettere le mani anche sulle Regioni. Se niente va bene perché, quindi, non facciamo ricorso riconducendo il tutto ad una riforma più complessiva, ad un progetto più complessivo di riforma delle istituzioni e delle autonomie locali.

Ecco, inseriamo questo discorso in un progetto più complessivo ed il Governo deciderà su come procedere per quanto riguarda tutti gli enti locali, tutte le istituzioni non con gli interventi a pioggia. Aggregano i comuni con mille abitanti, poi sopprimono le province, domani metteranno le mani – cosa che stanno già facendo – anche sulle Regioni. Ebbene, se mi consentite, questo non è permesso a nessuno e tanto meno a chi non ha competenze in materia. Ben venga quindi il ricorso e la richiesta di deroga.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Amato. Ne ha facoltà.

Pietro AMATO

Ascoltando il dibattito che si è svolto stamattina mi pare che, in linea di massima, al di là di qualche differenziazione sul procedimento, sulla sostanza ci sia una grande condivisione da parte di una maggioranza abbastanza consistente.

Sono stato Presidente della Provincia di Catanzaro negli anni ’90 quando abbiamo dovuto subire questo strappo, come lo chiamava il collega Loiero. Una operazione sbagliata, per la verità, perché si poteva benissimo andare alla istituzione di più province nella nostra Regione in modo serio con una piantina geografica, con una divisione del territorio, ed oggi probabilmente avremmo avuto meno problemi. Qualcuno diceva prima che probabilmente avremmo avuto meno problemi ed avremmo potuto evitare questa discussione in Consiglio regionale.

Voglio ricordare ai colleghi che è da anni che sento dire che bisogna eliminare le Province perché sono istituzioni che non reggono e non ha senso mantenerle. Rispondendo al collega, vorrei dire che è vero che l’attuale Governo ha preso la decisione ma, se si va a leggere il programma del Governo Berlusconi e quanto da lui stesso dichiarato all’inizio della legislatura, l’eliminazione delle Province  era uno degli impegni più importanti che doveva essere preso per risparmiare sulle spese.

Oggi torna di attualità questo discorso delle maggiori spese, dei costi della provincia; basta guardare la stampa locale. Devo decidere di non leggerla più; ci sono alcuni giornali locali che da mattina a sera affrontando problemi che riguardano la moralità come se questo Consiglio regionale potesse avere conseguenze come quelle del Lazio o della Lombardia.

Anche sulla stampa c’è una difficoltà, il problema è che c’è una differenza tra costi e spese.

Le province spendono dai 14 ai 17 milioni di euro ma non è un costo perché ci sono tutta una serie di servizi che le stesse garantiscono e che riguardano la scuola, il territorio e le spese riguardano principalmente il personale. Se non ho notizie sbagliate, il personale ammonta, su tutto il territorio, a 54 mila persone.

L’altro aspetto che non mi convince in merito all’eliminazione delle province è quello che riguarda la necessità di far presto, di eliminare delle spese, di restringere le spese.

Vi posso dire la mia esperienza personale: l’eliminazione delle Province è un processo lento, graduale, costante e continuo.

Vi posso garantire – io sono anche consigliere provinciale – che le spese che appartenevano alla divisione del patrimonio quando sono state istituite le nuove Province non sono state ad oggi quantificate; ci sono ancora in itinere tutta una serie di problemi che riguardano debiti e crediti delle Province. Siamo ancora oggi a livello di avvocati e stiamo parlando di quasi 20 anni fa.

Anche l’urgenza di risparmiare e risolvere i problemi della spesa, quindi, non mi convince molto. Lo sto dicendo alle diverse riunioni a cui sto partecipando: la cosa che mi preoccupa di più è che il riordino delle Province si leghi ai costi della politica quando credo che sia maggiormente da collegare ai costi della democrazia.

L’assessore Tallini è consigliere comunale ma ci sono anche altre persone di Catanzaro. A Catanzaro per una legge dello Stato sono state eliminate le circoscrizioni, è stato ridotto il numero dei consiglieri comunali, e ogni giorno ancora parliamo del numero dei consiglieri comunali che vengono ridotti.

La maggior parte dei comuni della provincia di Catanzaro hanno soltanto sei consiglieri comunali; diminuiamo ed eliminiamo le Province, diminuiamo il numero dei consiglieri comunali, diminuiremo certamente - forse giustamente lo abbiamo già fatto - il numero dei consiglieri regionali.

Ebbene, mi domando se questa ristrettezza, questo restringimento degli spazi di democrazia vadano nella direzione della limitazione dei costi o in quelli della limitazione degli spazi di democrazia perché poi alla fine ci vorrà un maggior numero di voti per essere eletto consigliere comunale e sappiamo quello che sta succedendo nel nostro Paese quando c’è la necessità di conquistare voti. Oppure consentiamo alle lobbie, alla massoneria, alle organizzazioni di categoria, per non parlare di altre organizzazioni che pur nella nostra Regione ci sono…

Lo Stato, i Governi, stanno restringendo gli spazi di democrazia e di partecipazione.

Noi abbiamo avuto quest’anno le elezioni comunali ed abbiamo eliminato dalla battaglia democratica, dal confronto democratico, almeno 100 giovani che sarebbero scesi in campo per occuparsi dei problemi dei propri quartieri. Avremmo avuto una capacità non indifferente e avremmo avuto, così, un contributo importante, secondo il mio giudizio.

Certo, non è solo questo che ha spinto e che spinge la stampa, la televisione, i mass media… perché i problemi vengono da lontano. Chi dimentica gli anni di “Roma ladrona” quando si attaccava il Governo centrale, ancora oggi si attacca il Presidente della Repubblica, e gli scontri violentissimi alcune volte a livello istituzionale.

Mi consenta il mio capogruppo: voglio esprimere una mia posizione personale per quanto riguarda la legge elettorale dei nominati.

L’ho detto anche sulla stampa e non sono stato espulso dal partito e mi auguro di non esserlo anche che per quanto sto dicendo: sono per le preferenze.

Il mio partito sta facendo una battaglia contro le preferenze con una contraddizione poi: il voto in Lombardia si sta rinviando perché anche il nostro partito è d’accordo che debba essere eliminato il listino per evitare che un’altra Minetti si ricandidi e possa trovare spazio all’interno di quel Consiglio regionale.

Da una parte vogliamo eliminare gli indicati, i nominati e vogliamo eliminare quello sconcio che si è verificato in molte Regioni d’Italia e poi continuiamo ad indicare… Ci sono dei partiti che hanno maggiori responsabilità, che fanno delle scelte con maggiore responsabilità ma, vivvaddio, la preferenza coinvolgerebbe la gente. C’è un problema di astensione che va tenuto in conto e l’ho detto al mio partito e per iscritto che sono favorevole alle preferenze perché è un fatto democratico.

Sono in grado di parlare, sono autorizzato perché quanto meno sul territorio ho ottenuto dei suffragi che mi consentono, che mi autorizzano a fare delle scelte e ad esprimere una posizione politica.

Tornando al discorso che facevamo prima: si sono evitate, salvo qualche intervento ma qualche parte dell’intervento, delle questioni campanilistiche. Diceva Loiero che dobbiamo evitare, perché non ha senso, questo discorso del campanile.

Fu una operazione sbagliata allora e per qualche Provincia si svolse di notte quando nessuno pensava, quando nessuno aveva ipotizzato che potessero nascere cinque Province. Oggi, però devo dire – l’ho detto prima nel mio gruppo e lo voglio ripetere oggi qui pubblicamente – che sono molto risentito; ancora conservo quel risentimento.

Noi di Catanzaro abbiamo avuto un grande risentimento per come state ripensate ed istituite le Province. Oggi, però, sono convinto che sia sbagliato eliminare le province sic et simpliciter, dalla sera alla mattina. Dobbiamo togliere Crotone e Catanzaro? Dopo 20 anni ripetere un ulteriore errore al pari di quello commesso 20 anni fa? Queste Province, oggi, hanno una presenza consolidata sul territorio. Abbiamo fatto una scelta, sbagliata, lo voglio ripetere, ma ormai c’è consolidamento di quella istituzione sul territorio.

Ma che senso ha, ma come può essere serio un Paese che affronta la semplificazione della pubblica amministrazione attraverso un decreto che elimina le Province? Posso anche pensare che si possa arrivare alla fine di una discussione e rivedere quale deve essere il ruolo della Regione. Oggi si inventano la macro-Regione, l’eliminazione dei Comuni e delle Province senza una organica riflessione su come deve essere semplificata complessivamente la pubblica amministrazione.

Ho firmato il documento, e con alcuni colleghi non ho condiviso il secondo aspetto, la subordinata. Si dice: ci indeboliamo se inseriamo una subordinata. Ma non ricordo chi lo diceva prima, se lo diceva il collega Tallini, non saremo chiamati più in quest’Aula; la Regione non sarà più coinvolta in un ulteriore riordino, qualora non dovessimo avere ragione con il ricorso, benché giusto e legittimo, per la conferma ed il mantenimento delle cinque province; lo dico da ex Presidente della provincia di Catanzaro.

Se aggiungessimo una postilla che dice “nella peggiore delle ipotesi” sarebbe più opportuno. A Catanzaro si stanno insinuando delle preoccupazioni – lo voglio dire – e cioè che qualche consigliere regionale, qualche assessore ecc., veda di buon occhio che una parte del territorio di Vibo Valentia possa andare a Reggio Calabria ed una parte del territorio di Crotone possa andare a Cosenza.

Eliminiamo questi inconvenienti e predisponiamo un documento unico. Siamo in grado di farlo per insistere, come sto dicendo io, che le cinque province oggi devono essere mantenute ma se malauguratamente dovessero considerare costituzionale la scelta che ha fatto il Governo, con la presenza di una subordinata avremmo fatto chiarezza, secondo il mio giudizio, non avremo preoccupazioni e non avremmo più scontri di campanile che sono nocivi per lo sviluppo della nostra Regione.

Mi permetto di dire che quel documento che ho firmato va in questa direzione e va nella direzione anche di tutti gli interventi che si sono succeduti: siamo per il mantenimento delle cinque Province.

Comprendo benissimo la posizione politica e personale dei colleghi di quelle zone oggi che quelle Province hanno 20 anni di vita.

Qualora non dovesse essere ammesso il ricorso di incostituzionalità sulla norma, noi avremmo avuto comunque la capacità come Istituzione e come Regione di fare una scelta. Diversamente, lasceremmo la scelta nelle mani del Governo e non sappiamo, non ricordo chi l’ha detto, come deciderà sulla nostra testa e se deciderà nella direzione che questa Regione alla unanimità – ho visto che tutti siamo su questa posizione – ha stabilito questa mattina.

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l’assessore Pugliano, ne ha facoltà.

Francesco PUGLIANO, assessore all’ambiente

Grazie, Presidente. Avevo in mente di non intervenire perché già rappresentato dal pensiero della Vicepresidente, ma il dibattito che si è sviluppato me lo impone perché ritengo che, come è stato già segnalato da qualche consigliere, la partita non sia fra maggioranza e minoranza ma credo che si stia giocando fra Catanzaro da una parte e Crotone e Vibo Valentia dall’altra.

Penso di poterla rappresentare come una partita fra poveri perché si sta perdendo la dimensione del tema che si sta sviluppando su base regionale quando, invece, si tratta di un problema nazionale.

Per chi sostiene, come me, l’incostituzionalità di questo decreto credo che sia evidente che al di là dei cavilli giuridici, se si riuscirà ad ottenere ascolto da parte dei ricorrenti rispetto alla denuncia di violazione della Costituzione, il principio è sacrosanto.

Il decreto di soppressione delle Province, al di là della correzione del sostantivo, credo renda evidente che questo Governo, che non ha orientamento politico,ha orientamento bancario, anche perché inserisce una riforma costituzionale in una politica di revisione della spesa; mi chiedo e chiedo a gran voce, lo sto facendo da tempo, perché non abbiamo neanche il coraggio di denunciare perché ci sentiamo in difficoltà con una sindrome di stato di salute precario che compisce gli enti territoriali. Io non mi sento in stato di salute precario e voglio denunciare che è anomalo e paradossale che in un decreto, che punta a revisionare la spesa, si parta dal basso, dai comuni, dalle province, dalle Regioni e non si parta dai livelli nazionali che hanno avuto l’abilità di spostare l’obiettivo dell’attenzione nazionale sui livelli periferici.

Ebbene, mi dispiace che si stia facendo una guerra fra poveri senza segnalare che effettivamente si risparmia poco con la soppressione delle Province e nessuno si chiede quali siano i costi che pagheranno i cittadini per questa soppressione.

Segnalo, quindi, che, giocandosi questa partita fra Catanzaro da una parte e Crotone e Vibo Valentia dall’altra, l’umore che verrà alimentato anche dal dibattito odierno non sarà senz’altro favorevole a quelli che sostengono che la tripartizione debba automaticamente e necessariamente diventare lo stato di 20 anni fa.

Sarà un caso ma 20 anni fa, nel 1992, sono nate queste due Province quando lo stato di salute precario era sui livelli nazionali. Sarà un caso ma io non voglio farmi trovare impreparato al fatto che stiano decidendo ora la soppressione delle Province e nel frattempo stanno pensando anche a come depotenziare quelle che resteranno.

Nessuno, neanche i colleghi di Catanzaro che si stanno preoccupando di come riprendere Crotone e Vibo Valentia, si sta preoccupando di quello che c’è nell’altra faccia della medaglia col depotenziamento delle funzioni delle Province.

Così come nessuno si sta preoccupando della usurpazione di poteri alle Regioni. Ed ecco che, al di là di quel che sarà l’aspetto giuridico-legale del ricorso - che mi pare che anche un bambino delle scuole elementari possa confermare - rispetto a quelli che sono i principi costituzionali che dettano le regole per istituire nuove province, mi sembra ovvio che per sopprimere le Province si debba ripercorrere il percorso che nel 1992 ha portato alla istituzione non solo delle Province di Crotone e di Vibo Valentia ma di altre Province in Italia.

Ecco perché mi preoccupa poco che non indicare una subordinata oggi in questo Consiglio regionale possa dare al Governo la responsabilità di decidere; al condannato a morte non si può chiedere “di che morte vuoi morire”.

Penso che il condannato a morte voglia esperire tutte le opportunità e tutti i percorsi per cercare di salvare la pelle e poi eventualmente lasciare anche a chi deciderà per lui quali le modalità per farlo.

Credo che, per quanto mi riguarda, non m interessi la subordinata se il ricorso non avrà risultati positivi, considerato poi che una revisione della spesa avrebbe dovuto toccare senz’altro prioritariamente le due Camere ed il numero dei parlamentari. Una subordinata per me vale l’altra e non mi preoccupa stabilire oggi se devo morire in uno o in un altro modo.

Mi interessa fin quando ci sono le condizioni per sperare di far cadere questi decreti, emanati da un Governo bancario che si pone solo l’obiettivo di ridurre le spese senza pensare a chi dovrà confermargli la fiducia anche su questo decreto.

Su questo tema, sicuramente, potremmo anche dividerci ma non ho preoccupazioni perché voglio difendere, fin quando è possibile, le sorti dei cittadini, non del territorio, dei cittadini crotonesi e vibonesi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo. Ne ha facoltà.

Mario MAIOLO

Grazie, Presidente. Non sarei voluto intervenire perché l’intervento del capogruppo Principe riassumeva, secondo me, anche politicamente, in maniera sensata quello che noi oggi proviamo a discutere.

Avendo ascoltato tutti gli interventi intervengo anche io perché il dibattito, dal mio punto di vista e lo dico anche in qualità di Presidente regionale di Legautonomie, è lontano da quello che dovrebbe essere un dibattito vero sull’autonomia, sull’autodeterminazione dei territori e su quello che deve ispirare un disegno non solo istituzionale ma anche della organizzazione amministrativa di una Regione nel rispetto dell’identità, delle funzioni e della sussidiarietà e collaborazione fra i diversi livelli.

All’inizio c’era una impostazione del dibattito che forse poteva andare in questa direzione ma non c’è dubbio che la fase politica che stiamo vivendo nel nostro Paese e che stiamo vivendo ancora di più in quest’Aula, in questo territorio, è di schizofrenia legislativa, finanziaria, economica e politica ed è frutto, ovviamente, della estrema debolezza della politica nel momento in cui questi dibattiti si svolgono.

Chiedo scusa, Presidente.

PRESIDENTE

Prego i colleghi di far silenzio.

Mario MAIOLO

Rispetto, quindi, a questo momento anche il dibattito oggi è stato viziato, secondo me, in molti aspetti su quello che doveva essere il tema vero dell’autonomismo.

Un anno fa è sfuggito a questo Consiglio, tranne a qualche consigliere che era attento in quell’Aula, che, già da febbraio dello scorso anno, è partito un attentato alla autonomia degli enti locali in Italia sotto l’impostazione della cosiddetta spending review, razionalizzazione e quant’altro che è sempre necessario ed utile aver presente.

Ma alcuni principi come quello dell’autonomia e dell’autodeterminazione, costituzionalmente garantita, non può esser messa in discussione.

Eravamo noi stessi qui dentro, in quest’Aula, ed abbiamo ragionato sul decreto che riguardava gli enti locali, i comuni, i piccoli comuni.

C’era una iniziativa del consigliere capogruppo dell’Udc, Dattolo, che, sulla medesima impostazione contenuta nel decreto delle province, presentò una modifica che riguardava i comuni considerato che era nelle prerogative della Regione proporre modifiche sul dimensionamento della obbligatorietà della unione dei comuni. Dattolo discuteva sul limite di popolazione necessario per l’aggregazione.

Pur sapendo come lui quali fossero le istanze che provenivano dai territori in quel momento dissi “non sono d’accordo a che noi stasera votiamo queste cose perché qui è in discussione l’autonomia dei comuni e l’imposizione di una obbligatorietà incostituzionale alla unione dei comuni fatta in quel modo”.

Ed in quest’Aula assieme – e lo proposi io, al capogruppo del Pdl, Fedele, oltre che tutta la minoranza ovviamente – abbiamo approvato un ordine del giorno che impegnava il Presidente della Giunta regionale e la Giunta regionale a costituirsi presso la Corte costituzionale sulla incostituzionalità di quel provvedimento che riguardava i piccoli comuni.

Immagino che la Giunta regionale abbia fatto una valutazione diversa dal Consiglio regionale e su indirizzo del Consiglio regionale ha deciso di disattenderlo e di non costituirsi in giudizio alla Corte costituzionale sulla costituzionalità di quella norma.

I termini sono gli stessi di stasera. Noi oggi stiamo discutendo sulla stessa lesione dei principi e stiamo discutendo sulla opportunità o meno di ricorrere alla Corte costituzionale. Ma la riflessione sull’autonomismo nelle nostre parole non c’è, non c’era in quel Consiglio che decise di costituirsi presso la Corte costituzionale per i piccoli comuni ma c’è stasera sulle Province. E sulle Province, parliamoci chiaro, sappiamo quali sono le implicazioni di una modifica organizzativa delle Province sul piano politico, sul piano dei poteri territoriali, sul piano del sistema elettorale regionale perché quello provinciale è definito sostanzialmente.

Ovviamente, c’è altra materia di valutazione rispetto al solo principio della legittima difesa dell’autonomismo: è la politica; c’è nella politica ovviamente questa condizione ed è giusto che ci sia. Ma la posizione che io ho capito e di cui ovviamente va dato atto a questa maggioranza e a questo Consiglio, malgrado forzato dalle scadenze di legge, è che abbiamo istituito il Consiglio delle Autonomie Locali che è un fatto importante. Importante non solo perché istituzionalmente lo abbiamo costituito ma è un fatto importante se politicamente, a cominciare dalla Giunta regionale per arrivare al Consiglio regionale, noi realmente investiamo in quella organizzazione ed in quella istituzione per far maturare una proposta in collaborazione con la Regione e col dibattito politico regionale.

Quel Consiglio è nato non benissimo ma è nato - e questo è un fatto importante – e quindi va, probabilmente, anche riorganizzato in termini di presenze per far in modo che quelle modifiche legislative, che avremmo voluto fare e che non abbiamo fatto a causa dei tempi necessari, si facciano. Sostanzialmente dobbiamo ragionare sulla riorganizzazione di questa Regione. La nostra posizione è quella, sicuramente, sul piano costituzionale di eccepire la legittimità della norma; è un profilo che attiene ad un dibattito più generale del rispetto autonomistico che avremmo dovuto fare già per i Comuni e che oggi facciamo per le Province.

Quel che noi dobbiamo aggiungere è la capacità – ma non so se siamo più nelle condizioni di far queste cose dal punto di vista politico in questo Consiglio – di proporre una riorganizzazione complessiva che non riguarda solo i Comuni e le Province ma riguarda anche le Regioni. Ho apprezzato tutti gli interventi ma mi ha meravigliato l’intervento del presidente Loiero perché in quest’Aula, fino a circa 2 mesi fa, tutti quanti discutevamo del federalismo e dei suoi effetti, di come le Regioni fossero responsabili; il presidente Scopelliti parlò della responsabilità di questo e di quell’altro, ma quel dibattito è finito. Noi non siamo più nella condizione politica di reggere un confronto su questi temi; non siamo nelle condizioni di fare una proposta che sia di difesa delle identità e dell’autonomia delle cinque Province calabresi.

Non siamo in grado di dire come devono essere organizzate queste cinque province. Quasi quasi siamo contenti di esser succubi di una decisione che farà probabilmente il Governo se la Corte costituzionale non interverrà sulla legittimità.

Non c’è dubbio che abbia ragione il Presidente della Repubblica quando un anno fa ed ancora ieri ha ripetuto che questo dibattito avremmo dovuto farlo 42 anni fa quando abbiamo istituito le Regioni. Avremmo dovuto riflettere di come le Regioni interloquiscono con le Province. Chi ha vissuto in questi 20 anni il rapporto fra le Province e le Regioni vorrebbe dire che c’è stato un rapporto sussidiario fra le Regioni e le Province e che questo sistema ha prodotto efficacia amministrativa sussidiaria sui nostri territori? Contrapposizioni di colore politico senza nessun rispetto per le istituzioni rappresentate.

Probabilmente sarà nella prossima legislatura o fra qualche mese, noi non possiamo sfuggire al vero dibattito di riorganizzazione di questa Regione e di questo territorio ad iniziare da quella che è la nostra presenza della Regione sui territori e capire come ci rapportiamo con i diversi livelli e fare battaglie che siano realmente propositive.

Oggi ci accontentiamo di far un giusto ricorso alla Corte costituzionale, ci accontentiamo di avere, probabilmente, un’altra chance nella Conferenza Stato-Regioni quando ci sarà la proposta del Governo sulla riorganizzazione delle Province. E a quell’appuntamento come ci andiamo? Con una divisione tra maggioranza e opposizione all’interno di questo Consiglio? Con una divisione anche all’interno della Giunta in cui un assessore propone una cosa ed un altro ne propone un’altra? O siamo in grado di riprendere un dibattito sull’autonomia che non è mai stato abbandonato? Penso che stasera non si sia parlato di una grande opportunità di cui invece si è parlato nel precedente Consiglio.

In questa riorganizzazione qualcuno si è dimenticato che dobbiamo pensare come la Città metropolitana di Reggio Calabria faccia rinascere e ricostruire un rapporto istituzionale col territorio e con questa Regione? Non riteniamo che quella Città metropolitana sia il volano della ripresa di questa Regione? Allora il dibattito autonomistico è ben diverso dalle preoccupazioni che io e noi tutti forse abbiamo. E’ un dibattito che interessa le autonomie e i cittadini di questa Regione.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Magno. Ne ha facoltà.

Mario MAGNO

Penso che il dibattito che si sta svolgendo stamattina all’interno di quest’Aula sia un po’ contraddittorio rispetto a una serie di questioni che, invece, dovremmo e avremmo dovuto, a suo tempo, discutere nell’ambito di quello che è il riordino delle autonomie locali, perché  torno indietro nel tempo – lo ricordava Pierino Amato – quando furono istituite le Province di Crotone e Vibo. Ricordo che, all’epoca, ero assessore alla Provincia di Catanzaro, Pierino Amato era Presidente della Provincia e in quel momento c’erano delle aggressioni vere e proprie nei confronti dei consiglieri provinciali che non appartenevano a quelle due aree territoriali; mi ricordo persino che l’amico Pasquale Senatore, una mattina, ci fece trovare la porta della Provincia murata per non fare entrare nessun consigliere all’interno dell’immobile e nemmeno i dipendenti. Questo per dirvi, in quel momento, la tensione che c’era ed era di tipo morale, politico e culturale perché nasceva da un presupposto che era quello che Crotone si era vista scippata la base Nato che per quell’area poteva diventare un sogno di sviluppo economico, in un  momento in cui cominciava ad andare in crisi anche l’industrializzazione dell’area di Crotone, per  Vibo, a seguito di una serie di proposte che in più legislature il senatore Murmura aveva fatto per l’istituzione della Provincia di Vibo, si sentiva di dover richiedere l’istituzione di quella Provincia.

Quando le proposte arrivarono al Consiglio regionale dell’epoca, il Consiglio regionale se ne lavò le mani, nel senso che non prese nessun decisione sul sì o sul no dell’istituzione di quella Provincia.

All’epoca, forse era un’occasione unica per pensare a un riordino delle Province calabresi, forse era un momento in cui, se ci fosse stata una tensione politica ideale diversa e un rispetto istituzionale, probabilmente all’epoca si sarebbe rivisitato tutto il territorio regionale con l’istituzione di Province  più eque, sia dal punto di vista territoriale sia dal punto di vista demografico e oggi, forse, non ci troveremmo nella condizione di subire, attraverso una norma statale, l’abolizione di due Province all’interno della nostra regione.

Vi dico questo perché si è in un momento in cui c’è un contesto di discussione a livello nazionale che ripropone una questione storica della nostra Italia, che è quella del mantenimento di un potere centrale oppure il decentramento che in questi anni è andato avanti all’interno della nostra nazione con l’istituzione delle Regioni, con la riforma del Titolo che ha dato pari dignità a Comuni, Province, Regioni e Governo nazionale, in un contesto in cui sembrava che il decentramento fosse l’arma istituzionale che potesse consentire ai cittadini di partecipare di più e meglio alla gestione della cosa pubblica.

Oggi si sta tornando indietro, si sta tornando di nuovo verso il centralismo, con la rimessa in discussione delle Regioni, avallata da una serie di situazioni problematiche che si sono e si stanno verificando a livello nazionale, di instabilità amministrativa, di diffusione di una gestione poco oculata delle Regioni, di una frenetica rincorsa che c’è stata negli anni passati a far sì che le Regioni potessero organizzare al meglio anche lo sperpero del denaro pubblico. Oggi, invece di avere come Regioni la capacità di autoriformarci, ci facciamo riformare dallo Stato centrale!

E’ questo il succo della discussione: le Regioni sono capaci di autoriformarsi? Hanno dentro di loro la capacità di poter pensare ad una riorganizzazione diversa degli Statuti regionali, delle normative regionali, dei rapporti tra Regione, enti locali e Stato nazionale? Hanno questa capacità le Regioni? Se non ce l’hanno, è chiaro che devono abdicare a un ruolo secondario e far sì che sia lo Stato centrale a riformare le Regioni.

Lo stesso sta avvenendo con le Province: proprio nel momento in cui in Italia, invece di pensare in modo serio a dare poteri e stabilità ai governi provinciali, in questi ultimi anni si è pensato ad un proliferare continuo di Province, piccolissime in alcuni casi, che non avevano ragione di esistere, non c’era ragione che nascessero. Oggi, lo Stato centrale trova terreno fertile per far sì che le Province possano essere soppresse, sulla base di una serie di fandonie, di situazioni aberranti che si sono verificate negli anni, nel momento in cui c’è stata questa linea scellerata di decentramento che non ha guardato alla gestione oculata delle risorse, ma ha guardato di più ai pennacchi e alla creazione delle nuove Province.

Noi, oggi, però ci troviamo in una condizione di dover dibattere un qualcosa che certamente non è semplice, perché rischiamo in Consiglio regionale – lo hanno detto altri consiglieri prima di me – di dividerci su una questione che nemmeno il Cal è stato in grado di decidere, cioè il Cal non può sottoporre al Consiglio regionale questo documento che ci ha mandato, per far sì che il Consiglio regionale si divida su una mancata capacità di decisione da parte di chi dovrebbe garantire la continuità delle Province e di chi dovrebbe garantire il rapporto tra Regione ed enti locali. Se non è stato capace il Cal di decidere, non possiamo lavarcene le mani e decidere di non decidere. Dobbiamo prendere qui una decisione, che può essere incresciosa, può essere come volete, però una decisione dobbiamo prenderla.

Non capisco, nel documento che approva il Cal, come mai ritiene, all’inizio del primo comma della parte decisionale, che non sia possibile oggi ipotizzare un piano di riordino territoriale delle Province, quando poi al punto 3 chiede una deroga, in caso non venga accettata l’incostituzionalità del decreto legislativo, per poter decidere successivamente. Mi sembra una contraddizione tale, che non sta né in cielo né in terra, cioè non si può fare un documento sulla base di un “oggi non si può e domani si può”!

Allora, oggi, ritengo che non possiamo che decidere su un aspetto che ritengo sia fondamentale, cioè il fatto che comunque oggi non viene rispettata la norma costituzionale, cioè il fatto che questo decreto legislativo è fortemente incostituzionale – e su questo penso che siamo tutti quanti d’accordo, sull’incostituzionalità del decreto – quindi l’impugnativa del decreto è necessaria per difendere la legislazione attuale, per consentire che la Costituzione venga rispettata, ma non possiamo approvare gli altri punti che derogano rispetto alla questione della decisione o meno sul riordino delle Province, quella si vedrà poi se i Comuni decideranno un giorno di fare referendum, di uscire da una Provincia, di andarsene in un’altra Provincia, quella è una questione che riguarderà i Comuni, se gli sta bene stare in una Provincia o no.

(Interruzione dell’assessore Tallini)

No, nel senso che oggi, nel momento in cui, se dovesse essere non accettata l’incostituzionalità…

(Interruzione dell’assessore Tallini)

E’ il Governo che decide sulla…

(Interruzione dell’assessore Tallini)

Ma un domani, se un Comune dovesse decidere di uscire da una Provincia, può chiedere di fare un referendum – se ne esce, se vuole uscire o meno, poi si vedrà – ma oggi dobbiamo decidere specificamente sull’incostituzionalità. Questo ci consente anche di uscire in maniera unitaria da questo Consiglio regionale, evitando, anche giustamente, la protesta di alcuni consiglieri regionali che hanno predisposto anche un documento stamattina e che ritengo possa essere ritirato, sulla base di una proposta che possa consentire a tutti quanti di sostenere l’incostituzionalità e lasciare le cose così come stanno per quanto riguarda la questione della riorganizzazione territoriale. Infatti quando tu dici nel documento che bisogna mantenere le cinque Province, le quattro, perché una diventa città metropolitana, vuol dire che tu, di fatto, tendi a spaccare di nuovo questo Consiglio regionale per far decidere su una riorganizzazione delle Province.

Questo è inaccettabile, perché alle furberie che si vogliono mettere in campo attraverso questo documento del Cal, personalmente non ci sto e ritengo che si possa superare questo aspetto se ci fermiamo al punto 2 della proposta del Cal e non andiamo oltre.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Cercherò di essere sintetico nel dare un contributo a un dibattito variegato e multiforme che c’è stato stamattina in quest’Aula, un dibattito che a tratti è sembrato anacronistico e anche surreale, cioè qua si sono sentiti termini come è una questione tra Catanzaro, Crotone e Vibo, come se fosse una partita che si giocasse su alcuni territori, su come salvare lo status quo; un dibattito che, invece, avrebbe meritato altro da parte di questa Regione. Qualcuno ha detto “non sappiamo se ancora siamo in grado di farlo” rispetto a come si immagina, a come si pensa ad un progetto di riordino che riveda l’architettura istituzionale, a un progetto che veda quali sono le funzioni che devono assumere le diverse realtà, le città. Il presente e il futuro si giocherà non solo in Calabria, ma in tutte le realtà del nostro Paese, come si sta giocando nel resto dell’Europa, nelle città.

Ho letto il documento del Cal, un documento che non so come aggettivare, ovviamente non lo condivido per niente, il Cal che è figlio dell’emergenza, delle solite emergenze calabresi, non viene istituito per anni, poi viene istituito per dare un parere che diventa un non parere, un differimento, un modo per ridelegare al Governo, un modo, tra l’altro, per mettere in discussione l’unica cosa, l’unico faro, l’unica luce che in un provvedimento che è figlio dell’emergenza, di una falsa emergenza e di una contingenza economica e finanziaria che, invece di pensare al riordino dello Stato, ha offerto in pasto una questione di divisione, di limitazione delle prerogative dell’autonomismo e delle autonomie locali per diminuire i costi – cosa tutta da dimostrare – l’unica luce di quel provvedimento era l’accelerazione impressa al processo della costituzione delle città metropolitane. Guarda caso, il Cal – leggete il punto 4 che cosa dice – mette in discussione, direbbe al Governo di mettere in discussione l’unica cosa, l’unico elemento di novità, l’unico elemento strategico, l’unico elemento di futuro che c’era in un provvedimento che ha prodotto solo ombre e questioni nel nostro Paese.

Allora questo è inaccettabile, cioè se qualcuno pensa di difendere lo status quo,  qua c’è un dibattito per rivedere l’assetto dello Stato, per parlare di come devono essere riviste le Regioni, c’è un Governo che vuole mettere mano al Titolo , quindi vuole entrare a gamba tesa nelle prerogative delle stesse Regioni e dell’autonomismo e qualcuno pensa di mantenere lo status quo, di mantenere una Provincia, cioè di mantenere ancora le Province.

Come partito, l’abbiamo detto, Presidente, tutte le forze politiche, perché ora bisogna parlare con franchezza, ci sono progetti di legge in Parlamento presentati da  quasi tutte le forze politiche che sono qui, che compongono questa Assemblea, che prevedono la soppressione delle Province. Noi l’abbiamo fatto nella consapevolezza che c’è bisogno di una nuova architettura dello Sato, di un riordino istituzionale, di una maggiore efficienza, non solamente della riduzione dei costi.

Certamente questo non può passare nel calpestare i territori, nel mortificare territori che hanno bisogno di attenzione, ma non può passare certamente nemmeno nel costituire una battuta d’arresto all’unico processo che, invece, merita di essere implementato, di essere sostenuto, che è quello della città metropolitana di Reggio Calabria, di rivedere l’assetto, la governance, la qualità della democrazia in questa regione, il fatto che la città metropolitana deve e può assumere un ruolo pilota e decisivo per il futuro non di Reggio Calabria, non della Calabria, ma del Sud, nel Sud verso una nuova visione e una nuova strategia, che certamente dovrebbe essere l’incipit che dovrebbe guidare anche questo Consiglio regionale.

Per questo motivo, Presidente, su questo documento non sono per nulla d’accordo e, se rimane in questa sua articolazione, chiaramente ci sarà il mio voto contrario.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Orsomarso. Ne ha facoltà.

Fausto ORSOMARSO

Anche dopo l’intervento di Giordano, devo dire che mi trovo molto in linea con l’intervento del collega Maiolo..

Si è dibattuto molto, si parte da posizioni che riguardano i territori e si arriva ad un Governo tecnico che vuole commissariare la politica e quindi l’intervento dei territori ad autodeterminarsi e quant’altro. Vorrei ricordare all’Aula e ai colleghi consiglieri che si sentono come, quanto me o anche più di me classe dirigente, che mentre parliamo, in questo istante in Grecia ci sono morti per strada; mentre parliamo, in Grecia, che fa parte dell’Unione europea e dove è stata messa mano all’organizzazione dello Stato con le stesse motivazioni per cui, oggi, un Governo tecnico lo vuol fare in Italia, ci sono morti per strada.

Poc’anzi, assessore Gentile, un giornalista – lo dico incidentalmente in questo dibattito per riaffermare un principio, che è quello democratico – mi chiedeva, rispetto al tema dei politici “dinosauri”, ho detto che non mi appassiona questo dibattito, perché se riguarda Gentile, come può riguardare Principe, per citare un altro “dinosauro” della minoranza, continuano a prendere preferenze in uno Stato democratico e ben venga chi riesce a rappresentare a diverse latitudini e con una diversa età anagrafica le istanze di una popolazione e, semmai, ci deve essere uno spirito partecipativo e di confronto delle nuove generazioni. Questo lo dico al collega Gentile, che è una pietra miliare, un’esperienza di questa maggioranza, proprio perché, collega Maiolo, il dibattito verte su tutta l’organizzazione del nostro Stato, c’entra principalmente l’organizzazione democratica che avviene attraverso i partiti, che poi governano le Province, gli Enti Locali, la Regione e anche in Parlamento.

Allora arricchire come Regione e quindi dare mandato ulteriore alla Giunta per quello che già sta facendo con un’azione di spending review a cui ci ha richiamato lo Stato, a cui ci hanno richiamato impegni della presente Giunta e a cui siamo richiamati quotidianamente. Dobbiamo dirci con franchezza che, se i territori con le diverse espressioni nelle Province vanno mantenuti, perché esiste un territorio di Vibo Valentia, esiste il territorio di Crotone e qualcuno faceva la battuta che, se Catanzaro può avere una squadra in serie B, può averla in questo periodo soltanto abolendo la Provincia di Crotone, ma fatte salve le battute, possiamo contribuire cercando di dare un senso alle diverse istituzioni e quindi possiamo contribuire – lo dico guardando l’onorevole Principe, il capogruppo del Partito democratico, ma ero molto in sintonia con l’intervento del collega Maiolo – richiamandoci ognuno alle responsabilità dei propri ruoli.

 Infatti, per mantenere le Province di Vibo e Crotone – e siamo d’accordo su questo documento perché la Calabria deve autodeterminarsi, sono d’accordo anche con quello che ha detto il collega Magno rispetto al documento delle autonomie locali – c’è un problema che riguarderà il futuro, perché mentre parliamo e non si parla di una Provincia che è in soppressione, ci sono Province come la Provincia di Cosenza che organizza Consigli provinciali aperti sulla sanità, che non è fra le deleghe che ha la Provincia.

Allora o questa Provincia – e c’entra come tema politico, c’entra anche per il futuro rispetto alla deputazione nazionale – non si fida della rappresentanza del Partito democratico, avendo un Presidente del Pd, rispetto a un tema centrale come la sanità, che è centrale rispetto al fatto che non abbia avuto coraggio – non lo so – di chiudere 18 ospedali, di convertirli e quant’altro, o questa Provincia si richiama a una funzione o la gente non ci capisce, e rischieremo di ritrovarci – e spero di non essere una Cassandra – come la Grecia – dove, purtroppo, ci dicono  delle molotov, della carica della Polizia, di un morto per strada – perché la gente non ci seguirà più, perché la funzione principale di uno Stato che è organizzato per Parlamento, per Senato, per Regioni e per autonomie locali, così come è importante anche la città metropolitana, ha bisogno che ognuno di noi sia richiamato  a grande responsabilità. Infatti, mentre dibattiamo se mantenere o meno – e io dico giustamente, perché hanno una storia –, dobbiamo invitare tutti a darsi tutta una regolata rispetto alle proprie funzioni, perché quando il vostro Presidente Oliverio convoca, ormai c’è questo sport di fare i Consigli provinciali aperti su diverse tematiche che non gli competono, allora il tema centrale, se ridare forza alla Provincia di Crotone o alla Provincia di Vibo Valentia, non viene affrontato .E concordo con l’intervento di Maiolo, che parte da su, parte da tutta una serie di dibattiti che si aprono, parte da una crisi che oggi si vorrebbe estendere a mille discussioni anche inutili.

Allora, e voglio dare un contributo umile, stiamo attenti ( perché qui salvare o meno Crotone o Vibo, su cui siamo tutti d’accordo per identità di territori, ho visto interventi di diversi rappresentanti di quei territori appassionati – e ci mancherebbe altro), a recuperare le responsabilità di istituzioni che funzionano, perché la gente non ci segue più.

Dico, caro assessore Gentile – l’ho detto nelle scorse settimane anche girando la mia Provincia e lo dico pensando di avere titolo per dirlo, sono uno dei più giovani consiglieri regionali – non mi appassiona tanto la carta d’identità e tante volte la tua esperienza, come quella di altri colleghi, salva molti provvedimenti che la giovane età potrebbe anche far fallire, però mi appassiona che le diverse esperienze che stanno in capo ai partiti richiamino tutti a responsabilità, perché mentre Maiolo interviene, lei ha un Presidente di Provincia del suo partito che con gli atti che sta producendo in queste settimane delegittima l’intervento che stiamo ponendo oggi, cioè un ricorso alla Corte costituzionale da parte della Giunta, quindi da parte del Consiglio, unitario, per dire “salviamo delle autonomie”, mentre c’è una Provincia che è salvata di fatto per la sua estensione territoriale, che ha un Presidente che in pompa magna parla di tutto e di più, anche di quello che non gli compete. E la gente non ci capisce più, non ci segue più, perché è deputato a voi l’onere di fare eventuale opposizione a chi cerca di riformare una sanità che ci è stata lasciata dal passato anche dal centro-destra.

Attenzione a non disperdersi, nel dibattito complessivo, rischiamo che diventi il politichese del giornalista che vorrebbe dire “ah, viva i giovani o abbasso altri”, attenzione a riportare nell’ambito dei partiti, che sono l’unico strumento democratico garantito dalla Costituzione, la giusta dimensione e il funzionamento, perché rischiamo di fare riforme che convincono Principe e non convincono, magari, Oliverio a Cosenza.

Quindi richiamare tutti complessivamente alla responsabilità delle proprie azioni per difendere – su questo pare ci sia una condivisione completa dell’Aula – una organizzazione della Regione Calabria che ha la sua storia, le sue radici, che ormai si sono stratificate nel tempo, si può rafforzare questo percorso, se il dibattito in questo Consiglio andrà a creare risparmi anche nelle diverse funzioni. Abbiamo finanche Camere di commercio che si mettono a svolgere ruoli che appartengono alle Province o alla Regione.

Quindi diamoci tutti una grande regolata, perché – ripeto – mentre parliamo, la Grecia è vicina, lì ci sono morti per strada e, secondo me, uno stato di malessere complessivo lo vive l’Italia, ma lo vive soprattutto la Calabria.

PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi, quindi possiamo dichiarare concluso il dibattito sul primo punto all’ordine del giorno.

Ho qui ai banchi della Presidenza una bozza di ordine del giorno presentato da nove consiglieri regionali. Prima di procedere, però, desidererei fare una Conferenza dei capigruppo, magari di maggioranza e di minoranza, qui ai banchi della Presidenza, per andare a individuare il percorso che ci dobbiamo dare sul punto all’ordine del giorno. Quindi i capigruppo si avvicinino ai banchi della Presidenza.

(I capigruppo si portano al banco della Presidenza)

La seduta sospesa alle 16,30 è ripresa alle 17,05

PRESIDENTE

Al termine della Conferenza dei capigruppo tenuta ai banchi della Presidenza, si è deciso unanimemente di rinviare il punto alla seduta del 24 ottobre e di procedere, attraverso una Conferenza dei capigruppo, all’individuazione di un testo definitivo di provvedimento da approvare nel prossimo Consiglio regionale. Visto che il Consiglio regionale è già stato convocato per il giorno 24 prossimo ed è l’ultimo giorno utile per esprimere il parere, il punto per volontà unanime della Conferenza dei capigruppo, è rinviato alla seduta del 24 e sarà preceduto da una Conferenza dei capigruppo nella quale verrà individuato il provvedimento definitivo da sottoporre all’approvazione dell’Aula. Quindi il punto in discussione viene rinviato.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

L’assessore Stillitani in apertura di seduta ha chiesto l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di provvedimento amministrativo numero 196/9^. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

ESAME ABBINATO

Proposta di provvedimento amministrativo numero 185/9^ di iniziativa della Giunta regionale recante: “POR Calabria FSE 2007/2013. Proposta di revisione finanziaria – Incremento finanziario Asse II 'Occupabilità' e Asse VI 'Assistenza Tecnica' del POR – anno 2012 – Revoca DGR n. 44 del 2 febbraio 2012 – Presa atto ed adempimenti”

 

Proposta di provvedimento amministrativo numero 196/9^ di iniziativa della Giunta regionale recante “POR Calabria FSE 2007-2013. Presa d'atto del Programma Operativo Regionale Calabria FSE 2007-2013 così come modificato dalla Decisione C (2012) 6337 del 10 settembre 2012 della Commissione Europea ed approvazione del nuovo Piano Finanziario per Assi Prioritari e Obiettivi Specifici Comuni”

PRESIDENTE

Si passa al punto 2, la proposta di provvedimento amministrativo numero 185/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “POR Calabria FSE 2007/2013. Proposta di revisione finanziaria – Incremento finanziario Asse II 'Occupabilità' e Asse VI 'Assistenza Tecnica' del POR – anno 2012 – Revoca DGR n. 44 del 2 febbraio 2012 – Presa atto ed adempimenti”. E’ un provvedimento di variazione dei fondi comunitari. Il relatore è l’onorevole Parente, al quale do la parola per la relazione introduttiva.

Claudio PARENTE, relatore

Nella seduta del 19 luglio scorso la sesta Commissione ha approvato la proposta di provvedimento amministrativo numero 185 di iniziativa dell'esecutivo regionale che verte sulla revisione del Piano finanziario degli Assi II e VI del Por Calabria - Fondo sociale europeo 2007/2013.

Preliminarmente, vorrei ricordare che il provvedimento in esame ha revocato la delibera di Giunta regionale numero 44 del 2 febbraio 2012, avente medesimo oggetto, e rubricata al Consiglio regionale come proposta di provvedimento amministrativo numero 164. La revisione contenuta nella proposta di provvedimento amministrativo numero 185 è stata necessaria per fronteggiare i continui mutamenti che interessano l'attuale contesto socio­-economico e il mercato del lavoro, in modo da dare piena attuazione agli interventi regionali in campo di occupabilità. La ratio che anima il provvedimento in esame è quella di rafforzare la strategia dell'occupazione di cui all'Asse II – Occupabilità – mediante l'implementazione finanziaria dei residui di programmazione degli altri Assi prioritari del Por Fondo sociale europeo accertati dall'Autorità di gestione senza mutamento delle rispettive strategie. La previsione è quella di aumentare la dotazione finanziaria dell'Asse II per 95 milioni e 915 mila euro circa. Si è ritenuto, inoltre, opportuno implementare finanziariamente l'Asse VI – Assistenza Tecnica – finalizzato sostenere l'attuazione dell'intero Programma, che attualmente presenta un'esigua disponibilità di risorse finanziarie, con conseguente rischio di compromettere il prosieguo dell'attuazione del Por ed il raggiungimento dei relativi obiettivi strategici assegnati. A tale Asse vengono assegnati ulteriori 11 milioni e 928 mila euro circa. Il criterio utilizzato per operare la rimodulazione finanziaria è strutturato secondo la finalità di recuperare tutti i residui di programmazione dei diversi assi del Por per assegnarli all'Asse II e VI, migliorandone per questa via la velocità di spesa. Su questo presupposto l'incremento finanziario degli ASSI II e VI è coperto con le seguenti diminuzioni: Asse I – Adattabilità – per 30 milioni e 900 mila euro circa; Asse III – Inclusione – per 11 milioni circa; Asse IV – Capitale umano – per 55 milioni di euro circa; Asse V – Interregionalità – per 1 milione e 800 mila euro circa; Asse VI per circa 8 milioni di euro.

Vorrei riassumere brevemente i motivi della rimodulazione illustrati nel provvedimento ed esposti anche dall’Autorità di gestione del Por, audita in sede di Commissione.

Con riferimento alle politiche per l'occupazione (Asse II), le ragioni sono da ricollegare alla necessità di fronteggiare la riduzione del tasso di occupazione dal 43,1 al 42,1 per cento nel 2010 ed il conseguente aumento della disoccupazione giovanile, che nella fascia di età 15-24 anni è pari al 39 per cento, oltre alla permanenza di una diffusa situazione di crisi aziendale, come risulta dalle analisi di contesto svolte. L'Italia, infatti, fa parte degli otto Paesi membri europei, il cui livello di disoccupazione giovanile è significativamente superiore alla media europea. La risposta fornita ai recenti avvisi di incentivazione pubblicati dalla Regione in tema di occupazione e le buone risposte date in Calabria dal tessuto imprenditoriale nonostante la situazione di crisi, hanno fatto ritenere opportuno incrementare gli sforzi su questa linea di interventi. Infatti, per come riferito dall'Autorità di gestione, più di 3 mila aziende hanno partecipato agli avvisi che prevedono incentivi all'occupazione ed all'auto impiego, per un aumento totale di nuovi posti di lavoro stimato in circa 10 mila unità. All'Avviso borsa lavoro hanno partecipato 8 mila aziende, ma lo stanziamento previsto per l'Avviso ha consentito di ammetterne a finanziamento solo 988. Il rafforzamento della strategia per l'occupabilità è, inoltre, fortemente sostenuto a livello comunitario e nazionale, laddove vi è una indicazione precisa di incentivare e potenziare gli strumenti finanziari a disposizione per fornire una pronta risposta alla emergente disoccupazione, in particolare quella giovanile. L'occupazione, tra l'altro, è stata inserita tra le quattro priorità nell'ambito del “Piano di azione coesione per il miglioramento dei servizi collettivi al Sud”, presentato dal Governo centrale alla Commissione europea il 15 dicembre 2011. In rapporto, poi, all'Asse VI – Assistenza tecnica – la rimodulazione è stata prevista, poiché le risorse assegnate nell'attuale Piano Finanziario sono pari al 2 per cento della dotazione finanziaria complessiva del programma ed insufficienti a soddisfare i fabbisogni dell'amministrazione. Al fine di garantire, pertanto, il necessario supporto all'attuazione del Por, generare un positivo vantaggio sul funzionamento del sistema di gestione e controllo e sulla qualità delle azioni di valutazione e comunicazione, il provvedimento in esame richiama l'opportunità di aumentare la disponibilità finanziaria dell'Asse VI entro il limite del 4 per cento del valore del Programma, stabilito dalla regolamentazione vigente. In sede di audizione l'Autorità di gestione, infine, relativamente allo stato di attuazione sul Por Fondo sociale europeo, ha esplicitato che la Regione ha realizzato un avanzamento della spesa certificata dal 6 al 28 per cento, conseguendo i target di spesa senza ricorrere alla riduzione dei tassi di cofinanziamento, nel rispetto delle regole comunitarie e dimostrando un'ottima capacità di risolvere le criticità.

A conclusione della relazione sulla proposta di provvedimento amministrativo numero 185, si ricorda che l’onorevole assessore aveva richiesto l'inserimento all'ordine del giorno della proposta di provvedimento amministrativo numero 196. Quest' ultimo prende atto del testo del programma operativo regionale, della parte del Fondo sociale europeo, definitivamente approvato dalla Commissione europea con Decisione numero 6337 del 10 settembre 2012. In questa Decisione non sono state apportate ulteriori modifiche da parte di Bruxelles, pertanto, come atto consequenziale, ai sensi di quanto previsto dalla legge regionale numero 3 del 2007, si può procedere alla votazione, ancorché distinta, dei due provvedimenti, mentre per quanto riguarda il merito della discussione, può essere lo stesso, essendo sovrapponibile il provvedimento.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Stillitani. Ne ha facoltà.

Francesco Antonio STILLITANI, assessore al lavoro e alle politiche sociali

Condivido perfettamente la relazione esposta dal relatore e ritengo che questa rimodulazione possa conferire veramente energia e risorse alla Regione per poter affrontare quello che è uno dei problemi principali della Regione Calabria, che è quello dell’occupazione. Come ho già detto nella relazione che ho avuto l’onore di dover esporre in Consiglio regionale, in una delle precedenti sedute, abbiamo già pronta, di fatto, tutta una serie di bandi e provvedimenti che tendono immediatamente ad utilizzare tutte le risorse. Sono dei provvedimenti e dei bandi concertati con tutto il partenariato, dal mondo sindacale al mondo datoriale, al mondo del terzo settore e, sostanzialmente, credo che possano interpretare veramente quello che è il bisogno di lavoro che hanno i cittadini calabresi. E’ chiaro che, prima di partire -perché siamo pronti con i bandi, i bandi sono già stati per la gran parte predisposti dagli uffici per essere pubblicati e offrire, quindi, questa possibilità di lavoro- è necessario completare nel più breve tempo possibile le procedure di approvazione, di presa d’atto, tanto da parte del Consiglio regionale quanto da parte della Giunta regionale. Auspico, quindi, un’approvazione quanto più veloce possibile, per dare modo ai calabresi di poter utilizzare le risorse e a noi, come gestori attuali della cosa pubblica, di offrire risposte alla richiesta di lavoro dei nostri concittadini.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo. Ne ha facoltà.

Mario MAIOLO

Innanzitutto vorrei chiarire meglio la condizione in cui ci troviamo rispetto all’approvazione dei provvedimenti, che si è capito essere due, come ha detto il relatore, e sostanzialmente i due provvedimenti che cosa sono? Uno è l’approvazione della proposta di rimodulazione del Fondo sociale, che viene predisposta, dal punto di vista normativo, dalla Giunta regionale.

Presidente, c’è troppo rumore!

PRESIDENTE

Se i colleghi fanno silenzio, altrimenti non si capisce assolutamente nulla, neanche tra di noi!

Mario MAIOLO

La procedura è che la Giunta regionale, che ne ha facoltà, approva una rimodulazione finanziaria del programma. Questo era lo spirito che la Giunta regionale aveva; ha redatto una prima delibera che, poi, ha revocato, ne ha redatto una seconda e ha proposto la rimodulazione finanziaria del Fondo sociale. Questo provvedimento va in Commissione consiliare, che esprime il suo parere, e poi, quest’Aula approva come proposta della Regione Calabria. Questa legge comunitaria è una legge che abbiamo voluto nella precedente legislatura affinché il Consiglio regionale avesse il giusto potere di programmazione e di indirizzo, fermo restando la legittima iniziativa della Giunta regionale.

Ci troviamo, stasera, invece a raccogliere i frutti di una delegittimazione del Consiglio regionale, che è avvenuta dal primo giorno di questa legislatura e che si completa, sostanzialmente, con la chiusura della Commissione per le politiche comunitarie, cioè probabilmente, secondo me, nemmeno questo incidente di stasera succederà più in futuro se continua questa impostazione di governo regionale, perché stasera ci ritroviamo a dire “qual è la proposta che vogliamo avanzare come Regione Calabria di rimodulazione del Fondo sociale?” e dobbiamo decidere, quest’Aula ha la potestà di decidere qual è la riprogrammazione del Fondo sociale. Il problema è che allo stesso punto – addirittura si voleva sostituirlo – c’è la presa d’atto che la Commissione europea ha già deciso, accettando la rimodulazione del Fondo sociale. Prima di entrare nel merito, anche dei comportamenti della Regione Calabria e della Commissione europea, c’è una questione di forma, Presidente Talarico -e queste questioni se le dovrebbe porre come Presidente del Consiglio regionale-: il Consiglio regionale non si può trovare, stasera, in maniera completamente plastica, delegittimato nel ruolo, sul fatto che le carte siano state già approvate dalla Commissione europea. Che dovremmo fare oggi,? Dovremmo dire che siamo contro la Commissione europea su modo in cui ha approvato la rimodulazione? Qual è il ruolo della Commissione europea su queste cose? Capisco che un collega di maggioranza può dire: “Maiolo, che cerchi! Se l’ha già approvata la Commissione europea, vuol dire che è giustissima, è perfetta. Ti metti sempre a fare il bastian contrario!”. No, il problema è che la Commissione europea, nella sostanza, non ha molto da dire sulle rimodulazioni finanziarie perché le rimodulazioni finanziarie sono di nostra potestà, non c’è un cambio sostanziale del programma; c’è stata spesa, sostanzialmente, in quasi tutti i capitoli e gli assi del programma, è una scelta nostra.

Registro, quindi, una delegittimazione del Consiglio regionale che, stasera, deve necessariamente prendere atto di quello che è avvenuto, in disprezzo della legge comunitaria regionale. Questo è -non me ne voglia il corretto e amico assessore- ma di fatto ci troviamo nella condizione che avete ottenuto l’autorizzazione della Commissione prima che il Consiglio regionale si potesse esprimere. Quell’ambizione, quindi, che questo Consiglio regionale, questa Giunta regionale, siano una Regione che si candida ad essere una Regione europea, non lo è, perché domani anche alla Commissione europea leggeranno del Consiglio regionale della Calabria –perché abbiamo una persona che sta a Bruxelles che ogni giorno legge i nostri giornali, vede quello che facciamo, non c’è chi va a fare il suggeritore, come dice da qualche parte qualcuno–; la Commissione europea segue e registra che la nostra legge comunitaria, stasera, non c’entra niente.

Andiamo al merito, perché questa è la forma per dire; Presidente Talarico, che capisco che le leggi regionali non siano d’importanza della Presidenza del Consiglio regionale, ma, di fatto, siamo rispetto a queste condizioni: ho avuto responsabilità di governo, di gestione di questi fondi e l’ho avuta anche sul Fondo sociale. Ebbene, è vero, abbiamo usato questi strumenti degli avvisi pubblici dell’incentivo all’occupazione in maniera consistente ma lo abbiamo fatto soprattutto perché nel Programma operativo 2000-2006 abbiamo avuto l’interruzione dei pagamenti per l’intera legislatura in cui abbiamo avuto responsabilità di governo e ci siamo trovati in una battaglia – e queste cose le dico perché è bene che rimangano all’interno del Consiglio regionale – per evitare di perdere quei soldi – che non abbiamo mai enfatizzato, perché tutto il Consiglio regionale sulla programmazione dei fondi comunitari, nella precedente legislatura, ha deliberato all’unanimità tutti i provvedimenti, perché abbiamo ragionato con tutto il Consiglio regionale, ascoltando i suggerimenti e i consigli di tutti –.

Pregherei, quindi, gli assessori, ma in particolare il Presidente della Giunta regionale quando comunica i dati anche delle spese, ad essere precisi: non si può dire che sul Fondo sociale la precedente Giunta regionale ha speso il 6 per cento e siamo arrivati al 40 per cento, perché il programma inizia nel 2007, ma, in particolare, questo programma ha incominciato a dare spesa da luglio del 2009, perché fino al 30 giugno del 2009 abbiamo speso quattro volte quello che avete speso in due anni e mezzo, e i dati sono evidenti, non si possono nascondere; il resto è tutto propaganda.

Quella filosofia che oggi state seguendo l’abbiamo seguita durante quella fase emergenziale di tre mesi in cui spendevamo 300 milioni di euro al mese – parliamoci chiaro – con i limiti, le difficoltà, gli errori, ma era una situazione emergenziale. Abbiamo approvato, poi, questo programma, abbiamo impostato tutto con calma per predisporlo in modo rispondesse a tutte le esigenze del Fondo sociale, che riorganizzasse il sistema del lavoro, dell’occupazione, con i centri nelle Province fatti in un certo modo, con una riforma del collocamento locale, con un incrocio domanda e offerta, con un sistema che si collegava a un sistema di welfare che, in quel momento, era un welfare di crisi – e lo è tuttora – ma che vedeva anche nelle politiche sociali, nel Piano dei servizi sociali una pianificazione che, attraverso questo programma finanziario e di spesa, doveva trovare linfa per cambiare pagina rispetto all’impostazione precedente.

Stasera ci state dicendo che siete nelle stesse condizioni emergenziali in cui ci siamo trovati noi per responsabilità della precedente amministrazione, però attenzione, oggi siete in queste condizioni per esclusiva responsabilità vostra, perché non avete ascoltato nessuno dei suggerimenti che vi abbiamo dato e siccome adesso il re è nudo e stiamo arrivando al dunque, vi dico che sul Fondo sociale, se il Presidente della Regione si fosse impegnato quando in Commissione, Presidente Parente, abbiamo sollevato il problema del contrasto fra l’Autorità di gestione e l’Autorità di controllo, se ci fosse stata maggiore collaborazione e sinergia, il tasso di errore in quella grande operazione di recupero che abbiamo fatto, per come oggi è certificata, non sarebbe arrivato neanche al 15 per cento.

Questo significherà che come Calabria saremo costretti, malgrado la resistenza di quel tempo, ad accettare quel tasso di errore ed una decurtazione finanziaria del programma –qualcuno, poi, mi dirà che sono una Cassandra– del 15 per cento e, quindi, di 150 milioni di euro che si perderanno sul Fondo sociale. E perché è responsabilità tutta vostra? Perché la Commissione, in quella occasione, fece un’interruzione dei pagamenti fuori dalle norme, riconosciuta anche dalla Commissione europea, e avevamo preparato il ricorso alla Corte di giustizia, perché quando saremmo arrivati, come siamo arrivati, a questo momento, avremmo avuto il ricorso alla Corte di giustizia rispetto all’interruzione provvisoria e illegittima che ha predisposto la Commissione sulla Calabria. Peraltro, avremmo avuto la spesa sicuramente con un tasso di errore e avremmo potuto, in queste condizioni evitare con la Commissione qualsiasi decurtazione del programma 2000-2006. La Giunta Scopelliti, invece, ha deciso di non presentare ricorso alla Corte di giustizia, ha pensato di andare avanti in questo modo; oggi ci troviamo a dover predisporre i bandi in emergenza.

Nel merito, non voglio dare numeri, li ha dati il consigliere Parente, li ha dati l’assessore, però aver cancellato praticamente tutta l’impostazione del programma, non far più transitare da questo programma un solo euro sulle politiche sociali, nelle condizioni generali che l’assessore conosce meglio di me! In questo momento qual è la difficoltà di bilancio, nel momento in cui il Governo chiude i trasferimenti sul sociale, cancelliamo l’Asse sul sociale e non consentiamo nessuna attività sul sociale in questo programma? E poi spostiamo tutto sull’occupazione. Attenzione, non ne faccio conti per voi, ma fateli voi: sui numeri che esponete sui precedenti bandi stendiamo un velo pietoso, in quei bandi ho solo scoperto, perché non lo sapevo prima come funzionano le poste private, perché abbiamo consegnato 105 milioni di euro in sette minuti ed è stata una pagina brutta della gestione di questa Regione. Qual è, però, il risultato che ci spinge ad andare avanti in questa direzione che – ripeto – è di tipo emergenziale? Se è vero che 85 milioni di euro su 105, che sono quelli impegnati attualmente in circuito, forniscono i dati che ha letto il consigliere Parente e fate i conti voi, se abbiamo speso 105 milioni per 2.400 borsisti e per 27 assunzioni e da qualsiasi parte un qualsiasi analista economico che ha un minimo di dimestichezza fra il rapporto pubblico e privato e ci dice quanto è costato un posto di lavoro con questo meccanismo – non lo faccio il conto, fatelo voi –, diteci quanto ci è costata questa operazione a posto di lavoro.

E non siamo, non dovremmo essere in condizioni emergenziali. Avevamo detto “attenzione, vi abbiamo lasciato un patrimonio di impegni” e, fra le altre cose, molti di questi impegni, perché il Presidente Scopelliti ha tenuto l’altro giorno una conferenza stampa sul turismo, facendo riferimento al gruppo del  Partito democratico ed gruppo  ha risposto che come partito non abbiamo nessuna problematica che ci possa mettere in qualsiasi difficoltà, chiediamo che si dica la verità. Ho chiesto personalmente le carte sulle revoche dei bandi del turismo: sono bandi che appartengono alle legislature precedenti, che abbiamo cercato con responsabilità di portare avanti quando è stato possibile; non accettiamo che si dica che ci sono responsabilità, oggi, a due anni e mezzo di gestione, rispetto ai due anni e mezzo precedenti. Lo dico perché, se si va a vedere chi in Consiglio regionale ha difeso sempre l’avanzamento della spesa che l’assessore Mancini propagandava in quest’Aula, ci si rende conto che, soprattutto sul Fesr, dove abbiamo lasciato gli impegni al 30 per cento e sono passati al 42 e non sono cresciuti più in questi due anni e mezzo, significa che la macchina è ferma e che, a un anno di chiusura dal programma, c’è oltre il 60 per cento del programma da impegnare, non da spendere. Il che significa che è certo che questo Governo nazionale prenderà i soldi di questa Regione e della Calabria non oltre il mese di marzo e li spenderà sui programmi che è in grado di portare avanti. Questo è il dato, se vogliamo leggerlo.

C’è la possibilità di correre ai ripari?

 Secondo me non più perché questa maggioranza, questa Giunta regionale, il Presidente attualmente in carica non ha saputo mantenere l’indirizzo politico nemmeno fra chi, da lui nominato, doveva gestire e controllare la spesa al suo interno. Non c’è possibilità alcuna. Mi auguro che le residue attività che la Giunta regionale predisporrà con questi bandi possano essere di aiuto a qualche disoccupato calabrese, però dubito che questa sia l’iniziativa politica che serve alla Calabria per dire che quel programma ha avuto un seguito.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Giordano.

Giuseppe GIORDANO

Intervengo, purtroppo e con grande preoccupazione, per prendere atto di numeri che testimoniano, ancora una volta, l’ennesimo fallimento delle uniche politiche che potevano costituire la leva per risollevare questa regione. Quello che abbiamo constatato con gli indicatori che sono venuti dallo Svimez, dal rapporto Banca Italia, da tutte le analisi degli analisti che hanno fatto un focus sulla situazione della Calabria, sono impietosi, testimoniano anni, decenni di fallimento delle politiche comunitarie.

Oggi assistiamo all’ennesima situazione che svilisce, delegittima il Consiglio regionale. Non c’è stato su queste questioni un dibattito efficace a tutto tondo. Ha ragione il consigliere Maiolo, quando afferma che il Consiglio regionale su questo tema è delegittimato.

Se dovessi entrare nel merito, dovrei citare tra l’altro il fallimento delle borse lavoro. Oggi con queste economie avete incrementato l’Asse 2. Per fare che cosa? Per produrre l’ennesima presa in giro per la regione, per produrre l’illusione, per dare quale risultato? Quello che si è consumato in 5 minuti, a mezzanotte, con le poste private! Qual è? Non c’è più la bussola, non c’è il progetto, non c’è nulla, c’è il fallimento che viene certificato anche dalle censure dell’Ue, della Commissione, perché quando andate ad incrementare l’Asse 6, state confermando quello che è venuto fuori dall’analisi dell’Unione europea, che vi ha censurato sulla questione dei controlli, sull’inadeguatezza e sull’inefficienza di quest’ultimi. Questo è oggi, purtroppo, con amarezza dobbiamo constatare l’ennesimo fallimento.

O c’è la volontà - per quello che è possibile, se ci saranno i margini per recuperare - di questa Giunta  di recuperare con un sussulto anche la dignità di invertire la rotta, diversamente per la Calabria ci saranno solo tempi bui e l’ennesima presa in giro per le migliaia di disoccupati di questa regione.

PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi, quindi possiamo procedere alla votazione dei provvedimenti. Il primo è una proposta di provvedimento amministrativo che riguarda l’incremento finanziario dell’Asse 2 e dell’Asse 6, quindi possiamo procedere a votare.

Mario MAIOLO

Solo per dichiarazione di voto sul provvedimento, noi votiamo contro.

PRESIDENTE

Tutti e due? Anche la presa d’atto?

Mario MAIOLO

No, la presa d’atto no, la pace dell’intelligenza degli uomini!

PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di provvedimento amministrativo numero 185/9^.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Pongo in votazione la presa d’atto del provvedimento.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Esame abbinato:

proposta di legge n. 294/9^ di iniziativa del consigliere Nucera, recante: “Norme in materia di abbattimento di alberi di ulivo”

proposta di legge n. 323/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Tutela e valorizzazione del patrimonio olivicolo della Regione Calabria

PRESIDENTE

Il prossimo punto all’ordine del giorno riguarda l’esame abbinato della proposta di legge numero 294/9^ di iniziativa del consigliere Nucera, recante: “Norme in materia di abbattimento di alberi di ulivo” e della proposta di legge numero 323/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Tutela e valorizzazione del patrimonio olivicolo della Regione Calabria  riguardare tutela e valorizzazione del patrimonio olivicolo della Regione Calabria”, di cui è relatore l’onorevole Imbalzano.

Candeloro IMBALZANO, relatore

La seconda Commissione, in una recente seduta, ha approvato un testo unificato di due proposte di legge, una proposta in Giunta dall’assessore Trematerra e una del collega Nucera.

Quella che andiamo ad esaminare è una proposta che unifica questi due provvedimenti e va a colmare un vuoto legislativo che, ormai, non era più sostenibile nella nostra regione. Il patrimonio olivicolo calabrese, pur vantando una tradizione millenaria e rappresentando una delle risorse economiche più rilevanti, sta, di fatto, rischiando di perdere quel ruolo di primo piano che finora ha rivestito, non solo a causa dello stato di abbandono e incuria in cui versano le aree naturali di vegetazione, a partire dalla Piana di Gioia Tauro, ma anche in virtù della pericolosa emigrazione verso altri territori, con lo sradicamento ormai diffuso. Infatti, è diffusa la prassi - che tutti conosciamo - di sradicare le piante dal loro ambiente naturale, svendendole rispetto al loro valore reale per finire ad abbellire ville e giardini di privati in tutt’Italia e non solo. Un commercio, questo, in costante crescita in tutto il territorio che ha trovato nell’assenza di legislazione vita facile alla sua diffusione.

Diventa, quindi, assolutamente necessario porre in essere queste iniziative – di questo va dato atto all’assessore Trematerra – che mirano a salvaguardare l’ulivo per garantire non solo la sua conservazione, ma anche il rilancio di un comparto che è di fondamentale importanza per il futuro della nostra regione e in particolare della nostra agricoltura.

Il progetto consta di dodici articoli. All’articolo 1 sono elencate le finalità, come in ogni provvedimento di legge, cioè la tutela dell’ulivo nel territorio, ma soprattutto vengono regolamentati i casi di abbattimento delle piante.

L’articolo 2 istituisce, in deroga a quanto previsto dalla legge numero 47 del 2009, il Registro degli alberi monumentali a cura del dipartimento competente.

L’esplicito divieto di estirpazione degli alberi di ulivo in qualsiasi stato vegetativo è contenuto, invece, nell’articolo 3.

Gli articoli successivi, 4 e 5, disciplinano in modo puntuale i casi consentiti e prescritti dalla legge, previa autorizzazione della Regione.

L’articolo 6 reca disposizioni in ordine ad interventi straordinari, quali il taglio alla base del tronco e forma di potatura di ringiovanimento e di adeguamento alla raccolta meccanica. Altri interventi sono consentiti solo su autorizzazione del dipartimento competente.

L’articolo 7 disciplina i casi di cessione e spostamento delle piante di ulivo.

L’articolo 8 introduce le sanzioni amministrative in caso di inosservanza degli obblighi previsti da questa legge.

L’articolo 9 reca disposizioni transitorie, conferendo validità alle autorizzazioni di estirpazione rilasciate prima dell’entrata in vigore della presente legge, ai sensi del decreto luogotenenziale numero 475 del 1945, consentendo ai proprietari autorizzati l’abbattimento e la cessione delle piante nei modi e nei limiti stabiliti dal precedente articolo 7

L’articolo 10 prevede disposizioni inerenti il pagamento della sanzione in forma ridotta, mentre le norme contenute nell’articolo 11 disciplinano le spese connesse all’istruzione delle istanze per il rilascio delle autorizzazioni.

Infine, l’articolo 12 quantifica, sulla scorta degli elementi forniti dai dipartimenti, gli oneri finanziari per questo esercizio finanziario – ma siamo ovviamente a fine anno – in euro 100 mila, che graveranno sulle economie di spese relative all’Upb 2.2.04.08.

Per concludere, si tratta di una legge che tutela e valorizza un patrimonio arboreo di grande importanza dal punto di vista paesaggistico, ambientale, di difesa del suolo dai fenomeni idrogeologici e soprattutto produttivi. Una risorsa che, in considerazione della regione, merita il massimo dell’attenzione da parte di questa Assemblea elettiva, che impegnerà olivicoltori e associazioni di categoria, dipartimento, Giunta e Consiglio regionale a sviluppare le azioni sinergiche che si ritengono necessarie per accrescere la competitività delle nostre aziende agricole ed olivicole, nell’ottica di creare un valore aggiunto al tessuto economico della nostra regione.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.

Bruno CENSORE

Su queste proposte di legge unificate relative alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio olivicolo della regione Calabria, ho avuto più volte modo di pronunciarmi e dire come la penso. Chiaramente, l’impianto di questo progetto unificato va nella direzione di tutelare il patrimonio olivicolo, gli alberi monumentali, di fare un censimento e, quindi, un Registro di queste piante. Noi, però, evidenziamo il fatto che in questa regione c’è una proliferazione incontrollata di leggi: a volte non finanziate, a volte leggi manifesto, a volte doppioni.

Già in Commissione ho avuto modo di dire che nella scorsa legislatura era stata approvata una legge molto simile, se non più innovativa, sulla tutela degli alberi monumentali e delle specie autoctone presenti in questa regione. Era una legge ben articolata, alla stesura partecipò l’Università di agraria di Reggio Calabria ed il Corpo forestale dello Stato perché ad esso era assegnato il compito di comminare le sanzioni. Nasceva da due progetti di legge: uno presentato dal collega onorevole Nicolò, che allora era un componente di opposizione, e uno da me che ero componente di maggioranza. Lo stesso professore Zimbalatti, in una seduta di Commissione, allorquando abbiamo valutato questi progetti, riferendosi alla legge già approvata ed esistente, ha detto che era una buonissima legge, che mancava solo il Regolamento attuativo che avrebbe dovuto fare la Giunta.

Non voglio fare il bastian contrario, chiaramente l’assessore ha tutte le sue buone ragioni politiche, amministrative per portare avanti questo progetto di legge, rientra nella sua sfera d’azione e nei suoi compiti, ma penso che un lavoro fatto in maniera alacre e certosina –ha ricevuto, infatti, anche attestati di stima da parte del WWF – non possa essere buttato così nella spazzatura.

Per questo, a nome del mio partito - per non voler votare contro - dichiaro l’astensione, secondo me è una metodologia che dobbiamo correggere, forse se quella che abbiamo approvato fosse stata una legge manifesto o se non avesse avuto una sua struttura avrebbe un senso, ma è una legge molto buona, positiva. Ritengo ingiusto che questa sia soppressa da una legge che, secondo me, in alcuni passaggi non è innovativa come la precedente - non perché l’avevamo fatta io e il consigliere Nicolò - che era il frutto di un lavoro complesso.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’assessore Trematerra. Ne ha facoltà.

Michele TREMATERRA, assessore all’agricoltura e alla forestazione

Vorrei che il collega Censore mi ascoltasse due minuti. Questa legge vuole valorizzare, tutelare il patrimonio olivicolo regionale. Possiamo intenderla come una legge stralcio rispetto a quella approvata dal Consiglio regionale nella passata legislatura - fra l’altro all’unanimità, mi sembra di ricordare.

(Interruzione dell’onorevole Nucera)

Non era una legge sulla olivicoltura, ma sull’intero sistema boschivo, nel senso più generale.

(Interruzione)

Questa, quindi, non si pone in antitesi con la proposta di legge approvata nella passata legislatura dal Consiglio regionale, ma essendo appunto una legge stralcio che riguarda un settore particolare della nostra economia, l’olivicoltura, non fa altro che esaltare la precedente.

Non stiamo facendo una legge fotocopia rispetto a quella già fatta, altrimenti non saremmo arrivati in Aula, ma abbiamo semplicemente creato le condizioni, perché quello che lei, probabilmente, aveva previsto nella sua legge non era applicabile.

Se questo provvedimento fosse stata una fotocopia, ma non lo è,– per questo chiedevo al consigliere di non esprimere una valutazione nel merito della legge, ma di rimanere nel dibattito –, è una legge stralcio che vuole esaltare quel lavoro fatto in Consiglio regionale, che vuole valorizzare il patrimonio olivicolo calabrese anche dal punto di vista produttivo e non solo ambientale e paesaggistico.

Chiedo al consigliere Censore - in virtù di questo mio ragionamento che mette in risalto come sia l’esaltazione della precedente legge, una legge stralcio che va in questa direzione -, di addivenire, come è stato fatto nella passata legislatura, ad un voto positivo, perché  noi vogliamo tutelare dalle tante depredazioni il nostro patrimonio olivicolo, lo vogliamo valorizzare dal punto di vista ambientale e produttivo, colmando – come diceva poc’anzi il relatore onorevole Imbalzano – un vuoto legislativo. Approvando questa legge, da domani, le razzie che negli anni sono state fatte in Calabria non avverranno più.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Presidente, solo per dar forza a quanto detto dall’assessore Trematerra, perché – come sapete – questo è un progetto condiviso, presentato da me e dalla Giunta regionale. Questo testo, nel coordinamento formale, pone all’attenzione una novità: si esce dalla genericità della tutela del patrimonio arboreo della nostra regione per andare ad individuare il settore particolare della garanzia degli alberi cosiddetti monumentali ricollegati alle piantagioni di ulivo.

E’ inutile ripetere cose che sappiamo, la Calabria è una regione ricca di piante di ulivo ed alcune hanno anche un’età veneranda, due - trecento anni, su queste piante negli ultimi anni, proprio nell’ultimo cinquantennio in particolare, si è accanita la mannaia dell’uomo che ha cercato di utilizzare e sfruttare per motivi diversi le qualità della pianta non per fruttificare - olive, olio e derivati - ma per motivi ornamentali, non certo per la funzione per cui un albero è posto nel territorio. E ancora -  questo più grave - molte volte, in maniera spregiudicata, i Comuni, i territori e i privati, pur di costruire una capanna o di realizzare uno spazio all’interno degli uliveti o per ricavare legna hanno tagliato alberi di ulivo con due - trecento anni di storia, che avevano un valore.

Come sapete, nella tutela dei beni architettonici dopo cinquant’anni sono necessarie particolari autorizzazioni.

Andare a sradicare questi alberi dal loro ambiente naturale non solo crea un danno dal punto di vista ambientale, ma mortifica la funzione storica dell’albero di ulivo nel nostro territorio.

Tutto questo rientra – ecco, su questo concetto cerchiamo di intenderci con l’amico Censore – nella tutela speciale di una questione particolare, appunto quella degli alberi di ulivo, che rientra nel contesto più generale della tutela arborea. Questa pianta rappresenta per la regione Calabria motivo di grande interesse per la valorizzazione della storia, della tradizione - non solo culinaria e gastronomica - ed anche per il legame.

Ecco perché vi è la necessità di istituire questo Registro, che si pone quasi a garanzia rispetto al censimento che sarà effettuato, poi il dipartimento dell’agricoltura provvederà a fare tutto il resto.

Mi permetto, approfittando della presenza dell’assessore Caligiuri, di richiamare l’attenzione su un’altra legge importante - su cui sto insistendo da parecchio tempo, ma non ho fortuna -: il valore immateriale dei beni della Regione Calabria che è a costo zero. E’ una legge depositata in terza Commissione, ma non riesco a capire, Presidente Salerno, per quale motivo, pur essendo a costo zero, non ha la fortuna di poter camminare o volare con le ali che merita. È una legge importantissima per recuperare – lo ripeto, presidente Scopelliti – l’identità calabrese.

Mi auguro di non dover più insistere su questo, non vorrei mettermi in una condizione di difficoltà, insistendo su quello che può essere un patrimonio reale a costo zero – lo ripeto – per la Regione Calabria.

Per cui, colgo l’occasione, come per la legge sugli alberi di ulivo, affinché il dipartimento cultura provveda ad avviare un processo di attenzione maggiore anche per il patrimonio immateriale della Regione. Ripeto, questa legge sui beni immateriali è a costo zero, quindi mi auguro che al più presto, assessore Caligiuriinseritela, se volete, in un processo molto più ampio, nessuno è qui per alzare barricate o per prendere primogeniture -, questa legge trovi la sua fortuna.

PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi, quindi possiamo procedere con l’esame dell’articolato.

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 5.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 6.

(E’ approvato)

Ordine del giorno “Sulle dichiarazioni del deputato Barbato nel corso della seduta alla Camera del 17 ottobre 2012

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Orsomarso.

Fausto ORSOMARSO

Ho chiesto la parola per illustrare un ordine del giorno a firma di diversi gruppi consiliari. Posso illustrarlo, Presidente?

(Interruzione)

“Premesso 

che il Deputato Francesco Barbato, esponente dell’Italia dei Valori, nel corso del suo intervento presso la Camera del 17 ottobre 2012, intervenendo sul tema allora in discussione, riguardante la malasanità, ha affermato la necessità di “normalizzare la Calabria”, dichiarando che ciò “significa eliminare immediatamente Scopelliti” e che “sprechi e ruberie nelle Asl calabresi neanche si conoscono tutti...” e che “...si affida il risanamento della sanità a un commissario che sicuramente ha più responsabilità degli attuali amministratori…”, e ancora “Sono intervenuto in questi giorni in Aula, denunciando, da un lato, l'abnormità della Regione Calabria e, dall'altro, per costruire una sanità a favore della vita e della salute dei cittadini calabresi, oltre ad aver presentato un'interrogazione per incalzare il Governo a rimuovere immediatamente Scopelliti da commissario della sanità in Calabria e mandarlo preferibilmente a... Guantanamo!”;

preso atto che tali inappropriate e inopportune dichiarazioni effettuate dal deputato Barbato sono state subito oggetto di unanime condanna da parte dei presenti, senza alcuna distinzione di appartenenza politica e partitica;

lo stesso capogruppo alla Camera dell’Italia dei Valori, onorevole Massimo Donadi, compagine politica a cui appartiene il deputato Barbato, ha subito stigmatizzato le improvvide dichiarazioni da questi rilasciate, intendendo con tale presa di posizione salvaguardare il decoro della Camera dei Deputati;

tenuto conto che l’offensività di tali gratuite affermazioni, tra l’altro destituite di qualsivoglia fondamento, minano profondamente il prestigio, l’autorevolezza e la credibilità di un organo democraticamente eletto che, in quanto tale, non può assolutamente essere asservito a logiche di qualunquismo e di antipolitica;

l’attuale fase di difficoltà e criticità che il Paese vive e per il superamento del quale massimo è l’impegno profuso da parte di tutte le forze politiche responsabili, volte ad impedire che ciò possa ulteriormente determinare lo svilimento della stessa politica, non consente che possano essere tollerate simili espressioni;

tutto quanto premesso e considerato, il Consiglio regionale impegna

il Presidente e la Giunta regionale ad intervenire perché il Presidente della Camera dei Deputati, indipendentemente dai provvedimenti che a tal fine lo stesso riterrà opportuno assumere, proceda pubblicamente a censurare tali comportamenti, che contribuiscono ad aumentare la disaffezione dei cittadini dalla politica e dalle istituzioni”.

Sottolineo che c’è la firma di diversi capigruppo del Pdl, Italia dei valori, Udc, Insieme per la Calabria e Scopelliti Presidente.

PRESIDENTE

Prima di procedere con l’inserimento dell’ordine del giorno, il Segretario generale mi fa notare, che ci sono altri articoli della precedente legge che devono essere sottoposti a votazione, quindi procediamo con la votazione degli articoli che mancano visto che eravamo arrivati all’articolo 6.

Pongo in votazione l’articolo 7.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 8.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 9.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 10.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 11

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 12.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Adesso passiamo all’ordine del giorno che ha illustrato il consigliere Orsomarso, pertanto pongo in votazione il suo inserimento all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Ci sono interventi sull’argomento? Altrimenti lo possiamo approvare.

(Interruzione)

La parola all’onorevole Principe.

Sandro PRINCIPE

Presidente, è stato molto veloce e non mi ha dato la possibilità di intervenire sull’inserimento all’ordine del giorno, perché noi ci rapportiamo al Parlamento italiano, alla Camera, quindi alla sua autonomia, per cui ci sembra inusuale che un Consiglio regionale dica alla Camera dei Deputati il comportamento che deve tenere.

In ogni caso, se l’inserimento rimane all’ordine del giorno, noi esprimiamo un voto di astensione, che significa stigmatizzare e condannare atteggiamenti e accenti in una sede così alta come la Camera dei Deputati, che non si addicono al prestigio, al modo di comportarsi di un parlamentare. Però, detto questo, l’astensione sta a significare che ritengo che la Camera dei Deputati, nella sua autonomia, saprà come comportarsi rispetto a un modo di proporsi così non tollerabile, non condivisibile, che per la parte che ci riguarda il voto di astensione ribadisce questo giudizio e, nello stesso tempo, ritiene che il Presidente Fini insieme all’Ufficio di Presidenza e con i deputati questori certamente – non so se sollecitati dagli stessi gruppi parlamentari, ma ritengo che non ce ne sarà la necessità – sapranno come comportarsi.

PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi, quindi pongo in votazione l’ordine del giorno in discussione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Ordine del giorno “Sulla situazione di alcuni lavoratori ex Sviluppo Italia Calabria in liquidazione

PRESIDENTE

C’è un altro ordine del giorno “Sulla situazione di alcuni lavoratori ex Sviluppo Italia Calabria in liquidazione”, che illustra l’onorevole Orsomarso.

Fausto ORSOMARSO

“Fatto salvo il piano di riordino che ha riguardato Invitalia e considerato che il processo di liquidazione del ramo di Sviluppo Italia Calabria e delle procedure poste in essere per la definitiva acquisizione da parte di Fincalabra, risultano ancora non definite le situazioni giuridiche di alcuni dipendenti per controversie sorte sulla loro condizione lavorativa e che, allo stato, parrebbero essere in via di definizione;

considerato che i dipartimenti regionali interessati, da tempo, stanno attenzionando la materia per trovare sbocchi positivi;

che le organizzazioni sindacali, a tutela delle pretese dei lavoratori, hanno sollecitato la rapida conclusione di tutte le procedure per definire la chiusura delle controversie in corso;

tutto quanto premesso e considerato, con questo ordine del giorno il Consiglio regionale impegna il Presidente della Giunta regionale, con il coinvolgimento del competente assessorato alle attività produttive, affinché si valuti se e in che modo sia possibile giungere alla conclusione delle vertenze in corso con gli ex dipendenti di Sviluppo Italia Calabria e portare, quindi, a definizione ogni procedimento connesso all’acquisizione di tutti i rapporti giuridici relativi alle situazioni lavorative connesse all’ex Sviluppo Italia Calabria”.

Anche in questo c’è la firma dei capigruppo del Pdl, Udc, Insieme per la Calabria, Lista Scopelliti.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Maiolo.

Mario MAIOLO

Presidente, se è possibile avere il testo dell’ordine del giorno, prima di votare l’inserimento.

PRESIDENTE

Se gli uffici distribuiscono il testo …

Prego, onorevole Maiolo.

Mario MAIOLO

Siamo favorevoli all’inserimento all’ordine del giorno e, ovviamente, chiediamo anche di sottoscriverlo, in quanto quello che viene chiesto era già siglato come accordo sindacale dalla Regione Calabria e dalle organizzazioni sindacali. Esisteva già un testo della Regione Calabria che chiedeva di definire tutte le posizioni pendenti.

Quindi va bene questa approvazione in Aula, il gruppo del Pd sottoscrive l’ordine del giorno e vota favorevolmente all’inserimento.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’inserimento, all’ordine del giorno, dell’ordine del giorno presentato.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l’ordine del giorno nel merito.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

(E’ riportato in allegato)

Sulla convocazione della prossima seduta

PRESIDENTE

Non ci sono altri punti all’ordine del giorno, la prossima seduta di Consiglio verrà convocata per il 24 ottobre alle ore 13,00.

La seduta termina alle 18,10

 

Allegati

Congedo

Ha chiesto congedo l’assessore Mancini.

(E’ concesso)

Annunzio di proposte di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:

Bruni – “Modifica dei confini territoriali dei Comuni di Zambrone e Zaccanopoli della provincia di Vibo Valentia” (P.L. n. 377/9^)

E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari, istituzionali e affari generali.

(Così resta stabilito)

Mirabelli – “Norme di attuazione della legge 4 agosto 1978, n. 440 (Norme per l’utilizzazione delle terre incolte abbandonate o insufficientemente coltivate)” (P.L. n. 378/9^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

Nucera – “Norme in materia di unioni montane” (P.L. n. 379/9^)

E’ stata assegnata alla quinta Commissione consiliare - Riforme e decentramento.

(Così resta stabilito)

Nucera – “Interventi per il potenziamento del turismo religioso e la valorizzazione della rete dei santuari calabresi consacrati alla devozione mariana”(P.L. n. 380/9^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

Chiappetta, Salerno, Gallo, Sarra, Parente – “Riconoscimento della Fondazione Tommaso Campanella quale istituto di Ricerca e cura a carattere scientifico di diritto privato” (P.L. n. 381/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

Salerno, Chiappetta, Serra, Parente – “Istituzione delle Aziende sanitarie territoriali e delle Aziende sanitarie ospedaliere” (P.L. n. 382/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposta di provvedimento amministrativo e sua assegnazione a Commissione

E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo d’Ufficio:

“Riordino delle Province” (P.P.A. n. 179/9^)

Promulgazione di leggi regionali

In data 1 ottobre 2012, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate leggi regionali. Le stesse sono state pubblicate sul supplemento straordinario n. 5 del 10 ottobre 2012 al Bur n. 18 dell’1 ottobre 2012:

legge regionale 1 ottobre 2012, n. 41, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 5 gennaio 2007, n. 1 (Istituzione e disciplina del Consiglio regionale delle autonomie locali);

legge regionale 1 ottobre 2012, n. 42, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 15 marzo 2002, n. 13 (Testo Unico della struttura e finanziamento dei gruppi consiliari)”;

legge regionale 1 ottobre 2012, n. 43, recante: “Modifiche alle leggi regionali 11 giugno 2012, n. 22 e 14 agosto 2008, n. 29 in materia di consumo dei prodotti agricoli a chilometri zero”;

legge regionale 1 ottobre 2012, n. 44, recante: “Modifiche alla legge regionale 26 luglio 2012, n. 33 (Norme per la promozione e la disciplina del volontariato)”.

Petizione popolare

In data 12 ottobre 2012 è pervenuta una petizione popolare per il mantenimento dell’Ufficio postale della frazione di Migliuso del Comune di Serrastretta (Cz).

Interrogazioni a risposta immediata

Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale e all'assessore ai trasporti. Per sapere – premesso che:

il sistema della mobilità interregionale su rotaia presenta, per quanto riguarda la Calabria, limiti strutturali non più tollerabili;

in tal quadro, per stare all'ultima vicenda che ha interessato il comparto, la decisione unilaterale di Trenitalia di sopprimere dodici convogli interregionali che collegano la Calabria alla Campania, a far data dal 9 settembre, poi rientrata a seguito della concertazione tra i governi delle regioni coinvolte, al di là del positivo esito momentaneo, è stata l'ennesima spia di una debolezza che riguarda il sistema nel suo complesso;

la soluzione, in questo caso specifico, non garantisce una stabilizzazione del servizio per il prossimo futuro, stante la limitatezza delle risorse da cui si è attinto;

a determinare questa situazione nel comparto in generale hanno concorso negli anni una serie di provvedimenti sia di Trenitalia/Gruppo Ferrovie dello Stato che dei Governi che si sono succeduti alla guida del Paese;

da uno studio più approfondito della questione risulta una riduzione negli ultimi 3 anni del 25% delle corse che collegano la Calabria al resto dell'Italia;

a tal riguardo, basta ricordare il taglio drastico di ben 21 corse di treni a lunga percorrenza, deciso da Trenitalia e dal governo Berlusconi nell'autunno del 2011;

questi continui tagli hanno comportato, insieme ad una limitazione del diritto alla mobilità interregionale, anche una sensibile riduzione del trasporto regionale sia di merci che di persone, determinando nondimeno molti disagi per gli studenti ed i lavoratori pendolari che giornalmente usufruiscono del servizio;

detti tagli hanno parimenti abbassato i livelli occupazionali del comparto, peraltro già gravati dagli effetti dalla crisi di questi anni;

tale situazione afferente il sistema dei collegamenti interregionali si inserisce in un quadro molto precario, disastrato, del trasporto su ferro nella nostra regione, dove pesano i ritardi e le inefficienze del servizio reso da Ferrovie della Calabria;

la gravità della situazione richiede di agire non più di rimessa, inseguendo di volta in volta le emergenze, come si è fatto finora, ma con una visione d'insieme, strategica, dei problemi del comparto;

a tal fine sarebbe auspicabile l'istituzione di un apposito tavolo tecnico-politico presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per affrontare più proficuamente la questione nell'ambito di una rinnovata strategia nazionale di rilancio della mobilità interregionale su rotaia -:

quali iniziative si intendono assumere per il potenziamento dei collegamenti interregionali su rotaia che coinvolgono la nostra Regione;

se non sia il caso, ora più che mai, di mettere in campo iniziative che concorrano a determinare un potenziamento ed una svolta qualitativa del servi ferroviari nella nostra regione, sia avendo riguardo alla lunga percorrenza che al trasporto pubblico locale, sollecitando l'Istituzione di un tavolo nazionale ad hoc che affronti in termini sistemici la questione.

(295; 12.10.2012)

 

Talarico D. All'assessore al lavoro e alla formazione professionale. Per sapere – premesso che:

con decreto del Dirigente Generale numero 19021, del 23 ottobre 2009, la Regione Calabria ha approvato un Avviso Pubblico avente ad oggetto "Manifestazione di interesse per l'individuazione di lavoratori ultracinquantenni per la concessione di contributi per la prosecuzione volontaria della contribuzione";

la Regione Calabria, attraverso l'avviso di che trattasi, intendeva procedere, come di fatto ha proceduto, al fine di agevolare il raggiungimento dei requisiti pensionistici, alla selezione di lavoratori dipendenti disoccupati ultra cinquantenni, cui riconoscere una indennità mensile pari alla quota necessaria per coprire il costo della contribuzione occorrente per il raggiungimento del diritto alla pensione;

tali azioni, già rientranti nel Piano di Reinserimento 2009, erano state concepite in favore di lavoratori ultracinquantenni che non si trovavano più nelle condizioni di utilizzare gli ammortizzatori sociali ovvero che, per vari motivi, non vi avessero mai potuto accedere;

l'Amministrazione regionale avrebbe erogato direttamente le somme alla sede regionale dell'Inps, previa stipula di apposita convenzione;

da informazioni personalmente assunte, presso gli uffici della Regione, nonché direttamente presso cittadini rientranti nell'elenco dei beneficiari del trattamento, ho constatato un inspiegabile ritardo nella corresponsione delle indennità previste nel bando;

a distanza ormai di oltre due anni, sembrerebbe che le misure previste nel bando non siano mai andate concretamente in porto, con pregiudizio evidente del diritto acquisito dei cittadini ammessi al beneficio -:

se l'Amministrazione regionale ha regolarmente versato all'Inps le somme di cui al bando di che trattasi, previa stipula della relativa convenzione;

se corrisponde al vero, in ogni caso, che non c'è mai stata corresponsione del trattamento contributivo compensativo per la platea dei cittadini ammessi al beneficio;

quali iniziative si intendono assumere a tutela dei diritti acquisiti degli ammessi al trattamento, qualora corrispondesse al vero il ritardo sopra richiamato.

(296; 12.10.2012)

Giordano, De Masi, Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con legge regionale numero 21 del 1996 veniva disciplinato da parte della Regione il servizio erogato dai Gruppi Appartamento nei confronti dei minori sottoposti a provvedimento dell'autorità giudiziaria;

successivamente a seguito di deliberazioni della Giunta regionale, in data 23 marzo 2010, venivano approvati una serie di regolamenti attuativi tendenti a definire i criteri per l'autorizzazione al funzionamento e le relative procedure per l'accreditamento delle strutture adibiti a servizio residenziale per minori;

i regolamenti attuativi individuano alcune tipologie di struttura residenziale e uno in particolare definisce le Comunità educative per minori con disagio psichico e disturbi del comportamento sottoposti a provvedimenti penali e/o amministrativi;

allo stato risulterebbe che le suddette comunità vengano sottoutilizzate per gli utenti a cui sono destinate e risulterebbe, altresì, che diversi minori, con le suddette patologie, vengano ricoverati presso strutture di altre regioni, determinando così, uno spreco di risorse finanziarie -:

il numero delle strutture residenziali adibite a Comunità educative per minori con disagio psichico e disturbi del comportamento sottoposti a provvedimenti penali e/o amministrativi, la loro ubicazione geografica, la loro capacità ricettiva, il numero dei minori attualmente ricoverati, l'ammontare complessiva della spesa annua per la loro gestione;

se l'utenza risponde ai requisiti richiesti ossia in possesso di diagnosi del servizio di neuropsichiatria infantile o del centro di salute mentale dell'ASP di competenza dalla quale si evinca la compatibilità della problematica dell'utente con la tipologia della struttura giusto regolamento regionale 23 marzo 2010 numero 5 pubblicato in BUR numero 5 supplemento straordinario numero 10 del 31 marzo 2010 punto 8.1.1 capoverso a.;

la spesa sostenuta negli ultimi anni per il ricovero presso strutture situate in altre regioni di minori affetti dalle suddette patologie;

quali iniziative si intendono intraprendere per perseguire una effettiva razionalizzazione della spesa regionale che possa portare ad una eliminazione degli sprechi e che determini un miglioramento dei servizi esistenti e una diversificazione delle offerte per meglio rispondere alle esigenze rilevate.

(297; 15.10.2012)

Giordano, De Masi, Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con l'interrogazione numero 196 del 09 gennaio 2012 il Gruppo consiliare regionale di Italia dei Valori chiedeva di sapere quale fosse lo stato di attuazione del Progetto per la realizzazione del registro Tumori di popolazione della Regione Calabria, approvato con delibera della Giunta regionale numero 3289 del 25 marzo 20120 e quali atti propedeutici fossero stati avviati

tale interrogazione nasceva dalle denunce di vari comitati di cittadini che disegnavano un quadro inquietante, dal punto di vista sanitario, in diverse zone della Calabria e in particolare sulla costa tirrenica con i centri ricadenti nell'ambito del bacino fluviale del fiume Oliva, Gioia Tauro per la presenza dell'inceneritore, Vibo Valentia per il cementificio, Crotone per la fabbrica dismessa della Pertusola e su ampie aree della Locride;

nella seduta consiliare del 12 marzo 2012 il Vicepresidente della Giunta regionale, Antonella Stasi, nel rispondere all'interrogazione presentata, evidenziava le difficoltà, legate ai limiti imposti dal piano di rientro sanitario, a dare esecuzione alla succitata delibera ; in ogni caso, la Giunta regionale, stando a quanto riferito, grazie all'approvazione di un progetto da parte del Ministero della salute, attraverso l'Agenas, denominato Pot salute, si stava adoperando per dare attuazione al Rencam, ovvero il registro nominale delle causa di morte, che avrebbe comportato il completamento delle varie fasi riguardanti l'implementazione dei flussi informativi, che, al momento, fanno riferimento, attraverso due dati base, all'anagrafe degli assistiti e alle schede di dimissioni ospedaliere;

la Vicepresidente, nella sua risposta, indicava orientativamente il termine massimo di un anno per l'operatività del registro nominale delle cause di morte, propedeutico al registro tumori -:

se il progetto Pot salute, finanziato interamente dal Ministero della Salute e riguardante l'istituzione del Rencam, sia stato avviato e quali passaggi progettuali siano stati posti in essere;

se lo stesso sia stato completato o si registrano ritardi e, in ogni caso, quali siano i tempi per la sua definizione al fine di dotare al più presto la Regione Calabria di un registro tumori.

(298; 15.10.2012)

Giordano, De Masi, Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con legge regionale numero 21 del 1996 veniva disciplinato da parte della regione il servizio erogato dai Gruppi Appartamento nei confronti dei minori sottoposti a provvedimento dell'autorità giudiziaria;

successivamente a seguito di deliberazioni della Giunta regionale, in data 23 marzo 2010, venivano approvati una serie di regolamenti attuativi tendenti a definire i criteri per l'autorizzazione al funzionamento e le relative procedure per l'accreditamento delle strutture adibiti a servizio residenziale per minori;

i regolamenti attuativi individuano alcune tipologie di struttura residenziale e alcuni di essi in particolare definiscono:

1. Gruppi Appartamento per minori sottoposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria (ex legge regionale numero 21 del 1996)

2. Comunità educative per minori disadattati sociali sottoposti a provvedimenti penali e/o amministrativi;

dalla lettura dei due regolamenti succitati si evince che i soggetti destinatari degli interventi si equivalgono dal punto di vista tipologico e ospitano entrambi minori sottoposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria determinando di fatto uno stato di confusione e uno spreco di risorse finanziarie -:

il numero strutture adibite a Comunità educative per minori disadattati sociali sottoposti a provvedimenti penali e/o amministrativi di cui al regolamento regionale 23 marzo 2010, n. 7 pubblicato in BUR n. 5 supplemento straordinario n. 10 del 31 marzo 2010;

la loro ubicazione geografica;

la capacità ricettiva;

il numero minori attualmente ricoverati;

la spesa annua di gestione;

i criteri che hanno portato al loro accreditamento considerato il servizio già disciplinato;

quali iniziative si intendono intraprendere per perseguire una effettiva razionalizzazione della spesa regionale che possa portare ad una eliminazione degli sprechi e che determini un miglioramento dei servizi esistenti e una diversificazione delle offerte per meglio rispondere alle esigenze rilevate.

(299; 15.10.2012)

Nucera. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il latte materno è il miglior alimento possibile per un neonato in quanto contiene i nutrimenti necessari affinché goda di buona salute e cresca bene;

il latte materno riduce i tassi di morbilità e mortalità infantile diminuendo l'incidenza e la gravità delle malattie infettive;

spesso esistono patologie materne che inducono ipo o agalattia e rendono quindi impossibile l'allattamento al seno;

la Banca del latte umano donato è un servizio costituito al fine di selezionare, raccogliere, trattare, conservare e distribuire il latte umano donato da utilizzare per specifiche necessità mediche;

la principale indicazione, oggi, all'utilizzo del latte umano di Banca è costituita dalla somministrazione ai neonati pretermine ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale nei casi in cui non sia disponibile il latte materno, come avviene soprattutto nei primi giorni di vita. Numerosi studi hanno dimostrato i vantaggi, a breve e lungo termine, dell'utilizzo del latte umano donato nell'alimentazione di questi bambini, soprattutto, per quanto riguarda una migliore tolleranza dell'alimento, la riduzione del rischio di infezioni e di enterocolite necrotizzante, malattia che può essere molto grave in questi neonati. Fra i vantaggi a distanza è stata osservata una riduzione di alcune malattie, quali l'ipertensione arteriosa e il diabete;

altre situazioni in cui è stato proposto l'utilizzo del latte umano di Banca sono la rialimentazione dopo interventi di chirurgia gastro-intestinale, l'insufficienza renale cronica, e alcune malattie metaboliche;

la somministrazione del latte umano di Banca è stata anche recentemente proposta per i neonati a rischio allergico, nei primi giorni dopo il parto, in attesa della montata lattea materna -:

stante l'operatività delle Banche del latte umano donato nei reparti di neonatologia di Cosenza e Crotone, se non ritiene opportuna l'istituzione di Banche del latte umano donato in tutti i reparti di Neonatologia e di Terapia intensiva neonatale della Regione Calabria.

(300; 17.10.2012)

Aiello F. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

da alcuni mesi sono stati avviati i lavori di adeguamento della "nuova" linea di distribuzione dei gas medicinali presso l'Ospedale Civile dell'Annunziata dell'Azienda Ospedaliera di Cosenza;

detta linea dovrà servire i reparti di Pronto Soccorso e Rianimazione del "nuovo" Ospedale;

la tubazione della succitata linea di distribuzione presenta gravi irregolarità, anche in fase di esecuzione, fino all'arrivo ai locali del Dipartimento di Emergenza e Accettazione;

i tubi anzidetti non mostrano i caratteri di identificazione né del lotto di produzione, né della normativa cogente sugli impianti di gas medicinali;

sui tubi medesimi si evidenziano saldature, laddove esistenti, non conformi alle normative di settore;

le saldature, infatti, non presentano le evidenze di brasatura dolce con argento, ma palesano, invece, evidenti tracce di saldatura ad alta temperatura con fusione in lega di argentana;

nella descritta linea di distribuzione manca il flussaggio di azoto, così come invece previsto dalle disposizioni che ne disciplinano la realizzazione;

la ditta appaltatrice dei lavori che presentano le irregolarità sopra menzionate, ha già avuto in passato, precedentemente alla gara di appalto di che trattasi, un contenzioso amministrativo con l'Azienda Ospedaliera di Cosenza per la realizzazione di altri lavori dell'Azienda medesima;

gli investimenti finanziari che l'Azienda Ospedaliera di Cosenza ha impegnato per la realizzazione di detti lavori di adeguamento sono assai consistenti;

la regolarità e la qualità dei lavori di che trattasi è imprescindibile, a garanzia della salute dei degenti e della sicurezza del personale sanitario, oltre che della legalità e trasparenza amministrativa -:

se ritiene ineluttabile verificare prontamente quanto affermato nella presente interrogazione ed adoperarsi per:

far sanare immediatamente le irregolarità commesse;

intervenire presso l'Azienda Ospedaliera di Cosenza per l'integrale attuazione della vigente normativa e regolamentazione di settore.

(301; 17.10.2012)

Esame Abbinato: “Proposta di provvedimento amministrativo numero 185/9^, recante: “POR Calabria FSE 2007/2013. Proposta di revisione finanziaria – Incremento finanziario Asse II 'Occupabilità' e Asse VI 'Assistenza Tecnica' del POR – anno 2012 – Revoca DGR n. 44 del 2 febbraio 2012 – Presa atto ed adempimenti” e Proposta di provvedimento amministrativo numero 196/9^, recante “POR Calabria FSE 2007-2013. Presa d'atto del Programma Operativo Regionale Calabria FSE 2007-2013 così come modificato dalla Decisione C (2012) 6337 del 10 settembre 2012 della Commissione Europea ed approvazione del nuovo Piano Finanziario per Assi Prioritari e Obiettivi Specifici Comuni” (Del. n. 235)

“Il Consiglio regionale

Vista la deliberazione della Giunta regionale numero 433 del 5 ottobre 2012, recante: "POR Calabria FSE 2007-2013. Presa d'atto del Programma Operativo Regionale Calabria FSE 2007-2013 così come modificato dalla Decisione C(2012) 6337 del 10 settembre 2012 della Commissione Europea ed approvazione del nuovo Piano Finanziario per Assi Prioritari e Obiettivi Specifici Comuni";

Vista la legge regionale 5 gennaio 2007, numero 3, recante: "Disposizioni sulla partecipazione della Regione Calabria al processo normativo e comunitario e sulle procedure relative all'attuazione delle politiche comunitarie";

Vista la legge regionale 4 febbraio 2002, numero 8, recante: "Ordinamento del bilancio e della contabilità della Regione Calabria";

Delibera

di approvare il Programma Operativo Regionale Calabria FSE 2007-2013 così come modificato dalla Decisione C(2012) 6337 del 10 settembre 2012 della Commissione Europea ed il nuovo Piano Finanziario per Assi Prioritari e Obiettivi Specifici Comuni, che si allega alla presente deliberazione per farne parte integrante e sostanziale”.

(Allegati)

Esame Abbinato: “Proposta di legge numero 294/9^, recante: Norme in materia di abbattimento di alberi di ulivo” e “Proposta di legge numero 323/9^, recante: “Tutela e valorizzazione del patrimonio olivicolo della Regione Calabria” (Del. n. 236)

Articolo 1

(Finalità)

1. La Regione Calabria, nel rispetto dei principi fondamentali dello Stato e delle norme comunitarie e fatte salve le disposizioni di cui alla parte III del Codice dei beni culturali e del paesaggio, in applicazione dell'articolo 2, comma 2, lettere o) e v) dello Statuto, tutela il patrimonio olivicolo, quale elemento caratterizzante il paesaggio, l'ambiente e il territorio agricolo regionale, coniugando tali valori con l'esigenza di assicurare la convenienza economica alla coltivazione agricola delle piante di ulivo e con la presente normativa disciplina le deroghe al divieto di abbattimento in luogo del decreto legislativo luogotenenziale 27 luglio 1945, numero 475 (Divieto di abbattimento di alberi di olivo) e successive modificazioni e integrazioni.

Art. 2

Registro degli Alberi monumentali di Olivo

1. In deroga a quanto previsto dall'articolo 5 della legge regionale 7 dicembre 2009, numero 47 (Tutela e valorizzazione degli alberi monumentali e della flora spontanea autoctona della Calabria) è istituito presso il dipartimento competente in materia di agricoltura, il Registro degli alberi monumentali di olivo della Regione Calabria, nel quale sono iscritti gli ulivi che, anche in esemplari isolati, per età, forma, dimensioni, rarità, valenza culturale, storica, geografica o per una specifica connessione con un manufatto, costituiscono elemento caratteristico del paesaggio.

2. All'istituzione e all'aggiornamento del Registro provvede il dipartimento competente in materia di agricoltura, su segnalazione anche degli enti pubblici regionali, provinciali, comunali, delle organizzazioni professionali di categoria, delle associazioni ambientaliste e di singoli privati.

Art. 3

Divieti e prescrizioni

1. E' vietata, nel territorio della Regione Calabria, l'estirpazione di alberi di ulivo in qualsiasi stato vegetativo, salvo i casi consentiti e prescritti dalla presente legge.

2. Non sono sottoposti alla presente disciplina:

a) gli alberi di ulivo con finalità esclusivamente ornamentale o decorativa dei giardini e dei parchi;

b) gli alberi monumentali di ulivo inseriti nel registro di cui all'articolo 2;

c) gli alberi di ulivo estirpati nell'ambito di azienda vivaistica da soggetto titolare della stessa.

Art. 4

Disciplina autorizzatoria per l'estirpazione ed il reimpianto

1. I proprietari legittimi o i conduttori muniti di consenso scritto del proprietario delle piante di olivo, possono richiedere al dipartimento competente in materia di agricoltura l'autorizzazione all'estirpazione di piante di olivo, qualora sia accertata la morte fisiologica ovvero la permanente improduttività delle piante dovuta a cause non rimovibili.

2. I soggetti previsti dal comma 1 possono richiedere al dipartimento competente in materia di agricoltura l'autorizzazione all'espianto con obbligo di eventuale reimpianto di alberi di olivo quando ricorra uno dei seguenti casi:

a) sia riconosciuta l'eccessiva densità dell'impianto, tale da arrecare danno all'oliveto;

b) sia riconosciuta indispensabile l'estirpazione per:

1) realizzazione di opere di pubblica utilità;

2) realizzazione di opere di miglioramento fondiario;

3) realizzazione di fabbricati in linea con gli strumenti urbanistici vigenti.

3. Nei casi previsti dal comma 2, lettera a) e lettera b), numeri 1) e 3), è fatto obbligo di reimpianto degli ulivi estirpati secondo la procedura disciplinata all'articolo 7, comma 1, punti a) e b).

4. Il dipartimento competente in materia di agricoltura, esaminata la richiesta ed espletati gli accertamenti necessari, rilascia apposito provvedimento autorizzativo, riguardante l'estirpazione e l'eventuale reimpianto delle piante di olivo nel rispetto dei vincoli e delle norme regolamentari specifiche finalizzate alla conservazione del paesaggio ed alla qualità dell'ambiente. Sono, in ogni caso, fatti salvi eventuali impegni assunti a seguito dell'erogazione di contributi pubblici e sono esclusi dalla presente disciplina gli alberi monumentali di ulivo inseriti nel registro di cui all'articolo 2.

5. I tecnici preposti al rilascio dell'autorizzazione di cui al comma 2 possono disporre il mantenimento nei siti di origine di esemplari piante di olivo di particolare pregio e monumentalità, nonché l'adozione di opportune pratiche colturali per la salvaguardia degli stessi.

6. Ai proprietari legittimi o ai conduttori muniti di consenso del proprietario delle piante di olivo è consentita l'estirpazione di un numero massimo di cinque esemplari nel biennio, anche in assenza dell'autorizzazione di cui al comma 2, previa preventiva comunicazione all'ufficio competente e secondo le modalità disposte dal dipartimento competente in materia di agricoltura.

Art. 5

Disciplina autorizzatoria per l'estirpazione ed il reimpianto nei casi di miglioramento fondiario

1. Nei casi di miglioramento fondiario previsti dall'articolo 4, comma 2 occorre distinguere i seguenti interventi:

a) riconversione varietale;

b) sostituzione con altre specie arboree.

2. Nel caso previsto dal comma 1 lettera a) le aziende con superfici olivetate superiori all'ettaro, possono essere autorizzate ad interventi di espianto fino ad un massimo del 50 per cento della superficie olivetata aziendale. Su detta superficie è fatto obbligo di impiantare un nuovo oliveto caratterizzato da un sesto d'impianto razionale e con cultivar idonee.

3. Nel caso previsto dal comma 1 lettera b), le aziende con superfici olivetate superiori all'ettaro, possono essere autorizzate ad interventi di espianto sul 50 per cento della superficie olivetata aziendale. Su detta superficie è fatto obbligo di impiantare un nuovo arboreto specializzato. In tal caso deve essere trapiantato nelle porzioni perimetrali della stessa particella un numero di piante di olivo pari ad almeno il 30 per cento di quelle espiantate.

4. Le aziende con superfici olivetate inferiori all'ettaro, in tutti i casi di miglioramento fondiario, possono essere autorizzate all'estirpazione sull'intera superficie aziendale. Un numero di piante pari ad almeno il 40 per cento degli alberi espiantati, deve essere trapiantato nelle porzioni perimetrali delle stesse particelle.

5. Nei casi di miglioramento fondiario, previa autorizzazione del dipartimento competente in materia di agricoltura, è consentito intervenire anche per come previsto all'articolo 7.

6. Gli interventi di miglioramento fondiario non possono interessare, nell'arco di un decennio, un'estensione superiore al 5 per cento della intera superficie olivetata regionale per come riportata nei dati ISTAT del sesto Censimento Generale dell'Agricoltura.

7. In tutti i casi di miglioramento fondiario, al fine dell'ottenimento dell'autorizzazione regionale, occorre presentare una relazione tecnica agronomica corredata di progetto e business pian atti a dimostrare la validità dell'investimento.

Art. 6

Autorizzazione potatura straordinaria

1. Nei casi di effettiva necessità, ai proprietari legittimi o ai conduttori muniti di consenso del proprietario sono consentiti, dopo specifica richiesta e previa autorizzazione del dipartimento competente in materia di agricoltura, interventi straordinari, quali il taglio alla base del tronco (taglio al ciocco).

2. Sono altresì consentite forme di potatura di ringiovanimento o di adeguamento alla raccolta meccanica, che prevedano la permanenza di ramificazioni principali.

Art. 7

Cessioni e spostamenti

1. I soggetti autorizzati, ai sensi dell'articolo 4, comma 2, possono:

a) trapiantare le piante di olivo in altre particelle della stessa azienda, nell'ambito dei confini regionali;

b) cedere le piante di olivo a proprietari di terreni ricadenti nel territorio regionale;

c) cedere le piante di olivo ad aziende vivaistiche regolarmente autorizzate, ai sensi delle normative vigenti.

2. Il soggetto che trapianta le piante di olivo in altre particelle della stessa azienda, deve richiedere al dipartimento competente in materia di agricoltura l'autorizzazione al trasferimento delle piante, salvo che il trapianto avvenga in terreni limitrofi al sito originario o non sia necessario il trasporto su strada.

3. Nel caso di cui al comma 1 lettera b), il soggetto che cede gli alberi deve presentare al dipartimento competente in materia di agricoltura richiesta di autorizzazione al trasferimento delle piante, e relativa autorizzazione dei proprietari legittimi o dei conduttori muniti di consenso scritto del proprietario alla messa a dimora.

4. Nel caso di cui al comma 1 lettera c), l'azienda vivaista che acquisisce le piante di olivo deve presentare al dipartimento competente in materia di agricoltura richiesta di autorizzazione al trasferimento delle piante dal sito d'origine al vivaio, con annesso atto di cessione delle piante di olivo interessate da parte dei proprietari legittimi o dei conduttori muniti di consenso scritto del proprietario.

5. Il dipartimento competente in materia di agricoltura, effettuati gli accertamenti sanitari ritenuti opportuni, e constatata la conformità di quanto dichiarato a quanto previsto dalla presente normativa, rilascia apposita autorizzazione per il trasporto delle piante. Durante il trasporto delle piante è sempre necessaria la presenza dei documenti di autorizzazione all'espianto.

6. Al fine di fornire garanzie agli acquirenti in relazione allo stato di salute delle piante, nonché per salvaguardare il patrimonio di piante vitali di olivo, i vivaisti hanno l'obbligo di ricoltivare, in vaso o in zolla, gli esemplari di olivo per almeno un ciclo vegetativo, adottando idonee procedure per la rigenerazione. I vivaisti sono tenuti ad adottare un registro dì carico-scarico, vidimato dal dipartimento competente in materia di agricoltura della Regione Calabria, delle piante di olivo in fase di rigenerazione, in cui devono essere annotate la provenienza, la data di espianto, la data di vendita e la destinazione delle piante.

Art. 8

Sanzioni amministrative

1. Chiunque espianta alberi di olivo senza l'autorizzazione di cui all'articolo 4, comma 2, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 500,00 ad euro 3.000,00 per ciascun esemplare abbattuto, fino ad un massimo di euro 100.000,00 con obbligo, ove possibile, del reimpianto degli alberi estirpati.

2. Alla stessa sanzione, di cui al comma 1, ridotta del 50 per cento, soggiace l'interessato che, non adempie entro il termine indicato dal provvedimento autorizzativo alle opere autorizzate ai sensi degli articoli 4, 5 e 7.

3. Chiunque cede piante adulte di olivo in assenza dell'autorizzazione di cui all'articolo 7, comma 5, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 2.500,00 ad euro 50.000,00 a seconda del numero degli esemplari e della reiterazione della trasgressione.

4. I soggetti che acquisiscono piante di olivo provenienti dal territorio della Regione Calabria in assenza dell'autorizzazione di cui all'articolo 7, comma 5, sono puniti con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 2.500,00 ad euro 30.000,00 a seconda del numero degli esemplari e della reiterazione della trasgressione.

5. Chiunque trasporta su strada piante adulte di olivo in assenza dell'autorizzazione di cui all'articolo 7, comma 5, è punito con una sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1000,00 a euro 5000,00.

6. Il vivaista che non ottemperi agli obblighi di cui all'articolo 7, comma 6, è punito con una sanzione amministrativa da euro 1.000,00 a euro 10.000,00.

7. Chiunque effettua una potatura di olivi senza aver richiesto ed ottenuto la necessaria autorizzazione di cui all'articolo 6 è punito con una sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 500,00 a euro 30.000,00.

8. La competenza all'irrogazione delle sanzioni amministrative e del contenzioso connesso è della Regione Calabria che la esercita attraverso il Servizio competente del dipartimento agricoltura.

9. Il dipartimento competente in materia di agricoltura provvede all'emanazione dell'ordinanza-ingiunzione, con la facoltà di acquisire eventuali ricorsi dalla parte avversa, nonché alla costituzione in giudizio limitatamente ai giudizi di opposizione all'ordinanza ingiunzione irrogativa di sanzioni amministrative, al fine del recupero delle somme dovute, ed ogni altro atto connesso compreso la messa in mora.

10. Il dipartimento competente in materia di agricoltura, entro sei mesi dalla pubblicazione della presente legge, provvede ad emanare specifico regolamento attuativo e a trasmetterlo alla Giunta regionale per la relativa approvazione. Il Regolamento di attuazione definisce le modalità di irrogazione delle sanzioni.

Art. 9

Abrogazioni di norme e disposizioni transitorie

1. Restano valide le autorizzazioni di estirpazione rilasciate, prima dell'entrata in vigore della presente legge, ai sensi del decreto luogotenenziale 27 luglio 1945, n. 475 (Divieto di abbattimento di alberi di olivo).

2. I proprietari delle piante, già autorizzati all'estirpazione ai sensi del decreto luogotenenziale n. 475/1945, possono cedere le piante oggetto di autorizzazione nei modi e nei limiti stabiliti dall'articolo 7.

Art. 10

Norme finali

1. Per quanto non espressamente disposto dalla presente legge, si applicano le disposizioni statali e comunitarie vigenti in materia.

2. Per le violazioni di cui alla presente legge, è ammesso il pagamento di una somma in misura ridotta pari alla terza parte del massimo della sanzione prevista per la violazione commessa o, se più favorevole, al doppio del minimo della sanzione edittate, oltre alle spese del procedimento, entro il termine di 30 giorni dalla contestazione immediata o, se questa non vi è stata, dalla notificazione degli estremi della violazione.

3. Per quanto non espressamente previsto dalla presente legge, si applicano le disposizioni contenute nella legge 24 novembre 1981, numero 689, e successive modificazioni e integrazioni.

Art. 11

Costi di autorizzazione

1. Le spese occorrenti per l'effettuazione di rilievi, accertamenti e sopralluoghi necessari per l'istruttoria delle istanze ai fini del rilascio delle autorizzazioni sono a totale carico del richiedente, così come previsto dall'articolo 21 del regio decreto del 16 maggio 1926, numero 1126; detta somma è versata dallo stesso a favore della Regione Calabria - dipartimento competente in materia di agricoltura, secondo le tariffe di riferimento illustrate nella tabella allegata.

2. In tutti i casi in cui si richiedano autorizzazioni, non compresi nei procedimenti indicati nella tabella allegata, sono applicate le spese relative ai diritti di segreteria ammontanti a euro 29,24.

Art. 12

Disposizioni finanziarie

1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, quantificati per l'esercizio finanziario 2012 in euro 100.000,00, si provvede per l'anno in corso con le economie di spesa dell'UPB 2.2.04.08 - capitolo 5125201, confluita, ai sensi dei commi 5 e 6 dell'articolo 5 della legge regionale 23 dicembre 2011, n. 47, nell'UPB 8.3.01.03 - capitolo 83010301 "Fondo pluriennale vincolato relativo a somme non impegnate nell'esercizio precedente a valere sui capitoli della spesa finanziati dallo Stato o altri soggetti con vincolo di destinazione, la cui utilizzazione è disposta su richiesta motivata del dipartimento competente (articolo 5, commi 5 e 6, della legge regionale 23 dicembre 2011, n. 47)" del bilancio del corrente esercizio finanziario. Il Dipartimento Bilancio provvede ad apportare le conseguenti variazioni, ai sensi dei commi 5 e 6 dell'articolo 5 della legge regionale 23 dicembre 2011, n. 47.

2. Per gli esercizi finanziari successivi, si provvede annualmente nei limiti delle entrate accertate e riscosse, ai sensi degli articoli 8 e 11 della presente legge, mediante l'istituzione di un apposito capitolo dell'entrata nell'UPB 3.4.02 e del corrispondente capitolo della spesa nell'UPB 2.2.04.01. La Giunta regionale è autorizzata ad apportare le conseguenti variazioni al documento tecnico di cui all'articolo 10 della legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8.

Art. 13

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

 

Tabella

Art. 11. Costi di autorizzazione

 

AUTORIZZAZIONE

DIRITTI DI SEGRETERIA

DIRITTI D'ISTRUTTORIA

I Comunicazione di estirpazione Art 4. Comma 1

euro 29,24

 

Autorizzazione articolo 4 comma lettera a)

euro 29,24

euro 100,00

Autorizzazione articolo 4 comma 2 lettera b) - 1.

euro 29,24

euro 500,00

Autorizzazione articolo 4 comma 2 lettera b) - 2.

euro 29,24

euro 300,00

Autorizzazione articolo 4 comma 2 lettera b) - 3.

euro 29,24

euro 500,00

Autorizzazione articolo 6. Potatura

euro 29,24

euro 200,00

 

Ordine del giorno numero 79 del 18 ottobre 2012 a firma dei consiglieri Chiappetta, De Masi, Dattolo, Serra, “Sulle dichiarazioni del deputato Barbato nel corso della seduta alla Camera del 17 ottobre 2012”

“Il Consiglio regionale

premesso che:

il Deputato Francesco Barbaro, esponente dell’Italia dei Valori, nel corso del suo intervento presso la Camera del 17 ottobre 2012, intervenendo sul tema allora in discussione, riguardante la malasanità, ha affermato la necessità di “normalizzare la Calabria”, dichiarando che ciò “significa eliminare immediatamente Scopelliti” e che “Sprechi e ruberie nelle ASL calabresi neanche si conoscono tutti…”, e che “… si affida il risanamento della sanità a un commissario che sicuramente ha più responsabilità degli attuali amministratori..”, e ancora “Sono intervenuto in questi giorni in aula, denunciando, da un lato, l’abnormità della Regione Calabria e, dall’altro, per costruire una sanità a favore della vita e della salute dei cittadini calabresi, oltre ad aver presentato un’interrogazione per incalzare il Governo a rimuovere immediatamente Scopelliti da commissario della sanità in Calabria e mandarlo preferibilmente a …Guantanamo!”;

tali inappropriate e inopportune dichiarazioni effettuate dal deputato Barbato sono state subito oggetto di unanime condanna da parte dei presenti, senza alcuna distinzione di appartenenza politica e partitica;

lo stesso capogruppo alla Camera dell’Italia dei Valori, On. Massimo Donadi, compagine politica a cui appartiene il Deputato Barbato, ha subito stigmatizzato le improvvide dichiarazioni da questi rilasciate, intendendo con tale presa di posizione salvaguardare il decoro della Camera dei Deputati;

l’offensiva di tali gratuite affermazioni, tra l’altro destituite di qualsivoglia fondamento, minano profondamente il prestigio, l’autorevolezza e la credibilità di un Organo democraticamente eletto che, in quanto tale, non può assolutamente essere asservito a logiche di qualunquismo e di antipolitica;

l’attuale fase di difficoltà e criticità che il paese vive, e per il superamento del quale massimo è l’impegno profuso da parte di tutte le forze politiche responsabili volte ad impedire che ciò possa ulteriormente determinare lo svilimento della stessa politica, non consente che possano essere tollerate simili espressioni;

Impegna

il Presidente e la Giunta regionale ad intervenire perché il Presidente della Camera dei Deputati, indipendentemente dai provvedimenti che a tal fine lo stesso riterrà opportuno assumere, proceda pubblicamente a censurare tali comportamenti che contribuiscono ad aumentare la disaffezione dei cittadini dalla politica e dalle Istituzioni”.

Ordine del giorno numero 80 del 18 ottobre 2012 a firma dei consiglieri Chiappetta, Dattolo, Bilardi, Serra, Bruni, Talarico D., Imbalzano “Sulla situazione di alcuni lavoratori ex Sviluppo Italia Calabria in liquidazione”

“Il Consiglio regionale

premesso che:

nell’ambito del Piano di riordino di Invitalia, nel rispetto di quanto previsto dalla legge Finanziaria del 2007, si è proceduto alla cessione di numerose società territoriali alle rispettive Amministrazioni regionali;

la Regione Calabria in attuazione della citata normativa attraverso Fincalabra ha acquisito, la sezione di Sviluppo Italia operante in Calabria;

secondo quanto riportato nell’accordo sottoscritto in data 9 settembre 2011 nella sede della Presidenza della Giunta regionale, tra il Ministero dello Sviluppo Economico, la Regione Calabria, la società Invitalia S.p.A. e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil e Ugl, l’amministratore delegato di Invitalia ha illustrato il percorso di cessione, prevedendo il trasferimento del ramo d’azienda di S.I. Calabria in liquidazione costituito in attività, mezzi di produzione, contratti di comodato e 132 dipendenti ad un società controllata, Settingiano Sviluppo S.p.A., il cui capitale sociale al 100% sarebbe stato successivamente acquisito da Fincalabra;

nel processo di liquidazione del ramo di S.I. Calabria e delle procedure poste in essere per la definitiva acquisizione da parte di Fincalabra, risultano ancora non definite le situazioni giuridiche di alcuni dipendenti per controversie sorte sulla loro condizione lavorativa e che, allo stato, parrebbero essere in via di definizione;

i Dipartimenti regionali interessati da tempo stanno attenzionando la relativa problematica al fine di individuare al riguardo le migliori soluzioni che possano – contemperando le reciproche competenze – trovare sbocchi positivi;

le organizzazioni sindacali a tutela delle pretese dei lavoratori, hanno sollecitato la rapida conclusione di tutte le procedure per definire la chiusura delle controversie in corso, rinunziando alle pretese a suo tempo poste, anche di natura economica;

Impegna

il Presidente della Giunta regionale, con il coinvolgimento del competente Assessorato alle attività produttive affinché si valuti se e in che modo sia possibile giungere alla conclusione delle vertenze in corso con gli ex dipendenti di S.I. Calabria e portare quindi a definizione ogni procedimento connesso all’acquisizione di tutti i rapporti giuridici relativi alle situazioni lavorative, connesse all’ex S.I. Calabria”.