IX^ LEGISLATURA
RESOCONTO INTEGRALE
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49.
SEDUTA DI GIOVEDI’ 18 OTTOBRE 2012
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO E
DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLO’
La seduta è
aperta. Si dia lettura del verbale della seduta precedente.
Legge il
verbale della seduta precedente.
(E’
approvato)
Legge le
comunicazioni presentate alla Presidenza.
(Sono
riportate in allegato)
Legge le
interrogazioni presentate alla Presidenza.
(Sono
riportate in allegato)
Concluso
l’ordine del giorno chiedo ai colleghi di prendere posto così iniziamo i lavori del Consiglio.
La
parola all’assessore Stillitani.
Presidente, chiedo che venga inserito all’ordine del giorno il provvedimento numero
196/9^, la presa d’atto dell’avvenuta approvazione da parte della Commissione europea della rimodulazione del Por Fse.
Questo
provvedimento è correlato al primo punto all’ordine
del giorno. Il contenuto è identico, evitiamo un ulteriore passaggio
dato che la Commissione europea si è già
espressa positivamente in fase di proposta sul provvedimento.
Assessore,
solo per capire meglio la sua proposta. Dice che il secondo punto all’ordine
del giorno deve essere sostituito da quello che lei ha detto?
È,
in pratica, il passaggio successivo. Viene sostituita la proposta con il
provvedimento di presa d’atto dell’approvazione da parte della Commissione
europea della proposta oggi all’ordine del giorno.
Invece
di inserire questo punto all’ordine del giorno, quando tratteremo il secondo
lei chieda la sostituzione di questo provvedimento con il suo e si risolve
senza inserire un nuovo argomento.
Ripeto,
finito il dibattito sulle province, al punto due lei potrà illustrare il nuovo
provvedimento e l’Aula provvederà a votare.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo.
Ne ha facoltà.
Presidente, per capire. Mi sembra che la proposta dell’assessore sia di far prendere atto al Consiglio regionale
che è intervenuta l’approvazione della rimodulazione
da parte della Commissione europea.
Ritengo
che il Consiglio debba fare una discussione sulla rimodulazione, perché il
fatto che un provvedimento arrivi in Commissione e in Aula dopo che è stato
definito dalla Commissione europea è
contro la legge regionale di politiche comunitarie.
Chiedo,
quindi, che oggi comunque ci sia il dibattito sulla rimodulazione del fondo sociale. Poi, siamo assolutamente
d’accordo che l’assessore nella relazione introduca anche l’intervenuto parere
della Commissione europea e chieda all’Aula di prenderne atto.
Il
punto rimane all’ordine del giorno e facciamo una discussione sulla rimodulazione.
Direi
che la discussione che avete fatto in via preliminare possa essere rinviata al
punto due quando l’assessore farà una proposta di modifica, come ha esposto
prima nel suo intervento, poi ci sarà l’intervento dell’Aula senza inserire
nuovi punti.
Possiamo,
pertanto, procedere con il primo punto all’ordine del giorno: il riordino delle
Province.
Sapete
che le Regioni entro il 24 ottobre devono esprimere un parere sul riordino
delle Province. In quest’Aula abbiamo già affrontato questo argomento nel mese
di luglio e, in una seduta alla quale abbiamo invitato tutti i soggetti attori
del territorio, abbiamo avuto l’opportunità di discutere con i rappresentanti
delle province di Vibo Valentia e di
Crotone
In
quella occasione abbiamo approvato un ordine del giorno all’unanimità. La
seduta era stata chiesta da dieci consiglieri regionali delle province di Vibo Valentia e di Crotone, ma l’ordine
del giorno è stato approvato dall’intero Consiglio regionale.
Oggi
siamo chiamati ad esprimere questo parere. Il Consiglio delle autonomie locali
- che abbiamo istituito per la prima volta in Calabria – nella seduta di
insediamento ha provveduto ad esprimere un parere che ho avuto modo di
distribuire a tutti i consiglieri nell’ultima seduta di Consiglio regionale,
affinché ne prendessero atto ed approfondissero le questioni che pone il Cal per addivenire ad una riflessione, ad una discussione e magari – come
hanno fatto anche altre Regioni in Italia – ad un provvedimento da approvare in
Consiglio regionale.
Il termine ultimo per esprimere il nostro parere è il 24
ottobre. Il Consiglio regionale, quindi, è chiamato oggi a dire - visto che per
effetto del provvedimento del Governo due province della nostra regione, Crotone e Vibo
Valentia, sono al di sotto dei parametri stabiliti– come vuole procedere e che
tipo di riordino vogliamo porre in essere.
Ho letto ieri che la Giunta regionale ha provveduto ad
effettuare opposizione al provvedimento del Governo. Ritengo, quindi, che la discussione in
Aula debba essere preceduta dall’intervento di un rappresentante della Giunta
regionale per comprenderne le motivazioni, visto che in precedenza abbiamo
approvato un ordine del giorno in cui il Consiglio regionale dava mandato alla
Giunta regionale di proporre ricorso alla Corte costituzionale.
Prego i colleghi di prendere posto perché questo è un
argomento delicato, se non si fa silenzio e non si prende posto interrompiamo
il Consiglio regionale. Basta con questi capannelli!
Per completare il mio intervento di avvio dei lavori
direi di dare la parola alla Vicepresidente Stasi per capire quali sono le
motivazioni del ricorso, approfondire la questione ed avviare la discussione.
Dopo il suo intervento ci sarà un dibattito tra i gruppi di maggioranza e
minoranza per addivenire alla votazione di un provvedimento che impegni il
Consiglio regionale e dica come la Calabria ritiene che si debbano riordinare
le province sul nostro territorio.
Prego, Vicepresidente Stasi.
Grazie, Presidente, in effetti è la seconda seduta che viene dedicata alla
questione del riordino delle province. Come diceva il Presidente
Talarico, entro il 24 di questo mese la Regione Calabria dovrà esprimersi in un contesto che continua ad
essere molto confuso. Ogni Regione sta seguendo un percorso diverso ma,
fondamentalmente, c’è la tendenza a chiedere una deroga alla norma nazionale.
Diversi Cal si sono espressi, entro il 3 ottobre, con un parere
assolutamente difforme rispetto a quanto
previsto nella norma nazionale.
Quindi, una
richiesta di deroga che dovrà essere approvata dalle regioni nei vari Consigli regionali.
In
Calabria è successa la stessa cosa, il Consiglio regionale il 17 luglio ha
invitato la Giunta regionale ad impugnare
il decreto. La Giunta lo ha fatto nei termini previsti per legge, quindi ,entro
il 13 ottobre è stato presentato ricorso alla Corte costituzionale ed è stato
depositato il ricorso alla Presidenza del Consiglio dei ministri impugnando
soprattutto l’articolo 17. Di conseguenza siamo qui oggi per verificare e
valutare qual è stato il parere del Cal.
Oltre all’impugnativa vi è il dovere di fare, in ogni
caso, una proposta al Governo nazionale.
Su questo - è una discussione nata come Giunta -, invitiamo il Consiglio
regionale a fare una riflessione. L’idea è di condurre la discussione per
verificare se ci sono i termini per richiedere una deroga come Regione Calabria
e mantenere l’assetto attuale con le cinque province.
La deroga che la Regione Calabria potrebbe chiedere è di
mantenere le cinque province attualmente esistenti.
Voglio ricordare che in Veneto, Toscana, Umbria, Marche,
Lazio, Basilicata, Campania e Calabria i Cal si sono
espressi con pareri difformi che, probabilmente, saranno confermati dai
rispettivi Consigli regionali.
Avremo proposte di Regioni che vanno contro la norma
nazionale. Il Molise e la Puglia, addirittura, non hanno istituito i propri
Cal.
Il Ministro non ha dato delucidazioni nei vari incontri
e sappiamo bene che ancora non c’è un decreto legge. Forse, nel Consiglio dei
ministri del 26 ottobre, sarà determinato l’iter procedurale per procedere al
riordino, all’applicazione del riassetto.
Si parla di commissari ma non è certo che ci sarà un
commissario. Probabilmente verranno interrotte le funzioni degli attuali
Consigli provinciali, è ancora tutto da definire. In questa confusione e
soprattutto in attesa di quello che avverrà il 6 novembre - che è la data in
cui potremmo avere qualche risposta rispetto ai ricorsi presentati -, la
proposta che in qualche modo dovremmo portare oggi alla riflessione è di
confermare la richiesta di deroga e l’assetto attuale della regione Calabria
con le cinque province esistenti.
Grazie alla
Vicepresidente Stasi per aver illustrato quello che ha fatto la Giunta e quale linea il Governo
regionale vuole seguire su questo argomento.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza.
Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, credo che non sia formale un ringraziamento a lei e alla Giunta regionale per aver permesso oggi questo
dibattito in vista della scadenza ben precisa del 24 ottobre. Un ringraziamento
per aver consumato una serie di passaggi importanti per poter arrivare ad una
determinazione del Consiglio regionale oggi
riunito proprio per questo scopo.
Il Cal - che è quell’organismo che finora non era stato
costituito -, regolarmente votato e
costituito, ha preso in esame la situazione territoriale ed istituzionale
esistente all’interno della nostra regione.
Ebbene,
questo organismo ha dato un parere che, credo, debba essere tenuto in debita
considerazione rispetto ad un problema molto serio che va oltre gli aspetti
campanilistici. Qui non si tratta di appartenenza
all’uno o all’altro territorio, si tratta di dare un parere, un contributo
rispetto ad un futuro che non è solo territoriale, ma che credo sia di tipo politico e
economico-sociale.
Il
Cal nel documento che recentemente ha presentato agli organi di informazione, ai
cittadini e a tutti quanti noi, ha chiaramente detto che la regione Calabria può continuare a
contenere le cinque province per tutta una serie di ragioni che sono state puntualmente, analiticamente e specificamente
evidenziate da questo organo.
Alla
indicazione del Cal si è unito di recente – e per
questo il ringraziamento
va alla Giunta regionale – un ricorso alla Corte costituzionale rispetto ad una
serie di anomalie presenti nel decreto legge del Governo.
Credo – diceva
bene la Vicepresidente - che la data del 6 novembre sia di fondamentale
importanza perché potremo avere indicazioni precise circa la sorte del
territorio calabrese.
L’aspetto nuovo, inedito che oggi viene fuori in maniera
chiara con una proposta di tipo politico è - se questo Consiglio lo vorrà e
speriamo lo voglia alla unanimità – la richiesta di una deroga alla decisione
del Governo.
I diversi aspetti di questa richiesta vanno al di là di
quelle che possono essere le appartenenze partitiche, politiche, territoriali
ed i campanilismi che si sono scatenati intorno a questa vicenda. Poter avere la
forza dell’unanimità della massima Assise regionale, come è giusto che sia,
nella richiesta di una deroga alla decisione del Governo, proprio per l’importanza che gli enti
hanno nei vari territori - sia pure con eventuali dovute correzioni rispetto
alle funzioni che hanno - in questo momento particolarmente critico dal punto
di vista politico, economico e sociale del nostro territorio, credo che possa
far quadrare il cerchio
Credo che oggi il Consiglio regionale debba dare
dimostrazione di coesione, non pensare territorio per territorio, ma avere la
possibilità di dimostrare che esistono intenti comuni. Va bene, quindi, la
proposta della Giunta regionale di chiedere insieme una deroga alle decisioni
che il Governo ha preso
con la spending review. Grazie.
Ha chiesto di parlare l’onorevole De Masi. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente, l’onorevole Pacenza mi ha efficacemente preceduto nella manifestazione
delle riflessioni che più si adattano alla riflessione che stiamo affrontando.
Voglio
anch’io riconoscere e prendere atto del lavoro
svolto dal Consiglio delle autonomie locali e dell’iniziativa della Giunta regionale – benché ispirata da un atto
assunto come Consiglio regionale – di
ricorrere verso i numerosi punti che caratterizzano il provvedimento di razionalizzazione delle province che
evitano - esplicitamente, per ammissione di qualificati esponenti che studiano
la materia - un profilo di incostituzionalità.
Questi due elementi: un atto diretto del governo
regionale e un altro esito di una discussione – mi risulta – prolungata,
intensa ed approfondita del Cal, che è emanazione del
Consiglio regionale, cristallizzano la richiesta di conservare gli attuali
assetti delle province in Calabria e non possono che riscuotere un’altrettanta convinta
ed unanime adesione da parte del Consiglio regionale. Credo che, altrimenti,
rischieremmo di introdurre elementi di conflittualità in termini di congetture
istituzionali che non farebbero bene a nessuno.
Penso che l’analisi su cui abbiamo fondato la richiesta
di conservazione delle due province a rischio è stata ampiamente sviluppata in
più sedi ed anche in Consiglio regionale nel luglio scorso nella seduta in cui,
come ha ricordato il Presidente Talarico, parteciparono gli amministratori del
Comune e delle Province sia di Vibo Valentia che di Crotone.
Vorrei soffermarmi per qualche attimo sulle ragioni che
circa un ventennio fa indussero il legislatore a riconoscere Vibo Valentia e
Crotone come nuove province.
Sono ragioni che, a mio avviso, non solo restano
intatte, ma che con ogni probabilità hanno conosciuto nel corso di questo
ventennio, in particolare negli ultimi anni, una accentuazione.
Per quanto riguarda Crotone - che, naturalmente, è la
realtà che meglio conosco -, non per richiamare una sorta di provvidenziale e
fatalistica intrusione di volontà soprannaturali, di fatto l’istituzione della
provincia coincise, grosso modo, con il declino, pressoché definitivo, della
sua prolungata efficace storia industriale.
C’è una sorta di spartiacque nella storia di quel
territorio, perché, da quel momento, una città praticamente piegata, allo
stremo delle proprie energie economiche, sociali e persino civili, rincorre
questa nuova opportunità – questa volta istituzionale – per una sorta di
rifacimento della sua identità sociale che, per molti versi, come riconoscono
coloro che studiano la sociologia, coincide esattamente con la dignità
comunitaria.
Ora sarebbe
inammissibile che questo tipo di conquista - che, tra l’altro, non ha prodotto
gli effetti che tutti avevamo auspicato – fosse sottratta ad una comunità che
conserva ed ha approfondito tutti gli altri bisogni e le altre grandi questioni
che sono realmente aperte.
C’è di più: è
una forma di insolenza dispettosa e fastidiosa la misura attraverso la quale il
Governo prova a razionalizzare le province, di fatto
significa essenzialmente sopprimerne alcune - guarda caso quelle più piccole -
nei territori nei quali alcuni presidi direttamente riconducibili alla responsabilità dell’Ente Provincia si rivelano più
che mai necessari, vuoi per motivi di ordine dei lavori che per motivi di disperazione economica o –
come nella realtà crotonese
– della presenza del più grande centro di accoglienza per extra comunitari d’Europa.
Non per forzare una sorta di
teorizzazione accademica, ma la territorialità oggi è riconosciuta - e questo è
un richiamo di natura squisitamente politica – come quel richiamo attraverso il
quale la politica si può riaccreditare, altrimenti è destinata a smarrire le
proprie capacità di orientamento in questo smisurato confine della
globalizzazione, all’interno della quale vincono interessi forti, paesi forti e
i territori che già manifestano una loro atavica o cronica debolezza si
indeboliscono sempre di più.
Credo che – come ha detto
l’onorevole Pacenza – oggi occorra uno sforzo corale
del Consiglio regionale.
Ho letto che qualche
esponente del nostro consesso - certamente sospinto in questa iniziativa da una
visione legittima o forse perché rassegnato alla necessità che la misura del Governo debba essere per forza ratificata - ha già prefigurato confini più
dilatati all’interno del quale collocare i territori di Crotone e Vibo
Valentia.
Io, prima di giungere a
questo, poiché non mi rassegno al fatto che il Governo possa far
passare un provvedimento insano politicamente, ingiusto e persino
incostituzionale inviterei coloro che sostengono prefigurazioni territoriali
diverse da quelle che attualmente configurano le cinque province a rivedere la
propria posizione.
Penso, e concludo, che la
soppressione di due province benché piccole, nel momento in cui deprivano gli
stessi territori specifici di potenzialità, di presidi democratici, di
opportunità e di potenzialità di sviluppo finirebbero per depotenziare ed
indebolire tutta la Calabria.
Questo è l’assunto in base al
quale mi permetterei di invitare i colleghi appartenenti ad altro territorio di
non conferire a questa questione un approccio un po’ troppo disinvolto e - non
vorrei dire, per carità - di schietta manifestazione di appartenenza territoriale.
Questa volta, davvero, deve
prevalere un sentimento di appartenenza territoriale come calabresi. Ci hanno
tolto già tante cose, la soppressione di due province benché piccole,
indebolirebbe anche gli altri territori. Credo che su questo possiamo essere
tutti d’accordo e convergere in una votazione unanime che dia la forza al Governo regionale – come ha richiamato la Vicepresidente – al di là del corso
che deve fare il ricorso presso la Consulta, di una iniziativa istituzionale e
politica forte presso il Governo, affinché offra finalmente un
riscontro di sensibilità verso bisogni che sono inalienabili nei territori di
Crotone e di Vibo Valentia.
Prego, onorevole Censore, ne ha
facoltà.
Grazie, signor Presidente, anche io voglio dare un
contributo al dibattito su questa che ritengo una questione importante e che non
è per me una faccenda di campanile o per fare rivendicazioni di parte.
Penso che,
oggi, in Italia ci sia una grande confusione
che è dettata, intanto, dalla crisi finanziaria che interessa tutta l’Europa
e che, chiaramente, porta chi ha le redini del comando oggi in Italia a fare scelte frettolose, avventate e poco
ponderate.
C’è una impostazione molto improvvisata in numerosi campi,
ma anche e, soprattutto, in tema di riordino delle istituzioni. C’è una scelta
molto frettolosa che non va nella direzione delle economie di spesa. Noi – lo
ricordava il collega De Masi – siamo entrati nel merito della questione a
luglio quando abbiamo affrontato la discussione. Allora, abbiamo evidenziato
che con la soppressione delle Province non si realizzano economie di spesa, perché
ci deve essere sempre chi si interessa della manutenzione delle scuole o delle
strade. Il personale che è dipendente delle Province, poi, non può esser mandato
a casa ed allora a cosa si riduce il risparmio?
Se ricordate bene, già con il decreto “Salva Italia”
erano stati aboliti gli organi direttivi delle Province perché con quel decreto
la composizione dei Consigli provinciali era demandata ai comuni che mandavano i
loro rappresentanti, il sindaco o un suo delegato, che, poi, provvedevano ad
eleggere al loro interno un Presidente.
Questa, allora, è una misura che è dettata dal populismo
che c’è oggi in Italia, da questo vento forte di antipolitica? Perché vorrei
vedere, carte e numeri alla mano, quali economie di spesa si realizzano.
Oggi c’è una improvvisazione celata che vuol far sì che
l’Italia torni, dal punto di vista storico, a molti anni addietro;
praticamente, si vuol tornare al centralismo e questo significa allontanare le Regioni,
allontanare i territori da presidi importanti che potevano dare risposte
immediate ai cittadini.
Lo si sta tentando anche con le Regioni, cioè prima si
vuol diminuire l’autorevolezza dei comuni attraverso
un continuo drenaggio di risorse e di tagli ai trasferimenti. Lo si fa con le Province in maniera poco organica perché,
se ci fosse stato un disegno organico, se ci fosse stata la necessità, sarebbero
state soppresse tutte le Province, invece con qualche escamotage qualcuna
si salva.
Lo si sta
facendo con le Regioni – ripeto – perché, approfittando di questa situazione di
crisi e di antipolitica che c’è, c’è un attacco anche alle Regioni e alle loro prerogative.
Quindi non c’è, forse anche perché la politica si trova in un momento di
debolezza, una alzata di scudi vera e propria rispetto a questa deriva.
Ritengo
che le Regioni, dal 1970 ad oggi, abbiano accelerato i processi di sviluppo cioè
Anche la
decisione che ha assunto il Consiglio delle Autonomie Locali va in questa
direzione cioè il CAL, che è l’organismo che doveva elaborare una proposta, in
sintesi, dà una delega al Governo. Al di là del fatto che il CAL abbia insistito
sulla presentazione del ricorso, giustamente, perché io ritengo che ci siano
dei profili di incostituzionalità, il CAL si lava le mani e noi, attraverso il
CAL, demandiamo tutto allo Stato, C’è una abdicazione della Regione a favore
del Governo centrale, una nostra incapacità di decidere perché
Ho
ascoltato l’intervento della Vicepresidente Stasi che diceva che, al di là del
ricorso che è giusto sia fatto e portato
avanti nei tempi e nei modi stabiliti dalle leggi, si chiederà una deroga al
provvedimento che ritengo sia anche una cosa utile.
Noi
dobbiamo lottare per mantenere queste 5 Province, altrimenti per quei territori
significa l’impoverimento, cioè significa che in quelle Province verranno meno
tantissimi posti di lavoro.
Nella mia
provincia di Vibo Valentia si è costituito un comitato a difesa della provincia,
ma non è un comitato composto dagli eletti che sono coloro che – a dire dei
detrattori della politica – devono mantenersi la poltrona. In quel comitato ci
sono imprenditori, persone comuni, agricoltori e commercianti che, attraverso
la soppressione di quella provincia, vedono venir meno le loro certezze di vita
e di speranza.
Ben
venga, allora la deroga! Ma, secondo me, la deroga va corroborata con un’azione
di forza da parte della Regione altrimenti – come diceva il mio capogruppo –
sembra una istanza rispetto a chi è condannato a morte, nel senso che chiede
clemenza chi è già sul patibolo.
Io penso,
allora, che ci debba essere una pronuncia forte da parte del Consiglio
regionale finalizzata a far sì che si mantengano le cinque Province calabresi
perché ci sono il requisito demografico e della territorialità. Inoltre, quelle
Province hanno ormai costruito anche un modello di sviluppo e di relazioni che
è ingiusto che si interrompa.
Faccio,
quindi, appello affinché oggi da questo consesso parta uno sforzo importante
per far sì che
Chi ha
letto il documento dell’Istat, ha letto quanti comuni in Calabria scompariranno
fra 50 anni. E’, allora, un problema esistenziale della stessa Regione e ci
vuole, quindi, una risposta forte affinché
si tagli altrove ed i tagli siano veri.
Consigliere
Censore, stava parlando con tanta enfasi ed alla fine si è interrotto?
Poiché ho
visto che
(Interruzione)
Ha concluso
l’intervento quindi, onorevole Censore? Ha chiesto di parlare l’onorevole
Salerno. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, vorrei
mettere da parte il campanile di appartenenza di un territorio e andrei più
indietro a quando sono state istituite le due nuove Province di Crotone e di
Vibo Valentia. All’epoca, secondo me, è stato commesso un errore di valutazione
nel limitarsi a frazionare la vecchia Provincia di Catanzaro ed oggi,
purtroppo, ne paghiamo le conseguenze perché ci troviamo due Province piccole
che non rientrano nei requisiti previsti dal decreto sulla spending review e ci
troviamo, ancora una volta, a combattere una battaglia che forse, con molta
probabilità, perché dobbiamo essere realisti, rischiamo di perdere.
So quanto ci tengo a mantenere
la provincia di Vibo Valentia: vengo eletto in quel collegio, vivo in quel
territorio, sono stato all’epoca, quando ero consigliere comunale del mio
comune, favorevole alla istituzione della Provincia, però, oggi dobbiamo anche
essere realistici perché non possiamo eludere la realtà e le possibili
conseguenze che possono derivare da quella che oggi è una normativa, un
indirizzo del Governo nazionale ad effettuare tagli.
Va benissimo proporre ricorso
alla Corte costituzionale ed io mi sono già espresso su questo! Non v’è dubbio:
occorre lottare fino alla fine per mantenere queste Province.
Andiamo a chiedere
l’applicazione dello strumento della deroga? Ben venga! Voglio, però, anche dire
una cosa a questo Consiglio regionale: abbiamo anche il dovere di essere
propositivi e, nell’ipotesi in cui questo ricorso e la deroga non vengano accolti,
dire che cosa vogliamo fare del nuovo assetto delle Province in Calabria. Vorrei
essere protagonista nel nuovo progetto di riordino delle Province in Calabria e
non subire, da parte del Governo centrale, alla fine, quelle
che saranno le nuove decisioni ed il nuovo assetto.
Con l’assessore Tallini, nei
giorni scorsi, abbiamo detto: “battersi fino alla fine per cercare di mantenere
le cinque Province”. C’è, però, un dato di fatto – ed ho sentito anche
qualche collega che, magari, ipotizzava altre ipotesi –, andiamo nel reale. Non penso assolutamente che oggi ci siano le
condizioni affinché altri territori possano cedere parte di territorio per
creare i presupposti affinché queste due Province possano sopravvivere.
Non penso che in questo Consiglio
regionale si possa arrivare ad una decisione unanime o trovare un’ampia maggioranza
per avere il coraggio di ridisegnare le Province in Calabria.
Dobbiamo dircela tutta e fino
in fondo, diversamente ci prendiamo in giro.
Dico, allora, nella ipotesi
in cui non si riesca a conseguire il risultato e, quindi, a difendere queste Province,
cosa vogliamo fare? Noi abbiamo lanciato l’ipotesi di una nuova Provincia dell’area
centrale della Calabria che andrà a comprendere Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia. Questa, secondo
me, è anche la sintesi di una storia e di una cultura che è stata sempre così
per evitare che questi territori – parlo per la mia Provincia – magari poi in
futuro, rischino di sfaldarsi.
Questo perché
è importante che i 50 comuni della Provincia di Vibo Valentia oggi continuino a
mantenere i rapporti sociali, i rapporti politici-culturali ed anche di programmazione
di carattere economico. Nel momento in cui, magari subendo altre decisioni,
rischiamo di avere una divisione di questi territori, la provincia di Vibo
Valentia non può rischiare di avere su 50 10 comuni che potrebbero, magari,
passare con l’area metropolitana di Reggio Calabria.
Capite,
allora, cosa voglio dire? Voglio dire che da oggi noi dobbiamo prevedere questa
ipotesi che è molto importante, così come penso per i colleghi di Crotone.
L’interesse
è di mantenere compatto quel territorio, quell’area della provincia di Crotone,
perché soltanto così si potrà continuare ad essere non soltanto protagonisti,
ma anche partecipi di una programmazione futura andando anche ad individuare i
ruoli per il futuro, dove Catanzaro è il capoluogo di Regione – e nessuno
glielo disconosce, anzi questa posizione va sempre rafforzata –, ma dove Crotone e Vibo Valentia potranno
esercitare delle funzioni di Provincia anche in maniera decentrata e dove
possiamo anche proiettarci in un futuro dove investire. Per esempio, a Vibo Valentia
possiamo parlare di polo turistico, a Crotone possiamo rivalorizzare il
discorso culturale e la storia che Crotone ha anche dal punto di vista
industriale. Forse solo così riusciremo, poi, a dare una risposta molto
concreta e seria per costituire un’area forte in grado di potersi anche
confrontare con le altre due Province: una che diventerà area metropolitana, è
la provincia di Cosenza che, in pratica, oggi è la provincia più grossa della
Calabria con circa 750 mila abitanti.
Dobbiamo
dircela anche tutta: il problema di queste due Province in questi anni –
parliamo di Province che si attestano a poco meno di 170 mila abitanti – è stato anche che il loro potere contrattuale
nei confronti delle altre Province non è stato, in pratica, un potere contrattuale in grado di riportare
sui territori gli equilibri giusti per poter portare avanti una programmazione.
Parlo
della mia provincia. Oggi noi viviamo delle situazioni di grave disagio, per
esempio, in alcuni settori. E’ vero che ci sono state date risposte dalle
istituzioni, la presenza del Comando provinciale dei Carabinieri,
Battiamoci
per questo con la consapevolezza, comunque, che questo percorso potrebbe finire
in maniera negativa. Magari il ricorso presentato potrebbe andar male e la
deroga non sarà concessa. Questa Regione, questo Consiglio regionale ha il
dovere, secondo me, di esser propositivo.
Anche
perché, guardate, sono sincero e schietto, ho letto il verbale che è stato
redatto dal Consiglio regionale delle Autonomie Locali. Apprezzo lo sforzo che
si è fatto in questo organismo, però, sinceramente prevale soltanto un sentimento
che è quello di battersi per difendere forse anche, se è necessario, l’indifendibile.
Ritengo
che da questo documento doveva emergere anche una proposta concreta per sostenere
fino in fondo il mantenimento delle cinque Province in Calabria ed, in
alternativa, una proposta per un nuovo assetto di riordino delle Province in Calabria.
Grazie.
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.
Presidente, non mi dilungherò in una disquisizione sugli
assetti istituzionali del Paese. Come classi dirigenti abbiamo tutti una grande
responsabilità perché,
non aver affrontato per tempo le riforme dell’architettura istituzionale - costituzionale del Paese,
porta a fare queste riforme a puntate, per pezzi. E quando l’architettura costituzionale
di un Paese, nella impostazione delle varie istituzioni e dei rapporti fra le
istituzioni, viene fatta estemporaneamente, si commettono sempre degli errori.
Noi, come Partito democratico,
appoggiamo il Governo Monti, ma
non v’è dubbio che il decreto sulla spending review, per la parte che riguarda l’architettura
istituzionale, sopperisce a ritardi decennali delle classi dirigenti italiane.
Da sempre, almeno da qualche
decennio, si pensa che le funzioni svolte dal Parlamento richiedano una riforma
del Parlamento stesso. Il Consiglio regionale della Calabria ha deliberato la
diminuzione del numero dei suoi consiglieri a 40. Non so da quanti lustri
sentiamo parlare della diminuzione del numero dei parlamentari e della modifica
delle funzioni dei due rami del Parlamento che svolgono funzioni analoghe.
Non voglio dire che i Padri
costituenti abbiano sbagliato perché
Tutta l’architettura istituzionale
ha risentito della necessità dei Padri costituenti di impedire che ci fossero
altre esperienze negative di tipo autoritario. Tra le disposizioni inserite per
evitare questa ricaduta ci sono i due rami del Parlamento che svolgono funzioni
analoghe. Da più tempo tutti diciamo che
Non è il mio un discorso di tipo
leghista, ma parlo del Senato delle autonomie. Cerco di concludere il
ragionamento per dire che nel decreto sulla spending review una serie di iniziative prese
risentono di questi ritardi. E quando il quadro non si guarda nel suo insieme
si possono commettere degli errori.
Lo stesso vale per le riforme che
riguardano l’Istituzione regionale. Abbiamo assistito e stiamo assistendo a
delle enormi deformazioni.
Le Regioni, certamente, non si sono
rese conto di essere diventate organismi accentratori e l’accentramento dei
poteri, inevitabilmente, porta all’aumento dei costi. Quando il potere è più
leggero e, nell’architettura istituzionale, c’è un rapporto di tipo diverso fra
i vari momenti in cui si devono esercitare i compiti istituzionali,
naturalmente i costi si riducono.
In questo discorso viene fuori la
questione della riduzione del numero delle Province e ci troviamo a doverla affrontare
per quanto riguarda la nostra Regione. Personalmente avrei preferito che questo
avvenisse in un contesto più generale.
Ebbene, che non mi si chieda quale
poteva essere il mio parere personale nel momento in cui sono nate le Province
di Vibo Valentia e di Crotone. Non ha valore, non ha significato, non serve a
niente che il consigliere Principe in quest’Aula venga a dire “ma io pensavo”;
sono ragionamenti strumentali che non servono.
Oggi, ci troviamo di fronte ad un
dato di fatto che in questa Regione ci sono cinque Province e che questo Consiglio
regionale si è espresso da più tempo per la difesa di questo assetto organizzativo.
Oppure mi sbaglio? Il Presidente Talarico ci ha ricordato che nel mese di
luglio noi abbiamo ribadito la volontà di difendere le cinque Province ed,
eventualmente, far ricorso dinanzi alla Corte costituzionale per come la
questione Province è stata assoldata, senza tener conto di un discorso più
complessivo. Tanto è vero che il ricorso avanzato dalla Giunta regionale è stato
giustificato come un momento attuativo di una volontà di questo conflitto.
Ebbene, stamattina di fronte a cosa
ci troviamo? Ci troviamo di fronte al governo
della Regione che ci dice due cose: una che ribadisce una volontà del Consiglio,
quella di far ricorso davanti alla Corte costituzionale, e l’altra di chiedere
una deroga.
Posso anche dire che personalmente
ho apprezzato la sincerità del consigliere Salerno, peraltro proveniente dalla
Provincia di Vibo Valentia: un grande spessore di onestà intellettuale. Però,
caro Presidente Salerno, mi consenta di fare una brevissima domanda: ma qual è
la posizione della maggioranza in quest’Aula?
Pur apprezzando il suo dire, pur
ritenendo – ma questa è una mia
valutazione del tutto personale – che, ove il Governo Monti dovesse procedere alla spending review per quanto riguarda le Province
calabresi, naturalmente si arriverà alla città metropolitana che ingloba
E da qui la mia domanda: qual è la
posizione della maggioranza?
Se volessi essere cattivo, poiché un
giornalista, di questi eccellenti che assistono ai lavori di questo Consiglio regionale,
mi ha inserito fra gli immortali, insieme al Presidente Loiero, per aver fatto
per soli 7 anni il parlamentare, dimenticando il grande lavoro sul territorio
che per alcuni di noi ha comportato seri rischi per la propria esistenza,
riallacciandomi al ragionamento di prima che nel momento in cui si indebolisce
la principale con la subordinata, viene naturale chiedere qual è la posizione
della maggioranza.
Ricordandomi di essere stato parlamentare
insieme all’onorevole Andreotti non vorrei dire che “a pensar male non si
sbaglia” perché non v’è dubbio che la proposta della maggioranza mette la
questione delle due Province di Vibo Valentia e di Crotone completamente nelle
mani del Governo perché noi
dobbiamo genufletterci e pregare che
Poi, naturalmente non c’è un
problema di votare sul ricorso alla Corte costituzionale e di votare la
richiesta di deroga. Ma quella è una richiesta di grazia perché sappiamo
benissimo che, se non ci sono i parametri, il Governo, nel momento in cui rientrerà nei suoi poteri per
decidere, respingerà questa richiesta di deroga.
Allora, perché la posizione
andreottiana del pensar male? Perché vado un attimo indietro e mi ricordo come
è stato istituito il Consiglio delle Autonomie Locali, con una grande fretta e
con i fax per presentare le candidature al CAL che in molti comuni non sono
arrivate. Si arriva, quindi, con una proposta del CAL che, a sua volta, è una
richiesta di grazia verso il Governo
Monti.
Per concludere, allora, noi non
possiamo non stigmatizzare queste responsabilità della maggioranza perché, se
realmente si volevano e si volessero difendere le due Province, andava fatta
una proposta complessiva che rientrasse nei parametri stabiliti dal Governo e, quindi, non soltanto una
istruttoria da parte del CAL, ma anche un lavoro con i comuni che, attraverso i
movimenti tra una provincia e l’altra, avessero consentito alle due Province
più piccole di rientrare nei parametri.
Ecco, quindi, la domanda. Tuttavia, sono
convinto che la posizione della maggioranza sia quella illustrata dalla Vicepresidente Stasi.
Ma non v’è dubbio che l’intervento dell’onorevole
Salerno ci lascia in qualche misura …
Ecco, pur avendo detto che reputo
scontato che, ove il ricorso non sia accolto e ove, certamente, non sia accolta
la deroga, alla fine sarà
Se si volesse fare questo,
certamente, c’è il termine perentorio del 24 ottobre, ma il tempo che rimane da
qui al 24 ottobre e, poi, per la conferenza Stato-Regioni, potrebbe essere
utilizzato per una istruttoria che diventi un supporto reale al mantenimento
della provincia di Crotone e di Vibo Valentia.
Voteremo sì al ricorso, voteremo sì
alla deroga, ma, francamente, con queste grandi perplessità sulle reali volontà
della Giunta Scopelliti e sulla riuscita di questa nostra iniziativa. E
suggeriamo che il tempo che rimane per l’incontro della Conferenza
Stato-Regioni possa essere utilizzato per una istruttoria più adeguata perché
Crotone e Vibo Valentia rimangano Province.
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Sulla. Ne ha facoltà.
Penso che,
ormai, tutte le considerazioni
che si potevano fare sui gravi limiti del provvedimento governativo di riordino
delle Province si siano fatte in questi mesi, sia in sede locale sia in questo
Consiglio regionale. Penso che – come è stato detto più volte – il nostro
ordinamento statutario avesse la necessità di una qualche rivisitazione, ma,
altrettanto convintamente, penso davvero che non
possa essere concepita una riorganizzazione dell’ordinamento degli assetti
istituzionali dello Stato condizionato esclusivamente da questioni di risparmio
economico. Credo si stia commettendo un grave errore nel procedere a pezzi, rivedendo
prima la formazione dei Consigli comunali, dove dalla riduzione dei consiglieri
comunali abbiamo registrato che non è pervenuto alcun risparmio; si è solo
limitata la possibilità di confronto democratico che poteva coinvolgere più
cittadini nei piccoli Comuni e si è ridotto, invece, il Consiglio comunale a un
gruppo di persone che si riuniscono in una ristretta cerchia e condizionano
anche le sorti delle legislature stesse. Nessun risparmio e una riduzione della
democrazia.
Credo che alcune
Province siano nate – riprendendo il ragionamento esposto anche da qualche
collega – non tanto per condizioni che si erano determinate in quel momento
nelle realtà che richiedevano la loro autonomia e penso, in particolare, a come
è nata
Credo che riproporre un accorpamento forzato delle
Province non potrà che produrre forti contraddizioni sui territori, che non
sarà facile governare, richiederà molto tempo. Tra l’altro, nel nostro dibattito viene sottovalutato un
altro limite del provvedimento, cioè quello
che conferisce alle nuove Province un assetto nelle funzioni, nelle
competenze e nell’apparato proprio delle Province, negli organismi, dalla
Presidenza alla Giunta regionale che dovrà governarli, totalmente diverso da quello che è oggi e vengono fortemente ridimensionate
quelle competenze e quelle funzioni; non si capisce bene ancora –
Per andare rapidamente al merito della
proposta, credo che il Cal abbia fatto un grande sforzo –ero lì
a seguire gli andamenti dei lavori e anche a presiederlo nella parte finale –,
però ho registrato, intanto, un fatto: sono intervenuti i
rappresentanti di tutte le Province, sottolineo, in particolare, quelli della
Provincia di Catanzaro, che potevano essere i più condizionati da una
situazione del genere che poteva portarli a rivendicare immediatamente una
ricostruzione della vecchia Provincia, come sarebbe naturale, alla fine, se non
ci dovesse essere nessun’altra prospettiva.
Ricordo precisamente, invece,
gli interventi esposti dai rappresentanti di quel territorio, a cominciare
dalla Presidente della Provincia, la quale ha sottolineato l’importanza che
rimangano le cinque Province, perché
Credo che la sua difficoltà
ad avanzare una proposta di riordino più compiuta, più rispondente ai dettati
del nuovo provvedimento governativo stia proprio nelle circostanze evidenziate;
se oggi ricorriamo alla Corte costituzionale è perché qualcuno si arroga il
diritto di decidere per i Comuni, sarebbe stato altrettanto grave se il Cal avesse scelto per i Comuni in sede di discussione,
senza avere il mandato da parte di quei Comuni. Praticamente, non c’era il
tempo che era loro necessario – teniamo conto che occorrevano due giorni –, per
sentire i Comuni e per aprire una grande consultazione che portasse altri
Comuni ad assumere scelte che potessero, poi, portare ad una proposta più
rispondente ai parametri che il Governo ha delineato. Il Cal,
quindi, non poteva, secondo me, fare altra cosa, se non quella di prendere atto
che il provvedimento del Governo era un atto forzato, che fosse
incostituzionale e che quel processo per riconoscere l’incostituzionalità fosse
attivato dalla Giunta regionale, come
Credo che
anche la richiesta di deroga, in questo momento, non sia in contraddizione con
il percorso avviato del riconoscimento di incostituzionalità del provvedimento
del Governo, quindi la condivido – come ha detto il nostro capogruppo – ma,
purtroppo, non c’è dubbio che è una proposta debole la nostra, perché la nostra
proposta più forte sarebbe stata quella di presentarci con un riassetto
territoriale delle cinque Province più rispondente ai parametri fissati. Ora,
però, siccome ci troviamo in queste condizioni, non sono convinto che
riusciranno a fare tutto nei tempi che si sono prefissati come Governo e non
sono neanche convinto che il Governo agirà di imperio, come qualcuno paventa,
perché non si tratta di situazioni che si risolvono con la forza, si tratta di
cose molto delicate che richiederanno tempo per essere maturate.
Penso che
il Governo rifletterà molto sul ragionamento che scaturirà dal confronto Stato-Regioni,
per cui penso che dovremo mettere in campo, da qui fino alla Conferenza
Stato-Regioni, tutto quello che è necessario perché
Okay, quindi, al ricorso, anzi
abbiamo fatto bene a farlo nei tempi previsti, come era stato indicato dal
Consiglio regionale al Presidente della Giunta ed alla Giunta stessa, okay
alla deroga per la circostanza nella quale ci troviamo, ma non demordiamo, da
qui fino alla Conferenza Stato-Regioni, per una soluzione che possa riconoscere
le aspettative di tutti i territori. Che poi ci possa essere una divisione di
tre Province e
Per come
sostenuto dal consigliere Salerno e che condivido molto, almeno conserviamo
l’identità di questi territori. Guai se oltre al danno avessimo la beffa,
mettere in discussione, cioè, anche l’identità di quei territori, che è molto
forte e radicata e che penso nessun Governo, però, potrà farlo. E’ vero che si
commettono anche tante follie nelle decisioni che si prendono in fretta,
sull’onda della necessità del risparmio – che poi non so quale risparmio si
ottenga – ma almeno questa conserviamola. Penso che se il vero problema è
quello di conservare l’identità, il miglior modo per farlo sia quello di
mantenere le cinque Province. Se questo, poi, non dovesse verificarsi, vedremo
nel prosieguo ma per adesso credo che dobbiamo batterci per il riconoscimento
della incostituzionalità del provvedimento e per il mantenimento delle cinque
Province. Qualcuno diceva – mi pare
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Tallini. Ne ha
facoltà.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, come vedete, mi sono seduto sui banchi dei
consiglieri e non su quelli della Giunta regionale, anche perché ritengo – per
dare subito una risposta al collega Principe – che non c’è una proposta della
Giunta in quanto, rileggendo anche la proposta avanzata dalla Vicepresidente
Stasi, ci accorgiamo che si tratta di una proposta aperta che lascia il
Consiglio regionale nella condizione di poter autodeterminarsi, sapendo,
collega Principe, che questa è una materia su cui difficilmente si può pensare
di presentare proposte di coalizione, vista la delicata situazione che
riguarda, questa delle Province, territori che coinvolgono, direttamente o
indirettamente, tutti i partiti politici, tutti i consiglieri regionali, sia
della maggioranza sia della opposizione.
Potrei,
quindi, facilmente dirle che è vero, forse non c’è una proposta della
maggioranza, ma credo non ci sia nemmeno una della minoranza. Se poi pensa che
il suo intervento possa rappresentare anche tutta la minoranza, credo che avrà
delle delusioni in Aula o, perlomeno, sarà una considerazione poco valutata e
poco approfondita. Mi permetto di dire che, come consigliere regionale della provincia
di Catanzaro, avrei potuto avere
qualche imbarazzo nell’intervenire. Siamo qua per condurre una battaglia forte: quando negli anni ‘90, è arrivata
in questo Consiglio regionale la proposta della tripartizione o, meglio, le
proposte per le nuove istituzioni delle Province di Vibo Valentia e di Crotone,
avrei preso sicuramente per primo la parola e sicuramente mi sarei battuto
strenuamente contro quella che per me era una decisione ingiusta, non perché
fossi contrario, in via pregiudiziale, alla realizzazione di autonomie sul
territorio, ma ritenevo che quella proposta fosse pesantemente e ingiustamente
penalizzante nei confronti della Provincia di Catanzaro e non ridisegnava sul
piano regionale un territorio; non ridisegnava un piano equilibrato
nell’attribuzione delle Province, in quanto avrebbe portato ulteriore
squilibrio e pregiudizio allo sviluppo dell’intera regione. Se oggi facessi la
domanda “a chi è giovata questa situazione?”; se, per esempio, i territori
delle Province di Cosenza e di Reggio Calabria allora potevano pensare che
dalla tripartizione della Provincia di Catanzaro avrebbero potuto trarre un
vantaggio. Credo che oggi questo vantaggio non l’abbiano registrato.
I territori delle Province di Vibo Valentia e di Crotone, allora,
potevano pensare che da quella decisione sarebbe potuto scaturire un vantaggio
per quei territori – dobbiamo dirlo con sincerità –; il collega Nazzareno
Salerno, che si è preso il plauso del capogruppo del Pd, oggi ha avuto
l’onestà, ma ritengo, più che l’onestà, la maturità politica per capire,
perché, amici, credo che, qua dentro, dobbiamo tutti essere intellettualmente
onesti. Gliela potevamo comunque riconoscere al collega Salerno, come va
riconosciuta ad ognuno di noi, in quanto ha fatto un intervento, da consigliere
regionale della Calabria, maturo rispetto ai problemi. Sa il collega Salerno
che questa sua posizione potrebbe facilmente essere strumentalizzata, ma sa
pure che non deve guardare– come, in questo momento, dovremmo tutti fare –
soltanto a quello che può essere un elettorato dei nostri territori, che
guardano a noi soltanto perché difendiamo le autonomie di quei territori, a
volte senza un supporto e senza una motivazione valida.
Ricordo che, quando fu istituita
Collega Principe, scusi se in questo momento, da consigliere regionale,
le chiedo: quando si è fatta la tripartizione e
Credo, invece, che se avessimo voluto affrontare un discorso serio
avremmo proceduto diversamente -e se devo fare autocritica la faccio e lo dirò;
lo sto dicendo in Aula, dove mi ascoltano il Presidente, i colleghi della
maggioranza–. Questo è un problema, però, che non esime da responsabilità
nemmeno l’opposizione, perché anche nell’opposizione non c’è stato dibattito. E
come mai è mancato questo dibattito? Perché, tutto sommato, continuare oggi a
mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi è tipico della Regione
Calabria e dell’immagine che
No, siamo venuti e stiamo facendo un intervento con grande umiltà,
perché dire oggi, collega Principe – mi scusi se faccio molto riferimento al
suo intervento, perché lo ritengo fondamentale – una cosa è il ricorso sul
piano giuridico alla Corte costituzionale, altra cosa è una posizione politica,
se poi fosse come dice, la subordinata non sarebbe questa, onorevole Principe;
non possiamo competere. Se
Mi pare che la proposta del Governo, rispetto alla decisione della
Corte costituzionale, abbia una valenza più forte e più incisiva di quella che
può esprimere un Consiglio regionale come quello nostro, che da tutti è ritenuto
di basso profilo. Lo sappiamo che non è
così ma sul piano nazionale abbiamo comunque questa brutta proiezione di
immagine. Qual è, allora, una proposta sensata che vogliamo elaborare? Quando
Anche le posizioni possono
essere silenzi interessati, perché è chiaro che se
A Roma chi decide? Decide Crotone? Decide Vibo? Decide Catanzaro?
Non si illudano quelli della Provincia di Cosenza o di Reggio Calabria
perché questa volta per
Ha chiesto di parlare l’onorevole Ciconte.
Ne ha facoltà.
Presidente e onorevoli
colleghi, credo che il problema delle Province sia molto sentito da
questo Consiglio regionale. Penso che sia una
questione molto spinosa perché, effettivamente, ci
sono delle ipocrisie e dobbiamo cercare di capire quali sono, capire cosa fare
se vogliamo, in questa nostra Regione, un riassetto omogeneo e corretto del territorio.
Nella
Provincia di Catanzaro, quando si
sono create le province di Crotone e di Vibo
Valentia, non ci sono state delle ripartizioni in termini territoriali
omogenee ed io l’ho detto altre volte, sicuramente sono stati eliminati alcuni
territori della vecchia provincia di Catanzaro
a favore delle due province di Crotone e di Vibo
Valentia.
Credo
che quel che ha detto la vicepresidente Stasi è corretto da un punto di vista giuridico, e tutti quanti
abbiamo accettato che, eventualmente, bisogna fare un ricorso per ripristinare
le Province così come ha detto il consigliere Censore e come hanno detto anche
altri colleghi dei vari territori provinciali.
Non v’è dubbio, però, che esistono dei problemi. Oggi,
sono per la proroga, sono per fare il ricorso per mantenere le vecchie Province,
perché effettivamente per i territori è un fatto estremamente importante
mantenere l’occupazione ed una serie di servizi.
Esiste però un problema di fondo: nel momento in cui
Dobbiamo, quindi, essere seri ed ecco perché c’è un po’
di ipocrisia. Certamente dobbiamo difendere quei territori dove, eventualmente,
non esiste più la Provincia, così come dobbiamo difendere Lamezia Terme.
Attenzione, abbiamo il territorio di Lamezia Terme che
sarebbe nella provincia di Catanzaro la
seconda città della nuova provincia.
Ci rendiamo conto, allora, che stiamo facendo solo del
campanilismo cercando di fare soltanto delle proposte secondo me azzardate?
Allora dobbiamo essere seri.
Una nuova provincia di Catanzaro non può che essere la
provincia di Catanzaro e cercare di dare deleghe o delle cose molto importanti
su quei territori e difendere eventualmente il lametino. Ma non credo che come Regione
possiamo fare questo tipo di ragionamento, altrimenti avremmo dovuto
ricostituire le nuove province in maniera diversa e non far ricorso alla Corte
costituzionale.
Questo è il vero nodo e sono d’accordo con il
consigliere Sulla quando dice che avremmo dovuto dire: le nuove 5 province,
dovevamo fare un nuovo riassetto di tutto il territorio regionale. Questo era
allora, secondo me, il forte compito di questa Regione.
Dato che questo non l’abbiamo fatto, ripeto, si
ripristinerà la provincia di Catanzaro a tutti gli effetti come era prima
cercando di dare delle deleghe, dei contributi forti nei territori, ché secondo me, è importante rafforzare se
vogliamo veramente finirla con i vecchi campanilismi e dare alla provincia ed
alla città di Catanzaro il capoluogo di Regione che tutti diciamo a parole ma
che in realtà non l’abbiamo mai riconosciuto.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Dattolo.
Ne ha facoltà.
Presidente, onorevoli
colleghi. Intervengo brevemente
cercando di fare un punto della situazione perché mi
sembra che siamo scivolati in una confusione giuridico-politica
che ha poco a che vedere con i percorsi che il Consiglio
regionale si è dato nella seduta del 17 luglio.
Il 17 luglio
abbiamo fatto una seduta di Consiglio - qui ci
sono i verbali con tutti gli interventi e mi sono anche preso la briga di
vedere che cosa è stato detto –per fare il punto della situazione.
Ci siamo dati
una impostazione, intanto, di carattere istituzionale dicendo che non era
giusta la soppressione delle province. Partiamo da questo dato, assessore Tallini vorrei
che mi seguisse così come io ho seguito, attentamente, il suo intervento.
La scelta di
ricorrere, che hanno fatto anche altre Regioni, si basa su un punto
fondamentale: questo Governo non può cambiare il codice delle autonomie a
colpi di decreti legge, istituti previsti dalla Costituzione.
Perché l’errore originario, onorevole Tallini, nasce da lì. Se non prendiamo atto di questo, non
può essere il Consiglio regionale a fare una proposta e dire se il comune di Roccacannuccia vuole andare con Catanzaro o con Cosenza.
Non lo può dire.
Gli articoli 132 e 133 della Costituzione danno alle popolazioni
il diritto di scegliere. Chiaramente, di fronte ad un decreto legge che è stato
emanato a luglio, e il 20 è scaduta la possibilità di intervenire, si capisce
che non c’è alternativa a questo, a meno che non ci si voglia sostituire alla volontà di
tutti quei territori e questo non mi sento di poterlo dire a nome di tutti i
cittadini della Provincia, se vogliono tornare alla Provincia madre o se
vogliono andare con altre, al di là delle logiche di appartenenza.
Sono nato in provincia di Catanzaro nel 1964, ed allora
c’era la provincia di Catanzaro.
Questo per dire due cose, collega Tallini.
Vede, il fatto di cancellare così di pugno alcune realtà provinciali, dopo che
quei territori hanno assaporato questa logica dell’autonomia, non è così
semplice come dice lei, né tanto meno è facilmente spiegabile alla luce di una
riforma.
Vede, forse il Consiglio regionale della Calabria avrà
tantissimi difetti: non sarà adeguato, non sarà all’altezza, tutto quel che si
vuol dire ma siamo nella fase in cui il Parlamento ha abdicato al suo ruolo,
siamo in una fase di commissariamento della politica. Perché queste assunzioni
di responsabilità che un Governo fa con un decreto legge, sia che riguardi la spending review che l’ordinamento istituzionale, sono cose
che un Parlamento non avrebbe mai potuto consentire se fosse stato
nell’esercizio di un governo politico.
Questo è il dato più significativo: la crisi dei
partiti, la crisi del Parlamento. Un Parlamento che probabilmente non conosce
quanto è la spesa che viene risparmiata con l’abolizione di metà delle province
e non è in grado, poi, di cancellare un solo seggio parlamentare, né al Senato
né alla Camera, che avrebbe un impatto psicologico notevole. Magari lo fa sulle
Regioni costringendole ad avere un ruolo di secondo piano.
Vede, il ricorso e quanto ha fatto il Cal, non so se lei ha seguito i lavori, ma sia io, sia il
collega Sulla, che il collega Scalzo li abbiamo seguiti fin dall’inizio, mi
consenta anche il collega Salerno, non è possibile che 52 sindaci della
provincia di Vibo Valentia non sentano il dovere di rappresentarsi all’interno
del Consiglio delle autonomie locali. Anche questa è una mancanza di rispetto
istituzionale.
(Interruzione)
Non tocchiamo le dolenti note, ma se tutte le Province
hanno partecipato al voto…
(Interruzione dell’onorevole
Salerno)
Onorevole Salerno, se deve rispondere per fatto
personale potrà farlo…
(Interruzione dell’onorevole
Salerno)
Collega
Salerno, le dico solo che questo Consiglio regionale
ha istituito finalmente il Cal, che era bloccato dal
2007. Sono passati cinque lunghi anni dal momento in cui doveva essere
istituito.
Poi, siccome
il 3 ottobre scadeva il termine entro il quale il Cal
poteva presentare una sua proposta – vero, collega Tallini?
– e non c’erano, naturalmente,
le condizioni per fare una proposta in 4/5 giorni, anche alla luce del
dibattito che si era sviluppato all’interno del Consiglio delle autonomie locali.
Ecco perché avrei avuto piacere che ognuno assistesse al
dibattito che c’è stato all’interno delle varie istituzioni, perché non è così semplice come si vuol far
passare. Non è con un colpo di spugna che si cancellano due Province, dopo la
fatica che diceva lei per istituzionalizzarle. E soprattutto anche alla stregua
di quello che hanno fatto altre Regioni. Perché se il Veneto conferma le sue Province
ed addirittura sposta una città come Schio dalla provincia di Vicenza a quella
di Treviso per mantenere una ulteriore autonomia, mi dice come è possibile dal punto
di vista costituzionale accettare una cosa del genere? Non è possibile, non ci
sono queste condizioni.
Dobbiamo allora ripristinare e dare la possibilità ai
comuni di decidere con quale provincia dover andare perché questo è sancito
dalla Costituzione. Se viene violato questo diritto della Costituzione mi
sembra, quanto meno, un atto dovuto che
Se non è questa la ragione per la quale il Consiglio
regionale ha dato pieno mandato alla Giunta e ricordo che c’è stato un ordine
del giorno approvato alla unanimità con le firme dei colleghi, questo giusto
per essere chiari fino in fondo. Bilardi, Bova, Orsomarso, Ciconte,
Dattolo, De Masi, Principe, Serra e Adamo sono stati
i firmatari di quell’ordine del giorno in cui si dava mandato alla Regione di
costituirsi su due aspetti.
Il primo aspetto era l’incostituzionalità del decreto legge
e l’altro aspetto riguardava la resistenza al vecchio decreto, il cosiddetto
“Decreto sviluppo” che prevedeva anche l’abolizione delle Province dal 2011.
Ritengo che con molto senso di responsabilità il Cal abbia in un certo qual senso dato un segnale di responsabilità.
Questo mi sembra il minimo che possiamo fare. Se uno deve fare già il funerale
e spartire l’eredità senza ancora sapere se il defunto è compiutamente estinto,
mi sembra accanimento terapeutico, in un certo qual senso.
Direi quindi che
Ha chiesto di parlare l’onorevole Loiero.
Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, devo confessare che sono preoccupato per come si sta svolgendo
questo dibattito, perché al di là di maggioranza
o di minoranza ha bisogno di una grande unità e di un minimo di buonsenso anche
perché siamo stati tartassati in passato da divisioni e risse. Tutto ci ha portato
a dividerci e su questi temi non è stata mai
Cosa
voglio dire, Presidente? Sono convinto che negli anni ’90 con le due province
sia stato compiuto uno strappo. Ma ormai quelle province ci sono, Vibo Valentia ha anche una vecchia storia
di capitale, così come Crotone che ha una storia importante dalla Magna Grecia in poi. Queste cose avevano,
quindi, tutte una plausibilità.
Oggi,
però, nel momento in cui il Presidente del Consiglio si presenta davanti
l’opinione pubblica nazionale per dire che ha compiuto una manovra brutale,
questo nei confronti dei ceti meno abbienti e delle fasce sociali più povere e
fragili, nel momento in cui c’è una ‘ndrangheta imperante in tutte le regioni ma
che senso ha che noi andiamo a fare un ricorso? Ma davvero pensiamo, come
pensano molti costituzionalisti, che poi alla fine
Certo lo fanno anche altre Regioni, ma come sarà
valutato un ricorso del genere? Se dobbiamo dire che dobbiamo farlo perché questo
è un passaggio obbligato per non dividerci, noi possiamo farlo, certo che
possiamo farlo.
Ma come si può immaginare con tutto il rispetto per i
comuni, per le volontà che decidendo un Governo possa pensare di accorpare una Provincia, per
esempio, a Cosenza per farla diventare di 950 mila abitanti? E’ inimmaginabile
tutto questo.
Quindi un po’ di buonsenso avrebbe potuto far
decidere noi tutti quanti, e dire
“signori, qui non c’è maggioranza, nessuno disconosce il momento particolare
che tutta
Non ha, quindi, alcun valore. Avremmo dovuto trovare un
elemento di coagulo e di unità per dire mettiamoci d’accordo e ripristiniamo
una malefatta, perché in quel momento è stata così. E’ stata una cosa che è
sfuggita al Parlamento, perché io ero in Parlamento e non voglio negarlo, è
sfuggita a tutti di mano.
Detto tutto questo non ha senso dividerci qui dentro su
questo tema, non ha senso. Avremmo dovuto dire: noi immaginiamo l’assetto del
territorio così come in fondo il territorio era stato diviso in passato.
Chi guarda la storia e chi pensa alle Calabrie, Calabria Citra o Calabria
Ultra, si accorgerebbe che, faccio un esempio, c’è stato un lunghissimo periodo
in cui addirittura ne esistevano solo due di Calabria. Ed esistevano due
capitali di Calabria, non tre.
Ma io non voglio far emergere dalla memoria questi
elementi che dividono il Consiglio regionale. Non voglio perché se si fa
riferimento alla storia si vede che è una storia completamente diversa.
Io dico: dobbiamo fare questo passaggio? Facciamolo ma
sappiamo che poi decidono loro non noi, e state tranquilli che decideranno
ripristinando alcuni equilibri. Tanto sarebbe valso, quindi, che l’avessimo
fatto noi direttamente.
Dobbiamo fare questi passaggi, io sono per farli, avendo
la consapevolezza che da qui dovrebbe uscire una posizione unitaria, su questo
tema perché sugli altri temi c’è dissenso, almeno per quanto mi riguarda su
tanti temi c’è dissenso, ma questo è un tema principe di unità. Allora noi non
facciamo altro che ripristinare gli anni passati in cui c’è stata molta
divisione nella Calabria e si sono inferte delle ferite al tessuto calabrese
che ancora oggi si fa fatica a rimarginare.
Pertanto, davanti a tutto questo, dobbiamo fare questo
passaggio? Facciamolo. Ma sappiamo che la risposta che verrà da un decreto
legislativo sarà quello di ripristinare come è giusto, e come storicamente
inappuntabile i vecchi equilibri.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Bruni. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Per la piega che ha preso il dibattito
debbo manifestare delle preoccupazioni
e delle perplessità. Intanto non c’è dubbio che in questo tipo di discussione
bisognerebbe lasciare da parte ogni campanilismo ed io non intervengo come
rappresentante del territorio di Vibo Valentia.
Ho detto nell’incontro, nel dibattito che abbiamo fatto
a luglio che questo problema non si può ridurre ad una questione che riguardi
solo ed esclusivamente la provincia di Vibo Valentia e quella di Crotone che
potrebbero avere svantaggi notevoli dalla loro soppressione, e il territorio
della provincia di Catanzaro che invece potrebbe avere vantaggi notevoli per
questa aggregazione.
Dissi che questo è un problema che riguarda
Vedete, i danni ingenti che deriverebbero alle province
di Vibo Valentia e di Crotone dalla soppressione dell’ente provincia, sarebbero
notevoli e indubbiamente avrebbero ripercussioni sull’intero tessuto calabrese.
Pensiamo a centinaia e centinaia di famiglie che
potrebbero essere messe in mobilità e che dovrebbero affrontare giorno dopo
giorno sacrifici enormi, finanziari e logistici per raggiungere il posto di lavoro
a
Mi sarei soffermato oggi e lo faccio con grande
passione, veramente, sulle motivazioni vere di questa che ho ritenuto una presa
in giro da parte del Governo, cioè si
vogliono sopprimere alcune province.
Dissi che ero d’accordo col mio Partito quando si è
parlato di soppressione di tutte le province, ma non mi si può dire che ci sono
alcune province che sono inutili, sol perché sono di dimensioni ridotte e
debbono pagare un prezzo altissimo, altre che devono rimanere perché un
criterio inventato dalla sera alla mattina, di
Dico che se questi enti sono inutili, sopprimiamoli
tutti. Ma dobbiamo ricordare, invece - ed è questo l’intervento di fondo su cui
voglio basare il mio intervento – che negli ultimi anni le province sono
diventate protagoniste dello sviluppo di questo territorio per volontà del Governo, hanno avuto competenze notevoli nel campo
della viabilità, dell’edilizia scolastica, della tutela ambientale, del mondo
del mercato del lavoro, della cultura, della promozione turistica. E a fronte
di ciò con un colpo di spugna si tenta, invece, di eliminare completamente
queste decine di province e penalizzare questi territori.
Allora dico: se veramente si vuol fare un discorso
serio, prendo atto ed esprimo il mio plauso alla Costituzione, al ricorso che
Prendo atto del ricorso fatto, della proposta avanzata,
e certamente anche dello sforzo che ha voluto fare il consigliere Salerno,
insieme ad altri colleghi consiglieri, ma non c’è dubbio che questa proposta
tende ad indebolire la proposta principale.
Io la condividerei se fossimo in un altro contesto. Oggi
bisogna insistere col dire che le cinque province vanno lasciate così come sono
ed insisto col dire che la deroga deve essere accompagnata da un’altra
richiesta che è quella di inserire questo problema…
Vedete, oggi si parla di aggregazione di comuni, di
soppressione di province, adesso si tenta di mettere le mani anche sulle
Regioni. Se niente va bene perché, quindi, non facciamo ricorso riconducendo il
tutto ad una riforma più complessiva, ad un progetto più complessivo di riforma
delle istituzioni e delle autonomie locali.
Ecco, inseriamo questo discorso in un progetto più
complessivo ed il Governo deciderà
su come procedere per quanto riguarda tutti gli enti locali, tutte le
istituzioni non con gli interventi a pioggia. Aggregano i comuni con mille
abitanti, poi sopprimono le province, domani metteranno le mani – cosa che
stanno già facendo – anche sulle Regioni. Ebbene, se mi consentite, questo non
è permesso a nessuno e tanto meno a chi non ha competenze in materia. Ben venga
quindi il ricorso e la richiesta di deroga.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Amato. Ne ha facoltà.
Ascoltando il
dibattito che si è svolto stamattina mi pare che, in linea di massima, al di là
di qualche differenziazione sul procedimento, sulla sostanza ci sia una grande
condivisione da parte di una maggioranza abbastanza consistente.
Sono stato Presidente della Provincia di Catanzaro negli anni ’90 quando
abbiamo dovuto subire questo strappo, come lo chiamava il collega Loiero. Una operazione sbagliata, per la verità, perché si
poteva benissimo andare alla istituzione di più province nella nostra Regione
in modo serio con una piantina geografica, con una divisione del territorio, ed
oggi probabilmente avremmo avuto meno problemi. Qualcuno diceva prima che probabilmente
avremmo avuto meno problemi ed avremmo potuto evitare questa discussione in Consiglio
regionale.
Voglio ricordare ai colleghi che è da anni che sento
dire che bisogna eliminare le Province perché sono istituzioni che non reggono
e non ha senso mantenerle. Rispondendo al collega, vorrei dire che è vero che
l’attuale Governo ha preso
la decisione ma, se si va a leggere il programma del Governo Berlusconi e
quanto da lui stesso dichiarato all’inizio della legislatura, l’eliminazione
delle Province era uno degli impegni più
importanti che doveva essere preso per risparmiare sulle spese.
Oggi torna di attualità questo discorso delle maggiori
spese, dei costi della provincia; basta guardare la stampa locale. Devo
decidere di non leggerla più; ci sono alcuni giornali locali che da mattina a
sera affrontando problemi che riguardano la moralità come se questo Consiglio
regionale potesse avere conseguenze come quelle del Lazio o della Lombardia.
Anche sulla stampa c’è una difficoltà, il problema è che
c’è una differenza tra costi e spese.
Le province spendono dai 14 ai 17 milioni di euro ma non
è un costo perché ci sono tutta una serie di servizi che le stesse garantiscono
e che riguardano la scuola, il territorio e le spese riguardano principalmente
il personale. Se non ho notizie sbagliate, il personale ammonta, su tutto il
territorio, a 54 mila persone.
L’altro aspetto che non mi convince in merito
all’eliminazione delle province è quello che riguarda la necessità di far
presto, di eliminare delle spese, di restringere le spese.
Vi posso dire la mia esperienza personale:
l’eliminazione delle Province è un processo lento, graduale, costante e
continuo.
Vi posso garantire – io sono anche consigliere provinciale
– che le spese che appartenevano alla divisione del patrimonio quando sono
state istituite le nuove Province non sono state ad oggi quantificate; ci sono
ancora in itinere tutta una serie di
problemi che riguardano debiti e crediti delle Province. Siamo ancora oggi a livello
di avvocati e stiamo parlando di quasi 20 anni fa.
Anche l’urgenza di risparmiare e risolvere i problemi
della spesa, quindi, non mi convince molto. Lo sto dicendo alle diverse
riunioni a cui sto partecipando: la cosa che mi preoccupa di più è che il
riordino delle Province si leghi ai costi della politica quando credo che sia
maggiormente da collegare ai costi della democrazia.
L’assessore Tallini è
consigliere comunale ma ci sono anche altre persone di Catanzaro. A Catanzaro
per una legge dello Stato sono state eliminate le circoscrizioni, è stato
ridotto il numero dei consiglieri comunali, e ogni giorno ancora parliamo del
numero dei consiglieri comunali che vengono ridotti.
La maggior parte dei comuni della provincia di Catanzaro
hanno soltanto sei consiglieri comunali; diminuiamo ed eliminiamo le Province,
diminuiamo il numero dei consiglieri comunali, diminuiremo certamente - forse
giustamente lo abbiamo già fatto - il numero dei consiglieri regionali.
Ebbene, mi domando se questa ristrettezza, questo restringimento
degli spazi di democrazia vadano nella direzione della limitazione dei costi o
in quelli della limitazione degli spazi di democrazia perché poi alla fine ci
vorrà un maggior numero di voti per essere eletto consigliere comunale e
sappiamo quello che sta succedendo nel nostro Paese quando c’è la necessità di
conquistare voti. Oppure consentiamo alle lobbie, alla massoneria, alle
organizzazioni di categoria, per non parlare di altre organizzazioni che pur
nella nostra Regione ci sono…
Lo Stato, i Governi, stanno restringendo gli spazi di democrazia e di
partecipazione.
Noi
abbiamo avuto quest’anno le elezioni comunali ed abbiamo eliminato dalla
battaglia democratica, dal confronto democratico, almeno 100 giovani che
sarebbero scesi in campo per occuparsi dei problemi dei propri quartieri.
Avremmo avuto una capacità non indifferente e avremmo avuto, così, un
contributo importante, secondo il mio giudizio.
Certo,
non è solo questo che ha spinto e che spinge la stampa, la televisione, i mass
media… perché i problemi vengono da lontano. Chi
dimentica gli anni di “Roma ladrona” quando si
attaccava il Governo centrale, ancora oggi si attacca il Presidente della
Repubblica, e gli scontri violentissimi alcune volte a livello istituzionale.
Mi
consenta il mio capogruppo: voglio esprimere una mia posizione personale per
quanto riguarda la legge elettorale dei nominati.
L’ho
detto anche sulla stampa e non sono stato espulso dal partito e mi auguro di
non esserlo anche che per quanto sto dicendo: sono per le preferenze.
Il mio
partito sta facendo una battaglia contro le preferenze con una contraddizione
poi: il voto in Lombardia si sta rinviando perché anche il nostro partito è
d’accordo che debba essere eliminato il listino per evitare che un’altra Minetti si ricandidi e possa trovare spazio all’interno di
quel Consiglio regionale.
Da una
parte vogliamo eliminare gli indicati, i nominati e vogliamo eliminare quello
sconcio che si è verificato in molte Regioni d’Italia e poi continuiamo ad indicare… Ci sono dei partiti che hanno maggiori responsabilità,
che fanno delle scelte con maggiore responsabilità ma, vivvaddio,
la preferenza coinvolgerebbe la gente. C’è un problema di astensione che va
tenuto in conto e l’ho detto al mio partito e per iscritto che sono favorevole
alle preferenze perché è un fatto democratico.
Sono in
grado di parlare, sono autorizzato perché quanto meno sul territorio ho ottenuto
dei suffragi che mi consentono, che mi autorizzano a fare delle scelte e ad
esprimere una posizione politica.
Tornando
al discorso che facevamo prima: si sono evitate, salvo qualche intervento ma
qualche parte dell’intervento, delle questioni campanilistiche. Diceva Loiero che dobbiamo evitare, perché non ha senso, questo
discorso del campanile.
Fu una
operazione sbagliata allora e per qualche Provincia si svolse di notte quando
nessuno pensava, quando nessuno aveva ipotizzato che potessero nascere cinque
Province. Oggi, però devo dire – l’ho detto prima nel mio gruppo e lo voglio
ripetere oggi qui pubblicamente – che sono molto risentito; ancora conservo
quel risentimento.
Noi di Catanzaro
abbiamo avuto un grande risentimento per come state ripensate ed istituite le
Province. Oggi, però, sono convinto che sia sbagliato eliminare le province sic
et simpliciter, dalla sera alla mattina. Dobbiamo
togliere Crotone e Catanzaro? Dopo 20 anni ripetere un ulteriore errore al pari
di quello commesso 20 anni fa? Queste Province, oggi, hanno una presenza
consolidata sul territorio. Abbiamo fatto una scelta, sbagliata, lo voglio
ripetere, ma ormai c’è consolidamento di quella istituzione sul territorio.
Ma che
senso ha, ma come può essere serio un Paese che affronta la semplificazione
della pubblica amministrazione attraverso un decreto che elimina le Province?
Posso anche pensare che si possa arrivare alla fine di una discussione e
rivedere quale deve essere il ruolo della Regione. Oggi si inventano la
macro-Regione, l’eliminazione dei Comuni e delle Province senza una organica
riflessione su come deve essere semplificata complessivamente la pubblica
amministrazione.
Ho
firmato il documento, e con alcuni colleghi non ho condiviso il secondo
aspetto, la subordinata. Si dice: ci indeboliamo se inseriamo una subordinata.
Ma non ricordo chi lo diceva prima, se lo diceva il collega Tallini,
non saremo chiamati più in quest’Aula;
Se
aggiungessimo una postilla che dice “nella peggiore delle ipotesi” sarebbe più
opportuno. A Catanzaro si stanno insinuando delle preoccupazioni – lo voglio
dire – e cioè che qualche consigliere regionale, qualche assessore ecc., veda
di buon occhio che una parte del territorio di Vibo Valentia possa andare a Reggio
Calabria ed una parte del territorio di Crotone possa andare a Cosenza.
Eliminiamo
questi inconvenienti e predisponiamo un documento unico. Siamo in grado di
farlo per insistere, come sto dicendo io, che le cinque province oggi devono
essere mantenute ma se malauguratamente dovessero considerare costituzionale la
scelta che ha fatto il Governo, con la presenza di una subordinata avremmo
fatto chiarezza, secondo il mio giudizio, non avremo preoccupazioni e non
avremmo più scontri di campanile che sono nocivi per lo sviluppo della nostra Regione.
Mi
permetto di dire che quel documento che ho firmato va in questa direzione e va
nella direzione anche di tutti gli interventi che si sono succeduti: siamo per
il mantenimento delle cinque Province.
Comprendo
benissimo la posizione politica e personale dei colleghi di quelle zone oggi
che quelle Province hanno 20 anni di vita.
Qualora
non dovesse essere ammesso il ricorso di incostituzionalità sulla norma, noi
avremmo avuto comunque la capacità come Istituzione e come Regione di fare una
scelta. Diversamente, lasceremmo la scelta nelle mani del Governo e non
sappiamo, non ricordo chi l’ha detto, come deciderà sulla nostra testa e se
deciderà nella direzione che questa Regione alla unanimità – ho visto che tutti
siamo su questa posizione – ha stabilito questa mattina.
Ha chiesto di intervenire l’assessore Pugliano,
ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Avevo in mente di non intervenire perché già rappresentato dal pensiero della
Vicepresidente, ma il dibattito che si è sviluppato me lo impone perché ritengo che, come è stato già segnalato da qualche
consigliere, la partita non sia fra maggioranza e minoranza ma credo che si
stia giocando fra Catanzaro da una
parte e Crotone e Vibo Valentia
dall’altra.
Penso
di poterla rappresentare come una partita fra poveri perché si sta perdendo la
dimensione del tema che si sta sviluppando su base regionale quando, invece, si
tratta di un problema nazionale.
Per
chi sostiene, come me, l’incostituzionalità di questo decreto credo che sia
evidente che al di là dei cavilli giuridici, se si riuscirà ad ottenere ascolto
da parte dei ricorrenti rispetto alla denuncia di violazione della Costituzione, il principio è sacrosanto.
Il decreto di soppressione delle Province, al di là
della correzione del sostantivo, credo renda evidente che questo Governo, che non ha
orientamento politico,ha orientamento bancario, anche perché inserisce una
riforma costituzionale in una politica di revisione della spesa; mi chiedo e
chiedo a gran voce, lo sto facendo da tempo, perché non abbiamo neanche il
coraggio di denunciare perché ci sentiamo in difficoltà con una sindrome di
stato di salute precario che compisce gli enti territoriali. Io non mi sento in
stato di salute precario e voglio denunciare che è anomalo e paradossale che in
un decreto, che punta a revisionare la spesa, si parta dal basso, dai comuni,
dalle province, dalle Regioni e non si parta dai livelli nazionali che hanno
avuto l’abilità di spostare l’obiettivo dell’attenzione nazionale sui livelli
periferici.
Ebbene, mi dispiace che si stia facendo una guerra fra
poveri senza segnalare che effettivamente si risparmia poco con la soppressione
delle Province e nessuno si chiede quali siano i costi che pagheranno i
cittadini per questa soppressione.
Segnalo, quindi, che, giocandosi questa partita fra Catanzaro
da una parte e Crotone e Vibo Valentia dall’altra, l’umore che verrà alimentato
anche dal dibattito odierno non sarà senz’altro favorevole a quelli che
sostengono che la tripartizione debba automaticamente e necessariamente
diventare lo stato di 20 anni fa.
Sarà un caso ma 20 anni fa, nel 1992, sono nate queste
due Province quando lo stato di salute precario era sui livelli nazionali. Sarà
un caso ma io non voglio farmi trovare impreparato al fatto che stiano
decidendo ora la soppressione delle Province e nel frattempo stanno pensando
anche a come depotenziare quelle che resteranno.
Nessuno, neanche i colleghi di Catanzaro che si stanno
preoccupando di come riprendere Crotone e Vibo Valentia, si sta preoccupando di
quello che c’è nell’altra faccia della medaglia col depotenziamento delle funzioni delle Province.
Così come nessuno si sta preoccupando della usurpazione
di poteri alle Regioni. Ed ecco che, al di là di quel che sarà l’aspetto giuridico-legale del ricorso - che mi pare che anche un
bambino delle scuole elementari possa confermare - rispetto a quelli che sono i
principi costituzionali che dettano le regole per istituire nuove province, mi
sembra ovvio che per sopprimere le Province si debba ripercorrere il percorso
che nel
Ecco perché mi preoccupa poco che non indicare una
subordinata oggi in questo Consiglio regionale possa dare al Governo la responsabilità
di decidere; al condannato a morte non si può chiedere “di che morte vuoi
morire”.
Penso che il condannato a morte voglia esperire tutte le
opportunità e tutti i percorsi per cercare di salvare la pelle e poi
eventualmente lasciare anche a chi deciderà per lui quali le modalità per
farlo.
Credo che, per quanto mi riguarda, non m interessi la
subordinata se il ricorso non avrà risultati positivi, considerato poi che una
revisione della spesa avrebbe dovuto toccare senz’altro prioritariamente le due
Camere ed il numero dei parlamentari. Una subordinata per me vale l’altra e non
mi preoccupa stabilire oggi se devo morire in uno o in un altro modo.
Mi interessa fin quando ci sono le condizioni per
sperare di far cadere questi decreti, emanati da un Governo bancario
che si pone solo l’obiettivo di ridurre le spese senza pensare a chi dovrà
confermargli la fiducia anche su questo decreto.
Su questo tema, sicuramente, potremmo anche dividerci ma
non ho preoccupazioni perché voglio difendere, fin quando è possibile, le sorti
dei cittadini, non del territorio, dei cittadini crotonesi e vibonesi.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo.
Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Non sarei voluto intervenire perché l’intervento del capogruppo Principe
riassumeva, secondo me, anche politicamente, in maniera sensata quello che noi
oggi proviamo a discutere.
Avendo
ascoltato tutti gli interventi intervengo anche io perché
il dibattito, dal mio punto
di vista e lo dico anche in qualità di Presidente
regionale di Legautonomie,
è lontano da quello che dovrebbe essere un dibattito vero sull’autonomia,
sull’autodeterminazione dei territori e su quello che deve ispirare un disegno
non solo istituzionale ma anche
della organizzazione amministrativa di una Regione nel rispetto dell’identità,
delle funzioni e della sussidiarietà e collaborazione fra i diversi livelli.
All’inizio c’era una impostazione del dibattito che
forse poteva andare in questa direzione ma non c’è dubbio che la fase politica
che stiamo vivendo nel nostro Paese e che stiamo vivendo ancora di più in
quest’Aula, in questo territorio, è di schizofrenia legislativa, finanziaria,
economica e politica ed è frutto, ovviamente, della estrema debolezza della
politica nel momento in cui questi dibattiti si svolgono.
Chiedo scusa, Presidente.
Prego i colleghi di far silenzio.
Rispetto,
quindi, a questo momento anche il dibattito oggi è stato viziato, secondo me,
in molti aspetti su quello che doveva essere il tema vero dell’autonomismo.
Un anno fa è
sfuggito a questo Consiglio, tranne a qualche
consigliere che era attento in quell’Aula, che, già da febbraio dello scorso
anno, è partito un attentato alla autonomia degli enti
locali in Italia sotto l’impostazione
della cosiddetta spending review, razionalizzazione e quant’altro che è sempre necessario ed utile
aver presente.
Ma alcuni
principi come quello dell’autonomia e dell’autodeterminazione, costituzionalmente garantita, non può esser messa in
discussione.
Eravamo noi stessi qui dentro, in quest’Aula, ed abbiamo
ragionato sul decreto che riguardava gli enti locali, i comuni, i piccoli
comuni.
C’era una iniziativa del consigliere capogruppo dell’Udc,
Dattolo, che, sulla medesima impostazione contenuta
nel decreto delle province, presentò una modifica che riguardava i comuni
considerato che era nelle prerogative della Regione proporre modifiche sul
dimensionamento della obbligatorietà
della unione dei comuni. Dattolo discuteva sul limite
di popolazione necessario per l’aggregazione.
Pur sapendo come lui quali fossero le istanze che
provenivano dai territori in quel momento dissi “non sono d’accordo a che noi
stasera votiamo queste cose perché qui è in discussione l’autonomia dei comuni
e l’imposizione di una obbligatorietà incostituzionale alla unione dei comuni
fatta in quel modo”.
Ed in quest’Aula assieme – e lo proposi io, al
capogruppo del Pdl, Fedele, oltre che tutta la minoranza
ovviamente – abbiamo approvato un ordine del giorno che impegnava il Presidente
della Giunta regionale e
Immagino che
I termini sono gli stessi di stasera. Noi oggi stiamo
discutendo sulla stessa lesione dei principi e stiamo discutendo sulla opportunità
o meno di ricorrere alla Corte costituzionale. Ma la riflessione
sull’autonomismo nelle nostre parole non c’è, non c’era in quel Consiglio che
decise di costituirsi presso
Ovviamente, c’è altra materia di valutazione rispetto al
solo principio della legittima difesa dell’autonomismo: è la politica; c’è nella
politica ovviamente questa condizione ed è giusto che ci sia. Ma la posizione
che io ho capito e di cui ovviamente va dato atto a questa maggioranza e a
questo Consiglio, malgrado forzato dalle scadenze di legge, è che abbiamo
istituito il Consiglio delle Autonomie Locali che è un fatto importante.
Importante non solo perché istituzionalmente lo abbiamo costituito ma è un
fatto importante se politicamente, a cominciare dalla Giunta regionale per
arrivare al Consiglio regionale, noi realmente investiamo in quella
organizzazione ed in quella istituzione per far maturare una proposta in collaborazione
con
Quel Consiglio è nato non benissimo ma è nato - e questo
è un fatto importante – e quindi va, probabilmente, anche riorganizzato in
termini di presenze per far in modo che quelle modifiche legislative, che
avremmo voluto fare e che non abbiamo fatto a causa dei tempi necessari, si
facciano. Sostanzialmente dobbiamo ragionare sulla riorganizzazione di questa Regione.
La nostra posizione è quella, sicuramente, sul piano costituzionale di eccepire
la legittimità della norma; è un profilo che attiene ad un dibattito più
generale del rispetto autonomistico che avremmo dovuto fare già per i Comuni e
che oggi facciamo per le Province.
Quel che noi dobbiamo aggiungere è la capacità – ma non
so se siamo più nelle condizioni di far queste cose dal punto di vista politico
in questo Consiglio – di proporre una riorganizzazione complessiva che non
riguarda solo i Comuni e le Province ma riguarda anche le Regioni. Ho
apprezzato tutti gli interventi ma mi ha meravigliato l’intervento del presidente
Loiero perché in quest’Aula, fino a circa 2 mesi fa,
tutti quanti discutevamo del federalismo e dei suoi effetti, di come le Regioni
fossero responsabili; il presidente Scopelliti parlò
della responsabilità di questo e di quell’altro, ma quel dibattito è finito.
Noi non siamo più nella condizione politica di reggere un confronto su questi
temi; non siamo nelle condizioni di fare una proposta che sia di difesa delle
identità e dell’autonomia delle cinque Province calabresi.
Non siamo in grado di dire come devono essere
organizzate queste cinque province. Quasi quasi siamo
contenti di esser succubi di una decisione che farà probabilmente il Governo se
Non c’è dubbio che abbia ragione il Presidente della
Repubblica quando un anno fa ed ancora ieri ha ripetuto che questo dibattito
avremmo dovuto farlo 42 anni fa quando abbiamo istituito le Regioni. Avremmo
dovuto riflettere di come le Regioni interloquiscono con le Province. Chi ha
vissuto in questi 20 anni il rapporto fra le Province e le Regioni vorrebbe
dire che c’è stato un rapporto sussidiario fra le Regioni e le Province e che questo
sistema ha prodotto efficacia amministrativa sussidiaria sui nostri territori?
Contrapposizioni di colore politico senza nessun rispetto per le istituzioni
rappresentate.
Probabilmente sarà nella prossima legislatura o fra
qualche mese, noi non possiamo sfuggire al vero dibattito di riorganizzazione
di questa Regione e di questo territorio ad iniziare da quella che è la nostra
presenza della Regione sui territori e capire come ci rapportiamo con i diversi
livelli e fare battaglie che siano realmente propositive.
Oggi ci accontentiamo di far un giusto ricorso alla Corte
costituzionale, ci accontentiamo di avere, probabilmente, un’altra chance nella Conferenza Stato-Regioni
quando ci sarà la proposta del Governo sulla riorganizzazione delle Province. E a quell’appuntamento
come ci andiamo? Con una divisione tra maggioranza e opposizione all’interno di
questo Consiglio? Con una divisione anche all’interno della Giunta in cui un assessore
propone una cosa ed un altro ne propone un’altra? O siamo in grado di
riprendere un dibattito sull’autonomia che non è mai stato abbandonato? Penso
che stasera non si sia parlato di una grande opportunità di cui invece si è
parlato nel precedente Consiglio.
In questa riorganizzazione qualcuno si è dimenticato che
dobbiamo pensare come
Ha chiesto di parlare l’onorevole Magno. Ne ha facoltà.
Penso che il dibattito che si sta
svolgendo stamattina all’interno
di quest’Aula sia un po’ contraddittorio rispetto a una serie di questioni che,
invece, dovremmo e avremmo dovuto, a suo tempo, discutere nell’ambito di quello che è il riordino
delle autonomie locali, perché torno
indietro nel tempo – lo ricordava Pierino Amato – quando furono istituite le Province
di Crotone e Vibo. Ricordo che, all’epoca, ero assessore alla Provincia di Catanzaro,
Pierino Amato era Presidente della Provincia e in quel momento c’erano delle aggressioni
vere e proprie nei confronti dei consiglieri provinciali che non appartenevano
a quelle due aree territoriali; mi ricordo persino che l’amico Pasquale
Senatore, una mattina, ci fece trovare la porta della Provincia murata per non
fare entrare nessun consigliere all’interno dell’immobile e nemmeno i dipendenti.
Questo per dirvi, in quel momento, la tensione che c’era ed era di tipo morale,
politico e culturale perché nasceva da un presupposto che era quello che Crotone
si era vista scippata la base Nato che per quell’area poteva diventare un sogno
di sviluppo economico, in un momento in
cui cominciava ad andare in crisi anche l’industrializzazione dell’area di Crotone,
per Vibo, a seguito di una serie di proposte
che in più legislature il senatore Murmura aveva
fatto per l’istituzione della Provincia di Vibo, si sentiva di dover richiedere
l’istituzione di quella Provincia.
Quando le proposte arrivarono al Consiglio regionale dell’epoca, il Consiglio
regionale se ne lavò le mani, nel senso che non prese nessun decisione sul sì o
sul no dell’istituzione di quella Provincia.
All’epoca, forse era un’occasione unica per pensare a un riordino delle
Province calabresi, forse era un momento in cui, se ci fosse stata una tensione
politica ideale diversa e un rispetto istituzionale, probabilmente all’epoca si
sarebbe rivisitato tutto il territorio regionale con l’istituzione di Province più eque, sia dal punto di vista territoriale
sia dal punto di vista demografico e oggi, forse, non ci troveremmo nella condizione
di subire, attraverso una norma statale, l’abolizione di due Province all’interno
della nostra regione.
Vi dico questo perché si è in un momento in cui c’è un contesto di discussione
a livello nazionale che ripropone una questione storica della nostra Italia,
che è quella del mantenimento di un potere centrale oppure il decentramento che
in questi anni è andato avanti all’interno della nostra nazione con l’istituzione
delle Regioni, con la riforma del Titolo V° che ha
dato pari dignità a Comuni, Province, Regioni e Governo nazionale, in un
contesto in cui sembrava che il decentramento fosse l’arma istituzionale che
potesse consentire ai cittadini di partecipare di più e meglio alla gestione
della cosa pubblica.
Oggi si sta tornando indietro, si sta tornando di nuovo verso il
centralismo, con la rimessa in discussione delle Regioni, avallata da una serie
di situazioni problematiche che si sono e si stanno verificando a livello
nazionale, di instabilità amministrativa, di diffusione di una gestione poco
oculata delle Regioni, di una frenetica rincorsa che c’è stata negli anni
passati a far sì che le Regioni potessero organizzare al meglio anche lo
sperpero del denaro pubblico. Oggi, invece di avere come Regioni la capacità di
autoriformarci, ci facciamo riformare dallo Stato centrale!
E’ questo il succo della discussione: le Regioni sono capaci di
autoriformarsi? Hanno dentro di loro la capacità di poter pensare ad una riorganizzazione
diversa degli Statuti regionali, delle normative regionali, dei rapporti tra Regione,
enti locali e Stato nazionale? Hanno questa capacità le Regioni? Se non ce
l’hanno, è chiaro che devono abdicare a un ruolo secondario e far sì che sia lo
Stato centrale a riformare le Regioni.
Lo stesso sta avvenendo con le Province: proprio nel momento in cui in Italia,
invece di pensare in modo serio a dare poteri e stabilità ai governi provinciali,
in questi ultimi anni si è pensato ad un proliferare continuo di Province,
piccolissime in alcuni casi, che non avevano ragione di esistere, non c’era
ragione che nascessero. Oggi, lo Stato centrale trova terreno fertile per far
sì che le Province possano essere soppresse, sulla base di una serie di
fandonie, di situazioni aberranti che si sono verificate negli anni, nel
momento in cui c’è stata questa linea scellerata di decentramento che non ha
guardato alla gestione oculata delle risorse, ma ha guardato di più ai
pennacchi e alla creazione delle nuove Province.
Noi, oggi, però ci troviamo in una condizione di dover dibattere un qualcosa
che certamente non è semplice, perché rischiamo in Consiglio regionale – lo hanno
detto altri consiglieri prima di me – di dividerci su una questione che nemmeno
il Cal è stato in grado di decidere, cioè il Cal non può sottoporre al Consiglio regionale questo
documento che ci ha mandato, per far sì che il Consiglio regionale si divida su
una mancata capacità di decisione da parte di chi dovrebbe garantire la
continuità delle Province e di chi dovrebbe garantire il rapporto tra Regione
ed enti locali. Se non è stato capace il Cal di decidere,
non possiamo lavarcene le mani e decidere di non decidere. Dobbiamo prendere
qui una decisione, che può essere incresciosa, può essere come volete, però una
decisione dobbiamo prenderla.
Non capisco, nel documento che approva il Cal,
come mai ritiene, all’inizio del primo comma della parte decisionale, che non
sia possibile oggi ipotizzare un piano di riordino territoriale delle Province,
quando poi al punto 3 chiede una deroga, in caso non venga accettata
l’incostituzionalità del decreto legislativo, per poter decidere successivamente.
Mi sembra una contraddizione tale, che non sta né in cielo né in terra, cioè
non si può fare un documento sulla base di un “oggi non si può e domani si
può”!
Allora, oggi, ritengo che non possiamo che decidere su un aspetto che
ritengo sia fondamentale, cioè il fatto che comunque oggi non viene rispettata
la norma costituzionale, cioè il fatto che questo decreto legislativo è
fortemente incostituzionale – e su questo penso che siamo tutti quanti
d’accordo, sull’incostituzionalità del decreto – quindi l’impugnativa del
decreto è necessaria per difendere la legislazione attuale, per consentire che
(Interruzione
dell’assessore Tallini)
No, nel senso che oggi, nel momento in cui, se dovesse essere non
accettata l’incostituzionalità…
(Interruzione
dell’assessore Tallini)
E’ il Governo che decide sulla…
(Interruzione
dell’assessore Tallini)
Ma un domani, se un Comune dovesse decidere di uscire da una Provincia,
può chiedere di fare un referendum – se ne esce, se vuole uscire o meno, poi si
vedrà – ma oggi dobbiamo decidere specificamente sull’incostituzionalità. Questo
ci consente anche di uscire in maniera unitaria da questo Consiglio regionale,
evitando, anche giustamente, la protesta di alcuni consiglieri regionali che hanno
predisposto anche un documento stamattina e che ritengo possa essere ritirato, sulla
base di una proposta che possa consentire a tutti quanti di sostenere l’incostituzionalità
e lasciare le cose così come stanno per quanto riguarda la questione della riorganizzazione
territoriale. Infatti quando tu dici nel documento che bisogna mantenere le
cinque Province, le quattro, perché una diventa città metropolitana, vuol dire
che tu, di fatto, tendi a spaccare di nuovo questo Consiglio regionale per far decidere
su una riorganizzazione delle Province.
Questo è inaccettabile, perché alle furberie che si vogliono mettere in
campo attraverso questo documento del Cal, personalmente
non ci sto e ritengo che si possa superare questo aspetto se ci fermiamo al
punto 2 della proposta del Cal e non andiamo oltre.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
Cercherò di essere sintetico nel dare un contributo
a un dibattito variegato e multiforme che
c’è stato stamattina in quest’Aula, un dibattito che a tratti è sembrato anacronistico
e anche surreale, cioè qua si sono sentiti termini come è una questione tra Catanzaro,
Crotone
e Vibo, come se fosse una partita che si giocasse su alcuni territori, su come
salvare lo status quo; un dibattito
che, invece, avrebbe meritato altro da parte di questa Regione. Qualcuno ha detto
“non sappiamo se ancora siamo in grado di farlo” rispetto a come si immagina, a
come si pensa ad un progetto di riordino che riveda l’architettura istituzionale,
a un progetto che veda quali sono le funzioni che devono assumere le diverse
realtà, le città. Il presente e il futuro si giocherà non solo in Calabria, ma
in tutte le realtà del nostro Paese, come si sta giocando nel resto dell’Europa,
nelle città.
Ho letto il documento del Cal, un documento
che non so come aggettivare, ovviamente non lo condivido per niente, il Cal che è figlio dell’emergenza, delle solite emergenze calabresi,
non viene istituito per anni, poi viene istituito per dare un parere che
diventa un non parere, un differimento, un modo per ridelegare
al Governo, un modo, tra l’altro, per mettere in discussione l’unica cosa,
l’unico faro, l’unica luce che in un provvedimento che è figlio dell’emergenza,
di una falsa emergenza e di una contingenza economica e finanziaria che, invece
di pensare al riordino dello Stato, ha offerto in pasto una questione di divisione,
di limitazione delle prerogative dell’autonomismo e delle autonomie locali per
diminuire i costi – cosa tutta da dimostrare – l’unica luce di quel provvedimento
era l’accelerazione impressa al processo della costituzione delle città metropolitane.
Guarda caso, il Cal – leggete il punto 4 che cosa
dice – mette in discussione, direbbe al Governo di mettere in discussione
l’unica cosa, l’unico elemento di novità, l’unico elemento strategico, l’unico elemento
di futuro che c’era in un provvedimento che ha prodotto solo ombre e questioni
nel nostro Paese.
Allora questo è inaccettabile, cioè se qualcuno pensa di difendere lo status
quo, qua c’è un dibattito per rivedere
l’assetto dello Stato, per parlare di come devono essere riviste le Regioni,
c’è un Governo che vuole mettere mano al Titolo V°, quindi
vuole entrare a gamba tesa nelle prerogative delle stesse Regioni e
dell’autonomismo e qualcuno pensa di mantenere lo status quo, di mantenere
una Provincia, cioè di mantenere ancora le Province.
Come partito, l’abbiamo detto, Presidente, tutte le forze politiche, perché
ora bisogna parlare con franchezza, ci sono progetti di legge in Parlamento
presentati da quasi tutte le forze
politiche che sono qui, che compongono questa Assemblea, che prevedono la soppressione
delle Province. Noi l’abbiamo fatto nella consapevolezza che c’è bisogno di una
nuova architettura dello Sato, di un riordino istituzionale, di una maggiore efficienza,
non solamente della riduzione dei costi.
Certamente questo non può passare nel calpestare i territori, nel mortificare
territori che hanno bisogno di attenzione, ma non può passare certamente nemmeno
nel costituire una battuta d’arresto all’unico processo che, invece, merita di
essere implementato, di essere sostenuto, che è quello della città
metropolitana di Reggio Calabria, di rivedere l’assetto, la governance,
la qualità della democrazia in questa regione, il fatto che la città
metropolitana deve e può assumere un ruolo pilota e decisivo per il futuro non
di Reggio Calabria, non della Calabria, ma del Sud, nel Sud verso una nuova visione
e una nuova strategia, che certamente dovrebbe essere l’incipit che dovrebbe
guidare anche questo Consiglio regionale.
Per questo motivo, Presidente, su questo documento non sono per nulla d’accordo
e, se rimane in questa sua articolazione, chiaramente ci sarà il mio voto
contrario.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Orsomarso.
Ne ha facoltà.
Anche dopo l’intervento di Giordano, devo dire che mi trovo molto in
linea con l’intervento del collega Maiolo..
Si è dibattuto molto, si parte da posizioni che riguardano i territori
e si arriva ad un Governo tecnico che vuole commissariare la politica e quindi
l’intervento dei territori ad autodeterminarsi e quant’altro. Vorrei ricordare all’Aula
e ai colleghi consiglieri che si sentono come, quanto me o anche più di me classe
dirigente, che mentre parliamo, in questo istante in Grecia ci sono morti per
strada; mentre parliamo, in Grecia, che fa parte dell’Unione europea e dove è
stata messa mano all’organizzazione dello Stato con le stesse motivazioni per
cui, oggi, un Governo tecnico lo vuol fare in Italia, ci sono morti per strada.
Poc’anzi, assessore Gentile, un giornalista – lo dico incidentalmente
in questo dibattito per riaffermare un principio, che è quello democratico – mi
chiedeva, rispetto al tema dei politici “dinosauri”, ho detto che non mi
appassiona questo dibattito, perché se riguarda Gentile, come può riguardare
Principe, per citare un altro “dinosauro” della minoranza, continuano a
prendere preferenze in uno Stato democratico e ben venga chi riesce a
rappresentare a diverse latitudini e con una diversa età anagrafica le istanze
di una popolazione e, semmai, ci deve essere uno spirito partecipativo e di
confronto delle nuove generazioni. Questo lo dico al collega Gentile, che è una
pietra miliare, un’esperienza di questa maggioranza, proprio perché, collega Maiolo, il dibattito verte su tutta l’organizzazione del
nostro Stato, c’entra principalmente l’organizzazione democratica che avviene
attraverso i partiti, che poi governano le Province, gli Enti Locali,
Allora arricchire come Regione e quindi dare mandato ulteriore alla
Giunta per quello che già sta facendo con un’azione di spending
review a cui ci ha richiamato lo Stato, a cui ci
hanno richiamato impegni della presente Giunta e a cui siamo richiamati
quotidianamente. Dobbiamo dirci con franchezza che, se i territori con le
diverse espressioni nelle Province vanno mantenuti, perché esiste un territorio
di Vibo Valentia, esiste il territorio di Crotone e qualcuno faceva la battuta
che, se Catanzaro può avere una squadra in serie B, può averla in questo
periodo soltanto abolendo
Infatti, per mantenere le
Province di Vibo e Crotone – e siamo d’accordo su questo documento perché
Allora o questa Provincia – e c’entra come tema politico, c’entra anche
per il futuro rispetto alla deputazione nazionale – non si fida della rappresentanza
del Partito democratico, avendo un Presidente del Pd, rispetto a un tema
centrale come la sanità, che è centrale rispetto al fatto che non abbia avuto coraggio
– non lo so – di chiudere 18 ospedali, di convertirli e quant’altro, o questa
Provincia si richiama a una funzione o la gente non ci capisce, e rischieremo
di ritrovarci – e spero di non essere una Cassandra – come
Allora, e voglio dare un contributo umile, stiamo attenti ( perché qui
salvare o meno Crotone o Vibo, su cui siamo tutti d’accordo per identità di territori,
ho visto interventi di diversi rappresentanti di quei territori appassionati –
e ci mancherebbe altro), a recuperare le responsabilità di istituzioni che
funzionano, perché la gente non ci segue più.
Dico, caro assessore Gentile – l’ho detto nelle scorse settimane anche
girando la mia Provincia e lo dico pensando di avere titolo per dirlo, sono uno
dei più giovani consiglieri regionali – non mi appassiona tanto la carta d’identità
e tante volte la tua esperienza, come quella di altri colleghi, salva molti provvedimenti
che la giovane età potrebbe anche far fallire, però mi appassiona che le
diverse esperienze che stanno in capo ai partiti richiamino tutti a responsabilità,
perché mentre Maiolo interviene, lei ha un Presidente
di Provincia del suo partito che con gli atti che sta producendo in queste settimane
delegittima l’intervento che stiamo ponendo oggi, cioè un ricorso alla Corte
costituzionale da parte della Giunta, quindi da parte del Consiglio, unitario,
per dire “salviamo delle autonomie”, mentre c’è una Provincia che è salvata di
fatto per la sua estensione territoriale, che ha un Presidente che in pompa
magna parla di tutto e di più, anche di quello che non gli compete. E la gente
non ci capisce più, non ci segue più, perché è deputato a voi l’onere di fare
eventuale opposizione a chi cerca di riformare una sanità che ci è stata
lasciata dal passato anche dal centro-destra.
Attenzione a non disperdersi, nel dibattito complessivo, rischiamo che
diventi il politichese del giornalista che vorrebbe dire “ah, viva i giovani o
abbasso altri”, attenzione a riportare nell’ambito dei partiti, che sono
l’unico strumento democratico garantito dalla Costituzione, la giusta dimensione
e il funzionamento, perché rischiamo di fare riforme che convincono Principe e
non convincono, magari, Oliverio a Cosenza.
Quindi richiamare tutti complessivamente alla responsabilità delle
proprie azioni per difendere – su questo pare ci sia una condivisione completa dell’Aula
– una organizzazione della Regione Calabria che ha la sua storia, le sue
radici, che ormai si sono stratificate nel tempo, si può rafforzare questo
percorso, se il dibattito in questo Consiglio andrà a creare risparmi anche
nelle diverse funzioni. Abbiamo finanche Camere di commercio che si mettono a svolgere
ruoli che appartengono alle Province o alla Regione.
Quindi diamoci tutti una grande regolata, perché – ripeto – mentre
parliamo,
Non ci sono altri interventi, quindi possiamo dichiarare concluso il dibattito
sul primo punto all’ordine del giorno.
Ho qui ai banchi della Presidenza una bozza di ordine del giorno
presentato da nove consiglieri regionali. Prima di procedere, però, desidererei
fare una Conferenza dei capigruppo, magari di maggioranza e di minoranza, qui
ai banchi della Presidenza, per andare a individuare il percorso che ci dobbiamo
dare sul punto all’ordine del giorno. Quindi i capigruppo si avvicinino ai
banchi della Presidenza.
(I capigruppo si portano al banco della
Presidenza)
Al termine della Conferenza dei
capigruppo tenuta ai banchi della Presidenza, si è deciso unanimemente di rinviare il punto alla seduta del
24 ottobre e di procedere, attraverso una Conferenza dei capigruppo, all’individuazione
di un testo definitivo di provvedimento da approvare nel prossimo Consiglio
regionale. Visto che il Consiglio regionale è già stato convocato per il giorno
24 prossimo ed è l’ultimo giorno utile per esprimere il parere, il punto per volontà
unanime della Conferenza dei capigruppo, è rinviato alla seduta del 24 e sarà
preceduto da una Conferenza dei capigruppo nella quale verrà individuato il provvedimento
definitivo da sottoporre all’approvazione dell’Aula. Quindi il punto in
discussione viene rinviato.
L’assessore Stillitani
in apertura di seduta ha chiesto l’inserimento all’ordine del giorno della
proposta di provvedimento amministrativo numero 196/9^. La pongo in votazione.
(Il
Consiglio approva)
Si passa al
punto 2, la proposta di provvedimento amministrativo numero
185/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “POR Calabria FSE
2007/2013. Proposta di revisione finanziaria – Incremento finanziario Asse II 'Occupabilità' e Asse VI
'Assistenza Tecnica' del POR – anno 2012 – Revoca DGR n. 44 del 2 febbraio 2012
– Presa atto ed adempimenti”. E’ un provvedimento di variazione dei fondi comunitari. Il relatore è l’onorevole Parente, al
quale do la parola per la relazione introduttiva.
Nella seduta del 19 luglio scorso la sesta
Commissione ha approvato la proposta di provvedimento amministrativo numero 185
di iniziativa dell'esecutivo regionale che verte sulla revisione del Piano
finanziario degli Assi II e VI del Por Calabria -
Fondo sociale europeo 2007/2013.
Preliminarmente, vorrei ricordare che il
provvedimento in esame ha revocato la delibera di Giunta regionale numero 44
del 2 febbraio 2012, avente medesimo oggetto, e rubricata al Consiglio
regionale come proposta di provvedimento amministrativo numero 164. La
revisione contenuta nella proposta di provvedimento amministrativo numero 185 è
stata necessaria per fronteggiare i continui mutamenti che interessano
l'attuale contesto socio-economico e il mercato del lavoro, in modo da dare
piena attuazione agli interventi regionali in campo di occupabilità.
La ratio
che anima il provvedimento in esame è quella di rafforzare la strategia
dell'occupazione di cui all'Asse II – Occupabilità –
mediante l'implementazione finanziaria dei residui di programmazione degli
altri Assi prioritari del Por Fondo sociale europeo accertati dall'Autorità di
gestione senza mutamento delle rispettive strategie. La previsione è quella di
aumentare la dotazione finanziaria dell'Asse II per 95 milioni e 915 mila euro
circa. Si è ritenuto, inoltre, opportuno implementare finanziariamente l'Asse VI – Assistenza Tecnica – finalizzato sostenere l'attuazione
dell'intero Programma, che attualmente presenta un'esigua disponibilità di
risorse finanziarie, con conseguente rischio di compromettere il prosieguo
dell'attuazione del Por ed il raggiungimento dei relativi obiettivi strategici
assegnati. A tale Asse vengono assegnati ulteriori 11 milioni e 928 mila euro
circa. Il criterio utilizzato per operare la rimodulazione finanziaria è
strutturato secondo la finalità di recuperare tutti i residui di programmazione
dei diversi assi del Por per assegnarli all'Asse II e VI,
migliorandone per questa via la velocità di spesa. Su questo presupposto
l'incremento finanziario degli ASSI II e VI è coperto
con le seguenti diminuzioni: Asse I – Adattabilità – per 30 milioni e 900 mila
euro circa; Asse III – Inclusione – per 11 milioni circa; Asse IV – Capitale
umano – per 55 milioni di euro circa; Asse V – Interregionalità
– per 1 milione e 800 mila euro circa; Asse VI per
circa 8 milioni di euro.
Vorrei riassumere brevemente i motivi della
rimodulazione illustrati nel provvedimento ed esposti anche dall’Autorità di
gestione del Por, audita in sede di Commissione.
Con riferimento alle politiche per
l'occupazione (Asse II), le ragioni sono da ricollegare alla necessità di
fronteggiare la riduzione del tasso di occupazione dal 43,1 al 42,1 per cento
nel 2010 ed il conseguente aumento della disoccupazione giovanile, che nella
fascia di età 15-24 anni è pari al 39 per cento, oltre alla permanenza di una
diffusa situazione di crisi aziendale, come risulta dalle analisi di contesto svolte.
L'Italia, infatti, fa parte degli otto Paesi membri europei, il cui livello di
disoccupazione giovanile è significativamente superiore alla media europea. La
risposta fornita ai recenti avvisi di incentivazione pubblicati dalla Regione
in tema di occupazione e le buone risposte date in Calabria dal tessuto
imprenditoriale nonostante la situazione di crisi, hanno fatto ritenere
opportuno incrementare gli sforzi su questa linea di interventi. Infatti, per
come riferito dall'Autorità di gestione, più di 3 mila aziende hanno
partecipato agli avvisi che prevedono incentivi all'occupazione ed all'auto
impiego, per un aumento totale di nuovi posti di lavoro stimato in circa 10
mila unità. All'Avviso borsa lavoro hanno partecipato 8 mila aziende, ma lo
stanziamento previsto per l'Avviso ha consentito di ammetterne a finanziamento
solo 988. Il rafforzamento della strategia per l'occupabilità
è, inoltre, fortemente sostenuto a livello comunitario e nazionale, laddove vi
è una indicazione precisa di incentivare e potenziare gli strumenti finanziari
a disposizione per fornire una pronta risposta alla emergente disoccupazione,
in particolare quella giovanile. L'occupazione, tra l'altro, è stata inserita
tra le quattro priorità nell'ambito del “Piano di azione coesione per il
miglioramento dei servizi collettivi al Sud”, presentato dal Governo centrale
alla Commissione europea il 15 dicembre
A conclusione della relazione sulla proposta
di provvedimento amministrativo numero 185, si ricorda che l’onorevole
assessore aveva richiesto l'inserimento all'ordine del giorno della proposta di
provvedimento amministrativo numero 196. Quest' ultimo prende atto del testo
del programma operativo regionale, della parte del Fondo sociale europeo,
definitivamente approvato dalla Commissione europea con Decisione numero 6337
del 10 settembre
Ha chiesto di parlare l’onorevole Stillitani. Ne ha facoltà.
Condivido perfettamente la relazione esposta
dal relatore e ritengo che questa rimodulazione possa conferire veramente
energia e risorse alla Regione per
poter affrontare quello che è uno dei
problemi principali della Regione Calabria, che è quello dell’occupazione. Come
ho già detto nella relazione che ho avuto l’onore di dover esporre in Consiglio
regionale, in una delle precedenti sedute, abbiamo già pronta, di fatto, tutta
una serie di bandi e provvedimenti che tendono immediatamente ad utilizzare
tutte le risorse. Sono dei provvedimenti e dei bandi concertati con tutto il
partenariato, dal mondo sindacale al mondo datoriale, al mondo del terzo
settore e, sostanzialmente, credo che possano interpretare veramente quello che è il bisogno di lavoro che hanno i cittadini
calabresi. E’ chiaro che, prima di partire -perché siamo pronti con i bandi, i
bandi sono già stati per la gran parte predisposti dagli uffici per essere
pubblicati e offrire, quindi, questa possibilità di lavoro- è necessario
completare nel più breve tempo possibile le procedure di approvazione, di presa
d’atto, tanto da parte del Consiglio regionale quanto da parte della Giunta regionale. Auspico, quindi, un’approvazione
quanto più veloce possibile, per dare modo ai calabresi di poter utilizzare le
risorse e a noi, come gestori attuali della cosa pubblica, di offrire risposte
alla richiesta di lavoro dei nostri concittadini.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo. Ne
ha facoltà.
Innanzitutto
vorrei chiarire meglio la condizione in cui ci troviamo rispetto all’approvazione dei
provvedimenti, che si è capito essere due, come ha detto il relatore, e
sostanzialmente i due provvedimenti che cosa sono? Uno è l’approvazione della
proposta di rimodulazione del Fondo sociale, che viene predisposta, dal punto
di vista normativo, dalla Giunta regionale.
Presidente, c’è troppo rumore!
Se i colleghi fanno silenzio, altrimenti non si capisce
assolutamente nulla, neanche tra di noi!
La procedura è che
Ci troviamo, stasera, invece a raccogliere i frutti di una
delegittimazione del Consiglio regionale, che è avvenuta dal primo giorno di
questa legislatura e che si completa, sostanzialmente, con la chiusura della
Commissione per le politiche comunitarie, cioè probabilmente, secondo me,
nemmeno questo incidente di stasera succederà più in futuro se continua questa
impostazione di governo regionale, perché stasera ci ritroviamo a dire “qual è
la proposta che vogliamo avanzare come Regione Calabria di rimodulazione del
Fondo sociale?” e dobbiamo decidere, quest’Aula ha la potestà di decidere qual
è la riprogrammazione del Fondo sociale. Il problema è che allo stesso punto –
addirittura si voleva sostituirlo – c’è la presa d’atto che
Registro, quindi, una delegittimazione del Consiglio regionale che,
stasera, deve necessariamente prendere atto di quello che è avvenuto, in
disprezzo della legge comunitaria regionale. Questo è -non me ne voglia il
corretto e amico assessore- ma di fatto ci troviamo nella condizione che avete
ottenuto l’autorizzazione della Commissione prima che il Consiglio regionale si
potesse esprimere. Quell’ambizione, quindi, che questo Consiglio regionale,
questa Giunta regionale, siano una Regione che si candida ad essere una Regione
europea, non lo è, perché domani anche alla Commissione europea leggeranno del
Consiglio regionale della Calabria –perché abbiamo una persona che sta a
Bruxelles che ogni giorno legge i nostri giornali, vede quello che facciamo,
non c’è chi va a fare il suggeritore, come dice da qualche parte qualcuno–;
Andiamo al merito, perché questa è la forma per dire; Presidente
Talarico, che capisco che le leggi regionali non siano d’importanza della
Presidenza del Consiglio regionale, ma, di fatto, siamo rispetto a queste
condizioni: ho avuto responsabilità di governo, di gestione di questi fondi e
l’ho avuta anche sul Fondo sociale. Ebbene, è vero, abbiamo usato questi
strumenti degli avvisi pubblici dell’incentivo all’occupazione in maniera
consistente ma lo abbiamo fatto soprattutto perché nel Programma operativo
2000-2006 abbiamo avuto l’interruzione dei pagamenti per l’intera legislatura
in cui abbiamo avuto responsabilità di governo e ci siamo trovati in una
battaglia – e queste cose le dico perché è bene che rimangano all’interno del
Consiglio regionale – per evitare di perdere quei soldi – che non abbiamo mai
enfatizzato, perché tutto il Consiglio regionale sulla programmazione dei fondi
comunitari, nella precedente legislatura, ha deliberato all’unanimità tutti i
provvedimenti, perché abbiamo ragionato con tutto il Consiglio regionale,
ascoltando i suggerimenti e i consigli di tutti –.
Pregherei, quindi, gli assessori, ma in particolare il Presidente della
Giunta regionale quando comunica i dati anche delle spese, ad essere precisi:
non si può dire che sul Fondo sociale la precedente Giunta regionale ha speso
il 6 per cento e siamo arrivati al 40 per cento, perché il programma inizia nel
2007, ma, in particolare, questo programma ha incominciato a dare spesa da
luglio del 2009, perché fino al 30 giugno del 2009 abbiamo speso quattro volte
quello che avete speso in due anni e mezzo, e i dati sono evidenti, non si
possono nascondere; il resto è tutto propaganda.
Quella filosofia che oggi state seguendo l’abbiamo seguita durante
quella fase emergenziale di tre mesi in cui spendevamo 300 milioni di euro al
mese – parliamoci chiaro – con i limiti, le difficoltà, gli errori, ma era una
situazione emergenziale. Abbiamo approvato, poi, questo programma, abbiamo
impostato tutto con calma per predisporlo in modo rispondesse a tutte le
esigenze del Fondo sociale, che riorganizzasse il sistema del lavoro,
dell’occupazione, con i centri nelle Province fatti in un certo modo, con una
riforma del collocamento locale, con un incrocio domanda e offerta, con un
sistema che si collegava a un sistema di welfare che, in quel momento,
era un welfare di crisi – e lo è tuttora – ma che vedeva anche nelle
politiche sociali, nel Piano dei servizi sociali una pianificazione che,
attraverso questo programma finanziario e di spesa, doveva trovare linfa per
cambiare pagina rispetto all’impostazione precedente.
Stasera ci state dicendo che siete nelle stesse condizioni emergenziali
in cui ci siamo trovati noi per responsabilità della precedente
amministrazione, però attenzione, oggi siete in queste condizioni per esclusiva
responsabilità vostra, perché non avete ascoltato nessuno dei suggerimenti che
vi abbiamo dato e siccome adesso il re è nudo e stiamo arrivando al dunque, vi
dico che sul Fondo sociale, se il Presidente della Regione si fosse impegnato
quando in Commissione, Presidente Parente, abbiamo sollevato il problema del
contrasto fra l’Autorità di gestione e l’Autorità di controllo, se ci fosse
stata maggiore collaborazione e sinergia, il tasso di errore in quella grande
operazione di recupero che abbiamo fatto, per come oggi è certificata, non
sarebbe arrivato neanche al 15 per cento.
Questo significherà che come Calabria saremo costretti, malgrado la
resistenza di quel tempo, ad accettare quel tasso di errore ed una decurtazione
finanziaria del programma –qualcuno, poi, mi dirà che sono una Cassandra– del
15 per cento e, quindi, di 150 milioni di euro che si perderanno sul Fondo
sociale. E perché è responsabilità tutta vostra? Perché
Nel merito, non voglio dare numeri, li ha dati il consigliere Parente,
li ha dati l’assessore, però aver cancellato praticamente tutta l’impostazione
del programma, non far più transitare da questo programma un solo euro sulle
politiche sociali, nelle condizioni generali che l’assessore conosce meglio di
me! In questo momento qual è la difficoltà di bilancio, nel momento in cui il
Governo chiude i trasferimenti sul sociale, cancelliamo l’Asse sul sociale e
non consentiamo nessuna attività sul sociale in questo programma? E poi
spostiamo tutto sull’occupazione. Attenzione, non ne faccio conti per voi, ma
fateli voi: sui numeri che esponete sui precedenti bandi stendiamo un velo
pietoso, in quei bandi ho solo scoperto, perché non lo sapevo prima come
funzionano le poste private, perché abbiamo consegnato 105 milioni di euro in
sette minuti ed è stata una pagina brutta della gestione di questa Regione.
Qual è, però, il risultato che ci spinge ad andare avanti in questa direzione
che – ripeto – è di tipo emergenziale? Se è vero che 85 milioni di euro su 105,
che sono quelli impegnati attualmente in circuito, forniscono i dati che ha
letto il consigliere Parente e fate i conti voi, se abbiamo speso 105 milioni
per 2.400 borsisti e per 27 assunzioni e da qualsiasi parte un qualsiasi
analista economico che ha un minimo di dimestichezza fra il rapporto pubblico e
privato e ci dice quanto è costato un posto di lavoro con questo meccanismo –
non lo faccio il conto, fatelo voi –, diteci quanto ci è costata questa
operazione a posto di lavoro.
E non siamo, non dovremmo essere in condizioni emergenziali. Avevamo
detto “attenzione, vi abbiamo lasciato un patrimonio di impegni” e, fra le
altre cose, molti di questi impegni, perché il Presidente Scopelliti ha tenuto
l’altro giorno una conferenza stampa sul turismo, facendo riferimento al gruppo
del Partito democratico ed gruppo ha risposto che come partito non abbiamo
nessuna problematica che ci possa mettere in qualsiasi difficoltà, chiediamo
che si dica la verità. Ho chiesto personalmente le carte sulle revoche dei
bandi del turismo: sono bandi che appartengono alle legislature precedenti, che
abbiamo cercato con responsabilità di portare avanti quando è stato possibile;
non accettiamo che si dica che ci sono responsabilità, oggi, a due anni e mezzo
di gestione, rispetto ai due anni e mezzo precedenti. Lo dico perché, se si va
a vedere chi in Consiglio regionale ha difeso sempre l’avanzamento della spesa
che l’assessore Mancini propagandava in quest’Aula, ci si rende conto che,
soprattutto sul Fesr, dove abbiamo lasciato gli
impegni al 30 per cento e sono passati al 42 e non sono cresciuti più in questi
due anni e mezzo, significa che la macchina è ferma e che, a un anno di
chiusura dal programma, c’è oltre il 60 per cento del programma da impegnare,
non da spendere. Il che significa che è certo che questo Governo nazionale
prenderà i soldi di questa Regione e della Calabria non oltre il mese di marzo
e li spenderà sui programmi che è in grado di portare avanti. Questo è il dato,
se vogliamo leggerlo.
C’è la possibilità di correre ai ripari?
Secondo me non più perché questa
maggioranza, questa Giunta regionale, il Presidente attualmente in carica non
ha saputo mantenere l’indirizzo politico nemmeno fra chi, da lui nominato,
doveva gestire e controllare la spesa al suo interno. Non c’è possibilità
alcuna. Mi auguro che le residue attività che
La parola all’onorevole Giordano.
Intervengo, purtroppo e con grande preoccupazione, per prendere atto di numeri che testimoniano,
ancora una volta, l’ennesimo fallimento delle uniche politiche che potevano
costituire la leva per risollevare questa regione. Quello che abbiamo constatato
con gli indicatori che sono venuti dallo Svimez, dal
rapporto Banca Italia, da tutte le analisi degli analisti che hanno fatto un focus sulla situazione della Calabria,
sono impietosi, testimoniano anni, decenni di fallimento delle politiche comunitarie.
Oggi assistiamo all’ennesima situazione
che svilisce, delegittima il Consiglio regionale. Non c’è stato su queste
questioni un dibattito efficace a tutto tondo. Ha ragione il consigliere Maiolo, quando afferma che il Consiglio regionale su questo
tema è delegittimato.
Se dovessi entrare nel merito, dovrei citare tra l’altro
il fallimento delle borse lavoro. Oggi con queste economie avete incrementato
l’Asse 2. Per fare che cosa? Per produrre l’ennesima presa in giro per la
regione, per produrre l’illusione, per dare quale risultato? Quello che si è
consumato in 5 minuti, a mezzanotte, con le poste private! Qual è? Non c’è più
la bussola, non c’è il progetto,
non c’è nulla, c’è il fallimento che viene certificato anche dalle censure
dell’Ue, della Commissione, perché quando andate ad incrementare l’Asse 6, state confermando quello che è venuto fuori
dall’analisi dell’Unione europea, che vi ha censurato sulla questione dei
controlli, sull’inadeguatezza e sull’inefficienza di quest’ultimi. Questo è
oggi, purtroppo, con amarezza dobbiamo constatare l’ennesimo fallimento.
O c’è la
volontà - per quello che è possibile, se ci saranno i margini per recuperare -
di questa Giunta di recuperare con un
sussulto anche la dignità di invertire la rotta, diversamente per
Non ci
sono altri interventi, quindi possiamo procedere alla votazione dei provvedimenti.
Il primo è una proposta di provvedimento amministrativo che riguarda l’incremento
finanziario dell’Asse 2 e dell’Asse 6, quindi possiamo procedere a votare.
Solo per dichiarazione
di voto sul provvedimento, noi votiamo contro.
Tutti e due?
Anche la presa d’atto?
No, la presa d’atto no, la pace dell’intelligenza
degli uomini!
Pongo in votazione la proposta di provvedimento amministrativo numero 185/9^.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportata in allegato)
Pongo in
votazione la presa d’atto del provvedimento.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportata in allegato)
Il prossimo punto all’ordine del giorno riguarda
l’esame abbinato della proposta di legge numero 294/9^ di iniziativa del consigliere Nucera, recante: “Norme in materia di
abbattimento di alberi di ulivo” e della proposta di legge numero 323/9^ di
iniziativa della Giunta regionale, recante: “Tutela e valorizzazione del
patrimonio olivicolo della Regione Calabria
riguardare tutela e valorizzazione del patrimonio olivicolo della
Regione Calabria”, di cui è relatore l’onorevole Imbalzano.
La seconda Commissione, in una recente seduta, ha approvato un testo
unificato di due proposte di legge, una proposta in Giunta dall’assessore Trematerra e una del collega Nucera.
Quella che andiamo ad esaminare è una proposta che unifica questi due provvedimenti
e va a colmare un vuoto legislativo che, ormai, non era più sostenibile nella
nostra regione. Il patrimonio olivicolo calabrese, pur vantando una tradizione
millenaria e rappresentando una delle risorse economiche più rilevanti, sta, di
fatto, rischiando di perdere quel ruolo di primo piano che finora ha rivestito,
non solo a causa dello stato di abbandono e incuria in cui versano le aree
naturali di vegetazione, a partire dalla Piana di Gioia Tauro,
ma anche in virtù della pericolosa emigrazione verso altri territori, con lo sradicamento
ormai diffuso. Infatti, è diffusa la prassi - che tutti conosciamo - di
sradicare le piante dal loro ambiente naturale, svendendole rispetto al loro
valore reale per finire ad abbellire ville e giardini di privati in tutt’Italia
e non solo. Un commercio, questo, in costante crescita in tutto il territorio
che ha trovato nell’assenza di legislazione vita facile alla sua diffusione.
Diventa, quindi, assolutamente necessario porre in essere queste
iniziative – di questo va dato atto all’assessore Trematerra
– che mirano a salvaguardare l’ulivo per garantire non solo la sua conservazione,
ma anche il rilancio di un comparto che è di fondamentale importanza per il
futuro della nostra regione e in particolare della nostra agricoltura.
Il progetto consta di dodici articoli. All’articolo 1 sono elencate le
finalità, come in ogni provvedimento di legge, cioè la tutela dell’ulivo nel territorio,
ma soprattutto vengono regolamentati i casi di abbattimento delle piante.
L’articolo 2 istituisce, in deroga a quanto previsto dalla legge numero
47 del 2009, il Registro degli alberi monumentali a cura del dipartimento
competente.
L’esplicito divieto di estirpazione degli alberi di ulivo in qualsiasi
stato vegetativo è contenuto, invece, nell’articolo 3.
Gli articoli successivi, 4 e 5, disciplinano in modo puntuale i casi
consentiti e prescritti dalla legge, previa autorizzazione della Regione.
L’articolo 6 reca disposizioni in ordine ad interventi straordinari,
quali il taglio alla base del tronco e forma di potatura di ringiovanimento e
di adeguamento alla raccolta meccanica. Altri interventi sono consentiti solo
su autorizzazione del dipartimento competente.
L’articolo 7 disciplina i casi di cessione e spostamento delle piante
di ulivo.
L’articolo 8 introduce le sanzioni amministrative in caso di inosservanza
degli obblighi previsti da questa legge.
L’articolo 9 reca disposizioni transitorie, conferendo validità alle
autorizzazioni di estirpazione rilasciate prima dell’entrata in vigore della presente
legge, ai sensi del decreto luogotenenziale numero 475 del 1945, consentendo ai
proprietari autorizzati l’abbattimento e la cessione delle piante nei modi e
nei limiti stabiliti dal precedente articolo 7
L’articolo 10 prevede disposizioni inerenti il pagamento della sanzione
in forma ridotta, mentre le norme contenute nell’articolo 11 disciplinano le
spese connesse all’istruzione delle istanze per il rilascio delle
autorizzazioni.
Infine, l’articolo 12 quantifica, sulla scorta degli elementi forniti
dai dipartimenti, gli oneri finanziari per questo esercizio finanziario – ma
siamo ovviamente a fine anno – in euro 100 mila, che graveranno sulle economie
di spese relative all’Upb 2.2.04.08.
Per concludere, si tratta di una legge che tutela e valorizza un patrimonio
arboreo di grande importanza dal punto di vista paesaggistico, ambientale, di difesa
del suolo dai fenomeni idrogeologici e soprattutto produttivi. Una risorsa che,
in considerazione della regione, merita il massimo dell’attenzione da parte di
questa Assemblea elettiva, che impegnerà olivicoltori e associazioni di categoria,
dipartimento, Giunta e Consiglio regionale a sviluppare le azioni sinergiche
che si ritengono necessarie per accrescere la competitività delle nostre aziende
agricole ed olivicole, nell’ottica di creare un valore aggiunto al tessuto
economico della nostra regione.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.
Su queste proposte di legge unificate
relative alla tutela e
alla valorizzazione del patrimonio
olivicolo della regione Calabria, ho avuto più volte modo di pronunciarmi e
dire come la penso. Chiaramente, l’impianto di questo progetto unificato va nella direzione di tutelare il patrimonio olivicolo,
gli alberi monumentali, di fare un censimento e, quindi, un Registro di queste piante.
Noi, però, evidenziamo il fatto che in
questa regione c’è una proliferazione incontrollata di leggi: a volte non
finanziate, a volte leggi manifesto, a volte doppioni.
Già in Commissione
ho avuto modo di dire che nella scorsa legislatura era stata approvata una legge
molto simile, se non più innovativa, sulla tutela degli alberi monumentali e
delle specie autoctone presenti in questa regione. Era una legge ben
articolata, alla stesura partecipò l’Università di agraria di Reggio Calabria
ed il Corpo forestale dello Stato perché ad esso era assegnato il compito di
comminare le sanzioni. Nasceva da due progetti di legge: uno presentato dal collega
onorevole Nicolò, che allora era un componente di opposizione, e uno da me che
ero componente di maggioranza. Lo stesso professore Zimbalatti,
in una seduta di Commissione, allorquando abbiamo valutato questi progetti,
riferendosi alla legge già approvata ed esistente, ha detto che era una
buonissima legge, che mancava solo il Regolamento attuativo che avrebbe dovuto
fare
Non voglio
fare il bastian contrario, chiaramente l’assessore ha
tutte le sue buone ragioni politiche, amministrative per portare avanti questo
progetto di legge, rientra nella sua sfera d’azione e nei suoi compiti, ma penso
che un lavoro fatto in maniera alacre e certosina –ha ricevuto, infatti, anche
attestati di stima da parte del WWF – non possa essere buttato così nella
spazzatura.
Per
questo, a nome del mio partito - per non voler votare contro - dichiaro l’astensione,
secondo me è una metodologia che dobbiamo correggere, forse se quella che
abbiamo approvato fosse stata una legge manifesto o se non avesse avuto una sua
struttura avrebbe un senso, ma è una legge molto buona, positiva. Ritengo ingiusto
che questa sia soppressa da una legge che, secondo me, in alcuni passaggi non è
innovativa come la precedente - non perché l’avevamo fatta io e il consigliere
Nicolò - che era il frutto di un lavoro complesso.
Ha
chiesto di parlare l’assessore Trematerra. Ne ha
facoltà.
Vorrei che il collega Censore mi
ascoltasse due minuti. Questa legge vuole valorizzare, tutelare il patrimonio olivicolo regionale. Possiamo intenderla come una legge stralcio rispetto a
quella approvata dal
Consiglio regionale nella passata legislatura - fra l’altro all’unanimità, mi sembra di ricordare.
(Interruzione dell’onorevole Nucera)
Non era una legge sulla olivicoltura, ma sull’intero sistema boschivo, nel
senso più generale.
(Interruzione)
Questa, quindi, non si pone in antitesi con la proposta di legge
approvata nella passata legislatura dal Consiglio regionale, ma essendo appunto
una legge stralcio che riguarda un settore particolare della nostra economia,
l’olivicoltura, non fa altro che esaltare la precedente.
Non stiamo facendo una legge fotocopia rispetto a quella già fatta, altrimenti
non saremmo arrivati in Aula, ma abbiamo semplicemente creato le condizioni, perché
quello che lei, probabilmente, aveva previsto nella sua legge non era
applicabile.
Se questo provvedimento fosse stata una fotocopia, ma non lo è,– per
questo chiedevo al consigliere di non esprimere una valutazione nel merito
della legge, ma di rimanere nel dibattito –, è una legge stralcio che vuole
esaltare quel lavoro fatto in Consiglio regionale, che vuole valorizzare il
patrimonio olivicolo calabrese anche dal punto di vista produttivo e non solo
ambientale e paesaggistico.
Chiedo al consigliere Censore - in virtù di questo mio ragionamento che
mette in risalto come sia l’esaltazione della precedente legge, una legge
stralcio che va in questa direzione -, di addivenire, come è stato fatto nella
passata legislatura, ad un voto positivo, perché noi vogliamo tutelare dalle tante depredazioni
il nostro patrimonio olivicolo, lo vogliamo valorizzare dal punto di vista ambientale
e produttivo, colmando – come diceva poc’anzi il relatore onorevole Imbalzano – un vuoto legislativo. Approvando questa legge,
da domani, le razzie che negli anni sono state fatte in Calabria non avverranno
più.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Presidente, solo per dar forza a quanto detto dall’assessore Trematerra,
perché – come sapete – questo è un progetto
condiviso, presentato da me e dalla Giunta regionale. Questo testo, nel coordinamento
formale, pone all’attenzione una novità: si esce dalla genericità della tutela
del patrimonio arboreo della nostra regione per andare ad individuare il settore
particolare della garanzia degli alberi cosiddetti monumentali ricollegati alle
piantagioni di ulivo.
E’ inutile ripetere cose che
sappiamo,
Come sapete, nella tutela dei beni architettonici dopo cinquant’anni sono
necessarie particolari autorizzazioni.
Andare a sradicare
questi alberi dal loro ambiente naturale non solo crea un danno dal punto di
vista ambientale, ma mortifica la funzione storica dell’albero di ulivo nel nostro
territorio.
Tutto questo
rientra – ecco, su questo concetto cerchiamo di intenderci con l’amico Censore
– nella tutela speciale di una questione particolare, appunto quella degli
alberi di ulivo, che rientra nel contesto più generale della tutela arborea. Questa
pianta rappresenta per la regione Calabria motivo di grande interesse per la valorizzazione
della storia, della tradizione - non solo culinaria e gastronomica - ed anche
per il legame.
Ecco
perché vi è la necessità di istituire questo Registro, che si pone quasi a
garanzia rispetto al censimento che sarà effettuato, poi il dipartimento dell’agricoltura
provvederà a fare tutto il resto.
Mi
permetto, approfittando della presenza dell’assessore Caligiuri,
di richiamare l’attenzione su un’altra legge importante - su cui sto insistendo
da parecchio tempo, ma non ho fortuna -: il valore immateriale dei beni della
Regione Calabria che è a costo zero. E’ una legge depositata in terza Commissione,
ma non riesco a capire, Presidente Salerno, per quale motivo, pur essendo a
costo zero, non ha la fortuna di poter camminare o volare con le ali che
merita. È una legge importantissima per recuperare – lo ripeto, presidente Scopelliti
– l’identità calabrese.
Mi auguro
di non dover più insistere su questo, non vorrei mettermi in una condizione di difficoltà,
insistendo su quello che può essere un patrimonio reale a costo zero – lo
ripeto – per
Per cui, colgo
l’occasione, come per la legge sugli alberi di ulivo, affinché il dipartimento cultura
provveda ad avviare un processo di attenzione maggiore anche per il patrimonio
immateriale della Regione. Ripeto, questa legge sui beni immateriali è a costo
zero, quindi mi auguro che al più presto, assessore Caligiuri
– inseritela, se volete, in un processo molto più
ampio, nessuno è qui per alzare barricate o per prendere primogeniture -, questa
legge trovi la sua fortuna.
Non ci
sono altri interventi, quindi possiamo procedere con l’esame dell’articolato.
Pongo in
votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 4.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 5.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 6.
(E’ approvato)
La parola all’onorevole
Orsomarso.
Ho chiesto la parola per illustrare un
ordine del giorno a firma di diversi gruppi
consiliari. Posso illustrarlo, Presidente?
(Interruzione)
“Premesso
che il Deputato Francesco Barbato, esponente dell’Italia dei Valori, nel
corso del suo intervento presso la Camera del 17 ottobre 2012, intervenendo sul
tema allora in discussione, riguardante la malasanità, ha affermato la
necessità di “normalizzare la Calabria”, dichiarando che ciò “significa
eliminare immediatamente Scopelliti” e che “sprechi e ruberie nelle Asl
calabresi neanche si conoscono tutti...” e che “...si affida il risanamento
della sanità a un commissario che sicuramente ha più responsabilità degli
attuali amministratori…”, e ancora “Sono intervenuto
in questi giorni in Aula, denunciando, da un lato, l'abnormità della Regione
Calabria e, dall'altro, per costruire una sanità a favore della vita e della
salute dei cittadini calabresi, oltre ad aver presentato un'interrogazione per
incalzare il Governo a rimuovere immediatamente Scopelliti da commissario della
sanità in Calabria e mandarlo preferibilmente a... Guantanamo!”;
preso atto che tali inappropriate e inopportune
dichiarazioni effettuate dal deputato Barbato sono state subito oggetto di
unanime condanna da parte dei presenti, senza alcuna distinzione di appartenenza
politica e partitica;
lo stesso capogruppo alla Camera dell’Italia dei
Valori, onorevole Massimo Donadi, compagine politica
a cui appartiene il deputato Barbato, ha subito stigmatizzato le improvvide
dichiarazioni da questi rilasciate, intendendo con tale presa di posizione
salvaguardare il decoro della Camera dei Deputati;
tenuto conto che l’offensività
di tali gratuite affermazioni, tra l’altro destituite di qualsivoglia
fondamento, minano profondamente il prestigio, l’autorevolezza e la credibilità
di un organo democraticamente eletto che, in quanto tale, non può assolutamente
essere asservito a logiche di qualunquismo e di antipolitica;
l’attuale fase di difficoltà e criticità che il
Paese vive e per il superamento del quale massimo è l’impegno profuso da parte
di tutte le forze politiche responsabili, volte ad impedire che ciò possa
ulteriormente determinare lo svilimento della stessa politica, non consente che
possano essere tollerate simili espressioni;
tutto quanto premesso e considerato, il Consiglio regionale impegna
il Presidente e la Giunta regionale ad
intervenire perché il Presidente della Camera dei Deputati, indipendentemente
dai provvedimenti che a tal fine lo stesso riterrà opportuno assumere, proceda
pubblicamente a censurare tali comportamenti, che contribuiscono ad aumentare
la disaffezione dei cittadini dalla politica e dalle istituzioni”.
Sottolineo
che c’è la firma di diversi capigruppo del Pdl,
Italia dei valori, Udc, Insieme per la Calabria e Scopelliti Presidente.
Prima di procedere con
l’inserimento dell’ordine del giorno, il Segretario generale mi fa notare, che
ci sono altri articoli della precedente legge che devono essere sottoposti a
votazione, quindi procediamo con la votazione degli articoli che mancano visto che
eravamo arrivati all’articolo 6.
Pongo in votazione l’articolo 7.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 8.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 9.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 10.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 11
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 12.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge nel suo
complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Adesso passiamo all’ordine del
giorno che ha illustrato il consigliere Orsomarso,
pertanto pongo in votazione il suo
inserimento all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
Ci sono interventi sull’argomento?
Altrimenti lo possiamo approvare.
(Interruzione)
La parola all’onorevole Principe.
Presidente, è stato molto veloce e non mi ha dato la possibilità di intervenire sull’inserimento all’ordine del
giorno, perché noi ci rapportiamo al Parlamento italiano, alla Camera, quindi alla sua autonomia, per cui ci sembra inusuale
che un Consiglio regionale dica alla Camera dei Deputati il comportamento che
deve tenere.
In ogni caso, se l’inserimento
rimane all’ordine del giorno, noi esprimiamo un voto di astensione, che
significa stigmatizzare e condannare atteggiamenti e accenti in una sede così
alta come la Camera dei Deputati, che non si addicono al prestigio, al modo di
comportarsi di un parlamentare. Però, detto questo, l’astensione sta a
significare che ritengo che la Camera dei Deputati, nella sua autonomia, saprà
come comportarsi rispetto a un modo di proporsi così non tollerabile, non
condivisibile, che per la parte che ci riguarda il voto di astensione ribadisce
questo giudizio e, nello stesso tempo, ritiene che il Presidente Fini insieme
all’Ufficio di Presidenza e con i deputati questori certamente – non so se
sollecitati dagli stessi gruppi parlamentari, ma ritengo che non ce ne sarà la
necessità – sapranno come comportarsi.
Non ci sono altri interventi, quindi pongo in votazione l’ordine del giorno
in discussione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
C’è un altro ordine del giorno “Sulla situazione
di alcuni lavoratori ex Sviluppo Italia Calabria in liquidazione”, che illustra
l’onorevole Orsomarso.
“Fatto salvo il piano di riordino che ha riguardato Invitalia e considerato che il processo di liquidazione del
ramo di Sviluppo Italia Calabria e delle procedure poste in essere per la definitiva acquisizione da parte di Fincalabra, risultano ancora non definite le situazioni
giuridiche di alcuni dipendenti per controversie sorte sulla loro condizione
lavorativa e che, allo stato, parrebbero essere in via di definizione;
considerato
che i dipartimenti regionali interessati, da tempo, stanno attenzionando la materia
per trovare sbocchi positivi;
che le organizzazioni sindacali, a tutela delle pretese dei
lavoratori, hanno sollecitato la rapida conclusione di tutte le procedure per
definire la chiusura delle controversie in corso;
tutto quanto
premesso e considerato, con questo ordine del
giorno il Consiglio regionale impegna il
Presidente della Giunta regionale, con il coinvolgimento del competente
assessorato alle attività produttive, affinché si valuti se e in che modo sia
possibile giungere alla conclusione delle vertenze in corso con gli ex dipendenti di Sviluppo Italia Calabria e portare, quindi, a
definizione ogni procedimento connesso
all’acquisizione di tutti i rapporti giuridici relativi alle situazioni
lavorative connesse all’ex Sviluppo Italia Calabria”.
Anche in
questo c’è la firma dei capigruppo del Pdl, Udc,
Insieme per la Calabria, Lista Scopelliti.
La parola
all’onorevole Maiolo.
Presidente, se è possibile avere
il testo dell’ordine del giorno, prima
di votare l’inserimento.
Se gli uffici distribuiscono il testo …
Prego, onorevole Maiolo.
Siamo favorevoli
all’inserimento all’ordine del giorno e, ovviamente, chiediamo anche di
sottoscriverlo, in quanto quello che viene chiesto era già siglato come accordo
sindacale dalla Regione Calabria e dalle organizzazioni sindacali. Esisteva già
un testo della Regione Calabria che chiedeva di definire tutte le posizioni
pendenti.
Quindi va bene questa approvazione
in Aula, il gruppo del Pd sottoscrive l’ordine del giorno e vota favorevolmente
all’inserimento.
Pongo in votazione l’inserimento, all’ordine
del giorno, dell’ordine del giorno
presentato.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione l’ordine del giorno nel merito.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportato in allegato)
Non ci sono altri punti all’ordine del giorno, la prossima seduta di Consiglio verrà convocata per il 24 ottobre alle ore
13,00.
Ha chiesto congedo l’assessore Mancini.
(E’ concesso)
Sono state presentate alla Presidenza
le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Bruni – “Modifica dei confini territoriali dei Comuni di Zambrone e Zaccanopoli della
provincia di Vibo Valentia”
(P.L. n. 377/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione
consiliare - Affari, istituzionali e affari generali.
(Così resta stabilito)
Mirabelli – “Norme di attuazione della legge 4 agosto
1978, n. 440 (Norme per l’utilizzazione delle terre incolte abbandonate o insufficientemente coltivate)” (P.L.
n. 378/9^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione
consiliare - Bilancio programmazione economica e attività
produttive.
(Così resta stabilito)
Nucera – “Norme in materia di unioni montane” (P.L. n.
379/9^)
E’ stata assegnata alla quinta Commissione consiliare -
Riforme e decentramento.
(Così resta stabilito)
Nucera – “Interventi per il
potenziamento del turismo religioso e la valorizzazione
della rete dei santuari calabresi
consacrati alla devozione mariana”(P.L. n. 380/9^)
E’ stata assegnata alla seconda
Commissione consiliare - Bilancio programmazione
economica e attività produttive.
(Così resta stabilito)
Chiappetta, Salerno, Gallo, Sarra, Parente – “Riconoscimento della Fondazione Tommaso
Campanella quale istituto di Ricerca e cura a carattere scientifico di diritto
privato” (P.L. n. 381/9^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare -
Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività
produttive.
(Così resta stabilito)
Salerno, Chiappetta, Serra,
Parente – “Istituzione delle Aziende
sanitarie territoriali e delle Aziende sanitarie ospedaliere” (P.L. n. 382/9^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare -
Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
E’ stata presentata alla Presidenza la
seguente proposta di provvedimento amministrativo
d’Ufficio:
“Riordino delle Province” (P.P.A. n. 179/9^)
In data 1 ottobre 2012, il Presidente
della Giunta regionale ha promulgato le sotto
indicate leggi regionali. Le stesse sono state
pubblicate sul supplemento straordinario n. 5 del 10 ottobre 2012 al Bur n. 18 dell’1 ottobre 2012:
legge regionale 1 ottobre 2012, n. 41, recante:
“Modifiche ed integrazioni alla legge
regionale 5 gennaio 2007, n. 1 (Istituzione e disciplina del Consiglio
regionale delle autonomie locali);
legge regionale 1 ottobre 2012, n. 42, recante:
“Modifiche ed integrazioni alla legge
regionale 15 marzo 2002, n. 13 (Testo Unico della struttura e finanziamento dei
gruppi consiliari)”;
legge regionale 1 ottobre 2012, n. 43, recante:
“Modifiche alle leggi regionali 11 giugno
2012, n. 22 e 14 agosto 2008, n. 29 in materia di consumo dei prodotti agricoli
a chilometri zero”;
legge regionale 1 ottobre 2012, n. 44, recante:
“Modifiche alla legge regionale 26 luglio
2012, n. 33 (Norme per la promozione e la disciplina del volontariato)”.
In data 12 ottobre 2012 è pervenuta una petizione popolare per il
mantenimento dell’Ufficio postale della frazione di Migliuso
del Comune di Serrastretta (Cz).
Talarico D. Al Presidente della
Giunta regionale e all'assessore ai trasporti. Per sapere – premesso che:
il sistema della mobilità interregionale su rotaia presenta, per quanto
riguarda la Calabria, limiti strutturali non più tollerabili;
in
tal quadro, per stare all'ultima vicenda che ha interessato il comparto, la
decisione unilaterale di Trenitalia di sopprimere dodici convogli
interregionali che collegano la Calabria alla Campania, a far data dal 9
settembre, poi rientrata a seguito della concertazione tra i governi delle
regioni coinvolte, al di là del positivo esito momentaneo, è stata l'ennesima
spia di una debolezza che riguarda il sistema nel suo complesso;
la
soluzione, in questo caso specifico, non garantisce una stabilizzazione del
servizio per il prossimo futuro, stante la limitatezza delle risorse da cui si
è attinto;
a
determinare questa situazione nel comparto in generale hanno concorso negli
anni una serie di provvedimenti sia di Trenitalia/Gruppo Ferrovie dello Stato
che dei Governi che si sono succeduti alla guida del Paese;
da
uno studio più approfondito della questione risulta una riduzione negli ultimi
3 anni del 25% delle corse che collegano la Calabria al resto dell'Italia;
a
tal riguardo, basta ricordare il taglio drastico di ben 21 corse di treni a
lunga percorrenza, deciso da Trenitalia e dal governo Berlusconi nell'autunno
del 2011;
questi
continui tagli hanno comportato, insieme ad una limitazione del diritto alla
mobilità interregionale, anche una sensibile riduzione del trasporto regionale
sia di merci che di persone, determinando nondimeno molti disagi per gli
studenti ed i lavoratori pendolari che giornalmente usufruiscono del servizio;
detti
tagli hanno parimenti abbassato i livelli occupazionali del comparto, peraltro
già gravati dagli effetti dalla crisi di questi anni;
tale
situazione afferente il sistema dei collegamenti interregionali si inserisce in
un quadro molto precario, disastrato, del trasporto su ferro nella nostra
regione, dove pesano i ritardi e le inefficienze del servizio reso da Ferrovie
della Calabria;
la
gravità della situazione richiede di agire non più di rimessa, inseguendo di
volta in volta le emergenze, come si è fatto finora, ma con una visione
d'insieme, strategica, dei problemi del comparto;
a
tal fine sarebbe auspicabile l'istituzione di un apposito tavolo
tecnico-politico presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per
affrontare più proficuamente la questione nell'ambito di una rinnovata
strategia nazionale di rilancio della mobilità interregionale su rotaia -:
quali iniziative si intendono assumere per il
potenziamento dei collegamenti interregionali su rotaia che coinvolgono la
nostra Regione;
se non sia il caso, ora più che mai, di
mettere in campo iniziative che concorrano a determinare un potenziamento ed
una svolta qualitativa del servi ferroviari nella nostra regione, sia avendo
riguardo alla lunga percorrenza che al trasporto pubblico locale, sollecitando
l'Istituzione di un tavolo nazionale
ad hoc che affronti in
termini sistemici la questione.
(295; 12.10.2012)
Talarico
D. All'assessore al lavoro e alla
formazione professionale. Per sapere – premesso che:
con
decreto del Dirigente Generale numero 19021, del 23 ottobre 2009, la Regione
Calabria ha approvato un Avviso Pubblico avente ad oggetto "Manifestazione
di interesse per l'individuazione di lavoratori ultracinquantenni per la
concessione di contributi per la prosecuzione volontaria della
contribuzione";
la Regione Calabria, attraverso l'avviso di che trattasi, intendeva
procedere, come di fatto ha proceduto, al fine di agevolare il raggiungimento
dei requisiti pensionistici, alla selezione di lavoratori dipendenti
disoccupati ultra cinquantenni, cui riconoscere una indennità mensile pari alla
quota necessaria per coprire il costo della contribuzione occorrente per il raggiungimento
del diritto alla pensione;
tali
azioni, già rientranti nel Piano di Reinserimento 2009, erano state concepite
in favore di lavoratori ultracinquantenni che non si trovavano più nelle
condizioni di utilizzare gli ammortizzatori sociali ovvero che, per vari
motivi, non vi avessero mai potuto accedere;
l'Amministrazione regionale avrebbe erogato direttamente le somme alla
sede regionale dell'Inps, previa stipula di apposita convenzione;
da informazioni personalmente assunte, presso gli uffici della Regione,
nonché direttamente presso cittadini rientranti nell'elenco dei beneficiari del
trattamento, ho constatato un inspiegabile ritardo nella corresponsione delle
indennità previste nel bando;
a distanza ormai di oltre due anni, sembrerebbe che le misure previste
nel bando non siano mai andate concretamente in porto, con pregiudizio evidente
del diritto acquisito dei cittadini ammessi al beneficio -:
se l'Amministrazione regionale ha
regolarmente versato all'Inps le somme di cui al bando di che trattasi, previa
stipula della relativa convenzione;
se corrisponde al vero, in ogni caso, che non
c'è mai stata corresponsione del trattamento contributivo compensativo per la
platea dei cittadini ammessi al beneficio;
quali iniziative si intendono assumere a tutela
dei diritti acquisiti degli ammessi al trattamento, qualora corrispondesse al
vero il ritardo sopra richiamato.
(296; 12.10.2012)
Giordano, De Masi, Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con legge regionale numero 21 del 1996 veniva disciplinato da parte
della Regione il servizio erogato dai Gruppi Appartamento nei confronti dei
minori sottoposti a provvedimento dell'autorità giudiziaria;
successivamente a seguito di deliberazioni della Giunta regionale, in
data 23 marzo 2010, venivano approvati una serie di regolamenti attuativi
tendenti a definire i criteri per l'autorizzazione al funzionamento e le
relative procedure per l'accreditamento delle strutture adibiti a servizio
residenziale per minori;
i regolamenti attuativi individuano alcune tipologie di struttura
residenziale e uno in particolare definisce le Comunità educative per minori con disagio psichico e
disturbi del comportamento
sottoposti a provvedimenti penali e/o amministrativi;
allo stato risulterebbe che le suddette comunità vengano
sottoutilizzate per gli utenti a cui sono destinate e risulterebbe, altresì,
che diversi minori, con le suddette patologie, vengano ricoverati presso
strutture di altre regioni, determinando così, uno spreco di risorse finanziarie
-:
il numero delle strutture residenziali
adibite a Comunità educative per minori con disagio psichico e disturbi del
comportamento sottoposti a provvedimenti penali e/o amministrativi, la loro
ubicazione geografica, la loro capacità ricettiva, il numero dei minori
attualmente ricoverati, l'ammontare complessiva della spesa annua per la loro
gestione;
se l'utenza risponde ai requisiti richiesti
ossia in possesso di diagnosi del servizio di neuropsichiatria infantile o del
centro di salute mentale dell'ASP di competenza dalla quale si evinca la
compatibilità della problematica dell'utente con la tipologia della struttura
giusto regolamento regionale 23 marzo 2010 numero 5 pubblicato in BUR numero 5
supplemento straordinario numero 10 del 31 marzo 2010 punto 8.1.1 capoverso a.;
la spesa sostenuta negli ultimi anni per il
ricovero presso strutture situate in altre regioni di minori affetti dalle
suddette patologie;
quali iniziative si intendono intraprendere per perseguire una
effettiva razionalizzazione della spesa regionale che possa portare ad una
eliminazione degli sprechi e che determini un miglioramento dei servizi
esistenti e una diversificazione delle offerte per meglio rispondere alle
esigenze rilevate.
(297; 15.10.2012)
Giordano, De Masi, Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con l'interrogazione numero 196 del 09 gennaio 2012 il
Gruppo consiliare regionale di Italia dei Valori chiedeva di sapere quale fosse
lo stato di attuazione del Progetto per la realizzazione del registro Tumori di
popolazione della Regione Calabria, approvato con delibera della Giunta
regionale numero 3289 del 25 marzo 20120 e quali atti propedeutici fossero
stati avviati
tale interrogazione nasceva dalle denunce di vari comitati
di cittadini che disegnavano un quadro inquietante, dal punto di vista
sanitario, in diverse zone della Calabria e in particolare sulla costa
tirrenica con i centri ricadenti nell'ambito del bacino fluviale del fiume
Oliva, Gioia Tauro per la presenza dell'inceneritore,
Vibo Valentia per il cementificio, Crotone per la fabbrica dismessa della Pertusola e su ampie aree della Locride;
nella seduta consiliare del 12 marzo 2012 il
Vicepresidente della Giunta regionale, Antonella Stasi, nel rispondere all'interrogazione
presentata, evidenziava le difficoltà, legate ai limiti imposti dal piano di
rientro sanitario, a dare esecuzione alla succitata delibera ; in ogni caso, la
Giunta regionale, stando a quanto riferito, grazie all'approvazione di un progetto
da parte del Ministero della salute, attraverso l'Agenas,
denominato Pot salute, si stava adoperando per dare
attuazione al Rencam, ovvero il registro nominale
delle causa di morte, che avrebbe comportato il completamento delle varie fasi
riguardanti l'implementazione dei flussi informativi, che, al momento, fanno
riferimento, attraverso due dati base,
all'anagrafe degli assistiti e alle schede di dimissioni ospedaliere;
la Vicepresidente, nella sua risposta, indicava
orientativamente il termine massimo di un anno per l'operatività del registro
nominale delle cause di morte, propedeutico al registro tumori -:
se il progetto Pot salute,
finanziato interamente dal Ministero della Salute e riguardante l'istituzione
del Rencam, sia stato avviato e quali passaggi
progettuali siano stati posti in essere;
se lo stesso sia stato completato o si registrano
ritardi e, in ogni caso, quali siano i tempi per la sua definizione al fine di
dotare al più presto la Regione Calabria di un registro tumori.
(298; 15.10.2012)
Giordano, De Masi, Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con legge regionale numero 21 del 1996 veniva
disciplinato da parte della regione il servizio erogato dai Gruppi Appartamento
nei confronti dei minori sottoposti a provvedimento dell'autorità giudiziaria;
successivamente a seguito di deliberazioni della
Giunta regionale, in data 23 marzo 2010, venivano approvati una serie di
regolamenti attuativi tendenti a definire i criteri per l'autorizzazione al
funzionamento e le relative procedure per l'accreditamento delle strutture
adibiti a servizio residenziale per minori;
i regolamenti attuativi individuano alcune tipologie
di struttura residenziale e alcuni di essi in particolare definiscono:
1. Gruppi Appartamento per minori sottoposti a
provvedimenti dell'autorità giudiziaria (ex legge regionale numero 21 del 1996)
2. Comunità educative per minori disadattati sociali
sottoposti a provvedimenti penali e/o amministrativi;
dalla lettura dei due regolamenti succitati si evince
che i soggetti destinatari degli interventi si equivalgono dal punto di vista
tipologico e ospitano entrambi minori sottoposti a provvedimenti dell'autorità
giudiziaria determinando di fatto uno stato di confusione e uno spreco di
risorse finanziarie -:
il numero strutture adibite a Comunità educative per
minori disadattati sociali sottoposti a provvedimenti penali e/o amministrativi
di cui al regolamento regionale 23 marzo 2010, n. 7 pubblicato in BUR n. 5
supplemento straordinario n. 10 del 31 marzo 2010;
la loro ubicazione geografica;
la capacità ricettiva;
il numero minori attualmente ricoverati;
la spesa annua di gestione;
i criteri che hanno portato al loro accreditamento
considerato il servizio già disciplinato;
quali iniziative si intendono intraprendere per
perseguire una effettiva razionalizzazione della spesa regionale che possa
portare ad una eliminazione degli sprechi e che determini un miglioramento dei
servizi esistenti e una diversificazione delle offerte per meglio rispondere
alle esigenze rilevate.
(299; 15.10.2012)
Nucera. Al Presidente della Giunta
regionale. Per sapere – premesso che:
il latte materno è il miglior alimento possibile per
un neonato in quanto contiene i nutrimenti necessari affinché goda di buona
salute e cresca bene;
il latte materno riduce i tassi di morbilità e
mortalità infantile diminuendo l'incidenza e la gravità delle malattie
infettive;
spesso esistono patologie materne che inducono ipo o agalattia e rendono quindi
impossibile l'allattamento al seno;
la Banca del latte umano donato è un servizio
costituito al fine di selezionare, raccogliere, trattare, conservare e
distribuire il latte umano donato da utilizzare per specifiche necessità
mediche;
la principale indicazione, oggi, all'utilizzo del
latte umano di Banca è costituita dalla somministrazione ai neonati pretermine ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale nei
casi in cui non sia disponibile il latte materno, come avviene soprattutto nei
primi giorni di vita. Numerosi studi hanno dimostrato i vantaggi, a breve e
lungo termine, dell'utilizzo del latte umano donato nell'alimentazione di
questi bambini, soprattutto, per quanto riguarda una migliore tolleranza
dell'alimento, la riduzione del rischio di infezioni e di enterocolite
necrotizzante, malattia che può essere molto grave in questi neonati. Fra i
vantaggi a distanza è stata osservata una riduzione di alcune malattie, quali
l'ipertensione arteriosa e il diabete;
altre situazioni in cui è stato proposto l'utilizzo del
latte umano di Banca sono la rialimentazione dopo
interventi di chirurgia gastro-intestinale, l'insufficienza renale cronica, e
alcune malattie metaboliche;
la somministrazione del latte umano di Banca è stata
anche recentemente proposta per i neonati a rischio allergico, nei primi giorni
dopo il parto, in attesa della montata lattea materna -:
stante l'operatività delle Banche del latte umano
donato nei reparti di neonatologia di Cosenza e Crotone, se non ritiene
opportuna l'istituzione di Banche del latte umano donato in tutti i reparti di
Neonatologia e di Terapia intensiva neonatale della Regione Calabria.
(300; 17.10.2012)
Aiello F. Al Presidente della Giunta
regionale. Per sapere – premesso che:
da alcuni mesi sono stati avviati i lavori di adeguamento
della "nuova" linea di distribuzione dei gas medicinali presso
l'Ospedale Civile dell'Annunziata dell'Azienda Ospedaliera di Cosenza;
detta linea dovrà servire i reparti di Pronto Soccorso
e Rianimazione del "nuovo" Ospedale;
la tubazione della succitata linea di distribuzione
presenta gravi irregolarità, anche in fase di esecuzione, fino all'arrivo ai
locali del Dipartimento di Emergenza e Accettazione;
i tubi anzidetti non mostrano i caratteri di
identificazione né del lotto di produzione, né della normativa cogente sugli
impianti di gas medicinali;
sui tubi medesimi si evidenziano saldature, laddove
esistenti, non conformi alle normative di settore;
le saldature, infatti, non presentano le evidenze di
brasatura dolce con argento, ma palesano, invece, evidenti tracce di saldatura
ad alta temperatura con fusione in lega di argentana;
nella descritta linea di distribuzione manca il
flussaggio di azoto, così come invece previsto dalle disposizioni che ne
disciplinano la realizzazione;
la ditta appaltatrice dei lavori che presentano le
irregolarità sopra menzionate, ha già avuto in passato, precedentemente alla
gara di appalto di che trattasi, un contenzioso amministrativo con l'Azienda
Ospedaliera di Cosenza per la realizzazione di altri lavori dell'Azienda
medesima;
gli investimenti finanziari che l'Azienda Ospedaliera
di Cosenza ha impegnato per la realizzazione di detti lavori di adeguamento
sono assai consistenti;
la regolarità e la qualità dei lavori di che trattasi
è imprescindibile, a garanzia della salute dei degenti e della sicurezza del
personale sanitario, oltre che della legalità e trasparenza amministrativa -:
se ritiene ineluttabile verificare prontamente quanto
affermato nella presente interrogazione ed adoperarsi per:
far sanare immediatamente le irregolarità commesse;
intervenire presso l'Azienda Ospedaliera di Cosenza
per l'integrale attuazione della vigente normativa e regolamentazione di
settore.
(301; 17.10.2012)
“Il Consiglio regionale
Vista la deliberazione della Giunta regionale numero
433 del 5 ottobre 2012, recante: "POR Calabria FSE 2007-2013. Presa d'atto
del Programma Operativo Regionale Calabria FSE 2007-2013 così come modificato
dalla Decisione C(2012) 6337 del 10 settembre 2012 della Commissione Europea ed
approvazione del nuovo Piano Finanziario per Assi Prioritari e Obiettivi
Specifici Comuni";
Vista la legge regionale 5 gennaio 2007, numero 3,
recante: "Disposizioni sulla partecipazione della Regione Calabria al
processo normativo e comunitario e sulle procedure relative all'attuazione
delle politiche comunitarie";
Vista la legge regionale 4 febbraio 2002, numero 8,
recante: "Ordinamento del bilancio e della contabilità della Regione
Calabria";
Delibera
di approvare il Programma Operativo Regionale Calabria
FSE 2007-2013 così come modificato dalla Decisione C(2012) 6337 del 10
settembre 2012 della Commissione Europea ed il nuovo Piano Finanziario per Assi
Prioritari e Obiettivi Specifici Comuni, che si allega alla presente
deliberazione per farne parte integrante e sostanziale”.
(Allegati)
Articolo 1
(Finalità)
1. La Regione Calabria, nel rispetto dei principi fondamentali dello
Stato e delle norme comunitarie e fatte salve le disposizioni di cui alla parte
III del Codice dei beni culturali e del paesaggio, in applicazione
dell'articolo 2, comma 2, lettere o) e v) dello Statuto, tutela il patrimonio
olivicolo, quale elemento caratterizzante il paesaggio, l'ambiente e il
territorio agricolo regionale, coniugando tali valori con l'esigenza di
assicurare la convenienza economica alla coltivazione agricola delle piante di
ulivo e con la presente normativa disciplina le deroghe al divieto di
abbattimento in luogo del decreto legislativo luogotenenziale 27 luglio 1945,
numero 475 (Divieto di abbattimento di alberi di olivo) e successive
modificazioni e integrazioni.
Art. 2
Registro degli Alberi
monumentali di Olivo
1. In deroga a quanto previsto dall'articolo 5 della
legge regionale 7 dicembre 2009, numero 47 (Tutela e valorizzazione degli
alberi monumentali e della flora spontanea autoctona della Calabria) è istituito
presso il dipartimento competente in materia di agricoltura, il Registro degli
alberi monumentali di olivo della Regione Calabria, nel quale sono iscritti gli
ulivi che, anche in esemplari isolati, per età, forma, dimensioni, rarità,
valenza culturale, storica, geografica o per una specifica connessione con un
manufatto, costituiscono elemento caratteristico del paesaggio.
2. All'istituzione e all'aggiornamento del Registro
provvede il dipartimento competente in materia di agricoltura, su segnalazione anche
degli enti pubblici regionali, provinciali, comunali, delle organizzazioni
professionali di categoria, delle associazioni ambientaliste e di singoli
privati.
Art. 3
Divieti e prescrizioni
1. E' vietata, nel territorio della Regione Calabria,
l'estirpazione di alberi di ulivo in qualsiasi stato vegetativo, salvo i casi
consentiti e prescritti dalla presente legge.
2. Non sono sottoposti alla presente disciplina:
a) gli alberi di ulivo con finalità esclusivamente
ornamentale o decorativa dei giardini e dei parchi;
b) gli alberi monumentali di ulivo inseriti nel
registro di cui all'articolo 2;
c) gli alberi di ulivo estirpati nell'ambito di
azienda vivaistica da soggetto titolare della stessa.
Art. 4
Disciplina autorizzatoria per l'estirpazione ed il reimpianto
1. I proprietari legittimi o i conduttori muniti di
consenso scritto del proprietario delle piante di olivo, possono richiedere al
dipartimento competente in materia di agricoltura l'autorizzazione
all'estirpazione di piante di olivo, qualora sia accertata la morte fisiologica
ovvero la permanente improduttività delle piante dovuta a cause non rimovibili.
2. I soggetti previsti dal comma 1 possono richiedere
al dipartimento competente in materia di agricoltura l'autorizzazione
all'espianto con obbligo di eventuale reimpianto di alberi di olivo quando
ricorra uno dei seguenti casi:
a) sia riconosciuta l'eccessiva densità dell'impianto,
tale da arrecare danno all'oliveto;
b) sia riconosciuta indispensabile l'estirpazione per:
1) realizzazione di opere di pubblica utilità;
2) realizzazione di opere di miglioramento fondiario;
3) realizzazione di fabbricati in linea con gli
strumenti urbanistici vigenti.
3. Nei casi previsti dal comma 2, lettera a) e lettera
b), numeri 1) e 3), è fatto obbligo di reimpianto degli ulivi estirpati secondo
la procedura disciplinata all'articolo 7, comma 1, punti a) e b).
4. Il dipartimento competente in materia di
agricoltura, esaminata la richiesta ed espletati gli accertamenti necessari,
rilascia apposito provvedimento autorizzativo,
riguardante l'estirpazione e l'eventuale reimpianto delle piante di olivo nel
rispetto dei vincoli e delle norme regolamentari specifiche finalizzate alla
conservazione del paesaggio ed alla qualità dell'ambiente. Sono, in ogni caso,
fatti salvi eventuali impegni assunti a seguito dell'erogazione di contributi
pubblici e sono esclusi dalla presente disciplina gli alberi monumentali di
ulivo inseriti nel registro di cui all'articolo 2.
5. I tecnici preposti al rilascio dell'autorizzazione
di cui al comma 2 possono disporre il mantenimento nei siti di origine di
esemplari piante di olivo di particolare pregio e monumentalità, nonché
l'adozione di opportune pratiche colturali per la salvaguardia degli stessi.
6. Ai proprietari legittimi o ai conduttori muniti di
consenso del proprietario delle piante di olivo è consentita l'estirpazione di
un numero massimo di cinque esemplari nel biennio, anche in assenza
dell'autorizzazione di cui al comma 2, previa preventiva comunicazione
all'ufficio competente e secondo le modalità disposte dal dipartimento
competente in materia di agricoltura.
Art. 5
Disciplina autorizzatoria per l'estirpazione ed il reimpianto nei casi
di miglioramento fondiario
1. Nei casi di miglioramento fondiario previsti
dall'articolo 4, comma 2 occorre distinguere i seguenti interventi:
a) riconversione varietale;
b) sostituzione con altre specie arboree.
2. Nel caso previsto dal comma 1 lettera a) le aziende
con superfici olivetate superiori all'ettaro, possono
essere autorizzate ad interventi di espianto fino ad un massimo del 50 per
cento della superficie olivetata aziendale. Su detta
superficie è fatto obbligo di impiantare un nuovo oliveto caratterizzato da un
sesto d'impianto razionale e con cultivar idonee.
3. Nel caso previsto dal comma 1 lettera b), le
aziende con superfici olivetate superiori all'ettaro,
possono essere autorizzate ad interventi di espianto sul 50 per cento della
superficie olivetata aziendale. Su detta superficie è
fatto obbligo di impiantare un nuovo arboreto specializzato. In tal caso deve
essere trapiantato nelle porzioni perimetrali della stessa particella un numero
di piante di olivo pari ad almeno il 30 per cento di quelle espiantate.
4. Le aziende con superfici olivetate
inferiori all'ettaro, in tutti i casi di miglioramento fondiario, possono
essere autorizzate all'estirpazione sull'intera superficie aziendale. Un numero
di piante pari ad almeno il 40 per cento degli alberi espiantati, deve essere
trapiantato nelle porzioni perimetrali delle stesse particelle.
5. Nei casi di miglioramento fondiario, previa
autorizzazione del dipartimento competente in materia di agricoltura, è
consentito intervenire anche per come previsto all'articolo 7.
6. Gli interventi di miglioramento fondiario non
possono interessare, nell'arco di un decennio, un'estensione superiore al 5 per
cento della intera superficie olivetata regionale per
come riportata nei dati ISTAT del sesto Censimento Generale dell'Agricoltura.
7. In tutti i casi di miglioramento fondiario, al fine
dell'ottenimento dell'autorizzazione regionale, occorre presentare una
relazione tecnica agronomica corredata di progetto e business pian atti a
dimostrare la validità dell'investimento.
Art. 6
Autorizzazione potatura
straordinaria
1. Nei casi di effettiva necessità, ai proprietari
legittimi o ai conduttori muniti di consenso del proprietario sono consentiti,
dopo specifica richiesta e previa autorizzazione del dipartimento competente in
materia di agricoltura, interventi straordinari, quali il taglio alla base del tronco
(taglio al ciocco).
2. Sono altresì consentite forme di potatura di
ringiovanimento o di adeguamento alla raccolta meccanica, che prevedano la
permanenza di ramificazioni principali.
Art. 7
Cessioni e spostamenti
1. I soggetti autorizzati, ai sensi dell'articolo 4,
comma 2, possono:
a) trapiantare le piante di olivo in altre particelle
della stessa azienda, nell'ambito dei confini regionali;
b) cedere le piante di olivo a proprietari di terreni
ricadenti nel territorio regionale;
c) cedere le piante di olivo ad aziende vivaistiche
regolarmente autorizzate, ai sensi delle normative vigenti.
2. Il soggetto che trapianta le piante di olivo in
altre particelle della stessa azienda, deve richiedere al dipartimento
competente in materia di agricoltura l'autorizzazione al trasferimento delle
piante, salvo che il trapianto avvenga in terreni limitrofi al sito originario
o non sia necessario il trasporto su strada.
3. Nel caso di cui al comma 1 lettera b), il soggetto
che cede gli alberi deve presentare al dipartimento competente in materia di
agricoltura richiesta di autorizzazione al trasferimento delle piante, e
relativa autorizzazione dei proprietari legittimi o dei conduttori muniti di
consenso scritto del proprietario alla messa a dimora.
4. Nel caso di cui al comma 1 lettera c), l'azienda
vivaista che acquisisce le piante di olivo deve presentare al dipartimento
competente in materia di agricoltura richiesta di autorizzazione al
trasferimento delle piante dal sito d'origine al vivaio, con annesso atto di
cessione delle piante di olivo interessate da parte dei proprietari legittimi o
dei conduttori muniti di consenso scritto del proprietario.
5. Il dipartimento competente in materia di
agricoltura, effettuati gli accertamenti sanitari ritenuti opportuni, e
constatata la conformità di quanto dichiarato a quanto previsto dalla presente
normativa, rilascia apposita autorizzazione per il trasporto delle piante.
Durante il trasporto delle piante è sempre necessaria la presenza dei documenti
di autorizzazione all'espianto.
6. Al fine di fornire garanzie agli acquirenti in
relazione allo stato di salute delle piante, nonché per salvaguardare il
patrimonio di piante vitali di olivo, i vivaisti hanno l'obbligo di
ricoltivare, in vaso o in zolla, gli esemplari di olivo per almeno un ciclo
vegetativo, adottando idonee procedure per la rigenerazione. I vivaisti sono
tenuti ad adottare un registro dì carico-scarico, vidimato dal dipartimento
competente in materia di agricoltura della Regione Calabria, delle piante di
olivo in fase di rigenerazione, in cui devono essere annotate la provenienza,
la data di espianto, la data di vendita e la destinazione delle piante.
Art. 8
Sanzioni amministrative
1. Chiunque espianta alberi di olivo senza
l'autorizzazione di cui all'articolo 4, comma 2, è punito con la sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 500,00 ad euro 3.000,00 per
ciascun esemplare abbattuto, fino ad un massimo di euro 100.000,00 con obbligo,
ove possibile, del reimpianto degli alberi estirpati.
2. Alla stessa sanzione, di cui al comma 1, ridotta
del 50 per cento, soggiace l'interessato che, non adempie entro il termine
indicato dal provvedimento autorizzativo alle opere
autorizzate ai sensi degli articoli 4, 5 e 7.
3. Chiunque cede piante adulte di olivo in assenza
dell'autorizzazione di cui all'articolo 7, comma 5, è punito con la sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 2.500,00 ad euro 50.000,00 a
seconda del numero degli esemplari e della reiterazione della trasgressione.
4. I soggetti che acquisiscono piante di olivo
provenienti dal territorio della Regione Calabria in assenza
dell'autorizzazione di cui all'articolo 7, comma 5, sono puniti con la sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 2.500,00 ad euro 30.000,00 a
seconda del numero degli esemplari e della reiterazione della trasgressione.
5. Chiunque trasporta su strada piante adulte di olivo
in assenza dell'autorizzazione di cui all'articolo 7, comma 5, è punito con una
sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1000,00 a euro
5000,00.
6. Il vivaista che non ottemperi agli obblighi di cui
all'articolo 7, comma 6, è punito con una sanzione amministrativa da euro
1.000,00 a euro 10.000,00.
7. Chiunque effettua una potatura di olivi senza aver
richiesto ed ottenuto la necessaria autorizzazione di cui all'articolo 6 è
punito con una sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro
500,00 a euro 30.000,00.
8. La competenza all'irrogazione delle sanzioni
amministrative e del contenzioso connesso è della Regione Calabria che la
esercita attraverso il Servizio competente del dipartimento agricoltura.
9. Il dipartimento competente in materia di
agricoltura provvede all'emanazione dell'ordinanza-ingiunzione, con la facoltà
di acquisire eventuali ricorsi dalla parte avversa, nonché alla costituzione in
giudizio limitatamente ai giudizi di opposizione all'ordinanza ingiunzione irrogativa di sanzioni amministrative, al fine del recupero
delle somme dovute, ed ogni altro atto connesso compreso la messa in mora.
10. Il dipartimento competente in materia di
agricoltura, entro sei mesi dalla pubblicazione della presente legge, provvede
ad emanare specifico regolamento attuativo e a trasmetterlo alla Giunta
regionale per la relativa approvazione. Il Regolamento di attuazione definisce
le modalità di irrogazione delle sanzioni.
Art. 9
Abrogazioni di norme e
disposizioni transitorie
1. Restano valide le autorizzazioni di estirpazione
rilasciate, prima dell'entrata in vigore della presente legge, ai sensi del
decreto luogotenenziale 27 luglio 1945, n. 475 (Divieto di abbattimento di
alberi di olivo).
2. I proprietari delle piante, già autorizzati
all'estirpazione ai sensi del decreto luogotenenziale n. 475/1945, possono
cedere le piante oggetto di autorizzazione nei modi e nei limiti stabiliti
dall'articolo 7.
Art. 10
Norme finali
1. Per quanto non espressamente disposto dalla
presente legge, si applicano le disposizioni statali e comunitarie vigenti in
materia.
2. Per le violazioni di cui alla presente legge, è
ammesso il pagamento di una somma in misura ridotta pari alla terza parte del
massimo della sanzione prevista per la violazione commessa o, se più
favorevole, al doppio del minimo della sanzione edittate,
oltre alle spese del procedimento, entro il termine di 30 giorni dalla
contestazione immediata o, se questa non vi è stata, dalla notificazione degli
estremi della violazione.
3. Per quanto non espressamente previsto dalla
presente legge, si applicano le disposizioni contenute nella legge 24 novembre
1981, numero 689, e successive modificazioni e integrazioni.
Art. 11
Costi di autorizzazione
1. Le spese occorrenti per l'effettuazione di rilievi,
accertamenti e sopralluoghi necessari per l'istruttoria delle istanze ai fini
del rilascio delle autorizzazioni sono a totale carico del richiedente, così
come previsto dall'articolo 21 del regio decreto del 16 maggio 1926, numero
1126; detta somma è versata dallo stesso a favore della Regione Calabria -
dipartimento competente in materia di agricoltura, secondo le tariffe di
riferimento illustrate nella tabella allegata.
2. In tutti i casi in cui si richiedano
autorizzazioni, non compresi nei procedimenti indicati nella tabella allegata,
sono applicate le spese relative ai diritti di segreteria ammontanti a euro
29,24.
Art. 12
Disposizioni finanziarie
1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente
legge, quantificati per l'esercizio finanziario 2012 in euro 100.000,00, si
provvede per l'anno in corso con le economie di spesa dell'UPB 2.2.04.08 -
capitolo 5125201, confluita, ai sensi dei commi 5 e 6 dell'articolo 5 della
legge regionale 23 dicembre 2011, n. 47, nell'UPB 8.3.01.03 - capitolo 83010301
"Fondo pluriennale vincolato relativo a somme non impegnate nell'esercizio
precedente a valere sui capitoli della spesa finanziati dallo Stato o altri
soggetti con vincolo di destinazione, la cui utilizzazione è disposta su
richiesta motivata del dipartimento competente (articolo 5, commi 5 e 6, della
legge regionale 23 dicembre 2011, n. 47)" del bilancio del corrente
esercizio finanziario. Il Dipartimento Bilancio provvede ad apportare le
conseguenti variazioni, ai sensi dei commi 5 e 6 dell'articolo 5 della legge
regionale 23 dicembre 2011, n. 47.
2. Per gli esercizi finanziari successivi, si provvede
annualmente nei limiti delle entrate accertate e riscosse, ai sensi degli
articoli 8 e 11 della presente legge, mediante l'istituzione di un apposito
capitolo dell'entrata nell'UPB 3.4.02 e del corrispondente capitolo della spesa
nell'UPB 2.2.04.01. La Giunta regionale è autorizzata ad apportare le
conseguenti variazioni al documento tecnico di cui all'articolo 10 della legge
regionale 4 febbraio 2002, n. 8.
Art. 13
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno
successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della
Regione.
Tabella
Art. 11. Costi di autorizzazione
AUTORIZZAZIONE |
DIRITTI DI SEGRETERIA |
DIRITTI
D'ISTRUTTORIA |
I Comunicazione di
estirpazione Art 4. Comma 1 |
euro 29,24 |
|
Autorizzazione
articolo 4 comma lettera a) |
euro 29,24 |
euro 100,00 |
Autorizzazione
articolo 4 comma 2 lettera b) - 1. |
euro 29,24 |
euro 500,00 |
Autorizzazione articolo
4 comma 2 lettera b) - 2. |
euro 29,24 |
euro 300,00 |
Autorizzazione
articolo 4 comma 2 lettera b) - 3. |
euro 29,24 |
euro 500,00 |
Autorizzazione
articolo 6. Potatura |
euro 29,24 |
euro 200,00 |
“Il Consiglio regionale
premesso che:
il Deputato Francesco Barbaro, esponente dell’Italia
dei Valori, nel corso del suo intervento presso la Camera del 17 ottobre 2012,
intervenendo sul tema allora in discussione, riguardante la malasanità, ha
affermato la necessità di “normalizzare la Calabria”, dichiarando che ciò
“significa eliminare immediatamente Scopelliti” e che “Sprechi e ruberie nelle
ASL calabresi neanche si conoscono tutti…”, e che “…
si affida il risanamento della sanità a un commissario che sicuramente ha più
responsabilità degli attuali amministratori..”, e ancora “Sono intervenuto in
questi giorni in aula, denunciando, da un lato, l’abnormità della Regione
Calabria e, dall’altro, per costruire una sanità a favore della vita e della
salute dei cittadini calabresi, oltre ad aver presentato un’interrogazione per
incalzare il Governo a rimuovere immediatamente Scopelliti da commissario della
sanità in Calabria e mandarlo preferibilmente a …Guantanamo!”;
tali inappropriate e inopportune dichiarazioni
effettuate dal deputato Barbato sono state subito oggetto di unanime condanna
da parte dei presenti, senza alcuna distinzione di appartenenza politica e
partitica;
lo stesso capogruppo alla Camera dell’Italia dei
Valori, On. Massimo Donadi, compagine politica a cui
appartiene il Deputato Barbato, ha subito stigmatizzato le improvvide
dichiarazioni da questi rilasciate, intendendo con tale presa di posizione
salvaguardare il decoro della Camera dei Deputati;
l’offensiva di tali gratuite affermazioni, tra l’altro
destituite di qualsivoglia fondamento, minano profondamente il prestigio,
l’autorevolezza e la credibilità di un Organo democraticamente eletto che, in
quanto tale, non può assolutamente essere asservito a logiche di qualunquismo e
di antipolitica;
l’attuale fase di difficoltà e criticità che il paese
vive, e per il superamento del quale massimo è l’impegno profuso da parte di
tutte le forze politiche responsabili volte ad impedire che ciò possa
ulteriormente determinare lo svilimento della stessa politica, non consente che
possano essere tollerate simili espressioni;
Impegna
il Presidente e la Giunta regionale ad intervenire
perché il Presidente della Camera dei Deputati, indipendentemente dai
provvedimenti che a tal fine lo stesso riterrà opportuno assumere, proceda
pubblicamente a censurare tali comportamenti che contribuiscono ad aumentare la
disaffezione dei cittadini dalla politica e dalle Istituzioni”.
“Il Consiglio regionale
premesso che:
nell’ambito del Piano di riordino di Invitalia, nel rispetto di quanto previsto dalla legge
Finanziaria del 2007, si è proceduto alla cessione di numerose società
territoriali alle rispettive Amministrazioni regionali;
la Regione Calabria in attuazione della citata
normativa attraverso Fincalabra ha acquisito, la
sezione di Sviluppo Italia operante in Calabria;
secondo quanto riportato nell’accordo sottoscritto in
data 9 settembre 2011 nella sede della Presidenza della Giunta regionale, tra
il Ministero dello Sviluppo Economico, la Regione Calabria, la società Invitalia S.p.A. e le organizzazioni
sindacali Cgil, Cisl, Uil e Ugl, l’amministratore
delegato di Invitalia ha illustrato il percorso di
cessione, prevedendo il trasferimento del ramo d’azienda di S.I. Calabria in
liquidazione costituito in attività, mezzi di produzione, contratti di comodato
e 132 dipendenti ad un società controllata, Settingiano
Sviluppo S.p.A., il cui capitale sociale al 100% sarebbe stato successivamente
acquisito da Fincalabra;
nel processo di liquidazione del ramo di S.I. Calabria
e delle procedure poste in essere per la definitiva acquisizione da parte di Fincalabra, risultano ancora non definite le situazioni
giuridiche di alcuni dipendenti per controversie sorte sulla loro condizione
lavorativa e che, allo stato, parrebbero essere in via di definizione;
i Dipartimenti regionali interessati da tempo stanno attenzionando la relativa problematica al fine di
individuare al riguardo le migliori soluzioni che possano – contemperando le
reciproche competenze – trovare sbocchi positivi;
le organizzazioni sindacali
a tutela delle pretese dei lavoratori, hanno sollecitato la rapida conclusione
di tutte le procedure per definire la chiusura delle controversie in corso,
rinunziando alle pretese a suo tempo poste, anche di natura economica;
Impegna
il Presidente della Giunta regionale, con il
coinvolgimento del competente Assessorato alle attività produttive affinché si
valuti se e in che modo sia possibile giungere alla conclusione delle vertenze
in corso con gli ex dipendenti di S.I. Calabria e portare quindi a definizione
ogni procedimento connesso all’acquisizione di tutti i rapporti giuridici
relativi alle situazioni lavorative, connesse all’ex S.I. Calabria”.