IX^ LEGISLATURA

 

RESOCONTO INTEGRALE

__________

 

48.

 

SEDUTA DI MARTEDI’ 9 OTTOBRE 2012

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLO’

 

 

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

La seduta inizia alle 12,20

PRESIDENTE

La seduta è aperta. Si dia lettura del verbale della seduta precedente.

Giovanni NUCERA, Segretario Questore

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni, interpellanze e mozioni

Giovanni NUCERA, Segretario Questore

Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.

(Interruzione)

Sull’ordine dei lavori

Giuseppe GIORDANO

Presidente, volevo porre all’attenzione dell’Aula – credo sia stata una preoccupazione e una corale levata di scudi da parte di tutta la politica della sua interezza – la questione dell’istituto di rieducazione “Daga” di Laureana.

Ho preparato e presentato una mozione. Chiedo che sia discussa.

PRESIDENTE

Su questo argomento anche i colleghi di maggioranza hanno presentato delle mozioni. Direi, allora di affrontare l’ordine del giorno così come previsto e di inserire, poi, a margine dei lavori l’approvazione dell’ordine del giorno.

Mario MAIOLO

Presidente, non solo di questo ma anche degli altri documenti.

PRESIDENTE

Non solo di questo argomento, certo.

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE

In Conferenza dei capigruppo abbiamo approfondito la questione che riguarda l’argomento dei costi della politica; abbiamo deciso, sostanzialmente, di proseguire con l’azione già intrapresa dal Consiglio regionale dall’inizio della legislatura.

Devo dire che tutti gli atti compiuti da questo Consiglio regionale e dall’Ufficio di Presidenza sono andati nella direzione di diminuire la spesa; non c’è stato un solo atto che ha provocato un aumento della spesa ma ci sono stati, sempre, contestualmente dei provvedimenti – peraltro approvati alla unanimità da parte del Consiglio regionale – per ridurla.

Abbiamo ridotto le Commissioni, abbiamo abolito il vitalizio ed approvato una serie di provvedimenti che, certamente, sono stati più volte portati a conoscenza di tutta l’opinione pubblica, della classe dirigente calabrese e dei cittadini calabresi.

Vogliamo proseguire su quella strada ed oggi la Conferenza dei capigruppo all’unanimità ha deciso di apportare due modifiche significative allo Statuto della Regione Calabria per quanto attiene il numero dei consiglieri.

Voi sapete che il Consiglio regionale della Calabria è composto da 50 consiglieri. Con l’approvazione della norma che oggi vogliamo sottoporre all’Aula, il numero dei componenti passerà dalla prossima legislatura dagli attuali 50 a 40. Accanto a questo anche la Giunta regionale subirà una riduzione, ossia il Presidente potrà nominare un numero massimo di 8 assessori tra cui il Vicepresidente.

Naturalmente, si tratta di un taglio rilevante ed importante che ridurrà di molto la spesa per quanto attiene il funzionamento dell’organo statutario. Devo dire, con grande soddisfazione, che è stata una decisione che abbiamo assunto all’unanimità tutti i capigruppo, con la coscienza che su questi argomenti, certamente, dobbiamo proseguire su quell’azione che abbiamo intrapreso dall’inizio della nostra legislatura e che ha reso la nostra Regione più virtuosa, anche agli onori della cronaca nazionale, producendo una riduzione dei costi della politica pari al 15 per cento.

Per noi è una grande soddisfazione perché la Calabria è sempre stata additata come l’ultima ruota del carro o, magari, è balzata agli onori della cronaca come la Regione dove era possibile fare di tutto, dove c’erano sperperi e sprechi. Questa volta devo dire con grande soddisfazione che abbiamo ribaltato l’opinione che era diffusa, anche rispetto al confronto con le altre Regioni, e devo dire con grande soddisfazione che abbiamo evidenziato anche questo dato.

Accanto a questo la Conferenza dei capigruppo ha delegato l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e la Presidenza della Giunta regionale a provvedere ad effettuare ulteriori tagli, provvedendo, entro qualche mese, ad individuare altri eventuali sperperi e sprechi per ridurre ancora di più la spesa della pubblica amministrazione.

Questo lo abbiamo fatto anche con grande condivisione da parte di tutti. Certamente è un fatto importante, benché non sia esaustivo. Noi vogliamo continuare sulla strada intrapresa, ci dovrà essere la collaborazione da parte di tutti per continuare a lavorare in questa direzione, salvaguardando sempre e comunque l’autonomia delle Regioni che hanno un ruolo fondamentale. Per effetto della riforma del Titolo V della Costituzione, le Regioni hanno un ruolo fondamentale, hanno poteri legislativi ed una serie di competenze che, naturalmente, consentono loro di organizzarsi dandosi una propria autonomia a cui non vogliamo mai rinunciare. Grazie a questa autonomia possiamo azionare dei meccanismi fondamentali per la crescita e per individuare nel futuro una Regione concorrenziale; abbiamo sia capacità sia professionalità sia competenze per poter immaginare il futuro della nostra Regione per come noi lo riteniamo più adeguato.

Sotto questo aspetto vogliamo continuare sulla strada intrapresa che deve essere quella della condivisione e della capacità di far emergere le tante potenzialità che abbiamo; tutto questo senza confondere i costi della politica con i costi della democrazia che devono essere, sempre e comunque, salvaguardati.

C’è tanto da fare. Non crediamo di essere, così, totalmente esaustivi o i primi della classe. Vogliamo continuare su questa strada con attenzione, approfondendo le diverse questioni, capendo e difendendo fino in fondo le nostre competenze e quello che la legge ci attribuisce per tracciare insieme quello che vogliamo rappresentare per il futuro.

Queste riflessioni volevo sottoporre all’Aula, sono state un po’ le riflessioni di tutti e ci sarà bisogno anche di un confronto di merito con gli altri Presidenti delle Regioni nei prossimi giorni per individuare come procedere e per capire esattamente quale tipo di linea dobbiamo evidenziare.

Dobbiamo capire, infatti, anche da dove siamo partiti e dove siamo oggi. Siamo forse l’unica Regione ad avere la sede di Giunta e Consiglio in due città diverse. Naturalmente questo, per tutti gli aspetti che può comportare, fa aumentare in maniera esponenziale e naturale anche le spese perché, spesso e volentieri, tanti colleghi consiglieri regionali devono partire dalla provincia di Cosenza ed arrivare a Reggio Calabria per le sedute delle Commissioni, del Consiglio e per tutta l’attività istituzionale.

Questo, naturalmente, fa lievitare molto anche i costi del nostro impegno. Noi vogliamo, però proseguire su questa strada e vogliamo portare a termine quello che è nelle nostre possibilità, salvaguardando, sempre e comunque, il ruolo istituzionale del Consiglio e dei consiglieri; il Consiglio rappresenta tutta la Calabria ed è giusto che questa sia la palestra della democrazia e del confronto tra i diversi gruppi, attraverso quella dialettica che è essenziale per migliorare la Calabria.

Il provvedimento che sottopongo all’esame dell’Aula, firmato da tutti i capigruppo, riguarda, pertanto, la modifica dell’articolo 15 dello Statuto, laddove si prevede che il Consiglio invece di essere composto da 50 componenti sarà composto da 40 membri. L’altra modifica è all’articolo 35 dello Statuto, laddove si prevede che la Giunta regionale è composta dal Presidente e da un numero di assessori non superiori ad 8, compreso il Vicepresidente.

Queste sono le due modifiche che la Conferenza dei capigruppo - alla quale ha partecipato anche il Presidente Scopelliti che ringrazio per la sua presenza – ha voluto sottoporre all’Aula.

I consiglieri che volessero prendere la parola su questo argomento possono farlo. Anche per capire come procedere e per poter poi addivenire alla votazione in Aula che, ricordo, ha bisogno anche di una seconda lettura che dovrà avvenire non prima di 60 giorni dalla data odierna.

L’abbiamo voluta fare rapidamente e velocemente senza rinvii ma con la consapevolezza che questa è una riforma importante, strutturale e che non indebiterà il Consiglio regionale per i prossimi anni. Vi lascio immaginare, infatti, che significhi avere 50 componenti rispetto a 40 in termini economici; ma anche sotto questo aspetto andremo a quantificare esattamente quant’è il risparmio di spesa in modo tale che sia a conoscenza di tutti gli organi di informazione ,proseguendo in quell’opera di trasparenza che abbiamo voluto dare all’Istituzione, alla massima Assise calabrese.

Proposta di legge Statutaria numero 10 del 9 ottobre 2012 di iniziativa di tutti i Capigruppo consiliari, recante: “Riduzione del numero dei componenti del Consiglio regionale e dei componenti della Giunta regionale. Modifiche alla legge regionale numero 25 del 19 ottobre 2004 – Statuto della Regione Calabria”

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole De Masi. Ne ha facoltà.

Emilio DE MASI

Grazie, Presidente. Rompere il ghiaccio rispetto a questa discussione è un modo quasi insolito perché chi interverrà dopo di me si assuma una maggiore responsabilità, ma lo faccio nella piena consapevolezza che rispetto alla grande questione del contenimento del costo della politica occorre riflettere, ispirandosi alla più grande tensione intellettuale e politica, appunto.

La più grande onestà deve sostenere qualunque intervento allo scopo di porre un ordine di natura culturale anche rispetto ad una foga con la quale l’opinione pubblica chiede con insistenza, peraltro fondata e motivata, che si metta ordine in queste questioni.

Il Presidente Talarico ha riassunto nella sua introduzione gli elementi salienti che hanno scandito un processo consumatosi in un arco temporale anche esiguo, nel quale la Calabria ha dato dimostrazione di essere davvero virtuosa a livello istituzionale; tanto più che questo processo di contenimento delle spese istituzionali e politiche è stato avviato molto prima che si manifestasse in tutta la sua cogenza ed urgenza la questione alla quale ho fatto all’inizio riferimento.

Senza indulgere ad alcuna tentazione di riproporre le indicazioni che come gruppo avevamo posto appena insediatici come Assemblea, devo dire che ogni raggruppamento politico rappresentato in questa Aula ha compiuto uno sforzo per contribuire con onestà e con sollecita partecipazione ad una questione vera che rischiava di tramutarsi – così come sta avvenendo – in emergenza; un contributo costruttivo e, mi permetto di dire, anche realistico perché probabilmente noi commetteremmo un errore se dovessimo farci mettere all’angolo, quasi presi da uno sgomento esistenziale ed istituzionale, assecondando una sorta di famelicità che tale rimane, benché fondata, e secondo la quale ogni risparmio è insufficiente.

Noi dovremo, in uno sforzo di onestà vera e di rappresentazione della dignità di una istituzione, far in modo che questi risparmi siano consistenti ma che non oltrepassino quel limite al di là del quale non si disperda il valore della democrazia che anch’essa, come sistema complesso, naturalmente, esige apporti finanziari.

Oggi sono nell’occhio del ciclone le Regioni. Si è scatenato una sorta di processo sommario verso le Regioni, processo indotto dal rilievo, pressoché casuale, di alcune degenerazioni davvero inqualificabili che si sono verificate nella Regione Lazio oltre che da qualche altra parte.

Non mi rassegno all’idea che il rilievo che riguarda alcune persone possa simbolicamente rappresentare un costume diffuso o addirittura generalizzato e penso di poterlo dire non solo a nome del mio gruppo ma di tanti altri colleghi che sono qui seduti e che si appassionano ad un lavoro attraverso il quale si cerca – senza alcuna enfasi retorica – di servire la propria Regione.

Quando si intenta un processo di questa sommarietà, di questa brutalità – per alcuni versi – alla Regione, per molti aspetti si mette in discussione una sorta di rivoluzione istituzionale che questo Paese ha conosciuto e che ha preso le mosse dal 1970, esattamente da quando sono state riconosciute le Regioni.

Non mi iscrivo al partito della cancellazione di tutte le articolazioni istituzionali dello Stato; sarebbe un modo per negare esattamente gli sviluppi, le espressioni democratiche dello Stato. Non mi iscrivo al partito di chi si appassiona allo Stato centralistico, è una sorta di involuzione storica rispetto alla quale dobbiamo, anzi, reagire con fermezza.

E non possiamo permettere che alcune degenerazioni – certo inqualificabili – assumano questo rilievo culturale fino al punto di poter riconoscere che vadano messe in discussione le articolazioni democratiche dello Stato.

La Calabria, per riferirci alla nostra realtà, certo sta male, oggi in particolare, perché risente più di altri territori una crisi che è nazionale e persino cosmica. Ma credo di poter dire che sarebbe ancora peggio se non fossero state istituite le Regioni.

Non mi sembra una sorta di richiamo romantico ad una invenzione dei legislatori di qualche decennio fa; è esattamente la riaffermazione di un principio che vorrei in qualche modo rappresentare in questo senso.

I cittadini, soprattutto quelli che abitano una perifericità umana prima ancora che geografica e territoriale si sentono un po’ più garantiti se ci sono apparati istituzionali vicini, anche fisicamente e territorialmente, in modo tale da poterne interpretare i bisogni effettivi, selezionandoli e quindi conferendo priorità a quelli che vengono prima di altri bisogni.

Volevo dirlo, perché è inammissibile fare in modo che si travolga tutto questo, questo processo di sviluppo democratico. Sarebbe un po’ – chiedo scusa per la locuzione abusata – come buttare il bambino con l’acqua sporca.

Certo che gli sprechi – ed in questo cerco di farmi sostenere da un ulteriore impulso di onestà – probabilmente si annidano ancora in entità che dobbiamo sforzarci di esplorare in maniera più adeguata.

In Conferenza dei capigruppo lo abbiamo sostenuto e condiviso coralmente: bisogna porre attenzione e verificare le spese che ancora sono troppe, per esempio - lo dico con grande franchezza – in alcuni enti che sono emanazione della Regione.

La Regione deve esistere e funzionare meglio e funziona meglio se mette ordine nel suo sistema finanziario, grazie al quale poi può recuperare un ordine progettuale-politico nella misura in cui il potere legislativo - che siamo noi - e quello esecutivo si allontanino dalla tentazione di intrecciare rapporti con la società e con una parte della società che, fatalmente, cerca di indirizzare gli orientamenti politici dell’Assemblea legislativa e del potere esecutivo verso finalità che non riguardano e non esprimono quelli generali della Calabria.

Questa Assemblea farebbe davvero bene a render propizia questa occasione per elevare il tono della discussione politica e del confronto programmatico, in modo da corrispondere alle effettive esigenze della società che, certo, in parte sono riconducibili agli sprechi che in politica esistono.

Tutto sommato, quando l’avremo fatto e sono certo che lo faremo perché sono convinto che ci sia convinta adesione alla impostazione che il Presidente Talarico ha chiamato, quando avremo fatto tutto il contenimento possibile è evidente che avremo semplicemente e anche doverosamente manifestato una sensibilità culturale ed etica che la Regione si aspetta. Dopo di che, dovremo fare molto altro, molto di più sul piano della politica e della democrazia, senza mortificare tutto ciò che le serve per funzionare meglio; se la democrazia non funziona tutti i bisogni restano alla stregua di indicazioni sommarie e una entità che deve governare la realtà non è in grado di recepirle e quindi di dare risposte.

PRESIDENTE

Grazie onorevole De Masi. Ha chiesto di parlare l’onorevole Orsomarso. Ne ha facoltà.

Fausto ORSOMARSO

Grazie, Presidente. Vedo che oggi, anche nell’intervento dell’onorevole De Masi che mi ha preceduto, quasi fosse una funzione catartica, l’Aula, rispetto alle vicende di questi ultimi giorni ed all’azione intrapresa dal Parlamento –  a cui dobbiamo guardare anche con la debita distanza – assume i connotati di grande serietà e di grande compostezza, come anche è giusto che sia in momenti storici come questo.

C’è il rischio che, di fronte a chi ci guarda con massima attenzione, un pezzo di classe dirigente, sia essa maggioranza o minoranza, voglia difendere il ruolo; spero di non incorrere in questo rischio e credo, tra l’altro, che anche l’onorevole De Masi non abbia fatto un intervento carico di retorica.

Ci pensavo oggi mentre venivo qui, durante la visita ad un’azienda calabrese che ha studiato un prototipo, quando ero in Prefettura a discutere della centrale del Mercure che rappresenta uno di quegli interventi che stenta a decollare, mentre viaggiavo su questa autostrada incompiuta per venire in Consiglio regionale; pensavo, nell’ipotesi di intervenire in Aula, che cosa di significativo noi possiamo dire rispetto a quello che la casta – per quel che si sente dire – cerca di raccontare per difendere il proprio ruolo.

Non posso che testimoniare, al di là delle deviazioni standard o meno, quello che è il significato della nostra presenza in questi banchi - noi, oggi maggioranza, e voi, minoranza -: testimoniare quello che è il significato di una storia personale, almeno la mia, e di quella di ognuno di noi, fatte salve anche le dovute differenze. Il problema è quanto e come si riesce, nell’ambito dell’assunzione di un ruolo, ad essere coerenti e non distanti rispetto ad una funzione alta che è quella di servire le istituzioni.

Proprio l’altro giorno ho incontrato una parte di giovani che continua a vivere l’impegno politico, così come l’ho vissuto io, e la maggior parte di loro non sogna neanche, e forse mai lo sarà, di diventare consigliere regionale, deputato e quant’altro; sognano di impegnarsi in politica sia per motivi di ideale e, se volete, ideologici sia per motivi marginali e geografici, quelli della Calabria. Sognano di costruire con le attuali generazioni un futuro migliore per le future generazioni.

Dicevo, quindi, che chi viene da un impegno non sta qui per caso; altrimenti sembrerebbe, rispetto a quello che ci stanno raccontando sui vari Batman, che possa capitare - ed anche lì andrebbe valutato sull’errore quanto ci sia da salvare o da buttare a mare- lo stesso; rischiamo che ci siano giudizi terzi rispetto anche ad una organizzazione dello Stato.

C’è una riforma del Titolo V, giusta o sbagliata che sia, che conferisce poteri, tanti o pochi, alle Regioni. Invito i giornalisti, ai quali mi rivolgo come già abbiamo fatto altre volte in quest’Aula, a parlare con uno spirito un po’ libero.

Attenzione, noi non stiamo qui per caso, non stiamo qui a fare le passeggiate o ad rappresentare una piccola casta che difende privilegi o opportunità e tutto il resto, ma siamo qui per svolgere una funzione alta. Questo lo stabilisce l’organizzazione del Governo centrale e molto è stato fatto in questo periodo.

Mi attendo che quella riforma, della riduzione del numero dei deputati, avvenga velocemente, che la riduzione dell’assetto dello Stato avvenga velocemente e su questo molte volte ci siamo ritrovati a dibattere. Vorrei fare un esempio: è come se avessimo, nelle diverse funzioni sia della vita pubblica sia dell’organizzazione sociale, un collaboratore di un’azienda e di una impresa che è impiegato magari per pulire - faccio l’esempio del lavoratore più umile - e che prende 1000 euro al mese; è impiegato per spolverare e quando va bene anche per non rubare e viene scoperto a non spolverare ed a rubare e gli si dice “ti riduciamo lo stipendio” anziché mandarlo a casa.

Presidente Talarico, noi ci stiamo! e ci stiamo con grande responsabilità dei partiti ed in qualità di cittadini calabresi, ruolo che non ci abbandona mai.

Credo che qui non arriverà mai “Anno Zero” - per citare una di quelle trasmissioni - a rendere o restituire qualcosa di positivo alla Calabria, a riconoscere quello che noi abbiamo già fatto. Oggi ci ritroviamo seduti, composti, come quasi qualcuno avesse beccato parte della politica e quindi in questo caso i Consigli regionali, e nel caso specifico i consiglieri regionali della Calabria, con le mani nella marmellata. Ma non è così.

Voglio fare un passaggio sui costi della politica perché qui nelle Regioni del Mezzogiorno prima ancora che d’Italia i costi della politica sono stati i costi di gran parte di quell’economia asservita alle logiche politiche. E’ una cosa che vorrei commentare verso la fine dell’intervento.

Presidente Talarico, è doveroso consegnare le nostre osservazioni alla responsabilità dei mezzi di informazione, molte volte non attrezzati di giornalisti adeguati, diciamoci la verità, perché anche lì c’è una mini cassa di chi, utilizzando delle risorse può fare molte cose e ci sono tanti bravi giovani non pagati e molte volte tanti bravi giovani nemmeno adeguati.

Su questo non mi sento uguale agli altri in termini di responsabilità e, poiché non mi sento di difendere la mia o la nostra posizione, ritengo sia necessario fare un passaggio di chiarezza perché è stata questa Regione, per la prima volta nella storia, ad intervenire su tutta una serie di materie: è stato abolito il vitalizio quando nessuna Regione d’Italia se l’era mai sognato; sono state ridotte le Commissioni. Sapete benissimo quante discussioni si sono tenute nelle Commissioni; ho sostituito delle volte il mio capogruppo, prima il consigliere Fedele, poi il consigliere Chiappetta. Anche loro, nella loro funzione di capogruppo del Pdl, hanno dovuto impegnarsi di più per dar forza e vigore, con il loro comportamento e quindi con un autocontrollo, alle tante battaglie importanti che sono state fatte.

Presidente Talarico, non è arrivato Ruotolo a scrivere che in Calabria prima di altre Regioni, per la prima volta nella storia, si sono ridotte le Commissioni.

Personalmente ho seguito i trasporti, per 16 mesi, con una delega anomala, senza rimborsi e senza usufruire di quegli istituti, anche giusti, che sono di supporto al lavoro di un assessore. Oggi il Presidente ha voluto dire “dammi una mano nel comparto energia” e lo farà come l’ha fatto con tanti altri.

Attenzione anche a quello perché rischiamo – dall’impressione che ho – che per dimostrarci più realisti del re… Ho l’impressione, ad esempio, che questo sia per il numero degli assessori rispetto alla complessità di materia; ma noi siamo per dar l’esempio. C’è un problema relativo alla necessità di essere composti rispetto al ruolo che ha questa Istituzione. E se lo dico io che non ho proiezioni né passate né future…

E noi- l’ho visto, Presidente-, non abbiamo avuto e non avremo riconoscimenti per il lavoro svolto. Ne son sicuro perché siamo una Regione, che anche dal punto di vista mediatico, deve essere sempre aggettivata come l’esempio più negativo dello Stivale; anche ieri in televisione sentivo qualche veneto dire “no, ma i problemi…”.

Al di là di quanta ‘ndrangheta abbiamo prodotto e di quanti problemi abbiamo prodotto, benché sembri che la Calabria produca solo cose negative, se facciamo un resoconto – io ho provato a farlo in questi anni – proporzionalmente lo Stato ci deve tanto sia a livello di infrastrutture sia in termini di rispetto per il ruolo dell’Assemblea. Per quanto mi riguarda, lo dico in questa Assemblea e lo dirò fuori in tutte le Assemblee di cittadini o amministratori: se c’è un’Assemblea regionale viva e vegeta con il giusto numero, penso che 40 o forse anche 30 poi cambierà la proporzione della rappresentanza dei territori, ci sarà speranza.

Però, attenzione, a non massacrare tutti indistintamente – e mi rivolgo a lei, Presidente Talarico - perché poi basta prendere un elemento che può diventare meno adeguato rispetto ai tempi che si vivono e sono di grande difficoltà. Non c’è da fare parallelismi con situazioni di singoli cittadini o di posizioni di chi oggi veste la funzione di consigliere regionale o di assessore.

E torno sui media perché nessuno ci restituirà gli sforzi che stiamo facendo in una stagione difficilissima. Io sono in Consiglio regionale da due anni e sono tra i più giovani consiglieri regionali. Non ci siedo per caso perché se tanti cittadini mi hanno voluto dar fiducia è perché vengo da un impegno, dalla condivisione e tutto il resto.

Nessuno ci restituirà un’immagine corrispondente a quel che stiamo facendo, anche col contributo della minoranza, benché alcune volte vada fuori le righe - ve lo devo dire nel giorno in cui celebriamo una rinnovata funzione, uno slancio, un rimodellamento di questo Consiglio regionale.

Anche sui toni rispetto anche a questi argomenti, attenzione! Oggi è capitato a noi ma è anche capitato a voi che, però, avete fatto cinque anni di legislatura. Domani capiterà a qualcun altro ma alla Calabria nessuno mai darà credito - perché discutiamo di un problema nei problemi – perché la classe dirigente calabrese, in un quadro nazionale, non ne ha, benché dall’inizio di questa legislatura dopo un anno abbiamo ridotto… -.

Ben venga il momento della valutazione delle colpe singole per far la differenza di chi può essere adeguato o meno a sedere in un Consiglio regionale, ma, attenzione, oggi dobbiamo rivendicare con forza quello spazio di informazione, perché quello che oggi stiamo facendo va a sancire degli impegni che questo Consiglio regionale aveva preso.

Noi abbiamo realizzato risparmi per circa 160 milioni di euro nella sanità, per circa 14 milioni di euro nei trasporti. Cioè, abbiamo messo in campo un’azione di riduzione di costi della politica di settori economici che, purtroppo, in questi anni poco sono serviti alla Calabria e molto alla politica.

La rivoluzione è culturale, la rivoluzione sarà rivendicare un ruolo e dire “sì, ci siamo, facciamo dei provvedimenti perché non ce li impone nessuno”. Ma, attenzione, l’unica speranza che questa Regione ha, a mio modesto avviso, sarà nel non banalizzare momenti fondamentali della vita pubblica. Qui starà la nostra capacità complessiva come minoranza e maggioranza di aver voce nel Paese, di accompagnare riforme importanti e continuare ad esistere, e mi rivolgo di nuovo agli operatori dell’informazione.

Finché avremo voce, nel rispetto delle istituzioni che ci appartiene, dovremo difendere questa istituzione. Su questo, appunto, lascio l’interrogativo ai comportamenti responsabili.

Molte volte ci troviamo sui giornali gente poco informata che parla, e lo diceva bene il Presidente Scopelliti, ed ha lo stesso spazio di un consigliere di minoranza quanto di un assessore o quanto addirittura del Presidente della Regione.

Bisogna riportare tutte le cose alla normalità. Questa è una Istituzione seria ed ha dei costi che noi abbiamo contribuito a ridurre; questa è una Istituzione che va preservata a prescindere dal nostro passaggio perché le idee continueranno a camminare sulle gambe degli uomini. Oggi ci sono questi uomini e domani la Calabria dovrà continuare ad averne uomini e donne, forse migliori di noi, vivaddio, a rappresentare le istituzioni democratiche.

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Orsomarso.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.

Giuseppe BOVA

Signor Presidente, onorevoli colleghi consiglieri, faremmo ben poca cosa se ci limitassimo a fare il compitino o a ripeterci che il nostro prato è più verde o meno giallo di quello degli altri.

Sono stato consigliere anche nella Regione con 40 consiglieri, consigliere Orsomarso, ed il bilancio con cui abbiamo cominciato questa legislatura, già prima dei provvedimenti che io ho votato e condiviso, ci ha consentito, senza aumenti di spese e con la stessa cifra di bilancio, di non aumentare nulla quando i consiglieri sono passati da 40 a 50 e quando i dipendenti erano raddoppiati.

Mi segue? Era doveroso farlo, era possibile farlo. Tutto questo, però, non risolve il problema neanche se si dovesse guardare, solo in senso stretto, il proprio gruppo e la propria maggioranza.

Ora, doverosamente e, secondo me, giustamente, voglio ricordare che questa discussione l’abbiamo fatta all’avvio di questa legislatura con un orientamento positivo, votando di tornare a 40 consiglieri.

Secondo me nella situazione attuale non basterà nulla ed è ingenuo pensare che basti questo o un’altra cosa. Cosa ci vuole perché noi si rifletta? E non siamo in grado, da soli, come Consiglio regionale della Calabria di riflettere su un dato?!

Le Regioni sono nate nel 1970, per un lungo periodo l’Assemblea eleggeva i Presidenti e le Giunte e non ha risolto i problemi. Vi posso porre un interrogativo? Siamo poi passati all’elezione diretta. Apparentemente alcune cose sono state coperte ma a distanza di tanti anni possiamo dire che le scelte fatte dal 1992 in poi, rispetto a problemi che erano drammatici, non hanno risolto il problema. Badate, i problemi di cui parliamo – senza criminalizzare nessuno – non riguardano una Regione “canaglia” – non è mia opinione – come la Calabria. Non c’è una Regione che si salvi. Fino a qualche anno fa era di moda e tanto è vero che è stato rieletto più volte Formigoni ma ora non credo che nemmeno lui goda buona salute.

Allora il punto, Presidente Scopelliti e Presidente Talarico: queste questioni sono di tali dimensioni e riguardano l’architettura istituzionale del nostro Paese che dovrebbero essere affrontate da un Parlamento degno di questo nome oppure, addirittura, da un’Assemblea costituente.

Tanti anni fa, e sono passati tanti anni, i padri della Repubblica hanno fatto la Costituzione nell’Assemblea costituente e per quanto mi riguarda, sui principi, credo che la nostra Costituzione non abbia niente da invidiare alle migliori Costituzioni del mondo.

Ora, in questo periodo contemporaneamente, attenzione era necessario, si riducono i comuni; praticamente si ridurranno a 40, con pochi poteri, anche le province ed ora interveniamo sulle Regioni.

Secondo voi, oltre al bisogno e alla sete di verità e giustizia legittima che hanno i cittadini e la pubblica opinione, in questa maniera i problemi di fondo, uno, li risolve? Cioè, da domani la prossima Assemblea elettiva sarà - non questa -  maggiormente in grado di affrontare i problemi?

Qualcuno dice – ed è vero – che i due terzi delle spese delle Regioni sono per la sanità, ma la sanità, io vi dico, potrebbe reggerla benissimo un potere centrale. Il futuro della Repubblica italiana, di cui la Calabria è parte dentro l’Europa, qual è? Quello dello Stato del 1800 inventato da Napoleone? Un potere centrale forte e le Prefetture?

Lasciamo da parte i ladri, perché per loro ci sono le leggi. Se sono nelle istituzioni o fuori, su quelle si deve intervenire. Parliamo delle prospettive di un’area.

Al di là della Merkel, molti di noi, molti nel mondo invidiano la Germania. La Germania, fino a prima della prima guerra mondiale e tra la prima e la seconda guerra mondiale, era una Repubblica centralistica dopo l’impero. Una delle innovazioni tedesche è stata la previsione di territori che, in positivo con regole precise, competono tra di loro.

Sul disegno istituzionale, attenzione – Monti, il Parlamento da questo punto di vista – si può essere d’accordo o non d’accordo, ma sul sistema pensionistico, non sul welfare, su quello non sono stati in grado di intervenire, una risposta l’hanno data.

Qual è il futuro della Repubblica italiana? In queste dimensioni 20 Regioni riescono a darci una risposta? Sono troppe perché possa esistere un sistema locale? Altrimenti è molto facile che si scambi una vittoria elettorale, magari per rispetto alla precedente espressione, col fatto che è iniziato un cambiamento. Questi abbagli hanno fatto male a tutti, a destra come a sinistra.

La Regione Calabria è un rompicapo ingovernabile. Certo la Puglia di Vendola, o di Fitto prima di lui, ha mille problemi. Ha i problemi di un centro siderurgico, l’Ilva, in cui cozzano il diritto alla salute col diritto al lavoro.

Ma noi non abbiamo neanche di queste questioni. La Calabria è un deserto senza cattedrali; la nostra discussione è “cosa si deve fare con i forestali” con tutto il rispetto perché sono cittadini. Ed ognuno vende ogni volta piccole cose come un grande cambiamento.

Badate, non parlo solo di problemi sociali o di dimensione territoriale. Fino a quando noi, in maniera passiva, amplifichiamo solo decisioni prese in un attimo da altri. Non c’è mai un momento di verifica. Non ci vuole la zingara per dire che quello che hanno inventato, il Parlamento dei nominati, è incostituzionale; su quella legge di schifo nessuno ha sollevato il problema fino ad oggi.

Ma nessuno riflette per dire “si può andare avanti così?”, non solo per ottenere trasparenza ma perché le funzioni istituzionali siano svolte, a meno che non si debbano nominare commissari ad acta su tutta la politica.

Ora, Monti ed una parte dei suoi sono campionissimi.

Tutte le esperienze di commissariamento che ho visto in giro non hanno risolto i problemi. Sulle cose su cui la Regione non è stata in grado di agire, dall’ambiente e così via, non ho visto la fine del mondo. Ce n’è una sola? Citatemela, non qui.

Ma perché, a Napoli, il commissario sulla nettezza urbana, sui rifiuti, è stato differente? Eppure è comodo far finta di nulla e di questo stiamo discutendo, non di un atto doveroso.

Perché il problema è se si può cominciare a ragionare sul futuro. Qual è il futuro? Bastiamo ai 2 milioni di calabresi oppure bisogna ragionare su qualche altra cosa? Perché io una cosa non l’accetto: il migliore potere centrale – io non ne vedo – è sicuramente peggiore del peggiore potere periferico.

E’ come dire le dittature rispetto alla peggior forma di democrazia. Non che la democrazia la possiamo accettare così com’è, ma gli atti che compiamo sono doverosi, non risolviamo nulla. E’ un lusso per i calabresi? Non è che l’hanno deciso due o tre e non si è deciso neanche da solo in Calabria.

Nel 1970 rispetto ad una divisione drammatica si è deciso che la sede della Giunta fosse a Catanzaro e la sede del Consiglio a Reggio Calabria. L’hanno voluto in dieci? Tutto questo ha comportato un costo per la democrazia, piaccia o non piaccia.

Non voglio offendere nessuno e credo che nessuno si possa offendere: ma era meglio la Calabria dei podestà? Qui di Prefetti di ferro non ne abbiamo avuti, ma era meglio quella Calabria? Credo proprio di no. Pertanto, noi abbiamo il dovere di tagliare tutto quello che è tagliabile senza pensare che con questo risolviamo il problema del futuro di questa Regione.

Attenzione, oggi abbiamo la fortuna di non avere quella che chiamiamo la terza guerra mondiale anche se ci sono altre forme; dall’ultima guerra mondiale sono passati un sacco di anni ed i poteri sovranazionali hanno ottenuto in quest’area del mondo la pace. Se qualcuno di voi è curioso o se i docenti universitari calabresi e non di Scienze politiche e quant’altro hanno fatto fare le tesi sulle crisi che precedevano la grande guerra e quella drammatica seconda – tutte e due –  si accorgerà che la discussione nei Paesi e nelle Nazioni era dello stesso tipo.

Si scantonava, c’erano rigurgiti nazionalistici ecc. Chi parla di quello? L’effetto di tutto quello è stata una crisi ancora più drammatica. Ai nuovi profeti, ai falsi profeti e ai venditori di fumo questo bisogna ricordarlo.

C’è un problema di una reazione anche di tipo culturale. Si facciano tutti i ricambi di questo mondo alla Regione però non è legittimo ergersi a profeti rispetto a confronti che la storia ha condannato, non io che sono piccolissimo.

Purtroppo questo nostro Paese ha poca memoria, ha molta coscienza dell’attualità. Perché lo dico? Non so che avverrà dopodomani ma una cosa è certa: chi vede la fuoriuscita dalla crisi dietro l’angolo non dice la verità. Non è che la imbroccano tutti.

Le previsioni sono di un permanere e, per alcuni aspetti, di un accentuarsi di questa crisi per tutto l’anno che verrà e per un pezzo dell’anno successivo. Quindi, visto che le istituzioni non ci saranno bisogna trovare sempre dei capri espiatori.

Il dopo cosa sarà? E prima o poi bisogna rimboccarsi le maniche per ricostruire dai punti di partenza realistici. Il problema è se nella ricostruzione, al di là della propaganda e delle maggioranze di turno, dobbiamo prevedere per i cittadini e per chi li rappresenta in Calabria - li rappresenterà col voto democratico - un ruolo ed una responsabilità o no. Perché abdicare da questo, scappare o negare l’evidenza significa non essere lucidi e nemmeno capire la lezione della storia.

Tutto questo lo dico non per giustificare tutto quello che è avvenuto. Perché ho cominciato e così concludo. Per me il numero di 40 consiglieri è sacrosanto, così come altre riforme che dobbiamo decidere. Non è su questo il confronto e non bisogna attardarsi su questo e pensare, quindi, che  significhi aver risolto tutti i problemi.

Io che un’età ce l’ho, ho conosciuto da piccolino una Calabria ed una Reggio Calabria, dove sono nato, fatta anche di piccole imprese ed ho conosciuto anche l’avvio di una politica che aveva un proprio fascino – poi non riuscito – della Cassa del Mezzogiorno. Sin dal 1950 abbiamo visto le piccole aziende creare manufatti e strutture gigantesche per poi franare sul credito di conduzione. Lì niente, poi con l’alluvione ci hanno dato i sussidi, la forestazione ecc., ecc., per cui è stato disarticolata una Regione.

Ora immaginare che, oltre che con la cappa della ‘ndrangheta, all’improvviso c’è qualcuno che riesce a valorizzare il capitale sociale che è notevole al di là dei rivoli clientelari, chi lo dice è un venditore di fumo, uno con virtù magiche che si alza ed inventa un reticolo di piccole imprese.

E’ uno sforzo che richiederà lustri. E’ fondamentale cominciare a chiamare le cose col loro nome, senza alibi, quindi tagliare tutto quello che è necessario fino in fondo, senza abdicare, al di là della nostra inadeguatezza, ad una responsabilità grande che è quella di dar voce - di tentare in maniera non distorta - a territori che in altro modo ne sarebbero privi.

Chiudo. Discutiamo della situazione della Salerno-Reggio Calabria solo perché ne ha parlato un prestigioso quotidiano americano e vediamo solo un problema dell’Italia. Quella è l’altra faccia della medaglia perché con infrastrutture di quel tipo, che non finiscono mai, e con lobbies e poteri, quelli, sì, monopolisti quali sono quelli delle ferrovie e quali sono quelli dell’Anas, dove volete che vada questo tipo di Regione, al di là delle nostre responsabilità?

Noi non siamo figli di Dio o fratelli di… nel senso che non possiamo dire ai calabresi “alzati e cammina”. Non sono cose differenti. Da un lato si deve tagliare ma dall’altro non bisogna stare in silenzio e fare come i galli di Renzo, cioè pensare che se qualcuno mi pizzica un po’ più forte prevale quando stanno consegnando tutto nelle mani di qualcosa.

Questo va benissimo, così come le misure che sono in fieri, lo voglio ricordare, e riguardano ulteriormente il Consiglio e la Giunta, non per togliere due occhi ad altri ma perché è doveroso farlo. Contemporaneamente, c’è, pur nel distinguo e nelle posizioni diversissime di maggioranza e di minoranza, un livello di governo e di opposizione con i conflitti e le diverse posizioni che sono fisiologiche e vitali.

In una Regione come questa, tranne che in assenza dell’elezione diretta, nessuno ha fatto più di un giro.

Quello che resta, come nei coralli, è lo scheletro, cioè le decisioni che sono condivise da tutti, non solo qui dentro ma anche dalla maggioranza dei calabresi, e che poi la maggioranza di turno non cambia. Altrimenti è come “u tuonno i marzu”, tuona e propaganda e poi non rimane nulla.

Se una lezione dobbiamo prendere dai fatti, per quanto insufficiente, è di questo tipo. Quindi, condivido pienamente, così come ho condiviso in questa legislatura e mi sono assunto la responsabilità nella passata maggioranza, assieme a tutti.

E’ giusto procedere perché non c’è mai un termine ma contemporaneamente c’è un aspetto che è in qualche maniera offuscato ed è un atteggiamento propagandistico; secondo me - io l’ho detto per come lo so dire criticamente – sono il sale della terra rispetto ad una fase e rispetto ai problemi che, secondo me, si accentueranno.

Termino dicendo che temo, al di là delle misure del Consiglio regionale calabrese – non queste ma anche altre –, che quel poco di collante che era il risultato di politiche nazionali oltre che regionali, collante assistenziale ed in alcuni casi para-clientelare, non sia cresciuto in alternativa a niente, anche quello viene a mancare.

E nel momento in cui non sapranno con chi prendersela e nella Calabria ci saranno fenomeni che sembrerebbero non dover tornare più, la soluzione quale sarà a quel punto? Che viene l’esercito? E per risolvere che? Il nostro è un esercito di pace e di dissuasione non è un esercito antisommossa. Ma che deve risolvere? Quindi, chiunque vuole una democrazia più matura e migliore, ed è legittimo anzi è doveroso rivendicarla, sappia una cosa: in democrazia il voto non fa mai bene, che è giusto esser più radicali e più radicali possibili ma contemporaneamente indicare una prospettiva meno insicura e più forte.

Vorrei che, non genericamente come ho fatto io, noi mettessimo in concreto alcune iniziative assieme alle altre Regioni, perché, altrimenti, alla fine come si diceva una volta “piove Governo ladro”.

Ora secondo me non è simpatico nemmeno prendersela con la Merkel, ma la nostra prospettiva qual è? La Confederazione Mediterranea? Oppure in qualche maniera volere una Europa più democratica in cui contano i poteri politici? Quindi, “hic Rhodus, hic salta” anche per la Regione, una delle ultime, la sfida è quella.

Il dramma sapete qual è? Che altre personalità che non erano della mia parte politica avevano l’autorevolezza e sembravano come De Gasperi, per fare un nome, pur dicendo ai calabresi e agli altri – ed era drammatico – “imparate le lingue ed emigrate”, avevano questa capacità di progetto e di sogno.

Ora quale prospettiva c’è? Con vecchi o nuovi leader che poiché non sanno tirare un ragno dal buco l’unica cosa è “chiudiamoci nella nostra piccola verità” perché comunque anche se non ci piace, così come è nata non c’è prospettiva al di là dell’essere parte di un progetto più lungo.

Certo, ci caricano addosso e poi gli stessi tecnocrati e politici che stanno guidando il mondo hanno deciso 10 anni fa in Marocco di abbattere contemporaneamente ed in maniera rapida tutte le barriere doganali, per cui si è ammattiti non solo in Calabria ma anche in quella parte d’Italia che in qualche maniera vendeva all’estero, come il Veneto e così via.

Stiamo pagando problemi di questa natura che non sono risolti né sono risolvibili solo con misure di questo tipo. Occorre assieme a questo tentare - anche a rischio di farsi del male e di sbagliare - dei passaggi assieme alle altre Regioni, ponendolo sia al potere dell’Esecutivo sia del Parlamento per quanto sta scadendo. Non si salvano l’anima perché stanno finendo perché anche in questa legislatura tutto è passato invano rispetto ai problemi di cui parliamo. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Serra. Ne ha facoltà.

Giulio SERRA

Signor Presidente, onorevoli colleghi e gentile pubblico, torniamo in Aula a parlare di un problema di grande attualità, i costi della politica. I problemi giornalieri sono stati elencati dai colleghi in diverse sedute di Consiglio regionale, ma, signor Presidente, lei ha fatto bene ad aprire i lavori , oggi, parlando di questi problemi, dopo una seduta di Conferenza dei capigruppo che ha visto – e devo dirlo con grande soddisfazione – un impegno corale, all’insegna di un confronto sereno, per dare una risposta a quello che gli italiani ed in modo particolare i calabresi attendono.

Devo ricordare a me stesso, ma anche all’Aula, che questo Consiglio già nella precedente legislatura – lo diceva l’onorevole Bova, lo dirà qualcun altro che interverrà dopo di me – intervenne sui costi della politica, rivisitando la macchina amministrativa regionale: rivedendo il finanziamento ai gruppi, riducendo di due componenti le strutture dei singoli consiglieri, ,le Commissioni e gli Uffici di Presidenza, dando così la possibilità di partecipare ai dipendenti regionali.

In questa consiliatura è la terza volta che torniamo in Consiglio, Signor Presidente e onorevoli consiglieri, a parlare di ridurre i costi della politica, della macchina amministrativa, perché non solo il costo della politica e dei gruppi, ma tutto l’apparato deve essere rivisitato nell’organizzazione  del Consiglio e della Giunta regionale.

Vi ricordo che nell’agosto del 2010, pochi mesi dopo esserci insediati in Consiglio regionale, abbiamo stabilito di effettuare un taglio del 10 per cento agli stipendi dei consiglieri regionali; un anno fa abbiamo ridotto del 10 per cento i finanziamenti ai gruppi; sette mesi fa – se la memoria non mi tradisce e non mi inganna –  abbiamo rivisto i costi delle Commissioni consiliari – vi ricordate? – riducendole da 10 a 6. Siamo arrivati alla fine, al rinnovo delle Commissioni - scadono nella prima decade di novembre –,stiamo per ridurre il numero delle Commissioni.

Oggi stiamo discutendo e andremo ad approvare la modifica dello Statuto che prevede una riduzione del numero dei consiglieri da 50 a 40. Certo, la rappresentanza di 50 consiglieri è stata un momento importante nelle consiliature regionali, perché ha permesso ad alcune realtà,  per le quali non sarebbe stato altrimenti possibile, di avere la rappresentanza del territorio - mi riferisco alle Province di Vibo Valentia e di Crotone, mentre per loro nei tempi passati era difficile potersi sedere negli scranni del Consiglio regionale.

Secondo me, questo ha aiutato ad affrontare le varie problematiche in Consiglio regionale, almeno questa è stata la mia esperienza nella precedente ed in questa legislatura. Ho visto nei confronti forti portare in Consiglio regionale le istanze dei vari territori attraverso la voce diretta del rappresentante,cosa che in altre situazioni non sarebbe stata possibile e questo è servito.

Mi auguro che la riduzione del numero dei consiglieri regionali a 40 possa essere accompagnata da una legge che preveda la rappresentanza di tutti i territori, altrimenti ci troveremo in una situazione difficile.

Qualcuno potrebbe dire: “C’è anche la rivisitazione delle Province”. Stiamo facendo una grande battaglia affinché le Province – lo abbiamo fatto in due occasioni – non vengano toccate, mi riferisco in modo particolare alla Province di Crotone e di Vibo Valentia. Abbiamo fatto ricorso, continueremo su questa strada. Di recente si è insediato il Consiglio delle autonomie locali che permette uno studio approfondito al fine di vedere quale possa essere il discorso della rappresentanza in Consiglio regionale.

Indipendentemente da ogni considerazione, ognuno di noi ha fatto un’esperienza - c’è chi si ricandiderà e chi no, non voglio dir niente e non sta a me giudicare - ma mi auguro che il prossimo Consiglio abbia una rappresentanza spalmata sul territorio calabrese che possa discutere le istanze del territorio come la sanità – diceva bene qualcuno –, la viabilità, le situazioni che si incancreniscono giorno dopo giorno. Abbiamo presentato un bando per dare la possibilità a circa 2.500 giovani calabresi di partecipare, ma in questi due anni abbiamo visto migliaia di lavoratori recarsi a manifestare: ai vari assessorati, alla Presidenza della Giunta o allo stesso Consiglio regionale dalle parti più disparate della Calabria. Giorno 25 c’è stata una manifestazione davanti al Consiglio regionale, affrontavamo una tematica molto importante: la rivisitazione di alcuni enti strumentali.

Questo è  il trascorso.

Il percorso è in salita, considerato quello che stiamo vivendo, i provvedimenti che dovranno essere emanati per la sanità,. Vuol dire che dobbiamo avere un grande senso di responsabilità, come è stato stamattina e nella precedente riunione della Conferenza dei capigruppo - in tutte le riunioni non esiste la speculazione politica. Bisogna confrontarsi serenamente per la crescita di questa regione per dare una speranza a quei lavoratori che, giorno dopo giorno, ricevono lettere di licenziamento o che vengono messi in cassa integrazione.

Dobbiamo impegnarci e dare una risposta forte. Questo è l’augurio, che in questa giornata che ci ha visto e ci vedrà – mi auguro – sempre uniti e compatti, possiamo dare risposte positive. Il popolo calabrese le merita e le aspetta.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Caputo. Ne ha facoltà.

Giuseppe CAPUTO

Ho sentito il dovere, oggi, di intervenire su questo argomento che lei, Presidente, ha posto alla nostra attenzione, anticipandolo nella Conferenza dei capigruppo e poi portandolo all’esame del Consiglio regionale.

Di norma intervengo poco, mi sento rappresentato dal mio capogruppo, dai miei colleghi, non sento l’esigenza di intervenire a tutti i costi, per ascoltarmi o per leggere il mio intervento, ma oggi credo che sia un momento particolare e voglio ribadire alcuni concetti che ritengo siano essenziali per la compattezza dei Consigli regionali. Voglio esprimere, nello stesso tempo, alcuni concetti e la mia rabbia, la mia protesta per un modo di pensare. Questo clima di antipolitica, che da un po’ di tempo ormai cerca di sommergerci, deve trovare una risposta adeguata da parte della politica con la P maiuscola.

Vedete, chi vi parla la politica l’ha sempre intesa in una determinata accezione – la politica è servizio, è dedizione per la propria collettività – e la presenza nelle istituzioni dall’ormai lontano 1975 mi supporta nel dire che, purtroppo, dobbiamo fare le dovute distinzioni. Dobbiamo insorgere quando si cerca di colpire nel mucchio o quando questo clima di antipolitica, per lo sbaglio, per gli errori di qualche soggetto o di più soggetti, cerca di toccare un po’ tutti. Mi rifiuto di entrare in quest’ottica. La storia politica di ognuno di noi e la mia in particolare mi impediscono di essere toccato, ma anche lontanamente, da dubbi o da incertezze.

Signor Presidente, non ho accettato la lezione che ha cercato di imporci il Governo nazionale, un Governo di tecnici che non ha titolo per esprimersi sulla vita dei Consigli regionali, che ci ha trattato un po’ come tanti scolari che devono essere puniti.

Accetto – e bene ha fatto lei, Presidente – che si facciano subito dei correttivi, ma già in qualche intervento che mi sono trovato a fare ho detto pubblicamente che la Regione Calabria, il Consiglio regionale della Calabria erano già virtuosi per alcuni provvedimenti maturati senza bisogno di essere inseguiti da nessuno - li abbiamo fatti autonomamente ed oggi continuiamo a farli. C’è da dire, al di là della divisione partitica, politica, di schieramento, che un sussulto di dignità nel respingere determinati tentativi ci debba essere. Non possiamo essere commissariati e non possiamo accettare con la testa piegata le imposizioni che vengono da un Governo nazionale di tecnici - con tutto il rispetto per quello che sta facendo o  che avrà intenzione di fare - che non si è mai misurato con l’elettorato. Nella mia vita, dal 1975 ad oggi, nessuno mi ha mai regalato nulla, mi sono sempre sottoposto agli esami, qualche volta li ho superati, qualche volta, a dire la verità molto di rado, non li ho superati.

Non è possibile avere un diktat delle condizioni con un Parlamento che poi dovrà rivedere ed eventualmente ratificare quel provvedimento. Un Parlamento che non è stato capace di autoriformarsi! Noi andremo alle elezioni nella prossima primavera, signor Presidente, con lo stesso numero di deputati e di senatori, e questo è aberrante! Non trovo altri termini per giustificarlo. Da tempo si parlava di diminuire il numero, sia di deputati che di senatori, ma nulla è stato fatto e nessuno dice, al di là di qualche piccola polemica giornalistica, che si arriverà alle elezioni prossime primaverili con lo stesso numero. E poi andiamo a sindacare – è giusto che sia così, Presidente – se noi, come Consiglio, dobbiamo avere 50, 40 o 30 consiglieri! Non ci sto! Disponibilissimo, riduciamo il numero, ma questo tipo di lezioni o di imposizioni da chi non è stato e non è capace di dare l’esempio, io personalmente non le accetto.

Questa è la realtà ed è questo lo stimolo che voglio lanciare anche ai colleghi dell’opposizione, un sussulto di dignità unitaria. Riduciamo, facciamo quello che riteniamo più opportuno, ma facciamolo noi, senza bisogno né di minacce né di diktat. Parliamo di diminuzione dei costi della politica, ma io credo che tutti noi vediamo trasmissioni, leggiamo articoli, vediamo, ad esempio,  quanto costano le Authority, sono rimasto esterrefatto sentendo che un Presidente del Consiglio di Stato di ben 75 anni, in pensione, si ripresenta per presiedere in un’altra Authority! Caro Presidente Scopelliti, è una vergogna! Questa è la realtà.

Davanti a queste cose, abbiamo il dovere di ribellarci per difendere la nostra dignità politica e personale - perché io ci tengo sia all’una che all’altra. Questa forma di mascherarsi, di nascondersi, come se noi avessimo bisogno di essere minacciati per poter operare, dobbiamo fare in modo che non accada. La difesa di certi valori, della nostra autonomia, bisogna comprendere che oggi siamo nell’occhio del ciclone, ma che abbiamo anche la capacità di uscirne da soli. Dobbiamo fare in modo che in questo Consiglio regionale ci sia un momento di ribellione, perché non possiamo continuare a sentire che la Salerno-Reggio Calabria è nelle stesse condizioni, che ci sono ritardi, che i trasporti nella nostra regione, specialmente nel versante ionico – che mi appartiene – sono spariti - non sappiamo come andare a Roma o a Milano.

Queste sono le battaglie che dovremo affrontare nei prossimi giorni, forse con più determinazione di prima: avere la possibilità di interloquire con il Ministro dello sviluppo economico, minacciare una protesta che sia ancora di più dettagliata. Un decreto incostituzionale non può assolutamente sortire l’effetto di minacciare un Consiglio regionale.

Ho voluto dire queste piccole cose a fronte di certe decisioni abominevoli: abbiamo registrato un mese addietro la chiusura del tribunale di Rossano. Sapete quanto costava quel tribunale in termini di spesa? Quattrocento o cinquecentomila euro. Poi, se andiamo a vedere, è stata una decisione nefasta l’accorpamento del nostro tribunale a quello di Castrovillari, non c’è un mezzo di trasporto, non c’è una ferrovia, non c’è un pullman che faccia una linea da Rossano o paesi del suo hinterland a Castrovillari

Di fronte a queste decisioni che non hanno né capo né coda, abbiamo il dovere di insorgere, di far capire che qui ci sono rappresentanti territoriali che vogliono esprimere la loro protesta. Devono cercare di rivedere determinate cose.

Vedete, io non condivido – oggi siamo maggioranza noi, voi opposizione, può darsi che domani sarete maggioranza voi e opposizione noi – l’idea di fare le battaglie politiche e insistere sempre sullo stesso tasto: Reggio Calabria, Reggio Calabria, Reggio Calabria. Non credo, come chi ha fatto l’amministratore per tanto tempo e conosce i meccanismi amministrativi,  di voler continuare in questo senso. Credo che se avessimo l’onestà intellettuale di andare a vedere i debiti dei grossi Comuni italiani, non ci meraviglieremmo più di tanto e credo che non metteremmo, non acuiremmo, l’attenzione su determinate problematiche, che forse potrebbero passare in secondo piano. Certo, recitando ognuno il proprio ruolo, non significa che l’opposizione deve piegarsi su un fianco, ma fare delle proposte, essere da pungolo, da stimolo sui problemi.

Cari colleghi, voglio concludere stimolandovi, al di là dell’appartenenza politica, dobbiamo reagire, ragioniamo sui costi della politica, decidiamo noi con grande senso di coscienza quello che dobbiamo fare. Non pieghiamo la testa, ne va della nostra autonomia, dell’autonomia di una istituzione, e della nostra dignità di fronte ai diktat che vengono da chi non ha titolo, perché se andassimo a vedere tante cose ci renderemmo conto che chi sperpera a larghe mani da una parte, poi cerca di imporre il risparmio agli altri! Il risparmio si fa prima decidendo e determinando il costo dei dirigenti – e ne abbiamo viste e ne stiamo sentendo in questi ultimi giorni – e poi dicendo alle istituzioni locali: “Quanto volete, quanto ritenete che possa influire il gettone di presenza di un Consiglio comunale?”. Il mio Consiglio comunale aveva 40 consiglieri, poi siamo passati a 30, oggi siamo passati a 24, ma ritenete che un gettone di presenza di 20 euro, con un Consiglio comunale fatto ogni 15 giorni, o una Commissione, possa incidere talmente nel costo di una istituzione?! Allora siamo fuori dalla realtà!

Abbiamo il dovere, cari colleghi, di far ritornare qualcuno che ha il potere e il dovere di decidere alla realtà.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.

Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò

Sandro PRINCIPE

Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Mi vorrei sforzare - se questa impostazione può essere quanto meno compresa - di restare nell’ambito del tema che oggi affrontiamo, trattandosi di un argomento e di una discussione prettamente di carattere istituzionale. Il confronto, secondo me, prenderebbe un’altra strada, rischiando anche di scendere di livello, se entrassimo nelle problematiche di governo della Regione. Sulla sanità abbiamo, naturalmente, opinioni e strategie diverse; la stessa cosa vale per l’attuazione del Por Calabria, potremmo aggiungere divergenze sull’ambiente o sulle politiche attive di lavoro ma la discussione di stamattina non è questa.

La discussione di stamattina è una nostra riflessione sulla validità dell’istituzione regionale e, quindi, una riflessione di più ampio respiro sull’architettura generale delle istituzioni italiane. Ho sentito citare più volte la Germania in questa discussione ma forse nessuno di noi ha meditato sul fatto che la Germania rappresenta anche un buon esempio di corretto rapporto tra il potere centrale ed i poteri delle Regioni, i cosiddetti lander. Se riflettiamo sul perché la Germania, oggi, nella crisi generale dell’Occidente e dell’Eurozona, si trova in una posizione di vantaggio andremmo a scoprire che grande merito, per esempio, di questo vantaggio è da ascrivere alle politiche centraliste, più che per le politiche dei vari lander; questo vantaggio è da ascrivere, cioè, ad un grande cancelliere socialdemocratico che è riuscito a mettere intorno allo stesso tavolo i rappresentanti dei sindacati e delle aziende e a varare delle riforme che riguardano, soprattutto, il mondo del lavoro e che hanno permesso alle aziende tedesche, nel momento più nero della crisi, di mantenere in servizio il personale più attrezzato con contratti da definirsi più o meno di solidarietà ed di ripartire nel momento in cui al fondo del tunnel si è vista la luce.

La questione che discutiamo stasera è molto complessa: vedere da quale equilibrio tra lo Stato centrale e l’articolazione delle autonomie locali, compresa la Regione, questo Paese può ripartire. Ritengo che questo Paese possa ripartire non rinunciando al valore del regionalismo. Se guardiamo leggermente indietro riusciamo a capire la ragione politica dell’inserimento delle Regioni nella Costituzione. Quando i padri costituenti discutevano ed hanno messo in piedi - come ha detto giustamente il Presidente Bova - forse la migliore Costituzione che oggi è presente a livello mondiale, tutti pensavano che le elezioni del 1948 sarebbero state vinte dal Fronte popolare. Per cui i cattolici, sotto la guida di chi diventò poi Papa Paolo VI, allora sottosegretario sostituto alla Segreteria di Stato Vaticana, che già avevano dato luogo alla Democrazia cristiana nell’Assemblea costituente, si batterono per l’istituzione delle Regioni come contraltare in termini di potere ad uno Stato che si prevedeva poi governato dalla sinistra. Successe l’esatto contrario. Questa è la ragione per cui l’istituzione regionale prevista dalla Costituzione è diventata Legge dello Stato e le Regioni partirono nel 1970 perché la Democrazia cristiana – che esercitò un grande potere – si opponeva a dare attuazione al dettato costituzionale. Questa è la storia della nascita dell’Istituzione regionale sotto il profilo politico ma non v’è dubbio che l’Istituzione regionale deve avere ed ha un valore. Abbiamo il dovere di difendere questa Istituzione e lo dobbiamo fare esaltandone l’efficacia, la ragione di esistere e l’utilità per la collettività.

Diciamocela tutta e non limitiamoci in questa seduta ad una giusta protesta per una lontananza dello Stato nel sistema delle infrastrutture: non aggiungo altro a ciò che è stato detto stasera con riferimento alla Salerno-Reggio Calabria, che per avere una modesta corsia di emergenza vede lavori infiniti da oltre 20 anni. Non aggiungo nulla all’alta velocità che si ferma a Battipaglia o alla dorsale ionica abbandonata da Dio e dagli uomini con una ferrovia antidiluviana a binario unico, non elettrificata e con una strada statale 106 che è sempre stata e continua ad essere un grande problema. E non dico nulla sull’abbandono da parte dello Stato di Gioia Tauro perché quando l’Italia pensa ad una nuova definizione dell’Europa, innanzitutto a livello politico e poi su altri terreni, di guardare al Mediterraneo e di guardare agli imperi economici nascenti che stanno avendo successo, santiddio la Calabria è una piattaforma sul Mediterraneo! E se questa piattaforma è una realtà e se è una realtà che le merci viaggiano per mare e passano dal canale di Suez, Gioia Tauro dovrebbe essere la porta d’Oriente dell’Europa ma come diventerà la porta d’Oriente dell’Europa se ha infrastrutture antidiluviane e senza che le aziende di Gioia Tauro siano messe in condizione di competere con le aziende dei porti della sponda sud del Mediterraneo? Il costo del lavoro di un operaio di Algeciras è di un decimo rispetto al costo del lavoro di un lavoratore di Gioia Tauro. Che facciamo? Facciamo le gabbie salariali? E’ vero o non è vero che i figli dei lavoratori calabresi hanno gli stessi diritti dei figli dei lavoratori di Milano o del Triveneto? Qual è il rimedio? Abbiamo un Presidente del Consiglio molto importante in Europa e il rimedio sono gli sgravi fiscali e contributivi che mettano le aziende di Gioia Tauro nella condizione di dare un giusto salario ai propri dipendenti ma al contempo di competere con le aziende che operano negli altri porti del Mediterraneo.

Che lo Stato sia stato patrigno è, quindi, una realtà storica ma insieme a questo dobbiamo ammettere che non abbiamo fatto fino in fondo la nostra parte perché se la sanità delle Regioni meridionali, al di là delle responsabilità, – ho detto che non ne volevo parlare e non ne parlo – si trova in estremo ritardo, sia dal punto di vista finanziario sia dal punto di vista dell’efficacia, c’è una responsabilità nostra come Istituzioni del Mezzogiorno. Questo vale per la tutela dell’ambiente, per l’utilizzo dei fondi europei. Allora come si salva il regionalismo che merita di essere salvato? Il regionalismo si salva mettendo in piedi due strategie: una è quella che stiamo unitariamente avviando questo pomeriggio e che, per la verità, è un lavoro che stiamo portando avanti da 7 anni perché -come giustamente hanno sottolineato i colleghi- la riduzione dei costi di funzionamento dell’Istituzione Consiglio regionale ha ormai una storia di 7 anni. Si è iniziato nella passata legislatura e si è continuato nella attuale, riducendo i trasferimenti ai gruppi, diminuendo le indennità, dimezzando le Commissioni; oggi riportiamo i consiglieri a 40 ed il numero degli assessori della Giunta regionale ad 8. Dobbiamo proseguire in questa direzione intanto per quanto riguarda i costi specifici. Voglio ricordare che nella passata seduta di Consiglio regionale abbiamo approvato un ordine del giorno per ridurre i trasferimenti ai gruppi del 50 per cento entro questa legislatura. Per quanto ci riguarda riteniamo che un provvedimento di questo tipo vada addirittura anticipato e sono convinto che l’evoluzione complessiva in questo campo ci porterà a breve ad assumere dei provvedimenti su questo terreno ancora più rigorosi e li assumeremo. Una battaglia, quindi, per ridurre i costi di funzionamento delle istituzioni che deve continuare anche su altri terreni. Deve continuare, innanzitutto, per quanto riguarda le altre spese di questo Consiglio regionale che attengono alle disponibilità dell’Ufficio di Presidenza, alla gestione dei servizi. Ritengo che il Consiglio regionale, nel gestire i servizi che sono utili allo stesso e rivolgendosi al mercato -come si sta facendo- con pubblica gara, possa arrivare, in questa direzione, ad enormi risparmi. Ed enormi risparmi deve fare anche l’Esecutivo perché il costo delle strutture, dei dipartimenti e degli enti che si riferiscono direttamente alla Regione può portare ad una riduzione complessiva del costo di funzionamento della nostra istituzione.

Questo dobbiamo continuarlo perché in questo modo diamo un contributo per salvare il regionalismo perché è evidente, in questa fase storica, dove c’è una politica totalmente decadente, che guasti che ci sono in tutta l’architettura istituzionale; oggi si vogliono in qualche misura farli pagare solo alle Regioni. Questa è una politica miope ed ecco che l’Istituto regionale si rafforza riducendo i costi. Ammettendo che negli ultimi 15 anni i costi di funzionamento delle Regioni sono aumentati in misura esponenziale e, quindi, come stiamo facendo stamattina, come abbiamo iniziato a fare da più tempo, come continueremo a fare nelle prossime settimane, bisogna essere molto rigorosi, bisogna, però, battersi per una riforma complessiva dell’architettura istituzionale perché certamente non si ritorna ad un Paese virtuoso attraverso un forte centralismo del Governo di Roma. Allora come procedere? La seconda riforma del regionalismo, dopo aver ridotto enormemente i costi, riguarda il ricondurre le Regioni a quelli che sono i compiti stabiliti dalla Costituzione. Quando parliamo di riduzione dei costi facciamo una riflessione: queste Regioni -che chiamo piccoli “Stati hag”- che sono diventate piccoli stati accentratori, cioè un surrogato del vecchio Stato accentratore, che costo hanno sia in termini di funzionamento sia in termini di efficacia? Perché la crisi della politica oggi non è solo una crisi etica ma è una crisi morale per quel che sta emergendo in tutta Italia. E’ una crisi, soprattutto, di mancate risposte ai problemi delle nostre comunità. A mio avviso, a nostro avviso, come gruppo del Partito democratico, su questo stiamo facendo una lunga battaglia anche con la preparazione di idonei disegni di legge, dobbiamo tornare ad una Regione leggera che sia in grado di legiferare, di programmare, di dar indirizzi, di controllare e di gestire solo le materie che oggettivamente sono di competenza regionale.

Immaginate una Regione così composta quale risparmio produrrebbe in termini di costi ma aggiungo anche che questo non basterebbe perché una Regione ricondotta a quelli che sono i compiti stabiliti dai padri costituenti sarebbe uno strumento comunque inadeguato se l’architettura dello Stato rimanesse quella che è. I principi della nostra Costituzione, quelli del Titolo primo sono immortali e la Costituzione non va toccata per quanto riguarda i principi generali che possono valere a tutte le latitudini ed in tutti i tempi ma certamente l’impostazione dell’architettura dello Stato va modificata. A cosa servono più due Camere pletoriche che svolgono le stesse funzioni? A ragione qualche collega nel ragionamento ha inserito questa ormai antica promessa di ridurre il numero dei parlamentari. Ed aggiungo al ridurre il numero dei parlamentari anche di stabilire che le due Camere svolgano funzioni diverse perché una Regione che ritorna ai compiti stabiliti dalla Costituzione come si inserisce nel complesso funzionamento dello Stato? Certamente deve avere una rappresentanza nell’altra Camera: il Senato delle autonomie locali che andrebbe a stabilire i principi quadro sulle materie di competenza delle Regioni, sulle quali, poi, le stesse andrebbero a legiferare e programmare, attribuendo la gestione al sistema delle autonomie locali e potenziando la grande funzione che devono avere i comuni nella chiarezza di compiti legislativi. Perché ammettiamo un dato negativo che è venuto fuori in questi anni: nelle materie in cui c’è una legislazione concorrente si è creato un grande guazzabuglio e la Corte costituzionale è invasa dai ricorsi data l’incertezza sotto il profilo legislativo. Uno Stato che si alleggerisce nelle sue funzioni legislative con due Camere che svolgono ruoli diversi, con una Camera che dà indirizzi generali al sistema delle autonomie locali, con una Regione leggera che ritorna ai compiti delle istituzioni e con enti locali a cui viene restituita la gestione delle risorse sia dello Stato sia della Regione sia della Comunità economica europea, ecco che potremmo creare una architettura funzionante ed andremmo veramente ad una restrizione significativa e drastica dei costi di funzionamento delle istituzioni. Un’ultima battuta ed ho finito. Anche la conferenza Stato-Regioni deve prevedere un aggiornamento rispetto alla realtà dei fatti. Personalmente ho qualche dubbio rispetto alla istituzione delle macro Regioni perché finirebbe per magnificare il sogno della Lega di avere una grande Regione Padana ma non è possibile che le Regioni non si parlino fra di loro. Chi parla non è un nostalgico del Regno delle due Sicilie ma a quest’Aula, a questa Assemblea, voglio porre una domanda: se la Regione Campania, la Regione Basilicata, la Regione Calabria e la Regione Sicilia si fossero parlate e avessero trovato, nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni, insieme alla Puglia, un luogo istituzionale dove le Regioni del sud avviano delle battaglie comuni, ritenete che la Salerno-Reggio Calabria sarebbe ancora nelle condizioni in cui è? Ritenete che la ionica calabrese, sia in termini di ferrovie sia in termini di strada, registrerebbe i ritardi che sta registrando? Ecco, quindi, un disegno generale in cui la difesa del regionalismo significa certamente riduzione dei costi della politica ma una riduzione più drastica dei corsi attraverso il ricondurre la Regione a quelli che sono i propri compiti stabiliti dalla Costituzione e, soprattutto, un nuovo disegno istituzionale, offrendo ai cittadini italiani e del Mezzogiorno e della Calabria, in particolare, le risposte positive che aspettano sulle tante emergenze che affliggono quotidianamente le nostre famiglie.

PRESIDENTE

Grazie al capogruppo del Pd, onorevole Principe. Sempre sul punto afferente la riduzione del numero dei componenti del Consiglio regionale e della Giunta regionale, prima delle conclusioni del Presidente della Giunta, Scopelliti, ha chiesto di parlare l’onorevole Loiero. Ne ha facoltà.

Agazio LOIERO

Grazie, Presidente. Interverrò brevemente in questo dibattito. Mi sembra giusto non far mancare la voce di nessuno  dal momento che portare il numero dei consiglieri da 50 a 40 è una decisione importante.

Debbo dire che su questo tema ci eravamo soffermati in Conferenza dei capigruppo già nell’agosto del 2010, quando, ancora, tutti questi fatti non erano avvenuti, fatti che hanno scosso in profondità l’opinione pubblica.

Voglio dire che mi trova completamente d’accordo ed è giusto che sia così. Più in generale, però, voglio fare alcune considerazioni sui costi della politica.

Guardate, sono convinto che anche il testo di legge che il Governo si avvia a presentare e discutere in Consiglio dei ministri e poi alle Camere, è un testo di legge che può avere un suo percorso concreto, sempre che non ci sia chi ricorra alla Corte costituzionale, perché non c’è dubbio che oggi come oggi,, le Regioni, specie a seguito della novella apportata al testo costituzionale a fine legislatura 1996/2001, rivestono una posizione di grandissima forza.

Voglio, in questo brevissimo intervento, ricordare cosa avvenne negli anni passati quando sorsero le Regioni. Le Regioni sorsero perché c’era un’esigenza fortissima dei territori di essere rappresentati non più in forma centralistica, dove le esigenze dei territori arrivano molto flebili.

E’ giusto che ci sia un’Assemblea che possa decidere dopo un confronto. Tuttavia, le cose che non sono ammissibili sono le degenerazioni che abbiamo dovuto registrare.

Voglio anche dire che, all’epoca, era segnato a dito un paese civile come la Francia, era segnato a dito come paese centralista, bonapartista, gaullista talvolta. Perché? Perché c’era un’esigenza che era molto diffusa ed è diffusa. Purtroppo è così: noi in Italia ragioniamo a folate emotive.

Oggi, a mettere nel mirino sono le Regioni e lo fa paradossalmente – qualcuno l’ha detto – un Governo tecnico che ha dovuto già di per sé cedere la propria sovranità in Europa, per cui diventa un Governo fortissimo nei confronti delle Regioni e magari debolissimo nel contesto europeo dove la sovranità, quasi per intero, è stata ceduta.

Negli ultimi anni, prima di quello tecnico, abbiamo avuto un Governo dove c’era un personaggio che lo guidava, un po’ un autocrate e che faceva votare un Parlamento su una bugia lapalissiana, poi ne è arrivato un altro che ha ceduto completamente la propria sovranità all’Europa.

Non sono tra quelli che affermano che bisogna abolire le Regioni a tutti i costi, dove esistono ancora residui, scampoli di confronto che magari neanche in Parlamento ci sono più, anche per via di una legge che nomina i deputati.

Intendiamoci: se posso far riferimento ad una mia battaglia, quella  contro il “Porcellum” quando guidavo questa Regione,  ricordo che  fui uno dei primi a farla, anche se devo dire con franchezza che il “Porcellum” è una cosa invereconda perché il parlamentare viene nominato e non scelto dagli elettori, mentre, invece, poteva essere uno strumento straordinario in mano ai partiti. Perché nel momento in cui sono i partiti a decidere il posto in lista, questi avrebbero potuto scegliere il meglio della società mentre, invece, anche sotto questo aspetto la selezione è peggiorata.

Ora, detto tutto questo, e detto che le Regioni devono poter vivere con la loro autonomia, voglio però ricordare che tutto quello che si è letto sulla stampa sulle Regioni negli ultimi mesi è una cosa indecente ed è indecente, soprattutto in un territorio come quello della Calabria, signor Presidente, dove esiste un malessere drammatico che affligge la società e dove sono aumentate a dismisura diseguaglianze e disparità, dove il divario che c’è oggi nel sud rispetto al nord è un divario che non c’era neanche ai tempi dell’unità d’Italia.

C’è uno studio di due economisti calabresi – inviterei tutto il Consiglio ad andarlo a leggere – intitolato proprio “Sul divario” per dire che ci sono cose che non si reggono in piedi. C’è una società che è davvero piegata, dove la disoccupazione ha assunto cifre vertiginose, dove il giovane si rifugia nella famiglia e vive con la pensione del nonno… ci sono anomalie che la politica non riesce a reggere.

Distinguo sempre la Giunta dal Consiglio e lo dico non per far polemiche. Appunto per questo hanno fatto bene il Consiglio ed i capigruppo di maggioranza e di minoranza ad impegnarsi già dal luglio scorso sui costi della politica. L’ipotesi dei 40 consiglieri l’avevamo già ipotizzata, la portiamo oggi ma potevamo già portarla un anno fa. Il discorso dei vitalizi l’abbiamo fatto pure, la riduzione delle Commissioni è operante da subito o comunque da qui ad una settimana, credo.

Quindi per certe cose non c’è stato bisogno di Fiorito per farcele mettere in atto, noi questo lo dovevamo fare per la società calabrese, per quella meno abbiente e sofferente. Non è possibile che ci siano alcune cose che non possono non dare nell’occhio. E’ qui che la politica deve svolgere il suo ruolo.

Difendo strenuamente l’Assemblea ma, nel contempo, dico che dovevamo fare e dobbiamo far di più. Sotto questo aspetto, questa decisione di aver potuto abbattere costi e sprechi è stata una operazione positiva.

Tenga conto, Presidente, che non c’è dubbio che quando si tratta di demonizzare un territorio come quello calabrese è una gara tra i media italiani. Noi siamo diventati una riserva aurea per i giornali e le televisioni perché quando c’è una giornata di magra la Calabria diventa una risorsa straordinaria perché è là che si attinge ed è una cosa che poi passa nell’opinione pubblica. Perché? Perché se naturalmente è vero che ci sono cose un po’ forzate è anche vero che c’è una realtà dominata dalla criminalità organizzata, che stabilisce un potere parallelo che distribuisce giustizia e lavoro in questo territorio. Diventa, quindi, facilissima un’operazione del genere.

Una classe politica accorta, consapevole e colta deve anticipare queste cose. Quindi sotto questo aspetto, pur avendo le carte in regola rispetto ad altre Regioni, in quanto abbiamo cominciato molto prima, noi dobbiamo fare sempre di più, perché l’idea è tenere sempre presente quella società che ci guarda, quella calabrese, quella sofferente.

Dico due altre cose e finisco.

Quando si entrava nel 2000, se vi ricordate ci fu un confronto straordinario in Italia, una battaglia straordinaria, facevo parte indegnamente di quel Governo, e ricordo l’inseguimento  dell’idea della Lega. La Lega che poi molti anni dopo si è rivelata nella sua vera essenza, ma allora era la Lega che dettava legge e che voleva a tutti i costi che i poteri diventassero in gran parte periferici.

E noi per inseguire questo mostro di partito abbiamo fatto delle cose inenarrabili, abbiamo voluto a tutti i costi la riforma del Titolo V della Costituzione e l’abbiamo fatto in fretta ed in furia con una differenza di quattro voti in Parlamento, suffragata da un referendum.

Eravamo al massimo dell’esplosione periferica dei poteri. L’abbiamo fatto e oggi come oggi si vorrebbe completamente tornare indietro. Questo ora non è possibile. Noi dobbiamo stare attenti soprattutto per una cosa: quello che è stato gravissimo è che nelle Regioni si sono stabiliti dei parametri economico-finanziari nuovi e senza controlli.

Un grande padre del costituzionalismo americano diceva che gli uomini non sono angeli e bisogna sempre controllarli, quando si esagera, quando si carpisce di più perché non c’è il controllo; la sanzione, invece, non c’è stata in nessuna Regione e questo è un problema.

Guardate che certe cose, certi reati si commettono anche a Teheran, dove se ti appropri di qualcosa che non è tuo ti possono tagliare, anzi ti tagliano il braccio.

Ci deve essere una più forte condizione di controllo di tutto quello che è il denaro e il bene pubblico.

Anche sotto questo aspetto devo dire che questo Consiglio ha fatto delle cose ed è questo il motivo vero per cui non siamo stati in prima pagina sui giornali, proprio perché abbiamo cominciato per tempo, abbiamo avvertito per primi questa esigenza.

Dobbiamo continuare su questa strada. Il mio atteggiamento non è moralistico perché difendo strenuamente l’istituzione regionale, ma dobbiamo fare sempre di più e sotto questo aspetto chi vi parla è a far tutto quello che è necessario nulla escluso. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Loiero, vista l’importanza dell’argomento non abbiamo voluto contingentare i tempi né soffocare il dibattito. Lascio un po’ al buonsenso dei consiglieri la sintesi degli stessi interventi, e anche chi volesse farlo che lo facesse, adesso, al tavolo della Presidenza prima di dar la parola al Presidente Scopelliti.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Dattolo. Ne ha facoltà.

Alfonso DATTOLO

Signor Presidente, intervengo dopo un collega che è stato anche Ministro agli affari regionali, quindi una persona che sicuramente col suo intervento ha voluto dare un taglio di spessore politico, così come, chiaramente, penso che si sia sviluppata la discussione anche con tematiche che hanno riguardato un po’ l’andamento dei fatti in questa Regione legati ad un tema così attuale come quello dei costi della politica.

Dobbiamo registrare che una volta tanto non siamo fanalino di coda né, tanto meno, nei nostri provvedimenti c’è stata una pressione così come abbiamo dovuto registrarla, così come diceva il collega Loiero e qualcun altro prima di lui, una pressione mediatica forte, che, in un certo qual senso, penso, abbia mortificato l’intera classe politica regionale italiana, perché è vero che episodi come quelli che abbiamo letto sulla stampa in questi ultimi giorni, sicuramente, hanno descritto un quadro molto, ma molto negativo, ma quello di fare di tutta l’erba un fascio, in questo momento, forse è convenuto anche a qualcuno più in alto per scaricare dei sensi di colpa e di responsabilità che probabilmente non sono tutti ascrivibili alla Regione.

Volevo sottolineare alcuni aspetti che ho sentito negli interventi precedenti. Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad un dibattito su macro-Regioni, addirittura alla possibilità della cancellazione di queste Regioni come se questi enti poi non avessero bisogno di un’altra forma istituzionale per il controllo, perché oggi, vivaddio, in questa Regione purtroppo – e sottolineo purtroppo – l’alternanza di governo è una caratteristica da quando c’è l’elezione diretta. Ciò significa che incontra, comunque, l’operato della politica e dei servizi che vengono offerti ai cittadini, incontra comunque quello che è un giudizio elettorale, un giudizio che ancora oggi consente ai calabresi almeno di poter scegliere i propri rappresentanti in seno all’Assemblea regionale.

Devo dire che non arriviamo per ultimi ma abbiamo avuto anche la possibilità di finire sui giornali per aspetti positivi. Tra l’altro i risparmi che questo Consiglio ha attuato sono stati utilizzati - ricordo una per tutte: la legge sul termalismo che giaceva in Commissione per mancanza di fondi -  anche per finanziare leggi che avessero un impatto sociale.

Oggi, la situazione del Mezzogiorno è ancora più drammatica e la situazione della Calabria lo è ancora di più per cui è chiaro che abbiamo iniziato per tempo a discutere di ridurre i costi di funzionamento, ma non sicuramente mettere in discussione quelli che sono i costi della democrazia.

Vedete, penso che in questi anni non ci siamo accorti che abbiamo pagato un prezzo alto alla Lega ed il mio è stato forse l’unico partito a mettere un segnale di allarme a quello che si stava approvando, perché accanto alla riforma del Titolo V che ha modificato la Costituzione non ci sono stati poi quei regolamenti e quelle politiche attuative che dovevano dar corso ad una realizzazione di quello che era il nuovo assetto costituzionale.

Si è quasi preferito che fosse giusto una legge di enunciazione, quella del federalismo, e non di farle seguire poi quelle politiche di accompagnamento che sarebbero in un certo qual senso state propedeutiche ed utili ad avviare un ragionamento di regionalismo compiuto sulla falsa riga che diceva il consigliere Principe.

L’Italia non ha i land, non si può dire che l’Italia abbia un’organizzazione federalista sul modello dei land tedeschi, assolutamente no.

Nei giorni scorsi – e finisco perché non voglio assolutamente aggiungere altro – abbiamo anche discusso di riforme. Vedete, vi sono  riforme che la Regione Calabria deve attuare e deve portare avanti ed è motivo di discussione, sono a conoscenza, infatti, di un progetto di legge, dei giorni scorsi, predisposto dal sottosegretario alle riforme Sarra. Abbiamo discusso purtroppo non portando in porto la riforma su Arssa e Afor e una rivisitazione di tutti quelli che sono gli enti regionali.

Perché anche questi della rivisitazione, della burocrazia regionale e degli enti sub-regionali sono esempi virtuosi di rilancio di una politica regionale che vuol confrontarsi e dare aspettative soprattutto ai calabresi come diceva l’onorevole Loiero.

Su questi temi è indispensabile una larga convergenza. Oggi riduciamo i consiglieri da 50 a 40 prendendo atto che abbiamo abolito il vitalizio, abbiamo ridotto le Commissioni da 10 a 6 e non è cosa di poco conto perché la modifica avverrà già da questa legislatura. Abbiamo individuato altre forme, abbiamo dato mandato addirittura al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio, come precedentemente ricordavano i colleghi, per trovare ulteriori forme di tagli per il funzionamento sia degli organi di Giunta che di Consiglio.

Però, ecco, mi preme sottolineare un aspetto e non lo dico io, ma vi invito a leggere un bellissimo articolo che ha scritto un ex Presidente della Corte costituzionale, Ugo De Siervo, che è uscito domenica. C’è nella rassegna stampa che ci viene selezionata “Costi delle Regioni: la farsa e la realtà” dove si sottolinea l’utilità di alcuni aspetti della Regione, paradossalmente.

Purtroppo dobbiamo registrare, lo dico con rammarico, che non si può cambiare lo spirito delle autonomie locali a colpi di decreto legge, e quella che viene dai livelli più bassi, penso ai tanti sindaci impegnati a gestire le difficoltà economiche, e penso a quelle province che saranno cancellate secondo quanto ha disposto il Governo, mentre una Regione come questa poteva ampiamente avere i requisiti per mantenerle, sia per popolazione che per densità chilometrica.

Penso, soprattutto, a chi dovrà convertire in legge questo decreto e lo diceva il collega Caputo – penso che non verrà un esempio positivo da parte di chi, e lo sottolinea il Presidente De Siervo, che non parla di anticostituzionalità del decreto, non potrebbe farlo, anche, per logiche giuridiche, ma dice una cosa importante: con quale senso e con quale spirito il Parlamento si appresterà a queste misure nei confronti delle Regioni non avendo al suo interno apportato una – e dico una sola – di quelle modifiche. E qui ci è sfuggito e lo vogliamo dire, siamo stati una delle prime Regioni ad approvare un provvedimento che prevede la certificazione delle spese del gruppo, da parte di una società di revisione esterna, mentre la Camera non è riuscita a fare neanche questo.

Ci duole dover sottolineare che, probabilmente, manterremo di nuovo 630 deputati e 315 senatori e probabilmente voteremo con una legge che si chiama “Porcellum” il che è tutto dire.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.

Nicola ADAMO

Grazie, Presidente. Non sarei intervenuto se non fossi stato sollecitato, nel corso della discussione, da alcuni interventi di colleghi che mi hanno preceduto, per gli spunti interessanti che alcuni loro interventi ed alcuni pezzi di ragionamento hanno posto alla nostra attenzione.

Spero di essere breve, per quanto schematico e anche superficiale forse, per dare a lei la possibilità di chiudere rapidamente con l’ultimo intervento questo dibattito. Però, per lasciare almeno una testimonianza formale ed ufficiale mi sono sentito in dovere di raccogliere e ragionare su questi spunti che il dibattito ha sollecitato.

Per far questo vorrei partire da una domanda forse da intendersi provocatoria o da intendersi in maniera retorica; vorrei chiedere all’estensore di questo progetto di legge, frutto di un percorso legislativo che conosciamo benissimo e che risale al decreto 138 divenuto poi 148 del 2011 a seguito dei problemi di costituzionalità posti da alcune Regioni, perché per una Regione come la Calabria si propone il numero di 40 consiglieri e non di 30 consiglieri? Vorrei che su questo tema riflettessimo e mi si potrà rispondere con facilità, mi si potrà dire che dobbiamo rispettare i limiti posti dal provvedimento legislativo nazionale, limiti che prevedono al di sotto dei 4 milioni e sopra i 2 milioni di abitanti un numero di 40 consiglieri in una Assemblea regionale legislativa. E se la nostra Regione invece di contare 2 milioni e 1 abitante ne contasse 1 milione 999 mila perché dovrebbe suffragare e supportare questa differenza di impostazione del criterio nazionale?

Lo chiedo non perché voglia discutere sul numero dei 40 e dei 30 consiglieri. Anzi, anticipo subito che il mio voto sarà favorevole al provvedimento, anche se provocatoriamente potrei dire di votare contro questo provvedimento e certamente non perché voglio che il numero dei consiglieri sia 50. Dico questo perché gli osservatori sono pronti subito a sparare “in Calabria si oppongono alla riduzione del numero dei consiglieri regionali perché vogliono che i costi della politica non diminuiscano, anzi, sono tanto bravi e adusi a costi elevati che vorrebbero persino o conservarli o farli aumentare …”.

Voto a favore di questo provvedimento ma avrei preferito dire che avrei votato contro perché volevo che il Consiglio regionale fosse composto da 30 consiglieri. Tanto per fare un ragionamento su questa tematica, ritengo che il criterio che ci porta a discutere se il numero debba essere di 40 o 30 consiglieri, in riferimento alla nostra Regione, sia un criterio ipocrita – che il legislatore nazionale ha fissato – e soprattutto sbagliato.

Non può essere il livello del numero degli abitanti il parametro per definire l’Assemblea legislativa, appunto, se poi ci dovessimo trovare nel caso di una Regione che conta 1 milione 999 mila abitanti e non 2 milioni e 1.

Quel parametro del numero degli abitanti tutt’al più l’avrei accettato se fosse stato un parametro per indicare la dimensione della forma regionalista. Se mi si fosse stato detto per legge che per territori al di sotto dei 2 milioni di abitanti non possono operare delle Regioni avrei avuto una ragione per comprendere quella scelta.

Se mi si dicesse che in Italia non ci possono esser Regioni che operano con 700 mila abitanti o forse di meno l’avrei capito. Noi siamo testimoni diretti.

Provengo dalla provincia più a nord della Calabria e nella mia esperienza istituzionale e politica, anche lunga, ho avuto modo di avere rapporti e relazioni con il territorio della nostra Regione contermine, la Basilicata. Non ce l’abbiano con me gli amici lucani perché io amo quella terra, quella Regione che considero davvero un modello anche laborioso. Pensate, però, che la Regione Basilicata è una Regione che opera su un territorio con una densità abitativa inferiore a quello che è il numero degli abitanti della provincia di Cosenza e non parlo dell’estensione territoriale che pure colloca la mia tra le prime province d’Italia insieme a quella di Salerno, mi pare, ma parlo del numero degli abitanti.

Mi sono interrogato più volte su come sia possibile che alla Basilicata sia stato riconosciuto in sede costituzionale, badate non nel 1970 quando vengono create le Regione ma quando si approva la Costituzione, la dignità istituzionale di Regione.

Ci sono altre Regioni che forse sono in condizione simile, pensiamo anche ad una importante Regione: la Liguria. Se questo fosse stato il tema l’avrei capito e ci torno su questo, ma il tema non è stato questo ma quello che ritroviamo sulla riduzione dei costi.

Sono qui d’accordo, allora, con quel che è stato detto, benché forse siamo espressione della vecchia politica, ma per uno Stato che deve funzionare e deve organizzarsi o se volete riorganizzarsi anche in maniera moderna, soprattutto se pensiamo alle funzioni dello Stato, c’è innanzitutto un problema.

Nella società globale odierna che è la società della conoscenza, in cui il potere della conoscenza si esplicita in tempo reale e istantaneo, a livello globale un problema si pone anche nel concepire la vecchia forma di organizzazione e di funzioni che vengono riconosciute allo Stato; nella mia cultura politica non voglio discostarmi da quella che è la funzione regolatrice dello Stato in una funzione di pura regolamentazione e di organizzazione di salvaguardia di tutela di alcuni diritti che vengono riconosciuti come tali in quanto costituzionali universali. Benché pensi, nonostante tutto, a quello che è stato il processo di globalizzazione degli Stati nazionali e di questa Europa che non è ancora entità politica, non è soggetto politico.

Possiamo pure attenerci a quello che è il vecchio modello di Stato, ma non per questo non possiamo non porre il problema che la ridistribuzione delle funzioni, la loro riorganizzazione in funzione di quella che deve essere una maggiore efficacia, efficienza e trasparenza, probabilmente riconsidera alcuni ragionamenti che erano stati fondativi e su cui lo Stato, anche negli anni della elaborazione della carta costituzionale o agli inizi dell’avvio dell’avventura e dell’esperienza regionalista, ha pensato.

Tutto questo non c’è perché siamo vittime - e non è una giustificazione questa – di un cedimento, prima ancora che politico, culturale ad un sentimento populista che conduce chi governa e chi legifera oggi a pensare che, tutto sommato, dare in pasto un po’ di numeri - sia per creare il problema, il sentimento di agitazione e di protesta che per stemperare gli animi – e fatti emblematici e simbolici significa, forse, poter cambiare contesto e riprendere i vecchi cammini.

Non è così e del resto lo sappiamo soprattutto noi che viviamo in una Regione debole.

Sono sicuro che se lo Stato nelle sue varie articolazioni avesse dato una risposta al problema, alla grande tragedia della disoccupazione sarebbe stato diverso. Diciamo che avere tanti giovani è una opportunità, ma al contempo diciamo che c’è una grande tragedia che vive la nostra regione e il Mezzogiorno soprattutto che è la disoccupazione giovanile.

Se lo Stato avesse dato una risposta – sono sicuro di questo – al problema della domanda di bisogno di lavoro, quindi dell’offerta di lavoro che viene elusa o ai problemi legati alla crescita ed allo sviluppo ed alle prospettive, al futuro di questa terra - e parlo dello Stato non soltanto quello centrale ma tutti quanti noi – ebbene, penso che l’attenzione dei nostri vicini di casa non sarebbe stata rivolta ai costi del gruppo parlamentare o dello stipendio del parlamentare o dell’indennità del Consiglio regionale.

Il momento è grave, la crisi è grave perché la difficoltà è segnata dalla incapacità delle classi dirigenti di dare una risposta su questo terreno. Dico delle classi dirigenti perché anche l’esperienza del Governo Monti, per quanto da rispettare e per quanto lodevole dal punto di vista del recupero di una credibilità e di un prestigio a livello internazionale, non è ancora pienamente condivisibile su questo terreno per due ragioni.

La prima: perché se non si danno risposte sulla crescita e sullo sviluppo si può anche, badate, raschiare il fondo del barile ma il problema non si risolve. Anzi, paradossalmente, si aiutano i processi inflattivi e recessivi perché tendono a calare i consumi. E non mi convince perché non mi ha convinto la battuta, per quanto probabilmente estemporanea del Presidente del Consiglio dei ministri settimane fa, mesi fa, prima che nascesse questo po’ po’ di roba e prima ancora che venisse fuori il Fiorito colorito folkloristico di turno del rappresentante delle Regioni, in cui dice “io rinuncio all’indennità” anzi lui lo chiama lo stipendio di Presidente del Consiglio dei ministri. Certo se avesse detto “rinuncio all’incarico di senatore a vita prima di diventare Presidente del Consiglio dei ministri” lo avrei rispettato di più, onorevole Presidente.

Ma sentire dire dal Presidente del Consiglio dei ministri, chiamato a fare quell’opera così ardua e faticosa per riportare il Paese fuori, non è altro che quell’elemento sollecitatore della reazione e della vulgata populistica contro chi si rappresenta oggi. E ci può pure stare, perché noi abbiamo bisogno – mi rendo conto – di buona e non di cattiva politica, abbiamo bisogno di partiti che sono degni di questo nome e non ci sono. C’è una crisi del sistema politico e capisco pure che dobbiamo fare azioni straordinarie per determinare una svolta e lanciare un nuovo inizio.

C’è un punto su cui tutti dovremmo convenire: la democrazia ha un costo e soprattutto va perseguita, rinvigorita, rinnovata e difesa, altrimenti attraverso queste forme di populismo sappiamo che gli sbocchi possono essere anche altri rispetto a quelli del rafforzamento potenziale della democrazia.

Per quanto ci riguarda, ed ho concluso, colgo l’opportunità di questo aspetto per dire che non sono d’accordo con la motivazione che ci porta a ridurre il  numero dei consiglieri a 40, per due ordini di motivi semplicissimi: il primo è un richiamo alla Conferenza delle Regioni.

Lo dico perché ho pure partecipato perché delegato qualche volta dal Presidente Loiero alla Conferenza dei Presidenti delle Giunte regionali. Già in quegli anni, negli anni 2005, la conferenza delle Giunte regionali aveva un peso.

Penso che, probabilmente, il Governo che le ha dato la svolta nella considerazione del rapporto con le autonomie locali sia stato il Governo presieduto da Prodi. Per non far polemica non mi riferisco ai Governi di centro-destra che c’erano stati prima di Prodi o anche a quelli di centro-sinistra in generale. Penso che quella fase segni un nuovo rapporto anche in virtù di quell’improvvisata riforma che c’è stata del Titolo V della Costituzione che proveniva dal Governo Amato.

In quegli anni comincia a dialogarsi e comincia ad avere un peso ed oggi avverto che questo peso ce l’ha in maniera ancora più forte.

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

Vedo, anche dalle trasmissioni televisive, che il Presidente Scopelliti è diventato, tra i Presidenti, uno dei riferimenti se non altro politici. E perciò pongo il tema.

Penso che non sia stato corretto da parte della Conferenza dei Presidenti. Capisco il momento e l’urgenza anche rispetto alla comunicazione, purtroppo, da dare al Consiglio dei ministri sul decreto che ha presentato l’altra volta il Presidente Monti, onorevole Presidente, e tranquillizzare sul fatto che non ci opponeva sulla costituzionalità della norma.

Anche perché non può divenire una regola, cioè se una norma è incostituzionale non può essere superata da una intesa; il limite della incostituzionalità, è una regola che va rispettata. Ma, ripeto, sarebbe stato forse più opportuno e più saggio se almeno si fosse data la possibilità alle Regioni di sentire le Assemblee regionali. Noi parliamo in una Assemblea legislativa quale è la nostra e la responsabilità è per questo, non è un consesso amministrativo.

Un’Assemblea legislativa che, badate, non è casuale secondo me, deve esercitare il proprio potere sulla base di cedimento di sovranità di potere e di competenza da parte dello Stato centrale, ai sensi della riforma del Titolo V della Costituzione per materie che diventano o concorrenti o di esclusiva competenza da parte della Regione nei confronti dello Stato.

Sapete che mentre stasera noi stiamo approvando la riduzione del numero dei consiglieri regionali a 40 è in corso la riunione del Consiglio dei ministri in cui si discute, addirittura, di un disegno di legge che rivede di nuovo la riforma del Titolo V della Costituzione? Sarà casuale? Cioè rivede il Titolo V della Costituzione per dire che il problema è la riduzione dei poteri. Anzi, probabilmente si tratta di una semplificazione da parte di qualche giornalista in riferimento ad una dichiarazione che il Presidente Monti avrebbe rilasciato stamattina alle agenzie in cui parla di eliminazione delle Regioni.

Il tema è questo ed io non mi scandalizzo. Noi dovremmo avere il coraggio in tutte le sedi politiche ed istituzionali di affrontare con nome e cognome il problema che è anche quello dei costi per poi ridurre. Su questo ha detto bene chi l’ha detto. Anzi dico che il Presidente Scopelliti è un po’ timido, si deve incavolare di più anche nella televisione nazionale per rivendicare su questo i primati della Calabria.

Non ci crederanno perché noi calabresi siamo un logotipo dello spreco, delle ruberie, del parassitismo. Noi consiglieri regionali ci siamo ridotti gli stipendi quando in Parlamento nemmeno si parlava di queste cose e lo abbiamo fatto di nuovo all’inizio di questa legislatura. Abbiamo ridotto permanentemente i costi e lo abbiamo fatto durante la legislatura Loiero e lo abbiamo fatto oggi prima ancora che scoppiasse il caso Fiorito.

Anche sulla questione dei gruppi, mi pare che i contributi ai gruppi siano stati ridotti ancora una volta in questa legislatura.

Detto questo, il tema qual è? E’ quello del regionalismo. E’ arrivato il momento per fare una discussione perché il riordino dello Stato si faccia in maniera complessiva e si dica, magari, che il regionalismo è fallito in questo Stato. Ci sta tutto. Altrimenti è doveroso pensare ad un altro regionalismo.

Per esempio, sono convinto - ed ho visto che su questo anche Formigoni o Caldoro… - che la dimensione di Regioni più grandi sia di maggiore aiuto all’idea di una Regione che programma, legifera e controlla; una Regione leggera come dicevano i colleghi prima, che la invocavano come tale. Soprattutto su questo ha fatto un ragionamento il consigliere Principe.

Capisco, cioè, che così forse si è pure più competitivi. E’ chiaro che, per esser competitivi nel circuito del mercato internazionale turistico, se l’offerta di un pacchetto integrato unisce insieme la Magna Grecia, Capri, Paestum, Pompei e Sibari, è probabilmente più competitivo di un pacchetto che si ferma alla Calabria o agli operatori calabresi da soli o a quelli delle altre regioni da sole.

Anche sulle linee di sviluppo; Gioia Tauro dobbiamo già pensarla in una dimensione di un interesse continentale, figuriamoci se non dovessimo pensare Gioia Tauro come nodo di quello che può essere  la ripresa di uno sviluppo del Mezzogiorno. Stamattina mi si diceva che, considerato l’alto costo del trasporto, stanno chiudendo alcuni rifornimenti di benzina sulla nostra autostrada Salerno-Reggio Calabria sul tratto calabrese perché sono poco remunerativi. Uno dei motivi qual è? Che il grande traffico che va o proviene verso la Sicilia ormai va sulle navi perché è troppo competitivo il trasporto attraverso il caro-gasolio ed il caro-petrolio che c’è. Si preferiscono le navi dalla Sicilia direttamente a Napoli o ancora più su. Quindi, siamo tagliati fuori e figuriamoci per il grande traffico di transhipment che interessa Gioia Tauro se questo è o non è un problema.

Sono favorevole, per esempio, alle macro Regioni. Non è che dobbiamo difendere, vogliamo difendere questo regionalismo, ed ecco perché concludo dicendo che se facessimo tutto questo ci renderemmo conto, forse, che le proposte che hanno fatto i colleghi potrebbero trovare più ragion d’esistere.

Per esempio, una riforma delle Regioni per me dovrebbe essere prevista in senso macro e ridurre le Regioni così come sono oggi. Avere meno regioni ma che siano più impegnative dal punto di vista della programmazione rispetto ai macro-territori in questa Europa che deve diventare tutt’una.

Riformare, da questo versante, partendo dal basso, sia il ruolo degli enti locali, dando maggiori poteri di gestione agli enti territoriali sia il ruolo del Parlamento. Superare, quindi, il bicameralismo e avere una sola Camera con la riduzione dei parlamentari e prevedere la Camera delle Regioni.

Invece, così facendo, e così procedendo come ci stanno imponendo, con la scusa che c’è Fiorito in agguato, di tutto questo non si parla più. Se ci fate caso non si parla più nemmeno delle indennità dei parlamentari. Non perché mi voglia accodare a quel coro qualunquistico, ma non vorrei che tutto questo fosse, di fatto, una distrazione per spostare l’attenzione dal centro alla periferia, tanto si sa che nella periferia siamo tutti più burberi e appariamo meno col “ phisique du role”.

Come dice il collega Loiero, siamo forse una riserva aurea per essere alcune volte delle figure più colorite di certa stampa nazionale che oggi ha motivo di insistere probabilmente su una forma di centralismo che non è quello che abbiamo conosciuto. Di questo ne sono convinto, è un centralismo che probabilmente distrugge la politica, il sistema dei partiti e le forme democratiche ed è quello che si piega di più alle lobby finanziarie ed imprenditoriali più forti nell’economia europea ed internazionale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Ciconte. Ne ha facoltà.

Vincenzo Antonio CICONTE

Presidente, onorevoli colleghi, la ringrazio per aver voluto che tutti insieme i capigruppo fossimo i responsabili di un momento delicato della vita politica della nostra zona e della nostra Regione: quello di ridurre i costi della politica.

Penso che l’abbiamo fatto tutti insieme in maniera corretta ed adeguata e credo che altre cose dovremmo fare in un momento di crisi economica importante per la nostra regione. L’abbiamo deciso tutti insieme e porteremo avanti questi processi di riduzione della spesa dei gruppi, del Consiglio, della Giunta, così come ha detto anche il Presidente della Giunta regionale. Penso che sia giusto e doveroso da parte nostra non sottrarci a questo tipo di ragionamento.

Il ragionamento che penso di aver colto, tra i tanti che condivido, riguarda la modifica del Titolo V della Costituzione. Oggi noi dobbiamo capire realmente il ruolo delle Regioni, se questo ruolo vada difeso oppure no. Di questo credo che noi, i capigruppo, discuteremo anche in Consiglio su quello che deve essere il ruolo delle Regioni e l’allontanamento dei cittadini dai partiti e dalla politica perché questo è un altro tema che, secondo me, è fondamentale perché non deve avvenire quello che è avvenuto a livello nazionale con Lusi o con Fiorito per cercare di modificare il quadro del regionalismo o la modifica del Titolo V della Costituzione.

Dobbiamo capire se l’allontanamento dei cittadini dalla politica non sia dovuto anche a questo nostro modo di far politica, attenzione, e chiedo scusa, colleghi, quello cioè di condividere alcune riforme ed alcuni processi che, secondo me, dalla sanità all’ambiente e al lavoro non possono dividerci.

Possiamo avere delle visioni diverse ma dobbiamo condividere tutti insieme questi processi e questi percorsi se vogliamo realmente rendere un servizio ai cittadini della nostra Regione. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Ciconte, anche per aver fatto in poche parole un ragionamento concreto.

Abbiamo concluso gli interventi dei Presidenti dei gruppi consiliari. Prima di votare il provvedimento che consta di due articoli, darei la parola al Presidente Scopelliti per il suo intervento e per raccogliere un po’ qualche proposta che è venuta dai singoli gruppi.

Prego, Presidente Scopelliti.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente, ovviamente ringrazio i colleghi consiglieri che sono intervenuti per il contributo che hanno dato al dibattito, in Aula, questa sera.

Vede, Presidente, non più tardi di un anno fa - e sbaglia il collega Loiero a dire “scelte del Consiglioperché le proposte sono arrivate dalla Giunta e sono state condivise dai capigruppo della maggioranza – abbiamo fatto una riforma importante.

Anzi, si disse a luglio dello scorso anno “partiamo da queste riforme per poi procedere e nel tempo riuscire a concretizzare altri passaggi”. Fu il primo dei passaggi che insieme abbiamo immaginato.

L’impegno di questo gruppo, di questo Consiglio ha consentito ovviamente di dare sicuramente un segnale importante alla nostra regione.

Certo, se ci fosse stato il coraggio di osare, probabilmente, avremmo fatto molto di più perché lo schema che la Segreteria generale della Giunta e il Segretario generale del Consiglio avevano condiviso era decisamente molto più spinto. Si disse, però, cominciamo da questi tagli e dimostriamo che c’è una grande volontà di determinazione da parte della politica e gradualmente faremo altro tipo di interventi. C’è stata, quindi, ampia e totale condivisione anche perché alcune scelte sono pesate sia sul Consiglio che sulla Giunta.

Vedete, però, sulle pagine dei giornali di queste settimane non troverete mai un elogio al fatto che la Regione Calabria ha messo in campo, così come stranamente rilevano “Repubblica” e “L’Espresso”, la Regione Calabria è stata quella che per il 15,2 per cento ha attuato il taglio maggiore nell’annualità 2011-2012.

Nessuno ha scritto che una classe dirigente si era assunta la responsabilità di mettere in campo una serie di tagli importanti in una realtà difficile come la nostra e nessuno ha ricordato che la Calabria ha fatto un percorso nuovo, “virtuoso” anticipando le scelte di quello che oggi andiamo a vivere.

Era una di quelle cose che forse ci siamo detti in più circostanze, magari domani saremo costretti a farlo perché qualcuno ce lo impone. La verità che abbiamo di fronte è che per essere citati e per vedere riconosciuta la nostra azione, noi calabresi, noi Calabria, dobbiamo fare molto di più. Cioè non basta far quello che ci consente di dire “siamo stati bravi”, per avere un riconoscimento dobbiamo mettere il doppio delle risorse, delle energie e dello sforzo rispetto ad altre Regioni perché la strategia impone, l’interesse del Paese impone, che questa terra debba essere sempre il fanalino di coda ed il fardello. E quando non lo è non lo si evidenzia neanche, perché non serve.

Vedete, ieri leggevo che c’era qualcuno che parlava della Film-commission e c’era anche il sottotitolo. La prima volta in cui troviamo un riferimento alla Calabria in un sottotitolo, in un occhiello, in un titolo c’era la Film-commission.

Mi sono affrettato a capire cosa ci fosse scritto perché la Filcommission non ha soldi, se non sbaglio lo scorso anno 2011 ha avuto 150 mila euro.

Però c’era scritto insieme alle altre Regioni che hanno spese di 40-50 milioni di euro di società, di tutta una serie di enti, c’era scritto che la Film-commission aveva 740 mila euro sul rendiconto 2011. Voglio dire che non capisco precisamente a cosa si riferisse.

Questo per dire, come no, che  appena c’è un solo elemento ritenuto negativo, lo stesso viene messo in risalto. Questo dimostra la difficoltà nella quale siamo costretti a muoverci e la ristrettezza della nostra azione che non sempre viene riconosciuta poiché non esiste l’interesse a riconoscere il cammino importante intrapreso da questa Assemblea legislativa.

Allora tutto questo ci deve far riflettere e pensare che sulle scelte innovative di cambiamento non possiamo tentennare. Dobbiamo avere la forza ed il coraggio di fare un taglio netto e di stravolgere gli assetti ancor più di quanto abbiamo fatto perché, quanto meno, se a noi non interessa esser credibili agli occhi di chi sta fuori questa Regione, perché non hanno interesse a guardarci con occhio benevolo, lo dobbiamo essere nei confronti di quei calabresi che hanno avuto fiducia in questa classe dirigente e che hanno eletto questa classe dirigente con tutti i suoi limiti e che, ovviamente, vogliono continuare ad avere fiducia.

Dobbiamo interloquire sempre di più, costantemente, con i nostri concittadini. Sarà difficile trovare in questo sistema perverso un qualcosa che possa dare un riconoscimento e dico questo e tra poco spiegherò perché.

Credo, allora, che dobbiamo far tesoro di quella riforma costituzionale del 2001 fortemente voluta dal centro-sinistra e dal Partito democratico di allora, di cui Loiero ricordava esserne stato ministro in quella stagione, in cui diceva D’Alema che la Lega era una costola della sinistra. E quindi per andare incontro, a pochi mesi dalle elezioni, all’idea di coinvolgere la Lega si approvò quella riforma costituzionale.

Vedete, non rinnego l’idea di essere stato sempre uno che ha visto nel federalismo l’opportunità per stravolgere questa nostra comunità in positivo. Perché la logica dello Stato centralista ci ha condannato all’idea di essere sempre gli ultimi e quindi ho sempre sostenuto che una stagione federalista poteva aprire le porte ad una nuova classe dirigente politica in grado di confrontarsi e di misurarsi su idee e su uno sviluppo costruito dal basso.

La riforma costituzionale del 2001, tra le vicende positive che assume, mette in campo quella straordinaria opportunità dell’idea di sviluppo che parte dal basso, parte dai comuni col ribaltamento della struttura piramidale dello Stato che si inverte non dall’alto verso il basso bensì dal basso verso l’alto dando forza e vigore all’azione dei primi cittadini e dando forza agli amministratori che conoscono il territorio e che sono gli artefici della riscossa e quindi di un rilancio delle proprie comunità.

Vedete, se interpretato in questa maniera così autentica il messaggio della riforma costituzionale-nonostante i suoi limiti, i tre voti di maggioranza fatta l’8 marzo e nonostante tutta una serie di vicende- rimane un punto fermo sul quale incominciare a ridiscutere e non pensare di ribaltare ciò che ha rappresentato, oggi, quella riforma per tornare a vicende che vedono sempre di più l’accentramento delle competenze delle funzioni. Altrimenti corriamo il rischio, così come quando hanno detto: cosa ne pensa delle macro-Regioni? Le macro-Regioni significano accodarci alla logica di Regioni più grandi e continuare ad essere una Regione marginale.

Quando mi hanno detto “ma il ministro del turismo, può costruire una cabina di regia, un’agenzia nazionale sul turismo” ho risposto “che la faccia pure, noi vogliamo la nostra autonomia perché non entreremo mai nei flussi turistici di interesse di un Governo centrale che certamente non ha neppure lontanamente un minimo di sguardo attento verso questo nostro territorio.

Dico questo perché mi sembra chiaro ed evidente che anche la mozione unitaria che è stata depositata in Parlamento è una mozione dove le risorse che vengono impegnate ed individuate sono in capo alla Regione.

E lì non c’è nessuno che fa uno sforzo straordinario per dire “che facciamo?”. Sì, si fa uno sforzo tutti insieme, tutti quanti condividiamo una strategia, cerchiamo di trovare le soluzioni ai problemi della Calabria però chi mette i soldi? La Regione.

E allora se rinunciamo a questa funzione dell’autonomia delle Regioni e deleghiamo tutto come era un tempo, avremo sicuramente fallito. Perché questo? Perché, vedete, veniamo da territori – ed ognuno conosce perfettamente il suo – dove il quinto centro siderurgico era, nell’azzeramento di tutte le piantagioni della Piana di Gioia Tauro, la grande risorsa per lo sviluppo della Piana di Gioia Tauro. E parto da lontano. Dopo di che ci si accorse che vi era la crisi del campo della siderurgia.

Si incominciò, poi, a parlare della centrale a carbone; dopo ancora si cominciò a costruire la Liquichimica e si costruirono le Officine grandi riparazioni; dopo di che si sono costruite in questa parte di territorio ed in tutta la Calabria cattedrali nel deserto che nulla hanno mai avuto a che fare con lo sviluppo naturale e con quella che era la vocazione naturale dei nostri territori.

Perché la logica della pattumiera che qualcuno prima, qui, sottovoce evidenziava era la logica rispondente  all’esigenza che se c’era qualcosa da fare per accontentare qualcuno si “mandava in Calabria per tamponare”. Perché la logica dei Governi era “lì non c’è soluzione, diamo qualche risposta e per qualche anno allentiamo la tensione”. L’idea, infatti, era quella di allentare la tensione sui territori e la politica che non era di primo grado, di primo livello – non sempre lo è stata – si accontentava della logica di assecondare i potenti del partito e del governo nella quale ha sempre vissuto la classe dirigente politica calabrese che, in parte, ha vissuto in una logica di sudditanza. Queste sono le verità alle quali dobbiamo porre una condizione dando una riflessione attenta a quello che vuole essere oggi lo stravolgimento.

Il “caso” del Lazio non nasce a caso. Perché il caso dei Comuni non è nato a caso. Il caso delle Province non nasce a caso ed il caso delle Regioni non nasce a caso.

Però, giustamente, qualcuno intervenendo prima ha detto “non abbiamo azzerato, non abbiamo diminuito i parlamentari, non abbiamo abolito uno dei due rami per smetterla – finalmente – con questo bicameralismo, non si è fatta la riforma riguardante altre cose di cui si parlava e si parla oggi”.

Dobbiamo difendere e continueremo a farlo come Presidenti pur tagliando tutti gli sperperi e tutti gli stipendi, tutti gli emolumenti possibili ed immaginabili. Tanto per quello che è il nostro compito in una terra così difficile non c’è prezzo.

Ho sempre detto: se bisogna azzerare o ridurre del 50 per cento, facciamo tutto tanto non è quello che ci rende forti o che ci aiuta. Ci aiuta forse a vivere bene e meglio rispetto ad altri, però dobbiamo pensare che in questa fase così delicata l’idea di avere Regioni che rappresentano un riferimento per i cittadini non va messa in discussione anche perché credo che le Regioni, non tutte, comunque siano in grado di determinarsi.

E poi, vedete, qual è il concetto che spesso qualcuno finge di non conoscere? È la differenza tra devolution e federalismo. La devolution è la devoluzione di competenze di ruoli e di risorse, l’idea “io ti devolvo e poi è un problema tuo”.

Uno dei pilastri fondamentali del federalismo è il principio della sussidiarietà, cioè se tu non sei in grado di gestire e di governare l’ente sovraordinato interviene e ti indirizza, comunque ti sostituisce.

Allora come ha fatto il Governo nazionale, anziché fare tutte queste critiche e queste dichiarazioni così pompose, come hanno fatto sulla sanità e sui piani di rientro dopo il disastro che abbiamo ereditato dalla Giunta di centro-sinistra, il disastro, perché non si è pensato di fare il Piano di rientro, una volta che si è nominato Enrico Bondi per verificare il tema della spending review, come ci ha chiamati e ci ha detto sulla sanità e sui trasporti, perché non ci hanno chiesto i conti di tutto il resto? Perché il Governo non ha convocato i governatori e non ha chiesto il resoconto di altro tipo di attività?

Sapete che cosa è successo? Che ascoltando il collega del Centro-Nord, nell’ultima riunione a cui ha partecipato dei Presidenti delle Regioni, un Presidente del Centro-Nord ha detto: “non sono d’accordo che si possa realizzare un confronto col Governo attraverso quello che è l’impegno del super commissario Bondi, perché la famosa linea mediana del super commissario Bondi a me non piace”.

Aggiungo – e l’avevo detto in quest’Aula – sapete perché non piace la linea mediana del commissario Bondi ad alcune Regioni che non sono la Calabria, la Campania o altre Regioni del Sud? Perché sopra quella linea mediana non c’è la Calabria, ci sono molte Regioni del nord del Paese e la Regione Calabria per poco supera in alcuni punti quella linea mediana, ma per moltissimi altri punti è al di sotto.

Ecco qual è la differenza su cui dobbiamo continuare ad agire. La famosa linea mediana non piace più, perché emergono quelle difficoltà di altre Regioni che più di noi, decisamente più di noi, che ormai siamo etichettati, ma più di noi nel loro agire amministrativo, hanno messo in discussione la loro capacità di essere virtuose al di là degli slogan.

Allora, su questo dobbiamo continuare ad insistere, perché abbiamo dato nel nostro piccolo un segnale molto forte. Certo, poi ognuno l’ha riletto come ha voluto, ognuno ha detto “sì, questo è giusto, questo non è giusto”, perché dobbiamo continuare a rivendicare la nostra autonomia, la capacità di gestire il nostro territorio, la capacità di sapere perché, dopo dieci mesi, ancora il Governo non ha sbloccato l’iter per la costruzione  degli ospedali in Calabria. Voglio sapere quali interessi ci sono! Dovete spiegarci perché, dopo dieci mesi, nessuno ha sbloccato ancora la realizzazione degli ospedali in Calabria, quando questa Giunta regionale ha dato dimostrazione di efficienza. Chi deve vincere gli appalti per questi ospedali? Ce lo diciate pure, li faremo vincere facendo le truffe, assumendoci la responsabilità, ma diteci perché non ci fate costruire gli ospedali, visto che ci sono i soldi!

Questo dobbiamo dire al Governo, centro-destra e centro-sinistra, perché forse qualcuno pensa che sulle nostre spalle possa costruire i loro interessi e le loro fortune. Non hanno capito che qui è finita la stagione dell’intrallazzo! Alzate la schiena, perché dobbiamo reagire di fronte a queste nefandezze, perché pensano che ancora, siamo quelli con l’anello al naso, quelli inutili, quelli piccoli e neri! Questo è il concetto che hanno sempre avuto della Calabria e dei calabresi i governanti di questo Paese.

Allora, se non c’è questa reazione, rischiamo di non andare da nessuna parte, ma non è una reazione che spetta alla maggioranza, spetta alla classe dirigente politica che ha governato questa Regione ieri e che oggi, magari, rappresenta la minoranza, che domani, probabilmente, sarà maggioranza e noi minoranza.

 Ma non possiamo farci mettere i piedi addosso sempre! Non si può pensare di decidere su una chiara vocazione politica, se si può sciogliere o si deve sciogliere un Consiglio comunale o meno, perché è una vergogna pensare di fare questo! Non è questo il metro di valutazione.

Certo, possiamo mettere in campo esperienze dei Comuni limitrofi alla città di Reggio Calabria, dove anche in atti processuali emergono evidenti le commistioni tra gli amministratori e il crimine organizzato, però questi Comuni non sono stati sciolti e da lì abbiamo avuto anche funzionari che hanno avuto altro tipo di carriere.

Allora chi fa il tifo per una parte o fa il tifo per l’altra non fa il tifo per la capacità di rendere autonoma una Regione e libera. Perciò, se la scelta sarà politica, assumeremo sicuramente, con tutta la responsabilità, le scelte che sono discrezionali. E che nessuno ci dica che sono vincolanti, perché se c’è una responsabilità che dice una società mista può essere inquinata, bene, a chi l’attribuiamo? Al sindaco Arena – faccio un esempio – o a Scopelliti? Oppure l’attribuiamo a chi nel 2002, in piena campagna elettorale, sul “Sole 24 ore” usciva sulla prima pagina interna e diceva “abbiamo il modello delle società in house, Reggio Calabria è un modello da seguire”? Però non sentite più parlare nessuno delle società miste di Reggio Calabria. Ve lo ricordo io! Era il 25 maggio del 2002, a pochi giorni dalle elezioni, si votò forse il 1 giugno e tale signore Naccari Carlizzi, in una conferenza stampa, diceva: “E’ stata completata la procedura di scelta dei partner privati per 4 delle 5 società miste, la cui attivazione” – dice Naccari – “consentirà finalmente di stabilizzare, tra l’altro, 500 giovani tra lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità”.

Vedete, il 25 maggio, prima del mio insediamento – e ci sono documenti ineccepibili sotto questo punto di vista – c’era scritto, qualcuno diceva che 4 delle 5 società miste erano già state costituite; la quinta era, a scanso di equivoci, la cosiddetta società “Sati”, che è stata costituita non più tardi di due anni fa.

Quindi, come vedete, qualcuno si era preoccupato prima di noi di fare le società miste, noi le abbiamo soltanto utilizzate.

Allora si può sciogliere un Comune per uno che dodici anni fa ha pensato di fare la grande genialata in Calabria e che poi, oggi, veste i panni del moralizzatore in questa terra?! Si può pensare di dire a una società, di dire a una comunità “voi sarete commissariati”?! Ma voi pensate che questa sia democrazia?!

Qui, in questi casi, ancora una volta, a mio giudizio, si registra una cosa che è inequivocabile, chiara e netta. Questo grande conflitto che si è creato è chiaro ed evidente perché esiste, perché in Calabria si vuole cambiare e il cambiamento non lo vogliono tutti. Guardate cos’è accaduto in questi giorni: c’è una telecamera che da quattro giorni a Reggio Calabria mi vuole intervistare, alla quale concederò l’intervista questa sera. Quattro giorni: quanto è costato a questa trasmissione mantenere giornalista e cineoperatore per quattro giorni qua in vacanza?! Vale così tanto?! Mi avessero telefonato, mi avessero mandato un messaggio, avrei risposto immediatamente che ero fuori e non avrei potuto rilasciare interviste. “Ci rivediamo” – come ho sempre fatto – “domani, dopodomani”.

E pensate che gli articoli di quest’oggi, del solito Guido Ruotolo sulla stampa, siano una cosa straordinaria?! Pensate che l’articolo di Fierro, ieri, sia una cosa straordinaria?! Pensate che questa cricca sia una cosa straordinaria, dove c’è un giornalista calabrese che indirizza e dà gli strumenti per la polemica?! No. Lo diremo ad alta voce: dentro questo meccanismo c’è gente che con la Regione ci ha mangiato prima di noi e che, siccome ha smesso di mangiare, adesso costruisce insieme ad altri livelli la stagione della denigrazione e della delegittimazione! Lo urleremo nelle piazze: “Venite, se vorrete, voi che li avete alimentati questi signori a fior di milioni con le società in cui loro si spacciavano di essere i direttori generali, Vicepresidenti o si spacciavano di essere consulenti”!

Se avete il coraggio e volete una Calabria che sia libera, scendete in piazza a contribuire. E la stampa, quella libera –una parte lo è – poi vedremo negli anni quale stampa era asservita a determinate logiche. Lo scopriremo, perché quando in una società si colpiscono più livelli, state tranquilli che in maniera inesorabile arriverà a colpire tutti gli altri livelli. Forse non avremo la giustizia, solo quella divina, ma la giustizia arriverà a più livelli; forse non toccherà gli intoccabili, perché magari sono difficili da raggiungere, ma non vi preoccupate, prima o poi, capiremo anche perché una parte dell’informazione, anche locale, ha avuto un solo grande obiettivo.

Avete sentito parlare in questi giorni di Vibo, dove sono stati sottratti 1 milione e 200 mila euro da una funzionaria. Forse abbiamo letto due-tre articoli, non abbiamo mai visto la foto della funzionaria, non abbiamo mai letto che era la comare o la nipote di Tizio e di Caio. Assolti, assolti in partenza! Altre persone sono state condannate e indotte al suicidio! Questa è la differenza in Calabria, e lo dico dopo dieci giorni con grande felicità, perché nessuno doveva toccare quella donna fino a quando la giustizia non se ne sarebbe occupata, però non vi è stato lo stesso trattamento per altre persone.

Se dobbiamo accettare così, ancora, questo stato di aggressione e di situazioni che si vivono, facciamolo pure, ma è sbagliato, non abbiamo l’obbligo di stare qua, ma abbiamo l’obbligo di stare in piedi, quello sì, almeno per quello che mi riguarda, e la battaglia è di civiltà, che non passa per il nostro futuro, passa per la garanzia, per l’autonomia e per la certezza del futuro dei nostri figli. A mia figlia, il futuro lo voglio garantire, costi quel che costi, perché in Calabria non possono vincere sempre le stesse logiche che hanno già piegato quella parte politica, che si è fatta piegare, perché non ha avuto la schiena dritta per reagire. Non possiamo piegarci, dobbiamo andare avanti, ognuno con i suoi errori, con le sue responsabilità. Chi amministra commette degli errori, per carità, chi ha il compito di amministrare rischia di sbagliare ogni giorno, e chi firma come me e come tanti altri, come gli assessori e come i direttori generali, ogni giorno, ma è ancora più grave vedere quelli che non hanno mai firmato: quelli che non hanno mai firmato non hanno cambiato e non cambieranno nulla. Continuerò a firmare e mi assumerò le responsabilità delle scelte e avrò la possibilità – spero sempre – di dimostrare che le scelte fatte sono quelle che hanno, prima di tutto, pensato ad offrire un contributo alla crescita del bene comune.

Allora credo che questo passaggio, caro Presidente, che consumiamo oggi, sia un ulteriore passaggio e un’anticipazione importante rispetto a quello che accadrà da qui ai prossimi mesi, perché noi entro il 30 novembre dovremo misurarci su alcune scelte, entro il 31 dicembre – adesso non ricordo bene le date stabilite e concordate con il Governo – dovremo attuare le doppie letture anche della riforma dello Statuto, però dobbiamo procedere celermente, dobbiamo essere la prima Regione che mette in campo questi strumenti, in grado di dimostrare che qui c’è una grande determinazione a dare un’accelerazione sulla stagione, che non va soltanto sul tema dei tagli, degli sperperi, ma anche delle riforme, perché speriamo entro fine ottobre di poter arrivare anche qui per determinarci – come abbiamo detto – su quell’altro tema delle riforme degli enti subregionali, che rappresentano un costo che si può razionalizzare rendendolo ancora più funzionale agli obiettivi e alla crescita nell’interesse della nostra comunità.

PRESIDENTE

Con l’intervento del Presidente Scopelliti si conclude il dibattito, quindi possiamo procedere con la votazione dell’articolato, – ricordo ai colleghi – che si tratta di una norma che va a modificare lo Statuto e modifica due articoli dello Statuto,l’articolo 15 e  l’articolo 35, rispettivamente i commi 1 e 3, della legge che ha approvato lo Statuto, la 25 del 19 ottobre 2004. Quindi si tratta di due articoli.

La presente proposta avrà bisogno, successivamente, anche di un’altra votazione in Consiglio regionale, che si dovrà fare trascorsi almeno due mesi dall’approvazione della presente norma di modifica statutaria.

Pongo in votazione l’articolo 1: “Al comma 1 dell’articolo 15 della legge regionale 19 ottobre 2004, numero 25, il numero di 50 è sostituito dal numero 40, quindi questo è l’articolo”.

(E’ approvato all’unanimità)

Pongo in votazione l’articolo 2 “Modifica dell’articolo 35”, che testualmente recita: “Il comma 3 dell’articolo 35 della legge regionale 19 ottobre 2004, numero 25, è sostituito dal seguente: “La Giunta regionale è composta dal Presidente e da un numero di assessori non superiore ad 8, compreso il Vicepresidente”.

(E’ approvato all’unanimità)

Pongo in votazione il provvedimento nel suo complesso.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

(E’ riportato in allegato)

Comunicazioni – Seguito

PRESIDENTE

Legge un seguito di comunicazioni.

(E’ riportato in allegato)

Annunzio di interrogazione e mozione – Seguito

Giovanni NUCERA, Segretario Questore

Legge l’interrogazione e la mozione pervenute alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

PRESIDENTE

Concluso il punto all’ordine del giorno, c’erano degli interventi introduttivi che abbiamo rinviato ad adesso.

(Interruzione dell’onorevole Censore)

Mi aveva chiesto la parola prima l’onorevole Maiolo.

Bruno CENSORE

Solo per richiamare due ordini del giorno.

PRESIDENTE

Sì, ma prima c’era l’onorevole Maiolo che aveva chiesto la parola. Prego.

Sull’ordine dei lavori

Mario MAIOLO

Due richieste sull’ordine del giorno: la prima, di mettere in votazione stasera un ordine del giorno che è depositato alla Presidenza, riguardante la situazione della banca Carime, ovviamente aperto al contributo di tutto il Consiglio; la seconda, la richiesta di porre all’ordine del giorno della  prossima seduta di  Consiglio la proposta di disegno di legge 316 sottoscritta da me e da altri colleghi, che riguarda l’istituzione di una Commissione consiliare di inchiesta sul sistema idrico integrato in Calabria. Quindi chiediamo che venga inserita all’ordine del giorno della prossima seduta , essendo stata assegnata in Commissione il 16 marzo e non posta in discussione.

PRESIDENTE

Onorevole Maiolo, per quanto riguarda il primo punto, possiamo decidere di inserire all’ordine del giorno del Consiglio la questione che riguarda la banca Carime, quindi pongo in votazione l’inserimento di questo punto all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Per quanto riguarda la Commissione d’inchiesta Sorical, più che alla prossima seduta, la rinvierei alla prossima Conferenza dei capigruppo, in modo tale che in quella sede si faccia una discussione per individuare in quale data sia più opportuno inserirla, visto che è un argomento che è in Commissione da tanto tempo. Quindi ritengo che ci debba essere un passaggio in Conferenza dei capigruppo e, successivamente, dopo questo passaggio, magari il capogruppo del suo partito in quella circostanza la può proporre  andando a individuare in quale seduta inserire questa Commissione d’inchiesta. Va bene così? Bene.

La parola all’onorevole Censore.

Bruno CENSORE

Presidente, intervengo per far richiamare in Aula due ordini del giorno: uno riguarda i precari della sanità calabrese e diciamo che, in un certo senso, è integrativo dell’ordine del giorno che ha presentato già il collega onorevole Imbalzano, ha lo stesso oggetto: i precari, c’è un’interrogazione a mia firma e un altro ordine del giorno relativo alla restituzione delle funzioni e del personale regionale trasferito alle Province in base alla legge regionale numero 34.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Imbalzano.

Candeloro IMBALZANO

Chiedo l’inserimento dell’ordine del giorno di una proposta di legge di iniziativa della Giunta regionale, licenziata all’unanimità dalle Commissioni, che riguarda l’abrogazione dell’articolo 10, comma 2, della legge regionale 26 luglio 1999, numero 19: “Disciplina dei servizio di sviluppo agricolo nella regione Calabria”.

Poi il collega Censore ha richiamato – lo ha fatto lui per me – la mozione mirata a chiedere la proroga dei contratti del personale medico, paramedico, infermieristico e farmaceutico assunto negli anni scorsi nella regione Calabria, e poi è stata ricordata la mozione presentata dal collega Giordano sul carcere Luigi Daga di Laureana di Borrello; vi è un’analoga mozione presentata dal sottoscritto e, in sede di discussione e di illustrazione, andremo a parlarne.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Gallo.

Gianluca GALLO

Signor Presidente, onorevoli colleghi, proprio in ossequio a quanto veniva affermato poc’anzi, in relazione a talune osservazioni dei colleghi che ripetevano che, comunque, la politica è legittimo e giusto che riduca i suoi costi, ma è legittimo anche che fornisca qualche risposta, propongo due ordini del giorno: uno sul congelamento dei fondi statali per le indennità dovute ai malati da sangue infetto e un altro sulla mancata rivalutazione delle stesse. E’ una questione sollevata in queste ultime settimane, sulla quale abbiamo verificato che la Giunta regionale ha stanziato un altro milione di euro per procedere al pagamento di un ulteriore bimestre, ma pare che il Governo nella spending review abbia tagliato tutte le risorse disponibili trasferite negli anni passati alle Regioni. Ancora, sul mancato rinnovo del contratto dei 41 lavoratori interinali dell’Asp di Cosenza con “Obiettivo lavoro”, alcuni dei quali gestivano dei servizi che avevano creato meccanismi salvavita in assistenza a cittadini colpiti da gravi malattie degenerative. Per cui, Presidente, chiedo che questi due ordini del giorno vengano discussi nella seduta odierna.

PRESIDENTE

Possiamo procedere, intanto, inserendo l’ordine del giorno proposto dall’onorevole Censore, condiviso dall’onorevole Imbalzano, già predisposto, perché ce n’era già un altro presentato dall’onorevole Imbalzano sulla questione dei precari della sanità.

Candeloro IMBALZANO

E’ una mozione la mia.

PRESIDENTE

E’ una mozione, quindi, possiamo accorparli. Pongo in votazione l’inserimento all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Vincenzo Antonio CICONTE

Posso motivare perché accolgo questa proposta?

PRESIDENTE

No, quando arriva il momento, onorevole Ciconte.

La seconda questione riguarda la proposta di legge che era passata in Commissione all’unanimità, di cui pongo l’inserimento all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

C’erano, poi, i due ordini del giorno dell’onorevole Gallo; pongo, quindi, in votazione il loro inserimento all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Non ci sono più richieste di inserimento. Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Presidente, richiamo quella mozione che ha indicato prima sul carcere di Laureana di Borrello e credo ce ne siano altre di altri colleghi. Offro, già da ora, la mia disponibilità a fare un coordinamento formale per redigere un’unica mozione.

PRESIDENTE

Quindi sul carcere di Laureana di Borrello; anche questa possiamo porla in votazione nel merito.

Candeloro IMBALZANO

Presidente, sono due mozioni.

(Interruzione dell’onorevole Nucera)

PRESIDENTE

Sì, le inseriamo; poi, quando arriva il momento, vediamo se è possibile accorparle. Intanto, inseriamole.

Pongo in votazione l’inserimento dell’ordine del giorno del consigliere Giordano.

(Il Consiglio approva)

Ha chiesto di parlare l’onorevole Magno. Ne ha facoltà.

Mario MAGNO

Se si può inserire all’ordine dei lavori un ordine del giorno che è stato protocollato stamattina per favorire la trasmissione dei servizi di informazione tradotti in lingua dei segni, la Lis, per ciechi e non udenti.

PRESIDENTE

E’ già stato presentato al protocollo del Consiglio regionale. Pongo, quindi, in votazione l’inserimento dell’ordine del giorno del consigliere Magno.

(Il Consiglio approva)

Adesso, se i capigruppo vengono due minuti al banco della Presidenza, sospendiamo un attimo la seduta in Aula.

(I capigruppo si portano al banco della Presidenza)

La seduta sospesa alle 17,41 è ripresa alle 17,49

Esame abbinato:

Proposta di legge n. 9/9^ di iniziativa del consigliere Nucera, recante: “Tutela e valorizzazione del patrimonio e dell'economia forestale”;

Proposta di legge n. 353/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio forestale regionale

PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori dopo l’incontro con i capigruppo ai banchi della Presidenza. Proseguiamo con l’ordine del giorno della seduta odierna che al secondo punto reca: esame abbinato della proposta di legge numero 9/9^ di iniziativa del consigliere Nucera: “Tutela e valorizzazione del patrimonio e dell'economia forestale” e della proposta di legge numero 353/9^ di iniziativa della Giunta regionale: “Gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio forestale regionale”

E’ relatore l’onorevole Dattolo, che ha facoltà di illustrare i punti salienti e fondamentali di questa legge.

Alfonso DATTOLO, relatore

Cercherò di essere rapido, anche se la legge meriterebbe un ampio approfondimento in considerazione del fatto che si tratta di un momento particolare per la nostra regione che da decenni aspetta un testo che regolamenti con delle norme il patrimonio forestale regionale e che ne disponga la gestione, la tutela e la valorizzazione.

Questa proposta di legge congiunta, che abbraccia la proposta di legge del collega Nucera e la numero 353 della Giunta regionale, detta  le linee di riferimento essenziali ed ha avuto una larga eco in Commissione e soprattutto ha incontrato il favore dei commissari che l’hanno approvata con voto unanime, con l’eccezione del collega Franchino che si è astenuto.

Ringrazio l’assessore Trematerra, la Giunta e il dipartimento agricoltura per averci supportato nelle sedute, un esame iniziato ad agosto che ha visto audizioni, accorgimenti e che oggi presenta un testo ampiamente condiviso.

Ritengo che, per la prima volta, il Governo regionale stia mettendo in campo una politica di gestione del un patrimonio naturale fra tutela e valorizzazione di un settore che può essere trainante per il comparto economico ed avere una grande ricaduta in termini economici ed occupazionali. Nel testo sono dedicati vari articoli alla prevenzione, la gestione, il rischio idrogeologico, la formazione.

E’ – ritengo – un testo completo che ha in sé tutti gli elementi utili per poter, insieme a un’adeguata regolamentazione, fare in modo che, finalmente, si passi dall’enunciazione di  avere un enorme patrimonio ad una politica che possa, invece, dimostrare sul campo che questo comparto deve avere considerazione  al fine di utilizzarlo al meglio.

Intendo evidenziare gli aspetti principali: la pianificazione, ci sarà un Piano regionale documentato e una pianificazione con un livello attuativo con l’obbligo di predisporre i piani di gestione e di assestamento forestale, i piani pluriennali di taglio ad opera dei soggetti sia pubblici che privati che possiedono le aree boscate. Evidenzio, soprattutto, la previsione di reinvestire una parte dei proventi, almeno il 10 per cento,  nel settore boschivo.

Un altro aspetto importante è l’introduzione dell’Albo delle aziende boschive. Finalmente si mette ordine a un comparto molte volte discusso e chiacchierato. Ritengo giusto che la legge dedichi un intero capo alla funzione protettiva del bosco, alla difesa idrogeologica, riconoscendo al bosco la sua funzione di mitigazione del rischio di vulnerabilità idrogeologica. E’ un aspetto che ha sempre rappresentato un vulnus per la nostra regione insieme agli incendi, i grandi attentati al nostro patrimonio hanno provocato non solo un depauperamento economico, ma anche il rischio di tradursi in dissesto idrogeologico.

In conclusione devo dire che vi è il riconoscimento di questo bene prezioso, di questo patrimonio che verrà utilizzato anche come sottobosco per le biomasse, e che ha, sicuramente, una potenzialità enorme che oggi la Regione, finalmente, ha voluto regolamentare. Devo ringraziare i membri della quarta Commissione che, ancora una volta, hanno voluto dare un contributo in termini emendativi e di partecipazione al dibattito, per dimostrare che – ripeto – la Calabria non ha bisogno soltanto di spending review, ma anche di leggi condivise che vadano in direzione della tutela e del  funzionamento di questo enorme patrimonio che la regione ha.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’assessore Trematerra. Ne ha facoltà.

Michele TREMATERRA, assessore all’agricoltura e alla forestazione

Mi limiterò semplicemente a qualche brevissima considerazione e a qualche ringraziamento, perché oggi, con l’approvazione di questa legge che, già al vaglio della Commissione, è stata approvata all’unanimità, andremo a coprire un vuoto legislativo su un settore che tentiamo sempre di rappresentare come potenzialmente produttivo per la Calabria, ma che, paradossalmente, non lo è pur avendo un patrimonio ingente – parliamo di 600 mila ettari di boschi, la stragrande maggioranza dei quali sono di proprietà di privati ed una parte, il 10 per cento, di proprietà pubblica gestita da un ente che noi abbiamo e di cui abbiamo discusso qualche giorno fa.

Voglio ringraziare, intanto, i componenti della Commissione per il grande lavoro che hanno fatto, ma anche il dipartimento e tutte le strutture che hanno partecipato alla stesura di questo importante provvedimento il Corpo forestale dello Stato, le Università di Padova e di Reggio Calabria, Federlegno, gli Ordini degli agronomi, le associazioni forestali,  tutto il mondo che gira intorno a questo grandissimo patrimonio.

È una legge di contesto, importante, che, senza mettere in discussione alcuni princìpi sanciti sia a livello comunitario che nazionale di gestione ecosostenibile, vuole cambiare e dare regole certe alla gestione di questo nostro patrimonio.

Ci sono state tantissime interrogazioni che si rivolgevano ad alcune criticità nella gestione dei nostri boschi. Ora con questa norma, con le leggi e i Regolamenti che andremo ad approvare, si porrà fine al caos ed alla scarsezza di riferimenti normativi.

E’ una legge molto importante – come diceva il relatore, il collega Dattolo – che tiene in sé i principi – come dicevo poc’anzi – della sostenibilità di questo settore. Noi vogliamo valorizzarlo, vogliamo che possa essere reso produttivo con intelligenza e tutto questo non può prescindere dal grande patrimonio umano che questa regione ha: i forestali.

Dicevo, è una legge di contesto perché c’è una parte su cui dobbiamo ancora discutere, mi riferisco alla riforma dell’ente strumentale che gestisce una parte del patrimonio boschivo, che metterà in condizione, per la prima volta, la Regione Calabria di utilizzare e fare una seria politica della montagna. Se non cambiamo atteggiamento, è inutile parlare di spopolamento delle zone montane, di dissesto idrogeologico, se non ci sono regole, atteggiamenti, comportamenti che vanno nella direzione, invece, di salvaguardare il nostro grande patrimonio che non è solo marino, ma è anche e soprattutto montano.

Ho voluto intervenire dopo la relazione dell’onorevole Dattolo per testimoniare che oggi è una giornata importante per la montagna calabrese e per i nostri boschi che in questa legge sono visti quasi come un’entità biologica da preservare e da curare, ma anche da mettere a disposizione di possibilità produttive con criteri certi, sostenibili, ecocompatibili e soprattutto che possono garantire maggiore trasparenza e legalità rispetto ai tanti fenomeni negativi che in questo settore si sono ripetuti e che hanno visto depauperare il grande patrimonio che, attraverso questa legge, vorremmo preservare anche per i nostri figli.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Scalzo. Ne ha facoltà.

Antonio SCALZO

Presidente, colleghi, quella che ci apprestiamo ad approvare è una legge che dà grande rilevanza al patrimonio boschivo della nostra regione. Quando parliamo della Calabria, ci viene in mente subito il mare, le coste e spesso dimentichiamo un’altra risorsa altrettanto importante: 600 mila ettari di bosco di cui il 40 per cento di proprietà pubblica.

Il nostro era un dovere di fronte a questo patrimonio, un obiettivo che è stato raggiunto con il lavoro fatto in Commissione. L’aspetto fondamentale, oltre alla preservazione del patrimonio come cambiamento culturale rispetto al settore, è quello economico, i vantaggi che si potrebbero avere.

Non mi soffermerò su questo perché lo ha già fatto il relatore, il Presidente Dattolo. Vorrei, invece, sottolineare un altro aspetto altrettanto importante - oggetto di emendamenti migliorativi del testo di legge approvati all’unanimità in Commissione - che dà grande rilievo alla sostenibilità ed alla qualità della vita dei calabresi, legato allo stato di conservazione ed al miglioramento del patrimonio boschivo.

Abbiamo voluto dare alcuni contributi riguardo la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, inserendo emendamenti che ritengo siano fondamentali per il monitoraggio continuo e costante di due situazioni: la prevenzione e il post incendio, attraverso anche una fase analitica di controllo delle sostanze che si possono sprigionare negli incendi, fra tutte - voglio ricordare le più tossiche e nocive, alcune cancerogene – mi riferisco soprattutto alla diossina – per fortuna la Calabria si è dotata di un centro regionale per le diossine.

Un altro aspetto importante - che io credo sarà un punto di forza di questa legge che ci apprestiamo ad approvare - è  l’istituzione di un coordinamento tra enti diretto ad avviare un processo di difesa e tutela del patrimonio con le forze dell’ordine per creare una rete capillare di allertamento che consenta, quindi, una comunicazione rapida e razionale al verificarsi degli incendi boschivi.

Ho citato solo due aspetti che ritengo fondamentali in questo testo, proprio per dire quale grande rilevanza abbiamo voluto dare alla tutela ambientale e della salute dei cittadini. Oltre a questo, la legge consentirà, attraverso un coordinamento che sarà demandato al Regolamento e studi epidemiologici che faranno gli enti preposti, un monitoraggio dello stato di salute delle popolazioni residenti nelle aree boschive e limitrofe in relazione alla tipologia degli inquinanti prodotti durante questi eventi.

Noi, per questo motivo, abbiamo, con soddisfazione, contribuito alla stesura ed all’approvazione di questo testo. Ritengo che stiamo facendo un importante passo avanti in un settore strategico come la tutela del patrimonio boschivo che, in effetti, è tutela ambientale e  della salute al tempo stesso.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Intervengo solo per dichiarare il mio voto positivo a questa legge - e non poteva essere diversamente, considerato che  sono uno dei presentatori di un progetto di legge che era posto sulla via che la Giunta ha voluto intraprendere-, l’aver unificato i due progetti di legge sul piano di una programmazione molto precisa la dice lunga sulla volontà di questa maggioranza, di questo Governo di sostenere i processi produttivi della nostra regione. La foresta calabrese, il bosco calabrese è stato paragonato – ma io lo ripeto –al bosco della Selva nera che crea tanta ricchezza e genera un volano di produzione enorme - stiamo parlando di una produzione importante per i Paesi della Mittel Europa -, eppure la foresta calabrese risulta essere quasi una palla al piede per il sistema produttivo della nostra regione.

Stiamo parlando del 40 per cento di una ricchezza che appartiene al bene pubblico, eppure il pubblico non si è mai interessato in maniera forte, incisiva, determinata nel recuperare e trasformare questa ricchezza in opportunità.

Le opportunità che oggi la legge offre - e che noi ci auguriamo siano colte tutte - non stanno solo ed esclusivamente nella gestione della filiera del legno, che – lo dico, ahimè, ai più giovani soprattutto – fino agli anni 1960 ha determinato la capacità produttiva di ricchezza della nostra Calabria per quasi il 60 per cento del prodotto interno lordo. Il che sta a significare che, nel momento in cui l’uomo ha abbandonato la montagna, il bosco ha determinato un danno economico enorme all’intera regione.

Dobbiamo tornare alle peculiarità della nostra terra, senza farci distrarre, perché viviamo un paradosso che può sembrare quasi scandaloso. E’ su questo che molte volte la stampa si dovrebbe soffermare e non su altre cose. Noi importiamo legno dal Brasile e dai Paesi dell’Est, quando potremmo essere produttori europei e mondiali della capacità di poter esportare legno. Questa è la differenza che noi dobbiamo far rimarcare nei nostri territori. Non abbiamo un Albo del prodotto boschivo e poi sui giornali, a caratteri cubitali, si parla di mafia dei boschi!

Ci dobbiamo confrontare con i nostri cittadini su queste cose. Devo fare un plauso al Presidente Dattolo che ha fatto un lavoro enorme in Commissione per definire questo lavoro che è importantissimo per lo sviluppo della Calabria, per realizzare dei processi positivi così importanti. Credo che la legge che stiamo approvando oggi sia una delle più importanti che il Consiglio regionale ha avviato in questa legislatura nel processo di riforma, di integrazione e di sostegno alle attività produttive della nostra regione.

Per economia di tempo non mi soffermo, anche perché il Presidente Dattolo ha spiegato il ruolo fondamentale di questa legge che non è soltanto la valorizzazione del prodotto boschivo, ma  anche tutela perché afferisce alla politica del sottobosco, alla politica delle acque, la politica della valorizzazione dei prodotti che il bosco e il sottobosco possono dare, alla politica del mantenimento idrogeologico dei nostri territori - così chi più ne ha più ne metta - perché c’è un sistema nuovo e rivoluzionario di inserimento e tutto ciò può avvenire attraverso l’utilizzo – come diceva l’assessore – dei fondi Por, necessari e indispensabili per dare manforte alla legge stessa.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Mirabelli.

Rosario Francesco Antonio MIRABELLI

Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi dispiace non vedere l’assessore.

(Interruzione)

 Non voglio fare il bastian contrario della situazione, anche perché evidenzio con soddisfazione, onestamente, che finalmente arriva un progetto di legge che riguarda un settore importante della nostra Calabria, che è un progetto di tipo prettamente tecnico, perché la materia è tecnica, quindi poca politica, fondamentalmente. Più che di un vuoto legislativo in senso giuridico, quindi, parlerei di un vuoto legislativo di tipo tecnico, perché quello che è mancato a questo settore, in modo particolare quello della montagna, della forestazione nel senso vero del termine, è sempre stato una legge ben articolata, specifica, che andasse a centrare con puntigliosità tutti gli obiettivi che questo settore dovrebbe, in un certo qual modo, cercare di concretizzare. E’ una proposta di legge fatta bene – lo dico chiaramente – gran parte, quasi il 90 per cento, lo ritrovo nel progetto di legge che avevo presentato quando si discusse due-tre sedute fa sulla questione dell’Afor. Quello che non capisco è che, dato che qua ho sentito parlare solo di eco-sostenibilità, di sottobosco, di forestazione – un accenno l’ha fatto l’amico Nucera sulla questione idrica – il problema deriva dal fatto che questa è una proposta di legge che va ad interessare – e fa bene –, nella sua più grande complessità, tutto il settore della forestazione e in modo particolare che cosa? Il dissesto idrogeologico, cioè punta al dissesto idrogeologico. Cosa c’è in questa proposta di legge di nuovo rispetto al passato? Sicuramente sarà votata dal Consiglio regionale. Auspico che poi si possa effettivamente concretizzare in termini reali, utilizzando non solo il dipartimento, ma anche qualche struttura che, molto probabilmente, dobbiamo andare a riguardare, perché va organizzato proprio il settore nella sua gestione interna dell’ente; perché quello che è mancato sino adesso non sono stati i buoni propositi o le indicazioni scritte ma la progettualità e il lavoro concreto. Per questo ci siamo ritrovati con una montagna che non ha mai prodotto niente: basta pensare a questo benedetto trattato di Kyoto, che dava la possibilità di incassare senza fare quasi nulla, solamente perché avevamo tutto questo verde a disposizione e, quindi, tutta questa capacità di assorbire anidride carbonica. Attraverso i libretti verdi avremmo potuto acquistare milioni e milioni di euro in questi ultimi cinque-sei anni, cosa che di fatto non è stata compiuta. Dove sta il problema, caro assessore? Che in una proposta di legge così articolata, così importante, si parla anche dei meccanismi gestionali, cioè la formazione di consorzi, di cooperative, la possibilità di aprire cooperative pubbliche ma anche cooperative private. Capisco che, ovviamente, dice “sì, ma il patrimonio boschivo della Calabria, per la gran parte, è privato”. E’ anche vero, in parte, perché l’amico Nucera diceva che è il 40 per cento: il 40 per cento di 650 mila ettari di bosco significa intorno a 2,60-2,50 di tipo pubblico.

(Interruzione)

600 mila ettari, questo sto dicendo. A questo dovremmo aggiungere anche il fatto che molte di queste nostre montagne, molti di questi proprietari hanno convenzioni già da anni, convenzioni trentennali con l’Afor, di cui alcune sono in scadenza ma la gran parte ancora non scadono, per cui il patrimonio privato, di fatto, è stato consegnato al pubblico, alla Regione con delle convenzioni che risultano già in essere da anni – e l’assessorato lo sa benissimo perché ne ha a disposizione le copie –. Proprio perché parlate di forme di gestione, quindi, e visto che c’è stata una grande discussione sulla questione dell’Afor, senza dubbio al centro della discussione c’è stata la personalità giuridica che si voleva cambiare o non cambiare; mi sarei aspettato quantomeno, dal momento in cui si parla anche di dissesto idrogeologico e, specificatamente, delle cose da fare, oltre ai rimboschimenti, alla lotta agli incendi e quant’altro, che una menzione su questi operai idraulico-forestali potesse essere contenuta in questo progetto di legge, perché vorrei altrimenti sapere, finito quella seduta del Consiglio regionale a lettera morta con una Afor ancora in liquidazione e con tutte queste persone che sono come forza-lavoro disponibili, entrando nel merito anche di questa proposta di legge, come mai queste persone non debbono essere quantomeno menzionate. Si menziona di tutto, si menzionano associazioni fra privati, fra Comuni, fra cooperative; visto che li abbiamo e visto che li dobbiamo pagare –so i salti mortali che stai facendo per cercare di trovare questi fondi a Roma–, come mai non viene messo in risalto il ruolo degli operai idraulico-forestali, come mai non una parola sull’utilizzo di questi operai?

 Anche in cooperative, potrebbe essere una proposta, bisogna capirlo, però è un passaggio che mi risulta strano, non vedendo la forza-lavoro che già paghiamo direttamente, interessata o cointeressata – se vogliamo utilizzare forme di associazione fra pubblico e privato o cooperative private o cooperative pubbliche –. Ecco la mia perplessità, cioè non vorrei –non voglio pensar male– che  questo fosse un meccanismo intelligente per cercare di superare quella questione, portando già un precostituito; un progetto di legge ben fatto, sul quale nessuno ha, senza dubbio, nulla da eccepire sul piano tecnico, ma che, secondo me, avrebbe fatto meglio ad inserire, all’interno di tutta l’impostazione sul piano gestionale e lavorativo, anche la presenza degli operai idraulico-forestali –perché è una presenza che, piaccia o non piaccia, c’è, che paghiamo–. Questa circostanza mi risulta strana, caro assessore!

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo. Ne ha facoltà.

Mario MAIOLO

Intervengo brevemente in questa fase generale, poi interverrò sull’emendamento che ho presentato. Innanzitutto, condivido totalmente l’intervento proposto dal collega Scalzo, quindi, supero alcune considerazioni che ha già esposto, però ci tengo a dire che su questa proposta di legge – lo diceva poco fa il collega Mirabelli – che è un’iniziativa sicuramente a sé stante, lodevole, si offrono anche delle indicazioni legislative necessarie, consentendo sicuramente un passo avanti in termini di tutela e gestione rispetto a quella che è l’attuale situazione. Non c’è dubbio, però, che questa proposta di  legge non può essere resa completamente estranea a un contesto, a un processo che riguarda, da una parte la difesa del suolo, dall’altra il processo di riforma che si è sospeso rispetto all’Afor. Ritengo anche rispetto al compito ed alle funzioni dell’Autorità di bacino in relazione alla difesa del suolo, che, rispetto a questa proposta di legge e, soprattutto, ai regolamenti che dovranno essere approvati, necessitava sicuramente di uno sforzo complessivo in più di coordinamento delle attività di montagna in termini e di tutela e di difesa del suolo, una riflessione congiunta, un maggiore approfondimento e, quindi, una maggiore capacità di dialogo fra questo strumento legislativo e gli altri che – come sappiamo – devono essere anch’essi rivisti, riletti e, soprattutto, riformati, perché quello che è l’avanzamento normativo in materia di difesa del suolo, attualmente, non è recepito dalla Regione Calabria. Voglio andare anche a un aspetto importante di questa proposta di  legge, perché penso che, oltre ai termini di tutela, di salvaguardia e di intervento sulla difesa del suolo, dovremmo fare uno sforzo in più per far capire quello che in Calabria è stato operato di buono per la forestazione e la difesa della montagna, facendo rientrare, quindi, quella che è la discussione sulla manodopera forestale nella regione in un processo realmente positivo e produttivo che determina il miglioramento della condizione di sicurezza della montagna ma, soprattutto, dell’enorme patrimonio boschivo che si è realizzato. Questa proposta di legge ha, da una parte, sicuramente gli obiettivi di tutela e salvaguardia, ma anche di gestione e, quando parliamo di gestione, non solo di gestione sostenibile e, quindi, in pieno rispetto di quelle che sono le norme comunitarie, che sono richiamate in maniera puntuale, ma, soprattutto, ci poniamo il problema di come gestire in maniera produttiva il patrimonio forestale che, per quello che è il meccanismo di gestione di questi lavori, ha sicuramente un’operatività che è prevalentemente privatistica, perché anche quelli che sono patrimoni pubblici, comunali vengono gestiti da imprese private.

Benissimo, quindi, l’Albo delle imprese che operano nel settore boschivo, maggiori controlli in termini anche di rispetto dei contratti di lavoro, delle norme di sicurezza, di tutto quello che è necessario fare per rendere questo settore più positivo, dal punto di vista occupazionale, e, nello stesso tempo, più sicuro. Non c’è dubbio, però, che questo intervento privatistico stabilisce, poi, di per sé, un rapporto col sistema pubblico, che deve essere un sistema di regolamentazione da parte della parte pubblica, quindi, della Regione, e questa proposta di legge va in questa direzione, cioè fornire binari normativi regolamentari all’interno dei quali si esplicita l’attività privatistica e quella che è la parte consistente della produttività boschiva e forestale. In questa norma c’è, secondo me, un limite a questa impostazione che se, da una parte, è prevista la salvaguardia e la tutela, dall’altra, c’è un forte condizionamento alla parte gestionale e produttiva del bosco, perché, sostanzialmente, in questa proposta di legge -che stabilisce sicuramente degli indirizzi e delle regolamentazioni, che saranno perfezionati nei regolamenti che non vengono definiti in maniera puntuale, ma immaginiamo siano tutti regolamenti che si renderanno necessari per la migliore gestione di questo progetto- forse, qualche richiamo più puntuale sulla tipologia e su che cosa andremo a regolamentare andava messo.

Fra un po’ discuteremo anche della legge antisismica: quando c’è una regolamentazione pubblica e c’è un’attività privatistica, ci sono sempre degli obblighi ma ci sono anche dei diritti. Penso che in questa proposta di legge manchino alcuni diritti, che sono quelli della certezza della risposta della pubblica amministrazione nei confronti dei privati. C’è un’impostazione che riguarda i Piani di assestamento e i Piani di gestione forestale, c’è l’impostazione anche dei Piani di taglio. Innanzitutto, c'è un aspetto più tecnico, sul quale non voglio assolutamente addentrarmi, che esclude la possibilità della dimensione territoriale e forestale, che questi due strumenti possano coesistere contemporaneamente, almeno, sul progetto di legge è scritto in questo modo. Il Piano dei tagli viene limitato a una fascia di superficie territoriale che è compresa fra i 50 e i 100 ettari, che sono dei limiti, rispetto alla produttività boschiva, assolutamente non adeguati,  secondo chi comprende questi meccanismi tecnici. So che in Commissione, dove immagino sia stato fatto un buon lavoro, c’è stata anche l’audizione di associazioni di categoria. Beh, alcune associazioni di categoria hanno posto in evidenza un aspetto, che condivido pienamente, che riguarda, sostanzialmente, la dimensione di pianificazione – e lo dico al relatore Dattolo –.

 Va benissimo la programmazione, la pianificazione, ma quello che è importante anche nella pianificazione e nella programmazione è avere la realtà delle dimensioni che si vanno a programmare e a pianificare, perché se non si ha la contezza della dimensione utile alla programmazione e alla pianificazione, si rischia di fare cose che non funzionano. Prevedere, allora, che ci sia l’obbligo per la redazione dei Piani di assestamento e di gestione, che hanno una loro complessità tecnica e un’enorme complessità di declinazione operativa, di realtà territoriali dell’ordine di 50-100 ettari, è, secondo me, un condizionamento che bloccherà in maniera consistente l’attività boschiva e produttiva. Penso che era molto indicato l’orientamento fornito dalla Confederazione italiana degli agricoltori, che diceva “indichiamo in 300 ettari una dimensione giusta”, e in questo penso che avremmo potuto fare di più in questa proposta di legge, nello stabilire dei meccanismi di incentivazione all’aggregazione territoriale e, quindi, proprietaria per avere dimensioni forestali produttive di una certa entità. Lo dico perché, se l’obiettivo è anche quello di avere prospettive di tipo energetico, di valorizzazione di questo genere, non c’è dubbio che mantenere la visione gestionale parcellizzata a realtà pianificate, nell’ordine di 50-100 ettari, significa non voler fornire una prospettiva sia dal punto di vista produttivo-boschivo-legnoso, sia, soprattutto, dal punto di vista energetico. Probabilmente questa proposta di legge ha il limite – e dovremo, forse, intervenire in futuro – di un’integrazione con quella che è la normativa energetica e, quindi, del sistema di incentivazione energetico, per esempio, per le biomasse, e quello che è il livello di incentivazione della proprietà forestale rispetto all’aggregazione utile alla produttività boschiva ed energetica. Penso, quindi, che su questo limite l’Aula abbia ancora possibilità di incidere; sicuramente non può incidere rispetto a un’organizzazione più generale che avremmo dovuto conferire alla discussione, però non c’è dubbio che partorire una norma che non dà certezza sui tempi, quindi, una norma che non prevede dei termini entro i quali si fornisca la risposta alla presentazione di un Piano che ha un onere consistente -perché un proprietario che presenta un Piano di gestione da questa proposta di legge non ricava una certezza dei tempi rispetto alla risposta dell’approvazione dello stesso-, significa da parte della pubblica amministrazione non aver dato una risposta trasparente rispetto al fatto che chi regolamenta riconosce i diritti ai privati che si avvalgono del confronto pubblico per il sistema approvativo.

PRESIDENTE

Siamo andati oltre, onorevole Maiolo.

Mario MAIOLO

Sfugge probabilmente. Penso che sia utile intervenire per riportare a una dimensione territoriale adeguata quella che è la visione gestionale di tutto il contesto normativo.

PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi, quindi possiamo procedere all’esame dell’articolato.

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

Rosario Francesco Antonio MIRABELLI

Presidente, mi astengo su quasi tutto l’impianto.

PRESIDENTE

Su tutto il provvedimento, mentre gli altri votano tutti a favore?

(Interruzioni)

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 5.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 6.

(E’ approvato)

All’articolo 7 c’è un emendamento protocollo numero 43578 a firma del gruppo del Pd:

“L'art. 7 è completamente sostituito dal seguente:

(Piani di gestione o di assestamento forestale - Piani dei tagli - Piani di gestione dei pascoli.)

1) I piani di gestione o di assestamento forestale hanno una validità non superiore a 20 anni e possono essere previste forme di incentivazioni alle gestioni singole o associate.

2) Il piano di gestione o di assestamento forestale deve contenere almeno i seguenti elementi:

a) relazione ed obiettivi del piano;

b) delimitazione e zonizzazione del piano;

c) documentazione cartografica;

d) analisi pedoclimatica e vegetazionale;

e) descrizione dei tipi forestali, dei comparti colturali e delle unità colturali;

f) determinazione della provvigione e della ripresa legnosa;

g) piano degli interventi selvicolturali (piano dei tagli, piano degli interventi di

miglioramento boschivo, ecc.);

h) piano della viabilità forestale ed eventuali opere di sistemazione idraulico - forestale;

i) modalità e tecniche di esercizio dell'attività di utilizzazione forestale;

j) disciplina dell'esercizio di attività inerenti le produzioni forestali non legnose;

k) indicazioni gestionali di eventuali aree naturali protette secondo i principi sanciti dalla legge 06/12/1991 numero 394, di alberi monumentali ai sensi della legge regionale numero 47 del 07/12/2009 e boschi vetusti;

l) indicazioni gestionali per la tutela della biodiversità e degli habitat naturali della Rete Natura 2000 (DPR 357/1997, DPR 120/2003, L. 157/1992);

3) Qualora le aree boscate siano utilizzate per il pascolo degli animali, conformemente a quanto previsto nei Regolamenti, il piano di gestione e di assestamento forestale può contenere una specifica pianificazione dell'esercizio delle attività zootecniche secondo quanto previsto dal regolamento d'uso. In tal caso il piano può interessare anche aree non boscate ed esterne a quelle definite dall'art.4, comma 2 e 4, ma ad esse contigue.

4) Il piano di gestione o di assestamento forestale è obbligatorio per tutte le proprietà pubbliche con superficie forestale superiore ad ettari 300 per ogni fondo;

5) La pianificazione dei boschi di proprietà privata di superficie superiore ad ettari 300 per ogni fondo può attuarsi, in alternativa ai piani di cui al comma 1) attraverso piani poliennali di taglio della durata minima di anni 5 e massima di anni 10. Per le superfici fino ad ettari 300, per ogni fondo, e per quanto non previsto nel presente comma valgono le norme contenute nelle P.M. P.F. (Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale);

6) La pianificazione dei pascoli nei boschi e nei terreni pascolivi di proprietà pubblica e privata di superficie superiore ad ettari 300 per ogni fondo, avviene attraverso piani sommari di gestione dei pascoli di durata minima di anni 5 e massima di anni.10;.Per le superfici uguali o inferiori ad ettari 300 per ogni fondo, e, per quanto non specificato nel presente comma, valgono le norme contenute nelle P.M. P.F.;

7) Il piano poliennale dei tagli deve contenere almeno i seguenti elementi:

a) obiettivi del piano:

b) analisi delle caratteristiche stazionali dell'area;

c) parametri dendroauxornetrici;

d) determinazione della provvigione e della ripresa legnosa;

e) piano degli interventi secesicolturali (piano dei tagli, piano degli interventi di miglioramento boschivo, ecc.);

f) cartografia catastale, tecnica, oppure topografica, dell'area;

g) relazione tecnica forestale;

8) il piano di gestione sommario dei pascoli deve contenere almeno i seguenti elementi:

a) relazione tecnica con localizzazione delle aree interessate e descrizione delle caratteristiche idrogeologiche, pedologiche, climatiche e vegetazionali dell'area, calcolo del carico massimo di bestiame ammissibile al pascolo;

b) cartografia catastale, tecnica, oppure cartografia dell'area;

9) Per le superfici boschive o pascolive di proprietà pubblica e privata di superficie uguale o inferiore ad ettari 300 per ogni fondo le utilizzazioni boschive o l'esercizio del pascolo avvengono secondo le nonne contenute nelle P.M.P.F.;

10) I piani di gestione o di assestamento dei boschi dovranno essere elaborati in conformità ad apposite linee guida emanate dal Dipartimento Agricoltura, Foreste, Forestazione;

11) I piani di cui al comma 1) sono approvati dal Dipartimento Agricoltura, Foreste, Forestazione entro centottanta giorni dalla data di ricevimento;

12) Prima della sua applicazione i piani di cui al comma 1) riguardanti territori ricadenti in tutto o in parte nell'ambito di un'area naturale protetta devono essere trasmessi all'Ente gestore dell'area stessa per il rilascio del nulla osta. In tal caso il termine di cui al comma 11) è sospeso e riprende a decorrere dalla data di comunicazione del nullaosta;

13) I piani ed i progetti di cui ai commi 5) - 6) - 9) sono approvati dal Servizio Area Territoriale della Regione competente per territorio”.

Ha chiesto di intervenire l’onorevole Maiolo. Ne ha facoltà.

Mario MAIOLO

L’ho già detto nella parte generale. Propongo questa sostituzione all’articolo 7 per introdurre, sostanzialmente, due aspetti fondamentali: il primo, riportare alla dimensione di 300 ettari il limite rispetto al quale redigere i Piani di gestione e consentire, comunque, anche i Piani dei tagli; chiedo, poi, che ci sia l’inserimento dei tempi certi per l’approvazione dei Piani di gestione, che qui è previsto in sei mesi, quindi in 180 giorni, mentre nella norma questo non c’è. E il rimando a norme regolamentari che poi non vengono approvate in Aula, ovviamente, non mi trova d’accordo e propongo l’inserimento legislativo.

PRESIDENTE

Parere del relatore? Contrario. Parere della Giunta regionale?

Michele TREMATERRA, assessore all’agricoltura e alla forestazione

Ho ascoltato il ragionamento nella relazione esposta dall’onorevole Maiolo. Ritengo che, nella stesura dei regolamenti, la fattispecie rappresentata dall’onorevole Maiolo potrebbe trovare accoglimento, ma che, al momento, l’emendamento, così come proposto, non può essere accolto.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo. Ne ha facoltà.

Mario MAIOLO

Per dichiarazione di voto, Presidente. Penso che sia assolutamente scorretto non prevedere norme temporali sull’approvazione dei Piani di gestione, per cui voto contro questo provvedimento.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 43578

(E’ respinto)

Pongo in votazione l’articolo 7.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 8.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 9.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 10.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 11.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 12.

(E’ approvato)

All’articolo 13 c’è un emendamento, protocollo numero 43540, a firma dell’onorevole Dattolo:

 “All'articolo 13 del testo unificato nell'ambito dell'esame abbinato delle proposte di legge numero 9/9^ e 353/9^ dopo le parole "da esso derivati", sono soppresse le parole: “e promuove l'istituzione e la valorizzazione di marchi di provenienza e di qualità del legname regionale”.

Prego, onorevole Dattolo.

Alfonso DATTOLO, relatore

Si commenta da sé, perché dopo la parola “da essi e derivati” è prevista la soppressione delle parole: “e promuove l’istituzione e la valorizzazione dei marchi di provenienza e di qualità del legname regionale”.

PRESIDENTE

Parere della Giunta? Favorevole.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 43540

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 13 così come emendato.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 14.

(E’ approvato)

All’articolo 15 c’è un emendamento, protocollo numero 43630, a firma dell’onorevole Dattolo:

 “L'articolo 15 del testo unificato nell'ambito dell'esame abbinato delle proposte di legge numero 9/9^ e 353/9^ è così sostituito:

1. Al fine di promuovere la crescita delle imprese e di qualificarne la professionalità, è istituito, presso il Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione, ai sensi dell'art. 7 del Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 227, l'Albo regionale delle Imprese Forestali per l'esecuzione di lavori, opere e servizi in ambito forestale.

2. Solo le imprese forestali iscritte all'Albo Regionale di cui al comma 1, possono concorrere alla gestione di aree silvo-pastorali di proprietà o possesso pubblico nei limiti e secondo le modalità previste dall'art. 10.

3. I Regolamenti disciplinano le modalità di accesso e di tenuta del summenzionato Albo”.

Alfonso DATTOLO, relatore

Accanto a questo emendamento, che praticamente sostituisce quello precedente, c’è anche un subemendamento, quindi io direi di richiamarlo per porli entrambi in votazione, relativo all’Albo delle imprese forestali.

PRESIDENTE

Ne do lettura:

“All’emendamento di iniziativa del consigliere Dattolo protocollo numero 43630 del 08/10/2012 è abrogato il comma 2 dell’articolo 15 sostitutivo (Albo delle imprese forestali)”

Può illustrarlo. Si illustra da sé?

Alfonso DATTOLO, relatore

Si illustra da sé perché – ripeto – cancelliamo solo le imprese forestali, perché poi c’è il regolamento attuativo che disciplina le modalità di accesso.

PRESIDENTE

Parere della Giunta? Favorevole.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 43630 per come subemendato.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 15 così come emendato.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 16.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 17.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 18.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 19.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 20.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 21.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 22.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 23.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 24.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 25.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 26.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 27.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 28.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 29.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 30.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 31.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 32.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 33.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 34.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 35.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 36.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 37.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 38.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 39.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 40.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 41.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 42.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 43.

(E’ approvato)

Per dichiarazione di voto sul provvedimento nel suo complesso, chiede di intervenire l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.

Sandro PRINCIPE

Presidente, il nostro gruppo in Commissione si è impegnato per migliorare e portare a compimento questo provvedimento. Questa nostra impostazione è stata, in modo molto esauriente, esplicitata in Aula dal collega Scalzo e anche rafforzata dall’intervento del collega Maiolo. Non possiamo, però, nascondere una certa delusione per la bocciatura dell’emendamento Maiolo, perché rispetto all’utilizzazione produttiva del bosco, nel momento in cui si presentano i piani, ci sembra un errore non prevedere una qualche procedura che dia anche agli imprenditori una certezza del diritto.

In ogni caso, essendo il nostro un partito che nella sua modestia cerca di dare un contributo in termini di cultura di governo, non possiamo neanche non prendere in considerazione le cose dette dal collega Mirabelli, considerato che è sempre arduo dire se è nato prima l’uovo o la gallina, ma è indubbio che questo provvedimento è collegato alla riforma dell’Afor.

Noi, come gruppo, auspichiamo che la Giunta, e in primo luogo l’assessore Trematerra, si convincano che la riforma dell’Afor deve pervenire in Aula di nuovo con dei miglioramenti, altrimenti facciamo – lasciamo stare se in positivo o negativo – solo attività pubblicitaria, in un certo senso.

Allora non modifichiamo, assessore, il nostro atteggiamento, però prima del voto gradiremmo che lei prendesse un impegno di questo tipo, cioè riprendesse il confronto sulla riforma dell’Afor, perché nella stesura da voi messa in campo non ha ottenuto un risultato, e rivedesse e migliorasse questa legge, che noi reputiamo complementare nel momento in cui andremo a rimettere mano sulla riforma dell’Afor. Quando la riforma dell’Afor andrà in Commissione, mi auguro troveremo una sintesi nell’interesse di una forestazione produttiva e dei lavoratori. In quel momento, forse, sarà utile portare anche qualche modifica, miglioramenti a questa proposta di legge, quindi noi le chiederemmo un impegno non di contenuti, perché siamo persone con i piedi per terra e non chiediamo impegni di contenuti, ma quantomeno un impegno procedurale che stasera ci consenta di confermare il voto e di dare, successivamente, un contributo – mi auguro – per risolvere la vicenda Afor e di migliorare questo testo in sintonia con quella che ne sarà la riforma.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’assessore Trematerra. Ne ha facoltà.

Michele TREMATERRA, assessore all’agricoltura e alla forestazione

Voglio fare solo un paio di considerazioni. Anche quando non abbiamo approvato, nella seduta del 24 settembre, la legge che riguardava l’ente strumentale della Regione che gestisce il patrimonio boschivo della Regione, abbiamo predisposto un percorso basato sulla massima reciprocità, tant’è che su alcune e su molte questioni c’è stato da parte della maggioranza, da parte dell’assessore, ma dell’intera maggioranza un addivenire in positivo, avendo poi, tra l’altro, accolto numerosissimi emendamenti, suggerimenti e proposte venuti dall’opposizione; come ho sempre detto, le riforme non appartengono ad una parte, ma appartengono a tutti, quindi è bene che ci sia una maggioranza ampia.

Non ho mai escluso la possibilità di continuare il processo di riforme, tant’è che, a discapito dei tanti impegni che ho come assessore, sto perdendo anche il tempo di andare in giro a parlare della riforma, perché è bene che se ne parli, in maniera costruttiva, senza voler enfatizzare o demonizzare nulla. E’ chiaro, quindi, che l’invito che mi fa l’onorevole Principe non può che trovare accoglimento da chi è preoccupato di una situazione ormai al collasso. Ed è mio intendimento, nelle prossime sedute della Conferenza dei capigruppo, se lo spirito che sta emergendo è questo, di iniziare anche a ragionare su una riforma su cui si era trovata una convergenza di massima, e mi riferisco all’Arssa.

Nella questione specifica, sinceramente, non capisco perché dobbiamo mettere sullo stesso livello o comunque pensare che l’Afor e questa proposta di legge di cui stiamo parlando abbiano implicazioni dirette. L’onorevole Mirabelli parlava degli operai forestali, ma in tutto questo hanno poco a che vedere gli operai forestali; qui parliamo di una legge che tenta di dare delle regole certe alla gestione del nostro patrimonio boschivo. Ovviamente il patrimonio boschivo è – come diceva il collega Mirabelli – per una quota parte di natura pubblica, quindi dei Comuni e – in questo caso – di Arssa ed Afor, ed un’altra parte è di natura privatistica; vogliamo porre delle regole per evitare, poi, che ci siano tutti quei disastri che spesso noi stessi siamo qui a denunciare, perché quando – giusto per ricordarlo – qualcuno interroga l’assessore sul perché e su che cosa succede in alcune località (Longobucco, Acri) sui tagli boschivi, potrei anche rispondere che non avevamo leggi di riferimento e che oggi il Consiglio se ne sta dotando.

Quello che diceva il collega Principe sarà, certamente, accolto, come d’altronde ho già detto all’onorevole Maiolo che ha presentato un emendamento, già discusso in Commissione, e che sarà nostra cura inserire nel Regolamento.

PRESIDENTE

Non ci sono altre richieste di intervento, per cui pongo in votazione il provvedimento nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Proposta di legge n. 369/9^ di iniziativa del consigliere Dattolo, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale del 16 ottobre 2009 n. 35, recante: “Procedure per la denuncia, il deposito e l’autorizzazione di interventi di carattere strutturale e la pianificazione territoriale antisismica

PRESIDENTE

Il prossimo punto all’ordine del giorno, recita: proposta di legge numero 369/9^ di iniziativa del consigliere Dattolo, recante – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale del 16 ottobre 2009 n. 35, recante: “Procedure per la denuncia, il deposito e l’autorizzazione di interventi di carattere strutturale e la pianificazione territoriale antisismica”.

E’ relatore l’onorevole Dattolo, che ha facoltà di intervenire.

Alfonso DATTOLO, relatore

Si tratta di un provvedimento che è stato anche richiesto dai tecnici; so che nei prossimi giorni ci sarà un incontro col dipartimento, l’assessorato ai lavori pubblici, per cercare di migliorare ulteriormente la legge regionale numero 35 del 2009. In questo caso, si tratta dei tempi per il deposito che la precedente legge prevedeva entro 90 giorni per la ripresentazione. Con la modifica proposta, invece, si prevede una validità di tre anni, così come previsto dal decreto numero 380 del 2001.

Anche questo provvedimento è stato licenziato all’unanimità in Commissione e approfitto adesso per ringraziare la struttura della quarta Commissione che, ogni volta, ci assiste in maniera impeccabile per quanto concerne coordinamenti e collaborazione.

PRESIDENTE

Non ci sono emendamenti, è un provvedimento molto snello, composto da due articoli, quindi possiamo porre in votazione l’articolato.

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

(E’ riportata in allegato)

Proposta di legge numero  171/9^ di iniziativa del consigliere Giordano, recante: “Interventi a favore dei soggetti celiaci

PRESIDENTE

Il punto 4 all’ordine del giorno riguarda la proposta di legge numero 171/9^ di iniziativa del consigliere Giordano, recante: “Interventi a favore dei soggetti celiaci”.

E’ relatore l’onorevole Salerno, Presidente della Commissione. Ha facoltà di intervenire.

Nazzareno SALERNO, relatore

Questa proposta di legge a firma del collega Giordano, licenziata all’unanimità in Commissione, va ad intervenire per quanto riguarda una malattia molto importante, che ha un’ampia rilevanza sociale.

La proposta di legge, in pratica, prevede che venga garantito ai soggetti affetti da celiachia, ovviamente residenti in Calabria, un contributo mensile frazionato in buoni d’acquisto. Oltretutto, stabilisce pure l’erogazione di questo contributo, demandando alla Giunta per l’aggiornamento, e la formazione per quanto riguarda gli operatori nel settore della ristorazione collettiva e l’aggiornamento professionale rivolto anche alla classe medica.

E’ una proposta di legge importantissima, che interviene in un settore dove, in Calabria, c’era un vuoto legislativo.

A questa proposta di legge ci sono anche degli emendamenti che sono stati comunque concordati con le strutture interdipartimentali, di cui proporrò anche al Consiglio l’approvazione.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.

Salvatore PACENZA

Intervengo per sottolineare l’importanza di questa proposta di legge portata all’attenzione dell’Aula, che trova condivisione bipartisan, perché va a colmare un vuoto legislativo che era presente nella nostra Regione.

Ricordiamo brevemente che cosa significa essere malati di celiachia, cioè questa intolleranza al glutine che è presente in vari alimenti (pasta, orzo, biscotti, eccetera) e, dai dati scientifici in possesso, è una malattia molto diffusa nella nostra regione.

La proposta di legge si propone di andare, attraverso un impegno finanziario di 203 mila euro per quanto riguarda i buoni che vengono distribuiti per un totale di quattro volte all’anno, più una fase di formazione che prevede un impegno di circa 8 mila euro, ai familiari dei soggetti celiaci e ai soggetti celiaci stessi.

Credo, quindi, che la proposta di legge che stiamo discutendo possa effettivamente colmare un vuoto legislativo, in una fase importante che è quella – come sappiamo – del Piano di rientro sanitario, sottolineando per l’appunto che questa legge non ha nulla a che vedere con il Piano di rientro. Credo, quindi, che i soggetti celiaci possano, d’ora in avanti, avere la possibilità di usufruire di una legge che permetterà loro di avere a disposizione benefit, per poter meglio curare questa malattia.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.

Gianluca GALLO

Intervengo per confermare che, dopo il voto positivo in Commissione, ci sarà anche da parte del gruppo Udc il voto positivo su questa legge proposta dall’onorevole Giordano, che ha avuto la condivisione da parte di tutti i gruppi in Commissione e anche del nostro, su cui abbiamo tentato di dare un contributo anche in termini emendativi.

Questa legge affronta una problematica che non era mai stata affrontata in precedenza in questa Regione, quindi colma un vuoto legislativo, riguarda circa 2 mila pazienti all’anno, ai quali cerca di dare finalmente una risposta, almeno in termini di pianificazione di carattere generale.

Diamo, dunque, il sostegno a questa iniziativa, che tra l’altro viene estesa, per alcuni articoli, anche a coloro i quali hanno intolleranza al lattosio, colmando, così, un altro vuoto in questo senso.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Magno. Ne ha facoltà.

Mario MAGNO

Anch’io mi associo a quanto detto dai colleghi prima di me, considerato che anch’io mi sono reso promotore di una serie di emendamenti e devo dire che l’approvazione della proposta di legge, oggi, consente a questo Consiglio regionale di dare una risposta importante ai malati di celiachia, ma anche di trovare il modo, attraverso questa nuova norma, di disciplinare quella che è anche l’attività non soltanto medica, ma anche formativa e l’attività che riguarda anche l’istituzione di un nuovo centro di riferimento nella provincia di Vibo Valentia, che, insieme agli altri centri regionali, consentirà di offrire copertura a tutto il territorio regionale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Scalzo. Ne ha facoltà.

Antonio SCALZO

Intervengo per confermare il voto favorevole, già espresso in terza Commissione, per una problematica che riguarda i pazienti affetti da intolleranza al glutine che, così detto, può sembrare una cosa banale, invece è una cosa piuttosto seria, che può portare a conseguenze gravissime per i pazienti. Quando si parla di celiachia, in genere, si pensa a una diagnosi dell’infanzia, della prima infanzia, dei ragazzi, e c’è una grossa fetta di questa patologia che, invece, rimane sconosciuta e spesso si viene a conoscere, casualmente, nelle persone adulte. Credo che avere approvato questa proposta di legge sia stato un passo avanti, un primo passo verso un’attenzione e, in riferimento al collega Salerno che parlava di questa proposta di legge slegata dal contesto sanitario, desidero riprendere il discorso per sottolineare che l’approvazione di questo testo deve essere il primo passo verso un’attenzione maggiore che possa fornire, nel nuovo Piano sanitario, non solo l’attenzione per quanto riguarda i pazienti che già devono fare ricorso alla cura, -che è principalmente una cura dietetica di cibi che non contengono glutine- ma, anche, soprattutto, alla fase di prevenzione, di diagnosi precoce di questa importante patologia. Per questo confermo, ancora una volta, il voto favorevole del gruppo del Partito democratico a questa proposta di legge.

PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi, per cui possiamo procedere all’esame dell’articolato.

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

All’articolo 2 c’è un emendamento protocollo numero 43251, a firma degli onorevoli Salerno, Giordano, Magno, Gallo: “Il quinto comma dell’articolo 2 è abrogato”.

Parere del relatore? Favorevole. Parere della Giunta regionale? Favorevole.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 43251.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2, così come emendato.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3.

(E’ approvato)

All’articolo 4 c’è un emendamento protocollo numero 43252, a firma degli onorevoli Salerno, Giordano, Magno, Gallo: “All’articolo 4, comma 5, dopo le parole “ristorazione collettiva” del primo capoverso sono aggiunte le seguenti: “scolastica ed ospedaliera su richiesta degli aventi diritto”.

Parere del relatore? Favorevole. Parere della Giunta regionale? Favorevole.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 43252.

(E’ approvato)

All’articolo 4 c’è un altro emendamento, protocollo numero 43253, a firma degli onorevoli Salerno, Giordano, Magno, Gallo: “All’articolo 4, dopo il comma 5, viene aggiunto il seguente: “6. Il dipartimento regionale tutela della salute e politiche sanitarie adotta i poteri sostitutivi nei confronti delle aziende sanitarie e provinciali, laddove non si attivino annualmente le attività formative per i ristoratori e le erogazioni dei relativi finanziamenti messi a disposizione”.

Parere del relatore? Favorevole. Parere della Giunta regionale? Favorevole.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 43253.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4, così come emendato.

(E’ approvato)

Articolo 5.

Nazzareno SALERNO, relatore

Viene ritirato l’emendamento.

PRESIDENTE

L’emendamento protocollo numero 43255, quindi, è ritirato.

Pongo in votazione l’articolo 5.

(E’ approvato)

Articolo 6: ci sono già queste parole inserite, quindi, è ritirato anche l’emendamento protocollo numero 43256.

Pongo in votazione l’articolo 6.

(E’ approvato)

Emendamento protocollo numero 43257, a firma degli onorevoli Salerno, Giordano, Magno, Gallo: “L’articolo 7 è abrogato”.

Parere del relatore? Favorevole. Parere della Giunta regionale? Favorevole.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 43257.

(E’ approvato)

All’articolo 8 c’è un emendamento con protocollo numero 43258.

Nazzareno SALERNO, relatore

Presidente, c’è un errore di stampa su questo emendamento; si riferisce al primo comma dell’articolo 8 e non al secondo. Vorrei che si prendesse atto di questo.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 43258: “Il primo comma dell’articolo 8 è sostituito dal seguente: “Per l’esercizio 2012 agli oneri finanziari si fa fronte, per gli interventi previsti dall’articolo 4, primo comma (erogazione dei prodotti senza glutine nelle mense delle strutture scolastiche ospedaliere e delle strutture pubbliche) con le risorse allocate nel bilancio regionale all’Upb capitolo 6.1.02.07 pari ad euro 203.042,32, per gli interventi previsti dall’articolo 4, commi 3 e 4 (attività formative specifiche per ristoratori) con le risorse allocate nel bilancio regionale all’Upb t.1.04.02 capitolo 6.1.04.02.04 pari ad euro 8.252,20”.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 8, così come emendato.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

(E’ riportata in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Per quanto riguarda la trattazione degli altri punti all’ordine del giorno, quindi, il punto 5, il punto 6, il punto 7, il punto 8 e il punto 9, la Conferenza dei capigruppo, riunita qui al banco della Presidenza, ha deciso di rinviarla ai prossimi Consigli regionali,.

Ci sono gli ordini del giorno da approvare, così come sono stati presentati. Gli altri punti, quindi, saranno rinviati.

(Interruzione)

Anche quella sulla divulgazione agricola è inserita all’ordine del giorno ma è rinviata al prossimo Consiglio.

Vincenzo Antonio CICONTE

Chiedo scusa, e quella dei precari?

Ordine del giorno di iniziativa dei consiglieri Guccione, Aiello F., Mirabelli eTalarico D. e in ordine alla mancata erogazione all’Amministrazione provinciale di Cosenza delle risorse relative al personale trasferito ai sensi della legge numero 34 del 2002

PRESIDENTE

Concludiamo con gli ordini del giorno. Uno è a firma degli onorevoli Guccione, Talarico  Domenico, Aiello, Mirabelli “In ordine alla mancata erogazione all’Amministrazione provinciale di Cosenza delle risorse relative al personale trasferito ai sensi della legge numero 34 del 2002”, di cui do lettura: “Premesso che:

l’Amministrazione Provinciale di Cosenza, a seguito del deliberato assunto il 24 settembre 2012 a larghissima maggioranza dal Consiglio Provinciale, ha deciso di rimettere alla Regione le funzioni ed il personale regionale trasferito alla Provincia in base alla legge numero 34 del 2002 con ciò evidenziando, in maniera eclatante e palese, il fallimento definitivo del decentramento amministrativo nella nostra regione e confermando l’atteggiamento di forte penalizzazione assunto, sin dal suo insediamento, dalla Giunta regionale nei confronti della provincia di Cosenza, che è la più grande provincia della Calabria;

per anni (dal 2007 ad oggi) l’Amministrazione Provinciale di Cosenza, con grande responsabilità e senso istituzionale, si è assunta l’onere di anticipare oltre 12 milioni di euro per il pagamento dei salari e degli oneri previdenziali ed assicurativi del personale trasferito dalla Regione, mai ritardando o facendo venir meno la corresponsione di quanto dovuto ai lavoratori;

tutto ciò è stato più volte segnalato agli uffici regionali competenti attraverso numerosi incontri e ampia documentazione delle spese effettuate e mai nessuna risposta concreta è venuta dall’Esecutivo regionale e dagli stessi uffici competenti;

dalla Giunta regionale sono venute solo risposte generiche e dilatorie, per cui è evidente che con tale atteggiamento si vuole bloccare definitivamente il processo di decentramento amministrativo avviato negli anni passati, facendo ritornare i dipendenti e le funzioni in un primo tempo assegnati alla Provincia di Cosenza alle dipendenze della Regione e si vuole evitare a tutti i costi che i 12 milioni di euro anticipati dalla Amministrazione Provinciale di Cosenza ritornino nelle casse della stessa per essere reinvestiti in opere utili e urgenti a sostegno dei territori e delle popolazioni cosentine;

nel riaffermare la nostra vicinanza ai lavoratori interessati e nell’assicurare loro massimo impegno e forte vigilanza sulle conseguenze che questa vicenda potrà comportare nei prossimi giorni,

sì impegna

il Consiglio regionale della Calabria a chiedere al Presidente della Giunta regionale, onorevole Giuseppe Scopelliti e alla stessa Giunta, il trasferimento delle risorse finora anticipate e mai erogate all’Amministrazione Provinciale di Cosenza nel pieno rispetto della Legge 34/02”.

Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Ordine del giorno di iniziativa del consigliere Maiolo sulla riduzione degli sportelli di Banca Carime sul territorio calabrese

PRESIDENTE

Ordine del giorno di iniziativa del consigliere Maiolo: “Sulla riduzione degli sportelli di Banca Carime sul territorio calabrese”, di cui do lettura:

“Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che:

il gruppo bancario "Ubi Banca", cui appartiene banca CARIME, ha assunto decisioni, che riguardano le linee guida strategiche e gli obiettivi economici, finanziari e patrimoniali per il periodo 2011-2013/2015, in una logica di puro contenimento dei costi, che mirano essenzialmente ad un consistente abbattimento del costo strutturale del personale, motivato dalla crisi economica e dal contesto di recessione che ha colpito fra gli altri il sistema bancario;

l’istituto di credito meridionale con tali decisioni produrrà un forte impatto negativo sul territorio: 78 sportelli verranno chiusi, 79 filiali saranno trasformate in mini sportelli, e la Direzione Centrale di Banca Carime su Cosenza, a partire da gennaio 2013 verrà trasferita a Bari, con il rischio del conseguente trasferimento della sede legale fuori regione;

la banca CARIME, per numero di addetti e per contribuzione fiscale, rappresenta una delle principali aziende della Calabria che contribuisce al già’ modesto prodotto interno lordo della nostra regione e che l’eventuale trasferimento della sede legale farebbe cessare tale contributo;

Banca Carime, presente in Calabria dal 1997, realizza il più significativo dato di "raccolta" dei depositi dei calabresi, il quale istituto che ha "ereditato" il patrimonio storico di radicamento territoriale, economico e sociale della Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania, rappresenta un importante patrimonio per i calabresi, punto di riferimento della politica economica e finanziaria della regione e che tra l’altro partecipa a svolgere la funzione di tesoreria della Regione Calabria;

Impegna la Giunta regionale

a intraprendere ogni iniziativa utile per evitare la riduzione della presenza di Banca Carime sul territorio calabrese, garantendo il mantenimento dei livelli occupazionali e la localizzazione degli Uffici direzionali e sede legale nell’attuale sede di Cosenza”.

Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Ordine del giorno di iniziativa del consigliere Magno finalizzato a favorire la trasmissione di servizi di informazione tradotti in lingua dei segni (Lis)

PRESIDENTE

Ordine del giorno di iniziativa del consigliere Magno finalizzato a favorire la trasmissione di servizi di informazione tradotti in lingua dei segni (Lis), di cui do lettura:

“Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che

il Consiglio regionale della Calabria, il 28 novembre 2007, ha approvato una mozione a favore del riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana (LIS) per facilitare la diffusione degli strumenti di accesso all’informazione ed alla comunicazione delle persone sorde;

tale riconoscimento è coerente rispetto ai principi del Trattato internazionale sui diritti delle persone disabili, approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e al "Piano per la disabilità 2006/2007" del Parlamento Europeo che ha invitato gli stati membri ad utilizzare il più possibile la lingua dei segni;

nel rispetto di tali orientamenti, le associazioni a tutela dei diritti delle persone sorde, in particolare l’Ente Nazionale Sordi, sollecitano presso gli uffici Rai la possibilità di mettere a disposizione degli utenti appartenenti a tale categoria strumenti d’informazione che consentano di favorirne l’inserimento nel contesto sociale in cui vivono;

tali sollecitazioni, volte a promuovere il diritto all’informazione costituzionalmente garantito, sono - del resto - in linea con il "Contratto nazionale di Servizio" il quale prevede la sperimentazione del servizio di traduzione dei TG sia nazionali che regionali;

In particolare, all’art. 13 "Offerta dedicata alle persone con disabilità e programmazione sociale" il Contratto prevede che:

"1. La Rai [ ... ] dedica particolare attenzione alla promozione culturale per l’integrazione delle persone disabili ed il superamento dell’handicap eliminando ogni discriminazione nella presenza delle persone disabili nei programmi di intrattenimento, di info4ramzione, fiction e produzione Rai 2. Nel quadro di un’adeguata rispondenza del servizio pubblico al dritto all’informazione delle persone con disabilità e alla loro complessiva integrazione, la Rai è tenuta a:

a) sottotitolare almeno una edizione al giorno di Tg1, Tg2, Tg3 ed ad assicurare una ulteriore edizione giornaliera per ciascuna delle suddette testate nel periodo di vigenza del presente contratto;

b) Tradurre nella lingua dei segni (LIS) almeno un’edizione al giorno di Tg1, Tg2, Tg3;

c) Sperimentare la sottotitolazione e/o la traduzione nella LIS del TGR Regionale.

Impegna

il Presidente e la Giunta regionale ad attivarsi presso le competenti sedi Rai per favorire la trasmissione di servizi di informazione tradotti in lingua dei Segni (LIS), all’uopo interpretati da soggetti regolarmente abilitati, all’interno delle edizioni mattutine del Tg regionale per garantire la fruizione, da parte degli utenti sordi, di notizie e servizi di utilità sociale che li aiutino ad affrontare al meglio la quotidianità”.

Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Ordine del giorno di iniziativa dei consiglieri Guccione, Talarico D., Aiello inerente la soluzione della vertenza ASP relativa ai lavoratori di “Obiettivo Lavoro”

Ordine del giorno di iniziativa del consigliere Gallo sul mancato rinnovo del contratto ai lavoratori Asp di Cosenza

PRESIDENTE

Ordine del giorno firmato dai consiglieri Guccione, Talarico Domenico, Mirabelli, Aiello: “Sul mancato rinnovo del contratto di fornitura di servizi tra l’Asp di Cosenza e la società di somministrazione di lavoro “Obiettivo lavoro”. C’è anche un ordine del giorno firmato dall’onorevole Gallo su questo argomento.

Rosario Francesco Antonio MIRABELLI

E’ accorpato, Presidente.

PRESIDENTE

Li possiamo accorpare. Do lettura del primo ordine del giorno:

“Premesso che:

l’ASP di Cosenza dal 1° ottobre non ha proceduto al rinnovo del contratto di fornitura di servizi per tramite della società di somministrazione di lavoro "Obiettivo Lavoro S.p.a." a 41 lavoratori e lavoratrici interinali utilizzati presso le strutture sanitarie di Castrovillari e San Giovanni in Fiore per cui quarantuno famiglie sono rimaste senza reddito. Un colpo pesante, che si aggiunge alla situazione drammatica del lavoro in Calabria e che è il segnale di quanto nella sanità gravano contraddizioni antiche e recenti che scaricano sul lavoro il peso del risanamento e dei vincoli normativi. Da una parte c’è un lavoro sotto stress, che prevede turni massacranti, con blocco del turnover ma con costi aggiuntivi per il SSR; dall’altra un lavoro precario, povero ma altrettanto importante e necessario per mantenere in piedi l’organizzazione dei servizi di cura da parte di medici ad autisti di ambulanze;

le OO.SS. e le Amministrazioni comunali di Castrovillari e San Giovanni in Fiore nella stessa giornata di lunedì 1° ottobre hanno rappresentato questo disagio in sede di Dipartimento regionale "Tutela della Salute", dove hanno convenuto sull’esigenza di dare unitarietà all’intera vertenza del precariato calabrese sanitario per sottrarlo, una volta per tutte, alle storture dentro cui è stato avvitato nel tempo tra bisogni di lavoro, norme e strumentalizzazioni politiche;

con questa condivisione di vedute, e nella consapevolezza dei vincoli normativi che gravano nella Regione per effetto del Piano di rientro e in materia di spending review, le OO.SS. e le amministrazioni hanno sottoscritto un verbale di intenti a firma del Dirigente Generale Vicario, Dott. Bruno Zito con l’obiettivo di trovare uno spiraglio alla vertenza;

nel verbale si assumeva l’impegno a cercare ogni soluzione possibile per salvaguardare i rapporti di lavoro; si prendeva atto della necessità formalizzata (nota n.1862275 dell’11.09.2012) dal Direttore Generale dell’ASP di Cosenza di dover garantire i Livelli Essenziali di Assistenza e, per questo, si chiedeva "l’autorizzazione alla proroga dei contratti sino al 31.12.2012, nelle more della definizione delle procedure di gara per l’esternalizzazione dei servizi, attualmente sospesa per la riorganizzazione aziendale"; si evidenziava che, a breve, ci sarebbero stati incontri della Dirigenza e del Comparto con le OO.SS. per affrontare anche i temi del precariato sanitario da portare all’attenzione del Commissario ad acta e del Subcommissario Gen. Pezzi; si assumeva la richiesta sindacale di valutare la possibilità di una proroga dei contratti sino alla data del 31.12.2012; si constatava la necessità di tener conto delle recenti valutazioni della Corte dei Conti e delle disposizioni del Subcommissario Gen. Pezzi e dell’opportunità che questi nuovi vincoli potessero essere rappresentati e discussi ad un tavolo generale di politiche sanitarie; si invitava il DG dell’ASP di Cosenza, Dott. Gianfranco Scarpelli, a prendere atto del verbale e a valutare l’opportunità di una proroga del contratti per 15 giorni, il tempo necessario per espletare ogni confronto necessario tra la Struttura commissariale e le OO.SS. e, nel contempo, garantire la funzionalità dei servizi e la garanzia dei LEA;

ciononostante, il Direttore Generale dell’ASP di Cosenza, nel mentre il Direttore Generale dell’A.O. dell’Annunziata annunciava a mezzo stampa la sua intenzione di prorogare altri contratti nella consapevolezza di dover dare garanzia al diritto di cura, ha ritenuto di non poter procedere alla proroga del contratto con Obiettivo Lavoro per non incorrere nelle sanzioni di legge;

sono clamorosamente palesi ed evidenti le contraddittorietà che emergono dalla vertenza dei 41 lavoratori precari. Essi, infatti, sembrano essere quelli che, nonostante abbiano prodotto un enorme risparmio in termini di costi e garantito efficienza, oggi si sottrae lo status per essere salvaguardati all’interno dell’intero bacino composto di oltre duemila dipendenti precari de Sistema Sanitario Regionale;

se l’obiettivo del Piano di rientro è il risanamento, la ricerca dell’equilibrio finanziario e l’organizzazione dei servizi finalizzata alla garanzia dei LEA, occorrerà rendere palese se nella scala gerarchica degli obiettivi la garanzia dei LEA è superata dai vincoli sul lavoro, considerato che la spesa del lavoro precario è entrata da tempo nel consolidato dei bilanci aziendali, seppure con diverse forme contrattuali;

Si chiede alla S.V. che

si giunga ad una soluzione della vertenza in funzione della salvaguardia del lavoro e della garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza;

vengano superate le contraddizioni e le dicotomie dentro cui muovono scelte aziendali in cui il lavoro è ostaggio di logiche complesse che vanno ricondotte invece alla valorizzazione del lavoro in ogni sua forma;

venga assicurata l’urgente convocazione di un tavolo regionale con la Struttura Commissariale e la dirigenza dell’ASP per trovare nell’immediato una soluzione ai 41 lavoratori di "Obiettivo Lavoro" e per costruire, di pari passo con il Ministero, un percorso di stabilizzazione certa per le migliaia di lavoratori che da oltre un decennio hanno maturato il sacrosanto diritto ad essere considerati, a tutti gli effetti, alla stessa stregua di tutti gli altri lavoratori”.

Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Do lettura del secondo ordine del giorno:

“Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che

Il Consiglio regionale della Calabria,

da oltre 10 anni 41 lavoratori assunti con contratto di somministrazione a tempo determinato prestano la loro opera in seno all’azienda sanitaria provinciale di Cosenza;

detta opera, nel corso del tempo, è venuta assumendo caratteri di indispensabilità ed essenzialità, occupandosi i 41 lavoratori in questione, alle dipendenze di Obiettivo Lavoro, di attività di assistenza e sostegno, logistica e materiale;

negli ultimi anni sono falliti, per ragioni e responsabilità varie, i tentativi di adottare clausole di salvaguardia dei lavoratori in questione, oltre che di procedere alla loro stabilizzazione ed assunzione, stante il blocco delle assunzioni nel settore sanitario;

nel tempo il contratto di lavoro in oggetto è sempre stato oggetto di continue e ripetute proroghe;

nelle settimane passate l’Asp di Cosenza avrebbe comunicato alle organizzazioni sindacali la presunta impossibilità di procedere ad ulteriori rinnovi contrattuali in proroga, alla luce di una deliberazione della Corte dei Conti, sezione Calabria, che censurerebbe il regime della prorogatio in materia sanitaria, ricollegandolo agli stringenti divieti imposti dal rispetto delle esigenze del piano di rientro sanitario;

una decisione del genere, se confermata, aprirebbe un grave vulnus non solo sotto il profilo della difesa dei diritti dei lavoratori, ma anche sotto quello della garanzia del diritto alla salute dei cittadini residenti nell’ambito del circondario dell’azienda sanitaria provinciale di Cosenza;

in particolare, a pagare in prima persona lo stato di disagio derivante dall’eventuale, mancato rinnovo contrattuale in favore dei lavoratori in questione sarebbero cittadini come il giovane A. L., residente a Lungro, costretto a letto da una rara patologia clinica serenamente e dignitosamente affrontata solo grazie ai servizi assicurati dal personale ausiliario che lo segue quotidianamente, del quale fanno parte proprio alcuni tra i 41 lavoratori a rischio, che attorno a lui hanno stretto, nei fatti, un cordone salvavita che lo ha spinto ad affrontare con determinazione e fiducia la malattia, proponendolo come modello da seguire per quanti, pure nelle difficoltà, non cessano di amare la vita e di combattere per essa;

Impegna

la Giunta regionale ad intraprendere ogni opportuna e necessaria iniziativa, anche attraverso il confronto con l’Ufficio del Commissario del piano per il rientro sanitario, per conseguire senza ritardo il rinnovo del rapporto contrattuale dei 41 lavoratori interinali attualmente in servizio presso l’Asp di Cosenza”.

Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Sono approvati con coordinamento formale.

Ordine del giorno di iniziativa del consigliere Gallo “Sulle indennità dovute ai malati da sangue infetto”

PRESIDENTE

C’è, poi, l’ordine del giorno che riguarda il congelamento dei fondi statali per le indennità dovute ai malati da sangue infetto e sulla mancata rivalutazione delle stesse, a firma dell’onorevole Gallo, di cui do lettura:

“Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che

in Calabria sono più di mille i cittadini infettati dal virus dell’epatite, o dell’Hiv, per trasfusioni errate, interventi chirurgici sbagliati o per infortuni sul luogo di lavoro, per lo più in cliniche ed ospedali;

lo Stato, attraverso la legge n. 210 del 1992, riconosce loro un’indennità;

detta indennità è stata periodicamente rivalutata, fino al 2010, quando il Governo nazionale, con la Legge Finanziaria, ha cancellato la previsione della rivalutazione periodica;

con sentenza del novembre 2011, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la Legge Finanziaria nella parte in cui prevedeva il blocco della rivalutazione delle indennità di cui alla legge 210/1992, stabilendo che il relativo importo vada invece rivalutato nella sua interezza, secondo il tasso di inflazione programmato, e quindi anche nella componente più cospicua rappresentata dalla somma corrispondente all’indennità integrativa speciale;

con le misure adottate in tema di spending review a partire dal dicembre 2011, il Governo nazionale avrebbe tagliato i fondi destinati alle Regioni, per il biennio 2012-2013, destinati al pagamento delle indennità di cui alla legge numero 210 del 1992;

la Regione Calabria s’è sostituita al Governo con fondi propri di bilancio, anticipando 6 milioni e mezzo di euro ai quali si è aggiunto, nei giorni scorsi, un ulteriore stanziamento da un milione di euro;

la somma comunque messa a disposizione non sarà sufficiente a coprire il fabbisogno annuo, pari a circa 9 milioni euro;

i fondi disponibili non garantiranno comunque la rivalutazione dell’indennizzo e dell’arretrato al riguardo maturato, pari ad 8 milioni di euro;

in assenza di mutamenti di orientamento da parte del Governo nazionale, problemi ancor più seri e gravi, per assicurare i diritti dei malati da sangue infetto, potrebbero aversi nel 2013;

Impegna

la Giunta regionale a voler adottare ogni iniziativa idonea ed opportuna a conseguire l’effettiva tutela dei diritti dei cittadini calabresi infettati dal virus dell’epatite, o dell’Hiv, per trasfusioni errate, interventi chirurgici sbagliati o per infortuni sul luogo di lavoro, per lo più in cliniche ed ospedali, ed a voler richiedere e sollecitare la trattazione senza indugio dell’argomento anche in sede di Conferenza Stato-Regioni”.

Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Mozione numero 72/9^ di iniziativa del consigliere Imbalzano in ordine alla richiesta di proroga dei contratti del personale medico e paramedico precario in Calabria

PRESIDENTE

C’è, poi, un ordine del giorno del consigliere Imbalzano che riguarda la richiesta di proroga dei contratti del personale medico e paramedico precario in Calabria.

Candeloro IMBALZANO

Presidente, è una mozione.

PRESIDENTE

E’ una mozione che riguarda il personale medico e paramedico assunto negli anni scorsi a tempo determinato in Calabria, di cui do lettura:

“Il Consiglio Regionale,

premesso che

entro il prossimo mese di dicembre, andranno a scadere in tutta la Regione circa 2000 contratti stipulati negli ultimi anni con personale sanitario, parasanitario - infermieristico e farmaceutico, che fin qui hanno assicurato, sia nelle Aziende sanitarie ospedaliere che in quelle Provinciali, il mantenimento di livelli dignitosi di assistenza in tutte le strutture

a seguito di una recente pronuncia della Sezione regionale della Corte dei Conti su richiesta di chiarimenti del Commissario alla Sanità per il Piano di Rientro, i Direttori generali delle diverse Aziende hanno assunto nei giorni scorsi le prime iniziative nei confronti del personale con contratto a tempo determinato in scadenza, notificando formalmente la fine del rapporto;

a seguito delle conseguenti decisioni necessariamente adottate, all’interno dei reparti di alcune Aziende Ospedaliere, si sono venute a creare da subito situazioni di estremo disagio sia per i malati, costretti ad ulteriori gravi difficoltà per poter fruire della necessaria, tempestiva assistenza e per patologie spesso assai gravi, sia per il personale medico, costretto a turni asfissianti, in condizione di scarsa serenità e con rischi per la salute del malato a loro non imputabili;

in Calabria, Regione pur sottoposta ai vincoli del Piano di Rientro fin qui positivamente portato avanti, non è immaginabile un blocco automatico e meccanico del turn over del personale sanitario, parasanitario - infermieristico e farmaceutico, che, pur assunto a termine, ha fin qui assicurato un livello di assistenza dignitosa;

vanno assunte tempestivamente, per evitare un calo drammatico del livello di assistenza fin qui prestato in tutte le strutture della Regione, le opportune iniziative per richiedere al Governo, tramite gli Organi ministeriali competenti, una deroga ad un blocco che rischia di produrre effetti devastanti per i malati calabresi e l’inevitabile aumento dell’emigrazione sanitaria con costi sociali e non, assai alti, visti i pressanti appelli lanciati dai Consigli degli Ordini dei Medici calabresi;

pienamente consapevole di queste esigenze e dei rischi connessi, ove malauguratamente non venisse positivamente accolta la presente richiesta;

Impegna la Giunta regionale:

ed il Presidente della Regione, nella sua veste di Commissario alla sanità calabrese, nonché i Sub Commissari, ad assumere le conseguenti e tempestive iniziative, mirate a dare continuità ai livelli di assistenza fin qui assicurati ai malati della nostra Regione, con l’unanime sostegno della massima Assemblea elettiva calabrese.”

La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Mozione numero 73/9^ di iniziativa del consigliere Nucera “in ordine alla chiusura del carcere <<Luigi Daga>> di Laureana di Borrello”

Mozione numero 75/9^ di iniziativa del consigliere Imbalzano “in ordine alla chiusura del carcere <<Luigi Daga>> di Laureana di Borrello”

Mozione numero 77/9^ di iniziativa del consigliere Giordano “in ordine alla chiusura del carcere <<Luigi Daga>> di Laureana di Borrello

PRESIDENTE

C’è, poi, una mozione firmata dal consigliere Nucera, però anche un’altra firmata dal consigliere Giordano, tutte con lo stesso oggetto.

Candeloro IMBALZANO

C’è una mozione, a firma Imbalzano, sullo stesso argomento.

PRESIDENTE

Nucera, Imbalzano, Giordano. Tutte e tre sono molto simili, sarà cura degli uffici procedere in coordinamento formale per redigere una mozione unica: “Interventi presso il Governo per la riapertura dell’istituto penitenziario sperimentale Luigi Daga di Laureana di Borrello”.

Gianluca GALLO

Presidente, quello sul sangue infetto è passato? Sì, perfetto.

PRESIDENTE

Pongo in votazione le mozioni sul carcere di Laureana di Borrello, di cui do lettura:

“Il Consiglio Regionale,

premesso che

l’Istituto penitenziario sperimentale "Luigi Daga" di Laureana di Borrello è una struttura detentiva a trattamento avanzato ed è stato il primo istituto in Italia a sperimentare per i giovani la custodia attenuata;

a decorrere dall’ 1 ottobre 2012, senza alcun preavviso e con atto di imperio giustificato debolmente dalla necessità di recuperare i quindici operatori di polizia penitenziaria in servizio nello stabilimento, per essere destinati altrove, il detto Istituto è stato chiuso dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, al fine di destinare il personale di Polizia Penitenziaria che ivi prestava il proprio servizio ad altre carceri della Provincia di Reggio Calabria, stante la forte carenza di organico dell’amministrazione penitenziaria;

l’Istituto "Luigi Daga" è uno degli istituti definiti all’avanguardia a livello europeo, in quanto ivi si sperimenta il "Progetto Giovani", che offre ai giovani detenuti, che concludono il patto trattamentale, un percorso penitenziario alternativo al circuito ordinario per intraprendere un cammino di recupero e di reinserimento nella società;

il Progetto Giovani perdette di sottrarre i giovani detenuti alla sub - cultura tipica del carcere e della criminalità organizzata incidendo sul fenomeno della recidiva attraverso la prevenzione e l’inclusione sociale;

nell’Istituto "Luigi Daga", attraverso la visione del tempo della detenzione quale tempo di recupero e di costruzione di un futuro positivo, si sperimentano e intraprendono nuove strade per il raggiungimento della legalità e della sicurezza sociale;

la chiusura dell’Istituto penitenziario sperimentale "Luigi Daga" di Laureana di Borrello rappresenta la perdita di un’opportunità per il nostro territorio, ma soprattutto per quei giovani che, attraverso il trattamento ivi offerto, erano salvati dalle mani della malavita e re-superati alla società;

Impegna la Giunta regionale:

ad intervenire sul Presidente del Consiglio dei ministri, sul ministro della giustizia e sul Dipartimento Amministrazione Penitenziaria affinché si giunga celermente alla riapertura dell’Istituto penitenziario sperimentale "Luigi Daga" di Laureana di Borrello.”;

“Il Consiglio Regionale,

Premesso che:

il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, inopinatamente, ha decretato nei giorni scorsi la chiusura dell’unica struttura carceraria italiana a custodia attenuata di Laureana di Borrello;

questa casa di reclusione è stata considerata sia dai ministri della giustizia Castelli ed Alfano che dalle delegazioni nazionali ed internazionali che l’hanno visitata, un modello assai apprezzato, capace di dare dignità ai detenuti, soprattutto giovani, che hanno espressamente manifestato la scelta di un reale reinserimento, a pena scontata, nella società civile, apprendendo un mestiere propedeutico a questo processo;

questa decisione cozza contro qualsiasi logica di politica settoriale e rischia seriamente di vanificare quanto di straordinario è stato messo in campo dal 2004, data di inaugurazione, ad oggi, in un contesto penitenziario nazionale assai allarmante ed in palese contrasto con il dettato della nostra Costituzione, che prevede esplicitamente la possibilità per chi ha sbagliato di potere intraprendere un percorso di riabilitazione e di reintegrazione sociale;

delle generalizzate iniziative assunte da subito dalle Istituzioni a tutti i livelli nonché dal Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, per scongiurare una simile evenienza, che vanificherebbe gli sforzi di tutto il personale, a partire dalla Direttrice della struttura, che ha tenacemente creduto nel modello costruito ed ampiamente condiviso dai detenuti, dalle loro famiglie, dal Dipartimento stesso e dall’intera società civile;

Impegna la Giunta regionale:

stante la delicatezza e l’importanza della problematica in questione al fine di sottoporre alla S.V. la presente mozione all’attenzione ed alla discussione del prossimo Consiglio regionale, per contribuire a scongiurare una chiusura dolorosa, nella consapevolezza che qualsiasi esigenza organizzativa che l’ha originata non può comunque annullare questa eccellenza portata avanti in questi anni nonché quella speranza di cambiamento che nel carcere modello di Laureana di Borrello si è parallelamente e faticosamente costruita.”;

“Il Consiglio Regionale,

premesso che

il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), con un provvedimento a dir poco sconcertante, ha deciso di chiudere a Casa di reclusione "Luigi Daga" di Laureana di Borrello (RC), una struttura sperimentale di eccellenza in tema di rieducazione e reinserimento dei detenuti , tanto da essere assunta a come modello di riferimento al quale tendere nella riorganizzazione delle strutture penitenziarie operanti in Italia, ormai obsolete e, per le loro condizioni, offensive dei diritti dei detenuti, quest’ultimi costituzionalmente garantiti;

l’Istituto "Luigi Daga" rappresenta l’effettiva concretizzazione dei principi cardine del nostro ordinamento penitenziario che pone al centro dei propri interventi trattamenti tesi a favorire, da parte del detenuto, l’abbandono delle logiche criminali e l’inizio di un percorso alternativo alla devianza e finalizzato ai reinserimento sociale;

la casa di reclusione Luigi Daga, che oggi di fatto è stata smobilitata, produce conseguenze gravissime sotto un duplice profilo, uno di ordine generale come segnale negativo nei confronti del pianeta "carceri" significando una indifferenza da parte del governo verso le problematiche dei detenuti, benché lo stesso Presidente della Repubblica quasi quotidianamente stimoli un adeguato dibattito parlamentare per la ricerca di soluzioni ad un problema che rischia di esplodere, l’altro più prettamente legato alla realtà socio economica calabrese che, dilaniata ed infestata dalla criminalità mafiosa, subisce anche il fallimento, reale e simbolico, di esperienze che offrono una speranza di riscatto per molti detenuti;

la giustificazione addotta per giustificare la chiusura dell’Istituto "Luigi Daga" sarebbero riconducibili a carenze di personale penitenziario nelle altre strutture detentive della Calabria, e in particolare ad esigenze di natura giudiziaria per il rischio di non poter celebrare numerosi processi, laddove, dai dati raccolti, sembrerebbe che il personale trasferito per buona parte non sarebbe stato utilizzato nelle traduzioni di detenuti;

la compatta reazione istituzionale e politica di questi giorni, a fronte di un provvedimento illogico e abnorme ,ha costretto il DAP, attraverso una sua nota ufficiale del 3 ottobre 2012, a motivare il provvedimento di chiusura in termini di provvisorietà, ma circostanze emerse negli ultimi giorni farebbero pensare ad una chiusura definitiva dell’esperienza, atteso che il personale di polizia penitenziaria è stato assegnato ad altri istituti di pena della regione;

Impegna la Giunta regionale:

e il Presidente ad assumere, per quanto di loro rispettiva competenza, iniziative atte a scongiurare la chiusura definitiva dell’istituto penitenziario Luigi Daga di Laureana di Borrello, a richiedere un incontro urgente con i Ministri dell’Interno e della Giustizia per porre alla loro attenzione l’importanza di mantenere in attività il suddetto centro per l’alto valore di riscatto che rappresenta per il territorio calabrese, a valutare la possibilità, ove sussistano problematiche di natura economica, di individuare risorse finanziarie regionali aggiuntive che contribuiscano a sostenere le attività di reinserimento sociale e lavorativo portate avanti dalla struttura penitenziaria.”;

(Il Consiglio approva)

(Sono riportate in allegato)

Sono approvate col coordinamento formale per la predisposizione di un unico testo.

Mozione numero 76/9^ di iniziativa del consigliere Nucera in ordine alla chiusura dello sportello Monte dei Paschi di Siena di Marina di Gioiosa Jonica

PRESIDENTE

Mozione numero 76/9^ di iniziativa del consigliere Nucera: “In ordine alla chiusura dello sportello Monte dei Paschi di Siena di Marina di Gioiosa Jonica”, di cui do lettura:

“Il Consiglio Regionale,

premesso che

è stata paventata la chiusura della filiale del Monte dei Paschi di Siena del comune di Marina di Gioiosa Jonica;

il Monte dei Paschi di Siena è l’unica banca di livello internazionale presente nel territorio di Gioiosa;

nella zona ionica vi sono quattro filiali del Monte dei Paschi di Siena , delle quali quella di Marina di Gioiosa è la seconda in ordine di apertura e tra le più redditizie dal punto di vista dei risultati gestionali, del numero di conti correnti accesi, della quantità di depositi, investimenti finanziari e prelievi bancomat;

i cittadini dell’entroterra, costituito da altri cinque comuni, convergono per le operazioni bancarie nella filiale di Marina di Gioiosa;

diverse amministrazioni comunali intrattengono rapporti di tesoreria con la filiale del Monte dei Paschi di Siena;

Impegna la Giunta regionale:

ad intervenire affinché si giunga celermente alla riapertura della filiale del Monte dei Paschi di Siena di Marina di Gioiosa Ionica.”

La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Mozione numero 74/9^ a firma del consigliere Nucera in ordine alla patologia <<endometriosi>>, diagnosi e terapie

PRESIDENTE

Mozione numero 74/9^ a firma del consigliere Nucera: “In ordine alla patologia <<endometriosi>>, diagnosi e terapie”, di cui do lettura:

“Il Consiglio Regionale,

premesso che

l’endometriosi è una patologia cronica importante, complessa e dolorosa che colpisce le donne, spesso in giovane età, alterandone non solo la salute, ma anche la fertilità. E sicuramente una patologia invalidante, ma non riconosciuta come tale e purtroppo ancora sottostimata sia dal punto di vista clinico, sia degli effetti sulla qualità della vita delle donne che ne sono affette;

in Parlamento sono state presentate varie proposte di legge, tra cui la n. 3427/XVI, recante "Disposizione per il riconoscimento dell’endometriosi come malattia che da diritto all’esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria, nonché istituzione del Registro nazionale dell’endometriosi" che prevede il riconoscimento dell’endometriosi come malattia cronica e invalidante e l’istituzione del Registro nazionale dell’endometriosi;

Impegna la Giunta regionale:

ad effettuare un confronto tra le strutture che hanno maggiore esperienza nella diagnosi e trattamento dell’endometriosi per concordare percorsi diagnostico-terapeutici (PDT) atti ad una diagnosi più tempestiva e per mettere a punto le informazioni da diffondere a consultori, ginecologi e medici di medicina generale;

ad individuare i centri di riferimento regionali per il trattamento dell’endometriosi costruendo una rete secondo il modello hub&spoke, e valutare gli indicatori di qualità dell’assistenza;

a promuovere linee guida appropriate sulla diagnosi e terapia dell’endometriosi;

a verificare, inoltre, in attesa di un provvedimento nazionale per l’esenzione della patologia, l’ipotesi di uno o più pacchetti di prestazioni da inserire nel nomenclatore tariffario della specialistica ambulatoriale per rendere più omogenei gli interventi a livello regionale e favorire l’accesso, rendendo più contenuta la partecipazione alla spesa da parte delle donne affette da endometriosi.”

La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Sulla convocazione della prossima seduta

PRESIDENTE

Non ci sono altri punti all’ordine del giorno, quindi, il Consiglio regionale sarà convocato per il 18 prossimo venturo con all’ordine del giorno il parere da dare da parte del Consiglio sulla soppressione delle Province e sulla riorganizzazione delle stesse. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

La seduta termina alle 19,00

 

Allegati

Congedi

Hanno chiesto congedo i consiglieri Aiello Ferdinando, Fedele, Caligiuri e la Vicepresidente Stasi.

(Sono concessi)

Annunzio di proposte di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:

Nucera – “Istituzione dell'Albo professionale degli Ottici Optometristi della Regione Calabria” (P.L. n. 374/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Aiello F. – “Norme sulle pari opportunità di accesso al diritto allo studio e alla conoscenza” (P.L. n. 375/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda – Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Magno – “Modifiche ed integrazione alla legge regionale 13 maggio 1996, n. 7 (Norme sull'ordinamento della struttura organizzativa della Giunta regionale e sulla dirigenza regionale)” (P.L. n. 376/9^)

E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari, istituzionali e affari generali.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:

“Presa d’atto del nuovo testo del POR Calabria FESR 2007/2013 (delibera G.R. n. 415 del 28.9.2012)” (P.P.A. n. 195/9^)

E’ stata assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

“POR Calabria FSE 2007-2013. Presa d'atto del Programma Operativo Regionale Calabria FSE 2007-2013 così come modificato dalla Decisione C(2012) 6337 del 10 settembre 2012 della Commissione Europea ed approvazione del nuovo Piano Finanziario per Assi Prioritari e Obiettivi Specifici Comuni - (delibera G.R. n. 433 dei 5.10.2012)” (P.P.A. n. 196/9^)

E’ stata assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposta di legge statutaria

E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge statutaria di iniziativa dei consiglieri:

Dattolo, Serra, Principe, Ciconte, De Masi, Bova, Chiappetta. Bilardi, Loiero –“Riduzione del numero dei componenti del Consiglio regionale e dei componenti della Giunta regionale. Modifiche alla legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25 <Statuto della Regione Calabria>” (P.L.S. n. 10/9^)

E’ stata assegnata alla quinta Commissione consiliare - Riforme e decentramento.

(Così resta stabilito)

Adesione di consigliere regionale a gruppo consiliare

L’onorevole Aurelio Chizzoniti ha aderito al Gruppo consiliare "Insieme per la Calabria - Scopelliti Presidente".

Assegnazione di consigliere regionale a componente di Commissioni consiliari

L’onorevole Aurelio Chizzoniti è stato assegnato quale componente della 1^, 4^ e 5^ Commissione consiliare, giusta comunicazione acquisita agli atti in data 3 ottobre 2012 al protocollo generale n. 42922, in rappresentanza del Gruppo consiliare "Insieme per la Calabria - Scopelliti Presidente".

Interrogazioni a risposta immediata

Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore all’ambiente. Per sapere – premesso che:

a seguito di apposito accordo di programma tra il Ministero dell'Ambiente e la Regione Calabria veniva istituito nel 2010, anche nella nostra regione, l'Ufficio del Commissario straordinario delegato per la mitigazione del rischio idrogeologico;

per quanto riguarda la Calabria, l'accordo prevedeva la realizzazione di 185 interventi a fronte di un importo complessivo di 220 milioni di euro;

a coordinare tale lavoro veniva chiamato il dottor Domenico Percolla, nominato, con decreto dell'allora Presidente Berlusconi del 21 gennaio 2011, Commissario Straordinario Delegato per la Calabria;

il relativo Ufficio - così come tuttora leggiamo sul sito internet della Regione Calabria - risulta essere allocato a Catanzaro in Via Crispi, n. 33, ancorché risulti che in data 31 ottobre 2010 la Regione Calabria, e precisamente l'Ufficio del Dissesto Idrogeologico nella persona del dottor Percolla, abbia stipulato presso l'Agenzia delle Entrate di Reggio Calabria un accordo di locazione per sei anni, al costo di 54.000 euro all'anno;

per come si è letto su alcuni media, fra i proprietari dell'immobile in questione vi sarebbe la dottoressa Alessandra Sarlo, moglie del giudice Vincenzo Giglio, coinvolto recentemente nella nota inchiesta condotta dal Procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini a proposito di rapporti tra politica, istituzioni e criminalità organizzata nella nostra regione -:

se corrisponde al vero l'intenzione, qualora l'iniziativa non fosse già in atto, di trasferire l'Ufficio sopra richiamato a Reggio Calabria, stante il contratto di locazione che lo stesso ha stipulato in data 31.10.2010 per tale finalità;

se corrisponde al vero il coinvolgimento nella proprietà dell'immobile della Dott.ssa Sarlo, per come hanno riferito alcuni media che si sono occupati della questione;

qual è lo stato d'attuazione dei programmi per la mitigazione del rischi idrogeologici previsti nell'accordo stipulato con il Ministero dell'Ambiente.

(287; 27.09.2012)

Censore. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

in data 20 gennaio 2012, la Commissione Europea aveva deciso la sospensione dei pagamenti intermedi relativi al POR-FESR 2007-2013 rivelando una serie di criticità per le quali veniva richiesto un tempestivo intervento;

in data 16 giugno, l'Autorità di Audit della Regione Calabria aveva inviato alla Commissione Europea una lettera ed una relazione relative allo stato di attuazione dell'attività di Audit al 30 giugno 2012;

a fronte del contenuto di quest'ultimo documento, la Commissione aveva ritenuto non ancora superate le criticità che si sovrapponevano alla sospensione dei pagamenti relativi al POR-FESR 2007-2013;

ritenendo la questione estremamente delicata, la Commissione ha responsabilmente concesso alla Regione Calabria una proroga di due mesi utili all'adozione delle misure correttive di controllo e certificazione della spesa nonché di funzionamento dello stesso Audit;

questo stato di fatto rischia di compromettere irrimediabilmente la continuazione del Programma e bloccare l'erogazione dei Fondi di cui la Calabria ha estremamente bisogno -:

quali iniziative intenda porre in essere per accelerare le attività dell'Audit e superare le criticità che sono state riscontrate in ordine agli errori, ai ritardi ed alle carenze di controllo e di certificazione della spesa dei Fondi afferenti al POR-FESR 2007-2013.

(288; 1.10.2012)

Nucera. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con DDG n. 11422 del 9.08.2012 del Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie della Regione Calabria è stata istituita una tecnostruttura presso lo stesso Dipartimento per far confluire tutti coloro che, alle dipendenze del citato Dipartimento, si occupano di flussi informativi, con particolare riferimento a quelli previsti dal NSIS (Nuovo Sistema Informativo Sanitario);

a seguito di tale delibera, l'U.O. Centro Elaborazione Dati di Reggio Calabria e stato chiuso ed è stato disposto il trasferimento a Catanzaro delle attrezzature hardware e software e del personale;

l'U.O. Centro Elaborazione Dati di Reggio Calabria, struttura di smistamento, archiviazione ed elaborazione dati, ha operato in modo efficiente ed efficace a beneficio dell'intera regione, rendendo possibile il recupero di una media di sei milioni di euro l'anno, con il trattamento dei soli dati afferenti alla mobilità sanitaria interregionale;

l'attività di trattamento ed elaborazione dati sanitari svolta dal CED non necessita di una concentrazione territoriale dell'ufficio, cui compete solo il compito di rendere intelligibili i dati afferenti;

il trasferimento del CED da Reggio Calabria a Catanzaro comporta un grave disagio economico e sociale per i dipendenti e le loro famiglie, oltre che un ulteriore depaupero per la città di Reggio -:

se, e quali provvedimenti intende adottare per ripristinare l'U.O. Centro Elaborazione Dati a Reggio Calabria, con il conseguente ritrasferimento nella detta città delle attrezzature hardware e software e del personale.

(289; 2.10.2012)

Nucera. Al Presidente della Giunta regionale (nella qualità di commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario). Per sapere – premesso che:

con Decreto del Presidente della Giunta regionale (nella qualità di Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario della Regione Calabria, nominato con delibera del Consiglio dei Ministri del 30 luglio 2010) n. 155 del 7 agosto 2012 sono stati determinati i tetti di spesa per le prestazioni di assistenza termale per l'anno 2012;

in detto Decreto il tetto di spesa per l'anno 2012 per lo Stabilimento Termale "Fonti Sant'Elia" di Galatro è stato determinato in € 621.875,00 accorpando, tra l'altro, il ticket al budget;

successivamente, con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 166 del 20 settembre 2012 è stato modificato il Decreto n. 155 e rideterminati i tetti di spesa, abbassando il budget per lo Stabilimento Termale "Fonti Sant'Elia" di Galatro ad € 520.990,00;

la determinazione dei tetti di spesa per le prestazioni di assistenza termale per l'anno 2012 per come prevista dai succitati Decreti del Presidente della Giunta regionale avvantaggia alcuni stabilimenti a sfavore di altri;

la presenza degli utenti alle terme "Sant'Elia" di Galatro è programmata per tutta la stagione termale (marzo - dicembre) e non concentrata, esclusivamente, nel periodo estivo, per cui l'andamento della produzione, pur registrando un incremento de 30% nel mese di agosto, risulta costante nei restanti periodi;

a seguito della riduzione di budget prevista dal Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 166 del 20 settembre 2012 la società Terme Service srl non potrà garantire dal prossimo 10 ottobre la continuità assistenziale e di prestazioni specialistiche agli utenti già prenotati per quel periodo, poiché tale provvedimento inciderà profondamente sulla possibilità di continuare a versare la mensilità ai propri dipendenti;

la situazione sopra descritta comporta il licenziamento di 41 lavoratori, i quali sono pronti a mettere in atto tutte le forme di protesta necessarie a porre fine alla disuguaglianza di stanziamenti determinata dal citato Decreto -:

se e quali provvedimenti intende adottare per sopperire alla disuguaglianza di stanziamenti determinata dal Decreto del Presidente della Giunta regionale n. 166 del 20 settembre 2012 e di conseguenza garantire, oltre che la possibilità di prosecuzione delle cure agli utenti dello Stabilimento Termale "Fonti Sant'Elia" di Galatro, soprattutto il posto di lavoro ai dipendenti di dello stesso.

(290; 2.10.2012)

Censore, Guccione. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

fra non molto andranno a scadere i contratti di quasi 2000 operatori sanitari, con ripercussioni pesantissime per i livelli essenziali di assistenza, tanti di questi stabilizzati nel 2008/09 rischino il posto di lavoro per un parere della avvocatura regionale, sono vincitori di concorso ed operano nella sanità calabrese da 10/15 anni -:

quali provvedimenti intende adottare rapidamente per risolvere il problema al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza.

(291; 03.10.2012)

Magno. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore all’ambiente. Per sapere – premesso che:

risulta che il conferimento dei rifiuti nelle discariche di Lamezia e Pianopoli, entrambe gestite dalla Daneco Spa, sia attualmente sospeso;

in particolare, si ha notizia dell'esistenza, all'esterno dei suddetti impianti, di diversi camion provenienti dai Comuni del lametino e dalla città di Lamezia Terme, contenenti materiali da sottoporre a smaltimento ed ai quali non viene autorizzato il conferimento. Si è appreso altresì, che dalla giornata odierna i rifiuti di alcuni Comuni della provincia di Cosenza, che prima conferivano alla discarica di Alli, saranno trasferiti a quella di Pianopoli;

tale situazione determina una evidente condizione di disagio per le popolazioni interessate e per le condizioni igienico-sanitarie del territorio -:

quali sono le motivazioni del rallentamento nelle operazioni di conferimento e smaltimento;

se ci sono ritardi, imputabili all'Ente Regionale o all'Ufficio del Commissario, relativi ai pagamenti a favore della società Daneco, o se tali ritardi sono da computare alla Società che gestisce l'impianto;

quali sono le iniziative che s'intendono intraprendere per rimuovere tutti gli ostacoli al fine dell'immediata ripresa del servizio presso gli impianti;

inoltre, qual è lo stato dell'arte e quali sono i tempi che si prevedono per la presentazione del Piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti a cura del Commissario per l'emergenza.

(292; 03.10.2012)

Giordano, De Gaetano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

a seguito del piano di dimensionamento scolastico e dei forti tagli operati dal Governo nazionale, in Calabria il sistema scolastico ha subito una grave battuta d'arresto con perdite di migliaia di posti di lavoro fra il personale precario;

la Regione Calabria, attraverso l'attivazione di una serie di progetti regionali, ha cercato di alleviare il disagio economico del personale precario appartenente alle categorie dei docenti e degli ATA, anche se una valutazione ex post degli interventi progettuali ha evidenziato un utilizzo parziale del personale e un monte orario inidoneo a garantire una sufficiente retribuzione -:

se anche per l'annualità in corso sono previsti da parte della Regione l'attivazione di progetti finalizzati all'utilizzo di personale precario e, in caso affermativo, se non sia il caso di aumentare le risorse finanziarie da destinare ai progetti e di prevedere, contestualmente, modalità operative che prevedano l'utilizzazione integrale dei precari; ciò al fine di rispondere in maniera adeguata ai bisogni dei soggetti coinvolti;

ove, al contrario, non siano stati previsti e definiti progetti regionali, se e quali interventi, sulla falsariga di altre regioni, abbia programmato il governo regionale per l'anno in corso a sostegno del personale precario della scuola.

(293; 03.10.2012)

Amato. Al Presidente della Giunta regionale e all'assessore ai lavori pubblici. Per sapere - premesso che:

le competenze istituzionali della Regione sulle ATERP sono attribuite al Consiglio regionale e alla Giunta regionale, secondo quanto previsto dall'art. 2 della L.R. n. 27/1996 e successive modificazioni e integrazioni;

la vigilanza e il controllo sull'ATERP sono regolati dall'art. 20 della medesima della L.R. n. 27/1996 e successive modificazioni e integrazioni;

la Regione esercita tali funzioni attraverso provvedimenti del Consiglio regionale, della Giunta regionale, dei Presidente della Giunta regionale e/o dell'assessore al ramo (delibere, circolari, regolamenti, ecc.);

il Commissario dell'ATERP di Vibo Valentia ha adottato la Delibera n. 137 del 06/09/2012 dell'ATERP di Vibo Valentia, avente ad oggetto: "Nomina del Direttore Amministrativo - Avv. Giovanni Macrì (22.10.1970). Revoca, in autotutela della deliberazione n. 65 del 08.05.2012 - revoca in autotutela, della deliberazione n. 81 del 01.06.2012";

pare che il potere discrezionale di procedere alla nomina del direttore amministrativo sia estraneo alle competenze del commissario straordinario, sulla base dello Statuto dell'ATERP, nonché in ragione della ratio ispiratrice della normativa che prevede la nomina del commissario straordinario in un momento contingente e per l'impossibilità di funzionamento dell'ente. Solo il direttore generale, dunque, ha il potere di nomina del direttore amministrativo, con il quale si instaura un vero e proprio rapporto di lavoro, tutelato innanzi al Tribunale Ordinario;

fermo restando quanto sopra, appare di per se particolare che il predetto Direttore Amministrativo nella persona dell'avv. Giovanni Marcì fosse già stato nominato con deliberazione n. 65 del dì 8.5.2012, successivamente revocata o comunque sospesa; è doveroso conoscere le ragioni di un iter così tormentato della procedura di nomina, onde fugare il dubbio che la predetta scelta sia rispondente a ragioni meramente politiche che nulla hanno a che vedere con i principi del merito che dovrebbero ispirare la scelta delle nomine a ruoli dirigenziali;

dalle informazioni assunte dal consigliere interrogante risulterebbe che per giungere alla nomina del Direttore Amministrativo sia stato necessario richiedere due pareri, atteso il dubbio che il nominato non avesse i requisiti stabiliti nell'art 10 dello Statuto dell'ATERP di Vibo Valentia:

1. I Direttori Amministrativo e Tecnico sono nominati con provvedimento motivato del Direttore Generale, nel rispetto dei requisiti previsti dall'art. 26 della L.R. n. 7/1996, con contratto di diritto privato ed un trattamento economico pari a quello spettante ai dirigenti di settore della Giunta regionale.

Gli stessi cessano dall'incarico contemporaneamente alla revoca o sostituzione del Direttore Generale. Per gravi motivi possono essere sospesi o dichiarati decaduti con provvedimento motivato del Direttore Generale.

2. I Direttori Amministrativo e Tecnico sono scelti, di norma, tra i dirigenti del comparto Regioni-Autonomie locali, salvi casi in cui i Direttori Generati, ritengano di scegliere tali figure in altri settori della pubblica amministrazione o del settore privato.

3. Il Direttore Amministrativo coadiuva il Direttore Generale nel governo della Azienda, fornendo allo stesso pareri obbligatori sugli atti relativi alle materie di competenza;

svolge attività di indirizzo, coordinamento e supporto nei confronti dei responsabili dei servizi e degli uffici che compongono il Settore amministrativo con riferimento agli aspetti contabili, gestionali, amministrativi, legali e organizzativi, e collabora al controllo di gestione dell'Azienda, secondo quanto previsto dal Regolamento dei Servizi.

4. Il Direttore Tecnico coadiuva il Direttore Generale nel governo dell'Azienda, fornendo allo stesso pareri obbligatori sugli atti relativi alle materie dì competenza; svolge attività di indirizzo, coordinamento e supporto nei confronti dei responsabili dei servizi e degli uffici che compongono il Settore tecnico con riferimento agli aspetti tecnici e organizzativi, e collabora al controllo di gestione dell'Azienda, secondo quanto previsto dal Regolamento dei Servizi.

5. Al Direttore Amministrativo e Tecnico si applicano le disposizioni sulle incompatibilità previste per il Direttore Generale;

appare doverosa una puntuale verifica sulle ragioni per cui è stato necessario che venissero adottati dei pareri per giungere alla nomina del Direttore Amministrativo. E' altresì doveroso conoscere il contenuto dei predetti pareri onde escludere che sia stato necessario adottare un secondo parere per superare le perplessità sulla regolarità della nomina del Direttore Amministrativo illustrate nel primo parere richiesto dal Commissario dell'ATERP di Vibo Valentia. In tal senso è opportuno verificare anche il quesito posto ed in base al quale o ai quali sono stati redatti i citati pareri;

appare inoltre necessario verificare con puntualità e rigore se il nominato Direttore amministrativo abbia i requisiti previsti dalla normativa di legge. Come risulta da C. Conti Campania Sez. giurisdiz., 21/12/2010, n. 2886 (pd. B10230) G.C. e altri, in materia di responsabilità amministrativa o contabile "la nomina di soggetti privi dei requisiti soggettivi previsti dalla "legge" (termine da considerarsi in senso lato e, quindi, comprensivo anche delle previsioni statutarie) determina la responsabilità degli organi che hanno nominato, prorogato o omesso di rilevare tali carenze consentendo l'incardinamento e/o la prosecuzione di un illegittimo rapporto organico o funzionale e del conseguente esercizio illegale delle funzioni, dei poteri e dei servizi pubblici" -:

della legittimità della Delibera n. 137 del 06/09/2012 dell'ATERP di Vibo Valentia, avente ad oggetto: " Nomina del Direttore Amministrativo - Avv. Giovanni Macrì (22.10.1970). Revoca, in autotutela della deliberazione n. 65 del 08.05.2012 - revoca in autotutela, della deliberazione n. 81 del 01.06.2012";

delle ragioni che hanno imposto la necessità per l'Aterp di Vibo Valentia di adottare due pareri per giungere alla nomina del Direttore Amministrativo;

della rispondenza ai criteri di legge dei requisiti culturali e professionali dell'Avv. Macrì a ricoprire la carica oggetto della citata delibera

se sia stato indetto un bando per la selezione del direttore amministrativo dell'ATERP di Vibo Valentia.

(294; 09.10.2012)

Mozioni

Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che

l'Istituto penitenziario sperimentale "Luigi Daga" di Laureana di Borrello è una struttura detentiva a trattamento avanzato ed è stato il primo istituto in Italia a sperimentare per i giovani la custodia attenuata;

a decorrere dall'I ottobre 2012, senza alcun preavviso e con atto di imperio giustificato debolmente dalla necessità di recuperare i quindici operatori di polizia penitenziaria in servizio nello stabilimento, per essere destinati altrove, il detto Istituto è stato chiuso dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, al fine di destinare il personale di Polizia Penitenziaria che ivi prestava il proprio servizio ad altre carceri della Provincia di Reggio Calabria, stante la forte carenza di organico dell'amministrazione penitenziaria;

l'Istituto "Luigi Daga" è uno degli istituti definiti all'avanguardia a livello europeo, in quanto ivi si sperimenta il "Progetto Giovani", che offre ai giovani detenuti, che concludono il patto trattamentale, un percorso penitenziario alternativo al circuito ordinario per intraprendere un cammino di recupero e di reinserimento nella società;

il Progetto Giovani perdette di sottrarre i giovani detenuti alla sub - cultura tipica del carcere e della criminalità organizzata incidendo sul fenomeno della recidiva attraverso la prevenzione e l'inclusione sociale;

nell'Istituto "Luigi Daga", attraverso la visione del tempo della detenzione quale tempo di recupero e di costruzione di un futuro positivo, si sperimentano e intraprendono nuove strade per il raggiungimento della legalità e della sicurezza sociale;

la chiusura dell'Istituto penitenziario sperimentale "Luigi Daga" di Laureana di Borrello rappresenta la perdita di un'opportunità per il nostro territorio, ma soprattutto per quei giovani che, attraverso il trattamento ivi offerto, erano salvati dalle mani della malavita e recuperati alla società;

invita il Presidente del Consiglio regionale della Calabria

ad intervenire sul Presidente del Consiglio dei ministri, sul Ministro della giustizia e sul Dipartimento Amministrazione Penitenziaria affinché si giunga celermente alla riapertura dell'Istituto penitenziario sperimentale "Luigi Daga" di Laureana di Borrello.

(73; 2.10.2012) Nucera

Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che

l'endometriosi è una patologia cronica importante, complessa e dolorosa che colpisce le donne, spesso in giovane età, alterandone non solo la salute, ma anche la fertilità. E sicuramente una patologia invalidante, ma non riconosciuta come tale e purtroppo ancora sottostimata sia dal punto di vista clinico, sia degli effetti sulla qualità della vita delle donne che ne sono affette;

in Parlamento sono state presentate varie proposte di legge, tra cui la n. 3427/XVI, recante "Disposizione per il riconoscimento dell'endometriosi come malattia che da diritto all'esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria, nonché istituzione del Registro nazionale dell'endometriosi" che prevede il riconoscimento dell'endometriosi come malattia cronica e invalidante e l'istituzione del Registro nazionale dell'endometriosi;

invita il Presidente del Consiglio regionale della Calabria

ad intervenire sul Presidente del Consiglio dei ministri affinché solleciti la definizione dell'iter legislativo della proposte di legge n. 3427/XVI, recante "Disposizione per il riconoscimento dell'endometriosi come malattia che da diritto all'esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria, nonché istituzione del Registro nazionale dell'endometriosi";

impegna la Giunta regionale

ad effettuare un confronto tra le strutture che hanno maggiore esperienza nella diagnosi e trattamento dell'endometriosi per concordare percorsi diagnostico-terapeutici (PDT) atti ad una diagnosi più tempestiva e per mettere a punto le informazioni da diffondere a consultori, ginecologi e medici di medicina generale;

ad individuare i centri di riferimento regionali per il trattamento dell'endometriosi costruendo una rete secondo il modello hub&spoke, e valutare gli indicatori di qualità dell'assistenza;

a promuovere linee guida appropriate sulla diagnosi e terapia dell'endometriosi;

a verificare, inoltre, in attesa di un provvedimento nazionale per l'esenzione della patologia, l'ipotesi di uno o più pacchetti di prestazioni da inserire nel nomenclatore tariffario della specialistica ambulatoriale per rendere più omogenei gli interventi a livello regionale e favorire l'accesso, rendendo più contenuta la partecipazione alla spesa da parte delle donne affette da endometriosi.

(74; 2.10.2012) Nucera

Premesso che:

il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, inopinatamente, ha decretato nei giorni scorsi la chiusura dell'unica struttura carceraria italiana a custodia attenuata di Laureana di Borrello;

questa casa di reclusione è stata considerata sia dai ministri della giustizia Castelli ed Alfano che dalle delegazioni nazionali ed internazionali che l'hanno visitata, un modello assai apprezzato, capace di dare dignità ai detenuti, soprattutto giovani, che hanno espressamente manifestato la scelta di un reale reinserimento, a pena scontata, nella società civile, apprendendo un mestiere propedeutico a questo processo;

questa decisione cozza contro qualsiasi logica di politica settoriale e rischia seriamente di vanificare quanto di straordinario è stato messo in campo dal 2004, data di inaugurazione, ad oggi, in un contesto penitenziario nazionale assai allarmante ed in palese contrasto con il dettato della nostra Costituzione, che prevede esplicitamente la possibilità per chi ha sbagliato di potere intraprendere un percorso di riabilitazione e di reintegrazione sociale;

delle generalizzate iniziative assunte da subito dalle Istituzioni a tutti i livelli nonché dal Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, per scongiurare una simile evenienza, che vanificherebbe gli sforzi di tutto il personale, a partire dalla Direttrice della struttura, che ha tenacemente creduto nel modello costruito ed ampiamente condiviso dai detenuti, dalle loro famiglie, dal Dipartimento stesso e dall'intera società civile;

tutto quanto premesso stante la delicatezza e l'importanza della problematica in questione chiede alla S.V. di sottoporre la presente mozione all'attenzione ed alla discussione del prossimo Consiglio regionale, per contribuire a scongiurare una chiusura dolorosa, nella consapevolezza che qualsiasi esigenza organizzativa che l'ha originata non può comunque annullare questa eccellenza portata avanti in questi anni nonché quella speranza di cambiamento che nel carcere modello di Laureana di Borrello si è parallelamente e faticosamente costruita.

(75; 08.10.2012) Imbalzano

Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che

è stata paventata la chiusura della filiale del Monte dei Paschi di Siena del comune di Marina di Gioiosa Jonica;

il Monte dei Paschi di Siena è l'unica banca di livello internazionale presente nel territorio di Gioiosa;

nella zona jonica vi sono quattro filiali del Monte dei Paschi di Siena , delle quali quella di Marina di Gioiosa è la seconda in ordine di apertura e tra le più redditizie dal punto di vista dei risultati gestionali, del numero di conti correnti accesi, della quantità di depositi, investimenti finanziari e prelievi bancomat;

i cittadini dell'entroterra, costituito da altri cinque comuni, convergono per le operazioni bancarie nella filiale di Marina di Gioiosa;

diverse amministrazioni comunali intrattengono rapporti di tesoreria con la filiale del Monte dei Paschi di Siena;

invita il Presidente del Consiglio regionale della Calabria

ad intervenire affinché si giunga celermente alla riapertura della filiale del Monte dei Paschi di Siena di Marina di Gioiosa Ionica.

(76; 8.10.2012) Nucera

Il Consiglio regionale

premesso che

il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP), con un provvedimento a dir poco sconcertante, ha deciso di chiudere a Casa di reclusione "Luigi Daga" di Laureana di Borrello (RC), una struttura sperimentale di eccellenza in tema di rieducazione e reinserimento dei detenuti , tanto da essere assunta a come modello di riferimento al quale tendere nella riorganizzazione delle strutture penitenziarie operanti in Italia, ormai obsolete e, per le loro condizioni, offensive dei diritti dei detenuti, quest'ultimi costituzionalmente garantiti;

l'Istituto "Luigi Daga" rappresenta l'effettiva concretizzazione dei principi cardine del nostro ordinamento penitenziario che pone al centro dei propri interventi trattamenti tesi a favorire, da parte del detenuto, l'abbandono delle logiche criminali e l'inizio di un percorso alternativo alla devianza e finalizzato ai reinserimento sociale;

la casa di reclusione Luigi Daga, che oggi di fatto è stata smobilitata, produce conseguenze gravissime sotto un duplice profilo, uno di ordine generale come segnale negativo nei confronti del pianeta "carceri" significando una indifferenza da parte del governo verso le problematiche dei detenuti, benché lo stesso Presidente della Repubblica quasi quotidianamente stimoli un adeguato dibattito parlamentare per la ricerca di soluzioni ad un problema che rischia di esplodere, l'altro più prettamente legato alla realtà socio economica calabrese che, dilaniata ed infestata dalla criminalità mafiosa, subisce anche il fallimento, reale e simbolico, di esperienze che offrono una speranza di riscatto per molti detenuti;

la giustificazione addotta per giustificare la chiusura dell'Istituto "Luigi Daga" sarebbero riconducibili a carenze di personale penitenziario nelle altre strutture detentive della Calabria, e in particolare ad esigenze di natura giudiziaria per il rischio di non poter celebrare numerosi processi, laddove, dai dati raccolti, sembrerebbe che il personale trasferito per buona parte non sarebbe stato utilizzato nelle traduzioni di detenuti;

la compatta reazione istituzionale e politica di questi giorni, a fronte di un provvedimento illogico e abnorme ,ha costretto il DAP, attraverso una sua nota ufficiale del 3 ottobre 2012, a motivare il provvedimento di chiusura in termini di provvisorietà, ma circostanze emerse negli ultimi giorni farebbero pensare ad una chiusura definitiva dell'esperienza, atteso che il personale di polizia penitenziaria è stato assegnato ad altri istituti di pena della regione;

impegna

il Presidente del Consiglio regionale e il Presidente della Giunta regionale ad assumere, per quanto di loro rispettiva competenza, iniziative atte a scongiurare la chiusura definitiva dell'istituto penitenziario Luigi Daga di Laureana di Borrello, a richiedere un incontro urgente con i Ministri dell'Interno e della Giustizia per porre alla loro attenzione l'importanza di mantenere in attività il suddetto centro per l'alto valore di riscatto che rappresenta per il territorio calabrese, a valutare la possibilità, ove sussistano problematiche di natura economica, di individuare risorse finanziarie regionali aggiuntive che contribuiscano a sostenere le attività di reinserimento sociale e lavorativo portate avanti dalla struttura penitenziaria.

(77; 09.10.2012) Giordano

Proposta di legge Statutaria numero 10/9^ del 9 ottobre 2012 recante: “Riduzione del numero dei componenti del Consiglio regionale e dei componenti della Giunta regionale. Modifiche alla legge regionale numero 25 del 19 ottobre 2004 – Statuto della Regione Calabria” (Del. n. 230)

Art. 1

(Modifica all'articolo15)

1. AI comma 1 dell'articolo 15 della legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25 (Statuto della Regione Calabria) il numero "50" è sostituito dal seguente: "40".

Art. 2

(Modifiche all'articolo 35)

1. Il comma 3 dell’articolo 35 della l.r. 25/2004 è sostituito dal seguente:

"3. La Giunta regionale è composta dal Presidente e da un numero di Assessori non superiore a otto, compreso il Vice Presidente".

Art. 3

(Differimento dell’efficacia della legge)

1. La presente legge produce i suoi effetti a decorrere dalla decima legislatura del Consiglio regionale della Calabria.

Esame abbinato: Proposta di legge 9/9^, recante: “Tutela e valorizzazione del patrimonio e dell'economia forestale” e Proposta di legge 353/9^, recante: “Gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio forestale regionale” ( (Del. n. 231)

Capo I

Disposizioni generali

Art. 1

(Oggetto)

1. La Regione Calabria, nel rispetto degli impegni assunti a livello internazionale e comunitario dallo Stato italiano in materia di boschi, territori montani, vincolo idrogeologico, difesa del suolo, tutela delle zone di particolare interesse ambientale, biodiversità e sviluppo sostenibile e del principio di leale collaborazione tra Governo e Regioni, definisce i principi di indirizzo per incentivare la gestione forestale sostenibile al fine di tutelare il territorio e contenere il cambiamento climatico, attivando e rafforzando la filiera forestale dalla sua base produttiva e garantendo, nel lungo temine, la multifunzionalità e la diversità delle risorse forestali.

2. Il riordino e la riforma della normativa vigente in materia forestale sono attuati nel rispetto della legge 15 marzo 1997, n. 59 (Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle Regioni ed Enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa), del decreto legislativo 4 giugno 1997, n. 143 (Conferimento alle Regioni delle funzioni amministrative in materia di agricoltura e pesca e riorganizzazione dell'Amministrazione centrale), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59), della legge costituzionale n. 3 del 2001 (Modifiche al titolo V parte seconda della Costituzione), del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227 (Orientamento e modernizzazione del settore forestale, a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57) come modificato dalla legge 35/2012, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale).

Art. 2

(Principi e finalità)

1. La Regione Calabria, in armonia con i principi della gestione forestale sostenibile, sanciti dal decreto del Ministro dell'ambiente 16 giugno 2005 (Linee guida di programmazione e forestale) e dal Programma Quadro del Settore Forestale in relazione all'interesse fondamentale della collettività, considera il bosco un sistema biologico complesso multifunzionale, in un contesto produttivo sostenibile, e promuove:

a) la difesa idrogeologica;

b) la funzionalità degli ecosistemi forestali;

c) la conservazione e l'appropriato sviluppo della biodiversità;

d) la valorizzazione del paesaggio e il miglioramento dei prodotti del bosco legnosi e non legnosi;

e) il miglioramento delle condizioni socio-economiche delle aree a prevalente interesse silvopastorale;

f) l'attenta formazione delle maestranze forestali, degli operatori ambientali, delle guide e degli addetti alla sorveglianza del territorio dipendenti dalle amministrazioni locali;

g) gli interventi per la tutela e la gestione ordinaria del territorio in grado di stimolare l'occupazione diretta e indotta;

h) iniziative atte a valorizzare la funzione socio-economica del bosco;

i) l'ampliamento e il miglioramento delle aree forestali e del loro contributo al ciclo globale del carbonio;

j) l'esercizio delle funzioni inerenti la pianificazione, la programmazione e l'attuazione per la difesa dei boschi dagli incendi e dalle avversità biotiche ed abiotiche;

k) l'approvazione ed il controllo dell'attuazione dei piani di gestione forestale, la stesura dell'inventario forestale regionale e l'informatizzazione del patrimonio forestale regionale;

l) la gestione, la tutela e la valorizzazione dei beni immobili e delle opere esistenti appartenenti al patrimonio regionale forestale;

m) l'attività di ricerca e sperimentazione tesa a favorire l'interscambio di conoscenze tra la comunità politica, imprenditoriale, professionale e scientifica;

n) la tenuta e l'aggiornamento del libro regionale dei boschi da seme, istituito ai sensi del decreto legislativo 10 novembre 2003, n. 386 (Attuazione della direttiva 1999/105/CE relativa alla commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione) al fine di tutelare e conservare gli ecosistemi forestali e, in tale ambito, controllare la produzione vivaistica pubblica e privata per la produzione di piante e certificarne la provenienza;

o) lo sviluppo di forme di gestione associata delle proprietà forestali pubbliche e private;

p) la gestione forestale sostenibile compresa la certificazione forestale di processo e di prodotto.

2. Al fine di raggiungere gli obiettivi indicati al comma 1, la Regione promuove accordi e intese istituzionali, gemellaggi, scambi formativi e progetti di valenza interregionale e internazionale con le altre regioni italiane e con gli Stati esteri.

Art. 3

(Funzioni della Regione)

1. Le funzioni amministrative relative al settore forestale sono esercitate dalla Regione secondo la normativa vigente.

Art. 4

(Definizioni)

1. Ai fini della presente legge i termini bosco, foresta e selva sono equiparati.

2. Con la definizione di "bosco" si individuano i terreni coperti da vegetazione forestale arborea, associata o meno a quella arbustiva, di origine naturale o artificiale, in qualsiasi stadio di sviluppo, che abbiano estensione superiore a 2.000 metri quadrati, larghezza media superiore a 20 metri, misurata al piede delle piante di confine e copertura arborea superiore al 20 per cento ai sensi del d.lgs. 227/2001. Non costituiscono interruzione della superficie boscata le infrastrutture e i corsi d'acqua presenti all'interno delle formazioni vegetali di larghezza pari o inferiore a 4 metri, le golene e le rive dei corsi di acqua in fase di colonizzazione arbustiva o arborea. Sulla determinazione dell'estensione e della larghezza minima non influiscono i confini delle singole proprietà.

3. Ai soli fini statistici, di inventario e monitoraggio è adottata la definizione di bosco usata dall'ISTAT e dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per l'Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio.

4. Sono assimilati a bosco:

a) i fondi gravati dall'obbligo di rimboschimento, per le finalità di difesa idrogeologica del territorio, qualità dell'aria, salvaguardia del patrimonio idrico, conservazione della biodiversità, protezione del paesaggio e dell'ambiente in generale;

b) le aree forestali temporaneamente prive di copertura arborea e arbustiva a causa di utilizzazioni forestali, avversità biotiche o abiotiche, eventi accidentali e incendi;

c) le radure d'estensione inferiore a 2.000 metri quadrati che interrompono la continuità del bosco;

d) i castagneti da frutto abbandonati in fase di rinaturalizzazione;

e) le sugherete;

f) gli ericeti;

g) la macchia mediterranea.

5, La definizione di bosco di cui ai commi 2 e 4 si applica anche ai fini dell'articolo 142, comma 1, lettera g), del decreto legislativo n. 42 del 2004.

6. Non sono considerate bosco le Short rotation forestry, le coltivazioni di alberi di natale, i ginestreti, i cisteti, i parchi urbani, i filari di piante, i frutteti e i castagneti da frutto.

7. Per arboricoltura da legno si intende la coltivazione, in terreni non boscati, di alberi di interesse forestale, anche attuata nell'ambito delle politiche nazionali di sviluppo forestale ed europee di sviluppo rurale, finalizzata alla produzione di legno di qualità o di quantità e di biomassa per fini energetici. La coltivazione è reversibile al termine del ciclo colturale tecnico economico. L'arboricoltura da legno non comporta di per sé l'assoggettamento al vincolo idrogeologico e forestale dei terreni su cui è esercitata.

8. Con l'espressione "selvicoltura" si intende la coltivazione e l'uso del bosco al fine di conseguire le seguenti finalità:

a) l'ottenimento di produzione legnosa;

b) il mantenimento del sistema bosco in equilibrio con l'ambiente;

c) la conservazione della biodiversità, l'aumento della stessa e, più in generale, della complessità del sistema;

d) la congruenza dell'attività colturale con gli altri sistemi con i quali il bosco interagisce.

9. Con l'espressione taglio colturale, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 149 del d.lgs. 42/2004 e dell'articolo 6, comma 4, del d.lgs. 227/2001, si indicano i tagli condotti nel ciclo di coltivazione del bosco ed eseguiti in conformità agli strumenti di pianificazione forestale -piani di assestamento forestale, piani di coltura, piani di taglio e regolarmente approvati o, in mancanza di questi, alle disposizioni dettate dai relativi regolamenti.

10. È considerata conversione del bosco la variazione della forma di governo da ceduo semplice, o ceduo semplice matricinato, a ceduo composto o a fustaia.

11. Ai fini della presente legge si intende per trasformazione del bosco, ivi inclusi quelli di neoformazione di cui al comma 13, ogni intervento finalizzato ad un uso del suolo diverso da quello forestale mediante eliminazione permanente della vegetazione arborea e arbustiva esistente, per cui sono da ritenere insussistenti i requisiti di cui al comma 2. La trasformazione del bosco riveste carattere di eccezionalità ed è consentita esclusivamente per opere pubbliche e di pubblica utilità.

12. Per sostituzione di specie si intendono gli interventi finalizzati alla introduzione di specie forestali estranee all'area di intervento, ancorché diverse da quelle preesistenti.

13. Si definiscono boschi di neoformazione i soprassuoli originati per disseminazione spontanea di specie forestali in terreni prima utilizzati a pascolo o in quelli destinati a coltivazioni agrarie, che abbiano estensione e larghezza come indicate al comma 2. Sono considerati boschi di neoformazione anche le formazioni costituite da vegetazione forestale arborea o arbustiva esercitanti una copertura del suolo pari ad almeno il 40 per cento.

14. Per sistemazioni idraulico-forestali si intendono gli interventi di carattere intensivo e estensivo che si attuano congiuntamente nel territorio ai fini della conservazione e difesa del suolo dal dissesto idrogeologico.

15. Ai fini della presente legge, sono considerati alberi monumentali, ai sensi della legge regionale 7 dicembre 2009, n. 47 (Tutela e valorizzazione degli alberi monumentali e della flora spontanea autoctona della Calabria) e boschi vetusti, i singoli esemplari e le specifiche aree boscate, di origine naturale o antropica, che per età, forme, dimensioni o ubicazione ovvero per ragioni storiche, letterarie, toponomastiche o paesaggistiche, culturali e spirituali presentino caratteri di preminente interesse tali da richiedere una speciale conservazione.

16. Per viabilità forestale si intende la rete viaria dedicata al servizio dei patrimoni silvo-pastorali, incluse le infrastrutture ad essa funzionali, nonché al collegamento con la rete viaria pubblica.

17. Le norme regolamentari definiscono gli scopi, le tipologie e le caratteristiche tecnico-costruttive della viabilità forestale, in considerazione del tipo di utilizzo e del contesto territoriale.

18. Si considerano terreni abbandonati o incolti i terreni agricoli che non siano stati destinati a uso produttivo da almeno cinque anni e che non abbiano le caratteristiche riportate ai commi 2 e 4.

Art. 5

(Regolamenti forestali)

1. Ai fini della tutela e del corretto uso del bosco, delle aree boscate e pascolive, la Regione adotta regolamenti forestali, di seguito definiti "regolamenti", con riferimento all'intero territorio regionale.

2. I regolamenti dettano le norme di tutela, i vincoli e le prescrizioni previsti dalla presente legge, si conformano alla prescrizioni dei piani di bacino di cui al d.lgs. 15212006, e tengono altresì conto delle esigenze di tutela della fauna selvatica e dei suoi habitat come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357.

3. Attraverso i regolamenti di cui al comma 1, la Regione disciplina:

a) le attività che interessano i terreni non boscati sottoposti a vincolo idrogeologico;

b) la tutela e la valorizzazione dei beni immobili e delle opere esistenti appartenenti al patrimonio regionale forestale.

4. La Regione, nelle more della redazione e dell'attuazione dei regolamenti, applica, con riferimento all'intero territorio regionale, le Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale (P.M. P.F.) approvate con deliberazione della Giunta regionale 20 maggio 2011, n. 218 e la legge regionale 26 agosto 1992, n. 15 (Disciplina dei beni in proprietà della Regione) e successive modifiche ed integrazioni.

5. Le P.M.P.F. di cui al comma 4 regolano le attività di gestione forestale per le seguenti finalità:

a) l'applicazione del vincolo idrogeologico e delle attività silvo-pastorali in attuazione del regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267 e del d.lgs. n. 227/2001;

b) tutela dell'assetto idrogeologico (d.lgs. 152/2006);

c) salvaguardia e la valorizzazione delle zone montane (legge 31 gennaio 1994, n. 97);

d) tutela e valorizzazione dei beni ambientali e paesaggistici (legge 6 dicembre 1991, n. 394, d.lgs. 42/2004, d.lgs. 152/2006);

e) tutela della biodiversità e degli habitat naturali nella rete Natura 2000 (d.p.r. 357/1997, d.p.r. 120/2003, legge 11 febbraio 1992, n. 157).

6. La Giunta regionale approva i Regolamenti Forestali entro dodici mesi dall'entrata in vigore della presente legge.

Capo II

Programmazione e pianificazione forestale

Art. 6

(Ruolo della pianificazione)

1. La Regione, in conformità al Piano Forestale Regionale ed ai documenti di programmazione adottati in relazione al piano stesso, promuove la pianificazione forestale come strumento prioritario per la gestione sostenibile del patrimonio boschivo e pascolivo in armonia con i principi sanciti all'articolo 2.

2. Il Piano Forestale Regionale, di seguito definito anche "PFR", rappresenta il documento fondamentale di programmazione delle attività in campo forestale e si propone di implementare a livello locale la gestione forestale sostenibile in base ai criteri generali di intervento indicati nel decreto del Ministro dell'ambiente del 16 giugno 2005.

3. La Regione provvede alla redazione e revisione del Piano Forestale coerentemente agli indirizzi strategici nazionali definiti nel Programma Quadro per il Settore Forestale di cui alla legge 296/2006. " Piano Forestale Regionale, secondo quanto stabilito nel PQSF 12008, attraverso lo studio e la conoscenza delle caratteristiche principali del patrimonio forestale e delle situazioni ecologiche in cui si sviluppa, individua gli interventi e i tempi utili per realizzare una corretta gestione dei boschi, correlandola con l'erogazione dei servizi utili ai proprietari e alla collettività.

4. Il PFR ha valenza quinquennale ed è redatto dal dipartimento competente in materia di agricoltura, foreste e forestazione e approvato dalla Giunta regionale. La pianificazione del patrimonio boschivo e pascolivo si attua tramite l'elaborazione e l'applicazione dei piani di gestione di proprietà pubbliche o private, singole o associate, previsti nell'articolo 7.

5. La pianificazione di cui all'articolo 7 si applica anche ai boschi di uso civico

Art. 7

(Piani di gestione e assestamento forestale)

1. I piani di gestione e assestamento forestale hanno una validità non superiore a venti anni.

2. Il piano di gestione e assestamento forestale deve contenere i seguenti elementi:

a) relazione e obiettivi del piano;

b) delimitazione e zonizzazione del patrimonio;

c) documentazione cartografica;

d) analisi pedoclimatica e vegetazionale;

e) descrizione dei tipi forestali, dei comparti colturali e delle unità colturali;

f) valutazione della vulnerabilità idrogeologica ed eventuali misure di mitigazione messe in campo;

g) determinazione della provvigione e della ripresa legnosa;

h) piano degli interventi selvicolturali;

i) piano della viabilità forestale ed eventuali opere di sistemazioni idraulico-forestali;

j) modalità e tecniche di esercizio dell'attività di utilizzazione forestale;

k) disciplina dell'esercizio di attività inerenti le produzioni forestali non legnose;

l) indicazioni gestionali di eventuali aree naturali protette secondo i principi sanciti dalla legge n. 394 del 1991, di alberi monumentali ai sensi della l.r. 47/2009 e boschi vetusti;

m) indicazioni gestionali per la tutela della biodiversità e degli habitat naturali nella Rete Natura 2000 (d.p.r. 357/1997, d.p.r. 120/2003, l. 157/1992).

3. Qualora le aree boscate siano utilizzate per il pascolo degli animali, conformemente a quanto previsto nei regolamenti, il piano di gestione e assestamento forestale può contenere una specifica pianificazione dell'esercizio delle attività zootecniche secondo quanto previsto dal regolamento d'uso. In tal caso, il piano può interessare anche aree non boscate ed esterne a quelle definite dall'articolo 4 commi 2 e 4, ma ad esse contigue.

4. Il piano di gestione forestale è obbligatorio per tutte le proprietà pubbliche e per quelle private con superficie forestale maggiore o uguale a 100 ettari, anche prevedendo forme di incentivazione alla gestione associata.

5. La pianificazione dei boschi e dei pascoli di proprietà privata superiore a 50 ettari e inferiore a 100 ettari deve attuarsi, in alternativa ai piani di cui al comma 1, attraverso piani poliennali di taglio. Per superfici inferiori a 50 ettari è previsto la redazione di idonea progettazione secondo le disposizioni previste dai regolamenti.

6. I piani poliennali di taglio di cui al comma 5 hanno durata minima di cinque anni e massima di dieci anni. In ogni caso non possono derogare alle disposizioni previste dai regolamenti.

7. Il piano poliennale di taglio deve contenere i seguenti elementi:

a) obiettivi del piano;

b) analisi delle caratteristiche stazionali dell'area;

c) parametri dendroauxometrici;

d) relazione tecnica forestale;

e) cartografia catastale, tecnica, oppure topografica, dell'area.

8. Per gli aspetti non specificatamente indicati dai piani di gestione e assestamento forestale di cui al comma 1, valgono le disposizioni dei regolamenti. I piani di cui al comma 1 sono approvati dal dipartimento competente in materia di agricoltura foreste e forestazione.

9. Prima della loro approvazione, i piani riguardanti territori ricadenti in tutto o in parte nell'ambito di un'area naturale protetta devono essere trasmessi all'ente gestore dell'area stessa per il rilascio del nullaosta. In tal caso il termine di cui al comma 9 è sospeso e riprende a decorrere dalla data di comunicazione del nullaosta.

10. Nelle aree ricadenti all'interno della Rete Natura 2000 i piani sono assoggettati alla procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA) o di valutazione di impatto strategica (VAS) a norma del d.lgs. 152/2006 e del regolamento regionale 6 novembre 2009, n. 16.

11. Nelle more del rilascio dei nullaosta da parte degli enti gestori delle aree protette, i piani sono approvati dal dipartimento competente in materia agricoltura, foreste e forestazione, qualora ne sussistano le condizioni di conformità ai regolamenti o al PFR. In tal caso è fatto obbligo ai progettisti redattori dei progetti di taglio di produrre le relative autorizzazioni a cura del dipartimento regionale competente, pena la mancata approvazione del progetto.

Art. 8

(Servizi informativi, cartografia e inventario forestale, ricerca e sperimentazione)

1. La Regione tramite l'ufficio regionale competente, promuove la redazione dell'Inventario forestale regionale secondo quanto previsto dal PFR.

2. La Regione Calabria promuove la realizzazione del Sistema Informativo Forestale della Regione Calabria (S.I.F.CAL.) per le proprie finalità di pianificazione, programmazione e controllo dell'assetto forestale regionale.

3. Il S.I.F.CAL. è collocato e gestito presso il dipartimento competente in materia agricoltura, foreste e forestazione e raccoglie, elabora ed archivia, le informazioni relative alla materia forestale ed al vincolo idrogeologico.

4. Per le finalità di cui al comma 3, il dipartimento si avvale della struttura del Centro cartografico regionale.

5. La Regione promuove la ricerca e la sperimentazione e a tal fine può affidare, attraverso apposita convenzione, a enti di ricerca, a istituti di sperimentazione e ad altri organismi scientifici, l'esecuzione di studi finalizzati alla conoscenza e all'innovazione nel settore forestale, nell'esercizio delle attività forestali, nella filiera foresta-legno e nel settore degli impianti di produzioni legnose specializzate.

6. La Regione favorisce la costituzione di una rete permanente di monitoraggio delle risorse forestali, anche per fini sperimentali, individuando specifiche stazioni all'interno delle proprietà forestali.

Art. 9

(Forme associative di gestione e affidamento dei beni)

1. La Regione promuove la formazione di consorzi e altre forme associative allo scopo di gestire in modo programmato, integrato e coordinato, il patrimonio silvo-pastorale facente capo a proprietari diversi.

2. I consorzi e le altre forme associative per la gestione delle aree boscate ricadenti all'interno del territorio delle aree naturali protette regionali, possono stipulare apposite convenzioni con gli enti gestori delle aree stesse, per avvalersi dei loro uffici tecnici, amministrativi e degli altri mezzi strumentali per la gestione dell'area boscata.

3. Gli enti pubblici e collettivi, per l'amministrazione dei beni soggetti a uso civico, possono aderire a iniziative per la gestione associata dei boschi sulla base di convenzioni, in cui siano specificati, le forme e i modi dell'esercizio dell'uso civico nella nuova modalità di gestione.

4. I proprietari pubblici e privati possono affidare, attraverso apposita convenzione, agli Enti locali e agli enti gestori delle aree naturali protette, ovvero a altri soggetti pubblici e privati, la gestione del proprio patrimonio boschivo.

5. L'affidamento può essere richiesto sulla base di una proposta progettuale di gestione delle risorse forestali. La gestione deve conformarsi al piano di gestione e assestamento forestale.

Art. 10

(Amministrazione del patrimonio forestale pubblico e collettivo)

1. Gli Enti pubblici e collettivi gestiscono direttamente, anche in forma associata, il proprio patrimonio forestale.

2. Gli enti di cui al comma 1 destinano almeno il 10 per cento dei ricavi di tutte le attività connesse con la gestione dei beni forestali di proprietà, ivi compresi gli introiti derivanti dalle attività forestali e zootecniche, per attuare interventi di pianificazione, conservazione, miglioramento e potenziamento dei boschi e per la realizzazione di opere connesse alla viabilità forestale. Tali somme devono essere iscritte nel bilancio di previsione dell'ente proprietario, in apposito capitolo di spesa vincolato. L'ente proprietario deve procedere all'accantonamento anche se la gestione è svolta da soggetti diversi dallo stesso. Nel caso delle foreste demaniali di proprietà della Regione, è cura dell'ente delegato procedere all'accantonamento.

3. Nel caso di attività realizzate in assenza del piano di gestione e assestamento forestale di cui all'articolo 7, l'ente gestore deve accantonare almeno il 20 per cento dei ricavi della gestione dei beni forestali di proprietà, secondo le modalità indicate al comma 2, per finanziare prioritariamente la redazione dei piani stessi.

4. La cessione dei beni agro-silvo-pastorali alienabili degli Enti pubblici deve avvenire in conformità alle procedure previste dalla normativa vigente in materia.

5. Gli enti titolari del patrimonio forestale, laddove quest'ultimo sia già stato oggetto di pianificazione forestale di cui all'articolo 7, possono concedere, con provvedimento motivato, attraverso procedure ad evidenza pubblica, l'uso temporaneo di tale patrimonio a soggetti privati, con priorità per quelli senza fini di lucro, o aventi finalità mutualistiche. In assenza di pianificazione, il provvedimento di concessione deve prevedere l'obbligo, da parte dell'ente proprietario, di redazione del piano di gestione entro diciotto mesi dal rilascio della concessione, pena la decadenza della stessa. Nel caso in cui le concessioni riguardino beni ricadenti all'interno di aree naturali "protette, il rilascio delle concessioni è subordinato al parere da parte degli uffici gestori dell'area protetta e in caso di aree ricadenti in Rete Natura 2000, al nullaosta da parte del dipartimento competente in materia di politiche dell'ambiente, come previsto dal regolamento regionale n. 16 del 2009 in applicazione del d.p.r. 357/97.

Capo III

Gestione forestale sostenibile

Art. 11

(Generalità)

1. La gestione forestale sostenibile si attua attraverso l’applicazione della selvicoltura di cui all'articolo 4 comma 8.

2. Le attività di gestione forestale sostenibile rappresentano fattore di sviluppo dell'economia locale e regionale, di controllo sul territorio, di miglioramento delle condizioni economiche e sociali, nonché di nuove opportunità imprenditoriali e occupazionali, anche in forma associata o cooperativa, nel rispetto delle normative previste a livello internazionale in tema di abbattimento delle emissioni di anidride carbonica.

Art. 12

(Misure per favorire la biodiversità)

1. La Regione Calabria promuove la tutela e l'incremento della biodiversità secondo quanto previsto dai regolamenti.

Art. 13

(Certificazione forestale)

1. Ai fini di cui all'articolo 2, comma 2, lettera n), la Regione promuove l'introduzione e il mantenimento di sistemi di certificazione della gestione forestale sostenibile, dell'arboricoltura da legno, dei prodotti secondari del bosco e di quelli da esso derivati.

Art. 14

(Divieti)

1. Ai sensi dell'articolo 6, comma 2, del d.lgs. 227/2001 e nei limiti dei regolamenti è vietata la conversione dei boschi governati o avviati a fustaia in boschi cedui.

2. Nelle fustaie il taglio raso di norma è vietato. Tuttavia questo può essere effettuato se previsto dal piano di assestamento o di gestione, dal piano dei tagli o dal piano di coltura, negli impianti di specie esotiche e di quelli per l'arboricoltura da legno.

3. In deroga ai divieti di cui ai commi 1 e 2. la Regione può autorizzare interventi finalizzati alla difesa fitosanitaria, alla salvaguardia della pubblica incolumità o per altri motivi di rilevante interesse pubblico.

Art. 15

(Albo delle imprese forestali)

1. Al fine di promuovere la crescita delle imprese e di qualificarne la professionalità, è istituito, presso il Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione, ai sensi dell'articolo 7 del d.lgs 227/2001, l’albo regionale delle imprese forestali per l'esecuzione di lavori, opere e servizi in ambito forestale.

2. I regolamenti disciplinano le modalità di accesso e di tenuta del summenzionato albo.

Art. 16

(Principi per la tutela del patrimonio genetico forestale)

1. La Regione promuove la conservazione e la tutela del patrimonio genetico forestale autoctono e sostiene l'utilizzo, la moltiplicazione e la diffusione delle specie forestali autoctone, arboree e arbustive, di provenienza certificata.

2. La Regione provvede all'individuazione di popolamenti e di singole piante in grado di fornire materiale di riproduzione e propagazione idoneo alla coltivazione vivaistica.

3. La Regione promuove l'individuazione di un apposito centro regionale per la produzione di semi forestali autoctoni certificati e per la redazione di registri regionali dei materiali di base.

Art. 17

(Produzione di piante forestali)

1. La Regione, tramite il centro regionale e vivaisti autorizzati (se, per questi ultimi, è previsto dalla normativa vigente), provvede alla produzione di piante forestali certificate ai sensi della direttiva 1999/105/CE del Consiglio, del 22 dicembre 1999, per come recepita dalla legge 18012002, dal d.lgs. 386/2003 e successive modificazioni.

2. La Regione, tramite il centro regionale, provvede, altresì, alla manutenzione delle strutture individuate ai fini vivaistici, nonché all'approvvigionamento di semi e piantine.

Art. 18

(Raccolta delle piante e dei prodotti secondari del bosco)

1. La raccolta delle piante e dei prodotti secondari del bosco, ove disciplinata dai regolamenti comunali, deve svolgersi in modo da evitare danni permanenti alle specie ed all'habitat in cui vivono.

2. Nei boschi pubblici, in mancanza di appositi regolamenti comunali che ne disciplinano l'uso, è vietata la raccolta dei prodotti secondari quali asparago, agrifoglio, pungitopo.

3. I comuni devono dotarsi dei suddetti regolamenti entro due anni dall’entrata in vigore della presente legge.

Capo IV

Funzione produttiva

Art. 19

(Utilizzazioni boschive e viabilità forestale)

1. La Regione, al fine di favorire l'occupazione e la permanenza delle popolazioni nei territori montani, quale contributo allo sviluppo della filiera foresta-legno e all'applicazione delle corrette metodologie di lavoro in bosco, promuove, per le imprese di utilizzazione forestale che ne fanno richiesta, già indicate all'articolo 15 comma 4, l'ammodernamento di dotazioni, impianti, strutture ed infrastrutture, nonché l'attuazione di misure ed interventi nel campo della prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro.

2. Per il taglio e l'allestimento dei prodotti boschivi principali si rimanda a quanto previsto dai regolamenti.

3. La Regione individua nella realizzazione e manutenzione della viabilità forestale, lo strumento per conseguire una razionale gestione della risorsa forestale e la tutela del territorio.

4. L'implementazione della rete viaria forestale e gli interventi che comportano la modifica del tracciato di viabilità esistente o il suo allargamento, la realizzazione di imposti e piazzali di accatastamento temporanei, nonché gli interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria, sono soggetti a quanto prescritto nei regolamenti.

Art. 20

(Impiego delle risorse legnose)

1. La Regione, in armonia con i principi espressi dal Protocollo di Kyoto e con gli impegni sul clima ed energia assunti dall'Unione Europea, promuove la produzione della risorsa legno quale materia prima rinnovabile per gli impieghi nel campo industriale, energetico e artigianale anche allo scopo di ridurre le emissioni di carbonio nell'atmosfera, secondo gli indirizzi del Piano Forestale Regionale.

2. L'amministrazione regionale incentiva la gestione dei sistemi di certificazione forestale e delle relative catene di custodia per i prodotti forestali.

3. La Regione promuove l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili provenienti dalla foresta e dall'arboricoltura da legno mediante la realizzazione di impianti per la produzione di biomassa legnosa. Le aziende e le imprese forestali che operano nel territorio regionale devono privilegiare l'utilizzo delle biomasse legnose prodotte localmente. La Regione promuove inoltre lo sviluppo di filiere integrate bosco-legno-energia al fine di attuare politiche ad alta sostenibilità economica/ambientale.

Art. 21

(Arboricoltura da legno)

1. La Regione promuove la produzione legnosa fuori foresta e a tal fine eroga contributi a enti e aziende agroforestali singole o associate, nonché ai proprietari dei fondi o soggetti da essi delegati, con priorità alle aziende in possesso di certificazione forestale e a quelle associate.

2. Gli impianti di arboricoltura da legno realizzati con finanziamenti pubblici devono essere gestiti secondo un piano di coltura e conservazione.

Art. 22

(Gestione dei castagneti)

1. La Regione attribuisce ai castagneti un ruolo fondamentale per la stabilità idrogeologica del territorio, per il valore naturalistico degli ecosistemi, per la qualità del paesaggio e per l'economia rurale e forestale.

2. La Regione supporta le iniziative finalizzate all'ecocertificazione del legno di qualità e promuove inoltre le produzioni da frutto delle cultivar autoctone pregiate.

3. Il ripristino e miglioramento dei castagneti degradati deve essere effettuato secondo quanto stabilito dai regolamenti.

4. Nel caso di ampliamento, rinfoltimento o sostituzione di piante di castagno sia da legno che da frutto con esemplari della medesima specie, il materiale di propagazione deve essere certificato a norma d.lgs. 386/2003.

Capo V

Funzione protettiva e di difesa idrogeologica

Art. 23

(Trasformazione e conversione del bosco)

1. La Regione applica la disciplina del vincolo idrogeologico, secondo quanto previsto dal r.d. 3267/1923 e dall'articolo 4 comma 2 del d.lgs. 227/2001.

2. La trasformazione dei boschi finalizzata al mutamento di destinazione di uso del suolo è soggetta al vincolo idrogeologico, ed all'autorizzazione paesaggistica di cui all'articolo 146 del d.lgs. 42/2004.

3. E' vietata la trasformazione e il mutamento di destinazione d'uso dei terreni sottoposti a sistemazione idraulico-forestali e rimboschiti con finanziamento pubblico a totale carico dello Stato o della Regione, riconsegnati ai legittimi proprietari, o ai loro aventi causa, con piano di coltura e conservazione ai sensi e per gli effetti dell'articolo 68 del r.d.1. 1126/26 e dell'articolo 53 del r.d. 3267/23.

4. La trasformazione e il mutamento di destinazione d'uso dei terreni di cui al comma precedente può essere consentita, in casi eccezionali, fatta salva fa tutela idrogeologica, e con le modalità stabilite dai regolamenti:

a) per la realizzazione di opere pubbliche di pubblica utilità;

b) nelle aree di estensione tale da interrompere la continuità del bosco, che risultino prive di copertura arborea e arbustiva da almeno quindici anni, a causa di avversità biotiche, abiotiche o eventi accidentali, ad esclusione dei casi di cui alla legge 353/2000, al fine di destinarle al recupero dell'attività agricola, dove questa rivestiva, e può continuare a farlo, una funzione storico/paesaggistica e socio-economica significativa.

5. La sostituzione di specie forestali autoctone è di norma vietata. Per le specie esotiche o per quelle al di fuori del loro campo di idoneità ecologico, è auspicabile prevedere, previa autorizzazione, la loro graduale sostituzione.

6. E’ richiesta la preventiva autorizzazione regionale per tutti gli interventi di taglio e eventuale successiva estirpazione delle ceppaie finalizzati alla ricostituzione del bosco, al suo reimpianto, alla sostituzione delle specie legnose o alla sottopiantagione con altre specie autoctone.

7. E’ vietata la conversione delle fustaie e dei soprassuoli transitori, in boschi cedui, a eccezione delle piantagioni di eucalipto. E' altresì vietata la ceduazione dei boschi che hanno oltrepassato un'età pari a due volte il turno minimo previsto dai regolamenti, fatti salvi gli interventi sui popolamenti di castagno e leccio e quelli di tutela fitosanitaria delle specie quercine. E', infine, vietata la conversione dei cedui composti in cedui semplici o semplici matricinati.

Art. 24

(Riconsegna dei terreni tenuti in occupazione temporanea)

1. I terreni tenuti in occupazione temporanea, rimboschiti con finanziamento pubblico a totale carico dello Stato e della Regione, devono essere ridisegnati con le modalità stabilite dai regolamenti.

2. La riconsegna ai legittimi proprietari o ai loro aventi causa, da parte dell'ente che li ha realizzati oppure dell'ente occupante, avverrà previa dichiarazione di compiutezza dei lavori di sistemazione idraulico-forestale, anche allo scopo di accertare se la continuità del bosco realizzato può ritenersi garantita.

3. Al fine della riconsegna ai legittimi proprietari, o ai loro aventi causa, dei terreni di cui al comma 2, l’ente occupante deve altresì predisporre, ai sensi dell'articolo 54 del r.d. 3267/23, il piano di coltura e conservazione delle operazioni di governo boschivo da sottoporre inoltre, con le modalità stabilite dai regolamenti, all'approvazione del dipartimento competente in materia di agricoltura, foreste e forestazione.

4. Il piano di coltura e conservazione, ferma restando la tutela idrogeologica e con le modalità stabilite dai regolamenti, può prevedere, in casi eccezionali, la trasformazione dei terreni, nelle aree di estensione tali da interrompere la continuità del bosco e prive di copertura arborea e arbustiva, da almeno quindici anni, a causa di avversità biotiche o abiotiche o eventi accidentali, esclusi i casi di cui alla legge 353/2000.

5. Su istanza di parte, tesa a ottenere la restituzione di aree assoggettate a vincolo di rimboschimento, ai sensi dell'articolo 54 del r.d. 3267/1923, ma prive di copertura arborea, le stesse potranno essere restituite con la prescrizione di assoggettarle al rimboschimento.

6. Qualora al momento della riconsegna si accerti l'esistenza sui terreni di costruzioni appartenenti al patrimonio pubblico o privato, le stesse, se realizzate prima dell'emanazione del decreto di occupazione, debbono essere considerate nel piano di coltura e conservazione. Devono essere escluse le aree edificate in costanza dell'occupazione dei terreni, come previsto dai regolamenti.

Art. 25

(Rimboschimento compensativo)

1. Nei casi in cui la trasformazione autorizzata del bosco interessi aree di superficie superiore a 2000 metri quadrati, la stessa è condizionata al rimboschimento di terreni nudi di superficie uguale a quelle trasformate, nell'ambito dello stesso bacino idrografico. Il rimboschimento è soggetto alle disposizioni di cui al d.lgs 42/2004 ed è disciplinato dai regolamenti.

Art. 26

(Divieti)

1. È fatto divieto di trasformazione dei boschi presenti sul territorio regionale, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 4, comma 12.

Art. 27

(Sistemazioni idraulico forestali)

1. La Regione provvede alle sistemazioni idraulico-forestali ed alla conservazione e difesa del suolo, nonché alla conservazione e alla manutenzione delle opere esistenti, secondo la normativa vigente.

2. Le sistemazioni idraulico forestali si attuano mediante il consolidamento dei versanti, l'esecuzione di opere paramassi, il ripristino e la regolazione delle normali sezioni di deflusso, la riqualificazione ambientale, facendo anche ricorso a tecniche di ingegneria naturalistica.

3. Rientrano negli interventi di cui al comma 2, anche la costruzione di strade di servizio necessarie alla realizzazione delle opere medesime e l'acquisto di attrezzature per l'esecuzione di lavori in amministrazione diretta.

4. La Giunta regionale può individuare e delimitare bacini pilota nei quali attuare a scopo sperimentale studi, ricerche e interventi particolari, ai fini di determinare i criteri tecnico-economici più idonei per conseguire gli scopi di cui ai commi 1 e 2.

5. Per la conservazione dell'efficienza delle opere di sistemazione idraulico forestale, danneggiate da eventi calamitosi eccezionali, il Presidente della Giunta regionale su relazione del dipartimento competente in materia di agricoltura, foreste e forestazione, dispone direttamente il pronto intervento per il loro ripristino, qualora questo non possa essere rinviato nel tempo senza pericolo per la pubblica incolumità.

Art. 28

(Lavori di pronto intervento e modalità di esecuzione)

1. Si definiscono di pronto intervento i lavori di carattere straordinario, urgente e indifferibile diretti a:

a) prevenire e fronteggiare situazioni di dissesto a evoluzione rapida e pericolosa per l'equilibrio idrogeologico del territorio montano;

b) ripristinare la piena funzionalità della viabilità forestale e delle opere di sistemazione idraulico-forestale danneggiate o distrutte, nonché il regolare deflusso dei corsi d'acqua montani alterati da eventi calamitosi;

c) ripristinare la funzione di protezione idrogeologica del bosco mediante il rinsaldamento delle pendici e la ricostituzione dei popolamenti forestali gravemente danneggiati da avversità atmosferiche, incendi e attacchi parassitari;

d) verificare lo stato dell’ambiente con particolare riguardo all'accertamento dell'eventuale presenza di sostanze tossiche potenzialmente dannose per la salute umana prodotte in conseguenza degli incendi. A tale scopo la Regione attiva, al verificarsi di un incendio boschivo, gli enti strumentali competenti affinché vengano effettuate analisi della qualità dell'aria in prossimità dei territori interessati valutando in particolare i livelli di PM10 e PM25, Benzene, IPA e diossine.

Capo VI

Funzione ambientale e naturalistica

Art. 29

(Alberi e specie arbustive sottoposte a tutela)

1. La Regione promuove l'individuazione e la tutela dei boschi vetusti, degli alberi monumentali e delle specie arbustive per come prescritto dai regolamenti, dal d.p.r. 357/1997 e dalla l.r. 47/2009.

Art. 30

(Raccolta e commercializzazione di funghi e tartufi)

1. La raccolta e la commercializzazione di funghi epigei e ipogei è disciplinata dalla legge regionale 26 novembre 2001, n. 30 (Normativa per la regolamentazione della raccolta e commercializzazione dei funghi epigei ed ipogei freschi e conservati) e successive modifiche in integrazioni.

2. Nei boschi ricadenti nei territori dei Parchi nazionali la raccolta dei funghi epigei è regolamentata da quanto previsto nei relativi piani e nelle misure di salvaguardia.

Art. 31

(Raccolta dello strame, copertura morta o lettiera)

1. La raccolta dello strame, copertura morta o lettiera è, di norma, vietata in quanto si tratta di elementi peculiari della biocenosi. Può essere autorizzata secondo quanto prescritto dai regolamenti.

2. La raccolta del terriccio è sempre vietata.

Art. 32

(Forme di tutela nelle aree protette e nei siti Natura 2000)

1. La Regione, in ottemperanza alla legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro sulle aree protette) e a quanto prevista dalla direttiva Habitat n. 92/43/CEE e dalla direttiva Uccelli n. 2009/147/CE promuove e partecipa all'istituzione e alla gestione di aree protette regionali, interregionali, nazionali e internazionali.

2. Le misure di conservazione nei siti della Rete Natura 2000 sono predisposte all'interno dei piani di gestione e assestamento forestale.

Capo VII

Prevenzione e lotta ai processi di degrado dei boschi

Art. 33

(Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi)

1. La Regione si impegna a redigere il piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi.

2. Ferme restando le competenze delle amministrazioni statali in materia, nell'esercizio delle funzioni concernenti la lotta attiva contro gli incendi boschivi, la Regione si avvale di quanto previsto dall'articolo 7 della l. 353/2000.

3. Alle aree boscate e ai pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco si applicano i vincoli, i divieti, le prescrizioni e le sanzioni previsti dall'articolo 10 della L. 353/2000 e dai commi successivi del presente articolo.

4. Nel rispetto dei divieti e delle prescrizioni stabiliti dall'articolo 10 della L. 353/2000 e dal presente articolo, i regolamenti indicano le attività vietate e le modalità di esercizio delle attività consentite nel periodo a rischio di incendi boschivi.

5. La Regione si impegna a creare un coordinamento tra gli enti ed istituzioni coinvolte nel processo di difesa e tutela del patrimonio boschivo e con le forze dell'ordine, teso alla creazione di una rete capillare di allertamento che consenta una comunicazione rapida e razionale del verificarsi degli incendi boschivi.

Art. 34

(Difesa fitosanitaria e danni da cause abiotiche)

1. la Regione promuove la difesa fitosanitaria, concorrendo anche con propri mezzi e risorse alla relativa spesa.

2. Nei boschi colpiti da patologie è fatto obbligo ai proprietari di rispettare quanto stabilito dai regolamenti, assumendo le conseguenti iniziative atte a limitare la diffusione delle malattie, ed attuando interventi di lotta ritenuti necessari, dandone comunicazione all'amministrazione regionale competente.

3. La Regione divulga le possibili azioni di prevenzione e promuove la lotta ai parassiti delle piante forestali e gli interventi colturali atti ad aumentare la stabilità dei popolamenti forestali, dei rimboschimenti e degli impianti di arboricoltura da legno, anche in deroga alle prescrizioni vigenti.

4. La difesa fitosanitaria in bosco è condotta ricorrendo prevalentemente a tecniche selvicolturali e di lotta biologica, secondo quanto disposto dai regolamenti.

Capo VIII

Funzione paesaggistica, turistica e culturale

Art. 35

(Valorizzazione della funzione paesaggistica, turistica e culturale)

1. Anche allo scopo di ricostruire un legame tra i cittadini e il bosco, la Regione incentiva gli interventi finalizzati alla valorizzazione turistica delle aree boscate e delle attività connesse alla didattica forestale ed educazione ambientale, nonché al turismo scientifico e sportivo.

2. La Regione attua e promuove iniziative idonee a migliorare la conoscenza, la valorizzazione, la conservazione e la tutela del bosco, della flora e della fauna.

Art. 36

(Tutela dell'ambiente rurale)

1. La Regione, attraverso il PFR, detta gli indirizzi e le direttive necessari per conservare e migliorare l'ambiente rurale, i-prati e i pascoli, assicurando l'assetto equilibrato dell'ecosistema e del paesaggio.

2. Gli indirizzi stabiliti nel comma 1 sono applicati anche ai terreni abbandonati e incolti definiti al comma 18 dell'articolo 4.

Capo IX

Regime sanzionatorio

Art. 37

(Sanzioni)

1. Le violazioni delle disposizioni della presente legge e dei regolamenti sono soggette al seguente regime sanzionatorio, fatta salva l'applicazione di sanzioni amministrative e pene previste da altre norme statali e regionali:

a) le violazioni di cui ai commi 1 e 2 dell'articolo 14 comportano una sanzione amministrativa pecuniaria compresa tra due e dieci volte il valore delle piante tagliate o del danno causato;

b) per la produzione o vendita di materiale di propagazione forestale non autorizzata, in violazione dell'articolo 16, si applica una sanzione amministrativa da euro 750,00 a euro 3.500,00 in applicazione del d.lgs. 386/2003;

c) per l'impiego di materiale di propagazione forestale con certificazione non riconosciuta dalla Regione in violazione del primo comma dell'articolo 17, si applica una sanzione amministrativa da euro 250,00 a euro 2.500,00;

d) in caso di violazione delle disposizioni di cui ai commi 1 e 2 dell'articolo 18 si applica una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 100,00 a euro 250,00 fino a 20 piante o parti di esse, mentre per quantitativi superiori la sanzione si raddoppia;

e) la violazione del divieto di trasformazione e mutamento di destinazione d'uso dei terreni sottoposti a sistemazione idraulico forestale e rimboschiti con finanziamento pubblico a totale carico dello Stato o della Regione, a norma dell'articolo 23 comma 3, è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 500,00 ad euro 5.000,00 per ogni 100 metri quadrati o frazione inferiore;

f) la conversione o la sostituzione di specie forestali autoctone in violazione dell'articolo 23 comma 5 è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 250,00 a euro 2.500,00 fino a 2000 metri quadrati di superficie ragguagliata, per superfici superiori la sanzione è raddoppiata;

g) la violazione del divieto di cui all'articolo 26 comma 1 comporta il pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 350,00 ad euro 3,500,00 per ogni 100 metri quadrati o frazione inferiore; la sanzione è raddoppiata qualora la violazione avvenga all'interno dei perimetri delle aree Rete Natura 2000;

h) per le violazioni dei divieti di cui all'articolo 31 si applica una sanzione amministrativa da euro 50,00 a euro 500,00 fino a 10 chilogrammi, per quantitativi superiori la sanzione si raddoppia e in caso di danno, una sanzione amministrativa pecuniaria che va dal doppio al quadruplo del danno commesso;

i) per l'esecuzione di lavori o di attività forestali in assenza dell'autorizzazione prevista, si applica una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 300,00 a euro a 3.000,00;

j) per l'esecuzione di lavori o di attività forestali senza l'invio della comunicazione prevista o prima del termine previsto per il loro inizio, si applica una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 200,00 a euro 2.000,00;

k) per il danneggiamento della flora spontanea protetta si applica una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 150,00 a euro 1.500,00. La sanzione è raddoppiata qualora la violazione avvenga all'interno dei perimetri delle aree Rete Natura 2000;

2. Per le violazioni delle disposizioni regolamentari non previste dal comma 1 si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma minima di euro 100,00 e massima di euro 500,00. I regolamenti specificano le singole fattispecie sanzionatorie commisurando l'importo della sanzione tra il minimo ed il massimo indicati nel presente comma e, se dalla violazione deriva un danno, si applica anche una sanzione amministrativa pecuniaria che va dal doppio al quadruplo del valore del danno causato.

Capo X

Disposizioni transitorie e finali

Art. 38

(Regolamenti)

1. Ogni riferimento della presente legge ai regolamenti Forestali, per semplicità indicati come regolamenti, nelle more di redazione, approvazione ed attuazione degli stessi, si intende alle Prescrizioni di Massima di Polizia Forestale.

Art. 39

(S.I.F.CAL)

1. Fino a quando non venga realizzato il S.I.F.CAL, la Regione Calabria si avvale del Centro cartografico regionale.

Art. 40

(Commissione consultiva)

1. Per gli aspetti non specificatamente stabiliti nella presente legge, e per tematiche di rilevante interesse ad esse afferenti, il dirigente generale del dipartimento competente in materia di agricoltura, foreste e forestazione, può istituire, con apposito decreto, una commissione consultiva, composta dallo stesso, che la presiede, o da un suo delegato, dal dirigente del settore forestazione, e da quattro membri esterni, individuati tra le personalità di chiara fama appartenenti alla comunità scientifica ed accademica calabrese, con il compito di esprimere pareri o elaborare linee di indirizzo.

Art. 41

(Utilizzo dei proventi)

1. Ai sensi dell'articolo 9 del d.p.r. n. 616/1977 la Regione Calabria è titolare delle funzioni di polizia amministrativa nelle materie ad essa trasferite e attribuite dallo Stato.

2. Le competenze amministrative in materia di sanzioni, per le violazioni delle disposizioni contenute nella presente legge, sono attribuite al dipartimento competente in materia di agricoltura, foreste e forestazione, nel rispetto delle procedure generali e speciali previste dalla legge 24 novembre 1981 n. 689 e successive integrazioni e modificazioni e dalle norme regionali vigenti.

3. I fondi derivanti dalle sanzioni amministrative per violazione delle norme previste dai regolamenti attuativi della presente legge, dai diritti di segreteria e, laddove richiesto, dai diritti d'istruttoria e dalla quota di accantonamento sui tagli boschivi confluiranno su appositi capitoli del bilancio regionale in favore del dipartimento competente in materia di agricoltura, foreste e forestazione e finalizzati alla gestione delle attività connesse all'applicazione della presente legge.

Art. 42

(Disposizioni finanziarie)

1. La promulgazione della presente legge quadro non comporta, alcun onere finanziario a carico del bilancio della Regione Calabria.

Art. 43

(Norma di chiusura)

1. Per tutte le questioni non specificamente trattate dalla presente legge si rinvia alla normativa comunitaria e nazionale vigente.

Art. 44

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Proposta di legge numero 369/9^, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale del 16 ottobre 2009 n. 35"recante: <Procedure per la denuncia, il deposito e l’autorizzazione di interventi di carattere strutturale e la pianificazione territoriale antisismica>” (Del. n. 232)

Art. 1

(Modifica all'art. 17)

1. Al comma 1 dell'articolo 17 della legge regionale 16 ottobre 2009, n. 35 (Procedure per la denuncia, il deposito e l'autorizzazione di interventi di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in prospettiva sismica) è soppresso il seguente periodo "Tutte le opere anzidette, che hanno ricevuto l'attestato di deposito ai sensi dell'articolo 2 della legge regionale 27 aprile 1998, n. 7, e che non hanno comunicato il concreto inizio dei lavori entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, dovranno essere riproposte e sottoposte ad autorizzazione ai sensi e secondo le modalità della presente legge".

Art. 2

(Disposizioni finanziarie)

1. L'approvazione della presente legge non comporta oneri finanziari a carico del bilancio della Regione Calabria.

Art. 3

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Proposta di legge numero 171/9^, recante: “Interventi a favore dei soggetti celiaci” (Del. n. 233)

Articolo 1

(Finalità)

1. La Regione Calabria, nell'ambito delle competenze legislative in materia di assistenza sanitaria, con la presente legge disciplina l'erogazione di prodotti senza glutine già prevista nei livelli essenziali di assistenza (LEA) garantiti dalla normativa nazionale vigente, assicurando ai soggetti affetti da malattia celiaca, compresa la variante clinica della dermatite erpetiforme, un contributo, previsto dal decreto del Ministro della Sanità 8 giugno 2001 ("Assistenza sanitaria integrativa relativa ai prodotti destinati ad una alimentazione particolare"), frazionato in buoni acquisto o altri documenti di credito spendibili anche separatamente nonché l'erogazione in esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria delle prestazioni sanitarie, incluse nei LEA, appropriate per il monitoraggio della malattia, delle sue complicanze e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti.

2. Secondo quanto stabilito dall'articolo 5, comma 2, decreto del Ministro della Sanità del 18 maggio 2001, n. 279 ("Regolamento di istituzione della rete nazionale delle malattie rare e di esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni sanitarie"), l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria è estesa, ai fini diagnostici, anche ai familiari dell'assistito. Tale esenzione è assicurata unicamente presso i presidi accreditati ai sensi dell'articolo 2 del predetto d.m. 18 maggio 2001.

3. Le disposizioni della presente legge si applicano a tutti i soggetti di cui al comma 1 residenti nel territorio della Regione Calabria.

Art. 2

(Modalità ed erogazione del contributo)

1. Il diritto da parte dei soggetti di cui all'articolo 1 della presente legge di usufruire gratuitamente di prodotti senza glutine ai sensi dell'articolo 4 della legge 4 luglio 2005, n. 123 ("Norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia”), è garantito attraverso l'erogazione di un contributo mensile frazionato in quattro buoni acquisto, o altri documenti di credito spendibili anche separatamente. Tali buoni dovranno essere ritirati in una unica soluzione.

2. Il regime di erogazione si applica a tutti i prodotti senza glutine inseriti nel registro nazionale di cui all'articolo 7 del citato d.m. 8 giugno 2001 e periodicamente aggiornato dal Ministero della Salute.

3. In attesa della pubblicazione dell'aggiornamento, possono essere erogati anche tutti quei prodotti per cui l'azienda commercializzatrice sia in possesso della nota formale di assenso da parte del Ministero della Salute, che viene trasmessa alle imprese e alle regioni interessate, equiparando il relativo prodotto a quelli già inclusi nel registro nazionale.

4. Ai fini dell'erogazione del contributo di cui al comma 1, la malattia è regolarmente certificata ai sensi della vigente normativa statale e regionale. Sono fatte salve le diagnosi già certificate dai centri di riferimento individuati dalla legge regionale 2 maggio 2001, n. 9 ("Studio diagnosi e cura della Celiachia in Calabria").

Art. 3

(Modalità operative)

1. I buoni acquisto o gli altri documenti di credito sono spendibili anche separatamente presso farmacie, o altri esercizi commerciali che abbiano dichiarato all'azienda sanitaria provinciale (ASP) competente per territorio la propria disponibilità ad erogare, con onere a carico del servizio sanitario, i prodotti senza glutine inseriti nel registro nazionale di cui all'articolo 7 del citato d.m. 8 giugno 2001.

2. La Giunta regionale, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, definisce. coinvolgendo l'Associazione Italiana Celiachia (Aie) in un apposito tavolo tecnico:

a) le prestazioni sanitarie, incluse nei LEA, appropriate per il monitoraggio della malattia, delle sue complicanze e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti erogabili in esenzione;

b) i modelli di buoni acquisto con il relativo importo risultante dal frazionamento in più parti dell'importo stabilito nella tabella regionale;

c) le modalità operative relative alla consegna dei buoni acquisto;

d) gli adempimenti cui sono tenuti gli esercizi commerciali che abbiano dichiarato la propria disponibilità ad erogare con onere a carico del servizio sanitario prodotti senza glutine;

e) le modalità di controllo e verifica sui prodotti dispensati con i buoni, nonché l'individuazione dei requisiti relativi sia alla produzione di alimenti non confezionati senza glutine (laboratori artigianali) sia alla somministrazione (ristorazione);

f) le modalità e le tempistiche per il rimborso;

g) i progetti obiettivo, le azioni programmatiche e le altre idonee iniziative dirette a fronteggiare la malattia celiaca, come esplicitamente previsto dall'articolo 2 della L. n. 123 del 2005;

h) le modalità di inserimento del prontuario AIC degli alimenti quale fonte di riferimento per la selezione degli ingredienti idonei per le preparazioni senza glutine.

3. Le ASP:

a) provvedono a dare applicazione alla presente legge secondo le modalità individuate dalla Giunta regionale ai sensi del comma 2 del presente articolo;

b) provvedono a dare idonea informazione ai soggetti interessati, compresa l'Associazione Italiana Celiachia Calabria, delle procedure previste dalla presente legge;

c) rendono noti ai soggetti affetti da malattia celiaca gli esercizi commerciali in cui sono spendibili i buoni;

d) inviano alla Giunta regionale la rendicontazione sull'applicazione della presente legge indicando, in particolare, il numero dei soggetti che hanno usufruito del contributo e la relativa spesa sostenuta;

e) raccolgono presso i Presidi accreditati del proprio territorio di competenza, di cui all'articolo 2 del citato d.m. 18 maggio 2001, i dati statistici relativi alle nuove diagnosi di celiachia (numero nuove diagnosi suddiviso per genere ed età) e l'aggiornamento del numero dei celiaci presenti sul territorio (prendendo in considerazione trasferimenti e decessi) e li inviano annualmente al dipartimento regionale della salute per la loro trasmissione al Ministero della Salute, ai fini di cui all' articolo 6 della L. n. 123 del 2005;

f) raccolgono e inviano annualmente al dipartimento regionale della salute per la loro trasmissione al Ministero della Salute, ai fini di cui all'articolo 6 della L. n. 123 del 2005, i dati statistici circa il numero di mense scolastiche, ospedaliere e delle strutture pubbliche presenti sul territorio di competenza e i dati statistici sull'attività formativa (numero corsi, numero partecipanti, numero ore, numero "edizioni").

4. La Giunta regionale è autorizzata a stipulare accordi con le altre Regioni per facilitare l'utilizzo dei buoni acquisto fuori dal territorio regionale da parte dei soggetti affetti da patologia celiaca.

Art. 4

(Disposizione per la ristorazione collettiva e la formazione per gli operatori del settore)

1. I finanziamenti attribuiti alla Regione Calabria ai sensi della L. n. 123 del 2005 finalizzati ai pasti senza glutine somministrati nelle mense delle strutture scolastiche e ospedaliere e nelle mense delle strutture pubbliche, alla relativa formazione dei ristoratori ed albergatori, sono destinati ai dipartimenti di prevenzione delle ASP.

2. I criteri di ripartizione sono determinati dal dipartimento regionale della salute sulla base di criteri che tengano conto del numero dei soggetti affetti dalla patologia celiaca rilevato in ogni singola ASP.

3. Il dipartimento regionale della salute, inoltre, approva annualmente un programma operativo per la formazione e aggiornamento professionale per ristoratori e albergatori sulla celiachia destinando i relativi fondi ai Servizi di igiene e degli alimenti e della Nutrizione (SIAN) che si avvalgono nella realizzazione dei moduli formativi della collaborazione dell'AIC.

4. Allo stesso scopo, il dipartimento regionale della salute attua iniziative di collaborazione sul piano didattico e formativo tra soggetti che operano nell'ambito del sistema scolastico regionale, con particolare riferimento agli istituti alberghieri, per la realizzazione di programmi di formazione diretti ad aumentare le conoscenze sulle corrette procedure di preparazione e/o somministrazione di alimenti senza glutine. I corsi sono svolti, come per il comma 3, attraverso i SIAN che si avvalgono nella realizzazione di tali corsi della collaborazione dell'AIC.

5. Lo stesso dipartimento approva un atto di indirizzo per determinare le modalità di erogazione da parte delle ASP dei contributi finalizzati ai pasti senza glutine somministrati nella ristorazione collettiva scolastica ed ospedaliera su richiesta degli aventi diritto. Tali contributi vanno intesi a copertura non solo delle spese di acquisto di prodotti dietetici sostitutivi per la preparazione del pasto senza glutine, ma finalizzati, altresì, all'organizzazione e finanziamento di attività di formazione e aggiornamento degli addetti alle mense ospedaliere, scolastiche e delle strutture pubbliche affinché sia garantito in sicurezza il diritto al pasto senza glutine sancito dall'articolo 4 della L. n. 123 del 2005.

6. Il Dipartimento regionale Tutela della salute e politiche sanitarie adotta i poteri sostitutivi nei confronti delle aziende sanitarie e provinciali, laddove non si attivino annualmente le attività formative per i ristoratori e le erogazioni dei relativi finanziamenti messi a disposizione.

Art. 5

(Nuovi centri di riferimento regionali per la diagnosi e follow-up della celiachia)

1. In aggiunta a quanto previsto dalla L.r. n. 9 del 2001 ed in base a quanto previsto dalla delibera di Giunta regionale n.178 del 20.5.2011, è individuato presso l'Ospedale di Vibo Valentia "G. Jazzolino" un altro centro di riferimento per la diagnosi ed il follow-up della celiachia, senza nuovi o maggiori oneri finanziari a carico del bilancio regionale e nel rispetto del piano di rientro dal disavanzo sanitario di cui all'accordo del 17 dicembre 2009 tra il Presidente della Regione Calabria, il Ministro della Salute e il Ministro dell'Economia e delle finanze.

Art. 6

(Disposizioni circa la formazione e aggiornamento professionali rivolti alla classe medica sulla conoscenza della malattia celiaca)

1. Il Dipartimento regionale "Tutela della Salute e Politiche Sanitarie" inserisce nell'ambito della programmazione regionale in materia di formazione, programmi dedicati alla formazione e all'aggiornamento periodico della classe medica, con particolare riferimento ai medici di base, per facilitare la diagnosi e la cura della malattia, secondo quanto affermato dall'articolo 3 della L. n. 123 del 2005 e dalla successiva Intesa del 25 marzo 2009 tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano in materia di formazione e aggiornamento professionale della classe medica sulla malattia celiaca.

2. Per la realizzazione dei programmi di cui al comma 1, la Regione Calabria stabilisce che i corsi siano tenuti da medici esperti di celiachia, gastroenterologi dell'adulto e del bambino già impegnati nei centri ospedalieri riconosciuti per la diagnosi ed il trattamento di celiachia, nutrizionisti e dietisti, anch'essi in attività in ambulatori dedicati alla celiachia e/o operanti in enti ed organizzazioni già addette all'assistenza dei celiaci e dei loro familiari. Il programma di formazione dovrà privilegiare, tra gli argomenti da trattare, elementi di epidemiologia e di genetica; eziopatologia e fisiopatologia della malattia celiaca; quadri clinici e malattie associate; approccio diagnostico; la dieta senza glutine; i diritti e le tutele dei celiaci in Italia.

Art. 7

(Norma finanziaria)

1. Per l'esercizio 2012 agli oneri finanziari si fa fronte, per gli interventi previsti dall'articolo 4, primo comma (erogazione dei prodotti senza glutine nelle mense delle strutture scolastiche, ospedaliere e delle strutture pubbliche), con le risorse allocate nel bilancio regionale all'UPB capitolo 6.1.02.07 pari ad euro 203.042,32, per gli interventi previsti dall'articolo 4, commi 3 e 4 (attività formative specifiche per i ristoratori) con le risorse allocate nel bilancio regionale all'UPB 6.1.04.02 capitolo 6.1.04.02.04 pari ad euro 8.252,20.

2. Per gli anni successivi, si provvede, nei limiti consentiti dalla effettiva disponibilità di risorse autonome, con la legge di approvazione del bilancio di previsione annuale e con la legge finanziaria di accompagnamento.

Art. 8

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Ordine del giorno numero 74 del 9.10.2012 a firma dei consiglieri Guccione, Talarico D, Aiello e Mirabelli “Sulle risorse finanziarie anticipate e mai erogate all'Amministrazione Provinciale di Cosenza per il personale regionale trasferito alla Provincia in base alla Legge regionale n. 34/2002”

“Il Consiglio regionale

premesso che:

l’Amministrazione Provinciale di Cosenza, a seguito del deliberato assunto il 24 settembre 2012 a larghissima maggioranza dal Consiglio Provinciale, ha deciso di rimettere alla Regione le funzioni ed il personale regionale trasferito alla Provincia in base alla Legge n. 34 del 2002 con ciò evidenziando, in maniera eclatante e palese, il fallimento definitivo del decentramento amministrativo nella nostra regione e confermando l'atteggiamento di forte penalizzazione assunto, sin dal suo insediamento, dalla Giunta regionale nei confronti della provincia di Cosenza, che è la più grande provincia della Calabria;

per anni (dal 2007 ad oggi) l'Amministrazione Provinciale di Cosenza, con grande responsabilità e senso istituzionale, si è assunta l'onere di anticipare oltre 12 milioni di euro per il pagamento dei salari e degli oneri previdenziali ed assicurativi del personale trasferito dalla Regione, mai ritardando o facendo venir meno la corresponsione di quanto dovuto ai lavoratori;

tutto ciò è stato più volte segnalato agli uffici regionali competenti attraverso numerosi incontri e ampia documentazione delle spese effettuate e mai nessuna risposta concreta è venuta dall'Esecutivo regionale e dagli stessi uffici competenti;

considerato che:

dalla Giunta regionale sono venute solo risposte generiche e dilatorie, per cui è evidente che con tale atteggiamento si vuole bloccare definitivamente il processo di decentramento amministrativo avviato negli anni passati, facendo ritornare i dipendenti e le funzioni in un primo tempo assegnati alla Provincia di Cosenza alle dipendenze della Regione e si vuole evitare a tutti i costi che i 12 milioni di euro anticipati dalla Amministrazione Provinciale di Cosenza ritornino nelle casse della stessa per essere reinvestiti in opere utili e urgenti a sostegno dei territori e delle popolazioni cosentine;

nel riaffermare la nostra vicinanza ai lavoratori interessati e nell'assicurare loro massimo impegno e forte vigilanza sulle conseguenze che questa vicenda potrà comportare nei prossimi giorni,

Si impegna

a chiedere al Presidente della Giunta regionale, on. Giuseppe Scopelliti e alla stessa Giunta il trasferimento delle risorse finora anticipate e mai erogate all'Amministrazione Provinciale di Cosenza nel pieno rispetto della Legge 34/02.”

Ordine del giorno numero 75 del 9.10.2012 a firma del consigliere Maiolo “Sulla riduzione degli sportelli di Banca Carime sul territorio calabrese”

“Il Consiglio regionale

premesso che:

il gruppo bancario “Ubi Banca”, cui appartiene Banca Carime, ha assunto decisioni, che riguardano le linee guida strategiche e gli obiettivi economici, finanziari e patrimoniali per il periodo 2011-2013/2015, in una logica di puro contenimento dei costi, che mirano essenzialmente ad un consistente abbattimento del costo strutturale del personale, motivato dalla crisi economica e dal contesto di recessione che ha colpito fra gli altri il sistema bancario;

considerato che:

l’istituto di credito meridionale con tali decisioni produrrà un forte impatto negativo sul territorio: 78 sportelli verranno chiusi, 79 filiali saranno trasformate in mini sportelli, e la Direzione Centrale di Banca Carime su Cosenza, a partire da gennaio 2013 verrà trasferita a Bari, con il rischio del conseguente trasferimento della sede legale fuori regione;

considerato inoltre che:

la Banca Carime, per numero di addetti e per contribuzione fiscale, rappresenta una delle principali aziende della Calabria che contribuisce al già modesto prodotto interno lordo della nostra regione e che l’eventuale trasferimento della sede legale farebbe cessare tale contributo;

ritenuto, infine, che:

Banca Carime, presente in Calabria dal 1997, realizza il più significativo dato di “raccolta” dei depositi dei calabresi, quale istituto che ha “ereditato” il patrimonio storico di radicamento territoriale, economico e sociale della Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania, rappresenta un importante patrimonio per i calabresi, punto di riferimento della politica economica e finanziaria della regione e che tra l’altro partecipa a svolgere la funzione di tesoreria della Regione Calabria;

per tutto quanto premesso

Impegna

la Giunta regionale a intraprendere ogni iniziativa utile per evitare la riduzione della presenza di Banca Carime sul territorio calabrese, garantendo il mantenimento dei livelli occupazionali e la localizzazione degli Uffici direzionali e sede legale nell’attuale sede di Cosenza”.

Ordine del giorno numero 76 del 9.10.2012 a firma del consigliere Magno “Per favorire la trasmissione di servizi di informazione tradotti in lingua dei segni (LIS)”

“Il Consiglio regionale

premesso che:

il Consiglio regionale della Calabria, il 28 novembre 2007, ha approvato una mozione a favore del riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana (LIS) per facilitare la diffusione degli strumenti di accesso all’informazione ed alla comunicazione delle persone sorde;

tale riconoscimento è coerente rispetto ai principi del Trattato internazionale sui diritti delle persone disabili, approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e al “Piano per la disabilità 2006/2007” del Parlamento Europeo che ha invitato gli stati membri ad utilizzare il più possibile la lingua dei segni;

nel rispetto di tali orientamenti, le associazioni a tutela dei diritti delle persone sorde, in particolare l’Ente Nazionale Sordi, sollecitano presso gli Uffici Rai la possibilità di mettere a disposizione degli utenti appartenenti a tale categoria strumenti d’informazione che consentano di favorirne l’inserimento nel contesto sociale in cui vivono;

tali sollecitazioni, volte a promuovere il diritto all’informazione costituzionalmente garantito, sono - del resto - in linea con il “Contratto nazionale di Servizio” il quale prevede la sperimentazione del servizio di traduzione dei TG sia nazionali che regionali;

in particolare, all’art. 13 “Offerta dedicata alle persone con disabilità e programmazione sociale” il Contratto prevede che:

“1. La Rai (….) dedica particolare attenzione alla promozione culturale per l’integrazione delle persone disabili ed il superamento dell’handicap eliminando ogni discriminazione nella presenza delle persone disabili nei programmi di intrattenimento, di informazione, fiction e produzione Rai.

2. Nel quadro di un’adeguata rispondenza del servizio pubblico al diritto all’informazione delle persone con disabilità e alla loro complessiva integrazione, la Rai è tenuta a:

a) sottotitolare almeno una edizione al giorno di Tg1, Tg2, Tg3 e ad assicurare una ulteriore edizione giornaliera per ciascuna delle suddette testate nel periodo di vigenza del presente contratto;

b) tradurre nella lingua dei segni (LIS) almeno un’edizione al giorno di Tg1, Tg2, Tg3;

c) sperimentare la sottotitolazione e/o la traduzione nella LIS del TGR Regionale.

Tutto ciò premesso

Impegna

Il Presidente della Giunta regionale ad attivarsi presso le competenti sedi Rai per favorire la trasmissione di servizi di informazione tradotti in lingua dei Segni (LIS), all’uopo interpretati da soggetti regolarmente abilitati, all’interno delle edizioni mattutine del Tg regionale per garantire la fruizione, da parte degli utenti sordi, di notizie e servizi di utilità sociale che li aiutino ad affrontare al meglio la quotidianità”.

Ordine del giorno numero 77 del 9.10.2012 a firma dei consiglieri Guccione, Talarico D, Aiello F., Mirabelli, Censore, Nucera, Tripodi, Ciconte, Franchino “Sul mancato rinnovo del contratto di fornitura di servizi tra l'ASP di Cosenza e la Società di Somministrazione di lavoro "Lavoro Obiettivo”

“Il Consiglio regionale

premesso che:

l’ASP di Cosenza dal 1° ottobre non ha proceduto al rinnovo del contratto di fornitura di servizi per tramite della società di somministrazione di lavoro “Obiettivo Lavoro S.p.A.” a 41 lavoratori e lavoratrici interinali utilizzati presso le strutture sanitarie di Castrovillari e San Giovanni in Fiore per cui quarantuno famiglie sono rimaste senza reddito. Un colpo pesante, che si aggiunge alla situazione drammatica del lavoro in Calabria e che è il segnale di quanto nella sanità gravano contraddizioni antiche e recenti che scaricano sul lavoro il peso del risanamento e dei vincoli normativi. Da una parte c’è un lavoro sotto stress, che prevede turni massacranti, con blocco del turnover ma con costi aggiuntivi per il SSR; dall’altra un lavoro precario, povero ma altrettanto importante e necessario per mantenere in piedi l’organizzazione dei servizi di cura da parte di medici ed autisti di ambulanze;

le OO.SS. e le Amministrazioni comunali di Castrovillari e San Giovanni in Fiore nella stessa giornata di lunedì 1° ottobre hanno rappresentato questo disagio in sede di Dipartimento regionale “Tutela della Salute”, dove hanno convenuto sull’esigenza di dare unitarietà all’intera vertenza del precariato calabrese sanitario per sottrarlo, una volta per tutte, alle storture dentro cui è stato avvitato nel tempo tra bisogni di lavoro, norme e strumentalizzazioni politiche;

con questa condivisione di vedute, e nella consapevolezza dei vincoli normativi che gravano nella Regione per effetto del Piano di rientro e in materia di spending review, le OO.SS. e le amministrazioni hanno sottoscritto un verbale di intenti a firma del Dirigente Generale Vicario, Dott. Bruno Zito con l’obiettivo di trovare uno spiraglio alla vertenza;

considerato che:

nel verbale si assumeva l’impegno a cercare ogni soluzione possibile per salvaguardare i rapporti di lavoro; si prendeva atto della necessità formalizzata (nota n. 1862275 dell’11.09.2012) dal Direttore Generale dell’ASP di Cosenza di dover garantire i Livelli Essenziali di Assistenza e, per questo, si chiedeva “l’autorizzazione alla proroga dei contratti sino al 31.12.2012, nelle more della definizione delle procedure di gara per l’esternalizzazione dei servizi, attualmente sospesa per la riorganizzazione aziendale”; si evidenziava che, a breve, ci sarebbero stati incontri della Dirigenza e del Comparto con le OO.SS. per affrontare anche i temi del precariato sanitario da portare all’attenzione del Commissario ad acta e del Subcommissario Gen. Pezzi; si assumeva la richiesta sindacale di valutare la possibilità di una proroga dei contratti sino alla data del 31.12.2012; si constatava la necessità di tener conto delle recenti valutazioni della Corte dei Conti e delle disposizioni del Subcommissario Gen. Pezzi e dell’opportunità che questi nuovi vincoli potessero essere rappresentati e discussi ad un tavolo generale di politiche sanitarie; si invitava il DG dell’ASP di Cosenza, Dott. Gianfranco Scarpelli, a prendere atto del verbale e a valutare l’opportunità di una proroga dei contratti per 15 giorni, il tempo necessario per espletare ogni confronto necessario tra la Struttura commissariale e le OO.SS. e, nel contempo, garantire la funzionalità dei servizi e la garanzia dei LEA;

considerato, inoltre, che:

ciò nonostante, il Direttore Generale dell’ASP di Cosenza, nel mentre il Direttore Generale dell’A.O. dell’Annunziata annunciava a mezzo stampa la sua intenzione di prorogare altri contratti nella consapevolezza di dover dare garanzia al diritto di cura, ha ritenuto di non poter procedere alla proroga del contratto con Obiettivo Lavoro per non incorrere nelle sanzioni di legge;

sono clamorosamente palesi ed evidenti le contraddittorietà che emergono dalla vertenza dei 41 lavoratori precari. Essi, infatti, sembrano essere quelli che, nonostante abbiano prodotto un enorme risparmio in termini di costi e garantito efficienza, oggi si sottrae lo status per essere salvaguardati all’interno dell’intero bacino composto di oltre duemila dipendenti precari del Sistema Sanitario regionale;

se l’obiettivo del Piano di rientro è il risanamento, la ricerca dell’equilibrio finanziario e l’organizzazione dei servizi finalizzata alla garanzia dei LEA, occorrerà rendere palese nella scala gerarchica degli obiettivi la garanzia dei LEA è superata dai vincoli sul lavoro, considerato che la spesa del lavoro precario è entrata da tempo nel consolidato dei bilanci aziendali, seppure con diverse forme contrattuali;

una decisione del genere, se confermata, aprirebbe un grave vulnus non solo sotto il profilo della difesa dei diritti dei lavoratori, ma anche sotto quello della garanzia del diritto alla salute dei cittadini residenti nell’ambito del circondario dell’azienda sanitaria provinciale di Cosenza;

in particolare, a pagare in prima persona lo stato di disagio derivante dall’eventuale, mancato rinnovo contrattuale in favore dei lavoratori in questione sarebbero cittadini come il giovane A.L., residente a Lungro, costretto a letto da una rara patologia clinica serenamente e dignitosamente affrontata solo grazie ai servizi assicurati dal personale ausiliario che lo segue quotidianamente, del quale fanno parte proprio alcuni tra i 41 lavoratori a rischio, che attorno a lui hanno stretto, nei fatti, un cordone salvavita che lo ha spinto ad affrontare con determinazione e fiducia la malattia, proponendolo come modello da seguire per quanti, pure nelle difficoltà, non cessano di amare la vita e di combattere per essa;

Chiede

che si giunga ad una soluzione della vertenza in funzione della salvaguardia del lavoro e della garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza;

che vengano superate le contraddizioni e  le dicotomie dentro cui muovono scelte aziendali in cui il lavoro è ostaggio di logiche complesse che vanno ricondotte invece alla valorizzazione del lavoro in ogni sua forma;

che venga assicurata l’urgente convocazione di un tavolo regionale con la Struttura Commissariale e la dirigenza dell’ASP per trovare nell’immediato una soluzione ai 41 lavoratori di “Obiettivo Lavoro” e per costruire, di pari passo con il Ministero, un percorso di stabilizzazione certa per le migliaria di lavoratori che da oltre un decennio hanno maturato il sacrosanto diritto ad essere considerati, a tutti gli effetti, alla stessa stregua di tutti gli altri lavoratori”.

Ordine del giorno numero 78 del 9.10.2012 a firma dei consiglieri Gallo e Nucera “Sul congelamento dei fondi statali per le indennità dovute ai malati da sangue infetto e sulla mancata rivalutazione delle stesse”

“Il Consiglio regionale

premesso che:

in Calabria sono più di mille i cittadini infettati dal virus dell’epatite, o dell’Hiv, per trasfusioni errate, interventi chirurgici sbagliati o per infortuni sul luogo di lavoro, per lo più in cliniche ed ospedali;

lo Stato, attraverso la legge n. 210 del 1992, riconosce loro un’indennità;

detta indennità è stata periodicamente rivalutata, fino al 2010, quando il Governo nazionale, con la Legge Finanziaria, ha cancellato la previsione della rivalutazione periodica;

con sentenza del novembre 2011, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la Legge Finanziaria nella parte in cui prevedeva il blocco della rivalutazione delle indennità di cui alla legge 210/1992, stabilendo che il relativo importo vada invece rivalutato nella sua interezza, secondo il tasso di inflazione programmato, e quindi anche nella componente più cospicua rappresentata dalla somma corrispondente all’indennità integrativa speciale;

con le misure adottate in tema di spending revieuw a partire dal dicembre 2011, il Governo nazionale avrebbe tagliato i fondi destinati alle Regioni, per il biennio 2012-2013, destinati al pagamento delle indennità di cui alla legge 210/1992;

la Regione Calabria s’è sostituita al Governo con fondi propri di bilancio, anticipando 6 milioni e mezzo di euro ai quali si è aggiunto, nei giorni scorsi, un ulteriore stanziamento da un milione di euro;

la somma comunque messa a disposizione non sarà sufficiente a coprire il fabbisogno annuo, pari a circa 9 milioni di euro;

i fondi disponibili non garantiranno comunque la rivalutazione dell’indennizzo e dell’arretrato al riguardo maturato, pari ad 8 milioni di euro;

in assenza di mutamenti di orientamento da parte del Governo nazionale, problemi ancor più seri e gravi, per assicurare i diritti dei malati da sangue infetto, potrebbero aversi nel 2013;

Impegna

la Giunta regionale a voler adottare ogni iniziativa idonea ed opportuna a conseguire l’effettiva tutela dei diritti dei cittadini calabresi infettati dal virus dell’epatite, o dell’Hiv, per trasfusioni errate, interventi chirurgici sbagliati o per infortuni sul luogo di lavoro, per lo più in cliniche ed ospedali, ed a voler richiedere e sollecitare la trattazione senza indugio dell’argomento anche in sede di Conferenza Stato-Regioni”.

Mozione numero 72 del 24.09.2012 di iniziativa del consigliere Imbalzano “Sulla richiesta di una proroga dei contratti del personale medico, paramedico – infermieristico e farmaceutico, assunto negli anni scorsi, a tempo determinato, in Calabria

“Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che entro il prossimo mese di dicembre, andranno a scadere in tutta la Regione circa 2000 contratti stipulati negli ultimi anni con personale sanitario, parasanitario – infermieristico e farmaceutico, che fin qui hanno assicurato, sia nelle Aziende sanitarie ospedaliere che in quelle Provinciali, il mantenimento di livelli dignitosi di assistenza in tutte le strutture;

considerato che, a seguito di una recente pronuncia della Sezione Regionale della Corte dei Conti su richiesta di chiarimenti del Commissario alla Sanità per il Piano di Rientro, i Direttori generali delle diverse Azienda hanno assunto nei giorni scorsi le prime iniziative nei confronti del personale con contratto a tempo determinato in scadenza, notificando formalmente la fine del rapporto;

atteso che, a seguito delle conseguenti decisioni necessariamente adottate, all’interno dei reparti di alcune Aziende Ospedaliere, si sono venute a creare da subito situazioni di estremo disagio sia per i malati, costretti ad ulteriori gravi difficoltà per poter fruire della necessaria, tempestiva assistenza e per patologie spesso assai gravi, sia per il personale medico, costretto a turni asfissianti, in condizione di scarsa serenità e con rischi per la salute del malato a loro non imputabili;

tenuto conto che in Calabria, regione pur sottoposta ai vincoli del Piano di Rientro fin qui positivamente portato avanti, non è immaginabile un blocco automatico e meccanico del turn over del personale sanitario, parasanitario – infermieristico e farmaceutico, che, pur assunto a termine, ha fin qui assicurato un livello di assistenza dignitosa;

considerato che vanno assunte tempestivamente, per evitare un calo drammatico del livello di assistenza fin qui prestato in tutte le strutture della Regione, le opportune iniziative per richiedere al Governo, tramite gli Organi ministeriali competenti, una deroga ad un blocco che rischia di produrre effetti devastanti per i malati calabresi e l’inevitabile aumento dell’emigrazione sanitaria con costi sociali e non, assai alti, visti i pressanti appelli lanciati dai Consigli degli Ordini dei Medici calabresi;

tutto quanto premesso, pienamente consapevole di queste esigenze e dei rischi connessi, ove malauguratamente non venisse positivamente accolta la presente richiesta

Impegna

il Presidente della Regione, nella sua veste di Commissario della sanità calabrese, nonché i Sub Commissari, ad assumere le conseguenti e tempestive iniziative, mirate a dare continuità ai livelli di assistenza fin qui assicurati ai malati della nostra Regione, con l’unanime sostegno della massima Assemblea elettiva calabrese”.

Mozione numero 73 del 2.10.2012 di iniziativa del consigliere Nucera “Interventi presso il Governo per la riapertura dell’Istituto penitenziario sperimentale <Luigi Daga> di Laureana di Borrello”; Mozione numero 75/9^ del 8.10.2012 di iniziativa del consigliere Imbalzano “Sulla minacciata chiusura del carcere <Luigi Daga> di Laureana di Borrello” e Mozione numero 77/9^ del 9.10.2012 di iniziativa del consigliere Giordano “Sulle iniziative da intraprendere per scongiurare la chiusura definitiva dell’Istituto penitenziario <Luigi Daga> di Laureana di Borrello” unificate

“Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che:

l'Istituto penitenziario sperimentale "Luigi Daga" di Laureana di Borrello è una struttura detentiva a trattamento avanzato ed è stato il primo istituto in Italia a sperimentare per i giovani la custodia attenuata;

l'Istituto "Luigi Daga" è uno degli istituti definiti all'avanguardia a livello europeo, in quanto ivi si sperimenta il "Progetto Giovani", che offre ai giovani detenuti, che concludono il patto trattamentale, un percorso penitenziario alternativo al circuito ordinario per intraprendere un cammino di recupero e di reinserimento nella società;

il “Progetto Giovani” permette di sottrarre i giovani detenuti alla sub-cultura tipica del carcere e della criminalità organizzata incidendo sul fenomeno della recidiva attraverso la prevenzione e l'inclusione sociale;

nell'Istituto "Luigi Daga", attraverso la visione del tempo della detenzione quale tempo di recupero e di costruzione di un futuro positivo, si sperimentano e intraprendono nuove strade per il raggiungimento della legalità e della sicurezza sociale;

a decorrere dall'1 ottobre 2012, senza alcun preavviso e con atto di imperio giustificato debolmente dalla necessità di recuperare i quindici operatori di polizia penitenziaria in servizio nello stabilimento, per essere destinati altrove, il detto Istituto è stato chiuso dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, al fine di destinare il personale di Polizia Penitenziaria che ivi prestava il proprio servizio ad altre carceri della Provincia di Reggio Calabria, stante la forte carenza di organico dell'amministrazione penitenziaria;

questa decisione cozza contro qualsiasi logica di politica settoriale e rischia seriamente di vanificare quanto di straordinario è stato messo in campo dal 2004, data di inaugurazione, ad oggi, in un contesto penitenziario nazionale assai allarmante ed in palese contrasto con il dettato della nostra Costituzione, che prevede esplicitamente la possibilità per chi ha sbagliato di potere intraprendere un percorso di riabilitazione e di reintegrazione sociale;

la smobilitazione della casa di reclusione Luigi Daga, produce conseguenze gravissime sotto un duplice profilo, uno di ordine generale come segnale negativo nei confronti del pianeta “carceri” significando una indifferenza da parte del governo verso le problematiche dei detenuti, benché lo stesso Presidente della Repubblica quasi quotidianamente stimoli un adeguato dibattito parlamentare per la ricerca di soluzioni ad un problema che rischia di esplodere, l’altro più prettamente legato alla realtà socio economica calabrese che, dilaniata ed infestata dalla criminalità mafiosa, subisce anche il fallimento, reale e simbolico, di esperienze che offrono una speranza di riscatto per molti detenuti;

la compatta reazione istituzionale e politica di questi giorni, a fronte di un provvedimento illogico e abnorme, ha costretto il DAP, attraverso una sua nota ufficiale del 3 ottobre 2012, a motivare il provvedimento di chiusura in termini di provvisorietà, ma circostanze emerse negli ultimi giorni farebbero pensare ad una chiusura definitiva dell’esperienza, atteso che il personale di polizia penitenziaria è stato assegnato ad altri istituti di pena della regione;

questa casa di reclusione è stata considerata dal Ministro della Giustizia Castelli, dall’ On. Angelino  Alfano e dalle delegazioni nazionali ed internazionali che l'hanno visitata, un modello assai apprezzato, capace di dare dignità ai detenuti,soprattutto giovani, che hanno espressamente manifestato la scelta di un reale reinserimento, a pena scortata, nella società civile, apprendendo un mestiere propedeutico a questo processo;

preso atto

delle generalizzate iniziative assunte da subito dalle Istituzioni a tutti i livelli nonché dal Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, per scongiurare una simile evenienza, che vanificherebbe gli sforzi di tutto il personale, a partire dalla Direttrice della struttura, che ha tenacemente creduto nel modello costruito ed ampiamente condiviso dai detenuti, dalle loro famiglie, dal Dipartimento stesso e dall’intera società civile;

Impegna

il Presidente del Consiglio regionale della Calabria ad intervenire sul Presidente del Consiglio dei ministri, sul Ministro della Giustizia e sul Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria affinché si giunga celermente alla riapertura dell'Istituto penitenziario sperimentale "Luigi Daga" di Laureana di Borrello”.

Mozione numero 76 del 8.10.2012 di iniziativa del consigliere Nucera “Interventi per la chiusura dello sportello Monte dei Paschi di Siena di Marina di Gioiosa Jonica”

“Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che:

è stata paventata la chiusura della filiale del Monte dei Paschi di Siena del comune di Marina di Gioiosa Jonica;

il Monte dei Paschi di Siena è l’unica banca di livello internazionale presente nel territorio di Gioiosa;

considerato che

nella zona jonica vi sono quattro filiali del Monte dei Paschi di Siena, delle quali quella di Marina di Gioiosa è la seconda in ordine di apertura e tra le più redditizie dal punto di vista dei risultati gestionali, del numero di conti correnti accesi, della quantità di depositi, investimenti finanziari e prelievi bancomat;

i cittadini dell’entroterra, costituito da altri cinque comuni, convergono per le operazioni bancarie nella filiale di Marina di Gioiosa;

diverse amministrazioni comunali intrattengono rapporti di tesoreria con la filiale del Monte dei Paschi di Siena;

Invita

il Presidente del Consiglio regionale della Calabria ad intervenire affinché si giunga celermente alla riapertura della filiale del Monte dei Paschi di Siena di Marina di Gioiosa Jonica”.

Mozione numero 74 del 2.10.2012 a firma del consigliere Nucera “Interventi presso il Governo per l'approvazione della proposta di legge n. 3427/XVI, recante "Disposizione per il riconoscimento dell'endometriosi come malattia che dà diritto all'esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria, nonché istituzione del Registro nazionale dell'endometriosi"

“Il Consiglio regionale

premesso che:

l’endometriosi è una patologia cronica importante, complessa e dolorosa che colpisce le donne, spesso in giovane età, alterandone non solo la salute, ma anche la fertilità. E’ sicuramente una patologia invalidante, ma non riconosciuta come tale e purtroppo ancora sottostimata sia dal punto di vista clinico, sia degli effetti sulla qualità della vita delle donne che ne sono affette;

in Parlamento sono state presentate varie proposte di legge, tra cui la n. 3427/XVI, recante “Disposizione per il riconoscimento dell’endometriosi come malattia che dà diritto all’esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria, nonché istituzione del Registro nazionale dell’endometriosi” che prevede il riconoscimento dell’endometriosi come malattia cronica e invalidante e l’istituzione del Registro Nazionale dell’endometriosi;

considerato che la proposta di legge n. 3427/XVI, recante “Disposizione per il riconoscimento dell’endometriosi come malattia che dà diritto all’esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria, nonché istituzione del Registro nazionale dell’endometriosi” rappresenta un primo passo importante per la tutela delle donne affette da questa patologia;

invita

il Presidente del Consiglio regionale della Calabria ad intervenire sul Presidente del Consiglio dei Ministri affinché solleciti la definizione dell’iter legislativo della proposta di legge n. 3427/XVI, recante “Disposizione per il riconoscimento dell’endometriosi come malattia che dà diritto all’esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria, nonché istituzione del Registro nazionale dell’endometriosi”;

Impegna la Giunta regionale:

ad effettuare un confronto tra le strutture che hanno maggiore esperienza nella diagnosi e trattamento dell’endometriosi per concordare percorsi diagnostico-terapeutici (PDT) atti ad una diagnosi più tempestiva e per mettere a punto le informazioni da diffondere a consultori, ginecologi e medici di medicina generale;

ad individuare i centri di riferimento regionali per il trattamento dell’endometriosi costruendo una rete secondo il modello hub&spoke, e valutare gli indicatori di qualità dell’assistenza;

a promuovere linee guida appropriate sulla diagnosi e terapia dell’endometriosi;

a verificare, inoltre, in attesa di un provvedimento nazionale per l’esenzione della patologia, l’ipotesi di uno o più pacchetti di prestazioni da inserire nel nomenclatore tariffario della specialistica ambulatoriale per rendere più omogenei gli interventi a livello regionale e favorire l’accesso, rendendo più contenuta la partecipazione alla spesa da parte delle donne affette da endometriosi”.