IX^ LEGISLATURA
RESOCONTO INTEGRALE
__________
48.
SEDUTA DI MARTEDI’ 9 OTTOBRE 2012
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLO’
La seduta è
aperta. Si dia lettura del verbale della seduta precedente.
Legge il
verbale della seduta precedente.
(E’
approvato)
Legge le
comunicazioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate
in allegato)
Legge le
interrogazioni presentate alla Presidenza.
(Interruzione)
Presidente, volevo porre all’attenzione dell’Aula –
credo sia stata una preoccupazione e una corale levata di scudi da parte di
tutta la politica della sua interezza – la questione dell’istituto di
rieducazione “Daga” di Laureana.
Ho preparato e
presentato una mozione. Chiedo che sia discussa.
Su questo
argomento anche i colleghi di maggioranza hanno presentato delle mozioni.
Direi, allora di affrontare l’ordine del giorno così come previsto e di
inserire, poi, a margine dei lavori l’approvazione
dell’ordine del giorno.
Presidente, non solo di questo ma anche degli altri
documenti.
Non solo di
questo argomento, certo.
In
Conferenza dei capigruppo abbiamo
approfondito la questione che riguarda l’argomento dei costi della politica;
abbiamo deciso, sostanzialmente, di proseguire con l’azione già intrapresa dal Consiglio
regionale dall’inizio della legislatura.
Devo
dire che tutti gli atti compiuti da questo Consiglio regionale e dall’Ufficio
di Presidenza sono andati nella direzione di diminuire la spesa; non c’è stato
un solo atto che ha provocato un aumento della spesa ma ci sono stati, sempre,
contestualmente dei provvedimenti – peraltro approvati alla unanimità da parte
del Consiglio regionale – per ridurla.
Abbiamo
ridotto le Commissioni, abbiamo abolito il vitalizio ed approvato una serie di
provvedimenti che, certamente, sono stati più volte portati a conoscenza di
tutta l’opinione pubblica, della classe dirigente calabrese e dei cittadini calabresi.
Vogliamo proseguire su quella strada ed oggi la Conferenza
dei capigruppo all’unanimità ha deciso di apportare due modifiche significative
allo Statuto della Regione Calabria per quanto attiene il numero dei
consiglieri.
Voi sapete che il Consiglio regionale della Calabria è
composto da 50 consiglieri. Con l’approvazione della norma che oggi vogliamo
sottoporre all’Aula, il numero dei componenti passerà dalla prossima legislatura
dagli attuali 50 a 40. Accanto a questo anche la Giunta regionale subirà una
riduzione, ossia il Presidente potrà nominare un numero massimo di 8 assessori
tra cui il Vicepresidente.
Naturalmente, si tratta di un taglio rilevante ed
importante che ridurrà di molto la spesa per quanto attiene il funzionamento
dell’organo statutario. Devo dire, con grande soddisfazione, che è stata una decisione
che abbiamo assunto all’unanimità tutti i capigruppo, con la coscienza che su
questi argomenti, certamente, dobbiamo proseguire su quell’azione che abbiamo
intrapreso dall’inizio della nostra legislatura e che ha reso la nostra Regione
più virtuosa, anche agli onori della cronaca nazionale, producendo una
riduzione dei costi della politica pari al 15 per cento.
Per noi è una grande soddisfazione perché la Calabria è
sempre stata additata come l’ultima ruota del carro o, magari, è balzata agli
onori della cronaca come la Regione dove era possibile fare di tutto, dove
c’erano sperperi e sprechi. Questa volta devo dire con grande soddisfazione che
abbiamo ribaltato l’opinione che era diffusa, anche rispetto al confronto con
le altre Regioni, e devo dire con grande soddisfazione che abbiamo evidenziato
anche questo dato.
Accanto a questo la Conferenza dei capigruppo ha
delegato l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e la Presidenza della Giunta
regionale a provvedere ad effettuare ulteriori tagli, provvedendo, entro
qualche mese, ad individuare altri eventuali sperperi e sprechi per ridurre
ancora di più la spesa della pubblica amministrazione.
Questo lo abbiamo fatto anche con grande condivisione da
parte di tutti. Certamente è un fatto importante, benché non sia esaustivo. Noi
vogliamo continuare sulla strada intrapresa, ci dovrà essere la collaborazione
da parte di tutti per continuare a lavorare in questa direzione, salvaguardando
sempre e comunque l’autonomia delle Regioni che hanno un ruolo fondamentale.
Per effetto della riforma del Titolo V della Costituzione, le Regioni hanno un
ruolo fondamentale, hanno poteri legislativi ed una serie di competenze che, naturalmente,
consentono loro di organizzarsi dandosi una propria autonomia a cui non
vogliamo mai rinunciare. Grazie a questa autonomia possiamo azionare dei
meccanismi fondamentali per la crescita e per individuare nel futuro una Regione
concorrenziale; abbiamo sia capacità sia professionalità sia competenze per
poter immaginare il futuro della nostra Regione per come noi lo riteniamo più
adeguato.
Sotto questo aspetto vogliamo continuare sulla strada
intrapresa che deve essere quella della condivisione e della capacità di far
emergere le tante potenzialità che abbiamo; tutto questo senza confondere i
costi della politica con i costi della democrazia che devono essere, sempre e
comunque, salvaguardati.
C’è tanto da fare. Non crediamo di essere, così,
totalmente esaustivi o i primi della classe. Vogliamo continuare su questa
strada con attenzione, approfondendo le diverse questioni, capendo e difendendo
fino in fondo le nostre competenze e quello che la legge ci attribuisce per
tracciare insieme quello che vogliamo rappresentare per il futuro.
Queste riflessioni volevo sottoporre all’Aula, sono
state un po’ le riflessioni di tutti e ci sarà bisogno anche di un confronto di
merito con gli altri Presidenti delle Regioni nei prossimi giorni per
individuare come procedere e per capire esattamente quale tipo di linea
dobbiamo evidenziare.
Dobbiamo capire, infatti, anche da dove siamo partiti e
dove siamo oggi. Siamo forse l’unica Regione ad avere la sede di Giunta e
Consiglio in due città diverse. Naturalmente questo, per tutti gli aspetti che
può comportare, fa aumentare in maniera esponenziale e naturale anche le spese perché,
spesso e volentieri, tanti colleghi consiglieri regionali devono partire dalla
provincia di Cosenza ed arrivare a Reggio Calabria per le sedute delle
Commissioni, del Consiglio e per tutta l’attività istituzionale.
Questo, naturalmente, fa lievitare molto anche i costi
del nostro impegno. Noi vogliamo, però proseguire su questa strada e vogliamo
portare a termine quello che è nelle nostre possibilità, salvaguardando, sempre
e comunque, il ruolo istituzionale del Consiglio e dei consiglieri; il
Consiglio rappresenta tutta la Calabria ed è giusto che questa sia la palestra
della democrazia e del confronto tra i diversi gruppi, attraverso quella
dialettica che è essenziale per migliorare la Calabria.
Il provvedimento che sottopongo all’esame dell’Aula,
firmato da tutti i capigruppo, riguarda, pertanto, la modifica dell’articolo 15
dello Statuto, laddove si prevede che il Consiglio invece di essere composto da
50 componenti sarà composto da 40 membri. L’altra modifica è all’articolo 35
dello Statuto, laddove si prevede che la Giunta regionale è composta dal Presidente
e da un numero di assessori non superiori ad 8, compreso il Vicepresidente.
Queste sono le due modifiche che la Conferenza dei capigruppo
- alla quale ha partecipato anche il Presidente Scopelliti che ringrazio per la
sua presenza – ha voluto sottoporre all’Aula.
I consiglieri che volessero prendere la parola su questo
argomento possono farlo. Anche per capire come procedere e per poter poi
addivenire alla votazione in Aula che, ricordo, ha bisogno anche di una seconda
lettura che dovrà avvenire non prima di 60 giorni dalla data odierna.
L’abbiamo voluta fare rapidamente e velocemente senza
rinvii ma con la consapevolezza che questa è una riforma importante, strutturale
e che non indebiterà il Consiglio regionale per i prossimi anni. Vi lascio immaginare,
infatti, che significhi avere 50 componenti rispetto a 40 in termini economici;
ma anche sotto questo aspetto andremo a quantificare esattamente quant’è il
risparmio di spesa in modo tale che sia a conoscenza di tutti gli organi di
informazione ,proseguendo in quell’opera di trasparenza che abbiamo voluto dare
all’Istituzione, alla massima Assise calabrese.
Ha chiesto di parlare l’onorevole De Masi. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente. Rompere il ghiaccio rispetto a questa
discussione è un modo quasi insolito perché chi interverrà dopo di me si assuma
una maggiore responsabilità, ma lo faccio
nella piena consapevolezza che rispetto alla grande questione del contenimento
del costo della politica occorre riflettere, ispirandosi alla più grande
tensione intellettuale e politica, appunto.
La più grande
onestà deve sostenere qualunque intervento allo scopo di porre un ordine di
natura culturale anche rispetto ad una foga con la quale l’opinione pubblica
chiede con insistenza, peraltro fondata e motivata, che si metta ordine in
queste questioni.
Il Presidente Talarico ha riassunto nella sua
introduzione gli elementi salienti che hanno scandito un processo consumatosi
in un arco temporale anche esiguo, nel quale la Calabria
ha dato dimostrazione di essere davvero virtuosa a livello
istituzionale; tanto più che questo processo di contenimento delle spese
istituzionali e politiche è stato avviato molto prima che si manifestasse in
tutta la sua cogenza ed urgenza la questione alla quale ho fatto all’inizio
riferimento.
Senza
indulgere ad alcuna tentazione di riproporre le indicazioni che come gruppo avevamo
posto appena insediatici come Assemblea,
devo dire che ogni raggruppamento
politico rappresentato in questa Aula ha compiuto uno sforzo per contribuire con onestà e con
sollecita partecipazione ad una questione vera che rischiava di tramutarsi –
così come sta avvenendo – in emergenza; un contributo costruttivo e, mi
permetto di dire, anche realistico perché
probabilmente noi commetteremmo un errore se dovessimo farci mettere
all’angolo, quasi presi da uno sgomento esistenziale ed istituzionale,
assecondando una sorta di famelicità che tale rimane, benché fondata, e secondo
la quale ogni risparmio è insufficiente.
Noi dovremo,
in uno sforzo di onestà vera e di rappresentazione della dignità di una
istituzione, far in modo che questi risparmi siano consistenti ma che non
oltrepassino quel limite al di là del quale non si disperda il valore della
democrazia che anch’essa, come sistema complesso, naturalmente, esige apporti finanziari.
Oggi sono nell’occhio del ciclone le Regioni. Si è
scatenato una sorta di processo sommario verso le Regioni, processo indotto dal
rilievo, pressoché casuale, di alcune degenerazioni davvero inqualificabili che
si sono verificate nella Regione Lazio oltre che da qualche altra parte.
Non mi rassegno all’idea che il rilievo che riguarda
alcune persone possa simbolicamente rappresentare un costume diffuso o
addirittura generalizzato e penso di poterlo dire non solo a nome del mio
gruppo ma di tanti altri colleghi che sono qui seduti e che si appassionano ad
un lavoro attraverso il quale si cerca – senza alcuna enfasi retorica – di
servire la propria Regione.
Quando si intenta un processo di questa sommarietà, di
questa brutalità – per alcuni versi – alla Regione, per molti aspetti si mette
in discussione una sorta di rivoluzione istituzionale che questo Paese ha
conosciuto e che ha preso le mosse dal 1970, esattamente da quando sono state
riconosciute le Regioni.
Non mi iscrivo al partito della cancellazione di tutte
le articolazioni istituzionali dello Stato; sarebbe un modo per negare
esattamente gli sviluppi, le espressioni democratiche dello Stato. Non mi iscrivo
al partito di chi si appassiona allo Stato centralistico, è una sorta di
involuzione storica rispetto alla quale dobbiamo, anzi, reagire con fermezza.
E non possiamo permettere che alcune degenerazioni –
certo inqualificabili – assumano questo rilievo culturale fino al punto di
poter riconoscere che vadano messe in discussione le articolazioni democratiche
dello Stato.
La Calabria, per riferirci alla nostra realtà, certo sta
male, oggi in particolare, perché risente più di altri territori una crisi che
è nazionale e persino cosmica. Ma credo di poter dire che sarebbe ancora peggio
se non fossero state istituite le Regioni.
Non mi sembra una sorta di richiamo romantico ad una
invenzione dei legislatori di qualche decennio fa; è esattamente la
riaffermazione di un principio che vorrei in qualche modo rappresentare in
questo senso.
I cittadini, soprattutto quelli che abitano una
perifericità umana prima ancora che geografica e territoriale si sentono un po’
più garantiti se ci sono apparati istituzionali vicini, anche fisicamente e territorialmente,
in modo tale da poterne interpretare i bisogni effettivi, selezionandoli e
quindi conferendo priorità a quelli che vengono prima di altri bisogni.
Volevo dirlo, perché è inammissibile fare in modo che si
travolga tutto questo, questo processo di sviluppo democratico. Sarebbe un po’
– chiedo scusa per la locuzione abusata – come buttare il bambino con l’acqua
sporca.
Certo che gli sprechi – ed in questo cerco di farmi
sostenere da un ulteriore impulso di onestà – probabilmente si annidano ancora
in entità che dobbiamo sforzarci di esplorare in maniera più adeguata.
In Conferenza dei capigruppo lo abbiamo sostenuto e
condiviso coralmente: bisogna porre attenzione e verificare le spese che ancora
sono troppe, per esempio - lo dico con grande franchezza – in alcuni enti che
sono emanazione della Regione.
La Regione deve esistere e funzionare meglio e funziona
meglio se mette ordine nel suo sistema finanziario, grazie al quale poi può
recuperare un ordine progettuale-politico nella misura in cui il potere
legislativo - che siamo noi - e quello esecutivo si allontanino dalla
tentazione di intrecciare rapporti con la società e con una parte della società
che, fatalmente, cerca di indirizzare gli orientamenti politici dell’Assemblea
legislativa e del potere esecutivo verso finalità che non riguardano e non
esprimono quelli generali della Calabria.
Questa Assemblea farebbe davvero bene a render propizia
questa occasione per elevare il tono della discussione politica e del confronto
programmatico, in modo da corrispondere alle effettive esigenze della società
che, certo, in parte sono riconducibili agli sprechi che in politica esistono.
Tutto sommato, quando l’avremo fatto e sono certo che lo
faremo perché sono convinto che ci sia convinta adesione alla impostazione che
il Presidente Talarico ha chiamato, quando avremo fatto tutto il contenimento
possibile è evidente che avremo semplicemente e anche doverosamente manifestato
una sensibilità culturale ed etica che la Regione si aspetta. Dopo di che,
dovremo fare molto altro, molto di più sul piano della politica e della democrazia,
senza mortificare tutto ciò che le serve per funzionare meglio; se la democrazia
non funziona tutti i bisogni restano alla stregua di indicazioni sommarie e una
entità che deve governare la realtà non è in grado di recepirle e quindi di
dare risposte.
Grazie onorevole De Masi. Ha chiesto di parlare
l’onorevole Orsomarso. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Vedo che oggi, anche nell’intervento dell’onorevole De Masi che mi ha preceduto, quasi
fosse una funzione catartica, l’Aula, rispetto alle vicende di questi ultimi
giorni ed all’azione intrapresa dal Parlamento – a cui dobbiamo guardare anche con la debita
distanza – assume i connotati di grande serietà e di grande compostezza, come
anche è giusto che sia in momenti storici come questo.
C’è il rischio
che, di fronte a chi ci guarda con massima attenzione, un pezzo di classe
dirigente, sia essa maggioranza o minoranza,
voglia difendere il ruolo; spero di non incorrere in questo rischio e credo, tra
l’altro, che anche l’onorevole De Masi non abbia
fatto un intervento carico di retorica.
Ci pensavo
oggi mentre venivo qui, durante la visita ad un’azienda calabrese che ha studiato un prototipo, quando
ero in Prefettura a discutere della centrale del Mercure che rappresenta uno di
quegli interventi che stenta a decollare, mentre viaggiavo su questa autostrada
incompiuta per venire in Consiglio regionale;
pensavo, nell’ipotesi di intervenire in Aula, che cosa di significativo
noi possiamo dire rispetto a quello che la casta – per quel che si sente dire –
cerca di raccontare per difendere il proprio ruolo.
Non posso che
testimoniare, al di là delle deviazioni standard o meno, quello che è il
significato della nostra presenza in questi banchi -
noi, oggi maggioranza, e voi, minoranza -: testimoniare quello che è il
significato di una storia personale, almeno la mia, e di quella di ognuno di
noi, fatte salve anche le dovute differenze. Il problema è quanto e come si
riesce, nell’ambito dell’assunzione di un ruolo, ad essere coerenti e non
distanti rispetto ad una funzione alta che è quella di servire le istituzioni.
Proprio
l’altro giorno ho incontrato una parte di giovani che continua a vivere l’impegno
politico, così come l’ho vissuto io, e la maggior parte di loro non sogna
neanche, e forse mai lo sarà, di diventare consigliere regionale, deputato e
quant’altro; sognano di impegnarsi in politica sia per motivi di ideale e, se
volete, ideologici sia per motivi marginali e geografici, quelli della Calabria. Sognano di costruire con le attuali
generazioni un futuro migliore per le future generazioni.
Dicevo, quindi, che chi viene da un impegno non sta qui
per caso; altrimenti sembrerebbe, rispetto a quello che ci stanno raccontando sui
vari Batman, che possa capitare - ed anche lì andrebbe valutato sull’errore
quanto ci sia da salvare o da buttare a mare- lo stesso; rischiamo che ci siano
giudizi terzi rispetto anche ad una organizzazione dello Stato.
C’è una riforma del Titolo V, giusta o sbagliata che
sia, che conferisce poteri, tanti o pochi, alle Regioni. Invito i giornalisti,
ai quali mi rivolgo come già abbiamo fatto altre volte in quest’Aula, a parlare
con uno spirito un po’ libero.
Attenzione, noi non stiamo qui per caso, non stiamo qui
a fare le passeggiate o ad rappresentare una piccola casta che difende
privilegi o opportunità e tutto il resto, ma siamo qui per svolgere una
funzione alta. Questo lo stabilisce l’organizzazione del Governo centrale e
molto è stato fatto in questo periodo.
Mi
attendo che quella riforma, della riduzione del numero dei deputati, avvenga
velocemente, che la riduzione dell’assetto dello Stato avvenga velocemente e su
questo molte volte ci siamo ritrovati a dibattere. Vorrei fare un esempio: è
come se avessimo, nelle diverse funzioni sia della vita pubblica sia dell’organizzazione
sociale, un collaboratore di un’azienda e di una impresa che è impiegato magari
per pulire - faccio l’esempio del lavoratore più umile - e che prende 1000 euro
al mese; è impiegato per spolverare e quando va bene anche per non rubare e
viene scoperto a non spolverare ed a rubare e gli si dice “ti riduciamo lo
stipendio” anziché mandarlo a casa.
Presidente
Talarico, noi ci stiamo! e ci stiamo con grande responsabilità dei partiti ed
in qualità di cittadini calabresi, ruolo che non ci abbandona mai.
Credo che qui non arriverà mai “Anno Zero” - per citare
una di quelle trasmissioni - a rendere o restituire qualcosa di positivo alla Calabria,
a riconoscere quello che noi abbiamo già fatto. Oggi ci ritroviamo seduti,
composti, come quasi qualcuno avesse beccato parte della politica e quindi in
questo caso i Consigli regionali, e nel caso specifico i consiglieri regionali
della Calabria, con le mani nella marmellata. Ma non è così.
Voglio fare un passaggio sui costi della politica perché
qui nelle Regioni del Mezzogiorno prima ancora che d’Italia i costi della
politica sono stati i costi di gran parte di quell’economia asservita alle
logiche politiche. E’ una cosa che vorrei commentare verso la fine
dell’intervento.
Presidente Talarico, è doveroso consegnare le nostre
osservazioni alla responsabilità dei mezzi di informazione, molte volte non attrezzati
di giornalisti adeguati, diciamoci la verità, perché anche lì c’è una mini
cassa di chi, utilizzando delle risorse può fare molte cose e ci sono tanti
bravi giovani non pagati e molte volte tanti bravi giovani nemmeno adeguati.
Su questo non mi sento uguale agli altri in termini di responsabilità
e, poiché non mi sento di difendere la mia o la nostra posizione, ritengo sia
necessario fare un passaggio di chiarezza perché è stata questa Regione, per la
prima volta nella storia, ad intervenire su tutta una serie di materie: è stato
abolito il vitalizio quando nessuna Regione d’Italia se l’era mai sognato; sono
state ridotte le Commissioni. Sapete benissimo quante discussioni si sono tenute
nelle Commissioni; ho sostituito delle volte il mio capogruppo, prima il
consigliere Fedele, poi il consigliere Chiappetta. Anche loro, nella loro
funzione di capogruppo del Pdl, hanno dovuto impegnarsi di più per dar forza e
vigore, con il loro comportamento e quindi con un autocontrollo, alle tante
battaglie importanti che sono state fatte.
Presidente Talarico, non è arrivato Ruotolo a scrivere
che in Calabria prima di altre Regioni, per la prima volta nella storia, si
sono ridotte le Commissioni.
Personalmente ho seguito i trasporti, per 16 mesi, con
una delega anomala, senza rimborsi e senza usufruire di quegli istituti, anche
giusti, che sono di supporto al lavoro di un assessore. Oggi il Presidente ha
voluto dire “dammi una mano nel comparto energia” e lo farà come l’ha fatto con
tanti altri.
Attenzione anche a quello perché rischiamo –
dall’impressione che ho – che per dimostrarci più realisti del re… Ho
l’impressione, ad esempio, che questo sia per il numero degli assessori
rispetto alla complessità di materia; ma noi siamo per dar l’esempio. C’è un
problema relativo alla necessità di essere composti rispetto al ruolo che ha
questa Istituzione. E se lo dico io che non ho proiezioni né passate né future…
E noi- l’ho visto, Presidente-, non abbiamo avuto e non
avremo riconoscimenti per il lavoro svolto. Ne son sicuro perché siamo una Regione,
che anche dal punto di vista mediatico, deve essere sempre aggettivata come
l’esempio più negativo dello Stivale; anche ieri in televisione sentivo qualche
veneto dire “no, ma i problemi…”.
Al di là di quanta ‘ndrangheta abbiamo
prodotto e di quanti problemi abbiamo prodotto, benché sembri che la Calabria
produca solo cose negative, se facciamo un resoconto – io ho provato a farlo in
questi anni – proporzionalmente lo Stato ci deve tanto sia a livello di
infrastrutture sia in termini di rispetto per il ruolo dell’Assemblea. Per
quanto mi riguarda, lo dico in questa Assemblea e lo dirò fuori in tutte le
Assemblee di cittadini o amministratori: se c’è un’Assemblea regionale viva e
vegeta con il giusto numero, penso che 40 o forse anche 30 poi cambierà la
proporzione della rappresentanza dei territori, ci sarà speranza.
Però, attenzione, a non massacrare tutti indistintamente
– e mi rivolgo a lei, Presidente Talarico - perché poi basta prendere un
elemento che può diventare meno adeguato rispetto ai tempi che si vivono e sono
di grande difficoltà. Non c’è da fare parallelismi con situazioni di singoli
cittadini o di posizioni di chi oggi veste la funzione di consigliere regionale
o di assessore.
E torno sui media perché nessuno ci restituirà gli
sforzi che stiamo facendo in una stagione difficilissima. Io sono in Consiglio
regionale da due anni e sono tra i più giovani consiglieri regionali. Non ci
siedo per caso perché se tanti cittadini mi hanno voluto dar fiducia è perché vengo
da un impegno, dalla condivisione e tutto il resto.
Nessuno ci restituirà un’immagine corrispondente a quel
che stiamo facendo, anche col contributo della minoranza, benché alcune volte
vada fuori le righe - ve lo devo dire nel giorno in cui celebriamo una
rinnovata funzione, uno slancio, un rimodellamento di questo Consiglio
regionale.
Anche sui toni rispetto anche a
questi argomenti, attenzione! Oggi è capitato a noi ma è anche capitato a voi
che, però, avete fatto cinque anni di legislatura. Domani capiterà a qualcun
altro ma alla Calabria nessuno mai darà credito - perché discutiamo di un
problema nei problemi – perché la classe dirigente calabrese, in un quadro
nazionale, non ne ha, benché dall’inizio di questa legislatura dopo un anno
abbiamo ridotto… -.
Ben venga il momento della
valutazione delle colpe singole per far la differenza di chi può essere
adeguato o meno a sedere in un Consiglio regionale, ma, attenzione, oggi
dobbiamo rivendicare con forza quello spazio di informazione, perché quello che
oggi stiamo facendo va a sancire degli impegni che questo Consiglio regionale
aveva preso.
Noi abbiamo realizzato risparmi per circa
160 milioni di euro nella sanità, per circa 14 milioni di euro nei trasporti.
Cioè, abbiamo messo in campo un’azione di riduzione di costi della politica di
settori economici che, purtroppo, in questi anni poco sono serviti alla
Calabria e molto alla politica.
La rivoluzione è culturale, la rivoluzione sarà
rivendicare un ruolo e dire “sì, ci siamo, facciamo dei provvedimenti perché
non ce li impone nessuno”. Ma, attenzione, l’unica speranza che questa Regione
ha, a mio modesto avviso, sarà nel non banalizzare momenti fondamentali della
vita pubblica. Qui starà la nostra capacità complessiva come minoranza e
maggioranza di aver voce nel Paese, di accompagnare riforme importanti e
continuare ad esistere, e mi rivolgo di nuovo agli operatori dell’informazione.
Finché avremo voce, nel rispetto delle istituzioni che
ci appartiene, dovremo difendere questa istituzione. Su questo, appunto, lascio
l’interrogativo ai comportamenti responsabili.
Molte volte ci troviamo sui giornali gente poco
informata che parla, e lo diceva bene il Presidente Scopelliti, ed ha lo stesso spazio di un consigliere
di minoranza quanto di un assessore o quanto addirittura del Presidente della
Regione.
Bisogna riportare tutte le cose alla normalità. Questa è
una Istituzione seria ed ha dei costi che noi abbiamo contribuito a ridurre;
questa è una Istituzione che va preservata a prescindere dal nostro passaggio
perché le idee continueranno a camminare sulle gambe degli uomini. Oggi ci sono
questi uomini e domani la Calabria dovrà continuare ad averne uomini e donne, forse
migliori di noi, vivaddio, a rappresentare le istituzioni democratiche.
Grazie, onorevole Orsomarso.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi consiglieri, faremmo ben poca cosa se ci
limitassimo a fare il compitino o a ripeterci che il nostro prato è più verde o
meno giallo di quello degli altri.
Sono
stato consigliere anche nella Regione con 40 consiglieri, consigliere
Orsomarso, ed il bilancio con cui abbiamo cominciato questa legislatura, già
prima dei provvedimenti che io ho votato e condiviso, ci ha consentito, senza
aumenti di spese e con la stessa cifra di bilancio, di non aumentare nulla
quando i consiglieri sono passati da 40 a 50 e quando i dipendenti erano
raddoppiati.
Mi
segue? Era doveroso farlo, era possibile farlo. Tutto questo, però, non risolve
il problema neanche se si dovesse guardare, solo in senso stretto, il proprio
gruppo e la propria maggioranza.
Ora,
doverosamente e, secondo me, giustamente, voglio ricordare che questa
discussione l’abbiamo fatta all’avvio di questa legislatura con un orientamento
positivo, votando di tornare a 40 consiglieri.
Secondo me
nella situazione attuale non basterà nulla ed è ingenuo pensare che basti
questo o un’altra cosa. Cosa ci vuole perché noi
si rifletta? E non siamo in grado, da soli, come Consiglio
regionale della Calabria di riflettere su un
dato?!
Le
Regioni sono nate nel 1970, per un lungo periodo l’Assemblea eleggeva i Presidenti
e le Giunte e non ha risolto i problemi. Vi posso porre un interrogativo? Siamo
poi passati all’elezione diretta. Apparentemente alcune cose sono state coperte
ma a distanza di tanti anni possiamo dire che le scelte fatte dal 1992 in poi,
rispetto a problemi che erano drammatici, non hanno risolto il problema. Badate,
i problemi di cui parliamo – senza criminalizzare nessuno – non riguardano una Regione “canaglia” – non è
mia opinione – come la Calabria. Non c’è una Regione che si salvi. Fino a
qualche anno fa era di moda e tanto è vero che è stato rieletto più volte
Formigoni ma ora non credo che nemmeno lui goda buona salute.
Allora il
punto, Presidente Scopelliti e Presidente Talarico: queste questioni sono di
tali dimensioni e riguardano l’architettura istituzionale del nostro Paese che
dovrebbero essere affrontate da un Parlamento degno di questo nome oppure,
addirittura, da un’Assemblea costituente.
Tanti
anni fa, e sono passati tanti anni, i padri della Repubblica hanno fatto la Costituzione
nell’Assemblea costituente e per quanto mi riguarda, sui principi, credo che la
nostra Costituzione non abbia niente da invidiare alle migliori Costituzioni
del mondo.
Ora, in
questo periodo contemporaneamente, attenzione era necessario, si riducono i
comuni; praticamente si ridurranno a 40, con pochi poteri, anche le province ed
ora interveniamo sulle Regioni.
Secondo
voi, oltre al bisogno e alla sete di verità e giustizia legittima che hanno i
cittadini e la pubblica opinione, in questa maniera i problemi di fondo, uno, li
risolve? Cioè, da domani la prossima Assemblea elettiva sarà - non questa - maggiormente in grado di affrontare i
problemi?
Qualcuno
dice – ed è vero – che i due terzi delle spese delle Regioni sono per la sanità,
ma la sanità, io vi dico, potrebbe reggerla benissimo un potere centrale. Il
futuro della Repubblica italiana, di cui la Calabria è parte dentro l’Europa,
qual è? Quello dello Stato del 1800 inventato da Napoleone? Un potere centrale
forte e le Prefetture?
Lasciamo
da parte i ladri, perché per loro ci sono le leggi. Se sono nelle istituzioni o
fuori, su quelle si deve intervenire. Parliamo delle prospettive di un’area.
Al di là
della Merkel, molti di noi, molti nel mondo invidiano la Germania. La Germania,
fino a prima della prima guerra mondiale e tra la prima e la seconda guerra
mondiale, era una Repubblica centralistica dopo l’impero. Una delle innovazioni
tedesche è stata la previsione di territori che, in positivo con regole precise,
competono tra di loro.
Sul
disegno istituzionale, attenzione – Monti, il Parlamento da questo punto di
vista – si può essere d’accordo o non d’accordo, ma sul sistema pensionistico,
non sul welfare, su quello non sono stati in grado di intervenire, una
risposta l’hanno data.
Qual è il
futuro della Repubblica italiana? In queste dimensioni 20 Regioni riescono a
darci una risposta? Sono troppe perché possa esistere un sistema locale?
Altrimenti è molto facile che si scambi una vittoria elettorale, magari per
rispetto alla precedente espressione, col fatto che è iniziato un cambiamento.
Questi abbagli hanno fatto male a tutti, a destra come a sinistra.
La Regione
Calabria è un rompicapo ingovernabile. Certo la Puglia di Vendola, o di Fitto
prima di lui, ha mille problemi. Ha i problemi di un centro siderurgico,
l’Ilva, in cui cozzano il diritto alla salute col diritto al lavoro.
Ma noi non
abbiamo neanche di queste questioni. La Calabria è un deserto senza cattedrali;
la nostra discussione è “cosa si deve fare con i forestali” con tutto il
rispetto perché sono cittadini. Ed ognuno vende ogni volta piccole cose come un
grande cambiamento.
Badate,
non parlo solo di problemi sociali o di dimensione territoriale. Fino a quando
noi, in maniera passiva, amplifichiamo solo decisioni prese in un attimo da
altri. Non c’è mai un momento di verifica. Non ci vuole la zingara per dire che
quello che hanno inventato, il Parlamento dei nominati, è incostituzionale; su quella
legge di schifo nessuno ha sollevato il problema fino ad oggi.
Ma
nessuno riflette per dire “si può andare avanti così?”, non solo per ottenere
trasparenza ma perché le funzioni istituzionali siano svolte, a meno che non si
debbano nominare commissari ad acta su tutta la politica.
Ora,
Monti ed una parte dei suoi sono campionissimi.
Tutte le
esperienze di commissariamento che ho visto in giro non hanno risolto i
problemi. Sulle cose su cui la Regione non è stata in grado di agire,
dall’ambiente e così via, non ho visto la fine del mondo. Ce n’è una sola?
Citatemela, non qui.
Ma perché,
a Napoli, il commissario sulla nettezza urbana, sui rifiuti, è stato
differente? Eppure è comodo far finta di nulla e di questo stiamo discutendo,
non di un atto doveroso.
Perché il
problema è se si può cominciare a ragionare sul futuro. Qual è il futuro?
Bastiamo ai 2 milioni di calabresi oppure bisogna ragionare su qualche altra
cosa? Perché io una cosa non l’accetto: il migliore potere centrale – io non ne
vedo – è sicuramente peggiore del peggiore potere periferico.
E’ come dire le dittature rispetto alla peggior forma di
democrazia. Non che la democrazia la possiamo accettare così com’è, ma gli atti
che compiamo sono doverosi, non risolviamo nulla. E’ un lusso per i calabresi?
Non è che l’hanno deciso due o tre e non si è deciso neanche da solo in Calabria.
Nel 1970 rispetto ad una divisione drammatica si è
deciso che la sede della Giunta fosse a Catanzaro e la sede del Consiglio a Reggio
Calabria. L’hanno voluto in dieci? Tutto questo ha comportato un costo per la democrazia,
piaccia o non piaccia.
Non voglio offendere nessuno e credo che nessuno si
possa offendere: ma era meglio la Calabria dei podestà? Qui di Prefetti di
ferro non ne abbiamo avuti, ma era meglio quella Calabria? Credo proprio di no.
Pertanto, noi abbiamo il dovere di tagliare tutto quello che è tagliabile senza
pensare che con questo risolviamo il problema del futuro di questa Regione.
Attenzione, oggi abbiamo la fortuna di non avere quella
che chiamiamo la terza guerra mondiale anche se ci sono altre forme;
dall’ultima guerra mondiale sono passati un sacco di anni ed i poteri
sovranazionali hanno ottenuto in quest’area del mondo la pace. Se qualcuno di
voi è curioso o se i docenti universitari calabresi e non di Scienze politiche
e quant’altro hanno fatto fare le tesi sulle crisi che precedevano la grande
guerra e quella drammatica seconda – tutte e due – si accorgerà che la discussione nei Paesi e
nelle Nazioni era dello stesso tipo.
Si scantonava, c’erano rigurgiti nazionalistici ecc. Chi
parla di quello? L’effetto di tutto quello è stata una crisi ancora più
drammatica. Ai nuovi profeti, ai falsi profeti e ai venditori di fumo questo
bisogna ricordarlo.
C’è un problema di una reazione anche di tipo culturale.
Si facciano tutti i ricambi di questo mondo alla Regione però non è legittimo
ergersi a profeti rispetto a confronti che la storia ha condannato, non io che
sono piccolissimo.
Purtroppo questo nostro Paese ha poca memoria, ha molta
coscienza dell’attualità. Perché lo dico? Non so che avverrà dopodomani ma una
cosa è certa: chi vede la fuoriuscita dalla crisi dietro l’angolo non dice la
verità. Non è che la imbroccano tutti.
Le previsioni sono di un permanere e, per alcuni aspetti,
di un accentuarsi di questa crisi per tutto l’anno che verrà e per un pezzo
dell’anno successivo. Quindi, visto che le istituzioni non ci saranno bisogna
trovare sempre dei capri espiatori.
Il dopo cosa sarà? E prima o poi bisogna rimboccarsi le
maniche per ricostruire dai punti di partenza realistici. Il problema è se
nella ricostruzione, al di là della propaganda e delle maggioranze di turno, dobbiamo
prevedere per i cittadini e per chi li rappresenta in Calabria - li
rappresenterà col voto democratico - un ruolo ed una responsabilità o no. Perché
abdicare da questo, scappare o negare l’evidenza significa non essere lucidi e
nemmeno capire la lezione della storia.
Tutto questo lo dico non per giustificare tutto quello
che è avvenuto. Perché ho cominciato e così concludo. Per me il numero di 40
consiglieri è sacrosanto, così come altre riforme che dobbiamo decidere. Non è
su questo il confronto e non bisogna attardarsi su questo e pensare, quindi,
che significhi aver risolto tutti i
problemi.
Io che un’età ce l’ho, ho conosciuto da piccolino una Calabria
ed una Reggio Calabria, dove sono nato, fatta anche di piccole imprese ed ho
conosciuto anche l’avvio di una politica che aveva un proprio fascino – poi non
riuscito – della Cassa del Mezzogiorno. Sin dal 1950 abbiamo visto le piccole
aziende creare manufatti e strutture gigantesche per poi franare sul credito di
conduzione. Lì niente, poi con l’alluvione ci hanno dato i sussidi, la
forestazione ecc., ecc., per cui è stato disarticolata una Regione.
Ora immaginare che, oltre che con la cappa della ‘ndrangheta, all’improvviso c’è qualcuno che riesce a
valorizzare il capitale sociale che è notevole al di là dei rivoli clientelari,
chi lo dice è un venditore di fumo, uno con virtù magiche che si alza ed
inventa un reticolo di piccole imprese.
E’ uno sforzo che richiederà lustri. E’ fondamentale
cominciare a chiamare le cose col loro nome, senza alibi, quindi tagliare tutto
quello che è necessario fino in fondo, senza abdicare, al di là della nostra
inadeguatezza, ad una responsabilità grande che è quella di dar voce - di
tentare in maniera non distorta - a territori che in altro modo ne sarebbero privi.
Chiudo. Discutiamo della situazione della Salerno-Reggio
Calabria solo perché ne ha parlato un prestigioso quotidiano americano e
vediamo solo un problema dell’Italia. Quella è l’altra faccia della medaglia
perché con infrastrutture di quel tipo, che non finiscono mai, e con lobbies
e poteri, quelli, sì, monopolisti quali sono quelli delle ferrovie e quali sono
quelli dell’Anas, dove volete che vada questo tipo di Regione, al di là delle nostre
responsabilità?
Noi non siamo figli di Dio o fratelli di… nel senso che non
possiamo dire ai calabresi “alzati e cammina”. Non sono cose differenti. Da un
lato si deve tagliare ma dall’altro non bisogna stare in silenzio e fare come i
galli di Renzo, cioè pensare che se qualcuno mi pizzica un po’ più forte
prevale quando stanno consegnando tutto nelle mani di qualcosa.
Questo va benissimo, così come le misure che sono in fieri, lo voglio ricordare, e
riguardano ulteriormente il
Consiglio e la Giunta, non per togliere due occhi ad altri ma perché è doveroso
farlo. Contemporaneamente, c’è, pur nel distinguo e nelle posizioni
diversissime di maggioranza e di minoranza, un livello di governo e di
opposizione con i conflitti e le diverse posizioni che sono fisiologiche e
vitali.
In una Regione come questa, tranne che in assenza dell’elezione
diretta, nessuno ha fatto più di un giro.
Quello che resta, come nei coralli, è lo scheletro, cioè
le decisioni che sono condivise da tutti, non solo qui dentro ma anche dalla
maggioranza dei calabresi, e che poi la maggioranza di turno non cambia.
Altrimenti è come “u tuonno i marzu”,
tuona e propaganda e poi non rimane nulla.
Se una lezione dobbiamo prendere dai fatti, per quanto insufficiente,
è di questo tipo. Quindi, condivido pienamente, così come ho condiviso in
questa legislatura e mi sono assunto la responsabilità nella passata maggioranza,
assieme a tutti.
E’ giusto procedere perché non c’è mai un termine ma
contemporaneamente c’è un aspetto che è in qualche maniera offuscato ed è un
atteggiamento propagandistico; secondo me - io l’ho detto per come lo so dire
criticamente – sono il sale della terra rispetto ad una fase e rispetto ai
problemi che, secondo me, si accentueranno.
Termino dicendo che temo, al di là delle misure del
Consiglio regionale calabrese – non queste ma anche altre –, che quel poco di
collante che era il risultato di politiche nazionali oltre che regionali,
collante assistenziale ed in alcuni casi para-clientelare, non sia cresciuto in
alternativa a niente, anche quello viene a mancare.
E nel momento in cui non sapranno con chi prendersela e
nella Calabria ci saranno fenomeni che sembrerebbero non dover tornare più, la
soluzione quale sarà a quel punto? Che viene l’esercito? E per risolvere che? Il
nostro è un esercito di pace e di dissuasione non è un esercito antisommossa. Ma
che deve risolvere? Quindi, chiunque vuole una democrazia più matura e migliore,
ed è legittimo anzi è doveroso rivendicarla, sappia una cosa: in democrazia il
voto non fa mai bene, che è giusto esser più radicali e più radicali possibili
ma contemporaneamente indicare una prospettiva meno insicura e più forte.
Vorrei che, non genericamente come ho fatto io, noi mettessimo
in concreto alcune iniziative assieme alle altre Regioni, perché, altrimenti,
alla fine come si diceva una volta “piove Governo ladro”.
Ora secondo me non è simpatico nemmeno prendersela con
la Merkel, ma la nostra prospettiva qual è? La Confederazione Mediterranea?
Oppure in qualche maniera volere una Europa più democratica in cui contano i
poteri politici? Quindi, “hic Rhodus, hic
salta” anche per la Regione, una delle ultime, la sfida è quella.
Il dramma sapete qual è? Che altre personalità che non
erano della mia parte politica avevano l’autorevolezza e sembravano come De
Gasperi, per fare un nome, pur dicendo ai calabresi e agli altri – ed era
drammatico – “imparate le lingue ed emigrate”, avevano questa capacità di
progetto e di sogno.
Ora quale prospettiva c’è? Con vecchi o nuovi leader che poiché non sanno tirare un
ragno dal buco l’unica cosa è “chiudiamoci nella nostra piccola verità” perché
comunque anche se non ci piace, così come è nata non c’è prospettiva al di là
dell’essere parte di un progetto più lungo.
Certo, ci caricano addosso e poi gli stessi tecnocrati e
politici che stanno guidando il mondo hanno deciso 10 anni fa in Marocco di
abbattere contemporaneamente ed in maniera rapida tutte le barriere doganali, per
cui si è ammattiti non solo in Calabria ma anche in quella parte d’Italia che
in qualche maniera vendeva all’estero, come il Veneto e così via.
Stiamo pagando problemi di questa natura che non sono
risolti né sono risolvibili solo con misure di questo tipo. Occorre assieme a
questo tentare - anche a rischio di farsi del male e di sbagliare - dei passaggi
assieme alle altre Regioni, ponendolo sia al potere dell’Esecutivo sia del
Parlamento per quanto sta scadendo. Non si salvano l’anima perché stanno
finendo perché anche in questa legislatura tutto è passato invano rispetto ai
problemi di cui parliamo. Grazie.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Serra. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi e gentile pubblico,
torniamo in Aula a parlare di un problema di grande
attualità, i costi della politica. I problemi giornalieri sono stati elencati dai colleghi in diverse
sedute di Consiglio regionale, ma, signor Presidente, lei ha fatto bene ad
aprire i lavori , oggi, parlando di questi problemi, dopo una seduta di
Conferenza dei capigruppo che ha visto – e devo dirlo con grande soddisfazione
– un impegno corale, all’insegna di un confronto sereno, per dare una risposta
a quello che gli italiani ed in modo particolare i calabresi attendono.
Devo ricordare a me stesso, ma anche all’Aula, che questo Consiglio già
nella precedente legislatura – lo diceva l’onorevole Bova, lo dirà qualcun
altro che interverrà dopo di me – intervenne sui costi della politica,
rivisitando la macchina amministrativa regionale: rivedendo il finanziamento ai
gruppi, riducendo di due componenti le strutture dei singoli consiglieri, ,le
Commissioni e gli Uffici di Presidenza, dando così la possibilità di partecipare
ai dipendenti regionali.
In questa consiliatura è la terza volta che torniamo in Consiglio,
Signor Presidente e onorevoli consiglieri, a parlare di ridurre i costi della
politica, della macchina amministrativa, perché non solo il costo della
politica e dei gruppi, ma tutto l’apparato deve essere rivisitato
nell’organizzazione del Consiglio e
della Giunta regionale.
Vi ricordo che nell’agosto del 2010, pochi mesi dopo esserci insediati in
Consiglio regionale, abbiamo stabilito di effettuare un taglio del 10 per cento
agli stipendi dei consiglieri regionali; un anno fa abbiamo ridotto del 10 per
cento i finanziamenti ai gruppi; sette mesi fa – se la memoria non mi tradisce
e non mi inganna – abbiamo rivisto i
costi delle Commissioni consiliari – vi ricordate? – riducendole da
Oggi stiamo
discutendo e andremo ad approvare la modifica dello Statuto che prevede una riduzione del numero dei consiglieri da
Secondo me, questo ha aiutato ad affrontare le varie problematiche in
Consiglio regionale, almeno questa è stata la mia esperienza nella precedente
ed in questa legislatura. Ho visto nei confronti forti portare in Consiglio
regionale le istanze dei vari territori attraverso la voce diretta del
rappresentante,cosa che in altre situazioni non sarebbe stata possibile e
questo è servito.
Mi auguro che la riduzione del numero dei consiglieri regionali a 40
possa essere accompagnata da una legge che preveda la rappresentanza di tutti i
territori, altrimenti ci troveremo in una situazione difficile.
Qualcuno potrebbe dire: “C’è anche la rivisitazione delle Province”.
Stiamo facendo una grande battaglia affinché le Province – lo abbiamo fatto in
due occasioni – non vengano toccate, mi riferisco in modo particolare alla Province
di Crotone e di Vibo Valentia. Abbiamo fatto ricorso, continueremo su questa
strada. Di recente si è insediato il Consiglio delle autonomie locali che
permette uno studio approfondito al fine di vedere quale possa essere il
discorso della rappresentanza in Consiglio regionale.
Indipendentemente da ogni considerazione, ognuno di noi ha fatto
un’esperienza - c’è chi si ricandiderà e chi no, non voglio dir niente e non
sta a me giudicare - ma mi auguro che il prossimo Consiglio abbia una
rappresentanza spalmata sul territorio calabrese che possa discutere le istanze
del territorio come la sanità – diceva bene qualcuno –, la viabilità, le
situazioni che si incancreniscono giorno dopo giorno. Abbiamo presentato un
bando per dare la possibilità a circa 2.500 giovani calabresi di partecipare,
ma in questi due anni abbiamo visto migliaia di lavoratori recarsi a
manifestare: ai vari assessorati, alla Presidenza della Giunta o allo stesso
Consiglio regionale dalle parti più disparate della Calabria. Giorno 25 c’è
stata una manifestazione davanti al Consiglio regionale, affrontavamo una
tematica molto importante: la rivisitazione di alcuni enti strumentali.
Questo è il trascorso.
Il percorso è in salita, considerato quello che stiamo vivendo, i
provvedimenti che dovranno essere emanati per la sanità,. Vuol dire che
dobbiamo avere un grande senso di responsabilità, come è stato stamattina e
nella precedente riunione della Conferenza dei capigruppo - in tutte le
riunioni non esiste la speculazione politica. Bisogna confrontarsi serenamente
per la crescita di questa regione per dare una speranza a quei lavoratori che,
giorno dopo giorno, ricevono lettere di licenziamento o che vengono messi in
cassa integrazione.
Dobbiamo impegnarci e dare una risposta forte. Questo è l’augurio, che
in questa giornata che ci ha visto e ci vedrà – mi auguro – sempre uniti e
compatti, possiamo dare risposte positive. Il popolo calabrese le merita e le
aspetta.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Caputo. Ne ha facoltà.
Ho sentito il dovere, oggi, di intervenire su questo argomento che lei,
Presidente, ha posto alla nostra attenzione, anticipandolo nella Conferenza dei
capigruppo e poi portandolo all’esame del Consiglio regionale.
Di norma intervengo poco, mi sento rappresentato dal mio capogruppo,
dai miei colleghi, non sento l’esigenza di intervenire a tutti i costi, per
ascoltarmi o per leggere il mio intervento, ma oggi credo che sia un momento
particolare e voglio ribadire alcuni concetti che ritengo siano essenziali per
la compattezza dei Consigli regionali. Voglio esprimere, nello stesso tempo,
alcuni concetti e la mia rabbia, la mia protesta per un modo di pensare. Questo
clima di antipolitica, che da un po’ di tempo ormai cerca di sommergerci, deve
trovare una risposta adeguata da parte della politica con
Vedete, chi vi parla la politica l’ha sempre intesa in una determinata
accezione – la politica è servizio, è dedizione per la propria collettività – e
la presenza nelle istituzioni dall’ormai lontano
Signor Presidente, non ho accettato la lezione che ha cercato di
imporci il Governo nazionale, un Governo di tecnici che non ha titolo per
esprimersi sulla vita dei Consigli regionali, che ci ha trattato un po’ come
tanti scolari che devono essere puniti.
Accetto – e bene ha fatto lei, Presidente – che si facciano subito dei
correttivi, ma già in qualche intervento che mi sono trovato a fare ho detto
pubblicamente che
Non è possibile avere un diktat delle condizioni con un
Parlamento che poi dovrà rivedere ed eventualmente ratificare quel
provvedimento. Un Parlamento che non è stato capace di autoriformarsi! Noi
andremo alle elezioni nella prossima primavera, signor Presidente, con lo
stesso numero di deputati e di senatori, e questo è aberrante! Non trovo altri
termini per giustificarlo. Da tempo si parlava di diminuire il numero, sia di
deputati che di senatori, ma nulla è stato fatto e nessuno dice, al di là di
qualche piccola polemica giornalistica, che si arriverà alle elezioni prossime
primaverili con lo stesso numero. E poi andiamo a sindacare – è giusto che sia
così, Presidente – se noi, come Consiglio, dobbiamo avere 50, 40 o 30
consiglieri! Non ci sto! Disponibilissimo, riduciamo il numero, ma questo tipo
di lezioni o di imposizioni da chi non è stato e non è capace di dare
l’esempio, io personalmente non le accetto.
Questa è la realtà ed è questo lo stimolo che voglio lanciare anche ai
colleghi dell’opposizione, un sussulto di dignità unitaria. Riduciamo, facciamo
quello che riteniamo più opportuno, ma facciamolo noi, senza bisogno né di
minacce né di diktat. Parliamo di diminuzione dei costi della politica,
ma io credo che tutti noi vediamo trasmissioni, leggiamo articoli, vediamo, ad
esempio, quanto costano le Authority,
sono rimasto esterrefatto sentendo che un Presidente del Consiglio di Stato di
ben 75 anni, in pensione, si ripresenta per presiedere in un’altra Authority!
Caro Presidente Scopelliti, è una vergogna! Questa è la realtà.
Davanti a queste cose, abbiamo il dovere di ribellarci per difendere la
nostra dignità politica e personale - perché io ci tengo sia all’una che
all’altra. Questa forma di mascherarsi, di nascondersi, come se noi avessimo
bisogno di essere minacciati per poter operare, dobbiamo fare in modo che non
accada. La difesa di certi valori, della nostra autonomia, bisogna comprendere
che oggi siamo nell’occhio del ciclone, ma che abbiamo anche la capacità di
uscirne da soli. Dobbiamo fare in modo che in questo Consiglio regionale ci sia
un momento di ribellione, perché non possiamo continuare a sentire che
Queste sono le battaglie che dovremo affrontare nei prossimi giorni,
forse con più determinazione di prima: avere la possibilità di interloquire con
il Ministro dello sviluppo economico, minacciare una protesta che sia ancora di
più dettagliata. Un decreto incostituzionale non può assolutamente sortire
l’effetto di minacciare un Consiglio regionale.
Ho voluto dire queste piccole cose a fronte di certe decisioni
abominevoli: abbiamo registrato un mese addietro la chiusura del tribunale di
Rossano. Sapete quanto costava quel tribunale in termini di spesa? Quattrocento
o cinquecentomila euro. Poi, se andiamo a vedere, è stata una decisione nefasta
l’accorpamento del nostro tribunale a quello di Castrovillari, non c’è un mezzo
di trasporto, non c’è una ferrovia, non c’è un pullman che faccia una linea da
Rossano o paesi del suo hinterland a Castrovillari
Di fronte a queste decisioni che non hanno né capo né coda, abbiamo il
dovere di insorgere, di far capire che qui ci sono rappresentanti territoriali
che vogliono esprimere la loro protesta. Devono cercare di rivedere determinate
cose.
Vedete, io non condivido – oggi siamo maggioranza noi, voi opposizione,
può darsi che domani sarete maggioranza voi e opposizione noi – l’idea di fare
le battaglie politiche e insistere sempre sullo stesso tasto: Reggio Calabria,
Reggio Calabria, Reggio Calabria. Non credo, come chi ha fatto l’amministratore
per tanto tempo e conosce i meccanismi amministrativi, di voler continuare in questo senso. Credo
che se avessimo l’onestà intellettuale di andare a vedere i debiti dei grossi
Comuni italiani, non ci meraviglieremmo più di tanto e credo che non
metteremmo, non acuiremmo, l’attenzione su determinate problematiche, che forse
potrebbero passare in secondo piano. Certo, recitando ognuno il proprio ruolo,
non significa che l’opposizione deve piegarsi su un fianco, ma fare delle
proposte, essere da pungolo, da stimolo sui problemi.
Cari colleghi, voglio concludere stimolandovi, al di là dell’appartenenza
politica, dobbiamo reagire, ragioniamo sui costi della politica, decidiamo noi
con grande senso di coscienza quello che dobbiamo fare. Non pieghiamo la testa,
ne va della nostra autonomia, dell’autonomia di una istituzione, e della nostra
dignità di fronte ai diktat che vengono da chi non ha titolo, perché se
andassimo a vedere tante cose ci renderemmo conto che chi sperpera a larghe
mani da una parte, poi cerca di imporre il risparmio agli altri! Il risparmio
si fa prima decidendo e determinando il costo dei dirigenti – e ne abbiamo
viste e ne stiamo sentendo in questi ultimi giorni – e poi dicendo alle
istituzioni locali: “Quanto volete, quanto ritenete che possa influire il
gettone di presenza di un Consiglio comunale?”. Il mio Consiglio comunale aveva
40 consiglieri, poi siamo passati a 30, oggi siamo passati a 24, ma ritenete
che un gettone di presenza di 20 euro, con un Consiglio comunale fatto ogni 15
giorni, o una Commissione, possa incidere talmente nel costo di una
istituzione?! Allora siamo fuori dalla realtà!
Abbiamo il dovere, cari colleghi, di far ritornare qualcuno che ha il
potere e il dovere di decidere alla realtà.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.
Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Mi
vorrei sforzare - se questa impostazione può essere quanto meno compresa - di
restare nell’ambito del tema che oggi affrontiamo, trattandosi di un argomento
e di una discussione prettamente di carattere istituzionale. Il confronto,
secondo me, prenderebbe un’altra strada, rischiando anche di scendere di livello,
se entrassimo nelle problematiche di governo della Regione. Sulla sanità
abbiamo, naturalmente, opinioni e strategie diverse; la stessa cosa vale per
l’attuazione del Por Calabria, potremmo aggiungere divergenze sull’ambiente o
sulle politiche attive di lavoro ma la discussione di stamattina non è questa.
La discussione di stamattina è una nostra riflessione
sulla validità dell’istituzione regionale e, quindi, una riflessione di più
ampio respiro sull’architettura generale delle istituzioni italiane. Ho sentito
citare più volte
La questione che discutiamo stasera è molto complessa:
vedere da quale equilibrio tra lo Stato centrale e l’articolazione delle
autonomie locali, compresa
Diciamocela tutta e non limitiamoci in questa seduta ad
una giusta protesta per una lontananza dello Stato nel sistema delle
infrastrutture: non aggiungo altro a ciò che è stato detto stasera con
riferimento alla Salerno-Reggio Calabria, che per avere una modesta corsia di
emergenza vede lavori infiniti da oltre 20 anni. Non aggiungo nulla all’alta
velocità che si ferma a Battipaglia o alla dorsale ionica abbandonata da Dio e
dagli uomini con una ferrovia antidiluviana a binario unico, non elettrificata
e con una strada statale 106 che è sempre stata e continua ad essere un grande
problema. E non dico nulla sull’abbandono da parte dello Stato di Gioia Tauro perché
quando l’Italia pensa ad una nuova definizione dell’Europa, innanzitutto a livello
politico e poi su altri terreni, di guardare al Mediterraneo e di guardare agli
imperi economici nascenti che stanno avendo successo, santiddio
Che lo Stato sia stato patrigno è, quindi, una realtà
storica ma insieme a questo dobbiamo ammettere che non abbiamo fatto fino in
fondo la nostra parte perché se la sanità delle Regioni meridionali, al di là
delle responsabilità, – ho detto che non ne volevo parlare e non ne parlo – si
trova in estremo ritardo, sia dal punto di vista finanziario sia dal punto di
vista dell’efficacia, c’è una responsabilità nostra come Istituzioni del
Mezzogiorno. Questo vale per la tutela dell’ambiente, per l’utilizzo dei fondi
europei. Allora come si salva il regionalismo che merita di essere salvato? Il
regionalismo si salva mettendo in piedi due strategie: una è quella che stiamo
unitariamente avviando questo pomeriggio e che, per la verità, è un lavoro che
stiamo portando avanti da 7 anni perché -come giustamente hanno sottolineato i
colleghi- la riduzione dei costi di funzionamento dell’Istituzione Consiglio
regionale ha ormai una storia di 7 anni. Si è iniziato nella passata
legislatura e si è continuato nella attuale, riducendo i trasferimenti ai
gruppi, diminuendo le indennità, dimezzando le Commissioni; oggi riportiamo i
consiglieri a 40 ed il numero degli assessori della Giunta regionale ad 8.
Dobbiamo proseguire in questa direzione intanto per quanto riguarda i costi
specifici. Voglio ricordare che nella passata seduta di Consiglio regionale
abbiamo approvato un ordine del giorno per ridurre i trasferimenti ai gruppi
del 50 per cento entro questa legislatura. Per quanto ci riguarda riteniamo che
un provvedimento di questo tipo vada addirittura anticipato e sono convinto che
l’evoluzione complessiva in questo campo ci porterà a breve ad assumere dei
provvedimenti su questo terreno ancora più rigorosi e li assumeremo. Una
battaglia, quindi, per ridurre i costi di funzionamento delle istituzioni che
deve continuare anche su altri terreni. Deve continuare, innanzitutto, per
quanto riguarda le altre spese di questo Consiglio regionale che attengono alle
disponibilità dell’Ufficio di Presidenza, alla gestione dei servizi. Ritengo
che il Consiglio regionale, nel gestire i servizi che sono utili allo stesso e
rivolgendosi al mercato -come si sta facendo- con pubblica gara, possa
arrivare, in questa direzione, ad enormi risparmi. Ed enormi risparmi deve fare
anche l’Esecutivo perché il costo delle strutture, dei dipartimenti e degli
enti che si riferiscono direttamente alla Regione può portare ad una riduzione
complessiva del costo di funzionamento della nostra istituzione.
Questo dobbiamo continuarlo perché in questo modo diamo
un contributo per salvare il regionalismo perché è evidente, in questa fase
storica, dove c’è una politica totalmente decadente, che guasti che ci sono in
tutta l’architettura istituzionale; oggi si vogliono in qualche misura farli
pagare solo alle Regioni. Questa è una politica miope ed ecco che l’Istituto regionale
si rafforza riducendo i costi. Ammettendo che negli ultimi 15 anni i costi di
funzionamento delle Regioni sono aumentati in misura esponenziale e, quindi,
come stiamo facendo stamattina, come abbiamo iniziato a fare da più tempo, come
continueremo a fare nelle prossime settimane, bisogna essere molto rigorosi, bisogna,
però, battersi per una riforma complessiva dell’architettura istituzionale
perché certamente non si ritorna ad un Paese virtuoso attraverso un forte
centralismo del Governo di Roma. Allora come procedere? La seconda riforma del
regionalismo, dopo aver ridotto enormemente i costi,
riguarda il ricondurre le Regioni a quelli che sono i compiti stabiliti dalla Costituzione.
Quando parliamo di riduzione dei costi facciamo una riflessione: queste Regioni
-che chiamo piccoli “Stati hag”- che
sono diventate piccoli stati accentratori, cioè un surrogato del vecchio Stato
accentratore, che costo hanno sia in termini di funzionamento sia in termini di
efficacia? Perché la crisi della politica oggi non è solo una crisi etica ma è
una crisi morale per quel che sta emergendo in tutta Italia. E’ una crisi,
soprattutto, di mancate risposte ai problemi delle nostre comunità. A mio
avviso, a nostro avviso, come gruppo del Partito
democratico, su questo stiamo facendo una lunga battaglia anche con
la preparazione di idonei disegni di legge, dobbiamo tornare ad una Regione
leggera che sia in grado di legiferare, di programmare, di dar indirizzi, di
controllare e di gestire solo le materie che oggettivamente sono di competenza regionale.
Immaginate una Regione così composta quale risparmio
produrrebbe in termini di costi ma aggiungo anche che questo non basterebbe perché
una Regione ricondotta a quelli che sono i compiti stabiliti dai padri
costituenti sarebbe uno strumento comunque inadeguato se l’architettura dello
Stato rimanesse quella che è. I principi della nostra Costituzione, quelli del
Titolo primo sono immortali e
Grazie al capogruppo del Pd, onorevole Principe. Sempre
sul punto afferente la riduzione del numero dei componenti del Consiglio
regionale e della Giunta regionale, prima delle conclusioni del Presidente
della Giunta, Scopelliti, ha
chiesto di parlare l’onorevole Loiero. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Interverrò brevemente in questo dibattito. Mi sembra giusto
non far mancare la voce di nessuno dal
momento che portare il numero dei consiglieri da
Debbo dire che
su questo tema ci eravamo soffermati in Conferenza
dei capigruppo già nell’agosto del 2010, quando, ancora, tutti questi
fatti non erano avvenuti, fatti che hanno scosso in profondità l’opinione pubblica.
Voglio dire che mi trova completamente d’accordo ed è giusto che sia così. Più in
generale, però, voglio fare alcune considerazioni sui costi della politica.
Guardate, sono
convinto che anche il testo di legge che il Governo
si avvia a presentare e discutere in Consiglio
dei ministri e poi alle Camere, è un testo di legge che può avere un suo
percorso concreto, sempre che non ci sia chi ricorra alla Corte costituzionale, perché non c’è
dubbio che oggi come oggi,, le Regioni, specie a seguito della novella
apportata al testo costituzionale a fine legislatura 1996/2001, rivestono una
posizione di grandissima forza.
Voglio, in questo brevissimo intervento, ricordare cosa
avvenne negli anni passati quando sorsero le Regioni. Le Regioni sorsero perché
c’era un’esigenza fortissima dei territori di essere rappresentati non più in
forma centralistica, dove le
esigenze dei territori arrivano molto flebili.
E’ giusto che
ci sia un’Assemblea che
possa decidere dopo un confronto. Tuttavia, le cose che non sono ammissibili
sono le degenerazioni che abbiamo dovuto registrare.
Voglio anche
dire che, all’epoca, era segnato a dito un paese civile come
Oggi,
a mettere nel mirino sono le Regioni e lo fa paradossalmente – qualcuno l’ha detto – un Governo tecnico che ha dovuto
già di per sé cedere la propria sovranità in Europa, per cui diventa un Governo
fortissimo nei confronti delle Regioni e magari debolissimo nel contesto
europeo dove la sovranità, quasi per intero, è stata ceduta.
Negli ultimi anni, prima di quello tecnico, abbiamo
avuto un Governo dove c’era
un personaggio che lo guidava, un po’ un autocrate e che faceva votare un Parlamento
su una bugia lapalissiana, poi ne è arrivato un altro che ha ceduto
completamente la propria sovranità all’Europa.
Non sono tra quelli che affermano che bisogna abolire le
Regioni a tutti i costi, dove esistono ancora residui, scampoli di confronto
che magari neanche in Parlamento ci sono più, anche per via di una legge che
nomina i deputati.
Intendiamoci: se posso far riferimento ad una mia
battaglia, quella contro il “Porcellum”
quando guidavo questa Regione, ricordo
che fui uno dei primi a farla, anche se
devo dire con franchezza che il “Porcellum” è una cosa invereconda perché il parlamentare
viene nominato e non scelto dagli elettori, mentre, invece, poteva essere uno
strumento straordinario in mano ai partiti. Perché nel momento in cui sono i
partiti a decidere il posto in lista, questi avrebbero potuto scegliere il
meglio della società mentre, invece, anche sotto questo aspetto la selezione è
peggiorata.
Ora, detto tutto questo, e detto che le Regioni devono
poter vivere con la loro autonomia, voglio però ricordare che tutto quello che
si è letto sulla stampa sulle Regioni negli ultimi mesi è una cosa indecente ed
è indecente, soprattutto in un territorio come quello della Calabria, signor
Presidente, dove esiste un malessere drammatico che affligge la società e dove
sono aumentate a dismisura diseguaglianze e disparità, dove il divario che c’è
oggi nel sud rispetto al nord è un divario che non c’era neanche ai tempi
dell’unità d’Italia.
C’è uno studio di due economisti calabresi – inviterei
tutto il Consiglio ad andarlo a leggere – intitolato proprio “Sul divario” per
dire che ci sono cose che non si reggono in piedi. C’è una società che è
davvero piegata, dove la disoccupazione ha assunto cifre vertiginose, dove il
giovane si rifugia nella famiglia e vive con la pensione del nonno… ci sono
anomalie che la politica non riesce a reggere.
Distinguo sempre
Quindi per certe cose non c’è stato bisogno di Fiorito
per farcele mettere in atto, noi questo lo dovevamo fare per la società calabrese,
per quella meno abbiente e sofferente. Non è possibile che ci siano alcune cose
che non possono non dare nell’occhio. E’ qui che la politica deve svolgere il
suo ruolo.
Difendo strenuamente l’Assemblea ma, nel contempo, dico
che dovevamo fare e dobbiamo far di più. Sotto questo aspetto, questa decisione
di aver potuto abbattere costi e sprechi è stata una operazione positiva.
Tenga conto, Presidente, che non c’è dubbio che quando
si tratta di demonizzare un territorio come quello calabrese è una gara tra i
media italiani. Noi siamo diventati una riserva aurea per i giornali e le
televisioni perché quando c’è una giornata di magra
Una
classe politica accorta, consapevole e colta deve anticipare queste cose.
Quindi sotto questo aspetto, pur avendo le carte in regola rispetto ad altre
Regioni, in quanto abbiamo cominciato molto prima, noi dobbiamo fare sempre di
più, perché l’idea è tenere sempre presente quella società che ci guarda,
quella calabrese, quella sofferente.
Dico due
altre cose e finisco.
Quando si
entrava nel 2000, se vi ricordate ci fu un confronto straordinario in Italia,
una battaglia straordinaria, facevo parte indegnamente di quel Governo, e
ricordo l’inseguimento dell’idea della
Lega.
E noi per
inseguire questo mostro di partito abbiamo fatto delle cose inenarrabili,
abbiamo voluto a tutti i costi la riforma del Titolo V della Costituzione e
l’abbiamo fatto in fretta ed in furia con una differenza di quattro voti in Parlamento,
suffragata da un referendum.
Eravamo
al massimo dell’esplosione periferica dei poteri. L’abbiamo fatto e oggi come
oggi si vorrebbe completamente tornare indietro. Questo ora non è possibile.
Noi dobbiamo stare attenti soprattutto per una cosa: quello che è stato
gravissimo è che nelle Regioni si sono stabiliti dei parametri economico-finanziari
nuovi e senza controlli.
Un grande
padre del costituzionalismo americano diceva che gli uomini non sono angeli e
bisogna sempre controllarli, quando si esagera, quando si carpisce di più perché
non c’è il controllo; la sanzione, invece, non c’è stata in nessuna Regione e
questo è un problema.
Guardate
che certe cose, certi reati si commettono anche a Teheran, dove se ti appropri
di qualcosa che non è tuo ti possono tagliare, anzi ti tagliano il braccio.
Ci deve
essere una più forte condizione di controllo di tutto quello che è il denaro e
il bene pubblico.
Anche
sotto questo aspetto devo dire che questo Consiglio ha fatto delle cose ed è
questo il motivo vero per cui non siamo stati in prima pagina sui giornali,
proprio perché abbiamo cominciato per tempo, abbiamo avvertito per primi questa
esigenza.
Dobbiamo
continuare su questa strada. Il mio atteggiamento non è moralistico perché
difendo strenuamente l’istituzione regionale, ma dobbiamo fare sempre di più e
sotto questo aspetto chi vi parla è a far tutto quello che è necessario nulla
escluso. Grazie.
Grazie, onorevole
Loiero, vista l’importanza dell’argomento non abbiamo voluto contingentare i
tempi né soffocare il dibattito. Lascio un po’ al buonsenso dei consiglieri la
sintesi degli stessi interventi, e anche chi volesse farlo che lo facesse,
adesso, al tavolo della Presidenza prima di dar la parola al Presidente Scopelliti.
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Dattolo. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, intervengo dopo un collega che è
stato anche Ministro agli affari regionali, quindi
una persona che sicuramente col suo intervento ha voluto dare un taglio di
spessore politico, così come, chiaramente, penso che si sia sviluppata la
discussione anche con tematiche che hanno riguardato un po’ l’andamento dei
fatti in questa Regione legati ad un tema così attuale come quello dei costi
della politica.
Dobbiamo registrare che una volta tanto non siamo fanalino di coda né, tanto meno, nei nostri
provvedimenti c’è stata una pressione così come abbiamo dovuto registrarla,
così come diceva il collega Loiero e
qualcun altro prima di lui, una pressione mediatica forte, che, in un certo
qual senso, penso, abbia mortificato l’intera classe politica regionale italiana, perché è vero che episodi come quelli
che abbiamo letto sulla stampa in questi ultimi giorni, sicuramente, hanno
descritto un quadro molto, ma molto negativo, ma quello di fare di tutta l’erba
un fascio, in questo momento, forse è convenuto anche a qualcuno più in alto
per scaricare dei sensi di colpa e di responsabilità che probabilmente non sono
tutti ascrivibili alla Regione.
Volevo sottolineare alcuni aspetti
che ho sentito negli interventi precedenti. Negli ultimi giorni abbiamo
assistito ad un dibattito su macro-Regioni, addirittura alla possibilità della
cancellazione di queste Regioni come se questi enti poi non avessero bisogno di
un’altra forma istituzionale per il controllo, perché oggi, vivaddio, in questa
Regione purtroppo – e sottolineo purtroppo – l’alternanza di governo è una
caratteristica da quando c’è l’elezione diretta. Ciò significa che incontra,
comunque, l’operato della politica e dei servizi che vengono offerti ai
cittadini, incontra comunque quello che è un giudizio elettorale, un giudizio
che ancora oggi consente ai calabresi almeno di poter scegliere i propri
rappresentanti in seno all’Assemblea regionale.
Devo dire che non arriviamo per
ultimi ma abbiamo avuto anche la possibilità di finire sui giornali per aspetti
positivi. Tra l’altro i risparmi che questo Consiglio ha attuato sono stati
utilizzati - ricordo una per tutte: la legge sul termalismo che giaceva in Commissione
per mancanza di fondi - anche per
finanziare leggi che avessero un impatto sociale.
Oggi, la situazione del Mezzogiorno
è ancora più drammatica e la situazione della Calabria lo è ancora di più per
cui è chiaro che abbiamo iniziato per tempo a discutere di ridurre i costi di funzionamento,
ma non sicuramente mettere in discussione quelli che sono i costi della democrazia.
Vedete, penso che in questi anni non
ci siamo accorti che abbiamo pagato un prezzo alto alla Lega ed il mio è stato
forse l’unico partito a mettere un segnale di allarme a quello che si stava
approvando, perché accanto alla riforma del Titolo V che ha modificato
Si è quasi preferito che fosse
giusto una legge di enunciazione, quella del federalismo, e non di farle
seguire poi quelle politiche di accompagnamento che sarebbero in un certo qual
senso state propedeutiche ed utili ad avviare un ragionamento di regionalismo
compiuto sulla falsa riga che diceva il consigliere Principe.
L’Italia non ha i land, non si può dire che l’Italia abbia
un’organizzazione federalista sul modello dei land tedeschi, assolutamente no.
Nei giorni scorsi – e finisco perché
non voglio assolutamente aggiungere altro – abbiamo anche discusso di riforme.
Vedete, vi sono riforme che
Perché anche questi della rivisitazione, della burocrazia regionale e degli
enti sub-regionali sono esempi virtuosi di rilancio
di una politica regionale che vuol confrontarsi e dare aspettative soprattutto
ai calabresi come diceva l’onorevole Loiero.
Su questi temi è indispensabile una
larga convergenza. Oggi riduciamo i consiglieri da
Però, ecco, mi preme sottolineare un
aspetto e non lo dico io, ma vi invito a leggere un bellissimo articolo che ha
scritto un ex Presidente della Corte costituzionale, Ugo De Siervo, che è
uscito domenica. C’è nella rassegna stampa che ci viene selezionata “Costi
delle Regioni: la farsa e la realtà” dove si sottolinea l’utilità di alcuni
aspetti della Regione, paradossalmente.
Purtroppo dobbiamo registrare, lo
dico con rammarico, che non si può cambiare lo spirito delle autonomie locali a
colpi di decreto legge, e quella che viene dai livelli
più bassi, penso ai tanti sindaci impegnati a gestire le difficoltà economiche,
e penso a quelle province che saranno cancellate secondo quanto ha disposto il Governo, mentre una
Regione come questa poteva ampiamente avere i requisiti per mantenerle, sia per
popolazione che per densità chilometrica.
Penso, soprattutto, a chi dovrà convertire in legge questo
decreto e lo diceva il collega Caputo – penso che non verrà un esempio positivo
da parte di chi, e lo sottolinea il Presidente De Siervo, che non parla di
anticostituzionalità del decreto, non potrebbe farlo, anche, per logiche
giuridiche, ma dice una cosa importante: con quale senso e con quale spirito il
Parlamento si appresterà a queste misure nei confronti delle Regioni non avendo
al suo interno apportato una – e dico una sola – di quelle modifiche. E qui ci
è sfuggito e lo vogliamo dire, siamo stati una delle prime Regioni ad approvare
un provvedimento che prevede la certificazione delle spese del gruppo, da parte
di una società di revisione esterna, mentre
Ci duole dover sottolineare che, probabilmente, manterremo
di nuovo 630 deputati e 315 senatori e probabilmente voteremo con una legge che
si chiama “Porcellum” il che è tutto dire.
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Adamo. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Non sarei intervenuto
se non fossi stato sollecitato, nel corso della discussione, da alcuni
interventi di colleghi che mi hanno preceduto, per gli spunti interessanti che
alcuni loro interventi ed alcuni pezzi di ragionamento hanno posto alla nostra attenzione.
Spero di essere breve, per quanto schematico e anche
superficiale forse, per dare a lei la possibilità di chiudere rapidamente con
l’ultimo intervento questo dibattito. Però, per lasciare almeno una
testimonianza formale ed ufficiale mi sono sentito in dovere di raccogliere e
ragionare su questi spunti che il dibattito ha sollecitato.
Per far questo vorrei partire da una domanda forse da
intendersi provocatoria o da intendersi in maniera retorica; vorrei chiedere
all’estensore di questo progetto di legge, frutto di un percorso legislativo
che conosciamo benissimo e che risale al decreto 138 divenuto poi 148 del 2011
a seguito dei problemi di costituzionalità posti da alcune Regioni, perché per
una Regione come la Calabria si propone il numero di 40 consiglieri e non di 30
consiglieri? Vorrei che su questo tema riflettessimo e mi si potrà rispondere
con facilità, mi si potrà dire che dobbiamo rispettare i limiti posti dal provvedimento
legislativo nazionale, limiti che prevedono al di sotto dei 4 milioni e sopra i
2 milioni di abitanti un numero di 40 consiglieri in una Assemblea regionale legislativa. E se la
nostra Regione invece di contare 2 milioni e 1 abitante ne contasse 1 milione
999 mila perché dovrebbe suffragare e supportare questa differenza di impostazione
del criterio nazionale?
Lo chiedo non perché voglia discutere sul numero dei 40 e
dei 30 consiglieri. Anzi, anticipo subito che il mio voto sarà favorevole al
provvedimento, anche se provocatoriamente
potrei dire di votare contro questo provvedimento e certamente non perché voglio
che il numero dei consiglieri sia 50. Dico questo perché gli osservatori sono
pronti subito a sparare “in Calabria si oppongono alla riduzione del numero dei
consiglieri regionali perché vogliono che i costi della politica non
diminuiscano, anzi, sono tanto bravi e adusi a costi elevati che vorrebbero
persino o conservarli o farli aumentare …”.
Voto a favore di questo provvedimento
ma avrei preferito dire che avrei votato contro perché volevo che il Consiglio
regionale fosse composto da 30 consiglieri. Tanto per fare un ragionamento su
questa tematica, ritengo che il criterio che ci porta a discutere se il numero
debba essere di 40 o 30 consiglieri, in riferimento alla nostra Regione, sia un
criterio ipocrita – che il legislatore nazionale ha fissato – e soprattutto
sbagliato.
Non può essere il livello del numero
degli abitanti il parametro per definire l’Assemblea legislativa, appunto, se
poi ci dovessimo trovare nel caso di una Regione che conta 1 milione 999 mila
abitanti e non 2 milioni e 1.
Quel parametro del numero degli
abitanti tutt’al più l’avrei accettato se fosse stato un parametro per indicare
la dimensione della forma regionalista. Se mi si fosse stato detto per legge
che per territori al di sotto dei 2 milioni di abitanti non possono operare
delle Regioni avrei avuto una ragione per comprendere quella scelta.
Se mi si dicesse che in Italia non
ci possono esser Regioni che operano con 700 mila abitanti o forse di meno
l’avrei capito. Noi siamo testimoni diretti.
Provengo dalla provincia più a nord
della Calabria e nella mia esperienza istituzionale e politica, anche lunga, ho
avuto modo di avere rapporti e relazioni con il territorio della nostra Regione
contermine, la Basilicata. Non ce l’abbiano con me gli amici lucani perché io
amo quella terra, quella Regione che considero davvero un modello anche
laborioso. Pensate, però, che la Regione Basilicata è una Regione che opera su
un territorio con una densità abitativa inferiore a quello che è il numero
degli abitanti della provincia di Cosenza e non parlo dell’estensione
territoriale che pure colloca la mia tra le prime province d’Italia insieme a
quella di Salerno, mi pare, ma parlo del numero degli abitanti.
Mi sono interrogato più volte su
come sia possibile che alla Basilicata sia stato riconosciuto in sede
costituzionale, badate non nel 1970 quando vengono create le Regione ma quando
si approva la Costituzione, la dignità istituzionale di Regione.
Ci sono altre Regioni che forse sono
in condizione simile, pensiamo anche ad una importante Regione: la Liguria. Se
questo fosse stato il tema l’avrei capito e ci torno su questo, ma il tema non
è stato questo ma quello che ritroviamo sulla riduzione dei costi.
Sono qui d’accordo, allora, con quel
che è stato detto, benché forse siamo espressione della vecchia politica, ma
per uno Stato che deve funzionare e deve organizzarsi o se volete
riorganizzarsi anche in maniera moderna, soprattutto se pensiamo alle funzioni
dello Stato, c’è innanzitutto un problema.
Nella società globale odierna che è
la società della conoscenza, in cui il potere della conoscenza si esplicita in
tempo reale e istantaneo, a livello globale un problema si pone anche nel
concepire la vecchia forma di organizzazione e di funzioni che vengono
riconosciute allo Stato; nella mia cultura politica non voglio discostarmi da
quella che è la funzione regolatrice dello Stato in una funzione di pura
regolamentazione e di organizzazione di salvaguardia di tutela di alcuni
diritti che vengono riconosciuti come tali in quanto costituzionali universali.
Benché pensi, nonostante tutto, a quello che è stato il processo di globalizzazione
degli Stati nazionali e di questa Europa che non è ancora entità politica, non
è soggetto politico.
Possiamo pure attenerci a quello che
è il vecchio modello di Stato, ma non per questo non possiamo non porre il
problema che la ridistribuzione delle funzioni, la loro riorganizzazione in
funzione di quella che deve essere una maggiore efficacia, efficienza e
trasparenza, probabilmente riconsidera alcuni ragionamenti che erano stati
fondativi e su cui lo Stato, anche negli anni della elaborazione della carta costituzionale
o agli inizi dell’avvio dell’avventura e dell’esperienza regionalista, ha
pensato.
Tutto questo non c’è perché siamo
vittime - e non è una giustificazione questa – di un cedimento, prima ancora
che politico, culturale ad un sentimento populista che conduce chi governa e
chi legifera oggi a pensare che, tutto sommato, dare in pasto un po’ di numeri
- sia per creare il problema, il sentimento di agitazione e di protesta che per
stemperare gli animi – e fatti emblematici e simbolici significa, forse, poter
cambiare contesto e riprendere i vecchi cammini.
Non è così e del resto lo sappiamo
soprattutto noi che viviamo in una Regione debole.
Sono sicuro che se lo Stato nelle
sue varie articolazioni avesse dato una risposta al problema, alla grande
tragedia della disoccupazione sarebbe stato diverso. Diciamo che avere tanti
giovani è una opportunità, ma al contempo diciamo che c’è una grande tragedia
che vive la nostra regione e il Mezzogiorno soprattutto che è la disoccupazione
giovanile.
Se lo Stato avesse dato una risposta
– sono sicuro di questo – al problema della domanda di bisogno di lavoro,
quindi dell’offerta di lavoro che viene elusa o ai problemi legati alla
crescita ed allo sviluppo ed alle prospettive, al futuro di questa terra - e
parlo dello Stato non soltanto quello centrale ma tutti quanti noi – ebbene,
penso che l’attenzione dei nostri vicini di casa non sarebbe stata rivolta ai
costi del gruppo parlamentare o dello stipendio del parlamentare o
dell’indennità del Consiglio regionale.
Il momento è grave, la crisi è grave
perché la difficoltà è segnata dalla incapacità delle classi dirigenti di dare
una risposta su questo terreno. Dico delle classi dirigenti perché anche
l’esperienza del Governo Monti,
per quanto da rispettare e per quanto lodevole dal punto di vista del recupero
di una credibilità e di un prestigio a livello internazionale, non è ancora pienamente
condivisibile su questo terreno per due ragioni.
La prima: perché se non si danno
risposte sulla crescita e sullo sviluppo si può anche, badate, raschiare il
fondo del barile ma il problema non si risolve. Anzi, paradossalmente, si
aiutano i processi inflattivi e recessivi perché tendono a calare i consumi. E
non mi convince perché non mi ha convinto la battuta, per quanto probabilmente
estemporanea del Presidente del Consiglio dei ministri settimane fa, mesi fa,
prima che nascesse questo po’ po’ di roba e prima ancora che venisse fuori il
Fiorito colorito folkloristico di turno del rappresentante delle Regioni, in
cui dice “io rinuncio all’indennità” anzi lui lo chiama lo stipendio di Presidente
del Consiglio dei ministri. Certo se avesse detto “rinuncio all’incarico di
senatore a vita prima di diventare Presidente del Consiglio dei ministri” lo
avrei rispettato di più, onorevole Presidente.
Ma sentire dire dal Presidente del Consiglio
dei ministri, chiamato a fare quell’opera così ardua e faticosa per riportare il
Paese fuori, non è altro che quell’elemento sollecitatore della reazione e
della vulgata populistica contro chi si rappresenta oggi. E ci può pure stare, perché
noi abbiamo bisogno – mi rendo conto – di buona e non di cattiva politica,
abbiamo bisogno di partiti che sono degni di questo nome e non ci sono. C’è una
crisi del sistema politico e capisco pure che dobbiamo fare azioni
straordinarie per determinare una svolta e lanciare un nuovo inizio.
C’è un punto su cui tutti dovremmo
convenire: la democrazia ha un costo e soprattutto va perseguita, rinvigorita,
rinnovata e difesa, altrimenti attraverso queste forme di populismo sappiamo
che gli sbocchi possono essere anche altri rispetto a quelli del rafforzamento
potenziale della democrazia.
Per quanto ci riguarda, ed ho
concluso, colgo l’opportunità di questo aspetto per dire che non sono d’accordo
con la motivazione che ci porta a ridurre il
numero dei consiglieri a 40, per due ordini di motivi semplicissimi: il
primo è un richiamo alla Conferenza delle Regioni.
Lo dico perché ho pure partecipato
perché delegato qualche volta dal Presidente Loiero alla Conferenza dei
Presidenti delle Giunte regionali. Già in quegli anni, negli anni 2005, la
conferenza delle Giunte regionali aveva un peso.
Penso che, probabilmente, il Governo che le ha dato la svolta
nella considerazione del rapporto con le autonomie locali sia stato il Governo
presieduto da Prodi. Per non far polemica non mi riferisco ai Governi di centro-destra che c’erano stati
prima di Prodi o anche a quelli di centro-sinistra in generale. Penso che
quella fase segni un nuovo rapporto anche in virtù di quell’improvvisata
riforma che c’è stata del Titolo V della Costituzione che proveniva dal Governo
Amato.
In quegli
anni comincia a dialogarsi e comincia ad avere un peso ed oggi avverto che
questo peso ce l’ha in maniera ancora più forte.
Vedo,
anche dalle trasmissioni televisive, che il Presidente Scopelliti è diventato,
tra i Presidenti, uno dei riferimenti se non altro politici. E perciò pongo il
tema.
Penso che
non sia stato corretto da parte della Conferenza dei Presidenti. Capisco il
momento e l’urgenza anche rispetto alla comunicazione, purtroppo, da dare al Consiglio
dei ministri sul decreto che ha presentato l’altra volta il Presidente Monti, onorevole
Presidente, e tranquillizzare sul fatto che non ci opponeva sulla
costituzionalità della norma.
Anche perché
non può divenire una regola, cioè se una norma è incostituzionale non può
essere superata da una intesa; il limite della incostituzionalità, è una regola
che va rispettata. Ma, ripeto, sarebbe stato forse più opportuno e più saggio
se almeno si fosse data la possibilità alle Regioni di sentire le Assemblee
regionali. Noi parliamo in una Assemblea legislativa quale è la nostra e la responsabilità
è per questo, non è un consesso amministrativo.
Un’Assemblea
legislativa che, badate, non è casuale secondo me, deve esercitare il proprio
potere sulla base di cedimento di sovranità di potere e di competenza da parte
dello Stato centrale, ai sensi della riforma del Titolo V della Costituzione
per materie che diventano o concorrenti o di esclusiva competenza da parte
della Regione nei confronti dello Stato.
Sapete
che mentre stasera noi stiamo approvando la riduzione del numero dei consiglieri
regionali a 40 è in corso la riunione del Consiglio dei ministri in cui si
discute, addirittura, di un disegno di legge che rivede di nuovo la riforma del
Titolo V della Costituzione? Sarà casuale? Cioè rivede il Titolo V della Costituzione
per dire che il problema è la riduzione dei poteri. Anzi, probabilmente si
tratta di una semplificazione da parte di qualche giornalista in riferimento ad
una dichiarazione che il Presidente Monti avrebbe rilasciato stamattina alle
agenzie in cui parla di eliminazione delle Regioni.
Il tema è
questo ed io non mi scandalizzo. Noi dovremmo avere il coraggio in tutte le
sedi politiche ed istituzionali di affrontare con nome e cognome il problema
che è anche quello dei costi per poi ridurre. Su questo ha detto bene chi l’ha
detto. Anzi dico che il Presidente Scopelliti è un po’ timido, si deve
incavolare di più anche nella televisione nazionale per rivendicare su questo i
primati della Calabria.
Non ci
crederanno perché noi calabresi siamo un logotipo dello spreco, delle ruberie,
del parassitismo. Noi consiglieri regionali ci siamo ridotti gli stipendi
quando in Parlamento nemmeno si parlava di queste cose e lo abbiamo fatto di
nuovo all’inizio di questa legislatura. Abbiamo ridotto permanentemente i costi
e lo abbiamo fatto durante la legislatura Loiero e lo abbiamo fatto oggi prima
ancora che scoppiasse il caso Fiorito.
Anche
sulla questione dei gruppi, mi pare che i contributi ai gruppi siano stati
ridotti ancora una volta in questa legislatura.
Detto
questo, il tema qual è? E’ quello del regionalismo. E’ arrivato il momento per
fare una discussione perché il riordino dello Stato si faccia in maniera
complessiva e si dica, magari, che il regionalismo è fallito in questo Stato.
Ci sta tutto. Altrimenti è doveroso pensare ad un altro regionalismo.
Per
esempio, sono convinto - ed ho visto che su questo anche Formigoni o Caldoro… -
che la dimensione di Regioni più grandi sia di maggiore aiuto all’idea di una Regione
che programma, legifera e controlla; una Regione leggera come dicevano i
colleghi prima, che la invocavano come tale. Soprattutto su questo ha fatto un
ragionamento il consigliere Principe.
Capisco,
cioè, che così forse si è pure più competitivi. E’ chiaro che, per esser
competitivi nel circuito del mercato internazionale turistico, se l’offerta di
un pacchetto integrato unisce insieme la Magna Grecia, Capri, Paestum, Pompei e
Sibari, è probabilmente più competitivo di un pacchetto che si ferma alla Calabria
o agli operatori calabresi da soli o a quelli delle altre regioni da sole.
Anche
sulle linee di sviluppo; Gioia Tauro dobbiamo già pensarla in una dimensione di
un interesse continentale, figuriamoci se non dovessimo pensare Gioia Tauro
come nodo di quello che può essere la
ripresa di uno sviluppo del Mezzogiorno. Stamattina mi si diceva che,
considerato l’alto costo del trasporto, stanno chiudendo alcuni rifornimenti di
benzina sulla nostra autostrada Salerno-Reggio Calabria sul tratto calabrese perché
sono poco remunerativi. Uno dei motivi qual è? Che il grande traffico che va o
proviene verso la Sicilia ormai va sulle navi perché è troppo competitivo il
trasporto attraverso il caro-gasolio ed il caro-petrolio che c’è. Si
preferiscono le navi dalla Sicilia direttamente a Napoli o ancora più su.
Quindi, siamo tagliati fuori e figuriamoci per il grande traffico di transhipment
che interessa Gioia Tauro se questo è o non è un problema.
Sono
favorevole, per esempio, alle macro Regioni. Non è che dobbiamo difendere,
vogliamo difendere questo regionalismo, ed ecco perché concludo dicendo che se
facessimo tutto questo ci renderemmo conto, forse, che le proposte che hanno
fatto i colleghi potrebbero trovare più ragion d’esistere.
Per
esempio, una riforma delle Regioni per me dovrebbe essere prevista in senso
macro e ridurre le Regioni così come sono oggi. Avere meno regioni ma che siano
più impegnative dal punto di vista della programmazione rispetto ai
macro-territori in questa Europa che deve diventare tutt’una.
Riformare,
da questo versante, partendo dal basso, sia il ruolo degli enti locali, dando
maggiori poteri di gestione agli enti territoriali sia il ruolo del Parlamento.
Superare, quindi, il bicameralismo e avere una sola Camera con la riduzione dei
parlamentari e prevedere la Camera delle Regioni.
Invece,
così facendo, e così procedendo come ci stanno imponendo, con la scusa che c’è
Fiorito in agguato, di tutto questo non si parla più. Se ci fate caso non si
parla più nemmeno delle indennità dei parlamentari. Non perché mi voglia accodare
a quel coro qualunquistico, ma non vorrei che tutto questo fosse, di fatto, una
distrazione per spostare l’attenzione dal centro alla periferia, tanto si sa
che nella periferia siamo tutti più burberi e appariamo meno col “ phisique
du role”.
Come dice
il collega Loiero, siamo forse una riserva aurea per essere alcune volte delle
figure più colorite di certa stampa nazionale che oggi ha motivo di insistere probabilmente
su una forma di centralismo che non è quello che abbiamo conosciuto. Di questo
ne sono convinto, è un centralismo che probabilmente distrugge la politica, il
sistema dei partiti e le forme democratiche ed è quello che si piega di più
alle lobby finanziarie ed imprenditoriali più forti nell’economia europea
ed internazionale.
Ha chiesto
di parlare l’onorevole Ciconte. Ne ha facoltà.
Presidente, onorevoli colleghi,
la ringrazio per aver voluto che tutti insieme i capigruppo fossimo i responsabili
di un momento delicato della vita politica della nostra zona e della nostra Regione:
quello di ridurre i costi della politica.
Penso che l’abbiamo fatto tutti insieme in maniera
corretta ed adeguata e credo che altre cose dovremmo fare in un momento di
crisi economica importante per la nostra regione. L’abbiamo deciso tutti
insieme e porteremo avanti questi processi di riduzione della spesa dei gruppi,
del Consiglio, della Giunta, così come ha detto anche il Presidente della Giunta
regionale. Penso che sia giusto e doveroso da parte nostra non sottrarci a
questo tipo di ragionamento.
Il ragionamento che penso di aver colto, tra i tanti che
condivido, riguarda la modifica del Titolo V della Costituzione. Oggi noi dobbiamo capire realmente il ruolo delle
Regioni, se questo ruolo vada difeso oppure no. Di questo credo che noi, i
capigruppo, discuteremo anche in Consiglio su quello che deve essere il ruolo
delle Regioni e l’allontanamento dei cittadini dai partiti e dalla politica perché
questo è un altro tema che, secondo me, è fondamentale perché non deve avvenire
quello che è avvenuto a livello nazionale con Lusi o con Fiorito per cercare di
modificare il quadro del regionalismo o la modifica del Titolo V della Costituzione.
Dobbiamo capire se l’allontanamento dei cittadini dalla
politica non sia dovuto anche a questo nostro modo di far politica, attenzione,
e chiedo scusa, colleghi, quello cioè di condividere alcune riforme ed alcuni
processi che, secondo me, dalla sanità all’ambiente e al lavoro non possono
dividerci.
Possiamo avere delle visioni diverse ma dobbiamo condividere
tutti insieme questi processi e questi percorsi se vogliamo realmente rendere
un servizio ai cittadini della nostra Regione. Grazie.
Grazie, onorevole Ciconte, anche per aver fatto in poche
parole un ragionamento concreto.
Abbiamo concluso gli interventi dei Presidenti dei gruppi
consiliari. Prima di votare il provvedimento che consta di due articoli, darei
la parola al Presidente Scopelliti
per il suo intervento e per raccogliere un po’ qualche proposta che è venuta
dai singoli gruppi.
Prego, Presidente Scopelliti.
Grazie, Presidente, ovviamente ringrazio i colleghi consiglieri che sono
intervenuti per il contributo che hanno dato al dibattito, in Aula, questa
sera.
Vede, Presidente, non più tardi di un
anno fa - e sbaglia il collega Loiero
a dire “scelte del Consiglio” perché le proposte sono arrivate dalla Giunta e sono state condivise dai capigruppo della maggioranza – abbiamo fatto una riforma importante.
Anzi, si disse a luglio dello scorso anno “partiamo da queste riforme
per poi procedere e nel tempo riuscire a concretizzare altri passaggi”. Fu il
primo dei passaggi che insieme abbiamo immaginato.
L’impegno di questo gruppo, di questo Consiglio
ha consentito ovviamente di dare sicuramente
un segnale importante alla nostra regione.
Certo, se ci fosse stato il coraggio di osare, probabilmente,
avremmo fatto molto di più perché lo schema che la Segreteria generale della Giunta e il Segretario generale del Consiglio avevano condiviso era
decisamente molto più spinto. Si disse, però, cominciamo da questi tagli e
dimostriamo che c’è una grande volontà di determinazione da parte della
politica e gradualmente faremo altro
tipo di interventi. C’è stata, quindi, ampia e totale condivisione anche perché
alcune scelte sono pesate sia sul Consiglio che sulla Giunta.
Vedete, però, sulle pagine dei giornali di queste settimane non
troverete mai un elogio al fatto che la Regione Calabria ha messo in campo, così come stranamente rilevano
“Repubblica” e “L’Espresso”, la Regione
Calabria è stata quella che per il 15,2 per cento ha attuato il taglio maggiore
nell’annualità 2011-2012.
Nessuno ha scritto che una classe dirigente si era assunta la responsabilità di mettere in campo una serie di
tagli importanti in una realtà difficile come la nostra
e nessuno ha ricordato che la Calabria ha fatto un percorso nuovo, “virtuoso”
anticipando le scelte di quello che oggi andiamo a vivere.
Era una di quelle cose che forse ci siamo detti in più
circostanze, magari domani saremo costretti a farlo perché qualcuno ce lo
impone. La verità che abbiamo di fronte è che per essere citati e per vedere
riconosciuta la nostra azione, noi calabresi,
noi Calabria, dobbiamo fare molto di più. Cioè non basta far quello che ci
consente di dire “siamo stati bravi”, per avere un riconoscimento dobbiamo
mettere il doppio delle risorse, delle energie e dello sforzo rispetto ad altre
Regioni perché la strategia impone, l’interesse del Paese impone, che questa
terra debba essere sempre il fanalino di coda ed il fardello. E quando non lo è
non lo si evidenzia neanche, perché non serve.
Vedete, ieri leggevo che c’era
qualcuno che parlava della Film-commission e c’era anche il sottotitolo. La
prima volta in cui troviamo un riferimento alla Calabria in un sottotitolo, in
un occhiello, in un titolo c’era la Film-commission.
Mi sono affrettato a capire cosa ci
fosse scritto perché la Filcommission non ha soldi, se non sbaglio lo scorso
anno 2011 ha avuto 150 mila euro.
Però c’era scritto insieme alle
altre Regioni che hanno spese di 40-50 milioni di euro di società, di tutta una
serie di enti, c’era scritto che la Film-commission aveva 740 mila euro sul
rendiconto 2011. Voglio dire che non capisco precisamente a cosa si riferisse.
Questo per dire, come no, che appena c’è un solo elemento ritenuto
negativo, lo stesso viene messo in risalto. Questo dimostra la difficoltà nella
quale siamo costretti a muoverci e la ristrettezza della nostra azione che non
sempre viene riconosciuta poiché non esiste l’interesse a riconoscere il
cammino importante intrapreso da questa Assemblea legislativa.
Allora tutto questo ci deve far
riflettere e pensare che sulle scelte innovative di cambiamento non possiamo
tentennare. Dobbiamo avere la forza ed il coraggio di fare un taglio netto e di
stravolgere gli assetti ancor più di quanto abbiamo fatto perché, quanto meno,
se a noi non interessa esser credibili agli occhi di chi sta fuori questa Regione,
perché non hanno interesse a guardarci con occhio benevolo, lo dobbiamo essere
nei confronti di quei calabresi che hanno avuto fiducia in questa classe
dirigente e che hanno eletto questa classe dirigente con tutti i suoi limiti e
che, ovviamente, vogliono continuare ad avere fiducia.
Dobbiamo interloquire sempre di più,
costantemente, con i nostri concittadini. Sarà difficile trovare in questo
sistema perverso un qualcosa che possa dare un riconoscimento e dico questo e
tra poco spiegherò perché.
Credo, allora, che dobbiamo far
tesoro di quella riforma costituzionale del 2001 fortemente voluta dal centro-sinistra e dal Partito
democratico di allora, di cui Loiero ricordava esserne stato ministro in quella
stagione, in cui diceva D’Alema che la Lega era una costola della sinistra. E
quindi per andare incontro, a pochi mesi dalle elezioni, all’idea di
coinvolgere la Lega si approvò quella riforma costituzionale.
Vedete, non rinnego l’idea di essere
stato sempre uno che ha visto nel federalismo l’opportunità per stravolgere
questa nostra comunità in positivo. Perché la logica dello Stato centralista ci
ha condannato all’idea di essere sempre gli ultimi e quindi ho sempre sostenuto
che una stagione federalista poteva aprire le porte ad una nuova classe
dirigente politica in grado di confrontarsi e di misurarsi su idee e su uno
sviluppo costruito dal basso.
La riforma costituzionale del 2001,
tra le vicende positive che assume, mette in campo quella straordinaria opportunità
dell’idea di sviluppo che parte dal basso, parte dai comuni col ribaltamento
della struttura piramidale dello Stato che si inverte non dall’alto verso il
basso bensì dal basso verso l’alto dando forza e vigore all’azione dei primi
cittadini e dando forza agli amministratori che conoscono il territorio e che
sono gli artefici della riscossa e quindi di un rilancio delle proprie
comunità.
Vedete, se interpretato in questa
maniera così autentica il messaggio della riforma costituzionale-nonostante i
suoi limiti, i tre voti di maggioranza fatta l’8 marzo e nonostante tutta una
serie di vicende- rimane un punto fermo sul quale incominciare a ridiscutere e
non pensare di ribaltare ciò che ha rappresentato, oggi, quella riforma per
tornare a vicende che vedono sempre di più l’accentramento delle competenze
delle funzioni. Altrimenti corriamo il rischio, così come quando hanno detto:
cosa ne pensa delle macro-Regioni? Le macro-Regioni significano accodarci alla
logica di Regioni più grandi e continuare ad essere una Regione marginale.
Quando mi hanno detto “ma il
ministro del turismo, può costruire una cabina di regia, un’agenzia nazionale
sul turismo” ho risposto “che la faccia pure, noi vogliamo la nostra autonomia perché
non entreremo mai nei flussi turistici di interesse di un Governo centrale che certamente non
ha neppure lontanamente un minimo di sguardo attento verso questo nostro territorio.
Dico questo perché mi sembra chiaro
ed evidente che anche la mozione unitaria che è stata depositata in Parlamento
è una mozione dove le risorse che vengono impegnate ed individuate sono in capo
alla Regione.
E lì non c’è nessuno che fa uno
sforzo straordinario per dire “che facciamo?”. Sì, si fa uno sforzo tutti
insieme, tutti quanti condividiamo una strategia, cerchiamo di trovare le
soluzioni ai problemi della Calabria però chi mette i soldi? La Regione.
E allora se rinunciamo a questa
funzione dell’autonomia delle Regioni e deleghiamo tutto come era un tempo,
avremo sicuramente fallito. Perché questo? Perché, vedete, veniamo da territori
– ed ognuno conosce perfettamente il suo – dove il quinto centro siderurgico
era, nell’azzeramento di tutte le piantagioni della Piana di Gioia Tauro, la
grande risorsa per lo sviluppo della Piana di Gioia Tauro. E parto da lontano.
Dopo di che ci si accorse che vi era la crisi del campo della siderurgia.
Si incominciò, poi, a parlare della
centrale a carbone; dopo ancora si cominciò a costruire la Liquichimica e si
costruirono le Officine grandi riparazioni; dopo di che si sono costruite in
questa parte di territorio ed in tutta la Calabria cattedrali nel deserto che
nulla hanno mai avuto a che fare con lo sviluppo naturale e con quella che era
la vocazione naturale dei nostri territori.
Perché la logica della pattumiera
che qualcuno prima, qui, sottovoce evidenziava era la logica rispondente all’esigenza che se c’era qualcosa da fare
per accontentare qualcuno si “mandava in Calabria per tamponare”. Perché la
logica dei Governi era “lì non c’è soluzione, diamo qualche risposta e per
qualche anno allentiamo la tensione”. L’idea, infatti, era quella di allentare
la tensione sui territori e la politica che non era di primo grado, di primo livello
– non sempre lo è stata – si accontentava della logica di assecondare i potenti
del partito e del governo nella quale ha sempre vissuto la classe dirigente
politica calabrese che, in parte, ha vissuto in una logica di sudditanza.
Queste sono le verità alle quali dobbiamo porre una condizione dando una
riflessione attenta a quello che vuole essere oggi lo stravolgimento.
Il “caso” del Lazio non nasce a
caso. Perché il caso dei Comuni non è nato a caso. Il caso delle Province non
nasce a caso ed il caso delle Regioni non nasce a caso.
Però, giustamente, qualcuno
intervenendo prima ha detto “non abbiamo azzerato, non abbiamo diminuito i
parlamentari, non abbiamo abolito uno dei due rami per smetterla – finalmente –
con questo bicameralismo, non si è
fatta la riforma riguardante altre cose di cui si parlava e si parla oggi”.
Dobbiamo
difendere e continueremo a farlo come Presidenti pur tagliando tutti gli
sperperi e tutti gli stipendi, tutti gli emolumenti possibili ed immaginabili.
Tanto per quello che è il nostro compito in una terra così difficile non c’è
prezzo.
Ho sempre
detto: se bisogna azzerare o ridurre del 50 per cento, facciamo tutto tanto non
è quello che ci rende forti o che ci aiuta. Ci aiuta forse a vivere bene e
meglio rispetto ad altri, però dobbiamo pensare che in questa fase così
delicata l’idea di avere Regioni che rappresentano un riferimento per i
cittadini non va messa in discussione anche perché credo che le Regioni, non
tutte, comunque siano in grado di determinarsi.
E poi,
vedete, qual è il concetto che spesso qualcuno finge di non conoscere? È la
differenza tra devolution e federalismo. La devolution è la
devoluzione di competenze di ruoli e di risorse, l’idea “io ti devolvo e poi è
un problema tuo”.
Uno dei
pilastri fondamentali del federalismo è il principio della sussidiarietà, cioè
se tu non sei in grado di gestire e di governare l’ente sovraordinato
interviene e ti indirizza, comunque ti sostituisce.
Allora come ha
fatto il Governo nazionale, anziché fare tutte queste critiche e queste
dichiarazioni così pompose, come hanno fatto sulla sanità e sui piani di
rientro dopo il disastro che abbiamo ereditato dalla Giunta di centro-sinistra,
il disastro, perché non si è pensato di fare il Piano di rientro, una volta che
si è nominato Enrico Bondi per verificare il tema della spending review,
come ci ha chiamati e ci ha detto sulla sanità e sui trasporti, perché non ci hanno
chiesto i conti di tutto il resto? Perché il Governo non ha convocato i governatori
e non ha chiesto il resoconto di altro tipo di attività?
Sapete che cosa è successo? Che ascoltando il collega del Centro-Nord,
nell’ultima riunione a cui ha partecipato dei Presidenti delle Regioni, un Presidente
del Centro-Nord ha detto: “non sono d’accordo che si possa realizzare un confronto
col Governo attraverso quello che è l’impegno del super commissario Bondi, perché
la famosa linea mediana del super commissario Bondi a me non piace”.
Aggiungo – e l’avevo detto in quest’Aula – sapete perché non piace la
linea mediana del commissario Bondi ad alcune Regioni che non sono la Calabria,
la Campania o altre Regioni del Sud? Perché sopra quella linea mediana non c’è
la Calabria, ci sono molte Regioni del nord del Paese e la Regione Calabria per
poco supera in alcuni punti quella linea mediana, ma per moltissimi altri punti
è al di sotto.
Ecco qual è la differenza su cui dobbiamo continuare ad agire. La
famosa linea mediana non piace più, perché emergono quelle difficoltà di altre Regioni
che più di noi, decisamente più di noi, che ormai siamo etichettati, ma più di
noi nel loro agire amministrativo, hanno messo in discussione la loro capacità
di essere virtuose al di là degli slogan.
Allora, su questo dobbiamo continuare ad insistere, perché abbiamo dato
nel nostro piccolo un segnale molto forte. Certo, poi ognuno l’ha riletto come ha
voluto, ognuno ha detto “sì, questo è giusto, questo non è giusto”, perché dobbiamo
continuare a rivendicare la nostra autonomia, la capacità di gestire il nostro
territorio, la capacità di sapere perché, dopo dieci mesi, ancora il Governo
non ha sbloccato l’iter per la costruzione
degli ospedali in Calabria. Voglio sapere quali interessi ci sono!
Dovete spiegarci perché, dopo dieci mesi, nessuno ha sbloccato ancora la realizzazione
degli ospedali in Calabria, quando questa Giunta regionale ha dato dimostrazione
di efficienza. Chi deve vincere gli appalti per questi ospedali? Ce lo diciate
pure, li faremo vincere facendo le truffe, assumendoci la responsabilità, ma
diteci perché non ci fate costruire gli ospedali, visto che ci sono i soldi!
Questo dobbiamo dire al Governo, centro-destra e centro-sinistra, perché
forse qualcuno pensa che sulle nostre spalle possa costruire i loro interessi e
le loro fortune. Non hanno capito che qui è finita la stagione
dell’intrallazzo! Alzate la schiena, perché dobbiamo reagire di fronte a queste
nefandezze, perché pensano che ancora, siamo quelli con l’anello al naso, quelli
inutili, quelli piccoli e neri! Questo è il concetto che hanno sempre avuto
della Calabria e dei calabresi i governanti di questo Paese.
Allora, se non c’è questa reazione, rischiamo di non andare da nessuna
parte, ma non è una reazione che spetta alla maggioranza, spetta alla classe
dirigente politica che ha governato questa Regione ieri e che oggi, magari,
rappresenta la minoranza, che domani, probabilmente, sarà maggioranza e noi minoranza.
Ma non possiamo farci mettere i
piedi addosso sempre! Non si può pensare di decidere su una chiara vocazione politica,
se si può sciogliere o si deve sciogliere un Consiglio comunale o meno, perché è
una vergogna pensare di fare questo! Non è questo il metro di valutazione.
Certo, possiamo mettere in campo esperienze dei Comuni limitrofi alla città
di Reggio Calabria, dove anche in atti processuali emergono evidenti le
commistioni tra gli amministratori e il crimine organizzato, però questi Comuni
non sono stati sciolti e da lì abbiamo avuto anche funzionari che hanno avuto
altro tipo di carriere.
Allora chi fa il tifo per una parte o fa il tifo per l’altra non fa il
tifo per la capacità di rendere autonoma una Regione e libera. Perciò, se la
scelta sarà politica, assumeremo sicuramente, con tutta la responsabilità, le
scelte che sono discrezionali. E che nessuno ci dica che sono vincolanti, perché
se c’è una responsabilità che dice una società mista può essere inquinata,
bene, a chi l’attribuiamo? Al sindaco Arena – faccio un esempio – o a Scopelliti?
Oppure l’attribuiamo a chi nel 2002, in piena campagna elettorale, sul “Sole 24
ore” usciva sulla prima pagina interna e diceva “abbiamo il modello delle
società in house, Reggio Calabria è un modello da seguire”? Però non
sentite più parlare nessuno delle società miste di Reggio Calabria. Ve lo
ricordo io! Era il 25 maggio del 2002, a pochi giorni dalle elezioni, si votò
forse il 1 giugno e tale signore Naccari Carlizzi, in una conferenza stampa,
diceva: “E’ stata completata la procedura di scelta dei partner privati per 4
delle 5 società miste, la cui attivazione” – dice Naccari – “consentirà finalmente
di stabilizzare, tra l’altro, 500 giovani tra lavoratori socialmente utili e di
pubblica utilità”.
Vedete, il 25 maggio, prima del mio insediamento – e ci sono documenti ineccepibili
sotto questo punto di vista – c’era scritto, qualcuno diceva che 4 delle 5 società
miste erano già state costituite; la quinta era, a scanso di equivoci, la
cosiddetta società “Sati”, che è stata costituita non più tardi di due anni fa.
Quindi, come vedete, qualcuno si era preoccupato prima di noi di fare
le società miste, noi le abbiamo soltanto utilizzate.
Allora si può sciogliere un Comune per uno che dodici anni fa ha
pensato di fare la grande genialata in Calabria e che poi, oggi, veste i panni
del moralizzatore in questa terra?! Si può pensare di dire a una società, di
dire a una comunità “voi sarete commissariati”?! Ma voi pensate che questa sia democrazia?!
Qui, in questi casi, ancora una volta, a mio giudizio, si registra una
cosa che è inequivocabile, chiara e netta. Questo grande conflitto che si è
creato è chiaro ed evidente perché esiste, perché in Calabria si vuole cambiare
e il cambiamento non lo vogliono tutti. Guardate cos’è accaduto in questi giorni:
c’è una telecamera che da quattro giorni a Reggio Calabria mi vuole
intervistare, alla quale concederò l’intervista questa sera. Quattro giorni: quanto
è costato a questa trasmissione mantenere giornalista e cineoperatore per
quattro giorni qua in vacanza?! Vale così tanto?! Mi avessero telefonato, mi
avessero mandato un messaggio, avrei risposto immediatamente che ero fuori e
non avrei potuto rilasciare interviste. “Ci rivediamo” – come ho sempre fatto –
“domani, dopodomani”.
E pensate che gli articoli di quest’oggi, del solito Guido Ruotolo
sulla stampa, siano una cosa straordinaria?! Pensate che l’articolo di Fierro,
ieri, sia una cosa straordinaria?! Pensate che questa cricca sia una cosa
straordinaria, dove c’è un giornalista calabrese che indirizza e dà gli strumenti
per la polemica?! No. Lo diremo ad alta voce: dentro questo meccanismo c’è
gente che con la Regione ci ha mangiato prima di noi e che, siccome ha smesso
di mangiare, adesso costruisce insieme ad altri livelli la stagione della denigrazione
e della delegittimazione! Lo urleremo nelle piazze: “Venite, se vorrete, voi
che li avete alimentati questi signori a fior di milioni con le società in cui
loro si spacciavano di essere i direttori generali, Vicepresidenti o si
spacciavano di essere consulenti”!
Se avete il coraggio e volete una Calabria che sia libera, scendete in
piazza a contribuire. E la stampa, quella libera –una parte lo è – poi vedremo
negli anni quale stampa era asservita a determinate logiche. Lo scopriremo, perché
quando in una società si colpiscono più livelli, state tranquilli che in
maniera inesorabile arriverà a colpire tutti gli altri livelli. Forse non
avremo la giustizia, solo quella divina, ma la giustizia arriverà a più livelli;
forse non toccherà gli intoccabili, perché magari sono difficili da raggiungere,
ma non vi preoccupate, prima o poi, capiremo anche perché una parte dell’informazione,
anche locale, ha avuto un solo grande obiettivo.
Avete sentito parlare in questi giorni di Vibo, dove sono stati
sottratti 1 milione e 200 mila euro da una funzionaria. Forse abbiamo letto
due-tre articoli, non abbiamo mai visto la foto della funzionaria, non abbiamo mai
letto che era la comare o la nipote di Tizio e di Caio. Assolti, assolti in
partenza! Altre persone sono state condannate e indotte al suicidio! Questa è
la differenza in Calabria, e lo dico dopo dieci giorni con grande felicità, perché
nessuno doveva toccare quella donna fino a quando la giustizia non se ne
sarebbe occupata, però non vi è stato lo stesso trattamento per altre persone.
Se dobbiamo accettare così, ancora, questo stato di aggressione e di situazioni
che si vivono, facciamolo pure, ma è sbagliato, non abbiamo l’obbligo di stare
qua, ma abbiamo l’obbligo di stare in piedi, quello sì, almeno per quello che
mi riguarda, e la battaglia è di civiltà, che non passa per il nostro futuro,
passa per la garanzia, per l’autonomia e per la certezza del futuro dei nostri
figli. A mia figlia, il futuro lo voglio garantire, costi quel che costi, perché
in Calabria non possono vincere sempre le stesse logiche che hanno già piegato quella
parte politica, che si è fatta piegare, perché non ha avuto la schiena dritta
per reagire. Non possiamo piegarci, dobbiamo andare avanti, ognuno con i suoi
errori, con le sue responsabilità. Chi amministra commette degli errori, per
carità, chi ha il compito di amministrare rischia di sbagliare ogni giorno, e
chi firma come me e come tanti altri, come gli assessori e come i direttori
generali, ogni giorno, ma è ancora più grave vedere quelli che non hanno mai
firmato: quelli che non hanno mai firmato non hanno cambiato e non cambieranno
nulla. Continuerò a firmare e mi assumerò le responsabilità delle scelte e avrò
la possibilità – spero sempre – di dimostrare che le scelte fatte sono quelle che
hanno, prima di tutto, pensato ad offrire un contributo alla crescita del bene
comune.
Allora credo che questo passaggio, caro Presidente, che consumiamo
oggi, sia un ulteriore passaggio e un’anticipazione importante rispetto a quello
che accadrà da qui ai prossimi mesi, perché noi entro il 30 novembre dovremo
misurarci su alcune scelte, entro il 31 dicembre – adesso non ricordo bene le
date stabilite e concordate con il Governo – dovremo attuare le doppie letture
anche della riforma dello Statuto, però dobbiamo procedere celermente, dobbiamo
essere la prima Regione che mette in campo questi strumenti, in grado di dimostrare
che qui c’è una grande determinazione a dare un’accelerazione sulla stagione,
che non va soltanto sul tema dei tagli, degli sperperi, ma anche delle riforme,
perché speriamo entro fine ottobre di poter arrivare anche qui per determinarci
– come abbiamo detto – su quell’altro tema delle riforme degli enti subregionali,
che rappresentano un costo che si può razionalizzare rendendolo ancora più
funzionale agli obiettivi e alla crescita nell’interesse della nostra comunità.
Con l’intervento del Presidente Scopelliti si conclude il dibattito, quindi
possiamo procedere con la votazione dell’articolato, – ricordo ai colleghi –
che si tratta di una norma che va a modificare lo Statuto e modifica due articoli
dello Statuto,l’articolo 15 e l’articolo
35, rispettivamente i commi 1 e 3, della legge che ha approvato lo Statuto, la
25 del 19 ottobre 2004. Quindi si tratta di due articoli.
La presente proposta avrà bisogno, successivamente, anche di un’altra votazione
in Consiglio regionale, che si dovrà fare trascorsi almeno due mesi dall’approvazione
della presente norma di modifica statutaria.
Pongo in votazione l’articolo 1: “Al comma 1 dell’articolo 15 della legge
regionale 19 ottobre 2004, numero 25, il numero di 50 è sostituito dal numero 40,
quindi questo è l’articolo”.
(E’
approvato all’unanimità)
Pongo in votazione l’articolo 2 “Modifica dell’articolo 35”, che testualmente
recita: “Il comma 3 dell’articolo 35 della legge regionale 19 ottobre 2004, numero
25, è sostituito dal seguente: “La Giunta regionale è composta dal Presidente e
da un numero di assessori non superiore ad 8, compreso il Vicepresidente”.
(E’
approvato all’unanimità)
Pongo in votazione il provvedimento nel suo complesso.
(Il
Consiglio approva all’unanimità)
(E’
riportato in allegato)
Legge un seguito di comunicazioni.
(E’
riportato in allegato)
Legge l’interrogazione e la mozione pervenute alla Presidenza.
(Sono
riportate in allegato)
Concluso il punto all’ordine del giorno, c’erano degli interventi
introduttivi che abbiamo rinviato ad adesso.
(Interruzione
dell’onorevole Censore)
Mi aveva chiesto la parola prima l’onorevole Maiolo.
Solo per richiamare due ordini del giorno.
Sì, ma prima c’era l’onorevole Maiolo che aveva chiesto la parola.
Prego.
Due richieste sull’ordine del giorno: la prima, di
mettere in votazione stasera un ordine del giorno che è depositato alla Presidenza,
riguardante la situazione della banca Carime, ovviamente aperto al contributo
di tutto il Consiglio; la seconda, la richiesta di porre all’ordine del giorno
della prossima seduta di Consiglio la proposta di disegno di legge 316
sottoscritta da me e da altri colleghi, che riguarda l’istituzione di una Commissione
consiliare di inchiesta sul sistema idrico integrato in Calabria. Quindi
chiediamo che venga inserita all’ordine del giorno della prossima seduta , essendo
stata assegnata in Commissione il 16 marzo e non posta in discussione.
Onorevole Maiolo, per quanto
riguarda il primo punto, possiamo decidere di inserire all’ordine del giorno
del Consiglio la questione che riguarda la banca Carime, quindi pongo in votazione l’inserimento di questo
punto all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
Per
quanto riguarda la Commissione d’inchiesta Sorical, più che alla
prossima seduta, la rinvierei alla prossima Conferenza dei capigruppo, in modo tale che in quella sede si faccia
una discussione per individuare in quale data sia più opportuno inserirla, visto
che è un argomento che è in Commissione da tanto tempo. Quindi ritengo che ci debba
essere un passaggio in Conferenza dei capigruppo e, successivamente, dopo questo
passaggio, magari il capogruppo del suo partito in quella circostanza la può
proporre andando a individuare in quale
seduta inserire questa Commissione d’inchiesta. Va bene così? Bene.
La parola
all’onorevole Censore.
Presidente, intervengo per far richiamare in Aula due ordini del giorno: uno riguarda i
precari della sanità calabrese e diciamo che, in un certo senso, è integrativo dell’ordine
del giorno che ha presentato già il collega onorevole Imbalzano, ha lo stesso
oggetto: i precari, c’è un’interrogazione a mia firma e un altro ordine del
giorno relativo alla restituzione delle funzioni e del personale regionale
trasferito alle Province in base alla legge regionale numero 34.
La parola all’onorevole Imbalzano.
Chiedo l’inserimento dell’ordine del giorno
di una proposta di legge di iniziativa
della Giunta regionale, licenziata all’unanimità dalle Commissioni, che riguarda l’abrogazione dell’articolo 10, comma 2,
della legge regionale 26 luglio 1999, numero 19: “Disciplina dei servizio di sviluppo
agricolo nella regione Calabria”.
Poi il collega Censore ha richiamato
– lo ha
fatto lui per me – la mozione mirata a chiedere la proroga dei contratti del personale
medico, paramedico, infermieristico e farmaceutico assunto negli anni scorsi
nella regione Calabria, e poi è stata ricordata la mozione presentata dal collega
Giordano sul carcere Luigi Daga di Laureana di Borrello; vi è un’analoga mozione
presentata dal sottoscritto e, in sede di discussione e di illustrazione,
andremo a parlarne.
La parola all’onorevole Gallo.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, proprio in
ossequio a quanto veniva
affermato poc’anzi, in
relazione a talune osservazioni dei colleghi che ripetevano che, comunque, la politica è
legittimo e giusto che riduca i suoi
costi, ma è legittimo anche che fornisca qualche risposta, propongo due ordini del giorno: uno sul congelamento dei fondi
statali per le indennità dovute ai malati da sangue infetto e un altro sulla
mancata rivalutazione delle stesse. E’ una questione sollevata in queste ultime
settimane, sulla quale abbiamo verificato che la Giunta regionale ha stanziato
un altro milione di euro per procedere al pagamento di un ulteriore bimestre,
ma pare che il Governo nella spending
review abbia tagliato tutte le risorse disponibili trasferite negli anni passati alle Regioni. Ancora, sul
mancato rinnovo del contratto dei 41 lavoratori interinali dell’Asp di Cosenza
con “Obiettivo lavoro”, alcuni dei quali gestivano dei servizi che avevano
creato meccanismi salvavita in assistenza a cittadini colpiti da gravi malattie
degenerative. Per cui, Presidente, chiedo che questi due ordini del giorno
vengano discussi nella seduta odierna.
Possiamo
procedere, intanto, inserendo l’ordine del giorno proposto dall’onorevole
Censore, condiviso dall’onorevole Imbalzano, già predisposto, perché ce n’era
già un altro presentato dall’onorevole Imbalzano sulla questione dei precari
della sanità.
E’ una
mozione la mia.
E’ una
mozione, quindi, possiamo accorparli. Pongo
in votazione l’inserimento all’ordine del giorno.
(Il
Consiglio approva)
Posso motivare perché accolgo questa proposta?
No, quando arriva il momento, onorevole Ciconte.
La seconda questione riguarda la proposta di legge che era
passata in Commissione all’unanimità, di cui pongo l’inserimento all’ordine del
giorno.
(Il Consiglio approva)
C’erano, poi, i due ordini del giorno
dell’onorevole Gallo; pongo, quindi,
in votazione il loro inserimento
all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
Non ci sono più richieste di
inserimento. Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
Presidente, richiamo quella mozione che ha indicato prima sul carcere di Laureana di Borrello e credo ce ne siano altre di altri colleghi.
Offro, già da ora, la mia disponibilità a fare un coordinamento formale per
redigere un’unica mozione.
Quindi sul carcere di Laureana di Borrello; anche questa possiamo porla
in votazione nel merito.
Presidente, sono due mozioni.
(Interruzione
dell’onorevole Nucera)
Sì, le inseriamo; poi, quando arriva il momento, vediamo se è possibile
accorparle. Intanto, inseriamole.
Pongo in votazione l’inserimento dell’ordine del giorno del consigliere
Giordano.
(Il
Consiglio approva)
Ha chiesto di parlare l’onorevole Magno. Ne ha facoltà.
Se si può inserire all’ordine dei
lavori un ordine del giorno che è stato protocollato
stamattina per favorire la trasmissione dei
servizi di informazione tradotti in lingua dei segni, la Lis, per ciechi e non
udenti.
E’ già stato presentato al
protocollo del Consiglio regionale. Pongo,
quindi, in votazione
l’inserimento dell’ordine del giorno del consigliere Magno.
(Il Consiglio approva)
Adesso, se i capigruppo vengono due
minuti al banco della Presidenza, sospendiamo un attimo la seduta in Aula.
(I capigruppo si portano al banco della Presidenza)
Riprendiamo i lavori dopo l’incontro con i
capigruppo ai banchi della Presidenza. Proseguiamo con l’ordine del giorno
della seduta odierna che al secondo punto reca: esame abbinato della proposta
di legge numero 9/9^ di iniziativa del consigliere Nucera: “Tutela e
valorizzazione del patrimonio e dell'economia forestale” e della proposta di
legge numero 353/9^ di iniziativa della Giunta regionale: “Gestione, tutela e
valorizzazione del patrimonio forestale regionale”
E’ relatore l’onorevole Dattolo, che ha facoltà
di illustrare i punti salienti e fondamentali di questa legge.
Cercherò di essere rapido, anche se la legge
meriterebbe un ampio approfondimento in
considerazione del fatto che si tratta di un momento particolare per la nostra regione che da decenni
aspetta un testo che regolamenti con delle norme il patrimonio forestale
regionale e che ne disponga la gestione, la tutela e la valorizzazione.
Questa proposta di legge congiunta,
che abbraccia la proposta di legge del collega Nucera e la numero 353 della
Giunta regionale, detta le linee di riferimento
essenziali ed ha avuto una larga eco in Commissione e soprattutto ha incontrato
il favore dei commissari che l’hanno approvata con voto unanime, con l’eccezione
del collega Franchino che si è astenuto.
Ringrazio l’assessore Trematerra, la Giunta e il dipartimento
agricoltura per averci supportato nelle sedute, un esame iniziato ad agosto che
ha visto audizioni, accorgimenti e che oggi presenta un testo ampiamente
condiviso.
Ritengo che, per la prima volta, il Governo regionale stia mettendo in
campo una politica di gestione del un patrimonio naturale fra tutela e
valorizzazione di un settore che può essere trainante per il comparto economico
ed avere una grande ricaduta in termini economici ed occupazionali. Nel testo
sono dedicati vari articoli alla prevenzione, la gestione, il rischio
idrogeologico, la formazione.
E’ – ritengo – un testo completo che ha in sé tutti gli elementi utili
per poter, insieme a un’adeguata regolamentazione, fare in modo che, finalmente,
si passi dall’enunciazione di avere un
enorme patrimonio ad una politica che possa, invece, dimostrare sul campo che questo
comparto deve avere considerazione al
fine di utilizzarlo al meglio.
Intendo evidenziare gli aspetti principali: la pianificazione, ci sarà
un Piano regionale documentato e una pianificazione con un livello attuativo con
l’obbligo di predisporre i piani di gestione e di assestamento forestale, i
piani pluriennali di taglio ad opera dei soggetti sia pubblici che privati che
possiedono le aree boscate. Evidenzio, soprattutto, la previsione di reinvestire
una parte dei proventi, almeno il 10 per cento, nel settore boschivo.
Un altro aspetto importante è l’introduzione dell’Albo delle aziende
boschive. Finalmente si mette ordine a un comparto molte volte discusso e
chiacchierato. Ritengo giusto che la legge dedichi un intero capo alla funzione
protettiva del bosco, alla difesa idrogeologica, riconoscendo al bosco la sua
funzione di mitigazione del rischio di vulnerabilità idrogeologica. E’ un
aspetto che ha sempre rappresentato un vulnus per la nostra regione
insieme agli incendi, i grandi attentati al nostro patrimonio hanno provocato
non solo un depauperamento economico, ma anche il rischio di tradursi in
dissesto idrogeologico.
In conclusione devo dire che vi è il riconoscimento di questo bene
prezioso, di questo patrimonio che verrà utilizzato anche come sottobosco per
le biomasse, e che ha, sicuramente, una potenzialità enorme che oggi la
Regione, finalmente, ha voluto regolamentare. Devo ringraziare i membri della
quarta Commissione che, ancora una volta, hanno voluto dare un contributo in
termini emendativi e di partecipazione al dibattito, per dimostrare che –
ripeto – la Calabria non ha bisogno soltanto di spending review, ma
anche di leggi condivise che vadano in direzione della tutela e del funzionamento di questo enorme patrimonio che
la regione ha.
Ha chiesto di parlare l’assessore Trematerra. Ne ha facoltà.
Mi limiterò semplicemente a qualche
brevissima considerazione e a
qualche ringraziamento, perché oggi, con l’approvazione di questa legge che,
già al vaglio della Commissione, è stata approvata all’unanimità, andremo a
coprire un vuoto legislativo su un settore che tentiamo sempre di rappresentare
come potenzialmente produttivo per la Calabria, ma che, paradossalmente, non lo
è pur avendo un patrimonio ingente – parliamo di 600 mila ettari di boschi, la
stragrande maggioranza dei quali sono di proprietà di privati ed una parte, il 10
per cento, di proprietà pubblica gestita da un ente che noi abbiamo e di cui
abbiamo discusso qualche giorno fa.
Voglio ringraziare, intanto, i componenti della Commissione per il
grande lavoro che hanno fatto, ma anche il dipartimento e tutte le strutture
che hanno partecipato alla stesura di questo importante provvedimento il Corpo
forestale dello Stato, le Università di Padova e di Reggio Calabria,
Federlegno, gli Ordini degli agronomi, le associazioni forestali, tutto il mondo che gira intorno a questo
grandissimo patrimonio.
È una legge di contesto, importante, che, senza mettere in discussione
alcuni princìpi sanciti sia a livello comunitario che nazionale di gestione
ecosostenibile, vuole cambiare e dare regole certe alla gestione di questo
nostro patrimonio.
Ci sono state tantissime interrogazioni che si rivolgevano ad alcune
criticità nella gestione dei nostri boschi. Ora con questa norma, con le leggi
e i Regolamenti che andremo ad approvare, si porrà fine al caos ed alla
scarsezza di riferimenti normativi.
E’ una legge molto importante – come diceva il relatore, il collega
Dattolo – che tiene in sé i principi – come dicevo poc’anzi – della
sostenibilità di questo settore. Noi vogliamo valorizzarlo, vogliamo che possa
essere reso produttivo con intelligenza e tutto questo non può prescindere dal
grande patrimonio umano che questa regione ha: i forestali.
Dicevo, è una legge di contesto perché c’è una parte su cui dobbiamo ancora
discutere, mi riferisco alla riforma dell’ente strumentale che gestisce una parte
del patrimonio boschivo, che metterà in condizione, per la prima volta, la
Regione Calabria di utilizzare e fare una seria politica della montagna. Se non
cambiamo atteggiamento, è inutile parlare di spopolamento delle zone montane,
di dissesto idrogeologico, se non ci sono regole, atteggiamenti, comportamenti
che vanno nella direzione, invece, di salvaguardare il nostro grande patrimonio
che non è solo marino, ma è anche e soprattutto montano.
Ho voluto intervenire dopo la relazione dell’onorevole Dattolo per
testimoniare che oggi è una giornata importante per la montagna calabrese e per
i nostri boschi che in questa legge sono visti quasi come un’entità biologica
da preservare e da curare, ma anche da mettere a disposizione di possibilità
produttive con criteri certi, sostenibili, ecocompatibili e soprattutto che
possono garantire maggiore trasparenza e legalità rispetto ai tanti fenomeni
negativi che in questo settore si sono ripetuti e che hanno visto depauperare il
grande patrimonio che, attraverso questa legge, vorremmo preservare anche per i
nostri figli.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Scalzo. Ne ha facoltà.
Presidente, colleghi, quella che ci apprestiamo ad approvare è una legge
che dà grande rilevanza al patrimonio boschivo della nostra regione. Quando parliamo
della Calabria, ci viene in mente subito il mare, le coste e spesso
dimentichiamo un’altra risorsa altrettanto importante: 600 mila ettari di bosco
di cui il 40 per cento di proprietà pubblica.
Il nostro era un dovere di fronte a questo patrimonio, un obiettivo che
è stato raggiunto con il lavoro fatto in Commissione. L’aspetto fondamentale,
oltre alla preservazione del patrimonio come cambiamento culturale rispetto al
settore, è quello economico, i vantaggi che si potrebbero avere.
Non mi soffermerò su questo perché lo ha già fatto il relatore, il
Presidente Dattolo. Vorrei, invece, sottolineare un altro aspetto altrettanto
importante - oggetto di emendamenti migliorativi del testo di legge approvati
all’unanimità in Commissione - che dà grande rilievo alla sostenibilità ed alla
qualità della vita dei calabresi, legato allo stato di conservazione ed al
miglioramento del patrimonio boschivo.
Abbiamo voluto dare alcuni contributi riguardo la tutela dell’ambiente
e della salute dei cittadini, inserendo emendamenti che ritengo siano
fondamentali per il monitoraggio continuo e costante di due situazioni: la
prevenzione e il post incendio, attraverso anche una fase analitica di
controllo delle sostanze che si possono sprigionare negli incendi, fra tutte - voglio
ricordare le più tossiche e nocive, alcune cancerogene – mi riferisco
soprattutto alla diossina – per fortuna la Calabria si è dotata di un centro
regionale per le diossine.
Un altro aspetto importante - che io credo sarà un punto di forza di
questa legge che ci apprestiamo ad approvare - è l’istituzione di un coordinamento tra enti
diretto ad avviare un processo di difesa e tutela del patrimonio con le forze
dell’ordine per creare una rete capillare di allertamento che consenta, quindi,
una comunicazione rapida e razionale al verificarsi degli incendi boschivi.
Ho citato solo due aspetti che ritengo fondamentali in questo testo,
proprio per dire quale grande rilevanza abbiamo voluto dare alla tutela
ambientale e della salute dei cittadini. Oltre a questo, la legge consentirà,
attraverso un coordinamento che sarà demandato al Regolamento e studi
epidemiologici che faranno gli enti preposti, un monitoraggio dello stato di
salute delle popolazioni residenti nelle aree boschive e limitrofe in relazione
alla tipologia degli inquinanti prodotti durante questi eventi.
Noi, per questo motivo, abbiamo, con soddisfazione, contribuito alla
stesura ed all’approvazione di questo testo. Ritengo che stiamo facendo un
importante passo avanti in un settore strategico come la tutela del patrimonio
boschivo che, in effetti, è tutela ambientale e
della salute al tempo stesso.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Intervengo solo per dichiarare il mio voto positivo a questa legge - e
non poteva essere diversamente, considerato che
sono uno dei presentatori di un progetto di legge che era posto sulla
via che la Giunta ha voluto intraprendere-, l’aver unificato i due progetti di legge sul
piano di una programmazione molto precisa la dice lunga sulla volontà di questa
maggioranza, di questo Governo di sostenere i processi produttivi della nostra
regione. La foresta calabrese, il bosco calabrese è stato paragonato – ma io lo
ripeto –al bosco della Selva nera che crea tanta ricchezza e genera un volano
di produzione enorme - stiamo parlando di una produzione importante per i Paesi
della Mittel Europa -, eppure la foresta calabrese risulta essere quasi
una palla al piede per il sistema produttivo della nostra regione.
Stiamo parlando del 40 per cento di una ricchezza che appartiene al
bene pubblico, eppure il pubblico non si è mai interessato in maniera forte,
incisiva, determinata nel recuperare e trasformare questa ricchezza in
opportunità.
Le opportunità che oggi la legge offre - e che noi ci auguriamo siano
colte tutte - non stanno solo ed esclusivamente nella gestione della filiera
del legno, che – lo dico, ahimè, ai più giovani soprattutto – fino agli anni
1960 ha determinato la capacità produttiva di ricchezza della nostra Calabria
per quasi il 60 per cento del prodotto interno lordo. Il che sta a significare
che, nel momento in cui l’uomo ha abbandonato la montagna, il bosco ha
determinato un danno economico enorme all’intera regione.
Dobbiamo tornare alle peculiarità della nostra terra, senza farci
distrarre, perché viviamo un paradosso che può sembrare quasi scandaloso. E’ su
questo che molte volte la stampa si dovrebbe soffermare e non su altre cose.
Noi importiamo legno dal Brasile e dai Paesi dell’Est, quando potremmo essere produttori
europei e mondiali della capacità di poter esportare legno. Questa è la
differenza che noi dobbiamo far rimarcare nei nostri territori. Non abbiamo un
Albo del prodotto boschivo e poi sui giornali, a caratteri cubitali, si parla
di mafia dei boschi!
Ci dobbiamo confrontare con i nostri cittadini su queste cose. Devo fare
un plauso al Presidente Dattolo che ha fatto un lavoro enorme in Commissione
per definire questo lavoro che è importantissimo per lo sviluppo della
Calabria, per realizzare dei processi positivi così importanti. Credo che la
legge che stiamo approvando oggi sia una delle più importanti che il Consiglio
regionale ha avviato in questa legislatura nel processo di riforma, di
integrazione e di sostegno alle attività produttive della nostra regione.
Per economia di tempo non mi soffermo, anche perché
il Presidente Dattolo ha spiegato il ruolo fondamentale di questa legge che non è soltanto la
valorizzazione del prodotto boschivo, ma
anche tutela perché afferisce alla politica del sottobosco, alla
politica delle acque, la politica della valorizzazione dei prodotti che il
bosco e il sottobosco possono dare, alla politica del mantenimento idrogeologico
dei nostri territori - così chi più ne ha più ne metta - perché c’è un sistema
nuovo e rivoluzionario di inserimento e tutto ciò può avvenire attraverso
l’utilizzo – come diceva l’assessore – dei fondi Por, necessari e
indispensabili per dare manforte alla legge stessa.
La parola all’onorevole Mirabelli.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi dispiace
non vedere l’assessore.
(Interruzione)
Non voglio fare il bastian contrario della
situazione, anche perché evidenzio con soddisfazione, onestamente, che
finalmente arriva un progetto di legge che riguarda un settore importante della
nostra Calabria, che è un progetto
di tipo prettamente tecnico, perché la materia è tecnica, quindi poca politica,
fondamentalmente. Più che di un vuoto legislativo in senso giuridico, quindi,
parlerei di un vuoto legislativo di tipo tecnico, perché quello che è mancato a
questo settore, in modo particolare quello della montagna, della forestazione
nel senso vero del termine, è sempre stato una legge ben articolata, specifica,
che andasse a centrare con puntigliosità tutti gli obiettivi che questo settore
dovrebbe, in un certo qual modo, cercare di concretizzare. E’ una proposta di
legge fatta bene – lo dico chiaramente – gran parte, quasi il 90 per cento, lo
ritrovo nel progetto di legge che avevo presentato quando si discusse due-tre
sedute fa sulla questione dell’Afor. Quello che non capisco è che, dato che qua
ho sentito parlare solo di eco-sostenibilità, di sottobosco, di forestazione –
un accenno l’ha
fatto l’amico Nucera sulla questione idrica – il problema deriva dal fatto che
questa è una proposta di legge che va ad interessare – e fa bene –, nella sua
più grande complessità, tutto il settore della forestazione e in modo
particolare che cosa? Il dissesto idrogeologico, cioè punta al dissesto
idrogeologico. Cosa c’è in questa proposta di legge di nuovo rispetto al
passato? Sicuramente sarà votata dal Consiglio regionale. Auspico che poi si
possa effettivamente concretizzare in termini reali, utilizzando non solo il
dipartimento, ma anche qualche struttura che, molto probabilmente, dobbiamo
andare a riguardare, perché va organizzato proprio il settore nella sua
gestione interna dell’ente; perché quello che è mancato sino adesso non sono
stati i buoni propositi o le indicazioni scritte ma la progettualità e il
lavoro concreto. Per questo ci siamo ritrovati con una montagna che non ha mai
prodotto niente: basta pensare a questo benedetto trattato di Kyoto, che dava
la possibilità di incassare senza fare quasi nulla, solamente perché avevamo
tutto questo verde a disposizione e, quindi, tutta questa capacità di assorbire
anidride carbonica. Attraverso i libretti verdi avremmo potuto acquistare
milioni e milioni di euro in questi ultimi cinque-sei anni, cosa che di fatto
non è stata compiuta. Dove sta il problema, caro assessore? Che in una proposta
di legge così articolata, così importante, si parla anche dei meccanismi
gestionali, cioè la formazione di consorzi, di cooperative, la possibilità di
aprire cooperative pubbliche ma anche cooperative private. Capisco che,
ovviamente, dice “sì, ma il patrimonio boschivo della Calabria, per la gran
parte, è privato”. E’ anche vero, in parte, perché l’amico Nucera diceva che è
il 40 per cento: il 40 per cento di 650 mila ettari di bosco significa intorno
a 2,60-2,50 di tipo pubblico.
(Interruzione)
600 mila ettari, questo sto dicendo. A questo dovremmo aggiungere anche
il fatto che molte di queste nostre montagne, molti di questi proprietari hanno
convenzioni già da anni, convenzioni trentennali con l’Afor, di cui alcune sono
in scadenza ma la gran parte ancora non scadono, per cui il patrimonio privato,
di fatto, è stato consegnato al pubblico, alla Regione con delle convenzioni
che risultano già in essere da anni – e l’assessorato lo sa benissimo perché ne
ha a disposizione le copie –. Proprio perché parlate di forme di gestione,
quindi, e visto che c’è stata una grande discussione sulla questione dell’Afor,
senza dubbio al centro della discussione c’è stata la personalità giuridica che
si voleva cambiare o non cambiare; mi sarei aspettato quantomeno, dal momento
in cui si parla anche di dissesto idrogeologico e, specificatamente, delle cose
da fare, oltre ai rimboschimenti, alla lotta agli incendi e quant’altro, che
una menzione su questi operai idraulico-forestali potesse essere contenuta in
questo progetto di legge, perché vorrei altrimenti sapere, finito quella seduta
del Consiglio regionale a lettera morta con una Afor ancora in liquidazione e
con tutte queste persone che sono come forza-lavoro disponibili, entrando nel
merito anche di questa proposta di legge, come mai queste persone non debbono
essere quantomeno menzionate. Si menziona di tutto, si menzionano associazioni
fra privati, fra Comuni, fra cooperative; visto che li abbiamo e visto che li
dobbiamo pagare –so i salti mortali che stai facendo per cercare di trovare
questi fondi a Roma–, come mai non viene messo in risalto il ruolo degli operai
idraulico-forestali, come mai non una parola sull’utilizzo di questi operai?
Anche in cooperative, potrebbe
essere una proposta, bisogna capirlo, però è un passaggio che mi risulta
strano, non vedendo la forza-lavoro che già paghiamo direttamente, interessata
o cointeressata – se vogliamo utilizzare forme di associazione fra pubblico e
privato o cooperative private o cooperative pubbliche –. Ecco la mia
perplessità, cioè non vorrei –non voglio pensar male– che questo fosse un meccanismo intelligente per
cercare di superare quella questione, portando già un precostituito; un
progetto di legge ben fatto, sul quale nessuno ha, senza dubbio, nulla da
eccepire sul piano tecnico, ma che, secondo me, avrebbe fatto meglio ad
inserire, all’interno di tutta l’impostazione sul piano gestionale e
lavorativo, anche la presenza degli operai idraulico-forestali –perché è una
presenza che, piaccia o non piaccia, c’è, che paghiamo–. Questa circostanza mi
risulta strana, caro assessore!
Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo. Ne ha facoltà.
Intervengo brevemente
in questa fase generale, poi interverrò sull’emendamento che ho presentato.
Innanzitutto, condivido totalmente l’intervento proposto dal collega Scalzo,
quindi, supero alcune considerazioni che ha già esposto, però ci tengo a dire
che su questa proposta di legge – lo diceva poco fa il collega Mirabelli – che
è un’iniziativa sicuramente a sé stante, lodevole, si offrono anche delle
indicazioni legislative necessarie, consentendo sicuramente un passo avanti in
termini di tutela e gestione rispetto a quella che è l’attuale situazione. Non
c’è dubbio, però, che questa proposta di
legge non può essere resa completamente estranea a un contesto, a un
processo che riguarda, da una parte la difesa del suolo, dall’altra il processo
di riforma che si è sospeso rispetto all’Afor. Ritengo anche rispetto al
compito ed alle funzioni dell’Autorità di bacino in relazione alla difesa del
suolo, che, rispetto a questa proposta di legge e, soprattutto, ai regolamenti
che dovranno essere approvati, necessitava sicuramente di uno sforzo
complessivo in più di coordinamento delle attività di montagna in termini e di
tutela e di difesa del suolo, una riflessione congiunta, un maggiore
approfondimento e, quindi, una maggiore capacità di dialogo fra questo
strumento legislativo e gli altri che – come sappiamo – devono essere anch’essi
rivisti, riletti e, soprattutto, riformati, perché quello che è l’avanzamento
normativo in materia di difesa del suolo, attualmente, non è recepito dalla
Regione Calabria. Voglio andare anche a un aspetto importante di questa
proposta di legge, perché penso che,
oltre ai termini di tutela, di salvaguardia e di intervento sulla difesa del
suolo, dovremmo fare uno sforzo in più per far capire quello che in Calabria è
stato operato di buono per la forestazione e la difesa della montagna, facendo
rientrare, quindi, quella che è la discussione sulla manodopera forestale nella
regione in un processo realmente positivo e produttivo che determina il
miglioramento della condizione di sicurezza della montagna ma, soprattutto,
dell’enorme patrimonio boschivo che si è realizzato. Questa proposta di legge
ha, da una parte, sicuramente gli obiettivi di tutela e salvaguardia, ma anche
di gestione e, quando parliamo di gestione, non solo di gestione sostenibile e,
quindi, in pieno rispetto di quelle che sono le norme comunitarie, che sono
richiamate in maniera puntuale, ma, soprattutto, ci poniamo il problema di come
gestire in maniera produttiva il patrimonio forestale che, per quello che è il
meccanismo di gestione di questi lavori, ha sicuramente un’operatività che è
prevalentemente privatistica, perché anche quelli che sono patrimoni pubblici,
comunali vengono gestiti da imprese private.
Benissimo, quindi, l’Albo delle imprese che operano nel settore
boschivo, maggiori controlli in termini anche di rispetto dei contratti di
lavoro, delle norme di sicurezza, di tutto quello che è necessario fare per
rendere questo settore più positivo, dal punto di vista occupazionale, e, nello
stesso tempo, più sicuro. Non c’è dubbio, però, che questo intervento
privatistico stabilisce, poi, di per sé, un rapporto col sistema pubblico, che
deve essere un sistema di regolamentazione da parte della parte pubblica,
quindi, della Regione, e questa proposta di legge va in questa direzione, cioè
fornire binari normativi regolamentari all’interno dei quali si esplicita
l’attività privatistica e quella che è la parte consistente della produttività
boschiva e forestale. In questa norma c’è, secondo me, un limite a questa
impostazione che se, da una parte, è prevista la salvaguardia e la tutela,
dall’altra, c’è un forte condizionamento alla parte gestionale e produttiva del
bosco, perché, sostanzialmente, in questa proposta di legge -che stabilisce
sicuramente degli indirizzi e delle regolamentazioni, che saranno perfezionati
nei regolamenti che non vengono definiti in maniera puntuale, ma immaginiamo
siano tutti regolamenti che si renderanno necessari per la migliore gestione di
questo progetto- forse, qualche richiamo più puntuale sulla tipologia e su che
cosa andremo a regolamentare andava messo.
Fra un po’ discuteremo anche della legge antisismica: quando c’è una
regolamentazione pubblica e c’è un’attività privatistica, ci sono sempre degli
obblighi ma ci sono anche dei diritti. Penso che in questa proposta di legge
manchino alcuni diritti, che sono quelli della certezza della risposta della
pubblica amministrazione nei confronti dei privati. C’è un’impostazione che
riguarda i Piani di assestamento e i Piani di gestione forestale, c’è
l’impostazione anche dei Piani di taglio. Innanzitutto, c'è un aspetto più
tecnico, sul quale non voglio assolutamente addentrarmi, che esclude la
possibilità della dimensione territoriale e forestale, che questi due strumenti
possano coesistere contemporaneamente, almeno, sul progetto di legge è scritto
in questo modo. Il Piano dei tagli viene limitato a una fascia di superficie
territoriale che è compresa fra i 50 e i 100 ettari, che sono dei limiti,
rispetto alla produttività boschiva, assolutamente non adeguati, secondo chi comprende questi meccanismi
tecnici. So che in Commissione, dove immagino sia stato fatto un buon lavoro,
c’è stata anche l’audizione di associazioni di categoria. Beh, alcune
associazioni di categoria hanno posto in evidenza un aspetto, che condivido
pienamente, che riguarda, sostanzialmente, la dimensione di pianificazione – e
lo dico al relatore Dattolo –.
Va benissimo la programmazione,
la pianificazione, ma quello che è importante anche nella pianificazione e
nella programmazione è avere la realtà delle dimensioni che si vanno a
programmare e a pianificare, perché se non si ha la contezza della dimensione
utile alla programmazione e alla pianificazione, si rischia di fare cose che
non funzionano. Prevedere, allora, che ci sia l’obbligo per la redazione dei
Piani di assestamento e di gestione, che hanno una loro complessità tecnica e
un’enorme complessità di declinazione operativa, di realtà territoriali
dell’ordine di 50-100 ettari, è, secondo me, un condizionamento che bloccherà
in maniera consistente l’attività boschiva e produttiva. Penso che era molto
indicato l’orientamento fornito dalla Confederazione italiana degli
agricoltori, che diceva “indichiamo in 300 ettari una dimensione giusta”, e in
questo penso che avremmo potuto fare di più in questa proposta di legge, nello
stabilire dei meccanismi di incentivazione all’aggregazione territoriale e, quindi,
proprietaria per avere dimensioni forestali produttive di una certa entità. Lo
dico perché, se l’obiettivo è anche quello di avere prospettive di tipo
energetico, di valorizzazione di questo genere, non c’è dubbio che mantenere la
visione gestionale parcellizzata a realtà pianificate, nell’ordine di 50-100
ettari, significa non voler fornire una prospettiva sia dal punto di vista
produttivo-boschivo-legnoso, sia, soprattutto, dal punto di vista energetico.
Probabilmente questa proposta di legge ha il limite – e dovremo, forse,
intervenire in futuro – di un’integrazione con quella che è la normativa
energetica e, quindi, del sistema di incentivazione energetico, per esempio,
per le biomasse, e quello che è il livello di incentivazione della proprietà forestale
rispetto all’aggregazione utile alla produttività boschiva ed energetica.
Penso, quindi, che su questo limite l’Aula abbia ancora possibilità di
incidere; sicuramente non può incidere rispetto a un’organizzazione più
generale che avremmo dovuto conferire alla discussione, però non c’è dubbio che
partorire una norma che non dà certezza sui tempi, quindi, una norma che non
prevede dei termini entro i quali si fornisca la risposta alla presentazione di
un Piano che ha un onere consistente -perché un proprietario che presenta un
Piano di gestione da questa proposta di legge non ricava una certezza dei tempi
rispetto alla risposta dell’approvazione dello stesso-, significa da parte
della pubblica amministrazione non aver dato una risposta trasparente rispetto
al fatto che chi regolamenta riconosce i diritti ai privati che si avvalgono
del confronto pubblico per il sistema approvativo.
Siamo andati oltre, onorevole Maiolo.
Sfugge probabilmente. Penso che sia utile intervenire per riportare a
una dimensione territoriale adeguata quella che è la visione gestionale di
tutto il contesto normativo.
Non ci sono altri interventi, quindi possiamo procedere all’esame
dell’articolato.
Pongo in
votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Presidente, mi astengo su quasi tutto l’impianto.
Su tutto il provvedimento, mentre gli altri votano tutti a favore?
(Interruzioni)
Pongo in votazione l’articolo
2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
4.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
5.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
6.
(E’ approvato)
All’articolo 7 c’è un
emendamento protocollo numero 43578 a firma del gruppo del Pd:
“L'art. 7 è completamente sostituito dal
seguente:
(Piani di gestione o di assestamento
forestale - Piani dei tagli - Piani di gestione dei pascoli.)
1) I piani di gestione o di assestamento
forestale hanno una validità non superiore a 20 anni e possono essere previste
forme di incentivazioni alle gestioni singole o associate.
2) Il piano di gestione o di assestamento
forestale deve contenere almeno i seguenti elementi:
a) relazione ed obiettivi del piano;
b) delimitazione e zonizzazione del piano;
c) documentazione cartografica;
d) analisi pedoclimatica e vegetazionale;
e) descrizione dei tipi forestali, dei
comparti colturali e delle unità colturali;
f) determinazione della provvigione e della
ripresa legnosa;
g) piano degli interventi selvicolturali
(piano dei tagli, piano degli interventi di
miglioramento boschivo, ecc.);
h) piano della viabilità forestale ed
eventuali opere di sistemazione idraulico - forestale;
i) modalità e tecniche di esercizio
dell'attività di utilizzazione forestale;
j) disciplina dell'esercizio di attività
inerenti le produzioni forestali non legnose;
k) indicazioni gestionali di eventuali aree
naturali protette secondo i principi sanciti dalla legge 06/12/1991 numero 394,
di alberi monumentali ai sensi della legge regionale numero 47 del 07/12/2009 e
boschi vetusti;
l) indicazioni gestionali per la tutela della
biodiversità e degli habitat naturali della Rete Natura 2000 (DPR 357/1997, DPR
120/2003, L. 157/1992);
3) Qualora le aree boscate siano utilizzate
per il pascolo degli animali, conformemente a quanto previsto nei Regolamenti,
il piano di gestione e di assestamento forestale può contenere una specifica
pianificazione dell'esercizio delle attività zootecniche secondo quanto
previsto dal regolamento d'uso. In tal caso il piano può interessare anche aree
non boscate ed esterne a quelle definite dall'art.4, comma 2 e 4, ma ad esse
contigue.
4) Il piano di gestione o di assestamento
forestale è obbligatorio per tutte le proprietà pubbliche con superficie
forestale superiore ad ettari 300 per ogni fondo;
5) La pianificazione dei boschi di proprietà
privata di superficie superiore ad ettari 300 per ogni fondo può attuarsi, in
alternativa ai piani di cui al comma 1) attraverso piani poliennali di taglio
della durata minima di anni 5 e massima di anni 10. Per le superfici fino ad
ettari 300, per ogni fondo, e per quanto non previsto nel presente comma
valgono le norme contenute nelle P.M. P.F. (Prescrizioni di Massima e di
Polizia Forestale);
6) La pianificazione dei pascoli nei boschi e
nei terreni pascolivi di proprietà pubblica e privata di superficie superiore
ad ettari 300 per ogni fondo, avviene attraverso piani sommari di gestione dei
pascoli di durata minima di anni 5 e massima di anni.10;.Per le superfici
uguali o inferiori ad ettari 300 per ogni fondo, e, per quanto non specificato
nel presente comma, valgono le norme contenute nelle P.M. P.F.;
7) Il piano poliennale dei tagli deve
contenere almeno i seguenti elementi:
a) obiettivi del piano:
b) analisi delle caratteristiche stazionali dell'area;
c) parametri dendroauxornetrici;
d) determinazione della provvigione e della
ripresa legnosa;
e) piano degli interventi secesicolturali
(piano dei tagli, piano degli interventi di miglioramento boschivo, ecc.);
f) cartografia catastale, tecnica, oppure
topografica, dell'area;
g) relazione tecnica forestale;
8) il piano di gestione sommario dei pascoli
deve contenere almeno i seguenti elementi:
a) relazione tecnica con localizzazione delle
aree interessate e descrizione delle caratteristiche idrogeologiche,
pedologiche, climatiche e vegetazionali dell'area, calcolo del carico massimo
di bestiame ammissibile al pascolo;
b) cartografia
catastale, tecnica, oppure cartografia dell'area;
9) Per le superfici boschive o pascolive di
proprietà pubblica e privata di superficie uguale o inferiore ad ettari 300 per
ogni fondo le utilizzazioni boschive o l'esercizio del pascolo avvengono
secondo le nonne contenute nelle P.M.P.F.;
10) I piani di gestione o di assestamento dei
boschi dovranno essere elaborati in conformità ad apposite linee guida emanate
dal Dipartimento Agricoltura, Foreste, Forestazione;
11) I piani di cui al comma 1) sono approvati
dal Dipartimento Agricoltura, Foreste, Forestazione entro centottanta giorni
dalla data di ricevimento;
12) Prima della sua applicazione i piani di
cui al comma 1) riguardanti territori ricadenti in tutto o in parte nell'ambito
di un'area naturale protetta devono essere trasmessi all'Ente gestore dell'area
stessa per il rilascio del nulla osta. In tal caso il termine di cui al comma
11) è sospeso e riprende a decorrere dalla data di comunicazione del nullaosta;
13) I piani ed i progetti di cui ai commi 5)
- 6) - 9) sono approvati dal Servizio Area Territoriale della Regione
competente per territorio”.
Ha chiesto di intervenire
l’onorevole Maiolo. Ne ha facoltà.
L’ho già detto nella parte generale.
Propongo questa sostituzione
all’articolo 7 per introdurre, sostanzialmente, due aspetti fondamentali: il
primo, riportare alla dimensione di 300 ettari il limite rispetto al quale
redigere i Piani di gestione e consentire, comunque, anche i Piani dei tagli;
chiedo, poi, che ci sia l’inserimento dei tempi certi per l’approvazione dei
Piani di gestione, che qui è previsto in sei mesi, quindi in 180 giorni, mentre
nella norma questo non c’è. E il rimando a norme regolamentari che poi non
vengono approvate in Aula, ovviamente, non mi trova d’accordo e propongo
l’inserimento legislativo.
Parere del relatore? Contrario.
Parere della Giunta regionale?
Ho ascoltato il ragionamento
nella relazione esposta dall’onorevole Maiolo. Ritengo
che, nella stesura dei regolamenti, la fattispecie rappresentata dall’onorevole
Maiolo potrebbe trovare accoglimento, ma che, al momento, l’emendamento, così
come proposto, non può essere accolto.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo.
Ne ha facoltà.
Per dichiarazione di voto, Presidente.
Penso che sia assolutamente scorretto non prevedere norme temporali sull’approvazione dei Piani di gestione, per
cui voto contro questo provvedimento.
Pongo in votazione l’emendamento
protocollo numero 43578
(E’ respinto)
Pongo in votazione l’articolo
7.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
8.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
9.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
10.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
11.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
12.
(E’ approvato)
All’articolo 13 c’è un emendamento,
protocollo numero 43540, a firma dell’onorevole Dattolo:
“All'articolo 13 del testo unificato
nell'ambito dell'esame abbinato delle proposte di legge numero 9/9^ e 353/9^
dopo le parole "da esso derivati", sono soppresse le parole: “e
promuove l'istituzione e la valorizzazione di marchi di provenienza e di
qualità del legname regionale”.
Prego, onorevole Dattolo.
Si commenta da sé, perché dopo la
parola “da essi e derivati” è prevista la soppressione delle parole: “e promuove l’istituzione e la valorizzazione dei marchi di provenienza e di qualità del
legname regionale”.
Parere della Giunta? Favorevole.
Pongo in votazione l’emendamento
protocollo numero 43540
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
13 così come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
14.
(E’ approvato)
All’articolo 15 c’è un
emendamento, protocollo numero 43630, a firma dell’onorevole Dattolo:
“L'articolo 15 del testo unificato nell'ambito
dell'esame abbinato delle proposte di legge numero 9/9^ e 353/9^ è così
sostituito:
1. Al fine di promuovere la crescita delle
imprese e di qualificarne la professionalità, è istituito, presso il
Dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione, ai sensi dell'art. 7 del
Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 227, l'Albo regionale delle Imprese
Forestali per l'esecuzione di lavori, opere e servizi in ambito forestale.
2. Solo le imprese forestali iscritte
all'Albo Regionale di cui al comma 1, possono concorrere alla gestione di aree
silvo-pastorali di proprietà o possesso pubblico nei limiti e secondo le
modalità previste dall'art. 10.
3. I Regolamenti disciplinano le modalità di
accesso e di tenuta del summenzionato Albo”.
Accanto a questo emendamento, che praticamente sostituisce
quello precedente, c’è anche un
subemendamento, quindi io direi di richiamarlo per porli entrambi in votazione,
relativo all’Albo delle imprese forestali.
Ne do lettura:
“All’emendamento di iniziativa del consigliere Dattolo protocollo
numero 43630 del 08/10/2012 è abrogato il comma 2 dell’articolo 15 sostitutivo
(Albo delle imprese forestali)”
Può illustrarlo. Si illustra da sé?
Si illustra da sé perché – ripeto – cancelliamo solo le
imprese forestali, perché poi c’è il regolamento attuativo che disciplina le modalità di accesso.
Parere della Giunta? Favorevole.
Pongo in votazione l’emendamento
protocollo numero 43630 per come subemendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
15 così come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
16.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
17.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
18.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
19.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
20.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
21.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
22.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
23.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
24.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
25.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
26.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
27.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
28.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
29.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
30.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
31.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
32.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
33.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
34.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
35.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
36.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
37.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
38.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
39.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
40.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
41.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
42.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
43.
(E’ approvato)
Per dichiarazione di voto sul provvedimento nel suo complesso, chiede
di intervenire l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.
Presidente, il nostro gruppo
in Commissione si è impegnato per migliorare e
portare a compimento questo provvedimento. Questa
nostra impostazione è stata, in modo molto esauriente, esplicitata in Aula dal collega Scalzo
e anche rafforzata dall’intervento del
collega Maiolo. Non possiamo, però, nascondere una certa delusione per la
bocciatura dell’emendamento Maiolo, perché rispetto all’utilizzazione
produttiva del bosco, nel momento in cui si presentano i piani, ci sembra un
errore non prevedere una qualche procedura che dia anche agli imprenditori una
certezza del diritto.
In ogni caso, essendo il nostro un
partito che nella sua modestia cerca di dare un contributo in termini di
cultura di governo, non possiamo neanche non prendere in considerazione le cose
dette dal collega Mirabelli, considerato che è sempre arduo dire se è nato
prima l’uovo o la gallina, ma è indubbio che questo provvedimento è collegato
alla riforma dell’Afor.
Noi, come gruppo, auspichiamo che la
Giunta, e in primo luogo l’assessore
Trematerra, si convincano che la riforma dell’Afor deve pervenire in Aula di
nuovo con dei miglioramenti, altrimenti facciamo – lasciamo stare se in
positivo o negativo – solo attività pubblicitaria, in un certo senso.
Allora
non modifichiamo, assessore, il nostro atteggiamento, però prima del voto
gradiremmo che lei prendesse un impegno di questo tipo, cioè riprendesse il
confronto sulla riforma dell’Afor, perché nella stesura da voi messa in campo
non ha ottenuto un risultato, e rivedesse e migliorasse questa legge, che noi
reputiamo complementare nel momento in cui andremo a rimettere mano sulla
riforma dell’Afor. Quando la riforma dell’Afor andrà in Commissione, mi auguro
troveremo una sintesi nell’interesse di una forestazione produttiva e dei
lavoratori. In quel momento, forse, sarà utile portare anche qualche modifica,
miglioramenti a questa proposta di legge, quindi noi le chiederemmo un impegno
non di contenuti, perché siamo persone con i piedi per terra e non chiediamo
impegni di contenuti, ma quantomeno un impegno procedurale che stasera ci
consenta di confermare il voto e di dare, successivamente, un contributo – mi
auguro – per risolvere la vicenda Afor e di migliorare questo testo in sintonia
con quella che ne sarà la riforma.
Ha
chiesto di parlare l’assessore Trematerra. Ne ha facoltà.
Voglio fare solo un paio di considerazioni. Anche quando non abbiamo approvato, nella seduta del 24
settembre, la legge che riguardava l’ente strumentale della Regione che
gestisce il patrimonio boschivo della Regione, abbiamo predisposto un percorso basato sulla
massima reciprocità, tant’è che su alcune e su molte questioni c’è stato da
parte della maggioranza, da parte dell’assessore, ma dell’intera maggioranza un
addivenire in positivo, avendo poi, tra l’altro, accolto numerosissimi
emendamenti, suggerimenti e proposte venuti dall’opposizione; come ho sempre
detto, le riforme non appartengono ad una parte, ma appartengono a tutti,
quindi è bene che ci sia una maggioranza ampia.
Non ho mai escluso la possibilità di continuare il processo di riforme,
tant’è che, a discapito dei tanti impegni che ho come assessore, sto perdendo
anche il tempo di andare in giro a parlare della riforma, perché è bene che se
ne parli, in maniera costruttiva, senza voler enfatizzare o demonizzare nulla.
E’ chiaro, quindi, che l’invito che mi fa l’onorevole Principe non può che
trovare accoglimento da chi è preoccupato di una situazione ormai al collasso.
Ed è mio intendimento, nelle prossime sedute della Conferenza dei capigruppo,
se lo spirito che sta emergendo è questo, di iniziare anche a ragionare su una
riforma su cui si era trovata una convergenza di massima, e mi riferisco
all’Arssa.
Nella questione specifica, sinceramente, non capisco perché dobbiamo
mettere sullo stesso livello o comunque pensare che l’Afor e questa proposta di
legge di cui stiamo parlando abbiano implicazioni dirette. L’onorevole
Mirabelli parlava degli operai forestali, ma in tutto questo hanno poco a che vedere
gli operai forestali; qui parliamo di una legge che tenta di dare delle regole
certe alla gestione del nostro patrimonio boschivo. Ovviamente il patrimonio
boschivo è – come diceva il collega Mirabelli – per una quota parte di natura
pubblica, quindi dei Comuni e – in questo caso – di Arssa ed Afor, ed un’altra
parte è di natura privatistica; vogliamo porre delle regole per evitare, poi,
che ci siano tutti quei disastri che spesso noi stessi siamo qui a denunciare,
perché quando – giusto per ricordarlo – qualcuno interroga l’assessore sul
perché e su che cosa succede in alcune località (Longobucco, Acri) sui tagli
boschivi, potrei anche rispondere che non avevamo leggi di riferimento e che
oggi il Consiglio se ne sta dotando.
Quello che diceva il collega Principe sarà, certamente, accolto, come
d’altronde ho già detto all’onorevole Maiolo che ha presentato un emendamento,
già discusso in Commissione, e che sarà nostra cura inserire nel Regolamento.
Non ci sono altre richieste di intervento, per cui pongo in votazione
il provvedimento nel suo complesso.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportato in allegato)
Il prossimo
punto all’ordine del giorno, recita: proposta di legge numero 369/9^ di iniziativa
del consigliere Dattolo, recante – “Modifiche ed integrazioni alla legge
regionale del 16 ottobre 2009 n. 35, recante: “Procedure per la denuncia, il
deposito e l’autorizzazione di interventi di carattere strutturale e la
pianificazione territoriale antisismica”.
E’
relatore l’onorevole Dattolo, che ha facoltà di intervenire.
Si tratta di un provvedimento che è stato anche richiesto dai tecnici;
so che nei prossimi giorni ci
sarà un incontro col dipartimento, l’assessorato ai lavori pubblici, per
cercare di migliorare ulteriormente la legge regionale numero 35 del 2009. In
questo caso, si tratta dei tempi per il deposito che la precedente legge
prevedeva entro 90 giorni per la ripresentazione. Con la modifica proposta, invece,
si prevede una validità di tre anni, così come previsto dal decreto numero 380
del 2001.
Anche questo provvedimento è stato
licenziato all’unanimità in Commissione e approfitto adesso per ringraziare la
struttura della quarta Commissione
che, ogni volta, ci assiste in maniera impeccabile per quanto concerne
coordinamenti e collaborazione.
Non ci
sono emendamenti, è un provvedimento molto snello, composto da due articoli,
quindi possiamo porre in votazione l’articolato.
Pongo in
votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione la legge nel suo complesso.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportata in allegato)
Il punto 4 all’ordine del giorno riguarda la proposta di legge numero 171/9^ di iniziativa
del consigliere Giordano, recante: “Interventi a favore dei soggetti celiaci”.
E’ relatore l’onorevole Salerno,
Presidente della Commissione. Ha facoltà di intervenire.
Questa proposta di
legge a firma del
collega Giordano, licenziata all’unanimità in Commissione, va ad intervenire
per quanto riguarda una malattia molto
importante, che ha un’ampia rilevanza sociale.
La
proposta di legge, in pratica, prevede che venga garantito ai soggetti affetti
da celiachia, ovviamente residenti in Calabria, un contributo mensile
frazionato in buoni d’acquisto. Oltretutto, stabilisce pure l’erogazione di
questo contributo, demandando alla Giunta per l’aggiornamento, e la formazione
per quanto riguarda gli operatori nel settore della ristorazione collettiva e
l’aggiornamento professionale rivolto anche alla classe medica.
E’ una
proposta di legge importantissima, che interviene in un settore dove, in
Calabria, c’era un vuoto legislativo.
A questa
proposta di legge ci sono anche degli emendamenti che sono stati comunque
concordati con le strutture interdipartimentali, di cui proporrò anche al Consiglio
l’approvazione.
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.
Intervengo per sottolineare l’importanza di
questa proposta di legge portata
all’attenzione dell’Aula, che trova
condivisione bipartisan, perché va a
colmare un vuoto legislativo che era presente nella nostra Regione.
Ricordiamo
brevemente che cosa significa essere malati di celiachia, cioè questa
intolleranza al glutine che è presente in vari alimenti (pasta, orzo, biscotti,
eccetera) e, dai dati scientifici in possesso, è una malattia molto diffusa
nella nostra regione.
La
proposta di legge si propone di andare, attraverso un impegno finanziario di
203 mila euro per quanto riguarda i buoni che vengono distribuiti per un totale
di quattro volte all’anno, più una fase di formazione che prevede un impegno di
circa 8 mila euro, ai familiari dei soggetti celiaci e ai soggetti celiaci
stessi.
Credo,
quindi, che la proposta di legge che stiamo discutendo possa effettivamente
colmare un vuoto legislativo, in una fase importante che è quella – come
sappiamo – del Piano di rientro sanitario, sottolineando per l’appunto che
questa legge non ha nulla a che vedere con il Piano di rientro. Credo, quindi,
che i soggetti celiaci possano, d’ora in avanti, avere la possibilità di
usufruire di una legge che permetterà loro di avere a disposizione benefit,
per poter meglio curare questa malattia.
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.
Intervengo per confermare
che, dopo il voto positivo in Commissione, ci sarà anche da parte del gruppo
Udc il voto positivo su questa legge proposta dall’onorevole Giordano, che ha avuto la
condivisione da parte di tutti i gruppi in Commissione e anche del nostro, su
cui abbiamo tentato di dare un contributo anche in termini emendativi.
Questa legge affronta una problematica che non era mai stata affrontata
in precedenza in questa Regione, quindi colma un vuoto legislativo, riguarda
circa 2 mila pazienti all’anno, ai quali cerca di dare finalmente una risposta,
almeno in termini di pianificazione di carattere generale.
Diamo, dunque, il sostegno a questa iniziativa, che tra l’altro viene
estesa, per alcuni articoli, anche a coloro i quali hanno intolleranza al
lattosio, colmando, così, un altro vuoto in questo senso.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Magno. Ne ha facoltà.
Anch’io mi associo a quanto
detto dai colleghi prima di me, considerato
che anch’io mi sono reso promotore di una serie di emendamenti e devo dire che
l’approvazione della proposta di legge, oggi, consente a questo Consiglio
regionale di dare una risposta importante ai malati di celiachia, ma anche di trovare il modo,
attraverso questa nuova norma, di disciplinare quella che è anche l’attività
non soltanto medica, ma anche formativa e l’attività che riguarda anche
l’istituzione di un nuovo centro di riferimento nella provincia di Vibo
Valentia, che, insieme agli altri centri regionali, consentirà di offrire
copertura a tutto il territorio regionale.
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Scalzo. Ne ha facoltà.
Intervengo per confermare
il voto favorevole, già espresso in terza Commissione, per una problematica che
riguarda i pazienti affetti da intolleranza al glutine che, così detto, può
sembrare una cosa banale, invece è una cosa piuttosto seria, che può portare a
conseguenze gravissime per i pazienti. Quando si parla di celiachia, in genere, si pensa a una
diagnosi dell’infanzia, della prima infanzia, dei ragazzi, e c’è una grossa
fetta di questa patologia che, invece, rimane sconosciuta e spesso si viene a
conoscere, casualmente, nelle persone adulte. Credo che avere approvato questa
proposta di legge sia stato un passo avanti, un primo passo verso un’attenzione
e, in riferimento al collega Salerno che parlava di questa proposta di legge
slegata dal contesto sanitario, desidero riprendere il discorso per
sottolineare che l’approvazione di questo testo deve essere il primo passo
verso un’attenzione maggiore che possa fornire, nel nuovo Piano sanitario, non
solo l’attenzione per quanto riguarda i pazienti che già devono fare ricorso
alla cura, -che è principalmente una cura dietetica di cibi che non contengono
glutine- ma, anche, soprattutto, alla fase di prevenzione, di diagnosi precoce
di questa importante patologia. Per questo confermo, ancora una volta, il voto
favorevole del gruppo del Partito democratico a questa proposta di legge.
Non ci
sono altri interventi, per cui possiamo procedere all’esame dell’articolato.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
All’articolo
2 c’è un emendamento protocollo numero 43251, a firma degli onorevoli Salerno,
Giordano, Magno, Gallo: “Il quinto comma dell’articolo 2 è abrogato”.
Parere
del relatore? Favorevole. Parere della Giunta regionale? Favorevole.
Pongo in
votazione l’emendamento protocollo numero 43251.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 2, così come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
All’articolo 4 c’è un
emendamento protocollo numero 43252, a firma degli onorevoli Salerno, Giordano, Magno, Gallo:
“All’articolo 4, comma 5, dopo le parole “ristorazione collettiva” del primo
capoverso sono aggiunte le seguenti: “scolastica ed ospedaliera su richiesta
degli aventi diritto”.
Parere del relatore? Favorevole.
Parere della Giunta regionale? Favorevole.
Pongo in votazione l’emendamento
protocollo numero 43252.
(E’ approvato)
All’articolo 4 c’è un altro
emendamento, protocollo numero 43253, a firma degli onorevoli Salerno, Giordano, Magno, Gallo:
“All’articolo 4, dopo il comma 5, viene aggiunto il seguente: “6. Il
dipartimento regionale tutela della salute e politiche sanitarie adotta i
poteri sostitutivi nei confronti delle aziende sanitarie e provinciali, laddove
non si attivino annualmente le attività formative per i ristoratori e le
erogazioni dei relativi finanziamenti messi a disposizione”.
Parere
del relatore? Favorevole. Parere della Giunta regionale? Favorevole.
Pongo in
votazione l’emendamento protocollo numero 43253.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 4, così come emendato.
(E’ approvato)
Articolo
5.
Viene
ritirato l’emendamento.
L’emendamento
protocollo numero 43255, quindi, è ritirato.
Pongo in
votazione l’articolo 5.
(E’ approvato)
Articolo
6: ci sono già queste parole inserite, quindi, è ritirato anche l’emendamento
protocollo numero 43256.
Pongo in
votazione l’articolo 6.
(E’ approvato)
Emendamento
protocollo numero 43257, a firma degli onorevoli Salerno, Giordano, Magno, Gallo: “L’articolo
7 è abrogato”.
Parere
del relatore? Favorevole. Parere della Giunta regionale? Favorevole.
Pongo in
votazione l’emendamento protocollo numero 43257.
(E’ approvato)
All’articolo
8 c’è un emendamento con protocollo numero 43258.
Presidente,
c’è un errore di stampa su questo emendamento; si riferisce al primo comma
dell’articolo 8 e non al secondo. Vorrei che si prendesse atto di questo.
Pongo in
votazione l’emendamento protocollo numero 43258: “Il primo comma dell’articolo
8 è sostituito dal seguente: “Per l’esercizio 2012 agli oneri finanziari si fa
fronte, per gli interventi previsti dall’articolo 4, primo comma (erogazione
dei prodotti senza glutine nelle mense delle strutture scolastiche ospedaliere
e delle strutture pubbliche) con le risorse allocate nel bilancio regionale
all’Upb capitolo 6.1.02.07 pari ad euro 203.042,32, per gli interventi previsti
dall’articolo 4, commi 3 e 4 (attività formative specifiche per ristoratori)
con le risorse allocate nel bilancio regionale all’Upb t.1.04.02 capitolo
6.1.04.02.04 pari ad euro 8.252,20”.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 8, così come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione la proposta di legge nel suo complesso.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportata in allegato)
Per
quanto riguarda la trattazione degli altri punti all’ordine del giorno, quindi,
il punto 5, il punto 6, il punto 7, il punto 8 e il punto 9, la Conferenza dei
capigruppo, riunita qui al banco della Presidenza, ha deciso di rinviarla ai
prossimi Consigli regionali,.
Ci sono gli ordini del giorno da approvare, così come sono stati
presentati. Gli altri punti, quindi, saranno rinviati.
(Interruzione)
Anche quella
sulla divulgazione agricola è inserita all’ordine del giorno ma è rinviata al
prossimo Consiglio.
Chiedo
scusa, e quella dei precari?
Concludiamo con gli ordini del giorno. Uno è
a firma degli onorevoli Guccione, Talarico
Domenico, Aiello, Mirabelli “In ordine alla mancata erogazione
all’Amministrazione provinciale di Cosenza delle risorse relative al personale
trasferito ai sensi della legge numero 34 del 2002”, di cui do lettura: “Premesso
che:
l’Amministrazione
Provinciale di Cosenza, a seguito del deliberato assunto il 24 settembre 2012 a
larghissima maggioranza dal Consiglio Provinciale, ha deciso di rimettere alla
Regione le funzioni ed il personale regionale trasferito alla Provincia in base
alla legge numero 34 del 2002 con ciò evidenziando, in maniera eclatante e
palese, il fallimento definitivo del decentramento amministrativo nella nostra
regione e confermando l’atteggiamento di forte penalizzazione assunto, sin dal
suo insediamento, dalla Giunta regionale nei confronti della provincia di Cosenza,
che è la più grande provincia della Calabria;
per
anni (dal 2007 ad oggi) l’Amministrazione Provinciale di Cosenza, con grande
responsabilità e senso istituzionale, si è assunta l’onere di anticipare oltre
12 milioni di euro per il pagamento dei salari e degli oneri previdenziali ed
assicurativi del personale trasferito dalla Regione, mai ritardando o facendo
venir meno la corresponsione di quanto dovuto ai lavoratori;
tutto
ciò è stato più volte segnalato agli uffici regionali competenti attraverso numerosi
incontri e ampia documentazione delle spese effettuate e mai nessuna risposta
concreta è venuta dall’Esecutivo regionale e dagli stessi uffici competenti;
dalla Giunta
regionale sono venute solo risposte generiche e dilatorie, per cui è evidente che con tale atteggiamento si vuole bloccare
definitivamente il processo di decentramento amministrativo avviato negli anni
passati, facendo ritornare i dipendenti e le funzioni in un primo tempo
assegnati alla Provincia di Cosenza alle dipendenze della Regione e si vuole
evitare a tutti i costi che i 12 milioni di euro anticipati dalla
Amministrazione Provinciale di Cosenza ritornino nelle casse della stessa per
essere reinvestiti in opere utili e urgenti a sostegno dei territori e delle
popolazioni cosentine;
nel
riaffermare la nostra vicinanza ai lavoratori interessati e nell’assicurare
loro massimo impegno e forte vigilanza sulle conseguenze che questa vicenda
potrà comportare nei prossimi giorni,
il Consiglio
regionale della Calabria a chiedere al Presidente della Giunta regionale,
onorevole Giuseppe Scopelliti e alla stessa Giunta, il trasferimento delle
risorse finora anticipate e mai erogate all’Amministrazione Provinciale di
Cosenza nel pieno rispetto della Legge 34/02”.
Lo pongo in votazione.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportato in allegato)
Ordine del
giorno di iniziativa del consigliere Maiolo: “Sulla riduzione degli sportelli
di Banca Carime sul territorio calabrese”, di cui do lettura:
“Il Consiglio
regionale della Calabria
premesso
che:
il
gruppo bancario "Ubi Banca", cui appartiene banca CARIME, ha assunto
decisioni, che riguardano le linee guida strategiche e gli obiettivi economici, finanziari e
patrimoniali per il periodo 2011-2013/2015, in una logica di puro contenimento
dei costi, che mirano essenzialmente ad un consistente abbattimento del costo
strutturale del personale, motivato dalla crisi economica e dal contesto di
recessione che ha colpito fra gli altri il sistema bancario;
l’istituto
di credito meridionale con tali decisioni produrrà un forte impatto negativo
sul territorio: 78 sportelli verranno chiusi, 79 filiali saranno trasformate in
mini sportelli, e la Direzione Centrale di Banca Carime su Cosenza, a partire
da gennaio 2013 verrà trasferita a Bari, con il rischio del conseguente
trasferimento della sede legale fuori regione;
la
banca CARIME, per numero di addetti e per contribuzione fiscale, rappresenta
una delle principali aziende della Calabria che contribuisce al già’ modesto
prodotto interno lordo della nostra regione e che l’eventuale trasferimento
della sede legale farebbe cessare tale contributo;
Banca
Carime, presente in Calabria dal 1997, realizza il più significativo dato di
"raccolta" dei depositi dei calabresi, il quale istituto che ha
"ereditato" il patrimonio storico di radicamento territoriale,
economico e sociale della Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania, rappresenta
un importante patrimonio per i calabresi, punto di riferimento della politica
economica e finanziaria della regione e che tra l’altro partecipa a svolgere la
funzione di tesoreria della Regione Calabria;
Impegna
la Giunta regionale
a
intraprendere ogni iniziativa utile per evitare la riduzione della presenza di
Banca Carime sul territorio calabrese, garantendo il mantenimento dei livelli
occupazionali e la localizzazione degli Uffici direzionali e sede legale
nell’attuale sede di Cosenza”.
Lo pongo in votazione.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportato in allegato)
Ordine del
giorno di iniziativa del consigliere Magno finalizzato a favorire la
trasmissione di servizi di informazione tradotti in lingua dei segni (Lis), di
cui do lettura:
“Il
Consiglio regionale della Calabria,
premesso
che
il
Consiglio regionale della Calabria, il 28 novembre 2007, ha approvato una
mozione a favore del riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana (LIS) per
facilitare la diffusione degli strumenti di accesso all’informazione ed alla
comunicazione delle persone sorde;
tale
riconoscimento è coerente rispetto ai principi del Trattato internazionale sui
diritti delle persone disabili, approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite, e al "Piano per la disabilità 2006/2007" del Parlamento
Europeo che ha invitato gli stati membri ad utilizzare il più possibile la lingua
dei segni;
nel
rispetto di tali orientamenti, le associazioni a tutela dei diritti delle
persone sorde, in particolare l’Ente Nazionale Sordi, sollecitano presso gli
uffici Rai la possibilità di mettere a disposizione degli utenti appartenenti a
tale categoria strumenti d’informazione che consentano di favorirne
l’inserimento nel contesto sociale in cui vivono;
tali
sollecitazioni, volte a promuovere il diritto all’informazione
costituzionalmente garantito, sono - del resto - in linea con il "Contratto
nazionale di Servizio" il quale prevede la sperimentazione del servizio di
traduzione dei TG sia nazionali che regionali;
In
particolare, all’art. 13 "Offerta dedicata alle persone con disabilità e
programmazione sociale" il Contratto prevede che:
"1.
La Rai [ ... ] dedica particolare attenzione alla promozione culturale per
l’integrazione delle persone disabili ed il superamento dell’handicap
eliminando ogni discriminazione nella presenza delle persone disabili nei
programmi di intrattenimento, di info4ramzione, fiction e produzione Rai 2. Nel
quadro di un’adeguata rispondenza del servizio pubblico al dritto
all’informazione delle persone con disabilità e alla loro complessiva
integrazione, la Rai è tenuta a:
a)
sottotitolare almeno una edizione al giorno di Tg1, Tg2, Tg3 ed ad assicurare
una ulteriore edizione giornaliera per ciascuna delle suddette testate nel
periodo di vigenza del presente contratto;
b)
Tradurre nella lingua dei segni (LIS) almeno un’edizione al giorno di Tg1, Tg2,
Tg3;
c)
Sperimentare la sottotitolazione e/o la traduzione nella LIS del TGR Regionale.
Impegna
il
Presidente e la Giunta regionale ad attivarsi presso le competenti sedi Rai per
favorire la trasmissione di servizi di informazione tradotti in lingua dei Segni (LIS), all’uopo
interpretati da soggetti regolarmente abilitati, all’interno delle edizioni
mattutine del Tg regionale per garantire la fruizione, da parte degli utenti
sordi, di notizie e servizi di utilità sociale che li aiutino ad affrontare al
meglio la quotidianità”.
Lo pongo in votazione.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportato in allegato)
Ordine del
giorno firmato dai consiglieri Guccione,
Talarico Domenico, Mirabelli, Aiello: “Sul mancato rinnovo del contratto di
fornitura di servizi tra l’Asp di Cosenza e la società di somministrazione di lavoro “Obiettivo
lavoro”. C’è anche un ordine del giorno firmato dall’onorevole Gallo su questo
argomento.
E’
accorpato, Presidente.
Li
possiamo accorpare. Do lettura del primo ordine del giorno:
“Premesso
che:
l’ASP
di Cosenza dal 1° ottobre non ha proceduto al rinnovo del contratto di
fornitura di servizi per tramite della società di somministrazione di lavoro
"Obiettivo Lavoro S.p.a." a 41 lavoratori e lavoratrici interinali
utilizzati presso le strutture sanitarie di Castrovillari e San Giovanni in
Fiore per cui quarantuno famiglie sono rimaste senza reddito. Un colpo pesante,
che si aggiunge alla situazione drammatica del lavoro in Calabria e che è il
segnale di quanto nella sanità gravano contraddizioni antiche e recenti che
scaricano sul lavoro il peso del risanamento e dei vincoli normativi. Da una
parte c’è un lavoro sotto stress, che prevede turni massacranti, con blocco del
turnover ma con costi aggiuntivi per il SSR; dall’altra un lavoro precario,
povero ma altrettanto importante e necessario per mantenere in piedi
l’organizzazione dei servizi di cura da parte di medici ad autisti di
ambulanze;
le
OO.SS. e le Amministrazioni comunali di Castrovillari e San Giovanni in Fiore
nella stessa giornata di lunedì 1° ottobre hanno rappresentato questo disagio
in sede di Dipartimento regionale "Tutela della Salute", dove hanno
convenuto sull’esigenza di dare unitarietà all’intera vertenza del precariato
calabrese sanitario per sottrarlo, una volta per tutte, alle storture dentro
cui è stato avvitato nel tempo tra bisogni di lavoro, norme e
strumentalizzazioni politiche;
con
questa condivisione di vedute, e nella consapevolezza dei vincoli normativi che
gravano nella Regione per effetto del Piano di rientro e in materia di spending review, le OO.SS. e le
amministrazioni hanno sottoscritto un verbale di intenti a firma del Dirigente
Generale Vicario, Dott. Bruno Zito con l’obiettivo di trovare uno spiraglio
alla vertenza;
nel
verbale si assumeva l’impegno a cercare ogni soluzione possibile per
salvaguardare i rapporti di lavoro; si prendeva atto della necessità
formalizzata (nota n.1862275 dell’11.09.2012) dal Direttore Generale dell’ASP
di Cosenza di dover garantire i Livelli Essenziali di Assistenza e, per questo,
si chiedeva "l’autorizzazione alla proroga dei contratti sino al
31.12.2012, nelle more della definizione delle procedure di gara per
l’esternalizzazione dei servizi, attualmente sospesa per la riorganizzazione
aziendale"; si evidenziava che, a breve, ci sarebbero stati incontri della
Dirigenza e del Comparto con le OO.SS. per affrontare anche i temi del
precariato sanitario da portare all’attenzione del Commissario ad acta e del Subcommissario Gen. Pezzi;
si assumeva la richiesta sindacale di valutare la possibilità di una proroga
dei contratti sino alla data del 31.12.2012; si constatava la necessità di
tener conto delle recenti valutazioni della Corte dei Conti e delle
disposizioni del Subcommissario Gen. Pezzi e dell’opportunità che questi nuovi
vincoli potessero essere rappresentati e discussi ad un tavolo generale di
politiche sanitarie; si invitava il DG dell’ASP di Cosenza, Dott. Gianfranco
Scarpelli, a prendere atto del verbale e a valutare l’opportunità di una
proroga del contratti per 15 giorni, il tempo necessario per espletare ogni
confronto necessario tra la Struttura commissariale e le OO.SS. e, nel
contempo, garantire la funzionalità dei servizi e la garanzia dei LEA;
ciononostante,
il Direttore Generale dell’ASP di Cosenza, nel mentre il Direttore Generale
dell’A.O. dell’Annunziata annunciava a mezzo stampa la sua intenzione di
prorogare altri contratti nella consapevolezza di dover dare garanzia al
diritto di cura, ha ritenuto di non poter procedere alla proroga del contratto
con Obiettivo Lavoro per non incorrere nelle sanzioni di legge;
sono
clamorosamente palesi ed evidenti le contraddittorietà che emergono dalla
vertenza dei 41 lavoratori precari. Essi, infatti, sembrano essere quelli che,
nonostante abbiano prodotto un enorme risparmio in termini di costi e garantito
efficienza, oggi si sottrae lo status per essere salvaguardati all’interno
dell’intero bacino composto di oltre duemila dipendenti precari de Sistema
Sanitario Regionale;
se
l’obiettivo del Piano di rientro è il risanamento, la ricerca dell’equilibrio
finanziario e l’organizzazione dei servizi finalizzata alla garanzia dei LEA,
occorrerà rendere palese se nella scala gerarchica degli obiettivi la garanzia
dei LEA è superata dai vincoli sul lavoro, considerato che la spesa del lavoro
precario è entrata da tempo nel consolidato dei bilanci aziendali, seppure con
diverse forme contrattuali;
Si
chiede alla S.V. che
si
giunga ad una soluzione della vertenza in funzione della salvaguardia del
lavoro e della garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza;
vengano
superate le contraddizioni e le dicotomie dentro cui muovono scelte aziendali
in cui il lavoro è ostaggio di logiche complesse che vanno ricondotte invece
alla valorizzazione del lavoro in ogni sua forma;
venga
assicurata l’urgente convocazione di un tavolo regionale con la Struttura
Commissariale e la dirigenza dell’ASP per trovare nell’immediato una soluzione
ai 41 lavoratori di "Obiettivo Lavoro" e per costruire, di pari passo
con il Ministero, un percorso di stabilizzazione certa per le migliaia di
lavoratori che da oltre un decennio hanno maturato il sacrosanto diritto ad
essere considerati, a tutti gli effetti, alla stessa stregua di tutti gli altri
lavoratori”.
Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Do lettura del
secondo ordine del giorno:
“Il Consiglio regionale della Calabria
premesso
che
Il
Consiglio regionale della Calabria,
da
oltre 10 anni 41 lavoratori assunti con contratto di somministrazione a tempo
determinato prestano la loro opera in seno all’azienda sanitaria provinciale di
Cosenza;
detta
opera, nel corso del tempo, è venuta assumendo caratteri di indispensabilità ed
essenzialità, occupandosi i 41 lavoratori in questione, alle dipendenze di
Obiettivo Lavoro, di attività di assistenza e sostegno, logistica e materiale;
negli
ultimi anni sono falliti, per ragioni e responsabilità varie, i tentativi di
adottare clausole di salvaguardia dei lavoratori in questione, oltre che di
procedere alla loro stabilizzazione ed assunzione, stante il blocco delle
assunzioni nel settore sanitario;
nel
tempo il contratto di lavoro in oggetto è sempre stato oggetto di continue e
ripetute proroghe;
nelle
settimane passate l’Asp di Cosenza avrebbe comunicato alle organizzazioni
sindacali la presunta impossibilità di procedere ad ulteriori rinnovi
contrattuali in proroga, alla luce di una deliberazione della Corte dei Conti,
sezione Calabria, che censurerebbe il regime della prorogatio in materia sanitaria, ricollegandolo agli stringenti
divieti imposti dal rispetto delle esigenze del piano di rientro sanitario;
una
decisione del genere, se confermata, aprirebbe un grave vulnus non solo sotto
il profilo della difesa dei diritti dei lavoratori, ma anche sotto quello della
garanzia del diritto alla salute dei cittadini residenti nell’ambito del
circondario dell’azienda sanitaria provinciale di Cosenza;
in
particolare, a pagare in prima persona lo stato di disagio derivante
dall’eventuale, mancato rinnovo contrattuale in favore dei lavoratori in
questione sarebbero cittadini come il giovane A. L., residente a Lungro,
costretto a letto da una rara patologia clinica serenamente e dignitosamente
affrontata solo grazie ai servizi assicurati dal personale ausiliario che lo
segue quotidianamente, del quale fanno parte proprio alcuni tra i 41 lavoratori
a rischio, che attorno a lui hanno stretto, nei fatti, un cordone salvavita che
lo ha spinto ad affrontare con determinazione e fiducia la malattia, proponendolo
come modello da seguire per quanti, pure nelle difficoltà, non cessano di amare
la vita e di combattere per essa;
Impegna
la
Giunta regionale ad intraprendere ogni opportuna e necessaria iniziativa, anche
attraverso il confronto con l’Ufficio del Commissario del piano per il rientro
sanitario, per conseguire senza ritardo il rinnovo del rapporto contrattuale
dei 41 lavoratori interinali attualmente in servizio presso l’Asp di Cosenza”.
Lo pongo
in votazione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Sono
approvati con coordinamento formale.
C’è, poi,
l’ordine del giorno che riguarda
il congelamento dei fondi statali per le indennità dovute ai malati da sangue
infetto e sulla mancata rivalutazione delle stesse, a firma dell’onorevole Gallo, di cui do lettura:
“Il Consiglio regionale della Calabria
in
Calabria sono più di mille i cittadini infettati dal virus dell’epatite, o
dell’Hiv, per trasfusioni errate, interventi chirurgici sbagliati o per
infortuni sul luogo di lavoro, per lo più in cliniche ed ospedali;
lo
Stato, attraverso la legge n. 210 del 1992, riconosce loro un’indennità;
detta
indennità è stata periodicamente rivalutata, fino al 2010, quando il Governo
nazionale, con la Legge Finanziaria, ha cancellato la previsione della
rivalutazione periodica;
con
sentenza del novembre 2011, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima
la Legge Finanziaria nella parte in cui prevedeva il blocco della rivalutazione
delle indennità di cui alla legge 210/1992, stabilendo che il relativo importo
vada invece rivalutato nella sua interezza, secondo il tasso di inflazione
programmato, e quindi anche nella componente più cospicua rappresentata dalla
somma corrispondente all’indennità integrativa speciale;
con
le misure adottate in tema di spending
review a partire dal dicembre 2011, il Governo nazionale avrebbe tagliato i
fondi destinati alle Regioni, per il biennio 2012-2013, destinati al pagamento
delle indennità di cui alla legge numero 210 del 1992;
la
Regione Calabria s’è sostituita al Governo con fondi propri di bilancio,
anticipando 6 milioni e mezzo di euro ai quali si è aggiunto, nei giorni
scorsi, un ulteriore stanziamento da un milione di euro;
la
somma comunque messa a disposizione non sarà sufficiente a coprire il
fabbisogno annuo, pari a circa 9 milioni euro;
i
fondi disponibili non garantiranno comunque la rivalutazione dell’indennizzo e
dell’arretrato al riguardo maturato, pari ad 8 milioni di euro;
in
assenza di mutamenti di orientamento da parte del Governo nazionale, problemi
ancor più seri e gravi, per assicurare i diritti dei malati da sangue infetto,
potrebbero aversi nel 2013;
la
Giunta regionale a voler adottare ogni iniziativa idonea ed opportuna a
conseguire l’effettiva tutela dei diritti dei cittadini calabresi infettati dal
virus dell’epatite, o dell’Hiv, per trasfusioni errate, interventi chirurgici
sbagliati o per infortuni sul luogo di lavoro, per lo più in cliniche ed
ospedali, ed a voler richiedere e sollecitare la trattazione senza indugio
dell’argomento anche in sede di Conferenza Stato-Regioni”.
Lo pongo
in votazione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
C’è, poi, un ordine del giorno del consigliere
Imbalzano che riguarda la richiesta di proroga dei contratti del personale medico e
paramedico precario in Calabria.
Presidente, è una mozione.
E’ una mozione che riguarda il
personale medico e paramedico assunto negli anni scorsi a tempo determinato in Calabria, di cui do lettura:
“Il
Consiglio Regionale,
premesso
che
entro il
prossimo mese di dicembre, andranno a scadere in tutta la Regione circa 2000
contratti stipulati negli ultimi anni con personale sanitario, parasanitario -
infermieristico e farmaceutico, che fin qui hanno assicurato, sia nelle Aziende
sanitarie ospedaliere che in quelle Provinciali, il mantenimento di livelli
dignitosi di assistenza in tutte le strutture
a seguito
di una recente pronuncia della Sezione regionale della Corte dei Conti su
richiesta di chiarimenti del Commissario alla Sanità per il Piano di Rientro, i
Direttori generali delle diverse Aziende hanno assunto nei giorni scorsi le
prime iniziative nei confronti del personale con contratto a tempo determinato
in scadenza, notificando formalmente la fine del rapporto;
a seguito
delle conseguenti decisioni necessariamente adottate, all’interno dei reparti
di alcune Aziende Ospedaliere, si sono venute a creare da subito situazioni di
estremo disagio sia per i malati, costretti ad ulteriori gravi difficoltà per
poter fruire della necessaria, tempestiva assistenza e per patologie spesso
assai gravi, sia per il personale medico, costretto a turni asfissianti, in
condizione di scarsa serenità e con rischi per la salute del malato a loro non
imputabili;
in
Calabria, Regione pur sottoposta ai vincoli del Piano di Rientro fin qui
positivamente portato avanti, non è immaginabile un blocco automatico e
meccanico del turn over del personale sanitario, parasanitario -
infermieristico e farmaceutico, che, pur assunto a termine, ha fin qui
assicurato un livello di assistenza dignitosa;
vanno
assunte tempestivamente, per evitare un calo drammatico del livello di
assistenza fin qui prestato in tutte le strutture della Regione, le opportune
iniziative per richiedere al Governo, tramite gli Organi ministeriali
competenti, una deroga ad un blocco che rischia di produrre effetti devastanti
per i malati calabresi e l’inevitabile aumento dell’emigrazione sanitaria con
costi sociali e non, assai alti, visti i pressanti appelli lanciati dai
Consigli degli Ordini dei Medici calabresi;
pienamente
consapevole di queste esigenze e dei rischi connessi, ove malauguratamente non
venisse positivamente accolta la presente richiesta;
Impegna
la Giunta regionale:
ed il
Presidente della Regione, nella sua veste di Commissario alla sanità calabrese,
nonché i Sub Commissari, ad assumere le conseguenti e tempestive iniziative,
mirate a dare continuità ai livelli di assistenza fin qui assicurati ai malati
della nostra Regione, con l’unanime sostegno della massima Assemblea elettiva
calabrese.”
La pongo
in votazione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
C’è, poi, una mozione firmata dal consigliere Nucera, però anche un’altra firmata dal
consigliere Giordano, tutte con lo stesso oggetto.
C’è una mozione,
a firma Imbalzano, sullo stesso argomento.
Nucera, Imbalzano, Giordano. Tutte e tre
sono molto simili, sarà cura degli uffici procedere in coordinamento formale
per redigere una mozione unica: “Interventi presso il Governo per la riapertura
dell’istituto penitenziario sperimentale Luigi Daga di Laureana di Borrello”.
Presidente, quello sul sangue infetto è passato? Sì, perfetto.
Pongo in votazione le mozioni sul carcere di Laureana di Borrello, di
cui do lettura:
“Il Consiglio Regionale,
premesso che
l’Istituto penitenziario sperimentale "Luigi Daga" di
Laureana di Borrello è una struttura detentiva a trattamento avanzato ed è
stato il primo istituto in Italia a sperimentare per i giovani la custodia
attenuata;
a decorrere dall’ 1 ottobre 2012, senza alcun preavviso e con atto di
imperio giustificato debolmente dalla necessità di recuperare i quindici
operatori di polizia penitenziaria in servizio nello stabilimento, per essere
destinati altrove, il detto Istituto è stato chiuso dal Dipartimento
Amministrazione Penitenziaria, al fine di destinare il personale di Polizia
Penitenziaria che ivi prestava il proprio servizio ad altre carceri della
Provincia di Reggio Calabria, stante la forte carenza di organico
dell’amministrazione penitenziaria;
l’Istituto "Luigi Daga" è uno degli istituti definiti
all’avanguardia a livello europeo, in quanto ivi si sperimenta il
"Progetto Giovani", che offre ai giovani detenuti, che concludono il
patto trattamentale, un percorso penitenziario alternativo al circuito
ordinario per intraprendere un cammino di recupero e di reinserimento nella
società;
il Progetto Giovani perdette di sottrarre i giovani detenuti alla sub -
cultura tipica del carcere e della criminalità organizzata incidendo sul
fenomeno della recidiva attraverso la prevenzione e l’inclusione sociale;
nell’Istituto "Luigi Daga", attraverso la visione del tempo
della detenzione quale tempo di recupero e di costruzione di un futuro
positivo, si sperimentano e intraprendono nuove strade per il raggiungimento
della legalità e della sicurezza sociale;
la chiusura dell’Istituto penitenziario sperimentale "Luigi
Daga" di Laureana di Borrello rappresenta la perdita di un’opportunità per
il nostro territorio, ma soprattutto per quei giovani che, attraverso il
trattamento ivi offerto, erano salvati dalle mani della malavita e re-superati
alla società;
Impegna la Giunta regionale:
ad intervenire sul Presidente del Consiglio dei ministri, sul ministro
della giustizia e sul Dipartimento Amministrazione Penitenziaria affinché si
giunga celermente alla riapertura dell’Istituto penitenziario sperimentale
"Luigi Daga" di Laureana di Borrello.”;
“Il Consiglio Regionale,
Premesso che:
il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, inopinatamente, ha
decretato nei giorni scorsi la chiusura dell’unica struttura carceraria
italiana a custodia attenuata di Laureana di Borrello;
questa casa di reclusione è stata considerata sia dai ministri della
giustizia Castelli ed Alfano che dalle delegazioni nazionali ed internazionali
che l’hanno visitata, un modello assai apprezzato, capace di dare dignità ai
detenuti, soprattutto giovani, che hanno espressamente manifestato la scelta di
un reale reinserimento, a pena scontata, nella società civile, apprendendo un
mestiere propedeutico a questo processo;
questa decisione cozza contro qualsiasi logica di politica settoriale e
rischia seriamente di vanificare quanto di straordinario è stato messo in campo
dal 2004, data di inaugurazione, ad oggi, in un contesto penitenziario
nazionale assai allarmante ed in palese contrasto con il dettato della nostra
Costituzione, che prevede esplicitamente la possibilità per chi ha sbagliato di
potere intraprendere un percorso di riabilitazione e di reintegrazione sociale;
delle generalizzate iniziative assunte da subito dalle Istituzioni a
tutti i livelli nonché dal Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, per
scongiurare una simile evenienza, che vanificherebbe gli sforzi di tutto il
personale, a partire dalla Direttrice della struttura, che ha tenacemente
creduto nel modello costruito ed ampiamente condiviso dai detenuti, dalle loro
famiglie, dal Dipartimento stesso e dall’intera società civile;
Impegna la Giunta regionale:
stante la delicatezza e l’importanza della problematica in questione al
fine di sottoporre alla S.V. la presente mozione all’attenzione ed alla
discussione del prossimo Consiglio regionale, per contribuire a scongiurare una
chiusura dolorosa, nella consapevolezza che qualsiasi esigenza organizzativa
che l’ha originata non può comunque annullare questa eccellenza portata avanti
in questi anni nonché quella speranza di cambiamento che nel carcere modello di
Laureana di Borrello si è parallelamente e faticosamente costruita.”;
“Il Consiglio Regionale,
premesso che
il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), con un
provvedimento a dir poco sconcertante, ha deciso di chiudere a Casa di
reclusione "Luigi Daga" di Laureana di Borrello (RC), una struttura
sperimentale di eccellenza in tema di rieducazione e reinserimento dei detenuti
, tanto da essere assunta a come modello di riferimento al quale tendere nella
riorganizzazione delle strutture penitenziarie operanti in Italia, ormai
obsolete e, per le loro condizioni, offensive dei diritti dei detenuti,
quest’ultimi costituzionalmente garantiti;
l’Istituto "Luigi Daga" rappresenta l’effettiva
concretizzazione dei principi cardine del nostro ordinamento penitenziario che
pone al centro dei propri interventi trattamenti tesi a favorire, da parte del
detenuto, l’abbandono delle logiche criminali e l’inizio di un percorso
alternativo alla devianza e finalizzato ai reinserimento sociale;
la casa di reclusione Luigi Daga, che oggi di fatto è stata
smobilitata, produce conseguenze gravissime sotto un duplice profilo, uno di
ordine generale come segnale negativo nei confronti del pianeta
"carceri" significando una indifferenza da parte del governo verso le
problematiche dei detenuti, benché lo stesso Presidente della Repubblica quasi
quotidianamente stimoli un adeguato dibattito parlamentare per la ricerca di soluzioni
ad un problema che rischia di esplodere, l’altro più prettamente legato alla
realtà socio economica calabrese che, dilaniata ed infestata dalla criminalità
mafiosa, subisce anche il fallimento, reale e simbolico, di esperienze che
offrono una speranza di riscatto per molti detenuti;
la giustificazione addotta per giustificare la chiusura dell’Istituto
"Luigi Daga" sarebbero riconducibili a carenze di personale
penitenziario nelle altre strutture detentive della Calabria, e in particolare
ad esigenze di natura giudiziaria per il rischio di non poter celebrare
numerosi processi, laddove, dai dati raccolti, sembrerebbe che il personale
trasferito per buona parte non sarebbe stato utilizzato nelle traduzioni di
detenuti;
la compatta reazione istituzionale e politica di questi giorni, a
fronte di un provvedimento illogico e abnorme ,ha costretto il DAP, attraverso
una sua nota ufficiale del 3 ottobre 2012, a motivare il provvedimento di
chiusura in termini di provvisorietà, ma circostanze emerse negli ultimi giorni
farebbero pensare ad una chiusura definitiva dell’esperienza, atteso che il
personale di polizia penitenziaria è stato assegnato ad altri istituti di pena
della regione;
Impegna la Giunta regionale:
e il Presidente ad assumere, per quanto di loro rispettiva competenza,
iniziative atte a scongiurare la chiusura definitiva dell’istituto
penitenziario Luigi Daga di Laureana di Borrello, a richiedere un incontro
urgente con i Ministri dell’Interno e della Giustizia per porre alla loro
attenzione l’importanza di mantenere in attività il suddetto centro per l’alto
valore di riscatto che rappresenta per il territorio calabrese, a valutare la
possibilità, ove sussistano problematiche di natura economica, di individuare
risorse finanziarie regionali aggiuntive che contribuiscano a sostenere le
attività di reinserimento sociale e lavorativo portate avanti dalla struttura
penitenziaria.”;
(Il
Consiglio approva)
(Sono
riportate in allegato)
Sono approvate col coordinamento formale per la predisposizione di un
unico testo.
Mozione numero
76/9^ di iniziativa del consigliere Nucera: “In ordine alla chiusura dello
sportello Monte dei Paschi di Siena di Marina di Gioiosa Jonica”, di cui do
lettura:
“Il Consiglio
Regionale,
premesso che
è stata
paventata la chiusura della filiale del Monte dei Paschi di Siena del comune di
Marina di Gioiosa Jonica;
il Monte dei
Paschi di Siena è l’unica banca di livello internazionale presente nel
territorio di Gioiosa;
nella zona
ionica vi sono quattro filiali del Monte dei Paschi di Siena , delle quali
quella di Marina di Gioiosa è la seconda in ordine di apertura e tra le più
redditizie dal punto di vista dei risultati gestionali, del numero di conti
correnti accesi, della quantità di depositi, investimenti finanziari e prelievi
bancomat;
i cittadini
dell’entroterra, costituito da altri cinque comuni, convergono per le operazioni
bancarie nella filiale di Marina di Gioiosa;
diverse
amministrazioni comunali intrattengono rapporti di tesoreria con la filiale del
Monte dei Paschi di Siena;
Impegna la
Giunta regionale:
ad intervenire
affinché si giunga celermente alla riapertura della filiale del Monte dei
Paschi di Siena di Marina di Gioiosa Ionica.”
La pongo in votazione.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportata in allegato)
Mozione numero
74/9^ a firma del consigliere Nucera: “In ordine alla patologia
<<endometriosi>>, diagnosi e terapie”, di cui do lettura:
“Il Consiglio Regionale,
premesso che
l’endometriosi è una patologia cronica importante, complessa e dolorosa
che colpisce le donne, spesso in giovane età, alterandone non solo la salute,
ma anche la fertilità. E sicuramente una patologia invalidante, ma non
riconosciuta come tale e purtroppo ancora sottostimata sia dal punto di vista
clinico, sia degli effetti sulla qualità della vita delle donne che ne sono
affette;
in Parlamento sono state presentate varie proposte di legge, tra cui la
n. 3427/XVI, recante "Disposizione per il riconoscimento dell’endometriosi
come malattia che da diritto all’esenzione dalla partecipazione al costo per le
prestazioni di assistenza sanitaria, nonché istituzione del Registro nazionale
dell’endometriosi" che prevede il riconoscimento dell’endometriosi come
malattia cronica e invalidante e l’istituzione del Registro nazionale
dell’endometriosi;
Impegna la Giunta regionale:
ad effettuare un confronto tra le strutture che hanno maggiore
esperienza nella diagnosi e trattamento dell’endometriosi per concordare
percorsi diagnostico-terapeutici (PDT) atti ad una diagnosi più tempestiva e
per mettere a punto le informazioni da diffondere a consultori, ginecologi e
medici di medicina generale;
ad individuare i centri di riferimento regionali per il trattamento
dell’endometriosi costruendo una rete secondo il modello hub&spoke,
e valutare gli indicatori di qualità dell’assistenza;
a promuovere linee guida appropriate sulla diagnosi e terapia
dell’endometriosi;
a verificare, inoltre, in attesa di un provvedimento nazionale per
l’esenzione della patologia, l’ipotesi di uno o più pacchetti di prestazioni da
inserire nel nomenclatore tariffario della specialistica ambulatoriale per
rendere più omogenei gli interventi a livello regionale e favorire l’accesso,
rendendo più contenuta la partecipazione alla spesa da parte delle donne affette
da endometriosi.”
La pongo in votazione.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportata in allegato)
Non ci sono altri punti all’ordine del giorno, quindi, il
Consiglio regionale sarà convocato per il 18 prossimo venturo con all’ordine
del giorno il parere da dare da parte del Consiglio sulla soppressione delle
Province e sulla riorganizzazione delle stesse. Il Consiglio sarà convocato a
domicilio.
Hanno chiesto
congedo i consiglieri Aiello Ferdinando, Fedele, Caligiuri e la Vicepresidente Stasi.
(Sono concessi)
Sono state
presentate alla Presidenza le seguenti
proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Nucera – “Istituzione
dell'Albo professionale degli Ottici Optometristi della Regione Calabria” (P.L. n. 374/9^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione
consiliare - Attività
sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così
resta stabilito)
Aiello
F. – “Norme sulle pari
opportunità di accesso al diritto allo studio e alla conoscenza” (P.L. n. 375/9^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione
consiliare - Attività
sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda – Bilancio programmazione economica e attività
produttive – per il parere.
(Così
resta stabilito)
Magno – “Modifiche
ed integrazione alla legge regionale 13 maggio 1996, n. 7 (Norme sull'ordinamento della struttura
organizzativa della Giunta regionale e sulla dirigenza regionale)” (P.L. n. 376/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione
consiliare - Affari,
istituzionali e affari generali.
(Così
resta stabilito)
Sono state
presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo
di iniziativa della Giunta regionale:
“Presa d’atto del
nuovo testo del POR Calabria FESR 2007/2013 (delibera G.R. n. 415 del 28.9.2012)”
(P.P.A. n. 195/9^)
E’ stata
assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.
(Così
resta stabilito)
“POR Calabria
FSE 2007-2013. Presa d'atto del Programma Operativo Regionale Calabria FSE 2007-2013
così come modificato dalla Decisione C(2012) 6337 del 10 settembre 2012 della
Commissione Europea ed approvazione del nuovo Piano Finanziario per Assi
Prioritari e Obiettivi Specifici Comuni - (delibera G.R. n. 433 dei 5.10.2012)”
(P.P.A. n. 196/9^)
E’ stata
assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.
(Così
resta stabilito)
E’ stata
presentata alla Presidenza la seguente
proposta di legge statutaria di iniziativa dei consiglieri:
Dattolo,
Serra, Principe, Ciconte, De Masi, Bova, Chiappetta. Bilardi, Loiero –“Riduzione
del numero dei componenti del Consiglio regionale e dei componenti della Giunta
regionale. Modifiche alla legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25 <Statuto
della Regione Calabria>” (P.L.S. n.
10/9^)
E’ stata
assegnata alla quinta Commissione consiliare -
Riforme e decentramento.
(Così
resta stabilito)
L’onorevole
Aurelio Chizzoniti ha aderito al
Gruppo consiliare "Insieme per la Calabria - Scopelliti Presidente".
L’onorevole
Aurelio Chizzoniti è stato
assegnato quale componente della 1^, 4^ e 5^ Commissione consiliare, giusta
comunicazione acquisita agli atti in data 3 ottobre 2012 al protocollo generale
n. 42922, in rappresentanza del Gruppo consiliare "Insieme per la Calabria
- Scopelliti Presidente".
Talarico D. Al Presidente
della Giunta regionale e all’assessore
all’ambiente. Per sapere – premesso che:
a seguito di
apposito accordo di programma tra il Ministero dell'Ambiente e la Regione
Calabria veniva istituito nel 2010, anche nella nostra regione, l'Ufficio del
Commissario straordinario delegato per la mitigazione del rischio
idrogeologico;
per quanto
riguarda la Calabria, l'accordo prevedeva la realizzazione di 185 interventi a
fronte di un importo complessivo di 220 milioni di euro;
a coordinare
tale lavoro veniva chiamato il dottor Domenico Percolla, nominato, con decreto
dell'allora Presidente Berlusconi del 21 gennaio 2011, Commissario
Straordinario Delegato per la Calabria;
il relativo
Ufficio - così come tuttora leggiamo sul sito internet della Regione Calabria -
risulta essere allocato a Catanzaro in Via Crispi, n. 33, ancorché risulti che
in data 31 ottobre 2010 la Regione Calabria, e precisamente l'Ufficio del
Dissesto Idrogeologico nella persona del dottor Percolla, abbia stipulato
presso l'Agenzia delle Entrate di Reggio Calabria un accordo di locazione per
sei anni, al costo di 54.000 euro all'anno;
per come si è
letto su alcuni media, fra i proprietari dell'immobile in questione vi sarebbe
la dottoressa Alessandra Sarlo, moglie del giudice Vincenzo Giglio, coinvolto recentemente
nella nota inchiesta condotta dal Procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini
a proposito di rapporti tra politica, istituzioni e criminalità organizzata
nella nostra regione -:
se corrisponde al vero l'intenzione, qualora l'iniziativa non fosse già
in atto, di trasferire l'Ufficio sopra richiamato a Reggio Calabria, stante il
contratto di locazione che lo stesso ha stipulato in data 31.10.2010 per tale
finalità;
se
corrisponde al vero il coinvolgimento nella proprietà dell'immobile della Dott.ssa
Sarlo, per come hanno riferito alcuni media che si sono occupati della
questione;
qual è lo
stato d'attuazione dei programmi per la mitigazione del rischi idrogeologici
previsti nell'accordo stipulato con il Ministero dell'Ambiente.
(287;
27.09.2012)
Censore. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere - premesso
che:
in data 20
gennaio 2012, la Commissione Europea aveva deciso la sospensione dei pagamenti
intermedi relativi al POR-FESR 2007-2013 rivelando una serie di criticità per
le quali veniva richiesto un tempestivo intervento;
in data 16
giugno, l'Autorità di Audit della Regione Calabria aveva inviato alla
Commissione Europea una lettera ed una relazione relative allo stato di
attuazione dell'attività di Audit al 30 giugno 2012;
a fronte del
contenuto di quest'ultimo documento, la Commissione aveva ritenuto non ancora
superate le criticità che si sovrapponevano alla sospensione dei pagamenti
relativi al POR-FESR 2007-2013;
ritenendo la
questione estremamente delicata, la Commissione ha responsabilmente concesso
alla Regione Calabria una proroga di due mesi utili all'adozione delle misure
correttive di controllo e certificazione della spesa nonché di funzionamento
dello stesso Audit;
questo stato
di fatto rischia di compromettere irrimediabilmente la continuazione del
Programma e bloccare l'erogazione dei Fondi di cui la Calabria ha estremamente
bisogno -:
quali
iniziative intenda porre in essere per accelerare le attività dell'Audit e
superare le criticità che sono state riscontrate in ordine agli errori, ai
ritardi ed alle carenze di controllo e di certificazione della spesa dei Fondi
afferenti al POR-FESR 2007-2013.
(288;
1.10.2012)
Nucera. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere –
premesso che:
con DDG n.
11422 del 9.08.2012 del Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie
della Regione Calabria è stata istituita una tecnostruttura presso lo stesso
Dipartimento per far confluire tutti coloro che, alle dipendenze del citato
Dipartimento, si occupano di flussi informativi, con particolare riferimento a
quelli previsti dal NSIS (Nuovo Sistema Informativo Sanitario);
a seguito di
tale delibera, l'U.O. Centro Elaborazione Dati di Reggio Calabria e stato
chiuso ed è stato disposto il trasferimento a Catanzaro delle attrezzature hardware
e software e del personale;
l'U.O. Centro
Elaborazione Dati di Reggio Calabria, struttura di smistamento, archiviazione
ed elaborazione dati, ha operato in modo efficiente ed efficace a beneficio
dell'intera regione, rendendo possibile il recupero di una media di sei milioni
di euro l'anno, con il trattamento dei soli dati afferenti alla mobilità
sanitaria interregionale;
l'attività di
trattamento ed elaborazione dati sanitari svolta dal CED non necessita di una
concentrazione territoriale dell'ufficio, cui compete solo il compito di
rendere intelligibili i dati afferenti;
il
trasferimento del CED da Reggio Calabria a Catanzaro comporta un grave disagio
economico e sociale per i dipendenti e le loro famiglie, oltre che un ulteriore
depaupero per la città di Reggio -:
se, e quali
provvedimenti intende adottare per ripristinare l'U.O. Centro Elaborazione Dati
a Reggio Calabria, con il conseguente ritrasferimento nella detta città delle
attrezzature hardware e software e del personale.
(289;
2.10.2012)
Nucera. Al Presidente
della Giunta regionale (nella qualità di commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dal
disavanzo sanitario). Per sapere –
premesso che:
con Decreto
del Presidente della Giunta regionale (nella qualità di Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal
disavanzo del settore sanitario della Regione Calabria, nominato con delibera
del Consiglio dei Ministri del 30 luglio 2010) n. 155 del 7 agosto 2012 sono
stati determinati i tetti di spesa per le prestazioni di assistenza termale per
l'anno 2012;
in detto
Decreto il tetto di spesa per l'anno 2012 per lo Stabilimento Termale
"Fonti Sant'Elia" di Galatro è stato determinato in € 621.875,00
accorpando, tra l'altro, il ticket al budget;
successivamente,
con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 166 del 20 settembre 2012
è stato modificato il Decreto n. 155 e rideterminati i tetti di spesa,
abbassando il budget per lo Stabilimento Termale "Fonti Sant'Elia" di
Galatro ad € 520.990,00;
la
determinazione dei tetti di spesa per le
prestazioni di assistenza termale per l'anno 2012 per come prevista dai
succitati Decreti del Presidente della Giunta regionale avvantaggia alcuni
stabilimenti a sfavore di altri;
la presenza
degli utenti alle terme "Sant'Elia" di Galatro è programmata per
tutta la stagione termale (marzo - dicembre) e non concentrata, esclusivamente,
nel periodo estivo, per cui l'andamento della produzione, pur registrando un
incremento de 30% nel mese di agosto, risulta costante nei restanti periodi;
a seguito
della riduzione di budget prevista dal Decreto del Presidente della Giunta
Regionale n. 166 del 20 settembre 2012 la società Terme Service srl non potrà garantire
dal prossimo 10 ottobre la continuità assistenziale e di prestazioni
specialistiche agli utenti già prenotati per quel periodo, poiché tale
provvedimento inciderà profondamente sulla possibilità di continuare a versare
la mensilità ai propri dipendenti;
la situazione
sopra descritta comporta il licenziamento di 41 lavoratori, i quali sono pronti
a mettere in atto tutte le forme di protesta necessarie a porre fine alla
disuguaglianza di stanziamenti determinata dal citato Decreto -:
se e quali
provvedimenti intende adottare per sopperire alla disuguaglianza di
stanziamenti determinata dal Decreto del Presidente della Giunta regionale n.
166 del 20 settembre 2012 e di conseguenza garantire, oltre che la possibilità
di prosecuzione delle cure agli utenti dello Stabilimento Termale "Fonti
Sant'Elia" di Galatro, soprattutto il posto di lavoro ai dipendenti di
dello stesso.
Censore,
Guccione. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere –
premesso che:
fra non molto
andranno a scadere i contratti di quasi 2000 operatori sanitari, con
ripercussioni pesantissime per i livelli essenziali di assistenza, tanti di
questi stabilizzati nel 2008/09 rischino il posto di lavoro per un parere della
avvocatura regionale, sono vincitori di concorso ed operano nella sanità
calabrese da 10/15 anni -:
quali
provvedimenti intende adottare rapidamente per risolvere il problema al fine di
garantire i livelli essenziali di assistenza.
(291;
03.10.2012)
Magno. Al Presidente
della Giunta regionale e all’assessore
all’ambiente. Per sapere – premesso che:
risulta che il
conferimento dei rifiuti nelle discariche di Lamezia e Pianopoli, entrambe
gestite dalla Daneco Spa, sia attualmente sospeso;
in
particolare, si ha notizia dell'esistenza, all'esterno dei suddetti impianti,
di diversi camion provenienti dai Comuni del lametino e dalla città di Lamezia
Terme, contenenti materiali da sottoporre a smaltimento ed ai quali non viene
autorizzato il conferimento. Si è appreso altresì, che dalla giornata odierna i
rifiuti di alcuni Comuni della provincia di Cosenza, che prima conferivano alla
discarica di Alli, saranno trasferiti a quella di Pianopoli;
tale
situazione determina una evidente condizione di disagio per le popolazioni
interessate e per le condizioni igienico-sanitarie del territorio -:
quali sono le
motivazioni del rallentamento nelle operazioni di conferimento e smaltimento;
se ci sono
ritardi, imputabili all'Ente Regionale o all'Ufficio del Commissario, relativi
ai pagamenti a favore della società Daneco, o se tali ritardi sono da computare
alla Società che gestisce l'impianto;
quali sono le
iniziative che s'intendono intraprendere per rimuovere tutti gli ostacoli al
fine dell'immediata ripresa del servizio presso gli impianti;
inoltre, qual
è lo stato dell'arte e quali sono i tempi che si prevedono per la presentazione
del Piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti a cura del Commissario per
l'emergenza.
(292;
03.10.2012)
Giordano, De
Gaetano. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere –
premesso che:
a seguito del
piano di dimensionamento scolastico e dei forti tagli operati dal Governo
nazionale, in Calabria il sistema scolastico ha subito una grave battuta
d'arresto con perdite di migliaia di posti di lavoro fra il personale precario;
la Regione Calabria,
attraverso l'attivazione di una serie di progetti regionali, ha cercato di
alleviare il disagio economico del personale precario appartenente alle
categorie dei docenti e degli ATA, anche se una valutazione ex post degli
interventi progettuali ha evidenziato un utilizzo parziale del personale e un
monte orario inidoneo a garantire una sufficiente retribuzione -:
se anche per
l'annualità in corso sono previsti da parte della Regione l'attivazione di
progetti finalizzati all'utilizzo di personale precario e, in caso affermativo,
se non sia il caso di aumentare le risorse finanziarie da destinare ai progetti
e di prevedere, contestualmente, modalità operative che prevedano
l'utilizzazione integrale dei precari; ciò al fine di rispondere in maniera adeguata
ai bisogni dei soggetti coinvolti;
ove, al
contrario, non siano stati previsti e definiti progetti regionali, se e quali
interventi, sulla falsariga di altre regioni, abbia programmato il governo
regionale per l'anno in corso a sostegno del personale precario della scuola.
(293;
03.10.2012)
Amato. Al Presidente della Giunta regionale e
all'assessore ai lavori pubblici. Per sapere - premesso che:
le competenze
istituzionali della Regione sulle ATERP sono attribuite al Consiglio regionale
e alla Giunta regionale, secondo quanto previsto dall'art. 2 della L.R. n. 27/1996
e successive modificazioni e integrazioni;
la vigilanza e
il controllo sull'ATERP sono regolati dall'art. 20 della medesima della L.R. n.
27/1996 e successive modificazioni e integrazioni;
la Regione
esercita tali funzioni attraverso provvedimenti del Consiglio regionale, della
Giunta regionale, dei Presidente della Giunta regionale e/o dell'assessore al
ramo (delibere, circolari, regolamenti, ecc.);
il Commissario
dell'ATERP di Vibo Valentia ha adottato la Delibera n. 137 del 06/09/2012
dell'ATERP di Vibo Valentia, avente ad oggetto: "Nomina del Direttore
Amministrativo - Avv. Giovanni Macrì (22.10.1970). Revoca, in autotutela della
deliberazione n. 65 del 08.05.2012 - revoca in autotutela, della deliberazione
n. 81 del 01.06.2012";
pare che il
potere discrezionale di procedere alla nomina del direttore amministrativo sia
estraneo alle competenze del commissario straordinario, sulla base dello
Statuto dell'ATERP, nonché in ragione della ratio ispiratrice della normativa
che prevede la nomina del commissario straordinario in un momento contingente e
per l'impossibilità di funzionamento dell'ente. Solo il direttore generale,
dunque, ha il potere di nomina del direttore amministrativo, con il quale si
instaura un vero e proprio rapporto di lavoro, tutelato innanzi al Tribunale
Ordinario;
fermo restando
quanto sopra, appare di per se particolare che il predetto Direttore
Amministrativo nella persona dell'avv. Giovanni Marcì fosse già stato nominato
con deliberazione n. 65 del dì 8.5.2012, successivamente revocata o comunque
sospesa; è doveroso conoscere le ragioni di un iter così tormentato della
procedura di nomina, onde fugare il dubbio che la predetta scelta sia
rispondente a ragioni meramente politiche che nulla hanno a che vedere con i
principi del merito che dovrebbero ispirare la scelta delle nomine a ruoli
dirigenziali;
dalle
informazioni assunte dal consigliere interrogante risulterebbe che per giungere
alla nomina del Direttore Amministrativo sia stato necessario richiedere due
pareri, atteso il dubbio che il nominato non avesse i requisiti stabiliti
nell'art 10 dello Statuto dell'ATERP di Vibo Valentia:
1. I Direttori
Amministrativo e Tecnico sono nominati con provvedimento motivato del Direttore
Generale, nel rispetto dei requisiti previsti dall'art. 26 della L.R. n. 7/1996,
con contratto di diritto privato ed un trattamento economico pari a quello spettante
ai dirigenti di settore della Giunta regionale.
Gli stessi
cessano dall'incarico contemporaneamente alla revoca o sostituzione del
Direttore Generale. Per gravi motivi possono essere sospesi o dichiarati
decaduti con provvedimento motivato del Direttore Generale.
2. I Direttori
Amministrativo e Tecnico sono scelti, di norma, tra i dirigenti del comparto
Regioni-Autonomie locali, salvi casi in cui i Direttori Generati, ritengano di
scegliere tali figure in altri settori della pubblica amministrazione o del
settore privato.
3. Il
Direttore Amministrativo coadiuva il Direttore Generale nel governo della
Azienda, fornendo allo stesso pareri obbligatori sugli atti relativi alle
materie di competenza;
svolge
attività di indirizzo, coordinamento e supporto nei confronti dei responsabili
dei servizi e degli uffici che compongono il Settore amministrativo con
riferimento agli aspetti contabili, gestionali, amministrativi, legali e
organizzativi, e collabora al controllo di gestione dell'Azienda, secondo
quanto previsto dal Regolamento dei Servizi.
4. Il
Direttore Tecnico coadiuva il Direttore Generale nel governo dell'Azienda,
fornendo allo stesso pareri obbligatori sugli atti relativi alle materie dì
competenza; svolge attività di indirizzo, coordinamento e supporto nei
confronti dei responsabili dei servizi e degli uffici che compongono il Settore
tecnico con riferimento agli aspetti tecnici e organizzativi, e collabora al
controllo di gestione dell'Azienda, secondo quanto previsto dal Regolamento dei
Servizi.
5. Al
Direttore Amministrativo e Tecnico si applicano le disposizioni sulle
incompatibilità previste per il Direttore Generale;
appare
doverosa una puntuale verifica sulle ragioni per cui è stato necessario che
venissero adottati dei pareri per giungere alla nomina del Direttore
Amministrativo. E' altresì doveroso conoscere il contenuto dei predetti pareri
onde escludere che sia stato necessario adottare un secondo parere per superare
le perplessità sulla regolarità della nomina del Direttore Amministrativo
illustrate nel primo parere richiesto dal Commissario dell'ATERP di Vibo
Valentia. In tal senso è opportuno verificare anche il quesito posto ed in base
al quale o ai quali sono stati redatti i citati pareri;
appare inoltre
necessario verificare con puntualità e rigore se il nominato Direttore
amministrativo abbia i requisiti previsti dalla normativa di legge. Come
risulta da C. Conti Campania Sez. giurisdiz., 21/12/2010, n. 2886 (pd. B10230)
G.C. e altri, in materia di responsabilità amministrativa o contabile "la
nomina di soggetti privi dei requisiti soggettivi previsti dalla
"legge" (termine da considerarsi in senso lato e, quindi, comprensivo
anche delle previsioni statutarie) determina la responsabilità degli organi che
hanno nominato, prorogato o omesso di rilevare tali carenze consentendo
l'incardinamento e/o la prosecuzione di un illegittimo rapporto organico o
funzionale e del conseguente esercizio illegale delle funzioni, dei poteri e
dei servizi pubblici" -:
della
legittimità della Delibera n. 137 del 06/09/2012 dell'ATERP di Vibo Valentia,
avente ad oggetto: " Nomina del Direttore Amministrativo - Avv. Giovanni
Macrì (22.10.1970). Revoca, in autotutela della deliberazione n. 65 del
08.05.2012 - revoca in autotutela, della deliberazione n. 81 del
01.06.2012";
delle ragioni
che hanno imposto la necessità per l'Aterp di Vibo Valentia di adottare due
pareri per giungere alla nomina del Direttore Amministrativo;
della
rispondenza ai criteri di legge dei requisiti culturali e professionali
dell'Avv. Macrì a ricoprire la carica oggetto della citata delibera
se sia stato
indetto un bando per la selezione del direttore amministrativo dell'ATERP di
Vibo Valentia.
(294;
09.10.2012)
Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che
l'Istituto
penitenziario sperimentale "Luigi Daga" di Laureana di Borrello è una
struttura detentiva a trattamento avanzato ed è stato il primo istituto in
Italia a sperimentare per i giovani la custodia attenuata;
a decorrere
dall'I ottobre 2012, senza alcun preavviso e con atto di imperio giustificato
debolmente dalla necessità di recuperare i quindici operatori di polizia
penitenziaria in servizio nello stabilimento, per essere destinati altrove, il
detto Istituto è stato chiuso dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria,
al fine di destinare il personale di Polizia Penitenziaria che ivi prestava il
proprio servizio ad altre carceri della Provincia di Reggio Calabria, stante la
forte carenza di organico dell'amministrazione penitenziaria;
l'Istituto
"Luigi Daga" è uno degli istituti definiti all'avanguardia a livello
europeo, in quanto ivi si sperimenta il "Progetto Giovani", che offre
ai giovani detenuti, che concludono il patto trattamentale, un percorso
penitenziario alternativo al circuito ordinario per intraprendere un cammino di
recupero e di reinserimento nella società;
il Progetto
Giovani perdette di sottrarre i giovani detenuti alla sub - cultura tipica del
carcere e della criminalità organizzata incidendo sul fenomeno della recidiva
attraverso la prevenzione e l'inclusione sociale;
nell'Istituto
"Luigi Daga", attraverso la visione del tempo della detenzione quale
tempo di recupero e di costruzione di un futuro positivo, si sperimentano e
intraprendono nuove strade per il raggiungimento della legalità e della
sicurezza sociale;
la chiusura
dell'Istituto penitenziario sperimentale "Luigi Daga" di Laureana di
Borrello rappresenta la perdita di un'opportunità per il nostro territorio, ma
soprattutto per quei giovani che, attraverso il trattamento ivi offerto, erano
salvati dalle mani della malavita e recuperati alla società;
invita il
Presidente del Consiglio regionale della Calabria
ad intervenire
sul Presidente del Consiglio dei ministri, sul Ministro della giustizia e sul
Dipartimento Amministrazione Penitenziaria affinché si giunga celermente alla
riapertura dell'Istituto penitenziario sperimentale "Luigi Daga" di
Laureana di Borrello.
(73;
2.10.2012) Nucera
Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che
l'endometriosi
è una patologia cronica importante, complessa e dolorosa che colpisce le donne,
spesso in giovane età, alterandone non solo la salute, ma anche la fertilità. E
sicuramente una patologia invalidante, ma non riconosciuta come tale e
purtroppo ancora sottostimata sia dal punto di vista clinico, sia degli effetti
sulla qualità della vita delle donne che ne sono affette;
in Parlamento
sono state presentate varie proposte di legge, tra cui la n. 3427/XVI, recante
"Disposizione per il riconoscimento dell'endometriosi come malattia che da
diritto all'esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di
assistenza sanitaria, nonché istituzione del Registro nazionale
dell'endometriosi" che prevede il riconoscimento dell'endometriosi come
malattia cronica e invalidante e l'istituzione del Registro nazionale
dell'endometriosi;
invita il
Presidente del Consiglio regionale della Calabria
ad intervenire
sul Presidente del Consiglio dei ministri affinché solleciti la definizione
dell'iter legislativo della proposte di legge n. 3427/XVI, recante
"Disposizione per il riconoscimento dell'endometriosi come malattia che da
diritto all'esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di
assistenza sanitaria, nonché istituzione del Registro nazionale
dell'endometriosi";
impegna la
Giunta regionale
ad effettuare
un confronto tra le strutture che hanno maggiore esperienza nella diagnosi e
trattamento dell'endometriosi per concordare percorsi diagnostico-terapeutici
(PDT) atti ad una diagnosi più tempestiva e per mettere a punto le informazioni
da diffondere a consultori, ginecologi e medici di medicina generale;
ad individuare
i centri di riferimento regionali per il trattamento dell'endometriosi
costruendo una rete secondo il modello hub&spoke, e valutare gli indicatori
di qualità dell'assistenza;
a promuovere
linee guida appropriate sulla diagnosi e terapia dell'endometriosi;
a verificare,
inoltre, in attesa di un provvedimento nazionale per l'esenzione della
patologia, l'ipotesi di uno o più pacchetti di prestazioni da inserire nel
nomenclatore tariffario della specialistica ambulatoriale per rendere più
omogenei gli interventi a livello regionale e favorire l'accesso, rendendo più
contenuta la partecipazione alla spesa da parte delle donne affette da
endometriosi.
(74;
2.10.2012) Nucera
Premesso che:
il
Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, inopinatamente, ha decretato
nei giorni scorsi la chiusura dell'unica struttura carceraria italiana a
custodia attenuata di Laureana di Borrello;
questa casa di
reclusione è stata considerata sia dai ministri della giustizia Castelli ed
Alfano che dalle delegazioni nazionali ed internazionali che l'hanno visitata,
un modello assai apprezzato, capace di dare dignità ai detenuti, soprattutto
giovani, che hanno espressamente manifestato la scelta di un reale reinserimento,
a pena scontata, nella società civile, apprendendo un mestiere propedeutico a
questo processo;
questa
decisione cozza contro qualsiasi logica di politica settoriale e rischia
seriamente di vanificare quanto di straordinario è stato messo in campo dal
2004, data di inaugurazione, ad oggi, in un contesto penitenziario nazionale
assai allarmante ed in palese contrasto con il dettato della nostra Costituzione,
che prevede esplicitamente la possibilità per chi ha sbagliato di potere
intraprendere un percorso di riabilitazione e di reintegrazione sociale;
delle
generalizzate iniziative assunte da subito dalle Istituzioni a tutti i livelli
nonché dal Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, per scongiurare una
simile evenienza, che vanificherebbe gli sforzi di tutto il personale, a
partire dalla Direttrice della struttura, che ha tenacemente creduto nel
modello costruito ed ampiamente condiviso dai detenuti, dalle loro famiglie,
dal Dipartimento stesso e dall'intera società civile;
tutto quanto
premesso stante la delicatezza e l'importanza della problematica in questione
chiede alla S.V. di sottoporre
la presente mozione all'attenzione ed alla discussione del prossimo Consiglio regionale,
per contribuire a scongiurare una chiusura dolorosa, nella
consapevolezza che qualsiasi esigenza organizzativa che l'ha originata non può
comunque annullare questa eccellenza portata avanti in questi anni nonché
quella speranza di cambiamento che nel carcere modello di
Laureana di Borrello si è parallelamente e faticosamente costruita.
(75;
08.10.2012) Imbalzano
Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che
è stata
paventata la chiusura della filiale del Monte dei Paschi di Siena del comune di
Marina di Gioiosa Jonica;
il Monte dei
Paschi di Siena è l'unica banca di livello internazionale presente nel
territorio di Gioiosa;
nella zona
jonica vi sono quattro filiali del Monte dei Paschi di Siena , delle quali
quella di Marina di Gioiosa è la seconda in ordine di apertura e tra le più
redditizie dal punto di vista dei risultati gestionali, del numero di conti
correnti accesi, della quantità di depositi, investimenti finanziari e prelievi
bancomat;
i cittadini
dell'entroterra, costituito da altri cinque comuni, convergono per le
operazioni bancarie nella filiale di Marina di Gioiosa;
diverse
amministrazioni comunali intrattengono rapporti di tesoreria con la filiale del
Monte dei Paschi di Siena;
invita il
Presidente del Consiglio regionale della Calabria
ad intervenire
affinché si giunga celermente alla riapertura della filiale del Monte dei
Paschi di Siena di Marina di Gioiosa Ionica.
(76;
8.10.2012) Nucera
Il
Consiglio regionale
premesso
che
il
Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP), con un provvedimento a
dir poco sconcertante, ha deciso di chiudere a Casa di reclusione "Luigi
Daga" di Laureana di Borrello (RC), una struttura sperimentale di eccellenza
in tema di rieducazione e reinserimento dei detenuti , tanto da essere assunta
a come modello di riferimento al quale tendere nella riorganizzazione delle
strutture penitenziarie operanti in Italia, ormai obsolete e, per le loro
condizioni, offensive dei diritti dei detenuti, quest'ultimi costituzionalmente
garantiti;
l'Istituto
"Luigi Daga" rappresenta l'effettiva concretizzazione dei principi
cardine del nostro ordinamento penitenziario che pone al centro dei propri
interventi trattamenti tesi a favorire, da parte del detenuto, l'abbandono
delle logiche criminali e l'inizio di un percorso alternativo alla devianza e
finalizzato ai reinserimento sociale;
la
casa di reclusione Luigi Daga, che oggi di fatto è stata smobilitata, produce
conseguenze gravissime sotto un duplice profilo, uno di ordine generale come
segnale negativo nei confronti del pianeta "carceri" significando una
indifferenza da parte del governo verso le problematiche dei detenuti, benché
lo stesso Presidente della Repubblica quasi quotidianamente stimoli un adeguato
dibattito parlamentare per la ricerca di soluzioni ad un problema che rischia
di esplodere, l'altro più prettamente legato alla realtà socio economica
calabrese che, dilaniata ed infestata dalla criminalità mafiosa, subisce anche
il fallimento, reale e simbolico, di esperienze che offrono una speranza di
riscatto per molti detenuti;
la
giustificazione addotta per giustificare la chiusura dell'Istituto "Luigi
Daga" sarebbero riconducibili a carenze di personale penitenziario nelle
altre strutture detentive della Calabria, e in particolare ad esigenze di
natura giudiziaria per il rischio di non poter celebrare numerosi processi,
laddove, dai dati raccolti, sembrerebbe che il personale trasferito per buona
parte non sarebbe stato utilizzato nelle traduzioni di detenuti;
la
compatta reazione istituzionale e politica di questi giorni, a fronte di un
provvedimento illogico e abnorme ,ha costretto il DAP, attraverso una sua nota
ufficiale del 3 ottobre 2012, a motivare il provvedimento di chiusura in
termini di provvisorietà, ma circostanze emerse negli ultimi giorni farebbero
pensare ad una chiusura definitiva dell'esperienza, atteso che il personale di
polizia penitenziaria è stato assegnato ad altri istituti di pena della regione;
impegna
il
Presidente del Consiglio regionale e il Presidente della Giunta regionale ad
assumere, per quanto di loro rispettiva competenza, iniziative atte a
scongiurare la chiusura definitiva dell'istituto penitenziario Luigi Daga di
Laureana di Borrello, a richiedere un incontro urgente con i Ministri
dell'Interno e della Giustizia per porre alla loro attenzione l'importanza di
mantenere in attività il suddetto centro per l'alto valore di riscatto che
rappresenta per il territorio calabrese, a valutare la possibilità, ove
sussistano problematiche di natura economica, di individuare risorse
finanziarie regionali aggiuntive che contribuiscano a sostenere le attività di
reinserimento sociale e lavorativo portate avanti dalla struttura
penitenziaria.
(77;
09.10.2012) Giordano
Art. 1
(Modifica all'articolo15)
1.
AI comma 1 dell'articolo 15 della legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25
(Statuto della Regione Calabria) il numero "50" è sostituito dal
seguente: "40".
Art. 2
(Modifiche all'articolo 35)
1.
Il comma 3 dell’articolo 35 della l.r. 25/2004 è sostituito dal seguente:
"3.
La Giunta regionale è composta dal Presidente e da un numero di Assessori non
superiore a otto, compreso il Vice Presidente".
Art. 3
(Differimento dell’efficacia
della legge)
1.
La presente legge produce i suoi effetti a decorrere dalla decima legislatura
del Consiglio regionale della Calabria.
Capo I
Disposizioni generali
Art. 1
(Oggetto)
1.
La Regione Calabria, nel rispetto degli impegni assunti a livello
internazionale e comunitario dallo Stato italiano in materia di boschi,
territori montani, vincolo idrogeologico, difesa del suolo, tutela delle zone
di particolare interesse ambientale, biodiversità e sviluppo sostenibile e del
principio di leale collaborazione tra Governo e Regioni, definisce i principi
di indirizzo per incentivare la gestione forestale sostenibile al fine di
tutelare il territorio e contenere il cambiamento climatico, attivando e
rafforzando la filiera forestale dalla sua base produttiva e garantendo, nel lungo
temine, la multifunzionalità e la diversità delle risorse forestali.
2.
Il riordino e la riforma della normativa vigente in materia forestale sono
attuati nel rispetto della legge 15 marzo 1997, n. 59 (Delega al Governo per il
conferimento di funzioni e compiti alle Regioni ed Enti locali, per la riforma
della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa), del
decreto legislativo 4 giugno 1997, n. 143 (Conferimento alle Regioni delle
funzioni amministrative in materia di agricoltura e pesca e riorganizzazione
dell'Amministrazione centrale), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112
(Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed
agli Enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59),
della legge costituzionale n. 3 del 2001 (Modifiche al titolo V parte seconda
della Costituzione), del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227
(Orientamento e modernizzazione del settore forestale, a norma dell'articolo 7
della legge 5 marzo 2001, n. 57) come modificato dalla legge 35/2012, del
decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del
paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137), del
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale).
Art. 2
(Principi e finalità)
1.
La Regione Calabria, in armonia con i principi della gestione forestale
sostenibile, sanciti dal decreto del Ministro dell'ambiente 16 giugno 2005
(Linee guida di programmazione e forestale) e dal Programma Quadro del Settore
Forestale in relazione all'interesse fondamentale della collettività, considera
il bosco un sistema biologico complesso multifunzionale, in un contesto
produttivo sostenibile, e promuove:
a)
la difesa idrogeologica;
b)
la funzionalità degli ecosistemi forestali;
c)
la conservazione e l'appropriato sviluppo della biodiversità;
d)
la valorizzazione del paesaggio e il miglioramento dei prodotti del bosco
legnosi e non legnosi;
e)
il miglioramento delle condizioni socio-economiche delle aree a prevalente
interesse silvopastorale;
f)
l'attenta formazione delle maestranze forestali, degli operatori ambientali,
delle guide e degli addetti alla sorveglianza del territorio dipendenti dalle
amministrazioni locali;
g)
gli interventi per la tutela e la gestione ordinaria del territorio in grado di
stimolare l'occupazione diretta e indotta;
h)
iniziative atte a valorizzare la funzione socio-economica del bosco;
i)
l'ampliamento e il miglioramento delle aree forestali e del loro contributo al
ciclo globale del carbonio;
j)
l'esercizio delle funzioni inerenti la pianificazione, la programmazione e
l'attuazione per la difesa dei boschi dagli incendi e dalle avversità biotiche
ed abiotiche;
k)
l'approvazione ed il controllo dell'attuazione dei piani di gestione forestale,
la stesura dell'inventario forestale regionale e l'informatizzazione del
patrimonio forestale regionale;
l)
la gestione, la tutela e la valorizzazione dei beni immobili e delle opere
esistenti appartenenti al patrimonio regionale forestale;
m)
l'attività di ricerca e sperimentazione tesa a favorire l'interscambio di
conoscenze tra la comunità politica, imprenditoriale, professionale e
scientifica;
n)
la tenuta e l'aggiornamento del libro regionale dei boschi da seme, istituito
ai sensi del decreto legislativo 10 novembre 2003, n. 386 (Attuazione della
direttiva 1999/105/CE relativa alla commercializzazione dei materiali forestali
di moltiplicazione) al fine di tutelare e conservare gli ecosistemi forestali
e, in tale ambito, controllare la produzione vivaistica pubblica e privata per
la produzione di piante e certificarne la provenienza;
o)
lo sviluppo di forme di gestione associata delle proprietà forestali pubbliche
e private;
p)
la gestione forestale sostenibile compresa la certificazione forestale di
processo e di prodotto.
2.
Al fine di raggiungere gli obiettivi indicati al comma 1, la Regione promuove
accordi e intese istituzionali, gemellaggi, scambi formativi e progetti di
valenza interregionale e internazionale con le altre regioni italiane e con gli
Stati esteri.
Art. 3
(Funzioni della Regione)
1.
Le funzioni amministrative relative al settore forestale sono esercitate dalla
Regione secondo la normativa vigente.
Art. 4
(Definizioni)
1.
Ai fini della presente legge i termini bosco, foresta e selva sono equiparati.
2.
Con la definizione di "bosco" si individuano i terreni coperti da
vegetazione forestale arborea, associata o meno a quella arbustiva, di origine
naturale o artificiale, in qualsiasi stadio di sviluppo, che abbiano estensione
superiore a 2.000 metri quadrati, larghezza media superiore a 20 metri,
misurata al piede delle piante di confine e copertura arborea superiore al 20
per cento ai sensi del d.lgs. 227/2001. Non costituiscono interruzione della
superficie boscata le infrastrutture e i corsi d'acqua presenti all'interno
delle formazioni vegetali di larghezza pari o inferiore a 4 metri, le golene e
le rive dei corsi di acqua in fase di colonizzazione arbustiva o arborea. Sulla
determinazione dell'estensione e della larghezza minima non influiscono i
confini delle singole proprietà.
3.
Ai soli fini statistici, di inventario e monitoraggio è adottata la definizione
di bosco usata dall'ISTAT e dal Ministero delle politiche agricole alimentari e
forestali per l'Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di
carbonio.
4.
Sono assimilati a bosco:
a)
i fondi gravati dall'obbligo di rimboschimento, per le finalità di difesa
idrogeologica del territorio, qualità dell'aria, salvaguardia del patrimonio
idrico, conservazione della biodiversità, protezione del paesaggio e
dell'ambiente in generale;
b)
le aree forestali temporaneamente prive di copertura arborea e arbustiva a
causa di utilizzazioni forestali, avversità biotiche o abiotiche, eventi
accidentali e incendi;
c)
le radure d'estensione inferiore a 2.000 metri quadrati che interrompono la
continuità del bosco;
d)
i castagneti da frutto abbandonati in fase di rinaturalizzazione;
e)
le sugherete;
f)
gli ericeti;
g)
la macchia mediterranea.
5,
La definizione di bosco di cui ai commi 2 e 4 si applica anche ai fini
dell'articolo 142, comma 1, lettera g), del decreto legislativo n. 42 del 2004.
6.
Non sono considerate bosco le Short rotation forestry, le coltivazioni di
alberi di natale, i ginestreti, i cisteti, i parchi urbani, i filari di piante,
i frutteti e i castagneti da frutto.
7.
Per arboricoltura da legno si intende la coltivazione, in terreni non boscati,
di alberi di interesse forestale, anche attuata nell'ambito delle politiche nazionali
di sviluppo forestale ed europee di sviluppo rurale, finalizzata alla
produzione di legno di qualità o di quantità e di biomassa per fini energetici.
La coltivazione è reversibile al termine del ciclo colturale tecnico economico.
L'arboricoltura da legno non comporta di per sé l'assoggettamento al vincolo
idrogeologico e forestale dei terreni su cui è esercitata.
8.
Con l'espressione "selvicoltura" si intende la coltivazione e l'uso
del bosco al fine di conseguire le seguenti finalità:
a)
l'ottenimento di produzione legnosa;
b)
il mantenimento del sistema bosco in equilibrio con l'ambiente;
c)
la conservazione della biodiversità, l'aumento della stessa e, più in generale,
della complessità del sistema;
d)
la congruenza dell'attività colturale con gli altri sistemi con i quali il bosco
interagisce.
9.
Con l'espressione taglio colturale, ai sensi e per gli effetti dell'articolo
149 del d.lgs. 42/2004 e dell'articolo 6, comma 4, del d.lgs. 227/2001, si
indicano i tagli condotti nel ciclo di coltivazione del bosco ed eseguiti in
conformità agli strumenti di pianificazione forestale -piani di assestamento
forestale, piani di coltura, piani di taglio e regolarmente approvati o, in
mancanza di questi, alle disposizioni dettate dai relativi regolamenti.
10.
È considerata conversione del bosco la variazione della forma di governo da
ceduo semplice, o ceduo semplice matricinato, a ceduo composto o a fustaia.
11.
Ai fini della presente legge si intende per trasformazione del bosco, ivi
inclusi quelli di neoformazione di cui al comma 13, ogni intervento finalizzato
ad un uso del suolo diverso da quello forestale mediante eliminazione
permanente della vegetazione arborea e arbustiva esistente, per cui sono da
ritenere insussistenti i requisiti di cui al comma 2. La trasformazione del
bosco riveste carattere di eccezionalità ed è consentita esclusivamente per
opere pubbliche e di pubblica utilità.
12.
Per sostituzione di specie si intendono gli interventi finalizzati alla
introduzione di specie forestali estranee all'area di intervento, ancorché
diverse da quelle preesistenti.
13.
Si definiscono boschi di neoformazione i soprassuoli originati per
disseminazione spontanea di specie forestali in terreni prima utilizzati a
pascolo o in quelli destinati a coltivazioni agrarie, che abbiano estensione e
larghezza come indicate al comma 2. Sono considerati boschi di neoformazione
anche le formazioni costituite da vegetazione forestale arborea o arbustiva
esercitanti una copertura del suolo pari ad almeno il 40 per cento.
14.
Per sistemazioni idraulico-forestali si intendono gli interventi di carattere
intensivo e estensivo che si attuano congiuntamente nel territorio ai fini
della conservazione e difesa del suolo dal dissesto idrogeologico.
15.
Ai fini della presente legge, sono considerati alberi monumentali, ai sensi
della legge regionale 7 dicembre 2009, n. 47 (Tutela e valorizzazione degli
alberi monumentali e della flora spontanea autoctona della Calabria) e boschi
vetusti, i singoli esemplari e le specifiche aree boscate, di origine naturale
o antropica, che per età, forme, dimensioni o ubicazione ovvero per ragioni
storiche, letterarie, toponomastiche o paesaggistiche, culturali e spirituali
presentino caratteri di preminente interesse tali da richiedere una speciale
conservazione.
16.
Per viabilità forestale si intende la rete viaria dedicata al servizio dei
patrimoni silvo-pastorali, incluse le infrastrutture ad essa funzionali, nonché
al collegamento con la rete viaria pubblica.
17.
Le norme regolamentari definiscono gli scopi, le tipologie e le caratteristiche
tecnico-costruttive della viabilità forestale, in considerazione del tipo di
utilizzo e del contesto territoriale.
18.
Si considerano terreni abbandonati o incolti i terreni agricoli che non siano
stati destinati a uso produttivo da almeno cinque anni e che non abbiano le
caratteristiche riportate ai commi 2 e 4.
Art. 5
(Regolamenti forestali)
1.
Ai fini della tutela e del corretto uso del bosco, delle aree boscate e
pascolive, la Regione adotta regolamenti forestali, di seguito definiti
"regolamenti", con riferimento all'intero territorio regionale.
2.
I regolamenti dettano le norme di tutela, i vincoli e le prescrizioni previsti
dalla presente legge, si conformano alla prescrizioni dei piani di bacino di
cui al d.lgs. 15212006, e tengono altresì conto delle esigenze di tutela della
fauna selvatica e dei suoi habitat come previsto dal decreto del Presidente
della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357.
3.
Attraverso i regolamenti di cui al comma 1, la Regione disciplina:
a)
le attività che interessano i terreni non boscati sottoposti a vincolo
idrogeologico;
b)
la tutela e la valorizzazione dei beni immobili e delle opere esistenti
appartenenti al patrimonio regionale forestale.
4.
La Regione, nelle more della redazione e dell'attuazione dei regolamenti,
applica, con riferimento all'intero territorio regionale, le Prescrizioni di
Massima e di Polizia Forestale (P.M. P.F.) approvate con deliberazione della
Giunta regionale 20 maggio 2011, n. 218 e la legge regionale 26 agosto 1992, n.
15 (Disciplina dei beni in proprietà della Regione) e successive modifiche ed
integrazioni.
5.
Le P.M.P.F. di cui al comma 4 regolano le attività di gestione forestale per le
seguenti finalità:
a)
l'applicazione del vincolo idrogeologico e delle attività silvo-pastorali in
attuazione del regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267 e del d.lgs. n. 227/2001;
b)
tutela dell'assetto idrogeologico (d.lgs. 152/2006);
c)
salvaguardia e la valorizzazione delle zone montane (legge 31 gennaio 1994, n.
97);
d)
tutela e valorizzazione dei beni ambientali e paesaggistici (legge 6 dicembre
1991, n. 394, d.lgs. 42/2004, d.lgs. 152/2006);
e)
tutela della biodiversità e degli habitat naturali nella rete Natura 2000
(d.p.r. 357/1997, d.p.r. 120/2003, legge 11 febbraio 1992, n. 157).
6.
La Giunta regionale approva i Regolamenti Forestali entro dodici mesi
dall'entrata in vigore della presente legge.
Capo II
Programmazione e pianificazione
forestale
Art. 6
(Ruolo della pianificazione)
1.
La Regione, in conformità al Piano Forestale Regionale ed ai documenti di
programmazione adottati in relazione al piano stesso, promuove la
pianificazione forestale come strumento prioritario per la gestione sostenibile
del patrimonio boschivo e pascolivo in armonia con i principi sanciti
all'articolo 2.
2.
Il Piano Forestale Regionale, di seguito definito anche "PFR",
rappresenta il documento fondamentale di programmazione delle attività in campo
forestale e si propone di implementare a livello locale la gestione forestale
sostenibile in base ai criteri generali di intervento indicati nel decreto del
Ministro dell'ambiente del 16 giugno 2005.
3.
La Regione provvede alla redazione e revisione del Piano Forestale
coerentemente agli indirizzi strategici nazionali definiti nel Programma Quadro
per il Settore Forestale di cui alla legge 296/2006. " Piano Forestale
Regionale, secondo quanto stabilito nel PQSF 12008, attraverso lo studio e la
conoscenza delle caratteristiche principali del patrimonio forestale e delle
situazioni ecologiche in cui si sviluppa, individua gli interventi e i tempi
utili per realizzare una corretta gestione dei boschi, correlandola con
l'erogazione dei servizi utili ai proprietari e alla collettività.
4.
Il PFR ha valenza quinquennale ed è redatto dal dipartimento competente in
materia di agricoltura, foreste e forestazione e approvato dalla Giunta
regionale. La pianificazione del patrimonio boschivo e pascolivo si attua
tramite l'elaborazione e l'applicazione dei piani di gestione di proprietà
pubbliche o private, singole o associate, previsti nell'articolo 7.
5.
La pianificazione di cui all'articolo 7 si applica anche ai boschi di uso
civico
Art. 7
(Piani di gestione e assestamento
forestale)
1.
I piani di gestione e assestamento forestale hanno una validità non superiore a
venti anni.
2.
Il piano di gestione e assestamento forestale deve contenere i seguenti
elementi:
a)
relazione e obiettivi del piano;
b)
delimitazione e zonizzazione del patrimonio;
c)
documentazione cartografica;
d)
analisi pedoclimatica e vegetazionale;
e)
descrizione dei tipi forestali, dei comparti colturali e delle unità colturali;
f)
valutazione della vulnerabilità idrogeologica ed eventuali misure di
mitigazione messe in campo;
g)
determinazione della provvigione e della ripresa legnosa;
h)
piano degli interventi selvicolturali;
i)
piano della viabilità forestale ed eventuali opere di sistemazioni
idraulico-forestali;
j)
modalità e tecniche di esercizio dell'attività di utilizzazione forestale;
k)
disciplina dell'esercizio di attività inerenti le produzioni forestali non
legnose;
l)
indicazioni gestionali di eventuali aree naturali protette secondo i principi
sanciti dalla legge n. 394 del 1991, di alberi monumentali ai sensi della l.r.
47/2009 e boschi vetusti;
m)
indicazioni gestionali per la tutela della biodiversità e degli habitat
naturali nella Rete Natura 2000 (d.p.r. 357/1997, d.p.r. 120/2003, l.
157/1992).
3.
Qualora le aree boscate siano utilizzate per il pascolo degli animali,
conformemente a quanto previsto nei regolamenti, il piano di gestione e
assestamento forestale può contenere una specifica pianificazione
dell'esercizio delle attività zootecniche secondo quanto previsto dal
regolamento d'uso. In tal caso, il piano può interessare anche aree non boscate
ed esterne a quelle definite dall'articolo 4 commi 2 e 4, ma ad esse contigue.
4.
Il piano di gestione forestale è obbligatorio per tutte le proprietà pubbliche
e per quelle private con superficie forestale maggiore o uguale a 100 ettari,
anche prevedendo forme di incentivazione alla gestione associata.
5.
La pianificazione dei boschi e dei pascoli di proprietà privata superiore a 50
ettari e inferiore a 100 ettari deve attuarsi, in alternativa ai piani di cui
al comma 1, attraverso piani poliennali di taglio. Per superfici inferiori a 50
ettari è previsto la redazione di idonea progettazione secondo le disposizioni
previste dai regolamenti.
6.
I piani poliennali di taglio di cui al comma 5 hanno durata minima di cinque
anni e massima di dieci anni. In ogni caso non possono derogare alle
disposizioni previste dai regolamenti.
7.
Il piano poliennale di taglio deve contenere i seguenti elementi:
a)
obiettivi del piano;
b)
analisi delle caratteristiche stazionali dell'area;
c)
parametri dendroauxometrici;
d)
relazione tecnica forestale;
e)
cartografia catastale, tecnica, oppure topografica, dell'area.
8.
Per gli aspetti non specificatamente indicati dai piani di gestione e
assestamento forestale di cui al comma 1, valgono le disposizioni dei
regolamenti. I piani di cui al comma 1 sono approvati dal dipartimento
competente in materia di agricoltura foreste e forestazione.
9.
Prima della loro approvazione, i piani riguardanti territori ricadenti in tutto
o in parte nell'ambito di un'area naturale protetta devono essere trasmessi
all'ente gestore dell'area stessa per il rilascio del nullaosta. In tal caso il
termine di cui al comma 9 è sospeso e riprende a decorrere dalla data di
comunicazione del nullaosta.
10.
Nelle aree ricadenti all'interno della Rete Natura 2000 i piani sono
assoggettati alla procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA) o di
valutazione di impatto strategica (VAS) a norma del d.lgs. 152/2006 e del
regolamento regionale 6 novembre 2009, n. 16.
11.
Nelle more del rilascio dei nullaosta da parte degli enti gestori delle aree
protette, i piani sono approvati dal dipartimento competente in materia
agricoltura, foreste e forestazione, qualora ne sussistano le condizioni di
conformità ai regolamenti o al PFR. In tal caso è fatto obbligo ai progettisti
redattori dei progetti di taglio di produrre le relative autorizzazioni a cura
del dipartimento regionale competente, pena la mancata approvazione del
progetto.
Art. 8
(Servizi informativi, cartografia
e inventario forestale, ricerca e sperimentazione)
1.
La Regione tramite l'ufficio regionale competente, promuove la redazione
dell'Inventario forestale regionale secondo quanto previsto dal PFR.
2.
La Regione Calabria promuove la realizzazione del Sistema Informativo Forestale
della Regione Calabria (S.I.F.CAL.) per le proprie finalità di pianificazione,
programmazione e controllo dell'assetto forestale regionale.
3.
Il S.I.F.CAL. è collocato e gestito presso il dipartimento competente in
materia agricoltura, foreste e forestazione e raccoglie, elabora ed archivia,
le informazioni relative alla materia forestale ed al vincolo idrogeologico.
4.
Per le finalità di cui al comma 3, il dipartimento si avvale della struttura
del Centro cartografico regionale.
5.
La Regione promuove la ricerca e la sperimentazione e a tal fine può affidare,
attraverso apposita convenzione, a enti di ricerca, a istituti di
sperimentazione e ad altri organismi scientifici, l'esecuzione di studi
finalizzati alla conoscenza e all'innovazione nel settore forestale,
nell'esercizio delle attività forestali, nella filiera foresta-legno e nel settore
degli impianti di produzioni legnose specializzate.
6.
La Regione favorisce la costituzione di una rete permanente di monitoraggio
delle risorse forestali, anche per fini sperimentali, individuando specifiche
stazioni all'interno delle proprietà forestali.
Art. 9
(Forme associative di gestione e
affidamento dei beni)
1.
La Regione promuove la formazione di consorzi e altre forme associative allo
scopo di gestire in modo programmato, integrato e coordinato, il patrimonio
silvo-pastorale facente capo a proprietari diversi.
2.
I consorzi e le altre forme associative per la gestione delle aree boscate
ricadenti all'interno del territorio delle aree naturali protette regionali,
possono stipulare apposite convenzioni con gli enti gestori delle aree stesse,
per avvalersi dei loro uffici tecnici, amministrativi e degli altri mezzi
strumentali per la gestione dell'area boscata.
3.
Gli enti pubblici e collettivi, per l'amministrazione dei beni soggetti a uso
civico, possono aderire a iniziative per la gestione associata dei boschi sulla
base di convenzioni, in cui siano specificati, le forme e i modi dell'esercizio
dell'uso civico nella nuova modalità di gestione.
4.
I proprietari pubblici e privati possono affidare, attraverso apposita
convenzione, agli Enti locali e agli enti gestori delle aree naturali protette,
ovvero a altri soggetti pubblici e privati, la gestione del proprio patrimonio
boschivo.
5.
L'affidamento può essere richiesto sulla base di una proposta progettuale di
gestione delle risorse forestali. La gestione deve conformarsi al piano di
gestione e assestamento forestale.
Art. 10
(Amministrazione del patrimonio
forestale pubblico e collettivo)
1.
Gli Enti pubblici e collettivi gestiscono direttamente, anche in forma
associata, il proprio patrimonio forestale.
2.
Gli enti di cui al comma 1 destinano almeno il 10 per cento dei ricavi di tutte
le attività connesse con la gestione dei beni forestali di proprietà, ivi
compresi gli introiti derivanti dalle attività forestali e zootecniche, per
attuare interventi di pianificazione, conservazione, miglioramento e
potenziamento dei boschi e per la realizzazione di opere connesse alla
viabilità forestale. Tali somme devono essere iscritte nel bilancio di
previsione dell'ente proprietario, in apposito capitolo di spesa vincolato.
L'ente proprietario deve procedere all'accantonamento anche se la gestione è
svolta da soggetti diversi dallo stesso. Nel caso delle foreste demaniali di
proprietà della Regione, è cura dell'ente delegato procedere
all'accantonamento.
3.
Nel caso di attività realizzate in assenza del piano di gestione e assestamento
forestale di cui all'articolo 7, l'ente gestore deve accantonare almeno il 20
per cento dei ricavi della gestione dei beni forestali di proprietà, secondo le
modalità indicate al comma 2, per finanziare prioritariamente la redazione dei
piani stessi.
4.
La cessione dei beni agro-silvo-pastorali alienabili degli Enti pubblici deve avvenire
in conformità alle procedure previste dalla normativa vigente in materia.
5.
Gli enti titolari del patrimonio forestale, laddove quest'ultimo sia già stato
oggetto di pianificazione forestale di cui all'articolo 7, possono concedere,
con provvedimento motivato, attraverso procedure ad evidenza pubblica, l'uso
temporaneo di tale patrimonio a soggetti privati, con priorità per quelli senza
fini di lucro, o aventi finalità mutualistiche. In assenza di pianificazione,
il provvedimento di concessione deve prevedere l'obbligo, da parte dell'ente
proprietario, di redazione del piano di gestione entro diciotto mesi dal
rilascio della concessione, pena la decadenza della stessa. Nel caso in cui le
concessioni riguardino beni ricadenti all'interno di aree naturali
"protette, il rilascio delle concessioni è subordinato al parere da parte
degli uffici gestori dell'area protetta e in caso di aree ricadenti in Rete
Natura 2000, al nullaosta da parte del dipartimento competente in materia di
politiche dell'ambiente, come previsto dal regolamento regionale n. 16 del 2009
in applicazione del d.p.r. 357/97.
Capo III
Gestione forestale sostenibile
Art. 11
(Generalità)
1.
La gestione forestale sostenibile si attua attraverso l’applicazione della
selvicoltura di cui all'articolo 4 comma 8.
2.
Le attività di gestione forestale sostenibile rappresentano fattore di sviluppo
dell'economia locale e regionale, di controllo sul territorio, di miglioramento
delle condizioni economiche e sociali, nonché di nuove opportunità
imprenditoriali e occupazionali, anche in forma associata o cooperativa, nel
rispetto delle normative previste a livello internazionale in tema di
abbattimento delle emissioni di anidride carbonica.
Art. 12
(Misure per favorire la
biodiversità)
1.
La Regione Calabria promuove la tutela e l'incremento della biodiversità
secondo quanto previsto dai regolamenti.
Art. 13
(Certificazione forestale)
1.
Ai fini di cui all'articolo 2, comma 2, lettera n), la Regione promuove
l'introduzione e il mantenimento di sistemi di certificazione della gestione
forestale sostenibile, dell'arboricoltura da legno, dei prodotti secondari del
bosco e di quelli da esso derivati.
Art. 14
(Divieti)
1.
Ai sensi dell'articolo 6, comma 2, del d.lgs. 227/2001 e nei limiti dei
regolamenti è vietata la conversione dei boschi governati o avviati a fustaia
in boschi cedui.
2.
Nelle fustaie il taglio raso di norma è vietato. Tuttavia questo può essere
effettuato se previsto dal piano di assestamento o di gestione, dal piano dei
tagli o dal piano di coltura, negli impianti di specie esotiche e di quelli per
l'arboricoltura da legno.
3.
In deroga ai divieti di cui ai commi 1 e 2. la Regione può autorizzare
interventi finalizzati alla difesa fitosanitaria, alla salvaguardia della
pubblica incolumità o per altri motivi di rilevante interesse pubblico.
Art. 15
(Albo delle imprese forestali)
1.
Al fine di promuovere la crescita delle imprese e di qualificarne la
professionalità, è istituito, presso il Dipartimento Agricoltura, Foreste e
Forestazione, ai sensi dell'articolo 7 del d.lgs 227/2001, l’albo regionale
delle imprese forestali per l'esecuzione di lavori, opere e servizi in ambito
forestale.
2.
I regolamenti disciplinano le modalità di accesso e di tenuta del summenzionato
albo.
Art. 16
(Principi per la tutela del
patrimonio genetico forestale)
1.
La Regione promuove la conservazione e la tutela del patrimonio genetico
forestale autoctono e sostiene l'utilizzo, la moltiplicazione e la diffusione
delle specie forestali autoctone, arboree e arbustive, di provenienza
certificata.
2.
La Regione provvede all'individuazione di popolamenti e di singole piante in
grado di fornire materiale di riproduzione e propagazione idoneo alla
coltivazione vivaistica.
3.
La Regione promuove l'individuazione di un apposito centro regionale per la
produzione di semi forestali autoctoni certificati e per la redazione di registri
regionali dei materiali di base.
Art. 17
(Produzione di piante forestali)
1.
La Regione, tramite il centro regionale e vivaisti autorizzati (se, per questi
ultimi, è previsto dalla normativa vigente), provvede alla produzione di piante
forestali certificate ai sensi della direttiva 1999/105/CE del Consiglio, del
22 dicembre 1999, per come recepita dalla legge 18012002, dal d.lgs. 386/2003 e
successive modificazioni.
2.
La Regione, tramite il centro regionale, provvede, altresì, alla manutenzione
delle strutture individuate ai fini vivaistici, nonché all'approvvigionamento
di semi e piantine.
Art. 18
(Raccolta delle piante e dei
prodotti secondari del bosco)
1.
La raccolta delle piante e dei prodotti secondari del bosco, ove disciplinata
dai regolamenti comunali, deve svolgersi in modo da evitare danni permanenti
alle specie ed all'habitat in cui vivono.
2.
Nei boschi pubblici, in mancanza di appositi regolamenti comunali che ne
disciplinano l'uso, è vietata la raccolta dei prodotti secondari quali asparago,
agrifoglio, pungitopo.
3.
I comuni devono dotarsi dei suddetti regolamenti entro due anni dall’entrata in
vigore della presente legge.
Capo IV
Funzione produttiva
Art. 19
(Utilizzazioni boschive e
viabilità forestale)
1.
La Regione, al fine di favorire l'occupazione e la permanenza delle popolazioni
nei territori montani, quale contributo allo sviluppo della filiera
foresta-legno e all'applicazione delle corrette metodologie di lavoro in bosco,
promuove, per le imprese di utilizzazione forestale che ne fanno richiesta, già
indicate all'articolo 15 comma 4, l'ammodernamento di dotazioni, impianti,
strutture ed infrastrutture, nonché l'attuazione di misure ed interventi nel
campo della prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro.
2.
Per il taglio e l'allestimento dei prodotti boschivi principali si rimanda a
quanto previsto dai regolamenti.
3.
La Regione individua nella realizzazione e manutenzione della viabilità
forestale, lo strumento per conseguire una razionale gestione della risorsa
forestale e la tutela del territorio.
4.
L'implementazione della rete viaria forestale e gli interventi che comportano
la modifica del tracciato di viabilità esistente o il suo allargamento, la
realizzazione di imposti e piazzali di accatastamento temporanei, nonché gli
interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria, sono soggetti a quanto
prescritto nei regolamenti.
Art. 20
(Impiego delle risorse legnose)
1.
La Regione, in armonia con i principi espressi dal Protocollo di Kyoto e con
gli impegni sul clima ed energia assunti dall'Unione Europea, promuove la
produzione della risorsa legno quale materia prima rinnovabile per gli impieghi
nel campo industriale, energetico e artigianale anche allo scopo di ridurre le
emissioni di carbonio nell'atmosfera, secondo gli indirizzi del Piano Forestale
Regionale.
2.
L'amministrazione regionale incentiva la gestione dei sistemi di certificazione
forestale e delle relative catene di custodia per i prodotti forestali.
3.
La Regione promuove l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili provenienti
dalla foresta e dall'arboricoltura da legno mediante la realizzazione di
impianti per la produzione di biomassa legnosa. Le aziende e le imprese
forestali che operano nel territorio regionale devono privilegiare l'utilizzo
delle biomasse legnose prodotte localmente. La Regione promuove inoltre lo
sviluppo di filiere integrate bosco-legno-energia al fine di attuare politiche
ad alta sostenibilità economica/ambientale.
Art. 21
(Arboricoltura da legno)
1.
La Regione promuove la produzione legnosa fuori foresta e a tal fine eroga
contributi a enti e aziende agroforestali singole o associate, nonché ai
proprietari dei fondi o soggetti da essi delegati, con priorità alle aziende in
possesso di certificazione forestale e a quelle associate.
2.
Gli impianti di arboricoltura da legno realizzati con finanziamenti pubblici
devono essere gestiti secondo un piano di coltura e conservazione.
Art. 22
(Gestione dei castagneti)
1.
La Regione attribuisce ai castagneti un ruolo fondamentale per la stabilità
idrogeologica del territorio, per il valore naturalistico degli ecosistemi, per
la qualità del paesaggio e per l'economia rurale e forestale.
2.
La Regione supporta le iniziative finalizzate all'ecocertificazione del legno
di qualità e promuove inoltre le produzioni da frutto delle cultivar autoctone
pregiate.
3.
Il ripristino e miglioramento dei castagneti degradati deve essere effettuato
secondo quanto stabilito dai regolamenti.
4.
Nel caso di ampliamento, rinfoltimento o sostituzione di piante di castagno sia
da legno che da frutto con esemplari della medesima specie, il materiale di
propagazione deve essere certificato a norma d.lgs. 386/2003.
Capo V
Funzione protettiva e di difesa
idrogeologica
Art. 23
(Trasformazione e conversione del
bosco)
1.
La Regione applica la disciplina del vincolo idrogeologico, secondo quanto
previsto dal r.d. 3267/1923 e dall'articolo 4 comma 2 del d.lgs. 227/2001.
2.
La trasformazione dei boschi finalizzata al mutamento di destinazione di uso
del suolo è soggetta al vincolo idrogeologico, ed all'autorizzazione
paesaggistica di cui all'articolo 146 del d.lgs. 42/2004.
3.
E' vietata la trasformazione e il mutamento di destinazione d'uso dei terreni
sottoposti a sistemazione idraulico-forestali e rimboschiti con finanziamento
pubblico a totale carico dello Stato o della Regione, riconsegnati ai legittimi
proprietari, o ai loro aventi causa, con piano di coltura e conservazione ai
sensi e per gli effetti dell'articolo 68 del r.d.1. 1126/26 e dell'articolo 53
del r.d. 3267/23.
4.
La trasformazione e il mutamento di destinazione d'uso dei terreni di cui al
comma precedente può essere consentita, in casi eccezionali, fatta salva fa
tutela idrogeologica, e con le modalità stabilite dai regolamenti:
a)
per la realizzazione di opere pubbliche di pubblica utilità;
b)
nelle aree di estensione tale da interrompere la continuità del bosco, che
risultino prive di copertura arborea e arbustiva da almeno quindici anni, a
causa di avversità biotiche, abiotiche o eventi accidentali, ad esclusione dei
casi di cui alla legge 353/2000, al fine di destinarle al recupero
dell'attività agricola, dove questa rivestiva, e può continuare a farlo, una
funzione storico/paesaggistica e socio-economica significativa.
5.
La sostituzione di specie forestali autoctone è di norma vietata. Per le specie
esotiche o per quelle al di fuori del loro campo di idoneità ecologico, è
auspicabile prevedere, previa autorizzazione, la loro graduale sostituzione.
6.
E’ richiesta la preventiva autorizzazione regionale per tutti gli interventi di
taglio e eventuale successiva estirpazione delle ceppaie finalizzati alla
ricostituzione del bosco, al suo reimpianto, alla sostituzione delle specie
legnose o alla sottopiantagione con altre specie autoctone.
7.
E’ vietata la conversione delle fustaie e dei soprassuoli transitori, in boschi
cedui, a eccezione delle piantagioni di eucalipto. E' altresì vietata la
ceduazione dei boschi che hanno oltrepassato un'età pari a due volte il turno
minimo previsto dai regolamenti, fatti salvi gli interventi sui popolamenti di
castagno e leccio e quelli di tutela fitosanitaria delle specie quercine. E',
infine, vietata la conversione dei cedui composti in cedui semplici o semplici
matricinati.
Art. 24
(Riconsegna dei terreni tenuti in
occupazione temporanea)
1.
I terreni tenuti in occupazione temporanea, rimboschiti con finanziamento
pubblico a totale carico dello Stato e della Regione, devono essere ridisegnati
con le modalità stabilite dai regolamenti.
2.
La riconsegna ai legittimi proprietari o ai loro aventi causa, da parte
dell'ente che li ha realizzati oppure dell'ente occupante, avverrà previa
dichiarazione di compiutezza dei lavori di sistemazione idraulico-forestale,
anche allo scopo di accertare se la continuità del bosco realizzato può
ritenersi garantita.
3.
Al fine della riconsegna ai legittimi proprietari, o ai loro aventi causa, dei
terreni di cui al comma 2, l’ente occupante deve altresì predisporre, ai sensi
dell'articolo 54 del r.d. 3267/23, il piano di coltura e conservazione delle
operazioni di governo boschivo da sottoporre inoltre, con le modalità stabilite
dai regolamenti, all'approvazione del dipartimento competente in materia di
agricoltura, foreste e forestazione.
4.
Il piano di coltura e conservazione, ferma restando la tutela idrogeologica e
con le modalità stabilite dai regolamenti, può prevedere, in casi eccezionali,
la trasformazione dei terreni, nelle aree di estensione tali da interrompere la
continuità del bosco e prive di copertura arborea e arbustiva, da almeno
quindici anni, a causa di avversità biotiche o abiotiche o eventi accidentali,
esclusi i casi di cui alla legge 353/2000.
5.
Su istanza di parte, tesa a ottenere la restituzione di aree assoggettate a
vincolo di rimboschimento, ai sensi dell'articolo 54 del r.d. 3267/1923, ma
prive di copertura arborea, le stesse potranno essere restituite con la
prescrizione di assoggettarle al rimboschimento.
6.
Qualora al momento della riconsegna si accerti l'esistenza sui terreni di
costruzioni appartenenti al patrimonio pubblico o privato, le stesse, se
realizzate prima dell'emanazione del decreto di occupazione, debbono essere
considerate nel piano di coltura e conservazione. Devono essere escluse le aree
edificate in costanza dell'occupazione dei terreni, come previsto dai regolamenti.
Art. 25
(Rimboschimento compensativo)
1.
Nei casi in cui la trasformazione autorizzata del bosco interessi aree di
superficie superiore a 2000 metri quadrati, la stessa è condizionata al
rimboschimento di terreni nudi di superficie uguale a quelle trasformate,
nell'ambito dello stesso bacino idrografico. Il rimboschimento è soggetto alle
disposizioni di cui al d.lgs 42/2004 ed è disciplinato dai regolamenti.
Art. 26
(Divieti)
1.
È fatto divieto di trasformazione dei boschi presenti sul territorio regionale,
fatto salvo quanto previsto dall'articolo 4, comma 12.
Art. 27
(Sistemazioni idraulico
forestali)
1.
La Regione provvede alle sistemazioni idraulico-forestali ed alla conservazione
e difesa del suolo, nonché alla conservazione e alla manutenzione delle opere
esistenti, secondo la normativa vigente.
2.
Le sistemazioni idraulico forestali si attuano mediante il consolidamento dei
versanti, l'esecuzione di opere paramassi, il ripristino e la regolazione delle
normali sezioni di deflusso, la riqualificazione ambientale, facendo anche
ricorso a tecniche di ingegneria naturalistica.
3.
Rientrano negli interventi di cui al comma 2, anche la costruzione di strade di
servizio necessarie alla realizzazione delle opere medesime e l'acquisto di
attrezzature per l'esecuzione di lavori in amministrazione diretta.
4.
La Giunta regionale può individuare e delimitare bacini pilota nei quali
attuare a scopo sperimentale studi, ricerche e interventi particolari, ai fini
di determinare i criteri tecnico-economici più idonei per conseguire gli scopi
di cui ai commi 1 e 2.
5.
Per la conservazione dell'efficienza delle opere di sistemazione idraulico
forestale, danneggiate da eventi calamitosi eccezionali, il Presidente della
Giunta regionale su relazione del dipartimento competente in materia di
agricoltura, foreste e forestazione, dispone direttamente il pronto intervento
per il loro ripristino, qualora questo non possa essere rinviato nel tempo
senza pericolo per la pubblica incolumità.
Art. 28
(Lavori di pronto intervento e modalità
di esecuzione)
1.
Si definiscono di pronto intervento i lavori di carattere straordinario,
urgente e indifferibile diretti a:
a)
prevenire e fronteggiare situazioni di dissesto a evoluzione rapida e
pericolosa per l'equilibrio idrogeologico del territorio montano;
b)
ripristinare la piena funzionalità della viabilità forestale e delle opere di
sistemazione idraulico-forestale danneggiate o distrutte, nonché il regolare
deflusso dei corsi d'acqua montani alterati da eventi calamitosi;
c)
ripristinare la funzione di protezione idrogeologica del bosco mediante il
rinsaldamento delle pendici e la ricostituzione dei popolamenti forestali
gravemente danneggiati da avversità atmosferiche, incendi e attacchi
parassitari;
d)
verificare lo stato dell’ambiente con particolare riguardo all'accertamento
dell'eventuale presenza di sostanze tossiche potenzialmente dannose per la
salute umana prodotte in conseguenza degli incendi. A tale scopo la Regione
attiva, al verificarsi di un incendio boschivo, gli enti strumentali competenti
affinché vengano effettuate analisi della qualità dell'aria in prossimità dei
territori interessati valutando in particolare i livelli di PM10 e PM25,
Benzene, IPA e diossine.
Capo VI
Funzione ambientale e
naturalistica
Art. 29
(Alberi e specie arbustive
sottoposte a tutela)
1.
La Regione promuove l'individuazione e la tutela dei boschi vetusti, degli
alberi monumentali e delle specie arbustive per come prescritto dai
regolamenti, dal d.p.r. 357/1997 e dalla l.r. 47/2009.
Art. 30
(Raccolta e commercializzazione
di funghi e tartufi)
1.
La raccolta e la commercializzazione di funghi epigei e ipogei è disciplinata
dalla legge regionale 26 novembre 2001, n. 30 (Normativa per la
regolamentazione della raccolta e commercializzazione dei funghi epigei ed
ipogei freschi e conservati) e successive modifiche in integrazioni.
2.
Nei boschi ricadenti nei territori dei Parchi nazionali la raccolta dei funghi
epigei è regolamentata da quanto previsto nei relativi piani e nelle misure di
salvaguardia.
Art. 31
(Raccolta dello strame, copertura
morta o lettiera)
1.
La raccolta dello strame, copertura morta o lettiera è, di norma, vietata in
quanto si tratta di elementi peculiari della biocenosi. Può essere autorizzata
secondo quanto prescritto dai regolamenti.
2.
La raccolta del terriccio è sempre vietata.
Art. 32
(Forme di tutela nelle aree
protette e nei siti Natura 2000)
1.
La Regione, in ottemperanza alla legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro
sulle aree protette) e a quanto prevista dalla direttiva Habitat n. 92/43/CEE e
dalla direttiva Uccelli n. 2009/147/CE promuove e partecipa all'istituzione e
alla gestione di aree protette regionali, interregionali, nazionali e
internazionali.
2.
Le misure di conservazione nei siti della Rete Natura 2000 sono predisposte
all'interno dei piani di gestione e assestamento forestale.
Capo VII
Prevenzione e lotta ai processi
di degrado dei boschi
Art. 33
(Piano regionale di previsione,
prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi)
1.
La Regione si impegna a redigere il piano regionale di previsione, prevenzione
e lotta attiva contro gli incendi boschivi.
2.
Ferme restando le competenze delle amministrazioni statali in materia,
nell'esercizio delle funzioni concernenti la lotta attiva contro gli incendi
boschivi, la Regione si avvale di quanto previsto dall'articolo 7 della l.
353/2000.
3.
Alle aree boscate e ai pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco
si applicano i vincoli, i divieti, le prescrizioni e le sanzioni previsti
dall'articolo 10 della L. 353/2000 e dai commi successivi del presente
articolo.
4.
Nel rispetto dei divieti e delle prescrizioni stabiliti dall'articolo 10 della L.
353/2000 e dal presente articolo, i regolamenti indicano le attività vietate e
le modalità di esercizio delle attività consentite nel periodo a rischio di
incendi boschivi.
5.
La Regione si impegna a creare un coordinamento tra gli enti ed istituzioni
coinvolte nel processo di difesa e tutela del patrimonio boschivo e con le
forze dell'ordine, teso alla creazione di una rete capillare di allertamento
che consenta una comunicazione rapida e razionale del verificarsi degli incendi
boschivi.
Art. 34
(Difesa fitosanitaria e danni da
cause abiotiche)
1.
la Regione promuove la difesa fitosanitaria, concorrendo anche con propri mezzi
e risorse alla relativa spesa.
2.
Nei boschi colpiti da patologie è fatto obbligo ai proprietari di rispettare
quanto stabilito dai regolamenti, assumendo le conseguenti iniziative atte a
limitare la diffusione delle malattie, ed attuando interventi di lotta ritenuti
necessari, dandone comunicazione all'amministrazione regionale competente.
3.
La Regione divulga le possibili azioni di prevenzione e promuove la lotta ai
parassiti delle piante forestali e gli interventi colturali atti ad aumentare la
stabilità dei popolamenti forestali, dei rimboschimenti e degli impianti di
arboricoltura da legno, anche in deroga alle prescrizioni vigenti.
4.
La difesa fitosanitaria in bosco è condotta ricorrendo prevalentemente a
tecniche selvicolturali e di lotta biologica, secondo quanto disposto dai
regolamenti.
Capo VIII
Funzione paesaggistica, turistica
e culturale
Art. 35
(Valorizzazione della funzione
paesaggistica, turistica e culturale)
1.
Anche allo scopo di ricostruire un legame tra i cittadini e il bosco, la
Regione incentiva gli interventi finalizzati alla valorizzazione turistica
delle aree boscate e delle attività connesse alla didattica forestale ed
educazione ambientale, nonché al turismo scientifico e sportivo.
2.
La Regione attua e promuove iniziative idonee a migliorare la conoscenza, la
valorizzazione, la conservazione e la tutela del bosco, della flora e della
fauna.
Art. 36
(Tutela dell'ambiente rurale)
1.
La Regione, attraverso il PFR, detta gli indirizzi e le direttive necessari per
conservare e migliorare l'ambiente rurale, i-prati e i pascoli, assicurando
l'assetto equilibrato dell'ecosistema e del paesaggio.
2.
Gli indirizzi stabiliti nel comma 1 sono applicati anche ai terreni abbandonati
e incolti definiti al comma 18 dell'articolo 4.
Capo IX
Regime sanzionatorio
Art. 37
(Sanzioni)
1.
Le violazioni delle disposizioni della presente legge e dei regolamenti sono
soggette al seguente regime sanzionatorio, fatta salva l'applicazione di
sanzioni amministrative e pene previste da altre norme statali e regionali:
a)
le violazioni di cui ai commi 1 e 2 dell'articolo 14 comportano una sanzione
amministrativa pecuniaria compresa tra due e dieci volte il valore delle piante
tagliate o del danno causato;
b)
per la produzione o vendita di materiale di propagazione forestale non
autorizzata, in violazione dell'articolo 16, si applica una sanzione
amministrativa da euro 750,00 a euro 3.500,00 in applicazione del d.lgs.
386/2003;
c)
per l'impiego di materiale di propagazione forestale con certificazione non
riconosciuta dalla Regione in violazione del primo comma dell'articolo 17, si
applica una sanzione amministrativa da euro 250,00 a euro 2.500,00;
d)
in caso di violazione delle disposizioni di cui ai commi 1 e 2 dell'articolo 18
si applica una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 100,00 a euro 250,00
fino a 20 piante o parti di esse, mentre per quantitativi superiori la sanzione
si raddoppia;
e)
la violazione del divieto di trasformazione e mutamento di destinazione d'uso
dei terreni sottoposti a sistemazione idraulico forestale e rimboschiti con
finanziamento pubblico a totale carico dello Stato o della Regione, a norma
dell'articolo 23 comma 3, è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da
euro 500,00 ad euro 5.000,00 per ogni 100 metri quadrati o frazione inferiore;
f)
la conversione o la sostituzione di specie forestali autoctone in violazione
dell'articolo 23 comma 5 è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da
euro 250,00 a euro 2.500,00 fino a 2000 metri quadrati di superficie ragguagliata,
per superfici superiori la sanzione è raddoppiata;
g)
la violazione del divieto di cui all'articolo 26 comma 1 comporta il pagamento
di una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 350,00 ad euro 3,500,00 per
ogni 100 metri quadrati o frazione inferiore; la sanzione è raddoppiata qualora
la violazione avvenga all'interno dei perimetri delle aree Rete Natura 2000;
h)
per le violazioni dei divieti di cui all'articolo 31 si applica una sanzione
amministrativa da euro 50,00 a euro 500,00 fino a 10 chilogrammi, per
quantitativi superiori la sanzione si raddoppia e in caso di danno, una
sanzione amministrativa pecuniaria che va dal doppio al quadruplo del danno
commesso;
i)
per l'esecuzione di lavori o di attività forestali in assenza dell'autorizzazione
prevista, si applica una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 300,00 a
euro a 3.000,00;
j)
per l'esecuzione di lavori o di attività forestali senza l'invio della
comunicazione prevista o prima del termine previsto per il loro inizio, si
applica una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 200,00 a euro 2.000,00;
k)
per il danneggiamento della flora spontanea protetta si applica una sanzione
amministrativa pecuniaria da euro 150,00 a euro 1.500,00. La sanzione è
raddoppiata qualora la violazione avvenga all'interno dei perimetri delle aree
Rete Natura 2000;
2.
Per le violazioni delle disposizioni regolamentari non previste dal comma 1 si
applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma minima di euro
100,00 e massima di euro 500,00. I regolamenti specificano le singole
fattispecie sanzionatorie commisurando l'importo della sanzione tra il minimo
ed il massimo indicati nel presente comma e, se dalla violazione deriva un
danno, si applica anche una sanzione amministrativa pecuniaria che va dal
doppio al quadruplo del valore del danno causato.
Capo X
Disposizioni transitorie e finali
Art. 38
(Regolamenti)
1.
Ogni riferimento della presente legge ai regolamenti Forestali, per semplicità
indicati come regolamenti, nelle more di redazione, approvazione ed attuazione
degli stessi, si intende alle Prescrizioni di Massima di Polizia Forestale.
Art. 39
(S.I.F.CAL)
1.
Fino a quando non venga realizzato il S.I.F.CAL, la Regione Calabria si avvale
del Centro cartografico regionale.
Art. 40
(Commissione consultiva)
1.
Per gli aspetti non specificatamente stabiliti nella presente legge, e per
tematiche di rilevante interesse ad esse afferenti, il dirigente generale del
dipartimento competente in materia di agricoltura, foreste e forestazione, può
istituire, con apposito decreto, una commissione consultiva, composta dallo
stesso, che la presiede, o da un suo delegato, dal dirigente del settore
forestazione, e da quattro membri esterni, individuati tra le personalità di
chiara fama appartenenti alla comunità scientifica ed accademica calabrese, con
il compito di esprimere pareri o elaborare linee di indirizzo.
Art. 41
(Utilizzo dei proventi)
1.
Ai sensi dell'articolo 9 del d.p.r. n. 616/1977 la Regione Calabria è titolare
delle funzioni di polizia amministrativa nelle materie ad essa trasferite e
attribuite dallo Stato.
2.
Le competenze amministrative in materia di sanzioni, per le violazioni delle
disposizioni contenute nella presente legge, sono attribuite al dipartimento
competente in materia di agricoltura, foreste e forestazione, nel rispetto
delle procedure generali e speciali previste dalla legge 24 novembre 1981 n.
689 e successive integrazioni e modificazioni e dalle norme regionali vigenti.
3.
I fondi derivanti dalle sanzioni amministrative per violazione delle norme
previste dai regolamenti attuativi della presente legge, dai diritti di
segreteria e, laddove richiesto, dai diritti d'istruttoria e dalla quota di
accantonamento sui tagli boschivi confluiranno su appositi capitoli del
bilancio regionale in favore del dipartimento competente in materia di
agricoltura, foreste e forestazione e finalizzati alla gestione delle attività
connesse all'applicazione della presente legge.
Art. 42
(Disposizioni finanziarie)
1.
La promulgazione della presente legge quadro non comporta, alcun onere
finanziario a carico del bilancio della Regione Calabria.
Art. 43
(Norma di chiusura)
1.
Per tutte le questioni non specificamente trattate dalla presente legge si
rinvia alla normativa comunitaria e nazionale vigente.
Art. 44
(Entrata in vigore)
1.
La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua
pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Art. 1
(Modifica all'art. 17)
1.
Al comma 1 dell'articolo 17 della legge regionale 16 ottobre 2009, n. 35
(Procedure per la denuncia, il deposito e l'autorizzazione di interventi di
carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in prospettiva
sismica) è soppresso il seguente periodo "Tutte le opere anzidette, che
hanno ricevuto l'attestato di deposito ai sensi dell'articolo 2 della legge
regionale 27 aprile 1998, n. 7, e che non hanno comunicato il concreto inizio
dei lavori entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente
legge, dovranno essere riproposte e sottoposte ad autorizzazione ai sensi e
secondo le modalità della presente legge".
Art. 2
(Disposizioni finanziarie)
1.
L'approvazione della presente legge non comporta oneri finanziari a carico del
bilancio della Regione Calabria.
Art. 3
(Entrata in vigore)
1.
La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua
pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Articolo 1
(Finalità)
1.
La Regione Calabria, nell'ambito delle competenze legislative in materia di
assistenza sanitaria, con la presente legge disciplina l'erogazione di prodotti
senza glutine già prevista nei livelli essenziali di assistenza (LEA) garantiti
dalla normativa nazionale vigente, assicurando ai soggetti affetti da malattia
celiaca, compresa la variante clinica della dermatite erpetiforme, un
contributo, previsto dal decreto del Ministro della Sanità 8 giugno 2001
("Assistenza sanitaria integrativa relativa ai prodotti destinati ad una
alimentazione particolare"), frazionato in buoni acquisto o altri
documenti di credito spendibili anche separatamente nonché l'erogazione in
esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria delle prestazioni sanitarie,
incluse nei LEA, appropriate per il monitoraggio della malattia, delle sue
complicanze e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti.
2.
Secondo quanto stabilito dall'articolo 5, comma 2, decreto del Ministro della
Sanità del 18 maggio 2001, n. 279 ("Regolamento di istituzione della rete
nazionale delle malattie rare e di esenzione dalla partecipazione al costo
delle relative prestazioni sanitarie"), l'esenzione dalla partecipazione
alla spesa sanitaria è estesa, ai fini diagnostici, anche ai familiari
dell'assistito. Tale esenzione è assicurata unicamente presso i presidi
accreditati ai sensi dell'articolo 2 del predetto d.m. 18 maggio 2001.
3.
Le disposizioni della presente legge si applicano a tutti i soggetti di cui al
comma 1 residenti nel territorio della Regione Calabria.
Art. 2
(Modalità ed erogazione del
contributo)
1.
Il diritto da parte dei soggetti di cui all'articolo 1 della presente legge di
usufruire gratuitamente di prodotti senza glutine ai sensi dell'articolo 4
della legge 4 luglio 2005, n. 123 ("Norme per la protezione dei soggetti
malati di celiachia”), è garantito attraverso l'erogazione di un contributo
mensile frazionato in quattro buoni acquisto, o altri documenti di credito
spendibili anche separatamente. Tali buoni dovranno essere ritirati in una
unica soluzione.
2.
Il regime di erogazione si applica a tutti i prodotti senza glutine inseriti
nel registro nazionale di cui all'articolo 7 del citato d.m. 8 giugno 2001 e
periodicamente aggiornato dal Ministero della Salute.
3.
In attesa della pubblicazione dell'aggiornamento, possono essere erogati anche
tutti quei prodotti per cui l'azienda commercializzatrice sia in possesso della
nota formale di assenso da parte del Ministero della Salute, che viene
trasmessa alle imprese e alle regioni interessate, equiparando il relativo
prodotto a quelli già inclusi nel registro nazionale.
4.
Ai fini dell'erogazione del contributo di cui al comma 1, la malattia è
regolarmente certificata ai sensi della vigente normativa statale e regionale.
Sono fatte salve le diagnosi già certificate dai centri di riferimento
individuati dalla legge regionale 2 maggio 2001, n. 9 ("Studio diagnosi e
cura della Celiachia in Calabria").
Art. 3
(Modalità operative)
1.
I buoni acquisto o gli altri documenti di credito sono spendibili anche
separatamente presso farmacie, o altri esercizi commerciali che abbiano
dichiarato all'azienda sanitaria provinciale (ASP) competente per territorio la
propria disponibilità ad erogare, con onere a carico del servizio sanitario, i prodotti
senza glutine inseriti nel registro nazionale di cui all'articolo 7 del citato
d.m. 8 giugno 2001.
2.
La Giunta regionale, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della
presente legge, definisce. coinvolgendo l'Associazione Italiana Celiachia (Aie)
in un apposito tavolo tecnico:
a)
le prestazioni sanitarie, incluse nei LEA, appropriate per il monitoraggio
della malattia, delle sue complicanze e per la prevenzione degli ulteriori
aggravamenti erogabili in esenzione;
b)
i modelli di buoni acquisto con il relativo importo risultante dal
frazionamento in più parti dell'importo stabilito nella tabella regionale;
c)
le modalità operative relative alla consegna dei buoni acquisto;
d)
gli adempimenti cui sono tenuti gli esercizi commerciali che abbiano dichiarato
la propria disponibilità ad erogare con onere a carico del servizio sanitario
prodotti senza glutine;
e)
le modalità di controllo e verifica sui prodotti dispensati con i buoni, nonché
l'individuazione dei requisiti relativi sia alla produzione di alimenti non
confezionati senza glutine (laboratori artigianali) sia alla somministrazione
(ristorazione);
f)
le modalità e le tempistiche per il rimborso;
g)
i progetti obiettivo, le azioni programmatiche e le altre idonee iniziative
dirette a fronteggiare la malattia celiaca, come esplicitamente previsto
dall'articolo 2 della L. n. 123 del 2005;
h)
le modalità di inserimento del prontuario AIC degli alimenti quale fonte di
riferimento per la selezione degli ingredienti idonei per le preparazioni senza
glutine.
3.
Le ASP:
a)
provvedono a dare applicazione alla presente legge secondo le modalità
individuate dalla Giunta regionale ai sensi del comma 2 del presente articolo;
b)
provvedono a dare idonea informazione ai soggetti interessati, compresa
l'Associazione Italiana Celiachia Calabria, delle procedure previste dalla
presente legge;
c)
rendono noti ai soggetti affetti da malattia celiaca gli esercizi commerciali
in cui sono spendibili i buoni;
d)
inviano alla Giunta regionale la rendicontazione sull'applicazione della
presente legge indicando, in particolare, il numero dei soggetti che hanno
usufruito del contributo e la relativa spesa sostenuta;
e)
raccolgono presso i Presidi accreditati del proprio territorio di competenza,
di cui all'articolo 2 del citato d.m. 18 maggio 2001, i dati statistici
relativi alle nuove diagnosi di celiachia (numero nuove diagnosi suddiviso per
genere ed età) e l'aggiornamento del numero dei celiaci presenti sul territorio
(prendendo in considerazione trasferimenti e decessi) e li inviano annualmente
al dipartimento regionale della salute per la loro trasmissione al Ministero
della Salute, ai fini di cui all' articolo 6 della L. n. 123 del 2005;
f)
raccolgono e inviano annualmente al dipartimento regionale della salute per la
loro trasmissione al Ministero della Salute, ai fini di cui all'articolo 6
della L. n. 123 del 2005, i dati statistici circa il numero di mense
scolastiche, ospedaliere e delle strutture pubbliche presenti sul territorio di
competenza e i dati statistici sull'attività formativa (numero corsi, numero
partecipanti, numero ore, numero "edizioni").
4.
La Giunta regionale è autorizzata a stipulare accordi con le altre Regioni per
facilitare l'utilizzo dei buoni acquisto fuori dal territorio regionale da
parte dei soggetti affetti da patologia celiaca.
Art. 4
(Disposizione per la ristorazione
collettiva e la formazione per gli operatori del settore)
1.
I finanziamenti attribuiti alla Regione Calabria ai sensi della L. n. 123 del
2005 finalizzati ai pasti senza glutine somministrati nelle mense delle
strutture scolastiche e ospedaliere e nelle mense delle strutture pubbliche,
alla relativa formazione dei ristoratori ed albergatori, sono destinati ai
dipartimenti di prevenzione delle ASP.
2.
I criteri di ripartizione sono determinati dal dipartimento regionale della
salute sulla base di criteri che tengano conto del numero dei soggetti affetti
dalla patologia celiaca rilevato in ogni singola ASP.
3.
Il dipartimento regionale della salute, inoltre, approva annualmente un
programma operativo per la formazione e aggiornamento professionale per
ristoratori e albergatori sulla celiachia destinando i relativi fondi ai
Servizi di igiene e degli alimenti e della Nutrizione (SIAN) che si avvalgono
nella realizzazione dei moduli formativi della collaborazione dell'AIC.
4.
Allo stesso scopo, il dipartimento regionale della salute attua iniziative di
collaborazione sul piano didattico e formativo tra soggetti che operano
nell'ambito del sistema scolastico regionale, con particolare riferimento agli
istituti alberghieri, per la realizzazione di programmi di formazione diretti
ad aumentare le conoscenze sulle corrette procedure di preparazione e/o
somministrazione di alimenti senza glutine. I corsi sono svolti, come per il
comma 3, attraverso i SIAN che si avvalgono nella realizzazione di tali corsi
della collaborazione dell'AIC.
5.
Lo stesso dipartimento approva un atto di indirizzo per determinare le modalità
di erogazione da parte delle ASP dei contributi finalizzati ai pasti senza glutine
somministrati nella ristorazione collettiva scolastica ed ospedaliera su richiesta
degli aventi diritto. Tali contributi vanno intesi a copertura non solo delle
spese di acquisto di prodotti dietetici sostitutivi per la preparazione del
pasto senza glutine, ma finalizzati, altresì, all'organizzazione e
finanziamento di attività di formazione e aggiornamento degli addetti alle
mense ospedaliere, scolastiche e delle strutture pubbliche affinché sia
garantito in sicurezza il diritto al pasto senza glutine sancito dall'articolo
4 della L. n. 123 del 2005.
6.
Il Dipartimento regionale Tutela della salute e politiche sanitarie adotta i
poteri sostitutivi nei confronti delle aziende sanitarie e provinciali, laddove
non si attivino annualmente le attività formative per i ristoratori e le
erogazioni dei relativi finanziamenti messi a disposizione.
Art. 5
(Nuovi centri di riferimento
regionali per la diagnosi e follow-up della celiachia)
1.
In aggiunta a quanto previsto dalla L.r. n. 9 del 2001 ed in base a quanto
previsto dalla delibera di Giunta regionale n.178 del 20.5.2011, è individuato
presso l'Ospedale di Vibo Valentia "G. Jazzolino" un altro centro di
riferimento per la diagnosi ed il follow-up della celiachia, senza nuovi o
maggiori oneri finanziari a carico del bilancio regionale e nel rispetto del
piano di rientro dal disavanzo sanitario di cui all'accordo del 17 dicembre
2009 tra il Presidente della Regione Calabria, il Ministro della Salute e il
Ministro dell'Economia e delle finanze.
Art. 6
(Disposizioni circa la formazione
e aggiornamento professionali rivolti alla classe medica sulla conoscenza della
malattia celiaca)
1.
Il Dipartimento regionale "Tutela della Salute e Politiche Sanitarie"
inserisce nell'ambito della programmazione regionale in materia di formazione,
programmi dedicati alla formazione e all'aggiornamento periodico della classe
medica, con particolare riferimento ai medici di base, per facilitare la
diagnosi e la cura della malattia, secondo quanto affermato dall'articolo 3
della L. n. 123 del 2005 e dalla successiva Intesa del 25 marzo 2009 tra il
Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano in materia di
formazione e aggiornamento professionale della classe medica sulla malattia
celiaca.
2.
Per la realizzazione dei programmi di cui al comma 1, la Regione Calabria
stabilisce che i corsi siano tenuti da medici esperti di celiachia,
gastroenterologi dell'adulto e del bambino già impegnati nei centri ospedalieri
riconosciuti per la diagnosi ed il trattamento di celiachia, nutrizionisti e
dietisti, anch'essi in attività in ambulatori dedicati alla celiachia e/o
operanti in enti ed organizzazioni già addette all'assistenza dei celiaci e dei
loro familiari. Il programma di formazione dovrà privilegiare, tra gli
argomenti da trattare, elementi di epidemiologia e di genetica; eziopatologia e
fisiopatologia della malattia celiaca; quadri clinici e malattie associate;
approccio diagnostico; la dieta senza glutine; i diritti e le tutele dei
celiaci in Italia.
Art. 7
(Norma finanziaria)
1.
Per l'esercizio 2012 agli oneri finanziari si fa fronte, per gli interventi
previsti dall'articolo 4, primo comma (erogazione dei prodotti senza glutine
nelle mense delle strutture scolastiche, ospedaliere e delle strutture
pubbliche), con le risorse allocate nel bilancio regionale all'UPB capitolo
6.1.02.07 pari ad euro 203.042,32, per gli interventi previsti dall'articolo 4,
commi 3 e 4 (attività formative specifiche per i ristoratori) con le risorse
allocate nel bilancio regionale all'UPB 6.1.04.02 capitolo 6.1.04.02.04 pari ad
euro 8.252,20.
2.
Per gli anni successivi, si provvede, nei limiti consentiti dalla effettiva
disponibilità di risorse autonome, con la legge di approvazione del bilancio di
previsione annuale e con la legge finanziaria di accompagnamento.
Art. 8
(Entrata in vigore)
1.
La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua
pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
“Il
Consiglio regionale
premesso
che:
l’Amministrazione
Provinciale di Cosenza, a seguito del deliberato assunto il 24 settembre 2012 a
larghissima maggioranza dal Consiglio Provinciale, ha deciso di rimettere alla
Regione le funzioni ed il personale regionale trasferito alla Provincia in base
alla Legge n. 34 del 2002 con ciò evidenziando, in maniera eclatante e palese,
il fallimento definitivo del decentramento amministrativo nella nostra regione
e confermando l'atteggiamento di forte penalizzazione assunto, sin dal suo
insediamento, dalla Giunta regionale nei confronti della provincia di Cosenza,
che è la più grande provincia della Calabria;
per
anni (dal 2007 ad oggi) l'Amministrazione Provinciale di Cosenza, con grande
responsabilità e senso istituzionale, si è assunta l'onere di anticipare oltre
12 milioni di euro per il pagamento dei salari e degli oneri previdenziali ed
assicurativi del personale trasferito dalla Regione, mai ritardando o facendo
venir meno la corresponsione di quanto dovuto ai lavoratori;
tutto
ciò è stato più volte segnalato agli uffici regionali competenti attraverso
numerosi incontri e ampia documentazione delle spese effettuate e mai nessuna
risposta concreta è venuta dall'Esecutivo regionale e dagli stessi uffici
competenti;
considerato
che:
dalla
Giunta regionale sono venute solo risposte generiche e dilatorie, per cui è
evidente che con tale atteggiamento si vuole bloccare definitivamente il
processo di decentramento amministrativo avviato negli anni passati, facendo
ritornare i dipendenti e le funzioni in un primo tempo assegnati alla Provincia
di Cosenza alle dipendenze della Regione e si vuole evitare a tutti i costi che
i 12 milioni di euro anticipati dalla Amministrazione Provinciale di Cosenza
ritornino nelle casse della stessa per essere reinvestiti in opere utili e
urgenti a sostegno dei territori e delle popolazioni cosentine;
nel
riaffermare la nostra vicinanza ai lavoratori interessati e nell'assicurare
loro massimo impegno e forte vigilanza sulle conseguenze che questa vicenda
potrà comportare nei prossimi giorni,
Si
impegna
a
chiedere al Presidente della Giunta regionale, on. Giuseppe Scopelliti e alla
stessa Giunta il trasferimento delle risorse finora anticipate e mai erogate
all'Amministrazione Provinciale di Cosenza nel pieno rispetto della Legge 34/02.”
“Il
Consiglio regionale
premesso
che:
il
gruppo bancario “Ubi Banca”, cui appartiene Banca Carime, ha assunto decisioni,
che riguardano le linee guida strategiche e gli obiettivi economici, finanziari
e patrimoniali per il periodo 2011-2013/2015, in una logica di puro
contenimento dei costi, che mirano essenzialmente ad un consistente
abbattimento del costo strutturale del personale, motivato dalla crisi
economica e dal contesto di recessione che ha colpito fra gli altri il sistema
bancario;
considerato
che:
l’istituto
di credito meridionale con tali decisioni produrrà un forte impatto negativo
sul territorio: 78 sportelli verranno chiusi, 79 filiali saranno trasformate in
mini sportelli, e la Direzione Centrale di Banca Carime su Cosenza, a partire
da gennaio 2013 verrà trasferita a Bari, con il rischio del conseguente
trasferimento della sede legale fuori regione;
considerato
inoltre che:
la
Banca Carime, per numero di addetti e per contribuzione fiscale, rappresenta
una delle principali aziende della Calabria che contribuisce al già modesto
prodotto interno lordo della nostra regione e che l’eventuale trasferimento
della sede legale farebbe cessare tale contributo;
ritenuto,
infine, che:
Banca
Carime, presente in Calabria dal 1997, realizza il più significativo dato di
“raccolta” dei depositi dei calabresi, quale istituto che ha “ereditato” il
patrimonio storico di radicamento territoriale, economico e sociale della Cassa
di Risparmio di Calabria e di Lucania, rappresenta un importante patrimonio per
i calabresi, punto di riferimento della politica economica e finanziaria della
regione e che tra l’altro partecipa a svolgere la funzione di tesoreria della
Regione Calabria;
per
tutto quanto premesso
Impegna
la
Giunta regionale a intraprendere ogni iniziativa utile per evitare la riduzione
della presenza di Banca Carime sul territorio calabrese, garantendo il mantenimento
dei livelli occupazionali e la localizzazione degli Uffici direzionali e sede
legale nell’attuale sede di Cosenza”.
“Il
Consiglio regionale
premesso
che:
il
Consiglio regionale della Calabria, il 28 novembre 2007, ha approvato una
mozione a favore del riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana (LIS) per
facilitare la diffusione degli strumenti di accesso all’informazione ed alla
comunicazione delle persone sorde;
tale
riconoscimento è coerente rispetto ai principi del Trattato internazionale sui
diritti delle persone disabili, approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite, e al “Piano per la disabilità 2006/2007” del Parlamento Europeo che ha
invitato gli stati membri ad utilizzare il più possibile la lingua dei segni;
nel
rispetto di tali orientamenti, le associazioni a tutela dei diritti delle
persone sorde, in particolare l’Ente Nazionale Sordi, sollecitano presso gli
Uffici Rai la possibilità di mettere a disposizione degli utenti appartenenti a
tale categoria strumenti d’informazione che consentano di favorirne
l’inserimento nel contesto sociale in cui vivono;
tali
sollecitazioni, volte a promuovere il diritto all’informazione
costituzionalmente garantito, sono - del resto - in linea con il “Contratto
nazionale di Servizio” il quale prevede la sperimentazione del servizio di
traduzione dei TG sia nazionali che regionali;
in
particolare, all’art. 13 “Offerta dedicata alle persone con disabilità e
programmazione sociale” il Contratto prevede che:
“1.
La Rai (….) dedica particolare attenzione alla promozione culturale per
l’integrazione delle persone disabili ed il superamento dell’handicap
eliminando ogni discriminazione nella presenza delle persone disabili nei
programmi di intrattenimento, di informazione, fiction e produzione Rai.
2.
Nel quadro di un’adeguata rispondenza del servizio pubblico al diritto
all’informazione delle persone con disabilità e alla loro complessiva
integrazione, la Rai è tenuta a:
a)
sottotitolare almeno una edizione al giorno di Tg1, Tg2, Tg3 e ad assicurare
una ulteriore edizione giornaliera per ciascuna delle suddette testate nel
periodo di vigenza del presente contratto;
b)
tradurre nella lingua dei segni (LIS) almeno un’edizione al giorno di Tg1, Tg2,
Tg3;
c)
sperimentare la sottotitolazione e/o la traduzione nella LIS del TGR Regionale.
Tutto
ciò premesso
Impegna
Il
Presidente della Giunta regionale ad attivarsi presso le competenti sedi Rai
per favorire la trasmissione di servizi di informazione tradotti in lingua dei
Segni (LIS), all’uopo interpretati da soggetti regolarmente abilitati,
all’interno delle edizioni mattutine del Tg regionale per garantire la
fruizione, da parte degli utenti sordi, di notizie e servizi di utilità sociale
che li aiutino ad affrontare al meglio la quotidianità”.
“Il
Consiglio regionale
premesso
che:
l’ASP
di Cosenza dal 1° ottobre non ha proceduto al rinnovo del contratto di
fornitura di servizi per tramite della società di somministrazione di lavoro
“Obiettivo Lavoro S.p.A.” a 41 lavoratori e lavoratrici interinali utilizzati
presso le strutture sanitarie di Castrovillari e San Giovanni in Fiore per cui
quarantuno famiglie sono rimaste senza reddito. Un colpo pesante, che si
aggiunge alla situazione drammatica del lavoro in Calabria e che è il segnale
di quanto nella sanità gravano contraddizioni antiche e recenti che scaricano sul
lavoro il peso del risanamento e dei vincoli normativi. Da una parte c’è un
lavoro sotto stress, che prevede turni massacranti, con blocco del turnover ma
con costi aggiuntivi per il SSR; dall’altra un lavoro precario, povero ma
altrettanto importante e necessario per mantenere in piedi l’organizzazione dei
servizi di cura da parte di medici ed autisti di ambulanze;
le
OO.SS. e le Amministrazioni comunali di Castrovillari e San Giovanni in Fiore
nella stessa giornata di lunedì 1° ottobre hanno rappresentato questo disagio
in sede di Dipartimento regionale “Tutela della Salute”, dove hanno convenuto
sull’esigenza di dare unitarietà all’intera vertenza del precariato calabrese
sanitario per sottrarlo, una volta per tutte, alle storture dentro cui è stato
avvitato nel tempo tra bisogni di lavoro, norme e strumentalizzazioni
politiche;
con
questa condivisione di vedute, e nella consapevolezza dei vincoli normativi che
gravano nella Regione per effetto del Piano di rientro e in materia di spending
review, le OO.SS. e le amministrazioni hanno sottoscritto un verbale di intenti
a firma del Dirigente Generale Vicario, Dott. Bruno Zito con l’obiettivo di
trovare uno spiraglio alla vertenza;
considerato
che:
nel
verbale si assumeva l’impegno a cercare ogni soluzione possibile per
salvaguardare i rapporti di lavoro; si prendeva atto della necessità
formalizzata (nota n. 1862275 dell’11.09.2012) dal Direttore Generale dell’ASP
di Cosenza di dover garantire i Livelli Essenziali di Assistenza e, per questo,
si chiedeva “l’autorizzazione alla proroga dei contratti sino al 31.12.2012,
nelle more della definizione delle procedure di gara per l’esternalizzazione
dei servizi, attualmente sospesa per la riorganizzazione aziendale”; si
evidenziava che, a breve, ci sarebbero stati incontri della Dirigenza e del
Comparto con le OO.SS. per affrontare anche i temi del precariato sanitario da
portare all’attenzione del Commissario ad acta e del Subcommissario Gen. Pezzi;
si assumeva la richiesta sindacale di valutare la possibilità di una proroga
dei contratti sino alla data del 31.12.2012; si constatava la necessità di
tener conto delle recenti valutazioni della Corte dei Conti e delle
disposizioni del Subcommissario Gen. Pezzi e dell’opportunità che questi nuovi
vincoli potessero essere rappresentati e discussi ad un tavolo generale di
politiche sanitarie; si invitava il DG dell’ASP di Cosenza, Dott. Gianfranco
Scarpelli, a prendere atto del verbale e a valutare l’opportunità di una
proroga dei contratti per 15 giorni, il tempo necessario per espletare ogni
confronto necessario tra la Struttura commissariale e le OO.SS. e, nel
contempo, garantire la funzionalità dei servizi e la garanzia dei LEA;
considerato,
inoltre, che:
ciò
nonostante, il Direttore Generale dell’ASP di Cosenza, nel mentre il Direttore
Generale dell’A.O. dell’Annunziata annunciava a mezzo stampa la sua intenzione
di prorogare altri contratti nella consapevolezza di dover dare garanzia al
diritto di cura, ha ritenuto di non poter procedere alla proroga del contratto
con Obiettivo Lavoro per non incorrere nelle sanzioni di legge;
sono
clamorosamente palesi ed evidenti le contraddittorietà che emergono dalla
vertenza dei 41 lavoratori precari. Essi, infatti, sembrano essere quelli che,
nonostante abbiano prodotto un enorme risparmio in termini di costi e garantito
efficienza, oggi si sottrae lo status per essere salvaguardati all’interno
dell’intero bacino composto di oltre duemila dipendenti precari del Sistema
Sanitario regionale;
se
l’obiettivo del Piano di rientro è il risanamento, la ricerca dell’equilibrio
finanziario e l’organizzazione dei servizi finalizzata alla garanzia dei LEA,
occorrerà rendere palese nella scala gerarchica degli obiettivi la garanzia dei
LEA è superata dai vincoli sul lavoro, considerato che la spesa del lavoro
precario è entrata da tempo nel consolidato dei bilanci aziendali, seppure con
diverse forme contrattuali;
una
decisione del genere, se confermata, aprirebbe un grave vulnus non solo sotto
il profilo della difesa dei diritti dei lavoratori, ma anche sotto quello della
garanzia del diritto alla salute dei cittadini residenti nell’ambito del
circondario dell’azienda sanitaria provinciale di Cosenza;
in
particolare, a pagare in prima persona lo stato di disagio derivante
dall’eventuale, mancato rinnovo contrattuale in favore dei lavoratori in
questione sarebbero cittadini come il giovane A.L., residente a Lungro,
costretto a letto da una rara patologia clinica serenamente e dignitosamente
affrontata solo grazie ai servizi assicurati dal personale ausiliario che lo
segue quotidianamente, del quale fanno parte proprio alcuni tra i 41 lavoratori
a rischio, che attorno a lui hanno stretto, nei fatti, un cordone salvavita che
lo ha spinto ad affrontare con determinazione e fiducia la malattia, proponendolo
come modello da seguire per quanti, pure nelle difficoltà, non cessano di amare
la vita e di combattere per essa;
Chiede
che
si giunga ad una soluzione della vertenza in funzione della salvaguardia del
lavoro e della garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza;
che
vengano superate le contraddizioni e le
dicotomie dentro cui muovono scelte aziendali in cui il lavoro è ostaggio di
logiche complesse che vanno ricondotte invece alla valorizzazione del lavoro in
ogni sua forma;
che
venga assicurata l’urgente convocazione di un tavolo regionale con la Struttura
Commissariale e la dirigenza dell’ASP per trovare nell’immediato una soluzione
ai 41 lavoratori di “Obiettivo Lavoro” e per costruire, di pari passo con il
Ministero, un percorso di stabilizzazione certa per le migliaria di lavoratori
che da oltre un decennio hanno maturato il sacrosanto diritto ad essere
considerati, a tutti gli effetti, alla stessa stregua di tutti gli altri
lavoratori”.
“Il
Consiglio regionale
premesso
che:
in
Calabria sono più di mille i cittadini infettati dal virus dell’epatite, o
dell’Hiv, per trasfusioni errate, interventi chirurgici sbagliati o per
infortuni sul luogo di lavoro, per lo più in cliniche ed ospedali;
lo
Stato, attraverso la legge n. 210 del 1992, riconosce loro un’indennità;
detta
indennità è stata periodicamente rivalutata, fino al 2010, quando il Governo
nazionale, con la Legge Finanziaria, ha cancellato la previsione della
rivalutazione periodica;
con
sentenza del novembre 2011, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima
la Legge Finanziaria nella parte in cui prevedeva il blocco della rivalutazione
delle indennità di cui alla legge 210/1992, stabilendo che il relativo importo
vada invece rivalutato nella sua interezza, secondo il tasso di inflazione
programmato, e quindi anche nella componente più cospicua rappresentata dalla
somma corrispondente all’indennità integrativa speciale;
con
le misure adottate in tema di spending revieuw a partire dal dicembre 2011, il
Governo nazionale avrebbe tagliato i fondi destinati alle Regioni, per il
biennio 2012-2013, destinati al pagamento delle indennità di cui alla legge
210/1992;
la
Regione Calabria s’è sostituita al Governo con fondi propri di bilancio,
anticipando 6 milioni e mezzo di euro ai quali si è aggiunto, nei giorni
scorsi, un ulteriore stanziamento da un milione di euro;
la
somma comunque messa a disposizione non sarà sufficiente a coprire il
fabbisogno annuo, pari a circa 9 milioni di euro;
i
fondi disponibili non garantiranno comunque la rivalutazione dell’indennizzo e
dell’arretrato al riguardo maturato, pari ad 8 milioni di euro;
in
assenza di mutamenti di orientamento da parte del Governo nazionale, problemi
ancor più seri e gravi, per assicurare i diritti dei malati da sangue infetto,
potrebbero aversi nel 2013;
Impegna
la
Giunta regionale a voler adottare ogni iniziativa idonea ed opportuna a
conseguire l’effettiva tutela dei diritti dei cittadini calabresi infettati dal
virus dell’epatite, o dell’Hiv, per trasfusioni errate, interventi chirurgici
sbagliati o per infortuni sul luogo di lavoro, per lo più in cliniche ed
ospedali, ed a voler richiedere e sollecitare la trattazione senza indugio
dell’argomento anche in sede di Conferenza Stato-Regioni”.
“Il
Consiglio regionale della Calabria
premesso
che entro il prossimo mese di dicembre, andranno a scadere in tutta la Regione
circa 2000 contratti stipulati negli ultimi anni con personale sanitario,
parasanitario – infermieristico e farmaceutico, che fin qui hanno assicurato,
sia nelle Aziende sanitarie ospedaliere che in quelle Provinciali, il
mantenimento di livelli dignitosi di assistenza in tutte le strutture;
considerato
che, a seguito di una recente pronuncia della Sezione Regionale della Corte dei
Conti su richiesta di chiarimenti del Commissario alla Sanità per il Piano di
Rientro, i Direttori generali delle diverse Azienda hanno assunto nei giorni
scorsi le prime iniziative nei confronti del personale con contratto a tempo
determinato in scadenza, notificando formalmente la fine del rapporto;
atteso
che, a seguito delle conseguenti decisioni necessariamente adottate,
all’interno dei reparti di alcune Aziende Ospedaliere, si sono venute a creare
da subito situazioni di estremo disagio sia per i malati, costretti ad
ulteriori gravi difficoltà per poter fruire della necessaria, tempestiva
assistenza e per patologie spesso assai gravi, sia per il personale medico,
costretto a turni asfissianti, in condizione di scarsa serenità e con rischi
per la salute del malato a loro non imputabili;
tenuto
conto che in Calabria, regione pur sottoposta ai vincoli del Piano di Rientro
fin qui positivamente portato avanti, non è immaginabile un blocco automatico e
meccanico del turn over del personale sanitario, parasanitario –
infermieristico e farmaceutico, che, pur assunto a termine, ha fin qui
assicurato un livello di assistenza dignitosa;
considerato
che vanno assunte tempestivamente, per evitare un calo drammatico del livello di
assistenza fin qui prestato in tutte le strutture della Regione, le opportune
iniziative per richiedere al Governo, tramite gli Organi ministeriali
competenti, una deroga ad un blocco che rischia di produrre effetti devastanti
per i malati calabresi e l’inevitabile aumento dell’emigrazione sanitaria con
costi sociali e non, assai alti, visti i pressanti appelli lanciati dai
Consigli degli Ordini dei Medici calabresi;
tutto
quanto premesso, pienamente consapevole di queste esigenze e dei rischi
connessi, ove malauguratamente non venisse positivamente accolta la presente
richiesta
Impegna
il
Presidente della Regione, nella sua veste di Commissario della sanità
calabrese, nonché i Sub Commissari, ad assumere le conseguenti e tempestive
iniziative, mirate a dare continuità ai livelli di assistenza fin qui
assicurati ai malati della nostra Regione, con l’unanime sostegno della massima
Assemblea elettiva calabrese”.
“Il
Consiglio regionale della Calabria
premesso
che:
l'Istituto
penitenziario sperimentale "Luigi Daga" di Laureana di Borrello è una
struttura detentiva a trattamento avanzato ed è stato il primo istituto in
Italia a sperimentare per i giovani la custodia attenuata;
l'Istituto
"Luigi Daga" è uno degli istituti definiti all'avanguardia a livello
europeo, in quanto ivi si sperimenta il "Progetto Giovani", che offre
ai giovani detenuti, che concludono il patto trattamentale, un percorso
penitenziario alternativo al circuito ordinario per intraprendere un cammino di
recupero e di reinserimento nella società;
il
“Progetto Giovani” permette di sottrarre i giovani detenuti alla sub-cultura
tipica del carcere e della criminalità organizzata incidendo sul fenomeno della
recidiva attraverso la prevenzione e l'inclusione sociale;
nell'Istituto
"Luigi Daga", attraverso la visione del tempo della detenzione quale
tempo di recupero e di costruzione di un futuro positivo, si sperimentano e
intraprendono nuove strade per il raggiungimento della legalità e della
sicurezza sociale;
a
decorrere dall'1 ottobre 2012, senza alcun preavviso e con atto di imperio
giustificato debolmente dalla necessità di recuperare i quindici operatori di
polizia penitenziaria in servizio nello stabilimento, per essere destinati altrove,
il detto Istituto è stato chiuso dal Dipartimento Amministrazione
Penitenziaria, al fine di destinare il personale di Polizia Penitenziaria che
ivi prestava il proprio servizio ad altre carceri della Provincia di Reggio
Calabria, stante la forte carenza di organico dell'amministrazione
penitenziaria;
questa
decisione cozza contro qualsiasi logica di politica settoriale e rischia
seriamente di vanificare quanto di straordinario è stato messo in campo dal
2004, data di inaugurazione, ad oggi, in un contesto penitenziario nazionale
assai allarmante ed in palese contrasto con il dettato della nostra
Costituzione, che prevede esplicitamente la possibilità per chi ha sbagliato di
potere intraprendere un percorso di riabilitazione e di reintegrazione sociale;
la
smobilitazione della casa di reclusione Luigi Daga, produce conseguenze
gravissime sotto un duplice profilo, uno di ordine generale come segnale
negativo nei confronti del pianeta “carceri” significando una indifferenza da
parte del governo verso le problematiche dei detenuti, benché lo stesso
Presidente della Repubblica quasi quotidianamente stimoli un adeguato dibattito
parlamentare per la ricerca di soluzioni ad un problema che rischia di
esplodere, l’altro più prettamente legato alla realtà socio economica calabrese
che, dilaniata ed infestata dalla criminalità mafiosa, subisce anche il
fallimento, reale e simbolico, di esperienze che offrono una speranza di
riscatto per molti detenuti;
la
compatta reazione istituzionale e politica di questi giorni, a fronte di un
provvedimento illogico e abnorme, ha costretto il DAP, attraverso una sua nota
ufficiale del 3 ottobre 2012, a motivare il provvedimento di chiusura in
termini di provvisorietà, ma circostanze emerse negli ultimi giorni farebbero
pensare ad una chiusura definitiva dell’esperienza, atteso che il personale di
polizia penitenziaria è stato assegnato ad altri istituti di pena della
regione;
questa
casa di reclusione è stata considerata dal Ministro della Giustizia Castelli,
dall’ On. Angelino Alfano e dalle
delegazioni nazionali ed internazionali che l'hanno visitata, un modello assai
apprezzato, capace di dare dignità ai detenuti,soprattutto giovani, che hanno
espressamente manifestato la scelta di un reale reinserimento, a pena scortata,
nella società civile, apprendendo un mestiere propedeutico a questo processo;
preso
atto
delle
generalizzate iniziative assunte da subito dalle Istituzioni a tutti i livelli
nonché dal Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, per scongiurare una
simile evenienza, che vanificherebbe gli sforzi di tutto il personale, a
partire dalla Direttrice della struttura, che ha tenacemente creduto nel
modello costruito ed ampiamente condiviso dai detenuti, dalle loro famiglie,
dal Dipartimento stesso e dall’intera società civile;
Impegna
il
Presidente del Consiglio regionale della Calabria ad intervenire sul Presidente
del Consiglio dei ministri, sul Ministro della Giustizia e sul Dipartimento
dell’Amministrazione Penitenziaria affinché si giunga celermente alla
riapertura dell'Istituto penitenziario sperimentale "Luigi Daga" di
Laureana di Borrello”.
“Il
Consiglio regionale della Calabria
premesso
che:
è
stata paventata la chiusura della filiale del Monte dei Paschi di Siena del
comune di Marina di Gioiosa Jonica;
il
Monte dei Paschi di Siena è l’unica banca di livello internazionale presente
nel territorio di Gioiosa;
considerato
che
nella
zona jonica vi sono quattro filiali del Monte dei Paschi di Siena, delle quali
quella di Marina di Gioiosa è la seconda in ordine di apertura e tra le più
redditizie dal punto di vista dei risultati gestionali, del numero di conti
correnti accesi, della quantità di depositi, investimenti finanziari e prelievi
bancomat;
i
cittadini dell’entroterra, costituito da altri cinque comuni, convergono per le
operazioni bancarie nella filiale di Marina di Gioiosa;
diverse
amministrazioni comunali intrattengono rapporti di tesoreria con la filiale del
Monte dei Paschi di Siena;
Invita
il
Presidente del Consiglio regionale della Calabria ad intervenire affinché si
giunga celermente alla riapertura della filiale del Monte dei Paschi di Siena
di Marina di Gioiosa Jonica”.
“Il
Consiglio regionale
premesso
che:
l’endometriosi
è una patologia cronica importante, complessa e dolorosa che colpisce le donne,
spesso in giovane età, alterandone non solo la salute, ma anche la fertilità.
E’ sicuramente una patologia invalidante, ma non riconosciuta come tale e
purtroppo ancora sottostimata sia dal punto di vista clinico, sia degli effetti
sulla qualità della vita delle donne che ne sono affette;
in
Parlamento sono state presentate varie proposte di legge, tra cui la n.
3427/XVI, recante “Disposizione per il riconoscimento dell’endometriosi come
malattia che dà diritto all’esenzione dalla partecipazione al costo per le
prestazioni di assistenza sanitaria, nonché istituzione del Registro nazionale
dell’endometriosi” che prevede il riconoscimento dell’endometriosi come
malattia cronica e invalidante e l’istituzione del Registro Nazionale
dell’endometriosi;
considerato
che la proposta di legge n. 3427/XVI, recante “Disposizione per il riconoscimento
dell’endometriosi come malattia che dà diritto all’esenzione dalla
partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria, nonché
istituzione del Registro nazionale dell’endometriosi” rappresenta un primo
passo importante per la tutela delle donne affette da questa patologia;
invita
il
Presidente del Consiglio regionale della Calabria ad intervenire sul Presidente
del Consiglio dei Ministri affinché solleciti la definizione dell’iter
legislativo della proposta di legge n. 3427/XVI, recante “Disposizione per il
riconoscimento dell’endometriosi come malattia che dà diritto all’esenzione
dalla partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria,
nonché istituzione del Registro nazionale dell’endometriosi”;
Impegna
la Giunta regionale:
ad
effettuare un confronto tra le strutture che hanno maggiore esperienza nella
diagnosi e trattamento dell’endometriosi per concordare percorsi
diagnostico-terapeutici (PDT) atti ad una diagnosi più tempestiva e per mettere
a punto le informazioni da diffondere a consultori, ginecologi e medici di
medicina generale;
ad
individuare i centri di riferimento regionali per il trattamento
dell’endometriosi costruendo una rete secondo il modello hub&spoke, e
valutare gli indicatori di qualità dell’assistenza;
a
promuovere linee guida appropriate sulla diagnosi e terapia dell’endometriosi;
a
verificare, inoltre, in attesa di un provvedimento nazionale per l’esenzione
della patologia, l’ipotesi di uno o più pacchetti di prestazioni da inserire
nel nomenclatore tariffario della specialistica ambulatoriale per rendere più
omogenei gli interventi a livello regionale e favorire l’accesso, rendendo più
contenuta la partecipazione alla spesa da parte delle donne affette da
endometriosi”.