IX^ LEGISLATURA
RESOCONTO
INTEGRALE
__________
47.
SEDUTA DI LUNEDÌ 24 SETTEMBRE 2012
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLÒ
La seduta è aperta,
si dia lettura del verbale della seduta precedente.
(E’
approvato)
Legge il
verbale della seduta precedente.
(E’
approvato)
Legge le
comunicazioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate
in allegato)
Si passa al
primo punto all’ordine del giorno che recita
proposta di provvedimento amministrativo numero 194/9^ d’Ufficio, recante:
“Temporanea sostituzione del consigliere Antonio Rappoccio, in atto sospeso
dalla carica, con il consigliere Aurelio
aria Antonio Chizzoniti (articolo 15, comma 4 bis, legge regionale 19
marzo 1990, numero 55)”.
Do lettura del
provvedimento: “Il Consiglio regionale
visto il
decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 17 settembre 2012 trasmesso dall’Ufficio
territoriale del governo di Catanzaro, in data 20 settembre 2012, relativo alla
sospensione del signor Antonio Rappoccio dalla carica di consigliere della
Regione Calabria a decorrere dal 23 agosto 2012;
atteso che trattasi di sospensione intervenuta ai sensi
dell’articolo 15, commi 4 bis e 4 ter della legge 19 marzo 1990, numero 55 e
successive modificazioni e della legge 12 gennaio 1994, numero 30;
questo Consiglio regionale ai sensi dell’articolo 3
della citata legge numero 30 del 1994 deve procedere nella prima adunanza
successiva alla notificazione del provvedimento di sospensione e, comunque, non
oltre 30 giorni dalla predetta notificazione alla temporanea sostituzione del
consigliere sospeso affidando la supplenza per l’esercizio delle funzioni di
consigliere al candidato della stessa lista che ha riportato, dopo gli eletti,
il maggior numero di voti;
considerato che come risulta dalla copia del verbale
dell’Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Reggio Calabria
relativo all’elezione del Consiglio regionale della Calabria, anno 2010, nella
stessa lista numero 10 avente il contrassegno “Insieme per la Calabria” nella
quale è stato eletto il consigliere sospeso, il candidato che ha riportato dopo
gli eletti il maggior numero di voti è il signor Aurelio Chizzoniti con cifra
individuale 2561;
ritenuto, pertanto, di dover procedere alla temporanea
sostituzione del consigliere Antonio Rappoccio affidando la supplenza per
l’esercizio delle funzioni di consigliere al signor Aurelio Chizzoniti in
conformità delle disposizioni di legge sopra richiamate;
vista la legge 12 gennaio 1994, numero 30 delibera di
procedere alla temporanea sostituzione del consigliere Antonio Rappoccio, in
atto sospeso dalla carica, affidando la supplenza per l’esercizio delle
funzioni di consigliere al signor Aurelio Chizzoniti, candidato che ha
riportato, dopo gli eletti il maggior numero di voti con cifra individuale
2.561;
di dare atto che detta supplenza avrà termine con la
cessazione della sospensione del consigliere di cui trattasi”.
Pongo in votazione la proposta di provvedimento
amministrativo numero 194/9^.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
Invito l’onorevole Aurelio Chizzoniti
a prendere posto nei banchi del Consiglio regionale.
Al consigliere Chizzoniti vanno gli auguri di buon lavoro
a nome di tutta l’Assemblea.
(Il consigliere Aurelio Chizzoniti prende
posto tra i banchi dei consiglieri di maggioranza)
In Conferenza dei capigruppo
abbiamo affrontato problematiche che riguardano i costi della politica e la
riforma di Arssa e Afor ed abbiamo deciso di non trattare - vista l’ora e
considerato che oggi è stata una giornata piena di incontri, di impegni – in questa seduta di Consiglio
le interrogazioni a risposta immediata, ma di dedicare nella prossima seduta di giorno 9 ottobre, invece di
una, due ore, così da completare tutta la parte che riguarda le problematiche
proposte dai consiglieri.
Questo punto all’ordine del
giorno, quindi, è aggiornato alla prossima seduta.
Il primo punto
all’ordine del giorno riguarda la proposta di
legge numero 367/9^ di iniziativa del consigliere Talarico F., recante:
“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 5 gennaio 2007, numero 1
(Istituzione e disciplina del Consiglio regionale delle Autonomie locali)”.
E’ un
adempimento obbligatorio che il Consiglio
delle autonomie locali dovrà espletare il prossimo ottobre e che riguarda il
parere sul riordino delle Province.
È una modifica
legislativa che rende più agevole e veloce il sistema di elezione del Consiglio
delle Autonomie locali che, ricordo, è fissato per il prossimo 27 settembre.
Il Consiglio stesso dovrà insediarsi in brevissimo
tempo per avere il tempo necessario ad esprimere il parere sulla soppressione e
sul riordino delle Province che è previsto per il 3 ottobre, mentre la Regione dovrà esprimere il medesimo
parere entro il 23 ottobre.
Sono 4
articoli che vanno a modificare quel progetto di
legge.
Non essendoci
richieste di parola, pongo in votazione l’articolato.
Pongo in
votazione l’articolo 1.
(E’
approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 2.
(E’
approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 3.
(E’
approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 4.
(E’
approvato)
Pongo in votazione
il provvedimento nel suo complesso.
(Il
Consiglio approva)
La Conferenza dei capigruppo
all’unanimità ha voluto predisporre una
modifica per la seduta odierna che ho già annunciato anche in conferenza
stampa. Questa modifica riguarda la dotazione di un sistema di controllo per quanto attiene il finanziamento dei gruppi.
La Conferenza
dei capigruppo all’unanimità ha voluto predisporre un testo che riguarda
l’affidamento del sistema di controllo sui nove gruppi attualmente presenti
all’interno dell’Assemblea ad una società di revisione esterna che sarà
individuata attraverso un bando che l’Ufficio di Presidenza provvederà a
predisporre nei prossimi giorni.
Il prezzo di questa attività di revisione dei
gruppi, l’intera Conferenza ha voluto addebitarlo al finanziamento stesso,
quindi non ci sarà un aumento sostanziale delle spese, ma si farà ricorso al plafond
relativo al finanziamento dei gruppi.
Accanto a questa iniziativa la Conferenza dei capigruppo, sempre all’unanimità,
ha voluto predisporre un ordine del giorno che riguarda, sostanzialmente, due
argomenti.
Il primo: prendendo atto del momento si è deciso di
procedere ad individuare quali siano le possibili spese da razionalizzare e i
tagli da effettuare proseguendo l’attività di riduzione che abbiamo già
iniziato; penso ai vitalizi, all’abolizione dei sottosegretari, al
finanziamento dei gruppi.
E’ stato deciso che l’Ufficio di Presidenza debba
procedere ad effettuare la revisione della spesa. La stessa cosa è stata fatta
anche per la Giunta regionale. Il governo regionale dovrà prevedere un
risparmio della spesa, tenendo conto della situazione difficile e complessa
della nostra economia, del nostro tessuto sociale ed economico.
Proseguiremo con grande attenzione anche alla
riduzione del finanziamento ai gruppi per giungere a cifre che abbiano un
risultato significativo.
Nella seduta di oggi abbiamo intenzione di ridurre
il finanziamento dei gruppi del 10 per
cento con l’obiettivo di ottenere risultati significativi nei prossimi
anni e nei prossimi bilanci del 2013, del 2014 e del 2015. La nostra idea è di
raggiungere, entro questa legislatura, il risultato, naturalmente è difficile,
complicato da raggiungere, del dimezzamento dei finanziamenti dei gruppi.
Adesso faremo la spending
review e proseguiremo la strada intrapresa dal Consiglio regionale.
Naturalmente c’è bisogno della collaborazione di tutti.
Sono molto soddisfatto che su questo argomento non
ci sia stata divisione politica tra maggioranza e minoranza, ma ci sia stata
una volontà comune di affrontare questo argomento come impegno prioritario in Consiglio regionale.
Abbiamo fatto tanti tagli alla politica e
continuiamo a farli in una situazione difficile e complicata con un tessuto
produttivo regionale molto ridimensionato, ma ci vogliamo riuscire e c’è
bisogno della collaborazione di
tutti. Ci vorrà del tempo per fare un buon lavoro, lo devono fare il Consiglio
regionale e la Giunta regionale; insieme possiamo effettuare un risparmio da
destinare ad un settore che ne ha bisogno, come abbiamo fatto qualche mese fa
destinando le economie al sociale e all’occupazione Perché no? Anche in questa
occasione i risparmi potremmo destinarli al sociale e all’occupazione, la
Calabria ne ha veramente bisogno.
Siamo tutti impegnati e determinati a raggiungere
questo obiettivo.
Nella giornata di oggi vi sarà l’approvazione del
provvedimento approvato e condiviso da tutta la Conferenza dei capigruppo ed anche l’approvazione di un ordine del
giorno che provvederemo dopo a distribuire ai colleghi.
Credo, su mandato della Conferenza dei capigruppo, di essere stato esaustivo. Possiamo
procedere alla votazione o c’è qualche intervento?
Prego, onorevole Principe.
Presidente, poiché il testo non ci è stato ancora
distribuito, è bene - onde arrivare ad un coordinamento formale utilmente partecipato – fare una breve battuta per
rafforzare il suo ragionamento che noi abbiamo condiviso.
L’ordine del
giorno fa bene ad elencare cosa in questa legislatura si è fatto per ridurre i
costi della politica.
La Calabria è sempre una bestia nera da bastonare e
anche qualche sprazzo di luce che questa Regione produce non viene mai messo
nella giusta considerazione.
Due premesse a
nostro avviso, quindi. La prima premessa fa la storia
di questo biennio e mezzo e, se è possibile, richiama anche provvedimenti
utilmente adottati nella precedente legislatura. Debbo dar atto al Presidente
Bova di aver iniziato questo percorso in tempi remoti, perché 7 anni e mezzo in
politica sono tempi remoti.
Questo
ricordo - perché è sempre un fatto importante il ricordo – rappresenta la situazione di grande
difficoltà che attraversa il Paese e che attraversa la nostra regione.
E’
più che giusto, quindi, che, nel momento in cui abbiamo sofferenze sociali in
aumento a causa di una congiuntura economica negativa, questo Consiglio
regionale dia il suo contributo per lenirli, nei limiti in cui è possibile -
oltre che con provvedimenti legislativi utili e con progetti di utilizzo
importante dei fondi strutturali europei -
riducendo anche i costi del Consiglio regionale.
Presidente Talarico, nell’ordine del giorno deve essere
chiaro che noi le diamo mandato di presentare in tempi rapidissimi un prospetto
di una riduzione sostanziosa dei costi complessivi del Consiglio regionale.
In questo quadro, già sin da ora, interveniamo per
quanto riguarda le risorse trasferite ai gruppi, certamente con la legge che
lei ha illustrato che istituisce una figura tecnica terza di verifica dei
conti, ma anche avviando una riduzione concreta ed un progetto di riduzione che
abbracci l’intera legislatura.
Noi abbiamo inteso nella discussione in Conferenza dei
capigruppo ricordare – e questo ricordo lo facciamo in premessa – che già un 10
per cento delle risorse è stato ridotto. Stasera a quel 10 per cento
aggiungiamo un altro 10 per cento ed entro la fine della legislatura attuale
arriveremo ad un dimezzamento delle risorse assegnate ai gruppi.
Penso che questo debba risultare molto chiaro
nell’ordine del giorno. Questo è un mandato che affidiamo a lei insieme
all’Ufficio di Presidenza, poi convocherà i capigruppo per confrontarci su
questo progetto complessivo di riduzione dei costi del Consiglio, avendo già
stabilito il percorso che riguarda i gruppi consiliari.
Nello stesso tempo l’ordine del giorno deve impegnare il
Presidente della Giunta e la Giunta. Per la verità in Conferenza dei capigruppo
questo nostro percorso mi è sembrato condiviso dal governo e quindi l’ordine del
giorno deve impegnare dicendo: al Presidente Talarico diamo mandato di… impegniamo il Presidente Scopelliti
e la Giunta a … L’ordine del giorno deve inoltre impegnare la Giunta ad
intervenire in tempi rapidi.
Non vado ad una elencazione
semplificativa, perché quando si fanno elencazioni si commettono sempre errori.
Impegniamo la Giunta a mettere in piedi un programma di riduzione drastica dei
costi di funzionamento della macchina regionale.
Mi sono permesso di far questo breve
intervento perché, a nostro avviso, l’ordine del giorno deve riflettere questi
concetti e naturalmente noi, che abbiamo dato un contributo in Conferenza dei
capigruppo per arrivare a questo risultato prendendo atto di una generale
volontà di pervenire al risultato stesso, voteremo l’ordine del giorno con
grande convinzione.
Non ci sono altre richieste di parola, pertanto
passiamo all’esame della proposta di legge numero 373/9^.
Pongo, innanzitutto, in votazione l’emendamento
protocollo numero 41012, a firma dei capigruppo di maggioranza, relativo alla
riduzione del 10 per cento del finanziamento ai gruppi che modifica l’articolo
4, comma 3, e l’articolato che riguarda la costituzione della società di
revisione per la verifica dei bilanci dei gruppi che così recita: “Al comma 3
dell’articolo 4 della legge regionale 15 marzo 2002, n. 13 (Testo unico della
struttura e finanziamento dei Gruppi consiliari), dopo le parole “in Consiglio”
sono inserite le parole “ridotto del 10 per cento sulla quota fissa”.
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
L’articolo 1 sostituisce,
integrandolo, l’articolo 7 della legge del 15 marzo 2002, numero 13, che
riguarda il testo unico sulla struttura e finanziamento dei gruppi consiliari.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione il provvedimento
nel suo complesso, come emendato, naturalmente con autorizzazione al
coordinamento formale.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportata in allegato)
Si passa adesso all’ordine del
giorno numero 73 a firma di tutti i capigruppo “Sulla riduzione complessiva dei
costi della politica” di cui do lettura: “Il Consiglio regionale
premesso che:
nel corso di questa Legislatura
regionale sono stati approvati provvedimenti legislativi volti a tagliare i
costi complessivi del Consiglio regionale (riduzione delle Commissioni
permanenti, del finanziamento dei Gruppi, dei consulenti, degli Assessori
esterni, abolizione del vitalizio, abolizione dei Sottosegretari, ecc...) in
una visione finalizzata a ridurre gli sprechi e le inefficienze e, nel
contempo, a migliorare sia la qualità delle attività istituzionali che
l'efficacia delle risposte da dare alla società calabrese;
altresì, è fortemente avvertita
l'esigenza di dare avvio - in questa fase particolarmente delicata in cui nel
Paese soffiano i venti dell'antipolitica e di un populismo i cui tratti
esasperati minano alle basi l'architettura stessa della democrazia rappresentativa
- ad una ancora più incisiva verifica dei costi della politica, al fine di
ottenere ulteriori e corposi risparmi di spesa, peraltro in linea con
l'esigenza del contenimento delle uscite, poste quale obiettivo primario da
raggiungere nella seconda parte dell'attuale Legislatura;
l'Europa ed il Paese vivono una
drammatica crisi economica e sociale, la quale colpisce in particolare modo le
aree più svantaggiate del Mezzogiorno come la Calabria, finite in una
congiuntura assai difficile sia per ciò che riguarda la difesa dello status quo
che per il rilancio di qualsivoglia prospettiva di sviluppo, si ritiene quanto
mai necessario finalizzare i notevoli risparmi di spesa, conseguiti attraverso
una oculata ed efficace spending review, per interventi in favore delle
popolazioni della regione e segnatamente a favore dei giovani;
dà mandato all'Ufficio di Presidenza
di verificare, con il massimo rigore, la possibilità di intervenire per
realizzare altre riduzioni dei costi di funzionamento dell'Assemblea
legislativa e di tutte le sue articolazioni, in particolare concentrando
l'attenzione su una rilevante riduzione del finanziamento dei Gruppi
consiliari, proseguendo sulla strada intrapresa fin dall'insediamento della IX
Legislatura regionale; e, nel contempo, impegna la Giunta regionale ad
intraprendere tutte le iniziative, idonee alla razionalizzazione della spesa ed
al raggiungimento dei medesimi obiettivi”
Prego, onorevole Principe.
Presidente, abbiamo svolto una discussione approfondita
e serena che, per la verità, ha anche esaurito le nostre
energie. Devo dire che l’ordine del giorno non mi sembra rifletta quanto ci
siamo detti; lo dico con grande modestia e chiedo scusa ai colleghi, sempre che
quei principi si condividano, anche per il ragionamento che ho fatto poc’anzi.
Primo
punto: questo Consiglio regionale ha provveduto ad approvare, sin dalla
legislatura precedente, una serie di provvedimenti che hanno ridotto i costi
della politica - e li elencherei-. Secondo punto: per la crisi economica
globale della Calabria, la possibilità di una esplosione sociale italiana e, soprattutto, nel Mezzogiorno, dove il
tasso di povertà è aumentato, siamo impegnati a metter in piedi, con le poche
risorse che possediamo, leggi che vadano in direzione del sociale e a
utilizzare meglio i fondi strutturali europei.
Il Consiglio regionale, così come ha fatto nel recente
passato, contribuisce ad alleviare, attraverso una riduzione dei costi di
funzionamento, questa situazione.
Abbiamo destinato fondi al termalismo, agli stagisti.
Abbiamo il problema della famiglia e di quelli che hanno problemi veramente
gravissimi dal punto di vista sociale e pensiamo alle famiglie che hanno
all’interno soggetti portatori di handicap
e quant’altro.
Il Consiglio vuol dare un contributo ad alleviare questo
disagio sociale. E come lo dà questo contributo? Arrivando ad una riduzione
drastica dei costi di funzionamento del Consiglio stesso. Affidiamo a lei ed
all’Ufficio di Presidenza il compito di presentare, nei tempi più rapidi, una
proposta.
In questo contesto, stasera, abbiamo ulteriormente ridotto la
dotazione dei gruppi di un altro 10 per cento e siamo, quindi, al 10 per cento
precedente più l’attuale. Nell’ordine del giorno deve essere chiaro che ci
impegniamo, entro l’attuale legislatura, ad arrivare ad un dimezzamento del
trasferimento delle risorse ai gruppi, nel momento in cui rafforziamo il tutto
con l’approvazione della legge testé licenziata dal Consiglio regionale.
Insieme a questo, impegniamo il Presidente della Giunta
regionale e la Giunta regionale stessa a procedere, anche per l’Esecutivo, ad
una drastica riduzione dei costi di funzionamento dell’Ente Regione.
L’ordine del giorno deve contenere questo. Affidiamo,
quindi, a lei ed all’Ufficio di Presidenza un coordinamento formale che
contenga questi elementi chiari che ormai fanno parte della storia degli atti
di questo Consiglio regionale.
Onorevole
Principe, mi sembra che, leggendo l’ordine del giorno, ci sia scritto questo. Manca
“il precedente Consiglio… di proseguire sulla strada
che ci siamo dati ormai da tanto tempo”.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Talarico. Ne ha
facoltà.
Signor Presidente, non siamo soddisfatti di quest’ordine del
giorno. Riteniamo che, al di là della indicazione, fra l’altro molto generica,
di riduzione dei costi, sia necessario intervenire sulla rendicontazione dei
fondi attribuiti ai gruppi ed ai consiglieri.
C’è una proposta di legge che è
all’esame dell’apposita Commissione, mi pare la prima, presentata dal collega
Nucera e, quindi, dalla maggioranza di centro-destra e, dalla stessa
maggioranza, fatta cadere con superficialità e leggerezza; è una proposta che
andrebbe ripresa, approfondita ed approvata in tempi brevi.
Quella proposta, se non ricordo
male, introduce un concetto fondamentale e, forse, ancora più importante della
riduzione dei costi, che è la rendicontazione certificata e riguarda il restringimento dei settori a cui si può accedere
per alimentare e finanziare l’attività politica ed istituzionale. Se un
consigliere è sostanzialmente libero di spendere per qualsiasi cosa, perché la
legge, comunque, lo consente -non parlo di cose illegali- e, legalmente, i
gruppi possono spendere, avendo a disposizione un’ampia possibilità e se i
consiglieri possono spendere, avendo anch’essi un’ampia facoltà di spendere, è
opportuno e necessario restringere i campi su cui si può spendere e che
effettivamente servono per finanziare l’attività politico-istituzionale.
Chiediamo,
signor Presidente, prima ancora della riduzione dei costi, su cui occorre
intervenire con maggiore rigore possibilmente indicando anche qualche numero,
che ci sia una rendicontazione di natura fiscale per ogni spesa effettuata dal
gruppo dei consiglieri.
Potremmo
sottoporre anche alla vostra attenzione il regolamento di cui ci siamo dotati
come gruppo consiliare di Italia dei valori, fin dall’inizio di questa
legislatura, e che prevede rigorosamente che ad ogni spesa venga accompagnata
non solo la motivazione della spesa ma anche una documentazione di tipo
fiscale.
Questa
potrebbe essere una strada per rendere certe, trasparenti ed intelligibili le
spese dei consiglieri e dei gruppi e rendere un servizio di trasparenza e
pubblicità anche nei confronti di quella opinione pubblica che, in maniera
famelica e forse anche fondata, chiede di sapere come spendiamo i soldi dei
cittadini.
Nessuno
chiede di parlare sull’ordine del giorno che provvederemo a migliorare in sede
di coordinamento formale.
Pongo in
votazione l’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Si passa
adesso all’esame abbinato:
progetto
di legge numero 261/9^ di
iniziativa della Giunta regionale, recante: “Disposizioni in materia di forestazione
e di politiche della montagna”; Progetto di legge
numero 262/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Istituzione
dell'Azienda Regionale per la Forestazione”; Progetto
di legge numero 266/9^ di iniziativa del consigliere Mirabelli, recante:
“Costituzione Azienda Regionale per la Forestazione e le politiche della
montagna”.
E' in discussione una nuova versione che reca: “Istituzione dell’Azienda
regionale per la Forestazione e le politiche per la montagna e disposizioni in
materia di forestazione e di politiche della montagna.”
L’onorevole
Imbalzano, relatore, ha facoltà
di svolgere la relazione.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge, posta oggi
all’approvazione di questa Assemblea,
scaturisce dalla ineludibile ed urgente necessità di superare una situazione di
autentico incaglio che si è venuta a creare dopo l’approvazione della legge regionale di soppressione dell’Afor,
la legge numero 9 del 2007, per tante difficoltà sopraggiunte nella fase di
definizione della procedura di liquidazione
e sulla quale non è il caso di soffermarsi.
Si
è, infatti, acquisita la consapevolezza che
solo mettendo a sistema funzioni e risorse, definendo principi e regole di
buona governance si poteva e si può
pervenire ad un positivo e proficuo risultato nell’ottica di una ripresa di
efficienza e di efficacia dell’azione pubblica regionale e dello stesso ente.
E’ venuto il momento in cui, pur tra criticità e non
poche difficoltà, questo Consiglio regionale deve affrontare comunque un
progetto di riforma. Questo Consiglio non può girarsi dall’altra parte
adducendo alibi per queste difficoltà, per non affrontarle né può abbandonarsi
a tentazioni populistiche in una fase in cui l’antipolitica imperversa. E’ il
momento della responsabilità collettiva e nessuno può illudersi che con il
quadro economico attuale si possa continuare a far finta di niente.
La montagna, la foresta calabrese, i forestali della
nostra regione devono trovare la giusta valorizzazione e intraprendere un
percorso virtuoso nell’assoluta garanzia di una loro tutela lavorativa.
Capisco, in questo momento, la posizione della parte più
responsabile del sindacato che legittimamente, al di là delle osservazioni e
delle critiche mosse alla proposta della Giunta regionale, non può farsi
scavalcare da alcuni atteggiamenti aprioristici non giustificabili.
Conosco sindacalisti equilibrati ed intelligenti che
difendono senza oltranzismi gli interessi dei lavoratori e sono preoccupati per
le prospettive del settore. Ho avuto modo di constatarlo anche nei giorni
scorsi nei ripetuti incontri e a questi sindacalisti e a tutti i lavoratori
iscritti voglio dire che la Giunta regionale e l’assessore Trematerra e la
Commissione, in settimane di duro lavoro, di approfondimenti e di verifiche,
hanno licenziato una proposta che ha accolto buona parte delle richieste da
loro prospettate nel corso di questi incontri. La proposta, peraltro, è stata ulteriormente migliorata
con emendamenti proposti stasera in quest’Aula su fatti assai importati. Di
più, in Commissione, nel corso della seduta conclusiva, sono stati accolti
significativi emendamenti presentati dalla minoranza e, soprattutto, dai
colleghi del Partito democratico, a
dimostrazione di una forte apertura della vocazione della maggioranza a rendere
la riforma la più condivisibile possibile.
E’ rimasta in piedi la questione, a mio parere troppo
enfatizzata, della scelta tra ente pubblico economico e non. Ora non bisogna
essere esperti di diritto pubblico dell’economia per chiarire che la questione
è, di fatto, un falso problema perché basta fare un semplice approfondimento -
ma immagino che tutti l’avranno fatto - per capire che tra ente pubblico
economico e non, almeno rispetto alla vicenda Afor, le conseguenze giuridiche
sono quasi nulle. Si confonde l’ente pubblico economico con le società per
azioni derivate dai vecchi enti pubblici economici delle partecipazioni
statali.
Come ho avuto modo di sottolineare più volte, erano enti
pubblici economici il vecchio Ente Poste prima della sua trasformazione
nell’attuale SpA, l’Enel, l’Ina, le grandi banche pubbliche come Banco di
Napoli e Banca nazionale del lavoro (BNL). Gli enti pubblici economici
realizzano sì fini pubblici, non si identificano con i fini di lucro delle
imprese private; naturalmente, pur non essendo lo scopo di lucro un elemento
essenziale di questi enti, è necessario che operino in modo tale che l’attività
riesca a coprire i costi dei fattori della produzione impiegati.
Queste cose le ho volute ribadire perché
nell’immaginario del lavoratore forestale sta prendendo piede una falsa
convinzione strumentalmente inculcata: che si vuole privatizzare il settore.
Non è assolutamente vero.
I lavoratori ed i sindacati, in sostanza, devono sapere
che la riforma serve a dare un futuro dignitoso, soprattutto ai lavoratori, e
una prospettiva vera e seria al comparto. Di questo processo essi sono una
parte essenziale oggi ma soprattutto domani e saremo sempre accanto a loro a
difendere i giusti diritti dei lavoratori a partire dalla certezza lavorativa.
Anche per questo la proposta di legge che vi sottoponiamo è stato oggetto di un
approfondito, prolungato e responsabile esame in Commissione ed in successivi
incontri con il sindacato a tutti i livelli.
L’iter delle
proposte della Giunta regionale è stato, certo, travagliato: c’è stata in
Commissione una ampia discussione, aperta e trasparente; sono state affrontate
con serietà e responsabilità tutte le criticità, alcune evidenziate dagli
uffici del Consiglio regionale ed altre emerse durante gli incontri tecnici
avuti con i dipartimenti competenti, altre ancora segnalate durante
l’audizione. Vi è stato un ampio carteggio tra i dipartimenti agricoltura e
bilancio e tra questi e gli uffici della seconda Commissione al fine di
elaborare soluzioni tecniche in grado di favorire la definitiva approvazione
della riforma. I contributi forniti e lo sforzo profuso hanno portato
all’approvazione in Commissione della proposta di legge nel testo che oggi
viene sottoposto alla vostra attenzione con qualche emendamento aggiuntivo che
accoglie richieste sindacali praticabili e precisazioni sostanziali in ordine
alla parte finanziaria.
Come potete verificare, cari colleghi, l’articolato
contiene una serie di disposizioni normative atte a razionalizzare i costi
della nuova azienda e, nel contempo, a ripianare la situazione debitoria
dell’azienda in liquidazione. Il risultato a cui si è pervenuti, per quanto
possibile, è certamente assai apprezzabile.
Ripeto che la riforma è riferita ad un settore rimasto
per troppo tempo incagliato. E’ stata posta a suo tempo in liquidazione
l’azienda Afor senza tener conto della rilevante massa creditoria che la stessa
esponeva nei suoi bilanci nei confronti della Regione. Attenzione, la paventata
riduzione dei trasferimenti statali di
160 milioni di euro, che consentono oggi di onorare le obbligazioni giuridiche
passive nei confronti del personale Afor, è un problema che si potrà porre
indipendentemente dall’approvazione o meno di questa riforma. Queste problematiche permangono sia
in presenza di una riforma sia a legislazione vigente. E’ per questo che nella
discussione che andremo a fare occorrerà tener conto della notevole difficoltà
di risolvere tutti i problemi legati al settore anche se dobbiamo avere la
piena consapevolezza che una fase storica è, comunque, in via di esaurimento.
Certamente
il testo licenziato dalla Commissione introduce un principio di spending
review laddove - lo vedrete nella norma finanziaria - la Regione si
confronterà con l’obiettivo di ridurre del 20 per cento la spesa che oggi è
sostenuta per il comparto forestale e per le comunità montane, salvaguardando,
comunque, le spese obbligatorie per il personale. Questo è il frutto di scelte responsabili e coraggiose che portano ad eliminare le comunità montane
e che permetteranno nel tempo di liberare risorse per un’azienda efficiente e
gestita con logiche di imprenditorialità e economicità.
E’
prevista, peraltro, la possibilità che molte delle loro funzioni vengano svolte
dalle future Unioni dei Comuni montani. Da qui la scelta di corredare questa
proposta con la relazione dei dipartimenti regionali competenti che hanno
analizzato i punti di forza e di debolezza di una riforma che oggi questo
Consiglio può esaminare e su cui è possibile formulare una decisione
consapevole sul destino delle foreste, delle montagne e dei forestali
calabresi.
Nella
qualità di relatore del provvedimento in Aula ho tenuto conto non solo del voto
espresso dalla opposizione in Commissione ma anche del merito delle
problematiche da loro evidenziate. Mi riferisco, in particolare, alla puntuale
definizione dei rapporti di credito e debito tra l’azienda Afor in liquidazione
e la Regione Calabria, all’analisi dei flussi finanziari legati agli effetti
prodotti dalla riforma sui debiti maturati a valere sul trattamento di fine
rapporto del personale ex Afor. Prima di arrivare in Consiglio, non a
caso, ho invitato i dipartimenti interessati ad effettuare una ulteriore
verifica su questioni che, seppure attengono la procedura liquidatoria della
vecchia Afor, possono tuttavia contribuire a pervenire ad una più chiara e
consapevole decisione da parte di quest’Aula. Ritengo che il dipartimento
agricoltura abbia dato risposte esaurienti sotto questo profilo. L’assessore
Trematerra avrà certamente modo di fornire successivamente tutti i chiarimenti
sulle risultanze dei lavori svolti e sullo sforzo delle Regioni di ammodernare
un settore oggi complessivamente non efficiente e, comunque, non più
sostenibile. L’intervento regionale, in sostanza, è diretto a imprimere
efficienza ed efficacia all’azione amministrativa, a realizzare consistenti
risparmi di spesa, coerenti con quei principi di coordinamento di finanza
pubblica che chiamano anche le Regioni a far la loro parte nel più ampio
processo di riforma della pubblica amministrazione.
Nel
merito dell’articolato licenziato e sottoposto all’esame di quest’Aula
l’articolo 1 istituisce la nuova azienda attribuendole la forma giuridica di
ente pubblico economico. Essa è munita di personalità giuridica con autonomia
patrimoniale, imprenditoriale e finanziaria, soggetta al vincolo del pareggio
del bilancio e finanziata attraverso risorse comunitarie, statali e regionali
di altri enti, le tariffe ed i corrispettivi per i servizi resi, nonché i
proventi derivanti dall’attività economica svolta. Gli articoli 2 e 3
dispongono la soppressione e la liquidazione delle comunità montane calabresi,
prevedendo che le funzioni proprie siano esercitate dalla Regione, attraverso
la neo istituita Azienda regionale per la forestazione e per le politiche della
montagna. In sede liquidatoria, attraverso un piano elaborato dal commissario
ed approvato dalla Giunta regionale, saranno assegnate a ciascun ente, in
proporzione alle funzioni ed ai rapporti trasferiti, le risorse umane,
finanziarie e strumentali, incluse le sedi istituzionali e gli altri beni
indisponibili, già di proprietà delle comunità, facendo salvi i rapporti di
lavoro per come esistenti.
La
soppressione delle comunità montane e la gestione aggregata attraverso l’
Azienda regionale per la forestazione e per le politiche della montagna delle
funzioni afferenti, oltre a costituire un evidente elemento di economicità,
realizza un impianto di maggiore efficienza ed efficacia nel settore garantito,
appunto, dall’unitarietà di gestione. Voglio aggiungere che molte delle
funzioni delle comunità montane saranno svolte dalle Unioni dei Comuni che,
certamente, verranno costituite.
L’articolo
4 regolamenta sedi, funzioni di massima, organi e vigilanza dell’Azienda
regionale per la forestazione e per le politiche della montagna. Per quanto
riguarda gli organi si ritiene ragionevole che un ente strumentale della
Regione Calabria, essendo ente di gestione, sia guidato non da un organo politico
come il consiglio di amministrazione ma da un organo più tecnico e snello,
immediato, esecutore della programmazione e pianificazione regionale. In
sintesi: una direzione generale così come regolamentata dal successivo articolo
5. Il coordinamento circa l’attuazione delle linee generali di indirizzo
dell’Azienda regionale per la forestazione e per le politiche della montagna e
la verifica del conseguimento è demandato all’attività di un Comitato tecnico
di indirizzo composto da esperti attivi a titolo gratuito che relazionano alla
Giunta regionale.
L’articolo
7 prevede l’istituzione del Collegio dei sindaci, organo di vigilanza
necessario sulla gestione finanziaria dell’azienda regionale. L’articolo 8
dispone circa l’articolazione territoriale su base distrettuale in funzione
della peculiarità della superficie forestale e degli indicatori
fisico-geografici, democratici e socio-economici. L’articolo 9 prevede che
l’organizzazione dell’Azienda regionale per la forestazione e per le politiche
della montagna sia contenuta in atto aziendale. L’articolo 10 dispone in
materia di bilancio e rendicontazione. L’articolo 11 detta norme in materia di
personale prevedendo che la pianta organica dell’azienda sia coperta mediante
il personale transitato dall’Azienda forestale della Regione Calabria e dalle
comunità montane soppresse, trasferito o comandato alla Regione Calabria su
domanda o d’ufficio. Il personale il cui rapporto è disciplinato presso l’ente
di provenienza da un contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto
pubblico è posto in un ruolo speciale ad esaurimento e permane nel proprio
stato giuridico ed economico, salva opzione per il regime proprio dell’azienda.
Il rapporto di lavoro dei dipendenti nuovi assunti sarà disciplinato dai
contratti collettivi nazionali di lavoro e del comparto privato secondo le
rispettive aree di competenza.
L’articolo
12 prevede che per la realizzazione dei progetti istituzionali l’azienda
regionale utilizzi anche le risorse di competenza dei settori funzionali di
riferimento, previsti nell’ambito della programmazione comunitaria 2007-2013 e
2014-2020, in conformità alle regole da questa stabilite. L’articolo contiene,
altresì, una serie di disposizioni normative atte a razionalizzare i costi
della nuova azienda e, al contempo, a dipanare la situazione debitoria
dell’azienda in liquidazione. L’articolo 13, rubricato “Disposizioni
transitorie e finali”, contiene disposizioni in materia di nomine, prevedendo,
altresì, una serie di adempimenti per il commissario liquidatore dell’Afor.
L’articolo 14, infine, contiene la norma finanziaria: il comma 1 quantifica le
spese connesse alla liquidazione delle comunità montane; il comma 2 definisce
le forme di copertura per l’anno 2013 per le spese connesse alla governance
della nuova azienda, incluse le spese per il personale transitato dalle
comunità montane e dall’Afor in liquidazione e assicurate dalle Upb accese con
riferimento alla valorizzazione e salvaguardia della montagna e dei territori
silvo-pastorali e alla tutela del patrimonio forestale e sviluppo del demanio
forestale, in misura non superiore all’attuale valorizzazione diminuita del 20
per cento; il comma 3 prevede per gli anni successivi ulteriori risparmi annui
del 3 per cento rispetto alle spese sostenute nell’annualità 2013; il comma 4
formula previsioni di risparmio di spesa per 3 milioni di euro annui derivanti
dalla riduzione dal 7 al 4 per cento delle spese generali riconosciute dalla
Regione alla nuova azienda e accompagnata dalla riduzioni dal 10 all’8 per
cento delle stesse partite riconosciute ai Consorzi di bonifica.
In
definitiva -e chiudo- crediamo che la proposta di legge della Giunta regionale,
sicuramente arricchita e migliorata da questo notevole e ulteriore sforzo
comune, rappresenti una riforma coraggiosa, oltre che ineludibile e vada, lo
ripeto, in direzione degli interessi dei forestali calabresi. Ci auguriamo
potrà consentire nel medio termine la piena valorizzazione della montagna e
delle foreste della nostra Regione.
E’ anche
una riforma attesa da tutti i cittadini che consentirà di voltare pagina in
questo comparto. Finalmente non saremo più costretti a subire la facile
demagogia dei tanti soloni che sulla grande stampa, in questi anni, si sono,
troppo spesso, esercitati al tiro al bersaglio sulla credibilità di questa
nostra Regione.
Nessuno,
cari colleghi, può sottrarsi alla propria parte di responsabilità, come
ricordavano opportunamente anche alcuni colleghi della minoranza in questi giorni
sulla stampa: né la politica, né a maggior ragione questo Consiglio regionale,
né il sindacato, né il personale tutto, che va tutelato nella dignità e sul
lavoro.
Noi della
maggioranza siamo qui stasera per continuare ad adempiere, come sempre, il nostro
dovere fino in fondo.
Invito i
colleghi a prendere posto, so che l’ora è tarda ed abbiamo avuto una giornata
piena di impegni e di riunioni ma, se non ci sediamo ed evitiamo di parlare tra
di noi, non si sente assolutamente niente.
Prego, onorevole
Giordano, si accomodi al suo posto.
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.
Presidente, penso che non sarà necessario
da parte mia tediare l’Assemblea e gli amici del pubblico
presenti, – scusatemi, la forma va rispettata – i signori del pubblico, perché le
nostre posizioni sono
abbastanza chiare, le abbiamo confrontate con l’assessore Trematerra in sede di
Conferenza dei capigruppo. Noi non abbiamo una cultura aventiniana, perché
l’Aventino, storicamente, è stato un
errore delle forze democratiche in quel particolare momento storico;
figuriamoci come l’Aventino sia un errore in democrazia, perché questa è
un’Aula nella quale vige pienamente ogni garanzia assicurata dal sistema
democratico, dalle nostre leggi, dai nostri Regolamenti.
Voi sapete che noi non
condividiamo l’impianto di questa riforma e più volte lo abbiamo detto
all’assessore Trematerra. Anche se sembra che ci si sia imballati sulla natura
giuridica dell’ente, vi debbo dire, in grande sincerità, che non la penso in
questo modo, nel senso che, quando nell’ordine del giorno della precedente
seduta consiliare abbiamo scritto che non bisognava avere pregiudiziali sulla
natura giuridica - a parte che le pregiudiziali sono sempre un fatto bivalente
- sarebbe strano che ciò che una parte sostiene è una pregiudiziale e ciò
che sostiene l’altra parte, invece, è la Divina Commedia! Così come sono
convinto che la nostra non sia una pregiudiziale, però, sono altrettanto
convinto della vostra sincerità sulla qualificazione giuridica dell’ente. Per
noi, però, non è questo il problema di fondo perché, cari amici della Giunta e
della maggioranza, non condividiamo l’impianto di questo provvedimento, cioè
non vediamo come, attuando questo provvedimento, la forestazione in Calabria
possa ritornare ad essere produttiva.
Chi parla non ha mai avuto pregiudiziali di sorta verso il settore e
verso i lavoratori forestali; tra l’altro da vecchio amministratore so che,
quando chi ha il bastone del comando è in grado di mettere in piedi una
progettualità, i lavoratori fanno la loro parte; quando i lavoratori sono
lasciati a loro stessi, l’abulia porta poi conseguenze. La cattiva nomea
nazionale dei lavoratori forestali dipende dall’abbandono di questo settore
almeno negli ultimi nove - dieci anni, quindi, dicendo questo, vi rendete conto
come il mio dire sia sincero e non vada alla ricerca del ping-pong delle
responsabilità.
Ho avuto la ventura di fare il sottosegretario al lavoro del Governo
Amato con un ministro democristiano, che era l’onorevole Cristofori, e non solo
fummo protagonisti della concertazione – che oggi il Presidente Monti ha
buttato alle ortiche, dopo Amato venne Ciampi, che poi con Giugni ministro
santificò la concertazione – ma adottammo un provvedimento in base al quale ai
forestali calabresi destinammo 3 mila miliardi di lire – non sono abituato a
dare i numeri, basta rileggersi un po’ la storia parlamentare – che
significavano 300 miliardi all’anno, sulla base dell’esecuzione di progetti che
rendessero utile la forestazione.
Quel lavoro ha aiutato la Calabria, perché dal punto di vista geologico
noi siamo la Regione che è messa peggio di tutte, però negli ultimi anni –
facciamo gli scongiuri – tranne qualche vicenda particolare, come l’alluvione
di Vibo Valentia che fu determinata proprio dall’abbandono dei corsi d’acqua,
la Calabria ha resistito, e questa resistenza si deve al lavoro di tutela
idrogeologica, di pulizia dei fiumi, di pulizia e di utilizzo del bosco da
parte dei lavoratori forestali.
Che voglio dire con questo? Che noi dobbiamo mettere in piedi un
progetto. La vostra proposta di legge è lacunosa sotto il profilo finanziario,
non ci dice come si intendono utilizzare i fondi strutturali europei, anzi ci è
stato detto che pare non ci sia nulla al riguardo, certamente nel Psr ci sarà
poco, ma ci sono i fondi per l’ambiente, i fondi dei lavori pubblici. Voglio
dire che, utilizzando bene la progettazione finanziata, anche con i fondi
strutturali europei, noi possiamo rendere produttivo il settore, perché renderlo
produttivo significa anche fare questo tipo di prevenzione, che va fatta anche
nella montagna e nel bosco.
Noi siamo la prima regione per numero di incendi subiti quest’estate.
Certo, è stata una stagione estiva tra le più calde degli ultimi decenni, ma
l’incendio si previene tenendo pulito il bosco, lavorando sulle trincee, per
evitare che il fuoco vada avanti; noi italiani siamo bravi a fare pronto
intervento, ma non siamo bravi a prevenire. Poi, di grazia, il bosco può essere
reso produttivo anche per la sua ricchezza intrinseca. Ma vi pare corretto che
in Calabria, le aziende, ormai molte, che producono energia sulle biomasse,
vadano a prendere il legno fuori regione!? Nella mia città c’è un impianto a
biomasse del gruppo Falk: ebbene, questo impianto – sentite e tremate – prende
il legname dal Canada e questo legname arriva con le navi non a Gioia Tauro, ma
addirittura a Schiavonea, cioè dopo che passa da Gibilterra, deve fare il
periplo della Calabria, arrivare a Schiavonea e poi andare a Rende.
Scusate, una regione che ha 600 mila ettari di bosco, si può permettere
questi lussi?! Parlando con un amico agronomo, mi diceva che 100 ettari di
bosco, con il taglio mediamente ogni tredici anni, possono dare una resa di 50
mila euro all’anno. Facendo quattro conti, abbiamo una potenzialità di oltre 20
milioni di euro.
Allora, per non farla lunga, poiché di tutto questo nulla c’è nella
legge che è stata portata alla nostra attenzione, rimane il problema del
corretto utilizzo dei comuni montani, sui quali noi vogliamo essere molto
rigorosi.
Onorevole Principe, le ricordo di mantenere il suo intervento entro i
termini previsti dal Regolamento.
Le chiedo scusa, tanto poi disturberemo molto poco!
Ancora ha altri tre minuti.
Tre minuti? Penso di farcela.
I comuni montani: noi siamo rigorosi, vogliamo essere rigorosi nello
stabilire quelli che sono i comuni montani, i criteri, ed abbiamo visto bene
com’era quando ancora il Presidente Monti non era intervenuto sul fatto di
puntare sull’Unione dei Comuni. Di grazia, si vuole stabilire un bacino?
L’unione è un fatto volontario, ci vuole un ridisegno dei bacini, nell’ambito
dei quali i Comuni possono fare le unioni, stabilendo quali sono i compiti, le
risorse umane e le risorse finanziarie per espletare quei compiti.
Noi abbiamo detto all’assessore Trematerra che, quando tutto questo
sarà chiaro e attraverso un confronto più approfondito metteremo in piedi
questo progetto, si potrà discutere sulla natura giuridica dell’ente che è
l’ultima cosa sulla quale si deve discutere.
Presidente, un minuto per dire che io ho amato fare l’esempio del
manichino o di un corpo umano. Ma, scusatemi, senza conoscere le sembianze, la
corporatura, i muscoli, lo scheletro di un uomo, si può fare l’abito di
quell’uomo?! L’abito si fa quando è chiaro il soggetto. Allora, rendiamo chiaro
il soggetto attraverso un confronto che può continuare e, alla fine, metteremo
a quel soggetto, a quel corpo il vestito più utile.
Sotto questo profilo, da parte nostra, non vi è alcuna pregiudiziale.
C’è stato, venerdì, un incontro dei capigruppo, anche quelli di
maggioranza, con il sindacato. Per la verità, non ho visto chiusure
insuperabili da entrambe le parti, per cui chiedo al Presidente Scopelliti e
all’assessore Trematerra, che mi rendo conto che ha lavorato sul progetto –
questo glielo riconosciamo, non si deve ridondare se non riconosciamo il
contenuto di questo progetto – di rinviarne la trattazione perché siamo
convinti che, continuando il confronto, si potranno trovare dei punti di
sintesi nell’interesse della Calabria, della forestazione e dei lavoratori,
perché per noi una questione insormontabile nel confronto è mantenere i livelli
occupazionali.
Non capisco, quindi, la fretta di forzare, stasera. Volete dire
all’universo mondo che non si fa la riforma perché la minoranza non la vota?
Non credo che qui ci sia questa volontà da parte vostra, non ci credo affatto.
Se le cose stanno in questo modo, noi pensiamo che possa essere opportuna ed
utile qualche settimana di confronto per raggiungere una sintesi che assicuri
un minimo di tranquillità sociale in questa regione.
Noi ce ne andiamo dall’Aula, ma non perché vogliamo essere aventiniani.
Poiché non condividiamo l’impianto generale, è inutile che presentiamo
emendamenti per migliorare un testo. Se si fosse trattato di migliorare un
testo, saremmo stati qui anche fino a domani mattina perché, quando c’è un
impianto di fondo condiviso, il testo è sempre migliorabile, come del resto
abbiamo fatto non più tardi di mezzora fa su un argomento altrettanto delicato
ed importante.
Noi lasciamo l’Aula, quindi, invitandovi ad un ulteriore
approfondimento anche dal punto di vista politico e siamo pronti, già da
domani, a riprendere una discussione per cercare di trovare quei punti di
sintesi che, a mio avviso, servono alla nostra regione.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Mirabelli. Ne ha facoltà.
L’argomento in questione è abbastanza importante, più volte lo abbiamo
discusso in Commissione, cercando, senza riuscirci, non tanto di trovare la
sintesi, quanto di cercare criticamente, in tutti i modi, di trovare le
motivazioni giuste per redigere una legge applicabile, seria, futura e, per alcuni
aspetti, riformatrice. La legge presentata dall’assessore, dalla Giunta
regionale, è riformatrice esclusivamente in due aspetti: il primo è quello
della personalità giuridica, che cambia rispetto al vecchio ente strumentale,
l’Afor, perché l’ente pubblico non economico si dovrebbe trasformare in un ente
pubblico economico di tipo privatistico; la seconda novità, più importante, è
quella di una semplificazione, di un alleggerimento, in quanto verrebbe meno il
famoso consiglio di amministrazione, nominato dal Consiglio regionale, nel
quale era rappresentata anche la minoranza, in modo tale da poter evidenziare
un nuovo ente, un’azienda esclusivamente a caratterizzazione
tecnico-amministrativa.
Credo, assessore, che al di là di queste cose – su cui poi mi
soffermerò velocemente – quando si propone una legge – ho proposto una legge
alternativa alla vostra, cercando di sforzarmi, chi per me, non io, perché non
sono un esperto in politiche della forestazione, della montagna – si cerchi
sempre di addivenire ad una legge che possa essere esaustiva dell’argomento che
va a trattare. In questa legge, tutta la
parte veramente riformatrice, la parte dell’organizzazione, di una nuova
ristrutturazione, viene demandata ad un atto aziendale interno e, quindi, non
viene proposto, in questa sede, come parte integrante principale di una legge
che doveva pensare di poter fare di questo ente o della vecchia Afor – per
capirci meglio, chiamatela come volete – un ente funzionale e produttivo nei
minimi particolari.
Questo ente all’inizio ha funzionato bene, anche se con una pletora
enorme, figlia della politica di un tempo, perché ha dato dei risultati forti
soprattutto nel rimboschimento e nel contenimento del dissesto idrogeologico,
di cui questa nostra regione è malata geneticamente o geomorfologicamente.
Dopodiché, negli anni si è persa la mission di questo ente e, piano
piano, giustamente, non ha più prodotto effetti ed è diventato come un qualcosa
che bisognava assistere, mantenere. La politica pensava esclusivamente ad
andare a Roma a recepire i finanziamenti per
pagare i primi 34 mila, poi altri 28 mila, poi altri 20 mila lavoratori,
fino a quando siamo arrivati, ad oggi, a 8.500 lavoratori. Di questi, 2-3 mila
sono nei consorzi di bonifica, che è un ente privato di tipo pubblico
economico, quindi è di privati, non è una pubblica amministrazione – anche qui
ci sarebbe da fare un approfondimento – ed oggi ci ritroviamo, quindi, con la
necessità di dare un impulso a questi lavoratori che costituiscono, insieme ad
un gruppo di impiegati, questa Afor, questa nuova azienda, che serve, perché
noi abbiamo i due terzi del nostro territorio che è montano, abbiamo 656 mila
ettari di bosco, anche se di proprietà demaniale, regionale e quant’altro; gli
altri, privati, tutti convenzionati con la Regione, ammontano a circa 250-260
mila ettari di bosco per cui è ovvio che questo, dopo la sanità, diventi un
argomento, un banco di prova difficile, pesante per una regione che ha la
necessità di far virtù delle proprie risorse naturali ed anche degli operai
idraulico-forestali.
Mi sarei aspettato, quindi, un rilancio di tipo strutturale. Questa era
la vera riforma, altro che modificare la personalità giuridica! E non si può
accettare il ragionamento – caro Presidente Imbalzano, ne sei testimone – dell’assessore che viene in Commissione e
dice: “Ma comunque l’ente pubblico economico di tipo privato è la stessa cosa
dell’ente pubblico non economico di tipo strumentale”. Non è così! neanche da
un punto di vista giuridico, perché – tu ridi, ma lo sai che è stata così la
discussione – se fosse stato così, non capisco e non capirei la necessità di
andare a modificare la personalità giuridica dell’ente rispetto al recente
passato.
E’ ovvio che l’Afor è stata messa in liquidazione nel 2007, secondo me
commettendo un grandissimo errore, anche se di fondo c’era l’indicazione di
sottrarla alla Regione e trasferirla alle Province. E’ ovvio che le Province
non l’hanno accettato perché non si sono sentite garantite dal trasferimento di
tutto questo personale, senza nessuna garanzia di copertura finanziaria.
Mi voglio, allora, ricollegare subito al ragionamento che ha fatto il
consigliere Imbalzano: noi siamo contrari a questa legge – ed io sono contrario
anche alla modifica della personalità giuridica di questo ente –, ma non per
partito preso, bensì, onestamente, per mio convincimento. E’ vero, caro
Presidente della Commissione, Imbalzano, che questo è il momento della
responsabilità e che non possiamo girare la testa dall’altro lato.
Personalmente, non sposo assolutamente le richieste dei sindacati, ma cerco di
dare un mio contributo sulla base di un’analisi attenta di quella che è la
situazione di questo ente e, visto che tu parlavi di interessi dei lavoratori,
ci terrei a dire in quest’Aula che al centro della discussione c’è proprio la
questione dei lavoratori. Queste sono persone che, anche se hanno un contratto
di tipo privatistico – ed è questa l’aberrazione – hanno un contratto
sbagliato, perché sono a tutti gli effetti dipendenti della pubblica
amministrazione e lo confermano le tante e troppe sentenze del tribunale di
Cosenza, di Catanzaro e di Reggio Calabria, che hanno inquadrato questi
lavoratori nell’ambito dell’alveo giuridico della legge numero 165 del 2001 che
evidenzia il contratto lavorativo di tipo pubblicistico.
Per cui, se ci fosse stato qualcosa da sanare sarebbe stato il tipo di
contratto che tu, assessore, hai trovato, non è che l’hai creato tu – e su
questo ti debbo dare ragione. Il fatto che in un ente pubblico, in un ente
strumentale della Regione, ci siano operai che, per giurisprudenza, sono
riconosciuti dipendenti pubblici e che lavorano all’interno con un contratto di
tipo privatistico, è un’anomalia tutta calabrese, anche perché il contratto di
natura privatistica costa il 12 per cento in più rispetto a quello di tipo
pubblicistico, che è rimasto fermo, per quanto attiene ai salari, al 2008.
Lì si doveva andare a fare, forse, caro Presidente Imbalzano, un
maggiore approfondimento, perché gli operai idraulico-forestali sono stati
assunti dai vecchi uffici di collocamento con un contratto di tipo pubblico,
dopodiché sono stati spediti agli uffici provinciali dei servizi forestali
regionali e per anni vi sono rimasti. Da lì sono stati traslati nell’Afor, tant’è
che, se si va a verificare il trattamento di fine rapporto di quelli che sono
andati o stanno per andare in pensione, una quota è direttamente a carico della
Regione Calabria ed un’altra quota a carico dell’Afor.
Questo sta ad evidenziare che è ovvio che, avendo noi già una massa di
lavoratori che sono tutti, di fatto, dipendenti pubblici, nel momento in cui si
va a trasformare l’ente da pubblico di tipo strumentale in pubblico di tipo
privato, qualche problema uscirà fuori, tant’è che nella legge voi stessi dite
che tutti quelli la cui provenienza è di natura pubblica e che, quindi, sono
dipendenti pubblici, verranno inseriti ad esaurimento in questo nuovo
costituendo ente pubblico di tipo economico privato.
E’ chiaro, assessore, la domanda viene spontanea: se questo è vero, –
ed è vero perché è di stamattina una sentenza della Corte d’Appello di
Catanzaro che riconosce al contratto dell’operaio idraulico-forestale la stessa
natura giuridica del dipendente di una pubblica amministrazione – è ovvio che ad
esaurimento dovremo portare non solo gli impiegati, ma anche tutti gli 8.500
lavoratori. Mi domando, allora: a che cosa serve veramente cercare di
focalizzare esclusivamente la questione sulla trasformazione giuridica
dell’ente?
Noi avremmo preferito, invece, che nella Commissione avessimo potuto
fare un maggiore approfondimento della questione, al fine di poterci
convincere, non per partito preso né per difendere le posizioni dell’assessore,
della Giunta o il pensiero riformatore rispetto al mio o, addirittura, a quello
che è più conveniente per gli operai idraulico-forestali.
Onorevole Mirabelli, la invito a concludere il suo intervento.
Avremmo preferito, invece, un maggiore approfondimento e soprattutto la
possibilità, finalmente, di parlare di una ristrutturazione moderna di questo
ente, perché non è colpa degli operai, ma sono mancati i progetti e i
programmi. Questo è un ente che potrebbe automantenersi, non c’è bisogno di
andare a chiedere l’elemosina a Roma; è un ente che, se ristrutturato bene,
approfittando del ceppato, del sottobosco, della certificazione, del Trattato
di Kyoto, dei certificati verdi, ha una funzionalità ed una capacità di
incamerare risorse finanziarie, soprattutto inserendole in un contesto dei
fondi della Comunità europea per progetti. Quindi, ci vogliono competenze
specifiche, tecniche.
Questo lo dico nell’interesse non della Giunta, ma nell’interesse della
Calabria, perché c’era la necessità di proporre una legge articolata meglio,
più specifica, in un colpo solo, senza aspettare atti aziendali interni, perché
sappiamo bene che questi atti aziendali non verranno. Infatti, caro, assessore,
se da questa parte nessuno sosterrà la sua legge, sa meglio di me che è una
legge che non potrà passare, perché ha bisogno di una maggioranza qualificata,
e me ne dispiace, perché la reputo una persona abbastanza corretta e penso che
il suo pensiero di voler riformare sia genuino, sincero, che non nasconda altri
interessi o altre questioni. Penso che lei sia veramente convinto.
Noi siamo convinti dell’esatto contrario, siamo convinti che, per
mettere in riga, ci sia la necessità di adoperarci secondo programmazioni,
profili di tipo tecnico, utilizzando quell’ente, l’Afor, rimodernandolo perché
dà maggiori garanzie. Non possiamo iniziare un ragionamento dicendo: “Questo è
un ente pubblico economico di tipo privato, forse possiamo anche avere garanzie
migliori, perché abbiamo una cassa integrazione a disposizione”. Non è così,
perché negli enti pubblici di tipo economico privato, quando finisce la
garanzia, se non c’è la possibilità della riassunzione si procede al
licenziamento.
Ed è sbagliato l’approccio iniziale, perché noi non dobbiamo pensare
alla cassa integrazione come panacea temporanea o definitiva della
problematica, perché gli operai idraulico-forestali sono molti, ma dobbiamo
pensare a far diventare questo ente veramente produttivo, a dargli la
possibilità di potersi automantenere. Non è facile, ci vorranno tre, quattro,
cinque, dieci anni, ma questo era l’obiettivo nobile su cui dovevamo investire
tutte le nostre forze.
Tralascio di parlare di altre questioni che abbiamo trattato in
Commissione, che evidenziano anche le difficoltà tecniche a far sì che si possa
passare da un ente all’altro come se fosse un carretto trasportato; ci sono
cose che riguardano anche lo stesso patrimonio, lo stesso demanio, anche il
conferimento dei lavori. Nel momento in cui avviene la trasformazione in ente
di tipo privatistico, si rimette in discussione tutto, procedure differenti che
complicano la vita rispetto ad un ente pubblico di tipo strumentale che ha,
invece, una strada più spianata e più aperta.
A nome del gruppo Progetto Democratico, è ovvio che, non condividendo l’impostazione
data su questa questione, secondo me un po’ troppo frettolosa e forzata,
esprimo un voto contrario. Il mio capogruppo mi ordina di abbandonare l’Aula,
forse per non essere di intralcio, perché questa è la posizione assunta, anche
se io sarei rimasto ben volentieri – e lo dico con molta tranquillità – non
perché sono un bastian contrario – l’ho
già fatto nella precedente seduta di Consiglio – ma ogni tanto la disciplina di
gruppo, non dico di partito, va anche rispettata.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Trematerra. Ne ha facoltà.
Devo tediarvi qualche minuto, per cui chiedo all’Aula un attimo di silenzio.
Mi è dispiaciuto molto che non
abbiate potuto ascoltare la relazione che ha fatto l’onorevole Imbalzano che
voglio, fra l’altro, ringraziare per lo splendido lavoro svolto nella
Commissione per quanto riguarda le due riforme che oggi stiamo trattando; mi
riferisco, ovviamente, all’Afor e all’Arssa, parlerò di entrambe, perché
parliamo di riforme. Mi dispiace che, nella disattenzione generale dell’Aula o
di chi voleva creare disattenzione probabilmente, non si sia potuto ascoltare
quello che è l’impianto di una riforma che, ahimè, forse ha saputo guardare più
in avanti rispetto al dito ed ha guardato già alla Luna, anticipando quelli che
sono stati provvedimenti che il Governo nazionale, sostenuto anche dal Partito
democratico, ha già attuato a livello nazionale: mi riferisco alla spending review.
Questo non è un provvedimento
estemporaneo, non è assolutamente un provvedimento che nasce l’altro ieri,
perché la Giunta lo ha approvato sin dal 2011.
Oggi parliamo nella più importante
Assise calabrese e non capisco ancora come sia possibile che un partito o i
partiti che rappresentano la minoranza abbandonino l’Aula e non colgano
l’occasione per fare quello che qualche consigliere di minoranza ha anche
chiesto nel recente passato: “Facciamo
un’opera verità sulla forestazione”.
Mi
dispiace perché si sarebbe potuta fare un’operazione verità in questa Assise,
avremmo potuto parlare ai calabresi. Poi non ci lamentiamo se fuori dal palazzo
ci sono 2 mila o 3 mila lavoratori idraulico-forestali; probabilmente – in
questo mi assumo parte della responsabilità – ho sbagliato a non andare
personalmente sui luoghi di lavoro a spiegare che cosa si stava facendo e cosa
voleva fare la Giunta Scopelliti.
In virtù
di tutta questa premessa, oggi dobbiamo fare un’operazione verità, perché non
parliamo semplicemente di 8 mila lavoratori che questa riforma garantisce sia
dal punto di vista giuridico sia dal punto di vista dei livelli occupazionali,
ma da quest’Aula noi dobbiamo parlare ai 2 milioni di calabresi che vogliono
sapere – ed è giusto che sappiano – come spendiamo i loro soldi, come intendiamo
agire sui tanti problemi che tutti quanti noi denunciamo ogni giorno: si parla
di dissesto, di problemi ambientali, di forestazione, si dicono numeri che
spesso fanno accapponare la pelle.
Per fare
chiarezza: le foreste calabresi insistono su 600 mila ettari, di cui solo il 10
per cento è gestito dall’Afor, semplicemente 60 mila ettari. Quindi, secondo il ragionamento che ha fatto
l’onorevole Principe, se 600
mila ettari di foreste producono 25 milioni e quelli che gestisce l’Afor,
l’ente di forestazione, sono semplicemente il 10 per cento, va da sé che,
avremmo avuto una produttività di 2 milioni e 500 mila euro. Non è questo il
problema, il problema è che questa Giunta si è fatta carico di portare nella
massima Assise regionale questa discussione. Questi enti li abbiamo trovati
commissariati nottetempo, senza nessuna concertazione, cosa che noi, invece,
abbiamo fatto – e ci arriverò anche alla progettazione. Nottetempo è stato
allora approvato un provvedimento che si poneva, sì, in maniera preventiva la
necessità di riformare due enti strumentali importantissimi per la Calabria,
per i motivi che abbiamo già detto: la forestazione per quanto riguarda il
nostro patrimonio, l’agricoltura, che ha un fatturato in Calabria – dico questi
numeri perché, forse, qualcuno li disconosce – di 1 miliardo e 500 milioni di
euro. Così facendo – avete capito benissimo – la Calabria non aveva più un
ente, una struttura, che accompagnasse l’agricoltura nelle nuove sfide del
futuro, rispetto agli impegni che noi dobbiamo assumere come Regione, rispetto
alla nuova programmazione comunitaria, la cosiddetta Pac. Hanno relegato questi
due enti ad un’azione liquidatoria e – come ha detto la Corte dei conti nel
2011 – la politica non è stata capace di mettere in piedi una riforma.
Noi una proposta l’abbiamo fatta partendo da alcuni assunti. Il primo
assunto: non potevamo e non dovevamo modificare assolutamente i contratti di
lavoro degli operai idraulico-forestali. In questa riforma noi non
modificheremo la natura giuridica del loro contratto di lavoro, anzi, sempre in
linea con la spending review – perché quello è il nostro faro
illuminante – si pone mano a degli enti che erano sul territorio e che la
Calabria ha sempre visto distante, forse perché non sono state date loro le funzioni
negli anni, cercando di fare una riforma dentro la quale ci fosse un ente, un
solo ente che potesse gestire la forestazione ed attività anche legate
all’ambiente, problematiche come quella del dissesto idrogeologico, avendo
quindi una mission diversa rispetto al passato, più in linea con il
tempo e soprattutto più innovativa.
Mi si chiede: “Perché si è scelto di fare l’ente pubblico economico?”.
Noi parliamo di un ente, l’Afor che, a differenza dell’Arssa, si porta
dietro un buco di 150 milioni di euro che appesantisce questa struttura. Con
questa riforma volevamo e vogliamo consegnare alla Calabria, ai calabresi, ai
Comuni, ai nostri territori un ente snello che non si riportasse più questo
grave fardello economico che lo appesantisce e che non lo rende fruibile e,
soprattutto, consegnare alla Calabria un ente che avrebbe potuto fare, anche
attraverso una programmazione che in questi anni è mancata, un’attività
veramente meritoria di interventi sul territorio, a sua salvaguardia, fare una
nuova politica per la montagna, per valorizzare le nostre bellezze
naturalistiche e per mettere anche a sistema i nostri boschi.
Domani mattina – il Presidente non lo sa – andrò in missione in
Finlandia in cui hanno un grandissimo know-how dal punto di vista della gestione
dei boschi, per vedere cosa stanno facendo, che cosa possiamo importare dalle
nostre parti, come facciamo a rendere ancora più produttivo questo settore.
Questi sono gli elementi su cui abbiamo fondato questa riforma. Volevamo fare
un ente snello, che avesse copertura economica, di cui una quota parte
proveniente, come è sempre stato, dal finanziamento nazionale.
Ricordo all’onorevole Principe che lui, negli anni 1990 – e fa bene a
ricordarlo, gli va anche dato merito – riuscì a finanziare per 3 miliardi delle
vecchie lire la forestazione. Voi pensate che nell’attuale momento, con la
congiuntura economica che vive il nostro Paese, potremmo andare a Roma a
chiedere soldi, soldi, soldi per la forestazione, avendo da cinque anni questi
enti in liquidazione? Io il coraggio di andare a Roma col cappello in mano non
ce l’ho, è per questo che oggi siamo in Aula, perché il 3 agosto siamo venuti
in Aula. Ci è stato chiesto di posticipare la discussione; oggi è il 24
settembre e una politica seria si deve assumere le responsabilità delle scelte
che fa. Noi ce la stiamo assumendo tutta fino in fondo, dovesse anche non
passare la riforma. Mi dispiace per quei lavoratori che sono fuori, che forse
sono stati informati male o, forse, non hanno bene inteso qual è lo spirito con
cui ci stiamo muovendo.
Le norme le vediamo, cerchiamo di studiarle, le interpretiamo pure,
perché spesso le leggi vanno anche interpretate. Quando abbiamo iniziato a
discutere e proporre le nostre proposte di legge, non ci siamo arroccati su posizioni
pregiudizievoli, assolutamente. Ricordo l’ultima riunione che ho avuto con i
sindacati, come con i partiti. Beh, fino all’ultimo momento abbiamo accolto
quelli che erano miglioramenti alla nostra legge, fino all’ultimo momento
abbiamo accolto quelli che erano suggerimenti rispetto alla nostra legge e, se
guardate nella cartella, ci sono gli emendamenti che i capigruppo di
maggioranza hanno presentato alla riforma sull’Afor, perché rispondente alla
nostra cultura della mediazione, della concertazione. Siamo partiti da due enti
che avevano una natura giuridica simile, ci siamo resi conto che l’Arssa,
essendo un ente che non ha debiti e che non deve offrire servizi, non può fare
attività produttive; era quasi naturale che quest’ente fosse di natura pubblica,
come qualcuno dice. Di natura privata sarebbe l’altra e vorrei capire, poi,
qual è il privato, nel momento in cui l’azionista di maggioranza rimane sempre
la Regione Calabria.
Noi ci stiamo interessando della forestazione e voglio ricordare
all’Aula ed ai cittadini calabresi che il Presidente Scopelliti, non più tardi
di qualche mese fa, è riuscito ad ottenere – forse erano anche soldi nostri –
ed ha deciso di investire 30 milioni di euro sulla forestazione – è una notizia
di quest’oggi che il Presidente mi ha rappresentato – ed anche altri fondi
rispetto alla formazione per riqualificare questi lavoratori che, poi, sono
ultra 55enni; stiamo parlando di 8 mila lavoratori di cui nei prossimi
sette-otto anni ne andranno in pensione circa 2 mila. Così si affossa la
forestazione! Con questo nostro provvedimento e con una gestione diversa, con
il pareggio di bilancio si potrà fare. I cittadini calabresi devono sapere che,
se c’è una struttura che deve essere gestita con 200 milioni di euro, dovrà
esserci un direttore generale in condizione di gestire quella struttura, perché
non siamo più nelle condizioni di creare buchi di bilancio.
E’ semplicemente questa la discussione. Purtroppo c’è qualcuno che non
vuole sentire e ci dispiace molto rilevare che l’atteggiamento che si è venuto
a determinare oggi in Aula non porti rispetto, non alla proposta che noi
abbiamo fatto, ma ai cittadini calabresi che volevano capire che cosa avrebbe
fatto la politica su questa questione.
Abbiamo accolto i suggerimenti che venivano dalla mia sinistra sulle
Unioni dei Comuni, siamo riusciti ad inserire delle norme per cui le comunità
montane, sui residui attivi e passivi, non venissero ad essere penalizzate;
abbiamo messo le garanzie necessarie per i lavoratori, però oggi si registra,
secondo me, una pagina bruttissima della vita politica calabrese, perché quando
si parla di 10 mila persone, ritengo che si sarebbe dovuto essere un dibattito
franco, anche aspro se necessario, ma che alla fine avrebbe dovuto far
prevalere l’interesse generale che è, sì, garantire quegli 8 mila lavoratori o
10 mila, se calcoliamo anche quelli dell’Arssa, ma avrebbe dovuto anche mandare
un messaggio al di fuori di questa Assise e cioè che la politica calabrese sta
anticipando i tempi facendo una norma che è in linea con la spending review.
Tra l’altro, si tratta di proposte di legge che noi in maniera preventiva
abbiamo sottoposto all’esame dei ministeri competenti, con gli interni, col
tesoro, con le politiche agricole, con il Ministero degli affari regionali,
anche per evitare di incappare in una possibile bocciatura da parte del Governo
nazionale.
Abbiamo fatto tutto questo lavoro ed oggi rischiamo di commettere, per
la seconda volta, un omicidio, perché già un omicidio era stato commesso sulla
forestazione e sull’Arssa, ed oggi, a distanza di cinque anni, si rifà lo
stesso errore.
Non so cosa succederà domani, nel prossimo futuro, a questi comparti,
però è molto facile, viste le condizioni gravose in cui vive il bilancio
dell’Afor, che è peregrino – l’ho detto anche sui giornali – che questo ente
possa andare incontro al default; c’è anche il rischio concreto che un
Governo come quello che oggi insiste a Roma, un Governo tecnico, rispetto a
cinque anni di commissariamento, possa decidere di non finanziare più la
forestazione calabrese.
A quelle 8 mila persone che sono là fuori, poi, qualcuno questo dovrà
andarglielo a spiegare!
Presidenza
del Vicepresidente Alessandro Nicolò
Ha chiesto di parlare l’onorevole Orsomarso. Ne ha facoltà.
Non so se il gruppo di Italia dei valori
rimane in Aula a confrontarsi fino alla fine, perché per quanto ci riguarda, se dovesse uscire dall’Aula, potrebbe anche non parlare. Lo
dico a lei, collega Talarico, perché il tempo dei “pipponi” ai calabresi e alla
Calabria penso sia finito; si parla di cose serie e avverto anche la gravità di
quei lavoratori. Massima solidarietà al
collega Geppino Caputo che per entrare nell’Assise regionale ha visto la sua
macchina presa a calci e pugni ed io comprendo anche le motivazioni, perché in
momenti di tensione ci sta anche questo.
Vorrei capire, in un’Aula vuota, di cosa stiamo parlando?!
(Interruzione)
No, non
mi riferisco a lei, la utilizzavo, collega Talarico, come spari in parte, per
parlare.
(Interruzione)
Sì, ci
sono 14 opposizioni, non due. Penso che, anche rispetto all’ordine del giorno
che si è discusso prima, non mi appassioni la compostezza dei comportamenti
individuali che ognuno di noi assume; anche il differente comportamento del
gruppo del Pdl calabrese rispetto a quello che accade nel resto d’Italia - in
cui c’era una disfunzione più di classe dirigente territoriale - non mi
appassiona più di tanto.
Se
qualcuno, forse anche qualche giornalista, vuole fare politica, è giusto forse
che si candidi e prenda i voti; ogni tanto vedo livore nel rappresentare alcuni
atteggiamenti che noi cerchiamo di portare avanti responsabilmente e quando
capita a me in quest’Aula e durante la mia attività politica - che faccio da 25
anni nell’ambito di un partito di centro-destra, che è conservatore, ma oggi si
dimostra più riformista di chi esce dall’Aula dopo aver fatto i “pipponi” - lo
faccio sempre pensando alle mie figlie. Penso che i miei figli, finché avrò
capacità di trasferire loro questi principi – e in questo caso cerco di parlare
da quest’Aula anche ai calabresi – sono figli normali, non figli speciali, così
come sono figli normali i figli dei forestali, di tanta Calabria.
In
quarant’anni di regionalismo ci saranno pure state tutte le disfunzioni che
abbiamo visto, di gruppi che si autoassegnano risorse ingenti, di costi della
democrazia, quello che volete, ma tolto questo dibattito che rientra anche in
ambito nazionale, qui stiamo parlando del futuro della Calabria. Il capogruppo
del Pd, l’onorevole Principe, che si parli di cultura, di forestazione, del
cielo o la luna, l’occupazione, insomma è esperto in 10 mila materie!
Penso che
questa maggioranza abbia affidato giustamente la riforma al suo assessore di
riferimento - come l’allora maggioranza aveva fatto con gli assessori di
riferimento - che ha il compito di approfondire le tematiche, come bene ha
fatto l’assessore Stillitani in materia di lavoro. Assessore Stillitani, la
ringrazio a nome di tanti calabresi per
aver realizzato, con tutta la Giunta, un provvedimento che racimola risorse e
le dà a lavoro vero, alle aziende private, e non necessariamente a questa
macchina, a questo carrozzone pubblico. Mi rivolgo anche ai forestali che,
anche oggi, occupano la sede del Consiglio regionale come se ci fosse una
riforma che va a rivedere risorse o prevede licenziamenti.
I partiti
di minoranza, soprattutto il capogruppo della minoranza relativa del Pd, Sancro
Principe, ci hanno consegnato il solito “pippone” per abbandonare poi l’Aula!
Ritengo –
e lo faccio con grande fiducia, l’abbiamo detto nelle Commissioni, ma anche
privatamente all’assessore Trematerra – che questa sia una riforma necessaria,
perché così come in Italia ci sono le battaglie per difendere l’Ilva, ci sono
le battaglie per difendere il lavoro vero, che non necessariamente deve avere
il cedolino. Mi sento più sicuro, perché qua ormai è saltato il mondo, è
saltata l’Europa, l’Italia. Qui noi dobbiamo discutere, e questo mi
appassionava, mi appassionerà sempre meno nel confrontarmi con la minoranza, di
come quest’Afor può diventare nel tempo, visto che negli ultimi vent’anni non
ha rappresentato occasione di lavoro vero. Poi, è ovvio – lo diceva bene
qualcuno che ci ha preceduto – se uno dirige un’azienda, che sia fatta di 10
risorse umane o di 8 mila, se ha degli obiettivi, ha prefissati degli step, è
sottoposto a controlli, su questi obiettivi può funzionare.
Qui, mi
pare di capire, ho la doppia responsabilità, l’avverto fortemente sulla mia
pelle: uno, siamo politici, in particolare, per quanto mi riguarda, provengo
dal lavoro autonomo, mi sono confrontato con professionalità di tutta Italia,
ma non stiamo qui a fare le graduatorie dei curricula; due, siamo
politici calabresi in una regione dove, ogni volta – e su questo fa bene, ha
ragione, non per difendere le nostre esperienze, il Presidente Scopelliti – c’è
quella tensione che porta sempre a mettere in evidenza le negatività e non,
come si doveva fare in questi giorni, ad esempio, ad evidenziare che sul lavoro
sono stati investiti 160 milioni di euro.
Ritengo –
e vado a chiudere per evitare di fare io un ulteriore “pippone” ai calabresi –
che questa sia stata l’ennesima occasione persa per un confronto serio sulle
cose. L’onorevole Principe chiedeva una legge che avesse all’interno finanche
il Piano industriale di quella che era l’azienda. Credo – e forse dice bene,
anche se non necessariamente dobbiamo esaltarlo da questa parte dell’emiciclo,
il sindaco Renzi – che ci sia un problema
nazionale, ma soprattutto calabrese.
Lo dico,
per quanto sempre in disaccordo, alla parte giovane della classe dirigente del
centro-sinistra e di Italia dei valori: cerchiamo di riformarci insieme, perché
il tempo dei “pipponi”, il tempo di quei carrozzoni che hanno governato,
gestito, è finito. Li hanno massacrati, li hanno mortificati, perché tutti
sanno come è stata la gestione di quell’ente, nel grande rispetto di chi si è
voluto sacrificare e fa e continua a fare lavori importanti. Rompiamo uno
schema culturale, di adeguatezza: c’è gente che non è più adeguata a sedere nei
banchi - ahinoi – finché è alla ricerca esclusiva del consenso. Purtroppo,
abbiamo anche visto molte volte – e questo sta nella caratteristica personale
di ognuno – come la “candidite” faccia impazzire le persone, da qualsiasi parte
esse siedano, nella raccolta del consenso in Calabria.
Ritengo
che oggi il lavoro dell’assessore Trematerra vada lodato e che questa
maggioranza debba confrontarsi ed andare avanti su un progetto di riforma
serio, nei contenuti, creando un ente che diventi più funzionale, che si occupi
di risorse energetiche, nel rispetto del Protocollo di Kyoto.
Sono
offeso, da calabrese, nell’avere rappresentata la minoranza della mia Calabria
– perché la ritengo anche la mia minoranza, pur facendo politica nel
centro-destra – da un commissario che viene da lontano e che ogni giorno fa
proclami e comunicati stampa parlando di tutto, ma non conoscendo la Calabria,
che ogni giorno la spara più grossa, inducendo, poi, il capogruppo ad
intervenire.
Il
problema sostanziale è questo: questo Pd, nel momento in cui poteva
contribuire, abbandona l’Aula; ha avuto paura che, dopo vent’anni di storia, il
centro-destra portasse in porto questa riforma epocale, insieme a quello che
già stiamo facendo in sanità con le
centomila difficoltà esistenti, con tutte le contraddizioni di tutti i giorni
che però ci fanno rincorrere risultati importanti. Il Partito Democratico ha
abbandonato l’Aula perché sa benissimo che sui contenuti non può confrontarsi.
Di che cosa stiamo parlando, insomma!? Ripeto: fanno i “pipponi”, cioè non c’è
nessun argomento.
Questa è una pagina triste e la nostra vittoria è continuare a
confrontarci sulle riforme vere che vogliamo. Speriamo che questa, in
prospettiva, sia una Calabria che osserva i nostri comportamenti e che ci
restituisca più credibilità di quanto non ci abbia già affidato quando ci ha
conferito mandato a governare e riformare questa Regione.
Presidenza
del Presidente Francesco Talarico
Ha chiesto di parlare l’onorevole Talarico Domenico. Ne ha facoltà.
L’assessore Trematerra ha usato più volte, nel suo intervento, la
parola riforma. Siccome questo sostantivo non mi convinceva, sono andato a
rileggermi il significato e trovo sulla Treccani “riforma”: trasformazione,
riordino, modificazione sostanziale, cambiamento, mutamento, innovazione. A me
pare che, scorrendo il testo, assessore Trematerra, di questo significato non
vi sia traccia, non vi siano elementi sostanziali di innovazione, di modifica,
di trasformazione reale degli attuali enti così come sono.
La prima domanda che mi sento di voler fare al Presidente Scopelliti e
all’assessore Trematerra è questa: perché portate questa riforma in Consiglio
regionale? Qual è la ragione vera per cui tentate ostinatamente di riformare –
come dite voi – l’Arssa, l’Afor e di sopprimere le comunità montane? A questa
domanda non vi è risposta, almeno noi non abbiamo trovato alcuna risposta nei
testi della legge, nei vari interventi, negli incontri che si sono succeduti,
per i quali dobbiamo ringraziare pubblicamente l’assessore Trematerra per il
garbo, la civiltà e soprattutto l’alto tasso di democraticità. Lo dico senza
retorica e senza infingimento, perché è difficile trovare un assessore che si
apra al confronto e al dialogo franco, sincero; con la stessa franchezza e
sincerità con cui lui ha illustrato ai gruppi la sua proposta, noi siamo qui in
maniera franca e sincera a dirgli che non siamo d’accordo e soprattutto perché
non siamo d’accordo. Noi non siamo usciti dall’Aula, siamo rimasti perché,
prima di uscire o di scegliere altre strade, vogliamo spiegare le nostre
ragioni come gruppi di Italia dei valori, cioè come un gruppo di opposizione,
che è cosa diversa da altri gruppi di minoranza – e vi invito, una volta per
tutte, a non confondere ruoli e, probabilmente, anche prospettive.
Mi rivolgo all’assessore e al medico Trematerra: egli è un valente
professionista medico e quando si appresta a prescrivere delle medicine o a
prevedere qualche intervento chirurgico, fa sicuramente una diagnosi
dettagliata del paziente, della patologia. Quello che manca in questa proposta
e in questa iniziativa, dottor Trematerra, è la diagnosi, è l’analisi,
l’anamnesi - come dite voi altri – dell’Arssa, dell’Afor, delle comunità
montane; non c’è una parola, una riflessione, una denuncia su ciò che sono
stati questi enti nel corso degli anni, per responsabilità che non sono
riconducibili all’assessore Trematerra o al Presidente Scopelliti, ma per
responsabilità storiche e politiche che appartengono ai diversi schieramenti
che si sono succeduti nel governo della Regione.
Credo che noi una riforma dovremo farla, una riforma vera, e rischiamo
anche noi, come gruppo, di apparire conservatori, cioè di accodarci a coloro i
quali resistono e vogliono mantenere le cose così come stanno. Non abbiamo
alcun interesse, alcuna nostalgia per una certa Afor e soprattutto non abbiamo
alcuna nostalgia di una certa Arssa, quella dei mandati di pagamento che si
firmavano sui cofani delle macchine blu, quella delle clientele, insomma quella
dei grandi consensi e dei grandi carrozzoni.
Una riforma è necessaria, ce lo chiede il Governo Monti, ce lo chiede
il bilancio regionale, anche l’etica pubblica, perché in questi enti – come è
noto – si annidano situazioni che non sono né democratiche né trasparenti; ce
lo chiedono le aree interne di questa regione, ce lo chiedono anche molti
lavoratori, quelli effettivi, che lavorano davvero, e ce lo chiedono i
sindacati, quelli seri.
C’è bisogno, quindi, di riformare, ma la riforma deve essere vera, deve
coinvolgere altri settori, occorre riformare gli enti Fiera, il Comac, le
società in house, i tanti carrozzoni che anche in questa legislatura
sono stati messi in piedi o alcuni dei quali anche in cantiere, non ancora
concretizzati.
C’è una risposta a questa esigenza riformatrice nelle proposte
dell’assessore Trematerra? Noi riteniamo di no, senza difendere il passato.
Perché la Fiat della Calabria – mi riferisco all’Afor – suscita dentro e fuori
regione così tanto disprezzo? Perché, al di là dei pregiudizi, non sempre
fondati, l’azienda ha accumulato 150 milioni di debiti? Noi vorremmo sapere
quali sono i limiti, quali i punti oscuri di queste aziende. Qualcuno dovrebbe
spiegarci perché le politiche per la montagna sono state fallimentari.
Ecco, noi insistiamo molto sull’analisi del passato e del presente,
perché se saltiamo questo passaggio, avremo – così come stiamo facendo stasera
– una riforma monca, mutilata, che viene spacciata per riforma, ma di riforma
non ha nulla, e siamo di fronte a un riformismo alla calabrese, casareccio,
pressapochista, sconclusionato, un riformismo di rimessa: siccome qui bisogna
riformare tutto, allora prendiamo un testo e lo chiamiamo riforma!
Cinque anni fa, Presidente Scopelliti – è assente – senza stabilire
nulla sul futuro della forestazione, con una semplice norma, due righe, è stata
abolita l’Afor, è stata abolita l’Arssa; si sopprimevano e si ponevano in
liquidazione questi due importanti enti; la liquidazione, per legge, doveva
durare sei mesi. Di sei mesi in sei mesi, sono passati cinque anni e 150
milioni di euro di debiti! Sono stati utilizzati commissari e poi ancora
commissari per fare clientela, per dare incarichi, per sistemare qualcuno nei consigli
di amministrazione. Oggi, come un gioco dell’oca, torniamo indietro,
risuscitiamo sotto mentite spoglie due enti soppressi e spacciamo tutto ciò per
riforma!
Allora, di chi è la responsabilità della mancata chiusura della fase
commissariale? A chi ha fatto comodo il suo perdurare per ben cinque anni?
Vogliamo dirlo, prima di procedere a riformare questi enti oppure, con un colpo
di spugna, cancelliamo le gravi responsabilità che pure ci sono state e che non
sono riconducibili, naturalmente, all’assessore Trematerra o al suo Presidente?
Però, ci sono state, di centro-destra e di centro-sinistra.
La nostra proposta, caro assessore, è che, prima di procedere in via
legislativa, occorrerebbe un’operazione verità – come ha detto lei – che, però,
non è stata fatta: verità sui costi, sulle clientele, sulla gestione degli
operai, che non sono sempre virtuosi, sui debiti accumulati. Occorre una
fotografia nitida della situazione.
Sarebbe stato necessario uno studio, fra l’altro, serio sulla
sostenibilità di un nuovo progetto, soprattutto dal lato finanziario. Non
dimentichiamoci – lo dico ai colleghi consiglieri di centro-sinistra e di
centro-destra – che nelle apposite Commissioni sono arrivate delle rigorose
censure da parte degli uffici della Regione ad esprimere dubbi sulla copertura
finanziaria dei due testi che state per approvare.
Anche sulla opportunità di istituire due nuovi enti di natura
economica, che in linea di principio dovrebbero confrontarsi col mercato ed
operare secondo una logica di profitto, con tutta la buona volontà riesce
difficile immaginare che da domani la forestazione calabrese, qualora venisse
approvata questa proposta, diventi il volano di un’attività imprenditoriale,
un’attività che offre i servizi a pagamento ad enti pubblici e a soggetti
privati. Stiamo parlando di un’azienda – mi riferisco all’Afor – che ha come
capitale solo 8.500 operai.
Onorevole Talarico, siamo già a dieci minuti
Riguardo all’Arssa, non si chiarisce come e quando avverrà la liquidazione
delle cosiddette attività improprie, cantine, macellerie, impianti di risalita,
camping, che pesano per l’80 per cento sul bilancio dell’ente, circa 50 milioni
di euro all’anno, e su cosa si baserà il nuovo corso imprenditoriale della
stessa. Tutto ciò viene rinviato, sia per quanto riguarda l’Afor sia per quanto
riguarda l’Arssa, ad un cosiddetto atto aziendale, cioè il futuro direttore
generale, se ne avrà voglia, ci dirà come e quando si farà la riforma dell’Afor
e dell’Arssa, perché nel testo che ci viene sottoposto non vi è traccia di
queste situazioni che bisogna rivedere ed effettivamente riformare.
La stessa cosa riguardo alle comunità montane. Non sono d’accordo che
sia una facoltà della Regione prendere, eventualmente, in considerazione quelle
Regioni che stanno facendo bene, ad esempio, nel Veneto, una Regione governata
dal centro-destra, e che stanno per fare in Campania, cioè trasformare gli enti
montani in Unione di Comuni montani. Perché non prendere in considerazione
quest’obbligo di legge, stabilito, di recente, dal Consiglio dei Ministri?
Potrei continuare, signor Presidente – ma lei mi dà fretta – ed entrare
nel merito della spending review e sulle tante inesattezze che sono
state dette in questi giorni. Vorrei ricordarvi, ad esempio, che, prima
dell’estate, qualcuno ci ha detto che la spending review obbligava, ad
esempio, le Regioni, le Province, i Comuni…
Onorevole Talarico, 13 minuti, quindi fra un minuto le devo togliere la
parola.
Chiudo, per dire che noi siamo contrari a queste false riforme, i cui
unici punti di chiarezza riguardano il regime giuridico, soprattutto dell’Afor,
laddove diventa più facile, ad esempio, licenziare, ma anche più facile
assumere all’insegna della precarietà e del tempo determinato. Forse è questa
l’unica riforma contenuta nel testo dell’Afor ed è una riforma che rende ancora
più precaria, più difficile, la vita dei lavoratori, il cui lavoro certamente
andrebbe meglio organizzato e sottratto, magari, ad alcuni tipi di sindacalizzazione
perversa. Di tutto hanno bisogno i lavoratori che sono nei cortili del
Consiglio regionale, tranne che di ulteriori incertezze, di ulteriore
precarietà e di ulteriore riduzione del loro salario.
Per queste ragioni e per tante altre che consegniamo in un testo
scritto al Presidente del Consiglio regionale, Italia dei valori anticipa il
proprio voto contrario ed esprime la propria contrarietà politica e di merito,
così come avete potuto notare, ai testi che vengono offerti in discussione e in
votazione.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Dattolo. Ne ha facoltà.
Presidente, colleghi, intanto ringrazio questi quattro coraggiosi
consiglieri della minoranza che, a differenza della volta scorsa, ci danno la
confidenza di ascoltarci! Non vorremmo che nel prosieguo dovessimo fare
solamente dei comunicati stampa ed evitare di venire in Aula, soltanto perché –
ripeto – siamo rispettosi delle volontà politiche, ma non della scarsa
correttezza istituzionale alla quale abbiamo assistito oggi, in quanto si può
intervenire, dire la propria, manifestare il proprio dissenso ed allontanarsi
dopo il dibattito, al momento del voto. Questa scorrettezza istituzionale si
sta protraendo a lungo e posso pensare e comprendere anche i consiglieri che sono
alla loro prima legislatura, ma avrei preferito che ci fosse stata correttezza
da parte di chi nella passata legislatura aveva avuto l’onere e l’onore di
guidare la Regione Calabria, rappresentando le ragioni per cui, dopo tre anni
da quel provvedimento di riforma, non si è fatto nulla e, dopo cinque, ancora
una volta si vuole fare perdere un’occasione di confrontarsi sui temi.
Diceva prima l’assessore Trematerra, che ringrazio non per appartenenza
di partito - non siamo abituati sicuramente a farci i complimenti o ad
incensarci - e la sua struttura perché da un anno hanno portato avanti questo
lavoro; ricordo le innumerevoli convocazioni delle Commissioni, le innumerevoli
audizioni, i tantissimi incontri, anche agostani, che sono stati consumati
nella richiesta da parte dei gruppi di opposizione di allungare ulteriormente i
tempi per trovare una soluzione migliore.
Quando sento dire che l’impianto della legge è insufficiente, posso
anche accettarlo, ma mi sarei immaginato che nei 28 emendamenti che oggi erano
in discussione per l’Afor ce ne fossero stati 180 presentati della minoranza,
che avessero proposto – così come diceva il collega Talarico – un minimo di
impostazione. Non ho visto niente di tutto ciò, a conferma che non si vuole
fare la riforma, né questa né di altro tipo, perché se chi ha l’onere di
governare non presenta un proprio progetto, è normale, caro assessore
Trematerra, che a priori ci sia una contrarietà rispetto a questo.
Ho avuto anche un incontro con gli altri colleghi, con i sindacati e ho
chiesto una sola cosa, quello che ho detto loro avrei ribadito oggi in Aula,
cioè giuridicamente pensate che con questa riforma – avete carte alla mano – si perda un solo posto di lavoro o che si limitino i livelli
occupazionali? E’ questa la vostra perplessità o è quella, invece, di voler
ancora una volta cambiare pagina finalmente per la forestazione in Calabria? A
questa domanda non ho ricevuto ancora risposta, ma, naturalmente, l’abbiamo
ricevuta stamattina.
Ripeto, molti di quelli che oggi protestano sono stati informati che
con questa riforma si rischia il posto di lavoro. Ecco, posso capire che ci
possono essere discussioni sulla politicizzazione di una cosa, su un’altra, ma
su una verità giuridica, su un rapporto giuridico, su una constatazione, su una
sentenza non possono esserci assolutamente prevaricazioni.
E mi rattrista – collega Talarico, mi rivolgo a lei, visto che è uno
dei pochi eroi rimasti in Aula, questa non è mai stata una proposta chiusa;
nell’ordine del giorno che abbiamo votato ad agosto avete voluto creare i
presupposti per un confronto che andasse ancora oltre, senza pregiudiziali di
nessun genere.
Allora mi domando: era un bluff ad agosto e continua ad esserlo a
settembre? Allora che senso ha non assumersi le proprie responsabilità!
Mi sarei aspettato – ripeto – un voto contrario in Aula, perché la
dignità politica è ravvisata anche nelle azioni che si fanno: si sta in Aula,
si vota contro un progetto di legge e ci si assume le responsabilità, quelle
stesse che per tre anni non vi siete voluti assumere.
Questa volta ritengo che, al di là di quelle che possono essere le
situazioni di difficoltà oggettiva, ma devo ricordare anche ai giornalisti e al
resto dell’Aula che sulla proposta di proroga al 31 dicembre, cosa che avrebbe
compromesso lo status dei lavoratori, qualcuno addirittura ha avuto il
coraggio, nel Pd, di votare contro, trascinando il resto.
Dovete spiegarcele queste cose, dovete avere la bontà di venire in Aula
e portare una vostra proposta, non solamente contestare quello che arriva dalla
maggioranza, sapendo che ci vogliono 33 voti perché la proposta passi in Aula.
E lo ripeto perché l’ho detto ad agosto, lo continuo a ribadire: non abbiamo
voluto fare mercanzia con qualche componente dell’opposizione, perché
rispettiamo soprattutto la volontà popolare, però parlare di senso di
responsabilità, chiamare in causa la Regione, i buchi, eccetera, mi è sembrato
di sentire un qualcosa che si riferisse quasi alla responsabilità di chi questa
gestione ce l’ha soltanto da 24 mesi.
Pertanto, dopo cinque anni, questa maggioranza si è assunta la
responsabilità di portare un testo, che per un anno è girato intorno a questi
uffici regionali. A questa proposta non avete – ripeto – voluto dare, tranne il
collega Mirabelli che aveva presentato un testo di legge, un solo emendamento
in quest’Aula per poter dire le vostre ragioni, quelle ragioni da spiegare ai
calabresi, perché se il problema della forestazione, così come è previsto nei
prossimi mesi, si ripresenterà, è chiaro che oggi abbiamo rifiutato di fare un
grande salto di qualità. Queste occasioni, la politica non le offre sempre.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Aiello. Ne ha facoltà.
Penso che l’onorevole Dattolo abbia
fatto un intervento – quello è il suo tono
della voce, però, in fondo, è un bravo consigliere –è
giusto, però, fare un excursus storico su quella che
è stata la questione dell’Arssa e dell’Afor, perché altrimenti si rischia di
fare confusione e si esce fuori da quest’Aula, stasera, senza riconoscere a chi
anche nel trascorso della riforma, per esempio, il 31 dicembre non ha votato
contro, a chi ad agosto – come Sel e Idv – ha votato contro, invece, quel
rinvio. Guardate, non voglio che la sfida qui in Calabria la dobbiamo sull’età
anagrafica o sulla parola riformista che adesso va molto di moda, Alfonso. A me
non interessa, non so nemmeno il significato della parola e nemmeno lo voglio
sapere, però ho un dato che, per quanto mi riguarda – e non lo voglio dire qui
stasera, l’ho detto anche in Commissione, fra l’altro penso che l’assessore ti
abbia informato che il sottoscritto non solo ha condiviso la proposta
Mirabelli, erano tanti gli emendamenti Afor proposti in Commissione e ce ne
sono attualmente presenti, almeno per quanto mi riguarda, qui in Consiglio
sull’Arssa, però penso che l’assessore Trematerra, una persona perbene, che
stimo sia personalmente che politicamente, ha fatto tutti gli sforzi possibili,
ma c’è un dato: per quanto ci riguarda, siamo qui, ci confrontiamo ed io non
condivido l’impostazione della riforma dell’Afor.
Guardate,
c’è un dato di massima su tutto il territorio regionale, cioè se andiamo a
prendere tutto ciò che è successo sul territorio nazionale e regionale, la
trasformazione da pubblico a privato, la gestione impostata in quella direzione
ha fallito completamente – la Sorical, la gestione dei rifiuti – e penso che un
controllo pubblico sarebbe auspicabile, questo sì. Per esempio, sono tra
quelli favorevoli al passaggio dei
lavoratori dell’Afor all’interno dei Comuni con la gestione anche del
territorio e del demanio regionale, con un controllo questo sì dei sindaci su
quello che si fa, perché non si può generalizzare. Guardate, non possiamo
parlare dei costi, perché siamo la Regione che ha il più alto costo di dissesto
idrogeologico visto che non c’è più la manutenzione della montagna; siamo la
montagna che ha avuto una delle percentuali più alte di incendi che si sono
verificati durante la fase dell’estate. Si potrebbe utilizzare un’operazione di
questo tipo, ma non v’è dubbio c’è una differenza di fondo che se si rimane lì,
se ci prendiamo in giro, e rimane quel tipo di impostazione che è un soggetto
giuridico privato, non si va avanti nel fare la riforma. Allora sono più
persone che non vogliono la riforma, cioè è un contesto generale di non
riforma.
Allora,
dico, non è che uno deve prevaricare sull’altro o l’uno è meno bravo o più
bravo dell’altro. Guardate, ad agosto non ero favorevole al rinvio perché,
Presidente Scopelliti, forse avevo capito che qualcuno qui stava bluffando,
quindi ho votato contro quel rinvio ad agosto, però da questo punto di vista ho
mantenuto la mia posizione coerente dall’inizio alla fine, non ho detto mai
all’assessore Trematerra “forse ti voterò l’Afor”, non l’ho mai detto questo,
non l’ha detto Idv e questa sera siamo qui a rimarcare con un voto quella che è
la posizione, un percorso. Poi capisco che a volte i giornali parlano solo del
Pd perché hanno una gestione complessiva, visto il numero di consiglieri
regionali, all’interno del Consiglio, che può sembrare prevaricante nei
confronti degli altri, ma non è una questione di minoranza, ognuno nella sua
autonomia prende una decisione politica sul voto o non voto questa sera qui,
ognuno si assume la responsabilità che ha dal punto di vista politico e
personale, ognuno fa la rincorsa che vuole. Però, penso che è un sistema che va
riformato e ne sono convinto, però un matrimonio si fa in due, se non si riapre
un percorso di condivisione, questo sì, di quella che è sia la natura giuridica, senza mortificare nessuno e
riflettendo su quello che può essere più incisivo, perché guardate che gli
operai forestali – non so nelle altre province, ma penso di sì – quest’estate,
all’interno dei comuni, hanno fatto manutenzione e messa in sicurezza di
cimiteri, hanno fatto manutenzione e messa in sicurezza del dissesto
idrogeologico, hanno dato un supporto economico a tanti Comuni che, da soli,
non ce la facevano a fare questo percorso.
E non penso che chi sta sulla montagna abbia fatto 150 milioni di euro
di buco, non penso sia stato l’operaio forestale ad aver fatto un buco da 150
milioni di euro! Però, benedetto Iddio, penso che il controllo sul posto di
lavoro, c’è una legge che chi dirige questo personale ha la possibilità di
controllare presenza e lavoro e non c’è bisogno di fare una riforma per dire
“quello lavora di più e quello lavora di meno”, c’è bisogno di fare una riforma
per dare contenuti nuovi e innovativi e, secondo me, questo possiamo farlo solo
perché il problema della forestazione oggi è del Presidente Scopelliti, quando
sarà il centro-sinistra, sarà un problema del centro-sinistra.
Quindi bisogna dare e condividere un’esperienza con gli amministratori
locali, condividendo anche il territorio che la Regione ha e il controllo di
quel territorio.
Penso anche – e avevo fatto una proposta, lo voglio dire a Dattolo che
in questo momento sta assumendo lo stesso atteggiamento di chi è andato fuori
dall’Aula.
(Interruzione)
Ho fatto una battuta. Dsulla comunità montana ho una mia idea, cioè
penso che i dipendenti della comunità montana, se facciamo due conti, si
possono immettere nel ruolo unico
regionale e dare loro la possibilità di utilizzare l’esodo, Presidente, se
facciamo due conti, più del 60 per cento di loro utilizzerà l’esodo, per cui la
Regione realizzerà un forte risparmio.
Quindi riflettiamo su quello che è il criterio oggettivo. Ripeto, c’è
la destra, c’è la sinistra, c’è un’idea che può essere innovativa nei confronti
degli altri, però diamoci un criterio generale di utilizzo e su questo
misuriamoci, perché, secondo me, faremo di questo un bene comune, senza balzare
alle cronache nazionali sulla forestazione calabrese, su quella che è, su
quella che è stata, su quella che sarà, catalogandoli – e, secondo me, si
sbaglia pure – tutti come una categoria di nullafacenti e di nullatenenti, ma
posso testimoniare che tanto lavoro hanno fatto nel territorio. Su questo
riaprire un dibattito e penso che, se c’è una riflessione complessiva,
coinvolgendo anche l’Anci regionale attraverso l’Uncem in una discussione nel
suo complesso, si può arrivare alla definizione di un ruolo ben preciso anche
di controllo e di ispezione della loro quotidianità, facendo bene al territorio
e dando la possibilità al territorio di essere rimesso in sicurezza, perché,
poi, la prima cosa che succede e che quando c’è il dissesto idrogeologico si
chiede lo stato di calamità e ancora, ahimè, in questa Regione, tutta la
Regione – non c’era questa maggioranza, ce n’era un’altra – stiamo aspettando i
soldi di Bertolaso per quello che è successo in precedenza, poi sappiamo tutti
che ha avuto altro da fare e quindi ancora aspettiamo quell’emergenza.
Non vorrei che questo inverno arrivasse un’altra definizione di
percorso, invece abbiamo perso del tempo, perché potevamo utilizzare questi
lavoratori per l’estate, per dare significato ai nostri territori e tutelare la
montagna attraverso il loro utilizzo.
Grazie, Presidente. In premessa ringrazierei
le forze dell’ordine che sicuramente, oggi,
hanno avuto modo di mettere in campo tutte le energie per garantirci il
normale, il naturale svolgimento di una Assemblea democratica all’interno di questo Consiglio regionale.
Per un attimo, uso una
metafora e faccio un esempio calzante: non più tardi di 20-25 anni fa nella
storica curva dell’Inter ad un certo punto, all’inizio di un derby, fu
srotolato uno striscione dove c’era scritto “Milan, le vostre fughe sono già
leggenda”.
Ecco, penso che ormai i
consiglieri del Partito
democratico ci abbiano abituato a
questo: a stare perennemente fuori dall’Aula, a fuggire dall’Aula e a non avere
il coraggio di manifestare nell’Aula il loro dissenso, di creare le obiezioni
necessarie ad un progetto di legge che è stato messo in campo negli ultimi 8
mesi con una tempistica legata al confronto con i capigruppo e con i sindacati
che non ha eguali.
Faccio, quindi, i miei
complimenti all’assessore Trematerra che ha condotto questa fase di confronto
con grande attenzione ed ha cercato di recuperare sempre, anche quando abbiamo
detto il 3 agosto “votiamo”; ci siamo fidati ancora una volta di gente che,
ovviamente, abbiamo difficoltà a ritenere capace di assumere e mantenere gli
impegni.
Questo ordine del giorno -
che era un po’ troppo democristiano per il Presidente Scopelliti - l’ho voluto siglare, mettendo un timbro e dicendo in quella seduta
che questo documento racchiude la volontà espressa in maniera netta e chiara
dell’ente pubblico economico.
In quella circostanza, come
ricorderete, l’onorevole Principe fece il professore; ma lui tanto viene dalla
città dell’Università come qualcun altro che fa meno il professore, lui, che fa
l’accademico come diceva il collega Orsomarso, parla di tutto.
(Interruzione)
Tu sei di Rogliano ed infatti
ti abbiamo premiato.
Dicevo, quindi, che ci siamo
trovati di fronte a questo impegno per cui lì, sì, dopo le mie considerazioni,
il gruppo del Partito
democratico votò quell’ordine del giorno, in quella seduta in cui al Presidente Talarico per l’ennesima volta, il consigliere Principe,
richiese la parola e non gli fu data perché dopo che parla il Presidente o il
Sindaco o il Presidente della Provincia non si suole controreplicare; queste
sono le regole più elementari, non ci sono repliche se non per fatti
prettamente personali che possono riguardare un insulto o una considerazione
inappropriata.
Il Partito democratico, a quel punto, ha votato quell’ordine del giorno, dopo le mie
considerazioni. Era un modo per dimostrare ancora una volta l’inaffidabilità di
almeno un gruppo e poi la minoranza qui è sicuramente divisa.
Ho usato la metafora/paragone
dell’Inter perché quando parlo dell’Inter ricordo anche il consigliere Adamo
che nel 2007 avviò questa fase di riforma e l’impegno era di risolvere in sei
mesi il problema. L’Inter è un qualcosa che univa il consigliere Adamo e
qualche giornalista che aveva a che fare con l’assessorato al turismo e con
l’Inter. Ci sono cassetti pieni di impegni assunti dalla Regione presso una
società per favorire gli sponsor dell’Inter che era diventata un motivo di
unione e di passione non solo calcistica per qualcuno che fa il moralista o che
ogni tanto ci dà lezioni di morale attraverso le proprie attività.
Che Calabria che abbiamo!
Francamente, anche nell’incontro
che abbiamo avuto prima con i sindacati ho loro chiesto di poter capire quale
fosse il problema. Il problema è: ente giuridico economico, ente giuridico non
economico. Noi abbiamo detto perché cambiamo, abbiamo spiegato ed abbiamo
chiesto di sapere perché erano contrari al cambiamento.
Devo dire la verità: non l’ho
capito. Diciamo tutti le stesse cose, cioè diciamo che l’Afor deve diventare
produttiva ed ho detto: quelli che non hanno mai lavorato dovreste cominciare
voi a dire che devono andare a lavorare, o meglio quelli che hanno lavorato
parzialmente nella loro vita, devono cominciare a capire che devono andare a
lavorare ed una parte c’è, così come c’è negli enti pubblici.
Qui il sindacato è sempre
d’accordo su tutto. Però, abbiamo detto che riguardo al mondo della
forestazione non siamo nelle condizioni di tornare a Roma e chiedere un nuovo
impegno anche attraverso delle nuove ipotesi da mettere in campo, perché quando
parli dei forestali, in Calabria, tutto farebbe notizia tranne che l’idea che hai
trovato altre risorse per cercare di governare questo tipo di comparto che,
come ha detto qualcuno, sembra un comparto assistenziale e clientelare che
produce sperperi e così via. Sicuramente ognuno ha le sue idee ma ci sono tanti
forestali che lavorano.
Mi dovete spiegare perché
avete timore che finalmente l’Afor possa avere tra le sue condizioni necessarie
il pareggio di bilancio. Vi preoccupa il pareggio di bilancio? E’ un qualcosa
che vi rende inquieti? Tanto che problema c’è? Paga Pantalone, è
Con due conti alla mano ecco
Poi, il consigliere Guccione
fa il professore e non so se veramente anche lui sia di Rende, ma l’influenza,
la cultura universitaria c’è.
Ogni volta dice che non è
vero che il disavanzo ammonta a 110 milioni di euro; cioè il Tavolo Massicci
certifica che abbiamo 110 milioni di euro e Guccione dice ai calabresi che non
è vero perché dice “c’è la supertassa”. Ma non sa che la supertassa è esclusa
dai 110 milioni di euro?! La supertassa sono risorse aggiuntive che noi
potremmo utilizzare un giorno quando ci sbloccheranno le risorse.
254 milioni di euro li
abbiamo ereditati di buco sulla sanità; 200 milioni di euro ce li abbiamo sui
trasporti. Un altro capolavoro l’abbiamo trovato nell’urbanistica, dalla
gestione dell’assessore Michelangelo Tripodi. Fosse stato il centro-destra
state tranquilli che le pagine dei giornali sarebbero andate a iosa con
pubblicazioni in piena campagna elettorale sui 110 milioni di euro, in un
momento in cui i comuni hanno tutti rischiato il dissesto e non hanno avuto i
soldi. I soldi, in piena campagna elettorale.
Però è stato un governo
regionale di sinistra e quindi non serve far approfondimenti perché non è
opportuno.
Ancora: i 150 milioni di euro
dell’Afor. Da domani mattina, caro assessore Trematerra, diamo mandato
ufficiale agli organi preposti per verificare se ci sono gli estremi per
presentare tutta la documentazione alla Corte dei Conti, perché chi ha
provocato il buco dei 150 milioni se ne assuma la responsabilità fino in fondo.
Non sono qui a governare una
Regione che ha 700 milioni di euro di buco con cui confrontarsi ogni giorno,
considerato che tutti quanti escono sempre indenni da tutto e noi dobbiamo
fronteggiare i buchi che ci hanno lasciato, così evidenti e così grandi, di chi
non è stato soltanto irresponsabile, ma lo diventa ancora di più nel momento in
cui anziché rimanere in Aula viene assoggettato alle tentazioni del mondo sindacale,
a chi lo invita a non votare questa riforma, probabilmente, nella logica dei
coloni per la quale il funzionarietto del Pd, come lo chiamava il parlamentare
Pino Arlacchi, dice loro ogni volta come devono votare o cosa devono fare, cosa
che francamente offende la dignità e l’intelligenza degli uomini.
Abbiamo presentato una
proposta che è innovativa e che mette in campo una serie di strumenti e che
garantisce al lavoratore la continuità.
Il problema delle 1.200-1.500
persone che sono fuori nasce e deriva dal fatto che hanno loro raccontato –
come diceva giustamente l’assessore Trematerra – cose che non stanno né in
cielo né in terra. Pensate quanto è alto il livello, quando qualche
sindacalista pensa di darci qualche lezione, ognuno guardi nel suo campo.
Il problema del mondo
sindacale è che
Questi sono i motivi nobili
che, in parte, scatenano questo meccanismo di grande attrazione ed interesse
verso il problema dell’ente pubblico economico o dell’ente pubblico non
economico.
Dico quindi che, magari,
l’Ugl prende una posizione rigida così non perde gli iscritti. Ma di che stiamo
parlando? In un mondo che cambia, noi dobbiamo continuare a produrre su questo
comparto tutta una serie di attività che non sono in grado di dare una
risposta, che non danno dignità al lavoratore, che non danno una certezza per
il loro futuro? questo sì?! Perché non sapete, perché non abbiamo avuto la
possibilità di relazionarvi con l’assessore Trematerra che al tavolo noi ci
siamo giocati l’ultima partita e l’abbiamo fatto apposta quando abbiamo incontrato
i sindacati confederali poco fa con l’Ugl.
Abbiamo detto: sapete cosa
c’è? Noi non escludiamo che dalla programmazione dei fondi comunitari, che
potremmo mettere in campo da qui a brevissimo, si possano attingere alcune
risorse; il ministro Barca ci dice: “la
Sicilia e
Noi abbiamo detto: nei fondi,
così come nel provvedimento presentato all’ultimo momento, c’è scritto che
possiamo attingere a fondi comunitari 2007 e 2013 e c’è il mio impegno, come
abbiamo fatto per la centrale di Saline Ioniche. C’è il nostro impegno per
prevedere che una quota parte dei fondi comunitari in percentuale possa dare
una risposta al mondo dei forestali, mettendo dentro 120-150 milioni di euro
nel 2014-2020.
Sulla mitigazione del
rischio, quindi, nel comparto dell’assetto idrogeologico possiamo mettere 30-50
milioni di progettazione di intervento.
Sulla formazione e sulla
riqualificazione, come abbiamo fatto ieri con un provvedimento firmato dal
direttore generale, abbiamo liquidato 8 milioni per i forestali, abbiamo fatto
il decreto e possiamo mettere altri 30-40 milioni. Altri 30 milioni li possiamo
mettere sull’ambiente, altri 30 milioni ancora li possiamo mettere
sull’agricoltura, ma allora sì che programmiamo il futuro dei lavoratori della
forestazione, allora sì che la sfida la vinciamo se, rispetto a questo impegno,
riusciamo a garantire loro lo stipendio a fine mese, considerato che l’altro
giorno abbiamo pagato le retribuzioni di luglio.
Cinque anni sono sufficienti
per fare le riforme, sono sufficienti per pianificare, sono sufficienti per
individuare una strategia di sviluppo e di riorganizzazione di un comparto dove
sicuramente nessuno ha mai messo mano, principalmente, perché hanno avuto paura
di fronteggiare la gente. Questa è la verità. Hanno preferito scappare e
scendere per vendersi l’idea che loro non hanno garantito l’approvazione della
legge perché hanno avuto paura di votare, perché è mancato il coraggio.
Questa riforma non passa, ma
noi abbiamo esperito tutti i tentativi possibili, perché è mancato il coraggio
e nessuno venga domani a scrivere che bisogna fare le riforme.
Le riforme se le faremo,
continueremo a farle noi, nei prossimi mesi, nelle prossime settimane. Ma le
faremo quando non serviranno i due terzi, quando servirà una maggioranza semplice
e le faremo dando dimostrazione a questi parlatori che la politica è un’altra
cosa, che la politica è capacità di costruire.
Certo, alla fine, abbiamo
anche detto “mettiamo per legge l’idea che proviamo per 24 mesi questo
progetto”. Come ha detto il Segretario regionale generale della Cgil il
problema è il manico. Hanno paura e lui lì è stato molto intelligente a capire
che se c’è un manico buono il meccanismo funziona, ma se mettiamo l’amico
scemo, come spesso è accaduto in politica, che serve soltanto ad assumere
ancora altri forestali per prendere più voti, è chiaro che non funziona.
Abbiamo rinunciato, allora, o
meglio hanno rinunciato all’idea di mettere in campo una forestazione in grado
di affrontare le grandi sfide. Perché cosa cambia se uno, oggi, vuol licenziare
il lavoratore forestale con questo tipo di soggetto giuridico o con l’altro?
Non cambia nulla. Però, con l’altro si incomincia a guardare in maniera diversa
al lavoro, si guarda pensando che il pareggio di bilancio è un obbligo a cui
bisogna tendere.
Si lavora pensando che chi
produce guadagna perché le esperienze di questo tipo di soggetto giuridico,
soggetto economico, hanno portato gente che nel passato magari guadagnava mille
euro a guadagnarne anche 1.800 e ci sono esperienze evidenti sul campo;
soprattutto, però, ha restituito dignità al lavoratore offrendo un nuovo
modello di cultura del lavoro rispetto a quello che è un fatto: dobbiamo
sostenere anche quelli che non hanno voglia di lavorare.
Voi di Italia dei Valori
votate pure contro, non c’è problema. Avete fatto una scelta di campo,
corretta, ma quanto meno siete rimasti in Aula e vi ringraziamo di essere
rimasti correttamente in Aula ad ascoltarci perché noi prendiamo ogni volta
riceviamo lezioni da chi va sempre via. Ormai è tempo di elezioni ed anche
quelli che erano un po’ più svincolati e che erano spiriti liberi si sono
accodati.
Ma come si fa a costruire?
Noi siamo qui per approvare una cosa che non ci appartiene, una cosa che quelli
hanno fatto, quelli che erano lì seduti su quei banchi ed hanno deciso di
abbandonare.
Purtroppo domani non uscirà
che le fughe del Pd sono diventate una leggenda in Calabria, state tranquilli.
Uscirà che la minoranza aveva ragione perché i lavoratori erano sotto che
protestavano e quindi dobbiamo sicuramente difenderli, non c’è dubbio che
avremo questo tipo di impostazione. Non è che puoi augurarti che qualcuno gli
tiri una legnata e gli insegni un po’ che forse la politica… Siamo qui da
stamattina per poter decidere o avere il coraggio di assumere una decisione che
sia leale e corretta rispetto agli impegni assunti.
Se non vale neanche più un
ordine del giorno sottoscritto ed approvato che è agli atti, cosa possiamo
chiedere ai colleghi del centro-sinistra che non sono in
Aula? Diventa difficile chiedere una collaborazione per il futuro e quindi è
inutile attardarci ancora su altri progetti e su altre cose.
Andiamo avanti ed approviamo.
Poi ci assumeremo le responsabilità, così come abbiamo sempre fatto. Come avete
visto quando il 3 agosto abbiamo proposto di andare avanti perché si trattava
di un escamotage per rinviare a settembre e creare un clima di tensione,
avevamo sbagliato? No! chi di noi aveva detto questo non aveva sbagliato caro
assessore e lo sai.
E’ stato tutto un disegno
perfetto. Andiamo noi, adesso, nei cantieri dei lavoratori a spiegare quale era
la riforma che noi volevamo fare.
Certo, a loro dovremmo dire
che adesso prenderanno lo stipendio di agosto a novembre o a ottobre e che
magari avranno i ritardi, mentre noi volevamo inserire un meccanismo virtuoso
che desse anche l’orgoglio di essere lavoratori di questa Regione attraverso
l’impegno all’interno di un Ente.
Nessuno, dico, nessuno è
riuscito a spiegarci, anche nei sindacati, il perché del regime non economico e
il perché della natura economica voluta da parte nostra.
Noi l’abbiamo motivata la
scelta: diventa un modo per creare una nuova azienda e per dire “abbiamo
rivoluzionato il settore della forestazione”, diventa un modo per poter andare
da Barca o dagli altri ministri e dire “sapete, abbiamo una idea vincente,
abbiamo rivoluzionato anche questo comparto”, diventa un modo anche per dire
che ad esempio la ristrutturazione di una azienda nuova comporta la possibilità
di avere risorse. Anche questo poteva aiutarci ad affrontare meglio questi
mesi, senza andare per forza a prendere risorse dal bilancio ed attingendo,
invece, da altro tipo di finanziamenti.
Soprattutto ci rendeva
credibili rispetto ai nostri interlocutori, perché io a metterci la faccia
domani mattina col Governo per chiedere ancora soldi per i forestali…
Gli incendi nei boschi sono
aumentati o diminuiti che abbiamo 8.500 forestali?
Il problema del dissesto
idrogeologico è aumentato o diminuito in questi ultimi anni? Il problema dei
torrenti, delle inondazioni è aumentato nel controllo o è diminuito? Quali sono
i risultati che noi possiamo portare al cospetto di un governo dicendo “abbiamo
avuto la possibilità di investire in questo comparto?. Abbiamo solo i soldi per
pagare gli stipendi quando li troviamo.
Invece, non ci viene concesso
lo spazio di programmare un intervento organico e risolutivo del problema,
perché quando sui fondi comunitari metti più di 120-140 milioni di euro vuol
dire che puoi investire 30-40 milioni di euro ogni anno dal
Però, è la dimostrazione che
in questa fase il nuovo Por Calabria non può essere costruito sulla filosofia
del passato, ma su cose concrete. Il nuovo Por sarà decisamente snello e non
può essere fatto di troppe Assi, misure,
azioni o di tutta una serie di cose.
Dovrà essere fatto da 4-6
Assi con dentro poche misure che ci consentano di rispondere alla nuova
tendenza che è quella di guardare ai disagi che nascono sul territorio, così
com’è l’orientamento che il Governo sta assumendo con l’ok della
Commissione europea: canalizzare le risorse sulle strutture, la pubblica
amministrazione, l’occupazione ed in questa fase la banda larga e, quindi,
l’ambiente che era uno degli elementi che avevamo chiesto al Governo nazionale di inserire insieme alla Commissione europea, ma che in quel
contesto non c’è stato concesso.
Le risorse saranno quindi
concentrate, avremmo avuto sicuramente la possibilità di dare maggiore forza e
anche maggiore certezza sul versante occupazionale.
Ecco, purtroppo, cosa si è
realizzato. Quando, ad esempio, nell’articolo 14 del bilancio di previsione
dell’esercizio finanziario 2012 ridotto del 20 per cento c’è scritto che sono
“fatte salve le spese obbligatorie del personale” noi abbiamo tutelato e
garantito il personale perché non abbiamo intenzione di mandare a casa nessuno.
Ovviamente, desideravamo una
forestazione produttiva capace di mettere in campo azioni mirate; una
forestazione della quale sentivo parlare già nel 1995 – quando ero Presidente
del Consiglio regionale – e gli assessori di turno dicevano “abbiamo in
località Bricà di Bovalino, una grande falegnameria, una segheria strepitosa
che metteremo in campo, sarà un fiore all’occhiello”. Non so se Bricà esiste
ancora, ma quella falegnameria non è mai entrata in funzione perché è sempre
stata esclusivamente un desiderio della politica, una illustrazione ed una
capacità di rivendersi il nulla.
Ecco c’erano e ci sono tanti
progetti che avevamo immaginato potessero servire a dare delle risposte
importanti.
Oggi subiamo una scelta
scellerata da parte dei consiglieri del centro-sinistra che,
effettivamente, non ci hanno mai lasciato spazio e ci hanno sempre detto che
per loro il soggetto giuridico non era vincolante, benché adesso in Aula
abbiano detto altre cose. Non è vero! Hanno sempre detto: la partita è questa.
Si sono accodati ai sindacati e probabilmente al volere di altri e non
certamente a quella che è la prospettiva di crescita della Calabria.
Questo è il problema vero
che, oggi, dobbiamo affrontare. Ma noi con coerenza siamo rimasti in Aula e
abbiamo dimostrato, anche ai manifestanti fuori, che quando si fa una scelta,
di prospettive e di futuro, può anche non essere condivisa. Ma, nella libertà
delle nostre scelte e con tutta coscienza, avevamo fatto un progetto che era di
riscatto per questo comparto e sarebbe potuto servire a dare un futuro ed una
opportunità.
Così facendo, invece, in
questo momento, blocchiamo un iter ed una procedura ed ovviamente ognuno
si assumerà le proprie responsabilità. Noi, ancora una volta, in quest’Aula
eravamo presenti ed ancora una volta abbiamo votato.
Grazie al Presidente Scopelliti per le conclusioni
del dibattito.
Procediamo
adesso con la votazione del punto quattro all’ordine del giorno che riguarda
l’Afor. Chiedo all’onorevole Nucera, Segretario Questore, di procedere
all’appello nominale.
Fa la chiama.
La mia è una
astensione “fisiologica” non conoscendo gli atti. Così come sono abituato a
votare cognita causa, non posso
esprimere alcuna valutazione né positiva né negativa. Mi astengo.
Comunico
l’esito della votazione sul progetto di legge
unificato numero 261/9^, 262/9^ e 266/9^ “Istituzione azienda regionale
per la forestazione”.
Presenti e
votanti 34. Hanno risposto sì, 29 consiglieri. Hanno risposto no, 4
consiglieri. Si è astenuto un consigliere.
(Hanno risposto si i consiglieri: Aiello P.,
Bilardi, Bruni, Caputo, Caridi, Chiappetta, Dattolo, Fedele, Gallo, Gentile,
Grillo, Imbalzano, Magarò, Magno, Morrone, Nicolò, Nucera, Orsomarso, Pacenza,
Parente, Pugliano, Salerno, Scopelliti, Serra, Stillitani, Talarico F.,
Tallini, Trematerra, Vilasi.
Hanno risposto no: Aiello F., Giordano,
Mirabelli, Talarico D.
Si è astenuto: Chizzoniti)
Pertanto, a
norma dell’articolo 54, terzo comma, laddove prevede che per istituire nuovi
enti sia necessaria la maggioranza qualificata
dei due terzi dei componenti del Consiglio regionale,
non essendo stato raggiunto tale quorum, pari a 33 voti favorevoli, dichiaro
che la riforma riguardante l’istituzione dell’azienda regionale
per la forestazione non è approvata.
Pertanto il
punto all’ordine del giorno non viene
approvato.
(Il Consiglio
non approva)
Procediamo col successivo punto all’ordine del giorno
che riguarda l’Arssa.
La parola all’onorevole Trematerra.
Presidente, intervengo solo
per chiedere all’Aula di stralciare il punto all’ordine del giorno. Le riforme
dell’Afor e dell’Arssa hanno camminato di pari passo. C’è uno schema condiviso
per cui chiedo, a questo punto, di stralciare la discussione per ciò che
riguarda l’Arssa, grazie.
La proposta dell’assessore è
di stralciare il punto all’ordine del giorno che riguarda l’Arssa.
Pongo in votazione la
proposta dell’assessore.
(Il Consiglio approva)
Presidente, c’è la mia astensione.
Si è astenuto l’onorevole
Chizzoniti.
All’ordine del giorno c’è un altro punto che
riguarda la proposta di legge numero 151/9^ di iniziativa del consigliere
Grillo, recante: “Legge organica in materia di relazioni tra Regione Calabria e
comunità calabresi nel mondo”.
Questo punto é rinviato alla prossima seduta
di Consiglio, prevista per il 9 ottobre.
Ci sono due modifiche che
riguardano delle leggi che avevamo approvato.
La prima riguarda il progetto
di legge numero 364/9^ di iniziativa del consigliere Nucera, recante:
“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 11 giugno 2012, n. 22 <Norme
per orientare e sostenere il consumo dei prodotti agricoli a chilometri
zero>“.
Il Ministero su questo progetto di legge
chiede dei chiarimenti al fine di superare alcuni rilievi di
incostituzionalità.
Pongo in votazione il progetto di legge
numero 364/9^.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportata in allegato)
C’è poi
un’altra proposta di legge, la numero 371/9^, recante: “Modifiche alla legge
regionale 26 luglio 2012, n. 33 (Norme per la promozione e la disciplina del
volontariato)”.
Anche qui, si procede alla
modifica di un articolo.
Pongo in votazione la proposta
di legge numero 371/9^.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
C’è anche una proposta di
provvedimento amministrativo, d’Ufficio, la numero 193/9^, recante
“Determinazioni in ordine al gruppo dei consulenti giuridici. legge regionale
13 maggio 1996, numero 8, articolo 11 comma 2” che riguarda la presa d’atto
delle dimissioni del consulente giuridico del Consiglio
regionale, l’avvocato Alfredo Gualtieri.
Pongo in votazione
la presa d’atto delle dimissioni.
(Il Consiglio
approva)
(E’ riportata in
allegato)
Infine, c’è la
mozione numero 71 del 18 settembre 2012 a firma del consigliere Imbalzano “In
ordine alla costruzione dello svincolo in località Misimizzi, Comuni di
Candidoni, Serrata e Laureana di Borrello” di cui do lettura: “Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che
fin dal 1987, era stata inserita dal Consiglio di Amministrazione
dell'Anas, nel “Piano di interventi di ristrutturazione e riqualificazione
dell'autostrada Salerno - Reggio Calabria”, la costruzione dello svincolo in
località di Misimizzi, che ricade a valle dei Comuni di Candidoni, Serrata e
Laureana di Borrello;
detta
opera interessa, oltre agli altri centri limitrofi della provincia di Reggio
Calabria (San Pietro di Caridà, Feroleto della Chiesa, Galatro, Maropati e
tutta la vasta vallata dell'Alto Mesima), i Comuni delle Pre-Serre Vibonesi di
Dinami, Acquaro, Dasà, Arena, Gerocarne, Soriano, Sorianello, Nicotera, Limbadi
ed altre località limitrofe;
a
seguito di ulteriori incontri ed in particolare di quello del 2 aprile 2004
presso gli uffici centrali dell'Anas, la Direzione generale di questo Ente
comunicava nelle settimane successive che, nel prendere atto delle esigenze
rappresentate dalla Provincia di Reggio Calabria, si concordava sulla necessità
di elaborare e finanziare in tempi brevi il progetto definitivo dell'opera;
a
seguito di successive sollecitazioni istituzionali, il 30 ottobre 2010 il CdA
dell'Anas deliberava l'approvazione del progetto definitivo dello svincolo,
quantificando il costo complessivo dell'opera in poco più di 38 milioni di
euro;
altresì,
lo stesso progetto veniva trasmesso al Ministero dei Trasporti per
l'approvazione di tutte le relative procedure ed il contestuale finanziamento
da parte del Cipe;
nello
scorso mese di novembre si è tenuta a Roma una Conferenza dei Servizi per
definire tutti gli atti necessari alla realizzazione dello svincolo;
infine,
nonostante tutte le periodiche assicurazioni a tutt'oggi mancano gli atti di
approvazione del finanziamento necessario da parte del Ministero competente;
Il
sottoscritto consigliere regionale, con
la presente mozione intende sottoporre alla valutazione e discussione
del Consiglio regionale, della massima Assemblea elettiva calabrese, una
questione non più eludibile.
In
particolare, il Consiglio regionale della Calabria ribadita la straordinaria
importanza dell'accesso autostradale ad un comprensorio così vasto, la cui
realizzazione avrà anche una benefica ricaduta sullo sviluppo di questa area
valorizzando le potenzialità del comparto agricolo, del turismo montano e della
Valle del Mesima/Marepotamo, dove insistono i ruderi dell'antica “Soreto” ed i
resti dell'antica “Borrello”;
Impegna
il
Presidente della Giunta regionale e gli assessori regionali ai lavori pubblici
e ai trasporti, nel quadro del più vasto confronto con l'Anas stessa per
migliorare il sistema di mobilità stradale ed autostradale nell'intera Regione,
a richiedere al Presidente Ciucci le necessarie assicurazioni in ordine al
tempestivo finanziamento dell'opera, per fugare le voci poco rassicuranti che circolano
da mesi sull'argomento e per consolidare le speranze di tutte le popolazioni
interessate, vivamente allarmate dalle notizie contrastanti ed altalenanti che
puntualmente vengono messe in circolazione”.
L’onorevole
Imbalzano, l’ha già illustrata
nella scorsa seduta.
Pongo in
votazione la mozione.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportata in allegato)
Abbiamo esaurito i punti all’ordine del
giorno; il Consiglio sarà convocato a
domicilio. Pertanto, chiudo la seduta.
Sono state
presentate alla Presidenza le seguenti
proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Scalzo –
“Istituzione dei <Cantieri scuola-lavoro>”
(P.L. n. 370/9^)
E’ stata
assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed
alla seconda - Bilancio programmazione
economica e attività produttive – per il parere.
(Così
resta stabilito)
Nucera
– “Modifiche alla legge regionale 26
luglio 2012, n. 33 (Norme per la promozione e la disciplina del volontariato)”
(P.L. n. 371/9^)
E’ stata
assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così
resta stabilito)
Aiello
F. – “Norme sulla responsabilità sociale delle imprese” (P.L. n. 372/9^)
E’
stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività
produttive.
(Così
resta stabilito)
Chiappetta,
Bilardi, Dattolo, Serra, Bova, Ciconte, De Masi, Loiero, Principe – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 15
marzo 2002, n. 13 (Testo unico della struttura e finanziamento dei gruppi
consiliari)” (P.L. n. 373/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari, istituzionali e affari
generali – ed alla alla seconda - Bilancio
programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così
resta stabilito)
E’ stata
presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo
d’iniziativa dell’Ufficio di Presidenza:
“Presa d’atto
delle dimissioni dell’avv. Alfredo Gualtieri, quale componente del gruppo dei
consulenti giuridici del Consiglio regionale”
(P.P.A. n. 193/9^)
E’ stata
presentata, inoltre, alla Presidenza la
seguente proposta di provvedimento amministrativo
d’Ufficio:
“Temporanea
sostituzione del consigliere Antonio Rappoccio in atto sospeso dalla carica con
il consigliere Aurelio Chizzoniti (art. 15, comma 4 bis, legge 19 marzo 1990,
n. 55)” (P.P.A. n. 194/9^)
La sesta Commissione consiliare, con nota n. 40329 del 20
settembre 2012 ha comunicato che nella seduta del 18 settembre 2012 ha espresso
parere favorevole alla deliberazione della Giunta
regionale n. 324 del 30 luglio 2012, recante: “Approvazione ai sensi
dell’articolo 1 della legge
regionale 12 dicembre 2008, n. 40 delle Direttive di attuazione
dell’Asse 2 <Energia> del Por Fesr 2007-2013, linee di intervento
2.1.1.1, 2.1.2.1 e 2.1.2.2” (Parere n. 46)
La sesta Commissione consiliare con nota n. 40330 del 20
settembre 2012, ha comunicato che nella seduta del 18 settembre 2012 ha
espresso parere favorevole con osservazioni alla deliberazione della Giunta regionale n. 382 del 22 agosto 2012, recante:
“Legge regionale 23 dicembre 2011, n. 47, art.
47 “Sistema di incentivazione per lo sviluppo dell’area di Gioia Tauro”. Piano di azione per lo sviluppo
dell’area di Gioia Tauro. Linea di azione 2
“Sostegno allo sviluppo dell’intermodalità e del trasporto ferroviario”.
Approvazione direttive art. 1 - legge
regionale 40/2008” (Parere n. 48)
Il Consiglio regionale
premesso che
entro il
prossimo mese di dicembre, andranno a scadere in tutta la Regione circa 2000
contratti stipulati negli ultimi anni con Personale sanitario, parasanitario -
infermieristico e farmaceutico, che fin qui hanno assicurato, sia nelle Aziende
sanitarie ospedaliere che in quelle Provinciali, il mantenimento di livelli
dignitosi di assistenza in tutte le strutture
a seguito di
una recente pronuncia della Sezione regionale della Corte dei Conti su
richiesta di chiarimenti del Commissario alla Sanità per il Piano di Rientro, i
Direttori generali delle diverse Aziende hanno assunto nei giorni scorsi le
prime iniziative nei confronti del Personale con contratto a tempo determinato
in scadenza, notificando formalmente la fine del rapporto;
a seguito
delle conseguenti decisioni necessariamente adottate, all'interno dei reparti
di alcune Aziende Ospedaliere, si sono venute a creare da subito situazioni di
estremo disagio sia per i malati, costretti ad ulteriori gravi difficoltà per
poter fruire della necessaria, tempestiva assistenza e per patologie spesso
assai gravi, sia per il personale medico, costretto a turni asfissianti, in
condizione di scarsa serenità e con rischi per la salute del malato a loro non
imputabili;
in Calabria,
Regione pur sottoposta ai vincoli del Piano di Rientro fin qui positivamente
portato avanti, non è immaginabile un blocco automatico e meccanico del turn
over del Personale sanitario, parasanitario - infermieristico e farmaceutico,
che, pur assunto a termine, ha fin qui assicurato un livello di assistenza dignitosa;
vanno assunte
tempestivamente, per evitare un calo drammatico del livello di assistenza fin
qui prestato in tutte le strutture della Regione, le opportune iniziative per
richiedere al Governo, tramite gli Organi ministeriali competenti, una deroga
ad un blocco che rischia di produrre effetti devastanti per i malati calabresi
e l'inevitabile aumento dell'emigrazione sanitaria con costi sociali e non,
assai alti, visti i pressanti appelli lanciati dai Consigli degli Ordini dei
Medici calabresi;
pienamente
consapevole di queste esigenze e dei rischi connessi, ove malauguratamente non
venisse positivamente accolta la presente richiesta,
Impegna
il Presidente
della Regione, nella sua veste di Commissario alla sanità calabrese, nonché i
Sub Commissari, ad assumere le conseguenti e tempestive iniziative, mirate a
dare continuità ai livelli di assistenza fin qui assicurati ai malati della
nostra Regione, con
l'unanime sostegno della massima
Assemblea elettiva calabrese.
(72; 24.09.2012) Imbalzano
Art. 1
(Modifiche all'articolo 4)
1. Al comma 5,
ultimo periodo, dell'articolo 4 (Convocazione dell'assemblea e presentazione
delle liste) della legge regionale 5 gennaio 2007, n. 1 (Istituzione e
disciplina del Consiglio regionale delle Autonomie locali), le parole
«Bollettino Ufficiale della Regione Calabria» sono sostituite dalle seguenti:
«Sito Ufficiale del Consiglio regionale della Calabria».
Art. 2
(Sostituzione dell'articolo 12)
1. L'articolo
12 della legge regionale 5 gennaio 2007, n. 1 è sostituito dal seguente:
«Art. 12
(Rimborso spese)
1. Per la
partecipazione alle sedute del Consiglio delle Autonomie locali, dell'Ufficio
di Presidenza e delle commissioni eventualmente istituite è corrisposto il
rimborso spese commisurato ad un quinto del costo di un litro di benzina
moltiplicato per il doppio dei chilometri intercorrenti tra la sede legale
dell'ente locale di appartenenza (sede del municipio, della provincia o della
comunità montana) e la sede di svolgimento delle sedute.».
Art. 3
(Modifiche all'articolo 19)
1. Il comma 1
dell'articolo 19 (Norma finanziaria) della legge regionale 5 gennaio 2007, n. 1
è sostituito dal seguente:
«1. Agli oneri
derivanti dall'attuazione della presente legge, determinati in euro 40.000,00,
si farà fronte per l'anno 2012 facendo ricorso al fondo di riserva per le spese
impreviste di cui all'articolo 14 del Regolamento interno di amministrazione e
contabilità del Consiglio regionale.».
Art. 4
(Inserimento dell'articolo 20-bis)
1. Dopo
l'articolo 20 della legge regionale 5 gennaio 2007, n. 1 è inserito il
seguente:
«Art. 20-bis
(Disposizioni finali)
1. Qualora al
termine dell'espletamento delle procedure di elezione, esaurito il procedimento
di cui agli articoli 3 e 7 della presente legge, i seggi da attribuire restino
in tutto o in parte non assegnati, l'organo opera validamente composto dai
membri dì diritto e, ove presenti, dai candidati eletti, con la partecipazione
dei rappresentanti dell'ANCI Calabria, UNCEM Calabria, Legautonomie Calabria,
ANPCI e degli Istituti regionali di cui all'articolo 10, comma 1, lettere
a),b),c) della legge regionale 30 ottobre 2003, n.15 e s. m. e i..
2. Il
Presidente del Consiglio regionale adotta tempestivamente il decreto di nomina
dei membri di diritto e dei candidati eletti e provvede a convocare la prima
seduta.
3. In deroga a
quanto previsto dall'articolo 9, al funzionamento dell'organo nella
composizione di cui al comma 1 del presente articolo si applicano, per quanto
compatibili, le norme del Regolamento interno del Consiglio regionale che
disciplinano l'organizzazione ed il funzionamento delle Commissioni
permanenti.»
Art. 5
(Entrata in vigore)
1. La presente
legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel
Bollettino Ufficiale della Regione.
Art 1
(Modifica articolo 4)
1. Al comma 3
dell'articolo 4 della legge regionale 15 marzo 2002, n. 13 (Testo Unico della
struttura e finanziamento dei Gruppi consiliari), dopo le parole "in
Consiglio" sono inserite le parole "ridotto del 10 per cento sulla
quota fissa".
Art. 2
(Sostituzione articolo 7)
1. L'articolo
7 della legge regionale 15 marzo 2002, n. 13 (Testo unico sulla struttura e
finanziamento dei gruppi consiliari) è sostituito dal seguente:
"Art. 7
(Rendiconti e controlli)
1. Ciascun
Gruppo approva un rendiconto di esercizio annuale, strutturato secondo un
modello comune approvato dall’Ufficio di Presidenza. In ogni caso il rendiconto
deve evidenziare espressamente, in apposite voci, le risorse trasferite al
Gruppo dal Consiglio regionale, con indicazione specifica del titolo del
trasferimento, nonché l'avvenuta destinazione delle risorse medesime alle
finalità di cui alla presente legge.
2. Allo scopo
di garantire la trasparenza e la correttezza nella gestione contabile e
finanziaria, il Presidente del Consiglio regionale, incarica una società di
revisione legale, vincitrice di un apposito bando pubblico indetto dall'Ufficio
di Presidenza, che verifica periodicamente nel corso dell'esercizio la regolare
tenuta della contabilità e la corretta rilevazione dei fatti di gestione nelle
scritture contabili. La società di revisione legale esprime, inoltre, un
giudizio sul rendiconto di cui al comma 1, dando conto in ogni caso della
relativa corrispondenza a quanto previsto dal medesimo comma 1, secondo
periodo.
3. Il
rendiconto, entro il 31 marzo di ogni anno, è trasmesso al Presidente del
Consiglio, corredato da una dichiarazione del Presidente del Gruppo e dal
giudizio positivo della società di revisione di cui al comma 2. "
rendiconto è pubblicato sul sito internet del Consiglio regionale della
Calabria.
4. Il
controllo della conformità del rendiconto presentato da ciascun Gruppo alle
prescrizioni della presente legge è effettuato a cura dell'Ufficio di
Presidenza.
5.
L'erogazione delle risorse finanziarie a carico del bilancio del Consiglio
regionale a favore dei Gruppi è autorizzata dall'Ufficio di Presidenza,
subordinatamente all'esito positivo del controllo di cui al comma 4. Ove il
Gruppo non trasmetta il rendiconto entro il termine di cui al comma 3, si
sospende l'erogazione, per l'anno in corso, delle risorse di cui al comma 5,
fino alla trasmissione del rendiconto che deve avvenire massimo entro trenta
giorni successivi, trascorsi i quali si decade automaticamente dal diritto
all'erogazione. Ove l'Ufficio di Presidenza riscontri che il rendiconto o la
documentazione trasmessa a corredo dello stesso non sia conforme alle
prescrizioni stabilite a norma del presente articolo, entro dieci giorni
dall'accertamento il Presidente del Consiglio invita il presidente del Gruppo a
provvedere alla relativa regolarizzazione, fissandone il termine. Nel caso in
cui il Gruppo non provveda alla regolarizzazione entro il termine fissato, esso
decade dal diritto all'erogazione, per ,'anno in corso, delle risorse di cui al
comma 5. La decadenza di cui al presente comma é accertata con deliberazione
dell'Ufficio di Presidenza.
6. L'Ufficio
di Presidenza disciplina i termini ed eventuali ulteriori modalità per
l'attuazione del presente articolo.
7. Il presente
articolo produce ì suoi effetti a decorrere dall'1 gennaio 2013."
Art. 3
(Norma finanziaria)
1. Alla spesa necessaria
derivante dell'applicazione della presente legge si fa fronte con i fondi
stanziati al capitolo 3 (Spese di funzionamento dei Gruppi consiliari) del
Bilancio del Consiglio regionale per l'anno 2012, riducendo il contributo
spettante ai sensi del comma 3 dell'articolo 4 della l.r. 13/2002 in misura
proporzionale.
2. Per gli
esercizi finanziari successivi si provvederà imputando la relativa spesa sul
corrispondente capitolo di bilancio e con le medesime modalità.
Art. 4
(Entrata in vigore)
1. La presente
legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel
Bollettino Ufficiale della Regione.
Art. 1
(Modifiche alla l.r. 22/2012)
1. Alla
lettera a) del comma 3 dell'articolo 2 della legge regionale 11 giugno 2012, n.
22 (Modifiche alla legge regionale 14 agosto 2008, n. 29 "Norme per
orientare e sostenere il consumo dei prodotti agricoli a chilometro
zero"), dopo le parole "destinati all'alimentazione umana", sono
soppresse le parole ", ottenuti e trasformati sul territorio della Regione
Calabria,".
2. I commi 3 e
4 dell'articolo 4 della l.r. 22/2012 sono abrogati.
3. Al comma 5
dell'articolo 4 della l.r. 22/2012, dopo la parola "definisce", sono
soppresse le parole "le caratteristiche e le modalità di utilizzo del logo
e”.
Art. 2
(Modifica alla l.r. 29/2008)
1. Il comma 3
dell’articolo 4 della legge regionale 14 agosto 2008. n. 29 (Norme per
orientare e sostenere il consumo dei prodotti agricoli a chilometro zero) è
abrogato.
Art. 3
(Entrata in vigore)
1. La presente
legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel
Bollettino Ufficiale della Regione.
Art. 1
(Modifica all'articolo 8 della l.r. n.
33/2012)
1. Il comma 3
dell'articolo 8 della legge regionale 26 luglio 2012, n. 33 (Norme per la
promozione e la disciplina del volontariato) è abrogato.
Art. 2
(Entrata in vigore)
1. La presente
legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel
Bollettino Ufficiale della Regione.
“Il Consiglio regionale
vista la
deliberazione del Consiglio regionale n. 42 del 23 luglio 2010 con la quale si
nominavano i consulenti giuridici del Consiglio regionale, tra i quali l'Avv.
Alfredo Gualtieri;
vista la
deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 79 del 17 settembre 2012 con cui si
prende atto delle dimissioni dell'Avv. Alfredo Gualtieri, quale componente del
gruppo dei consulenti giuridici del Consiglio regionale;
visto
l'articolo 11, comma 2, della legge regionale 13 maggio 1996, n. 8;
Delibera
di prendere
atto delle dimissioni dell'Avv. Alfredo Gualtieri, quale componente del gruppo
dei consulenti giuridici del Consiglio regionale”.
“Il Consiglio regionale della Calabria
Premesso che
fin dal 1987, era stata inserita dal Consiglio di Amministrazione dell'ANAS,
nel "Piano di interventi di ristrutturazione e riqualificazione
dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria", la costruzione dello svincolo in
località di Misimizzi, che ricade a valle dei Comuni di Candidoni, Serrata e
Laureana di Borrello;
considerato
che detta opera interessa, oltre agli altri centri limitrofi della Provincia di
Reggio Calabria (San Pietro di Caridà, Feroleto della Chiesa, Galatro, Maropati
e tutta la vasta vallata dell'Alto Mesima), i Comuni delle Pre-Serre Vibonesi
di Dinami, Acquaro, Dasà, Arena, Gerocarne, Soriano, Sorianello, Nicotera,
Limbadi ed altre località limitrofe;
tenuto conto
che a seguito di ulteriori incontri ed in particolare di quelle del 2 aprile
2004 presso gli uffici centrali dell'Anas, la Direzione generale di questo Ente
comunicava nelle settimane successive che, nel prendere atto delle esigenze
rappresentate dalla Provincia di Reggio Calabria, si concordava sulla necessità
di elaborare e finanziare in tempi brevi il progetto definitivo dell'opera;
dato atto che,
a seguito di successive sollecitazioni istituzionali, il 30 ottobre 2010 il CdA
dell'ANAS deliberava l'approvazione del progetto definitivo dello svincolo,
quantificando il costo complessivo dell'opera in poco più di 38 milioni di
Euro;
considerato
altresì che lo stesso progetto veniva trasmesso al Ministero dei Trasporti per
l'approvazione di tutte le relative procedure ed il contestuale finanziamento
da parte del CIPE;
tenuto altresì
conto che nello scorso mese di novembre si è tenuta a Roma una Conferenza dei
Servizi per definire tutti gli atti necessari alla realizzazione dello
svincolo;
preso atto,
infine, che nonostante tutte le periodiche assicurazioni, a tutt'oggi mancano
gli atti di approvazione del finanziamento necessario da parte del Ministero
competente.
il
sottoscritto consigliere regionale, onorevole Candeloro
Imbalzano, con la presente mozione intende sottoporre alla valutazione e
discussione del Consiglio regionale, massima Assemblea elettiva calabrese, una
questione non più eludibile;
in
particolare, il Consiglio regionale della Calabria ribadita la straordinaria
importanza dell'accesso autostradale ad un Comprensorio così vasto, la cui
realizzazione avrà anche una benefica ricaduta sullo sviluppo di questa area
valorizzando le potenzialità del comparto agricolo, del turismo montano e della
Valle del Mesima/Marepotamo, dove insistono i ruderi dell'antica
"Soreto" ed i resti dell'antica "Borrello";
Impegna
il Presidente
della Giunta regionale e gli assessori regionali ai lavori pubblici e ai
trasporti, nel quadro del più vasto confronto con l'ANAS stessa per migliorare
il sistema di mobilità stradale ed autostradale nell'intera regione, a
richiedere al Presidente Ciucci le necessarie assicurazioni in ordine al
tempestivo finanziamento dell'opera, per fugare le voci poco rassicuranti che
circolano da mesi sull'argomento e per consolidare le speranze di tutte le
popolazioni interessate, vivamente allarmate dalle notizie contrastanti ed
altalenanti che puntualmente vengono messe in circolazione”.