IX^ LEGISLATURA
RESOCONTO INTEGRALE
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38.
SEDUTA DI LUNEDI’ 11 GIUGNO 2012
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO
TALARICO E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLÒ
La seduta è aperta. Si dia lettura del verbale della seduta precedente.
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Legge le interrogazioni pervenute alla Presidenza.
(Sono
riportate in allegato)
Si passa al primo punto all’ordine del giorno che recita “Occupazione, precariato,
politiche attive sul lavoro”.
Prego i
colleghi di prendere posto, così possiamo procedere con l’organizzazione dei
lavori.
La minoranza, rispetto all’argomento
lavoro e occupazione, ha deciso di non partecipare ai lavori dell’Aula e sta
spiegando in conferenza stampa quali siano le motivazioni che l’hanno spinta a
questa determinazione.
Non partecipa
ai lavori solo su questo punto, per gli altri argomenti, come l’approvazione
della legge antisismica che sarà inserita al prossimo punto all’ordine del
giorno, ritornerà in Aula.
Se siamo
d’accordo, do la parola al Presidente Scopelliti per iniziare il
dibattito su lavoro e precariato in Calabria per poi dare la parola
all’assessore che forse integrerà la riflessione del Presidente.
Prego i colleghi di prendere posto. La
minoranza non partecipa alla discussione di questo punto all’ordine del giorno.
La parola quindi al Presidente Scopelliti per la relazione introduttiva al punto all’ordine del giorno.
Presidente,
intanto grazie per aver aperto i lavori. Come ho
anticipato in Conferenza dei capigruppo
dovrò lasciare la seduta, perché è prevista la presenza del Ministro e dovrò
partecipare all’incontro.
Grazie, perché
comunque il Consiglio regionale di oggi ci offre la possibilità e l’opportunità
di parlare di un tema forse tra i più delicati, se non il più delicato, in
Calabria. Tutti noi avvertiamo la necessità di trattare un argomento così
spinoso ma per alcuni aspetti affascinante, oserei dire.
Per chi, come
me, ha fatto l’assessore al lavoro ed ha messo in campo una serie di strumenti
innovativi - a mio giudizio - sul territorio regionale, è chiaro che diventa
interessante il recupero dell’azione della Regione su questa materia.
Non entro nel
merito della scelta dei colleghi del centro-sinistra, ai quali in Conferenza dei capigruppo ho detto che
oggi parliamo di un tema delicato come l’occupazione dei nostri giovani e non
possiamo rinviare questo punto all’ordine del giorno.
Eravamo a conoscenza da almeno 15 giorni che
sarebbe stato trattato questo argomento, quindi ci siamo preparati un po’
tutti. Non conosco le motivazioni che hanno espresso in conferenza stampa.
Ci siamo insediati due anni fa ed uno dei
primi atti che avevamo annunciato e che abbiamo trattato con l’assessore
Stillitani anche in campagna elettorale - devo dire che abbiamo lavorato anche
prima della campagna elettorale - è la stesura di un documento e il
miglioramento della capacità di utilizzo dei fondi comunitari per cercare di
dare una risposta importante al mondo del lavoro.
Fu così che, a distanza di 2-3 mesi
dall’atto del nostro insediamento, abbiamo pubblicato una serie di azioni
importanti, mettendo in campo progetti collegati a 147 milioni di euro di
investimento per andare incontro al problema serio dell’occupazione giovanile.
Credo che, intanto, sia importante rilevare
un dato, poi entrerà nel dettaglio, in maniera puntuale e precisa, l’assessore
attraverso l’illustrazione di tutti i percorsi.
In Calabria abbiamo impegnato e speso, in
parte, circa 442 milioni di euro in questo comparto. Questa è una somma
importante, così ripartita: 147 milioni sul Piano stralcio del lavoro, che è
quello che abbiamo annunciato ad inizio legislatura e che abbiamo creato con
l’assessore. Su 7 mila posti di lavoro preventivati, circa 6 mila sono stati
già realizzati.
L’assessore Stillitani illustrerà poi le
linee di intervento.
Abbiamo messo in campo 100 milioni di euro,
le risorse derivanti dalla riprogrammazione e questa seduta doveva servire
proprio per accogliere le istanze che arrivano dal mondo del partenariato e che
sono importanti per l’individuazione delle linee di intervento.
Doveva servire a cogliere gli spunti dei
colleghi del centro-sinistra e, comunque, dell’Aula, perché anche gli stessi
colleghi di centro-destra non conoscono l’ipotesi di intervento conclusivo e
finale che sta emergendo dall’impostazione del partenariato. Quindi, cosa
abbiamo immaginato? Abbiamo già dato una risposta ai lavoratori in cassa
integrazione ed a tutto un mondo variegato. Abbiamo dato una risposta con i 147
milioni ai disoccupati di lunga durata, quindi, agli svantaggiati. Incominciamo
a creare misure ed azioni mirate anche per i giovani laureati e specializzati,
i giovani laureandi, magari con difficoltà legate alla disabilità.
L’azione di questa amministrazione con
l’utilizzo dei 130 milioni ai quali vanno aggiunti 20 milioni di euro che
abbiamo già destinato con il Fondo sociale europeo per incentivare il credito
di imposta - che il Governo ha già
autorizzato -, fornisce risorse grazie alle quali oggi possiamo cogliere spunti
interessanti. Difatti noi, da qui ad un mese - anche meno -, saremo pronti a
far uscire i bandi. L’impegno di questa amministrazione, infatti, è dire: con i
130 milioni di euro speriamo di poter creare 7-8 mila nuovi posti di lavoro in
un momento di grande bisogno sul territorio, discutiamo e raccogliamo oltre
alle istanze del mondo del partenariato, anche le istanze e gli spunti
interessanti che possono arrivare da un consigliere regionale - magari il
collega Mirabelli visto che è in Aula potrà darci un contributo insieme a tutti
gli altri colleghi -, in modo da pensare di fare nella fase di pubblicazione
dei bandi una serie di interventi mirati.
Perché? Perché
noi siamo pronti da qui a 15 - 30 giorni a pubblicare i bandi. Nel frattempo
siamo fermi in attesa che la fase di riprogrammazione venga autorizzata da
Bruxelles, passerà qualche mese. Speriamo di accelerare la fase di
autorizzazione, vogliamo superare il famoso mese di agosto. La Regione Calabria
si è sempre contraddistinta per la pubblicazione nel mese di agosto di bandi in
modo che i partecipanti fossero al mare e quindi disinteressati.
Questo
significherà, magari, andare a bando a settembre e mettere in campo 3-5-6
bandi, dipenderà da quello che emergerà nel confronto con il partenariato, e,
quindi, si metterà in campo una serie di azioni importanti per arrivare entro
la fine dell’anno – considerato che il nostro obiettivo è creare oggi occupazione
in questa nostra regione – a riuscire a dare una risposta, perché rispetto ai
dati Istat, emersi dalla pubblicazione sui giornali delle scorse settimane, c’è
uno scollamento di circa mille posti di lavoro.
Abbiamo dato una
risposta importante attraverso l’utilizzo dei fondi comunitari nella fase di
intervento ed abbiamo creato una compensazione in grado, ovviamente, di non
creare grande squilibrio.
Certo è aumentata
la domanda di lavoro. Oggi c’è una mobilitazione maggiore, perché la crisi
spinge anche i famosi disoccupati storici del 6-7 per cento, cioè quei
disoccupati che vengono definiti disinteressati -; c’è una frangia di
disoccupati che non ha mai chiesto la possibilità di entrare nel mondo del
lavoro perché disinteressato e perché, comunque, storicamente vive di altro,
probabilmente.
Oggi c’è una
maggiore capacità di spinta su questo versante, probabilmente anche i fattori
di crisi determinano questo tipo di scelte. Inoltre, in Calabria sono stati
pubblicati oggi una serie di bandi sui temi della occupazione, quindi c’è un
maggiore stimolo a ricercare, ovviamente, un posto di lavoro.
Questo tipo di
intervento che abbiamo maturato e che abbiamo svolto e che stiamo cercando di
portare avanti, dà sicuramente dei risultati importanti.
I 130 milioni di
euro sono uno strumento che abbiamo messo in campo. Un altro intervento è
legato ai 63 milioni di euro destinati all’integrazione salariale, per arrivare
ai famosi 400 e oltre milioni di cui ho parlato prima: l’autoimpiego e il
Progetto nuovi lavori irregolari.
Abbiamo 25
milioni di euro per il fondo regionale di garanzia per l’occupazione; sono
stati impegnati 28,5 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali in deroga;
i 28,5 milioni di euro sono stati già stanziati per integrare il sussidio con
una politica di tipo attivo che sia in grado di avviare un percorso di
reinserimento occupazionale.
A queste risorse
- quelle che ho annunciato dei 442 milioni di euro - vanno aggiunti i 15-16
milioni del bando dell’occupazione giovanile, dell’imprenditoria giovanile che
l’assessore alle attività produttive Caridi ha posto in essere per i giovani
disoccupati.
Questo
sicuramente non risolve il problema del dramma occupazionale in Calabria, ma è
un ulteriore impulso che abbiamo dato per cercare di affrontare questo tema,
forse il tema principale che poi genera le devianze, le problematiche del
territorio, la criminalità organizzata, tutti fattori che sono, ovviamente,
preoccupanti.
Questo tipo di
intervento nasce, sicuramente, dalla sensibilità e dalla necessità dell’amministrazione
di cominciare a guardare veramente e finalmente verso il giovane disoccupato.
Abbiamo oggi 3
mila e più giovani, ad esempio le borse lavoro, che hanno un costo elevato per
la Regione, ma lavorano. Questo è un risultato importante, come i progetti welfare
to work e tutta una serie di cose, di progetti che l’assessore Stillitani
metterà in campo come opportunità di confronto che dimostrano la volontà, la
determinazione dell’amministrazione a guardare questo comparto con grande
sensibilità.
Vedete, sui 130
milioni di euro in fase di approvazione - che hanno anche ricevuto l’ok
del partenariato - inizialmente abbiamo ricevuto qualche lettera di
opposizione, ma poi anche lo stesso sindacato Cgil ha convenuto sulla necessità
di programmare queste risorse che sono importanti perché si vanno a recuperare
risorse su finanziamenti e su linee di intervento dei fondi comunitari, del
Fondo sociale europeo, che non erano state già impegnate o, meglio, che non
erano giuridicamente vincolanti. Mettiamo in campo queste risorse e cerchiamo
di andare incontro a quello che è il più grande fabbisogno di questo
territorio: l’occupazione.
Questo significa
che dovremo spendere bene le risorse, perché dopo queste non ce ne saranno
altre. Questa è un’altra verità, ci saranno le risorse che vengono messe in
campo dall’agricoltura, dalle attività produttive, dai lavori pubblici, dal
Piano per il sud, dalle risorse del Cipe e dei fondi Fas, ma sono le ultime
risorse finalizzate e canalizzate con questo tipo di caratteristiche: lo
sviluppo e la creazione di nuova occupazione.
Riteniamo,
quindi, che bisognerà dare risposte a tutti i giovani, a tutti i settori, a
tutti i comparti, a tutte le fasce di questo mondo giovanile per cercare di
dare una risposta.
Penso che
l’obiettivo primario in questo nostro territorio sia di dare opportunità ai
giovani.
Una delle cose
che è mancata in Calabria, purtroppo, è sempre stata l’idea della opportunità,
la possibilità di pubblicare una serie di azioni, di avere risorse e cercare di
metterle in campo per dare una risposta al disagio giovanile.
Interventi
mirati, quindi, e tesi a dare una capacità, una opportunità ed una occasione ai
giovani calabresi.
Certo, c’è poi il
mondo del precariato, abbiamo tutta una serie di figure che noi, in linea di
massima, come linea di interesse della Regione non andremo ad alimentare. Il
precariato nel settore pubblico finirà perché dobbiamo mettere la parola fine a
tante vergogne, a tante situazioni che sanno di scandalo, che dentro la Regione
sono state coltivate: carrozzoni di migliaia di giovani che hanno lavorato e
che lavorano part-time o full-time in condizione di precarietà
perché sono serviti alle logiche della politica.
Noi, con questo
strumento, abbiamo fatto una scelta di fondo strategica, che segna uno stacco
culturale di intervento tra una classe dirigente ed un’altra. Abbiamo messo la
parola fine alla logica dell’assistenza, culturale, della prebenda, per dare
una risposta, in quanto con questo tipo di investimento– come quelle precedenti
– non destiniamo le risorse al pubblico, ma al privato.
Questo significa
dare una risposta al mondo imprenditoriale su un costo strutturale
dell’impresa. Significa dire ai giovani: “Stiamo creando una opportunità
occupazionale che vi offre il mondo imprenditoriale attraverso il sostegno
della Regione”, non è il pubblico che prende i giovani in carico per poi, tra
4-5 anni, ritrovarsi con i famosi focolai nelle piazze di coloro che sono
disoccupati o che sono a rischio e chiedono periodicamente il rinnovo.
È angosciante e
perdente come strategia avere ancora oggi in Calabria 300 e più giovani, i
laureati famosi “110 e lode”, che ancora oggi ci rincorrono nelle sedi
istituzionali per capire che fine dovranno fare.
Una persona che
ha 110 e lode in Calabria e si accontenta di prendere mille euro in un comune,
indica che la politica ha fatto una scelta fallimentare. Perché il laureato con
110 e lode se è bravo e va in una impresa, alimenta la capacità di investimento
e, quindi, viene utilizzato sul mercato dell’impresa anziché stare all’interno
di un mondo, diciamo così, pubblico in cui, probabilmente, non ha nemmeno
l’opportunità di misurare le proprie capacità e le proprie opportunità.
La sfida che
dobbiamo mettere in campo è su questo livello, su questo versante. Ecco perché
abbiamo deciso con l’assessore Stillitani e tutta la Giunta regionale di
recuperare risorse canalizzate e finalizzate su altri interventi e sono state
già spese una parte delle risorse ed investite in questo comparto.
La stessa cosa,
per quanto mi riguarda, come strategia di intervento sarà il finanziamento
2014-2020.
Noi ci accingiamo
a riscrivere le regole ed il documento, il piano di intervento del futuro Por.
Francamente vi
dico che delle risorse destinate al Fondo sociale europeo, una quota parte minima,
caro assessore Stillitani, sarà destinata a interventi di recupero e di
capacità di investire sul territorio per creare sostegno a chi si è alimentato
di questo nella speranza che ci sia chi poi usufruisca di questo tipo di
interventi, ma la stragrande maggioranza delle risorse le catapulteremo, già
dal 2014-2015, sull’idea di creare nuovi posti di lavoro. Dobbiamo essere bravi
ad individuare i comparti di intervento - ed abbiamo il tempo per studiare-
proprio per continuare ad alimentare la speranza nel giovane di avere una
opportunità nel campo del lavoro per il futuro.
Credo che questa
idea che abbiamo allo studio rappresenti una svolta che le Regioni che hanno
coscienza di ciò che è il sistema oggi condividono, mi sembra che sia molto
importante.
L’altro giorno
leggevo una dichiarazione che ha inviato il collega Roberto Formigoni sia al
Governo precedente Berlusconi, sia al Governo Monti e anche, nel passato, al
Governo Prodi, sulla esperienza maturata sui costi della gestione della cosa
pubblica della Regione Lombardia, che lui definisce una esperienza virtuosa. Io
ho motivo di credere che sia la verità.
Credo che quel tipo di indirizzo debba diventare, per noi, un riferimento nella gestione degli enti. Quindi, penso sempre di più che il tipo di scelta che abbiamo intrapreso sia in perfetta sintonia con la vocazione di questo gruppo dirigente e con le strategie che abbiamo messo in campo.
Concludo ribadendo la necessità di
avere, da qui a qualche settimana, le idee molto chiare sui campi di intervento,
che presenteremo insieme all’assessore Stillitani ai
giovani disoccupati calabresi, ai quali vogliamo lanciare un messaggio e
dire “dovete essere competitivi, perché è la stagione in cui questo gruppo
dirigente offre opportunità per cercare di dare risposte importanti”.
Abbiamo fatto questa mattina un discorso
sulla forestazione con l’assessore Trematerra. Basta con la forestazione che
serve solo ad alimentare le polemiche nel resto del Paese, fatta di politiche
assistenziali.
Rafforziamo il concetto attraverso
l’approvazione di questa legge di riforma importante per dire che la
forestazione guarda ad un campo di intervento nuovo e alla sua capacità di
investimento che serve a dare risposte importanti al territorio.
Seguendo questo tipo di filosofia e di
indirizzo, credo che la seduta di oggi sarà molto interessante e valida, perché
servirà a dimostrare che, in un momento particolare e difficile come questo, la
Regione non è distante dai giovani calabresi, studia forme ed interventi per
cercare di alleviare il disagio della disoccupazione, costruisce percorsi di
politiche attive del lavoro, mette da parte la cultura dell’assistenza e offre
strumenti innovativi per dare risposte importanti ai giovani che hanno voglia
di lavorare e di misurarsi.
Questo è il messaggio che abbiamo deciso di
intraprendere e la strada che abbiamo intenzione di percorrere, perché
riteniamo che questo possa dare una risposta importante dimostrando la
tempestività in un momento particolare di crisi, in cui molte persone perdono il
posto di lavoro, e continuando a dare battaglia - come faremo per il problema
del cementificio di Vibo Valentia Marina. Saremo, infatti, in prima linea per
difendere i siti in cui ci sono condizioni lavorative che garantiscono la
sopravvivenza e l’opportunità. Metteremo in campo tutti gli strumenti a
salvaguardia dell’occupazione e, soprattutto, le risorse per investire in nuove
opportunità occupazionali.
In questo crediamo e continueremo a
lavorare. Invito i colleghi consiglieri presenti in Aula a dare un contributo
importante, perché nel momento in cui si andranno a fare delle scelte - che
abbiamo condiviso e confrontato con il mondo del partenariato, con il tavolo
istituzionale del partenariato - possano trovare anche il conforto e la
condivisione di quest’Aula.
Grazie al Presidente Scopelliti per
l’introduzione dei lavori della seduta odierna.
La parola adesso all’assessore Stillitani
per l’esplicitazione della relazione tecnica, che permetterà di scendere nel
dettaglio sui temi che sono all’ordine del giorno e che il Presidente
Scopelliti ha introdotto in maniera egregia.
Grazie, Presidente, comincerei con il
cercare di analizzare l’ambito in cui noi, come Regione, ci muoviamo nel campo
del lavoro.
Molto spesso leggiamo sui giornali “aumenta
l’occupazione, aumenta la disoccupazione”, ma molti dati sono anche un po’
contraddittori. Vediamo di mettere un po’ d’ordine.
La Calabria ha una popolazione di 2 milioni
11 mila abitanti.
Nell’ultimo periodo avviene un fatto un po’
particolare che, a primo acchito, può sembrare contraddittorio. In Calabria sta
aumentando l’occupazione e contemporaneamente sta aumentando la disoccupazione.
Sembrerebbe un dato che molto spesso può
portare a diatribe. Sui giornali leggo molte cose ma non è una cosa
impossibile. E’ un dato che pone la Regione Calabria in controtendenza rispetto
alle Regioni meridionali.
Le percentuali del tasso di occupazione e
disoccupazione sono fatte non sul totale della popolazione residente, ma
semplicemente nell’ambito di quella parte della popolazione che cerca lavoro.
Quello che sta avvenendo in Calabria dove,
nel 2011, per la prima volta, l’occupazione ha raggiunto i livelli del 2005,
cioè siamo arrivati a 600 mila lavoratori occupati – cosa che non avveniva dal
2005 – è che sta aumentando il numero delle persone o dei lavoratori che
cercano lavoro.
Nell’ultimo anno, nel 2011, la percentuale
dei lavoratori che cercano lavoro e che non l’avevano cercato nell’anno
precedente è del 3 per cento. Il che significa che sono studenti, o persone
che, per reddito, in precedenza non lo cercavano oppure persone svantaggiate
che, in precedenza, erano escluse dal mercato del lavoro.
Significa che in Calabria, in controtendenza
rispetto a quello che avviene nelle regioni meridionali, ma credo in tutta
Italia, l’attenzione e l’aspirazione o la fiducia nel meccanismo del lavoro
stanno aumentando. Sta aumentando, cioè, il numero delle persone che, in
precedenza, erano completamente estranee alle problematiche del lavoro e che
oggi si iscrivono all’Ufficio di collocamento e diventano occupati o
disoccupati.
Nell’ambito di questo discorso dobbiamo
vedere quali sono le competenze che ha la Regione nell’ambito del lavoro.
Sapete che la Regione ha delle competenze estremamente limitate, infatti può
intervenire sul mercato del lavoro, nella organizzazione del meccanismo
domanda/offerta – attraverso i centri per l’impiego – o con la regolarizzazione
degli incentivi.
Non può intervenire su quelli che sono i
requisiti soggettivi: licenziamenti, assunzioni e questo tipo di
regolamentazione che, invece, è delegata al Governo nazionale così come al Governo nazionale è delegato un altro aspetto del mercato del
lavoro che in questo periodo sta creando alcuni problemi e che è quello del
controllo. Pertanto, noi, come Regione Calabria, non abbiamo la possibilità di
recarci da una impresa per verificare se c’è o meno lavoro irregolare o lavoro
nero o se le persone sono o meno regolarmente assunte.
A tal proposito, abbiamo approvato, non più
di qualche mese fa, una legge, forse una delle poche, se non l’unica, in ambito
nazionale, per cercare di regolarizzare le competenze e spingere al massimo
quelle regionali in materia di lavoro irregolare, di controllo del mercato del
lavoro.
Vi ricordo che la legge prevede alcuni
aspetti fondamentali che sono: la centrale rischi, la centrale allarme
emersione in cui, sostanzialmente, vengono inserite tutte quelle aziende trovate
irregolari o rispetto alle quali vengono segnalate delle irregolarità da parte
degli organi nazionali quali ispettorato del lavoro o altri organi.
Quindi, vengono predisposti questi elenchi
ed individuate le aziende che, poi, con successivi regolamenti, saranno oggetto
di possibili penalizzazioni anche per l’acquisizione di appalti pubblici.
Pertanto, dal punto di vista della
potenzialità di intervento della Regione nell’ambito del lavoro irregolare
abbiamo fatto il massimo, sicuramente molto di più di quello che hanno fatto le
altre Regioni in cui non ci sono leggi di questo genere. Abbiamo cercato di
incentivare e regolarizzare il mercato del lavoro con due strumenti. Uno
attraverso un regolamento, un accordo con il Ministero del lavoro e della funzione
pubblica mediante la partecipazione della Regione al progetto “Click lavoro”,
che è un portale utilizzato da tutte le amministrazioni pubbliche, dall’Inps,
dai privati e dai lavoratori stessi in cui sostanzialmente dovrebbero
incontrarsi domanda ed offerta e nel quale, per esempio, le Università devono
inserire tutti i curricula delle
persone laureate.
Il “Click lavoro” è gestito dal Ministero ma
tutte le aziende e tutti gli enti pubblici devono pubblicare tutti i bandi e
tutte le ricerche di lavoro; sostanzialmente è uno strumento che abbiamo messo
in atto di concerto con il Ministero per cercare di far incontrare la domanda e
l’offerta.
Un altro aspetto sul quale siamo intervenuti
per quanto attiene il mercato del lavoro è stato quello di cercare di uniformare
l’attività dei vari Centri per l’impiego che sono uno strumento che verrà anche
modificato dalla riforma del ministro Fornero.
Noi notiamo che i vari Centri per l’impiego
nelle diverse province funzionano in una maniera estremamente diversa. Ci sono
alcune province in cui questi istituti funzionano e altre province in cui sono
semplicemente dei luoghi nei quali il disoccupato va a presentare la domanda ma
sostanzialmente quell’attività di sponsorizzazione, quell’incontro tra domanda
ed offerta non avviene.
Abbiamo predisposto un regolamento chiamato
“carta dei servizi per i Centri per l’impiego” che abbiamo offerto alle
Province per cercare di uniformare l’attività di tali centri su tutto il
territorio regionale.
Una delle conseguenze pratiche di questa
diversa capacità di intervento e di organizzazione dei Centri per l’impiego la
stiamo verificando nella parte dell’attuazione delle politiche attive per gli
ammortizzatori in deroga.
Quando parlerò di questo argomento, magari
dirò in cosa le varie Province si differenziano.
I Centri per l’impiego e tutto il mercato
del lavoro in questo momento stanno vivendo una fase di completo
stravolgimento. Questo perché la legge Fornero cambierà sostanzialmente
l’attività di tali centri dando a questi luoghi una valenza estremamente
superiore e più importante di quella attuale.
La legge Fornero, se sarà approvata nel
testo licenziato dal Senato, prevede che i Centri per l’impiego diventino
veramente il fulcro di quella che è l’offerta di lavoro, il punto di incontro
tra domanda ed offerta di lavoro nella Regione Calabria e, soprattutto, che
diventino – ripeto – quegli strumenti e quei luoghi in cui vengono ad essere
collegati il mondo della domanda e il mondo dell’offerta e, particolarmente, il
mondo della formazione e dell’accertamento delle competenze.
Sostanzialmente i Centri per l’impiego
dovranno anche attivarsi per verificare qual è la reale competenza del
lavoratore disoccupato con una serie di attività che dovranno essere unificate
e paritetiche tra tutte le regioni.
Tutte le regioni avranno, cioè, l’obbligo di
uniformarsi a questo criterio di accertamento delle competenze, in modo tale
che se diciamo che quella persona è un elettricista o sa far questo, questa
attestazione valga un po’ in tutte le regioni.
E’ un aspetto particolarmente importante
perché molto spesso c’è, forse, una mancanza di fiducia da parte del mondo
datoriale nei confronti delle qualifiche che i vari lavoratori dicono di avere.
Su questo la Regione Calabria si sta già
attrezzando ed è uno degli impegni che dovremmo assolvere a seguito della
riforma Fornero.
Per quanto riguarda, poi, l’utilizzo dei
fondi, abbiamo, sostanzialmente, due obiettivi: quello di creare nuova
occupazione che stiamo perseguendo attraverso bandi rivolti prevalentemente ai
disoccupati; l’altro obiettivo è quello di mantenere in vita l’occupazione già
esistente ed a rischio.
Questo viene realizzato attraverso
l’utilizzo di quelle che sono le risorse comunitarie o risorse nazionali come,
per esempio, la legge “236”.
Come diceva il Presidente Scopelliti,
all’inizio della legislatura, abbiamo predisposto una serie di bandi e di
interventi chiamati “Piano stralcio della occupazione”.
Questo primo intervento impegnava 147
milioni di euro e prevedeva l’attivazione, la creazione di 7 mila posti di
lavoro.
Vediamo a che punto siamo, perché non è
tanto importante fare i proclami e dire “noi faremo”, ma ogni tanto è giusto
che ogni amministrazione renda conto di quello che ha fatto e dei risultati che
ha ottenuto, anche perché da questo dipende la fiducia che gli stessi
lavoratori devono avere nelle istituzioni.
Uno dei motivi del perché io ritengo che sia
cresciuta quell’attenzione, di cui parlavo precedentemente (da parte di chi
prima non era attivo nel mercato del lavoro e, quindi, in controtendenza con le
altre regioni, è aumentata la percentuale delle persone che si iscrivono
all’Ufficio di collocamento), è dovuto anche alla credibilità, alla serietà ed
alla concretezza che abbiamo dimostrato nell’attuare e nel programmare i bandi.
A che punto siamo arrivati? Il primo Piano
stralcio prevedeva 5 interventi per un totale di 147 milioni di euro.
Il primo intervento, che è quello che ha un
po’ caratterizzato, poi, tutto il piano e, magari, impegnava il maggior numero
di risorse era il cosiddetto “Borsa-lavoro”.
Questo è stato, in effetti, un intervento un
po’ innovativo perché ha permesso che, con una sola domanda, l’azienda potesse
accedere a tre diverse linee di finanziamento che, sostanzialmente, potevano
essere attivate – ed in precedenza così era stato fatto – con tre procedure
diverse: cioè le borse lavoro, l’incentivo alla occupazione e la formazione.
Potevamo fare tre bandi, abbiamo deciso di
farne uno perché il concetto di questo intervento era quello di cercare di allungare
il più possibile, dal punto di vista temporale, l’intervento pubblico in
azienda.
Spendere i soldi pubblici nell’incentivo
alla occupazione non significa semplicemente mettere in campo uno strumento che
permetta all’azienda di avere delle risorse per occupare, ma significa creare
una occupazione che resti tale anche quando finisce l’intervento pubblico di
incentivazione.
Un bando che prevede l’assunzione di 50 mila
lavoratori e, poi, una volta finito l’incentivo, di questi 50 mila lavoratori
non ne viene mantenuto nessuno, quello non è un bando che ha prodotto effetti
ma ha semplicemente sprecato risorse senza creare occupazione.
Si crea occupazione quando questa è
effettivamente a tempo indeterminato, quando cioè l’azienda o il datore di
lavoro mantiene il lavoro anche quando finisce l’incentivo pubblico.
Ecco perché abbiamo cercato di collegare
queste tre fasi per prolungare l’intervento pubblico ed arrivare addirittura
fino a cinque anni.
Questo significa sostanzialmente cercare di
fidelizzare il più possibile il lavoratore all’azienda. Il risultato che
abbiamo ottenuto è una domanda enorme di aziende che hanno cercato di avere
questi finanziamenti. Ricordate tutta la polemica che c’è stata per il fatto
che sono state ammesse a contributo solo le domande presentate nei primi 10-20
minuti ecc., ? Però, in sostanza, sono state presentate domande da circa 8 mila
aziende. Le graduatorie sono già esaurite, i soggetti, i giovani disoccupati
sono stati già avviati e le aziende che hanno avuto risposta positiva sono
state circa 1.050 per un totale di 3.112 lavoratori.
A che punto siamo? Sono stati avviati 2.800
lavoratori e stiamo provvedendo in questa fase ad integrare ed a sostituire
circa un centinaio di aziende, per un totale di circa 300 lavoratori, che hanno
rinunziato. In questa fase stanno firmando le convenzioni le 100 aziende che
hanno rinunciato. Di fatto quel bando ha creato 3.112 posti di lavoro con un
impegno che, però, è stato inferiore rispetto a quello programmato.
Questo perché, purtroppo, anche qui dobbiamo
notare una mancanza di professionalità da parte dei datori di lavoro che non
hanno sfruttato ed hanno, quasi tutti, rinunziato alla possibilità di fare
formazione. Sono rimasti circa 20 milioni di euro programmati per la formazione
di questi soggetti assunti e addirittura era stata prevista la possibilità di
fare formazione continua per un numero doppio di lavoratori rispetto a quelli
che erano stati assunti. Le aziende non hanno richiesto la formazione e si sono
limitate semplicemente a richiedere i due incentivi.
Comunque, le risorse che sono state
impegnate sono state quasi 86 milioni di euro per la creazione di 3.112 posti
di lavoro.
Il secondo bando di quel Piano stralcio era
il cosiddetto “progetto Arco” per l’occupazione nei settori dell’artigianato e
del turismo. E’ un progetto cofinanziato con il Ministero ed ha creato 571
posti di lavoro.
Altro bando di quel piano era il progetto “Welfare to work”, sempre cofinanziato
dal Ministero, che prevedeva degli incentivi per l’occupazione di lavoratori
inoccupati ma, soprattutto, per lavoratori percettori di ammortizzatori in
deroga. Con quel bando sono state assunte 566 persone.
Poi, un altro bando di quel progetto era il
“Microcredito”. Quel piano stralcio non prevedeva semplicemente l’occupazione
subordinata, ma anche la possibilità, per soggetti bancariamente deboli –
parliamo di immigrati, disoccupati ed ex detenuti, che non avevano la
possibilità di poter accedere al credito bancario – che la Regione fornisse una
garanzia alla banca per far sì che questa potesse concedere prestiti fino a 25
mila euro a questi disoccupati. Poi, li affiancava attraverso un tutoraggio di
due anni nella creazione di impresa e nell’avviamento dell’impresa stessa.
Anche qui a che punto siamo? Devo dire, innanzitutto,
che questo bando è stato preso ad esempio ed individuato, da parte del
Ministero, come buona prassi da presentare anche in sede comunitaria perché il
meccanismo che è stato messo in piedi è stato considerato abbastanza buono, non
da noi, ma dal Ministero e dalla Commissione europea, tanto è vero da essere
considerato come buona prassi.
Non più di due giorni fa abbiamo fatto,
pubblicamente, il punto della situazione del bando ed abbiamo, in sostanza,
spiegato che prevedevamo mille domande. Forse quando abbiamo pensato a mille
domande, eravamo velleitari e di fatto le domande – ancora il bando è aperto –
che, fino ad oggi, sono state presentate sono 1.100.
Sono state istruite positivamente circa 800
pratiche e sono state già convenzionate con i lavoratori quasi 300 aziende.
Quindi, sono già partite 300 nuove aziende da parte di questi disoccupati, ex
detenuti ed immigrati ed, a breve, a rotazione, si avvieranno le altre e
arriveremo a quelle mille unità previste.
L’obiettivo di questo bando è più di
carattere sociale ed, infatti, è un microcredito che non si deve intendere come
incentivo all’impresa, ma alla disoccupazione ed alla emarginazione ed il fine
è quello di costituirlo come fondo di rotazione. Poiché è un prestito, man mano
che passano gli anni e i finanziamenti vengono restituiti, questi possono
servire per nuove iniziative. Quindi, rappresenta una fonte di finanziamento,
un intervento soprattutto per la parte più debole della popolazione e dei
disoccupati che vogliono avviare una loro attività.
Quel piano stralcio, su 147 milioni, ne ha
impegnati 118 creando 5.349 posti di lavoro. La parte restante è stata
utilizzata per altre due iniziative. Innanzitutto, il credito di imposta, che è
un meccanismo estremamente recente perché il decreto da parte del Ministero è
stato pubblicato non più di una settimana fa e prevede la possibilità, da parte
delle imprese, di avere uno scomputo sulle imposte da pagare pari al 50 per
cento circa del costo per un anno del lavoratore assunto.
Noi abbiamo messo a disposizione 20 milioni
di euro e consideriamo che possono essere cofinanziati 1.500 posti di lavoro.
Questo meccanismo presuppone un decreto, un bando emesso dalla Regione
Calabria. Il bando è pronto e credo che sarà emesso entro la prossima
settimana, se non addirittura questa.
La particolarità di questo intervento è che
– anche se io non sono particolarmente d’accordo ma è un obbligo ministeriale –
è un bando a sportello retroattivo. Ciò significa che possono partecipare e
richiedere questo credito di imposta tutte le aziende che hanno effettuato
assunzioni a partire dal mese di maggio dell’anno scorso. Quindi,
sostanzialmente, fino ad esaurimento delle risorse, possono presentare domanda
tutte le aziende che già hanno assunto dal mese di maggio 2011, così come
possono far domanda le aziende che vorranno assumere da questo momento in poi.
Le risorse sono 20 milioni di euro e
sostanzialmente creeranno, finanzieranno 1.500 posti di lavoro.
Un’altra parte delle risorse che erano state
previste con quel Piano stralcio viene ad essere utilizzata per il
cofinanziamento di un secondo progetto “Welfare
to work”. Sono 10 milioni che verranno ad essere aggiunti ai 10 milioni che
stanzia il Ministero per finanziare alcuni tipi di assunzione.
Il bando precedente, come ho detto prima,
era rivolto ai disoccupati ed ai percettori di ammortizzatori in deroga.
Quest’anno il Ministero ha deciso di dare priorità alle assunzioni ai giovani,
agli over 50 ed alle donne. Questi 20
milioni – 10 stanziati dalla Regione e 10 dal Ministero – serviranno ad
incrementare l’occupazione di queste categorie di persone.
Per quanto riguarda, poi, la creazione di
nuova occupazione ci sono altre attività che abbiamo svolto al di fuori di
quello che era il Piano stralcio.
Per primo, possiamo considerare il progetto
cosiddetto “Lavori irregolari” , il “Progetto regola”, che prevede, con un
meccanismo un po’ particolare, l’assunzione o l’autoimpiego di altri 200
lavoratori.
Poi, c’è un ulteriore progetto: non entro
nel dettaglio altrimenti mi dilungherò molto, ma eventualmente risponderò ad
eventuali richieste di chiarimento.
Un altro progetto di cui sono
particolarmente soddisfatto riguarda la creazione di circa 200 nuovi posti di
lavoro in asili domiciliari ossia la possibilità per 200 disoccupati di aprire,
a casa propria, un asilo per tenere sino a 5 bambini e la Regione, nei due anni
di attività, erogherà 25 mila euro a questo disoccupato che sarà
professionalizzato. Quindi, un’altra azione a sostegno della occupazione.
Abbiamo anche messo in campo alcuni progetti
per il mantenimento della occupazione già esistente.
Per il primo progetto abbiamo utilizzato,
questa volta, risorse non comunitarie, ma nazionali per contrastare la crisi di
aziende che erano in procinto di licenziare i lavoratori con l’erogazione di
incentivi per il mantenimento in carico di questi lavoratori. Abbiamo così
impedito che 1.200 lavoratori fossero licenziati.
Alcune aziende che sono state interessate a
questo bando, per esempio, sono la Medcenter, l’Eurocop ed altre aziende per un
totale di 1.200 lavoratori.
Altre risorse comunitarie che abbiamo messo
in campo per il mantenimento della occupazione riguardano quei processi di
specializzazione o di professionalizzazione di dipendenti che sarebbero stati
licenziati se non avessero acquisito quelle esperienze e quelle capacità che la
legge oggi prevede. Uno tra tutti è il bando per gli Oss occupati.
Significa che siamo intervenuti mettendo a
disposizione delle aziende e degli enti di formazione circa 24 milioni di euro
per professionalizzare tutti i dipendenti delle strutture socio-sanitarie,
sanitarie o socio-assistenziali che, in base alle nuove disposizioni di legge,
dovevano avere questa qualificazione per poter continuare a lavorare. In
precedenza non esistevano questi corsi che venivano fatti fuori regione. Sono
stati impegnati 24 milioni di euro per professionalizzare 1.600 lavoratori.
Altro bando che ha portato alla creazione di
posti di lavoro, che ha interessato anche la fase della formazione, è quello
che noi chiamiamo il bando per Oss disoccupati, cioè abbiamo impegnato 5
milioni e 200 mila di euro di risorse comunitarie per formare come Oss altri
520 giovani.
La particolarità di questo bando è che per
tutta una serie di impegni che vengono assunti dagli enti di formazione, la
metà, cioè 261 di questi lavoratori disoccupati, una volta completato il bando,
troverà una occupazione definitiva a tempo indeterminato.
Come avete
sentito, è un panorama di interventi piuttosto differenziato che abbiamo posto
in essere.
Per ultimo voglio dire che abbiamo anche
concluso dei bandi che erano già stati avviati dalla precedente
amministrazione: necessitava completarli, continuarli ed erogarli.
Ritengo, quindi, che dal punto di vista
dell’utilizzo delle risorse - per rispondere a quella che è la competenza
regionale della occupazione o del mantenimento della occupazione - i dati sono
piuttosto chiari, con numeri precisi.
E forse, ripeto, proprio questa capacità di
dimostrare i risultati ottenuti ha portato tutte quelle persone che prima erano
diffidenti ad iscriversi agli Uffici di collocamento ed ecco perché la Calabria
è in controtendenza e sta aumentando quella che è la cosiddetta popolazione
attiva, cioè la popolazione che è in cerca di lavoro.
Oggi abbiamo, come diceva il Presidente,
altre risorse da dover impegnare e sono 130 milioni di euro che abbiamo
recuperato da una rimodulazione del Por Fse. Per inciso, dico e voglio
ricordare a me stesso, che noi, come Regione Calabria, nell’utilizzo delle
risorse Fse siamo al primo posto tra tutte le regioni dell’obiettivo 1.
Questo significa che noi le risorse le
stiamo spendendo con risultati concreti. Abbiamo deciso, però, di non spendere
semplicemente ma nel miglior modo possibile.
Abbiamo recuperato 130 milioni di euro e
stiamo cercando di utilizzarli nella maniera più concertata possibile Per
impegno assunto, proprio in fase di programmazione, a gennaio, quando abbiamo
presentato questa rimodulazione.
Abbiamo addirittura chiesto in maniera
ufficiale ai vari partecipanti al partenariato: sindacati, enti datoriali,
terzo settore e via di seguito di avanzare delle proposte di utilizzo di questi
130 milioni di euro, in modo da ottenere il risultato che ogni buon
amministratore può ottenere, cioè spendere, nel miglior modo possibile e in maniera
più produttiva possibile le risorse che vengono ad essere messe a disposizione.
Avremmo potuto tranquillamente spendere
subito queste risorse che saranno disponibili a partire da metà del mese di
agosto, perché i 60 giorni che ha la comunità per approvare la rimodulazione
scadono il 17 agosto. Avremmo potuto scorrere le graduatorie dei bandi
esistenti ed avremmo speso subito le risorse.
Dal punto di vista della contabilità avremmo
avuto anche un plauso ma avremmo utilizzato male queste risorse.
Perché?
Perché tra il primo Piano stralcio fatto due
anni fa che ha ottenuto i risultati che vi ho menzionato e quello che andiamo a
programmare con queste nuove risorse il mondo del lavoro si è stravolto.
In precedenza avevamo solamente la legge
numero 407 o, comunque, altri pochi incentivi sulla occupazione previsti dal Governo nazionale. Oggi, con la
riforma Fornero ma soprattutto col decreto per l’occupazione e lo sviluppo che
si sta discutendo in questi giorni, sono previsti, o il Governo ha detto che
prevederà, degli incentivi alla occupazione soprattutto nel Mezzogiorno.
L’obiettivo che ci dobbiamo porre
nell’utilizzare queste risorse non è quello di dare le risorse alle aziende per
assumere ma è quello di darle in maniera diversa, magari aggiuntiva, alle
risorse che già dà lo Stato perché altrimenti utilizzeremmo le risorse per far
risparmiare lo Stato.
Cioè se il Governo centrale, lo Stato, dà 10 mila euro ad un’azienda per assumere
un giovane, è inutile che glieli do io perché glieli faccio dare dallo Stato.
Devo prevedere le risorse che ho a disposizione, per utilizzarle in maniera
diversa da quello che fa lo Stato.
Questo ci sta
comportando anche un po’ di difficoltà nel metter su la scelta dei
provvedimenti da adottare per l’utilizzo di queste risorse, perché se non sono
chiari quelli che sono gli incentivi pubblici per l’occupazione, è difficile
che utilizziamo da parte nostra in maniera oculata le risorse .
Ritengo che,
poiché siamo in fase di concertazione ed i provvedimenti dovrebbero avvenire a giorni,
con l’aiuto di tutti e, soprattutto a livello dei sindacati e di tutto il
partenariato, andremmo ad individuare esattamente quelle che sono le tipologie
di incentivi da scegliere.
Voglio a questo
punto dire solo una cosa in merito a questo. Sicuramente una parte di questi
130 milioni di euro sarà destinata, oltre che ai giovani, ai laureati, alle
donne, anche al mondo del disagio e della disabilità.
Abbiamo
utilizzato nella rimodulazione anche i fondi per l’inclusione perché abbiamo
ritenuto che fosse anche più utile cercare di includere il disabile. Faccio
riferimento ai tre bandi dei work experience che si stanno includendo in
questi giorni, in questo mese, e che hanno interessato quasi mille disabili :
ciechi, non udenti o minorati psichici.
Non possiamo
cacciare dalle case mille di questi soggetti, fatto fare tirocini o corsi o
inserirli nel mondo del lavoro e poi rimandarli di nuovo a casa, magari per
isolarli in un altro modo. Un qualche intervento per incentivarne l’occupazione
credo che dovrebbe esser previsto e sarà uno dei modi in cui utilizzeremo
questi 130 milioni.
Chiaramente , non
si può parlare di lavoro in Calabria se non si affrontano altri due problemi:
uno è quello dei precari, il secondo dei percettori di ammortizzatori in
deroga.
I percettori di
ammortizzatori in deroga sono circa 15 mila lavoratori o ex lavoratori che con
un provvedimento del ministro Sacconi hanno avuto questi sussidi in deroga a
quelle che erano le previdenze ordinarie di cassa integrazione o mobilità.
Lavoratori di
aziende sotto i 15 dipendenti o, comunque, attività diverse da quelle che erano
inserite negli ammortizzatori ordinari.
Stiamo spendendo
moltissimo per questi soggetti. Abbiamo quantificato le risorse necessarie per
garantire loro questa erogazione di sussidi o erogazione – chiamiamola come
vogliamo –. Abbiamo quantificato per il 2012 una cifra di 196 milioni di euro.
Servono, cioè,
196 milioni per poter dare una risposta a questi 15 mila lavoratori e
percettori di ammortizzatori in deroga.
E’ necessario,
qui, fare un inciso. Quando l’anno scorso ho firmato la convenzione, il
protocollo biennale col Ministero, all’interno di questo protocollo siamo stati
autorizzati ad utilizzare come cofinanziamento anche le risorse comunitarie.
Abbiamo messo un limite che era dei 58 milioni, 58 e 600 mila euro per la
precisione.
In quel
protocollo era scritto anche che una volta esauriti questi 58 milioni, non
avendo più le Regioni, perché non riguarda semplicemente la Calabria ma
riguarda un po’ tutte le Regioni, in prima battuta la Lombardia, si sarebbe
sostituito poi al 100 per cento il Governo nazionale.
E’ avvenuto che
l’utilizzo ed il ricorso a questi ammortizzatori è stato enormemente superiore
a quello che tutti quanti noi avevamo pensato. Per cui abbiamo completato
l’utilizzo delle risorse che avevamo messo a disposizione, cioè i 58, i 56
milioni di euro e proprio una settimana fa siamo riusciti a far accettare dal
Governo nazionale il fatto che per il 2012 dovesse essere un onere totalmente
assunto dal Governo nazionale stesso. Ho firmato, quindi, col ministro Fornero
un primo accordo che prevede l’erogazione per la Calabria di 80 milioni di euro
da utilizzare per gli ammortizzatori sociali in deroga.
Questo comporta
una differenza di applicazione perché le risorse che – cerco di stringere –
abbiamo messo a disposizione, prelevandole dalle risorse comunitarie,
prevedevano che bisognava dividerle in due. Cioè il 50 per cento delle risorse
dovevano essere utilizzate per le politiche passive e , poi, , prevedere
l’erogazione di sussidi al lavoratore e il 50 per cento per le cosiddette
politiche attive, cioè corsi di formazione, tirocini, stage o, comunque,
tutta una serie di attività che dovevano essere finalizzate a far sì che una
volta completati questi ammortizzatori il lavoratore, poi, fosse più preparato,
più idoneo e più pronto ad affrontare il mercato del lavoro.
Questo era un
obbligo comunitario che viene meno quest’anno perché quest’anno non
utilizzeremo risorse comunitarie ma solo risorse statali.
Questo si inserisce
in quel discorso che facevo prima dell’attività delle Province e dei Centri per
l’impiego. Su 15 mila lavoratori percettori di ammortizzatori in deroga, circa
un terzo hanno completato questi corsi o politiche attive. Circa 2 mila non ne
hanno più diritto perché hanno trovato altra occupazione o si sono pensionati.
Devono essere altri 5 mila a dover effettuare queste politiche attive.
Qui abbiamo un
problema che stiamo affrontando di concerto col sindacato; cioè il rendere
effettivamente produttive queste politiche attive.
Finora abbiamo
anche destinato questi lavoratori presso i comuni, presso i tribunali o presso
gli stessi enti pubblici ma qui avranno difficoltà o quasi impossibilità a
trovare una occupazione successiva a queste politiche attive.
Quindi questa
nuova fase che abbiamo intrapreso, di concerto con tutto il partenariato e in
particolar modo col sindacato, consiste nel cercare di utilizzare questi 5 mila
soggetti che devono, obbligatoriamente, far politica attiva presso dei soggetti
che possono, sia pure in parte, garantire una occupazione.
Questi non
possono che essere i privati. In questo momento stiamo lavorando per cercare di
finalizzare le politiche attive alle possibilità che questi sfocino in un
secondo momento in una occupazione.
Se, poi, ci sono,
eventualmente, domande o richieste di chiarimenti - perché il problema è molto
complesso – risponderò.
Per ultimo
vediamo la situazione dei precari.
I precari
calabresi si differenziano, sostanzialmente, in tre grossi gruppi: il gruppo principale
ed il bacino degli Lsu e degli Lpu; abbiamo, poi, i lavoratori del Piano per
l’occupazione che sono 854 ed i lavoratori della legge numero 28, integrata
dalla legge numero 8. In maniera semplicistica mi riferisco a questi come i
lavoratori ex Why Not.
A che punto
siamo? Per i lavoratori del bacino dell’inserimento occupazionale abbiamo
perfezionato, di concerto con la terza Commissione, tutte le modalità di
utilizzo. Questi lavoratori sono utilizzati soprattutto nei parchi nazionali,
nella provincia di Vibo Valentia, e nei comuni di Acri e Longobucco con delle
regole precise che, quanto meno, ci garantiscono che effettivamente lavorino.
Abbiamo, poi, i
progetti della legge numero 28: si tratta di 303 unità gestite dagli enti in
house. Sono 193 unità gestite da Calabria Lavoro e 110 unità gestite da
Fondazione Calabria Etica.
Questi lavorano
attualmente presso alcuni dipartimenti, presso l’Avvocatura, la Stazione unica
appaltante, il dipartimento tributi, 79 presso i comuni. Presso il dipartimento
delle politiche sociali stanno facendo – vorrei evidenziarlo – un lavoro
estremamente importante che è quello di andare a verificare l’effettivo stato
delle strutture socio-assistenziali su tutto il territorio.
Non avevamo la
possibilità di poter andare a controllare come funzionavano, se funzionavano,
come lavoravano e quali erano i servizi che le strutture socio-assistenziali,
che sono più di 300 in Calabria, garantivano.
Stiamo
utilizzando questi lavoratori per andare a verificare le modalità di funzionamento
di queste strutture.
I lavoratori Lsu
e Lpu, ad oggi, in Calabria sono 5.197, suddivisi in 2.663 lavoratori
socialmente utili, 242 di pubblica utilità e 292 ex articolo 7.
Avete notato che
anche avant’ieri c’è stata una manifestazione degli Lsu che richiedono,
giustamente, una stabilizzazione. Ritengo, però, che qui, tra Regione Calabria
e sindacati, si stia lavorando di concerto. Abbiamo preso atto che il solo
intervento regionale non è sufficiente e non può garantire quella che è la
stabilizzazione.
Abbiamo bandito,
in particolare, due bandi per la stabilizzazione degli Lsu e degli Lpu. Uno nel
2010 e uno nel 2011. Questo bando aveva messo a disposizione per la
stabilizzazione 54 milioni di euro. Le domande presentate dai comuni per la
stabilizzazione prevedevano la stabilizzazione di 1.716 lavoratori.
I comuni, poi, di
fatto, si sono resi conto di non poter stabilizzare perché le norme nazionali
del limite del costo del personale e del patto di stabilità impedivano di poter
assumere questi lavoratori.
Di fatto, dei
1.716 lavoratori ne verranno stabilizzati 487; 332 sono stati già stabilizzati
e, quindi, i restanti 155 saranno stabilizzati a breve.
Questo ha
portato, tanto noi che i sindacati, a richiedere l’intervento del ministro
Fornero. Qui si è creata una polemica tra noi ed il Ministro, perché
sostanzialmente il Governo nazionale non sta istituendo quel Tavolo che avevamo
chiesto per trovare una soluzione a questa stabilizzazione.
Sono
particolarmente soddisfatto del lavoro che stiamo portando avanti perché credo
che è una delle poche volte in cui siamo riusciti a sottoscrivere – io ed il
Presidente Scopelliti – col mondo sindacale un unico testo, un’unica sede di
rivendicazioni da proporre al Governo nazionale.
Queste
rivendicazioni sono state inoltrate all’allora ministro Sacconi e sono state
ribadite, poi, dal ministro Fornero in più riprese. C’è stata, addirittura, una
convocazione sollecitata dal Presidente Scopelliti quando il ministro Fornero è
venuto a Reggio Calabria per cercare di trovare, quanto meno, un tavolo su cui
discutere. E in occasione di un incontro che avevamo programmato a Roma col
viceministro Martone, il viceministro non si è neanche presentato alla riunione
programmata. Ci ha fatto fare, sostanzialmente, un viaggio a vuoto, al che ho
scritto una lettera piuttosto pesante al Ministro, sostenendo che il rapporto
istituzionale, che deve essere tenuto tra Governo nazionale e Regione, non è da
intendere come un rapporto di sudditanza, ma un rapporto paritario, che
necessita soprattutto di reciproco rispetto, perché, come vanno rispettati i
lavoratori, devono essere rispettate anche le persone che rappresentano le
istituzioni.
In questo caso
ritengo che, forse, un minimo di mancanza di attenzione – non voglio dir altro
– nei confronti della Regione Calabria da parte del ministro Fornero c’è stata
e l’ho scritto e l’ho ribadito sui giornali, lo ribadisco qui, richiedendo in
maniera ulteriormente pesante, chiara e decisa, come è stato fatto l’altro
giorno, fra l’altro, dai lavoratori che sono scesi in piazza, un tavolo aperto
e congiunto tra Ministero, Regione Calabria e parti sindacali per cercare di
dare una risposta definitiva agli Lsu e agli Lpu.
Situazione che da
sola, la Regione Calabria, ribadisco, non può affrontare, perché per procedere
alla stabilizzazione necessitano delle deroghe su provvedimenti e su leggi
statali che, chiaramente, sono di competenza dello Stato.
Per il momento mi
fermo qui. Come avete visto ho parlato in maniera estremamente disarticolata,
cercando di affrontare tutti quelli che sono i problemi del mercato del lavoro,
che non sono solo quelli dell’utilizzo delle risorse, ma tutta l’organizzazione
in generale del mercato del lavoro, soprattutto con le riforme che stanno
prendendo piede e che sta mettendo in atto il Governo. Per eventuali
chiarimenti resto a vostra disposizione. Grazie.
Dall’intervento di apertura del Presidente Scopelliti ha chiesto di parlare l’onorevole
Censore. Ne ha facoltà.
Presidente,
ho chiesto la parola subito dopo la relazione dell’assessore
Stillitani, non per entrare nel merito della discussione che avete affrontato,
perché come i giornalisti sanno e per come sanno gli onorevoli colleghi, la
minoranza ha tenuto una conferenza stampa.
Non mi attardo
a discutere sul merito e sulle questioni esposte in conferenza stampa.
Prendo la
parola perché c’è un ordine del giorno importante a firma mia e dei colleghi
Bruni e Giordano, in merito alla chiusura dello stabilimento Italcementi di Vibo
Valentia Marina.
Chi ha letto la stampa ha appreso questa
brutta notizia che è arrivata sulla testa dei lavoratori con una nota asciutta
e di poche parole di qualche giorno fa, con la quale veniva notificato ai lavoratori,
che, nell’ambito di un processo di ristrutturazione aziendale, la Italcementi,
che è leader nella produzione e
commercializzazione dei cementi, chiudeva due stabilimenti entrambi nel sud
Italia. Uno a Vibo Valentia e l’altro a Porto Empedocle.
La chiusura dello stabilimento di Vibo
Valentia Marina riguarda non solo gli 82 lavoratori dello stabilimento ma anche
gli autotrasportatori e l’indotto, quasi 500 lavoratori.
Nella nota l’azienda faceva trasparire un
problema di non produttività, di non redditività; un problema, quindi, di costi
e di competitività.
Riteniamo che questa sia una scelta
sbagliata e dannosa per una regione debole dal punto di vista occupazionale.
Attraverso quest’ordine del giorno che sottoponiamo all’Aula, quindi, chiediamo
e vogliamo impegnare in primis il Governatore Scopelliti, che già nella sua relazione si era espresso a
favore e aveva già manifestato un suo interesse per il caso -di questo gliene
do atto-. Chiediamo, quindi, di investire della questione il Presidente della
Giunta regionale e l’assessore al lavoro Stillitani, che già sta seguendo la
questione personalmente, al fine di istituire presso il Ministero delle
attività produttive e dello sviluppo economico un tavolo di crisi affinché si
scongiuri il licenziamento.
Sono certo che ci
sarà la sensibilità di tutti i colleghi ma chiedo che questo ordine del giorno
non rimanga lettera morta, come tanti ordini del giorno che votiamo in
quest’Aula. Su questo ci torneremo, perché, tante volte, agli ordini del giorno
proposti dalla maggioranza, votati dalla minoranza o viceversa o votati
congiuntamente non viene, poi, dato seguito.
Poco fa -e chiedo
scusa- parlavo con l’assessore Gentile. All’incirca 6-7 mesi fa abbiamo votato
un ordine del giorno per i teatri di Crotone e Vibo Valentia ed uno per il
ripristino di una chiesetta nel comune di Sorianello che era stata incendiata
da mani malavitose. Se queste situazioni non le ricordiamo facciamo una pessima
figura.
Vi chiedo,
allora, al di là del voto, un impegno sostanziale su questo problema importante
e spinoso.
Prima di
chiudere, manifesto la mia solidarietà a tutte le famiglie, a tutti i
lavoratori che sono barricati nella fabbrica e che da noi non si aspettano solo
una parola di solidarietà ma anche di conforto e, soprattutto, un’azione.
Grazie, Presidente.
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Chiappetta. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente,
approfitto della presentazione e dell’illustrazione, in Aula, dell’ordine del giorno, di iniziativa del collega Censore,
per riferire che in sede di Conferenza dei
capigruppo, ad iniziativa dei Presidenti di gruppo della maggioranza, è
stato presentato un analogo ordine del giorno con riferimento alla crisi
lavorativa del cementificio di Vibo
Valentia Marina.
Fra le altre
cose vorrei anche rimarcare, avendolo fatto anche il Presidente Scopelliti
nella sua relazione introduttiva sul punto all’ordine del giorno del Consiglio,
cioè le politiche del lavoro, che anche lo stesso Presidente Scopelliti,
naturalmente in aperta e assoluta contraddizione con quello che è stato
evidenziato un attimo fa dal collega Censore, ha riferito che è alta
l’attenzione da parte dell’Esecutivo, da parte del Presidente, dell’assessore
Stillitani e della Giunta nei confronti, anche e soprattutto, di queste crisi
lavorative che, purtroppo per noi, sono presenti in tutto il territorio
regionale.
Ecco perché, Presidente, avendolo già
evidenziato in Conferenza dei capigruppo, ottenendo anche l’unanimità dei
consensi a poterlo discutere in Aula e considerando che questa non può che
essere una materia bipartisan, nel senso che, come detto in Conferenza dei
capigruppo e mi piace rimarcarlo anche qui in Aula, le politiche del lavoro non
possono non appartenere ad una maggioranza che in questo momento governa, ma
devono appartenere a tutte le forze politiche dell’intero Consiglio regionale.
Credo sia opportuno, naturalmente, che lei,
Presidente, chiami i capigruppo di maggioranza e di minoranza al tavolo, perché
si possa trovare una sintesi degli
ordini del giorno sul cementificio di Vibo Valentia Marina, sulla situazione di
precarietà lavorativa, affinché l’Aula possa licenziare un unico ordine del
giorno e registrare una significativa e convinta adesione rispetto a questo
problema.
Riguardo alla
relazione non sintetica, ma esaustiva del Presidente Scopelliti ed a quella
altrettanto esaustiva dell’assessore Stillitani, sulle dinamiche del lavoro in
questi due anni di legislatura regionale, ed in considerazione del dibattito
evidenziatosi in sede di Conferenza dei capigruppo, credo sia opportuno che il
Consiglio possa, nella prossima seduta già programmata per il 26 di questo
mese, affrontare diverse problematiche, sì da poter avere, Presidente, una
condivisione di intenti, di obiettivi e soprattutto una illustrazione di
proposte che siano le più ampie possibili e che non possono non andare nella
direzione auspicata dallo stesso Presidente Scopelliti.
Quello che
chiedo, sulla base anche di quella che è stata in Conferenza dei capigruppo una
specifica richiesta da parte dei gruppi di minoranza, è che la prossima seduta
di Consiglio, prevista per giorno 26, si possa aprire sulla discussione
generale su quanto detto sia dal Presidente Scopelliti sia dall’assessore
Stillitani.
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.
Accolgo con favore la proposta del capogruppo del Pdl. E’ giusto e doveroso da parte dell’intera Assise che si faccia un ordine del giorno congiunto in modo che così sia più forte, senza primogeniture, perché sulle questioni del lavoro e delle famiglie non ci devono essere divisioni.
Da parte mia c’è tutta la disponibilità perché l’Aula voti un
ordine del giorno congiunto. Grazie.
Pongo in votazione la richiesta di
inserimento dell’ordine del giorno congiunto.
(Il
Consiglio approva)
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.
Siamo in
deroga, considerato che si è concordato di dare spazio, adesso, alle proposte
afferenti l’ordine del giorno.
Presidente,
intervengo per chiedere l’inserimento all’ordine dei
lavori di un ordine del giorno sulla mancanza di collegamenti ferroviari da e
per
Come si sa, qualche mese fa, Trenitalia
ha cancellato molti treni a lunga percorrenza soprattutto da e per
Ciò ha
determinato preoccupazione fra i cittadini, soprattutto tra coloro che vivono
anche e soprattutto di turismo, ed anche fra gli imprenditori del settore
turistico e di quello agricolo.
Cosa si chiede in
questo ordine del giorno, del quale peraltro sono primo firmatario, ma che è
stato sottoscritto dai colleghi Dattolo, Tripodi, Caputo, Imbalzano, Giordano e
Pacenza? Si chiede l’impegno della Giunta regionale per ripristinare
collegamenti ferroviari adeguati fra la fascia ionica ed il resto del Paese
nell’orario estivo. Si chiede anche alla Giunta regionale di intervenire in
breve tempo con Trenitalia per ottenere questo risultato. Pertanto, Presidente,
ne chiedo l’inserimento all’ordine del giorno.
Pongo in
votazione la richiesta di inserimento all’ordine dei lavori dell’ordine del
giorno.
(Il Consiglio approva)
Vi è da dire che l’onorevole Chiappetta, capogruppo del Pdl, ha proposto il differimento del dibattito sul primo punto per la prossima seduta di Consiglio regionale.
Pongo in votazione la richiesta di dell’onorevole Chiappetta.
(Il Consiglio approva)
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Dattolo. Ne ha facoltà.
Presidente,
ad inizio lavori, di concerto anche con i capigruppo
di minoranza, avevamo chiesto l’inserimento all’ordine del giorno della
proposta di legge antisismica; poiché c’era stato il parere favorevole, ne
chiedo l’inserimento.
Pongo in
votazione la richiesta dell’onorevole Dattolo.
(Il
Consiglio approva)
Si passa alla proposta di legge numero 344/9^ di iniziativa del consigliere Vilasi, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 ottobre 2009, n. 35 e s.m.i. – Procedure per la denuncia, il deposito e l’autorizzazione di interventi di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in prospettiva sismica”.
L’onorevole Dattolo, relatore, ha facoltà di svolgere la relazione.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, intanto mi corre l’obbligo, come ho fatto in
sede di Conferenza dei capigruppo,
di ringraziare i colleghi per avere, con grande senso di responsabilità,
consentito che questa proposta di legge venisse oggi portata in Aula. Mi preme
ringraziare anche i colleghi di minoranza, componenti della quarta Commissione,
che con la loro presenza hanno fatto in modo che si potesse procedere alla
votazione e portare all’esame dell’Aula il testo a firma del collega Vilasi.
La proposta di
legge numero 344/9^ modifica la legge
regionale numero 35 del 2009. Quest’ultima rappresenta la norma
regionale in materia antisismica, in recepimento del decreto ministeriale 14
gennaio 2008, che sostituisce l’ormai datata legge regionale del 27 aprile 1998.
La presente
proposta di legge del collega Vilasi modifica la legge regionale numero 35 ponendo le condizioni favorevoli
all’adeguamento delle strutture tecniche regionali al fine di adempiere al
disposto dell’articolo 94 del Dpr numero 380 del 2001.
Precisamente,
l’articolo 94 del Dpr numero 380 del 2001 prevede che per l’autorizzazione dell’inizio dei lavori, fermo restando l’obbligo
del titolo abilitativo nelle località sismiche, ad eccezione di quelle di bassa
sismicità all’uopo indicate nei decreti di cui all’articolo 83, non si possono
iniziare i lavori senza preventiva autorizzazione scritta del competente
ufficio tecnico della Regione.
Vi è da dire che
la legge regionale numero 35 del 2009 che andiamo a modificare recepisce i
dettami del Dpr 380, che contiene anche l’articolo 83 relativo alle opere
disciplinate ed ai gradi di sismicità, e soprattutto il decreto ministeriale 14
gennaio 2008, la cosiddetta legge sismica.
Tuttavia, la
complessità della materia e dei modelli ingegneristici alla base delle
verifiche di cui al decreto ministeriale hanno portato delle lungaggini di tipo
burocratico nella creazione di un sistema quanto più possibile automatizzato
che consentisse la verifica dei progetti, delle opere e di un costo sostenibile
da parte delle strutture regionali.
Infatti, i
calcoli dinamici prescritti dalla normativa vengono oggi redatti dai tecnici
competenti utilizzando in ausilio complessi software di calcolo che
utilizzano metodologie diverse tra di loro che non consentono la verifica
oggettiva automatizzata in modo diretto.
Oltretutto, non
potendo obbligare i tecnici all’utilizzo di limitati prodotti di calcolo, è
stato necessario avviare delle piattaforme software che permettessero un
controllo attendibile nella fase di progettazione.
E’ una condizione
necessaria per via della complessità progettuale richiesta dalle norme in
materia antisismica, per ciò che attiene agli aspetti qualificanti di queste
modifiche che abbiamo introdotto dalla “
Per questo
suddetto regolamento è prescritto un maggior grado di attenzione intanto per le
strutture con classe d’uso terza e quarta: la terza costruzione con
affollamento significativi è rappresentata dalle reti ferroviarie, viarie,
industrie pericolose per l’ambiente. E poi la classe di uso quarta che è la
costruzione con fusioni pubbliche o strategiche importanti e di pericolosità
eccezionale.
Una ulteriore
modifica apportata – penso che anche questo sia significativo – riguarda
l’abrogazione dell’obbligo di costituzione entro tre mesi dall’entrata in
vigore, dal primo luglio 2012 della costituzione da parte dei comuni dello
sportello unico per l’edilizia che evita che gli adempimenti previsti dalla
medesima per i comuni possano venire sottoposti a complicazioni organizzative,
visti anche i nuovi assetti di costituzione in forma associata delle funzioni
dei comuni.
La modifica
predisposta nel progetto di legge attiva ed impegna
Voglio ricordare
che si passa da un esame a campione all’esame completo di tutte le pratiche che
vengono sottoposte; questo significa, in un certo qual senso, rivoluzionare un
po’ anche gli assetti organizzativi.
Queste sono le
modifiche che
Si apre la
discussione dopo la relazione dell’onorevole Dattolo relatore di codesta legge.
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, ancora una volta siamo costretti a esprimere
opinioni diverse rispetto all’indirizzo di programmazione del territorio, di
tutela e di garantire la sicurezza delle costruzioni rispetto all’indirizzo
portato avanti dalla maggioranza del Presidente Scopelliti ed interpretato
egregiamente dal Presidente Dattolo.
Esprimiamo un
voto contrario a questo provvedimento, precisando che, per quanto ci riguarda,
l’astensione in Commissione è frutto di serietà istituzionale nel senso che i
nostri rappresentanti non hanno abbandonato la seduta per garantire il numero
legale. Una dimostrazione di serietà dell’impegno istituzionale che però non
riguarda il merito del provvedimento. Questo provvedimento è, praticamente, una
proroga mascherata per l’entrata in vigore della nuova legge antisismica.
Non voglio
esprimere il mio giudizio sulla organizzazione degli uffici regionali
competenti, che dovrebbero svolgere questo ruolo in sostituzione del vecchio
Genio civile.
Rileviamo, però,
che questa maggioranza ormai detiene il potere nella Regione, quindi anche il
potere di organizzare gli uffici da più di due anni. E dopo due anni non si può
venire in Aula a dire che gli uffici non sono organizzati per attuare la legge
del 2009. Cos’è la legge del 2009? La legge del
Ricordo, per
esperienza personale, un caso curioso: ero sindaco della mia città e
l’Università della Calabria presentò un progetto per ristrutturare un edificio,
progettato dal professore Nervi, che è stato il più grande strutturista
conosciuto nella storia ingegneristica mondiale non solo italiana. Ebbene,
l’Università presentò il progetto, si munì del nulla osta e al momento della
conformità mi presentarono una perizia del professore di struttura della
Università della Calabria. Il Magnifico Rettore che io chiamai dicendo che ci
voleva la conformità del Genio civile mi disse “ma come? C’è una perizia
firmata dal professor
Ora la legge del
2009 cambiando la terminologia ha ripristinato la vecchia procedura perché ci
siamo resi conto che il semplice deposito, che certamente affidava una grande
responsabilità all’ingegnere progettista, non bastava perché le verifiche
venivano fatte a campione.
Nell’ottobre del
2009 il Consiglio regionale vigente, la maggioranza di centro-sinistra, ha
approvato la legge regionale numero 35 ripristinando le vecchie procedure.
Poiché si dice
che gli uffici non erano pronti per attuare questa legge, ciò ha significato
concedere l’autorizzazione ad ogni progetto depositato prima dell’inizio dei
lavori; siamo andati avanti di proroga in proroga per ben due anni.
Dopo due anni la
maggioranza non può venirci a dire che gli uffici non sono preparati. Dopo due
anni, attraverso questa proposta di legge, che dà alla Giunta il potere di
emanare un regolamento per l’attuazione graduale della legge, di fatto, ci
viene chiesta una proroga di 18 mesi.
Non possiamo certificare
e dare il nostro contributo ad una norma che va criticata nel modo più assoluto
perché ci troviamo in una regione difficile, sotto il profilo della sismicità,
e con l’Italia che sta ballando, anche in aree che erano considerate sicure; in
questo momento storico, proprio in Calabria andiamo a prorogare l’entrata in
vigore di una legge di assoluta tutela, che vuole tutelare il territorio.
Siamo
estremamente critici verso le politiche ambientaliste e di tutela e
salvaguardia di questo territorio e di questa maggioranza perché questa legge
va ad integrare l’atto terribile che abbiamo compiuto approvando il Piano casa.
Addirittura con il Piano casa, con una semplice Scia, si consentirà di
aumentare del 20 per cento il volume di tutto ciò che esiste nel territorio
calabrese.
Dopo il Piano
casa vi sarà la proroga della entrata in vigore della legge sismica.
Il gruppo del Partito democratico e mi
auguro l’intera minoranza che esiste in questo Consiglio regionale non può che
esprimere un voto negativo perché questa è una legge estremamente pericolosa e
nessuno di noi, in coscienza, può assumersi questa responsabilità.
Ha chiesto di parlare l’onorevole De Masi, capogruppo di Italia dei
Valori. Ne ha facoltà.
Presidente,
ho seguito l’intervento dell’onorevole Principe
che, da par suo ed in linea con la sua storia, ha una appartenenza più
specifica della mia rispetto alla precedente maggioranza;
ha sviluppato argomentazioni che sul piano della filosofia politica pura, ovvero
ambientalista, manifesta, come al solito, una evidente propria ineccepibilità.
La nostra posizione è un po’ diversa, in
primo luogo perché le esperienze che si vivono all’interno delle Commissioni
non possono restare senza un qualche seguito nel comportamento in Aula; e
lo è non perché noi assecondiamo una sorta di
suggestione minimalista secondo cui in assenza del nulla ci sta bene il poco,
anche se in una regione come la nostra una prospettiva del genere non è del
tutto trascurabile.
In Commissione
abbiamo sollevato delle problematiche, al di là del senso di responsabilità che
abbiamo manifestato e di cui il Presidente Dattolo ci ha dato dimostrazione
concreta e insistita. Questa legge ha l’obbligatorietà della sua attuazione da
qui a pochi giorni, il nostro comportamento come al solito è stato ispirato ad
un confronto che si registra all’interno del gruppo, naturalmente più squisitamente politico, e poi col mondo tecnico e
accademico che rispetto ad un tema come questo mi pare del tutto
imprescindibile.
Nessuno di noi, tanto meno io, può avere la velleità di manifestare
compiute conoscenze in una materia tecnica tra l’altro così ardua.
Mi muove immediatamente un qualche sospetto che da parte nostra
si possa essere accondiscendenti ad una politica che promuove o propone
l’espansione edilizia purché sia.
Rispetto alla legge sulla casa siamo stati
tra i gruppi maggiormente e con più convinzione contrari. Non riusciamo ad
assimilare una cosa automaticamente all’altra.
E, al di là di contraddittorietà temporali e
di responsabilità, noi cerchiamo esattamente di compiere il nostro dovere
istituzionale.
C’è una parte di questa legge che ci
convince che non esaurisce tutte le aspettative di filosofia politica e di
ambizione tecnica. Tuttavia rappresenta – non lo diciamo solo noi – una prima e
neanche tanto approssimativa risposta ad una esigenza di tutela del territorio
in caso di eventi sismici.
In sede di Commissione, confortati dalle
valutazioni di autorevoli opinioni tecniche, avevamo proposto che, riconosciuta
l’ineccepibilità di questo dispositivo rispetto alla fase progettuale
propriamente detta, questo dispositivo manteneva una lacuna, ovvero una
insufficiente garanzia circa i controlli effettuati nella fase attuativa di
quella progettuale.
Avevamo richiesto che fosse integrata,
completata ed esaltata, secondo questa nostra visione. Ci è stato risposto, col
conforto del dirigente del dipartimento, che questa seconda richiesta che noi
abbiamo inoltrato in Commissione è in realtà riconducibile ad una
responsabilità o meglio ad una delle prerogative riconosciute al Governo nazionale.
Tuttavia, abbiamo colto, nelle spiegazioni
che ci sono state fornite dal dirigente, che sussistono – poi vedremo insieme
eventualmente come poterle attuare – anche alcuni barlumi di integrazione per
semplificare l’espressione che definisco “Seconda fase”, ovvero che in sede di
conferenza Governo-Regione sia in qualche modo ammissibile una richiesta che
deleghi alla Regione stessa una autonoma prerogativa per esercitare proprietà
di controllo nella fase attuativa.
E’ quello che io auspico ed anzi lancio
questo messaggio in primo luogo al Presidente Dattolo ed alla Giunta: vorrei
che, se fosse possibile, questa manifestazione, che nasce da una consultazione
con ambienti tecnici autorevoli, venisse assunta come una sorta di
raccomandazione verbale senza procedere ad una sua sanzione pienamente
istituzionale.
Se così fosse la Calabria sarebbe
maggiormente tutelata dal punto di vista dei rischi che indubbiamente sono
stati richiamati e che nessuno può negare.
Questo perché, fatta salva l’onorabilità e
la dignità della grande maggioranza degli imprenditori calabresi che operano in
questo settore, è evidente che i mancati controlli o i controlli sporadici o
effettuati secondo una campionatura del tutto casuale potrebbero non essere
sufficienti a garantire in maniera complessiva la sicurezza, in vista
soprattutto di eventi sismici che, come è stato testé affermato, non solo sono
sempre possibili ma addirittura potrebbero interessare territori che nella letteratura
sismologica erano ritenuti estranei a questo tipo di fenomenologia.
Questo è un resoconto succinto, sommario di
quanto è accaduto in Commissione e del nostro comportamento.
Mi aspetto, quindi, che ci sia un riscontro
a questa che è una proposta e nel caso ci fosse – auspico che avvenga
naturalmente – la visione a questo dispositivo potrebbe essere da parte del
gruppo di Italia dei Valori del
tutto compiuta ed in maniera positiva. Naturalmente non posso che anche a nome
dei miei colleghi confermare un voto di astensione. Grazie.
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Loiero. Ne ha facoltà.
Anche io, Presidente, sono contrario a questa legge. Non la voglio far lunga perché abbiamo avuto un dibattito anche sulla legge sul Piano casa. Ripetiamo, quindi, quello che abbiamo già detto: siamo convinti che in Calabria un testo del genere - che, di fatto, potrebbe permettere una espansione edilizia – sia, in questo momento storico, un problema grandissimo.
Siamo convinti che la legge sismica, la legge casa, il dissesto idrogeologico di questo territorio, l’abusivismo che ha imperato per anni e anni fanno parte di un unico problema.
Lo dico non a caso in questa città, Presidente, in cui - voglio ricordare - c’è stato
nel 1908 un terremoto che ha squassato le viscere di questa città e di quella
di Messina e dove molti calabresi si portano dietro ricordo terrificante di
questo terremoto che c’è stato.
Ora, in questo momento, pensare che si possa
aspettare 18 mesi mentre non siamo in grado di dare ordine a questo nostro
territorio è un errore.
Voglio ricordare a lei, Presidente, in
particolare che era in quest’Aula che noi, fin dal 2006, forti di una visione
del territorio che abbiamo sempre avuto ed espresso pubblicamente, abbiamo
cercato di attuare una legge di riordino.
Parlo del 2006 quando né in Abruzzo né in
Emilia si erano verificati questi avvenimenti luttuosi che hanno colpito il
nostro Paese. Una legge di riordino che era innovativa e che era rivoluzionaria
anche nel deposito dei progetti che avvenivano per via informatica stabilendo
un monitoraggio importante. Abbiamo avuto riconoscimenti alla fiera edilizia di
Bologna; abbiamo fatto un accordo e firmato insieme un testo con Eucentro,
proprio a dimostrazione di quanto questo tema ci stesse a cuore.
Non possiamo renderci protagonisti perché in
questo momento questo territorio balla – l’hanno detto quelli che mi hanno
preceduto – e si stanno rivedendo anche le mappe sismologiche. Spero che tutti
leggano i giornali, anche quelli specialistici, che ci dicono che ci sono
pericoli enormi e per questo non possiamo dare, anche sul piano della immagine,
l’idea di avere le briglie sciolte in questa direzione.
Per questi motivi, che sono storici e che
abbiamo già espresso qui nella discussione sul Piano casa, siamo contrari a
questa legge e votiamo no.
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
Nel merito mi rimetto integralmente,
ovviamente, all’intervento esaustivo e chiarissimo dell’onorevole De Masi che
ha confermato ed annunciato la nostra astensione.
Sotto il profilo più di dettaglio tecnico
vorrei che rimanesse a verbale e che venissero trasferite al dipartimento le
questioni che l’onorevole De Masi ha già descritto sul piano generale e nello
specifico quello che l’Ordine degli ingegneri della Calabria aveva sottoposto
nella fase precedente e successiva che ha accompagnato questa proposta che oggi
viene discussa.
In particolare: che sia un processo
esclusivamente digitale tanto per la presentazione che per il rilascio
dell’autorizzazione, quindi per il processo della validazione, per la rivisitazione dei contributi di
istruttoria al fine di evitare che ci siano balzelli aggiuntivi che colpiscano
il cittadino nel momento in cui per una semplice variante, ripetendo la
procedura, dovrebbe ripetere il pagamento degli stessi contributi di
istruttoria.
Poi, soprattutto,
che ci sia il potenziamento degli uffici, affinché siano adeguati a rispondere
al nuovo regime che verrà messo in atto con questa legge.
Oltre alle
richieste espresse dall’onorevole De Masi, chiedo che si tenga conto nella
stesura del regolamento, nella parte transitoria, dell’esigenza che questa
legge sia accompagnata per garantire l’efficienza, l’efficacia e la sicurezza
che la Calabria si aspetta.
Prego, onorevole
Dattolo, ha facoltà di intervenire.
Presidente,
grazie. Non voglio assolutamente interferire nelle
decisioni e nelle intenzioni che hanno manifestato i colleghi della minoranza
perché ho trovato molto coerente l’atteggiamento del collega De Masi e del
gruppo di Italia dei Valori che individuano alcune situazioni che possono
essere di ausilio.
Capisco anche che
il Piano casa è una ossessione per alcuni della minoranza. Lo capisco perché
purtroppo è diventato un pretesto.
Voglio
aggiungere, però, che sia il deposito, sia la Scia, sia l’esecuzione dei lavori
debbono essere eseguiti da professionisti iscritti agli ordini e da ditte che
hanno i requisiti di regolarità contributiva. Ritengo, cioè, che non aver
rispetto di quelle categorie produttive e di quelle professionali è un danno
enorme per la Calabria.
Non parliamo poi
di stagisti e di altre situazioni altrimenti cadiamo nel ridicolo. Questo lo
volevo dire per una forma di rispetto delle professionalità che ci sono in
Calabria perché non vorrei che anche il prossimo mese, quando andremo a
discutere della legge urbanistica, si ritornasse di nuovo a parlare del Piano
casa senza tener conto di quelle che sono le grandi innovazioni che stiamo
mettendo in campo con l’ausilio della minoranza.
Mi sembra che in
Commissione si faccia una cosa e poi in Aula se ne faccia una completamente
diversa. Non dico che questa modifica alla legge, approvata nella precedente
legislatura - voglio sottolinearlo - sia la panacea di tutti i mali o sia
l’atto risolutivo, così come veniva riproposto correttamente, ma ritengo che
sia una fase non più derogabile.
Se la Giunta si
impegna ad accelerare i tempi per la realizzazione degli interventi,
sicuramente produrremo il nostro dovere.
Voglio ricordare
una sola cosa: nel territorio della ricca Emilia le vittime non sono morte
nelle proprie abitazioni ma nelle fabbriche, almeno per quanto riguarda il 90
per cento. Non so se quella sia una regione dove non ci sono i controlli
sismici; eppure è successo in una delle regioni più organizzate, più ricche e
più progredite.
Ecco, se vogliamo
proprio essere onesti è giusto dire che ci sono dei ritardi che si sono
accumulati nel tempo, ma a cui si cerca di ovviare con uno strumento che metta
in campo azioni concrete per garantire la sicurezza dei cittadini.
Qui nessuno vuole
inneggiare al degrado ambientale, al degrado urbanistico; nessuno ha questa
intenzione. Purtroppo si tratta di problemi che si sono protratti nel tempo e
ai quali con queste modifiche cerchiamo di porre rimedio.
Non vi sono altre
richieste di intervento, possiamo procedere con la votazione dell’articolato.
Pongo in
votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione
l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione l’articolo 4.
(E’ approvato)
Pongo in
votazione il provvedimento nel suo complesso.
(Il Consiglio approva a maggioranza)
(E’ riportato in allegato)
Prego, onorevole
Dattolo.
Volevo fare solo una raccomandazione agli
uffici: questa legge dovrebbe essere pubblicata in maniera tale che sia
operativa già dal primo luglio, per questo chiedo, Presidente, un gesto di
ulteriore attenzione.
Considerato che non ci sono emendamenti e
sono pochissimi articoli penso che il lavoro degli uffici sarà molto rapido.
Per il 1° di luglio credo che la legge possa essere rapidamente promulgata.
Vi sono adesso due ordine del giorno di contenuto analogo.
Il primo è di iniziativa dei consiglieri Censore, Bruni, Giordano “In ordine alla chiusura dello stabilimento della Italcementi di Vibo Marina”, il secondo è di iniziativa dei consiglieri Chiappetta, Bilardi, Dattolo, Serra “Sulla chiusura dello stabilimento di Italcementi di Vino Marina”.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, voglio intervenire su questo punto condividendo l’unificazione dei
due ordini del giorno, sia quello presentato dai consiglieri di maggioranza sia
quello a firma dei consiglieri di minoranza.
Il problema
del cementificio di Vibo Valentia Marina è
un problema molto serio e vorrei fare solo una piccola riflessione: in un
momento particolare di crisi come quello che attualmente sta vivendo l’Italia,
chiudere uno stabilimento con 82 persone che dà da mangiare ad un indotto che
coinvolge circa 400 famiglie dà da pensare. Ma dà da pensare soprattutto perché
non comprendo come sia possibile che mentre in Calabria si realizzano le grande
opere, i grandi lavori, l’ammodernamento dell’A3, in cui c’è bisogno
di tanto calcestruzzo e cemento, venga chiuso un cementificio ed il cemento
utilizzato perle opere arrivi da fuori regione.
Questo dà da pensare. Voglio dire che noi in
provincia di Vibo Valentia, area debole della regione Calabria, avremmo tutte
le carte in regola, così come tanti territori, nella richiesta di posti di
lavoro. Però, dovremmo salvaguardare i posti di lavoro che ci sono e che sono
inseriti in un contesto produttivo.
Penso che dovremmo interessare direttamente
il Governo nazionale. La Giunta
regionale se ne farà carico, il Presidente Scopelliti nel suo intervento ha
rimarcato l’interessamento per la non chiusura dello stabilimento di Vibo
Valentia Marina.
Il Governo nazionale va coinvolto
affinché adotti, eventualmente, un provvedimento anticrisi ad hoc; non è accettabile in questo momento particolare la
chiusura di uno stabilimento.
Ovviamente,
la politica deve fare la sua parte, non v’è dubbio, le istituzioni anche, per
quanto riguarda le autorizzazioni, gli enti locali ed i sindaci, la
Commissione…
Penso che la
Regione Calabria debba intervenire in maniera energica, soprattutto per questi
grandi lavori che si stanno effettuando e che dovrebbero favorire le forniture
dei materiali prodotti in Calabria. Diversamente, di questi benefici in
Calabria, quando saranno terminate le opere fra 5-6 anni o fra 10 anni, relativi alla fase produttiva
resterebbe ben poco.
Questa
è la riflessione che auspico che quest’Aula faccia propria e che la Giunta regionale ponga all’attenzione del Governo nazionale. Grazie.
Non
ci sono altre richieste di parola pongo in votazione l’ordine del giorno di
iniziativa dei consiglieri Censore, Bruni, Giordano “In ordine alla chiusura
dello stabilimento della Italcementi di Vibo Marina” di cui do lettura: “Il Consiglio regionale
premesso che
la Società
Italcementi è un'impresa leader nel settore della produzione di materiali da
costruzione che opera in Italia ed in numerosissimi Stati di tutti i
continenti;
la rete delle
sedi di produzione e di commercializzazione di Italcementi annovera anche lo
stabilimento di Vibo Valentia Marina all’interno del quale trovano occupazione
82 unità lavorative;
la
commercializzazione dei materiali da costruzione di detto stabilimento crea
nella provincia di Vibo Valentia un indotto che interessa almeno 400 unità
lavorative;
con una nota, la
società Italcementi ha comunicato di aver avviato un piano di razionalizzazione
che ha come effetto il collocamento in mobilità di tutto il personale dello
stabilimento di Vibo Valentia Marina;
le conseguenze di
questa decisone appaiono nefaste in quanto la messa in mobilità dei suddetti
lavoratori rappresenta l’anticamera del licenziamento;
i lavoratori
colpiti dal provvedimento di mobilità provengono dalla provincia di Vibo
Valentia e da quella di Crotone che già in passato era stata colpita da analoga
sorte con la chiusura dello stabilimento di Castrovillari.
il Presidente
della Giunta, l’Assessore al lavoro ed il Governo regionale ad attivare tutte
le iniziative utili per favorire un tavolo di crisi presso il Ministero dello
Sviluppo Economico ed attività produttive che porti alla garanzia della
continuità lavorativa per tutti i dipendenti dello stabilimento della
Italcementi di Vibo Valentia Marina per come è stato fatto per le altre aree di
crisi della Calabria”.
Pongo in
votazione l’ordine del giorno di iniziativa dei consiglieri Chiappetta,
Bilardi, Dattolo, Serra “Sulla chiusura dello stabilimento di Italcementi di
Vino Marina” di cui do lettura: “Il Consiglio regionale
premesso che:
lo stabilimento
di Italcementi di Vibo Valentia Marina rappresenta uno storico ed importante
punto di riferimento come realtà produttiva per il territorio provinciale e
regionale, oltre che come rilevante snodo occupazionale;
con specifico
provvedimento del 7 giugno 2012, la Italcementi ha provveduto a collocare in
mobilità 82 dipendenti;
tale atto viene formalmente giustificato da
Italcementi “con la grave crisi
dell'edilizia, con l’andamento dei costi delle materie prime e con il
conseguente peggioramento-dei volami di cemento venduti”.
tale disposizione
rappresenta un gravissimo colpo all’economia regionale e, specie in questo
particolare momento in cui la congiuntura economica è fortemente negativa,
indebolisce la già critica situazione occupazionale di un’area che presenta
ritardi di crescita sia in termini economici che sociali;
appare con tutta
evidenza come il licenziamento degli 82 dipendenti produce effetti nefasti a
cascata non solo per il territorio del Vibonese ma anche per tutto il
territorio regionale.
ad adottare con tempestività tutte le azioni che si riterranno opportune al fine di consentire la permanenza di Italcementi a Vibo Valentia Marina, garantendo altresì la conferma degli 82 posti di lavoro interessati dall’attivata procedura di mobilità, nonché l’attività produttiva dello stabilimento”.
I due ordini del
giorno saranno unificati in sede di coordinamento formale.
(Il
Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Dattolo. Ne ha facoltà.
Presidente, riguardo la sostituzione con nuova nomina del componente del Corecom Calabria vorrei che i colleghi fossero favorevoli affinché lei eserciti i poteri sostitutivi così come previsto dalla legge regionale di riferimento.
Sull’argomento non ci sono interventi, pongo in votazione la proposta dell’onorevole Dattolo.
L’ultimo ordine del giorno è di
iniziativa dei consiglieri Gallo, Dattolo, Pacenza, Imbalzano, Caputo, Giordano
“Sulla mancanza di collegamenti ferroviari da e per la Calabria ionica
nell’orario estivo di Trenitalia”. Ne do lettura: “Il
Consiglio regionale della Calabria
premesso
che
il territorio
calabrese, anche a causa della sua particolare conformazione orografica e della
numerosità e polverizzazione dei suoi centri abitati, ha storicamente sofferto
della mancanza di grandi vie di collegamento;
tale situazione è
stata aggravata dalla mancata realizzazione o dal tardivo completamento di
opere pure essenziali, quali l’ammodernamento della autostrada Salerno-Reggio
Calabria, l’adeguamento della strada statale 106 ionica, la creazione delle
trasversali Ionio-Tirreno, l’organizzazione di una rete di collegamento
portuale, il raddoppio e l’elettrificazione della rete ferroviaria;
proprio con
riferimento alla rete ferroviaria, nel corso dell’ultimo decennio la Calabria
ha assistito ad un continuo, inesorabile ridimensionamento dei treni da e per
le altre regioni d’Italia;
lo scorso
dicembre, con l’entrata in vigore dell’orario invernale, Trenitalia procedette
alla soppressione di altri 21 treni a lunga percorrenza;
tra questi
figuravano, in particolare, i treni notturni da e per Milano, Torino, Roma,
Venezia e Bolzano;
queste decisioni
sono state mantenute e confermate, nonostante le proteste e gli incontri
istituzionali, anche nell’orario estivo che entrerà in vigore il prossimo 12
giugno;
le scelte
adottate da Trenitalia rischiano di accrescere lo stato di isolamento della
Calabria dal resto d’Italia, ed in modo particolare della Sibaritide e
dell’intera area ionica, con gravi e negative ripercussioni non solo per i cittadini,
ma anche per comparti economici di primo piano, quali l’agricoltura e
soprattutto il turismo;
grande,
giustificata e comprensibile è la preoccupazione dei cittadini e degli
operatori turistici ed agricoli del territorio;
il Governo regionale,
nella persona del Presidente della Giunta regionale, a voler adottare ogni
iniziativa idonea ed opportuna a conseguire l’istituzione nell’orario estivo di
treni a lunga percorrenza tra la Calabria ionica ed il centro e nord Italia e a
voler richiedere urgentemente la convocazione di un tavolo di confronto e
concertazione, da attivarsi presso il Ministero delle infrastrutture e dei
trasporti, per avviare con Trenitalia un confronto sulle scelte che dovrebbero
divenire operative a far data dal 12 giugno 2012, oltre che sullo stato e sulle
prospettive della rete ferroviaria calabrese”.
Pongo in
votazione l’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Abbiamo esaurito
gli argomenti inseriti all’ordine del giorno, possiamo concludere la seduta. Il
prossimo Consiglio sarà convocato a domicilio.
Hanno chiesto congedo i consiglieri
Aiello P., Caridi, Grillo, Guccione e l’assessore
Mancini.
(Sono concessi)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposta di legge di iniziativa dei consiglieri:
Vilasi – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19 ottobre 2009, n. 35 e s.m.i. – Procedure per la denuncia, il deposito e l’autorizzazione di interventi di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in prospettiva sismica” (P.L. n. 344/9^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto
e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente.
(Così resta
stabilito)
Dattolo,
Morrone, Franchino, Orsomarso, Giordano, Guccione – “Norme relative alla
istituzione e alla tenuta del catasto delle strade e delle loro pertinenze
nelle province e nei comuni della Regione Calabria” (P.L. n. 345/9^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto
e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente – ed alla seconda Commissione
- Bilancio programmazione economica e attività
produttive – per il parere.
(Così resta
stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:
“Bilancio di previsione dell’Aterp (Azienda territoriale per l’Edilizia residenziale pubblica) della Provincia di Catanzaro per l’anno finanziario 2012. (Delibera G.R. n. 266 dell’1.6.2012) (P.P.A. n. 182/9^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio
programmazione economica e attività
produttive.
(Così resta
stabilito)
“Bilancio di previsione dell’Aterp (Azienda territoriale per l’Edilizia residenziale pubblica) della Provincia di Crotone per l’anno finanziario 2012. (Delibera G.R. n. 270 dell’1.6.2012) (P.P.A. n. 183/9^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio
programmazione economica e attività
produttive.
(Così resta
stabilito)
E’ stata
presentata, inoltre, la seguente proposta di provvedimento amministrativo
d’Ufficio:
“Elezione di
un membro del Corecom Calabria in sostituzione del Dottor Paolo Posteraro,
dimissionario (art. 7, comma 3, L.R. n. 2/2001 e s.m.i.) (P.P.A. n. 184/9^)
La sesta Commissione consiliare, con
nota n. 26530 del 6 giugno 2012, ha comunicato che nella seduta del 6 giugno
2012 ha espresso parere favorevole alla deliberazione della Giunta regionale n.
256 del 24 maggio 2012, recante: "Rimodulazione del Piano Finanziario del
POR Calabria FESR 2007-2013, Asse VII - Sistemi produttivi " (Parere n. 43)
La quarta Commissione consiliare, con nota n. 26910 dell'8 giugno 2012, ha comunicato che nella seduta del 7 giugno 2012 ha espresso parere contrario alla deliberazione della Giunta regionale n. 166 del 26 aprile 2012, recante: "Disciplinare finalizzato al recupero, conservazione e messa in sicurezza del patrimonio storico costruito - articolo 48 della legge urbanistica n. 19/2002" (Parere n. 39)
La quarta Commissione consiliare, con nota n. 26918 dell'8
giugno 2012, ha comunicato che nella seduta del 7 giugno 2012 ha espresso
parere contrario alla deliberazione delia Giunta regionale n. 168 del 26 aprile
2012, recante: "Legge urbanistica regionale n. 19/2002 e s.m.i., art. 37 -
Linee Guida e regolamento relativi ai programmi integrati di rigenerazione
urbana (Piani di rottamazione), quali strumenti volti a promuovere la
riqualificazione di parti significative di città e sistemi urbani mediante
interventi organici di interesse pubblico" (Parere n. 40)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 260 dell'1 giugno 2012, recante: "Piano per l'anno 2012 degli interventi di cui alla L.R. 33/2004 e s.m.i.. Articolo 28, L.R. 33/2004, modificata ed integrata con legge regionale 20 luglio 2009, n. 22" (Parere n. 44)
E' stata assegnata alla sesta
Commissione consiliare - Affari della Unione europea
e relazioni con l’estero.
(Così resta
stabilito)
Gli onorevoli Ferdinando Aiello, Vincenzo Antonio Ciconte e Rosario Francesco Antonio Mirabelli, in data 28 maggio 2012, hanno costituito il Gruppo consiliare "Progetto Democratico", nominando Presidente del Gruppo medesimo l'onorevole Vincenzo Antonio Ciconte, giusta comunicazione acquisita in pari data al protocollo generale n. 24824.
In data 30 maggio 2012, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate leggi regionali. Le stesse sono state pubblicate sul supplemento straordinario n. 3 del 6 giugno 2012 al B.U.R. n. 10 dell'1 giugno 2012:
Legge regionale 30 maggio 2012, n. 15, recante: "Abrogazione articolo 3, commi 1 e 2, della legge regionale 12 dicembre 2008, n. 40";
Legge regionale 30 maggio 2012, n. 16, recante: "Modifica alla legge regionale 7 dicembre 2007, n. 26 (Istituzione dell'autorità regionale denominata Stazione Unica Appaltante e disciplina della trasparenza in materia di appalti di lavori, servizi e forniture)";
Legge regionale 30 maggio 2012, n. 17, recante: "Modifiche all'articolo 40 della legge regionale 5 aprile 1983, n. 13 (Norme di attuazione dello Statuto per l'iniziativa legislativa popolare e per i referendum)";
Legge regionale 30 maggio 2012, n. 18, recante: "Modifiche alla legge regionale n. 7 del 10 febbraio 2012";
Legge regionale 30 maggio 2012, n. 19, recante: "Modifiche alla legge regionale a 41 del 4 novembre 2011";
Legge regionale 30 maggio 2012, n. 20, recante: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 28 marzo 2012, n. 8 "Istituzione della Fondazione per la valorizzazione del Santuario delle Cappelle - Sacro Monte di Laino Borgo".
Con nota del 7 giugno 2012, acquisita al protocollo generale in pari data al numero 26638, il dottor Paolo Posteraro ha rassegnato le dimissioni dall'incarico di componente del Co.Re.Com. della Calabria. Quindi, ai sensi del comma 3 dell'articolo 7 della legge regionale 22 gennaio 2010, n. 2 e successive modificazioni ed integrazioni, il Consiglio regionale deve procedere nella prima seduta utile, all'elezione di un nuovo membro.
Pertanto, all'ordine del giorno della seduta odierna del Consiglio regionale, è iscritta l'elezione di un componente del Co.Re.Com. della Calabria in sostituzione del dr. Paolo Posteraro, dimissionario.
Franchino. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con legge regionale n. 11/2003 art. 23 comma 1 lettera a), si impone, contrariamente a quanto stabilito dalla normativa previgente, il pagamento dei contributi consortili indipendentemente dal benefìcio correlato all'opera di bonifica;
con delibera di C.R. n. 268 del 30.06.20078 e con l'introduzione del D.P.G.R 26/2010 si provvede a determinare il perimetro di contribuenza facendolo coincidere con il perimetro amministrativo, incorporando territori privi di qualsivoglia opera di bonifica;
tale circostanza esaspera ancor più il disagio dei consorziati, costretti a pagare contributi per servizi mai erogati, poiché il perimetro di contribuenza implica una presunzione di legge di esistenza dell'opera di bonifica con l'inversione dell'onere della prova a carico del contribuente;
il protrarsi di tale insopportabile situazione arreca danni notevoli agli operatori agricoli interessati -:
se si intende prendere dei provvedimenti per rimuovere tale incresciosa situazione che apporta nocumenti gravissimi all'economia dei territori interessati determinando negli operatori agricoli un clima di grande sfiducia ed incertezza.
(250; 30.05.2012)
Mirabelli. Al Presidente della Giunta regionale nella qualità di commissario straordinario
alla sanità.
Per sapere – premesso che:
la Casa di Cura Madonna della Catena è accreditata con il Servizio sanitario regionale per le seguenti branche specialistiche: Riabilitazione intensiva per n. 106 posti letto; Riabilitazione estensiva per n. 16 posti letto; Lungodegenza per n. 16 posti letto; D.h. di riabilitazione intensiva per n. 15 posti letto;
la medesima struttura risulta essere autorizzata al funzionamento di ulteriori 60 posti letto di riabilitazione estensiva;
la Casa di Cura Madonna della Catena è stata contrattualizzata per l'anno 2011 per le prestazioni di: Riabilitazione intensiva pari a n. 106 posti letto; riabilitazione estensiva pari a n. 16 posti letto; Lungodegenza per n. 13 posti letto;
nell'ambito di una riorganizzazione del servizio sanitario regionale, tra l'altro imposto dal piano di rientro, l'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza in data 6.10.2011 aveva predisposto un piano di riorganizzazione che prevedeva per la predetta struttura la seguente dotazione: Riabilitazione intensiva n. 80 posti letto; Riabilitazione estensiva n. 40 posti letto; Lungodegenza medica n. 20 posti letto;
successivamente, la rimodulazione dei posti letto è stata avocata dal Dipartimento tutela della salute da un sub-commissario;
in data 29 maggio 2012 tutte le strutture private accreditate sono state convocate presso il Dipartimento Tutela della salute ed, in particolare, alla casa di Cura Madonna della Catena sono stati comunicati i posti letto che si intendono assegnare sulla base di una rimodulazione di tutto il sistema, assegnando alla Clinica i seguenti posti letto: Riabilitazione intensiva n. 40 posti letto; Riabilitazione estensiva n. 16 posti letto; Lungodegenza medica n. 13 posti letto;
la predetta Casa di cura si trova da circa un anno in una grave crisi societaria che ha visto subentrare nella proprietà la Banca Unicredit che aveva concesso dei mutui a cui non era seguita la dovuta solvibilità societaria: che vi lavorano attualmente 180 dipendenti e che con i tagli proposti vedono la prospettiva di perdita del posto di lavoro; che i tagli ipotizzati sono del 62% e, pertanto, si vanifica l'opera di un concordato preventivo che doveva mettere le basi per un rilancio aziendale e salvaguardare i livelli occupazionali;
in siffatta situazione i dipendenti, pur garantendo i livelli assistenziali previsti dalla normativa vigente nei confronti dei ricoverati, hanno proclamato lo stato di agitazione interessando la Presidenza della Giunta regionale, della provincia di Cosenza, il sindaco di Cosenza, l'azienda sanitaria provinciale e tutte le istituzioni presenti sul territorio;
ad altre strutture, in virtù di reale necessità e per programmazione sanitaria, pur non avendo la specificità riabilitativa sono stati assegnati posti letto di riabilitazione intensiva -:
se è al corrente della vicenda della Madonna della Catena e come intendere procedere per evitare che il territorio della Provincia di Cosenza non perda una struttura di primaria importanza che offre buona sanità ai cittadini di tutta la Calabria.
(251; 1.06.2012)
Censore. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
in data 30 maggio 2012, il Dipartimento
regionale Organizzazione e Personale ha emanato un avviso per il conferimento
di incarichi di dirigente di Settore e di Servizio presso la Giunta Regionale;
tra i posti disponibili risulta esserci
anche quello del Dirigente di Settore del Piano di Rientro del dipartimento
Tutela della salute e politiche sanitarie;
il Piano di Rientro obbliga le Regione
Calabria al vincolo del blocco delle assunzioni e del turn-over nel settore
sanitario;
il conferimento di incarico di dirigente di
Settore per il piano di Rientro segna di fatto un atto che può dirsi in netto
contrasto con i vincoli tuttora in corso del Piano di Rientro;
il conferimento degli incarichi di dirigente
sopra menzionati comporta un sicuro aggravio di spesa che va ad incidere
pesantemente sul bilancio regionale;
la paventata mobilità extra comparto del
personale delle pubbliche amministrazioni prevista nell'avviso risulta essere
in contrasto con l'attuale normativa regionale e nazionale vigente -:
se la Giunta regionale non ritenga più utile
ricoprire preventivamente i posti resi disponibili di Dirigente con personale
di livello dirigenziale già in servizio presso la Giunta o il Consiglio
regionale, consentendo così un utile risparmio di risorse.
(252; 7.6.2012)
Aiello F.. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alla cultura,
università e ricerca scientifica. Per sapere - premesso che:
con precedente interrogazione a risposta
scritta del primo marzo ultimo scorso lo scrivente chiedeva in ordine
all'interrogazione in oggetto numerosi riscontri e notizie particolari circa il
progetto a favore dei bambini Rom quali beneficiari delle azioni tese alla loro
inclusione sociale e contro la dispersione scolastica;
attraverso alcuni comunicati e dichiarazioni
da parte dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione della Regione Calabria si
dava per certo l'avvio degli stessi progetti in coincidenza dell'anno
scolastico 2011/2012;
alla data della presente interrogazione
manca meno di una settimana per il termine delle attività scolastiche e che
nessuno dei progetti a sostegno dell'inclusione dei bambini Rom sull'intero
territorio regionale è invece partito;
dalla lettura degli atti resi disponibili si
evincono palesi difformità circa la presenza della figura dei facilitatori che
seppur individuati nel progetto generale, scompaiono poi nel dettaglio dei
progetti finanziabili per come organizzati dall'Assessorato alla Pubblica
Istruzione;
nulla è emerso dalla risposta pervenuta
dall'Assessorato in questione con nota n. 3349/SP del 17 aprile 2012 circa le
questioni di merito sollevate e riferibili alla scelta delle associazioni,
scuole, professionisti e dei Comuni coinvolti nella progettazione attraverso il
lavoro di un tavolo tecnico non meglio specificato nelle sue articolazioni;
rientra nelle buone prassi il coinvolgimento
diretto delle etnie beneficiare e non già delle sole associazioni seppur
rappresentative delle istanze delle diverse etnie Rom presenti in Calabria;
sempre dalla risposta alla precedente
interrogazione con nota di cui sopra emerge ancora - una non meglio specificata
volontà dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione di avviare solo genericamente
nel 2012 il programma di inclusione sociale dei bambini Rom, successivamente
alla necessaria riallocazione di fondi;
dalla pubblicazione del libro Progetto Rom -
allegato a sostegno e risposta alla mia precedente interrogazione non emergono
invece per come dovrebbero alcune aree a forte concentrazione di talune etnie
Rom al momento presenti nel nostro territorio risultando di conseguenza assenti
le relative scuole dell'obbligo scolastico -:
quali sono state le modalità precise ed
esaustive che hanno portato alla scelta di talune collaborazioni necessarie
alla realizzazione del progetto di inclusione sociale e di contrasto alla
dispersione scolastica a favore dei bambini Rom;
quali sono i motivi che hanno determinato il
mancato avvio degli stessi, nonostante siano stati presentati in occasione
della visita del ministro Riccardi (dicembre 2011) come operativi;
quali i motivi del mancato inserimento della
figura del facilitatore nei progetti;
a che punto è la necessaria riallocazione
dei fondi a favore del progetto sui bambini Rom;
perché i risultati a cui giunge il tavolo
tecnico attraverso i suoi esperti per come emerge dal libro - Progetto Rom -
non evidenzia Comuni come Bisignano e Corigliano Calabro che al momento
registrano invece una discreta presenza di bambini Rom;
se sono state direttamente coinvolte le
comunità Rom e nello specifico quali.
(253; 7.06.2012)
Giordano. Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
il porto di Gioia
Tauro, localizzato nel cuore del Mediterraneo, favorisce una potenzialità d'uso
molteplice sia come hub sia come transhipment e lo stesso si sviluppa su un
territorio di ca. 7 milioni di mq (incluso lo specchio d'acqua) suddiviso in:
Zona Portuale di ca. 3,2 milioni di mq, 1° Area industriale ASI di ca. 0,6
milioni di mq ,2° Area industriale ASI di ca. 3 milioni di mq;
dal 2008 in poi
il Porto di Gioia Tauro ha evidenziato segnali di perdita di competitività,
dovuti all'apertura di nuovi porti che presentano vantaggi logistici
assimilabili, sia a una serie di altri fenomeni legati a fattori economici e
sociali del territorio;
tale situazione
comporta sempre più la necessità di sviluppare e rafforzare il retroporto
puntando sulla diversificazione delle attività e sulla polifunzionalità del
porto fra le quali: magazzinaggio, ottimizzazione dei carichi per il trasporto
interno, gestione informatica e pratiche doganali, lavorazioni accessorie
legate al ciclo logistico (confezionamento, etichettatura, prezzatura, codice a
barre), controlli quantitativi e qualitativi, gestione delle giacenze, raccolta
ed eliminazione prodotti scaduti, gestione dei resi, movimentazione e gestione
imballaggi vuoti, gestione e preparazione degli ordini e spedizione;
pianificazione della distribuzione e trasporto del prodotto finito;
attraverso
l'Accordo di Programma Quadro per il polo logistico intermodale di Gioia Tauro
si prevede un investimento di oltre 450 milioni di euro per la realizzazione di
interventi nell'area e ,in sintesi, gli investimenti previsti riguardano la
difesa della stabilità del transhipment, la realizzazione di un gateway
ferroviario per collegare il porto ai principali nodi di scambio del paese, la
realizzazione di un secondo canale portuale e banchina sud al fine di dedicare
ampi spazi alle merci soggette a "trattamento in loco" e sempre nel
rispetto della vocazione di transhipment del porto, la realizzazione di una
piattaforma logistica, volta a favorire un processo di delocalizzazione
produttiva ed il conseguente aumento di lavoro qualificato, l'attuazione di
azioni di marketing territoriale, al fine di incentivare l'attrazione di
investimenti nell'area;
in questo
contesto assume un rilievo particolare l'interporto quale complesso organico di
strutture e servizi integrati e finalizzati allo scambio di merci tra le
diverse modalità di trasporto, comunque comprendente uno scalo ferroviario
idoneo a formare e ricevere treni completi ed in collegamento con porti,
aeroporti e viabilità di grande comunicazione". In pratica esso si
"configura come un'infrastruttura plurifunzionale integrata di trasporti
intermodali e servizi logistici avanzati;
gli interporti,
proprio per le funzioni da essi svolti, rappresentano un elemento fondamentale
nel sistema logistico ed intermodale e la loro installazione costituisce uno
dei principali fattori di sviluppo. Attraverso la loro concentrazione
nell'area, infatti, si otterrebbe la possibilità di sfruttare rilevanti
sinergie interaziendali. Il risultato di questa collaborazione ed integrazione
consisterebbe non solo nell'attrazione di grandi flussi di merci ma anche nella
lievitazione del valore aggiunto creato dall'intero sistema interportuale;
alla luce delle
considerazioni suesposte e in ragione delle giustificate preoccupazioni che
interessano da mesi gli operatori del settore, le forze sindacali e i vari Enti
istituzionali -:
quali siano,
all'interno della programmazione regionale e comunitaria gli interventi
previsti per lo sviluppo e il rafforzamento dell'interporto di Gioia Tauro;
se nelle
determinazioni del governo regionale vi sia la finalità di costituire una
società di gestione dell'interporto gioiese al fine di mettere a sistema, rendendola
multifunzionale, la struttura portuale in caso affermativo quali iniziative si
intendono intraprendere per velocizzare la costituzione della suddetta società
di gestione e che caratteristiche andrà ad assumere la stessa rispetto alla
governance.
(254; 07.06.2012)
Art. 1
(Modifica all'articolo 3 l.r. n. 35/2009)
1. Al comma 2
dell'articolo 3 della legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009 s.m. e i. è
soppresso il seguente periodo: "Le Amministrazioni comunali che non hanno
ancora costituito lo Sportello Unico dell'Edilizia, di cui all'articolo 5 del
DPR 380/2001, devono provvedere alla loro costituzione entro e non oltre tre
mesi dall'entrata in vigore della presente legge".
Art. 2
(Modifiche all'articolo 7 l.r. n. 35/2009)
1. Al comma 3
dell'articolo 7 della legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009 s.m. e i. dopo
le parole "a) edifici e b) ponti" sono aggiunte le seguenti "e
per tutte le classi d'uso"
2. Al comma 4
dell'articolo 7 della legge regionale n. 35 del 19.10.2009 s.m. e i. dopo la
parola "provvede" le parole "ad una" sono sostituite dalle
seguenti "comunque alla".
3. Al comma 5
dell'articolo 7 della legge regionale n. 35 del 19.10.2009 s.m. e i. dopo la
parola "istruttoria" sono aggiunte le seguenti "di merito".
Art. 3
(Modifica all'articolo 16 l.r. n. 35/2009)
1. Dopo il comma
2 dell'articolo 16 della legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009 s.m. e i. è
aggiunto il seguente comma: "2bis. Il regolamento di cui al comma 1
disciplina anche le procedure, le modalità ed i termini di attuazione del
sistema digitale di trasmissione dei progetti, così come definiti dalla
normativa nazionale e regionale vigente in materia.".
Art. 4
(Modifica all'articolo 17 l.r. n. 35/2009)
1. Dopo il comma
1 della legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009 s.m. e i. è aggiunto il
seguente: "2. Al fine di consentire il graduale adeguamento delle
strutture tecniche regionali alle procedure informatiche di cui al comma 2 e 2
bis dell'articolo 16 della legge 35/2009 s.m. e i. e consentire, tra l'altro,
il rispetto dei termini per il rilascio del preventivo atto
autorizzativo/diniego, è demandato alla Giunta regionale il compito di emanare apposito
regolamento che disciplini, per un regime transitorio della durata massima di
diciotto mesi a decorrere dal 01 luglio 2012, le modalità di attuazione della
stessa con priorità per le opere di classe d'uso III e IV e per quelle di
maggiore complessità tecnica/strutturale. Il regime transitorio non vale per il
Tariffario regionale, di cui all'articolo 22, comma 3, della legge regionale n.
7/2006, che entrerà in vigore dal 01 luglio 2012".
Art. 5
1. La presente
legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel
Bollettino Ufficiale della Regione.
“Il Consiglio
regionale
premesso che
il territorio
calabrese, anche a causa della sua particolare conformazione orografica e della
numerosità e polverizzazione dei suoi centri abitati, ha storicamente sofferto
della mancanza di grandi vie di collegamento;
tale situazione è
stata aggravata dalla mancata realizzazione o dal tardivo completamento di
opere pure essenziali, quali l'ammodernamento della autostrada Salerno-Reggio
Calabria, l'adeguamento della strada statale 106 ionica, la creazione delle
trasversali Ionio-Tirreno, l'organizzazione di una rete di collegamento
portuale, il raddoppio e l'elettrificazione della rete ferroviaria;
proprio con
riferimento alla rete ferroviaria, nel corso dell'ultimo decennio la Calabria
ha assistito ad un continuo, inesorabile ridimensionamento dei treni da e per
le altre regioni d'Italia;
lo scorso
dicembre, con l'entrata in vigore dell'orario invernale, Trenitalia procedette
alla soppressione di altri 21 treni a lunga percorrenza;
tra questi
figuravano, in particolare, i treni notturni da e per Milano, Torino, Roma,
Venezia e Bolzano;
queste decisioni
sono state mantenute e confermate, nonostante le proteste e gli incontri
istituzionali, anche nell'orario estivo che entrerà in vigore il prossimo 12
giugno;
le scelte
adottate da Trenitalia rischiano di accrescere lo stato di isolamento della
Calabria dal resto d'Italia, ed in modo particolare della Sibaritide e
dell'intera area ionica, con gravi e negative ripercussioni non solo per i
cittadini, ma anche per comparti economici di primo piano, quali l'agricoltura
e soprattutto il turismo;
grande,
giustificata e comprensibile è la preoccupazione dei cittadini e degli
operatori turistici ed agricoli del territorio;
impegna
il Governo
regionale, nella persona del Presidente della Giunta regionale, a voler
adottare ogni iniziativa idonea ed opportuna a conseguire l'istituzione
nell'orario estivo di collegamenti ferroviari tra la Calabria ionica ed il
centro e nord Italia e a voler richiedere urgentemente la convocazione di un
tavolo di confronto e concertazione, da attivarsi presso il Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti, per avviare con Trenitalia un confronto sulle
scelte che dovrebbero divenire operative a far data dal 12 giugno 2012, oltre
che sullo stato e sulle prospettive della rete ferroviaria calabrese.”