IX^ LEGISLATURA
RESOCONTO
INTEGRALE
34.
SEDUTA DI
VENERDI’ 30 MARZO 2012
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO DEL
VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLÒ
La seduta è aperta si dia lettura del verbale della seduta precedente.
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Legge le interrogazioni,
l’interpellanza e le mozioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in
allegato)
E’ pervenuta risposta scritta alle interrogazioni: numero 64 del 29 novembre 2010, a firma del consigliere Chiappetta; numero 81 del 21 gennaio 2011, a firma del consigliere Nucera; numero 192 del 23 gennaio 2011, a firma dei consiglieri Censore, Guccione, De Gaetano, Aiello F.
(Sono riportate in allegato)
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Bilardi. Ne ha facoltà.
Presidente, chiedo l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di legge numero 258/9^
recante “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale numero 28 del 22
novembre 2010”.
Considerato
che la proposta è stata approvata alla unanimità due giorni fa in terza
Commissione, ne chiedo l’inserimento all’ordine del giorno.
L’onorevole
Bilardi chiede l’inserimento
della proposta di legge che prevede modifiche alla legge sullo sport, già
approvata dal Consiglio regionale, alla quale
sono state sollevate eccezioni di incostituzionalità.
La Terza Commissione ha approvato le modifiche che consentono
il superamento di quelle eccezioni e se ne chiede l’inserimento all’ordine del
giorno considerato che l’approvazione in sede di Commissione è stata successiva
alla convocazione del Consiglio.
Pongo in votazione la
richiesta di inserimento.
(Il Consiglio approva)
Ha
chiesto di intervenire l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.
Prego i
colleghi consiglieri di prendere posto.
Prego, onorevole Principe.
Presidente, mi pare
che il Consiglio sia ampiamente attrezzato in
quanto a dirigenti e funzionari. Poiché in sede di Conferenza dei capigruppo normalmente decidiamo le discussioni più
importanti ed i punti più importanti da mettere all’ordine
del giorno…
(Interruzione)
A tal proposito le ricorderei
che avevamo deciso anche di tenere una discussione sul tema del lavoro che mi
pare sia emergenziale in Calabria e che dovremmo tenere dopo le festività
pasquali.
Di solito parliamo dei punti
più importanti da inserire all’ordine del giorno ed in tal senso aspettiamo
anche la discussione sull’urbanistica.
E poi si dice che le leggi
che sono pronte e che sono licenziate dalle Commissioni vanno all’ordine del
giorno.
La pregherei allora, se è
possibile, di dare agli uffici due disposizioni: la prima, di telefonare ai
capigruppo per avvertirli preventivamente delle leggi licenziate che
arrivano in Aula in tempo utile; e, poi, anche di inviare l’ordine del giorno
con un anticipo maggiore perché spesso quando dobbiamo far gruppo per discutere
di queste problematiche, ragioniamo al buio perché l’ordine del giorno arriva
con grande ritardo.
Ribadisco, quindi: una telefonata ai capigruppo per
ricordare, oltre ai temi ed ai punti concordati in Conferenza, cosa va
all’ordine del giorno e che l’ordine del giorno arrivi in tempi ragionevoli per
approfondire le questioni.
Onorevole Principe, penso che nei prossimi giorni
dovremmo tenere una Conferenza dei capigruppo per individuare le date in cui
discutere dei temi del lavoro cui ha fatto riferimento, ritengo ci sia ampia
condivisione da parte di tutti i gruppi presenti in Consiglio.
Per quanto riguarda l’ordine del giorno, la convocazione
è avvenuta regolarmente il 21 marzo e l’ordine del giorno è stato trasmesso a
tutti i consiglieri il 28 marzo, cioè due giorni fa provvedendo ad individuare
tutto l’elenco delle pratiche che sono arrivate per la discussione nella seduta
di Consiglio regionale odierna.
Devo dire che per lo più sono pratiche approvate alla
unanimità nella Commissione competente e non sono stati inseriti provvedimenti
sui quali vi è stata grande differenziazione tra maggioranza e minoranza.
C’è stato un esame di merito che è stato fatto dalle
Commissioni e, infatti, tutti i punti riguardano un po’ l’ordinaria
amministrazione, possiamo definirla così.
Rispetto a questi argomenti faremo in modo che i
consiglieri regionali, nel rispetto dei tempi necessari agli uffici e delle
procedure, abbiano l’ordine del giorno il prima possibile, facendo seguire la
sua trasmissione da una telefonata che dia le necessarie informazioni ai
capigruppo; consideriamo che oggi, grazie agli strumenti informatici, abbiamo
la possibilità e l’opportunità, in tempo reale, di essere a conoscenza di tutte
le pratiche inserite all’ordine del giorno della seduta di Consiglio regionale.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Dattolo. Ne ha
facoltà.
Presidente, ho
presentato una mozione e ne chiederei la trasformazione in ordine del giorno,
tra l’altro, è condiviso dai capigruppo sia di maggioranza
sia di opposizione ed è inerente i problemi
del comparto agricolo, soprattutto quelli riguardanti la contraffazione del
marchio dei prodotti agro-alimentari calabresi e l’accesso al credito, in
particolare riguardo il rapporto debitorio con Equitalia.
C’è un ordine del giorno che fotografa un po’ questa
situazione ed impegna congiuntamente sia il Governo regionale sia quello
nazionale a porre in essere alcuni provvedimenti che vanno nell’interesse
dell’agricoltura calabrese, soprattutto in funzione dell’introduzione della
nuova Pac.
L’onorevole Dattolo chiede l’inserimento dell’ordine del
giorno o la trasformazione della mozione?
(Interruzione)
Lei l’ha già presentata solo che la vuole definire ordine del giorno. Va bene, è già all’ordine del giorno, pertanto non dobbiamo procedere con null’altro. Quando si arriverà al punto in cui è inserita la mozione si procederà alla discussione di merito.
Passiamo al primo punto all’ordine
del giorno che recita “Interrogazioni a risposta immediata”. Ricordo che
per la discussione delle interrogazioni a risposta immediata sarà dedicata una
sola ora. Prego i consiglieri di prendere posto e di far silenzio perché c’è
già un problema nella amplificazione in Aula e non si riesce ad ascoltare bene
gli interventi reciproci. Se si parla si crea un brusio e non si capisce
assolutamente nulla.
Si passa alla interrogazione a risposta immediata numero
206 del 30 gennaio 2012 a firma dei consiglieri Guccione, Talarico D., Censore
“Sul mancato pagamento degli stipendi e delle indennità accessorie dei
dipendenti dell'Azienda Sanitaria di Cosenza n. 9” di cui do lettura: “Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere – premesso che:
l’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza numero 9 non
ha ancora provveduto al pagamento degli stipendi dei suoi oltre 4.000
dipendenti e che in precedenza i vertici dell’Asp avevano informato gli stessi
dipendenti che per il mese di gennaio gli sarebbero stati versati solo lo
stipendio base senza l’aggiunta delle voci accessorie come indennità di turno e
straordinari e spese di missioni;
tutto ciò ha provocato e generato un clima di forte
preoccupazione e tensione tra i dipendenti dell’Asp n. 9 -:
quali iniziative intende adottare vista la situazione
economica venutasi a creare nell’Asp numero 9 di Cosenza che a tutt’oggi non ha
provveduto a pagare gli stipendi ed h comunicato il non pagamento delle
indennità accessorie”.
Prego, onorevole Guccione.
Presidente, il problema è risolto, pertanto
l’interrogazione è superata.
Possiamo procedere oltre.
Si passa alla interrogazione a risposta immediata numero 208 del 8 febbraio 2010 a firma del consigliere Guccione “Sulle problematiche legate al trasporto ferroviario regionale e nazionale” di cui do lettura: “ Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
la Giunta regionale
della Calabria nelle scorse settimane si era
impegnata ad attivare ogni azione necessaria all’ammodernamento della ferrovia
ionica Sibari-Crotone-Reggio Calabria
attraverso la stipula di specifici accordi di programma quadro tra la stessa Regione
Calabria, il Governo nazionale e le
Ferrovie dello Stato, utilizzando i fondi europei 2007/2013 ed inserendo tale
obiettivo tra le priorità della programmazione dei fondi stessi;
a fronte di tutto ciò, il nuovo piano industriale delle
Ferrovie dello Stato non prevede alcun investimento su tale linea, mostrando
più attenzione ai costi ed ai ricavi che ai bisogni delle popolazioni e del
territorio e determinando così il completo isolamento di una intera area della
Calabria;
la linea ionica che è la linea maggiormente penalizzata
a seguito dei pesanti tagli subiti rischia, pertanto, di essere definitivamente
chiusa: basti pensare che 35 lavoratori di Trenitalia saranno trasferiti dalla
stazione di Crotone lontano dalle proprie case e 12 lavoratori degli appalti
ferroviari sono già in cassa integrazione;
oltre alla cancellazione dei collegamenti a lunga
percorrenza tra la Calabria ed il resto del Paese si continua a registrare la
progressiva e quotidiana soppressione di molti treni regionali che vengono
utilizzati soprattutto dai pendolari per raggiungere i luoghi di studio e di
lavoro, a causa del materiale obsoleto e della mancanza di pezzi di ricambio;
gli orari dei collegamenti regionali sono assolutamente
inadeguati, il numero dei treni previsti è insufficiente ed il trasporto di
merci per ferrovia è ormai sul punto di essere dismesso;
la manutenzione delle rotaie e degli impianti elettrici,
i settori di controllo della circolazione, la gestione degli impianti fissi e
delle stazioni sono in procinto di subire enormi riduzioni ed il posto di
controllo della circolazione della linea tirrenica, inizialmente previsto a
regionale e per il quale erano tati stanziati 20 milioni di euro è stato
spostato a Napoli;
il Governo
nazionale ha annunciato nei giorni scorsi uno stanziamento di 10 miliardi di
euro a favore delle infrastrutture del sud;
i calabresi hanno il
sacrosanto diritto alla mobilità e la necessità di spostarsi agevolmente
all’interno del Paese e dell’Europa, usufruendo di un servizio efficace ed
efficiente uguale a quello di cui sono destinatari i cittadini di tutte le
altre regioni italiane -:
quali iniziative intende
assumere la Giunta regionale affinché vengano evitati ulteriori danni e
penalizzazioni ai nostri concittadini, garantito il posto di lavoro ai
lavoratori delle ferrovie calabresi che rischiano di perderlo, immediatamente
ripristinati tutti i treni a lunga percorrenza soppressi, migliorati ed
incrementati i collegamenti regionali, sostenuto e privilegiato il trasporto
merci su rotaia, anche attraverso il completamento più volte annunciato delle
infrastrutture di collegamento con il porto di Gioia Tauro”.
In riferimento ai contenuti
di questa interrogazione il Consiglio regionale ha approvato, in altra seduta,
uno specifico ordine del giorno.
(Interruzione)
Va bene. Andiamo avanti.
Passiamo all’ interrogazione a risposta immediata numero 210 del 9 febbraio 2010, a firma del consigliere Guccione, “Sulle procedure di riordino della rete ospedaliera della provincia di Cosenza attivate dall'ASP di Cosenza” di cui do lettura: “Al Presidente della Giunta regionale nella sua qualità di commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro. Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi il direttore
generale dell’Asp di Cosenza, dottor
Gianfranco Scarpelli, ha provveduto ad attivare tutte le procedure di riordino
della rete ospedaliera della provincia di Cosenza, che si dovranno concludere entro
il 31 marzo 2012 in base ai decreti n. 18 del 2010 e n. 106 del 2011 emanati
dal Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro dal debito
sanitario, onorevole Giuseppe Scopelliti, che prevedono la dismissione dei
presidi ospedalieri di San Marco Argentano (36 posti letto), Mormanno (13 posti
letto), Lungro (33 posti letto), Trebisacce (67 posti letto), Cariati (62 posti
letto), Praia a Mare (80 posti letto); la trasformazione degli ospedali
dismessi in Capt (Centri assistenza primaria territoriale) che sono presidi
senza posti letto e che per la loro realizzazione non c’è alcuna traccia di
previsione delle risorse umane, finanziarie e tecnologiche necessarie; il
depotenziamento e la trasformazione dei presidi ospedalieri di San Giovanni in
Fiore, che passa da 83 a 36 posti letto, e Acri, che passa da 81 a 36 posti
letto, in ospedali di zona montana;
tutto ciò sta avvenendo in assoluta mancanza di rispetto
del criterio stabilito dal Decreto numero 18 del 2010 che prevede
l’assegnazione di 2,5 posti letto per acuti pubblici e privati ogni mille
abitanti;
in provincia di Cosenza che con 733.508 abitanti avrebbe
dovuto avere una disponibilità di 1834 posti letto a fronte dei 1638
assegnatigli dal Piano di riordino della rete ospedaliera è a rischio
l’erogazione dei Lea (livelli essenziali di assistenza);
il riordino della rete ospedaliera prevede per gli
ospedali Spoke dell’Asp di Cosenza (Castrovillari, Rossano/Corigliano,
Paola/Cetraro) l’attivazione di nuovi reparti e nuovi posti letto senza che
siano state individuate le risorse economiche, le risorse umane e le tecnologie
necessarie alla loro attivazione e che, pertanto, ad oggi, rimangono solo
reparti ospedalieri disegnati sulla carta che servono solo a far diminuire il
già sottostimato numero di posti letto per acuti in provincia di Cosenza;
la riorganizzazione della rete ospedaliera della
provincia di Cosenza segna forti disequilibri tra i diversi territori e la
dismissione in corso di 6 (sei) presidi ospedalieri pubblici ed il
depotenziamento dei presidi ospedalieri di Acri e San Giovanni in Fiore sta
avvenendo senza che sia potenziata ed assicurata contestualmente una adeguata
erogazione di servizi sanitari territoriali alternativi alle dismissioni e al
depotenziamento in corso dei succitati presidi ospedalieri;
l’ADI (Assistenza domiciliare integrata) nonostante le
numerose richieste degli assistiti non è stata ancora resa operativa e le
risorse finalizzate alla sua attivazione restano da mesi disimpegnate;
nel riparto del fondo sanitario del 2011 la provincia di
Cosenza è stata fortemente penalizzata con una erogazione di risorse inferiore
alla quota regionale procapite per abitante di circa 42 milioni di euro;
l’ospedale Hub di Cosenza, che ha una struttura di 600
posti letto, a fronte di una pianta organica approvata dalla Giunta regionale
di circa 3000 dipendenti, attualmente ne può contare solo 1800 di cui, solo
nell’anno 2010, ne sono andati in pensione 198 a fronte di 28 assunti e che, a
seguito di ciò, si registra una forte carenza di medici, infermieri e parasanitari
(emblematico è il reparto di Ortopedia!) che fa lievitare all’inverosimile i
tempi, i disservizi e le lunghe liste di attesa per l’erogazione dei servizi
ospedalieri;
non sono minimamente garantite tutte quelle attribuzioni
delle alte specialità previste dalle norme vigenti per garantire il
funzionamento ottimale per l’emergenza nei presidi Hub;
alla luce della riconversione e del depotenziamento dei
presidi ospedalieri della provincia di Cosenza, l’azienda ospedaliera della
città-capoluogo è soggetta ad una forte e continua pressione dovuta alle
numerose richieste di assistenza sanitaria provenienti dall’intero territorio
provinciale rimasto totalmente sguarnito dai servizi ospedalieri che, quindi,
non trovano soddisfacimento sul territorio per il mancato potenziamento dei
servizi sanitari territoriali;
l’azienda ospedaliera di Cosenza registra un forte
incremento delle prestazioni di pronto soccorso (oltre 100 mila in un anno)
senza che questo abbia comportato un benché minimo aumento del personale medico
e paramedico necessario -:
quali iniziative urgenti intende assumere alla luce
delle ricadute dell’attivazione, da parte dell’Asp di Cosenza, di tutte le
procedure di riordino della rete ospedaliera di Cosenza che in alcune realtà,
soprattutto nelle aree interne, non garantisce assolutamente i livelli
essenziali di assistenza e non assicura la continuità assistenziale nella città
e nella provincia di Cosenza.”
Prego, onorevole Guccione.
Presidente, domani 31 marzo 2012 in base ai decreti
numero 18 del 2010 e 106 del 2011 saranno dismessi e depotenziati alcuni
ospedali nella nostra regione.
Nella mia provincia saranno chiusi definitivamente gli
ospedali di San Marco Argentano, Mormanno, Lungro, Trebisacce, Cariati, Praia a
Mare. Questi presidi ospedalieri dovrebbero essere trasformati in Capt, cioè in
Centri di assistenza primaria e territoriale.
Il punto è che alla dismissione di questi presidi
ospedalieri e quindi di questi servizi sanitari ospedalieri non c’è stato ad
oggi, contestualmente, un servizio sanitario territoriale alternativo, con il
rischio evidente di non garantire l’erogazione dei livelli essenziali di
assistenza e la continuità assistenziale nella nostra provincia.
Il fatto è ancora più aggravato dal mancato potenziamento
degli Spoke e dell’Hub di Cosenza. Gli Spoke di Castrovillari,
Rossano-Corigliano, Paola-Cetraro e l’Hub di Cosenza.
Attualmente negli Spoke della provincia di Cosenza – e
cito Cosenza perché mi è più facile riferire i dati – ad oggi la disponibilità
di posti letto per acuti è di 630 posti. Abbiamo abbondato, ma in questi mesi
per mancanza di medici ed infermieri alcuni reparti sono stati accorpati.
In base al decreto numero 106 questi Spoke dovrebbero
avere 733 posti letto per acuti. Ad oggi non è così; oltre 100 posti letto sono
solo sulla carta, non esistono per mancanza di risorse umane e risorse
finanziarie.
A maggior ragione - non è una polemica o una questione
di parte politica, di opposizione - cito quello che il direttore generale del
dipartimento della salute della Regione Calabria, il dottor Antonino Orlando,
ha detto nel corso di un convegno a Cosenza qualche giorno fa.
Cito testualmente quanto ha detto il dottor Orlando: “se
è vero che bisogna rispettare la tempistica nella riconversione degli ospedali
e se è giusto chiudere gli ospedali che in realtà non sono tali, è giusto anche
che nessuno ci chieda di smantellare quello che c’è sul territorio finché non
si definisce cosa si andrà ad attivare nei nosocomi riconvertiti”.
Il rischio è una implosione, un collasso del sistema
sanitario calabrese e cosentino perché si è solo dismesso ma non si è
potenziato quello che è previsto nel piano di rientro; si badi bene, non di
più. Quello che è previsto nel piano di rientro.
Penso che noi faremmo bene come Regione e come
Commissario per l’attuazione del piano di rientro a chiedere una proroga
affinché ci possa essere un accompagnamento fintanto che non si realizzino i
Capt, gli Spoke e gli Hub della nostra Regione. Grazie.
Risponde la Vicepresidente della Giunta regionale,
dottoressa Stasi.
Grazie, Presidente.
Il percorso di riconversione
delle strutture ospedaliere è stato avviato – come diceva bene l’onorevole
Guccione – a seguito del decreto numero 18 e quindi con l’allegato a cui in
qualche modo è seguita una accurata analisi della situazione attuale della rete
ospedaliera e, soprattutto, del fabbisogno di ogni singolo territorio e di ogni
intera regione.
Per
quanto riguarda l’area di Cosenza, quella che citava l’onorevole Guccione,
l’area nord definita nell’allegato 18 ha ben 735 mila abitanti e all’interno
del piano di riordino è previsto un Hub e ben 5 Spoke. Dunque, un numero di
strutture importanti che dovranno essere in parte utilizzate e riorganizzate
mentre altre, sono d’accordo, completamente attivate perché gran parte dei
posti letto individuati proprio nell’ottica del riordino dovranno essere ancora
ricollocati.
Ovviamente,
sono d’accordo con l’onorevole Guccione quando dice che non si può dall’oggi al
domani chiudere un ospedale e lasciare il vuoto. Il processo sarà graduale da
un lato ma, ovviamente, bisogna iniziare con gli atti.
Gli
atti non possono avere una proroga, il piano di rientro è un piano fatto di
tempistica certa e con delle date, delle scadenze e, anche, con dei successi
che, in qualche modo, questo Governo e soprattutto il commissario ad acta, Scopelliti, sta ottenendo mese dopo
mese.
Ormai, l’attuazione della rete ospedaliera è una realtà
e sappiamo bene che da qui a qualche giorno ci sarà un Tavolo Massicci
importante. Comunque, lo voglio ripetere, per l’area di Cosenza oltre a 5 Spoke
sono previsti ben 8 presidi ospedalieri.
Il dimensionamento dal punto di vista quantitativo,
realizzato nel piano di rientro, è operato in via autoritativa da parte della
Regione; cioè in relazione ad una potenziale produzione degli operatori di
settore, ovvero a situazioni contingenti di carattere locale, ma soprattutto in
relazione al concreto fabbisogno stimato di prestazioni per la collettività.
Quindi, quando sarà completo, il Piano sicuramente
risponderà, ovviamente, alle esigenze del territorio, soprattutto tenendo conto
della tempestività e della prossimità dei ricoveri; il tutto compatibilmente
con le risorse che saranno destinate a livello regionale.
Contrariamente a quanto ritenuto anche
nell’interrogazione dove si lasciava intravedere una carenza ed una assenza di
livelli essenziali di assistenza, nel momento in cui tutto il Piano sarà
attuato, quindi dismissioni da un lato e riconversione e attuazione dall’altro,
sicuramente quest’area regionale e così tutto il resto della regione avrà
sicuramente la possibilità di avere una riorganizzazione seria ed un risultato
importante in termini di nuova sanità. Grazie.
Prego, onorevole Guccione.
Vicepresidente, il problema è come si gestisce il Piano di rientro. Una gestione siffatta rischia di creare dei buchi molto gravi in Calabria per quanto riguarda l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza.
La provincia di Cosenza, da questo punto
di vista, dal mese di aprile rischia di non poter vedere garantito il diritto
costituzionale alla salute proprio per la disarticolazione e la confusione
nella gestione del Piano di rientro.
Intanto, gli Spoke sono 3, due dei quali su due presidi
ospedalieri e sono: Cetraro-Paola, Corigliano-Rossano, Castrovillari è un altro
Spoke. Quindi, gli Spoke sono tre.
Ma non è questo in discussione. E’ in discussione il
fatto che, per esempio, non si capisce quando entreranno in funzione i Capt e
da domani lì ci sarà un vuoto sanitario di erogazione dei livelli essenziali di
assistenza, così per quanto riguarda l’attivazione di altri servizi a cominciare
dall’Adi.
Faccio mie le preoccupazioni, ripeto, del direttore
generale del dipartimento alla salute, Antonino Orlando, che in un convegno a
Cosenza ha detto importanti cose che vanno in questa direzione. La pregherei di
informare il commissario per l’attuazione del Piano di rientro affinché si
faccia carico giorno 4 – data, che ho letto sul giornale, in cui è previsto il
Tavolo Massicci – di questa grave situazione perché è a rischio la salute dei
cittadini.
Al momento mi ritengo molto insoddisfatto rispetto alla informativa data qui dalla Vicepresidente.
Si passa all’interrogazione a risposta immediata numero 211 del 10 febbraio 2012, a firma del consigliere Nucera, “In ordine allo stato delle domande presentate in relazione all’avviso pubblico per la concessione di contributi in regime de minimis finalizzati a realizzare azioni per l’innovazione tecnologica delle PMI e dei raggruppamenti di PMI in Calabria” di cui do lettura: “Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore al personale. Per sapere – premesso che:
sul Burc numero 40 del 7 ottobre 2011 è stato
pubblicato un avviso per la concessione di contributi in regime de minimis, finalizzati a realizzare
azioni per l’innovazione tecnologica delle PMI e dei raggruppamenti di PMI
della Calabria a valere sul Por Calabria
2007/2013, Asse I, linea di intervento 1.2.3.1., registrato con decreto n.
12200 del 28 settembre 2011, con scadenza di presentazione delle domande al 28
novembre 2011;
le finalità generali del detto avviso riguardano “il
sostegno alle PMI nell’acquisizione di innovazioni tecnologiche e organizzative
basate sull’utilizzo del potenziale applicativo delle Tecnologie dell’informazione
e della comunicazione” (art. 1, comma 3 dell’avviso pubblico);
il comma 4 dell’art. 6 dell’avviso citato prevede, alla
lettera d), tra le tipologie di investimenti ammissibili, gli investimenti per
la transizione alla tecnologia digitale, con l’obiettivo di sostenere le PMI
operanti nel settore radio-televisivo, nel passaggio al digitale, al fine di
potenziare lo sviluppo di nuovi contenuti e servizi su reti digitali;
il Decreto del Ministero dello sviluppo economico del
per il motivo suddetto, a partire dalla data del 30
giugno 2012 non sarà più possibile trasmettere sulle precedenti frequenze
televisive;
a tutt’oggi non è stata approvata la graduatoria
relativa all’avviso per la concessione di contributi in regime de minimis, finalizzati a realizzare
azioni per l’innovazione tecnologica delle PMI e dei raggruppamenti di PMI
della Calabria;
soprattutto per le PMI, operanti nel settore
radio-televisivo di minori dimensioni, i contributi di cui al predetto avviso
sono di fondamentale importanza per poter transitare alla tecnologia digitale
-:
se ritiene opportuno e necessario provvedere in tempi
brevi alla valutazione dei progetti presentati in relazione all’avviso pubblico
per la concessione di contributi in regime de
minimis finalizzati a realizzare azioni per l’innovazione tecnologica della
PMI e dei raggruppamenti di PMI della Calabria e conseguentemente
all’approvazione della graduatoria dei detti progetti.”
Raccomando i tempi. Sono tre i minuti per illustrarla.
Prego, onorevole Nucera.
Presidente, la Regione Calabria, sul Burc numero 40 del 7 ottobre 2011, ha pubblicato un avviso per la concessione di contributi in regime de minimis finalizzata a realizzare azioni per l’innovazione tecnologica delle piccole e medie imprese.
Il sostegno a queste piccole e medie imprese, in particolare c’è una attenzione per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Infatti, questa tipologia di investimenti ammissibili per la transazione delle tecnologie digitali ha l’obiettivo di consentire alle piccole e medie imprese operanti nel settore radio-televisivo il passaggio al digitale al fine di potenziare lo sviluppo delle nuove reti digitali che il 7 maggio 2012 dovrebbero trovare il via nella regione Calabria.
Con il termine ultimo – abbiamo un lasso quasi di un mese dal 7 maggio al 30 giugno 2012 - dovrebbe chiudersi la fase della integrazione.
E’ stato fatto il bando, sono state presentate le domande e a tutt’oggi tuttavia non è stata approvata la graduatoria relativa all’avviso per la concessione di contributi, appunto in regime de minimis.
Questo è un fatto grave che penalizza soprattutto le imprese più piccole, cioè quelle che non hanno una potenzialità e un retroterra economico molto florido e molto forte.
Per meglio realizzare gli sviluppi della comunicazione, sostanzialmente, perché di questo parliamo, e per consentire di passare da un modello di trasmissione sulla radio e sulla televisione ad un modello più moderno e più adeguato a quella che è la nuova tecnologia, credo che la necessità di definire il bando così come è stato pubblicato con le norme così come sono state espresse, diventi un fatto importante e qualificante per la stessa Regione Calabria.
So che il Presidente Scopelliti
sta già lavorando su questa strada. C’è stata una riunione e un’Assemblea
importante con tutti gli operatori televisivi, ma, ancora, si può dire, a meno
di un mese dall’avvio del digitale, la Calabria è ferma sulla definizione del
bando stesso.
Sollecito la definizione di questo bando come elemento
essenziale.
Prego, assessore Tallini, a lei la parola per la
risposta.
Il collega Nucera ha già ricevuto dall’ufficio una risposta che, tra l’altro, condivido al pari delle motivazioni per cui ha ritenuto opportuno rivolgere l’interrogazione.
La risposta, mandata per conoscenza anche al Presidente Scopelliti, è la seguente: il settore
società della informazione del dipartimento organizzazione e personale
competente per l’avviso pubblico in questione ha posto in essere le azioni
necessarie per addivenire tempestivamente alla definizione dei procedimenti di
ammissibilità - perché ci sono diverse fasi – e valutazione delle istanze
presentate.
La tempistica del procedimento - che era quella che
soprattutto il collega Nucera sollecitava - per l’individuazione delle piccole
e medie imprese da ammettere al finanziamento è strettamente legata all’alto numero
di progetti pervenuti.
Da questo punto di vista, si è registrato anche un
successo dell’iniziativa.
E’ appena il caso di precisare che i tempi tecnici
occorrenti per la definizione del procedimento non pregiudicano in alcun modo gli
interessati di quelle imprese che avendone presentate le istanze volessero media tempore avviare la realizzazione
del progetto.
Invero, anche al fine di rispondere alle esigenze di
tali imprese è stata prevista la facoltà per le stesse di dar avvio al progetto
nelle more dell’approvazione della graduatoria. Qualora il progetto dovesse
essere finanziato le spese sostenute saranno infatti riconosciute come
rendicontabili dalla data di presentazione della relativa istanza, ai sensi
dell’articolo 18 comma 1, lettera a) dell’avviso. Ciò non di meno, è
intendimento di questo dipartimento profondere il massimo impegno per
assicurare celere riscontro alle imprese calabresi.
Il contenuto della risposta, collega Nucera, come vede,
chiarisce alcuni aspetti che le imprese volevano fossero chiariti, cioè i
ritardi. Chi dovesse aver avviato la realizzazione del progetto potrà,
comunque, ai fini della quantificazione della spesa sostenuta, giustificare
anche le spese del progetto già avviato.
La sua interrogazione, quindi, è riuscita non solo a
sollecitare una risposta. Sono d’accordo con lei che il successo di questo
bando sta anche a significare che chi lo ha redatto, pur con qualche piccola
lacuna come quella da lei evidenziata, ha prodotto già interessi enormi.
Credo, quindi, che non solo lei debba essere
soddisfatto, ma credo che tante e tantissime piccole imprese debbano essere
tranquille perché le loro istanze saranno assolutamente prese in
considerazione.
Prego, onorevole Nucera.
Presidente, mi
conforta che ci sia una sensibilità da parte dell’assessorato. Ovviamente, capisco anche le procedure
piuttosto farraginose da mettere in campo per completare l’opera.
La
risposta è coerente a quanto già il Presidente Scopelliti aveva affermato e agli
impegni che aveva preso, soprattutto con gli operatori di queste piccole e
medie imprese della radio telecomunicazione.
Sono certo che anche l’occasione di oggi dia
l’opportunità a chi di competenza di sollecitare ulteriormente il disbrigo
delle pratiche.
Diciamo che mi ritengo soddisfatto nella misura in cui gli impegni, assunti anche oggi, portino al più presto alla definizione della procedura per la garanzia di queste aziende che molte volte sono costrette a vivere con quel sostegno che le amministrazioni pubbliche riescono a dare a favore della radio-telecomunicazione.
Passiamo, adesso, all’interrogazione a risposta
immediata numero 214 del 13 febbraio 2012, a firma del consigliere Giordano, “In
ordine all'assenza del servizio di pronta reperibilità di Gastroenterologia e
Endoscopia digestiva nell'ASP di Reggio Calabria” di cui do lettura: “Al Presidente della Giunta regionale nella
qualità di commissario ad acta per la sanità. Per sapere – premesso che:
l’Azienda sanitaria territoriale della Provincia di
Reggio Calabria non dispone di servizio di pronta reperibilità di
Gastroenterologia e Endoscopia digestiva la cui competenza riguarda quadri
clinici particolarmente severi come le emorragie digestive, le lesioni da
caustici, le colangiti e le pancreatiti acute, solo per citare i più importanti
e frequenti, che richiedono tempi di intervento ristretti e particolare
competenza;
attualmente i pazienti affetti da queste patologie
digestive vengono inviati, spesso con una tempistica non compatibile con
l’urgenza, all’Unità operativa complessa di Gastroenterologia e Endoscopia
digestiva dell’azienda ospedaliera di Reggio Calabria e qui trattati in regime
di consulenza in quanto la stessa non è dotata di posti letto la cui
attivazione è attesa da oltre 10 anni, invano;
allo stato i tempi di attesa per una visita
gastroenterologica, propedeutica agli esami endoscopici, si aggirano intorno ai
90 giorni, per cui molti pazienti sono costretti a rivolgersi alle strutture
private;
nella provincia di Reggio Calabria esistono solo due
Unità operative complesse di Gastroenterologia e Endoscopia digestiva presso
l’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria e il presidio ospedaliero di Polistena
che, per la mancata attivazione dei posti letto, sono da considerare dei
Servizi -:
se effettivamente le carenze nella erogazione delle
prestazioni sanitarie sono state riscontrate e quali iniziative si intendono
intraprendere per ovviare alle suesposte problematiche che sono causa di
disservizi, migrazione sanitaria e, purtroppo, a volte di malasanità”.
Non c’è l’onorevole Giordano, pertanto l’interrogazione
decade.
(Interruzione)
Onorevole Giordano, prego, non l’avevo vista.
Presidente, questa interrogazione riguarda l’assenza del
servizio di pronta reperibilità alla Gastroenterologia-endoscopia digestiva
all’Asp di Reggio Calabria.
Voglio premettere che questa è l’ennesima interrogazione
che porto all’attenzione del Governo regionale e del commissario Scopelliti che
stamattina non è presente.
Spero che la risposta possa essere esaustiva e dare
qualche tangibile segnale di impegno per una situazione che non è più
sostenibile nella sanità, in tutta la regione ed in particolare in questa
provincia.
Tra l’altro, stamattina, c’è un comitato per l’ospedale
Scillesi d’America e credo che il Consiglio regionale si dovrà occupare presto
di questa questione.
Mi perdonerà il Presidente questa divagazione, ma mi
sembrava opportuno introdurre un pensiero generale, una preoccupazione generale
per quanto riguarda la situazione della sanità in questa provincia.
Puntualmente, con questa interrogazione voglio porre la questione: l’Asp
territoriale di Reggio Calabria non dispone del servizio di pronta
reperibilità, soprattutto in presenza di un crescendo di quadri clinici
particolarmente severi come le emorragie digestive, le lesioni da caustici, le
colangiti e le pancreatiti acute; solo per citarne alcune tra le più importanti
e frequenti che richiedono tempi di interventi ristretti, immediati e con
particolare competenza.
Attualmente, i pazienti affetti da queste patologie
digestive vengono inviati, con una tempistica spesso non compatibile con
l’urgenza, all’Unità operativa complessa di gastroenterologia ed endoscopia
digestiva dell’azienda ospedaliera di Reggio Calabria e qui trattati in regime
di consulenza in quanto la stessa non è dotata di posti letto la cui
attivazione è attesa da oltre 10 anni.
Onorevole Giordano.
Allo stato i tempi di attesa per la visita
gastroenterologica propedeutica agli esami endoscopici si aggira intorno ai 90
giorni per cui, purtroppo, molti pazienti sono costretti a rivolgersi alle
strutture private.
Nella provincia di Reggio Calabria esistono solo due
Unità operative complesse di gastroenterologia digestiva presso l’azienda
ospedaliera di Reggio Calabria e il Presidio ospedaliero di Polistena che per
la mancata attivazione dei posti letto sono da considerare dei servizi e non
delle unità vere e proprie.
Onorevole Giordano, concluda.
Con questa interrogazione vogliamo sapere, a fronte di
queste carenze che abbiamo espresso, quali sono le iniziative che si intendono
intraprendere con urgenza per dare una risposta alla causa di disservizi e di
emigrazione sanitaria e purtroppo anche a casi di malasanità.
Risponde la Vicepresidente della Giunta regionale,
onorevole Stasi.
Per quanto riguarda le
urgenze gastroenterologiche più comuni queste vengono trattate in tutti i
centri, comunemente, di gastroenterologia ed endoscopia digestiva, mentre è
ancora in fase di progettazione la realizzazione del servizio di pronta
reperibilità di gastroenterologia ed
endoscopia proprio dell’Asp di Reggio Calabria. Quindi, questo è vero ma nel
frattempo il servizio non è scoperto.
Intanto, è stato attivato
dal professor Naim - che, tra l’altro, è il dottore che in questo momento
dirige un reparto importante proprio nell’ospedale di Scilla - un corso di aggiornamento
indirizzato a tutti i medici di pronto soccorso di tutta l’Asp di Reggio
Calabria.
Poi, sicuramente, considerando che l’Asp di Scilla da
qui a non molto sarà deospitalizzata, il servizio sarà trasferito all’Asp di
Polistena, quindi al presidio ospedaliero di Polistena, dove è stata già
allocata una unità di gastroenterologia ed
endoscopia digestiva.
Al momento, i casi più gravi
– e sono sicuramente pochi – vengono risolti con urgenza differita e
sono veramente pochissimi i casi di urgenza immediata che, comunque, vengono
gestiti all’interno del presidio ospedaliero.
Ci risulta, in ogni caso, che i tempi di attesa dell’Asp
in generale sono tempi medi accettabili. Per esempio, per Polistena, che è il
centro che in questo momento è stato individuato come centro particolare per la
parte di gastroenterologia, i tempi di attesa
risultano essere di 5-8 giorni massimo.
Dunque, non sembra che ci
sia una grande lista di attesa. Ovviamente sappiamo anche bene che spesso i
pazienti vogliono essere curati nei grandi e non nei piccoli centri, ma anche
su questo dovremmo un po’ lavorare in sinergia perché in ogni caso ogni centro
sia specializzato ed abbia la competenza e la capacità di attrarre e mantenere
i pazienti senza doverli disperdere all’interno di altre Asp o all’interno di
presidi più grandi, contro i presidi più piccoli che possono comunque
funzionare e funzionare bene.
Prego, onorevole Giordano,
ha facoltà di rispondere.
Purtroppo mi devo dichiarare totalmente insoddisfatto perché viene
ammessa la mancanza del servizio di pronta reperibilità e viene indicato nella
risposta un generico stadio di progettazione che però non ci lascia nessuna
certezza in ordine a quando possa essere istituita la pronta reperibilità.
Ho detto nella interrogazione le motivazioni per le
quali siamo fortemente preoccupati. Né tanto meno, atteso che siano quelli i
tempi di attesa per Polistena, ci risulta che i tempi di attesa per l’azienda
ospedaliera sono prossimi ai 90 giorni; l’ospedale di Polistena non può
trattare o assorbire l’intera provincia.
Tra l’altro, un altro elemento di preoccupazione che
voglio sottolineare riguarda l’espresso riferimento alla deospedalizzazione di Scilla
– contenuto nella risposta del Vicepresidente - senza che vi sia il tentativo
di un ragionamento che tenga conto di una valutazione oggettiva dello stesso
ospedale in cui le problematiche di gastroenterologia
sono solo una delle tante. Non è più sufficiente l’ospedale di Reggio Calabria
ad abbracciare un bacino di utenza che vede oltre 250 mila persone in un raggio
di 30-40 chilometri.
Queste sono le motivazioni
per cui nello specifico non solo mi dichiaro insoddisfatto, ma rilevo che
evidentemente il governo regionale non ha ancora individuato un percorso per
risolvere un problema.
Onorevole Giordano, ha un
solo minuto, ma siamo già a due. Si avvii alla conclusione.
Concludo dichiarandomi
insoddisfatto e ritengo che su questi argomenti saremo costretti, a breve, a
ritornare, perché la situazione è molto, molto grave.
Do lettura dell’interrogazione a risposta immediata numero 215 del 20 febbraio 2012, a firma dei consiglieri Guccione, Talarico D., Aiello F. ,“Sulla chiusura di 23 minisportelli Ubi-Carime di cui 11 in Calabria”: “Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
in data 4 gennaio 2012 il
gruppo UIB-Carime ha reso noto, attraverso la presentazione del proprio Piano
Industriale, gli interventi che intende attuare sulla propria rete commerciale
a partire dalla fine del mese di febbraio;
tali interventi prevedono la
chiusura di 23 minisportelli di cui 11 ubicati in Calabria ed in particolare
nella provincia di Cosenza;
tra gli sportelli interessati
alla chiusura sono previsti quelli dei comuni di Grimaldi, Rocca Imperiale
Marina, Cutro, Francavilla Marittima, Carolei, Squillace, Gioiosa Ionica,
Delianova, Briatico, Bovalino, Molochio dove la Carime opera da tempo;
nel Comune di Grimaldi, in
particolare, la filiale Ubi-Carime opera da circa 72 anni e l’immobile in cui è
ubicato è di proprietà della stessa banca;
tale filiale svolge anche
servizio di tesoreria per lo stesso comune di Grimaldi e per i comuni viciniori
di Belsito, Malito e Altilia;
la massa dei depositi e degli
investimenti è sempre stata attiva;
questa decisione costringerà
l’utenza zonale a rivolgersi allo sportello di Rogliano, creando pesanti ed
evidenti disagi alla clientela nonché ulteriori costi aggiuntivi per imprese e
famiglie in tempi non facili a causa della perdurante crisi economica in atto;
lo stato di progressivo
depauperamento dei servizi in un’area già fortemente penalizzata come quella
del Savuto incide pesantemente anche sulla qualità della vita dei residenti di
tale area;
lo sproporzionato numero di
chiusure di sportelli in provincia di Cosenza e in Calabria e la successiva
trasformazione di alcuni di essi in mini sportelli non appare in alcun modo
giustificabile poiché la stessa Ubi-Banca non ha fornito, finora, a
giustificazione ed a sostegno di tale decisione, nessun dato riguardante
l’operatività delle filiali e la loro redditività;
ciò avviene in un quadro in
cui in Calabria il costo del denaro è il più alto d’Italia e che, nel corso del
2011, la nostra è stata la regione in cui si è registrato il calo più sensibile
della concessione di crediti alle imprese;
tale manovra si
appaleserebbe, quindi, come un chiaro segnale di marginalizzazione e di
ridimensionamento della presenza di Ubi nel Mezzogiorno e come un vero e
proprio atto di disimpegno nei confronti del territorio calabrese dimenticando
di aver ereditato la grande storia della Cassa di Risparmio che per decenni ha
operato con grandi successi nella nostra regione -:
quali iniziative urgenti ed
improcrastinabili si intendono assumere nei confronti del gruppo Ubi-Carime per
scongiurare l’attivazione in Calabria di un piano industriale discriminatorio,
iniquo e dannoso, che andrebbe solo ad impoverire e marginalizzare
ulteriormente un tessuto economico regionale già fortemente indebolito e
penalizzato dalle “rapine” e dagli “scippi” continui dell’ex Governo
Berlusconi-Tremonti”.
Prego, onorevole Guccione, ha
facoltà di illustrarla.
Presidente, l’Ubi-Carime ha
provveduto nei mesi passati alla chiusura di 11 sportelli bancari in alcuni
comuni della regione Calabria. Per la sua storia, perché sappiamo tutti da dove
arriva l’Ubi-Carime, dal radicamento delle banche che hanno poi formato
l’Ubi-Carime, ritengo che sia un fatto grave abbandonare i comuni calabresi.
Grave perché priva alcuni comuni dei servizi essenziali per i cittadini, per
l’economia, per gli imprenditori.
Ritengo che la Regione su
questo debba far sentire la propria voce; le banche non possono solo
raccogliere i risparmi dei calabresi ma devono stare sul territorio, investire
anche con un costo del denaro adeguato a quello dell’Europa.
La parola, per la risposta,
all’assessore alle attività produttive, onorevole Caridi.
Accogliamo la richiesta fatta.
Proprio la settimana scorsa abbiamo tenuto una riunione con l’Abi regionale in
cui si è parlato di accesso al credito ed è stato istituito anche un tavolo
trimestrale per l’accesso al credito.
Al prossimo incontro, che
faremo a breve, avremo l’occasione di coinvolgere l’Abi regionale ed incontrare
l’amministratore delegato per discutere insieme del problema; la terremo al
corrente delle procedure che vorremo attivare.
Prego, onorevole Guccione.
Mi ritengo soddisfatto per il
percorso che l’assessore Caridi ha espresso formalmente qui in Consiglio
regionale. Ci terremo in contatto anche per verificare i risvolti e quello che
accadrà in questi incontri. Grazie.
Si passa all’interrogazione a risposta immediata numero 219 del 24 febbraio 2012, a firma del consigliere Chiappetta, “Sulla riorganizzazione della rete scolastica al Comune di Luzzi (CS)” di cui do lettura: “Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alla cultura e istruzione. Per sapere – premesso che:
è stato di recente
approvato, con delibera della Giunta regionale, il Piano di riorganizzazione
della rete scolastica della Calabria;
il suddetto Piano è stato elaborato sulla scorta dei
Piani predisposti dalle province calabresi e redatti, a loro volta, in
osservanza delle Linee guida per la programmazione della rete scolastica e dell’offerta
formativa, approvate dal Consiglio regionale in data 4 agosto 2011;
la provincia di Cosenza nel Piano di rideterminazione
degli ambiti scolastici di competenza ha previsto, nel comune di Luzzi (Cs), la
disarticolazione dell’Istituto Omnicomprensivo (costituito con decreto del Miur
nell’anno scolastico 2009-2010) aggregante la Scuola Secondaria di primo grado,
il Liceo Classico ed il Liceo Artistico con indirizzo design (con un numero
complessivo di 491 alunni), facendone venir meno l’autonomia;
nel territorio di Luzzi (rientrante ex lege nell’elenco dei “comuni montani” della provincia di
Cosenza) oltre l’istituto dianzi indicato, risultava operante la Direzione
didattica comprendente la Scuola dell’infanzia e la Scuola primaria (con un
numero complessivo di 691 alunni) entrambi istituito con delibera di G.R. n. 11
del 19.01.2009 e con Decreto dell’Ufficio scolastico regionale n. 903/P del
21.01.2009;
il Piano di riorganizzazione della rete scolastica
approvato dalla provincia di Cosenza ha previsto nel comune di Luzzi il
mantenimento di un unico polo (Scuola primaria e media);
tanto è stato previsto e predisposto nonostante i
numerosi interventi “ad opponendum”
della collettività e delle varie compagini politiche e nonostante i
provvedimenti del comune e del commissario prefettizio, interventi tutti tesi
alla salvaguardia in loco di un
Istituto Omnicomprensivo, dalla Scuola primaria alla Scuola superiore, che
continuasse a garantire la varietà e la specificità dell’offerta formativa nel
territorio ed effettuati per tutelare la sopravvivenza dell’Istituto
Omnicomprensivo “potenziandolo” mediante l’aggregazione ad esso del primo polo
(ossia della Scuola primaria);
i criteri per l’organizzazione della rete scolastica
regionale sono definiti nelle linee guida approvate con deliberazione del
Consiglio regionale n. 48 del 4.8.2011 (che tengono conto dei parametri del Dpr
n. 233/1998);
tali indirizzi sembrerebbero disattesi nel Piano della
provincia di Cosenza in quanto l’Istituto Omnicomprensivo superiore
preesistente nel comune di Luzzi è stato soppresso con la seguente
disarticolazione: la scuola secondaria di primo grado è stata aggregata alla
Direzione didattica di Luzzi; il Liceo Classico è stato aggregato all’Istituto
di secondo grado di Bisignano, il Liceo artistico all’Istituto agrario di
Cosenza;
sembrerebbe, pertanto, disatteso quanto determinato
nella citata delibera del Consiglio regionale n. 48/2011 al paragrafo relativo
ai “parametri e criteri” dove alla lettera m) viene affermato che <è preclusa
la verticalizzazione dei nuovi istituti> confermando quindi, implicitamente,
la verticalizzazione già esistente quale quella riscontrabile nell’istituto
omnicomprensivo di Luzzi, ora soppresso;
altresì, sempre nel paragrafo dianzi richiamato, alla
lettera l) viene affermato che <l’unificazione degli istituti di secondo
grado, si realizza prioritariamente tra istituti della medesima tipologia>;
tale indirizzo non trova riscontro nel caso
dell’Istituto omnicomprensivo di secondo grado di Luzzi in quanto il Liceo
artistico che ne faceva parte, unitamente al Liceo classico, è stato aggregato
all’Istituto tecnico agrario di Cosenza -:
se verificata la rispondenza di quanto richiamato in
premessa nell’esercizio dei propri poteri di controllo, ritengano possibile
assumere idonei provvedimenti per rivedere le determinazioni della Giunta
regionale riguardante la riorganizzazione delle scuole del comune di Luzzi,
ripristinando la preesistente configurazione con due istituti: uno comprensivo
(Scuola primaria) e uno omnicomprensivo (Scuola media e Liceo classico e Liceo
artistico), oppure prevedendo un unico istituto omnicomprensivo con tutti gli
istituti scolastici ivi esistenti, rimuovendo in tal modo l’evidente disparità
di trattamento e salvaguardando il rispetto degli atti di indirizzo della
Regione e il diritto allo studio degli studenti.”
Prego, onorevole Chiappetta, ha facoltà di illustrare
l’interrogazione.
Grazie, Presidente. Cercherò di stare nei tempi anche perché si esprime compiutamente una considerazione relativamente alla interrogazione che ho presentato nei giorni scorsi a proposito della riorganizzazione della rete scolastica relativa al comune di Luzzi.
La vicenda, assessore Caligiuri, per come lei sa, per averne preventivamente discusso anche in sede di approvazione da parte della Giunta del Piano di dimensionamento provinciale, è riassumibile in qualche brevissima considerazione.
Il Piano di dimensionamento, approvato dalla Giunta regionale sulla scorta dei singoli piani
redatti dalle singole province e quindi anche dalla provincia di Cosenza in particolare, ha stabilito la disarticolazione
dell’istituto omnicomprensivo di Luzzi aggregando, in particolare, la scuola
secondaria di primo grado, il liceo classico ed il liceo artistico, facendone, conseguentemente, venir meno l’autonomia.
Nel
comune di Luzzi, ancora prima dell’assunzione di questa determina da parte del
Consiglio provinciale di Cosenza, risultava operante anche una direzione
didattica che comprendeva la scuola dell’infanzia e la scuola primaria.
Il
Piano di riorganizzazione della rete scolastica, invece, caro assessore, approvato
dalla provincia di Cosenza, invece di potenziare l’istituto omnicomprensivo già
esistente, quindi con l’aggregazione della scuola primaria, di fatto ne ha
determinato la soppressione con la seguente disarticolazione.
La scuola secondaria di primo grado è stata aggregata
alla direzione didattica di Luzzi; il liceo classico è stato aggregato
all’istituto di secondo grado di Bisignano, ed il liceo artistico all’istituto
agrario di Cosenza.
Assessore, queste cose ho avuto anche modo di
evidenziarle per iscritto nel contesto dei contenuti della interrogazione che
ho presentato sia al Presidente che a lei.
Credo che questo sia stato fatto non in aderenza
rispetto a quelle che sono state, a suo tempo, le linee guida del
dimensionamento scolastico, approvate nell’agosto del 2011. Tanto è vero che
non solo si è verificata la soppressione di un istituto onnicomprensivo, così
come già esisteva, ma addirittura credo sia stata assunta una decisione che non
ha tenuto conto neanche delle particolari caratteristiche degli istituti che in
questo modo sono stati soppressi.
Le dico questo, assessore, in considerazione anche degli
sforzi che si stanno facendo in relazione alla scuola di qualità, rispetto alla
cui necessità sono convinto che la maggioranza non possa non esser d’accordo,
atteso che dovrebbe essere considerata una fucina rispetto anche alla
formazione delle intelligenze e dei cervelli del futuro. Credo, quindi, che
questo percorso, così strutturato in maniera maldestra dalla provincia di
Cosenza, rispetto alla specificità di questo territorio, debba essere
opportunamente emendato e corretto, al fine di impedire che possano esserci anomalie
e disfunzioni nella politica che lei faticosamente sta perseguendo nell’ambito
di una scuola di qualità e di una scuola di eccellenza calabrese.
Ecco perché auspico che possa esserci un suo intervento
finalizzato a ripristinare lo status quo.
Grazie onorevole Chiappetta.
Risponde l’assessore alla pubblica istruzione, onorevole Caligiuri.
Premesso che le azioni di dimensionamento all’interno
della nostra regione, dove sono state soppresse 99
autonomie, sono state elaborate e complesse perché
abbiamo dovuto accelerare in pochi anni quello che nel resto d’Italia era stato
realizzato in un arco temporale più vasto, considerato pure che, per quanto
esposto in maniera puntuale dall’onorevole Chiappetta,
qualora gli interventi da lui esposti avessero presentato criticità o
difformità alla normativa sarebbero stati oggetto di rilievi da parte della
Regione nei termini stabiliti dall’articolo 139 della legge regionale 34/2002, prendo atto delle considerazioni
aggiuntive che ha evidenziato l’onorevole Chiappetta e mi riservo di
verificarle.
Una volta constatate nella
rispondenza procederemo, di conseguenza, di intesa con la provincia di Cosenza
e l’ufficio scolastico regionale della Calabria, che in materia sono
responsabili insieme alla Regione, al fine di assumere le decisioni più
opportune per garantire una scuola di qualità.
Prego, onorevole Chiappetta, ha facoltà di rispondere.
Presidente, grazie.
Ho preso atto con compiacimento delle considerazioni espresse dall’assessore. Non avevo alcun dubbio circa la correttezza
comportamentale ed istituzionale del predetto professor Caligiuri. Ad abundantiam, naturalmente, mi ritengo
soddisfatto delle considerazioni espresse dall’assessore e, anche per dare,
assessore, la possibilità ai suoi uffici di verificare la rispondenza rispetto
a quelle che sono state le considerazioni da me esplicitate nella
interrogazione, vorrei darle un ulteriore elemento di valutazione laddove in
altri territori, in particolare nel territorio della provincia di Vibo, analoghe situazioni sono state giustamente
riconsiderate sulla base di una non applicabilità di quelli che erano stati
dettati dalla famosa delibera del 4 agosto 2011 e sono state rimodulate e
riportate allo status quo.
Ecco perché, assessore, ringraziandola per quelle
che sono le considerazioni che sono certo dedicherà a questo problema portato
alla sua attenzione, vorrei solo ricordarle e rammentarle di far verificare
questa particolare situazione che si è verificata in un altro contesto che, per
stretta analogia, può essere riportato e ripreso per quanto riguarda il
dimensionamento della provincia di Cosenza.
Si passa all’interrogazione a risposta
immediata numero 220 del 27 febbraio 2012, a firma del consigliere Censore, “Sul
completamento delle procedure di gara per la costruzione dei nuovi ospedali
della Calabria e l'attuazione dell'APQ in materia di implementazione tecnologica
e ristrutturazione sanitaria” di cui do lettura “Al Presidente del Consiglio regionale. Per sapere – premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in
data 11 dicembre 2007 è stato dichiarato lo stato d’emergenza socio-sanitario
nella Regione Calabria;
in data 13 dicembre 2007 è stato stipulato l’accordo di
programma integrativo tra lo Stato e la Regione Calabria per la realizzazione
dei quattro nuovi ospedali di Catanzaro, della Piana di Gioia Tauro, della
Sibaritide e di Vibo Valentia;
con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri
n. 3635 del 21 dicembre 2007 è stato nominato il Commissario per la gestione
dell’emergenza sanitaria in Calabria;
il decreto “milleproroghe” del 29 dicembre 2010, n. 225,
convertito in Legge n. 10 del 26 febbraio 2011, ha modificato le procedure
necessarie per la nomina dell’istituto del Commissario per l’emergenza
sanitaria, prevedendo la concertazione tra il Ministero dell’economia e la
Presidenza del Consiglio dei Ministri, dipartimento della protezione civile;
la nomina del Commissario ad acta per l’emergenza sanitaria in Calabria è scaduta il 31
dicembre 2011;
la procedura istruttoria per il rinnovo della nomina del
Commissario ad acta andava avviata in
tempo utile onde impedire il blocco delle procedure di gara necessarie alla
costruzione dei nuovi ospedali calabresi e consentire l’attuazione degli
accordi previsti nell’Apq in materia di implementazione tecnologica e
ristrutturazione sanitaria delle aziende ospedaliere calabresi;
la procedura di gara per la costruzione dei nuovi
ospedali della Calabria è stata completata con l’offerta delle imprese scaduta
il 20 gennaio 2012;
da quella data tutte le procedure di verifica sono
sospese a causa della vacatio delle
funzioni del Commissario ad acta -:
quali iniziative abbia assunto o intenda assumere il
Commissario ad acta per l’emergenza
sanitaria per accelerare le procedure del rinnovo della propria nomina onde
favorire la fase istruttoria delle gare per la costruzione dei nuovi ospedali
della Calabria e l’attuazione dell’Apq in materia di implementazione
tecnologica e ristrutturazione sanitaria”.
Prego, onorevole Censore, ha facoltà di illustrare
l’interrogazione.
Grazie, Presidente. E’ da un po’ di tempo che abbiamo presentato questa interrogazione. Non sappiamo se rispetto alla data di presentazione siano intervenute cose nuove che chiaramente andrebbero nella direzione da noi auspicata.
La questione che mi preme sottolineare è che, a 4 anni di distanza dalla sottoscrizione dell’Apq che riguarda la costruzione di questi quattro nosocomi e dell’assunzione da parte della Regione di un cospicuo mutuo per il quale già paghiamo le rate di ammortamento, ancora la procedura relativa alla costruzione dei quattro ospedali sembra un po’ incagliata nei meandri della burocrazia.
Perché dico questo? Perché ci sono delle perplessità. Non so se sia stata
prorogata la nomina del Commissario Scopelliti che, oltre ad essere
Commissario per la sanità, è anche Commissario per l’emergenza sanitaria.
Questi ospedali vanno costruiti con una ordinanza di protezione civile.
Poiché questa nomina è scaduta il 31 dicembre scorso ed
è prevista una procedura particolare, non come la volta precedente, che
richiede l’intesa con il Ministero dello sviluppo economico e il Consiglio dei
Ministri, come stabilito nel decreto mille proroghe del 2010, in mancanza di
nomina, praticamente, ci troviamo di fronte ad una vacatio istituzionale che rallenterebbe le procedure di gara
perché, come sappiamo, per due dei quattro ospedali sono state presentate le
offerte da parte delle imprese.
Per quanto di mia conoscenza non si sono potute creare
le Commissioni perché il Presidente Scopelliti nella sua veste di Commissario
non ha i poteri per farlo. Rispetto a questo siamo preoccupati e vogliamo
sapere se il Governatore si è attivato; inoltre, c’è una questione collaterale
che è relativa all’Apq in materia di implementazione tecnologica e
ristrutturazione sanitaria che riguarderebbe altre aziende sanitarie.
Onorevole Censore, la prego di attenersi ai tempi
previsti dal Regolamento.
Chiedo lumi rispetto a questa questione perché ciò rischierebbe di ritardare l’avvio della
nuova fase sanitaria che i cittadini aspettano per
avere una sanità di qualità migliore e più sicura per la nostra Calabria.
Grazie.
Risponde all’interrogazione
la Vicepresidente, onorevole Stasi.
La procedura dei quattro ospedali, che abbiamo seguito
tutti e che stiamo continuando a seguire, finalmente va ormai speditamente, se
non per questo breve intermezzo che riguarda la riconferma della nomina del Commissario per l’emergenza.
Ovviamente, non solo sono state attivate tutte le procedure,
ma voglio specificare che già il 12 settembre 2011, cioè quasi quattro mesi
prima della scadenza, la Regione Calabria attraverso il dipartimento protezione civile si era fatta
carico di fare richiesta al dipartimento per la proroga fino al 31 dicembre
2012.
Ci fu una riunione del Commissario Scopelliti insieme al
capo della protezione civile, Gabrielli, a novembre 2011 e, comunque,
continuano le interrogazioni perché in effetti, come diceva l’onorevole
Censore, la procedura oggi giustamente è più complicata e più complessa ma
siamo ormai ad una fase definitiva in cui ad una serie di interrogazioni
scritte sono state date risposte.
In questo momento si è in attesa che la Ragioneria
generale valuti le informazioni trasmesse ai fini della bollinatura
dell’ordinanza e della successiva firma del Presidente del Consiglio, Mario
Monti.
Dunque, questa ordinanza dovrebbe essere licenziata a
breve, già nel mese di marzo.
Prego, onorevole Censore, ha facoltà di rispondere.
Sono soddisfatto, speriamo che gli organi competenti
approvino questa nomina al più presto nel nostro interesse
e di tutti i cittadini calabresi. Grazie.
Passiamo all’interrogazione a risposta immediata numero 221 del 29 febbraio 2012, a firma del consigliere Guccione, “Sull'inutilizzazione dei due locali destinati ad OBI (Osservazione Breve Intensiva) del Pronto Soccorso dell'Ospedale Spoke di Castrovillari” di cui do lettura: “Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
il Pronto soccorso dell’ospedale Spoke di Castrovillari risulta essere sottodimensionato rispetto a
quanto previsto dall’allegato n. 2 “Riordino della rete emergenza-urgenza” del
decreto n. 18 del 2010;
questo Pronto soccorso è
sprovvisto di letti per la terapia sub-intensiva previsti dallo stesso decreto
mentre è provvisto di n. 2 locali destinati attrezzati, destinati ad Obi
(Osservazione breve intensiva) che restano misteriosamente e perennemente chiusi
a chiave e, quindi, non utilizzati prefigurando un vero e proprio caso di
malasanità, poiché i pazienti sono costretti ad utilizzare barelle e
carrozzelle per l’osservazione medica;
sono state investite notevoli risorse finanziarie per
dotare il Pronto soccorso di Castrovillari di due sale Obi (Osservazione breve
intensiva) -:
quali iniziative urgenti si intendono adottare per porre
rimedio ad un così evidente spreco di risorse pubbliche che costringono i
pazienti del Pronto soccorso della città del Pollino a subire situazioni di
grande disagio e ad ottenere l’erogazione di servizi sanitari assolutamente
inadeguati”.
Prego, onorevole Guccione, ha facoltà di illustrare
l’interrogazione.
Presidente, all’ospedale Spoke di Castrovillari, accanto
al Pronto soccorso, vi è una struttura di due locali destinati all’osservazione
breve ed intensiva di supporto al Pronto soccorso. Due locali super
tecnologici, nel senso che sono dotati della migliore strumentazione, sono
chiusi.
Quando ho avuto modo di visitarli mi è stato chiesto che
erano chiusi da sempre per mancanza di personale perché non potevano essere
utilizzati a supporto del Pronto soccorso e le persone erano costrette a stare
o in barella o in lettiga.
Ho rivolto l’interrogazione al Presidente della Giunta
regionale per sapere quali sono le iniziative che si intendono attivare
affinché questo spreco di risorse che sono state investite per la realizzazione
di queste due strutture Obi, a supporto del Pronto soccorso di Castrovillari,
vengano aperte.
Risponde all’interrogazione la Vicepresidente, onorevole
Stasi.
Si conferma - così come ci scrive il direttore generale
dell’Asp di Cosenza, dottor Scarpelli – che ci sono due ambienti da destinarsi
ad Obi già attrezzati e che al momento sono chiusi.
Confermiamo che la motivazione è “carenza di personale”
perché in questo momento il Pronto soccorso di Castrovillari è dotato di sei
medici, un medico responsabile, un coordinatore, 11 infermieri e 6 Oss
(operatori socio sanitari).
Dunque, decisamente, una dotazione che non consente
l’apertura del nuovo servizio perché è stato già attivato di recente ed
implementato il servizio di Triage
che sappiamo bene essere un servizio decisamente indispensabile.
Questo non vuol dire che ci siano degli sprechi perché,
nel frattempo, proprio la dotazione di letti di cui è dotato questo Obi viene
utilizzata in maniera flessibile per i reparti che, di volta in volta, sono
oberati.
Per quanto riguarda il personale, invece, ormai siamo
arrivati al momento dell’utilizzazione vera e, quindi, nell’ottica della
ristrutturazione del personale e della mobilità di personale da reparti a
reparti, ma anche da strutture all’interno della stessa Asp o dall’esterno e
sarà possibile in breve tempo reperire nuovo personale affinché questo
servizio, che in effetti risulta essere già pronto e disponibile, possa essere
immediatamente attivato.
Prego, onorevole Guccione, ha facoltà di rispondere.
Al Pronto soccorso di Castrovillari per oltre 70 accessi
al giorno sono disponibili un medico, 3 infermieri e un portantino. Molte volte
la guardia giurata, che dovrebbe esclusivamente vigilare, è costretta a dare
una mano al Triage e decidere quali
sono i codici da assegnare al personale che arriva.
Da questo punto di vista – e parliamo di ospedale Spoke
- la gravità sta nella mancata erogazione in quella struttura, in quel Pronto
soccorso, di un servizio adeguato al rango di Spoke di quell’ospedale. A
maggior ragione, aver investito in passato nella realizzazione di due locali
idonei, dotandoli di tutta la strumentazione affinché si possa dire che lì c’è
l’Osservazione breve intensiva ritengo che, da questo punto di vista, sia lo
specchio della situazione della sanità calabrese. Non si utilizza quello che
c’è di innovativo e si è costretti a tenere i cittadini che arrivano dai pronto
soccorso, cominciando da quello di Castrovillari, a vivere in veri e propri
accampamenti.
Mi ritengo, quindi, parzialmente soddisfatto rispetto all’impegno
che ha preso la Vicepresidente per cercare di risolvere questo problema e
vedere come, nella riorganizzazione e anche nella dislocazione del personale,
Castrovillari possa avere un Pronto soccorso degno di questo nome.
Passiamo all’interrogazione a risposta immediata numero
222 del 9 febbraio 2012, a firma dei consiglieri Censore, De Gaetano,
Mirabelli, Talarico D., “Sul recesso della Regione Calabria dal Consorzio Piana
Sicura” di cui do lettura: “Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con Dgr n. 673/2006, la Regione Calabria ha aderito al
Consorzio Piano Sicura con sede legale presso la Prefettura di Reggio Calabria
e sede operativa presso il Comune di Rosarno;
gli scopi istituzionali del Consorzio sono diretti
all’attuazione di una serie di iniziative volte all’affermazione della legalità
e della sicurezza nell’ambito dei comuni della Piana di Gioia Tauro;
tra i compiti del Consorzio rientra la gestione del
servizio di videosorveglianza per i comuni dell’area portuale di Gioia Tauro,
Rosarno e San Ferdinando;
con Dgr del 17 giugno 2011, n. 274, la Regione Calabria
ha manifestato il diritto di recesso dal Consorzio Piana Sicura;
la gravità della situazione in cui versa la Calabria, a
seguito della preoccupante pervasività della criminalità organizzata, impone il
potenziamento di azioni tendenti al recupero della legalità ed alla creazione
di una nuova coscienza collettiva sostenuta da iniziative come quelle messe in
campo dal Consorzio Piana Sicura;
la presenza della criminalità organizzata nella vita
quotidiana dei cittadini calabresi costituisce un grave pregiudizio per le
opportunità di sviluppo e di crescita del territorio con pesanti ricadute
negative sulla capacità di attrazione di nuovi investimenti -:
quali siano le ragioni che hanno indotto la Regione Calabria,
in qualità di socio di maggioranza, a recedere dal Consorzio Piana Sicura e se
non sia opportuno trovare forme alternative e meno esose per le casse regionali
per mantenere in funzione il servizio di videosorveglianza nei comuni di Gioia
Tauro, Rosarno e San Ferdinando.”
Prego, onorevole Censore, ha facoltà di illustrare
l’interrogazione.
Grazie, Presidente. Dopo che c’è stata l’audizione in Commissione del generale Pellegrini, già Presidente di un consorzio cui faceva capo la Regione come socio di maggioranza, a me e ai colleghi presenti in Aula sono sorti dei dubbi. Abbiamo quindi rivolto questa interrogazione per sapere quali sono i motivi che hanno indotto la Regione ad uscire dal Consorzio.
Riteniamo molto importante che in quel territorio, che
è di frontiera dal punto di vista della pervasività della criminalità, sia
mantenuto il controllo ed il monitoraggio.
Vogliamo avanzare qualche proposta; ci sono già dei
comuni che sono interessati a mantenere in vita questo servizio, per rendere
meno esoso l’esborso da parte della Regione; già i comuni contribuiscono con
una quota a loro carico e quindi sarebbe il caso di integrare questa quota per
far sì che il servizio funzioni qualora la gestione del consorzio non sia
utile.
Quindi, riteniamo che sia giusto porre in essere azioni
tendenti al mantenimento di questo servizio. Grazie.
Risponde la Vicepresidente, onorevole Stasi.
Tra gli scopi istituzionali del Consorzio vi è quello di contribuire allo sviluppo della sicurezza dei territori dei comuni partecipanti. Nello Statuto del Consorzio, tra le finalità dello stesso, è prevista la promozione della qualificazione dei territori, l’avvio di iniziative per accrescere la cultura imprenditoriale con appropriate iniziative, la creazione di aree attrezzate recuperando anche quelle confiscate alla criminalità organizzata.
Tutta una serie di cose che ovviamente possono anche non rientrare in quelle necessarie per la Regione, soprattutto in considerazione della norma nazionale, la legge n. 224 del 2007, poi recepita dal Consiglio regionale con la legge regionale numero 15 del 2008 che obbliga, in qualche modo, la Giunta regionale a dismettere le partecipazioni anche indirette in società e consorzi non strettamente necessarie per il conseguimento delle proprie finalità.
Sicuramente, le attività del consorzio sopra citate, così come vengono lette, non sono strettamente necessarie per le finalità istituzionali della Regione.
Però, ovviamente,
proprio in merito al servizio di videosorveglianza, così come sottolineato dall’onorevole Censore e così
come anche discusso più volte all’interno del dipartimento Presidenza, di cui si
riconosce l’importanza, in ogni caso non sussiste, a carico dei fondi
regionali, uno specifico stanziamento che consente di far fronte a questa
necessità.
In ogni caso, già con diverse interlocuzioni – ma lo
voglio ribadire qui proprio oggi – il dipartimento della Presidenza si era riservato
di accogliere eventuali proposte progettuali che venissero dal consorzio, in
modo da dare concreta attuazione a quello che i comuni avevano presentato.
Ben vengano i progetti per valutare e per verificare
effettivamente quale potrebbe essere il percorso per perseguirli e per far in
modo che possano essere attivati anche al di fuori dei Pisl legalità e
sicurezza che pare che, comunque, possano rientrare in quel capitolo specifico.
Il dipartimento Presidenza, però, aveva già dato la disponibilità
a verificare i progetti ed a capire se possono esserci percorsi alternativi da
seguire.
Prego, onorevole Censore, ha facoltà di replicare.
Vicepresidente, non mi ritengo soddisfatto. Nella
conclusione del mio breve discorso ho evidenziato che c’è la disponibilità da parte dei comuni a
gestire direttamente questo servizio. Aspettare i progetti da parte del
Consorzio e la loro valutazione, rappresenterebbe per il Consorzio stesso una
spada di Damocle, attese, come lei diceva, le sue funzioni esorbitanti che
vanno oltre la videosorveglianza.
Mi pare che ci debba essere, da parte della Giunta e del Presidente Scopelliti, una chiara indicazione se questo servizio di sorveglianza si vuole o no mantenere. Alla luce di quello che lei ha detto mi pare ci sia molta approssimazione e l’assenza di una chiara volontà rispetto ad un fermo contrasto alle mafie. Grazie.
Si passa all’interrogazione a risposta immediata
numero 224 del 08 marzo 2012, a firma del consigliere Scalzo, “In ordine alla
funzione di SPOKE per l'Ospedale di Lamezia Terme, alla programmazione
ospedaliera per l'intera provincia di Catanzaro e all'istituzione del Trauma
Center a Lamezia Terme” di cui do lettura: “Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
il decreto numero 106 del 20 ottobre 2011 “Riordino rete ospedaliera ex Dpgr 18 del 22 ottobre 2010” nel confermare per l’ospedale di Lamezia Terme la funzione di Spoke, assegna un numero di posti letto pari a 225 con le seguenti specialità: cardiologia con Utic, chirurgia generale, malattie infettive, medicina generale, ortopedia e traumatologia, ostetricia e ginecologia, pediatria, psichiatria, urologia, terapia intensiva, neonatologia con Tin, oncologia, pneumologia;
questi reparti sono già presenti nei presidi
ospedalieri, pubblici e privati della città di Catanzaro ove è concentrata la maggior parte dei posti
letto assegnati all’intero territorio provinciale (il 4,6 per mille abitanti);
la
distanza intercorrente tra la città di Catanzaro e quella di Lamezia Terme è
pari a circa 35 km e il tempo di percorrenza è pari a circa 30 minuti;
il
decreto 106 del 20 ottobre 2011 rinvia ad una programmazione complessiva i posti
letto delle strutture pubbliche della città di Catanzaro: Ospedale
Pugliese-Ciaccio, Policlinico Mater Domini, Fondazione Campanella con il fine
di: “a) non avere duplicazioni di unità operative; b) ottimizzare
l’utilizzazione dei posti letto anche per l’attività didattica; c) assicurare
maggiore efficienza economica con la centralizzazione in un unico presidio
delle cure delle patologie oncologiche, quale centro di riferimento regionale”;
l’ospedale di Lamezia Terme: a) ha tutte le
caratteristiche di adeguatezza per essere integrato in questa prossima
programmazione in maniera da svolgere una funzione regionale specifica; b) gode
di una favorevole collocazione territoriale baricentrica che lo rende
facilmente raggiungibile in tempi brevi da tutte le zone della regione; c) la
programmazione complessiva nelle strutture catanzaresi renderà disponibili le
specialità oggi mancanti nell’ospedale di Lamezia Terme per attivare il Polo
traumatologico regionale;
il decreto 106 del 20 ottobre 2011 rinvia ad una futura
collocazione regionale il Centro grandi ustioni, l’Unità spinale ed il Trauma
center che sono tutte attività previste nel Polo traumatologico regionale ,
allocato secondo i precedenti Piani sanitari regionali nell’ospedale di Lamezia
Terme -:
le motivazioni secondo cui non si dispone una programmazione
ospedaliera per l’intera provincia di Catanzaro essendo comune la necessità di
non avere duplicazioni e di ottimizzare le risorse a favore dell’intero
territorio della provincia che ha il più elevato indice di aggiudicazione dei
fondi per la sanità regionale, al fine di prevedere al Polo ospedaliero
Catanzaro-Lamezia Terme la funzione congiunta di ospedale Hub;
se è intenzione dell’attuale governo regionale in tale
contesto di allocare il Trauma center, già previsto dai due precedenti Piani
sanitari regionali, presso l’ospedale di Lamezia Terme”.
L’onorevole Scalzo ha facoltà di illustrare
l’interrogazione.
Grazie, Presidente.
Le motivazioni sottese alla presentazione di questa interrogazione sono,
appunto, la funzione dell’ospedale di Lamezia Terme,
la programmazione
ospedaliera nella provincia di Catanzaro e l’istituzione del Trauma Center.
Nel riordino della rete ospedaliera, l’ospedale di
Lamezia Terme è classificato come ospedale Spoke con tutte le specialità ivi
previste e che non elenco per un fatto di tempo.
C’è da mettere in evidenza che questi reparti sono
presenti nei presidi ospedalieri pubblici e privati nella città di Catanzaro
dove è allocata la maggior parte dei posti letto assegnati nella provincia
stessa.
C’è un dato importante: tra la città di Catanzaro e
quella di Lamezia Terme intercorrono circa 35 chilometri che anche con le nuove
infrastrutture, quelle esistenti e quelle che si stanno completando, permettono
di percorrere la tratta in meno di mezz’ora, in circa 20 minuti ci si arriva
comodamente.
Il decreto 106 rinvia ad una programmazione complessiva
i posti letto delle strutture pubbliche della città di Catanzaro, quindi:
ospedale Pugliese-Ciaccio, policlinico Mater Domini, Fondazione Campanella, al fine condivisibile di non aver
duplicazione di unità operative, di ottimizzare l’utilizzazione dei posti letto
anche per l’attività didattica, per la ricerca ed in più assicurare una
maggiore efficienza economica con la centralizzazione di un unico presidio per
la diagnosi e cura per la ricerca anche nel campo delle malattie oncologiche,
quale centro di riferimento regionale. Voglio ricordare che l’ospedale di
Lamezia Terme ha le caratteristiche necessarie per essere integrato in questa
prossima programmazione.
E’ ormai noto a tutti, inoltre, che gode di una
favorevole collocazione territoriale, baricentrica per la Calabria e questo lo
rende facilmente raggiungibile da ogni parte della nostra regione.
La programmazione complessiva delle strutture di
Catanzaro rende disponibili le specialità oggi mancanti nell’ospedale di
Lamezia Terme per attivare il polo traumatologico regionale.
Lo stesso decreto 106 rinvia ad una futura collocazione
il Centro grandi ustioni, l’unità spinale ed il Trauma center che sono tutte attività
previste nel polo traumatologico, allocato secondo i precedenti piani sanitari
regionali nell’ospedale di Lamezia Terme.
Il senso di questa interrogazione è quello di sapere le
motivazioni per cui non si dispone la programmazione nell’intera provincia,
essendo comune la necessità di non avere duplicazione ma di andare verso una
ottimizzazione delle risorse a favore della provincia intera per prevedere – e
questo è secondo me il punto più qualificante della intera questione che voglio
porre all’attenzione soprattutto di quest’Aula, del Presidente Talarico, del
collega Magno – un unico polo ospedaliero Catanzaro/Lamezia Terme, con la
funzione congiunta di Hub.
Questo per le motivazioni che dicevo poc’anzi. Per
questo chiedo se è intenzione dell’attuale governo regionale allocare il polo
traumatologico, già previsto nei precedenti piani sanitari, presso l’ospedale
di Lamezia Terme. Grazie.
Risponde all’interrogazione la Vicepresidente, onorevole
Stasi.
Grazie, Presidente.
Il presidio ospedaliero di Lamezia Terme –
come diceva l’onorevole Scalzo – è stato
indicato dal decreto 18 come un ospedale Spoke. Una terminologia che ha destato un po’ di clamore perché, essendo
di origine anglosassone, non è stata all’inizio ben capita e ben focalizzata.
Dobbiamo
però abituarci non solo come Regione
Calabria perché questa terminologia, quindi proprio la divisione in
Spoke e Hub, rappresenta l’organizzazione cui stanno tendendo ormai tutte le
Regioni. Tra l’altro è stata inserita nella nuova programmazione del patto della salute; quindi il nuovo patto della salute
2012-2015 prevede questa organizzazione fatta per funzioni e individua gli
ospedali divisi in Hub e in Spoke in ogni regione.
In qualche modo lo abbiamo soltanto anticipato come
Regione Calabria.
Lo Spoke è un ospedale in cui si affrontano i problemi
sanitari che costituiscono l’85 per cento delle richieste cliniche afferenti
alle strutture sanitarie. Quindi, non è un ospedale di seconda categoria perché
l’85 per cento significa che quasi tutto si può curare all’interno dello Spoke.
E’ questa la consistenza particolare di questa definizione.
Il progetto organizzativo sintetizzato con la
definizione di Spoke, quindi struttura con doppia funzione e come ospedale di
riferimento, è stato usato per Lamezia Terme ma anche per Crotone. Lo dico per
i miei colleghi crotonesi: anche Crotone ha in effetti più o meno questa
caratteristica.
Ci sono alcune specificità che non sono relative solo
all’area territoriale di competenza, ma addirittura spaziano anche in
riferimenti regionali. Per Lamezia Terme, in particolare, vorrei ricordare la
Neurogenetica, il Centro Alzheimer, il Centro per la diagnostica della
tubercolosi, il team multidisciplinare
per la diagnosi del tumore polmonare, il Centro per gli impianti cocleari,
l’endoscopia; ce ne sono tanti altri così come nell’ospedale di Crotone.
In ogni caso parliamo di funzioni che possono essere non
soltanto riferite al territorio ma all’intera regione.
Voglio specificare inoltre che per Lamezia Terme sono in
questo momento in corso rapporti gestionali con il Centro Inail per quanto
riguarda il Centro di protesi che, sappiamo bene, sarà ubicato nel centro
agro-alimentare di Lamezia Terme e diventerà un centro di riferimento non
regionale ma addirittura nazionale.
Dunque, sono state investite delle risorse importanti
per la riorganizzazione dei servizi esistenti anche con una migliore
allocazione in termini di logistica. E’ da poco tempo che è noto per Lamezia
Terme un finanziamento di 2 milioni 800 euro realizzato con fondi Por per
realizzare un progetto di risparmio energetico che vede la costruzione di un
cappotto coibentante all’esterno che ha la possibilità di rifare tutta la parte
degli infissi, ma anche di ristrutturare tutta la facciata esterna nell’ottica
di ottenere un recupero ed un risparmio energetico.
Lo stesso finanziamento era stato già ottenuto qualche
mese fa a Crotone, in cui tra l’altro stiamo già partendo con i lavori.
Ancora, Lamezia Terme sta attendendo lo sblocco di 10
milioni di euro - come sapete bene - per gli investimenti concernenti il noto
“articolo 20”.
Per quanto riguarda il discorso Trauma center mi vorrei
soffermare un po’.
Questa attività, in questo momento, non può essere un
punto di riferimento poiché è superata da una organizzazione sanitaria nuova a
livello sia nazionale sia europeo.
Infatti, è noto che in tutta Europa non solo non si
costruiscono più tali strutture ma quelle esistenti sono in fase di dismissione
e riconversione; questo per effetto di nuove necessità ma anche per un sistema
sanitario diverso gestito per funzione e quindi per Hub e Spoke.
La maggior parte delle funzioni del Trauma center sono
già contenute in ospedali Hub della nostra regione basti pensare che casi
meritevoli di trattamento di Trauma center in questo momento vengono già curati
per circa il 70 per cento in ospedali della Regione Calabria. E proprio a
queste funzioni ottimali sono già contenute negli Hub.
Sarebbe decisamente miope ed anacronistico investire per
un risultato così iniquo.
Possiamo dire che il Trauma center, in questo momento,
risulta come un modello funzionale assolutamente superato.
Prego, onorevole Scalzo, ha facoltà di rispondere.
Presidente, apprezzo
lo sforzo anche per cercare di argomentare la sua risposta, ma credo che non si
sia entrati nel cuore del problema inerente il polo traumatologico.
Quello che io propongo non è un mantenimento o un ritorno
al passato ma è una innovazione vera nella organizzazione sanitaria. Parlo di
un unico polo Catanzaro-Lamezia Terme Hub. Cioè noi abbiamo un Hub a Catanzaro
ed uno Spoke a Lamezia Terme.
Parlo di un unico polo Hub e, quindi, il polo
traumatologico diventerebbe un centro di eccellenza a servizio della Calabria.
E’ vero che alcune cose, soprattutto in sanità, vengono modificate in progress, ma in tutte le regioni c’è
un centro di riferimento traumatologico e la Calabria non può rimanere senza e
non può farlo neanche secondo l’impostazione moderna che, immagino, derivi
dalle linee guida internazionali.
Inviterei, quindi, ancora una volta il governo regionale
a prendere in considerazione questo tipo di impostazione, non un Trauma center
in un ospedale Spoke, perché nemmeno me le sogno queste cose, ma prevederlo nel
polo Hub Catanzaro-Lamezia Terme perché vada nel senso dell’efficienza, della
economicità e del raggiungimento di una eccellenza in questo settore.
E lì è il vero rapporto strategico col centro protesi
Inail, altrimenti sarebbe una cosa legata senza l’esistenza del polo
traumatologico. Grazie.
Si passa all’interrogazione
a risposta immediata numero 225 del 12.03.2012, a firma del consigliere Aiello
F., “In ordine alle procedure di selezione dell'Avviso Pubblico per la
selezione di n. 7 Esperti per i Progetti di Cooperazione Territoriale Europea:
Terconmed, Robinwood Plus e Knowing Med. Profili A, C, D, E, F, G e B” di cui do
lettura: “Al Presidente della Giunta
regionale e all’assessore alle politiche euromediterranee
internazionalizzazione, cooperazione tra i popoli e pace. Per sapere – premesso che:
il quinto settore del dipartimento
Presidenza della Giunta regionale della Calabria ha tra le sue funzioni
precipue quelle relative alla cooperazione tra i popoli e
l’internazionalizzazione;
a tale settore afferisce l’assessore alle politiche euromediterranee internazionalizzazione,
cooperazione tra i popoli e pace;
in data 1 settembre 2011 il
predetto settore, attraverso il dipartimento alle politiche euro
mediterranee, pubblicava sul sito della Regione Calabria un bando per la
selezione di n. 7 esperti per come in oggetto meglio individuati;
in data 10 febbraio 2012 si dà notizia circa l’esito
delle selezioni di cui sopra;
nelle successive date del 21, 27 e 28 febbraio venivano
pubblicate con tre differenti avvisi le graduatorie del bando di cui sopra;
all’art. 2, comma 2, punto 6 del predetto avviso
pubblico di selezione, con riferimento ai requisiti minimi in capo ad ogni
partecipante, si legge di dover essere in possesso di comprovata esperienza
lavorativa di almeno tre anni post laurea e relative competenze tecniche
maturate e che tale requisito è richiesto per tutti i profili messi a bando;
nei criteri di valutazione al punto 4, esperienza
professionale, si legge contrariamente a quanto sopra richiamato che le
esperienze svolte nei primi tre anni dalla data di conseguimento del diploma di
laurea non verranno valutate;
risulta evidente che per concorrere con pari opportunità
bisogna aver maturato almeno sei anni di esperienze post laurea e non tre per
come espressamente previsto nel bando all’art. 2, comma 2, punto 6;
il peso del punteggio assegnato alle predette esperienze
è pari a 24/100 -:
quali azioni si intendono adottare per sanare tale
evidente contraddizione presente nel bando;
quali azioni si intendono adottare per contrastare la
discriminazione in danno di tutti i partecipanti che pur soddisfacendo il
requisito dei tre anni di esperienze lavorative post laurea sono, di fatto, in
palese violazione dell’assunto delle pari opportunità penalizzati
nell’assegnazione del punteggio;
se ritiene nonostante tale contrastante procedura con
riferimento ai requisiti minimi previsti dal bando ed i successivi criteri di
valutazione nello stesso presenti, validare la graduatoria finale o se non si
dia il caso di sospendere la stessa”.
L’onorevole Aiello non è presente in Aula, pertanto
l’interrogazione decade.
Passiamo, adesso, all’interrogazione a risposta immediata numero 226 del 14 marzo 2012, a firma del consigliere De Masi, “In merito alla richiesta di utilizzo della somma derivante dalle economie realizzate sugli interventi già ultimati da parte dell'A.T.E.R.P. di Crotone” di cui do lettura: “Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
nel corso della seduta del Co.Re.Co.Co., tenutasi in
data giovedì 13 ottobre 2011 presso la Sala Commissioni, sono stati sentiti i
funzionari dell’A.T.E.R.P. di Crotone;
in tale occasione i suddetti responsabili hanno
illustrato, rispettivamente, la situazione patrimoniale e la situazione
economica dell’Ente facendo emergere, in particolare:
criticità
in ordine alla condizione generale degli immobili;
ritardi
nella riscossione dei canoni e nella preparazione delle graduatorie degli
assegnatari;
quest’ultima
circostanza, tra l’altro, ha incrementato il fenomeno dell’occupazione
abusiva degli alloggi;
malgrado le difficoltà economiche l’Ente
ha individuato dei residui derivanti da economie realizzate su interventi già
ultimati;
tali economie ammontano ad €.6.685.738,93 e sono
giacenti presso la Cassa Depositi e Prestiti;
l’Azienda ha
ripetutamente presentato richiesta alla Regione Calabria per essere autorizzata
ad utilizzare legittimamente la sullodata somma;
nel corso dell’audizione de qua i citati
funzionari hanno fatto presente che la somma di cui sopra è vincolata e,
pertanto, destinata all’edilizia residenziale pubblica;
gran parte del patrimonio dell’Azienda
è costituito da edifici realizzati in epoca antecedente all’entrata
in vigore della normativa in materia di tutela dell’handicap e di
abbattimento delle barriere architettoniche;
tra gli assegnatari degli alloggi
sono presenti sia portatori di
handicap che persone anziane con ridotte capacità deambulatorie;
appare
necessario adeguare gli edifici alle prescrizioni vigenti in materia, anche in
virtù di numerose istanze pervenute presso gli uffici dell’Azienda;
in
particolare è stata fatta esplicita richiesta di effettuare lavori di
manutenzione straordinaria e/o installazione di ascensori in edifici, così come
individuati dai tecnici preposti;
la
somma €.6.685.738,93 derivante dalle economie realizzate e giacente presso la
Cassa Depositi e Prestiti sarebbe sufficiente ad affrontare i lavori di cui
sopra;
tale
somma è vincolata e, pertanto, destinata all’edilizia
residenziale pubblica;
non appare giustificato il
ritardo da parte della Regione Calabria nel rilascio dell’autorizzazione
necessaria all’A.T.E.R.P. di Crotone per l'utilizzo
dell’importo di cui sopra, atteso che si
tratta di fondi con finalità vincolata e destinati all’edilizia
residenziale pubblica -:
quali sono le ragioni giuridiche
e sociali per cui la Regione non ha ancora provveduto ad assecondare le
richieste dell’ATERP di Crotone per essere autorizzata
ad utilizzare legittimamente la somma de qua, peraltro vincolata e, pertanto,
destinata all’edilizia residenziale pubblica;
se la Regione intenda adottare
ogni iniziativa volta ad autorizzare l’utilizzo,
per le finalità individuate dall’A.T.E.R.P.
di Crotone, della somma €. 6.685.738,93, destinata esclusivamente a
finanziamenti per interventi manutentivi su edifici di all’edilizia
residenziale pubblica e giacente presso la Cassa Depositi e Prestiti”.
L’assessore competente a rispondere non è presente in Aula.
(Interruzione)
Onorevole De Masi, vuole rinviarla alla prossima seduta? Anche perché si è già esaurita l’ora
dedicata alle interrogazioni a risposta immediata.
(Interruzione)
L’assessore Gentile non è presente.
(Interruzione)
Inseriremo questa interrogazione al primo punto della prossima seduta di Consiglio. Concludiamo le interrogazioni a risposta
immediata. Nella prossima seduta di Consiglio si ripartirà da questa interrogazione a risposta immediata, numero 226, e poi a seguire.
Il secondo punto all’ordine del giorno riguarda l’esame abbinato del progetto di legge numero 82/9^, di iniziativa del consigliere Giordano, recante: Norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico e del progetto di legge numero 153/9^ di iniziativa del consigliere Nucera, recante: “Disposizioni in favore dei soggetti con disturbi specifici di apprendimento”.
L’onorevole Salerno, relatore e Presidente della terza Commissione, ha facoltà di svolgere la relazione.
Grazie, Presidente, questo progetto di legge è stato
approvato dalla terza Commissione alla unanimità e riguarda i soggetti affetti
da disturbi specifici di apprendimento relativi alle attività scolastiche. In
pratica, riguarda i bambini che non riescono ad apprendere lettura, scrittura e
calcolo in modo altrettanto automatizzato come i loro coetanei.
Secondo la classificazione della Organizzazione mondiale
della sanità sono classificati nella categoria “F-81” che comprende la
dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia.
Questo progetto di legge prevede interventi per
prevenire queste situazioni di difficoltà affinché i soggetti con disturbi,
comunque, si realizzino nella scuola, nel lavoro e nella formazione
professionale.
La legge prevede l’erogazione di contributi a favore
degli enti locali che segnalano la presenza di questi soggetti e che, in
concreto, favoriscono le loro famiglie con l’acquisto degli strumenti previsti.
Grazie, Presidente.
Grazie onorevole Salerno.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Presidente, intervengo brevemente soltanto per sottolineare l’importanza di questa legge sul piano complessivo delle politiche che dovremmo definire sociali, ma che sociali non sono; piuttosto, mi permetto di dire, delle politiche di integrazione.
I disturbi dell’apprendimento non sono malattie come comunemente si credeva o si pensava in passato, ma sono
disturbi che possono benissimo essere recuperati con una attenta politica,
quindi con il contributo del governo, delle autonomie locali e di tutti gli
organismi preposti ad un recupero funzionale di tali disturbi per favorire la maggiore
comprensione della lettura dei libri di testo, l’assimilazione delle regole
aritmetiche, la maggiore comprensione anche dell’uso del linguaggio nella
lettura.
In Calabria, badate bene,–
ecco l’importanza dell’approvazione, oggi, di questa legge da parte del
Consiglio regionale – c’è una fascia, che varia dal 4 al 6 per cento con picchi dell’8 per cento annui, di soggetti che presentano questi disturbi e che
non hanno un sostegno reale al recupero degli stessi. Tali disturbi non
riguardano soltanto i bambini in età scolare, come tradizionalmente
si credeva nel passato, ma colpiscono sempre di più le fasce di persone più
adulte anche di mezza età, cioè di una età più avanzata.
E’ una legge importante che non solo aiuta la famiglia,
e che, quindi, guarda alla famiglia nella sua interezza e la integra in un
discorso più ampio di sostegno, ma riguarda anche l’aiuto che noi possiamo dare
alle scuole ricevendo, attraverso personale specializzato, quel servizio utile,
indispensabile ed indifferibile che una società ordinata e normale, che guarda
ai bisogni dell’uomo con una certa attenzione, deve fare.
E ancora di più la proposta di legge di per sé ha
trovato quasi l’unanimità all’interno del Consiglio regionale e questo è un
fatto importante che ci dimostra che, di fronte a problematiche serie quali
quelle che afferiscono l’uomo, i suoi bisogni e le sue necessità, il Consiglio
regionale si unisce votando alla unanimità provvedimenti importanti.
C’è qualche emendamento da illustrare e vedremo
successivamente come fare. La proposta di legge ha la sua copertura finanziaria
e ritengo che oggi il Consiglio possa segnare una tappa ed un passo importante
sul piano di una politica di attenzione alla persona, una politica – come
dicevo prima – per l’integrazione dell’individuo nella società, che guarda ai
bisogni dell’uomo nella sua essenza e nella sua interezza. Grazie.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
Grazie Presidente, voglio sottolineare l’importanza di una pagina anche storica che questo Consiglio regionale oggi può scrivere dando una risposta ad una parte della popolazione calabrese che, come diceva il collega Nucera, non necessariamente in età scolare, ha vissuto in condizione di disagio un disturbo che, invece, può essere affrontato attraverso quello che questa legge sancisce vale a dire una alleanza tra le istituzioni ma soprattutto tra la scuola e la famiglia; una alleanza che può creare condizioni nuove e forti per fa passare questi soggetti da un disturbo ad un accrescimento di potenzialità.
Questa legge ha avuto un percorso importante nelle Commissioni, in seconda Commissione, con le audizioni dei
rappresentanti dell’Aid, Associazione italiana per la dislessia della
Calabria e anche nazionale, che hanno fornito
un contributo fondamentale e con l’apporto anche di un rappresentante del
Comitato tecnico scientifico nazionale del Ministero della pubblica istruzione,
in seno alla legge numero 170. Quindi, vi è stato un contributo diffuso ed un
percorso partecipato e forte che ha prodotto un testo innovativo, che non
comporta costi aggiuntivi per la sanità calabrese, che valorizza le risorse che
sono state previste e spese in tutti questi anni, le ottimizza e crea dei punti
qualificanti soprattutto perché mette in condizioni sia le Asp che le scuole di
avviare dei percorsi di formazione degli operatori sanitari e scolastici. Un
sistema innovativo nei confronti della diagnosi multidisciplinare che favorirà,
all’interno delle Asp, una nuova metodologia
che è stata inaugurata con un consesso scientifico di caratura internazionale,
che è la Consensus conference del 2007, da cui ha avuto origine il
percorso che ha portato prima alla legge nazionale numero 170 e oggi a questa
legge regionale che – ripeto – fa della innovazione e della ottimizzazione delle risorse sia
economiche che umane e di questa alleanza tra scuola e famiglia un punto di
eccellenza.
Si parlava anche di
interventi economici a costi invariati che introducono una formula innovativa
che consente di alleviare i costi delle famiglie dei soggetti affetti da questi
disturbi ossia il comodato d’uso che potrà essere concesso dalle scuole per
quanto riguarda gli strumenti per le misure compensative. La proposta prevede,
poi, la nomina del referente scolastico per i Dsa, cioè per i disturbi
specifici dell’apprendimento che, quindi, sarà un filtro ed un collegamento
forte tra la scuola e la famiglia. Ma voglio sottolineare soprattutto un’altra
cosa ed è quella della possibilità di introdurre nei concorsi che saranno banditi
dalla Regione e dagli enti sub-regionali, specifiche misure compensative per
garantire pari opportunità a coloro i quali sono affetti da questi disturbi al
fine di consentirgli di partecipare ai concorsi attraverso un provvedimento che
sarà emanato dal dipartimento e dalla Giunta regionale.
È, pertanto, una legge
innovativa che, ripeto, segna una pagina importante per la Calabria e per tutti
coloro i quali sono affetti da questi disturbi.
Ci sono degli emendamenti che
i proponenti della legge, cioè il sottoscritto e l’onorevole Nucera hanno
presentato, e che sono degli emendamenti formali. Si tratta anche di un impegno
che avevamo assunto davanti alla Commissione consiliare che riguarda una
modifica all’articolo 3, comma 4, relativo alla formazione degli operatori
sanitari.
Onorevole Giordano, gli
emendamenti saranno esaminati successivamente.
Va bene, comunque sono tutti
emendamenti che derivano dal percorso della proposta di legge nelle Commissioni,
che qualificano la legge e chiariscono un aspetto importante che non
interferisce con le questioni connesse al piano di rientro.
Non ci sono altre richieste
di intervento, pertanto, possiamo procedere con la votazione dell’articolato.
Pongo in votazione l’articolo
1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo
2.
(E’ approvato)
All’articolo 3 è stato
presentato l’emendamento protocollo numero 15750, a firma dei consiglieri
Nucera e Giordano, che così recita: “Al comma 2, lettera d), dell’art. 3
sostituire la parola <individualizzati> con la seguente
<personalizzati>”.
Prego, onorevole Giordano.
Presidente, questo
emendamento – lo stavo dicendo prima – riguarda l’integrazione del comma 4
dell’articolo 3 che, nella formulazione originaria, prevedeva la formazione
soltanto degli operatori socio-sanitari. Con questo
emendamento si introduce la formazione anche degli operatori scolastici che è
assicurata attraverso corsi di formazione gestiti dalle Università e
dalle associazioni riconosciute dal Miur come enti formatori.
Onorevole Giordano, mi riferivo all’emendamento
protocollo numero 15750 che sostituisce le parole “individualizzati” con
“personalizzati”.
Chiedo scusa, Presidente, ho fatto confusione.
Questo emendamento è scaturito dall’audizione in
Commissione dei rappresentanti dell’Aid e del Comitato tecnico scientifico. È
solo una questione formale.
Parere del relatore?
Favorevole.
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
Sempre all’articolo 3 è stato presentato l’emendamento
protocollo numero 15751, a firma dei consiglieri Nucera e Giordano, che così recita:
“Al comma 3, lettera e), dell’articolo 3 sostituire le parole <piano
individualizzato> con le seguenti <piano didattico personalizzato>”.
Anche questa è una questione meramente formale.
Parere del relatore? Favorevole.
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
All’articolo 3 è stato presentato l’emendamento
protocollo 15756, a firma dei consiglieri Nucera e Giordano, che così recita:
“Alla fine del comma 4 dell’articolo 3, le parole <nell’ambito della programmazione
annuale> sono aggiunte le seguenti <…mentre la formazione degli operatori
scolastici è assicurata attraverso corsi di formazione gestiti dalle Università
e dalle associazioni riconosciute dal Miur come enti formatori>”.
Questo emendamento è stato illustrato dall’onorevole Giordano nel suo intervento precedente.
Parere del relatore? Favorevole.
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
All’articolo 4 è stato presentato l’emendamento protocollo numero 15747, sempre a firma dei consiglieri Nucera e Giordano, che così recita: “L’articolo 4 è abrogato”.
Prego, onorevole Giordano.
Chiediamo l’abrogazione dell’articolo 4 in quanto
l’impianto della legge e, quindi, le questioni che afferiscono al sistema sanitario regionale rimangono inalterate. Lo riteniamo
opportuno per evitare qualsiasi tipo di problematica che possa scaturire da una
interpretazione formale, mentre la sostanza della norma rimane inalterata così
come rimangono inalterati i costi. Si propone l’abrogazione perché, comunque, per quanto riguarda la diagnosi, lo
screening e tutto quello che afferisce ai servizi di neuropsichiatria infantile
sono contenuti nei successivi articoli.
Non vorremmo che fosse
interpretato come un costo aggiuntivo al sistema sanitario regionale, per cui
se ne propone l’abrogazione.
Parere del relatore? Favorevole.
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
L’articolo 4, quindi, è abrogato.
Pongo in votazione l’articolo 5 che poi sarà modificato in sede di coordinamento formale.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 6.
(E’ approvato)
All’articolo 7 è stato presentato l’emendamento protocollo numero 15748, sempre a firma dei consiglieri Nucera e Giordano, che così recita: “Il comma 2 dell’articolo 7 è abrogato”.
Prego, onorevole Salerno.
Presidente, per evitare di incorrere in difficoltà nell’applicazione della legge propongo un emendamento, quindi l’aggiunta di un altro comma che recita così: “Al contributo di cui al comma precedente” - a questo punto se verrà abrogato il comma 2 – “si farà fronte con i fondi di cui al successivo articolo 10”.
Poi questo emendamento lo modifichiamo in
coordinamento formale perché è probabilmente più indicato che si dica all’articolo 10, che
quel finanziamento va anche a coprire l’articolo 7.
Magari lo possiamo votare
con il coordinamento formale.
Pongo in votazione prima l’emendamento protocollo numero 15748 con il parere favorevole del relatore.
(E’ approvato)
Pongo in votazione
l’articolo 7.
(E’ approvato)
Pongo in votazione
l’articolo 8.
(E’ approvato)
All’articolo 9 è stato
presentato l’emendamento protocollo numero 15752, a firma dei consiglieri
Nucera e Giordano, che così recita: “Al comma 3, dell’articolo 9 dopo le parole
<specifichi gli strumenti compensativi> aggiungere le seguenti <e le
misure dispensative …>”.
Prego, onorevole Giordano.
Presidente qui è corretto
aggiungere oltre “gli strumenti compensativi” anche “e le misure dispensative”;
si tratta di una specificazione sostanziale ed opportuna.
Parere del relatore? Favorevole.
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione
l’articolo 9.
(E’ approvato)
All’articolo 10 è stato proposto
l’emendamento protocollo numero 15755, sempre a firma dei consiglieri Giordano,
Nucera, che così recita: “Al comma 1 dell’art. 10 sostituire <legge 29
settembre 2010, n. 170> con <legge 8 ottobre 2010, n. 170>”.
Prego, onorevole Giordano.
Presidente, questo
emendamento viene ritirato perché riguardava la vecchia formulazione ed era
solo per specificare la legge nazionale numero 170 dell’8 ottobre 2010 in luogo
del 29 settembre 2010, ma era già stata corretta dalla Commissione, per cui
ovviamente questo emendamento non ha ragion d’essere.
L’emendamento è
ritirato.
Pongo in votazione
l’articolo 10 sempre con il coordinamento formale.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge
nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in
allegato)
Pongo in votazione la
richiesta di coordinamento formale.
(Il Consiglio approva)
Proseguiamo con il punto 3 all’ordine
del giorno.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Imbalzano che su questo punto doveva fare una proposta. Ne ha
facoltà.
Credo che sul punto debbano fare una richiesta i
relatori, gli onorevoli Dattolo e Fedele se sono in
Aula.
Allora siamo alla proposta di legge numero 305/9^ di iniziativa dei consiglieri Fedele, Dattolo, Bilardi, Serra, recante: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale numero 47 del 23.12.2011”.
Prego, onorevole Fedele.
Presidente, avendo valutato bene questa proposta di legge ne proporrei il ritiro perché occorre fare degli aggiustamenti per rendere il testo più omogeneo.
La proposta di legge, allora, viene rinviata in Commissione.
(Così resta stabilito)
Si passa al punto 4 all’ordine del giorno che riguarda la Proposta di legge numero 287/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Abrogazione articolo 3, commi 1 e 2, della legge regionale 12 dicembre 2008, numero 40”.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente,
ho chiesto la parola per chiedere sia a lei che al relatore la possibilità di rinviare questo punto alla prossima seduta
di Consiglio regionale perché ci sono degli emendamenti presentati sia dalla
maggioranza che dalla minoranza che hanno necessità di essere coordinati fra
loro per rendere un servizio migliore a questa proposta di legge. Grazie.
Mentre la precedente
proposta di legge viene rinviata in Commissione, questa proposta viene rinviata
alla prossima seduta del Consiglio? Va bene. Possiamo, quindi, rinviare questo
punto quattro alla prossima seduta.
(Così resta stabilito)
Il punto cinque all’ordine del giorno riguarda la Proposta di provvedimento amministrativo numero 145/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “ATERP – CROTONE – Rendiconto Consuntivo Esercizio Finanziario 2009”.
L’onorevole Imbalzano, relatore, ha facoltà di svolgere la relazione.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella seduta del 4 novembre 2011, la
Commissione bilancio ha licenziato la proposta di provvedimento amministrativo
relativa al rendiconto dell’Aterp di Crotone per l’esercizio finanziario 2009.
Il metodo di lavoro
impiegato dalla Commissione per l’esame del rendiconto si è basato su un esame
generale del documento contabile con particolare riferimento alle raccomandazioni, prescrizioni e osservazioni del
collegio dei Revisori dei conti, dei dipartimenti regionali competenti e
della Giunta regionale.
Il Collegio dei revisori in particolare ha espresso
parere favorevole sull’approvazione del rendiconto osservando che, in primo
luogo, la Regione ha nominato un commissario ad acta per risolvere la problematica
della tripartizione legata alla scissione dello Iacp di Catanzaro. In secondo
luogo, con riferimento allo stato della morosità dell’azienda, si è
stabilizzato l’effetto delle leggi regionali sui condoni che sono stati
pienamente utilizzati dall’ente i cui incassi di rateizzazione hanno subito un
rallentamento a causa delle verifiche reddituali con conseguente adeguamento
dei canoni.
Il Collegio, ancora, ha raccomandato che l’azienda deve
continuare il recupero e la regolarizzazione delle morosità dei canoni di
locazione ponendo in essere ogni azione che consenta di effettuare riscontri
con dati certi anche per i periodi antecedenti all’anno 2003.
I dipartimenti regionali competenti, lavori pubblici e
bilancio, hanno condiviso le osservazioni del Collegio dei revisori ed hanno
evidenziato la persistenza della problematica della tripartizione delle
morosità che impattano in maniera determinante sul bilancio dell’ente.
Su questi temi in sede di Commissione bilancio è stato
audito il direttore amministrativo dell’Aterp di Crotone, dottor De Lorenzo, il
quale, dopo aver dichiarato che, allo stato attuale, l’effettiva morosità
dell’ente è pari a euro 750 mila, sul problema della tripartizione ha riferito
che, sebbene la Regione Calabria abbia nominato un commissario ad acta, è ancora aperto un contenzioso
relativo alla ripartizione dei debiti tra le Aterp di Catanzaro, Crotone e Vibo
Valentia.
Ha, inoltre, assicurato che l’azienda sta ponendo in
essere tutte le azioni necessarie per tamponare le situazioni di difficoltà in
cui versa.
Si tratta, quindi, di segnali positivi ed incoraggianti
che possono rappresentare la premessa per un regolare e corretto futuro
funzionamento dell’ente in modo che possa espletare al meglio le attività per
le quali è preposto.
La Commissione, quindi, in conclusione ha espresso le
proprie favorevoli determinazioni sul documento contabile facendo proprie le
prescrizioni indicate nella delibera della Giunta regionale, le osservazioni e
le raccomandazioni del Collegio dei revisori, del dipartimento bilancio, del
dipartimento lavori pubblici e soprattutto le assicurazioni del rappresentante
dell’Aterp sopra accennate.
Grazie all’onorevole Imbalzano per la relazione.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha
facoltà.
Presidente, su questa
problematica voglio riportare una discussione avvenuta in Commissione bilancio, in parte condivisa con i
colleghi della maggioranza, che si presenta
ogni volta che in Commissione siamo chiamati
ad approvare i bilanci preventivi o consuntivi delle
Aterp calabresi.
Ogni volta ci troviamo di fronte a relazioni dei Collegi
dei revisori che approvano i bilanci con molte prescrizioni. Il Presidente della
Commissione bilancio, onorevole Imbalzano, ne faceva riferimento nella sua
relazione precisa e puntuale.
Dicevo di bilanci approvati con prescrizioni perché le
Aterp hanno molte difficoltà: difficoltà a riscuotere i canoni, difficoltà a
costruire alloggi perché non ricevono più finanziamenti e difficoltà a fare la
manutenzione degli immobili perché non ci sono risorse e le uniche di cui
vivono oggi sono i canoni di locazione. Quindi, siamo di fronte a degli enti
che sono paralizzati, che vivono alla giornata e che hanno difficoltà ad andare
avanti.
Poiché nella precedente legislatura non si è avuta la
capacità di effettuare una vera riforma di questi enti, all’inizio di questa la
maggioranza si era impegnata a riformare e rimodulare questi enti che vivono in
una situazione di difficoltà anche perché c’è un problema relativo alla
tripartizione del patrimonio che ancora non è risolto.
Oltre a questo, c’è il problema dei residui e, quindi,
siamo di fronte a bilanci che rasentano la liceità dal punto di vista
amministrativo.
Perché ho fatto questo discorso? Perché come classe
dirigente di questa Regione auspicavo che la mia fosse una Regione più snella e
dinamica, una Regione che osasse di più e che mettesse da parte le esigenze
elettorali e della clientela e si avviasse verso una strada nuova.
La riforma delle Aterp, secondo me, non è più
rinviabile. Occorre avere coraggio per portarla avanti, altrimenti ogni volta,
stancamente, dovremo approvare bilanci preventivi e rendiconti che
rappresentano una situazione sempre più negativa, sempre più difficile e,
quindi, poco funzionale rispetto a quello che l’odierna situazione economica
richiede.
Per questo, poiché nel vostro programma elettorale, nei
vostri impegni c’è quello di riformare tali
enti e, in ultimo, nel bilancio, nella finanziaria che abbiamo approvato a
dicembre avete scritto che metterete mano ad una riforma epocale che riguarda
tutti gli enti strumentali e partecipati di questa Regione, abbiate il coraggio
di farlo perché enti come questi non servono né ai cittadini, che sono
utilizzatori di questi immobili, una fascia di cittadini che vivono una
situazione di disagio sociale né è utile alla Calabria che noi vogliamo.
Grazie.
Pongo in votazione il bilancio consuntivo dell’Aterp di
Crotone.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Si passa alla proposta di provvedimento amministrativo
numero 153/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Azienda Calabria
Lavoro – Approvazione Rendiconto generale relativo all'esercizio finanziario
L’onorevole Imbalzano, relatore, ha facoltà di svolgere
la relazione.
Signor Presidente, onorevoli
colleghi, nella seduta del 9 febbraio
La Commissione, anche
in questo caso, ha utilizzato un metodo di lavoro
rigoroso per l’esame del documento approfondendo le raccomandazioni e le prescrizioni del Collegio dei revisori
dei conti, dei dipartimenti regionali competenti e della Giunta regionale.
Ovviamente
In primo luogo dalla lettura degli allegati emerge il
parere favorevole del Collegio dei revisori all’approvazione del rendiconto con
raccomandazione all’ente di richiedere annualmente, al competente dipartimento
regionale, lo stanziamento di tutte le somme necessarie per il normale
funzionamento.
Il dipartimento bilancio, da parte sua, ha prescritto all’azienda di verificare l’effettiva sussistenza dei residui attivi iscritti in bilancio a fronte del decreto dirigenziale 23406 del 2009.
Sotto il profilo gestionale l’azienda chiude l’esercizio 2010 con un avanzo di amministrazione pari a poco più di 1 milione 800 mila euro circa.
Si tratta, ovviamente, di un dato importante che riassume il positivo andamento della gestione finanziaria dell’ente.
Sul fronte delle entrate l’ente ha incrementato il
volume delle risorse di circa 5 milioni di euro, rispetto alle previsioni,
per effetto di maggiori trasferimenti e contributi da parte della Commissione
europea.
In Commissione è stato audito il commissario
dell’azienda, avvocato Melissari, che ha delineato la strada che l’ente sta
percorrendo per garantire il corretto e regolare svolgimento delle attività.
In particolare si sta procedendo alla razionalizzazione
delle spese di elevata entità. E’ stata definita una nuova mission e una nuova visione strategica. E’ stata avviata una
riorganizzazione dell’azienda sotto diversi profili come quello della sicurezza
sui luoghi di lavoro e sono state impegnate risorse per finanziare progetti
importanti come quelli sull’orientamento al lavoro e all’assistenza tecnica.
Si tratta di segnali positivi è incoraggianti che
confermano le statistiche del Formez in cui si inserisce l’Azienda Calabria
lavoro tra le prime tre aziende in Italia che sono attive nel campo della
ricerca sul mercato del lavoro.
Grazie all’onorevole Imbalzano. Nessuno chiede di intervenire pongo in votazione il bilancio consuntivo 2010 di “Azienda Calabria Lavoro”.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Si passa al punto 7 all’ordine
del giorno che recita proposta di provvedimento amministrativo numero
154/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “A.R.P.A.CAL. – CATANZARO
– Rendiconto Generale Esercizio Finanziario
L’onorevole Imbalzano, relatore, ha facoltà di svolgere
la relazione.
Signor Presidente, onorevoli
colleghi, nella seduta del 9 febbraio
Preliminarmente
Su questi e su altri temi sono stati auditi i
rappresentanti dell’Ente, la dottoressa Santagati che è il commissario e il
dirigente del settore risorse dottore Giuliano che hanno fornito importanti
delucidazioni in ordine alla struttura organizzativa e all’andamento della
gestione dell’agenzia.
In particolare il commissario, dottoressa Santagati, ha
assicurato che si è proceduto alla istituzione e all’aggiornamento del libro
dei cespiti ammortizzabili, dell’inventario dei beni mobili ed immobili e del
conto del patrimonio, le cui assenze sono state riscontrate dal Collegio dei
revisori e dal dipartimento bilancio.
Inoltre ci è stato chiarito che l’Agenzia ha avviato la
predisposizione del sistema di contabilità economica-patrimoniale affiancandola
a quella finanziaria come previsto dall’articolo 39, punto 17 del regolamento
dell’ente, ponendosi in linearità anche con le disposizioni contenute nel
decreto legislativo 118/2011 sulla armonizzazione dei sistemi contabili degli
enti pubblici.
Si tratta, quindi, di segnali positivi ed incoraggianti
che possono rappresentare la premessa per un regolare e corretto futuro
funzionamento dell’ente.
Per quanto riguarda il consuntivo 2006 sia il Collegio
dei revisori che il dipartimento bilancio hanno messo in luce l’assenza di un
inventario analitico dei beni immobili e mobili nel libro cespiti
ammortizzabili e di una contabilità economica-patrimoniale per centri di costo
come prescritto dall’articolo 39 precedentemente citato.
Il Collegio ha inoltre raccomandato agli amministratori
pro-tempore di migliorare la capacità di previsione finanziaria basandosi sul
trend storico e sulle manovre concretamente attuabili ritenendo opportuno
programmare gli interventi in relazione alle concrete possibilità di
finanziamento oltre che alle capacità operative della struttura interna dell’Agenzia.
Di redigere, infine, un conto del patrimonio in piena
aderenza con le vigenti norme in materia di contabilità.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.
Sulla questione dell’Arpacal voglio fare un
ragionamento anche alla luce delle cose che diceva il Presidente
della Commissione, onorevole
Imbalzano, a cui, per la verità, debbo dar atto che riporta fedelmente quanto in Commissione viene discusso e
chiaramente anche le questioni che magari a qualcuno non piace sentire.
Abbiamo votato contro questi
rendiconti anche se riguardano una gestione che ci interessa, la gestione del
centro-sinistra.
Abbiamo votato contro perché
a nostro avviso, sinceramente, non va bene come questa azienda è stata
gestita in passato e come è gestita adesso.
Questa azienda, intanto, deve superare questa fase
commissariale che è infinita e quindi bisogna cercare di dare alla stessa la
stabilità necessaria. Non si può fare di questa azienda carne di macello nel
senso che nella scorsa legislatura, in un anno, sono state assunte quasi 100
persone mentre adesso si esce fuori con la storia che mancano le figure
tecniche e che quindi si vuol aprire a nuovi concorsi in una azienda sofferente
dal punto di vista economico finanziario proprio per la questione relativa ad
un esubero di personale, il carico del personale chiaramente incide tanto sui
bilanci.
Siamo di fronte ad un Ente importante che esiste in
tutte le regioni. Un Ente che a questo punto non è preparato a fronteggiare il
rischio ambientale, a monitorare la qualità del mare, la qualità dell’aria. Non
ha ancora i laboratori accreditati e quindi la situazione dell’Arpacal, prima
che sia tardi, va affrontata a 360 gradi, e anzi, proporremo un ordine del
giorno affinché la questione sia sviscerata e discussa a 360 gradi perché non
vogliamo che questa azienda faccia la fine di tante altre partecipate o
strumentali della Regione Calabria che sono finite come sono finite, cioè
decotte tra un mare di debiti, tra un surplus
di personale. Alcune di queste sono state poste in stato di liquidazione che si
protrae da anni
Quindi è un film che conosciamo e che abbiamo già visto.
Chiediamo una discussione perché ci sia l’accreditamento dei laboratori, perché
c’è l’assenza di un coordinamento per quanto riguarda la gestione delle
emergenze ambientali, questa è una cosa molto seria sulla quale come gruppo del
Partito democratico ritorneremo.
E’ un’azienda che va
riportata a normalità, perché non è possibile che in Commissione o oggi, in
Aula, arrivino dei consuntivi che sono relativi agli anni 2006, 2007, 2008… ma
perché in una Regione normale le cose non devono avvenire in maniera normale?
Magari con sei mesi o un anno di ritardo? Noi approviamo bilanci con ritardi
enormi e guarda caso con avanzi esponenziali.
L’avanzo esponenziale di un
bilancio è indice – e lo dico io da commercialista – non di buona ma di pessima
amministrazione.
Su questo punto votiamo in
maniera contraria ma chiaramente come gruppo torneremo con un ordine del giorno
ad hoc .Grazie.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
Non volevo intervenire, sinceramente, ma va anche puntualizzata una sottigliezza di carattere politico.
Noi oggi ci troviamo ad approvare dei bilanci di una gestione che non appartiene a questa
maggioranza.
(Interruzione)
Non l’ho interrotta, per
cortesia.
Oggi qui in Aula devo
assistere all’intervento di un collega consigliere di minoranza che snobba
quella gestione e la maggioranza, oggi, la deve approvare per senso di
responsabilità. Questo è un fatto molto importante e delicato anche perché
sulla stampa spesso leggiamo dichiarazioni critiche da parte della minoranza
sulla maggioranza riguardo alle azioni di buona amministrazione quotidiana che compie e, se mi consente, questo
non lo accetto.
Sono
un consigliere che è stato eletto in questa legislatura ma faccio parte di una squadra che
fa riferimento al Governatore Scopelliti, che
in questa legislatura sta rivoluzionando la gestione della Regione Calabria.
Bisogna, quindi, dar atto
ancora una volta al fallimento della gestione Loiero. Grazie.
Vuole intervenire per replicare? Prego.
Il collega Salerno doveva ascoltare meglio perché quando uno ascolta meglio è più erudito nel controbattere…
(Interruzione)
Non ti innervosire…
Pongo in votazione la proposta di provvedimento
amministrativo numero 154/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante:
“A.R.P.A.CAL. – CATANZARO – Rendiconto Generale Esercizio Finanziario
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Si passa al punto numero 8
all’ordine del giorno che recita proposta di provvedimento amministrativo
numero 155/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “A.R.P.A.CAL. –
CATANZARO – Rendiconto Generale Esercizio Finanziario
Prego, onorevole Imbalzano,
ha facoltà di svolgere la relazione.
Signor Presidente, onorevoli
colleghi, non ripeterò le considerazioni anche di carattere generale che ho
fatto poc’anzi sul rendiconto dell’Arpacal 2006 che ritengo per acquisite.
Voglio solo ribadire le
severe critiche che come Commissione abbiamo rivolto per il ritardo con cui
sono stati presentati questi rendiconti dei tre anni proprio perché – come ho
già detto qualche minuto fa – erano rendiconti che erano stati esaminati dal
Collegio dei revisori in epoca immediatamente successiva alle rispettive
scadenze.
Per quanto riguarda il consuntivo 2007
Il Collegio aveva raccomandato agli amministratori di
migliorare la capacità di previsione finanziaria basandosi sul trend storico e
sulla manovra concretamente attuabile ritenendo opportuno programmare gli
interventi in relazione alle concrete possibilità di finanziamento oltre che
alla capacità operativa della struttura interna dell’agenzia.
Questo perché sono stati rilevati degli scostamenti eccessivi
tra previsioni e consuntivo 2007.
In particolare le raccomandazioni di proseguire il
lavoro di ristrutturazione organizzativa dell’ente riducendo il numero delle
posizioni dirigenziali attualmente anomalo rispetto alla dotazione complessiva
del personale privilegiando soprattutto le posizioni tecnico-specialistiche, di
orientare sempre e prioritariamente il processo di ristrutturazione e di
contenimento delle spese riducendo le spese di appalto esterno di servizi, di
regolarizzare in questo caso le partite di giro con la corrispondenza tra il
valore delle somme accertate e quello delle spese impegnate e di verificare la
sussistenza dei residui attivi relativi agli esercizi 2001 e 2002 soprattutto
sul capitolo di entrata 2402001, 61010001 e 61020002, infine, di redigere un
conto del patrimonio in piena aderenza con le vigenti norme in materia di
contabilità.
Nessuno chiede di parlare pongo in votazione la Proposta di provvedimento amministrativo
numero 155/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “A.R.P.A.CAL. –
CATANZARO – Rendiconto Generale Esercizio Finanziario
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Si passa alla proposta di provvedimento amministrativo
numero 156/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “A.R.P.A.CAL. –
CATANZARO – Rendiconto Generale Esercizio Finanziario
Prego, onorevole Imbalzano, ha facoltà di svolgere la
relazione.
Signor Presidente, onorevoli
colleghi, anche per questo documento contabile non ripeterò, perché le do per
acquisite, tutte le critiche e le osservazioni che sono state formulate dalla
Commissione per i bilanci consuntivi dei due anni precedenti.
In questo caso sono state,
in particolare, sottolineate alcune questioni sollevate dal Collegio dei
revisori e dal dipartimento bilancio che hanno rilevato l’assenza di un
inventario analitico dei beni mobili ed immobili, del libro dei cespiti
ammortizzabili, e di una contabilità economico-patrimoniale per centri di costo
come previsto dall’articolo 39, punto 17 del regolamento dell’ente.
Nessuno chiede di parlare pongo in votazione la Proposta di
provvedimento amministrativo numero 156/9^ di iniziativa della Giunta regionale,
recante: “A.R.P.A.CAL. – CATANZARO – Rendiconto Generale Esercizio Finanziario
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Si passa al punto 10 all’ordine del giorno che recita
proposta di provvedimento amministrativo n. 159/9^ di iniziativa della Giunta
regionale, recante: "Legge regionale n. 15/03 e n. 15/08 del 13.06.2008.
Modifica e Approvazione Statuti Fondazioni Regionali – Minoranze
Linguistiche".
L’onorevole Salerno, relatore, ha facoltà di svolgere la
relazione.
Presidente, in pratica, questo provvedimento riguarda le minoranze linguistiche, quindi la tutela della lingua e del patrimonio culturale.
Riguarda i tre istituti che erano stati previsti già dalla legge regionale 30 ottobre 2003, numero 15.
Successivamente
questi istituti sono stati trasformati in fondazione con delibera della Giunta
regionale del 13 gennaio 2010, approvandone i relativi statuti che però sono
risultati in contrasto con la normativa vigente in materia.
Con
questo provvedimento amministrativo, in pratica, vengono adeguati gli statuti
di queste tre fondazioni per quanto riguarda le minoranze linguistiche. Grazie.
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Principe, capogruppo del Pd. Ne ha facoltà.
Presidente, abbiamo
qualche perplessità su due
aspetti dello schema di fondazione che è stato approvato dalla Giunta.
La
prima perplessità è all’ultimo capoverso dell’articolo 4 laddove si dice che
“la fondazione costituisce organismo in
house della Regione Calabria”.
Sinceramente
vorremmo capire perché per le fondazioni che attengono gli istituti delle
minoranze linguistiche si debba ricorrere ad un organismo in house quando c’è una legge sulle fondazioni che normalmente
prevede la presentazione di appositi programmi che poi
In questo caso mi pare che ci siano pure fondi europei.
C’è stata anche una polemica al riguardo e quindi sotto il profilo dei fondi si
può fare di più perché si tratta di fondazioni che sono radicate in parti
importanti dei nostri territori.
Ma l’aspetto che debba essere in house mi pare attribuisca un potere troppo discrezionale alla
Presidenza e alla Giunta regionale.
Se si aggiunge, illustre relatore, la composizione del
consiglio di amministrazione previsto dall’articolo 9 mi pare che i conti
tornino, per la maggioranza, naturalmente.
Nel senso che il Consiglio è costituito da 5 membri.
Uno, il Presidente, è designato dall’illustre assessore alla cultura che non
vedo tra i banchi, poi c’è un altro membro che viene designato sempre
dall’assessore alla cultura o dalle minoranze linguistiche, e siamo a due su
cinque.
Insomma il professore Caligiuri dimostra di esser
famelico sotto questo profilo.
Di questi tempi, voglio dire, anche l’assunzione di
sostanze digestive può aumentare il deficit della sanità. Attraverso
Non vorrei che poi dovessimo somministrare tonnellate di
digestivi.
E questa indigestione di nomine finisce nella previsione
che il terzo membro su 5 è rappresentato dal dirigente del settore competente,
quindi da un dirigente della Regione che dipende dall’assessore alla cultura.
Ora non siamo abituati, in particolare chi parla, a
volte i miei colleghi che sono più “muscolari” mi sfottono dicendo che amo un
confronto di opposizione costruttiva per una vecchia abitudine, a digerire le
cose sotto il profilo di capacità di governo delle questioni e dei problemi. Ma
mi sembra che ci sia una esagerazione tanto più, vedete, ricordo che ci sono i
comuni cosentini arbereshe che sono
parecchi, c’è la parte dell’Arberia che racchiude cinque-sei comuni: San
Demetrio, San Cosma e Damiano, San Giorgio, Falconara, San Benedetto Ullano, Civita,
San Basile, Acquaformosa, per l’amor di Dio, dove abbiamo un sindaco
effervescente.
Mi sembra eccessivamente riduttivo che i comuni, in
questo caso, abbiano un solo rappresentante.
Cioè questi comuni e vale anche per i comuni grecanici e
per gli occitani si debbono riunire e nominare un solo rappresentante mentre
l’assessore Caligiuri rischia questa grande indigestione.
Allora, onorevole Salerno, la nostra proposta è che il
provvedimento ritorni in Commissione. Che sia valutato in modo più adeguato l’aspetto
dell’organismo in house che non ci
convince perché anche gli occitani, gli arbereshe
ed i grecanici ci devono far la cortesia di porre in essere dei programmi che
devono essere esaminati e dirci cosa vogliono fare per valorizzare queste
culture che rappresentano una ricchezza nel panorama calabrese.
E poi va modificata la rappresentanza. Quanto meno va
aumentato il numero dei sindaci e questo vale certamente per gli arbereshe che sono molti, ma insomma il
povero Caligiuri alleggeriamolo un po’. Chiedo quindi che in Commissione si
trovi un po’ il modo per arrivare a qualcosa che sia più equilibrato sotto il
profilo democratico.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Talarico Domenico. Ne
ha facoltà.
Signor Presidente, in realtà la proposta che viene
presentata in Consiglio si configura più che come una fondazione come un
ennesimo ufficio della Regione Calabria. Anzi, addirittura, la trasformazione
nella ennesima società in house,
starei per dire l’ennesimo carrozzone, utilizzando una materia delicata e
complessa quale è quella delle minoranze linguistiche su cui avete dato prova
nei mesi scorsi di grande capacità di prestigio, decuplicando, addirittura i
numeri delle minoranze grecaniche nella provincia di Reggio Calabria facendo
diventare parlanti del grecanico persino i cittadini di Reggio Calabria.
Per le cose che ha detto l’onorevole Principe e per
quello che è contenuto in questo Statuto sono fermamente contrario
all’approvazione in Aula di questo testo. Suggerirei alla maggioranza una più
attenta lettura perché così com’è lo strumento che ci proponete, in realtà, è
una sorta di “protesi” dell’assessore regionale alla cultura Caligiuri e non
riconosce, invece, la libera iniziativa, la ricerca, l’organizzazione autonoma
e propria di una qualsiasi fondazione culturale quale è quella che doveva esser
qui proposta in Consiglio.
Pertanto, il mio suggerimento è di rivedere questo
Statuto, eliminare le nefandezze in esso contenute e riproporre un testo che
sia più democratico e più plurale nella parte gestionale e che, soprattutto,
non si configuri come l’ennesimo braccio secolare della Giunta regionale che
tende progressivamente, senza alcun contenimento, a creare nuovi organismi per
finalità spesso improprie e certamente non coerenti rispetto a quelle contenute
nella premessa come è il caso dello Statuto della fondazione delle minoranze
linguistiche della Regione Calabria. Grazie.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi. Ne ha
facoltà.
Presidente,
intervengo per ribadire un concetto fondamentale nello spirito della legge che
abbiamo approvato con l’allora Presidenza del Presidente Fedele insieme all’assessore Zavettieri.
La finalità e lo scopo della
legge, da allora, erano di dare dignità ad un certo mondo, quello delle
minoranze linguistiche, e dare alle minoranze stesse la gestione del mondo che
gli apparteneva. Questo valeva per gli arbereshe,
per gli occitani e tanto più valeva per i greci di Calabria.
Ognuna di queste isole
linguistiche, chiamiamole in questo modo, ha una sua specificità che è diversa
e differente. La diversità è anche non solo dal punto di vista culturale ma anche dal punto di vista gestionale. Non sono un avvocato, Presidente, ma le vorrei
sottoporre alcune discrasie che vedo nella legge.
Quando – a parte le
osservazioni fatte dai colleghi Principe e Talarico che condivido – parliamo di
una fondazione che deve provvedere affinché abbia il riconoscimento di un
istituto di diritto privato e lo diciamo all’articolo 14 o 15, vorrei capire
quale dovrebbe essere la finalità della fondazione in house.
Perché una fondazione in house, per come viene presentata, è
partecipata interamente dalla Regione Calabria, in prima battuta. Questo significa che, poi,
nell’orientamento che la normativa prevede andiamo incontro ad una serie di
criticità che abbiamo non solo nella gestione ma anche e soprattutto
nell’orientamento volto a fare in modo che queste comunità possano avere una
propria dimensione nel panorama culturale nazionale ma anche in quello europeo e
internazionale.
Per questo chiedo alla maggioranza di rinviare questa
legge e di rivedere perlomeno i principi con cui dobbiamo affrontare una
problematica che vede attori e protagonisti del loro destino le nostre
comunità.
Quindi mi rivolgo, soprattutto, ai capigruppo di
maggioranza affinché facciano questa valutazione. Rinviamo alla prossima seduta
l’approvazione della legge con i correttivi che riteniamo utili, necessari ed
indispensabili affinché si possa approvare una legge che dia a queste comunità
la possibilità di autodeterminarsi.
Non è una legge, è un provvedimento amministrativo che
contiene Statuti, onorevole Tripodi, di questo stiamo parlando.
Prego, onorevole Salerno.
Alla luce di quanto detto e sollevato dall’onorevole Principe chiedo per cinque minuti una sospensione della seduta giusto per approfondire meglio.
Pongo in votazione la proposta dell’onorevole Salerno.
(Il Consiglio approva)
La seduta è sospesa.
La seduta riprende.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Fedele. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, nella breve sospensione, ci siamo consultati con i capigruppo e con i colleghi della opposizione, e abbiamo trovato, quasi, una soluzione per migliorare un po’ il testo.
Proporrei quindi di riportare il provvedimento in Commissione e riproporlo all’ordine
del giorno della prima seduta utile di Consiglio, subito dopo quello odierna.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Talarico. Ne ha facoltà.
Vorrei solo sapere in quale sede si è deciso questo, Presidente.
Pongo in votazione la proposta dell’onorevole Fedele.
(Il Consiglio approva)
(Così resta stabilito)
(Interruzione)
E’stata inserita all’ordine del giorno ai sensi
dell’articolo 42 del Regolamento, voluta dall’onorevole Bilardi, la proposta di
legge numero 258/9^ di iniziativa del consigliere Bilardi, recante: “Modifiche
ed integrazioni alla legge regionale numero 28 del 22 novembre
L’onorevole Bilardi ha
facoltà di svolgere la relazione.
Presidente, con questa proposta di legge si apportano alcune modifiche alla legge regionale numero 28 del 22 novembre 2010.
Relativamente alla Commissione
regionale per lo sport prevista dall’articolo 9 della suddetta legge si
modifica il comma 5 stabilendo che i rappresentanti previsti dall’articolo 9,
comma 3, siano nominati dalla Giunta regionale a seguito di avviso pubblico.
Nell’articolo 15 viene
modificato il comma 2 inserendo, tra i comitati provinciali e regionali, anche
le discipline sportive associate.
Con la modificazione del
comma 4 dell’articolo 16 si prevede l’introduzione dei comitati periferici
delle federazioni sportive nazionali e delle discipline sportive associate.
Non ci sono interventi,
pongo in votazione l’articolato.
Pongo in votazione
l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la
proposta di legge numero 258/9^.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Prego, onorevole Fedele.
Presidente, è stato
presentato un ordine del giorno che riguarda la proposta di legge numero 321/9^
firmata dai consiglieri di maggioranza e di opposizione che riguarda l’area di Gioia Tauro. Ne proporrei l’inserimento all’ordine del giorno e poi la votazione della proposta di
legge.
Pongo in votazione la
richiesta dell’onorevole Fedele d’inserimento all’ordine del giorno della
proposta di legge numero 321/9^.
(Il Consiglio approva)
Prego, onorevole De Gaetano.
Presidente, anche io
chiedo l’inserimento all’ordine del giorno di una mozione che riguarda la vertenza dei lavoratori dell’ex Sial Spa.
Pongo in votazione la
richiesta dell’onorevole De Gaetano di inserimento all’ordine del giorno della
mozione.
(Il Consiglio approva)
Passa quindi alla proposta di legge numero 321/9^ di
iniziativa dei consiglieri Fedele, Bova, Principe, Giordano, Bilardi, Serra,
recante: “Modifiche all’articolo 47 della legge regionale numero 47 del 23
dicembre
Prego, onorevole Fedele.
Ne ha facoltà.
Presidente, si tratta di una proposta di legge di modifica al collegato della manovra finanziaria che abbiamo fatto qualche mese fa e che introduceva un sistema di incentivazione per lo sviluppo dell’area di Gioia Tauro.
Proprio per questo vi è stata questa modifica che
consente di poter utilizzare quei fondi che il Consiglio
aveva inserito e che non sono pochi per lo sviluppo di quell’area portuale in
particolare con la possibilità di istituire regimi di
aiuto per la promozione della intermodalità compatibili con i trattati ai sensi
dell’articolo 93 della Unione europea. E poi il comma 4 bis con l’erogazione di
contributi all’autorità portuale ai sensi e per gli effetti dell’articolo 13
della legge 84/94 recante: “Riordino nella legislazione in materia portuale
vincolate alla realizzazione di specifiche azioni preventivamente concordate
con
Rimane ferma, chiaramente
nell’ambito delle risorse assegnate, la possibilità di erogare incentivi a
favore delle imprese compatibili col mercato comune.
E’, quindi, una possibilità
di rilanciare il porto di Gioia Tauro che
Pongo in votazione la proposta
di legge numero 321/9^.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in
allegato)
Si passa alla mozione
numero 61 del 29 marzo
“Il Consiglio regionale,
premesso che
l’agroalimentare, come dimostrano gli ultimi dati, è uno dei
settori strategici su cui concentrare le politiche di investimento per
consentire l'attivazione di positive e virtuose dinamiche di sviluppo della
Regione Calabria;
è prioritario, altresì, proporre politiche attive di
contrasto, anche con proposte interistituzionali, per la repressione di
dinamiche distorsive di tipo contraffattivo o parassitario che minano la
reputazione e la diffusione del vero “Made
in Calabria”;
le frodi alimentari colpiscono in generale il “Made in Italy” ed in particolare il “Made in Calabria” e le produzioni di
qualità, oltre che rappresentare una minaccia alla salute;
la dimensione internazionale del fenomeno impone limiti
oggettivi alle azioni di contrasto dirette;
la realtà delle frodi alimentari ha raggiunto livelli impensabili
con quella che oggi viene chiamata agropirateria che consiste nella
contraffazione di un prodotto alimentare sfruttandone la reputazione e la
notorietà, imitando nomi, marchi, aspetto o caratteristiche;
il business dell’agroalimentare è sempre più appetibile per
la criminalità organizzata e l'industria della contraffazione;
si rende necessaria, una battaglia per la legalità non solo
per tutelare la salute dei cittadini, ma anche per proteggere dalla lunga mano
dei truffatori e della criminalità organizzata questo importante comparto. Non
è un caso che a crescere siano proprio le falsificazioni dei prodotti tipici
certificati e di quel “Made in Calabria”,
famoso in tutto il mondo, che alimenta buona parte delle nostre esportazioni;
con particolare attenzione vanno difese dalle frodi le
piccole e medie aziende che rappresentano il target più sensibile alle mire dei
gruppi organizzati che speculano sul settore con profitti di milioni di euro;
sul piano dell’assetto normativo, come emerge dalla Relazione
sulla contraffazione nel settore agroalimentare della Commissione parlamentare
di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo
commerciale, il quadro di riferimento italiano può essere considerato tra
quelli maggiormente evoluti a livello dei paesi industrializzati, tuttavia la
vetustà di alcune disposizioni, ne consiglierebbe una rivisitazione, in termine
di condotte e di relative sanzioni, che tengano conto delle mutate esigenze di
protezione e di tutela, da rapportare oggi a processi produttivi completamente
cambiati e altamente tecnologici, a relazioni economiche di carattere più
spiccatamente transnazionale nonché ai crescenti interessi della criminalità
organizzata in materia di contraffazione;
la riforma attuata in forza della legge numero 99 del
tuttavia, non è ad oggi prevista la competenza della Procura
distrettuale antimafia e quindi il coordinamento della Procura nazionale
antimafia per la fattispecie di associazione a delinquere finalizzata alla
realizzazione di condotte di contraffazione delle indicazioni di origine in
materia agroalimentare;
inoltre sul fronte della tutela del consumatore, pur
esistendo una norma, l’articolo 518 del codice penale, che prevede la pena
accessoria della pubblicazione della sentenza in caso di condanna per alcuni
delitti nella materia delle frodi e delle false o fallaci indicazioni, si
segnala che tale norma non menziona ai fini dell'applicazione della predetta
pena accessoria la fattispecie di cui all' articolo 517-quater del codice
penale; è necessario invece che il consumatore sappia chi fa la contraffazione;
merita inoltre una riflessione, come evidenzia
è necessario inoltre un diverso approccio culturale, come
auspicato dal Procuratore Generale Antimafia. Infatti se è vero che in questo
campo l’Italia ha ormai una legislazione all'avanguardia, è anche vero che il
nostro resta uno dei Paesi maggiormente colpiti dalla contraffazione e, allo
stesso tempo, uno dei Paesi in cui si consumano di più prodotti contraffatti,
per questo quando si acquistano prodotti non originali, si deve essere
consapevoli che si sta finanziando la criminalità organizzata;
un’azione mirata di informazione e promozione dovrebbe
riguardare, poi, i mercati esteri, per abituare i consumatori di quei paesi a
saper distinguere un vero prodotto calabrese da servili imitazioni ovvero da
azioni parassitarie che richiamano l'identità della regione;
un forte aiuto in tal senso deriva dalla previsione di
sistemi di etichettatura e tracciabilità capaci di rendere più trasparenti le
varie fasi del processo produttivo in modo da “raccontare” la storia di un dato
prodotto dalla scelta dei sistemi di coltivazione/allevamento, alla diverse
fasi di elaborazione, fino al suo arrivo sullo scaffale di un esercizio
commerciale;
risulta essenziale conoscere ed esplicitare, quale criterio
di orientamento per l'acquisto dei consumatori, l'origine del prodotto che, nel
caso dell'alimento, essendo in gioco un valore come quello della salute, assume
il ruolo di garanzia di rango costituzionale;
in tal senso appare urgente dare immediata attuazione alla
legge 3 febbraio 2011, numero 4, “Disposizioni in materia di etichettatura e di
qualità dei prodotti alimentari” attraverso l'emanazione dei decreti
interministeriali di cui al comma 3 dell’articolo 4. Questa previsione riveste
una particolare attualità nella nostra regione poiché si rende utile per la
provenienza di origine del succo concentrato di arance, infatti se attuata,
sarebbe di particolare rilevanza economica oltre che sociale per la filiera
degli agrumi da industria con un indubbio vantaggio per le nostre produzioni;
in questa ottica è necessario poi promuovere un impegno
presso le istituzioni europee per superare lo stallo attuale alla normativa UE
sul marchio obbligatorio di origine (cosiddetto Regolamento sul “made in”);
un punto critico è il cosiddetto calabriansounding,
esso è un fenomeno legato a quei prodotti che pur non essendo tecnicamente
contraffatti richiamano in qualche modo, nei colori e nei nomi, la calabresità
degli ingredienti, della lavorazione o del prodotto stesso senza però che le
materie prime e la relativa lavorazione siano effettivamente italiane; il calabriansounding sottrae notevoli
potenzialità alle esportazioni nazionali e, raramente sconfinando
nell'illecito, risulta difficilmente contrastabile;
spiace registrare che la tutela a livello internazionale
avverso il fenomeno del calabriansounding
e la tutela delle denominazioni di origine e dei prodotti di qualità in
generale non ha registrato significativi passi in avanti;
la sempre maggior trasnazionalità del fenomeno
contraffattivo impone quindi un forte impegno, a livello europeo e
internazionale, per giungere alla definizione di un quadro di regole comuni che
risponda a principi di reciprocità ed efficacia;
a livello nazionale, inoltre, occorre mantenere un fronte
unitario, che veda sia coinvolti tutti gli attori istituzionali ed il mondo
delle imprese, attraverso una più forte ed intensa collaborazione;
la difesa delle produzioni tipiche non può prescindere
quindi dal contrasto alla contraffazione, da un'informazione chiara e
trasparente ai consumatori ma anche dalla promozione del consumo di prodotti
alimentari “a chilometro zero” provenienti da filiera corta al fine di
privilegiare la distribuzione alimentare basata sul rapporto diretto tra
produttore e consumatore;
in tal senso, il cosiddetto “decreto liberalizzazioni” del
Governo nazionale, presenta interventi normativi a favore del sistema
agroalimentare italiano puntando al rilancio degli investimenti nel comparto e
ad una maggiore solidità finanziaria delle aziende agroalimentari, ispirandosi
a criteri di trasparenza nei rapporti di filiera, efficienza ed efficacia
dell'azione amministrativa;
quello della contraffazione e della tutela del “Made in Italy” e, quindi, del “Made in Calabria”, è solo una delle
tante problematiche che affliggono il comparto;
nel settore agricolo operano 34mila imprese iscritte al
registro delle Camere di Commercio la cui competitività rischia di essere
fortemente compromessa;
il 2012 si è aperto con i problemi di sempre, un mondo
agricolo in crisi, imprese strette da costi opprimenti, prezzi non remunerativi
e redditi in caduta;
le difficoltà riportate non fanno che aggravare il momento
congiunturale anche aggravato da una struttura, quasi interamente a breve,
dell'indebitamento operativo delle imprese agricole che, associato alla stretta
da parte del sistema creditizio, ne rende di fatto complicata la normale
gestione operativa;
ad una già grave situazione si è aggiunta, tra le altre
cose, la tassazione di immobili e terreni agrari, 1’aumento delle accise
carburanti, quello dei contributi previdenziali, l’azzeramento delle
agevolazioni nelle zone montane e svantaggiate. La cosiddetta “Imu” avrà un
impatto pesante su terreni agricoli e fabbricati rurali andando a tassare
quelli che sono, di fatto, mezzi di produzione per le imprese agricole. Appare
necessaria quindi una netta differenziazione del trattamento fiscale per chi il
terreno lo usa per vivere e lavorare;
si è sostanzialmente in presenza di una insostenibile
situazione che fa emergere la criticità del comparto evidenziando la mancanza
di profitti e l’aumento dei costi, l’alterazione dei prezzi da parte di un
mercato globalizzato, della grande distribuzione, dei prodotti importati e
spacciati per locali, e chiesto a gran voce misure per contenere il costo del
carburante agricolo, il corretto utilizzo dei fondi europei e il blocco delle
riscossioni di tributi e contributi per chi è in difficoltà;
da queste denunce emerge, con drammaticità, come la
pressione fiscale e gli oneri burocratici che schiacciano il comparto
dell’agroalimentare ne mettono a dura prova la competitività rispetto a altri
paesi le cui produzioni non sono gravate da corrispondenti carichi fiscali;
solo con nuove politiche, sia a livello comunitario che
nazionale, e con interventi realmente incisivi sarà possibile far uscire dalla
crisi un comparto che resta il perno su cui poggia gran parte del sistema del “Made in Calabria” nel mondo con
evidenti risultati economici e di immagine;
la proposta di riforma sulla Politica agricola comune, entra
nel vivo in vista della sua applicazione nel periodo 2014/2020;
la redditività delle aziende agricole negli ultimi dieci
anni si è assottigliata, la forbice tra prezzi e costi produttivi si è
allargata, mentre le banche hanno chiuso molte linee di credito. E’ necessario
che
i cosiddetti “pagamenti agroambientali” costituiscono uno
degli strumenti d'intervento previsti dal vigente ordinamento comunitario nel
settore agricolo;
la misura si pone l'obiettivo di fornire agli agricoltori
aiuti, erogati annualmente in funzione della superficie coltivata (o dei capi
allevati), volti a compensare le perdite di reddito o i costi aggiuntivi conseguenti
all'applicazione di metodi di produzione più compatibili con l'ambiente
(agricoltura biologica, riduzione di input, ecc.) e con la necessità di
salvaguardare la biodiversità (cura del paesaggio agrario, coltivazione di
vegetali minacciati di erosione genetica, allevamento di razze animali in via
di estinzione ecc.);
le risorse sono erogate e programmate dalla Regione nei
relativi Piani di Sviluppo Rurale (PSR), grazie a fondi di provenienza
comunitaria (FEASR);
i vantaggi offerti dei “pagamenti agroambientali” risultano
molteplici: innanzitutto intervengono direttamente e senza intermediazione in
favore degli agricoltori, riducendo gli “sprechi” di sistema ed il rischio
d'infiltrazione da parte delle organizzazioni criminali;
la loro programmazione, gestione ed erogazione risultano
semplici e trasparenti, garantendo la possibilità di impiegare utilmente le
risorse comunitarie ed evitarne la dispersione; sostengono l'adozione delle
“buone pratiche agricole”, che permettono di migliorare la qualità dei prodotti
(e di conseguenza la salute di chi li consuma) e tutelare meglio l'ambiente ed
il paesaggio; affermano il ruolo sociale e di presidio del territorio da parte
degli agricoltori, visti non solo come “produttori” ma come garanti della
manutenzione del suolo, della tutela della biodiversità, del rispetto
dell'ambiente rurale;
ciò si pone in piena coerenza con gli indirizzi fondamentali
della nuova PAC (Politica Agricola Comune) che intende far prevalere il
sostegno all'attività dell'agricoltore rispetto al mero sussidio delle
produzioni;
Impegna
riequilibrare i rapporti interni alla filiera agroalimentare
anche al fine di contrastare i comportamenti lesivi a danno delle piccole e
medie aziende, che, tra le altre cose, si trovano in sofferenza per il
dilatarsi eccessivo dei termini di pagamento da parte degli operatori forti;
introdurre nuove misure di sostegno per l'acceso al credito;
garantire ima maggior trasparenza dei rapporti all'interno
della filiera;
assumere una iniziativa legislativa, attraverso
a sostenere l’esportazione di prodotti agricoli e
agroalimentari della nostra regione e a scoraggiare, di contro, quelle
iniziative imprenditoriali che, piuttosto che dedite
all’internazionalizzazione, delocalizzano e mettono in commercio prodotti che
non presentano le caratteristiche di tipicità ed originalità proprie delle
eccellenze del territorio del nostro Paese, facendo concorrenza sleale;
assumere iniziative volte a contrastare la contraffazione
via internet;
ad adoperarsi affinché la lotta alla contraffazione sia
considerata una priorità per la politica europea, oltre che a livello
nazionale, e a promuovere anche in sede di riforma della PAC, forme di
coordinamento più stringenti a livello UE, con l'obiettivo di superare problemi
e resistenze, anche a livello mondiale (WTO);
prevedere un apposito fondo, anche solo di garanzia, su base
regionale, tendente al consolidamento delle passività onerose a breve termine
delle imprese agricole, consentendo in tal guisa la dilazione
dell'indebitamento di esercizio su almeno 15 anni;
assumere l’impegno a sostenere concretamente il comparto
agricolo ed agroalimentare Made in Calabria, dando valore agli auspicati
interventi in tempi certi e ragionevoli.
Impegna altresì il Governo a
introdurre una norma,
in presenza di tale situazione, che in esistenza di rateizzazione di debiti Equitalia,
porti l’interesse al tasso legale, la riduzione al minimo dei compensi di riscossione ed il raddoppio del numero delle rate accordate;
prevedere delle opportune misure ai fini di
alleggerire il carico fiscale sul comparto agricolo e
agroalimentare in modo particolare riguardo alla cosiddetta IMU, al
contenimento del costo del carburante agricolo e ai contributi e tributi
prevedendo anche forme di sospensione e dilazione dei pagamenti;
in particolare, sostenere gli imprenditori del comparto
agricolo e agroalimentare tipico i quali abbiano una situazione debitoria
conclamata ed irrecuperabile o difficilmente esigibile o eccessivamente
onerosa, i quali adottino un regime contabile e fiscale ordinario e si associno
in forma cooperativistica o di società di persona, esentandoli dalle sanzioni
per carichi tributari altrimenti irrecuperabili e dilazionando la sorte
capitale in almeno 15 anni gravandola solo degli interessi legali;
inoltre, a disporre l’inapplicabilità e statuire
l'invalidità dei fermi amministrativi sui beni mobili soggetti a trascrizione i
quali siano utilizzati come mezzi ordinari di produzione fino al limite di
15.000 euro;
permettere la distruzione dei beni mobili soggetti a
trascrizione obsoleti sottoposti a fermo amministrativo in modo da evitare la
moltiplicazione dell'indebitamento del contribuente;
permettere la vendita dei beni mobili soggetti a
trascrizione sottoposti a fermo amministrativo con cessione del prezzo
all'Erario fino all'importo delle somme dovute con liberazione degli stessi dal
fermo;
sostenere la competitività anche avendo riguardo a misure
quali il credito d'imposta per finanziare ricerca e innovazione in agricoltura;
a garantire un pieno e corretto impiego dei cosiddetti
“pagamenti agroambientali”.
Si dispone che la mozione approvata venga notificata al
Governo della Repubblica Italiana”.
Prego, onorevole Dattolo, ha facoltà di parlare.
Presidente, era una mozione che però è stata trasformata
in un ordine del giorno, e che vede la firma di tutti i gruppi consiliari .
Riguarda le problematiche legate al settore agro-alimentare.
Dirò brevemente solo alcune
considerazioni visto che è stata a disposizione di tutti. L’aspetto più importante
riguarda soprattutto il problema della contraffazione del “Made in Calabria” che è stato già ampiamente discusso
dall’apposita Commissione parlamentare.
E’ un ordine del giorno che prevede un
invito al Governo nazionale e degli impegni per quello regionale legati alle
condizioni molto difficili che attraversa l’agricoltura calabrese, soprattutto
nel comparto industriale non soltanto dal punto di vista della contraffazione
ma anche per l’accesso al credito.
L’impegno che viene chiesto in questo
ordine del giorno è soprattutto quello di istituire un fondo di garanzia che
possa dare ossigeno alle tematiche riguardanti soprattutto le passività
pregresse ed i problemi connessi all’accesso al credito ed ai pignoramenti
previsti da Equitalia.
Mi preme sottolineare la grande
sensibilità dimostrata da tutti i colleghi dei gruppi consiliari dell’intero
Consiglio di centro-sinistra e di centro-destra, su questo tema chiediamo un
impegno fattivo del Governo regionale ed un invito a quello nazionale di venire
incontro alle esigenze del comparto agricolo anche in funzione di quelle che
saranno le caratteristiche della politica agricola dal 2014 al 2020.
Pongo in votazione la mozione
trasformata in ordine del giorno presentata dall’onorevole Dattolo e sottoscritta
da tutti i capigruppo del Consiglio regionale e illustrato dal capogruppo
dell’Udc.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Si passa adesso alla mozione “In
ordine alla vertenza degli ex lavoratori Sial servizi Spa” di cui do lettura:
“Il Consiglio regionale,
premesso che:
la successiva legge regionale 11
agosto numero
nonostante questi provvedimenti il
Contratto di servizio tra la società e
l’attività che veniva svolta dalla
società fondamentale per controllare la qualità della produzione zootecnica e
la tutela della salute umana si è praticamente interrotta;
solo parzialmente, ed in maniera
sostanzialmente più onerosa per
i lavoratori assunti dalla Sial, che
hanno permesso con la loro professionalità di garantire il servizio, versano
ancora in stato di mobilità e che hanno percepito gli ammortizzatori sociali
(mobilità in deroga) fino al 29 febbraio u.s.;
Il Consiglio regionale della Calabria
il 29 marzo
tutto ciò premesso
il Consiglio regionale impegna
Ad istituire in tempi brevissimi un
tavolo tecnico tra il Dipartimento Sanità, Agricoltura e sindacati, per
definire le modalità per avviare il progetto “Servizio Anagrafe Zootecnica”,
attraverso
Ha chiesto di parlare l’onorevole De
Gaetano. Ne ha facoltà.
Brevemente, Presidente, questa mozione
chiede che
Questi lavoratori hanno realizzato un
progetto che è partito nel 2004 per l’anagrafe bovina dando un grosso
contributo in tutta
Questo servizio è finito nel 2009 e
nel corso degli anni abbiamo inserito nelle varie leggi finanziarie delle somme
per far continuare questo progetto che è essenziale perché nelle Asl non ci
sono le competenze per poter proseguire questa esperienza.
Chiediamo alla Giunta, so che
Chiediamo, altresì, al Vicepresidente
di seguire in prima persona, anche se non sono le sue le deleghe specifiche,
però come coordinamento, sicuramente, è giusto in questo caso.
Chiediamo l’istituzione di questo
tavolo permanente con i sindacati, i tre dipartimenti e ovviamente il
Vicepresidente della Giunta regionale per risolvere il problema e far ripartire
questo progetto con tutte le maestranze che hanno lavorato nel corso di questi
anni.
Pongo in votazione la mozione
condivisa da tutti i capigruppo.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Abbiamo esaurito gli argomenti
all’ordine del giorno, pertanto la seduta è sciolta ed il Consiglio sarà
convocato a domicilio.
Hanno chiesto congedo i consiglieri Aiello F., Caputo, Loiero, Mirabelli.
(Sono concessi)
E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge di iniziativa popolare:
“Istituzione del Comune di Le Castella nella provincia di Crotone” (P.L. n. 319/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari,
istituzionali e affari generali – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica e attività produttive
– per il parere.
(Così
resta stabilito)
Sono state
presentate, inoltre, le seguenti proposte di legge di iniziativa dei
consiglieri:
Aiello F.
– “Norme per la concessione di contributi destinati ai nuclei familiari,
monofamiliari, parentali in generale o di fatto in difficoltà a sostegno delle
spese per il riscaldamento domestico” (P.L. n. 315/9^)
E’ stata
assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie,
culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica e attività produttive
– per il parere.
(Così
resta stabilito)
Maiolo,
Principe, Scalzo, Franchino, Sulla, Guccione, Amato, Battaglia, De Gaetano,
Censore, Talarico D., Giordano, De Masi – “Istituzione di una Commissione
consiliare d’inchiesta sul sistema idrico integrato in Calabria e sull’attività
della Sorical (Società risorse idriche Calabria)” (P.L. n. 316/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari,
istituzionali e affari generali.
(Così
resta stabilito)
Magno,
Orsomarso, Scalzo, Franchino, Censore, Pacenza, Chiappetta, Adamo, Bruni,
Maiolo, Guccione, Giordano, De Masi, Dattolo, Sulla, Imbalzano, Amato –
“Riconoscimento formale dei soggetti responsabili patti territoriali e
promotori contratti d’area calabresi quali Agenzie di sviluppo locale”
(P.L. n. 317/9^)
E’ stata
assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio
programmazione economica e attività
produttive.
(Così
resta stabilito)
De Masi,
Giordano, Talarico D. - “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale del 27 aprile 2011, n. 14 < Interventi urgenti
per la salvaguardia della salute dei cittadini: norme relative alla
eliminazione dei rischi derivanti dall’esposizione a siti e manufatti
contenenti amianto” (P.L. n. 318/9^)
E’ stata
assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del
territorio – protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica e attività produttive
– per il parere.
(Così
resta stabilito)
Bilardi –
“Modifiche alla legge regionale n.
4/1997 <Legge organica di protezione civile della Regione Calabria” (P.L. 320/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari,
istituzionali e affari generali – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica e attività produttive
– per il parere.
(Così
resta stabilito)
Fedele,
Principe, Bilardi, Serra, Bova, Giordano – “Modifica all’articolo 47 della legge regionale 23 dicembre 2011, n. 47”
(P.L. n. 321/9^)
E’ stata
assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio
programmazione economica e attività
produttive.
(Così
resta stabilito)
E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa dei consiglieri:
Talarico D., De Masi, Giordano – “Modifica agli articoli 102 e 103 del Regolamento interno del Consiglio regionale” (P.P.A. n. 166/9^)
E’ stata assegnata alla quinta Commissione consiliare - Riforme
e decentramento.
(Così
resta stabilito)
La Giunta
regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la
deliberazione n. 107 del 13 marzo 2012, recante: "Legge regionale 29
dicembre 2010, n. 35 - Provvedimenti a favore delle società aeroportuali
calabresi (art. 35, comma 2, legge regionale 7/2001) - Approvazione
programmi" (Parere n. 33)
E' stata
assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio
programmazione economica e attività produttive.
(Così
resta stabilito)
La Giunta
regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la
deliberazione n. 118 del 20 marzo 2012, recante: "Legge regionale 17/85
articolo 15 - Riconoscimento biblioteche di interesse locale" (Parere n. 34)
E' stata
assegnata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie,
culturali e formative.
(Così
resta stabilito)
La Giunta
regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la
deliberazione n. 117 del 20 marzo 2012, recante: "Modifiche ed
integrazioni al regolamento regionale 19 ottobre 2009, n. 15 concernente
"Regolamento per la concessione di contributi alle vittime della
criminalità e in materia di usura, ai sensi della legge regionale n. 31 del 16
ottobre 2008" (Parere n. 35)
E' stata
assegnata alla Commissione contro la 'ndrangheta in Calabria.
(Così
resta stabilito)
La Giunta
regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la
deliberazione n. 110 del 13 marzo 2012, recante: "Legge regionale 23
dicembre 2011, n. 47, articolo 45 "Istituzione del Fondo Unico per le
Attività Produttive ed Economiche" — Approvazione Piano" (Parere n. 36)
E' stata
assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio
programmazione economica e attività
produttive.
(Così
resta stabilito)
La terza Commissione
consiliare, con nota n. 14549 del 22 marzo 2012, ha comunicato che nella seduta
del 15 marzo 2012 ha espresso parere favorevole alla deliberazione della Giunta
regionale n. 62 del 16 febbraio 2012, recante: "Legge regionale 17/1985,
articolo 15 - Riconoscimento biblioteche di interesse locale" (Parere n. 31)
La Giunta
regionale con deliberazione n. 113 del 20 marzo 2012 ha approvato il Documento
Preliminare del Quadro Triennale Regionale Paesaggistico (QTRP).
L’onorevole
Antonio Scalzo, a far data dal 13 marzo 2012, è componente della terza
Commissione consiliare "Attività sociali, sanitarie, culturali,
formative", in sostituzione dell'On. Agazio Loiero.
La Giunta
regionale, con note nn. 83080, 83104 del 7 marzo 2012, nn. 100461 e 100480 del
20 marzo 2012, ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al
bilancio per l'esercizio finanziario 2012:
Deliberazione
Giunta regionale n. 72 del 24 febbraio 2012
Deliberazione
Giunta regionale n. 73 del 24 febbraio 2012
Deliberazione
Giunta regionale n. 74 del 24 febbraio 2012
Deliberazione
Giunta regionale n. 87 del 13 marzo 2012
Deliberazione
Giunta regionale n. 88 del 13 marzo 2012
Deliberazione
Giunta regionale n. 89 del 13 marzo 2012
Aiello F. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alle politiche
euromediterranee internazionalizzazione, cooperazione tra i popoli e pace. Per sapere – premesso che:
il quinto
settore del dipartimento Presidenza della Giunta regionale della Calabria
ha tra le sue funzioni precipue quelle relative alla cooperazione tra i popoli
e l’internazionalizzazione;
a tale settore afferisce l’assessore
alle politiche euromediterranee
internazionalizzazione, cooperazione tra i popoli e pace;
in data 1
settembre 2011 il predetto settore attraverso il dipartimenti alle politiche
euromediterranee pubblicava sul sito della Regione Calabria un bando per la
selezione di n. 7 esperti per come in oggetto meglio individuati;
in data 10 febbraio 2012 si dà notizia
circa l’esito delle selezioni di cui sopra;
nelle successive date del 21/27 e 28
febbraio venivano pubblicate con tre differenti avvisi le graduatorie del bando
di cui sopra;
all’art. 2, comma 2, punto 6 del
predetto avviso pubblico di selezione con riferimento ai requisiti minimi in
capo ad ogni partecipante, si legge di dover essere in possesso di comprovata
esperienza lavorativa di almeno tre anni post laurea e relative competenze
tecniche maturate e che tale requisito e richiesto per tutti i profili messi a
bando;
nei criteri di valutazione al punto 4,
Esperienza professionali, si legge contrariamente a quanto sopra richiamato che
le esperienze svolte nei primi tre anni dalla data di conseguimento del diploma
di laurea non verranno valutate;
risulta evidente che per concorrere
con pari opportunità bisogna aver maturato almeno sei anni di esperienze post
laurea e non tre per come espressamente previsto nel bando all’art. 2, comma 2,
punto 6;
il peso del punteggio assegnato alle
predette esperienze è pari a 24/100 -:
quali azioni si intendono adottare per
sanare tale evidente contraddizione presente nel bando;
quali azioni si intendono adottare per
contrastare la discriminazione in danno di tutti i partecipanti che pur
soddisfacendo il requisito dei tre anni di esperienze lavorative post laurea
sono, di fatto, in palese violazione dell’assunto delle pari opportunità
penalizzati nell’assegnazione del punteggio;
se ritiene nonostante tale
contrastante procedura con riferimento ai requisiti minimi previsti dal bando
ed i successivi criteri di valutazione nello stesso presenti, validare la
graduatoria finale o se non si dia il caso di sospendere la stessa.
(225; 12.03.2012)
De Masi. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
nel corso della seduta del Co.Re.Co.Co.,
tenutasi in data giovedì 13 ottobre 2011 presso la Sala Commissioni, sono stati
sentiti i funzionari dell'A.T.E.R.P. di Crotone;
in tale occasione i suddetti
responsabili hanno illustrato, rispettivamente, la situazione patrimoniale e la
situazione economica dell'Ente facendo emergere, in particolare:
criticità in ordine alla condizione generale degli immobili;
ritardi nella riscossione dei canoni e
nella preparazione delle graduatorie degli assegnatari;
quest'ultima circostanza, tra l'altro,
ha incrementato il fenomeno dell'occupazione abusiva degli alloggi;
malgrado le difficoltà economiche
l'Ente ha individuato dei residui derivanti da economie realizzate su
interventi già ultimati;
tali economie ammontano ad
€.6.685.738,93 e sono giacenti presso la Cassa Depositi e Prestiti;
l'Azienda ha ripetutamente presentato richiesta alla Regione Calabria per
essere autorizzata ad utilizzare legittimamente la sullodata somma;
nel corso dell'audizione de qua, i
citati funzionari hanno fatto presente che la somma di cui sopra è vincolata e,
pertanto, destinata all'edilizia residenziale pubblica;
gran parte del patrimonio dell'Azienda
è costituito da edifici realizzati in epoca antecedente all'entrata in vigore
della normativa in materia di tutela dell'handicap e di abbattimento delle
barriere architettoniche;
tra gli assegnatari degli alloggi sono
presenti sia portatori di handicap che persone anziane con ridotte capacità
deambulatorie;
appare necessario adeguare gli edifici
alle prescrizioni vigenti in materia, anche in virtù di numerose istanze
pervenute presso gli uffici dell'Azienda;
in particolare è stata fatta esplicita
richiesta di effettuare lavori di manutenzione straordinaria e/o installazione
di ascensori in edifici, così come individuati dai tecnici preposti;
la somma €.6.685.738,93 derivante
dalle economie realizzate e giacente presso la Cassa Depositi e Prestiti
sarebbe sufficiente ad affrontare i lavori di cui sopra;
tale somma è vincolata e, pertanto,
destinata all'edilizia residenziale pubblica;
non appare giustificato il ritardo da
parte della Regione Calabria nel rilascio dell'autorizzazione necessaria
all'A.T.E.R.P. di Crotone per l'utilizzo dell'importo di cui sopra, atteso che
si tratta di fondi con finalità vincolata e destinati all'edilizia residenziale
pubblica -:
quali sono le ragioni giuridiche e
sociali per cui la Regione non ha ancora provveduto ad assecondare le richieste
dell'ATERP di Crotone per essere autorizzata ad utilizzare legittimamente la
somma de qua, peraltro vincolata e, pertanto, destinata all'edilizia
residenziale pubblica;
se la Regione intenda adottare ogni
iniziativa volta ad autorizzare l'utilizzo, per le finalità individuate
dall'A.T.E.R.P. di Crotone, della somma €.6.685.738,93, destinata
esclusivamente a finanziamenti per interventi manutentivi su edifici di
all'edilizia residenziale pubblica e giacente presso la Cassa Depositi e
Prestiti.
(226; 14.03.2012)
Nucera. Al Presidente della
Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con legge
regionale n. 23 del 7 agosto 1999 (Norme per il trasporto pubblico locale),
all'art. 22 (Agevolazioni tariffarie) sono state previste una serie di
agevolazioni tariffarie per alcune categorie di soggetti che usufruiscono del
trasporto pubblico locale e, in particolar modo, al comma 5 è stato riconosciuto
il diritto di libera circolazione a favore di tutti gli appartenenti alla
Polizia di Stato, all'Arma dei Carabinieri, al Corpo Nazionale dei Vigili del
Fuoco, al Corpo Forestale dello Stato, al Corpo della Guardia di Finanza, agli
Agenti di Polizia Penitenziaria, purché in possesso della tessera di
riconoscimento rilasciata dalla rispettiva amministrazione di appartenenza,
nonché a favore dei titolari di tessere di servizio rilasciate dalla direzione
generale della M.C.T. del Ministero dei Trasporti e della Navigazione;
nonostante
le dette previsioni legislative, molti appartenenti alle forze dell'ordine si
sono visti multare su mezzi delle Ferrovie dello Stato e degli altri vettori
del trasporto pubblico locale che collegano le varie province calabresi, in
quanto sprovvisti di idoneo titolo di viaggio;
nonostante
il disposto dell'art. 22, comma 5 della predetta Legge regionale, il diritto
alla libera circolazione sui mezzi del trasporto pubblico locale a favore degli
appartenenti alle forze dell'ordine non trova, ad oggi, applicazione, stante la
mancanza di accordi tra la Regione Calabria, le Ferrovie dello Stato e le altre
imprese che gestiscono il trasporto pubblico locale;
il diritto
di libera circolazione a favore di tutti gli appartenenti alle forze
dell'ordine costituisce un mezzo per migliorare qualitativamente il servizio di
trasporto pubblico in quanto capace di rafforzare la tutela della sicurezza del
personale e dei viaggiatori e rappresenta un efficace deterrente alla
commissione di reati sia in danno a persone che in danno a cose -:
se e quando
intende predisporre un apposito protocollo di intesa tra la Regione Calabria,
le Ferrovie dello Stato e le altre imprese che gestiscono il trasporto pubblico
locale, al fine di rendere effettivo il diritto alla libera circolazione sui
mezzi del trasporto pubblico locale a favore degli appartenenti alle forze
dell'ordine, riconosciuto dall'art. 22, comma 5, della Legge Regionale n. 23
del 7 agosto 1999 (Norme per il trasporto pubblico locale).
(227;
15.03.2012)
sul Burc n. 40 del 7 ottobre 2011 è
stato pubblicato un avviso per la concessione di contributi in regime de
minimis, finalizzati a realizzare azioni per l’innovazione tecnologica delle
Pmi e dei raggruppamenti di Pmi della Calabria
a valere sul Por Calabria 2007/2013, asse I, linea di intervento 1.2.3.1., registrato
con decreto n. 12200 del 28.09.2011 con scadenza di presentazione delle domande
al 28 novembre 2011;
le finalità generali del detto avviso
riguardano “il sostegno alle Pmi nell’acquisizione di innovazioni tecnologiche
e organizzative basate sull’utilizzo del potenziale applicativo delle
Tecnologie dell’informazione e della comunicazione” (art. 1, comma 3
dell’avviso pubblico);
il comma 4 dell’art. 6 dell’avviso
citato prevede, alla lettera d), tra le tipologie di investimenti ammissibili,
gli investimenti per la transizione alla tecnologia digitale, con l’obiettivo
di sostenere le Pmi operanti nel settore radio-televisivo, nel passaggio al
digitale, al fine di potenziare lo sviluppo di nuovi contenuti e servizi su
reti digitali;
il Decreto del Ministero dello sviluppo
economico del
per il motivo suddetto, a partire
dalla data del 30 giugno 2012 non sarà più possibile trasmettere sulle
precedenti frequenze televisive;
a tutt’oggi non è stata approvata la
graduatoria relativa all’avviso per la concessione di contributi in regime de
minimis finalizzati a realizzare azioni per l’innovazione tecnologica delle Pmi
e dei raggruppamenti di Pmi della Calabria;
soprattutto per le Pmi, operanti nel
settore radio-televisivo di minori dimensioni i contributi di cui al predetto
avviso sono di fondamentale importanza per poter transitare alla tecnologia
digitale -:
se ritiene opportuno e necessario
provvedere in tempi brevi alla valutazione dei progetti presentati in relazione
all’avviso pubblico per la concessione di
contributi in regime de minimis finalizzati a realizzare azioni per
l’innovazione tecnologica della Pmi e dei raggruppamenti di Pmi della della Calabria
e conseguentemente all’approvazione della graduatoria dei detti progetti.
(228; 15.03.2012)
Nota:
assorbita dalla interrogazione numero 211/9^ a firma dell’onorevole
Nucera
Nucera. Al Presidente della Giunta
regionale e all’assessore al lavoro, alla
formazione professionale, alla famiglia e alle politiche sociali. Per sapere – premesso che:
il fenomeno degli incidenti sui luoghi di lavoro
costituisce un problema sociale, che incide sulla vita oltre che del
lavoratore, anche su quella della sua famiglia, che si trova improvvisamente,
oltre che in presenza di una carenza affettiva, anche nell'assenza di una fonte
di reddito;
rilevando la necessità di un sostegno ai familiari
di soggetti vittime di infortuni sul lavoro, la Regione Calabria, il 26
febbraio 2010, su mia proposta, ha varato la Legge regionale (n. 11/2010) di
solidarietà a favore dei familiari di lavoratrici e lavoratori deceduti o
gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro, come strumento
di promozione di un sistema sociale di solidarietà;
i lavoratori vittime di incidenti sul lavoro e le
loro famiglie non possono essere abbandonati al loro tragico destino, ma devono
essere concretamente supportati attraverso adeguati interventi di sostegno e
solidarietà;
a tutt'oggi, non è stato predisposto dalla Giunta
regionale il Regolamento di attuazione, previsto dall'art. 6 della Legge
regionale 26 febbraio 2010, n. 11 e in tal modo è stato vanificato l'operato
legislativo -:
se ritengono opportuno e necessario finanziare,
per tutti gli istituti ivi previsti, la Legge regionale 26 febbraio 2010, n. 11
(Interventi regionali di solidarietà a favore dei familiari di lavoratrici e
lavoratori deceduti o gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di
lavoro);
se ritengono opportuno predisporre il Regolamento
di attuazione, previsto dall'art. 6 della suddetta Legge regionale 26 febbraio
2010, n. 11.
(229; 19.03.2012)
Giordano. Al
Presidente della Giunta
regionale e all’assessore all’ambiente.Per sapere – premesso che:
Acquereggine è una società consortile per azioni
avente come scopo la fornitura ai comuni dell'Ambito territoriale ottimale n° 5
di Reggio Calabria di servizi inerenti prevalentemente la depurazione e le
fognature: la società sta attraversando un periodo critico tanto da paventare
la cessazione di ogni attività a causa dei numerosi ritardi nei pagamenti per
le quote del servizio di depurazione da parte dei comuni fruitori,
non hanno sortito alcun effetto i diversi incontri
richiesti dalle organizzazioni sindacali di categoria e anche gli impegni
assunti da parte degli enti locali dinanzi al Prefetto di Reggio Calabria in
data 2 febbraio 2012 sono stati in gran parte disattesi;
conseguentemente Acquereggine ha iniziato la
riconsegna degli impianti di depurazione ai rispettivi comuni
provvedendo alla messa in mobilità di circa 80 dipendenti;
la legge regionale 3 ottobre 1997 n. 10 all'art. 2
individua fra i compiti della Regione anche quello dell'organizzazione
territoriale del servizio e all'art. 39 la modifica delle delimitazioni degli
ambiti territoriali che risultassero necessarie per ottimizzare la loro
gestione;
la legge regionale della Calabria 29 dicembre
2010, n.34 (collegato alla finanziaria regionale) ha statuito all'art.47 che le
funzioni di Autorità d'Ambito di cui all'articolo 148 del D.lgs.152/2006,
previste dagli articoli 41, 42 e 43 della legge regionale 3 ottobre 1997 n.10,
a decorrere dal 1 luglio 2011, sono esercitate, senza necessità di atti
amministrativi di conferimento, dalla Regione Calabria, che subentra nei
rapporti giuridici attivi e passivi individuati con deliberazione della Giunta
regionale sulla base della situazione economica e finanziaria delle attuali
Autorità d'Ambito;
a decorrere dal 1° luglio 2011 è pertanto
istituito l’Ambito Territoriale Ottimale comprendente l'intera circoscrizione
territoriale regionale e la medesima norma ha poi stabilito che fino al 30
giugno 2011 sono sospese le procedure ancorché avviate per l'affidamento del
servizio e le amministrazioni provinciali, soggetti d'Ambito giusto quanto
sancito dal comma 5 dell'articolo 43 della legge regioni n.15/2008,
garantiscono il prosieguo nelle attività istituzionali il quadro delineato
evidenzia una situazione normativa del sistema del servizio idrico regionale
poco omogenea, anche rispetto alla legislazione nazionale come evidenziato
recentemente dalla Corte dei Conti, venendosi a determinare, per il periodo
transitorio, un vuoto legislativo che rischia di generare una paralisi
operativa nella gestione dei servizio all'interno delle rispettive autorità
d'ambito;
le preoccupazioni manifestate dalie organizzazioni
sindacali avevano trovato, a seguito di una serie di incontri, delle
rassicurazioni da parte de! governo regionale il quale aveva rilevato come
l'istituzione di una unica ATO regionale avrebbe portato alia risoluzione dei
problemi;
le fasi successive della vertenza, però, hanno
visto, come denunciato dalle organizzazione sindacali nella stessa riunione
prefettizia del 12 febbraio scorso, un atteggiamento poco chiaro da parte delia
stessa Regione che avrebbe fornito delle soluzioni tecniche non funzionali alla
gestione unitaria del servizio;
il periodo transitorio determinatosi a seguito
delle modifiche legislative regionali rischia di determinare serie difficoltà
per la tutela dei posti di lavoro ad oggi riconducibili alla società
Acquereggine e nel contempo si stanno prefigurando problemi di ordine sanitario
ed ambientale, stante il mancato o parziale funzionamento degli impianti di
depurazione ricadenti nell'ambito territoriale n° 5, in particolare nella città
di Reggio Calabria -:
in ragione delle modifiche apportate alla
legislazione regionale del settore, lo stato dell'iter avviato
dall'amministrazione regionale sulla riorganizzazione del servizio idrico
regionale e conseguentemente degli ATO provinciali esistenti;
quali iniziative, all'interno delle competenze
regionali, sono state attivate per favorire una soluzione delle problematiche
afferenti la tutela dei posti di lavoro degli enti gestori e in particolare di
quelli riconducibili alla società Aquereggine;
se non sia il caso di attivare urgentemente un
tavolo di concertazione con gli enti interessati e le organizzazioni sindacali
di categoria che, in attesa di una nuova regolamentazione sul ciclo integrato
delie acque, nello specifico per il settore della depurazione, e in ragione del
vuoto legislativo venutosi a creare nella fase transitoria, possa addivenire
alla stipula di un protocollo di intesa atto a dare efficaci garanzie per
salvaguardia dei livelli occupazionali nel pieno rispetto delle modalità
attuative previste dal CCNL.
(230; 20.03.2012)
Giordano. Al Presidente della Giunta regionale all'assessore all’ambiente. Per
sapere – premesso che:
è in fase
di costruzione e completamento una discarica in località Zingara di Melicuccà a
seguito di autorizzazione del commissario delegato per il superamento
dell'emergenza rifiuti in Calabria;
diversi
sindaci di comuni limitrofi all'area interessata alla discarica nonché associazioni
ambientaliste e sindacali nel tempo hanno denunciato presunte irregolarità e
nella scelta del sito e nella realizzazione delia stessa;
in
particolare si è evidenziata la presenza di pozzi artesiani riconducibili alla
sottostante falda acquifera che alimenta l'acquedotto denominato
"Vina" che rifornisce numerosi comuni della Piana di Gioia Tauro, la
presenza nel mezzo della discarica di tralicci della società Terna i cui cavi
passano sopra le vasche di accumulo, l'esistenza di un centro abitato, quello
di contrada Pennarelli di Bagnara;
sempre
sulla problematica si sono registrate denunce all’autorità giudiziaria per
difformità rispetto al progetto iniziale presentato e per i gravi pericoli alla
salute dei cittadini;
recentemente,
a seguito di un sopralluogo promosso dal partito di Italia dei valori, i
numerosi cittadini, rappresentanti delle associazioni ambientaliste ed esponenti
delle Istituzioni hanno segnalato come la paventata apertura della discarica
rischia di aggravare una situazione già parzialmente compromessa per la
presenza di altri siti inquinanti, ovvero altre discariche esaurite e non
ancora bonificate;
dopo aver
realizzato ben tre impianti ad alto rischio ambientale (inceneritore,
megadepuratore e centrale a turbogas) in un'area molto ristretta, si continua a
perseverare nell'idea che la Piana di Gioia Tauro debba essere trasformata in
un'immensa pattumiera -:
se, per
quanto di competenza, siano stati effettuati da parte dell'Ente Regione i
dovuti e necessari controlli atti ad acclarare quanto denunciato dai Sindaci e
dalle associazioni ambientaliste;
in
particolare se gli elaborati progettuali corrispondano a quanto effettivamente
realizzato e se l'Arpacal abbia effettuato rilevi e analisi sulle falde
acquifere sottostanti alla costruenda discarica e i possibili pericoli di
infiltrazione;
se non sia
il caso di intraprendere un’attività di monitoraggio costante, attraverso l'Arpacal
e altri enti sub regionali competenti, del sito in questione anche in sede di
collaudo, al fine di rilevare eventuali anomalie e conseguentemente adottare
gli atti e i provvedimenti più opportuni che possano sospendere e/o revocare
l'autorizzazione alla apertura della nuova discarica.
(231;
21.03.2012)
Guccione,
Censore, De Gaetano, Aiello F. Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
in data
23.02.2011 l'Asp di Cosenza ha adottato la Delibera n. 777 di annullamento in
autotutela delle deliberazioni di stabilizzazione dei lavoratori precari della
stessa Asp perché mancanti della prevista autorizzazione regionale;
in data
l4.02.2012 il Dirigente del Dipartimento n. 13 della Regione Calabria
"Tutela della Salute", dott. Antonino Orlando ha inviato all'avv.
Francesco Zoccali, Dirigente Generale del Dipartimento della Presidenza
regionale e, per conoscenza, al dott. Gianfranco Scarpelli, Direttore Generale
dell'Asp di Cosenza, una lettera avente per oggetto "procedure di
stabilizzazione del Personale precario-richiesta parere" nella quale si
afferma, tra l'altro, che "con Nota Protocollo n. 6469 dell'll.04.2008 e
successiva Nota Protocollo n° 7309 del 23.04.2008, il Dipartimento "Tutela
della Salute" della Regione Calabria ha dato ulteriori direttive utili
all'individuazione del personale destinatario delle stabilizzazioni, prevedendo
altresì di richiamare in servizio coloro i quali, in servizio alla data
01.01.2008 ma cessati per scadenza contrattuale, avrebbero potuto maturare i
requisiti normativamente previsti;
"in
verità, si dice nella nota, che con disposizione Protocollo n. 30724
dell'11.12.2008 del Dipartimento "Tutela della Salute" non citata
nella suddetta deliberazione n. 777/11, l'Asp di Cosenza era stata regolarmente
autorizzata alla stabilizzazione di una serie di figure professionali,
attraverso l'approvazione del relativo Piano Triennale, di cui alla
Deliberazione n. 687/06;
così come
riportato dai giornali locali, è stata presentata dall'allora Direttore Generale
dell'Asp di Cosenza, avv. Franco Petramala, una denuncia presso la Procura
della Repubblica di Cosenza nei confronti dell'allora Commissario dell'Asp di
Cosenza, dott. Franco Maria De Rose, per avere revocato, con Delibera n.
777/2011, le stabilizzazioni dei 439 lavoratori precari -:
quali
iniziative si intendono adottare a tutela della Regione Calabria nei confronti
di chi ha adottato deliberazioni, omettendo disposizioni e atti amministrativi
compiuti dall'Assessorato alla Tutela della Salute, come si evince chiaramente
dalla lettera Protocollo n. 54886 del 14.02.2012 a firma del Dirigente Generale
del Dipartimento "Tutela della Salute" e se non si ritiene, inoltre,
di dover disporre che l'attuale Direttore Generale dell'Asp di Cosenza revochi
in autotutela la Delibera 777/2011, perché omette e non tiene assolutamente in
nessun conto la disposizione del Dipartimento "Tutela della Salute"
della Regione Calabria n.30724 dell'11.12.2008 che autorizza le
stabilizzazioni.
(232;
23.03.2012)
Aiello F. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore
all’istruzione, cultura, università e
ricerca scientifica. Per sapere – premesso che:
con D.D. n.
5752 del 25 maggio 2011 riveniente dall'Assessorato all'Istruzione, Alta
Formazione, e Ricerca Scientifica veniva registrato il decreto di approvazione
per l'assegnazione delle borsa di studio ai sensi della legge n. 62/2000;
le domande potevano
essere - come da decreto - presentate esclusivamente per il tramite delle
scuole;
per accedere
a tale contributo tutte la famiglie interessate dovevano farne richiesta entro
e non oltre il termine perentorio del 20 giugno 2011 utilizzando la modulistica
resa disponibile da codesto Assessorato;
con nota n.
6841 del 25 maggio 2011 dall'Assessorato in questione veniva inviata una
lettera tramite posta certificata a tutti i Comuni della Regione Calabria -
nella quale tra le altre informazioni si chiedeva addirittura agli Enti
Comunali di sollecitare le Istituzioni Scolastiche in tal senso -:
se tutto le
procedure temporali a carico delle famiglie e delle Istituzioni Scolastiche con
riferimento alla possibilità di ottenere i benefici di cui alla logge 62/2000 sono
state puntualmente rispettate perché alla data di oggi non esiste alcun
riscontro di merito circa la liquidazione dei contributi a sostegno delle spese
scolastiche oggetto della presente interrogazione.
(233; 28.03.2012)
Giordano. Al Presidente della Giunta
regionale nella qualità di commissario ad acta alla sanità. Per sapere – premesso che:
la conversione in legge del D.L 24 gennaio
2012, n. 1, meglio conosciuto come decreto sulle liberalizzazioni, prevede al
comma 8 dell'art. 11 che "i turni e gli orari di farmacia stabiliti dalle autorità competenti in
base alla vigente normativa non impediscono l'apertura della farmacia in orari
diversi da quelli obbligatori";
una corretta interpretazione della norma porta a ritenere legittimo
disattendere le disposizioni di competenza delle Asp che andrebbero così a
perdere la loro cogenza, mentre, al contrario, occorre osservare la disciplina
regionale rispetto alla modifica di orari di apertura delle farmacia "in orari diversi da quelli
obbligatori";
attualmente la suddetta disciplina sul territorio regionale è regolata
dalla legge regionale 23 marzo 1984, n. 2, il cui impianto normativo in buona
parte è da considerarsi obsoleto richiedendosi un adeguamento legislativo
adattato alle esigenze attuali dell'utenza;
il citato comma 6 rischia di ingenerare una situazione caotica nella
gestione degli orari delle farmacie in quanto una errata interpretazione della
norma succitata potrebbe far ritenere che sia venuto meno l'obbligo di
conformarsi agli orari così come previsto dall'art. 2 della legge regionale n.
2/1984 con gravi ripercussioni in tema di concorrenza e tutela dei lavoratori
dipendenti -:
se non ritenga opportuno attivare il Dipartimento regionale della tutela
della salute e sanità perché predisponga con urgenza una circolare esplicativa
in ordine alla non derogabilità degli orari di apertura e chiusura delle
farmacie cosi come stabilito dalla legge regionale n. 2/84;
se non ritenga necessario, anche in ragione di una normativa regionale
ormai datata, predisporre una proposta legislativa, con richiesta prioritaria
di esame al sensi dell'art. 68 del Regolamento interno al consiglio regionale,
finalizzata a ridisciplinare tutta la materia alla luce del nuovo ordinamento
introdotto dal decreto sulle liberalizzazioni.
(20; 23.03.2012)
Il Consiglio regionale
considerato che:
la consegna delle opere pubbliche, nonostante l'apposizione di termini
e la previsione del pagamento di penali, non avviene quasi mai entro il limite
di tempo pattuito;
l'iter di esecuzione dell'opera è spesso interrotto dalla necessità di
predisporre varianti progettuali e il fenomeno risulta essere ancora molto
frequente, nonostante la regolamentazione precisa e dettagliata della normativa
attuale, volta proprio ad arginare tale fenomeno;
il non rispetto del termine di consegna dell'opera, da un lato, e le
varianti progettuali, dall' altro, sono aspetti strettamente connessi e
speculari, che determinano un aumento del costo dell'appalto, con un danno
diretto e indiretto, in capo all'amministrazione e ricadute negative
sull'intera collettività;
è opportuno preservare, in ogni modo e in qualsiasi maniera, il
procedimento amministrativo e specificatamente, quello articolato e complesso
delle procedure di affidamento lavori, da manovre speculative e ancor di più
dal rischio di infiltrazioni mafiose che, tanto più sono possibili, quanto più,
l'iter burocratico è rallentato, incerto e artificioso -:
ad adottare la seguente linea di indirizzo che vale come norma di
principio, rivolta ad ogni struttura amministrativa dell'Ente e degli enti
pubblici i quali impegnano finanza di provenienza regionale.
Detta linea prevede:
il regolare rispetto dei tempi e dei tetti di spesa, previsti in ogni
atto e provvedimento, comporterà la premialità di accesso privilegiato alle
ulteriori fonti di finanziamento regionali, nei modi che i singoli settori
amministrativi determineranno di volta in volta; » che ogni ritardo o
superamento dei tetti di spesa imputabile agli uffici o agli Enti pubblici
destinatari di fonti di finanziamento regionali, comporterà misure di
post-erogazione nell'assegnazione degli ulteriori fondi pubblici, secondo i
modi che i singoli settori amministrativi determineranno di volta in volta;
sin dalla formulazione dei bandi di gara per la realizzazione delle
opere e la sottoscrizione dei successivi contratti d'appalto, sia previsto il
premio di accelerazione secondo modalità e termini di cui all'art. 23 D.M. 19
aprile 2000 n. 145.
La Giunta si riserva la facoltà di esercitare ogni controllo necessario
a verificare la puntuale attuazione della su estesa linea di indirizzo.
(60; 29.03.2012) Magarò
premesso che
l'agroalimentare, come
dimostrano gli ultimi dati, è uno dei settori strategici su cui concentrare le
politiche di investimento per consentire l'attivazione di positive e virtuose
dinamiche di sviluppo della Regione Calabria;
è prioritario, altresì,
proporre politiche attive di contrasto, anche con proposte interistituzionali,
per la repressione di dinamiche distorsive di tipo contraffattivo o
parassitario che minano la reputazione e la diffusione del vero “Made in
Calabria”;
le frodi alimentari
colpiscono in generale il “Made in Italy” ed in particolare il “Made in
Calabria” e le produzioni di qualità, oltre che rappresentare una minaccia alla
salute;
la dimensione internazionale
del fenomeno impone limiti oggettivi alle azioni di contrasto dirette;
la realtà delle frodi
alimentari ha raggiunto livelli impensabili con quella che oggi viene chiamata
agropirateria che consiste nella contraffazione di un prodotto alimentare
sfruttandone la reputazione e la notorietà, imitando nomi, marchi, aspetto o
caratteristiche;
il business
dell'agroalimentare è sempre più appetibile per la criminalità organizzata e
l'industria della contraffazione;
si rende necessaria, una battaglia
per la legalità non solo per tutelare la salute dei cittadini, ma anche per
proteggere dalla lunga mano dei truffatori e della criminalità organizzata
questo importante comparto. Non è un caso che a crescere siano proprio le
falsificazioni dei prodotti tipici certificati e di quel “Made in Calabria”,
famoso in tutto il mondo, che alimenta buona parte delle nostre esportazioni;
con particolare attenzione
vanno difese dalle frodi le piccole e medie aziende che rappresentano il target
più sensibile alle mire dei gruppi organizzati che speculano sul settore con
profitti di milioni di euro;
sul piano dell'assetto
normativo, come emerge dalla Relazione sulla contraffazione nel settore
agroalimentare della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della
contraffazione e della pirateria in campo commerciale, il quadro di riferimento
italiano può essere considerato tra quelli maggiormente evoluti a livello dei
paesi industrializzati, tuttavia la vetustà di alcune disposizioni, ne
consiglierebbe una rivisitazione, in termine di condotte e di relative
sanzioni, che tengano conto delle mutate esigenze di protezione e di tutela, da
rapportare oggi a processi produttivi completamente cambiati e altamente
tecnologici, a relazioni economiche di carattere più spiccatamente transnazionale
nonché ai crescenti interessi della criminalità organizzata in materia di
contraffazione;
la riforma attuata in forza
della legge n. 99 del 2009 ha introdotto una nuova fattispecie di delitto
contro l'economia pubblica (art. 517-quater.) "Contraffazione di
indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti
agroalimentari", con la medesima legge è stata prevista la competenza
della procura distrettuale antimafia per il reato di cui all'art. 416 del c.p.
finalizzato alla commissione dei delitti di cui agli articoli 473 e 474 del
c.p., rispettivamente riguardanti "Contraffazione, alterazione o uso di
marchi o segni distintivi ovvero brevetti, modelli e disegni" e
"Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi";
tuttavia, non è ad oggi
prevista la competenza della Procura distrettuale antimafia e quindi il
coordinamento della Procura nazionale antimafia per la fattispecie di
associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione di condotte di
contraffazione delle indicazioni di origine in materia agroalimentare;
inoltre sul fronte della
tutela del consumatore, pur esistendo una norma, l'articolo 518 del codice
penale, che prevede la pena accessoria della pubblicazione della sentenza in
caso di condanna per alcuni delitti nella materia delle frodi e delle false o
fallaci indicazioni, si segnala che tale norma non menziona ai fini
dell'applicazione della predetta pena accessoria la fattispecie di cui all'
articolo 517-quater del codice penale; è necessario invece che il consumatore
sappia chi fa la contraffazione;
merita inoltre una
riflessione, come evidenzia la Relazione parlamentare succitata, la
problematica della vendita di prodotti contraffatti attraverso Internet.
Infatti, l'anomalia dell'offerta o la facilità di simulare l'autenticità, la possibilità
di scegliere tra un'amplissima tipologia di punti vendita virtuali, la
disponibilità di sistemi di pagamento on line, ovvero di una capacità
logistico-distributiva che spesso non opera con tali approfondimenti sulle
piccole spedizioni che interessano i consumatori finali, costituiscono tutti
elementi che favoriscono un uso illecito della rete e quindi la stessa
contraffazione via web; l'approccio alla problematica non può essere affrontato
però solo in termini repressivi, occorre agire anche attraverso mirate campagne
d'informazione, come ci suggerisce la Relazione parlamentare della Commissione
d'inchiesta;
è necessario inoltre un
diverso approccio culturale, come auspicato dal Procuratore Generale Antimafia.
Infatti se è vero che in questo campo l'Italia ha ormai una legislazione
all'avanguardia, è anche vero che il nostro resta uno dei Paesi maggiormente
colpiti dalla contraffazione e, allo stesso tempo, uno dei Paesi in cui si
consumano di più prodotti contraffatti, per questo quando si acquistano
prodotti non originali, si deve essere consapevoli che si sta finanziando la
criminalità organizzata;
un'azione mirata di
informazione e promozione dovrebbe riguardare, poi, i mercati esteri, per
abituare i consumatori di quei paesi a saper distinguere un vero prodotto
calabrese da servili imitazioni ovvero da azioni parassitarie che richiamano
l'identità della regione;
un forte aiuto in tal senso
deriva dalla previsione di sistemi di etichettatura e tracciabilità capaci di
rendere più trasparenti le varie fasi del processo produttivo in modo da
"raccontare" la storia di un dato prodotto dalla scelta dei sistemi
di coltivazione/allevamento, alla diverse fasi di elaborazione, fino al suo
arrivo sullo scaffale di un esercizio commerciale;
risulta essenziale conoscere
ed esplicitare, quale criterio di orientamento per l'acquisto dei consumatori,
l'origine del prodotto che, nel caso dell'alimento, essendo in gioco un valore
come quello della salute, assume il ruolo di garanzia di rango costituzionale;
in tal senso appare urgente
dare immediata attuazione alla legge 3 febbraio 2011, n. 4, "Disposizioni
in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari"
attraverso l'emanazione dei decreti interministeriali di cui al comma 3
dell'articolo 4. Questa previsione riveste una particolare attualità nella
nostra regione poiché si rende utile per la provenienza di origine del succo
concentrato di arance, infatti se attuata, sarebbe di particolare rilevanza
economica oltre che sociale per la filiera degli agrumi da industria con un
indubbio vantaggio per le nostre produzioni;
in questa ottica è necessario
poi promuovere un impegno presso le istituzioni europee per superare lo stallo
attuale alla normativa UE sul marchio obbligatorio di origine (cosiddetto Regolamento
sul "made in");
un punto critico è il
cosiddetto calabriansounding, esso è un fenomeno legato a quei prodotti
che pur non essendo tecnicamente contraffatti richiamano in qualche modo, nei
colori e nei nomi, la calabresità degli ingredienti, della lavorazione o del
prodotto stesso senza però che le materie prime e la relativa lavorazione siano
effettivamente italiane; il calabriansounding
sottrae notevoli potenzialità alle esportazioni nazionali e, raramente
sconfinando nell'illecito, risulta difficilmente contrastabile;
spiace registrare che la
tutela a livello internazionale avverso il fenomeno del calabriansounding e la tutela delle denominazioni di origine e dei
prodotti di qualità in generale non ha registrato significativi passi in
avanti;
la sempre maggior
trasnazionalità del fenomeno contraffattivo impone quindi un forte impegno, a
livello europeo e internazionale, per giungere alla definizione di un quadro di
regole comuni che risponda a principi di reciprocità ed efficacia;
a livello nazionale, inoltre,
occorre mantenere un fronte unitario, che veda sia coinvolti tutti gli attori
istituzionali ed il mondo delle imprese, attraverso ima più forte ed intensa
collaborazione;
la difesa delle produzioni
tipiche non può prescindere quindi dal contrasto alla contraffazione, da
un'informazione chiara e trasparente ai consumatori ma anche dalla promozione
del consumo di prodotti alimentari "a chilometro zero" provenienti da
filiera corta al fine di privilegiare la distribuzione alimentare basata sul
rapporto diretto tra produttore e consumatore;
in tal senso, il cosiddetto
"decreto liberalizzazioni" del Governo nazionale, presenta interventi
normativi a favore del sistema agroalimentare italiano puntando al rilancio
degli investimenti nel comparto e ad una maggiore solidità finanziaria delle
aziende agroalimentari, ispirandosi a criteri di trasparenza nei rapporti di
filiera, efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa;
quello della contraffazione e
della tutela del “Made in Italy” e, quindi, del “Made in Calabria”, è solo una
delle tante problematiche che affliggono il comparto;
nel settore agricolo operano
34mila imprese iscritte al registro delle Camere di Commercio la cui
competitività rischia di essere fortemente compromessa;
il 2012 si è aperto con i
problemi di sempre, un mondo agricolo in crisi, imprese strette da costi
opprimenti, prezzi non remunerativi e redditi in caduta;
le difficoltà riportate non
fanno che aggravare il momento congiunturale anche aggravato da una struttura,
quasi interamente a breve, dell'indebitamento operativo delle imprese agricole
che, associato alla stretta da parte del sistema creditizio, ne rende di fatto
complicata la normale gestione operativa;
ad una già grave situazione
si è aggiunta, tra le altre cose, la tassazione di immobili e terreni agrari,
1'aumento delle accise carburanti, quello dei contributi previdenziali,
l'azzeramento delle agevolazioni nelle zone montane e svantaggiate. La
cosiddetta "Imu" avrà un impatto pesante su terreni agricoli e fabbricati
rurali andando a tassare quelli che sono, di fatto, mezzi di produzione per le
imprese agricole. Appare necessaria quindi una netta differenziazione del
trattamento fiscale per chi il terreno lo usa per vivere e lavorare;
si è sostanzialmente in
presenza di una insostenibile situazione che fa emergere la criticità del
comparto evidenziando la mancanza di profitti e l'aumento dei costi,
l'alterazione dei prezzi da parte di un mercato globalizzato, della grande
distribuzione, dei prodotti importati e spacciati per locali, e chiesto a gran
voce misure per contenere il costo del carburante agricolo, il corretto
utilizzo dei fondi europei e il blocco delle riscossioni di tributi e
contributi per chi è in difficoltà;
da queste denunce emerge, con
drammaticità, come la pressione fiscale e gli oneri burocratici che schiacciano
il comparto dell'agroalimentare ne mettono a dura prova la competitività
rispetto a altri paesi le cui produzioni non sono gravate da corrispondenti
carichi fiscali;
solo con nuove politiche, sia
a livello comunitario che nazionale, e con interventi realmente incisivi sarà
possibile far uscire dalla crisi un comparto che resta il perno su cui poggia
gran parte del sistema del “made in Calabria” nel mondo con evidenti risultati
economici e di immagine;
la proposta di riforma sulla
Politica agricola comune, entra nel vivo in vista della sua applicazione nel
periodo 2014/2020;
la redditività delle aziende
agricole negli ultimi dieci anni si è assottigliata, la forbice tra prezzi e
costi produttivi si è allargata, mentre le banche hanno chiuso molte linee di
credito. E' necessario che la PAC sia uno strumento di tutela dell'agricoltura
italiana introducendo chiarezza sulle regole e riconoscendo adeguate risorse ai
produttori, non tanto e solo in base alla superficie agricola ma alla qualità
della produzione, introducendo norme più rigide sulle indicazioni dei prodotti,
sull'etichettatura e sulla difesa del “Made in Calabria” dalle contraffazioni;
i cosiddetti “pagamenti
agroambientali” costituiscono uno degli strumenti d'intervento previsti dal
vigente ordinamento comunitario nel settore agricolo;
la misura si pone l'obiettivo
di fornire agli agricoltori aiuti, erogati annualmente in funzione della
superficie coltivata (o dei capi allevati), volti a compensare le perdite di
reddito o i costi aggiuntivi conseguenti all'applicazione di metodi di
produzione più compatibili con l'ambiente (agricoltura biologica, riduzione di
input, ecc.) e con la necessità di salvaguardare la biodiversità (cura del
paesaggio agrario, coltivazione di vegetali minacciati di erosione genetica,
allevamento di razze animali in via di estinzione ecc.);
le risorse sono erogate e
programmate dalla Regione nei relativi Piani di Sviluppo Rurale (PSR), grazie a
fondi di provenienza comunitaria (FEASR);
i vantaggi offerti dei
"pagamenti agroambientali" risultano molteplici: innanzitutto
intervengono direttamente e senza intermediazione in favore degli agricoltori,
riducendo gli “sprechi” di sistema ed il rischio d'infiltrazione da parte delle
organizzazioni criminali;
la loro programmazione,
gestione ed erogazione risultano semplici e trasparenti, garantendo la
possibilità di impiegare utilmente le risorse comunitarie ed evitarne la
dispersione; sostengono l'adozione delle "buone pratiche agricole",
che permettono di migliorare la qualità dei prodotti (e di conseguenza la
salute di chi li consuma) e tutelare meglio l'ambiente ed il paesaggio;
affermano il ruolo sociale e di presidio del territorio da parte degli
agricoltori, visti non solo come "produttori" ma come garanti della
manutenzione del suolo, della tutela della biodiversità, del rispetto
dell'ambiente rurale;
ciò si pone in piena coerenza
con gli indirizzi fondamentali della nuova PAC (Politica Agricola Comune) che
intende far prevalere il sostegno all'attività dell'agricoltore rispetto al
mero sussidio delle produzioni;
Impegna
la Regione per le materie di
propria competenza e comunque il Governo a
rilanciare gli investimenti
nel settore agroalimentare, con particolare riguardo ai contratti di filiera;
riequilibrare i rapporti
interni alla filiera agroalimentare anche al fine di contrastare i
comportamenti lesivi a danno delle piccole e medie aziende, che, tra le altre
cose, si trovano in sofferenza per il dilatarsi eccessivo dei termini di
pagamento da parte degli operatori forti;
introdurre nuove misure di
sostegno per l'acceso al credito;
garantire una maggior
trasparenza dei rapporti all'interno della filiera;
assumere una iniziativa
legislativa, attraverso la Commissione Regionale di contrasto al fenomeno
mafioso, che recepisca i rilievi della relazione parlamentare sulla
contraffazione nell'agroalimentare affrontando il tema del “Made in Calabria”
nella sua complessità, coordinando meglio la normativa esistente e adottando
misure che scoraggino l'industria del falso, come ad esempio la previsione
dell'interdizione dall'attività per i soggetti che producono e mettono in
commercio imitazioni delle migliori lavorazioni italiane; emanare i decreti
interministeriali di cui al comma 3, dell'articolo 4 della legge n. 4, del 3
febbraio 2011, rubricata "Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti
alimentari" dandone piena attuazione, con particolare urgenza
per la filiera agrumicola da industria;
a sostenere l'esportazione di
prodotti agricoli e agroalimentari della nostra Regione e a scoraggiare, di
contro, quelle iniziative imprenditoriali che, piuttosto che dedite
all'internazionalizzazione, delocalizzano e mettono in commercio prodotti che
non presentano le caratteristiche di tipicità ed originalità proprie delle
eccellenze del territorio del nostro Paese, facendo concorrenza sleale;
assumere iniziative volte a
contrastare la contraffazione via internet;
ad adoperarsi affinché la
lotta alla contraffazione sia considerata una priorità per la politica europea,
oltre che a livello nazionale, e a promuovere anche in sede di riforma della
PAC, forme di coordinamento più stringenti a livello UE, con l'obiettivo di
superare problemi e resistenze, anche a livello mondiale (WTO);
prevedere un apposito fondo,
anche solo di garanzia, su base regionale, tendente al consolidamento delle
passività onerose a breve termine delle imprese agricole, consentendo in tal
guisa la dilazione dell'indebitamento di esercizio su almeno 15 anni;
assumere l'impegno a
sostenere concretamente il comparto agricolo ed agroalimentare Made in
Calabria, dando valore agli auspicati interventi in tempi certi e ragionevoli.
Impegna altresì il Governo a
introdurre una norma, in presenza di tale situazione, che in
esistenza di rateizzazione di debiti Equitalia, porti l'interesse al
tasso legale, la riduzione al
minimo dei compensi di riscossione ed
il raddoppio del numero delle rate accordate;
prevedere delle opportune
misure ai fini di alleggerire il carico fiscale
sul comparto agricolo e agroalimentare in modo particolare riguardo alla
cosiddetta IMU, al contenimento del costo del carburante agricolo e ai
contributi e tributi prevedendo anche forme di sospensione e dilazione dei
pagamenti;
in particolare, sostenere gli
imprenditori del comparto agricolo e agroalimentare tipico i quali abbiano una
situazione debitoria conclamata ed irrecuperabile o difficilmente esigibile o
eccessivamente onerosa, i quali adottino un regime contabile e fiscale
ordinario e si associno in forma cooperativistica o di società di persona,
esentandoli dalle sanzioni per carichi tributari altrimenti irrecuperabili e
dilazionando la sorte capitale in almeno 15 anni gravandola solo degli
interessi legali;
inoltre, a disporre
l'inapplicabilità e statuire l'invalidità dei fermi amministrativi sui beni
mobili soggetti a trascrizione i quali siano utilizzati come mezzi ordinari di
produzione fino al limite di 15.000 euro;
permettere la distruzione dei
beni mobili soggetti a trascrizione obsoleti sottoposti a fermo amministrativo
in modo da evitare la moltiplicazione dell'indebitamento del contribuente;
permettere la vendita dei
beni mobili soggetti a trascrizione sottoposti a fermo amministrativo con
cessione del prezzo all'Erario fino all'importo delle somme dovute con
liberazione degli stessi dal fermo;
sostenere la competitività
anche avendo riguardo a misure quali il credito d'imposta per finanziare
ricerca e innovazione in agricoltura;
a garantire un pieno e
corretto impiego dei cosiddetti “pagamenti agroambientali”.
Si dispone che la Mozione
approvata venga notificata al Governo della Repubblica Italiana.
(61; 29.03.2012) Dattolo
Il Consiglio
regionale
premesso
che:
la Sial
Servizi Spa ha svolto dal 2004 al 2009 ininterrottamente per conto della
Regione Calabria il Servizio di anagrafe zootecnica, permettendo alla Regione
stessa di raggiungere ottimi risultati in questo settore, così come evidenziato
dagli attestati ottenuti dai Ministeri e dai dirigenti dei dipartimenti
regionale (Sanità e Agricoltura);
la Legge
regionale 26 febbraio 2010 n. 8 “Provvedimento generale recante norme di tipo
ordinamentale e finanziario (collegato alla manovra di finanza regionale per
l'anno 2010, art. 3, comma 4 della Legge regionale n. 8/2002)” prevedeva il ripristino
del servizio con un nuovo affidamento alla Servizi Spa utilizzando
esclusivamente il personale già in servizio presso l'azienda stessa;
la
successiva legge regionale 11 agosto n. 23 ha nuovamente previsto di riaffìdare
il servizio di anagrafe zootecnica alla Sial Servizi Spa eliminando la parte
che riguardava la riassunzione del vecchio personale;
nonostante
questi provvedimenti il Contratto di servizio tra la società e la Regione
scaduto il 2009, non è stato rinnovato determinando il blocco dell'esercizio
della stessa società ed il licenziamento di circa 50 dipendenti;
l'attività
che veniva svolta dalla società fondamentale per controllare la qualità della
produzione zootecnica e la tutela della salute umana si è praticamente
interrotta;
solo parzialmente,
ed in maniera sostanzialmente più onerosa per la Regione, il servizio viene ora
curato dai dottori veterinari senza averne le competenze specifiche, ed in
sfregio alla direttiva diramata dall'Assessorato alla Sanità calabrese che
vieta espressamente la gestione della banca dati da parte proprio di questi
professionisti;
i
lavoratori assunti dalla Sial, che hanno permesso con la loro professionalità
di garantire il servizio, versano ancora in stato di mobilità e che hanno
percepito gli ammortizzatori sociali (mobilità in deroga) fino al 29 febbraio
u.s.;
Il
Consiglio regionale della Calabria il 29 marzo 2011 ha varato la Legge
regionale "Modificazione all'articolo 10 della Legge Regionale 29 dicembre
2010 n: 34 che ha previsto all'art. 1 l'acquisto da parte della Regione
Calabria delle azioni detenute dal socio Italia Lavoro Spa della Sial Servizi
Spa, divenuta, pertanto, società in house della Regione;
tutto
ciò premesso
il
Consiglio regionale impegna la Giunta regionale
Ad
istituire in tempi brevissimi un tavolo tecnico tra il Dipartimento Sanità,
Agricoltura e Sindacati, per definire le modalità per avviare il progetto
"Servizio Anagrafe Zootecnica", attraverso la SIAL servizi S.p.A,
assorbendo tutto il personale altamente qualificato ed attualmente in stato di
mobilità per questo servizio, garantendo così gli stessi standard qualitativi
richiesti dalla normativa in materia.
(62;
30.03.2012) De Gaetano, Principe, Maiolo, Censore, Battaglia, De Masi
Chiappetta.
Al Presidente della Giunta regionale. Per
sapere - premesso che:
il
servizio di pronto intervento 118 è regolamentato dal DPR 27 marzo 1992, il
quale definisce i criteri per l'indirizzo ed il coordinamento alle Regioni
nella determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza;
ai sensi
del combinato disposto di cui agli artt. 2 e 12 del citato decreto, le Regioni
danno attuazione al sistema di emergenza sanitaria organizzando le attività di
urgenza ed emergenza sul territorio;
le
postazioni del 118 esistenti sul territorio dell'Alto Tirreno Cosentino
vengono, di norma, incrementate durante la stagione estiva con quelle situate
nei Comuni di Diamante e di Scalea. in considerazione del rilevante numero di
presenze turistiche;
pare sia
intenzione dell'Asp di Cosenza procedere alla conversione di una delle due
postazioni richiamate al punto precedente da sede stagionale in sede
continuativa, affinché prosegua la propria attività di presidio oltre il
periodo estivo;
tale
iniziativa - naturalmente se confermata - non potrebbe essere considerata
lodevole se la stessa dovesse determinare inutili sovrapposizioni con sedi già
presenti sul territorio interessato: l’istituzione di nuove postazioni in
centri già serviti si presenterebbe come uno spreco di risorse, non apportando
alcun sensibile miglioramento al servizio di pronto intervento già esistente,
ponendosi, invece, in evidente contrasto con la ratio ispiratrice dei principi
posti a base del processo di razionalizzazione del sistema sanitario regionale
in atto;
recentemente,
la protesta avanzata dalle associazioni di volontariato che garantiscono il
supporto al servizio 118 in termini di risorse umane e di mezzi di trasporto ha
posto l'attenzione sulla mancata erogazione, da parte dell'Asp di Cosenza,
delle risorse finanziarie destinate alla realizzazione del servizio ormai da
oltre un anno;
tale
insostenibile situazione ha compromesso la possibilità, per queste
associazioni, di garantire un’adeguata azione di intervento, stante
l'impossibilità di poter acquistare anche solo il carburante necessario agli
spostamenti con i mezzi di soccorso -:
se
corrisponde al vero che il Commissario straordinario p.t. dell’Asp di Cosenza
abbia intenzione di costituire nuovi presidi di emergenza, piuttosto che
avviare un processo di valutazione delle condizioni delle sedi già esistenti
con una eventuale riprogrammazione così da garantire migliori prestazioni e
maggiori garanzie ai cittadini;
se
corrisponde al vero che l’Asp di Cosenza stia ritardando armai da più di un
anno i rimborsi dovuti alle diverse associazioni di volontariato che svolgono
attività di presidio 118 e, se la risposta è affermativa, per quali motivi;
se l'Asp
di Cosenza intenda, e con quali modalità e in che tempi, risolvere la
controversa questione considerato che, malgrado i ritardi evidenziati
nell'erogazione delle risorse finanziarie alle associazioni di volontariato,
gli operatori stanno continuando a garantire un servizio essenziale su tutto il
territorio provinciale, dimostrando grande senso di responsabilità e alta
professionalità.
(64; 19.11.2010)
Risposta
– “In riferimento alle VS richieste di
cui alle note prot. n. 9113 del 05.04.2011 e nota prot. n. 205801/SIAR del
13.12.2011 relative all'argomento in oggetto specificato, si comunica quanto
segue:
Nel Servizio di Emergenza Territoriale 118 della
provincia di Cosenza sono attive 18 PET. Nell'area del Tirreno cosentino
operano quattro postazioni di H24 di emergenza territoriale, PET di Amantea, PET di Paola, PET ai Cetraro e la PET di Praia a Mare.
Nella stagione estiva, la suddetta zona registra un alto
incremento demografico dovuto all'aumento della popolazione turistica, le PET
di riferimento non riescono da sole a soddisfare un così alto incremento di
soccorso. Pertanto, nel recente passato, durante il periodo estivo veniva
attivata una postazione di soccorritori appartenenti ad Associazioni di
Volontariato su Scalea e, solo un anno, un'altra postazione su Diamante.
Questa Azienda, a seguito di una valutazione effettuata
dalla Centrale Operativa 118 di Cosenza, che ha tenuto conto delle criticità
sopra evidenziate, ha riprogrammato le sedi già esistenti (Associazioni di
volontariato su Diamante H24, mentre nulla cambia su Scalea dove la postazione
viene attivata durante il periodo estivo) per garantire migliori prestazioni e
maggiori garanzie ai cittadini secondo le linee guida nazionali inerenti i
tempi di intervento per il soccorso ed in sintonia con quanto richiesto
nell'interrogazione dell'Onorevole Chiappetta.
Si evidenzia che la rimodulazione delle postazioni delle
Associazioni operanti con il servizio 118 in ambito provinciale ha dimostrato
un miglioramento della qualità del servizio, nel rispetto anche delle esigenze
economiche del piano di rientro della Regione Calabria.
Con riferimento, poi, alla mancata erogazione, da parte
dell'ASP, delle risorse finanziarie alle Associazioni si comunica che i mandati
di pagamento sono stati emessi da parte del Servizio Finanziario di questa ASP
entro un arco di tempo che va da pochi giorni a circa due mesi dal momento
della presentazione della relativa richiesta da parte del Centro di Costo
competente; nei casi di attesa oltre i due mesi, il ritardo è da
imputare a momentanee situazioni di insufficienza di cassa presso l'Istituto
Tesoriere.
Sperando di essere stati esaustivi, si resta disponibili
ad ogni eventuale chiarimento e si coglie l'occasione per inviare distinti
saluti.”
Dott.
Gianfranco Scarpelli (Direttore generale)
Giuseppe
Scopelliti (Presidente della Giunta regionale)
Nucera. Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere – premesso che:
con
Regolamento regionale n. 11 del 4 agosto 2009 (Compartecipazione alla spesa
sanitaria - Ticket) sono state introdotte e disciplinate le modalità di
compartecipazione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini, ovunque
residenti, che usufruiscono di prestazioni nelle strutture pubbliche e private
presenti nel territorio regionale;
all'art.
4 del suddetto Regolamento sono indicati i soggetti che sono esentati dal
pagamento della quota di partecipazione alla spesa sanitaria e, in particolare,
alla lettera c) vengono individuati gli invalidi per lavoro, ovvero i soggetti
con invalidità dall'80% al 100% e i soggetti infortunati sul lavoro o affetti
da malattie professionali, codici L01 e L04 (ex. Art. 6, comma l, lett. b, e
comma 2, lett. c, del D.M. 1.02.1991);
ai sensi
del predetto Regolamento non sono esentanti dal pagamento della quota di
partecipazione alla spesa sanitaria i soggetti invalidi per lavoro con
invalidità dall'1% al 79%, codici L02, L03 (ex. Art. 6; comma 1, lett. b, e
comma 2, lett. b, del D.M. 1.02.1941);
con
Decreto del Presidente della Giunta regionale (nella qualità di Commissario ad
acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario
della Regione Calabria, nominato con delibera del Consiglio dei Ministri del 30
luglio 2010) n. 19 del 25 ottobre 2010 è stato modificato il Regolamento n.
11/2009, esclusivamente, nella parte relativa all'esenzione dal pagamento della
quota di partecipazione alla spesa sanitaria in base al reddito (art. 4, comma
l; lett. d);
gli
invalidi per lavoro con invalidità dall'1% al 79%, codici L02, L03 (ex. Art. 6,
comma 1, lett. b, e comma 2, lett. b, del D.M. 1.02.1991) sono affetti da gravi
patologie invalidanti e dovrebbero avere diritto all'esenzione dal pagamento
del ticket, a maggior ragione se si considera la circostanza che l'invalidità è
avvenuta per causa di lavoro;
nelle
altre Regioni, pur con deficit nel sistema sanitario, quali la Regione Puglia o
la Regione Campania, che hanno introdotto il sistema della Compartecipazione
alla spesa sanitaria gli invalidi per lavoro con invalidità dall'1% al 79%,
codici L02, L03, godono dell'esenzione dal pagamento del ticket, perlomeno per
le patologie corredate alla causa invalidante -:
se
ritiene opportuno, nella Sua qualità di Commissario ad acta per l'attuazione
del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della Regione
Calabria, nominato con delibera del Consiglio dei Ministri del 30 luglio 2010,
introdurre una modifica all'art. 4, lett. c), del Regolamento regionale n. 11
del 4 agosto 2009 (Compartecipazione alla spesa sanitaria - Ticket) per
comprendere tra i soggetti che sono esentati dal pagamento della quota di
partecipazione alla spesa sanitaria anche gli invalidi per lavoro con
invalidità dall'1% al 79%, codici L02, L03 (ex. Art. 6, comma l, lett. b, e
comma 2,1ett. b, del D.M. 1.02.1991).
(81;
21.01.2011)
Risposta
– “Con riferimento all'oggetto, nonché
alla nota prot. n. 9109 del 5 aprile 2011 del Servizio n. 2 in indirizzo che ha
rimesso la, questione agli scriventi per competenza si precisa che: con Decreto
del Presidente della Giunta regionale del 6 maggio 2011, n. 37, adottato nella
qualità di Commissario ad acta per
l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario della
Regione Calabria nominato con delibera del Consiglio dei ministri del 30 luglio
2010, è stato modificato l'art. 4, lett. c), del Regolamento regionale n. 11
del 4 agosto 2009 per la parte inerente le esenzioni dal Ticket.
Attraverso tale modifica, per ciò che concerne
specificamente le categorie individuate con i codici L02 ed L03, è stata
disposta la reintroduzione dell'esenzione dalla compartecipazione dal ticket "limitatamente alle prestazioni
correlate alla patologia invalidante"' e salvo il pagamento della
quota fissa di € 1 (un euro) a ricetta.
Fermo restando quanto sopra, qualsiasi altra distinzione
operata tra i soggetti affetti da invalidità da lavoro pari o superiore all'80%,
esentati dal Ticket, e quelli con invalidità dall'1% al 79%, non esentati dal
Ticket, è del tutto in linea con le politiche, anche del Governo centrale, tese
a restringere l'ambito dei soggetti beneficiari di particolari maggiori tutele,
non ultimo l’innalzamento della
soglia percentuale di invalidità per accedere ai benefici dell'assegno mensile
di assistenza di cui all'articolo 13 della Legge 30 marzo 1971, n. 118 e
ss.mm.ii. che, con la manovra finanziaria del 2010, a far data dal 1° giugno
2010, è passata da una percentuale di invalidità del 74% a quella dell'85%.
Ora, se è vero che il D.Lgs. 23 novembre 1988 n. 509
consente ai soggetti che posseggano una invalidità con una percentuale pari o
superiore al 67% di presentare domanda per l'esenzione del Ticket, tale
normativa ha efficacia cedevole per l'intervenuta modifica del Titolo V della
Costituzione che, all'art. 117, comma 3, Cost., ha attribuito la materia
"Tutela della Salute" alla potestà legislativa concorrente delle
Regioni con la conseguenza che, non rientrando la suddetta previsione percentuale
nei "principi fondamentali" della materia, né costituendo un
"livello Rientro, come tale una esenzione del Ticket per i soggetti
riconosciuti invalidi da lavoro con una percentuale dall'1% al 79%, al di fuori
di quanto già disposto a seguito della modifica operata con il D.P.G.R. n.
37/2011, allo stato degli atti, non sarebbe né legittima, né opportuna, fermo
restando che una diversa scelta potrà essere operata a conclusione della
vigenza del Piano di Rientro (ossia, dopo il 31 dicembre 2012).
Distinti saluti.”
Dott.
Gianluigi Scaffidi (Dirigente del settore 6 al Piano di rientro)
Giuseppe
Scopelliti (Presidente della Giunta regionale)
Censore,
Guccione, De Gaetano, Aiello F. Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
il
decreto n. 106 del 20 ottobre 2011 emanato dal Presidente della Giunta
regionale, nella qualità di Commissario ad acta per l'attuazione del piano di
rientro dai debiti sanitari, ha azzerato i posti letto del servizio di
oncologia dell'Ospedale di Tropea;
allo
stato attuale, il servizio di oncologia dell'Ospedale di Tropea ha assegnati 8
posti tetto che coprono il fabbisogno dell'intero territorio della provincia di
Vibo Valentia;
il
servizio erogato è considerato di fondamentale importanza per i pazienti
bisognosi di cure antitumorale e per i loro familiari che altrimenti sarebbero
costretti ad ulteriori disagi e sacrifici derivati dallo spostamento verso gli
ospedali di altre province;
la
decisione di sopprimere i posti letto del servizio di oncologia del P.O, di
Tropea ha avuto come conseguenza la richiesta popolare e delle amministrazioni
locali di rivedere il nuovo assetto previsto nel DPGR 106/2011 -:
se
corrispondono al vero i dati da Ella rilasciati nella qualità di Commissario ad
acta per la Sanità, nella seduta del Consiglio regionale del 18 novembre 2011,
secondo cui le prestazioni in day hospital effettuate in un anno nell'Ospedale
di Tropea sono stati 181;
se è
dato conoscere il numero delle prestazioni effettuate complessivamente in un
anno per il trattamento di patologie tumorali nell'Ospedale di Tropea;
se è
dato conoscere il numero di unità mediche in servizio per il trattamento di
quelle patologie nello stesso ospedale.
(192;
23.11.2011)
Risposta
– “In riferimento all'interrogazione n.
192 del 29 novembre 2011, si conferma che il numero di ricoveri in day hospital
presso l'U.O di oncologia del presidio ospedaliero di Tropea, nell' anno 2010,
risulta essere, dai dati SDO, pari a 180 (di cui 176 per patologie
oncologiche).
Il numero complessivo di prestazioni rese per patologie
oncologiche nell'ambito dell'intero presidio è stato pari a n. 122 ricoveri
ordinari (di cui n. 85 in urologia, n. 20 in chirurgia generale e n. 17 in
medicina), e n. 362 ricoveri in day hospital ( di cui n. 176 in oncologia, n.
143 in urologia, n. 25 in chirurgia generale e n. 18 in medicina).
Al fine del completamento della risposta
all'interrogazione in oggetto, codesto Settore dovrà fornire il numero di unità
mediche in servizio presso le UU.OO. del presidio ospedaliero di Tropea”.
Dott.ssa
Rosalba Barone (Dirigente del Settore)
Giuseppe
Scopelliti (Presidente della Giunta regionale)
(E' in discussione con riferimento
ai Progetti di legge nn. 82/9^, 153/9^
un testo unificato: “Disposizioni in favore dei soggetti con disturbi specifici
di apprendimento”) Riguardare il titolo definitivo (Del. n. 164)
Art. 1
(Obiettivi e definizioni)
1, La
Regione Calabria, in applicazione della legge 8 ottobre 2010, n. 170 (Nuove
norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico) e
dei principi sanciti dagli articoli 3 e 32 della Costituzione e dall'articolo
2, comma 2, lettera b) dello Statuto, riconosce la dislessia, la disgrafia, la
disortografia e la discalculia, quali disturbi specifici di apprendimento
(OSA), che possono ostacolare il pieno sviluppo dell'individuo.
2. Ai
fini della presente legge, si intende per:
a)
dislessia, un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà
nell'imparare a leggere, in particolare nella decifrazione dei segni
linguistici, ovvero nella correttezza e nella rapidità della lettura;
b)
disgrafia, un disturbo specifico di scrittura che si manifesta in difficoltà
nella realizzazione grafica;
c)
disortografia, un disturbo specifico di scrittura che si manifesta in
difficoltà nei processi linguistici di transcodifica;
d)
discalculia, un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà negli
automatismi del calcolo e dell'elaborazione dei numeri.
3. La
dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia possono sussistere
separatamente o insieme.
4. Nell'interpretazione
delle definizioni di cui al comma 2 si tiene conto dell'evoluzione delle
conoscenze scientifiche in materia.
Art. 2
(Finalità)
1. La
presente legge persegue le seguenti finalità:
a)
garantire le condizioni affinché i soggetti con OSA si realizzino nella scuola,
nel lavoro, nella formazione professionale e in ogni altro contesto nel quale
si sviluppa e realizza la persona;
b)
promuovere la diagnosi precoce dei OSA;
c)
ridurre i disagi formativi ed emozionali per i soggetti con OSA, favorendone il
successo scolastico e formativo;
d)
sensibilizzare e formare gli insegnanti, i formatori, i referenti delle
istituzioni scolastiche, gli operatori socio-sanitari e le famiglie sulle
problematiche legate ai OSA;
e)
promuovere specifiche iniziative volte a favorire la riabilitazione, facilitare
l'apprendimento e agevolare l'integrazione e le pari opportunità dei soggetti
con OSA;
f)
garantire ai soggetti con OSA uguali opportunità di sviluppo delle capacità in
ambito lavorativo.
Art. 3
(Formazione nella scuola e nelle strutture sanitarie)
1. Nell'ambito
della programmazione regionale nel settore della formazione sono previsti
interventi per la formazione e l'aggiornamento del personale del Servizio
sanitario regionale e di personale docente e dirigente delle scuole di ogni
ordine e grado, comprese le scuole dell'infanzia.
2. La
formazione degli insegnanti e dei dirigenti scolastici è diretta a garantire:
a) la
conoscenza approfondita delle problematiche relative ai disturbi
dell'apprendimento e alla loro precoce, individuazione;
b) la
conoscenza delle strategie didattiche adeguate ai soggetti con DSA, individuate
alla luce delle esperienze innovative italiane ed estere, nonché con la
collaborazione di centri di ricerca, di associazioni, agenzie e istituzioni
educative;
c) la
conoscenza degli strumenti compensativi e delle misure dispensative;
d)
l'adozione di percorsi educativi personalizzati, anche attraverso soluzioni
dispensative e compensative nel corso del ciclo di studi;
e)
l'attenzione, nella scelta dei testi scolastici di pari qualità, verso case
editrici che forniscano i libri in formato digitale.
3. La
formazione degli operatori socio-sanitari è diretta a garantire che gli stessi
sappiano:
a)
fornire consulenza ai docenti in merito ai disturbi dell'apprendimento e in
particolare ai DSA;
b)
distinguere tra i disturbi dell'apprendimento e i DSA;
c)
diagnosticare ed attestare le situazioni di DSA secondo le linee guida della
Consensus Conference 2007 e successivi aggiornamenti;
d)
fornire gli opportuni interventi riabilitativi;
e)
collaborare con i docenti alla stesura e realizzazione, per ciascun alunno con
OSA, di un piano didattico personalizzato che tenga conto degli interventi
riabilitativi, educativi e didattici.
4. La
formazione degli operatori sanitari viene assicurata dalle ASP competenti
nell'ambito della programmazione annuale, mentre la formazione degli operatori
scolastici è assicurata attraverso corsi di formazione gestiti dalle università
e dalle associazioni riconosciute dal MIUR come enti formatori.
Art. 4
(Individuazione e diagnosi)
1. E'
compito delle istituzioni scolastiche dì ogni ordine e grado, ivi comprese
quelle paritarie e dell'infanzia, attuare interventi idonei ad individuare gli
alunni sospetti o a rischio di DSA e darne sollecita comunicazione alle
famiglie interessate, per avviare un percorso diagnostico specifico.
2. La
diagnosi di DSA è effettuata in forma multidisciplinare nell'ambito dei
trattamenti specialistici già assicurati dal Servizio sanitario regionale ed è
comunicata alla famiglia e alla scuola di appartenenza dello studente, in
attuazione e in conformità al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196.
3. Le
Aziende sanitarie provinciali possono prevedere che la diagnosi venga
effettuata, sempre in forma multidisciplinare, da strutture private autorizzate
e accreditate con competenze specifiche sui DSA che adottino i protocolli
diagnostici in conformità alle raccomandazioni per la pratica clinica sui
disturbi evolutivi specifici di apprendimento definite con il metodo della
Consensus Conference del 2007.
Art. 5
(Misure educative e didattiche di supporto)
1. Gli
alunni con diagnosi di DSA, nel corso dei cicli di istruzione e delle attività
di formazione, hanno diritto di fruire di appositi strumenti, dispensativi e compensativi,
di flessibilità scolastica, anche sulla base di quanto previsto dagli indirizzi
ministeriali in materia, al fine di accedere ad un percorso scolastico in grado
di valorizzare tutte le loro potenzialità.
2. Le
istituzioni scolastiche, in linea con quanto previsto dalla legislazione
nazionale e in raccordo con i servizi di neuropsichiatria infantile delle ASP,
garantiscono agli alunni con DSA:
a) l'uso
di una didattica individualizzata, con forme flessibili di lavoro scolastico,
che tengano conto delle caratteristiche peculiari dello studente;
b)
misure dispensative, atte a dispensare dalla lettura ad alta voce e dalla
scrittura sotto dettatura, a programmare tempi più lunghi per le prove scritte
e valutare le prove scritte e orali in modo da consentire la dimostrazione
delle competenze con modalità adatte al tipo di problema che l'alunno presenta;
c)
strumenti compensativi, che abbiano potenzialità abilitative e il vantaggio di
compensare la funzione deficitaria nonché di favorire l'autonomia dei soggetti
con DSA, quali la calcolatrice, il registratore, il computer con programmi di
video-scrittura, il correttore ortografico, la sintesi vocale, la tavola
pitagorica, i formulari, le mappe ed altro.
3. Le
misure di cui ai commi 1 e 2 sono sottoposte a monitoraggio da parte dei
docenti per valutarne l'efficacia e il raggiungimento degli obiettivi.
4. Al
fine di favorire un apprendimento coerente con l'attività didattica, gli alunni
con OSA utilizzano a casa ed a scuola gli stessi strumenti tramite contratti di
comodato d'uso.
5. Negli
istituti scolastici di ogni ordine e grado è prevista la figura del referente
scolastico per i OSA.
Art. 6
(Contributi agli enti locali, alle istituzioni
scolastiche e alle famiglie)
1. La
Regione Calabria concede annualmente specifici contributi agli enti locali che
segnalano la presenza di soggetti affetti da OSA con diagnosi accertata per
favorire l'acquisto nelle scuole di strumenti informatici dotati di
videoscrittura con correttore ortografico e sintesi vocale e di altri strumenti
alternativi, informatici o tecnologici, volti a facilitare i percorsi didattici
degli alunni.
2. Ai
contributi di cui al comma precedente si farà fronte con i fondi di cui al
successivo articolo 9.
Art. 7
(Piano regionale)
1. La
Giunta regionale, con deliberazione, adotta annualmente un piano per il
finanziamento degli interventi previsti dalla presente legge.
2. Il
piano di finanziamento è elaborato dai dipartimenti competenti anche sulla base
delle indicazioni contenute nei piani di zona di cui alla legge regionale 26
novembre 2003 n. 23 e stabilisce le modalità di integrazione finanziaria a
livello distrettuale tra i servizi sociali e servizi sanitari.
Art. 8
(Misure per l'inserimento lavorativo)
1. Alle
persone con disturbi di apprendimento sono assicurate uguali opportunità di
sviluppo delle proprie capacità e uguale accesso al mondo del lavoro.
2. A
tutti i soggetti affetti da OSA, nelle prove scritte dei concorsi pubblici
indetti dalla Regione Calabria e dai suoi enti strumentali è assicurata la
possibilità di sostituire tali prove con un colloquio orale o di utilizzare
strumenti compensativi per le difficoltà di lettura, di scrittura e di calcolo,
ovvero di usufruire di un prolungamento dei tempi stabiliti per l'espletamento
delle medesime prove.
3. Il
candidato con OSA deve produrre, con la domanda di partecipazione al concorso o
alla selezione, una certificazione medica, rilasciata dalle strutture di cui
all'articolo 4 della presente legge, che accerti l'esistenza del disturbo e
specifichi gli strumenti compensativi e le misure dispensative di cui
necessita.
4. La
Giunta regionale, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente
legge, adotta apposite linee guida per uniformare l'operato delle commissioni
esaminatrici in merito all'utilizzo degli strumenti compensativi.
Art. 9
(Norma finanziaria)
1. Agli
oneri derivanti dall'attuazione dell'articolo 3 della presente legge,
quantificati a regime in euro 100.000,00, si provvede mediante l'utilizzazione
dei fondi del Programma Operativo Regione Calabria FSE 2007-2013.
2. Agli
oneri derivanti dall'attuazione dell'articolo 5 e 6 della presente legge,
determinati per l'esercizio in corso in euro 100.000,00, si provvede con le
risorse disponibili all'UPB 8.1.01.02 dello stato di previsione della spesa del
bilancio, inerente ai "Fondi per provvedimenti legislativi in corso di
approvazione recanti spese di investimento" il cui stanziamento viene
ridotto del medesimo importo.
3. La
disponibilità finanziaria di euro 100.000,00 di cui al precedente comma, è
utilizzata nell'esercizio in corso ponendo la competenza della spesa a carico
dell'UPB 6.2.01.07 che si istituisce nello stato di previsione della spesa del
bilancio corrente. La Giunta regionale è autorizzata ad apportare le
conseguenti variazioni al documento tecnico di cui all'art. 10 della legge
regionale 4 febbraio 2002, n. 8.
4. Per
gli anni successivi, agli oneri, quantificati a regime in euro 150.000,00, si
provvede, nei limiti consentiti dall'effettiva disponibilità di risorse autonome,
con la legge di approvazione del bilancio di previsione annuale e con la legge
finanziaria di accompagnamento.
Art. 10
1. La
presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua
pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
“Il Consiglio
regionale
Visti
la legge
regionale 30 agosto 1996, n. 27 istitutiva delle Aziende Territoriali per
l'Edilizia Residenziale Pubblica e successive modifiche ed integrazioni;
la legge
regionale 4 febbraio 2002, n. 8 recante "Ordinamento del bilancio e della
contabilità della Regione Calabria" e, in particolare l'articolo 57 e
successive modificazioni ed integrazioni;
l'articolo
54, comma 5, lettera b), dello Statuto della Regione Calabria;
la
deliberazione della Giunta regionale n. 741 del 20.10.2008 con la quale si è
proceduto all'approvazione del Bilancio di previsione dell'ATERP di Crotone
relativo all'esercizio finanziario 2009;
la
delibera del Consiglio regionale n. 318 del 12.03.2009 di approvazione del
Bilancio di previsione per l'anno finanziario 2009 dell'ATERP di Crotone;
la
delibera del Commissario straordinario dell'ATERP di Crotone n. 101 del
22.03.2010 recante approvazione del Conto Consuntivo esercizio finanziario
2009;
la
deliberazione della Giunta regionale n. 114 del 28.03.2011 con la quale si è
proceduto all'approvazione del Conto Consuntivo relativo all'esercizio
finanziario 2008;
rilevato
che il Collegio dei Revisori dei Conti:
ha
espresso parere favorevole all'approvazione del rendiconto in esame attestando
la corrispondenza del rendiconto alle risultanze della gestione, la regolarità
delle procedure per la contabilizzazione delle spese e delle entrate in
conformità alle disposizioni di legge e di regolamenti, la corrispondenza tra i
dati riportati nel rendiconto con quelli risultanti dalle scritture contabili
nel corso dell'esercizio, Il rispetto del principio della competenza
finanziaria nella rilevazione degli accertamenti e degli impegni, la corretta
rappresentazione del conto del bilancio nei riepiloghi e nei risultati di cassa
e di competenza, la corrispondenza tra le entrate a destinazione specifica e
gli impegni di spesa assunti in base alle relative disposizioni di legge;
ha
riscontrato che i canoni di competenza del 2009 si sono ridotti rispetto a
quelli dei precedenti esercizi;
nel
corso dell'esercizio 2009 si è più volte preoccupato di verificare lo stato
della morosità, lamentando il fatto che i dati contabili relativi agli
arretrati permettono un riscontro con dati certi solo a partire dall'anno 2003;
in
merito alla problematica relativa alla tripartizione (CZ, KR e W), la Regione
ha nominato un Commissario ad acta per la soluzione della questione;
dalle
verifiche effettuate nel corso del 2009 ha constatato che l'Ente si è dotato di
idonee procedure contabili per la compilazione e la tenuta dell'inventario dei
beni mobili;
il
Commissario tramite il settore amministrativo si è adoperato per la riscossione
delle morosità, la gestione degli immobili e la lotta all'abusivismo per come
richiesto;
considerato
che il Dipartimento Lavori Pubblici:
ha
rilevato che il bilancio è stato presentato nei termini previsti ed è stato
redatto in conformità al D.M. 10.10.86;
il
problema della morosità persiste ancora, nonostante l'Azienda abbia pienamente
utilizzato le leggi regionali sui condoni;
è ancora
pendente la problematica relativa alla tripartizione;
condivide
le raccomandazioni espresse dal Collegio dei Revisori sul problema della
regolarizzazione della morosità dei canoni di locazione;
visti:
le
tabelle concernenti l'anno di generazione dei residui attivi e passivi;
la
relazione del Direttore Generale dell'ATERP di Crotone al Rendiconto Consuntivo
anno 2009;
l'attestazione
dell'inesistenza di debiti fuori bilancio non ancora riconosciuti;
la
relazione del Dipartimento LL.PP. che esprime parere favorevole all'approvazione
del Conto Consuntivo 2009 segnatamente e limitatamente sull'equilibrio
finanziario;
il Conto
Generale del Patrimonio dell'ATERP di Crotone, relativo all'anno 2009 indicante
le attività e le passività 'finanziarie, il valore dei beni mobili e immobili,
con le connesse variazioni e con specifica attenzione al valore del Fondo
cassa, ai residui attivi e ai residui passivi;
la nota
n. 27 del 28.03.2011 dell'ATERP della provincia di Crotone con la quale viene
comunicato per un mero refuso dattilografico l'esatto avanzo finanziario;
la nota
n. 47 del 18.04.2011 dell'ATERP della provincia di Crotone con la quale viene
rettificato l'importo dei residui passivi, per mero errore materiale, nella
relazione di accompagnamento del Collegio dei revisori al Bilancio Consuntivo
2009;
la
Relazione Istruttoria definitiva sul Conto Consuntivo ATERP di Crotone del
Settore Ragioneria Generale che esprime parere favorevole all'approvazione del
rendiconto consuntivo per l'anno 2009, segnatamente e limitatamente alla
propria competenza contabile;
preso
atto della deliberazione della Giunta Regionale n. 392 dell'1 settembre 2011;
visto il
parere favorevole della Seconda Commissione espresso nella seduta del 4
novembre 2011
Delibera
di
approvare il progetto del bilancio consuntivo dell'ATERP di Crotone per
l'esercizio finanziario 2009, con allegati tutti i documenti richiamati in
premessa che costituiscono parte integrante e sostanziale della presente
deliberazione, unitamente alle raccomandazioni espresse dal Collegio dei revisori
dei conti e dagli uffici regionali che ne hanno curato l'istruttoria”.
(Allegati)
“Il Consiglio
regionale
vista la
deliberazione della Giunta regionale n. 488 del 2 novembre 2011;
premesso
che con legge regionale n. 5 del 19 febbraio 2001 si è provveduto a
disciplinare le funzioni e i compiti della Regione e degli Enti Locali in
materia di politiche del lavoro e dei servizi per l'impiego istituendo
l'Azienda Calabria Lavoro, quale ente pubblico economico, strumentale della
Regione;
visti:
l'art.
57 della legge regionale n. 8/2002 e successive modificazioni ed integrazioni;
l'art.
54 dello Statuto della Regione Calabria;
la
delibera della Giunta Regionale n. 60 del 28/01/2010, con la quale si è
proceduto all'approvazione del Bilancio di previsione per l'anno 2010 di
Azienda Calabria Lavoro;
la
delibera della Giunta Regionale n. 105 del 28/03/2011 con la quale si è
proceduto all'approvazione del Conto Consuntivo relativo all'esercizio
finanziario 2009;
il
decreto del Commissario di Azienda Calabria Lavoro n. 33 del 28/03/2011, con il
quale viene approvato il Rendiconto Generale per l'Esercizio Finanziario 2010;
il Conto
Generale del Patrimonio di Azienda Calabria Lavoro relativo all'anno 2010
indicante le attività e le passività finanziarie evidenziando le variazioni
intervenute;
la
relazione del 28 marzo 2011, con la quale il Collegio dei Revisori dei Conti
esprime parere favorevole all'approvazione del rendiconto senza rilievi ed
osservazioni, ma con la raccomandazione all'Azienda di richiedere, annualmente,
al competente Dipartimento Regionale lo stanziamento di tutte le somme occorrenti
per il suo funzionamento;
considerata
la relazione del Commissario di Azienda Calabria Lavoro, sul Bilancio
Consuntivo dell'esercizio 2010;
tenuto
conto:
del
valore dei residui attivi iscritti nel Conto Consuntivo-Esercizio Finanziario
2010 dell'Azienda Calabria Lavoro a fronte di somme vantate nei confronti
dell'Amministrazione Regionale per assegnazione di Fondi per il funzionamento
(decreto n. 14227 del 15/10/2010) e per assegnazioni di Fondi per Progetti
(decreti nn. 5377 del 13/04/2010, n. 2713 del 10/03/2010 e n. 13912 del
05/10/2010);
del
valore dei residui attivi iscritti nel Conto Consuntivo-Esercizio Finanziario
2010 dell'Azienda Calabria Lavoro a fronte di somme vantate dall'Azienda nei
confronti della Regione per l'assegnazione di Fondi Sviluppo Politiche attive
del Lavoro -Progetto WHY NOT, con decreto n. 23406 del 21.12.2009;
tenuto
conto:
che il
Dirigente Generale del Dipartimento 10 della Regione Calabria ha approvato il
suddetto Progetto, per la durata di un anno, impegnando a tal fine la somma
complessiva di euro 4.200.000,00 con imputazione sul capitolo 43020108 del
bilancio regionale provvisorio esercizio finanziario 2009;
che con
decreto di affidamento viene impegnata la somma complessiva di euro
4.200.000,00;
che
dalla scheda finanziaria allegata al suddetto decreto si evince che la somma
destinata ad Azienda Calabria Lavoro è di euro 3.140.095,28;
che
successivamente con decreto n. 2652 del 09.03.2010, il Dirigente del
Dipartimento n. 10 della Regione Calabria, ha liquidato all'ente Azienda
Calabria Lavoro la somma di euro 2.512.076,24, a titolo di anticipazione per la
corresponsione delle spese per i lavoratori impegnati nei progetti di sviluppo
e politiche attive, ai sensi della legge regionale n. 28/2008, sul capitolo
43020108 del Bilancio Regionale di previsione 2010;
che con
successivo decreto n. 17845 del 06.12.2010, del Dirigente del Dipartimento n.
10 della Regione Calabria, è stata autorizzata la Ragioneria Generale a
liquidare all'ente Azienda Calabria Lavoro la somma di euro 617.027,10 a saldo
del costo del personale, per i lavoratori impegnati nei progetti di sviluppo e
politiche attive, ai sensi della legge regionale n. 28/2008, sul capitolo
43020108 del Bilancio Regionale anno 2010, per un importo complessivo di euro 3.129.103,34,
a fronte di un impegno di spesa di euro 3.140.095,28, come da decreto n. 23406
del 21.12.2009;
che con
successivo decreto n. 18931 del 30.12.2010 del Dirigente del Dipartimento n. 10
della Regione Calabria è stata approvata la proroga del progetto di sviluppo e
politiche attive del lavoro presentato da Azienda Calabria Lavoro, impegnando
per la realizzazione del progetto, ivi comprese le spese di coordinamento e
gestione, la somma di euro 4.200.000,00 sul capitolo 43020108 del bilancio
esercizio finanziario 2010;
valutato
che, alla luce di quanto su riportato è necessario che l'Azienda verifichi
l'effettiva sussistenza dei residui attivi iscritti in Bilancio a fronte del
decreto n. 23406/2009;
viste:
le
tabelle concernenti l'anno di generazione dei residui attivi e passivi;
l'attestazione
dell'inesistenza di debiti fuori bilancio non ancora riconosciuti;
considerato
che, come dichiarato dall'Ente nella relazione sul "rispetto dei limiti di
spesa", il disposto di cui all'art. 23 delta legge regionale n. 19/2009 è
stato formalmente rispettato in quanto gli impegni di spesa per consulenze,
studi e incarichi professionali assunti nell'anno 2008 sono stati pari ad euro
48.782,15 e nell'anno 2010 sono stati ridotti del 20%, impegnando, sui relativi
capitoli la somma di euro 39.000,00. Mentre, con riguardo all'anno 2009, le
predette spese sono state pari ad euro 46.000,00 (sarebbero dovute essere pari
ad euro 43.904,00), ma con D.D.G. n. 84 del 15 settembre 2009 è stato dato atto
che per detta annualità l'Azienda non avrebbe potuto operare la riduzione delle
spese per consulenze, studi e incarichi professionali nella misura prescritta
del 10% rispetto alle spese affrontate nel 2008, in quanto, in date antecedenti
all'entrata in vigore della norma di cui all'art. 23 della legge regionale n.
19/2009, erano già stati stipulati provvedimenti e atti negoziali di
affidamento di incarichi professionali per un importo superiore. L'Azienda ha
affermato di non aver proceduto ad una modifica unilaterale o l'estinzione anticipata
dei contratti stipulati con i professionisti incaricati prima dell'entrata in
vigore della citata legge regionale n. 19/2009, al fine di evitare il concreto
rischio di contenzioso, con conseguente grave pregiudizio per il regolare
andamento delle attività istituzionali di Azienda Calabria Lavoro, posto che i
professionisti in questione sovrintendono a funzioni essenziali dell'Ente;
rilevato
il parere favorevole all'approvazione del Rendiconto Generale Esercizio
Finanziario 2010 espresso dal Dipartimento n. 10;
tenuto
conto della relazione istruttoria definitiva sul Conto Consuntivo in oggetto
redatta dal Settore Ragioneria Generale che esprime parere favorevole
sull'approvazione del rendiconto consuntivo per l'anno 2010, segnatamente e
limitatamente alla propria competenza contabile, prescrivendo all'Ente di
verificare la sussistenza dei residui attivi iscritti in bilancio a fronte del
decreto dirigenziale n. 23406/2009;
visto il
parere favorevole della Seconda Commissione che, facendo proprie la raccomandazione
e la prescrizione formulata dal collegio dei revisori dei conti e dagli uffici
regionali competenti che ne hanno curato l'istruttoria, ha approvato il
provvedimento amministrativo di cui all'oggetto nella seduta del 9 febbraio
2012
delibera
di
approvare il Rendiconto Generale relativo all'Esercizio Finanziario 2010
dell'Azienda Calabria Lavoro, unitamente alle prescrizioni, osservazioni e
raccomandazioni formulate dal collegio dei revisori, dal Dipartimento Bilancio
e dalla Seconda Commissione con allegati tutti i documenti richiamati in
premessa che costituiscono parte integrante e sostanziale della presente
deliberazione”.
(Allegati)
“Il Consiglio
regionale
vista la
delibera di Giunta regionale n. 489 del 2 novembre 2011;
premesso
che
con la
Legge Regionale del 3 agosto 1999, n. 20 è stata istituita l'Agenzia Regionale
per la Protezione dell'Ambiente della Calabria - A.R.P.A.CAL con le finalità di
tutela, controllo, recupero dell'ambiente e per la prevenzione e promozione
della salute collettiva, perseguendo l'obiettivo dell'utilizzo integrato e
coordinato delle risorse, al fine di conseguire la massima efficacia
nell'individuazione e nella rimozione dei fattori di rischio per l'uomo, per la
fauna, per la flora e per l'ambiente fisico, quale ente pubblico economico,
strumentale della Regione;
la
stessa legge, all'art. 8, disciplina le funzioni di vigilanza e di controllo
sugli organi e sugli atti dell' Agenzia demandando alla Giunta regionale
l'approvazione dei bilanci e dei rendiconti annuali;
visto
l'art. 57 della L.R. n. 8/2002 e successive modificazioni;
viste:
la
delibera n. 41 del 23 luglio 2010 con la quale il Consiglio regionale ha
approvato il rendiconto Generale per l'esercizio finanziario 2005
dell'A.R.P.A.CAL
la
delibera n. 112 del 22 dicembre 2006 con cui il Consiglio regionale ha
approvato il bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2006
dell'A.R.P.A.CAL;
visto il
decreto del Commissario dell'ARPACAL, n. 208 del 15 marzo 2007 di approvazione
del Rendiconto Finanziario Generale per l'esercizio finanziario 2006;
considerata
la relazione finale del Collegio dei Revisori dei Conti che esprime parere
favorevole all'approvazione del Rendiconto per l'esercizio finanziario 2006 con
le seguenti prescrizioni e raccomandazioni:
è
indispensabile la redazione di un inventario analitico dei beni, a quantità e
valori, che evidenzi le variazioni intervenute nella consistenza degli stessi;
si
rileva la mancata adozione del sistema di contabilità economica, come
prescritto dall'art. 39 punto 17 del regolamento dell'Ente e del libro dei
cespiti ammortizzabili;
sia
maggiormente valutata in sede di previsione la capacità finanziaria dell'ente,
sulla base del trend storico e della manovra concretamente attuabile;
la
programmazione degli interventi sia effettuata in relazione alla possibilità
concreta di finanziamento ed alla capacità operativa della struttura interna
dell'ente;
tenuto
conto del verbale della seduta del 05/03/2007 del Comitato Regionale di
Indirizzo dell'Ente di approvazione del Rendiconto medesimo;
rilevato
il parere favorevole all'approvazione del Rendiconto Generale Esercizio Finanziario
2006 espresso dal Dipartimento Politiche dell'Ambiente con nota prot. n. 2653
del 22 marzo 2007;
considerata
la relazione istruttoria del Dipartimento Bilancio e Patrimonio — Settore n. 2
Ragioneria Generale, con la quale viene proposta l'approvazione del Rendiconto
con le seguenti prescrizioni:
che
l'Agenzia, oltre alle scritture di tipo finanziario, predisponga la contabilità
economico-patrimoniale per l'adozione del bilancio economico preventivo e del
conto economico consuntivo, come stabilito all'articolo 39, punto 17 del
Regolamento dell'Ente;
che
l'Ente provveda all'istituzione e all'aggiornamento del libro dei cespiti
ammortizzabili e dell'inventario dei beni mobili e immobili;
considerato
che la Seconda Commissione Bilancio, Programmazione economica e attività
produttive, facendo proprie le prescrizioni indicate nella delibera di Giunta
regionale, le osservazioni e le raccomandazioni espresse dal Collegio dei
Revisori e dal Dipartimento Bilancio, nonché le assicurazioni del Commissario
dell'A.R.P.A.CAL, in sede di audizione, che:
sono
stati istituiti il libro dei cespiti ammortizzabili, l'inventario dei beni
mobili e immobili e il conto del patrimonio;
è stato
avviato il sistema di contabilità economico-patrimoniale come prescritto
dall'art. 39, punto 17, del Regolamento dell'Ente;
ha approvato il provvedimento amministrativo
di cui all'oggetto nella seduta del 9 febbraio 2012, con le ulteriori
raccomandazioni:
di
proseguire il lavoro di ristrutturazione organizzativa, riducendo il numero delle
posizioni dirigenziali, attualmente anomalo rispetto alla dotazione complessiva
del personale e privilegiando le posizioni tecnico- specialistiche che si
occupano dello svolgimento delle attività complessive dell'Ente;
di
orientare prioritariamente il processo di ristrutturazione e di contenimento
delle spese verso la riduzione dell' outsourcing, data la forte incidenza che
assume sulla gestione del l' Ente;
di
redigere un conto del patrimonio in piena aderenza con le vigenti norme in
materia di contabilità
delibera
di
approvare il Rendiconto Generale Esercizio Finanziario 2006 dell'A.R.P.A.CAL.
di Catanzaro, unitamente alle prescrizioni, osservazioni e raccomandazioni
formulate dal Collegio dei Revisori dei Conti, dal Dipartimento Bilancio, dalla
Giunta regionale, e con le ulteriori raccomandazioni della Seconda Commissione,
con allegati tutti i documenti richiamati in premessa che costituiscono parte
integrante e sostanziale della presente deliberazione”.
(Allegati)
“Il Consiglio
regionale
vista la
delibera di Giunta regionale n.490 del 2 novembre 2011;
premesso
che:
con la
Legge Regionale del 3 agosto 1999, n. 20 è stata istituita l'Agenzia Regionale
per la Protezione dell'Ambiente della Calabria - A.R.P.A.CAL con le finalità di
tutela, controllo, recupero dell'ambiente e per la prevenzione e promozione
della salute collettiva, perseguendo l'obiettivo dell'utilizzo integrato e
coordinato delle risorse, al fine di conseguire la massima efficacia
nell'individuazione e nella rimozione dei fattori di rischio per l'uomo, per la
fauna, per la flora e per l'ambiente fisico, quale ente pubblico economico, strumentale
della Regione;
che la
stessa legge, all'art. 8, disciplina le funzioni di vigilanza e di controllo
sugli organi e sugli atti dell' Agenzia demandando alla Giunta regionale
l'approvazione dei bilanci e dei rendiconti annuali;
visto
l'art. 57 della L.R. n. 8/2002 e successive modificazioni;
viste:
la
delibera n. 217 del 23 aprile 2007 con la quale la Giunta regionale ha proposto
al Consiglio regionale, per la definitiva approvazione, il progetto di bilancio
di previsione assestato per l'anno 2007 dell'A.R.P.A.CAL;
la
delibera n. 189 del 28 novembre 2007 con la quale il Consiglio regionale ha
approvato il suddetto bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2007
dell'A.R.P.A.CAL;
rilevato
che con Decreto del commissario dell'A.R.P.A.CAL n. 1289 del 30/11/2007, è
stata effettuata, in termini di competenza e di cassa, per maggiori entrate e
maggiori spese, una variazione al bilancio di previsione precedentemente
approvato dagli organi regionale con gli atti deliberativi summenzionati;
vista la
delibera del Direttore Generale dell'ARPACAL, n. 488 del 30 giugno 2008 di
approvazione del Rendiconto Finanziario Generale per l'esercizio finanziario
2007;
vista la
relazione finale del Collegio dei Revisori dei Conti che:
certifica
la conformità dei dati del rendiconto con quelli delle scritture contabili
dell'Ente, ed in via generale la regolarità contabile e finanziaria della
gestione, esprime parere favorevole all'approvazione del Rendiconto per
l'esercizio finanziario 2007;
censura
il comportamento dell'Ente per quanto riguarda la mancata attivazione per la
predisposizione dell'inventario analitico dei beni a quantità e valori e di
un'adeguata contabilità economica;
considerata
la nota prot. n. 10517 del 24/06/2010 con la quale l'A.R.P.A.CAL ha fornito
chiarimenti ad alcuni rilievi sollevati dal collegio dei revisori per il
consuntivo anno 2007;
tenuto
conto del verbale della seduta del 16/10/2008 del Comitato Regionale di
Indirizzo dell'Ente di approvazione del Rendiconto medesimo;
rilevato
il parere favorevole all'approvazione del Rendiconto Generale Esercizio
Finanziario 2007 espresso dal Dipartimento Politiche dell'Ambiente con nota
prot. n. 19397 del 24 novembre 2008;
considerata
la relazione istruttoria del Dipartimento Bilancio e Patrimonio — Settore n. 2
Ragioneria Generale, con la quale viene proposta l'approvazione del Rendiconto
con le seguenti prescrizioni:
che
l'Agenzia, oltre alle scritture di tipo finanziario, predisponga la contabilità
economico-patrimoniale per l'adozione del bilancio economico preventivo e del
conto economico consuntivo, come stabilito all'articolo 39, punto 17 del
Regolamento dell'Ente;
che
l'Ente provveda all'aggiornamento dell'inventario ed all'istituzione del libro
dei cespiti ammortizzabili;
che
l'Ente verifichi la sussistenza dei residui attivi provenienti dagli esercizi
finanziari 2001 e 2002 sui capitoli d'entrata 2402001, 61010001 e 61020002, e
regolarizzi le partite di giro con la corrispondenza tra il valore delle somme
accertate e quello delle spese impegnate;
considerato
che la Seconda Commissione Bilancio, Programmazione economica e attività
produttive, facendo proprie le prescrizioni indicate nella delibera di
Giunta regionale, le osservazioni e le
raccomandazioni espresse dal Collegio dei Revisori e dal Dipartimento Bilancio,
nonché le assicurazioni del Commissario dell'A.R.P.A.CAL, in sede di audizione,
che:
sono
stati istituiti il libro dei cespiti ammortizzabili, l'inventario dei beni
mobili e immobili e il conto del patrimonio;
è stato
avviato il sistema di contabilità economico-patrimoniale come prescritto dal
art. 39, punto 17, del Regolamento dell'Ente
ha
approvato il provvedimento amministrativo di cui all'oggetto nella seduta del 9
febbraio 2012, con le ulteriori raccomandazioni:
di
proseguire il lavoro di ristrutturazione organizzativa, riducendo il numero
delle posizioni dirigenziali, attualmente anomalo rispetto alla dotazione
complessiva del personale e privilegiando le posizioni tecnico- specialistiche
che si occupano dello svolgimento delle attività complessive dell'Ente;
di
orientare prioritariamente il processo di ristrutturazione e di contenimento
delle spese verso la riduzione dell' outsourcing, data la forte incidenza che
assume sulla gestione dell'Ente;
di
regolarizzare le partite di giro, con la corrispondenza tra il valore delle
somme accertate e quello delle spese impegnate;
di
verificare la sussistenza dei residui attivi relativi agli esercizi 2001 e 2002
sui capitolo di entrata 2402001, 61010001 e 61020002;
di
redigere un conto del patrimonio in piena aderenza con le vigenti norme in
materia di contabilità.
delibera
di
approvare il Rendiconto Generale Esercizio Finanziario 2007 dell'A.R.P.A.CAL.
Catanzaro, unitamente alle prescrizioni, osservazioni e raccomandazioni
formulate dal Collegio dei Revisori dei Conti, dal Dipartimento Bilancio, dalla
Giunta regionale, e con le ulteriori raccomandazioni della Seconda Commissione,
con allegati tutti i documenti richiamati in premessa che costituiscono parte
integrante e sostanziale della presente deliberazione”.
(Allegati)
“Il Consiglio
regionale
vista la
delibera di Giunta regionale n.491 del 2 novembre 2011;
premesso
che:
con la
Legge Regionale del 3 agosto 1999, n. 20 è stata istituita l'Agenzia Regionale
per la Protezione dell'Ambiente della Calabria - A.R.P.A.CAL con le finalità di
tutela, controllo, recupero dell'ambiente e per la prevenzione e promozione
della salute collettiva, perseguendo l'obiettivo dell'utilizzo integrato e
coordinato delle risorse, al fine di conseguire la massima efficacia
nell'individuazione e nella rimozione dei fattori di rischio per l'uomo, per la
fauna, per la flora e per l'ambiente fisico, quale ente pubblico economico,
strumentale della Regione;
la
stessa legge, all'art. 8, disciplina le funzioni di vigilanza e di controllo
sugli organi e sugli atti dell' Agenzia demandando alla Giunta regionale
l'approvazione dei bilanci e dei rendiconti annuali;
visto l'art.
57 della L.R. n. 8/2002 e successive modificazioni;
viste:
la
delibera n. 93 del 31 gennaio 2008 con la quale la Giunta Regionale ha proposto
al Consiglio Regionale, per la definitiva approvazione, il progetto di bilancio
di previsione assestato per l'anno 2008 dell'ARPACAL;
la
delibera n. 251 del 31 marzo 2008 con la quale il Consiglio Regionale ha
approvato il suddetto bilancio di previsione per l'Esercizio Finanziario 2008
dell'AR.P.A.CAL, trasmesso dalla Giunta con la delibera n.93/2008 sopra citata;
la
delibera n. 53 del 5 febbraio 2009 con la quale è stato proposto al Consiglio
regionale l'approvazione dell'assestamento al bilancio di previsione
dell'AR.P.A.CAL per l'esercizio finanziario 2008;
la
deliberazione n. 383 con cui il Consiglio Regionale ha approvato l'assestamento
di bilancio di previsione dell'A.R.P.A.CAL per l'anno finanziario 2008
trasmesso dalla Giunta con la delibera n. 53/2009;
visto il
decreto del Direttore Generale dell'ARPACAL, n. 921 del 29 giugno 2009 di
approvazione del Rendiconto Finanziario Generale per l'esercizio finanziario
2008;
vista la
nota n. 4182 del 01/04/2011 con la quale l'A.R.P.A.CAL comunica che non
risultano debiti fuori bilancio riconosciuti, né procedure avviate di riconoscimento
dei debiti fuori bilancio per gli esercizi finanziari anni 2008-2009;
vista la
relazione finale del Collegio dei Revisori dei Conti che:
certifica
la conformità dei dati del rendiconto con quelli delle scritture contabili
dell'Ente, ed in via generale la regolarità contabile e finanziaria della
gestione,
esprime
parere favorevole all'approvazione del Rendiconto per l'esercizio finanziario
2008;
censura
il comportamento dell'ente per quanto riguarda la mancata predisposizione di
un'adeguata contabilità economica tale da consentire la realizzazione del
sistema contabile previsto dal Regolamento dell'Ente all'art. 39, punto 17;
considerata
la nota prot. n.11527 del 28/06/2010 con la quale l'A.R.P.A.CAL ha fornito
chiarimenti ad alcuni rilievi sollevati dal Collegio dei Revisori per il
consuntivo anno 2008;
tenuto
conto del verbale della seduta del 29/06/2009 del Comitato Regionale di
Indirizzo dell'Ente di approvazione del Rendiconto medesimo;
rilevato
il parere favorevole all'approvazione del Rendiconto Generale esercizio
finanziario 2008 espresso dal Dipartimento Politiche dell'Ambiente con nota
prot. n. 6139 del 30 marzo 2010;
considerata
la relazione istruttoria del Dipartimento Bilancio e Patrimonio — Settore n. 2
Ragioneria Generale, con la quale viene proposta l'approvazione del Rendiconto
con le seguenti prescrizioni:
che
l'Agenzia, oltre alle scritture di tipo finanziario, predisponga la contabilità
economico-patrimoniale per l'adozione del bilancio economico preventivo e del
conto economico consuntivo, come stabilito all'articolo 39, punto 17 del
Regolamento dell'Ente;
che
l'Agenzia proceda all'aggiornamento dell'inventario ed all'istituzione e
aggiornamento del libro dei cespiti ammortizzabili;
che
l'Ente predisponga un attendibile conto del patrimonio inserendo il corretto
valore delle poste patrimoniali, e verifichi la sussistenza dei residui attivi
provenienti da esercizi finanziari di lontana formazione sui capitoli di
entrata 24010001, 61010001, e 61020002;
considerato
che la Seconda Commissione Bilancio, Programmazione economica e attività
produttive, facendo proprie le prescrizioni indicate nella delibera di Giunta
regionale, le osservazioni e le raccomandazioni espresse dal Collegio dei
Revisori e dal Dipartimento Bilancio, nonché le assicurazioni del Commissario
dell'A.R.P.A.CAL, in sede di audizione, che sono stati istituiti il libro dei
cespiti ammortizzabili, l'inventario dei beni mobili e immobili e il conto del
patrimonio;
è stato
avviato il sistema di contabilità economico-patrimoniale come prescritto
dall'art. 39, punto 17, del Regolamento dell'Ente;
ha
approvato il provvedimento amministrativo di cui all'oggetto nella seduta del 9
febbraio 2012 con le ulteriori raccomandazioni:
di
proseguire il lavoro di ristrutturazione organizzativa, riducendo il numero
delle posizioni dirigenziali, attualmente anomalo rispetto alla dotazione
complessiva del personale e privilegiando le posizioni tecnico- specialistiche
che si occupano dello svolgimento delle attività complessive dell'Ente;
di orientare
prioritariamente il processo di ristrutturazione e di contenimento delle spese
verso la riduzione dell' outsourcing, data la forte incidenza che assume sulla
gestione dell'Ente;
di
redigere un conto del patrimonio in piena aderenza con le vigenti norme in
materia di contabilità
delibera
di
approvare il Rendiconto Generale Esercizio Finanziario 2008 dell'A.R.P.A.CAL.
Catanzaro, unitamente alle prescrizioni, osservazioni e raccomandazioni
formulate dal Collegio dei Revisori dei Conti, dal Dipartimento Bilancio, dalla
Giunta regionale, e con le ulteriori raccomandazioni della Seconda Commissione,
con allegati tutti i documenti richiamati in premessa che costituiscono parte
integrante e sostanziale della presente deliberazione”
(Allegati)
Art. 1
(Modifiche alla legge regionale 22 novembre 2010, n. 28)
1. Il
comma 5 dell'articolo 9, è così modificato:
"5.
I rappresentanti di cui alle lettere j), k) e I) del comma 3 sono nominati
dalla Giunta regionale, previa valutazione delle competenze sportive acquisite,
a seguito di avviso pubblico",
2. Il
comma 2 dell'articolo 15, è così modificato:
"2.
La Regione può concedere contributi a sostegno dei progetti nazionali per la
promozione e la diffusione dell'attività motoria, organizzati dai comitati
provinciali e regionali del CONI, FSN, DSA, EPS riconosciuti dal CONI, Ufficio
scolastico regionale -Coordinamento attività motorie fisico sportive",
3. Il
comma 4 dell'articolo 16, è così modificato:
"4,
I soggetti beneficiari sono individuati su proposta dei comitati periferici del
CONI, delle FSN, delle DSA, degli EPS e del CIP. La quantificazione del premio
e le modalità di erogazione sono stabilite con deliberazione del Consiglio
regionale, su proposta dell'Osservatorio per lo sport".
5. Gli
acronimi inseriti nella legge hanno il seguente significato: FSN (Federazioni
Sportive Nazionali); DSA (Discipline Sportive Associate); EPS (Enti di
Promozione Sportiva); CIP (Comitato Italiano Paralimpico).
Art. 1
1. All'articolo
47 della legge regionale 23 dicembre 2011 n. 47, sono aggiunti i seguenti
commi:
"3-bis.
Al fine di promuovere l'intermodalità del trasporto delle merci in partenza o a
destinazione del territorio regionale, la Regione Calabria istituisce regimi di
incentivo all'utilizzo dell'infrastruttura ferroviaria compatibili con i
trattati ai sensi dell'articolo 93 TFUE".
"4-bis.
Nel perseguimento delle medesime finalità di cui al comma 1, ai sensi e per gli
effetti dell'articolo 13, comma 1, lettera d) della legge 28 gennaio 1994, n. 84,
la Regione Calabria può erogare contributi all'Autorità portuale di Gioia Tauro
destinati al perseguimento degli obiettivi istituzionali dell'ente. Tali
contributi possono essere disciplinati all'interno di appositi accordi di
programma stipulati tra la Regione Calabria e l'Autorità Portuale ovvero
disposti con delibera della Giunta.
2. Al
comma 5 dell'articolo 47 della legge regionale 23 dicembre 2011 n. 47, è
cancellata la locuzione "degli incentivi previsti" e sostituita con
la locuzione "delle misure previste".
“Il Consiglio
regionale,
premesso
che
l'agroalimentare,
come dimostrano gli ultimi dati, è uno dei settori strategici su cui
concentrare le politiche di investimento per consentire l'attivazione di
positive e virtuose dinamiche di sviluppo della Regione Calabria;
è
prioritario, altresì, proporre politiche attive di contrasto, anche con
proposte interistituzionali, per la repressione di dinamiche distorsive di tipo
contraffattivo o parassitario che minano la reputazione e la diffusione del
vero “Made in Calabria”;
le frodi
alimentari colpiscono in generale il “Made in Italy” ed in particolare il “Made
in Calabria” e le produzioni di qualità, oltre che rappresentare una minaccia
alla salute;
la
dimensione internazionale del fenomeno impone limiti oggettivi alle azioni di
contrasto dirette;
la
realtà delle frodi alimentari ha raggiunto livelli impensabili con quella che
oggi viene chiamata agropirateria che consiste nella contraffazione di un
prodotto alimentare sfruttandone la reputazione e la notorietà, imitando nomi,
marchi, aspetto o caratteristiche;
il
business dell'agroalimentare è sempre più appetibile per la criminalità
organizzata e l'industria della contraffazione;
si rende
necessaria, una battaglia per la legalità non solo per tutelare la salute dei
cittadini, ma anche per proteggere dalla lunga mano dei truffatori e della
criminalità organizzata questo importante comparto. Non è un caso che a
crescere siano proprio le falsificazioni dei prodotti tipici certificati e di
quel “Made in Calabria”, famoso in tutto il mondo, che alimenta buona parte
delle nostre esportazioni;
con
particolare attenzione vanno difese dalle frodi le piccole e medie aziende che
rappresentano il target più sensibile alle mire dei gruppi organizzati che
speculano sul settore con profitti di milioni di euro;
sul
piano dell'assetto normativo, come emerge dalla Relazione sulla contraffazione
nel settore agroalimentare della Commissione parlamentare di inchiesta sui
fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, il quadro
di riferimento italiano può essere considerato tra quelli maggiormente evoluti
a livello dei paesi industrializzati, tuttavia la vetustà di alcune
disposizioni, ne consiglierebbe una rivisitazione, in termine di condotte e di
relative sanzioni, che tengano conto delle mutate esigenze di protezione e di
tutela, da rapportare oggi a processi produttivi completamente cambiati e
altamente tecnologici, a relazioni economiche di carattere più spiccatamente
transnazionale nonché ai crescenti interessi della criminalità organizzata in
materia di contraffazione;
la
riforma attuata in forza della legge n. 99 del 2009 ha introdotto una nuova
fattispecie di delitto contro l'economia pubblica (art. 517-quater.)
"Contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei
prodotti agroalimentari", con la medesima legge è stata prevista la competenza
della procura distrettuale antimafia per il reato di cui all'art. 416 del c.p.
finalizzato alla commissione dei delitti di cui agli articoli 473 e 474 del
c.p., rispettivamente riguardanti "Contraffazione, alterazione o uso di
marchi o segni distintivi ovvero brevetti, modelli e disegni" e
"Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi";
tuttavia,
non è ad oggi prevista la competenza della Procura distrettuale antimafia e
quindi il coordinamento della Procura nazionale antimafia per la fattispecie di
associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione di condotte di
contraffazione delle indicazioni di origine in materia agroalimentare;
inoltre
sul fronte della tutela del consumatore, pur esistendo una norma, l'articolo
518 del codice penale, che prevede la pena accessoria della pubblicazione della
sentenza in caso di condanna per alcuni delitti nella materia delle frodi e
delle false o fallaci indicazioni, si segnala che tale norma non menziona ai
fini dell'applicazione della predetta pena accessoria la fattispecie di cui
all' articolo 517-quater del codice penale; è necessario invece che il
consumatore sappia chi fa la contraffazione;
merita
inoltre una riflessione, come evidenzia la Relazione parlamentare succitata, la
problematica della vendita di prodotti contraffatti attraverso Internet.
Infatti, l'anomalia dell'offerta o la facilità di simulare l'autenticità, la
possibilità di scegliere tra un'amplissima tipologia di punti vendita virtuali,
la disponibilità di sistemi di pagamento on line, ovvero di una capacità
logistico-distributiva che spesso non opera con tali approfondimenti sulle
piccole spedizioni che interessano i consumatori finali, costituiscono tutti
elementi che favoriscono un uso illecito della rete e quindi la stessa contraffazione
via web; l'approccio alla problematica non può essere affrontato però solo in
termini repressivi, occorre agire anche attraverso mirate campagne
d'informazione, come ci suggerisce la Relazione parlamentare della Commissione
d'inchiesta;
è
necessario inoltre un diverso approccio culturale, come auspicato dal
Procuratore Generale Antimafia. Infatti se è vero che in questo campo l'Italia
ha ormai una legislazione all'avanguardia, è anche vero che il nostro resta uno
dei Paesi maggiormente colpiti dalla contraffazione e, allo stesso tempo, uno
dei Paesi in cui si consumano di più prodotti contraffatti, per questo quando
si acquistano prodotti non originali, si deve essere consapevoli che si sta
finanziando la criminalità organizzata;
un'azione
mirata di informazione e promozione dovrebbe riguardare, poi, i mercati esteri,
per abituare i consumatori di quei paesi a saper distinguere un vero prodotto
calabrese da servili imitazioni ovvero da azioni parassitarie che richiamano
l'identità della regione;
un forte
aiuto in tal senso deriva dalla previsione di sistemi di etichettatura e
tracciabilità capaci di rendere più trasparenti le varie fasi del processo
produttivo in modo da "raccontare" la storia di un dato prodotto
dalla scelta dei sistemi di coltivazione/allevamento, alla diverse fasi di
elaborazione, fino al suo arrivo sullo scaffale di un esercizio commerciale;
risulta
essenziale conoscere ed esplicitare, quale criterio di orientamento per
l'acquisto dei consumatori, l'origine del prodotto che, nel caso dell'alimento,
essendo in gioco un valore come quello della salute, assume il ruolo di
garanzia di rango costituzionale;
in tal
senso appare urgente dare immediata attuazione alla legge 3 febbraio 2011, n.
4, "Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti
alimentari" attraverso l'emanazione dei decreti interministeriali di cui
al comma 3 dell'articolo 4. Questa previsione riveste una particolare attualità
nella nostra regione poiché si rende utile per la provenienza di origine del
succo concentrato di arance, infatti se attuata, sarebbe di particolare
rilevanza economica oltre che sociale per la filiera degli agrumi da industria
con un indubbio vantaggio per le nostre produzioni;
in
questa ottica è necessario poi promuovere un impegno presso le istituzioni
europee per superare lo stallo attuale alla normativa UE sul marchio
obbligatorio di origine (cosiddetto Regolamento sul "made in");
un punto
critico è il cosiddetto calabriansounding, esso è un fenomeno legato a quei
prodotti che pur non essendo tecnicamente contraffatti richiamano in qualche
modo, nei colori e nei nomi, la calabresità degli ingredienti, della
lavorazione o del prodotto stesso senza però che le materie prime e la relativa
lavorazione siano effettivamente italiane; il calabriansounding sottrae
notevoli potenzialità alle esportazioni nazionali e, raramente sconfinando
nell'illecito, risulta difficilmente contrastabile;
spiace
registrare che la tutela a livello internazionale avverso il fenomeno del
calabriansounding e la tutela delle denominazioni di origine e dei prodotti di
qualità in generale non ha registrato significativi passi in avanti;
la
sempre maggior trasnazionalità del fenomeno contraffattivo impone quindi un
forte impegno, a livello europeo e internazionale, per giungere alla
definizione di un quadro di regole comuni che risponda a principi di
reciprocità ed efficacia;
a
livello nazionale, inoltre, occorre mantenere un fronte unitario, che veda sia
coinvolti tutti gli attori istituzionali ed il mondo delle imprese, attraverso una
più forte ed intensa collaborazione;
la
difesa delle produzioni tipiche non può prescindere quindi dal contrasto alla
contraffazione, da un'informazione chiara e trasparente ai consumatori ma anche
dalla promozione del consumo di prodotti alimentari "a chilometro
zero" provenienti da filiera corta al fine di privilegiare la
distribuzione alimentare basata sul rapporto diretto tra produttore e
consumatore;
in tal
senso, il cosiddetto "decreto liberalizzazioni" del Governo
nazionale, presenta interventi normativi a favore del sistema agroalimentare
italiano puntando al rilancio degli investimenti nel comparto e ad una maggiore
solidità finanziaria delle aziende agroalimentari, ispirandosi a criteri di
trasparenza nei rapporti di filiera, efficienza ed efficacia dell'azione
amministrativa;
quello
della contraffazione e della tutela del “Made in Italy” e, quindi, del “Made in
Calabria”, è solo una delle tante problematiche che affliggono il comparto;
nel
settore agricolo operano 34mila imprese iscritte al registro delle Camere di
Commercio la cui competitività rischia di essere fortemente compromessa;
il 2012
si è aperto con i problemi di sempre, un mondo agricolo in crisi, imprese
strette da costi opprimenti, prezzi non remunerativi e redditi in caduta;
le
difficoltà riportate non fanno che aggravare il momento congiunturale anche
aggravato da una struttura, quasi interamente a breve, dell'indebitamento
operativo delle imprese agricole che, associato alla stretta da parte del
sistema creditizio, ne rende di fatto complicata la normale gestione operativa;
ad una
già grave situazione si è aggiunta, tra le altre cose, la tassazione di
immobili e terreni agrari, 1'aumento delle accise carburanti, quello dei
contributi previdenziali, l'azzeramento delle agevolazioni nelle zone montane e
svantaggiate. La cosiddetta "Imu" avrà un impatto pesante su terreni
agricoli e fabbricati rurali andando a tassare quelli che sono, di fatto, mezzi
di produzione per le imprese agricole. Appare necessaria quindi una netta
differenziazione del trattamento fiscale per chi il terreno lo usa per vivere e
lavorare;
si è
sostanzialmente in presenza di una insostenibile situazione che fa emergere la
criticità del comparto evidenziando la mancanza di profitti e l'aumento dei costi,
l'alterazione dei prezzi da parte di un mercato globalizzato, della grande
distribuzione, dei prodotti importati e spacciati per locali, e chiesto a gran
voce misure per contenere il costo del carburante agricolo, il corretto
utilizzo dei fondi europei e il blocco delle riscossioni di tributi e
contributi per chi è in difficoltà;
da
queste denunce emerge, con drammaticità, come la pressione fiscale e gli oneri
burocratici che schiacciano il comparto dell'agroalimentare ne mettono a dura
prova la competitività rispetto a altri paesi le cui produzioni non sono
gravate da corrispondenti carichi fiscali;
solo con
nuove politiche, sia a livello comunitario che nazionale, e con interventi
realmente incisivi sarà possibile far uscire dalla crisi un comparto che resta
il perno su cui poggia gran parte del sistema del “made in Calabria” nel mondo
con evidenti risultati economici e di immagine;
la
proposta di riforma sulla Politica agricola comune, entra nel vivo in vista
della sua applicazione nel periodo 2014/2020;
la
redditività delle aziende agricole negli ultimi dieci anni si è assottigliata,
la forbice tra prezzi e costi produttivi si è allargata, mentre le banche hanno
chiuso molte linee di credito. E' necessario che la PAC sia uno strumento di
tutela dell'agricoltura italiana introducendo chiarezza sulle regole e
riconoscendo adeguate risorse ai produttori, non tanto e solo in base alla
superficie agricola ma alla qualità della produzione, introducendo norme più
rigide sulle indicazioni dei prodotti, sull'etichettatura e sulla difesa del
“Made in Calabria” dalle contraffazioni;
i
cosiddetti “pagamenti agroambientali” costituiscono uno degli strumenti
d'intervento previsti dal vigente ordinamento comunitario nel settore agricolo;
la
misura si pone l'obiettivo di fornire agli agricoltori aiuti, erogati
annualmente in funzione della superficie coltivata (o dei capi allevati), volti
a compensare le perdite di reddito o i costi aggiuntivi conseguenti
all'applicazione di metodi di produzione più compatibili con l'ambiente
(agricoltura biologica, riduzione di input, ecc.) e con la necessità di
salvaguardare la biodiversità (cura del paesaggio agrario, coltivazione di
vegetali minacciati di erosione genetica, allevamento di razze animali in via
di estinzione ecc.);
le
risorse sono erogate e programmate dalla Regione nei relativi Piani di Sviluppo
Rurale (PSR), grazie a fondi di provenienza comunitaria (FEASR);
i
vantaggi offerti dei "pagamenti agroambientali" risultano molteplici:
innanzitutto intervengono direttamente e senza intermediazione in favore degli
agricoltori, riducendo gli “sprechi” di sistema ed il rischio d'infiltrazione
da parte delle organizzazioni criminali;
la loro
programmazione, gestione ed erogazione risultano semplici e trasparenti,
garantendo la possibilità di impiegare utilmente le risorse comunitarie ed
evitarne la dispersione; sostengono l'adozione delle "buone pratiche
agricole", che permettono di migliorare la qualità dei prodotti (e di
conseguenza la salute di chi li consuma) e tutelare meglio l'ambiente ed il
paesaggio; affermano il ruolo sociale e di presidio del territorio da parte
degli agricoltori, visti non solo come "produttori" ma come garanti
della manutenzione del suolo, della tutela della biodiversità, del rispetto
dell'ambiente rurale;
ciò si
pone in piena coerenza con gli indirizzi fondamentali della nuova PAC (Politica
Agricola Comune) che intende far prevalere il sostegno all'attività
dell'agricoltore rispetto al mero sussidio delle produzioni;
Impegna
la
Regione per le materie di propria competenza e comunque il Governo a:
rilanciare
gli investimenti nel settore agroalimentare, con particolare riguardo ai
contratti di filiera;
riequilibrare
i rapporti interni alla filiera agroalimentare anche al fine di contrastare i
comportamenti lesivi a danno delle piccole e medie aziende, che, tra le altre
cose, si trovano in sofferenza per il dilatarsi eccessivo dei termini di
pagamento da parte degli operatori forti;
introdurre
nuove misure di sostegno per l'acceso al credito;
garantire
ima maggior trasparenza dei rapporti all'interno della filiera;
assumere
una iniziativa legislativa, attraverso la Commissione Regionale di contrasto al
fenomeno mafioso, che recepisca i rilievi della relazione parlamentare sulla
contraffazione nell'agroalimentare affrontando il tema del “Made in Calabria”
nella sua complessità, coordinando meglio la normativa esistente e adottando
misure che scoraggino l'industria del falso, come ad esempio la previsione
dell'interdizione dall'attività per i soggetti che producono e mettono in
commercio imitazioni delle migliori lavorazioni italiane; emanare i decreti
interministeriali di cui al comma 3, dell'articolo 4 della legge n. 4, del 3
febbraio 2011, rubricata "Disposizioni in materia di etichettatura e di
qualità dei prodotti alimentari" dandone piena attuazione, con particolare
urgenza per la filiera agrumicola da industria;
a
sostenere l'esportazione di prodotti agricoli e agroalimentari della nostra
Regione e a scoraggiare, di contro, quelle iniziative imprenditoriali che,
piuttosto che dedite all'internazionalizzazione, delocalizzano e mettono in
commercio prodotti che non presentano le caratteristiche di tipicità ed
originalità proprie delle eccellenze del territorio del nostro Paese, facendo
concorrenza sleale;
assumere
iniziative volte a contrastare la contraffazione via internet;
ad
adoperarsi affinché la lotta alla contraffazione sia considerata una priorità
per la politica europea, oltre che a livello nazionale, e a promuovere anche in
sede di riforma della PAC, forme di coordinamento più stringenti a livello UE,
con l'obiettivo di superare problemi e resistenze, anche a livello mondiale
(WTO);
prevedere
un apposito fondo, anche solo di garanzia, su base regionale, tendente al
consolidamento delle passività onerose a breve termine delle imprese agricole,
consentendo in tal guisa la dilazione dell'indebitamento di esercizio su almeno
15 anni;
assumere
l'impegno a sostenere concretamente il comparto agricolo ed agroalimentare Made
in Calabria, dando valore agli auspicati interventi in tempi certi e
ragionevoli;
Impegna
la Giunta regionale:
a
introdurre una norma, in presenza di tale situazione, che in esistenza di
rateizzazione di debiti Equitalia, porti l'interesse al tasso legale, la
riduzione al minimo dei compensi di riscossione ed il raddoppio del numero
delle rate accordate;
prevedere
delle opportune misure ai fini di alleggerire il carico fiscale sul comparto
agricolo e agroalimentare in modo particolare riguardo alla cosiddetta IMU, al
contenimento del costo del carburante agricolo e ai contributi e tributi
prevedendo anche forme di sospensione e dilazione dei pagamenti;
in
particolare, sostenere gli imprenditori del comparto agricolo e agroalimentare
tipico i quali abbiano una situazione debitoria conclamata ed irrecuperabile o
difficilmente esigibile o eccessivamente onerosa, i quali adottino un regime
contabile e fiscale ordinario e si associno in forma cooperativistica o di
società di persona, esentandoli dalle sanzioni per carichi tributari altrimenti
irrecuperabili e dilazionando la sorte capitale in almeno 15 anni gravandola
solo degli interessi legali;
inoltre,
a disporre l'inapplicabilità e statuire l'invalidità dei fermi amministrativi
sui beni mobili soggetti a trascrizione i quali siano utilizzati come mezzi
ordinari di produzione fino al limite di 15.000 euro;
permettere
la distruzione dei beni mobili soggetti a trascrizione obsoleti sottoposti a
fermo amministrativo in modo da evitare la moltiplicazione dell'indebitamento
del contribuente;
permettere
la vendita dei beni mobili soggetti a trascrizione sottoposti a fermo
amministrativo con cessione del prezzo all'Erario fino all'importo delle somme
dovute con liberazione degli stessi dal fermo;
sostenere
la competitività anche avendo riguardo a misure quali il credito d'imposta per
finanziare ricerca e innovazione in agricoltura;
a
garantire un pieno e corretto impiego dei cosiddetti “pagamenti
agroambientali”.
Si
dispone che la Mozione approvata venga notificata al Governo della Repubblica
Italiana.”
“Il Consiglio
regionale
premesso
che:
la Sial
Servizi Spa ha svolto dal 2004 al 2009 ininterrottamente per conto della
Regione Calabria il Servizio di anagrafe zootecnica, permettendo alla Regione
stessa di raggiungere ottimi risultati in questo settore, così come evidenziato
dagli attestai ottenuti dai Ministeri e dai dirigenti dei dipartimenti
regionale (Sanità e Agricoltura);
la Legge
regionale 26 febbraio 2010 n. 8 “Provvedimento generale recante norme di tipo
ordinamentale e finanziario (collegato alla manovra di finanza regionale per
l'anno 2010, art. 3, comma 4 della Legge regionale n. 8/2002)” prevedeva il
ripristino del servizio con un nuovo affidamento alla Servizi Spa utilizzando
esclusivamente il personale già in servizio presso l'azienda stessa;
la
successiva legge regionale 11 agosto n. 23 ha nuovamente previsto di riaffìdare
il servizio di anagrafe zootecnica alla Sial Servizi Spa eliminando la parte
che riguardava la riassunzione del vecchio personale;
nonostante
questi provvedimenti il Contratto di servizio tra la società e la Regione
scaduto il 2009, non è stato rinnovato determinando il blocco dell'esercizio
della stessa società ed il licenziamento di circa 50 dipendenti;
l'attività
che veniva svolta dalla società fondamentale per controllare la qualità della
produzione zootecnica e la tutela della salute umana si è praticamente
interrotta;
solo
parzialmente, ed in maniera sostanzialmente più onerosa per la Regione, il
servizio viene ora curato dai dottori veterinari senza averne le competenze
specifiche, ed in sfregio alla direttiva diramata dall'Assessorato alla Sanità
calabrese che vieta espressamente la gestione della banca dati da parte proprio
di questi professionisti;
i
lavoratori assunti dalla Sial, che hanno permesso con la loro professionalità
di garantire il servizio, versano ancora in stato di mobilità e che hanno
percepito gli ammortizzatori sociali (mobilità in deroga) fino al 29 febbraio
u.s.;
Il
Consiglio regionale della Calabria il 29 marzo 2011 ha varato la Legge
regionale "Modificazione all'articolo 10 della Legge Regionale 29 dicembre
2010 n: 34 che ha previsto all'art. 1 l'acquisto da parte della Regione
Calabria delle azioni detenute dal socio Italia Lavoro Spa della Sial Servizi
Spa, divenuta, pertanto, società in house della Regione, tutto ciò premesso
Impegna
la Giunta regionale:
ad
istituire in tempi brevissimi un tavolo tecnico tra il Dipartimento Sanità,
Agricoltura e Sindacati, per definire le modalità per avviare il progetto
"Servizio Anagrafe Zootecnica", attraverso la SIAL servizi S.p.A,
assorbendo tutto il personale altamente qualificato ed attualmente in stato di
mobilità per questo servizio, garantendo così gli stessi standard qualitativi
richiesti dalla normativa in materia.”