Logo Alta Risoluzione

 

IX^ LEGISLATURA

 

RESOCONTO INTEGRALE

___________

 

27.

 

SEDUTA DI VENERDI’ 02 DICEMBRE 2011

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLO’

 

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

La seduta inizia alle 14,56

PRESIDENTE

La seduta è aperta, si dia lettura del verbale della seduta precedente.

Giovanni NUCERA, Segretario Questore

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni e interpellanze

PRESIDENTE

Legge le interrogazioni e le interpellanze presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Sulle vicende giudiziarie che hanno interessato il Consigliere Francesco Morelli

PRESIDENTE

Se i colleghi prendono posto, prima di procedere con l’ordine del giorno, darò lettura di un documento che la Conferenza dei capigruppo ha approvato stamattina e che riguarda le vicende giudiziarie, conosciute attraverso la stampa, che hanno coinvolto ultimamente un consigliere regionale.

Abbiamo fatto una riflessione e vorrei leggere il documento condiviso alla unanimità dall’intero Consiglio regionale.

“Onorevoli colleghi, la Conferenza dei capigruppo mi ha delegato – a nome dell’intero Consiglio – ad esprimere le valutazioni della massima Assemblea elettiva calabrese in merito ai provvedimenti giudiziari della Procura della Repubblica di Milano che coinvolgono il consigliere regionale Francesco Morelli.

Non si tratta di un atto dovuto ma di una espressione che deriva da un comune sentire di quest’Aula e di una sensibilità che conduce a comuni preoccupazioni e all’esigenza di una vigilanza rigorosa ed altissima.

Il nostro auspicio è che il consigliere Morelli possa chiarire la sua posizione dimostrando la sua estraneità ai fatti che gli vengono contestati.

Vogliamo ribadire – dagli elementi che sono a nostra conoscenza – che i reati contestati non sono relativi all’esercizio del mandato di consigliere regionale e alla sua funzione di Presidente della Commissione bilancio.

Atti e comportamenti, quindi, che sono da ricondurre a responsabilità personali senza alcun coinvolgimento della Istituzione che ho l’onore di presiedere.

Riponiamo grande fiducia nel lavoro della magistratura di Milano e nell’impegno quotidiano, costante, rigoroso e coraggioso della magistratura e delle forze dell’ordine della nostra regione e del loro lavoro di contrasto alla ‘ndrangheta e all’area cosiddetta grigia che ostacolano lo sviluppo economico e sociale della nostra Regione che sono da considerare tra le cause principali di quella debolezza civile che mette la Calabria ai margini della vita del Paese.

In questo momento abbiamo il dovere tutti, maggioranza e opposizione, di difendere, tutelare e distinguere ruoli e funzioni della massima Assemblea legislativa della Regione da responsabilità soggettive dei singoli.

Un dovere di vigilanza attenta, pur se va riconosciuto che il Consiglio regionale della Calabria si è dato negli ultimi anni delle regole rigorose a tutela della sua funzione e degli atti che si compiono nell’espletamento della propria attività.

Il Consiglio regionale della Calabria ha le carte in regola su questi temi con l’approvazione alla unanimità di una serie di provvedimenti che nel corso delle passate legislature è stata approvata.

Ci siamo dati delle regole precise e, direi, quasi uniche nel panorama della legislazione regionale in materia.

Penso alla costituzione di parte civile della Regione in tutti i processi di mafia; alla decadenza da incarichi di funzioni nel caso di rinvio a giudizio e all’obbligo della certificazione antimafia anche per i collaboratori delle strutture consiliari; ma anche ad altri provvedimenti che sono contenuti nel nostro Codice etico.

La forza delle Istituzioni, anche della nostra Assemblea, consiste nell’agire e nel garantire un quadro di legalità e di trasparenza capace di rappresentare le motivazioni di fondo di un sistema democratico.

Dobbiamo saper distinguere tra le Istituzioni che sono  garanzia di legittimità per tutti noi, i singoli nei comportamenti quotidiani ed i partiti che sono chiamati a fare attenzione nel comporre le proprie liste e debbono saper rinunciare a qualche consenso quando non è assicurata la massima trasparenza.

Noi in Consiglio regionale dobbiamo continuare con serenità, con senso alto del ruolo che siamo stati chiamati a svolgere in quest’Aula e con un supplemento di impegno in quel cammino tracciato insieme di rispetto delle regole e di valorizzazione della cultura della legalità.

Certo, l’impegno dell’Istituzione regionale e delle altre Istituzioni non sarà sufficiente se ad esso non corrisponde un analogo senso di responsabilità, partecipazione e testimonianza autentica della società civile calabrese con azioni e comportamenti che siano capaci di rinsaldare i modi di agire di ognuno con modelli di legalità e di rispetto delle regole.

Non nascondiamo che il quadro della realtà sociale della nostra Regione è racchiuso dentro una cornice in cui si delinea una grande crisi di legittimazione che non risparmia le Istituzioni ad ogni livello: pezzi della società, ordini professionali ed aree grigie così come si evince dalle recenti inchieste della magistratura calabrese.

Per porre riparo a questo quadro preoccupante che riflette una immagine non positiva della nostra società, per ricostruire fiducia nei cittadini ed unire la volontà della Calabria onesta e delle persone, tante, che sono perbene,  nella lotta concreta ad ogni forma di illegalità, occorre contribuire a ricostruire con la volontà e l’impegno unanimi di questa Assemblea il tessuto connettivo della presenza delle Istituzioni, tutte, che sia autorevole, credibile ed efficace.

In questa direzione dobbiamo intensificare il nostro lavoro mirando a coinvolgere sinergicamente le diverse realtà istituzionali della società civile e soprattutto le nuove generazioni che possono essere, con il nostro aiuto, le artefici del cambiamento di questa Regione.

Sin dall’inizio di questa legislatura ci siamo impegnati come Consiglio regionale con grande sforzo di tutte le forze politiche di maggioranza e di minoranza in un lavoro di progettualità e di intervento a sostegno del valore della legalità coinvolgendo le scuole di tutta la Calabria e migliaia di giovani calabresi che, auspichiamo, possano diventare i protagonisti di una nuova stagione in Calabria.

Abbiamo approvato in quest’Aula molti provvedimenti legislativi, tanti dei quali alla unanimità e ordini del giorno che hanno dato il via ad una serie di iniziative non solo simboliche ma di grande valore e significato.

E’ necessario, in questo momento di difficoltà, unire le energie e le risorse disponibili per mettere in campo tutte le sinergie possibili tra gli apparati dello Stato, enti locali, politica, con attenzione ai messaggi significativi della Chiesa di Calabria saldo punto di riferimento in un contesto sociale a volte fatto di ritardi, silenzi e paura.

Serve tutto questo per ribaltare una idea della nostra Regione dove niente funziona o funziona poco, tutto e male.

Questo sguardo degli altri sulla Calabria dobbiamo correggerlo e respingerlo soprattutto quando è ingiusto e frutto di pregiudizi.

L’impegno di questo Consiglio regionale con una visione pluralistica ed unitaria delle cose da fare e da realizzare non può che consistere nella idea che lavorando nella solidarietà lunga di tipo politico e sociale possiamo farcela a cambiare la Calabria.

In Calabria ci sono politici, responsabili delle istituzioni, magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine che lavorano insieme per isolare e colpire quella che è definita “zona grigia” che collude e si fa complice con la mafia.

Sui risultati che si sono conseguiti negli ultimi tempi da parte della magistratura calabrese esprimiamo, certamente, un plauso per quello che si è riuscito a raggiungere non solo per assicurare alla giustizia tanti latitanti ma anche per dare dei messaggi forti che lo Stato c’è, esiste ed è forte e la mafia non è invincibile.

E’ nel quadro del circuito virtuoso dei servitori delle Istituzioni che la massima Assemblea della Calabria si muove.

La nostra coscienza personale, quale che sia il ruolo nel quale siamo impegnati, ci impone di far sistema per superare le difficoltà, per difendere l’immagine del Consiglio regionale, per far fronte ai nostri doveri di rappresentanti democraticamente eletti.

Con l’auspicio, quindi, in un momento così difficile, di una coesione di tutte le Istituzioni e di una grande convergenza, ognuno per la propria parte e per le proprie competenze, ci auguriamo che vengano messe in campo iniziative che isolino le minoranze che producono il malessere e facciano emergere le potenzialità, le risorse e le virtù della stragrande maggioranza dei cittadini calabresi che è fatta di persone per bene, laboriose e che hanno a cuore il riscatto ed il rilancio della nostra terra”.

Grazie.

Possiamo, dopo questa comunicazione, dare il via ai lavori del Consiglio regionale con il primo punto all’ordine del giorno che è il seguito del dibattito sulla sanità.

Dibattito sulla sanità-seguito

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Chiappetta. Ne ha facoltà.

Gianpaolo CHIAPPETTA

Grazie, Presidente, solo per dire a lei e all’Aula che nei giorni scorsi ho depositato presso la Presidenza del Consiglio un ordine del giorno che è relativo ad una richiesta di aiuto lanciata da una meritoria associazione che è presente sul territorio regionale: l’“Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti onlus” che ha posto all’attenzione di questo Consiglio regionale un problema che, sia pure non di stretta competenza dello stesso Consiglio, credo che possa e debba essere affrontato attraverso la formulazione di un apposito ordine del giorno perché possa essere dato un pieno mandato al Presidente della Giunta regionale e all’Esecutivo perché operi una adeguata opera di sensibilizzazione nei confronti del Governo nazionale, considerando che è in discussione in questi giorni, presso le competenti Commissioni parlamentari, il disegno di legge che scrive e rappresenta la delega al Governo per la riforma fiscale ed assistenziale.

Ciò che io chiedo, Presidente, è che questo ordine del giorno possa essere inserito nei  lavori di questo Consiglio regionale, possa essere discusso e spero possa essere anche approvato.

PRESIDENTE

L’onorevole Chiappetta, quindi, chiede l’inserimento dell’ordine del giorno che ha già predisposto. Bene, se siamo d’accordo lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

C’è poi un altro ordine del giorno a firma del consigliere Domenico Talarico che ha facoltà di intervenire.

Domenico TALARICO

Signor Presidente, si tratta di un ordine del giorno relativo alla Scuola superiore della magistratura a Catanzaro che è a firma da tutti i capigruppo e di numerosi consiglieri, in particolare di quelli della provincia di Catanzaro.

Non so se è il caso di illustrarlo, Presidente.

PRESIDENTE

Ne ho una copia.

Domenico TALARICO

Perfetto.

PRESIDENTE

Magari quando arriveremo al punto lo illustrerà. Votiamo adesso solo l’inserimento all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Ha chiesto di parlare l’onorevole De Masi. Ne ha facoltà.

Emilio DE MASI

Grazie, Presidente, semplicemente per chiedere l’inversione dell’ordine del giorno e porre al primo punto il provvedimento inerente le nomine dei componenti del Corecom. Grazie.

PRESIDENTE

L’onorevole De Masi, prima di parlare della sanità, poiché i tempi saranno lunghi, chiede di invertire l’ordine del giorno e di porre al primo punto il secondo.

Pongo in votazione la richiesta dell’onorevole De Masi di inserire al primo punto all’ordine del giorno il provvedimento riguardante la nomina dei componenti del Corecom.

(Il Consiglio approva)

Ha chiesto di intervenire il consigliere Salerno. Ne ha facoltà.

Nazzareno SALERNO

Chiedo l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di legge di iniziativa della Giunta regionale che abbiamo approvato in Commissione ieri alla unanimità, recante “Interventi regionali di solidarietà a favore dei familiari di lavoratrici e di lavoratori deceduti o gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro”.

Abbiamo concordato anche con l’assessore al ramo, Francescantonio Stillitani, presente ieri in Commissione, di chiederne l’inserimento per procedere alla sua approvazione nella seduta odierna. Grazie.

PRESIDENTE

L’onorevole Salerno chiede l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di legge approvata alla unanimità in Commissione nella seduta di ieri. Pongo in votazione la richiesta.

(Il Consiglio approva)

Ci sono altri interventi in via preliminare? Mi sembra di no. Possiamo procedere allora col primo punto all’ordine del giorno che riguarda le nomine dei componenti del Corecom.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 148/9^ d'Ufficio, recante: “Nomina di tre membri e tra questi il Presidente del Comitato Regionale per le Comunicazioni - Corecom - Riapertura termini - (delibera U.P. n. 83 del 19.9.2011)”

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l’onorevole De Masi. Ne ha facoltà.

Emilio DE MASI

Al riguardo, signor Presidente, a nome dei Presidenti dei gruppi di opposizione volevo annunciare che si è stabilito di delegare a lei questa incombenza, così come previsto dalle relative normative.

PRESIDENTE

Su richiesta del consigliere De Masi, si delega il Presidente del Consiglio ad attivare i poteri sostitutivi per la nomina dei tre componenti del Corecom.

Visto che il provvedimento è stato all’ordine del giorno per diverse sedute e non si è riusciti a procedere attraverso il voto dell’Assemblea alla nomina si chiede di delegare il Presidente.

Nessuno chiede di parlare, possiamo accogliere quindi la proposta dell’onorevole De Masi che pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Dibattito sulla sanità – Seguito

PRESIDENTE

Andiamo avanti col secondo punto all’ordine del giorno che riguarda la prosecuzione del dibattito sulla sanità.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi. Ne ha facoltà.

Pasquale Maria TRIPODI

Grazie, Presidente, anche perché è un dibattito che appassiona la Calabria e soprattutto questo Consiglio regionale in virtù anche della relazione che ha fatto il Presidente Scopelliti nella precedente seduta.

Ho notato, però, non solo sulla stampa un po’ di confusione per quanto riguarda il percorso del Piano di rientro come riportato da alcune fonti ma anche sull’iter seguito fino adesso in questo Consiglio regionale. Senza tediare più di tanto i consiglieri credo che un excursus storico andrebbe fatto.

Il problema nasce già nel 2007, con la Giunta Loiero che approva il primo Piano sanitario regionale 2007-2009.

Dopo questo Piano sanitario regionale, approvato dalla Giunta e mandato in Consiglio, – peraltro discusso e non approvato – viene approvata un’altra delibera, sempre dalla Giunta Loiero. Precisamente il 12 dicembre 2007. In questa delibera l’Esecutivo Loiero reitera il Piano sanitario regionale – replicato poi nella delibera 2009, il punto dirimente è anche qua – e nel corpo della delibera chiede al Governo nazionale che venga nominato espressamente – tutto questo è in delibera, andatevelo a controllare – un commissario ad acta sulla sanità o un suo sostituto di gradimento del Consiglio regionale.

Invia gli atti, perché tenuto, al Consiglio regionale.

Questo è il primo punto dirimente, prima di arrivare all’attuale, perché la legge regionale numero 11, all’articolo 2, comma 7 - nel corpo della delibera c’è stato poi un refuso in quanto hanno citato l’articolo 1, comma 7, ma si tratta dell’articolo 2 comma 7 – espressamente dice che “l’ipotesi di accordo…” - parliamo del piano di rientro e qui va fatta una precisazione anche rispetto alle cifre a data 2009 – , andava mandato in ogni caso al Consiglio regionale.

Questa legge non è stata revocata né è stata emendata.

Quindi, così come era un obbligo per il Presidente Loiero, ritengo che sia un obbligo anche per il Presidente Scopelliti.

Nel frattempo il Governo approva in via provvisoria, perché non quantificato, il debito inerente agli esercizi finanziari pregressi e include nel disavanzo della Regione Calabria i disavanzi per 827 milioni e 406,60 mila euro facendo lievitare il debito calabrese al 31 dicembre 2009 per una cifra pari a 948 milioni di euro circa.

Qua si innesca la nostra vicenda e qui va fatta anche chiarezza una volta per tutte; è importante in riferimento a quanto si propone rispetto al Piano di rientro che altro non è, poi, che il Piano sanitario.

Anche qui bisogna fare un netto distinguo. Il Governo nel decreto di nomina del Presidente Scopelliti a Commissario ad acta, o Presidente qualsivoglia, precisamente il 7 luglio 2010 – questa è la copia originale del decreto che ha avuto notificato il Presidente Scopelliti da parte del Governo -, cita una serie di leggi a cui fa riferimento per conferire il commissariamento ad acta all’onorevole Scopelliti. Al contempo, però, non dice al Presidente Scopelliti “lei può fare quel che vuole della sanità calabrese”, ma dice “lei deve attuare in modo puntuale precisamente dodici punti che sono elencati espressamente”. Nella elencazione di questi 12 punti sono riportati anche i tempi e le modalità di attuazione.

PRESIDENTE

Onorevole Tripodi, un attimo.

Chiedo ai colleghi di far silenzio altrimenti non si procede con nessun intervento, non si riesce a capire nulla. Chi deve parlare si accomodi fuori dall’Aula.

Non è possibile, non si sente assolutamente nulla.

Pasquale Maria TRIPODI

Non per altro, Presidente, altrimenti rischiamo di dire delle inesattezze.

PRESIDENTE

Il Presidente Scopelliti deve sentire gli interventi per poter poi replicare alla fine.

Pasquale Maria TRIPODI

Nel frattempo c’è stato questo decreto di nomina del Presidente Scopelliti.

La Giunta Loiero – presente in Consiglio regionale – emana un atto che è il cosiddetto Piano di rientro o proposta di Piano di rientro al Consiglio.

Se vi ricordate, lo dico ai consiglieri della passata legislatura, ne abbiamo parlato in Consiglio regionale alla fine di dicembre 2009.

Peraltro, l’allora Governo, ha ritenuto insoddisfacenti le proposte di rientro che aveva fatto il governo Loiero.

Qui subentra poi l’amministrazione Scopelliti.

Premetto che pongo un problema al Presidente di natura formale perché la nomina di commissario  non toglie a questo Consiglio la competenza e la potestà legislativa di controllo e di verifica sul Piano di rientro.

Tutti gli atti che il commissario nella sua qualità o i sub-commissari nominati dal Governo hanno determinato o fatto in funzione delle modifiche del Piano di rientro presentato dal governo Loiero, a mio avviso – cari colleghi – devono essere, in ogni caso, discussi in Consiglio regionale.

Non perché lo dice Pasquale Tripodi ma perché su Cosenza, su Catanzaro ed anche su Reggio Calabria ultimamente ci sono state delle sentenze.

Quando parliamo di sentenze parliamo di giudici che discutono una causa, emanano una sentenza in cui questo principio non solo viene ribadito ma viene preso anche a suggello di una legittimità relativa anche alla nomina dei commissari e dei direttori generali.

L’ultima in ordine di tempo c’è stata sull’Asl provinciale di Reggio Calabria ed anche qui, a mio avviso, non solo va fatto un approfondimento su quella sentenza che ha un risvolto anche sulla capacità di ritenere validi o nulli alcuni atti prodotti da alcuni direttori generali, ma anche e soprattutto perché, vedete, il Presidente Scopelliti in modo puntuale ci ha riportato una serie di cifre, ritornando sul percorso che ha fatto nella sua qualità di commissario di Governo, mettendo in evidenza il recupero di alcune somme. Però, a mio avviso, il Presidente Scopelliti, ha omesso di presentare in questo Consiglio regionale quello che è l’atto fondamentale da accompagnare al Piano di rientro e che è l’approvazione o la presentazione di un Piano regionale sanitario.

Perché dico questo? Perché da più parti ci si lamenta – l’altra volta ho ascoltato in modo puntuale gli interventi dei componenti la maggioranza – che qualche componente dell’opposizione  critica solo perché vuole criticare senza proporre niente di specifico sul Piano non solo di rientro ma anche della sanità calabrese.

Alla fine chi è medico come me – e ce ne sono tanti altri – si confronta con una realtà in cui non dico che è nostro mestiere discutere di sanità, ma nell’ambito della nostra esperienza e nell’arco dell’attività lavorativa, sicuramente di sanità ne mastichiamo più di qualche altro che non opera nel settore.

Dobbiamo capire cosa proporre in virtù anche della offerta sanitaria che vogliamo fare in questa Calabria.

Anche perché quando sento parlare di alcune cose voglio capire se predichiamo bene e razzoliamo male.

Nell’aprile 2008 – qui poi arriviamo anche alla organizzazione della rete ospedaliera e quant’altro o al rientro della spesa sanitaria – una commissione nominata dal Governo presenta una relazione, precisamente il 14 aprile 2008, una relazione corposa in cui sono messi in evidenza gli sprechi della Calabria, gli sperperi, e quali potevano essere le soluzioni da adottare rispetto non solo ad alcuni provvedimenti di commissariamento delle Asl che ci sono stati in Calabria ma anche rispetto a quelle che erano le considerazioni fondamentali su i livelli di assistenza primaria.

Questa relazione viene fatta propria dal Governo regionale e da quello nazionale. Tanto più che in virtù di quella relazione alcune modifiche e suggerimenti, anche dal punto di vista dell’orientamento dell’assessorato del tempo, vengono adottate.

Mi riferisco alle ultime determinazioni che sono state fatte in base alle convenzioni o agli accreditamenti, una serie di provvedimenti tra cui – se ricordano coloro i quali eravamo in quest’Aula – anche la detrazione del 20 per cento sulla quantità/qualità delle prestazioni della sanità privata.

Ora a prescindere dalle cifre che ognuno può sciorinare, la Calabria ha bisogno di coniugare un modello di rientro del piano di disavanzo con una offerta sanitaria.

Al Presidente Scopelliti voglio porre un esempio concreto, perché poi alla fine bisogna fare una proposta che sia organica non solo con la facoltà che dovremmo avere di andare incontro alla volontà del Governo per il  Piano di rientro, ma anche e soprattutto alle aspettative, ai bisogni, alle necessità di salute dei cittadini calabresi.

Quando si progetta un ospedale, uno dei quattro nuovi ospedali della Calabria, io vorrei capire – sulla cosiddetta carta della sanità ospedaliera, Presidente, perché di questo si tratta – quali sono i reparti ed i servizi che vi allochiamo all’interno, a seguito del taglio che operiamo sugli ospedali territoriali.

La prego di andare a verificare queste cose che io ho già verificato. Ma non c’è un piano, al momento non esiste un piano della offerta sanitaria che un nuovo ospedale deve dare a questa Calabria. Ci siamo limitati a progettare delle camere, delle stanze, delle sale operatorie senza aver avuto prima una idea delle funzioni e della offerta sanitaria che quell’ospedale dovrebbe garantire.

Questo vale per Reggio Calabria, per Cosenza, per Catanzaro, per Crotone.

E si lega direttamente alla capacità di avere un quadro generale di questa Calabria. Capisco la sua difficoltà, Presidente.

Perché quando la legge nazionale dice “dobbiamo tagliare i punti nascita”, perfetto, nessuno parla perché è un adempimento di legge, ma al contempo dobbiamo avere la possibilità di garantire la salute di una puerpera che si può trovare in particolarità gestionali del parto.

E’ facile dire “l’urgenza la fa l’ospedale” ma la competenza e la qualità vengono  messe in discussione.

Mi rivolgo soprattutto ai colleghi consiglieri regionali medici, il controsenso sta anche a livello nazionale. E se mi si dice a livello nazionale “i punti nascita che non fanno almeno 500 parti l’anno vanno chiusi perché il medico non ha la manualità o non ha acquisito la capacità di essere colui il quale può operare in sicurezza”, però noi devolviamo poi al reparto di ostetricia che, sicuramente, non fa nemmeno 200 parti l’anno, la facoltà di operare in urgenza.

PRESIDENTE

Onorevole Tripodi, gli interventi dei consiglieri devono contenersi nei 10 minuti come previsto dal Regolamento.

Pasquale Maria TRIPODI

Presidente, non penso che ci debba essere un problema di tempi, se riteniamo che ci sia un problema di tempi la ringrazio per avermi dato la parola, i dieci minuti sono passati.

PRESIDENTE

No, lo prevede il Regolamento per dare la possibilità a tutti di parlare. Concluda.

Pasquale Maria TRIPODI

Presidente, mi incarico di fare una conferenza stampa ed illustrare le mie idee sulla sanità. La ringrazio.

PRESIDENTE

Mi dispiace che lei la prenda così ma il Regolamento dice “10 minuti”. Lei ha già parlato 12 minuti, per cui la stavo invitando in due minuti a concludere il suo intervento. Se vuol continuare le do la parola per altri due minuti.

Sono già prenotati 15 interventi. Se lei parla mezzora anche gli altri intenderanno farlo.

Vuole concludere gli altri due minuti? Le do la parola?

(Interruzione)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole De Masi. Ne ha facoltà.

Emilio DE MASI

Volevo chiedere l’inserimento all’ordine del giorno – così come è stato fatto in precedenza per altri punti – dell’approvazione di un atto di Giunta che riguarda il ripianamento di una parte di debiti della società di gestione dell’aeroporto di Crotone perché c’è scadenza immediata. Grazie.

PRESIDENTE

Delibera di Giunta che riguarda il ripianamento dei debiti per l’aeroporto di Crotone? Quindi lei chiede l’inserimento all’ordine del giorno di questo disegno di legge di iniziativa della Giunta regionale.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.

Gianluca GALLO

Presidente, volevo chiedere l’inserimento all’ordine dei lavori di un ordine del giorno sull’operato della società Simest, società finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero controllate dal Ministero dello sviluppo economico, la quale investe risorse destinate a finanziare direttamente o indirettamente la produzione e distribuzione di prodotti alimentari che nulla hanno a che fare col tessuto produttivo del Paese, mettendo in crisi l’agro-alimentare del nostro Paese.

Chiedo, quindi, che sia inserito.

PRESIDENTE

Pongo ai voti le richieste di inserimento dei consiglieri Gallo e De Masi.

(Il Consiglio approva)

Entrambi gli ordini del giorno verranno discussi dopo la conclusione del dibattito sulla sanità perché il Consiglio regionale adesso sta discutendo sulla sanità.

Ripresa della discussione -Dibattito sulla sanità – Seguito

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Scalzo. Ne ha facoltà.

Antonio SCALZO

Grazie, Presidente, credo che a distanza di due anni dalla sottoscrizione del Piano non solo sia stato opportuna ma assolutamente necessaria una verifica sull’applicazione, sui risultati prodotti e soprattutto sui limiti e sulle incongruenze dello stesso.

Vorrei fare una breve premessa di carattere generale che, credo, sia utile anche per le cose che vorrò dire successivamente.

Quando si pensa ad una organizzazione di un servizio sanitario non si può prescindere da quelli che sono i fabbisogni di una popolazione e quindi dagli studi epidemiologici e dai dati socio-demografici, poiché, certamente, nel corso degli ultimi decenni l’evoluzione dei cambiamenti avvenuti ha richiesto a sua volta un cambiamento delle politiche di intervento e della struttura dei servizi sanitari stessi.

Alcuni fattori hanno contribuito a provocare questi cambiamenti. In primo luogo voglio ricordare l’allungamento della vita che ha provocato un progressivo invecchiamento della popolazione.

C’è una progressione demografica che dice che nel 2050 il 33 per cento della popolazione sarà composta da anziani. In Calabria questa proiezione avrà una percentuale maggiore.

In secondo luogo credo che lo stesso mutamento del tenore di vita e i notevoli progressi nel campo della medicina, se da un lato hanno provocato una diminuzione di mortalità per patologie acute, dall’altro hanno dato un aumento di patologie croniche e invalidanti.

D’altronde le stesse indicazioni che provengono dalla letteratura scientifica ci dicono come bisogna cambiare il tiro per la cura della popolazione.

Voglio ricordare che gli stessi Lea del 2008 - che poi il Governo Berlusconi ha revocato per mancanza di copertura finanziaria – prevedevano percorsi assistenziali in questa direzione.

Sulla base di queste premesse voglio dire che non vi dovrebbe essere ideologia politica o posizione di alcun partito che possa, in qualche modo, contraddire quelli che dobbiamo per forza ritenere i binari lungo i quali muoversi, tenendo conto delle esigenze dei cittadini calabresi.

Purtroppo, però, dobbiamo evidenziare che in questi mesi se la maggioranza da un lato come affermazioni di principio voleva perseguire percorsi virtuosi in linea con il Piano di rientro, di fatto ha però operato un chiaro e mirato processo di spoliazione di risorse e strutture di alcuni territori a beneficio di altri.

Qui c’è una prima delle sostanziali differenze del concepire il governo della sanità che vogliamo noi concertata, partecipata e soprattutto responsabilizzata da parte di tutti gli attori del sistema.

In questi mesi, invece, si è proceduto in maniera disorganica e spesso in contraddizione facendo prevalere l’aspetto finanziario e non invece l’intera organizzazione del sistema sanitario.

Si è proceduto, quindi, ad una riorganizzazione inventando una nuova architettura: i famosi tre Hub, gli 8 ospedali Spoke, i 4 ospedali base ed i 4 ospedali di montagna senza preventivamente potenziare e sistemare la rete dei servizi.

In questa nuova architettura hanno certamente un ruolo anche i nuovi 4 ospedali di zona per avere le unità operative di medicina, chirurgia, ortopedia e anestesia.

Invece, non hanno nessuna funzione di ospedale di ricovero ed interventi per acuti i cosiddetti ospedali di montagna, cioè Serra, Soveria Mannelli, Acri e San Giovani in Fiore.

A tal proposito voglio salutare con affetto  i sindaci della comunità del Reventino e li ringrazio anche per i ruoli che svolgono in territori così disagiati e con comuni in gravi difficoltà soprattutto di tipo economico.

Aver chiamato gli ospedali di questi comuni “ospedali di montagna” non risolve, assolutamente, la necessità di avere un livello minimo di assistenza per  questi territori che, di fatto, hanno avuto altre spoliazioni che riguardano il trasporto pubblico, gli uffici postali, il ridimensionamento scolastico.

C’è un solo modo per garantire un livello minimo di assistenza in questi 4 ospedali di montagna che rappresentano, poi, una quota consistente della popolazione calabrese: quella di definirli nella nuova organizzazione sanitaria come ospedali di zona.

Poi c’è, nella divisione dell’architettura calabrese delle aree, quella centrale della Calabria che ha una particolarità che è quella – lo voglio ricordare al Presidente Talarico – di avere un ospedale Spoke, quello di Lamezia Terme, a mezzora da Catanzaro in cui ricade l’ospedale Hub che avrebbe potuto integrarlo.

Aver chiamato anche l’ospedale di Lamezia Terme “ospedale Spoke” è stato un errore perché si trova nell’ambito del bacino di utenza di un Hub che funge da ospedale Spoke.

Lo dico anche al direttore generale dell’Asp che saluto.

E’ comprensibile, quindi, quando da un’area centrale della Calabria viene una richiesta così urgente della istituzione del centro traumatologico perché non rappresenta il centro traumatologico di Lamezia Terme ma il centro traumatologico della Regione Calabria; lo stesso vale per il ruolo che deve svolgere il polo oncologico o ancora per la neurologia che a Vibo Valentia deve avere un ruolo di riferimento regionale per questa particolare specialità.

Non aver fatto questo tipo di programmazione ha comportato da una parte un imbuto, un intasamento verso i grandi ospedali mentre dall’altro ha provocato una forma di desertificazione sanitaria verso questi territori.

Dagli stessi parametri della programmazione nazionale – vedi i posti letto per abitanti - ad esempio fa sì che oggi sia diventato quasi impossibile trovare un posto letto per alcune patologie.

Anche questo è un elemento essenziale tra le cause dell’aumento della emigrazione sanitaria nella nostra regione. Per cui noi ci ritroviamo, oggi, ad avere il più grande ospedale della Calabria fuori dalla stessa regione e questo provoca un costo economico e sociale non più sostenibile.

Ritengo, quindi, che il primo obiettivo di un Servizio sanitario regionale efficiente sia quello di garantire e tutelare la salute della intera popolazione calabrese.

In questa direzione non vediamo nessuno sforzo e nessuna iniziativa importante. Anzi qualcuno teorizza che la questione della emigrazione verrà successivamente presa in esame. Si è prodotto, quindi, da una parte un impoverimento dei territori svantaggiati con una desertificazione – come dicevo prima – delle risposte sanitarie dall’altra.

I tre grandi ospedali della Calabria, l’Università ed i centri ricerca devono rappresentare il cuore pulsante di questo nuovo sistema sanitario che dobbiamo costruire, così come anche le strutture sanitarie accreditate che devono essere inserite meglio nel sistema pubblico al fine di allargare l’offerta di bisogno di sanità che vengono dai territori.

Registriamo, inoltre, un ritardo per quanto riguarda gli investimenti – l’articolo 20 – nelle nuove tecnologie.

Non è possibile garantire livelli alti di assistenza e di prestazione sanitaria senza avere una adeguata tecnologia e senza dare la possibilità ai medici calabresi di avere una adeguata strumentazione tecnologica.

Noi non abbiamo alcun dubbio che il sistema, così com’è, debba essere riformato e rinnovato. Per questo non cadremo nella facile retorica di chi pensa di essere dalla parte del giusto e che le proprie azioni siano valide e quelle della controparte politica siano da rigettare in toto.

Proprio per questo, però, ci sentiamo di fare alcune proposte che possano mettere il cittadino al centro della sanità calabrese. La parola d’ordine deve essere quella di non conservare l’esistente ma quella di innovare. Invece, il sistema messo in campo da questa Giunta non ci piace perché non rende servizi adeguati alla nostra regione. Un sistema che spesso viene calato dall’alto senza confronto con le parti sociali, con i sindacati, con le conferenze dei sindaci.

E’ un sistema che tra l’altro mette i direttori generali che avevano fatto un piano aziendale nelle condizioni di rifarlo dopo un mese.

Noi vogliamo, invece, discutere e partecipare e organizzare il nuovo sistema sanitario che distribuisca su tutto il territorio le competenze che ci sono nella nostra Regione.

D’altronde, l’accentramento in una regione di tre sedi con un territorio collinare e montano, qui non siamo nella Pianura Padana, non è sempre la soluzione ideale per la Calabria.

Vogliamo invece pensare a riorganizzare la sanità con una definizione di un programma regionale nuovo che valorizzi le professionalità esistenti sia nel pubblico sia nel privato convenzionato.

Una organizzazione della assistenza inadeguata provoca un doppio danno: da un lato quello della mortificazione delle tante professionalità esistenti, dall’altro ancor di più costringe il cittadino a scegliere dove, come e quando curarsi, senza sapere se e come quel centro a cui si rivolge è collegato con altre strutture che possono supportare ed integrare l’attività diagnostica e terapeutica.

E’ necessario, invece, mettere a sistema energie, professionalità e saperi integrati e composti in questo settore. Ma questo non solo nel campo della diagnosi e cura ma anche in quello della prevenzione.

Le nostre proposte si basano su pochi ma concreti concetti.

Primo: integrazione tra università e aziende ospedaliere e territoriali che vanno messe in condizione di interagire in maniera piena condividendo passaggi diagnostici ed osservazioni secondo linee guida condivise.

La salute del paziente. Dobbiamo avere la capacità di metterla nelle mani di professionalità diverse che devono essere tali solo dal punto di vista di collocazioni fisiche integrando le apparecchiature ed i mezzi a disposizione evitando emigrazione tra territori ed ospedali, tra questi e le Università che è dannosa non solo economicamente ma vede spesso il paziente - guardate, chi fa il medico questo lo sa – costretto a ripetere più volte lo stesso iter diagnostico in più sedi.

PRESIDENTE

Onorevole Scalzo ha già parlato per 12 minuti.

Antonio SCALZO

Lo stesso intero mondo degli operatori sanitari vive uno stato di grave sofferenza.

Credo, quindi, che aver rinunciato frettolosamente al turn-over dell’area medico-ospedaliera sia stato un grave errore.

Altre Regioni, Presidente, come la Calabria hanno trovato la forza e la capacità di garantire il turn-over in quest’area.

Quanto al mondo degli operatori sanitari credo ci sia bisogno di un piano straordinario di formazione professionale capace di allargare le professioni sanitarie per rispondere a nuove sostanze di salute anche per essere in linea con l’Europa che ha già approvato in Commissione la riorganizzazione delle professioni sanitarie ed il libro verde.

Infine, non per ultime, e vado alla conclusione come importanza di problemi, è necessario aprire un tavolo con i medici di base, ampliando ed interpretando la nuova normativa contrattuale affinché dia impulso a quello che secondo me rimane sempre la porta di ingresso del Sistema sanitario regionale.

Quando parliamo di queste problematiche, queste vanno affrontate e ricordiamo che attengono alla salute dei cittadini.

PRESIDENTE

Onorevole Scalzo, concluda il suo intervento.

Antonio SCALZO

Ritengo, Presidente, che lo sforzo che dobbiamo compiere – ho finito – è quello di sottolineare che si tratta di problemi da evidenziare in termini politici, socio/economici e di trovare soluzioni che soddisfino appieno le esigenze dei cittadini con una partecipazione che deve essere collettiva ed individuale nella misura in cui, ognuno e tutti, siamo responsabili del processo civile della nostra Regione. Grazie.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie a lei, onorevole Scalzo. Non sono consentiti gli applausi in Aula. In Aula bisogna ascoltare serenamente senza queste manifestazioni.

Peraltro siete sindaci della nostra comunità. Insomma, un po’ di contegno.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Ciconte. Ne ha facoltà.

Vincenzo Antonio CICONTE

Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta, colleghi, il motivo per cui ci siamo allontanati dall’Aula nella precedente seduta credo sia ormai noto. Dopo il monologo di un’ora, un’ora e mezza circa, del Presidente Scopelliti ci aspettavamo un po’ di rispetto in Aula per essere sentiti ed ascoltati.

Credo che oggi, quindi, sicuramente al Presidente noi chiediamo – al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio che si è allontanato – rispetto come opposizione. Un rispetto corretto perché qui non ci sono nemici da abbattere o da sconfiggere.

Oggi abbiamo un Presidente che è il Presidente di tutti, della maggioranza e della opposizione e guai a toccare questi elementi fondanti della democrazia, Presidente.

Credo che noi – invece al contrario – alle cose che ha detto il Presidente vorremmo rispondere in maniera tranquilla e serena.

Probabilmente noi assistiamo sul territorio – ed alcuni di noi sono anche medici – ad un film diverso da quello che ci ha descritto il Presidente.

Oggi la sanità non ha mai toccato momenti di difficoltà, io dico, e non parlo né di fallimenti né di altre cose,  come quelli che sta vivendo in questo momento.

Non voglio stare qui a dare le motivazioni, perché non spetta a me  fornire motivazioni o motivi ma sicuramente c’è poca collaborazione, poca concertazione, poco dibattito nei territori.

Abbiamo, purtroppo, dimostrato che la sanità non si costruisce con maggioranza o opposizione. La sanità che è commissariata a livello nazionale, sappiamo benissimo che è stato commissariato il Governo, la politica nazionale.

Oggi, che c’è una emergenza sanitaria importante in Calabria, dovremmo fare quadrato e stare insieme in un momento così difficile per risolvere i problemi della sanità. Ecco perché, probabilmente, dopo un eventuale dibattito, dopo le discussioni è chiaro che il decisore pubblico debba decidere e farlo in maniera autonoma.

Chiedo scusa, colleghi, altrimenti non parlo e mi fermo, Presidente.

PRESIDENTE

Prego i colleghi di accomodarsi. Ha fatto bene a fermarsi, onorevole Ciconte. Prego i colleghi di accomodarsi altrimenti per parlare vadano fuori, non si capisce assolutamente nulla.

Vincenzo Antonio CICONTE

Protagonista del dibattito sulla sanità in questo momento in una Regione commissariata non è altro che il Consiglio regionale. In Commissione sanità noi sentiamo le angosce e le difficoltà dei sanitari che provengono da tutte le parti di questa regione e ci danno  conto di una sanità in grande difficoltà.

Credo che a questo punto il Presidente della Regione dovrebbe tentare di capire queste cose e cercare di convocare chi capisce di queste problematiche per discutere di problemi sanitari, attraverso la Commissione sanità.

E’ vero che il Governo centrale ha commissariato e la legge prevede che il commissario ad acta faccia tutto con decreto, ma in questo momento di dibattito forte in Calabria - ci ha chiesto anche una collaborazione - lo abbiamo detto in tutti i modi: siamo pronti ad offrire la nostra collaborazione e dare una mano per risolvere i problemi della sanità calabrese.

Il Presidente ha detto all’inizio di questa legislatura che non ci sarebbe stata più continuità con le precedenti amministrazioni.

Guarda caso, invece, al contrario, alcuni direttori tra generali o amministrativi o sanitari sono stati nominati nelle aziende e nelle Asl in piena continuità, caro Presidente.

Direttori amministrativi - lei probabilmente non sa certe cose - per quanto riguarda una azienda ospedaliera, mentre si parlava di una unica azienda ospedaliera provinciale a livello di Catanzaro e nelle rispettive province della nostra Regione.

Queste aziende provinciali, stranamente, sono sparite dalla sua agenda. Una azienda ospedaliera per parlare solo di ospedale.

E se andiamo a verificare quello che è avvenuto – le chiedo scusa – a livello soprattutto di Catanzaro,  non si comprende come possano coesistere tre aziende: una ospedaliera, una universitaria ed una del territorio.

Lì bisogna fare una politica seria e attenta. O una integrazione vera ospedaliera-universitaria o un’azienda totale del territorio con il centro Hub dell’ospedale Pugliese-Ciaccio di riferimento.

Come pure diceva, Presidente, che lei non avrebbe nominato più direttori generali che appartenevano a questo o a quell’altro. Non mi pare che sia avvenuto questo nel territorio dell’ospedale di Catanzaro. Al contrario ci sono i tutori, i tutor, i riferimenti precisi.

A queste cose diciamo basta, perché dobbiamo dare degli esempi ai nostri cittadini. Ecco perché c’è un allontanamento dalla politica da parte dei nostri cittadini; dobbiamo dare esempi di buona amministrazione e dare esempi ed attenzione di correttezza istituzionale che in questo momento non ci sono.

Dobbiamo tentare di fare una politica territoriale diversa rispetto al passato. Una politica territoriale che faccia da filtro con nuovi modelli; dobbiamo sentire, capire e comprendere i nuovi modelli che ci sono in Toscana e nel Veneto.

Lei mi parlava delle aziende ospedaliere lombarde ma noi non abbiamo visto nulla di tutto questo. Invece, le debbo fare un plauso per un’altra cosa e glielo dico con la stessa onestà intellettuale riguardo gli ospedali pubblico-privati che sta costruendo.

Sono convinto che sia giusto andare in quella direzione, al di là di chi farà questi lavori, di chi sono i consulenti, non voglio entrare in queste cose che devono essere fatte con la piena trasparenza e la piena legalità. Non c’è dubbio che la strada sia quella giusta, una strada maestra perché le aziende ospedaliere da sole mettendo il privato insieme riusciranno a costruire degli ospedali all’avanguardia, degli ospedali di eccellenza.

Sul polo oncologico abbiamo assistito al risveglio di “Alice nel Paese delle meraviglie”. “Finalmente” - ha scritto il direttore generale sui giornali – “bisognava avere pari dignità col mondo accademico universitario”.

Subito c’è stata una riunione col direttore generale e immediatamente è andato di nuovo nel profondo coma… Non ha detto una parola e non c’è una parola sui giornali di quello che è avvenuto in questa riunione.

Assolutamente, non si è fatto marcia indietro, non so di cosa si è discusso e non c’è concertazione. Il mondo sanitario non conosce problemi, il mondo delle professioni non conosce un problema. I consiglieri regionali di maggioranza e opposizione non conoscono, non conosciamo, le problematiche che insistono nei territori. Non si sa assolutamente nulla e si continua ancora su questa fase.

Le dico, caro Presidente, lei ad un anno e mezzo di distanza dalla sua Presidenza sicuramente ha fatto delle cose anche positive ed io le ho parlato delle cose positive che ha fatto.

Però non c’è dubbio che oggi ci sia una inversione di tendenza. Lei deve ascoltare anche la opposizione che ha risorse importanti in questo Consiglio, come la maggioranza, dei tecnici che possono dare suggerimenti seri che guardano agli interessi della Calabria.

E’ chiaro che, poi, è lei a decidere, è lei il commissario ad acta che deve fare le scelte, ci mancherebbe.

Perché le dico questo? Perché i direttori delle aziende ospedaliere e territoriali fanno delle cose assurde. In alcuni posti prendono in considerazione il decreto 18 che lei stesso ha fatto, per altre strutture non prendono in considerazione lo stesso decreto. Questa è una cosa veramente inverosimile. Non si è mai verificato che non ci sia un indirizzo, un confronto, un dibattito. Il decreto 18 viene applicato in un modo da chi conviene e dagli altri viene applicato in maniera diversa. Questo è inaccettabile.

Il decreto 18 deve essere preso in considerazione in maniera tranquilla. Siamo, poi, tutti d’accordo sul bisogno di ridurre le inefficienze e gli sprechi.

Non c’è dubbio che lei ha fatto bene a ridurre queste cose. Ma ricordiamoci anche che c’è un caro prezzo che i medici ed i sanitari stanno pagando nei presidi ospedalieri in cui il turn-over è completamente zero.

Grazie che si risparmia col turn-over zero. Tutti i medici, gli infermieri e gli amministrativi che vanno in pensione non vengono sostituiti, così come pure ci sono delle ditte che vengono pagate a 30 mesi nella nostra provincia e questo è inaccettabile.

Questo è un momento difficile anche per il polo oncologico che sta rischiando – e lei, Presidente, lo saprà – di non avere nemmeno le risorse per pagare lo stipendio di novembre, di dicembre e la tredicesima.

Per una famiglia monoreddito è un fatto estremamente grave.

Presidente, oggi lei deve avere uno scatto d’orgoglio. Da questa parte le stiamo chiedendo una collaborazione maggiore così come ce l’ha chiesta lei. La metteremo ancora alla prova, mi creda, per il bene comune dei nostri cittadini e per l’interesse della Calabria.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.

Bruno CENSORE

Grazie, Presidente, vorrei riprendere la relazione del Presidente Scopelliti. Perché il Presidente Scopelliti senza citare il nome dei colleghi fa intendere che alcuni fomentano le piazze, che alcuni colleghi non sono responsabili.

Voglio intanto dire al Presidente Scopelliti che chi siede in questo Consiglio ha avuto un mandato da parte dei cittadini. Un mandato per rappresentarli con responsabilità, con senso democratico.

Chiaramente chi ha avuto questo mandato deve accogliere le istanze dei territori.

Capisco le difficoltà che incontra il Presidente Scopelliti nel portare avanti un Piano di rientro. Questa è una cosa che non auguro a nessuno, è una cosa molto complicata ma se da tutti i territori della Calabria si alzano proteste che voi chiamate “resistenze” vuol dire che qualcosa non va, che un disagio c’è.

Nessuno vuole strumentalizzare o far demagogia su una questione così importante, perché noi siamo consapevoli che la sanità così come era in Calabria non andava bene. La sanità non solo con pesanti indici di migrazione sanitaria, con casi di morte di giovani, andava riformata ma noi dobbiamo dire che oggi c’è una grande confusione.

Il Presidente Scopelliti deve anche dire con certezza quello che avviene nei territori perché non si può avere un comportamento ondivago.

Il Presidente Scopelliti rispetto alla oncologia di Tropea – su questo ci sono i verbali – in Consiglio dice che in quel reparto, in day surgery, si trattavano solo 181 pazienti all’anno e che questo reparto non era difendibile, non reggeva dal punto di vista della economicità.

C’è stata una manifestazione e addirittura per questa manifestazione hanno scomodato il Vescovo.

Voglio dire al Presidente Scopelliti che quella non è stata la manifestazione di Censore ma è stata la manifestazione di tantissimi sindaci, di tantissime associazioni di volontariato, di un grosso comprensorio che evidenziava un disagio rispetto al quale il Presidente della Giunta regionale non ha avuto un comportamento lineare e chiaro.

Un giorno ha dato rassicurazioni sulla stampa che quel reparto non sarebbe stato chiuso, poi è venuto in Consiglio ed ha detto che lì si facevano solo 181 trattamenti quando, in verità, è vero che sono 181 ma un malato di patologie tumorali può essere costretto a fare chemioterapia e questo vuol dire che va tante volte e gli accessi aumentano sino a  2250 con sole due unità mediche.

Successivamente, il Presidente Scopelliti, anche per bocca dei consiglieri di maggioranza di quel territorio, dice che quel reparto non sarà più chiuso e che ha trovato una soluzione.

Addirittura leggo su un giornale di essere stato invitato ad una riunione, ma personalmente non ho ricevuto nessun invito. Se il Presidente Scopelliti mi vuole cercare sa come rintracciarmi e sa dove abito. Ripeto: non ho ricevuto alcun telegramma o altro. Non ho timore del confronto perché il confronto è il sale della democrazia.

Prendo atto delle situazioni solo quando vedo provvedimenti che vanno nella direzione di rispristinare un servizio o prendo atto della situazione quando vedo con certezza qual è la situazione dal punto di vista della economicità del servizio.

Sulla questione degli ospedali di montagna, Presidente Scopelliti, le dico che vivo in un territorio di montagna. Vivere in un territorio di montagna è una cosa davvero difficile. Se uno sta male di notte e le strade sono quello che sono, non è giusto che una persona rischi la vita perché non si può garantire il diritto alla salute.

Ho letto anche il verbale del Tavolo Massicci e so cosa hanno detto. Gli hanno detto di andare avanti ancora perché sul decreto 18 ci sono delle criticità.

Ma queste criticità non le ho generate io, perché se c’è una gestione confusa nel senso che, magari, si fanno delle assunzioni che non dovevano esser fatte, queste cose non le ho fatte io. Se, chiaramente, si procede con leggi che poi vengono impugnate dalla Corte costituzionale che comportano aumento di spesa, queste scelte non le ho fatte io.

Se poi lo stesso decreto 18, caro Presidente Scopelliti, non viene rispettato questa è una sua responsabilità. Lei sa quanti posti letto di acuti sono previsti per la mia provincia? Sono previsti 2,5 posti per acuti ogni mille abitanti. Ebbene questo dato nella mia provincia non è rispettato.

Dobbiamo stare zitti? Se lei avesse fatto una concertazione con noi sul Piano di rientro, noi avremmo detto quali sono i problemi dei territori ed insieme avremmo pure trovato una soluzione.

Così si lasciano sguarniti interi territori quando invece ci sarebbe potuta essere una concertazione e si sarebbero fatte scelte condivise. Non è colpa delle strumentalizzazioni di qualcuno ma c’è confusione.

Lei sa cosa succede negli ospedali Hub? Vuole che glielo dica io? Lei sicuramente avrà molti amici e primari, più di me, e sicuramente li sente più di me.

Gli ospedali Hub stanno scoppiando. Questi dovrebbero essere i centri di eccellenza della Calabria nel senso che avrebbero dovuto trattare le grosse patologie. Una volta che chiudiamo i piccoli ospedali senza lasciare valvole di sfogo lì si va anche per semplici questioni, non si riesce a gestire una domanda.

Lei mi può dire “sì, ma noi dobbiamo rientrare dal debito. Qui il problema è che siamo una Regione commissariata”.

A me questo interessa, ma come rappresentante istituzionale penso che prima del rientro del debito al centro ci debba essere il cittadino con i suoi problemi, con i suoi bisogni, con le malattie.

Non c’è strumentalizzazione perché poi c’è un coro di proteste che si alza da tutta la Calabria. Lo so, lo so, lei mi può dire che ognuno difende il proprio campanile ed ognuno grida. Se tagliano a Rogliano grida Rogliano, se tagliano Melito grida Melito.

Capisco che è una cosa molto difficile da portare avanti. Ho letto pure cosa ha detto il Tavolo Massicci. Dice che chiaramente ci sono questi ritardi e per questo non si sbloccano le premialità, non sono stati sbloccati i fondi Fas.

Ma se i fondi Fas non sono stati sbloccati non è colpa mia. Vuol dire che col Piano di rientro avete avuto un atteggiamento ondivago. Sulle scelte, per quanto rigide fossero, non c’è stata una coerenza perché se alle altre Regioni i fondi Fas sono stati liberati – se queste risorse cioè sono state liberate al Lazio o alla Campania –  non è certo mia responsabilità.

Chiaramente, quindi, pensiamo che ci debba essere una maggiore sensibilità soprattutto rispetto alle zone di frontiera e rispetto a questi territori disagiati.

Per esempio, sui punti nascita condivido l’impostazione nazionale,  ché se si è al di sotto dei 500 parti non c’è la sicurezza; su questo noi possiamo convenire.

Ma se uno ha un infarto di notte a Serra San Bruno o a Soveria Mannelli o a Acri o a San Giovanni in Fiore che significa? Che è costretto a morire?!

Prima si creavano i servizi alternativi, si faceva una pista di elisoccorso ed illuminata così poteva arrivare un elicottero e poi si faceva il taglio.

Serviva quindi una organizzazione del Piano di rientro che non può essere nello stesso momento un Piano sanitario. Perché in Calabria sta succedendo questo: nella sostanza il Piano di rientro è diventato un Piano sanitario ed il Piano sanitario non è di competenza della struttura commissariale ma è di competenza del Consiglio.

I problemi ci sono, non li inventiamo noi, non è che vogliamo strumentalizzare le situazioni. Purtroppo la verità è questa ed allora, secondo me, va riorganizzato il sistema, vanno tolti gli sprechi perché c’è materia dove risparmiare: sulla appropriatezza dei ricoveri, una migliore medicina di base, potenziare i servizi distrettuali.

Chiaramente, dobbiamo dare ai cittadini un messaggio di speranza perché altrimenti la gente perderà la fiducia nel sistema sanitario calabrese e ci vorranno degli anni affinché la gente possa riacquistarla.

Presidente, da parte nostra non c’è alcuna volontà di far demagogia ma c’è una responsabilità sana di confrontarci su un serio problema che riguarda la salute dei cittadini.

In questo anno e mezzo, lei ha prodotto solo provvedimenti cartacei per rendere credibile l’azione del commissario davanti al Tavolo Massicci, ma questo non basta. Per affrontare la questione serve una concertazione, un problema come la sanità non può essere trattato con numeri e con mero senso ragionieristico.

Per questo, personalmente, mi sento vicino a quanto protestano non per un problema personale, non per un problema di casta – uso questa parola che è di moda – ma per un diritto collettivo, per il diritto alla salute, per un diritto che è di carattere personale; non rivendicano questioni che gli interessano personalmente o questioni di categoria.

Oggi, per esempio, davanti al Consiglio regionale sono venuti i sindaci, che io saluto. I sindaci del Reventino, i movimenti di San Giovanni in Fiore, di Acri, di Serra San Bruno, a cui ho espresso vicinanza e solidarietà.

Non è gente che è venuta così perché lavorava in una fabbrica ed è stata messa in cassa integrazione ma è venuta perché è giusto che difenda un diritto sacrosanto. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Guccione. Ne ha facoltà.

Carlo GUCCIONE

Presidente, sarò costretto in dieci minuti a tagliare il mio ragionamento “con l’accetta”, diciamo così.

Voglio dire con chiarezza che noi non contestiamo l’esigenza di un Piano di rientro perché riteniamo che possa essere l’occasione per rinnovare e riformare il sistema sanitario calabrese.

Rompere con il passato fatto di sprechi, clientele e malasanità è sempre stato il nostro principale obiettivo. E se oggi siamo arrivati a questo, la responsabilità va ricercata nel lungo periodo, almeno 15 anni, di gestione della vita politica-amministrativa calabrese.

Abbiamo pagato un caro prezzo, ma credo che l’errore politico sia stato fatto in passato quando si sono dati i numeri sul disavanzo della nostra Regione.

Se uno prende le statistiche che puntualmente pubblica il “Sole 24 ore”, la Calabria avrebbe potuto anche evitare di essere commissariata nel campo della sanità, anche alla luce del fatto che, come Regione, avanziamo delle risorse che spettano alla Calabria da parte del Governo nazionale. Noi siamo stati considerati una Regione “canaglia” per lunghi anni e lo Stato non ci fa arrivare tutte le somme del Fondo sanitario regionale, si trattiene una quota pari a circa 100-150.

Se noi diciamo che oggi avanziamo quasi 1 miliardo di euro a fronte del deficit di 1 miliardo e 50 possiamo dire che la Calabria aveva bisogno di un grande processo riformatore.

Oggi noi dobbiamo – quando affrontiamo questo tema – restituire ai calabresi un sistema sanitario che sia in grado di ottimizzare le risorse e curare i calabresi senza costringerli ai soliti viaggi della speranza che costano circa 320 milioni di euro l’anno alle casse regionali. Cioè, noi paghiamo alle altre Regioni per prestazioni sanitarie di calabresi oltre 320 milioni l’anno.

Sapete cosa non ci convince? Che dal 30 luglio 2010 quando è stato nominato commissario per il ripiano del disavanzo sanitario, circa un anno e qualche mese, Scopelliti non è stato in grado, attraverso la sua gestione e l’attuazione del Piano di rientro, di raggiungere gli obiettivi previsti.

Non lo dice Carlo Guccione, non lo dice la opposizione, ma lo dice il tavolo tecnico per la verifica degli emolumenti del Piano di rientro, il cosiddetto Tavolo Massicci.

Ancora, nel corso della ennesima riunione del 24 ottobre non si è riusciti a dare via libera alla approvazione del Piano conseguente agli adempimenti per l’erogazione di quasi 1 miliardo di euro che spettano alla Calabria dal Governo nazionale.

Addirittura, si dice, leggendo i due verbali del 19 luglio e del 24 ottobre, che non si sono verificate le condizioni per l’allocazione delle risorse relative al fondo per le aree sottoutilizzate relative ai programmi interni del Piano di rientro.

Ancora oggi, l’attuazione e la gestione da parte del commissario Scopelliti del Piano di rientro non ci ha permesso di raggiungere quegli obiettivi che sono finalizzati alla erogazione di questi importanti fondi che possono essere utilizzati per la sanità nella nostra regione.

Questa impostazione non è stata in grado, fino ad oggi, di ridurre il deficit sanitario, ma si corre il rischio di non garantire nemmeno i livelli essenziali di assistenza in alcune realtà della Calabria, a cominciare dalle aree interne e di montagna con i cosiddetti ospedali di frontiera.

Insieme ad altri colleghi, qualche mese fa, abbiamo fatto un viaggio per tutti gli ospedali di montagna della Calabria; siamo stati appellati dal Presidente Scopelliti come “i 7 samurai”, ma lì in quelle realtà è a repentaglio l’assistenza sanitaria ai cittadini.

Noi ci rivolgeremo anche al Comitato nazionale per la garanzia dei Lea rispetto a tutto questo. In più, caro Presidente, lei sta costruendo un sistema sanitario a due livelli.

Se leggo quel che è scritto nel decreto 18 del 22 ottobre 2010 - sui 2,5 posti letto per acuti – e quello che lei ha dovuto emanare in tutta fretta, il 106 del 20 ottobre 2011, lì vengono determinati i posti letto per acuti. Nella mia provincia, onorevole Scopelliti, a fronte di 1.834 posti letto per acuti, pari a 733 mila 508 abitanti, il 2,5, in base a questi decreti lei ne ha previsti 1748 di cui 87 multidisciplinari diurni. Questa è un’altra bella invenzione! Perché il posto letto per acuto si definisce tale perché accaventiquattro e nel periodo notturno è vigilato da due medici e da infermieri, quindi scendono a 1661, quasi 200 posti letto in meno rispetto a quello che lei stesso ha previsto.

Per non parlare dei posti che vuole attivare in cui non sono previste le risorse economiche, le tecnologie e le risorse umane.

Mi sarei aspettato, dopo la bocciatura della legge sulla Fondazione Campanella, un minimo di abilità politica. Quando lei precipitosamente in quella seduta del Consiglio regionale ha portato quella legge, ho pensato che l’avesse concordata con il Tavolo Massicci e con il Governo nazionale per non farsela bocciare.

Questo Consiglio regionale rischia di essere ricordato per una miriade di leggi impugnate dal Governo, non Monti ma Berlusconi, a cominciare dalla “Fondazione Campanella”.

Il punto è questo: lei non può fare una relazione sui fondi per garantire i livelli essenziali di assistenza dell’anno 2011, come ha fatto col decreto 110 del 24 ottobre 2011, perché non rispetta una revisione che è prevista, una quota pro capite sanitaria per i calabresi di 1.556 euro a persona.

Lei ha fatto delle discriminazioni nelle province calabresi, non ha distribuito le risorse secondo i parametri che sono previsti dalla legge. Se la quota pro capite per i calabresi è di 1.556 euro vale per Reggio Calabria, per Cosenza, per Vibo Valentia e per tutte le altre province.

Lei in base a quel decreto, addirittura, l’ha fatta a consuntivo quasi, si era detto che bisognava farla all’inizio di ogni anno, mentre lei ha fatto alla fine dell’anno e non sono previsti quei criteri di equità e di equilibrio territoriale.

Poi, non si capisce un’altra cosa, Presidente. Il turn-over è bloccato e solamente nella mia provincia sono andati in pensione, dal 2010 al 2011, 500 dipendenti della sanità. Ed in Calabria oltre 1.200, riducendo enormemente la spesa per il personale perché è previsto il blocco del turn-over.

Voglio capire come mai, ancora, il deficit della sanità in Calabria rimanga inalterato, ad eccezione di quanto riguarda la gara per la spesa farmaceutica fatta dalla Stazione unica appaltante, e quasi 110 milioni di euro che siamo stati costretti a pagare tutti i calabresi, perché dall’atto del commissariamento tutte le tariffe e le imposte sono andate a ripagare il deficit.

C’è qualcosa che non funziona in questa sanità ed in Calabria e non funziona nella gestione dell’attuazione del Piano di rientro.

Per questo è necessario che si avvii una concertazione, perché il rischio di implosione del sistema sanitario calabrese è alle porte. Non si può chiudere e riconvertire un ospedale senza sostituirlo immediatamente con un altro servizio o presidio sanitario in alcune realtà.

Ci sono territori che sono stati desertificati dal punto di vista sanitario. E’ a rischio il diritto costituzionale alla salute e la legge lo tutela, al di là di dove si viva o si abiti, quindi in montagna o in pianura.

L’approdo dopo un anno e tre mesi di commissariamento è di avere un sistema sanitario che non riduce gli sprechi, che tiene inalterato il debito e che produce una sanità che non va nella direzione di garantire la salute ai cittadini calabresi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole De Masi. Ne ha facoltà.

Emilio DE MASI

Grazie, Presidente, premetto che rispetto ad un dibattito che riguarda la sanità, poiché all’interno di questo settore, di questo servizio ho sperimentato traiettorie prolungate e significative della mia esistenza, è evidente che sono abituato ad avere un approccio che è moderato e anche costruttivo, checché ne pensi il Presidente Scopelliti.

Comincio con il dire che nei diversi dibattiti che hanno caratterizzato questi ultimi mesi diffusamente in Calabria ed in particolare nella mia realtà, c’era una premessa che veniva manifestata dai miei interlocutori ed esponenti della maggioranza: l’ineluttabilità del Piano di rientro dal debito sanitario; come se noi non lo comprendessimo o come se non fossimo convinti che occorre procedere per realizzarlo nella maniera più seria possibile.

C’è poi un altro teorema dialettico che è invalso - e non solo circa la materia sanitaria - e che viene ostentato o rappresentato quasi come una forma di scudo che rende inaccessibile ogni azione e ogni decisione di questo governo regionale; ovvero che c’è una responsabilità pregressa, intendo solo della precedente legislatura, che ha determinato questo debito quando, ovviamente non è vero. E noi stessi di Italia dei Valori, veniamo annoverati tra coloro che hanno avuto responsabilità. Naturalmente tutti sapete che io e i miei due colleghi non eravamo presenti nella scorsa legislatura.

Il Piano di rientro debitorio della sanità è indubbiamente gravoso e difficile e merita anche rispetto da parte di chi è deputato ad osservare, controllare e proporre.

Però il metodo adottato dal Presidente Scopelliti non è convincente e per alcuni versi – mi permetto di dire – è lo stesso per cui rischia di pagare con una qualche impopolarità che, tra l’altro, comincia ad essere diffusa.

Le responsabilità per l’accumulazione di tanto debito in sanità sono diffusamente riconducibili a tutti gli schieramenti – lo dico con grande schiettezza – compreso il centro-sinistra, ma, certo, voi non ve la potete cavare come quelli che non c’erano. Ci siete stati prima ed in forme di presenza e di potere decisivo in questa materia che ha contribuito, non so in quali proporzioni, a determinare questo debito.

Smettiamola qui, chiudiamo questa sorta di cavillosa ricerca di far rimbalzare sugli altri le responsabilità, anche quelle proprie. Vediamo di concentrare sforzi e sinergie istituzionali e politiche su una questione che merita rispetto da parte della opposizione e a maggior ragione lo merita da parte di chi ha la precisa e diretta responsabilità di governo.

Noi come Italia dei Valori - in particolare come gruppo – abbiamo instaurato un metodo di consultazione che è stato apprezzato anche da qualche ambiente di maggioranza, perché abbiamo pensato, e lo stiamo continuando a fare, di fare visita ai diversi e più significativi presidi della Calabria ospedaliera; in particolare a quelli che versavano e versano in condizioni di maggiori criticità e che abbisognano di potenziamento in luogo delle ipotesi, invece, di depotenziamento che sono raffigurate nel Piano.

Lo abbiamo fatto allo scopo di acquisire una propria nostra e diretta consapevolezza effettiva dello stato delle cose in questa delicatissima materia, in modo di pervenire, poi, alla realizzazione di una sorta di programma integrativo a quello che viene concepito dal Presidente Scopelliti.

Invece subiamo discriminazioni e assimilazioni agli altri. Tutto un cumulo di confusi respingimenti anche delle più ragionevoli proposte, alle quali abbiamo cercato di dedicarci.

Un primo rilievo che mi permetto di fare è stato già abbondantemente sottolineato dai colleghi che mi hanno preceduto, è che noi non solo non siamo contrari alla soppressione di taluni ospedali, ma che, addirittura, l’auspichiamo, in linea con una visione che è stata sancita anche nelle dichiarazioni del Presidente Leoluca Orlando che prevede, esattamente, che laddove non necessari, in quanto nati nell’epoca delle vacche grasse, gli ospedali che ripropongono lo stesso modello, gli stessi servizi, le stesse funzioni di altri presidi che si distanziano solo di qualche chilometro, vanno categoricamente e con coraggio certamente soppressi.

Però ed è stato detto – mi piace ribadirlo, senza bisogno di scomodare le dottrine manageriali che governano le dinamiche sanitarie – che intanto ci si può permettere di realizzare un depotenziamento della rete ospedaliera utile e necessaria, in quanto contestualmente provvede al rafforzamento dei servizi di medicina territoriale.

Di questa visione, di questa ipotesi, di questa programmazione, mi sembra di non percepire tracce significative nei vostri programmi.

Vede, caro Presidente? Un ridimensionamento ospedaliero in una regione come la Calabria non può essere effettuato sulla base del suggerimento di una agenzia che concepisce una regione alla stregua dell’Emilia Romagna o del Piemonte.

Un ridimensionamento, una ipotesi di razionalizzazione soltanto della rete ospedaliera, in una regione come la nostra, sembrerà una sorta di inconciliabilità terminologica o concettuale; deve essere fondata sul rispetto della orografia particolare di questa regione e soprattutto di una insufficiente e precaria dotazione infrastrutturale.

Perché come diceva qualche mio collega: “tu devi togliere alcuni presidi, ma devi provvedere a dotare quel territorio di minime strutture di assistenza che permettano di rispettare il primo diritto costituzionale, e soprattutto umano, che è quello alla salute”.

Vorrei permettermi, signor Presidente - e vorrei che in questo mi ascoltasse, se è possibile – di dedicare qualche minuto al presidio ospedaliero della mia città. Lei ha avuto l’amabilità nel corso del suo intervento della volta scorsa di dedicare al presidio di Crotone circa un quarto d’ora, indicandolo quasi come una struttura emblematicamente rappresentativa della realtà complessiva della Calabria.

Ebbene, vorrei ricordarle che in una visita a Crotone ha annunciato che presto effettuerà con gli enti locali, gli esponenti istituzionali e i cittadini di quella realtà, un confronto su questo Piano.

E’ evidente che avrebbe fatto bene ad effettuare il confronto con gli enti istituzionali locali prima ancora di procedere alla definizione di un Piano così obbligatoriamente drastico ed eccessivamente penalizzante.

Devo rappresentarle una ricostruzione brevissima di cui, può darsi, che lei stesso non sia a conoscenza.

Nella realtà di Crotone il direttore generale dell’Asp ha provveduto a redigere l’atto aziendale. Lo ha sottoposto frettolosamente alla valutazione del Consorzio dei sindaci, i quali avevano chiesto al dottore Nostro di soprassedere per qualche giorno, allo scopo di verificare se ci fossero le condizioni per apportare un qualche miglioramento o comunque una qualche integrazione. Il direttore Nostro ha categoricamente escluso questa possibilità invocando una scadenza perentoria da lì a qualche ora dichiarando, comunque, quell’atto assolutamente immodificabile.

Quindi ha espropriato delle sue prerogative quel consorzio che fino a prova del contrario è deputato istituzionalmente ed esattamente ad esercitare funzioni di controllo e di indirizzo dell’attività di governo sanitaria di un determinato territorio.

E’ poi intervenuto, pienamente soppiantato, il suo decreto - che tra l’altro porta un numero che come la dottoressa Stasi sa, per i crotonesi evoca una sorta di spettro atavico che è il 106 – nel quale, devo riconoscere, sembrano essere state recuperate attenzioni verso alcune strutture che nella prima versione, quella dell’atto aziendale, erano state a mio modo di vedere mortificate e questo a conferma del fatto che l’immodificabilità evidentemente era infondata ed inesistente.

Cosa accade a Crotone, signor Presidente? E’ l’unica provincia che è dotata di un solo presidio ospedaliero e che, già ora, ha una utenza che sconfina abbondantemente al di là del perimetro provinciale come la dottoressa Stasi, il dottore Pugliano, il dottore Pacenza sanno perfettamente.

In luogo, poi, di un ridimensionamento obbligato che per molti versi condividiamo, come per esempio per l’ospedale di San Giovanni in Fiore o di quello di Cariati, non si può immaginare contestualmente di apportare modifiche dequalificanti a quel presidio che è destinato, per ciò stesso, ad ampliare il suo raggio di azione e la quantità di utenza che dovrà servire.

Sono contraddizioni che noi dobbiamo denunciare e che non la debbono impermalosire o addirittura indurre a propositi che sono extra istituzionali. Mi sembrerebbe strano, mi pare una caduta non dico di responsabilità ma, chiedo scusa, di stile.

Cioè, noi stiamo facendo la nostra parte.

PRESIDENTE

Onorevole De Masi, siamo oltre il tempo concesso.

Emilio DE MASI

Sì, Presidente, concludo.

Faccio un solo esempio che in qualche modo può rappresentare una sorta di epigono dialettico di tutto ciò che sto cercando sbrigativamente di dire.

C’è una questione sulla patologia neonatale del presidio di Crotone e dell’annessa Terapia intensiva neonatale che è stata – nel vostro Piano – ridimensionata e dequalificata a struttura semplice in violazione, questo glielo debbo ricordare, anche dei precetti più rigorosi che sono contenuti negli orientamenti scientifici più accreditati.

Ovvero: laddove c’è un punto nascita che registra almeno 1.500 parti l’anno, obbligatoriamente annessa a quella struttura deve esistere una patologia neonatale come struttura complessa con un numero minimo - che non è certo 2 - di terapia intensiva neonatale.

E’ strano, signor Presidente, che a Crotone venga dequalificata questa struttura considerata in ambito regionale, e non solo, di eccellenza e che venga conferita invece – il che mi fa assolutamente piacere – a qualche altro ospedale della regione che ne era privo, al punto che io per concludere, signor Presidente, vorrei invitarla a rivedere alcuni punti che riguardano la sanità crotonese. Le assicuro che non sono molti.

Se lei dovesse avere, come mi auguro abbia, l’amabilità di sottoporsi ad un confronto con gli esponenti professionali di quell’area, e se vuole anche di tutti gli esponenti istituzionali, forse potremmo trovare una soluzione.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Rappoccio. Ne ha facoltà.

Antonio RAPPOCCIO

Signor Presidente, signor Presidente della Giunta regionale, onorevoli colleghi, tutta la Calabria segue con grande interesse quanto è stato finora detto in merito ai problemi del settore sanitario nella nostra Regione.

A nome mio e del Partito repubblicano, rivolgo un apprezzamento al lavoro svolto e all’impegno profuso dal Presidente Scopelliti nella qualità di commissario ad acta della sanità calabrese.

Mi sembra giusto ricordare come, in questa opera di risanamento, il Presidente Scopelliti abbia avuto l’occhio vigile ed attento sulle problematiche sanitarie del Segretario nazionale del Pri, onorevole Francesco Nucara - insigne membro della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali.

Abbattere il monte debitorio di oltre 60 milioni di euro per il periodo 2009-2010, nonché riuscire ad ottenere l’autorizzazione a contrarre un mutuo come Regione per dipanare le perdite degli anni precedenti indicano che la strada seguita è quella giusta.

La riconversione degli ospedali con la creazione di centri di eccellenza volti ad eliminare gli inutili doppioni di presidi ospedalieri che, in alcuni casi, si trovano a meno di 10 chilometri di distanza l’uno dall’altro, garantiranno il diritto di accedere a prestazioni sanitarie ottimali a tutti i calabresi con la contestuale demolizione di quel fenomeno di emigrazione sanitaria che, oltre a gravare pesantemente sulle casse regionali, ha assunto in questi ultimi anni proporzioni allarmanti.

Mi sembra giusto ricordare che quest’Aula nonostante i grossi sacrifici e tagli di spesa volti a rientrare dal pesante deficit sanitario ereditato dalle gestioni politiche precedenti, meno di sei mesi fa ha dato via libera alla costruzione di quattro nuovi ospedali tramite l’accensione di un mutuo per un importo complessivo di oltre 80 milioni di euro.

Certo, appare utopistico pensare che il risanamento del comparto sanità possa arrivare in tempi brevi. Il cammino è lungo ed irto di difficoltà, ma sono sicuro che il lavoro intrapreso nel lungo termine porterà a garantire ai cittadini calabresi una sanità più giusta ed efficiente. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Salerno. Ne ha facoltà.

Nazzareno SALERNO

Signor Presidente, ho ascoltato con interesse gli interventi che ci sono stati oggi in Aula. Soprattutto quelli dei colleghi di opposizione, ma da alcuni interventi traspare, secondo me, soltanto un modo distorto di far politica.

Da altri interventi arriva qualche segnale che, secondo me, dovrebbe far riflettere la stessa minoranza. Ho sentito parlare di confusione da parte del collega Censore.

L’altra volta intervenendo ho detto: da dove è partita questa Giunta regionale? Il Presidente Scopelliti? Non da zero, ma da sotto zero nella sanità.

Nei cinque anni trascorsi è stato mai fatto un Piano sanitario regionale? Si è mai pensato di intervenire seriamente per riorganizzare la rete ospedaliera?

Sentiamo dire oggi in Aula che al centro ci deve essere il cittadino e parlando di assunzioni: “io non le ho fatte”.

Vorrei riferire - senza parlare di altre province che il sottoscritto ha girato con la Commissione e ringrazio i componenti per il lavoro svolto – della mia provincia, Vibo Valentia. Quando in un’Asp piccola con 167 mila abitanti, vi sono oltre 200 assunzioni di ausiliari, di gente che deve pulire e poi, comunque, i servizi vengono appaltati alle imprese di pulizia, consentitemi di dire che non è facile mettere ordine in questo settore. Non è certamente facile.

Oggi ci si erge a paladini per difendere il cittadino o per spostare delle proteste giuste e rispettabili di cui è necessario comprendere il vero motivo - per carità - e strumentalizzarle politicamente, così come è accaduto per l’oncologia di Tropea quando già il Presidente Scopelliti aveva assicurato che, comunque, quel servizio sarebbe rimasto.

Sentir parlare oggi di ridimensionamento, di chiusura di ospedali, di penalizzazione delle zone montane - e chi vi parla è nato, cresciuto e vive in un territorio montano – sinceramente non si può accettare.

Consigliere Scalzo, voglio ricordare che c’è una delibera di febbraio 2010 che parla chiaro - quando qualcun altro era Presidente della Giunta regionale e vi era un’altra maggioranza in Consiglio regionale - e diceva  che al di sotto dei 120 posti letto gli ospedali dovevano esser chiusi.

Ebbene, ci siamo trovati questo Piano di rientro. Dico che l’invenzione degli ospedali di zona montana è un’opera firmata da Giuseppe Scopelliti e gliene dobbiamo dare atto.

Oggi ci troviamo sotto il Piano di rientro. Bene, abbiamo messo un punto di partenza per gli ospedali di zona montana.

Man mano che andremo avanti, che rientreremo dal debito, che rimetteremo in moto la “macchina sanità” potremo anche pensare di riempirli di contenuti.

Su questo mi sembra che il Presidente Scopelliti sia stato chiaro, non soltanto per gli ospedali di zona montana, ma anche per quelli generali, gli Spoke e per quella che dovrà essere la rete territoriale del futuro, perché ad oggi dobbiamo prendere atto che non esiste.

Questo ci penalizza fortemente. Non possiamo accettare certe cose.

Quando sento dire che nella zona montana si pone il problema del cittadino colpito da infarto, certamente devo rispondere che questo non veniva risolto per come erano strutturati gli ospedali di zona montana in cui vi era la cardiologia.

Ho dei dati, non voglio citarne altri, mi riferisco all’ospedale del mio paese: dal 1° gennaio 2010 al 30 giugno 2010 in cardiologia, infarti trattati “zero”, terapie trombolitiche trattate “zero”.

Sono stato il primo, allora commissario dell’Asp di Vibo Valentia, a dire di tagliare i rami secchi e potenziare altri settori: la medicina, il pronto soccorso per poter dare una risposta maggiore al cittadino.

Vi era solo un via vai di trasporto in elisoccorso, con enormi spese e disagi anche per il cittadino.

Che significa? Dobbiamo rafforzare la rete di emergenza urgenza non soltanto per gli ospedali di zona montana, ma per tutte le strutture sanitarie della nostra regione.

Questa è la grande scommessa, perché se funziona la rete di emergenza urgenza certamente si risolveranno in gran parte dei problemi.

Penso che quel che si sta facendo oggi è buono, si è messa mano una volta per tutte al bilancio della sanità mentre fino ad un anno e mezzo fa non riuscivamo nemmeno a capire a quanto ammontasse il debito.

Questa è una grande conquista. Dovete dar atto di questo.

Oggi si sta pensando a come organizzare i servizi sul territorio. Questa è la grande scommessa ed io raccolgo al volo quanto detto dal collega Ciconte. Invito la minoranza a collaborare, a darci una mano di aiuto e ad evitare di fare opposizione a tutti i costi o comunque di creare situazioni di disagio sul territorio, di protesta, perché non arriveremmo da nessuna parte, ma complicheremmo la situazione soprattutto in questo momento in cui c’è l’antipolitica, in cui spesso il cittadino ci vede come un nemico da abbattere.

Non è così. Oggi dico che in Calabria vi è una grande attenzione per la sanità, certamente un cambio di rotta c’è stato e noi lo dobbiamo dire. Abbiamo visitato strutture dove, con i fondi dell’ex articolo 20, sono state realizzate sale operatorie mai utilizzate, per scelta.

Addirittura, ci sono stati tagli di nastro per inaugurazioni di sale operatorie con tanto di parroco a benedirle ed il giorno dopo sono stati chiusi i reparti di ginecologia, di ostetricia. Non li ha chiusi oggi il Presidente Scopelliti perché c’è una direttiva europea sui punti nascita, ma già allora non c’erano più questi reparti.

Oggi c’è un cambio di tendenza. Non è più possibile spendere come è successo, ad esempio, per il Dea di Rossano, per cui è stata fatta la gara d’appalto di circa 6 milioni di euro, sono iniziati i lavori, poi l’Asp ha deciso di non realizzarlo più e vengono pagati i danni all’impresa per  oltre 1 milione e mezzo di euro.

Oggi c’è un cambio di tendenza e dobbiamo dar atto.

Partendo da una cosa buona che è stata fatta penso che tutti possiamo lavorare per costruire.

La protesta: ho visto gente del mio paese fuori a protestare, forse erano circa 35-40 persone, ma al di là del numero, dico che queste strutture andavano chiuse un anno e mezzo fa.

Guccione diceva “se chiudiamo dobbiamo potenziare”, ma in quella delibera non era prevista la chiusura di alcune strutture e il potenziamento di altre. Era prevista soltanto la chiusura.

Dico che oggi, bene o male, c’è un sistema che riorganizza la rete ospedaliera. Lavoriamo su questo e riempiamolo di contenuti.

La scorsa seduta vi siete allontanati per protesta - per un disguido,il Presidente si era allontanato momentaneamente e, secondo me, si sarebbe potuto sospendere la seduta e riprenderla lo stesso giorno - ma mi sembra che il Presidente Scopelliti abbia dato ampia disponibilità al dialogo, è venuto in Aula portando una relazione molto approfondita dal punto di vista tecnico. Non è facile in una Assemblea come questa portare una relazione così completa.

Ha dato, invece, una relazione completa all’Assemblea, ha offerto proprio tutto ciò che è stato fatto per poter fare le giuste valutazioni.

È da qui che noi dobbiamo partire per continuare. Guardate, gli scontri, l’opposizione a tutti i costi e gli attacchi spesso al “sapor di veleno”, penso che non ci portino da nessuna parte.

Penso sia ora di collaborare, sta succedendo questo a livello nazionale, c’è il governo tecnico, siamo commissariati – Ciconte, come vuoi, io faccio il politico e preferisco la politica ai tecnici -, io penso che possa essere anche un buon messaggio per dire alla Calabria che lavoriamo tutti insieme per vincere la grande scommessa della sanità.

Certo, il Presidente Scopelliti lo farà comunque con o senza il sostegno o gli attacchi della minoranza, ma penso che oggi possiamo riflettere su questo e costruire una buona sanità per il domani.

Se non ci sono opposizioni, soltanto per principio, penso che oggi possiamo riflettere su questo e costruire una sanità buona per il domani, possiamo accelerare i processi e dare una risposta ai cittadini in tempi molto più rapidi.

Poi, rispetto a tutto quello che si scrive sul Tavolo Massicci, vorrei dire che il Piano non è più soggetto alla sua approvazione, è stato approvato all’epoca e va attuato.

Il Tavolo Massicci, di tanto in tanto, fa delle riunioni ed incontra i tecnici, la Regione Calabria, può fare delle osservazioni su quello che sta andando bene, che potrebbe essere corretto o che dovrebbe essere fatto in futuro.

Questo non significa una bocciatura, nella maniera più assoluta. Anzi, è la conferma che si sta lavorando per costruire la sanità del domani.

Partiamo da queste cose e penso che ci potremo trovar meglio per il futuro ed avere credibilità come classe politica davanti ai calabresi. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Mirabelli. Ne ha facoltà.

Rosario Francesco Antonio MIRABELLI

Signor Presidente, signori consiglieri, premesso che il problema della sanità rappresenta uno scoglio enorme, probabilmente il più importante e delicato della Calabria è ovvio che l’appello dell’onorevole Salerno, secondo il mio punto di vista, non può che essere accolto in maniera positiva.

La necessità di superare le lotte di tipo politico - anche legittime - credo che sia un dovere di responsabilità di ognuno di noi.

Onorevole Salerno, proprio con questo spirito il sottoscritto, sapendo che gli interlocutori non sono qui a Reggio Calabria o a Catanzaro, ma a Roma, ha tentato in tutti i modi di vedere se fosse possibile nell’ambito di questa nuova riorganizzazione della sanità calabrese ed in modo particolare della rete ospedaliera territoriale, contribuire ad un miglioramento dell’offerta sanitaria per la Calabria ed in modo particolare per la provincia di Cosenza.

È ovvio che una divisione non servirebbe e non porterebbe a niente. Ma neanche una condivisione tout court, caro onorevole, servirebbe a nulla.

Bisognerebbe cercare di vedere se fosse possibile intervenire nel migliore dei modi - non per una posizione partigiana di comodo, né per una posizione campanilistica, ma esclusivamente nell’interesse generale dell’intera amministrazione regionale e dei cittadini calabresi - per tentare una modifica del decreto del Presidente della Giunta regionale numero 18 del 2010 che ha partorito i vari atti aziendali e per ultimo il Decreto del Presidente della Giunta regionale numero 106 del 2011.

Mi vorrei ricollegare alla contraddizione molto evidente in cui è caduto l’onorevole Guccione nell’indicare come quasi una colpa al commissario Scopelliti – diciamo– il non aver raggiunto l’applicazione degli obiettivi che si prefiggeva nel decreto 18.

Grazie a Dio, dico che è un bene che sia stato traslato di un altro anno per dare la possibilità di poter approfondire meglio il ragionamento.

Il problema non è il Presidente Scopelliti che riveste anche il ruolo, purtroppo per lui, – non voglio difenderlo, ma dico quel che penso – di commissario ad acta per la sanità.

Il problema è che da uno studio molto teorico, poco concreto, fatto da Age.Na.S., su parametri di tipo nazionale e teorici, in rapporto agli standard che vengono presi come riferimento viene fuori un decreto carente sotto tutti i punti di vista.

È un decreto che parte, secondo me, da un errore di fondo: dal fatto che vorrebbe legare il Piano di rientro ad un nuovo Piano sanitario e, su questo, il consigliere Censore ha ragione, sono cose differenti. Il nuovo Piano sanitario a cosa servirebbe? A dare una migliore offerta sanitaria in termini di prestazioni ed a contenere il disavanzo annuo che nella somma degli anni produce il debito che va a gravare le risorse sanitarie calabresi.

Questo nasce dal fatto che si parte sempre dalla questione dei ricoveri inappropriati. Caro Presidente, se ci sono ricoveri inappropriati, ce ne saranno 300 su 100 mila, sicuramente è colpa di una serie di situazioni, ma la principale è che – come diceva anche il collega Salerno – non funziona la rete territoriale sanitaria di prevenzione e di specialistica ambulatoriale sul territorio che non riesce a far da filtro al pronto soccorso.

I pronto soccorso esplodono in qualsiasi ospedale della Calabria e dell’intero meridione. È ovvio che, oltre a rafforzare le strutture di pronto soccorso in maniera seria collegandole, non tanto ai reparti, ma ad una diagnostica strumentale staccata, vi è la necessità di rafforzare il territorio in modo tale che faccia da filtro.

Un cittadino calabrese, oggi, se si sente male, che sia codice verde, bianco, giallo o rosso, automaticamente finisce al pronto soccorso e, di conseguenza, viene ricoverato.

È lì che sta il problema più grave e noi pensiamo di poter abbattere i costi della sanità tagliando i posti letto e portandoli al di sotto di quel minimo che garantisce i Lea.

È uno studio che ha paventato il 4,5 per mille posti letto nella globalità, di acuti e non acuti, non è un numero che viene dato così, è frutto di alcuni studi.

Se i posti letto per acuti sono il 3 per mille e noi scendiamo al 2,5 non è colpa del Presidente Scopelliti - questo l’ho capito -, ma di uno studio di Age.Na.S. che si rifà alla questione dei ricoveri inappropriati.

In realtà c’è la necessità di potenziare al meglio i posti letto cercando, secondo me, proprio per omogeneizzare la risposta sanitaria, non dico di riportarli a tre, ma quanto meno di rafforzare le branche specialistiche per cui è necessario.

Il 93 per cento della emigrazione sanitaria riguarda ospedalizzazione e ricoveri non di emergenza-urgenza, ma di persone che sapendo di avere una patologia programmano il ricovero fuori regione, è lì che bisogna intervenire. Intervenire significa non solo dotare dei posti letto necessari, ma soprattutto fare politiche di investimento, di spesa sulla qualità e sulla professionalità della classe medica per essere all’altezza e credibili di fronte alla scelta che verrà fatta dai cittadini calabresi che non si sentono garantiti.

Il problema del Sistema sanitario regionale calabrese non è frutto di una colpa che nasce oggi o ieri, ma è un sistema che, purtroppo, è stato impostato da anni in maniera negativa e che andava corretto negli anni.

Noi pensiamo che il turn-over dei medici, caro Presidente, cozzi con quella che dovrebbe essere una politica di rilancio della sanità volta a ridurre l’emigrazione sanitaria.

Come possiamo pensare veramente di dare una risposta sanitaria credibile al malato calabrese se non abbiamo la possibilità di stabilizzare i 300 medici che sino adesso ci hanno dato la possibilità di portare avanti la sanità? Come è possibile esser credibili se non abbiamo la possibilità di fare corsi di perfezionamento mirati rispetto alle esigenze epidemiologiche e di malattia della cittadinanza calabrese?

E’ qui il problema. Non possiamo pensare di annullare il disavanzo, cosa che non abbiamo fatto, consigliere Salerno, neanche nel 2011. Perché i dati che vengono dal Tavolo Massicci prevedono 147 milioni di euro di disavanzo in base ai primi due bimestri; addirittura che, nell’ambito delle risorse aggiuntive ottenute con l’aumento dell’Irap e dell’Irpef, copriamo solo 127 milioni. Abbiamo un buco di 20 milioni che dobbiamo sanare.

E’ ovvio che non è un metodo quantitativo, cioè dover tagliar posti letto o unità operative complesse, chiudere dipartimenti ecc., ma l’esatto contrario. E’ cercare di prevedere, di verificare analiticamente sul territorio e non con studi teorici.

Quando Age.Na.S. è venuta a Cariati ed ha visto la situazione, ha fatto una proposta di chiusura dell’ospedale, ha detto: “c’è l’ospedale di San Giovanni in Fiore vicino”. Ma perché? Perché non sapeva dove si trova San Giovanni in Fiore e non conosceva la viabilità che porta un cittadino di Cariati fino a lì.

E’ normale, non è una negatività ed ecco perché vi è la necessità di una maggiore qualificazione per branche specialistiche, integrate con i privati per cercare in tutti i modi di recuperare almeno un paio di ospedali nella provincia di Cosenza e rafforzarli, per quanto è possibile, con investimenti.

È vero che dobbiamo ridurre i costi e il disavanzo ed il primo elemento su cui dobbiamo puntare è tentare di abbattere al 50 per cento l’emigrazione sanitaria, perché non è facile ridurre il personale.

Non possiamo licenziare. Quando all’ospedale di Trebisacce ci si accorge che dopo aver chiuso due reparti, ginecologia e chirurgia, vi è una spesa per l’intero presidio di 8 milioni 100 mila con una incidenza del costo del personale per 5 milioni e 300 mila, pari al 73 per cento, ci rendiamo conto… che certamente non è questa la strada. Basta poco.

Concludo con un appello al Presidente - che è anche commissario ad acta e che, giustamente, si trova anche questa patata bollente frutto di tanti anni di grande negligenza, imperizia, chiamatela come volete, in termini di politiche sanitarie - chiedendogli di intervenire nella sua qualità di commissario ad acta, se è possibile, per rivisitare il decreto numero 18 del 2010 che ha partorito il decreto numero 106 del 2011, in modo da poter dare una migliore risposta sul territorio in termini di prestazioni sanitarie.

Non potevamo far finta di niente. Il sistema della sanità calabrese è alla fine, alla rovina. È necessaria una rivisitazione, avviare una politica di recupero, di riorganizzazione e di rilancio del sistema sanitario, ma non possiamo penalizzare la professionalità, va anzi potenziata, caro Presidente Scopelliti.

L’appello che noi facciamo - non strumentalmente, ma nella condivisione di un problema – è per tentare di vedere se è possibile con qualche minimo aggiustamento, che non andrebbe ad alterare i costi in nessuna maniera, poter riportare una speranza in questa fase.

Il resto poi si vedrà. Potremo potenziare e rafforzare, studiare ulteriormente le problematiche sanitarie o di impatto patologico sui territori, per potenziare le relative branche specialistiche in modo da poter dare delle risposte. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Domenico Talarico. Ne ha facoltà.

Domenico TALARICO

Signor Presidente, rispetto al dibattito che stiamo sostenendo qui stasera, vorrei mettere in evidenza un dato che è quello relativo alla riunione congiunta del tavolo tecnico, altrimenti detto Massicci.

La sintesi di questo verbale consiste in due sottolineature. A distanza di 20 mesi il tavolo tecnico rileva un rallentamento della attuazione del Piano di rientro, con particolare riferimento alla riorganizzazione delle reti assistenziali. L’altro elemento è che si rileva uno scostamento negativo rispetto al 2011.

E’ provenuta da più parti, questa sera, una richiesta di collaborazione dall’opposizione.

L’opposizione o una parte dell’opposizione vuole mettere in evidenza questi due dati che non sono affatto positivi e che tradiscono un ritardo evidente da parte della Giunta regionale che, a distanza di 20 mesi, non riesce a rimettere in carreggiata la sanità della nostra regione.

Si è detto, tempo addietro, che il Piano di rientro, assunto in pieno anche da questa Giunta regionale, oltre che da quella precedente, avrebbe dovuto, in qualche modo, coniugare risparmio ed efficienza.

Mi pare evidente – lo dicono tutti in questa sede – che né risparmio, né efficienza riescono a saldarsi e, in alcuni casi, non vi è traccia né di risparmio, né di efficienza.

Siamo disposti ad aiutare questo processo a condizione che ci sia un reciproco ascolto. Non può ogni sottolineatura critica proposta o una evidenziazione di qualche limite passare come un attacco alle istituzioni o come un attacco al Presidente della Giunta regionale.

Né tutto il dibattito sulla sanità può ridursi ad una contrapposizione strumentale e artificiosa, spesso demagogica, tra chi c’era prima e chi è venuto dopo.

Non abbiamo alcuna nostalgia, lo voglio dire al Presidente Scopelliti, se mi ascolta, della sanità del Presidente Loiero.

Non vogliamo difendere la sanità degli sprechi, delle nomine politiche, dei direttori generali, delle nomine politiche dei primari. Non abbiamo nostalgia della sanità che produce affari o consenso elettorale. Quella sanità non ci appartiene e non la vogliamo difendere!

Nel momento in cui affrontiamo il dibattito sulla sanità sappiamo benissimo che quelle cosiddette “sacche di resistenza” sono indifendibili, che quella sanità non si può difendere. Non vogliamo partecipare alla difesa strenua della sanità dei privilegi, della sanità degli sprechi, della sanità delle cordate politiche, quella che mette le mani anche negli appalti delle strutture para sanitarie.

In tantissimi ospedali non c’è un cuoco, un portantino, un addetto ai servizi, alle guardie giurate eccetera, che non sia passato dalle segreterie politiche di centro-destra e di centro-sinistra. Facciamo chiarezza e cogliamo questa opportunità del risparmio e del rigore per bonificare la sanità calabrese, quella pubblica e quella privata, perché di questo stiamo parlando.

E’ la questione, cosiddetta, morale che è la “convitata di pietra” di questo Consiglio, purtroppo, anche oggi. E’ un elemento del quale bisogna tener presente soprattutto quando si parla di sanità. La riorganizzazione del sistema sanitario calabrese, allora, non può essere estranea a questo dato, al fenomeno diffuso della corruttela che c’è nella nostra sanità, nel nostro sistema sanitario, che coinvolge politica, medici, paramedici e tante altre funzioni afferenti il sistema sanitario.

Dobbiamo coniugare risparmio ed efficienza non in due tempi, come si pensa di fare; dobbiamo fare in modo di risparmiare e di tagliare, laddove occorra, cercando di garantire non solo i principi costituzionali richiesti – quello della salute –, un diritto costituzionalmente garantito ovunque, nelle realtà urbane e nelle realtà rurali e montane.

A questo proposito non mi pare che la riorganizzazione sanitaria del nostro sistema regionale sia, in qualche modo, protettiva e che tuteli le realtà montane.

Nessuno ha mai risposto alla domanda diffusa e ricorrente se un cittadino delle Serre o del Reventino o della Sila si sente male, in quanti minuti ha una risposta pronta da parte del Sistema Sanitario.

La Regione Calabria, il nostro Piano di rientro sanitario, e per loro il Presidente della Giunta regionale, non riesce a dare una risposta alla domanda diffusa di emergenza/urgenza in tantissime realtà della nostra Regione. E’ da lì che bisogna ripartire.

Tagliamo? Perfetto. Risparmiamo, razionalizziamo, ma dobbiamo far in modo che ci sia, intanto, un efficiente sistema che garantisca l’emergenza e l’urgenza su tutto il territorio regionale.

Così non è perché, al momento, non si intravede una risposta per gli ospedali, cosiddetti, di periferia, come Praia a Mare, Trebisacce e neanche per gli ospedali di montagna, volendo rimanere nel nord della Calabria; ma se vogliamo questo dato può essere esteso a tutta la Regione.

Dobbiamo garantire, intanto, l’urgenza e l’emergenza e, dopo, fare in modo che ogni cittadino abbia il diritto garantito alla salute a prescindere dal luogo di nascita o di residenza.

Oggi così non è, perché il Piano di rientro, così come è stato elaborato dal Governo precedente e da quello attuale, non dà questa risposta.

Vogliamo davvero collaborare? Facciamo una verifica in corso d’opera. Verifichiamo le discrasie dei posti letto in ogni ospedale, in ogni Provincia. Ci renderemo conto, così come è stato denunciato anche dai nostri colleghi, che non sempre c’è corrispondenza tra posti letto per acuti e numero degli abitanti delle città o delle Province che ospitano presidi sanitari.

Se vogliamo continuare su questo tipo di verifica rigorosa, che è l’unico modo per respingere la demagogia e per ricondurre le responsabilità in capo a tutti, sappiamo e non vogliamo farne mistero – il nostro gruppo, almeno, non intende farne mistero – che ci sono responsabilità evidenti riconducibili ad ogni parte politica che ha gestito o co-gestito la sanità in questa Regione, sia nell’ambito del Governo regionale sia nei vari distretti, nelle varie Asl, nei vari ospedali della nostra regione.

Siamo d’accordo su questo, Presidente Scopelliti, ma non può diventare un alibi. Non si può ad ogni obiezione, ad ogni critica, spesso legittima, rispondere che le responsabilità sono quelle di prima, che il Piano di rientro sanitario è attribuibile a quelli di prima.

Noi di Italia dei Valori non siamo né con quelli di prima, né con quelli di oggi, ma allo stesso tempo vogliamo denunciare, evidenziare, criticare e renderci disponibili, eventualmente, a cambiare alcune situazioni.

Cogliamo questa opportunità ed approcciamoci anche con spirito sereno nei confronti dei tanti sindaci, dei tanti amministratori che non difendono solo un presidio del proprio Comune che dà lavoro, che mantiene in vita alcune comunità.

Certo, c’è anche questo, ed è comprensibile perché, poi, i Sindaci fanno il loro mestiere, ma in moltissimi casi difendono davvero e sinceramente il diritto alla salute dei loro concittadini.

Cogliamo questa occasione per bonificare la sanità calabrese, per riorganizzare l’intero sistema, per ascoltare tutte le proposte ed i rilievi che vengono sollevati perché qualche volta qualche buon suggerimento può arrivare anche dalla opposizione.

Mi auguro e vi invito a raccogliere i nostri suggerimenti per iniziare davvero una grande opera di bonifica morale e gestionale della nostra sanità. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Grazie, Presidente, voglio rassicurare lei, il Presidente della Giunta regionale e l’Aula dicendo che il mio sarà un intervento brevissimo, tant’è che ricalcherà già l’intervento che mi ha preceduto, quello dell’onorevole Domenico Talarico e quello del mio capogruppo, l’onorevole De Masi.

Il problema, cari colleghi e caro Governatore, è quello di ragionare e capire se possa essere messa in discussione l’universalità del diritto alla salute.

L’ha detto l’onorevole Talarico nell’intervento che mi ha preceduto: non abbiamo nostalgia dei modelli gestionali della scorsa legislatura. Anzi, ne abbiamo preso nettamente le distanze.

Vogliamo che ci sia una presa di coscienza, siamo qui perché vogliamo effettivamente collaborare ed affrontare con forza e con determinazione il problema della sanità calabrese. Solo con una presa di coscienza è possibile creare le condizioni per un effettivo confronto quando, invece, in questi 20 mesi, purtroppo, abbiamo assistito ad una negazione continua del confronto.

Oggi qui ci sono i sindaci del Reventino che possono essere l’emblema, un momento di sintesi di un grido di allarme che proviene da tutta la regione.

L’ha detto l’onorevole Talarico e l’ha detto l’onorevole De Masi. Siamo convinti che vanno creati i tagli, che va riorganizzato il modello del sistema ospedaliero. Ci vogliono ospedali efficienti e che si specializzino per territori e per Provincia. Abbiamo bisogno che ci sia il controllo della spesa, che si inizi a parlare di Audit e di management negli ospedali e nelle aziende ospedaliere, che si inizi a parlare di responsabilizzazione e morale, che si inizi ad affrontare con chiarezza e fermezza una politica che elimini gli sprechi, a riorganizzare e ridefinire una sanità che risponda al cittadino e che la politica, finalmente, faccia tre passi indietro sulla sanità e tre passi in avanti sulla salute del cittadino.

Guardate che l’allarme è forte! Guardate che quello che chiede l’Unione europea per i prossimi anni saranno lacrime e sangue per la sanità italiana!

Tra il 2013 e il 2014 l’Italia dovrà affrontare 8 miliardi di tagli nella sanità. Stiamo molto attenti a questo. Iniziamo a ragionare per costruire un Piano sanitario regionale che coinvolga tutto il Consiglio regionale, maggioranza e minoranza.

Se questo è, noi siamo disponibili e non ci sottrarremo.

Abbiamo iniziato un giro di confronto andando a guardare, ad approfondire e renderci conto delle situazioni nelle varie realtà e nei vari ospedali della regione. Alla fine di questo giro, l’ultimo dei quali riguarderà Reggio Calabria, faremo la nostra proposta.

Vogliamo confrontarci perché non vogliamo rifuggire dalle responsabilità.

Non voglio nemmeno parlare di parametri, sebbene il Tavolo Massicci sia impietoso.

Questa Regione ha inanellato tutta una serie di bocciature su varie questioni: sugli stessi decreti, sugli accordi fatti con l’Aiop per quanto riguarda l’alterazione degli interessi pubblici sanitari.

L’ho detto nelle sedute dei precedenti Consigli regionali che la Fondazione Campanella – non vorrei ripetermi – era un obbrobrio giuridico che è stato puntualmente bocciato dal “Governo amico”, dal Governo Berlusconi che non ha fatto in tempo a firmarlo. Dopo, però, abbiamo assistito al suggello in negativo di questa vicenda.

Se ci sarà una inversione di tendenza, se c’è, allora, la volontà di cambiare, di virare, di prendere coscienza, saremo qui per confrontarci e per cercare di trovare le soluzioni perché siamo convinti che la sanità è una responsabilità che non è solamente sulle spalle di chi governa, ma che deve essere condivisa da parte di tutti. Grazie.

PRESIDENTE

Concluso il dibattito che è stato ampio, lungo ed articolato, do adesso la parola al Presidente Scopelliti per le conclusioni, per poi procedere con l’intervento dell’onorevole Fedele.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Presidente, colleghi consiglieri, ho ascoltato con attenzione gli interventi di tutti i colleghi e, francamente, non ho trovato e non ascoltato nessun riferimento alla mia relazione, che era – così come ha detto prima il consigliere Nazzareno Salerno – tecnica, puntuale, precisa ed aveva dei chiari riferimenti all’andamento e all’azione dell’Ufficio del commissario e a quanto abbiamo prodotto in un anno e pochi mesi.

Volevo anche dire a chi, forse, ha poco studiato questi temi, che il Piano di rientro non è soggetto a bocciatura o ad approvazione. Il Piano di rientro è già stato approvato, lo avete fatto approvare il 19 dicembre del 2009, quindi, – ripeto – non è soggetto ad approvazione o bocciatura, ma ad attuazione: ciò che avete scritto deve trovare, poi, attuazione.

Volevo anche dire a quelli meno attenti, che hanno soltanto avuto modo di esprimere velocemente qualche giudizio, che la Regione Campania e la Regione Lazio sono commissariate da molto più tempo rispetto alla Regione Calabria, quindi se hanno avuto lo sblocco dei finanziamenti ad ottobre, hanno almeno un anno, un anno e mezzo in più di percorso, perché all’epoca erano Presidenti Marrazzo e Bassolino.

Noi stiamo cercando di procedere e trovare soluzioni e questo lo dico anche a conforto delle parole degli ultimi colleghi consiglieri che sono intervenuti, che leggevano il verbale sul Piano di rientro; poi non so cosa abbia portato il consigliere Guccione e qualcun altro a dire: “E’ stato bocciato il Piano di rientro, portatelo in Aula”.

Lo avete tutti, l’hanno pubblicato anche i giornali. Mi sembra che il Piano di rientro dica cose ben precise e contesti tutta una serie di provvedimenti che sono stati assunti in quest’Aula, proprio perché, probabilmente, non sono di competenza dell’Aula, bensì rientrano nelle competenze del commissario.

Volevo anche dire una cosa importante: secondo me, quando si parla della carenza e delle lacune dell’attuazione del decreto 18 o, comunque, del ritardo sul versante sanitario, non bisogna dimenticare che ci sono stati sei mesi senza il subcommissario, che il Governo non aveva nominato.

Quindi, c’è stato sicuramente un ritardo di sei mesi su quel versante, ma anche  di altri sei mesi, dal 19 dicembre fino a maggio-giugno, dopo l’approvazione del Piano di rientro, in cui c’è stato un blocco totale, prima del nostro arrivo, e non sono stati prodotti atti consequenziali o importanti.

Proprio per chiarire un po’ gli aspetti legati a questi ultimi fermenti, con i sindaci con le fasce tricolori e i cittadini che sono arrivati in massa davanti alla sede del Consiglio regionale, a coloro che li sospingono, che li difendono, che strumentalizzano, volevo soltanto ricordare che ci sono alcuni atti prodotti dalla precedente Giunta regionale, della quale facevano parte i consiglieri Cersosimo, Amato, Greco, Guagliardi, Incarnato, Naccari, Sulla ed altri; ad esempio, la delibera numero 87 del 18 febbraio – non si legge bene – 2010 sulla sanità che individua “la rimodulazione a seguito di verifica dei ministeri competenti della rete ospedaliera”. In quella delibera voi individuate quelli che sono gli ospedali che, essendo al di sotto dei 120 posti letto, vanno chiusi e sono San Marco Argentano, Praia a Mare, Cariati, Mormanno, Lungro, Trebisacce, San Giovanni in Fiore, Acri, Paola, Cetraro, Chiaravalle, Soveria Mannelli, Soverato, Soriano Calabro, Serra San Bruno, Tropea, Taurianova, Palmi, Oppido, Gioia Tauro, Scilla e in più, ancora prima, avevate individuato cinque ospedali che andavano chiusi immediatamente.

(Interruzione)

No, non fare il furbacchione! Erano esclusi cinque, cioè sono compresi in questi, ma sono i primi cinque…

(Interruzione)

No, io non sono furbacchione! C’è un atto deliberativo in cui c’è scritto che tutti gli ospedali al di sotto dei 120 posti letto vanno chiusi.

(Interruzione)

Ah, si cominciava con cinque, bravo! Non avete avuto il tempo di chiudere gli altri 16, solo questo volevo dire, si cominciava con cinque che erano Mormanno, Chiaravalle e così via.

(Interruzione)

Ah sì?! Chi è che ha detto “se hanno sbagliato”?

(Interruzione del consigliere Guccione)

E lei, che era coordinatore del più grande partito di maggioranza, non si era accorto di questo errore?

(Interruzione)

Non era coordinatore regionale?

(Interruzione)

Neanche? Era Marco Minniti? Era un illustre sconosciuto che poi ha trovato…

(Interruzione)

No, perché non ho trovato nessuno di quelli del Partito democratico che si stracciavano le vesti in giro per la Calabria e strattonavano i sindaci a scendere in piazza! Scusate se dico questo! Perché, comunque, qui il problema è essere consequenziali, essere onesti con se stessi, nel dire “c’è un atto deliberativo che prevede la chiusura degli ospedali al di sotto dei 120 posti letto e do attuazione, do corso a questa delibera” oppure questa delibera doveva essere contestata da chi l’aveva assunta. Però, all’epoca, anche se non ero molto interessato alla politica regionale, ero molto distaccato, perché svolgevo la mia attività di sindaco e non ero così attivo e dinamico all’interno di questi scenari, non ricordo contestazioni; pertanto, proprio per amor di se stessi, cioè per amor proprio, mi sarei per un attimo reso più cauto. Anche sugli ospedali di montagna, che andavano chiusi, noi abbiamo fatto delle scelte.

(Interruzione)

Ma lei ha parlato? Allora, mi lasci parlare.

(Interruzione)

PRESIDENTE

Non interrompiamo, altrimenti il Presidente non riesce a concludere il suo intervento.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Non si preoccupi, il suo intervento, secondo me, non è che sposti molto.

(Interruzione)

Bruno CENSORE

Lei ha detto che questa delibera prevedeva la chiusura di alcuni ospedali e come mai alcuni di essi sono diventati ospedali generali? Due di questi ospedali che lei ha citato sono diventati ospedali generali, vuol dire che lei ha avuto un potere discrezionale.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Vuol dire che sono riuscito ad intavolare con Age.Na.S. una discussione e a far passare una filosofia che era, secondo noi, idonea a far valere determinate procedure, legate non soltanto ad un fatto territoriale di simpatia, ma dettate anche dagli strumenti messi in campo, perché stiamo parlando – l’hanno detto prima molto bene il consigliere Salerno e altri – di ospedali che non si possono definire tali, in quanto l’abbiamo detto mille volte, nel Terzo Millennio ospedali in cui ci sono due-tre reparti non sono più tali. E, poi, qualcuno ritorna a dire: “Però nella mia provincia avete tagliato i posti letto, perché doveva esserci la percentuale del 2,5 percento e noi siamo all’1,9 percento”. Non avete capito che la filosofia seguita è stata quella dell’appropriatezza e, quindi, del fabbisogno legato ad un dato molto chiaro, ossia l’appropriatezza delle prestazioni. Ci sono stati molti ricoveri inappropriati e noi abbiamo detto che ci sono mille posti letto da tagliare e siamo andati a fare questo tipo di azione. Era logico, era dovuto, era una necessità avvertita. Poi, chiaramente, il Tavolo Massicci ci redarguisce ogni qualvolta ci presentiamo. Non è facile, ma facciamo una battaglia che è tesa a dare risposte al nostro territorio.

Adesso non so se la “Fondazione Campanella” sia o meno una risposta; noi l’abbiamo difesa pur non avendo nulla da difendere, perché, comunque, non era e non è una nostra creatura, non l’abbiamo sostenuta noi, non le abbiamo inserite noi le persone senza concorso e tutto il resto. Se andate a vedere i nomi, ci sono molti nomi molto illustri del vostro mondo. Però, a noi non sposta nulla, per noi era ed è molto più interessante portare avanti un discorso di garanzie. Poi, anche su queste problematiche abbiamo dimostrato, come per Tropea, che i sindaci venuti a parlare sono andati via dall’incontro contenti.

Il collega Censore, come altri, è stato invitato all’incontro, è stata mandata una mail ed è stato anche invitato attraverso il suo segretario. Comunque, venuti a conoscenza di un incontro su un ospedale del mio territorio, mi sarei presentato, sapendo che sarebbero andati gli altri e che nessuno sarebbe stato cacciato.

(Interruzione dell’onorevole Censore)

No, per carità!

Bruno CENSORE

Allora, se lei ha detto che è stata inviata una mail

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

E’ stato contattato un suo collaboratore che si chiama Raffaele.

(Interruzione dell’onorevole Censore)

Ha un collaboratore che si chiama Raffaele?

(Interruzione dell’onorevole Censore)

No, non si chiama mail, si chiama Raffaele.

PRESIDENTE

Se non ascoltiamo non possiamo continuare e, poi, ci sono altri interventi.

(Interruzione)

Ma non ha detto “bugiardo”, è lei che da questa interpretazione.

(Interruzione dell’onorevole Censore)

Ha solo mandato la mail, non è che l’ha chiamata “bugiardo”.

(Interruzione dell’onorevole Censore)

Però, se vi accomodate e fate silenzio.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Presidente, sulla questione di Tropea ho detto soltanto – e non ho fatto nessuna comunicazione di contenuto opposto a quanto detto in Aula – che c’è stato un grande clamore, una grande manifestazione, pagine intere di giornali dedicate alla chiusura di un reparto riguardo al quale, quando abbiamo discusso con i sindaci, abbiamo detto: “Va beh, anziché due posti letto creati nel reparto di medicina, diventano quattro; lo abbiamo concordato con la Commissione e il problema è stato superato”.

I sindaci sono andati via felici, anche perché abbiamo spiegato loro che Tropea è una località sulla quale, in prospettiva, si può anche investire in maniera seria con un ospedale generale ed offrire a questo presidio la possibilità di avere una serie di investimenti importanti, proprio per avere una struttura ospedaliera.

Devo dire la verità, ormai dobbiamo renderci conto che ci sono logiche che vanno oltre la politica, nel senso che, dopo un anno, scendono in campo i cittadini rispetto a chiusure annunciate, poi ci sono i lavoratori socialmente utili, poi, magari, ci sono i forestali, c’è una tentazione a creare un fermento, cosa che noi non abbiamo saputo mai fare, perché facciamo soltanto politica, non ci avvaliamo di contributi e di logiche esterne. Però, rispetto a questo, dobbiamo prendere atto che anche sugli ospedali di frontiera abbiamo dialogato con i sindaci e abbiamo spiegato cosa significa per noi l’ospedale di frontiera e abbiamo anche illustrato loro il percorso in maniera molto chiara ed evidente.

Noi siamo di fronte ad una situazione in cui dobbiamo garantire delle risposte per riuscire ad ottenere tutti i lasciapassare necessari per costruire una sanità diversa, quindi, abbiamo soltanto la necessità di correre. Tutte queste cose sicuramente non ci aiutano nel percorso, rallentano la nostra azione, ci sottraggono tempo ed energie.

Allora su questo volevo dire al collega Guccione che, forse, non conosce la materia in maniera puntuale – ma neanche io, ogni tanto devo studiare per apprendere qualcosa di importante – che la premialità non ha nulla a che fare con le attività della Regione, nel senso che, se noi avessimo ottenuto la premialità, non avremmo potuto impiegare queste risorse per colmare i “buchi” di bilancio, per pagare altre cose. Questo serve per un fatto di conoscenza. Le premialità non possono essere utilizzate per coprire ciò che noi abbiamo prodotto o, meglio, che gli altri hanno prodotto come “buco” nella sanità. Non è questo, non abbiamo mai avuto l’autorizzazione e, quindi, intanto, c’è stata la necessità di attivare le procedure per l’accensione del mutuo.

Perché abbiamo acceso il mutuo? Con 850 milioni di euro non avremmo avuto bisogno di accenderlo, perché, una volta acquisiti, avremmo potuto colmare tutti i disavanzi degli anni precedenti. Invece no, abbiamo dovuto accendere il mutuo per 427 milioni di euro fino al 31 dicembre 2008, perché serve per pagare le spettanze dei creditori fino al 2008.

E, se non creeremo le condizioni per convincere il Governo – che non ci darà mai l’assenso per fare questo, infatti, siamo destinati ad utilizzare 300-400 milioni di euro dei Fondi Fas, proprio per colmare il deficit relativo al 2009-2010 e, quindi, riuscire a dare delle risposte in questa direzione – cosa saranno gli 800 milioni di euro? Saranno 800 milioni di liquidità che l’amministrazione regionale può mettere in campo – assessore Mancini, non ti esaltare – ed utilizzarli nella sanità per fare investimenti di altro tipo. Quindi, anche questa è una situazione che va chiarita, per evitare che qualcuno, magari domani, comprenda cose diverse da quelli che sono realmente i fatti: queste risorse non possono essere utilizzate per colmare il disavanzo prodotto da parte delle amministrazioni precedenti.

Tutto questo, secondo me, ci dovrebbe condurre ad un momento sereno di valutazione, perché gli ospedali di montagna – così definiti – sono stati recuperati con una azione che abbiamo messo in campo nella speranza di trovare anche la disponibilità da parte del Governo e dei ministeri competenti. Abbiamo fatto grandi sforzi per cercare di convincerli che, per noi, gli ospedali di montagna erano un altro grande obiettivo da raggiungere, al punto che abbiamo cercato per qualche mese di trovare, in riunioni ufficiose, un percorso per spingere in questa direzione.  

Devo dire la verità che tra i quattro ospedali c’era una differenza sostanziale: Acri era un ospedale – senza nulla togliere al fatto che ci sia la realtà dell’assessore Trematerra, ma quando dico questo, c’è il consigliere Salerno, c’è l’assessore Mario Caligiuri, quindi non è che faccio una preferenza rispetto ad altri – che già aveva le sembianze di ospedale del Terzo Millennio, aveva un minimo, però non potevamo inserirlo in quel contesto degli ospedali generali per cui abbiamo trovato anche per questo lo spazio dentro questo tipo di dimensione che è stata offerta.

Allora, credo che non si debbano portare davanti alla sede del Consiglio regionale tanti sindaci, tanti cittadini con l’idea di chiedere e di rivendicare l’ospedale. Noi dobbiamo chiarire agli amministratori che, oggi, non ci sono i soldi per far diventare questi ospedali modello, perché quando c’erano i soldi, gli ospedali modello venivano depauperati, nel senso che, da una parte, negli ospedali di periferia venivano – lo dico ancora una volta – sistematicamente dall’Asp chiusi i reparti e, dall’altra, ancora, arrivavano in alcune parti del territorio calabrese, un po’ in tutta la Calabria, i Nas, a volte mandati giustamente, a volte, magari, sollecitati, non lo so. In alcune realtà arrivavano i Nas perché la chiusura di un reparto significava, automaticamente, l’apertura di un’altro presso qualche clinica privata. Ma non era un fatto combinato, è un fatto che i Nas, quando vanno a fare una verifica in un ospedale, trovano mille difficoltà e, quindi, automaticamente, ne certificano la chiusura. Qualche volta – diciamo così – la chiusura era, magari, auspicata da qualcuno perché, poi, intervenivano i privati e avevano loro lo strumento per dare la risposta. Questo in alcune parti del territorio, perché capitava anche questo.

Allora dobbiamo inserire questo nostro dibattito nei binari e nel canale più giusto, cioè secondo me, se voi ritenete che l’ospedale di montagna debba diventare un ospedale generale o un ospedale Spoke, noi non ci ritroviamo. Ripeto, l’ospedale di Acri presenta condizioni di natura diversa su cui, poi, in prospettiva si può avviare, magari, una discussione per una rivisitazione, ma gli altri ospedali non sono nelle condizioni di fare questo balzo in avanti, perché non c’è proprio la capacità e non c’è la struttura per fare questo.

All’interno di questo progetto credo che sia opportuno, invece, discutere con i sindaci ed immaginare che cosa? Cos’è che oggi cambia il sistema della sanità? La rete dell’emergenza-urgenza ed è su queste cose che i sindaci dovrebbero battersi, è su questo che si fanno le battaglie.

Contro queste delibere del 2009 e del 2010 che annunciavano la chiusura degli ospedali, non ho visto le barricate degli amministratori locali che scendevano in piazza, perché avrei detto: “Bene, questa era una scelta corretta”. Non ho visto 200 persone, quattro pullman che arrivavano per contestare questi atti. Purtroppo, su questo tipo di scelte, giuste o sbagliate – secondo me, devo dire la verità, giuste perché vanno condivise e appunto noi le stiamo supportando – noi, invece della chiusura e della riconversione, abbiamo dato uno spiraglio, trovando questa strategia e prevedendo queste ipotesi di lavoro.

Questi sono degli ospedali di montagna con dei requisiti minimi in cui io mi farei garantire il pronto soccorso, direi “garantitemi il pronto soccorso che funzioni accaventiquattro, datemi alcune risposte significative e insediamo la rete dell’emergenza-urgenza” che significa prevedere tutto quel sistema che garantisce il malato.

Guardate, ieri sono stato ospite di una trasmissione televisiva – che andrà in onda fra una decina di giorni – a Telecamere e si è parlato di sanità. C’era il Presidente della Commissione errori sanitari che è Leoluca Orlando, il quale, da me imbeccato con un discorso che ho fatto, ma ovviamente ne avevamo parlato anche prima, mi ha detto: “Vai avanti”. Sapete perché? E, quindi, Leoluca Orlando non è di destra, è molto di sinistra, non è uno che sta là e fa finta di niente: se muore qualcuno in Lombardia, magari per un errore sanitario, forse non viene sollecitato e non interviene; appena muore uno in Calabria e c’è il sospetto di un errore, il giorno dopo dice: “Chiedi al Presidente Scopelliti, in qualità di commissario, una relazione per sapere perché è morto il soggetto”. Quindi è una persona impeccabile e su di noi l’attenzione è, giustamente, elevatissima; per carità, fa il suo lavoro.

Leoluca Orlando ha detto che nel 2010 la Calabria ha registrato 96 decessi in un anno per errori sanitari e che una percentuale di tali decessi deriva dalla difficoltà di percezione chiara di ciò che è l’ospedale e di ciò che non è più ospedale, cioè lui dice che molti pazienti vanno in un ospedale, pensando che quella struttura sia tale, invece da lì devono essere trasferiti in un altro ospedale. Lui stesso diceva che nel tempo necessario per passare da un ospedale in cui uno arriva per capire che cosa ha e deve essere trasferito la gente muore. E’ quello di cui ci stiamo preoccupando, perché conoscevamo questo dato e sapevamo che questo era il dato più preoccupante: cioè che in queste strutture non si garantisce il diritto alla salute e alla sopravvivenza, perché, prima di entrare nel pronto soccorso, magari, passa qualche mezzora-un’ora, per un infartuato a cui magari qualcuno dice che ha solo un semplice mal di stomaco. Dopodiché in un’ora e mezza non raggiunge l’Hub o quella struttura che è in grado di dare delle risposte importanti e, quindi, di garantire la tutela della salute e la gente muore. Questa è la verità, lo diceva Leoluca Orlando, condividendo ciò che stavo dicendo in trasmissione ed avvalorando questo tipo di tesi.

Allora la vogliamo smettere di difendere il nulla?! Poi, ognuno nella vita fa le battaglie che ritiene, provengo dalla destra, dal fronte della gioventù, sono sempre stato abituato a fare le battaglie di avanguardia, non di retroguardia, non di avanguardia nazionale per evitare che qualcuno poi domani possa pensare che siamo stati anche estremisti; siamo stati, consigliere Caputo, rivoluzionari e lo siamo ancora oggi, ma lo siamo stati all’interno di un principio e di un sistema democratico che non abbiamo condiviso, ma siamo stati sempre comunque rivoluzionari in questa direzione.

In tutto questo ci troviamo di fronte ad una situazione in cui io, da sindaco, avrei fatto la battaglia per dire “voglio l’elisoccorso, voglio l’ambulanza medicalizzata, voglio la certezza dei medici, voglio garantire il diritto alla salute dei miei concittadini”, perché questo è oggi il vero dilemma, perché anche Orlando ieri diceva, così come lo diceva il Presidente della Regione Basilicata, che era con me, lo diceva ieri Vito De Filippo, che è un vostro collega del Pd: “Basta con gli ospedali sottocasa, se non servono a nessuno, perché sono presìdi di morte, non presìdi di salute”.

Se tutto questo può servire all’apertura di un dibattito e di un confronto anche con i sindaci che, magari, hanno questo tipo di interpretazione, allora può avere un senso e può non averlo. Se le aspettative sono altre, rimanete a casa, perché non ci sono altre chance, non c’è la possibilità di trovare situazioni alternative. Dopodiché ognuno farà le sue battaglie, noi andremo avanti in questa direzione e cercheremo di parlare con i cittadini e con i territori, per spiegare cosa significa la sanità nel Terzo Millennio, in un contesto in cui siamo sottoposti al Piano di rientro e dobbiamo dare risposte importanti ai cittadini.

Poi, volevo fare un’altra considerazione. Ho un dato della spesa sanitaria nazionale riferito alla farmaceutica, che, ovviamente, non riguarda soltanto l’andamento della Stazione unica appaltante, ma la spesa farmaceutica in generale. Rispetto all’andamento nazionale della spesa netta, il cumulato tra gennaio e settembre 2011 è del meno 6,4 per cento sul livello nazionale. La Regione Calabria è la Regione che ha risparmiato più di tutti da gennaio a settembre 2011 con un meno 14 per cento. Nel mese di settembre la media nazionale del risparmio è stata del meno 9,5 percento e la Regione Calabria ha registrato nel mese di settembre soltanto il 20,2 per cento come dato più alto tra le Regioni italiane. 

Quindi, anche questa slide che mi è stata inviata attraverso lo studio di una società, Ims, che fa ricerche in questo comparto per le case farmaceutiche, certifica e dimostra quanto realizzato in questo campo.

Qualcuno prima diceva “dove sono i dati?”. Poi non scrivete che non abbiamo risparmiato, cioè è una follia pura. Qualcuno ha detto: “Avete risparmiato soltanto 65 milioni di euro. Scusate se abbiamo risparmiato 65 milioni di euro! Come se li avessimo tolti a qualcuno!

Ci rendiamo conto che non abbiamo risparmiato soltanto 65 milioni di euro, ma che da qui al 31 dicembre 2011 ne risparmieremo 131. Tutto questo cancan, questo fermento che notiamo attorno, secondo noi ha anche un interesse relativo a questo mondo.

Ecco perché, a volte, bisogna capire da che parte uno sta e con chi si conducono le battaglie, perché noi abbiamo tolto 131 milioni di euro e – continuo a ribadirlo – non sappiamo a chi, dalle tasche di chi. Corriamo il rischio di aver tolto 1 milione di euro dalle tasche di un soggetto che non lo ha perso una tantum, ma lo ha perso quest’anno e lo perderà per i prossimi cinquant’anni; quindi, 1 milione di euro nelle tasche di qualcuno ha un peso, mentre nelle tasche del semplice cittadino rappresenta soltanto un vantaggio connesso a questo tipo di azione. Poi ci sono lobby e come possono non esserci gli interessi delle lobby attorno alla sanità?!

Tre miliardi e mezzo di euro di bilancio annuo, 259 milioni di euro di disavanzo nel 2009, 3 miliardi e 700 mila euro sono 7 mila miliardi di vecchie lire, non ogni cinque anni, ogni anno – ripeto – 7 mila miliardi ogni anno di risorse, di vecchie lire che sono nel comparto della sanità.

Quindi, francamente, non dico che dobbiamo raccogliere elogi, complimenti ed applausi, ci mancherebbe, però dico che bisogna avere molto rispetto, perché in Calabria i soldi sono sempre stati dati e ce ne sono tanti che hanno preso soldi; presto ne vedremo ancora delle belle, ci sono anche quelli che una volta, magari, ti scrivono bene perché gli hai dato i soldi, poi non ti scrivono più bene perché non gliene hai dati più, e questo è accaduto ed è accaduto sulla vostra pelle.

(Interruzione)

No, sulla nostra pelle non è mai accaduto perché hanno sempre scritto male, quindi, vuol dire che noi siamo in vantaggio su questo! E quando scopriremo queste cose, che mamma Regione pagava e pagava soldi profumati, questa è la dimostrazione che attorno a questo sistema ci sono interessi ed interessi perversi.

Noi vogliamo continuare a rappresentare i diritti dei cittadini, voi svolgete, giustamente e legittimamente, il vostro impegno e sono convinto che lo facciate sempre in totale onestà, non con noi, ma prima di tutto con voi stessi a difesa dei cittadini, però, ritengo, che, a volte, determinate battaglie si possano condurre insieme. Questa sugli ospedali, sulla sanità era una battaglia che dovevamo fare tutti insieme. E nessuno ci dica che non riceviamo i sindaci, che non ci incontriamo mai, che non discutiamo mai, nessuno dica queste cose, perché le smentiremo in tutto e per tutto, perché chi ha chiesto un incontro è stato ricevuto: ci sono sindaci che sono stati al dipartimento cinque-sei volte per discutere gli aspetti tecnici, gli aspetti collegati ai propri territori.

Quindi, non possiamo dire che non c’è la capacità di ascolto, noi abbiamo la capacità di ascolto, ma dall’altro lato abbiamo la necessità di agire, che è una delle cose che non appartiene alla cultura della politica in Calabria, perché la cultura della politica in Calabria era quella di far finta di fare per non fare! Noi, invece, ci siamo assunti – purtroppo, ma per fortuna per noi – la responsabilità di agire nel bene e nel male e ci assumiamo le responsabilità, perché questo è il mandato che ci hanno dato gli elettori.

Allora speriamo di agire bene, in maniera condivisa con il territorio e poco importa se ci sono scelte impopolari. Se la nostra visione di prospettiva ci porta ad essere fiduciosi delle scelte che facciamo per il bene del territorio, noi continueremo a farle. Ecco qual è, a volte, la differenza che, secondo me, non ci dovrebbe essere in politica.

Sui temi della salute – lo dicevano ieri in trasmissione sia con Orlando che con De Filippo – non ci dovrebbero essere divisioni, dovremmo essere tutti compatti, però noi constatiamo, purtroppo, che le scelte, comunque, spettano a noi e le dobbiamo fare fino in fondo. Speriamo che in questa parte di percorso, in questo ultimo anno e qualche mese che ci resta fino al 2012 per l’attuazione del Piano di rientro, possiamo fare scelte condivise. Daremmo un segnale di grande compostezza, di grande condivisione, di grande capacità di analisi.

L’altro giorno, quando sono venuti i sindaci dell’hinterland vibonese, non è che sono venuti i sindaci di centro-destra e quelli di centro-sinistra, c’erano tutti e sia quelli di centro-destra che quelli di centro-sinistra ci hanno ringraziato per le cose che abbiamo detto e per le scelte che abbiamo fatto. Certo, poi, dovremo rispettare, ma sono convinto che sarà così, gli indirizzi che abbiamo assunto e i pochi impegni che abbiamo preso. E quando troveranno attuazione, credo che questa sia la capacità della politica per trovare tutti insieme il modo di agire in maniera condivisa e che porti utilità al territorio.

Questa è la nostra idea, questa è l’impostazione che stiamo cercando di dare, speriamo che possa portare ai risultati auspicati e che il Piano di rientro, così come previsto, magari, alla fine di questo percorso, ci consenta di rimettere in moto una macchina in grado di camminare da sola, senza avere necessità di supporto e di correzioni anche dal Governo centrale, ma che la sanità in Calabria proceda autonomamente. Allora, saremo anche in grado, quando questo si verificherà, di poter migliorare e investire ulteriormente in quei territori, dove effettivamente ci saranno le condizioni per rivedere e rivisitare le scelte che oggi abbiamo prodotto. Domani, in un momento in cui la macchina si è avviata, se ci dovessero essere delle inadempienze e delle lacune, andremo a colmarle, perché ci sarà il tempo e il modo di reagire e, quindi, di dare risposta alle nostre comunità.

Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò

Ordine del giorno numero 53 di iniziativa dei consiglieri Fedele, Bilardi, Gallo e Serra: “In ordine agli interventi prioritari in materia sanitaria”

Ordine del giorno numero 54 di iniziativa dei consiglieri Principe, De Masi, Ciconte e altri: “In ordine all’attuazione del Piano di rientro in materia sanitaria ed ai relativi interventi prioritari”

PRESIDENTE

Ricordo che nel corso della scorsa seduta sono pervenuti al tavolo della Presidenza due ordini del giorno, uno a firma degli onorevoli Fedele, Bilardi, Dattolo, Serra, protocollo numero 54407 e l’altro a firma dell’onorevole Principe ed altri, protocollo numero 54411.

Onorevole Principe, vuole illustrare l’ordine del giorno, protocollo numero 54411?

Sandro PRINCIPE

Presidente, grazie per avermi concesso la parola, naturalmente il mio intervento sarà più per dichiarazione di voto che non illustrativo, perché il documento ritengo sia abbastanza chiaro, benché debba tenere conto della discussione odierna atteso che – come lei bene ha precisato – è stato presentato durante i lavori della precedente seduta.

Ho notato delle differenze riguardo l’approccio al problema e al confronto da parte del Presidente commissario, onorevole Scopelliti, e sinceramente me ne compiaccio, anche se questo approccio, più discorsivo e più dialogante, viene a volte sminuito dalle solite considerazioni che sentiamo da un anno e mezzo a questa parte.

Noi ci sentiamo un partito punito dagli elettori che svolge il ruolo di opposizione; può piacere o non può piacere. Certo, a queste latitudini fare un’opposizione che vuole essere riformista è un po’ difficile da capirsi, ma noi ci sentiamo una forza responsabile con una cultura di governo e, quindi, stasera non verremo meno a questa nostra caratteristica, che poi, caro Presidente Scopelliti, è trasfusa nel documento che noi abbiamo presentato.

Pochissime considerazioni che partono da una constatazione: finalmente abbiamo ascoltato un riconoscimento del Piano di rientro; stasera non ho sentito una virgola di critica verso il Piano di rientro – magari adesso di dirà “l’ha fatto Loiero”! – insomma, sotto il profilo sia cronologico sia della sostanza, mi pare che ci sia una difesa del Piano di rientro, il che vuol dire che benché sia venuto tardivamente è stato un atto di grande responsabilità della passata amministrazione.

L’altra considerazione che ci viene da dire – non se ne adonterà il Presidente Scopelliti, che stasera vedo molto disponibile al confronto – è che non è che le cose vadano tanto bene; non uso una terminologia catastrofica che non fa parte né del mio carattere né della mia cultura, perché anche io rivendico le mie origini che ci parlavano di ottimismo della volontà, però bisogna riconoscere che ci sono dei rilievi da farsi sulla gestione di questi 15-16 mesi, nel senso che ancora abbiamo un punto interrogativo sull’entità del deficit annuale che continua ad essere registrato. Lasciamo stare le cause, ma questo è un dato storico che deve preoccupare, il dato complessivo che più ci interessa è che c’è un bilancio estremamente ingessato; non mi voglio avventurare in una discussione di carattere tecnico, perché poi ci si dirà che abbiamo studiato poco. E’ vero: gli esami non finiscono mai, ma andiamo alla sostanza politica del problema.

Il fatto che emerge è che in questi mesi la situazione della sanità, complessivamente ed obiettivamente, in Calabria non è migliorata; se poi vogliamo ad ogni costo bendarci gli occhi e dire “che tutto va bene, madama la marchesa”, dobbiamo riconoscere che la situazione dei servizi è estremamente negativa. Qui nessuno, avendo partorito il Piano di rientro che viene confermato nella sua validità, dice che si vuole un ospedale sotto il portone di casa, però faccio l’esempio della mia provincia che conosco un po’ di più, che, pur constando di 800 mila abitanti, dovrebbe avere un ospedale Hub ed, invece, vede l’ospedale dell’Annunziata che regredisce sempre di più, assalito da mille situazioni che, normalmente, non richiedono un ricovero ospedaliero, creando grandi problemi – ha ragione il Presidente Scopelliti che l’emergenza è il punto più delicato di un servizio sanitario.

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

PRESIDENTE

Onorevole Principe, poiché lei sta illustrando l’ordine del giorno, atteniamoci all’argomento, altrimenti rischiamo di riaprire un altro dibattito sulla sanità. C’è già stata un’ampia discussione in Aula.

Lo dico per cercare di snellire i lavori del Consiglio, perché ancora ci sono molti punti all’ordine del giorno.

Sandro PRINCIPE

Brevemente, noi ribadiamo la nostra convinzione che in questa regione ci debbano essere ospedali Hub, almeno tre, che abbiano delle alte specialità in tutti i reparti. In questo momento non è così e, in particolare, nella provincia di Cosenza, siamo alla vera e propria emergenza.

Ribadiamo che ci vuole una sanità estremamente efficiente sul territorio che riduca i ricoveri e una rete ospedaliera intermedia, che assicuri quelle prestazioni che non è possibile ricevere sul territorio e che non sono di tale gravità da richiedere il ricovero negli ospedali Hub. Noi riteniamo che questa politica, sino a questo momento, non sia stata assolutamente fatta.

Faccio un esempio: si parla degli ospedali Hub, Cosenza dovrebbe essere o no un ospedale Hub? Chiedo ancora come mai la nostra proposta di destinare 5 milioni per la progettazione del nuovo ospedale di Cosenza, di cui tutti avvertono la necessità, sia stata bocciata.

Detto questo, poiché non voglio creare tensioni, perché si nota anche nei comportamenti in Aula un certo – non so se definirlo così – nervosismo, penso che per procedere nell’attuazione di questo disegno alcune delle cose affermate siano di indubbia necessità.

Si è parlato della premialità. Non voglio entrare in una disquisizione sulla destinazione della premialità, faccio mie le cose dette dal Presidente Scopelliti e mi domando: “Ma questa premialità è utile o meno per attuare quel disegno di sanità che noi tutti abbiamo in testa?”. Si è parlato dei fondi Fas: ma i fondi Fas sono o no utili per promuovere quel disegno?

Prendiamo atto di quello che sta succedendo in Italia, ma pensavo che stasera ci fosse stato il riconoscimento di una situazione istituzionale in cui si affermava che da soli è difficile farcela e che si ha la necessità di un confronto che, nella distinzione dei ruoli, produca poi un effetto utile per i calabresi, perché la salute dei cittadini calabresi non è né di centro-destra né di centro-sinistra.

Dalle cose che ho sentito, non v’è dubbio che più volte è stato chiamato in causa, caro Presidente Talarico, il Governo centrale, o mi sbaglio? Il Governatore commissario, nel delineare gli obiettivi, che noi condensiamo in quelli contenuti nel nostro documento, ha parlato di premialità, di fondi Fas facendo riferimento, ogni volta, a Roma.

PRESIDENTE

Onorevole Principe.

Sandro PRINCIPE

No, mi deve consentire.

PRESIDENTE

Pochi minuti.

Sandro PRINCIPE

Aggiungo che è un problema istituzionale per la Calabria, non per il centro-sinistra o per il centro-destra.

PRESIDENTE

Farà una controreplica al Presidente.

Sandro PRINCIPE

Mi fa finire? Si renderà conto che è un contributo per risolvere i problemi, perché – parliamoci chiaramente – voi da soli non ce la fate a risolvere questo problema.

Dato che è cambiato lo scenario nazionale e un’emergenza di carattere più generale necessita di una assunzione di grande responsabilità da parte di tutti, ritengo che la sanità calabrese sia al massimo dell’emergenza.

A noi gli inciuci non sono mai piaciuti, chi vi parla è stato un acerrimo avversario del compromesso storico, però, per quanto ci riguarda, pur nel rispetto dei ruoli, se anche nei comportamenti fisici c’è una volontà di essere disponibili al confronto e al dialogo, penso che questo confronto e questo dialogo porteranno la Calabria nel suo insieme a veder riconosciuti i suoi diritti. Insieme alla premialità, ai fondi Fas, c’è il problema del turn-over nell’area sanitaria: fra poco mancheranno i medici! Si vuole fare a Roma una battaglia per il turn-over quantomeno nell’area sanitaria, si vuole fare una battaglia per la formazione? In questo campo senza formazione continua non andiamo da nessuna parte.

Nel rispetto dei ruoli, noi siamo pronti a fare fino in fondo la nostra parte, a condizione che ci sia consapevolezza che gli uomini soli al comando non servono e che questa maggioranza, da sola, nel quadro generale e nel clima che stiamo respirando, non ce la può fare.

Con questi sentimenti, quindi, noi diamo un voto favorevole al nostro documento e, naturalmente, per come è concepito, non potremo fare altrettanto per il documento della maggioranza, pur confermando questa volontà istituzionale di lavorare per la salute dei calabresi.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Onorevole Fedele, prima di illustrare l’ordine del giorno della maggioranza, c’era anche una questione che riguardava una modifica tecnica alla legge sulla “Fondazione Campanella”. Ce la esponga.

Luigi FEDELE

Chiedo l’inserimento all’ordine del giorno e l’approvazione di una modifica tecnica alle legge sulla “Fondazione Campanella”che è stata approvata nelle scorse sedute di Consiglio regionale. Ci sono stati dei rilievi fatti dal Governo ai quali si risponde con queste modifiche. Sarebbe importante, vista l’urgenza e l’importanza dell’ente, che la proposta si approvasse oggi stesso.

PRESIDENTE

L’onorevole Fedele chiede l’inserimento all’ordine del giorno di una proposta di legge di modifica alla legge sulla “Fondazione Campanella”, approvata con il solo voto contrario – mi sembra – di Italia dei valori, sulla quale il Governo ha eccepito dei rilievi alla Corte costituzionale. La Regione, invece di costituirsi alla Corte costituzionale, decide di adeguarsi a quei rilievi che il Governo ha eccepito.

Sono un paio di articoli che dovremmo approvare oggi, per rendere compiuta quella legge ed evitare lungaggini.

Chiedo che su questo argomento la minoranza rifletta un attimo, mentre l’onorevole Fedele illustra l’ordine del giorno della maggioranza.

Ordine del giorno numero 53 di iniziativa dei consiglieri Fedele, Bilardi, Gallo e Serra: “In ordine agli interventi prioritari in materia sanitaria”

Ordine del giorno numero 54 di iniziativa dei consiglieri Principe, De Masi, Ciconte e altri: “In ordine all’attuazione del Piano di rientro in materia sanitaria ed ai relativi interventi prioritari” – Seguito

Luigi FEDELE

Prima di illustrare l’ordine del giorno che, tra l’altro, è stato distribuito e si illustra da sé, vorrei brevemente, proprio per flash, rispondere al collega Principe, il quale si era preoccupato che ancora il deficit nella sanità non è accertato. Forse proprio con questa Giunta, con questa maggioranza il deficit è stato accertato al 100 per cento e riconosciuto anche a livello nazionale dal Governo. Lo stesso dicasi per la spesa, che finalmente – non era mai successo – è sotto controllo, anzi – come ricordava bene il Presidente Scopelliti prima – è stata ridotta e sta andando verso la riduzione, cosa che negli anni passati, onestamente, non era mai successo. Per fortuna, adesso, abbiamo anche con gli erogatori privati, tanto per citare un esempio, – non era mai successo in questa Regione - dei contratti certi, accertati, firmati, che riconoscono la spesa ed a fine anno sapremo con certezza quanto si spenderà e si dovrà impegnare in questi settori. Credo ci sia un salto di qualità anche in questo senso.

C’è un controllo della spesa per quanto riguarda le varie Asp, che non possono sforare, avendo avuto già assegnato un tetto; quindi, c’è un grande controllo in questo senso e sicuramente, non per smentire quello che lei diceva, caro onorevole Principe, – che non mi sta ascoltando – sono convinto che ce la faremo anche da soli, come maggioranza, a portare avanti questo progetto.

Forse, anche il fatto che l’opposizione si sta accorgendo – voglio dirlo come battuta – che stiamo risolvendo il problema li spinge a voler stare con noi a condividere questo percorso. Al di là di questo, stasera la cosa principale venuta fuori è questa apertura, che è giusto che ci fosse, anche da parte del Presidente della Giunta verso i colleghi dell’opposizione su questo tema che è fondamentale e che lo stesso collega Principe ricordava: la sanità in Calabria. C’è stata, quindi, un’apertura verso le opposizioni a collaborare per migliorare questo settore.

Certo, poi, se si va a parlare di strumentalizzazioni noi non ci possiamo stare e non ci staremo, ma – come ha detto bene prima il Presidente della terza Commissione, l’onorevole Salerno – c’è da parte nostra la disponibilità a collaborare, ma non perché – lo ribadisco – non ci sia la forza per poter portare avanti questo progetto, ma perché condividiamo, capiamo e accettiamo che su un tema così importante, che riguarda la salute di tutti i calabresi, ci sia bisogno anche di una condivisione la più ampia possibile.

Questo credo sia l’elemento principale che stasera è venuto fuori da questo dibattito, che è stato certamente importante, fondamentale, col contributo di tutti, e mi auguro che su questo tema almeno o su qualche altro di fondamentale importanza ci possa essere un’apertura con le opposizioni, perché da parte nostra c’è tutta la disponibilità ad accettare i suggerimenti che in positivo potranno venire.

Ripeto: grande disponibilità, ma non alle strumentalizzazioni che non potremo sicuramente accettare.

Credo che sia stata una seduta molto proficua, Presidente. L’ordine del giorno che dicevo prima, bene o male, ricalca quello che si è detto e lo metterei ai voti atteso che come maggioranza lo potremo approvare.

PRESIDENTE

Sono stati presentati due ordini del giorno, quello della minoranza a firma del Partito democratico, di Italia dei valori, di Autonomia e diritti e di Progetto democratico, e uno della maggioranza a firma degli onorevoli Fedele, Bilardi, Gallo e Serra. C’è qualche punto in comune, anzi parecchi punti in comune, però nelle premesse c’è una netta distinzione. Non penso che si possa arrivare, anche alla luce del dibattito che c’è stato, a un ordine del giorno comune, quindi possiamo porre ai voti sia l’ordine del giorno della minoranza, sia quello della maggioranza.

Pongo in votazione l’ordine del giorno della minoranza, di cui do lettura: “Il Consiglio regionale

premesso che:

la gestione della sanità ha segnato il fallimento più evidente dell'intera esperienza regionalistica calabrese;

man mano che negli anni crescevano le competenze delle regioni, in Calabria si affermava l'assoluta mancanza di programmazione e di certezze legislative;

emblematica è la vicenda degli accreditamenti "provvisori" delle attività sia pubbliche che private. La legge che le regolamenta è stata approvata solo nel 2008.

si è creata, quindi, attorno alla sanità una ragnatela di interessi spesso condizionati dalla stessa criminalità organizzata;

ben tre Asl (per una la procedura è tutt'ora in corso) sono state sciolte e commissariate per infiltrazione mafiosa, registrando anche in questo caso un triste primato nazionale;

dopo il trasferimento delle competenze in materia di equilibrio di bilancio in capo alle regioni, con il cosiddetto accordo "chi rompe paga" del 2004, la Calabria non è stata assolutamente in grado di gestire questa nuova dimensione sia nella struttura centrale (il Dipartimento) che sul territorio (nelle ASL);

i limiti di direzione evidenziati dall'assessorato alla sanità, anche con il nuovo sistema elettorale, assieme alla proliferazione dei centri di spesa, hanno contribuito all'ingovemabilità del sistema;

il centro-sinistra nella scorsa legislatura ha certamente mirato alla salvaguardia della legalità; ha avviato iniziative importanti (rete di emergenza elaborata dal prof. Franco Romeo, i 4 ospedali di Sibari, Vibo Valentia, Catanzaro e Gioia Tauro, la proposta di Piano sanitario inviata al Consiglio regionale, etc.), ma non è riuscito a rendere il Servizio sanitario regionale adeguato alla domanda di assistenza dei cittadini, in quanto, per come detto, il regionalismo, sin dal suo avvento, non è riuscito ad incidere positivamente per riformare il settore, accumulando così ritardi ed incrostazioni enormi;

solo in seguito, con gli accorpamenti prima ed il Piano di rientro dopo, ha scoperchiato una pentola ormai divenuta ingestibile;

proprio la delicatezza e la complessità dell'intera vicenda necessitava di condivisioni e di responsabilità diffuse;

per questo ci si è fortemente opposti alla nomina di commissari, anche quando la norma la riconduceva in capo al Presidente della Giunta regionale;

con il cambio di governo si è tenacemente rivendicato e ottenuto il commissariamento, espropriando delle sue funzioni il Consiglio regionale ed affermando un istituto inedito: la sanità dei decreti e delle tasse aumentate. Nessun confronto istituzionale e sociale, solo decreti!, spesso modificati, stravolti, integrati, revocati nel volgere di poche settimane e poi sistematici annunci roboanti ad ogni passaggio di verifica nazionale, puntualmente ridimensionati o smentiti nei fatti e negli stessi verbali interministeriali. Si impone, dunque, a distanza di un congruo periodo dal commissariamento, una verifica rigorosa e nel merito della gestione del Piano di rientro;

è stato completamente cancellato il principio previsto e garantito dalla stessa normativa che regolamenta i piani di rientro: il risanamento finanziario non può comunque negare il diritto alla salute per come tutelata dai LEA;

si è proceduto ad una razionalizzazione selvaggia della rete ospedaliera, che non vede nessuna complementarità fra rete pubblica e privata, senza prima strutturare e capillarizzare la rete dell'offerta territoriale, con il risultato che oggi, anche gli ospedali cosiddetti Hub, vengono chiamati a soddisfare domande generiche di prestazioni, che non vengono erogate dal territorio;

ciò ha prodotto un aumento delle liste di attesa e, per come confermato, un aumento della stessa emigrazione sanitaria passiva (più 10 milioni nel 2010), oltre ad un inaccettabile sballottamento dei pazienti, spesso solo per la ricerca di un posto letto. In nessun atto è stato mai quantificato il risparmio derivante da questa azione di riorganizzazione e, soprattutto, ai pazienti, destinatari di un servizio chiuso, accorpato, ridimensionato, non è stata data dovuta conoscenza della loro destinazione. La stessa rete dell'emergenza, che per una sanità che cambia la sua domanda è un servizio fondamentale, non rispetta. i parametri che la medicina le assegna. Vi sono aree della Calabria completamente sguarnite di servizi ospedalieri. Si sono voluti cancellare i presidi di confine, esponendo ad una emigrazione passiva di massa interi territori, con un evidente aggravio di costi per la nostra regione. L'intero mondo degli operatori, a partire da quello medico, è sottoposto a pressioni quotidiane che vedono sempre più aumentare la cosiddetta sanità difensiva. Il turn-over nella sola area sanitaria andava riproposto e ottenuto;

tutto ciò ha causato un preoccupante smarrimento nelle popolazioni e un pericoloso scollamento nei confronti delle istituzioni democratiche, con conseguente aumento del tasso di sfiducia nei confronti del SSR;

quanto all'andamento economico-finanziario, il quadro che si è determinato non è per nulla rassicurante;

la spesa corrente continua e crescere con disavanzi annuali molto consistenti;

mentre il disavanzo prodotto negli anni 2001-2008 è oggetto del Piano di rientro, negli anni seguenti i disavanzi devono essere ripianati dal bilancio regionale; bilancio, per come noto, ingessato che, già attualmente è privo di disponibilità da indirizzare allo sviluppo;

il disavanzo 2010 è diminuito di soli 67 milioni, derivanti soprattutto dalla contrazione e dalla modifica della gestione della spesa farmaceutica, attività espletate dalla Stazione Unica Appaltante, azioni e strumenti istituiti nella passata legislatura. Nell'anno in corso i primi dati provenienti dalle trimestrali lasciano intravedere un debito ragguardevole. Come sarà ripianato il debito corrente? Quando si raggiungerà il pareggio di bilancio?

Impegna, alla luce delle considerazioni di cui in premessa, Il Presidente-Commissario, onorevole Scopelliti:

ad attuare con rigore finanziario il Piano di rientro, facendo in modo che nell'anno 2011 e negli anni successivi si pervenga al pareggio di bilancio evitando, quindi, deficit annuali che aggraverebbero vieppiù la situazione;

ad assicurare su tutto il territorio regionale i Livelli Essenziali di Assistenza, con particolare riferimento alle aree di confine e di difficile raggiungibilità;

ad assicurare negli ospedali Hub eccellenze in tutti i reparti;

ad organizzare la rete ospedaliera in maniera razionale per fare in modo che i servizi intermedi, tra quelli assicurati dagli ospedali Hub e quelli prestati direttamente dal territorio, siano erogati da strutture ospedaliere intelligentemente dislocate e potenziate nelle città capoluogo;

a realizzare con urgenza le strutture territoriali (case della salute, distretti, poliambulatori, etc.) la cui esistenza ed efficacia causerebbe l'effetto positivo di ridurre drasticamente i ricoveri ospedalieri e le inaccettabili liste d'attesa;

ai mirare, attraverso l'attuazione di quanto previsto nei punti precedenti, a ridurre l'emigrazione sanitaria;

ad assicurare il turn-over per la sola area medica e la formazione per l'intera area sanitaria.”

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l’ordine del giorno della maggioranza, di cui do lettura: “Il Consiglio regionale

premesso che:

la Regione Calabria nell’anno 2009 ha sottoscritto con il MEF il Piano di rientro del deficit sanitario per la riorganizzazione e razionalizzazione del sistema sanitario calabrese;

con OPCM 3635/2007 per il risanamento, lo sviluppo, il riequilibro e la modernizzazione della Sanità in Calabria è stato istituito il Commissario delegato per l’emergenza socio-economico sanitaria delle Regione Calabria;

a causa degli inadempimenti rilevati all’attuazione del suddetto piano il CdM nel luglio del 2010 ha disposto il commissariamento;

le attività poste in essere del mese di agosto 2010 a tutt’oggi hanno consentito di incidere positivamente sulla gestione finanziaria del settore, producendo risparmi consistenti accertati dai Ministeri controllanti e quantificati in 60 milioni di euro per il 2010 sul 2009 e di 50 milioni di euro per il 2011 sul 2010 ;

si è provveduto, altresì, a distinguere reti essenziali: ospedaliera, di emergenza urgenza e territoriale della Regione, che ha riorganizzato il sistema sul principio della appropriatezza delle prestazioni, abbattendo i costi inutili migliorando così il processo gestionale delle aziende sanitarie, per dare ai cittadini prestazioni sanitarie di qualità;

la riorganizzazione in corso di attuazione, consentirà di migliorare la prossimità organizzativa, di ridurre i ricoveri ospedalieri, di riconvertire le strutture che non offrono rimessa e continuità assistenziale, di migliorare la gestione aziendale;

l’azione incisiva e l’accelerazione posta in essere dal giugno 2010 ha consentito la definizione delle procedure per la realizzazione degli ospedali della Sibaritide, della piana di Gioia Tauro; di Vibo Valentia e di Catanzaro, unitamente alla programmatica attività che riguarda gli ospedali di CS - RC e KR ed alla realizzazione delle Case della Salute per come previsto dal POR Calabria 2007/2013, producendo un miglioramento dell’organizzazione strategico-territoriale del servizio sanitario regionale e degli effetti della mobilità passiva;

che entrambi gli incarichi sono ricoperti dal Presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti;

il processo di riforma avviato dal Presidente Scopelliti nella qualità di Commissario, anche alla luce della situazione nazionale che ha necessariamente tenuto conto della razionalizzazione della spesa sanitaria legata al trasferimento delle quote del Fondo Sanitario Regionale, deve proseguire valutando gli ulteriori interventi che si riterranno necessari in relazione ai bisogni reali dei cittadini, contestualizzati ed approfonditi con le opportune analisi epidemiologiche e della situazione orografica del territorio calabrese;

la continua informazione e consultazione posta in essere dal Commissario con gli Enti locali, le organizzazioni professionali e sindacali, delle associazioni e degli operatori privati costituisce un passaggio imprescindibile per la costruzione del sistema sanitario regionale;

è necessario rilanciare una politica sanitaria di integrazione tra territorio ed ospedale come modello organizzativo che mette in sinergia i servizi territoriali con i servizi ospedalieri, investendo sulla prevenzione con attività di programmazione e pianificazione sul principio dell’appropriatezza delle prestazioni e delle risorse economiche disponibili;

garantire l’erogazione dei servizi sanitari sul territorio calabrese in osservanza ai LEA, promuovendo il miglioramento dell’efficacia, nell’obiettivo generale della salute dei cittadini;

nel sostenere e condividere l’azione posta in essere dal Presidente Scopelliti impegnato per il Piano di rientro sulla sanità e per l’emergenza socio-economica e sanitaria della Regione Calabria che ha prodotto risultati ampiamente positivi per la realizzazione delle reti assistenziali

impegna e sollecita

il Presidente della Giunta regionale

a chiedere al Governo nazionale una più equa distribuzione sul Fondo sanitario nazionale, considerando anche indicatori di deprivazione sociale ad una migliore integrazione delle politiche e degli interventi sociali e sanitari, attraverso una più forte strutturazione territoriale integrata sociale e sanitaria;

di dare priorità alla riorganizzazione della rete territoriale anche attraverso una celere attivazione dei CAPT istituiti a seguito della riconversione di alcune strutture ospedaliere;

di accelerare e migliorare attraverso un piano efficace la rete di emergenza-urgenza;

a far si che al più presto si esca dall’emergenza per poter programmare, per i prossimi anni, gli interventi idonei a garantire l’adeguata assistenza sanitaria per tutti i cittadini calabresi.”

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Proposta di legge numero 280/9^ di iniziativa dei consiglieri Fedele e Serra, recante: “Integrazione alla legge regionale del 28 settembre 2011, numero 35”

PRESIDENTE

Finito il dibattito sulla sanità, passiamo alla proposta di legge con cui si procede alla modifica della legge sulla “Fondazione Campanella”, in ossequio alle eccezioni che ha fatto il Governo.

Ha chiesto di intervenire l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.

Sandro PRINCIPE

La nostra opinione – e penso di parlare a nome di tutti i colleghi della minoranza – è di fare esaminare questo testo di modifica dalla Commissione consiliare competente e il 19, prima che inizi il dibattito sul bilancio, esaminarla per poi licenziarla rapidamente, prima di avventurarci nell’esame dei provvedimenti che riguardano il bilancio.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l’onorevole Fedele. Ne ha facoltà.

Luigi FEDELE

Credo che questa proposta del collega Principe sia accettabile, a riconoscimento dello spirito di collaborazione che si è instaurato qui stasera anche su questi temi. Ritengo, quindi, che la proposta possa andare all’esame della Commissione consiliare competente perché sia, poi, inserita al primo punto della seduta di Consiglio del 19 dicembre.

PRESIDENTE

Accolta la proposta dell’onorevole Principe, possiamo rinviare la proposta alla prossima seduta di Consiglio regionale, previo esame della Commissione consiliare competente. Comunico, comunque, che inserirò il provvedimento all’ordine del giorno della prossima seduta di Consiglio del 19 di dicembre. Va bene?

Pongo in votazione la proposta del consigliere Principe.

(Il Consiglio approva)

Testo unificato:

Proposta di legge numero 41/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Norme per il sostegno di persone non autosufficienti – Fondo per la non autosufficienza”

Proposta di legge numero 28/9 di iniziativa dei consiglieri Morelli, Nucera, recante: “Tutela e valorizzazione delle persone anziane. Interventi a favore di anziani non autosufficienti

PRESIDENTE

Passiamo al prossimo punto all’ordine del giorno: “Norme per il sostegno di persone non autosufficienti – fondo per la non autosufficienza”. E’ relatore l’onorevole Parente, che ha facoltà di svolgere la relazione.

Claudio PARENTE, relatore

La proposta di legge in discussione prevede una serie di norme e procedure atte ad uniformare le azioni in favore delle persone non autosufficienti, al fine di rendere più efficienti ed efficaci gli interventi previsti già dal Piano sociale regionale e dalla legge regionale di riordino delle politiche sociali, anche per alcuni aspetti che possono riguardare la programmazione europea per quanto riguarda l’Asse III e IV dell’inclusione sociale.

Nella nostra regione i soggetti anziani e disabili non autosufficienti sono, secondo i dati Censis, nel 2010 oltre 84 mila unità, i disabili gravissimi, quindi con un’autonomia quasi inesistente, sono ben oltre il 3 per cento della popolazione in età superiore ai sei anni, mentre superano il 24 per cento negli ultraottantenni.

L’intervento legislativo di quella proposta di legge è in linea anche con le politiche di conciliazione lavoro-famiglia, che oggi vengono aggravate da questa situazione congiunturale, mentre gli aspetti più rilevanti della proposta di legge si possono riassumere nei programmi di aiuto alla persona per l’assistenza domiciliare in forma autogestita, mediante piani individualizzati previamente concordati dagli enti locali con le persone richiedenti e con verifica della professionalità degli operatori prescelti.

Inoltre, le famiglie potranno essere affiancate nel sostegno anche nelle 24 ore e soprattutto con la copertura dei giorni prefestivi e festivi. Questa è un’assoluta novità, chiunque ha avuto a che fare con persone disabili non autosufficienti conosce il dramma che si attua in questi giorni senza assistenza.

Inoltre, sono previsti interventi economici per concorrere ai costi per evitare i ricoveri, soprattutto quelli impropri, mentre un particolare sostegno sarà dato alle famiglie che assistono in casa persone con handicap gravi o anziani non autosufficienti, al fine – come dicevo prima – di limitare al massimo i ricoveri impropri.

Ci sono norme che favoriscono l’inserimento nel mondo scolastico per chi è affetto da handicap, così come sono previsti sostegni alle famiglie nel cui nucleo sono presenti soggetti non autosufficienti, finalizzati anche ai generi di prima necessità e soprattutto ai nuclei familiari con redditi sotto soglia di povertà.

Un’altra novità significativa è l’introduzione del Fondo regionale per i non autosufficienti, che assume il significato di introdurre e rafforzare singoli servizi prevalentemente domiciliari, ma anche la base per avviare un percorso di sviluppo pluriennale con un progetto unitario con obiettivi specifici. In altre parole, il Fondo, in futuro, andrebbe potenziato ed anche utilizzato come strumento per il complessivo ripensamento delle politiche regionali di assistenza continuativa, ridisegnando l’insieme degli interventi e degli sforzi per dare all’offerta territoriale la maggiore articolazione possibile tra servizi residenziali, semiresidenziali, domiciliari ed assegni di cure.

In questo caso, l’idea del Fondo regionale per la non autosufficienza permetterebbe di inquadrare questo settore come un’area di welfare autonoma, cioè un settore differente rispetto alla sanità dei servizi sociali, che li taglia trasversalmente, ma che ha una sua precisa specificità. Ciò attribuirebbe all’assistenza continuativa per i disabili e i non autosufficienti una dignità politico-istituzionale e una visibilità mai trovata prima.

Pertanto, in un’epoca di risorse limitate e pressioni finanziarie, quale quella attuale, la riforma complessiva del comparto della non autosufficienza può sperare nel suo complesso solo se si riuscirà ad attivare, in uno sforzo coordinato, le potenzialità di tutti i soggetti coinvolti nel progetto di assistenza, quindi pazienti, famiglie, operatori, coniugando un nuovo approccio culturale e assistenziale, che prevede la presa in carico globale dei pazienti e delle loro famiglie, con le istituzioni impegnate a riformulare il sistema di assistenza.

Poi, sono contemplate diverse altre ipotesi, anche la Comunità europea raccomanda di considerare le patologie che conducano alla non autosufficienza, tipo Sla, distrofie, Alzheimer, demenze, come priorità di salute pubblica, ma nel nostro Paese, poiché le competenze in materia di sanità e servizi sociali sono regionali, occorre che si cominci.

Per quanto ci riguarda, l’approvazione della proposta di legge in discussione rappresenta un momento importante ed assolutamente propedeutico a tutto quello che rimane da fare e che si dovrà fare, per creare un modello normativo ed assistenziale virtuoso per la semplificazione della diffusione dei servizi, per la promozione e la ricerca degli interventi terapeutici.

Presidente, ho concluso.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Sarò brevissimo, Presidente, per quello che siamo riusciti a seguire – dovremmo intervenire presto sulla sistemazione dell’audio in questa sala, perché diventa difficile seguire qualunque tipo di dibattito – credo che quanto ha illustrato il relatore e quanto ha detto su questa legge sia sufficiente, proprio per non appesantire ancora di più la giornata dopo sei ore di dibattito su un tema così importante e così scottante, qual è quello della sanità. Ritengo che non ci sia più la lucidità per concentrarsi al meglio sulla portata e l’efficacia di questa legge, in considerazione di un sistema e di un quadro di welfare che la Regione Calabria assolutamente deve recuperare in un ambito di partecipazione, di servizio, di spirito e di attenzione verso i più deboli, verso gli ultimi, verso coloro i quali – come diceva appunto il relatore – hanno più che mai bisogno di un’assistenza, di una promozione al superamento di una difficoltà, di un handicap che non sempre accompagna ed aiuta la persona, ma ancora di più le famiglie per un pieno inserimento di queste persone in un contesto più aperto e più attento ai problemi della socialità.

Sono particolarmente contento della discussione di oggi, perché anche io sono uno dei protagonisti di questa battaglia, avendo presentato questa proposta di legge a sostegno delle persone anziane. Il tutto rientra in un quadro nazionale, parliamo della Legge numero 328 del 2000, recuperata dalla legge regionale numero 23 del 2003, inserita in questo contesto di regolamentazione dell’intera materia, che coinvolge, in un rapporto di sussidiarietà, gli enti locali con una partecipazione che sicuramente darà i frutti che noi speriamo di poter cogliere.

Questo sostegno che si vuole dare principalmente alle famiglie è un segno tangibile che gli enti pubblici, ormai, non riescono più da soli a smaltire o a dare una risposta piena a quel bisogno di socialità, di socializzazione, di integrazione che l’uomo attende.

Sostenere la famiglia significa raggiungere un doppio obiettivo: uno è quello di dare un conforto spirituale, oltre che materiale, alla persona bisognosa di questa assistenza e poi farla stare in un ambiente che le è familiare, non facendo gravare sulla famiglia quelle che sono le spese oggettive che è chiamata a sopportare, molte volte, di fronte a questo stato di bisogno.

L’handicap non necessariamente riguarda un problema generazionale, riguarda una fascia – lo ha detto il relatore – di ragazzi inferiore a sei anni, che sono circa il 3 per cento e che, quindi, creano un maggiore impegno per l’inserimento in un sistema ordinario di intervento.

La legge è semplice, scorrevole, ho visto anche qualche emendamento che si può discutere, perché non comporta stravolgimenti di grande fondo, se non pure quello di recuperare un rapporto con il sistema del volontariato, che può avere un ruolo importante in un coinvolgimento complessivo non solo di indirizzo per ciò che deve essere una linea di coinvolgimento nel sistema, di partecipazione nel sistema, di corresponsabilità nel sistema in quel rapporto di sussidiarietà verticale, come si usa definirla oggi, che necessariamente tende sempre più ad avvicinarsi all’uomo, ai suoi bisogni e alle sue necessità in una dimensione e in un’ottica diversa.

Per cui sosterremo la legge, avremo modo – è stata già, in fondo, anche sostenuta in Commissione, quindi passa con un voto quasi unanime – di vederla nella piena attuazione come una risposta concreta ai bisogni dei calabresi e non come l’appartenenza a quella che può essere un’area politica. Questo Consiglio, quando si esprime sui bisogni dell’uomo, si deve esprimere nella piena consapevolezza che non è il colore politico che incide la sua profondità – lo abbiamo detto anche prima sulla sanità – in una modernità di sistema, ma deve essere la voglia di partecipare e di promuovere la consapevolezza che essere calabresi non significa essere cittadini di serie B.

Sulla norma finanziaria, Presidente, dovremmo autorizzare il coordinamento formale, perché abbiamo vissuto, fra il parere della seconda e della terza Commissione, quasi un interregno di un anno collegato, però, a vicende nazionali, non a nostra responsabilità. E’ necessario, quindi, adattarla rispetto a quella che sarà; d’altronde sarà pubblicata con l’anno nuovo, quindi troverà il pieno sostegno di quella norma.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo. Ne ha facoltà.

Mario MAIOLO

Signor Presidente, intervengo anche per sottolineare l’importanza dell’iniziativa legislativa, che era prevista anche alla fine della precedente legislatura, quindi sul contenuto non rientro, non ritorno sugli aspetti citati anche dal relatore, però penso sia utile e necessario, prima della valutazione approvativa di questo provvedimento, dire alcune cose per inquadrare il contesto in cui questa norma va ad inserirsi.

Innanzitutto, si prevede l’istituzione di un fondo che sia aggiuntivo a quelle che sono le risorse ordinarie delle politiche sociali sia per trasferimento nazionale sia per realtà di fondi comunitari, che quindi deve trovare un impegno, una disponibilità finanziaria adeguata, ma è un fondo che viene anche regolamentato, dal punto di vista dell’attuazione e della programmazione, con i fondi della gestione ordinaria dei servizi sociali di questa regione.

Nella precedente legislatura – lo dico anche al relatore, amico e consigliere Parente – abbiamo approvato per la prima volta in questo Consiglio regionale il Piano dei servizi sociali, cioè quello che per la Legge numero 328 e per la legge regionale numero 23 spogliava la Regione Calabria delle attività gestionali in materia di servizi sociali, demandando la programmazione della gestione al territorio sulla base dei distretti socio-sanitari.

Abbiamo approvato il primo Piano triennale che si è completato con il 2009 e avevamo messo in piedi il meccanismo per la redazione dei piani di zona, che regolamentano tutti i servizi sociali della nostra regione. Oggi si propone di rafforzare quella previsione programmatoria attraverso l’istituzione del Fondo per la non autosufficienza e la realizzazione del Piano specifico per la non autosufficienza sull’ambito dei distretti socio-sanitari.

Beh, questa norma avrei voluto tanto approvarla alla fine della scorsa legislatura, non per un fatto – e lo dico stasera – di bandierina rispetto alla precedente amministrazione, ma perché questa legge approvata in quella fase si immetteva per come questa legge vuole inserirsi.

Oggi il Consiglio approverà – come noi ci auguriamo – questa proposta di legge, ma viene approvata in un contesto in cui, essendo completato il 2011, questa Regione è sprovvista dell’attuale Piano dei servizi sociali, perché non è stato redatto, non è stato approvato; non sappiamo, quindi, per il 2010 e il 2011 come siano state governate le risorse e come siano stata programmata la spesa dei servizi sociali.

Temiamo, dunque, che questa legge possa rispolverare una vecchia abitudine di questa Regione, in cui si approvano gli strumenti legislativi e gli intenti, ma poi la gestione ordinaria si allontana da quelli che sono gli intendimenti del Consiglio regionale.

Oggi siamo in questa situazione e lo siamo anche sul piano delle risorse finanziarie, perché è di qualche ora fa la certificazione, se ci fosse necessità, del Censis che ci dice come sarà abbattuto nel 2012 il trasferimento di risorse sul piano delle politiche sociali dallo Stato verso le Regioni, si fa il quadro di quello che anche in questo Consiglio regionale abbiamo fatto sulla dotazione finanziaria, sulle politiche sociali non dando il giusto rilievo a questa materia ed oggi andiamo ad approvare una legge che specifica e rafforza un’azione che non c’è, oggi, sul piano programmatorio con risorse che, di fatto, non sono individuate.

Non me ne voglia il collega Nucera, però il parere della Commissione bilancio è chiaro, cioè si dava un’indicazione irrisoria e si capisce, a fine di esercizio 2011 poteva anche essere accettabile. Ovviamente c’è una prescrizione che io non so valutare precisamente, qui c’è il collega onorevole assessore che probabilmente ci potrà dire qualcosa, il parere è vincolato a una verifica sullo stato di attuazione della spesa dei capitoli sulle politiche sociali che, però, non troviamo allegato alla proposta legislativa di oggi.

Onorevole Presidente del Consiglio, ci dovrebbe dire nella sostanza se questa legge è corredata del parere finanziario della Commissione, avendo la Commissione stessa vincolato a una verifica sullo stato della spesa dei capitoli dei servizi sociali, che il dipartimento avrebbe dovuto completare entro il 30 novembre, in modo che in questa sede sia data la possibilità all’intero Consiglio di capire se questa legge, realmente, istituisce questo fondo o se approviamo una norma che sarebbe veramente ininfluente, alla luce del fatto che questa Regione ha interrotto la buona prassi dell’approvazione del Piano dei servizi sociali del quale, ad oggi, si trova sprovvista.

Noi non possiamo che esprimere positività rispetto allo strumento normativo, ma siamo fortemente perplessi sulla capacità che questo strumento avrà di incidere su una realtà che mi pare essere ritornata ad una condizione di disgregazione e di ruoli che la Regione svolge sul piano gestionale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Il mio sarà un intervento molto breve, perché questa è una legge che era attesa da tanto tempo e, francamente, mi auguro che sia approvata dal Consiglio oggi 2 dicembre. Certamente c’è un dato su cui invito tutti i colleghi a riflettere: quello della copertura finanziaria che è irrisoria. In tal senso deve essere messo in atto tutto lo sforzo già nel bilancio di previsione, affinché ci sia una robusta dotazione finanziaria che possa dare le risposte che la cittadinanza calabrese si attende.

E’ una legge importante, come gruppo di Italia dei Valori abbiamo voluto dare un modesto contributo, perché siamo convinti che l’attenzione debba essere focalizzata sugli organismi del terzo settore, che attraverso una concreta attuazione dei piani socio-distrettuali, dei piani di zona, possano offrire quella risposta ad una fascia di un tessuto di cittadinanza debole e che ha bisogno di un’assistenza concreta. Questo significa mettere in condizione organismi accreditati e qualificati di garantire diritti, sicché l’assegno di cura deve essere estrema ratio, solo in condizioni particolari, perché alle famiglie vanno garantiti i diritti, non devono diventare gestori di servizi.

Con questo spirito abbiamo voluto contribuire con degli emendamenti che rafforzano la legge e focalizzano l’attenzione sulla realtà del terzo settore, che può essere l’attuatore diretto di queste questioni. Questo è il senso degli emendamenti.

Mi pare che ci sia l’attenzione massima da parte di tutto il Consiglio, affinché ci sia una dotazione finanziaria che nel 2012, finalmente, metta a regime una legge che dia risposte concrete.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Salerno. Ne ha facoltà.

Nazzareno SALERNO

Intervengo perché questa proposta di legge è stata approvata in Commissione molto tempo fa, uno dei primi atti approvati in Commissione da quando ci siamo insediati in questa legislatura. E’ stata anche approvata all’unanimità, molto voluta da tutte le forze politiche.

Finalmente siamo riusciti ad avere questo provvedimento qui in Aula. Penso che questa sia un’occasione da non perdere, perché è uno strumento che serve per dare la possibilità di incominciare a regolamentare questo settore, per avviare un percorso virtuoso.

Certo, concordo anche con l’intervento del collega Giordano per quanto riguarda le risorse finanziarie che sono esigue, però c’è da dire che, senza questa legge, certamente non possiamo lavorare per avere ulteriori risorse. E’ importante approvarla e contestualmente assumere l’impegno tutti quanti qui in Aula di rafforzarla e metterla nelle condizioni di poter operare con grande raggio di azione, perché è uno strumento importante, soprattutto in una regione come la nostra, in un settore in cui c’è tanto bisogno e nel quale per anni si è registrato un vuoto.

PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi sulla discussione generale, quindi possiamo procedere all’esame dell’articolato.

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato all’unanimità)

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

All’articolo 3 c'è un emendamento, protocollo numero 51939, a firma dell’onorevole Giordano: “L’erogazione dell’assegno di cura alle famiglie che provvedono in via prioritaria, tramite aiuti esterni con personale qualificato, attraverso le organizzazioni sociali del terzo settore e ove non sia possibile in proprio, all’assistenza dei familiari non autosufficienti, per concorrere ai costi di deistituzionalizzazione e supportare le famiglie al fine di garantire la permanenza degli anziani non autosufficienti e dei disabili e di qualsiasi altro soggetto non autosufficiente nell’ambito domestico”.

Mi sembra che solo l’onorevole Giordano abbia presentato emendamenti, nella mia cartella non ce ne sono altri.

Onorevole Giordano, intervenga sulla lettera a), perché poi il relatore dovrà esprimere il suo parere riguardo all’accoglimento dell’emendamento.

Giuseppe GIORDANO

Proprio in virtù dell’intervento precedente, questo emendamento va ad incidere sulla lettera e) e vuole recuperare il concetto per il quale non devono essere le famiglie a gestire i servizi, ma alle famiglie devono essere offerti i servizi attraverso gli organismi che sono accreditati e qualificati, nello spirito, comunque, di dare la possibilità alle famiglie che versano in condizioni particolari di avere l’assegno di cura, estrema ratio.

La riscrittura di questo paragrafo nell’emendamento è così definita: “L’erogazione dell’assegno di cura alle famiglie che provvedono in via prioritaria, tramite aiuti esterni con personale qualificato, attraverso le organizzazioni sociali del terzo settore e ove non sia possibile in proprio, all’assistenza dei familiari non autosufficienti, per concorrere ai costi di deistituzionalizzazione e supportare le famiglie al fine di garantire la permanenza degli anziani non autosufficienti e dei disabili e di qualsiasi altro soggetto non autosufficiente nell’ambito domestico”. Questo è l’emendamento che va ad integrare la lettera e) dell’articolo 3.

PRESIDENTE

Parere del relatore?

(Interruzione)

Giovanni NUCERA

Presidente, vorrei illustrare un subemendamento.

PRESIDENTE

Prego, onorevole Nucera.

Giovanni NUCERA

Prima del parere del relatore, c’è un subemendamento.

(Interruzione)

Purché siano accreditati, organizzazioni sociali del terzo settore accreditate, cioè riconosciute, altrimenti il terzo settore, diventa un settore all’infinito! “Accreditate”, quindi riconosciute.

Claudio PARENTE, relatore

Vorrei chiarire una cosa: per quanto riguarda l’emendamento, sono d’accordo per aggiungere l’aggettivo “qualificato” riguardo al personale, mentre per quanto riguarda la problematica del terzo settore, è intrinseco, è pleonastico, perché sia la legge regionale numero 23 del 2003 sia la Legge numero 328 del 2000 conferiscono al terzo settore la forma di concertazione e programmazione, è insito nella proposta di legge. Ci sono associazioni e organizzazioni anche non lucrative che non aderiscono al terzo settore, quindi ci sarebbe una limitazione di fatto che andrebbe a penalizzare la forme di cooperazione o le fondazioni che non aderiscono al terzo settore.

Parliamo sempre di strutture che devono essere accreditate dagli enti locali, autorizzate a questa prestazione, mentre sono d’accordo che c’è stato, probabilmente, un refuso nella legge a non specificare “qualificato” il personale che dovesse essere accolto in famiglia per l’assistenza al soggetto non autosufficiente.

Siccome tutti i suoi emendamenti puntano su questo inserimento del terzo settore, il terzo settore per legge, sia regionale sia nazionale, è il settore che si occupa della programmazione, progettazione e realizzazione del sistema dei servizi locali, dei servizi sociali, quindi, specificarlo ulteriormente potrebbe portare, nel caso specifico, ad una limitazione, perché la legge 23 non limita solo alle organizzazioni del terzo settore, ma apre anche fondazioni, alle organizzazioni della cooperazione e agli enti locali. Non possiamo settorializzare tutta l’attività alla formazione del terzo settore.

Giuseppe GIORDANO

Potremmo, quindi, dire “le organizzazioni del terzo settore e gli organismi previsti dalla legge 23”, facciamo un richiamo alla legge regionale numero 23.

PRESIDENTE

Il parere com’era?

Claudio PARENTE, relatore

Abbiamo modificato e abbiamo inserito “attraverso le organizzazioni previste dalla legge regionale 23 del 2003”.

PRESIDENTE

Onorevole Giordano, approvarlo con le puntualizzazioni dell’onorevole Parente va bene?

Giuseppe GIORDANO

Sì, con le puntualizzazioni dette potrebbe anche diventare “o attraverso le organizzazioni del terzo settore e gli organismi di cui alla legge 23”, quindi richiamiamo il terzo settore e quelli della legge 23.

PRESIDENTE

Scusi, poiché poi autorizzeremo il coordinamento formale, può ripetere al microfono?

Giuseppe GIORDANO

“…o attraverso le organizzazioni del terzo settore e gli organismi di cui alla legge 23 accreditati”.

PRESIDENTE

Onorevole Nucera, va bene? Pertanto, pongo in votazione l’emendamento, protocollo numero 51939, come modificato, con autorizzazione al coordinamento formale.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3 nel suo complesso, come emendato.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Presidente, nel corpo dell’emendamento c’è un’integrazione, dopo la lettera l) e la lettera m), dove viene esplicitato: “I piani di zona dovranno tenere conto, in via prioritaria, degli interventi di cui alla lettera l), ossia dell’erogazione o concessione di titoli validi per l’acquisto di servizi sociali dai soggetti accreditati ai sensi della legge 23”.

PRESIDENTE

E’ nell’altro blocco di emendamenti, perché l’onorevole Giordano non li ha messi in ordine.

Giuseppe GIORDANO

No, è lo stesso emendamento.

Claudio PARENTE, relatore

Anche in questo caso, onorevole Giordano, i piani di zona sono previsti dalla legge regionale numero 23 del 2003 e dalla legge nazionale del 2000. Quindi fare queste specificazioni può essere pleonastico perché è assolutamente previsto il Piano di zona, lei sa benissimo che il piano di zona è il sistema dove vengono previste tutte le forme di intervento sociale. Quindi, è insito nella legge.

PRESIDENTE

Onorevole Giordano, prego.

Giuseppe GIORDANO

E’ una precisazione, non credo che sia pleonastico, comunque c’è sempre la legge regionale “23” che ci guida.

Claudio PARENTE, relatore

Credo che anche per un fatto logico, considerato che si tratta di una legge regionale, rifarsi proprio alla legge regionale numero 23 del 2003, che prevede sia i piani di zona sia l’attività delle organizzazioni del terzo settore. Rimandiamo, quindi, tutto a quanto è previsto nella legge 23, altrimenti facciamo un duplicato di una nostra legge. Sembra un po’ eccessivo.

PRESIDENTE

Il parere del relatore è contrario. Pongo in votazione l’ultima parte dell’emendamento.

(E’ respinto)

Pongo in votazione l’articolo 3, come modificato.

(E’ approvato)

All’articolo 4 c’è un emendamento a firma dell’onorevole Giordano con protocollo numero 51942: “All’articolo 4, dopo la lettera e), aggiungere “…il riconoscimento secondo quanto previsto dall’articolo 1, commi 4 e 5, della legge 328 delle organizzazioni sociali del terzo settore nella realizzazione concertata degli interventi e dei servizi sociali”.

Parere del relatore?

Claudio PARENTE, relatore

Sì, questo è possibile, perché l’articolo 4, comma 1 della legge 23, che l’onorevole Giordano vorrebbe riproporre, a questo punto, prevede in modo specifico quelle che sono le attività del terzo settore in questo specifico campo. Può, quindi, essere approvato.

PRESIDENTE

Il parere del relatore è positivo. Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 51942.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4 come modificato.

(E’ approvato)

All’articolo 5, comma 5, c’è un emendamento con protocollo numero 51958, a firma dell’onorevole Giordano: “ riguardante le modalità di coinvolgimento delle organizzazioni sociali del terzo settore, secondo quanto previsto dall’articolo 4”, ha facoltà di illustrarlo.

Giuseppe GIORDANO

Questo emendamento si integra con la lettera e) con questa dicitura: “Le modalità di coinvolgimento delle organizzazioni sociali del terzo settore, secondo quanto previsto dall’articolo 4”, potremmo, a questo punto, modificarlo recuperando la dicitura del primo emendamento, ossia anche con gli altri organismi accreditati di cui alla legge 23.

PRESIDENTE

Parere del relatore?

Claudio PARENTE, relatore

Va assolutamente modificato ed integrato, perché altrimenti limiterebbe l’attività in questo settore di tutte le altre organizzazioni, degli enti locali e quant’altro.

Quindi possiamo soltanto integrarlo richiamandoci alla legge regionale numero 23 del 2003.

(Interruzione)

No… modificato, perché altrimenti…

Giuseppe GIORDANO

Quindi potrebbe essere modificato così: “Le modalità di coinvolgimento delle organizzazioni sociali del terzo settore e di quegli organismi accreditati di cui alla legge 23, secondo quanto previsto dall’articolo 4”. Va bene?

PRESIDENTE

Con questa nuova formulazione, pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 51958.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 5 per come emendato.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 6.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 7.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 8.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 9.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 10.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 11.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 12.

(E’ approvato)

L’articolo 13, norma finanziaria, lo approviamo con autorizzazione al coordinamento formale, quindi poi gli uffici provvederanno alla stesura della nuova disposizione finanziaria.

Pongo in votazione l’articolo 13 con autorizzazione al coordinamento formale.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso, come emendata.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Proposta di legge numero 77/9^ di iniziativa del consigliere Morelli, recante: “Qualificazione del territorio rurale mediante la valorizzazione di produzioni tipiche – fave e piselli – risorsa dell'Alto Ionio Cosentino”

PRESIDENTE

Il prossimo punto all’ordine del giorno è la proposta di legge numero 77/9^ di iniziativa del consigliere Morelli, recante: “Qualificazione del territorio rurale mediante la valorizzazione di produzioni tipiche – fave e piselli – risorsa dell'Alto Ionio Cosentino”.

Non lo trattiamo in questa seduta di Consiglio e sarà rinviato alla prossima seduta.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 152/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Documento di programmazione Economico Finanziaria della Regione Calabria (DPEFR) per gli anni 2012-2014 (articolo 2, comma 3, della legge regionale 4.2.2002, n. 8)”

PRESIDENTE

Ora c’è all’ordine del giorno la proposta di provvedimento amministrativo numero 152/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Documento di programmazione Economico Finanziaria della Regione Calabria (DPEFR) per gli anni 2012-2014 (articolo 2, comma 3, della legge regionale 4.2.2002, n. 8)”, che è stato già trattato in Commissione con parere favorevole.

Possiamo dare la parola all’assessore Mancini per una breve illustrazione.

Giacomo MANCINI, assessore al bilancio ed alla programmazione, relatore

Il DPEFR è la summa della politica finanziaria della Regione Calabria per il triennio che va dal 2012 al 2014. Il documento è stato approvato in Giunta a fine settembre e poi è passato nella Commissione competente, che a metà novembre ha dato il parere positivo per inviarlo all’esame dell’Aula.

Sui temi si discuterà in maniera approfondita nella sessione di bilancio, che verrà discussa in Aula – immagino – nella prossima seduta, quindi se i colleghi sono d’accordo, in questa sede mi limiterò soltanto a fissare alcuni punti.

Il primo, quello più stringente, che occupa tante pagine delle 200 di cui è composto il DPEFR che è stato stilato anche grazie alla collaborazione della Svimez che ha coordinato i lavori di tutti i dipartimenti della Regione Calabria, fissa come obiettivo quello di raggiungere il pareggio di bilancio cui le Regioni devono necessariamente arrivare per il 2014 e, per farlo, fin da quest’anno bisogna, in qualche modo, incardinare il lavoro economico e finanziario, avendo cura di raggiungere il pareggio di bilancio declinato in tre specificità: il pareggio di bilancio effettivo, cioè con le entrate che corrispondono alle uscite, escludendo l’indebitamento, e questo pareggio effettivo sarà a quota 750 milioni di euro; con la competenza finanziaria che dovrà essere, in qualche modo, raggiunta, cioè con la previsione di quelle risorse che effettivamente si potranno spendere e con bilancio consolidato che favorirà l’emergere dei meccanismi a volte perversi che hanno dominato la vita degli enti strumentali.

Queste tre declinazioni del pareggio di bilancio da raggiungere nel 2014 rappresentano la stella polare del documento e, con esso, del lavoro che l’amministrazione regionale è impegnata a fare, sapendo e avendo ben chiaro che questo lavoro si inserisce in un quadro drammatico dal punto di vista economico e finanziario, che coinvolge e sconvolge il nostro Paese, l’Unione europea e tutte le democrazie più avanzate. Ed è evidente che con questo quadro, caratterizzato anche nel nostro Paese dalla riforma costituzionale in senso federale, la Calabria dovrà fare i conti.

Non mi voglio attardare, perché è giusto rinviare l’approfondimento alla sessione di bilancio, però piace soltanto rimarcare gli aspetti, da una parte, del lavoro importante, emerso anche nella seduta di oggi, che dovrà continuare nella materia che riguarda la sanità, dall’altra, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti nel lavoro, che dovrà essere continuato rispetto alla corretta gestione delle risorse europee, perché se è vero, come è vero, che dovremo arrivare a comprimere le uscite rispetto alle risorse ordinarie, allo stesso tempo dovremo creare sviluppo e meccanismi virtuosi che possono produrre crescita attraverso il corretto utilizzo delle risorse comunitarie.

E’ questa la sfida, è una sfida importante, ambiziosa, seppur – ripeto – collocata in un quadro in cui le risorse sono poche e vengono ridotte dalle complesse norme nazionali e comunitarie, la cui summa è dettata dall’arcinoto regime del patto di stabilità, che in Calabria comporta che l’istituzione Regione non possa nemmeno spendere le risorse di cui avrebbe disponibilità per il combinato disposto delle regole del patto e dei target di spesa imposti dalla Commissione europea.

Quindi la sfida è complessa, l’amministrazione ha posto con il DPEFR il contesto normativo economico e finanziario sui temi più importanti. Naturalmente sono convinto che i colleghi di maggioranza e di opposizione daranno il loro contributo in sede di discussione del bilancio di previsione, che è stato approvato dalla Giunta e che, prossimamente, sarà portato all’esame prima della Commissione e poi dell’Aula.

Se il Presidente o comunque i colleghi sono d’accordo, mi permetto di proporre il rinvio degli approfondimenti a quella sede.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.

Bruno CENSORE

Penso che la trattazione di un documento così importante non possa essere rinviata al momento della trattazione del bilancio di previsione, perché si tratta di uno strumento attraverso il quale si costruisce il bilancio, è un documento strategico con cui la Giunta disegna la nuova Regione. Il Partito democratico, lo ha esaminato molto bene e ritiene che questo non sia un documento coerente rispetto al disegno di una nuova Calabria, non è un atto che contiene una prospettiva, non prevede in futuro una Regione snella, una Regione che si possa misurare con gli altri nonostante la crisi economica e finanziaria che c’è in Europa e nel Paese.

Perché dico queste cose? Questo documento, nell’esplicazione, nel trattare gli argomenti, nel trattare la problematica riguardante la sanità, i trasporti, assomma una discussione che, in teoria, sembra lineare, ma così non è. E vado a fare degli esempi.

Intanto, manca il coraggio di tagliare i rami secchi, nel senso che se si deve creare una Regione snella, in un documento di programmazione economica e finanziaria si deve avere il coraggio di riformare gli enti strumentali della Regione oppure di eliminare gli enti che sono ormai inutili o che svolgono funzioni che potrebbero svolgere – non so –dai Comuni: per esempio mi vengono in mente le Aterp: era stata tentata una riforma nella scorsa legislatura, anche perché le Aterp, secondo me, non hanno ragione di esistere, si poteva delegare ai Comuni il compito di gestire il patrimonio.

Invece, questo documento ci indica che questi tagli non si vogliono fare e quindi non si tagliano i rami secchi, ma si tagliano i servizi, perché in questo documento ci sono i tagli ai trasporti, ma la cosa più grave è che mancano le risorse per pagare i lavoratori forestali e delle comunità montane. Chi legge attentamente questo documento, a pagina 217 si parla di razionalizzazione della spesa nel settore della forestazione, si accorge chiaramente che manca la copertura finanziaria di 70 milioni di euro, necessari a pagare già dal 2012 i lavoratori forestali, si indicano delle strade per sopperire a questa carenza e una prima strada che viene indicata è quella dell’utilizzazione, per questi lavoratori, degli ammortizzatori sociali.

Questo doveva essere uno strumento attraverso il quale prevedere dei tagli, riqualificare la spesa, quindi prevedere delle prospettive per sopperire a queste problematiche. In questo atto manca la messa a valore del patrimonio, è da una vita –sono alla seconda legislatura – che si parla sempre di messa a valore del patrimonio regionale, ma questo patrimonio, ancora oggi ha una redditività bassa, forse perché è una Regione in cui vige l’alternanza, allora cinque anni amministra il centro-sinistra, poi cinque anni amministra il centro-destra e non si ha la capacità di incidere e di portare a soluzione i problemi.

Si dovevano operare degli tagli scientifici, invece vi contraddite cercando di creare un altro carrozzone per la forestazione. E con quali soldi volete creare questa Agenzia?! Dov’è la copertura finanziaria, se mancano i soldi per i lavoratori?!

Oltre a questo, il documento evidenzia lo stato di avanzamento dei programmi operativi, raffigurando la situazione, per come è, del Fesr 2007-2013, con percentuali relativamente basse di utilizzo dei fondi. Anche per quanto riguarda l’Fse, a settembre 2011 ci sono i pagamenti che lambiscono appena il 17 per cento.

Anche sulla sanità c’è l’impostazione di quel disegno sanitario che abbiamo discusso poco fa in Consiglio, un disegno che non taglia gli sprechi, perché abbiamo parlato di spesa farmaceutica, di ricoveri inappropriati, quindi non si va ad incidere su queste situazioni per liberare risorse.

Per noi, quindi, è un atto non coraggioso, che non disegna una Regione snella, dinamica, quindi un atto privo di prospettive. Chiaramente, per questo fatto, poiché ci sono scelte poche convincenti e per noi poco rassicuranti, come Partito democratico votiamo contro.

L’ultima cosa che vi voglio dire: anche sulla questione dei residui, una Regione che vuole intraprendere un percorso virtuoso sui residui deve avviare una stagione di riaccertamento vero, per vedere effettivamente quali sono le risorse sulle quali una Regione può andare avanti. In questo documento queste cose non le vediamo, per questo come Partito democratico votiamo contro.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

La posizione del nostro gruppo è nettamente contraria a questo documento che è stato testé presentato.

(Interruzioni)

Vedete, cari colleghi, non è una posizione a prescindere, ma riflettuta, ragionata, preoccupata, perché davanti a uno scenario socio-economico che non è solo congiunturale, che è allarmante e che potremmo definire a tratti devastante, gli interventi che prospettate con questo documento sono insufficienti e, spesso, anche generici.

Abbiamo visionato il documento di programmazione presentato nell’anno passato e abbiamo scoperto, purtroppo, che questo è quasi una fotocopia di quello approvato l’anno scorso, con l’aggravante di che oggi la situazione economica è più preoccupante, drammatica.

Inviterei i colleghi a leggere le parti finali dei due documenti per vedere come, alla stessa maniera, si fanno auspici su interventi di razionalizzazione della spesa intaccando le risorse autonome ormai insufficienti a coprire la spesa corrente.

Ma la domanda qual è, a questo punto? Cosa è stato fatto in questo ultimo anno per incidere in maniera sostanziale sulla spesa improduttiva? Quel poco che si è fatto, è insufficiente, ed è stato fatto, solo, per dare esecuzione a tagli previsti da leggi Finanziarie varate dal Governo nazionale, quindi perché costretti e non perché si sia fatta la scelta di creare meccanismi virtuosi di spesa ed operare quei tagli che, invece, sarebbero stati adeguati e auspicati per le situazioni in cui si trova la Calabria.

In questo contesto drammatico si aggiunge una politica nazionale che ormai, con l’alibi del federalismo fiscale, effettua tagli lineari drastici – come emerge in questo documento – in settori essenziali, come il fondo per la famiglia, per le politiche sociali, il trasporto pubblico locale che è cancellato e via dicendo.

Ebbene, a fronte di questo scenario dove la pressione tributaria regionale ha raggiunto i livelli massimi, tant’è che non è possibile aumentare ulteriormente alcuni tributi fondamentali, si va verso scorciatoie semplici, ma ingiuste e inique nei confronti delle classi più deboli e si risponde con tagli generalizzati ed indicazioni generiche sulla necessità di razionalizzare la spesa.

Il nostro giudizio, per questo motivo, è completamente negativo, perché manca una visione strategica degli interventi che dovrebbero determinare, invece, una finanza regionale volta a tutelare le fasce deboli della popolazione ed eliminare in maniera decisa gli sprechi.

Che significa applicare tagli lineari, quando alla tabella C allegata alla legge finanziaria non si esplica un impegno formale e non si fanno scelte di tagliare dove è necessario, per prevedere un aumento dei capitoli riguardanti i servizi essenziali sociali e sanitari!

Potremmo essere d’accordo con quella parte di documento che raccomanda, in tema di investimento, l’utilizzo dei fondi Por, ma ci domandiamo se non sia il caso, contestualmente, di tagliare in modo netto e deciso quella famigerata tabella C degli interventi approssimativi e generici che dovrebbero essere assorbiti proprio dalla finanza di programmazione europea, invece che impinguare il fondo delle politiche sociali, la cui entità offende una Regione che vuole essere civile.

Assistiamo, come abbiamo assistito all’ultimo assestamento di bilancio, ad un aumento spropositato degli importi per finanziare grandi eventi o pseudo tali, mentre invece si assiste all’implosione dei servizi sociali della Regione.

Insomma, manca nel documento una visione operativa di quello che si vorrà fare, perché non basta indicare la revisione degli enti strumentali, quando a distanza di un anno e mezzo ce li troviamo ancora sempre più famelici e inutili.

Non basta dire che bisogna tagliare i costi della politica e degli apparati istituzionali, quando pletora di personale esterno viene inserito senza alcuna valorizzazione del personale interno. Non basta dire che è necessario operare la dismissione di partecipazioni societarie, quando addirittura si costituiscono società ­in-house ne è esempio la fondazione che riguarda la valorizzazione dei siti archeologici, di cui vorremmo capire bene i contorni e qual è l’obiettivo, se non quello di andare a creare l’ennesima partecipata che sarà l’ennesimo organismo vorace per sperperare risorse della Regione.

Allora il riferimento agli articoli 5, 6, 8, il Piano di dismissione e soppressione di comitati, enti, fondazioni, tutti gli organismi che potrebbero essere, invece, ricompresi negli stessi dipartimenti, la verifica delle leggi regionali di spesa, il report che doveva essere fatto entro il 30 settembre, tutte cose che non sono state effettuate.

Per questo motivo auspicavamo e volevamo che si sostenessero delle priorità, si individuassero i percorsi virtuosi per raggiungerle, senza fare proclami e senza fare le stesse fotocopie di anno in anno. Per questo motivo votiamo in maniera netta e decisa contro questo provvedimento.

PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi. La parola all’assessore Mancini per una breve replica.

Giacomo MANCINI, assessore al bilancio ed alla programmazione

Faccio anche le veci della maggioranza.

Il documento di programmazione economica e finanziaria definisce le direttrici che poi il bilancio dovrà attuare, questo è il meccanismo.

Ho ascoltato con il giusto e doveroso interesse gli interventi dei colleghi di minoranza, ai quali mi sia consentito di lanciare una sfida, perché spiegate: “Bisogna fare questo, bisogna fare quest’altro”. Benissimo, presentate emendamenti migliorativi del testo di bilancio, questo lo potete fare. Avete una visione? Tramutatela in atti amministrativi e in proposte emendative. Spero, mi auguro – e sono sicuro che mi smentirete – che le proposte emendative che presenterete nella sessione di bilancio che si sta per aprire non siano uguali a quelle che avete presentato negli esercizi precedenti, sia nell’approvazione del bilancio che nell’approvazione dell’assestamento, volti soltanto ad aumentare quella spesa che, invece, oggi ci spiegate deve essere diminuita.

 Se così è, siccome il tempo è galantuomo, la sessione di bilancio si apre fra qualche settimana, accoglierò con grande interesse e anche con grande soddisfazione, a nome dell’esecutivo, quelle proposte emendative che avranno l’obiettivo di ridurre la spesa, di tagliare le uscite, di razionalizzare ancora di più di quanto, e tanto ha fatto, l’amministrazione guidata dal governatore Scopelliti.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.

Sandro PRINCIPE

Dopo la replica dell’assessore Mancini, faremo tesoro di questa raccomandazione, per cui in sede di emendamenti faremo una serie di proposte che portano a una riduzione della spesa e, naturalmente, ad implementare una serie di capitoli idea che, per verità, nella passata tornata come non è stata accettata dalla maggioranza.

Aggiungo che il bilancio dell’anno scorso – lei sa, assessore Mancini – ha ricevuto censure molto rigorose da parte del Governo, con un accoglimento proprio recente da parte della Corte costituzionale. Questo ancora dimostra come si abbia bisogno di migliorare i nostri lavori, la nostra legislazione per arrivare ad una sintesi, quando è possibile, che ci consenta di andare avanti, perché il bilancio della Regione Calabria è quello più impugnato d’Italia.

Detto questo, ci aspettiamo anche in sede di bilancio una serie di rassicurazioni sui fondi Por, perché siccome parliamo da più tempo di rimodulazione e sino ad oggi poco o nulla abbiamo visto, siamo molto preoccupati rispetto a quello che abbiamo sentito in quest’Aula nell’ultima seduta riguardo la concentrazione dei fondi per infrastrutture, banda larga, dissesto idrogeologico e sostegno all’occupazione, che significa sostegno alla cassa integrazione, questo ci rende estremamente preoccupati su un’operazione che smonta il Por e fa dei fondi provenienti dal Por interventi sostitutivi e non più aggiuntivi.

Ripeto qui quello che ho detto in materia di sanità: lo scenario è cambiato e su questo punto penso che la Regione Calabria, questo Consiglio nella sua interezza debba diventare interlocutore del Governo, perché non possiamo accettare che in questi diciotto mesi si sia avuto un governo regionale tiepido, alla camomilla, un governo Bonomelli rispetto al Governo di Roma all’epoca guidato dal cavaliere Berlusconi e, adesso, ci troviamo un governo regionale che fa scintille rispetto al nuovo Governo. Abbiamo l’esigenza di proporre al Governo centrale una piattaforma – faccio l’esempio delle infrastrutture – per avere soddisfazione da un governo che dice di voler unire sviluppo ed infrastruttura e che si vuole battere per la coesione territoriale.

Quindi, assessore Mancini, dei suoi suggerimenti faremo tesoro, mi auguro e ritengo che queste nostre modestissime considerazioni, che sono tipicamente adeguate ad un partito che ha l’ambizione o la presunzione di essere partito di governo, potranno essere utili per la Calabria.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.

Bruno CENSORE

Presidente, chiedo la votazione per appello nominale su questo provvedimento.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Vorrei solo fare una replica immediata. Anche noi cogliamo la sfida dell’onorevole Mancini, però lui si deve ricordare quello che è stato il bilancio dell’anno scorso, il confronto che abbiamo avuto: mai abbiamo proposto spese aggiuntive, anzi abbiamo cercato di recuperare quei settori nevralgici che il bilancio dell’anno scorso non considerava al pari delle direttrici che avete inserito in questo documento e che, secondo noi, sono abbandonate e quasi tradite.

Su questo terreno, i nostri emendamenti conterranno una spinta riformatrice di qualificazione della spesa per andare a coprire diversi settori, il settore delle politiche sociali, del lavoro, le fasce deboli, che per noi devono assumere il contorno prioritario di una manovra che deve dare risposta alla Calabria.

Su questa e su altre questioni avremo un confronto, spero nella sfida-appello dell’onorevole Mancini che noi accogliamo e che nello stesso modo si avvii un confronto sia in Commissione sia in Aula in fase di approvazione del bilancio.

PRESIDENTE

Ci sono altri interventi sull’argomento? Avevo sentito l’onorevole Censore avanzare una richiesta di voto per appello nominale, gli chiedo di soprassedere rispetto a questo argomento. Mi sembra che ci sia la volontà concorde dell’Aula di approvarlo oggi. Prego, onorevole Censore.

Bruno CENSORE

Ritiriamo la richiesta, poiché me l’ha chiesto il mio capogruppo.

PRESIDENTE

Diamo atto del senso di responsabilità della minoranza.

(Interruzione)

Essendo un partito rappresentato a livello nazionale come lo siamo noi e come il Pdl procediamo con l’approvazione del provvedimento.

Pongo in votazione il documento di programmazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Proposta di legge numero 277/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Modifica della legge regionale n. 11 del 26 febbraio 2010, recante: ‘Interventi regionali di solidarietà a favore dei familiari di lavoratrici e lavoratori deceduti o gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro’”

PRESIDENTE

Andiamo avanti con l’ordine del giorno. C’era un punto che l’onorevole Salerno aveva richiamato in Aula, approvato dalla Commissione all’unanimità, che riguarda la proposta di legge numero 277/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Modifica della legge regionale n. 11 del 26 febbraio 2010, recante: ‘Interventi regionali di solidarietà a favore dei familiari di lavoratrici e lavoratori deceduti o gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro’”.

E’ una legge passata direttamente all’unanimità dalla Commissione, quindi possiamo procedere all’esame. Onorevole Salerno, vuole la parola per la relazione? Prego, ha facoltà di parlare.

Nazzareno SALERNO, relatore

Questa proposta di legge di iniziativa della Giunta regionale è passata ieri all’unanimità in Commissione, alla presenza dell’assessore Stillitani. In pratica, si tratta di una modifica alla legge regionale numero 11 del 2010 che, nel testo originario, non prevedeva la solidarietà per quanto riguarda i gravemente feriti in luoghi di lavoro.

Per il resto, non modifica niente, perciò con questa proposta di legge la Giunta potrà poi lavorare per redigere il Regolamento di attuazione previsto.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Presidente, solo trenta secondi perché – come diceva l’onorevole Salerno – questa legge è stata licenziata proprio ieri dalla Commissione con lo spirito di risolvere un problema che già sottoponemmo in varie occasioni al Consiglio, cioè quello di creare le modifiche che consentissero l’adozione di un Regolamento e lo sblocco di una legge importante che va, in qualche modo, a sostenere coloro i quali non sono più in condizioni di avere una vita lavorativa e le famiglie delle stesse vittime sui luoghi di lavoro.

E’ una legge importante che consentirà l’approvazione di un Regolamento altrettanto importante, speriamo di vederla presto a regime e di poter, in seguito, anche con altri interventi strutturali e di rafforzamento della legge, mettere in condizioni queste fasce sfortunate di avere un’adeguata tutela da parte della Regione.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Si tratta di semplici modifiche alla legge regionale numero 11 del 26 febbraio 2010, che è la legge che aveva regolamentato un po’ una materia su cui la Regione Calabria, purtroppodobbiamo sottolinearlo – detiene anche un triste primato, quello delle cosiddette morti bianche, degli infortuni fortemente invalidanti sul lavoro.

Lo abbiamo fatto con grande dignità, con un lavoro bipartisan, e questo consente di aprire una prospettiva nuova e forte. Sono queste le cose che, magari, anche i colleghi della stampa, visto che sono qui presenti, dovrebbero esaltare e fare evidenziare in maniera forte nel rapporto con i cittadini, perché anche su queste leggi si misura la capacità, la forza di un’Assemblea a trovare i motivi che uniscono e i valori che hanno senso in un contesto, per dare maggiore forza a questa Regione.

E’ un tassello alla volta, è un mattone alla volta, ma questa è una legge importante per quelle categorie deboli, perché molte volte a soffrirne non è il soggetto che subisce il danno quanto il contesto sociale e la famiglia nel suo complesso.

Tutto questo è motivo per esaltare i lavori parlamentari, che sono sempre lavori ottimi ed opportuni, quando camminano su questa strada.

PRESIDENTE

Non ci sono altre richieste di parola, pertanto si passa all’esame dell’articolato.

Pongo in votazione l’articolo 1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 3.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 4.

(E’ approvato)

Pongo in votazione l’articolo 5.

(E’ approvato)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

C’è una proposta di legge di cui sta chiedendo l’inserimento l’onorevole De Masi, riguardante l’aeroporto di Crotone. Onorevole De Masi, ha facoltà di parlare.

Emilio DE MASI

Si tratta di una proposta di legge di iniziativa della Giunta regionale tesa a garantire il ripianamento debitorio per l’anno 2010 all’aeroporto Sant’Anna di Crotone, naturalmente in proporzione alla parte dovuta dalla Regione.

PRESIDENTE

E’ una legge che riguarda il ripianamento delle perdite dell’aeroporto “Sant’Anna” di Crotone. E’ stata già approvata dalla Giunta regionale l’11 novembre 2011, l’onorevole De Masi ne chiede l’inserimento all’ordine del giorno, poi la successiva votazione.

La parola all’onorevole Pacenza.

Salvatore PACENZA

Intervengo, ovviamente, per rafforzare l’intervento dell’onorevole De Masi. Mi sembra un provvedimento opportuno per ripianare una situazione debitoria, rispetto alla quale partecipa la Regione Calabria in una percentuale di circa il 14 per cento, per una somma totale che mi sembra sia pari a 111 mila euro. Ribadisco la necessità di approvare questa proposta questa sera, perché siamo in scadenza.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Sulla.

Francesco SULLA

Intervengo per dire che questa proposta, che è stata concordata con il collega De Masi perché si potesse fare oggi, vista anche l’urgenza, credo possa trovare l’adesione di tutti i gruppi, visto che è una proposta bipartisan. Ritengo, quindi, sia necessario approvarla oggi.

PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi, quindi pongo in votazione, intanto, l’inserimento all’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Disegno di legge numero 274/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Ripianamento perdite esercizio 2010 aeroporto Sant’Anna Spa”

PRESIDENTE

Disegno di legge numero 274/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Ripianamento perdite esercizio 2010 aeroporto Sant’Anna Spa”.

Pongo in votazione l’articolo unico.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Proposta di legge numero 256/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Modifiche all’articolo 7 della legge regionale 22/2010”

PRESIDENTE

Il punto sei all’ordine del giorno riguarda la proposta di legge numero 256/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Modifiche all’articolo 7 della legge regionale 22/2010”. Prego, onorevole Fedele, ha facoltà di parlare.

Luigi FEDELE

Si tratta di una modifica alla legge che riguardava, in effetti, il contenimento della spesa pubblica per cui abbiamo fatto i tagli alla spesa e ai costi della politica. La legge, però, non riguardava il personale della Giunta, delle strutture della Giunta, che percepisce un rimborso spese per l’attività che svolge quotidianamente. Siccome non c’era questa previsione, non era sotto controllo la spesa, si è previsto in questo disegno di legge che la spesa possa essere riconosciuta al 50 per cento, come previsto per il resto, rispetto a quanto speso nell’anno 2009, con un abbattimento del 50 per cento delle spese.

PRESIDENTE

Possiamo votare questo disegno di legge, però penso che ci sia bisogno di autorizzare il coordinamento formale, perché qui dice “a decorrere dal 1° gennaio 2011”, mentre credo che dovrebbe essere “a decorrere dal 1° gennaio 2012”.

(Interruzione)

Ed è retroattiva? “…personale che presta servizio… spetta un rimborso spese”.

Demetrio BATTAGLIA

Presidente, c’è un risparmio di spesa?

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l’onorevole Battaglia, ne ha facoltà.

Demetrio BATTAGLIA

Vorrei capire se in questa proposta c’è un risparmio di spesa oppure no. Poiché si prevede anche un impegno di spesa, in che termini si realizza il risparmio?

PRESIDENTE

Se c’è questo dubbio…

Luigi FEDELE

Per il personale che lavora presso le strutture della Giunta c’è un budget di spesa, già un capitolo, che prevede i rimborsi spese per alcune attività inerenti al loro lavoro. Quest’anno, siccome abbiamo approvato la legge per la riduzione della spesa e dei costi della politica, non sono stati pagati e non stanno per essere pagati, perché in effetti il dipartimento dice che, non avendo previsto il taglio, non si può procedere ai pagamenti altrimenti sforerebbe e si andrebbe contro le prescrizioni relative agli altri settori della spesa.

Adesso, la spesa si riferisce al 50 per cento della spesa effettuata nel 2009, quindi, rispetto a quanto hanno speso nel 2009, si prevede un taglio del 50 per cento, e quello è il budget. Superato quello, non vengono più pagati.

Quindi si tratterebbe di proceder ad una riduzione notevole regolamentando la situazione.

PRESIDENTE

Ritengo possa essere esaminata nella prossima seduta, per verificarne gli effetti ed approfondirla dal punto di vista tecnico.

Ordine del giorno a firma dei consiglieri Giordano, Franchino, De Masi, Ciconte, Talarico D., Amato, Fedele, Aiello P., Tallini, Magno ed altri “In ordine alla sede della Scuola superiore della magistratura di Catanzaro”

PRESIDENTE

Ordine del giorno numero 56698 a firma dei consiglieri Giordano, Franchino, De Masi, Ciconte, Talarico D., Amato, Fedele, Aiello P., Tallini, Magno ed altri “In ordine alla sede della Scuola superiore della magistratura di Catanzaro”, di cui do lettura: Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che

la legge n. 111 del 30 Luglio 2007, di riforma dell’ordinamento giudiziario, all’art. 3. ha previsto l’istituzione della Scuola Superiore della Magistratura con tre sedi dislocate, rispettivamente, al nord, al centro e al sud del Paese;

con decreto interministeriale del 27 aprile 2006 è stata individuata la città di Catanzaro quale unica sede per il Sud;

con successivo decreto n. 26 del 30 novembre 2006, è stata designata, come sede meridionale della Scuola, la città di Benevento in luogo di quella di Catanzaro;

 in data 24 febbraio 2007 è stato firmato un accordo di programma tra il Ministero della Giustizia, il Comune e la Provincia di Benevento e l’Università del Sannio per l’insediamento della struttura nei locali dell’ex caserma Guidoni sita nella stessa Città;

alla nuova designazione disposta con il decreto n. 26 del 30 novembre 2006 si sono opposte la regione Calabria, la Provincia e Comune di Catanzaro, con ricorso presentato al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio;

con sentenza n. 3087 del 2009 Io stesso TAR del Lazio ha accolto il ricorso presentato dalla provincia di Catanzaro contro il decreto che ha designato Benevento, anziché Catanzaro, quale sede meridionale della Scuola Superiore della Magistratura, adducendo, tra le ragioni dell’inefficacia del decreto ministeriale impugnato, la carenza di istruttoria preliminare;

per effetto di tale pronuncia dei giudici amministrativi, veniva vanificato altresì l’accordo di programma siglato il 24 febbraio 2007 tra il Ministero della Giustizia, il Comune e la Provincia di Benevento e l’Università del Sannio;

il Comune e la Provincia di Benevento, a loro volta, hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato, il quale -allo stato- non risulta ancora essersi pronunciato al riguardo.

la Città di Catanzaro è sede di Corte d’Appello, di Tribunale Amministrativo Regionale della Calabria, della Procura Regionale della Corte dei Conti, nonché ospita la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro;

la città di Catanzaro vanta una antica storia e una radicata tradizione forense, tali da conferire al Capoluogo Calabrese - in tale ambito - un ruolo di assoluto prestigio a livello regionale, interregionale e finanche nazionale;

nei giorni scorsi vi è stato un incontro tra alcuni parlamentari di Catanzaro e di Benevento, durante il quale si è ipotizzato lo smembramento della Scuola Superiore della Magistratura di Catanzaro, destinando a Benevento la sede della Formazione, ed a Catanzaro la sola direzione della Scuola, con ulteriore mortificazione di immagine, nonché danno sociale ed economico per la città di Catanzaro e per la Calabria tutta;

tale ipotesi di smembramento, pertanto, va assolutamente scongiurata e respinta senza esitazione alcuna, anche in ragione del richiamato pronunciamento del Tar Lazio,

impegna la Giunta regionale ad attivarsi affinché:

venga data immediata esecutività alla sentenza del TAR del Lazio, n. 3087 del 2009, con la quale, come già richiamato in premessa, è stato accolto il ricorso della Provincia di Catanzaro, e annullata l’efficacia del decreto interministeriale del 27 aprile 2006, nella parte recante la sostituzione della Provincia di Catanzaro con quella di Benevento, quale unica sede meridionale della Scuola Superiore della Magistratura;

sia attivata ogni azione, in tutte le sedi ritenute idonee e competenti, utile a garantire l’esecuzione della richiamata sentenza del Tar Lazio;

sia intrapresa ogni altra iniziativa -opportuna e necessaria- per consentire l’istituzione immediata della Scuola Superiore della Magistratura nella città di Catanzaro;

il presente ordine del giorno, approvato dal consesso consiliare, sia inoltrato al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministro di Grazia e Giustizia, al Presidente della Giunta Regionale della Calabria ed al Presidente del Consiglio regionale”.

Poiché è condiviso, lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Ordine del giorno a firma del consigliere Gallo “In ordine alla società Simest S.p.A.”

PRESIDENTE

Ordine del giorno a firma del consigliere Gallo “In ordine alla società Simest S.p.A.”, di cui do lettura: “Il Consiglio regionale della Calabria,

premesso che

in Italia l’agroalimentare rappresenta oltre il 16% del Pil nazionale;

l’export agroalimentare raggiunge quasi 28 miliardi di euro e ha segnato, anche durante la presente crisi finanziaria, tassi di crescita del 13%;

la diffusione di prodotti che traggono in inganno circa la vera origine geografica realizza un evidente danno all’immagine della produzione agroalimentare nazionale, raggirando i consumatori che non vengono messi in condizione di scegliere in modo consapevole, così alimentando il fenomeno della contraffazione dei prodotti italiani, meglio noto come italian sounding;

il contrasto alla contraffazione ha conseguenze economiche e sanitarie di rilievo tanto per le imprese quanto per i consumatori, sì che tutte le parti sociali (Confindustria, Abi, Alleanza Cooperative Italiane, Ania, Cgil, Cia, Cisl, Claai, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Rete Imprese Italia, Ugl, Uil), con un documento unitario del 4 agosto 2011, nella definizione delle priorità sulle quali operare per rilanciare la crescita, hanno chiesto di "attuare politiche incisive volte alla promozione e difesa del made in Italy di qualità quale leva competitiva del Paese, in grado di valorizzare il lavoro, il capitale e il territorio italiano, sfruttando il potenziale di penetrazione commerciale all’estero delle imprese italiane";

nel corso del 2011 il Governo nazionale ha assunto alcuni importanti impegni, culminati nell’approvazione della legge n. 4 del 2011, in parte ancora inattuata, che ha introdotto nel nostro ordinamento il principio dell’obbligatorietà dell’indicazione in etichetta dei prodotti alimentari del luogo di origine della materia prima agricola e la definizione di criteri di finanziamento dei progetti all’estero, al fine di scongiurare appropriazioni indebite delle denominazioni protette e impropri richiami all’origine italiana dei prodotti commercializzati;

ciononostante, per come vigorosamente denunciato all’attenzione dell’opinione pubblica dalla Federazione regionale calabrese di Coldiretti, la "Società italiana per le imprese all’Estero - SIMEST S.p.A." (società finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero controllata dal Ministero dello sviluppo economico) ha investito risorse destinate a finanziare direttamente o indirettamente la produzione o la distribuzione di prodotti alimentari che nulla hanno a che fare con il tessuto produttivo del Paese;

le operazioni di sostegno dell’Italian sounding, da parte della SIMEST, determinano danni gravi in quanto bloccano ogni potenzialità di crescita delle imprese italiane a causa della saturazione del mercato con prodotti che richiamano qualità italiane senza essere di origine nazionale, impedendo ai consumatori di effettuare una corretta comparazione sulla base della diversa qualità e convenienza con prodotti autentici del made in Italy;

il sostegno di SIMEST si indirizza ad investimenti in attività di delocalizzazione che oltre a costituire occasioni di concorrenza sleale ai prodotti italiani, sottraggono colpevolmente opportunità di lavoro ed occupazione al sistema Italia;

il fenomeno descritto pone a rischio anche la commercializzazione di prodotti calabresi, quali salumi, pecorino ed altre tipicità, con grave danno alle imprese a causa della concorrenza sleale derivante dalla sottrazione di spazi di mercato e dall’inganno a danno dei consumatori;

legittime e pienamente condivisibili si mostrano pertanto le preoccupazioni, le istanze e le proposte di Coldiretti Calabria,

impegna

il Governo regionale, nelle persone del Presidente della Giunta regionale e dell’assessore regionale all’agricoltura, con particolare riferimento all’operato di SIMEST, ad intraprendere le opportune e necessarie iniziative per:

ottenere esaustive informazioni, anche al fine di valutare possibili azioni legali a tutela dell’immagine della Regione, il cui improprio utilizzo è foriero di danni al sistema produttivo e occupazionale regionale;

impedire l’uso improprio di risorse pubbliche per la commercializzazione sui mercati esteri di prodotti di imitazione Italian sounding, a favore, invece, della promozione dell’autentico made in Italy”.

E’ un ordine del giorno che riguarda l’agricoltura, poiché è stato condiviso, se siamo d’accordo, lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Ordine del giorno di iniziativa del consigliere Chiappetta “In favore dell’unione italiana ciechi e ipovedenti onlus”

PRESIDENTE

Ordine del giorno di iniziativa del consigliere Chiappetta “In favore dell’unione italiana ciechi e ipovedenti onlus”, di cui do lettura: ““Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che

l’Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti Onlus, ha posto all’attenzione dell’intero Consiglio regionale il rischio della paralisi delle attività di tale meritevole associazione in virtù dei tagli previsti nell’ambito della recente legislazione sulla finanza pubblica, in quanto si verrebbero a ridurre fortemente le risorse economiche a favore degli interventi e delle opere di integrazione dei ciechi e degli ipovedenti che da sempre tale associazione realizza favorendone l’inserimento in tutti i contesti in cui si esplica il vivere sociale;

inoltre, il disegno di legge n. 4566 "Delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale", in discussione presso le competenti Commissioni parlamentari, contiene una previsione in base alla quale l’indennità di accompagnamento sarà subordinata al reddito;

la riduzione prefigurata dal disegno di legge n. 4566 "Delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale", non tiene conto del fatto che nella misura in cui è attualmente determinata dalla normativa vigente risulta largamente insufficiente a consentire agli ipovedenti e disabili gravi in genere, di far fronte alle spese loro necessarie per consentire una condizione di vita dignitosa in una società civile;

le misure correttive necessarie a far fronte alla grave crisi che investe il sistema economico internazionale e dall’impatto di essa sullo Stato italiano, non possono interamente ricadere su categorie sociali fortemente condizionate da gravi disabilità che ne emarginalizzano da sempre le condizioni di vita;

il Governo regionale deve farsi portavoce presso il Governo nazionale della forte rilevanza sociale che rivestono gli interventi a favore dei ciechi, degli ipovedenti e dei disabili gravi, individuando le soluzioni idonee al fine di scongiurare un’inversione di tendenza che vanificherebbe le conquiste ottenute nel corso degli anni a favore delle politiche di integrazione;

impegna

il Presidente, onorevole Giuseppe Scopelliti, e la Giunta regionale, ad intraprendere ogni azione utile alla sensibilizzazione dei soggetti istituzionali interessati, Governo della Repubblica e Commissioni parlamentari Finanza e Affari sociali, al fine di evitare che le misure correttive della finanza pubblica possano incidere negativamente sulle risorse assegnate a favore dell’Unione italiana dei ciechi e ipovedenti nonché all’eliminazione delle eventuali previsioni normative di diminuzione dell’indennità di accompagnamento in relazione al reddito”.

Era stato illustrato prima, ora lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Imbalzano. Ne ha facoltà.

Candeloro IMBALZANO

Ritenevo che stasera fosse l’occasione buona per discutere anche di alcune mozioni, però è il solito andazzo, si arriva alle otto di sera, quindi ritengo di trasformare quella che era una mozione sulle ex Omeca in un ordine del giorno, riguardo al gruppo Ansaldo Breda, peraltro già approvato dai tre Consigli regionali della Campania, della Sicilia e della Toscana.

E’ un ordine del giorno che dovrebbe essere approvato - ci siamo impegnati in questo senso anche come Consiglio regionale della Calabria - perché mira alla difesa dei posti di lavoro anche delle officine ex Omeca di Reggio Calabria.

PRESIDENTE

Lei, quindi, chiede l’inserimento dell’ordine del giorno.

Pongo in votazione la richiesta dell’onorevole Imbalzano.

(Il Consiglio approva)

Ordine del giorno di iniziativa del consigliere Imbalzano “Sulle prospettive di ‘Ansaldo Breda Reggio Calabria’, dopo la commessa con Trenitalia e sulle possibili sinergie con la Regione Calabria e le Ferrovie della Calabria”

PRESIDENTE

E’ stato proposto e illustrato, visto che era stato già approvato anche da altri Consigli regionali, e ne do lettura: Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che

Ansaldo Breda S.p.A., controllata da Finmeccanica S.p.A., è la principale società italiana di costruzioni di rotabili per il trasporto su ferro e si occupa di progettazione e costruzione di treni completi ad alta velocità, di elettrotreni metropolitani/suburbani (TAF e TSR) e di tram (Sirio), di progettazione e costruzione di equipaggiamenti elettrici di trazione e ausiliari (convertitori e circuiti di controllo) e di apparecchiature di sicurezza e segnalamento ferroviario;

la strategica importanza storica ed economica dell'azienda, a livello nazionale, vede coinvolte quattro Regioni (Toscana, Campania, Calabria e Sicilia), occupando 2500 addetti e impiegando inoltre, con l'indotto, ulteriori 4000 lavoratori dislocati in oltre 150 imprese;

recentemente sono circolate notizie sulla ipotetica vendita di Ansaldo Breda, tali da causare scioperi, manifestazioni e forti preoccupazioni dal mondo del lavoro, delle istituzioni e della politica in generale;

a partire dal 2 ottobre 2009 e fino a tutto il gennaio 2010 si sono succeduti degli incontri tra le Segreterie nazionali e territoriali dei sindacati RSU Fim-Fiom-Uilm di Ansaldo Breda con la Direzione Aziendale, dove la stessa azienda ha provveduto ad illustrare le linee generali e gli specifici contenuti del Piano industriale;

sempre nello stesso anno gli impianti di Ansaldo Breda sono stati oggetto di un piano di investimenti di milioni di euro in linea con la politica di investimenti infrastrutturali e tecnici alla base degli accordi sottoscritti dalle rappresentanze sindacali e dall'Azienda;

l'analisi complessiva dei dati del mercato internazionale ferrotranviario è positiva, anche se sussistono dei problemi strutturali del mercato quali la bassa produttività degli impianti, la competitività dei costi, i tempi di consegna, forte indebitamento finanziario, evoluzione costante delle tecnologie impiegate: per questi motivi i grandi players internazionali del settore hanno avviato da tempo un profondo processo di ristrutturazione aziendale, con lo scopo di ottimizzare e modernizzare l'attività di produzione, in molti casi decentrando gli impianti di produzione verso Paesi a basso costo di manodopera;

le aziende di medie dimensioni stanno revisionando i propri progetti industriali ed i piani economici ad essi connessi, diventando veri e propri operatori autonomi, in grado di rivolgersi a "nicchie" di mercato, offrendo così prodotti strutturati e specifici molto competitivi rispetto ai grandi players internazionali;

nell'ottica di rilancio in questa strutturazione e con le esigenze di mercato, Ansaldo Breda ha avviato l'attuazione di un pIndustriale, denominato "Piano 2010-2014", volto al miglioramento delle filiere produttive, dei processi e dei modelli di organizzazione (Alta velocità, attività "regionale" con i prodotti EMU a due piani TSR, prodotti IC4, Mass transit, MLA, street cara);

l'accordo stilato tra la Direzione aziendale e le rappresentanze sindacali mirava al raggiungimento di obbiettivi di efficienza, razionalizzazione e riorganizzazione di tutti i processi produttivi sopraelencati e prevedeva anche le linee di sviluppo del Piano, ovvero il risparmio energetico delle produzioni, l'impiego di materiali eco-compatibili, il miglioramento delle tecnologie costruttive, l'impiego di motori a magneti permanenti e l'utilizzazione di materiali compositi per le sottostrutture;

l'attuazione del piano di sviluppo prodotti aveva l'intento di superare le cause che determinavano le inefficienze aziendali al fine del raggiungimento degli obbiettivi di riorganizzazione aziendale;

in tale accordo era altresì contenuto l'impegno a mantenere il centro di eccellenza delle Tecnologie e delle Produzioni meccaniche di Pistoia e di Napoli e, in coerenza con il Piano di acquisizioni commerciali, si ribadiva la necessità della strategica sussistenza degli impianti di Reggio Calabria e Palermo;

la Ansaldo Breda riconosceva tuttavia un gap negativo dei prezzi dei propri prodotti di circa il 25-30 %, nonostante quanto sopraesposto, perdendo competitività nel mercato globale: di qui l'esigenza del rilancio del piano di produttività, il cui complesso delle azioni proposte dovrebbe determinare un recupero significativo dei margini di produttività nella misura del 35% entro fine 2011;

tale scelta consentirebbe alla Ansaldo Breda di provvedere ad un riequilibro economico produttivo industriale che possa costituire la premessa per una successiva fase di sviluppo dell'azienda a partire già dal 2012;

le delegazioni sindacali e le Rsu hanno dichiarato in modo unanime la loro richiesta di attuare questo percorso di rilancio dell'azienda ma che è necessario riprendere il cammino di attuazione dell'accordo siglato con l'azienda il 4 marzo 2010, dando piena applicazione ad esso, mantenendo gli attuali livelli occupazionali e concretizzando a tutti gli effetti quel recupero di competitività che oggi più che mai è necessario a dare un futuro all'azienda e al Paese;

è condivisa la necessità, come emerso dalla riunione unitaria delle delegazioni sindacali degli stabilimenti Breda di Toscana, Calabria, Sicilia e Campania e di alcuni esponenti politici promotori di tale incontro, di dichiarare il settore produttivo per i trasporti strategico per il Paese, inserendo tale visione del settore all'interno il Decreto Sviluppo, annunciato dal Governo, compatibilmente con le necessità legate al particolare momento di crisi internazionale ed in special modo del sistema economico europeo;

tale passaggio, in modo unitario e condiviso, rappresenta un atto fondamentale per continuare a dare slancio e futuro a questo importante comparto;

è altrettanto strategico che Finmeccanica mantenga una quota maggioritaria in Ansaldo Breda in un'ottica di rilancio del progetto industriale dell'azienda;

allo stesso tempo è importante mantenere aperta l'opportunità di sviluppare partnership con altri operatori del settore che possano ridare piena competitività in tempi rapidi alla filiera produttiva di Ansaldo - Breda in tutti gli stabilimenti del Paese;

è da ritenere come fondamentale riuscire a convocare velocemente un tavolo nazionale di confronto presso il Ministero dello Sviluppo economico sul futuro dell'azienda e sulla questione sociale ed occupazionale ad essa collegata, alla quale possano prender parte i rappresentanti del Governo, dell'Azienda, delle rispettive RSU degli stabilimenti e delle Regioni coinvolte;

riteniamo opportuno coinvolgere in modo fattivo ed unitario tutti i Consigli regionali interessati dalla questione economico-sociale ed occupazionale della Ansaldo Breda in modo tale da dare effettivo seguito istituzionale alle numerose dichiarazioni di vicinanza espresse nei confronti delle rappresentanze sindacali dei lavoratori e dando slancio e supporto all'attenzione dimostrata da tutti i Presidenti di Regione coinvolti;

le ulteriori voci di vendita dell'Ansaldo Breda rilanciate dall'Amministratore delegato di Finmeccanica Orsi, sulla necessità di spacchettare e cedere la stessa sul mercato, correlate alle ulteriori perdite in borsa del titolo che lascia sul terreno oltre il 30% del suo valore iniziale, dimostrano l'aggravarsi della situazione e la forte esposizione sulla speculazione finanziaria internazionale in un momento di massima delicatezza del sistema economico europeo e globale;

Impegna il Presidente e la Giunta regionale

a richiedere al Governo nazionale quanto prima la convocazione di un tavolo di confronto sul futuro della Ansaldo Breda per quanto riguarda gli stabilimenti presenti in Italia, coinvolgendo in primis l'Azienda, i Consigli regionali interessati e le rappresentanze sindacali degli stabilimenti.

a richiedere al Governo nazionale che il settore industriale produttivo nel comparto del trasporto pubblico, sia dichiarato strategico per il futuro del Paese e fondamentale per il rilancio economico dell'Italia”.

Pongo in votazione l’ordine del giorno testé letto.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Convocazione della prossima seduta

PRESIDENTE

Non ci sono altri punti all’ordine del giorno, comunico che la prossima seduta di Consiglio regionale verrà convocata a domicilio.

La seduta termina alle 19,40

 

Allegati

Congedi

Hanno chiesto congedo i consiglieri Aiello F. e Loiero.

(Sono concessi)

Annunzio di proposte di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:

Nucera - “Contributi per la restituzione ai congiunti delle salme dei caduti in guerra” (P.L. n. 282/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Fedele, Serra – “Norme di integrazione alla legge regionale 28 settembre 2011, n. 35” (P.L. n. 283/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

Richiesta parere della Commissione consiliare

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione numero 509 dell’11.11.2011, recante: “Approvazione delle direttive di attuazione per il sostegno alle micro-iniziative imprenditoriali promosse da giovani calabresi ai sensi dell’art. 1 della legge regionale 40/2008” (Parere n. 27)

E’ stata assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

Sostituzione di componente di Commissione consiliare

L’onorevole Agazio Loiero è componente della prima Commissione consiliare - Affari, istituzionali e affari generali – in sostituzione del consigliere Vincenzo Ciconte e della quinta Commissione consiliare - Riforme e decentramento – in sostituzione del consigliere Ottavio Bruni.

Interrogazioni a risposta immediata

De Masi. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

ai sensi dell’art. 2, comma 6, della legge regionale 5.11.2009, n. 40 la Giunta regionale ha promosso "intese con il Ministero dello sviluppo economico per regolare la revisione della classificazione dei minerali di miniera e di cava coerentemente con il vigente assetto costituzionale e per definire procedure di esercizio delle attività di ricerca e di sfruttamento delle risorse minerarie e geotermiche di interesse nazionale, con particolare riguardo a quelle di carattere strategico per il Paese, in armonia con gli indirizzi adottati per l’intero territorio nazionale";

in ossequio a quanto disposto dalla summenzionata legge regionale, è stato sottoscritto un Protocollo d’Intesa, in data 14 luglio 2009, tra il Ministero dello sviluppo economico-Dipartimento per l’energia e la Regione Calabria-Dipartimento per le attività produttive;

tra gli obiettivi della Direzione generale per le Risorse minerarie ed energetiche elencati nel suddetto protocollo, è previsto un "coordinamento tecnico delle attività di programmazione, autorizzazione, gestione e controllo delle attività di prospezione, ricerca, coltivazione e stoccaggio delle risorse del sottosuolo, in particolare degli idrocarburi e dei relativi impianti di mare" nonché "attività di bonifica dei siti industriali in coordinamento con altri uffici responsabili del Ministero dello sviluppo economico";

l’art. 4 del sullodato Protocollo d’Intesa così recita: "Le parti daranno attuazione al presente protocollo nel rispetto delle direttive che saranno impartite da apposito gruppo di lavoro, composto da quattro componenti, di cui due designati dal Dipartimento per l’Energia-Direzione generale per le risorse energetiche e minerarie del Ministero dello sviluppo economico e due designati dal Dipartimento attività produttive della Regione Calabria";

con successivo protocollo d’intesa sottoscritto, in data 14 luglio 2009, tra il Ministero dello sviluppo economico-Dipartimento per l’energia e la Regione Calabria - Direzione generale delle risorse minerarie ed energetiche e la Regione Calabria - Dipartimento per le attività produttive, è stato costituito il gruppo di lavoro precedentemente previsto;

il succitato gruppo di lavoro ha elaborato un programma per il conseguimento degli obiettivi prefissati;

al fine di "assicurare condizioni e procedure coordinate per la ricerca e lo sfruttamento di risorse minerarie e geotermiche di interesse strategico per il Paese" era atteso, tra le altre cose, la definizione di un "Accordo pilota per le procedure di esercizio delle attività di ricerca e di coltivazione di idrocarburi" anche mediante la "Costituzione di un tavolo di confronto istituzionale con province e comuni interessati, allargato al partenariato economico e sociale, entro marzo -:

a) se la Regione Calabria ha provveduto a quanto di sua competenza per "assicurare condizioni e procedure coordinate per la ricerca e lo sfruttamento di risorse minerarie e geotermiche di interesse strategico per il Paese";

b) se, in particolare, la Regione Calabria ha provveduto, entro il primo semestre 2011, alla costituzione di un tavolo di confronto istituzionale con province e comuni interessati, allargato al partenariato economico e sociale, così come stabilito dal Comitato d’indirizzo nel cronoprogramma;

c) qual è la situazione attuale del programma avviato dal Comitato d’indirizzo ed, in particolare, quali attività sono state realizzate tra quelle previste per il primo ed il secondo semestre 2011.

(190; 18.11.2011)

Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale, e all’assessore all’ambiente. Per sapere – premesso che:

il territorio dei Comuni di Paterno Calabro, Mangone e S. Stefano di Rogliano in provincia di Cosenza, e in particolar modo quello in cui ricadono le rispettive frazioni di Pugliano, Pianolago e Valliggiannò, è attraversato da segmenti dell’elettrodotto serie 132/150 Kv Feroleto-Savuto-Cosenza;

detto tracciato, opera della società Terna S.p.A., presenta, di primo acchito, notevoli incongruenze sotto il profilo della sicurezza e della salute pubblica, in quanto la distanza dei cavi dell’alta tensione e degli stessi tralicci dalle abitazioni risulta essere inferiore ai 50 m. previsti dalla normativa vigente in materia (in alcuni casi la distanza è appena di 7 m.);

tali incongruenze, già fatte rilevare sia da parte di comitati civici all’uopo costituitisi, sia da parte delle Amministrazioni dei Comuni interessati, trovano peraltro conferma negli stessi studi e documenti che Enel SpA ha fatto elaborare in questi anni sull’argomento;

il Comitato "Cieli liberi", in particolare, che ha assunto la guida della battaglia per l’interramento dei cavi dell’alta tensione, con una petizione indirizzata all’Amministrazione regionale ed a quella della Provincia di Cosenza, ha esplicitamente chiesto che:

sia fatta una rilevazione dei campi elettromagnetici nelle frazioni sopra richiamate;

sia effettuata una verifica sulla V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale) e sulla V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica) prodotte anzitempo dalla società Terna SpA;

sia verificata la congruità, in base alla legislazione vigente in materia, di tutte le autorizzazioni emesse nel corso del procedimento autorizzatorio;

i sindaci del comprensorio si sono detti disponibili ad aprire un tavolo di confronto con la Regione Calabria, la Provincia di Cosenza e la società Terna SpA, per addivenire ad una soluzione del problema in tempi ragionevolmente rapidi -:

quali concrete e tempestive iniziative, per quanto di competenza della Regione, si intendono assumere per arrivare ad una modifica dell’attuale tracciato dell’elettrodotto ovvero per un interramento dei cavi - com’è previsto, tra l’altro, dal Piano energetico della Regione Calabria del 31 marzo 2005, nel caso di attraversamento in aree abitate - nel tratto che interessa il territorio ed alcuni centri abitati dei Comuni di Paterno Calabro, Mangone e S. Stefano di Rogliano in provincia di Cosenza, stante l’assoluta pericolosità del medesimo per la salute dei residenti;

se non sia il caso di aderire alla richiesta dei sindaci del comprensorio di che trattasi, aprendo un tavolo di confronto che coinvolga la società Terna SpA.

(191; 22.11.2011)

Interrogazione a risposta scritta

Censore, Guccione, De Gaetano, Aiello F. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il decreto n. 106 del 20 ottobre 2011 emanato dal Presidente della Giunta regionale, nella qualità di Commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai debiti sanitari, ha azzerato i posti letto del servizio di oncologia dell’Ospedale di Tropea;

allo stato attuale, il servizio di oncologia dell’Ospedale di Tropea ha assegnati 8 posti tetto che coprono il fabbisogno dell’intero territorio della provincia di Vibo Valentia;

il servizio erogato è considerato di fondamentale importanza per i pazienti bisognosi di cure antitumorale e per i loro familiari che altrimenti sarebbero costretti ad ulteriori disagi e sacrifici derivati dallo spostamento verso gli ospedali di altre province;

la decisione di sopprimere i posti letto del servizio di oncologia del P.O, di Tropea ha avuto come conseguenza la richiesta popolare e delle amministrazioni locali di rivedere il nuovo assetto previsto nel DPGR 106/2011 -:

se corrispondono al vero i dati da Ella rilasciati nella qualità di Commissario ad acta per la Sanità, nella seduta del Consiglio regionale del 18 novembre 2011, secondo cui le prestazioni in day hospital effettuate in un anno nell’Ospedale di Tropea sono stati 181;

se è dato conoscere il numero delle prestazioni effettuate complessivamente in un anno per il trattamento di patologie tumorali nell’Ospedale di Tropea;

se è dato conoscere il numero di unità mediche in servizio per il trattamento di quelle patologie nello stesso ospedale.

(192; 23.11.2011)

Interpellanza

Censore, Guccione, Battaglia, Scalzo. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

dal mese di settembre i lavoratori forestali dell’Arfor, dell’ex Fondo sollievo e dei Consorzi di bonifica non percepiscono lo stipendio;

agli inizi di novembre, l’Assessore all’agricoltura e foreste aveva diffuso un comunicato che rassicurava questi lavoratori in merito al fatto che le spettanze relative alle mensilità di settembre ed ottobre sarebbero state pagate da lì a qualche giorno e che quelle relative ai lavoratori dei Consorzi di bonifica si sarebbero sbloccate dopo un accordo con il Dipartimento Bilancio;

ben più lungo è il ritardo della corresponsione degli stipendi per i lavoratori dell’Ara e della Fondazione Terina;

lo stallo che si è venuto a creare intorno al mancato pagamento dei salari genera disagi, forti preoccupazioni e fondati allarmi tra i lavoratori e le loro famiglie;

la grave congiuntura economica che sta colpendo l’Italia ed in particolare la nostra Regione penalizza fortemente i ceti dei lavoratori a cui, peraltro, è ingiusto negare lo stipendio maturato;

quali soluzioni intendono porre in essere il Dipartimento all’agricoltura e foreste congiuntamente a quello del bilancio, per far fronte al pagamento delle mensilità dovute ai suddetti lavoratori.

(18; 23.11.2011)

Ordine del giorno numero 30 a firma dei consiglieri Fedele, Bilardi, Gallo e Serra “Sul piano di rientro della sanità”

“Il Consiglio regionale

premesso che:

la Regione Calabria nell’anno 2009 ha sottoscritto con il MEF il piano di rientro del deficit sanitario per la riorganizzazione e razionalizzazione del sistema sanitario calabrese;

con OPCM 3635/2007 per il risanamento, lo sviluppo, il riequilibrio e la modernizzazione della Sanità in Calabria è stato istituito il Commissario delegato per l’emergenza socio-economico sanitaria della Regione Calabria;

a causa degli inadempimenti rilevati all’attuazione del suddetto piano il CdM nel luglio del 2010 ha disposto il commissariamento; che le attività poste in essere nel mese di agosto 2010 a tutt’oggi hanno consentito di incidere positivamente sulla gestione finanziaria del settore, producendo risparmi consistenti accertati dai Ministeri controllanti e quantificato in 60 ML di euro per il 2010 sul 2009 e di 50 ML di euro per il 2011 sul 2010;

si è provveduto, altresì, a distinguere reti essenziali: ospedaliera, di emergenza-urgenza e territoriale della Regione, che ha riorganizzato il sistema sul principio della appropriatezza della prestazioni, abbattendo i costi inutili migliorando cosi il processo gestionale delle aziende sanitarie e per dare ai cittadini prestazioni sanitarie di qualità; che la riorganizzazione in corso di attuazione, consentirà di migliorare la prossimità organizzativa, di ridurre i ricoveri ospedalieri, di riconvertire le strutture che non offrono rimessa e continuità assistenziale, di migliorare la gestione aziendale;

l’azione incisiva e l’accelerazione posta in essere dal giugno 2010 ha consentito la definizione delle procedure per la realizzazione degli ospedali delle Sibaritidi, della piana di Gioia Tauro, di Vibo Valentia e di Catanzaro, unitamente alle programmatiche attività che riguardano gli ospedali di CS RC e KR ed alla realizzazione delle Case della Salute per come previsto dal POR Calabria 2007/2013, producono un miglioramento dell’organizzazione strategico-territoriale del servizio mobilità passiva; che entrambi gli incarichi sono ricoperti dal Presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti;

ritenuto che:

il processo di riforma avviato dal Presidente Scopelliti nella qualità di Commissario anche alla luce della situazione nazionale che ha necessariamente tenuto conto della razionalizzazione della spesa sanitaria legata al trasferimento delle quote del Fondo Sanitario regionale, deve proseguire valutando ulteriori interventi che si riterranno necessari in relazione ai bisogni reali dei cittadini, contestualizzati ed approfonditi con le opportune analisi epidemiologiche e della situazione orografica del territorio calabrese;

la continua informazione e consultazione posta in essere dal Commissario con gli Enti locali, le organizzazione professionale e sindacali, delle associazioni e degli operatori privati costituisce un passaggio imprescindibile per la costruzione del sistema sanitario regionale; che è necessario rilanciare una politica sanitaria di integrazione tra territorio ed ospedale come modello organizzativo che mette in sinergia i servizi territoriali con i servizi ospedalieri, investendo sulla prevenzione con attività di programmazione e pianificazione sul principio dell’appropriatezza delle prestazioni e delle risorse economiche disponibili;

è necessario, altresì, garantire l’erogazione dei servizi sanitari sul territorio calabrese in osservanza ai LEA, promuovendo il miglioramento dell’efficacia, nell’obiettivo generale della salute dei cittadini nel sostenere e condividere l’azione posta in essere dal Presidente Scopelliti, impegnato per il piano di rientro sulla sanità e per l’emergenza socio-economica e sanitaria della Regione Calabria che ha prodotto risultati e ampiamente positivi per la realizzazione delle rete assistenziali

impegna

il Presidente della Giunta regionale a chiedere al Governo nazionale una più equa distribuzione sul Fondo sanitario nazionale, considerando anche indicatori di deprivazione sociale, ed una migliore integrazione delle politiche e degli interventi sociali, sanitari attraverso una più forte strutturazione territoriale integrata sociale e sanitaria;

a dare priorità alla riorganizzazione della rete territoriale anche attraverso una celere attivazione dei CAPT istituiti a seguito della riconversione di alcune strutture ospedaliere; di accelerare e migliorare attraverso un piano efficace la rete di emergenza/urgenza; a far si che al più presto si esca dall’emergenza per poter programmare, per i prossimi anni, gli interventi idonei a garantire l’adeguata assistenza sanitaria per tutti i cittadini calabresi”.

Testo unificato

dell’esame abbinato delle proposte di legge numero 41/9^, “Norme per il sostegno di persone non autosufficienti – fondo per la non autosufficienza”, e numero 28/9^, “Tutela e valorizzazione delle persone anziane. Interventi a favore di anziani non autosufficienti” -

recante: “Norme per il sostegno delle persone non autosufficienti – Fondo per la non autosufficienza” (Del. 142)

Art. 1

Oggetto e finalità

1. La Regione Calabria, in armonia con le disposizioni di cui al capo III della legge 8 novembre 2000, n.328 (legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), per potenziare il sistema di protezione sociale di cui alla legge regionale 5 dicembre 2003, n. 23 (Realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali nella Regione Calabria), con la presente legge definisce le azioni e gli interventi per garantire una maggiore e più efficace tutela delle persone non autosufficienti e delle relative famiglie, in coerenza e nel rispetto delle finalità di cui all’articolo 1, comma 1264, legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato -legge finanziaria 2007), che prevede l’istituzione del Fondo nazionale per le non autosufficienze.

 

Art. 2

Destinatari degli interventi e dei servizi finanziati con il fondo

1. Per le finalità di cui alla presente legge, si considera non autosufficiente la persona anziana, la persona disabile o qualsiasi altro soggetto che, in via permanente o temporanea, non può provvedere autonomamente alla cura della propria persona né mantenere una normale vita di relazione senza l’aiuto determinante di altre persone.

2. La valutazione dello status di persona "non autosufficiente" è effettuata dalle unità di valutazione multidimensionale presso le aziende sanitarie competenti per territorio attraverso l’utilizzo della classificazione ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento) adottato dall’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) quale strumento privilegiato per valutare lo stato di salute della persona in relazione all’ambiente.

3. I destinatari degli interventi previsti darla presente legge sono i cittadini europei o extracomunitari con regolare carta di soggiorno residenti nella Regione Calabria.

4. L’individuazione delle modalità e dei criteri di accesso agli interventi e ai servizi finanziati con il fondo, è effettuata dalla Giunta regionale su proposta del dipartimento competente e conformemente alle determinazioni assunte nel Piano Sociale Regionale con deliberazione del Consiglio regionale del 6 agosto 2009, n. 364.

Art. 3

Interventi e servizi finanziati con il fondo

1. Sono finanziati con le risorse del fondo:

a) gli interventi di sostegno alla persona non autosufficiente e alla famiglia, attraverso forme di assistenza domiciliare e di aiuto personale, nell’arco delle ventiquattro ore e anche nelle giornate festive e prefestive;

b) l’attivazione e il potenziamento presso i Comuni sede di distretto socio-sanitario, dei Punti Unici di Accesso (P.U.A.) ai servizi e alle prestazioni che garantiscono l’accoglienza e l’informazione sulle opportunità e le tipologie di assistenza disponibili, anche in funzione di prevenzione dell’aggravamento della condizione di non autosufficienza. e che agevolano e semplificano l’accesso ai servizi sanitari, socio-sanitari e sociali, incluso il percorso di ricovero o dimissioni dall’ospedale oppure da strutture residenziali, anche se il ricovero è necessario per ragioni di temporaneo sollievo dei familiari o conviventi;

c) l’attivazione di modalità di presa in carico della persona non autosufficiente attraverso un piano individualizzato di assistenza che consideri le prestazioni erogate dai servizi sociali e dai servizi sanitari di cui la persona non autosufficiente ha bisogno, favorendo la prevenzione e il mantenimento di condizioni di autonomia, anche attraverso l’uso di nuove tecnologie;

d) i servizi di sollievo alla famiglia, per affiancare e sostenere i familiari che accudiscono la persona non autosufficiente oppure per sostituirli nelle responsabilità di cura durante l’orario di lavoro e anche nei periodi di temporanea impossibilità di accudire la persona non autosufficiente;

e) l’erogazione dell’assegno di cura alle famiglie che provvedono in via prioritaria tramite aiuti esterni con personale qualificato o attraverso le organizzazioni accreditate di cui alla legge regionale 26 novembre 2003, n. 23 e, ove non sia possibile, in proprio all’assistenza dei familiari non autosufficienti, per concorrere ai costi di de-istituzionalizzazione supportati dalle famiglie per garantire la permanenza degli anziani non autosufficienti e dei disabili, e di qualsiasi altro soggetto non autosufficiente, nell’ambito domestico;

f) i servizi di assistenza alle persone disabili riconosciute tali ai sensi dell’articolo 3, comma 3, legge 5 febbraio 1992, n. 104, basati su percorsi di autonomia abilitativa e finalizzati alla vita indipendente, da realizzarsi attraverso progetti individuali che garantiscono agli interessati assistenza, servizi, autonomia e relazioni umane e sociali;

g) gli interventi di telesoccorso e teleassistenza per soggetti non autosufficienti;

h) gli interventi e servizi di inserimento e integrazione scolastica;

i) le prestazioni a carattere previdenziale quali oneri sociali e contributi figurativi per soggetti che assistono persone non autosufficienti;

l) l’erogazione o concessione di titoli validi per l’acquisto di servizi sociali dai soggetti accreditati ai sensi dell’articolo 27, legge regionale 26 novembre 2003, n.23.

Art. 4

Indirizzi della Regione per la realizzazione degli interventi e dei servizi

1. Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, la Regione, in coerenza con la l.r. 23/03 e gli obiettivi e le priorità stabilite dal Piano Sociale regionale, stabilisce, con apposita deliberazione adottata dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore competente in materia di servizi sociali:

a) i criteri e le modalità di accertamento e valutazione delle condizioni di non autosufficienza;

b) i criteri e le modalità per regolamentare l’accesso alle prestazioni, tenendo conto anche delle condizioni economiche dell’assistito;

c) gli obiettivi e le priorità d’intervento;

d) i criteri e le modalità per la ripartizione delle risorse del Fondo, sulla base di quote capitarie ponderate tra gli ambiti territoriali;

e) le modalità per la verifica dei servizi e degli interventi attivati con le risorse del Fondo, assicurando il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, dei pensionati, degli organismi di rappresentanza delle persone diversamente abili maggiormente rappresentativi e del Forum del Terzo Settore;

f) il riconoscimento, secondo quanto previsto dall’articolo 1, commi 4 e 5 della legge 328/2000, delle organizzazioni accreditate di cui alla legge regionale 26 novembre 2003, n. 23, nella realizzazione concertata degli interventi e dei servizi sociali.

Art. 5

Piano distrettuale per la non autosufficienza

1. I Comuni sono titolari delle funzioni amministrative riguardanti gli interventi sociali svolti a livello locale e concorrono alla programmazione regionale.

2. I Comuni esercitano le funzioni di cui al comma 1 in forma associata, negli ambiti territoriali coincidenti con i distretti sanitari di cui all’articolo 17, legge regionale n. 23/2003, e in ottemperanza a quanto previsto dall’organizzazione istituzionale del Piano sanitario e del Piano sociale.

3. Per la realizzazione degli interventi e dei servizi di cui all’articolo 3, gli ambiti territoriali di cui al comma 2, elaborano, nell’ambito del Piano di zona, le azioni previste e finalizzate specificata mente alla non autosufficienza, secondo le procedure indicate dalla l.r. 23/2003, dal Piano Sociale regionale e dagli atti di indirizzo programmatori stabiliti dalla Giunta regionale.

4. In attesa della completa attuazione della riforma di cui alla Lr. 23/2003, gli ambiti territoriali di cui al comma 2, redigono un Piano distrettuale per la non autosufficienza.

5. L’atto programmatico delle attività deve inoltre indicare:

a) l’analisi del bisogno sociale e dell’offerta assistenziale esistente localmente rilevati;

b) gli obiettivi e le priorità su cui commisurare gli interventi e i servizi da realizzare;

c) le modalità organizzative e le risorse umane, finanziarie e strumentali per la realizzazione degli interventi e dei servizi in forma integrata;

d) le forme di rilevazione e monitoraggio dei dati;

e) le modalità di coinvolgimento delle organizzazioni accreditate di cui alla legge regionale 26 novembre 2003, n. 23, secondo quanto previsto dall’articolo 4 della presente legge.

6. Il Piano di cui al comma 4 deve essere adottato con accordo di programma e sottoscritto dai sindaci dei Comuni ricadenti nell’ambito territoriale di riferimento.

Art. 6

Poteri sostitutivi

1. I Comuni esercitano le funzioni e i servizi loro spettanti. In caso di inadempimento la Regione esercita i poteri sostitutivi ai sensi dell’articolo 14, legge regionale 24 novembre 2006, n.15.

Art. 7

Funzioni delle Province

1. Le Province concorrono alla programmazione degli interventi come previsto dall’articolo 12, legge regionale n. 23/12003.

Art. 8

Rapporti con "Azienda sanitaria provinciale

1. I sindaci dei Comuni capofila degli ambiti di cui all’articolo 17, legge regionale n. 23/2003, stipulano con l’azienda sanitaria provinciale competente per territorio, ai sensi del d.lgs. 267/00, un accordo di programma per la realizzazione degli interventi e servizi sociosanitari integrati, con riferimento specifico all’assistenza domiciliare integrata e alle dimissioni protette.

2. Per le finalità di cui al presente articolo, la Giunta regionale emana, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, un apposito atto di indirizzo.

Art. 9

Piano assistenziale individualizzato

1. In base a quanto definito nel Piano di cui al comma 3 dell’articolo 5, e in conformità a quanto disposto nelle linee-guida regionali, i servizi sociali e sanitari competenti, con il coinvolgimento degli altri servizi interessati, dello stesso assistito e dei familiari, predispongono un Piano di Assistenza Individualizzato (P.A.I.) nel quale sono individuati:

a) le prestazioni sociali e sanitarie nonché le modalità temporali della loro erogazione;

b) le figure professionali da impiegare;

c) le risorse umane disponibili, da parte della famiglia, del terzo settore e dell’intera comunità, da impiegare nello svolgimento del piano di intervento personalizzato, nel rispetto della volontà del soggetto e dei suoi familiari;

d) il programma degli incontri periodici per la valutazione dell’andamento dell’intervento assistenziale.

Art. 10

Fondo regionale per la non autosufficienza

1. La Regione istituisce il Fondo regionale per la non autosufficienza.

2. Il fondo finanzia le prestazioni e i servizi socio-assistenziali di cui alla presente legge, così come definiti dal Piano sociale di cui alla I.r. 23/03, e nel rispetto delle finalità di cui all’articolo 1, comma 1264, legge 27 dicembre 2006, n. 296 e successive modifiche.

3. La Regione garantisce uniformità dei benefici a parità di bisogno, accessibilità e qualità delle prestazioni e dei servizi finanziati dal fondo, nonché equità nella eventuale compartecipazione ai loro costi attraverso criteri ed indirizzi omogenei definiti dalla Regione.

Art. 11

Fonti di finanziamento

1. Le fonti di finanziamento ordinarie del fondo sono:

a) il Fondo nazionale per le politiche sociali di cui alla l. 328/2000;

b) ulteriori risorse regionali provenienti dalla fiscalità generale;

c) ulteriori risorse messe a disposizione dagli Enti locali;

d) eventuali risorse comunitarie o ulteriori risorse statali.

2. Le risorse del fondo regionale per la non autosufficienza vengono annualmente ripartite fra gli ambiti di cui all’articolo 17, l.r. 23/2003, con i criteri di cui all’articolo 34 della l.r. 23/2003 e in conformità alle ulteriori determinazioni che la Giunta regionale adotta per tale finalità. Tali criteri tengono conto altresì delle linee programmatorie adottate dalla Regione Calabria nel campo delle politiche sociali e contenute nel Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali.

Art. 12

Rendicontazione

1. I Comuni capofila degli ambiti territoriali sono tenuti alla certificazione della spesa sostenuta per la realizzazione dei servizi e degli interventi finalizzati con le risorse del fondo, secondo le modalità stabilite con deliberazione della Giunta regionale.

Art. 13

Disposizioni finanziarie

1. Agli oneri derivanti dall’attuazione della presente legge, determinati per l’esercizio in corso in euro 100.000,00 si provvede con le risorse disponibili all’UPB 8.1.01.01 dello stato di previsione della spesa del bilancio, inerente ai "Fondi per provvedimenti legislativi in corso di approvazione recanti spese di parte corrente" il cui stanziamento viene ridotto del medesimo importo.

2. La disponibilità finanziaria di euro 100.000,00, di cui al precedente comma, è utilizzata nell’esercizio in corso ponendo la competenza della spesa a carico dell’UPB 6.2.01.05 dello stato di previsione della spesa del bilancio corrente. La Giunta regionale è autorizzata ad apportare le conseguenti variazioni al documento tecnico di cui all’articolo 10 della legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8.

3. Per gli anni successivi, si provvede, nei limiti consentiti dalla effettiva disponibilità di risorse autonome, con la legge di approvazione del bilancio di previsione annuale e con la legge finanziaria di accompagnamento.

4. La dotazione finanziaria della presente legge sarà ulteriormente incrementata con le risorse che si renderanno disponibili a seguito delle verifiche previste dall’articolo 8, commi 2 e 3 della legge regionale n. 22/2010.

Art. 14

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 152/9^, recante: “Documento di programmazione Economico Finanziaria della Regione Calabria (DPEFR) per gli anni 2012-2014 (articolo 2, comma 3, della legge regionale 4.2.2002, n. 8)” (Del. n. 143)

“Il Consiglio regionale

premesso che:

l’articolo 1, comma 4, della legge regionale di contabilità 4 febbraio 2002, n. 8, individua nel Documento di programmazione Economica e Finanziaria Regionale (DPEFR), nella legge finanziaria, nel bilancio pluriennale e nel bilancio di previsione annuale gli strumenti di programmazione economico-finanziari adottati dalla Regione;

l’articolo 2, comma 1, della suddetta legge definisce il DPEFR quale atto di indirizzo programmatico, economico e finanziario dell’attività dì governo della Regione per l’anno successivo, con proiezione triennale, nonché strumento di raccordo per la programmazione generale e la programmazione finanziaria della Regione;

lo stesso articolo 2, al comma 3, dispone che ogni anno la Giunta regionale adotta il DPEFR e lo trasmette al Consiglio che lo approva con propria risoluzione;

Viste:

la legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8, recante "Ordinamento del bilancio e della contabilità della Regione Calabria" e, in particolare, l’articolo 2, comma 3, che dispone in materia di adozione del DPEFR;

la nota prot. n. 53164 dell’11.11.2011 del Dipartimento Bilancio e Programmazione, con la quale è stata trasmessa una versione aggiornata del Documento, che contiene un’analisi più attuale dei dati inerenti alla sanità regionale;

Visto il parere favorevole della 2^ Commissione espresso nella seduta dell’11 novembre 2011;

Delibera

di approvare il Documento di Programmazione Economico Finanziaria della Regione Calabria (DPEFR) per gli anni 2012-2014, che si allega alla presente per farne parte integrante e sostanziale”.

(Tabella)

Proposta di legge numero 277/9^, recante: “Modifica della legge regionale n. 11 del 26 febbraio 2010, recante: <Interventi regionali di solidarietà a favore dei familiari di lavoratrici e lavoratori deceduti o gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro>” (Del. n. 144)

Art. 1

(Modifica dell’articolo 2)

1. Il comma 2 dell’articolo 2 della legge regionale 26 febbraio 2010, n. 11 (Interventi regionali di solidarietà a favore dei familiari di lavoratrici e lavoratori deceduti o gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro) è sostituito dal seguente: "2. Il Fondo è finalizzato all’erogazione di un contributo "una tantum" non tassabile, a titolo di assistenza sociale, prescindendo dall’accertamento in ordine alla responsabilità degli eventi di cui al comma 1; il contributo è aggiuntivo rispetto ad eventuali emolumenti o indennizzi derivanti da altri obblighi di legge, assicurativi o previdenziali, ed è erogato in caso di:

a) eventi verificatisi sul luogo di lavoro in Calabria;

b) eventi verificatisi sul luogo di lavoro, al di fuori del territorio calabrese, ma relativi a lavoratori residenti in Calabria, sempreché non risultino ammessi a godere di prestazioni analoghe a quelle individuate dalla presente legge.

Art. 2

(Modifica dell’articolo 3)

1. Il comma 1 dell’articolo 3 della legge regionale n. 11/2010 è sostituito dal seguente: "1. I beneficiari del contributo di cui all’art. 2 sono: a) i lavoratori autonomi o subordinati che abbiano subito la perdita della capacità lavorativa nella misura pari al 100 per cento; b) il coniuge, i figli legittimi, naturali riconosciuti, adottivi e affiliati, oppure, in loro mancanza, i fratelli e le sorelle, minori d’età o fiscalmente a carico, dei lavoratori autonomi o subordinati deceduti in conseguenza dell’incidente avvenuto sul luogo di lavoro.

2. Il comma 2 dell’articolo 3 della legge regionale n. 11/2010 è abrogato.

Art. 3

(Modifica dell’articolo 4)

1. Il comma 1 dell’articolo 4 della L.r. 11/2010 è sostituito dal seguente: "1. L’entità del contributo, in relazione ai diversi beneficiari, è così stabilita:

a) lavoratore autonomo o subordinato Euro 20.000,00;

b) coniuge senza figli Euro 20.000,00;

c) coniuge con un figlio Euro 22.000,00;

d) coniuge con due figli Euro 23.500,00;

e) coniuge con tre e più figli Euro 25.000,00;

f) un figlio, in mancanza di coniuge Euro 22.000,00;

g) due figli, in mancanza di coniuge Euro 23.500,00;

h) tre o più figli, in mancanza di coniuge Euro 25.000,00;

i) fratelli e sorelle, minori di età e fiscalmente a carico, in mancanza dei precedenti Euro 20.000,00.

Art. 4

(Modifica dell’articolo 6)

1. Al comma 2 dell’articolo 6 della legge regionale n. 11/2010 le parole "o per infortunio avvenuto sul luogo di lavoro nel territorio regionale o riguardanti cittadini calabresi" sono sostituite dalle parole "o di lavoratore che ha subito la perdita della capacità lavorativa al 100 per cento per incidente avvenuto sul luogo di lavoro."

Art. 5

(Norma finanziaria)

1. Agli oneri derivanti dall’attuazione della presente legge, quantificati per l’esercizio finanziario 2011 in euro 160.000,00 si fa fronte con le risorse dell’UPB 6.2.01.06 dello stato di previsione del bilancio 2011.

Art. 6

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Disegno di legge numero 274/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Ripianamento perdite esercizio 2010 aeroporto Sant’Anna Spa” (Del. n. 145)

Art. 1

1. Il fine di concorrere al ripianamento delle perdite relative all’anno 2010 (con conseguente abbattimento del capitale sociale e sua ricostituzione al minimo legale) della Società Aeroporto Sant’Anna S.p.A., accertate nella assemblea dei soci del 28 giugno 2011, è autorizzata, per l’esercizio finanziario 2011, la spesa, in misura proporzionale alla partecipazione al capitale sociale (14,11%), di euro 111.166,00 con allocazione ad apposita UPB dello stato di previsione della spesa del bilancio 2011.

2. Alla copertura del relativo onere si provvede mediante contestuale riduzione di pari importo dello stanziamento allocato all’UPB 8.1.01.02 (capitolo 7001201) dello stato di previsione della spesa del bilancio 2011, inerente a "Fondo occorrente per far fronte agli oneri derivanti da provvedimenti legislativi che si perfezioneranno dopo l’approvazione del bilancio, recanti spese per investimenti", che presenta la necessaria disponibilità.

3. La Giunta regionale è autorizzata ad apportare le necessarie modifiche ed integrazioni al documento tecnico di cui all’articolo 10 della legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8, nonché a compiere tutti gli atti necessari per il versamento della quota a carico della Regione.

Art. 2

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Ordine del giorno numero 31 a firma dei consiglieri Amato, Giordano, Talarico D., Franchino, Fedele, De Masi, Ciconte, Aiello P., Tallini, Magno, Principe, Scalzo “In ordine alla sede della Scuola superiore della magistratura di Catanzaro”

“Il Consiglio regionale

premesso che

la legge n. 111 del 30 luglio 2007 di riforma dell’ordinamento giudiziario, all’articolo 3 ha previsto l’istituzione della Scuola Superiore della Magistratura con tre sedi dislocate, rispettivamente, al nord, al centro e al sud del Paese;

con decreto interministeriale del 27 aprile 2006 è stata individuata la città di Catanzaro quale unica sede per il Sud;

in data 24 febbraio 2007 è stato firmato un accordo di programma tra il Ministero della Giustizia, il Comune e la Provincia di Benevento e "Università del Sannio per "insediamento della struttura nei locali dell’ex caserma Guidoni sita nella stessa città;

alla nuova designazione disposta con il decreto n. 26 del 30 novembre 2006 si sono opposte la Regione Calabria, la Provincia e Comune di Catanzaro, con ricorso presentato al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio;

con sentenza n. 3087 del 2009 lo stesso TAR del Lazio ha accolto il ricorso presentato della Provincia di Catanzaro contro il decreto che ha designato Benevento, anziché Catanzaro, quale sede meridionale della Scuola Superiore della Magistratura, adducendo, tra le ragioni dell’inefficacia del decreto ministeriale impugnato, la carenza di istruttoria preliminare;

per effetto di tale pronuncia dei giudici amministrativi, veniva vanificato altresì l’accordo di programma siglato il 24 febbraio 2007 tra il Ministero della Giustizia, il Comune e la Provincia di Benevento e l’Università del Sannio;

il Comune e la Provincia di Benevento, a loro volta, hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato, il quale -allo stato -non risulta ancora essersi pronunciato al riguardo;

considerato che:

la città di Catanzaro è sede di Corte d’Appello, di Tribunale amministrativo regionale della Calabria, della Procura regionale della Corte dei conti, nonché ospita la Facoltà di giurisprudenza della Università degli studi “Magna Graecia di Catanzaro”;

la città di Catanzaro vanta una antica storia e una radicata tradizione forense, tali da conferire al capoluogo calabrese -in tale ambito –un ruolo di assoluto prestigio a livello regionale, interregionale e finanche nazionale;

nei giorni scorsi vi è stato un incontro tra alcuni parlamentari di Catanzaro e di Benevento, durante il quale si è ipotizzato lo smembramento della Scuola Superiore della Magistratura di Catanzaro, destinando a Benevento la sede della Formazione ed a Catanzaro la sola direzione della Scuola con ulteriore mortificazione di immagine, nonché danno sociale ed economico per la città di Catanzaro e per la Calabria tutta;

tale ipotesi di smembramento, pertanto, va assolutamente scongiurata e respinta senza esitazione alcuna, anche in ragione del richiamato pronunciamento del TAR Lazio;

tutto ciò premesso e considerato

Chiede

che venga data immediata esecutività alla sentenza del TAR del Lazio, n. 3087 del 2009 con la quale, come già richiamato in premessa, è stato accolto il ricorso della Provincia di Catanzaro, e annullato l’efficacia del decreto interministeriale del 27 aprile 2006, nella parte recante la sostituzione della Provincia di Catanzaro con quella di Benevento, quale unica sede meridionale della Scuola Superiore della Magistratura; che sia attivata ogni azione, in tutte le sedi ritenute idonee e competenti, utile a garantire l’esecuzione della richiamata sentenza del TAR Lazio;

che sia intrapresa ogni altra iniziativa - opportuna e necessaria - per consentire l’istituzione immediata della Scuola Superiore della Magistratura nella città di Catanzaro;

che il presente ordine del giorno approvato dal consesso consiliare, sia inoltrato al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministro di Grazia e Giustizia, al Presidente della Giunta regionale della Calabria ed al Presidente del Consiglio”.

Ordine del giorno numero 32 a firma del consigliere Gallo “Sul fenomeno dell’Italian sounding e sull’operato della società SIMEST Spa”

“Il Consiglio regionale

premesso che:

in Italia l’agroalimentare rappresenta oltre il 16% del Pil nazionale;

l’export agroalimentare raggiunge quasi 28 miliardi di euro e ha  segnato, anche durante la presente crisi finanziaria, tassi di crescita del 13%;

la diffusione di prodotti che traggono in inganno circa la vera origine geografica realizza un evidente danno all’immagine della produzione agroalimentare nazionale, raggirando i consumatori che non vengono messi in condizione di scegliere in modo consapevole, così alimentando il fenomeno della contraffazione dei prodotti italiani, meglio noto con Italian sounding;

il contrasto alla contraffazione ha conseguenze economiche e sanitarie di rilievo tanto per le imprese quanto per i consumatori, sì che tutte le parti sociali (Confindustria, Abi, Alleanza Cooperative Italiane, Ania, Cgil, Cia, Cisl, Claai, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Rete Imprese Italia, Ugl, UiI), con un documento unitario del 04 agosto 2011, nella definizione delle priorità sulle quali operare per rilanciare la crescita, hanno chiesto di "attuare politiche incisive volte alla promozione e difesa del made in Italy di qualità quale leva competitiva del Paese, in grado di valorizzare il lavoro, il capitale e il territorio italiano, sfruttando il potenziale di penetrazione commerciale all’estero delle imprese italiane";

nel corso del 2011 il Governo nazionale ha assunto alcuni importanti impegni, culminati nell’approvazione della legge n. 4 del 2011, in parte ancora inattuata, che ha introdotto nel nostro ordinamento il principio dell’obbligatorietà dell’indicazione in etichetta dei prodotti alimentari del luogo d’origine della materia prima agricola e la definizione di criteri di finanziamento dei progetti all’estero, al fine di scongiurare appropriazioni indebite delle denominazioni protette e impropri richiami all’origine italiana dei prodotti commercializzati; che ciononostante, per come vigorosamente denunciato all’attenzione dell’opinione pubblica dalla Federazione regionale calabrese di Coldiretti, la "Società italiana per le imprese all’Estero -SIMEST S.p.A." (società finanziaria di sviluppo e produzione delle imprese italiane all’estero controllata dal Ministero dello sviluppo economico) ha investito risorse destinate a finanziare direttamente o indirettamente la produzione o la distribuzione di prodotti alimentari che nulla hanno a che fare con il tessuto produttivo del Paese;

le operazioni di sostegno dell’Italian sounding, da parte della SIMEST, determinano danni gravi in quanto bloccano ogni potenzialità di crescita delle imprese italiane a causa della saturazione del mercato con prodotti che richiamano qualità italiane senza essere di origine nazionale, impedendo ai consumatori di effettuare una corretta comparazione sulla base della diversa qualità e convenienza con prodotti autentici del made in Italy;

il sostegno della SIMEST si indirizza ad investimenti in attività di delocalizzazione che, oltre a costituire occasioni di concorrenza sleale ai prodotti italiani, sottraggono colpevolmente opportunità di lavoro ed occupazione al sistema Italia;

il fenomeno descritto pone a rischio anche la commercializzazione di prodotti calabresi quali salumi, pecorino ed altre tipicità, con grave danno alle imprese a causa della concorrenza sleale derivante dalla sottrazione di spazi di mercato e dall’inganno a danno dei consumatori;

legittime e pienamente condivisibili si mostrano pertanto le preoccupazioni, le istanze e le proposte di Coldiretti Calabria;

impegna

il governo regionale, nelle persone del Presidente della Giunta regionale e dell’Assessore regionale all’Agricoltura, con particolare riferimento all’operato della SIMEST, ad intraprendere le opportune e necessarie iniziative per:

ottenere esaustive informazioni, anche al fine di valutare possibili azioni legali a tutela dell’immagine della Regione, il cui improprio utilizzo è foriero di danni al sistema produttivo ed occupazionale regionale;

impedire l’uso improprio di risorse pubbliche per la commercializzazione sui mercati esteri di prodotti di imitazione Italian sounding, a favore, invece, della promozione del made in ltaly.”

Ordine del giorno numero 33 a firma del consigliere Chiappetta “In favore dell’unione italiana ciechi e ipovedenti onlus”

“Il Consiglio regionale

premesso che

l’Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti Onlus ha posto  all’attenzione dell’intero Consiglio regionale il rischio della paralisi delle  attività di tale meritevole associazione in virtù dei tagli previsti nell’ambito della recente legislazione sulla finanza pubblica, in quanto si verrebbero a ridurre fortemente le risorse economiche a favore degli interventi e delle opere di integrazione dei ciechi e degli ipovedenti che da sempre tale associazione realizza favorendone l’inserimento in tutti i contesti in cui si esplica il vivere sociale;

inoltre, il disegno di legge n. 4566 "Delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale", in discussione presso le competenti Commissioni parlamentari, contiene una previsione in base alla quale l’indennità di accompagnamento sarà subordinata al reddito;

la riduzione prefigurata dal disegno di legge n. 4566 "Delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale", non tiene conto del fatto che nella misura in cui è attualmente determinata dalla normativa vigente risulta largamente insufficiente a consentire agli ipovedenti e disabili gravi in genere, di far fronte alle spese loro necessarie per consentire una condizione di vita dignitosa in una società civile;

le misure correttive necessarie a far fronte alla grave crisi che investe il sistema economico internazionale e dall’impatto di essa sullo Stato italiano, non possono interamente ricadere su categorie sociali fortemente condizionate da gravi disabilità che ne emarginalizzano da sempre le condizioni di vita; che il Governo regionale deve farsi portavoce presso il Governo nazionale della forte rilevanza sociale che rivestono gli interventi a favore dei ciechi, degli ipovedenti e dei disabili gravi, individuando le soluzioni idonee al fine di scongiurare un’inversione di tendenza che vanificherebbe le conquiste ottenute nel corso degli anni a favore delle politiche di integrazione;

Impegna

il Presidente, onorevole Giuseppe Scopelliti, e la Giunta regionale, ad intraprendere ogni azione utile alla sensibilizzazione dei oggetti istituzionali interessati, Governo della Repubblica e Commissioni parlamentari Finanza e Affari sociali, al fine di evitare che le misure correttive della finanza pubblica possano incidere negativamente sulle risorse assegnate a favore dell’Unione Italiana dei ciechi e ipovedenti nonché all’eliminazione delle eventuali previsioni normative di diminuzione dell’indennità di accompagnamento in relazione al reddito”.

Ordine del giorno numero 34 di iniziativa del consigliere Imbalzano “Sul futuro del gruppo "AnsaldoBreda", per la difesa del livello occupazionale e della strategicità delle produzioni del settore trasporti per le Regioni dove sorgono le realtà produttive e per l’Italia”

“Il Consiglio regionale

premesso che:

AnsaldoBreda S.p.A., controllata da Finmeccanica S.p.A., è la principale società italiana di costruzioni di rotabili per il trasporto su ferro e si occupa di progettazione e costruzione di treni completi ad alta velocità, di elettrotreni metropolitani/subtreni (TAF e TSR) e di tram (Sirio), di progettazione e costruzione di equipaggiamenti elettrici di trazione e ausiliari (convertitori e circuiti di controllo) e di apparecchiature di sicurezza e segnalamento ferroviario;

la strategica importanza storica ed economica dell’azienda, allivello nazionale, vede coinvolte quattro Regioni (Toscana, Campania, Calabria e Sicilia), occupando 2500 addetti e impiegando inoltre, con l’indotto, ulteriori 4000 lavoratori dislocati in oltre 150 imprese;

recentemente sono circolate notizie sulla ipotetica vendita di AnsaldoBreda, tali da causare scioperi, manifestazioni e forti preoccupazioni dal mondo del lavoro, delle istituzioni e della politica in generale; che a partire dal 02 ottobre 2009 e fino a tutto il gennaio 2010 si sono succeduti degli incontri tra le Segreterie nazionali e territoriali dei sindacati RSU FIM-FIOM-UILM di AnsaldoBreda con la Direzione Aziendale, dove la stessa azienda ha provveduto ad illustrare le linee generali e gli specifici contenuti del Piano Industriale;

sempre nello stesso anno gli impianti di AnsaldoBreda sono stati oggetto di un Piano di investimenti di milioni di euro in linea con la politica di investimenti infrastrutturali e tecnici alla base degli accordi sottoscritti dalle rappresentanze sindacali e dall’azienda;

l’analisi complessiva dei dati del mercato internazionale ferrotranviario è positiva, anche se sussistono dei problemi strutturali del mercato quali la bassa produttività degli impianti, la competitività dei costi, i tempi di consegna, forte indebitamento finanziario, evoluzione costante delle tecnologie impiegate: per questi motivi i grandi players internazionali del settore hanno avviato da tempo un profondo processo di ristrutturazione aziendale, con lo scopo di ottimizzare e modernizzare l’attività di produzione, in molti casi decentrando gli impianti di produzione verso Paesi a basso costo di manodopera;

le aziende di medie dimensioni stanno revisionando i propri progetti industriali ed i piani economici ad essi connessi, diventando veri e propri operatori autonomi, in grado di rivolgersi a "nicchie" di mercato, offrendo così prodotti strutturati e specifici molto competitivi rispetto ai grandi players internazionali;

nell’ottica di rilancio in questa strutturazione e con le esigenze di mercato, AnsaldoBreda ha avviato l’attuazione di un piano Industriale denominato "Piano 2010-2014", volto al miglioramento delle filiere produttive, dei processi e dei modelli di organizzazione (Alta velocità, attività "regionale" con i prodotti EMU a due piani TSR, prodotti IC4, Masstransit, MLA, street cars);

l’accordo stilato tra la Direzione aziendale e le rappresentanze sindacali mirava al raggiungimento di obiettivi di efficienza, razionalizzazione e riorganizzazione di tutti i processi produttivi sopraelencati e prevedeva anche le linee di sviluppo del Piano, ovvero il risparmio energetico delle produzioni, l’impiego di materiali ecocompatibili, il miglioramento delle tecnologie costruttive, l’impiego di motori a magneti permanenti e l’utilizzazione di materiali compositi per le sottostrutture;

l’attuazione del piano di sviluppo prodotti aveva l’intento di superare le cause che determinavano le inefficienze aziendali al fine del raggiungimento degli obiettivi di riorganizzazione aziendale;

in tale accordo era altresì contenuto l’impegno a mantenere il centro di eccellenza delle Tecnologie e delle Produzioni meccaniche di Pistoia e Napoli e, in coerenza, con il Piano di acquisizioni commerciali, si ribadiva la necessità della strategica sussistenza degli impianti di Reggio Calabria e Palermo; che la AnsaldoBreda riconosceva tuttavia un gap negativo dei prezzi dei propri prodotti di circa il 25·30%, nonostante quanto sopraesposto, perdendo competitività nel mercato globale: di qui l’esigenza del rilancio del piano di produttività, il cui complesso delle azioni proposte dovrebbe determinare un recupero significativo dei margini di produttività nella misura del 35% entro fine 2011;

tale scelta consentirebbe alla AnsaldoBreda di provvedere un riequilibrio economico e produttivo industriale che possa costituire la premessa per una successiva fase di sviluppo dell’azienda a partire già dal 2012;

le delegazioni sindacali e le RSU hanno dichiarato in modo unanime la loro richiesta di attuare questo percorso di rilancio dell’azienda ma che è necessario riprendere il cammino di attuazione dell’accordo siglato con l’azienda il 4 marzo 2010, dando piena applicazione ad esso, mantenendo gli attuali livelli occupazionali e concretizzando a tutti gli effetti quel recupero di competitività che oggi più che mai è necessario a dare un futuro all’azienda e al Paese;

è condivisa la necessità, come emerso dalla riunione unitaria delle delegazioni sindacali degli stabilimenti Breda di Toscana, Calabria, Sicilia e Campania e di alcuni esponenti politici promotori di tale incontro, di dichiarare il settore produttivo per i trasporti strategico per il Paese, inserendo tale visione del settore all’interno il Decreto Sviluppo, annunciato dal Governo, compatibilmente con le necessità legate al particolare momento di crisi internazionale ed in special modo del sistema economico europeo;

tale passaggio, in modo unitario e condiviso, rappresenta un atto fondamentale per continuare a dare slancio e futuro a questo importante comparto;

è altrettanto strategico che Finmeccanica mantenga una quota maggioritaria in AnsaldoBreda in un’ottica di rilancio del progetto industriale dell’azienda;

allo stesso tempo è importante mantenere aperta l’opportunità di sviluppare partnership con altri operatori del settore che possano ridare piena competitività in tempi rapidi alla filiera produttiva di AnsaldoBreda in tutti gli stabilimenti del Paese; che è da ritenere come fondamentale riuscire a convocare velocemente un tavolo nazionale di confronto presso il Ministero dello Sviluppo economico sul futuro dell’azienda e sulla questione sociale ed occupazionale ad essa collegata, alla quale possano prender parte ì rappresentanti del Governo, dell’Azienda, delle rispettive RSU degli stabilimenti e delle Regini coinvolte;

infine, riteniamo opportuno coinvolgere in modo fattivo ed unitario tutti i Consigli regionali interessati dalla questione economico-sociale ed occupazionale della AnsaldoBreda in modo tale da dare effettivo seguito istituzionale alle numerose dichiarazioni di vicinanza espresse nei confronti delle rappresentanze sindacali dei lavoratori e dando slancio e supporto all’attenzione dimostrata da tutti i Presidenti di Regione coinvolti; che le ulteriori voci di vendita dell’AnsaldoBreda rilanciate dall’Amministratore delegato di Finmeccanica Orsi, sulla necessità dì spacchettare e cedere la stessa sul mercato, correlate alle ulteriori perdite in borsa del titolo che lascia sul terreno oltre il 30% del suo valore iniziale, dimostrano l’aggravarsi della situazione e la forte esposizione sulla speculazione finanziaria internazionale in un momento di massima delicatezza del sistema economico europeo e globale;

Impegna il Presidente e la Giunta regionale

a richiedere al Governo nazionale quanto prima la convocazione di un tavolo di confronto sul futuro della AnsaldoBreda per quanto riguarda gli stabilimenti presenti in Italia, coinvolgendo in primis l’Azienda, i Consigli regionali interessati e le rappresentanze sindacali degli stabilimenti; -a richiedere al Governo nazionale che il settore industriale produttivo nel comparto del trasporto pubblico, sia dichiarato strategico per il futuro del Paese e fondamentale per il rilancio economico dell’Italia”.