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IX^ LEGISLATURA

 

RESOCONTO INTEGRALE

___________

 

26.

 

SEDUTA DI VENERDI’ 18 NOVEMBRE 2011

 

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLO’

 

 

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

La seduta inizia alle 15,55

PRESIDENTE

La seduta è aperta, si dia lettura del verbale della seduta precedente.

Giovanni NUCERA, Segretario Questore

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni

Giovanni NUCERA, Segretario Questore

Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di risposta scritta ad interrogazione

PRESIDENTE

E’ pervenuta risposta scritta alla seguente interrogazione numero 135 del  3 giugno 2011 a firma del consigliere Morelli.

(E’ riportata in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Prego, onorevole Morelli.

Francesco MORELLI

Presidente, poiché si è verificata una discrasia emersa nella formulazione dell’articolo 7 della legge regionale numero 22 del 2010 chiedo l’inserimento all’ordine del giorno della proposta di legge numero 256/9^ di iniziativa della Giunta regionale che ne modifica l’articolo 7.

Ovviamente, Presidente, l’argomento è stato trattato in Commissione bilancio nella seduta del 4 ultimo scorso e trasmesso agli uffici competenti. Grazie.

PRESIDENTE

Il provvedimento di cui chiede l’inserimento l’onorevole Morelli è una proposta di legge che è già passata in Commissione bilancio nella seduta del 4 novembre, pertanto ne chiede l’inserimento all’ordine del giorno.

Se non ci sono eccezioni poiché è stata deliberata alla unanimità da parte della Commissione la possiamo inserire in coda all’ordine del giorno.

Pongo in votazione la richiesta dell’onorevole Morelli.

(Il Consiglio approva)

Il provvedimento è, pertanto, inserito all’ordine del giorno del Consiglio.

Prima di procedere con il dibattito sulla sanità e di dare la parola al Presidente Scopelliti per la relazione introduttiva, comunico che è stata presentata una mozione a firma mia e di tutti i capigruppo di maggioranza e di minoranza sul sistema ferroviario calabrese e sull’abbandono del territorio da parte del gruppo delle Ferrovie della Calabria.

Nei giorni scorsi ci sono state una serie di iniziative da parte dei consiglieri regionali, ho letto tante note sulla stampa. Abbiamo raccolto un po’ tutte le riflessioni emerse su questo argomento e le abbiamo inserite in questa mozione che vorrei leggere per poi inviarla a tutti gli ordini competenti. Certamente, il taglio dei treni che Ferrovie della Calabria ha effettuato negli ultimi mesi non è sopportabile da parte della Calabria.

Mozione numero 55 del 18/11/2011 di iniziativa dei consiglieri F. Talarico, Aiello, Ciconte, De Masi “Sulla violazione del diritto alla mobilità dei cittadini e sui disservizi nel sistema ferroviario calabrese e l’abbandono del territorio da parte del gruppo Ferrovie dello Stato”

PRESIDENTE

Do lettura della mozione.

“Il Consiglio regionale

premesso che:

la Calabria si trova di fronte ad un'inaccettabile violazione del diritto alla mobilità di migliaia di cittadini, in conseguenza al progressivo abbandono di consistenti aree del territorio nazionale da parte delle aziende del gruppo Ferrovie dello Stato, in particolare della società Trenitalia;

la criticità dello stato dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, che sottopone a enormi ritardi, difficoltà e rischi chi deve percorrerla, accresce l'isolamento della Calabria;

la situazione generale del sistema delle infrastrutture e dei collegamenti ferroviari e stradali, già fortemente critici, anche per carenza di investimenti delle aziende Anas e Gruppo Ferrovie dello Stato, è destinata ad aggravarsi ulteriormente, con i tagli annunciati dei treni notturni e a lunga percorrenza;

di fatto, le strategie di Trenitalia e delle altre società del gruppo Ferrovie dello Stato interrompono la continuità territoriale e limitano la libertà di circolazione delle persone e delle merci, non garantendo, ai cittadini della Calabria, pari opportunità con i cittadini di altre regioni del Paese;

la flotta dei treni, impiegati in Calabria, è vetusta e che i servizi ai passeggeri si qualificano, palesemente, come inefficienti, se non inesistenti, e che per i collegamenti Calabria-Roma e viceversa, con i treni cosiddetti Eurostar, Trenitalia utilizza, in modo chiaramente discriminatorio, rispetto allo standard dei servizi offerti in altre regioni, materiale tecnologicamente non adeguato a percorrere la linea alta velocità Napoli-Roma, con conseguente prolungamento della durata di percorrenza della tratta ferroviaria di circa un'ora;

l'insufficiente e graduale defezione di Trenitalia si aggiunge all'assenza di significativi programmi d'investimento ed a scelte aziendali che negano, al territorio calabrese, servizi efficienti e moderni;

impegna la Giunta regionale:

ad intervenire presso il Governo nazionale, e in particolare presso il Ministro per le Infrastrutture, per rappresentare le condizioni di assoluta disuguaglianza in cui si trova la Calabria, nell'ambito del sistema dei servizi ferroviari italiani e dei collegamenti stradali, che impediscono il formarsi di tutte quelle condizioni necessarie per una crescita sociale ed economica equa della Calabria;

a coinvolgere, nella definizione di una strategia utile a correggere la situazione attuale del sistema dei trasporti ferroviari nel meridione, le Regioni Sicilia, Basilicata, Puglia, tutti i parlamentari eletti in Calabria e le parti sociali da tempo mobilitate sulla questione;

impegna il Presidente del Consiglio regionale della Calabria:

ad inviare le determinazioni del Consiglio regionale della Calabria ai Presidenti dei Consigli regionali di Sicilia, Basilicata, Puglia, per concordare eventuali iniziative comuni, ai Presidenti di Camera e Senato, perché valutino l'esigenza di avviare un'inchiesta sulla politica dei trasporti operata da Trenitalia nelle regioni del Sud ed a interessare il Presidente della Repubblica, garante della Costituzione e quindi di quel principio secondo cui tutti i cittadini hanno pari dignità sociale nel nostro Paese”.

Questa è una mozione redatta alla unanimità da parte del Consiglio.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi. Ne ha facoltà.

Pasquale Maria TRIPODI

Signor Presidente, intanto dichiaro di essere d’accordo sulla mozione, ma le vorrei far presente una cosa. Lo dico pure al Presidente della Giunta regionale.

Prendiamo atto oggi, Presidente, con una mozione che condividiamo tutti in quest’Aula, che abbiamo un problema che si chiama Ferrovie della Calabria; problema, però, che stiamo affrontando in modo difforme da quanto stiamo dicendo oggi.

Non possiamo permettere che il Governo nazionale carichi sulla Calabria dei problemi che atavicamente lo riguardano, adducendo le stesse motivazioni ripetute da anni, anche con altre amministrazioni regionali, accollandoci di fatto delle responsabilità e degli oneri che non ci competono.

Riteniamo che la salvaguardia dei lavoratori vada fatta in ogni caso o è una cosa o è l’altra.

Su questo mi auguro che da oggi in poi, anche in base alle criticità che stanno emergendo in Calabria, noi riflettiamo su queste problematiche.

Così come è giusto che presentiamo delle mozioni e coadiuviamo anche le azioni del Governo regionale, per alcuni versi, rispetto ad una rivendicazione forte che abbiamo con il Governo nazionale, così è anche sacrosanto garantire a questa Calabria, a questa politica dei risultati …

Oggi, poi, una discussione su queste problematiche va fatta, perché ci accolliamo dei problemi rispetto ai quali abbiamo il dovere della rinuncia, considerato come stanno le cose.

La prenda come uno sfogo, Presidente, ma su queste cose le chiedo di stabilire, anche nella prossima seduta di Consiglio regionale, un momento di confronto serio, altrimenti passeremo per coloro i quali lasciano che sui problemi le cose passino senza lasciar traccia. E non è così.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.

Nicola ADAMO

Signor Presidente, se capisco bene lei ha sottoposto alla nostra attenzione una mozione firmata dai colleghi Aiello, Ciconte, De Masi e altri.

PRESIDENTE

A firma di tutti i capigruppo di maggioranza e di minoranza.

Nicola ADAMO

Di tutti i capigruppo, non capisco l’altra firma.

A fronte di un dibattito che si è aperto in questi giorni in Calabria ed a fronte di una sua presa di posizione, mi pare di aver capito che lei ha proposto pubblicamente, a mezzo stampa, l’intento di convocare un’apposita seduta di Consiglio regionale su questa materia.

Debbo dire che lo stesso Presidente della Giunta regionale, onorevole Scopelliti, non mi è sembrato tenero per quanto riguarda il suo disappunto rispetto alle problematiche poste dalle scelte di Trenitalia in riferimento alla Calabria.

Se questo è – è un mio parere – penso che le sue dichiarazioni alla stampa ed anche la presa di posizione del Presidente della Giunta, non possano essere declinate attraverso una mozione, per quanto sia lodevole nel senso dell’attenzione che riserva a queste problematiche che burocraticamente licenziamo in Aula.

Penso che su questa materia dobbiamo andare ad un approfondimento in sede di Consiglio regionale, magari anche attraverso un passaggio nella Commissione consiliare preposta, che dia indirizzi precisi anche al Governo regionale della Calabria rispetto ad una problematica che oggi non richiede né rinvii, né dilazioni e, soprattutto, lamentele.

L’impostazione che, a dir la verità, emerge in qualche modo da questa mozione è quella di un lamento e di una protesta che non si accompagna ad una assunzione di responsabilità per quanto riguarda la scelta di questa Istituzione rispetto al governo-gestione o regolamentazione dei servizi di trasporto ferroviario in Calabria sia per quanto riguarda la lunga percorrenza, rispetto all’interesse che può avere la Calabria su queste tratte, sia per quanto riguarda il trasporto regionale.

Invece, ritengo che possiamo essere in condizione di far proposte anche perché – mi corregga la Giunta ove mai dovessi sbagliare – gli investimenti che la Regione destina a questo settore non sono irrilevanti ma rappresentano una delle voci più sensibili e più significative del bilancio ordinario della Regione. Per quanto li possiamo considerare trasferimenti statali, sappiamo che da un po’ di anni, da alcuni anni a questa parte, ai trasferimenti statali si aggiungono quote significative di fondi regionali.

La mia opinione qual è? Se c’è una volontà dell’Aula in questa direzione mi riservo di entrare nel merito della questione. La proposta che faccio è quella di ritirare la mozione o soprassedere, anzi ringrazio i colleghi capigruppo che ci hanno evidenziato la problematica stasera, e decidere di tornare sull’argomento dopo un approfondimento ed una istruzione della pratica in sede di Commissione con l’assessorato, il dipartimento e il Governo regionale che potrà sempre avanzare una propria  proposta. Il Governo regionale potrebbe riservarsi di valutare la proposta che scaturirà in Commissione consiliare e pervenire ad una decisione nei prossimi giorni.

Se così non dovesse essere, dichiaro che non voterò la mozione perché, rispetto alle problematiche che abbiamo davanti, la ritengo assolutamente insufficiente.

Ci limitiamo, sostanzialmente, ad inviare il nostro lamento agli altri Consigli regionali del Mezzogiorno e a denunciare il mancato rispetto del diritto costituzionale sulla pari dignità nella mobilità.

Francamente è troppo poco.

Penso che da Regioni o da territori più deboli della Calabria si levino, ritengo, forse voci anche più autorevoli e più credibili per quanto riguarda l’attendibilità di proposte e di indicazioni risolutive.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Orsomarso. Ne ha facoltà.

Fausto ORSOMARSO

Presidente, ritengo che questa mozione sia utile alla maggioranza e alla minoranza per dare forza, come Consiglio regionale, all’azione del Presidente della Giunta che nelle prossime ore, come ha già fatto, andrà a manifestare presso le sedi competenti del Governo ma – dico di più – non del Governo, di un uomo solo al comando che si chiama Moretti che pensa di agire sulle spalle dei calabresi.

Abbiamo dato mandato ai nostri uffici e al direttore generale Laganà che coordina il dipartimento, soprattutto al dirigente del settore trasporti Pavone, di verificare i tagli che la nostra Regione ha subito negli ultimi 5 anni sui treni a lunga percorrenza, per non fare la solita lamentela mossa magari dalla singola problematica di spostamento di un lavoratore, ma per andare a dire al signor Moretti che noi siamo pronti, in accordo anche con i sindacati calabresi e penso anche con la minoranza, a fare una manifestazione di piazza sotto la sede di Trenitalia. 

Perché laddove non arriva il ragionamento, il dialogo, la competenza…

Quando, come è capitato, si sopprime qualche treno a lunga percorrenza che sta sul libero mercato, per intenderci la “doppia Freccia d’Argento” che non rappresenta uno di quei servizi universali, ci convince l’idea, da calabresi, che se non c’è un’utenza è giusto non avere la “doppia Freccia d’Argento”.

Quindi, tre dimensioni. La prima è quella di una Calabria che parla un linguaggio diverso anche nei confronti del Ministero. Per rispondere al collega Tripodi in merito alle Ferrovie della Calabria – ed è di qualche giorno fa anche la nostra visita con il Presidente – senza guardare al passato in modo retorico, alle responsabilità, abbiamo fatto il massimo che si poteva fare in 9 mesi.

Abbiamo fatto 33 riunioni presso il Ministero, che è socio unico, che hanno portato ad una contribuzione di circa 10 milioni di euro per le Ferrovie della Calabria, poi è stato contratto dalla Regione un mutuo per 20 milioni di euro ed in più c’è quell’accordo importante che non riguarda solo il piano finanziario ma soprattutto quello economico che fa scuola e sembrerebbe anche che altre aziende di trasporto pubblico vogliano richiamarsi ad esso.

Ferrovie della Calabria in questi anni incassava 44 milioni di euro ma ne costava 58. Questo è un altro problema di responsabilità.

Collega Adamo, rispetto al trasferimento di fondi statali in questi anni a Trenitalia, distinguendo il trasporto di lunga percorrenza da quello regionale, in riferimento  a quest’ultimo mi tocca anticipare una notizia che il Presidente Scopelliti avrebbe dovuto dare a giorni ai calabresi; purtroppo noi, per la prima volta, prima di firmare il contratto del trasporto regionale con Trenitalia, oltre a stanziare 9 milioni di euro di risorse calabresi per l’acquisto di nuovi treni ( perché siamo deficitari negli indici di premialità sia per l’adeguamento delle tariffe che abbiamo fatto che per l’acquisto di nuovi treni), abbiamo detto che questa non è una Regione di cittadini con l’anello al naso, ma che avrebbero dovuto provvedere loro da subito all’invio di nuovi treni. 

Questo è già avvenuto nel senso che da qualche giorno c’è un nuovo Pendolino, non so bene come si chiami, nella tratta Reggio Calabria-Cosenza, che presto andremo ad inaugurare. Quindi, una prima novità.

Rimane l’atto di questa mozione al di là di ogni sforzo che vorremmo fare insieme per migliorare il trasporto in una regione che è periferica ed è importante per una regione che si candida a diventare meta turistica con un lavoro che cercheremo di fare.

La differenza rimane con il signor Moretti, non tanto con i Governi nazionali che è quello che accade anche oggi. Un uomo solo al comando di un’azienda che per l’ennesima volta pensa di far quadrare i bilanci con i tagli alla nostra Regione.

Va bene, allora, una mozione della minoranza e della maggioranza, ma noi siamo pronti a far di più perché preferiamo la politica che va nelle sedi di Governo, che sta nelle sedi dei nostri dipartimenti a lavorare, ma quando è troppo è troppo.

Siamo, quindi, pronti ad una manifestazione politica seria che mobiliti i calabresi con i sindacati dalla nostra parte e, poiché è importante ed urgente considerato che l’orario invernale diventerà realtà a breve, invito anche la minoranza, laddove neanche questa mozione, approvata in modo unitario del Consiglio regionale, dovesse sortire effetti, ad andare a Roma non tanto nella sede del Governo ma, ripeto, dall’uomo solo al comando, il “signor” Moretti, che mortifica da molto e da troppo tempo – su questo lo sconto non lo faremo a nessuno – i territori meridionali e soprattutto la Calabria.

Ci sono due partite. Quella di un dialogo sulle risorse finanziarie da gestire che va migliorato e su questo stiamo andando, penso e spero, in una direzione con un segnale incoraggiante e positivo. E, poi, le scelte, che non si ha nemmeno il buon gusto di comunicare prima di impostarle, motivando il fatto che, purtroppo, i treni di notte hanno pochi passeggeri.

Ma quei treni non sono il libero mercato di chi si deve permettere una “Freccia d’argento” in più per cui  se non ha mercato è giusto anche toglierlo.

Quelli rappresentano i collegamenti di una popolazione che è già in ritardo e su questo siamo pronti a non fare nessuno sconto con le mozioni e, se serve, anche andando a Roma sotto la sede di Trenitalia o, se serve ancora, anche sotto casa del signor Moretti. Vi ringrazio.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.

Gianluca GALLO

Signor Presidente, onorevoli colleghi, nei giorni passati è esplosa la notizia della soppressione di 21 treni da parte di Trenitalia, forse per la decisione assunta da questo uomo solo al comando, come diceva il collega Orsomarso.

Ognuno di noi, il gruppo Udc, anche io insieme al capogruppo Dattolo in ordine sparso abbiamo protestato attraverso articoli pubblicati sui quotidiani.

Anche oggi mi sono permesso di predisporre un ordine del giorno ma vedendo, signor Presidente, la sua mozione, tra l’altro sottoscritta dai colleghi capigruppo, ho ritenuto opportuno ritenerlo assorbito perché su argomenti come questo il Consiglio regionale non si può assolutamente dividere.

Ritengo che le argomentazioni del collega Adamo siano anche giuste ma la protesta contenuta in questa mozione è una protesta immediata e forte, che dà al Presidente della Giunta regionale, onorevole Scopelliti, ed anche al Presidente del Consiglio regionale la forza di poter coinvolgere, attraverso una sinergia istituzionale e di territori, anche le altre Regioni meridionali che come la nostra sono assolutamente colpite e prevaricate da questa decisione di Trenitalia in termini di difficoltà di collegamento.

Reputo, pertanto, che questa mozione non possa vedere il Consiglio regionale diviso. L’invito è al collega Adamo affinché condivida con noi questa mozione, fermo restando che quanto sosteneva – vale a dire che il Consiglio regionale debba occuparsi ulteriormente nei prossimi giorni della vicenda – è giusto.

Possiamo far sì che l’argomento sia discusso immediatamente in Commissione e ritornare in Consiglio regionale nelle prossime settimane per rafforzare ulteriormente la posizione e delineare una programmazione che sia di reale contrapposizione al di là delle mozioni.

In questo momento, però, la mozione, condivisa alla unanimità dal Consiglio regionale, così come è stata sottoscritta dai capigruppo, serve per dar forza al Presidente Scopelliti e al Presidente Talarico.

Il Consiglio regionale su questi argomenti e nell’interesse dei calabresi non può assolutamente dividersi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.

Giuseppe BOVA

Lo spunto, Presidente e consiglieri, per quello che voglio dire, me lo dà anche l’ultimo intervento del consigliere Gallo. Il problema non è di dividersi, perché se si debbono scrivere cinque righe per dire che non siamo d’accordo su nulla, si scrivono cinque righe e lo si fa. Il punto è se il Consiglio regionale della Calabria pensa di limitarsi a fare una testimonianza e delegare qualcuno, per quanto con un ruolo formale e autorevole, per fare questo oppure se pensa che siamo andati oltre la misura.

All’inizio della legislatura, colleghi, noi abbiamo avuto in Aula un confronto non sull’aria fritta. L’onorevole Presidente della Giunta ricorderà – credo – che noi avevamo posto il problema di chiamare qui non solo il signor Moretti, ma anche il signor Ciucci, in maniera che sulle questioni strategiche non della Calabria, ma dell’Italia, nel prossimo futuro si desse conto anche ai cittadini italiani che vivono in Calabria. Di tutto questo non se n’è fatto nulla.

Attenzione, mentre noi discutiamo, la Camera ha votato o sta per votare la fiducia ad un nuovo Governo. Una delle sfide riguarda le cosiddette liberalizzazioni. Personalmente, non sono contrario, ma debbo capire se liberalizzazione significhi più competizione, in maniera che i servizi ci siano per tutti i cittadini e siano meno costosi e più efficienti, o se significhi, invece, che intere aree di territorio saltano all’aria! Badate, questo problema c’è per i trasporti e anche per la sanità.

In prospettiva, non Paesi arretrati, rispetto ad una crisi drammatica, qual è stata quella del sistema finanziario inglese, ma il Governo liberale inglese, Governatore, è stato costretto a ricorrere a misure di nazionalizzazione e qui ci limitiamo a fare un’interrogazione o una testimonianza, quando l’avvenire prossimo venturo è che ci tolgono tutto!

Sono d’accordo a scrivere cinque righe, non polemizzo su questo, ma voglio capire in quanto tempo noi, – questi siamo! –  riusciremo a convocare una seduta straordinaria del Consiglio regionale per porvi questioni radicali, perché qui non si tratta né di un approccio clientelare né  assistenziale, ma l’Italia che vuole uscire dalla crisi e deve avere un sistema ferroviario e viario più efficiente, lo prevede per l’intero Paese oppure solo per le aree cosiddette forti?

Quali sono le basi fondamentali su cui si regge il Paese? Secondo me, le politiche del sistema ferroviario di questi anni  non hanno creato efficienza,  non hanno prodotto pareggio di bilancio e, alla fine, tutto si conclude non tagliando sempre più i rami secchi, ma di fatto espropriando interi territori del Paese dalla possibilità di usufruire di un minimo di relazione e di sistema.

Allora, rispetto a questo, la mozione è del tutto insufficiente. Non voterò mai contro, ma non mi aggrego in una fase di questo tipo, dico semplicemente che diventa un documento per salvarsi l’anima. Per esprimere una protesta, bastano cinque righe, ma poi voglio sapere – in questo senso sono d’accordo con il collega Adamo – quali sono le iniziative strutturali e straordinarie che noi intendiamo percorrere, perché altrimenti su questa strada non c’è dubbio che, alla fine, i conti non torneranno mai; non torneranno per la Calabria prossima ventura, a meno che, come sostengono alcuni economisti tedeschi, così come l’area del nuovo euro dovrebbe riguardare solo alcuni territori europei, anche quella dei servizi deve riguardare i Paesi a macchia di leopardo.

Ma questo è un altro paio di maniche: se noi ci vogliamo misurare con questo problema, senza fare il professore rispetto a nessuno, questa mozione non è uno strumento. Se dobbiamo protestare, protestiamo sul serio e carichiamoci anche l’onere di una proposta. Non ho paura della radicalità della proposta, ho paura del silenzio o delle parole che si limitano ad essere una testimonianza e poi non si pongono il problema di approdare a nulla. Questo è il rilievo.

Poiché non ci si era mai arrivati fino a questo punto, se vogliamo fare qualcosa – e penso che vogliamo farla – facciamola sul serio.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.

Sandro PRINCIPE

Presidente, noi siamo costretti – lo dico con soddisfazione – a tenere conto di una novità che si registra a livello nazionale e che dà ragione a determinate visioni dello sviluppo, anche ad una certa visione riformista, che – debbo dire – non tutta la sinistra sempre ha ritenuto valida, cioè che soprattutto per regioni arretrate come le nostre, non arretrate culturalmente, con una grande storia, ma che registrano tanti problemi, è necessario avere delle infrastrutture moderne ed efficienti per avviare qualunque politica di sviluppo.

C’è un’altra novità: c’è un ministro per la coesione territoriale. Se mettiamo insieme questi due concetti, penso che come Regioni del Sud, come Regione Calabria, se riuscissimo a mettere in piedi una politica di macroarea, noi potremmo avviare una discussione di ampio respiro, nel senso che viene riconosciuto che il Paese, per crescere, ha bisogno di coesione territoriale, ergo il Paese cresce se cresce il Sud, e che per avviare o rafforzare lo sviluppo, ci vogliono le infrastrutture, soprattutto nelle aree che debbono contribuire più di altre allo sviluppo. 

Allora, se questo è – e in questo vedo delle positività – a queste aggiungo una preoccupazione e cioè il Governatore, alla fine di un dibattito sul turismo, intrattenendoci sui fondi europei, in quella occasione addirittura ha ventilato – cosa che contestiamo fortemente – una visione non aggiuntiva, ma sostitutiva dei fondi europei e, tra i quattro settori da privilegiare, ha parlato delle infrastrutture. Ora sia le positività che riscontriamo come indirizzo politico generale del Paese sia la preoccupazione, obiettivamente impongono che la proposta del collega Adamo venga presa in considerazione.

Qui non si tratta, colleghi, di dividerci – vorrei dirlo al consigliere Gallo, che sa quanto lo stimi per avere apprezzato la sua azione di sindaco di Cassano allo Ionio –; no, è che, così come diceva egregiamente l’onorevole Bova, noi non possiamo offrire una semplice testimonianza, perché apprezzo lo sforzo istituzionale considerato che, obiettivamente, un ordine del giorno – ancora non l’ho firmato, come vedete, ma ribadisco una volontà unitaria del Partito Democratico, dell’intero Consiglio regionale – firmato dal Presidente del Consiglio e da tutti i capigruppo, ha un grande valore politico, ma proprio per questo, non può essere sminuito a semplice testimonianza. Non è una semplice testimonianza, però potrebbe apparire una semplice testimonianza e noi questo non ce lo possiamo permettere.

Voglio dire che la proposta del consigliere Adamo è molto utile, perché proprio in questo momento in cui viene riconosciuto un punto fermo e forte della cultura meridionalista cioè che per far crescere il Mezzogiorno ci vogliono, prima di qualunque contributo, le infrastrutture, oltre alla sicurezza, allora, se c’è questa nuova cultura, dobbiamo dire al Governo nazionale come intendiamo il sistema delle infrastrutture.

Il collega Tripodi ha parlato delle Ferrovie della Calabria. Ha ragione, perché parlare di infrastrutture significa parlare di autostrade, dei collegamenti trasversali, delle ferrovie della Ionica, significa parlare anche delle Ferrovie della Calabria, ma non solo per la tratta taurense, che è pure di grande importanza ed io condivido che sia potenziata, ma anche perché – come sa il giovane amico Orsomarso – attraverso le Ferrovie della Calabria noi, addirittura, potremmo creare un collegamento tra gli  atenei.

Se il sindaco di Cosenza ci consentirà di fare la metropolitana Cosenza-Rende-Unical – io mi auguro che il Presidente Scopelliti e l’assessore Mancini siano molto duri in questa direzione, perché non possiamo perdere investimenti di questa portata – ricordo che questa è stata  volutamente progettata a scartamento ridotto. Perché? Per legarsi alla ferrovia Cosenza-Catanzaro, che, a sua volta, si lega alla metropolitana Catanzaro-Germaneto, anch’essa progettata a scartamento ridotto.

Allora, se questo è, se in questo quadro piomba come un macigno la questione di Gioia Tauro che, presa a sé, forse è la più grande infrastruttura di questa regione, penso che stasera facciamo bene a dimostrare una nostra unità e fermezza nei confronti degli abusi di Trenitalia, però nello stesso tempo mandiamo il messaggio che il Consiglio regionale prende atto di una nuova cultura che sta emergendo per quanto riguarda la questione delle infrastrutture, attraverso un approfondito passaggio nella competente Commissione e ci sarà un dibattito in Consiglio regionale con un documento finale che dice qual è la nostra visione del sistema delle infrastrutture.

Se noi facciamo questo ed usciamo all’esterno stasera con questo impegno di lavoro, di studio, di impegno politico in Consiglio regionale come atto finale di un iter che riguarda le infrastrutture e, nel contempo, mettiamo in piedi un ordine del giorno con il quale il Presidente Scopelliti e il Presidente Talarico chiedono, innanzitutto, all’amministratore delegato di Trenitalia Moretti di revocare i provvedimenti assunti che sta portando avanti, allora l’urgenza può essere determinata dal dimostrare la nostra contrarietà ed una richiesta forte di tornare indietro. Ma, soddisfatta questa urgenza, ci vuole l’impegno di studio e, poi, di volontà politica sul sistema delle infrastrutture.

Con un modo di procedere siffatto, il gruppo del Partito democratico apporrà la propria firma all’ordine del giorno.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Imbalzano. Ne ha facoltà.

Candeloro IMBALZANO

Onorevoli colleghi, purtroppo dobbiamo ammettere che, probabilmente, arriviamo con un po’ di ritardo, forse con troppo ritardo, ad approvare una mozione sul sistema di mobilità che riguarda l’intera regione. Mi auguro che questo voto non arrivi quando i buoi sono scappati definitivamente! Perché sul problema della mobilità è da mesi che i sindacati, ma anche alcuni di noi, avevano sollevato il problema di isolamento di mezza parte della Calabria, quando, per esempio, circa sei mesi fa erano stati eliminati d’acchitto dodici treni a lunga percorrenza. Eppure, chi parla aveva presentato, fin dal 13 settembre 2010, una mozione, la numero 8 che, neanche a farlo apposta, è la prima che doveva essere discussa da questo Consiglio regionale proprio sul tema della mobilità che riguardava, in quella fase, tutta l’area ionica da Reggio a Taranto ed, inoltre, il problema della mobilità stradale, oltre a quella ferroviaria.

Ovviamente, se questo Consiglio regionale si fosse occupato di questo gravissimo problema nel momento più opportuno e più appropriato, oggi, probabilmente, non saremmo qui ad inseguire l’uomo di sempre, l’uomo buono per tutte le stagioni, il signor Moretti. 

Nell’anticipare il mio voto favorevole su questa mozione, colgo l’occasione, ma credo se ne sia informalmente parlato nella precedente seduta, per dire che ritengo che questo Consiglio regionale debba prendere atto della necessità di modificare anche il sistema dei lavori così come è stato organizzato fino ad oggi, alternando le interrogazioni, i fiumi di interrogazioni che possono essere fatte con risposta scritta, senza investire ed impegnare il Consiglio in sedute interminabili con secondo me, le mozioni che, spesso, sono dedicate a questioni più generali e di carattere ed importanza – credo – anche maggiori, quasi sempre maggiori.

Per cui ben venga questa mozione, non dico niente nel merito, probabilmente poteva essere molto più robusta, molto più articolata; è un segnale forte che possiamo e dobbiamo dare, però è anche una presa d’atto che qualche volta questo Consiglio regionale su grandi questioni arriva con un po’ di ritardo e non le affronta con la necessaria tempestività.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Caputo. Ne ha facoltà.

Giuseppe CAPUTO

Signor Presidente, intervengo in maniera brevissima per dare solo una testimonianza oltre che rispetto alle disfunzioni che riguardano l’intera Calabria  principalmente riguarda una parte di questo territorio che è l’alto e basso Ionio che è colpito – in maniera ancora più cruda – dalle penalizzazioni che interessano.

La soppressione di 21 treni, signor Presidente, credo debba rappresentare, da parte del Consiglio regionale e da parte della Giunta regionale, non un atto di mera testimonianza ma, certamente, una protesta vibrata in modo che ci possa essere una rettifica per quanto riguarda un atteggiamento da parte del Governo nazionale.

Il neo Presidente Monti, speriamo si ricordi, ma pare che alla fine del proprio intervento si era dimenticato del Mezzogiorno, per cui ci auguriamo che ritorni nell’agenda del Presidente del Consiglio dei ministri.

Voglio, altresì, ricordare, signor Presidente, anche per quanto riguarda l’Anas che non credo possiamo solo limitarci ad un tipo di protesta. Non è più tollerabile, signor Presidente Scopelliti, che ci siano, sulla Salerno-Reggio Calabria che non finirà né domani né dopodomani, quelle interruzioni di cui l’Anas non si occupa minimamente.

Credo ci sia bisogno di una assunzione di responsabilità, di un pungolo e di proposte anche da parte della Giunta regionale per suggerire che bisogna fare eventualmente una scelta perché, per quanto riguarda la mobilità, non si può andare avanti in queste condizioni.

L’autostrada non sarà finita né completata domani, ci sono decine e decine di chilometri e non si può continuare ad assistere ad una marcia di doppio senso su una sola carreggiata.

L’Anas faccia una scelta. Eventualmente dirotti i mezzi pesanti su un’altra arteria così da poter consentire un flusso ed una mobilità diversa.

Credo che queste siano le cose più importanti perché quando parliamo di turismo e di tante altre cose bisogna avere, anche in un momento estremamente difficile e delicato, la responsabilità di trovare soluzioni alternative perché, certamente, la soluzione risolutiva non la troveremo domani. Grazie.

PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi da parte dei consiglieri. La parola al Presidente della Giunta, onorevole Scopelliti.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Brevissimamente intervengo su questa mozione condividendone il taglio, ma - l’ha detto prima anche il collega Imbalzano - forse arriva un po’ in ritardo, non di qualche settimana, ma di anni.

Nel 2006 quando si insediò il Governo Prodi - non so chi fosse l’assessore regionale ai trasporti, cioè se fosse il collega Tripodi o chi altro -, uno dei ministri più geniali di quel Governo, l’ex Rettore dell’Università di Reggio Calabria, il professore Bianchi, disse tre cose:  una su Bush e poi dovette chiedere scusa; disse che il Ponte non si sarebbe fatto mai e poi ancora: “l’alta velocità in Calabria, nel sud, non arriverà mai”.

L’altro giorno ad un autorevolissimo convegno organizzato dalla Uil, con importanti figure di quel sindacato e non solo, io ho detto “immaginate di passeggiare sul corso Garibaldi di Reggio Calabria e vedere vecchi negozi che non si rinnovano e non si riqualificano da 50 anni, chi entra in un negozio che non è attraente, che non è appetibile, che non è interessante?”.

Qui stiamo parlando della stessa identica cosa, cioè nel 2006 c’erano le risorse per poter investire e pensare di offrire l’alta velocità ed io da sindaco dicevo: “è vergognoso che sul “Corriere della Sera” ci sia la pubblicità di Moretti e delle Ferrovie dello Stato che a Natale pubblicizzano la Salerno, la Napoli-Milano del tratto dell’alta velocità mortificando il Mezzogiorno”.

Ecco dal 2006, quando un ministro della Repubblica disse queste cose, purtroppo le reazioni non sono state eclatanti.

Oggi le reazioni sono piuttosto accese perché dobbiamo…

(Interruzione)

Probabilmente sbaglio, per carità…

(Interruzione dell’onorevole Tripodi)

Quale Apq?

Pasquale Maria TRIPODI

…quello su Gioia Tauro, quello sulle infrastrutture…

(Interruzione)

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Che c’entra con l’alta velocità?

Pasquale Maria TRIPODI

…c’entra perché lei sa meglio di me, Presidente, che il settore dell’alta velocità deve avere delle infrastrutture…

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Sì, certo, quindi nel 2006 era sicuramente lei l’assessore al ramo.

Il problema è che quando firmiamo i 450 milioni di euro dell’Apq con il Governo si inseriscono i soldi di Rfi che non c’erano - o sbaglio, assessore Mancini? - quindi non so di cosa stiamo parlando.

Rfi inserisce nell’Apq risorse pari a circa 170 milioni di euro proprio per favorire l’alta capacità, quella che va da Gioia Tauro a Paola, perché l’altra parte di risorse è dirottata tra Paola e Sibari.

Quindi, adesso per carità, non è mia intenzione far polemica, ma è un modo per dire che, purtroppo, a volte si sbaglia per troppa sudditanza nei confronti dei Governi centrali.

Questo è un classico esempio. Nel momento in cui si sarebbero potute determinare strategie di sviluppo per questa parte di territorio, è chiaro che l’alta velocità avrebbe dato al nostro territorio maggiore competitività, avrebbe offerto maggiore qualità, servizi e chance.

Una volta c’erano le Ferrovie dello Stato, un ente che doveva essere al servizio del territorio e che poteva anche subire delle perdite, un po’ come l’Alitalia, tanto per l’una e per l’altra pagava lo Stato.

Oggi hanno cambiato la loro mission, sono tutte società che devono produrre utili e quando non riescono devono intervenire coloro che hanno le qualità e le capacità per tagliare le spese inutili.

Probabilmente - questo non è un modo per giustificare nessuno perché noi rivendichiamo comunque la marginalità di questo territorio – però queste tratte non sono convenienti perché altrimenti le avrebbero lasciate. Quindi la battaglia diventa più difficile, ma poteva essere più facile da affrontare se nel 2006 ci fosse stato un ministro che proprio perché conoscitore e attaccato a questo territorio - era stato anche forse candidato, ma fregato dai cittadini in quella stagione, non era stato eletto in quella circostanza, non era riuscito a farsi eleggere – avesse disegnato una strategia, non ci saremmo trovati nella situazione in cui quando c’era la possibilità di disegnare una strategia è venuta meno, anzi si è detto che non sarebbe mai stata costruita l’alta velocità.

Quindi oggi paghiamo quel tipo di responsabilità.

Io non ho messo in discussione il ruolo della Regione, non sono entrato nel merito, ma ho detto che quello era il momento, perché adesso quando andiamo a discutere, invece, con il Governo nazionale in ogni situazione in questa stagione, ci troviamo di fronte al fatto che dobbiamo tagliare i finanziamenti: “sì, ma non ci sono risorse; sì, ma non si possono fare investimenti; sì, ma i fondi non ci sono”.

È diverso il contesto storico che viviamo, altrimenti Berlusconi non sarebbe andato certamente a casa.

Di conseguenza, mi sembra chiaro che una riflessione si debba fare. Perché non dobbiamo dirci la verità? Qual è stata l’azione che nel 2006 è stata posta in essere per cercare di dire al ministro Bianchi e a Moretti: “è una scelta fallimentare”?

Adesso paghiamo quel tipo di scelta fatta dal Governo che ha delle ripercussioni sul territorio. Era una cosa diversa perché - a distanza di 5 anni - già da due anni si stava lavorando per aumentare e migliorare la capacità del trasporto ferrato e quindi dare una risposta ai diversi cittadini. Ciò significava aumentare, anche qui, la capacità nel comparto del ferrato attraverso l’alta velocità.

Quindi, certamente non avrebbero tagliato le tratte, perché sarebbe diventata, secondo me, conveniente ed interessante.

Questo è il problema. Quindi, la nostra battaglia pur essendo nobile, giusta, dovuta, doverosa e conveniente per rappresentare la nostra Regione, non è facile da portare avanti perché si scontra con la realtà dei numeri.

Se ognuno pensa strumentalmente di dover dire al Presidente del Consiglio o della Giunta regionale “adesso diamo la palla a te o a te per risolvere il problema e se non lo risolvi è un problema tuo” non va bene, noi dobbiamo andare alla radice per individuare da dove nasce il male e da dove, purtroppo, è partita l’idea di una stagione di penalizzazioni.

Altra cosa, quando il Presidente deciderà di farlo, con il consigliere Orsomarso potremmo venire a relazionare in quest’Aula su ciò che oggi sta diventando, piuttosto che “una palla al piede” come sono state per lungo tempo le Ferrovie della Calabria, magari, invece, in prospettiva una risorsa per come abbiamo immaginato e lavorato con i sindacati e con il gruppo dirigente. Queste sono, purtroppo, le situazioni che abbiamo di fronte e quindi giochiamo sempre delle partite che - a mio giudizio - sono di retroguardia e siamo costretti a farle perché, comunque, dobbiamo difendere il nostro territorio.

Però dobbiamo esser consapevoli delle difficoltà che incontreremo lungo il percorso e la fase di confronto che avremo con “un uomo solo al comando” che sia Moretti o meno. Effettivamente un’altra bugia è stata detta dal vertice delle Ferrovie quando hanno affermato che è stato il Ministero a tagliare le tratte del Mezzogiorno. Non è vero, il Ministero ha detto: “queste sono le risorse” e Ferrovie ha deciso di effettuare il taglio.

Probabilmente loro viaggiano con i jet privati quindi non gliene importa molto.

Voglio dire che, alla fine, il problema che abbiamo di fronte è proprio questo: capire come si possa trasformare una realtà improduttiva e che ha mille carenze nella fase di programmazione e di attività, in una fase produttiva.

E’ quello che stiamo facendo. Se ci troveremo a discutere in Aula delle Ferrovie della Calabria, del loro futuro e di quello che ovviamente avverrà grazie alla nostra volontà ed alla determinazione di costruire un nuovo Piano regionale dei trasporti dopo quello approvato nel 1997 in uno scenario che è cambiato proprio a causa della riduzione dei finanziamenti del Governo sul trasporto pubblico locale,  potremo, proprio in vista delle riduzioni, dare un contributo ed individuare delle strategie.

Nicola Adamo l’altro giorno ha ipotizzato: “non possiamo disdire il contratto con Ferrovie”, qualcun altro ha detto: “a questo punto incominciamo a pensare che Ferrovie della Calabria possa attivare le procedure…” Noi l’abbiamo fatto l’altro giorno a Cosenza, abbiamo pensato: perché le Ferrovie della Calabria non possono farsi carico di governare i collegamenti nella zona della fascia ionica in cui non c’è elettrificazione?

Quindi,  c’è tutta una serie di scenari di cui dobbiamo discutere e  noi, come Giunta, abbiamo il compito di stimolare questi processi e di cercare, poi, in fase esecutiva - diciamo così - di raccogliere un utile contributo del Consiglio regionale, attraverso l’apporto e gli interventi dei vari gruppi di consiglieri, per cercare di individuare le strategie da mettere in campo.  Un domani, poi, quando saranno a pieno titolo calabresi Ferrovie della Calabria e strettamente collegate alla Regione,  bisognerà fare un piano industriale, una scelta di interventi che possano essere sostenuti altrimenti si aprirà un’altra voragine.

Quindi tutto ciò che viene detto, a volte in maniera provocatoria, può rappresentare un elemento di novità ed un contributo al dibattito per ridisegnare le funzioni ed i ruoli degli enti, delle società che fanno riferimento alla Regione nel campo del trasporto e che possono dare un contributo nuovo e diverso per i collegamenti interni alla nostra Regione.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Fedele. Ne ha facoltà.

Luigi FEDELE

Presidente, credo che su questo tema il Consiglio regionale debba esprimersi e votare alla unanimità la mozione.

Tra l’altro ho parlato anche con i consiglieri del centro-sinistra e sono perfettamente d’accordo sul fatto che sia giusto procedere in questo modo. Chiaramente, daremo più forza al Presidente della Giunta, a tutto il Consiglio e la Calabria.

Credo sia anche opportuno – come suggeriva il collega Principe – inserire in questa mozione la possibilità di chiedere al ministro alle infrastrutture di instaurare un tavolo tecnico, affinché con Rete ferroviaria italiana e con la Regione si discuta in maniera rapida ed urgente questa problematica.

Credo sia un qualcosa in più che sicuramente va nella giusta direzione e che ci sentiamo di condividere.

Lo stesso collega Adamo aveva proposto di riportare i termini della questione nella Commissione competente per meglio approfondirla e per fare un documento più forte da mandare allo stesso Ministero.

Credo che con questi due elementi aggiuntivi – sicuramente i colleghi delle opposizioni saranno anche d’accordo – possiamo votare alla unanimità per dare un segnale forte in questa direzione.

PRESIDENTE

Prego, onorevole Principe, a lei la parola.

Sandro PRINCIPE

Il collega Fedele che dirige il gruppo di maggioranza, ha una grande abilità nell’addolcire gli animi.  Non voglio dire che ha quasi tentato di banalizzare le cose che abbiamo detto, ma è il suo lavoro e per questo riscuote anche il nostro apprezzamento.

Penso di interpretare anche il sentimento dei colleghi dicendo che, quanto meno - se non vogliamo sospendere - possiamo vedere alla fine questo ordine del giorno. Per noi la questione di sistema è basilare, anche se ci rendiamo conto che un intervento del Consiglio regionale sul sistema delle infrastrutture non deve significare una giusta protesta per qualcosa che ha carattere emergenziale.

Quindi l’ordine del giorno può e dovrebbe diventare dell’intero Consiglio nella misura in cui si chiede un tavolo permanente presso il Ministero delle infrastrutture sulla questione Calabria. Ed a questo tavolo permanente noi porteremo, nei tempi più rapidi possibili, una nostra idea del sistema delle infrastrutture che venga fuori da quei passaggi: la Commissione e il Consiglio.

Il tavolo, però, sin da subito può affrontare la questione Trenitalia alla presenza – convocato, naturalmente dal ministro – dell’amministratore delegato Moretti.

Vorrei dire al Presidente Scopelliti che continuare ad accanirsi guardando al passato, cercando di trovare altrui responsabilità, non è una cosa che aiuta la coesione di cui la Calabria ha bisogno in questo momento anche dal punto di vista politico.

Anche perché nel merito sono state dette cose inaccettabili, voglio dire. Ritenere che le problematiche odierne che pone in essere, negativamente, Trenitalia derivino dal fatto che non c’è l’alta velocità in Calabria è una enormità, debbo dire.

Perché quando “Berta filava” ed in questo Paese si riusciva ancora a discutere serenamente e con competenza dei problemi, la questione era un’altra piuttosto: se da Battipaglia a scendere si poteva fare l’alta velocità o una enorme velocizzazione della rete. Non so se mi seguite.

Il nostro problema è stato soprattutto quello di non essere riusciti ad avere la velocizzazione della rete. Neanche sui treni francesi della Costa Azzurra ci si è riusciti, il TGV - Train à Grande Vitesse – è in Francia c’è da decenni, ricordo che quando presi il Nizza-Parigi da Nizza a Marsiglia il TGV camminava ad una media di 90 all’ora, perché  quel tipo di orografia non aiuta l’alta velocità.

Quindi quando in Italia c’erano tecnici di qualità che discutevano di trasporti, l’argomentazione del momento la discussione era “tecnicamente si può fare l’alta velocità”? Se tecnicamente l’alta velocità pone dei problemi, velocizziamo la rete. La conclusione è che non è stata velocizzata la rete se non in piccola parte, perché è anche vero che l’Eurostar - se ci fossero le corse ed il materiale ferroviario adatto da Reggio Calabria a Roma - ha ridotto i tempi di percorrenza.

Non diciamo allora che quello che succede oggi è figlio della mancanza dell’alta velocità, perché non c’entra assolutamente nulla. Condivido le cose che ha detto il collega Tripodi.

Chiarito questo siamo d’accordo per dare una immagine di unità ma non di semplice testimonianza.

Si chieda che il Ministero istituisca questo Tavolo-Calabria, chiami Moretti e gli dica cosa deve cambiare.

Nelle more noi facciamo il lavoro che suggerivano i colleghi Adamo e Bova e al tavolo porteremo anche la nostra idea sistemica del problema delle infrastrutture.

In queste condizioni, smontando l’ordine del giorno e rimontandolo voteremo a favore. Se si tratta di una aggiunta, tanto per dire che siamo d’accordo, al massimo potremmo dare una benevola astensione, ma penso che non sia questo il problema.

Quindi, a mio avviso, se non vogliamo perder tempo si metta in piedi un gruppo di lavoro per riscrivere l’ordine del giorno così come abbiamo concordato in modo precipuo e alla fine della seduta, per testimoniare questa volontà unitaria di protesta e di proposta, lo voteremo. Non so se sono stato chiaro.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.

Nicola ADAMO

Nessuno prova gusto ad ostacolare una presa di posizione di quest’Aula peraltro alla unanimità su una problematica così sentita.

Non ho un pregiudizio a votare a sostegno di questa mozione. Mi consento di dire, però, che avremmo bisogno di una proposta con la quale ci si rapporta sia all’interlocuzione col Governo sia con Ferrovie italiane.

E non solo con la protesta. Ecco, se la proposta del collega Fedele – mi par di capire che sia così – oltre che l’introduzione della richiesta del tavolo tecnico, Ministero/Regione/Ferrovie italiane, è anche quella di dare un seguito alla discussione di stasera, convocando entro 15 giorni la Commissione consiliare permanente competente sul settore dei trasporti ed utilizzando anche l’impostazione che suggeriva il collega Principe, noi possiamo in quella sede – magari per riportarlo in Aula – attrezzare una proposta che valuti, verifichi e tenga conto di quelle che sono state le novità che ha introdotto nel dibattito lo stesso Presidente Scopelliti.

Non disdegno il fatto che Ferrovie italiane possa compartecipare al finanziamento di un accordo di programma quadro. Non conosco la cifra, anzi la ignoro rispetto alla massa complessiva degli investimenti.

So che è un fatto importante ma so di certo che, per quanto riguarda il trasporto regionale ovviamente, la Regione Calabria finanzia Ferrovie italiane con 91 milioni di euro di cui 83 sono risorse pubbliche ed 8 milioni sono risorse provenienti dalle tasse dei calabresi attraverso la bigliettazione.

Non è una cifra irrilevante, è un investimento assai significativo. Ci può essere poi il treno nuovo ma penso che dovremmo esercitare un’azione che vada oltre il controllo tecnico e si affronti sul terreno della programmazione da parte anche del Consiglio regionale e non solo del governo regionale che è tenuto a farlo.

Il mio voto a favore di questa mozione è, quindi, subordinato, oltre che alla correzione che ha proposto il collega Principe, a questo impegno:  trovarci e riunirci a discutere di queste questioni entro 15 giorni almeno nella Commissione consiliare competente che, poi, valuterà se trasmettere la problematica in Aula.

Del resto – diciamoci la verità – noi non vogliamo indebolire la voce della protesta che rappresenta il governatore Scopelliti nei confronti di Trenitalia. Così facendo, però, non ci indeboliamo, teniamo un canale aperto che dà più forza, anche se questo incontro e questo momento di verifica e di trattativa con Ferrovie italiane dovesse svolgersi entro i 15 giorni.

Noi ci riserviamo la sovranità e l’autonomia di decidere e pronunciarci non soltanto sull’intesa ma per mettere in campo una proposta.

Penso che la protesta sia più forte se c’è una proposta. Se ci fosse solo un lamento non verremo ascoltati a Roma di questi tempi.

PRESIDENTE

Possiamo concludere la discussione, se ho capito bene, raccogliendo sia la proposta dell’onorevole Adamo che dell’onorevole Principe, ossia quella di convocare la Commissione consiliare competente nel termine di 15 giorni, mi pare sia la quarta, per andare ad approfondire tutta la materia e passare non solo da una protesta nei confronti di Trenitalia ma anche da una proposta di sistema che parta dalla Calabria.

Mi sembra di raccogliere questo dal suo intervento, consigliere Adamo, per addivenire a quanto diceva l’onorevole Principe, ossia una proposta che parta dalla Calabria, di riorganizzazione del sistema dei trasporti in Calabria. Dopo la votazione di questa mozione, con l’integrazione  proposta nei vostri interventi, successivamente procederemo nella Commissione competente, da qui a 15 giorni, a fare le proposte di cui parlava, anche alla presenza dell’onorevole Orsomarso che è delegato da parte della Giunta a seguire tutte le questioni che riguardano i trasporti.

Faremo decidere alla Commissione se riportare in Aula il provvedimento per fare una discussione più ampia oppure se si può concludere direttamente in Commissione.

Se siamo d’accordo possiamo votare.

(Interruzione)

Sì, di un “tavolo-Calabria” che riguardi un po’ tutte le problematiche della mobilità della regione ne parleremo in Commissione.

(Interruzione)

A quello che diceva lei nel suo intervento, onorevole Principe, non c’è bisogno di aggiungere altro. Sto accogliendo quanto proposto dall’onorevole Adamo, in modo tale che venga richiesta al Governo l’ istituzione di un Tavolo Calabria rispetto alle problematiche emerse.

Pongo quindi in votazione la mozione con l’integrazione proposta dai colleghi della minoranza.

(Il Consiglio approva alla unanimità)

Dibattito sulla sanità

PRESIDENTE

Possiamo procedere adesso al dibattito sulla sanità che è il primo punto all’ordine del giorno.

La parola al Presidente Scopelliti, che è anche commissario per il piano di rientro sulla sanità calabrese.

(Interruzione)

Chiedo al Presidente di darci una informazione sommaria sullo stato dell’arte per capire esattamente il Tavolo Massicci e quali sono le fasi che il Presidente della Giunta regionale, Scopelliti, sta seguendo. Quindi, una informazione massiva all’Aula per poi procedere con gli interventi dei consiglieri e con le conclusioni del dibattito da parte del Presidente Scopelliti.

Sarebbe opportuno, in questa fase, fare una informativa sugli incontri al Tavolo Massicci, a che punto siamo, quali sono le riflessioni che si stanno facendo sulla Calabria, se la sanità sta migliorando, quali sono le iniziative che si stanno portando avanti. Poi, darò la parola ai consiglieri e in seguito concluderà il Presidente.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente Giunta regionale e Commissario governativo per la sanità

Presidente, la mia relazione non è sommaria nel senso che è piuttosto corposa.

PRESIDENTE

La può dividere in due parti?

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente Giunta regionale e Commissario governativo per la sanità

La daremo tutta di un fiato così da digerirla meglio, non possiamo scindere la relazione.

PRESIDENTE

Prego i colleghi di prendere posto e di prestare massima attenzione all’intervento del Presidente. Così chi ha da prendere appunti potrà farlo per procedere successivamente con il proprio intervento.

Prego, Presidente.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente Giunta regionale e Commissario governativo per la sanità

Individuare il percorso giusto per migliorare il grado di soddisfacimento dei bisogni sanitari del cittadino calabrese non sarebbe stato possibile se non fossimo partiti dalla reale conoscenza delle grandi criticità strutturali che caratterizzano la qualità dell’offerta sanitaria regionale in termini di efficacia, efficienza, economicità e management inadeguato.

Nel documento di programmazione economica e finanziaria abbiamo elencato con scrupolo ed onestà intellettuale tutti i gravi problemi che si sono accumulati in questi anni e che devono essere assolutamente aggrediti con tenacia, costanza, responsabilità e senso dell’etica. Si vuole operare in una discontinuità rispetto al passato ed una risposta strutturale ai bisogni sempre più pressanti dei cittadini della nostra Regione.

Allo stesso tempo non potevamo non evidenziare e sottolineare i buoni risultati ottenuti in ordine agli obiettivi prefissati dal Piano di rientro che ci confortano circa la correttezza del percorso intrapreso nel combattere sprechi ed inefficienze e per assicurare la massima trasparenza nei processi decisionali e gestionali nell’ottica di un miglioramento della qualità dei servizi erogati.

Tutti i decreti del Presidente della Giunta regionale, nella qualità di commissario ad acta, sono stati finalizzati a fertilizzare il contesto generale in assenza del quale qualunque tipo di iniziativa o intervento sarebbe stato vano rispetto agli obiettivi prefissati.

La strategia è stata quella non di considerare solo le criticità nel settore sanitario in senso stretto ma di analizzare le complementarietà e le interdipendenze con tutti gli altri comparti che hanno una responsabilità e una incidenza sia nella fase ascendente sia in quella discendente nel contesto della offerta sanitaria.

Siamo così partiti dall’idea che il Piano di rientro non può essere considerato un mero strumento coercitivo di riduzione dei costi della sanità ma piuttosto uno strumento pedagogico che possa abituare tutti gli attori della sanità ad avere una maggiore sensibilità sul valore del denaro pubblico, che è poi il denaro del contribuente, ed una maggiore consapevolezza per combattere gli sprechi ed alimentare le economie di scala su segnali di civiltà e di crescita sociale.

Come può un cittadino sentirsi vicino alle istituzioni se la risposta alla soddisfazione dei suoi bisogni di salute si rivela inadeguata? Come è possibile immaginare una riduzione del gap di credibilità se il principio di prossimità, cioè prendere le decisioni più possibile vicino ai cittadini, viene continuamente calpestato proprio da parte di quegli attori chiamati a migliorare la qualità della vita delle persone malate?

Equità, solidarietà e reciprocità sono valori comuni ai quali noi non intendiamo rinunciare.

La strategia che abbiamo seguito, quindi, è stata quella di impostare un modello basato su un doppio binario che da un lato garantisse l’avvio di un processo organizzativo strutturale, anche se di lungo periodo, per superare le sfide imposte dal veloce ritmo dei mutamenti e dall’altro potesse dare risposte immediate alla straordinarietà dettata dalla particolare situazione in cui versa la situazione sanitaria calabrese.

In questo contesto se si analizza la prima parte del capitolo sulla sanità all’interno del Dpef si può constatare il tipo di impegno che ci siamo assunti nella prospettiva di medio-lungo periodo, cioè quello di garantire alle future generazioni quelle opportunità che oggi a noi non sono state date, di sentirsi dignitosamente rispettati nel soddisfacimento dei loro bisogni di salute nelle diverse fasce di età e di vivere in un ambiente nel quale il sistema salute sia allineato a quello delle migliori pratiche sia a livello nazionale che europeo.

Allo stesso tempo abbiamo avviato con immediatezza tutta una serie di interventi ed azioni operative, mai realizzate fino ad ora, che hanno permesso di abbattere una parte dei costi inutili, di migliorare il processo gestionale delle aziende sanitarie e di dare ai cittadini prestazioni sanitarie di qualità.

Quindi, tolleranza zero sugli sprechi e rigore nella realizzazione del Piano di rientro ma allo stesso tempo identificazione di un percorso virtuoso attraverso il quale costruire un nuovo modo di dare e ricevere salute affinché il miglioramento della qualità della offerta sanitaria in Calabria diventi definitivo e costante negli anni a venire.

Naturalmente se oggi dicessimo che in un anno e mezzo abbiamo risolto tutti i problemi della sanità non saremmo certamente credibili perché non è vero né sarebbe stato oggettivamente possibile.

Il problema non è solo quello di risanare il sistema di tutela della salute ma di migliorare la capacità del sistema, di dare risposte di salute più adeguate alle necessità di chi vive in Calabria.

Ma quali sono stati, in concreto, i risultati che abbiamo conseguito in questi mesi? Se ci riferiamo alle azioni di contesto esse riguardano la riorganizzazione ed il rafforzamento della struttura dipartimentale per rafforzare il ruolo di coordinamento e di monitoraggio della Regione sugli atti delle aziende sanitarie ed ospedaliere.

Migliori e più incisive relazioni con le aziende sanitarie ed ospedaliere attraverso appositi atti organizzativi che hanno consentito di migliorare la prossimità erogativa, di ridurre i ricoveri ospedalieri, di riconvertire strutture che non offrono sicurezza e continuità assistenziale, di migliorare la gestione aziendale e di avviare l’attività di omogeneizzazione della contabilità generale propedeutica alla contabilità analitica ed al controllo di gestione.

Lo snellimento delle procedure di miglioramento della performance del personale sanitario attraverso l’attivazione di appositi progetti formativi finalizzati alla diffusione della cultura della valutazione nelle aziende in armonia con i principi espressi dalla riforma Brunetta e dalla emanazione di nuove linee guida regionali sulla valutazione che verranno proposte entro questo mese di novembre.

L’attivazione di tutte le procedure per accelerare il processo di costruzione del sistema informativo sanitario regionale il cui bando è in fase di aggiudicazione, ovviamente è stato pubblicato.

Nel frattempo si è proceduto ad individuare tutti i flussi informativi ed informatici attraverso il decreto numero 101 del 2011 che ha messo la parola fine ai comportamenti autoreferenziali da parte di alcuni operatori del mondo sanitario senza la possibilità di riscontri oggettivi.

L’avvio delle fasi per la realizzazione dei quattro ospedali: della Sibaritide, della Piana di Gioia Tauro, di Vibo Valentia e di Catanzaro il cui crono programma prevede la consegna delle nuove strutture entro il 31 dicembre 2015.

La Regione Calabria ha già provveduto ad integrare le risorse statali con una propria quota di compartecipazione finanziaria, pari a 190 milioni di euro di cui 110 milioni già versati sulla contabilità speciale del commissario delegato. La realizzazione della casa della salute per come previsto dal Por Calabria 2007-2013 e tutta una serie di altre iniziative mirate al miglioramento e all’organizzazione strategico-territoriale del Servizio sanitario regionale e gli effetti della mobilità passiva a fronte della quale, analizzando i dati, si registra una netta riduzione tra il 2009 e il 2010 frutto di una idonea politica regionale che ha cercato di ridar fiducia ai cittadini in termini di miglioramento della qualità prestazionale.

Per quanto riguarda lo stato di attuazione del Piano di rientro, la struttura commissariale ha avviato una serie di interventi che hanno consentito di incidere in maniera adeguata e coerente sul processo di discontinuità necessario per raggiungere appieno gli obiettivi del Piano stesso.

Questi interventi hanno riguardato le diverse aree di competenza del commissario ed hanno prodotto risultati tangibili quali una riduzione della perdita di esercizio di circa il 16 per cento dell’anno 2010 rispetto all’anno 2009.

Nel 2011 è prevista una ulteriore riduzione della perdita di esercizio del 30 per cento rispetto all’anno 2010, con un risparmio di circa 131 milioni di euro nell’acquisto di beni e servizi grazie alla messa in regime degli acquisti centralizzati in capo alla SUA (Stazione Unica Appaltante) e ad una maggiore adesione delle Asp, delle aziende ospedaliere, alle convenzioni Consip. Ci attendiamo un risparmio di circa 67 milioni di euro per il triennio 2010-2012.

Per quanto riguarda la spesa per la farmaceutica convenzionata nel secondo trimestre 2011 essa è stata pari a 199 milioni di euro, con una riduzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente di circa 38 milioni di euro.

Questa riduzione è dovuta all’entrata a regime della distribuzione diretta e, soprattutto, alla applicazione in tutte le aziende sanitarie della distribuzione in nome e per conto in tutte le Asp e, quindi, alla completa attuazione delle delibere 398/2010 e 81/2010.

Riorganizzazione del piano per la rete di emergenza con il potenziamento delle dotazioni di ambulanze, secondo un criterio di distribuzione presso le centrali operative.

Per quanto riguarda la prevenzione collettiva in ambienti di vita e di lavoro sono stati adottati una serie di decreti che garantiscono lo stato di salute dei cittadini, attraverso azione di vigilanza ed ispezione negli ambiti della sanità veterinaria, della igiene, della sicurezza alimentare, della prevenzione degli infortuni sul lavoro e degli screening.

Attuazione del monitoraggio della spesa sul personale con l’obbligo per le aziende sanitarie ed ospedaliere di inviare mensilmente i dati relativi alla consistenza del personale, alle cessazioni, alle consulenze, collaborazioni ed altre prestazioni di lavoro.

In questo contesto è già operativo il flusso informativo sul personale del Servizio sanitario regionale che permette di acquisire i dati sul personale traendoli direttamente dai sistemi informativi delle singole aziende provinciali o ospedaliere.

Attivazione presso il dipartimento tutela della salute del centro regionale per la gestione del rischio clinico e la sicurezza del paziente che serve a determinare servizi e rischi management attivi in tutte le aziende sanitarie ed ospedaliere della Regione.

Questa rete ci consentirà oltre che abbassare il rischio clinico anche di predisporre linee guida e percorsi diagnostico-terapeutici di salvaguardia e qualità per il paziente.

Altra fondamentale attività avviata è quella del pagamento dei debiti pregressi attraverso la costituzione della Bad Debt Entity che si configura come una entità indipendente dalle aziende, la quale prende in carico la gestione del debito maturato e cura gli aspetti e gli adempimenti di natura amministrativa, contabile, finanziaria e legale necessaria per la quantificazione ed estinzione in via definitiva dello stesso.

Queste sono alcune delle cose fatte e con questo non voglio dire che siano stati risolti i problemi della sanità.

In ogni caso abbiamo avviato, dati alla mano, tutta una serie di interventi strutturali ed emergenziali che ci permetteranno nell’anno 2012 di accelerare il processo di risanamento per uscire dal commissariamento e dare alla Calabria, finalmente, l’opportunità di garantire ai propri cittadini una sanità sana e soprattutto di qualità rispetto agli standard nazionali ed europei.

La situazione economica nel periodo del Piano di rientro.

Ovviamente la Regione Calabria è sottoposta al piano di rientro dal 16 dicembre 2009, data di sottoscrizione dell’accordo col Governo.

Non so quanti di voi ricordino le dichiarazioni dell’allora Presidente Loiero quando disse “sarà un piano di lacrime e sangue”. Lei, consigliere Loiero, se lo ricorderà sicuramente.

La Regione Calabria, quindi, dal luglio 2010 è sottoposta a regime di commissariamento. Nel periodo di Piano e soprattutto dal commissariamento si evidenzia un netto miglioramento della situazione dei conti regionali con una riduzione sostanziale delle perdite consolidate di esercizio e, di conseguenza, anche della necessità di copertura da parte regionale.

Le coperture sono derivate dal gettito fiscale per la parte non coperta dall’incremento delle aliquote Irpef e Irap oltre che da dirette coperture regionali.

Ovviamente, su questo ricordo anche le vibrate proteste dei consiglieri del centro-sinistra in qualche circostanza.

Andrebbe ricordato che noi abbiamo dovuto innalzare Irpef e Irap per colmare il buco del 2009. Anche questa è una cosa che va ricordata, perché forse non era stata ben illustrata in quella circostanza.

Il Piano di rientro prevedeva un immediato raggiungimento dell’obiettivo di perdita pari alla capacità di copertura regionale e sulla base della ipotesi di gettito fiscale. Per gli anni 2010, 2011 e 2012 l’obiettivo era quello di contenere la perdita intorno ai 123 milioni di euro di media.

A fronte di tale previsione, partendo da una perdita per l’anno 2009 di circa 259 milioni di euro, la Regione ha chiuso il consuntivo a 191 milioni di euro, con una riduzione a circa 60 milioni di euro rispetto all’anno precedente.

Per far fronte alla perdita consolidata del 2010 abbiamo dovuto, come dicevo prima, innalzare oltre il massimo le aliquote dell’Irpef e dell’Irap, così come richiesto dal tavolo per la verifica degli adempimenti regionali con il comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza, il cosiddetto Tavolo Massicci.

Nell’ultimo tavolo di verifica e sui dati del secondo trimestre la previsione di perdita per l’anno 2011 è pari a circa 133 milioni di euro al netto degli ammortamenti e costi capitalizzati.

Il tavolo ha richiesto, già nell’ultimo incontro del 19 luglio, come anche ribadito nell’ultimo verbale del 24 ottobre, l’attuazione di ulteriori manovre per riportare la perdita agli obiettivi di Piano.

Tali azioni aggiuntive, definite ad agosto, sono state accettate dal tavolo e dovrebbero consentire alla Regione di ottenere un obiettivo di perdita stimata di circa 120 milioni di euro.

Per l’anno 2012 l’obiettivo che ci siamo posti è quello di raggiungere una perdita di circa 57 milioni di euro a fronte di una stima di gettito fiscale di circa 122 milioni di euro e di un obiettivo di Piano di circa 126 milioni di euro.

Se si analizzano nel dettaglio i risultati del periodo di commissariamento si evidenzia come sul lato costi si siano in parte raggiunti gli obiettivi di Piano e si stia procedendo verso una modifica strutturale dei costi.

In questo periodo si sta lavorando molto a livello sia di singole aziende sia centrale per portare la Regione e le aziende ad avere una chiara rappresentazione dei conti.

Anche il tavolo di verifica, nel suo ultimo verbale, ha valutato positivamente le azioni di potenziamento dei fatti contabili regionali che stanno comportando progressivamente un miglioramento nella tempestività, nella regolarità e nell’attendibilità della loro rappresentazione.

Ciò nonostante, bisogna sempre considerare che sono necessarie delle efficaci azioni di controllo e di monitoraggio che consentano d’essere puntuali nella determinazione dei costi e della loro rappresentazione.

Ciò premesso, la situazione dei conti evidenzia quanto segue:

i ricavi programmati hanno subito una contrazione per effetto della riduzione del Fondo sanitario regionale. Tale riduzione dipende sia dalla congiuntura economica, che prevede una riduzione del livello di crescita del fondo a livello nazionale, sia dai nuovi criteri di riparto definiti per l’anno 2010 successivamente alla sottoscrizione del piano;

il fondo è stato inferiore al programmatico di circa 18 milioni nell’anno 2010 e di circa 60 milioni di euro nell’anno 2011;

le stime per l’anno 2012 fanno ipotizzare una riduzione del fondo di circa 100 milioni di euro. Indipendentemente dalla consistenza del fondo le perdite di esercizio devono essere quanto meno equivalenti alla capacità del gettito fiscale;

i costi complessivi sono in linea con quanto stabilito nel piano di rientro. Anzi, se nel 2010 il totale costi era maggiore di 60 milioni di euro, la Regione ha invertito la tendenza nel 2011 con una diminuzione, rispetto al programmatico stimato, di circa 45 milioni di euro a cui si devono aggiungere ulteriori manovre di contenimento per l’anno 2011 che dovrebbero portare ad una ulteriore riduzione di circa 13 milioni di euro per un complessivo contenimento di 58 milioni;

in considerazione del risultato a finire, pari a 133 milioni di euro, per l’anno 2011 la Regione su richiesta del tavolo di verifica ha approntato, nel mese di agosto, ulteriori manovre per il contenimento della spesa e quindi per il raggiungimento di obiettivi prefissati dal piano di rientro;

oltre all’adeguamento dei ricavi, a seguito della manovra finanziaria di luglio che ha previsto l’introduzione del nuovo ticket stimato in un impatto di circa 4,8 milioni di euro, le manovre aggiuntive pari a 12 milioni di euro elaborate riguardano la riduzione dei costi per l’acquisto di beni e servizi e il contenimento dei costi di acquisto dei prodotti farmaceutici;

mentre la prima manovra ha determinato la definizione di nuovi obiettivi di spesa per le singole aziende, la seconda si avvale di uno specifico gruppo di lavoro costituito con la DPGR numero 92 del 2011 che ha il compito di verificare il funzionamento dei processi e delle modalità di gestione dei farmaci e di proporre azioni a breve che ne consentano un più effettivo controllo e monitoraggio. L’operazione che si articola in più fasi vede la conclusione delle verifiche su un primo campione di aziende. Già dalle prime evidenze dei dati al terzo trimestre emergono i primi effetti positivi. Il gruppo di lavoro sta cercando di omogeneizzare i processi aziendali e definire degli standard comuni di operatività condivisi ed adottati dalle diverse strutture. Da queste verifiche emerge, infatti, una situazione diversificata sul territorio: aziende che rappresentano punti di eccellenza ed altre, invece, che hanno bisogno di un miglioramento e potenziamento delle loro procedure e modus operandi.

Le manovre dovrebbero permettere il contenimento dei costi a fine anno e di raggiungere l’obiettivo dei 120 milioni di euro di perdita.

In generale si deve comunque mantenere alta l’azione di controllo nelle aziende al fine di essere sicuri della chiusura di fine anno e di individuare le azioni correttive, qualora ve ne fosse la necessità.

Il Piano di rientro prevedeva un blocco del turn-over variabile nel triennio ma mai totale. Per il personale sanitario il blocco del turn-over era dell’80 per cento. Cioè su 10 persone uscite non ne venivano reintegrate 8 per l’intero triennio, mentre per gli altri profili amministrativo, tecnico e professionale si passava da un blocco del turn-over del 100 per cento nel 2010 al 50 per cento nel 2012.

Il blocco del turn-over avrebbe portato ad una riduzione delle teste nel triennio di circa 1.655 unità con una fuoriuscita media senza reintegro di circa 550 unità all’anno.

Dalla data del commissariamento il blocco del turn-over è stato invece determinato dalla quota del 100 per cento comportando il blocco delle assunzioni.

A gennaio 2010 le prime rilevazioni obbligatorie trimestrali, previste dal piano di rientro per la verifica e la consistenza del personale, hanno censito 23.798 unità di cui circa 1.330 di personale a tempo determinato.

Tra le rilevazioni inviate al tavolo per la verifica degli adempimenti risulta che al terzo trimestre 2011 la consistenza del personale è pari a 22.378 di cui 1.135 di personale a tempo determinato.

La posizione debitoria al 31 dicembre 2007 oggetto del piano di rientro, alla luce delle attività di ricognizione e di conciliazione peraltro ancora in corso presso le aziende sanitarie, presenta ad oggi un debito ancora aperto di 806 milioni di euro.

Nello specifico il debito ancora aperto è composto da 626 milioni, dal debito commerciale, 180 milioni dal debito non commerciale.

Il processo di ricognizione del debito pregresso ha già permesso l’individuazione di insussistenze e regolarizzazioni contabili che hanno ridotto il debito non commerciale di 117 milioni.

Le attività di ricognizione e riconciliazione dei debiti stanno ancora proseguendo presso le aziende sanitarie ed a breve si attendono le ulteriori cancellazioni di debiti iscritti nei bilanci ma in realtà insussistenti che determineranno una ulteriore riduzione del debito aperto.

Con riferimento alle risorse da utilizzare per il pagamento del debito pregresso ancora aperto, sono state già individuate coperture per un ammontare pari a 753 milioni di euro.

Nello specifico le coperture individuate sono composte da 428 milioni di accesso al mutuo e 325 milioni che sono le spettanze della residualità del fondo sanitario 2007 e ante.

In particolare, relativamente alle coperture sulla base delle evidenze acquisite nel processo di ricognizione del debito, la Regione Calabria ha ottenuto l’apertura di un conto infruttifero presso la Tesoreria centrale dello Stato volta alla erogazione di un mutuo pari a 428 milioni di euro di cui 179 milioni di euro sono stati già resi disponibili per il pagamento dei fornitori.

Al mutuo si aggiungono ulteriori spettanze disponibili per 325 milioni. Trasferimenti dello Stato non ancora effettuati per residualità relativa al fondo sanitario 2007 e degli anni precedenti.

Ad oggi sono in fase di chiusura le riconciliazioni dei debiti con i singoli fornitori e grazie al rilascio della prima tranche di mutuo concordato con lo Stato, pari a 179 milioni, a breve inizieranno a livello centrale e regionale le attività di transazione del debito e di pagamento dei fornitori.

Il risanamento, lo sviluppo, il riequilibrio e la modernizzazione della sanità in Calabria è affidata oggi al commissario delegato per l’emergenza socio-economica-sanitaria, dichiarata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’11 dicembre 2007, e dal commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro del disavanzo del settore sanitario con decreto del Consiglio dei ministri del 30 luglio 2010.

Entrambi gli incarichi sono stati affidati al Presidente della Regione Calabria che, attraverso l’esercizio dei poteri straordinari connessi ai provvedimenti di nomina, ha potuto utilizzare procedure più snelle ed appropriate per garantire l’avvio del processo di trasformazione, razionalizzazione e miglioramento del Servizio sanitario regionale.

L’attività commissariale, dopo un lungo periodo di stallo, ha registrato un avvio concreto delle attività programmate solo dopo l’insediamento dell’attuale commissario delegato avvenuto nel mese di aprile 2010.

A tal riguardo l’indirizzo cui si è fornito particolare impulso è orientato verso la creazione di un sistema coerente, improntato ai caratteri di equità della organizzazione e nella articolazione nei diversi territori di riferimento: un sistema capace di garantire un adeguato diritto di accesso a tutti i cittadini.

L’obiettivo primario del percorso delineato registra, infatti, una centrale e primaria collocazione del cittadino utente e mira, pertanto, alla individuazione di percorsi assistenziali modulati sulle diverse esigenze, garantendo continuità assistenziale, armonizzazione della offerta e della accoglienza e la partecipazione dei cittadini e delle loro associazioni.

Un sistema coerente prevede, altresì, una rimodulazione della offerta sanitaria secondo criteri di appropriatezza organizzativa, funzionale e prescrittiva, con un forte orientamento di servizi e prestazioni alla qualità. Un sistema così strutturato consentirà di eliminare sprechi e di garantire il conseguente recupero di risorse da destinare al miglioramento dei livelli di assistenza.

Il riordino del sistema ha inevitabilmente registrato quale punto di partenza la razionalizzazione della rete ospedaliera finalizzata al recupero, all’efficienza e all’efficacia delle cure e al contestuale recupero di risorse da investire sul territorio.

Avvalendosi dei poteri conferiti dall’OPCM del 2007, il commissario delegato persegue le seguenti finalità necessarie al superamento dello stato emergenziale: la realizzazione delle strutture ospedaliere previste dall’accordo di programma; la riorganizzazione, l’adeguamento e il potenziamento delle dotazioni tecnologiche della rete ospedaliera esistente; l’accelerazione delle iniziative necessarie per l’adeguamento degli impianti e delle strutture sanitarie alla normativa vigente in materia di sicurezza; la costruzione della rete dell’emergenza sanitaria; l’applicazione di un modello di gestione del rischio clinico e di miglioramento della qualità delle prestazioni; l’espletamento in via generale di tutte le altre iniziative comunque necessarie al superamento del contesto emergenziale.

Sin dall’insediamento del commissario delegato sono state attivate una serie di iniziative volte ad accelerare tutti i programmi commissariali ed a superare la situazione di stallo ereditata dai precedenti anni di gestione commissariale cercando, preliminarmente, di salvaguardare i finanziamenti a carico dello Stato che sono pari a circa 530 milioni di euro così suddivisi: 251 per la realizzazione dei 4 nuovi ospedali; 107 per il potenziamento funzionale della innovazione tecnologica delle tre aziende ospedaliere della Regione Calabria con sede Hub; 171 milioni di euro per la messa in sicurezza delle strutture ospedaliere ed aziende sanitarie.

Per tutti i progetti afferenti la realizzazione di nuove strutture previste dall’accordo di programma sono stati definiti gli specifici programmi finanziari necessari per poter assicurare i costi di costruzione degli standard individuati dal Ministero della salute.

Le risorse statali occorrenti per la realizzazione delle strutture, sono risultate insufficienti a coprire il fabbisogno – come dicevo prima – quindi abbiamo inserito già come compartecipazione una posta di 110 milioni di euro rispetto ai 190 previsti.

Inoltre, attraverso legge regionale la Giunta regionale è stata autorizzata a contrarre un mutuo per un importo massimo di 80 milioni complementare ai finanziamenti regionali e statali previsti dall’accordo di programma del 13 dicembre 2007.

Con tale finanziamento è stata, così, assicurata la copertura finanziaria per parte pubblica dei piani economici e finanziari di 4 nuovi ospedali in ossequio alle disposizioni ministeriali.

Il programma della realizzazione dei 4 nuovi ospedali costituisce un presupposto indispensabile alla realizzazione della rete ospedaliera regionale e rientra a pieno titolo nelle attività poste in essere per l’attuazione dell’accordo sul Piano di rientro del disavanzo del settore sanitario della Regione Calabria sottoscritto il 17 dicembre 2009.

Per l’Ospedale di Vibo si prevede la realizzazione di una nuova struttura ospedaliera nella città di Vibo. Il nuovo ospedale risponderà alle esigenze urbane di Vibo Valentia sia sotto il profilo di standard dimensionali-impiantistici sia sotto quello delle dotazioni tecnologiche di diagnosi e cura.

La realizzazione di un nuovo ospedale nell’area della Sibaritide rappresenta un momento di razionalizzazione delle risorse strutturali-tecnologiche e soprattutto umane presenti sul territorio con la contestuale previsione di reparti e servizi ad oggi non presenti.

La realizzazione di un nuovo ospedale funzionale e tecnologicamente avanzato avrà un impatto evidentemente superiore a qualsiasi altro equivalente intervento basato su ristrutturazione.

Lo stesso dicasi per l’ospedale della Piana dove questa struttura consentirà di arginare il diffuso fenomeno di emigrazione sanitaria, molto presente in quella parte di territorio.

Il territorio della città di Catanzaro dispone, oggi, dei seguenti presidi ospedalieri: il Pugliese - sito in città nel raggio di 800 metri dal presidio Ciaccio - che presenta gravi carenze strutturali e tecnologiche e di accessibilità; il Ciaccio che presenta caratteristiche strutturali, tecnologiche e di accessibilità adeguata allo svolgimento delle attività sanitarie; il Policlinico universitario Mater Domini, presidio sito presso il Campus universitario di Germaneto ora sprovvisto di pronto soccorso, ma inserito nel sistema di emergenza regionale per la cardiologia interventistica e della cardiochirurgia; la Fondazione Campanella che è un presidio ospitato presso il Campus universitario di Germaneto.

L’integrazione funzionale di tali aziende, operanti nel campo sanitario, rappresenta un requisito fondamentale per l’approvazione del progetto del nuovo ospedale di Catanzaro e per il conferimento dei requisiti di razionalità ed economicità di sistema della iniziativa pienamente in linea con le finalità del piano di rientro del debito sanitario.

L’intervento previsto consentirà di ridurre l’estrema frammentarietà della offerta, offrendo la definitiva opportunità di garantire integrazione e sinergia tra risorse ospedaliere ed universitarie capaci, altresì, di assicurare una importante riduzione dei costi di gestione.

Contestualmente, il parziale riutilizzo del vecchio ospedale Pugliese e della struttura del presidio Ciaccio garantirà l’unitarietà dell’offerta dei servizi territoriali di base, oggi assai carente.

Ovviamente, questo programma nasce dalla condivisione, o meglio ancora dall’input che viene dal territorio, attraverso l’indirizzo assunto dalle amministrazioni locali, in particolar modo dal comune ieri e oggi.

Il programma di azione per la realizzazione dei nuovi 4 ospedali in Calabria prevede la copertura finanziaria a valere su molteplici fonti di finanziamento statale e regionale e parzialmente su fonti private mediante ricorso a forme di partenariato pubblico.

Per l’ospedale della Piana di Gioia Tauro 66 milioni di euro, risorse Stato-Regione per l’accordo di programma; 16 milioni di euro della Regione Calabria all’articolo 1, comma 5 della legge 9/2001 e 18 milioni di euro all’articolo 1, comma 1 della legge 9/2001.

Le risorse pubbliche incluse sono circa di 100 milioni e le risorse private sono circa 49 milioni.

Vibo Valentia ha 143 milioni totali di fondi di cui 99 di risorse pubbliche e 43 private. La Sibaritide può contare di 102 milioni di euro di risorse  pubbliche e 41 milioni di euro di risorse private, per un totale di 143 milioni.

Lo stato di avanzamento delle procedure, ovviamente, è in una condizione estremamente positiva perché ci sono tutte una serie di argomentazioni che stimolano e che danno ancora più forza all’azione che noi abbiamo intrapreso senza trovare, ovviamente, nessun motivo ostativo all’andamento di questa procedura, nonostante si sia tentato e si continui a tentare di fermare l’iter procedurale che abbiamo messo in campo.

Abbiamo già indetto il 5 agosto il bando per quanto riguarda Gioia Tauro, il 13 e 14 maggio del 2011 sono stati indetti i bandi per la Sibaritide e Vibo Valentia e stiamo cercando di trovare la soluzione e quindi di andare a bando anche per l’ospedale di Catanzaro.

Peraltro, occorre registrare che il percorso di realizzazione dei nuovi presidi ospedalieri ha subito un rallentamento in seguito all’entrata in vigore della legge numero 10 del 2011 di conversione del decreto “mille proroghe” che ha introdotto il preventivo controllo di legittimità dei provvedimenti commissariali da parte della Corte dei Conti, nonché del decreto legislativo numero 123 del 2011 che ha stabilito il controllo preventivo di regolarità amministrativa-contabile da parte della ragioneria territoriale dello Stato.

Il percorso orientato alla riorganizzazione, adeguamento e potenziamento delle dotazioni tecnologiche della rete ospedaliera esistente assume particolare importanza ai fini del miglioramento qualitativo delle prestazioni.

In tal senso, l’azione del commissario delegato è stata incentrata, preliminarmente, ad una ricognizione sulle aziende sanitarie ed ospedaliere al fine di accertare il quadro esistenziale relativo all’ammodernamento del parco tecnologico e successivamente alla stesura di uno specifico programma unitario.

Il concreto avvio di questo specifico programma di azione, avvenuto con l’emissione del decreto di ammissione a finanziamento a valere sulle risorse statali da parte del Ministero della salute in data 14 aprile 2011, sancisce il raggiungimento di un primo strategico obiettivo.

L’attivazione di questo programma contribuirà in maniera importante al potenziamento della condizione funzionale e tecnologica delle tre aziende ospedaliere calabresi sede Hub, quindi Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza, e rappresenta pertanto una importante tappa verso il traguardo di una concreta applicazione del Piano di rientro.

Allo stato le tre aziende ospedaliere stanno completando le procedure per l’acquisizione, le tecnologie e per l’affidamento dei lavori che, secondo le direttive impartite dal commissario delegato, dovrebbero concludersi entro il 31 dicembre 2011.

Concludo dicendo che si è provveduto alla elaborazione di un primo programma riferito alla messa in sicurezza delle strutture sanitarie ospedaliere e con nota numero 498 del 29 ottobre 2010 è stato richiesto al Ministero della salute e dell’economia il ripristino delle disponibilità delle risorse assegnate alla Regione, pari a circa 370 milioni sospese nelle more di definizione del Piano di rientro.

Il fabbisogno necessario ad avviare il programma concordato con Age.Na.S. è pari a 180 milioni di euro di cui 171 a carico dello Stato e 9 milioni a carico della Regione Calabria, quota finanziata attraverso l’accensione di un mutuo stipulato presso la Cassa depositi e prestiti.

Questo, Presidente, è lo stato dell’arte della situazione che noi oggi presentiamo al Consiglio regionale per una valutazione, in attesa, ovviamente, di ulteriori passaggi e risultati che speriamo si possano concretizzare nei prossimi mesi.

Come avete avuto modo di ascoltare è stato messo in campo un lavoro attento, capillare, scrupoloso, che ha comportato un grande sforzo da parte della nostra amministrazione e che, ovviamente, ha messo a volte anche a rischio e repentaglio non solo il lavoro ma anche le persone.

Su questo, francamente, caro Presidente, sono molto critico perché credo che sfugga a molti, ad alcuni dei colleghi, che ci troviamo in Calabria, terra difficile e complessa. Sfido chiunque a poter dire che altri hanno raggiunto, nella storia della Regione, i nostri obiettivi: al 31 dicembre 2011, dopo un anno e mezzo di gestione, abbiamo recuperato o recupereremo circa 131 milioni rispetto a spese che non verranno più sostenute.

Il mio è un invito, l’ennesimo invito, perché poi molti si ricredono dopo tragici eventi, magari si piangono addosso, ma qui c’è gente come il Generale Pezzi, che ringrazio nella sua qualità di sub-commissario, o come il sub-commissario D’Elia, come la struttura commissariale, che ha lavorato assiduamente per concretizzare questo progetto non immaginato da noi, non pensato da noi ma che abbiamo condiviso, sposato e, oggi, stiamo attuando per il bene della Calabria.

Nei giorni scorsi ho notato che un giornale paventava la chiusura di un reparto a Tropea, un giornale ha dedicato 4 pagine per l’eventuale e paventata chiusura di un reparto a Tropea.

Ieri ho chiamato il Vescovo di Mileto, che aveva presenziato alla manifestazione, dicendo: “Eccellenza, forse a volte quando le Istituzioni si parlano tutto questo va a vantaggio del territorio”.

A Tropea dove secondo alcuni consiglieri ed alcuni sindaci c’è una attività dinamica di quel comparto, quando ho avuto i dati nei giorni scorsi sono rimasto allibito perché a Tropea noi facciamo 181 ricoveri in un anno, in day hospital. Significa che mezza persona al giorno va a farsi una terapia che dura qualche ora.

Non so, assessore Aiello, quanto duri una terapia oncologica, tu che sei medico lo saprai.

(Interruzione)

In day hospital. Sono state dedicate quattro pagine di un giornale per dire che sarebbe stata presa una decisione nefasta, quando, qualche giorno prima, avevamo annunciato che avremmo mantenuto quel servizio all’interno di Medicina lasciando due posti e dando ai pazienti la possibilità di potersi curare.

Il problema, purtroppo, è che in Calabria poi ci sono i primari, gli infermieri ed i medici, c’è il personale amministrativo ed ognuno di loro, sfiorato o lontanamente toccato, immagina e crea insieme a chi vuol fare strumentalizzazione, fermenti.

Credo francamente che le azioni che abbiamo messo in campo siano state azioni che hanno cercato di tutelare al massimo il soggetto più debole: il malato. Al malato abbiamo guardato e continueremo a guardare.

Trovo veramente fuori luogo – e finisco qui Presidente – che ci siano colleghi che vanno in giro per la Calabria a sostenere percorsi e battaglie che sono solo di strumentalizzazione.

Per ospedali che secondo gli studi di Age.Na.S., studi che ho e che rendo pubblici in qualsiasi momento, ed i percorsi messi in campo dall’agenzia nazionale della sanità, al nostro arrivo, sarebbero dovuti essere chiusi.

Mi domando come un collega che ieri, insieme a chi di competenza, autorizzava o comunque accettava la chiusura di un presidio ospedaliero possa oggi trovarsi a manifestare per dire che questi ospedali non vanno declassati o, comunque, riconvertiti.

Mi appello al buon senso ma mi rendo conto ormai che la sanità è diventata una battaglia politica, un terreno di scontro feroce della politica calabrese.

Noi abbiamo due strade. Una è quella di fermarci ed ascoltare le geniali posizioni di chi, ovviamente, non vuole consegnare alla Calabria una sanità che guarda al futuro o dall’altra andare avanti su questa strada.

Credo che sia nostra ferma convinzione proseguire e perseguire questo obiettivo che diventa primario. Penso che potremmo offrire una sanità di qualità, domani, se tutti quanti mirassimo a costruire una sanità migliore.

Capisco anche le tentazioni, i problemi dei presidi di frontiera.

Oggi facciamo delle scelte che sono imposte e dovute, che anche nei futuri atti aziendali possono essere più morbide e comprensive ma non è escluso che, nel momento in cui noi andremo a regime sul Piano di rientro, si possa poi immaginare, ad esempio, una capacità per rendere migliori e più efficienti quelle strutture, cercando di ridurre, eventualmente, la famosa emigrazione sanitaria.

Credo che anche su questo siano state dette tante falsità perché il numero dei malati che vanno fuori Regione si è ridotto.

Abbiamo conseguito un risultato nell’annualità 2010 che è estremamente positivo. Certo una cosa è dire che spendiamo 10 milioni e un’altra è che spendiamo ancora 220 milioni per l’emigrazione sanitaria. Non è certamente la stessa ed identica cosa, ma il cammino che abbiamo intrapreso ci può portare a fornire risposte che rappresentano elementi di novità.

Continuo a ribadire che lo sforzo che noi facciamo è uno sforzo che non tutti hanno condiviso o intendono sposare. Altri intendono strumentalizzarlo.

Ringrazio, invece, coloro che contribuiscono a migliorare una proposta, che tendono a renderla ancora più innovativa, vincente e finalizzata a raggiungere risultati che siano ancora più vicini ai cittadini.

A Crotone è stata diffusa una comunicazione falsata ed annuncio su questo che se ci saranno gli estremi mi recherò anche in Procura - per la prima volta nella mia vita – per denunciare coloro che se ne sono resi responsabili. Perché la falsa comunicazione porta i dializzati a scrivere ai giornali e a fare l’appello al commissario di non chiudere i posti per i dializzati, quando a Crotone per i dializzati le postazioni da 16 sono state portate a 19. A Crotone abbiamo fatto una offerta sanitaria vincente: non abbiamo lasciato l’oculista o l’otorinolaingoiatra perchè sono specialità che, benché realizzate dentro gli ospedali, non hanno bisogno di posti letto perché si risolvono in regime di day hospital.

Abbiamo recuperato specialità come la neurologia che a Crotone non c’era; abbiamo recuperato specialità come l’emodinamica, altro strumento nuovo che metteremo a disposizione, e anche urologia.

Ecco cosa abbiamo fatto. Abbiamo chiuso i reparti, eliminato i primariati di questa natura, abbiamo tolto oculistica e otorinolaringoiatria, abbiamo spostato la natalità ed il reparto neonatale all’interno della pediatria, con l’idea di salvaguardare questo aspetto. Abbiamo messo in campo una idea nuova e vincente di sanità che è vicina ai bisogni del cittadino.

Lì, in quella città per circa 10 giorni si è diffusa una comunicazione falsata, completamente diversa dalla realtà.

Poiché – ribadisco il concetto – siamo in Calabria, in una terra difficile dove la disperazione a volte prende gli uomini e le donne e si è a rischio sotto tanti punti di vista, non esiterò a fare scelte impopolari, per tutelare soprattutto i cittadini,  giuste e coerenti.

C’è stata la diffusione vergognosa di una notizia falsa,  da chi ha il compito, invece, all’interno di questa Assise di contribuire fattivamente e costruttivamente all’idea di trasmettere un messaggio positivo.

Non credo che la sanità sia il terreno dello scontro di chi vincerà domani le elezioni. La sanità deve essere il terreno dello scontro su cui ognuno di noi si cimenta per cercare di mettere in campo il miglior modello di sanità da attuare, grazie anche al contributo di chi non ha il compito di governare.

Ognuno di noi deve riconoscersi nella idea di una strategia vincente perché oggi – e concludo – tanti dei provvedimenti che abbiamo portato in esame e studi e progettazioni messe in campo da parte della struttura commissariale hanno ricevuto il riconoscimento anche da parte di apprezzati professionisti che riconoscono il valore delle nostre scelte, così come alcuni colleghi che, contrariamente a me, trattano questa materia.

Su questo dobbiamo cercare di contribuire in senso estremamente positivo per la crescita del nostro territorio.

Queste cose ce le siamo già dette, ma è da un anno e mezzo che registriamo un continuo tam tam, una continua pressione e strumentalizzazione.

Credo che, anche sulla scorta di queste comunicazioni e di questi dati, forse si farebbe molto meglio a prendere qualcosa di utile da questo tipo di indicazioni e fornire un contributo su queste cose, su questi dati, su questi elementi, su queste scelte, su questi programmi.

Ho portato l’esempio di Tropea. Mi ha veramente sconcertato apprendere una cosa del genere e vedere che ci sono state centinaia di persone che hanno sfilato per difendere una cosa che francamente non si può difendere.

Nel caso noi decidessimo di difenderla, anzi lo abbiamo già fatto con la scelta di due postazioni all’interno del reparto di medicina. Abbiamo, quindi, tutelato il malato ma non possiamo garantire – purtroppo, sempre – la postazione di primario che verrà certamente riconvertito o assegnato ad altro tipo di impegno.

Credo che non possiamo più guardare al singolo, ma dobbiamo pensare in grande ed alla collettività.

Questa è la linea che abbiamo seguito, che intendiamo continuare a perseguire. Io continuo anche a riconfermare l’invito a farlo tutti insieme; se saremo in grado tutti insieme di condurre questa battaglia daremo ancora più forza alla credibilità alla Regione Calabria in questo settore e non solo, e daremo soprattutto una risposta ai bisogni del territorio.

Su questo, ovviamente, ci vogliamo cimentare sempre di più e su questo tema del rapporto col cittadino, col nostro utente e col malato noi vogliamo sempre più dimostrare di essere stati attenti ai bisogni della gente e quindi ai bisogni dei calabresi.

PRESIDENTE

Grazie al Presidente Scopelliti per la dettagliata relazione che può essere un’ottima base di partenza per il dibattito che adesso si svilupperà in Aula.

Volevo raccomandare ai colleghi che intendono intervenire, considerato che già si sono prenotati  a parlare dieci consiglieri, se riescono a contenere i loro interventi nel limite dei 10 minuti, in modo tale che il Presidente Scopelliti abbia la possibilità di replicare sugli stessi interventi e poi concludere il dibattito sulla sanità.

Prego i colleghi consiglieri di accomodarsi e di stare composti in modo da procedere in maniera rapida alla conclusione del dibattito.

Ha chiesto di intervenire l’onorevole Loiero. Ne ha facoltà.

Agazio LOIERO

Grazie, Presidente, mi scuso della interferenza ma, come le ho detto in privato, pensavo che la seduta fosse convocata per le ore 11.00, se posso dirlo in maniera garbatissima, gli orari delle sedute di  Consiglio dovremmo rispettarli, perché tutti quanti ci organizziamo e poi diventa un problema mantenere i programmi.

Detto questo ridurrò il mio intervento in 7-8 minuti perché, ripeto, devo assentarmi, devo prendere l’aereo.

Ho ascoltato con grande attenzione il Presidente della Giunta, anche nel doppio canale che ha usato oggi, in una parte scritta ed in una parte condotta a braccio.

Voglio dire preliminarmente, intanto, questo: sono convinto che su un tema come la sanità il Consiglio e andando anche oltre il Consiglio, la classe politica, la classe dirigente e le forze sociali, devono essere coinvolte fortemente.

Ma lo devono essere non solo perché è giusto ma perché siamo in regime commissariale. Il fatto che ci sia un commissario postula un allargamento del confronto su una materia che per noi – come ha detto il Presidente – è decisiva.

Ricordo che, anche dopo le elezioni, il Presidente della Giunta mi ha inchiodato ad una frase che ho detto, cioè che “in fondo la sanità era interpretata dai calabresi come una Fiat” ma non perché dovessimo trovare l’occasione per assumere la gente, ma perché così è stato per 40-50 anni.

Ci sono quindi state delle incrostazioni che adesso è difficile rimuovere.

Inviterei, quindi, il Commissario - il Presidente della Giunta più che il Commissario – a venire in Consiglio perché questa è una materia, come ha detto, delicata ed è uno degli ultimi strumenti di uguaglianza di questo Paese perché tutto deriva da quell’articolo 32 della Costituzione che definisce fondamentale il diritto alla salute dei cittadini.

Qui i conflitti non dovrebbero aver valore e lo dico perché nella passata esperienza si ricorderà che in Consiglio si è discusso per ben 4-5 volte, che sono stati invitati addirittura in Giunta i capigruppo della opposizione, ed oltretutto è conveniente pure per l’Esecutivo poter condividere e coinvolgere anche l’opposizione.

Dico quindi che questa cosa si potrebbe realizzare, anche periodicamente, perché, diciamo la verità, oggi il Governo è diverso rispetto a quello che c’era fino a ieri. Quindi è ancora più conveniente.

Mi si potrebbe dire “ma tu fai il discorso che dovrebbe fare il Presidente della Giunta?” No. Diciamo la verità. Credo che politicamente questo potrebbe essere un percorso abbastanza importante e di maggiore trasparenza.

Vedete, se si infittisce di gesti e decreti commissariali tutto il percorso sanitario, di fatto che succede? Che molti cittadini molte cose non riescono a vederle. E visto che si vuole camminare in questa forma trasparente, secondo me, sarebbe importante se ci si potesse confrontare di più.

Voglio, brevemente, dire che so che la sanità è stato un problema grande. Abbiamo ereditato un disastro, ma non lo abbiamo ereditato dalla Giunta precedente, ma da decenni e decenni in cui la sanità è diventata il campo non solo dello scontro ma spesso del malaffare, delle infiltrazioni mafiose, della disorganizzazione, perché magari non c’era una grande capacità di organizzazione aziendale di cui le aziende hanno bisogno come del pane.

E’ stato fatto un grandissimo sforzo, importante naturalmente, ma voglio dire che tutto questo non ha eliminato il buono che c’è nella sanità. Perché nella sanità ci sono bravi manager e bravi medici,  ché vivono insieme il buono e il cattivo.

Consapevoli di queste realtà, anche impressionati dalle inchieste che ci furono sul finire dell’altra legislatura e vi ricordo quanto avvenne a Catanzaro e a Vibo Valentia, abbiamo voluto dare un certo tipo di ordine.

Non so se ci siamo riusciti ma tenete conto che in alcune Asp in cui c’è stato, per esempio, un prefetto della Repubblica come commissario, i risultati che abbiamo visto sono stati scoraggianti perché è difficile superare certi inghippi in certe Asl di certe province.

Abbiamo cercato quindi di dare ordine e di guardare soprattutto alla trasparenza.

E quando abbiamo deciso - perché noi l’abbiamo deciso – di vederci meglio nei conti, preoccupati del fatto che c’era un federalismo fiscale che arrivava e che sarebbe stato poi dirimente per i conti della Calabria, abbiamo tentato, nel momento in cui c’era ancora un piccolo fondo di cui il Presidente non può sapere…, ma fino al 2007/2008 c’era e faceva fronte a tutti i disavanzi, di tante Regioni, ma che adesso di fatto non c’è più, abbiamo chiesto al Presidente Prodi che fosse mandato un advisor. Poi il Governo Prodi è caduto e l’advisor l’ha inviato il Governo Berlusconi. Ora con quell’advisor abbiamo fatto i conti.

Certo, abbiamo preparato, per esempio, nel programma, le “Case della salute” che non possono esistere più perché il Fas è stato cancellato. Però in verità – lo dico soprattutto alla opposizione – se  avessimo portato avanti i bandi che sono stati lasciati, noi avremmo, oggi, le “Case della salute”.

Sono d’accordo quando si dice che molti ospedali vanno chiusi. Certo che vanno chiusi ma non si può andare a chiudere con l’accetta. Non c’è dubbio che ci siano disfunzioni enormi.

Anche ai fini di frenare e di bloccare l’emigrazione sanitaria, avevamo previsto, per esempio, che ospedali come quello di Cariati e di Praia a Mare - che sono ospedali di confine dove la gente ti scappa e va negli ospedali della Basilicata -, e che in una certa qual maniera avevamo ristrutturato e programmato in maniera rigorosa; ricordo, a Cariati i 10 posti di dialisi, i 20 di geriatria, i 24 di medicina o i 20 di riabilitazione così come a Praia a Mare dove c’era un ottimo chirurgo, avevamo previsto 32 posti di chirurgia generale, 40 di medicina, 8 di dialisi.

Lo dico perché l’ospedale di confine ha un ruolo plurimo nel territorio, non solo blocca l’emigrazione, ma se puoi costruire aziendalmente un’Asp di un certo tipo è un vantaggio per la Regione.

Ripeto, purtroppo, che non c’è il tempo di fare un lungo discorso, tuttavia voglio dire alcune cose.

Vorrei chiedere al Presidente: tutte le cifre del debito vanno rigorosamente certificate perché non si possono dire cifre così, anche se sono registrate vanno certificate.

Noi dobbiamo avere la certezza assoluta della cifra di cui si parla.

(Interruzione)

No, le sue no, proprio no. Le certifichi, le pubblichi su un giornale oltre che sul Bollettino. Perché altrimenti si arriva qui a fare i soliti slogan ma poi non rispondono alla realtà neanche le cifre.

(Interruzione)

Presidente, questo glielo voglio dire altrimenti non avrebbe utilità il dibattito.

C’è anche spesso il tentativo di violare delle regole democratiche.

(Interruzione)

Vede, ci sono regole che postulano un principio di legalità a cui sono tenuti gli organi della Repubblica.

Si pretende con atti commissariali, di natura amministrativa, di superare leggi che sono state approvate in questa Aula.

Questo non è possibile e glielo voglio dire ancora una volta, così come non è possibile espropriare con decreti Asp ed aziende ospedaliere perché hanno una autonomia imprenditoriale perché così ci rimettiamo nelle mani di strutture regionali create ad hoc e prive di competenze istituzionali, prive di efficacia esterna.

Questo comporta una violazione di principi civilistici, amministrativi e tributari. Un modo, questo, per rendere artificiali i saldi debitori delle aziende e questo non è possibile.

Chiudo, Presidente, e glielo dico ancora una volta, senza però un dato polemico da offrire, non voglio fare polemica specialmente quella gratuita.

Noi dovremmo cercare, col Presidente del Consiglio, di trovare la maniera ogni uno-due mesi di incontrarci, non per fare un grande dibattito dove tutti parlano perché ognuno vuole essere presente su un tema così scottante, ma per  portare numeri certificati qui dentro e su questi numeri fare un dibattito sereno.

Sappiamo e siamo convinti che la sanità è davvero il nodo più importante che ha tutta la Calabria,  specie in questo momento.

Lo dico, quindi, senza alcun valore polemico, lo dico perché è giusto che tutti in trasparenza possano approfondire questa materia. Grazie e mi scusi, Presidente.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Mirabelli. Ne ha facoltà.

Rosario Francesco Antonio MIRABELLI

Signor Presidente, egregi colleghi, signor Presidente Scopelliti, commissario ad acta della sanità, voglio evitare di fare una panoramica sulla problematica riguardante la sanità calabrese in generale perché questo è un argomento abbastanza complesso che però si diversifica in maniera sostanziale da provincia a provincia.

Capisco anche – l’ho detto in un colloquio personale – che l’aspetto della sanità così come è stato affrontato nel documento di programmazione economica e finanziaria 2011-2013, è impostato nella sua generalità in maniera molto apprezzabile, nel senso che per la prima volta si evidenzia in quel documento, anche se soltanto per le vie generali, un modo di voler fare politiche sanitarie e dare servizi sanitari regolamentati e moralizzati resi senza dubbio produttivi in termini di risposta sanitaria.

E’ ovvio che ci troviamo in un momento di difficoltà, una difficoltà che è figlia di 20-30 anni di cattiva gestione o comunque di gestione superficiale in questo delicatissimo settore che oggi, però, esplode nella sua più forte virulenza alla luce del fatto che si mettono in discussione anche nel prossimo futuro le possibilità di poter dare risposte, da un punto di vista economico, in termini di garanzie sulla copertura finanziaria totale.

E’ finito, cioè, il periodo delle vacche grasse e ci si accinge purtroppo a periodi di magra.

E’ ovvio che sulla provincia di Cosenza, caro Presidente Scopelliti, mi dispiace che vada via, ma prendo buono quell’impegno preso nella parte finale del suo intervento.

(Interruzione)

Presidente, mi dispiace ma dovevo citarla la parte finale del suo intervento dove ha messo in evidenza di voler rivedere la situazione degli ospedali cosiddetti di frontiera – più di confine che di frontiera – in quanto ospedali essenziali per poter dare giuste e doverose risposte a grosse porzioni di territorio.

(Interruzione)

Caro Enzo, hai ragione, scusa, ma abbiamo il dovere di parlare e spero che il Presidente ci ascolti, da qualche sua stanza, perché è ovvio che una provincia come quella di Cosenza non può rimanere così sguarnita anche alla luce di quella che è una impostazione di tagli e di contenimento della spesa, soprattutto del disavanzo e del ripianamento del debito storico tentando, in tutti i modi, di adoperarsi con un meccanismo di tagli sui posti letto per acuti della rete ospedaliera territoriale che non comporta alcun effetto e nessun beneficio se inteso in termini generali.

Vedete: il costo del posto letto non è un costo standard, altrimenti non si capirebbe come mai alle cliniche vengano affidate meno risorse rispetto al pubblico e le cliniche riescono – con meno risorse – a dare quelle doverose risposte sui vari settori e sulle varie branche della medicina e della chirurgia che, invece, lievitano in termini di costi nel pubblico.

E’ ovvio che  qualcosa che non torna visto che  il posto letto ha un costo molto più alto nel pubblico. Perché i costi di produzione non sono altro che la sommatoria di vari parametri, partendo soprattutto non tanto dal letto in sé,  che è una bazzecola, ma esclusivamente dal costo del personale.

Se è vero quello che è vero e che è stato dichiarato anche dal Presidente della Giunta nelle sue prime esposizioni riguardanti la questione del piano di rientro sanitario e cioè che in alcuni presidi il personale incide quasi dal 70 all’87 per cento della spesa e in ospedali di frontiera una chiusura degli stessi non comporta nessuna efficacia in termini di riduzione dei costi del personale.

La chiusura di Praia a Mare o comunque la riconversione in Capt di Praia a Mare e di Trebisacce è un errore di tipo tecnico, non c’è nessuna strumentalizzazione politica, cari consiglieri e caro Geppino, mio grande e vecchio amico.

Non vorrei aver dato una cattiva impressione ma il fatto di aver presentato, non un atto aziendale, ma una rimodulazione soltanto ed esclusivamente riguardante i posti letto per acuti assegnati alla rete territoriale della provincia di Cosenza portandoli a 805 sta a significare una volontà che è quella di voler dialogare, confrontarsi e cercare di collaborare in maniera costruttiva per cercare di dare una migliore risposta terapeutica a quelle che sono le esigenze e le domande di sanità che provengono dai territori.

E’ ovvio che di fronte ad ospedali di frontiera e di confine abbiamo il dovere morale, proprio perché abbiamo la necessità di rientrare dal dato negativo della emigrazione sanitaria che incide ad oggi al 2010 per 220 milioni di euro – qualcuno dice anche per 240 – dobbiamo rientrare da questo dato e far di tutto per fare delle politiche di investimento sia da un punto di vista strutturale che dal punto di vista della formazione al fine di vedere garantiti certi livelli essenziali di assistenza, per poter dare fiducia, credibilità ed essere visti come punti di riferimento per il malato calabrese, per il malato cosentino.

E’ ovvio che se si andasse ad analizzare il dato dell’emigrazione…

(Interruzione)

Se state zitti parlo, altrimenti non vale neanche la pena, vi chiedo scusa, colleghi…

(Applausi)

…non ne vale proprio la pena, è un argomento così delicato e complesso che già tenerlo in mente ci vuole la mano del Padreterno.

E’ ovvio che se andassimo ad evidenziare in che cosa consiste l’emigrazione sanitaria, ci renderemmo conto che il 93 per cento della spesa per emigrazione sanitaria è composta esclusivamente da costi di ospedalizzazione.

Se questo dato è vero – sono i dati che voi citate nel documento di programmazione economica e finanziaria –, è ovvio che gli ospedali di frontiera invece di ridurli, di chiuderli, di riconvertirli in Capt o a un semplice distretto,  vanno, per alcune branche, rafforzati in rapporto a quelli che sono i dati epidemiologici attuali ed in base a quelli che sono i dati epidemiologici storici.

Voglio solo citarvi  Praia a Mare visto, che c’è stata questa rivoluzione francese, al di là della Basilicata che ha attrezzato su Lagonegro e su Policoro ospedali di altissimo livello che attraggono quotidianamente anche per le semplici prestazioni ambulatoriali calabresi e cosentini,  che poi vi porteranno il conto di questa mobilità passiva perché non riescono a trovare in loco giuste referenze o comunque strutture e presidi ospedalieri attrezzati.

Posso anche fare l’esempio della cardiologia di Trebisacce con dati reali e certi che manderei al generale Pezzi per farli visionare.

Sono questi. Basta pensare che una semplice unità operativa di gastroenterologia con fini endoscopici con due medici – due medici – e due infermieri in day hospital ha prodotto nell’anno 2010, e sono dati reali e certificati, quasi 5.342 prestazioni. E se volete posso pure specificare fra gastroscopie, colonscopie da 2.500 a 985  visite,  ricoveri,  interventi in endoscopia operativa con interventi per carcinoma e patologie precarcinoidi.

Per cui vi dico: prima di presentare il conto cerchiamo di… ecco dove era lo spirito, quello di andare a confrontarci e da qui è nata la mia idea di presentare un documento non alternativo ma una parziale rivisitazione sull’atto aziendale presentato dal commissario straordinario della provincia di Cosenza.

Bisogna farla perché se, caro Geppino, non presento una proposta alternativa di che cosa sto parlando? Una proposta che metta a disposizione…

Dopo parlerai e mi farai capire perché non capisco sono un po’ deficitario in materia…

(Interruzione)

Aspetta, se mi fai finire di parlare arrivo a questo… non solo al 106, perché quello è l’avamposto ma c’è anche il retroposto del decreto 18/2010 in cui era già prevista la soppressione.

Quello che è stato chiesto nella rimodulazione, non è la fine del mondo, era di andare a mettere, rispettando i tetti di spesa e il numero dei posti letto, rispettando le unità operative semplici e complesse e anzi, caro Geppino, evidenziando al Presidente e al commissario le discrasie terrificanti riguardanti l’aumento di unità operative complesse nel settore tecnico-amministrativo e di medicina territoriale: specifico meglio, la scelta delle strutture complesse di  igiene pubblica e medicina generale cozzava con la norma di legge andando ad evidenziare un’altra stortura quella dei posti multidisciplinari... 87 posti multidisciplinari che vorrei capire come possono organizzarsi.

A meno che non si trovi caro amico Pietro Aiello – che sei collega come me – un grande primario tuttologo e arrivati a quel punto si può attuare … Non è previsto da nessuna parte.

Nella ridistribuzione, mantenendo sempre i parametri che venivano evidenziati dai decreti legge e dallo stesso atto aziendale, abbiamo tentato di riparare, secondo me, a delle deficienze, a delle carenze.

Ma è normale che sulla ionica negli ospedali non ci sono 10 posti di urologia o 5 posti di gastroenterologia? Sparisce la lungo-degenza e la psichiatria? è  una cosa assurda.

Vi dico che c’è la necessità – da qui lo spirito di collaborazione non politico, assolutamente – di riportare al centro dell’attenzione un ridimensionamento dei due presidi di  Praia a Mare e anche Trebisacce – portandoli da 60/70 posti a 35 posti per acuti e mantenendo 20 posti di medicina generale altrimenti la gente, soprattutto con una popolazione composta di anziani che sappiamo benissimo, noi medici, devono rapportarsi a delle patologie quasi fisiologiche per l’età: cardiopatie, insufficienze e quant’altro, sono costretti dopo che il medico di base non è più capace di poter ricompensare il malato a doverlo trasferire in un presidio ospedaliero…

E visto che lì c’è – purtroppo da un lato ma meglio dall’altro – una età che è avanzata e tanti anziani, questo rappresenta epidemiologicamente un dato che non può passare inosservato…

Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò

PRESIDENTE

Onorevole Mirabelli, il tempo a sua disposizione è scaduto. La prego di avviarsi alla conclusione.

Rosario Francesco Antonio MIRABELLI

Prendo per buono, quindi, il fatto che il Presidente su queste cose specifiche abbia aperto una porta. Non è che ci vuole molto ad andare ad integrare – caro Geppino – o a modificare il decreto legge 18 perché mi sembra che qualche piccola perplessità al Tavolo Massicci sia stata tirata in ballo su alcuni decreti legge, soprattutto sul “106”, perché se da un lato non si riusciva ad ottemperare all’esigenza di dare una risposta sanitaria quanto meno sufficiente in maniera omogenea sul territorio e dall’altro lato non si aveva la riduzione della emigrazione sanitaria perché quella inefficienza di tipo sanitario avrebbe riportato sicuramente ad un aumento della stessa.

Queste non sono parole mie, ma è una lettera scritta dal senatore Di Gianna che fa parte della Commissione e che è anche membro autorevole, perché Presidente, delle Aiop nazionali.

Per cui il problema dove sta? Bisognava in tutti i modi cercare veramente di affrontare il costo reale e il disavanzo senza spendere una parola sulla politica da attuare per la riduzione dei fitti passivi.

Voi sapete quanto incidono in provincia di Cosenza i fitti passivi delle strutture su cui siamo allocati? Mentre, invece, strutture come quella di Cariati che è di proprietà – 8 mila metri quadrati di struttura – veniva relegata ad un semplice luogo dove ricoverare 40 tossicodipendenze per le quali prevedere competenze completamente differenti e strutture diversificate.

Allora cercare di rimodulare senza implementare la spesa è un dovere morale da mettere in debita e giusta considerazione per poter far sì che questa nostra Regione, soprattutto questa nostra Provincia di Cosenza possa essere all’altezza del ruolo.

Mi domando pure, e concludo, caro Presidente, alla luce di un taglio di posti letto… perché posso capire l’area chirurgica che ha un costo e già nel momento in cui tu apri una sala operatoria partono le 300-400 euro e questi sono studi di Drg che sono stati fatti all’estero e da 10-15 anni sono arrivati in Italia.

Ma alla luce di questo è giusto e anche doveroso… che gli ospedali che non hanno nessuna funzione e nessuna capacità di risposta vengano riconverti e riattrezzati per poter dare un minimo di primo intervento. Ma alla luce di un taglio in Calabria di quasi mille posti, 993 posti per acuti, è anche giusto cercare di rafforzare determinati presidi.

Prima avevamo il rapporto di un posto letto ogni 400 abitanti. Oggi, dopo questo piano, siamo scesi ad un posto letto ogni 500 abitanti creando una terribile mancanza di uniformità nei territori nell’ambito della risposta sanitaria che dovrebbe essere equa e rispondere ad una caratteristica di tipo scientifico in termini di presenza.

PRESIDENTE

Onorevole Mirabelli…

Rosario Francesco Antonio MIRABELLI

Concludo dicendo che auspico… voglio prendere per buone le parole che sono state dette dal Presidente Scopelliti che su mia insistenza ed anche su insistenza di dati che non possono far chiudere a riccio nessuno, dovrebbero far sì che questa problematica… visto che la chiusura di questi presidi ospedalieri non è prevista subito nel 2012, si ha il tempo… mi rivolgo ai consiglieri regionali del centro-destra, all’unisono e a tutti quanti di qualsiasi provincia, di poter porre in essere un maggior approfondimento, caro Presidente Salerno.

Perché vede,  posso capire tutto e capisco i due ospedali generali che sono su Reggio Calabria; capisco l’ospedale di Reggio Calabria Hub e lo Spoke sulla Piana e l’ospedale generale di Soriano e di Tropea. Se è vero come dite nel decreto 18 del 2010 che sono stati previsti due ospedali generali nella zona sud e due al centro non capisco perché all’estremo nord - che rappresenta una via di fuga – non debbano esser previsti.

Se non sarà possibile, caro Geppino, si potrebbe fare anche un’altra cosa. Si fa una razionalizzazione dei posti, come quella che avevo proposto, cercando di far diminuire il personale  dei distretti di Trebisacce e di Praia a Mare.

Che cosa voglio dire? Si fa una estensione del presidio ospedaliero Spoke Paola-Cetraro su Praia a Mare e la stessa cosa per quello di Corigliano-Rossano su Trebisacce.

In questo modo assicuriamo un servizio decente in attesa che si facciano i 4 ospedali. Ci vorranno 5-6 anni, e non possiamo mantenere sguarnite queste porzioni di territorio.

Volendo si trova la giusta risposta perché se nulla modifica i parametri di riferimento che sono vincolanti, ed è anche giusto farli rispettare perché bisogna comunque rientrare da questo debito, spero che soprattutto con l’ interessamento del centro-destra, dei consiglieri regionali non solo della zona ma…

PRESIDENTE

Onorevole Mirabelli…

Rosario Francesco Antonio MIRABELLI

...dobbiamo risolvere questo problema. Chiedo scusa, caro Presidente, ho finito ma è un argomento che…

PRESIDENTE

Sì, merita, ma abbiamo dei tempi e dobbiamo rispettarli nel rispetto dell’Aula e dei colleghi. Il suo tempo è scaduto.

Rosario Francesco Antonio MIRABELLI

Senza dubbio, senza dubbio.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.

Sandro PRINCIPE

Tutti riconosciamo, a parole, che la sanità è un settore importantissimo per i cittadini e per l’Ente Regione. Obiettivamente un dibattito sulla sanità non si può fare in questo modo nel senso che continuiamo a parlarci addosso.

Mi chiedo qual è il significato pratico di questo confronto. Peraltro manca il Presidente della Giunta che non segue il dibattito, manca il Presidente del Consiglio e quindi, a nome di tutti gli amici consiglieri di minoranza, presentiamo il nostro documento con le nostre proposte e abbandoniamo l’Aula in modo che tutti evitiamo di parlarci addosso. Grazie.

(Interruzione e applausi)

(I consiglieri di minoranza abbandonano l’Aula)

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Caputo. Ne ha facoltà.

Giuseppe CAPUTO

Signor Presidente, credo di dover stigmatizzare l’atteggiamento della opposizione che risulta incomprensibile per cui le chiedo formalmente di sospendere il dibattito, di sospendere la seduta perché nessuno ci ha comunicato che il Presidente della Giunta  è andato via.

Questa presa di posizione della opposizione non possiamo assolutamente condividerla.

E’ un modo estremamente critico, certamente non di confronto reale, anche perché i consiglieri di maggioranza si sono iscritti a parlare.

Posso assicurarla, consigliere Principe, che il Presidente Scopelliti da qualche parte ha sentito ed ha seguito gli interventi che ci sono stati fino ad ora.

 Chiedo che si sospenda o eventualmente si aggiorni il dibattito ad altra data.

Non soffro di “interventite acuta”. Intervengo, molto raramente, su problemi di una importanza specifica e credo che il dibattito sulla sanità oggi meritasse un atteggiamento di responsabilità molto, ma molto diverso da quello che ha presentato la minoranza in questo momento.

Chiedo quindi al Presidente di sospendere la seduta e di volerci aggiornare. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Presidente, appare imbarazzante dover parlare di dibattito quando poi – dopo aver sentito la brillante relazione del nostro Presidente – non abbiamo l’interlocuzione del dibattito.

Non che la maggioranza non sia in grado di parlarsi sulle problematiche della sanità, ma è anche un punto di vista contrastante per certi aspetti. Non tutto va bene, non tutto procede come il Presidente ha detto e come forse vorremmo, ma tutto può essere ricondotto a quel dialogo che è un po’ il sale della democrazia.

In fondo ciò che in questo momento si sta interpretando in quest’Aula è una violazione di quel diritto di partecipazione democratica che deve stare alla base di qualunque consesso, di qualunque Aula parlamentare, di un confronto su una tematica – come è stato rilevato anche dagli stessi consiglieri della maggioranza – che afferisce il cuore dei problemi della Calabria. La Calabria merita di poter ufficialmente sapere come effettivamente stanno le cose e come ognuno dalla propria postazione, dal proprio modo di essere e di rapportarsi nel rapporto con i cittadini e soprattutto con il cosiddetto “bene comune” della nostra società per poter, assieme, far costruire e continuare ad affrontare al meglio questa difficile situazione che la Calabria sta vivendo sul piano sociale e dello sviluppo economico.

L’atteggiamento tenuto, signor Presidente e chiudo, da parte della opposizione è un atteggiamento che viola i più elementari diritti della nostra partecipazione democratica, quel senso di bene comune che probabilmente non necessariamente si deve consumare nel rapporto diretto con l’ascolto del nostro Presidente.

Sappiamo che quest’Aula è collegata a circuito chiuso con le altre stanze affinché ognuno di noi possa seguire il dibattito stando nella propria . Fra l’altro si segue anche meglio perché la registrazione televisiva ha un audio di gran lunga migliore rispetto a quello che offre l’Aula.

Invito quindi gli amici della minoranza a rientrare in Aula e li inviterei a confrontarsi, così come stavamo per fare e come abbiamo rilevato in alcuni interventi, sopra quel progetto dialettico che è la base – come dicevo prima – e il sale stesso della democrazia. Perché la Calabria non può attendere rinvii.

Certo avremmo voluto, cogliamo, nel documento che loro hanno voluto presentare, degli spunti di riflessione importanti ed autorevoli ma non è ciò che quest’Aula vuole, ciò che questo quadro che abbiamo di fronte ci richiama a dover ascoltare.

Cioè quel principio del confronto che, come sosteneva De Gasperi, “è dal dialogo che crescerà la democrazia ed è col dialogo che possiamo far crescere la nuova democrazia nel nostro Paese”.

Una nuova democrazia fatta di confronto duro quanto volete, fatta di dibattito e di incontro-scontro nell’Aula parlamentare ma fatta soprattutto di buon senso. Ciò che forse oggi ad una parte politica è venuta meno.

PRESIDENTE

Onorevole Nucera, nel prendere atto della posizione assunta dalla opposizione, tengo a precisare che il Presidente Scopelliti non ha abbandonato l’Aula.

Ha fatto la sua relazione e si è proposto di intervenire a conclusione del dibattito. Il Presidente Scopelliti è nel Palazzo, come testé pronunciava il consigliere questore onorevole Nucera.

Sapete che il Palazzo è a circuito chiuso ed è possibile ascoltare il dibattito.

A me spiace e richiamo alla sensibilità le componenti delle varie opposizioni, affinchè rientrino in Aula.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Salerno. Ne ha facoltà.

Nazzareno SALERNO

Presidente, mi sono prenotato per intervenire. Non v’è dubbio che non si può strumentalizzare nella maniera più assoluta una assenza temporanea del Presidente che magari si è allontanato anche per motivi istituzionali per recarsi nel suo ufficio all’interno del Palazzo.

Su un dibattito così importante come quello sulla sanità, che è stato più volte anche sollecitato dalla minoranza, ci deve essere la presenza da parte di tutto il Consiglio.

Non ha motivo di continuare un dibattito sulla sanità con la minoranza che si assenta.

Rinuncio momentaneamente al mio intervento e penso sia opportuno in questo momento sospendere per 15 minuti la seduta per cercare di riprendere i lavori affrontando con serietà questo argomento che risulta essere un problema molto serio per i cittadini calabresi.

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Salerno, la seduta è sospesa.

La seduta sospesa alle 18,58 è ripresa alle 19,36

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

PRESIDENTE

Che gli uffici verifichino la presenza del numero legale.

(Interruzione)

Possiamo riprendere i lavori, perché con 29 presenti su 50  il numero legale è assicurato. Procediamo, pertanto, con il dibattito sulla sanità.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Caputo. Ne ha facoltà.

Giuseppe CAPUTO

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, credo che avremmo preferito tutti che l’opposizione, questa sera, avesse manifestato senso di responsabilità; la decisione di allontanarsi dall’Aula solo perché non era presente il Presidente Scopelliti, impegnato in un confronto istituzionale, ci lascia sgomenti, perché non capiamo, in un atmosfera come quella che si sta vivendo in Calabria, benché sia certamente diversa da quella che stiamo vivendo a livello nazionale. In Calabria c’è un governo con delle forze politiche ben precise, ben delimitate, però credo che il confronto su un tema così importante qual è quello della sanità non avrebbe dovuto esimere i rappresentanti della minoranza dal restare in Aula.

Dai primi interventi che abbiamo avuto la possibilità di ascoltare è venuto fuori uno spaccato, fin dal primo intervento del consigliere Loiero, che certamente avrebbe richiesto un’assunzione di responsabilità diversa. Certo – voglio precisare – non siamo in clima elettorale, la Regione vive tranquillamente la sua vita amministrativa e politica, molto probabilmente avremo elezioni politiche, ma credo che, in quest’Aula, al di là del ruolo che ognuno di noi impersona, il confronto su tematiche così importanti sia imprescindibile e l’allontanamento dall’Aula mette a nudo determinate realtà.

Certo, per primo il Presidente Scopelliti, nei tanti incontri che ha tenuto, ha sempre detto che la sanità, i mali della sanità non sono addebitabili solo agli ultimi cinque anni di governo, però non va sottaciuto che negli ultimi cinque anni i mali della sanità si sono acuiti, sono diventati maggiori: un disavanzo che nel 2009 avrebbe dovuto essere tamponato e fermato dalla Giunta Loiero non ha, purtroppo, registrato questo stato di cose. Perché? Perché c’erano le elezioni che maturavano nel 2010, per cui non si potevano prendere determinate decisioni.

Il Presidente Scopelliti ha avuto la determinazione – perché di determinazione si tratta, dal punto di vista politico – di non continuare a galleggiare, ma di assumersi determinate responsabilità con chiarezza, dicendo che la sanità doveva rientrare da quell’enorme debito e non si poteva più continuare come negli anni passati.

Ha fatto bene il consigliere Loiero - mi dispiace che non ci sia a ricordare quella famosa frase che ormai è passata agli annali della cronaca, non certamente della storia – a paragonare la sanità in Calabria alla Fiat. Beh, certo, perché nei cinque anni di Loiero la sanità ha registrato – ed ancora oggi ne stiamo discutendo, per esempio, per quanto riguarda l’Asp di Cosenza in particolare – assunzioni a iosa che non hanno determinato un salto di qualità: assunzioni di portantini, di infermieri, di applicati di segreteria. Se facessimo un monitoraggio e un censimento più specifico, ci renderemmo conto che la sanità è stata utilizzata per cercare di risolvere un problema occupazionale, non certamente per dare risposte adeguate attraverso una qualità diversa in un determinato settore.

Partendo da queste premesse e da queste sottolineature, oggi registriamo una inversione di tendenza.

E’ un momento di impopolarità, caro Presidente, perché il modello culturale che lei sta cercando di far maturare nella mente della gente attraverso una riflessione diversa, rappresenta un modello culturale che non guarda all’ospedale come unico ricettore di determinate patologie che, invece, potrebbero essere affrontate e risolte da altre parti.

Per quel modello culturale ci sarà bisogno di un’appropriatezza dei ricoveri, di un potenziamento della medicina del territorio, di una visione diversa del medico di famiglia che non può impersonare il suo ruolo cessando la sua attività venerdì sera e ricominciandola lunedì mattina, come se si trattasse di un negozio.

Questo modello, questo modo di fare, lo abbiamo sotto gli occhi al pari di quello che è successo nei cinque anni.

Cari colleghi, il problema della sanità non è stato solamente il posto letto.

Caro Presidente, il problema della sanità è anche e soprattutto la corsa, l’avere infoltito la sanità calabrese, certo, con alcune eccezioni che hanno salvaguardato determinate situazioni, ma hanno infarcito in alcuni casi la sanità di primari che rispondevano solamente a determinati requisiti; il requisito principale era l’appartenenza politica e partitica al centro-sinistra nei cinque anni passati; non si è guardato alla bravura del primario capace di dare risposte diverse in termini qualitativi e che potesse interrompere quel flusso migratorio verso le altre regioni. A che cosa abbiamo assistito? Ho sotto gli occhi per esempio la creazione – perché i propri raccomandati politici e partitici bisognava sistemarli – delle unità operative semplici, delle unità operative complesse, in cui, addirittura, veniva nominato il responsabile di una determinata unità operativa che, però, caro Presidente, non c’era.

Questa è la realtà su cui avrei voluto confrontarmi con il consigliere Loiero e con le opposizioni. Queste situazioni, caro Presidente Scopelliti, sono ancora presenti nei presìdi ospedalieri, perché non è stata fatta piazza pulita. Speriamo che si faccia piazza pulita di queste posizioni organizzative, di tutti questi incentivi, nel momento in cui si presenta e si approva l’atto aziendale.

C’è stato un modo di fare balordo.

(Interruzione)

Presidente, non riesco a parlare, almeno un minimo di attenzione, facciamo una brutta figura, oltretutto!

Credo che la maggiore responsabilità sia stata quella di procedere all’accorpamento delle aziende sanitarie. Parlo principalmente della provincia di Cosenza che, caro Presidente Scopelliti, è grande quanto la regione Liguria, ha un territorio vastissimo; ti porterò nei prossimi giorni gli studi per quanto riguarda le spese relative.

Ti porterò nei prossimi giorni, Presidente, uno studio sul costo quotidiano – parlo della provincia di Cosenza – dei vari ospedali, dei vari presìdi, dei vari distretti che si recano quotidianamente a Cosenza per le cose più insignificanti: se si rompe un computer a Rossano, mandiamo ad aggiustare il computer a Cosenza; se si rompe una macchina a Rossano, dobbiamo far fare la missione e mandare l’auto dell’Asl, che serve il territorio di Rossano e Corigliano, a Cosenza! Le farò avere dei dati.

C’è bisogno di verificare queste cose? Certo, non oggi, non domani, non dopodomani, ma abbiamo un obbligo morale, perché le Asp in questo, quantomeno per quanto riguarda Cosenza, non sono assolutamente gestibili in questa maniera, non sono assolutamente governabili in queste condizioni. C’è bisogno di una inversione di tendenza.

Poi, voglio dirle, Presidente: la nomina dei primari. Stavo dicendo, poc’anzi, che oggi viviamo una fase difficile. E’ bene riconoscerlo nel momento in cui si parla di riconversione e a questo non è seguito - perché non poteva seguire ed abbiamo registrato il rientro nel 2010, registreremo il rientro dal debito nel 2011 - però poi, caro Presidente, immediatamente il ricorso al potenziamento della medicina del territorio; dobbiamo fare ricorso al potenziamento dell’elisoccorso, realizzare le piattaforme necessarie per l’atterraggio degli elicotteri, dobbiamo fare in modo di avere l’elisoccorso anche di notte. Allora la gente metterà da parte quel sacrificio che ha fatto, perché il fatto di avere l’ospedale – tu lo hai spiegato mille volte in mille modi – sotto casa, certamente, non risolve una patologia, anzi in tantissimi casi la aggrava.

Anche la riforma – come mille volte hai detto – del “118”, perché bisogna fotografare il malato con la sua patologia al momento dell’intervento e riuscire a indirizzarlo nel presidio ospedaliero giusto, in modo che si possa immediatamente intervenire.

Ci sono dei problemi. Vedete, voglio citare un caso che va al di là della scellerata scelta dell’accorpamento delle Asl: aver programmato un nuovo ospedale sul mio territorio – non mi permetto di parlare degli altri. Negli anni passati, infatti, nella passata legislatura - ripeto in Consiglio regionale quanto detto mille volte in tanti incontri –– a Rossano c’era un ospedale spoke, Presidente, non era l’ospedale di Rossano-Corigliano, era l’ospedale spoke di Rossano che aveva avuto la destinazione di un Dea, un dipartimento di emergenza e accettazione.

E’ stato fatto l’esproprio del terreno, è stata aggiudicata la gara e la ditta, fra qualche tempo – c’è una causa in corso – chiederà qualcosa come 700-800 milioni di euro per il mancato guadagno; ci stavamo apprestando anche a fare la radioterapia. Che cosa voglio dire? Non avevamo assolutamente bisogno di edilizia ospedaliera nella Sibaritide, anche per i miliardi spesi nel passato, bisognava solo potenziare l’esistente, in qualche maniera, ed una delle primissime volte che ci siamo incontrati – eravamo già andati avanti – glielo dissi: “Presidente, noi da quelle parti possiamo fare a meno di un nuovo ospedale”.

Certo, poi ho riconvertito il mio modo di vedere le cose, perché non era più attuale, non era più moderno continuare a criticare. Ed oggi stiamo arrivando ad una conclusione per il problema della realizzazione dell’ospedale, perché mentre c’è stato un fermo durante i cinque anni, in questo anno e mezzo siamo quasi arrivati ad avere le risposte da parte delle imprese interessate, che dovranno realizzare anche l’ospedale nuovo tra Rossano e Corigliano.

Questo è stato il modo balordo di comportarsi di questi signori che si sono allontanati, di questi latitanti che sono andati sull’Aventino; noi abbiamo tentato di confrontarci e di far capire loro le grandi scelte sbagliate che hanno realizzato nel passato che avrebbero, certamente, potuto vedere un diverso momento attuativo. E’ così, caro Presidente, cioè c’è bisogno di qualità in Calabria, molti primari dovrebbero andare in pensione, per molti primari dovremmo fare l’esodo incentivante, metterli in condizioni di andarsene, abbonando due o tre anni, perché non solo danneggiano l’immagine della sanità in Calabria, ma concretizzano determinate situazioni che non possono rispondere a come oggi si intende la sanità. Questa è la realtà– consentitemi – della nostra situazione.

Dico questo e chiudo: ho avuto una sorta di polemica con il collega Mirabelli, che avrei voluto mi ascoltasse – io l’ho ascoltato – perché nei giorni passati, Presidente, ha tenuto una conferenza stampa in cui ha fatto dichiarazioni su chi aveva presentato un Piano aziendale alternativo – alternativo a che cosa? se quello non è ancora concretizzato! – e riferendo della felicità, dimostrata in proposito, dal Presidente della Regione, confondendo, innanzitutto, fra atto aziendale - che ancora non esiste, perché è una proposta di atto aziendale – ed il decreto 106.

Conoscendo il Presidente Scopelliti, conoscendo i collaboratori di cui si circonda, non ho tollerato quel tipo di conferenza stampa che ho avuto modo di vedere parzialmente in una emittente privata, perché noi siamo consiglieri di maggioranza e, per quanto mi riguarda – ma credo per quanto riguarda la maggioranza dei colleghi – non siamo abituati a criticare a mezzo stampa un provvedimento presentato dalla maggioranza e dal nostro Presidente.

Noi parliamo al nostro interno e al nostro interno siamo abilitati a trovare insieme delle soluzioni. Non ho mai colto che qualcuno, che faccia parte del Pdl o della Lista Scopelliti o di altro gruppo, si sia permesso il lusso di criticare un provvedimento che noi stessi abbiamo approvato.

Da questo punto di vista, noi possiamo discutere, le soluzioni le abbiamo anche noi, Presidente, gliele abbiamo dette a voce tante volte, possiamo trovare delle soluzioni per alcune situazioni, possibilmente a costo zero, che vadano nella direzione momentanea, provvisoria di cercare di lenire i problemi di un territorio vasto che potrà trovare soluzioni, nel momento in cui sarà realizzato il nuovo ospedale;  bisogna sottolineare anche questo: i signori del governo precedente hanno deliberato un nuovo ospedale che conta 330 posti. Se si fossero resi conto che quel territorio è fatto di 200 mila abitanti, avrebbero deliberato e legiferato su un ospedale unico, il quale avrebbe contato 500 e più posti.

Questa è la realtà con la quale avremmo voluto confrontarci questa sera. Purtroppo chi scappa, chi si nasconde non ha mai ragione. Noi siamo abituati da sempre, da tanto tempo ad assumerci le nostre responsabilità.

Voglio rispondere al consigliere Mirabelli, che ha criticato i posti letto multidisciplinari, per i quali, addirittura, diceva testualmente: “Che significa posti letto multidisciplinari. Allora ci vorranno tanti primari! Mi dispiace che sia un medico, perché è veramente un errore macroscopico che possa andare in Tv e dichiarare delle cose che non stanno né in cielo né in terra! I posti letto multidisciplinari possono essere utilizzati dall’oculistica, nel momento in cui c’è un intervento più complesso che non può svolgersi in maniera ambulatoriale, nel momento in cui può essere utilizzato dall’oncologia, può essere utilizzato dall’otorinolaringoiatria, può essere utilizzato da quei reparti che ritengono di averne bisogno.

Non si può continuare in modo saccente. Credo che la nostra umiltà, che viene da lontano, ci impedisca questo tipo di esternazioni, però non ci siamo mai iscritti al collegio dei missionari e non siamo abituati a ricevere schiaffi in modo saccente! Ho ritenuto, quindi, sia sulla stampa sia qui nella sacralità del Consiglio regionale, rimandare al mittente determinate affermazioni, perché ritengo sia opportuno, doveroso, per chi parla su determinate cose, quantomeno approfondire determinati problemi e, prima di parlare del nostro Presidente, eventualmente stare attenti a quello che si dice.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Magno. Ne ha facoltà.

Mario MAGNO

Anch’io, come l’onorevole Caputo, devo stigmatizzare l’abbandono dell’Aula da parte del centro-sinistra, un abbandono, Presidente, che ritengo sia nato da una considerazione che mi è passata per la mente nel momento in cui sentivo la sua relazione. Di fronte alle cifre che oggi ha evidenziato all’interno di quest’Aula, penso che il centro-sinistra si sia trovato in grossa difficoltà e con un rossore sulla faccia.

Questo è stato anche confermato dall’intervento che ha fatto l’ex Presidente della Giunta regionale, Agazio Loiero, nel momento in cui ha cercato di chiedere alla maggioranza di essere coinvolto in quella che è l’azione di risanamento del sistema sanitario calabrese, snaturando la sua posizione iniziale all’interno di questo Consiglio regionale, quando affermava che il debito non l’aveva creato lui negli anni 2005-2010, ma veniva dal passato, cercando di discolparsi dai danni che si erano creati all’interno del sistema sanitario, quando hanno aizzato le piazze contro il Presidente Scopelliti e contro la politica che questo governo regionale sta attuando nel campo della sanità.

Penso che questa difficoltà loro l’avranno riscontrata oggi, ma la riscontreranno nei prossimi mesi, da qui a un anno, quando quelle cifre continueranno a scendere e riavremo un sistema sanitario completamente diverso rispetto a quello che ci hanno lasciato in eredità da questi anni scellerati di buco e debito pubblico.

Che vuole dire il Presidente Loiero - che mi dispiace sia assente - quando dice che il Presidente Scopelliti non ha portato oggi in Aula cifre certificate? Perché lui ha riportato mai cifre certificate?! Si è dimenticato dei bilanci orali! Si è dimenticato che, ancora oggi, la spesa sanitaria del debito accumulato negli anni passati non è ancora tutta certificata; o può andare a vedere nelle aziende sanitarie locali se ci sono le stesse fatture pagate tre-quattro-cinque volte! Perché non lo va a vedere?!

Noi dobbiamo dire che, oggi, stiamo facendo – e il Presidente Scopelliti, come commissario della sanità, di questo gli dobbiamo fortemente dare atto tutti quanti – un grande lavoro di trasparenza, di riordino della spesa sanitaria, ma principalmente stiamo mettendo in atto un sistema certo che rilevi quella che è la spesa sanitaria, la certifichi e faccia capire, una volta per tutte, a questa Regione che non si può imbrogliare con i soldi dei cittadini. Se oggi noi siamo stati costretti a rimettere il ticket perché Agazio Loiero aveva creato un grande buco nella sanità, togliendolo già dal primo suo insediamento – e abbiamo dovuto aumentare l’Irpef e l’Ilor sulle spalle dei nostri cittadini, lo abbiamo fatto perché ne siamo stati costretti, perché hanno lasciato un grande buco all’interno della sanità.

Oggi le opposizioni avrebbero fatto meglio a confrontarsi in quest’Aula con tutti quanti noi, per verificare insieme quali sono i problemi che loro ci avrebbero posto all’interno di questa Aula. Io li conosco già i problemi che avrebbero posto qui, perché li abbiamo visti in questi mesi nelle piazze: le questioni localistiche, l’ospedale di Tropea, l’ospedale di Rossano, l’ospedale di Corigliano, l’ospedale di San Marco Argentano, di Soveria Mannelli, di Serra San Bruno, di Soriano, di Mileto, cioè tutte realtà che in questi anni non hanno fatto altro che produrre malasanità, ad eccezione di qualche piccola esperienza di eccellenza, che anche all’interno di queste strutture ospedaliere c’è stata e che certamente questa politica di rivisitazione della programmazione sanitaria sul territorio ha voluto valorizzare, mantenendo le eccellenza dove ci sono, mantenendo dove ci sono quelle capacità professionali che fanno sì che un ospedale possa funzionare.

Ritengo che il lavoro fatto in questi mesi dal Presidente Scopelliti insieme ai due subcommissari, il dottore De Lia e il generale Pezzi, insieme al direttore generale del dipartimento Orlando, al dottore Scarfidi, che fa un lavoro enorme nel contesto dell’attività sul Piano di rientro, stia raggiungendo, finalmente, gli obiettivi che il Piano di rientro si era e si è posto.

E la certificazione di tutto questo ci è fornita dal tavolo Massici, grazie ai risultati prodotti in questa Regione; non dobbiamo dimenticare, Presidente Scopelliti, che al tavolo Massicci non ci potevamo nemmeno avvicinare all’inizio del 2010, perché da dicembre 2009 fino a luglio 2010 non si era posta in atto nessuna delle misure previste dal Piano di rientro e, solo da luglio 2010 in poi, si è iniziato a lavorare per far sì che si razionalizzasse il sistema sanitario in Calabria.

Penso che oggi il modello proposto e l’azione nel campo della sanità messa in atto, che vede il rafforzamento e la riorganizzazione dei dipartimenti della sanità e della salute, la riorganizzazione della rete ospedaliera attraverso i modelli detti prima dal Presidente, dagli Hub agli spoke, agli ospedali generali, la medicina di famiglia attraverso un nuovo rapporto con i medici di famiglia, la medicina territoriale attraverso un modo diverso di poter intendere quelle che sono le prestazioni sul territorio per far risparmiare gli accessi all’interno degli ospedali e per consentire agli ospedali di lavorare meglio, su queste cose c’è un impegno, c’è un lavoro quotidiano che certamente non ha raggiunto il massimo di quello che tutti quanti si potrebbero aspettare, perché in un anno non si può fare tutto dopo che abbiamo trovato il disastro, ma si sta lavorando per riorganizzare.

Da qui al 2012, quando finirà tutta quella che sarà l’azione del Piano di rientro, in quel contesto noi dovremo andare a verificare quali sono stati i risultati positivi di questa azione e quali potranno essere le prospettive future del dopo 2012, quando potremo mettere un punto fermo rispetto a quella che è la questione del debito e della riorganizzazione del sistema ospedaliero e sanitario in generale. Le cifre della riduzione del 16 per cento dal 2010 e delle previsioni del 30 per cento del 2011 sono cifre che ci fanno ben sperare, rispetto a quelli che possono essere gli investimenti futuri nel contesto di quella che sarà la sanità; quando si risparmia c’è, poi, anche la possibilità di pensare a programmare cose nuove, che certamente bisognerà realizzare in questa Regione oltre ai quattro ospedali nuovi che saranno realizzati entro il 2015.

Tutto questo avviene in un contesto di difficoltà finanziarie enormi, in cui il trasferimento del Fondo sanitario alle Regioni viene ridotto, la capacità contributiva dei cittadini si riduce fortemente, per cui si riduce anche l’entrata per la Regione, e non c’è la possibilità di chiedere ulteriori sacrifici ai cittadini, alla luce del contesto di difficoltà economica e sociale.

Intanto la ringrazio, Presidente, fortemente per quanto ha fatto insieme al Presidente Francesco Talarico per l’apertura del centro protesi Inail di Lamezia Terme. Questo è un centro importante che consentirà alla Calabria di avere un’eccellenza nel contesto della politica del Mediterraneo. Qui si parla sempre di politiche del Mediterraneo, poi, di fatto non si riescono a mettere in atto una serie di azioni che consentano a questa regione di essere punti di riferimento.

Il centro protesi Inail è un esempio di punto di riferimento nel contesto di quella che è l’azione di sviluppo del Mediterraneo, perché oltre a raccogliere intorno a sé una qualità di interventi nel campo delle protesi e degli interventi ortopedici, fa sì che questo centro possa diventare un importante centro di riferimento per tutti i Paesi dell’Africa e dell’Asia Sud Orientale. Questo consentirà alla Calabria non solo di ridurre il fattore dell’emigrazione sanitaria, ma porterà immigrazione sanitaria all’interno della nostra regione, quindi entrate per la nostra Regione e per la struttura che si va a realizzare.

Rifiuto la polemica che c’è stata anche in questi giorni all’interno della mia città, Presidente, per quanto riguarda due aspetti: uno è quello dell’accorpamento dell’Asl, fatto in una notte qui all’interno del Consiglio regionale, che ha avuto del paradossale ed ha prodotto anche una sensazione di abbandono di territori; certamente, quell’accorpamento non è stato realizzato da questo Consiglio regionale, ma all’interno di quel Consiglio regionale che quella notte votò a favore di questo accorpamento c’era qualcuno della mia città.

Anche rispetto a questo, rispetto ad una possibile rivisitazione in futuro delle aziende sanitarie locali, penso che si debba ridisegnare un sistema territoriale diverso rispetto a quello che c’è attualmente in Calabria, perché non è possibile avere un’azienda sanitaria provinciale come quella di Cosenza, di oltre 600 mila abitanti, e un’azienda sanitaria come quella di Crotone e di Vibo Valentia, di meno di 200 mila abitanti. Ci sono delle disparità territoriali che vanno riviste ed anche la riorganizzazione del sistema sanitario va ridefinita rispetto a questo problema.

Oggi, però, non è il momento di parlare di questo, ci saranno le occasioni in cui parleremo anche di queste cose, come parleremo anche, Presidente – lo voglio dire all’interno di questo Consiglio regionale – del centro traumatologico di Lamezia Terme, perché, sì, è vero, che è stato reinserito all’interno del decreto 106 del 2011, però ci troviamo nella condizione per cui, per realizzare il centro traumatologico, ci vorranno una serie di investimenti che oggi non sono a disposizione della Regione, diciamolo chiaramente. Noi speriamo che questa disponibilità ci possa essere in futuro, perché nessuno vuole venire meno ad un impegno che è stato assunto da quindici anni e che nessuno ha realizzato, né l’allora assessore Luzzo, che è stato Presidente e assessore in pectore della sanità nel Consiglio regionale, né Doris Lo Moro, che è stata assessore alla sanità nel Consiglio regionale.

Questo è un aspetto che noi dovremo tenere presente e sul quale, senz’altro ritengo, il Presidente Scopelliti in futuro potrà dare una risposta positiva.

Oggi per me è stata scritta una pagina importante, per i risultati che ci ha dato e per le informazioni che ci ha riferito il Presidente Scopelliti. Dispiace che su questa pagina importante il centro-sinistra non si sia trovato all’interno di quest’Aula; i cittadini sapranno capire qual è la loro politica: una politica fatta di disfattismo e non costruttiva, perché a parole dicono una cosa e, poi, nei fatti dimostrano il contrario.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Salerno. Ne ha facoltà.

Nazzareno SALERNO

Signor Presidente, signor Presidente della Giunta, cari colleghi, da quello che è successo oggi viene fuori un dato che fa preoccupare, perché una minoranza, che da tempo chiede un confronto e un dibattito sulla sanità e lo fa in Commissione, lo fa in Consiglio e sulla stampa, nel momento in cui quest’Aula si occupa di sanità, con un pretesto esce dall’Aula e abbandonano i lavori; pretesto perché il Presidente Scopelliti si era allontanato per dieci minuti per impegni istituzionali, rimanendo all’interno della sede del Consiglio. Nonostante il capogruppo Fedele abbia chiesto di rientrare in Aula, noi come maggioranza li abbiamo invitati a rientrare in Aula, proprio per approfondire il dibattito sulla sanità, la minoranza ha preferito non rientrare. Perché? Perché, a mio avviso, questa è la dimostrazione di un teorema di una classe politica che ha creato gravi disagi alla Calabria, di una classe politica che ha lasciato la sanità in Calabria in una situazione di grave degrado.

Il Presidente Scopelliti da dove è partito? Non è partito da zero, ma da sottozero! Abbiamo trovato ospedali fatiscenti, una situazione economica e finanziaria drammatica, il debito – lo conosciamo tutti –  di oltre il miliardo e 50 milioni di euro, l’emigrazione sanitaria pari a 300 milioni di euro l’anno, liste d’attesa di sei e otto mesi, una rete territoriale che non esiste in nessuna zona della Calabria, insomma una sanità completamente assente, a pezzi.

Ebbene, un Piano di rientro che non ha sottoscritto Scopelliti, ma che è stato sottoscritto dall’allora Presidente Loiero che, guarda caso, la minoranza non ha stigmatizzato per il suo comportamento, che ha chiesto a Mirabelli di intervenire per primo perché doveva andare via ed ha fatto un intervento, sì e no, di cinque-sei minuti, licenziando così il tutto e andando via, come se lui non fosse stato mai Presidente della Giunta regionale, non fosse stato responsabile di tutto il danno causato nella sanità in Calabria. Bene, questo comportamento – mi rivolgo proprio ai colleghi di minoranza – è poco corretto non soltanto nei confronti di quest’Aula, di questo Consiglio regionale, ma nei confronti di tutti i calabresi.

Il Piano di rientro loro lo conoscono bene, lo conoscevano già bene prima ancora di noi che siamo stati eletti a marzo del 2010 – questo Piano di rientro è stato sottoscritto a dicembre 2009 – sapevano già quali fossero le strutture ospedaliere che andavano chiuse e quelle che andavano riconvertite. Oggi, però, li ritroviamo in piazza a guidare la protesta, a riportare notizie false, spesso tendenziose alle varie comunità che sono preoccupate, ovviamente, da una sanità che in questi anni ha dato poco o niente. La gente dice: “Ma cosa accadrà, se veramente anche questo piccolo presidio di sanità verrà chiuso o riconvertito!”.

Diventa, quindi, una preoccupazione legittima, ma non è giusto ciò che la minoranza sta facendo; non ultima la manifestazione di Tropea, dove già c’era stato un intervento da parte del Presidente Scopelliti, in cui ha assicurato che il reparto di oncologia non sarebbe stato chiuso, ma sarebbe continuato a Tropea in cui è stato previsto un ospedale generale. Così è successo anche in altri territori.

Bene, se vogliamo costruire una nuova sanità in Calabria, dobbiamo innanzitutto prendere atto dei dati che il Presidente Scopelliti ha evidenziato nella sua ampia e approfondita relazione: i risultati sono stati raggiunti dal punto di vista economico e finanziario e sono stati messi dei punti fermi, dei paletti – per la prima volta in Calabria, dobbiamo dire ; accanto al Presidente Scopelliti c’è una squadra che sostiene quest’azione di governo e che non ha mai messo in discussione l’operato del Presidente Scopelliti e non ha mai messo in discussione quel Piano di rientro che altri ci hanno lasciato in eredità.

Noi, oggi, abbiamo un governo regionale che va avanti con grande responsabilità, con grande senso del dovere nei confronti dei calabresi e non possiamo accettare lezioni dalla minoranza, da parte di chi ha provocato questi guasti.

Penso che dobbiamo ragionare in termini diversi, adesso ci stiamo occupando di rientrare dal debito e i dati ci fanno guardare con ottimismo. In parallelo, Presidente, adesso possiamo pensare veramente a costruire la sanità del futuro, cosa che noi, fino ad oggi, non abbiamo potuto fare, perché questo Piano di rientro non solo ha bloccato le assunzioni, ma non ci ha dato la possibilità neanche di investire per ridurre quell’emigrazione sanitaria che c’era in regione.

Con le previsioni che lei ha fatto e cioè che entro il 2012 potremmo uscire dalla fase di commissariamento, quindi uscire dall’emergenza, noi possiamo veramente pensare alla sanità del futuro e possiamo veramente pensare nei vari territori di offrire quella sanità che serve, non gli sprechi che sono stati fatti nel passato e non quei primari – come diceva il consigliere Caputo – che era più facile trovare nelle sezioni di partito che nei loro reparti!

Anche su questo è necessario un occhio attento alla gestione delle aziende ospedaliere e delle aziende sanitarie. Questo è importante, questo è quello che deve fare la politica, non strumentalizzare la piazza, strumentalizzare momenti importanti come l’assenza di 10 minuti del Presidente Scopelliti.

E’ un atto di grande irresponsabilità da parte di tutta la minoranza.

Domani i giornali riporteranno che la minoranza è uscita perché il Presidente Scopelliti era assente al dibattito sulla sanità. Domani i giornali dovrebbero riportare che, ancora una volta, questa minoranza è irresponsabile agli occhi dei calabresi su un problema così importante qual è la sanità; che da anni i calabresi, purtroppo, sono stati privati del diritto di curarsi nella propria regione, costretti ad andare a curarsi fuori. Forse qualcuno se lo può permettere, ma in tanti, purtroppo, neanche lo possono fare. Questa è la situazione oggi.

Oggi dobbiamo dire ai calabresi che si è voltato pagina, che si è aperta una nuova speranza per i calabresi, c’è un nuovo modo di fare politica, c’è un’azione del governo regionale che è molto responsabile e che non va avanti ad horas e non naviga a vista, ma naviga con dati di fatto, con cognizione di causa per portare a casa i risultati.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Serra. Ne ha facoltà.

Giulio SERRA

Prendo la parola anche perché vi voglio confessare che, durante la relazione del Presidente Scopelliti, l’ho seguito davvero attentamente, io che  sono uno che non riesce a stare seduto, ma l’ho fatto ,  però,  vista l’importanza che riveste questa tematica della sanità. Fra l’altro ho avuto il piacere e l’onore di far parte di questo Consiglio regionale, mi sono insediato il 21 settembre del 2006, nelle riunioni di maggioranza io facevo parte dell’altra maggioranza, facevo parte di quel governo presieduto dal Presidente Loiero, che ho avuto anche il piacere di ascoltare stasera dopo l’intervento del Presidente Scopelliti; ebbene, si parlava sempre del problema della sanità, dei debiti, come fare, come organizzarci, spesso qualcuno di noi, compreso me, lamentava che mancava il confronto all’interno di quella maggioranza.

Io non voglio entrare nel merito di quello che è stato il motivo per cui i consiglieri dell’opposizione hanno abbandonato l’Aula, credo che ci siano altre motivazioni, non possono essere legate a un’assenza di 10 minuti del Presidente Scopelliti, perché se andiamo a vedere quelle che sono state tutte le sedute del  Consiglio regionale dal 2005 al 2010, andiamo a registrare molte assenze del governatore Loiero. Andate a spulciare quelle che erano le presenze. Io debbo constatare che il Presidente Scopelliti è sempre presente, tranne qualche piccola assenza che è giustificata, spostandosi magari a parlare di problemi o a ricevere delegazioni, ad incontrarsi con le organizzazioni sindacali, come fa ognuno di noi da questa parte e dall’altra.

Ebbene, io ho registrato  una relazione dettagliata del governatore Scopelliti, una relazione che è frutto di un lavoro portato avanti con forte coerenza, che spesso ha  portato anche il sottoscritto a dire al Presidente – e me ne è testimone il consigliere Orsomarso – a Scalea( contraddicendo alcuni dirigenti dello stesso partito): “guardate, noi abbiamo un programma che dobbiamo portare a termine, dobbiamo essere in grado di essere una maggioranza coesa, dobbiamo essere in grado di dire ai calabresi che vogliamo voltare pagina, vogliamo realizzare una sanità diversa.

L ’ex governatore, oggi consigliere Loiero, quando parlava degli ospedali di frontiera, Loiero da Presidente, quando io ero in maggioranza, ci ricevette un giorno a palazzo Alemanno e fece una promessa, cioè che San Marco non sarebbe stato chiuso, non sarebbe stato riconvertito e c’era già una delibera del 19 dicembre del 2009 che parlava della chiusura di cinque strutture ospedaliere e, successivamente dopo l’anno, le altre riconversioni.

Com’è possibile che oggi ci dimentichiamo di quello che abbiamo fatto! Non è possibile! E per  ultimo cosa è successo ? Che, dopo aver approvato il bilancio del 2010, quella maggioranza che si apprestava ad affrontare la campagna elettorale, il 12 febbraio del 2010 veniva fatta una delibera che ribadiva quella che era stata la delibera del 19 dicembre 2009.

Allora ci furono tutti quegli incontri che ci furono con i sindaci e con la Valle dell’Esaro – parlo dell’ospedale di San Marco che è stato chiuso, è stato riconvertito – ebbene, invece io sono rimasto sempre dell’idea di portare avanti quel discorso del governatore Scopelliti, che ha detto “Cari amici, cari sindaci della Valle dell’Esaro, San Marco non possiamo insistere a tenerlo aperto”. Io ci ho rimesso la faccia, ci ho rimesso anche lo scontro con i cittadini della Valle dell’Esaro.

Ebbene, io sono quello che sta sostenendo dove sta andando il governatore Scopelliti a dire di andare avanti su questa linea che ha intrapreso questa maggioranza, perché è molto facile parlare e andare a dire che Praia a Mare è un ospedale di frontiera. Qualcuno dimentica che anche all’interno della Valle dell’Esaro – e lo sa bene chi è di quella zona come il consigliere Orsomarso, ma anche tanti amici che frequentano e vivono la realtà –, in quel territorio ci sono 70 mila abitanti, per cui siamo al di sopra di quello che può essere un ospedale di frontiera, quale Cariati.

E debbo dare atto  anche alla Commissione sanità col Presidente Salerno, che ringrazio.Spesso dico – è vero, onorevole Chiappetta? – ma quante riunioni stiamo facendo, quanti incontri stiamo facendo, ma le stiamo facendo sicuramente per dare man forte a quello che è il programma, quello che è stato detto durante la campagna elettorale, che abbiamo ereditato da un centro-sinistra che ci aveva detto: “Questi sono i numeri, questi sono i debiti, questo bisogna fare”. Noi lo stiamo portando a termine. Qualcuno vorrebbe farcelo cambiare. Ma com’è possibile, se avete adottato gli atti deliberativi negli anni 2009 e 2010! Lo avete detto.

A me dispiace che non sia presente l’intero gruppo della minoranza, degli amici, perché fra l’altro ci può dividere quello che è un discorso anche di gestione oggi, ci può dividere il modo di vedere, ma non ci deve dividere l’andare a fare populismo nelle varie zone dove sono le strutture ospedaliere. Com’è possibile, cari amici, andare a promettere la riapertura degli ospedali dove sono previste le riconversioni o, addirittura, le chiusure! Non è possibile, non possiamo tornare indietro. Questo oggi ce l’ha detto il Governo nazionale, ma ce lo ha ribadito anche il nuovo Esecutivo guidato dal professor Mario Monti, che ha detto che bisogna finire con i privilegi, bisogna tagliare. Non è possibile, caro Presidente Salerno – e lei lo sa – e noi non diciamo dove abbiamo trovato 220 dipendenti e 14-15 posti letto!

Ma com’è possibile, cari amici, che si abbandoni l’Aula del Consiglio regionale perché comunque si vuole fare del populismo, si vuole fare la conferenza stampa! La conferenza stampa la dobbiamo fare tutti i giorni sui territori, dove abbiamo una richiesta forte di servizi che devono essere erogati, però ci confrontiamo con una realtà e con un disavanzo di natura economica che fa spavento.

Allora un buon padre di famiglia che deve fare? Quello che sta facendo il governatore Scopelliti, che nonostante spesso qualcuno

Anch’io l’ho fatto all’inizio, lo tiravo per la giacca e gli dicevo  “caro Presidente, vediamo cosa si può fare per San Marco, vediamo cosa possiamo dire a questa Valle dell’Esaro che è di circa 70 mila abitanti”. Il Presidente rispondeva che il programma bisognava portarlo avanti, che non poteva tornare indietro, perché aveva una scommessa che lui  ha portato avanti durante la campagna elettorale, che ha permesso di avere un grosso risultato, una grande soddisfazione per la coalizione del centro-destra. Ha detto, però,  durante la campagna elettorale che  avrebbe rivisto alcune strutture che non reggevano più con i passi, con i tempi di oggi, per evitare l’emigrazione, per evitare i disservizi, per evitare primariati dove c’erano le figure, c’era il primario, ma non c’era la divisione, e ce n’erano a iosa nelle strutture ospedaliere della Regione Calabria.

E bene ha fatto il Presidente Scopelliti, io lo invito tutti i giorni “Presidente, cerchi di portare avanti questo programma”. Capisco che le piazze spesso vengono fomentate, basta uno che la mattina si alza in un paese e dà una notizia e poi il giornale la pubblica o la televisione la trasmette, si crea e si fomenta la piazza. Noi dobbiamo avere il grande coraggio, se siamo amministratori seri, di avere la colonna vertebrale, perché in politica è importante camminare dritto, perché se siamo uniti, se siamo forti, se riusciamo anche a superare questa fase delicata che vivono la Calabria e l’Italia, credo che possiamo fare la differenza e la possiamo fare tagliando i rami secchi, che sappiamo tutti e che qualcuno di noi – e non mi riferisco sicuramente alla maggioranza, perché non saremmo qui a continuare a parlare –, qualcuno della minoranza vorrebbe far credere in queste realtà locali che Scopelliti sta facendo qualcosa di diverso da quello che vorrebbero fare loro.

Non lo abbiamo fatto – c’ero pure io – in cinque anni, ci abbiamo girato, abbiamo aspettato le elezioni, cari amici, per poter fare una delibera il 12 febbraio. Oggi – ribadisco – stiamo portando avanti quel programma e si abbandona l’Aula! Ma chi non ricorda, cari amici, quando in una nottata il Presidente Loiero riunì la maggioranza e ci disse “dobbiamo tagliare le Asl, fare un’unica azienda provinciale” e così fu, contro anche il parere di qualche consigliere, perché allora si doveva operare in quel senso.

Oggi su quella linea bisogna andare, sulla linea che il governatore Scopelliti sta portando avanti, ed io sono uno che lo seguirà, forse anche rinunciando a visitare il mio paese e frequentando la piazza, perché di questi tempi – e lo dico in modo particolare per quanto riguarda il mio paese, ma in altre realtà tipo Trebisacce, Cariati, caro Gallo, e altre –  dobbiamo essere uomini di istituzione, dobbiamo essere uomini coraggiosi e dobbiamo essere vicini al nostro governatore. Questa maggioranza non si deve dividere, noi dobbiamo avere il grande coraggio di dire fra quattro anni, fra tre anni e mezzo, che avevamo intrapreso una strada, che è quella di tagliare.

Questo era il mio intervento, ci tenevo a farlo, perché in tutto questo tempo – sono passati quasi cinque anni da quando  io siedo nei banchi  di questo consesso regionale –, mi dovete credere, che soffro tutti i giorni, perché non riesco a dare una risposta sulla sanità, però oggi riusciamo a darla se siamo forti e determinati.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.

Gianluca GALLO

Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che, quando il Presidente Scopelliti si candidò a diventare Presidente di questa Regione e quando ognuno di noi si candidò a diventare consigliere regionale, avrebbe fatto volentieri a meno di occuparsi del problema della sanità in Calabria e avrebbe preferito trovare una Regione con una sanità avanzata, di qualità, senza un debito come quello trovato; quindi, avrebbe sicuramente voluto occuparsi di altro. Così non è stato.

Quella che oggi è minoranza e che ha abbandonato l’Aula, facendo sì che questo importante dibattito sulla sanità della nostra regione, peraltro rivendicato e invocato dalla minoranza stessa, si svolgesse in un’Aula semivuota e quindi in un clima desolato, beh, quella che oggi è minoranza, ieri e per cinque anni – lo ricordavano i colleghi che mi hanno preceduto – è stata maggioranza e in un contesto nel quale, probabilmente, si poteva fare anche di più, perché c’erano maggiori possibilità a livello di Governo nazionale e si sarebbero potute operare delle scelte che non sono state fatte e nel quale, invece, sono state operate scelte che hanno determinato lo sconquasso vero nel quale la sanità calabrese si è ritrovata.

Si ricordava la scelta sulle aziende sanitarie provinciali in una provincia come quella di Cosenza, che è enorme e si ricordavano altre scelte riguardo alla riorganizzazione ospedaliera; in molti casi si è deciso di mandare negli ospedali i Nas per chiudere le sale operatorie, sono iniziati i lavori di ripristino delle sale operatorie, che sono state demolite e si è scoperto che non c’erano poi i fondi per proseguire i lavori. Sicuramente scelte non di programmazione sanitaria e non negli interessi dei cittadini.

E va anche ricordato e in quest’Aula, assessore Aiello, che con la sanità si sono costruite le liste elettorali in questa Regione, alle provinciali del 2009, alle regionali del 2010; ripeto, con le aziende sanitarie si sono costruite le liste elettorali. Credo che questo non accada nemmeno in Africa centrale! Invece è accaduto in Calabria e questo ha determinato il moltiplicarsi del debito – così come ricordava il Presidente Scopelliti – 253 milioni di euro, oltre i 3 miliardi e 400 mila euro che il Governo spende e manda alla Calabria per la sanità, di disavanzo.

In questo anno e mezzo – sono fra quelli critici e autocritici – con altri componenti di maggioranza e con il Presidente, in alcune circostanze, abbiamo avuto, anche all’interno di riunioni di maggioranza, una dialettica spinta, un confronto, però va anche detto che in questo anno e mezzo alcune scelte ineluttabili e ineludibili dovevano essere fatte e sono state fatte, in un contesto difficile nel quale la sanità è stata commissariata, ma non attraverso il commissario Presidente, ma attraverso la presenza dell’Agenzia nazionale dei servizi regionali in sanità, che ha compiuto effettivamente delle scelte dopo un lavoro che era iniziato già nel 2009 e che si è completato nel 2010, allorquando è stato ineluttabile e ineludibile fare le scelte del Piano di rientro.

Come gruppo Udc, rispetto alle scelte operate ed ai numeri anche dichiarati dal Presidente Scopelliti, non possiamo non essere solidali sul percorso effettuato. Il gruppo Udc dichiara il sostegno rispetto ad un percorso che riteniamo essere difficile, tortuoso, sì, ma comunque virtuoso nel tentativo di affrontare una problematica in un contesto che ormai non fa nessun tipo di sconto, perché non abbiamo nessuna possibilità di agire diversamente rispetto a quanto fatto finora.

Va anche sottolineato, però, come le scelte di Age.Na.S., che sono state poi contenute nel Piano di rientro, in alcuni casi hanno penalizzato delle province e dei territori all’interno delle province, lo abbiamo detto, lo abbiamo dichiarato in altre circostanze. Oggi, chi era maggioranza ieri e avrebbe potuto fare delle scelte e, nel momento in cui si delineavano alcuni scenari, avrebbe potuto dire la sua e non lo ha fatto, diventa agitatore delle piazze, dei sindaci, delle associazioni e sembra essere colui il quale difende i territori! Credo che questo non corrisponda a verità.

Noi, ieri, abbiamo difeso i territori, oggi in Consiglio regionale, con quella dialettica interna alla quale facevo riferimento, continuiamo a farlo e ricordo che nel mio primo intervento in Consiglio regionale sulle dichiarazioni programmatiche del Presidente feci riferimento ad esempio – oggi lo hanno fatto tanti colleghi – al concetto degli ospedali di frontiera, che dovrebbero drenare un po’ di emigrazione sanitaria al di fuori del contesto di questa provincia, così come ci sono tante altre realtà sanitarie della provincia di Cosenza che hanno necessità di ulteriore e migliore attenzione.

Certo, il confronto in una sanità ancorché commissaria dovrebbe avvenire all’interno del Consiglio regionale. Oggi questo confronto non è stato possibile attuarlo fino in fondo. Credo che il Presidente, stasera, abbia fatto, rispetto anche al passato, delle importanti aperture. Oggi non sarà possibile, ma appena sarà possibile, probabilmente le rivisitazioni del decreto 18 e anche del decreto 106 potranno essere operate e saranno sicuramente operate nell’interesse dei territori e dei cittadini di quei territori.

Noi, come gruppo Udc, siamo solidali sul percorso intrapreso, che è virtuoso, di tutela dei conti pubblici, ma anche di miglioramento della qualità della risposta sanitaria, ma saremo anche attenti e vigili in futuro riguardo le scelte di Age.Na.S., non proprio condivise e non proprio condivisibili, anche in termini di livelli essenziali di assistenza e di rapporto fra numero di abitanti e posti letto che ci sono state sui territori e che, eventualmente, saranno da rivedere. Saremo sicuramente impegnati nel confronto anche con il commissario per avere quelle risposte che in questa fase forse non siamo riusciti ad ottenere, ma che in futuro cercheremo di ottenere, nel momento in cui questo sarà possibile.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Presidente, a me dispiace, francamente, questa scelta dei colleghi del centro-sinistra e non vorrei che fosse una reazione fuori luogo.

Stavo leggendo che, se si dice cialtrone ad uno che per anni ti massacra sulla stampa, scoppia il grande caso, ma si è detto cialtrone a chi tenta di diffamare ogni giorno un Presidente di Regione, un politico, uno, guarda caso, del centro-destra!  

E, poi, mi ha fatto molto piacere leggere che colui a cui ho detto cialtrone, ad esempio, e non sapevo, venne nella mia città, a Gioia Tauro, dopo i moti del 1970 con la Cgil insieme ad un altro suo collega che io avevo associato. Quindi, sono felice e questo mi rende ancora più orgoglioso delle cose che ho detto, perché ai traditori erano affiancati anche dei cialtroni, che si affiancano ovviamente ad altri soggetti, abbastanza discussi e discutibili, che fanno, sicuramente, parte degli organi di informazione della regione.

Dicevo, Presidente – per questo ero un po’ assorto nella lettura e forse non mi ha visto che ero attento a fare altro – dispiace il fatto di non trovare in Aula i colleghi del centro-sinistra, perché francamente mi sono assentato per non più di 30 minuti per un impegno istituzionale, a seguito della richiesta di una visita di cortesia da parte del candidato a Presidente della Regione Basilicata alle ultime elezioni, il collega Nicola Pagliuca, che ho ricevuto, insieme al consigliere Fedele che è venuto all’incontro e, poi, sono tornato in Aula. Penso che non ci fosse neanche lontanamente un solo motivo per abbandonare l’Aula per l’assenza mia o del Presidente Talarico, nel senso che se i colleghi del centro-sinistra si fossero magari prodigati a dire alla Presidenza “noi non vogliamo continuare la seduta del Consiglio se non c’è il Presidente”, avremmo fatto una sospensione, com’è stata, di 15 minuti e poi avremmo ripreso i lavori.

Quindi, non c’era nessuna volontà e nessuna determinazione di offendere i colleghi che stavano in Aula.

Penso, invece, un’altra cosa, Presidente, vale a dire che ai colleghi del centro-sinistra, dopo aver fatto ieri un comunicato stampa fiume di circa 2 chilometri e mezzo, diffuso dalle agenzie, in cui parlavano di tutto e di più della sanità, è venuta meno una condizione, cioè loro pensavano che io facessi una dichiarazione o, comunque, un intervento più politico e meno tecnico. 

Il rispetto dell’Aula, ma anche dei calabresi, in questo caso, mi ha portato, avendo elementi importanti da sottoporre alla vostra valutazione, a fare un discorso con dati e cifre. Il consigliere Loiero, che, probabilmente, non si rende conto neanche di cosa sostiene dice: “Questi sono i numeri suoi”. Qualcuno spieghi al consigliere Loiero, magari attraverso la stampa, che questi sono i dati certificati dal tavolo Massicci, facciamogli un bigliettino autografato da tutti noi per dire che questi sono i dati del tavolo Massicci; mandiamogli la relazione del tavolo Massici, in cui Massicci e chi di competenza certificano che il debito è diminuito.

Inoltre, non so se ricordate, la macchina che passava in autostrada senza la targa famosa che ci ricordava, facendoci vergognare come dei ladri, il ministro Sacconi e poi il ministro Tremonti, quando parlava del bilancio orale di naccariana memoria, ecco, quei tempi sono finiti.

Guardate, secondo me, sulla sanità bisognerebbe scrivere un libro, per rappresentare un po’ tutte le nefandezze e tutte le dicerie che ci sono state in questi anni. Cioè la Regione Calabria contrattualizza un professore universitario – che era calabrese – il quale insieme a KPMG viene in Calabria, prende i presunti debiti delle Asp senza guardare la fattura di ciò che c’è e di ciò che è pagato, e dice: “Onorevole, a quanto ammonta il suo credito? Duecento milioni? Ecco, 200 milioni. Il suo? Cento. Di più? Stillitani, che è abituato ad essere imprenditore, dichiarerebbe un credito di almeno 500 milioni di euro!

Allora, ognuno rivendica il suo credito e, senza fare nessun riscontro, dicono che il debito della Calabria è di 2 miliardi e 166 milioni di euro. Questo è successo. Dopodiché, quando noi siamo intervenuti, abbiamo cominciato a fare 2 più 2 e non 2 più 2 fa 10! Quindi, abbiamo cominciato a lavorare.

Oggi abbiamo ricevuto i complimenti al Tavolo Massicci, perché non soltanto abbiamo molto chiara la situazione rispetto all’andamento di ciò che è la spesa e la capacità di spesa delle Asp, ma ci hanno riconosciuto il merito – guardate che è una cosa importante – della capacità di rendere un monitoraggio costante sui flussi, ovvero ci hanno detto: “Siete bravi perché state facendo anche questo, cioè avete contezza di ciò che si muove”.  

In un mondo in cui non si è mai saputo nulla, in cui Mario Magno, con grande serenità e fermezza, ha affermato una cosa giusta, che forse mai nessuno ha avuto il coraggio di evidenziare, perché tanti si sono nascosti, secondo me – dico secondo me come secondo te – vale a dire delle doppie fatture pagate e, se si facesse un’indagine reale, troveremmo tante di queste cose, purtroppo non possiamo andare nel passato a scoprire quello che accadeva dieci o quindici anni fa.

Non è competenza nostra. Ci sono i manager, hanno i loro funzionari, però uno dei rischi che si ipotizzava e si paventava in questi nostri territori era anche questo. Adesso ci sono dei controlli capillari, che seguono tutte le proiezioni e questo ci dà la dimensione del lavoro fatto.

Adesso dispiace dover fare un dibattito senza i colleghi consiglieri del centro-sinistra, anche perché penso che, alla fine, Mirabelli è intervenuto …

Il consigliere Guccione ha rilasciato dichiarazioni ad un’agenzia di stampa; adesso non so perché ormai ci parliamo tramite agenzie, diventa brutto che anche il Consiglio regionale venga superato dalle notizie di agenzia.

Allora ci sarà un motivo per cui lui al tempo disse queste cose, perché vuol dire che bisognava fare delle scelte. Adesso l’ho richiamata proprio per ricordargli quello che aveva detto.

Quindi, il consigliere Guccione, che era il segretario regionale del partito più importante in seno al Consiglio regionale e che governava, ha autorizzato il Piano di rientro e adesso se ne va ad Acri, magari stamattina a manifestare.

Non so se poi ci è andato con la Cgii, non Cgil. Cgil che vuol dire? Confederazione generale italiana lavoratori, una cosa del genere, ma è cambiata la dizione, perché non è più Cgil, è Cgii, Confederazione generale italiana imprenditori, perché loro nella sanità difendono gli imprenditori! Nel comparto sanità è cambiata la dizione, perché difendono gli imprenditori, perché a loro interessa chi vince e come si fanno le gare per i nuovi ospedali. Attenzione, perché a voi non saranno sfuggite le tante battaglie a cui siamo stati sottoposti, siamo stati portati in Procura per una denuncia perché, secondo loro, avremmo violato tutte le procedure per aver fatto l’accordo o, meglio, per voler fare gli ospedali.

Queste cose, poi, le rivedremo, però questa è la dimostrazione di una situazione preoccupante, perché mentre noi facciamo scelte sane, questi signori ancora continuano ad imperversare attraverso le agenzie e, anziché dire in Aula quello che pensano, fanno scelte che sono veramente preoccupanti, perché come si fa, ancora una volta, a sostenere queste cose? Ci troviamo di fronte ad affermazioni che sono gravissime.

“Scopelliti deve ascoltarci”, hanno abbandonato l’Aula, cioè ma veramente …! 

Penso che la verità, è che oggi – poi, per carità, ognuno di noi fa il suo lavoro, tanto siamo abituati – questi signori sono arrivati in Aula senza un minimo di competenza e, quindi, senza un minimo di elementi validi da sottoporre alla valutazione del Consiglio, non avendo come confutare i dati che ho portato.

Perché, guardate, ho parlato di più temi, del tema della sanità come Piano di rientro, dei nuovi ospedali, del commissariamento in atto rispetto ai finanziamenti legati alla questione della riqualificazione, ristrutturazione e nuove tecnologie degli ospedali, cioè ho parlato di questioni che sono ferme dal 2007 e che noi abbiamo portato avanti con i 107 milioni di euro che abbiamo portato in Calabria, con l’ospedale di Catanzaro capofila dei tre Hub.

Ho parlato di altri 130 milioni di euro di risorse – ho lasciato su le carte –, anzi molto di più, di centinaia di milioni di euro, sono circa 300 milioni o più, di tutti gli ospedali che verranno ristrutturati, riqualificati e una parte di questi per nuove tecnologie, cioè ho parlato di cose che, secondo me, loro non avevano neanche idea di che cosa stessi dicendo. Infatti, l’improvvisazione in queste cose è all’ordine del giorno e il tema più preoccupante della Calabria e dei calabresi, della politica calabrese, è la carenza di conoscenza della materia che trattiamo, perché parliamo soltanto in politichese.

Quindi, quando uno si presenta, spiazzando tutti, con atti, con documenti, con carte alla mano, con certificazioni, con riscontri, è chiaro che, poi, diventa difficile affrontare il dibattito politico. Dice: “Ma noi abbiamo gli elementi”. Certo, però ce li troviamo perché è una materia su cui lavoriamo o, comunque, ce li costruiamo.

Sulla scorta di quella relazione, non poteva essere fatto un dibattito generico sul perché chiudiamo il reparto di oncologia, perché se ci fosse stato anche qui un contributo serio sarebbe stato diverso.

Ad esempio, ieri ho chiamato il Vescovo per dire “scusi, però volevo comunicarle una cosa, so che c’è stata questa manifestazione, lei ha portato giustamente il suo contributo, ma lei sa di che cosa stiamo parlando? Di 181 ricoveri annui in day hospital, mezzo paziente al giorno e noi dobbiamo mantenere un primario e tantissime altre persone a fare che cosa!”. Di questo parliamo, la sanità in Calabria è questa e questa è una rappresentazione plastica di quello che è stato fatto.

Dieci sindaci, il corteo, io mi sono preoccupato quando ho letto i giornali sulla manifestazione dell’altro giorno a Vibo, perché ho detto: “Porca miseria che errore che abbiamo fatto!”. Ho convocato tutti per parlare di Vibo, della Valle dell’Esaro, per parlare un po’ di ospedali; ho convocato l’Ufficio del commissario, mi hanno portato i dati di Vibo e adesso convocherò, ovviamente, anche il primario di Vibo, di Tropea per chiedere: “Ma lei mi dà riscontro di questi dati che mi ha fornito l’amministrazione dell’Asp?”.

Di che cosa state parlando?! Se manteniamo ancora il reparto all’interno, così come mi sono impegnato a fare, dovreste baciare per terra perché è un risultato eclatante in positivo, dovreste ringraziarci. Lo facciamo per i malati, non per i singoli! Cioè parliamo di queste cose che la Calabria non sa. Quando due anziani mi scrivono una lettera su un quotidiano e mi dicono “non  chiuda a Crotone il reparto di dialisi”, io impazzisco, perché dico “ma chi è che chiude la dialisi?!” e quell’altro professore dell’Università degli Studi Magna Graecia che va là perché gli hanno detto che verrà chiuso il reparto di oncologia, quando non è vero, e tutto il resto. Perché vengono meno i primariati, ma in tanti casi rimangono i reparti, quindi, rimane comunque la funzione, perché c’è un presidio che rimane.

Di fronte a tutte queste cose, noi ci troviamo una carenza di comunicazione a cui concorre anche la stampa.

Vorrei incontrare quei giornalisti a cui hanno assegnato quattro pagine per dire “ma tu li hai mai visti questi dati?”, perché, purtroppo, anche la stampa, una parte – entriamo su questo – che è minima, è faziosa, perché è politicizzata e perché è contro di noi a prescindere, ma lo fa perché la cultura del ricatto, che molti hanno attuato in questa storia della Calabria, non funziona più, quindi vivono con il terrore, cioè con l’idea di dire “questi qua non li abbattiamo”, quindi tentano attraverso altre strategie di riuscire a metterci in difficoltà. Per carità, ognuno fa la sua strada. Dall’altra parte c’è una stampa che è libera e svincolata, grazie a Dio e che non risponde.

Perché prima dicevo “leggevo”? Perché accade una cosa, che quando c’è un giornale in Calabria o un giornalista che fa un pezzo su Salvatore Pacenza, automaticamente rispondono Fierro e Ruotolo in sintonia, sono sincronizzati! Guarda tu, la sera prima tutti quanti decidono di fare lo stesso pezzo! Allora è una cricca, c’è una sintonia! Se uno dice che è un cialtrone, se dicono a noi che frequenti i mafiosi, che vai a spasso, che hai dato la mano a quello, che se vai a un matrimonio e poi il boss dice di non conoscerti, probabilmente, o come io dico, di non sapere con chi pranzi,  dicono che eri a pranzo con il boss in una sala con 300 persone, tu eri a tavola con il boss a pranzo!

Ma questi signori squallidi queste nefandezze le pagheranno tutte, attraverso la giustizia. Loro ci possono insultare ogni giorno, ma se noi diciamo che uno è un cialtrone, che magari continua a scrivere nefandezze, ecco che scatta la logica della setta, della casta, “la solidarietà, si sono riuniti, hanno fatto …” e ci insultano, dicono “fascista” perché ha usato il manganello.

Allora una volta ogni tanto uno si arrabbia e dice una cosa che va detta, “eccolo là, hanno riscoperto il manganello di Scopelliti, il giovane fascista”!

Questo è, perché loro possono fare i colpi di Stato, possono ammazzare le persone mediaticamente, possono aggredire tutti, però se uno gli dice che è un cialtrone, che è il minimo di quello che pensiamo di alcuni giornalisti, allora scatta il meccanismo della solidarietà dei compagni  da una parte e compagni di merenda, magari, per alcune figure in alcune circostanze, in alcuni luoghi e in alcuni contesti per altri. Non voglio dire che Fierro o altri sono compagni di merenda, dico che sono compagni, poi altri invece in altri luoghi, in altri contesti, in altre realtà sono compagni di altra natura, di merenda, di altro tipo di logica.

Oggi accade perché, purtroppo, c’è da parte nostra una carenza di comunicazione, perché la stampa, nella stragrande maggioranza – come la politica nella stragrande maggioranza, per me, è fatta da persone perbene – non ha gli elementi di conoscenza, quindi magari dedicano quattro pagine alla notizia della chiusura di un reparto, però non hanno i dati. Quindi la cosa è eclatante per la portata, per il numero, però se per tempo si comunica bene – considerato che il nostro grande limite è riuscire a comunicare bene per tempo le situazioni in cui ci troviamo – perché andiamo a chiudere un reparto, perché comunque riconvertiamo un ospedale, la gente poi si convince della bontà del progetto.

I cittadini ci hanno applaudito in tante circostanze, a Oppido Mamertina, alla fine a Scilla, dove erano in fase di contestazione, come lo può dire il consigliere Pacenza e Franco Pugliano: i crotonesi che sono stati la settimana scorsa in riunione, presumo, consigliere Dattolo, Vicepresidente Stasi, che sono andati via dall’incontro entusiasti del Piano che abbiamo presentato, perché non era una penalizzazione dell’ospedale di Crotone, era invece una crescita, un’attenzione ulteriore verso una nuova sanità. Però, purtroppo, a volte ci troviamo di fronte a questo tipo di situazioni per cui per dieci giorni a Crotone si era diffusa la notizia che noi chiudevamo l’ospedale, che chiudevamo tutti i reparti, però quando poi abbiamo comunicato in maniera giusta, c’è stata la corretta amplificazione da parte dei mezzi di comunicazione e di informazione, cioè hanno dato il dovuto risalto ad una comunicazione che noi facevamo.

Quindi, la responsabilità di questo, purtroppo, è in capo a noi, cioè laddove ci sono pure fermenti che vengono messi sul campo, è la dimostrazione che c’è un limite anche nostro in termini di comunicazione. Però, la partita è rischiosa – lo dico veramente e in maniera convinta – perché, quando a fine anno tracceremo il bilancio di 131 milioni di euro di risparmi in un anno e mezzo, consigliere Fedele, su 131 milioni, 70 milioni sappiamo a chi li abbiamo sottratti, probabilmente alle spese inutili, agli sperperi, ma gli altri 50, gli altri 60 non abbiamo idea a quale lobby, a quali signori, a quale ‘ndrangheta, a quali soggetti diretti o indiretti li abbiamo sottratti, non abbiamo idea e rispondiamo di questo un giorno. E si risponde, quando poi accadono le cose, le situazioni di difficoltà e di emergenza drammatiche, qualcuno dice: “Sì, ma forse abbiamo spinto troppo, forse abbiamo pressato, abbiamo strumentalizzato troppo”.

Queste situazioni bisogna prevenirle, occorre fare attenzione, perché una persona dializzata che mi scrive che è costretta ad andare da Crotone a Catanzaro, quando non è vero, se un giorno vede il consigliere Pacenza per strada e gli tira un ceffone o fa altro, perché gli dice “mi vuoi rovinare la vita”. Questo gesto, poi, lo paga la disinformazione voluta e strumentalizzata da quei consiglieri che si sono preoccupati di andare dall’assessore Pugliano a dire “ma il Presidente con chi ce l’aveva quando diceva che, forse, domani comincia a prendere le carte, comincia a fare determinate altre questioni”, perché si preoccupano della malafede, di aver disinformato il cittadino per cercare di arrecarsi un vantaggio politico.

Tutto questo dobbiamo metterlo in campo attraverso una capillare azione di comunicazione, che deve essere un’azione di responsabilità.

L’altro giorno, consigliere Orsomarso, sono andato a Paola con i consiglieri Gianpaolo Chiappetta e  Giulio Serra, – il consigliere Morelli era impegnato altrove, non lo volevo dire, ma era dal vescovo -e si è verificato che tutti gli intervenuti, dall’assessore ai consiglieri del centro-sinistra, comunisti di Rifondazione, hanno detto “l’ospedale spoke lo abbiamo grazie ad Agazio Loiero, perché è stato lui a dare l’imbeccata, quindi dobbiamo ringraziare Agazio Loiero ed il Presidente Scopelliti che oggi l’ha realizzato”. Poiché io ero stato premiato dal sindaco appena siamo arrivati, ci hanno dato il quadretto di San Francesco da Paola, del nostro Santo protettore, non volevo essere maleducato, però c’erano 300-400 persone in questo grande salone e ho detto “Scusate, ma vi domando: quanti posti letto ha l’ospedale di Paola?”. Mi rispondono: “90”. “Ah, perché qua ho un decreto, una delibera della Giunta regionale del febbraio 2010 che dice che in Calabria tutti gli ospedali al di sotto  dei 120 posti letto vanno chiusi. Lo sapevate?”. Rispondono: “Sì”. E allora ho detto “fate attenzione che, quando fate gli amministratori, occorre leggere bene i decreti, le leggi e gli atti, perché altrimenti correte il rischio di sbagliare”, cioè loro si erano probabilmente visti la sera prima o la mattina e volevano far passare il messaggio che l’ospedale spoke era stato realizzato dal centro-sinistra e io, garbatamente, ho detto: “Ho anche i dati”.

Poi, la gente si è messa ad applaudire – perché i cittadini non sono cretini e il problema vero della politica è che pensa che i cittadini siano decisamente meno intelligenti di noi, invece non è così e, nella stragrande maggioranza dei casi, sono molto più intelligenti e molto più avanti– perché una giornalista intelligente, arguta e corretta, nell’intervista, appena sono arrivato, mi ha detto “ma lei si ricorda che nel 2007 l’assessore Lo Moro venne cacciata, fischiata e mandata via perché dichiarò che avrebbe chiuso l’ospedale?”, ho detto “no, guardi, non lo ricordo perché facevo altro, non ricordo queste cose”, ma me lo ricordò lei davanti a tutti gli altri giornalisti, quindi, automaticamente, la gente, quando diciamo che abbiamo costruito l’ospedale spoke tra Cetraro e Paola, è felice.

Così come, dalle carte, l’ospedale di Corigliano andava chiuso. Non è che Corigliano veniva declassato, veniva fatto un ospedale generale, no, diventava punto di primo intervento. Ed io al tavolo Massicci ho spiegato ad Age.Na.S.: “Scusate, ma se tra cinque anni questo ospedale sarà spoke, mi spiegate perché oggi devo andare a chiudere questa realtà, quando su questa fascia vengono meno gli ospedali di Trebisacce e Cariati?”. Ho fatto valere le mie ragioni e ho costruito anche lì l’ospedale spoke, perché abbiamo fatto una considerazione non di utilità politica ma -  è un fatto chiaro - di capienza di posti letto, che è una delle rivendicazioni dei sindaci, che dicono: “In questa fascia abbiamo pochi posti letto”.

Oggi diventa più difficile dire “non ci sono i posti letto”, perché 130 più 150 sono 260 posti. Immaginate cosa poteva essere quel Piano con soli 150 posti letto, cioè soltanto con l’ospedale di  Rossano, invece abbiamo creato l’ospedale spoke Rossano-Corigliano, attraverso un’attenta disamina delle situazioni.

Quindi, tutte le cose, i cambiamenti che potevano essere fatti li abbiamo realizzati, nel senso che li abbiamo costruiti per renderli credibili e sono stati approvati, questo a dimostrazione della bontà delle azioni che abbiamo messo in campo.

Pertanto, Presidente, oggi siamo qui in un numero sufficiente, probabilmente, per approvare il documento presentato dal capogruppo del Pd e dagli altri capigruppo – presumo – siamo 27, però penso che non sia importante per noi oggi approvare questo documento, perché proprio perché si parla di sanità c’è bisogno di avere la capacità di interloquire con quella parte che oggi ha deciso di uscire dall’Aula. Magari attraverso i dati che la stampa farà emergere dalla relazione, avranno qualche nozione e qualche elemento in più per dibattere e per discutere, però va bene lo stesso, cioè a questo punto, Presidente, sono dell’idea rinviare al 2 dicembre, data fissata, se non sbaglio, per la convocazione della prossima seduta del Consiglio, l’approvazione della mozione o dell’ordine del giorno, presentato dal consigliere Fedele ed altri, per discutere e dare la possibilità in Aula di avere qualche elemento in più.

Sarei dell’idea di fare questo tipo di proposta ai colleghi, che ringrazio per la cortesia che hanno avuto di fermarsi in Aula per assolvere al nostro compito, per poterla sottoporre, magari, anche ai colleghi del centro-sinistra e vedere se riusciamo a portare a compimento  questo dibattito attraverso il loro coinvolgimento, che non deve avvenire per forza attraverso le agenzie o le conferenze stampa, ma che si può concretizzare anche in Aula, perché – ribadisco – sono mancato mezz’ora e chiedo scusa, così come il Presidente Talarico; io tra l’altro ero tutto accaldato, sudato e sono anche andato a rinfrescarmi un attimo dopo aver parlato 50 minuti, e non sono mancato quanto ha detto il consigliere Guccione.

(Interruzione)

Quanto? Due ore? Non lo so, però ho letto una relazione che non era politica, era tecnica, era precisa e poi, negli ultimi 10 minuti, ho fatto qualche considerazione, sono andato anche – dicevo – a rinfrescarmi un attimo. Non era un palcoscenico, poiché titolava “l’Aula come palcoscenico” – mi pare che questo fosse il messaggio. Ho soltanto fatto una relazione che potesse servire all’Aula per aprire un dibattito e per parlare di cose serie, anziché parlare in maniera strumentale o forse, a volte, inconcludente.

Quindi, Presidente, voglio proporre all’Aula, se i colleghi sono d’accordo, di rinviare alla seduta del 2 dicembre le determinazioni definitive sull’argomento, per poi trattare il punto e cercare di coinvolgere nel dibattito in maniera più diretta e più utile anche i colleghi del centro-sinistra.

PRESIDENTE

Penso che possiamo accogliere la proposta finale del Presidente Scopelliti, che aggiorna il dibattito di oggi senza procedere all’approvazione di un documento finale. Peraltro, c’erano anche altri provvedimenti della maggioranza, anche interventi della maggioranza, quindi questo testimonia che non c’è una visione di parte della sanità, ma c’è la voglia dell’intero Consiglio regionale di accogliere le proposte che vengono dai banchi della minoranza, così come quelle che vengono dai banchi della maggioranza.

Quindi, possiamo raccogliere la proposta del Presidente Scopelliti di aggiornamento del Consiglio regionale alla prossima seduta, con il medesimo ordine del giorno.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’assessore Stillitani. Ne ha facoltà.

Francesco Antonio STILLITANI, assessore al lavoro e alle politiche sociali

In merito al quarto punto all’ordine del giorno relativo alla discussione della proposta di legge unificata “Disciplina dei servizi socio-educativi per la prima infanzia”, pur apprezzando il testo e considerandola sufficientemente valida, poiché non ha tenuto conto di una proposta di legge approvata nel mese di marzo dalla Giunta regionale, le chiedo, invece di esaminarla nella prossima seduta del Consiglio, di rinviarla in terza Commissione, per valutare la possibilità di tenere in considerazione qualche spunto innovativo contenuto nella proposta della Giunta regionale.

PRESIDENTE

L’assessore Stillitani propone, se siete d’accordo, di stralciare il punto all’ordine del giorno, per rimandarlo in Commissione in modo tale che ci sia un approfondimento, affinché sia pronto per l’approvazione in Aula nella seduta del 2 dicembre.

La parola all’onorevole Imbalzano.

Candeloro IMBALZANO

Mi dispiace che si sia arrivati al 17 novembre – oggi abbiamo avuto un colloquio cordiale con il garbato assessore Stillitani – perché avremmo potuto fare questo lavoro certamente qualche mese fa, però il nostro interesse è quello di realizzare una buona legge, che sia la migliore possibile, non di fare comunque una legge e, se ci sono elementi che possono arricchire e migliorare quella che è stata approvata dalle Commissioni terza e seconda, ovviamente, da parte nostra non vi sono ostacoli.

Presidente, pongo come condizione che alla prossima seduta di Consiglio, dopo un coordinamento formale e un passaggio anche sostanziale, se si vuole, in terza Commissione si approvi finalmente una legge che – come abbiamo detto più volte – le famiglie calabresi e la Calabria intera attendono da quasi quarant’anni. 

Spero che il Presidente Salerno ci ascolti e sono disponibile, dopo il lavoro importante che abbiamo fatto, affinché entro qualche settimana, in una delle prime sedute, anzi nella prima seduta della Commissione eccezionalmente si crei un tavolo tecnico-politico che recepisca quello che è necessario e si torni in Aula per l’approvazione della legge.

Da parte nostra, quindi, nulla osta, con l’impegno – ripeto – che nella seduta del 2 dicembre si chiuda, finalmente, questa partita.

PRESIDENTE

Presidente Salerno?

Nazzareno SALERNO

Va bene, convocheremo una seduta della Commissione ad hoc per questa proposta di legge e speriamo di poterla approvare nella prossima seduta del Consiglio.

PRESIDENTE

Se siamo d’accordo con l’assessore, con il Presidente, con l’onorevole Imbalzano, che è stato da sempre sensibile su questo argomento, e l’onorevole Nucera, che è uno di coloro che hanno proposto la legge, aggiorniamo il Consiglio, tranne questo punto all’ordine del giorno, che viene rinviato in Commissione. Naturalmente, il Presidente si è impegnato a convocarla in tempi rapidi, in modo tale che il testo che sarà approvato dalla Commissione arrivi in Consiglio regionale il prima possibile, che potrà essere giorno 2 dicembre, se la Commissione lo licenzia.

(Interruzione)

Nazzareno SALERNO

L’importante è la presenza dell’assessore in Commissione.

PRESIDENTE

Concordate subito la data della Commissione.

L’onorevole Nucera ha chiesto di intervenire. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Non voglio più parlare, Presidente.

PRESIDENTE

L’onorevole Nucera rinuncia all’intervento.

Convocazione della prossima seduta

PRESIDENTE

La seduta viene tolta, sarà convocata per giorno 2 dicembre.

La seduta termina alle 21,18

 

Allegati

Congedi

Hanno chiesto congedo i consiglieri Dattolo, Gentile, Trematerra, Talarico D.

(Sono concessi)

Annunzio di proposte di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa della Giunta regionale:

“Ripianamento perdite esercizio 2010 Aeroporto Sant’Anna S.p.A (Delibera Giunta regionale 525 dell’11.11.2011)” (P.L. n. 274/9^)

E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 11 agosto 2010, n. 21 nonché disposizioni regionali in attuazione del decreto legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito con modificazioni dalla legge 12 luglio 2011, n. 106 (Delibera Giunta regionale n. 497 del 2.11.2011)” (P.L. n. 275/9^)

E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente.

(Così resta stabilito)

“Norme per la promozione e la disciplina del volontariato (Delibera Giunta regionale n. 498 del 2.11.2011)” (P.L. n. 276/9^)

E’ assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

“Modifica della legge regionale n. 11 del 26 febbraio 2010, recante: <Interventi regionali di solidarietà a favore dei familiari di lavoratori e lavoratrici deceduti o gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro> (Delibera Giunta regionale n. 500 del 2.11.2011)” (P.L. n. 277/9^)

E’ assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

“Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2012 e pluriennale 2012-2014 (legge finanziaria) (Delibera Giunta regionale n. 515 dell’11.11.2011)” (P.L. n. 279/9^)

E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive – alla prima - Affari, istituzionali e affari generali – alla terza - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – alla quarta - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente – alla quinta - Riforme e decentramento – ed alla sesta - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

“Provvedimento generale recante Norme di tipo ordinamentale e procedurale (Collegato alla manovra di finanza regionale per l’anno 2012), art. 3, comma 4 della legge regionale n. 8/2002 (Delibera Giunta regionale n. 516 dell’11.11.2011)” (P.L. n. 2080/9^)

E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive – alla prima - Affari, istituzionali e affari generali – alla terza - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – alla quarta - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente – alla quinta - Riforme e decentramento – ed alla sesta - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

“Bilancio di previsione della Regione Calabria per l’anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014 (Delibera Giunta regionale n. 517 dell’11.11.2011)” (P.L. n. 281/9^)

E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive – alla prima - Affari, istituzionali e affari generali – alla terza - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – alla quarta - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente – alla quinta - Riforme e decentramento – ed alla sesta - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

E’ stata presentata, inoltre, la seguente proposta di legge di iniziativa popolare:

“Istituzione del reddito di esistenza (misure contro la precarietà)” (P.L. 269/9^)

E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Sono state, altresì, presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:

Magno – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 24 novembre 2006, n. 15” (P.L. n. 268/9^)

E’ assegnata alla quinta Commissione consiliare - Riforme e decentramento.

(Così resta stabilito)

Maiolo – “Modifica dell’articolo 5 della legge regionale 11 maggio 2007, n. 9” (P.L. n. 270/9^)

E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

De Masi, Giordano, Talarico D. – “Promozione della città dei bambini e delle bambine” (P.L. n. 271/9^)

E’ assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Morelli – “Istituzione del sistema statistico regionale – Sistar Calabria” (P.L. n. 272/9^)

E’ assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari, istituzionali e affari generali – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Pacenza – “Misure per il controllo delle emissioni di benzo(a)pirene “ (P.L. n. 273/9^)

E’ assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente.

(Così resta stabilito)

Parente, Aiello F., Salerno – “Sicurezza e salute sui luoghi di lavoro. Norme per l’attuazione del D.Lgs 81/2008 in materia di sanzioni” (P.L. n. 278/9^)

E’ assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposta di legge statutaria e sua assegnazione a Commissione

E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge statutaria di iniziativa della Giunta regionale:

“Modifica allo Statuto della Regione Calabria in materia di qualità della normazione” (Delibera Giunta regionale n. 494 del 2.11.2011)” (P.L.S. n. 8/9^)

E’ assegnata alla quinta Commissione consiliare - Riforme e decentramento.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:

“Azienda Calabria Lavoro – Approvazione rendiconto generale relativo all’esercizio finanziario 2010 (Delibera G.R. n. 488 del 2.11.2011)” (P.P.A. n. 153/9^)

E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

“Arpacal – Catanzaro – Rendiconto generale esercizio finanziario 2006 (Delibera Giunta regionale n. 489 del 2.11.2011)” (P.P.A. n. 154/9^)

E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

“Arpacal – Catanzaro – Rendiconto generale esercizio finanziario 2007 (Delibera Giunta regionale n. 490 del 2.11.2011)” (P.P.A. n. 155/9^)

E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

“Arpacal – Catanzaro – Rendiconto generale esercizio finanziario 2008 (Delibera Giunta regionale n. 491 del 2.11.2011)” (P.P.A. n. 156/9^)

E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

Promulgazione di leggi regionali

In data 4 novembre 2011, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate leggi regionali. Le stesse sono state pubblicate sul supplemento straordinario n. 3 dell’11 novembre 2011 al Bur 20 del 2 novembre 2011:

legge regionale 4 novembre 2011, n. 39, recante: “Tracciabilità informatica del procedimento amministrativo e misure per la trasparenza, il controllo e la legalità dell’azione amministrativa”;

legge regionale 4 novembre 2011, n. 40, recante: “Partecipazione alla costituzione della Fondazione Francesco Fortugno”;

legge regionale 4 novembre 2011, n. 41, recante: “Norme per l’abitare sostenibile”;

legge regionale 4 novembre 2011, n. 42, recante: “Modifica alla legge regionale 10 agosto 2011, n. 29 “Delega alla Giunta regionale per la redazione dei Testi unici in materia di attività produttive, lavoro e istruzione – cultura e beni culturali”.

Richiesta parere della Commissione consiliare competente

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare, la deliberazione n. 493 del 2.11.2011 recante: “Presa d’atto della variazione del tasso di cofinanziamento comunitario per Asse del Piano finanziario del Por Calabria Fesr 2007-2013” (Parere n. 26)

E’ stata assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

Interrogazioni a risposta immediata

Guccione, Censore, Aiello F., De Gaetano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

nel luglio 2011 il Direttore dell’ASP di Cosenza responsabile settore (acquisizione beni e servizi) Avv. Carlo Baldini aveva avviato le procedure necessarie per la concessione novennale del servizio di gestione dell’RSA di Marano Marchesato (CS) per un numero di posti letto pari a 60, per una spesa complessiva di 50 milioni di euro in contrasto con il piano di rientro dal debito sanitario che prevede il blocco di tutti gli accreditamenti sanitari;

in questi giorni l’ASP di Cosenza, a conclusione delle procedure amministrative avviate, avrebbe assegnato la gestione della RSA di Marano Marchesato -:

quali iniziative intende assumere a tutela della Regione Calabria il Presidente della Giunta regionale onorevole Giuseppe Scopelliti in ordine alle procedure avviate, in sfregio al piano di rientro, per la concessione del servizio di gestione dell’RSA di Marano Marchesato e soprattutto cosa intende fare nel caso in cui l’ASP avesse concluso le procedure per la gestione.

(185; 7.11.2011)

Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

con legge 17 giugno 1996 n. 14 (BUR n. 62 del 20 giugno 1996), la Regione Calabria costituiva la società Tesi S.p.A., con ragione sociale afferente al settore delle tecnologie dell’informazione;

la società era tra le partecipate di Fincalabra SpA;

attualmente la società è sottoposta a curatela fallimentare e 25 suoi ex dipendenti sono soggetti a regime di mobilità, con trattamento di sostegno al reddito previsto dagli Ammortizzatori Sociali;

tali lavoratori hanno più volte sottoposto all’attenzione della Giunta regionale la questione di una soluzione definitiva al problema che li riguarda, richiamando i casi similari in cui la Regione Calabria ha salvato numerosi posti di lavoro (vedasi, ad esempio, la recente soluzione della problematica degli ex lavoratori di Sviluppo Italia Calabria);

la regione potrebbe trarre vantaggi dalla valorizzazione dei predetti lavoratori, nell’ambito di un’iniziativa di rilancio delle politiche pubbliche nel campo delle tecnologie dell’informazione -:

1) quali iniziative si intendono assumere a favore dei 25 ex lavoratori della società TESI SpA;

2) se non si valuti discriminatorio ai danni degli ex lavoratori della società TESI SpA il fatto che altri posti di lavoro relativi a società partecipate della regione siano stati salvati attraverso specifiche iniziative e scelte politiche della Giunta regionale.

(186; 8.11.2011)

Talarico D. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore all’agricoltura, foreste e forestazione. Per sapere - premesso che:

gran parte del territorio (6.437 ettari su 8.500. circa) del Comune di Bisignano (CS) è stato ricompreso nel neo costituito comprensorio del Consorzio di Bonifica Integrale dei Bacini Meridionali del Cosentino;

tale comprensorio di bonifica è stato istituito a seguito del riordino della rete regionale dei Consorzi di Bonifica ed alla conseguente soppressione del Consorzio di Bonifica Sibari-Crati, a sua volta posto in regime di liquidazione con un passivo accertato di 36.000.000 di Euro;

una quota rilevante delle passività accumulate dal Consorzio Sibari-Crati ora gravano sul Consorzio di Bonifica Integrale dei Bacini Meridionali del Cosentino recentemente istituito;

i cittadini del Comune di Bisignano (CS), i cui terreni ricadono nel nuovo comprensorio consortile, sono stati destinatari di avvisi di pagamento del contributo ex art. 23, c.1 lettera a), L.R. 11/2003, per l’anno 2010;

il suddetto contributo è stato preteso anche per terreni classificati "asciutti", peraltro privi di impianti e di servizi di irrigazione consortili, né mai interessati da opere ed interventi di bonifica. Detti terreni classificati "asciutti", ubicati nella "zona a monte" del Comune di Bisignano, sono per di più inutilizzabili per attività agricole e/o extragricole a causa della loro conformazione impervia e in parte resi inutilizzabili da calamità naturali accadute negli anni scorsi;

agli stessi cittadini è stato chiesto, altresì, il versamento del contributo per usufruire dell’erogazione dell’acqua per uso irriguo relativamente all’anno 2011;

il contributo richiesto per usufruire di acqua per irrigazione è risultato esageratamente aumentato, andando a gravare essenzialmente su piccoli appezzamenti di terreno, utilizzati prevalentemente per un’agricoltura non .imprenditoriale ma finalizzata al soddisfacimento di meri bisogni familiari;

con una petizione rivolta a codesto assessorato, nonché al Consiglio Regionale, il cui contenuto è stato in larga parte recepito in una deliberazione del Consiglio comunale di Bisignano (D.C.C. n. 18 del 28/09/2011), i cittadini destinatari dei predetti avvisi di pagamento hanno, tra l’altro, espressamente chiesto che:

1) la Regione Calabria si accolli la quota dei debiti posta a carico del nuovo Consorzio di Bonifica Integrale dei Bacini Meridionali del Cosentino, evitando in questo modo che il debito sia pagato dai cittadini attraverso tributi esosi ed ingiustificati;

2) sia abrogato e/o modificato l’art. 23, c.1 lettera a), L.R. 11/2003, laddove si stabilisce che i contributi consortili debbano essere esatti anche in assenza di opere di bonifica e di benefici per i fondi;

3) siano revocati tutti gli avvisi di pagamento del contributo ex art. 23, c.1 lettera a), L.R. 11/2003;

4) sia rimodulata la tariffa relativa all’uso di acqua per irrigazione (riduzione del 50%), in particolare per i proprietari e/o possessori di piccoli appezzamenti di terreno (fino a 3.333 mq) -:

1) quali iniziative si intendono intraprendere in favore dei cittadini di Bisignano (C5), destinatari da parte del Consorzio di Bonifica Integrale dei Bacini Meridionali del Cosentino di avvisi di pagamento palesemente ingiusti ed esosi, ancorché emessi in assenza di qualsivoglia opera di miglioramento fondiario relativamente ad i propri appezzamenti dì terreno;

2) se non sia il caso di incontrare, nell’immediato, una delegazione dei cittadini che hanno promosso la petizione di cui in premessa, unitamente ad una delegazione dei comuni del comprensorio, per stabilire un percorso condiviso nella direzione di una rapida ed efficace risoluzione del problema.

(187; 9.11.2011)

Guccione, Censore. All’assessore all’agricoltura. Per sapere – premesso che:

la Legge n. 157 dell’11.2.1992 vigente in materia di caccia, al comma 4 dell’art. 18 sancisce che "Le regioni, sentito l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (ora ISPRA), pubblicano, entro e non oltre il 15 giugno, il calendario venatorio" e che tale norma è stata ripresa integralmente dalla legge regionale n. 9 del 17.5.1996 al comma 1 dell’art. l4;

la Regione Calabria ha approvato il Calendario Venatorio per l’annualità 2011/2012, con deliberazione n. 358 del 5.8.2011 e, quindi, ben oltre un mese e mezzo di ritardo rispetto ai tempi perentori previsti sia dalla legge dello Stato che da quella regionale;

detto Calendario Venatorio era stato sottoposto all’ISPRA per il previsto parere;

l’Assessorato all’agricoltura della Regione Calabria, con deliberazione approvata dalla Giunta regionale n. 407 del 12.9.2011, ha apportato sostanziale variazioni al suddetto Calendario sia nei tempi che nelle modalità dell’esercizio venatorio;

tali variazioni risultano, per come previsto nell’arto deliberativo, essere state sottoposte all’indispensabile parere del suddetto Istituto "ISPRA" -:

se è in possesso del parere vincolante dell’Ispra rispetta alla deliberazione della Giunta regionale n. 407 del 12.09.2011 e se risulta a vero che l’approvazione del tesserino venatorio sia avvenuta dopo l’apertura della stagione venatoria;

se così dovesse essere, si chiede di sapere quali iniziative si intendono adottare per ovviare a tali incongruenze e contraddizioni amministrative al fine di assicurare una corretta e trasparente gestione del settore venatorio in Calabria.

(188; 10.11.2011)

Interrogazione a risposta orale

De Gaetano. Al Presidente del Consiglio regionale e all’assessore alla cultura. Per sapere – premesso che:

si è in presenza dell’inquietante scenario relativo al drammatico status quo vissuto dal mondo dell’istruzione e dell’integrazione scolastica della disabilità a causa dei tagli indiscriminati operati dal Miur che, oltre a generare una condizione di disagio locale e di emergenza degli utenti e del personale della scuola, si riverberano, in termini di disservizio ed inefficienza, anche in materia di sicurezza per l’abbattimento dei limiti imposti ex lege sulla densità di affollamento delle classi, nell’ambito delle diverse istituzioni scolastiche della Regione Calabria e, in particolare, della provincia di Reggio Calabria;

in proposito l’Asis (Associazione degli Insegnanti di Sostegno) di Reggio Calabria, unitamente alla Uil Scuola della Provincia di Reggio Calabria, ha avanzato una formale richiesta al Direttore generale del U.S.R. Calabria al fine di ottenere chiarimenti sulla documentazione relativa al contingente di sostegno attribuito alla provincia di Reggio Calabria per l’A.S. 2011-2012;

detta richiesta è rimasta inevasa;

successivamente, è stata inoltrata all’U.S.R. Calabria, in data 17.09.2011, una lettera di diffida con la quale l’Asis e l’Uil Scuola della Provincia di Reggio Calabria hanno evidenziato l’assoluta carenza di legittimità, di trasparenza e di pubblicità degli atti e delle procedure adottate in materia di attivazione delle unità di sostegno e di assegnazione della dotazione organica alle Province calabresi in rapporto al numero degli alunni disabili in possesso di regolare certificazione medico-clinica;

le contrazioni organiche del sostegno registrate dalle istituzioni scolastiche della Provincia di Reggio Calabria denotano inaccettabili discrepanze nella ripartizione del relativo contingente tra le Province calabresi a danno del territorio reggino in quanto dal riscontro delle ore legittimamente richieste dalle scuole (in forza delle certificazioni di disabilità rilasciate dalle ex Asl, oggi ASP n. 5) e quelle assegnate dalla competente amministrazione scolastica risulta che, nella provincia di Reggio Calabria, il rapporto medio alunni/docenti di sostegno si attesta sull’assurdo coefficiente di 1 a 4 ;

le sopracitate organizzazioni hanno diffidato l’Usr a pubblicare la documentazione relativa all’organico di diritto e all’organico di fatto del contingente di sostegno invitando lo stesso Usr ad autorizzare, attribuire e attivare ulteriori 300 unità di sostegno in deroga per la Provincia di Reggio Calabria;

il D.P.E.F. per il quinquennio 2009/2013 ha delineato uno schema di risparmio finanziario di 7832 milioni di euro nel settore dell’istruzione tradottosi, poi, nella riduzione di 100.000 posti per i docenti e di 50.000 posti per il personale A.T.A;

relativamente all’attività di sostegno la Corte costituzionale, con sentenza n. 80/2010, ha risolto la questione generata dall’art. 2 commi 413 e 414 della legge finanziaria n. 244/2007 che avevano fissato un tetto massimo al numero di docenti da nominare annualmente nell’organico di fatto del sostegno vietando, conseguentemente, la possibilità di assegnare ore aggiuntive e violando il diritto del soggetto disabile in apprendimento al rapporto 1/1 (alunno/docente) derivante dalla certificazione di gravità ex art. 3 comma 3 della L. 104/92;

diversamente da quanto previsto dalla citata legge 244/07, la Consulta ha sottolineato che l’integrazione scolastica è un diritto costituzionalmente garantito per gli alunni disabili e prevale sul diritto erariale dello Stato realizzandosi, precipuamente tramite l’assegnazione di un contingente di docenti sulla base delle “effettive  esigenze” di ciascuno e non secondo un rapporto medio nazionale;

la C.M. n. 21 del 14 marzo 2011, e relativo decreto interministeriale, ha ritenuto e precisato che la Corte costituzionale non ha censurato l’art. 2 comma 414 L. 244/07 "nella parte in cui prevede che la dotazione dell’organico di diritto sia ridotta in tre anni fino al raggiungimento, nell’A.S. 2010/11, di una consistenza pari al 70% del numero di posti complessivamente attivati nell’A.S 2006/2007”;

conseguentemente, il Ministero ha disposto un taglio complessivo dei posti pari al 30% rispetto a quelli riconosciuti al 1° Settembre 2006;

in definitiva, l’organico dei docenti di sostegno, per l’A.S 2010/2011 è stato determinato in 90.469 unità (organico di diritto portato a 83.348 posti e organico di fatto quantificato in 27.121 posti) e, altresì, congelato in virtù dei D.L. n. 78 del 31 Maggio 2010;

la citata C.M. 21/2011 ha, però, raccomandato la massima attenzione, cautela e precauzione in materia di costituzione delle classi delle scuole di ogni ordine e grado che accolgano alunni con disabilità, nel senso di limitare - per quanto possibile e in presenza di grave disabilità - la formazione delle stesse con più di 20 alunni rammentando, altresì, l’osservanza dell’art. 5 del D.P.R. n. 81/2009 recante “Norme per la riorganizzazione delle rete scolastica ed il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola” il quale, a proposito della predetta questione, precisa che tale parametro sussiste qualora sia esplicitata e motivata la necessità di tale consistenza numerica “in rapporto alle esigenze formative degli alunni disabili e purché il progetto articolato di integrazione definisca espressamente le strategie e metodologie adottate dai docenti della classe, dall’insegnante di sostegno, o da altro personale operante nella scuola”;

in materia di adeguamento degli organici di diritto alle situazioni di fatto è stata emanata la C.M. n. 59 del 23 luglio 2010, indirizzata ai direttori degli UU.SS.RR. e agli Assessorati regionali all’istruzione, la quale, relativamente ai posti di sostegno, specifica che “vanno aggiunti gli eventuali ulteriori posti in deroga da attuare da parte del direttore generale dell’ufficio scolastico regionale ai sensi dell’articolo 35, comma 7 della L. 27.12.2002 n. 289 (finanziaria 2003 pubblicata in G.U. n. 305 del 31.12.2002)”;

ogni istituzione scolastica è obbligata a seguire pedissequamente le disposizioni normative predisponendo, quindi, una pianificazione dell’offerta formativa rispondente ai criteri fissati dalle norme vigenti e realizzando un modus operandi preciso, proficuo, e confacente alle necessità dell’utenza dal punto di vista sanitario e anche della sicurezza scolastica in conformità alle Linee Guida per l’integrazione dagli alunni con disabilità, diramata dal M.I.U.R. con nota prot. 4274 del 4 Agosto 2009, che configurano il quadro complessivo in cui collocare l’integrazione scolastica che coinvolge tutti i docenti curricolari e di sostegno e l’intero gruppo-classe a cui appartiene l’alunno in condizione di disabilità;

l’art. 19 comma 11 del D.L. 6 Luglio 2011 n. 98, convertito nella legge 111 del 16 luglio 2011, ha introdotto nuovi criteri e previsioni per la determinazione e l’assegnazione dei posti di sostegno sulla scorta dei quali l’USR della Calabria con circolare protocollo n. 14235/U del 19.07.2011, ha disposto “l’organico dei posti di sostegno è determinato secondo quanto previsto dai commi 413 e 414 dell’art. 2 della legge n. 244/2007 (dichiarati costituzionalmente illegittimi nella parte in cui fissano un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno e, contestualmente, nella parte in cui escludono la possibilità già prevista dalla legge 27.12.1997, n. 449, di assumere insegnanti di sostegno in deroga in presenza nelle classi di studenti con disabilità grave una volta esperiti gli strumenti di tutela previsti dalla normativa vigente) ai posti così determinati per assicurare la piena tutela della integrazione scolastica degli alunni disabili, possono essere aggiunti gli eventuali ulteriori posti in deroga in applicazione della sentenza della Corte costituzionale n. 89 del 22.2.2010. L’organico di sostegno è assegnato alla scuola o a reti di scuole all’uopo costituite e non al singolo alunno disabile in ragione mediamente di un posto per ogni due alunni disabili. Sulla base di tale assegnazione le scuole programmeranno gli interventi didattici ed educativi al fine di assicurare la piena integrazione dell’alunno disabile;

il Consiglio di Stato con sentenza n. 4286 del 14.07.2011 ha accolto il ricorso presentato in prima istanza avanti il Tar Lazio da docenti appartenenti alle province di Catania e di Enna ed ha censurato il comportamento del Miur in relazione alla “assenza di un’adeguata motivazione e, a monte, di una congrua istruttoria a sostegno della disposta ripartizione e del contingente fissato fra le province di Enna e Catania e tra le Province meridionali e quelle del Centro-nord”;

conseguentemente, la ratio sottesa all’ingiustificabile ed iniquo operato del predetto Ministero in materia di ripartizione del contingente nazionale dei docenti, è priva di qualsiasi fondamento logico-giuridico e, pertanto, è auspicabile che l’Usr della Calabria di astenga dall’applicazione di una analoga ed illegittima procedura in relazione all’ambito regionale;

in proposito il Consiglio di Stato ha rilevato che “non sono emerse le modalità aritmetiche o logiche con cui si è provveduto alla concreta applicazione del criterio della proporzionalità al numero dei posti disponibili” come si evince del resto ed in via analogica nella ripartizione dell’organico di sostegno tra le province calabresi effettuato dall’U.S.R Calabria stante la maggiore popolazione studentesca, la maggiore presenza di alunni disabili ed il contestuale elevatissimo tasso di precariato della Provincia di Reggio Calabria -:

quali misure intendano adottare, ed in quali tempi, al fine di:

a) vigilare sull’operato del competente U.S.R, per la Calabria in merito alla procedura di attivazione dei posti di sostegno in deroga;

b) valutare, per l’ipotesi di eventuali dinieghi dell’Usr Calabria che violerebbero il diritto all’istruzione e all’integrazione scolastica e si tradurrebbero in un decadimento della qualità dell’azione didattica e formativa, l’emissione di provvedimenti che consentano la tempestiva applicazione di ogni procedura necessaria all’attivazione dei posti di sostegno in deroga per come richiesto dall’Associazione degli Insegnanti di Sostegno di Reggio Calabria e dalla Uil Scuola della Provincia di Reggio Calabria;

c) controllare la pedissequa attuazione delle normative sulla sicurezza che impongono determinati standard e vietano la formazione di classi di elevata consistenza numerica anche in presenza di alunni con disabilità e all’interno di aule inidonee dal punto di vista logico e strutturale, con particolare riferimento all’art. 12 comma 4 della legge n. 820/71 che sancisce "il numero massimo di alunni che possono essere affidati ad un solo insegnante non può essere superiore a 25 anche ai fini delle attività integrative e degli insegnamenti speciali", nonché all’art. 5 del D.M. 26.08.1992 n. 292 recante "norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica” che afferma "il massimo affollamento ipotizzabile è fissato in 26 persone per aula (considerati 25 studenti e un solo insegnante)”.

(189; 15.11.2011)

Mozione

Il Consiglio regionale

premesso che

la Calabria si trova di fronte ad un’inaccettabile violazione del diritto alla mobilità di migliaia di cittadini, in conseguenza al progressivo abbandono di consistenti aree del territorio nazionale da parte delle aziende del gruppo Ferrovie dello Stato, in particolare della società Trenitalia;

la criticità dello stato dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, che sottopone a enormi ritardi, difficoltà e rischi chi deve percorrerla, accresce l’isolamento della Calabria;

la situazione generale del sistema delle infrastrutture e dei collegamenti ferroviari e stradali, già fortemente critici, anche per carenza di investimenti delle aziende Anas e Gruppo Ferrovie dello Stato, è destinata ad aggravarsi ulteriormente, con i tagli annunciati dei treni notturni e a lunga percorrenza;

di fatto, le strategie di Trenitalia e delle altre società del gruppo Ferrovie dello Stato, interrompono la continuità territoriale e limitano la libertà di circolazione delle persone e delle merci, non garantendo, ai cittadini della Calabria, pari opportunità con i cittadini di altre regioni dei Paese;

la flotta dei treni, impiegati in Calabria, è vetusta e che i servizi ai passeggeri si qualificano, palesemente, come inefficienti, se non inesistenti, e che per i collegamenti Calabria-Roma e viceversa, con i treni cosiddetti Eurostar, Trenitalia utilizza, in modo chiaramente discriminatorio, rispetto allo standard dei servizi offerti in altre regioni, materiale tecnologicamente non adeguato a percorrere la linea alta velocità Napoli-Roma, con conseguente prolungamento della durata di percorrenza della tratta ferroviaria di circa un’ora;

l’insufficiente e graduale defezione di Trenitalia si aggiunge all’assenza di significativi programmi d’investimento ed a scelte aziendali che negano, al territorio calabrese, servizi efficienti e moderni;

Impegna la Giunta regionale

a intervenire presso il Governo nazionale, e in particolare presso il ministro per le Infrastrutture, per rappresentare le condizioni di assoluta disuguaglianza in cui si trova la Calabria, nell’ambito del sistema dei servizi ferroviari italiani e dei collegamenti stradali, che impediscono il formarsi di tutte quelle condizioni necessarie per una crescita sociale ed economica equa della Calabria;

a coinvolgere, nella definizione di una strategia utile a correggere la situazione attuale del sistema dei trasporti ferroviari nel meridione, le Regioni Sicilia, Basilicata, Puglia, tutti i parlamentari eletti in Calabria e le parti sociali da tempo mobilitate sulla questione;

impegna il Presidente del Consiglio regionale della Calabria a inviare le determinazioni del Consiglio regionale della Calabria ai Presidenti dei Consigli regionali di Sicilia, Basilicata, Puglia, per concordare eventuali iniziative comuni, ai Presidenti di Carnera e Senato, perché valutino l’esigenza di avviare una inchiesta sulla politica dei trasporti operata da Trenitalia nelle regioni del Sud ed a interessare il Presidente della Repubblica, garante della Costituzione e quindi di quel principio secondo cui tutti i cittadini hanno pari dignità sociale nel nostro Paese.

(55; 18.11.2011) Talarico F., Aiello V., Ciconte, De Masi

Risposta scritta ad interrogazione

Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con delibera del direttore generale dell’allora Azienda Sanitaria n. 1 di Paola, n. 134 del 7 febbraio 2002 veniva istituito il Centro Diurno per diversamente abili, Polifunzionale nel Comune di San Pietro in Amantea in provincia di Cosenza;

il suddetto Centro Diurno Polifunzionale, semiresidenziale, secondo la declaratoria della sopracitata delibera è destinato alla socializzazione ed integrazione sociale di quei soggetti che possono trovarsi in qualunque forma di disagio e si avvale di personale dipendente dall’Azienda Sanitaria di Paola per le figure presenti in organico ed integrato da personale esterno con incarichi a tempo determinato per le figure non presenti nella dotazione organica aziendale;

i Centri Diurni nascono dopo la Legge Basaglia, numero 180/78, che prevede l’abolizione degli ospedali psichiatrici, inizialmente essi erano finalizzati esclusivamente ad interventi psichiatrici, ma successivamente il loro obiettivo si è rivolto a tutte le forme di disagio;

il Centro Diurno in oggetto, infatti ospita soggetti diversamente abili di varie patologie e fornisce agli stessi, interventi integrati assistenziali di tipo educativo e rieducativo e riabilitativo così come recita la normativa vigente che individua il Centro Diurno come erogatore di una pluralità dell’offerta dei servizi, sociale/sanitario con lo scopo del recupero delle capacità residue di autonomie e di relazione delle persone;

in data 22 marzo c.a, il Comando dei Carabinieri per la salute, Nas di Cosenza, ha effettuato un accesso ispettivo nella Sede del Centro Diurno di San Pietro in Amantea rilevando delle inadempienze: “una diversa destinazione d’uso del Centro”, “Erogazione di prestazioni di natura sociale i cui costi (diretti o indiretti) sono in carico del SSR”, - “Erogazione di prestazioni sanitarie afferenti la Branca della Riabilitazione (psicomotricità) effettuate senza valutazione medica specialistica (neurologia, fisiatria, ecc.)”, “Assenza di Kit per una prima emergenza”, proponendo in sede di verbale al commissario straordinario dell’Asp di Cosenza, la sospensione delle attività al fine di “…non consentire ulteriori spese e contestualmente, l’attivazione delle procedure per il rilascio del Decreto di autorizzazione da parte del Dipartimento al lavoro settore Politiche sociali della Regione Calabria…”; al riguardo è appena il caso di evidenziare che già in passato lo stesso nucleo NAS di Cosenza (composto dalle stesse persone di oggi) ha effettuato altre ispezioni, (l’ultima delle quali in data 5/2/2010 (verbale redatto con il medesimo oggetto di oggi: “ispezione igienico-sanitaria” ed in nessuna di queste precedenti ispezioni venivano evidenziate le inadempienze attuali e cioè la diversa destinazione d’uso e l’erogazione di prestazioni di natura sociale, ecc;

con delibera n. 1128 del 24 marzo 2011, il Commissario Straordinario dell’Asp di Cosenza, demandava al Direttore del distretto di Amantea, competente per territorio, di disattivare immediatamente le attività erogate dal Centro di San Pietro in Amantea;

il Direttore del distretto di Amantea in seguito alla delibera n. 1128/11 sopra citata, scriveva in data 14.04.2011, protocollo n. 62243 del 15.04.2011 le proprie controdeduzioni al Commissari Straordinario dell’Asp di Cosenza, a S. E. Prefetto di Cosenza, alla Regione Calabria - Dirigente del dipartimento tutela della salute, al Procuratore della Repubblica di Paola ritenendosi sì pronto ad eseguire gli ordini superiori e, quindi, a sospendere le attività del Centro Diurno di San Pietro in Amantea ma evidenziava l’infondatezza dell’assunto secondo cui il Centro sarebbe destinato a servizi di tipo esclusivamente sociale ed altro, entrando nel merito su ogni punto del verbale stilato dai NAS, con un lungo documento molto dettagliato, ed invitava l’Asp, a rivedere la decisione di chiusura definendola “incresciosa”;

in seguito a quanto sopra, i sindaci del territorio, afferente al Distretto sanitario di Amantea (9 comuni) si sono riuniti una prima volta in data 4 Aprile 2011 presso il Centro Diurno di San Pietro, successivamente in data 15 Aprile 2011 a Cosenza presso la sede dell’Asp alla presenza della Dott.ssa F. Panno, commissario straordinario f.f., ed infine il 21 aprile 2011 ancora presso il Centro Diurno di San Pietro, evidenziando in un verbale di assemblea prot. n. 0068700 del 27.04.2011, indirizzato all’Asp di Cosenza ed inviato anche alla Regione Calabria – Dirigente del dipartimento tutela della salute, nonché a S.E. Prefetto di Cosenza, l’importanza socio-economica-terapeutica del Centro Diurno di cui all’oggetto, mettendo altresì a disposizione fondi delle loro casse comunali, allorché ce ne fosse stato di bisogno, pur di ripristinare con urgenza i servizi di cui sopra disattivati;

in data 4 maggio c.a., le famiglie degli ospiti del Centro Diurno di San Pietro in Amatea, si sono riunite in assemblea, sottolineando in un verbale da loro redatto, firmato e regolarmente inviato a mezzo raccomandata A/R a tutte le autorità interessate, il disagio che stanno vivendo allorquando i loro congiunti sono costretti a rimanere a casa e quindi l’emarginazione sociale-terapeutica che per loro si profila sia in termini di salute in quanto le famiglie non sono attrezzate nella gestione di questi soggetti portatori di handicap, che in termini di sostegno psicologico e terapeutico, in quanto lasciate sole -:

le ragioni che a tutt’oggi inducono le istituzioni competenti a non ricercare una soluzione rapida per il superamento di un ostacolo burocratico-amministrativo vista la motivazione che ha causato la sospensione delle attività del Centro Diurno di San Pietro in Amantea (CS), considerando che la struttura de quo, unica nel territorio del Tirreno cosentino, offre un servizio di supporto importantissimo sotto l’aspetto psico-socio-sanitario non solo ai soggetti ospiti delle strutture ma anche alle famiglie ed al territorio;

le ragioni di una sottovalutazione del problema che comporta un disagio notevole alle famiglie dei portatori di handicap ospiti dei Centri, considerato che, non essendoci altri Centri specializzati a cui rivolgersi e non essendo le stesse attrezzate per la gestione sia psicologica che terapeutica dei loro figli, sono rimasti abbandonati a loro stessi. Atteso che, non si può certo parlare di spesa e di danno dal momento che, da un rendiconto ufficiale rilasciato dal Servizio economato Asp CS – ex Asl n. 1 di Paola, si evidenzia che la spesa complessiva …in 10 anni di attività ammonta a euro 122.616,03 (12.000/anno circa – 1.200,00/mese circa e che gli ospiti del centro quasi si autofinanziavano con offerte e donazioni per le diverse attività svolte (quali ceramica, pittura, giardinaggio) in quanto al Centro diurno venivano continuamente commissionati da parte di Enti pubblici, Associazioni, Enti privati ecc, gadgets e lavori artigianali per manifestazioni, congressi e convegni di varia natura. Tutto ciò faceva parte di un progetto finalizzato a consentire l’ingresso di questi ragazzi nel mondo del lavoro.

(135; 3.6.2011)

Risposta – “In relazione all’interrogazione in oggetto trasmessa dalla S.V., con nota n. 101282/Siar del 7.9.2011, si evidenzia che lo scrivente Settore non è a conoscenza di alcun elemento utile in relazione agli argomenti dei quesiti posti dall’interrogante.

Distinti saluti”.

Dott. Rubens Curia (Dirigente del Settore)

Mozione numero 55 del 18 novembre 2011 a firma dei consiglieri F. Talarico, F. Aiello, Ciconte, De Masi “Sulla violazione del diritto alla mobilità dei cittadini e sui disservizi nel sistema ferroviario calabrese e l’abbandono del territorio da parte del gruppo Ferrovie dello Stato”

“Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che

la Calabria si trova di fronte ad un’inaccettabile violazione del diritto alla mobilità di migliaia di cittadini, in conseguenza al progressivo abbandono di consistenti aree del territorio nazionale da parte delle aziende del gruppo Ferrovie dello Stato, in particolare della società Trenitalia;

la criticità dello stato dell’autostrada Salerno - Reggio Calabria, che sottopone a enormi ritardi, difficoltà e rischi chi deve percorrerla, accresce l’isolamento della Calabria;

la situazione generale del sistema delle infrastrutture e dei collegamenti ferroviari e stradali, già fortemente critici, anche per carenza di investimenti delle aziende Anas e Gruppo Ferrovie dello Stato, è destinata ad aggravarsi ulteriormente, con i tagli annunciati dei treni notturni e a lunga percorrenza;

di fatto, le strategie di Trenitalia e delle altre società del gruppo Ferrovie dello Stato, interrompono la continuità territoriale e limitano la libertà di circolazione delle persone e delle merci, non garantendo, ai cittadini della Calabria, pari opportunità con i cittadini di altre Regioni del Paese;

la flotta dei treni, impiegati in Calabria, è vetusta e che i servizi ai passeggeri si qualificano, palesemente, come inefficienti, se non inesistenti, e che per i collegamenti Calabria - Roma e viceversa, con i treni cosiddetti Eurostar, Trenitalia utilizza, in modo chiaramente discriminatorio, rispetto allo standard dei servizi offerti in altre Regioni, materiale tecnologicamente non adeguato a percorrere la linea alta velocità Napoli — Roma, con conseguente prolungamento della durata di percorrenza della tratta ferroviaria di circa un’ora;

l’insufficiente e graduale defezione di Trenitalia si aggiunge all’assenza di significativi programmi d’investimento ed a scelte aziendali che negano, al territorio calabrese, servizi efficienti e moderni;

impegna la Giunta regionale:

a intervenire presso il Governo nazionale, e in particolare presso il Ministro per le Infrastrutture, per rappresentare le condizioni di assoluta disuguaglianza in cui si trova la Calabria, nell’ambito del sistema dei servizi ferroviari italiani e dei collegamenti stradali, che impediscono il formarsi di tutte quelle condizioni necessarie per una crescita sociale ed economica equa della Calabria;

a coinvolgere, nella definizione di una strategia utile a correggere la situazione attuale del sistema dei trasporti ferroviari nel meridione, le Regioni Sicilia, Basilicata, Puglia, tutti i parlamentari eletti in Calabria e le parti sociali da tempo mobilitate sulla questione;

Impegna il Presidente del Consiglio regionale della Calabria:

a inviare le determinazioni del Consiglio regionale della Calabria ai Presidenti dei Consigli regionali di Sicilia, Basilicata, Puglia, per concordare eventuali iniziative comuni, ai Presidenti di Camera e Senato, perché valutino l’esigenza di avviare un’inchiesta sulla politica dei trasporti operata da Trenitalia nelle regioni del Sud ed a interessare il Presidente della Repubblica, garante della Costituzione e quindi di quel principio secondo cui tutti i cittadini hanno pari dignità sociale nel nostro Paese”.