RESOCONTO INTEGRALE
SEDUTA
DI MARTEDI’
22 FEBBRAIO 2011
PRESIDENZA
DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO E DEL
VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLO’
Presidenza del
Presidente Francesco Talarico
La seduta inizia alle
12,48
Legge il verbale
della seduta precedente.
(E’ approvato)
PRESIDENTE
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Legge le interrogazioni e le mozioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
E’ pervenuta risposta scritta alle seguenti interrogazioni: numero 45
del 5 ottobre
(Sono riportate in allegato)
Prima di
passare all’ordine del giorno, prego i capigruppo di avvicinarsi al banco della
Presidenza per confrontarci sull’organizzazione dei lavori anche delle prossime
sedute di Consiglio regionale.
(I capigruppo si portano al banco
della Presidenza)
Iniziamo l’ordine
del giorno, dopo questa breve consultazione con i capigruppo. Il primo punto riguarda
la proposta
di provvedimento amministrativo n. 101/9^ d’Ufficio, recante: “Surroga del
consigliere regionale Santi Zappalà, dimissionario”.
Procediamo a leggere
la delibera:
il Consiglio regionale, dato atto che con lettera
in data 27 gennaio 2011, acquisita agli atti il 2 febbraio 2011, protocollo generale
5656, il dottor Santi Zappalà ha presentato formalmente
le dimissioni dalla carica di consigliere regionale;
considerato
che, a norma dell’articolo 16 della legge regionale 17 febbraio 1968, numero 108, recante “Norme per l’elezione dei Consigli regionali delle Regioni a Statuto normale”, il seggio resosi vacante
deve essere attribuito al candidato che nella stessa lista e circoscrizione segue immediatamente l’ultimo eletto;
che,
pertanto, si deve
procedere alla surroga del consigliere dimissionario, e ciò nei modi in cui
alla sopra richiamata disposizione di legge;
considerato,
infine, che – come risulta dalla copia del verbale dell’Ufficio centrale circoscrizionale
presso il tribunale di Reggio Calabria per l’elezione del Consiglio regionale
della Calabria anno 2010 – nella graduatoria dei non eletti per la lista numero
12 avente il contrassegno “Il popolo della libertà”, nella quale era stato
eletto il consigliere dimissionario, è riportato quale primo dei non eletti il
candidato Gesuele Vilasi con cifra individuale 6.914;
il Consiglio
regionale delibera di attribuire al candidato Gesuele Vilasi, nato a Reggio
Calabria il 14 maggio 1953, il seggio resosi vacante a seguito delle dimissioni
del consigliere Santi Zappalà.
Pongo in
votazione la proposta di provvedimento amministrativo n. 101/9^.
(Il Consiglio approva)
Possiamo invitare
l’onorevole Vilasi a prendere posto all’interno dei banchi del Consiglio
regionale. E’ un ritorno nei banchi del Consiglio regionale, quindi gli
porgiamo un sincero ed affettuoso augurio di buon lavoro.
Il Consiglio,
adesso, è nella pienezza dei suoi componenti.
Possiamo
passare al primo punto all’ordine del giorno. Si tratta di una serie di provvedimenti
della seduta di Consiglio regionale di oggi, che sarà introdotto da un mio
breve intervento, poi passerò la parola al Presidente della Commissione antimafia
ed a tutti i colleghi che vorranno intervenire. Concluderemo il dibattito generale
e poi procederemo a votare i singoli provvedimenti.
Signor Presidente
della Giunta regionale, onorevoli colleghi, non sarà quella di oggi una seduta
né di parole né di proclami. Dopo il dibattito, che mi auguro ampio e intenso,
basato sul confronto democratico tra i diversi gruppi, passeremo all’approvazione
di provvedimenti legislativi, ordini del giorno e mozioni, che hanno tra di
loro un comune obiettivo: il contrasto alla criminalità organizzata e l’affermazione
dei princìpi di legalità.
Una risposta
netta, quindi, della massima Assemblea elettiva calabrese alla pervasività
della ‘ndrangheta nella vita politica, economica e sociale della nostra regione.
Senza
nulla togliere alle altre sedute del Consiglio regionale, credo che quella odierna
abbia un valore particolare, che va al di là del merito dei singoli provvedimenti:
rappresenta la dimostrazione inequivocabile della strada che
Di questo
ringrazio per la condivisione tutti i gruppi di maggioranza e di opposizione e
per l’intenso lavoro svolto la Commissione, che è pervenuta all’approvazione di
un decalogo di provvedimenti – sono infatti dieci i provvedimenti all’ordine
del giorno – importanti che vanno ad incidere su diversi settori, tenendo conto
anche delle limitate competenze legislative regionali in materia.
Un buon lavoro,
insomma, che non è certamente esaustivo, ma che rappresenta un’ottima base di
partenza per continuare nel percorso di riforma intrapresa fin dall’insediamento
di questa nona legislatura.
Sulla
linea delle sedute svolte, fin dall’insediamento quest’Aula intende parlare ai calabresi
attraverso atti concreti. Anche questo è un approccio nuovo, un modo per
ridurre la distanza tra istituzioni e società civile.
Rispetto a
piaghe annose e drammatiche come il condizionamento mafioso sulla democrazia e
la società calabrese, io credo che, al di là del legittimo confronto tra le forze
politiche, se vogliamo potenziare per davvero le istituzioni e non offrire
pretesti a quella parte del Paese che spesso dipinge
Non fanno
l’interesse della democrazia italiana, in questo senso, quei media nazionali
che, pur compiendo il loro dovere di informazione, non operano il necessario distinguo
tra le colpe dei singoli e l’istituzione regionale in quanto tale. Fare di
tutta l’erba un fascio significa denigrare le istituzioni e affossare i sogni e
le speranze di una Regione dalle tante potenzialità, che vuole svilupparsi e costruire
condizioni di benessere per i propri concittadini.
Voglio ringraziare
per il lavoro di approfondimento
Le relazioni
dei Presidenti di Corte d’Appello e degli altri autorevoli magistrati
intervenuti durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario ci hanno fornito,
nella loro essenzialità e completezza di informazione, un quadro desolante
della giustizia in Calabria, che dinanzi a una criminalità aggressiva e sempre
più invasiva, nonostante sia inconfutabile l’azione positiva di lotta alla
mafia che i magistrati, forze dell’ordine e Governo hanno fin qui portato
avanti, registra lacune negli organici e un’adeguata attenzione verso le esigenze
più elementari di efficienza amministrativa del settore.
Dinanzi a
un’organizzazione criminale come la ‘ndrangheta, che si muove rapida ed
efficace sul piano nazionale e internazionale, occorre una risposta altrettanto
compiuta, organizzata ed organica.
Da parte
nostra, a tal proposito, non mancherà, come finora non è mancato, lo stimolo
più idoneo affinché le risposte attese giungano in fretta.
I più
recenti eventi, che hanno visto la ‘ndrangheta sferrare attacchi inusitati,
l’attentato alla Procura generale di Reggio Calabria, il ritrovamento di
un’auto carica di armi ed esplosivi nel giorno della visita del Presidente
Napolitano, la minaccia al Procuratore Pignatone, i continui gesti di intimidazione
ci dicono che la stretta dello Stato dà risultati, ma che occorre essere
continuamente vigili.
Tutti noi
sappiamo che la battaglia contro la ‘ndrangheta è lunga e che, per
sconfiggerla, occorrono mezzi, risorse, ma anche una concorde volontà della politica,
che deve sentire il dovere di sostenere concretamente l’opera di chi è stato
chiamato ad investigare, reprimere e condannare le cosche e i loro referenti
sul territorio.
La politica
deve anche rendere trasparente la sua attività, rimuovendo tutte quelle zone
grigie dove si annida quella che è stata definita la borghesia mafiosa.
Auspico,
perciò, che la concordia delle istituzioni locali, delle manifestazioni a sostegno
della magistratura sia unanime, ma non retorica, anzi dinamica e operativa e si
sostanzi nell’assunzione piena da parte di ciascuno di noi delle responsabilità
che ci sono state assegnate.
Questo
Consiglio regionale vuole essere vicino a tutti gli imprenditori, agli amministratori
locali che, quotidianamente, nell’esercizio del loro dovere, non si piegano ai poteri
criminali e che, per questo, subiscono continue intimidazioni, che i dati del
2010 confermano, purtroppo, in forte aumento.
La lotta
alla criminalità ha caratterizzato fin dall’inizio l’azione di questo Consiglio
regionale, partecipando ai lavori della Conferenza regionale delle autorità di
pubblica sicurezza, che si è svolta a Lamezia Terme nel giugno dello scorso
anno, per rappresentare tutta la domanda di sicurezza che proviene dagli
operatori economici, dalle famiglie e dalle fasce più deboli delle nostre popolazioni;e
ancora, con il bilancio di previsione 2011, individuando, mediante l’attivazione
di mutui, finanziamenti per 14 milioni di euro da destinare al comparto della sicurezza,
con una serie di interventi atti a rendere più efficienti strutture e mezzi
delle forze dell’ordine e la magistratura, a partire anche dai progetti
specifici dell’azienda Calabria lavoro, che ha sottoscritto protocolli d’intesa
con gli uffici giudiziari, affinché i migliori laureati in giurisprudenza
possano prestare servizio a tempo determinato a sostegno delle cancellerie, per
ridurre i tempi di risposta della giustizia.
Ricordo,poi,
la stipula di un patto istituzionale di collaborazione legislativa e
amministrativa, per ostacolare l’ingerenza mafiosa, con
La diffusione
della cultura della legalità, presentando a palazzo Campanella, insieme al
Procuratore generale di Reggio, il dottore Di Landro, un protocollo d’intesa
con l’associazione “Riferimenti, per il progetto di educazione alla legalità,
da noi finanziato e già avviato, rivolto agli studenti di tutte e cinque le province,
per accrescere nelle giovani generazioni con gli strumenti della cultura e
della conoscenza i princìpi di legalità, valori essenziali per la crescita
civile e culturale.
Pochi
giorni fa abbiamo voluto testimoniare la nostra solidarietà ad una delle
vittime della mafia che più ha colpito l’immaginario nazionale, Lea Garofalo.
Abbiamo consegnato, per il tramite di sua eccellenza il prefetto di Crotone,
alla figlia, Denise Cosco, l’annuale borsa di studio del Consiglio regionale,
messa a disposizione dal Monte dei Paschi di Siena, del valore di 8 mila euro,
intitolata a Luigi Rende, la guardia giurata uccisa a Reggio Calabria nel tentativo
di sventare una rapina.
Fatti
concreti di questo Consiglio regionale.
Oggi il nostro
impegno continua ancora su questa strada, attraverso questa solenne seduta, con
una serie di leggi a protezione delle finalità della spesa pubblica, perché l’insegnamento
dell’indimenticabile Giovanni Falcone è sempre attuale: per sconfiggere la
mafia, bisogna saper leggere e seguire i movimenti finanziari e, per quanto ci
compete, il nostro dovere è quello di blindare ogni atto amministrativo e
renderlo impermeabile ad ogni possibile inquinamento illecito.
Si tratta
di provvedimenti sui quali il relatore, Presidente Magarò, entrerà nel dettaglio,
ma che voglio brevemente evidenziare.
Interventi a sostegno
delle imprese vittime di reati di ‘ndrangheta e agevolazioni a
favore dei collaboratori e testimoni di giustizia e le loro famiglie; l’istituzione
della Bottega della legalità, che troverà spazio esattamente all’interno del
Consiglio regionale, e voglio manifestare su questo provvedimento
la mia forte soddisfazione.
L’istituzione
dell’Agenzia regionale dei beni confiscati alle organizzazioni criminali, che
ha tra i suoi obiettivi la promozione della collaborazione ed il coordinamento
tra i soggetti istituzionali e sociali interessati alla fase di destinazione,
gestione ed assegnazione di beni confiscati in Calabria.
L’istituzione del conto
corrente unico, per rafforzare le misure a garanzia della legalità e della
trasparenza nelle procedure degli appalti pubblici.
L’istituzione di una
“riserva” di posti nei concorsi pubblici della Regione a testimoni,
collaboratori di giustizia e familiari delle vittime della criminalità
organizzata.
Infine, la mozione che
impegna
E’ oggi
all’approvazione di quest’Aula l’importante proposta di legge, che mira a
sostenere attivamente le imprese vittime della ‘ndrangheta, istituendo vere e
proprie “corsie preferenziali” negli affidamenti pubblici.
Né abbiamo
tralasciato, inoltre, di metterci in discussione come politici e come istituzione,
sapendo bene che la responsabilità della politica deve essere all’altezza della
sfida che abbiamo di fronte e, quindi, al di sopra di ogni sospetto, per
rendere sempre più trasparente la politica.
Nel corso del 2010 è
stata approvata, per la prima volta in Calabria, la legge regionale che obbliga
i consiglieri regionali, gli assessori non consiglieri, i sottosegretari e
tutti quelli che ricoprono ruoli negli enti a rendere pubblici i loro patrimoni
e abbiamo aggiunto la possibilità che siano resi pubblici su internet.
E’ un’indubbia novità
ed una testimonianza coerente dell’impegno a caratterizzare la legislatura
nella trasparenza.
Inoltre, sempre nella
logica appena accennata, rientra l’approvazione odierna del codice etico di
autoregolamentazione sulla trasparenza dei candidati alle elezioni, degli
eletti ed amministratori pubblici, per contrastare ogni forma di collusione con
la ‘ndrangheta.
Concludo: le cose fatte
e quelle che da qui a breve saranno realizzate da quest’Aula rendono meno
permeabile
Sono convinto che ce la potremo fare a costruire una Calabria migliore,
se sapremo liberarci da tutti i condizionamenti che spesso vincolano anche la
politica calabrese, perseguendo gli interessi collettivi della nostra comunità,
costruendo occasioni di sviluppo e occupazione per favorire l’inserimento dei
nostri giovani, ma soprattutto diffondendo la
cultura dell’etica e della legalità in tutti gli ambiti della società. Grazie.
Diamo,
adesso, la parola al Presidente della Commissione antimafia per l’esposizione
dei singoli provvedimenti. Prego, onorevole Magarò.
Signor
Presidente della Giunta e del Consiglio,
onorevoli consiglieri, quella di oggi è
certamente da annoverare tra le sedute storiche del Consiglio
regionale, di quelle che da sole qualificano una intera
legislatura e apportano valore aggiunto ai lavori della massima assise
legislativa calabrese. E’ la prima volta che un’intera seduta del Consiglio
viene dedicata alle iniziative di contrasto alla ‘ndrangheta e per me è un vero
onore essere chiamato ad illustrare il senso politico ed etico di questa
giornata.
Su questi temi in passato il Consiglio è stato chiamato a confrontarsi, anche in momenti che hanno drammaticamente segnato la vita regionale calabrese, come all’indomani della tragica scomparsa del Vicepresidente Franco Fortugno, che ricordiamo con commozione in questa particolare occasione. Ma è certamente la prima volta in assoluto che si arriva alle procedure di approvazione di un pacchetto organico di norme, leggi regionali, disposizioni amministrative ed ordini del giorno, che sanno concretizzare in disposizioni cogenti, e non solo in intenzioni prive di spessore giuridico e normativo, gli orientamenti politici di contrasto alla ‘ndrangheta; iniziative che, senza adeguati strumenti di intervento, sarebbero altrimenti destinate a rimanere mere dichiarazioni di intenti non suffragate da azioni concrete, e quindi del tutto demagogiche e teoriche.
Oggi, dunque, il Consiglio regionale è chiamato ad
esprimersi, in una sorta di seduta monotematica, che potrebbe costituire
anticipo di una prassi da consolidare in seguito per i lavori consiliari, su
ben cinque proposte di leggi regionali e su altri provvedimenti politici,
rappresentati da mozioni ed ordini del giorno, a partire dall’adozione del
Codice etico di autoregolamentazione che da tempo tutti auspicano, ma che
nessuno finora ha concretamente attivato.
A questa giornata siamo giunti interpretando la volontà unanime del Consiglio, oltre ogni divisione ideologica e di partito, attraverso un percorso sostenuto dal governatore Scopelliti e dal Presidente Talarico, che fin dal loro insediamento, con le loro dichiarazioni programmatiche, hanno espresso con chiarezza la volontà di affrontare con priorità ed urgenza i temi della lotta contro la ‘ndrangheta, testimoniando che l’impegno contro la ‘ndrangheta in Calabria è un patrimonio costitutivo dell’istituto regionale. A questa volontà oggi daremo testa e gambe, lanciando un messaggio chiaro agli ambienti malavitosi, rispetto all’intenzione di puntare con decisione ai gangli vitali di influenza della strategia della ‘ndrangheta, perché la ‘ndrangheta da noi c’è, è presente ed esercita un profondo condizionamento sociale fondato sia sulla forza delle armi, sia sul ruolo economico raggiunto soprattutto con il riciclaggio di denaro sporco ed il traffico della droga, attività queste che le hanno permesso di controllare ampi settori dell’economia.
Secondo autorevoli osservatori, sarebbe ormai un potere criminale paragonabile al terrorismo. La ‘ndrangheta da noi c’è e condiziona, purtroppo, anche la vita politica. Per questo siamo consapevoli che la sfida è gigantesca, perché la ‘ndrangheta ha più facce e conta su una fitta rete di relazioni sul territorio, nonché sulla presenza di pericolose zone grigie, che agiscono indebolendo l’integrità dello Stato e favorendo i fenomeni corruttivi e degenerativi della pubblica amministrazione. Ma siamo altrettanto consapevoli che – come diceva Falcone – si tratta di un fenomeno umano e che, come tutti i fenomeni umani, ha un principio, una sua evoluzione e quindi avrà anche una fine.
Siamo anche convinti che se insieme, la società civile calabrese – la quale ha già dato dimostrazioni di reattività anche importanti, com’è accaduto durante la grande manifestazione organizzata lo scorso anno a Reggio Calabria – e la parte innovativa della politica sapranno fare il loro dovere senza cedere a polemiche e strumentalizzazioni, i poteri criminali potranno essere fermati.
In questa battaglia non mancano gli elementi positivi, che è giusto e doveroso sottolineare: penso al lavoro dei magistrati, delle forze dell’ordine, ma anche a quello di associazioni, gruppi, segmenti della Chiesa, uomini e donne che si spendono tutti i giorni, senza chiasso e senza rumore, per dare dignità e vita alle persone.
Dobbiamo considerare anche i recenti successi registrati nella lotta alla mafia da parte del Governo centrale: i processi celebrati, le condanne inflitte, i gruppi criminali sgominati, i boss catturati in Italia e all’estero, i patrimoni sequestrati.
Accanto agli arresti, ai processi, alle confische di patrimoni servono, però, altri strumenti di contrasto, occorrono politiche sociali, del lavoro, dell’istruzione. In questo ambito la nostra Regione può svolgere un ruolo determinante e ai primi posti dell’agenda politica devono trovare spazio adeguati interventi finalizzati a ridimensionare i fenomeni di disuguaglianza e marginalità delle classi sociali, dobbiamo creare condizioni di emancipazione per i calabresi, perché laddove sono più ampie le fasce del bisogno, la ‘ndrangheta prospera, corrompe, affascina, esercita un più incisivo potere di attrazione.
Mettono i brividi le parole intercettate qualche tempo fa, pronunciate da un capocosca, che parlava quasi con fastidio di eccessive richieste di affiliazione e della necessità di imporre il numero chiuso. Manco fosse una università!
A questo fenomeno, dunque, dobbiamo rispondere con una politica di investimenti e di sostegno al sistema economico e produttivo – così come sta facendo il governo Scopelliti – che spalanchi le porte a nuove e durature opportunità occupazionali.
Anche la scuola deve mettere in campo strumenti di contrasto alla ‘ndrangheta attraverso la crescita culturale. “La mafia teme più la scuola che la giustizia”, amava ripetere l’indimenticato giudice Caponnetto. L’istruzione in generale confisca terreno alla cultura mafiosa. L’argomento ‘ndrangheta poi potrebbe essere affrontato durante le ore di lezione. Bisogna parlare di storia della ‘ndrangheta durante l’ora di storia, di ecomafie nell’ora di scienze e, magari, di droghe e di doping nell’ora di ginnastica.
La scuola, dunque, è uno dei territori privilegiati in cui attivare gli strumenti della prevenzione. Occorre allenare i ragazzi alla democrazia ed al rispetto delle regole, perché sappiamo che la ‘ndrangheta conta quando le regole non ci sono.
E’ chiaro che in questa battaglia vitale per
Servono, pertanto, istituzioni che fanno il loro dovere, in cui si applicano buone pratiche di governo, azioni corrette e comportamenti esemplari, in cui la politica viene vissuta come servizio e non come vantaggio, in cui ci si basa sulle regole e non sul favore, sulla raccomandazione, sull’arbitrio, perché attraverso ogni comportamento scorretto e con ogni particolarismo e favoritismo, con ogni privilegio, cresce quell’erba di cui poi si nutre e che fa prosperare la ‘ndrangheta.
Cari colleghi, la seduta odierna del Consiglio qualifica, dunque, questa prima parte della legislatura e dà il senso del rinnovato modo di concepire l’impegno politico ed istituzionale; offre una risposta legislativa, che ha anche un impatto sociale e culturale finalizzato a raggiungere i giovani attraverso il potenziamento della cultura della legalità.
A questa seduta del Consiglio,
Abbiamo promosso un’ampia sinergia tra l’istituzione Regione e questo microcosmo, che coraggiosamente incarna l’antimafia sociale sul territorio, che deve essere apprezzato e valorizzato come uno dei più importanti modi per colpire al cuore la ‘ndrangheta e le sue strategie, traiettoria analoga – molti lo ricorderanno – alle sinergie di recente attivazione con il Consiglio regionale della Lombardia.
Consentitemi anche di ringraziare per la professionalità e l’impegno profuso nel varo di questi provvedimenti il direttore generale della Giunta regionale, Francesco Zoccali, il capo Gabinetto della Presidenza del Consiglio, Pasquale Crupi, il dirigente della Commissione, Modafferi, ed i suoi collaboratori.
E se mi si consente di stressare il concetto, niente orticelli, miopie bandite, Presidente della Giunta e Presidente del Consiglio pronti a rimediare al tempo perduto, ad imprimere una accelerazione.
Ecco l’altra questione politica fondamentale: il tempo, tempo economico e tempo etico. Qualche esempio velocissimo a mo’ di paradigma: i ritardi di pagamento non solo strangolano le imprese, ma producono anche debito alle imprese stesse e alle pubbliche amministrazioni. Secondo le stime della Banca d’Italia, nel 2009 le pubbliche amministrazioni hanno accumulato una massa di debiti per ritardati pagamenti di circa 40 miliardi di euro; generano frustrazione i tempi di confisca, di ripristino e assegnazione dei beni; i tempi di erogazione del sostegno alle vittime della ‘ndrangheta, a volte, generano disperazione. Sempre e comunque è una lotta contro il tempo.
In questa sede, dunque, esamineremo diverse leggi, proposte e provvedimenti che porranno un argine alla capacità indiscussa della criminalità di penetrare nei settori economici e produttivi, con grande nocumento per l’economia sana e per le potenzialità di sviluppo della regione.
Le proposte di legge oggi sottoposte all’attenzione di noi tutti rappresentano, dunque, i primi passi di un percorso contro l’illegalità che intendiamo portare avanti nel corso della legislatura, sostanziano le linee programmatiche redatte dalla Commissione e da me precedentemente espresse e vanno ad intervenire, direttamente o indirettamente, sul contrasto del fenomeno ‘ndranghetistico: “indirettamente” tra molte virgolette, se pensiamo a quanto possano risultare dirette ed efficaci le iniziative tese ad aumentare la trasparenza degli atti amministrativi, il tentativo di correggere i ritardi dei pagamenti alle imprese che lavorano con la pubblica amministrazione, ritardi che nella maggioranza dei casi mettono le imprese a rischio di usura e d’infiltrazioni.
Mi permetto di sottolineare – anticipandone il senso – che il più delle volte si tratta di iniziative molto semplici, ma particolarmente innovative, di facile attuazione e senza oneri per l’amministrazione regionale. E’ il caso, ad esempio, dell’obbligo di apertura per le imprese di un conto corrente dedicato ai lavori finanziati dall’ente regionale.
Si tratta, dunque, di un insieme di proposte di legge, mozioni e ordini del giorno tutti inanellati, integrati e integrabili, a prescindere da logiche di schieramento, come già positivamente si è verificato nei lavori della Commissione.
I passaggi fondamentali della strategia politica e legislativa che abbiamo messo in campo riguardano il sostegno alle imprese vittime dei reati di ‘ndrangheta, fortemente voluto dal governatore Scopelliti. L’obiettivo è premiare le imprese virtuose che non scendono a patti con la criminalità organizzata e che per questo devono godere di un concreto sostegno istituzionale.
Per dirla con Giuseppe Pignatone, gli imprenditori devono
trovare antieconomico stringere alleanze con la ‘ndrangheta e, di conseguenza,
essere premiati per la loro fedeltà allo Stato. In questa ottica un ruolo
centrale potrà svolgere anche
Un’altra iniziativa è dedicata alle misure per garantire la legalità e la trasparenza dei finanziamenti erogati dalla Regione Calabria. Si tratta di un provvedimento semplicissimo: per gli importi superiori ai 10 mila euro, tutti i beneficiari, pubblici e privati, devono utilizzare un conto corrente unico, dedicato all’accredito e all’utilizzo dei fondi. L’obiettivo evidente è la trasparenza delle operazioni e la tracciabilità dei flussi finanziari. S’intenderà come si tratti di un provvedimento che fa il paio con l’istituzione della Stazione unica appaltante: un solo soggetto appaltante, un solo conto bancario.
Ancora: verranno introdotte misure in favore di testimoni di giustizia, collaboratori di giustizia, delle vittime della criminalità organizzata e delle loro famiglie, attraverso l’attribuzione di riserve o di punteggi di premialità e di preferenzialità nei concorsi pubblici e nelle procedure selettive di personale comunque attivate dalla Regione e dagli enti subregionali.
Discuteremo sulla modifica del nome da “Commissione consiliare contro il fenomeno della mafia” in un più asciutto e preciso “contro la ‘ndrangheta”. Non appaia questione di secondaria importanza o puramente nominalistica, occorre dare un buon esempio e cominciare a dare alle cose il loro nome. La ‘ndrangheta è l’organizzazione criminale più potente e ramificata, non è la mafia o la camorra. ‘Ndrangheta, mandamento, ‘ndrine, famiglie: dobbiamo imparare a nominarle senza esitazioni. Di passaggio annoto che, oltre che nei testi giornalistici e sociologici, “‘ndrangheta” è termine che si affaccia anche in un contesto squisitamente giuridico, vale a dire nell’articolo 416 bis del Codice Penale.
Più soldi ai Comuni ed alle associazioni, da investire sui beni confiscati e a loro assegnati per farli fruttare. E’ quanto prevede la proposta di istituire un’Agenzia regionale dei beni confiscati. La confisca dei beni alle organizzazioni criminali e la restituzione di tali beni alla collettività sono tra gli strumenti di contrasto alla ‘ndrangheta più efficaci, rappresentano un’arma formidabile per minare le basi del potere mafioso e colpire quel capitale economico costruito sul sangue, sulla violenza, sullo sfruttamento e sulla corruzione.
Il riuso sociale dei beni confiscati disturba notevolmente i mafiosi, perché li tocca nel portafoglio e perché il fatto che vengano scacciati da luoghi in cui un tempo esercitavano la propria egemonia arreca un danno alla loro immagine di potere e di prevaricazione.
Non mancano, purtroppo, gli elementi di preoccupazione,
perché è ancora minima la percentuale dei beni recuperati rispetto a quelli
che, per motivi diversi, rimangono inutilizzati. L’istituzione di un’Agenzia
nazionale ad hoc, che ha sede a Reggio Calabria, ha impresso una accelerazione al
processo di sburocratizzazione delle pratiche di affidamento dei beni alle
associazioni. Attraverso questa legge
La missione di questo organismo sarà, quindi, quella di sottrarre alla ‘ndrangheta le ricchezze accumulate illegalmente e trasformarle in altrettanti segni concreti di ripristino della legalità, di giustizia sociale e di lavoro pulito, nella convinzione che sia un dovere restituire in tempi brevi alla collettività, alla gente quello che è stato tolto con il sopruso, la morte, l’arroganza, tanto più se terreni e immobili possono essere utili ai giovani ed alla loro crescita nel segno della legalità.
Anche gli atti simbolici sono necessari per riaffermare la presenza dello Stato sul territorio, per lanciare un segnale forte alla società e ribadire da quale parte stanno le istituzioni: dalla parte dei calabresi onesti e laboriosi, di coloro che rispettano le regole e che non vengono mai meno alla propria dignità e alla propria integrità.
Va in questa direzione l’iniziativa di costituirsi sempre e comunque parte civile nei processi ovunque incardinati, perpetrati a danno dei cittadini, delle istituzioni pubbliche, dei loro rappresentanti o qualunque altro soggetto pubblico o privato vessato o colpito da condotte delittuose riconducibili al cosiddetto “metodo ‘ndranghetista” e di adottare un codice di autoregolamentazione sulla trasparenza dei candidati alle elezioni, degli eletti ed amministratori pubblici, per contrastare ogni forma di collusione con la ‘ndrangheta.
Su questo punto vorrei sottolineare che, fin dal mio primo insediamento in Consiglio regionale, nel maggio 2005, ho avviato una battaglia per l’introduzione di un codice etico che disciplinasse i requisiti degli aspiranti alle cariche elettive, poiché ritengo sia fondamentale che nelle liste non figurino persone che intrattengano significativi rapporti con l’area mafiosa o condannate per aver commesso quei reati tipici dell’area mafiosa.
Non ho dubbi che con l’impegno dei partiti e della classe dirigente è possibile contrastare l’infiltrazione della criminalità nelle istituzioni, attraverso un’attenta selezione dei candidati, sulla cui trasparenza e moralità pubblica non deve aleggiare alcuna ombra. In tal modo daremo un importante esempio di quel comportamento virtuoso che, in politica, è necessario per sbarrare la strada alle cosche nell’accesso alla pubblica amministrazione.
Tra le iniziative simboliche vi è anche quella di dotare i Comuni calabresi di una targa, da affiggere sui portoni di ingresso di ogni sede municipale, recante la dicitura: “Qui la ‘ndrangheta non entra”, un enunciato che dovrebbe essere indicativo – il modo dell’azione reale – ma che è ancora oggi ottativo, il modo del desiderio. Un’asserzione che dovrebbe rappresentare un presupposto scontato o una constatazione, ma che purtroppo nasconde un congiuntivo esortativo e forse un precativo, il modo della preghiera. “Qui la ‘ndrangheta non entra” è un enunciato che ha già scatenato – nel solo dare l’annuncio dell’iniziativa – una bella dialettica, composta da tantissime e-mail e molte reazioni sulla stampa.
Da sottolineare anche la mozione sul consumo critico contro il pizzo, attraverso la quale il Consiglio regionale intende privilegiare i punti vendita che non sono collusi con la ‘ndrangheta e non cedono alle richieste estorsive. Un ruolo importante in questo progetto, però, spetterà anche ai cittadini, a cui ci appelleremo affinché sostengano la rete di negozi che esibiscono il bollino antiracket.
Inoltre, proponiamo di dare spazio alla rete di cooperative, associazioni culturali e di volontariato che lavorano al riutilizzo per finalità sociali dei beni confiscati alla ‘ndrangheta, promuovendo anche interessanti modelli alternativi di sviluppo sociale ed economico nella legalità.
Con questi soggetti ci avviamo a perfezionare un percorso che porterà alla commercializzazione dei loro prodotti attraverso una Bottega della legalità, che sarà ospitata a Palazzo Campanella, cosicché la sede del Consiglio regionale sarà anche un luogo simbolicamente destinato al contrasto delle attività illecite e dove troveranno spazio le sane iniziative condotte in quei luoghi, un tempo simbolo del potere e del dominio esercitato dalle ‘ndrine, trasformate in una opportunità di crescita economica e sociale.
La presenza di una Bottega della legalità nella stessa sede che ospita il Consiglio regionale, inoltre, non potrà che restituire la giusta dignità alla massima istituzione calabrese.
Attraverso questi elementi visibili e tangibili, vogliamo trasmettere ai calabresi l’impegno della classe politica e dirigente calabrese nelle attività di contrasto alla criminalità organizzata, nella consapevolezza che tutti, indistintamente, devono fare la propria parte affinché la sconfitta della criminalità organizzata, da concetto utopistico, diventi una realtà.
Nel complesso, credo fermamente che questo sia un buon
inizio, un buon dispositivo che alterna azioni di informazione e
sensibilizzazione, sostegno, incentivi e premialità, deterrenti e azioni di
contrasto. In ogni caso, insomma, si tratta non di un punto di arrivo, ma di un
punto di partenza.
Vorrei
pregare i colleghi di accomodarsi, di evitare questi capannelli di discussione;
chi non vuole ascoltare il dibattito si accomodi fuori dall’Aula. Quindi vi
prego, per rispetto di coloro che intervengono.
Pregherei
coloro che intervengono di procedere con l’intervento e tutti coloro che
vogliono discutere e parlare di accomodarsi fuori dall’Aula, altrimenti
interrompiamo i lavori del Consiglio.
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Fedele. Ne ha facoltà.
Signor Presidente del Consiglio, signor
Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, preliminarmente permettetemi di salutare l’arrivo in Consiglio regionale
del collega Vilasi, col quale abbiamo già lavorato in
passato e con cui, sicuramente, lavoreremo anche in questa legislatura.
Per
quanto riguarda l’argomento di oggi, voglio dire che ci
sono momenti nella storia delle istituzioni in cui prevale il lavoro
sotterraneo, la ricerca sommessa e
continua di elementi utili per confezionare leggi e provvedimenti, momenti
durante i quali l’attenzione della stessa società civile, verso cui in ultima
analisi si rivolge l’azione legislativa, è logicamente scarna e fievole; altri momenti,
invece, come la giornata di oggi in cui è possibile prendere pubblicamente atto
che dalla quantità enorme di lavoro svolto durante i mesi fin qui trascorsi
della nuova legislatura, grazie anche all’attenta semina da parte dei singoli consiglieri
e con il contributo del Presidente Scopelliti e del Presidente del Consiglio, Talarico,
è venuto fuori un risultato straordinariamente positivo nella lotta alla criminalità
organizzata.
Sono del parere, infatti, che
Tanti provvedimenti, oggi, non
staccati l’uno dall’altro, ma coerenti nel muoversi contro il fenomeno mafioso attraverso
l’azione di più settori, provvedimenti che da qui a breve – sono convinto –
andremo ad approvare e all’unanimità; provvedimenti – dicevo – che testimoniano
come siamo di fronte ad un’incisiva, ampia e robusta azione legislativa che,
sommata alle altre iniziative assunte nelle sedute tenute dall’inizio di questa
legislatura, qualificano
Qui non ci sono equivoci, né vi è la
possibilità di equivocare sulla posizione che la classe politica regionale
intende assumere, senza se e senza ma, contro la mafia, considerata un cancro
distruttivo del nostro tessuto sociale.
So bene che l’attenzione c’è già, ma
io, a nome del mio gruppo, mi permetto di segnalare anche alcuni impegni su cui
concentrare ancora
di più l’attenzione e al più presto: il potenziamento
della Sua, per esempio, che sta dimostrando di essere un baluardo di legalità
per la trasparenza dei pubblici appalti e la correttezza amministrativa; anche
una maggiore attenzione sulla proposta – molto opportuna, secondo me –
finalizzata a troncare la relazione patologica tra poteri illegali e politica
esposta dal Presidente Scopelliti.
L’introduzione delle liste bloccate,
con l’eliminazione delle preferenze, quale risposta, magari per un periodo
predeterminato, ai rischi di condizionamento della politica, a mio avviso dovrebbe
avere un approfondimento da parte di tutte le forze politiche, senza essere coinvolti
da schieramenti, ma cercando di realizzare quello che, in effetti, poi è
l’interesse della gente per combattere la mafia, che certamente non è facile da
controbattere.
D’altronde, se
la politica deve compiere una severa autocritica per vicende
poco chiare del passato, non dobbiamo dimenticare che la frantumazione dei partiti e le
polemiche continue interne al mondo politico non consentono una reazione adeguata all’espansione criminale.
La lotta alla mafia non è e non può essere
un’occasione per lotte politiche di schieramento. La tentazione di piegare questo
impegno a fini di parte e di partito per ricavare vantaggi personali o di
gruppo, purtroppo, esiste ed è innegabile, ma con coraggio – e in questo senso
si muove la proposta del Presidente Scopelliti – occorre denunciare questo calcolo
e affermare che è scellerato assecondare questo vizio.
Lo sforzo contro la ‘ndrangheta deve
essere comune, parallelamente deve investire maggioranza e opposizione,
mettendo al bando i manicheismi e la propaganda fine a se stessa, riscoprendo
lo spirito che ha portato all’istituzione, a fine del 2002 – quando Presidente
del Consiglio era il sottoscritto – della Commissione antimafia, oggi guidata
dal Presidente Magarò, e lo spirito unitario che si colse a gennaio del 2003,
nel corso di una seduta aperta dedicata alla mafia, con il coinvolgimento del Presidente
della Conferenza episcopale calabra del tempo, monsignor Antonio Cantisani, e
la rappresentanza parlamentare calabrese, sindaci, forze sociali, eccetera.
In sostanza, è centrale ribadire un
concetto: contro la mafia occorre ritrovare una solidarietà negli intenti e nei
mezzi, quali che siano le nostre opinioni e la nostra militanza, le nostre opzioni
politiche ed etiche.
Questa – io credo – è una battaglia
che non si può fare se siamo separati e divisi, il clima deve essere doverosamente
unitario, perché non possiamo neanche immaginare di averla vinta sulla criminalità
organizzata, se ciascuna forza politica si muove in maniera unilaterale.
Quanto facciamo oggi in quest’Aula e
quanto faremo, a mio avviso, è dentro la logica del mutamento di metodo e di scenario
politico voluto dai calabresi col voto dello scorso anno. Non una velleitaria testimonianza
è l’elemento caratterizzante la seduta, ma ben dieci provvedimenti contro la
mafia più potente del mondo, che ha radici in Calabria e da tempo si è sviluppata
nel Nord ricco dell’Italia.
In tal senso, a nome del mio gruppo,
esprimo ancora una volta apprezzamento e condivisione per l’asse Calabria-Lombardia
che
Onorevoli colleghi, i provvedimenti
che oggi approveremo ci dicono che stiamo facendo un buon lavoro e che,
procedendo in questa direzione, uniti contro la mala pianta, riusciremo a costruire
una società sicuramente migliore.
Questo pacchetto di proposte che,
senza mezzi termini e recependo quanto di meglio ha saputo fin qui elaborare l’antimafia,
sostanziale, che sul territorio quotidianamente svolge un ruolo di alternativa
sociale ed economica, questa mattina sottoponiamo all’Aula per l’approvazione.
Mi auguro che possa, senza più divagazioni polemiche, costituire il modello fattivo
e propositivo con cui l’attuale maggioranza e l’intera rappresentanza politica
presente in Consiglio regionale vorranno affrontare l’annosa problematica
mafiosa.
La serie di provvedimenti
legislativi e non dimostra, inoltre, non solo l’aspetto repressivo che questo
Consiglio regionale ha voluto segnalare. I vari provvedimenti mirano alla valorizzazione
della persona umana e alla sua formazione, nella direzione più volte indicata
anche dalla Chiesa calabrese e dal suo recente documento sul Mezzogiorno, mirano a cogliere
il nesso poteri criminali e sottosviluppo economico, in una terra in cui i cittadini,
purtroppo, subiscono le conseguenze negative di uno sviluppo incompiuto,
distorto, dipendente o frammentato e a cui già
I provvedimenti che ci accingiamo ad
approvare tentano, ancora, di costruire un contesto di fiducia verso gli amministratori
locali e tutti coloro che sono in prima linea e che, a vario titolo, svolgono funzioni
pubbliche, spesso fatti oggetto di intimidazioni, attentati, in una spirale di
pressioni e minacce che non risparmiano giornalisti, politici, imprenditori e
che diventa, ormai, intollerabile.
Nella solitudine dell’agire e nell’isolamento
di una società come la nostra, ancora in bilico tra modernizzazione e arretramento,
si innesta tutta la pericolosità del fenomeno criminale, perché è sempre più
agguerrito contro chi rappresenta a vario titolo lo Stato; Stato a cui noi non
possiamo che richiedere maggiore attenzione, proprio perché storicamente al Sud è stato sempre garantito un livello
di legalità inferiore a quello medio nazionale; Stato a cui occorre chiedere e richiedere
un raccordo migliore con le esigenze prospettate dai magistrati e da forze
dell’ordine nella lotta alla mafia, ma riconoscendo con altrettanta lealtà che
lo Stato, senza tema di smentita, sta facendo egregiamente e pienamente la sua parte, consegnando alle patrie
galere pericolosi latitanti ed assestando alla criminalità colpi sicuramente
molto pesanti.
Certo – lo dicevo prima – la lotta
alla mafia non può prescindere, in una terra come la nostra, in affanno economico,
da strategie più ampie che debbono avere le priorità dello sviluppo, la crescita
sociale, una riscoperta dell’impegno civico dei cittadini singoli ed associati,
il rilancio dell’iniziativa privata non assistita e in grado di stare sui
mercati, tutti temi che sono presenti nell’elaborazione del Governo regionale,
la cui azione di rilancio dello sviluppo, attraverso l’ottimizzazione delle risorse
pubbliche e un migliore utilizzo delle risorse comunitarie, merita apprezzamento
e sostegno.
Così come apprezzamento e sostegno
merita la riguadagnata considerazione del Governo e del sistema imprenditoriale
nazionale verso le nostre esigenze, come hanno dimostrato la visita del ministro
Tremonti e ancora, ultimamente, la visita del ministro Fitto.
La strada da fare per arrivare alla
meta è ancora tanta, ce ne rendiamo conto, nessuno asserisce che i provvedimenti
odierni saranno sicuramente risolutivi, però di una cosa possiamo andare fieri:
oggi noi non stiamo facendo una semplice testimonianza contro la mafia, stiamo
consegnando alla Calabria interventi che in questa strada, che è maledettamente
in salita, ci aiuteranno senz’altro a fare prima, a recuperare tanto tempo
perduto, sicuramente ad essere più credibili, proprio perché sappiamo finalmente apprezzare il valore della coesione
e dell’unità in questa battaglia, in cui è in gioco il futuro dei nostri figli
e della nostra regione.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole De
Masi. Ne ha facoltà.
Credo che oggi si stia svolgendo una giornata consiliare di indubbio interesse, ma francamente stenterei a qualificarla addirittura come una giornata storica, come mi
è parso di sentire fuori da qui.
Nel merito dei diversi articolati
che sono stati presentati interverranno i miei colleghi di gruppo, che hanno
appositamente preparato indicazioni, integrazioni, emendamenti e suggerimenti
che tentano, secondo il nostro punto di vista, di renderli maggiormente
proficui, nella direzione che si intende perseguire attraverso la loro emanazione.
A me premerebbe svolgere, tra
l’altro brevemente, un intervento più di carattere generale che prende le mosse
da un’osservazione: in primo luogo,
in qualche misura, si era concordato che oggi si sarebbe sviluppato un dibattito
sulla questione morale in Calabria, intesa nella sua accezione più complessiva,
perché questi articolati, sebbene importanti, somigliano molto – se così posso
dire – a quell’espediente un po’ modesto di chi, avendo un antagonista, le
prova tutte per indebolirlo, ma non canta in casa propria e non si interroga su
quanto c’è da modificare, eventualmente, dentro se stesso.
In politica, sono due le virtù che
dovrebbero, anzi debbono immancabilmente condizionare e sostenere l’impegno di
chi nelle istituzioni rappresenta questa entità che deve provvedere al
cambiamento del destino umano e sono esattamente l’onestà ed il coraggio. Il
coraggio non è inteso come un insieme di impeti romanzeschi, eroici, ma è
essenzialmente e più semplicemente come quel dovere di guardare la realtà senza
alcun filtro e di dire, con altrettanta rigorosa coerenza, ciò che, rispetto ad
essa, si pensa e quanto si debba realizzare per modificarla, atteso il fatto
che una funzione di governo propria consiste esattamente nella lettura della
realtà, nella decifrazione dei suoi bisogni e nel disimpegno di tutte quelle
iniziative che debbono fungere come momento risolutorio; e poi c’è l’onestà,
che è l’altra virtù, universalmente riconosciuta, che deve presiedere
all’impegno di chiunque svolga un ruolo politico, ovvero sia attivo nelle istituzioni.
L’onestà, in politica, non si
esaurisce nell’osservanza dei comuni precetti morali e – come ha scritto qualcuno
– il politico non può limitarsi a non rubare per essere definito onesto o per
sentirsi orgogliosamente tale, ma il politico onesto è quello che, con fatica e
dedizione, tutti i giorni, concepisce le modalità, politiche o istituzionali, attraverso
le quali si consegue il bene comune, perché il ritardo culturale, che noi
scontiamo e che registriamo anche oggi, non per responsabilità di chi ci sta governando,
è una sorta di retaggio molto antico per
Quindi, occorre fare il proprio
dovere perché la morale non è una categoria differente, contrapposta o estranea
alla politica, ma per molti versi ne è il presupposto saliente; sarei per dire
che la politica è la morale per antonomasia, se è vero che è stata concepita
come dimensione nella quale vanno congetturate tutte le assistenze ai bisogni
dell’umanità.
In questo senso, senza per questo
riversare sulle responsabilità uniche di chi ci sta governando, direi che forse
neanche qui, neanche questo Consiglio, neanche questa Giunta, probabilmente, ha
assunto come presupposto ispiratore della propria attività questo modo di
concepire la questione morale.
Per cui non ci si limita – come
doverosamente va fatto – a contrastare la criminalità anche attraverso misure
come quelle che ci sono state appena descritte, ma bisogna interrogarsi se
realmente l’azione di governo corrisponde a quella modalità alla quale,
immancabilmente, deve corrispondere la lettura della realtà e quindi un modo
coraggioso e puntuale ed efficace di corrispondergli.
Penso che noi, davvero, avremo posto
le basi di un contrasto autentico ed efficace alla criminalità se – ed è un
vecchio dilemma, però rimasto disatteso – ci sforziamo, magari insieme, di promuovere
le condizioni che determinano sviluppo, se è vero che – ed è persino banale –
l’alimento della criminalità è fondamentalmente risiedente nel mancato sviluppo
e nell’arretratezza, nel bisogno disperato di questa regione.
Allora, qualche esempio lo debbo
fare, altrimenti sembra che stia indulgendo ad una sorta di retorico richiamo,
di una dimensione semplicemente accademicistica.
I fondi strutturali – perché di questo
si deve occupare la politica, di questo si deve occupare il dibattito, in
particolare in un dibattito di questa levatura e di questa circostanza – è vero
o no che sono praticamente non spesi? E’ vero o no che sono stati anche in
passato timidamente assunti come un’opportunità, forse, anzi quasi certamente
irripetibile per promuovere sviluppo. E’ vero o no – e mi è parso di coglierlo
nelle discussioni di un’apposita Commissione – che anche o soprattutto – devo
dirlo – questa Giunta ha di fatto fermato un’evoluzione di spesa alla quale è riconducibile
un’aspettativa e una speranza di sviluppo? Questo sì che è l’elemento che
rimuove o almeno ridimensiona quella fetta di disperazione sulla quale alligna la facoltà della criminalità
di reclutare la sua manovalanza. Questi sono ritardi veri.
Capisco che è più facile per chi sta
all’opposizione reclamarlo, piuttosto che per chi deve provvedere - perché ha responsabilità
di governo – realizzarlo. Ma guai se non ci interrogassimo e se a questi temi
noi destinassimo una sorta di attenzione quasi meramente istituzionale e priva
di effetti sociali, quindi in grado di incidere in questo processo in cui ci
stiamo esaltando, ovvero di contrasto alla criminalità.
E poi è vero o non è vero che
sussiste qualche sperpero di denaro pubblico? E’ vero o non è vero che sono in
piedi enti che hanno un’inutilità addirittura celebrata?
Tutto questo io penso che sia
davvero il dovere primario su cui basare, non una buona intenzione reclamata retoricamente
in una contingenza circoscritta a se stessa, il contrasto alla criminalità,
assunto come doverosa pianificazione di governo. Fin qui non mi pare di aver
colto, nella breve esperienza che ha caratterizzato l’azione di governo di questa
Giunta, slanci di questa gestione reale o di questa proficuità o semplicemente
di questa speranza.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe.
Ne ha facoltà.
Signor Presidente, la politica
e le istituzioni vivono ad un tempo sia di immagine, quindi
di messaggi che sono capaci di dare alla pubblica opinione, sia – e la cosa è ancora più importante – di fatti concreti, perché i fatti, nella loro crudezza e nella loro
potenza oggettiva, hanno una capacità di penetrazione e di raggiungere l’obiettivo indubbiamente più forte degli atti di immagine, e
i fatti sono ad un tempo immagine.
Non v’è dubbio che c’è un consenso generale
in questo Consiglio regionale, una visione condivisa di combattere la criminalità
organizzata ed ogni forma di illegalità, perché come massima istituzione calabrese
noi abbiamo non solo la percezione, ma anche la consapevolezza che questi…
Un attimo, onorevole Principe, in
Aula non si capisce niente. Non la sento io, figuriamoci i colleghi dell’altro
lato! Invito i consiglieri a prendere posto, coloro che vogliono parlare escano
fuori dall’Aula.
Pensavo che la
mia statura media fosse sufficiente, che il microfono
fosse sufficiente.
Quindi – dicevo – è ovvio e naturale che questa Assemblea abbia la consapevolezza che i fenomeni di illegalità e la presenza oppressiva
della criminalità organizzata costituiscano una palla di piombo per la nostra regione, intanto ne deturpano l’immagine e a tal punto che anche gli aspetti
positivi che la società calabrese riesce ad esprimere
nel mondo delle istituzioni, della cultura, dell’imprenditoria, passano assolutamente inosservati nei mass media nazionali.
Questo dato, per
cui la regione emerge all’attenzione complessiva solo per questa o per altre negatività,
uccide l’immagine dello stesso cittadino calabrese. Quando noi ci rechiamo in
altre regioni, soprattutto del Nord, da turisti o perché abbiamo un convegno,
ci rendiamo conto, proprio respiriamo questo concetto negativo che c’è nei
confronti della nostra regione.
Per cui mi sembra lodevole che l’istituzione
Regione, il Consiglio regionale si pongano il problema di come contribuire - perché
noi dobbiamo stare con i piedi per terra – ad intaccare, a sconfiggere questo fenomeno e si
vede, per la verità, questo impegno, questo tentativo che fa l’istituzione calabrese
di produrre anche provvedimenti positivi.
Mi sento protagonista della vicenda
regionale della passata legislatura e debbo dire che già con la guida della
Regione da parte dell’onorevole Loiero
e del centro-sinistra c’è stato, per la parte che ci riguardava, un impegno
costante per contribuire a lenire questa negatività che affligge la nostra
regione.
Voglio ricordare alcuni
provvedimenti: oggi votiamo un ordine del giorno per la costituzione di parte
civile nei processi di mafia. E’ un fatto storico, ma con
Il ragionamento che facevo prima, sulla
Calabria che non emerge mai per le sue positività, trova un riscontro
nell’istituzione della Stazione unica appaltante, che certamente è stata anche
ricordata da alcuni organi di stampa nazionale, ma che avrebbe meritato di
essere sottolineata ancora di più come
iniziativa di contrasto alla criminalità e, nello stesso tempo, come
un’iniziativa istituzionale per economizzare nella gestione, in un mondo così
difficile e perverso com’è il mondo degli appalti in una regione come
Ricordiamo che
Debbo dire che, tra i provvedimenti
di oggi, mi sarei aspettato anche un provvedimento di potenziamento della Stazione
unica appaltante. Ho letto i resoconti della Commissione antimafia, da domani
Commissione anti-‘ndrangheta: mi pare che il direttore della Sua, il dottor
Boemi, sia stato chiaro sulle insufficienze della istituzione sia dal punto di
vista della dotazione organica sia dal punto di vista del sostegno di carattere
finanziario.
Ci sono in questa seduta molti
ordini del giorno, forse è una mia omissione o la mia cartella è deficitaria,
ma non ho trovato quantomeno un ordine del giorno o una mozione che impegni
(Interruzione)
Mi viene detto che l’ordine del
giorno sarà inserito nell’attuale – scusate la cacofonia – ordine del giorno, quindi
ne prendiamo atto come gruppo del Partito democratico con favore e riteniamo e
spingiamo affinché l’ordine del giorno, che fra poco voteremo, trovi un’attuazione
sostenuta, efficace, perché effettivamente le prime risultanze dell’attività
della Sua, con un grande risparmio nel settore sanitario per quanto riguarda la
spesa farmaceutica, fanno capire le potenzialità di questa istituzione che, se
viene potenziata – mi permetto un piccolo esempio – potrebbe già essere operativa
per quanto riguarda i prossimi bandi di gara per i quattro nuovi ospedali, già
previsti nella passata legislatura e che il governo Scopelliti ha trovato in
itinere. La progettazione dei nuovi ospedali è stata affidata alla società
“Infrastrutture Lombarde Spa” che si interessa di progettazione, ma mi auguro
che, nel momento in cui questa sarà ultimata, sia poi la Sua a gestirne gli
appalti.
Anche questa legislatura continua
con questo impegno e la seduta di oggi è un momento importante in cui il Consiglio
regionale lancia questo messaggio di tenuta, di difesa della dignità delle istituzioni,
di contrasto alla criminalità organizzata.
Dobbiamo dire – e questo mi sia
consentito, ma non per turbare un clima di consenso che c’è nell’Aula
sull’obiettivo principale, né la certezza che tutti abbiamo che su questo
terreno vi deve essere la massima unità – però, che alcuni provvedimenti ci
lasciano – per usare un termine leggero – poco soddisfatti. Intanto, il
provvedimento che è posto al punto due dell’ordine del giorno, relativo al
sostegno alle imprese vittime di delitti connessi all’attività della
delinquenza organizzata. Su questo provvedimento, se ci consentite, due
considerazioni: intanto, nella passata legislatura, nell’anno 2008, questo
Consiglio regionale ha approvato la legge numero 31, che ha affrontato – mi
dispiace che non ci sia il Presidente Magarò – in modo organico questo
argomento e non solo in modo organico, ma anche con una dotazione finanziaria
che all’epoca fu di 700 mila euro, che nella finanziaria e nel bilancio del
2011 si è ridotta a 500 mila euro.
Questa è una piccola – non la chiamo
neanche censura – considerazione di merito, nel senso che le istituzioni, nel
momento in cui emettono delle norme, debbono in primis avere, caro Presidente Magarò, una copertura finanziaria.
Noi facciamo bene a dare questa immagine coesa e forte di contrasto alla criminalità
organizzata e all’illegalità, però questa immagine deve essere condita ed
accompagnata da strumenti efficaci e soprattutto da risorse di natura
finanziaria.
Trovo, per esempio, poco adeguato il
fatto che sia questa legge sia la successiva, che riguarda il sostegno ai
testimoni di giustizia e quant’altro, non abbiano una copertura di carattere
finanziario, e tornando, per un momento, alla legge che è posta al secondo
punto all’ordine del giorno, suggerirei una rilettura dell’articolo 2, che
potrebbe, paradossalmente, invece di sostenere le imprese che hanno subìto gli
atti della criminalità organizzata, creare grossissimi problemi alle imprese
che si trovano in questa situazione.
Non so se dal punto di vista
costituzionale una norma del genere potrebbe reggere, Presidente Magarò – io lo
dico in modo molto costruttivo, non vorrei che il mio dire fosse inteso come
una pura e semplice critica, un modo che non mi appartiene come costume di fare
opposizione – perché la nostra Costituzione – almeno così ci hanno insegnato –
conferisce l’obbligo di denuncia a chi è investito di una pubblica funzione;
nel momento in cui chi è investito di una pubblica funzione non effettua una
denuncia appena viene a conoscenza di un reato, questo comportamento a sua
volta costituisce un reato perseguibile, ma quest’obbligo non c’è per il comune
cittadino.
Aggiungo: nella formulazione della
norma le conseguenze ricadono sull’impresa non solo se non denuncia fatti che
costituiscono reato di cui viene a conoscenza il titolare, ma addirittura gli
altri soggetti facenti parte della sua organizzazione imprenditoriale. Faccio
un esempio banale: in un’impresa che esegue una modesta opera pubblica, addirittura
un componente, magari un semplice dipendente, un custode, un operaio di
un’impresa che viene a conoscenza di questi fatti, può determinare la conseguenza
che scatti l’inadempimento contrattuale. Ed addirittura in presenza di una
sentenza peraltro non definitiva. Noi dobbiamo rispettare i princìpi stabiliti
dalla nostra Costituzione e, quando leggo che sono previste conseguenze
giuridiche afferenti a sentenze che non sono passate in giudicato, un po’ mi
preoccupo sotto il profilo dell’organizzazione generale delle nostre
istituzioni.
Suggerirei un minimo di attenzione
su questi argomenti e l’aspetto che ho citato evidenzia che politicamente, per
la parte che ci riguarda, noi condividiamo e siamo impegnati fortemente a portare
avanti questa battaglia, ma naturalmente esprimiamo delle piccole perplessità
su proposte di legge che possono avere una organizzazione tale da sembrare
leggi manifesto. Un’istituzione come il Consiglio regionale deve fare un salto di qualità – ma non mi
riferisco solo a questo argomento, in generale – evitando che si facciano
normative che abbiano il carattere del manifesto. Quando le leggi non hanno una
copertura finanziaria e non hanno soprattutto una organizzazione di carattere generale
esaustiva dell’argomento, della materia, come è la legge numero 31 del 2008, il
rischio della norma manifesto ci può essere.
Detto questo – e mi avvio alla conclusione
– penso che stamattina registriamo la volontà dell’intero Consiglio regionale
di lanciare al Paese e alla collettività calabrese l’immagine delle istituzioni
che con forza, per quanto è nelle loro possibilità, vogliono combattere questi
fenomeni, però dobbiamo stare con i piedi per terra ed evitare che la passione
e la foga politica ci possano causare una visione ottica sbagliata. Per cominciare
ad intaccare questi fenomeni ci vogliono ben altri provvedimenti: innanzitutto,
insieme all’impegno regionale ci vuole un impegno forte dello Stato, che deve
mettere in moto tutti quei meccanismi per dare la possibilità a magistratura e forze
dell’ordine di fare fino in fondo il proprio dovere; ci vuole un impegno corale
dello Stato, delle istituzioni calabresi, della Regione in primo luogo, ma anche degli altri
enti, per favorire tutte le iniziative che portano allo sviluppo di questa regione.
In queste settimane abbiamo sentito
tante affermazioni, tanti ragionamenti. Quando si è scoperto – e forse si è
scoperta l’acqua calda! – che la criminalità organizzata è presente in tutte le
aree del Paese e in modo forte nelle aree che sono estremamente sviluppate, quindi
nelle aree più ricche, ci sono state anche affermazioni di una stupidità
estrema, che portavano a dire che alle Regioni del Sud, in cui questi fenomeni
sono presenti in modo molto acuto (
Questa è una grande sciocchezza, perché
– parliamoci chiaramente – anche la lettura delle cronistorie che fanno i
giornali o degli atti riferiti alla presenza della delinquenza organizzata
nelle aree più sviluppate del Paese porta sempre, come matrice, ad organizzazioni
che partono dalle regioni meridionali e, nel caso di specie, dalla Calabria; per
cui la possibilità di reclutamento degli adepti, degli uomini che poi possono
agire nelle regioni di origine – ma naturalmente agiscono anche nelle regioni
più ricche – dipende, a mio avviso, dal sottosviluppo in cui sono tenute le
nostre regioni.
Quindi, un’azione corale di tutte le
istituzioni nazionali e locali che tende allo sviluppo della Calabria non v’è
dubbio che aiuti moltissimo a sconfiggere
questi fenomeni.
Per ultimo: la cultura e la scuola. Non
v’è dubbio che l’inculcare determinati princìpi, quali il rispetto delle regole
più basilari su cui si regge una società, alle giovani coscienze, a maggior
ragione se inserite in un contesto che consente loro di esprimere, anche dal punto
di vista economico, le proprie potenzialità e la propria personalità,
rappresenti un grande argine rispetto alla crescita della delinquenza
organizzata.
Guardate, signori, mi riferisco
all’amico professore Caligiuri: nelle nostre scuole non si insegna più
Ricordo che, non appena ci siamo
insediati, all’epoca c’era un sistema per cui
Parlo ad un uomo di grande apertura intellettuale,
prego l’assessore Caligiuri di insistere molto su questo fatto, perché noi dobbiamo
agire con forza nel curare la formazione delle giovani coscienze perché solo
così abbiamo la possibilità di vincere questo fenomeno.
Per ultimo, i comportamenti delle
istituzioni e del sistema politico. Noi abbiamo bisogno di una rieducazione del
sistema politico nazionale certamente, ma anche calabrese; così come nelle
scuole non si insegnano più
Diceva Magarò “la politica come
servizio”, ma se la politica e le istituzioni non rispettano le regole, come
facciamo noi a chiedere al comune cittadino, all’uomo della strada, al giovane
di rispettare le regole: chi passa con il rosso ad un semaforo oppure non tiene
conto delle strisce pedonali! Si parte dal non rispetto di queste piccole cose per
creare la cultura dell’illegalità.
Guardate, quando io ho fatto qualche
viaggio in Germania, sono rimasto colpito dal fatto che l’automobilista, se
vedeva il pedone attraversare sulle strisce pedonali, incominciava a fermarsi
Cambiare il nostro comportamento è
una cosa importante, è importante capire di chi ci circondiamo, chi sono i
nostri collaboratori, le persone che mandiamo a dirigere istituzioni legate
alla Regione, alla Provincia o nel Comune. C’è un grande lavoro che deve
partire, come vogliamo fare stamattina, dai banchi di un’alta istituzione come
il Consiglio regionale, ma che deve continuare nel sistema politico, la cui bonifica
ha un effetto domino che rende le istituzioni più trasparenti, più libere, meno
condizionabili, più efficaci per lo sviluppo della libertà civile, democratica
ed economica di una collettività.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Gallo.
Ne ha facoltà.
Signor Presidente del Consiglio,
signor Presidente della Giunta regionale, onorevoli colleghi, prendo la parola
anch’io quest’oggi su questo argomento, in una giornata che – come
sottolineavano giustamente gli onorevoli colleghi che mi hanno preceduto – è importante,
qualcuno l’ha definita – l’onorevole De Masi – una giornata storica, sicuramente
una giornata straordinaria anche per il Consiglio regionale.
Rispetto a qualche collega che mi ha
preceduto e che manifestava qualche dubbio sulla totale importanza di questa giornata,
dico che, comunque, tra il vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, io
propendo per la prima ipotesi, perché – è vero – in questa ultima settimana
l’intero pianeta e il nostro Paese sono distratti dagli eventi del Maghreb, del
Nord Africa, ma noi stessi non ci rendiamo conto o, forse, superficialmente abbiamo
sottovalutato alcuni eventi luttuosi che hanno riguardato la nostra regione e
che hanno dato la misura di quanto cruenta sia l’azione criminale e di quale livello
possa raggiungere. Mi riferisco ai fatti di Taurianova e di San Lorenzo del
Vallo, si è ucciso per vendetta, si sono colpite le donne di una famiglia.
Beh, io credo che questi fatti diano
la misura di come, invece, avverso una criminalità organizzata, una ‘ndrangheta
che agisce per simboli, d’altro canto ci debbano essere delle istituzioni, e il
Consiglio regionale è la massima istituzione calabrese, che debbano ugualmente
agire per simbolo e debbano mostrarsi su questi argomenti assolutamente in modo
uniforme, al di là delle diatribe interne, delle difficoltà anche di comunicazione
interne. Su questi argomenti credo che, da oggi, grazie anche all’efficace lavoro
della competente Commissione, iniziamo un percorso, portando all’esame del Consiglio dei provvedimenti che credo
rappresentino uno sforzo della Commissione e del Consiglio regionale, in una materia
difficile – secondo quanto previsto dalle leggi nazionali – non di stretta pertinenza
del Consiglio regionale.
Non è, quindi,
facile, assumere in quest’Aula provvedimenti che possano essere di efficace
contrasto ed io credo che, comunque, proprio in questa giornata, visto che
anche il Consiglio regionale è rimasto colpito da questi eventi, obiettivamente
ci siano una serie di provvedimenti, di leggi che sottolineano una grande volontà:
gli interventi di sostegno alle imprese vittime di reati di ‘ndrangheta. Quante
volte, in questi anni, abbiamo visto imprenditori che, più volte colpiti dalla ‘ndrangheta
perché decidevano di non piegarsi alla logica del pizzo, dovevano abbandonare questa
regione, impoverendo sempre di più un tessuto economico già di per sé povero, nel
quale alligna la criminalità con i suoi tentacoli!
Non sono
stati pochi – a proposito della proposta di legge n. 144 “Interventi regionali
di sostegno alle imprese vittime di reati di ‘ndrangheta” – anche gli enti pubblici,
gli enti locali che in questi anni sono stati vittime di attentati da parte della
criminalità organizzata, a volte inspiegabili: faccio riferimento, ad esempio,
al Comune di Trebisacce qualche tempo addietro.
Bene, se
gli onorevoli colleghi saranno d’accordo, vorrei proporre un emendamento che
comprenda in questa normativa anche gli enti locali vittime di danneggiamenti da
parte di organizzazioni criminali. Poi, è difficile naturalmente stabilire se
per un ente locale si possa trattare di organizzazioni criminali o altro,
tuttavia è difficile che atti di danneggiamento e di vandalismo di notevole
portata possano essere soltanto per mano di non appartenenti ad organizzazioni
criminali.
Anche le
misure per garantire la legalità e la trasparenza dei finanziamenti erogati, la
necessità di accendere un conto corrente per pagamenti oltre 10 mila euro,
purché questo non comporti ulteriori pastoie burocratiche e ulteriori difficile
per le imprese e le aziende di questa regione, così come le agevolazioni a
favore dei collaboratori di giustizia e delle loro famiglie. La magistratura è
riuscita negli ultimi decenni a trovare un grimaldello per scassinare le
casseforti della criminalità organizzata, della mafia, della ‘ndrangheta attraverso
il pentitismo. Ecco una misura che sicuramente può far sì che le famiglie di coloro
i quali decidono di denunciare e di schierarsi da una parte anziché dall’altra,
decidono di ritornare magari dalla parte dello Stato, ecco, questa è una misura
attraverso la quale questa Regione, questo Consiglio regionale può favorire
alcuni meccanismi importanti.
Così come
l’istituzione dell’Agenzia regionale per i beni confiscati alle organizzazioni
criminali: guido, da sindaco, un Comune che ha avuto percorsi difficili,
osservato per la presenza in esso di consorterie criminali organizzate. Nel mio
Comune ci sono non pochi immobili confiscati nel corso degli anni alla criminalità
organizzata per vari motivi, alcuni sono stati recuperati. Ad esempio, uno è
stato destinato a una comunità terapeutica per il recupero dei tossicodipendenti,
un altro è stato adibito a sede di una compagnia della Guardia di Finanza;
altri sono stati assolutamente abbandonati, per una serie di motivazioni: la
presenza di gravami, di ipoteche, la difficoltà nell’effettuare da parte degli enti
locali nell’era del pre-federalismo investimenti su di essi.
Credo che
questo sia un messaggio chiaro che lo Stato, anche attraverso il Consiglio
regionale, deve inviare alle organizzazioni criminali, alla ‘ndrangheta: non
c’è scampo per chi sceglie un determinato percorso, la fine del percorso è il
carcere, può essere il piombo avversario o anche amico e sicuramente non c’è
una prospettiva di arricchimento.
Ritengo
che in questi anni l’azione del ministero dell’interno sia stata molto efficace
attraverso il sequestro e la confisca dei beni provenienti da organizzazioni
criminali. Credo che questo, alla lunga, sarà lo strumento attraverso il quale
si fiaccherà sempre di più la capacità di riorganizzarsi della ‘ndrangheta e
della mafia, non avranno prospettiva, e la prospettiva deve essere negata anche
attraverso l’intervento dello Stato e, magari, della Regione con questo
provvedimento, che fa sì che questi beni siano recuperati, destinati a
cooperative di giovani e siano certamente utilizzati e non abbandonati. E’
un’immagine negativa per lo Stato, è un’immagine negativa anche per
Così come
l’ordine del giorno sull’adozione di un Codice etico di autoregolamentazione
per la trasparenza dei candidati alle elezioni: credo che, per quanto attiene al
panorama politico in generale di questo Paese e anche di questa Regione, questa
possa essere una norma chiave; avere classi dirigenti serie, preparate, assolutamente
istituzionali nei loro comportamenti e quindi servitori dello Stato credo che
sia un grande valore sul quale investire, una vera e propria chiave del problema,
per evitare condizionamenti e problematiche che vanno ad inquinare in maniera irreversibile
le istituzioni.
Bisogna evitare
questo e bisogna, quindi, votare all’unanimità questo provvedimento, che sia
monito per i partiti nel rispetto della democrazia, nel rispetto delle regole, affinché
la scelta dei candidati sia la migliore possibile.
Nelle
settimane passate, in questa settimana, il nostro Presidente – verso il quale
continuiamo a manifestare lealtà e apprezzamento per il lavoro svolto alla
guida di questa Regione – ha posto all’attenzione di tutti un tema sensibile:
la necessità, eventualmente, di modificare la legge elettorale, perché questo
potrebbe essere di contrasto ad infiltrazioni criminali nelle istituzioni.
Bene, il
mio partito, a livello nazionale, sta conducendo una battaglia per la
reintroduzione delle preferenze, l’altra sera – io non guardo quasi mai la televisione
– facendo zapping, ho visto una breve intervista del Presidente Casini
che faceva riferimento a questo aspetto, alla necessità di reintrodurre a livello
nazionale le preferenze. E’ un dato che ci proviene dal nostro partito a livello
nazionale.
Credo che
il tema sensibile, che giustamente il Presidente ha posto, possa essere
superato, ad esempio, attraverso questo codice di autoregolamentazione, non
negando ai calabresi la possibilità di scegliere i propri rappresentanti attraverso
il democratico istituto della preferenza. Naturalmente, questo non significa
voler chiudere rispetto all’idea posta all’attenzione da parte del Presidente Scopelliti,
ma rappresenta la necessità, comunque, di prendere posizione non in maniera
definitiva, attraverso un dato che ci viene dal rispetto delle idee del partito
a livello nazionale.
Chiudo,
sottolineando ancora una volta quanto questo Consiglio regionale, che inizia –
mi auguro – da oggi un percorso, debba essere soddisfatto, moderatamente
soddisfatto di aver voluto affrontare e posto all’attenzione dell’intera Regione
questo argomento, che credo sia una delle problematiche che più di tutte minano
alla base ipotesi di sviluppo in questa regione.
Certo, le
norme di oggi non sono da sole sufficienti, è necessario che siano favoriti investimenti
in questa regione per produrre economia, quindi sottrarre le giovani leve dalle
grinfie della criminalità. E’ necessario – come sottolineava l’onorevole Principe
– agire sulle giovani generazioni sin dai tempi della scuola, agire e investire
molto sulla cultura.
Sono
percorsi accidentati che difficilmente vedranno noi stessi assaporarne i
frutti, tuttavia credo che sia nostro dovere iniziare una strada. Per questo manifesto
a nome del gruppo apprezzamento per l’iniziativa di tutto il Consiglio
regionale ed il voto favorevole.
PRESIDENTE
Legge un
seguito di comunicazioni.
(E’ riportato in allegato)
Giovanni
NUCERA, Segretario Questore
Legge la mozione
presentata alla Presidenza.
(E’ riportata in allegato)
PRESIDENTE
La parola
all’onorevole Censore.
Presidenza
del Vicepresidente Alessandro Nicolò
Anch’io
intervengo per offrire il mio contributo,
anche perché sono Vicepresidente della Commissione antimafia ed ho seguito l’iter dei provvedimenti.
Ritengo che la
giornata di oggi sia importante, ma non la
enfatizzerei più di tanto, anche perché è
stata pensata nel corso di una Conferenza dei capigruppo
ed avrebbe dovuto prevedere la presenza in Aula del ministro
Maroni, del ministro Gelmini e di qualche altro
ministro. C’era stato questo
annuncio da parte della maggioranza
perché si voleva dare, con la presenza del ministro Maroni, un segnale tangibile di attenzione del
ministero degli interni, quindi del Governo
nazionale, sulle questioni relative al
contrasto alla criminalità e alla sicurezza.
Un primo postulato che sentivo il dovere di
dire era questo.
Chiaramente,
la lotta alla mafia non deve trovare
divisioni, ci deve vedere uniti, va combattuta su più terreni, deve vedere
impegnate la classe politica e le istituzioni preposte, anche perché bisogna far crescere la cultura
della legalità,
una cultura che si deve affermare nei comportamenti
quotidiani, che va coltivata, va fatta crescere.
Il fatto, quindi, che si tenga questa seduta del Consiglio regionale sui
temi della legalità è un fatto positivo. Normalmente,
però, la massima istituzione calabrese
dovrebbe concretamente, al di là dei proclami, fare fatti, cose
concrete, anche perché la nostra è una terra – lo diceva qualche collega prima
– dove gli episodi delittuosi si susseguono giornalmente. A chi ha visto le foto
sui giornali locali, sui giornali nazionali, degli efferati omicidi che si sono
consumati qualche giorno addietro, chiaramente non è stata data un’immagine
positiva della nostra regione e si
è distrutto quanto di
positivo si fa, anche perché questa terra comincia ad essere, giorno dopo giorno, sempre più preda della criminalità, delle mafie, della ‘ndrangheta che controlla l’economia, i territori,
gran parte delle istituzioni.
Occorre, secondo me, sì, un intervento nostro, del
Consiglio regionale, della Giunta, ma serve anche una maggiore attenzione da parte del Governo nazionale, serve un intervento per
colmare i vuoti di organico che ci sono nelle procure, servono maggiori risorse
per dotare le forze dell’ordine di mezzi, di strumenti, di uomini e non può
essere certo con una misura palliativa, come inviare qualche soldato a fare da
guardiano ai tribunali, che si risolve il problema criminalità.
E voglio arrivare pure alle questioni
che noi discutiamo oggi, a questi provvedimenti
che giudico poco soddisfacenti, perché andiamo ad approvare
un progetto di legge, il numero 144, che riguarda gli interventi regionali di sostegno
alle imprese vittime di reati di ‘ndrangheta. Intanto, c’è una legislazione nazionale
a questo riguardo, c’era una legge che avevamo approvato nella scorsa legislatura,
la numero 31 – l’ha detto il collega Principe – che era una legge che forse
andava articolata meglio, ma che già prevedeva alcuni interventi. Quindi, vedo
una duplicazione, nel momento in cui si annuncia che va snellita e semplificata
la legislazione regionale.
In questa legge ci sono pure degli interventi
che mal si conciliano col tessuto sociale della nostra regione. In questa legge,
all’articolo 1, comma 3, si chiarisce chi sono i soggetti vittime della ‘ndrangheta
e quindi si parla delle aziende, delle imprese che sono oggetto di reati, ma si
introduce anche il fatto che questa premialità, queste misure vanno date anche
alle imprese che non subiscono reati, ma in cui sono stati dei tentativi di
reato. Voi capite che ci troviamo di fronte ad un’anomalia, perché basta una lettera
anonima perché un’impresa rientri in questi benefici – che poi
Questa cosa io la trovo strana, perché
se si vuole approvare questa legge, secondo me l’incentivo deve andare
all’impresa che subisce l’attentato, l’estorsione, altrimenti – voi sapete – ci
potrebbero essere delle imprese che potrebbero, a un certo punto, simularlo il
reato.
Non mi trova d’accordo l’articolato così com’è stato sviluppato, così com’è scritto e già in sede di Commissione,
come Partito democratico, su questa legge ci eravamo astenuti, anche perché abbiamo
ribadito il concetto che bisognava aiutare, quindi incentivare le imprese che denunciavano
il fatto e che, come causa susseguente alla denuncia, subivano l’estorsione o
il danno.
Oltre a questo, mi preme anche evidenziare
che tra i provvedimenti c’è una legge che riguarda il conto corrente unico.
Volevo ricordare che è importante questa legge sul conto corrente unico, ma già
sin dal 1997, nella vecchia legge, per quanto riguarda la tracciabilità dei pagamenti,
questo era previsto, anzi c’è una nuova norma che stabilisce che dal 3 agosto
c’è la tracciabilità per tutti gli appalti, quindi appalto per appalto. Per
cui, che cosa facciamo? Facciamo leggi manifesto o duplicato di leggi nazionali?!
Per quanto riguarda la legge sull’istituzione
dell’Agenzia sui beni confiscati, intanto devo rilevare un fatto: questa norma è stata mandata alla seconda Commissione
per il parere finanziario; la seconda Commissione, proprio due-tre giorni fa,
ha rispedito questa legge, perché priva di copertura finanziaria, alla Commissione
competente nel merito, quindi alla Commissione antimafia. Perciò, significa che
questo provvedimento di legge non aveva compiuto il suo iter procedurale. Oggi
la trovo iscritta all’ordine del giorno!
Mi pare che questa sia una forzatura!
Oppure pensate che noi non seguiamo l’iter procedurale dei provvedimenti! Si
vuole scrivere un ordine del giorno con tanti provvedimenti per dare l’impressione
che questo Consiglio operi concretamente per contrastare la mafia?!
Penso che, se vogliamo veramente
intraprendere un’azione di contrasto alla mafia, oggi avremmo dovuto, ad
esempio, all’indomani dell’audizione del Direttore generale della Stazione
unica appaltante, Boemi, portare un provvedimento in Aula che gli conferiva più
risorse e più personale, perché chi ha letto i resoconti dell’audizione del
dottore Boemi ha letto quanto da lui dichiarato in Commissione e cioè che in Calabria
c’erano tantissime, mille stazioni appaltanti e che noi, come centro-sinistra,
avevamo ridotto queste mille stazioni appaltanti ad un’unica Stazione
appaltante, abolendo indirettamente la “addizionale Calabria”, che era un’addizionale
sugli appalti che andava dal 3 al 5 per cento.
Bene abbiamo fatto come commissari
della Commissione antimafia a presentare una mozione trasversale per quanto
riguarda il potenziamento degli organici e maggiori risorse alla Stazione unica
appaltante, ma mi spingo oltre e dico che, a breve, presenteremo una proposta
di legge per dotare questo vero strumento di contrasto alla criminalità che
consente risparmi di spesa, di risorse e del personale di cui ha bisogno.
Quindi, la mafia si contrasta, sì,
con la denuncia, con la discussione, con la crescita di una cultura, ma ci
vogliono anche le risorse, ci vogliono provvedimenti che hanno la copertura finanziaria,
altrimenti andremo ad approvare leggi manifesto.
Anche la legge di cui parlavo prima,
sull’Agenzia sui beni confiscati, è stata portata in maniera forzata in discussione
oggi perché non ha la copertura finanziaria.Se ricordate, quando noi abbiamo fatto
il bilancio, all’articolo 1, erano previsti gli interventi per la costruzione
delle caserme, per venire incontro ai bisogni delle forze dell’ordine. Ebbene,
in quella occasione avevamo presentato un emendamento che prevedeva lo stanziamento
di 1 milione e mezzo di euro per quanto riguardava i beni confiscati che erano
vincolati perché su di essi gravavano delle ipoteche, un gravame, che ne
ostacolava l’assegnazione e l’utilizzo. Molti di questi beni non vengono
utilizzati o restano così, lì, a testimonianza dell’incapacità dello Stato, perché
hanno questi problemi. Allora lì avevamo presentato questo emendamento che è stato
respinto.
Di che cosa parliamo!? Se concretamente
vogliamo fare una battaglia contro la mafia, non servono leggi manifesto, servono
anche le risorse, cose tangibili e concrete. Se voi volete come maggioranza
attuare un vero contrasto nei confronti della mafia, servono questi
provvedimenti, ma serve anche una lotta per contrastare il disagio sociale.
Pensavo che oggi vi sareste presentati
con un piano straordinario per il lavoro, da attuare con i fondi europei.
Questa è la risposta che oggi dovevate dare ai cittadini calabresi, anche
perché le risorse ci sono, ci sono le risorse del Fondo sociale europeo.
C’è una discussione che si porta
avanti, importante, sui temi della lotta alla mafia, ma va portata avanti con
misure concrete. Non è certo la modifica della legge elettorale che ci aiuterà
a vincere le mafie, anche perché ritengo che questo sia un argomento attuato
più per sviare l’attenzione dai problemi concreti, che rispetto ad altro.
Ci aspettiamo che finiscano i
proclami e che inizi una stagione di questioni concrete, che servono a fare
uscire questa regione dalla marginalità in cui si trova, affinché si avvii una
nuova stagione anche di concretezza amministrativa.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Domenico
Talarico.
Signor Presidente, ho l’impressione che il tema della mafia
e della questione morale non interessi molto questo Consiglio, visto le presenze costanti e l’attenzione che viene riservata agli interventi
dei colleghi! Questo mi fa sospettare che il punto all’ordine del giorno non
sia effettivamente sostenuto dalle parti politiche, che ci sia una ricerca artificiosa
dell’unanimismo su una questione che, invece, va dibattuta con franchezza e con grande onestà culturale.
Ha fatto bene il Presidente del Consiglio a convocare questa seduta, avrebbe fatto meglio se avesse assicurato il necessario
rigore allo svolgimento dei lavori. Voglio
fare un appunto a tutti i colleghi, perché credo che noi tutti dovremmo concorrere
ad un dibattito partecipato e serio, invece spesso quest’Aula registra numerose
assenze - ad eccezione di
alcuni colleghi - che non aiutano il confronto democratico e che non danno il
giusto tono e la giusta impronta agli argomenti in discussione.
Il Presidente del Consiglio chiedeva a tutti quanti noi di fare uno sforzo unitario, di essere
uniti e di uscirne con un ordine del giorno unitario. E’ un appello che, in via
teorica, in qualche modo raccogliamo, però non senza aver espresso alcune considerazioni che, probabilmente, non vanno nella direzione auspicata dal Presidente del
Consiglio.
Intanto, diciamo che è stato convocato questa seduta a
seguito di alcuni fatti che hanno turbato
l’opinione pubblica calabrese ed anche il Consiglio
regionale della Calabria. Siamo addivenuti a quest’ordine del giorno a seguito dell’arresto di un nostro
collega e a seguito anche di alcune immagini e articoli di stampa che ci hanno raccontato che alcuni aspiranti al Consiglio
regionale andavano in processione da un boss della ‘ndrangheta.
Al di là dei fatti specifici, alcuni
dei quali vanno accertati e che sono di competenza della magistratura e delle
forze di polizia – e, ovviamente, tutti questi episodi sono tutelati e
garantiti dalle norme dell’ordinamento giudiziario –, dobbiamo riflettere sulla
permeabilità delle istituzioni rispetto alle organizzazioni criminali, specie
qui in Calabria, e dobbiamo anche suggerire alcune iniziative concrete
finalizzate a respingere, in qualche modo, questa richiesta di rappresentanza all’interno
delle istituzioni da parte della ‘ndrangheta.
Certamente l’abolizione delle
preferenze non è una misura utile per respingere la presenza delle
organizzazioni criminali nell’Assemblea regionale. Sono e siamo consapevoli
della grande escalation della ‘ndrangheta sul piano regionale e
nazionale e, proprio per questo, vorrei dire al Presidente del Consiglio e al
Presidente della Commissione antimafia che non si può racchiudere la lotta alla
‘ndrangheta e alla mafia all’interno del territorio regionale.
Mi sarei aspettato, ad esempio, che
il Presidente della Commissione antimafia e il Presidente del Consiglio
facessero riferimento ad alcune gravi omissioni del Governo centrale o dei
Governi centrali, quindi a prescindere dal segno politico che porta, rispetto
ad alcuni strumenti di lotta alla ‘ndrangheta che hanno, in passato ed anche
oggi, consentito alle forze di polizia e alla magistratura di portare a segno
alcuni colpi importanti. Ad esempio, avrei voluto che il Presidente del
Consiglio facesse riferimento allo strumento delle intercettazioni, proprio
quello strumento che il Governo Berlusconi vuole abolire e che, invece, ha
consentito alle forze di polizia e alla magistratura di questa regione, alle
sedi della magistratura dei presìdi regionali di infliggere gravissimi –
gravissimi per la ‘ndrangheta – colpi alle organizzazioni criminali.
Avrei voluto che il Presidente del
Consiglio e il Presidente della Commissione antimafia, ad esempio, ci
parlassero – come ha fatto egregiamente
il sindaco di Reggio Calabria – dei vuoti dei palazzi di giustizia di questa
regione. Dice il sindaco di Reggio Calabria: “La grave situazione sociale,
economica ed occupazionale richiede più Stato in una comunità che, da sola, non
riesce a liberarsi dalla cappa mafiosa e da quel perverso sistema di illegalità
diffusa”. Aggiunge il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa: “Le attese di
giustizia da parte dei cittadini, nella stragrande maggioranza onesti e laboriosi,
ricorrono a forme alternative, pur di far valere le proprie ragioni”. Ci dice,
in sintesi, che le Corti d’Appello, i tribunali, le Procure della nostra
regione, soprattutto quelle più periferiche, gli avamposti nella lotta alla
mafia, sono sguarniti, privi dei magistrati, privi di cancellieri, di personale
amministrativo, di strumenti anche elementari per far fronte alla mafia.
Avrei voluto che si facesse riferimento
al sistema più generale delle forze di polizia in questa regione, che – come è
noto – a scadenza settimanale reclamano più benzina, più carburante per sorvegliare
le nostre strade, per vigilare obiettivi sensibili.
Ecco, la lotta alla ‘ndrangheta in questa
regione, purtroppo, è a uno stato primitivo e non basta un impegno teorico, non
bastano proclami politici, ci vogliono impegni concreti che devono certamente
venire da questa Assemblea, dal Governo regionale, ma molto deve provenire dal Governo
centrale. Non so chi faceva riferimento all’assenza in quest’Aula – non so se
sia stato invitato – del ministro Maroni, ma se è vero, come è vero – e lo hanno
ribadito in molti in quest’Aula – che la ‘ndrangheta è ormai un’organizzazione
diffusa, pervasiva, potente in tutta Italia e in tutto il mondo, occorre un
impegno del Governo nazionale e dei Governi europei per combattere il fenomeno.
E poi c’è bisogno di strumenti
efficaci, intanto di conoscenza di questa organizzazione criminale che si
occupa di questioni ed è intervenuta, negli ultimi anni, in settori su cui tradizionalmente
non se ne era registrata la presenza: mi riferisco alle ecomafie, al fenomeno
dell’immigrazione. Vi ricordate le vicende di Rosarno, la vicinanza di quei tumulti alle organizzazioni
criminali? Avrete certamente letto il rapporto Censis che ci dice che
Non vorrei che questo dibattito
finisse, in qualche modo, spiegato e concluso con vecchie categorie
sociologiche. C’è bisogno di intervenire sul piano militare, certamente, sul
piano giudiziario, sul piano poliziesco, ma per fare questo dobbiamo chiedere
tutti al Governo centrale di dotare le forze di polizia e della magistratura di
maggiori organici, di maggiori strumenti, di maggiori risorse.
Poi c’è una parte che riguarda noi
ed è relativa al legame – come ha detto qualcuno – della politica con le organizzazioni
criminali. Ritengo che la proposta del Presidente Scopelliti, che nelle sue
intenzioni dovrebbe garantire la presenza di candidati puliti, immacolati,
abolendo le preferenze, sia da questo punto di vista inefficace, pur
comprendendo alcune ragioni che stanno a fondamento di questa proposta. Ma se abbiamo
avuto la presenza nelle liste di vari partiti, sotto vari simboli, di persone
discusse e discutibili, perché non dovremmo averle, ad esempio, se le liste
sono bloccate e non, invece, votabili con le preferenze? Se il sistema delle
liste bloccate ha, purtroppo, consentito l’accesso in Parlamento di persone
discusse e discutibili, in molti casi anche inette, perché quel sistema che non
ha funzionato a Roma dovrebbe funzionare in Calabria? E per quali ragioni le
liste bloccate dovrebbero spezzare questo legame perverso? Anzi, in alcuni casi
potrebbero rafforzarlo, perché pochi uomini, pochi capi dei partiti
sceglierebbero le persone da eleggere e da fare entrare in Consiglio regionale.
Credo che sia una misura inefficace
e, laddove questa misura è applicata, cioè la lista bloccata, è sempre
preceduta da primarie obbligatorie che i vari partiti hanno assunto come strumento
propedeutico di selezione delle candidature. C’è bisogno d’altro, la questione
è più politica e si recide questo legame non solo con un codice deontologico,
magari da sottoporre al vaglio delle prefetture, ma si recide con una maggiore trasparenza,
con una maggiore efficienza dell’azione amministrativa, riducendo i tempi burocratici,
ad esempio, che molto spesso favoriscono questo rapporto tra le organizzazioni
criminali, tra ambienti in qualche modo malati e la pubblica amministrazione,
costruendo un legame proprio sulla inefficienza dell’azione amministrativa
della macchina burocratica.
Ecco perché le misure proposte qui stamattina,
certamente utili sotto un certo punto di vista, certamente degne di attenzione,
alcune delle quali, probabilmente, dovrebbero essere modificate, meglio
adeguate, rese più incisive, non sono sufficienti per contrastare efficacemente
il fenomeno mafioso. Noi dobbiamo debellare il contesto dentro il quale in Calabria,
e non solo in Calabria, le organizzazioni criminali, che non sono solo quelle che
attingono e reclutano manovalanza negli ambienti più poveri e più derelitti
della società – questa lettura, probabilmente, non è più attuale, anche se ha
sempre un valore e costituisce pur sempre un riferimento – si rafforzano. Siamo
di fronte ad organizzazioni criminali certamente evolute dal punto di vista del
costume e dal punto di vista sociale, che vanno combattute con adeguati strumenti,
altrettanto raffinati, altrettanto evoluti e moderni. Ma per farlo dobbiamo
chiedere al Governo di fare la sua parte, che sino adesso non ha fatto e che
non fa adeguatamente, dobbiamo chiedere alla politica e ai partiti di essere rigorosi
nella selezione dei candidati e delle candidature, dobbiamo chiedere ai partiti
maggiore trasparenza nelle scelte, dobbiamo chiedere alle istituzioni, almeno
alle versioni amministrative delle varie istituzioni, di applicare sempre trasparenza
ed efficienza nella loro azione quotidiana. Forse riusciremo a modificare qualcosa.
La questione morale non è una categoria
dello spirito, non è una categoria culturale e neanche la conclusione delle
favole – come diceva Longanesi –, è una questione più complessa, è un insieme
di pensieri, ma anche di comportamenti, qualcosa che si tocca, di tangibile.
Ecco, noi dobbiamo rendere la questione morale, non farne un motivo di contrapposizione.
Certamente siamo d’accordo che la questione morale o criminale non possa diventare
un argomento strumentale per dividerci o per fare polemica politica, però non dobbiamo
necessariamente rincorrere l’unanimismo per forza.
Dobbiamo essere franchi ed uscire da
questo Consiglio con delle proposte concrete, con analisi soprattutto oneste e,
dalle parole che ho ascoltato, non credo che tutti condividiamo l’analisi e le soluzioni
che sono state proposte.
Sono molto più drastico e ritengo
che questo Consiglio regionale – ripeto – debba chiedere al Governo di essere davvero
coerente nella lotta alla mafia, intanto sospendendo questa battaglia contro le
intercettazioni telefoniche che rappresentano, invece, uno strumento efficace e
necessario nella lotta alla criminalità organizzata e prevedere, al più presto,
un pacchetto di misure per le forze dell’ordine e la magistratura, soprattutto
nelle sedi periferiche, che possano consentire alle forze dell’ordine e ai
magistrati onesti – che sono tantissimi – di condurre efficacemente la battaglia
contro la ‘ndrangheta.
In questo senso, il Consiglio
regionale della Calabria non solo avrà interpretato le ragioni e i sentimenti
di quest’Aula o di una parte di quest’Aula, ma certamente avrà interpretato il sentimento
di tanti uomini in divisa, della stragrande maggioranza dei cittadini calabresi,
che a noi chiedono comportamenti ed azioni coerenti rispetto a questa battaglia.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Loiero. Ne ha facoltà.
Sono voluto intervenire in questo
dibattito perché mi sarebbe
apparso come un elemento di omissione non esserci, ritengo importante che un Consiglio
regionale come quello calabrese, dove ci sono tanti problemi, discuta
del tema che avete posto qui all’ordine del giorno,
la criminalità organizzata. Questo impone una
grandissima franchezza, un discorso senza velo, aperto davvero e senza ipocrisie. Però, mi
permetta, Presidente, prima di cominciare questo discorso che non sarà lungo, di rivolgere un pensiero a quello che sta succedendo ad un tiro di schioppo da qui, in Libia,
dove ci sono gli aerei che bombardano cittadini inermi che chiedono solo
libertà. Se potessimo far si che
tutto questo appaia con maggiore evidenza all’esterno sarebbe una buona cosa.
In
ogni caso, prendendo questo discorso ed
assumendolo come molto importante, io non so se – come ha detto l’amico Magarò
– questa sarà ricordata come una seduta storica, ma non lo credo. Lo dico sinceramente,
non perché il clima sia distratto, ma perché in fondo chi è stato con me nella
passata legislatura e sedeva nei banchi di governo, ma anche all’opposizione
ricorda l’omicidio del povero Fortugno, che per noi è diventato spartiacque. E
noi abbiamo fatto delle cose importanti – non le dirò tutte – da cui vorrei che
si potesse ripartire, non per dare un segno di continuità, perché ognuno ha la
propria cultura e visione del mondo che rispettiamo, ma per dire che non ci
sono cose che si possono, all’improvviso, inventare su un tema dirimente come quello
della lotta alla criminalità.
Quindi, un dibattito serio e vero, perché
sono convinto che la criminalità calabrese sia diventata – ma non lo dico io,
basta leggere tutti i giornali – la più forte del pianeta. Noi ci stupiamo quando
leggiamo che è penetrata in profondità in Lombardia, nel territorio della Lega;
e mi viene da pensare quasi ad un senso di contrappasso. Ricordo, verso la fine
degli anni 1970 e 1980, quando nel territorio reggino si marciava al ritmo di
un morto al giorno, i commenti che si facevano in altre parti d’Italia, a cominciare
dalla Lombardia: “tanto si uccidono tra di loro”. Non dico che non ci fosse un
minimo di pietà, ma era un dato che, in fondo, purificava l’aria ammorbata.
Adesso, invece, è penetrata in Lombardia e quei pochi che dicevano “state
attenti a quello che succede in Calabria” vengono ad essere derisi.
Oggi abbiamo visto che cosa è
diventata la ‘ndrangheta: un elemento che devasta l’immagine del territorio e
dei suoi rappresentanti, indipendentemente se abbiano collusioni o rapporti. Quando
si finisce per parlare in assemblee fuori dalla Calabria, succede spessissimo
che il rappresentante calabrese venga visto come proveniente da un territorio a
cui non bisogna più fare sconti, è demonizzato. Noi paghiamo un prezzo enorme
per tutto questo, forse non ce ne accorgiamo con i nostri conflitti, le nostre
camarille, ed il valore della rappresentanza viene ad essere segnato, purtroppo,
proprio per questo fenomeno.
E’ un problema serio, perché vi è la riduzione del valore
della rappresentanza.
E poi la criminalità: qui le forze
dell’ordine e della magistratura hanno fatto un lavoro straordinario e –
intendiamoci – mi pare che l’onorevole Fedele attribuisse anche al Governo questo
merito. Guardate, non ci sono Governi né di centro-destra né di centro-sinistra
nella repressione ad opera della magistratura, perché sono inchieste che vanno
a maturazione, sono l’effetto e il prodotto di un lavoro costante di
magistrati, specie dei magistrati antimafia, in cui c’è un caleidoscopio di
presenze e di figure. Quelle antimafia devono avere tutto il nostro sostegno, perché
rischiano davvero parecchio.
E le forze politiche che possono
fare? Non c’è dubbio che la repressione è in capo allo Stato, però le forze
politiche possono fare un lavoro straordinario. Come? Imponendo modelli,
veicolandoli, per esempio occupandosi di scuola – noi l’abbiamo fatto, lo
ricordava l’onorevole Principe. Il ragazzo che nasce in un territorio difficile
– e ci sono i territori difficili in questa regione – in cui è imperante un
modello che si impone sul territorio, che si impone nella piazza, nei
ristoranti, nei bar, e che nella famiglia non trova, magari, la giusta cultura
capace di indirizzarlo verso il valore civico ed il ruolo delle diverse figure
di un territorio, ebbene, quel ragazzo deve trovare nella scuola la possibilità
di un antidoto.
Voglio farle un esempio, signor
Presidente, semplice semplice: al di là delle cifre, in merito al Piano per il
Sud – anche qui c’è un di più di enfasi nel portarlo all’attenzione dei media, perché c’è chi parla di 50 miliardi,
chi di 55, chi di 60, chi di 80 - ricordo che nel Consiglio dei Ministri del 26
novembre scorso si parlava di 100 miliardi di euro. Qui le cifre saltano!
Beh, pensi, di fatto le Regioni sono
state commissariate. Tutte queste risorse, queste cifre erano già destinate al
Sud e a progetti prodotti dal Sud, ma con il pretesto che non sappiamo
spenderli le Regioni sono state commissariate e si è fatto un piano che vedrà
la luce chissà quando! Lei pensi che tutto questo avviene mentre da molti anni,
in particolare da due anni, non si parla d’altro che di federalismo, cioè della
capacità degli amministratori locali di produrre progetti da sé. Questa è
l’idea di federalismo! Mentre succede tutto questo, è la Lega, il partito che
governa in Italia, che di fatto commissaria le Regioni!
Ci sono tantissime contraddizioni, quindi
il problema qual è? Che il pregiudizio antimeridionale e anticalabrese in maniera
particolare si sposa, si intreccia, si coniuga con quello che, in realtà,
succede da noi, quindi capita che la maggioranza stessa dei calabresi, che sono
persone oneste, non venga ad essere rappresentata, perché la criminalità la fa
da padrone sui media.
I problemi che dobbiamo tenere
presenti sono due: da che parte stare veramente; dobbiamo superare la vecchia indifferenza,
l’indifferenza del passato e dobbiamo pensare a schierarci da una certa parte.
Di certo tutto questo non avviene, Presidente, e noi dobbiamo anche indicare ai
giovani un percorso, un itinerario;
dobbiamo farlo noi, ma abbiamo una cultura sufficiente per fare tutto questo?
D’altra parte, il modello che cammina è quello che vediamo nelle televisioni commerciali.
E poi bisogna anche cercare di trovare misure coraggiose.
Veda, Presidente, gli spot, gli slogan, che possono avere
un certo effetto, in questo tema non possono valere, perché il Paese ci guarda,
né possiamo immaginare, obiettivamente, che in questo territorio ci sia un anno
zero, portato avanti da questo Governo di centro-destra, perché non è così, lo
sappiamo noi, ma lo sa anche il centro-destra.
Voglio ricordarle – e chiudo, perché
non voglio farla lunga – cosa è stato fatto – è stato già saggiamente
ricordato, ne ha parlato il consigliere Principe, ne hanno parlato anche altri,
il consigliere Censore – nella passata legislatura, un po’ perché già in campagna
elettorale ci siamo imposti una lotta davvero forte alla criminalità
organizzata, ma anche per quel diaframma rappresentato dall’omicidio Fortugno.
Noi abbiamo adottato alcuni criteri ed abbiamo fatto un lavoro enorme. Non vi
chiediamo di utilizzare tutto quello che abbiamo fatto, benché sia agli atti,
ma utilizzate quello che ritenete più logico, più giusto, quello che ha
funzionato di più, perché ci sono cose che hanno funzionato.
Dobbiamo tentare di praticare e promuovere
azioni di legalità sostanziale, non di facciata, perché io tutti questi
provvedimenti li approvo in blocco; il problema è la sostanza delle cose, cioè
non tutto deve essere rivolto ai media
e alla stampa, perché – ripeto – il Paese su questo tema ci guarda tutti quanti.
Basta guardare le trasmissioni nazionali perché vi accorgiate che, sempre, di
rimbalzo o direttamente, c’entra
Elenco due o tre cose che abbiamo fatto
e faccio un esempio: ho visto che, giustamente, avendone facoltà, questa Giunta
ha cambiato tutti i capi dipartimento. Se tu cambi tutti i capi dipartimento, è
chiaro che non dai un minimo di continuità, non politica o ideologica ma
amministrativa. E’ per questo che siamo uniti, perché rischiamo di perdere
tutti i fondi europei, come spiegheremo nei prossimi giorni.
Se noi non riusciamo, sotto questo aspetto,
a riflettere e se, per esempio,
In questa logica, Presidente, dico
due cose: noi ci siamo costituiti parte civile – e lo diceva il consigliere
Principe poco fa – in tutti i processi di criminalità, non scegliendoli fior da
fiore. Una delle primissime delibere che abbiamo consegnato all’Avvocatura
regionale è stata una delibera semplice semplice, votata all’unanimità – su cui
davvero non si è discusso –: “In tutti i processi di criminalità l’Avvocatura
deve costituirsi. Se dobbiamo rafforzare l’Avvocatura, rafforziamola”. Questo ha
funzionato, moltissimo, sa perché? Perché ci sono sentenze che sono ormai
arrivate alla fine per cui è stato riconosciuto un risarcimento alla Regione
Calabria. Tutte le volte che noi ci costituivamo, c’erano sempre gli avvocati
della criminalità che si opponevano, chiedevano il rinvio della seduta, lo
ottenevano, eppure alla fine l’abbiamo sempre spuntata. Ci sono sentenze importanti
che hanno un valore pedagogico per questa Regione.
Ci siamo costituiti anche per altre vicende
che hanno una relazione indiretta con la criminalità, l’abbiamo fatto con l’ecomostro
di Praia a Mare e ci siamo costituiti parte civile, addirittura, per un cittadino
inerme vessato dalle banche che sono diventate nostre nemiche. Ma l’abbiamo
fatto, Presidente.
PRESIDENTE
Onorevoli colleghi, chi non volesse ascoltare
il dibattito, può farlo uscendo dall’Aula. Chiedo che si rispetti l’Aula e soprattutto
lo svolgimento dei lavori.
Un’altra cosa che siamo riusciti a
fare: abbiamo avuto una Consulta antimafia che fungeva da presidio, che
lavorava; ha fatto un lavoro, ed è finita dopo due anni e mezzo, ma agli atti della Giunta ci sono delle relazioni
illuminanti, non si trattava di piccole cose, di essa facevano parte personaggi
importanti, il professore Arlacchi, il professor Ciconte, il vice di Grasso, il
giudice Ledonne, il giudice Macrì, il prefetto De Sena, ne faceva parte il
direttore della Banca d’Italia, proprio per esaminare i flussi finanziari che
attraversano questa regione. Sono supporti importantissimi di cui si può far
tesoro, se solo si vuole.
E, poi, voglio ricordarle, Presidente,
che abbiamo avuto su questo tema ed altri, ma il centro era questo, un tavolo
istituzionale con il Presidente del Consiglio dei Ministri, stabilito con
decreto della Presidenza del Consiglio. Ci siamo riuniti tre volte, io stesso
sono andato con il Vicepresidente del tempo, l’onorevole Adamo, dopo i fatti di
Duisburg, e mi sono trovato nella stanza di Prodi con sei ministri, da Di
Pietro ad Amato, c’erano tutti, e abbiamo portato quello che l’osservazione del
territorio ci suggeriva. Sono state cose che hanno avuto un loro valore, se è vero
che alcune di queste sono state tradotte in decreto legge.
Non la voglio fare lunga, ma voglio ricordare
che anche in questo Consiglio regionale – c’è qui l’onorevole Bova – sono stati
varati alcuni provvedimenti con cui si revocavano nomine di incarichi
assembleari di secondo livello, davanti a una condanna penale anche non
definitiva o solo in caso di rinvio a giudizio per reato di associazione
mafiosa.
Guardi, Presidente, che queste sono
cose che non vanno in direzione delle garanzie e delle tutele dei cittadini,
cui noi guardiamo con grandissimo rispetto; ma cose fatte in deroga, onerose
per un Consiglio come questo. Eppure tutte queste cose sono state fatte.
Poi la Stazione unica appaltante: ho
visto che per la costruzione dei nuovi ospedali ci si rivolge alla Lombardia.
Ma perché? Non voglio fare polemica con il Presidente che ha vinto le elezioni,
mi sarebbe facile dire che, in un confronto con me, lui ha detto che voleva
smantellare la Stazione. Lasciamo stare, queste cose non contano più, perché volete
tenerla in vita, ma fatela vivere, datele il personale giusto. Quello poi
diventa un distintivo che può essere giocato fuori dai nostri confini, visto
che solo la Calabria ha
Quindi, un po’ di lavoro è stato
prodotto. Pensi – perché queste cose non si possono fare senza risorse – che
siamo arrivati a dare 5 milioni alle forze di polizia della zona di Gioia
Tauro, di Lamezia, della Locride. Se queste cose sono valide, usatele anche
voi.
Voglio dire una cosa sola: sulla
legge elettorale non sono per nulla d’accordo, ma per un motivo semplice. Noi
stiamo facendo una battaglia a livello nazionale perché quello che è stato
fatto con questa legge ci provoca disprezzo. Non è un caso che il suo autore l’abbia
chiamata una porcata! Perché è chiaro che, nel momento in cui il parlamentare
viene nominato, cade anche il principio dell’assenza di vincolo di mandato,
sancito dall’articolo 67 della Costituzione. Mentre avviene questo, non possiamo
fare una operazione del genere in Calabria, e sa perché, Presidente? Perché con
la legge costituzionale, che tutela il Presidente della Regione, basta che la
mafia si rivolga a lui e ha risolto tutti i problemi!
Per questo non possiamo farlo,
perché questo dà un vantaggio alla criminalità.
Sono convinto che la battaglia di
lungo corso nei prossimi anni – perché quella di breve corso è in capo alle
forze di polizia, alle forze della magistratura – debba vedere l’impegno di
tutti quanti, le forze vive della società, la stampa. Voglio ricordare quello
che ha fatto il “Quotidiano”, non più di tardi di qualche mese fa: è il modello
a cui ispirarsi, a cui una società civile accorta e attenta deve ispirarsi.
Davvero un’ultima cosa e chiudo,
senza polemiche: ritengo che, per esempio, per i fatti avvenuti in questa città,
ferme le garanzie per tutti, fra l’altro c’è stata una tragedia – lo dico con
tutto il garbo di cui sono capace – sarebbe opportuno che l’Esecutivo dicesse
qualcosa.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Orsomarso. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, riparto dall’ultimo intervento, quello dell’onorevole Loiero.
Lo dico a me stesso ed anche alla stampa che riporterà domani il resoconto di una giornata che Magarò definisce importante e dal valore strategico – non so quale sarà il termine che entrerà nella storia –, rappresentato dall’unico punto su cui ritengo oggi si possa essere d’accordo, partendo da alcuni provvedimenti, grazie ai quali facciamo un pezzo di storia della Calabria.
Ritengo che in questo Consiglio regionale, salvo smentite di fatti, nessuno dei consiglieri della minoranza, come della maggioranza, sia al soldo della ‘ndrangheta, al soldo dei poteri criminali ovvero svolga la propria attività di legislatore e, quindi, anche di Esecutivo, per curare l’interesse dell’antistato che in Calabria è forte a livello nazionale ed internazionale.
Questo in linea di principio, perché
così come
Non per questo i calabresi,
come anche noi, riteniamo che Loiero possa essere, in quanto inadeguato, amico
della ‘ndrangheta, amico di quei poteri criminali. Si parla spesso di zona
grigia che interviene sulla mancata crescita di un tessuto sociale ed economico
e, quindi, è inversamente proporzionale alla crescita della ‘ndrangheta. Questo
come fatto di principio perché, altrimenti, rischiamo di parlarci addosso.
Essere vicini alle forze dell’ordine! Non lo dite a chi
ha il calendario dei carabinieri nella propria stanza da quando aveva 16 anni,
non perché abbia un genitore o parente nell’Arma, ma perché ritengo fondante,
nel servire le istituzioni in cui si crede, soprattutto il rispetto per il
lavoro delle forze dell’ordine, nei confronti delle quali ci si è impegnati con
una serie di fatti e atti.
Eviterei di ricordarci a vicenda quanto le istituzioni e
ognuno di noi, nel ruolo e nella passione dell’impegno politico e, quindi,
anche per noi che siamo in questo Consiglio istituzionale, si senta vicino e
voglia fare delle cose. Un principio chiaro, però, che fa da spartiacque dal
punto di vista politico, secondo me, è rappresentato dalla differenza
sostanziale della cultura politica, per quanto mi riguarda, fra la sinistra e
la destra, fra il centro-sinistra e il centro-destra.
Questa Regione, così come il nostro Paese, necessita di
onestà intellettuale. Al di là del valore di questi provvedimenti che stiamo
approvando, non c’è soltanto il dibattito, sia pure importante, come dicevano i
colleghi De Masi, Censore, Talarico, Loiero. Se ne è dibattuto nei giorni e
negli anni sulla stampa, nei convegni, dopo il drammatico caso Fortugno, ci
mancherebbe altro.
C’è stato il tentativo di accelerare un percorso di
modernizzazione con tutti i limiti.
Glielo dico sempre e glielo ricordo sempre e
simpaticamente. Perché ci è concesso dire – non c’è una accezione negativa –
“sei reggino…”, non per il fatto geografico, ognuno di noi vive a determinate
latitudini: io sono cosentino, Loiero catanzarese, Scopelliti reggino, altri
vibonesi e crotonesi. Sappiamo che esistono varie Calabrie.
Però, onestà intellettuale vuole che il Consiglio
regionale in giornate come questa – diceva bene Magarò – non deve rischiare di
dividersi - cerchiamo di ricordarcelo ogni giorno - su atti e provvedimenti che
certamente hanno una continuità con alcune cose.
Ricordo a me stesso, che sono alla prima legislatura,
quanto possa essere difficile fare il legislatore ed evitare di fare leggi
manifesto, anche inapplicabili perché non c’è copertura finanziaria.
Però deve esserci uno sforzo, in continuità, al di là di
quello che è stato un dibattito pre-elettorale, ricordando che, anche qui, si
governa da 8 mesi.
Così come il dibattito sulla Stazione unica appaltante.
Ho per caso - perché a margine di quella seduta della Commissione consiliare
presieduta dal consigliere Magarò doveva riunirsi un’altra Commissione di cui
ero componente – ascoltato l’ultimo intervento del magistrato e direttore
generale della Stazione unica appaltante, Boemi.
Ho voluto, pur non facendo parte di quella Commissione,
riconoscere uno di quei pochi o tanti interventi utili che il Governo guidato
da Loiero ha fatto. Penso sia stato uno dei migliori interventi e l’ho
riconosciuto in quella Commissione.
Abbiamo dichiarato a Salvatore Boemi, l’ho detto io come
consigliere regionale e lo ha fatto il mio capogruppo in questa relazione,
tutto il nostro sostegno.
Se non sbaglio, mi è stato riferito, perché non è che ci
occupiamo di tutte le problematiche di questa Regione, rispetto ai ruoli a cui
siamo chiamati, che in questi 7-8 mesi di legislatura alla Stazione unica
appaltante sono state assegnate 5 unità di personale.
La Stazione unica appaltante è un dato di fatto che va
riconosciuto al Governo Loiero e va sicuramente potenziato. Una grande
vicinanza va dimostrata a Boemi quando ci racconta che il punto da cui
ripartire è il risparmio sulla spesa sanitaria ed una migliore
riorganizzazione. Questo è il punto da cui ripartire.
E a questo punto oggi, questo Consiglio regionale, a cui
si poteva contribuire quando è stato fissato l’ordine del giorno ed è stato
precisato che si sarebbe parlato di lotta o strumenti contro la criminalità
organizzata, ha anche previsto di cambiare simbolicamente il nome della
Commissione consiliare antimafia in anti ‘ndrangheta - non so se servirà o non
servirà, al pari delle targhe, ma si tratta di un fatto simbolico.
C’era e c’è ancora lo spazio per contribuire e per
migliorare le Commissioni consiliari in questa legislatura, rimane qualche
anno, lo si poteva fare già con l’approvazione di questi provvedimenti. Non
possiamo partire dalla critica della ragion pura. Cominciamo a confrontarci con
onestà intellettuale e diciamoci anche - lo voglio dire all’onorevole Censore –
che la mafia fa paura. Almeno a me fa paura la ‘ndrangheta che spara,
soprattutto quella tribale che spara alle donne a San Lorenzo del Vallo - lo
ricordava il collega Gallo.
La ‘ndrangheta è un fenomeno di sottocultura, di chi è
stato meno fortunato di noi, di chi ha avuto meno opportunità e spara per soli
20 euro – poi bisogna capire se il problema è di 20 euro – in un bar delle
nostre città.
Mentre mi recavo in Consiglio regionale ho letto
l’intervista al fratello di una vittima, il cui assassino non so se appartenga
alla ‘ndrangheta o se sia un ragazzo malandrino che non ha goduto di educazione
o vive un problema sociale. Il problema vero e serio è che la nostra società,
l’organizzazione civile nelle nostre città è ancora di tipo tribale, escluse
latitudini migliori, per chi vive in aree poco collegate o in famiglie con
scarso fervore culturale, perché anche quello è importante.
Questo è il dato che riaffiora, nonostante 40 anni di
regionalismo e di Consiglio regionale, nonostante l’alternanza di centro-destra
e di centro-sinistra, nonostante tanti provvedimenti come quelli fatti da
Loiero e come quelli che stiamo cercando di fare oggi, con l’umiltà di dire “io
non so se saranno utili o quanto saranno utili.
Ma evitiamo di darci lezioni, io non pretendo di darne a
nessuno, perché ho goduto di una educazione familiare, essendo cresciuto in un
partito, con accanto a me Geppino Caputo. So quanto fortemente sia sentito
vivere in modo civile il proprio ruolo di cittadino, di classe dirigente
politica e quindi anche oggi di classe dirigente della istituzione in quel
partito, in questo partito, in una organizzazione che sicuramente fa falle da
tutte le parti,.
Però il dato centrale è che rispetto a tutta una serie
di provvedimenti, se continuiamo a rimpallarci quanto il Governo ha fatto o non
ha fatto, in riferimento anche alla capacità di spendere, bene e anche
velocemente, i fondi comunitari, potrei dire che da qualche giorno sono stati
sbloccati i 400 milioni di euro per i PISL e saranno presentati nelle 5
province.
Potremmo dire che, ad esempio, al dipartimento dei
trasporti c’è una misura, la numero 6.1.44, dove ci sono 24 milioni di euro e
nei cinque anni del precedente Esecutivo, onorevole Loiero, non magari per sua
colpa o per colpa di Naccari Carlizzi o di chi altri c’era, non è stato
programmato un euro di investimento.
Potremmo ricordarci le incompiute a vicenda.
Questo è un tema diverso. La valutazione di ciò che sarà
fatto da qui a 5 anni la faranno i cittadini. Il tema centrale – e questo
rispetto al dibattito del Consiglio regionale sugli strumenti che una classe
politica calabrese può avere – è secondo me questo: poter liberare una società
che è ancora tribale, maledettamente tribale. Chiedete ai calabresi, io ho chiesto
a tanti, perché, quando in Calabria il lavoro purtroppo non c’era, sono andato
a cercarlo fuori, come professionista di questa regione. Prendevi l’aereo a tue
spese e andavi a Bologna, a Rovigo come tanti professionisti calabresi e tanti
cittadini onesti di questa Calabria, che ancora oggi riscontrano una grande
dipendenza in una regione che, non a caso, è tuttora “obiettivo 1”, con la
necessità di sbloccare questi fondi, soprattutto, attraverso il comportamento
della politica.
C’entra il ragionamento di fare provvedimenti che vanno
nella direzione di allocare altre risorse per le caserme che faremo, anche con
il finanziamento di mutui che questa Regione farà ed a cui si aggiungeranno le
risorse del Governo nazionale. Onorevole Loiero, la politica ha un suo valore
anche nel dare impulso, solidarietà e spinta, che non deve limitarsi a quella a
mezzo stampa, quando si arrestano tanti latitanti e quando la magistratura fa
il suo dovere. A questo si aggiungano le tante risorse che arrivano per
combattere questo dramma che è una piaga enorme e che fa paura, continua a far
paura ai cittadini come anche alla politica onesta. Forse, qualche sprovveduto
poteva pensare di condizionare la nostra azione legislativa, la nostra azione
di governo. Io, per lo meno fino ad oggi, non la vivo, non l’ho vissuta e spero
di non incontrarla mai.
C’è stato qualche sprovveduto - non lo so, penso sia
stato soltanto questo - che ha pensato nell’ansia elettorale di andare a
chiedere qualche voto a qualcuno, che poi non so neanche quanto possa garantire
oggi in questo sistema che ha falle da tutte le parti. Finanche ha perso
significato la funzione, secondo me, sociale, psicologica e sociologica che
garantiva una esistenza nei nostri comuni.
Oggi in Calabria ai calabresi non dà più risposte
nessuno, né lo Stato né l’Antistato, né la politica né la ‘ndrangheta. Questo è
il dato feroce e più criminale, secondo me, che emerge.
Per essere onesti fino in fondo dobbiamo cominciare a
riconoscere i problemi che erano del Presidente Loiero e oggi sono del
Presidente Scopelliti.
Fare una lotta politica sui provvedimenti, stabilire se
è stato più bravo Maiolo o se sarà più bravo Mancini, lo dovranno decidere i
calabresi guardando i dati di fatto. Ma non possiamo più tollerare – ed io per
questo intervengo perché era esaustivo l’intervento del mio capogruppo e anche
gli altri – di scontrarci, anche sulla proposta di Scopelliti.
Nessuno di noi ha paura delle preferenze e posso dirvi
che le preferenze, per come le abbiamo raccolte da questa parte politica, hanno
rappresentato un grande sacrificio di impegno politico, guardando in faccia i
cittadini.
Non so se ci potremo vantare dei risultati
amministrativi, ma di una sola cosa posso vantarmi e possiamo vantarci: di come
e dove abbiamo raccolto queste preferenze. Per cui non abbiamo timore delle
preferenze.
C’entra molto la proposta di Scopelliti e non va confusa
semplicemente dicendo: le liste bloccate piuttosto che le liste migliori.
Anche lì, quante volte dobbiamo testimoniare – l’ha
fatto Scopelliti – che c’è onestà intellettuale. In campagna elettorale abbiamo
chiesto a due candidati su cui pesavano ipotesi più che di criminalità di
profilo morale poco consono - per rifarci alla questione morale di cui
parlavano Talarico e De Masi - “per cortesia fatevi da parte, non state nelle
nostre liste, non fate la campagna elettorale”.
Ci sono degli atti, poi qualcosa sfugge ad una
organizzazione così complessa come quella dei partiti. Ma riconosciamoci i
ruoli, riconosciamo che oggi a guidare questa Giunta, questo Consiglio
regionale, ci sono delle persone per bene, con tutti limiti e le difficoltà
umorali, caratteriali, di conoscenza, intellettive ed intellettuali.
Questo è il dato: riconoscersi un ruolo. Non posso dire
che se Loiero non funziona è un mafioso. Non lo dirò mai nella mia cultura
politica, così come nessuno potrà dire che Scopelliti se non funziona è un
mafioso. Purtroppo, l’anti ‘ndrangheta di professione, che è anche quella di
alcuni giornali, di chi fa passerelle televisive, ha dimostrato in questi anni
che vuole rappresentare all’esterno un’altra immagine. Da lì la difficoltà di
tanti professionisti, di tanti politici, di tanta classe dirigente che quando
va da Roma a salire ti dice “sei calabrese? Aspetta un attimo, chiediamo la
fedina penale”. E viene chiesto a me ed a tanti professionisti, cittadini
onesti, che mai avrebbero voluto nella propria vita essere guardati con
l’occhio critico di chi dice “questo potenzialmente è un mafioso”.
Questo è il dato che si raccoglie dall’umore della gente
di Calabria e, ripeto, non so quanto c’entrino poi questi provvedimenti.
Rappresentano un dato di fatto. Sono dei provvedimenti oggettivi superabili e
migliorabili, però sono un punto di partenza per offrire uno strumento in più
alla nostra organizzazione sociale ed economica, fatta di testimoni di
giustizia, di chi ha più coraggio e maggiori opportunità.
La grande differenza deve essere rappresentata da quello
che lasceremo soprattutto noi come maggioranza ed anche voi come minoranza in
questa legislatura.
Sono passati 40 anni di regionalismo e, purtroppo, le
nostre società, il nostro sistema economico è ancora fortemente dipendente da
una certa politica. Ed è su questo che si basa la proposta del Presidente
Scopelliti.
Non si tratta di selezionare le liste, perché ad esempio
Orsomarso potrebbe risultare potenzialmente un mafioso che di notte ha
incontrato qualche amico ‘ndranghetista. Tutti siamo potenzialmente poco
virtuosi quando si tratta di racimolare quel consenso che poi ti dà potere.
Il Presidente Scopelliti fa una proposta che è
differente e dice: questo potere lo deleghiamo ai partiti. E sganciamo la
Calabria che nonostante Loiero, Chiaravalloti, Nisticò - non ricordo tutti gli
altri cognomi illustri - tutta gente che con la ‘ndrangheta non c’entrava nulla
o se ha avuto qualche condizionamento è stato sempre inconsapevole rispetto ad
un sistema generale.
La verità vera è la necessità di affrancare la società.
Tutti voi sapete come si raccolgono le preferenze non solo dalla ‘ndrangheta,
soprattutto quelle legate ad interessi diversi. Nonostante i tanti soldi spesi
prima da Chiaravalloti e, poi da Loiero,
Il consigliere Censore chiede “fatti concreti”; in soli
9 mesi si è arrivati – ieri c’è stata la conferenza stampa - ad un investimento
di fondi Por che creerà da domani 4 mila posti di lavoro. Lo strumento potrebbe
essere differente, ma c’è uno sforzo in questi investimenti. Cominciamo a
riconoscerci questo.
Onorevole Loiero - lo dico a lei - ripeto, rispetto al
mancato sviluppo della Calabria, non possiamo lasciarle tutte le responsabilità
o le irresponsabilità.
C’è una legislatura che non ha funzionato e adesso c’è
una spinta differente e nuova e la differenza oggi è questo tentativo di voler
coinvolgere tutti, comprese tutte le minoranze.
Non è vero che tutti i responsabili dei dipartimenti
sono stati cambiati. C’è chi ha la tessera dei Ds, ex Ds, e continua a fare il
dirigente, perché è bravo e perché in quel posto ha prodotto risultati; c’è un
dirigente al Dipartimento Agricoltura, se non ricordo male, ce ne sono altri
alla sanità e in altri posti. Non è così, non raccontiamo sempre e soltanto
bugie. Parliamo di Capi dipartimento, di personale che dirige importanti
settori in questa Regione. Non sforziamoci di raccontarci bugie, perché, poi,
la gente non ci capisce.
Lo dicevo ieri al sindaco di Cosenza. Quando qualche
dirigente politico va ad incatenarsi insieme ad alcune signore nobilissime
perché, magari, gli è stato raccontato che lì si chiuderanno le speranze della
sanità, dei propri figli o perché il punto nascita non sta in piedi, perché lo
impongono delle regole - facciamo una critica anche dall’interno.
Il Presidente della provincia di Cosenza, Oliverio, fa
un favore anche lui inconsapevolmente alla ‘ndrangheta, perché la ‘ndrangheta
gode di quel sottosviluppo che sta nella sanità, sta nei trasporti e sta nel
turismo, sta in tutti quei settori, che non decollano perché non funzionano
bene.
Rispetto al piano di rientro, che anche voi avete
contribuito a fare - e non mi dilungo perché dovrei parlare dell’universo mondo
- purtroppo, nessuno ha la voglia di dire “chiudiamo una cosa, la trasformiamo
per migliorarla perché non funziona”; è impopolare, ma ci tocca farlo.
Allora quei dirigenti politici dobbiamo richiamarli alla
responsabilità dei loro atti, di quel populismo che è fatto anche di tante
interrogazioni parlamentari, anche di giovani dirigenti politici di questa
Regione che, pur di colpire una parte politica che oggi sta crescendo e che,
sicuramente, se non porterà risultati, non aumenterà i propri consensi, cercano
di colpire la persona.
Oggi Scopelliti rappresenta la massima Istituzione, come
lei onorevole Loiero rappresenta la massima Istituzione come guida di una
minoranza.
Uno può essere più o meno virtuoso, ma ognuno è portato,
per un fatto di corruttibilità umana, a guardare più alle proprie cose perché,
da qui a 4 anni, rappresenteranno un voto in più o in meno su quella casella.
Una proposta di assunzione di responsabilità per liberare per un periodo
circoscritto di 10 anni su cui si è aperto un dibattito. Portiamolo avanti, poi
continueremo a sfidarci anche sulle preferenze, ma è un punto di partenza per
l’avvio di un dibattito come quello di oggi, con alcuni interventi volti a
capire come intervenire, voi prima di noi.
Noi oggi, anche gli altri che verranno, saremo
inadeguati rispetto alla crescita sociale ed economica della nostra regione.
Una crescita che non c’è stata in 40 anni di regionalismo e che, sicuramente,
non risolverà Scopelliti. Non siamo così ingenui, però c’è uno spirito
differente, che, secondo me, va colto. Quindi, basta raccontarci bugie e
diralla stampa, a giornalisti, più o meno, compiacenti - perché anche quelli ci
sono e non fanno bene alla nostra Regione -, chi è più bravo o chi è più
distante da fenomeni criminali, o chi racconta la verità sui fondi che si
spendono meglio.
Questo è il dato ed il contributo che volevo dare al
dibattito. Abbiamo un maledetto bisogno di normalità, di fatti che hanno dei
tempi, che vanno misurati.
Ad esempio ascoltando Maiolo che parla di fondi
comunitari, se si farà o meno questa metropolitana leggera, se abbiamo
sbloccato i fondi, insomma di fatti che fanno da contraltare a quel
sottosviluppo, che da sempre rappresenta il territorio su cui crescono i
fenomeni criminali e la barbarie di una terra, che ancora, rispetto agli atti
efferati che continuiamo a leggere sulla stampa, è ancora allo stato tribale.
Questo è il grande dramma su cui dobbiamo continuare ad
interrogarci e capire come possiamo contribuire. Si contribuisce soltanto
creando libertà, sviluppo e svincolando i cittadini da una politica che è
sempre stata troppo prepotente, troppo arrogante anche quando ha guidato bene i
propri territori. La gente non ha più voglia di arroganza e vorrebbe
riconoscersi in una minoranza oggi e forse domani futura maggioranza. Spero di
no, almeno per i prossimi 10 anni, che funzioni meglio, che si guardi negli
occhi, si riconosca a vicenda e cominci a rappresentare un percorso nuovo e
differente. Questo è l’augurio, che facciamo al lavoro di ognuno sia della
minoranza che della maggioranza. I toni stucchevoli che per me rappresentano la
differenza culturale fra la sinistra e la destra evitiamoli per questi 5 anni
di legislatura. Vi ringrazio.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.
Vorrei sgombrare subito il campo da una questione, su cui si è soffermato a lungo nel corso del suo intervento l’onorevole Orsomarso, ma non è stato l’unico.
Onorevole Orsomarso, 8-10 mesi fa
la coalizione di cui lei fa parte ha vinto
le elezioni. Per mia cultura, oltre che lo dicono le regole, voi avete il
diritto-dovere di governare per i mesi che restano, tutti quelli di una legislatura sono 60. E’ andata così, come 5 anni
prima aveva vinto Loiero. Se l’è tirata
fino alla fine; la percentuale della sua
vittoria era stata, addirittura, più alta della vostra, ma non parliamo di
questo “sic transit gloria mundi”.
Primo punto. Chiaro.
Quindi, per quanto riguarda gli
interventi che ho sentito, non faccio il difensore di ufficio di nessuno, poi
ciascuno parla per come sa.
Avrebbe ragione lei se ci fosse
una sorta di fumus, di vizio, per
cui, in qualche modo, in altre forme, continuiamo una sorta di campagna
elettorale per concluderla chissà quando.
Di tutto c’è bisogno, tranne che
di questo. Così come dovremmo riflettere sul fatto, al di là dei risultati, che
15 anni – più o meno – di elezione diretta del Presidente della Regione, fino
ad oggi, non sono stati una panacea. Non vorrei parlarne, faccio solo un cenno,
poiché l’ha trattato lei.
Non vorrei che alla politica calabrese, che ha tutti i difetti di cui ha parlato lei, se ne aggiungesse
un altro, quello di essere vittima di una sorta di “sindrome di Stoccolma”, che
hanno i sequestrati nei confronti dei sequestratori.
Eppure noi stessi, non trovando un
passaggio, una linea maestra, un orizzonte, pensiamo che, essendo così, ci innamoriamo
dei sequestratori. E quindi pure noi, avendo una sorta di peccato mortale
insuperabile, pensiamo che tutto sommato quello che è il male alla democrazia e
pensiamo ad una autocrazia, più o meno illuminata.
Magari qui gli aerei con le bombe
non ci sarebbero come a Tripoli, ma alla fine i risultati nel migliore dei casi
-absit iniuria
verbis- sono
alcune degenerazioni che vediamo qua e là anche nelle Regioni più importanti e
figlie dei listini costruiti sulla base delle volontà dei più forti.
Taciamo per carità di patria. Giusto?
Allora, così come quando lei ha imparato a guidare l’automobile o ha imparato a nuotare, la democrazia è più delicata del guidare un’automobile o dell’imparare a nuotare. Bisogna esercitarsi.
La democrazia non è una professione per le elite, è la professione di tutti e tutti
debbono essere responsabili rispetto alla propria realtà, salvo voler chiudere
Io sono tra quelli che lavora all’opposto. Tanto è vero
che voi avete vinto le prime elezioni in Calabria in cui nessuno è stato
nominato. Quindi lei ha ragione. Oggi che può dire? Perché l’effetto vincente
di quella legge è che tutti voi della maggioranza siete il risultato non solo
di una volontà generale, ma di una volontà singola.
Ed anche rispetto alla questione dei partiti– caro
onorevole Orsomarso – il punto è che lei chiama partito qualcosa che non è più
un partito.
Se lei vede gli articoli 48, 49 ecc., della
Costituzione, questi affidavano una grande funzione ai partiti, costituivano un
combinato disposto, in cui, per un lungo periodo, gli ordini non diventarono
poteri, perché questi ultimi erano davvero bilanciati ed il sovrano, il
principe era il cittadino. Nel 1946 o nel 1947, quando ha votato per la prima
volta il cafone calabrese o il cafone meridionale, in tanti erano analfabeti; oggi in tanti si è andati a
scuola.
Ma i costituenti non ebbero
paura di dare a tutti e a tutte, quindi anche alle donne, il diritto di contare
per uno. Ma che futuro ci volete voi proporre quando crescendo occorre
declinare? Io non nego la malattia, contesto il rimedio, perché il rimedio che
si propone è peggiore della malattia, senza infingimenti, a meno che
Ma il legislatore nazionale,
e io mi onoro di appartenere storicamente a quei legislatori, ha inventato una
legislazione speciale, che è come un veleno; come con la cobalto terapia, la
chemio o la radio, vanno irradiati solo i tessuti malati, non tutto il corpo,
altrimenti muore. Quindi, gli elementi di legislazione speciale riguardano
alcune fattispecie, non l’universo mondo.
O noi ci vergogniamo di noi
stessi e vogliamo coprire qualche problema e rischiamo di fare un alone più
grande della macchia che vogliamo coprire. Occorre discutere senza infingimenti
perché una cosa è il diritto di governare, l’amministrazione, per cui voi avete
il dovere di proporre cosa deve avvenire della sanità ecc., ma mica dell’aria
che respiriamo tutti.
Non abbiamo fatto un
referendum che dice che va affidato su un punto specifico questo tipo di
diritto. Nessuno si deve montare la testa se siamo legati ad un patto. Ed un
patto che porta me a riconoscermi come minoranza rispetto a questo Consiglio e
so che Scopelliti che vedo lì e che in questo momento, e così via, ha il dovere
e ha il diritto di governare.
Non solo non glielo contesto,
ma discuto e critico il diritto di pensare che questa questione riguardi
l’universo mondo. Ritengo che, da persona avveduta, abbia posto tali questioni
in maniera corretta, onestamente, non voglio fare strumentalizzazioni.
Come cittadino che in questo
momento ha diritto di dire “io la vedrei così”. Questo non lo contesto. Altra
cosa è pensare che tutto questo si trasformi, prima che un dibattito, in
provvedimenti, perché lì ciascuno si assegnerebbe un compito che non è proprio.
Sono stato tra quelli – certo
non il primo in maniera sommessa, sono uno degli ultimi in questo Consiglio –
che in settembre, ben prima che a Reggio Calabria si facessero manifestazioni
regionali, ho proposto al Presidente Talarico, non solo una discussione e un
dibattito, ma alcune iniziative e, se volete, una sessione straordinaria del
Consiglio regionale su tali questioni.
Posso dire che la montagna ha
partorito il topolino?”. Posso dire e non mi si può rimproverare che discuto
oggi.
Vedete, su questioni di
questo tipo, con buona pace della Commissione e del suo Presidente, non c’è
dubbio che
Perché non parliamo di una
questione da nulla, di come si gestisce una misura del Por, perché voi dite:
amministrativamente noi siamo la maggioranza. Noi stiamo qui discutendo su come
si rafforza il controllo di legalità, su come si rafforzano i diritti, su come
si riconoscono in una battaglia di questo tipo il numero maggiore possibile di
calabresi e come si indebolisce la mala pianta.
Quello che avete portato in
Aula è parziale. Non voglio fare falsa politica e propaganda, ma vi chiedo
scusa, non per colpa né del Presidente Scopelliti né di nessuno di voi, però un
punto c’è.
Mentre al di là del patto di
stabilità, ché il Paese attraversa qualcosa di vicino ad una crisi fiscale,
comunque, le risorse da una parte del Paese alla Calabria vengono tagliate, e
nel momento in cui nei vari paesi… magari è un lusso eccessivo che
Allora chiudono le caserme,
chiudono gli uffici postali e le classi scolastiche ecc., a quel pezzo di
Calabria noi che proponiamo? Capisco che mi potete e dovete dire perché è vero
… dice “ma noi che responsabilità abbiamo?”. Ma rispetto a chi ci mette con le
spalle al muro, in questo senso io non posso accettare che voi stiate in
silenzio perché magari derivate dallo stesso tipo di governo.
Secondo: certo non sapevamo
che stanotte a Tripoli e a Bengasi bombardassero.
Ma così come Maroni solleva a
livello europeo la questione di come l’Europa risponde a problemi che
riguarderanno – come qualcuno l’ha chiamato stamattina – il “pontile” cioè
l’Italia, noi abbiamo il dovere dalla Calabria di dire come rispondiamo.
Io non vi rispondo che
abbiamo fatto nella passata legislatura la legge sull’accoglienza. Potete dire
che è insufficiente. Dentro questo tipo di situazioni noi non dobbiamo fare gli
spot.
E’ vero sono stati arrestati
decine e centinaia di latitanti. Contemporaneamente voi – non io – dite che la
‘ndrangheta è diventata pervasiva che più pervasiva non si può. Allora il punto
qual è nella nostra realtà se riflettiamo non sui vostri 8 mesi o su
Chiaravalloti? E’ che rischiamo di fare una battaglia contro i mulini a vento.
Se, cioè, contemporaneamente
una parte della Calabria non viene rafforzata, io intendo chi studia, il premio
del merito ed intendo quella miriade di piccole aziende, la ‘ndrangheta mica
pensa che con gli artigiani ci fa affari.
Se in Calabria si rafforzasse
una rete di piccole imprese, quelle imprese i buchi dei recipienti della mafia
non li trattengono.
Allora noi dovremmo ragionare
sulla Calabria che non va né sulle prime né sulle seconde pagine dei giornali
ma che esiste e che può rappresentare un punto di difesa rispetto a questi
organismi? Dove l’abbiamo potuto discutere se questo doveva essere non
argomento di dibattito ma uno, due, tre provvedimenti di legge. Poi passava
magari la sottolineatura della maggioranza.
Io mi ritrovo invece, e lo
dico perché qui la discussione è con le osservazioni che si sono fatte,
interventi a sostegno delle imprese vittime dei reati di ‘ndrangheta in cui
l’attentato, agevolazioni a favore dei collaboratori, agenzia regionale per i
beni confiscati in cui una, due cooperative anziché altre vengono ad essere
premiate.
Voi siete soddisfatti di
tutto questo? Lo siate soddisfatti ma per quanto mi riguarda non approvo questo
tipo di operazione. Rischia di essere uno spot inutile non perché voglio farvi
una critica per la critica. Vi sollevo una questione più di fondo.
Infine, su un punto, vedete,
su un punto su cui avevate il dovere di riflettere non avete riflettuto. Il
punto della politica in Italia è due volte nel sud e se ridiventa adulta, se si
assume le proprie responsabilità…
Vedete, non per presunzione.
La politica rappresenta l’esercizio della sovranità dei cittadini, viene prima
di tutti gli ordini e di tutti gli altri poteri. Ha il dovere di andare prima
in una strada, non di essere di supporto a nessun altro potere.
Le funzioni di cui stiamo
discutendo stamattina sono funzioni e prerogative nazionali; non abbiamo leggi
quadro nazionali, perché su difesa, giustizia, ordine pubblico e istruzione,
non a caso, le prerogative sono nazionali.
Noi non stiamo rispondendo
proprio alle prerogative per cui sono nate le Regioni, cioè il terreno su cui
le Regioni dimostrano di essere più adeguate. Quando le politiche nazionali non
rispondono, non fanno il proprio dovere, proprio in questo momento, su questo
tacciamo e facciamo il compitino come lo struzzo che mette la testa sotto la
sabbia.
Apparentemente ho discusso
sulle linee generali, a me non è stato consentito di dire queste cose in una
riunione della Conferenza dei capigruppo, mi dispiace. – e lo dico
autocriticamente e poiché sono minoranza parlo formalmente e criticamente, dopo
aver fatto autocritica con i miei amici della minoranza, al di là delle
diversità di opinione.
Avverto un limite che per uno
vorrei con fatica coprire. Noi abbiamo il dovere, in tempi ravvicinati, di
costruire, sulla base di tante cose, di esperienze che abbiamo fatto, una
proposta complessiva che sia una sorta di progetto d’urto che, poi, la
maggioranza ci bocci e che traduca in positivo la volontà di una minoranza non
di fare polemica per la polemica o di cercare le pulci, ma che in qualche
maniera dica, in maniera sommessa e noi abbiamo avuto queste idee perché i
calabresi quelli che fanno il loro dovere si sentono di appartenere ad una
Regione che ha un “passaggio a nord-ovest” che ha un futuro e che ha un
orizzonte.
Perché i calabresi capiscano
che qui vogliamo rafforzare non diminuire la democrazia. Che il primo elemento
del controllo di legalità è proprio questo. Poi ciascuno ci mette i propri
spot. Io non dico niente.
Che qui si chiamava
‘ndrangheta, lì camorra, lì corona unita ecc., lo sapevamo. L’abbiamo chiamata
mafia non perché non sappiamo che c’è la ‘ndrangheta, ma perché è un fenomeno
che riguarda più Regioni.
Avrei detto “bravo Magarò” se
veniva a dirci che la chiamavamo “criminalità organizzata”. Lì c’è quella
ambiguità perché la ‘ndrangheta e la camorra sono un’altra cosa, ma quando si
dice mafia, al di là del fatto che qui in dialetto la chiamiamo ‘ndrangheta,
capiamo che parliamo di un potere perverso, che non è una criminalità
organizzata sola, è quella che con i poteri pubblici ci mangia e ci esercita.
Quindi, per favore,
rispettiamoci e nessuno mi dica che ho voluto parlare contro. Voglio parlare a
favore della Calabria e vorrei che non alla prossima legislatura, ma già in
questa fossimo, se volete auto criticamente, un po’ meno inadeguati,.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente, saranno molto brevi le mie
riflessioni, non rientro nella generalità del comunque esaustivo dibattito che
c’è stato e che ha visto i colleghi puntualizzare anche l’importanza della
opportunità di una seduta che considero un tassello, un primo appuntamento per
quest’Aula.
E ricordo anche quando nella Conferenza dei capigruppo a
settembre sotto altre premesse, certamente più forti, si era ragionato sulla
esigenza e sulla opportunità di venire in Aula a ragionare su come affrontare
un problema che sta comprimendo e mortificando il nostro territorio, la nostra
comunità.
Certo la premessa e anche gli auspici erano altri. Oggi
ci troviamo di fronte ad una seduta importante, un dibattito altrettanto
importante e a dei provvedimenti.
Dei provvedimenti che non vorrei fossero alla fine dieci
spot, Presidente. Dieci spot perché il tema è troppo importante e profondo per
essere trattato così.
Io credo che ben vengano le mozioni, ben vengano i
provvedimenti ai quali non ci siamo sottratti. In Commissione abbiamo fatto la
nostra parte pur ritenendo l’impianto insufficiente ed in alcune parti anche
debole. Ci siamo confrontati in Commissione e abbiamo contribuito per cercare
di migliorare, di integrare, di offrire anche le nostre valutazioni. Un
confronto che deve, comunque, albergare in senso virtuoso e costruttivo in
quest’Aula perché la lotta alla criminalità, il sostegno alle vittime della
criminalità, della ‘ndrangheta, la lotta all’azienda-sistema criminale…
Perché, Presidente, ha detto bene Boemi quando è venuto
in audizione nella scorsa seduta di Commissione antimafia. La ‘ndrangheta è un
braccio ma adesso il sistema è una costellazione più ampia dove c’è di tutto.
C’è chi compie affari nella zona grigia, una vera azienda criminale che
prospera in tutto il nostro Paese.
Ci vuole, allora, l’efficacia del contrasto. L’efficacia
della lotta non è solo quella che stanno facendo egregiamente i magistrati e le
forze dell’ordine. Ci vuole un’azione incisiva, costante e giornaliera da parte
della politica e delle istituzioni.
E non è con il lanciare la proposta delle liste bloccate
che si affronta il problema delle istituzioni e della politica: la negazione
della democrazia. La stessa negazione di quel codice di autoregolamentazione,
del codice etico che è uno dei punti di cui al dibattito di questa seduta.
Allora le istituzioni politiche, i partiti devono avere
la capacità di selezionare e di offrire ai cittadini la migliore espressione
per essere quella classe dirigente che deve avere la capacità di cambiare le
cose e di lottare contro un sistema criminale.
I provvedimenti che sono oggi in discussione e che sono
stati definiti a costo zero… ; beh io credo che la lotta alla criminalità non
possa essere a costo zero.
Noi avevamo individuato anche un percorso nel bilancio,
nel collegato. I nostri emendamenti – li voglio ricordare – erano finalizzati a
destinare le risorse per potenziare il sistema dei beni confiscati, poi ci sarà
anche la discussione dell’agenzia per liberare di quei gravami ipotecari, per
avere risorse per poterli riqualificare e consentire il loro impiego diretto,
che è il segnale ed il messaggio che poi viene dato alla criminalità.
Voglio ricordare anche l’intervento della scorsa seduta,
laddove ho fatto quella interpellanza per le cooperative sociali che gestiscono
i beni confiscati. Sui beni confiscati si gioca una partita importantissima in
questa Regione e quindi dicevo non può essere a costo zero.
Abbiamo ascoltato le audizioni in Commissione antimafia
da parte delle associazioni antiracket, delle imprese, di tutto il mondo che
contrasta giornalmente facendo il proprio dovere, il mondo del lavoro.
Caro, Presidente credo che l’esigenza sia quella di creare
un fondo di garanzia per le imprese che sono vittime e vessate dalla
‘ndrangheta perché poi sono quelle imprese che sono l’anello più debole, quelle
che le stesse banche abbandonano perché sono soggetti a rischio e spesso
chiudono le attività, sono costrette a chiudere perché non hanno, non c’è
nessuna Istituzione che gli è accanto.
Su queste cose credo che il confronto debba essere
continuo e costante per compiere ogni giorno una lotta facendo soprattutto il
proprio dovere.
Ogni Istituzione, ogni rappresentante istituzionale la
lotta alla criminalità la fa compiendo giornalmente e principalmente il proprio
dovere.
Su queste cose noi non abbiamo preconcetti. L’abbiamo
detto, ci siamo confrontati e poi entreremo nel merito delle questioni con gli
emendamenti al provvedimento 144.
Noi chiediamo che questa sia la strada che deve vedere
le istituzioni convinte a lasciare fuori dalla porta chi è colluso, a
contrastare con un impegno costante e giornaliero tutto quello che ruota
attorno al malaffare ed all’azienda criminale. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Serra. Ne ha facoltà.
Prendo la parola, Presidente, anche dopo parecchie ore di discussione perché ritengo di fondamentale importanza il punto all’ordine del giorno, la proposta di legge che il Presidente della Commissione antimafia, onorevole Magarò, ci ha illustrato con una relazione molto approfondita che ha visto sicuramente l’impegno in prima persona suo essendo Presidente e fra l’altro componente anche insieme al sottoscritto nella precedente legislatura… Eravamo tutti e due componenti della Commissione antimafia.
Diciamo che dopo la prima esperienza che ho vissuto io, insieme anche al collega Magarò, e che ha visto sì alcuni provvedimenti approdare in Aula oggi però, sicuramente, l’intero Consiglio regionale prende atto… E dagli interventi ho potuto anche apprezzare lo spirito di un Consiglio che vuole discutere della lotta alla mafia, di una serie di provvedimenti che possono porre, mi auguro, fine a quanto di cui parliamo tutti i giorni. Assistiamo a delle situazioni cui nessuno di noi vorrebbe assistere o vorrebbe vedere.
Sono stati citati alcuni fatti di recente accaduti in provincia di Cosenza, a San Lorenzo del Vallo dove un mese prima c’era stato un altro attentato che aveva visto la morte di questo giovane di 21 anni. Tutta una serie di vicende che, purtroppo, e spesso fanno pensare a noi che facciamo politica di porre rimedio.
Mi auguro che con questa discussione, con una serie di provvedimenti che non possono essere solo questi, si possa far qualcosa in questa giornata dedicata del Consiglio regionale. Ho apprezzato il Presidente Talarico quando nella riunione della Conferenza dei capigruppo decidemmo, insieme, la data del 22 febbraio.
Ma per dire all’opinione pubblica calabrese, per dire a chi ci ascolta, a chi domani avrà la possibilità di leggere sulla stampa di questa grande iniziativa che il Consiglio regionale e noi come Commissione abbiamo inteso portare alla discussione.
Abbiamo ricevuto il Prefetto Morcone, direttore dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati. Ebbene, anche in quella occasione ci faceva rilevare l’importanza della creazione in Calabria di una serie di supporti a sostegno delle vittime della ‘ndrangheta, contro le infiltrazioni che si vanno a creare all’interno di alcune situazioni, in modo particolare nei lavori pubblici e negli appalti.
Anche
Ebbene, noi dobbiamo rispettare il lavoro di questa
Commissione ma dobbiamo porre in essere una serie di provvedimenti che da qua
ad arrivare – se non erro – quasi all’ultimo punto, all’undicesimo punto devono
essere dei provvedimenti sui quali non ci dobbiamo tornare più successivamente.
Nel senso, cerco di finire, che a questa proposta devono seguire i fatti.
Spesso si parla della “bottega” all’interno del Consiglio. Siamo disponibili a realizzare tutto, a condizione che realizzando queste strutture e queste iniziative, l’opinione pubblica e quindi anche chi ci vede di fuori possa capire che, finalmente, in Calabria e questo Consiglio insieme anche al Presidente Scopelliti l’intera Giunta, insieme anche a tutti i consiglieri che oggi siedono in un ruolo sicuramente importante anche a livello di minoranza, si sta cercando di fare la differenza.
Se dovesse essere solo la solita passerella e poi su questo
non ci sono i finanziamenti e le coperture finanziarie di alcune iniziative,
sicuramente anche il lavoro così bello fatto anche dal Presidente che ha
seguito con passione e con un viaggio fatto nella Regione Lombardia…
Allora veramente il lavoro prima della Commissione e poi
del Consiglio ma di tutti noi possa essere considerato un lavoro importante.
Se a questo, a tutto quello che abbiamo detto e a quello
che sicuramente andremo a dire non seguiranno i fatti,questa resterà una seduta
del Consiglio regionale storica ma continueranno ancora imperterrite alcune
situazioni di origine mafiosa e continueranno sicuramente imperterrite anche
rispetto a quello che è un discorso forte anche nei confronti dell’opinione
pubblica e sicuramente non avremmo vinto la nostra battaglia.
Mi auguro, invece, che da qui a domani si possa
continuare nello spirito che ci ha contraddistinti tutti e che poi nel giro di
pochi mesi, ma mi auguro anche prima possiamo dire di aver realizzato queste
nostre proposte.
Sicuramente è una risposta che il popolo calabrese si
attende. Ed io mi auguro nel ruolo di consigliere regionale di poter dare con
grande soddisfazione ed impegno una mano a quelle che sono queste iniziative.
PRESIDENTE
Grazie, onorevole Serra, la parola al Presidente della Giunta regionale, onorevole Scopelliti, per le conclusioni.
Grazie, Presidente, io spero che oggi noi abbiamo colto il senso di questa convocazione. Un po’ tutti si sono sforzati di contribuire a portare un sostegno ad un’azione e quindi ad una idea che la politica deve avere rispetto al tema del fenomeno del crimine organizzato.
Intanto, un ringraziamento ed i complimenti al Presidente Talarico e all’Ufficio
di Presidenza per aver voluto dedicare una seduta interamente al tema
della lotta al crimine organizzato e quindi al fenomeno della ‘ndrangheta.
Un grazie anche al Presidente della Commissione anti ‘ndrangheta, così come lui ritiene di doverla chiamare che è il collega Magarò. Vedo un ordine del giorno corposo perché al di là delle situazioni legate alle esternazioni, alle dichiarazioni, agli interventi, anche ad una mole enorme di parole dette in libertà, rimane questa non una seduta come tantissime altre nella storia di questa Regione ma rimane un punto fermo di un gruppo dirigente che ha il compito di governare una Regione e che riesce in un momento così importante anche a tradurre questo tipo di indirizzo nella capacità di mettere in campo azioni mirate.
Questo equivale ad una condizione in cui a mio giudizio diventa fondamentale recuperare un concetto a noi molto caro: bisogna superare la stagione delle parole perché se ne sono fatte e se ne fanno tante in Calabria. Abbiamo parlamentari che vivono e campano sulle nostre spalle all’insegna delle parole nell’antimafia, ne abbiamo tantissimi.
Ma molto più difficile è essere operativi e quindi concreti, mettendo in campo azioni mirate e tese a dare spinta e forza all’idea di contrasto del crimine organizzato.
Cosa può fare una istituzione come
All’interno di questo ordine del giorno troviamo tanti punti importanti, alcuni meno, alcuni significativi, altri meno ma tutti collegati ad una volontà e ad una determinazione che è quella di costruire una rete comunque di azioni mirate a contrastare il crimine organizzato con scelte funzionali che sono, ovviamente, tra di loro anche in alcune circostanze strettamente connesse.
Si supera la politica delle parole. La ‘ndrangheta a mio giudizio – lo dico da sempre – di tutto può avere paura ma sicuramente non ha paura delle parole.
C’è tanta gente che parla a sproposito, che fa dichiarazioni inutili che non portano e non producono nulla. La ‘ndrangheta sicuramente ha paura di chi è in grado di sviluppare azioni che sono in netto contrasto col suo agire e con i suoi interessi.
Qui si misura la partita e la capacità di una classe dirigente. Abbiamo visto per tanto tempo il parlare, la capacità di condividere, di creare atti di commistione.
Io passo da una considerazione, caro Presidente Talarico, che per me è fondamentale: si dice che in Calabria la politica spesso è inquinata e vive col fenomeno criminale.
Io ho fatto una considerazione ad un convegno, una volta, che ho notato ha trovato la condivisione anche di autorevoli rappresentanti di questo Stato.
Secondo me è vero che la politica, stupidamente, una parte della politica rischia di avere col crimine organizzato una sorta di commistione ma è una commistione minima rispetto ad una storia lontana Secondo me, nel passato ancor prima del 1992 – quindi la storia di Tangentopoli – c’era la filosofia e la condizione in cui la ‘ndrangheta si sedeva allo stesso tavolo con la politica e decideva le sorti e le strategie per un territorio.
Sono convinto che questo accadeva, ho una mia visione giusta o sbagliata. La politica era anche una politica di grande qualità sotto questo punto di vista, per alcuni aspetti, per taluni, cioè, ché era in grado di sedersi magari con i capi mafia e discutere strategie e condividere percorsi.
Non c’era una lotta così feroce al crimine organizzato, neanche nelle Procure, neanche nelle articolazioni dello Stato; vi era forse la consapevolezza di quello che fosse il crimine organizzato e quindi il pericolo ‘ndrangheta che è emerso in maniera pesante nella fase successiva. Cioè è esploso in tutte le sue azioni.
Quindi ciò che forse era prima una condizione naturale, uno si sedeva con Principe o con Sarra, la stessa cosa era se si sedeva poi con un capomafia. Non è che cambiava molto perché non c’erano regolamenti, leggi e situazioni che ti portavano ad una idea, ad una condizione a dire che c’è una sorta di sbarramento, uno spartiacque tra queste realtà.
Penso che questo sia accaduto e che si sia verificato.
Oggi c’è una situazione diversa. E noi che parliamo sempre della politica a mio giudizio…
Non c’è oggi una politica in Calabria sia per una scelta culturale di una parte di una classe dirigente, sia per carenza di qualità della politica in termini di spessore e di leadership, di gente che è in grado di sedersi a discutere con la ‘ndrangheta in maniera diretta e concordare strategie.
C’è lo stupidotto che magari va a chiedere il voto, che
magari si attornia di uomini che sono vicini alle cosche mafiose, quei
quattro “strascina faccende,” si dice dalle nostre
parte, che sono soggetti inutili, che sono i porta acqua e che sono magari a
metà tra quella che è la cultura della mafiosità e la legalità. Cioè tutta una
situazione in cui io non vedo oggi in Calabria questa grande pericolosità della
rappresentanza della politica, non la vedo così inquinata.
Vedo questa idea, invece, di una
situazione dove ovviamente una parte della politica amoreggia per piccole cose,
non è in grado di fare grandi strategie.
Il problema serio è quando tante
volte qualcuno si camuffa e si nasconde dietro la politica nascondendo il vero problema
di questa nostra terra che è la famosa borghesia mafiosa, cioè gli apparati che
stanno in parte dentro lo Stato, dentro le istituzioni, dentro le Regioni,
dentro le province e dentro i comuni e non solo. Che amoreggiano ormai da 30
anni con gli apparati mafiosi e che sono sicuramente in una condizione non dico
di superiorità ma, comunque, di confronto pari a pari che gli consente di
vivacchiare e di lavorare.
Queste cose, secondo me, una classe
dirigente politica seria non può nasconderle.
Una classe dirigente politica seria queste cose a mio giudizio deve dirle. Sono
una delle condizioni necessarie per aprire un nuovo fronte in termini di
prospettiva andando ad evidenziare che in questa terra c’è una parte della
politica che è malata, c’è una parte della imprenditoria che è malata, c’è una
parte di una serie di settori e noi dobbiamo combattere in maniera trasversale
tutte queste realtà.
Ma non c’è la politica malata. Noi
abbiamo avuto esperienze in cui - perché non dircelo? – anche in questa terra c’era
chi faceva parte di connivenze ovviamente affaristiche ma era nella politica,
nella imprenditoria, nel giornalismo. E non ci dimentichiamo, c’era chi ci
voleva dare lezioni di moralità e di etica ed amoreggiava con le casse della
Regione. Eravate amici e noi eravamo i nemici perché con noi non hanno
amoreggiato e con noi non hanno strada in termini di rapporti amorevoli.
Sotto questo punto
di vista secondo me è importante fare un tipo
di analisi e di considerazione, in maniera chiara e netta, della capacità della
politica di cercare di stare decisamente al di sopra di tutte queste vicende.
Cioè, la capacità di rompere
meccanismi che in Calabria per alcuni aspetti sono apparsi ambigui in tante
circostanze.
La politica deve essere pulita,
deve saper fare delle scelte. E se la politica non è in grado di fare delle
scelte nei singoli ecco che subentra l’idea di coinvolgere anche i partiti in
questa azione.
Ecco perché la mia
proposta-provocazione della legge elettorale. Perché, poi, guardate, uno dei
grandi limiti di questa Calabria è che non c’è la discussione, non c’è il
dibattito.
Noi ci diciamo che siamo incapaci,
che siamo inadatti, quello non è all’altezza, quell’altro… qui stiamo
registrando in Calabria che ciò che è scritto, cioè che ha scritto Alfonsino
Grillo quando governava noi ce lo ritroviamo e lui dice “no, non c’è quello che
ho scritto, è un’altra cosa, cosa avete letto?”.
Arriviamo, cioè, in un momento in
cui c’è una situazione di questa natura. Cioè si trasforma la realtà e si passa
da una situazione all’altra.
Noi, secondo me, dobbiamo cercare
di lavorare per cercare di rendere principalmente credibile la politica. Per
far questo una legge elettorale come quella che era stata lanciata come mia
idea, senza uno straccio di documento…
Perché io sono andato lì ed ho
detto “voglio lanciare un dibattito in Calabria, non ho una proposta di legge
ma ho solo un problema: come cercare di combattere il crimine organizzato
perché voglio evitare che questo Consiglio regionale sia come altri in cui erano
più gli indagati anche per mafia in alcune circostanze rispetto ai presenti nei
Consigli, per evitare che domani tutti quanti passiamo per mafiosi anche
laddove non è”.
Quindi cercare di trovare un
argine all’idea della ricerca del consenso che poi passa attraverso le
indagini, le verifiche di chi ha sbagliato e si rivolge a Tizio che è il
compare di Caio, Caio è il compare del boss ed automaticamente c’è un collegamento. Tutto questo per non cadere in questo
vortice.
Avevo fatto questa proposta che,
secondo me, aveva trovato me stesso in difficoltà a farla perché io sono l’uomo
delle preferenze. Nel 1988 sono stato eletto in circoscrizione con le preferenze, nel 1992 sono stato eletto al comune
con le preferenze, nel 1995 sono stato il più eletto di Alleanza
nazionale in Calabria con le preferenze, nel
2000 sono stato eletto più di tutti in questa circoscrizione con le preferenze e non
ho mai avuto problemi a scendere in campo a cercare voti, come ovviamente voi
tutti che avete fatto una battaglia elettorale.
Penso che però in questo momento dobbiamo creare un
salto, una sorta di distacco. Ho detto che questo può essere uno dei motivi che
ci aiuta a costruire questo percorso.
E’ nato un dibattito e ne sono felicissimo. Francamente
questa cosa mi diverte. Leggo i giornali “Tizio è favorevole, l’altro è
contrario, molti sono contrari, poi vi sono i favorevoli”.
Però
Io ho chiamato prima i direttori dei giornali, delle
informazioni, le testate giornalistiche, molti sono venuti – la stragrande
maggioranza –, qualcuno no. Però abbiamo fatto un tipo di confronto e abbiamo
creato un momento di dibattito, in cui ho spiegato perché quella legge secondo
me poteva rappresentare un primo passaggio importante.
Non ne sono convinto, diciamo così, anche io al 100 per
cento ma ho detto che qualcosa dobbiamo muovere e qualcosa si deve muovere in
questa direzione, perché non possiamo correre il rischio di ritrovarci con un
Consiglio regionale di inquisiti in futuro, ma dobbiamo cercare di fare azioni
mirate.
Qualcuno dice “ma così restringiamo la democrazia”. Io
rispondo “sono d’accordo, restringiamola per 10 anni magari questa democrazia
ma cerchiamo di curarla perché questa democrazia è decisamente malata”. E’ una
democrazia che ci fa uscire fuori da questa Regione a dire che qui la politica
vive con la ‘ndrangheta a volte e che ci sono commistioni.
Quindi io dico: qual è la situazione. Otteniamo due
obiettivi, collega Magarò, e questo ti può piacere anche come considerazione
vista la tua cultura politica.
Dobbiamo superare un problema in Calabria che non è solo
quello di chi va a chiedere il voto alla ‘ndrangheta perché questo diventa un
problema…
Bova parlava della sindrome di Stoccolma, io parlo della
sindrome del candidato.
(Interruzione)
Perché ride? E’ la verità.
Certo. Però che succede? La sindrome del candidato è quando uno scende in campo e dice “io ho 2000 mila voti”.
Dopo di che incontra
Perché quella schiera di bisognosi che, purtroppo, in questa terra sono tanti cercano di dire sì a lui come di dire sì a tanti altri perché dice “da qualche parte mi aggrappo”. Otteniamo allora due risultati, caro Magarò.
Uno: le liste bloccate hanno un risultato. La gente sceglie
i partiti. Si fa la scelta verso i partiti perché,
comunque, i partiti producono azioni insieme al candidato Presidente, la
coalizione fa la scelta di strategia, di prospettiva, di futuro della Calabria
e quindi di dove vogliamo portare
Dall’altro, i partiti ovviamente
fanno una selezione e qui è il nodo cruciale. I partiti devono crescere e
migliorarsi, devono trovare il momento di rappresentare la sintesi di questo
percorso.
Siccome io credo che i partiti –
previsti dalla Costituzione - debbano
recuperare la loro funzione all’interno della società, devono mirare a
costruire classe dirigente di qualità.
Credo che nella stagione del federalismo
fiscale, del federalismo municipale, del
federalismo in genere non si possa non aprire la stagione del federalismo dei
partiti e quindi della gestione sul territorio dei partiti con un principio di
sussidiarietà che dipende dal centro. Cioè il centro ti dice “tu gestisci in
tutto e per tutto il partito, se non sei in grado, a quel punto ti commissario
ma tu rispondi delle scelte che fai in piena e totale autonomia”.
A quel punto si fa una scelta
chiara e netta: l’autodeterminazione di
una classe dirigente, la capacità di
determinare il proprio destino e di essere a capo di un progetto politico.
Io credo che questa sia una scelta
anche molto stimolante da una parte. Non c’è nessuno che corre pensando alla
sindrome del candidato “mi hanno detto tutti sì, mi manca il colpo finale, se
vado però dal compare del compare forse riuscirò, domani, ad avere quel quid in più che mi garantirà l’elezione
all’interno del Consiglio regionale e di qualsiasi altro civico consesso”.
Da qui parte un’altra riflessione
che secondo me è importante. Spesso e volentieri chi non ha bisogno di nulla…
io dico sempre: ma noi ci attardiamo a discutere su Principe che ci attacca e
ci dice che è sbagliato, rispondiamo, facciamo un po’ di scena.
Ma voi pensate che il cittadino
comune si mette a leggere ciò che dice Principe o ciò che dice Scopelliti? Nella stragrande
maggioranza dei casi la gente giudica l’operato, le scelte e la capacità di chi
governa sulla scorta del fatto che quando la mattina mette in moto la macchina
ed accompagna i propri figli e passa, magari dal lungomare, e dice “qui c’era
un lungomare che era devastato, oggi c’è un verde curato. Guarda qui che hanno
creato. Oggi ci sono i lidi! Ma guarda che ci sono i turisti! Che non ci sono
più le buche! Ma guarda come è ordinata la città, guarda che non vi sono più
parcheggi selvaggi”.
La gente giudica e tu puoi
scrivere tutto quello che vuoi contro chi amministra ma quando la gente è
libera e svincolata dal bisogno non ha motivo di giudicare in maniera diversa.
La nostra sfida deve essere
lanciata, al contrario, verso quelli che sono i bisognosi, verso coloro che
purtroppo col cappio al collo… Era una vecchia strategia propria della logica
della politica del pentapartito, della partitocrazia di un tempo, era quella
“noi ti teniamo come Mezzogiorno col cappio al collo perché poi nel momento del
bisogno, quanto ti chiamiamo ci devi dare una risposta”.
Allora tutta questa gente che circonda la politica, che
circonda tutti purtroppo per bisogno ma che, comunque, sta dietro perché vuole
una risposta, diventa anche un modo nuovo per il politico di fare politica.
Significa non dover avere l’assillo di dover bussare
all’assessore e dire “senti ho un professionista giovane, un disoccupato, devo
trovargli un posto perché mi ha votato..:” non avremo più l’assillo di sempre
perché comunque non c’è la richiesta di chi ti dice “io porto 500 voti, io ho
una parentela”.
E’ inutile nasconderselo, questa è la politica anche in
Calabria perché c’è un voto libero e svincolato ma c’è anche un voto che è
determinato dal bisogno.
Chi è allora che vuol rompere il meccanismo? La cultura
del bisogno, l’idea della gente che viene dietro e quindi dell’idea di superare
il principio meritocratico è una battaglia di retroguardia, di sottocultura, è
una battaglia che ti porta davanti al tema della cultura della mafiosità. E’ il
presupposto della cultura della mafiosità perché è da questo che nasce anche tutto
il sistema perverso in cui viviamo in Calabria.
Quindi non si ottiene un solo risultato, se ne ottengono
due. Non avremo più il consigliere o l’assessore che dirà “… ma sai devo
sistemare…”; cioè ci sarà in maniera decisamente proporzionale, in maniera minore
qualcuno, è chiaro che rimarrà il bisogno del cittadino.
Ma non c’è chi avendo sostenuto la persona verrà a dire
“però io ti ho sostenuto, mi devi dare una risposta, per favore, perché ho
bisogno”.
No, le risposte si possono dare in maniera diversa. Come?
Attraverso un progetto, attraverso scelte credibili, attraverso l’idea di far
immaginare un sogno ai cittadini, cioè fare immaginare ed illustrare il sogno
di una Calabria diversa. Cioè illustrare l’idea quanto meno di avere nei
cittadini la possibilità di pensare che c’è una speranza, che però non è la
speranza del singolo cittadino ma è la speranza di una comunità regionale, che
è ben altra cosa della idea di soddisfare il bisogno di poche persone.
Perché l’abbiamo visto. Chi ha pensato di soddisfare il
bisogno di 439 persone a Cosenza devastando la sanità e mettendola in
ginocchio, non ha prodotto il risultato che ha vinto perché la gente poi alla
fine forse neanche ricambia l’idea della clientela.
Questo è quindi il meccanismo da cui bisogna ripartire.
Bisogna elevare la politica, renderla nobile e politicamente valida, renderla
forte perché comunque non è l’uomo del consenso che magari lo fa in maniera
clientelare ma è l’uomo delle qualità, della visione strategica della politica,
del territorio, di ciò che rappresenta il ruolo amministrativo che può anche
crescere.
Insieme a questo cresce anche chi magari ha la
possibilità di avere consensi e di essere credibile ed anche le idee da mettere
in campo.
L’idea che si era sviluppata era un po’ provocatoria per
alcuni aspetti, ma era una idea che secondo me è importante e su cui non
bisogna abbandonare l’opportunità e la scelta di poter discutere.
In questo Consiglio regionale non ci sono donne. Ho
dovuto chiamare, giustamente – ma l’avrei fatto comunque –
E’ un altro modo per contribuire e per coinvolgere
un’altra parte del nostro territorio rappresentato da un mondo femminile, da un
mondo delle donne che, comunque, può dare il suo contributo importante in
politica. Ma tutto questo, ovviamente, è una fase successiva.
Io non ho mai detto come devono essere le liste o di che
tipo o in che modo. Ma dico soltanto che secondo me il dibattito che si è
aperto è salutare.
Ringrazio coloro che lo hanno vissuto liberamente e
svincolati dalle logiche del conflitto, dal vedere “il nemico Scopelliti che
adesso dobbiamo abbattere perché ha detto una stupidata”.
No, in Calabria dobbiamo abituarci a discutere, dobbiamo
incominciare sulle cose importanti e di prospettiva ad aprire il confronto.
Io l’ho fatto a 4 anni e tre mesi dalle elezioni future,
non l’ho fatto a due mesi dalle elezioni. L’ho fatto con quasi 5 anni di
anticipo ad inizio legislatura perché ritengo che alcuni temi debbano essere
trattati e portati avanti in una fase iniziale.
E’ chiaro, quindi, che tutto questo deve andare avanti.
Questa mattina abbiamo sottoscritto col Presidente del Tribunale di Reggio
Calabria un accordo per 15 unità, giovani disoccupati che andranno a lavorare
al Tribunale di Reggio Calabria. Altri ci sono già a Cosenza, a Catanzaro, a
Vibo ci sono già presenze in questo comparto.
C’è una idea secondo me molto importante.
Ieri abbiamo presentato, con l’assessore Stillitani, il
progetto della occupazione giovanile. Partiranno 3.119 giovani che tra 60
giorni andranno a lavorare nelle imprese per almeno 4 anni e 9 mesi, cioè per
quasi 5 anni.
Andremo a dare un segnale forte per 3 mila e 100 giovani
e molti altri, migliaia di altri da qui a pochi mesi andranno a graduatoria, a
scorrimento e comunque entreranno a lavorare.
La politica si fa sulla capacità di essere concreti
perché la stagione delle parole deve essere lasciata alle spalle da parte di
tutti, per tutti gli schieramenti, per tutte le logiche e per tutte le idee.
Oggi io non so quanti sistematicamente si attardano a
dire che noi facciamo dopo 9 mesi parole.
Noi abbiamo incominciato a costruire un sogno per questa
Regione, abbiamo incominciato a costruire in maniera concreta una prospettiva
per i nostri giovani. Quando tra due mesi cominceranno a lavorare 3.500
giovani, saranno giovani che avranno una opportunità occupazionale. Ma non
saranno come i 439 di Cosenza selezionati in maniera categorica e che dovranno
poi portarci il consenso.
Saranno 3.500 giovani ed anche molti di più che saranno
scelti dalle imprese perché diventeranno patrimonio di quella azienda e di
quella realtà.
Ecco, allora, qual è il problema. Qui non vi attardate –
Orsomarso e gli altri colleghi che ringrazio – a dover rispondere obbligatoriamente alle offese di chi ormai
da illustre personaggio che magari vuole rappresentare qualche cosa in politica
tende ad offenderci e ad accusarci. Non vi attardate, volate alto, andate oltre
perché se le nostre sedute di Giunta durano poco è perché c’è l’unanimità, è
perché c’è un leader probabilmente che riesce a legare e a coagulare una
Giunta.
Non c’è bisogno, quindi, che
le nostre Giunte durino ore perché votiamo alla unanimità e perché poi alla
fine si esce tutti coesi e compatti. Perché in Giunta questo accade.
Questo non è un limite. Di
che cosa dobbiamo discutere? Di ciò che abbiamo immaginato? Quindi diventa solo
un momento di ratifica. Ci sono poi le Giunte politiche.
Scusate se adesso dobbiamo
mettere il timer di quanto durano le nostre Giunte, mi viene da ridere.
E’ la dimostrazione di una
visione diversa, sono due mondi diversi e ragioniamo su due livelli diversi.
Noi siamo un’altra storia.
Pensiamo a costruire la
nostra idea e a riempirla sempre di più di contenuti perché, comunque, dobbiamo
dare una risposta importante ai calabresi e la daremo se manterremo l’unità e
la coesione, la compattezza che ad oggi abbiamo dimostrato anche sulle scelte
più difficili.
Noi avremo la risposta
perché, guardate, è evidente che in Calabria non si possa uscire modificando la
sanità tra gli applausi. E’ chiaro ed evidente perché se ci sono 450 milioni di
euro di soldi in più spesi rispetto al budget e tu devi ridurre questo
costo eccessivo, a qualcuno avrai pestato i calli.
Noi speriamo sempre di
poterlo fare con la grande serenità di sempre e che ci ha contraddistinto.
Ovviamente correre i rischi ponderando il massimo possibile. Speriamo che siano
sempre rischi minimi ma sappiamo che sono rischi anche enormi.
Ecco perché sul tema della
sanità ci vorrebbe molta più cautela e condivisione perché diventa difficile
andare a Crotone a chiedere magari la commissione di accesso con tanta ferocia
rispetto al tema di questo grande giustizialismo. Senza non pensare che
dall’altra parte, quando vai a manifestare contro la chiusura del punto
nascita, contro la chiusura degli ospedali inesistenti, contro laddove c’è –
come a Cariati c’era – la mafia sulle barricate e magari qualche consigliere
regionale era lì insieme a quelli a contestare
Questo è il problema oggi in
Calabria che dobbiamo sollevare in questo territorio perché la partita è molto
difficile. E’ giusto che ci siano quelli che protestano fuori, è legittimo che
ci siano i farmacisti che contestino le scelte delle province dove non vengono
pagati ma esiste un problema che dobbiamo portare avanti: una Regione
credibile.
Per essere credibili dobbiamo
mettere fine qui agli sperperi.
Io sfido chiunque e l’ho
detto anche ai sindacati in due circostanze, non in una ma in due, “ditemi
laddove noi abbiamo soltanto per un attimo tagliato ai cittadini un servizio”.
Noi non abbiamo tagliato
nessun servizio, abbiamo solo tagliato i rami secchi. Abbiamo tagliato laddove
c’erano primari di se stessi, strutture complesse, dove c’era l’autista che
prendeva 75 mila euro o l’infermiere che si occupava del bar a Lamezia Terme…
Franco Talarico, sbaglio?
C’era un infermiere che prendeva una quota aggiuntiva allo stipendio perché non
so che tipo di rapporti aveva col bar, questo non lo so.
Questo è lo scempio e l’utilizzo
che si è fatto. La politica quando parla deve dimostrarsi coerente, non può poi
la politica assumere i propri parenti e fare i propri porci comodi sulle spalle
dei cittadini penalizzando la collettività.
La politica non può poi
pensare di far scelte che siano eticamente non corrette rispetto a ciò che
dice. Ecco perché il richiamo deve essere forte al nostro impegno, alla nostra
coerenza su ciò che diciamo. Noi possiamo chiudere, possiamo dire che
l’ospedale va chiuso e riconvertito, lo dobbiamo fare e dobbiamo perseguirlo e
magari riuscire a spiegare al cittadino che la riconversione non è un male, è
un vantaggio perché lì finalmente si sa cosa verrà fuori, cosa ci sarà.
Io penso che parlare di
‘ndrangheta oggi in Calabria non è nella idea di chi può parlare o sa parlare e
dice “siamo contro la ‘ndrangheta”.
Io penso che il discorso che
ho fatto fino adesso è un discorso che culturalmente è l’opposto della cultura
della mafiosità, è l’opposto perché se questo significa portare avanti questo
tipo di istanza significa che usciremo da una situazione di difficoltà e di
emergenza.
Io dico sempre “guardate che
in termini di clientela e di garanzia di questa logica clientelare chi ha fatto
politica prima di noi, chi viene dai partiti anche storici della partitocrazia
era maestro”.
Io che vengo da un povero
partito della destra che si chiamava “Movimento sociale italiano” e con grande
orgoglio – caro Mirabelli – arrivo dal Movimento sociale italiano, da una
storia che viene da lontano ed aggiungo “grazie a Dio”, dico che sicuramente
non saremmo neanche lontanamente capaci di far ciò di cui altri sono magari
maestri.
E se altri hanno fallito
sulla strada della clientela di questo tipo di politica vista in questa
direzione,noi quale chance potremmo mai avere in una politica di questa
natura? Ecco perché, non soltanto sul livello prettamente culturale di
approccio e di visione della politica ma anche in maniera concreta dobbiamo
andare sul livello completamente diverso.
La sfida è questa, la sfida è
in questa direzione. Su questo dobbiamo trovare le motivazioni forti e nobili
che ci aiutano a dare un segnale di rinnovamento e di cambiamento perché la
gente questo segnale lo percepisce.
Quando abbiamo detto che qui
non riceveremo più nessuno, è perché qui dentro vogliamo stare a lavorare.
Vogliamo che nessuno venga a manifestare perché, comunque, venga accolto.
Comunque, Presidente, quando
io ho detto l’ultima volta lo mantengo. Oggi mi dispiace doverlo dire ma ieri
sera l’ho fatto fare dai dirigenti e da altri colleghi.
Ho fatto chiamare le
associazioni per dire che oggi non avrei ricevuto nessuno perché c’è tempo
domani, giovedì e venerdì. Ci sono tutti i giorni della settimana quando siamo
a Catanzaro per ricevere delegazioni.
C’è tutto il tempo utile e
necessario a ricevere delegazioni. Dobbiamo porre un fine e questo è cultura
della legalità perché vuol dire rispetto del ruolo e delle funzioni di un
consigliere regionale. Questo significa rispetto delle persone che stanno qui
dentro e che poi devono assolvere il compito fuori da questo Palazzo, laddove
devono incontrare le persone e non devono rimandare gli appuntamenti per due o
tre volte. Questo è un altro discorso ed anche un’altra responsabilità.
Però su questo dobbiamo
educare noi stessi. Questo significa un segnale importante, secondo me, che
diamo anche all’esterno.
Io adesso non vado a citare
una per una le leggi e le proposte che abbiamo fatto. Do per scontato che per
noi rappresentano un punto fermo ma è la filosofia che i calabresi devono
condividere.
La gente ci ha votato perché
ha creduto veramente nella situazione di cambiamento e noi il cambiamento lo
dobbiamo perseguire ad ogni costo, non ci possiamo fermare.
Il cambiamento non è in capo
solo a chi ha il compito di governare. Il cambiamento si può registrare
attraverso una classe dirigente che indipendentemente abbia il compito di
governare in un sistema bipolare nonostante le intuizioni, le scelte, il terzo
polo e quant’altro.
Però il sistema bipolare che
oggi governa questo Paese ai vari livelli ci aiuta a comprendere e capire che
chi governa ha il compito di fare le scelte di gestione, di indirizzo e di
prospettiva.
Ma chi non governa e
rappresenta l’opposizione e lo dico dal 1993, da 18 anni, rappresenta la
minoranza perché la opposizione è una cosa. La minoranza deve sapere
rappresentare l’alternativa credibile di governo e qua è la difficoltà.
Perché governare non è facile
ma diventa molto difficile in questo territorio ma essere minoranza diventa a
volte ugualmente difficile.
Essere minoranza significa
incominciare a dire “ma sì, chiudiamo il punto nascita”. Perché chiudiamo il
punto nascita a San Giovanni in Fiore? Perché i politici vanno a San Giovanni
in Fiore a fare le passerelle? Quando ci sono 94 parti ed un parto a San
Giovanni in Fiore costa 140 mila euro e come disse il senatore Gentile qualche
settimana fa “potremmo mandare la donna a partorire a New York e riportarla in
Calabria: costerebbe molto di meno”.
Rispetto a questo allora, che
non è soltanto l’idea del costo del parto a San Giovanni in Fiore, ma che cosa
state difendendo? Ma cosa difendete? Una centrale di morte.
Perché è vero che non è mai
morto nessuno, perché in Calabria poi le disgrazie le paghiamo solo dopo che
accadono. Allora stiamo dicendo questo perché lo dicono le leggi e le
statistiche.
Quando c’è un problema legato
alla mortalità… dice “a San Giovanni in Fiore non è mai morto nessuno”.
Benissimo, meno male, chiudiamolo subito perché così non accadrà neanche
questo”.
Perché quando ci sono 98
parti è statisticamente provato che c’è un elevato rischio di mortalità del
nascituro o comunque della mamma. Allora chiudiamolo perché il rischio è
grande.
Perché poi in Calabria accade
che noi chiudiamo e togliamo le funzioni a questo tipo di struttura e a
qualsiasi altra struttura dopo che c’è la disgrazia: “Però non lo sapevamo”.
Adottiamo una logica nuova
che è quella prevenzione, della capacità di dire “se lo Stato, se il Governo ci
dice che dobbiamo fare questo perché questo è ormai un regolamento, una legge
per tutti, noi applichiamo questo e non ha importanza se lì ci sono 100-200
mamme che scendono in piazza per far che cosa? Perché non potranno partorire?”.
Perché nessuno forse ha avuto la possibilità di sapere, di spiegare – non tutti
– che non chiudiamo il reparto, che non chiudiamo l’ospedale come qualcuno
scioccamente cerca di dire sempre in continuazione.
Abbiamo chiuso il punto
nascita, cioè il reparto rimane lì così come rimane lì l’ostetrica ed il
ginecologo. Se bisogna operare la donna all’utero, si può operare tranquillamente
perché c’è la sala operatoria. Si possono fare tutte le attività di ostetricia
e di ginecologia eccetto la nascita del bambino.
L’ostetrica ed il ginecologo
possono seguire la donna fino a due giorni prima. E siccome i parti nella
stragrande maggioranza sono parti programmati, qualche volta se c’è il parto di
emergenza la struttura ospedaliera deve accoglierlo e deve comunque far nascere
il bambino, automaticamente uno da San Giovanni in Fiore va a Cosenza, si
ricovera uno-due giorni prima e partorisce.
Ma che cosa abbiamo negato?
Non abbiamo negato nulla, abbiamo tolto una sala parto dove c’erano da fare
circa 500 mila euro di lavori, dove c’era dell’amianto.
Dico questo per dire di molti
altri, dove ci sono state molte lamentele e molte cose.
Io penso che questa sia la
dimostrazione che la gente al di là di qualche focolaio capisce molto più di
noi. La gente chiede solo risposte, non ha importanza per la gente se gli
chiudi l’ospedale sotto casa. Vuole sapere se sta male dove si deve recare ed
in quanto tempo riesce ad avere la risposta. La gente vuole sapere se deve fare
un Tac perché deve aspettare sei mesi e non può aspettare tre giorni.
La gente vuole sapere se deve
fare una risonanza magnetica, perché passano mesi interi e non lo può fare in
un mese. Credo che questa sia la sfida: come migliorare i servizi sul
territorio e come riuscire a dare una risposta importante.
Ho recuperato il tema della
sanità perché sulla sanità si sono concentrate per tanti anni, io dico per
molti decenni, tutte le situazioni peggiori della pessima politica che viviamo
in Calabria. Perché si è concentrata una idea di sanità completamente asservita
al bisogno della politica perché se voi o chi governa, dice al manager,
al commissario “Noi dobbiamo tagliare…”.
Io mi domando se i manager
che abbiamo messo noi sono più bravi degli altri che si sono susseguiti. Alcuni
erano bravi del centro-destra o del centro-sinistra e così via. Io penso di no.
Io penso che chi ha il compito di rappresentare la politica deve dare
l’indirizzo e quando i manager vengono a Catanzaro, i commissari e gli
si dice “laddove trovate spese inutili, che non sono utili e funzionali al
cittadino tagliate, tagliate tutti i costi perché non serve alla gente ma
servono a pochi”.
E quando si torna e si
recuperano risorse io penso che questo sia un vantaggio e sia un motivo di
forza.
Ma se voi dite ad un
commissario “assumi 500 persone perché si va a votare e devo prendere i voti,
devo vincere”, a chi viene dopo gli abbiamo mollato uno di quei pacchi, tra i
tantissimi che abbiamo da governare e diventa difficile, ovviamente, riuscire a
risolvere, ma è l’approccio su ciò che noi andremo a realizzare, su ciò che
andremo a costruire e soprattutto su ciò che lasceremo in eredità.
Perché questa è la vera
grande sfida, la capacità di ciò che noi lasceremo in eredità a chi verrà in
eredità dopo di noi.
Concludo dicendo, caro
Presidente, che credo che questo tipo di sfida sia la sfida più difficile. E
credo che questa sfida sia molto più forte per chi ha il compito di provarci
rispetto a chi non ci ha mai provato o rispetto a chi anche per motivi
anagrafici è ormai fuori dalla storia, diciamo così, da chi può determinare i
grandi cambiamenti. Noi abbiamo l’obbligo di provarci e di provarci insieme a
tutti coloro che ci credono perché hanno una idea nuova di Regione, perché
hanno una concezione diversa della politica, perché vogliono contribuire a far
crescere una politica diversa.
Ecco che la battaglia al
crimine organizzato passa attraverso una scelta rigorosa, forte e coraggiosa.
Io non so a quale stagione
questa farà riferimento ma so soltanto che però noi dobbiamo provarci e noi
oggi con questi primi significativi passi ci stiamo provando perché comunque
diventa importante avviare questo tipo di percorso.
Io credo che tutto questo lo
dobbiamo ai calabresi e soprattutto a chi ha avuto il coraggio di fare questa
scelta, a chi ha avuto il coraggio di premiare un gruppo dirigente. Dobbiamo
farlo.
Poi ovviamente ci saranno
anche altre circostanze in cui avremo modo di pensare un po’ di poter
concretizzare ulteriormente questo nostro messaggio.
A me non piace usare il tema
della lotta al crimine organizzato. Penso che dobbiamo concentrarci sulla
battaglia della legalità perché dobbiamo cercare di dare questo tipo di segnale
ai cittadini ed alle giovani generazioni, ai ragazzi, ai tanti giovani che ci
guardano e che vorrebbero dalla politica un segnale forte e coerente rispetto a
ciò che diciamo.
Credo che oggi in quest’Aula
si consumerà una giornata importante che non equivale soltanto ad un dibattito
dove ognuno ha espresso il proprio giudizio ed il proprio desiderio ma si parte
da un punto fermo, si parte dall’approvazione di alcune proposte di legge,
dalla idea che quell’imprenditore che ieri ha fatto arrestare degli usurai, tra
qualche settimana sarà magari nelle condizioni di essere aiutato dalla Regione.
E come lui tantissimi altri perché questo significa dimostrare vicinanza.
Oggi il tema del crimine
organizzato è molto delicato perché, comunque, c’è una situazione – io dico
sempre – diversa sui nostri territori.
Esiste un grande interesse
per le grandi opere pubbliche, per le gare d’appalto manifestato dalla
‘ndrangheta, c’è il grande interesse del narcotraffico che va sopra le nostre
teste e poi c’è l’interesse legato al “ pizzo”, all’usura, al racket, a
tutte queste vicende che sono temi che si vivono ogni giorno.
Io penso a città come la mia,
come quella di Reggio Calabria dove viviamo che è una città dove riuscire a
distruggere questo meccanismo sarebbe levare una cappa rispetto ad una città.
Avremmo cittadini che vivrebbero liberamente, che avrebbero la facoltà e la
possibilità di fare scelte e di non sentire questa oppressione.
Noi che cosa possiamo fare?
Possiamo mettere in campo gli strumenti di legge, possiamo adottare meccanismi
e procedure che aiutino magari il cittadino a pensare e ad immaginare che
questo tipo di strumento va nella sua direzione
Faremo la nostra parte e se
ognuno farà la propria parte, se tutte le istituzioni sul territorio si
concentrano su un’azione di buona amministrazione, quindi di percorsi di
legalità io penso che questo non sarà un sogno.
Potremo nel tempo riuscire a
scardinare e a vincere una battaglia che forse a molti può apparire difficile
se non impossibile, ma la società civile, che il cittadino comune, che la gente
per bene, la stragrande maggioranza dei calabresi onesti potrà sconfiggere il
crimine organizzato e magari, l’idea di una legge elettorale che veda l’idea
delle liste bloccate sarà superata dagli eventi e potremo andare avanti
pensando di aver costruito tutti insieme indipendentemente dalle appartenenze
una Regione completamente diversa.
Grazie al Presidente
Scopelliti. Concludiamo il dibattito sull’argomento della discussione generale.
Prima di procedere agli
emendamenti – non ce ne sono molti sulle proposte di legge – chiamo i
capigruppo al banco della Presidenza per vedere di concordare anche un metodo
per arrivare alla conclusione in maniera rapida della seduta.
(I capigruppo si
avvicinano al banco della Presidenza)
Riprendiamo i lavori del Consiglio
regionale. Prima di procedere con l’ordine del giorno devo annunciare che è
stata presentata una mozione che riguarda la condanna da parte del Consiglio
regionale del massacro dei civili in Libia. Ne do lettura, comunicando che c’è
stata la piena condivisione da parte di tutti i capigruppo e che possiamo
inserire le integrazioni che riterremo necessarie.
“Il Consiglio regionale della
Calabria
esprime ferma condanna al
massacro di civili in Libia e chiede che anche attraverso la cooperazione
internazionale vengano, con urgenza, ripristinate condizioni di pace e di
civile convivenza in un territorio segnato da scontri e violenze;
l’Assemblea regionale della Calabria
stigmatizza l’attività repressiva che il Governo libico ha posto in essere nei
confronti degli insorti e considera inauditi gli attacchi dell’aviazione sui
civili e sulle zone residenziali che ha causato il massacro di tanti innocenti;
è inammissibile che nel
ventunesimo secolo si mortifichino i diritti fondamentali e vengano ad essere
compromesse le garanzie di libertà, giustizia e democrazia;
tutti i Paesi e le
organizzazioni internazionali devono intervenire con alto senso di responsabilità
per definire strategie diplomatiche in grado di arginare il fiume di sangue e
di violenza che sta scorrendo nel nord Africa;
la crisi della Libia apre
scenari preoccupanti con inevitabili ripercussioni sull’Italia e sull’intero
continente di fronte ai quali l’Europa non può rimanere, certamente, inerte;
si rende, pertanto, quanto
mai necessaria una pronta risposta che vada nella direzione di alleviare i
problemi economici e sociali dell’Africa e che riporti un po’ di ossigeno anche
nello scacchiere europeo;
il Consiglio regionale della Calabria
segue con attenzione la vicenda libica e la più complessiva situazione nei
Paesi del nord Africa ed attende di sapere quale misura, anche, prenderà il Consiglio
nazionale delle Nazioni Unite riunitosi questo pomeriggio in situazione di
emergenza per discutere della crisi e per formalizzare una dichiarazione di
condanna delle violenze in Libia;
da quest’Aula consiliare in
una giornata storica interamente dedicata all’affermazione della legalità nella
nostra terra, facciamo nostro e rilanciamo l’invito rivolto dal Capo dello
Stato alle autorità libiche di aprire un dialogo con la popolazione restituendo
la speranza di un futuro migliore che passa necessariamente dal riconoscimento
di legittime istanze democratiche”.
Questa è la mozione che ho
letto. Se non ci sono osservazioni…
Una osservazione, Presidente. In un passaggio lei parla di “Governo libico”, propongo che dove c’è scritto “Governo” venga scritto “Regime libico”.
Secondo: nell’ordine del giorno, che condivido, non c’è
nessun riferimento ad iniziative che il Ministero degli esteri e il Governo della Repubblica coerentemente debbano assumere
assieme agli altri Paesi europei ecc.
Noi parliamo con l’Onu e con tutti ma, innanzitutto,
dovremmo parlare col nostro Governo, in positivo, ma dovremmo parlare.
Per il resto va bene, anche perché il ministro Frattini
avant’ieri era distratto.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Dattolo. Ne ha
facoltà.
Posso in parte condividere la sostituzione della parola
“Governo” con “Regime” ma non c’è una posizione di tutto lo scibile
politico-internazionale. In effetti sono momenti incontrollabili per cui,
insomma, la posizione del Governo in questo momento è delicatissima, anche alla
luce dei probabili sbarchi che in questo momento renderebbero impossibile per
l’Italia e soprattutto per il nostro Mezzogiorno…
Va bene, possiamo allora procedere con la votazione dell’ordine
del giorno.
Sarà, poi, cura degli uffici con il coordinamento formale
definire la versione migliore, inserendo le integrazioni di cui parlava l’onorevole
Bova.
Pongo in votazione l’inserimento all’ordine del giorno.
Telegraficamente, dico che penso che l’onorevole Bova volesse rappresentare da parte nostra un invito al Governo italiano ad assumere tutte quelle iniziative utili a tutelare, quanto meno, i
diritti umani.
PRESIDENTE
Questo era il senso che avevo percepito anche io nell’intervento dell’onorevole Bova.
Pongo in votazione l’inserimento all’ordine del giorno della mozione.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione la mozione “In merito al massacro di civili in Libia”.
(Il Consiglio approva alla unanimità)
(E’ riportata in allegato)
Poi in coordinamento formale si inserirà la versione definitiva con le modifiche che abbiamo previsto.
Si passa al secondo punto all’ordine del giorno che recita: <<Proposta di legge numero 144/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Interventi regionali di sostegno alle imprese vittime di reati di ‘ndrangheta e disposizioni in materia di contrasto alle infiltrazioni mafiose nel settore dell'imprenditoria”>>.
L’onorevole Magarò è relatore.
Ci sono degli emendamenti.
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Giordano. Ne ha facoltà.
(Interruzione)
Noi possiamo individuare gli emendamenti
che, poi, in coordinamento formale inseriremo nel testo definitivo.
Il primo emendamento, protocollo numero 9026, a firma del consigliere Giordano riguarda l’aggiunta delle associazioni antiracket.
Presidente, posso procedere ad una veloce illustrazione nel dettaglio.
PRESIDENTE
Li può illustrare tutti insieme.
Il primo emendamento, protocollo numero 9026, all’articolo 1, comma 1, recita “dopo le parole <sentite le organizzazioni imprenditoriali e sindacali> sono aggiunte le seguenti <le associazioni antiracket, regolarmente iscritte negli elenchi di cui all’articolo 13, comma 2, della legge n. 44 del 1999>” che sono gli elenchi stilati nelle Prefetture e riguardano le associazioni che sono regolarmente riconosciute.
Poi vi è un’aggiunta al comma 2 bis dell’articolo 1 che così
recita: “2bis. <A tal riguardo è istituito presso
L’altro emendamento è al comma 3, dell’articolo 1 e così recita: “Il comma 3 dell’articolo 1 è sostituito dai seguenti <<Sono considerate vittime della ‘ndrangheta ai fini dell’attribuzione dei benefici di cui alla presente legge le imprese in forma individuale o societaria che abbiano subito danni a qualsiasi titolo in conseguenza dei delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dall’articolo 416 bis c.p., che abbiano presentato tempestivamente una denuncia circostanziata e non reticente collaborando con gli organi di polizia e/o giudiziari e previo accertamento dei requisiti previsti dalla legge 44/99 (Disposizioni concernenti il fondo di solidarietà alle vittime delle richieste estorsive e dell’usura) e dal primo comma dell’art. 6 legge regionale 16 ottobre 2008, n. 31>>”.
Ricordo che la legge numero 44
riguarda le disposizioni concernenti il fondo di solidarietà per le vittime
delle richieste estorsive e dell’usura.
Leggo l’ultimo comma, che recita
“<3bis. Il riconoscimento dei requisiti di cui al precedente comma
avviene attraverso il parere vincolante reso dal Comitato di solidarietà alle vittime di estorsione e usura
istituito presso il Ministero dell’Interno di cui all’articolo 19 della legge
44/1999. Con esso” – con il Comitato di solidarietà
del Ministero – “
Ovviamente rimane l’articolo che “ad escludere i benefici sono le imprese i cui titolari, amministratori o soci abbiano riportato condanna per reati associativi nonché per usura, estorsione ed altri reati”.
Anche all’articolo 2 è stato presentato un emendamento, protocollo numero 9040, a mia firma che così recita “Al primo comma dell’articolo 2, l’inciso <con sentenza divenuta definitiva> viene sostituito dal seguente: <con la richiesta di rinvio a giudizio secondo quanto previsto dall’articolo 38, lettera m) ter, del D.Lgs 12 aprile 2006, n. 163, e previa contestazione in contraddittorio all’impresa del comportamento omissivo da parte del responsabile del procedimento. Il procedimento in contraddittorio deve concludersi entro sessanta giorni dalla contestazione>”.
Nei contratti conclusi dalla Regione Calabria, dagli enti, aziende e società regionali è sempre inserita una clausola risolutiva espressa <<per inadempimento del contraente ai sensi dell’articolo 1456 operante laddove sia accertata>>. Il testo prevedeva la sentenza definitiva.
Nel caso di sentenza definitiva si può immaginare che la sentenza arrivi dopo che il lavoro è stato effettuato, potrebbe essere inefficace ed allora l’emendamento prevede la sostituzione con la richiesta di rinvio a giudizio, secondo quanto previsto dall’articolo 38, lettera m) ter, del D. lgs. n. 163, Codice dei contratti pubblici.
E’ ancorato al Codice poiché fa riferimento e rimanda all’elenco, all’albo che deve essere aggiornato dall’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di forniture. E’ il modo più efficace e con maggiori garanzie rispetto all’elemento dirimente delle imprese che possono avere aderenza alla normativa e quindi nel novero che possono ottenere questi benefici.
L’altra aggiunta riguarda la possibilità che il contraddittorio possa essere avanzato dall’impresa, quindi entro 60 giorni dall’eventuale comportamento omissivo da parte del responsabile del procedimento, con tempi certi e con la certezza che l’affidamento venga assegnato, in tempi rapidi, ad imprese che abbiano i requisiti.
Questo era l’altro emendamento.
L’altro emendamento, protocollo numero 9042, riguarda il comma 2 dell’articolo 2 che recita: “Dopo le parole <mancata attivazione> va aggiunto <determina la nullità del contratto e costituiscono…>”.
Laddove nei bandi e negli avvisi non venga inserita quella clausola che prima ho enunciato, la mancata attivazione della clausola determina la nullità del contratto oltre a responsabilità amministrativa e disciplinare del funzionario, anche la nullità del contratto.
Questa è l’altra aggiunta.
L’ultimo elemento: questa clausola va inserita anche nei contratti di subappalto ed opera anche per i soggetti aggiudicatari che possono avere rapporti derivati, i cosiddetti contratti di nolo a caldo, e così recita – emendamento protocollo numero 9043 -: “Alla fine del primo comma dell’art. 2 è aggiunto il seguente periodo <<Tale clausola è inserita anche nei contratti di subappalto ed opera nei confronti di ogni impresa con la quale i soggetti aggiudicatari di appalti e subappalti possono avere rapporti derivati>>”.
Il penultimo emendamento, protocollo numero 9047, riguarda un’aggiunta all’articolo 4 che così recita: “Dopo l’articolo 3 viene aggiunto il seguente articolo <<Art. 4 (qualificazione di imprese) - I soggetti privati che per la realizzazione di opere di edilizia civile, impianti sportivi, ricreativi, strutture di ricettività turistica siano destinatari di qualsiasi forma di finanziamento o sovvenzione regionale anche attraverso fondi comunitari per un valore superiore a 100 mila euro, sono tenuti ad affidare l’esecuzione dei lavori ad imprese in regola con le norme sulla qualificazione e certificazione antimafia ed in possesso dei requisiti per le attestazioni rilasciate dalle Società organismi di attestazione>>”.
Questo perché spesso accade
che imprese, aggiudicatarie di ingenti risorse pubbliche, sfuggano ai
controlli, al filtro delle normative antimafia e di tracciabilità.
L’ultimo emendamento, protocollo numero 9048, recita:
“Al primo comma dell’articolo 14 della legge regionale n. 31/2008 le parole
<di norma> sono soppresse”.
Riguarda la soppressione alla legge regionale n. 31 del
2008 delle parole del termine “di norma alla costituzione di parte civile”.
Su questo c’è anche un ordine del giorno successivo.
Cassando le parole “di norma” era automatica la costituzione di parte civile
già prevista dalla legge regionale n. 31 del 2008.
Questi sono gli emendamenti, Presidente.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Magarò. Ne ha facoltà.
Presidente, esprimo parere
favorevole sull’emendamento protocollo numero 9026.
Sugli altri emendamenti in
linea di massima c’è una condivisione, però penso che in sede di coordinamento formale
dovranno essere verificati, per valutarne la coerenza con le normative
nazionali.
Sull’ultimo emendamento, il
protocollo numero 9048, si rinvia alla mozione che è al quinto punto all’ordine
del giorno in cui c’è scritto che
PRESIDENTE
Possiamo procedere con la
votazione.
Pongo in votazione l’emendamento
protocollo numero 9026, a firma dell’onorevole Giordano, col parere favorevole
del relatore.
(E’ approvato)
Gli emendamenti, tutti a
firma dell’onorevole Giordano, saranno trattati in coordinamento formale per
verificare se sono compatibili con la normativa nazionale.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.
Presidente, il collega Magarò ci deve fare la cortesia di essere chiaro su questi punti, altrimenti si rischia di dare, a mio modesto avviso, al coordinamento formale una pregnanza che rischia di essere surrogatoria delle prerogative dell’Aula.
Mi sembra di aver capito dalle parole del Presidente Magarò che rispetto a questi emendamenti ci sia una valutazione di merito, nel senso che bisognerà verificare che non siano in contrasto con la normativa nazionale, poiché è un argomento estremamente delicato dove non sempre la Regione possiede le competenze giuste e necessarie per procedere ad una loro approvazione.
Si tratta di emendamenti di massima presentati dall’onorevole Giordano,
saranno verificati all’interno del coordinamento formale
per individuare la soluzione migliore e giusta per la nostra
Regione ed evitare che un provvedimento sia impugnato innanzi alla Corte
costituzionale perché non abbiamo le
competenze per legiferare su determinati argomenti.
Il tema trattato è molto delicato,
l’obiettivo è quello di fare una valutazione suppletiva rispetto a questi
argomenti insieme all’onorevole Giordano e all’onorevole Magarò.
Se siamo d’accordo su questo,
rinviamo al coordinamento formale il testo definitivo.
Se siamo d’accordo su questa
impostazione possiamo procedere, con il parere contrario dell’onorevole Principe.
Infine, c’è l’emendamento dell’onorevole Magarò, protocollo numero 9029.
L’emendamento all’articolo 2, comma 1, recita “dopo le parole <<laddove sia accertata>> sostituire la frase <<anche con sentenza non definitiva>> con la seguente <<con sentenza divenuta definitiva>>”.
Presidente, chiedo scusa, se facciamo il coordinamento formale va da sé che anche questo emendamento segua la stessa sorte.
Hai ragione, facciamo pure per questo.
(Interruzione)
Lo facciamo su tutti i provvedimenti. Va bene.
Concluso il provvedimento, con l’accoglimento del primo emendamento.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Sempre col l’autorizzazione al coordinamento formale.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo. Ne ha facoltà.
Presidente, intervengo sul progetto di legge, non per dichiarazione di voto, che farà il capogruppo del Pd per quanto mi riguarda.
Intervengo, Presidente, perché non l’ho fatto in discussione generale - rubo
solo tre minuti - per dire che all’avvio dei lavori
della Commissione contro il fenomeno della mafia, ricevendo il programma dell’odierna seduta, avevamo proposto al Presidente Magarò
ed alla maggioranza – lo dico anche al Presidente Scopelliti – di fare una scelta su quelli che dovevano essere i
contenuti della discussione, le iniziative di questo Consiglio per produrre un
dibattito che ci auguravamo fosse meno omissivo, almeno nelle risposte che il Presidente
Scopelliti ha dato ai diversi interventi che ci sono stati in Aula.
Abbiamo solo capito che
apparteniamo ad un altro mondo rispetto a quello che ha partorito la delibera
di Giunta che è arrivata in Commissione.
L’onorevole Magarò dice che questa
è una seduta di Consiglio che passerà alla storia.
Mi permetto di dire che forse
passerà di più alla storia la seduta di Commissione per il salto che ha dovuto
fare il Presidente Magarò per esaminare una proposta della Giunta regionale
che, di fatto, si sovrappone ad una legge regionale esistente, la numero “
Stasera cosa stiamo facendo? Da un
anno abbiamo bloccato quel bando, non c’è l’istruttoria e non c’è il riscontro
sui beneficiari, di cui ancora una volta stasera parliamo in quest’Aula, e
stiamo approvando un provvedimento che non so ancora quale sarà.
Non ho capito quale testo stiamo
approvando, atteso che la stessa istruttoria della struttura tecnica -che
dobbiamo ringraziare perché si tratta di dipendenti veramente bravi e validi
che lavorano al Servizio legislativo e collaborano nelle diverse Commissioni -
mostra profili di incostituzionalità in materia di contratti, di lavori
pubblici e di servizi, che paventano la possibilità che oggi stiamo per
compiere una fesseria.
Doveva essere una seduta storica, doveva essere la
svolta sulla legalità in Calabria. Non abbiamo parlato di 860 attentati agli
amministratori locali in questa Regione in 10 anni, non abbiamo parlato di 30 Consigli
comunali sciolti per mafia in questa Regione, non abbiamo parlato di quelle che
sono le vere questioni.
Approveremo un provvedimento che, ancorché, coordinato
formalmente, non ci consentirà di sapere domani quali siano le attività
concrete che questa delibera, questa Giunta, questa legge regionale produrrà,
in particolare riguardo agli effetti amministrativi ed economici per questa Regione.
Noi abbiamo lavorato assieme ai colleghi della Commissione
per aiutare il Presidente della Commissione a predisporre, per il Consiglio,
una istruttoria che abbiamo giudicato assolutamente inadeguata ed
insufficiente. In sede di Commissione abbiamo espresso una posizione di
astensione che significa, ovviamente, non poter condividere i contenuti dei
provvedimenti. Possiamo condividere i titoli dei provvedimenti ma consentiteci:
ancora ci vuole tempo, e noi lo faremo, per riempire di contenuti veri, per
dare una risposta concreta alla problematica che, di certo, non è di parte.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.
Presidente, brevemente, con una premessa che rappresenti la mia amarezza istituzionale. E’ inutile ripetere qual fosse il tema prevalente di questa seduta regionale. Non solo si è assistito a ciò che un attimo fa ha detto il collega Maiolo, ma nella replica del Presidente Scopelliti si è parlato dell’universo mondo.
Ritengo che ciò non sia limpidamente democratico perché viene negata alla minoranza la facoltà di confrontarsi.
La gran parte dell’intervento del Presidente
ha riguardato la sanità. Ritengo sarebbe stato
più opportuno parlare di sanità in una seduta
dedicata alla sanità, senza contare una
visione della democrazia che noi non possiamo accettare, nel senso che le nostre argomentazioni – che possono non essere condivise,
ci mancherebbe altro - meritano rispetto. Non possono essere liquidate come
carta straccia, dicendo, peraltro, che nessuno legge le cose che diciamo.
Quando uno fa politica,
soprattutto nelle istituzioni, esprime un pensiero istituzionale e non si
occupa del ruolo che il pensiero può avere sulla stampa.
Poi, naturalmente, tutti dobbiamo
essere giudicati sulla base dei fatti e noi aspettiamo questi fatti, insieme al
popolo calabrese, anche con una certa ansia, perché
allo stato, a parte le enunciazioni di principio, sinceramente di fatti ne
abbiamo toccati con mano molto pochi.
Detto questo, la nostra linea
riguarda un po’ tutta la discussione di questa giornata. Per cui ci asterremo
su una serie di proposti e di provvedimenti.
Astensione vuol dire condivisione
dell’impegno delle istituzioni per favorire una cultura della legalità e quindi
iniziative che possano ridurre l’incidenza, soprattutto, della illegalità
diffusa e della delinquenza organizzata, ma può anche significare condivisione
dei titoli. L’astensione significa non condivisione del contenuto dei provvedimenti,
così come ha detto l’onorevole Maiolo.
Li elenco velocemente, poi se il Segretario ne prende nota, ci ripeteremo su
ogni singolo provvedimento.
Ci asteniamo sul punto due per le
ragioni testé dette.
Sul punto 3, il cosiddetto conto unico, anche perché ripete una norma statale, benché
lo giudichiamo forse superfluo, votiamo sì, perché nel merito è comunque
condivisibile.
Ci asteniamo sul punto 4, relativo
ai collaboratori di giustizia, perché non c’è copertura finanziaria e non si può votare un provvedimento senza la copertura
finanziaria.
L’astensione rappresenta, quindi,
una condivisione del titolo ma non del provvedimento perché non coperto
finanziariamente.
Ci asteniamo sul punto 5,
condividendo la tesi del Presidente Bova. E’ più giusto parlare di Commissione
contro il fenomeno della mafia, perché la mafia è un concetto anche di
carattere organizzativo che riguarda più Regioni ed è un fenomeno di carattere nazionale.
Ci asteniamo sulla costituzione
dell’Agenzia regionale per i beni confiscati, perché pensiamo che il provvedimento,
così come è articolato, non risponda alle esigenze che dovrebbe tutelare, senza
contare gli aspetti organizzativi che non ci convincono affatto.
Votiamo sì, sulla costituzione di
parte civile. Anche qui è ripetitivo, perché ci sono delle norme che lo
prevedono, anche considerando l’impegno della vecchia Giunta.
Votiamo sì, sull’ordine
del giorno che riguarda il Codice di autoregolamentazione.
Ci asteniamo sui punti 9, 10 e 11 perché ci sembrano
delle iniziative - che per responsabilità istituzionale non mi permetto di definire
- del tutto ininfluenti a quella che deve essere la lotta alla illegalità e
alla criminalità organizzata.
Insomma la targa “qui la ‘ndrangheta non entra” da
regalare ai comuni è l’emblema di questo nostro pensiero, perché pensiamo che
queste iniziative siano perfettamente inutili.
Grazie all’onorevole Principe che, peraltro, ha già espresso la votazione sugli altri punti.
Anche sul punto 11 “Bottega della legalità” da creare all’interno del Consiglio? Ha detto 9 e 10?
(Interruzione)
Anche l’11?
Ha chiesto di parlare l’onorevole Mirabelli. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, signori
consiglieri, ho ascoltato il dibattito su questo argomento molto importante che
è stato oggetto di grande discussione.
Non entro nel merito, perché credo
che di non avere la verità rivelata, se sia vera la contezza di sapere o di
capire specificatamente se con questo ordine
del giorno si risolva o non si risolva o se si tratti dell’inizio per cercare
di far sì che una istituzione importante, come quella della Regione
Calabria, riesca ad arginare gli effetti
negativi delle organizzazioni criminali e
malavitose, in questo specifico della ‘ndrangheta.
Concordo con
quanto è stato detto prima dal capogruppo del Pd, Sandro Principe, per quanto
riguarda il voto di astensione perché, onestamente, si sarebbe potuto fare qualcosa di
più forte e di più eclatante.
Però, anche
condividendo lo spirito ed i titoli, su alcuni punti al di là dell’astensione, onestamente mi sento di dover dare un voto
contrario.
Il primo è
sulla proposta di legge numero 161/9^, il quarto punto, per quanto attiene le
“agevolazioni a favore dei collaboratori di giustizia”. Una cosa è il
collaboratore di giustizia e un’altra cosa è il testimone di giustizia.
Onestamente non penso che si possa fare un discrimine
rispetto ad altri soggetti che, partecipando ad un concorso, si presenterebbero
svantaggiati rispetto a chi per anni, molto probabilmente, con la
consapevolezza della famiglia, si è macchiato di delitti di varia natura.
Una cosa è chi delinque, chi si inserisce nelle
organizzazioni criminali, altra cosa è il testimone di fatti violenti o
negativi, per i quali egli stesso diventa vittima di ritorsione e di
aggressione. Nel primo caso penso che sia giusto non eccedere nella benevolenza
creando, di fatto, una discrimine che non avrebbe sostanza e fondamento.
Perciò il mio voto è contrario sul punto 4, così come è
contrario sul punto 6, di cui condivido lo spirito.
Sono contrario alla realizzazione dell’agenzia regionale
per un semplice motivo: è stato detto qui dentro che questo provvedimento non
comporterà una spesa, non è vero. Comporterà una spesa ben precisa per il primo
anno, variabile ed imprecisa per gli anni a seguire.
Si parte con 500 mila euro il primo anno e il secondo
anno, in Commissione era venuta prima con un tetto di spesa intorno a 1 milione
di euro e, poi, per delle nostre contestazioni, è stata abbassata a 500 mila
euro.
Ci si rifà ad una operazione di percentualizzazione in
riferimento all’economia dei lavori pubblici intorno al 3-5 per cento. Quindi,
non avendo una contezza della spesa certa, credo che sia una proposta da non
poter porre in essere, al di là del fatto che vorremmo capire cosa si creerà
con il finanziamento a supporto di questa proposta di legge. Mi spiego meglio.
Manca all’interno della proposta di legge un articolato
determinato che specifichi a sua volta come verranno spesi questi soldi ed a
cosa serviranno, visto che il personale, le strutture sono già garantite dalla Giunta
regionale.
Ed in più, caro Presidente Morelli, anche su questo non
possiamo che non sollevare un ragionamento che esula dalla sostanza, ma che
entra nella prassi formale di quelli che sono i rapporti fra Commissione e
quindi fra Consiglio regionale e Giunta per un semplice motivo: questa proposta
di legge relativa all’istituzione di questa agenzia regionale è stata discussa
ed approfondita nei minimi particolari all’interno della Commissione ed alla unanimità
è stata respinta.
Oggi in Consiglio regionale andiamo a votare una
proposta di legge che non ha il parere obbligatorio, non vincolante, senza
dubbio, della Commissione bilancio della Regione Calabria.
L’abbiamo respinta dicendo che vi era la necessità di
entrare meglio nello specifico per capire quale fosse il ruolo della
Commissione e come gli spazi ed i ruoli di questa Agenzia, che potrebbe essere
collaterale a quella nazionale, andranno poi ad intersecarsi, visto che nella
legge non è previsto.
Mi sarei aspettato che questo punto all’ordine del
giorno fosse tolto, in modo da capire, sulla base di quelle che sono state le
puntualizzazioni espresse da tutti i consiglieri regionali di tutti i partiti,
nessuno escluso, compresi quelli del Pdl, quale potesse essere
l’approfondimento necessario per una nuova riproposizione da parte della Giunta.
Questa non c’è stata, ne prendiamo atto. Molto probabilmente
la prassi serve poco o niente. Pensiamo che sia opportuno parlare o cercare
collaborazioni costruttive, nel senso di apertura a quello che potrebbe fare
l’opposizione e la minoranza, che, di regola, dovrebbero rivestire lo stesso
ruolo, e che su argomenti come questi dovrebbe essere solo minoranza e non
avere ruolo di oppositore. Ebbene, da parte nostra c’era tutto lo spirito a
venirvi incontro, come minoranza, ma a quanto pare non è servito a nulla perché
rispetto anche i ruoli, diciamolo con estrema tranquillità caro Presidente
Morelli, forse la Commissione non è abbastanza considerata, non certamente lei
come Presidente.
Perciò ne prendiamo atto e la risposta più democratica e
tranquilla che possiamo porre in essere, dal mio punto di vista, è un voto
contrario su questo sesto punto.
Per gli altri valgono le stesse motivazioni che
sapientemente ha saputo specificare l’onorevole Sandro Principe.
PRESIDENTE
Onorevole Mirabelli, il suo voto è contrario solo sul
punto sei?
(Interruzione)
Agli altri? Astenuto.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Guccione. Ne ha
facoltà.
Voglio sottolineare un fatto che secondo me ha una sua valenza politica. Noi abbiamo discusso di lotta alla ‘ndrangheta e di rispetto della legalità.
Ma rispetto alle questioni che ha posto l’onorevole Maiolo e per ultimo l’onorevole Mirabelli, questo Consiglio non può licenziare un
provvedimento di questo tipo perché viola il Regolamento, nonostante questo
Consiglio regionale abbia discusso ampiamente
ed animatamente
sino alle conclusioni del Presidente Scopelliti, che ormai la mette sempre
sulla sanità.
Se un provvedimento è stato bocciato in Commissione, non approvato, non può arrivare in Aula.
A quale si riferisce?
Ho letto il resoconto sommario della seduta di Commissione
Bilancio. Questo provvedimento è stato accantonato dalla Commissione.
PRESIDENTE
Onorevole Morelli, lei è Presidente della Commissione, è
chiamato in causa.
(Interruzione)
Senza andare avanti. Lei ha eccepito una questione
formale, adesso sentiamo il Presidente della Commissione.
Prego, onorevole Morelli.
Il consigliere Guccione si riferisce ad una parte del resoconto che peraltro conferma che nell’ambito della discussione della seconda Commissione è stata rivelata una discrasia in merito alla copertura finanziaria.
Come lei sa, Presidente,
una norma che non prevede una copertura finanziaria certa, ai sensi
dell’articolo 81 della Costituzione, non può essere valutata nel merito.
Compito della Commissione bilancio che, peraltro, lei ha
presieduto molto egregiamente e prima di me in tempi non lontani, prevede esplicitamente
un parere che ricade sugli effetti programmatici della Regione.
Abbiamo ritenuto opportuno prevedere, grazie agli uffici
del dipartimento bilancio, unitamente al dipartimento dei lavori pubblici, una
formulazione nuova che implicava la copertura finanziaria in euro 500 mila
prima, rinviando il testo alla Commissione di merito.
E’ subentrata una discussione nell’ambito del merito. Ci
siamo confrontati con il Presidente Magarò, per cui quando arriveremo al punto
in questione vedremo di dirimere.
Però il fatto sostanziale è che noi abbiamo rinviato
alla Commissione antimafia la questione di merito. Punto.
(Interruzione)
Onorevole Censore, questo non
spetta a me.
Presidente, chiedo scusa, lì c’è stato un voto all’unanimità. Ho detto nel mio intervento che è una forzatura portare un provvedimento che in Commissione è stato respinto.
C’era la copertura finanziaria per il primo anno ma non c’era per gli anni a seguire.
Poi, si è voluto infarcire un ordine del giorno, alcuni provvedimenti che non sono passati in Commissione sono stati presentati sotto forma di ordine del giorno. Mi pare che non ci sia stata la volontà univoca di arrivare ad una sintesi. Anche rispetto al Codice etico, che devono sottoscrivere i partiti, ho detto al Presidente Magarò “convochiamo i partiti dopo il Consiglio, discutiamo insieme. E’ una normativa importante, facciamola in maniera condivisa”.
Invece si è voluto presentare un ordine del giorno per fare uno spot, perché siamo ancora in campagna elettorale. Questa è la sostanza.
Mi scuso, Presidente, per quanto
concerne
“
Ciò si riferisce in particolare all’articolo 5, comma 2,
laddove si prevede – lo ricordo ai colleghi della Commissione – che ai fini di
cui al comma precedente è destinata una quota non inferiore al 5 per cento dei
finanziamenti relativi ai piani regionali delle opere pubbliche.
Dal dipartimento dei lavori pubblici abbiamo ricevuto la
nota per tramite del dipartimento bilancio che non c’era la relativa
disponibilità finanziaria.
Gli uffici della Commissione diligentemente e molto
opportunamente hanno predisposto l’articolato che abbiamo mandato alla Commissione.
Questo per quanto riguarda i compiti ed i doveri della nostra Commissione.
Grazie.
PRESIDENTE
Quindi, è stata inserita all’ordine del giorno in maniera legittima.
(Interruzione)
L’onorevole Morelli ha dato lettura della nota di trasmissione con cui informava il Presidente Magarò che la Commissione bilancio aveva predisposto una norma finanziaria. Voglio dire che l’abbiamo inserita all’ordine del giorno del Consiglio.
(Interruzione)
Come no? Assolutamente.
Noi abbiamo semplicemente fatto l’articolato della legge finanziaria, l’articolo 6. Punto.
PRESIDENTE
Il Presidente Morelli ha inviato
una lettera che ha testé letto. Ci siamo? Dopo di che l’onorevole Morelli
presenta anche un emendamento a sua firma, protocollo numero 9374 che dice “Il
comma 1 dell’articolo 3 è così interamente sostituito <il presente provvedimento
non comporta oneri finanziari>”.
Presidente, se non presenta
oneri di natura finanziaria anche Domineddio,
PRESIDENTE
Questa è la copia dell’emendamento protocollo numero 9374 che dice “il presente provvedimento non comporta oneri finanziari”. Il problema è risolto.
Presidente, noi stiamo tenendo una seduta del Consiglio regionale sui temi della legalità, quindi sui temi delle regole. Qui mi pare che stiamo giocando alle tre carte che fanno al mio paese a ferragosto, quando viene uno con un banchetto e fa il gioco delle tre carte.
Il provvedimento in Commissione è stato respinto, se è stato portato in Consiglio lo si è fatto violando il Regolamento.
Presidente, sono rispettoso delle regole. Stiamo discutendo del punto due che ancora non abbiamo ultimato.
Stiamo discutendo della proposta di legge 144/9^ sulla quale ci sono ancora in corso le dichiarazioni di voto, per poi passare all’approvazione definitiva. Poi passeremo al punto 6 e discuteremo del punto 6.
Queste sono le regole.
Onorevole Magarò, chiedo scusa, il collega Guccione – non è che voglia fare io l’avvocato – ma stava facendo un discorso generale e stava parlando del punto che riguarda l’istituzione dell’Agenzia regionale dei beni confiscati.
Non abbiamo neanche chiuso il punto 2, dopo di che passeremo al punto 3 e poi al punto 6 che è quello che stiamo discutendo adesso.
PRESIDENTE
Pongo in votazione la proposta di legge sul punto 2 con le dichiarazioni di voto che ci sono state, quindi nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Il punto tre all’ordine del giorno recita Proposta di legge numero 160/9^ di iniziativa del consigliere Magarò, recante: “Misure per garantire la legalità e la trasparenza dei finanziamenti erogati dalla Regione Calabria”.
Nessuno chiede di parlare. Non ci sono emendamenti, pongo in votazione la proposta di legge.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Si passa all’esame del punto quattro all’ordine del giorno.
Non ci sono
emendamenti, pongo in votazione il punto 4.
(Interruzione)
A quale?
Presidente…
PRESIDENTE
Naturalmente questi
provvedimenti andranno in coordinamento formale,
poi.
Presidente, le chiedo scusa.
PRESIDENTE
Siamo al punto cinque.
Presidente, non è così. Sul punto 4 ci sono degli emendamenti.
PRESIDENTE
Dove sono?
Il punto 4 è la proposta di legge numero 161/9^, di iniziativa del consigliere Magarò, recante: "Agevolazioni a favore dei collaboratori di giustizia e loro famiglie".
C’è un emendamento a mia firma e ci sono degli emendamenti a
firma del Presidente Morelli.
PRESIDENTE
Facciamo anche su questo il coordinamento formale, onorevole Giordano, se lei è d’accordo.
(Interruzione)
Presidente, qui il tema è molto semplice.
PRESIDENTE
Li definite in coordinamento formale se siete d’accordo.
Proporrei, per quanto riguarda il provvedimento e considerata anche la natura particolare del tema che stiamo trattando, il coordinamento formale. Grazie.
Va bene. Pongo in votazione il punto 5 all’ordine del giorno, che consta di un solo articolo.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Viene autorizzato il coordinamento formale.
Pongo ai voti l’inserimento al prossimo punto all’ordine del giorno della proposta di provvedimento amministrativo n. 102/9^ di iniziativa del consigliere Magarò, recante “Modifica all’articolo 33 del Regolamento interno del Consiglio regionale”.
(Il Consiglio approva)
Pongo ai voti il provvedimento.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Il punto sei all’ordine del giorno recita <Proposta di legge numero 56/9^ di iniziativa del consigliere Magarò, recante: “Istituzione dell’Agenzia regionale per i beni confiscati alle organizzazioni criminali in Calabria”>.
La parola all’onorevole Magarò.
Signor Presidente, questa
proposta di legge ha trovato il parere unanime della Commissione
contro il fenomeno della mafia.
Successivamente, questa proposta
di legge è stata assegnata al dipartimento bilancio per il parere di
competenza.
Sostengo che questa proposta di legge non abbia oneri
finanziari e ne ho avuto modo di parlare col Presidente subito dopo aver
ricevuto una lettera che è nel verbale della Commissione.
Non ha oneri finanziari per due motivi. Il primo perché la
struttura sarà composta da dipendenti della Giunta regionale e dell’Ufficio di
Presidenza; non ci saranno organismi, non ci saranno dirigenti ma sarà composta
da personale interno alla Regione.
L’aspetto più importante di questa norma – ripeto che
questa norma ci è stata anche sollecitata dalle varie associazioni che si
occupano di questo - dal mio punto di vista, che è stato proposto dall’onorevole
Maiolo in Commissione, è rappresentato dalla scelta di riservare una percentuale
di tutti i piani delle opere pubbliche a quei comuni, a quelle associazioni che
hanno ricevuto in assegnazione dei beni confiscati alla ‘ndrangheta.
C’è già un impegno finanziario per la legge numero 24, per esempio. Nell’ambito della legge 24 diciamo che
si fa un avviso pubblico e che almeno il 5 per cento di quella somma
disponibile sarà destinato a quei comuni che assegnatari dei beni confiscati da
parte dell’agenzia nazionale.
Ha detto il Prefetto Morcone, quando è venuto in Commissione, che, nel momento in cui lui assegna ai comuni o alle associazioni i beni sequestrati alla ‘ndrangheta o gli immobili, questi beni vengono assegnati con molto ritardo ed in condizioni disastrate.
Noi dobbiamo mettere i comuni nelle condizioni di ristrutturare i beni perché siano utilizzati da loro o dalle associazioni. Per queste ragioni ritengo che non ci sia bisogno di alcuna copertura finanziaria. Tant’è che, una volta che ci siamo chiariti col Presidente e con gli uffici, è stato presentato un emendamento in cui si dice che questa norma non ha bisogno di alcuna copertura finanziaria.
E’ però una norma troppo importante. Voi lo sapete. I beni sono assegnati definitivamente dopo 5-6 anni, la mafia li distrugge prima che siano assegnati e la maggior parte dei beni assegnati ai comuni non possono essere utilizzati a causa delle loro condizioni. I comuni non hanno le risorse per investire su questi beni ed io penso che sia importante dare questo segnale.
Anziché dare ai comuni qualche finanziamento per i marciapiedi, per il verde o per la pubblica illuminazione o per qualche opera di urbanizzazione, ritengo che creare questo vincolo, dal mio punto di vista, sia un segnale molto forte.
Ripeto che questa normativa e questo provvedimento di legge è stato approvato alla unanimità da parte della Commissione consiliare competente. Una volta assegnata al Presidente gli uffici hanno fatto la valutazione delle risorse e per quanto mi riguarda non c’è bisogno di alcuna copertura finanziaria. Da questo punto di vista decade tutto quello che è stato detto negli interventi di Mirabelli e successivi.
Penso che questo sia un atto concreto di contrasto alla ‘ndrangheta che ci viene richiesto dai comuni, dalle associazioni e da tutti coloro i quali hanno avuto assegnati questi beni.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Morelli. Ne ha facoltà.
Presidente, chiedo scusa, per chiarezza nei confronti dell’onorevole Magarò e dell’Assemblea.
La nota, che noi abbiamo presentato il 18 febbraio 2011,
cade di per sé perché – appunto – è subentrata la
normativa secondo cui non si richiede alcuna copertura finanziaria. Perciò il parere della seconda Commissione bilancio non
ha motivo di esserci, non essendo prevista alcuna copertura
finanziaria. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Censore. Ne ha facoltà.
Vorrei ricostruire un po’ la storia di questo provvedimento.
In Commissione antimafia, questo provvedimento è stato licenziato anche con il nostro voto favorevole. Successivamente, lo stesso provvedimento è andato in Commissione bilancio per il parere finanziario.
In Commissione bilancio è venuto il responsabile
del dipartimento, dottor Stefanizzi, ed ha quantificato uno stanziamento di
500 mila euro. In Commissione bilancio abbiamo detto che con queste risorse si
poteva prevedere la copertura per l’annualità in corso, ma non per le annualità
successive.
A quel punto abbiamo deciso di rimandare il provvedimento
in Commissione antimafia per le valutazioni di merito e consequenziali.
Non è vero che questa legge non ha bisogno di copertura
finanziaria, perché è stata individuata una copertura per una annualità di 500
mila euro.
Do lettura del resoconto sommario della Commissione: “
Il Presidente, onorevole Morelli, ringraziando il dirigente del dipartimento
Stefanizzi per l’intervento e per la valutazione della copertura finanziaria in
essere, determinata in 500 mila euro, senza entrare nel merito, propone di
rinviare la proposta alla Commissione di merito affinché la stessa sia
rimodulata nell’articolato.
Onorevole Censore, nell’articolato finanziario, laddove questo articolato finanziario serva.
Abbiamo sentito testé, dall’onorevole Magarò, della presentazione di un emendamento che dice, afferma e sottolinea che non occorre copertura finanziaria.
Per questo cade il ragionamento.
Intanto ci sono due capitoli di spesa. Mi rifaccio a quello che ho detto prima. Per fare delle leggi che utili per contrastare la criminalità servono le risorse.
Ho detto che noi avevamo presentato un emendamento per quanto riguarda i beni confiscati di 1 milione e mezzo di euro, perché i beni confiscati non vengono utilizzati e restano lì all’incuria perché non si riescono ad eliminare i gravami.
Se non mettiamo le risorse di cosa parliamo? La sostanza è questa qua.
Oggi noi stiamo approvando solo delle leggi manifesto, senza copertura finanziaria, che non incidono realmente nello spirito e nella direzione che si vuole cogliere.
Intanto dalle parole dell’onorevole
Morelli e dell’onorevole Magarò mi sembra sia stato chiarito che non c’è
bisogno di copertura finanziaria, perché non è prevista una quota ad hoc ma è prevista una cifra
specifica, ossia il 5 per cento dei fondi del piano delle opere pubbliche che
Questo è un dato certo. Poi, questo non significa che
nel prossimo bilancio regionale con una volontà condivisa non si trovino
risorse adeguate e non possa finanziarsi ulteriormente questa legge. Per il
momento possiamo procedere all’approvazione per come è stata trasmessa dalla Commissione
antimafia, consapevoli che non è necessario avere il parere finanziario.
Sostanzialmente tutti gli emendamenti che sono stati presentati decadono.
Viene inserita quella che riguarda l’emendamento anche a
firma mia dove si dice “una quota non inferiore al 5 per cento dell’ammontare
complessivo dei fondi di bilancio regionale stanziati annualmente per il
finanziamento dei programmi o piani delle opere pubbliche è destinata ai
progetti di recupero strutturale per il riutilizzo e la fruizione ai beni
sociali ed ai beni confiscati alle organizzazioni criminali in Calabria”.
Pongo in votazione questo emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Col coordinamento formale perché ci
sono degli emendamenti allegati.
PRESIDENTE
Siamo al punto 7 all’ordine del giorno che recita mozione numero 10/9^, di iniziativa del consigliere Magarò, “Contro ogni forma di infiltrazione e condizionamento del fenomeno mafioso nella società, nell'economia e nella politica”.
La mozione “impegna
“Il Consiglio regionale,
premesso che
impegna
oltre a quanto sta già facendo con azioni concrete nel
contrasto alla ‘ndrangheta e ad ogni forma di associazione di stampo mafioso,
anche nella decisione di costituirsi sempre e comunque parte civile nei
processi, ovunque incardinati, in cui si contestino reati associative di stampo
mafioso, e reati fine connessi, perpetrati a danno dei cittadini, delle
istituzioni pubbliche, dei loro rappresentanti, o qualunque altro soggetto
pubblico o privato vessato o colpito da condotte delittuose riconducibili al
cosiddetto "metodo mafioso";
tanto nella consapevolezza e volontà politica che
nessuna azione deve essere tralasciata per difendere la libertà, la dignità e
il futuro della Calabria e dei calabresi”.
PRESIDENTE
Pongo in votazione il punto 7.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Il punto otto all’ordine del
giorno riguarda “L’adozione di un Codice etico di autoregolamentazione
sulla trasparenza dei candidati alle elezioni, degli eletti ed amministratori
pubblici per contrastare ogni forma di collusione con la ‘ndrangheta”.
Do lettura dell’ordine del giorno:
“Il Consiglio regionale
considerato che:
è necessario concretizzazione, attraverso atti
significativi, la dichiarata strategia antimafia che il Consiglio regionale
intende perseguire e che costituisce presupposto fondante della presente
legislatura consiliare calabrese, in coerenza con quanto previsto dallo Statuto
della Regione Calabria;
ritenuto di dover formalizzare provvedimenti che
confermino con evidenza l'impegno del Consiglio regionale sulla trasparenza dei
candidati e degli eletti alle istituzioni regionali e locali, nonché a
sostenere adeguatamente ogni forma di contrasto alla possibile collusione tra
politica e 'ndrangheta e comunque criminalità organizzata in Calabria;
richiamati:
l'Accordo di Programma-Quadro per lo sviluppo della
sicurezza e della legalità in Calabria "Antonino Scopelliti"
sottoscritto dalla Regione Calabria in data 26 settembre 2003;
le disposizioni della legge Lazzati sul divieto di
propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di sorveglianza speciale
di P.S.;
il Codice etico di autoregolamentazione approvato il 18
febbraio 2010 dalla Commissione Parlamentare Antimafia che impegna partiti e
forze politiche sul tema della trasparenza dei candidati alle elezioni e degli
eletti nelle istituzioni dello Stato, delle Regioni e delle Autonomie locali;
confermate:
come strategicamente impegnative sul piano politico e
giuridico le disposizioni contenute nella legge 13 agosto 2010, n. 136, recante
"Piano straordinario contro la mafia, nonché delega al Governo in materia
di normativa antimafia", che impegnano
in attesa della modifica della normativa statale antimafia
relativamente agli obblighi della pubblica amministrazione e degli
amministratori eletti nelle assemblee rappresentative nazionali, regionali e
locali
si impegna
ad adottare un "Codice etico di
autoregolamentazione sulla trasparenza dei candidati alle elezioni e degli
eletti ed amministratori pubblici per contrastare ogni forma di collusione con
la ‘ndrangheta'' per le seguenti finalità:
rendere più rigorosa la scelta dei soggetti da inserire
nelle liste elettorali, nel quadro di un processo volto alla formazione e alla
selezione di classi dirigenti a livello regionale e locale e scongiurare il del
pericolo sociale di veicolare all'interno della competizione elettorale prima,
e dell'area dell'amministrazione pubblica poi, interessi connessi alla ‘ndrangheta;
prevenire ed evitare il coinvolgimento giudiziario dei
responsabili politici e amministratori pubblici per collusioni con la ‘ndrangheta
constatando che il livello locale e regionale non sfugge a questo fenomeno;
assicurare alle comunità locali sistemi di
amministrazione trasparenti e impermeabili al condizionamenti e alle
infiltrazioni della ‘ndrangheta”.
Pongo in votazione, sempre con coordinamento formale, l’ordine del giorno testé letto.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Il punto nove all’ordine del giorno recita “Ordine del giorno a firma dei consiglieri Francesco Talarico e Magarò “Sul consumo critico contro il pizzo”.
Do lettura di questo ordine del giorno:
“Il Consiglio regionale
premesso che:
il fenomeno delle estorsioni (cd. pizzo), dell'usura,
degli atti di taglieggiamento, l’imposizione della manodopera e di fornitori da
parte delle associazioni criminali produce considerevoli effetti negativi,
incidendo pesantemente sull'economia della nostra Regione strozzata dal
capitale mafioso e dal rincaro dei prezzi;
è compito delle istituzioni restituire a tutti i
calabresi la speranza di vivere ed operare in una Regione prospera e libera dai
condizionamenti delle associazioni criminali, ma, ancor più, proteggere quanti
hanno il coraggio di ribellarsi alla presenza tentacolare della criminalità organizzata,
che utilizza il sopruso e la sopraffazione, l'omertà e la paura per nutrire sé
stessa, sottraendo linfa vitale alla parte sana della società calabrese, che è
quella prevalente;
occorre rispondere ai segnali di insofferenza degli
imprenditori che, per anni, hanno subìto l'imposizione del pizzo, restituendo
loro più fiducia nelle istituzioni e nella possibilità di liberarsi dal giogo
del racket, con la creazione di una rete solidale tra loro e i cittadini che,
con i loro acquisti, daranno forza a quanti smettono di "finanziare"
le ‘ndrine;
si impegna:
oltre a quanto sta già facendo con azioni concrete di
contrasto alla ‘ndrangheta e ad ogni altra forma di associazione criminale, ad
adottare ulteriori iniziative mirate a disincentivare qualsiasi forma di
condizionamento dell'attività imprenditoriale ed economica dei calabresi, da un
lato, e a promuovere la distribuzione di prodotti e servizi forniti da
imprenditori, esercenti e professionisti che non pagano il pizzo, o che,
essendo state vittime di richieste estorsive, abbiano avuto il coraggio di farne
denuncia e abbiano continuato ad esercitare la propria attività con provata
libertà da qualsiasi legame con la ‘ndrangheta e le affini associazioni
criminali;
ciò perché soltanto quando un commerciante potrà
svolgere il proprio lavoro senza il timore del racket del pizzo,
in tal modo, si vuole potenziare quel sistema
solidaristico già avviato a livello normativo regionale, nella consapevolezza e
volontà politica che nessuna azione deve essere tralasciata per difendere la
libertà, la dignità, la speranza e il futuro della Calabria e dei calabresi
tutti”.
Pongo in votazione, sempre con coordinamento formale, l’ordine del giorno testé letto.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
PRESIDENTE
Si passa al punto dieci all’ordine
del giorno a firma dei consiglieri Talarico Francesco e Magarò, che
recita “Ordine del giorno “Sulla donazione ai Comuni calabresi della targa
<Qui la ‘ndrangheta non entra>”.
“Il Consiglio regionale
considerato che
la ‘ndrangheta si è sviluppata a partire da
organizzazioni criminali operanti nella provincia di Reggio Calabria, dove oggi
è fortemente radicata, ma è in forte espansione nelle province di Vibo
Valentia, Catanzaro, Crotone e Cosenza e che quindi non c'è territorio della
Calabria in cui non abbia cercato di infiltrarsi;
oggi la ‘ndrangheta «ha una struttura tentacolare priva
di direzione strategica ma caratterizzata da una sorta di intelligenza
organica», si è trasformata da mafia rurale ad holding internazionale ed è
considerata la più pericolosa organizzazione criminale in Calabria, in Italia e
all'estero;
nella Regione Calabria la 'ndrangheta svolge un profondo
condizionamento sociale fondato sia sulla forza delle anni che sul ruolo
economico attualmente raggiunto attraverso il riciclaggio del denaro sporco.
Attività questa, che le ha permesso di controllare ampi settori dell'economia
dall'impresa al commercio e all'agricoltura, spesso con una forte connivenza di
aree della pubblica amministrazione a livello locale e regionale;
alle recenti manifestazioni organizzate in Calabria per
dire "No" alla ndrangheta, la massiccia partecipazione del Presidente
della Giunta regionale calabrese, Giuseppe Scopelliti, del Presidente del
Consiglio regionale, Francesco Talarico, di altri componenti dell'esecutivo e
dell'assemblea e dei sindaci di ogni parte della regione con i propri
gonfaloni, nonché di parlamentari calabresi ha resa chiara la volontà di tutti
i cittadini e di tutte le istituzioni di combattere la criminalità organizzata
calabrese;
si impegna
a donare ai comuni calabresi una targa recante la
dicitura “Qui la ‘ndrangheta non entra” da apporre sul portone d’ingresso di
ogni sede municipale che a testa alta vuole reagire all’arroganza della ‘ndrangheta
e vuole garantire tutti i propri cittadini un futuro libero dalla violenza e
dalla prevaricazione”.
Pongo in votazione l’ordine del giorno testé letto.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
PRESIDENTE
Il punto undici, a mia firma e del consigliere Magarò recita
“Ordine del giorno “Sulla costituzione presso il Consiglio regionale della
“Bottega della Legalità”.
“Il Consiglio regionale
premesso che:
è stato intrapreso un percorso di legalità e di
contrasto ai poteri criminali, attraverso la previsione e l'incentivazione di
una serie di azioni concrete di contrasto alla ‘ndrangheta e ad ogni
associazione criminosa operante sul territorio calabrese;
le scelte politiche dell'attuale amministrazione mirano
ad assicurare ai cittadini calabresi una crescita culturale, sociale ed
economica, affinché non si sentano abbandonati dalle istituzioni e confidino
nella speranza di un futuro migliore, libero dalle spire delle forze criminali;
è necessario impegnarsi per garantire la sicurezza e per
sostenere le iniziative imprenditoriali di quanti, ogni giorno, operano sul
territorio, opponendosi alla violenza, ai soprusi e all'espansione
economico-sociale delle cosche mafiose;
in diverse aree della Calabria si è particolarmente
distinto il fenomeno della costituzione di cooperative e associazioni culturali
e di volontariato che lavorano al riutilizzo, per finalità sociali ed
economiche dei beni confiscati alle mafie, così promuovendo modelli alternativi
di sviluppo nel solco della legalità;
occorre contrastare gli effetti devastanti che fenomeni
come il pizzo, l'usura e gli atti di taglieggiamento producono, strozzando il
sistema economico calabrese;
è nostro compito promuovere iniziative imprenditoriali
volte al sostegno delle attività di quanti hanno il coraggio di opporsi alla
forza oppressiva della criminalità organizzata che mira a paralizzare, a suo
vantaggio, il sistema "Calabria";
è necessario eticizzare il consumo dei cittadini
calabresi, attraverso la pubblicità e la commercializzazione di beni,
alimentari e di altro genere, prodotti sui terreni confiscati alla ‘ndrangheta
e a tutte le altre mafie operanti sul nostro territorio;
vista la lettera d-bis) del comma 2 dell'articolo 2 del
nostro Statuto, che pone, tra l'altro, la realizzazione di condizioni sociali,
culturali ed economiche per il più efficace contrasto alle organizzazioni di
stampo mafioso, tra gli obiettivi da raggiungere attraverso una ispirata azione
politica, legislativa e amministrativa;
si impegna:
a implementare il percorso di legalità già intrapreso
con varie azioni, attraverso la costituzione, presso i locali del Consiglio
regionale, di una "Bottega della legalità" che consenta, da un lato,
di disporre di un punto di riferimento per la pubblicizzazione dei prodotti
alimentari e di altro genere ricavati dai terreni confiscati alle associazioni
criminali, dall'altro, di ulteriormente aprire Palazzo Campanella alla città e
alla comunità calabrese tutta, esponendo beni che sono il simbolo della
speranza e del riscatto economico-sociale della nostra terra.”
Pongo in votazione l’ordine del giorno testé letto.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Ci sono due mozioni da inserire all’ordine
del giorno che riguardano una la “Stazione unica appaltante” e l’altra
“Vantaggi a chi non fa patti con la criminalità organizzata”.
La prima mozione è a firma dell’onorevole Morelli.
Pongo in votazione l’inserimento all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione la mozione a firma del consigliere Morelli, di cui do lettura:
“Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che il Dlg.
163/2006 - Codice dei Contratti dei lavori pubblici - prevede l'obbligo di
denuncia penale, causa esclusione dalla gara, per il contraente vittima dei
reati previsti e puniti dagli articoli 317 e 629 del codice penale aggravati ai
sensi dell'articolo 7 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con
modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203 con le modalità stabilite
dall'articolo 38 del codice degli appalti;
occorre proseguire
in questo sforzo di sostegno ai settori sani dell'economia nazionale passando
da una logica sanzionatoria ad un sistema premiale per le imprese che assumono
comportamenti virtuosi;
propone
al Parlamento nazionale la modifica delle normative in materia di appalti pubblici di lavori e servizi nella direzione di privilegiare i comportamenti virtuosi delle imprese che hanno dimostrato fedeltà allo Stato attraverso la creazione di una white list di aziende da premiare in sede di aggiudicazione dei contratti pubblici.”
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Pongo in votazione la mozione a firma dei consiglieri Aiello, Caputo, Censore, Dattolo, Giordano, Magarò, Maiolo, Nucera, Pacenza, Serra “In ordine all’implementazione di personale della Stazione Unica Appaltante” di cui do lettura:
“Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che
con legge regionale n. 26 del 7
dicembre 2007, è stata istituita l'Autorità regionale denominata "Stazione
Unica Appaltante" (SUA) e disciplina della trasparenza in materia di
appalti pubblici di lavori, servizi e forniture";
con DPGR n. 272 del
2 dicembre 2008, il dottor Boemi Salvatore è stato nominato Dirigente Generale
della Stazione Unica Appaltante della Regione Calabria;
con DGR n. 142 del
30 marzo 2009 è stato approvato il Regolamento di organizzazione della Stazione
Unica Appaltante;
in data 27 maggio
2009 è stato stipulato il Protocollo d'intesa tra l'Autorità per la vigilanza
sui contratti pubblici e
con DGR n. 411 del 9
luglio 2009 è stato costituito il gruppo di lavoro interdipartimentale della
Stazione Unica Appaltante;
le richieste di
assistenza che pervengono alla SUA sono numerose e superiori alle possibilità gestionali
della stessa SUA;
in data 16 febbraio
nella Commissione Consiliare Contro il Fenomeno della Mafia in Calabria c’è
stata l'audizione del dottor Salvatore Boemi;
tra le esigenze
prospettate, il dottor Boemi, pur riconoscendo l'attenzione e l'impegno delle Giunte
che si sono avvicendate al governo della Regione Calabria, nel portare avanti
una scelta importante e qualificante per tutta la politica calabrese, ha
evidenziato l'importanza e l'urgenza di dotare
i componenti della
Commissione Consiliare contro il Fenomeno della Mafia in Calabria hanno
unanimemente condiviso tali esigenze e tale prospettiva;
impegna
il Presidente e
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
PRESIDENTE
Siamo riusciti a concludere l’ordine del giorno. Grazie a tutti, la seduta sarà convocata a domicilio.
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa della Giunta regionale:
“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 4/2007 <Cooperazione e relazioni internazionali della Calabria> (Delibera G.R. n. 29 del 24.1.2011)” (P.L. n. 152/9^)
E’ stata assegnata alla sesta Commissione
consiliare - Affari della Unione europea e relazioni
con l’estero – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
“Disposizioni dirette alla tutela
della sicurezza ed alla qualità dl lavoro, al contrasto e all’emersione del
lavoro non regolare (Delibera G.R. n. 50 del 10.2.2011)” (P.L. n. 157/9^)
E’ stata assegnata alla terza
Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative –
ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate, inoltre, le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Nucera – “Disposizioni in favore dei soggetti con disturbi specifici di apprendimento” (P.L. n. 153/9^)
E’ stata assegnata alla terza
Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative –
ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Battaglia – “Norme in materia di ineleggibilità e incompatibilità” (P.L. n. 154/9^)
E’ stata assegnata alla quinta Commissione
consiliare - Riforme e decentramento.
(Così resta stabilito)
Nucera – “Norme per favorire
l’integrazione sociale dei disabili dell’udito” (P.L. n. 155/9^)
E’ stata assegnata alla terza
Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative –
ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Bilardi – “Interventi diretti all’impiego dei cani guida per i non vedenti” (P.L. n. 156/9^)
E’ stata assegnata alla terza
Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative –
ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Nucera – “Norme in materia di diritti del malato” (P.L. n. 158/9^)
E’ stata assegnata alla terza
Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
Imbalzano – “Istituzione della pinacoteca regionale della Calabria” (P.L. n. 156/9^)
E’ stata assegnata alla terza
Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative –
ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Magarò – “Misure per garantire la legalità e la trasparenza dei finanziamenti della Regione Calabria” (P.L. n. 160/9^)
E’ stata assegnata alla Commissione
consiliare contro il fenomeno della mafia in Calabria.
(Così resta stabilito)
Magarò – “Agevolazioni a favore
dei collaboratori di giustizia e loro famiglie” (P.L. n. 161/9^)
E’ stata assegnata alla Commissione
consiliare contro il fenomeno della mafia in Calabria.
(Così resta stabilito)
Magarò - “Modifiche alla legge regionale 12 dicembre 2002, n. 50
<Istituzione di una Commissione consiliare contro il fenomeno della mafia in
Calabria>” (P.L. n. 162/9^)
E’ stata assegnata alla Commissione
consiliare contro il fenomeno della mafia in Calabria.
(Così resta stabilito)
Orsomarso – “Istituzione del Parco
naturale regionale di Monte Caloria e della Catena Costiera” (P.L. n. 163/9^)
E’ stata assegnata alla quarta
Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione
dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Dattolo – “Valorizzazione e
promozione del termalismo in Calabria” (P.L. n. 164/9^)
E’ stata assegnata alla quarta
Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione
dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
E’ stata presentata la seguente proposta di provvedimento amministrativo d’Ufficio:
“Surroga del consigliere regionale Santi Zappalà, dimissionario” (P.P.A. n. 101/9^)
Sono state presentate, inoltre, le seguenti proposte di provvedimento
amministrativo di iniziativa del consigliere Magarò:
“Modifiche
all’articolo 33 del Regolamento interno del Consiglio regionale” (P.P.A. n.
102/9^)
E’ stata assegnata alla Commissione
consiliare contro il fenomeno della mafia in Calabria.
(Così resta stabilito)
“Codice etico di autoregolamentazione del Consiglio regionale sulla trasparenza dei candidati alle elezioni degli eletti ed amministratori pubblici per contrastare ogni forma di collusione con la ‘ndrangheta” (P.P.A. N. n. 103/9^)
E’ stata assegnata alla Commissione
consiliare contro il fenomeno della mafia in Calabria.
(Così resta stabilito)
E’ stata assegnata alla terza Commissione
consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
E’ stata assegnata alla Commissione
consiliare contro il fenomeno della mafia in Calabria.
(Così resta stabilito)
La quarta Commissione
consiliare “Assetto e utilizzazione del territorio – Protezione dell’ambiente”
nella seduta del 4 febbraio
Pertanto la proposta di provvedimento
amministrativo n. 99/9^ di cui alla citata
deliberazione viene trasformata in parere a cui viene attribuito il numero 13.
Le norme contenute nella proposta di legge n. 22/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Interventi in materia di politica regionale della famiglia” sono previste al comma 4, dell’articolo 7 della legge regionale 11 agosto 2010, n. 23.
Pertanto la proposta di legge di che trattasi viene stralciata dall’ordine del giorno generale delle proposte di legge ed archiviata.
In data 10 febbraio 2011, il Presidente
della Giunta regionale ha promulgato le sotto
indicate leggi regionali. Le
stesse sono state pubblicate sul supplemento straordinario n. 4 del 15 febbraio
2011:
legge regionale 10 febbraio 2011, n. 1, recante:
“Istituzione dell’enoteca regionale <Casa dei vini di Calabria>”;
legge regionale 10 febbraio 2011, n. 2, recante:
“Istituzione dell’elaioteca regionale <Casa degli oli extravergini d’oliva
di Calabria>”.
Il gruppo “Udc – Unione di centro” con nota del 22 febbraio
2011, acquisita in pari data al protocollo generale n.
Talarico D. Al Presidente della Giunta
regionale. Per sapere - premesso
che:
in data 15/10/2010 è
stato pubblicato sul BURC un avviso pubblico di emanazione della Giunta
regionale, con una dotazione finanziaria pari a 105 milioni di euro del POR
Calabria FSE 2007/2013, avente ad oggetto "Aiuti alle imprese attraverso
la concessione delle borse lavoro, di incentivi
occupazionali sotto forma di integrazione salariale e formazione continua come
accrescimento delle competenze";
il bando succitato
prevedeva una procedura "a
sportello" per la presentazione delle domande e la formazione delle
graduatorie sulla base dell'ordine di spedizione (e non di ricezione) delle
medesime;
da varie indiscrezioni
si apprende che molte delle domande presentate, per lo più attraverso agenzie
di servizio postale private, recherebbero il sigillo del medesimo giorno, della
medesima ora, del medesimo minuto;
la procedura
individuata avrebbe viepiù lasciato alle agenzie private un certo "margine di discrezionalità" nel
definire l'ordine di presentazione delle domande;
tali circostanze
starebbero alla base dei problemi che si stanno registrando in sede di
istruzione delle domande -
se corrispondono al vero le indiscrezioni di cui alla premessa;
quali iniziative si
intendono intraprendere a garanzia della massima trasparenza nell'espletamento
della procedura di assegnazione dei benefici ai soggetti che ne hanno fatto
richiesta.
(87; 3.02.2011)
Guccione, Franchino,
Censore, Aiello F. Al Presidente della
Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
secondo i dati al
31.12.2010 i pagamenti effettuati per finanziare i progetti del Programma
operativo dei Fondi Strutturali 2007-2013 ammontano per il Por Calabria FSE 2007-
il Commissario
Europeo per le Politiche Regionali, Yohannes Hahm, ha inviato al Ministro
dell'Economia e delle Finanze del Governo italiano una lettera in cui esprime
profonda preoccupazione sullo stato di attuazione dei Programmi Operativi
italiani-Fondi Ue del periodo 2007-2013 e mette l'accento sul rischio concreto
che possano andare perse queste importanti risorse. Tale rischio è
particolarmente elevato soprattutto per i POR Calabria, Sicilia, Campania e
Puglia. I controlli effettuati dai Servizi della Commissione Europea, infatti,
riscontrano debolezze persistenti nel funzionamento dei sistemi di gestione e
di controllo;
con riferimento
all'anno 2011 e alle soglie stabilite in applicazione della regola N+2, il
contributo comunitario che dovrà essere complessivamente certificato comporta
una spesa di un importo pari a quanto è stato speso nei primi quattro anni,
cioè dal 1 gennaio 2007 ad oggi. Tali dati confermano la gravità della
situazione e mettono a rischio concreto la perdita di risorse importanti per
quali iniziative
urgenti intende intraprendere per evitare il disimpegno delle risorse e per
migliorare e accelerare i processi di impegno e di spesa del POR CALABRIA
2007-2013 di cui, a soli tre anni dalla conclusione, la nostra regione non ha
ancora speso oltre il 90% delle risorse messe a disposizione dall'Ue.
(89; 14.02.2011)
Giordano, De Masi, Talarico D. Al Presidente
della Giunta regionale nella
qualità di commissario ad acta per la sanità. Per sapere – premesso che:
da inchieste giornalistiche televisive emerge un quadro inquietante e
devastante sull'uso delle risorse pubbliche a favore di un non ben definito
organismo, qual è la fondazione Campanella, che dovrebbe erogare prestazione
sanitarie e fare attività di ricerca -
quali sono stati negli anni i finanziamenti erogati dalla Regione e a
quale titolo;
se la fondazione Campanella è da definirsi struttura pubblica,
struttura privata accreditata o semplicemente struttura privata.
(90; 14.02.2011)
De Masi, Giordano, Talarico D. Al Presidente
della Giunta regionale e all’assessore alle politiche
sociali: Per sapere – premesso che:
con Decreto n. 17433 del 14 novembre 2007 è stato concesso al centro
socio-riabilitativo diurno per Handicappati denominato «
con D.D.S. n. 2600 del 17/3/2008, il suddetto centro è stato ammesso ad
usufruire del contributo retta per l'ospitalità di n. 18 utenti;
la mancanza di fondi, sta già costringendo la struttura, gestita
dall'Associazione di genitori "
il suddetto Centro rappresenta, anche e soprattutto grazie alla
dedizione e all'umanità degli operatori, una testimonianza di civiltà e modello
di integrazione e accoglienza sociale per i soggetti diversamente abili;
il Centro "
la chiusura del Centro de quo significherebbe una
sconfitta per le politiche sociali e le Istituzioni che le rappresentano, con
la conseguenza di non integrare nella realtà sociale soggetti portatori di
handicap, relegando gli stessi in casa;
oltre a tutto quanto sopra esposto, la chiusura del
centro comporterebbe la perdita di posti di lavoro e professionalità acquisite
nel campo specifico -
a) se corrisponde al vero quanto riportato dagli
organi d'informazione (Gazzetta del Sud 9.02.2011 - edizione Crotone) in merito
alla circostanza secondo la quale
b) quali sono le ragioni giuridiche e sociali per
cui
c) se
d) se corrisponde al vero che il venir meno dei
contributi per il 2010, indispensabili per le spese della gestione della
Struttura, mette a serio rischio la sopravvivenza del Centro, determinando la
perdita di posti di lavoro e di professionalità acquisite nel campo specifico;
e) quali iniziative intende adottare
(91; 14.02.2011)
Imbalzano. All’assessore alle attività produttive e all’assessore
all’agricoltura foreste e forestazione.
Per sapere – premesso che:
l'articolo 15 della legge regionale 17 agosto 2005 n. 13, al fine di incentivare la distribuzione e la somministrazione dei prodotti tipici calabresi, prevede che le aree di sevizio delle tratte autostradali della Regione Calabria devono essere dotate, tra l'altro di autonome attività commerciali integrative;
il comma 3 del precitato articolo prevede che all'interno delle aree di servizio dovranno essere riservati almeno 150 mq di superficie coperta da destinarsi all'attività di vendita ed alla somministrazione prevalente di prodotti calabresi a denominazione di origine protetta e/o controllata, nonché di prodotti tipici calabresi di cui sia identificata l'origine geografica attraverso un sistema di rintracciabilità ai sensi della normativa vigente in materia, nonché souvenir e prodotti artigianali di manifattura rigorosamente calabrese;
tali attività dovranno essere esercitate dai medesimi gestori delle attività di distribuzione dei carburanti -
se
se, così come previsto dal comma 5, i Dipartimenti "Economia" e "Agricoltura, Foreste e Forestazione", abbiano fin qui curato il monitoraggio ed il controllo periodico delle attività medesime, non solo ai fini della corretta applicazione della legge varata dalla Regione Calabria, ma per sostenere la gracile economia regionale che, da anni, vive una prolungata crisi che colpisce in particolare gli imprenditori agricoli e artigianali calabresi.
(94; 17.02.2011)
De
Masi, Principe, Ciconte, De Gaetano. Al Presidente della Giunta
regionale. Per sapere – premesso che:
le
Strutture socio sanitarie convenzionate con
le
suddette Strutture devono essere in possesso di rigidi requisiti di tipo
organizzativo, strutturale e tecnologico richiesti dalla Regione Calabria per
poter usufruire di una retta giornaliera per ospite, così come fissata in
apposite convenzioni;
questa
retta viene coperta per il 50% dalle Asp di competenza e per il restante 50%
dall'ospite;
il
50% della retta spettante all'ospite viene integrata dai Servizi sociali della
Regione Calabria in misura proporzionale al reddito percepito;
fino
a febbraio
ai
sensi dell'articolo 32 della legge regionale n. 8 del 26 febbraio 2010,
dall'entrata
in vigore della sullodata legge regionale n. 8/2010 nessuna Asp calabrese ha
ritenuto di dover pagare la quota sociale, adducendo come motivazione la
mancanza di fondi necessari per coprire l’aumento di spesa;
il
Presidente della Giunta regionale, nella qualità di Commissario ad
acta per l'attuazione del piano di rientro, con Decreto n. 9 del 9 settembre
l'Assessorato
alle Politiche sociali, nuovamente competente nella materia de qua, in
ossequio al summenzionato decreto n. 9 del 9 settembre
nell'approvare
il bilancio preventivo per l'anno
non
essendoci la dovuta copertura finanziaria non sarà possibile firmare le
relative convenzioni per il 2011, tra Assessorato alle Politiche sociali, Asp e
strutture accreditate;
alla
luce di quanto sopra esposto, molte Strutture socio sanitarie sono sull'orlo
del fallimento e, di conseguenza, circa 2 mila addetti rischiano il posto di
lavoro;
molte
Strutture socio sanitarie non sono più in grado di fare fronte agli obblighi
contrattuali (dipendenti, personale convenzionato, fornitori etc), con
l'ulteriore effetto che migliaia di utenti non assistibili a domicilio
potrebbero perdere il diritto ad essere curati -
a)
se corrisponde al vero quanto riportato dagli organi d'informazione in merito
alla circostanza, secondo la quale
b)
quali sono le ragioni giuridiche e sociali per cui
c)
se, al fine di evitare che molti lavoratori rischino
il posto di lavoro e migliaia di utenti vedano limitato il proprio diritto ad
essere curati,
e)
quali iniziative intenda adottare
(95;
21.02.2011)
Nucera. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con
legge regionale n. 15 del 14 dicembre 1993, n. 15 (Istituzione dell'Agenzia
Regionale per lo Sviluppo e per Servizi in Agricoltura - ARSSA) è stata
istituita l'Agenzia regionale per lo Sviluppo e per Servizi in Agricoltura -
ARSSA, quale strumento operativo della Regione per l'ammodernamento ed il
potenziamento del sistema produttivo dell'agricoltura.
l'ARSSA
ha tra le sue finalità quella di favorire l'ammodernamento e lo sviluppo
dell'agricoltura mediante azioni di promozione, divulgazione, trasferimento di
processi innovativi nel sistema produttivo agricolo e agroindustriale;
con
l'art. 5 della legge regionale n. 9 dell'11 maggio 2007 (Provvedimento generale
recante norme di tipo ordinamentale e finanziario - collegato alla manovra di
finanza regionale per l'anno 2007, art. 3, comma 4 della legge regionale n.
8/2002), è iniziato il processo di soppressione dell'ARSSA, che è stata posta
in liquidazione;
l'intero sistema produttivo dell'agricoltura nella
Provincia di Reggio Calabria sta attraversando una fase di transizione verso un
processo di rilancio dell'intero settore;
il territorio
dell'alto jonio della Provincia di Reggio Calabria (Comuni di Marina di Gioiosa
Ionica, Roccella, Caulonia, Placanica, Stignano, Camini, Monasterace, Stilo,
Pazzano e Bivongi) presenta una forte vocazione agricola - si ricordano quali
eccellenze il settore agrumicolo e quello vitivinicolo -, che va sostenuta e
tutelata, non solo sotto l'aspetto dell'agroindustria, ma anche sotto l'aspetto
culturale;
nelle more della
definizione del nuovo organismo istituzionale che dovrà perpetuare le finalità
dell'ARSSA, si rende inderogabile la necessità di potenziare l'organico in atto
operante nella sezione di Caulonia Marina, non solo con la presenza di
ulteriore personale amministrativo, ma, specialmente, tecnico, considerata
l'alta vocazione di quei territori per le produzioni agrumicole e vitivinicole
-
quali provvedimenti
intende adottare per sostenere l'agrumicoltura e il sistema vinicolo dei
territori dell'alto jonio della Provincia di Reggio Calabria (Comuni di Marina
di Gioiosa Ionica, Roccella, Caulonia, Placanica, Stignano, Camini,
Monasterace, Stilo, Pazzano e Bivongi);
come intende
potenziare gli uffici dell'ARSSA - Agenzia Regionale per lo Sviluppo e per
Servizi in Agricoltura, quale ad esempio quello di Caulonia Marina, che
presentano una dotazione organica carente;
quale idea di
sviluppo vuole offrire a quei territori che, nonostante gli sforzi di tanti
onesti imprenditori, non ricevono adeguato supporto istituzionale da parte
degli Enti preposti.
(86; 3.02.2011)
Magarò. Al Presidente della Giunta regionale nella qualità di commissario ad acta con delega alla tutela della salute ed all'innovazione dei servizi sanitari. Per sapere - premesso che:
dotare i presidi ospedalieri della Calabria delle più recenti e innovative apparecchiature per la diagnostica, consente di ridurre le liste di attesa e di contrastare il fenomeno della emigrazione sanitaria con notevole diminuzione della spesa pubblica;
tra le metodiche di recente applicazione in campo medico per
la diagnostica vi è
l'esecuzione di un esame PET-TAC nel 38% dei casi cambia la stadiazione diagnostica, nel 42% cambia la terapia e nel 70% evita la biopsia;
in Europa la metodica PET-TAC è assai diffusa, e in Italia molti presidi dispongono di questa attrezzatura, sia nel campo pubblico che privato, in Basilicata, Campania, Puglia e Sicilia è istallata o in via di istallazione almeno una PET-TAC per ogni provincia, mentre in Calabria ne esiste una sola presso il Polo oncologico di Germaneto;
il costo della PET-TAC è di circa 3 milioni di euro e che nei presidi ospedalieri di Cosenza e Reggio Calabria vi sono le professionalità per il suo funzionamento -
se ha in programma di dotare della PET-TAC almeno i presidi ospedalieri di Cosenza e Reggio Calabria e, in caso di risposta negativa, se non ritiene opportuno, per razionalizzare la spesa sanitaria, investire sull'acquisto di questa apparecchiatura il cui funzionamento consentirebbe di ammortizzare l'investimento nel giro di pochi mesi e di offrire ai pazienti un servizio diagnostico all'avanguardia, riducendo così l'emigrazione verso altre regioni con ricadute positive sul bilancio della regione.
(88; 7.02.2011)
Guccione, Talarico D., Censore, Franchino, De Masi. Al Presidente
della Giunta regionale e all’assessore all’ambiente. Per sapere - premesso che:
nel
corso di una iniziativa pubblica, tenutasi il 14 febbraio 2011 presso
la
famiglia viveva da anni in un'abitazione adiacente ad un centralina per i
servizi telefonici;
l'unica
superstite, Antonella Politano, da dieci anni si batte per mantenere la
promessa che fece al padre in punto di morte: ottenere giustizia per i
genitori, per la zia e per le sue tre sorelle, Gabriella, Annamaria, Patrizia
che, una dopo l'altra, sono decedute dopo laceranti sofferenze per un tumore
terribile che ne ha devastato i corpi fino a distruggerli;
la
superstite, ma anche gli organi informazione e indagini giudiziarie hanno fatto
una ricostruzione puntuale di quanto accaduto;
secondo
queste ricostruzioni, Vincenzo Politano, lavorava come custode nella vicina
"Azienda di Stato per i Servizi Telefonici" (poi diventata Iritel e
poi ancora Telecom ed ora delle Poste Italiane);
la
famiglia viveva in una casa posta all'interno di un enorme caseggiato,
adiacente alla centralina telefonica; nel caseggiato abitavano anche altri
dipendenti;
nella
zona si respirava per anni un'aria pesante, molto forte, che chiaramente non
era aria pulita, ma sembrava normale, e nessuno si lamentava più di tanto.
Anche i genitori di Antonella pensavano che i cattivi odori fossero prodotti
dalle turbine. Non avrebbero mai potuto sapere che si trattava con ogni
probabilità di sostanze altamente nocive, forse veri e propri veleni, che nel
giro di pochi anni sarebbero stati causa di tanti morti;
nessuno,
del resto, sembra fosse a conoscenza del fatto che quei fumi, che fuoriuscivano
da una centralina telefonica, posta a qualche metro da civili abitazioni,
rappresentavano un pericolo mortale per decine di persone;
Nel
1984 muore la mamma di Antonella, Natalina. Il 6 agosto del
nel
1992 quella centralina venne smantellata.
da
questi accumulatori si sprigionavano sostanze tossiche e nocive, quali il
solfato di piombo che diventavano ancora più nocive sotto l'azione dell'acido
solforico, sostanze classificate dallo Iarc, cancerogeno umano, gruppo 1,
nonché vapori tossici provenienti dai raddrizzatori al selenio;
dall'inchiesta
vennero fuori anche altre gravissime inadempienze da parte dell'Azienda;
il
30 novembre del 2007 furono rinviati a giudizio due dirigenti responsabili
della centrale. Processati, vennero dichiarati non colpevoli con non luogo a
procedere, ma il danno ambientale prodotto fu riconosciuto e ciò ha premesso
alla famiglia Politano e a quanti sono rimasti vittime di quelle esalazioni di
intentare una causa civile contro l’Azienda, ora di proprietà delle Poste
italiane -
quali
iniziative si intendono intraprendere affinché si faccia piena luce su quanto è
accaduto al fine di rendere definitivamente giustizia alla famiglia Politano e
a quanti sono stati colpiti dalle conseguenze del caso in oggetto;
se
non ritiene utile attivare con urgenza l'azienda sanitaria di Cosenza e
l'Arpacal per avviare un monitoraggio epidemiologico sull'area interessata
(quartiere Viale dei Giardini di Paola) al fine di ottenere un quadro
dettagliato e scientifico sull'intera vicenda.
(92;
16.02.2011)
Principe. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
la farmacia è un
Presidio del Servizio Sanitario Nazionale cui è affidata la funzione di erogare
prestazioni pubbliche essenziali sul territorio, a tutela della salute del
cittadino;
è in atto una
ingiustificabile sperequazione territoriale, atteso che nelle provincie di Vibo
Valentia e di Reggio Calabria i pagamenti delle ASP alle farmacie sono
sostanzialmente regolari;
le farmacie delle
provincie di Cosenza, Catanzaro e Crotone, a seguito dei gravi ritardi nei
pagamenti subiti, fermi al mese di giugno 2010, sono state già costrette ad una
chiusura di protesta nella giornata dell'8 febbraio c.a.;
i calabresi, già
penalizzati dalla forte crisi economica, non potrebbero sopportare
anticipazioni nella spesa sanitaria e, quindi, sarebbero impossibilitati a
curarsi -
a cosa sono dovuti i
ritardi nei pagamenti fatti registrare dalle ASP di Catanzaro, Cosenza e
Crotone nei confronti delle farmacie ricadenti nelle relative province di
appartenenza;
quali iniziative si
intendono porre in essere per sbloccare la situazione ed evitare gravissimi
disagi ai cittadini calabresi.
(93; 17.02.2011)
Principe,
Maiolo. Al Presidente
della Giunta regionale nella qualità di commissario straordinario per l’attuazione
del piano di rientro dal debito sanitario.
Per sapere – premesso che:
con
delibera n. 4700 del 19.11.2010 e con delibera n. 4919 del 3.12.2010 l'Asp di
Cosenza ha avviato due procedure di gara, la prima per selezionare lavoratori
interinali a tempo determinato per la durata di anni 3 (tre) per una spesa annua pari ad €.
1.500.000,00 Iva inclusa, la seconda per l'affidamento di servizi di
conservazione ed amministrazione di archivi, banche dati e on line, Cup, Ticket,
attività di archiviazione,
incameramento
dati e front-office presso le strutture Organizzative
dell'Azienda
sanitaria provinciale di Cosenza per la durata
di tre anni e per un costo di € 560.000,00 più Iva;
i
bandi di gara scadono rispettivamente il 21 ed il 23.02.2011;
su
entrambe le procedure di gara non si fa riferimento ad alcuna autorizzazione da
parte del Dipartimento regionale alla salute;
nel
capitolato speciale di gara, si individuano i profili professionali da
reclutare per un totale di 53 unità di cui 20 collaboratori amministrativi, 19
ausiliari specializzati, 1 cuoco, 1 giardiniere, 1 autista ed altri profili;
ripetutamente
il Presidente-Commissario onorevole Scopelliti ha denunciato l'esubero di
personale ed, in particolare, per i profili amministrativi, nel sistema
sanitario calabrese;
entrambi
i provvedimenti determinano nel triennio l'utilizzo di ingenti risorse
finanziarie;
nessun
fabbisogno viene indicato a supporto dei provvedimenti e che i profili
professionali indicati non sono necessari per alcun servizio sanitario;
trattasi,
per come si evince dagli atti dell'Asp, comunque, di nuova spesa corrente -
se
ritiene compatibile i provvedimenti di cui sopra con i vincoli indicati dal
Piano dì rientro;
se intende attivare procedure di revoca dei provvedimenti di cui sopra.
(96; 22.02.2011)
Il Consiglio regionale
premesso
che:
con
decreto n. 13109 del 13.09.2010
il
progetto presentato da Enel S.p.A. prevede la conversione a biomasse della
centrale di che trattasi, la cui ubicazione è all'interno di un'area
doppiamente protetta a livello nazionale e comunitario (Parco Nazionale del
Pollino e Zona di Protezione Speciale Pollino e Orsomarso IT 9310903);
la
potenza elettrica lorda della centrale sarebbe stimata in 41Mw, quella netta in
35 Mw. Ciò mentre la potenza media di centrali alimentate da biomasse è,
normalmente, di 5-6 Mw;
un’ampia
documentazione tecnica ha dimostrato la pratica impossibilità di reperire in
loco la biomassa necessaria ad alimentare una centrale di tali dimensioni,
essendo la quantità di biomassa necessaria ad alimentare detto impianto, tra i
più grandi d'Europa, stimata nell'ordine delle 400.000 tonnellate/anno, dunque
difficilmente reperibile né in loco né per un ampio raggio della centrale;
l'Enel
S.p.A., nella propria relazione tecnica che accompagna il progetto, ha
dichiarato che la gran parte della biomassa sarebbe costituita da «legno
cippato» da reperire nei boschi della Calabria e della Basilicata, la cui
stima, fatta da Enel stessa, sarebbe di
l'effettiva
attivazione di tale centrale determinerebbe non soltanto inaccettabili rischi
per la salute delle popolazioni residenti, ma anche danni irreparabili
all'ambiente e alle specie protette, animali e vegetali, presenti nell'area,
nonché alle attività economiche esistenti sul territorio e, infine, ma non
certo da ultimo, allo sviluppo occupazionale dell'intera area calabrese e
lucana interessata;
uno
studio del professor Paolo Rabitti e del dottor Felice Casson, segnala, tra
l'altro, la presenza nell'area di specie protette, quali la lontra (oggetto,
recentemente, anche di un progetto di tutela del Ministero dell'ambiente e
della tutela del territorio e del mare, interessanti le regioni meridionali, sottoscritto anche dal
Presidente del Parco nazionale del Pollino), che avrebbero, dall'avvio della
centrale, danni molto rilevanti;
stanti le dimensioni
della centrale, oltre agli effetti negativi diretti (emissioni) derivanti dalla
sua riattivazione, si avrebbe nondimeno sulle strade che attraversano il
territorio del Parco nazionale del Pollino un congestionamento insostenibile
del traffico veicolare, per via del transito giornaliero di centinaia di camion
trasportanti la biomassa da bruciare nell'impianto;
al progetto di che
trattasi, si oppongono con grande forza e determinazione l'intera popolazione
della valle, nonché le Amministrazioni delle comunità maggiormente coinvolte
nell'eventuale attivazione della centrale e l'Ente Parco Nazionale del Pollino,
oltre a varie Istituzioni, tra cui
l'Ente Parco
Nazionale del Pollino, in quanto organo di governo dell'area protetta, con
deliberazione del Consiglio direttivo n. 67 del 12.10.2009, prendendo atto di
apposito parere dell'Avvocatura distrettuale dello Stato di Potenza, aveva
peraltro deciso per la revoca del proprio parere favorevole rilasciato alla
conferenza di servizi, svoltasi presso l'Ente Provincia di Cosenza in data
30.07.2009;
la stessa Comunità
del Parco, riunitasi a Castrovillari in data 10.12.2009, aveva approvato un
documento nel quale si era espressa netta contrarietà alla riattivazione della
centrale;
il predetto Ente
Parco Nazionale del Pollino, con nota n. 11178 del 28.10.2010, ha dato mandato
all'Avvocatura distrettuale di Catanzaro di proporre ricorso innanzi al Tar
competente, per l'annullamento del decreto del dirigente del settore politiche
energetiche della Regione Calabria n. 13109/2010 con il quale è stata
autorizzata la riattivazione in esercizio della centrale termoelettrica del
Mercure;
tale decisione, è
stata motivata dallo stesso Ente Parco Nazionale del Pollino alla luce della
mancata osservazione, da parte della Regione Calabria, dei precedenti
deliberati della Comunità del Parco, del Consiglio direttivo e dei
provvedimenti adottati sulla questione dalla Direzione dell'Ente, attraverso i
quali era stata formalmente espressa la contrarietà dell'Ente Parco alla
riapertura della centrale del Mercure;
il dirigente del
settore Politiche energetiche della Regione Calabria, nell'emettere il decreto
sopra richiamato, avrebbe utilizzato gli atti nulli prodotti in sede di
conferenza di servizi alla Provincia di Cosenza, prima che la stessa fosse
dichiarata incompetente;
le incongruità sotto
il profilo ambientale, giuridico e amministrativo che la vicenda ha, fin
dall'inizio, presentato, sono state oggetto di importanti servizi giornalistici
di denuncia da parte di media nazionali (L'Espresso, il
Manifesto, Liberazione, Ambiente Italia - settimanale del TG3 e, per ultima, la
puntata del 31 ottobre u.s. di Report su Rai 3),
in data 3.11.2010,
il Consiglio regionale della Basilicata, ha approvato, con una sola astensione,
una mozione che, nell'esprimere netta contrarietà alla riattivazione della
centrale del Mercure, impegna
nello
stesso documento
impegna
a
rappresentare, sul piano politico ed istituzionale, l'inequivocabile e netta
espressione di contrarietà alla riattivazione della centrale Enel della Valle
del Mercure nel Comune di Laino Borgo (CS), per la sua manifesta incompatibilità
con il quadro ambientale e la vocazione economica dell'area in cui è ubicata,
stante l'area di che trattasi ricompresa nel perimetro del Parco Nazionale del
Pollino e classificata in sede europea quale lmportant
Bird Areas (IBA), in immediata adiacenza di aree ulteriormente protette dallo stesso
diritto comunitario, ZPS (Zona di Protezione Speciale - Pollino/Orsomarso) e
SIC (Sito di Interesse Comunitario);
ad
assumere, di concerto con le amministrazioni locali interessate e con l'Ente
Parco Nazionale del Pollino, le iniziative necessarie atte a bloccare, anche ai
fini di una più attenta valutazione della problematica sotto il profilo
tecnico-amministrativo e ambientale, gli effetti del Decreto n.13109, con cui
ad
assumere un chiaro orientamento politico sullo sviluppo della Regione, che
rilanci il tema della sostenibilità e dell'ecocompatibilità dello stesso,
esprimendo, anche per il futuro, la netta contrarietà a progetti, in campo
energetico, che ne contraddicano palesemente lo spirito.
(31; 1.02.2011) Giordano, Talarico D., Franchino, Censore, Guccione, Bruni, Grillo, Fedele, De Gaetano, De Masi, Mirabelli
Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che
con legge regionale n. 26 del 7
dicembre 2007, è stata istituita l'Autorità regionale denominata "Stazione
Unica Appaltante" (SUA) e disciplina della trasparenza in materia di
appalti pubblici di lavori, servizi e forniture";
con DPGR n. 272 del
2 dicembre 2008, il dottor Boemi Salvatore è stato nominato Dirigente Generale
della Stazione Unica Appaltante della Regione Calabria;
con DGR n. 142 del
30 marzo 2009 è stato approvato il Regolamento di organizzazione della Stazione
Unica Appaltante;
in data 27 maggio
2009 è stato stipulato il Protocollo d'intesa tra l'Autorità per la vigilanza
sui contratti pubblici e
con DGR n. 411 del 9
luglio 2009 è stato costituito il gruppo di lavoro interdipartimentale della
Stazione Unica Appaltante;
le richieste di
assistenza che pervengono alla SUA sono numerose e superiori alle possibilità
gestionali della stessa SUA;
in data 16 febbraio
nella Commissione Consiliare Contro il Fenomeno della Mafia in Calabria c’è
stata l'audizione del dottor Salvatore Boemi;
tra le esigenze
prospettate, il dottor Boemi, pur riconoscendo l'attenzione e l'impegno delle
Giunte che si sono avvicendate al governo della Regione Calabria, nel portare
avanti una scelta importante e qualificante per tutta la politica calabrese, ha
evidenziato l'importanza e l'urgenza di dotare
i componenti della
Commissione Consiliare contro il Fenomeno della Mafia in Calabria hanno
unanimemente condiviso tali esigenze e tale prospettiva;
impegna
il Presidente e
(32; 21.02.2011) Aiello F., Caputo, Censore, Dattolo, Giordano, Magarò, Maiolo, Nucera, Pacenza, Serra
Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che il Dlg.
163/2006 - Codice dei Contratti dei lavori pubblici - prevede l'obbligo di
denuncia penale, causa esclusione dalla gara, per il contraente vittima dei
reati previsti e puniti dagli articoli 317 e 629 del codice penale aggravati ai
sensi dell'articolo 7 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con
modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203 con le modalità stabilite
dall'articolo 38 del codice degli appalti;
occorre proseguire
in questo sforzo di sostegno ai settori sani dell'economia nazionale passando
da una logica sanzionatoria ad un sistema premiale per le imprese che assumono
comportamenti virtuosi;
propone
al Parlamento
nazionale la modifica delle normative in materia di appalti pubblici di lavori
e servizi nella direzione di privilegiare i comportamenti virtuosi delle
imprese che hanno dimostrato fedeltà allo Stato attraverso la creazione di una white list di aziende da premiare in
sede di aggiudicazione dei contratti pubblici.
(33; 22.02.2011)
Morelli
Censore, Bruni. Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
la realizzazione di
questa arteria viaria è da decenni molto attesa dalle Amministrazioni e dalle
popolazioni locali che lamentano l'isolamento dei loro territori e
l’impossibilità a sostenere ulteriormente le conseguenze economiche derivate
dalle carenze e dalle difficoltà legate alla mobilità delle merci e delle
persone;
il Governo regionale
della passata legislatura aveva destinato la somma di 44 milioni 299 mila euro
a valere sui fondi del Por 2000-2006 per l’esecuzione dei lavori lungo il
Tronco 3, Lotto 1 (Vallelonga-Cimbello) e per l’appalto dei lavori nel Tronco
1, Lotto 1 (Fondo Valle Mesima-Vazzano) e lotto 2 (Fondo Valle Mesima-Viadotto
Scornari);
lo stesso Governo
regionale,
quali sono le
iniziative che
qual è lo stato
delle procedure che avrebbero dovuto portare alla firma dell'Accordo di
programma quadro con il Governo, centrale per il sistema regionale dei
trasporti e se, una volta avviato l’accordo e sbloccate le risorse finanziarie
sarà confermato il completamento dei lavori della S.S. 182 “Trasversale delle
Serre”;
qual è lo stato
della procedura d’appalto relativa ai lavori del Tronco 3, Lotto 1
(Vallelonga-Cimbello) e del Tronco 1, Lotto 1 (Fondo Valle Mesima-Vazzano) e
lotto 2 (Fondo Valle Mesima-Viadotto Scornari).
(45; 5.10.2010)
Risposta – “Con riferimento al contenuto delle note prot. n. 2301/DG del 29/11/2010 (Dipartimento
n. 9) e prot. n. 533 del 08/11/2010 (Dipartimento Presidenza) si rappresenta
quanto segue.
Questa Società può fornire informazioni in
ordine al terzo punto dell'interrogazione ovvero aggiornare sullo stato della
procedura di appalto denominato CZ 25/09: lavori di costruzione della SS 182
"Trasversale delle Serre" Tronco 1°, Lotto 2°, dalla SP fondovalle
Mesina a Viadotto Scomari, Tronco 3°, lotto 2°, da Località Cimbello a Bivio
Montecucco.
I termini per la ricezione delle offerte,
trattandosi di gara da aggiudicarsi con il criterio dell'offerta economicamente
più vantaggiosa, è scaduto il 07/12/2010.
Si rassegna quanto sopra, si ringrazia per
l'attenzione concessa e si resta a disposizione per quant'altro dovesse
occorrere”.
Ing. Domenico
Petruzzelli (Il capo compartimento)
Giuseppe Gentile (Assessore alle infrastrutture e ai lavori pubblici)
Chiappetta. Al Presidente della Giunta regionale e
all’assessore ai lavori pubblici. Per sapere - premesso che:
in data 14 febbraio
invero, il movimento
franoso di che trattasi ha provocato, tra l'altro, evidenti conseguenze dannose
alle infrastrutture del territorio con conseguente nocumento alla piena e
sicura vivibilità dello stesso da parte della comunità residente. Ci si
riferisce, in particolare, alle fratture ed agli abbassamenti del livello
stradale ed ai cedimenti della parete collinare (con lesione del muro di
sostegno) interessante il tratto stradale in oggetto; ed ancora, alla interruzione
in loco della fornitura di servizi pubblici essenziali quali energia elettrica,
acqua e gas per la rottura delle relative condotte;
a seguito dei danni
riscontrati, l’amministrazione comunale di Mendicino ha emesso, in via
cautelativa, due ordinanze di sgombero dei diversi fabbricati ad uso abitativo
danneggiati dall'evento calamitoso provvedendo, altresì, alla chiusura della
Strada Provinciale;
in virtù del
progressivo peggioramento dello stato dei luoghi dovuto alle successive piogge,
si è provveduto, successivamente, ad effettuare temporanei interventi tampone,
rivelatisi, però, ad oggi, del tutto insufficienti ed inidonei ad un regolare
ripristino;
a parte i
provvedimenti cautelativi, i provvisori ripristini ed i numerosi sopralluoghi
da parte dei tecnici degli enti interessati, nulla di concreto, a seguito
dell'evento, è stato attuato per la risoluzione della grave situazione di
emergenza e di disagio;
in forza di ciò,
nell'Aprile 2010 è stato costituito un Comitato civico con lo specifico scopo
di "Riportare all'attenzione delle autorità competenti tutte le
problematiche connesse all'evento franoso del 14.2.2010 (...), al fine di
ottenerne da esse veloce risoluzione, ognuna per le proprie competenze";
il primo atto
formale del Comitato è stato, infatti, quello di portare all'attenzione delle
autorità interessate (tra cui il Sottosegretario alla Protezione civile ed il
Presidente della Regione Calabria) le legittime richieste di intervento in
tempi utili per la risoluzione delle enunciate problematiche;
nonostante le
formali istanze del Comitato, ad oggi, dal Febbraio 2010, nessuna iniziativa è
stata intrapresa da alcuna Autorità chiamata in causa al fine di porre rimedio
ad una situazione divenuta oramai di estrema criticità, stante la persistente
chiusura del tratto stradale, il disagio per la mobilità dei residenti e
l'insufficienza dei provvisori rimedi posti per l'erogazione dei servizi
pubblici di luce, acqua e gas;
in forza di ciò,
nella frazione "Palagani-Malaugello" si sta assistendo ad un progressivo
spopolamento da parte dei residenti, sia per le emesse ordinanze di sgombero
dei fabbricati, sia per i disagi dovuti alla mancanza di servizi, nonché per i
pericoli emergenti in un territorio in completo stato di abbandono e privo di
attenzione e vigilanza, persino da parte delle forze dell'ordine;
l'imminenza della
stagione rigida accentuerà certamente l'elevatissimo rischio per la pubblica
incolumità in termini di sicurezza, stante, tra l'altro, lo stato di degrado
strutturale esistente, le caratteristiche geomorfologiche del territorio su cui
la frazione insiste ed il marcato dissesto idrogeologico accentuato dalle
ingenti e prolungate condizioni atmosferiche avverse degli ultimi anni;
ai sensi dell'art. 3
della legge 225 del 1992 (sulla Istituzione del Servizio nazionale di
protezione civile) tra le azioni attuabili in relazione ai rischi derivanti dal
dissesto idrogeologico figurano quelle della previsione e della prevenzione
degli effetti attraverso una serie ben precisa di interventi da attuare da
parte delle Regioni di concerto con i servizi operanti in materia e con gli
Enti interessati;
l'art. 12 del D.lgs.
30.4.1992 n. 285 ("Nuovo Codice della Strada" e s.m.i.) pone la
sicurezza delle persone (tutela della vita umana) quale finalità primaria, di
ordine sociale ed economico, che lo Stato,
se si ritiene
opportuno assumere - in ottemperanza alle numerose prescrizioni legislative
vigenti in materia, nonché in riscontro alle legittime istanze di una comunità
- precise iniziative onde attuare quelle opere di consolidamento "urgenti
ed indifferibili" per l’approssimarsi della stagione invernale, già richieste
ante tempo alle amministrazioni interessate tanto, per consentire la mobilità
stradale sul territorio, nonché per ripristinare la sicura e piena vivibilità
dello stesso da parte di residenti, molti dei quali, sfollati e privati delle
proprie abitazioni, stanno ancora provvedendo, a proprie spese, al reperimento
di alloggi in affitto sperando nella provvisorietà di una situazione assai
precaria;
quali interventi,
più specificatamente, si intendono attuare ed in quali tempi onde garantire la
sicurezza del territorio in oggetto considerata la improcrastinabilità
dell'intervento per tutto quanto su cennato e, in particolare ed in primis, per
scongiurare conseguenze ancora più tragiche ed oramai troppo frequenti connesse
alla grave situazione di dissesto idrogeologico del nostro territorio e
dell'intero Paese.
(53; 19.10.2010)
Risposta – “In riferimento alla richiesta di notizie di
cui all'oggetto, avanzata, tra l'altro, all'assessore ai lavori pubblici, al Dirigente Generale del
Dipartimento n. 9 con nota di codesta Segreteria di Giunta prot. 630 del
29.11.2010, si comunica quanto segue.
I fenomeni franosi che hanno interessato la
contrada Malaugelli nel corso degli eventi gennaio - marzo 2010, sono stati
oggetto di sopralluogo e studi da parte dei tecnici di questa Autorità di
Bacino.
Per la realizzazione di "Interventi di
mitigazione del rischio di frana della frazione Malaugelli e di Via
Merenzafa", è stato previsto un finanziamento dell'importo di 800.000
euro, nell'ambito dell'Accordo di programma finalizzato alla programmazione e
al finanziamento (Fondi art. 2 comma 240 legge n. 191 del 23.12.2009 e Fondi
FAS 2007-2013) di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del
rischio idrogeologico, stipulato di recente tra il Ministero dell'ambiente e della
tutela del territorio e del mare e
Ing. Giovanni Ricca
(Segretario generale)
Giuseppe Gentile (Assessore alle infrastrutture e ai lavori pubblici)
Guccione, Censore,
Franchino, F. Aiello, De Gaetano. Al
Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
il Piano regionale
dei Trasporti della Calabria risale al 1997 e, pertanto, negli ultimi tredici
anni non è stato apportato mai alcun aggiornamento allo stesso;
la flotta
ferroviaria della nostra regione è tra le più obsolete d'Italia e che il
locomotore più moderno risale a circa quarant'anni fa;
i nostri territori
sono letteralmente tagliati fuori dal progetto dell'Alta Velocità;
la linea ferroviaria
ionica ancora non è neanche elettrificata;
molti treni
regionali non hanno nemmeno gli orari ottimizzati al fine di garantire
all'utenza le coincidenze con i treni a lunga percorrenza (in particolare
Eurostar ed Intercity);
nel mese di marzo
2010 sono stati soppressi ben 12 treni e nello scorso mese di settembre è stata
soppressa "Freccia d'Argento" che garantiva il collegamento tra
è necessario ed
urgente che tutti gli attori del trasporto pubblico e privato costituiscano
insieme alla Regione e alle Province calabresi un tavolo permanente che funga
da coordinamento e realizzi forti sinergie fra i vari soggetti che si occupano
di trasporti in Calabria;
a tutt'oggi, nella
tratta Catanzaro Lido-Lamezia Terme Centrale e viceversa, diversi treni ogni
giorno vengono sostituiti con bus nelle fasce orarie di maggior affluenza
dell'utenza;
molto spesso nella
tratta Melito-Reggio Calabria-Villa S. Giovanni e viceversa, per mancanza di
mezzi di trazione (automotrice, elettromotrice, minuetto) vengono soppressi
numerosi treni e che il più elevato numero di soppressioni si registra
soprattutto nei giorni di lunedì e martedì, a seguito della chiusura
dell'Officina Riparazioni di Reggio Calabria per il riposo settimanale di
sabato e domenica;
tali soppressioni si
accumulano progressivamente per via delle mancate riparazioni da parte
dell'officina nei due giorni di riposo settimanale creando pesanti disagi agli
utenti;
a causa dei mezzi di
trazione eccessivamente obsoleti si verificano guasti frequenti lungo tutta la
linea ferroviaria calabrese che provocano una sorta di "effetto
domino" con notevoli disagi per la circolazione e per l'utenza;
per effetto di tutto
ciò le popolazioni calabresi e, in particolar modo, gli studenti e i lavoratori
pendolari, sono costretti a subire quotidianamente pesanti disservizi e disagi
in termini di mobilità interna ed esterna alla nostra regione;
il rischio di
completo isolamento della Calabria diventa ogni giorno sempre più concreto e
reale, con gravissime conseguenze per lo sviluppo economico e sociale
dell'intera regione;
le politiche
aziendali di Trenitalia continuano ad essere costantemente e pervicacemente
orientate alla riduzione degli investimenti e ad un aumento vertiginoso dei
tagli, attraverso una strategia che sembra voler mirare solo al completo
isolamento e abbandono della Calabria e delle aree meridionali -:
quali iniziative
s'intendono intraprendere nei confronti di Trenitalia affinché venga
definitivamente messa la parola "fine" ad una politica aziendale
offensiva e discriminatoria, che non ha nessuna considerazione nei confronti
della Calabria e dei calabresi;
se si ritiene
necessario procedere al più presto alla convocazione di un tavolo nazionale che
veda la partecipazione di Trenitalia, dei sindacati e della Regione Calabria e
che abbia il compito di concertare una nuova e più moderna politica del
trasporto su ferro in Calabria, che permetta il rilancio dei servizi a favore
della collettività e dell'economia della nostra regione.
(60; 9.11.2010)
Risposta - “In merito all'interrogazione in oggetto dei
consiglieri Guccione, Censore, Franchino, Aiello e De Gaetano, si ritiene
opportuno esprimere alcune osservazioni sulla premessa dell'interrogazione
stessa, prima di rispondere al puntuale quesito posto.
In particolare, sulla premessa
dell'interrogazione si osserva quanto segue.
Il Piano regionale dei Trasporti vigente è
quello approvato dal Consiglio regionale con deliberazione n. 191 del 03.03.1997,
cui è seguita una proposta di "adeguamento e aggiornamento" adottato
dalla Giunta regionale con deliberazione n. 483 del 30.06.2003, cui non è stato
dato seguito con l'approvazione da parte del Consiglio.
La deliberazione del Consiglio regionale 19
maggio 2010, n. 4, avente ad oggetto "Approvazione del programma di
governo presentato dal Presidente della Giunta regionale" in ordine a
detto Piano Regionale dei Trasporti, ne prevede l'aggiornamento.
Non si è potuta dare immediata e concreta
attuazione a tale obiettivo poiché gli uffici regionali erano del tutto
inadeguati allo scopo, essendo carenti delle necessarie risorse professionali e
finanziarie. Grazie ai fondi stanziati con l'approvazione del Bilancio di
previsione per il 2011 e all'avvio di un progetto di affiancamento
professionale di figure esterne realizzato con risorse del Fondo Sociale
Europeo, nel mese di febbraio inizierà la redazione del Piano.
È indubbia l'obsolescenza del materiale
rotabile del trasporto regionale, ma non corrisponde a vero che il locomotore
più moderno risale a circa quaranta anni fa, poiché nel parco veicoli vi sono
diversi locomotori E464 acquistati fra il 2002 e il 2006 e 4 complessi Ale 501
("Minuetto") acquistati fra il 2004 e il 2005. È comunque vero che la
"Regione Calabria soprattutto negli ultimi anni non ha investito un solo
Euro per l'acquisto di materiali e mezzi".
Sull'ottimizzazione degli orari al fine di
garantire all'utenza le coincidenze con i treni a lunga percorrenza, ferma
restando al possibilità di valutare soluzioni alternative, è da precisarsi che
l'intero trasporto regionale è cadenzato (soluzione che sembra essere stata di
particolare gradimento per l'utenza, che si è incrementata dall'introduzione di
tale sistema), e che ciò non consente di perfezionare le coincidenze.
In merito alla soppressione dal mese di
settembre u.s. di una coppia di <Frecciargento> che collegava Lamezia
Terme alla Capitale, si deve precisare che tale servizio è operato in regime di
libero mercato (senza contribuzione pubblica) e che i dati di traffico non sono
stati ritenuti sufficienti dall'azienda Trenitalia S.p.A.
Entrando nel merito di quanto richiesto con
l'interrogazione, e cioè sulle iniziative che si intendono intraprendere nei
confronti di Trenitalia per limitare la politica discriminatoria nei confronti
di questa Regione, ed in particolare sulla ritenuta opportunità di istituire un
tavolo nazionale, la questione deve essere affrontata sotto diversi aspetti,
alcuni dei quali esulano dalla competenza amministrativa di questo ufficio.
In particolare:
sembrano ridotte le possibilità di azione nei
confronti di quella tipologia di servizi sul libero mercato, che per loro
definizione sono di stretta prerogativa dell'iniziativa imprenditoriale;
sono prevalentemente limitate alla sfera
dell'azione politica le iniziative volte a reclamare una maggiore attenzione
per i servizi universali (cioè quei servizi a medio-lunga percorrenza che
Trenitalia gestisce con contribuzione pubblica, di competenza statale);
sono di piena competenza regionale le
questioni attinenti il servizio ferroviario regionale.
Ciò premesso, in risposta a quanto richiesto,
si comunica che è stata avviata una collaborativa concertazione con Trenitalia
S.p.A. per migliorare le condizioni previste nello schema di contratto
approvato con D.G.R. n. 194 del 23.03.2010, ritenendo le stesse particolarmente
penalizzanti per l'utenza calabrese (con particolare riguardo al tollerato
tasso di soppressione dei treni, pari al 2,0%). In tale ambito si stanno
valutando le iniziative da intraprendere per il rinnovo del materiale rotabile,
che è in effetti la causa principale delle criticità riscontrate.
È inoltre noto a questo ufficio che il
Consigliere delegato ai trasporti, dott. Fausto Orsomarso, ha di recente
avviato un'interlocuzione con i vertici di Trenitalia S.p.A. per la questione
attinente i servizi a medio-lunga percorrenza”.
Ing. Giuseppe Pavone
(Il dirigente del servizio)
On. Giuseppe
Scopelliti (Presidente della Giunta regionale)
Il Consiglio
regionale della Calabria
esprime ferma
condanna al massacro di civili in Libia e chiede che, anche attraverso la
cooperazione internazionale, vengano con urgenza ripristinate condizioni di
pace e di civile convivenza in un territorio segnato da scontri e violenze;
stigmatizza
l'attività repressiva che il regime libico ha posto in essere nei confronti
degli insorti e considera inauditi gli attacchi dell'aviazione sui civili e
sulle zone residenziali che ha causato il massacro di tanti innocenti;
ritiene
inammissibile che nel XXI secolo, si mortifichino i diritti fondamentali e
vengano ad essere compromesse le garanzie di libertà, giustizia e democrazia;
sostiene che tutti i
Paesi e le organizzazioni internazionali devono intervenire con alto senso di
responsabilità per definire strategie diplomatiche in grado di arginare il
fiume di sangue e di violenza che scorrendo nel Nord-Africa;
considerato che la
crisi della Libia apre scenari preoccupanti con inevitabili ripercussioni
sull'Italia e sull'intero continente, dì fronte ai quali l'Europa non può
rimanere certamente inerte;
si rende, pertanto,
quanto mai necessaria una pronta risposta che vada nella direzione di alleviare
i problemi economici e sociali dell'Africa e che riporti un po' di ossigeno
anche nello scacchiere europeo;
il Consiglio
regionale della Calabria
segue con
apprensione la vicenda libica e la più complessiva situazione dei Paesi del
Nord-Africa e attende di sapere quali misure prenderà il Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite riunitosi questo pomeriggio in situazione di emergenza per
discutere della crisi e per formalizzare una dichiarazione di condanna delle
violenze in Libia.
Art. 1
(Interventi regionali di sostegno alle
imprese vittime della 'ndrangheta)
1. Nel rispetto del
codice dei contratti e del relativo regolamento d'attuazione,
2. Le misure di cui
al comma precedente possono consistere anche nell'affidamento in via
prioritaria di contratti di cottimo fiduciario, secondo le disposizioni
contenute negli articoli 125 e seguenti del Decreto Legislativo 12 aprile 2006,
n. 163, nonché nella attribuzione di uno specifico punteggio aggiuntivo nella
predisposizione dei bandi e nella conclusione degli altri contratti pubblici.
3. Sono considerate
vittime della 'ndrangheta ai fini dell'attribuzione dei benefici di cui alla
presente legge, le imprese in forma individuale o societaria che abbiano subito
danni, a qualsiasi titolo, in conseguenza di delitti commessi avvalendosi delle
condizioni previste dall'articolo 416 bis codice penale che abbiano presentato
tempestivamente una denuncia circostanziata e non reticente collaborando con
gli organi di polizia e/o giudiziari.
4. Sono comunque
escluse dai benefici le imprese ì cui titolari, amministratori o soci abbiano
riportato condanna per reati associativi, nonché per usura, estorsione, reati
in materia di armi e droga, rapina, sequestro di persona a scopo di rapina o
estorsione e qualunque altro reato ivi compresi quelli contro
Art. 2
(Contrasto alle infiltrazioni mafiose nel
settore dell'imprenditoria)
1. Nei contratti
conclusi dalla Regione Calabria e dagli enti, aziende e società regionali, è
sempre inserita una clausola risolutiva espressa per inadempimento del
contraente privato, ai sensi dell'articolo 1456 Cod. civ., operante laddove sia
accertata, con la richiesta di rinvio a giudizio secondo quanto previsto
dall'articolo 38, lettera m ter), del D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163, la mancata
denuncia all'autorità giudiziaria di reati di 'ndrangheta, di criminalità, di
estorsione, di usura, ovvero contro
2. Il mancato
inserimento della clausola o la sua mancata attivazione determinano la nullità
del contratto e costituiscono causa di responsabilità amministrativa e/o
disciplinare.
Art. 3
(Entrata in vigore)
1. La presente legge
entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel
Bollettino Ufficiale della Regione.
Art. 1
Finalità
1.
Art. 2
Misure per la legalità e la trasparenza
1. Al fine di
garantire la legalità, la trasparenza delle operazioni finanziarie ed
amministrative della Regione Calabria e la tracciabilità dei flussi finanziari,
tutti i beneficiari pubblici e privati che usufruiscono di finanziamenti
regionali, devono utilizzare un conto corrente unico dedicato per l'accredito
ed utilizzo dei suddetti fondi in conformità e secondo le procedure previste
nella legge n. 136 del 13 agosto 2010 così come modificata dalla legge n. 217
del 17 dicembre 2010, per importi di ammontare uguali o superiori a €.
10.000,00 (Euro diecimila).
Art. 3
Entrata in vigore
1. La presente legge
entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel
Bollettino Ufficiale della Regione.
Art. 1
Finalità
1.
Art. 2
Interventi a sostegno dei beneficiari
1.
2. I benefici, di
cui al comma 1 sono estesi anche ai familiari conviventi delle vittime della
criminalità organizzata, riconosciute tali ai sensi della legge n. 302 del 20
ottobre 1990.
3. La perdita dello
status di testimone di giustizia nei casi previsti dalla legge comporta la
decadenza dai titoli di preferenza e la rescissione del contratto di lavoro
previsti dal comma 1 del presente articolo.
Art. 3
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Art. 1
1. Il titolo della
legge regionale 19 dicembre 2002, n. 50 "Istituzione di una Commissione
consiliare contro il fenomeno della mafia in Calabria" è così sostituito:
"Istituzione di una Commissione consiliare contro la 'ndrangheta".
2. Il comma 1,
dell'articolo 1, della legge regionale 19 dicembre 2002, n. 50, è così
sostituito: "E' istituita, in seno al Consiglio regionale, una Commissione
contro la 'ndrangheta".
Art. 2
1. La presente legge
entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel
Bollettino Ufficiale della Regione.
"Il Consiglio regionale
vista la proposta di
modifica al Regolamento interno del Consiglio regionale, presentata dal
Consigliere regionale Magarò;
delibera
di modificare
l'articolo 33 del Regolamento interno del Consiglio regionale come appresso
specificato: “Al titolo e a commi 1, 2 e 3 dell'articolo 33 del Regolamento
interno del Consiglio regionale, le parole <il fenomeno della mafia> sono
sostituite dalle parole <la 'ndrangheta>”.
Art. 1
Obiettivi
1.
2. E' istituita
l'Agenzia regionale della Calabria per i beni confiscati alle organizzazioni
criminali, di seguito definita Agenzia.
Art. 2
Sede e organizzazione
Art. 3
Compiti
a) redige, sulla
base delle indicazioni del Presidente della Giunta regionale, sentita
b) sottopone le
indicazioni per il riutilizzo dei beni confiscati in Calabria all'Agenzia
nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e
confiscati alla criminalità organizzata, con cui sottoscrive appositi
protocolli d'intesa, richiedendone eventualmente l'assegnazione;
c) amministra i beni
eventualmente assegnati alla Regione Calabria assicurandone il riutilizzo per
fini di utilità pubblica e sociale anche attraverso appositi bandi o concorsi
di idee;
d) predispone,
d'intesa con i soggetti assegnatari, apposite iniziative concernenti la
promozione dell'uso sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata
anche attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione;
e) promuove la
definizione di accordi con gli istituti bancari per l'estinzione di ipoteche o
di altri gravami trascritti sui beni confiscati e che ne ostacolano
l'assegnazione ed il riutilizzo;
f) vigila sul
corretto utilizzo dei beni confiscati da parte dei soggetti assegnatari e
sull'effettiva corrispondenza tra la destinazione dei beni ed il loro utilizzo;
g) promuove la
costituzione di cooperative di lavoratori per la gestione dei beni aziendali
confiscati e destinati all'affitto ai sensi dell'articolo 2 undecies, comma 3,
lettera a) della legge 31 maggio 1965 n. 575 e s.m.i. (Disposizioni contro le
organizzazioni criminali di tipo mafioso, anche straniere) realizzando a tal
fine anche progetti per la formazione professionale dei soggetti assegnatari di
beni confiscati;
h) collabora con gli
appositi organismi istituzionali per prevenire il deterioramento dei beni tra
la fase di sequestro e quella di confisca;
i) redige ed
aggiorna un manuale delle buone prassi di utilizzo e gestione dei beni
confiscati;
l) redige un
rapporto annuale sull'attività svolta e lo sottopone alla Commissione contro la
'ndrangheta;
m) promuove tutte le
forme di comunicazione e di informazione pubblica sull'attività di assegnazione
ed utilizzo dei beni confiscati;
n) pubblica
annualmente un rapporto sull'uso sociale dei beni confiscati in Calabria;
o) finanzia e/o
organizza, anche d'intesa con università e istituti di alta formazione, di
insegnamenti universitari e di corsi di formazione destinati a promuovere le
conoscenze professionali utili per lo svolgimento di funzioni di
amministrazione e gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
Art. 4
Protocolli di intesa
Art. 5
Priorità nei programmi di finanziamento
1. Una quota non
inferiore al 5% dell'ammontare complessivo dei fondi di bilancio regionale,
stanziati annualmente per il finanziamento dei programmi o piani di opere
pubbliche, è destinata ai progetti di recupero strutturale per il riutilizzo e
la fruizione ai fini sociali dei beni confiscati alle organizzazioni criminali
in Calabria.
Articolo 6
Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Il
Consiglio regionale della Calabria
premesso
che
impegna
oltre
a quanto sta già facendo con azioni concrete di contrasto alla ‘ndrangheta e ad
ogni forma di associazione di stampo mafioso anche a costituirsi sempre e
comunque parte civile nei processi, ovunque incardinati, in cui si contestino
reati associativi di stampo mafioso, e reati fine connessi, perpetrati a danno
dei cittadini, delle Istituzioni Pubbliche, dei loro rappresentanti, o
qualunque altro soggetto pubblico o privato vessato o colpito da condotte
delittuose riconducibili al cosiddetto "metodo mafioso".
Tanto nella consapevolezza e volontà politica che nessuna azione deve essere tralasciata per difendere la libertà, la dignità e il futuro della Calabria e dei calabresi.
“Il Consiglio regionale
considerato
che
è
necessario concretizzare, attraverso atti significativi, la dichiarata
strategia antimafia che il Consiglio regionale intende perseguire e che
costituisce presupposto fondante della presente legislatura consiliare
calabrese, in coerenza con quanto previsto dallo Statuto della Regione
Calabria;
ritenuto
di
dover formalizzare provvedimenti che confermino con evidenza l'impegno del
Consiglio regionale sulla trasparenza dei candidati e degli eletti nelle
istituzioni regionali e locali, nonché a sostenere adeguatamente ogni forma di
contrasto alla possibile collusione tra politica e 'ndrangheta e comunque
criminalità organizzata in Calabria;
richiamati:
l'Accordo
di Programma-Quadro per lo sviluppo della sicurezza e della legalità in
Calabria "Antonino Scopelliti" sottoscritto dalla Regione Calabria in
data 26 - settembre 2003;
le
disposizioni della legge Lazzati sul divieto di propaganda elettorale per le
persone sottoposte a misure di sorveglianza speciale di P.S.;
il
Codice etico di autoregolamentazione approvato il 18 febbraio 2010 dalla
Commissione Parlamentare Antimafia che impegna partiti e forze politiche sul
tema della trasparenza dei candidati alle elezioni e degli eletti nelle
istituzioni dello Stato, delle Regioni e delle Autonomie Locali;
le
disposizioni contenute nella legge 13 agosto 2010, n. 136 recante "Piano
straordinario contro la mafia, nonché delega al Governo in materia di normativa
antimafia", che impegnano
in
attesa della modifica della normativa statale antimafia relativamente agli
obblighi della pubblica amministrazione e degli amministratori eletti nelle
assemblee rappresentative nazionali, regionali e locali;
si
impegna
ad
adottare un "Codice etico di autoregolamentazione sulla trasparenza dei
candidati alle elezioni e degli eletti ed amministratori pubblici per
contrastare ogni forma di collusione con la 'ndrangheta" per le seguenti
finalità:
rendere
più rigorosa la scelta dei soggetti da inserire nelle liste elettorali, nel
quadro di un processo volto alla formazione e alla selezione di classi
dirigenti a livello regionale e locale e scongiurare il pericolo sociale di
veicolare all'interno della competizione elettorale prima, e dell'area
dell'amministrazione pubblica poi, interessi connessi alla 'ndrangheta;
prevenire
ed evitare il coinvolgimento giudiziario dei responsabili politici e
amministratori pubblici per collusioni con la 'ndrangheta constatando che il
livello locale e regionale non sfugge a questo fenomeno;
assicurare
alle comunità locali sistemi di amministrazione trasparenti e impermeabili ai
condizionamenti e alle infiltrazioni della 'ndrangheta.
Il Consiglio regionale
premesso che:
il fenomeno delle
estorsioni (cd. pizzo), dell'usura, degli atti di taglieggiamento,
l'imposizione della manodopera e di fornitori da parte delle associazioni
criminali produce considerevoli effetti negativi, incidendo pesantemente
sull'economia della nostra Regione strozzata dal capitale mafioso e dal rincaro
dei prezzi;
considerato che
è compito delle
istituzioni restituire a tutti i calabresi la speranza di vivere ed operare in
una Regione prospera e libera dai condizionamenti delle associazioni criminali,
ma ancor più, proteggere quanti hanno il coraggio di ribellarsi alla presenza
tentacolare della criminalità organizzata, che utilizza il sopruso e la
sopraffazione, l'omertà e la paura per nutrire sé stessa, sottraendo linfa
vitale alla parte sana della società calabrese, che è quella prevalente;
occorre rispondere
ai segnali di insofferenza degli imprenditori che, per anni, hanno subìto
l'imposizione del pizzo, restituendo loro più fiducia nelle istituzioni e nella
possibilità di liberarsi dal giogo del racket, con la creazione di una rete
solidale tra loro e i cittadini che, con i loro acquisti, daranno forza a
quanti smettono di "finanziare" le 'ndrine;
si impegna
oltre a quanto sta
già facendo con azioni concrete di contrasto alla 'ndrangheta e ad ogni altra
forma di associazione criminale, ad adottare ulteriori iniziative mirate a
disincentivare qualsiasi forma di condizionamento dell'attività imprenditoriale
ed economica dei calabresi, da un lato, e a promuovere la distribuzione di
prodotti e servizi forniti da imprenditori, esercenti e professionisti che non
pagano il pizzo, o che, essendo state vittime di richieste estorsive, abbiano
avuto il coraggio di farne denuncia e abbiano continuato ad esercitare la
propria attività con provata libertà da qualsiasi legame con la 'ndrangheta e
le affini associazioni criminali;
ciò perché soltanto
quando un commerciante potrà svolgere il proprio lavoro senza il timore del
racket del pizzo,
In tal modo, si
vuole potenziare quel sistema solidaristico già avviato a livello normativo
regionale, nella consapevolezza e volontà politica che nessuna azione deve
essere tralasciata per difendere la libertà, la dignità, la speranza e il
futuro della Calabria e dei calabresi tutti.
Il Consiglio regionale
considerato che
la 'ndrangheta si è
sviluppata a partire da organizzazioni criminali operanti nella provincia di
Reggio Calabria, dove oggi è fortemente radicata, ma è in forte espansione
nelle province di Vibo Valentia, Catanzaro, Crotone e Cosenza e che quindi non
c'è territorio della Calabria in cui non abbia cercato di infiltrarsi;
ritenuto che
oggi la 'ndrangheta
trasformatasi da mafia rurale a holding internazionale "con una struttura
tentacolare priva di direzione strategica ma caratterizzata da una sorta di
intelligenza organica" è considerata la più pericolosa organizzazione
criminale in Calabria, in Italia e all'estero;
nella Regione
Calabria la 'ndrangheta svolge un profondo condizionamento sociale fondato sia
sulla forza delle armi che sul ruolo economico attualmente raggiunto attraverso
il riciclaggio del denaro sporco. Attività questa, che le ha permesso di
controllare ampi settori dell'economia dall'impresa al commercio e
all'agricoltura, spesso con una forte connivenza di aree della pubblica
amministrazione a livello locale e regionale;
alle recenti
manifestazioni organizzate in Calabria per dire "No" alla ndrangheta,
la massiccia partecipazione delle Istituzioni regionali con il Presidente della
Giunta regionale calabrese, Giuseppe Scopelliti, del Presidente del Consiglio
regionale, Francesco Talarico, di altri componenti dell'Esecutivo e
dell'Assemblea, dei sindaci di ogni parte della regione con i propri gonfaloni,
nonché di parlamentari calabresi ha resa chiara la volontà di tutti i cittadini
e di tutte le istituzioni di combattere la criminalità organizzata calabrese;
si impegna
a donare ai Comuni
calabresi una targa recante la dicitura: "Qui la 'ndrangheta non
entra" da affiggere sul portone d'ingresso di ogni sede municipale, a
testimonianza di chi vuole reagire all'arroganza della 'ndrangheta e vuole
garantire a tutti i propri cittadini un futuro libero dalla violenza e dalla
prevaricazione.
Il Consiglio regionale
premesso che
è stato intrapreso
un percorso di legalità e di contrasto ai poteri criminali, attraverso la
previsione e l’incentivazione di una serie di azioni concrete di contrasto alla
'ndrangheta e ad ogni associazione criminosa operante sul territorio calabrese;
le scelte politiche
dell'attuale amministrazione mirano ad assicurare ai cittadini calabresi una
crescita culturale, sociale ed economica, affinché non si sentano abbandonati
dalle istituzioni e confidino nella speranza di un futuro migliore, libero
dalle spire delle forze criminali;
è necessario
impegnarsi per garantire la sicurezza e per sostenere le iniziative
imprenditoriali di quanti, ogni giorno, operano sul territorio, opponendosi
alla violenza, ai soprusi e all'espansione economico-sociale delle cosche
mafiose;
in diverse aree
della Calabria si è particolarmente distinto il fenomeno della costituzione di
cooperative e associazioni culturali e di volontariato che lavorano al riutilizzo,
per finalità sociali ed economiche dei beni confiscati alle mafie, così
promuovendo modelli alternativi di sviluppo nel solco della legalità;
occorre contrastare
gli effetti devastanti che fenomeni come il pizzo, l'usura e gli atti di
taglieggiamento producono, strozzando il sistema economico calabrese;
è nostro compito
promuovere iniziative imprenditoriali volte al sostegno delle attività di
quanti hanno il coraggio di opporsi alla forza oppressiva della criminalità
organizzata che mira a paralizzare, a suo vantaggio, il sistema
"Calabria";
è necessario
eticizzare il consumo dei cittadini calabresi, attraverso la pubblicità e la
commercializzazione di beni, alimentari e di altro genere, prodotti sui terreni
confiscati alla 'ndrangheta e a tutte le altre mafie operanti sul nostro
territorio.
vista
la lettera d-bis)
del comma 2 dell'articolo 2 del nostro Statuto, che pone, tra l'altro, la
realizzazione di condizioni sociali, culturali ed economiche per il più
efficace contrasto alle organizzazioni di stampo mafioso, tra gli obiettivi da
raggiungere attraverso una ispirata azione politica, legislativa e
amministrativa;
si impegna
a implementare il
percorso di legalità già intrapreso con varie azioni, attraverso la
costituzione, presso i locali del Consiglio regionale, di una "Bottega
della legalità" che consenta, da un lato, di disporre di un punto di
riferimento per la pubblicizzazione dei prodotti alimentari e di altro genere
ricavati dai terreni confiscati alle associazioni criminali, dall'altro, di ulteriormente
aprire Palazzo Campanella alla città e alla comunità calabrese tutta, esponendo
beni che sono il simbolo della speranza e del riscatto economico-sociale della
nostra terra.
Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che
il Dlg. 163/2006 -
Codice dei Contratti dei lavori pubblici - prevede l'obbligo di denuncia
penale, causa esclusione dalla gara, per il contraente vittima dei reati
previsti e puniti dagli articoli 317 e 629 del codice penale aggravati ai sensi
dell'articolo 7 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con
modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203 con le modalità stabilite dall'articolo
38 del codice degli appalti;
occorre proseguire
in questo sforzo di sostegno ai settori sani dell'economia nazionale passando
da una logica sanzionatoria ad un sistema premiale per le imprese che assumono
comportamenti virtuosi;
impegna
il Presidente e
Il Consiglio
regionale della Calabria
premesso che
con legge regionale
n. 26 del 7 dicembre 2007, è stata istituita l'Autorità regionale denominata
"Stazione Unica Appaltante" (SUA) e disciplina della trasparenza in
materia di appalti pubblici di lavori, servizi e forniture";
con DPGR n. 272 del
2 dicembre 2008, il dott. Boemi Salvatore è stato nominato Dirigente Generale
della Stazione Unica Appaltante della Regione Calabria;
con DGR n. 142 del
30 marzo 2009 è stato approvato il Regolamento di organizzazione della Stazione
Unica Appaltante;
in data 27 maggio
2009 è stato stipulato il Protocollo d’intesa tra l'Autorità per la vigilanza
sui contratti pubblici e
con DGR n. 411 del 9
luglio 2009 è stato costituito il gruppo di lavoro interdipartimentale della
Stazione Unica Appaltante;
le richieste di
assistenza che pervengono alla SUA sono numerose e superiori alle possibilità
gestionali della stessa SUA;
in data 16 febbraio
nella Commissione consiliare contro il fenomeno della mafia in Calabria c'e'
stata l'audizione del dott. Salvatore Boemi;
tra le esigenze
prospettate, il dott. Boemi, pur riconoscendo l'attenzione e l'impegno delle
Giunte che si sono avvicendate al governo della Regione Calabria, nel portare
avanti una scelta importante e qualificante per tutta la politica calabrese, ha
evidenziato l'importanza e l'urgenza di dotare
i componenti della
Commissione consiliare contro il fenomeno della mafia in Calabria hanno
unanimemente condiviso tali esigenze e tale prospettiva;
impegna
il Presidente e