RESOCONTO INTEGRALE
SEDUTA DI LUNEDI’ 29 NOVEMBRE
2010
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO E DEL
VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLO’
Presidenza del
Presidente Francesco Talarico e del Vicepresidente
Alessandro Nicolo’
La seduta
inizia alle 12,43
Legge il
verbale della seduta precedente.
(E’
approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Legge le interrogazioni e l’interpellanza presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
E’ pervenuta risposta scritta alle seguenti interrogazioni: numero
5 del 16 maggio
(Sono riportate in allegato)
Prima di iniziare il dibattito sul dissesto idrogeologico, così come previsto dall’ordine del giorno, aveva chiesto di intervenire l’onorevole Bilardi. Ne ha facoltà.
Chiedo l’inserimento all’ordine
del giorno della mozione numero
21 del 22 novembre 2010, riguardante la costituzione
di parte civile da parte della Regione Calabria nei processi di violenza
contro le donne e i minori. Si tratta di un problema
scottante per il quale credo che il Consiglio
regionale dovrebbe impegnare
Inoltre, dovrebbe istituirsi un fondo di solidarietà per coprire le spese legali per la costituzione di parte civile, di cui al precedente articolo 1.
Onorevole Bilardi, quindi lei chiede sia l’inserimento all’ordine del giorno sia la discussione, se ho capito bene.
Giovanni Emanuele BILARDI
Certo.
PRESIDENTE
Quindi noi possiamo porre ai voti l’inserimento della mozione all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
E’ inserita all’ordine del giorno la mozione numero 21/9^ iniziativa del consigliere Bilardi: “Sulla costituzione di parte civile da parte della Regione Calabria nei processi di violenza contro le donne ed i minori”.
Visto che la discussione del secondo punto è molto lunga, entriamo nel merito della mozione che lei ha presentato.
Certo, Presidente, l’avevo detto prima: è talmente scottante, che è giusto che si parli in Aula di questo problema.
PRESIDENTE
Possiamo parlare nel merito della mozione.
L’avevo già illustrata prima, Presidente.
PRESIDENTE
Se c’è qualche intervento in Aula, altrimenti possiamo procedere alla votazione. Se magari la vuole leggere, onorevole Bilardi.
Signor Presidente, avevo già
letto che con la mozione come Consiglio regionale, su proposta della
Commissione regionale delle pari opportunità, impegniamo“
Abbiamo anche impegnato
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Fedele. Ne ha facoltà.
Mi sembra un’ottima iniziativa, che
Credo che tutelare i minori e le donne dalle
violenze, eccetera, sia sicuramente un nostro dovere
e il Consiglio regionale non possa restare
avulso da questa iniziativa. Quindi un plauso sicuramente alla Commissione e, da parte del gruppo del Pdl, l’impegno a votarla subito, perché
come primo atto, tra i primissimi atti che
Da parte nostra c’è
la massima considerazione e
il sostegno non solo
ad approvare la mozione,
ma a portare
avanti tutte le iniziative che questa mozione prevede, cioè impegnare il
Consiglio e
Di queste violenze, di cui
si parla sporadicamente sui giornali, non è data,
invece, la giusta pubblicità che meriterebbero, perché questi casi, purtroppo,
sono tanti, tantissimi e molte volte sono
sottaciuti e nemmeno denunciati.
Quindi è un’ottima
iniziativa che noi ci sentiamo di sponsorizzare e di condividere e, quindi, di approvare.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Intervengo per due motivi: uno, perché esprimo – l’ha già fatto il mio capogruppo – la piena adesione alla mozione presentata, perché ne condivido profondamente lo spirito e l’opportunità; due, anche per dire che ci sono delle leggi che abbiamo presentato e sono giacenti nelle Commissioni e che mirano a dare maggiore forza e garanzia a tutta una serie di soggetti del sistema sociale calabrese, che, purtroppo, subiscono l’arroganza della forza contro, molte volte, l’impotenza della debolezza.
Sicuramente, questo della
violenza
delle donne ed anche e soprattutto ai minori
rappresenta una debolezza sociale molto
forte, a cui un’istituzione
attenta e capace deve cercare di porre
contrasto e freno. La mozione di oggi è una significativa
linea di indirizzo, ma non è tutto il problema.
Sollecito, quindi, proprio grazie a questa mozione, che
al più presto queste proposte di legge, giacenti in particolare nella terza
Commissione, possano trovare sede di dibattito e di discussione e – perché no?
– di ampliamento e di inserimento di nuove e forti iniziative – in quei
progetti di legge è prevista anche la costituzione di parte civile della
Regione Calabria – e possano trovare
tutte quelle tutele che una Regione aperta, democratica, attenta, che veramente
si richiama ai princìpi cui il suo Statuto, che è
all’avanguardia – io difendo il nostro Statuto regionale – ci richiama.
Tuttavia, questo non è sufficiente, perché noi dobbiamo
contrastare i fenomeni della devianza sociale, ponendo in essere tutta una
serie di interventi e – perché no? – anche di progetti mirati a focalizzare non
semplici ed occasionali prestazioni di garanzie, ma dobbiamo, invece, mirare a
creare politiche più adatte, soprattutto là dove bisogna lavorare sulla
prevenzione di determinati reati.
La mozione di oggi sicuramente è un tassello importante,
riveste una caratteristica che, senza dubbio, deve essere recuperata in un
contesto serio di attenzione verso quelle fasce cosiddette deboli, ma deve
anche spronare il Consiglio regionale nella sua interezza, maggioranza e
opposizione, perché so che i nobili intenti di questa mozione sono anche
condivisi dalle menti più illuminate dell’opposizione, a dare forza a quella
legge sulla famiglia, che ancora è l’unica legge che noi abbiamo nella nostra Regione
Calabria e che, purtroppo – dobbiamo sottolinearlo – non trova piena e concreta
attuazione.
Allora, se la legge 1 del 2004, al suo interno, ha degli
istituti e dei segmenti importanti di attuazione, senza dubbio chi è preposto
oggi alla gestione della cosa pubblica nella nostra Regione deve interrogarsi
sulla validità di quegli obiettivi, altrimenti modificate la legge o
sostituirla. Così si cammina, non per fatti episodici ed isolati, non per fatti
mirati ad un obiettivo, ma per una politica programmata, complessiva, aperta,
che guardi con attenzione a quelle che sono le politiche generali delle fasce
deboli della nostra regione. E quella legge sulle politiche familiari è una
legge che proprio guarda con attenzione al complesso dei sistemi, dove certamente
questa mozione può inserirsi in quell’ottica e in quella visione.
Non creiamo nuove leggi, ma diamo supporto alle leggi
che abbiamo attraverso un impegno serio, che molte volte passa anche attraverso
un impegno finanziario serio, che ci consenta di poter lavorare adeguatamente
sulle politiche delle “categorie più deboli”. Non mi riferisco soltanto alla
violenza alle donne e ai minori, che sicuramente sono dei reati abietti, sotto
certi punti di vista, ma mi riferisco anche a tutta quella serie di attenzioni
che le politiche sociali devono rivoluzione, altrimenti – ahimè – rischiamo di
dar campo libero ai forti, abbandonando le politiche dei deboli.
Mi schiero con i più deboli, ecco perché sono d’accordo
e condivido lo spirito della mozione, ma sono ancor più d’accordo per una
politica di incisione forte e profonda sul piano della capacità di dare delle
risposte alle fasce e alla categorie più deboli.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.
Parlerò pochissimi minuti, in primo luogo
per esprimere la mia piena condivisione dell’iniziativa
assunta dalla Commissione pari opportunità del Consiglio regionale della
Calabria. E’ da condividere senza aggiungere e senza togliere nulla e a me sembra di particolare valore – non mi sorprendo – che, quasi sin dall’inizio
della sua formazione,
Faccio un solo rilievo non
all’onorevole Bilardi, signor Presidente del
Consiglio: a me sarebbe sembrato
opportuno che su una questione di questo tipo
Sotto
questo aspetto, ringrazio le componenti e
Ho
terminato e con questa dichiarazione anticipo, ovviamente, il voto favorevole a
questa mozione.
PRESIDENTE
Prego, onorevole Bilardi.
Probabilmente l’onorevole Bova non era a conoscenza che la mozione era stata discussa già in prima Commissione, quindi da parte di tutti i gruppi, ovviamente.
Rispetto alla convocazione
dei capigruppo, il tempo era molto breve tra il giorno in cui questa mozione si
è discussa, perché il 25 novembre ricorreva un momento importante, in tutto il
mondo si sanciva un dato importante, ossia la giornata contro la violenza sulle
donne. Quindi è stato per questo, per i tempi molto brevi.
Se siamo d’accordo, anche se è stata illustrata da parte
dell’onorevole Bilardi, possiamo far si che sia
recepita da tutti i gruppi presenti in Aula, di maggioranza e di minoranza.
Probabilmente se l’onorevole Bilardi avesse
sottoposto ai capigruppo, prima dell’inizio dei lavori, la firma e la
sottoscrizione della mozione, sarebbero stati tutti d’accordo rispetto al
merito. Possiamo compensare a questa disattenzione se in questa mozione, oltre
alla firma dell’onorevole Bilardi, ci sarà agli atti
del Consiglio la firma di tutti i capigruppo di maggioranza e di minoranza
presenti in Aula.
Quindi, se siamo d’accordo su questo tipo di
impostazione possiamo procedere.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha
facoltà.
Sono d’accordo sulla mozione, che apprezzo, ed anche sulla sua proposta che diventi una mozione di tutto il Consiglio, quindi con la modesta firma dei capigruppo in rappresentanza degli iscritti al gruppo.
Approfitto dell’occasione, Presidente,
anche prendendo spunto dal rilievo fatto dall’onorevole Bova, se nella prossima riunione
dei capigruppo non sia il caso di
chiedere alla Giunta di costituirsi parte
civile in tutti i processi di mafia, anche perché sarebbe
il caso di capire se una deliberazione della Giunta
Loiero
all’inizio della passata legislatura,
che impegnava
Allora, se così è, alla prossima riunione dei capigruppo
forse è il caso che tutti insieme predisponiamo una mozione che impegni
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Magarò. Ne ha facoltà.
Intervengo per annunciare il mio voto favorevole sulla mozione, ma anche per dire al capogruppo Principe
che una mia mozione nella direzione che lui testé indicava è stata già
depositata agli atti del Consiglio circa un
mese fa e, se volete, possiamo già riprenderla ed approvarla stamattina, a nome
di tutto il Consiglio.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha
facoltà.
Anch’io in maniera succinta intervengo sulla mozione. Penso che sia un segnale di civiltà, di progresso e di alto senso civico dare un segnale a chi subisce violenza, soprattutto alle donne, ai minori. Abbiamo discusso della questione in Commissione e, per la verità, c’è stato un accordo bipartisan.
Penso che sia importante lavorare per costituire il fondo, ma già si può dare un segnale, se si comincia ad utilizzare l’Avvocatura regionale per la costituzione di parte civile.
Mi spingo anche oltre: nella scorsa legislatura era stata prodotta, col voto unanime, un’importante legge sulla violenza contro le donne e a favore dei minori, di situazioni di svantaggio e di degrado sociale.
Penso che si possa unificare la normativa, allineandola a
quella di tante altre Regioni. Quindi, approvando questa mozione, si da questo
segnale importante e si può con l’Avvocatura, ma anche con un lavoro che si può
fare con gli ordini forensi delle professioni, aiutare questo processo.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Serra. Ne ha facoltà.
Prendo la parola, innanzitutto, per complimentarmi con
Pertanto condivido pienamente ed annuncio il mio voto favorevole come capogruppo del gruppo “Insieme
per
Non ho altro da aggiungere, fermo
restando che invito
E quando dicevo che invito la Commissione pari
opportunità ad avanzare anche altre proposte, spesso se ne parla durante le
campagne elettorali e poi ci si dimentica, lo faccio perché questo Consiglio
regionale non ha una rappresentanza femminile e la Commissione pari opportunità
può giocare un ruolo forte, fermo restando che sia nella precedente
legislatura, ma anche in questa, c’è una piena sintonia da parte dei
consiglieri su determinate problematiche, in particolare quelle riguardanti le
donne, la violenza, ma anche il lavoro ed altri progetti che possono essere,
sicuramente, di fondamentale importanza, prevedendo l’utilizzazione dei canali
di finanziamento europeo.
Quindi il mio vuole essere un invito, ma il vostro lavoro,
per come vi siete presentate dopo pochi mesi dalla nomina e quindi
dall’insediamento, è ben augurale, per cui ribadisco il mio voto favorevole e
vi faccio gli auguri di buon lavoro.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
Anch’io intervengo, a nome del mio gruppo, per
esprimere la condivisione a questa mozione e per dare atto e ringraziare
Il nostro auspicio è proprio
questo, che ci sia questo spirito di collaborazione e di sinergia tra le Commissioni – e questa è una
Commissione importante anche per le cose che ricordava il collega Giulio Serra
poc’anzi – che possa dare luogo ad
azioni concrete, sinergiche che vadano a risolvere e ad affrontare concretamente questi
problemi.
Mi auguro che,
prossimamente, anche il Presidente Salerno – che non mi ascolta in questo
momento! – voglia assumere l’iniziativa di una riunione della terza Commissione
che tratti queste problematiche, questi temi, per poter avviare un percorso fluido a tutte quelle azioni
che protendono verso questo tema molto rilevante, che oggi con questa mozione
affrontiamo e votiamo.
Per questo esprimo la nostra condivisione e il nostro
voto favorevole annunciando che in Commissione bilancio faremo la nostra parte,
affinché la mozione non rimanga solamente un episodio, ma ci siano altri
momenti che trovino le giuste corrispondenze, per impegnare quei fondi necessari
a fare quelle politiche attive per la famiglia, per le donne e per i minori,
che
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Nicolò. Ne ha facoltà.
Intervengo brevemente per esprimere il mio parere che, peraltro, ho già avuto modo di illustrare in occasione
della riunione della Commissione competente, alla quale ho partecipato ed ho
offerto il mio contributo.
Ribadisco una ferma
condivisione, peraltro già espressa a
nome di tutto il gruppo dal collega Fedele, e ritengo di aver dato un
contributo anch’io nella qualità di consigliere regionale a questo percorso in diversi confronti con la dottoressa Cusumano. Ho potuto constatare la
bontà di una proposta che, comunque, trova oggi accoglimento in quest’Aula, ma che già questo Consiglio aveva
preso in considerazione alla luce
delle proposte di legge che vanno in questa direzione.
Ritengo che qualche passaggio si dovesse consumare,
Penso
che ciò si possa recuperare brevemente, affinché
Ho
apprezzato il lavoro svolto dall’avvocato Cusumano, ma è pur vero – come diceva
l’onorevole Nucera – che ci sono delle leggi che
vanno recuperate, nel contesto di un confronto dialettico alto, per cercare di
integrare più proposte finalizzate a dare risposte in questo comparto. E’ altrettanto vero che il Consiglio regionale dovrà
ragionare e fornire un apporto sostanziale a
queste politiche, che
sono importanti.
Guardate
– l’ho detto in Commissione – non sono per le quote rosa, perché giudico una diminutio già stabilire a monte un criterio che risponda ad una categoria
protetta. Le donne hanno pari dignità e quella pari dignità deve essere riconosciuta ed affermata attraverso un
cammino che ci veda coinvolti in un confronto sinergico che consenta alle qualità, se ci
sono, di emergere nelle professioni, in politica ed ovunque.
Si
tratta di creare quelle condizioni e su questo mi sono soffermato, perché a
volte si parla esclusivamente dell’assenza o della presenza delle donne che
vanno sì coinvolte nei sistemi della politica, ma attraverso un cammino per il
quale tutti quanti dobbiamo
essere predisposti. Riservare una quota rappresenta una diminutio per la figura della donna. E’ come se volessimo dare un privilegio ad una categoria protetta che non è
tale.
Allora,
affermare questo principio ed elevarlo in tutti i luoghi istituzionali col
nostro contributo sarà opera meritoria.
Mi
renderò parte diligente, per quelle che sono le mie competenze di
consigliere regionale, a sostenere questi passaggi, che non devono trovare solo
un momento di discussione, ma devono trovare concretezza nell’azione attraverso
l’agire di ognuno di noi.
La Commissione pari opportunità dovrà avere, a mio parere,
tutte le condizioni di agibilità per poter svolgere quell’azione di cui tutti
quanti, oggi, riteniamo di condividere i princìpi.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi. Ne ha
facoltà.
Anch’io ho chiesto la parola per esprimere in via
preliminare il nostro assenso come gruppo a questa mozione, però non ci
possiamo fermare qua, alcune considerazioni le dobbiamo fare, sia nell’ottica
della prosecuzione della discussione fatta in Commissione sia perché si tratta
di un documento, quello presentato dalla Presidente della Commissione pari
opportunità, che pone alcuni interrogativi e non si può liquidare così, dicendo
“siamo d’accordo, andiamo avanti, vediamo”!
Nelle premesse questa mozione ci pone degli
interrogativi e li pone alla politica, non solo e non tanto sulla violenza di
genere – oggi di questo stiamo parlando in questa mozione – ma anche
sull’attività e sul prosieguo dell’attività di questo Consiglio regionale e, di
conseguenza, della Giunta regionale.
Quando operiamo per rimuovere le cause, le azioni,
perché la violenza di genere e i maltrattamenti subìti non solo dalle donne e
dai minori, ma generalmente, dalla società calabrese, ci poniamo degli
obiettivi da raggiungere. Alcuni degli
obiettivi, citati in premessa, che questa amministrazione regionale – io dico
questo Consiglio regionale – deve perseguire e raggiungere sono esplicitati in
modo molto chiaro e netto nei commi a), b) e c) del punto 2 di questa mozione.
Bisogna fare in modo che le risorse vengano
orientate e destinate a rimuovere queste cause che poi determinano, all’interno
della nostra regione, manifestazioni aberranti, chiamiamole come vogliamo -
ogni termine forse sminuisce quello che effettivamente succede nelle famiglie.
Ma di fatto, poi, dobbiamo anche capire quali strumenti economici utilizzare,
perché possiamo dire quello che vogliamo, ma la verità è questa: le belle
parole rimangono tali, i convegni e quant’altro rimangono tali. Smuoviamo le
coscienze, parliamo di un problema in cui dobbiamo determinare un modello
culturale diverso, perché siamo d’accordo che il vero problema è culturale, ma
ci vogliono anche le risorse affinché il Comitato delle pari opportunità possa
avere la possibilità di incidere.
Non basta solo il fondo, a mio avviso quello è un fatto
marginale, dottoressa Cusumano, perché abbiamo
l’Avvocatura ed altri organi che si possono occupare di rappresentare
degnamente
Ricordo a me stesso, non sicuramente agli esimi
colleghi, che occuparsi della violenza non significa solamente andare e far sì
che un avvocato rappresenti
Su queste cose una riflessione va fatta.
Ritengo, però, che nel prosieguo avremo modo di
interfacciarsi con la Commissione regionale pari opportunità e capire, anche,
in quale direzione andare per l’utilizzazione delle risorse che debbono essere
concorrenti ad una serie di assessorati, cominciando dalle politiche sociali,
terminando con quello che può essere - e sicuramente deve essere -
l’orientamento di assistenza sanitaria a questo tipo di soggetti.
Su questo non solo c’è la disponibilità del gruppo
dell’Udc ad approvare la mozione, ma c’è l’impegno espresso in quest’Aula per
capire insieme alla Commissione pari opportunità quali siano gli strumenti che
possiamo porre in essere, per riuscire a dare una risposta che sia concreta e,
soprattutto, che vada nella direzione di offrire ai bisogni delle nostre donne
e delle nostre ragazze la necessaria tranquillità nel proprio agire quotidiano
e all’interno di un nucleo familiare che, spesse volte, passa sotto silenzio.
Eppure c’è una situazione veramente drammatica, in cui le donne e i bambini si
fanno carico di vivere in silenzio. Un silenzio, molte volte, così assordante,
da imporre alla politica e alla società civile una riflessione capace di dare
risposte ai drammi che viviamo giornalmente.
Non ci sono altri interventi, quindi pongo in votazione la mozione “Sulla costituzione di parte civile da parte della Regione Calabria nei processi di violenza contro le donne ed i minori”, a firma di tutti i capigruppo.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
Passiamo al primo punto all’ordine del giorno, che riguarda il dibattito sul dissesto idrogeologico della regione Calabria.
La parola all’assessore Pino Gentile per la relazione introduttiva.
Signor Presidente,
onorevoli colleghi, non sono in grado di fare una relazione, perché non posso andare al di là delle mie possibilità,
per il momento, anche se il problema delle corde vocali sta migliorando, ma
posso dare solo delle notizie che riguardano un po’ tutta
Come è noto, questa Calabria, purtroppo, è soggetta a un dissesto idrogeologico continuo: alluvioni e frane causano drammi dappertutto. Se lo ricordate, ci sono state alluvioni a Crotone, a Vibo Valentia, a Reggio Calabria, in provincia di Cosenza, un po’ dappertutto, e ci sono state anche delle vittime. Questo è, dunque, uno dei settori sui quali si deve mettere il massimo impegno.
Noi stiamo cercando di farlo con
L’altra notizia che vi do, ed è quella buona, è che
lavorando, in questo periodo di grande difficoltà, siamo riusciti a programmare un nuovo piano, un
nuovo Accordo di Programma Quadro (APQ). Grazie al lavoro degli uffici, all’Autorità di bacino, al dottore Laganà, all’ingegnere Ricca, all’ingegnere
Siviglia, che hanno lavorato molto in questo settore e ad un lavoro fatto con
il Governo centrale, con il Ministero dell’ambiente, siamo riusciti – ed è la
notizia che possiamo dare oggi – ad ottenere l’approvazione di un Apq per un
totale di investimenti di 220 milioni di
euro. Sarà perfezionato domani o dopodomani e si tratta di 110 milioni di euro da parte del Ministero e 110 milioni di euro derivanti dai
fondi Fas, che verranno utilizzati e in questi giorni
verranno destinati anche alla nostra Regione.
Questa è la notizia importante
e riguarda, naturalmente, il lavoro fatto dagli uffici, un lavoro particolare per una Calabria dappertutto disastrosa. Credo, però, che con l’ultimo Apq abbiamo raggiunto un po’ tutti i comuni che erano in pericolo e che richiedevano un’attenzione particolare.
Ovviamente, il discorso non si ferma qui, per noi sarà motivo di soddisfazione, ma
bisogna continuare ad organizzare questo settore, a prestare molta attenzione per una nuova organizzazione,
con la voglia di curare queste cose, perché altrimenti
con il futuro che non si prefigura benevolo nei confronti di questa
terra, ci troveremo in guai sempre peggiori.
In questo settore abbiamo
predisposto alcune cose che riguardano, intanto, i presìdi
dell’Autorità di bacino che, utilizzati bene, perfezionati, possono dare un
grande contributo. Stiamo ricaricando e rimettendo in funzione bene l’Autorità
di bacino, che è fondamentale in questo settore importante e stiamo, comunque,
privilegiando tutti i Comuni segnalati dagli uffici.
Una volta c’era una legge, la numero 183, utilizzata
all’interno di questi Apq, per cui se ci
predisponiamo per il futuro, possiamo fare un lavoro ancora migliore, che
servirà alla Calabria tutta.
Naturalmente il Presidente Scopelliti, che ha seguito da
vicino queste cose, e con il quale mi sono confrontato, può dire altro, perché
l’Apq ultimo è stato già firmato dal Ministro
competente e dal Presidente stesso, per cui sarà ufficializzato domani o
dopodomani.
Era una notizia che volevo dare al Consiglio, perché
credo sia il modo migliore per approcciarsi con i problemi seri come quello del
dissesto, realizzando delle cose e mettendocela tutta perché
Il sottosegretario Torchia
vuole aggiungere qualcosa
riguardo la protezione civile e gli
interventi che dalla stessa sono stati compiuti. Prego, ha facoltà di parlare.
Grazie, Presidente,
buongiorno a tutti gli onorevoli consiglieri.
La relazione dell’assessore
Gentile, che ha citato l’ultimo intervento in tema di accordi di programma
quadro realizzati col Ministero dell’ambiente, possiamo considerarla una svolta relativamente a quello che è successo negli
ultimi anni. La svolta è significativa, perché nei precedenti anni
gli interventi da parte del Ministero dell’ambiente – e mi riferisco agli anni
dal 2006 al 2009 – sono stati abbastanza esigui, si sono verificati a pioggia,
senza nessun tipo di programmazione, con l’accordo della Regione Calabria ed,
effettivamente, non si sa come siano state spese le risorse e se si sia
intervenuti su frane e dissesti idrogeologici piuttosto che in interventi di
abbellimento dei Comuni.
Non mi voglio soffermare, però, su questa cosa, voglio
soltanto fare riferimento agli eventi che hanno interessato
Il Governo ci è stato vicino e con la seduta del
Consiglio dei ministri del 5 novembre ha dichiarato lo stato di emergenza per
la nostra regione, insieme ad altre regioni che erano state coinvolte dalle
alluvioni, con un primo stanziamento di 20 milioni di euro per quella che era
l’ordinanza di prima emergenza.
Nei prossimi giorni incontrerò il nuovo capo del
dipartimento, Gabrielli, che si insedierà proprio
domani, e parleremo di queste cose, per verificare se c’è la possibilità di
interventi aggiuntivi rispetto a quelli che si prospettano.
Come protezione civile, abbiamo fatto un’analisi dei
primi danni relativi a questi eventi meteorologici. Ebbene, sono tanti, onorevoli
consiglieri, tutta la regione è stata interessata e sono pervenuti alla sede
della protezione civile richieste da parte di circa 250 Comuni. Il dato, a
venerdì sera, era di circa 300 milioni di euro di danni richiesti e monitorati
dai Comuni. Sono tanti e, ovviamente, come Regione dobbiamo cercare di
verificare se i dati corrispondono al vero o se siano soltanto indicazioni dei
Comuni.
Ho voluto dare questo dato perché richiama l’esigenza
che questo Consiglio regionale ha voluto, dedicando una seduta straordinaria di
questa assise. Per questo ringrazio l’onorevole Fedele, che ha voluto
richiedere questa seduta straordinaria, e il Presidente del Consiglio, che l’ha
voluta concedere.
Mi riservo di intervenire successivamente, se dal
dibattito dovessero emergere delle necessità per cui sia richiesta un mio
intervento. Intanto, vi ringrazio e mi rimetto all’Aula.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole De Masi. Ne ha
facoltà.
Credo che la notizia che ci è stata appena fornita da
parte della Giunta sia da accogliere con
favore, in considerazione del
fatto che finora, tradizionalmente, le prassi politico-istituzionali, che
indifferentemente riguardano gli schieramenti, – poi, probabilmente,
l’onorevole Loiero
avrà modo di smentire questa affermare di sapore indubbiamente un po’
qualunquistico, ma in generale richiamo un fenomeno culturale nazionale che,
inevitabilmente, ha le sue ripercussioni in una Regione come
Il territorio è quella dimensione al cui interno sono
iscritte, come nella testa dei suoi residenti, la storia, le ambizioni, i
sogni, le delusioni, della popolazione, per cui c’è un rapporto inscindibile
tra comunità e territorio. La politica, nel badare al territorio, appunto
formalizza una sorta di rispetto, finalmente, per i suoi abitanti. A volte si
incorre quasi in una sorta di equivoco che è al limite della grossolanità
culturale, perché il territorio è quasi visto, percepito o definito come
paesaggio che, invece, – come scriveva un antropologo francese – è soltanto
quell’entità che eccita lo sguardo, la fantasia, l’immaginazione. Il territorio
stimola persino la coscienza, comunque la propria memoria, la propria
condizione.
Quindi, al di là di questi richiami che possono apparire
in una qualche forzatura quasi accademica, in realtà accetto con favore questa
notizia, anche se al suo interno immaginerei esservi l’obbligo di chiarire
aspetti sia di natura finanziaria sia di natura metodologica circa le applicazioni e le modalità attraverso cui si
perverrà all’attuazione di questo sistema Apq che,
tra l’altro, penso fosse l’unico da individuare e da valorizzare, atteso il
fatto che altre Regioni, così come si evince da alcuni documenti dell’Ambi –
penso alla Puglia, ma alla stessa Lombardia – hanno fatto ricorso esattamente a
questi strumenti, allo scopo di reperire, attraverso questo tipo di accordi,
risorse necessarie per assicurare il futuro ai propri territori. Infatti, è qui
la questione centrale, la difesa del territorio – e in Calabria Dio sa quanta
necessità vi sia di tutelarlo – corrisponde esattamente ad un investimento nel
futuro che forse non ci sarà, se dovessero proseguire in qualche caso indipendentemente
dalla volontà, dalla incuria umana perché c’è da fare i conti con alcune
trasformazioni di carattere climatologico.
Tuttavia penso, anche sulla base di dati che si evincono
da pubblicazioni su questa materia, che la ragione di un dissesto così
profondo, così diffuso - e penso soprattutto, ovviamente, alla nostra Calabria
– sia prevalentemente riconducibile alla responsabilità dell’uomo ed
all’incuria che non attiene soltanto alla politica.
Perché forse, per alcuni versi, in questa materia le
responsabilità della politica o delle istituzioni che ne sono il riflesso sono
indirette rispetto ad atteggiamenti che l’opinione pubblica usa adoperare allo
scopo di ampliare il proprio grado, la propria abitazione, ecc.
Mi permetterei di dire che l’approccio meritorio da
parte di questa Giunta, di carattere addirittura epocale rispetto alla
questione, contraddice per molti versi una legge che è stata di recente
approvata e molto enfatizzata - lo dico soprattutto al mio amico Presidente
della Commissione, onorevole Dattolo – e che contiene
in sé i rischi di degenerazione, assimilabili a quella che ha causato un danno
idrogeologico come quello che è sotto gli occhi di tutti.
Mi riferisco, naturalmente, alla legge sulla casa, non
come tale, ma per via di alcune implicazioni rispetto alle quali noi avevamo
manifestato contrarietà che nascevano esattamente da questo grado di
coscienza, se volete di coscienza
culturale, che tutti insieme faremmo bene a riacquisire come impronta alla
quale informare un costume istituzionale di rinnovato spirito di solidarietà
verso le generazioni future e verso quelle stesse presenti.
Perché nell’ambito di questo quadro che, come
giustamente l’assessore ha ricordato, è drammatico, ci sono settori territoriali
che rischiano maggiormente rispetto ad altri.
Questo deriva, per esempio, dal fatto che sulle coste si
sono riversati fenomeni di antropizzazione imprevedibile e negli ultimi 50 anni
c’è stata questa urbanizzazione diffusa sulle coste. Adesso, secondo alcune
pubblicazioni che riguardano questa materia, sono a rischio le stesse strade
principali della costa ionica e tirrenica e le stesse linee ferroviarie insieme
con molti centri urbani.
Non c’è dubbio, quindi, che un’attenzione ed un riguardo
verso il territorio attraverso questo tipo di approccio sia utile ed anzi,
addirittura, indispensabile.
Ma io mi permetterei di chiedere se è stata effettuata
una valutazione circa la sufficienza delle somme che sono state fornite
dall’assessore allo scopo di sopperire, almeno, alle condizioni di rischio
maggiormente diffuse maggiormente presenti nel territorio.
Vorrei aggiungere, concludendo, che non sarebbe male - e
anzi è auspicabile - che nell’attuazione di una simile metodologia – e ripeto
che non ne vedo altre – si ponga in essere una concertazione vera con gli enti
locali, tale da conferire a questi impegni una pregnanza democratica e davvero
rappresentativa delle necessità che in questo settore sono drammatiche, come
abbiamo detto più volte.
Sarebbe auspicabile una replica da parte della Giunta, e
mi auguro che ci sarà – come credo ci sia –affinché possiamo essere confortati.
Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Loiero. Ne ha facoltà.
Grazie , Presidente, ho ascoltato con attenzione ed interesse quanto detto dall’assessore Gentile. Oggi abbiamo dedicato una intera seduta ad un tema importantissimo, come è giusto che sia, e che postula scelte culturali.
Per esempio, non come singolo, ma parlando della Giunta che mi è capitato di presiedere nella passata legislatura – devo ricordare che sono state compiute scelte culturali sul tema del dissesto.
L’abbiamo prese anche – se posso dirlo – con un po’ di
ritardo. Sono convinto che il problema del dissesto in una regione come la nostra abbia la stessa dignità culturale della battaglia
alla criminalità ed anche alla
disoccupazione.
Perché dico questo? Voglio
dire che viene prima della sanità addirittura, ma non lo dico con polemica. Lo
dico perché abbiamo compiuto una scelta che è stata una scelta di Giunta, una
scelta di Consiglio, è stata una scelta di coalizione. Né poteva essere diversamente, perché voglio ricordare – e l’ha detto in maniera succinta
l’assessore Gentile – che la nostra è una litania ininterrotta di frane, di interruzioni
di strade.
E’ proprio tutta la nostra
geologia che si è formata così.
D’altra parte, il fatto che avvengano in forma così
periodica ed incessante,ogni estate che viene… Da
ultimo c’è stata indubbiamente una costruzione selvaggia ovunque, e dovremmo
dare una medaglia al valore civile a quei sindaci che hanno voluto preservare
il proprio territorio e che sono pochissimi. E penso al padre di Sandro
Principe, a lui stesso ed a tanti altri che si sono battuti per preservare da
questi rischi e da questi grandissimi pericoli il proprio territorio.
Allora noi con questo abbiamo compiuto una scelta, come
deve fare la politica. Abbiamo raccolto da varie fonti risorse per dare una
svolta al territorio. Certo, con grandissimo ritardo rispetto a decenni che abbiamo
perso.
Come ricorderete, noi abbiamo messo in cantiere 834
milioni di cui il primo stralcio è stato di 172 milioni e rotti.
Ora mi sembra di capire dalla relazione dell’assessore
che per gli altri stralci, a parte i 172, il Governo ha pensato insieme alla
Regione di trovare 220 milioni.
Capisco che la situazione è difficilissima. Mi permetto
di dirlo anche perché queste cose restano a verbale, ma senza polemiche, perché
ritengo che per molti temi e per la condizione che attraversiamo, dovrebbe essere
il modo più frequente per trattare, perché altrimenti non troviamo la maniera
per parlare e confrontarci su alcuni temi.
Sono convinto che l’opposizione, con tutte le persone e
le personalità che ne fanno parte, possa dare un grande contributo a questo territorio
ed anche a questa Giunta, se mi posso permettere, così come è stato chiesto
nella passata legislatura.
Mi darete atto, coloro che c’erano, che io sono sempre
venuto qui per avere un confronto, un confronto positivo e per risolvere i
problemi, perché da soli in questo territorio è difficile andare avanti.
Voglio ricordare, senza alcun puntiglio e senza
polemiche, che noi abbiamo avuto il problema di una attenzione organica al
dissesto idrogeologico del territorio quando ad un certo punto, ci siamo
trovati davanti alle piogge ininterrotte dell’autunno 2008-2009, quelle piogge
per le quali avevamo avuto uno stato di emergenza nazionale, seguito poi a
gennaio del 2009 da un decreto del Governo Berlusconi per uno stato di
emergenza della sola Calabria.
Per il primo intervento erano stati stanziati, lo voglio ricordare, 9 milioni di euro che abbiamo avuto, purtroppo, dopo un anno. Per il secondo stato di emergenza ne abbiamo avuti 15 che sono stati dati quando ormai questo governo non c’era più.
Ma noi già prima, davanti a quello che ci capitava- e voglio ricordare che c’erano stati anche due morti, d’altra parte questa è una sequela ininterrotta di sciagure che si sono abbattute… -, c’era stata una grande mobilitazione e lo voglio ricordare perché davvero intendo dare dignità a quello che stiamo facendo oggi.
C’è stato nel 1906 ed anche allora ci furono
stanziamenti imponenti del Governo del tempo che
furono poi interrotti per il terremoto di Messina.
C’è stata la tragedia del
1951 e del 1953 con centinaia di morti. Forse in un’Aula come questa è bene
ricordare queste cose. C’è stata quella del 1973 e poi via via
c’è stato Soverato, il
Noi abbiamo fatto una scelta che era quella di destinare una cifra imponente, Presidente, e se si destina ad un tema, dato che le risorse non erano e non sono moltissime rispetto ai bisogni che si vedono ad occhio nudo in questo territorio, naturalmente li devi sottrarre ad altri temi e ad altri problemi che ci sono.
Mi pare di capire che a questo punto noi pensiamo con 220 milioni di poter risolvere il secondo stralcio…
Sono contento che l’assessore
abbia annunciato che ci sarà una proroga. E certo ci deve essere una proroga
che credo ci sarà in tutta Italia
perché ci sono altre Regioni
nelle nostre stesse condizioni, ma l’essenziale è che
ci sia perché all’epoca – voglio ricordarlo anche questo – quando ci
incontrammo a Lamezia Terme con i sindaci per consegnare il primo
stralcio, dicemmo con franchezza che gli
appalti dovevano essere espletati entro il 31 dicembre, altrimenti si perdevano
le somme relative.
Naturalmente
approntammo una task force che telefonava ai
sindaci chiedendo dove ci fossero i problemi. Vorrei che una task force del genere venisse azionata, perché ci sono dei tecnici bravi che possono farlo.
Attenzione,
anche su questi 220 milioni vorrei comprendere una cosa. Mi pare di aver capito
– dalle parole dell’assessore – che se ne occuperanno gli uffici.
Su
questo, assessore, vorrei ricordarle che noi avevamo fatto una scelta, avevamo decretato…
(Interruzione)
Un
minuto, un minuto. Le priorità erano state stabilite sì con gli uffici
regionali prioritariamente, ci mancherebbe pure, però c’era l’Autorità di
bacino e l’Università. C’era anche, se non vado errato, il Cnr.
Perché
non coinvolgere questi soggetti, per evitare che si giunga a contributi a
pioggia e che non si risponda a quelli che sono i bisogni veri dei territori.
Noi
dobbiamo dare uno strumento assolutamente obiettivo perché è facile, poi,
scatenare una guerra tra poveri.
Ora
anche nella scelta da noi operata, si era immaginato di prendere risorse
dappertutto.
Oggi
dobbiamo considerare che il Par-Fas l’abbiamo perso
definitivamente, allora perché altrimenti dico… non
ci sono neanche…
(Interruzione)
No,
no, Presidente, questo è importante e glielo dico in modo che mi possa
replicare e ci possa rassicurare.
Perché
se non si può attingere al Par Fas, non ci sono
neanche i quattrini per gli ospedali. Sono convinto che questo piano che ha
fatto il Governo…
Lo
voglio dire con franchezza, scriveremo sulla stampa perché abbiamo fatto un
lavoro su tutti questi soldi. A noi non sembra, per esempio, che siano stati
raggranellati 100 miliardi. Dai nostri conti modesti, modestissimi,
naturalmente, la somma di cui dispone questo territorio è 65 miliardi di euro,
a parere di bravi tecnici .
(Interruzione)
E’
importantissimo per noi. Perché se, obiettivamente, tutto questo viene sostituito
da 200 milioni, avremo problemi perché abbiamo suscitato attese, speranze ed
anche ambizioni legittime di tanti sindaci.
Pertanto,
vorremmo capire meglio, anche nella replica, come vengono investiti. Vorrei
aggiungere che i progetti che avevamo
finanziato con le risorse liberate dovevano essere appaltate adesso, facenti parte
del primo stralcio, sono stati resi possibili con grandissimo sacrificio,
perché quando si sottraggono risorse ad altri impegni è sempre un problema, ti
devi sempre giustificare.
Ma,
obiettivamente, la quota di risorse provenienti dai fondi Fas
-che se non vado errato era di 197 milioni e rotti e che rientrava tra le
risorse impropriamente bloccate dal Governo perché si era rigidamente
applicata la legge sui rientri finanziari- in sede di negoziato Stato-Regioni era stata sbloccata, per poi
essere successivamente bloccata di
nuovo.
Questo
ci preoccupa: per esempio, si veda la vicenda col Ministero dell’ambiente.
Voglio
precisarlo, perché è intervenuto il sottosegretario Torchia.
L’Apq era stato istituito positivamente dal Ministero dello sviluppo economico. Non è stato sottoscritto in quanto il Ministero dell’ambiente per
problemi interni non era stato in condizioni, ripeto per problemi interni, di
firmare - perché era stato nominato un direttore generale, il dottor Lupo, che
non era in grado.
Si
configura una responsabilità “ciclopica” del Ministero dell’ambiente.
Oggi,
da quel che sappiamo, sembra disponibile la sottoscrizione, ma nel frattempo la
delibera Cipe del 30 luglio blocca ogni cosa.
Intanto
avremmo potuto agire da marzo a giugno, prima che a luglio scattasse la
sanzione.
Penso
che se su questo punto ci si potesse confrontare meglio, alcuni errori non si
commetterebbero.
Sappiamo
queste cose non per scienza infusa, ma
perché abbiamo lavorato per cinque anni e li vorremmo mettere a disposizione
della Giunta odierna alla luce del sole.
Concludo
perché non mi voglio dilungare.
Desidero
tuttavia ricordare che, in merito ai 220 milioni di euro che speriamo poi si
rinvengano veramente - perché il mio timore è che questo sia un altro annuncio,
non della Giunta ma del Governo nazionale - possiamo organizzare un incontro in
Consiglio per stabilire, insieme anche all’ufficio tecnico con quella
composizione che ho descritto io, fare un confronto per vedere quali sono i
problemi veri e quali sono le reali priorità di questo territorio. Grazie.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Mirabelli. Ne ha
facoltà.
Grazie,
signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente della Giunta.
Oggi
è alla nostra attenzione, credo, uno dei
problemi più gravi, forse il più grave, strutturalmente, di questa
nostra regione.
E’
vero, come diceva il Presidente Loiero, che ci sono tanti altri
problemi gravi ed insoluti ma credo che questo, storicamente, rappresenti quello più importante, perché il mantenimento
del territorio e la sua salvaguardia, ritengo siano un problema di vivibilità per le nostre
comunità, per i nostri comuni e per i nostri enti.
Un
problema che è diventato negli anni, al di là delle responsabilità della
politica, una questione storica, un’emergenza continua e cronica, una
situazione che definirei quasi tragica perché, andando a visionare alcune
relazioni, ci si rende conto della gravità, ove si noti che su 409 Comun,i
forse quasi 350 presentano punti di criticità o di grave emergenza che negli
anni si sono trascinati e ulteriormente aggravati e verso i quali nessuno ha
posto in essere in maniera strutturale e definitiva un piano per mettere a
salvaguardia e difendere il nostro territorio calabrese.
Il
rischio non è solo quello geologico: si
parla tanto di frane, smottamenti, di paesi che si spaccano. Maierato insegna: una intera montagna scende quasi a
lambire le acque di Pizzo Calabro. Ma il rischio grosso, che spesso è stato
sottovalutato, è stato quello del rischio idraulico.
Abbiamo
quasi 60 Comuni in Calabria che lottano anno contro questo, anno dopo anno per
cercare di addivenire ad un risultato che permetta di mettere in sicurezza i
propri territori, le proprie aree, i propri comuni.
In
modo particolare le aree del vibonese, di Gioia Tauro,
la zona di Soverato e del Crotonese che già negli anni passati sono state
soggette a varie esondazioni.
La
cosa più terrificante è quella che riguarda la zona ionica nel suo complesso,
ed in modo particolare le aree interessate alle foci dei fiumi.
Caro
assessore, questo è un problema abbastanza serio perché le foci dei fiumi si
sono sopraelevate rispetto alla linea batimetrica del mare; cioè, sono più alte
le foci rispetto allo sbocco naturale a mare delle stesse.
Questo
cosa comporta? Che, fisicamente, si crea una specie di tappo, la formazione di
una vasca che va tenuta sotto controllo e che necessita interventi di natura
urgenti.
Lo
faccio presente non per entrare nella tecnica che non mi compete, che ho
acquisita leggendo le relazioni geologiche di esperti, ma perché è importante
sottolineare questo aspetto dell’assessore Gentile, perché è importante
combattere questa malattia cronica con la tempestività e con la velocità degli
interventi risolutori.
Se
a questi problemi assommiamo anche il rischio geologico, che ormai investe gran
parte del nostro territorio e che, anno dopo anno, si è andato sempre più
aggravando e portando nuovi movimenti franosi, ci rendiamo conto che è
necessario - e che investe trasversalmente tutte e cinque le province calabresi - intervenire bene evidenziando, sicuramente, i punti di
maggiore criticità, perché senza dubbio – come dicevate voi stessi e ha anche
accennato chi mi ha preceduto– abbiamo la necessità di ottimizzare al meglio le
nostre scarse risorse finanziarie per poter far sì che si diano risposte a
quelli che sono i problemi più gravi.
Basti pensare, come diceva lo
stesso sottosegretario Torchia, che negli ultimi tre mesi dopo le situazioni metereologiche avverse e negative a cui sono stati
sottoposti i vari Comuni della Calabria, sono stati spesi quasi 5 milioni di
euro da parte dei Comuni. Altri 5 milioni dovranno essere spesi a breve per
poter consolidare già gli interventi fatti con i 5 milioni iniziali.
Però questi Comuni, oggi,
sono fermi e non hanno la capacità di poter mettere in sicurezza il proprio
territorio perché hanno appaltato questi finanziamenti a ditte, ma non hanno la
possibilità di poter usufruirne e, quindi, liquidare le spese.
Questo fa capire che le situazioni
si risolvono, ma è necessario avere anche le giuste coperture finanziarie. E
prima di intervenire con una giusta copertura finanziaria, un passaggio – caro
sottosegretario e caro assessore – vorrei farlo su questo benedetto Pai, su
questo Piano di assestamento idrogeologico, che sappiamo benissimo essere un
piano di assestamento posto in essere nel 2001 e che è stato sottoposto,
sicuramente, ad altri controlli negli anni.
Tuttavia è un piano superato
dagli stessi eventi metereologici, perché in questi
dieci anni abbiamo avuto un accumularsi di frane.
Noi, oggi, non sappiamo,
avuto riguardo agli eventi degli ultimi 5 anni, se altre zone del nostro
territorio calabrese sono soggette a nuovi movimenti franosi.
Leggendo alcune relazioni,
redatte da alcuni capi- operaio dell’Afor,
risulterebbe che esistono intere aree che nel 2001 erano ancora contenute e che
oggi, invece, sono soggette a nuovi smottamenti e frane.
E’ pertanto ovvio che, molto
probabilmente, ci sarebbe la necessità, di riproporre un nuovo Pai o, quanto
meno, riaggiornarlo - perché quello attualmente in
vigore fu redatto 10 anni fa sulla base di un’aereo-fotogrammetria regionale-
per poter meglio individuare le zone a rischio, andare a confrontarlo tramite
una nuova aereo-fotogrammetria e tramite anche gli strumenti tecnologici
avanzati, ad esempio satellitari che ci danno la possibilità di poter meglio
osservare la situazione geo-morfologica del nostro territorio.
E’ ovvio che questo Pai,
redatto dall’Autorità di bacino, è e deve rappresentare sempre il punto di
riferimento per il monitoraggio e per il controllo della situazione
geomorfologica della nostra Regione, ma nel contempo credo che questa Autorità
sia un qualcosa da andare a rivedere.
Ritengo necessario - qui
viene una proposta – realizzare un nuovo organismo specifico, senza costi
finanziari aggiuntivi per l’Ente Regione, che possa mettere insieme il centro
funzionale meteorologico dell’Arpacal con l’autorità di bacino, con l’Afor, con l’Università, con il Cnr al fine di creare un
organismo capace di dare risposte e, in modo particolare, di porre al centro le
conoscenze e la capacità operativa della protezione civile che qui in Calabria,
di cui tanto si è parlato, con lodi, ma che sempre è stata in maniera
inconsapevole messa da parte, poco utilizzata e poco funzionale rispetto alle
capacità che questo organismo detiene ancora oggi.
Propongo, quindi, di cercare
in tutti i modi di ampliare l’Autorità di bacino per poter realizzare un centro
interdipartimentale affinché le forze, praticamente a costi zero, possa dare un
maggior apporto per quanto riguarda la capacità professionale specifica, di
natura istituzionalizzata, al problema, che deve essere per forza risolto al
fine di evitare altre Maierato.
E’ stato qualcosa di
drammatico. Alcuni miei amici torinesi e fiorentini, vedendo quelle immagini,
sono rimasti scandalizzati e questo testimonia un indotto di tipo negativo
anche su altri settori.
Non essere sicuri della
propria esistenza sul proprio territorio finisce, inequivocabilmente, per
mettere in discussione tutto, anche lo stesso sistema calabrese. Quindi – caro
assessore Gentile, io conosco la tua sensibilità al problema – è evidente la necessità di riaggiornare e fare una nuova mappatura in modo tale che si
possa finalmente ottimizzare e canalizzare al meglio questi finanziamenti in
modo mirato e da non sprecare risorse e danari inutilmente.
E subentra parimenti la
necessità di andare a riconsiderare la questione dell’Afor.
Credo che, molto
probabilmente, sia stata liquidata troppo velocemente.
L’Afor
ha svolto in passato una funzione importante. Ci sono state forti esagerazioni,
c’è stato un forte lassismo negli ultimi 20 anni, ma fino agli anni ’80-’85 l’Afor è stata forse l’unico punto di riferimento, di
controllo e di monitoraggio del territorio montano.
Sono stati gli operatori
dell’Afor a canalizzare le acque piovane, a costruire
dighe, spezzando la velocità dell’acqua, a darsi da fare per il rimboschimento
della Sila e non solo della Sila, a mettere in sicurezza gli argini, le soglie
dei pendii, adoperandosi in prima persona all’interno di una struttura
geomorfologica abbastanza precaria.
Allora chiediamoci per quale
motivo non possiamo rivolgerci a questa forza che la Regione comunque ha a
disposizione e che, comunque, comporta una spesa. Senza dubbio – caro assessore
– va riorganizzata, non abbandonata o affossata, non liquidata perché,
comunque, ne avremo sempre bisogno. Perché una cosa è utilizzare chi già
paghiamo, altra cosa è andare a pagare ditte esterne che andrebbero
ulteriormente ad aggravare, di fatto poi, le spese per questa nostra Regione in
un momento di così grande difficoltà.
Cercare di formare nuovamente
queste persone che sono state assunte illo
tempore, certamente in maniera pletorica: ricordiamo che c’erano circa 35
operai forestali, interi paesi del reggino, in modo particolare,
rappresentavano la forza lavoro di quest’Afor, che
oggi che si è ridotta, grazie agli interventi fatti in passato negli ultimi
cinque anni anche da parte del Presidente Loiero, per
cercare di ottimizzare al meglio questa forza lavoro, questa risorsa
umana che già, di fatto, paghiamo, specializzandola e formandola meglio. Loro
già conoscono la realtà geomorfologica del nostro territorio: sarebbe un errore
liquidarli e mandarli chissà dove. Utilizziamo, invece, questa risorsa.
E’ importantissimo,
soprattutto, istituire questi benedetti presidi idraulici sul nostro
territorio, queste sentinelle che hanno soltanto il compito di monitorare il
territorio.
Dalla passata Giunta
regionale sono stati istituiti ed oggi bisogna per forza concretizzarli. Il
Presidente Loiero ha detto, con molta tranquillità,
che molto è stato fatto in quel periodo ed è vero: molto è stato fatto rispetto
al passato, perché probabilmente dagli anni ’80 al 2005 non è stato fatto quasi
nulla, se non piccole opere di interventi locali.
In questi cinque anni, forse
con ritardi, ma soprattutto dal 2009-2010, si era istituito un reale piano di
difesa del suolo che andava su una valutazione globale di spesa, caro assessore,
di 800 milioni di euro.
In quale fase si è bloccato
il meccanismo virtuoso posto in essere? Verosimilmente a causa dell’assenza,
della cecità, della difficoltà che questo Governo nazionale ha nel reperire
fondi. Eppure ancora oggi non siamo stati capaci di spendere i fondi Fas, anche quelli del 2000 o del 2006 che sono stati
recuperati.
Nella nuova programmazione, i
fondi Fas ammontano a circa 400 milioni di euro per questo settore e sono ancora fermi. Negli
anni ci siamo resi conto come la somma globale di questi fondi strutturali anno
per anno diminuisce in maniera quasi esponenziale. Chiediamoci seriamente se avremo poi la
possibilità, con quello che rimarrà, di
realizzare i nostri obiettivi, visto che molti di questi fondi sono stati
impegnati in tutti i settori. La situazione che si è verificata nelle ultime due-tre riunioni del Cipe è già
avvenuta in passato, molto critica e grave.
Alla Calabria viene assegnato
quasi nulla, al Mezzogiorno una risorsa irrisoria di 30 milioni di euro, ma 20
miliardi di euro per le zone del nord.
Dobbiamo reagire, e non per
una contrapposizione di colore politico, ma in quanto calabresi, perché è
assurdo vedere come sotto la spinta energica e forte della Lega in una
settimana per una esondazione si riescano a mobilitare per il Veneto –
giustamente, dico – 300 milioni di euro, invece a fronte dei vari episodi
franosi che da decenni si accumulano in questa regione non si riesce a
mobilitare neanche il dovuto che era stato già prefigurato e prefissato.
E’ovvio concludere che, forse, questa nostra
Regione ha poco peso contrattuale, di natura politica, non certamente
personale.
Forse contiamo poco, abbiamo
pochi deputati e pochi senatori, forse non rappresentando il volano dello sviluppo economico dell’Italia
siamo visti male. Ma una cosa è certa: quell’efficientismo che
In Calabria noi paghiamo
anche, al di là del Veneto, uno scotto importante: quello che i Comuni negli
anni passati non si sono dotati di un piano regolatore. Con le dovute
eccezioni, però.
Il mio comune, Rende, è stato
antesignano in questa politica: si è dotato di un piano regolatore nel passato
che ha fatto sì che potesse tener sotto controllo il territorio.
Altri Comuni hanno
utilizzato, invece, la strada più breve e più semplice, quella forse della più
grande discrezionalità che era quella dei piani di fabbricazione.
Allora anche in questo senso
significa che su questo bisogna stare attenti quando si fanno delle politiche
urbanistiche di un certo modo.
Bisogna curare oggi il nostro
territorio come si può curare un bambino affetto da una grave patologia, perché
un territorio molto a rischio è un territorio che potrebbe dare grossi
problemi. Grazie.
Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Ferdinando Aiello. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente, non voglio ripetere alcune cose dette dai colleghi che mi hanno
preceduto. Penso che la notizia del recupero di alcune risorse che ha
comunicato l’assessore Gentile sia importante.
Compiamo,
però, un errore se non entriamo nel
merito della discussione e non cerchiamo di capire che non è un problema nato
oggi, anche se questo lo diciamo sempre, qualsiasi sia la maggioranza che
governa
Tra
l’altro voglio ricordare a noi tutti calabresi
che Giustino Fortunato definì questa Regione uno “sfasciume pendulo sul mare”,
visti i difetti che a volte noi definiamo pregi: i dislivelli di orografia che
questo territorio registra perché dalla montagna si arriva in tempi brevi al
mare.
Cosa fare, allora? E’ giusto
chiedersi oggi cosa fare ed è giusto valutare positivamente quello che ha detto
l’assessore Gentile in Consiglio regionale, ma è importante avviare una
riflessione seria e serena su quella che è la condizione dettata non solo dai
continui cambiamenti di clima, ma da precedenti interventi.
E’ vero quello che diceva il
collega Mirabelli e anche il collega De Masi.
Però, a seguito di quella che
è stata poi la “legge Sarno”, lo voglio ricordare, tutte le Regioni si sono
attivate per avviare meccanismi di prevenzione che non hanno funzionato
perfettamente, in quanto, se si verifica il disastro di Maierato
vuol dire che un problema c’è ed è non solo di prevenzione, ma anche di
intervento continuo all’interno del territorio.
E’ chiaro che l’assessore se
non ha le risorse può fare poco. Io non
sto intervenendo in termini polemici, ma cerco anche di formulare una proposta
che possa essere definitiva e del Consiglio regionale, che possa affrontare una
volta per sempre questa questione e determinare quella che è una sensibilità di
questo Consiglio che si è avuta - badate bene - per la legge sullo sport, ma
penso che necessiti ancora di più per una legge sul dissesto idrogeologico.
Dove voglio arrivare? Se
l’Autorità di bacino ha definito, attraverso il Pai, alcune zone a rischio
elevato, e qualcuno - come l’onorevole Loiero - si
chiedeva se questi fondi sarebbero bastati,
voglio ricordare a noi tutti che durante la fase del dissesto di un anno
fa durante un’assemblea, a Lamezia Terme, l’ex capo della protezione civile,
Bertolaso, disse ai sindaci di destra –
egregio sottosegretario – e di sinistra di spendere, perché lui avrebbe
provveduto a mandare le risorse.
Non solo non ha trasferito
queste risorse per l’annualità 2009, ma nemmeno quelle relative all’anno
precedente.
C’è una situazione, quindi,
di difficoltà e di instabilità, in quanto le ditte chiamate dai Sindaci durante
la fase di emergenza oggi hanno anticipato l’ammontare delle fatture presso le
banche e ad alcuni Comuni sono notificati decreti ingiuntivi, mettendo a
rischio, secondo me, il 70 per cento dei bilanci dei Comuni della Regione
Calabria.
Non è responsabilità di
nessuno che sia all’interno di Consiglio regionale, ma penso che sia indice di
maturità di questa Assemblea cercare di risolvere questa situazione ed
arrivarci attraverso uno strumento condiviso, che vada dalla definizione
complessiva del problema del dissesto idrogeologico ad una definizione molto
più ampia, utilizzando uno strumento che in questo momento…
Dico questo avendone parlato
con i colleghi consiglieri ed abbiamo presentato un progetto di legge che non
vuol essere esclusivamente nostro. Abbiamo presentato questo progetto di legge
per intraprendere una riflessione istituzionale che offriamo al Consiglio.
Dando avvio ad una
valutazione istituzionale, vorrei discutere riguardo alla questione dei fondi Fas e lo faccio
anche perché l’onorevole Loiero ha riferito una cosa
che mi preoccupa e non aveva sicuramente
motivo di dire una cosa se non ha delle informazioni.
Però, prima che si arrivi a
questo, il mio appello all’assessore Gentile, Presidente Dattolo
e Presidente Scopelliti, visto lo spunto di
riflessione istituzionale offerto dal progetto di legge che non vuole, badate
bene, essere un “nostro” progetto di legge,
è che si apra all’interno della Commissione presieduta dall’onorevole Dattolo una valutazione complessiva per arrivare alla
definizione di una legge, evitando ogni tipo di discussione come è stato fatto
qui stamattina sulle priorità e le non priorità, sulle forme e i percorsi per
giungere alle fonti di finanziamento.
Penso che, attraverso la
regolamentazione e l’approvazione di un testo di legge, nessuno possa tirarsi
indietro nel dare un contributo fattivo specifico alla definizione del
problema, e ritengo questa una vera emergenza ed una vera priorità
programmatica all’interno della nostra Regione. Perché dobbiamo tenere se non
teniamo in considerazione il disastro dei Comuni, se non teniamo in
considerazione la vicinanza dell’ inverno - non sappiamo quali sono i danni che
andrà a provocare -, visto inoltre il blocco del turn-over che ha
coinvolto l’Afor, limitando il numero di operai
idraulici-forestali che lavoravano per il deflusso, la ripianificazione
degli alberi e tutto ciò che è stato definito
“assistenziale” dalla Lega Nord e che comunque nel territorio ha attuato
una difesa dei nostri ambienti, dei nostri habitat naturali e che oggi
non è più così.
Sostengo di definirlo
attraverso una legge che possa anche creare occupazione nelle aree interne
della nostra Regione.
Può essere un modello nuovo
ed innovativo: senza pregiudizi ci si applica a dare un contributo e, lo
ribadisco, non in maniera strumentale ma concreta, quindi si arriva
all’approvazione di un testo. Penso di aver dimostrato nella mia Commissione
che non creo problemi o strumentalizzazioni, quando si parla di cose concrete.
E’ chiaro: ognuno ha le
proprie idee, ovviamente siamo qui per portare avanti quelle idee. Ma lo spunto di riflessione attraverso la legge
presentata insieme ad altri colleghi qui in Consiglio regionale vuole aprire l’iter
ed arrivare all’approvazione di un testo nella direzione della salvaguardia
del territorio, perché tante sono state le vittime della nostra regione.
Conosco tanta gente nel mio
paese che ancora non vive nella propria
casa e che è in affitto e il Comune non sa a chi deve pagare per primo
il fitto, tra queste persone che vivono all’interno di queste case.
Giungere alla soluzione di
questo problema significa anche intervenire dal punto di vista sociale a
sostegno di quelle famiglie che hanno avuto non solo il dramma di non avere più
una casa ma anche quello di cambiare il modo di vivere la loro quotidianità.
Vi posso assicurare che non è
cosa di poco conto. Però la priorità è quella di individuare un percorso
ragionevole.
Rilancio questa occasione di
riflessione nelle mani dell’assessore Gentile, del Presidente Scopelliti, del Presidente Dattolo
affinché ci sia una interlocuzione ed una discussione serena nella Commissione
per arrivare ad un testo di legge alla
unanimità, ovviamente col contributo di tutti i consiglieri regionali, fattivo e non strumentale ad una politica
dell’appartenenza che non arriva poi al chiarimento delle problematiche e
dell’individuazione di altre risorse per poter dare un respiro ai Sindaci dei
nostri Comuni che hanno speso tanto – a volte anche abusando di questo
strumento – dietro l’ordine del dottor Bertolaso che per due anni ha promesso
risorse e che, guarda caso, in maniera prioritaria e d’urgenza arrivano oggi in
Veneto, stentando ad arrivare in questa Regione. Anzi non sono mai arrivate e mai
arriveranno, forse perché non abbiamo il peso specifico che ha
PRESIDENTE
Grazie, onorevole Aiello.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Magarò. Ne ha facoltà.
Presidente, prendo brevemente la parola per due motivi.
Innanzitutto per esprimere apprezzamento alla relazione dell’assessore Gentile. Conoscendolo come uomo del fare, certamente non mancherà il suo contributo anche in futuro per fronteggiare ed affrontare questa questione che rappresenta l’urgenza del nostro territorio.
In secondo luogo, vorrei porre alla vostra attenzione un approccio diverso rispetto a questa questione.
Vedete, in Calabria
nel passato noi abbiamo sempre rincorso l’emergenza. Le emergenze ci sono
sempre state e sono sempre sotto i nostri occhi.
Penso che, però, non solo si debbano fronteggiare le emergenze, ma credo che
occorre rapidamente passare ad una visione diversa che è la programmazione, per mitigare gli impatti e di evitare che questi rischi
si perpetuino.
Questo è il messaggio sul
quale invito l’assessore, il governo ed anche il Consiglio a riflettere.
Se andiamo incontro alle
emergenze, e dobbiamo farlo, e per c’è bisogno di risorse finanziarie, penso
che accanto a quanto è stato fatto e che si farà, bisogna pensare di prevenire
queste questioni.
La Calabria ha un territorio
molto esteso e fragile, per la maggior parte montano e collinare.
E’ un territorio in cui i
pericoli sono sotto gli occhi di tutti.
La domanda che vorrei pormi
è se questi pericoli sono frutto del Padreterno o sono frutto dell’azione dei
governi locali, della politica e delle istituzioni? Dobbiamo dire con molta
forza che l’abusivismo, la cementificazione selvaggia, la bassa qualità
dell’edilizia pubblica, il degrado urbanistico e l’insufficienza dei servizi
hanno caratterizzato l’uso del territorio in questi anni passati e recenti
nella nostra Regione.
Noi, per cercare di
ribaltare questa situazione, dobbiamo rimuovere queste sovrastrutture e pensare
a strumenti in grado di prevenire questi fenomeni, di cercare anche di mitigare
questi impatti.
Nella passata legislatura si era pensato che la legge urbanistica potesse essere uno
strumento che andava in questa direzione.
Verifichiamo se questa legge urbanistica è andata in
questa direzione oppure se, attraverso le varie proroghe, abbiamo ulteriormente
ritardato questa questione.
Nella passata legislatura si parlava anche di dotare
C’è bisogno, dal mio punto di vista, oltre che di andare
incontro all’emergenza anche di pianificare, di programmazione attraverso
strumenti legislativi, e di risorse per poter prevenire questi aspetti.
Sono convinto che le risorse che abbiamo e che ci
saranno, saranno sempre di meno e non in
grado di affrontare ed alimentare tutti questi oneri.
Questo è il messaggio che volevo consegnare
all’assessore Gentile. Dobbiamo capovolgere l’approccio a questa questione
passando rapidamente da una visione e da una gestione dell’emergenza ad una
gestione della pianificazione attraverso sistemi di controllo.
Diciamolo chiaramente: i controlli in questo settore non
ci sono più in questa Regione. Dobbiamo essere molto severi sugli accertamenti,
anche nei confronti di quelle amministrazioni comunali che applicano i loro
piani regolatori, i loro strumenti urbanistici di previsione in modo difforme
rispetto alla stessa norma.
Inviterei quindi a verificare se la legge urbanistica ha
prodotto risultati positivi e se viene applicata. Penso che anche tutti gli
altri strumenti ad essa collegata dovranno essere al più presto attuati
verificando anche il ruolo delle province e degli enti locali.
Qui concludo, perché sono convinto che questa questione
con l’esperienza del dipartimento, dei suoi tecnici e dell’assessore sarà
decisiva e cercherà di alleviare questo fenomeno.
C’è anche da parte degli enti locali – è vero, collega Aiello – una richiesta di finanziamenti. Ma da parte dei
Comuni c’è anche un grave deficit di cura e di manutenzione delle strutture
pubbliche.
Questa è l’altra questione che volevo porre alla vostra
attenzione.
Da questo punto di vista saluto anche i finanziamenti
che stanno per arrivare, con la convinzione che queste risorse vengono
destinate alle cose più urgenti e necessarie e per evitare che siano poi
gonfiate da parte del territorio e destinate a compiti del tutto diversi
rispetti a quelli previsti dalla norma. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Guccione.
Ne ha facoltà.
Stasera voglio porre una questione che riguarda – è
tutta politica – quali decisioni prenderemo alla fine di questo dibattito.
Perché presentarsi alla Calabria dopo una seduta solenne del Consiglio
regionale senza una decisione, senza un impegno concreto è una questione che
secondo me è dirimente.
Lo diceva il collega Loiero,
dopo la lotta alla ‘ndrangheta e alla legalità la questione del dissesto
idrogeologico è determinante e vorrei che fosse ben presente tra di noi la
consapevolezza che un territorio che frana, un territorio – quello calabrese
–che come abbiamo visto è molto esposto
-basta una semplice forte pioggia a far venire via infrastrutture importanti e
con danni rilevanti alle imprese, alle aziende, alle abitazioni, con interi
quartieri vengono rasi al suolo anche recentemente e negli anni scorsi. Come
può svilupparsi una Regione se non è in grado di difendere gli insediamenti
abitativi, produttivi, le infrastrutture importanti? E’ un handicap, una questione dirimente che necessita un approccio diverso.
Sono d’accordo col collega Magarò.
Ci sono due fasi, l’emergenza e un programma generale di pianificazione e di
mitigazione del rischio idrogeologico, strutturale nella nostra Regione.
Anche perché non so se
Vanno annoverate le calamità che ci sono state negli
ultimi due anni: autunno 2008, inverno 2009 ed autunno 2010.
A queste catastrofi non sono seguiti interventi adeguati
per far fronte all’emergenza né di carattere strutturale.
Addirittura, il paradosso è che abbiamo diverse
amministrazioni locali che, per far fronte all’emergenza, hanno impegnato
imprese ed ora hanno atti di pignoramento, perché sono oltre due anni che le
imprese non possono essere pagate. Qui è venuto qualche mese fa l’ex Presidente
o, diciamo, l’autorevole esponente della maggioranza responsabile della
protezione civile ad autorizzare i Comuni per far fronte all’emergenza. Ed i
Comuni non hanno percepito una lira e rischiano il dissesto finanziario, come
molte imprese rischiano la chiusura e la liquidazione.
Credo che ora dobbiamo dare una risposta concreta a
queste esigenze.
Desidero citare alcuni dati di cui sono sicuro perché ho
gli atti in mano.
Non so se
Altri 434 milioni di euro per attuare interventi
indifferibili, urgenti e necessari per la messa in sicurezza delle aree a
rischio di pertinenza dei 155 comuni della mia provincia; 22 milioni di euro
per interventi indifferibili ed urgenti di pertinenza di altri enti: consorzi
di bonifica, Asi, Ferrovie della Calabria, Rfi e Anas.
Questo è lo spaccato della provincia di Cosenza. Stiamo
raccogliendo gli altri dati che riguardano le altre province.
Se è questa l’entità del danno, queste sono le cifre.
Abbiamo bisogno di misure che consentano di utilizzare i
fondi Por FESR, per la stabilizzazione idrogeologica della nostra regione.
In questo senso, lo diceva prima il collega Aiello, abbiamo presentato una proposta di legge che mira a
mobilitare le risorse dei fondi comunitari in dotazione alla Calabria per la
programmazione 2007-
Accanto a questo è poi necessario organizzare – e da
punto di vista c’è un impegno dell’assessore Trematerra
– a verificare tutti quegli enti (a cominciare dall’Afor,
comunità montane, consorzi di bonifica) che operano sulla montagna , per
mobilitare le risorse che questi enti.
E’ in itinere
una ipotesi di riforma da questo punto di vista e c’è l’impegno di portarla in
Consiglio entro il 31 dicembre di quest’anno.
Qui vi è un altro punto fermo: molto era stato fatto nel
corso degli anni, perché l’abbandono dell’uomo da parte della montagna, lo
spopolamento dei paesi montani è un altro problema centrale e nel corso degli
anni passati l’Afor ed i forestali hanno compiuto un
grande lavoro per la sistemazione idraulico- forestale nel nostro territorio
montano.
Qui questo è un altro punto fermo che va nella direzione
di garantire una politica di difesa del suolo.
Negli anni passati sono state trasferite con la legge 34
del 2002 le competenze alle Province, per quanto riguarda le aste fluviali ed i
torrenti, ma non le risorse. E’ necessario essere coerenti, come Consiglio e
come Giunta, così come noi dobbiamo procedere ad una riforma decentrata della
protezione civile che deve essere decentrata nel territorio, tenendo conto
della vastità dei territori e della logistica al fine di operare con
tempestività in caso di necessità ed urgenza e di utilizzare le risorse umane e
strumentali della protezione civile ai fini della prevenzione del rischio
sismico.
Quindi c’è bisogno di una serie di provvedimenti nella
direzione di avere una politica a 360 gradi.
Dobbiamo intervenire, vista la vastità del fenomeno che
è in atto. Inoltre c’è un’altra questione, anche qui, politica. Credo che
questo Consiglio, questa Giunta abbiano
poco peso nella politica del Governo nazionale.
Si stanziano risorse per quanto riguarda Lsu ed Lpu e si salta
C’è un problema che riguarda il dissesto idrogeologico
in Italia? Vengono prima le altre Regioni e poi
Questo è anche un nodo politico. Credo che il Presidente
Scopelliti abbia tutta l’autorevolezza per mettersi alla testa di un movimento
istituzionale, facendo leva sui Sindaci, sugli amministratori locali, sul
Consiglio regionale per aprire una vertenza politica-istituzionale col Governo
nazionale sul destino dei fondi al Mezzogiorno ed alla Calabria.
Questa è un’altra questione. Noi possiamo fare la nostra
parte mobilitando le risorse che sono in capo alla Regione, ma è necessario per
affrontare una questione di questa portata che ci sia anche l’accompagnamento
di politiche nazionali che riguardano
Non sono né contro
Dobbiamo affermare che anche
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Salerno. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente, intervengo proprio perché è un problema che riguarda tutto il territorio della Calabria ma, soprattutto, è un problema molto serio che secondo me, al di là della situazione grave che si è determinata alla data odierna, è preoccupante per il futuro.
Abbiamo un problema di fondo che, secondo me, è quello di una politica a difesa del territorio che è stata completamente assente negli anni.
Diciamo che da anni non si è operata una programmazione seria per costruire opere di difesa idraulica, quelle opere che una volta – anche con carenza di mezzi – venivano edificate.
Oggi, purtroppo, arriviamo a pulire i fiumi ed a fare lo spurgo dei torrenti solo quando questi esondano: non è pensabile perché, comunque, alla fine siamo costretti ad intervenire nella emergenza.
Oggi paghiamo l’assenza di programmazione, questa politica che non ha guardato veramente al territorio, che ha preferito realizzare altre opere - che magari mettevano in vista l’azione del Sindaco del piccolo Comune o magari del Sindaco del grosso Comune -, trascurando la problematica del territorio.
Parimenti dobbiamo evidenziare e rimarcare il cattivo utilizzo delle risorse di cui abbiamo avuto disponibilità. Lo dobbiamo dire e dobbiamo averne il coraggio.
Non è pensabile che parliamo solo di carenze di risorse, o comunque di risorse insufficienti per intervenire nell’emergenza o intervenire per ricostruire.
Dobbiamo portare alla luce le omissioni o le cattive scelte che sono state fatte.
Vi porto un esempio: Vibo. A Vibo con finanziamenti per l’alluvione, per
ricostruire e per risanare, sono stati realizzati dei marciapiedi, addirittura
un canile con i fondi dell’alluvione.
Queste
sono grandi responsabilità. Prima di parlare di carenza di fondi e di
prendersela con il Governo nazionale e di accusarlo di essere distante dalla
Calabria, a mio avviso bisognerebbe fare autocritica su come abbiamo gestito questi fondi e come abbiamo speso, per stabilire un percorso virtuoso.
Ho
ascoltato l’intervento del collega Aiello. Benissimo.
Prima però di mettere in atto quanto proposto dobbiamo ricordare ai Sindaci ed
alle Province che hanno competenza diretta sul territorio per fare una programmazione come si deve e spendere i soldi che
servono.
Non è
possibile che su ogni problema deve essere
Perché
le Province hanno le competenze in
materia, ad esempio sui fiumi. I Sindaci sono i titolari del territorio e
conoscono le opere che devono essere costruite, ciò che serve al territorio per
evitare danni alle cose ed alle persone.
E’ da
qui che dobbiamo partire. Li dobbiamo responsabilizzare e soprattutto li
dobbiamo responsabilizzare quando mandiamo le risorse per costruire, come li
spendono.
Questo
è quello che noi come Regione…
(Interruzione)
Esatto,
perfetto, su questo dobbiamo insistere se vogliamo che veramente in questa
materia si possano avere dei risultati efficienti e soprattutto dei risultati
di qualità, diversamente non andremo da nessuna parte ma ci troveremo a
discutere dello stesso argomento per dire che non ci sono i soldi, per dire che
non interveniamo per risanare il territorio, per dire che le aziende
soffrono, perché ci sono tante aziende che sono state danneggiate da questi
eventi calamitosi e che ancora stentano a ripartire.
Dobbiamo anche denunciare quanti contributi a pioggia
sono stati erogati a soggetti che non meritavano di ottenere tanti
finanziamenti, che sono sotto gli occhi di tutti. Bisogna smetterla con questo
tipo di politica, bisogna effettivamente analizzare ed andare a fondo per
vedere chi ha avuto veramente danni e chi ha rispettato, soprattutto, la legge
anche nel costruire.
Abbiamo territori in cui non si poteva costruire e oggi questi ci chiedono i danni. Questo non
va bene perché una differenza ci deve essere, quando parliamo di gestione della
cosa pubblica all’insegna della trasparenza, all’insegna anche della
responsabilità nei confronti di un territorio che è martoriato per tanti aspetti.
Dobbiamo anche pretendere, da chi usufruisce di benefici
pubblici, quindi di finanziamenti, che svolga il proprio dovere fino in fondo
per proporre pratiche che possano veramente risanare l’azienda e il territorio
– mi riferisco ai Comuni, ma soprattutto alle Province che hanno un ruolo di
coordinamento sui vari soggetti della provincia.
Ed i soggetti attuatori, assessore Gentile, devono
essere soggetti in grado di avere tecnici di qualità, di essere in grado di
mettere in atto le procedure con snellezza e soprattutto di evitare quei
problemi che fino ad oggi sono stati provocati perché abbiamo soggetti che
spesso, per una semplice documentazione, sono costretti a perdere due-tre mesi di tempo per poter mettere in atto la pratica.
Questo è quello che intendevo, anche se non c’è nessuno,
in questo momento dai banchi della opposizione. Penso che ragionando in questo
modo forse riusciremo a fornire uno strumento utile alla Calabria e soprattutto
ai calabresi, evitando i danni che sono stati provocati in passato. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha
facoltà.
Grazie, signor Presidente,
voglio dare il mio contributo su questo tema che è di grande attualità. Oggi per
noi è una occasione di riflessione e di confronto perché
Si è parlato anche di dissesto idrogeologico ad un importante forum che si è svolto a Roma, in cui il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel mandare un messaggio augurale si è soffermato sui problemi che il Paese, ma soprattutto alcune regioni meridionali incontrano dal punto di vista della fragilità del territorio, che impone non solo alle istituzioni locali ed alla comunità scientifica, ma anche al mondo della cultura e al mondo scientifico la necessità di attuare una previsione, una prevenzione e poi affiancare in tutto ad un monitoraggio, ad un controllo.
I dati che riguardano la nostra
Regione sono molto allarmanti. Ci sono dei dati di Legambiente che dicono che
su 409 comuni calabresi 57 sono a rischio frana e 350 sono a rischio
alluvione.
Ricordo, anzi sono state ricordate da parte dei colleghi
le ultime inondazioni ed esondazioni che hanno causato anche morti, come quella
di Vibo Valentia, la tragedia delle “Giare” di Soverato, la frana di Maierato, il venir giù di un paese intero, la frazione di Cerzeto.
Il costo di queste alluvioni è molto ingente,
addirittura
I fondi stanziati da Tremonti sono esegui, 1 miliardo di
euro, e non danno una risposta ad un problema rispetto al quale ci deve essere
un nuovo approccio.
Ho ascoltato con molta attenzione la relazione
dell’assessore Gentile e il sottosegretario Torchia e prendo atto dello sforzo
che è stato messo in campo nel programmare un nuovo accordo di programma
quadro. Chiaramente
Lo abbiamo visto nel piano che il Governo Berlusconi ha
annunciato per il sud; non si tratta altro che di una rimodulazione delle
stesse risorse. C’è però la buona volontà da parte della Regione di affrontare,
con 220 milioni di euro, l’emergenza che c’è in tanti comuni.
Piuttosto, volevo sapere se questo APQ riguarda
interventi che erano già stati previsti con i primi 174 milioni o parliamo della
stessa cosa? Anche perché il
sottosegretario nel suo intervento ci aveva detto che da parte dei comuni sono
arrivate richieste per quasi 350 milioni di euro.
Per quanto mi è dato sapere, sono dati che si
riferiscono alle ultime calamità. Ci sono già altre richieste che afferiscono
ad altri periodi ed allo scorso anno.
Ritengo che per avere un giusto approccio con la
problematica, bisogna avere un quadro sinottico molto chiaro delle date e degli
interventi.
Chiaramente, penso che il modo con cui oggi affrontiamo
il problema del dissesto idrogeologico, da una parte, ci porta verso un
approccio positivo, ma penso che il problema idrogeologico debba essere inteso
come tema centrale del governo del territorio, rispetto quindi ad una cultura
complessiva e ad un disegno organico che deve riguardare la sorveglianza
idraulica, gli strumenti urbanistici e l’accavallarsi di una programmazione che
insiste sul territorio.
Per questo, ritengo che da parte del governo regionale
serva un intervento organico.
Ben venga l’Apq, se c’è una
risposta del Governo, ma da solo non basta; bisogna legare il tutto alla
cultura della prevenzione, del controllo e del monitoraggio. Solo così possiamo
incidere in un problema che è diventato centrale per quanto riguarda le
emergenze.
Facevano bene alcuni colleghi che ponevano la questione
del dissesto geologico alla pari del problema sanitario o della criminalità in
Calabria.
E noi come consiglieri – lo ricordavano i colleghi Aiello e Guccione – abbiamo
presentato per i primi interventi una legge di natura finanziaria, a favore di
comuni che hanno fatto degli esborsi e ancora non sono stati pagati e rischiano
il dissesto finanziario.
E’ una prima legge finanziata con fondi del Por, non più
con i fondi Fas - perché i fondi Fas
sappiamo tutti che fine hanno fatto - e
con risorse ordinarie di bilancio per dare una prima risposta ai comuni che
sono in una situazione di sofferenza.
Rispetto a questo problema, penso che non si debba
affrontare quando il fatto è ormai accaduto, ma bisogna intervenire prima.
Nella precedente seduta della prima Commissione, è
intervenuto il sottosegretario Sarra per illustrare
il progetto di legge sul riordino delle comunità montane, da cui è emersa la
vostra volontà di rivedere il ruolo dell’Arssa e
dell’Afor ed istituire un’agenzia unica.
Le risorse umane ci sono, pertanto vediamo come
ricapitalizzarle e come, attraverso la pianificazione urbanistica, riuscire ad
incidere su un territorio fragile come quello calabrese, che sta venendo a
valle, un territorio che è stato saccheggiato dall’uomo, dal punto di vista
delle costruzioni e della urbanizzazione e dove essenzialmente è mancato il
controllo.
Vogliamo scrivere una nuova stagione? Se vogliamo farlo,
a mio avviso, ci deve essere anche una conferenza con i sindaci per vedere a
che punto sono con i piani strutturali e se ci sono zone del Pai che devono
essere riviste.
Il Pai, come diceva il collega Mirabelli,
è stato, all’indomani della legge fatta per l’alluvione di Sarno, un utile
strumento che ha delimitato le zone a rischio. Oggi, a distanza di molti anni
questa strumentazione va rivista.
Chiaramente, penso che, come governo regionale, potete
fare uno studio vero per arginare questo fenomeno, quindi, plaudo al fatto che
ci sia la volontà di questo Apq, che mi pare sia
stato già firmato dal Ministero, e del quale avremo presto notizia, ma anche al
fatto che c’è stata una proroga per quanto riguarda gli impegni che erano stati
assunti con il primo stralcio degli 840 milioni. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Dattolo.
Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, intervengo con brevi considerazioni anche perché ritengo che gran parte del dibattito abbia messo in evidenza quelle che sono le problematiche di questo territorio e, penso, che ancora ulteriori elementi li darà il Governatore nel suo intervento di chiusura.
Partendo dalla soddisfazione per il lavoro svolto dall’assessore Gentile per il recupero di queste risorse, ritengo che non ci siano ricette miracolose per risolvere il problema del dissesto idrogeologico, dovuto all’incuria sia amministrativa che urbanistica, come diceva qualcuno.
Nel suo intervento, forse l’onorevole De Masi, parlava di quello che ancora potrebbe succedere con l’approvazione del piano casa, ma dimenticava che gran parte dei disastri sono dovuti ad una incuria urbanistica ed anche ai condoni che hanno costretto, poi, le amministrazioni a dover intervenire con opere di urbanizzazione primaria che, comunque, hanno sanato situazioni che oggi alla prima pioggia, al primo evento avverso - e non in condizioni straordinarie - provocano quello che provocano.
Non dobbiamo dimenticare che da una quindicina di anni
a questa parte si sono accentuati questi fenomeni nella nostra regione ed i
vari disastri che si sono verificati in Calabria hanno rappresentato l’emblema
di una regione che, probabilmente, ha speso tanti fondi ma che non ha risolto
nessuno dei problemi e che ha dimostrato che è dispendioso intervenire a cose
fatte con l’impiego di risorse che vanno ad aggravare ancora di più le critiche
condizioni finanziarie sia dei comuni, che intervengono per le somme urgenze e
per la messa in sicurezza di strade e luoghi, che per l’incolumità della
pubblica salute e soprattutto
La prima fase è la prevenzione che, così come per l’ambiente, richiede un grande impegno morale e culturale. La seconda fase è la programmazione.
Volevo concludere brevemente questo piccolo intervento sulla discussione che eventualmente andremo a fare in Commissione.
Ho apprezzato l’iniziativa dei consiglieri di opposizione, ma il titolo recita “Interventi straordinari ed urgenti per la riparazione dei danni”; questo è un modo di porsi che sicuramente non attiene ai lavori di una Commissione.
Questo progetto di legge sicuramente non è esaustivo perché il lavoro di una Commissione non è quello di approvare interventi o di fare graduatorie. Il lavoro di una Commissione è quello, soprattutto, di individuare eventuali criteri sia per la prevenzione che per una migliore organizzazione delle priorità, sicuramente criteri di programmazione e salvaguardia ma di interventi.
Ritengo opportuna, quindi, una discussione in Commissione su temi che sicuramente potranno essere sviluppati anche con l’aiuto ed il supporto delle strutture regionali, ma reputo che questo discorso non possa essere scollegato, assessore Gentile, come dicevamo in altre situazioni, da un riordino complessivo che deve riguardare la difesa del suolo, l’aspetto urbanistico e gli interventi di edilizia.
Ritengo che questo sia lo sforzo che si debba fare, soprattutto uno sforzo culturale. Se gli amici della opposizione vorranno contribuire a questo sforzo saremmo lieti di accogliere proposte che vanno in questa direzione, non sottraendoci a quello che deve essere, poi, il ruolo della maggioranza e della Giunta che è quello di decidere.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Magno. Ne ha facoltà.
Presidente, vorrei brevemente soffermarmi su due o tre aspetti che ritengo importanti per dare un contributo al dibattito che si sta svolgendo in questa seduta odierna del Consiglio regionale.
Penso che i problemi siano stati trattati un po’ da
tutti e riguardano non solo le motivazioni per cui si è giunti a questo
dibattito, ma anche gli aspetti storici che sottendono alle questioni relative
al dissesto idrogeologico della nostra regione.
Sappiamo che tutti i comuni calabresi
sono inseriti nel contesto di quelli che sono i rischi idrogeologici e questa
situazione che c’è per i comuni calabresi ci indica anche qual è il rischio che
oggi c’è all’interno della nostra regione.
Devo dire che l’assessore Gentile di per sé stamattina
ha spiazzato il dibattito, perché nel momento in cui arriva con una proposta
già ben definita rispetto a quelle che sono le problematiche del dissesto e le
risorse finanziarie da mettere in campo per poter affrontare questa
problematica, di per sé dimostra una attenzione rispetto a quelle che sono
state le questioni che in questi mesi hanno interessato la nostra Regione.
In questo devo dire che il sottosegretario Torchia è
stato attento a quelle che sono le questioni che si sono verificate in Calabria
dall’ottobre al novembre di questo ultimo anno.
Penso che, intanto, una cosa bisogna metterla a fuoco,
cioè il fatto che questi interventi che mettiamo in campo sono interventi che
provengono da una situazione di emergenza che si è verificata nella nostra
regione e, quindi, anche l’utilizzo di uno strumento come l’Apq
consente di poter mettere a sistema una serie di interventi che rispondono a
quelle che sono le questioni più urgenti all’interno della Regione Calabria.
Il discorso va affrontato per il dopo, per quello che
dovremo fare e che c’è dinanzi a noi rispetto agli aspetti che rimangono
indefiniti per quanto riguarda la difesa del suolo.
Se guardiamo oltre, non possiamo che partire da quelle
che sono le condizioni oggi rispetto alla programmazione che c’è stata
all’interno della nostra regione. Oggi, finora, si è programmato sull’emergenza
ma bisogna andare oltre per programmare sulla difesa del suolo e sulla
prevenzione.
In questo contesto non si può che non partire dal Pai
perché altrimenti saremmo ciechi rispetto alle situazioni che ci sono in
Calabria.
Il Pai definisce bene quali sono le aree a rischio
all’interno della nostra regione; probabilmente, dovremmo fare anche degli
aggiornamenti a livello provinciale rispetto al Pai che è stato fatto nel 2001
ma, certamente, questo è lo strumento dal quale partire.
Su questo strumento noi dobbiamo innestare, poi, tutta
la politica di programmazione e di intervento preventivo rispetto al rischio
idrogeologico perché, altrimenti, rincorreremmo continuamente quelle che sono
le emergenze e disperderemmo soltanto fondi per poter attutire le questioni
urgenti che in questa Calabria di volta in volta si verificano periodicamente.
Allora, in quel contesto c’è la possibilità di fare
qualcosa, partendo dal Pai, mettendo in campo la normativa nazionale e regionale
e utilizzando per la risoluzione di questa problematica i fondi che provengono
dalla Comunità economica europea.
Penso che sia l’assessore Gentile che il sottosegretario
Torchia, insieme all’assessore Mancini non avranno alcuna preoccupazione e
nessun problema a far sì che, subito dopo, ci si metta al lavoro per approntare
un piano di difesa del nostro territorio che consenta, finalmente, di fare
un’azione di prevenzione.
Con chi? L’azione di prevenzione va fatta con gli enti
che interagiscono sui nostri territori e ossia
i comuni, le province, i consorzi di bonifica, le Asi
e tutti quegli enti che oggi sono preposti a far sì che, attraverso questi
interventi, possano portare il nostro territorio a sicurezza.
Questo va fatto nel contesto di un inquadramento
istituzionale, Presidente Dattolo, che ci deve
consentire di poter, eventualmente, rivedere la normativa regionale rispetto
agli interventi di difesa del suolo, ma non attraverso un nuovo progetto di
legge che, di per sé non contempla quelle che sono le necessità oggi presenti
all’interno della nostra regione.
Oggi, si interviene per fronteggiare l’emergenza, su
alcuni aspetti del nostro territorio, con decreti che il dipartimento ed il
Consiglio dei ministri hanno fatto sì che potessero essere emanati per
consentire a questa Regione di avere finanziamenti nazionali, nonché con
decreti emessi dal Presidente della Giunta regionale attraverso l’emergenza e
si interviene con quelle che sono le risorse messe a disposizione. E sono ben
204 milioni di euro di risorse che mettiamo in campo.
Di per sé sono definite perché ci sono già gli
interventi sui quali si è individuata la priorità per far sì che questi
finanziamenti possano andare a buon fine e, quindi, poter realizzare un
intervento capace di poter sostenere l’impatto emergenziale che c’è stato in
Calabria.
Poi ci sono gli interventi di programmazione e per
quelli c’è la normativa già esistente nella Regione Calabria. Possiamo
migliorare quella normativa ed intervenire lì, Presidente Dattolo,
ma certamente non serve una nuova legge per far sì che venga messo a sistema
legislativo qualcosa che, in effetti, noi abbiamo già.
In Commissione discuteremo anche di questa problematica
e verificheremo questo disegno di legge del collega Guccione
e degli altri amici del centro-sinistra per verificare se oggi ci sono le
condizioni per legiferare nuovamente in questo settore.
Penso che, anche oggi, nell’odierno dibattito, alcuni
dubbi possano essere sciolti, alcuni li potrà sciogliere il Presidente
Scopelliti nella sua replica finale, ma vogliamo dire al centro-sinistra che
una prima fase di interventi loro la hanno messa in campo ed era quella dei 172
milioni di euro, ma non quell’altra fase, propagandata nella precedente
legislatura, degli 800 milioni di euro che poi, di fatto, non si sono mai
visti. Certamente, oggi, abbiamo il compito di essere realisti e di verificare
quelle che sono le risorse – e sono quelle che ha detto l’assessore Gentile – e
attraverso gli altri strumenti finanziari programmare gli interventi da effettuare
nei prossimi anni affinché la nostra Regione possa essere messa in sicurezza
rispetto a questa problematica del dissesto idrogeologico.
Questo va sicuramente fatto di concerto con il Governo
nazionale, ma anche con gli enti locali ed i consorzi di bonifica che sono i
principali attori che in questa Regione hanno interesse a far sì che i
territori possano essere salvaguardati. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.
Signor Presidente del
Consiglio, signor Presidente della Giunta regionale, egregi consiglieri, dal
dibattito di oggi emerge – non poteva essere altrimenti – che questa è una
delle grandi emergenze della Regione, da trattare con particolare cura atteso
che negli ultimi decenni ciò non è avvenuto.
Soprattutto le ultime due
stagioni, e quella autunnale in corso, hanno evidenziato come il sistema sia al
collasso e come l’incuria di questi ultimi anni, il mancato controllo del
territorio e la mancata efficienza delle risposte, di fatto abbiano portato
alla grave crisi, alla situazione emergenziale di questi ultimi anni, pertanto,
credo sia necessario un approccio diverso in termini metodologici e
scientifici.
L’onorevole Loiero faceva riferimento allo stanziamento di 172 milioni di euro per i quali i comuni individuati ed
interessati entro il 31 dicembre di quest’anno dovranno, pena la perdita di
finanziamenti, compiere atti giuridicamente vincolanti, in poche parole,
bandire le gare di appalto.
Gran parte di quegli
interventi, però, avrebbero dovuto essere finanziati - degli interventi
ulteriori per cui si fece riferimento in quella fase a circa un miliardo di
euro – con i fondi Fas. Già allora c’era però
preoccupazione per l’eventuale mancata erogazione.
Così finora è stato e,
pertanto, credo che ottimamente abbia fatto l’assessore Gentile che nel giro di
sei mesi è riuscito a mettersi in moto, a trovare risorse attraverso il
rapporto positivo con il Ministero dell’ambiente e destinando ben 110 milioni
di euro immediatamente alla problematica e
risolvendo problemi che nelle ultime stagioni erano di tutta evidenza.
Cito
fra tutti, per essermi interessato direttamente, la strada di accesso al comune
di Parenti che nel prossimo Apq, che l’assessore
Gentile andrà a sottoscrivere da qui a qualche giorno, sarà ormai una questione
risolta con un finanziamento di oltre 2 milioni e mezzo di euro.
Diciamo,
però, che è necessario un approccio scientifico e metodologico, e occorre
considerare, innanzitutto, la necessità di essere pronti in caso di emergenza.
Così
negli ultimi anni, sottosegretario Torchia, non è stato, perché nell’ultimo
anno, soprattutto nell’ultimo quinquennio sulla protezione civile si è investito molto poco.
Credo
che le sollecitazioni che provengono da questi banchi e che sono arrivate da
questi banchi in questi mesi, fanno sì che la protezione civile nei prossimi anni in questa Regione
sia elemento importante sul quale si investa molto affinché nelle emergenze,
nelle quali noi continuamente ci troviamo, si sia pronti nel dare una risposta.
Ma
oltre le emergenze e la funzione della protezione civile credo sia necessario – lo ripeto –
un approccio di studio e di approfondimento sulle reali esigenze ed emergenze.
Innanzitutto per intervenire a copertura delle cifre spese dai comuni per le
somme urgenze, non sono ancora arrivate le somme promesse dal sottosegretario
Bertolaso.
Si può
in questi casi ingenerare un problema diverso, vale a dire nella fuga della protezione
civile nazionale, nella
fuga di qualche altro ente, il comune
che è l’ente che deve intervenire in queste circostanze rischia anch’esso di
farsi da parte nel momento in cui le somme spese in termini di somma urgenza
non vengono ad essere ristorate da parte del dipartimento nazionale della
protezione civile. E’ necessaria, quindi, una interazione con il dipartimento
nazionale per avere la certezza che in caso di emergenza ci sia una risposta
immediata nella filiera necessaria dai comuni fino alla Regione stessa.
Ribadisco, poi, la necessità, di un approfondimento e di
uno studio sui territori, di avere un gruppo che faccia un monitoraggio serio
non solo sulle frane o sui dissesti ma anche sulle foci e sugli argini dei
fiumi. Spesso è capitato che gli argini dei fiumi siano crollati, che intere
porzioni di territorio siano state inondate e, quindi, la creazione di
gravissimi pericoli immediati per la pubblica incolumità.
L’esigenza, quindi, di intervenire immediatamente, di
monitorare ed intervenire laddove ci sono emergenze e pericoli immediati.
Le risorse, pur cospicue, impegnate ed individuate
dall’assessore Gentile, potrebbero non essere sufficienti rispetto ad eventi metereologici di portata pari a quelli che abbiamo avuto
negli ultimi mesi e negli ultimi anni, quindi l’esigenza, la necessità che ci
sia una individuazione quasi scientifica delle reali emergenze.
Sarebbe necessario individuare un tavolo tecnico
importante che mettesse insieme protezione civile, ordini professionali di
specifica competenza, università, centri di ricerca specializzati ed altri enti
e strutture esterne affinché si potesse rendere efficace l’azione della Regione
così come avvenuto in altre Regioni come, per esempio,
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha
facoltà.
Presidente, il mio
intervento sarà molto sintetico per dare un opportuno contributo a questo
dibattito che più volte avevamo richiesto per una questione fondamentale, che,
purtroppo, vede
Il punto, allora, è questo: comprendere che va attuata
una strategia di tutela del territorio, una strategia immediata che veda,
soprattutto, un sinergia tra tutti coloro che sono in campo,
Ma ricordiamoci che i primi fenomeni nell’ultimo
periodo risalgono a due anni fa. E’ stato richiamato da qualche collega quel
tavolo tecnico che Bertolaso fece il 1° febbraio 2009, e sono trascorsi quasi
due anni; a quel tavolo rassicurò sindaci e Presidenti
di provincia ad attuare interventi strategici - che non sono solo interventi
tampone e per superare l’emergenza - ma per la messa in sicurezza, interventi
strutturali che sono diventati, ormai, indifferibili.
E’ evidente che da troppo tempo la questione cade come una emergenza. E’ caduta dieci anni fa dopo il fenomeno Sarno, è caduta dopo Soverato. Dopo il fenomeno Sarno vi è stata una risposta importante che è stata quella della legge 180 che ha prodotto piani di assetto idrogeologico.
Oggi ci vuole la piena coscienza che bisogna ridefinire il Pai, il piano di assetto idrogeologico di questa Regione che si ferma al 2001.
Un lavoro importante ma certamente insufficiente. Ricordiamoci tutti che quello screening - tra l’altro con poche forze in campo e forse con risorse finanziarie non sufficienti - ha riguardato le aree urbane. Certamente è una fotografia che, tra l’altro risale, alle alluvioni del 1954 per l’80 per cento del territorio della Calabria.
Comprendiamo bene come sulla scorta di questi dati siamo ancora all’anno zero.
Si impone una riflessione
ampia che deve vedere a tutto campo gli enti di governo, coloro i quali hanno
la responsabilità di governo e che sono chiamati a dare un contributo. Le Università, che sono state vocate, e
certamente il mondo scientifico e gli ordini professionali, non possono non
essere tra i principali promotori di un’azione che deve vedere sul territorio
gli effetti e le azioni puntuali.
Certamente c’è la necessità
di sbloccare tutti i fondi, non sono sufficienti 240 milioni. Si parlava di 900
milioni del Por, in due tranche. C’è
la fase due, perché allora il tavolo tecnico focalizzò in due direttrici specifiche
quelle che erano le azioni per ripristinare le infrastrutture e la viabilità e
poi le opere di difesa delle coste dalle frane.
Quella fase due mi pare sia
rimasta lettera morta. Ora, chiedo al Governatore ed all’assessore Gentile come
vogliamo riprendere e dare una accelerazione a quella fase che, tra l’altro,
aveva visto pure una sinergia tra le province, i comuni e
Lungi da me il voler aprire
un fronte di polemica, perché su queste cose, credo, che l’azione debba essere
corale e sinergica, ma le cose dobbiamo dircele.
Caro sottosegretario, sono
stato critico – sulla protezione civile –
sugli eventi che hanno caratterizzato la nostra Regione, in tutte le province:
Reggio Calabria, Gioia Tauro, Crotone, Corigliano, che sconta, probabilmente, una mancata programmazione di decenni, non è un fatto odierno.
Ci vuole anche un’azione
puntuale, una filiera della protezione civile che veda insieme i comuni e le province perché questi
fenomeni sono sempre dietro l’angolo, perché le mutazioni climatiche, la
vulnerabilità del territorio purtroppo ci dice questo.
Chiedo, allora, che da
questo dibattito, al quale ognuno ha dato un contributo, partano, poi, a tutti
i livelli e a tutti gli ordini, le decisioni e le azioni che devono essere attuate:
il Pai, la stessa attivazione dei presidi, un tavolo che veda le province, i
comuni, la protezione civile con
Un piano di assetto
idrogeologico che questa volta debba essere non solo una fotografia del rischio
e delle azioni, ma il corredo delle risorse finanziarie per individuare
esattamente quali sono, poi, gli interventi strutturali che sono necessari per
questa Regione.
Se noi faremo quest’opera,
se avremo la capacità di recuperare pure quegli organismi intermedi che possono
avere un ruolo nella difesa del suolo…
I consorzi di bonifica in
trenta anni hanno svolto un’azione importante.
La rete idraulica scolante
che ha difeso i centri abitati, la viabilità, le opere d’arte, va rivisitata e
necessita di una manutenzione continua.
Se avremo la capacità di
mettere in piedi una filiera sinergica tra tutti gli organi, tutti gli enti,
probabilmente, riusciremo in un momento in cui una congiuntura negativa ed una
contrazione di risorse, certamente, non ci lasciano un buon presagio.
Poi, occorre un approccio
più diretto anche sul Governo nazionale. Non possiamo accettare che accada una
analoga situazione nel Veneto e si corra subito con 300 milioni di euro e
Concludo così. Mi auguro che
il dibattito dia luogo ad una prospettiva che veda delle azioni immediate
perché questo problema è veramente indifferibile.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.
Grazie, onorevole Presidente,
intervengo molto rapidamente per dire che penso che la discussione di oggi
possa avere un senso se quest’Aula riesce a dar prova e, soprattutto, a mettere
in campo una idea, attraverso la quale riportare la problematica che stiamo
discutendo nella dimensione della sua straordinarietà.
Sarebbe sbagliato se
concepissimo questo passaggio odierno come uno dei passaggi ordinari e rituali
dell’attività del Consiglio regionale.
Su questo penso che la
ragione e la consapevolezza siano state illustrate da tutti gli interventi che
si sono succeduti da questa parte dell’Aula e dai banchi della opposizione.
Ritengo che oggi – sono
d’accordo su questo – si stia dando prova di come si voglia sperimentare un
tentativo di approccio nuovo anche nella interlocuzione tra governo ed
opposizione.
Pertanto, non tutto il lavoro che si svolge è inutile o
dannoso e lo voglio dire al Presidente Scopelliti che ha dato l’opportunità e la possibilità l’altra sera
nella sala del Consiglio comunale di Rende, di un confronto su un altro tema
ostico come quello della sanità.
Abbiamo visto che questa
mattina la competizione è tra chi si fa più carico di responsabilità. In questo
senso, a mio avviso, si deve andare, non come, però, pronunciamento per un
posizionamento tattico-politico, ma facendo uno sforzo sul merito dei contenuti
– solo così si può reggere questo tipo di interlocuzione.
E’ sui contenuti che si
registrano le differenze o - lasciatemelo dire senza alcuna remora – si possono
registrare le convergenze soprattutto quando le problematiche che trattiamo
prescindono, sostanzialmente, dall’interesse di una parte o dell’altra.
E’ un ragionamento che mi
sento di condividere per quanto riguarda la problematica della sanità e
dell’attuazione del piano di rientro. Non è di meno quello che stiamo
discutendo oggi.
Entro nel merito e concludo.
Abbiamo ascoltato la relazione dell’assessore che ci ha dato una informazione
che, secondo me, non è di poco conto.
Mi è sembrato di capire che
sia stata già apposta la firma, o deve essere apposta la firma, di un accordo di
programma quadro tra Governo e Regioni.
Se questo è, se è stato fatto o se sta per farsi, penso che non sia una scelta
ininfluente qualsiasi. Penso sia stata fatta, dalla Regione questa scelta con
la disponibilità, giacché già c’è la proposta dell’accordo di programma, dello
Stato, una scelta che può essere strategica e
sicuramente opportuna ed intelligente, che, però, può essere strategica ad
alcune condizioni.
A che serve l’accordo di programma quadro? L’accordo di
programma quadro può essere una scelta strategica se si utilizza per le sue
finalità.
Quali sono le finalità? Innanzitutto, come sapete,
l’accordo di programma quadro sta dentro ed è scritto nella intesa
istituzionale tra lo Stato e
Ha, quindi, poteri legislativi sostitutivi, cioè
attraverso questo accordo di programma quadro e l’intesa Stato-Regioni, il
Governo si sostituisce al Parlamento anche per quanto riguarda gli aspetti
normativi e legislativi e
Utilizziamo allora quella sede, l’accordo di programma
quadro ove mai ci siano urgenze di aggiornamento della legislazione. Intanto
per quanto riguarda la nostra competenza su questo terreno, nulla osta che
dalla Calabria possano essere avanzate proposte al Governo nazionale affinché
non solo si utilizzino le ordinanze emergenziali della protezione civile, -
sappiamo qual è il fine di quelle ordinanze, ma se serve un percorso di
legislazione ordinaria e speciale o anche emergenziale – lasciatemelo dire – a
questo punto al di là delle ordinanze di protezione civile utilizziamo
l’accordo di programma quadro per quanto riguarda questa evenienza e questa
opportunità.
Affinché questo però si possa fare,
Vediamo quali sono i punti che possano far registrare
delle innovazioni legislative ai fini di facilitare non soltanto la spesa ma
anche la programmazione, le sue finalità e la qualità.
Probabilmente un aggiornamento legislativo serve sotto
quale aspetto, però? Sotto l’aspetto del coordinamento degli strumenti legislativi.
Penso che questo sia il secondo elemento, cioè l’accordo
di programma quadro può essere utile e strategico se rappresenta la sede, il
nuovo, lo strumento di coordinamento sia dei poteri che la legislazione
conferisce per quanto riguarda gli interventi, ma anche e soprattutto se
rappresenta il luogo dove convergono e si coordina la spesa proveniente dalle
varie fonti di finanziamento compresa ovviamente quella europea.
Naturalmente quello dell’accordo quadro è il tavolo su
cui la si fa la trattativa con il Governo, che, nel momento in cui firma
l’accordo, non c’è dubbio che debba dare la garanzia di sua compartecipazione
finanziaria.
Se ho capito bene stamattina pare che il Governo abbia
dato una disponibilità di 100 milioni che si aggiungono ai nostri. Non ho
capito se sono i fondi per le aree sottosviluppate o sono altri fondi rinvenienti dalla delibera Cipe.
Non ho capito la provenienza di questi soldi. Utilizziamo quel tavolo per
tenere in campo permanentemente una rivendicazione anche di tipo finanziario.
E come? Attraverso la procedura di una programmazione
che sia la più sensata e la più qualificata possibile.
Noi abbiamo due livelli su cui dobbiamo intervenire e
vado a concludere: una è l’emergenza e su questo, badate, non c’è solo da
tenersi pronti per quello che potrà accadere, ma dobbiamo dare una risposta e
fronteggiare, dovete dare una risposta e fronteggiare i ritardi che si sono
accumulati in questa direzione.
Mi risulta - non vorrei sbagliare, non so che domanda
giacente ci sia presso la protezione civile o l’assessorato – che ancora siamo
in presenza di comuni che 4 anni fa hanno operato ed autorizzato i loro
interventi di protezione e di emergenza e che non hanno avuto risarcito un
euro.
Penso, immagino, che dobbiamo prevedere come fronteggiare
il fatto che di fronte ad un’altra ondata di maltempo - sia essa nevicata o di
tipo alluvionale – in cui l’emergenza impone ai comuni di intervenire
tempestivamente, questi comuni sono con le spalle al muro.
Su questo dovremo riflettere e ragionare anche perché è
difficile che per fronteggiare
l’emergenza, al di là dei fondi rivenienti dalle ordinanze nazionali di
protezione civile, si possano destinare, per esempio, parte di questi fondi che
vengono programmati nei piani europei o anche nello stesso accordo di programma
quadro.
Qui c’è una questione aperta: come si fronteggia questa
domanda emergenziale? E’ la domanda più urgente a cui va data una risposta. Mi
auguro che su questo ci sia una riflessione, che l’assessorato proponga delle
vie d’uscita anche se le risorse sono quelle che sono, non sono tempi per i
quali si può essere certi che la risposta possa essere facile ed immediata.
L’altro aspetto è la prevenzione. Se perveniamo
rapidamente alla definizione delle mappe dei rischi: rischio idrogeologico,
rischio esondazione, rischio erosione, dobbiamo fare in modo che anche in
presenza di una scarsità di risorse il programma degli interventi di
prevenzione strutturale sia organico e sia definito, certo partendo dalle
valutazioni, dalle norme, dagli indici e dai livelli di rischio che sono stati
fissati nel piano di assetto idrogeologico.
Sotto questo aspetto mi pare di capire che sia
importante il funzionamento dell’autorità di bacino.
Sapete che la legge che istituisce l’autorità di bacino
prevede che
L’altro aspetto che è strumentale - sul problema degli
strumenti dobbiamo avere anche qui un coordinamento - è quello dei bacini
idraulici che hanno un senso non soltanto se vengono definiti nella loro
dimensione, ma se diventano soggetti operanti a cui si riconosce la dignità
istituzionale e strumentale di operare.
Il bacino idraulico più delle amministrazioni
territoriali, delle amministrazioni comunali e provinciali può essere il
momento del coordinamento e della proposta di programmazione ed il momento
della cura e della manutenzione, cioè attraverso un coordinamento degli
strumenti che da’ il bacino idraulico come punto di riferimento può cambiare
tutto. Per esempio, può cambiare anche l’uso e la funzione dell’Afor e dell’uso che si fa oggi dei lavoratori idraulico
forestali perché quello è un costo che non produce i benefici che la situazione
emergenziale richiede.
Anzi dovremmo studiare il modo affinché, attraverso una
progettualità adeguata, quella voce sia scaricabile dal bilancio regionale,
perché quelle sono fonti che lo Stato ci assegna ma che richiamano accanto a
quei fondi dello Stato, lo sa bene l’assessore Mancini, un’altra quota cospicua
di fondi del nostro bilancio regionale.
Almeno quelli cerchiamo di liberarli perché, altrimenti,
hai voglia di approvare bilanci, non ce la faremo.
Se possiamo caricare come una voce del costo dei
progetti che si vanno a programmare nell’ambito dell’accordo di programma
quadro almeno le cifre che dobbiamo dare come Regione Calabria, noi liberiamo
quei fondi e su questo bisogna fare un’azione.
Ho concluso. Cioè come andare avanti? Se possiamo avere
conoscenza di questo testo dell’accordo di programma quadro non sarebbe male.
Censore ha fatto alcune domande, sugli interventi che sono programmati. Non è
solo la curiosità di conoscere dove sono finalizzati i fondi, ma il criterio è
se riusciamo ad avere le mappe del rischio sulla base dell’accordo di programma
quadro e delle mappe del rischio o ritornare in Aula oppure, prima che si
ritorni in Aula, si possa avere un passaggio nella Commissione consiliare
permanente competente per fare il punto sia sull’aspetto programmazione che
sull’aspetto investimenti.
Se è vero come è vero che erano stati inseriti 835
milioni di cui ne sono stati utilizzati solo una parte, non so se c’è stata una
rimodulazione di quel piano, ma la sede della Commissione può essere quella che
in qualche modo può convergere per definire una forma di finanziamento ancorata
ad un programma. In quella sede ci possono essere, sicuramente, le scelte e i
momenti affinché ognuno si assuma le proprie responsabilità, senza aver remore.
Non a tutti i costi bisogna dire di no. Anzi la
battaglia che sto facendo è contro una impostazione pregiudizialmente negativa,
ma perché abbia ragione l’altra linea non c’è dubbio che il confronto debba
misurarsi sul metodo e sui contenuti. Anche su questo terreno non ci tiriamo
indietro.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo.
Ne ha facoltà.
Signor Presidente, la ringrazio per la parola. Sarò breve anche perché da qui a poco il Presidente Scopelliti tirerà le conclusioni di questo dibattito.
Volevo, però, dare anche un mio contributo a questo dibattito che si è aperto con l’intervento dell’onorevole Gentile al quale faccio gli auguri affinché possa recuperare rapidamente la possibilità di esprimere al meglio i contenuti del suo lavoro.
Penso che il dibattito di oggi debba segnare anche un momento in cui questo Consiglio rifletta in maniera puntuale su questa problematica; una riflessione un po’ più spinta rispetto a quella che è la storia che in questa Regione si è avuta e che è stata recuperata nei diversi interventi, ma, per flash, per poi elaborare una proposta alla fine del mio intervento, voglio dire che questi 60 anni, sostanzialmente dagli anni ‘50 ad oggi, hanno visto evolversi la difesa del suolo in Italia e nella nostra Regione. Si può fare una distinzione abbastanza rigida.
I primi anni, fino al 1972, fino alle soglie del regionalismo, il sistema della difesa del suolo in Calabria ha funzionato con la logica della possibilità dell’intervento estensivo sui territori, quindi l’intervento su tutto il territorio del Paese e della Regione era la difesa del suolo. Ingenti risorse sono state investite ed ingenti risorse umane sono state impegnate in quel lavoro.
Quei 20 anni hanno prodotto oggettivamente, anche in Calabria, un risultato sulla conservazione e difesa del suolo, sui rimboschimenti significativi che hanno ridotto di molto il rischio idrogeologico nella nostra Regione. Dall’intervento dello Stato, della Cassa per il Mezzogiorno sulle prime leggi di bonifica e difesa del suolo, sono subentrate le competenze della Regione.
Guardate, 37 anni fa in questo Consiglio regionale si
è fatto il dibattito di come
Quel dibattito si è fermato
su una proposta che era l’istituzione dell’Agenzia regionale per la difesa del
suolo che aveva la sua connotazione di come una attività di programmazione e di intervento sul territorio potesse un’azione di
coordinamento rispetto ai tanti enti che operano sulla difesa del suolo in
Calabria.
Quel dibattito si interruppe
alla fine della prima legislatura e poi il regionalismo ha prodotto quello che oggi abbiamo
sotto i nostri occhi.
Dal 1972, dopo 20 anni nella
legislazione nazionale e regionale è intervenuta la legislazione della protezione
civile che prima non esisteva. E’ una legge
recente e che da una parte, ha avuto un impatto culturale sicuramente positivo
perché c’è una maggiore consapevolezza dell’autotutela, di costruire secondo
determinati criteri; c’è una maggiore consapevolezza di questi problemi.
Dall’altro, ha innescato un
meccanismo assolutamente negativo che ha accelerato quella parabola discendente
che dal 1972 si è aperta sulla programmazione degli interventi e la difesa del suolo, perché si è preferito
affrontare la difficoltà degli eventi e degli effetti degli eventi con misure
ed interventi di carattere straordinario, legato ai danni ed agli interventi
alluvionali.
Dal 1992 questo ha
rallentato, anche nella nostra Regione, la capacità di programmazione degli interventi strutturali che, appunto, come si
ricordava dal piano di assetto idrogeologico – quello è lo strumento che oggi
abbiamo a riferimento – si possa evolvere una condizione di rischio minore
avendo sotto osservazione e sotto la propria contezza che gli interventi che si
realizzano con i diversi interventi finanziari producono un avanzamento nella
riduzione del rischio.
Questo meccanismo,
diciamocelo oggi, non è sotto il controllo della Regione.
Noi non siamo sotto
l’esplicito controllo di capire tutti gli interventi che vengono fatti sul
territorio della Regione Calabria in che
direzione vanno rispetto alla riduzione del rischio.
Questo controllo non c’è, e
non c’è non per cattiva volontà ma perché penso che fino ad oggi non ci sia
stata la volontà di fare un punto su questa situazione.
Gli enti che hanno
competenza sulla difesa del suolo sono tanti. Alcuni operano anche
positivamente: la situazione di bonifica, ci sono le comunità montane e tutti
quei soggetti per i quali in quest’Aula negli ultimi 20 anni ci sono stati
dibattiti di riforma anche della stessa Afor.
A volte, sicuramente, anche
con superficialità e senza un approfondimento di merito, ma di fatto oggi siamo
in una condizione che non è distante da quella di 20 anni fa, sebbene gli
strumenti messi a disposizione della legge e le stesse azioni fatte dalla
Regione vadano nella direzione di avanzamento e anche di recepimento normativo.
Mancano alcuni adeguamenti,
c’è necessità di una riforma legislativa in questo campo ma di fatto il sistema
programmatorio e gestionale della Regione
Calabria non è effettivamente sotto il nostro
controllo.
Dico questo perché noi eravamo arrivati - e l’ha detto nel suo intervento l’onorevole Loiero – in concomitanza di alcuni eventi eccezionali, utilizzando i contenuti del Por, a dire “benissimo, facciamo il punto su un piano pluriennale che possa incominciare a dare un senso sull’avanzamento della riduzione del rischio”, quindi, un intervento significativo rispetto al quale al di là delle buone notizie che ha dato l’onorevole Gentile in apertura dei lavori… perché i 100 milioni del Ministero dell’ambiente oggettivamente nel quadro finanziario che noi avevamo al 30 aprile 2010 non c’erano.
Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò
Però, c’erano fondi regionali messi a disposizione, che sono quelli rinvenienti dal Por 2000-2006 per 122 milioni di euro, gli 89 milioni previsti dal Fesr, i 179 dell’Apq rivisitato dall’onorevole Gentile e il Par che prevedeva 425 milioni di euro.
Questo significa che
quella scelta era stata fatta non solo per far
fronte ad un’emergenza particolare,
ma perché queste sono le risorse minime per
poter avviare un Piano pluriennale che abbia il senso di far riflettere
Ci arriva questa indicazione dal Parlamento
europeo, perché quando nel Parlamento
europeo si discute della possibilità di avere una Finanziaria
comunitaria, cioè una sorta di bilancio dell’Unione europea e già c’è un
embrione che propone “istituiamo il fondo di solidarietà per gli eventi alluvionali”,
è chiaro che da una Regione come
Ma oltre a quel livello, c’è un livello che riguarda il
rapporto col Governo nazionale, che è un problema non solo della Calabria, non
solo di debolezza dei livelli regionali attuali o passati nel rapporto col
Governo nazionale – sicuramente c’è, se noi leggiamo il Piano del Sud –, però al di là della strumentalità politica,
questa Regione ha bisogno e deve porre all’attenzione del Paese lo stato di
attuazione della legge 183 sulla difesa del suolo.
Andiamo a vedere il Paese che cosa investe sulla difesa
del suolo: niente, rispetto a quelli che sono i problemi!
Beh, io penso che questo problema, da una Regione come
la nostra, deve essere posto: come si pone una questione di questo genere? Io
penso che questo Consiglio, nel concludere un dibattito che ha avuto lo
sviluppo che abbiamo potuto dare a questi lavori, debba candidarsi a fare una
conferenza nazionale sulla difesa del suolo in Calabria. Incominciamo a fare
una conferenza regionale di preparazione a questa prospettiva, perché tutti i
soggetti che operano sulla difesa del suolo – e voi li ascoltate come noi tutti
i giorni, a cominciare dai Comuni, dalle Province, dalle comunità montane, dai
consorzi di bonifica –, tutti i soggetti che hanno ruolo chiedono più ruoli e
più risorse, però sta a noi dire in quale quadro vanno coordinati e rafforzati
gli interventi.
Non ho dubbi che i consorzi di bonifica facciano del
bene al territorio coi loro interventi o che le Province, nella manutenzione
dei corsi d’acqua, le comunità montane, però tutto questo sfugge a quella che è
un’azione di coordinamento che
Penso che questa riflessione è anche culturale, perché
quella difesa del suolo dei vent’anni, dal ’50 al ’70, che è stata positiva, ha
avuto grandi risorse finanziarie, ma aveva una visione – ripeto – estensiva,
dove si immaginava di dover intervenire su tutto il territorio, tutto il
territorio doveva essere difeso e salvaguardato, oggi il livello di
urbanizzazione e di utilizzo del territorio ci impone di raccordare questi
strumenti ai Qtr.
Quindi vorremmo capire come andiamo avanti rispetto ai Qtr e come, rispetto all’incrocio con le azioni della
difesa del suolo, si fanno scelte che siano sostenibili economicamente, perché
quando noi diciamo un Piano pluriennale di 900 milioni di euro, non stiamo
dicendo che possiamo intervenire su tutto il territorio regionale, significa
che bisogna fare, sicuramente a partire dalle mappe del rischio, ma sicuramente
in base all’uso del territorio che è stato fatto dai Comuni, pensando anche a
come noi mettiamo meccanismi, sì, di premialità – è stata annunciata una legge
– ma anche di penalizzazione rispetto a quelle amministrazioni che continuano
una gestione del territorio che non è assolutamente compatibile con queste
questioni e quindi con le questioni di sostenibilità economiche ed ambientali.
Allora rispetto alla nuova difesa del suolo, dobbiamo
riflettere, non da soli, ma assieme ai soggetti che operano, ai soggetti
culturali e scientifici che operano in questo campo, rivendicando alla
politica, però, il ruolo dell’indirizzo rispetto alle scelte che si fanno,
assumendo quelle che sono le cognizioni, ma assumendo noi la responsabilità di
dare un indirizzo a quella che è una nuova impostazione della difesa del suolo,
che anche da questo dibattito dovremmo essere capaci di poter sviluppare.
PRESIDENTE
La parola al sottosegretario onorevole Torchia, per le
conclusioni.
Presidente Scopelliti, quando stamattina
ho fatto quel breve intervento, non avrei voluto dare quei numeri del disastro
che c’è in Calabria, però purtroppo il dibattito ha preso quella piega che non
avrei voluto prendesse, cioè dare i numeri.
Ho molto rispetto di questa istituzione e per i colleghi
e i consiglieri regionali intervenuti, però alla vigilia di questo dibattito mi
sarei aspettato qualcosa di diverso; non avrei voluto parlare di disastro, di
numeri, il dissesto idrogeologico l’avrei voluto trasformare in un dibattito
sullo sviluppo economico della Calabria. Ecco perché ho chiesto di prendere la
parola a conclusione del dibattito – e chiedo scusa al Presidente se gli tolgo
qualche minuto.
Soltanto in qualcuno degli interventi ho sentito
veramente un tenore di cambiamento e di scelta culturale diversa, altri – e me
ne rammarico – si sono concentrati soltanto su quante risorse ci servono per la
messa in sicurezza della Calabria; taluni hanno anche confuso il discorso delle
risorse che servono per l’emergenza con le risorse che servono per la messa in
sicurezza del territorio. Sono cifre enormi e, se soltanto pensiamo che per i
danni sono necessarie risorse per 500 milioni di euro, possiamo immaginare
quante sarebbero le risorse per la messa in sicurezza di questo territorio.
Forse in questi anni è mancata realmente la
programmazione, ed era quella la parola d’ordine, programmazione, prevenzione,
prevenzione del rischio. Vorrei chiedere dov’è finito quel programma regionale
di previsione e prevenzione del rischio, che era di 300 pagine e sul quale
molte brave competenze hanno lavorato. E’ stato deposto in un cassetto nel
giugno del 2005, poi stranamente non più ripreso.
Dov’è la scelta culturale che è stata fatta in questi
anni? Noi stiamo a discutere di un disastro che, forse, si sarebbe potuto
evitare; una programmazione fatta cinque anni fa o dieci anni fa avrebbe,
forse, potuto mitigare o alleviare i danni che si sono verificati con queste
alluvioni.
Avrei voluto essere non il sottosegretario alla
protezione civile, perché in un Paese civile, come sono gli Stati Uniti, la
protezione civile non esiste, ma esiste in Italia, che forse è un Paese
incivile – mi dice qualche amico – e negli Stati Uniti, quando c’è un disastro,
intervengono i Vigili del fuoco, qui interviene la protezione civile.
Allora dobbiamo ragionare: la protezione civile deve
lavorare insieme alle competenze, insieme agli altri enti preposti alla tutela
e al controllo del territorio per lavorare allo sviluppo di questa regione.
Mi auguro che, cominciando dalla programmazione, con le
poche risorse che abbiamo a disposizione – non voglio dare i numeri che sono
stati dati, perché è inutile mettermi a controbattere sui numeri che sono stati
dati; i numeri sono quelli che sono – lavoriamo sulle competenze, sulle risorse
umane che abbiamo a disposizione e programmiamo la messa in sicurezza del
territorio calabrese. Solo così possiamo incontrarci fra uno o due anni e
ragionare e dire che le risorse impiegate sono state risorse sante, perché se
noi ci mettiamo a tappare i buchi di questa regione, forse serve 1 miliardo di
euro, forse servono 2 miliardi di euro, ma sempre buchi andiamo a tappare, non
risaniamo il territorio.
Vi ringrazio di avermi ascoltato e chiedo scusa a
quest’Aula, se forse ho esagerato.
PRESIDENTE
La parola al Presidente della Giunta regionale per le
conclusioni.
Grazie, Presidente, e
ovviamente grazie a tutti i colleghi intervenuti, che hanno portato il loro contributo a questo dibattito,
a questo unico punto all’ordine
del giorno del Consiglio. Ovviamente, un ringraziamento all’assessore Gentile per l’impegno profuso e soprattutto per i risultati ottenuti, perché credo che oggi partiamo da un dato ufficiale,
che rispetto ai finanziamenti
che qualche settimana fa avevamo annunciato, rispetto
ai temi della difesa del suolo in Calabria,
oggi c’è un elemento di novità: la sottoscrizione, nei giorni scorsi, insieme al ministro
Prestigiacomo di un impegno del Governo, e quindi
attraverso il ministero dell’ambiente, di 110 milioni di euro per
quanto riguarda il tema della difesa del suolo in Calabria.
Avevamo annunciato, nelle settimane scorse, un impegno
di circa 70 milioni di euro del Governo e, a distanza di qualche settimana,
l’impegno, l’opera, il rapporto, la capacità di incidere attraverso un Piano
estremamente positivo ed apprezzato da parte del ministero e del ministro
Prestigiacomo ha portato ad una risposta importante.
Credo che la vera notizia, oggi, di questo dibattito è
che partiamo da un dato nuovo: non sono più 70 i milioni, l’ipotesi presentata
in questo accordo di programma quadro al ministero dell’ambiente , ma parliamo
di 110 milioni di euro messi a disposizione dal ministero e dal ministro su
fondi vincolati, che sono fondi Fas 2000-2006, sulla
Finanziaria del 2010. Quindi sono 110 milioni di euro, 40 milioni di euro in
più, in un periodo di grande difficoltà per le casse dello Stato, ma in
generale per gli enti pubblici, per le amministrazioni, rispetto ai 70
ipotizzati in precedenza.
Oggi diventano un atto concreto e diventano 220, quindi
il doppio, attraverso il cofinanziamento, qui qualcuno diceva: “Ma come si
arriva al cofinanziamento?”. Si arriva perché – non so se tutti hanno letto i
giornali e sono documentati, poi, per carità, nel senso che può darsi pure che
uno non ci creda – il Governo ha deciso di sbloccare i fondi Fas. Quindi
Credo che questo sia un primo risultato importante, cioè
acquisiamo la disponibilità di 220 milioni di euro rispetto ai 70 di cui si
parlava. Lo abbiamo con certezza, con atto sottoscritto col ministro, 110 li dà
il ministero subito, 110 sono a breve, nei prossimi mesi, appena andremo a
definire i fondi Fas, perché la notizia è che il
Governo ha dato la disponibilità, rispetto al tema dei fondi Fas, di poter ridiscutere e ridisegnare gli stessi.
Voi sapete molto bene che noi abbiamo un Piano rispetto
ai fondi Fas che è fatto di tantissime iniziative,
che il Governo ci offre la possibilità e la disponibilità di rivedere rispetto
alle strategie che questa Regione mette in campo. Poi, tra l’altro, mi pare
anche di poter dire che, rispetto a 1 milione di euro che
Allora partiamo da un dato che, secondo me, oggi è una
conquista importante: in una fase di grandi ristrettezze finanziarie,
Questo è un Piano che domani mattina illustreremo
insieme all’assessore Gentile in conferenza stampa, abbiamo ritenuto giusto e
doveroso aspettare di dare l’annuncio in Aula di questo finanziamento e di
questo Piano, domani lo illustreremo nei dettagli alla stampa calabrese,
mettendo in evidenza che cosa? L’impegno che noi abbiamo voluto portare avanti,
interventi mirati non a realizzare situazioni tese a recuperare finanziamenti
utilizzati a pioggia – come spesso, purtroppo, accade negli enti pubblici – ma
l’idea di fare interventi strutturali, corposi e seri, tesi ad alleviare i
disagi in prospettiva per i cittadini.
Quindi, domani, spiegheremo anche in alcuni casi che
tipo di interventi abbiamo previsto. E’ inutile frazionare le risorse
ulteriormente per fare microinterventi, che poi non sono mirati e non
raggiungono nessun obiettivo; noi dobbiamo incominciare a realizzare un Piano
negli anni, che era quello che avevamo detto tutti e che credo anche alcuni
colleghi hanno evidenziato nelle loro relazioni, ma che diventi funzionale ad
un obiettivo, quello di evitare che si possa realizzare in Calabria un danno
attraverso le alluvioni, attraverso le piogge.
Ormai mi sembra consolidato questo tipo di
preoccupazione, c’è in tutto il territorio della nostra regione una situazione
di grande difficoltà e di grande emergenza, bastano le piogge, il dissesto è
generato da fattori predisponenti naturali, che sono l’idrologia, la geologia,
la sismicità, e qui anche l’ex Presidente Loiero ha fatto un excursus
rispetto agli eventi sismici fin dal
Abbiamo un esempio molto chiaro, gli esempi sono
chiarissimi in tantissime realtà: abbiamo potuto constatare che le piene, le
situazioni come nella costa del vibonese, dove abbiamo fatto qualche mese fa un
sopralluogo, abbiamo visto come
nelle zone di Parghelia e tutto il resto non c’è lo
sfogo a mare, perché vengono otturati, ostruiti, deviati i costi naturali dei fiumi
e dei torrenti, per cui tutto questo genera quello che abbiamo dovuto
constatare e quindi subire come popolazione calabrese.
Allora dobbiamo guardare non soltanto a fattori naturali
– come dicevo prima – ma anche a dissennati interventi antropici: il disboscamento,
lo sconvolgere del regime delle acque, l’imbrigliamento e gli sbarramenti degli
alvei fluviali, quindi l’abusivismo edilizio che dicevo prima.
A tutto questo c’è da aggiungere una cosa che è molto
importante, cioè l’assenza di monitoraggio, che è uno dei grandi problemi su
cui dobbiamo investire, perché la capacità di monitorare l’intero territorio
significa avere contezza dello stato attuale della situazione, quindi delle
difficoltà dei nostri territori, ma soprattutto riuscire anche a capire dove si
può intervenire preventivamente rispetto a fattori che sono allarmanti come
questo.
Quindi le leggi dello Stato hanno dato degli indirizzi
molto chiari, ormai anche la “
Sono scelte che sono, però, in alcuni casi, non soltanto
indicazioni che pervengono dalle normative nazionali, ma c’è anche in questo la
mano dell’organo competente esecutivo della gestione e quindi anche del
politico, che può fare una serie di scelte chiare, nette, evidenti, che tendono
a creare interventi mirati e quindi a dare risposte importanti. Per cui anche
qui la politica ha certamente le sue responsabilità.
E dobbiamo guardare soprattutto a ciò che oggi esiste in
Calabria, ad esempio abbiamo la necessità di ridurre il rischio idrogeologico,
attraverso tre strategie è realizzabile la mitigazione del rischio: la
riduzione della pericolosità, intervenendo sulle cause dei fenomeni e direttamente sui fenomeni; la riduzione
dell’esposizione, evacuando le aree a rischio, vietando l’espansione
urbanistica ridefinendo l’utilizzo del suolo; la riduzione della vulnerabilità,
quindi consolidando i beni esposti, installando misure di protezione, mettendo
sistemi di allarme ed organizzando piani di emergenza e di soccorso.
Quindi sono questi tre gli interventi che, secondo noi,
sono alla base di scelte molto chiare.
Il problema si ricollega, poi, rispetto ai risultati
delle gestioni. Le gestioni, spesso, hanno preferito giocare la partita dei
cosiddetti finanziamenti a pioggia, che sta nella logica di certa politica, che
ovviamente non offre strumenti per il cambiamento e non ha consentito
decisamente la possibilità di affrontare i problemi con il dovuto approccio.
Quindi gli ultimi quattro anni di piogge hanno
letteralmente messo in ginocchio vaste aree del nostro territorio e c’è la
necessità di evidenziare, anche rispetto ad alcune scelte fatte, perché il ministero,
Sull’emergenza Vibo si è giocata una partita
importantissima, dopo l’alluvione e dopo i disastri di Vibo Marina soprattutto,
con risorse messe in campo per i soggetti attuatori che erano il Comune,
Ho assistito con i miei occhi, nell’estate del 2008, ad
un convegno organizzato dal Partito democratico di Vibo, nel quale il Presidente Loiero è stato letteralmente
aggredito dai suoi iscritti, dai suoi militanti e dai suoi dirigenti.Ero
lì insieme al Presidente Loiero, mi sono trovato in una situazione in cui il Presidente
Loiero
disse “il più tenero degli interventi che ho registrato in questa sala è stato
quello del sindaco Scopelliti, che ringrazio”, cioè io ero stato il meno feroce
rispetto a un dibattito che andava avanti, che riguardava temi di politica
regionale. Ma capirete molto bene che si stravolge il tutto quando c’è la gente
che ha le difficoltà, le famiglie che stanno fuori casa, gli operatori che sono
a rischio, le situazioni imbarazzanti di intere parti di un territorio che sono
devastate e non c’è una risposta, perché lì c’era la scelta dei soggetti
attuatori che non hanno – ovviamente
Però il problema di fondo è sempre uno: chi paga rischia
di essere il cittadino. E in quella circostanza ed oggi, a distanza di qualche
anno – noi lo abbiamo scritto mesi fa – ci sono state risorse, soprattutto
quelle dirottate alla Provincia, che non sono state utilizzate in maniera
incoerente rispetto agli impegni che c’erano rispetto al commissario, sono
state risorse impegnate decisamente in modo diverso.
Se prendete quello che è accaduto al Comune di Vibo
Valentia, mentre vi erano i soldi per fare gli interventi su Vibo Marina – ci
sono gli atti deliberativi del Consiglio comunale – , il Consiglio comunale si
esprimeva oltre un anno fa, dicendo: “Ci sono tot risorse? Benissimo,
costruiamo la scuola a Piscopio, la scuola vicino al
confine con Stefanacoli, la scuola su in cima vicino a…”, cioè l’80 per cento delle opere non erano opere di
riqualificazione di Vibo Marina…
(Interruzione)
Il canile? Anche il canile! Voglio dire, c’era la
possibilità di mettere finalmente un canile! Però tutto ciò era sicuramente non
in sintonia e in coerenza con gli impegni che erano stati assunti.
Questo è il problema di fondo, è qui che bisogna
intervenire, monitorare e guidare questa stagione legata a queste emergenze,
perché prima ha fatto un riferimento – non so se Aiello
o comunque il collega dell’Api, Rosario Mirabelli,
che non sono in Aula – ricordo alcuni
passaggi in cui si è esposto un problema: “Noi nella provincia di Cosenza
abbiamo avuto danni ingenti perché il Presidente della Provincia ha i dati,
abbiamo le risorse, abbiamo i dati preoccupanti, allarmanti”. Ma di che cosa
parliamo?! Di un totale di 900 milioni di euro di fabbisogno, di un ultimo dato
che forse Franco Torchia ha fornito, che sono pervenute richieste,…
Per quanto ,
sottosegretario? Trecento milioni di euro?
Ma parliamo di dati in cui vi porto un esempio molto
chiaro, lampante e in maniera netta, dove Belvedere Marittimo richiede 11
milioni di euro di danni delle ultime alluvioni Ma lì c’è un problema: abbiamo
dimostrato al neosindaco che, di 11 milioni di euro richiesti, il geometra del
Comune ne ha documentati 131 mila, perché loro dicono “anche 3 milioni ci
bastano”. Ma di 11 milioni di euro, guardate, a documentarne 131 mila il
geometra del Comune, per noi diventa difficile motivare perché dai 2 milioni al
Comune di Belvedere, quando il proprio tecnico interno al Comune ti documenta
131 mila euro!
Allora questo è, ogni volta che c’è un’alluvione, ognuno
qua dice “qua ci facciamo i soldi”, nel senso che dice, magari, “con
E’ quello che abbiamo fatto, perché in tantissimi casi,
come in questo piano che l’assessore Gentile ha realizzato insieme agli uffici
– che ringrazio – il dipartimento delle infrastrutture, tutti coloro che ci
hanno lavorato, è un piano che nasce dalla valutazione e dalla concertazione e
che recepisce quello che qualcuno di voi diceva prima, cioè la capacità di dialogo
e di ascolto che emerge dal tavolo dove siedono l’Università, il Cnr e così
via.
Anche se su queste cose, pur condividendo la strategia,
ci sarebbe dell’altro da aggiungere,
però noi vogliamo valutare adesso l’aspetto prettamente positivo della collaborazione,
della sinergia, della rete, dell’idea di squadra che è stata messa in campo dai
vari soggetti che hanno fatto parte del Piano “Gladis”:
viene chiamato così, non so se ne siete al corrente – non è offensivo nei
confronti di nessuno – era chiamato dagli uffici precedenti, dall’esperienza
precedente, “Gladis”.
Quindi si arrivò a nominare un gruppo di lavoro
denominato “Gladis”, dove vi erano contenute le linee
di indirizzo e la redazione del Piano generale degli interventi per la difesa
del suolo in Calabria, il quale era composto dalla protezione civile nazionale,
dal ministero dell’ambiente, dai competenti dipartimenti della Regione
Calabria, dall’Università, dall’Upi e dall’Anci. Quindi “Gladis” ha iniziato
a svolgere il proprio compito il 15 luglio del 2009, avviando una serie di
sopralluoghi riguardanti complessivamente 258 Comuni.
Questa era una prima fase del Piano e, rispetto a
questo, si sono consumate una serie di risorse che, nel caso di Vibo, erano
circa 20 milioni per il Comune, più i soldi per
Dopo il Presidente, l’assessore, non ricordo chi ha chiesto che fine hanno
fatto le risorse dell’erosione costiera,
che erano circa 38 milioni di euro. C’era qualcuno che ha detto: “Che fine
hanno fatto anche queste risorse?”.
Anche su questo noi stiamo lavorando…
(Interruzione dell’assessore Gentile)
L’abbiamo approvato subito dopo – ricorda l’assessore Gentile
– ma nel blocco delle risorse non spese messo in campo dal Governo, queste
rientrano in quel tipo di problematica, perché anche questi 38 milioni di euro
sono risorse che possono andare a tutelare la parte costiera delle nostre città
e a dare un’ulteriore risposta, con il ministro Fitto
su questo stiamo concertando la possibilità di averle sbloccate, perché
potrebbero essere ulteriori risorse che vengono dirottate immediatamente verso
la nostra Regione.
Quindi, in buona sostanza, sulle due ordinanze, 37/34 e
37/41, abbiamo un fabbisogno derivante dal censimento rispetto ai danni di
circa 900 milioni di euro, il Piano di interventi era un Piano di 204 milioni
di euro tra fondi statali, 24 milioni di euro, e fondi regionali, che sono
appunto i 172.
Si giunge ad una serie di contributi, di interventi
legati alla somma urgenza,
Quindi si arriva, comunque, ad una risposta – come è
chiaro ed evidente – che diventa una risposta parziale, cioè noi non riusciamo
in questo modo a soddisfare il fabbisogno dei territori e a dare risposte
importanti ed urgenti a nessuno.
La stessa cosa – credo – accade, invece, ma in formula
diversa, rispetto all’ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri,
che è la 38/62, quella che fa riferimento a un’ordinanza fatta il 31 marzo come
ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri.
In questa ordinanza che cosa c’è di nuovo e di diverso
rispetto a un fabbisogno di 300 milioni di euro e a 15 milioni di euro, che
sono i fondi statali? C’è un diverso approccio che ha – mi sia consentito di
dirlo, ma lo ha detto lui, oggi non è più sottosegretario, quindi lo posso
ribadire pubblicamente ancora una volta – entusiasmato il sottosegretario
Bertolaso – pubblicamente, in quest’Aula, dissi “ho invitato il
sottosegretario, che subito ha detto di sì” – che mi disse: “Sarei felice di
venire in Calabria, perché l’approccio che voi avete dato rispetto al tema
delle emergenze che nasce sul vostro territorio è quello che finalmente, secondo
me, doveva dare una Regione come
Perché questo? Perché abbiamo deciso di adottare una
strategia operativa del tutto innovativa, che prevede un diverso approccio –
dicevo prima – rispetto agli interventi in emergenza e difesa del suolo: il primo
è l’approccio decisionale, cioè il commissario delegato decide la
programmazione delle attività, tutte le attività sono inquadrate in una
strategia orientata ad obiettivi di sistema; la definizione di tempi certi per
le fasi operative, l’esecuzione delle attività in tempi certi e predefiniti è
parte sostanziale dell’intervento; il presidio delle attività programmate, cioè
tutte le attività sono soggette a controllo e a rimodulazione in corso d’opera;
la collaborazione istituzionale, quindi il concetto del gioco di squadra è
fondamentale per accelerare i tempi della burocrazia; la rapida erogazione dei
contributi a soggetti attuatori e beneficiari e quindi, appena definite le
istruttorie, i fondi vengono inseriti immediatamente nella disponibilità dei destinatari;
la trasparenza, cioè tutti gli atti prodotti dal commissario vengono
immediatamente pubblicati sul sito istituzionale della Regione Calabria.
Quindi è stata effettuata una programmazione di massima
di tutti i fondi disponibili, per far fronte a tutte le tipologie dei danni
previsti dall’ordinanza, che verrà resa definitiva non appena disponibili gli
esiti del censimento dei fabbisogni.
Quindi il cronoprogramma fissa
tempi certi, prevede l’effettuazione del censimento di tutte le tipologie dei
fabbisogni previsti, così da presentare al Governo una fotografia dettagliata,
esaustiva e veritiera dei danni registrati sul territorio regionale.
Tutto questo ci riporta ad un’esperienza che noi abbiamo
illustrato qualche mese fa in sede di conferenza stampa, quando abbiamo
dimostrato come abbiamo affrontato il problema rispetto a questo tema. Abbiamo
fatto, ad esempio, l’intervento integrato a frazione Ianò,
che era nel Comune di Catanzaro e, a un certo punto, il sindaco reclamava: “
(Interruzioni)
Abbiamo scritto pubblicamente: “Caro sindaco, le
risorse, il cronoprogramma prevede l’accordo nel
momento in cui tu presenti i progetti”. E nel momento in cui è stato presentato
il progetto, noi abbiamo rilasciato alcune risorse e abbiamo messo in campo
interventi strutturali, quindi i primi interventi urgenti nella frazione di Ianò di Catanzaro con soldi dati al Comune, interventi di
consolidamento e sistemazione idraulica nella frazione Ianò
di Catanzaro con soldi al Comune, 500 sopra e 1 milione e mezzo sotto, e poi
abbiamo fatto gli interventi non strutturali.
Quindi abbiamo suddiviso la nostra capacità di azione su
due livelli diversi, gli interventi strutturali e quelli non strutturali, cioè
gli studi di indagini geotecniche, monitoraggi di protezione civile due anni,
il monitoraggio delle strutture due anni, sistema di allertamento e supporto
delle decisioni, il Piano di protezione civile e presidio territoriale due
anni, arrivando a 2 milioni e mezzo di euro.
La stessa cosa abbiamo fatto per il ponte di Gimigliano, dove abbiamo ricevuto un po’ dai sindaci e dai
cittadini gli elogi per la tempestività, per il progetto realizzato, per la
tecnologia utilizzata, per gli strumenti innovativi messi in campo, anche qui
interventi strutturali e interventi non strutturali.
Per Maierato abbiamo fatto la
stessa cosa, anche qui risorse per 2 milioni e mezzo di euro.
Quindi, attraverso questa ordinanza, abbiamo completato
l’istruttoria della documentazione pervenuta dai Comuni e quindi dalle
Province.
Questo è l’approccio, secondo me, che adesso,
indipendentemente dal centro, dalla destra o dalla sinistra, un’amministrazione
può mettere in campo e noi dobbiamo discutere, intanto, di questo tipo di
strategie, perché se questo diventa un metodo di lavoro che viene condiviso,
poi andiamo a verificare nei contenuti, perché la sostanza qual è? Quante
risorse dai a Crotone, quante ne dai a Rende e quante a Cosenza, probabilmente,
per taluni, ma se noi alla base di questo tipo di discorso ci inseriamo la
capacità di intravedere un percorso che
è basato sul tipo di livelli di interessi di natura diversa, quello diventa
consequenziale.
Quindi su questo diamo uno strumento di valutazione, che
è uno strumento generale che aiuta tutti ad individuare e ad intravedere il percorso, che secondo me è un percorso corretto, cioè incomincia a
delineare e a mettere dei paletti. Poi, per carità, io non sono un tecnico, non
sono un esperto, mi sto occupando adesso dell’emergenza sanità, mi occupo
dell’emergenza delegata rispetto ai temi del settore idrogeologico, mi occupo
dell’emergenza ambientale, cioè siamo in emergenza, però anche l’emergenza
bisogna saperla governare perché, se la sappiamo governare, può non essere più
un’emergenza, può diventare un qualcosa di ordinario, perché si attuano prassi,
procedure e si mettono in campo strumenti che sono in grado di determinare
delle scelte e di essere ancora più celeri,
rispetto a quelle che sono le risposte che i territori si aspettano.
Qui andiamo al tema anche dell’Apq
del ministero dell’ambiente, dove domani mattina andremo ad illustrare con
l’assessore Gentile – che ha fatto un pregevole lavoro – questo tipo di
intervento e anche questo nasce da una valutazione che non va a scalfire nulla
di ciò che era stato già costruito, anzi lo arricchisce, lo rafforza e mette in
campo strumenti migliori e importanti.
Quindi i 220 milioni di euro che domani andremo ad illustrare
non sono di tipo emergenziale come interventi, questa è la cosa importante,
saranno 220 milioni di euro di tipo strutturale, quindi interventi mirati ad
andare a ridurre il rischio dei nostri territori. Gran parte di queste risorse
vengono dirottate alle Province calabresi, le Province hanno in parte lo
strumento, la gestione di tutto ciò che riguarda alcuni aspetti del territorio, i corsi d’acqua e quindi tutto il
resto, questo tipo di situazioni.
Noi dobbiamo andare ad intervenire perché dobbiamo evitare
che ciò accada, quindi poi dallo studio che in atto c’è come protezione civile… Quando abbiamo incontrato il gruppo di lavoro,
abbiamo chiesto e ho chiesto personalmente in qualità di commissario di questa
emergenza un Piano generale per
E’ inutile, adesso, stare qui a dire “però si poteva
pensare prima, si poteva…”. Io, francamente, prima ho
ascoltato i vostri interventi e devo dire proprio questo, perché da qualcuno è
emerso, qualcuno l’ha detto, proprio per non commettere gli stessi errori
dobbiamo cominciare a parlare un linguaggio diverso, cioè ad agire in maniera diversa,
perché chi amministra, effettivamente, poi si rende conto, a distanza di anni,
se ha commesso degli errori e, se uno fa una sorta di “mea
culpa”, non è richiesto da nessuno, ma nasce spontaneo: l’altro giorno l’ha fatto il consigliere
Adamo in sede di confronto rispetto ai temi della sanità, oggi mi pare di
capire che l’ex Presidente Loiero ha fatto un passaggio in cui ha detto “se noi
avessimo gestito forse in maniera diversa…”, quindi
vuol dire una rivisitazione delle scelte, che non sempre sono scelte volute, a
volte sono dettate dai tempi, dall’emergenza, dalle situazioni di difficoltà.
Quindi anche su questo essere preparati a scenari di
emergenza e saperli governare, secondo me diventa uno strumento che il
Consiglio regionale può offrire come indirizzo e può dare alla Giunta un
modello di approccio di natura diversa. Questo non vuol dire che, poi, è
patrimonio di chi ha il compito di governare, diventa patrimonio dell’intero
Consiglio regionale e di un’intera classe dirigente, cioè un approccio nuovo di
studio e di valutazione degli interventi e delle problematiche di un
territorio.
Quindi il Consiglio regionale, oggi, caro Presidente, ha
sicuramente avuto una sua funzione e un suo ruolo importante, noi siamo qui e
ribadiamo il concetto di condividere. Il problema di fondo qual è? Qui non ci
sono inciuci, vogliamo condivisione, però la condivisione – e rispondo un po’
in generale a tanti quesiti posti – non vuol dire che c’è una parte che
condivide e una parte che vuole abbatterti. Il problema di fondo è questo oggi
in Calabria: c’è una parte che vuole condividere e un’altra che gioca ad
abbatterti. Io direi che, se volete giocare a condividere, siamo tutti pronti a
condividere, perché se c’è l’idea di abbatterci, è chiaro che ognuno poi tende
a difendersi e a contrattaccare.
Questo è il concetto di fondo che io vorrei trasferire come valutazione, se
vogliamo rendere sempre più alto il dibattito della politica.
Oggi si è consumata una pagina importante di questo
Consiglio regionale, ognuno poteva essere più preparato, poteva portare
maggiori azioni concrete, poteva studiare forse di più e meglio, però mi sembra
che ci sia stato, in generale, un dibattito sereno e produttivo.
Se questo è il livello – io l’ho detto l’altra volta – e
l’idea del confronto in Consiglio regionale, estendete questo tipo di
impostazione anche fuori, cioè ai vostri uomini di partito che si mettono a
bloccare le strade per non farci trasferire
i rifiuti per un fatto non di solidarietà con
Questa non è politica, ma incapacità della politica,
perché si racchiude in sé un concetto distorto del ruolo delle istituzioni e si
arriva a una concezione di natura diversa del rispetto istituzionale, perché
qui abbiamo gli atti concreti e ufficiali dei sindaci che, mentre due mesi fa
dicevano “ah, che è bello il Piano di rientro, complimenti a Scopelliti perché
ci ha creato questo”, se domani mattina, invece, Scopelliti va in un posto, si
ritrova trenta sindaci che vanno a manifestare, perché un sindaco che ha le
elezioni li ha organizzati per andare contro! Su quale presupposto?! Su nessun
presupposto, quando lo stesso sindaco viene smentito da se stesso, perché tre
mesi prima aveva detto di acconsentire, di condividere, era esaltato dal
progetto che avevamo presentato.
Allora io credo che questo sia una sorta di
contraddizione che non è un’aggressione a nessuno, è soltanto una valutazione
serena che io faccio ai miei colleghi in Aula, perché nessuno dei miei si
permette sicuramente di andare a fare un’azione di questa natura sui propri
territori, se io sono aperto al dialogo. Poi, se c’è una condizione di guerra
politica, a quel punto diventa diverso.
Allora dico che siamo sempre stati per il dibattito e
per il confronto, perché anche noi condividiamo una condizione e un aspetto
importante, che per crescere e far crescere
Quindi questo è un problema che, per quello che mi
riguarda, non ci interessa perché lo studiamo e lo sottolineiamo anche dentro
la maggioranza a chi non ha compreso che oggi è cambiato e che si tratta di una
stagione fatta di grandi stravolgimenti. Chi ha una cultura vecchia della
politica non è in grado di andare avanti su questa strada se non si aggiorna,
quindi la stessa cosa è identica dall’altra parte, se c’è chi vuole
sintonizzarsi su questa stagione, che non è la nostra, perché la stagione noi
possiamo soltanto guidarla, ma i tempi vengono dettati dal territorio, dalla
gente che è stanca, che vuole risposte, che non è più contenta di alcune
scelte, che non è più disponibile a subire.
Quindi noi dobbiamo farla nostra e la possiamo fare
nostra come classe dirigente: noi abbiamo il compito di guidarla, voi avete il compito
di guidare, magari, un’alternativa di proposta, un progetto diverso, ma che
comunque alimenta che cosa in Calabria? La consapevolezza che c’è una classe
dirigente che sa discutere, affrontare i temi e proporre.
Questo penso che sia il vero grande obiettivo che noi
portiamo avanti e che speriamo sia non soltanto da voi condiviso e magari da
voi rilanciato come tema, ma che trovi la condivisione di tutti, anche di
quegli attori minori che non hanno capito che non è la stagione dei conflitti
che porta a dei risultati positivi per il territorio, ma è la capacità del
fare, che è una cosa diversa di cui
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Fedele, che ha
presentato un ordine del giorno abbastanza breve, quindi gli do la parola per
illustrarlo.
Come maggioranza, d’accordo col Presidente Scopelliti
e con l’assessore Gentile, col quale abbiamo discusso fino a poco tempo fa, abbiamo preparato
un ordine del giorno che abbiamo distribuito
anche ai colleghi dell’opposizione, nella speranza che possiamo condividerlo insieme.
Lo illustro brevemente, anzi ve lo leggo e poi, se
riterrete opportuno, ci vedremo un minuto al banco della Presidenza con i
colleghi per definirlo insieme a loro, perché credo che, anche dagli interventi
che ci sono stati da parte dei colleghi dell’opposizione, c’è la condivisione
di un progetto, di un programma, quindi ritengo che anche su questo si
potrebbero trovare d’accordo.
Lo leggo brevemente:
“Tenuto conto che:
in data 25 novembre 2010 è stato sottoscritto l'Accordo
di Programma Quadro tra il Ministero dell'Ambiente e
il piano approvato comprende le situazioni più
significative inerenti al dissesto idrogeologico in Calabria, che assumono
aspetti di particolare importanza per i centri urbani e per le infrastrutture
viarie e che comprendono, tra l'altro, interventi diretti a fronteggiare i
ripetuti eventi meteorologici che hanno colpito
al momento, sarà possibile avviare solo una
parte degli interventi contenuti nel suddetto Piano (in numero di circa 88),
per un importo totale di 110 milioni di euro, a valere sulle risorse della
Delibera Cipe del 6 novembre 2009,
il Consiglio
regionale impegna
il Governo nazionale a voler disporre il tempestivo
sblocco dei fondi Fas assegnati alla Regione
Calabria, onde assicurare anche la copertura finanziaria della quota regionale
del medesimo Piano, pari ad ulteriori 110 milioni di euro, al fine di
consentire alla Giunta regionale di eseguire il completamento del “Piano per la
mitigazione del dissesto idrogeologico”.
Quindi, Presidente, se lei ritiene di invitarci un
attimo, se i colleghi vogliono intervenire oppure vederci al banco, veda lei
come preferisce muoversi.
La proposta dell’onorevole Fedele era quella di
illustrare l’ordine del giorno e poi di vederci qui al banco, per vedere se c’è
una sintesi su quest’ordine del giorno. Quindi, se i capigruppo…
(Interruzione)
Prego, onorevole Principe.
Presidente, non per
apparire bastian contrario, perché
ci terrei pure io ad essere valutato un
buono dal Presidente sempre e comunque, nel
senso che almeno è nostro costume di vita, in tanti
anni, ché non siamo mai scesi sulle barricate, semmai abbiamo
subìto storicamente atteggiamenti barricadieri
e, ahimè, addirittura gli slogan
di determinati atteggiamenti sono ricomparsi anche in queste settimane.
Quindi la nostra è una vecchia cultura di governo che avrà commesso milioni di
errori, ma che è stata sempre aperta al confronto e alla discussione,
liberamente, nel senso che avere una cultura di governo e contribuire anche
stando all’opposizione a risolvere i problemi delle comunità non significa che
bisogna sempre essere ossequioso verso le proposte che vengono da chi detiene
in un certo momento il potere.
Detto questo – e, sinceramente, non vorrei sembrare
presuntuoso – trovo qualche difficoltà a sentire lezioni sotto questo profilo,
perché siamo sempre stati animati da uno spirito costruttivo e lo siamo anche
in questo momento, però sinceramente quest’ordine del giorno io suggerirei al
collega Fedele di ritirarlo e di chiudere la discussione con la replica del
Presidente Scopelliti.
Mi permetto di dire due cose rapidissime sulla sua
replica: naturalmente, noi attendiamo i fatti consequenziali rispetto alle cose
che ci sono state dette e attendiamo anche, eventualmente, un confronto, ben
sapendo che, quando c’è stato un pronunciamento elettorale – almeno una volta
era così in democrazia – è vero che la prima Repubblica incomincia ad essere
molto rimpianta, debbo dire…
Che cosa succedeva in democrazia? Che chi dal popolo era
stato indicato come gestore della cosa pubblica aveva atteggiamenti di apertura
e coinvolgimento, cioè chi detiene il potere non deve aspettare, a mio avviso,
che chi è chiamato ad un ruolo di opposizione quasi pietisca
un incontro. Se ci sono questioni sul tappeto che richiedono confronto e anche
una sorta di compartecipazione democratica, intanto ci sono le sedi
istituzionali, come sede istituzionale è il Consiglio, poi ci sono altre sedi
istituzionali e, in queste, io penso che chi ha un ruolo che gli è stato
attribuito dall’elettorato abbia il diritto-dovere di promuovere incontri e
confronti.
Detto questo, a mio avviso l’ordine del giorno non ha
significato, perché noi abbiamo iniziato questo dibattito su una relazione
dell’assessore Gentile, al quale vanno i miei migliori ed affettuosi e sinceri
auguri di una prontissima guarigione. L’assessore Gentile – e in questo
confermato dal sottosegretario Torchia, ma anche dal Presidente Scopelliti – ci
ha detto che, in effetti, l’Apq arriva a 220 milioni
di euro, perché 110 milioni sono messi a disposizione dal ministero dell’ambiente
e 110 provengono dalla liberazione dei fondi Fas. Ho
capito male, assessore Gentile?
Allora, se non ho capito male, noi andiamo a chiedere al
Governo quello che, di fatto, è stato già stabilito, altrimenti se questi 110
milioni, caro amico Fedele, non sono certi, cade tutto il ragionamento
iniziale. Se, viceversa, c’è già questo Apq di 220
milioni, io ritengo che quest’ordine del giorno sia inutile.
Noi prendiamo per buone le dichiarazioni del Presidente
Scopelliti, dell’assessore e del sottosegretario e, in generale, mi permetto di
dire questo, che prendiamo atto anche di un dato, Presidente Scopelliti. Qual è
questo dato? Che noi ci eravamo lasciati, prima delle elezioni, con un
intervento già stabilito di 170 milioni di euro che, con gli interventi
attuativi già stabiliti, rischia di cadere nel vuoto, perché si dovevano
individuare i soggetti attuatori entro il 31 dicembre. Voi ci dite che per una
proroga di carattere generale questo rischio non c’è più. Ne prendiamo atto,
anche se rileviamo che la fase attuativa arriva con molto ritardo, perché
quello che ci dice il Presidente Scopelliti è l’Abc della buona
amministrazione, cioè io non spreco una parola sul dato che bisogna verificare
se realmente i danni sussistono o meno, in quanto mi sembra una cosa banale,
normale, che sono convinto è stata fatta anche nel recente passato. Scopelliti
conferma questa volontà di rigore ed io plaudo a questa volontà, ma siamo nella
normalità; se si è fatto in precedenza diversamente, eravamo in una anormalità.
Quindi si sono salvati i 170 milioni, di grazia, però, a
fronte di un’ipotesi di piano che era ad un tempo d’intervento e di prevenzione
ipotizzato di circa 700 milioni di euro, noi ci ritroviamo, alla fine, a
disposizione – se tutto va bene – 220 milioni di euro.
Perché questo è avvenuto? Lo dobbiamo dire in
quest’Aula, se no tra di noi quella lealtà che chiede Scopelliti si fonda sulle
sabbie mobili: è avvenuto perché il Governo centrale, nella gestione di una
serie di questioni con riferimento soprattutto ai fondi Fas,
ha sconvolto tutto, cioè quello che il governo di centro-sinistra aveva
lasciato come ipotesi, in quel momento era un’ipotesi realistica, i 170 milioni
di intervento per le pratiche che erano state già evase, una possibilità di
intervento di 700 milioni e per l’emergenza e per la prevenzione.
Oggi noi verifichiamo che, al massimo, avremo a
disposizione 220 milioni e con una sottolineatura che voglio fare, riprendendo
quello che ha detto il Presidente Scopelliti, che i 220 milioni saranno utilizzati,
se ho capito bene – e, se ho capito male, gradirei essere corretto – solo in
direzione di prevenzione. Per cui, se le parole di Scopelliti sono vere – ed io
non ho ragione di pensare che non lo siano – i 220 milioni non potranno servire
per gli interventi e per le emergenze già verificatesi.
Quindi, concludendo, un dato viene fuori, che nonostante
la buona volontà – ripeto – caro Fedele, non c’è bisogno del tuo ordine del
giorno, perché noi aspetteremo Scopelliti all’attuazione dei fatti ed aspettiamo
che metta in movimento le sue prerogative di governatore della Calabria, per
promuovere tutti i confronti e tutti i suggerimenti, il contraddittorio che
deve avvenire nelle sedi istituzionali. Però un dato ormai è chiaro, che le
Regioni meridionali sono state lasciate quasi abbandonate a loro stesse da
questo Governo e che, nonostante nel Sud abbiamo governatori che si dimostrano
molto pugnaci nell’aggredire le questioni interne, notiamo che l’insieme dei
governatori meridionali ha un ascolto molto limitato sui tavoli romani.
Questo lo dobbiamo dire, perché è vero che voi ci
comunicate di avere a disposizione 220 milioni, ma rispetto alle possibilità
che c’erano di mettere in piedi un vero piano di intervento e di prevenzione,
queste possibilità sono estremamente ridotte.
Prendendo atto di questo, ribadiamo che nelle sedi
proprie, nelle sedi istituzionali, da un lato il gruppo del Partito democratico
invita il governatore Scopelliti a farsi carico fortemente e con decisione a
Roma di quelli che sono gli interessi legittimi di questa Regione. Noi saremo
accanto a te, Scopelliti, nel momento in cui sui tavoli romani porterai la
dignità e quelle che sono le attese della Regione Calabria, su questo non ci
sono dubbi.
Prendiamo atto che in questa fase, rispetto a quella
precedente, c’è stata una contrazione di risorse, a seguito del modo di
governare a Roma di un Governo che – non è polemica politica – è autenticamente
un Governo a trazione leghista. Noi abbiamo grande rispetto di quello che è
successo in Veneto, però per il Veneto si sono trovati 300 milioni in un
giorno, quindi quando il Presidente Scopelliti ci presenta 40 milioni in più
come un grande successo, noi prendiamo atto di questo successo, ma continuiamo
a dire che l’Italia guarda alle questioni del Centro-Nord in un modo e alle
questioni del Sud in un altro modo.
Quindi, caro Presidente, ti saremo vicini per tutte le
battaglie che vorrai fare a Roma per questa Regione, e ce ne sono tante: per la
sicurezza, per le infrastrutture... A proposito di Piano per il Sud, non ho
letto, al di là della solita Salerno-Reggio Calabria,
un’opera infrastrutturale importante di questa regione. Ti saremo vicini, per
quanto riguarda queste questioni aspettiamo la tua attività e la tua efficienza
ed aspettiamo che nelle sedi istituzionali, quando vorrai, ci coinvolgerai
democraticamente in un confronto in cui ognuno, dalla parte del suo ruolo,
possa esprimere la propria opinione, fare proposte e dare suggerimenti.
PRESIDENTE
…facciamo questo
incontro al banco.
(Interruzione)
Prego, onorevole Guccione.
Credo che Scopelliti
abbia posto una questione che merita una risposta. Credo che i calabresi abbiano deciso chi
deve governare
e chi deve fare opposizione in questa Regione, quindi, da
questo punto di vista, noi lavoriamo perché si
crei un’alternativa in Calabria.
Non so lui a chi si
riferisca quando parla di un tentativo di abbattere, ma la dialettica che c’è stata questa sera in Consiglio
regionale ed altre volte è tesa ad affermare che, pur nelle rispettive differenze,
governo ed opposizione, il confronto va nella direzione di trovare le giuste
soluzioni a problemi importanti come quelli, per esempio, di questa sera del
dissesto idrogeologico.
Ho voluto fare questa sottolineatura perché è
importante, è importante politicamente e perché su questo tema in Calabria ci
sia chiarezza, ma per venire al merito, se ho capito bene, domani o dopodomani
Per come è formulato il documento che ci è stato
proposto da Fedele, a un certo punto noi, come Consiglio regionale, dovremmo
fare auspicio perché il Governo nazionale sblocchi i fondi Fas
e quindi assegnare i 110 milioni di euro per arrivare a 220. Qui, però, non è
stata prospettata così la cosa, cioè i 110 milioni dei fondi Fas non ci sono, quelli che sono disponibili - e firmerete
dopodomani - sono 110 milioni di euro. Qui sveliamo l’arcano!
Quindi ancora il Governo non ha deciso di dare i 110
milioni dei fondi Fas, noi abbiamo a disposizione i
70 milioni che erano stati dati a suo tempo dopo l’emergenza Gioia Tauro, se ne aggiungono 40; non sono 220 milioni quelli che
avrà
Qui è il problema, qui è la questione, dobbiamo
intenderci. Secondo me, anche le risorse previste sono insufficienti che vanno
parzialmente, ma molto parzialmente ad affrontare la questione dell’emergenza.
Noi avremmo bisogno di un disegno di legge su questo
tema che coniughi emergenza e un Piano strutturale di prevenzione e di difesa
idrogeologica del territorio.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Adamo.
Se l’ordine del giorno si ritira, nulla osta; nel caso l’orientamento sia diverso, per quanto mi riguarda vorrei avanzare delle proposte emendative.
Per come è stato formulato, lascia supporre quello che
diceva Guccione, cioè pare
che l’avvio dell’accordo di programma, così
come è stato formulato quest’ordine del giorno, sia subordinato al cofinanziamento a carico della
Regione rinveniente dallo sblocco dei fondi Fas. Se
non ci dovesse essere tutto questo, si blocca – per come è stato formulato l’ordine del
giorno – addirittura la compiutezza e quindi l’avvio dell’accordo di
programma quadro.
Sono perché l’accordo di programma quadro, invece, parta, perché è uno strumento fondamentale.
Affinché questo accada, la proposta che avanzo qual è, onorevoli Talarico e Fedele? Di correggere nella forma, intanto, perché dire che il Consiglio
regionale impegna il Governo nazionale mi pare un po’ eccessivo, in quanto noi
non possiamo impegnare nessun
Governo nazionale.Dire che il Consiglio regionale
chiede al Governo nazionale lo sblocco dei fondi Fas,
senza indicarne la cifra, onde consentire,
eccetera, eccetera; aggiungerei che il Consiglio regionale
chiede alla Giunta regionale o autorizza
PRESIDENTE
Se i capigruppo si avvicinano al banco…
(I capigruppo si
portano al banco della Presidenza)
La parola all’onorevole Fedele.
L’ordine del giorno che avevamo preparato era stato
redatto prima dell’intervento del Presidente
Scopelliti. Siccome lui ha confermato pubblicamente che l’accordo di programma è in atto e che quindi questi fondi sono già disponibili,
è superfluo, anche se noi l’avevamo fatto non perché c’era il dubbio, ma per predisporre tempestivamente l’accredito
di questi fondi. Quindi è superfluo, visto che il Presidente Scopelliti ha confermato che l’accordo di
programma quadro è fatto e anche questi 10 milioni di
euro dei fondi Fas
saranno a breve accreditati alla Regione Calabria.
Per cui è inutile discutere
sull’ordine del giorno, visto l’intervento del
Presidente.
PRESIDENTE
Possiamo concludere
la seduta, il Consiglio regionale sarà
convocato a domicilio. La seduta è
tolta.
La seduta termina alle 17,28
Hanno chiesto congedo il consigliere D. Talarico, e l’assessore Stillitani.
(Sono concessi)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Magarò – “Attuazione del principio della premialità in favore degli enti locali” (P.L. n. 113/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione
consiliare - Affari, istituzionali e affari generali
– ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Magarò – “Norme sul difensore civico regionale e abrogazione
della legge regionale 16 gennaio
1985, n.
E’ stata assegnata alla prima Commissione
consiliare - Affari, istituzionali e affari generali.
(Così resta stabilito)
Magarò – “Modifiche alla legge
regionale n. 11 del 23 luglio
E’ stata assegnata alla
quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio –
protezione dell’ambiente.
(Così resta stabilito)
Magarò – “Istituzione Consulta regionale giovani” (P.L. n.
116/9^)
E’ stata assegnata alla
terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e
formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Magarò – “Norme
sull’iniziativa popolare e dei Consigli comunali, provinciali e delle autonomie locali e disciplina
dell’Istituto del referendum nella Regione Calabria” (P.L. n. 117/9^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione
consiliare - Affari, istituzionali e affari generali
– ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Magarò – “Introduzione delle screening uditivo neonatale obbligatorio” (P.L. n. 118/9^)
E’ stata assegnata alla
terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e
formative.
(Così resta stabilito)
“Misure per valorizzare il
patrimonio residenziale pubblico” (P.L. n. 119/9^)
E’ stata assegnata alla
quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio –
protezione dell’ambiente.
(Così resta stabilito)
Tripodi, Gallo – “Norme a sostegno dell’accoglienza, della integrazione partecipe e della tutela dei cittadini stranieri immigrati nella Regione Calabria” (P.L. n. 120/9^)
E’ stata assegnata alla sesta Commissione
consiliare - Affari della Unione europea e relazioni
con l’estero – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Tripodi – “Modifiche alla legge regionale n. 17 del 9 aprile
E’ stata assegnata alla sesta Commissione
consiliare - Affari della Unione europea e relazioni
con l’estero.
(Così resta stabilito)
Tripodi – “Modifiche alla legge regionale n. 23 del 26 novembre
E’ stata assegnata alla sesta Commissione
consiliare - Affari della Unione europea e relazioni
con l’estero.
(Così resta stabilito)
Orsomarso – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 8/2008 (Riordino della organizzazione turistica
regionale)” (P.L. n. 123/9^)
E’ stata assegnata alla
seconda Commissione consiliare – Bilancio programmazione economica e attività produttive.
(Così resta stabilito)
Nucera – “Norme di prevenzione contro i fenomeni dell’abuso e
dello sfruttamento dei minori: interventi a tutela e promozione della persona”
(P.L. n. 124/9^)
E’ stata assegnata alla
terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e
formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Nucera – “Interventi regionali a favore della cinematografia”
(P.L. n. 125/9^)
E’ stata assegnata alla
terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e
formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Nucera – “Tutela e valorizzazione dell’architettura rurale” (P.L.
n. 126/9^)
E’ stata assegnata alla
quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio –
protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica e attività produttive
– per il parere.
(Così resta stabilito)
Orsomarso – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 24/2008 <<Norme in materia di
autorizzazione, accreditamento, accordi
contrattuali e controlli delle strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche
e private>>” (P.L. n. 127/9^)
E’ stata assegnata alla
terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e
formative.
(Così resta stabilito)
De Gaetano – “Istituzione
del reddito sociale – sostegno al reddito in favore dei disoccupati, inoccupati
o precariamente occupati” (P.L. n. 128/9^)
E’ stata assegnata alla
terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e
formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Magarò – “Modifiche alla legge
regionale n. 28 del 17 agosto
E’ stata assegnata alla
terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e
formative.
(Così resta stabilito)
E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:
“Approvazione, ai fini dell’accesso ai finanziamenti
previsti dal Reg. (CE) n. 1234/2007, del programma
triennale 2010-2013, sottoprogramma Regione Calabria di cui al DM 23 gennaio 2006 “Attuazione dei regolamenti
comunitari sul miglioramento della produzione e commercializzazione dei prodotti dell’apicoltura”(Delibera G.R.
n. 737 del 16.11.2010) (P.L. n. 89/9^)
E’ stata assegnata alla
seconda Commissione consiliare – Bilancio programmazione economica e attività produttive.
(Così resta stabilito)
E’ stata presentata alla Presidenza
la seguente proposta di legge statutaria di iniziativa del consigliere Magarò:
“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 19
ottobre 2004, n.
E’ stata assegnata alla quinta Commissione consiliare - Riforme e decentramento.
(Così resta stabilito)
In data 9 novembre
2010, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la sotto indicata legge regionale. La stessa è stata pubblicata sul
supplemento straordinario n. 3 del 15 novembre 2010, al Burc
n. 20 del 2 novembre 2010:
legge
regionale 9 novembre 2010, n. 27, recante: “Abrogazione del comma 4 bis
dell’articolo 35 dello Statuto della Regione Calabria”.
Il comitato “Monasterace nel cuore” ha presentato una petizione popolare concernente “Richiesta ritorno del <<Mosaico del drago>> nella sede museale in Monasterace.
La petizione è stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività
sociali, sanitarie, culturali e formative – ai sensi dell’articolo 118 del Regolamento
interno del Consiglio regionale.
La proposta di legge n. 105/9^ di iniziativa del
consigliere Nucera, recante: “Misure straordinarie per favorire il reinserimento lavorativo
degli idraulico-forestali ex detenuti” in precedenza assegnata alla sesta Commissione
consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero – è stata
assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie,
culturali e formative – per l’esame di merito.
Deliberazione Giunta
regionale n. 713 del 9 novembre 2010;
Deliberazione Giunta regionale n. 714 del 9 novembre 2010;
Deliberazione Giunta regionale n. 715 del 9 novembre 2010;
Deliberazione Giunta regionale n. 716 del 9 novembre 2010;
Deliberazione Giunta regionale n. 717 del 9 novembre 2010.
Giordano, De Masi, D. Talarico.
Al Presidente
della Giunta regionale e all’assessore al lavoro,
alla formazione professionale, alla
famiglia ed alle politiche sociali. Per sapere – premesso che:
in particolare per
perseguire gli obiettivi della legge, è prevista l'istituzione di un fondo regionale di solidarietà
finalizzato all’erogazione di un contributo una tantum non tassabile a titolo
di assistenza sociale;
l'erogazione del contributo nella misura prevista dall'art. 4 della legge
è disposto con decreto dirigenziale entro il termine di sessanta giorni dalla
presentazione della domanda e lo stesso è riconosciuto per gli eventi verificatisi
dal 1° gennaio 2008;
per rendere operativa la normativa in esame
il termine per l’emanazione del regolamento è stato abbondantemente
superato e non si ha notizia di una sua imminente approvazione da parte della
Giunta regionale;
numerose sono le famiglie interessate alla concreta applicazione della
normativa regionale, il cui contributo, sia pur una tantum, potrebbe
contribuire ad alleviare le numerose difficoltà in cui versano a causa di un
contesto socio economico, quale quello calabrese, in grave crisi;
la normativa regionale salutata a suo tempo come un segno di civiltà e di
maturità della nostra regione sulle
problematiche del lavoro rischia di arenarsi e di trasformarsi in una legge
manifesto o in una tragica beffa per i beneficiari -:
se il regolamento di attuazione previsto dall'art. 6 della legge 26
febbraio 2010 n. 11 è in corso di elaborazione da parte degli uffici competenti
(dipartimento n. 10 settore n. 1 politiche del lavoro) e, in caso affermativo, conoscere
i relativi tempi di definizione e di successiva approvazione della Giunta
regionale;
se, in caso di totale o parziale omissione della relativa istruttoria che
potrebbe determinare un ulteriore dilatazione dei tempi, quali iniziative
intendono intraprendere per sollecitare con urgenza l'iter di elaborazione del
regolamento di attuazione e provvedere alla immediata approvazione dello
stesso;
quali iniziative intendono intraprendere per
avviare una immediata concertazione con gli enti individuati dall'art. 6 che
porti alla stipula di un protocollo di intesa finalizzato all’attuazione della
legge.
(63; 19.11.2010)
Chiappetta. Al Presidente
della Giunta regionale nella qualità di commissario alla sanità.
Per sapere – premesso che:
il servizio di
pronto intervento 118 è regolamentato dal DPR 27 marzo 1992, il quale definisce
i criteri per l'indirizzo ed il coordinamento alle Regioni nella determinazione
dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza;
ai
sensi del combinato disposto di cui agli artt. 2 e 12 del citato decreto, le
Regioni danno attuazione al sistema di emergenza sanitaria organizzando le
attività di urgenza ed emergenza sul territorio;
le postazioni
del 118 esistenti sul territorio dell'Alto Tirreno Cosentino vengono, di norma,
incrementate durante la stagione estiva con quelle situate nei Comuni di
Diamante e di Scalea. in considerazione
del rilevante numero di presenze turistiche;
pare sia
intenzione dell'Asp di Cosenza procedere alla conversione di una delle due
postazioni richiamate al punto precedente da sede stagionale in sede
continuativa, affinché prosegua la propria attività di presidio oltre il
periodo estivo;
tale iniziativa
- naturalmente se confermata - non potrebbe essere considerata lodevole se la
stessa dovesse determinare inutili sovrapposizioni con sedi già presenti sul
territorio interessato: l’istituzione di nuove postazioni in centri già serviti
si presenterebbe come uno spreco di risorse, non apportando alcun sensibile
miglioramento al servizio di pronto intervento già esistente, ponendosi,
invece, in evidente contrasto con la ratio ispiratrice dei principi posti a base del processo di
razionalizzazione del sistema sanitario regionale in atto;
recentemente,
la protesta avanzata dalle associazioni di volontariato che garantiscono il supporto
al servizio
tale
insostenibile situazione ha compromesso la possibilità, per queste
associazioni, di garantire un’adeguata azione di intervento, stante
l'impossibilità di poter acquistare anche solo il carburante necessario agli
spostamenti con i mezzi di soccorso -:
se corrisponde
al vero che il Commissario straordinario p.t. dell’Asp di Cosenza abbia intenzione di costituire
nuovi presidi di emergenza, piuttosto che avviare un processo di valutazione
delle condizioni delle sedi già esistenti con una eventuale riprogrammazione così da garantire migliori prestazioni
e maggiori garanzie ai cittadini;
se corrisponde
al vero che l’Asp di Cosenza stia ritardando armai da più di un anno i rimborsi
dovuti alle diverse associazioni di volontariato che svolgono attività di
presidio 118 e, se la risposta è affermativa, per quali motivi;
se l'Asp di
Cosenza intenda, e con quali modalità e in che tempi, risolvere la controversa
questione considerato che, malgrado i ritardi evidenziati nell'erogazione delle
risorse finanziarie alle associazioni di volontariato, gli operatori stanno
continuando a garantire un servizio essenziale su tutto il territorio
provinciale, dimostrando grande senso di responsabilità
e alta professionalità.
(64;
19.11.2010)
Chiappetta, F. Aiello, Guccione, Gallo. Al Presidente
della Giunta regionale nella qualità di commissario alla sanità.
Per sapere – premesso che:
a seguito di espletamento di gara d'appalto indetta
dall'ex Azienda sanitaria n. 2 di Castrovillari (attualmente accorpata nell'Asp
di Cosenza), l’Ati Medicasaie
otteneva in affidamento la gestione delle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) presenti nei comuni di Spezzano Albanese e Mottafollone;
in conformità al Piano sanitario regionale ed alla normativa vigente, la
ditta citata avanzava, nel dicembre 2006, alla Regione Calabria (per tramite il
Dipartimento tutela della salute), richiesta autorizzativa
al funzionamento delle due strutture;
sulla scorta di parere negativo espresso dall'Asp di Cosenza - peraltro
intervenuto assolutamente oltre i termini di legge e solo a seguito di formale
diffida ad adempiere della ditta - il Dipartimento regionale avviava nell'agosto
2008 procedimento rejettivo dell'istanza autorizzativa conclusosi, nonostante le controdeduzioni ed i
chiarimenti resi nell'iter stesso dall'Associazione, con la negazione del
provvedimento richiesto per entrambe le residenze;
avverso i provvedimenti regionali veniva proposto
dall'interessata ricorso al Tar Calabria che, con sentenze nn.
1245/1246 del 21 Maggio 2010, accogliendo in
toto le doglianze dell'Associazione, annullava i due provvedimenti rejettivi;
l'inattività delle strutture che dovrebbero ospitare le Rsa di Spezzano Albanese e di Mottafollone
- peraltro immediatamente adeguate, dalla ditta aggiudicatrice, alla normativa
vigente - sono rimaste, dal 2006 ad oggi, del tutto inutilizzate, determinando
ciò non solo un danno finanziario di notevole entità alla ditta stessa, ma,
soprattutto, un ineludibile spreco di risorse evidentemente connesso alla
lesione del diritto alla salute ed
alle cure nei territori contemplati, peraltro come stabilito e programmato
dalla stessa P.A. con l’indizione della gara d'appalto per l'affidamento
gestionale del servizio;
il
tutto ha pure favorito, inevitabilmente, il proliferare in quelle zone di
strutture private capaci di fornire quel servizio non reso per le problematiche
che si sono succedute, con evidente aumento dei costi a carico del Ssr;
nonostante il
Tar Calabria abbia riconosciuto l'illegittimità dei provvedimenti di diniego
delle autorizzazioni, sembrerebbe che nulla sia stato concretamente attuato per
la definizione del procedimento relativo al rilascio dell'autorizzazione al
funzionamento delle Rsa in oggetto -:
se sia venuto
a conoscenza, attraverso i competenti uffici del Dipartimento della Salute
della Regione Calabria, dell’emanazione delle due sentenze con cui il Tar si è
pronunciato in merito ai ricorsi presentati avverso l'illegittimità del diniego
dell'autorizzazione al funzionamento delle Rsa di Mottafollone e Spezzano Albanese spettante all'Ati Medicasaie;
per quali
ragioni, più in particolare, i competenti uffici non avrebbero inteso, dal giugno
2010 ad oggi, in ossequio alle pronunce giudiziarie di annullamento, procedere
per il rilascio dell'autorizzazione al funzionamento delle due strutture;
se non risulti
opportuno definire il procedimento medesimo non solo in ossequio alle
richiamate decisioni giudiziarie, ma anche nella considerazione che
l'autorizzazione al funzionamento non comporterà per il Ssr,
nell'imminenza, costi aggiuntivi stante i tempi burocratici necessari
all'ottenimento dell'accreditamento da parte delle residenze stesse;
se non si
intenda provvedere in tal senso per dirimere gli effetti dannosi che un
provvedimento illegittimo ha sino ad ora prodotto e che ulteriore ritardo potrà
solo aggravare;
se non ritenga
opportuno, infine, nominare una Commissione d'indagine per individuare
l'eventuale esistenza di responsabilità che, a causa della dedotta inerzia,
possano far conseguire a carico dell’amministrazione regionale
indubbie richieste risarcitorie con ulteriore danno all’erario.
(65;
19.11.2010)
Nucera. Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere – premesso che:
il fenomeno
degli incidenti sui luoghi di lavoro costituisce un problema sociale, che
incide sulla vita, oltre che del lavoratore, anche su quella della sua
famiglia, che si trova improvvisamente, oltre che in presenza di una carenza
affettiva, anche nell'assenza di una fonte di reddito;
rilevando la
necessità di un sostegno ai familiari di soggetti vittime di infortuni sul
lavoro,
i lavoratori
vittime di incidenti sul lavoro e le loro famiglie non possono essere
abbandonati al loro tragico destino, ma devono essere concretamente supportati
attraverso adeguati interventi di sostegno e solidarietà;
a tutt'oggi,
non è stato predisposto dalla Giunta regionale il Regolamento di attuazione,
previsto dall'art. 6 della legge regionale 26 febbraio 2010, n. 11, e in tal
modo è stato vanificato l'operato legislativo -:
se ritiene
opportuno e necessario finanziare, per tutti gli istituti ivi previsti, la
legge regionale 26 febbraio 2010, n.11 (Interventi regionali di solidarietà a
favore dei familiari di lavoratrici e lavoratori deceduti o gravemente invalidi
a causa di incidenti sui luoghi di lavoro);
se ritiene
opportuno predispone il Regolamento di attuazione, previsto dall'art. 6 della
suddetta legge regionale 26 febbraio 2010, n. 11.
(67; 23.11.2010)
Giordano. Al Presidente della Giunta regionale nella
qualità di commissario ad acta per l'attuazione del
piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario. Per sapere – premesso
che:
nell'ambito
del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario, con decreto n. 18 del
22 ottobre 2010 è stato approvato il piano di riordino delle tre reti
assistenziali, ovvero il riordino della rete ospedaliera, della rete
emergenza-urgenza e della rete territoriale;
nell'allegato
concernente il riordino della rete ospedaliera viene prevista la chiusura delle
strutture che non garantiscono almeno 500 parti annui;
che, pertanto,
alla luce di tale indicazione il reparto di ostetricia dell'ospedale di Melito P.S. (RC) rientra fra le strutture destinate alla
cessazione dell'attività;
tale scelta è da
considerarsi errata e conseguenza di una asettica e automatica applicazione
delle linee guida nazionali (fra l'altro non ancora approvate) che, come
specificato dallo stesso ministro della Salute, in sede di applicazione
dovranno tener conto delle specifiche realtà territoriali;
la decisione
del Commissario non tiene assolutamente in conto la tradizione secolare di
prestigio e di eccellenza del reparto di ostetricia dell’ospedale melitese, il quale garantisce ogni anno circa quattrocento
parti, nel rispetto della media nazionale richiesta per i parti cesarei, ed è
dotato degli essenziali standard di qualità previsti dalle linee guida
nazionali e più precisamente:
a) guardia
ostetrica attiva 24/24 ore con medici in numero adeguato per affrontare le
urgenze;
b) assistenza
pediatrica neonatale 24/24 ore;
c) analgesia
epidurale 24/24ore;
d) diagnostica
per immagini, laboratorio d'urgenza ed emostrasfusionale
24/24 ore;
dal punto di
vista territoriale e logistico il reparto di ostetricia risponde alle esigenze di
un vasto territorio che comprende numerosi centri dell'area grecanica
e altri comuni limitrofi e la chiusura dello stesso porrebbe seri problemi in
termini di garanzia dei livelli essenziali di assistenza, tenuto conto della
notevole distanza di alcuni paesi come Roccaforte del Greco, Palizzi, Bova, San Lorenzo ecc. rispetto ai servizi di
ostetricia più prossimi (Reggio e Locri);
appare, quindi,
illogica e irrazionale la decisione maturata di chiusura immediata del reparto
del nosocomio melitese, anche alla luce delle recenti
dichiarazioni del ministro Fazio che ha evidenziato la necessità,
nell'applicazione delle linee guida, di un’attenta programmazione, anche dal
punto di vista temporale, sulla base delle realtà territoriali di riferimento;
al contrario,
si desume dal piano di riordino una salvaguardia, a discapito delle strutture
pubbliche, delle strutture private il cui unico merito sarebbe quello di
superare i 500 parti l'anno, pur in assenza di quei supporti di qualità, presenti
nel nosocomio melitese, che, al contrario, dovrebbero
rappresentare i criteri fondamentali per determinare il mantenimento o la
chiusura del servizio -:
se risponde al
vero che a partire dal 10 dicembre 2010 il reparto di ostetricia dell'ospedale
di Melito P.S. cesserà la propria attività come punti
nascita;
in caso
affermativo, non sia il caso, alla luce di quanto specificato in premessa,
sospendere il provvedimento di chiusura e attivare un tavolo di concertazione
con i sindaci dell'area, le rappresentanze sindacali, la classe medica al fine
di valutare, nel rispetto della legislazione vigente, la possibilità di
preservare e potenziare il reparto di ostetricia dell'ospedale melitese.
(68;
25.11.2010)
Giordano. Al Presidente della Giunta
regionale nella qualità di commissario
ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai
disavanzi del settore sanitario. Per
sapere – premesso che:
nell'ambito
del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario, con decreto n. 18 del
22 ottobre 2010 è stato approvato il piano di riordino delle tre reti
assistenziali, ovvero il riordino della rete ospedaliera, della rete
emergenza-urgenza e della rete territoriale;
nei relativi
allegati facenti parte del suddetto decreto viene preso in esame il riassetto
del Ssr con la previsione del processo di
riconversione di diverse strutture ospedaliere;
è prevista la
gestione del processo di riconversione da parte di un apposito gruppo operativo
costituito in ogni azienda secondo le direttive di uno specifico e successivo
decreto del commissario ad acta;
viene
stabilito che al riordino della rete ospedaliera privata accreditata si
procederà con successivo provvedimento;
altresì, al riordino della rete laboratoristica pubblica e privata si
procederà con successivo provvedimento;
dalla lettura
del decreto n. 18 non si evince alcuna previsione in ordine alla futura
utilizzazione del personale medico operante all'interno delle strutture da
chiudere o riconvertire;
tale omessa
previsione rischia di creare una situazione di stallo che non permette di
programmare un efficace riutilizzo del personale medico che ha accumulato negli
anni una notevole esperienza professionale;
addirittura,
in assenza di un piano programmatico si può ipotizzare il rischio che diverse
figure professionali, in mancanza di una loro valorizzazione e mantenimento nei
ruoli apicali che rivestivano nelle strutture originarie, possano abbandonare
la sanità pubblica a favore di quella privata determinando così un abbassamento
della qualità dei servizi erogati -:
se nell'ambito
degli interventi afferenti la riorganizzazione ospedaliera è stata prevista la
riutilizzazione, la valorizzazione del personale medico inquadrato nelle
strutture ospedaliere per le quali è prevista la riconversione e/o la chiusura;
se, in caso
contrario, al fine di non disperdere le professionalità acquisite, non sia il
caso di predisporre un decreto o provvedimento specifico che affronti in modo
sistematico l'inquadramento del personale medico.
(69;
25.11.2010)
Morelli. Al Presidente
della Giunta regionale. Per sapere – premesso
che:
da
informazioni dirette risulta che, per quanto concerne gli appartenenti alle FF.AA. e a tutti gli
altri Corpi di Polizia che hanno contratto gravi patologie in servizio, non
sono esenti dal pagamento del ticket sanitario;
ad esempio
alcuni di essi, nello svolgimento della loro propria attività, al servizio dello
Stato ed in rappresentanza di tutta la collettività italiana,
hanno contratto infermità quali “Ipoacusia bilaterale da trauma acustico da sparo, Spondiloartrosi cervico-lombo-sacrale
con presenza di ernia del disco, Periartrite bilaterale”;
ad esempio,
per tali patologie invalidanti di carattere permanente, riconosciute dagli
organi competenti, quali causa di servizio ascrivibili alla tabella “A” 8^
categoria (cod. S03), è necessario ricorrere all’utilizzo di farmaci lenitivi
del dolore a scopo terapeutico;
comunque, sino
alla data dell’8 maggio u.s., i militari e gli appartenenti ai Corpi di Polizia
in questione, per l'acquisto dei necessari medicinali, erano stati esentati dal
pagamento di qualsiasi forma di ticket sanitario;
dalla data
immediatamente successiva, stante il generalizzato intervento in materia da
parte dell’attuale governo regionale, le categorie citate in oggetto si sono
viste costrette a corrispondere delle considerevoli somme per proseguire le
obbligatorie cure;
a tutt'oggi
gli appartenenti ai Corpi delle FF.AA. e di Polizia, residenti in Calabria,
dopo avere onorevolmente servito
comunque,
analoga considerazione può farsi anche per una moltitudine di soggetti civili;
come già
accennato, tanto, è il frutto di un intervento dell'amministrazione regionale,
scarsamente attenta alle particolari situazioni assolutamente
degne di differenziazione, ma anche di una malsana gestione del sistema sanitario
territoriale, che oggi si tenta, maldestramente, di ricomporre facendo gravare
gli oneri relativi, indiscriminatamente, su tutta la società civile calabrese;
d'altro canto,
anche il Governo nazionale contesta il piano di rientro sanitario redatto da
codesta, Giunta, con il quale l'errore di
pochi sarà posto a carico di chiunque, senza considerare la già pesante
incidenza negativa dell'odierna crisi economica sulle scarse risorse dei cittadini
-:
se, è intenzione
del governo regionale
prendere in considerazione la problematica in premessa richiamata;
quali
iniziative, in caso positivo, intende porre in essere circa il gravoso ticket sanitario introdotto anche in circostanze
così degne di tutela come quelle precedentemente rappresentate;
quali provvedimenti
ed atti concreti intende, quindi, adottare per esonerare dal pagamento del ticket sanitario
gli appartenenti alle FF.AA. e Corpi di Polizia che hanno contratto patologie
ascrivibili a cause di servizio.
(70;
25.11.2010)
Mirabelli. Al Presidente
del Consiglio regionale. Per sapere – premesso che:
con il riassetto dei servizi sociali previsto dalla legge regionale 23/2003 fecente riferimento alla legge quadro 328/2000 alla Regione Calabria spetta la funzione di programmazione, indirizzo e coordinamento degli enti locali quali Province e Comuni con la necessità di integrare le attività di questi ultimi con quelle dei gestori delle strutture sociali e delle famiglie con situazioni di disagio e che specificamente tra le varie tipologie di accoglienza delle realtà di disagio sociale, ci sono i centri diurni per disabili mentali, servizi in perfetta sintonia con quanto statuito dalla legge Basaglia e che garantiscono al disabile il mantenimento del rapporto con la famiglia e, al contempo, offrono un insostituibile supporto alla famiglia durante le ore diurne, consentendo alla stessa lo svolgimento delle attività quotidiane;
nel corso degli anni alle dette strutture sono stati richiesti sempre nuovi e maggiori adeguamenti strutturali, funzionali e di personale specialistico, regolarmente assunto con contratto nazionale di categoria che incidono significativamente sulla tenuta economica delle suddette strutture, del resto a fronte di una erogazione di una retta regionale giornaliera pari a €. 26,00 ad utente iniqua ed inefficiente, costringendo e condizionando i centri diurni per disabili mentali a non poter operare nel migliore dei modi;
nelle varie Regioni d'Italia, strutture simili percepiscono rette decisamente più elevate, si va dall'Emilia Romagna che addirittura differenzia il livello di disabilità tra moderato €. 64,00, medio €. 85,00 e grave €. 112,00, alla regione Abruzzo con €. 42,00, Lombardia con una retta giornaliera di €. 86,00 e via discorrendo, fino ad arrivare alla Calabria con il più basso contributo;
solo nel 2009
se tale sistema ove dovesse permanere invariato, paradossalmente, amplificherà la spesa a carico della Regione Calabria in quanto le situazioni di disagio sociale oggi accolte in ambito sociale dovranno trovare forme di accoglienza sanitaria decisamente più costose e con amplificazione, peraltro, del tasso di incongruità dei ricoveri, oggi in Calabria abbastanza presenti;
tutto ciò, vale la pena di
sottolineare, in totale controtendenza all'orientamento nazionale che punta sul
potenziamento del sociale per contenere i
costi della sanità, promuovendo e incentivando la nascita dei servizi in ambito
sociale per il contenimento delle situazioni di disagio, confinando al settore
sanitario solo quelle situazioni che in ipotesi residuali e minimali non
possono trovare accoglienza nel sociale e, soprattutto, limitando l'accoglienza
sanitaria al tempo strettamente necessario a far rientrare in range di
compensazione patologie momentaneamente scompensate -:
come
mai ad oggi solo i centri diurni per disabili mentali non hanno percepito l'adeguamento
rette 2009 mentre per le altre strutture ricadenti, pure nella previsione di
aumento della richiamata delibera regionale 428/24.07.2009, i relativi oneri
sono stati già da mesi pagati?;
ancora,
relativamente all'anno 2010 era stato annunciato dal dipartimento 10, obiettivi
strategici un tavolo tecnico per la concertazione dei servizi al quale
avrebbero dovuto partecipare tutte le tipologie di strutture sociali. Non solo
il previsto tavolo tecnico ad oggi non c'è stato ma per l'anno 2010 non c'è
certezza circa la retta regionale spettante alle dette strutture. I centri
diurni per disabili hanno chiesto da mesi al dipartimento obiettivi strategici,
al direttore generale e all'Assessore al ramo un incontro finalizzato alla
discussione di problematiche concernenti il loro settore. Come mai il detto
tavolo tecnico non è stato ancora organizzato atteso che il 2010 è quasi
terminato?;
relativamente
all'anno 2010, quale è la retta regionale spettante ai centri diurni per
disabili mentali atteso che l'assessorato alle politiche sociali dichiara
sofferenze economiche dovute al gravare ancora sui propri fondi di bilancio
delle Rsa strutture prettamente sanitarie la cui
collocazione non può che essere in ambito sanitario?;
se
da una indagine Istat, le cui tavole sono visionabili sul sito www.istat.it/sanità/assistenza
le politiche del Welfare presentano numerosi elementi di variabilità sul
territorio nazionale e all'interno di questo quadro
(66;
22.11.2010)
Mirabelli. Al Presidente della Giunta
regionale. Per sapere - premesso che:
con circolare del dirigente generale vicario Bruno Zito
in data 27 maggio sono state sospese le procedure per la stabilizzazione dei
medici;
in data 31/12/2010 circa 150 medici precari che attualmente lavorano
presso l'Asp di Cosenza rischiano di trovarsi disoccupati;
circa 70 di questi dirigenti medici sono in possesso dei requisiti
previsti dalla legge 1 del 2009 che prevede la stabilizzazione a tempo indeterminato;
per la dirigenza medica il contratto a tempo indeterminato prevede
necessariamente il superamento di una procedura concorsuale con la riserva fino
al 50% dei posti a favore di quelli con contratto a tempo determinato -:
quali siano le ragioni per cui l'Asp di Cosenza non abbia proceduto
ancora all'applicazione dell'art. 6 della legge regionale 1 del 15/1/2009 in
base alla quale "le aziende sanitarie provinciali ed ospedaliere, previo
superamento di apposito procedura selettiva, procedono ad assunzione a tempo
indeterminato del personale che sia attualmente in servizio e che abbia
stipulato contratti di lavoro, anche con tipologia di collaborazione coordinata
e continuativa, in data anteriore al 28 settembre 2007, fermo restante il
rispetto degli impegni assunti dalla Regione Calabria a seguito dell'accordo
Governo-Regione per il Piano di Rientro Sanitario";
quali iniziative
(71; 29.11.2010)
Gallo. Al Presidente
della Giunta regionale nella qualità di commissario per l’attuazione del piano di
rientro della sanità calabrese. Per sapere – premesso
che:
nell'ambito dell'annunciato piano di ristrutturazione del sistema
sanitario calabrese diversi ospedali dovrebbero divenire oggetto di
riconversione;
per effetto di detta riconversione, alcuni presidi ospedalieri esistenti
dovrebbero essere trasformati in punti di primo intervento, mentre altri Reparti
dovrebbero cessare le loro attività;
la prospettata riconversione, secondo fonti sindacali, potrebbe
comportare il mancato rinnovo dei contratti a tempo stipulati con centinaia di
medici, molti dei quali con scadenza fissata al 31 dicembre prossimo, concretizzandosi
di fatto in un impoverimento dell'offerta sanitaria territoriale -:
se il governo regionale sia a conoscenza della situazione;
se quanto segnalato risponda al vero;
se e come lo stesso intenda eventualmente procedere al rinnovo dei
contratti in scadenza.
(6; 26.11.2010)
Il Consiglio
regionale
premesso che:
il territorio
del Comune di Montalto Uffugo (CS), e segnatamente
quello in cui ricadono le frazioni di Pianette e Lucchetta,
è attraversato dal tracciato dell'elettrodotto Altomonte-Feroleto,
segmento dell'elettrodotto a 380 Kv Laino-Feroleto-Rizziconi;
detto
tracciato, opera della società Terna S.p.A., presenta notevoli incongruenze
sotto il profilo della sicurezza e della salute pubblica, in quanto non in
linea con la normativa vigente in materia;
tali
incongruenze sono state fatte rilevare in più occasioni, attraverso lettere e
delibere, dallo stesso Comune di Montalto Uffugo;
lo stesso
Comune di Montalto Uffugo (CS), proprio in ordine
alle sconvenienze di cui sopra, aveva affidato un incarico di consulenza
tecnica all'ing. Giancarlo Spadanuda, la cui perizia
finale rilevava come "l’ubicazione in altra zona dell'elettrodotto"
si rendeva quanto mai necessaria, per ragioni "ingegneristiche, biologiche,
sanitarie ed ambientali";
agli atti
della Regione Calabria non risulterebbe prodotta alcuna Via (Valutazione di
impatto ambientale) né alcuna Vas (Valutazione
ambientale di strategia);
una vistosa
incongruenza è riscontrabile nella distanza del predetto tracciato con le
abitazioni di centri abitati già richiamati (In alcuni tratti i cavi passano a
meno di cinquanta metri da civili abitazioni), sebbene proprio il Ministero
dell'ambiente, con decreto n. 6102 del 2002 ne avesse avvertito
le effettive e
palesi criticità riscontrabili nelle frazioni Pianette e Lucchetta
di Montalto Uffugo (CS), peraltro già rilevate nel Dec. VIA/3052 del 1998, avevano indotto il Ministero dell'ambiente
a sostenere la necessità che si individuasse un nuovo tracciato;
nel dicembre del
2007, sulla base dell'accordo raggiunto al Ministero dell'ambiente per la modifica
del tracciato,
il Ministero
dello sviluppo economico, con nota n. 0003148 del 15 febbraio 2008, dava avvio
al procedimento autorizzatorio relativo al progetto
in variante presentato da Terna S.p.A., con formale richiesta al Ministero dell'ambiente
di pronuncia sulla compatibilità ambientale dell'opera;
il progetto in
variante presentato da Terna S.p.A. è stato regolarmente depositato presso
dal 2005, anno
in cui è partita l’energizzazione dell'elettrodotto,
molti sono i disturbi fisici, in forma generalizzata, che si sono riscontrati
tra i residenti di centri abitati già richiamati, segno di un'attività nociva
ed inquinante delle onde elettromagnetiche generate dai cavi dell'alta
tensione;
è oltremodo dimostrato,
da rilievi epidemiologici, l'aumentata incidenza di leucemie infantili ed altre
patologie conseguenti all’esposizione a campi elettromagnetici;
nondimeno
Terna S.p.A. non ha mai fornito documentazione sul "principio di
precauzione" sull'elettromagnetismo formulato alla Conferenza internazionale
su ambiente e sviluppo di Rio de Janeiro (1992);
uno studio
condotto dal Prof. Luigi Maximilian Caligiuri, esperto di fisica ambientale presso l'inglese Wessex Institute of Technology, proprio sui rischi
connessi all'esposizione ai campi rnagnetici generati
dai cavi dell'elettrodotto in questione, ha evidenziato seri elementi di
criticità per la salute dei residenti;
Impegna
ad assumere,
sul piano politico ed istituzionale, e per quanto di competenza della Regione,
ogni utile, tempestiva e concreta iniziativa, nei confronti della società Terna
S.p.A. e del Ministero dell'ambiente, atta a conseguire il risultato di una
modifica dell'attuale tracciato dell'elettrodotto ovvero di un interramento dei
cavi - com'è previsto, tra l'altro, dal Piano energetico della Regione Calabria
del 31 marzo 2005, nel caso di attraversamento in aree abitate - nel tratto che
interessa il territorio ed alcuni centri abitati del Comune di Montalto Uffugo (CS), stante l'assoluta pericolosità del medesimo
per la salute dei residenti;
a chiedere,
perciò, con urgenza un incontro al Ministro dell'ambiente, coinvolgendo
all'uopo la stessa società Terna S.p.A., per affrontare risolutamente ed
efficacemente la questione e far valere le istanze dei cittadini di Montalto Uffugo (CS), anche al fine di un approfondimento delle
ragioni che hanno indotto la preposta Commissione nazionale per la valutazione
degli impatti ambientali (Via) ad esprimere parere negativo “interlocutorio” in
ordine al progetto in variante sopra richiamato, bloccando di fatto ogni
possibile ed immediata soluzione al problema, le cui implicazioni negative dal
lato dei diritti e della salute dei cittadini del territorio interessato, sono
ormai definitivamente acclarate.
(20;
19.11.2010) D. Talarico, De Masi, Giordano
Il Consiglio regionale della Calabria,
premesso che:
tra i principi e le finalità, ex art. 2 dello Statuto della Regione Calabria è testualmente previsto:
1.
2.
a) l'effettiva tutela e il pieno esercizio, per tutti, di diritti e interessi riconosciuti dalla Costituzione, operando per il superamento degli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana;
b) il riconoscimento dei diritti delle fasce più deboli della popolazione mediante il superamento delle cause che ne determinano la disuguaglianza e il disagio;
c) la rimozione di ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, economica e culturale, nonché la promozione della parità di accesso tra gli uomini e le donne alle cariche elettive;
...(omissis) il sostegno della famiglia, orientando a tal fine le politiche sociali, economiche e finanziarie e di organizzazione dei servizi.
è, altresì, previsto che
la violenza sulle donne intesa come abuso, sopraffazione, limitazione della libertà personale, disparità di trattamento e sottrazione di opportunità, violazione dei diritti, rappresenta una violazione dei diritti fondamentali della persona ed anche un fenomeno che coinvolge l'intera struttura della società ovvero la vita sociale in tutte le sue articolazioni;
il danno causato dalla violenza di genere e della violenza sui minori ha anche una dimensione lesiva pubblica, posto che viene leso il diritto-dovere pubblico spettante alle Istituzioni centrali e periferiche di garantire l’integrità psicofisica dei propri consociati e di eliminare ogni ostacolo che limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini impedisca il pieno sviluppo della personalità umana;
la costituzione di parte civile nel processo penale può essere chiesta da chi dimostra di aver subito un danno come conseguenza del reato;
l'amministrazione regionale riceve, per quanto sopra detto, un danno dal reato di violenza di genere e dalla violenza sui minori;
su proposta della Commissione regionale delle Pari opportunità,
impegna
ad attivare tutti gli strumenti di legge per la costituzione di parte civile della Regione Calabria in tutti i processi celebrati nel suo territorio nel quale sono contestati reati che presuppongono l'esercizio di condotte violente, anche di carattere morale, ai danni delle donne e dei minori;
affinché
(21; 22.11.2010) Bilardi
Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che
in data 11 febbraio 2000
il suddetto accordo ha previsto il trasferimento dei beni, degli impianti
e delle infrastrutture aziendali, a titolo gratuito, alla Regione Calabria e la
proprietà della nuova società a responsabilità limitata, operativa dal 1° gennaio 2001, al Ministero dei
Trasporti;
le ferrovie della Calabria hanno
anticipato a mezzo stampa un piano industriale senza il coinvolgimento delle organizzazioni
sindacali che prevede la chiusura delle linee Taurensi
“Cinquefrondi-Gioia Tauro”
e la linea “Ferrata-Pedace San Giovanni in Fiore”,
dette linee servono un bacino di circa duecentomila abitanti, garantendo un
servizio indispensabile a studenti e pendolari;
le linee in questione impiegano 200 lavoratori, costituendo una
importante realtà economica in tutto il territorio calabrese;
contro l'ipotesi di dismissione i lavoratori delle "Ferrovie della
Calabria" hanno proclamato il 16 novembre 2010 lo "stato di
agitazione", successivamente trasformato in sciopero e blocco dei servizi
nei giorni 25 e 26 novembre; la paventata dismissione delle tratte taurensi ha inoltre suscitato grande allarme nella
popolazione della Piana di Gioia Tauro, spingendo
molti amministratori locali alla mobilitazione in favore dei lavoratori e in
difesa dei servizi di collegamento garantiti da FdC;
dal Cda delle "Ferrovie della Calabria" non è stata ancora
fornita nessuna informazione sui contenuti del piano industriale e sul futuro
delle linee in questione, circostanza che aumenta la preoccupazione per il
futuro delle tratte ferroviarie in oggetto e dei lavoratori che vi sono
impiegati;
le scelte del Governo nel settore dei trasporti stanno penalizzando
gravemente
impegna
e il Presidente della Giunta della Regione Calabria ad intraprendere ogni
azione politica utile a salvaguardare il futuro delle Ferrovie della Calabria e
delle tratte, attivandosi presso il Governo e, in particolar modo, presso il Ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti affinché vengano rivenuti i fondi
necessari per garantire il potenziamento e il ripristino dei tratti nella rete
di comunicazione della Piana di Gioia Tauro e della
tratta silana e il mantenimento dei servizi
automobilistici fino ad ora gestiti. Inoltre, si interroga il Presidente della Giunta
regionale sul mantenimento dei fondi Fas per
la realizzazione delle metropolitane leggere Catanzaro-Germaneto e Cosenza-Unical, progettate
a scartamento ridotto e, pertanto, suscettibili di fare sistema con le Ferrovie della Calabria.
(22; 29.11.2010) De Gaetano, Aiello, Battaglia,
Principe, Guccione, Loiero, Scalzo, Maiolo, Amato, Franchino
Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che
con delibera del 20 ottobre 2010 il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva relativa al ritardo nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni;
è fatto obbligo agli Stati nazionali recepire la menzionata delibera ed adeguare la loro legislazione entro due anni a decorrere dal giorno della pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea;
la difficile congiuntura economica, il lungo periodo di stagnazione e la mancanza di liquidità stanno fortemente penalizzando le piccole e medie imprese della nostra regione;
le imprese e le aziende private si trovano in una condizione di sofferenza dovuta anche al ritardo con cui gli enti pubblici e la pubblica amministrazione corrispondono i pagamenti per la fornitura di beni e servizi;
in Calabria i ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni arrivano a toccare anche i due anni;
pur fronteggiando i ritardi nei pagamenti dei beni e servizi venduti alle pubbliche amministrazioni, le imprese sono comunque chiamate a corrispondere i costi previdenziali, dell'Iva, dell'Irpef;
tali ritardi si ripercuotono negativamente sullo sviluppo, sugli investimenti e sulle possibilità di offerta occupazionale delle imprese;
impegna
il Presidente della Giunta ad intraprendere tutte le azioni possibili per
sollecitare il Governo nazionale ed il Parlamento italiano a recepire la
delibera comunitaria sui ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione
ed a conformare la normativa nazionale alle nuove disposizioni europee.
(23; 29.11.2010) Censore, Bruni, Aiello, Guccione, Mirabelli, Franchino
Grillo. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
sul Burc parte III del 7 maggio p.m. è stato pubblicato il decreto 5538 della Stazione unica appaltante del 14 aprile 2010 avente ad oggetto “Indizione gara d'appalto per l'affidamento del Servizio di assistenza tecnica all'autorità di gestione del Por Calabria Fesr 2007-2013 per le attività di controllo di primo livello delle operazioni finanziate dal Programma e all'autorità di certificazione ed approvazione atti”;
la suddetta gara d'appalto, per come si legge nel decreto, verrà aggiudicata con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa;
l'importo presunto dell'appalto è di € 2.800.000,00, una cifra senz'altro rilevantissima per una gara implicante attività prevalentemente intellettuale, almeno per come si evince dal documento di cui alle pagg. 22 e ss., dell'allegato alla deliberazione di Giunta regionale n. 824 del 14.12.2009 (Burc parte I dell'1 febbraio 2010);
tra i requisiti richiesti dal bando ai soggetti partecipanti vi è quello dell'aver conseguito nell'ultimo triennio un fatturato globale di almeno 3,500.000,00 euro. Tuttavia, il bando prevede l'istituto dell'avvalimento, ad avviso dello scrivente più confacente ad una gara d'appalto di lavoro che ad affidamenti di questo genere;
nel bando appare mancare completamente il requisito essenziale del termine per la ricezione delle offerte. Infatti, sia nell'allegato a pag. 5574 del Burc sia all'allegato a pag. 5595, 5596 e 5601 del Burc, il termine perentorio è fissato alla data del "00.00.2010" -:
se non sia il caso, nonostante le immaginabili esigenze di celerità nell'attuare il Por Calabria 2007-2013, di ritirare il suddetto bando e farlo immediatamente ripubblicare conferendogli tempi certi per presentare le offerte. Ciò ricordando che la mancata indicazione del termine potrebbe causare contenzioso giudiziario, data la rilevanza della cifra alla base dell'appalto;
se non sia il caso, una volta ripubblicato il suddetto bando, di ripensare ad alcuni suoi contenuti, in particolare quelli relativi al totale affidamento esterno dei controlli di primo livello e al sistema dell'avvalimento.
(5; 16.05.2010)
Risposta – “In
riferimento alla interrogazione a risposta scritta n. 5/9^ dell’onorevole Alfonsino
Grillo “Sulla pubblicazione del decreto n. 5538 della Stazione unica appaltante” ed afferente alla procedura di gara per
l’affidamento del Servizio di assistenza tecnica all’autorità di gestione del
Por Calabria, Fesr
2007-2013, per le attività di controllo di primo livello
delle operazioni finanziate dal programma e all’autorità di certificazione, si
relaziona quanto segue:
a)
l’importo
presunto dell’appalto è stato contabilizzato dall’amministrazione contraente
(Dipartimento 3 – programmazione
nazionale e comunitaria), unica competente a stabilire quali debbano essere i
servizi da esternalizzare. Il dipartimento competente
ha trasmesso a questa Autorità regionale il capitolato speciale di appalto
contenente la specifica dell’oggetto dell’appalto stesso e la sua
quantificazione e comunque il valore stabilito, pari a € 2.800.000,00, è quello
complessivo dell’appalto, cioè per tutta la durata dell’affidamento che è
triennale con opzione di rinnovo per ulteriori anni tre;
b)
questa
autorità regionale ha, per come sancito dalla legge regionale 26/07, il solo
compito di espletare le procedure di gara dei soggetti obbligati e procedere
sino all’aggiudicazione definitiva, curando la fase di evidenza pubblica
dell’affidamento.
c)
l’istituto
dell’avvalimento è previsto dall’art. 49 del Decreto legislativo
163/06 e s.m.i. (Codice degli appalti), comma 1, che
così recita: “Il concorrente, singolo o consorziato ai sensi dell’art.
d) sul Bur Calabria, parte III, del 7.5.2010, è stato pubblicato il Decreto n. 5538 del 14.4.2010, n. 5538 con il quale è stata indetta la procedura di gara ed approvati i relativi atti; non poteva essere inserita alcuna data in quanto solo dopo la numerazione del decreto da parte degli uffici competenti, era possibile stabilire il termine di ricezione delle offerte che decorre dalla data di inoltro alla Guri ed alla Guce, non da quella di assunzione del decreto stesso.”
Il dirigente sezione tecnica (dott. Mario Martina)
Il commissario (dott. Salvatore Boemi)
Chiappetta. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
le Ferrovie della Calabria s.r.l. costituiscono, ad oggi, una delle principali concessionarie del servizio di Trasporto Pubblico Locale dell’intera regione. L'erogazione del servizio avviene attraverso la gestione di linee ferroviarie secondarie, di autolinee a carattere principale e regionale ed autoservizi urbani; avviene attraverso la gestione di servizi correlati al trasporto, quali autostazione e parcheggi, e, persino, attraverso la gestione di servizi di trasporto dedicati al settore turismo;
l'azienda di trasporto è deputata, tra gli ulteriori e molteplici servizi, ad assicurare, in primis, la mobilità interna cittadina nei principali centri urbani regionali ed il trasporto pendolare ed ordinario delle periferie;
in antitesi al contenuto "proclamato" nella Carta dei Servizi societaria, da diversi anni a questa parte si sussegue, senza soluzioni di continuità, una considerevole serie di pubbliche denunce, inoltrate anche a mezzo stampa alle Istituzioni ed alla stessa azienda, da parte di sindacati e comitati di utenti costituiti (questi ultimi) ad hoc a dimostrazione sia del profondo stato di degrado e abbandono in cui verserebbero le strutture gestite dalla stessa, sia dei notevoli disservizi e disagi che quotidianamente subirebbero gli utenti, per come esemplificativamente evincibile da alcuni tra gli innumerevoli articoli pubblicati in materia e che, se ritenuto utile ed opportuno, potranno essere successivamente inoltrati;
tutto quanto - naturalmente se accertato - contrasterebbe con i principi statuiti in materia di tutela della salute, della pubblica incolumità, della sicurezza (per utenti e dipendenti), nonché con i principi di efficienza, efficacia e buon andamento posti alla base della gestione di quello che è un servizio deputato al soddisfacimento dell'interesse della collettività intera;
il difetto di gestione si appaleserebbe, tra l'altro, nei ritardi in ordine alla messa in sicurezza ed ammodernamento dei vari tratti ferroviari, alcuni dei quali, anche in concomitanza ed a causa dei ben noti eventi franosi abbattutisi sul territorio nelle passate stagioni, sono stati definitivamente chiusi;
al riguardo, il sottoscritto ha presentato nel corso
della passata legislatura, una interrogazione - rimasta, purtroppo, priva di
riscontro - avente ad oggetto, in particolare, la chiusura della linea
ferroviaria che collega Cosenza-Camigliatello Silano e San Giovanni in Fiore, ivi evidenziando
l'unilateralità della decisione di chiusura della tratta, intrapresa dalle
Ferrovie della Calabria senza alcun preavviso e/o attività di concertazione con
nel corso dei mesi, altresì, il difetto di gestione denunciato da più parti parrebbe essersi addirittura aggravato, stante le scelte che l'azienda di trasporto avrebbe opinabilmente da ultimo intraprese. Ci si riferisce, più in particolare e naturalmente a solo titolo di esempio, alla esternalizzazione di vari servizi (quali quello di vigilanza per il controllo degli accessi agli uffici direttivi delle Ferrovie della Calabria in Catanzaro; quello della bigliettazione nonostante l’esistenza di un costoso sistema a tanto deputato, rimasto inutilizzato; quale, infine, quello attinente la manutenzione di treni ed autobus aziendali appaltato, pare, per un importo di 9 milioni di Euro l'anno) che ben potevano essere affidati a personale interno e che, quindi, qualora ciò corrispondesse al vero, evidenzierebbe, sul punto, una serie di iniziative le quali oltre a contrastare con qualunque principio di razionalità, si risolverebbe, da un punto di vista finanziario, in un inutile, ingiustificato ed ingente spreco di danaro pubblico;
“Quello dei trasporti costituisce uno dei settori più delicati e necessari allo sviluppo ed alla vivibilità della nostra Regione" (Disegno di legge n. 482/7^ recante "Modifiche alla L.R. 23 del 7.8.1999 sulle "Norme per il trasporto pubblico");
a norma dei combinati disposti dell'art.
ai sensi della L.R. 23/99,
art. 3, lett. 1),
a) se
b) se ha inteso e/o intende, più specificatamente, effettuare gli opportuni controlli sulla gestione in generale del servizio di trasporto pubblico locale da parte dell'Azienda in oggetto, nonché se ha inteso e/o intende verificare lo stato economico-finanziario dell'Azienda e la sua compatibilità con le iniziative che la stessa avrebbe intrapreso in ordine alla asserita esternalizzazione dei vari servizi su descritti;
c) se, infine, naturalmente accertate responsabilità degli attuali vertici e anomalie ed inefficienze gestionali in genere non ritenga opportuno valutare se ricorrano le condizioni perché si proceda a richiedere l'eventuale commissariamento dell’Azienda che dovrebbe degnamente rappresentare la "capofila" nel settore del Trasporto pubblico locale calabrese.
(11; 16.06.2010)
Risposta – “L'interrogazione
in oggetto riguarda problematiche complesse che coinvolgono molteplici aspetti,
anche socio/economici, e, certamente, non disgiunti da valutazioni inerenti la
sfera dell'indirizzo politico. Pertanto, si forniscono i possibili elementi
ritenuti utili, limitandosi prevalentemente a quelli di natura tecnica e
gestionale.
Oggetto
dell'interrogazione è Ferrovie della Calabria s.r.l., già Gestione
Commissariale Governativa, poi affidata in gestione per la ristrutturazione ed
il risanamento a Ferrovie dello Stato ed infine oggetto del D.Lgs. 422/1997,
recepito dalla L.R. 23/1999,
che ha attribuito alle regioni funzioni e compiti di programmazione e di
amministrazione sul trasporto pubblico, costituente l'attività caratteristica
dell'azienda. A tanto è seguito specifico Accordo di Programma stipulato tra
Regione e Ministero dei trasporti in data 11 febbraio 2000, reso esecutivo con
decorrenza 1 gennaio 2001 dal DPCM 16 novembre 2000, con il quale sono stati
previsti i finanziamenti diretti al risanamento economico dell'azienda ed il
trasferimento dei beni, degli impianti e delle infrastrutture aziendali, a
titolo gratuito, alla Regione Calabria, oltre al trasferimento della stessa
proprietà della nuova società a responsabilità limitata Ferrovie della Calabria
s.r.l. Ad oggi il trasferimento delle quote societarie non è stato effettuato.
Nonostante gli
investimenti previsti dall'Accordo di programma fra Ministero dei trasporti e
Regione del 19.12.2002 (29,480 Meuro), ormai quasi
completamente attuato, e gli altri investimenti su fondi regionali, la
condizione delle infrastrutture ferroviarie è inadeguata e presenta notevoli
criticità, mentre, significativamente migliorata è la condizione dei mezzi,
soprattutto del parco autobus dell'Azienda.
Ciò premesso in
relazione agli specifici quesiti posti nella interrogazione, si espone quanto
segue.
Quesito A.: “se
Si effettuano,
allo stato, la vigilanza ed il controllo sui servizi nei limiti delle
possibilità derivanti dalle risorse umane e finanziarie disponibili. In
particolare, si sono fin qui organizzate specifiche missioni di vigilanza,
finalizzate anche al riordino e razionalizzazione dei servizi, per il
raggiungimento di obiettivi utili alla improcrastinabile riforma del settore.
È evidente, in
generale, l'inadeguatezza del modello attuale di espletamento dei controlli (id est, visite ispettive condotte direttamente dal
personale assegnato al settore), a fronte di circa 60.000.000 di bus x km/anno
e 8.700.000 treni x km/anno, anche tenuto conto delle risorse disponibili. È,
altresì, da evidenziarsi che gli stessi controlli si sono concentrati
prevalentemente sul trasporto su gomma, per motivi di vario tipo fra cui
certamente la maggiore difficoltà ad acquisire a consuntivo dati attendibili
sulla affidabilità e regolarità dei servizi su gomma e sul loro grado di
fruizione da parte dell'utenza.
Presso gli
uffici è in corso una approfondita analisi delle modalità di effettuazione
della vigilanza, dalla quale già sembra delinearsi la necessità di ricorrere a
tecnologie "moderne" (dove il termine è più da riferirsi alla
concreta applicazione che alla effettiva disponibilità delle tecnologie stesse)
e l'opportunità di dedicare maggiore attenzione al sistema ferroviario (sia per
i servizi gestiti da Trenitalia s.p.a. che per quelli gestiti da Ferrovie della
Calabria s.r.l.).
A margine della
risposta al quesito sembra tuttavia opportuno osservare come una più incisiva
attività di vigilanza e controllo possa spingere i gestori a limitare i
disservizi originati da cause contingenti, ma certamente in tal modo poco è
possibile fare rispetto a cause strutturali quali la vetustà e inaffidabilità
del materiale rotabile ferroviario.
Quesito B.: “se
(
È opportuno
precisare che la vigilanza, seppure non sistematica per le ragioni sopra
richiamate, è limitata alle caratteristiche quantitative e qualitative del
servizio erogato. Non è, invece, facoltà dell'Amministrazione regionale, in
generale, verificare gli aspetti gestionali, economici e finanziari delle
aziende affidatarie dei servizi di trasporto pubblico locale. A maggior ragione
non vi è alcuna possibilità di intraprendere iniziative in merito all'eventuale
esternalizzazione dei servizi.
Nel caso
specifico di Ferrovie della Calabria s.r.l., non può tuttavia non considerarsi
che l'Accordo di Programma 11 febbraio 2000 prevedeva il trasferimento delle
quote societarie alla Regione a titolo gratuito. Ad oggi, non avendo
l'Amministrazione rilevato le suddette quote, non ha la facoltà di designare
gli organi di governo societari che avrebbero il pieno controllo degli aspetti
economici, finanziari e gestionali della società. Pertanto, a parere dello
scrivente Dipartimento, è auspicabile la completa applicazione dell'Accordo di
Programma con il trasferimento delle quote societarie, previa ridefinizione del
rapporto con il Governo nazionale (come peraltro previsto dalla L.R. 23/2010,
in attuazione della quale questo ufficio ha intrapreso i primi accertamenti
tecnici) e definizione di un preciso piano aziendale.
Quesito C: “se,
infine, naturalmente accertate responsabilità degli attuali vertici e anomalie
ed inefficienze gestionali in genere non ritenga opportuno valutare se ricorrano
le condizioni perché si proceda a richiedere l'eventuale commissariamento dell’Azienda
che dovrebbe degnamente rappresentare la "capofila" nel settore del
Trasporto pubblico locale calabrese".
Ad oggi la forma
giuridica dell'impresa è quella di società a responsabilità limitata con quote
societarie in esclusivo possesso del Ministero dei trasporti e delle
infrastrutture e, pertanto, non vi sono i presupposti per il commissariamento.
Si resta pienamente disponibili per ogni eventuale approfondimento sia in ordine ad aspetti generali sia in ordine ad aspetti specifici, ove ciò si ritenesse utile.”
Il dirigente di settore (Ing. Giuseppe Pavone)
Il dirigente generale (Avv.
Umberto Nucara)
Il Presidente della Giunta regionale con delega ai trasporti (Giuseppe Scopelliti)
De Gaetano. Al Presidente della Giunta regionale e all'assessore al personale. Per sapere - premesso che:
per garantire il più corretto utilizzo del personale ex Lsu/Lpu, assunto a tempo indeterminato con contratto part-time alle dipendenze della Regione ai sensi e per gli effetti del D.D.G. n. 20267 del 4 dicembre 2008, il Consiglio regionale della Calabria ha approvato la legge regionale 26 febbraio 2010, n. 8;
l'art. 15, 2° comma, della suddetta legge prevede che i dipendenti siano utilizzati negli uffici provinciali dei Dipartimenti regionali;
la nuova normativa ha posto fine alla grave situazione di disagio del personale ex Lsu/Lpu, costretto a lunghe trasferte per raggiungere il posto di lavoro in seguito al trasferimento in massa dalle sedi decentrate in cui era stato dapprima impiegato agli uffici regionali di Catanzaro;
all'approvazione della legge da parte del Consiglio regionale della Calabria non è finora seguita la sua puntuale applicazione da parte dei dipartimenti regionali;
non hanno finora ricevuto riscontro le domande avanzate da quei dipendenti che hanno chiesto di poter essere destinati alle precedenti sedi di lavoro distaccate, avvalendosi della possibilità offerta dalla nuova normativa -:
se intendano sollecitamente avviare un'immediata ed integrale attuazione della legge regionale 26 febbraio 2010 n. 8, nel disporre il trasferimento del personale ex Lsu/Lpu presso i servizi provinciali dei dipartimenti regionali.
(16; 21.06.2010)
Risposta – “In
riferimento all'interrogazione in oggetto emarginata, riscontrando la nota prot. n. 354/DG,
acquisita agli atti di questa Direzione a mezzo fax il 29 ottobre c.a., con la
quale Codesto Segretariato Generale ha chiesto di fornire ogni utile elemento
in merito, si osserva quanto segue.
Preliminarmente;
per completezza di esposizione si ritiene tracciare, seppure sinteticamente, l'iter
normativo e provvedimentale che ha interessato
l'individuazione delle sedi di servizio del personale appartenente al
contingente ex Lsu/Lpu.
Con
Successivamente,
a completamento dell'intrapreso processo di stabilizzazione, con
Pertanto,
adottato con
Nelle more di
un'organica riorganizzazione del personale regionale ed ai sensi dell'allora
vigente legge regionale 14 agosto 2008, n. 27 il personale neoassunto veniva
assegnato nelle sedi occupate al momento della stipula del contratto.
Solo
successivamente , a seguito sia degli esiti di una ricognizione delle sedi
periferiche degli uffici regionali, effettuata, sia a livello centrale che
periferico ed in concomitanza con l'attuazione del programma di
rideterminazione della dotazione organica nell'ottica di un più ampio progetto
di razionalizzazione degli assetti organizzativi della Struttura dell'Ente, con
Con il comma 2
dell'art. 15 della legge regionale 26 febbraio 2010, n. 8 è stato, altresì,
previsto che i dipendenti appartenenti al contingente di che trattasi
"saranno utilizzati negli uffici provinciali dei Dipartimenti regionali e
negli uffici delle Province e dei Comuni di Crotone e di Vibo Valentia".
Appare doveroso
segnalare come la normativa per la quale il consigliere De Gaetano ha
interrogato il Presidente del Consiglio regionale per conoscerne lo stato di
attuazione, contrasta palesemente con quanto previsto dall'art. 5 del D.Lgs. n. 165/2001, che stabilisce "1. Le
amministrazioni pubbliche assumono ogni determinazione organizzativa alfine di
assicurare l'attuazione dei principi di cui all'articolo 2, comma 1, e la
rispondenza al pubblico interesse dell'azione amministrativa.
2. Nell’ambito delle
leggi e degli atti organizzativi di cui all'articolo 2, comma 1, le
determinazioni per l'organizzazione degli uffici e le misure inerenti alla gestione
dei rapporti dì lavoro sono assunte in via esclusiva dagli organi preposti alla
gestione con la capacità e i poteri del privato datore di lavoro, fatta salva
la sola informazione ai sindacati, ove prevista nei contratti di cui
all'articolo 9. Rientrano, in particolare, nell'esercizio dei poteri
dirigenziali le misure inerenti la gestione delle risorse umane nel rispetto
del principio di pari opportunità nonché la direzione, l'organizzazione del
lavoro nell'ambito degli uffici (...) ".
Pertanto, a
fronte delle numerose richieste di chiarimenti avanzate dai Dirigenti generali
in merito all'assegnazione del personale ex Lsu Lpu, con nota prot. n.
Per quanto
sopra, saranno i dirigenti generali nel legittimo esercizio del potere di cui
all'art. 28 della L.R. n. 7/96, che, con propri atti
gestionali, provvederanno all'assegnazione del personale di che trattasi in
ragione delle effettive esigenze degli Uffici di propria competenza.
Si resta a disposizione per ogni ulteriore chiarimento”.
Il dirigente del settore (dott.ssa Rosalia Marasco)
Il dirigente generale (Avv. Umberto Nucara)
L’assessore al personale (Domenico Tallini)
Grillo. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
dal mese di marzo 2010, Trenitalia, società controllata da FS Spa, ha soppresso su tre treni di lunga percorrenza (il Palermo-Milano n. 1926; il Palermo-Torino n. 1944 e il Siracusa-Venezia n. 1930) i posti a sedere, convertendoli in cuccette;
tale decisione di Trenitalia è stata dettata dall'esigenza di "fare cassa", dal momento che chi deve viaggiare è costretto ad acquistare un biglietto per posto più cuccetta, anziché soltanto per posto a sedere;
la suddetta soppressione dei posti a sedere ha causato un forte decremento di viaggiatori nelle stazioni calabresi toccate dai suddetti treni, dato l'aumento del costo dei biglietti, ed ha inciso sulla loro libertà di scelta, costringendoli a ricorrere ad un diverso vettore;
la soppressione dei posti a sedere, di conseguenza, ha provocato anche una diminuzione di affari nelle attività economiche legate alle stazioni ferroviarie (bar, edicole, ristoranti, taxi eccetera) -:
se non sia il caso che
quali altre possibili iniziative ritenga di intraprendere allo scopo di ripristinare lo status quo ante ed eliminare un ulteriore disservizio ai danni dei viaggiatori calabresi.
(24; 23.07.2010)
Risposta – “In
specifica interrogazione consiliare si afferma che dal mese di marzo 2010 sui
treni nn. 1936 (PA/MI),
1944 (PA/TO) e 1930 (SR/VE) non vi è più disponibilità di posti a sedere risultando
gli stessi tutti convertiti in cuccette con la conseguenza, di:
un maggior costo
per l'utente che non ha più facoltà di acquistare il meno costoso, semplice,
posto a sedere;
un forte
decremento di viaggiatori nelle stazioni calabresi costretti, in conseguenza
dell'aumento del costo, a ricorrere ad altra modalità di trasporto;
una conseguente
diminuzione del volume di affari nelle attività economiche legate alle stazioni
ferroviarie (bar, edicole, ristoranti, taxi ecc.).
Quanto sopra
considerato ed ai fini di un'esaustiva risposta all'interrogazione in oggetto,
si chiede di far conoscere gli utili elementi alla base della decisione
assunta.
Si ringrazia dell'attenzione e si resta in attesa di cortese riscontro”.
Il dirigente (Ing. Giuseppe Pavone)
Il Presidente della Giunta regionale con delega ai trasporti (Giuseppe Scopelliti)
De Masi. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore al personale. Per sapere - premesso che:
l'attuale legislazione consente il conferimento diretto degli incarichi dirigenziali a personale esterno solo per una limitatissima percentuale del personale e che tale metodo è comunque da utilizzare solo qualora esistano particolari e motivate ragioni, costituendo una deroga al principio generale e suscitando sempre il sospetto che le nomine siano frutto di pura scelta politica non supportata da alcuna valutazione tecnica;
il Presidente della Giunta regionale, in più occasioni, subito dopo le elezioni, per come riferito dagli organi stampa, ha dichiarato di voler conferire i posti dirigenziali a coloro che hanno partecipato e superato un pubblico concorso;
con decreto n. 20640 del 4 dicembre 2008, sono state approvare le graduatorie definitive del concorso pubblico per titoli ed esami per il conferimento di 45 posti di dirigente della Regione;
due delle graduatorie, quelle relativa all'Area Amministrativa ed all'Area Tecnica, sono tutt'ora valide e nel loro ambito vi sono numerosi candidati risultati idonei che aspirano all'assunzione;
in tal modo sono state frustrate le legittime aspettative degli idonei del predetto concorso pubblico, che hanno dimostrato la propria preparazione tecnica superando una prova preselettiva informatica, una prova scritta ed una prova orale, mentre non è in alcun modo verificabile la preparazione e l'idoneità del personale assunto con altri metodi o trasferito da altre amministrazioni -:
quanti siano i posti di dirigente della Regione Calabria attualmente coperti, quanti quelli previsti nel ruolo dei dirigenti non coperti e quanti si prevede si renderanno liberi, per collocamento in quiescenza dei titolari o per altre cause, nel corso dell'anno 2010;
quanti dei posti di dirigente risultino allo stato conferiti a personale esterno, quanti quelli ricoperti da personale in comando proveniente da altre amministrazioni e quante siano le unità di personale dirigenziale trasferite, nel corso dell'anno 2010, da altre amministrazioni nei ruoli della Regione Calabria;
nel caso siano stati effettivamente conferiti o si intendano conferire incarichi a personale esterno, quali siano i motivi che, nonostante i propositi enunciati dal Presidente della Giunta, hanno determinato questa scelta ed hanno portato a disattendere, per il conferimento degli incarichi dirigenziali, il principio della selezione del personale mediante pubblico concorso;
quali siano gli intendimenti della Giunta regionale in ordine alle modalità di copertura dei posti vacanti o che si renderanno vacanti nel corso dell'anno e, in particolare, se sia intenzione della Giunta procedere all'assunzione degli idonei del citato concorso regionale mediante scorrimento delle predette due graduatorie ancora aperte.
(30; 4.08.2010)
Risposta – “In
riferimento all'interrogazione in oggetto emarginata, riscontrando la nota prot. n: 642/DG, acquisita agli atti di questa Direzione l’8
ottobre c.a. con nota prot. n. 16356, con la quale
Codesto Segretariato Generale ha chiesto di fornire ogni utile elemento in
merito, si osserva quanto segue.
Preliminarmente,
per completezza di esposizione, si ritiene tracciare, seppure sinteticamente,
il quadro normativo regionale relativo ai criteri ed alle modalità di accesso
alla qualifica dirigenziale presso
Norma di
riferimento:
art. 9 della L.R. 7 agosto 2002, n. 31 "Accesso alla qualifica
dirigenziale" così come modificato ed integrato dall'art. 1, comma 9,
della L.R 3 giugno 2005, n. 12 e dall'art. 1, commi 1,
2 e 3 della L.R. 14 agosto 2008, n. 27.
<<
a) i dipendenti
di ruolo delle pubbliche Amministrazioni, muniti di laurea, che abbiano
compiuto almeno cinque anni di servizio in posizioni funzionali per l'accesso
alle quali è richiesto il possesso del diploma di laurea; sono altresì ammessi
soggetti in possesso della qualifica di dirigente in Enti pubblici non compresi
nel campo d'applicazione dell'art. 1, comma 2, del d.lgs. 30 marzo 2001, n:
165, muniti del diploma di laurea, che abbiano effettivamente svolto per almeno
due anni funzioni dirigenziali;
b) i soggetti
muniti di laurea, nonché di uno dei seguenti titoli: diploma di
specializzazione, dottorato di ricerca o altro titolo post universitario
rilasciato da Istituti universitari italiani o stranieri, ovvero da primarie istituzioni
formative pubbliche o private, riconosciute secondo le modalità indicate
dall'art. 28, comma 2, lett. d) del d.lgs 30 marzo
2001 n. 165. Sono, altresì, ammessi i soggetti in possesso della qualifica di dirigente
in Enti e strutture private, muniti del diploma di laurea, che abbiano
effettivamente svolto funzioni dirigenziali per almeno cinque anni.
2. I vincitori
del concorso, sono assegnati dalla Giunta regionale ai dipartimenti e altre
strutture regionali per il conferimento del primo incarico con riconoscimento
del trattamento economico determinato dai contratti collettivi e
contestualmente frequentano per almeno otto mesi un ciclo di attività formative
organizzato dalla giunta regionale presso
Norma di
riferimento:
Art. 10,
comma 4, della Legge regionale 7 agosto 2002, n. 31 così come modificato
dall'art. 4 della L.R 10 ottobre 2002, n. 39 e
successivamente sostituito dall'art. 16, comma
4. Il Presidente
della Giunta regionale può conferire incarichi di funzione dirigenziale a tempo
determinato, previa delibera di Giunta proposta dall'Assessore al Personale,
entro il limite del 10 per cento della dotazione organica, esclusi i comandi,
dei dirigenti della Regione, ai soggetti indicati dal presente comma. La durata
di tali incarichi, comunque, non può eccedere i termini di cui al precedente comma
2, lett. a). Tali incarichi sono conferiti a persone di particolare e
comprovata qualificazione professionale, che abbiano svolto attività in
organismi ed enti pubblici o privati ovvero aziende pubbliche o private con
esperienza acquisita per almeno un quinquennio in funzioni dirigenziali, o che
abbiano conseguito una particolare specializzazione professionale, culturale e
scientifica desumibile dalla formazione universitaria e post universitaria, da
pubblicazioni scientifiche o da concrete esperienze di lavoro maturate, anche
presso amministrazioni pubbliche, in posizioni funzionali e in possesso dei
requisiti previsti per l'accesso alla dirigenza, o che provengano dai settori
della ricerca, della docenza universitaria, delle magistrature e dei ruoli
degli avvocati e procuratori dello Stato.
Norma di
riferimento:
Art. 10,
comma 4 ter, della Legge regionale 7 agosto 2002, n.
31
4 ter. Il conferimento, ai sensi del quarto comma, di
incarichi di funzione dirigenziale generale non è computato ai fini del
raggiungimento limite del 10 per cento della dotazione organica dei dirigenti
della Regione.
Richiamate le
norme generali che regolano l'accesso alla qualifica dirigenziale si ritiene,
al fine di chiarire, la legittimità dei provvedimenti assunti in merito dalla
Giunta regionale, precisare che attualmente nella dotazione organica, così come
rideterminata con D.G.R. n. 447 del 24 luglio 2009
"Approvazione del Programma triennale del Fabbisogno del Personale per il
triennio 2009-2011. Rideterminazione della Dotazione Organica", sono
previsti 164 posizioni dirigenziali.
Dei 164 posti dirigenziali:
n. 125 sono i
Dirigenti appartenenti al ruolo della Giunta regionale, di cui n. 3 ne sono
entrati a fare parte nel corso dell'anno
n. 16 posti di
dotazione organica sono stati ricoperti conferendo funzioni dirigenziali
apicali o equiparate a soggetti esterni all'Amministrazione e/o comandati, con
la precisazione che, ai sensi dell'art. 10, del comma 4 ter
della L.R. 31/02 gli incarichi dirigenziali generali
non sono computabili ai fini del raggiungimento del limite del 10 per cento della dotazione organica
dei dirigenti, limite, si precisa posto dal comma 4 del medesimo articolo al
conferimento degli incarichi esterni;
n. 15 posti sono
stati ricoperti, nel limite del 10% della dotazione organica dei dirigenti,
conferendo incarichi, secondo le modalità ed i criteri di cui all'art. 10,
comma 4, della L.R. 31/02,
a soggetti esterni;
n. 4 tramite il
conferimento di un numero corrispondente d'incarichi dirigenziali di settore
c/o servizio a soggetti che, già appartenenti al ruolo dirigenziale di altre
Amministrazioni sono stati comandati, pressa
n. 4 risultano
ancora vacanti.
Si porta,
inoltre, a conoscenza che nell'ultimo mese dell'anno 2010, 3 dei 78 Dirigenti
di ruolo saranno posti in quiescenza e che, pertanto, i relativi posti si
renderanno vacanti.
In ordine alla
copertura di posti tramite lo scorrimento della graduatoria di merito approvata
all'esito dell'espletamento del concorso per 45 Dirigenti, si fa presente che
Si resta a disposizione per ogni ulteriore chiarimento”.
Il dirigente del settore (dott.ssa Rosalia Marasco)
Il dirigente generale (Avv. Umberto Nucara)
L’assessore al personale (Domenico Tallini)
D. Talarico, Giordano, De Masi. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alle attività produttive. Per sapere - premesso che:
presso il Dipartimento n. 5/Attività Produttive - Settore Politiche Energetiche della Regione Calabria è in corso un procedimento autorizzatorio per la conversione a biomasse della centrale Enel della Valle del Mercure in quel di Laino Borgo (CS), la cui ubicazione è all'interno di un'area doppiamente protetta a livello nazionale e comunitario (Parco Nazionale del Pollino e Zona di Protezione Speciale Pollino e Orsomarso);
l'attivazione di tale centrale determinerebbe non soltanto inaccettabili rischi per la salute delle popolazioni residenti, ma anche danni irreparabili all'ambiente e alle specie protette, animali e vegetali, presenti nell'area, nonché alle attività economiche esistenti sul territorio e, infine, ma non certo da ultimo, allo sviluppo occupazionale dell'intera area calabrese e lucana interessata;
al progetto di che trattasi, si oppongono con grande
forza e determinazione l'intera popolazione della Valle, nonché le
Amministrazioni delle comunità maggiormente coinvolte nell'eventuale
attivazione della centrale e l'Ente Parco Nazionale del Pollino, oltre a varie
Istituzioni, tra cui
l'Ente Parco Nazionale del Pollino, in quanto organo di governo dell'area protetta, con deliberazione del Consiglio direttivo n. 67 del 12.10.2009, prendendo atto di apposito parere dell'avvocatura distrettuale dello stato di Potenza, ha deciso per la revoca del proprio parere favorevole rilasciato alla conferenza di servizi, svoltasi presso l'Ente Provincia di Cosenza in data 30.07.2009;
la stessa Comunità del Parco, riunitasi a Castrovillari in data 10.12.2009, ha approvato un documento nel quale si è espressa netta contrarietà alla riattivazione della centrale;
l'iter dei procedimenti autorizzatori, come quello in esame, è disciplinato da specifica legge regionale (n. 42/2008), le cui prescrizioni, con riferimento al progetto di che trattasi, sembra che ad oggi non sarebbero state puntualmente osservate -:
se, in sede di valutazione preliminare, si è tenuto conto della sostenibilità del Progetto in riferimento alle caratteristiche ambientali ad alla vocazione economica del territorio in cui dovrebbe essere riattivata la centrale;
se sono stati riscontrati profili di illegittimità e carenze progettuali relativamente all'istanza presentata da Enel S.p.A.;
quali urgenti misure intendano assumere a tutela dell'area protetta del Parco del Pollino e delle popolazioni calabresi e lucane che vi abitano.
(35; 21.09.2010)
Risposta
– “Con
riferimento ai punti 1 e 2 della mozione presentata dai consiglieri D. Talarico, Giordano e De Masi e relativa all'oggetto, si
comunica quanto segue:
argomento
dell'istanza presentata dalla società Enel (che segue al trasferimento d'uffici
operato dall'amministrazione provinciale di Cosenza) è la modifica ai sensi
dell'art. 12 del D.Lgs. 387/2003
recepito nell'ordinamento regionale con l.r. n. 42/2008 dell'autorizzazione
rilasciata dall'Amministrazione provinciale di Cosenza in data 09.02.2002
"Riattivazione delle sezione 2 della centrale termoelettrica del Mercure ricadente nel comune di Laino
Borgo";
la
sostenibilità e compatibilità ambientale risulta contenuta nei decreti di
valutazione di incidenza favorevole emessi dalle Regioni Basilicata e Calabria
n. 1532 del 13.10.2008 e n. 536 del 08.02.2007 nonché dal parere favorevole
fornito dall'ARPACAL con nota prot. n. 5500 del
23.11.2007. Per quel che attiene il parere dell'Ente Parco si segnala che tale
Ente si è pronunciato favorevolmente nei procedimenti di valutazione di
incidenza scaturiti nei decreti dirigenziali delle regioni Calabria e Basilicata
su menzionati tuttora vigenti; ha partecipato alle Conferenze di Servizi
effettuate dall'Amministrazione provinciale di Cosenza (31.07.2007, 12.09.2007,
26.11.2007, 08.01.2009 e 30.07.2009); ha espresso parere positivo con atto n.
7550 del 28.07.2009 successivamente ritirato con ulteriore provvedimento
contenente un indirizzo di contrarietà alla realizzazione dell'opera e non
recante le specifiche indicazioni delle modifiche progettuali necessarie ai
fini dell'assenso (come previsto dalla normativa vigente). Il parere di tale
Ente, per quanto esposto, non risulta definitivamente espresso all'esito dei
lavori della conferenza di servizi;
la modifica de quo è soggetta alla disciplina
prevista dall'art. 12 del d.lgs. 387/2003, recepito nell'ordinamento regionale
con legge regionale 42/2009 per l'autorizzazione
di impianti da fonti rinnovabili;
ai sensi del comma 2 del citato art. 12 del d.lgs 387/2003 "Le opere per la realizzazione degli
impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le
infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli
stessi impianti, autorizzate ai sensi del comma 3, sono di pubblica utilità ed
indifferibili ed urgenti";
non appaiono
ravvisabili profili di illeggittimità sull'istanza
presentata da Enel, sebbene il procedimento condotto dall'amministrazione
provinciale di Cosenza sino al dicembre 2009 sia stato viziato da incompetenza
relativa considerato che a tale amministrazione sono attribuite competenze in
materia di energia dalla l.r. 34/2002 nonché della l.r. n. 17/2000;
con decreto n.
13109 del 13.09.2010 è stata autorizzata la modifica della precedente
autorizzazione rilasciata dall'Amministrazione provinciale di Cosenza in data
09.02.2002.
Il dirigente (Ilario De Marco)
L’assessore alle attività produttive (Antonio Stefano Caridi)
“Il Consiglio regionale
premesso che
tra i principi e le finalità, ex art. 2 dello Statuto della Regione Calabria è testualmente previsto:
1.
2.
a) l'effettiva tutela e il pieno esercizio, per tutti, di diritti e interessi riconosciuti dalla Costituzione, operando per il superamento degli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana;
b) il riconoscimento dei diritti delle fasce più deboli della popolazione mediante il superamento delle cause che ne determinano la disuguaglianza e il disagio;
c) la rimozione di ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, economica e culturale, nonché la promozione della parità di accesso tra gli uomini e le donne alle cariche elettive;
...(omissis) il sostegno della famiglia, orientando a tal fine le politiche sociali, economiche e finanziarie e di organizzazione dei servizi.
è, altresì, previsto che
la violenza sulle donne intesa come abuso, sopraffazione, limitazione della libertà personale, disparità di trattamento e sottrazione di opportunità, violazione dei diritti, rappresenta una violazione dei diritti fondamentali della persona ed anche un fenomeno che coinvolge l'intera struttura della società ovvero la vita sociale in tutte le sue articolazioni;
il danno causato dalla violenza di genere e della violenza sui minori ha anche una dimensione lesiva pubblica, posto che viene leso il diritto-dovere pubblico spettante alle istituzioni centrali e periferiche di garantire l’integrità psicofisica dei propri consociati e di eliminare ogni ostacolo che limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini impedisca il pieno sviluppo della personalità umana;
la costituzione di parte civile nel processo penale può essere chiesta da chi dimostra di aver subito un danno come conseguenza del reato;
l'amministrazione regionale riceve, per quanto sopra detto, un danno dal reato di violenza di genere e dalla violenza sui minori;
impegna
1) ad attivare tutti gli strumenti di legge per la costituzione di parte civile della Regione Calabria in tutti i processi celebrati nel suo territorio nel quale sono contestati reati che presuppongono l'esercizio di condotte violente, anche di carattere morale, ai danni delle donne e dei minori;
2) affinché