IX LEGISLATURA

RESOCONTO INTEGRALE

3.

Seduta di mercoledì 19 maggio 2010

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO TALARICO

E DEL VICEPRESIDENTE ALESSANDRO NICOLO’

 

 

Presidenza del Presidente Francesco Talarico      

La seduta inizia alle 11,51

PRESIDENTE

La seduta è aperta, si dia lettura del verbale della seduta precedente.

Francesco SULLA, Segretario Questore

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazione

Francesco SULLA, Segretario Questore

Legge l’interrogazione presentata alla Presidenza.

(E’ riportata in allegato)

Proposta di Provvedimento Amministrativo n. 10/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Approvazione del programma di governo presentato dal Presidente della Giunta regionale (art. 16, comma 2 lettera a) e art. 33, comma 4 dello Statuto)

PRESIDENTE

Passiamo al primo punto all’ordine del giorno: “Approvazione del programma di Governo (art. 33, comma 4 Statuto)”.

La parola all’onorevole Presidente della Giunta regionale.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Egregio signor Presidente, signori consiglieri, i contenuti del Programma di governo di questa nona legislatura 2010-2015, che mi accingo ad illustrare, ricalcano il programma elettorale sul quale vi è stato un netto pronunciamento del corpo elettorale.

Il 57,8 per cento dei calabresi ha scelto la coalizione di centro-destra, le nostre proposte politiche ed il nostro programma.

E’ chiaro, dunque, che il Programma di governo che oggi presento all’attenzione del Consiglio regionale per la sua approvazione non è e non potrebbe essere diverso da quello che ha avuto il sostegno e l’approvazione degli elettori.

Prima di evidenziare le priorità e le questioni fondamentali da affrontare nel corso di questa  legislatura,  farò una riflessione sulla fase delicata che sta attraversando il nostro Paese.

Il quadro generale della situazione economica e produttiva  è preoccupante per tutti, ma per la Calabria è drammatico, sia in rapporto  allo scenario nazionale che internazionale.

La crescita economica irrilevante, il livello occupazionale che segna un saldo negativo, l’assenza di competitività delle nostre imprese, una pubblica amministrazione lenta ed inefficiente, servizi pubblici degradati, la carenza del sistema infrastrutturale, l’oppressione della “‘ndrangheta”, aggravano le difficoltà, già enormi, che la nostra regione deve superare per raggiungere una condizione di equità sociale.

La riduzione dell’offerta occupazionale ha, tra l’altro, rallentato l’ingresso stabile dei giovani nel mondo del lavoro, favorendo la diffusione di forme di occupazione precaria, clientelare e la ripresa della emigrazione verso altre regioni.

Questo costituisce uno dei principali problemi, su cui ci dobbiamo impegnare ad intervenire con sempre maggiore convinzione, pianificando interventi concreti per la creazione di una occupazione stabile.

Anche le condizioni sociali della nostra popolazione risentono di questo quadro, che è causa di quel senso di incertezza e di sfiducia, soprattutto nei confronti della politica. Dobbiamo essere  tutti consapevoli che questa legislatura  sarà difficile ed impegnativa.

Se la Calabria vuole uscire dal tunnel in cui è costretta da decenni, deve superare le difficoltà del presente e cogliere tutte le opportunità del futuro, deve affrontare e superare sfide delicate e complesse.

La Regione ha il compito di guidare questo processo con scelte chiare e trasparenti, assunte nell’esclusivo interesse pubblico.

E’ necessario un salto di qualità, ma per farlo, dobbiamo essere tutti partecipi di una rivoluzione culturale che, prendendo coscienza della grave situazione in cui oggi ci troviamo ad operare, in maniera obiettiva e critica, fa emergere  problemi e difficoltà che devono diventare patrimonio comune di conoscenza.

Ai cittadini, alle categorie economiche e produttive, ai sindacati e al mondo del lavoro, chiediamo di esserci accanto per costruire una nuova stagione, che sarà caratterizzata da una strategia di rottura con il passato e con quelle logiche perverse che ne hanno contraddistinto le scelte, nel convincimento che  la Calabria è in grado di essere artefice del proprio sviluppo.

E’ questo lo spirito positivo che abbiamo interpretato con il programma elettorale e che ora trasferiamo in questo Programma di governo, la cui attuazione  consentirà alla Calabria di essere pronta a cogliere  le nuove opportunità e a sostenere le grandi sfide che insieme dobbiamo affrontare e vincere.

Il nostro è un progetto di sviluppo che guarda al futuro e che mira a disegnare la Calabria del 2020, attraverso un processo graduale di cambiamento, con scelte di governo coerenti e finalizzate a garantire ai cittadini calabresi il diritto alla salute, il diritto al lavoro, la coesione sociale, la competitività del sistema produttivo regionale, il diritto alla sicurezza.

Il documento programmatico allegato descrive in maniera puntuale le grandi fonti di vitalità e le croniche criticità del sistema Calabria, analizza l’attuale situazione, propone specifiche azioni mirate alla risoluzione dell’emergenza ed alla programmazione e pianificazione degli interventi.

La Regione che vogliamo costruire è aperta al confronto, coesa, competitiva, partecipata, attenta ai bisogni dei cittadini e delle comunità, alla loro salute ed alla loro formazione, capace di offrire opportunità e risposte concrete ai principali problemi dei più deboli, dei giovani, degli anziani, degli immigrati.

Vogliamo percorrere “insieme” una strada fatta di lavoro comune a tutta la società calabrese, con la partecipazione degli attori pubblici e privati, in una rinnovata governance che si fonda sulle solide basi della concertazione e si sviluppa attraverso la società dell’informazione e della conoscenza, come garanzia di forme più avanzate di partecipazione.

E’ proprio partendo da questi concetti, che ritengo opportuno evidenziare alcuni gravi problemi che in questi primi giorni abbiamo dovuto affrontare e che costituiscono le priorità per questa legislatura.

Incominciamo dalla sanità e dall’aver ereditato un sistema inefficiente, produttore di sprechi e terreno fertile per il proliferare del clientelismo, sopratutto in concomitanza delle tornate elettorali.

Pensate, l’esubero nel settore è stato quantificato in circa 3 mila unità, ma, nonostante questo, nel periodo giugno-dicembre 2009 sono stati pubblicati dalle aziende sanitarie ed ospedaliere una miriade di bandi per il reclutamento di personale, sulla base di una serie di deroghe concesse dalla precedente Giunta regionale!

Mi auguro che le professionalità siano effettivamente necessarie al funzionamento delle singole aziende e non, invece costituiscano il frutto di una mediazione politica che, nella maggior parte dei casi, prescinde dall’analisi del fabbisogno e dalle reali necessità professionali ed organizzative connesse ad un efficiente erogazione del servizio.

La situazione è drammatica anche perché, pur avendo sottoscritto il Piano di rientro con i ministeri competenti, ancora oggi si è allo stesso punto  del 17 dicembre 2009.

Gli adempimenti connessi agli impegni assunti sono rimasti lettera morta, le scadenze non sono state rispettate, ed ancora - paradosso dei paradossi - non si è in grado di quantificare con certezza il disavanzo finanziario, nonostante l’aiuto dell’advisor KPMG.

I documenti ufficiali parlano di 2 miliardi e 166 milioni di euro al 31 dicembre 2009! Una voragine difficile da colmare, se non attraverso una decisa azione di governo, che deve essere condivisa da tutti gli attori del sistema sanitario regionale.

A questi ultimi chiederemo una assunzione di responsabilità per i ruoli da ciascuno rivestiti, in ordine alle scelte che dovremo necessariamente assumere e che comporteranno, sicuramente, una contrazione delle disponibilità finanziarie per tutto il sistema.

Dei nuovi ospedali non vi è traccia e le procedure sono ancora in fase di definizione delle attività preliminari, pur essendo disponibili le risorse finanziarie.

Per capirci: gli appalti non possono ancora essere svolti. Speriamo che, in breve, si possa attivare questa fase.

Medesima cosa dicasi per gli altri fondi disponibili al 2007 e destinati ad altri interventi, quali ad esempio l’adeguamento tecnologico e la messa in sicurezza degli ospedali.

Considerate anche che la Regione Calabria, proprio per la difficoltà della quantificazione del debito, non ha usufruito di finanziamenti del Governo alle Regioni. Si tratta di 12 miliardi di euro e di 17 milioni nel 2009 alle quali la nostra Regione non ha avuto accesso proprio per questa carenza della quantificazione del debito.

Credo di dover doverosamente fare delle precisazioni.

Noi queste cose, caro Presidente, le stiamo dicendo oggi, a poco più di un mese dalle elezioni, non ci sentirete dire queste cose tra cinque anni, perché i calabresi ci hanno votato per cambiare le cose, non per poter sentire con le loro orecchie fra cinque anni che il debito della sanità, che noi oggi abbiamo ereditato, era colpa di chi ci aveva preceduto. Questo significherebbe il fallimento della politica, il fallimento della buona politica, il fallimento di una missione che ci siamo accollati e di un impegno assunto con i calabresi elettori.

La nostra azione, quindi, va ad innestarsi in questo scenario desolante che richiede l’assunzione di drastiche decisioni, in linea con i principali obiettivi del Piano di rientro, che deve essere in alcune sue parti operative rivisitato al fine di garantirne l’attuazione.

Ma non sarà sufficiente tagliare gli sprechi, è necessario pensare ad una nuova ed innovativa organizzazione della sanità in Calabria. Pertanto, sarà necessario porre in essere un’attività finalizzata alla razionalizzazione delle risorse ed alla valorizzazione delle professionalità esistenti, eliminando quei centri obsoleti ed improduttivi, che costituiscono solo un costo non più sostenibile dal sistema.

Questo poi lo chiariremo anche meglio nelle prossime settimane. Pensate che a Gioia Tauro vi erano 18 cuochi; pensate che a Cosenza, nell’ospedale, una città così grande e prestigiosa, su sei chirurghi, soltanto uno è in grado di fare determinate operazioni.

Questo, purtroppo, è lo specchio, è la situazione che oggi viviamo nella nostra terra, che non vive soltanto un problema di deficit finanziario, così come io ho voluto ricordare al Consiglio dei ministri. Per noi non è un problema soltanto di budget, di disponibilità di risorse, è un problema anche di qualità del servizio. E’ prioritaria la garanzia della salute del cittadino rispetto al Piano di rientro.

Si dovrà costruire, attorno ai poli di eccellenza che gravitano sul territorio calabrese, una sanità territoriale che costituisce il primo momento qualificato di soddisfacimento della richiesta del paziente, completato da una ospedalità pubblica e privata, che agisce in un rapporto di complementarietà e di sussidiarietà.

L’integrazione, poi, con gli interventi sociali e di assistenza, soprattutto agli anziani e ai diversamente abili, deve essere assicurata attraverso progetti e programmi finalizzati, che vedono il coinvolgimento delle associazioni “non profit” del territorio.

Solo se riusciremo a dimostrare concretamente una inversione di tendenza rispetto al passato, allora sarà possibile chiedere al Governo una apertura di credito nei confronti della Calabria, che nel settore della sanità registra le peggiori performance di tutte le altre Regioni.

A questo aggiungerei anche, purtroppo, con dispiacere, il fatto che il ministro, in tante circostanze, ha ritenuto di non dover incontrare il Presidente della Regione a causa delle inadempienze, per aver questa Regione disatteso gli impegni che aveva assunto col Governo.

Un sistema che, per raccogliere questa sfida di cambiamento virtuoso, abbisogna anche di un  management adeguato, sia nel dipartimento regionale che nelle aziende sanitarie. Un management professionalmente qualificato per studi ed esperienze maturate nel settore, incaricato, sì, dalla politica, ma in una trasparente comparazione esclusivamente meritocratica e non legata alle logiche dell’appartenenza, che fino ad oggi hanno costituito la discriminante delle scelte.

Se riusciremo in questa opera riformatrice, governando l’emergenza e costruendo un nuovo sistema sanitario regionale, sono sicuro che nell’arco di un triennio potremo risalire la china e garantire ai calabresi una sanità diversa.

Altra problematica da affrontare è quella legata al lavoro ed alla necessità di creare le condizioni che favoriscono la nascita di nuove opportunità occupazionali.

Gli istituti specializzati e le organizzazioni che studiano il mercato del lavoro tracciano scenari desolanti per la nostra regione, dove la disoccupazione giovanile raggiunge la percentuale più alta nel panorama europeo. Per invertire questa tendenza è necessaria una politica di sostegno all’intero sistema produttivo calabrese, per innalzarne la competitività attraverso interventi mirati sull’innovazione e sulla qualità della produzione.

Dobbiamo con forza difendere i nostri prodotti sul mercato mondiale, nonché avviare quel processo di internazionalizzazione delle imprese calabresi, cercando anche di incrementare il flusso degli investimenti esteri nel nostro territorio.

Guardiamo con molta attenzione a questa opportunità, legata anche alla posizione strategica che la Calabria ha nel bacino del Mediterraneo, ed al ruolo primario che potrà assumere nell’ambito di una strategia concordata con il Governo nazionale e mirata alla ricerca di nuovi mercati.

Dovremo, quindi, stabilire un legame più stretto con la ricerca, per far crescere un più alto contenuto di saperi all’interno dell’impresa, nonché migliorare la dotazione infrastrutturale del territorio per sostenere la competitività e favorire la qualità del lavoro attraverso un sistema più qualificato di formazione e di orientamento professionale.

Per garantire una occupazione stabile, soprattutto alle giovani generazioni, è necessaria una idonea utilizzazione dei fondi comunitari 2007-2013, che devono essere finalizzati, in coerenza con gli obiettivi della politica di coesione comunitaria, a promuovere lo sviluppo socio-economico del territorio.

Anche in questo settore ci troviamo di fronte ad una programmazione già assentita dalla Commissione europea e che, per alcuni aspetti, prevede interventi che non riteniamo coerenti per il perseguimento dell’obiettivo.

Inoltre, a tale proposito, si registra anche un forte ritardo nell’attuazione e nella percentuale della spesa, che deve essere rendicontata entro il 31 dicembre 2010, pena il disimpegno sulle successive annualità.

Interverremo per modificare, in conformità alla programmazione, alcune azioni già definite dalla precedente Giunta regionale, al fine di inquadrare gli interventi all’interno di un più generale Piano di sviluppo del territorio, che deve considerare anche i piani ed i programmi strategici integrati.

La partecipazione all’individuazione di questi programmi da parte di attori pubblici e privati, che tende alla selezione delle priorità da cui discendono le progettualità da attuare, vuole conseguire l’obiettivo di costruire un sistema di relazioni che supera il settorialismo e la separazione dei diversi ambiti di intervento e che costituisce la novità della governance che noi vogliamo attuare.

In sintesi, auspichiamo il coinvolgimento del mondo dell’impresa nella definizione delle scelte pubbliche di intervento per favorirne lo sviluppo, nella consapevolezza che una delle problematiche strettamente connesse riguarda la semplificazione delle procedure amministrative ed il rapporto con la struttura burocratica regionale.

Quest’ultima, molto spesso, non è allineata ai tempi delle aziende e non dà certezze nelle procedure autorizzative.

Per favorire questa comunione di intenti è, però, necessario operare anche sul fronte della lotta alla “‘ndrangheta”, che costituisce un vincolo alla libera espressione dell’imprenditorialità.

Dobbiamo combatterla in tutte le sue forme ed in tutte le sue molteplici connotazioni, disboscando anche quella famosa borghesia mafiosa, che si annida e prolifera grazie a connivenze e comportamenti omertosi.

La lotta alla “‘ndrangheta” deve essere percepita da tutti noi come un dovere civico, da esercitare in tutte le forme consentite dalla legge, per proteggere la nostra società dall’aggressione della criminalità, che limita la nostra libertà di cittadini.

Sosterremo concretamente, e secondo un percorso concertato con le istituzioni democratiche, tutti coloro che si ribelleranno alle estorsioni, al pizzo ed alle minacce e denunzieranno i loro aguzzini.

La giustizia ed il rispetto della legalità costituiscono per la Regione obiettivi da perseguire e da assicurare quotidianamente nello svolgere della sua azione politico-amministrativa.

Saremo intransigenti con chi sbaglia e proporremo, con il concorso e l’apporto di tutte le forze politiche rappresentate in questo Consiglio regionale, una normativa che regolamenti in maniera più stringente il conferimento degli incarichi negli enti.

Per attuare il programma sarà necessario uno stretto raccordo con il Governo centrale, di collaborazione e di leale sostegno, al quale ci rivolgeremo per proporre una serie di iniziative, che noi riteniamo essere di valenza strategica per lo sviluppo dell’intero Mezzogiorno.

Nell’ambito delle relazioni politico-istituzionali cercheremo, con la nostra azione, di rendere sempre più coesa la maggioranza, rafforzandola e favorendo il radicamento sul territorio.

L’iniziativa politica sarà unitaria e valorizzerà le proposte di ciascuna forza politica che costituisce questa maggioranza, nell’ambito di un coordinamento condiviso delle attività dei gruppi consiliari.

Con l’opposizione intendiamo, se possibile, instaurare un dialogo costruttivo che, con grande impegno e nel rispetto dei ruoli, guardi alle riforme da attuare, in primis lo Statuto e la nuova legge elettorale.

La crescita di una comunità si misura anche dal tenore del confronto che, nelle assemblee elette democraticamente, avviene tra i rappresentanti del popolo.

Il Consiglio regionale, caro Presidente Talarico, è la sede naturale di questo confronto, che auspico sia sempre improntato al rispetto reciproco, pur nella diversità delle rispettive posizioni.

E’ proprio nell’ottica del confronto e della collaborazione istituzionale, che propongo a tutte le forze politiche di discutere ed approvare, quale primo provvedimento regionale di questa legislatura, quello che riduce i costi della politica, liberando risorse che possono essere utilizzate per finanziare iniziative tese a sostenere le famiglie calabresi, quindi finanziare una legge del 2004 che  guarda proprio alle famiglie. Una legge che non è mai stata finanziata negli ultimi anni, necessaria in questo particolare momento di grande crisi economica che attraversa la Calabria, e quindi che attraversano le famiglie calabresi.

Un’ultima questione che intendo sollevare in quest’Aula riguarda la corretta composizione degli organi di indirizzo politico.

E’ noto che, sul finire della trascorsa legislatura, divenne efficace una modifica statutaria che introduceva, per gli assessori interni al Consiglio regionale, la sospensione di diritto dall’incarico di consigliere per tutta la durata del mandato assessorile e la surroga dei medesimi, secondo le modalità che sarebbero state previste dalla legge elettorale (articolo 35, comma 4 bis, dello Statuto).

L’interpretazione più diffusa della detta disposizione – che è quella alla quale pure io mi sento di dovere aderire, perché affermata in Aula da esponenti di punta della passata maggioranza politica e pubblicamente avallata dai funzionari apicali di questo Consiglio – è senz’altro quella per cui, non avendo la legge elettorale del marzo 2010 nulla disposto espressamente in merito alle modalità della supplenza, l’istituto della sospensione di diritto non sarebbe mai divenuto praticamente applicabile, perché, diversamente, si sarebbe dato luogo ad un Consiglio privo di sette dei suoi membri democraticamente eletti, senza la possibilità di una loro sostituzione anche solo temporanea.

Tuttavia registro che, su quale debba essere l’esatta interpretazione da dare alla norma, è successivamente insorto un contenzioso legale.

Questo pone un problema di ordine politico, che chiedo a quest’Aula di risolvere da subito, con un atto che faccia chiarezza definitiva sul punto.

E’ per questo che la Giunta da me presieduta ha di recente approvato due distinti progetti di legge, che chiedo all’Aula ed al suo Presidente di voler porre immediatamente ai voti: uno ordinario, che chiarisce l’esatta interpretazione da dare allo Statuto, l’altro statutario, di abrogazione della norma sopra descritta, il cui contenuto, peraltro, oggi stride dinanzi all’esigenza di ridurre e non ampliare i costi della politica.

Ove la mia richiesta di sottoposizione al voto delle due proposte fosse accolta, invito sin da ora i membri di quest’Aula ed in primis quelli della maggioranza eletta, proprio per assecondare quello che è lo scopo unico della mia proposta, consentire al massimo organismo regionale della Regione, quindi al popolo calabrese che essi rappresentano, di dire una volta per tutte la sua su una questione così rilevante per il regolare assetto delle istituzioni.

Ringrazio il Consiglio dell’attenzione e mi auguro che il dibattito che seguirà possa costituire il primo momento di un confronto costruttivo che caratterizzerà  l’intera legislatura.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie al Presidente della Giunta. Parte adesso il dibattito generale. Comunico ai colleghi che possono svolgere il loro intervento per un massimo di 15 minuti, quindi tutti coloro che intendono prenotarsi possono far segno al banco della Presidenza per far predisporre l’elenco.

Sollecito i gruppi alla individuazione del capogruppo per dare la possibilità dell’avvio della Conferenza dei capigruppo. Ad oggi manca la designazione di tre capi gruppo. I gruppi che non hanno ancora fornito indicazione sono Italia dei valori, il Partito democratico ed il gruppo Misto.

Quindi chiedo che questo adempimento venga rapidamente effettuato.

Comunico, anche, che alla fine del dibattito politico ci sarà poi un voto sul programma per appello nominale così come prevede l’articolo 57 del Regolamento del Consiglio regionale.

Possiamo dare il via al dibattito.

Ha chiesto di parlare l’onorevole De Gaetano. Ne ha facoltà.

Antonino DE GAETANO

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, credo che sia importante in questo inizio legislatura dare dei segnali forti di cambiamento.

Ho ascoltato con molta attenzione il suo intervento ed ho letto in maniera superficiale le linee -guida  che lei soltanto stamattina, naturalmente non per colpa sua, ci ha consegnato.

Devo dire la verità, Presidente, su alcuni aspetti sono d’accordo ma io volevo sottolineare alcuni punti che non ho visto né scritti nella sua relazione né sono stati da lei esposti in questo momento.

Credo che per quanto riguarda la sanità, signor Presidente – e parto da questo che mi sembra il problema dei problemi – sia doveroso fare un pochino di chiarezza, anche riguardo la società che dovrebbe certificare questo debito.

Vorrei capire, a proposito di questa società che viene da due anni lautamente pagata dalla Regione, come sia possibile che non sia riuscita a trovare il bandolo della matassa. Si tratta di una società pagata dalla Regione ma individuata dal Governo.

Su questo vorrei chiedere al Presidente Scopelliti di fare in fretta, perché non è possibile che dopo due anni questi bravissimi tecnici, lautamente pagati, non riescano ad individuare il debito. Su questo c’è un problema, perché non possiamo da due anni dire che ancora non sappiamo quanto è il debito e, quindi, se non lo conosciamo non possiamo, di fatto, trovare le soluzioni per risolvere il problema.

L’altro aspetto, Presidente. Lei subito dopo la sua vittoria aveva fatto una dichiarazione che io avevo apprezzato ma che ora non trovo più nelle linee programmatiche.

Aveva detto che avrebbe lavorato per abolire il ticket. Ora ho visto che nella sua relazione lei non ha fatto menzione di questo e quindi le chiedo, a nome del gruppo della Federazione della sinistra,  di lavorare per abolire il ticket, che è una misura che colpisce le fasce più deboli della popolazione.

Lo dico, può sembrare strano da questi banchi, in quanto questo gruppo è stato l’unico a votare contro l’introduzione del ticket nella scorsa legislatura.

Noi coerentemente con questo le chiediamo di abolire il ticket e annuncio che presenteremo una proposta che va in questa direzione, perché riteniamo che è vero che la sanità deve essere risanata ma non può esserlo colpendo come al solito le fasce deboli della Calabria.

Bisogna colpire altre cose, alcune lei le ha individuate. Gli sprechi che ci sono soprattutto nell’acquisto dei beni per quanto riguarda la sanità, nei doppi primariati esistenti in tutta la regione, nelle consulenze. Lì bisogna colpire e colpire a fondo e mettere mano per eliminare l’emigrazione sanitaria che è quella che colpisce di più la nostra Regione.

Credo che lei abbia visto, sicuramente, quel servizio che ha fatto “Report” qualche settimana fa. Ritengo che dia un quadro esemplare della sanità nazionale e della sanità in Calabria.

La grandiosa sanità lombarda si mantiene grazie alla emigrazione sanitaria di Calabria, Sicilia, Campania e Basilicata. Senza questa emigrazione sanitaria anche in Lombardia sarebbero andati in dissesto.

Noi dobbiamo lavorare per questo, Presidente, e glielo dico perché in questi giorni ho avuto la disavventura di portare un mio stretto familiare a curarsi a Milano, proprio perché in questo nostro territorio non abbiamo quelle strutture necessarie in alcuni ambiti della sanità per poter dare risposte concrete al nostro territorio, nonostante ci siano bravissimi medici anche in Calabria.

Noi dobbiamo razionalizzare, sicuramente, il sistema ospedaliero della Calabria cercando di eliminare anche alcune strutture fatiscenti, perché è inutile tenere strutture in cui nessun calabrese va a ricoverarsi perché sa che lì non ha la possibilità di avere una risposta.

Dobbiamo investire sulla tecnologia e su un sistema che possa dare risposte soprattutto in alcune branche della medicina che in Calabria non ci sono. Credo che questo sia un punto essenziale.

Su un altro punto, Presidente, sono in disaccordo: sulle dichiarazioni che lei ha fatto subito dopo la sua visita a Palazzo Chigi, al Consiglio dei ministri.

Credo, signor Presidente, che  in questo momento, per la crisi economica che colpisce tutto il nostro Paese e particolarmente la Calabria, non sia possibile applicare misure come quelle dell’aumento dell’Irpef per risanare la sanità, benchè vadano in una direzione giusta.

Credo che questo Governo regionale  dovrebbe fare pressione su quello nazionale perché ci sia una linea di azione diversa per la Calabria.

Lei è un esponente molto importante del Popolo della libertà che esprime il Presidente del Consiglio e il ministro dell’economia, due maggiori interpreti dell’azione del Governo nazionale.

Il Governo non può chiedere alla Calabria questi sacrifici, il Governo non può colpire sempre i cittadini calabresi. Lo dico perché il Governo Berlusconi quando vuole, Presidente Scopelliti, i soldi li trova.

Nello stesso modo in cui ha trovato i fondi per pagare le multe delle quote latte della Lega Nord sottraendoli al Mezzogiorno d’Italia attraverso i fondi Fas, che trovi anche i soldi per ripianare il debito della sanità in Calabria. Lo hanno già fatto per altre situazioni del nostro Paese.

Noi ci metteremo del nostro – e sono d’accordo con lei – per fare una riforma concreta ma non si può fare questa riforma colpendo i cittadini calabresi. I soldi in questo Paese ci sono e bisogna indirizzarli nella maniera giusta.

Presidente, su un’altra questione che lei non ha accennato è necessario fare una battaglia in quest’Aula: contro il progetto del federalismo fiscale.

Ho letto sul “Corriere della Sera” qualche giorno fa che autorevoli esponenti del mondo della borghesia nazionale, della imprenditoria più importante ed illuminata di questo Paese dicevano chiaramente a Bossi che, soprattutto in un momento di crisi economica, il federalismo fiscale è una misura che non si può utilizzare perché mancano i soldi per attuarla e perché questa misura colpirebbe in maniera massiccia le Regioni meridionali.

Noi dobbiamo ribellarci a questo modo di intendere il Governo e dobbiamo evitare che la Lega Nord possa decidere i destini di tutto il nostro Paese. Su questo noi dobbiamo mettere in atto un’azione forte per contrastare i progetti che ci sono a livello nazionale di federalismo fiscale che affonderebbero la nostra Regione.

Guardate, da qui a qualche anno se passassero quei progetti la Calabria sarebbe in condizione disastrose. Non avremo la possibilità non solo di migliorare la sanità e di cambiarla ma nemmeno di pagare, probabilmente, gli stipendi ai dipendenti pubblici e di fare le opere pubbliche più importanti.

L’altro aspetto, signor Presidente, riguarda il lavoro. Lei ha toccato nella sua relazione un punto importante e concordo con lei che è il punto principale sul quale bisogna muoversi per dare risposte al nostro territorio.

Credo che dobbiamo lavorare – e su questo anche come gruppo presenteremo delle proposte – in due direzioni.

Molti dei punti che lei ha inserito sono condivisibili ma mancano alcuni aspetti. Il principale, signor Presidente, in questo momento di crisi economica è quello del salario sociale. Molte Regioni italiane come il Lazio, la Campania e altre, si stanno attrezzando o si sono già attrezzate per dare uno strumento che dia risposte concrete alle emergenze delle famiglie.

Credo, Presidente, che questa norma potrebbe essere finanziata. C’è un progetto di legge della legislatura scorsa presentato dal mio gruppo e che potrebbe essere ripreso. Approvando il salario sociale si darebbe alle famiglie calabresi che sono più in difficoltà ed ai disoccupati la possibilità di avere un mezzo per contrastare questa crisi economica.

Lo dico perché non è un’utopia che noi vogliamo ipotizzare in quest’Aula solo per metterla in difficoltà all’inizio del suo percorso di Presidente della Giunta regionale, ma perché alcune Regioni – Campania e Lazio – l’hanno introdotta ed altre Regioni, anche di centro-destra, stanno pensando di introdurre questo elemento. La Comunità europea fino allo scorso anno vietava la possibilità di aiutare attraverso l’uso dei fondi comunitari, attraverso l’uso dei fondi Fas di finanziare il sostegno al reddito.

Con la crisi che c’è stata, addirittura il Governo nazionale ha pagato la mobilità e la cassa integrazione anche con l’utilizzo dei fondi europei.

La Comunità europea considerata la difficoltà che c’era in tutta Europa, ha dato la possibilità anche di finanziare questo tipo di azioni.

Credo, Presidente, che attraverso l’uso dei fondi europei e attraverso anche l’uso di risorse che possono rinvenire dal taglio dei costi della politica – e su questo siamo d’accordo – noi non abbiamo problemi. Abbiamo votato nella scorsa legislatura tante misure in questa direzione.

Abbiamo presentato anche misure di riduzione della indennità dei consiglieri regionali e su questo siamo d’accordo. Possiamo, ad esempio, utilizzare una parte di questi fondi per finanziare il salario sociale, per finanziare la legge sulla famiglia e, per esempio, per finanziare gli stage che sono stati un punto importante che ha dato a tanti giovani laureati calabresi- i più bravi, quelli che si sono laureati con 110 e lode – la possibilità di avere una prospettiva, di iniziare a lavorare e di incontrare il mondo del lavoro.

L’altro aspetto, signor Presidente, che non è stato toccato nella sua relazione è quello della precarietà

Credo che dobbiamo eliminare tutto il precariato storico che abbiamo nella nostra Regione. In questi anni abbiamo fatto dei passi importanti; il bacino degli Lsu e degli Lpu in Calabria è stato dimezzato e molti sono stati stabilizzati.

Ritengo – non lo trovo scritto nella sua relazione – che sia importante aggredire da subito e andare a lavorare col Governo nazionale per stabilizzare il restante precariato che abbiamo in Calabria. Perché, guardate, ci sono famiglie che vivono tra grosse difficoltà e fra qualche anno molti di questi Lsu e Lpu andranno in pensione, con una pensione da fame senza avere alcun contributo e noi non ci possiamo permettere il lusso in Calabria di avere da qui a qualche anno migliaia e migliaia di calabresi a livello di povertà. Percepiranno una pensione di 400-500 euro al mese.

Su questo dobbiamo intervenire subito lavorando col Governo nazionale che ha eliminato gli incentivi alla stabilizzazione e Brunetta ha chiuso, da questo punto di vista, tutti gli spiragli. Lavorando anche per riuscire  a far cambiare le norme nazionali con la prossima legge finanziaria e lavorando in Calabria con gli strumenti che abbiamo per finanziare i Comuni e gli enti locali affinché stabilizzino tutto il precariato storico.

L’altro aspetto, signor Presidente, riguarda alcuni settori importanti della pubblica amministrazione. Credo e concordo con lei che uno dei problemi principali di questa Regione – lo concordo perché avendo ricoperto il ruolo di assessore ho conosciuto la macchina burocratica – è la burocrazia.

Noi dobbiamo cambiare radicalmente perché, altrimenti, qualsiasi prospettiva e qualsiasi buon proposito la Giunta regionale voglia mettere in campo non avranno esito, in assenza di una classe burocratica che sappia mandare avanti questi progetti.

Lo abbiamo visto e da 30 anni lo vediamo in Calabria. Molte volte la Giunta e il Consiglio dispongono atti che la burocrazia, poi, non manda avanti oppure rallenta.

Addirittura le imprese calabresi ed i cittadini dopo aver avuto aggiudicato un bando, dopo aver vinto una gara aspettano mesi per avere le risorse e questo strangola le imprese, e strangola i cittadini. Perché, capite bene che se una impresa si vede pagato un lavoro dopo un anno o un anno e mezzo rischia di fallire perché non ce la può fare, perché il sistema bancario in Calabria non offre  la possibilità di accedere alle risorse necessarie per stare sul mercato.

Su questo dobbiamo lavorare e dobbiamo lavorare in maniera forte…

PRESIDENTE

Onorevole De Gaetano…

Antonino DE GAETANO

Concludo, Presidente.

L’ultimo aspetto è che dobbiamo lavorare in maniera forte nella lotta alla criminalità, concordo pienamente con quanto diceva il Presidente.

Noi nell’ultima legislatura abbiamo approvato la legge antiracket che è un buon strumento che colpisce a fondo un fenomeno  che mette una cappa sulla economia della nostra regione. Dobbiamo fare molto di più, dobbiamo lavorare per dare la possibilità alla magistratura di lavorare in maniera tranquilla, di avere più organici, di avere più personale e più strumenti e dobbiamo evitare che il Governo dia i soldi come al solito soltanto al nord, perché ogni tanto c’è qualche furto in qualche villa di Padova o di Venezia e invece abbandoni il territorio meridionale come ha fatto in questi anni.

Credo che su questo dobbiamo fare un patto con le associazioni, con “Libera” e con tutte le associazioni sul territorio che combattono da anni la realtà mafiosa e lavorare insieme a loro per cambiare la nostra regione.

Se non cambiamo questa cultura difficilmente ci sarà sviluppo.

Per questo, signor Presidente e chiudo, come Federazione della sinistra faremo una opposizione anche dura quando ce ne sarà bisogno, ma metteremo sempre al centro gli interessi delle classi deboli della Calabria, dei calabresi e dei nostri concittadini.

Se ci saranno provvedimenti giusti che questo Governo regionale  porterà avanti non ci tireremo indietro ma faremo la nostra opposizione sempre e comunque in quest’Aula perché i cittadini e gli elettori calabresi ci hanno assegnato questo compito che noi con coerenza porteremo avanti.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Imbalzano. Ne ha facoltà.

Candeloro IMBALZANO

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, la presentazione da parte dell’onorevole Scopelliti della nuova Giunta e l’illustrazione delle linee guida del programma di legislatura, che condividiamo totalmente, ci offrono la possibilità di fare alcune brevi riflessioni con la piena consapevolezza che questa fase si annuncia quanto mai decisiva per il futuro della nostra regione e dei calabresi.

Abbiamo il privilegio di far parte di questa autorevole Istituzione e di avere quindi la possibilità, che io considero esaltante per la nostra cultura politica e personale, di poter contribuire - e per la parte che ci riguarda ci impegneremo a fondo - al miglioramento delle condizioni di vita della Calabria indipendentemente dalle postazioni di lavoro in cui in questi anni saremo chiamati ad operare.

Una legislatura che è quasi pleonastico definire straordinariamente importante e che, a mio giudizio, nel rispetto dei rispettivi ruoli, non potrà che registrare un univoco e collettivo sforzo del Consiglio e della Giunta, della maggioranza e della opposizione, in cui ognuno avrà il dovere di mettere al servizio della comunità regionale l'intero bagaglio della propria esperienza politica, amministrativa e professionale, uniti soltanto dalla sana passione e dal forte amore verso la nostra terra.

In sostanza siamo coscienti che questa fase è forse l'ultima spiaggia per il nostro territorio, una chance da cogliere e da valorizzare ad ogni costo per recuperare ritardi antichi e pur tuttavia più presenti che mai.

Nell'era della globalizzazione, stiamo convivendo da tempo con una crisi che è lungi dall'essere superata, di dimensioni planetarie, in cui la finanza speculativa più spregiudicata non esita a mettere a rischio ogni giorno il destino di miliardi di persone.

Una crisi che interessa tutti i Paesi, e quindi anche il nostro, le nostre famiglie, e che, se da una parte rende ineludibile l'adozione di regole e strumenti capaci di contrastare l'attuale disordine finanziario mondiale, dall'altra impone, all'interno dei singoli Paesi e delle comunità regionali di dover coniugare, con maggiore convinzione rispetto al passato, rigore, trasparenza ed efficienza nell'utilizzo delle risorse pubbliche.

Questa filosofia e questa cultura si impongono, oggi, ancor di più alla Calabria che è una terra ricca di storia, ma è stata incapace per decenni di fare i conti con se stessa. I guai, come è noto, non vengono mai da soli, ma dobbiamo abituarci ad affrontarli con coraggio, anche a costo di misure talvolta impopolari, che però pagano sempre nel tempo.

E poiché l'argomento principe emerso stamattina è quello della sanità, ma non parlerò solo di sanità in questi pochi minuti, non possiamo sottacere una nostra sensazione di fastidio, nel leggere, come ci è capitato spesso in queste settimane ed anche oggi da parte dell’onorevole De Gaetano che pure è stato assessore nella precedente legislatura, dichiarazioni incentrate soltanto sulla responsabilità delle Amministrazioni regionali che nell'ultimo decennio hanno originato la voragine dei debiti oggi comunque da ripianare.

Questo è un argomento ormai stucchevole, una impostazione che ci auguriamo venga definitivamente accantonata, non certo perché la maggioranza abbia la coda di paglia, tutt’altro e per motivi che ben conosciamo, ma solo e soltanto perché è ora di passare dalle parole ai fatti.

E' l'ora delle decisioni, quelle decisioni – cari colleghi della opposizione - che voi deliberatamente per cinque anni avete allontanato nel tempo, rinviando, rinviando e lasciando questa sostanziosa eredità.

Cinque anni, in cui il deficit è stato lasciato crescere, mentre avevate il dovere di imporre la necessaria cura. Di somministrare quelle medicine, non palliative, per evitare la cura draconiana che oggi si impone.

Ora la campagna elettorale è finita, siamo tutti coscienti che urgono provvedimenti urgenti ed anche dolorosi, e di questo dobbiamo farci carico, responsabilmente tutti, indipendentemente dai ruoli che svolgiamo in questo Consiglio regionale.

Siamo entrati in una fase in cui la lotta agli sprechi, oggi più di prima e la lotta al malaffare, che ancora esiste deve essere condotta senza riserve e senza guardare in faccia nessuno.

Eppure vi sono amministratori di enti sub-regionali che, in questi giorni, forse in previsione dell'inevitabile ritorno a casa, ma molto più probabilmente per i tagli che ormai si annunciano anche alle loro laute prebende, continuano imperterriti ad autodistribuirsi premi sostanziosi per risultati disastrosi.

Il 2013, cari colleghi, non è poi così lontano, né possiamo pensare di rimanere ancora tra le Regioni ad Obiettivo 1, perché questo significherebbe non solo e non tanto- come è stato ricordato anche dal Presidente Scopelliti – il definitivo fallimento di una intera classe politica, ma significherebbe la catastrofe per i calabresi, né possiamo sperare in aiuti esterni sempre più improbabili, e comunque ormai sempre più modesti, da parte del Governo centrale, che da tempo continua a raschiare il fondo dei barile sia per affrontare i problemi strutturali del Paese, e per assicurare stabilità ad un sistema bancario, ieri sull’orlo della bancarotta, ed oggi per contrastare la gravissima crisi di paesi vicini come la Grecia e per ovviare ed allontanare il pericoloso rischio di contagio generalizzato, anche alla nostra economia.

In sostanza, è finita l’epoca delle vacche grasse e come meridionali e calabresi dobbiamo imparare a fare bene da soli e comportarci come oculati padri di famiglia.

Per questo condividiamo totalmente la filosofia che anima il progetto politico del Presidente Scopelliti, che mira da una parte a rimuovere incrostazioni antiche, ovunque esse si annidino e che sono ancora ben presenti, purtroppo, e dall’altra mira ad eliminare sprechi e diseconomie oggi non più sopportabili.

Egli esprime un grande impegno e la forte volontà di innescare un virtuoso processo di sviluppo, valorizzando i nostri punti di forza ed avendo ben chiara la direzione di marcia verso la quale dovrà orientarsi questa Regione.

Ma i problemi della nostra Regione non sono soltanto la sanità. Guai a noi se lo pensassimo sia pure in una giornata in cui il dibattito, immagino, sarà un po’ strozzato. Basti guardare per un istante allo stato comatoso della nostra agricoltura, quella reggina in particolare, rispetto alla quale condividiamo gli interventi radicali che pure dovranno assumersi.

Basti guardare ai problemi del turismo, colpito - e non per cause estranee a noi o comunque non soltanto estranee a noi - da una crisi che appare irreversibile anche se in questi anni sono stati spesi fiumi di risorse. Eppure continuiamo a rimanere marginalizzati rispetto ai grandi flussi del turismo internazionale.

Per non parlare della gracilità del nostro sistema economico afflitto da problemi cronicizzati, carente di mezzi propri e tenuto a digiuno da un sistema bancario con il quale dovremo finalmente aprire un duro confronto.

Un sistema economico fino ad oggi strutturalmente incapace di inserirsi autorevolmente sui mercati europei ed extraeuropei, dove la presenza dei nostri imprenditori è insignificante quantitativamente.

Una enorme responsabilità, signor Presidente la sua e la nostra che in piena coscienza, dobbiamo saperci assumere.

Un onere che tocca tutti noi, tocca questo Consiglio, tocca la Giunta regionale.

Siamo ben consapevoli delle difficoltà che ci attendono, che quella del presente e del futuro della nostra Regione è una partita delicata e dall'esito tutt'altro che scontato e che non basta soltanto la buona volontà. Ci vorranno capacità, tenacia, coraggio e, in qualche occasione, anche un po’ di incoscienza.

Una grande scommessa, rispetto alla quale sento di dover manifestare in questa Aula il mio consapevole ottimismo, perché i calabresi hanno scelto, una sapiente, sperimentata e capace guida, con le giuste e necessarie motivazioni per affrontare una partita di queste dimensioni. Una guida ricca di uno straordinario amore verso tutta la terra calabrese.

Chi parla, ritiene di poter fare queste convinte affermazioni, in quanto ha avuto il privilegio di aver fatto parte per otto lunghi e consecutivi anni della squadra di governo della città di Reggio Calabria, in settori certo non facili, pertanto ritiene di avere gli elementi di giudizio per esprimere senza inutile e mielosa piaggeria che comunque non ci appartiene, e che il Presidente Scopelliti certo non gradirebbe questo nostro ottimismo, non di maniera.

Un Presidente ben cosciente del gravoso compito che l'attende, dei delicati problemi che, insieme a noi, è già chiamato ad affrontare, ma poiché è altrettanto cosciente delle legittime aspettative dei calabresi, che non potranno essere deluse, so che, come sempre, non solo darà il meglio di se stesso, ma da queste difficoltà e da queste attese trarrà ulteriori stimoli ed un entusiasmo nuovo che saprà trasmettere alla sua squadra di governo.

Ognuno di noi ha il dovere morale e politico di accompagnarlo in questa non facile fatica, dando il proprio forte contributo, indipendentemente dallo schieramento in cui è stato eletto ed al quale appartiene.

L'opposizione ha il compito ed il dovere di controllare e, se necessario di criticare…

PRESIDENTE

Onorevole Imbalzano…

Candeloro IMBALZANO

…e ci attendiamo l’esercizio di questo ruolo importante e delicato in termini sempre costruttivi e nell'interesse generale. Abbiamo tutti una grande responsabilità che, forse, ancora non riusciamo a cogliere fino in fondo.

I calabresi vivono da tempo immemorabile quasi un senso di frustrazione anche e forse soprattutto per colpa della suo ceto politico.

Noi abbiamo il dovere, abbiamo la grande occasione e dobbiamo sforzarci di farlo, di trasformare questa frustrazione in ambizione.

I calabresi, vittime spesso di ingiustizie e delle incapacità e delle ipocrisie di tanti di coloro che fino ad oggi li hanno guidati, nutrono, in modo non tanto sopito, un forte sentimento di rabbia, che ogni tanto esplode. Noi dobbiamo tentare di trasformare questa rabbia nella speranza di un futuro diverso.

I calabresi, infine, da sempre sono stati costretti a vivere in uno stato di perenne crisi non solo economica: cosa ben diversa dalla recessione attuale delle regioni del nord del Paese.

Noi, in questa legislatura, dovremo anche essere capaci di trasformare questa antica e purtroppo dura condizione in vere opportunità per tutti. Per i tanti giovani molte volte discriminati; per le nostre famiglie, spesso al limite della soglia di povertà; per le nostre imprese ricche di capitale umano ma quasi sempre condannate ad una vita grama e piena di difficoltà.

Buon lavoro, quindi, cari colleghi, buon lavoro a lei, signor Presidente Scopelliti.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

Giuseppe GIORDANO

Onorevole Presidente del Consiglio, onorevole Presidente della Giunta, intervengo anche come capogruppo di Italia dei valori. Non farò una controanalisi puntuale alle enunciazioni delle linee programmatiche del governatore, però vorrò focalizzare la mia attenzione su alcune questioni che interessano i calabresi. Cercherò anche di essere sintetico rispetto ai tempi che mi sono concessi.

Noi abbiamo fatto una battaglia profonda per il cambiamento di questa nostra regione con convinzione, il 10 per cento dei calabresi ci ha consegnato una grande responsabilità, dando la fiducia alla nostra coalizione.

Onorevole Presidente della Giunta, ho ascoltato il suo intervento, ho letto il programma, dove però non si trovano quelle risposte che avete offerto ai calabresi nella campagna elettorale e che i calabresi si aspettano. E’ una questione principalmente di discontinuità e di metodo, onorevole Presidente. Noi l’abbiamo detto, siamo per il cambiamento, per incidere profondamente su quei settori, su quei tessuti dove, per troppo tempo, probabilmente quest’Aula non ha saputo dare delle risposte.

Noi ci aspettiamo che ci sia da parte sua una discontinuità, una logica che vada soprattutto a premiare quelle competenze, quindi a porre fine alle vecchie logiche della politica. Noi ci aspettiamo una risposta in termini di meritocrazia, non ci aspettiamo certamente che lei porti i suoi tifosi in quest’ente regionale.

La sanità: il male di tutti i problemi. Non si può certamente risolvere il problema della sanità indicando le colpe altrui, signor governatore, bisogna incidere, bisogna decidere. Non è il problema solo della mancata attuazione del Piano di rientro, quello della sanità è un problema lontano, quasi atavico, cresciuto a dismisura negli ultimi quindici anni. E lo dobbiamo ricordare che il problema della sanità, a cascata, è il problema della Regione intera, di come questa Regione avrà la capacità di individuare quelle risorse che servono per avviare un processo di sviluppo.

Il 70 per cento del bilancio regionale della sanità, una sanità disastrata, quindi risorse che non possono essere individuate per un programma di sviluppo in tutti quei comparti di cui la Calabria ha bisogno.

Il conto politico della sanità l’ha pagato già il Partito democratico, un conto politico salato queste elezioni, però il nostro problema è un altro, che il vero conto non lo possono pagare i cittadini calabresi, non potete presentare il conto ai cittadini calabresi a chiedere i sacrifici. Non si può certamente proseguire sulle recriminazioni, bisogna fare chiarezza, e in queste linee programmatiche non c’è, non abbiamo visto nemmeno traccia su come si procederà ad incidere, ad eliminare gli sprechi, le inefficienze, anche quelle commistioni e corruzioni che si sono annidate troppo spesso in questo comparto; a come si mette ordine anche nella elefantiaca macchina istituzionale e burocratica della stessa Regione Calabria, con tutte quelle articolazioni che, spesso, costituiscono anch’esse un buco nero di questa Regione: mi riferisco alle società partecipate.

Bisogna intervenire in maniera chirurgica, decisa, prendere quelle decisioni che non sono state prese: accorpare le Asl, per esempio, mettere in discussione persino i consorzi Asi, che hanno esaurito e non hanno creato quelle condizioni che dovevano creare nel tessuto produttivo regionale; andare a discutere delle partecipate, tagliare ed eliminare quelle che non servono e che producono solamente sprechi di risorse; tagliare le prebende di consigli di amministrazione spesso sproporzionati.

Quello che lei ha detto, onorevole Presidente, ci trova d’accordo – l’abbiamo detto anche noi non solo in campagna elettorale, l’abbiamo ribadito e replicato negli ultimi giorni – il rigore deve partire da quest’Aula, da questa istituzione, non si può chiedere il rigore ai calabresi e poi non essere consequenziali. Noi abbiamo già allo studio un disegno di legge per la riduzione delle indennità e degli emolumenti dei consiglieri regionali. Analogamente, sulla stessa lunghezza d’onda, però bisogna andare ad eliminare quelle consulenze, che spesso sono un’altra delle questioni sulle quali si passa inosservati e che vanno ad alimentare consistentemente le spese e ad appesantire anche i bilanci dei singoli settori della Regione.

E’ importante questo, perché dobbiamo essere poi consequenziali.

Noi, quindi, presenteremo una proposta di legge, ci auguriamo che ci sia una condivisione per acclarare in Consiglio regionale l’unitarietà su questa cosa.

Avevamo anche immaginato, come gruppo – ed apprezzo la sua idea di implementare la legge sulla famiglia – nell’attesa che ci sia l’approvazione della legge regionale, di dedicare una parte delle indennità, una percentuale delle nostre indennità proprio ad iniziative a favore delle famiglie bisognose.

Credo che queste siano le risposte che dobbiamo dare immediatamente.

Torno sulla sanità, perché purtroppo è la madre delle questioni. I calabresi non possono pagare tre volte un tributo. E’ un tributo perché c’è l’inefficienza, non c’è la risposta, perché c’è il rischio di andare a nuovi addizionali, perché c’è una migrazione che non è dignitosa, non è decorosa per la Calabria, la migrazione sanitaria, quella migrazione che porta poi a una mobilità passiva e che costa alla Regione oltre 250 milioni di euro all’anno, soprattutto perché non va ad incidere su quelle patologie pesanti, ma spesso su patologie correnti.

Allora, Presidente, lei deve dire come vuole andare ad incidere sulla rete ospedaliera, 73 ospedali per 2 milioni di abitanti, che non riesce a dare una risposta; come mette ordine a creare quella governance che sia efficace dal punto di vista programmatorio e gestionale, che possa recuperare quella capacità e quella credibilità che si è smarrita.

Non serve andare a fare un impatto di tipo ragionieristico sui numeri, bisogna dare risposte e ricreare un tessuto virtuoso che dia risposte in termini di efficacia e di efficienza al sistema sanitario, che dia anche spazio alla meritocrazia e alla trasparenza nelle nomine dei direttori sanitari e dei primari; si dovrà tornare alle competenze, si dovranno privilegiare la competenza e il merito.

Allora, Presidente, io non vado avanti – l’ho detto prima – non volevo fare un controesame, ma volevo focalizzare solo alcune questioni. Se noi andremo ad affrontare con decisione il tema della sanità, probabilmente troveremo anche risorse da liberare sul lavoro, sulla formazione, per dare quelle risposte che i giovani calabresi si attendono da troppo tempo, per recuperare quella speranza, ma anche quella fiducia nelle istituzioni, perché queste sono le istituzioni, valorizzare il ruolo del Consiglio regionale.

Concludo questo mio brevissimo intervento dicendo una cosa, citando Corrado Alvaro, il quale diceva che l’asse portante della società calabrese è la famiglia, ed io la condivido anche da cattolico credente. Aggiungo una cosa: guai quando la famiglia si sovrappone alle istituzioni! Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Guccione. Ne ha facoltà.

Carlo GUCCIONE

Egregio Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, permettetemi di rivolgere un pensiero alle famiglie dei due soldati italiani uccisi qualche giorno fa in Afghanistan, nell’adempimento del loro impegno in quell’area del mondo a sostegno della pace e della libertà di quel popolo.

Ho voluto ricordare quei due soldati, che sono l’emblema di uno sforzo, che l’Italia sostiene nel mondo, nelle realtà più difficili, nei teatri di guerra, di portare l’impegno di questo Paese a sostenere la pace, la convivenza tra i popoli, e quel sangue che è scorso qualche giorno fa, insieme a quello di  tanti che hanno lasciato la vita, tanti italiani, tanti soldati, in gran parte è sangue di questo Mezzogiorno, di tanti giovani che con il loro impegno, con il loro lavoro fanno onore al nostro Paese. Era giusto, per me, un ricordo in quest’Aula, in questo momento.

Ho ascoltato con attenzione le cose dette dal Presidente della Giunta regionale, Scopelliti, non ho avuto modo di approfondire - perché ci è stato dato stamattina - il programma che era alla base della sua candidatura e della candidatura delle forze del centro-destra che lo hanno appoggiato in questa competizione elettorale. Voglio dire, con molta chiarezza, che per me non è una banalità e un’ovvietà.

Il voto dei calabresi è stato molto chiaro: c’è stata una vittoria del centro-destra, larga, diffusa e c’è stata una pesante sconfitta del centro-sinistra. Da questo punto di vista, noi vogliamo prendere atto di questo voto, non vogliamo sminuire per nulla il voto dei calabresi. Siamo impegnati, in questi giorni, a capirne le ragioni, a dare delle soluzioni, ma questo è un voto chiaro: i calabresi hanno detto al centro-destra e a Scopelliti di governare la Calabria, al centro-sinistra di fare l’opposizione.

Non vogliamo sottrarci alle nostre responsabilità, per il ruolo che i calabresi ci hanno dato, anche perché la situazione non è per nulla facile e, mentre sembrava che l’Italia, il mondo stessero per uscire da una crisi difficile, economica e finanziaria, nelle ultime settimane abbiamo dovuto prendere coscienza, noi che siamo in Europa, che la crisi è piombata in una situazione difficilissima, per le vicende della Grecia, della Spagna, del Portogallo, ma anche per la nostra situazione. E’ una situazione delicata, difficile, sulla quale ad ognuno di noi è chiesta massima responsabilità ed impegno.

Da questo punto di vista, non faremo mancare il nostro apporto e non giocheremo a nascondino rispetto alle questioni che sono sul tappeto e all’ordine del giorno di questo Consiglio regionale.

Bene la riduzione dei costi della politica, condivido la proposta fatta qui stamattina, di votare subito un provvedimento che va nella direzione di non prevedere i consiglieri supplenti. Vorrei ricordare a tutti quanti voi che nella passata legislatura sono stati ridotti i costi della politica di qualche milione di euro. Bisogna proseguire su questa strada, non solo perché c’è la crisi economica e quindi vanno dati segnali, ma perché è giusto che i costi della politica non gravino in misura eccessiva sulle istituzioni.

Ma veniamo ad alcuni punti che voglio sollevare e che non ho trovato nelle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta: intanto, la questione del Mezzogiorno. Cosa si fa rispetto a una linea e ad una strategia di governo, del Governo Berlusconi, rispetto alla cancellazione del Mezzogiorno dall’agenda politica italiana? Sono lunghi anni che il Mezzogiorno non è più tra le priorità del nostro Paese e se per un attimo guardiamo ai numeri, che cosa significa tutto questo, vediamo che i fondi Fas – i fondi per le aree sottoutilizzate – che in due anni dovevano portare al Mezzogiorno circa 31,8 miliardi di euro, quasi 6,8 miliardi alla Calabria, sono stati dirottati per finanziare iniziative ed opere del Centro-Nord: in due anni, 31,8 miliardi di fondi Fas.

Mi chiedo e chiedo alla Giunta e al Consiglio regionale: quali iniziative si vogliono adottare, perché questo scippo non avvenga ai danni dei calabresi e dei meridionali?

Queste risorse destinate alla Calabria potevano essere utilizzate, 6,8 miliardi di euro, in due anni; potevano essere destinate allo sviluppo, all’occupazione, alle grandi opere infrastrutturali di cui abbiamo bisogno.

E’ un punto politico fondamentale nel rapporto che dobbiamo avere tra maggioranza e opposizione, come dalla Calabria, dal Mezzogiorno nasce un’idea, un progetto, un’iniziativa politica ed istituzionale per impedire che queste risorse economiche destinate al Mezzogiorno vengano utilizzate altrove.

Così anche per quanto riguarda la sanità, il debito della sanità, per la gravità della situazione che si è accumulata – diciamocelo – nel corso degli ultimi dieci anni, noi abbiamo un grande primato: più aumenta il debito, più spendiamo e, automaticamente e in modo inversamente proporzionale, peggiorano i servizi erogati ai calabresi, ai malati.

Credo che sia finito il tempo della demagogia. E anche qui si pone un problema politico di fondo ed istituzionale: come la Calabria ha un’interlocuzione col Governo nazionale rispetto a questo.

Ricordo che, quando si commissariò la sanità del Lazio e di altre Regioni – all’epoca era Presidente Romano Prodi –, quel Governo partecipò per il 40 per cento alla riduzione del debito del Lazio.

Non possiamo far finta qui che questo problema non esista, noi dobbiamo essere rigorosi nel Piano di rientro, misure che vanno nella direzione di razionalizzare la spesa, di rompere le sacche di privilegio, di clientelismo, di assistenzialismo che c’è nella sanità calabrese. Ma la Calabria non può essere lasciata sola. La Calabria è un pezzo importante di questo nostro Paese e deve stare dentro, insieme alle altre Regioni, a un progetto di risanamento del debito, rigoroso per quanto riguarda la nostra Regione, ma anche col concorso, l’aiuto e l’apporto delle risorse nazionali.

Penso che – questo sia chiaro – dobbiamo ragionare con i numeri, che ancora sono fin troppo ballerini nel debito. Mi auguro che la Giunta sia in grado di bloccare il deficit annuale che si accumula rispetto al Piano di rientro: 280 milioni circa sono i debiti che attualmente, con questo sistema in vigore, la Regione Calabria accumula rispetto al debito già maturato, consolidato. C’è bisogno di misure che vadano nella direzione immediata, forte, di interrompere questa spirale, altrimenti non ne usciamo più. Io ho più paura di una difficoltà di fondo, che non ne usciamo più rispetto alla questione del debito, se non si va nella direzione di questo abbattimento del debito annuale.

Inviterei il governatore Scopelliti ad impedire che ci possano essere scelte che vadano nella direzione di rinfocolare i localismi in questa nostra regione. Il localismo, la divisione della Calabria è un pericolo che sta sempre dietro la porta e rende sempre più difficile tutto, dà meno potere alla Calabria. E i localismi sono un male endemico di questa nostra regione. Noi dobbiamo avere un’idea unitaria della Calabria, nel suo sviluppo, nella sua rappresentazione istituzionale, nella capacità di dare un contributo insieme, perché  la Calabria possa uscire da questa situazione.

Chiudo, sottoponendo un’altra questione che ritengo fondamentale, che è quella dell’ambiente.

Noi abbiamo una regione segnata, che ha delle ferite enormi per quanto riguarda l’ambiente: penso a quello che è accaduto a Crotone, non dimenticherò mai il fatto di aver saputo che le case a Crotone, le scuole sono state costruite con materiale inquinante. La Calabria su questo deve essere rigorosa ed io chiedo al Presidente Scopelliti, alla Giunta, a questo Consiglio di non permettere che la Calabria possa diventare la pattumiera del nostro Paese, ché  in parte lo è diventata in questi anni per scelte scellerate.

La vicenda dell’uso del carbone per produrre energia elettrica è una questione sulla quale bisogna dire un forte e chiaro no, come la riconversione della centrale Enel di Rossano, dove l’Enel ha previsto il carbone. Questo è un punto centrale, perché passa l’idea di che Calabria vogliamo costruire, di che Calabria pensiamo per i nostri figli e lasciamo in eredità a chi ci seguirà.

Ecco, per il tempo che è stato concesso, ho tentato di porre alcune questioni che ritengo centrali per costruire un’idea di Calabria. Ecco, la nostra opposizione avrà questo profilo, un’opposizione chiara, netta, senza pregiudiziali e sarà fatta nell’interesse dei calabresi e dei territori di questa nostra regione.

In memoria dei due soldati italiani uccisi in missione di pace in Afghanistan

PRESIDENTE

Prima di proseguire col dibattito, invito i Consiglieri ad osservare un minuto di silenzio in memoria dei due nostri militari uccisi in Afghanistan.

(I Consiglieri in piedi  osservano un minuto di silenzio)

Proposta di Provvedimento Amministrativo n. 10/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Approvazione del programma di governo presentato dal Presidente della Giunta regionale (art. 16, comma 2 lettera a) e art. 33, comma 4 dello Statuto) - seguito

PRESIDENTE

E’ iscritto a parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.

Sandro PRINCIPE

Signor Presidente, onorevoli consiglieri, signor Presidente della Giunta, signori assessori, è la prima seduta di confronto del Consiglio regionale nella legislatura appena iniziata, siamo qui a riconoscere il grande successo elettorale del Presidente Scopelliti e della sua coalizione e, naturalmente, un insuccesso del centro-sinistra.

I cattivi storici, spesso, hanno inserito nei libri di storia l’ammonimento “guai ai vinti!”, ma io penso che in una democrazia il confronto, la discussione, l’aspetto istituzionale di lavorare comunque tutti per far crescere una comunità debbano bandire, sia dall’animo dei vincitori sia di chi ha perduto, un concetto di questo tipo, perché sarebbe utile iniziare questa legislatura in un modo civile ed istituzionale, rompendo un vecchio vezzo calabrese.

Qual è questo vecchio vezzo calabrese? Che chiunque succede nella guida di un’istituzione ha come primo compito quello di distruggere tutto quello che è stato fatto in precedenza. Se voi guardate la storia di questa Regione, la storia della Calabria, dei nostri Comuni più importanti, questa è una costante; cioè chi perde deve fare un’opposizione dicendo “no” pregiudizialmente a tutto, perché si vuole distruggere chi è al comando nel momento in cui muove i primi passi; chi detiene il potere, chi lo conquista deve distruggere tutto ciò che è appartenuto all’azione amministrativa dei predecessori. Questo è un errore.

Quindi stamattina, per la parte che mi riguarda, non intendo dare un contributo a questa Regione divisa, sganciata nei suoi territori, nelle sue istituzioni, nei suoi uomini... Vedete, anche le crisi dei nostri partiti, e nessuno può dire di essere tranquillo per l’eternità, sono il frutto di questo male calabrese che non consente mai di mettere in piedi un’azione positiva., naturalmente nella distinzione dei ruoli – perché io non sono un ecumenico, non ho mai remato per i compromessi più o meno storici – ognuno nella sua parte, la maggioranza che governa, la minoranza con una politica magari di opposizione rigorosa, ferma, ma sempre avendo tutti insieme presente che dobbiamo lavorare per far crescere questa Regione,

Allora, stamattina, dare un giudizio sul discorso di Scopelliti e sul suo programma è estremamente prematuro. Non ho mai creduto nei programmi scritti, ho sempre creduto nel modo in cui i programmi si vanno ad attuare. Ed allora faccio qualche breve considerazione.

La prima considerazione: vorrei dire al Presidente Scopelliti che questa Regione ha bisogno, ad un tempo, della capacità di far da sé sulle questioni di propria competenza e di una grande solidarietà dello Stato, lo ha detto già Guccione, è inutile che ci dividiamo tra centro-sinistra e centro-destra su quale Governo è stato più patrigno rispetto al Mezzogiorno ed alla Calabria. C’è una costante che ormai dura da molti decenni per cui il Mezzogiorno non è nell’agenda politica dei Governi. Naturalmente riconoscerete che il vostro Governo, io non voglio dire che sia a trazione nordista e leghista, avendo la Lega come componente essenziale ed essendo questo un partito che nella sua presentazione vuole fare solo gli interessi del Nord, chiaramente si sta distinguendo per essere particolarmente lontano dai problemi del Mezzogiorno.

Allora, vorrei citare due o tre aspetti che richiedono questa sinergia di intenti, della solidarietà che viene dal Paese e dalla nostra capacità di governare.

La sicurezza.

Mi pare che nell’intervento di Scopelliti sia  chiaro che la Calabria deve cercare di sconfiggere l’occupazione mafiosa dei nostri territori, altrimenti l’idea di sviluppo è una tenue speranza, perché in una economia in grande difficoltà come quella di oggi, globalizzata, se non ci sono investimenti anche da parte dei privati e non si mette in piedi una maglia di piccole e medie aziende nei vari settori trainanti della nostra economia, non si va da nessuna parte ed in Calabria nessuno viene a causa di  motivi di sicurezza.

Allora, di grazia, se siamo d’accordo che il problema della sicurezza è un problema centrale, riconosciamo che su questo punto si ha bisogno di una grande solidarietà da parte del Paese. Certo, la Calabria può fare la propria parte con un comportamento adamantino delle sue istituzioni, sostenendo magistrature e forze dell’ordine, come per la verità ha fatto la Giunta Loiero, perché se si vanno a spulciare le delibere della precedente amministrazione, si trovano milioni di euro destinati al sostegno delle forze dell’ordine e della magistratura, per dare un contributo affinché questa Regione sia più sicura.

Le infrastrutture: ma veramente vogliamo pensare che la Calabria possa crescere, se non risolviamo il problema del deficit infrastrutturale?! Ne sappiamo qualcosa noi modesti consiglieri regionali, perché venire a Reggio è diventata un’avventura! L’Anas, questo ente che andrebbe eliminato dalla faccia della terra, cade un masso, come in questi giorni, e blocca l’Autostrada del Sole, ma, di grazia, ci sono lavori infiniti che durano da quindici anni, e abbiamo un ente che non riesce a monitorare il tracciato dell’autostrada, insomma! Certo, alcune cose sono in mente Dei, però un po’ di accortezza avrebbe evitato determinati accadimenti.

Certo, la competenza sulle infrastrutture è dello Stato, quindi si deve avviare un’interlocuzione fra Regione e Stato, affinché la Calabria venga messa al centro dell’attenzione del Paese insieme a tutto il Mezzogiorno. E qui, cari amici del centro-destra, dovete sciogliere un nodo, che si chiama ponte sullo Stretto di Messina, perché mi aspetterei da parte del centro-destra calabrese un atto di rivolta rispetto a questa fantasia dell’onorevole Berlusconi, ma, di grazia, sul ponte, quando sarà fatto, ci andremo in elicottero.

Cosa serve alla Calabria il ponte sullo stretto di Messina? Forse servirà per la grande area metropolitana di Reggio Calabria-Messina, l’unica area metropolitana posizionata su due regioni che esiste al mondo, ma certamente non servirà ai calabresi e non servirà al Mezzogiorno.

Terzo problema, quello dello sviluppo, che chiama in causa due aspetti: avere dei centri di eccellenza – ma mi pare che il Presidente Scopelliti abbia fatto un accenno a queste cose – nel campo della ricerca, in modo da avviare uno sviluppo virtuoso perché, attraverso la ricerca, noi possiamo anche mettere in campo politiche che siano attrattive di investimenti che possono venire fuori dalla Calabria. Però, caro professore Caligiuri, che hai questa grande responsabilità della ricerca, c’è un avvertimento che va fatto.

Per la parte che mi riguarda, riconosco tutti i meriti del sistema universitario calabrese, perché il rapporto con le università, a partire dall’Unical- di cui lei è professore, in Aula ci si dà del lei, chiedo scusa per il “tu” che ho usato precedentemente – e che ha rappresentato un fatto straordinario, rivoluzionario, che ha rotto atavici ritardi di questa Regione, deve essere corretto, nel senso che le iniziative che riguardano la ricerca non possono essere appaltate anche in termini procedurali alle università, perché la ricerca deve avere uno scopo prioritario, quello di mettere a braccetto l’offerta e la domanda di ricerca. Infatti, se noi diciamo che la ricerca è necessaria per le nostre aziende, non possiamo fare ricerca senza tenere conto di quelli che debbono essere gli utilizzatori finali, in questo caso, della ricerca.

Quindi, che la ricerca sia al centro dell’attenzione del Governo regionale, ma con questa finalità, di favorire la domanda di ricerca delle aziende con le offerte, tenendo conto che oggi le aziende sono in ritardo rispetto al mondo universitario; in questo campo, va privilegiata la ricerca applicata. Non che non si debba fare ricerca di base, per carità, perché se dalle nostre università uscirà una grande scoperta che servirà all’universo mondo ma che magari avrà applicazione fra trent’anni, tutti andremo a battere le mani! Noi abbiamo bisogno di una ricerca che immediatamente trovi applicazione nel processo produttivo per creare occupazione e lavoro.

Sotto questo profilo - lasciatemelo dire – è centrale l’attuazione del Por Calabria 2007-2013. Mi pare che il Presidente Scopelliti – mi dispiace che, per ragioni istituzionali evidentemente, non sia presente – abbia detto, tra le righe, di voler cambiare determinati obiettivi del Por Calabria. Siccome non ci ha spiegato quali sono gli obiettivi da cambiare e come andranno cambiati, mi astengo da qualunque commento. Oso dire, però, che se noi ci illudiamo che le politiche ambientali,  di sviluppo,  di sostegno all’impresa, quelle sociali e di sostegno alle famiglie le potremo fare nei prossimi anni con il bilancio regionale, vuol dire che stiamo sognando! Purtroppo il bilancio regionale, dopo quaranta giorni di regionalismo, è ingessato, cari amici e colleghi consiglieri regionali, e difficilmente, con tutte le azioni di modificazione che si potranno fare, politiche nuove o di bilancio più virtuose, taglio delle spese… Certo, tagliare anche le spese della politica, ma con tutti gli accorgimenti e con tutte le decisioni virtuose che noi potremo fare, il bilancio regionale non sarà adeguato ad affrontare queste grandi questioni, che noi potremo aggredire  solo attuando il Por Calabria.

Allora, c’è un merito anche del centro-sinistra, perché intorno al ragionamento iniziale è un errore non tener conto di quello che è successo storicamente e non approfondire le questioni, perché a volte si può anche perdere avendo operato bene in tanti settori, ma avendo in definitiva dato soprattutto un’immagine sbagliata di se stessi.

Il Por Calabria è uno strumento validissimo per affrontare queste grandi questioni. Se il Presidente Scopelliti ci dirà che vuole cambiare determinati obiettivi, aspettiamo di capire questi obiettivi, aspettiamo di capire il cambiamento e ne discuteremo, però la cosa che raccomando è la capacità attuativa del Por, non per guardare al passato. Quando noi siamo entrati nelle stanze della Presidenza, abbiamo trovato un Por 2000-2006 inattuato all’80 per cento, ed è stata veramente un’azione di Sisifo ad un tempo cercare di spendere quello che non si era speso e programmare il futuro.

Ci è stato detto che ci sono ritardi nella spesa: aspettiamo di capire quali sono questi ritardi, ma in ogni caso il Por Calabria rappresenta l’attuazione della politica del far da sé. Così come sulle infrastrutture, così come sulla sicurezza, si misura la capacità di questo Governo regionale di interloquire con lo Stato, che è responsabile di questi settori. Sull’attuazione del Por Calabria si misurerà la capacità di governo dell’istituzione regionale.

Due ultime cose, perché vorrei aggiungere un argomento che reputo molto importante, ché è stato fatto un appello all’opposizione a confrontarsi, naturalmente ognuno dalla propria  posizione, c’è un argomento che non è stato toccato. Si è detto “modifica dello Statuto”, senza specificare in che direzione. Io, sommessamente, ne pongo una all’attenzione del Consiglio: noi dobbiamo alleggerire questa Regione. E’ arrivato finalmente il momento di avere una Regione leggera, che legifera, che programma, che dà indirizzi, che controlla, che interviene nella gestione e nelle materie che sono, evidentemente e oggettivamente, di competenza regionale, per il resto affida l’attuazione delle programmazioni al sistema delle autonomie; qui si misurerà veramente la capacità innovativa di una classe dirigente.

Sulla sanità non aggiungo nient’altro, ho visto che parlerà il Presidente Loiero, dirà certamente lui, più di quanto io possa dire. Voglio, però, sommessamente chiedere un approccio più realistico alle problematiche, perché sulla sanità c’è stato il fallimento del regionalismo. Non ripeto qui che il deficit è stato prodotto all’80 per cento dalla precedente Giunta di centro-destra, è grave che il centro-sinistra abbia aggiunto e non sia stato capace di darci una sanità all’altezza diffusa sul territorio e centrata sulle eccellenze. Cerchiamo di evitare di fare esami e di vedere come questo settore, che è importante dal punto di vista finanziario, ma soprattutto dal punto di vista sociale, possa essere incamminato verso delle virtù che servono al territorio.

Sul consigliere supplente, un secondo solo: non ho capito che ha voluto dire il Presidente, perché se c’è una proposta di legge ordinaria, questa, a mio avviso, non può interpretare lo Statuto, in quanto la legge ordinaria ci deve dire se vuole o non vuole attuare lo Statuto.

Per quanto riguarda la proposta di riforma dello Statuto per eliminare questa norma del consigliere supplente, sin da ora, a titolo personale, qualunque possano essere gli impegni in questo Consiglio regionale, annuncio che voterò a favore della eliminazione del consigliere supplente, in coerenza con l’impegno nella passata legislatura ed in coerenza con tanti discorsi validi fatti in quest’Aula.

Chiedo scusa, Presidente, se ho abusato della sua cortesia e della pazienza dei colleghi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Ciconte. Ne ha facoltà.

Vincenzo Antonio CICONTE

Signor Presidente del Consiglio, assessori, consiglieri, Presidente della Giunta – che non c’è per motivi istituzionali – credo che finalmente la campagna elettorale sia finita, allora, adesso occorre parlare di linee programmatiche che dovremo tutti, in maniera concorde, cercare di portare avanti per migliorare le condizioni dei calabresi. E’ chiaro che queste linee programmatiche ci sono state consegnate pochi minuti prima della riunione del Consiglio ed è evidente che, per parlarne in maniera compiuta, sarebbe opportuno approfondirle in maniera più adeguata. Su alcuni punti, però, vorrei fare alcune osservazioni, soprattutto mi riferisco alla necessità che, finalmente, questo Governo centrale, il Governo Berlusconi, riconosca che c’è un problema economico-finanziario mondiale, europeo e, probabilmente, anche italiano e che i problemi finanziari sono ancora più evidenti qui nella nostra regione, lo dicono tutti i dati, sia quelli de“ Il Sole 24 ore” che quelli  Istat e tanti altri dati di indici economici che ci dicono che, effettivamente, i problemi economico-finanziari nella nostra regione sono veramente seri. E ce l’ha detto stamane anche il Presidente della Giunta regionale, onorevole Scopelliti.

Per quanto riguarda i problemi sanitari, a mio avviso sono stati affrontati in queste linee programmatiche con molta approssimazione ma non poteva essere altrimenti, ci sono solo delle enunciazioni, non ci sono sicuramente dei contenuti veri su cui discutere. Ecco perché, secondo me, considerato che il bilancio della Regione per il 70 per cento  verte sulla sanità, sarebbe opportuno parlare di sanità per un’intera seduta, caro Presidente, nel nostro Consiglio.

E quando si parla di alcuni aspetti innovativi, vorrei dire che quelli aspetti innovativi non sono. Mi riferisco ad una politica del territorio che il vecchio Piano di rientro della Giunta precedente ha cercato di adottare, dove c’è tutta una serie di problematiche riguardanti una nuova politica del territorio. Ma per fare questo ci vogliono dei finanziamenti seri, ecco perché ritengo che il Governo centrale non ha dimostrato di essere tanto amico di quello regionale calabrese, per i problemi che ci ha detto il Presidente della Regione.

Allora, noi dovremo capire e confrontarci meglio su quello che vogliamo attuare in sanità. Vogliamo attuare una rete ospedaliera separata dal territorio? Mi pare che queste siano le linee programmatiche, dobbiamo capire quante aziende ospedaliere e aziende sanitarie attuare nella nostra regione, ma sono problemi che si stanno discutendo da circa quindici anni e se noi continuiamo a scaricarci la responsabilità per quanto riguarda i debiti in sanità, secondo me non andremo da nessuna parte. Noi dobbiamo cercare di essere propositivi e cercare veramente di risolvere i problemi da oggi in poi in maniera costruttiva e propositiva.

Sono convinto – e mi dispiace che non ci sia il Presidente della Giunta – delle  enunciazioni che ha fatto l’onorevole Scopelliti, cioè di nominare i direttori generali per vera meritocrazia, nominare i primari per vera meritocrazia, non facendo parte, quei direttori generali che nominerà, di vecchie gestioni: vediamo se effettivamente queste cose verranno attuate. Sono convinto che la meritocrazia deve avere un ruolo fondamentale e importante e, se questo dovesse accadere, faremo un plauso in maniera evidente e precisa.

Dovremo confrontarci e il confronto, a mio avviso, deve partire dai problemi sanitari, ambientali e occupazionali. Siamo tutti pronti a partecipare, a migliorare le condizioni di salute dei nostri cittadini.

E, attenzione, che qui si parla a volte di una Calabria diversa dalle altre regioni. Io non sono molto d’accordo, perché tutti voi conoscete i dati anagrafici della nostra popolazione, attenzione che c’è una popolazione che sta invecchiando e quindi le esigenze di salute sono diverse rispetto a vent’anni fa. Molte Regioni – e mi riferisco alle altre Regioni d’Italia – non sono virtuose, perché effettivamente ci sono stati sicuramente sprechi, problemi, è cambiato il modello sanitario. Noi dovremmo investire di più sul territorio, se vogliamo veramente far filtro agli ospedali.

Invito il Presidente della Giunta regionale e gli assessori ad andare a vedere qual è la nostra rete ospedaliera in tutta la regione Calabria: sono strutture obsolete, che non hanno tecnologia. Noi abbiamo avuto un commissario per l’urgenza-emergenza che è andato a risanare, a vedere i problemi dell’Aquila, del terremoto - per carità, giustissimi - ma per otto, nove mesi non si è fatto vedere in Calabria per firmare i decreti per poter rinnovare tutto quello che c’era da rinnovare, soprattutto da un punto di vista tecnologico.

Allora sulla sanità, caro Presidente Talarico, la invito a fare una seduta ad hoc e cercare veramente di sviscerare, perché è evidente che sulle linee programmatiche non si poteva parlare di tutto e non si poteva specificare ancora meglio le cose che si vogliono attuare. Noi saremo pronti a dare i nostri suggerimenti in maniera leale, facendo un’opposizione costruttiva, leale e trasparente per migliorare le condizioni dei nostri cittadini calabresi.

PRESIDENTE

E’ iscritto a parlare l’onorevole Loiero. Ne ha facoltà.

Agazio LOIERO

Ho ascoltato la relazione del Presidente Scopelliti, che ha vinto le elezioni con la sua coalizione in questa nostra Regione. Questo non è il luogo per dibattere come le ha vinte, ma riconosciamo ampiamente questa vittoria; d’altra parte, con i numeri c’è poco da discettare. Io trarrò qualche spunto da quello che ha detto oggi in quest’Aula e cercherò di parlare di pochi argomenti nel breve tempo a disposizione.

Poi voglio dire a lei direttamente, Presidente, che sono contento che in quest’Aula mi pare si cominci a rispettare l’orario, perché le istituzioni sono regolate da forme che sono severe e le istituzioni, sul piano formale, sono più importanti addirittura di quel che si discute in un’Aula.

Io mi pongo in quest’Aula senza alcun pregiudizio, so perfettamente che la Calabria è una terra difficilissima, complicata, molto difficile da governare ed essendoci passato per cinque anni, mi rendo conto che bisogna guardare all’azione di un Presidente della Giunta con attenzione e, anche dall’opposizione in certi passaggi, con vicinanza.

Sappiamo che l’immagine di questa nostra Regione è devastata, che c’è una violenza dei media che imperversa ogni giorno e da anni e anni, e questo ci mette in una situazione di grandissima difficoltà, perché questo bombardamento mediatico di cui abbiamo più volte parlato nell’Aula porta a un indebolimento della coscienza di noi calabresi e ci porta anche ad una perdita progressiva di peso specifico, che poi conta moltissimo, laddove si decide.

Sono convinto che in Calabria – mi pare che lo abbia accennato l’onorevole Principe – il rapporto di maggioranza e minoranza - come ho detto anch’io più e più volte in quest’Aula - non può essere come magari lo è e si vive in Lombardia, dove tutto funziona al meglio e dove, quindi, anche le istituzioni si giovano di questo dato che è importantissimo. Queste cose – come ho detto – le ho proferite anche in quest’Aula a posizioni rovesciate.

Non è, ovviamente, una richiesta di consociativismo o – come si dice con una brutta parola – di inciucio, non c’è da parte mia alcuna nostalgia per una pratica che è stata pure largamente esercitata in quest’Aula e che viene, addirittura, dagli anni ’70, dai tempi della solidarietà nazionale e che ha prodotto non sempre pratiche nobilissime, comunque irrituali in quest’Aula, ed ha portato anche danni enormi all’immagine di questa nostra regione. Il simbolo, l’ultimo simbolo formale di questo consociativismo era la Commissione del Piano, che nella passata legislatura noi abbiamo cancellato.

Quindi noi avremo grande attenzione non agli organigrammi, alle nomine e agli accordi fra gli uomini, ma alla politica, ai suoi percorsi istituzionali, al suo valore più alto. Ed io sono convinto che la minoranza – lo dico per me, ma credo di interpretare anche il sentimento di tanti componenti eletti – dovrà essere intransigente su alcuni temi, sui temi che attengono alla convivenza, ai diritti, quelli contenuti nella prima parte della nostra Costituzione, il diritto al lavoro, alla solidarietà e soprattutto all’esercizio della legalità.

Tratterò, dunque, velocemente tre-quattro temi nel tempo che mi è concesso, cominciando proprio dalla sanità.

Il tema della sanità è centrale, ho visto che il Presidente  ne ha fatto un cavallo di battaglia della sua relazione - e come poteva essere altrimenti! -, devo dire che ho ascoltato anche ieri al Tg1 una dichiarazione fatta dal Presidente della Giunta, senza che ci fosse uno che potesse difendersi. Questo è capitato nella Tv pubblica. Non ne faccio una colpa a lui, ma a questi personaggi che si prestano a dare solo una versione di quello che è capitato in Calabria. Questo avviene mentre, magari, alcuni di noi qui, nel centro-sinistra, litighiamo.

Ripeto, non voglio dargli colpa, però sul merito vorrei dire alcune cose al Presidente Scopelliti e lo vorrei fare in forma diretta: Presidente, frughi bene tra le carte che le ha consegnato l’advisor e guardi che l’80 per cento di quel debito l’ha prodotto la Giunta precedente a quella da me presieduta, di cui lei faceva tanto autorevolmente parte, da esserne poi diventato Presidente.

No, non faccia questi gesti, come li fa Gasparri, mi scusi, perché noi dobbiamo avere un’interlocuzione civile in quest’Aula.

Le volevo dire che, nel periodo 2000-2005 – glielo ricordo – nessun bilancio di nessuna Asl è stato approvato dalla Giunta di cui lei faceva parte. Glielo dico perché ho visto che già nella prima seduta lei ha fatto una relazione molto, molto forte, queste cose gliele devo dire. Guardi, lei ha tutti gli strumenti per guardare nelle carte: nella passata legislatura, non in quella in cui io sono stato Presidente, nessun bilancio è stato approvato, mentre noi i bilanci delle Asl li abbiamo approvati tutti.

Le dico queste cose non per suscitare polemiche e dialettica, questa Regione non ha bisogno di tutto questo, però voglio ricordarle che anche qui lei ha detto: “Un ministro non mi ha parlato”. Guardi che io sono andato in Consiglio dei ministri e mi hanno approvato il Piano di rientro, Presidente, e sa quando me l’hanno approvato? Dopo che il Presidente del Consiglio e il ministro della sanità hanno detto che avrebbero commissariato la sanità calabrese.

Guardi, anche qui glielo voglio dire, con questo advisor che è stato scelto dal Governo in carica, quindi dal Governo Berlusconi, io ho voluto fare un’operazione di verità. Non le chiederò demagogicamente di metter via il ticket, come pure tante persone che fanno parte della sua coalizione hanno detto in campagna elettorale, so che lei non è in grado di farlo.

Purtroppo questo è stato per noi un boomerang, io non faccio fatica a riconoscerlo, però perché l’ho fatto, dal momento che ho chiesto io l’advisor? Perché temo drammaticamente quello che avverrà col federalismo fiscale – di cui parlerò brevemente più avanti – che mostrerà le disparità sui territori, imporrà sacrifici, salteranno alcune abitudini che centro-sinistra e centro-destra hanno sempre avuto in Calabria.

Quando l’ho chiesto? Glielo ricordo, Presidente: quando a disposizione del Governo nazionale, di centro-sinistra e di centro-destra, c’era un “fondino” a cui hanno attinto molte Regioni, che era un fondo che distribuiva il Governo nazionale.

E anche quel discorso sulle assunzioni, io ho fatto assunzioni per rispetto dei Lea. Qui si sarebbero bloccati ospedali, se non avessi fatto alcune assunzioni in deroga, perché per i Lea si può sempre assumere. Lo sa questo, Presidente?!

Rivendico – glielo dico con coraggio – anche la lungimiranza di questa scelta del Piano di rientro, perché bisogna governare anche per le generazioni che verranno dopo di noi.

Sono convinto che noi abbiamo governato sempre in emergenza e tutte le democrazie prestano grande attenzione all’emergenza, perché l’emergenza non può durare una vita, come purtroppo è durata da noi. Sono convinto inoltre che l’emergenza allontana il rigore delle regole.

 Presidente, se ne accorgerà fra cinque anni – le auguro di fare un buon lavoro alla guida di questa Regione, ho già detto, mentre lei era assente, che mi compenetro completamente nel suo lavoro, perché quando si fa quel lavoro, si diventa subito soli ad affrontare tutto, lo vedrà quando affronterà anche il suo Governo, che è un Governo amico – che qui, in questa Regione quando si infrangono interessi particolaristici, non viene una resa dall’opinione pubblica per aver infranto quegli interessi, non c’è, perché purtroppo questo è il prodotto di una storia particolare.

Ora, in tutto quello che è stato il deficit prodotto dalla Giunta che io ho presieduto, stia attento che ci sono interessi passivi, carenze di liquidità, ci sono state fatte anticipazioni di tesorerie, perché sappiamo che la sanità è problematica qui da noi, perché è disomogenea la rete ospedaliera pubblica e privata, perché c’è un eccesso di personale - questo è vero – c’è una spesa farmaceutica  che è la più alta d’Italia, c’è un’elevata mobilità passiva, i costi di produzione sono elevati e tanti altri problemi insieme. Sono problemi, però – ammetterà, Presidente – che vengono da lontano, che si sono incancreniti nel tempo e il Piano di rientro li disvela tutti in maniera crudele, perché così è.

Ora, cionondimeno, Presidente, le vorrei dire che noi non siamo all’anno zero, la descrizione dell’anno zero è una bugia colossale, perché sono state avviate e fatte cose importanti in questa legislatura, anche nella sanità, che anticipano alcune difficoltà del Piano di rientro e ne facilitano, per alcuni versi, il corso. Le ricordo, per esempio, quelle case della salute, lei sarà costretto a chiudere tanti ospedali, ne sono certissimo, e ci sono le case della salute che possono davvero sostituire quegli ospedali, incoraggiando una sanità di base, scoraggiando i ricoveri, che sono spesso inappropriati.

Noi abbiamo costruito la Stazione unica appaltante: in un’Asl di questa provincia, da un processo è emerso che una scatola di cerotti del costo di 30 euro è stata pagata 2.850 euro! Questo non avverrà più con la Stazione unica appaltante.

Sui quattro ospedali c’erano dei soggetti attuatori mandati dal Governo e su tre di questi ospedali - tranne Catanzaro, che è il luogo dove io vivo - sono stati già approvati alcuni progetti preliminari.

E anche sull’articolo 20, lei può subito prendere tutte le risorse che fanno sì che gli ospedali non restino così obsoleti e sono anche questi i motivi di incidenti e di morte.

Lei, Presidente, ha un grandissimo privilegio, quello di avere un ottimo rapporto con il Governo, che l’ha aiutata molto a vincere le elezioni: le ha offerto, talvolta, spazi grandi, spazi televisivi e di tutti i tipi. Per esempio, siamo arrivati ad un punto – io allora non l’ho neanche eccepito – che, per esempio, sulla scuola di magistratura, il ministro Alfano.

Ecco questa scuola di magistratura, Presidente, a che punto è? Possiamo saperlo tutto questo?

Mi avvio velocemente alla fine. Sono convinto che ci siano oggi le condizioni, dopo aver vinto, anche di governare con un Governo amico.

Vuole ritrattare il piano di rientro? Lo faccia. Ma, ripeto, quello era stato concordato col Governo, non penserà che io dal 17 dicembre potevo cambiare tutto.

C’è stato un mese di elezione, ho avuto a disposizione meno di due mesi ma ho scongiurato, Presidente, il commissariamento che lei all’inizio voleva fare.

Ma non l’ho fatto per un atto di orgoglio, per non voler essere commissariato e per contraddire quello che aveva detto il capo del Governo. No. Ma perché, purtroppo, le penalità che scattavano nella finanziaria erano drammatiche.

Se lei deve alzare al massimo l’Irpef e l’Irap, è un problema. Se ha un turn over che non permette di assumere nessuno, è un problema. E voglio ricordare che l’accordo era che fino al 2005 avremmo usato 1 miliardo di euro per fare un mutuo trentennale. Dal 2006 avremmo potuto anche usare le risorse del Fas.

Devo dirle – troverà una lettera agli atti – che ho scritto a Tremonti dicendo “guardi che tutto il Fas non si può utilizzare per la sanità perché noi abbiamo un problema drammatico, quello dello sviluppo e delle infrastrutture”.

Adesso scopriamo che non ci sono i soldi del Fas né per la sanità né per le infrastrutture.

Ma anche qui voglio dire: guardi che sono 5 miliardi a disposizione che sono stati già concordati col ministro Scajola, col direttore Mancurti e che aspettano di andare al Cipe, così come hanno fatto l’Abruzzo e la Sicilia, perché sono soldi nostri.

Temo che il problema centrale sia che forse il Governo nazionale non ha più i soldi né per la sanità né per le infrastrutture perché li ha dovuti spendere per i trasporti sul lago di Garda, perché ha dovuto ripianare i disavanzi delle Ferrovie dello Stato, ha dovuto affrontare i bilanci comunali di Roma e di Catania, ha dovuto pagare le multe delle quote latte degli allevatori del nord, così come ha imposto la Lega, ha dovuto privatizzare la compagnia “Tirrenia”; ha dovuto offrire gli sconti sulla benzina per gli automobilisti della Valle d’Aosta, del Piemonte, della Lombardia, del Trentino Alto Adige.

Voglio dire solo due parole e chiudo, Presidente, sui fondi europei.

Ho visto che lei vuole rivedere l’impianto dei fondi. Almeno questo credo di aver capito perché non è stato chiarissimo, in quanto neanche il collega Principe mi pare abbia capito fino in fondo questo, forse c’è stato nel passaggio che non ho colto, ha detto alcune cose ma comunque lo chiarirà nella replica.

Se mi posso permettere le dico che l’unica vera risorsa sicura e spendibile oggi è data da questi fondi europei.

Noi abbiamo fatto una programmazione ottima. Abbiamo fatto decine di bandi e ci sono incluse le metropolitane. E’ stato tutto concordato con l’Europa. Se si tocca questo equilibrio che è il prodotto di un lavoro immane, sarà un problema drammatico per noi perché succederà come è successo nel 2000. Lei ricorderà che abbiamo dovuto riprendere daccapo anche nel settore che lei aveva come delega, quello del lavoro, quello del Fse.

Noi abbiamo avuto un riconoscimento unanime non 100 anni fa e non da un giornaletto di provincia. L’abbiamo avuto da “ Il Sole 24 ore”, Presidente.

Noi siamo la prima di tutte le Regioni della convergenza. E’ un articolo del 21 aprile 2010 e se dice al suo addetto stampa di trovarglielo, vedrà che noi siamo la prima Regione.

Allora mi spiacerebbe se tutto questo saltasse.

Ultimo argomento che tocco, velocemente, è il federalismo fiscale.

Guardi, il dibattito che si sta sviluppando su questo tema conferma le preoccupazioni. Come Calabria noi siamo stati – glielo voglio ricordare – protagonisti nella Conferenza dei Presidenti.

Non solo eravamo nell’Ufficio di Presidenza  - sono sicuro che anche lei arriverà ad esserci perché l’Ufficio di Presidenza è formato da 4 Regioni, due di centro-destra e due di centro-sinistra – insieme all’Emilia e per il centro-destra c’era la Lombardia e il Molise.

Ebbene, quel disegno di legge che ci hanno portato all’inizio, che era stato licenziato dal Consiglio regionale della Lombardia, era della Lega e voleva trattenere l’Irap e l’Irpef rispettivamente all’80 e al 90 per cento laddove queste tasse di producono. Noi l’abbiamo stravolto con un impegno in cui siamo davvero stati protagonisti perché temiamo che l’unità alla fine possa non reggere come sta avvenendo in Belgio. Sappiamo perfettamente che il federalismo si può applicare ad uno Stato nascente ma non ad uno Stato che è già centralizzato.

Questo è un problema grandissimo che inciderà sui dati del costo, sulla identificazione delle risorse, sulla perequazione limitata solo ad alcune materie. Non si identificano nel testo di legge le imposte ed i gettiti coerenti con il sistema delle autonomie.

Un disastro.

Ultima cosa brevissima e chiudo davvero. Noi avremo grande attenzione sul versante della legalità. Sono convinto, Presidente, che la criminalità sia il problema più grande che abbiamo.

Ha fatto bene a farne cenno nella sua relazione. Se si sottrae allo Stato il monopolio della forza e lo si affida ad una organizzazione clandestina parallela, è la fine di tutto.

Come lei sa, noi ci siamo costituiti parte civile in tutti i processi. Abbiamo offerto bandi per i beni confiscati alla criminalità per 8 milioni e 100 mila euro.

Ne troverà programmati altri 13 milioni. Abbiamo offerto 1 milione alle forze dell’ordine per rinnovare le macchine e tutti gli utensili degli uffici, ci siamo impegnati nell’antiracket.

Noi ci aspettiamo che questo lavoro continui anche con la sua Giunta, che anzi venga intensificato. Per troppo tempo c’è stata troppa indifferenza e si è data l’idea che nella lotta tra Stato ed antistato quest’ultimo avesse la meglio. Il risultato è stato che ampie zone ormai sono cadute in mano alla criminalità.

Io credo che in Calabria, specialmente le Istituzioni, devono mostrare da che parte stare.

Poi un’ultima cosa  e la dico più come un desiderio. Noi dobbiamo tonificare meglio questo Consiglio.

PRESIDENTE

Onorevole Loiero…

Agazio LOIERO

Ho finito, Presidente

Voglio dirlo proprio a lei , Presidente Talarico, più che al Presidente Scopelliti.

Dobbiamo tonificarlo perché nella passata legislatura questo è passato in tutta Italia sulla stampa nazionale come il “Consiglio degli inquisiti”. Non è stato giusto per la scorsa legislatura perché qui ci sono stati momenti di dibattito importante, è stata firmata, addirittura, la “Carta per un mondo senza violenza” e con un premio Nobel per la pace.

Non è che possiamo farlo diventare come “la casa sulla collina” quella che immaginano gli americani per il loro Senato, cioè il luogo delle virtù assolute rispetto al vecchio mondo, ma sono convinto che con lo sforzo di tutti, di maggioranza e di minoranza, potremo riportarlo agli antichi fasti. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Bova. Ne ha facoltà.

Giuseppe BOVA

Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli inizi da qualche tempo – da quando si vota con le nuove leggi elettorali, quindi da qualche anno - sembrano uguali; nel nostro caso c’è qualche novità.

Al Presidente della Regione che ha vinto le elezioni, a differenza dell’altra volta quando aveva vinto il centro-sinistra con Loiero, possiamo dire “bentornato”. Nel senso che lui è mancato nella ottava legislatura ma era presente durante tutta la sesta legislatura.

In questa e nella  successiva legislatura il Presidente si augura di portare la Calabria fuori da questa situazione, ed io calabrese, senza infingimenti me lo auguro e glielo auguro perché sarà un momento straordinario quello in cui a conclusione di una o due legislature si potranno registrare nella nostra terra risultati significativi.

Perché io faccio riferimento – non per essere menagramo – agli anni precedenti? Perché in quel ciclo, certo non da solo Scopelliti, ma per 10 anni il centro-destra col nuovo sistema in Calabria li ha già avuti.

Purtroppo in quei dieci anni non si sono prodotte modificazioni efficaci, anzi. E non è una opinione di un quidam de populo come me, anche in quel caso alla fine di un ciclo un giudizio dell’elettorato come questa volta, un voto chiaro che ha fatto capire chi vinceva e chi perdeva, ma con una novità, Presidente Scopelliti, nelle due ultime occasioni.

In qualche modo sia nel 2005 che questa volta i calabresi votano come non avevano votato mai fino a Chiaravalloti e ancor prima con Nisticò, si vinceva ai punti per una incollatura. Ora, invece, lo scarto è molto forte.

Credo che sia importante riflettere sul perché. Lei qualche giorno fa ha festeggiato in due date successive i successi della sua squadra nazionale. Era presente quando premiavano l’Inter per la Coppa Italia e anche nella seconda occasione quando l’Inter ha festeggiato il diciottesimo scudetto o giù di lì. Le chiedo scusa, qui non stiamo ragionando del campionato…

Perché, onorevole Scopelliti ed onorevoli colleghi, la Calabria sta votando così? Attenzione, era già avvenuto ed era già avvenuto col Presidente Loiero. Cioè, da qualche tempo i calabresi cambiano, numerosi, opinione nello spazio di 5 anni.

Perché? Perché intanto rispetto alle attese che si sono formate in un lungo periodo evidentemente non essendoci risposte rivendicano che ci siano cambiamenti il più possibile ampi, profondi ed in positivo.

Solo questo, onorevole Presidente, è solo un voto di cambiamento? Oppure come noi abbiamo riflettuto, può darsi non a sufficienza, c’è anche al contempo per chi vince un voto di chi non vuol perdere vecchi privilegi.

C’è l’uno e c’è l’altro. Perché glielo dico? Mica la funzione democratica che svolge un consigliere di minoranza è quella di tentare di dare buoni consigli, è in qualche maniera di stimolare ed ovviamente, tutte le volte che qualcosa proprio non va, di protestare e di stimolare una partecipazione generale.

Ma ci sono due punti, onorevole Scopelliti, che inquietano. L’uno è interno alla nostra Regione. Vede: una differenza c’è tra l’altra volta ed è questa: è aumentato il numero dei calabresi che non credono a nulla. Cioè, ad ogni giro aumenta il numero dei cittadini che non votano e quindi non ritengono possibile un cambiamento.

Il secondo, onorevole Scopelliti, è di ordine nazionale.

Rispetto al programma che lei ha presentato –l’ho letto superficialmente ma sui principi lo condivido –, non è lì il punto. Il punto qual è? E’ possibile che uno sforzo in Calabria abbia risultati sufficienti nell’assenza di una attenzione nazionale?

Attenzione, su questo ho una opinione differente o, per lo meno, da quella espressa poco fa dall’onorevole Loiero.

Su certe cose ritengo che non cambierà la sostanza, perché c’è un “convitato di pietra” nel Governo nazionale che determina molto e che a fronte di un Paese che non cresce e a fronte del fatto che ha costruito un insediamento amministrativo in molte province, comuni e Regioni del nord, rivendica comunque più risorse.

Perché, tra noi, recitiamo la finzione di un federalismo fiscale solo virtuoso che serve a far sì che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Se fosse questo, io sarei d’accordo. Ma chi afferma questo non dice neanche la metà della verità perché la verità è che nella situazione attuale con un Paese che non cresce si toglie ai territori, ai soggetti che hanno di meno, per dare ai territori ed ai soggetti che hanno di più.

Non voglio far propaganda. Se voglio che lei abbia successo, che la nostra Regione abbia successo debbo parlare il linguaggio della verità.

Su lei si carica una enorme responsabilità, non quella di fare il don Chisciotte o il grillo parlante, ma quella di avere consapevolezza di questo.

Se le cose si frenano un poco, non è perché hanno corretto questa impostazione, perché il ministro dell’economia sa che le annate non vanno bene e quindi, rispetto alle richieste di Bossi, è costretto a dire con la finanziaria che non si può fare quel che Bossi vuole, subito.

Allora, in questa situazione, c’è un punto che va al di là della vicenda amministrativa ed è una vicenda politica perché nel momento in cui il cammino che lei, la sua Giunta e la sua maggioranza intraprende non dovesse avere successo, una inquietudine che si aggira per il nostro Paese e che è fortemente insediata nel sud,che non appartiene solo a quelli che non votano ma è l’inquietudine di essere considerati alla pari con altri italiani.

L’inquietudine di chi vuole una Italia unita e una riforma più vera di altre. Perché una riforma che manca è quella che i cittadini come dice la Costituzione, al di là di dove abitano, siano davvero uguali tra di loro.

E lei pensa che se l’impegno che si porta avanti non avrà successo non crescerà e non acquisirà forme differenti? Il bisogno di essere rappresentati, che ci sia una sorta di formazione politica della Nazione degli italiani,  lei sa che questo non appartiene solo a chi non vota o alla minoranza ma si aggira anche dentro quest’Aula e dentro la maggioranza che lei ha espresso per dire che non è momento di trombe e di trionfo, ma che è il momento di rimboccarsi le maniche e di lavorare a partire dalle questioni che lei sollevava poco fa.

La capisco per il peso che ha avuto, per quello che è in un paese civile il rilievo che hanno le vicende sanitarie, di questo si parla.

Però su una cosa sono in grado di parlare, ’95-’96-’97-’98 lo ricorda, lei era Presidente del Consiglio e non aveva incarichi amministrativi e poi gli anni successivi di Giunta.

Guardi, in queste due legislature, quasi, tranne un anno - quello del cosiddetto ribaltone – la vicenda della sanità calabrese ha avuto una responsabilità, ha avuto più assessori tutti del centro-destra… Una cosa le posso dire e che mi fa parlare chiaro: quando per quell’anno ho fatto l’assessore al bilancio, noi siamo intervenuti. Si può chiedere ad uno dei dirigenti di allora della Regione, una persona di capacità e di specchiata onestà come il dottore Cirò Candiani: noi abbiamo ripianato i debiti del periodo precedente.

Per cui nella fase che andava dal 2000 al 2005 erano zero i debiti della sanità.

Questo lo possiamo affermare con chiarezza. Poi io so che nelle fasi successive siamo dovuti intervenire parecchie volte con misure su cui l’allora minoranza,di cui faceva parte, si è fatta carico.

Allora, rispetto a quello che è avvenuto, sottolineare questo, non è propaganda, significa dover sottolineare il rischio che passati i primi momenti, non tanto possa fallire una compagine, quello che mi dispiace e che le condizioni rispetto ad un diritto generale dei calabresi arretrino ulteriormente, signor Presidente della Regione.

Per cui la domanda rispetto al suo programma, signor Presidente  e alla sanità, non è tanto in che tempi si rientra ma in che tempi i calabresi, quelli che non sono raccomandati da nessuno, perché questo c’è nel programma, c’è nel programma di come intervenire e gradualmente ridurre ed eliminare le liste di attesa; ed io sono convinto che lei che ha questa delega in tempi ravvicinati verrà in Aula e ci dirà qual è la curva di andamento del programma.

Perché quello che fa la differenza, quello che farà la differenza - e la sfida finora in questi termini non è mai avvenuta – è la capacità di produrre risultati di questo tipo: da un lato le liste e dall’altro le emergenze.

So che non è la fine del mondo, ma su quel punto si afferma un principio che fa dei calabresi cittadini con pari diritti. Lo so che non è sviluppo, ma rispetto allo sviluppo – una seconda questione – si ragiona come è giusto sulle imprese, sulla fiscalità di vantaggio. Ma se si parla di una Regione che ha come ricchezza fondamentale il paesaggio, il territorio, i beni archeologici, la risorsa mare e la risorsa montagna, come è possibile in una Regione come questa programmare ed immaginare una crescita sostenibile con questo tipo di infrastrutture che noi ci troviamo?

E torniamo di nuovo ad un convitato che è distante. E non può essere il confronto tra di noi, signor Presidente, il confronto tra chi vuole o non vuole il Ponte sullo Stretto…

PRESIDENTE

Onorevole Bova, sta finendo il tempo a sua disposizione.

Giuseppe BOVA

Dipendesse da me direi al Consiglio dei ministri di costruire questo ponte, perché stanno facendo tutto in Italia. L’unico punto che è rimasto un punto di propaganda e di confronto sbagliato è questo inerente il ponte.

Io vorrei che lo facessero, vorrei che mi dicessero la progettazione esecutiva, l’impatto ambientale, le risorse dove si prendono così finisce questa musica.

Il punto è però cosa avviene contemporaneamente tra Napoli,Salerno e Reggio Calabria, tra Messina e Palermo, tra Messina e Siracusa. Perché di questo facciamo finta, è più utile far finta che discutere della “secchia rapita” e rispetto a questo se allarghiamo agli aeroporti, quindi infrastrutture viarie, ferroviarie, nel mentre discutiamo di una Calabria che deve avere un futuro ci tagliano i treni e noi facciamo finta di redigere il documento numero 1, numero 2 e numero 3.

Come vede questa non è l’astuzia dei comunisti, questi non sono i difetti…

PRESIDENTE

Onorevole Bova…

Giuseppe BOVA

Sto terminando.

Questi non sono i difetti della precedente… questi sono problemi duri come la pietra che al di là del voto - perché la democrazia scandisce – poi vanno affrontati.

Sa, una legislatura dura 60 mesi, ed un mese è già passato. Sa come passa, come il vento. Rispetto a questo e termino su due argomenti che lei ha trattato, signor Presidente della Regione che riguarda…

Vede io fino all’altro giorno ero capo condomino in quest’Aula. C’è una sfida che lei rilancia sui costi della politica, l’accetto di buon grado a condizione che si dicano due cose: che noi abbiamo concluso una legislatura e portato a compimento – stabilizzato il personale – il primo concorso pubblico con 10 consiglieri regionali in più e col doppio del personale. Noi presentiamo un esercizio per cui con gli stessi soldi di 10 anni fa, con le stesse risorse si può gestire questa nuova fase.

Come abbiamo fatto, signor Presidente della Regione? Tagliando i costi della politica. Non di uno o due euro ma li abbiamo tagliati per lo meno di 12 milioni di euro se non di più, e sono fatti.

C’è una sfida a fare ancora di più? Personalmente l’accolgo. Si presenti una proposta, si ragioni nei gruppi rapidamente.

Io vorrei che però questo servisse per lanciare una idea. L’idea qual è? Noi possiamo mettere al centro una risorsa e poi chiedere al mondo del lavoro dipendente e al mondo dell’impresa di partecipare.

Non si può rilanciare in Calabria – se occorre dare slancio e coesione alla nostra… - una idea che paesi più avanzati, hanno tirato fuori e che alla fine degli anni ’70 e inizio anni ’80 un autorevolissimo dirigente sindacale come Pierre Carniti aveva lanciato, quello dello 0,50.

E se il fine è aiutare attività, intraprese dei giovani, idee dei giovani rispetto alla risorsa amara, alla risorsa archeologia, rispetto alla risorsa culturale… perché non si fa una operazione di quel tipo, trasparente? Quello che tagliamo da un lato e che raccogliamo dall’altro lo destiniamo in maniera evidente da subito all’altro? Perché altrimenti è come i fiumi carsici.

Io ho visto annunciare nel corso degli anni, ai vari livelli, più volte tagli, misure esemplari ecc. e poi “passata la festa gabbato lo santo”. Occorre creare sistema e così via.

Infine anche sul problema della supplenza ci sono qui dentro confusioni di governo e di maggioranza, gli amici dell’Udc.

Tutti sanno che la discussione che avevamo fatto si basava su due elementi. Primo: che non doveva esserci un euro di costo in più. Secondo: che questo si faceva per consentire al Consiglio di lavorare meglio.

Nel momento in cui chi l’ha proposto – che è parte di questa maggioranza – ritiene che si possa fare a meno, e nel momento in cui l’interpretazione che abbiamo già dato è la stessa del Presidente Scopelliti, occorre una legge affinché i supplenti entrino dentro se la sfida è questa, per quanto mi riguarda quel punto dello Statuto si può cassare da subito perché non era un punto di principio ma era un punto di organizzazione di una fase politica, di un lavoro politico.

Si ritiene che può funzionare lo stesso? Noi abbiamo già agito in quella direzione perché pur essendo in un progetto di legge fatto dal Presidente Loiero e da me prima, quel progetto di legge quella sera, di intesa, non l’abbiamo votato in maniera che fosse la nuova situazione determinata a decidere.

Si è in grado di procedere così? Per quanto mi riguarda si può anche decidere da subito di far quello. Perché ho parlato così? Per dire che non è più il problema della propaganda, che la campagna elettorale è finita e che, come dire?, il fatto che sia stato già 7 anni in precedenti legislature il Presidente Scopelliti fa sì che lui, più di altri, debba avvertire la responsabilità di quel che fa e debba avvertire il fatto che in 10 anni di esperienze precedenti del centro-destra, purtroppo, non si è tirato un ragno dal buco.

Hic Rhodus, hic salta, per quanto mi riguarda sapendo quali sono le difficoltà e i bisogni dei calabresi agirò in piena coscienza e libertà dicendo “sì” senza remore a ciò a cui bisogna dire di sì e dicendo “no” senza remore a quello a cui bisogna dire di no. Buon lavoro.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Fedele. Ne ha facoltà.

Luigi FEDELE

Grazie, Presidente. Intanto permettetemi – essendo questo il mio primo intervento in questa legislatura – di rivolgere un saluto al Presidente del Consiglio, al Presidente della Giunta, agli assessori, a tutti i colleghi, i nuovi e anche a tutti coloro con cui ci conosciamo perché negli anni scorsi sono stato anche io parecchio tempo in Consiglio regionale.

Fa piacere ritrovare i colleghi di prima e salutare anche i nuovi. Auguro al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio buon lavoro perché questo  in effetti non mancherà.

Ho ascoltato con attenzione, intanto, la relazione del Presidente della Giunta e del suo Governo, quanto  lui ha esplicitato.

Tra l’altro noi conoscevamo – come tutti i calabresi – i punti principali perché, in effetti, in campagna elettorale il Presidente Scopelliti li ha ribaditi non solo una volta ma credo 10-20 volte al giorno.

Credo che anche per questo i cittadini calabresi hanno dato un così largo consenso al Presidente Scopelliti e alla sua maggioranza. E mi fa piacere che anche dai banchi della opposizione i colleghi hanno ammesso oggi, in effetti, questa grande vittoria e questa sconfitta da parte del centro-sinistra con toni molto pacati. E credo che questo possa essere un segno importante di quanto da ora in avanti anche con i colleghi della opposizione si andrà a fare.

Ho notato, non poteva essere diversamente, che il Presidente Scopelliti così come gli altri colleghi, si è soffermato sul tema della sanità. Tema che ci sta interessando già dai primi giorni e che credo sarà il problema principale di questa legislatura.

Del fatto che, purtroppo, ancora non conosciamo l’esatto ammontare del deficit, del fatto che la situazione è sotto gli occhi di tutti e certamente non aggrada, sicuramente, ai tanti calabresi e ai tanti pazienti. Perché non dimentichiamo che i calabresi sono anche pazienti di questa sanità e, purtroppo, sono forse troppo “pazienti” perché non riescono neanche a ribellarsi rispetto a quello che è sotto gli occhi di tutti, alle grandi inefficienze che ci sono in questa Regione.

Tra l’altro è il tema principale della campagna elettorale, ma ormai la campagna elettorale è finita e come tutti sappiamo è il momento in cui bisogna andare alle scelte.

Il Presidente Scopelliti ha avuto già diversi incontri nazionali e ne avrà pure nei prossimi giorni. Sta già interloquendo con la Giunta proprio perché – sicuramente – è importante trovare le giuste soluzioni.

Volevo anche ricordare al Presidente Scopelliti, mi permetto di dire, che in questi giorni si parla di sanità, di bilanci. Ma la sanità non è soltanto sanità di bilanci, Presidente; la sanità è assistenza, la sanità è quel che i cittadini vogliono, cioè il potersi curare nella nostra Regione, nei nostri ospedali.

Quindi noi dobbiamo fare in modo che al di là del risanare i bilanci – dicevo – dobbiamo operare in modo che questa sia la nostra priorità. Perché se la sanità è solo una questione aritmetica e di bilanci, una questione di somme, di “dare e avere” e di rapporto col Governo nazionale, solo questo, credo che non faremmo nemmeno noi un buon servizio alla Calabria.

Mi fa anche piacere aver ascoltato dal Presidente Scopelliti che vuole interpellare – forse l’ha già fatto in questi giorni o lo farà in seguito – gli attori, che sono quelli che poi operano nella sanità. In modo particolare, essendo io medico, mi permetto di dire che dovrebbe ascoltare tutti i medici, non solo gli ospedalieri; ma anche i medici di base e tutti i medici, perché credo che loro, essendo gli attori principali, sappiano anche come e dove poter intervenire per cercare di ripianare il deficit e per cercare di dare anche quelle risposte – se noi riusciremo a sensibilizzarli – sul territorio che i cittadini si attendono.

Quindi, dicevo, non solamente bilanci perché altrimenti non faremmo bene il nostro lavoro.

Poi su questi temi ho visto che sono intervenuti quasi tutti i colleghi, a cominciare dal Presidente Loiero - mi dispiace che in questo momento non sia in Aula – che, purtroppo, ancora anche se con toni pacati, dice dopo cinque anni che il debito lo abbiamo creato noi del centro-destra nelle passate legislature.

Diciamoci la verità. In parte, una piccola parte di debito è stata prodotta anche nel passato, non nascondiamocelo. Ma dopo 5 anni - io vorrei chiedere al Presidente Loiero – non solo quella parte di debito non è diminuita ma quella parte di debito si è triplicata, questa è la verità.

Poi vorrei ricordare anche al Presidente Loiero che non è qui in questo momento, dopo circa un anno e mezzo o due della loro gestione, l’assessore Lo Moro in una conferenza stampa aveva annunciato pubblicamente che il deficit era stato ripianato. Ripianato a tal punto che l’allora Governo aveva dato una premialità alla Regione Calabria perché aveva ripianato questo debito.

Allora qui non si capisce com’è la situazione. Se quel debito c’era o non c’era, se è stato o no ripianato. Mettiamo caso – cosa che io non credo –  che significa che questo debito prodotto adesso è un risultato  degli ultimi tre anni di gestione Loiero.

Credo che il Presidente Loiero, forse, queste cose le abbia un po’ dimenticate perché io ricordo bene ancora le immagini che andavano in televisione e sui giornali dell’allora assessore Lo Moro che era contenta di aver raggiunto questo grande risultato. Cosa che così non è stata perché non solo non hanno ripianato i bilanci ma quando il Presidente Loiero diceva che erano stati approvati tutti i bilanci delle Asl mi viene da chiedere: ma erano bilanci veri o bilanci fasulli visto che poi siamo arrivati a questo deficit?

Perché il fatto di approvare i bilanci, sì, si può approvare un bilancio, ma erano questi bilanci veritieri, rispondevano veramente a quello che c’era e a quella che era lo stato dell’arte delle cose? Adesso questo advisor non riesce a capire nemmeno quant’è il nostro disavanzo. Io non so come questi bilanci potevano essere veritieri.

Questa è la pura verità e dobbiamo anche dircela insomma. Allora prima di dire queste cose credo che bisognerebbe pensarci un po’ meglio.

Poi, ancora, sul piano di rientro.

Il piano di rientro che il Governo nazionale  ha dato alla scorsa Giunta regionale…

Il Presidente Loiero ha detto che negli ultimi mesi non potevamo far niente. Ma che vuol dire non potevamo far niente? Intanto si potevano dare dei segnali. Se si fossero dati dei segnali, certamente non di risoluzione, non siamo così ingenui da capire che questo si poteva fare, ma dei segnali di soluzione… almeno una buona intenzione. Sicuramente il Governo nazionale  avrebbe provveduto in qualche modo a dare una mano, a cercare di essere vicino.

Gli ultimi sei mesi sono stati mesi di campagna elettorale e checché ne dica il Presidente Loiero, molte assunzioni fatte negli ultimi giorni, fatte negli ultimi secondi della campagna elettorale… qualche dubbio permetteteci che sia stato ingenerato, diciamoci la verità.

Forse molte assunzioni potevano essere indispensabili per raggiungere i livelli di assistenza, sicuramente ma alcune, probabilmente, degli ultimi giorni, proprio delle ultime 24 ore forse si sarebbero potute evitare.

Qualcuna, per  non dire sicuramente tante.

Quindi, su questo tema credo che dovremo essere tutti un poco più attenti ed evitare, da ora in avanti, le polemiche, perché poi alla fine con le polemiche non credo si trovino le soluzioni.

Anche nel piano di rientro passato si prevedeva di chiudere degli ospedali. Noi forse dovremmo farlo, ancora non lo so, vedrà il Presidente Scopelliti con la Giunta, con la nostra maggioranza e, per quanto mi riguarda, insieme a voi.

Ma nel piano di rientro passato, da dicembre in poi, non si è nemmeno accennato a questo.

Allora la verità è che nessun provvedimento negli ultimi sei mesi è stato preso in questa direzione. Allora le cose vanno dette e ha fatto bene il Presidente Scopelliti a dire: noi fra 5 anni non potremo venire qui a raccontarvi e a raccontare ai calabresi che il deficit se c’è – io sono convinto che non ci sarà – se dovesse esserci è per colpa della Giunta Loiero di 10 anni fa.

No, tra 5 anni la responsabilità sarà nostra ed adesso fino ad oggi quel che il Presidente Loiero ha detto, credo che da qui in avanti bisognerebbe cercare anche di evitarlo ed assumersi le proprie responsabilità.

Del resto credo che anche la risposta che i calabresi hanno dato, su questo tema, probabilmente, ha inciso ed ha inciso parecchio.

Sono tanti anche i temi che noi dovremo trattare. Il Presidente ha parlato del lavoro, dei giovani su cui lui punta tanto e sui quali anche tutti noi, come maggioranza, puntiamo sicuramente.

Ha parlato delle infrastrutture. Molti colleghi ne hanno parlato anche l’onorevole Principe, l’onorevole Bova.

Non è vero che il Governo per il sud non sta facendo niente, anzi per la Calabria in particolare e sulle infrastrutture in modo particolare questo discorso della Salerno-Reggio Calabria che, purtroppo, negli anni e nei mesi passati è andato a rilento, adesso come lavoro è veramente accelerato…

Anche il discorso del ponte sullo Stretto – altro che demagogia – è in fase operativa e si sta concretizzando il progetto definitivo, attuativo.

Finiamola di dire che queste cose sono solo propaganda del Governo Berlusconi, credo che ci saranno quegli impegni sulle infrastrutture per il sud, per far sì che la Calabria venga considerata una Regione come le altre.

C’è l’impegno del Governo nazionale  ma c’è bisogno anche forse – non so se negli anni passati c’è stato – di una Giunta autorevole, una Calabria che veramente vada a parlare col Governo centrale  con l’autorevolezza di una Regione forte, che vuole cambiare. Questa è la verità.

Forse negli anni passati questo non c’è stato. Sono convinto – tra l’altro – che per i rapporti politici e personali che il Presidente Scopelliti ha con l’attuale Governo nazionale , si possa fare un buon lavoro e già lo ha dimostrato in questi anni.

Sicuramente potrà farlo, ancora di più, da qui a venire. I problemi sono tanti e lo sappiamo; sicuramente non sono facili da risolvere.

Io ho apprezzato – lo ripeto – anche i toni della opposizione e la voglia di collaborare sui problemi importanti; credo che sia veramente determinante e decisiva perché se poi alla fine le cose in Calabria cambieranno, cambieranno per tutti, cambieranno per i calabresi, cambieranno per i nostri giovani, cambieranno per tutti e quindi anche il contributo dell’opposizione sicuramente, su questi temi importanti, sarà determinante.

Tra l’altro ho visto che ci sono tra i banchi della opposizione autorevolissimi colleghi che possono dare veramente un grande contributo per esperienza professionale e politica.

Dispiace, forse, quando il Presidente Bova è un po’ diffidente, quando dice che nei 10 anni passati il centro-destra non ha fatto niente.

Intanto non è vero che non ha fatto niente. Ha fatto molte cose. Probabilmente poteva fare di più. Certo gli ultimi cinque anni non hanno brillato, diciamo la verità.

Siccome sono ottimista per natura, penso che i prossimi 5 - anzi i prossimi 10 anni, come dice il Presidente Scopelliti perché non bastano cinque anni in Calabria – saranno determinanti e decisivi per la nostra Regione. Gli anni in cui dovremo approntare un progetto serio.

Forse quello che è mancato negli anni passati, in questi ultimi 5 anni in cui il Presidente Loiero è stato forse preso dalle emergenze - quindi non è una colpa che do – , forse si è persa la bussola, nel senso che si è persa l’idea di portare avanti il progetto iniziale che si era presentato agli elettori, perché presi dalle emergenze quotidiane: sanità, frane, per i mille problemi si è perso l’obiettivo di sviluppo di questa Regione ed in effetti, in questi 5 anni questo sviluppo non c’è stato.

Dobbiamo fare in modo, certamente, che questa Regione cresca e si sviluppi, che venga conosciuta meglio anche all’estero per le cose importanti.

Condivido e sono d’accordo in questo col Presidente Loiero quando dice che i media, certamente, non sono amici della Calabria. E’ veramente triste assistere in televisione, a livello nazionale, a quei programmi che denigrano la nostra Regione o che la fanno conoscere solo per aspetti negativi non solo come criminalità, ma anche per altri aspetti, come per il mare sporco ecc.

Credo che su questo sia, invece, necessario uno sforzo comune di tutti per fare in modo  che questa immagine possa cambiare.

I calabresi ci hanno votato per questo e noi sicuramente ci impegneremo in questa direzione.

Mi avvio alla conclusione. Mi fa piacere aver appreso dai colleghi che sono disponibilissimi anche oggi a votare quei due provvedimenti di legge che sono previsti all’ordine del giorno. Uno riguarda la modifica delle norme statutarie e l’altro è un provvedimento di legge ordinario che riguarda sempre la legge elettorale, presentato per far in modo che venga modificata la parte dell’articolo inerente la previsione dei consiglieri supplenti, per come chiesto dal Presidente della Giunta.

Avendo il Presidente della Giunta formulato questa richiesta credo si possa pensare di poterlo inserire al secondo, terzo punto all’ordine del giorno. Insomma dopo questa votazione.

Poi mi permetto di rivolgermi ai colleghi anche a nome dell’assessore Gentile e del Presidente della Giunta. L’assessore Gentile, purtroppo, ha ancora qualche difficoltà a parlare dopo l’intervento alle corde vocali, mi hanno chiesto – mi faccio anche latore convinto di quello che sto dicendo – se fosse possibile anche oggi inserire e votare una deroga, una proroga ai termini per quanto riguarda la legge sismica.

Cioè non modificare assolutamente nulla di quello che è la legge ma solo uno spostamento di termini in quanto, tra l’altro, tutti i comuni…

(Interruzione)

In modo che le Commissioni possano esaminarla e riguardare meglio senza modificare nulla, si chiede soltanto una proroga di termini di qualche mese affinché si possa meglio esaminare il tutto.

L’hanno chiesta i comuni, l’hanno chiesta tutti gli ordini professionali e mi auguro che anche i colleghi siano d’accordo su questo.

Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole De Masi. Ne ha facoltà.

Emilio DE MASI

Signor Presidente, signori assessori, colleghi consiglieri, io penso che l’esposizione teorico-concettuale di un proposito quale è un programma di governo spesso risente nel corso della sua attuazione di rallentamenti o di mancati obiettivi.

Non lo dico per formalizzarvi banalmente una sorta di processo alle intenzioni di questo Governo ma per affermare con grande sincerità che l’esposizione fatta dal Presidente Scopelliti mi sembra  fondare la sua ispirazione sulla euforia di una vittoria indubbiamente consistente e non nelle ragioni che condizionano la vita dei calabresi fino a connotarla come afflitta da bisogni perenni, inesauribili, immodificabili.

Probabilmente se avessero vinto altri, avrei posto gli stessi rilievi, le stesse perplessità per una ragione molto semplice: in questa Regione il deficit della politica che noi sperimentiamo anche altrove raggiunge voragini abissali.

Non lo dico perché sono una sorta di romantico banditore del valore della politica, ma un soldato assiduo e convinto della necessità di ripristinarne il primato. Questo sì.

E qui manca, nella massima assemblea della Regione; manca, diffusamente, nei consessi – si fa per dire, ormai – democratici.

Perché c’è anche un insufficiente consapevolezza o forse – aggiungo provocatoriamente – una piena coscienza della classe dirigente calabrese che qui in Calabria il voto è controllato in quanto derivante da una disperazione interminabile.

E’ come se ci si fosse rassegnati a questo dato di fatto. E’ come se lo si volesse perpetuare perché c’è una certa nomenclatura che, indubbiamente, nella utilizzazione scellerata ed un po’ perversa del potere fruisce di effetti benefici sul piano elettorale.

Poi io vorrei ricordare – il Presidente Scopelliti  si è allontanato – che un elemento che induce ad essere sospettosi consiste, per esempio, nella sua orgogliosa affermazione di non aver fallito come centro-destra mai neanche in quest’Aula.

Io sono un operatore sanitario. Lavoravo nell’ospedale di Crotone quando governava il centro-destra ed ho sperimentato – più allora che successivamente – le inadempienze governative di quella Giunta rispetto alle necessità reali dell’Asl di Crotone ed immagino non solo.

Se volessi essere più pedante nella rievocazione di certe circostanze, dovrei dire che, anzi, la fase congiunturale e coincidente col governo della destra in Calabria è coincisa esattamente con un processo di indebolimento progressivo e pauroso dell’assetto sanitario.

Non mi appassiono e non mi soffermo sui dati numerici, le cifre, il piano di rientro debitorio che – certo – sono assai impegnativi e comunque difficilmente esplorabili nel loro senso e nelle loro proporzioni.

Qui le responsabilità sono inevitabilmente diffuse. Non voglio difendere Loiero dal quale come coalizione noi abbiamo preso altrettanto le distanze che da Scopelliti.

Ma mi pare che non avere piena consapevolezza degli errori del passato significa immaginare il futuro con una disinvoltura che come tale è pericolosa in politica e nelle istituzioni.

Questo denunciamo.

Così come mi pare risentire di una gracile sensibilità questa esposizione programmatica rispetto a quella che davvero – a parte la sanità – è l’emergenza del territorio calabrese.

Non c’è un segmento territoriale della Calabria risparmiato da devastazioni ecologiche ed ambientali.

A me, come inciso, pare davvero strano persino sul piano letteralmente fisico che su un territorio che presenta tante crepe si intenda – e lo si proponga come un vanto istituzionale – realizzare il ponte sullo Stretto di Messina.

Questa a me appare quasi come una provocazione nei confronti delle esigenze vere dei calabresi. Mi pare che si voglia prescindere dalle necessità che abbiamo. Mi pare che così si è distanti dall’anima dei cittadini di questa regione che aspirano a ben altro, anche se le vostre capacità mediatiche a volte vi inducono a confidare in una sorta di grande valore risolutivo per i loro problemi attraverso la realizzazione di un’opera che servirebbe almeno fin quando non si completano - come è stato appena detto – gli altri interventi infrastrutturali e di servizio. Servirebbe soltanto a magnificare l’autore di chi andando sempre incontro alla ricerca di celebrazioni, ha immaginato quell’opera.

Ed allora io credo che questa legislatura debba iniziare sulla base di una coscienza etico-politica leggermente diversa rispetto al passato, se davvero vogliamo ascriverle un qualche senso di prospettiva ed un qualche auspicio fondato, ragionato, ponderato di sviluppo e di progresso della Regione Calabria.

Deve rinascere da un sentimento politico che vedo assente o comunque debole, in ogni attività compresa la nostra, quella della opposizione.

Non mi limito, ovviamente, ad ascrivere agli altri questo atteggiamento privo di supporto politico. Noi stessi lo avvertiamo anche se devo ricordare – senza particolare autocompiacimento – che la coalizione alla quale avevamo posto mano e che aveva riportato un lusinghiero risultato riconosceva la sua effettiva ragione in questa consapevolezza.

Ed una parte consistente dei calabresi l’ha apprezzata avendola capita perfettamente.

E’ da lì che vogliamo ripartire. Vogliamo ripartire, però, sulla base di una convinta adesione ad un processo di ricostruzione alternativo che ci vede impegnati insieme alle altre forze che compongono il centro-sinistra e che devo denunciare con altrettanta franchezza. Però percepisco come al momento, la necessità di staccare rispetto ad un dovere morale e politico che li dovrebbe vedere impegnati esattamente nella costituzione di questo processo.

Ma lavoreremo in questo senso, lavoreremo nell’interesse della coalizione di centro-sinistra e attraverso di essa nell’interesse della Istituzione nel suo complesso.

Quindi altro che ponte…!

L’ambiente. So che esistono risorse anche significative che probabilmente anche per responsabilità della Giunta uscente non sono state impegnate adeguatamente o del tutto.

Hai voglia a parlare di sviluppo turistico, di agricoltura, è attraverso l’ambiente che passa la necessaria premessa perché qualunque forma di sviluppo si realizzi.

La tutela dell’ambiente significa la tutela del futuro, la salvaguardia dell’ambiente significa pensare ai giovani, trattenerli qui e non farli fuggire. La tutela dell’ambiente significa scongiurare il rischio di una desertificazione complessiva della regione, così come purtroppo, è avvenuto nella mia città:  Crotone dove c’è la desertificazione totale.

Quello è un territorio, un luogo, una provincia che ha perso persino l’identità, che dopo il declino del suo patrimonio produttivo è adesso alla ricerca affannosa, disperata di una qualche linea di sviluppo che permetta un qualche ristoro alle migliaia di famiglie che sono prive di risorse e di sostegno economico.

E’ per questo che io mi permetto di ricordare a questa Assemblea una iniziativa alla quale abbiamo dato luogo l’altro giorno nella città di Crotone e che mi impegna poi a mobilitare non solo i rappresentanti istituzionali regionali della provincia di Crotone ma tutta l’Assemblea ed in primo luogo l’Esecutivo.

E’ in corso di discussione presso la decima Commissione del Senato della Repubblica una proposta di legge del senatore Li Gotti che prevede l’incremento delle royalties, ovvero della quota finanziaria di risarcimento prevista per attività estrattive di idrocarburi, di metano in particolare, dall’attuale misero 5-6 per cento al 50 per cento.

Questa misura se dovesse essere approvata equivarrebbe ad assegnare al territorio crotonese e non solo diverse centinaia di milioni all’anno, che già nel disegno di legge sono contemplati e previsti come impegno finanziario per promuovere sviluppo autentico e duraturo.

Allora chiederò attraverso l’ausilio convinto dei miei colleghi di gruppo e spero anche degli altri colleghi consiglieri, perché questa misura venga sostenuta. Che alla Commissione venga fatto avvertire, civilmente, il fiato di una Regione consapevole dei bisogni ma anche cosciente del fatto che lo sviluppo senza scomodare le grandi dottrine politiche si conquista realmente se si valorizzano le proprie risorse, quelle autoctone.

E’ per questo che io inviterò anche formalmente il Presidente della Regione, dopo averlo fatto con gli esponenti istituzionali e locali, affinché ci dia una mano in questo senso. La quantità delle risorse che deriverebbero dalla eventuale approvazione di quel disegno di legge è tanto consistente che i benefici derivanti non sarebbero racchiusi nel perimetro della piccola provincia crotonese ma si dispiegherebbero per larghi strati del territorio della intera Calabria.

Allora con realismo, con concretezza, ma anche con ambizione ripartiamo da questi temi, da questi appuntamenti, da questa capacità di ritrovare anche un sentimento di solidarietà per i territori più deboli della Calabria come purtroppo, è finito per essere quello della provincia di Crotone.

In questo senso si può anche ricostituire un rapporto di reciprocità che vedo ancora freddo oppure il superamento di un disincanto che proviene dalle battaglie elettorali tra la Giunta e noi come opposizione di Italia dei valori.

Se dovesse farlo appena possibile, a nome dei cittadini di Crotone vi sarò particolarmente grato.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Aiello

Ferdinando AIELLO

Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, certo che sarebbe stato più stimolante parlare col Presidente che ha fatto la relazione programmatica, se presente in Aula. Sicuramente avrà degli impegni istituzionali ma penso che questo sia un momento importante…

PRESIDENTE

Sarebbe più stimolante se l’Aula l’ascoltasse e se ognuno, che intende svolgere il proprio ruolo, rispettasse il consigliere.

Per chi non lo intende,  ci sono altri spazi per poter dialogare e discutere. Prego, quindi, i consiglieri che non sono interessati al dibattito di uscire o altrimenti di prendere posto. Grazie.

Ferdinando AIELLO

Grazie,  Presidente. Io ho sentito il collega Fedele ed i colleghi della minoranza. A volte quando si cerca di scaricare delle responsabilità cercando  chi è stato a creare un qualcosa, un debito, in questo caso, inerente la sanità, tutto si trasforma in un utile motivo per non affrontare nel merito quella che è la vera questione sanità.

Io non sono qui alla ricerca di responsabili, di quelli che hanno creato questa voragine all’interno della Regione Calabria, ma per cercare di discutere nel merito la questione sanità e non solo: il welfare, lo stato sociale, il lavoro. Però non ho sentito nella relazione del Presidente – sicuramente verrà dopo un’attenta disamina di quella che è la realtà di questo debito sanitario – eventuali soluzioni nella direzione di cui anche il mio collega di gruppo diceva.

A volte sento parlare di migrazione sanitaria, la Lombardia, l’Emilia Romagna e la Toscana, ma ritengo che queste Regioni abbiano punte di eccellenze riferite soprattutto agli ospedali pubblici; cioè si è riusciti a mettere in una condizione di qualità un ospedale pubblico, cosa che non è avvenuto in questi anni in Calabria.

A volte i Consigli regionali rincorrono la corsa all’accreditamento del privato ma non si va al potenziamento e alla competitività del pubblico.

Lo dico perché quando una persona si rivolge ad un ospedale pubblico della Lombardia, del Piemonte, della Emilia Romagna…, guardate che lì la sanità privata va a coprire quel che quella pubblica non offre, non ci sono creazioni di doppioni come avviene molto spesso all’interno della nostra Regione.

Quindi quando si ha la capacità e la possibilità di dire, dopo aver avuto  contezza di quello che è il nostro debito sanitario… magari riusciremo a trovare un indirizzo.

Condivido la relazione fatta dalla Corte dei conti riguardo l’anno 2008 che andava anche nella direzione di individuazione di alcuni percorsi. Per esempio, ricordo l’accordo Stato-Regioni del 2005 che individuava tre allegati e di questo il Presidente non ha detto niente.

Cioè, il contenimento delle liste di attesa, il piano che consentiva la prevenzione. Ritengo fondamentale un piano che riesca a portare un potenziamento del territorio e quindi la prevenzione per evitare i ricoveri all’interno degli ospedali e soprattutto il potenziamento dell’assistenza domiciliare, un qualcosa che va ad incidere nella riduzione del deficit, così come, per esempio, una spesa farmaceutica più accorta, un qualcosa che va nella direzione che non rientra in quello che è il rimborso nazionale.

Lo fa l’Emilia Romagna, la Lombardia, lo fa la Toscana. Non lo abbiamo mai fatto, non abbiamo mai aderito al Consip, che consentiva di risparmiare, comunque, all’interno delle aziende ospedaliere e dei territori. Non abbiamo mai messo in discussione i manager - eppure ne abbiamo la possibilità – che creavano dei danni, dei deficit che non trovavano un equilibrio economico e finanziario.

Se ora si ha il coraggio – questo voglio dire oltre che a fare gli auguri alla Giunta ed al Presidente – di andare in questa direzione, è chiaro che per quanto ci riguarda come Rifondazione comunista saremo favorevoli, anzi di più: contribuiremo ad andare in questa direzione affinché si possa tutelare un diritto che poi è sancito dalla Costituzione.

Ho sentito parlare anche di stato sociale, di welfare, di riduzione dei costi della politica.

Sono cose attualissime che si dicono oggi e poi magari non si concretizzano.

Io penso che in questa Calabria in cui si è parlato di “‘ndrangheta”, di organizzazioni criminali, si ha bisogno dello stato sociale ed io non mi sono risparmiato critiche rivolte al Governo mio amico. Feci un convegno insieme all’assessore Gentile in cui dissi cosa pensavo figuriamoci oggi, lo dirò in maniera altrettanto convinta all’interno di quest’Aula.

Penso che o si decide una volta per tutte di mettere la Regione Calabria, la popolazione calabrese alla pari di tutti i cittadini del resto dell’Italia oppure non c’è speranza di continuare a parlare di stato sociale, di garanzie per le famiglie, per gli handicappati, per chi ne ha diritto perché la spesa pro capite in questa Regione è uguale quasi a 7 euro per abitante. Non c’è quindi la possibilità di costruire un welfare all’interno di questa Regione Calabria.

Non c’è questa possibilità, non ci sono le risorse ed ha fatto bene chi mi ha preceduto, il collega Maiolo, perché ha sperimentato un corso di passaggio di risorse ai comuni all’interno dei piani di zona.

E non parliamo – questo volevo dire al Presidente Scopelliti – di interventi per la famiglia, per chi ne ha bisogno e per i  ceti sociali più deboli. Bisogna approvare un piano sociale e dare le risorse su quel piano sociale, rivederlo e aggiustarlo, tutto quel che si vuole, all’interno di quest’Aula. Trasferire le risorse per far fare i piani di zona ai comuni che conoscono le criticità dei territori, così come prevede la legge.

Però dobbiamo metterci d’accordo se aumentare la spesa pro capite sul welfare, oppure non ci lamentiamo se un territorio debole, un territorio senza stato sociale è un territorio che si presta alla berlina delle organizzazioni criminale e che fa i suoi adepti perché non c’è occupazione, non c’è la presenza dello Stato quando non c’è lo stato sociale nei territori.

Pertanto o si alza la spesa pro capite per i cittadini oppure non si può garantire un welfare.

Il Presidente non potrà mai fare quel che ha scritto nelle dichiarazioni programmatiche se non c’è la maggiore possibilità di andare ad intercettare le risorse.

Certo, ci sono i fondi Por, c’è un’asse della inclusione sociale che ti dà la possibilità, comunque, di avviare dei percorsi e se ne può discutere in quella direzione.

Mi auguro – lo ha detto il mio capogruppo – che il salario sociale sia preso in considerazione da parte di questa maggioranza.

Ma penso che se si vuole andare in questa direzione -che è quella della riforma della burocrazia-, penso che la discontinuità, l’innovazione e tutto quel che si vuole, la voglia di avere una nuova Regione, una nuova Calabria si dimostrano –ci sarà anche il nostro sostegno – se si avvia definitivamente un decentramento amministrativo alle province che hanno la possibilità di gestire quel che si deve gestire.

Qui ci troviamo magari a discutere con sedute di Consiglio regionale ad hoc sulla sanità, su un piano del lavoro, sulla precarietà e sulla stabilizzazione che si aspetta ormai da anni e che tutti noi durante la campagna elettorale abbiamo predicato agli Lsu e agli Lpu  di questa Regione e che mai avviene. Nel frattempo sono andati avanti con gli anni.

Tutte queste cose ci fermiamo qui a discuterle, ma sicuramente sarà innovativa e discontinua una Regione che decentra la gestione che già in parte è stata decentrata, una minima parte ma completando quella che è la gestione ed il decentramento amministrativo.

 Penso ovviamente con la correttezza di sempre di misurarci all’interno di questo Consiglio regionale con delle proposte.

Non basta urlare in Consiglio o additare il collega o chicchessia. Penso che sia giusto presentare proposte in Consiglio regionale sul piano del lavoro.

La prima che presenterò anche perché nella relazione è citata poco, riguarda la questione degli Atenei che in questo momento sono in fermento e che hanno una situazione di difficoltà, come i ricercatori, gli associati e gli alunni e tutto ciò che versa in una situazione di difficoltà dovuta al decreto Gelmini.

E’ giusto avviare e sostituirci in questo momento ad una pratica che francamente non è condivisibile e che va nella direzione di portare nella prospettiva di questa Regione una crescita culturale, di tradizione. Ma penso che gli Atenei universitari nostri non sono secondi a nessuno a livello nazionale.

Pertanto, la Regione dovrebbe sostenere economicamente, e questi hanno una difficoltà momentanea oggettiva e seria, quindi tutelare quello che in futuro sarà la nostra classe dirigente all’interno del nostro territorio.

Questa è una proposta e ritengo che la presenterò da domani mattina affinché si possa attivare un percorso che sia anche di segnale di attenzione.

Guardate, bisogna stare attenti a parlare di federalismo. Non ho paura di misurarmi così come diceva il Presidente della Camera ieri, non bisogna avere paura di misurarsi.

Però non penso che il Governo in questo momento abbia una grande politica sul Mezzogiorno e penso che non abbia una grande politica, ma non lo dico perché siedo dall’altra parte, ma perché in questo momento c’è una nazione che è in difficoltà e lo dice il Pil, lo dice la Banca d’Italia e altri organismi che non sono culturalmente e politicamente a me vicini.

Penso che prima di arrivare ad un federalismo ci voglia una finanziaria di Governo che dia la possibilità di avviare questa nazione che è ferma e questo non è un allarme ingiustificato o non dovuto.

Il Presidente ha parlato di sicurezza, guardate che è giusto intervenire e garantire la sicurezza ai cittadini, ma non possiamo più garantirla quando succedono casi come la Grecia o come le banlieu francesi”, è un campanello d’allarme che coinvolge tutti, dalla destra alla sinistra. Quello è un campanello d’allarme sociale in cui la gente dice che non ha più la possibilità di arrivare alla fine di un suo percorso personale e familiare.

Quindi prima di arrivare all’allarme di quel campanello bisogna intervenire nelle politiche del lavoro, della sanità, dello stato sociale per far sentire la presenza dello Stato. Solo così eviteremo un campanello d’allarme.

Ecco su questo e sull’appello che il Presidente faceva vogliamo misurarci con l’intransigenza di sempre, sicuramente, ma con la correttezza istituzionale che venga discussa qui in Consiglio una proposta che presenteremo. Ovviamente per quanto mi riguarda non ho parlato col capogruppo, ma sono d’accordo, ad eliminare i costi della politica.

Anche sui supplenti mi dichiaro favorevole perché ritengo che sia giusto che chi ha il mandato sia anche al governo. Sicuramente la leggeremo, non l’ho letta.

Però ritengo che su queste cose che abbracciano poi tutto l’arco costituzionale – e finisco – della nostra Regione c’è la possibilità di misurarsi e sicuramente una delle prime sarà quello che ho appena detto dei ricercatori e quella dell’abolizione del ticket perché non trovo una grande fantasia nell’andare a colpire fasce che hanno una difficoltà. Da una parte si dice che si vuole aiutare la famiglia e dall’altra parte raddoppiamo con il ticket.

Penso che le responsabilità siano altrui e vanno ricercate e combattute insieme.

PRESIDENTE

Era iscritto a parlare l l’onorevole Gallo che però non è in Aula.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Talarico. Ne ha facoltà. Faccio preghiera all’onorevole Talarico di mantenere il suo intervento nei tempi previsti. Grazie.

Domenico TALARICO

Signor Presidente, è imbarazzante parlare in un’Aula in cui le opposizioni hanno una rappresentanza così risicata, segno – evidentemente – di una scarsa attenzione per i cinque anni da qui a venire.

Avrei voluto dire al Presidente, se fosse stato presente, che ho notato un forte contrasto tra la comunicazione elettorale con dichiarazioni puntuali, concrete e mirate e le dichiarazioni che, invece, ha offerto questa mattina al Consiglio.

Ho notato un intervento generico, per alcuni aspetti omissivo. In alcune sue parti ha tradito una sorta di imbarazzo ad affrontare alcune questioni. Ad esempio, sul tema della sanità avrei voluto ascoltare dal Presidente Scopelliti, in che modo ha intenzione questa sua Giunta di rientrare dal deficit sanitario. C’è un piano di rientro che offre soluzioni, alcune condivisibili ed altre meno e che sono state lasciate inevase dal centro-sinistra.

Il Presidente Loiero poco fa nel suo intervento, ha dichiarato candidamente che nel momento in cui la sua Giunta toccava interessi consolidati provocava reazioni di gruppi di interesse, di sistemi più o meno leciti che facevano fronte nei confronti di queste iniziative.

Io onestamente avrei preferito che il governo regionale che ha appena concluso la sua esperienza cadesse, ad esempio, tentando di rompere questi interessi consolidati. Invece ha lasciato le cose così come stavano e, onestamente -lo hanno detto un po’ tutti - , non stavano bene, se è vero che il debito sulla sanità per l’85-80 per cento era stato accumulato dall’esperienza di centro-destra.

Ma tornando al Presidente Scopelliti, io avrei voluto ascoltare dalla sua viva voce quanti ospedali intende chiudere il governo di centro-destra, se le tantissime cliniche che svolgono - a volte - un servizio utile - altre un po’ meno - sono in condizione di rimanere in vita e di continuare ad esercitare l’attività.

Cosa intende fare, ad esempio, per quanto riguarda il ticket sanitario, i manager della sanità e le considerazioni forti e puntuali del rapporto Serra-Riccio, i prefetti incaricati nella passata legislatura di esaminare e valutare il sistema sanitario calabrese. Quante di queste indicazioni, quante di queste riflessioni possono diventare patrimonio della iniziativa della nuova Giunta?

Ora, su tutto questo il Presidente Scopelliti ha preferito sorvolare offrendo al Consiglio indicazioni generiche, scaricando la responsabilità - come è giusto anche che sia - sul passato governo di centro-sinistra, ma senza offrire alcuna indicazione concreta al Consiglio regionale della Calabria, alla Calabria sul come e quando affrontare la questione sanità.

Anche sulle ultime schermaglie sui fondi Fas non abbiamo ascoltato alcuna indicazione precisa da parte del Presidente Scopelliti.

Per queste ragioni io registro un contrasto evidente tra una campagna elettorale accesa e puntuale, a volte feroce in tante sue questioni e la genericità di questa mattina.

Ad esempio, la Calabria al tempo di Loiero ha stentato a trovare una sua collocazione geo-politica in una dimensione interregionale. Abbiamo vissuto una esperienza che ha avuto come riferimento la Regione nei suoi confini territoriali. Mai, raramente, si è tentato di collocare la Calabria in una dimensione interregionale nel Mediterraneo, nelle relazioni con il resto del Paese.

Ed anche stamattina, purtroppo, io ho notato questo limite. C’è una lettura asfittica, molto provinciale, che ha risentito ancora, troppo, delle schermaglie elettorali.

Ecco, ha ragione il collega De Masi. La campagna elettorale è finita e noi vorremmo che davvero le dichiarazioni programmatiche del Presidente Scopelliti disegnassero un’altra Calabria nei confronti della quale esprimere un giudizio compiuto.

Sulle poche cose certe e concrete indicate dal Presidente, noi non siamo assolutamente d’accordo.

Ad esempio sul ponte sullo Stretto di Messina. Ebbene, di fronte alle denunce, ai limiti territoriali, sociali ed economici indicati anche dallo stesso Presidente Scopelliti - che ci ha consegnato un documento per certi aspetti puntuale, almeno nella elencazione -, ebbene, di fronte a questi drammi l’unica cosa certa che offre al Consiglio regionale della Calabria è la realizzazione di un Ponte che dovrebbe collegare, nelle intenzioni del Presidente della Giunta, la città di Reggio Calabria con la città di Messina dimenticandosi, appunto, di come arrivare a Reggio Calabria.

Noi stamattina per arrivarci abbiamo dovuto affrontare un viaggio di tre ore, attraversando un’autostrada punteggiata da continue deviazioni, incidenti e quant’altro.

Ecco, forse avremmo preferito, invece, una certezza diversa. Un “no” secco al ponte sullo Stretto di Messina ed una ricollocazione, invece, di risorse genericamente individuate per affrontare altre questioni che assillano la nostra Calabria.

Così come anche sul rischio idrogeologico, non c’è una parola, ad esempio, per quanto riguarda la bonifica dei siti inquinati. Eppure abbiamo migliaia di metri quadri inquinati nella nostra Regione a cominciare da quello di Crotone.

Vorrei spendere una parola sulle nostre acque, sui nostri mari. C’è stata una campagna di stampa anche molto forte e negativa nei confronti del Presidente Loiero che molto ha condizionato gli orientamenti degli elettori calabresi, eppure stamattina non abbiamo ascoltato alcuna indicazione concreta per risolvere questa grande questione.

Potrei continuare anche affrontando qui il problema del rischio idrogeologico. La nuova Giunta dovrebbe, forse, mettere in campo un serio piano di prevenzione e tutela idrogeologica della nostra Regione, dei nostri mari, delle nostre coste, delle aree interne.

Farei molta attenzione, e vorrei dirlo all’assessore Gentile nel momento in cui annuncia la riproposizione in quest’Aula della legge sulla casa. Vorrei dire all’assessore Gentile per la sua conoscenza del territorio che di tutto ha bisogno la nostra Regione tranne che di nuovi volumi edificatori.

Di tutto abbiamo bisogno tranne che di aumentare gli indici di fabbricabilità. Mi sembra di aver letto così.

Abbiamo, certo, bisogno di nuova edilizia convenzionata e sovvenzionata e queste intenzioni sono certamente apprezzabili e sostenibili. Però attenzione a non trasformare lo strumento del piano casa in una nuova occasione per cementificare o per contribuire ulteriormente alla cementificazione del nostro territorio.

Ora tutte queste cose, signor Presidente, noi volevamo porre all’attenzione del Consiglio sapendo che lei avrà di fronte – almeno per il momento – due opposizioni distinte per provenienza.

Una espressione della coalizione guidata dal Presidente Loiero ed un’altra – quella che noi qui rappresentiamo come consiglieri di Italia dei valori – proveniente dalla coalizione di Pippo Callipo.

La provenienza non è indifferente perché anche nell’ultima campagna elettorale si sono consumate due idee diverse, certamente due giudizi diversi e distinti rispetto all’esperienza del governo Loiero.

Noi siamo stati molto critici ed in alcuni casi la nostra critica è stata affine a quella del centro-destra, ma siamo altrettanto consapevoli che il centro-sinistra dovrà magari con fatica, magari nel tempo, ritrovare le ragioni per far fronte comune in Aula e fuori da questa.

I primi atti non sono incoraggianti. Noi abbiamo assistito un po’ stupiti ed un po’ imbarazzati all’elezione dei membri dell’Ufficio di Presidenza di questo Consiglio ad iniziativa esclusiva ed autonoma del Partito democratico, senza che ci fosse un benché minimo dialogo e confronto su come andare avanti o affrontare, diciamo, anche i lavori istituzionali partendo dal ruolo delle opposizioni.

Riteniamo come gruppo di Italia dei valori che l’opposizione debba trovare, almeno sulle grandi questioni, la necessaria unità.

Questa è utile al Consiglio regionale della Calabria ed alla Calabria – e concludo - perché è importante così come è utile e fondamentale un governo efficiente, anche una opposizione distinguibile dalla maggioranza che faccia l’opposizione e che spieghi ai calabresi perché sì e perché no.

Devo dire con grande franchezza che non sempre è stato così in passato. Spesso questo Consiglio ha dato l’immagine di un tutt’uno nel bene e nel male.

Noi riteniamo, invece, che ognuno debba recuperare il proprio ruolo nell’ambito delle proprie competenze.

Sarebbe un contributo utile per risollevare la crisi del sistema politico calabrese. Per farlo c’è bisogno certamente di partiti più forti, anzi di partiti che oggi non ci sono; ma anche che quest’Aula riconquisti autorevolezza e prestigio.

Si è fatto prima riferimento alla campagna di stampa ed alle denigrazioni subite dal Consiglio e dai consiglieri regionali della Calabria. Probabilmente c’erano delle esagerazioni, spesso c’erano notizie infondate che attingevano a fonti tendenti alla illazione o alla denigrazione, ma è altrettanto vero che c’è stato un deficit di autorevolezza e di prestigio.

Questo bisogna recuperarlo al più presto e lo possiamo fare con uno svolgimento dei lavori che sia civile, ordinato, puntuale. Aumentando la produttività di questo Consiglio che, con buona pace del Presidente Bova e dei Presidenti che lo hanno preceduto, non ha brillato per produzione legislativa. Probabilmente è stato bravo a ridurre i costi della politica, ma anche su questo vorremmo dare il nostro contributo. Aumentare la produttività e commisurare anche gli emolumenti dei consiglieri regionali con la capacità di produrre atti, leggi, iniziative utili alla Calabria credo sia la prima e più efficace risposta che possiamo dare.

Il resto potrebbe suonare demagogico eppure bisogna farlo, ma la prima cosa che noi dobbiamo mettere in campo e perseguire è un lavoro utile, efficace che parli alla Calabria e ai calabresi.

Per quanto riguarda i consiglieri supplenti, ribadisco la nostra piena ed incondizionata disponibilità a cancellare una norma che definisco indecente, prodotta anche questa nella precedente consiliatura senza che ci fosse alcun supporto né scientifico, né logico, né di buon senso.

Così come riteniamo che i lavori del Consiglio regionale della Calabria debbano rientrare nelle case di tutti i calabresi. Siamo perché i lavori vengano ripresi integralmente. Assecondiamo l’idea e la supportiamo senza alcuna riserva del question time introdotta dal Presidente Talarico, perché lo riteniamo uno strumento utile non per noi, ma per chi ci ascolta. Chi ascolta e chi segue potrà così avere elementi di giudizio e di consapevolezza sul ruolo del Consiglio e dei consiglieri.

Attraverso queste piccole e modeste introduzioni ed innovazioni possiamo dare, certamente, un grande contributo a recuperare la necessaria credibilità e fiducia delle istituzioni.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.

Gianluca GALLO

Signor Presidente, intervengo molto brevemente anche perché il dibattito ha ormai consumato gran parte dei suoi momenti chiave. Manifestiamo anche noi apprezzamento per il discorso e per il programma di governo impostato dal Presidente Scopelliti che, in particolare, ha fatto riferimento alla necessità di scelte chiare e trasparenti.

E’ necessaria una rivoluzione culturale, vale a dire che in questa Regione forse è assolutamente necessario un cambio di marcia soprattutto dal punto di vista della mentalità.

Facendo riferimento alla questione del giorno che è la sanità, naturalmente, il Presidente non poteva e non ha potuto celare il debito di 2 miliardi e 166 milioni che è cosa reale e sotto gli occhi di tutti, al di là di quello che potrà stabilire l’advisor.

Stiamo parlando di cifre colossali ed enormi. E’ questo l’argomento, credo, che ci terrà occupati nei primi mesi di questa legislatura nei quali il Consiglio regionale dovrà per forza di cose essere solidale sì con il Presidente, ma anche essere presente al momento delle decisioni.

Vale a dire una sanità da riformare soprattutto in termini di necessarie risposte date ai cittadini. Una sanità che deve essere orientata sugli interessi del paziente e non - come è stato finora - sugli interessi dei medici e dei paramedici e sui trasferimenti dell’uno o dell’altro.

Quindi una sanità che, forse, dovrà conquistare la fiducia dei cittadini attraverso risposte chiare e precise in termini di qualità del sistema sanitario; perché io credo che il consenso – ed i cittadini calabresi ce lo hanno decretato poco più di un mese fa – non derivi da una gestione clientelare della sanità ma, invece, da una gestione della sanità che deve essere orientata sugli interessi dei cittadini.

Nessuno ha più “l’anello al naso” ed i calabresi lo hanno dimostrato chiaramente. Per cui io credo che sarà necessaria nei prossimi anni una vera svolta, nel senso di scelte chiare, trasparenti e di una rivoluzione culturale. Questa è, credo, la grande sfida che aspetta questa Giunta regionale, il Presidente Scopelliti ed anche questo Consiglio regionale.

Una sanità, ad esempio, che non dovrà essere orientata – così come è stato finora – sulla sanità privata, spesso più sfasciata rispetto a quella pubblica e che, invece, probabilmente dovrà essere - così come dichiarato dal Presidente nel suo programma di governo - sussidiaria rispetto ad una sanità pubblica che dovrà essere riformata e migliorata.

C’è poi l’altra grande sfida dei fondi comunitari. Vi è la necessità che i fondi comunitari siano programmati e spesi con maggiore velocità - servendosi, probabilmente, anche dei comuni che, in molti casi, hanno una maggiore capacità di spesa - e che possano essere semplificati anche i meccanismi per arrivare alla programmazione.

Io da sindaco di una città medio-piccola nella passata legislatura, ho notato un accanirsi, quasi, del sistema burocratico nel complicare i meccanismi di spesa e di programmazione. Questo ha determinato molti dei ritardi che obiettivamente sono stati sotto gli occhi di tutti e dei calabresi.

Una semplificazione dei meccanismi che forse in passato sono serviti a controllare l’apparato e che, invece, oggi dovranno essere - per forza di cose - strumento per velocizzare la spesa e quindi - se è possibile - creare consenso per questa amministrazione regionale che ha avuto tanta fiducia.

Un’altra sfida è quella delle infrastrutture che, obiettivamente, sono carenti. Oggi ognuno di noi ha dovuto impiegare mezz’ora in più per arrivare qui a Reggio Calabria. Una sfida è – e la richiamava benissimo l’onorevole Principe – quella dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. In molti casi la Regione Calabria è azionista di dei mega lotti perché ci sono fondi anche regionali per la loro realizzazione. La Regione ha il diritto di chiedere all’Anas perché ci siano ritardi nella realizzazione di questa autostrada.

E’ una Regione spezzata in 10 tronconi e questo non è possibile. I cittadini seguono meccanismi semplici e non possiamo andare a spiegare o a chiedere a cittadini che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese se la competenza della gestione dell’autostrada sia dell’Anas o del governo della Regione.

I cittadini fanno riferimento al sindaco nelle loro comunità, fanno riferimento al Presidente della Regione come sindaco della grandissima comunità regionale che è la Calabria.

Quindi il Presidente della Regione non potrà non farsi carico di questi argomenti. Così come, sulle infrastrutture, sugli aeroporti e sui porti, c’è necessità di grandi investimenti per una Regione che ha le tipicità delle quali parlava il Presidente Scopelliti. Turismo ed agricoltura in primis, ma anche tipicità e beni culturali di grande rilievo, ma non è collegata al resto d’Italia. Quindi, vi è la necessità di investire in infrastrutture, velocizzando la spesa attraverso anche l’esperienza di un assessore come Gentile ai lavori pubblici e alle infrastrutture.

Poi, scendendo dal generale al particolare, ognuno di noi è rappresentante anche di aree e di territori. Io dissi al Presidente Scopelliti quando venne nella mia area, nella Sibaritide, che avrei voluto essere un suo consigliere regionale e sarò un consigliere regionale leale, ma che, comunque, avrà un vincolo di mandato con il suo territorio.

Avere un vincolo di mandato con il territorio significa, ad esempio, occuparsi di problematiche come i nuovi ospedali. Qui c’è il collega Caputo. Parlo del nuovo ospedale di Rossano-Corigliano che dovrà offrire una maggiore qualità dell’offerta sanitaria e una velocizzazione di procedure che si sono incagliate forse inspiegabilmente, così come la necessità di tutelare ospedali di frontiera che provoca una grossa emigrazione sanitaria e il pagamento di oltre 260 milioni di euro all’anno della Regione Calabria, del sistema sanitario regionale, alle altre Regioni.

Non potenziare gli ospedali di frontiera significherà sicuramente aumentare ulteriormente questo deficit interregionale della nostra Regione.

Anche le altre infrastrutture. Spesso abbiamo parlato di aeroporti in una congiuntura difficile, anche dell’aeroporto della provincia di Cosenza, non l’aeroporto di Cassano, di Sibari o della Sibaritide perché diventeremmo veramente minimalisti, ma l’aeroporto di una provincia che è la più grossa della Calabria e che, probabilmente, potrà essere fonte di sviluppo per un’area che ha migliaia di posti letto. I sistemi turistici locali sono stati all’esame della passata legislatura. Nel nostro territorio esistono diversi sistemi turistici locali e credo che il numero dei posti letto giustifichi probabilmente la necessità di avere collegamenti veloci col resto d’Europa ed il resto del mondo.

Infine la riduzione dei costi della politica.

Accolgo l’invito del Presidente Scopelliti e do immediatamente anche io la mia disponibilità diretta come consigliere regionale. E’ necessario però che ci sia un provvedimento di natura complessiva. Quindi, non agire con colpi di scimitarra, ma – sia pure non con i lunghi tempi della politica, dandosi un termine brevissimo - ponderare interventi e tagli che riguardino gli enti inutili, le dirigenze esterne e una burocrazia che deve essere portata alla valorizzazione e, quindi, a lavorare e produrre risultati.

Poi un’altra battuta sulla distruzione di quanto realizzato. Un’amministrazione che arriva probabilmente va a distruggere quanto realizzato dalle altre.

Io credo che in passato – e la dimostrazione l’abbiamo avuta con l’esito elettorale – ciò non sia accaduto solo tra una amministrazione e l’altra, ma anche tra una Giunta e l’altra e questo ha creato enorme discontinuità.

Mi auguro che, invece, nei prossimi anni questa discontinuità non ci sia, a meno che, comunque, in un ambito di coinvolgimento.

Credo che il governo, il Presidente Scopelliti, abbia una grande responsabilità che deriva dallo straordinario risultato raggiunto, ma che quest’ultima vada condivisa con il Consiglio regionale e con la maggioranza regionale. Anzi, ripeto, con il Consiglio regionale intero coinvolgendo anche gli amici della minoranza affinché possano tutti dare un contributo fattivo per migliorare, non per far crescere questa Regione, ma per migliorare leggermente le condizioni e la qualità della vita dei nostri concittadini. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.

Bruno CENSORE

Grazie, Presidente, anch’io voglio intervenire nell’importante dibattito che si sta tenendo oggi nella massima Assise della democrazia calabrese; il dibattito - che si sta quasi consumando tra i tanti interventi che si sono succeduti - sulle linee programmatiche della nuova Giunta.

Oggi parte ufficialmente e sostanzialmente la nona legislatura. Io rivolgo un augurio alla Giunta e al Presidente Scopelliti, al Presidente del Consiglio Talarico e a tutti i colleghi. Apprezzo anche l’azione che il Presidente Talarico vuole portare avanti per regolamentare in maniera civile i tempi dei lavori di questa Assise.

Quindi, a suo dire, non più riunioni notturne e fuori tempo, salvo che casi eccezionali inderogabili o riunioni di capigruppo comportino questo.

Parte, quindi, questa legislatura e i calabresi sperano che i loro problemi vengano affrontati e risolti. Problemi che affondano le radici nella storia della Calabria, del Mezzogiorno, nella storia del meridionalismo.

Ci attarderemmo a ricercare le cause dei ritardi e dei problemi non risolti della Calabria, dovremmo andare a riaprire libri di storia. Problemi di tutti noi: una Calabria ancora arretrata, sottosviluppata, dove manca il lavoro ed infine una Calabria delle emergenze. L’emergenza sanità, frane, lavoro, criminalità.

Una terra ancora in grande ritardo ed in grande difficoltà. Una terra dove ancora permane il divario rispetto al resto del Paese. Un divario rispetto al nord Italia enorme che ogni giorno diventa più grande e non si riesce a colmare. L’emigrazione ricomincia seppure in forma diversa, emigrano i giovani.

Nonostante queste difficoltà, non c’è un segnale ed un’azione da parte del Governo nazionale affinché il Mezzogiorno entri nell’agenda del Governo. Non ci sono politiche a sostegno della Calabria e del Mezzogiorno per aiutare queste regioni a risalire la china.

Perché faccio questo ragionamento? Perché mi sarei aspettato che il Governo Berlusconi sul problema della sanità tendesse una mano alla Calabria. Perché, voglio dire, il debito sanitario in Calabria c’è e non è – se vogliamo fare un discorso serio – imputabile a questa o a quell’altra Giunta… Certo, quando si amministra per cinque anni, chiaramente, la spesa farmaceutica non è stata tenuta sotto controllo, magari le assunzioni sono aumentate, ci può essere un esubero di personale, ma la sanità in Calabria ha anche assolto la funzione di valvola di sfogo rispetto alla mancanza di lavoro.

Diciamo anche che è stata usata in maniera clientelare, si è data mano larga ad una sanità privata che non ha puntato sulle eccellenze, ma su una medicina che certamente poteva fare il servizio pubblico. Una sanità malata rispetto alla quale il Governo in carica si deve assumere responsabilità e porre in essere una forte azione di discontinuità con dei cenni di gestione.

Quindi, io, come calabrese, avrei apprezzato se il Governo Berlusconi ci fosse, quanto meno, venuto incontro. Purtroppo non è stato così e la Calabria è stata lasciata ancora una volta sola al suo triste destino. Chi dovrà pagare queste malefatte, questi debiti che per diverse ragioni si sono accumulati nel tempo? Soprattutto i ceti deboli che sono già penalizzati. Parliamo di famiglie il cui reddito pro capite è ai limiti della sussistenza, li dovranno pagare i pensionati ed i disoccupati e sono tanti. Quindi, è una situazione non positiva per la nostra terra.

Stigmatizzo questo fatto anche perché nelle linee programmatiche si parla di incentivare il lavoro e le imprese. Ma come possiamo incentivare le imprese ed il lavoro se tra le prime misure che questo Governo regionale deve introdurre c’è l’aumento dell’Irap?

E l’Irap è una imposta, addirittura, di dubbia costituzionalità che incide pesantemente soprattutto sulle aziende che hanno forza lavoro assunta. Incide maggiormente su chi ha più lavoratori. Noi l’Irap l’avevamo già aumentata nella scorsa legislatura perché il fabbisogno ce lo imponeva  ed adesso l’aumentiamo nuovamente. E questo contrasta con le linee programmatiche che il Presidente Scopelliti ha letto.

Certo, siamo consapevoli che c’è una crisi mondiale e nazionale e che, chiaramente, è finito il tempo di un welfare semplice. Bisogna porre in essere dei rimedi che controllino la spesa ed il debito pubblico. Anzi, ci aspettiamo che il Presidente Berlusconi vada in televisione e finalmente ci dica qual è la situazione dei conti e che c’è la crisi, perché fino ad oggi non l’ha fatto.

Ma, chiaramente, una volta che si pongono in essere delle politiche di rientro queste non possono essere pagate dai ceti meno abbienti, deboli.

Pertanto ben vengano i tagli ai costi della politica, il recupero delle somme attraverso la lotta all’evasione fiscale, ma noi dobbiamo, in un contesto di solidarietà, tutelare chi soffre e chi non arriva alla fine del mese.

Ritengo, quindi, ingiusto che in Calabria si aumenti l’Irap, si aumenti l’addizionale Irpef, perché, se poi andiamo a guardare i dati di bilancio, queste poste non è che incidano chissà quanto.

Allora si possono trovare le risorse: come? Io nella scorsa legislatura avevo fatto una indagine sul patrimonio regionale. Quell’indagine, che poi ha svolto anche la Corte dei conti, è rimasta lettera morta.

Noi abbiamo tantissimi immobili e montagne intere che devono ancora essere inventariate ed essere messe a valore. Partiamo da questo, allora, e partiamo da una seria riduzione dei costi della politica che non sia, però, solo una cosa demagogica.

Io sarei d’accordo nel tagliare l’emolumento del consigliere, ma intanto nel tagliare i costi della politica dobbiamo guardare a tutta la macchina burocratica e anche sopprimere enti inutili.

Se noi vogliamo lanciare, per esempio, un messaggio che parta proprio dal Consiglio, ci sono ingenti risorse da tagliare.

Noi, per esempio, abbiamo 5 milioni di euro che destiniamo all’attività politica dei gruppi. Un’attività politica – mi assumo la responsabilità di dire questo – surrettizia. Questi soldi che fanno proliferare molti gruppi, queste somme, devono essere tagliate.

Io e il collega Battaglia – anche perché ne avevo parlato nella scorsa legislatura – ci faremo estensori di una proposta di legge per togliere questi soldi ai gruppi perché, secondo me, sono risorse che possono essere devolute ai bisogni dei calabresi.

Diamo un segnale chiaro e netto ai calabresi. Poi, se ci sono molti enti inutili, cominciamo a tagliarli, perché a volte quando inizia una legislatura si fanno tanti propositi ma poi non vengono mantenuti e vengono creati enti.

Io penso che oggi per la Calabria debba iniziare un giorno di forti assunzioni di responsabilità, soprattutto di chi ha avuto un grande consenso perché il voto è stato chiaro così come lo era stato la volta scorsa.

Quando si vince con oltre il 55 per cento vuol dire che i cittadini danno un mandato preciso a cambiare le cose. Pertanto non si deve considerare se si perde consenso o meno, ma si devono fare scelte che a volte possono essere impopolari ma che nel lungo termine, poi, pagheranno.

Queste scelte devono essere fatte: il taglio degli enti, la sanità, perché se si ha coraggio si può costruire una sanità nuova razionalizzando, tagliando rami secchi, chiudendo ospedali improduttivi che non danno una offerta sanitaria di qualità.

Allora ci vuole coraggio e noi su queste cose diciamo che faremo una opposizione che sarà leale e costruttiva, ma anche vigile. Il Presidente Scopelliti ha detto che in tre anni, rispetto al problema sanitario, risaliremo la china.

Su queste cose noi ci confronteremo e da qui a tre anni, se sarà necessario, chiederemo il conto anche sulle politiche del lavoro.

Ho letto le enunciazioni importanti che ci sono nel programma di governo, anche se vedo quasi un mezzo libro dei sogni.

Su queste cose ci misureremo e saremo vigili e se necessario faremo battaglia.

Sulla questione degli assessori supplenti, poi, mi trovo d’accordo e penso che aumentare il numero dei consiglieri regionali sia una stortura in un momento di crisi ed in cui anche a livello nazionale ci devono essere dei segnali precisi di moralizzazione, di controllo della spesa.

Penso che, per esempio, noi possiamo dare un segnale attraverso una riorganizzazione seria delle Comunità montane. Io l’ho già detto in un mio intervento che è registrato agli atti di questo Consiglio.

Noi non abbiamo avuto la capacità di fare una legge seria per quanto riguarda le Comunità montane. Erano 28 e ne abbiamo soppresse due, ma poi le abbiamo rimodulate ed abbiamo lasciato le Comunità montane sul mare.

Penso che se vogliamo mandare un segnale ai calabresi di Comunità montane in Calabria ce ne devono essere massimo due o tre e sono quelle che insistono veramente sui territori montani.

Per fare queste cose ci vuole grande coraggio e responsabilità, perché solo così noi possiamo scrivere insieme una pagina nuova per la Calabria.

Noi, come opposizione, su queste questioni saremo concordi e le appoggeremo, perché penso che si possano liberare risorse per garantire diritti ai cittadini calabresi.

Da parte mia ci sarà una opposizione libera, dura se necessario, senza “inciuci” e senza trasversalismi, perché sono un uomo libero che ha un mandato da parte degli elettori che vuole assolvere - come fanno tanti consiglieri - con onore, con dignità e mi batterò per far sì che questa nostra terra possa risollevarsi ed assurgere, quanto meno, al livello delle altre Regioni.

I fondi comunitari, le infrastrutture, la lotta al malaffare, alla criminalità ed all’usura: ci attendono sfide veramente difficili ed ardue. Le sfide si vincono se si combattono insieme e se c’è unità di intenti. Se su queste sfide riusciremo a trovare delle significative convergenze, io vedo una unione tra maggioranza e minoranza.

PRESIDENTE

Onorevole Censore, ha esaurito il tempo a sua disposizione.

Bruno CENSORE

Mi avvio alla conclusione Presidente, grazie e chiudo qua.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Magarò. Ne ha facoltà.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Magarò. Ne ha facoltà.

Salvatore MAGARO’

Grazie, Presidente, ho molto apprezzato l’intervento del Presidente Scopelliti: asciutto, stringato, ma chiaro nel linguaggio, fuori dal politichese.

Nel suo intervento è emersa con forza una visione di cambiamento ed il messaggio che è stato lanciato ai calabresi è stato quello di voltare pagina e di metterci a lavorare per cambiare le condizioni di vita della nostra terra e dei nostri cittadini.

Per colpe non sue, però, Giuseppe Scopelliti inizia la sfida del governo in condizioni obiettivamente non facile.

Giuseppe Scopelliti, ne sono fortemente convinto, sarà però in grado di districarsi nel mare in tempesta. La tempesta riguarda soprattutto la situazione internazionale, la crisi economica, la mancanza di prospettiva per le nuove generazioni, le condizioni di vita e di lavoro di tanti uomini e di tante donne.

La sola cosa in cui la nostra terra eccelle, purtroppo, è la malavita organizzata visto che la “‘ndrangheta” vince le classifiche come il clan più ricco del mondo. La tempesta che deve attraversare e domare il Presidente Scopelliti riguarda, invece, le cose che nella nostra Regione non funzionano e che invece dovrebbero funzionare.

Nella nostra regione penso che non siamo eccellenti per quanto riguarda il lavoro così come non siamo eccellenti per quanto riguarda i servizi. Con una autostrada fatiscente, con strade molto pericolose, con ferrovie vecchie, col mare sporco, con la spazzatura che non si raccoglie, con l’acqua che puntualmente manca e con un servizio di trasporti medievale.

Soprattutto con una burocrazia lenta ed inefficiente che affossa, molte volte, l’economia calabrese e con i sindaci che sono in forte difficoltà.

La tempesta che dobbiamo domare, ritengo - e qui ha ragione il Presidente Scopelliti – riguarda innanzitutto la pesante situazione che vive la nostra Regione nel settore della sanità.

Si potrebbe fotografare la situazione della sanità nella nostra Regione in questo modo: un forte e grande elevato buco di bilancio ha prodotto, però, nella nostra Regione un pessimo sistema sanitario calabrese.

Lo stato della sanità nella nostra Regione è allarmante. Parlano anche qui i dati. La spesa sanitaria assorbe circa l’80 per cento delle risorse del bilancio, i debiti superano i 2 milioni di euro, siamo in coda per quanto riguarda la qualità dell’assistenza. L’indice che tiene conto della capacità di attrarre pazienti provenienti da altre Regioni è il più basso d’Italia.

Nessuno viene ad utilizzare i nostri servizi da fuori Calabria e soprattutto è più alto il tasso di fuga dei calabresi verso altre Regioni.

L’indice dell’offerta sanitaria è il più basso ed i casi poi sono anche i casi più bassi, più difficili e complessi. I casi più difficili e complessi non si affrontano e non si risolvono nella nostra Regione.

Ci sono anche nella nostra Regione, purtroppo, degli enormi ritardi nei pagamenti. Insomma, in sostanza, la fiducia dei calabresi verso il sistema sanitario si riduce sempre di più.

Quali sono le soluzioni dal mio punto di vista? La prima soluzione è che i partiti devono stare fuori dalla gestione della sanità. Purtroppo così non è stato e così ci troviamo di fronte ad una situazione drammatica.

L’altra terapia, dal mio punto di vista, è di mandare a casa gli incapaci, coloro i quali hanno prodotto questa situazione difficile e drammatica nella nostra Regione devono andare a casa e purtroppo come a volte è avvenuto in passato sono stati addirittura premiati.

Un’altra soluzione, dal mio punto di vista, riguarda i piccoli ospedali che, purtroppo, sono un pericolo per la salute pubblica e non un punto di soccorso.

Ulteriore proposta che penso si debba affrontare è quella di applicare la premialità, cioè di premiare le cose positive, quelle che funzionano, di premiare ad esempio coloro i quali riescono a ridurre le liste di attesa, quei professionisti che danno lustro, immagine e soprattutto portano risultati alla sanità pubblica nella nostra regione.

Ed anche la sanità privata. Penso che sia necessario istituire dei centri di controllo che, purtroppo, non ci sono stati in questi anni e soprattutto bisognerebbe verificare i risultati conseguiti cercando di dire in poche parole che questa tempesta della sanità si può fronteggiare e vincere utilizzando tre magiche parole che appartengono, un po’, anche alla mia cultura politica: programmazione, qualità e prevenzione.

Penso che rispetto a questa situazione drammatica, si potrebbe approfittare di questa difficile situazione della crisi del bilancio per una riforma strategica della dissestata spesa pubblica, cercando di pretendere anche il massimo di rigore da parte degli assessorati, delle società e di tutti i consulenti. Potrebbe essere una occasione anche utile al centro-destra, la nostra coalizione, per dire alla Calabria “siamo stati in grado di affrontare, di governare, di risolvere e di migliorare la qualità della vita della nostra Regione”.

Altra tempesta che dobbiamo affrontare in questi anni riguarda il lavoro. Anche qui il Presidente Scopelliti nella sua relazione ha posto con forza l’accento su questa questione che ritengo sia la vera emergenza avvertita dai calabresi.

La situazione è drammatica e anche qui un dato mi sembra molto esemplare. La disoccupazione in Calabria è il doppio rispetto a quella della media nazionale. E la risposta a questa questione, a questo dramma finora, purtroppo, è stata parziale ed insufficiente e non si è affrontata con una visione di sviluppo della nostra Regione.

Penso che finora le soluzioni tampone abbiano aggravato la situazione. Noi dobbiamo pensare, dal mio punto di vista, alla elaborazione di un grande piano per il lavoro. Dobbiamo cercare di trasformare l’azienda Calabria Lavoro non in un’azienda che alimenta precariato ma, attraverso questo piano per il lavoro, in uno strumento metodologico e di pianificazione per cercare di utilizzare tutte le istituzioni, tutte le sinergie positive per programmare sviluppo e per creare lavoro.

In quest’ottica, ritengo, che anche il piano per la formazione professionale di cui purtroppo non si parla più da anni, sia un elemento importante per creare una diversa situazione.

Un’altra tempesta – ritengo – che dobbiamo affrontare e porre come  uno dei punti più importanti della nostra azione di governo, riguarda il rifiuto della politica da parte dell’opinione pubblica.

Diciamolo chiaramente: la gente, i cittadini normali sono stanchi e sfiduciati, non investono più in partecipazione e democrazia, in vita democratica.

Noi per recuperare questa disaffezione, questa situazione di rifiuto dei cittadini dobbiamo essere in grado di presentare una classe politica che deve essere votata alla programmazione, alla progettualità e non concentrata – purtroppo, come spesso avviene in Calabria – a mantenere clientele e gestire affari.

Questa parte di società che chiede di avvicinarsi alla politica penso che chieda pratiche di governo corrette e buone, azioni e comportamenti esemplari in cui chiede a noi di vivere la politica come servizio e non come vantaggio.

Penso che anche qui il messaggio che il Presidente Scopelliti ci lancia che è quello di dire “più politica della sobrietà e dei fatti e meno politica degli sprechi e dell’apparire” sia  elemento che dobbiamo cogliere.

L’ultima questione, ritengo, che dobbiamo affrontare, perché anche questa è una tempesta, riguarda il federalismo.

Penso che il tutto Consiglio debba aprire una via meridionale al federalismo e dobbiamo arricchire questo tema del federalismo con le nostre proposte, con i nostri contributi, con le nostre legittime aspirazioni dicendo chiaro e forte ai calabresi e a noi stessi che non è con le armi del pietismo che si deve trattare con Roma.

Non dobbiamo andare a Roma a pietire e a chiedere elemosine, non dobbiamo andare a Roma col cappello in mano, non dobbiamo andare a Roma solo per rivendicare spazio ed attenzioni alle nostre questioni. Dobbiamo fare questo.

Il punto è come andiamo a Roma a chiedere attenzione alle nostre questioni, però è giusto che dobbiamo andarci non solo a fare la voce grossa cari amici, ma avendo le carte in regola. Dobbiamo andare con dignità, con serietà e con credibilità per essere in grado di rappresentare una nuova Calabria.

Se ci presentiamo a Roma come la Calabria degli sprechi e delle cattive gestioni, probabilmente non faremo grossi salti in avanti. Se ci presenteremo a Roma con i fondi provenienti dall’Europa che sono stati mal gestiti nel corso di questi anni e che, soprattutto, sono andati nelle mani della “‘ndrangheta”… Io penso che anche qui una classe politica nuova debba orientare la  azione al conseguimento dei risultati finali e degli interessi concreti dei cittadini.

Io mi domando, molte volte, queste grosse risorse finanziarie quali benefici e quali risultati hanno creato. Non si tratta soltanto di adempiere formalmente agli adempimenti formali, ma soprattutto di chiederci quali funzioni e quali risultati hanno prodotto queste forti risorse nella nostra Regione.

Penso che ha fatto bene Scopelliti ad indicare un’altra traiettoria che è quella di investire sulla istruzione, sulla ricerca e sulla innovazione. Penso che la scuola, la ricerca e l’innovazione rappresentino per la Calabria l’unica chiave fondamentale per dare impulso al cambiamento e per spalancare le porte alle nuove generazioni.

Nuove generazioni che chiedono che siano privilegiati i meriti, le capacità, le competenze e non l’appartenenza e su questo penso che noi dobbiamo fare una grande battaglia in questa nostra Regione, perché la Regione, e la Calabria in particolare, ha bisogno di qualità. E la qualità sarà sempre di più la cifra che caratterizzerà le Regioni avanzate, dinamiche e moderne.

E’ necessario spostare – e questo Scopelliti lo dice pure nelle sue linee programmatiche – l’attenzione dalla quantità alla qualità.

Per fare queste poche cose che mi sono permesso di indicare alla vostra attenzione, quali sono le soluzioni? Penso che la soluzione principale si chiami sinergia e soprattutto si chiama controllo incrociato dei cittadini.

Penso che i cittadini debbano stare col fiato sul collo…

PRESIDENTE

Onorevole Magarò, ha terminato il tempo a sua disposizione.

Salvatore MAGARO’

Mancano tre minuti, ho quasi finito. Ho preso la parola alle 16 e adesso sono le 16,12 minuti.

Penso che la soluzione sia quella di creare delle sinergie e di stare col fiato sul collo nei confronti nostri e della classe di governo.

Perché è soprattutto questo che serve alla nostra Regione e serve anche – ed ho finito – una forte coesione da parte della maggioranza che i cittadini calabresi hanno premiato.

Con la mia non breve storia politica, che è una storia socialista e riformista che riconfermo in toto, con la mia faccia e con la mia limpidezza di comportamenti, con la mia non comune esperienza amministrativa voglio contribuire a restituire fascino, credibilità ed efficacia alla nostra istituzione.

Voglio contribuire in piccolo dalla mia parte a dare impulso e sostegno alla voglia di cambiamento che vuole incarnare il Presidente Scopelliti. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Mirabelli. Ne ha facoltà.

Rosario MIRABELLI

Grazie, Presidente, dopo questo lungo dibattito avendo ascoltato i colleghi che hanno dal loro punto di vista evidenziato la situazione calabrese è ovvio che mi sarei aspettato dal centro-destra, dal Presidente in modo particolare - anche se ha fatto una disamina abbastanza approfondita e grossa settore per settore di quelle che sono le problematiche di questa nostra Regione –  delle risposte un po’ più indicative e più specifiche.

E’ vero che la sanità rappresenta un problema. Io non entro nel merito di quelle che sono le responsabilità storiche in questa Regione degli effetti che la gestione della sanità ha prodotto.

Ne abbiamo parlato in tanti, molti di voi hanno detto la loro. Ma credo che si evidenzi chiaramente come anche la Calabria che rientra nell’ambito di quello che è il sistema nazionale sanitario ha dovuto subire forse – al di là della cattiva politica – una impostazione neoclassica rispetto alla gestione della politica sanitaria nazionale.

Si è adeguata, cioè, in maniera parametrale l’impostazione storica di quella che era la sanità una volta. Perché se così non fosse non si capirebbe come mai forse anche altre Regioni forse più ricche e forti, più virtuose della nostra che non sono soltanto meridionali e mi riferisco alla Campania, alla Sicilia, alla Puglia ma anche alla Valle d’Aosta, al Molise, al Lazio, al Veneto, anche queste Regioni, purtroppo, si trovano nelle stesse difficoltà in termini di dissesto finanziario su questo settore specifico.

E’ ovvio che noi non possiamo star qui a parlare senza indicare quali possono essere le cose da mettere in atto per cercare di rientrare perché una cosa bisogna dirla:da questo debito – al di là delle responsabilità – per non ingolfare completamente la gestione amministrativa e la vita stessa dei calabresi dobbiamo rientrare in termini veloci, velocissimi.

Non possiamo certamente andare a dileguare questo debito nel tempo. Si tratta di un debito grosso, oltre 2 miliardi di euro. Certamente non servono le addizionali Irpef, l’incremento dell’Irap che diventerebbero in maniera quasi viziosa un qualcosa che andrebbe ulteriormente ad affossare la debole economia di questa Regione.

Oggi è assurdo parlare di implementare le tasse per cercare di rientrare dal debito in una realtà economica come la nostra che vede l’impresa boccheggiante.

Le nostre imprese non hanno la forza di altri posti del nord o europee. Sono imprese che vivono alla giornata, pertanto andare a caricare sulle famiglie, i lavoratori, le imprese ulteriori balzelli tributari non è secondo me la strada giusta ed è per questo che per poter rientrare velocemente dal debito bisogna avere il coraggio di chiedere – non è una elemosina, non andiamo a chiedere nessuna elemosina – al Governo centrale al di là del colore politico, di mettere a disposizione le proprie capacità finanziarie per poter risolvere questo nostro problema nel più breve tempo possibile.

Dico questo perché? Perché una cifra come questa, caro Presidente Scopelliti, lasciata a se stessa o andata a dileguare nel tempo, in un certo qual modo aggrava di interessi già il conto capitale debitorio in maniera sproporzionata.

Saremo costretti anche nel 2010, nel 2011 a tentare manovre per cercare di recuperare quanto meno gli interessi che si andranno a produrre da questo debito che non si riesce a togliere di colpo.

E’ ovvio che qui c’è la necessità di aprire un ragionamento forte col Governo centrale, col Governo Berlusconi e dirgli di adeguarsi anche per la Calabria che non sarà sicuramente importante per lui ma è importante per noi, per i nostri cittadini calabresi  dover dare delle risposte forti.

Lo ha potuto fare per altre Regioni, per altri comuni come Catania, per esempio, dove è dovuto intervenire direttamente per andare a ripristinare un dissesto economico-finanziario di quasi 150 milioni di euro.

Allora chiedere un sacrificio non è un reato, non è un chiedere una elemosina ma è cercare in tutti i modi di metterci in carreggiata e nello stesso tempo cercare di darci la possibilità di poter attuare una nuova ristrutturazione della politica sanitaria calabrese. Cercando in tutti i modi di salvare quello che è salvabile, perché non è vero che tutto quanto è una negatività.

Abbiamo punti di eccellenza in termini ospedalieri di alto livello ed abbiamo grandi professionalità, così come abbiamo anche gravi lacune che vanno colmate e tolte.

Mi aspettavo in questo documento un qualcosa di più, un qualcosa di terapeuticamente più tangibile. Perché qui – parliamoci chiaramente – se la prendono tutti col privato ma molti forse non sanno che spesso il privato incide pochissimo sul bilancio della sanità, perché a fronte di un 4-5 per cento si danno risposte per il 44-46 per cento della domanda sanitaria.

Il problema sta nel pubblico e negli ospedali che devono essere riprogrammati, sta nel riverificare la loro capacità di poter dare risposte a quelle che sono le esigenze sanitarie in termini epidemiologici di questo nostro territorio.

E se ospedali vanno chiusi perché non all’altezza, bisogna avere il coraggio di farlo e di farlo anche in tempi utili; bisogna avere anche il coraggio di attuare politiche di investimento attraverso le quali si può eliminare l’emigrazione sanitaria.

Come pensate di poter eliminare l’emigrazione sanitaria se non si ricorre a politiche di investimento infrastrutturali e a politiche di investimento sulla qualità della formazione professionale degli operatori sanitari in questa nostra Regione? Bene fece allora Agazio Loiero nel momento in cui nell’ambito di quello che era questo piano di rientro debitorio della nostra Regione cercò in tutti i modi di accaparrare il massimo dei finanziamenti per poter attuare la realizzazione, o almeno per poter iniziare una programmazione su quattro nuovi ospedali tecnologicamente avanzati.

Perché senza poter dare delle risposte di certezza noi non bloccheremo mai l’emigrazione sanitaria che costa moltissimo in termini di bilancio a questa nostra Regione. Perché quando si devono togliere 300-400 milioni di euro all’anno per pagare i costi che i nostri cittadini vanno a sostenere poi nelle strutture del nord, è ovvio che ci rendiamo conto che su questa strada bisogna…

Ecco, è una nuova forma di riformismo della sanità.

La stessa cosa vale anche per la voce della spesa farmaceutica e qui bisogna  dare un nuovo  assetto organizzativo al servizio sanitario regionale, il monitoraggio e il controllo della spesa farmaceutica, non bastano. La spesa farmaceutica nella Regione Calabria è fuori controllo, lo è sempre stata, né bastano gli interventi attuati anche dai nostri direttori generali, gli ultimi ora, nel tener sotto controllo i prescrittori dei farmaci.

Bisogna andare a monte, bisogna ridurre la spesa farmaceutica e bisogna copiare alcune esperienze che si sono già realizzate in altre Regioni, in Emilia Romagna, in Toscana, nella stessa Lombardia, dove spesso e volentieri si è tenuto sotto controllo in maniera stringente e si è avuto un ritorno economico forte per le casse della Regione, risparmiando quasi il 40 per cento.

Abbiamo, quindi, da lavorare e lavorare. Questo non significa che bisogna porsi uno contro l’altro. Le emergenze sono forti, c’è la necessità di confrontarsi tranquillamente con spirito non di consociativismo, ma sicuramente costruttivo, perché questi sono problemi che da soli non si risolvono e non si potranno mai risolvere, se non c’è la volontà politica.

Quindi è ovvio che, nell’ambito della sanità, abbiamo la necessità di dover chiedere sponda al Governo nazionale. Non può qualcuno venire a dire a noi che pensiamo di utilizzare i fondi Fas come se fosse il bancomat della Calabria o dei calabresi, perché bisogna dire le cose come stanno, il vero bancomat dello Stato italiano, del Governo Berlusconi sono stati proprio i fondi Fas, molto probabilmente, se è vero, come è vero, che dai 50 miliardi messi in bilancio dal Governo Prodi ce ne ritroviamo oggi, sì e no, da poter, eventualmente, utilizzare se ci daranno questa liberatoria al Cipe, se ne ritrovano per le aree sottosviluppate - e quindi per le aree del Mezzogiorno e del centro-meridione in modo particolare – 19 miliardi.

Beh, loro li hanno utilizzati – come diceva Loiero – per altre cose, ben sapendo che l’85 per cento di quei fondi erano vincolati a destinazioni per queste nostre aree.

E’ ovvio che i fondi Fas rappresentano un’altra sfida per il Governo regionale calabrese, perché solo attraverso i fondi Fas riusciremo, molto probabilmente, se facciamo in tempo, a poter utilizzare i fondi della Comunità europea in rapporto a quello che è il piano di programmazione del Por sulle infrastrutture 2009-2011, perché questi sono fondi che si possono utilizzare esclusivamente in cofinanziamento e se ci sarà la disponibilità da parte del Governo nazionale a darceli per poter utilizzare il resto.

Queste sono le problematiche, noi dobbiamo, purtroppo, affrontare e in un certo qual modo, quindi diventa assurdo – diceva bene Censore – andare a credere  oppure attuare una richiesta di aumento del tributo della pressione fiscale in una regione come la nostra, già debole, già precaria, attraverso un’addizionale Irpef, attraverso l’Irap, perché con questi non risolveremmo nessun problema, anzi andremmo sicuramente ad aggravare la già debole economia di questa nostra regione.

E’ sulle politiche ambientali che c’è un’altra sfida. Mi sarei aspettato da questo documento un qualcosa di più sostanzioso, perché già si parla di centrali nucleari, e qua dentro non ne ha parlato nessuno. Io non vorrei, caro Presidente, che, come al solito, la Calabria diventasse – chissà per quale strano motivo – uno dei posti, uno dei siti su cui andare ad impiantare una centrale nucleare. Abbiamo già i nostri problemi, abbiamo problemi grossi, abbiamo dei problemi delle politiche ambientali, abbiamo bonifiche da fare – ecco i fondi Fas a che cosa servivano – e, oltre ai problemi prettamente ambientali, abbiamo anche i problemi del dissesto idrogeologico, della desertificazione – ne parlava qualche consigliere regionale prima –, abbiamo emergenze da affrontare, che sono talmente pesanti perché rappresentano uno storico consolidato che ci portiamo dietro non da decenni, ma da secoli: Giustino Fortunato, già ai primi del ‘900, definiva la Calabria uno sfasciume geologico, pendulo sul mare.

E’ anche su questo che noi dobbiamo affrontare la nostra sfida, in questo Consiglio regionale e nelle Commissioni - auspico - dovremo fronteggiare queste problematiche.

Credo che lo spirito che ogni consigliere regionale deve portare in questa assise e nelle giuste Commissioni sia quello di una collaborazione per risolvere i problemi. La collaborazione costruttiva non significa inciucio o trasversalismo, al di là dei rapporti amichevoli che uno può avere anche datati storicamente, ma significa confrontarsi, approfondire queste problematiche, per far sì che si possano dare delle risposte, forse meno retorica e più fatti. Questo dobbiamo, in tutti i modi, cercare di raggiungere tra di noi.

Mi fermo qui perché vedo che è già tardi, ma credo che anche sul lavoro ci sia la necessità di parlarci con molta franchezza. I Governi regionali precedenti, spesso, hanno finanziato varie imprese che davano la possibilità di dare dei posti di lavoro ai nostri giovani disoccupati e, finiti i finanziamenti, queste imprese hanno chiuso. Anche su questo noi dovremmo, in tutti i modi, cercare di attuare un controllo sistematico, perché se è vero, come è vero, che la Regione ha il dovere morale di sostenere l’impresa, deve sostenere soprattutto quelle imprese che negli anni possono dare un lavoro duraturo, perché il lavoro è al centro, è un’altra di quelle grosse emergenze. Non possiamo più avere lavori così, bisogna creare imprese, sostenerle, indirizzarle su quali settori, in modo tale che possano avere mercato e possano dare lavoro per dieci-quindici-vent’anni ai nostri giovani.

Questa è una cosa che dobbiamo cercare in tutti i modi di realizzare attraverso un approfondimento della situazione delle opportunità lavorative e, molto probabilmente, dovremo chiedere qualcos’altro al Governo nazionale, invece dei soliti sostegni finanziari, dovremo chiedere di farci mettere in condizioni di essere competitivi con chi sta meglio di noi.

E perché non pensare, allora, a una defiscalizzazione più forte? Sappiamo benissimo che, defiscalizzando, si potrebbe tornare ad essere allettanti per l’installazione di nuove imprese, endogene ed esogene, in questo nostro territorio. Fare questo è un dovere morale per tutti noi, anche alla luce di questo nuovo federalismo, verso la cui realizzazione si spinge in maniera forte, soprattutto da parte del centro-destra.

Quindi incrementare il gettito fiscale è imperativo per noi, senza gettito fiscale molto probabilmente non usciremo dalle secche della povertà.

Auguro buon lavoro veramente, di cuore, all’intera Giunta e al suo Presidente ed auspico che si possa lavorare di concerto per raggiungere questi obiettivi.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Adamo.

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

Nicola ADAMO

Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel tempo a disposizione spero di offrire un contributo a un confronto, a un dibattito che ritengo certamente non destinato ad esaurirsi nella giornata odierna, perché siamo solo all’avvio, all’inizio.

Colgo l’opportunità, in questa sede, in sede istituzionale, per formulare gli auguri di buon lavoro al Presidente del Governo regionale, onorevole Scopelliti, con lo spirito di un consigliere regionale di opposizione che, nel mentre deve farsi carico di una funzione di opposizione, non vuole e non intende mettere in secondo piano gli interessi della Calabria e dei calabresi, interessi che ritengo debbano essere assunti da quest’Aula, attraverso un vincolo che dovrebbe essere fondato sul principio della responsabilità soggettiva nell’esercizio di ogni funzione istituzionale, funzioni istituzionali, certo, ben distinte.

E’ pletorico ribadire in quest’Aula che a chi ha vinto le elezioni va riconosciuto il diritto-dovere di governare, a chi ha perso il diritto-dovere di svolgere una funzione di controllo, di vigilanza, di opposizione, ma senza venir meno – mi auguro – al principio secondo il quale la sfida tra governo e opposizione non può non essere una competizione su chi propone di più, su chi propone di meglio, appunto, nell’interesse dello sviluppo della nostra terra e della nostra regione. Un quadro di competizione istituzionale che dovrebbe essere fecondo, virtuoso, perché alla fine di questa esperienza, comunque vada, si possa tracciare un bilancio con un saldo positivo rispetto ai livelli di crescita e di miglioramento delle condizioni e quindi di elevamento del benessere della nostra terra.

Onorevole Scopelliti, lei ha avuto un mandato chiaro, netto, esplicito, senza “se” e senza “ma”. Mi auguro che non disperda la forza di questo mandato che le hanno conferito i calabresi. Per quanto mi riguarda, penso che sia, innanzitutto, doveroso mettere in evidenza – ritengo e mi auguro che lei questa consapevolezza ce l’abbia – che il momento in cui è stato chiamato lei ad esplicitare il mandato di governo è un momento assai particolare per la nostra regione, non tanto e non solo perché sono arretrati gli indicatori economici.

 Come qui è stato detto e ricordato in tanti interventi, registriamo un aumento della distanza, un’accentuazione del gap tra i livelli di crescita o di crescita zero della nostra regione e le zone più avanzate del Paese.

Penso che il momento sia particolare perché questa Calabria è più esposta di ieri, perché rischia maggiore marginalità e maggiore isolamento, non per le distanze che aumentano, ma anche e soprattutto perché in questa congiuntura nazionale, europea, internazionale, la Calabria è una tra quelle Regioni che vengono utilizzate, ormai, come una sorta di alibi monumentale per attivare politiche economiche e finanziarie a Roma e non solo, e che per quanto abbiano l’ambizione o la pretesa di presentarsi come virtuose, sono politiche volte a difendere gli interessi delle aree più forti; politiche, sostanzialmente, che non fronteggiano, ma assecondano un’espressione variegata di egoismi territoriali che sono destinati a confinarci ancora di più in una condizione di maggiore isolamento e marginalità.

Questa è la prima questione. Se su questa consapevolezza ci pronunciamo, se dimostriamo di avere coscienza rispetto a questo dato ormai strutturale e storico, non c’è dubbio che in questo Consiglio regionale opposizione e governo debbono tentare di trovare un filo di responsabilità istituzionale comune a cui agganciare la propria azione autonoma, per segnare un primo passo verso l’obiettivo, che è quello di mettere al centro, rendere centrale gli interessi della nostra regione.

Qual è questo filo comune? E’ quello di assumere insieme, nelle rispettive e reciproche funzioni istituzionali, il tema secondo il quale il Mezzogiorno non è il problema del Paese, ma, paradossalmente, può essere la soluzione per i destini del Paese. Se questo è, ciò non richiede un’impostazione vecchia e culturalmente superata, che ci riconduce alla memoria di quando, nei momenti di maggiore difficoltà e debolezza in questa regione, ci si appellava all’unità di tutti i calabresi contro Roma, non si tratta di invocare spinte separatiste o di moderno isolazionismo politico. Si tratta, invece, di essere coerenti non nel lamento o nella rivendicazione, magari con il cappello in mano, ma con la proposta e con la forza delle carte in regola qui in Calabria, per aprire un confronto su un terreno altro e diverso da quello che abbiamo conosciuto fino ad ora nel confronto con Roma, con i partiti nazionali, con il Governo nazionale.

La Calabria è più esposta, perché la fragilità che investe e caratterizza il sistema politico nazionale la espone sempre di più nella direzione di cui parlavo prima, un sistema politico nazionale che risente del fatto che nessuna forza politica nazionale, né di governo né di opposizione, a mio avviso, oggi è in grado di assolvere ad una funzione nazionale, se è vero, come è vero, che le tre grandi forze maggiori – il Partito della libertà, il Partito democratico e la Lega – anche e soprattutto in queste ultime elezioni, hanno espresso un dato che noi non possiamo sottovalutare, cioè il dato di loro insediamenti territoriali regionali. La percentuale nazionale del consenso di ognuna di queste forze è distribuita in maniera disomogenea sul territorio nazionale: il mio partito, il Partito democratico, concentrato nell’Italia centrale, la Lega concentrata nelle aree del Nord, il Partito della libertà concentrato maggiormente nelle aree del Sud.

Questo è un dato che si accompagna ad un altro. Abbiamo avuto, in questa campagna elettorale, l’indice più alto di astensionismo mai registrato in elezioni politiche e, accanto al dato di un allontanamento dal voto di milioni di italiani, ne registriamo un altro, curioso, che forse non ha precedenti nella storia delle elezioni: pensate, rispetto al 2008, il Partito della libertà, il partito di Berlusconi Presidente, registra una flessione di ben 4 milioni e 300 mila voti. Al cospetto di questo dato, però, c’è un Partito democratico che, dalla stessa data del 2008 alle elezioni di oggi, perde anch’esso 4 milioni di voti. Nessuno, né il Partito democratico, capofila di uno schieramento, né il Partito democratico della libertà, riesce a contenere una sconfitta che in cifre assolute è assai macroscopica e pesante, ma soprattutto nessuno riesce ad intercettare parti di questi consensi, di fronte ad un’evidente fluttualità dell’elettorato italiano.

La Lega Nord – badate – vede la sua parabola ascendente in maniera vorticosa non perché aumenti i voti, anche la Lega Nord perde 200 mila voti, ma è l’unica formazione politica che riesce a fronteggiare l’astensionismo, se è vero, come è vero, che è l’unica formazione politica che riesce quasi a portare per intero gli elettori che già le avevano dato il consenso nell’anno 2008. Aumenta il voto percentuale solo perché si ridimensiona fortemente la platea dei voti validi.

Se questo è, questo Governo regionale, in questa fragilità, con i rischi che espongono la Calabria a nuova marginalità ed isolamento, dovrebbe avere una chance, quella di un’interlocuzione con un Governo il cui peso maggiore dovrebbe esercitarlo il partito che caratterizza la maggioranza dell’esperienza regionalista, perché quel partito ha qua il maggiore insediamento. Questo potrebbe essere una condizione per una interlocuzione feconda, però, allo stato, questo non lo registriamo a causa della venuta meno di quella funzione nazionale per il prevalere di quegli egoismi identitari territoriali; per una scelta politica strategica che il Governo nazionale ha compiuto per quanto concerne l’asse della politica economico-finanziaria, che - non c’è dubbio - ha un input prevalente assai forte, proveniente dalle domande che la crisi del Nord consegna a questo governo e che interpreta soprattutto nella funzione del ministro Tremonti e del ministro Bossi.

Allora ragioniamo nel merito delle questioni. Prima questione: il federalismo.

Noi siamo in attesa di conoscere i decreti attuativi che dovrebbe emanare il Governo, e quindi approvare il Parlamento, ma in attesa che si discuta sull’attuazione del federalismo, registriamo, invece, che è già in atto una forma strisciante di federalismo, un federalismo che non unisce, che divide, che sostanzialmente ha dato già il via libera a una politica, non detta ma praticata, secondo la quale ognuno è chiamato a fare da sé, secondo le proprie risorse e le proprie forze.

Quindi noi con questo dato dobbiamo fare i conti, sapendo che i problemi della grande emergenza calabrese non vanno affrontati, secondo me, in una logica puramente emergenziale, ma avendo anche qui la consapevolezza che ce la si può fare a fronteggiare l’emergenza, se nell’emergenza si interviene guardando alla prospettiva e al futuro.

Facciamo alcuni esempi: innanzitutto, partiamo dalle grandi questioni dei grandi progetti e delle grandi opere. Badate, l’onorevole Bova, ma anche l’onorevole Scopelliti potrà ricordare che in quest’Aula, negli anni passati, si è discusso molto, per esempio, sulla questione del ponte sullo Stretto e in quest’Aula siamo pervenuti, più volte, a documenti, a deliberazioni votate all’unanimità perché “epurate”, posizioni che prescindevano da posizioni ideologiche, non prevaleva il carattere di un no ideologico al ponte, non prevaleva il carattere di un sì a priori e ideologico al ponte sullo Stretto. C’è stata la forza di iscriversi su una linea secondo la quale, escludendo il no ideologico, anzi valutando il ponte come fattore di attrazione monumentale, architettonica, come opportunità per un rinnovamento dei grandi corridoi e delle grandi comunicazioni che interessano non solo la Calabria e la Sicilia, ma il continente europeo nel suo rapporto con il Mediterraneo e il Mezzogiorno, c’è stata la possibilità di delineare una posizione a cui non ha dato ascolto il Governo nazionale e che, a mio avviso, oggi dovremmo riprendere.

Qual è questa posizione? Innanzitutto, il sì non può essere un sì subalterno e di semplice riconoscimento ad una scelta che ancora è da porre a verifica. Io ho avuto sempre un sospetto su questo, non ho mai sposato la posizione ideologica del no al ponte, però ho sempre avuto il dubbio secondo il quale, quando Roma ci fa discutere del ponte e si appresta a programmare grandi quote di finanziamenti pubblici per investimenti infrastrutturali strategici, noi dobbiamo puntualmente registrare il fatto che in quelle tabelle si riporta una cifra di cospicui interventi che, intanto, vengono realizzati al Nord e molto più alti di quelli che si prevedono come investimenti pubblici per la realizzazione del ponte. Quindi, mentre al Nord già hanno realizzato una nuova rete di area di grande comunicazioni straordinarie, tengono noi a discutere come una sorta di bluff “ponte sì” e “ponte no”, un modo per distrarre l’attenzione dei calabresi.

Ho letto sulla stampa che l’onorevole Scopelliti si è pronunciato per il sì al ponte. Sarebbe meglio se questo sì si pronunciasse subordinandolo ad un impegno sul Governo nazionale su alcune grandi infrastrutture, “106” e “90”, elettrificazione della linea ionica, oltre che la riqualificazione poi dell’area intorno allo Stretto e la velocizzazione della ferrovia calabrese, facendo noi anche delle scelte, per esempio affidando, per quanto riguarda tutto il trasporto pubblico locale su rotaia, il compito alle Ferrovie della Calabria e non più alle Ferrovie dello Stato, parlo del  trasporto interno regionale Ferrovie della Calabria, aprire una grande vertenza con lo Stato e con le Ferrovie dello Stato per i cofinanziamenti agli investimenti di velocizzazione ed elettrificazione.

La stessa questione – mi consenta, onorevole Talarico – sulla sanità. A me non interessa più un dibattito su da chi è stato prodotto il debito, è un dibattito vecchio che non ci porta lontano, anche perché la mia opinione è che, se all’inizio del 2005 si fosse fatta un’operazione verità, si fossero fatti i conti e si fosse intervenuti nel 2005, a quest’ora il problema l’avremmo risolto e avremmo avuto il Governo nazionale che ci avrebbe finanziato persino il debito accertato, come hanno fatto per altre Regioni.

Siamo pratici, onorevole Scopelliti, al di là del fatto – e lei ha fatto bene, forse il 30 giugno sono termini troppo dilatati – di chiedere certezza sui conti per quanto riguarda il pregresso, è ignobile che ancora, alla data di oggi, non si riesca ad avere la cifra, soprattutto per un advisor nominato dallo Stato, che mi pare sia stato ben retribuito per fare questa azione. E certo il debito non si può accertare con la pratica dell’ascolto, il debito deve avere autorizzazioni a monte che ci consentano un riscontro giuridicamente legittimo di quel debito, perché altrimenti sulla dimensione del debito c’è già un primo punto. Ma facciamo finta che il debito pregresso sia di 1 miliardo e 200 milioni, il Governo nazionale ci chiede di rientrare, noi dobbiamo dalle nostre casse recuperare questi soldi. A questo si aggiunge il deficit strutturale che si aggira, ormai, ogni anno intorno ai 250 milioni di euro, se va bene. Non c’è soluzione.

Il problema del no all’aumento delle tasse che ci chiede il Governo non è un posizione di principio, anche questo ideologico. Se noi aumentassimo per lo 0,5 l’Irap e l’Irpef, caro assessore Mancini, sì e no recupereremmo 40-50 milioni, non più di questo, ma non servirebbe né a recuperare il deficit strutturale, né soprattutto a fronteggiare il pregresso.

Allora aprire una trattativa col Governo nazionale, che non può essere quella di dire “fateci utilizzare i fondi Fas”, noi ci dobbiamo battere perché i Fas siano finalizzati ad investimenti per infrastrutture e lo sviluppo. Se il Governo centrale dovesse dirci “vi diamo i Fas”, noi dobbiamo dire “no, i Fas non li vogliamo per coprire il debito della sanità”. Allora dobbiamo vedere cosa fare: o aprire una trattativa col Governo che ti consente un prestito, lo Stato ti fa un prestito, il vecchio Governo ha finanziato il debito, adesso almeno ci facciano un prestito per il pregresso e poi discutiamo nel merito come contenere il deficit strutturale. Questo per quanto riguarda la sanità.

Per quanto riguarda il bilancio, onorevole Mancini, lei sarà un buon assessore al bilancio se: a) approva il bilancio ogni anno nei termini dell’esercizio in corso, entro il 31 dicembre, il centro-sinistra l’ha fatto una sola volta e poi non l’ha fatto più, nel 2005; b) se è capace di liberare risorse, soprattutto da un capitolo, e rendere disponibili quelle risorse non tanto per spesa corrente, ma per investimenti autonomi regionali. Dove intervenire? Forestazione e fondo regionale dei trasporti.

A mio avviso, attraverso una programmazione produttiva adeguata, in quel settore, in quei settori si possono investire anche risorse europee che rispondano ai parametri della crescita dell’occupazione, della modernizzazione, della coesione sociale e liberare queste risorse; certo, non con un colpo di bacchetta magica, in un anno non ce la si fa, ma una programmazione biennale o triennale ci dovrebbe consentire via via di liberare quel fondo. Sul come, discutiamo poi.

Infine, due questioni. La prima: questa regione soffre di scarsa competitività, di un alto tasso di dipendenza economica. Noi dobbiamo aumentare la produttività e soprattutto dobbiamo fare crescere i consumi, tenendo d’occhio la domanda interna e quindi la capacità di rispondere alla domanda interna, perché quello che consuma la Calabria, per due terzi lo importa.

Cominciamo ad assumere scelte coraggiose, non solo vedere per quanto riguarda soprattutto alcuni settori trainanti, penso all’industria – su questo non mi ci soffermo –, avere fermi questi parametri per le scelte che si vanno a finanziare, ma cercare di dare più forza anche per quanto concerne la capacità produttiva, per esempio sapendo che questa regione è produttrice di energia, ma che il gettito fiscale della produzione energetica non avvantaggia la Calabria. Una grande battaglia che si dovrebbe fare è che dove si produce l’energia, non dove c’è la residenza fiscale, va versato il gettito fiscale, perché soltanto una delle centrali termoelettriche che sono state costruite e funzionano in Calabria produce un valore aggiunto di ben 2 punti sul prodotto interno lordo regionale. Siccome il Governo nazionale ha autorizzato ben cinque centrali, quattro sono già in funzione, pensate l’incidenza che ci può essere!

Su questo bisogna aprire uno scontro, forse anche col Governo nazionale, oltre che con i grandi gruppi energetici.

L’ultima cosa, il riordino del sistema istituzionale. Onorevole Scopelliti, lei sa che in quest’Aula, firmatari onorevole Bova e onorevole Frascà – mi ci sono aggiunto io – e nel dibattito politico io, l’onorevole Bova e l’onorevole Frascà, magari dissentendo anche con alcune posizioni del centro-sinistra, ci siamo battuti per l’istituzione di Reggio città metropolitana.

Penso che quel provvedimento varato dal Parlamento non possa rimanere lettera morta. Si tratterà di vedere se in questa legislatura, utilizzando anche lì la sua presenza e la funzione, si darà compiutezza e sostanza alla città metropolitana in tempi rapidi e immediati, guardando le funzioni, le risorse, guardando a quella che è la funzione di una città metropolitana, non decontestualizzata.

A noi compete il fatto che un riordino anche delle funzioni del sistema istituzionale regionale, la città metropolitana dell’area di Reggio, se vogliamo Messina, siano sostanzialmente inseriti in un contesto profondamente modernizzato che tenga conto anche degli altri sistemi urbani calabresi, perché certo non sono da erigere a rango del riconoscimento che ha avuto l’area metropolitana di Reggio con legge nazionale.

Passi avanti si possono fare e possiamo andare oltre le forme associative o dell’Unione dei Comuni o degli investimenti che si fanno con l’Asse “città”. Addirittura nella mia città si è aperto un dibattito sull’ipotesi di una città unica in tempi brevi per quanto riguarda le aree metropolitane, ma sono state individuate e sono più di una. Ciò non si può fare prescindendo dal riordino del sistema.

Un punto sullo stato dell’arte di come funziona tutto il trasferimento delle competenze e delle funzioni, la Regione che si è alleggerita e ha trasferito ai territori, in primo luogo alle Province, io lo farei, perché in questo quadro noi ripartiamo da una discussione anche sul destino di alcuni enti. Pensiamo alle Comunità montane: avrete il dovere, l’obbligo, vi troverete l’incombenza di trovare i soldi alla prossima variazione, al prossimo assestamento per il mantenimento e il funzionamento delle Comunità montane.

Discutiamo sulle funzioni e l’attribuzione delle funzioni per meccanismi autopropulsivi. In questo quadro bestemmio, esagero stamani, se ci diamo una grande ambizione in questa legislatura?!

Onorevole Scopelliti, lei proviene da una tradizione culturale ed è figlio di una vicenda politica che, in qualche modo, ha segnato la nascita della storia del regionalismo in Calabria. Io lo definisco quel vizio d’origine che ha contrassegnato la nascita della Regione negli anni ’70 e i fatti degli anni ’70 sono noti e chiari alla memoria di tutti. Per essere erede di quel filone politico e culturale e per essere il Presidente della Regione che si insedia dopo aver governato la città di Reggio Calabria, lei potrebbe essere il Presidente che potrebbe attivare ciò che gli altri Presidenti non potevano fare, superare quel vizio d’origine e puntare sull’unità del moderno regionalismo, la Regione intesa come sistema, come sistema unitario, articolato, con funzioni complementari.

Superare quel vizio, soprattutto se diamo compiutezza alla città metropolitana di Reggio Calabria, potrà significare che, magari, da subito poniamo l’obiettivo ai calabresi di ricorrere a un referendum per decidere, possibilmente, con pronunciamenti unitari dove e come in questa legislatura dislocare non due sedi della Regione, ma la sede unitaria del Consiglio e del Governo, quindi dell’istituzione regionale come fatto emblematico di un punto che esprime una volontà, che non è tanto un’organizzazione istituzionale burocratica, ma la volontà di arrivare ad una sola sede, ad una Regione della Calabria e non alla Regione dei campanili e delle contrapposizioni municipalistiche.

Presidenza del Vicepresidente Alessandro Nicolò

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi. Ne ha facoltà.

Pasquale Maria TRIPODI

Signor Presidente, onorevoli colleghi, stasera ho ascoltato con attenzione le dichiarazioni del Presidente della Giunta, do già per scontato l’assenso mio e della forza politica che rappresento, però voglio anche fare alcune valutazioni che con tutta l’onestà mentale stasera vanno fatte, soprattutto da chi fra noi proviene da un’esperienza di una, due o tre legislature in quest’Aula.

Intanto, mi voglio complimentare con il Presidente Talarico, anche se appartiene alla mia forza politica, non lo faccio per piaggeria o per difesa istituzionale di uno che ha espresso la mia forza politica nella qualità di Presidente, ma perché l’impostazione che ha dato nella gestione del Consiglio, non solo per quanto riguarda il rispetto dell’orario in sé, ma per quello che ritiene di fare come organizzazione interna, ritengo che vada nella direzione di dare un’implementazione nuova e più forte di quella che è la gestione di questa assise consiliare; ma poi perché dobbiamo affrontare un sistema che, alla fine, ha bisogno di alcune verità che ci dobbiamo dire.

A me sembra strano, Presidente Scopelliti,  che lei sia stato anche indulgente su alcuni passaggi che ha fatto nella sua relazione, perché alcune cose vanno dette, non per polemica, ma per stimolare una discussione che ci possa aiutare a risolvere i problemi, a cominciare dal contenimento dei costi. Vede, la mia forza politica è stata, forse, quella che aveva agevolato il provvedimento di legge che prevedeva l’istituzione delle supplenze in Consiglio regionale degli assessori, ma accettiamo veramente di buon grado questa sua volontà di contenere i costi e già ci diciamo disponibili a votare questo provvedimento oggi stesso. Infatti si deve andare necessariamente in questa direzione, altrimenti non capisco di cosa parliamo, perché se vogliamo fare un’analisi puntuale delle cose come stanno, allora ci dobbiamo dire in quest’Aula, affinché lo sappiano tutti i calabresi, da cosa partiamo e dalla situazione che, di fatto, andiamo trovando.

Lo sappiamo tutti – ma lo ricordo a me stesso perché non c’è bisogno di ricordarlo a voi –: noi abbiamo detto e anche una parte dell’attuale oggi opposizione, ma fino a ieri maggioranza, che il sistema costruito sull’utilizzo dei fondi comunitari, dei fondi Por era un sistema farraginoso, che non dava la possibilità a quella Giunta di cui voi facevate parte di utilizzare i fondi in modo da dare alla Calabria una risposta puntuale, precisa e in tempi rapidi, e ciò si è manifestato.

Allora facciamoci un giro insieme, caso mai - ma non c’è bisogno, è un esempio che portiamo – negli assessorati e vediamo bandi del 2008 ancora nei corridoi che debbono essere istruiti; facciamoci un giro insieme e vediamo tutta l’architettura di quel Por com’è fallita rispetto alle aspettative. Adesso ce lo dobbiamo dire con molta chiarezza, affinché anche questa Giunta si renda conto, al 31 dicembre al Comitato di sorveglianza, quando andiamo a parlare di una rendicontazione che non può essere fatta al 31 dicembre, a cosa andiamo incontro – e mi sto limitando ai fatti, non alle mie impressioni, con tutte le discrasie – rispetto a quello che vogliamo o potremmo fare, se le cose fossero economicamente diverse in questa Regione.

Quello che avete detto voi è la verità, ma i problemi arriveranno: arriveranno i problemi del settore  forestale, e sappiamo cosa significa gestire quel mondo; i problemi dei trasporti con i servizi minimi, sappiamo già cosa hanno chiesto le Province in passato e cosa vogliono; i problemi dell’utilizzazione delle risorse libere e sappiamo anche là cosa significa. E non possiamo sovraccaricare questa Presidenza e questa Giunta regionale di alcune responsabilità che non  attengono loro. Anche rispetto alla sanità alcune cose, alcune verità vanno dette.

E’ fuor di dubbio che il debito accumulato riguarda anche il centro-destra, ma centro-destra o il centro-sinistra, questo è il problema? Potrei fare degli esempi: Reggio Calabria, un reparto di anestesia addirittura con tre primari, quando c’era assessore uno che era della mia parte politica! Altro esempio: centro-sinistra, Riuniti, due reparti complementari di cardiologia! Ne posso fare decine di esempi, anche ai giorni nostri, ché il 24 deve essere fatto un concorso a Locri per un primario di anestesia, quando c’è già un primario di anestesia!

Ma possiamo andare avanti in questo modo?! Queste cose dobbiamo dircele in modo molto chiaro. Su questo ci dobbiamo confrontare. Io mi sarei aspettato che la discussione andasse in questa direzione. E’ l’ora di finirla con la politica che si immischia in sanità. Allora è giusto che la politica dia le linee programmatiche, ma il sistema sanità non può essere costruito sul modello lombardo o su quello emiliano, perché le correnti di pensiero sono queste oggi in Italia. Noi abbiamo bisogno di un modello calabrese di sanità, che esuli da quelle che sono le costrizioni della politica rispetto alla gestione.

Queste cose ce le dobbiamo dire con molta chiarezza, perché è così, e lo sappiamo tutti, soprattutto noi, onorevole De Masi, che operiamo in sanità. Siccome abbiamo vissuto in sanità, sappiamo le cose come vanno o come sono andate fino a ieri. Né possiamo bendarci gli occhi e non vedere la situazione attuale della Calabria.

Allora, siccome quello che ci attende ha bisogno di una coesione prima sull’orientamento della politica, demoni non ci sono in quest’Aula, né nemici da abbattere né maggioranza da mettere in difficoltà. Abbiamo il dovere di contribuire, ognuno per la propria parte e secondo le proprie competenze, a risolvere i problemi della Calabria e su questi ci dobbiamo confrontare con le risorse, purtroppo, che abbiamo.

Dobbiamo incominciare a capire, anche l’assessore al bilancio, su quali capitoli non fare “sprechi”, anche perché se è vero come è vero,  quello che ha certificato la passata amministrazione regionale, io lo do per scontato su alcune cose, però allora non poteva venire la Lo Moro a dirci in quest’Aula – se ricordate e ricordiamo tutti – che le cose andavano bene. Non andavano bene per niente! E la dimostrazione è quello che abbiamo vissuto in questi giorni, dal 17 dicembre – come diceva l’onorevole Loiero – fino adesso.

Ma vogliamo scherzare?! Però sarà un soggetto terzo, l’advisor, che certificherà quando, come e perché c’è stato il debito. Ma questo non ci interessa, fare dietrologia in quest’Aula da oggi in poi non interessa a nessuno. Dobbiamo vedere come costruire un percorso virtuoso che possa consentire a questa Calabria di uscire fuori da quei parametri che ci indicava il Presidente Scopelliti perché quelli sono i parametri veri con cui ci dobbiamo confrontare.

E ritengo che né il Presidente né questo Consiglio, compreso me, abbiano la bacchetta magica per risolvere i problemi domani, se non c’è un serio lavoro di organizzazione di un sistema che sia quello calabrese e se non c’è la volontà ferma di concorrere, ognuno – come dicevo prima – per le proprie competenze, a ridefinire il confronto in questa Calabria, sia politico che soprattutto con le forze sociali, perché ogni giorno sarà un’emergenza, ad iniziare da Gioia Tauro, per finire poi a tutti gli altri problemi che verranno, compresa la forestazione o quant’altro.

Questo è, per cui su questo dobbiamo avere la capacità e l’umiltà, come politica, di fare un passo indietro, perché se diamo per scontato che un sistema pervasivo, quale la “‘ndrangheta” potrebbe essere, la mafia – chiamiamola come vogliamo – sia devastante per la Calabria, bisogna essere consequenziali, perché non ci possiamo poi fermare a quello che è un sistema da abbattere, se non poniamo in essere i provvedimenti da abbattere.

E non basta comprare macchine o sostenere la magistratura o dare gli strumenti alla magistratura. Quello non basta, è solo un momento, poi ci vuole il resto. Con un sistema burocratico, nessuno me ne voglia, che in questa Calabria non va - l’avete detto voi prima, ma io sono il primo convinto assertore di questa situazione di fatto - e in cui anche dobbiamo capire, rispetto alle risorse che abbiamo, perché se è vero, come è vero, che abbiamo questa difficoltà, allora vorrei capire in quest’ultimo anno, fino adesso che stiamo parlando, di 2 mila assunzioni in più in questa Regione Calabria, che ne facciamo.

Allora anche questo è da capire, perché non possiamo dire che le cose non vanno bene e poi facciamo 2 mila assunzioni in più, perché fra sanità, Consiglio e quant’altro, si tratta poi di 2 mila unità lavorative in più che si accolla questa Regione. Su questo dobbiamo capire cosa fanno le persone, dove le mandiamo, che funzioni hanno, che mansioni diamo loro e quali compiti debbono espletare. Noi ci ritroviamo prima con 3 mila esuberi in sanità e in qualche modo li dobbiamo sostenere, non è che li possiamo mandare a casa; oppure ci troviamo – come diceva il Presidente – con cinque o sei primari, di cui uno opera e gli altri guardano!

Ma è possibile andare avanti in questo modo?! Su questo una riflessione la dobbiamo fare, ma come forze politiche, perché quello che ci dicevamo prima non sia lo stesso ritornello. Vedete, anche l’onorevole Adamo ha posto dei problemi, che non ci vuole molto a capire che sono dei problemi che, alla fine, tendono a mettere in difficoltà la gestione di un’amministrazione regionale. Un’amministrazione regionale non può ragionare sulle emergenze, ha il dovere di programmarsi e di affrontare i problemi secondo le priorità e con coraggio. Se dobbiamo fare un Piano sanitario che sia anche frutto di una non condivisione dei calabresi, bene, lo dobbiamo fare, se poi il risultato è quello di dare un’offerta sanitaria che sia degna di tale nome o che rientri nella normalità della gestione sanitaria  Come dobbiamo avere il coraggio anche sugli altri campi di dire come la pensiamo e di adottare i provvedimenti che riteniamo utili, necessari e indispensabili per riformare il sistema, perché tutti siamo coscienti e consapevoli di come stanno effettivamente le cose.

Voglio terminare con una mia considerazione anche sull’ultimo aspetto che ha toccato il Presidente Scopelliti, cioè quando c’è la voglia di affrancarsi da alcuni sistemi, è fuor di dubbio, ben venga Io, per natura, sono un tipo che mal sopporta le imposizioni romane anche di natura politica, se non ne sono convinto. Poi, per usare un’espressione dialettale – consentitemela per una volta – che qualche mio collega alcune volte dice, “sutta a panza non riesco a stare”, perché la politica molte volte ha bisogno di avere del coraggio per difendere questa terra. Ed io mi ricordo quando Prodi venne in Calabria e disse: “La Calabria è la mia figlia prediletta”. Ma neanche se era un’orfanella!

Anche con questo Governo nazionale dobbiamo capire come rapportarci, in maniera forte, seria, concreta, persino arrivando ad una contrapposizione forte, però dobbiamo difendere questa terra, questa Calabria e non solo la dobbiamo difendere per quello che è successo nel passato e per l’immagine che abbiamo dato al Paese, ma anche per quello che doveva ottenere e non ha ottenuto; la dobbiamo difendere per il risarcimento anche e soprattutto di natura economica, e non solo morale, che doveva avere e non ha avuto.

Su questo un confronto va fatto, perché non possiamo esimerci dal dire “tutto va bene, madama la marchesa”, perché non va bene e non è così. E questa voglia di essere liberi nell’autonomia della politica si deve estrinsecare negli atti concreti che questo Consiglio regionale penso avrà il coraggio e la voglia di fare.

Poi voglio dire – non è polemica, per l’amor di Dio, però è bene che già da subito incominciamo a riflettere in questo Consiglio sul modo in cui affrontare i problemi – al capogruppo del Pdl, onorevole Fedele, che va benissimo che votiamo questi provvedimenti perché è la prima seduta e sono urgenti, ma che questa che è l’urgenza di presentare i provvedimenti senza una discussione in Consiglio non assurga a sistema di un confronto politico, che poi abbiamo la necessità di fare in quest’Aula, nelle sedi adeguate che sono le Commissioni e soprattutto tra le forze politiche che compongono questa maggioranza e questa opposizione.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo. Ne ha facoltà.

Mario MAIOLO

Signor Presidente, Presidente della Giunta, faccio gli auguri a tutti per questo avvio di legislatura operativa che oggi di fatto parte, perché non solo dall’appuntamento che è all’ordine del giorno, ma anche – penso – da come il dibattito si è sviluppato in quest’Aula, si capisce chiaramente che c’è nella consapevolezza di tutti che è finita la campagna elettorale, che ha consegnato il risultato che tutti hanno sottolineato, sul quale non ritorno. Dico solamente che, forse, un secondo in più di riflessione va fatto sulla natura del risultato che in questa competizione elettorale e nell’altra, che qualcuno ha richiamato, ci è stato consegnato. C’è un voto che è espressione, sempre di più, di un livello di bisogni che questa regione ha, livelli altissimi, le attese sono veramente tante, e ci sono dall’altra parte pochissimi interessi economici che gli uni e gli altri guardano sempre con più attenzione, con più ansia e con più determinazione nell’indicare una necessità di cambiamento rispetto a chi ha avuto responsabilità di governo.

Quindi, onorevole Presidente Scopelliti, lei è legittimato da un grande consenso elettorale, ma nello stesso tempo è gravato da un’attesa di bisogni e di interessi che guardano con molta attenzione a quelle che saranno le sue iniziative, le sue proposte che, come maggioranza, avanzerete in questo consesso e nell’azione della Giunta.

Non c’è stata grande euforia, entusiasmo nella presentazione del programma in questa seduta, forse un programma che, presentato anche in breve tempo rispetto alla scadenza elettorale, giustamente per rispetto agli elettori che hanno dato un consenso su quel programma, oggi si ripresenta. Io, però, immagino che lo stesso Presidente, la Giunta che è al lavoro da pochissimi giorni, anche riguardando e rileggendo questo programma, si renda conto come la realtà che questo programma, questa maggioranza ha davanti è molto complessa, e se da una parte sicuramente –penso – sia giusto consacrare in questa seduta la costruzione di una maggioranza e di una minoranza che si confronteranno non liturgicamente .

Ho ascoltato, infatti, molte proposte anche da parte dei miei colleghi consiglieri della minoranza, che hanno dato delle indicazioni, dei suggerimenti, non c’è stato un rincorrere contenuti di programma non condivisi da contestare, forse siamo usciti fuori da una liturgia vecchia ,  allora vuol dire che, forse, siamo partiti con la consapevolezza che anche quell’indicazione - dovuta, per il tipo di risultato elettorale - di rottura con il passato, viene immediatamente percepita anche da chi lo dice, da chi lo ascolta come la necessità di interrompere un percorso con chi ti ha preceduto immediatamente, quindi quella rottura del passato viene interpretata quasi sempre con azzerare quello che è stato fatto precedentemente.

 Penso, invece, che anche nel programma del Presidente Scopelliti ci siano degli spunti che ci dicono che la strada che dobbiamo affrontare è diversa, una Regione che sicuramente è in forte ritardo - i dati li conosciamo tutti - ma, attenzione, che appartiene ormai a un gruppo ristretto: sono ormai solo tre le Regioni che nel Mezzogiorno (Calabria, Sicilia e Campania) vengono indicate come quelle che hanno una difficoltà e che creano difficoltà al Paese.

Allora, proprio nella ricorrenza dei centocinquant’anni, nel ricordare una questione del Mezzogiorno, ormai è chiara a tutti questa storia del Governo amico, della possibilità di essere aiutati, lo diciamo forse per una retorica che appartiene alla liturgia dei partiti nazionali, ma noi sappiamo tutti qual è il momento contingente economico che il nostro Paese sta attraversando rispetto a una crisi europea. Il Governo nazionale si appresta ad una manovra finanziaria dolorosa. Il Governo Prodi, per le stesse motivazioni, ne ha dovute prendere altre in passato e quindi non ci sarà un Governo amico prodigo di assistenza finanziaria per aiutare queste tre Regioni, però un dato è certo: noi abbiamo davanti una sfida che è importante, quella di come trasformare questa Regione, assieme alle altre.

Quindi l’invito anche al Presidente Scopelliti di costruire, rafforzare una relazione di cabina di regia sul Mezzogiorno, sulle infrastrutture e sulle risorse che sono dovute a questa realtà e alla nostra regione.

Allora, se ci impegniamo a costruire un programma reale di sviluppo, che va oltre quello che è il programma elettorale e che costruisca un percorso reale in cui questa Regione, la Calabria, possa mettere in piedi delle proposte, fare delle azioni per cui venga percepita come una Regione utile al Paese che investe, per esempio, in settori come l’energia e lo faccia in maniera decisa, con una politica sostenuta e che dia un impulso senza dietrologie, senza tatticismi, senza strumentalità, ma che dia il senso di una classe dirigente che, rispetto a un obiettivo, che è quello di far sentire questa Regione più utile al Paese e quindi suscettibile di attenzione e di investimenti, io penso che questa sia la vera sfida.

Un secondo punto: ho ascoltato gli interventi anche in questi giorni su quella che è la programmazione. Nel programma non viene richiamata la programmazione comunitaria, ma il Presidente Scopelliti dice: “Noi vogliamo rivedere il programma, vogliamo rimettere mano ai progetti e ai programmi della programmazione comunitaria”.

Io dico e ricordo – perché il 50 per cento dei colleghi qui presenti ha fatto parte della precedente legislatura – che noi abbiamo affrontato la stagione della programmazione comunitaria senza fare una differenza fra centro-sinistra e centro-destra, chi ha governato oggi e chi ha governato prima. Noi ci siamo assunti la responsabilità di tutti quegli errori che nel passato sono stati fatti e che avevano prodotto l’interruzione dei pagamenti dell’Europa verso la Calabria; abbiamo rischiato, affrontando una programmazione a cavallo – lo dico al collega Mancini che adesso ne ha la responsabilità – fra le due programmazioni: potevamo decidere di perdere i finanziamenti 2000-2006 e dire “è responsabilità del passato, adesso ci dedichiamo dal 1° gennaio del 2007 alla nuova programmazione e acceleriamo, facciamo tutto bene e meglio rispetto alla nostra impostazione”. Invece no, abbiamo scelto la strada più difficile e, guardate, l’abbiamo scelta assieme – lo dico al Presidente Scopelliti e al centro-destra, quindi a chi oggi rappresenta la maggioranza – ed in questo Consiglio abbiamo fatto queste scelte. La programmazione comunitaria è stata fatta tutta all’unanimità di questo Consiglio regionale, abbiamo assunto la responsabilità di queste difficoltà e al 31 dicembre del 2009 tutti assieme, perché è stata la Calabria, abbiamo rendicontato tutto il 2000-2006 e al 31 dicembre 2009 abbiamo rendicontato e programmato e speso tutto quello che c’era da fare nei primi due anni.

Quindi, certo, è legittimo rivedere, ripensare, avere nuovi obiettivi. Certo, il ponte non era centrale in quella programmazione, non c’era una Calabria ripiegata su alcune scelte di questo tipo, c’era una Calabria che assumeva una responsabilità di stare legata al Mezzogiorno e al Paese e ha fatto delle scelte, le abbiamo fatte assieme tutti quanti.

Io penso che su questo sia bene guardare con attenzione a quello che è stato fatto, aver stabilito dei rapporti per la prima volta con la Banca europea degli investimenti, avere avuto linee di credito, avere avuto la possibilità con una mediazione difficile con l’Europa, perché – attenzione – anche i Regolamenti comunitari, anche i programmi comunitari non parlano fino in fondo alla realtà sociale ed economica di una regione come la Calabria, mettono anche dei vincoli, dei condizionamenti. Spesso si vorrebbero fare alcune cose con i fondi comunitari, sentiamo l’urgenza di fare alcune cose con i fondi comunitari, ma a volte non è possibile.

Beh, quella mediazione ha portato ad avere un programma che è quanto più possibile vicino alle necessità che questa Regione ha. Ecco, rimettere mano a quell’impianto è possibile.

Noi abbiamo approvato una legge comunitaria in quest’Aula, che ha dato grande responsabilità al Consiglio regionale sulla programmazione, sul controllo della programmazione. Abbiamo mantenuto impegno rispetto al Consiglio di aumentare la trasparenza, i monitoraggi, i controlli e tutto questo in collaborazione con la Guardia di Finanza, abbiamo alzato l’argine rispetto alle infiltrazioni. Certo, non è impermeabile, non abbiamo la ricetta per rendere impermeabile il programma alle infiltrazioni dei malfattori e della criminalità.

Quindi a chi, anche in quest’Aula, in questa seduta, è andato un po’ oltre rispetto alla cattiva gestione dei fondi e alle infiltrazioni, bisogna ricordare di fare attenzione a queste affermazioni, che sono affermazioni gravissime e non trovano riscontro.

Allora penso che sia giusto rivedere un programma, sono cambiate tante cose anche nel rapporto nazionale e comunitario dal punto di vista finanziario, ma quello che conta è il metodo. Non dobbiamo abbandonare il metodo del confronto, della concertazione con la società, con le parti sociali, economiche, il confronto in quest’Aula che ha fatto tutte le scelte sulla programmazione comunitaria ed affrontato alcuni nodi congiunti. Guardate, la possibilità di investimento sta molto in quelle risorse.

Anche il tema della sanità – lo cito solo per un secondo – che è tutto impostato, giustamente, sul ripianamento dei debiti, sul mettere mano alle inefficienze, sull’evitare che ci siano più distrazioni di fondi, che ci sia un limite della politica rispetto all’azione di governo e alla sanità. Il grande limite della politica è quello che nella sanità non si è stabilito il limite entro il quale fare valere le proprie scelte. Eppure, in questo Consiglio regionale, nell’avvio della legislatura anche Fortugno ci indicò quest’obiettivo, e noi abbiamo fatto una modifica, per esempio, dicendo che la politica deve arrivare ad assumere decisioni fiduciarie fino al direttore di distretto, oltre quel livello non ci deve essere l’ingerenza della politica.

Beh, l’abbiamo assunta quella responsabilità. Non l’abbiamo mantenuta? Non l’abbiamo mantenuta nessuno di noi, nessuno della classe dirigente politica regionale, ma la sanità non si aggiusta solo con tagli e razionalizzazione, perché qualsiasi settore in cui si fanno riforme profonde ha bisogno di investimenti, di individuazione di risorse che possano dare innovazione a un sistema che cambia.

Allora, se su questa discussione c’è la volontà di avere un rapporto di confronto, avendo anche la consapevolezza che in questa Regione o siamo capaci di costruire un sistema di responsabilità plurali, realmente forte che parta dagli enti locali… Non ho sentito molto su come vogliamo organizzare, ci sono state anche proposte in questa seduta, di come vogliamo organizzare la governance, su cui viene detto molto nel programma del Presidente Scopelliti e della maggioranza, ma come coinvolgiamo gli enti locali e i soggetti sociali in questa nuova governance che si vuole avviare, questo non è detto.

 Penso  anche alla sfida alla criminalità, a come noi continuiamo sulla limitazione dell’infiltrazione negli appalti, su come discutiamo della Stazione unica appaltante e vediamo quali sono gli strumenti e i metodi migliori per dare ad iniziative di quel genere una prospettiva, un rilancio, anche una modifica, un’innovazione, che non perda di vista il problema della legalità della sicurezza. Ecco, se puntiamo a questo sistema di responsabilità plurali, il contributo della minoranza che incalza le proposte del Presidente Scopelliti e della maggioranza sarà totale.

 Ho apprezzato molto l’intervento del Presidente del Consiglio, Talarico, e l’ho apprezzato molto anche quando propone un metodo di discussione all’interno di questo consesso. Il question time è una questione importante, un metodo significativo.

Bene, anche sulle cose di avvio di una legislatura fare chiarezza.

Noi abbiamo fatto un documento sullo stato, non solo delle cose fatte negli anni precedenti, ma abbiamo lasciato un documento importante che segna lo stato della programmazione in questa Regione e lo fa con oggettività, con le fonti che sono comunitarie, nazionali e che sono i dati oggettivi.

Bene, se in quest’Aula, ad incominciare dalla sanità, dalla programmazione, secondo il metodo che il Presidente del Consiglio ha indicato, affrontiamo tematiche e su queste ci cimentiamo in maniera seria nel confronto fra maggioranza e minoranza, io penso che si possa fare un passo avanti.

Se questo non sarà fatto – lo dico al Presidente Scopelliti, che non è nuovo di quest’Aula, potremmo dire che è un “usato garantito”, garantito da un forte consenso elettorale –, se in questa sua esperienza vuole avviare un discorso di rafforzamento delle responsabilità penso che, da parte nostra, ci sarà nella differenza di ruolo tutta la disponibilità a proporre e ad incalzare l’azione del Governo e del Consiglio.

Se questo non sarà fatto, penso che l’obiettivo che lui dava nel suo intervento, di un programma che guarda al 2020, lui, ma anche noi tutti altri ci rendiamo conto che, senza questo rafforzamento del sistema di responsabilità, quel traguardo è talmente lontano e illusorio, che dopo l’euforia della giusta soddisfazione elettorale, le emergenze – come qualcuno ricordava –, i bisogni che vi hanno dato il consenso oggi, le aspettative e gli interessi che guardano alle iniziative di questa Giunta presenteranno immediatamente il conto. Ma quello non sarà il conto a Scopelliti o a una maggioranza, sarà l’ennesimo conto a una Regione che continua a stare in difficoltà.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Serra. Ne ha facoltà.

Giulio SERRA

Sarò brevissimo, però mi correva l’obbligo di intervenire in rappresentanza della lista “Insieme per la Calabria”, che ha contribuito con molti suffragi a questa vittoria che vede oggi questo Governo di centro-destra amministrare la Calabria.

L’attesa era forte, anche perché è oggi la prima seduta dove il Presidente Scopelliti interviene con la sua relazione, il Presidente Talarico per la prima volta presiede i lavori di questo Consiglio regionale e quindi gli auguri di buon lavoro all’intero Esecutivo, una Giunta che il Presidente ha voluto fortemente e che rappresenta sicuramente per noi un impegno diretto a sostenere anche gli assessori, perché dagli interventi i problemi toccati sono molteplici. Fra l’altro, nella relazione del Presidente si evidenziano quelli che sono i problemi da subito: il problema della sanità. Abbiamo seguito sulla stampa, riunioni a Roma, riunioni fiume ci sono state nella precedente legislatura e ancora oggi assistiamo al discorso di non sapere quanti sono i debiti.

Questo è il dato importante che dobbiamo segnalare. E capisco l’aspettativa di tanti calabresi che vogliono sapere definitivamente che cosa dobbiamo fare della sanità in Calabria, una sanità che, mentre si parlava di ridurre le spese, in altre stanze e in altre realtà si spendeva e si spendeva oltre il limite della tolleranza!

Non è possibile che si venga qui a parlare come si è fatto nella precedente legislatura e poi i direttori generali che andavano oltre quello che si andava…! Questo deve essere il primo ordine importante : ognuno, chi amministra e chi andrà ad essere ed è stato nominato direttore generale deve essere rispettoso delle linee politiche che vengono dettate in questo Consiglio regionale e dalla Giunta regionale, altrimenti siamo sempre alle solite, saremo sempre alle solite.

E mi auguro che questo non avvenga, perché dai primi provvedimenti di questi giorni il Presidente Scopelliti e l’intero esecutivo stanno dando un cambiamento, una ventata di rinnovamento che ci deve essere quando c’è un cambio di maggioranza. Si deve dire ai calabresi che dobbiamo essere in grado di attuarlo il programma, che c’è stato un suffragio che, con oltre il 20 per cento, ha detto al Presidente Scopelliti e a chi è andato nelle varie realtà della Calabria a portare quali erano le linee, lo ha detto in una campagna elettorale forte il Presidente…

Presidenza del Presidente Francesco Talarico

Oggi dobbiamo essere in grado di mantenere gli impegni assunti.

Sulla sanità: io non condivido quanto detto da qualche collega sui piccoli ospedali. Il problema della sanità lo dobbiamo andare a vedere insieme, ci dobbiamo sedere intorno a un tavolo, consiglieri di maggioranza e di minoranza, perché le nostre realtà le conosciamo noi, non le può conoscere il direttore generale, il più bravo che possa essere, sia di Reggio, sia di Cosenza o di Catanzaro o di Crotone. Le realtà locali le conosciamo noi, che viviamo dalla mattina alla sera sul campo di battaglia, noi siamo quelli che la mattina non possiamo uscire in piazza, non ci possiamo fermare per le strade, perché ci pongono il problema della sanità, di che cosa ne vogliamo fare delle aree industriali dismesse, qual è il ruolo delle Asi, qual è il ruolo delle Asp, della sanità, cosa vogliamo farne dei trasporti.

Siamo in grado di portare e di collegare questi piccoli borghi della Calabria e delle nostre province? Questa deve essere la risposta, ma lo abbiamo detto nei programmi, lo dico solo qua per ricordarlo, per dire che come forza politica noi saremo impegnati fortemente per queste battaglie, anche se non siamo direttamente interessati  nella Giunta regionale. Però siamo qua per sostenere questo Governo, un Governo dei fatti, non delle parole o di qualcosa che poi, alla fine di questa legislatura regionale, ci dimentichiamo. Non ci possiamo dimenticare, il popolo calabrese ha detto “statevi attenti, perché non potete dimenticarvi di quello che è il grosso problema della disoccupazione in Calabria, del lavoro”.

Questo è un fatto importante, dobbiamo dare risposte. Altro che fare altre assunzioni! Non serve fare altre assunzioni, se si lascia per quindici o per vent’anni  il precariato.

(Interruzione del Presidente Talarico)

Presidente, so che lei è bravo, però mi sto avviando… Ho parlato già quindici minuti?! Lei ha un orologio diverso!

Quindi questo deve essere l’impegno forte.

PRESIDENTE

Aveva detto tre minuti.

Giulio SERRA

C’è stato chi ha parlato venti minuti! Lo so che rappresento anche in Consiglio due modesti consiglieri regionali, però datemi lo spazio, se no diamo lo spazio a seconda dei gruppi, quindi chi ha venti consiglieri parla per un’ora! noi tre minuti: ci accontentiamo, ci adeguiamo anche a questa linea!

Quindi questa deve essere la risposta forte. Non possiamo dare risposte, cioè si fanno i bandi e poi la graduatoria viene fatta dopo diciotto-diciannove mesi! E lo dico in senso generale, in tutti i bandi che sono stati fatti o alcuni non sono stati fatti! C’è l’imprenditore, sia agricolo, sia industriale, sia artigiano o alberghiero, che non può aspettare diciotto mesi per una risposta! Queste sono le risposte forti: dopo tre mesi un bando deve essere concluso, costi quel che costi, anche lavorare di notte perché io, quando facevo il sindaco, lavoravo anche 18-19 ore al giorno.

Questo deve essere l’impegno forte e, conoscendo il Presidente Scopelliti, che è anche sindaco, o altri assessori che hanno avuto l’esperienza di sindaco - addirittura alcuni si sono dimessi, pur di portare avanti questo impegno forte - solo così possiamo dire a chi diceva – se non ricordo male, l’onorevole Adamo – che in questi cinque anni dobbiamo essere in grado di dare risposte, anche confrontandoci – come ho detto prima – con la minoranza…

Questo deve essere l’impegno, del cambiamento, non dell’andare a vedere tutti i costi, dell’andare a curare il proprio orticello. Non sono venuto qua per tutelare o difendere qualcosa del mio paese, sono qui anche per difendere il mio paese, ma anche per difendere il paese che è la Calabria, perché se la Calabria risolve i suoi problemi, possiamo essere fieri di essere calabresi, altrimenti dopo cinque anni non saremo in grado di dare delle risposte, ma conoscendo il Presidente e anche l’Assemblea, sicuramente daremo risposte entro i cinque anni.

Auguri di buon lavoro, ai neoconsiglieri in modo particolare, a quelli che per la prima volta hanno avuto il piacere e l’onore di sedere in questi banchi.  Sono alla mia seconda legislatura e quindi faccio gli auguri indistintamente a tutto il Consiglio regionale, di poter lavorare serenamente per dare una risposta forte ai calabresi.

PRESIDENTE

Il dibattito generale è concluso. Diamo la parola per la replica all’onorevole Presidente della Giunta e poi votiamo gli indirizzi di programma.

Giuseppe SCOPELLITI, Presidente della Giunta regionale

Presidente, sarò sicuramente breve.

Prendo atto che questa sera, in Consiglio regionale, si è registrata una seduta dai toni abbastanza pacati, dando così l’idea di condividere, anche laddove è necessario e possibile, un percorso. Abbiamo registrato una serie di interventi anche dei colleghi del centro-sinistra che, sia sui provvedimenti che abbiamo annunciato sia sui tagli della politica, hanno manifestato la loro disponibilità. Chiedo, quindi, al Presidente Talarico di convocare a brevissimo una seduta del Consiglio regionale ad hoc, per una serie di provvedimenti che andremo a presentare come Giunta e per una serie di provvedimenti che il Presidente mi ha comunicato e che possono essere di competenza dell’Ufficio di Presidenza. Auspico, quindi, di fare da qui a pochi giorni una seduta di Consiglio regionale - sarà lei, Presidente, a stabilire quando - perché ritengo importante dare, ancora una volta, un segnale importante da un territorio come la Calabria, affinché possa servire a dare un’indicazione anche alle altre Regioni, sintomo di una stagione nuova in cui tutti quanti ci si riconosce, in cui si dà seguito anche ad altri provvedimenti che – devo dire la verità – abbiamo anche visto. Per carità, pure nella passata legislatura ci sono stati una serie di tagli alla politica, non in tutto, però sono stati dati una serie di segnali estremamente importanti. Questo va detto.

Come ho detto, perché poi qua sta anche alla sensibilità di ognuno, alla lealtà, alla correttezza nel rapporto, siamo dell’idea di riconoscere quanto fatto da chi ci ha preceduto.

Ieri abbiamo consegnato, caro Presidente Loiero, i dieci mezzi dei Vigili del fuoco ed io ho detto, nella sua città di Catanzaro: “Siamo qui stamattina insieme all’assessore Mancini per dare seguito a un provvedimento che la Giunta precedente aveva attivato”. Ho detto anche che, se ci sono cose positive da ricordare, perché non farlo?! Poi, magari, mancano i finanziamenti, la copertura su alcuni finanziamenti promessi ai Vigili del fuoco, una serie di provvedimenti, però credo che la politica ci possa dividere nella stragrande maggioranza dei casi, ma in tante circostanze l’idea di essere al servizio della comunità regionale ci può ritrovare uniti.

Non credo che ci debba essere una battaglia feroce dovuta al fatto che oggi governiamo noi, ieri avete governato voi e, magari, domani sarete voi a rigovernare, visto quello che è l’andazzo storico della politica in Calabria.

Credo, invece, che si possano creare delle convergenze sui temi qualificanti, perché danno qualità anche all’azione di una classe dirigente che non è soltanto quella che ha il compito di governare. E’ classe dirigente anche quella che ha il compito non di fare opposizione, perché qualcuno ha detto “noi siamo l’opposizione”, ma di rappresentare una minoranza, di rappresentare ancora meglio un’alternativa credibile di governo, perché questo è il sistema bipolare, per chi ovviamente lo accetta, per chi lo condivide, ma anche per chi non lo condivide. La politica, ormai, si confronta su due livelli diversi: chi ha il compito di governare, di fare le scelte e chi, invece, rappresenta la minoranza e quindi un’alternativa.

Ritengo che ci siano gli elementi e le opportunità per costruire insieme un percorso rispetto a temi importanti e delicati. Adesso non voglio entrare nel merito della replica, se no qualcuno potrebbe dire che noi abbiamo le televisioni o la possibilità di replicare senza che altri possano avere la controreplica, dico soltanto che è sbagliato l’approccio. Ho notato, forse a ragion veduta, che la stragrande maggioranza dei colleghi intervenuti ha fatto una serie di analisi. Credo che il Presidente Loiero sia andato un po’ oltre, andando a rivisitare ancora la questione della sanità. Io avrei fatto, Presidente, una sola dichiarazione, l’avrei fatta pubblicamente in Aula, da Presidente uscente: “Io mi assumo tutte le responsabilità e chiedo scusa ai calabresi per quello che potevo fare e non ho fatto”. Avrei fatto questo, anziché andare…

(Interruzione)

Sì, per carità, meno male, appunto state là alla minoranza, proprio perché siete minoranza, proprio perché ancora non avete avuto l’amabilità e la sensibilità di riconoscere le vostre inadempienze. Meno male che ci sono i cittadini calabresi elettori che ve li hanno riconosciuti i meriti! Quindi se siamo ancora in questo stato, questa è la dimostrazione di come la politica ancora debba fare tanti passi in avanti.

Perché questo? Perché, altrimenti, anche allo stesso dibattito non si dà un contributo positivo. L’ho detto non in maniera diretta, però adesso lei dice: “Lei era assessore…”. Io ho fatto l’assessore per un anno e dieci mesi nella Giunta Chiaravalloti. Ma lei veramente pensa che, quando sono stato io assessore, abbiamo fatto 2 miliardi di euro di debiti?! Lei ha detto “lei faceva parte della Giunta Chiaravalloti” e poi dice tutta una serie di cose inesatte. Ricordo il bilancio, per dirne una, della sanità calabrese, ricordo il bilancio dell’azienda ospedaliera di Reggio Calabria ai tempi del dottore Michelangelo Lupoi, il quale chiuse in pareggio il bilancio della sua azienda ospedaliera.

Quindi, come si fa a dire che noi non approvammo neanche un bilancio? Andiamo sempre nel campo di quella situazione che rende la politica demagogica, strumentale a situazioni che restano sempre parole vuote.

Spero che lei si sia reso conto che la campagna elettorale è finita! La campagna elettorale è finita! Quindi, adesso, dobbiamo raccontare le verità ai calabresi, dobbiamo misurarci su queste cose e sul tema della sanità, bisogna raccontare le verità. Noi abbiamo avuto un assessore, Lo Moro, che tenne un giorno una conferenza stampa, nel 2007, e raccontò ai calabresi che era stato tutto sistemato, che la sanità era in grado di offrire garanzie a tutti i calabresi. Questo mi pare che lo possano testimoniare anche i giornalisti presenti a quella conferenza stampa.

Ma poi dirò di più: qui, sul tema della sanità, si gioca una partita talmente delicata, che io voglio ricordare le affermazioni dell’onorevole Lo Moro sul tema della sanità… Anzi, preferisco non ricordarle, per evitare di andare oltre. Qui c’è una situazione nella quale bisogna effettivamente intervenire.

Anzi mi sarei aspettato che qualcuno dicesse: “Beh, per quello che noi non siamo riusciti a fare, cioè tanto, se non tutto, cercheremo di sostenervi sulle azioni e dire che, se ci sono delle azioni di rottura e forti che voi andrete a fare, noi saremo al vostro fianco”. Diversamente, qui corriamo il rischio di dover attuare come maggioranza il Piano di rientro che avete fatto voi e, nel mentre noi facciamo le cose che voi avete indicato, corriamo il rischio di sentirci dire: “Ah, guardate che cosa stanno facendo! Eccoli là, stanno facendo danni!”. Questo che sia ben chiaro, qui corriamo il rischio di rendere efficaci atti che sono stati da voi documentati e concordati col Governo.

Poi capisco che soltanto qualche giornalista molto intelligente possa scrivere e riscrivere nello stesso articolo: “Scopelliti era della Giunta Chiaravalloti!”. Ho fatto due anni: scusate se ho fatto due anni nella Giunta Chiaravalloti! Perché poi l’abilità è dire che la colpa adesso è tutta mia! Quasi quasi io, assessore alla formazione, ho la responsabilità … o tu, assessore Gentile, che eri assessore alle attività produttive e al turismo, hai la responsabilità di tutto questo sfascio che si è creato!

Ho detto che queste cose le diremo oggi, le diremo ancora per quindici giorni, ci sopporterete ancora per tre-sei mesi, ma tra un anno anche per noi sarà difficile dire “guardate che lo sfascio che abbiamo di fronte è colpa della Giunta di centro-sinistra”, perché dovremo incominciare a dire cosa abbiamo ipotizzato e cosa abbiamo fatto dopo un anno rispetto a ciò che abbiamo ereditato. E’ questo che io volevo dire e che, anzi, ho detto in maniera molto chiara.

E credo che sia importante ricordare, ancora una volta, che noi andiamo incontro a un provvedimento del Governo nazionale – altrimenti non ci capiamo e fate finta di non capire –che ci dice: “Vi blocco i fondi Fas”. Poi, che ci siano o no i fondi Fas, purtroppo ce li bloccano, ma ciò non accadrebbe se fossimo stati una Regione virtuosa come l’Abruzzo, la Sicilia per alcuni aspetti e come la Puglia. Magari, ci saremmo trovati di fronte a una situazione in cui saremmo andati di fronte al Governo a chiedere: “Ecco il progetto dei fondi Fas, dateci le risorse”. Adesso non abbiamo la controprova per poter affermare se ci sono o non ci sono, attraverso il giochino dell’equivoco, perché noi non siamo nelle condizioni, purtroppo, di poter chiedere il finanziamento dei fondi Fas al Governo nazionale.

E dirò ancora di più, perché è un problema che viene da lontano e risale alla famosa relazione Riccio-Serra, di cui voi non avete mai preso atto. Quello che mi preoccupa non è quello che è accaduto ieri, ma ciò che oggi abbiamo di fronte. Perché il Governo chiede l’inasprimento dei suoi tributi? Lo fa semplicemente perché dice: “Ma se io vi do i soldi, se vi do ancora tutte le risorse e voi ancora non avete quantificato il debito e non avete dato ancora risposte, che facciamo? Alimentiamo il debito, facciamo ciò che hanno fatto, magari, da qualche altra parte del Paese?!”. Allora dice: “Non abbiamo certezze”. E questo che cosa dimostra? L’inaffidabilità della classe dirigente!

Dunque loro vogliono concretamente vedere, al di là del Governo amico o meno, se c’è un Governo regionale che è in grado di fornire risposte, perché se dopo il 19 dicembre ci fossimo presentati al tavolo Massicci con tutte le risposte richieste, così come avevate concordato, noi ci saremmo trovati di fronte a una situazione in cui il tavolo Massicci, come ha fatto per altre Regioni, avrebbe preso atto che la Regione Calabria aveva rispettato il Piano di rientro, cioè quanto concordato e definito col Governo a quel tavolo, cioè di quanto fatto dal Governo di centro-sinistra a livello regionale. Ma quando ci presentiamo di fronte al tavolo Massicci a fine aprile e a quello precedente – se c’è stato, adesso non ricordo – e ci viene detto che non abbiamo rispettato gli impegni assunti, gli accordi fatti e sottoscritti, allora ecco che l’inasprimento della pressione fiscale è inevitabile.

L’aspetto dei tributi passa, purtroppo, attraverso una irresponsabilità che si realizza attraverso il mancato rispetto di un accordo. E non è il Governo nazionale che commissaria, perché – questo lo sapete molto – non è soltanto che scatta questo provvedimento nel caso di commissariamento, ma scatta anche attraverso una scelta che è molto chiara e molto netta che il Governo oggi mette in campo, che ha deciso di fare.

Possiamo ribellarci quanto vogliamo, però è molto più facile dire che era nelle nostre mani l’idea di aver disegnato e di aver scritto voi un Piano di rientro, e giustamente il Presidente Loiero ha detto una cosa corretta, cioè quello che ho sempre detto io.

Ma voi pensate che Loiero, che non ha rispettato, non ha dato corso all’idea di un ripiano in cinque anni, lo poteva fare in tre mesi?! L’ho detto, se ricordate i giornali, ho detto queste cose. Mi sembra assurdo che si possa fare in soli tre mesi ciò che non si è fatto in cinque anni! Però in quei tre mesi andavano fatte una serie di cose che non sono state portate avanti.

Quindi dobbiamo prenderne atto e non possiamo gioirne né dire “sapete, a questo punto…”, perché il problema ricade – come spesso succede – sui cittadini, ma chi ne va di mezzo non sono soltanto i cittadini che sono costretti a farsi carico di questo tipo di provvedimento, ma ricade anche sulla politica, sulla credibilità della politica. Così rendiamo meno forte la politica, perché la politica ha dimostrato che non è stato in grado di mantenere un impegno assunto e sottoscritto.

Questo è il problema vero che noi abbiamo di fronte, però io preferisco evitare di andare a parlare ancora di sanità, anche se è il tema più scottante.

E’ vero che accade anche – diceva il Presidente Loiero – che le scatole dei cerotti a Locri costino dieci volte di più di quanto in altre parti della regione, insomma lievitano i costi. Purtroppo anche questo accade, è accaduto, dobbiamo prenderne atto. Probabilmente anche qui, anziché fare demagogia, bisognava accorpare l’Asp di Locri, così come avevate detto e scritto, all’Asp di Reggio Calabria, all’unica Asp provinciale. E anche questo non è stato fatto, perché comunque siccome si andava sotto elezioni… Adesso lo faremo noi, già nei prossimi giorni, perché non possiamo…

Oggi, nella situazione in cui siamo, non si può più stare a metà; la politica di un tempo, quella del far finta di fare, purtroppo non paga. Saremo noi a concludere questa stagione, benché si tratti di un atto assunto da voi, ma che avete tardato a definire con un provvedimento di Giunta che sanciva la fine di questa esperienza.

Ecco qual è il problema, il poco coraggio nelle scelte, cioè l’idea di doversi fermare per valutare le ricadute che ci sono. Quando si fa politica non ci si ferma e si ha il compito di decidere, nel non decidere non si va da nessuna parte. E noi su questo dovremo confrontarci con tutti gli amici della maggioranza, dell’opposizione, della minoranza, a lungo.

Quello che vi chiedo di non pretendere è l’idea di non decidere. Noi, in qualunque caso e in qualunque momento, dovremo trovare la forza e il coraggio per assumerci la responsabilità di una scelta, anche nei momenti più difficili, perché questo oggi è importante in Calabria, altrimenti corriamo il grande rischio di trovarci in quella situazione in cui io ho notato – ma non da oggi – l’atteggiamento, le dichiarazioni, il modo di agire di un’altra classe dirigente, che è quella della rassegnazione. La Calabria ha bisogno di tutto, tranne che di rassegnazione, ha bisogno di una classe dirigente che, invece, voglia rappresentare uno stimolo al territorio e voglia guidare un processo di cambiamento.

Dobbiamo, oggi, essere a capo di questo meccanismo, perché diventi strategico e fondamentale.

Certo, come ha detto il Presidente Loiero – ma è una frase che ho sentito dire anche l’altro giorno in sede di Consiglio dei ministri al ministro Tremonti – saranno “lacrime e sangue”. Peccato, però, che dal Piano di rientro ad oggi, né lacrime né sangue. Toccherà a noi fare questo e ci  assumeremo le responsabilità, perché quando ci siamo presentati e candidati, sapevamo di trovare una situazione drammatica - forse non così - ma sapevamo di essere in una situazione comunque difficile, in cui il bilancio regionale rischiava sempre di non arrivare al rispetto del patto di stabilità, mentre c’erano autorevoli ex colleghi come Naccari, che si preoccupavano del bilancio della mia città e poi mantenevano in una situazione di non rispetto del patto di stabilità il bilancio della Regione, dimostrando incapacità totale a governare questi processi. Non guardava alle proprie responsabilità ma esclusivamente a quelle altrui, esponendo il Presidente Loiero, in qualche circostanza, a situazioni anche per lui imbarazzanti, quando in una trasmissione televisiva si è discusso del rispetto del patto di stabilità certificato non soltanto dal ministero dell’economia e dal ministero degli interni, ma anche dalla Corte dei conti. Questi mi sembrano atti inconfutabili, non si possono contestare.

Però non sarei neanche così sereno nelle dichiarazioni, perché ricordo anche le dichiarazioni di quando governava il Presidente Chiaravalloti e ricordo quando venne in Calabria la Danuta Hubner, che venne a dirci che eravamo bravi, che stavamo spendendo i fondi comunitari ed io posi un problema, da assessore della Giunta, dicendo: “Come Europa, secondo me, avete un meccanismo sbagliato di valutazione delle azioni delle Regioni, perché voi misurate la capacità della spesa sulla scorta degli investimenti fatti, cioè sull’idea di riuscire a fine percorso a dire: “Abbiamo speso le risorse”.

Io dissi: “Per me non è più un problema di spesa oggi in Calabria, dopo tanti anni di esperienza di fondi comunitari che le Regioni hanno”. Il problema di fondo vero, oggi, è la qualità della spesa, perché il consigliere Maiolo, il cui intervento ho sentito attraverso il circuito chiuso del Palazzo, faceva una serie di considerazioni. Sì, probabilmente avete speso, avete impegnato, perché dovete spiegare al Presidente Loiero, avete speso il 5 per cento, e questo lui ancora non lo sa. La spesa è una cosa, l’impegno è un’altra. Avete impegnato il 30 per cento, avete speso il 5,9 per cento, però vi domando, domando a voi come domandavo a me stesso, al Presidente Chiaravalloti e agli altri Presidenti del passato che hanno utilizzato i fondi comunitari: “Ditemi quale ricaduta sul territorio hanno prodotto i milioni, i miliardi che avete investito in termini di ricchezza, di valore aggiunto, di occupazione, di rinascita delle nostre città e dei nostri territori”!

Se porto qui la testimonianza di un sindaco che ha trasmesso a voi progetti per 70 milioni di euro, ha documentato come progetti sponda e non mi avete dato neanche 2 milioni di euro al Comune di Reggio Calabria, per dire “ce ne hai documentati 70”…

Se lavoriamo sui progetti sponda, anche noi riusciremo a spendere i finanziamenti. Ma il problema vero di fondo è che i finanziamenti, se non sono finalizzati a degli obiettivi che sono di carattere strategico e funzionale, ma sono il recupero di iniziative fatte dal Comune di Lamezia e dal Comune di Taurianova, di Bagnara e da altri Comuni, se non sono parte di un progetto molto più ampio e complessivo, sono soltanto un modo per rendicontare una spesa, non per finalizzare delle risorse al fine di investire sul territorio in termini di prospettiva.

E’ questa la discussione che dobbiamo aprire, perché quando sento Mario Pirillo, parlamentare europeo, quando leggo Enrico Letta che vi bacchettano e vi dicono che i fondi comunitari… Ma quale virtuosi! Altro che virtuosi! Quando io recepisco dall’Audit che c’è una forte preoccupazione, cioè dall’organo che ha il compito di controllare le vostre azioni, il vostro agire, l’andamento della spesa e mi manifestano non preoccupazioni, ma di più, il rischio di fermarci rispetto all’utilizzo dei fondi comunitari, sono preoccupato. Vi dico che queste cose le ho sentite e non me le hanno dette persone che avevo messo io lì a controllare e a monitorare la mia spesa, me persone che voi avevate incaricato di governare quei processi.

Attenzione! E questo non è un motivo per dire che siamo soddisfatti, è una preoccupazione in più che vi trasferisco, perché chi governa ha il compito di assumersi le responsabilità delle scelte. E quando noi diciamo che vogliamo rimodulare i fondi e che in questa fase non si può fare, tranne piccoli ritocchi, è perché vogliamo metterci del nostro dentro la realizzazione di un percorso che è legato all’idea di trasferire sul territorio una cultura di governo che deve essere e che per noi è diversa rispetto a quella che è stata disegnata all’interno di quel Por. C’è un solo problema: questo Por, comunque vada e comunque sia, è stato sempre scritto e disegnato da una sola persona che, guarda caso, è una persona che appartiene alla vostra cultura politica, al vostro modo di agire e che, sia nel 2000 che nel 2007, ha scritto i Por che, secondo me, sono un po’ come il giochino, che se stai tu a disegnare e a muovere le marionette, probabilmente diventa difficile da governare.

Non abbiamo bisogno di giochini, ma di strumenti da attuare e da mettere in campo per dare risposte alle risposte della gente.

Noi vogliamo incominciare ad individuare un percorso diverso. Poi, per carità, le dico, consigliere Maiolo, rispettosamente, che quanto dice il capogruppo dell’Udc, onorevole Tripodi, è una verità. Lo sa molto bene l’onorevole Stillitani, perché abbiamo fatto riunione, e stiamo attuando un percorso di utilizzo dei fondi comunitari per quanto riguarda l’occupazione recuperando le annualità 2007-2008-2009 e 2010. Cioè sono fondi non spesi, non impegnati, sono bandi non realizzati.

Qui potremmo andare avanti per giorni a dirci tutta una serie di cose, ma credo che ci siano dei punti fermi. L’assessore Stillitani sa molto bene che ha un mese di tempo per pubblicare i bandi e per dare una risposta seria sui temi della occupazione.

E sta lavorando giorno e notte, le famose 18 ore dei sindaci di cui parlava il consigliere Serra – ho ascoltato il suo intervento quando ero nella mia stanza -, perché diventa importante e fondamentale dare risposte e movimentare la spesa, utilizzare le risorse. Dare in questo momento di crisi, ponte piaccia o non piaccia, uno strumento nuovo a questa nostra realtà perché la spesa del ponte sullo Stretto di Messina, onorevole Adamo, rappresenta miliardi di euro nel giro di pochi anni.

Ed oggi noi abbiamo bisogno di queste risorse non soltanto perché quella struttura può rappresentare un momento di collegamento tra due sponde diverse, non per quanto riguarda l’area metropolitana ma per quanto riguarda un collegamento del Paese con la Sicilia, ma soprattutto per quanto riguarda le ricadute occupazionali e per un discorso prettamente turistico se è vero – come è vero – che per un’opera di così grande portata si muovono milioni di persone.

Poi ognuno può avere la propria visione. Io sono uno che è convinto che il ponte porti a soluzione gli altri problemi.

Qui è da 50 anni che diciamo in Calabria “dobbiamo avere la A3, dobbiamo avere la statale 106, vogliamo avere l’alta velocità nel ferrato” ma siccome non sono arrivate non si sa mai che ragionando al contrario – come spesso accade in questo Paese che non sempre è normale – ,realizzando una grande opera siano costretti tutti a guardare e realizzare le altre infrastrutture.

E non mi fate dire altro. Se si sono bloccati i processi di realizzazione di queste grandi infrastrutture, dobbiamo ringraziare il Governo Prodi, dobbiamo ringraziare quel ministro che fu Rettore dell’Università di Reggio Calabria, il ministro Bianchi quando disse – dopo appena un’ora dalla sua nomina di ministro – “la prima cosa che non faremo e  cancelleremo è il Ponte”.

Si andò ad un contenzioso mentre vi era il general contractor che era pronto a partire o che comunque era in fase di avviamento di questo tipo di percorso.

Non dimentico dopo le parole del ministro Bianchi quando disse, non più tardi di qualche settimana dopo, “una cosa che non faremo è l’alta velocità nel ferrato”.

Cioè l’esigenza di restare isolati dal mondo…

(Interruzione)

E’ andato proprio in bianco, perché viene facile non fare.

Oggi, però, noi reclamiamo le cose opposte, e questo è grave. Ieri sera ho lanciato a Catanzaro un messaggio ai colleghi Cota, Formigoni e Zaia perché su questo dobbiamo lavorare non sullo scontro e sulla demagogia. Voglio invitare i miei colleghi Zaia, Formigoni e Cota a farsi un giro con me sulle ferrovie che vanno da Soverato a Catanzaro Lido ad un binario. E poi andiamo insieme a fare un giro sulla Milano-Torino, sull’alta velocità.

Li vorrei invitare con me a fare un giro sull’autostrada, su questa autostrada e poi ce ne faremo uno sulla Milano-Venezia nel tratto Milano-Bergamo. Oppure poi andiamo a vedere la Bre-Be-Mi o andiamo a vedere le tangenziali che poi diventano strade di collegamento a lunga percorrenza rispetto alla statale 106.

Ecco cosa diventa importante nella stagione federalista che si apre: capire e comprendere che tutti insieme dobbiamo lavorare per recuperare queste distanze che apparentemente sono fisiche ma sono invece distanze che si amplificano rispetto ad altre questioni, ad altri comparti e ad altri settori.

Credo che bisogna ripartire da questa capacità di costruire un dialogo importante, al di là della demagogia delle parole, perché il Mezzogiorno sia traino di questo percorso federalista che alla fine, diciamocelo pure, qualche pregio lo ha sicuramente secondo me. Ed io non ho paura di questa stagione federalista, poi il Presidente Loiero può scrivere un libro, alcune cose dal suo punto di vista saranno anche giuste ecc., ma il vero problema è rappresentato dall’arretratezza culturale rispetto a questo processo che è preoccupante per il Mezzogiorno.

Sono pronto a sfidare la stagione del federalismo che non è detto che ci porti indietro. Abbiamo tante carte da giocarci su questo versante e tante rivendicazioni da poter fare, abbiamo tanti paletti e punti fermi da doverci giocare.

Uno fra tutti è quello legato, ad esempio, a Gioia Tauro, a quello che rappresenta il tema delle tante navi che non pagano qui ma che vanno poi a pagare negli altri porti italiani per una serie di meccanismi che diventano vantaggiosi per altri, ma che vanno riaperti come un momento di confronto col Governo nazionale.

Insieme a tante altre vicende e a tante altre questioni che a mio giudizio ci possono supportare e sostenere in questo cammino.

Credo, e concludo, Presidente Talarico, che non so se andremo incontro nel campo della sanità alla stagione del commissariamento. Presidente Loiero, ho detto che avremmo valutato la vicenda del ticket dopo le elezioni non in campagna elettorale e l’ho detto per rispondere alla domanda che mi è stata posta la notte dopo le elezioni: “cosa la preoccupa più di tutto?” Ho risposto dopo aver vinto “mi preoccupa fortemente l’idea di sentire tanti anziani, per primo mio padre che ha detto: togli il ticket perché tanta gente non sopporta questo tipo di scelta fatta dai governi”.

E l’ho detto pubblicamente perché ho incontrato tantissima gente anziana che rimproverava questa scelta della politica. Ho dichiarato che dovremo valutare, nella situazione drammatica in cui si trova la Calabria, se ci saranno le condizioni per poter fare questo tipo di scelta; non ho detto faremo questo tipo di scelta. E sono stato molto cauto rispetto a queste affermazioni in un momento molto particolare qual è quello della Regione Calabria.

Ed il commissariamento non ci spaventa perché se deve arrivare, arriverà a causa delle nostre inadempienze. Attenzione! Nell’ultima lettera di aprile inviata dal Presidente Berlusconi c’è scritto molto chiaramente che noi siamo una Regione inadempiente al tavolo Massicci.

Se questo è, vuol dire che il passaggio successivo è il rischio del commissariamento.

Poi ci può essere la scelta fatta dal Presidente di dire “commissariamo”, ci può essere la scelta di aspettare, di chiedere un rinvio però dobbiamo sapere cosa significa. Il commissariamento non sarà frutto di una richiesta.

C’è il rischio che il commissariamento sia una tappa obbligata e con esso non ci sono chance perché il commissariamento causerebbe per ciò che rappresenta l’innalzamento dei tributi. Quindi lì non ci giochiamo neanche la partita del fatto “lo facciamo o non lo facciamo”.

Ecco le scelte a metà. Le “case della salute”, Presidente Loiero. Le case della salute sono discutibili, sono un modo per non chiudere gli ospedali ma sono discutibili.

La finalità è nobile, cioè l’idea, l’impalcatura ma io non so quanto queste producano effetto, cioè quanto convenga alla fine non chiudere e fare le case della salute. Sarebbe stato necessario fare una scelta dolorosa di lacrime e sangue, bisognava chiudere in alcuni casi.

Perché poi voi pensate che sia preferibile entrare in strutture in cui uno sa di entrarvi ma non sa se e quando vi esce oppure, finalmente dire “chiudiamo una partita ed incominciamo a fare…”…

(Interruzione)

Ho ascoltato tutti gli interventi e ne ho apprezzato la gran parte– e l’ho detto in premessa –, sto soltanto ribattendo ad alcune considerazioni fatte dal Presidente Loiero che probabilmente sulla sanità ha una visione diversa dalla mia.

Per carità, quindi, è soltanto un dibattito sereno ma fermo su determinate posizioni.

Penso che sia molto importante trovarci nella condizione di avere la minoranza al nostro fianco quando faremo scelte importanti. Ecco qual è il succo del discorso, onorevole Principe.

Trovarci nella condizione in cui – quando andremo a fare scelte dolorose – voi non stiate lì a dire “hanno innalzato i tributi”. Noi rischiamo di innalzare i tributi perché voi ci avete costretto a quell’unica strada, avete costretto il Governo a quella strada.

Noi corriamo il rischio magari di chiudere le strutture o di fare dei tagli pesanti perché, purtroppo, la pessima gestione della sanità di queste esperienze di governo ha portato a fare questo tipo di scelte.

Ecco, quel che per me diventa importante è che noi ci assumeremmo la responsabilità delle scelte ma sarebbe triste vedere voi che mentre noi operiamo scelte che voi non avete fatto e che dovevate fare e che vi eravate assunti la responsabilità di fare, magari dopo ci contestate pure per quel che andiamo a fare.

Credo che questo sia legittimo ricordarlo in quest’Aula perché questa è la sede appropriata e deputata a mettere in campo la discussione su questi argomenti anche perché mi pare di capire che su alcune vicende il tema della sanità su tanti interventi sia stato prevalente. E siccome è l’argomento del giorno, credo che sia giusto sviscerarlo e fornire ancora ulteriori elementi proprio per non dare una informazione distorta, una comunicazione ed una informazione diversa da quella che è la realtà rispetto a questo argomento.

Quindi, Presidente, ho concluso e le chiedo sia di mettere in votazione in conclusione – se lo ritiene – i provvedimenti che abbiamo annunciato sia di convocare nel brevissimo tempo una seduta di Consiglio regionale per discutere di questo nuovo provvedimento legato ai tagli della politica.

PRESIDENTE

Grazie al Presidente della Giunta.

Prima di procedere con l’inserimento dei punti che erano stati proposti dal Presidente e dal capogruppo del Pdl, onorevole Fedele, all’ordine del giorno pongo in votazione l’approvazione del “Programma di governo ai sensi dell’articolo 36 comma 4 dello Statuto”.

L’onorevole Sulla procederà all’appello nominale.

Francesco SULLA, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Interruzione)

PRESIDENTE

Il comma 4 dell’articolo 57 prevede che “viene posta per approvazione, per appello nominale, l’approvazione del programma eventualmente integrato da mozioni di fiducia”.

Siccome mozioni non ce ne sono state, votiamo l’approvazione del programma. Si è svolta la discussione.

Francesco SULLA, Segretario Questore

Fa la chiama.

(Interruzione)

Giuseppe BOVA

Presidente, chiedo di parlare per dichiarazioni di voto.

E’ normale che ad inizio legislatura la maggioranza approvi il programma di governo. Per quanto riguarda noi, abbiamo detto che, sugli intenti, seguiremo con attenzione quel che si farà.

Ma per quanto riguarda la minoranza, per una funzione democratica di controllo, non può con rispetto che dire “vigileremo su come attua il suo programma la maggioranza”.

Pertanto la risposta è no.

Francesco SULLA, Segretario Questore

Fa la chiama.

Sandro PRINCIPE

Signor Presidente, a parte le ragioni di normale confronto politico, noi siamo una coalizione sconfitta e naturalmente ci riserviamo di valutare – come diceva il Presidente Bova – i singoli atti del Governo. Ma non possiamo che votare negativamente sul programma.

Però, io vorrei fare - in sede di dichiarazione di voto - qualche considerazione riferita proprio al Presidente Scopelliti che pregherei di ascoltare.

La replica di Scopelliti è sembrata, a mio avviso - e lo dico con grande amabilità, sincerità e spirito di apertura – un prosieguo della campagna elettorale, con una replica personalizzata sul suo antagonista onorevole Loiero, peraltro sonoramente sconfitto dall’elettorato.

Mentre nel dibattito complessivo,  e mi sembra che il capogruppo del Pdl, onorevole Fedele, lo abbia detto,  si è rilevata una volontà di dialogo, di confronto nell’interesse della Calabria sia pure dai distinti ruoli di maggioranza e di opposizione.

Allora, siccome il suo intervento, caro Presidente, ha fatto registrare delle punte molto polemiche, su alcune questioni dobbiamo fare delle precisazioni.

La sanità.

Sulla sanità è inutile in questo momento andare a ripetere quali sono le colpe del centro-sinistra. Se non avesse avuto delle responsabilità, dato che in tanti altri campi ha operato bene, forse il risultato elettorale sarebbe diverso.

PRESIDENTE

Onorevole Principe, per la replica ha tre minuti.

Sandro PRINCIPE

Però, caro Presidente, lei ci deve dire come vuole gestire la sanità.

E stamattina, stasera non ci ha detto assolutamente nulla. Si è solo preoccupato di addebitare al centro-sinistra i provvedimenti di lacrime e sangue che dovrà adottare.

Non mi sembra questo un modo convincente per arrivare democraticamente ad un confronto che sia produttivo. Poi i fatti diranno le colpe del Governo di cui lei fa parte e le colpe del Governo Loiero che, certamente non ha…

PRESIDENTE

Onorevole Principe, la dichiarazione di voto può essere espressa in tre minuti e siamo già a quattro.

Sandro PRINCIPE

Ho finito, Presidente.

… riformato la sanità. Non vi è dubbio.

Però lei ci deve dire quali sono i provvedimenti che adotta. Le voglio raccontare un episodio.

Quando Loiero ha reintrodotto il ticket - che era stato introdotto da Chiaravalloti e che la Giunta di cui io ho fatto parte aveva eliminato -, io non ho trovato un cittadino che abbia bestemmiato Chiaravalloti. Tutti hanno bestemmiato… quindi lei si avvii sereno a fare il suo lavoro di riformatore della sanità.

Si assuma le sue responsabilità e sulla base di queste noi assumeremo il nostro comportamento.

Mi faccia dire… lei è di cultura greca perché è anche sindaco di Reggio Calabria.

Nella cultura greca c’è un principio che si chiama “nemesi storica”. Mi faccia dire che un po’ di nemesi storica in questa vicenda c’è. Perché, alla fine, siccome è il regionalismo che ha fallito sulla sanità, poi le conseguenze di questa mancata politica intanto si sono abbattute sul centro-sinistra ed io mi auguro che non si abbattano sul suo Governo. Ma lei ha il dovere di assumersi le responsabilità sulle quali noi coscientemente intenderemo dare anche un contributo positivo se vanno nell’interesse della collettività calabrese.

Francesco SULLA, Segretario Questore

Fa la chiama.

PRESIDENTE

Comunico l’esito della votazione per appello nominale. Presenti e votanti 41.

Hanno risposto sì: 23; hanno risposto no: 18. Pertanto il programma di governo regionale è approvato.

(Hanno risposto sì: Bilardi, Caputo, Chiappetta, Dattolo, Fedele, Gallo, Gentile, Grillo, Imbalzano, Magarò, Magno, Morelli, Nicolò, Orsomarso, Pacenza, Parente, Rappoccio, Scopelliti, Serra, Stillitani, Talarico F., Trematerra, Tripodi.

Hanno risposto no: Adamo, Aiello F., Amato, Battaglia, Bova, Bruni, Censore, De Masi, Franchino, Giordano, Guccione, Loiero, Maiolo, Mirabelli, Principe, Scalzo, Sulla, Talarico D.)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Ci sono adesso dei punti all’ordine del giorno che nel corso del dibattito sono stati richiamati in Aula. Due sono stati richiesti dal Presidente Scopelliti.

Il primo riguarda l’abrogazione del comma 4 bis dell’articolo 35 dello Statuto della Regione Calabria che pongo in votazione…

(Interruzione)

Giuseppe BOVA

Chiedo la parola, Presidente. Io già mi sono pronunciato nel mio intervento per accogliere la proposta, però ci dobbiamo dare una metodologia.

Ho sentito qualche altro capogruppo che ha detto “deve essere un’eccezione”, lo è, perché nessuno vuole frapporsi, ma dobbiamo darci delle regole, signor Presidente del Consiglio.

La regola è che in casi straordinari noi portiamo in Aula – Regolamento alla mano – quei provvedimenti giudicati dalla Conferenza dei gruppi meritevoli e licenziati alla unanimità.

Perché questo avvenga oggi, io chiedo che questa metodologia regolamentare venga attuata. Lei chiami i capigruppo al banco, io mi pronuncerò perché i provvedimenti passino, ma sappiamo una cosa - lo dico a lei, lo dico alla Giunta e lo dico all’Aula - che rispetto ad altre fattispecie, in successive riunioni, le procedure vanno rispettate perché non abbiamo regole che fanno perder tempo.

Noi abbiamo provvedimenti che possono avere corsie preferenziali ed in 30 giorni si approvano. Io sono perché si dia il segno, mi capisce? Lo dico già di fronte a tutti: sono per approvare il provvedimento, ma voglio che le mie funzioni di consigliere regionale della Calabria vengano pienamente rispettate.

La Calabria deve sapere che oggi licenziamo questo provvedimento perché lo abbiamo deciso tutti, alla luce del sole e sulla base delle regole che ci siamo dati. E’ lei, è l’Ufficio di Presidenza, il garante di queste regole.

Questo è alla base di un confronto che non fa perdere tempo, ma che assegna a ciascuno il proprio ruolo.

E’ garanzia che da questo punto di vista procederemo sempre così e questo non c’entra con la dialettica delle posizioni. Quella è un’altra cosa. Qui sono le regole e così via.

Io penso che noi nel piccolo non ci dobbiamo trovare nelle situazioni che, a ragione, più volte in questa legislatura nazionale ha sottolineato criticamente il Presidente della Camera dei deputati.

Noi abbiamo compiti più piccoli, dobbiamo vigilare affinché qui da noi le cose le facciamo quando è giusto e per bene.

Chiedo che l’Aula si pronunci sui gruppi al banco. Io verrò lì e mi pronuncerò favorevolmente – già l’ho detto – , ma c’è una metodologia. Cioè, se la prossima volta si procede così senza convocare i gruppi, legittimamente io posso chiedere il rispetto delle regole dell’Assemblea, del Regolamento del Consiglio regionale. Tutto qui.

PRESIDENTE

Intanto, non ho convocato al banco per due motivazioni. La prima è che dagli interventi dei consiglieri mi è sembrato che su questo argomento ci fosse sintonia totale sia da parte della maggioranza sia della minoranza.

La seconda è che ci sono ancora gruppi consiliari che ancora debbono indicare i capigruppo. Pertanto la mia sollecitazione andava anche in questa direzione, perché nel momento in cui saranno indicati tutti i capigruppo sarà semplice, nel senso che si farà Conferenza dei capigruppo per poterne discutere…

Giuseppe BOVA

Se nessuno del gruppo di appartenenza contesta che venga un rappresentante, lei deve stare tranquillo…

PRESIDENTE

Non era rivolto a lei, onorevole Bova, l’ho detto in premessa. Non era assolutamente rivolto al suo intervento.

Comunque, siccome ci sono tre provvedimenti, chiamo al banco della Presidenza i capigruppo così da accelerare i lavori e poi votiamo sia l’inserimento che i vari punti.

Chiamo i capigruppo al banco. Vediamo di agevolare il lavoro.

(I capigruppo si portano al banco della Presidenza)

Se ci accomodiamo, procediamo con l’ordine del giorno, così completiamo. Incominciamo con il primo punto, che riguarda  la “Disciplina transitoria ed urgente in materia di incompatibilità statutaria”.

Pongo in votazione la richiesta di inserimento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l’inserimento della proposta della legge statutaria di abrogazione dell’articolo 35, comma 4 bis, dello Statuto.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l’inserimento della proroga dell’entrata in vigore della legge sismica, la legge 35 del 19 ottobre 2009, una proroga dei termini.

(Il Consiglio approva)

Proposta di legge n. 5/9^ d’iniziativa della Giunta regionale, recante: “Disciplina transitoria ed urgente in materia di incompatibilità statutaria”

PRESIDENTE

Pongo in votazione il primo provvedimento…

Giuseppe BOVA

Presidente, a favore, per dichiarazione di voto, anche perché – voto a favore, ovviamente, come ho detto prima – anche se è fuori sacco, poco fa nella replica il Presidente Scopelliti ha fatto tutta una tiritera sui fondi europei e anche su quelli approvati nel 2000.

Signor Presidente della Giunta, una cosa sola: come lei ricorderà, per quanto riguarda il Por 2000-2006, dopo un’ampia consultazione di amministratori – lei allora era Presidente del Consiglio – venne portato in Aula quel benedetto documento. Solo per ricordarle che quel documento, in quella occasione, fu votato all’unanimità dall’Aula da lei presieduta. Quindi anche lei giudicò, allora, quel documento…

(Interruzione)

Glielo dico per davvero, era capogruppo Dima del suo gruppo, quindi…

(Interruzione)

Mi ha capito? L’abbiamo approvato qui, ma non per farle la cosa… purtroppo io c’ero… altrimenti…

(Interruzione)

E’ una decisione… Sa perché glielo dico? Perché, altrimenti, ogni volta per caso, quando uno c’è qui… ci dimentichiamo…

(Interruzione)

Non è polemica… Va beh, mica era la fotografia di mia mamma e di mio papà o dei suoi, no!

(Interruzione del Presidente della Giunta)

Le voglio dire… poi per eccesso uno deve misurare… cioè teniamoci così. Lei è tanto alto, ma teniamoci calmi! Avremo modo, tra l’altro è così pesante la Calabria, vediamo un po’ di alleggerirci il lavoro.

Comunque voto a favore, come avevo già dichiarato prima.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di legge n. 5/9^ d’iniziativa della Giunta regionale, recante: “Disciplina transitoria ed urgente in materia di incompatibilità statutaria”.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

Proposta di legge statutaria n. 1/9^, recante: “Abrogazione del comma 4 bis dell’art. 35 dello Statuto della Regione Calabria”

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’approvazione dello Statuto in prima lettura, poi ci sarà bisogno della seconda lettura…

Bruno CENSORE

Presidente, mi suggeriva qualcuno di chiedere al segretario generale se i consiglieri assessori possono votare tranquillamente.

PRESIDENTE

Sì, sì, votano.

Bruno CENSORE

Ah, sì? Va bene.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di legge statutaria n. 1/9^, recante: “Abrogazione del comma 4 bis dell’articolo 35 dello Statuto della Regione Calabria”.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

Proposta di legge n. 1/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Proroga dell’entrata in vigore della Legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009 e s.m.i. recante “La denuncia, il deposito e l’autorizzazione di interventi di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in prospettiva sismica”

PRESIDENTE

Pongo in votazione la proroga con l’emendamento approvato…

Demetrio BATTAGLIA

Presidente, su questo punto dell’emendamento vorrei capire il senso dello stesso, perché se noi andiamo a prorogare i termini della legge, è chiaro che tutta la precedente normativa è in vigore.

Quindi non capisco lo spirito, può darsi che ci sia qualcosa che mi sfugge in questo emendamento. Se può essere chiarito…

PRESIDENTE

Lo spiego io, perché l’assessore Gentile è senza voce! Si tratta solo del differimento dei termini. Sostanzialmente alla legge, così com’è previsto, che doveva entrare in vigore l’11 maggio, si danno altri sette-otto mesi di tempo, per avere la possibilità di fare tutti gli adempimenti che la legge sismica che abbiamo approvato nella precedente legislatura prevede.

Quindi, sostanzialmente…

Demetrio BATTAGLIA

Siamo d’accordo su questo. Dico, l’emendamento, siccome a un certo punto – io non ce l’ho – ho visto che espressamente richiama tutta una vecchia normativa, ritengo inutile… L’emendamento stesso è pleonastico, salvo che non ci sia un altro problema.

PRESIDENTE

E’ un richiamo formale, non c’è assolutamente niente…

Demetrio BATTAGLIA

E quindi è inutile!

PRESIDENTE

Lo approviamo e in coordinamento formale verifichiamo se è opportuno ripeterlo oppure no, ma l’importante è che la legge entri in vigore il 1° gennaio 2011, per avere il tempo necessario.

La parola all’onorevole Adamo.

Nicola ADAMO

Vorrei articolare meglio la domanda – spero – del collega Battaglia, cioè capisco gli adempimenti formali e quindi la proroga, ma ciò che vuol dire? Che entro quei termini, sia la Giunta regionale sia l’Aula nella sua autonomia legislativa, potrebbero anche presentare disegni di legge di modifica al testo approvato, questo è un punto.

Io mi sento di dare un voto a favore della proroga, ancor più se da parte del Governo, altrimenti ognuno di noi, nella sua potestà di proponente di disegni di legge di riforma, potrebbe anche presentarli e inoltrarli per l’esame della Commissione. Se noi pervenissimo a modifiche migliorative non sarebbe male, perché il richiamo che ho visto in delibera è stato fatto dagli ordini professionali e anche dalle associazioni e mi sembra di capire che, giustamente - non perché bisogna dire sempre sì - ci siano parecchie obiezioni utili che dovrebbero essere accolte per semplificare la legge.

Quindi, c’è l’intento da parte del Governo di pervenire anche a una modifica della legge? Perfetto, questo è importante.

PRESIDENTE

Dopo questa puntualizzazione, pongo in votazione la proposta di legge n. 1/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Proroga dell’entrata in vigore della Legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009 e s.m.i. recante “la denuncia, il deposito e l’autorizzazione di interventi di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in prospettiva sismica”.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

E’ approvata con l’emendamento introdotto nel testo legislativo.

Convocazione della prossima seduta

PRESIDENTE

La seduta è conclusa , il Consiglio  sarà convocato a domicilio.

La seduta termina alle 18,47

 

Allegati

Congedi

Hanno chiesto congedo i consiglieri: Aiello Pietro, Caridi e Pugliano.

(Sono concessi)

Annunzio di proposte di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa della Giunta regionale:

“Proroga dell’entrata in vigore della legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009 e s.m.i., recante: “Denuncia, deposito e autorizzazione di interventi di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in prospettiva sismica” (Delibera G.R. n. 330 del 21.4.2010) (P.L. n. 1/9^)

E’ assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente.

(Così resta stabilito)

“Disciplina transitoria ed urgente in materia di incompatibilità statutaria” (Delibera G.R. n. 366 del 10.5.2010) (P.L. n. 5/9^)

E’ assegnata alla quinta Commissione consiliare - Riforme e decentramento.

(Così resta stabilito)

“Definizione del sistema di finanziamento della Stazione unica appaltante” (Delibera G.R. n. 370 del 12.5.2010) (P.L. n. 6/9^)

E’ assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari, istituzionali e affari generali.

(Così resta stabilito)

“Abrogazione del comma 2, dell’art. 15 della legge regionale 26 febbraio 2010, n. 8” (Delibera G.R. n. 380 del 12.5.2010) (P.L. n. 7/9^)

E’ assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.

(Così resta stabilito)

“Modifica alla legge regionale n. 19/2002 e ss.mm.ii. – art. 65 “Approvazione ed adeguamento degli strumenti urbanistici comunali in fase di prima applicazione della legge” (Delibera G.R. n. 381 del 12.5.2010) (P.L. n. 8/9^)

E’ assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente.

(Così resta stabilito)

Sono state presentate, inoltre, le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:

Morelli – “Modifica alla legge regionale n. 56 del 5 maggio 1990 – Disciplina commercio mercati all’ingrosso” (P.L. n. 2/9^)

E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

Morelli – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 30 del 7 agosto 2002 – Provvedimenti tributari in materia addizionale all’Irpef e di tasse automobilistiche” (P.L. n. 3/9^)

E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

Morelli – “Modifica alla legge regionale n. 18 del 28 dicembre 2006 – Norme urgenti in materia di proroga del regime transitorio del trasporto pubblico locale” (P.L. n. 4/9^)

E’ assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente.

(Così resta stabilito)

Nucera – “Tutela e valorizzazione del patrimonio e dell’economia forestale” (P.L. n. 9/9^)

E’ assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Nucera – “Tutela e valorizzazione delle bande musicali, i cori ed i gruppi folkloristici calabresi” (P.L. n. 10/9^)

E’ assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Nucera – “Nuovo ordinamento della polizia locale” (P.L. n. 11/9^)

E’ assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposta di legge statutaria

E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge statutaria di iniziativa della Giunta regionale:

“Abrogazione del comma 4 bis, dell’articolo 35 dello Statuto della Regione Calabria” (Delibera G.R. n. 367 del 10.5.2010) (P.L.S. n. 1/9^)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:

“Azienda Calabria lavoro – Approvazione rendiconto generale relativo all’esercizio finanziario 2008” (Delibera G.R. n. 153 del 27.2.2010)

E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

“Intesa istituzionale di programma di governo - Regione Calabria. Definanziamento degli interventi che non hanno assunto obbligazioni giuridicamente vincolanti ai sensi della delibera Cipe 14 del 2006. Punto 5.1. e riparto delle risorse finanziarie programmabili derivanti dai rientri finanziari ai sensi del punto 15 dell’accordo Stato-Regioni del 12.2.2009. Modifica delibera Giunta regionale n. 185/2009” (Delibera G.R. n. 158 del 27.2.2010) (P.P.A. n. 6/9^)

E’ assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

“Ulteriore ricognizione delle società a partecipazione regionale e conseguenti adempimenti (legge regionale 12 giugno 2009, n. 19, art. 30)” (Delibera G.R. n. 173 del 3.3.2010) (P.P.A. n. 7/9^)

E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

“Programmazione regionale unitaria 2007-2013. Progetto integrato di sviluppo regionale di valenza strategica “Sistema delle aree urbane regionali”. Integrazione alla delibera della Giunta regionale n. 181 del 20.4.2010” (Delibera G.R. n. 180 del 3.3.2010) (P.P.A. n. 8/9^)

E’ assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

“Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpacal) – Approvazione rendiconto generale all’esercizio finanziario 2003” (Delibera G.R. n. 266 del 25.3.2010) (P.P.A. n. 9/9^)

E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

Sono state presentate, inoltre, le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa dei consiglieri:

Giordano, Talarico D., De Masi – “Modifica regolamento del Consiglio regionale, articolo 122” (P.P.A. n. 4/9^)

E’ assegnata alla quinta Commissione consiliare - Riforme e decentramento.

(Così resta stabilito)

Scopelliti, Presidente della Giunta regionale – “Approvazione del programma di governo presentato dal Presidente della Giunta regionale (artt. 16, comma 2 lett. a) e 33, comma 4 dello Statuto)” (P.P.A. n. 10/9^)

Richiesta parere

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 93 del 12.2.2010, recante: “Approvazione Regolamento per l’attuazione della direttiva 2006/123/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006 relativa ai servizi del mercato interno” (Parere n. 1)

E’ assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 226 del 15.3.2010, recante: “Por Calabria 2007-2013. Rimodulazione dei piani finanziari dei settori ricerca scientifica ed innovazione tecnologica, società dell’informazione, energie rinnovabili e risparmio energetico, sicurezza e legalità, turismo sostenibile, competitività dei sistemi territoriali e delle imprese” (Parere n. 2)

E’ assegnata alla sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

Decadenza di proposte di legge, di regolamento e di provvedimenti amministrativi

Ai sensi dell’articolo 65 del Regolamento interno le proposte di legge, di Regolamento e di provvedimento amministrativo presentate al Consiglio regionale nel corso della 8^ legislatura, devono intendersi decadute con la fine della  legislatura stessa, escluse quelle di petizione popolare.

Di quanto sopra sarà data comunicazione alle Commissioni consiliari.

(Così resta stabilito)

Promulgazione di leggi regionali

In data 11 febbraio 2010, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la sotto indicata legge regionale. La stessa è stata pubblicata sul Bur, supplemento straordinario n. 2 del 22 febbraio 2010:

-         Legge regionale 11 febbraio 2010, n. 5, recante: “Attuazione dell’intesa sancita in data 1 aprile 2009, ai sensi dell’art. 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131 tra Stato, Regioni ed Autonomie locali, concernente misure per il rilascio dell’economia attraverso l’attività edilizia”

 

In data 12 febbraio 2010 Presidente della Giunta regionale ha promulgato la sotto indicata legge regionale. La stessa è stata pubblicata sul Bur, supplemento straordinario n. 6 del 12 febbraio 2010:

-         Legge regionale 12 febbraio 2010, n. 6, recante: “Modifica alla legge regionale n. 4 del 6 febbraio 2010”

 

In data 26 febbraio 2010, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate leggi regionali. Le stesse sono state pubblicate sul Bur, supplemento straordinario n. 4 del 26 febbraio 2010:

-         Legge regionale 26 febbraio 2010, n. 7, recante: “Riduzione dei costi di funzionamento del Consiglio regionale”;

-         Legge regionale 26 febbraio 2010, n. 8, recante: “Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario (collegato alla manovra di finanza regionale per l’anno 2010, art. 3, comma 4 della legge regionale n. 8/2002)”;

-         Legge regionale 26 febbraio 2010, n. 9, recante: “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2010 e pluriennale 2010-2012 (legge finanziaria)”;

-         Legge regionale 26 febbraio 2010, n. 10, recante: “Bilancio di previsione della Regione Calabria per l’anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012”;

-         Legge regionale 26 febbraio 2010, n. 11, recante: “Interventi regionali di solidarietà a favore dei familiari di lavoratori e lavoratrici deceduti, gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro”

Nomina componenti Giunta regionale e sottosegretari alla Presidenza

Con decreti nn. 92, 93, 118 e 119 rispettivamente del 16 aprile, 20 aprile, 7 e 10 maggio 2010 il Presidente della Giunta regionale, onorevole Scopelliti ha nominato i componenti della Giunta regionale ed i sottosegretari alla Presidenza come appresso indicati:

Antonella Stasi                                                Vicepresidente della Giunta regionale

                                                                       Esterna al Consiglio regionale

Giuseppe Gentile                                             Assessore alle infrastrutture ed ai lavori pubblici

Pietro Aiello                                                    Assessore all’urbanistica

Giacomo Mancini                                            Assessore al bilancio e alla programmazione

                                                                       Esterno al Consiglio regionale

Francesco Pugliano                                         Assessore all’ambiente

Francescantonio Stillitani                                             Assessore al lavoro, alla formazione professionale, alla famiglia ed alle politiche sociali

Michele Trematerra                                                     Assessore all’agricoltura e forestazione

Domenico Tallini                                                         Assessore al personale

Mario Caligiuri                                                            Assessore alla cultura ed ai beni culturali

                                                                       Esterno al Consiglio regionale

Antonio Stefano Caridi                                                Assessore alle attività produttive

Fabrizio Capua                                                           Assessore ai programmi speciali U.E., alle politiche euro-mediterranee, all’internazionalizzazione, alla cooperazione tra i popoli ed alle politiche per la pace

                                                                       Esterno al Consiglio regionale

Alberto Sarra                                                              Sottosegretario alle riforme

                                                                       Esterno al Consiglio regionale

Franco Torchia                                               Sottosegretario alla protezione civile

                                                                       Esterno al Consiglio regionale

Interrogazione a risposta scritta

Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

il decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992, recante: "Atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza" prevede da parte delle Regioni, l’adozione di atti di programmazione per l'organizzazione del sistema di emergenza-urgenza;

le Associazioni di volontariato, operanti prettamente in ambito socio-sanitario, sono ben radicate su tutto il territorio della Regione Calabria;

previa verifica delle professionalità operanti all’interno delle associazioni stesse e parimenti della valutazione della qualità dei servizi e di efficienza assicurati dall’operosità delle stesse, le Associazioni di volontariato al fine di garantire un servizio continuativo e capillare su tutto il territorio in rispondenza al sistema di emergenza-urgenza sanitaria del 118, possano certamente migliorare a contribuire la qualità dei servizi e di certo, favorire il superamento delle criticità del sistema di soccorso di base -:

se fatta salva l’applicazione dei parametri di redditività, efficacia ed efficienza e parimenti nell’ottica di migliorare la qualità del servizio di emergenza-urgenza sanitaria, non ritiene utile ed opportuno valutare la possibilità di adottare delibera di Giunta regionale per impartire ai Direttori generali delle Asp e AO della Calabria, una direttiva finalizzata a stipulare apposite convenzioni con le associazioni di volontariato - di carattere socio-sanitario - per disciplinare il loro apporto/supporto al sistema di emergenza-urgenza del 118, prevedendo, a fronte della loro collaborazione, il solo rimborso delle spese realmente sostenute.

(1; 14.05.2010)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 10/9^, recante: “Approvazione del programma di governo presentato dal Presidente della Giunta regionale (artt. 16, comma 2 lett. a) e 33, comma 4 dello Statuto)” (Del. n. 4)

Programma di Governo 2010-2015 del Presidente della Giunta regionale, onorevole Giuseppe Scopelliti

Premessa

La Calabria è il luogo dell'anima e dell'origine, della tradizione, della cultura.

Finora abbiamo immaginato la Calabria come un territorio del nord in via di sviluppo. E' tempo di dare alla Calabria un progetto intelligente, ancorato alle radici meridionali del territorio e della popolazione, e di renderlo facilmente attuabile e concreto e non un libro dei sogni irrealizzabile.

Le potenzialità non mancano, ci sono segnali di speranza, esperienze di successo e modelli di riferimento incoraggianti.

L'habitat è favorevole e ci sono risorse di grande pregio di cui occorre tener conto, sinora trascurate. Si tratta ora di fare comunità e creare un progetto di sviluppo al passo con i tempi.

C'è un dato di fondo su cui costruire i prossimi cinque anni di legislatura regionale: è quello dell'impegno comune per salvaguardare, aggiornare e comunicare la nostra tradizione nel miglior modo possibile.

La tradizione o meglio le tradizioni delle popolazioni della Calabria testimoniano un grande passato. Perché è questa tradizione che rende speciali i calabresi ed il nostro territorio. Senza tradizione non vi può essere innovazione. Su questa convinzione si innestano e si modellano gli obiettivi direttamente connessi con le competenze regionali.

Sviluppo economico, infrastrutture, energie ed ambiente, ricerca e istruzione, stato sociale e protezione delle fasce deboli, riforma della governance (sistema istituzionale e pubblica amministrazione) questi gli assi strategici sui quali operare.

Serve una Regione che sia in grado di regolare, indirizzare, promuovere, garantire. Servono politiche pubbliche che incentivino gli investimenti, l'innovazione e la ricerca, che consentano la costruzione di reti e di infrastrutture moderne e tradizionali, che modernizzino la pubblica amministrazione, migliorino la qualità della vita e la mobilità territoriale e sociale degli individui e delle imprese.

Valorizzando quindi il ruolo della regione quale centro ideale del Mediterraneo, ricca di risorse e talenti ancora non sfruttati.

Negli ultimi anni, la Regione è stata caratterizzata da una vasta situazione di crisi i cui punti principali possono essere così sintetizzati:

Popolazione sempre più individualmente consapevole dei problemi specifici della Calabria e insofferente alla politica;

Riemergere dell'emigrazione qualificata a favore del Nord;

Scarsa partecipazione dei cittadini alla soluzione dei problemi e sfiducia diffusa nelle principali categorie (imprenditori, liberi professionisti, pubblici dipendenti, studenti, ecc.);

Macchina amministrativa regionale percepita come fonte di sprechi e di inefficienza;

Carenza di risorse finanziarie regionali e nuove sfide indotte dal federalisino fiscale;

Stato di sostanziale dissesto della sanità regionale;

Immagine presso la comunità nazionale e i mass-media compromessa;

Mancanza di un progetto condiviso di sviluppo della Calabria.

Tuttavia, anche nelle situazioni più difficili, il desiderio di riscatto, la voglia di cambiamento in particolare delle giovani generazioni, può essere decisivo. Perché si attivi il cambiamento occorre ristabilire il rapporto di fiducia dei singoli, dei gruppi e delle associazioni nei confronti delle istituzioni e della Regione in particolare.

Occorrono forti segnali di discontinuità rispetto al passato lottando concretamente l'idea della politica come centro di affari e affermando l'utilità, anche individuale, dei principi del bene comune e del merito. Definire una strategia chiara di sviluppo regionale, facilmente percepibile dai cittadini e Favorire l'inclusione sociale dei cittadini facendoli partecipare attivamente al cambiamento Qualsiasi programma di governo funziona se riesce in sintesi ad esplicare una strategia valida, percepita facilmente dai cittadini. Occorre avere una chiara percezione della situazione esistente, rivedere i principi generali che devono orientare le scelte, definire una strategia che sia in grado di valorizzare le risorse di cui la Calabria dispone.

Nello sviluppo del programma vi sarà quindi una premessa che consente di comprendere poi, più in dettaglio, i contenuti delle proposte formulate.

Sul piano del contenuto, i punti essenziali del programma di governo possono così essere sintetizzati:

l) Sanità

2) Lavoro ed Occupazione

3) impresa e Sviluppo

4) Infrastrutture e Trasporti

5) Ambiente e Territorio

6) Famiglia, Welfare e Solidarietà sociale

7) Istruzione, Formazione e Politiche giovanili

8) Turismo, Arte e Cultura

9) Governance e Società dell'informazione

La Regione Calabria per poter garantire ai cittadini servizi socio sanitari efficienti, ha bisogno di una profonda rivisitazione ed innovazione dell'attuale strutturazione del Servizio che, nell'ultimo quinquennio, in assenza di un piano sanitario e totalmente slegato dalle reali esigenze di funzionalità che il sistema richiedeva, ha portato il deficit finanziario a toccare il considerevole importo di oltre 2 miliardi di euro al 31 dicembre 2009.

Questo riassetto, indispensabile ed inderogabile, costituirà il primo atto di riorganizzazione che caratterizzerà il Nuovo Servizio Sanitario Regionale in cui, al di là dei necessari interventi di razionalizzazione generale, la persona deve essere al centro del sistema e le strutture ospedaliere avranno ambiti e management autonomi e separati rispetto a quelli del territorio al fine di garantire omogeneità e specializzazione di gestione.

Si dovrà passare da una organizzazione incentrata sulla erogazione di singole prestazioni ad una che individua processi ben definiti, standardizzati e finalizzati al conseguimento di obiettivi di salute certi, condivisi e valutabili: una organizzazione a rete che attribuisce la centralità alla persona, dove ruoli e responsabilità sono ben definiti e dove la comunicazione esercita una funzione importante. Al cittadino, infatti, non interessa che gli "vengano erogate singole prestazioni" ma, piuttosto, che gli venga "risolto il problema complessivo" attraverso un percorso in cui, soprattutto nelle acuzie, la struttura ospedaliera ruota attorno al paziente e non viceversa.

L'appropriatezza delle prestazioni dovrà costituire il principale obiettivo da perseguire non solo da parte di chi garantisce le cure, ma anche favorendo una crescita culturale di chi fruisce delle strutture sanitarie al fine di evitare un uso improprio delle stesse.

Gli adempimenti connessi agli impegni assunti con il piano di rientro della spesa sanitaria, rendono improcrastinabile una riforma dell'attuale assetto istituzionale ed organizzativo, su cui basare la ricostruzione dell'intero sistema e puntando prioritariamente, oltre che su una progressiva reingegnerizzazione dei processi interni anche sulla valorizzazione delle risorse umane. Questo permetterà, in futuro, di ottenere risultati concreti e positivi nel settore della sanità. Una voragine difficile da colmare, se non attraverso una decisa azione di governo, che deve essere condivisa da tutti gli attori del sistema sanitario regionale.

Le linee di programma che sinteticamente s'illustrano di seguito, costituiscono il percorso su cui deve esplicitarsi l'azione di governo.

1. Definizione di un nuovo piano sanitario regionale

Il nuovo P.S.R dovrà tenere conto del contesto economico, del rapporto domanda/offerta, dell'appropriatezza delle prestazioni, dell'orografia del territorio, dell'integrazione pubblico/privato, dei filtri preospedalieri (medicina convenzionata), delle prestazioni ospedaliere e delle deospedalizzazioni protette.

Considerato che le problematiche dell'ospedale sono assolutamente differenti da quelle del territorio sotto ogni profilo, è necessario rendere autonome le une dalle altre agendo rapidamente, in termini legislativi.

2. Riassetto organizzativo del Ssr che vede come azioni prioritarie:

la riorganizzazione delle rete regionale di assistenza ospedaliera ed il rafforzamento dell'assistenza territoriale;

la gestione del rischio clinico;

la riduzione delle liste di attesa;

il contrasto alla migrazione sanitaria;

la garanzia del ricovero in base alla gravità della patologia e alla sua cronologia di accertamento e non in base alle possibilità finanziarie del singolo cittadino;

la qualificazione dell'assistenza specialistica;

l'individuazione e la formalizzazione di percorsi di integrazione ospedale-territorio;

il rafforzamento della deospedalizzazione e dell'assistenza domiciliare;

il rilancio delle attività di prevenzione con mirate campagne di screening, di assistenza al malato cronico e di riabilitazione post acuta;

il monitoraggio ed il controllo della spesa farmaceutica;

i meccanismi di regolazione del mercato e del rapporto pubblico privato;

il potenziamento dei procedimenti amministrativo contabili;

l'informatizzazione di tutte le strutture sanitarie regionali, sia territoriali che ospedaliere.

3. Riorganizzazione del dipartimento tutela della salute

Una più efficace organizzazione del Dipartimento tutela della salute, struttura regionale che unitamente al coordinamento, controllo e verifica delle attività di tutte le strutture del servizio socio-sanitario regionale, dovrà individuare e sviluppare programmi di innovazione clinica, organizzativa e gestionale, nonché sperimentare l'efficacia e l'affidabilità di questi programmi con alcune Aziende sanitarie per il successivo trasferimento delle esperienze a tutto il S.S.R.

4. Riorganizzazione del sistema emergenza-urgenza

Oggi non esiste una rete integrata dell'emergenza/urgenza, non sono state realizzate adeguate elisuperfici e non si è fatto nulla per l'assegnazione di radiofrequenze dedicate. Considerata la dimensione demografica ed orografica della Calabria, sembra opportuno l'istituzione di reti provinciali con un forte coordinamento e supervisione regionale in grado di tenere sotto controllo la disponibilità di tutti i posti letto "critici" per poter indirizzare il paziente verso il luogo di cura più pertinente per la patologia. Inoltre, è indispensabile ripensare l'organizzazione del pronto soccorso ospedaliero che oggi è sovraccaricato di compiti e costi impropri per gli ospedali che rappresentano una discrasia nella mission del servizio ospedaliero (cura delle patologie acute e non di quelle semplici).

5. Rischio clinico

Un adeguata strutturazione delle unità operative di rischio clinico, in ogni azienda, è necessaria al fine di dare maggiore tranquillità agli operatori ed ai pazienti e per evitare il ricorso alla medicina difensiva, pratica che mortifica la professionalità degli operatori e che si riflette negativamente sulla capacità delle prestazioni e, quindi, sull'assistenza complessiva.

6. Trasparenza nella scelta dei direttori generali

Le nomine dei prossimi direttori generali delle Aziende sanitarie e dei direttori di struttura complessa devono osservare una procedura trasparente che, sulla base di obiettivi criteri preventivamente fissati per una oggettiva valutazione tecnica, privilegia le professionalità con elevate competenze specifiche. Dovranno essere rese pubbliche, anche in ottemperanza alla recente normativa, le valutazioni annuali.

7. Ruolo del privato

Ferma restando la necessità di rivedere, per adeguarle alla domanda, le norme che regolano l'accreditamento al contesto ed alla sostenibilità economica del sistema occorre che, nel medio termine, il privato che opera nella sanità si renda complementare al servizio pubblico ponendosi l'obiettivo di evitare l'offerta di prestazioni ripetitive di basso impatto ed orientando la propria attività, ad esempio, nel contrasto alla migrazione sanitaria ed alle liste di attesa, nell'offerta di elevate tecnologie, nel campo della riabilitazione, etc. etc. .

8. Gemellaggi e partenariati con altre strutture sanitarie

Ferma restando l'azione di contrasto alla migrazione sanitaria, laddove per il trattamento di alcune patologie il nostro servizio sanitario non è ancora adeguatamente attrezzato, si potranno adottare strategie di cooperazione interaziendale con strutture all'avanguardia nella cura di tali patologie attraverso programmi di pianificazione volti a favorire la concentrazione dei pazienti consentendo di governarne i flussi extraregionali con evidenti vantaggi sia sul piano della qualità delle prestazioni che su quello organizzativo ed economico. Sul piano del progresso scientifico, inoltre, si potranno definire- specifici programmi per la ricerca e l'innovazione valorizzando il rapporto con l'università e con altri organismi, scientificamente validati, in grado di sviluppare partnership in branche specialistiche.

9. Rapporti con operatori e cittadini

Il confronto costante con i cittadini/utenti consente la correzione/prevenzione di discrasie, creando il necessario clima di fiducia tra operatori e fruitori del servizio. E' ipotizzabile la costituzione di un Osservatorio permanente, coordinato dal Dipartimento della tutela della salute, composto da rappresentanti dei cittadini, delle associazioni sindacali degli operatori del settore e degli ordini professionali.

10. Valorizzazione delle professionalità e formazione

Il riconoscimento e la valorizzazione delle professionalità dovrà essere improntato su metodologie basate su corrette e continue valutazioni di merito al fine di produrre percorsi di carriera virtuosi basati sulla meritocrazia. Le norme sulla formazione continua, inoltre, dovranno trovare piena attuazione su tutto il territorio regionale al fine di mantenere aggiornati ed al passo con l'evoluzione della medicina i professionisti del servizio, a garanzia della migliore tutela possibile degli utenti.

11. Rispetto dei diritti e dei doveri

Particolare importanza sarà data al rispetto degli accordi contrattuali nascenti dai CCNL sia per i termini di applicazione ed attuazione che per la definizione delle trattative-decentrate, regionali ed aziendali, nel presupposto che una parte datoriale seria può chiedere l'adempimento dei doveri alla controparte se ne rispetta i suoi diritti. L'inosservanza dei tempi, e la non definizione degli accordi decentrati, costituirà elemento di valutazione negativa del management aziendale.

Lavoro e Occupazione

Nel documento “Calabria 2005-2010 Le cose fatte - Cinque anni di governo regionale”, risulta che la Giunta Loiero ha attivato 1.474 milioni di euro interessando complessivamente 72.375 soggetti nei vari settori (scuola, università, occupazione, imprese famiglie, patrimonio naturalistico e paesaggistico, ambiente, agricoltura e sistema agroalimentare) realizzando circa 18.000 posti di lavoro, con un costo medio per soggetto di €.17.500. Nel 2009, in realtà, la Calabria ha perso circa 27.000 posti di lavoro (fonte Eures - Azienda Calabria Lavoro della Regione Calabria).

Il numero complessivo di occupati, secondo quanto rilevato dall'Istat (Indagine continua sulle forze lavoro - medie annuali) è passato da 595.188 nel 2008 a 586.138 nel 2009, con una calo quindi di 9.000 unità, pari al -1,54%. I1 tasso di occupazione è stato in diminuzione, passando infatti dal 44,1% del 2008 al 43,1% del 2009.

Dai dati statistici (Fonte Istat e Istituto Tagliacarne) emerge una situazione di grave difficoltà in cui versa la Calabria:

- al 31.12.2009 il tasso di disoccupazione è pari all'11,3%, quello nazionale è all'8,8%,

il prodotto interno lordo pro capite è di €. 16.741,00, di molto inferiore al valore medio nazionale di € 25.269,00;

- il reddito a disposizione per ogni residente è pari a 12.656, risulta inferiore rispetto a quello registrato a livello nazionale (17.623);

- i consumi sono quasi 12.100 euro dato inferiore a quello nazionale (circa 15.258), la spesa media mensile delle famiglie è pari a € 1.899;

- le sofferenze bancarie in rapporto agli impieghi della clientela risultano essere quasi il doppio del dato rilevato a livello nazionale;

- il 25% delle famiglie calabresi (190.820) che complessivamente sono 763.280 si trovano in uno state di povertà relativa.

Per imprimere una inversione di tendenza incidendo positivamente con azioni concrete, è necessario intervenire con una manovra che coinvolga innanzitutto i giovani (il tasso di disoccupazione in Calabria è il 34%) dai 15 ai 25 anni e riguarda una popolazione di circa 282.506 soggetti, di cui circa 96.000 interessati a politiche attive del lavoro (formazione/occupazione).

Le risorse finanziare messe in campo con il FSE 2007-2013 sono circa 850 Mln di Euro se correttamente utilizzate considerando le risorse degli altri Assi del POR possono favorire le condizioni per abbassare il tasso di disoccupazione avvicinandolo alla media nazionale.

La disoccupazione e l'inoccupazione sono fenomeni da contrastare con riferimento, in particolare, ai giovani precari, agli adulti con scarse possibilità di reinserimento e a tutti coloro che, per motivi diversi, non riescono a confrontarsi adeguatamente con un contesto economico in continua evoluzione.

Gli obiettivi principali individuati sono i seguenti:

aumentare l'occupabilità delle persone, attraverso politiche attive e preventive della disoccupazione;

includere maggiormente nel mercato del lavoro tutte le fasce di popolazione, soprattutto quelle più deboli;

garantire pari opportunità per tutti;

creare nuovi e migliori posti di lavoro;

rafforzare i sistemi educativi e formativi, nonché le politiche per la formazione permanente, superiore  e continua dei lavoratori;

sostenere l'imprenditorialità.

Conseguentemente, le linee direttici su cui incentrare le azioni, sono le seguenti:

Rafforzare le politiche regionali del lavoro - consolidare l'identità dei servizi e la loro interazione, il sistema, la rete dei servizi, la mappa delle opportunità;

Aumentare il tasso di occupazione migliorando l'occupabilità - sostenere la convergenza tra necessità del mercato e bisogni dei singoli individuando nelle competenze il terreno di incontro di diverse esigenze;

Incentivare la vocazione all'imprenditorialità - favorire la compatibilità tra i progetti neo-imprenditoriali e le esigenze del territorio, garantendo adeguato supporto ai neo-imprenditori anche verso obiettivi di crescita dimensionale delle micro-imprese e di mantenimento della continuità rispetto a mestieri artigianali;

Promuovere l'inclusione sociale e la responsabilità sociale delle imprese - incentivare le imprese a essere socialmente responsabili e, in specifico, recettive nei confronti di soggetti disabili e/o in situazione di svantaggio e/o a rischio di esclusione dal mercato del lavoro e facilitare, da parte di questi ultimi, processi attivi di avvicinamento al lavoro.

In particolare si attueranno le seguenti politiche occupazionali:

1. sostenere e favorire l'insediamento e lo sviluppo di attività produttive attraverso mirate politiche di formazione;

2. ricercare, in stretto coordinamento con le Organizzazioni Sindacali e con i rappresentanti dell'imprenditoria, le migliori sinergie tra lo sviluppo produttivo e le politiche del lavoro, in una visione politica di insieme che sfoci in programmi formativi orientati e realizzati sulla base delle esigenze del mercato e delle professionalità da valorizzare;

3. investire sulla formazione dei giovani e delle risorse umane da riconvertire e concretizzare un ottimale utilizzo dei Fondi Comunitari;

4. investire in, maniera incisiva sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ed in particolare nei cantieri, puntando sulle attività di prevenzione, attraverso adeguate iniziative di formazione dei responsabili e del personale, ma soprattutto realizzando un valido sistema di costante collaborazione tra "responsabili – USL - Direzione provinciale del lavoro" affinché le disposizioni in materia di sicurezza trovino applicazione chiara ed efficace sia dalla fase di organizzazione dell'attività o del cantiere;

5. adeguare le politiche di inserimento al lavoro dei disabili, avendo riguardo all'esigenza di assicurare la personale realizzazione del disabile in strutture e funzioni compatibili con il suo disagio. L'inserimento deve essere efficace e per questo supportato da specifiche professionalità che intervengano a sostegno sia del lavoratore disabile sia della struttura che lo accoglie;

6. valorizzare ed implementare il rapporto istruzione/formazione per giungere ad una reale integrazione e complementarietà fra i due sistemi;

7. garantire il Welfare regionale, con l'obiettivo di una distribuzione sempre più equa delle risorse, attraverso azioni mirate ad identificare e a raggiungere le fasce più deboli e a contrastare l'insorgere delle cosiddette "nuove povertà";

8. studiare formule di microcredito alle famiglie in difficoltà, restituibile con forme di prestazioni lavorative;

g. in un'ottica di rilancio generale dell'economia e di modernizzazione della Pubblica amministrazione, agevolare l'accesso all'imprenditoria, attraverso azioni di snellimento burocratico, e sostenere le imprese nella fase di start-up, per il tramite di iniziative di supporto mirate, migliorando e rendendo efficace il rapporto tra Pubblica Amministrazione e settore produttivo privato.

Al fine di perseguire i suddetti obiettivi politici ed occupazionali sono state individuate, per i diversi settori di intervento, le seguenti azioni:

A) con riferimento all'obiettivo di investire sulla formazione dei giovani e delle risorse umane da riconvertire:

1. sviluppare il canale dell'apprendistato;

2. rafforzare il centro orientamento per la gestione degli interventi rivolti ai lavoratori interessati da processi di ricollocazione e reinserimento lavorativo;

3. individuare percorsi integrati per la formazione e l'inserimento lavorativo dei giovani, realizzati anche attraverso work experience e voucher formativi;

4. sostenere la formazione per l'innovazione, la ricerca e lo sviluppo tecnologico, rivolta a giovani neolaureati e diplomati attraverso progetti formativi ad alto contenuto tecnico-scientifico e progetti di alta specializzazione individuali, finanziati con borse di ricerca e di formazione per attività di ricerca, dottorato di ricerca, tesi di laurea (laureandi/dottorandi), stage di eccellenza, supporto tecnico alla ricerca (tecnici di ricerca), stage di orientamento alla ricerca;

5. sostenere i percorsi diretti all'acquisizione di abilitazioni professionali utili ai fini dell'accesso ai mercati, anche attraverso la valorizzazione degli apprendimenti pregressi e dei titoli posseduti;

6. incoraggiare iniziative, anche formative, rivolte alla creazione di nuove imprese e di lavoro autonomo;

B) con riferimento all'obiettivo di adeguare le politiche d'inserimento dei disabili nel mondo del lavoro:

1. sostenere lo sviluppo di forme occupazionali alternative all'inserimento lavorativo;

2. individuare interventi diretti a sensibilizzare i soggetti economici e sociali sull'importanza e sulle opportunità di inclusione lavorativa dei diversamente abili e degli individui in condizione di svantaggio sociale, anche nell'ambito di responsabilità sociale di impresa e di diritto al lavoro;

C) con riferimento all'obiettivo di assicurare sinergie tra sviluppo produttivo e politiche del lavoro e di attuare programmi formativi orientati secondo le esigenze di mercato e le professionalità da valorizzare:

1. incoraggiare iniziative dirette al miglioramento della qualità del lavoro e alla qualificazione e riqualificazione delle risorse umane, nonché dei modelli organizzativi delle imprese;

2. promuovere interventi finalizzati, da un lato, al miglioramento delle attività di incontro tra domanda e offerta di lavoro, anche migliorando la descrizione dei contenuti delle offerte di lavoro, delle qualifiche e 'delle competenze; dall'altro, a sostenere l'integrazione fra università, centri di ricerca e imprese, a supporto dei processi di innovazione e per lo sviluppo delle alte qualificazioni;

3. incrementare l'analisi dei fabbisogni professionali e formativi delle imprese;

4. sviluppare interventi formativi per l'aggiornamento delle qualifiche e per l'acquisizione di nuove competenze, con particolare riferimento all'attuazione delle politiche economiche di settore;

5. promuovere percorsi formativi ed integrati, diretti alla creazione di nuova occupazione ir, collegamento con i fabbisogni del territorio e con le politiche regionali di settore, con particolare attenzione alle nuove professioni in ambito turistico, ambientale e dell'energia;

D) con riferimento all'obiettivo di ottimizzare l'utilizzo dei fondi comunitari:

1. sviluppare l'integrazione tra i programmi ed i progetti cofinanziati da FESR, FSE, FEF-SR e FAS, nell'ambito di un'unitaria strategia regionale.

Imprese e Sviluppo

Il sistema economico calabrese richiede una forte azione di sostegno e di indirizzo per affrontare le sfide che !a globalizzazione impone.

Tale azione si deve estrinsecare su più linee di intervento che sono accomunate dalla necessità di promuovere l'imprenditorialità, sia a livello di micro-imprese che a livello di piccole e medie imprese, e l'occupabilità dei giovani disoccupati.

Il rafforzamento dell'impresa è la premessa per la creazione di occupazione perché non si può creare lavoro se non evolve l'impresa calabrese, in quanto molti disoccupati sono ampiamente scolarizzati o laureati. Ciò deve consentire anche ai giovani nuove forme di occupazione, sia a mezzo creazione di impresa o nuove attività professionali, sia mediante nuove opportunità d'impiego nel privato.

La premessa perché questa nuova impostazione abbia successo, è che tutti gli incentivi, sia di derivazione interna che comunitaria che sono e saranno significativi, siano convogliati verso progetti seri, credibili, in grado di ridurre le varie forme di intermediazione (burocrazia e lentezza nelle erogazioni, affarismo ed eccessiva discrezionalità, ecc.) che sinora hanno impedito lo sviluppo della Calabria. In sintesi: i soldi ai veri imprenditori calabresi, basta ai progetti fantasma, basta alle truffe.

La Calabria sinora ha puntato quasi esclusivamente su incentivi a fondo perduto, con risultati, purtroppo, deludenti; paradossalmente si riscontra che molte imprese beneficiarie sono in crisi e non sono volano di sviluppo.

Anche perché sovente le imprese hanno affrontato i progetti con ridotte dotazioni di capitali e sono stati finanziati investimenti di carattere "materiale" (impianti, macchinari, ecc.), proprio mentre l'economia cambiava e diveniva sempre più "immateriale".

Occorre un sistema d'incentivazione molto più incisivo, i cui criteri di selettività premino progetti credibili, evitando con determinazione nuove generazioni di truffe.

Per raggiungere tale obiettivo le soluzioni, che da tempo gli stessi imprenditori suggeriscono, sono diverse:

- definizione di requisiti minimi organizzativi da parte delle imprese per l'accesso ai contributi tranne che per piccole iniziative giovanili

Sarà necessario prevedere che le imprese già esistenti, per mere accesso ai benefici, si dotino di sistemi organizzativi minimali. Tra questi in particolare le certificazioni di qualità e l'adozione di modelli per la prevenzione dei rischi (L. 231/01). Ciò non dovrà riguardare le imprese giovanili e di nuova costituzione che avranno un regime ad hoc, con interventi di sostegno limitati nell’importo.

Questi accorgimenti possono evitare i rischi di malversazioni e premiare le imprese calabresi radicate nel territorio.

- definizione di procedure automatiche e tempestive di erogazione dei contributi alla conclusione del progetto imprenditoriale, con riduzione degli acconti concessi

Uno dei problemi principali degli incentivi consiste nel fatto che le lungaggini burocratiche erodono tutti i vantaggi dell'aiuto concesso. Le imprese, incassati i primi acconti, non riescono a completare i progetti di investimento. In tal senso occorre privilegiare gli interventi di più limitato ammontare che possano essere definiti con procedure automatiche, e che al tempo stesso riescano ad indirizzare le imprese su sentieri di qualità.

- prevalenza di sostegno e retribuzioni dei lavoratori impegnati nei progetti imprenditoriali, invece che semplici acquisti di impianti e macchinari.

L'emergenza della nostra economia è costituita dalla mancanza di occupazione, di formazione lavorativa e conseguente sviluppo di adeguate professionalità. Per tali ragioni bisogna incentivare tirocini formativi realmente utili per la creazione di occupabilità, in particolare dei giovani disoccupati, che si traducano in retribuzioni da immettere immediatamente nel circuito economico, con benefici a cascata.

In particolare, si svolgeranno severi controlli affinché gli aiuti all'occupazione siano effettivamente erogati ai beneficiari finali che, come detto, saranno i giovani e i disoccupati.

- creazione di meccanismi di ascolto degli imprenditori sulla verifica della efficacia degli interventi. In particolare occorre definire una serie di incontri con le associazioni di categoria per far sì che, a seconda delle esigenze del ciclo economico, gli interventi vengano tarati sulla base delle reali esigenze.

- fiscalità di sviluppo. Nonostante il rigore della normativa comunitaria in tema di aiuti di Stato, sarà indispensabile concedere forme agevolazioni compatibili con la U.E. che incrementino l'attrattività fiscale della regione Calabria e che siano foriere di dare corpo e concretezza alla fiscalità di vantaggio. La Regione, alla luce dei maggiori margini di intervento consentiti dalla normativa sul federalismo fiscale, si deve fare parte attiva per contrarre, nei limiti delle proprie competenze e delle risorse disponibili, il carico fiscale delle imprese. Solo la fiscalità di vantaggio può rimuovere i vincoli imprenditoriali costituiti dagli extra-costi che le imprese della regione subiscono rispetto alla media nazionale.

Inoltre, per garantire la massima trasparenza e la possibilità di accesso alle varie forme di incentivazione, dovrà essere istituito per ciascuna Provincia, o ancora meglio per ciascuna area territoriale, o insiemi di Comuni limitrofi, uno sportello informativo regionale dove- reperire informazioni puntuali sui bandi aperti e tutta la modulistica per la presentazione delle domande.

Più in particolare le logiche di intervento saranno centrate sui seguenti obiettivi principali:

1. la valorizzazione dell'imprenditoria soprattutto nei settori più vicini alle vocazioni del territorio (artigianato, antichi mestieri, turismo, turismo rurale, agricoltura, agro-industria, floro-vivaismo, cultura, energia, informatica e nuove tecnologie telematiche, ecc.);

2. la cultura di rete, le filiere produttive e l'associazionismo per superare i limiti dimensionali delle imprese;

3. l'auto-imprenditorialità;

4. la facilitazione dell'accesso al credito da parte delle imprese e da parte di giovani aspiranti imprenditori mediante garanzia pubbliche;

5. il rafforzamento in genere della struttura finanziaria delle imprese;

6. valorizzazione dell'imprenditoria calabrese con politiche che ne possano favorire la crescita soprattutto manageriale (how-how, reti di conoscenze, il marketing, i canali di distribuzione, l'internazionalizzazione, ecc.);

7. il controllo costante delle esigenze di infrastrutture delle aree di sviluppo industriale a mezzo di una rivitalizzazione delle ASI di derivazione regionale;

8. l'occupabilità dei giovani e la formazione professionale-finalizzata alla creazione di occupabilità dei giovani, la fiscalità di vantaggio per nuove assunzioni;

9. la definizione di procedure di gestione delle crisi d'impresa;

10. la ricerca applicata anche in collaborazione con le Università.

L'intervento a favore delle imprese esistenti e dei giovani che vogliono creare impresa o che aspirano al loro ingresso lavorativo nell'imprenditoria, si può sintetizzare con pochi slogan: agevolazioni solo alle imprese credibili professionalmente ed eticamente corrette;

supporto all'occupazione  e all'occupabilità; sostegno anche all'evoluzione manageriale delle imprese, meglio ancora se aggregate in cooperative, consorzi, ecc., al fine di incentivare la crescita in competitività.

I giovani calabresi sono il futuro della regione, sono le risorse più importanti ma anche le meno coinvolte nello sviluppo.

Per i giovani occorre concepire, in linea con la riflessione sui cambiamenti da apportare alla gestione dei fondi comunitari, un vero e proprio piano d'azione, un piano Marshall di intervento, risalendo dalle macerie di una condizione giovanile senza prospettive e senza futuro.

Occorre perseguire il massiccio ingresso di giovani nelle imprese calabresi, che verrà sostenuto con tutte le risorse finanziarie possibili per il bilancio regionale.

La Regione deve favorire l'agevolazione di forme di tirocinio e stages che abbiano per oggetto il miglioramento qualitativo delle imprese.

Quanto ai nostri giovani con diploma di scuola superiore sarà indispensabile prevedere periodi di qualificata formazione professionale; lo svolgimento di esperienze lavorative a mezzo apprendistato e tirocini è la migliore politica attiva del lavoro.

Attraverso accordi con il sistema delle imprese, è necessario incentivare l'assunzione di giovani favorendo la creazione di percorsi formativi che rispondano alle esigenze economiche delle imprese.

Bisogna concedere incentivi alle imprese che assumono, anche a mezzo di progetti di tirocinio e apprendistato, per almeno due anni, giovani calabresi disoccupati, laureati e non. Gli incentivi dovranno essere erogati sulla base delle retribuzioni effettivamente erogate ai giovani.

Si stimolano così politiche attive (Workfare] orientate a sistematici interventi di formazione continua, in modo da configurare un vero cambio di paradigma che punti all’occupazione mediante occupabilità e preparazione al mercato del lavoro.

Si deve delineare un welfare delle opportunità, in sintonia con i modelli di sviluppo della società della conoscenza, che integri, come strumenti di lotta all'esclusione sociale, le logiche del welfare (sanità e previdenza) con i processi di apprendimento scolastico e le politiche del lavoro.

Un forte sforzo, inoltre, va fatto nell'ambito del settore della ricerca e innovazione e della formazione, settori che vanno completamente rivoluzionati rispetto ai canoni tradizionali.

Nel settore della ricerca ed innovazione, bisognerà rafforzare i Poli di Eccellenza esistenti, favorendone opportunamente la dislocazione per ciascuna provincia.

Andranno coinvolte direttamente le imprese con una loro partecipazione attiva, valorizzando gli accordi con le Università.

Le attività dovranno essere focalizzate sull'innovazione di processo e prodotto e sulla ricerca applicata sollecitata dalle imprese.

In aggiunta, andranno rafforzati i Parchi Scientifici presenti sul territorio.

Occorre identificare adeguati criteri di selezione per progetti che garantiscano un effettivo trasferimento di conoscenze e tecnologie.

Agricoltura

Calabria agricola

Un calabrese su sette è conduttore di un'azienda agricola; una famiglia su quattro trae parte del suo reddito da un'attività indipendente in agricoltura.

Preponderante è il molo ricoperto dai settori olivicolo (34%) e agrumicolo (14%).

La Calabria assume, inoltre, una posizione importante nel panorama italiano anche per clementine, mandarini, bergamotti, cedri. olive da mensa e fichi per quanto riguarda le colture arboree. come anche per leguminose da granella. finocchi e rape nell'ambito delle colture erbacee.

Infine, è la quarta regione italiana per numero di produzioni tutelate: formaggi. salumi, vino. ortofrutta e olio d'oliva.

La posizione della Calabria agricola, in termini di competitività, è però in declino sia nel contesto nazionale che in quello internazionale a causa dell' aumento dei costi di produzione, di una cronica debolezza strutturale, da associare inoltre ad uno scarso livello d'innovazione applicata, sia di processo che di prodotto.

Per sanare tali criticità, la Regione Calabria è chiamata ad intervenire per supportare una generalizzata e prioritaria politica di riduzione dei costi di produzione, anche attraverso la modernizzazione dell'intera struttura aziendale.

La valorizzazione di prodotti di largo consumo (olio di diva, agrumi) e dei prodotti di alto profilo indispensabile per sviluppare economicamente il settore. non possono non essere incentrati su attività di caratterizzazione geografica e marketing territoriale che abbiano la Regione Calabria come attore principale.

Appare indispensabile ridare uri ruolo tecnico altamente professionalizzato, all'apparato regionale: attraverso la ristrutturazione funzionale dei principali enti strumentali (ARSSA, AFOR ecc.).

Prioritario è dare il giusto supporto per superare la debolezza strutturale del settore agroindustriale calabrese, per aumentare l'efficienza delle imprese agricole e agroindustriali migliorandone le capacità imprenditoriali e professionali.

Si punterà inoltre, verso una diversificazione e differenziazione delle produzioni ed una maggiore adesione ai sistemi di qualità (biologico, integrato e produzioni tipiche).

Rimane cruciale, il potenziamento delle dotazioni infrastrutturali, in particolare quelle collettive volte all'aggregazione, alla promozione ed alla commercializzazione del prodotto.

Calabria Forestale

La Calabria è una regione a tipica vocazione forestale; essa si inserisce ai primi posti tra le Regioni italiane per consistenza boschiva.

I boschi calabresi, rappresentano un patrimonio di grande valore, in grado di garantire, in un'ottica di straordinaria multifunzionalità, elevate produzioni forestali, ingenti benefici paesaggistici, sociali ed ambientali, oltre a rilevanti interessi-fitogeografici e di tutela idrogeologica del territorio.

Le potenzialità dei boschi calabresi sono elevate e superiori alle medie nazionali ma, le utilizzazioni, però, sono di gran lunga inferiori rispetto a tali potenzialità.

Troppo spesso il ciclo produttivo non si conclude in regione, e così facendo, parte del valore economico del prodotto si disperde fuori dalla'area di produzione.

Emerge quindi l'esigenza di rilanciare l'intero comparto legno in Calabria, riconoscendone l'importanza e valorizzandone particolarmente le produzioni locali.

È fondamentale attuare una gestione sostenibile dei boschi, implementare l'uso di nuovi sistemi di utilizzazione e lavorazione del legno, sviluppare la catena di seconda lavorazione, sensibilizzare gli operatori sotto molteplici aspetti, il tutto attraverso una politica forestale regionale più attenta e puntuale e attraverso l'applicazione dei sistemi di certificazione attualmente esistenti, in modo da valorizzare tutto il settore e l'indotto collegato al settore legno.

Un'attenzione particolare dovrà essere data alla prevenzione ed alla protezione dagli incendi boschivi; nemico subdolo ed insidioso in grado di arrecare danni diretti e devastazioni ambientali di rilevante e drammatica entità per tutto il comprensorio regionale.

Le debolezze strutturali della Calabria, ed in particolare il gap infrastrutturale che incide in maniera sostanziale sulla mobilità di persone e merci, evidenziano la necessità di una forte azione di coordinamento da realizzare attraverso una cabina di regia, di raccordo tra gli attori del territorio regionale e quelli nazionali, per indirizzare e facilitare gli investimenti, oltre che per coadiuvare i gestori della rete stradale e ferroviaria.

In Calabria la situazione del "sistema trasporti" è quanto mai critica, in quanto il settore non ha mai assunto il ruolo di fattore di sviluppo, bensì è stato considerato un fardello da sopportare in virtù di precisi obblighi di legge.

La totale assenza dei basilari strumenti di pianificazione e programmazione, ha generato un sistema che si è sviluppato in maniera disarticolata sulla base di spinte localistiche, con il conseguente sperpero di ingenti risorse, ignorando le reali esigenze di mobilità dei cittadini, in altre parole un "Non sistema dei trasporti”(Svimez -rapp.2008)

Nella prospettiva che la Calabria possa sfruttare al meglio la propria posizione di centro del Mediterraneo, occorre affrontare l'atavico isolamento dal resto del Paese e dall'Europa.

La Calabria, infatti, è penalizzata dalla complessa orografia del territorio e dalla posizione decentrata e presenta anche un basso grado di accessibilità rispetto alla media nazionale.

La futura classe dirigente dovrà, pertanto, considerare il trasporto come fattore primario di sviluppo, un comparto in grado di soddisfare le esigenze di mobilità e migliorare l'accessibilità della nostra Regione in un contesto Euro-mediterraneo, trasformando il trasporto da problema a risorsa.

Le azioni da porre in essere devono essere incentrate sui seguenti assi:

- Trasporto Pubblico Locale

Rendere competitivo il trasporto pubblico locale rispetto 21 mezzo privato dovrà costituire l'obiettivo primario per attrarre sempre maggiore utenza, al fine di decongestionare le aree urbane, restituendo il centro storico ai cittadini e migliorando la qualità della vita nel rispetto dell'ambiente.

Il sistema di trasporti, dovrà essere strutturato secondo criteri di intermodalità, valutando ove possibile, uno sviluppo della rete ferroviaria, con il compito di garantire gli spostamenti sulle medie-lunghe distanze con modalità commerciali più elevate. Dovranno invece essere affidati al trasporto pubblico su gomma gli spostamenti sulle medie-brevi distanze, evitando ogni sovrapposizione di servizi.

In tal senso, le principali azioni da perseguire sono :

- L'istituzione di un’Agenzia Regionale per la Mobilità che opererà in stretta sinergia con gli Enti Locali;

- L'aggiornamento del Piano regionale dei trasporti

- Attrezzare le principali stazioni ferroviarie, i nodi stradali strategici e i punti di ingresso/egresso delle più grandi aree urbane come punti di interscambio modale;

- Il rinnovo del materiale rotabile ferroviario e del parco veicolare gommato e l'adozione dei più avanzati sistemi di trasporto intelligente (controllo della flotta - semafori intelligenti - infomobilità);

- L'avvio di una massiccia attività di supporto alla ricerca e alla formazione nel settore dei trasporti, a partire dagli operatori di aziende di trasporto collettivo e merci;

- Realizzare l'integrazione tariffaria fra tutti i servizi di trasporto pubblico su gomma e ferroviari, nell'ambito di una più generale riforma delle tariffe;

Sistema Aeroportuale

Lo sviluppo degli aeroporti dovrà avvenire in maniera sistemica, non concorrenziale ma complementare, secondo le specificità di ciascuno che dovranno essere esaltate per coprire l'intero fabbisogno.

L'aeroporto di Lamezia Terme dovrà assumere sempre più il ruolo di aeroporto internazionale, quello di Reggio Calabria dovrà diventare l'aeroporto regionale (City Airport dell'area metropolitana dello Stretto), il "Sant'Anna" di Crotone dovrà servire a garantire una migliore accessibilità ad un area fortemente penalizzata, al fine di favorirne la vocazione turistica.

Un efficiente sistema aeroportuale integrato potrebbe migliorare la competitività degli scali, sia in termini di costi che di servizi offerti e garantire la necessaria concorrenza fra i vettori anche al fine di ridurne le tariffe.

In particolare si potrebbero ipotizzare le seguenti iniziative:

- la costituzione di una struttura per la gestione di tutti i servizi aereoportuali, al fine di attuare un'unitaria politica tariffaria e di marketing.

- La realizzazione di un sistema integrato di collegamento con gli scali che consenta un'adeguata accessibilità e fruibilità degli stessi da parte dei bacini di utenza. Il ruolo dell'aeroporto di Lamezia Terme dovrà essere potenziato attraverso un collegamento ferroviario che garantisca un servizio efficiente sia in termini di frequenza che di velocità.

Infrastrutture

L'obiettivo di medio-lungo termine è mettere in rete la nostra regione con l'Italia e l'Europa, lungo il corridoio "Berlino - Palermo".

In sinergia con il Governo nazionale dovrà essere perseguito l'obiettivo di:

- estendere la rete Alta Velocità fino all'estremità della Calabria e realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina, progetti che ci consentiranno di essere connessi alla "Metropolitana d'Italia che collega Roma e Milano in tre ore. Le opere devono essere realizzate entrambe, essendo l'una strettamente funzionale all'altra.

Nel contempo si dovrà:

predisporre un programma pluriennale di interventi-infrastrutturale sulla rete stradale e ferroviaria;

garantire la corretta e puntuale esecuzione dei lavori di ammodernamento dell’Autostrada A3;

mettere in sicurezza della SS 106 Jonica attraverso un'azione di monitoraggio costante ed incisiva;

Sistema Portuale

Il porto di Gioia Tauro, al centro del Mediterraneo, deve riaffermare la sua posizione dominante, sfruttando al meglio le sue potenzialità: il porto può diventare per la Calabria, in proporzione, quello che il porto di Rotterdam è per l'Olanda: il motore dell'economia regionale e produrre decine di migliaia di posti di lavoro.

Si deve favorire l'integrazione dell'area portuale, adeguatamente infrastrutturata, con il territorio attraverso le seguenti azioni:

potenziare l'attuale vocazione di porto di transhipment

creare un sistema di trasporti intermodali nella prospettiva della realizzazione dell'alta velocità/alta capacità

istituire un distretto logistico-industriale soprattutto ponendo in essere azioni tendenti a favorire gli insediamenti produttivi delle grandi industrie nella nostra regione.

La Regione dovrà razionalizzare il sistema della portualità commerciale e soprattutto turistica, valorizzando la centralità della regione nel Mediterraneo e connettendo in sistemi gli approdi con il territorio di riferimento. Far diventare la Calabria, una piattaforma logistica non solo per il commercio ma anche per la nautica da diporto, valorizzare la pesca nei comprensori dove essa rappresenta una risorsa vitale.

Ambiente e Territorio

E' opportuno annotare che sono sicuramente condivisibili le cause a cui è ricondotta la scarsa capacità della Regione a "sfruttare" le risorse disponibili nel corso degli ultimi anni e con i vari programmi, per ridurre i divari di sviluppo, cosi individuate:

- carenza nelle capacità amministrative e di governo dell'amministrazione pubblica regionale e sub-regionale, e carenza di competenze tecniche e amministrative;

- scarsa capacità di attivazione progettuale del sistema socio-economico locale che esprime un livello inadeguato sia qualitativo che quantitativo;

- scarsa trasparenza amministrativa e ampiezza dei comportamenti "grigi".

Evidentemente ciò nasce dalla constatazione che sono falliti i precedenti propositi (POR 2000-2006).

E' nostro convincimento, che tali difficoltà siano perduranti e forse anche aggravate, dalla inconsistenza e scarsa incisività dell'azione trasformatrice messa in atto dal Governo regionale uscente, dalle modalità con cui è stata attuata nel gennaio 2006 la legge regionale 3412002, per le modalità con cui è stato messo in atto il principio di sussidiarietà, rinunciando agli obblighi di reale concertazione e controllo e in generale al ruolo guida fondamentale della Regione che la legge stessa preserva.

Si deve inoltre considerare che relativamente al quadro tecnico, amministrativo e legislativo non vi sono stati avanzamenti concreti, mentre è da segnalare il caso eclatante del ritardato avvio della Legge Urbanistica, per giunta con colpevoli azioni di forte mitigazione del potenziale innovativo della stessa per il governo del territorio.

Rivolgendo attenzione alle problematiche ambientali, si deve assumere che la sicurezza e la difesa dal rischio idro-geologico, sismico e da inquinamento è da considerare ancora un punto cruciale, dovendo operare in un territorio con "caratteristiche morfologiche, sismiche e meteorologiche sfavorevoli alla stabilità del suolo e alla sicurezza degli insediamenti". Peraltro 2 da rilevare, che un quadro di maggiore fragilità del territorio è da attribuire a mancate o insufficienti azioni di messa in sicurezza, e soprattutto alla richiamata mancata azione di sostegno della nuova legge per il governo del territorio.

In sinergia con il Governo nazionale dovranno essere perseguiti i seguenti obiettivi:

- aumento della qualità del contesto sistema Regione.

Tra gli obiettivi specifici individuati, si ritiene che debba assumere particolare e coerente rilevanza ogni attività mirata al completamento del processo di conferimento delle funzioni al sistema delle autonomie locali, in attuazione del principio di sussidiarietà, e la costituzione di un sistema di relazioni, che assicuri la capacità di governance complessiva del sistema Regione.

- salvaguardia del territorio e dell'ambiente, aumento della competitività e consapevolezza del sistema territoriale regionale come risorsa. Dall'emergenza alla prevenzione.

Molteplici esperienze portano a ritenere che la coesione territoriale debba costituire un obiettivo prioritario nella nuova programmazione e che le politiche territoriali per lo sviluppo ne devono costituire lo strumento.

La dimensione territoriale riveste particolare importanza sia per le zone urbane che per quelle rurali; la politica di coesione può contribuire in misura considerevole a migliorare le condizioni ambientali, !e interconnessioni e la qualità complessiva delle aree urbane, come di quelle meno densamente popolate o periferiche, specie per quanto riguarda i servizi di interesse economico generale, migliorando l'accessibilità, sostenendo le attività economiche e promuovendo la diversificazione economica in funzione delle loro risorse endogene.

- tutela e sostenibilità del sistema ambientale regionale, rafforzamento della difesa del suolo e della prevenzione di rischi naturali.

Uno degli obiettivi primari della politica regionale di governo del territorio è la tutela e valorizzazione sostenibile del sistema territorio-ambiente-paesaggio, (in coerenza con la Legge Urbanistica della Calabria n. 19/02, con la Convenzione Europea del paesaggio e col "Codice Urbani"). Tale tutela, richiede, il completamento e rafforzamento del quadro di riferimento normativo e regolamentare, in atto alquanto incompleto e sfilacciato, e necessita di una profonda azione di completamento e riordino complessivo, anche al fine di individuare le linee guida delle politiche di sostegno ed intervento nei diversi ambiti. Per ciò che riguarda la difesa del suolo, si rende necessaria una strategia radicalmente rinnovata. Gli interventi per la rimozione delle condizioni di rischio evidenziate nel Piano di Assetto Idrogeologico devono ritenersi un primo passo e trovare urgente attuazione con riferimento alle situazioni di maggiore criticità. E' da considerare, però, che il PAI è strumento importante ma inadeguato a rappresentare le condizioni di pericolosità del territorio.

- potenziamento della disponibilità ed efficientamento dei sistemi di gestione delle risorse necessarie al benessere dei cittadini ed allo sviluppo economico.

La corretta ed efficace gestione della risorsa idrica e delle risorse energetiche costituiscono una componente essenziale del benessere sociale e dello sviluppo. In tale ottica la politica regionale, deve dotarsi di strumenti per la gestione e l'utilizzo sostenibile della risorsa idrica, coniugando quantità e qualità delle disponibilità (di superficie e di profondità, naturali ed artificiali con le necessità per usi civili e dei settori produttivi, al fine di acquisire .il controllo del bilanciamento fonti - impieghi, della risorsa idrica regionale. Lo sviluppo di una politica regionale delle acque e dei bacini fluviali, deve essere orientata a far fronte al rischio idraulico e al dissesto idrogeologico, tenendo conto nel contempo, delle esigenze che derivano dall'utilizzo sostenibile della risorsa idrica. E' raccomandabile a tale fine, un Piano regionale per la Modernizzazione del Territorio.

- valorizzazione delle risorse naturali e dei beni e delle attività culturali;

- aumento sostenibile della competitività delle destinazioni turistiche

La valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio di risorse e valori paesaggistici ancora integri lungo le coste calabresi, assume particolare rilevanza. Essa necessita di un piano articolato di interventi di ricomposizione e riqualificazione e di riordino della fisionomia del sistema costiero nel suo insieme, in grado di comprendere la continuità della naturalità, il recupero degli insediamenti spontanei e non, una compatibilità e coerenza paesaggistica delle opere infrastrutturali esistenti e di progetto.

Tra gli obiettivi specifici assumono particolare rilievo i seguenti:

Attuazione norme regionali in materia di aree protette e parchi;

Miglioramento del livello conoscitivo ambientale;

Rafforzamento della Rete Ecologica Regionale, con particolare riferimento alle funzioni dei corridoi ecologici ed allo stato di conservazione delle specie e degli habitat della rete Natura 2000;

Completamento della fase di predisposizione ed adozione dei piani delle aree protette e dei piani di gestione dei siti Natura 2000;

Accrescimento della consapevolezza e della responsabilità dei cittadini rispetto ai problemi ambientali;

Consolidamento e valorizzazione di poli e reti culturali di eccellenza (con particolare riferimento alla valorizzazione delle culture albanese, grecanica e occitana);

Incremento qualificazione dei servizi innovativi per la fruizione dell'offerta culturale;

Aumento dell'innovazione e della diffusione di nuove tecnologie per la conservazione, la gestione e la conoscenza delle risorse culturali, anche per rafforzare la sicurezza e potenziare i sistemi informativi.

Una sottolineatura, merita inoltre l'attenzione che nei prossimi anni si intende dare, in un ottica di gestione condivisa del territorio, all'insostituibile patrimonio costituito dal settore faunistico-venatorio, vera risorsa della nostra regione.

Famiglia, Welfare e Solidarietà Sociale

Qualunque tesi politica o programma di governo, parte ormai costantemente dal riconoscimento della funzione pubblica assolta dalla famiglia.

Non sempre, però, a quest'affermazione fanno seguito politiche concretamente coerenti.

La famiglia è il luogo in cui si assicura la continuità alla specie, si educano i giovani, si crea il futuro: ad una famiglia debole corrisponde una società debole.

In essa si formano le future generazioni: le protegge fin quando ce n'è bisogno, le segue quando si avviano a vivere in autonomia la propria esperienza di vita, normalmente andando a replicare il modello "famiglia".

La famiglia è il luogo dell'accoglienza e della solidarietà: per gli infanti è asilo, per i giovani è ammortizzatore sociale, in tempo ed in area di disoccupazione; per gli anziani è casa di riposo, rifugio dalla solitudine e sostegno nella malattia e nella sofferenza. Si riapre a chi ha sbagliato contro se stesso, usando droghe o alcool, o contro la società, violando le leggi.

La famiglia educa alla solidarietà, verso il vicino, l'amico, il parente lontano, verso chi capita che abbia bisogno.

La famiglia è fondata su un proprio ordine e quindi educa al sentimento civico ed alla legalità.

Un governo che vuole cambiare la realtà che eredita, non cerca all'esterno spunti di rinnovamento, perché è nell'uomo che sa di potere trovare il "bandolo della matassa", la soluzione vera al problema: la famiglia e la persona che in essa si realizza ne sono lo snodo.

Se la famiglia non c'è, oppure è inadatta, il pubblico deve intervenire per supplire, tanto importante è la sua funzione.

E' per tutti questi e forse tanti altri motivi, che nella politica regionale la famiglia deve trovare quel posto prioritario e centrale, che non ha avuto fino ad oggi: ogni analisi economica, sociale, politica, istituzionale deve partire dalla persona e dalla famiglia.

In tanti anni, la cultura di sinistra (l'arroganza dell'assolutismo, le utopie anarchiche e quelle libertarie) ha tentato di abbattere l'idea di famiglia, con gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti: egoismo, arrivismo, illegalità, indifferenza, qualunquismo.

Sorge, quindi la necessità di avviare una nuova stagione dei valori, di costruire un nuovo ordine sociale, in cui alla famiglia-istituzione sia nuovamente riconosciuta la funzione pubblica di soggetto attivo nell'attuazione delle politiche dirette a promuovere la realizzazione della persona umana ed a perseguire il Bene Comune.

Occorre, mettere la famiglia in condizione di provvedere, anche in tempo di crisi, a soddisfare le esigenze giuste dei suoi singoli componenti, e, quindi, di assicurare loro una vita serena e dignitosa, la possibilità di coltivare le inclinazioni naturali, di vivere in un ambiente salubre.

La Regione è dotata di una sua legge, votata nel 2004 dal Centro-Destra, che ha in sé tutti gli elementi utili per offrire adeguato riconoscimento e sostegno alla famiglia.

Diversamente da quanto fin qui si è fatto, occorre allocare adeguate risorse atte a finanziare gli interventi previsti nella Legge regionale sulla famiglia.

In tale ambito, occorre promuovere quegli interventi che mirano a sostenere la cura dei figli, le relazioni familiari, la crescita delle "competenze" dei genitori; a dare riconoscimento al merito scolastico, attivando politiche di premialità per i capaci e meritevoli; a sviluppare adeguate politiche di attuazione del diritto alla casa.

Risponde a criteri di giustizia sociale dare applicazione alla norma, che prevede il riconoscimento e la tutela del valore sociale del lavoro domestico.

E' necessario, altresì, adottare politiche che rispondano di'esigenza di coniugare impegni di lavoro e lo status di genitore e di coniuge.

Se, da un lato, va adeguato sostegno alla costituzione della famiglia, con particolare riferimento al diritto alla casa, dall'altro iato, vanno incentivate le politiche di prevenzione della crisi della famiglia, e, in caso di sua dissoluzione, vanno apprestati gli strumenti necessari a rilevare e contrastare tutti i bisogni che ne derivano.

Occorre, sostenere le famiglie nell'assistenza ai propri componenti, in situazione di bisogno psico-fisico.

Un sistema fondato sulla solidarietà familiare potrebbe giungere ad eliminare quasi in radice l'esigenza dell'erogazione di servizi socio-assistenziali.

In realtà, la struttura familiare della nostra società riemerge dopo anni di annebbiamento come prospettiva a cui tendere, non come base su cui costruire.

La nostra società ha bisogno di servizi sociali. La stessa famiglia ha bisogno di servizi sociali.

La L.R. sul sistema integrato dei servizi sociali, ha trovato un'applicazione saltuaria e settoriale.

Alla strategia, si è preferita la via più semplice dell'assistenzialismo, e svariati milioni di euro sono andati dispersi in mille rivoli, senza intaccare le deficienze strutturali del sistema.

Infatti, per quanto riguarda i servizi essenziali, i risultati che ha ottenuto il Governo regionale uscente, si commentano da soli:

- dal 2004 al 2008, la percentuale dei bambini che fruisce di servizi per l'infanzia è aumentata dal 2% al 2,6%.

- nel 2004, la percentuale di anziani in assistenza domiciliare integrata (ADI) era del 1,6%; nel 2008 del 2,6%.

Solo ultimamente sono stati avviati tentativi di programmazione, che sembrano, però, difettare degli adeguati riferimenti valoriali e prospettici: una cosa è contrastare il bisogno, altra è contrastare le cause che lo generano; una cosa è puntare sulle strutture, altra è sollecitare la società ad autogenerare un sistema di solidarietà diffuso.

Deve essere questo il filo conduttore di quell'intesa tra pubblico e privato che sola può portare la Calabria fuori dalle secche di un sistema inadeguato, consentire ai suoi cittadini di vivere la propria vita sociale da protagonisti, con l'obiettivo di prevenire e ridurre le condizioni di bisogno dei cittadini, delle famiglie e delle fasce deboli della popolazione.

In questo quadro è necessario promuovere l'attività delle cooperative sociali, riguardo alle quali la legislazione regionale si è limitata a prevedere l'albo a cui iscriversi o poco più, potenziare lo strumento offerto dalle imprese sociali, incentivare l'attività delle associazioni, dare il giusto riconoscimento alle iniziative di reciproco sostegno, di incentivazione alla socializzazione ed all'aggregazione, particolarmente riferite ai bambini, ai fanciulli ed ai giovani, attraverso gli strumenti oggi offerti dalla legislazione regionale, come la legge sugli oratori parrocchiali.

In tempi di crisi di sistemi valoriali e di punti di riferimento, che diventano ancora più importanti nella prospettiva di una società multietnica, destinata, quindi, ad essere teatro di "confronto tra civiltà": le generazioni che verranno dovranno pur sapere a quali principi è ispirata la civiltà a cui appartengono, per potere arricchire con essi il futuro dell'umanità.

Ogni prospettiva parte da un'attenta analisi dei bisogni del territorio, che va legata a quella che dovrà essere effettuata riguardo ai servizi sanitari, in reciproco e fruttuoso interscambio, anche a fini finanziari.

I servizi sociali sono anch'essi strumento delle politiche di concreto contrasto ad ogni forma di discriminazione o subalternità: ogni persona è ricchezza per la società in cui vive.

Non c'è politica solidale che possa prescindere da quest'idea. E' per questo, che ogni violenza subita da una persona è offesa al valore che rappresenta, e per questo va prevenuta, impedita, contrastata, recisa, eliminata.

Ed ancora, applicare questo principio significa tessere una rete "personalizzata" di servizi a sostegno non solo di chi accusa il bisogno, ma anche di chi è chiamato, innanzi tutto per vincolo parentale a condividere tale stato: è così che si crea una società solidale fondata sulla famiglia.

Ciò dà il quadro all'interno del quale ci si intende muovere, al di là della elencazione dei singoli interventi: asili nido, centri antiviolenza, sussidi vari, assistenza domiciliare, consultori, sistemi di protezione sociale, politiche per la casa, ... tutto! Tutto ciò che serve all'uomo, e a dare attuazione al suo diritto innato a vivere serenamente e dignitosamente.

La diversità, il cambiamento, sta nell'angolo visuale, nel punto da cui si parte: il nostro è la Persona.

In linea generale, lo stato in cui versano i servizi sociali in Calabria, induce a ritenere che occorre creare un nuovo assetto funzionale, verificando l'efficacia della distribuzione delle competenze e delle funzioni tra Regione ed enti territoriali, puntando ad una progressiva sburocratizzazione del sistema, e ad un coinvolgimento sempre maggiore, nei processi di erogazione dei servizi, delle famiglie e delle associazioni.

La Calabria Regione Multietnica

La Calabria è regione di tradizione multietnica. In ampie e importanti porzioni del suo territorio sono da secoli insediati tre grandi ceppi etnici, che hanno mantenuto nel tempo proprie tradizioni, costumi, lingua, usi, pur essendosi perfettamente integrate nel contesto sociale, culturale ed economico.

Esse costituiscono specificità e ricchezza per la Calabria. Vanno rispettate e tutelate adeguatamente, incentivando le azioni già previste dalla legislazione in materia, alla quale occorre ancora oggi dare piena attuazione.

I rapporti con le comunità degli emigranti

Pur essendosi dotata, la Regione, di una Legge sugli emigrati, essa ha trovato parziale, sporadica e rara applicazione.

Nel quadro dei rapporti che la Regione può intrattenere con le altre regioni e con gli Stati esteri, non vi è dubbio che le Comunità degli emigrati debbano costituire principali interlocutrici.

Esse sono gli ambasciatori della nostra cultura, della nostra tradizione, delle nostre specificità, ed è ad esse, quindi, che è necessario riferirsi prioritariamente, per lo scambio di conoscenze, saperi, opportunità economiche, sociali e culturali.

Quando si parla di arricchimento delle giovani generazioni con esperienze vissute all'estero, o di promozione del territorio, delle ricchezze naturali, di turismo, del "made in Calabria", non si può prescindere dall'esistenza di queste realtà disseminate su tutto il pianeta e che costituiscono punto di forza di una strategia tesa a diffondere la "calabresità".

Come ricchezza è, sicuramente il contributo sociale, economico e culturale che deriva dal ritorno, dal rientro nella Comunità di origine.

Tutto ciò spinge a prestare attenzione, diversamente da quanto è realmente avvenuto nel recente passato, verso quest'ambito, dalle potenzialità ancora oggi inespresse.

L'immigrazione

La tradizione della Calabria è, quindi, di una terra che accoglie, anche perché sa quanto ha patito per essere accolta là dove sono andati gli innumerevoli suoi figli che hanno dovuto emigrare per trovare la speranza ed il futuro.

Non è, e non può essere, quindi, una terra di razzismo, come si è pure detto in occasione dei recenti fatti di Rosarno.

Questi, però, costituiscono apice di un problema, quello dell'accoglienza e dell'integrazione degli immigrati.

Nei limiti delle proprie competenze, la Regione deve adottare politiche idonee che assicurino loro, intra o extracomunitari che siano, condizioni di vita e di soggiorno dignitose, e, sussistendone le condizioni (la cui determinazione rientra nella competenza esclusiva della legislazione nazionale), l'integrazione nel tessuto sociale ed economico calabrese.

Peraltro, tale principio è consacrato nella modifica allo Statuto approvata con la L.R. n. 1/2010: art. 2, lettera h "il pieno rispetto dei diritti naturali ed inviolabili della persona, promuovendo I'effettivo riconoscimento dei diritti sociali ed economici per gli immigrati, i profughi, i rifugiati e gli apolidi, al fine di assicurare il loro pieno inserimento nella comunità regionale".

La recente iniziativa normativa adottata dal Consiglio Regionale, la legge n. 18/2009 intitolata "Accoglienza dei richiedenti asilo, dei rifugiati e sviluppo sociale, economico e culturale delle Comunità locali", è sicuramente importante, ma assolutamente settoriale.

Infatti non si occupa dell'intero fenomeno dell'immigrazione, ma solo di una parte di esso: dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei titolari di protezione sussidiaria o umanitaria.

Invece, le regole sulla materia vanno indirizzate verso tutti coloro i quali si trasferiscono nel nostro Paese da altra Nazione, quindi anche gli intracomunitari, che, spesso, hanno uguale necessità di accoglienza e inclusione.

In secondo luogo, la Regione non può tacere sulle condizioni di vita di chi vive sul suo territorio, e non può non adoperarsi affinché qualunque persona umana sia promossa di per sé: la distribuzione di cui all’articolo 117 Cost. non può giustificare quel disimpegno e quel disinteresse che si è registrato fino ad oggi, e che quel che è successo a Rosarno ha messo in chiara luce.

Nelle pieghe dell'interpretazione della norma, dovranno focalizzarsi quelle competenze della Regione che nel coordinamento con quella statale, serviranno ad affrontare la questione nei giusti termini di civiltà e di responsabilità, con un impegno del servizio socio assistenziale, delle Comunità e delle Istituzioni locali, che tenda a garantire condizioni di vita dignitose uguali a quelle (e senza sacrificio di quelle) della popolazione residente.

E' evidente che il problema ha dimensioni nazionali ed anche transnazionali. Occorre, quindi, avviare un ampio confronto con il Governo Nazionale, ma ancora di più con la Comunità Europea, in cui si tenga conto del prezzo pesante che il territorio calabrese paga per il fatto di essere terra di frontiera.

Istruzione, formazione e politiche giovanili

Istruzione e formazione

Sono oltre 315.000 i giovani che in Calabria frequentano la scuola, variamente distribuiti fra quella per l'infanzia e la secondaria di secondo grado.

E sono poco meno di 60.000 gli studenti che frequentano le Università calabresi, nelle quali, negli ultimi anni, si registra un significativo incremento delle immatricolazioni.

Numerosi sono però i problemi che affliggono questo settore che, naturalmente, è cruciale e determinante per il futuro della nostra regione.

Quando si parla di istruzione in Calabria, è necessario far rilevare come, nel panorama scolastico regionale, alle votazioni mediamente più alte ottenute dagli studenti calabresi, corrispondano livelli di competenza mediamente più bassi rispetto agli studenti delle regioni del Centro e del Nord.

In poche parole, gli studenti calabresi vedono attribuirsi conoscenze e competenze superiori rispetto a quelle reali.

Relativamente alla dispersione scolastica, se da un lato va registrata una costante crescita dei tassi di scolarità per l'istruzione secondaria in Calabria, che si riflette nel ridimensionamento del fenomeno, esso rimane ancora molto significativo soprattutto nella scuola secondaria di II grado, con conseguente accrescimento dei rischi di marginalità sociale dei giovani.

Per quanto attiene l'Università, va registrata, in Calabria, una propensione dei giovani ad iscriversi decisamente superiore alla media dell'area meridionale, ed anche rispetto alla media delle regioni del Centro-Nord.

Però, molti sono i disagi che devono essere superati e che si manifestano soprattutto con elevate percentuali di abbandono e di studenti fuori corso, estenuanti tempi per la prima occupazione e scarse possibilità di collegamento; con il mondo del lavoro, ecc.

Analoghe problematiche affliggono il settore della formazione professionale, spesso inefficace, ripetitiva e scollegata dalle esigenze del mondo del lavoro.

Dal punto di vista occupazionale, va inoltre aggiunto che l'analisi sull'occupazione dei diplomati e dei laureati, pone la filiera formativa calabrese in una condizione decisamente svantaggiata rispetto ai dati medi nazionali.

L'educazione è una necessità per la crescita della collettività e dell'individuo. Si deve dare una grande priorità al deciso potenziamento ed al supporto di un sistema di istruzione e formazione che sappia realmente valorizzare le persone e faccia levarsi i talenti, che premi il valore e incentivi i giovani studenti a maturare consapevolmente ed a conoscere sempre più, dalle elementari alla laurea, dall'apprendistato all'alta specializzazione universitaria.

La Regione Calabria sarà chiamata nel prossimo quinquennio ad intervenire con sensibilità, ma con grande efficacia, su tutte le maglie della rete dell'istruzione e della formazione.

In piena coerenza con l'esigenza del raggiungimento degli obiettivi fissati dalla rinnovata Strategia di Lisbona, nell'ambito degli Orientamenti Strategici Comunitari per la Politica di Coesione (OSC), facendo proprie le raccomandazioni del Patto Europeo per la Gioventù e tutte le altre indicazioni emerse a livello nazionale e comunitario, si prevedono azioni realmente efficaci di supporto, finalizzate soprattutto verso:

- una migliore e mirata qualificazione degli insegnanti di ogni ordine e grado;

- il recupero ed il potenziamento delle strutture formative, anche attraverso le dotazioni informatiche, i laboratori e le strutture sportive;

- un migliore apprendimento delle materie di base e delle lingue straniere, generalizzato agli studenti delle scuole e delle università;

- efficaci percorsi di formazione professionalizzante, ben correlati all'autoimprenditorialità ed alle necessità del mondo del lavoro;

- nuovi spazi partecipativi all'associazionismo giovanile ed al volontariato, anche in ambito europeo e mediterraneo;

- programmi ed attività di alta formazione, di livello internazionale;

- l'individuazione di nuove forme di sostegno soprattutto in relazione a quei progetti formativi che riguardano settori emergenti o che richiedono professionalità

- nuove azioni efficaci di collegamento fra la scuola, la formazione, l'università ed il mondo del lavoro;

- la valorizzazione delle eccellenze e delle applicazioni imprenditoriali frutto di attività di ricerca universitaria.

Politiche Giovanili

I giovani calabresi sono portatori di un proprio patrimonio d'idee, di creatività, di valori e, soprattutto, sono consapevoli di voler ricoprire una funzione fondamentale nella costruzione del loro futuro e nello sviluppo del loro territorio.

Nel corso degli anni, le politiche regionali sono state orientate ad interventi estemporanei e non strutturali, senza alcuna strategia di coinvolgimento e di ascolto dei giovani calabresi.

E' tangibile, la poca attenzione che nella Regione Calabria, si manifesta verso le domande, le aspettative, le speranze, i valori ed i comportamenti dei giovani.

Inoltre, le oggettive situazioni esistenti comportano un insieme di fattori che ostacolano o frenano la formazione e l'acquisizione di una condizione di complessiva indipendenza e di piena cittadinanza espressa dai giovani calabresi.

I più significativi documenti elaborati a livello europeo in, materia di politiche giovanili (Libro Bianco, Dichiarazione di Laeken, etc.) suggeriscono di rafforzare le strutture non solo materiali, che consentono ai giovani di partecipare in senso attivo alla costruzione della società futura.

I detti documenti europei invitano espressamente gli enti territoriali, il cui impatto decisionale è più immediato e diretto nei confronti dei cittadini, si favorire la creazione di opportunità che consentano ai giovani di partecipare attivamente alla vita pubblica, in modo da integrarsi effettivamente e pienamente nel contesto sociale e territoriale.

Le tradizionali forme di coinvolgimento ad oggi attuate, risultano invece, inefficaci ed inadeguate per il perseguimento dello sviluppo sociale, culturale ed economico dei giovani della Calabria.

I giovani, devono poter crescere all'interno di un progetto, nel quale esercitino un ruolo attivo e propositivo, stimolando la nascita di un nuovo clima e sollecitando la classe dirigente politica nelle proprie azioni di indirizzo.

Ed allo stesso tempo, occorre anche, una dimensione "politica" più innovativa, rivolta ad individuare opportunità che garantiscano la crescita del capitale intellettuale costituito dai giovani.

Occorre un nuovo "Patto con i giovani”, partendo dalla L.R. n. 2/2000, ancora valida nel suo complesso, ma che va adeguata ai tempi ed alle esigenze giovanili dell'ultimo decennio, è possibile realizzare un "nuovo progetto”, che sia in grado di fornire adeguati supporti affinché le potenzialità insite nei giovani calabresi, si traducano in un fattore di effettiva crescita e dì sviluppo per l'intero territorio regionale, permettendo, tra l'altro, ai giovani di maturare esperienze e conseguentemente di sviluppare tutte quelle competenze necessarie per essere parte integrante del processo decisionale.

L'azione di governo regionale a favore dei giovani calabresi, pertanto, sarà orientata su tre macro-interventi:

1. Supporto alla conoscenza, alla comunicazione ed alle informazioni;

2. Realizzazione di "spazi di creazione";

3. Coinvolgimento nei processi decisionali delle politiche pubbliche.

1. Supporto alla conoscenza, alla comunicazione ed alle informazioni

Si sostanzia nella necessità di strutturare un sistema organico di comunicazione ed informazione verso i giovani e dai giovani. In particolare, s'intende sfruttare appieno le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, per fornire servizi qualificati, e non solo informazioni, opuscoli e notizie, ed allo stesso tempo per ricevere dal mondo giovanile le richieste e le istanze.

Questo intervento sarà caratterizzato anche da un portale Internet (innovativo ed interattivo) dedicato ai giovani calabresi, che permetterà di creare le condizioni per favorire la comunicazione "two-way", intesa come fonte di accrescimento culturale ed umano, che genera scambio di conoscenze attraverso il contatto e la cooperazione.

È necessario, di conseguenza, garantire che il nuovo sistema sia diffuso e diffondibile su tutto il territorio regionale, ipotizzando che alcuni servizi possano anche essere gestiti dai giovani ed immaginando anche la possibilità di concessione di spazi dedicati.

2. Spazi di creazione

Incentivare gli Enti Locali e le istituzioni scolastiche, attraverso l'utilizzo dei fondi POR (2007-2013) per la creazione di una rete di spazi fisici attrezzati e/o la disponibilità all'utilizzo delle aule in orario extra-scolastico, che possano essere dedicate alla creatività, allo scambio, alle contaminazioni culturali, all'apprendimento e destinati a:

- privilegiare sia l'applicazione alle arti e tutte le relative forme di espressività;

- l’approfondimento dei molteplici approcci alla conoscenza;

- l'utilizzo delle nuove tecnologie.

Questo intervento, si prefigura l'obiettivo di evitare il confinamento delle giovani energie intellettuali calabresi all'interno delle mura dei quartieri o dei gruppi, nel tentativo di catturare adeguate forme di stimolo all'inventiva ed alla cooperazione. Ecco perché appare indispensabile, creare o riconvertire degli spazi fisici per acquisire e/o trasferire i contenuti e le idee.

3. Coinvolgimento nei processi decisionali delle politiche pubbliche

Occorre fornire concreta attuazione alla "Consulta regionale per le politiche giovanili" (già prevista dall'art. 3 della citata L.R. n. 2/2000), rivedendone le modalità di composizione e di concreto funzionamento, applicando nel coinvolgimento dei giovani una concezione "bottom-up" (dal basso verso l'alto), ovvero sollecitando una partecipazione attiva degli alunni già dalle scuole superiori, oltre che gran parte delle associazioni giovanili calabresi.

Le proposte decise in seno alla "Consulta per le politiche giovanili", potrebbero essere sottoposte all'esame di una apposita Commissione del Consiglio Regionale per un'eventuale loro approvazione, così come i programmi proposti, dovranno avere finalmente;. la relativa copertura finanziaria anche attraverso fondi previsti da apposito capitolo di spesa del Bilancio regionale, oppure individuando ulteriori e disponibili fondi nazionali e comunitari.

Turismo, arte e cultura

Turismo

La Calabria presenta un insieme "mari-monti" unico in Italia, su cui sarebbe possibile innestare flussi turistici per tutto il corso dell'anno. Aspromonte, Sila e Pollino da una parte, mar Jonio e mar Tirreno dall'altra, e inoltre centri termali, reperti archeologici della Magna Grecia (Sibari, Crotone, Reggio), costituiscono richiami ambientali e storici di notevole suggestione e ricchezza.

Il turismo ed in particolare quello di qualità rappresenta uno dei settori strategici per la Calabria. Per questi motivi, esso va inserito al centro. delle politiche di sviluppo della regione anche attraverso il sostegno di tutte le azioni pubbliche e private capaci, anche in questo campo, di investire su identità ed innovazione.

Occorre avere finalmente, la consapevolezza che il turismo, rappresenta una concreta ed immediata risorsa economica per la Calabria, che permette a breve termine, di realizzare un modello di sviluppo socio-economico per l'intero territorio regionale.

In tale ambito, le azioni di governo regionale, dovranno essere rivolte a mettere in rete gli operatori del settore, al fine di comprendere le loro necessità, sia in termini di marketing che ai fini della ricerca di professionalità adeguate al mercato. Occorre incentivare, quindi, i soggetti e le imprese private, a nuove forme di collaborazione in grado di fare sistema.

Tali iniziative andranno opportunamente incoraggiate, perché consentono di ascoltare le esigenze effettive per la promozione de! turismo e di definire con chiarezza la vocazione turistica dei diversi territori.

In quest'ottica, il sostegno della Regione andrà indirizzato ai singoli, ma anche alle strutture associate tra privati (consorzi, associazioni di promozione, strutture comuni per l'erogazione di servizi a favore dei turisti, ecc.).

Sul piano del sostegno ai privati, sembra opportuno indirizzare le politiche pubbliche regionali ad un incremento dei "posti letto" ed in particolare in quei territori, in cui è ormai da tempo accertato, che occorre colmare un gap anche ventennale.

E' altresì, necessario, stimolare l'erogazione di servizi innovativi a favore dei turisti, come detto anche in forma aggregata tra imprese, ad esempio tour organizzati, prenotazioni online, grandi eventi, cura della persona (wellness).

Occorre essere consapevoli, infatti, che le aziende turistiche, trovano redditività, solo se riescono ad allungare significativamente la stagione e il tasso di occupazione delle camere, perché stagioni troppo brevi, concentrate solo nei mesi di luglio ed agosto, rendono difficile la sopravvivenza di tali aziende.

Infine, il turismo si deve integrare all'agricoltura e alla cultura, e deve disporre delle necessarie infrastrutture per conquistare vantaggio competitivo rispetto alle altre offerte di sistemi concorrenti: Grecia, Spagna, ma anche molte regioni italiane, ed in particolare la Puglia, che negli ultimi ami ha eroso importanti quote di mercato della Calabria a causa dei timori collegati alla irraggiungibilità delle località turistiche per i lavori di rifacimento della A3 Salerno-Reggio Calabria.

Arte e cultura

La Calabria, posta al centro del Mare Mediterraneo, che è stato la fucina della più antica delle culture europee, è una regione particolarmente ricca di beni culturali, perché presenta le testimonianze di oltre tremila anni di frequentazione umana: a partire dalle strutture megalitiche di Nardodipace, fino alle centinaia di aree archeologiche preistoriche, magnogreche, romane, medievali presenti su tutto il suo territorio.

Senza dimenticare gli edifici sacri e le strutture residenziali che, nei secoli, hanno impreziosito città e borghi.

Dalla premessa ne discende che un programma di Governo della Regione riguardante il tema dei beni e delle attività culturali deve articolarsi su molteplici piani operativi.

Innanzi tutto, un'azione di recupero e di conservazione del "bene culturale"; il che significa particolare attenzione alla voce "archivi, biblioteche e musei". Che per la Regione Calabria non può ridursi alla presa d'atto della presenza sul territorio degli archivi e dei musei attualmente esistenti, che sono nella massima parte di origine e gestione statale, o delle biblioteche predisposte da singoli Comuni. Alla voce "biblioteche" vanno aggiunte quelle strutture che sono presenti presso enti pubblici vari, ma soprattutto quelle private, che, molte volte, assumono valori e pregi molto alti.

In questo specifico contesto, va tenuto presente che, spesso, i nostri beni si presentano in condizioni di conservazione piuttosto, o molto, precarie. E poiché, esigenza primaria di un Governo attento al settore, è quella che niente vada perduto, più ancora di quanto già non sia accaduto in passato, a tale scopo si ritiene indispensabile la costituzione di Centri Specializzati per le differenti forme di restauro.

L'azione successiva deve essere quella della valorizzazione del bene culturale.

E s'intende farlo in maniera diversa da come si è operato fin qui, puntando su alcuni temi specifici, da dotare di adeguate disponibilità finanziarie, e chiamando al coinvolgimento tutti quei soggetti operatori del settore che, dando garanzia di consapevolezza, di serietà e di continuità, possano positivamente concorrere al raggiungimento delle prefissate finalità.

In particolare, si ritiene necessario e si assume come parte integrante del programma:

la promozione della conoscenza dei beni culturali calabresi, sia per coloro che sono presenti all'interno del territorio regionale e sia per quanti provengano dall'esterno; quindi: organizzazione di mostre di ampio respiro, tenuta di convegni su argomenti che richiamino l'attenzione generale sulla specificità e unicità di quei beni;

l’incentivazione della movimentazione dell'utenza: il Calabrese conosce molto poco la sua Terra, e bisogna indurlo a colmare questa incredibile lacuna! Un modo particolare di rispondere a tale esigenza, attraverso cui si ritiene che si potranno ottenere risultati interessanti, e sul quale si è fermata la nostra attenzione, passa attraverso il recupero delle cosiddette “ferrovie dimenticate”, cioè di quei tratti di ferrovia a scartamento ridotto che, penetrando profondamente nelle aree meno accessibili del territorio, ne consentirà la frequentazione e la valorizzazione;

grandissima importanza si attribuisce all'utilizzazione articolata delle opportunità finanziarie che possono essere offerte dalla Comunità internazionale.

Ciò significa puntare decisamente al coinvolgimento delle realtà culturali calabresi in progetti nazionali, europei, mondiali.

E quindi:

promozione della ricerca scientifica e documentale, specialmente attraverso l'istituzione di borse di studio e master anche pluriennali;

agevolazione della produzione di materiale documentario, anche promuovendo una editoria minore specialistica,

messa a regime della catalogazione generale dei beni culturali calabresi;

costituzione della Sovrintendenza ai Beni Librari, competenza affidata alle Regioni e non attuata dalla precedente gestione. Il che significa, innanzitutto, messa in rete delle presenze librarie esistenti in tutte le biblioteche della regione;

esigenza fondamentale, se si vuole veramente realizzare un circuito virtuoso di conoscenza, che comprenda anche studiosi e ricercatori nazionali e internazionali;

concetto che, allargato all'intera tematica, porta alla realizzazione di specifici strumenti di appoggio mediatico per la diffusione della conoscenza della realtà culturale calabrese;

tutto questo con l'imprescindibile coinvolgimento dell'Associazionismo e del Volontariato Culturale calabrese.

La Calabria è anche una regione particolarmente ricca di Arte, dagli affreschi medievali alle pitture e alle sculture dei contemporanei.

Parte importantissima di tale settore sono le testimonianze artistiche conservate nelle innumerevoli chiese e nei palazzi signorili distribuiti su tutto il territorio regionale, che vanno monitorate e fatte oggetto di progetti specifici di recupero e conservazione.

Una particolare, nuova attenzione andrà rivolta ai filoni artistici ed architettonici che nel corso dei secoli hanno attraversato ed impreziosito la nostra regione, ma che sono, per la grandissima parte, affatto noti, pur rappresentando momenti importanti nella Storia dell'Arte italiana. Progetti specifici andranno predisposti, per consentire alla Calabria di occupare con assoluta dignità il posto che i suoi artisti le hanno meritato.

Così cose, la Calabria, è ricca di tradizioni.

Il che comporta l'impegno per:

la valorizzazione di queste tradizioni, quali si presentano attraverso espressioni sacre e profane;

la conservazione genuina dei nostri costumi e delle nostre più autentiche usanze, che vuol dire promozione della qualificazione artistica dei Gruppi Folkloristici;

una particolare cura della tradizione musicale, da quella autenticamente popolare a quella raffinata dei nostri grandi compositori, grazie anche all'importante ruolo che in materia svolgono i Conservatori Musicali calabresi;

la promozione dell'artigianato artistico, che da sempre è un vanto della nostra regione, e che può offrire eccezionali sbocchi occupazionali e commerciali;

la creazione di specifici, appositi, curati circuiti di Turismo Culturale legato a queste tradizioni, che consenta la migliore conoscenza della vera Calabria;

la promozione della produzione d'Arte, con attenzione particolare all'attività degli Istituti Artistici e delle Accademie di Belle Arti esistenti nella Regione, da considerare momento e occasione propositiva per i tanti giovani che li frequentano;

la valorizzazione delle tradizioni enogastronomiche locali, intese come testimonianza della capacità di un Popolo di restare legato a tutto quello che fa parte della sua Storia, ma anche come porta per una micro-imprenditorialità diffusa che contribuisca alla creazione di nuove, importanti occasioni di lavoro.

In una logica fondamentale di coinvolgimento generale di tutte le forze endogene esistenti nella Regione, trova specifica collocazione ed attenzione, infine, nel contesto di quanto precede, il sostegno attento ed articolato delle Pro Loco, che vanno viste quale interpreti sicure di questo settore della promozione dei beni culturali calabresi.

Governance e società dell’informazione

Governance

Il piano di rientro sanitario per recuperare ingenti deficit e la bassa percentuale di attivazione del livello di spesa dei fondi comunitari (è previsto l'automatico disimpegno delle risorse al 31.12.2010), impongono una attenta opera di razionalizzazione della spesa regionale.

Per ridurre e riqualificare la spesa regionale bisogna adottare politiche di bilancio che perseguono obiettivi specifici quali:

la stabilizzazione in termini reali della spesa di funzionamento e del personale;

a la stabilizzazione dell'indebitamento;

l'equilibrio della spesa sanitaria;

l'allocazione selettiva delle risorse disponibili;

a il recupero di risorse mediante la valorizzazione degli asset (beni patrimoniali e immobili) non pienamente utilizzati.

la verifica degli swap che la Regione ha stipulato, relativamente alla convenienza economica ed alla sostenibilità.

Sul fronte delle entrate, nonostante il contesto di finanza locale fortemente spinto sul versante del riconoscimento di una maggiore autonomia impositiva, si assicurerà l'invarianza della pressione tributaria al fine di non appesantire la già difficile condizione di vita dei nuclei familiari a reddito medio-basso.

Gli obiettivi principali della politica fiscale regionale sono pertanto i seguenti:

semplificazione della legislazione fiscale regionale;

utilizzo della manovra fiscale come strumento di sviluppo per imprese e lavoro;

adozione di misure di sostegno per le famiglie titolari di reddito medio-bassi;

assistenza e sostegno ai contribuenti calabresi attraverso la valorizzazione del ruolo del Garante;

potenziamento dell'informazione sulle entrate tributarie regionali, nonché sul loro utilizzo.

Il cambiamento della Regione Calabria non potrà che partire dalla riforma della macchina amministrativa, e dei sistemi decisionali, degli uffici e delle numerose aziende in cui si svolge il governo regionale.

L'organizzazione della regione è caratterizzata da molteplici livelli decisionali che andranno adeguatamente ponderati rivedendo in forma organica la mission dei dipartimenti e la utilità funzionale delle unità organizzative di primo e di secondo livello, promuovendo accorpamenti e razionalizzazioni per lo snellimento e semplificazione delle procedure e sulla base degli effettivi carichi di lavoro.

Occorre che si affermi il principio di porre il cittadino-utente-contribuente al centro dell'attenzione dell'intervento pubblico, abbandonando la logica del potere fine a sé stesso, che sovente privilegia pochi, invece della moltitudine.

Il programma di governo prevede, pertanto, il recepimento della riforma Brunetta riformando l'attuale sistema dei controlli interni unitamente all'introducendo una nuova metodologia di valutazione della dirigenza che prevede, tra l'altro, gli strumenti di incentivazione per premiare in maniera selettiva il merito e le professionalità dirigenziali ed a favore dei percorsi virtuosi adottati dalle aziende e dai singoli uffici.

Le scelte organizzative dovranno, inoltre, portare a dare autonomia alle agenzie e agli enti strumentali regionali, in un quadro che miri alla loro semplificazione e integrazione, per renderli responsabili di specifici obiettivi anche a supporto delle autonomie locali. Le agenzie devono operare in aderenza al principio di sussidiarietà, ovvero per migliorare servizi o gestioni completamente defìcitarie sia sul piano dei risultati economici sia sul piano dei risultati sociali.

La Regione ha un patrimonio di società partecipate che deve essere razionalizzato, al fine di verificare quelle che effettivamente esercitano funzione strumentali efficaci, soprattutto all'affiancamento nella gestione dei fondi comunitari. Gli amministratori devono predisporre un piano industriale che consenta di rifocalizzarne il ruolo, le strategie, le dinamiche economiche ed i fabbisogni di personale, dimostrando la loro utilità per i cittadini e la sostenibilità economico-finanziaria.

La Regione, inoltre, dovrà promuovere la costituzione di un sistema a rete che assicuri vicinanza al cittadino e celerità di intervento.

In tal direzione, occorre che siano decentrate molte attività ed i conseguenti interventi a favore delle Provincie, delle Città e dei piccoli Comuni, i quali possono assicurare maggiore efficacia nella realizzazione. In aderenza al principio di sussidiarietà, il mancato agire da parte di questi ultimi deve determinare l'attivazione dei poteri sostitutivi.

L'importanza di tali logiche è facilmente percepibile soprattutto in materia di protezione dai rischi ambientali ed idro-geologici: è evidente, infatti, che alcuni interventi da parte degli enti locali interessati possono preservare da situazioni- di rischio che, se non risolte tempestivamente, costituiscono serie minacce per l'intera collettività.

Il decentramento ai Comuni e la semplificazione della gestione operativa, finanziaria e amministrativa dei progetti, dovranno essere accompagnati da istanze di controllo e valutazione volte ad assicurare che gli interventi finanziati perseguano effettivamente gli obiettivi strategici prefissati, massimizzando il valore aggiunto e l'impatto di sviluppo.

Società' dell'informazione

La Regione Calabria, in linea con gli orientamenti della Unione Europea e di quelli nazionali, deve favorire e promuovere processi/azioni di innovazione ed una Società dell'Informazione coerente e accessibile a tutti. La consapevolezza nel territorio, circa l'importanza dell'innovazione, divenuta ormai un elemento chiave nello sviluppo economico, ha evidenziato anche l'importanza di una dimensione regionale della politica d'innovazione.

E' improcrastinabile, per la Regione Calabria, la definizione di "policies regionali'' per l'e-government e la Società dell'Informazione, che rappresentino una visione d'insieme e di linee strategiche, rivolte a realizzare in modo concreto, una condizione abilitante per l'intero sviluppo socio-economico della stessa Regione.

La mancata e reiterata capacità di una "vision" e di una programmazione generale, da parte della Regione Calabria, si è trasformata - più semplicemente - in una formale trasposizione degli obiettivi già previsti dai propri Piani Operativi Regionali (2000-2006 e successivi) nelle misure dedicate allo sviluppo della Società dell'Informazione.

In particolare, i nuovi ed importanti obiettivi delle "Politiche Regionali", dovrebbero corrispondere a quelli che il Governo nazionale, in diverse fasi, si è prefissato come ambiti d'intervento prioritari su cui indirizzare gli investimenti:

1. Infrastrutture per la banda larga - uno tra gli obiettivi prioritari a livello nazionale e comunitario, in quanto pre-condizione necessaria rispetto ad altri interventi.

2. Semplificazione ed efficienza interna della PA - ovvero quelle azioni per la predisposizione dei Servizi infrastrutturali per la Pubblica Amministrazione e di creazione del Sistema Regionale di Connettività, insieme ad interventi correlati (creazione di centri tecnici per i piccoli comuni, interventi a favore di interoperabilità, cooperazione applicativa, sicurezza, ecc.), sia di semplificazione ed efficienza interna della pubblica amministrazione nella sua dimensione più applicativa (riorganizzazione e processi di innovazione del back-office).

3. Servizi in rete - servizi innovativi verso cittadini e imprese, dallo sviluppo del front-office multicanale, ai servizi sanitari, sistemi informativi per la gestione territoriale, monitoraggio ambientale, gestione mobilità/trasporti e relativi strumenti ecc., servizi per la competitività e l'innovazione delle imprese e i servizi per il lavoro (sia diretti ai cittadini che alle imprese).

4. Inclusione- e partecipazione - autenticazione e accesso sicuro ai servizi digitali (quali ad esempio la diffusione della Carta Regionale dei Servizi), di estensione e facilitazione dell'accesso ai servizi per i cittadini, di alfabetizzazione e formazione/risorse umane, di partecipazione attiva alle politiche pubbliche regionali.

Il Piano Regionale per lo sviluppo dell'Innovazione e della Società dell'Informazione, deve essere fondato sulla concezione "sistemi alla innovazione”, riconoscendo quindi un approccio strutturale.

Inoltre, considerato che "la tecnologia è di per sé inutile se non risponde od esigenze precise e ben identificate", la condizione indispensabile al successo della strategia regionale è il coinvolgimento della domanda nel processo decisionale (Enti Locali, PMI, organismi d'istruzione e di formazione, servizi commerciali, associazioni di cittadini).

Il "nuovo" approccio strategico della Regione Calabria, nelle politiche per la Società dell'Informazione, dovrà essere caratterizzato nelle indicazioni di priorità programmatiche ed interventi attuativi finalizzati a:

- ridurre il "divario digitale" (cd. "digital divide") nel territorio regionale, ovvero per la diffusione dell'accesso alla banda larga - intesa come "come servizio universale" - da parte della popolazione e delle imprese;

- migliorare le infrastrutture informatiche e telematiche della Regione, al fine di rafforzare la cooperazione tra i servizi pubblici regionali e locali e tra i servizi nazionali e regionali ("interoperabilità tra le P.A”);

- digitalizzare e razionalizzare la struttura organizzativa regionale, nella prospettiva dell'e-government, anche al fine di valorizzare e motivare i dipendenti pubblici;

- usare Internet in modo intensivo, per migliorare la trasparenza e l'efficacia della Pubblica Amministrazione, in un'ottica di riduzione della spesa, oltre che per il coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale;

- puntare sullo sviluppo e sull'emersione delle capacità innovative delle piccole e medie imprese, nell'adozione delle nuove tecnologie;

- rafforzare e valorizzare i punti di forza esistenti delle imprese locali nel settore ICT, favorendo un approccio anche sui mercati nazionali ed internazionali;

- realizzare - attraverso la concentrazione di competenze, attrezzature scientifiche e dotazioni infrastrutturali - strutture di eccellenza idonee ad attrarre investimenti italiani e stranieri in settori produttivi caratterizzati da un'alta intensità di conoscenza e da un elevato potenziale di crescita;

- stimolare - anche attraverso strumenti di finanza innovativa - la creazione e lo sviluppo di nuove imprese basate sulle nuove tecnologie;

- riorientare la strategia scientifica e tecnologica dell'intervento pubblico a sostegno del potenziale innovativo della Regione, alla costruzione di competenze (con la conseguente riduzione del fenomeno di "skill shortage") ed al decollo di attività imprenditoriali, in settori dove la qualità del capitale umano sia determinante;

- promuovere una politica della domanda pubblica di beni "high tech" e/o servizi ad elevato contenuto tecnologico.

In questa prospettiva, le priorità programmatiche, avranno delle ricadute sul "Sistema Calabria", con riferimento a:

- impatto economico - mercato e occupazione;

- impatto sulla spesa pubblica - in un’ottica di riduzione dei costi;

- impatto sociale - in termini di soddisfazione dei bisogni e aspettative dei cittadini;

- ricadute degli investimenti di ricerca e sviluppo sotto forma di prodotto, processi e servizi ad elevata intensità tecnologica.

Proposta di legge numero 5/9^, recante: “Disciplina transitoria ed urgente in materia di incompatibilità statutaria” (Del. n. 5)

Art. 1

1. All’articolo 1, comma 6, della legge regionale 7 febbraio 2005, n. 1 è aggiunto il seguente comma:

6 bis. Nelle more dell'approvazione di una legge regionale che disciplini in forma specifica le modalità della supplenza del Consigliere regionale nominato Assessore, l'istituto della sospensione di diritto dall’incarico di Consigliere regionale, previsto dall'articolo 35, comma 4 bis, dello Statuto regionale, non trova applicazione.

Art. 2

1. La presente legge entra in vigore il giorno stesso a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.

Proposta di legge numero 1/9^, recante: “Proroga dell’entrata in vigore della legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009 e s.m.i. recante “la denuncia, il deposito e l’autorizzazione di interventi di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in prospettiva sismica” (Del. n. 7)

Art. 1

1. Gli articoli 6 e 7 (quest'ultimo sostituito dall'articolo 27, comma 1 della legge regionale n. 8 del 26 febbraio 2010) della legge regionale n. 1 del 5 gennaio 2010, sono così sostituiti:

"L'entrata in vigore della legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009 e s.m.i. recante la denuncia, il deposito e l'autorizzazione di interventi di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in prospettiva sismica, è differita al giorno 1 gennaio 2011”.

2. Nelle more dell'entrata in vigore della legge, continuano ad applicarsi le norme previgenti ed in particolare la legge regionale 27 aprile 1998, n. 7, l'articolo 30 della legge regionale 11 maggio 2007, n. 9 ed il Regolamento 12 novembre 1994, n. 1.