La seduta è aperta, si dia lettura del verbale della seduta precedente.
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Legge l’interrogazione presentata alla Presidenza.
(E’
riportata in allegato)
Passiamo al primo punto all’ordine del giorno: “Approvazione del programma di Governo (art. 33, comma 4 Statuto)”.
La parola all’onorevole Presidente della Giunta regionale.
Egregio signor Presidente, signori
consiglieri, i contenuti del Programma di governo di questa nona legislatura
2010-2015, che mi accingo ad illustrare, ricalcano il programma elettorale sul
quale vi è stato un netto pronunciamento del corpo elettorale.
Il 57,8 per cento dei
calabresi ha scelto la coalizione di centro-destra, le nostre proposte
politiche ed il nostro programma.
E’ chiaro, dunque, che il
Programma di governo che oggi presento all’attenzione del Consiglio regionale
per la sua approvazione non è e non potrebbe essere diverso da quello che ha
avuto il sostegno e l’approvazione degli elettori.
Prima di evidenziare le
priorità e le questioni fondamentali da affrontare nel corso di questa legislatura,
farò una riflessione sulla fase delicata che sta attraversando il nostro
Paese.
Il quadro generale della
situazione economica e produttiva è
preoccupante per tutti, ma per
La crescita economica
irrilevante, il livello occupazionale che segna un saldo negativo, l’assenza di
competitività delle nostre imprese, una pubblica amministrazione lenta ed
inefficiente, servizi pubblici degradati, la carenza del sistema
infrastrutturale, l’oppressione della “‘ndrangheta”, aggravano le difficoltà,
già enormi, che la nostra regione deve superare per raggiungere una condizione
di equità sociale.
La riduzione dell’offerta
occupazionale ha, tra l’altro, rallentato l’ingresso stabile dei giovani nel
mondo del lavoro, favorendo la diffusione di forme di occupazione precaria,
clientelare e la ripresa della emigrazione verso altre regioni.
Questo costituisce uno dei
principali problemi, su cui ci dobbiamo impegnare ad intervenire con sempre
maggiore convinzione, pianificando interventi concreti per la creazione di una
occupazione stabile.
Anche le condizioni sociali
della nostra popolazione risentono di questo quadro, che è causa di quel senso di
incertezza e di sfiducia, soprattutto nei confronti della politica. Dobbiamo
essere tutti consapevoli che questa
legislatura sarà difficile ed
impegnativa.
Se
E’ necessario un salto di
qualità, ma per farlo, dobbiamo essere tutti partecipi di una rivoluzione
culturale che, prendendo coscienza della grave situazione in cui oggi ci
troviamo ad operare, in maniera obiettiva e critica, fa emergere problemi e difficoltà che devono diventare
patrimonio comune di conoscenza.
Ai cittadini, alle categorie
economiche e produttive, ai sindacati e al mondo del lavoro, chiediamo di
esserci accanto per costruire una nuova stagione, che sarà caratterizzata da
una strategia di rottura con il passato e con quelle logiche perverse che ne
hanno contraddistinto le scelte, nel convincimento che
E’ questo lo spirito
positivo che abbiamo interpretato con il programma elettorale e che ora
trasferiamo in questo Programma di governo, la cui attuazione consentirà alla Calabria di essere pronta a
cogliere le nuove opportunità e a sostenere
le grandi sfide che insieme dobbiamo affrontare e vincere.
Il nostro è un progetto di
sviluppo che guarda al futuro e che mira a disegnare
Il documento programmatico
allegato descrive in maniera puntuale le grandi fonti di vitalità e le croniche
criticità del sistema Calabria, analizza l’attuale situazione, propone specifiche
azioni mirate alla risoluzione dell’emergenza ed alla programmazione e
pianificazione degli interventi.
Vogliamo percorrere
“insieme” una strada fatta di lavoro comune a tutta la società calabrese, con
la partecipazione degli attori pubblici e privati, in una rinnovata governance che si fonda sulle solide
basi della concertazione e si sviluppa attraverso la società dell’informazione
e della conoscenza, come garanzia di forme più avanzate di partecipazione.
E’ proprio partendo da
questi concetti, che ritengo opportuno evidenziare alcuni gravi problemi che in
questi primi giorni abbiamo dovuto affrontare e che costituiscono le priorità
per questa legislatura.
Incominciamo dalla sanità e
dall’aver ereditato un sistema inefficiente, produttore di sprechi e terreno
fertile per il proliferare del clientelismo, sopratutto in concomitanza delle
tornate elettorali.
Pensate, l’esubero nel
settore è stato quantificato in circa 3 mila unità, ma, nonostante questo, nel
periodo giugno-dicembre 2009 sono stati pubblicati dalle aziende sanitarie ed
ospedaliere una miriade di bandi per il reclutamento di personale, sulla base
di una serie di deroghe concesse dalla precedente Giunta regionale!
Mi auguro che le
professionalità siano effettivamente necessarie al funzionamento delle singole
aziende e non, invece costituiscano il frutto di una mediazione politica che,
nella maggior parte dei casi, prescinde dall’analisi del fabbisogno e dalle
reali necessità professionali ed organizzative connesse ad un efficiente
erogazione del servizio.
La situazione è drammatica
anche perché, pur avendo sottoscritto il Piano di rientro con i ministeri
competenti, ancora oggi si è allo stesso punto
del 17 dicembre 2009.
Gli adempimenti connessi
agli impegni assunti sono rimasti lettera morta, le scadenze non sono state
rispettate, ed ancora - paradosso dei paradossi - non si è in grado di
quantificare con certezza il disavanzo finanziario, nonostante l’aiuto dell’advisor KPMG.
I documenti ufficiali
parlano di 2 miliardi e 166 milioni di euro al 31 dicembre 2009! Una voragine
difficile da colmare, se non attraverso una decisa azione di governo, che deve
essere condivisa da tutti gli attori del sistema sanitario regionale.
A questi ultimi chiederemo
una assunzione di responsabilità per i ruoli da ciascuno rivestiti, in ordine
alle scelte che dovremo necessariamente assumere e che comporteranno,
sicuramente, una contrazione delle disponibilità finanziarie per tutto il
sistema.
Dei nuovi ospedali non vi è
traccia e le procedure sono ancora in fase di definizione delle attività
preliminari, pur essendo disponibili le risorse finanziarie.
Per capirci: gli appalti non
possono ancora essere svolti. Speriamo che, in breve, si possa attivare questa fase.
Medesima cosa dicasi per gli
altri fondi disponibili al 2007 e destinati ad altri interventi, quali ad
esempio l’adeguamento tecnologico e la messa in sicurezza degli ospedali.
Considerate anche che
Credo di dover doverosamente
fare delle precisazioni.
Noi queste cose, caro Presidente, le stiamo dicendo oggi, a poco più di un mese dalle elezioni, non ci sentirete dire queste cose tra cinque anni, perché i calabresi ci hanno votato per cambiare le cose, non per poter sentire con le loro orecchie fra cinque anni che il debito della sanità, che noi oggi abbiamo ereditato, era colpa di chi ci aveva preceduto. Questo significherebbe il fallimento della politica, il fallimento della buona politica, il fallimento di una missione che ci siamo accollati e di un impegno assunto con i calabresi elettori.
La nostra azione, quindi, va ad innestarsi in questo scenario desolante
che richiede l’assunzione di drastiche decisioni, in linea con i principali obiettivi
del Piano di rientro, che deve essere in alcune sue parti operative rivisitato
al fine di garantirne l’attuazione.
Ma non sarà sufficiente tagliare gli sprechi, è necessario pensare ad una
nuova ed innovativa organizzazione della sanità in Calabria. Pertanto, sarà
necessario porre in essere un’attività finalizzata alla razionalizzazione delle
risorse ed alla valorizzazione delle professionalità esistenti, eliminando quei
centri obsoleti ed improduttivi, che costituiscono solo un costo non più sostenibile
dal sistema.
Questo poi lo chiariremo anche meglio nelle prossime
settimane. Pensate che a Gioia Tauro vi
erano 18 cuochi; pensate che a Cosenza, nell’ospedale, una città così grande e
prestigiosa, su sei chirurghi, soltanto uno è in grado di fare determinate
operazioni.
Questo, purtroppo, è lo specchio, è la situazione che oggi viviamo nella nostra terra, che non vive soltanto un problema di deficit finanziario, così come io ho voluto ricordare al Consiglio dei ministri. Per noi non è un problema soltanto di budget, di disponibilità di risorse, è un problema anche di qualità del servizio. E’ prioritaria la garanzia della salute del cittadino rispetto al Piano di rientro.
Si dovrà costruire, attorno
ai poli di eccellenza che gravitano sul territorio calabrese, una sanità
territoriale che costituisce il primo momento qualificato di soddisfacimento
della richiesta del paziente, completato da una ospedalità pubblica e privata,
che agisce in un rapporto di complementarietà e di sussidiarietà.
L’integrazione, poi, con gli
interventi sociali e di assistenza, soprattutto agli anziani e ai diversamente
abili, deve essere assicurata attraverso progetti e programmi finalizzati, che
vedono il coinvolgimento delle associazioni “non profit” del territorio.
Solo se riusciremo a
dimostrare concretamente una inversione di tendenza rispetto al passato, allora
sarà possibile chiedere al Governo una apertura di credito nei confronti della
Calabria, che nel settore della sanità registra le peggiori performance di tutte le altre Regioni.
A questo
aggiungerei anche, purtroppo, con
dispiacere, il fatto che il ministro, in tante
circostanze, ha ritenuto di non dover incontrare il Presidente
della Regione a causa delle inadempienze, per aver questa Regione
disatteso gli impegni che aveva assunto col Governo.
Un sistema che, per
raccogliere questa sfida di cambiamento virtuoso, abbisogna anche di un management
adeguato, sia nel dipartimento regionale che nelle aziende sanitarie. Un management professionalmente qualificato
per studi ed esperienze maturate nel settore, incaricato, sì, dalla politica,
ma in una trasparente comparazione esclusivamente meritocratica e non legata
alle logiche dell’appartenenza, che fino ad oggi hanno costituito la
discriminante delle scelte.
Se riusciremo in questa
opera riformatrice, governando l’emergenza e costruendo un nuovo sistema
sanitario regionale, sono sicuro che nell’arco di un triennio potremo risalire
la china e garantire ai calabresi una sanità diversa.
Altra problematica da
affrontare è quella legata al lavoro ed alla necessità di creare le condizioni
che favoriscono la nascita di nuove opportunità occupazionali.
Gli istituti specializzati e
le organizzazioni che studiano il mercato del lavoro tracciano scenari
desolanti per la nostra regione, dove la disoccupazione giovanile raggiunge la
percentuale più alta nel panorama europeo. Per invertire questa tendenza è
necessaria una politica di sostegno all’intero sistema produttivo calabrese,
per innalzarne la competitività attraverso interventi mirati sull’innovazione e
sulla qualità della produzione.
Dobbiamo con forza difendere
i nostri prodotti sul mercato mondiale, nonché avviare quel processo di
internazionalizzazione delle imprese calabresi, cercando anche di incrementare
il flusso degli investimenti esteri nel nostro territorio.
Guardiamo con molta
attenzione a questa opportunità, legata anche alla posizione strategica che
Dovremo, quindi, stabilire
un legame più stretto con la ricerca, per far crescere un più alto contenuto di
saperi all’interno dell’impresa, nonché migliorare la dotazione infrastrutturale
del territorio per sostenere la competitività e favorire la qualità del lavoro
attraverso un sistema più qualificato di formazione e di orientamento
professionale.
Per garantire una
occupazione stabile, soprattutto alle giovani generazioni, è necessaria una
idonea utilizzazione dei fondi comunitari 2007-2013, che devono essere
finalizzati, in coerenza con gli obiettivi della politica di coesione
comunitaria, a promuovere lo sviluppo socio-economico del territorio.
Anche in questo settore ci
troviamo di fronte ad una programmazione già assentita dalla Commissione
europea e che, per alcuni aspetti, prevede interventi che non riteniamo
coerenti per il perseguimento dell’obiettivo.
Inoltre, a tale proposito,
si registra anche un forte ritardo nell’attuazione e nella percentuale della
spesa, che deve essere rendicontata entro il 31 dicembre 2010, pena il disimpegno
sulle successive annualità.
Interverremo per modificare,
in conformità alla programmazione, alcune azioni già definite dalla precedente
Giunta regionale, al fine di inquadrare gli interventi all’interno di un più
generale Piano di sviluppo del territorio, che deve considerare anche i piani
ed i programmi strategici integrati.
La partecipazione
all’individuazione di questi programmi da parte di attori pubblici e privati,
che tende alla selezione delle priorità da cui discendono le progettualità da
attuare, vuole conseguire l’obiettivo di costruire un sistema di relazioni che
supera il settorialismo e la separazione dei diversi ambiti di intervento e che
costituisce la novità della governance
che noi vogliamo attuare.
In sintesi, auspichiamo il
coinvolgimento del mondo dell’impresa nella definizione delle scelte pubbliche
di intervento per favorirne lo sviluppo, nella consapevolezza che una delle
problematiche strettamente connesse riguarda la semplificazione delle procedure
amministrative ed il rapporto con la struttura burocratica regionale.
Quest’ultima, molto spesso,
non è allineata ai tempi delle aziende e non dà certezze nelle procedure
autorizzative.
Per favorire questa
comunione di intenti è, però, necessario operare anche sul fronte della lotta
alla “‘ndrangheta”, che costituisce un vincolo alla libera espressione
dell’imprenditorialità.
Dobbiamo combatterla in
tutte le sue forme ed in tutte le sue molteplici connotazioni, disboscando anche
quella famosa borghesia mafiosa, che si annida e prolifera grazie a connivenze
e comportamenti omertosi.
La lotta alla “‘ndrangheta”
deve essere percepita da tutti noi come un dovere civico, da esercitare in tutte
le forme consentite dalla legge, per proteggere la nostra società
dall’aggressione della criminalità, che limita la nostra libertà di cittadini.
Sosterremo concretamente, e
secondo un percorso concertato con le istituzioni democratiche, tutti coloro che
si ribelleranno alle estorsioni, al pizzo ed alle minacce e denunzieranno i
loro aguzzini.
La giustizia ed il rispetto
della legalità costituiscono per
Saremo intransigenti con chi
sbaglia e proporremo, con il concorso e l’apporto di tutte le forze politiche
rappresentate in questo Consiglio regionale, una normativa che regolamenti in
maniera più stringente il conferimento degli incarichi negli enti.
Per attuare il programma
sarà necessario uno stretto raccordo con il Governo centrale, di collaborazione
e di leale sostegno, al quale ci rivolgeremo per proporre una serie di
iniziative, che noi riteniamo essere di valenza strategica per lo sviluppo
dell’intero Mezzogiorno.
Nell’ambito delle relazioni
politico-istituzionali cercheremo, con la nostra azione, di rendere sempre più
coesa la maggioranza, rafforzandola e favorendo il radicamento sul territorio.
L’iniziativa politica sarà
unitaria e valorizzerà le proposte di ciascuna forza politica che costituisce
questa maggioranza, nell’ambito di un coordinamento condiviso delle attività
dei gruppi consiliari.
Con l’opposizione
intendiamo, se possibile, instaurare un dialogo costruttivo che, con grande
impegno e nel rispetto dei ruoli, guardi alle riforme da attuare, in primis lo Statuto e la nuova legge
elettorale.
La crescita di una comunità
si misura anche dal tenore del confronto che, nelle assemblee elette
democraticamente, avviene tra i rappresentanti del popolo.
Il Consiglio regionale, caro
Presidente Talarico, è la sede naturale di
questo confronto, che auspico sia sempre improntato al rispetto reciproco, pur
nella diversità delle rispettive posizioni.
E’ proprio nell’ottica del
confronto e della collaborazione istituzionale, che propongo a tutte le forze
politiche di discutere ed approvare, quale primo provvedimento regionale di
questa legislatura, quello che riduce i costi della politica, liberando risorse
che possono essere utilizzate per finanziare iniziative tese a sostenere le
famiglie calabresi, quindi finanziare una legge del 2004 che guarda proprio alle famiglie.
Una legge che non è mai stata finanziata negli ultimi anni, necessaria
in questo particolare momento di grande crisi
economica che attraversa
Un’ultima questione che
intendo sollevare in quest’Aula riguarda la corretta composizione degli organi
di indirizzo politico.
E’ noto che, sul finire
della trascorsa legislatura, divenne efficace una modifica statutaria che
introduceva, per gli assessori interni al Consiglio regionale, la sospensione
di diritto dall’incarico di consigliere per tutta la durata del mandato
assessorile e la surroga dei medesimi, secondo le modalità che sarebbero state
previste dalla legge elettorale (articolo 35, comma 4 bis, dello Statuto).
L’interpretazione più
diffusa della detta disposizione – che è quella alla quale pure io mi sento di
dovere aderire, perché affermata in Aula da esponenti di punta della passata
maggioranza politica e pubblicamente avallata dai funzionari apicali di questo
Consiglio – è senz’altro quella per cui, non avendo la legge elettorale del
marzo 2010 nulla disposto espressamente in merito alle modalità della supplenza,
l’istituto della sospensione di diritto non sarebbe mai divenuto praticamente
applicabile, perché, diversamente, si sarebbe dato luogo ad un Consiglio privo
di sette dei suoi membri democraticamente eletti, senza la possibilità di una
loro sostituzione anche solo temporanea.
Tuttavia registro che, su
quale debba essere l’esatta interpretazione da dare alla norma, è
successivamente insorto un contenzioso legale.
Questo pone un problema di
ordine politico, che chiedo a quest’Aula di risolvere da subito, con un atto
che faccia chiarezza definitiva sul punto.
E’ per questo che
Ove la mia richiesta di
sottoposizione al voto delle due proposte fosse accolta, invito sin da ora i
membri di quest’Aula ed in primis
quelli della maggioranza eletta, proprio per assecondare quello che è lo scopo
unico della mia proposta, consentire al massimo organismo regionale della
Regione, quindi al popolo calabrese che essi rappresentano, di dire una volta
per tutte la sua su una questione così rilevante per il regolare assetto delle istituzioni.
Ringrazio il Consiglio
dell’attenzione e mi auguro che il dibattito che seguirà possa costituire il
primo momento di un confronto costruttivo che caratterizzerà l’intera legislatura.
(Applausi)
Grazie al Presidente della Giunta.
Parte adesso il dibattito generale. Comunico ai colleghi che possono svolgere
il loro intervento per un massimo di 15 minuti, quindi tutti coloro che
intendono prenotarsi possono far segno al banco della Presidenza
per far predisporre l’elenco.
Sollecito i gruppi alla
individuazione del capogruppo per dare la possibilità dell’avvio della Conferenza dei capigruppo. Ad
oggi manca la designazione di tre capi gruppo. I gruppi che non hanno ancora fornito
indicazione sono Italia dei valori, il Partito
democratico ed il gruppo Misto.
Quindi chiedo che
questo adempimento venga rapidamente effettuato.
Comunico, anche, che
alla fine del dibattito politico ci sarà poi un voto sul programma per appello nominale così come prevede
l’articolo 57 del Regolamento del Consiglio regionale.
Possiamo dare il via
al dibattito.
Ha
chiesto di parlare l’onorevole De Gaetano. Ne ha facoltà.
Signor Presidente del Consiglio, signor
Presidente della Giunta, credo che sia importante in questo inizio legislatura dare dei segnali forti di cambiamento.
Ho ascoltato con molta attenzione
il suo intervento ed ho letto in maniera superficiale le linee -guida che lei soltanto stamattina, naturalmente non
per colpa sua, ci ha consegnato.
Devo dire la verità, Presidente,
su alcuni aspetti sono d’accordo ma io volevo sottolineare alcuni punti che non
ho visto né scritti nella sua relazione né sono stati da lei esposti in questo
momento.
Credo che per quanto riguarda la sanità,
signor Presidente – e parto da questo che mi sembra il problema dei problemi –
sia doveroso fare un pochino di chiarezza, anche riguardo la società che
dovrebbe certificare questo debito.
Vorrei capire, a proposito di
questa società che viene da due anni lautamente pagata dalla
Regione, come sia possibile che non sia riuscita a trovare il bandolo della
matassa. Si tratta di una società pagata dalla Regione ma individuata dal Governo.
Su questo vorrei chiedere al Presidente
Scopelliti di fare in fretta, perché non è possibile che dopo due anni questi
bravissimi tecnici, lautamente pagati, non riescano ad individuare il debito.
Su questo c’è un problema, perché non possiamo da due anni dire che ancora non
sappiamo quanto è il debito e, quindi, se non lo conosciamo non possiamo, di
fatto, trovare le soluzioni per risolvere il problema.
L’altro aspetto, Presidente. Lei
subito dopo la sua vittoria aveva fatto una dichiarazione che io avevo
apprezzato ma che ora non trovo più nelle linee programmatiche.
Aveva detto che avrebbe lavorato
per abolire il ticket. Ora ho visto che nella sua relazione lei non ha
fatto menzione di questo e quindi le chiedo, a nome del gruppo della
Federazione della sinistra, di lavorare
per abolire il ticket, che è una misura che colpisce le fasce più deboli
della popolazione.
Lo dico, può sembrare strano da
questi banchi, in quanto questo gruppo è stato l’unico a votare contro l’introduzione
del ticket nella scorsa legislatura.
Noi coerentemente con questo le chiediamo di
abolire il ticket e annuncio che presenteremo una proposta che va in
questa direzione, perché riteniamo che è vero che la sanità deve essere
risanata ma non può esserlo colpendo come al solito le fasce deboli della Calabria.
Bisogna colpire altre cose, alcune
lei le ha individuate. Gli sprechi che ci sono soprattutto nell’acquisto dei
beni per quanto riguarda la sanità, nei doppi primariati esistenti in tutta la regione,
nelle consulenze. Lì bisogna colpire e colpire a fondo e mettere mano per
eliminare l’emigrazione sanitaria che è quella che colpisce di più la nostra Regione.
Credo che lei abbia visto,
sicuramente, quel servizio che ha fatto “Report” qualche settimana fa. Ritengo
che dia un quadro esemplare della sanità nazionale e della sanità in Calabria.
La grandiosa sanità lombarda si
mantiene grazie alla emigrazione sanitaria di Calabria, Sicilia, Campania e
Basilicata. Senza questa emigrazione sanitaria anche in Lombardia sarebbero
andati in dissesto.
Noi dobbiamo lavorare per questo, Presidente,
e glielo dico perché in questi giorni ho avuto la disavventura di portare un
mio stretto familiare a curarsi a Milano, proprio perché in questo nostro territorio
non abbiamo quelle strutture necessarie in alcuni ambiti della sanità per poter
dare risposte concrete al nostro territorio, nonostante ci siano bravissimi
medici anche in Calabria.
Noi dobbiamo razionalizzare,
sicuramente, il sistema ospedaliero della Calabria cercando di eliminare anche
alcune strutture fatiscenti, perché è
inutile tenere strutture in cui nessun calabrese
va a ricoverarsi perché sa che lì non ha la possibilità di avere una risposta.
Dobbiamo investire sulla tecnologia e su un sistema che possa dare risposte soprattutto in alcune branche della medicina che in Calabria non ci sono. Credo che questo sia un punto essenziale.
Su un altro punto, Presidente, sono in disaccordo: sulle dichiarazioni
che lei ha fatto subito dopo la sua visita a Palazzo Chigi, al Consiglio dei ministri.
Credo, signor Presidente, che in questo momento, per la crisi economica che
colpisce tutto il nostro Paese e
particolarmente
Credo che questo Governo regionale
dovrebbe fare pressione su quello nazionale
perché ci sia una linea di azione diversa per
Lei è un esponente molto
importante del Popolo della libertà che esprime il Presidente del Consiglio e
il ministro dell’economia, due maggiori interpreti dell’azione del Governo
nazionale.
Il Governo non può chiedere alla Calabria
questi sacrifici, il Governo non può colpire sempre i cittadini calabresi.
Lo dico perché il Governo Berlusconi quando vuole, Presidente Scopelliti, i
soldi li trova.
Nello stesso modo in cui ha trovato i fondi per pagare
le multe delle quote latte della Lega Nord sottraendoli al Mezzogiorno d’Italia
attraverso i fondi Fas, che trovi anche i soldi per ripianare il debito della sanità
in Calabria. Lo hanno già fatto per altre situazioni del nostro Paese.
Noi ci metteremo del nostro – e sono d’accordo con lei –
per fare una riforma concreta ma non si può fare questa riforma colpendo i
cittadini calabresi. I soldi in questo Paese ci sono e bisogna indirizzarli
nella maniera giusta.
Presidente, su un’altra questione che lei non ha accennato è necessario fare una battaglia in quest’Aula: contro il progetto del federalismo fiscale.
Ho letto sul “Corriere della
Sera” qualche giorno fa che autorevoli esponenti del mondo della
borghesia nazionale, della imprenditoria più importante ed
illuminata di questo Paese dicevano chiaramente a Bossi che, soprattutto in un
momento di crisi economica, il federalismo fiscale è una misura che non si può
utilizzare perché mancano i soldi per attuarla e perché questa misura
colpirebbe in maniera massiccia le Regioni meridionali.
Noi dobbiamo ribellarci a questo modo di intendere il Governo
e dobbiamo evitare che
Guardate, da
qui a qualche anno se passassero quei progetti
L’altro
aspetto, signor Presidente, riguarda il lavoro. Lei ha toccato nella sua
relazione un punto importante e concordo con lei che è il punto principale sul
quale bisogna muoversi per dare risposte al nostro territorio.
Credo che
dobbiamo lavorare – e su questo anche come gruppo presenteremo delle proposte –
in due direzioni.
Molti dei punti
che lei ha inserito sono condivisibili ma mancano alcuni aspetti. Il
principale, signor Presidente, in questo momento di crisi economica è quello del
salario sociale. Molte Regioni
italiane
come il Lazio,
Credo, Presidente, che questa norma potrebbe essere
finanziata. C’è un progetto di legge della legislatura scorsa presentato dal
mio gruppo e che potrebbe essere ripreso. Approvando il salario sociale si
darebbe alle famiglie calabresi che sono più in difficoltà ed ai disoccupati la
possibilità di avere un mezzo per contrastare questa crisi economica.
Lo dico perché non è un’utopia che noi vogliamo ipotizzare
in quest’Aula solo per metterla in difficoltà all’inizio del suo percorso di Presidente
della Giunta regionale, ma perché alcune Regioni – Campania e Lazio – l’hanno
introdotta ed altre Regioni, anche di centro-destra, stanno pensando di
introdurre questo elemento.
Con la crisi che c’è stata, addirittura il Governo nazionale
ha pagato la mobilità e la cassa integrazione anche con l’utilizzo dei fondi
europei.
Credo, Presidente, che attraverso l’uso dei fondi
europei e attraverso anche l’uso di risorse che possono rinvenire dal taglio
dei costi della politica – e su questo siamo d’accordo – noi non abbiamo
problemi. Abbiamo votato nella scorsa legislatura tante misure in questa
direzione.
Abbiamo presentato anche misure di riduzione della
indennità dei consiglieri regionali e su questo siamo d’accordo. Possiamo, ad
esempio, utilizzare una parte di questi fondi per finanziare il salario
sociale, per finanziare la legge sulla famiglia e, per esempio, per finanziare
gli stage che sono stati un punto
importante che ha dato a tanti giovani laureati calabresi- i più bravi, quelli
che si sono laureati con 110 e lode – la possibilità di avere una prospettiva,
di iniziare a lavorare e di incontrare il mondo del lavoro.
L’altro aspetto, signor Presidente, che non è stato
toccato nella sua relazione è quello della precarietà
Credo che dobbiamo eliminare tutto il precariato storico
che abbiamo nella nostra Regione. In questi anni abbiamo fatto dei passi
importanti; il bacino degli Lsu e degli Lpu in Calabria è stato dimezzato e
molti sono stati stabilizzati.
Ritengo – non lo trovo scritto nella sua relazione – che
sia importante aggredire da subito e andare a lavorare col Governo nazionale
per stabilizzare il restante precariato che abbiamo in Calabria. Perché,
guardate, ci sono famiglie che vivono tra grosse difficoltà e fra qualche anno
molti di questi Lsu e Lpu andranno in pensione, con una pensione da fame senza
avere alcun contributo e noi non ci possiamo permettere il lusso in Calabria di
avere da qui a qualche anno migliaia e migliaia di calabresi a livello di
povertà. Percepiranno una pensione di 400-500 euro al mese.
Su questo dobbiamo intervenire subito lavorando col Governo
nazionale che ha eliminato gli incentivi alla stabilizzazione e Brunetta ha
chiuso, da questo punto di vista, tutti gli spiragli. Lavorando anche per
riuscire a far cambiare le norme nazionali con la prossima legge finanziaria e lavorando in Calabria
con gli strumenti che abbiamo per finanziare i Comuni e gli enti locali
affinché stabilizzino tutto il precariato storico.
L’altro aspetto, signor Presidente,
riguarda alcuni settori importanti della pubblica amministrazione. Credo e
concordo con lei che uno dei problemi principali di questa Regione – lo
concordo perché avendo ricoperto il ruolo di assessore ho conosciuto la
macchina burocratica – è la burocrazia.
Noi dobbiamo cambiare radicalmente
perché, altrimenti, qualsiasi prospettiva e qualsiasi buon proposito
Lo abbiamo visto e da 30 anni lo
vediamo in Calabria. Molte volte
Addirittura le imprese calabresi ed
i cittadini dopo aver avuto aggiudicato un bando, dopo aver vinto una gara
aspettano mesi per avere le risorse e questo strangola le imprese, e strangola
i cittadini. Perché, capite bene che se una impresa si vede pagato un lavoro
dopo un anno o un anno e mezzo rischia di fallire perché non ce la può fare, perché
il sistema bancario in Calabria non offre la possibilità di accedere alle risorse
necessarie per stare sul mercato.
Su questo dobbiamo lavorare e dobbiamo lavorare in
maniera forte…
Onorevole De Gaetano…
Concludo, Presidente.
L’ultimo aspetto è che dobbiamo lavorare
in maniera forte nella lotta alla criminalità, concordo pienamente con quanto
diceva il Presidente.
Noi nell’ultima legislatura abbiamo approvato la legge antiracket che è un buon strumento che colpisce a fondo un fenomeno che mette una cappa sulla economia della nostra regione. Dobbiamo fare molto di più, dobbiamo lavorare per dare la possibilità alla magistratura di lavorare in maniera tranquilla, di avere più organici, di avere più personale e più strumenti e dobbiamo evitare che il Governo dia i soldi come al solito soltanto al nord, perché ogni tanto c’è qualche furto in qualche villa di Padova o di Venezia e invece abbandoni il territorio meridionale come ha fatto in questi anni.
Credo che su questo dobbiamo fare un patto con le associazioni,
con “Libera” e con tutte le associazioni sul territorio che combattono da anni
la realtà mafiosa e lavorare insieme a loro per cambiare la nostra regione.
Se non cambiamo questa cultura
difficilmente ci sarà sviluppo.
Per questo, signor Presidente e
chiudo, come Federazione della sinistra faremo una opposizione anche dura
quando ce ne sarà bisogno, ma metteremo sempre al centro gli interessi delle
classi deboli della Calabria, dei calabresi e dei nostri concittadini.
Se ci saranno provvedimenti giusti che questo Governo
regionale porterà avanti non ci tireremo
indietro ma faremo la nostra opposizione sempre e comunque in quest’Aula perché
i cittadini e gli elettori calabresi ci hanno assegnato questo compito che noi
con coerenza porteremo avanti.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Imbalzano. Ne ha
facoltà.
Signor Presidente
del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, la
presentazione da parte dell’onorevole Scopelliti della
nuova Giunta e l’illustrazione delle linee guida del programma di legislatura, che
condividiamo totalmente, ci offrono la possibilità
di fare alcune brevi riflessioni con la piena consapevolezza che questa fase si
annuncia quanto mai decisiva per il futuro della nostra regione e dei
calabresi.
Abbiamo il
privilegio di far parte di questa autorevole Istituzione e di avere quindi la
possibilità, che io considero esaltante per la nostra cultura politica e
personale, di poter contribuire - e per la parte che ci riguarda ci impegneremo
a fondo - al miglioramento delle condizioni di vita della Calabria
indipendentemente dalle postazioni di lavoro in cui in questi anni saremo
chiamati ad operare.
Una legislatura che
è quasi pleonastico definire straordinariamente importante e che, a mio
giudizio, nel rispetto dei rispettivi ruoli, non potrà che registrare un
univoco e collettivo sforzo del Consiglio e della Giunta, della maggioranza e
della opposizione, in cui ognuno avrà il
dovere di mettere al servizio della comunità regionale l'intero bagaglio della
propria esperienza politica, amministrativa e professionale, uniti soltanto
dalla sana passione e dal forte amore verso la nostra terra.
In sostanza siamo
coscienti che questa fase è forse l'ultima spiaggia per il nostro territorio,
una chance da cogliere e da
valorizzare ad ogni costo per recuperare ritardi antichi e pur tuttavia più
presenti che mai.
Nell'era della
globalizzazione, stiamo convivendo da tempo con una crisi che è lungi
dall'essere superata, di dimensioni planetarie, in cui la finanza speculativa
più spregiudicata non esita a mettere a rischio ogni giorno il destino di
miliardi di persone.
Una crisi che
interessa tutti i Paesi, e quindi anche il nostro, le nostre famiglie, e che,
se da una parte rende ineludibile l'adozione di regole e strumenti capaci di
contrastare l'attuale disordine finanziario mondiale, dall'altra impone,
all'interno dei singoli Paesi e delle comunità regionali di dover coniugare,
con maggiore convinzione rispetto al passato, rigore, trasparenza ed efficienza
nell'utilizzo delle risorse pubbliche.
Questa filosofia e
questa cultura si impongono, oggi, ancor di più alla Calabria che è una terra
ricca di storia, ma è stata incapace per decenni di fare i conti con se stessa.
I guai, come è noto, non vengono mai da soli, ma dobbiamo abituarci ad
affrontarli con coraggio, anche a costo di misure talvolta impopolari, che però
pagano sempre nel tempo.
E poiché l'argomento
principe emerso stamattina è quello della sanità, ma non parlerò solo di sanità in questi pochi minuti, non possiamo
sottacere una nostra sensazione di fastidio, nel leggere, come ci è capitato
spesso in queste settimane ed anche oggi da parte dell’onorevole
De Gaetano che pure è stato assessore
nella precedente legislatura, dichiarazioni incentrate soltanto sulla
responsabilità delle Amministrazioni regionali che nell'ultimo decennio hanno
originato la voragine dei debiti oggi comunque da ripianare.
Questo è un
argomento ormai stucchevole, una impostazione che ci auguriamo venga
definitivamente accantonata, non certo perché la maggioranza abbia la coda di
paglia, tutt’altro e per motivi che ben conosciamo, ma solo e soltanto perché è ora di passare dalle parole ai fatti.
E' l'ora delle
decisioni, quelle decisioni – cari colleghi della opposizione
- che voi deliberatamente per cinque anni avete allontanato nel tempo,
rinviando, rinviando e lasciando questa sostanziosa eredità.
Cinque anni, in cui
il deficit è stato lasciato crescere, mentre avevate il dovere di imporre la
necessaria cura. Di somministrare quelle medicine, non palliative, per evitare la cura draconiana che oggi si
impone.
Ora la campagna
elettorale è finita, siamo tutti coscienti che urgono provvedimenti urgenti ed
anche dolorosi, e di questo dobbiamo farci carico, responsabilmente tutti, indipendentemente dai ruoli che svolgiamo in questo Consiglio regionale.
Siamo entrati in una
fase in cui la lotta agli sprechi, oggi più di prima e la lotta al malaffare,
che ancora esiste deve essere condotta senza riserve e senza guardare in faccia
nessuno.
Eppure vi sono
amministratori di enti sub-regionali che, in questi giorni, forse in previsione
dell'inevitabile ritorno a casa, ma molto più probabilmente
per i tagli che ormai si annunciano anche alle loro laute prebende,
continuano imperterriti ad autodistribuirsi premi sostanziosi per risultati
disastrosi.
Il 2013, cari
colleghi, non è poi così lontano, né possiamo pensare di rimanere ancora tra le
Regioni ad Obiettivo 1, perché questo significherebbe non solo e non tanto-
come è stato ricordato anche dal Presidente
Scopelliti – il definitivo fallimento di una intera classe politica, ma
significherebbe la catastrofe per i calabresi, né possiamo sperare in aiuti
esterni sempre più improbabili, e comunque ormai sempre più modesti, da parte
del Governo centrale, che da tempo continua a raschiare il fondo dei barile sia
per affrontare i problemi strutturali del Paese, e per assicurare stabilità ad
un sistema bancario, ieri sull’orlo della bancarotta, ed oggi per contrastare
la gravissima crisi di paesi vicini come
In sostanza, è
finita l’epoca delle vacche grasse e come meridionali e calabresi dobbiamo
imparare a fare bene da soli e comportarci come oculati padri di famiglia.
Per questo
condividiamo totalmente la filosofia che anima il progetto politico del
Presidente Scopelliti, che mira da una parte a rimuovere incrostazioni antiche,
ovunque esse si annidino e che sono ancora ben presenti, purtroppo, e
dall’altra mira ad eliminare sprechi e diseconomie oggi non più sopportabili.
Egli esprime un
grande impegno e la forte volontà di innescare un virtuoso processo di
sviluppo, valorizzando i nostri punti di forza ed avendo ben chiara la direzione
di marcia verso la quale dovrà orientarsi questa Regione.
Ma i problemi della nostra Regione non sono soltanto la sanità. Guai a noi se
lo pensassimo sia pure in una giornata in cui il dibattito, immagino, sarà un
po’ strozzato. Basti guardare per un istante allo stato comatoso della nostra
agricoltura, quella reggina in particolare, rispetto alla quale condividiamo
gli interventi radicali che pure dovranno assumersi.
Basti guardare ai
problemi del turismo, colpito - e non per cause estranee a noi o comunque non
soltanto estranee a noi - da una crisi che appare irreversibile anche se in
questi anni sono stati spesi fiumi di risorse. Eppure continuiamo a rimanere
marginalizzati rispetto ai grandi flussi del turismo internazionale.
Per non parlare della
gracilità del nostro sistema economico afflitto da problemi cronicizzati,
carente di mezzi propri e tenuto a digiuno da un sistema bancario con il quale
dovremo finalmente aprire un duro confronto.
Un sistema economico
fino ad oggi strutturalmente incapace di inserirsi autorevolmente sui mercati
europei ed extraeuropei, dove la presenza dei nostri
imprenditori è insignificante quantitativamente.
Una enorme responsabilità, signor
Presidente la sua e la nostra che in piena coscienza, dobbiamo saperci
assumere.
Un onere che tocca
tutti noi, tocca questo Consiglio, tocca
Siamo ben
consapevoli delle difficoltà che ci attendono, che quella del presente e del futuro della nostra Regione è una
partita delicata e dall'esito tutt'altro che scontato e che non basta soltanto
la buona volontà. Ci vorranno capacità, tenacia, coraggio e, in qualche
occasione, anche un po’ di incoscienza.
Una grande
scommessa, rispetto alla quale sento di dover manifestare in questa Aula il mio
consapevole ottimismo, perché i calabresi hanno scelto, una sapiente,
sperimentata e capace guida, con le giuste e necessarie motivazioni per
affrontare una partita di queste
dimensioni. Una guida ricca di uno straordinario amore verso tutta la terra
calabrese.
Chi parla, ritiene
di poter fare queste convinte affermazioni, in quanto ha avuto il privilegio di
aver fatto parte per otto lunghi e consecutivi anni della squadra di governo
della città di Reggio Calabria, in settori
certo non facili, pertanto ritiene di avere gli elementi di giudizio per
esprimere senza inutile e mielosa piaggeria che comunque non ci appartiene, e
che il Presidente Scopelliti certo non
gradirebbe questo nostro ottimismo, non di maniera.
Un Presidente ben
cosciente del gravoso compito che l'attende, dei delicati problemi che, insieme
a noi, è già chiamato ad affrontare, ma poiché è altrettanto cosciente delle
legittime aspettative dei calabresi, che non potranno essere deluse, so che,
come sempre, non solo darà il meglio di se stesso, ma da queste difficoltà e da
queste attese trarrà ulteriori stimoli ed un entusiasmo nuovo che saprà
trasmettere alla sua squadra di governo.
Ognuno di noi ha il
dovere morale e politico di accompagnarlo in questa non facile fatica, dando il
proprio forte contributo, indipendentemente dallo schieramento in cui è stato
eletto ed al quale appartiene.
L'opposizione ha il
compito ed il dovere di controllare e, se necessario di criticare…
Onorevole Imbalzano…
…e ci attendiamo
l’esercizio di questo ruolo importante e delicato in termini sempre costruttivi
e nell'interesse generale. Abbiamo tutti una grande responsabilità che, forse,
ancora non riusciamo a cogliere fino in fondo.
I calabresi vivono
da tempo immemorabile quasi un senso di frustrazione anche e forse soprattutto
per colpa della suo ceto politico.
Noi abbiamo il
dovere, abbiamo la grande occasione e dobbiamo sforzarci di farlo, di
trasformare questa frustrazione in ambizione.
I calabresi, vittime
spesso di ingiustizie e delle incapacità e delle ipocrisie di tanti di coloro
che fino ad oggi li hanno guidati, nutrono, in modo non tanto sopito, un forte
sentimento di rabbia, che ogni tanto esplode. Noi dobbiamo tentare di
trasformare questa rabbia nella speranza di un futuro diverso.
I calabresi, infine,
da sempre sono stati costretti a vivere in uno stato di perenne crisi non solo
economica: cosa ben diversa dalla recessione attuale delle regioni del nord del
Paese.
Noi, in questa
legislatura, dovremo anche essere capaci di trasformare questa antica e
purtroppo dura condizione in vere opportunità per tutti. Per i tanti giovani
molte volte discriminati; per le nostre famiglie, spesso al limite della soglia
di povertà; per le nostre imprese ricche di capitale umano ma quasi sempre
condannate ad una vita grama e piena di difficoltà.
Buon lavoro, quindi,
cari colleghi, buon lavoro a lei, signor Presidente Scopelliti.
PRESIDENTE
Ha
chiesto di parlare l’onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
Onorevole Presidente del Consiglio,
onorevole Presidente della Giunta, intervengo
anche come capogruppo di Italia dei valori.
Non farò una controanalisi puntuale alle enunciazioni delle linee
programmatiche del governatore, però vorrò focalizzare la mia attenzione su
alcune questioni che interessano i calabresi. Cercherò anche di essere
sintetico rispetto ai tempi che mi sono concessi.
Noi abbiamo fatto una battaglia profonda per il
cambiamento di questa nostra regione con convinzione, il 10 per cento dei
calabresi ci ha consegnato una grande responsabilità, dando la fiducia alla
nostra coalizione.
Onorevole Presidente della Giunta, ho ascoltato il suo
intervento, ho letto il programma, dove però non si trovano quelle risposte che
avete offerto ai calabresi nella campagna elettorale e che i calabresi si aspettano.
E’ una questione principalmente di discontinuità e di metodo, onorevole
Presidente. Noi l’abbiamo detto, siamo per il cambiamento, per incidere
profondamente su quei settori, su quei tessuti dove, per troppo tempo,
probabilmente quest’Aula non ha saputo dare delle risposte.
Noi ci aspettiamo che ci sia da parte sua una
discontinuità, una logica che vada soprattutto a premiare quelle competenze,
quindi a porre fine alle vecchie logiche della politica. Noi ci aspettiamo una
risposta in termini di meritocrazia, non ci aspettiamo certamente che lei porti
i suoi tifosi in quest’ente regionale.
La sanità: il male di tutti i problemi. Non si può
certamente risolvere il problema della sanità indicando le colpe altrui, signor
governatore, bisogna incidere, bisogna decidere. Non è il problema solo della
mancata attuazione del Piano di rientro, quello della sanità è un problema
lontano, quasi atavico, cresciuto a dismisura negli ultimi quindici anni. E lo
dobbiamo ricordare che il problema della sanità, a cascata, è il problema della
Regione intera, di come questa Regione avrà la capacità di individuare quelle
risorse che servono per avviare un processo di sviluppo.
Il 70 per cento del bilancio regionale della sanità, una
sanità disastrata, quindi risorse che non possono essere individuate per un
programma di sviluppo in tutti quei comparti di cui
Il conto politico della sanità l’ha pagato già il
Partito democratico, un conto politico salato queste elezioni, però il nostro
problema è un altro, che il vero conto non lo possono pagare i cittadini
calabresi, non potete presentare il conto ai cittadini calabresi a chiedere i
sacrifici. Non si può certamente proseguire sulle recriminazioni, bisogna fare
chiarezza, e in queste linee programmatiche non c’è, non abbiamo visto nemmeno
traccia su come si procederà ad incidere, ad eliminare gli sprechi, le
inefficienze, anche quelle commistioni e corruzioni che si sono annidate troppo
spesso in questo comparto; a come si mette ordine anche nella elefantiaca
macchina istituzionale e burocratica della stessa Regione Calabria, con tutte
quelle articolazioni che, spesso, costituiscono anch’esse un buco nero di
questa Regione: mi riferisco alle società partecipate.
Bisogna intervenire in maniera chirurgica, decisa,
prendere quelle decisioni che non sono state prese: accorpare le Asl, per
esempio, mettere in discussione persino i consorzi Asi, che hanno esaurito e
non hanno creato quelle condizioni che dovevano creare nel tessuto produttivo
regionale; andare a discutere delle partecipate, tagliare ed eliminare quelle
che non servono e che producono solamente sprechi di risorse; tagliare le
prebende di consigli di amministrazione spesso sproporzionati.
Quello che lei ha detto, onorevole Presidente, ci trova
d’accordo – l’abbiamo detto anche noi non solo in campagna elettorale,
l’abbiamo ribadito e replicato negli ultimi giorni – il rigore deve partire da
quest’Aula, da questa istituzione, non si può chiedere il rigore ai calabresi e
poi non essere consequenziali. Noi abbiamo già allo studio un disegno di legge
per la riduzione delle indennità e degli emolumenti dei consiglieri regionali.
Analogamente, sulla stessa lunghezza d’onda, però bisogna andare ad eliminare
quelle consulenze, che spesso sono un’altra delle questioni sulle quali si
passa inosservati e che vanno ad alimentare consistentemente le spese e ad
appesantire anche i bilanci dei singoli settori della Regione.
E’ importante questo, perché dobbiamo essere poi
consequenziali.
Noi, quindi, presenteremo una proposta di legge, ci
auguriamo che ci sia una condivisione per acclarare in Consiglio regionale
l’unitarietà su questa cosa.
Avevamo anche immaginato, come gruppo – ed apprezzo la
sua idea di implementare la legge sulla famiglia – nell’attesa che ci sia l’approvazione
della legge regionale, di dedicare una parte delle indennità, una percentuale
delle nostre indennità proprio ad iniziative a favore delle famiglie bisognose.
Credo che queste siano le risposte che dobbiamo dare
immediatamente.
Torno sulla sanità, perché purtroppo è la madre delle
questioni. I calabresi non possono pagare tre volte un tributo. E’ un tributo
perché c’è l’inefficienza, non c’è la risposta, perché c’è il rischio di andare
a nuovi addizionali, perché c’è una migrazione che non è dignitosa, non è
decorosa per
Allora, Presidente, lei deve dire come vuole andare ad
incidere sulla rete ospedaliera, 73 ospedali per 2 milioni di abitanti, che non
riesce a dare una risposta; come mette ordine a creare quella governance che sia efficace dal punto di
vista programmatorio e gestionale, che possa recuperare quella capacità e
quella credibilità che si è smarrita.
Non serve andare a fare un impatto di tipo
ragionieristico sui numeri, bisogna dare risposte e ricreare un tessuto
virtuoso che dia risposte in termini di efficacia e di efficienza al sistema
sanitario, che dia anche spazio alla meritocrazia e alla trasparenza nelle
nomine dei direttori sanitari e dei primari; si dovrà tornare alle competenze,
si dovranno privilegiare la competenza e il merito.
Allora, Presidente, io non vado avanti – l’ho detto
prima – non volevo fare un controesame, ma volevo focalizzare solo alcune
questioni. Se noi andremo ad affrontare con decisione il tema della sanità,
probabilmente troveremo anche risorse da liberare sul lavoro, sulla formazione,
per dare quelle risposte che i giovani calabresi si attendono da troppo tempo,
per recuperare quella speranza, ma anche quella fiducia nelle istituzioni,
perché queste sono le istituzioni, valorizzare il ruolo del Consiglio
regionale.
Concludo questo mio brevissimo intervento dicendo una
cosa, citando Corrado Alvaro, il quale diceva che l’asse portante della società
calabrese è la famiglia, ed io la condivido anche da cattolico credente.
Aggiungo una cosa: guai quando la famiglia si sovrappone alle istituzioni!
Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Guccione. Ne ha
facoltà.
Egregio Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, permettetemi di rivolgere un pensiero alle famiglie dei due soldati italiani uccisi qualche giorno fa in Afghanistan, nell’adempimento del loro impegno in quell’area del mondo a sostegno della pace e della libertà di quel popolo.
Ho voluto ricordare quei due soldati, che sono l’emblema di uno sforzo, che l’Italia sostiene nel mondo, nelle realtà più difficili, nei teatri di guerra, di portare l’impegno di questo Paese a sostenere la pace, la convivenza tra i popoli, e quel sangue che è scorso qualche giorno fa, insieme a quello di tanti che hanno lasciato la vita, tanti italiani, tanti soldati, in gran parte è sangue di questo Mezzogiorno, di tanti giovani che con il loro impegno, con il loro lavoro fanno onore al nostro Paese. Era giusto, per me, un ricordo in quest’Aula, in questo momento.
Ho ascoltato con attenzione le cose dette dal Presidente della Giunta regionale, Scopelliti, non ho avuto modo di approfondire - perché ci è stato dato stamattina - il programma che
era alla base della sua candidatura e della candidatura delle forze del centro-destra che lo hanno appoggiato in questa competizione elettorale. Voglio dire, con molta chiarezza, che per me non è
una banalità
e un’ovvietà.
Il voto dei calabresi è stato molto chiaro: c’è stata
una vittoria del centro-destra, larga, diffusa e c’è stata una pesante
sconfitta del centro-sinistra. Da questo punto di vista, noi vogliamo prendere
atto di questo voto, non vogliamo sminuire per nulla il voto dei calabresi.
Siamo impegnati, in questi giorni, a capirne le ragioni, a dare delle
soluzioni, ma questo è un voto chiaro: i calabresi hanno detto al centro-destra
e a Scopelliti di governare
Non vogliamo sottrarci alle nostre responsabilità, per
il ruolo che i calabresi ci hanno dato, anche perché la situazione non è per
nulla facile e, mentre sembrava che l’Italia, il mondo stessero per uscire da
una crisi difficile, economica e finanziaria, nelle ultime settimane abbiamo
dovuto prendere coscienza, noi che siamo in Europa, che la crisi è piombata in
una situazione difficilissima, per le vicende della Grecia, della Spagna, del
Portogallo, ma anche per la nostra situazione. E’ una situazione delicata,
difficile, sulla quale ad ognuno di noi è chiesta massima responsabilità ed
impegno.
Da questo punto di vista, non faremo mancare il nostro
apporto e non giocheremo a nascondino rispetto alle questioni che sono sul
tappeto e all’ordine del giorno di questo Consiglio regionale.
Bene la riduzione dei costi della politica, condivido la
proposta fatta qui stamattina, di votare subito un provvedimento che va nella
direzione di non prevedere i consiglieri supplenti. Vorrei ricordare a tutti
quanti voi che nella passata legislatura sono stati ridotti i costi della
politica di qualche milione di euro. Bisogna proseguire su questa strada, non
solo perché c’è la crisi economica e quindi vanno dati segnali, ma perché è
giusto che i costi della politica non gravino in misura eccessiva sulle
istituzioni.
Ma veniamo ad alcuni punti che voglio sollevare e che
non ho trovato nelle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta: intanto,
la questione del Mezzogiorno. Cosa si fa rispetto a una linea e ad una
strategia di governo, del Governo Berlusconi, rispetto alla cancellazione del Mezzogiorno dall’agenda
politica italiana? Sono lunghi anni che il Mezzogiorno non è più
tra le priorità del nostro Paese e se per un attimo guardiamo ai numeri, che
cosa significa tutto questo, vediamo che i fondi Fas – i fondi per le aree
sottoutilizzate – che in due anni dovevano portare al Mezzogiorno circa 31,8
miliardi di euro, quasi 6,8 miliardi alla Calabria, sono stati dirottati per
finanziare iniziative ed opere del Centro-Nord: in due anni, 31,8 miliardi di
fondi Fas.
Mi chiedo e chiedo alla Giunta e al Consiglio regionale:
quali iniziative si vogliono adottare, perché questo scippo non avvenga ai
danni dei calabresi e dei meridionali?
Queste risorse destinate alla Calabria potevano essere
utilizzate, 6,8 miliardi di euro, in due anni; potevano essere destinate allo
sviluppo, all’occupazione, alle grandi opere infrastrutturali di cui abbiamo
bisogno.
E’ un punto politico fondamentale nel rapporto che
dobbiamo avere tra maggioranza e opposizione, come dalla Calabria, dal Mezzogiorno nasce
un’idea, un progetto, un’iniziativa politica ed istituzionale per impedire che
queste risorse economiche destinate al Mezzogiorno vengano
utilizzate altrove.
Così anche per quanto riguarda la sanità, il debito
della sanità, per la gravità della situazione che si è accumulata – diciamocelo
– nel corso degli ultimi dieci anni, noi abbiamo un grande primato: più aumenta
il debito, più spendiamo e, automaticamente e in modo inversamente
proporzionale, peggiorano i servizi erogati ai calabresi, ai malati.
Credo che sia finito il tempo della demagogia. E anche
qui si pone un problema politico di fondo ed istituzionale: come
Ricordo che, quando si commissariò la sanità del Lazio e
di altre Regioni – all’epoca era Presidente Romano Prodi –, quel Governo
partecipò per il 40 per cento alla riduzione del debito del Lazio.
Non possiamo far finta qui che questo problema non
esista, noi dobbiamo essere rigorosi nel Piano di rientro, misure che vanno
nella direzione di razionalizzare la spesa, di rompere le sacche di privilegio,
di clientelismo, di assistenzialismo che c’è nella sanità calabrese. Ma
Penso che – questo sia chiaro – dobbiamo ragionare con i
numeri, che ancora sono fin troppo ballerini nel debito. Mi auguro che
Inviterei il governatore Scopelliti ad impedire che ci
possano essere scelte che vadano nella direzione di rinfocolare i localismi in
questa nostra regione. Il localismo, la divisione della Calabria è un pericolo
che sta sempre dietro la porta e rende sempre più difficile tutto, dà meno
potere alla Calabria. E i localismi sono un male endemico di questa nostra
regione. Noi dobbiamo avere un’idea unitaria della Calabria, nel suo sviluppo,
nella sua rappresentazione istituzionale, nella capacità di dare un contributo
insieme, perché
Chiudo, sottoponendo un’altra questione che ritengo
fondamentale, che è quella dell’ambiente.
Noi abbiamo una regione segnata, che ha delle ferite
enormi per quanto riguarda l’ambiente: penso a quello che è accaduto a Crotone,
non dimenticherò mai il fatto di aver saputo che le case a Crotone, le scuole
sono state costruite con materiale inquinante.
La vicenda dell’uso del carbone per produrre energia
elettrica è una questione sulla quale bisogna dire un forte e chiaro no, come
la riconversione della centrale Enel di Rossano, dove l’Enel ha previsto il
carbone. Questo è un punto centrale, perché passa l’idea di che Calabria
vogliamo costruire, di che Calabria pensiamo per i nostri figli e lasciamo in
eredità a chi ci seguirà.
Ecco, per il tempo che è stato concesso, ho tentato di
porre alcune questioni che ritengo centrali per costruire un’idea di Calabria.
Ecco, la nostra opposizione avrà questo profilo, un’opposizione chiara, netta,
senza pregiudiziali e sarà fatta nell’interesse dei calabresi e dei territori
di questa nostra regione.
Prima di proseguire col dibattito, invito i Consiglieri
ad osservare un minuto di silenzio in memoria dei due nostri militari uccisi in
Afghanistan.
(I
Consiglieri in piedi osservano un minuto
di silenzio)
PRESIDENTE
E’ iscritto a parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli consiglieri, signor Presidente della Giunta, signori assessori, è la prima seduta di confronto del Consiglio regionale nella legislatura appena iniziata, siamo qui a riconoscere il grande successo elettorale del Presidente Scopelliti e della sua coalizione e, naturalmente, un insuccesso del centro-sinistra.
I cattivi storici, spesso, hanno inserito nei libri di
storia l’ammonimento “guai ai vinti!”, ma io penso che in una democrazia il confronto, la discussione,
l’aspetto istituzionale di lavorare comunque tutti per far crescere una comunità debbano bandire, sia
dall’animo dei vincitori sia di chi ha perduto, un concetto di questo tipo,
perché sarebbe utile iniziare questa legislatura in un modo civile ed istituzionale, rompendo un vecchio
vezzo calabrese.
Qual è questo vecchio vezzo calabrese? Che chiunque succede nella guida di un’istituzione ha come primo compito quello di distruggere tutto quello che è stato fatto in precedenza. Se voi guardate la storia di questa
Regione, la storia della Calabria, dei nostri Comuni più importanti, questa è
una costante; cioè chi perde deve fare un’opposizione dicendo “no” pregiudizialmente
a tutto, perché si vuole distruggere chi è al comando nel momento in cui muove i primi passi;
chi detiene il potere, chi lo conquista deve
distruggere tutto ciò che è appartenuto all’azione amministrativa dei
predecessori. Questo è un errore.
Quindi stamattina, per la parte che mi riguarda, non intendo dare un
contributo a questa Regione divisa, sganciata nei suoi territori, nelle sue
istituzioni, nei suoi uomini... Vedete, anche le crisi dei nostri partiti, e
nessuno può dire di essere tranquillo per l’eternità, sono il frutto di questo
male calabrese che non consente mai di mettere in piedi un’azione positiva.,
naturalmente nella distinzione dei ruoli – perché io non sono un ecumenico, non
ho mai remato per i compromessi più o meno storici – ognuno nella sua parte, la
maggioranza che governa, la minoranza con una politica magari di opposizione
rigorosa, ferma, ma sempre avendo tutti insieme presente che dobbiamo lavorare
per far crescere questa Regione,
Allora, stamattina, dare un giudizio sul discorso di
Scopelliti e sul suo programma è estremamente prematuro. Non ho mai creduto nei
programmi scritti, ho sempre creduto nel modo in cui i programmi si vanno ad
attuare. Ed allora faccio qualche breve considerazione.
La prima considerazione: vorrei dire al Presidente
Scopelliti che questa Regione ha bisogno, ad un tempo, della capacità di far da
sé sulle questioni di propria competenza e di una grande solidarietà dello
Stato, lo ha detto già Guccione, è inutile che ci dividiamo tra centro-sinistra
e centro-destra su quale Governo è stato più patrigno rispetto al Mezzogiorno ed alla
Calabria. C’è una costante che ormai dura da molti decenni per cui il Mezzogiorno non è
nell’agenda politica dei Governi. Naturalmente riconoscerete che il vostro
Governo, io non voglio dire che sia a trazione nordista e leghista, avendo la
Lega come componente essenziale ed essendo questo un partito che nella sua
presentazione vuole fare solo gli interessi del Nord, chiaramente si sta
distinguendo per essere particolarmente lontano dai problemi del Mezzogiorno.
Allora, vorrei citare due o tre aspetti che richiedono
questa sinergia di intenti, della solidarietà che viene dal Paese e dalla
nostra capacità di governare.
La sicurezza.
Mi pare che nell’intervento di Scopelliti sia chiaro che la Calabria deve cercare di sconfiggere l’occupazione mafiosa dei
nostri territori, altrimenti l’idea di sviluppo è una tenue speranza, perché in
una economia in grande difficoltà come quella di oggi, globalizzata, se non ci
sono investimenti anche da parte dei privati e non si mette in piedi una maglia
di piccole e medie aziende nei vari settori trainanti della nostra economia,
non si va da nessuna parte ed in Calabria nessuno viene a causa di motivi di sicurezza.
Allora, di grazia, se siamo d’accordo che il problema
della sicurezza è un problema centrale, riconosciamo che su questo punto si ha
bisogno di una grande solidarietà da parte del Paese. Certo, la Calabria può
fare la propria parte con un comportamento adamantino delle sue istituzioni,
sostenendo magistrature e forze dell’ordine, come per la verità ha fatto la
Giunta Loiero, perché se si
vanno a spulciare le delibere della precedente amministrazione, si trovano
milioni di euro destinati al sostegno delle forze dell’ordine e della
magistratura, per dare un contributo affinché questa Regione sia più sicura.
Le infrastrutture: ma veramente vogliamo pensare che la
Calabria possa crescere, se non risolviamo il problema del deficit
infrastrutturale?! Ne sappiamo qualcosa noi modesti consiglieri regionali,
perché venire a Reggio è diventata un’avventura! L’Anas, questo ente che
andrebbe eliminato dalla faccia della terra, cade un masso, come in questi
giorni, e blocca l’Autostrada del Sole, ma, di grazia, ci sono lavori infiniti
che durano da quindici anni, e abbiamo un ente che non riesce a monitorare il
tracciato dell’autostrada, insomma! Certo, alcune cose sono in mente Dei, però un po’ di accortezza
avrebbe evitato determinati accadimenti.
Certo, la competenza sulle infrastrutture è dello Stato,
quindi si deve avviare un’interlocuzione fra Regione e Stato, affinché la
Calabria venga messa al centro dell’attenzione del Paese insieme a tutto il Mezzogiorno. E qui,
cari amici del centro-destra, dovete sciogliere un nodo, che si chiama ponte
sullo Stretto di Messina, perché mi aspetterei da parte del centro-destra
calabrese un atto di rivolta rispetto a questa fantasia dell’onorevole
Berlusconi, ma, di grazia, sul ponte, quando sarà fatto, ci andremo in
elicottero.
Cosa serve alla Calabria il ponte sullo stretto di
Messina? Forse servirà per la grande area metropolitana di Reggio
Calabria-Messina, l’unica area metropolitana posizionata su due regioni che
esiste al mondo, ma certamente non servirà ai calabresi e non servirà al Mezzogiorno.
Terzo problema, quello dello sviluppo, che chiama in
causa due aspetti: avere dei centri di eccellenza – ma mi pare che il
Presidente Scopelliti abbia fatto un accenno a queste cose – nel campo della
ricerca, in modo da avviare uno sviluppo virtuoso perché, attraverso la
ricerca, noi possiamo anche mettere in campo politiche che siano attrattive di
investimenti che possono venire fuori dalla Calabria. Però, caro professore
Caligiuri, che hai questa grande responsabilità della ricerca, c’è un
avvertimento che va fatto.
Per la parte che mi riguarda, riconosco tutti i meriti
del sistema universitario calabrese, perché il rapporto con le università, a
partire dall’Unical- di cui lei è professore, in Aula ci si dà del lei, chiedo
scusa per il “tu” che ho usato precedentemente – e che ha rappresentato un
fatto straordinario, rivoluzionario, che ha rotto atavici ritardi di questa
Regione, deve essere corretto, nel senso che le iniziative che riguardano la
ricerca non possono essere appaltate anche in termini procedurali alle
università, perché la ricerca deve
avere uno scopo prioritario, quello di mettere a braccetto l’offerta e
la domanda di ricerca. Infatti, se noi diciamo che la ricerca è necessaria per
le nostre aziende, non possiamo fare ricerca senza tenere conto di quelli che
debbono essere gli utilizzatori finali, in questo caso, della ricerca.
Quindi, che la ricerca sia al centro dell’attenzione del
Governo regionale, ma con questa finalità, di favorire la domanda di ricerca
delle aziende con le offerte, tenendo conto che oggi le aziende sono in ritardo
rispetto al mondo universitario; in questo campo, va privilegiata la ricerca
applicata. Non che non si debba fare ricerca di base, per carità, perché se
dalle nostre università uscirà una grande scoperta che servirà all’universo
mondo ma che magari avrà applicazione fra trent’anni, tutti andremo a battere
le mani! Noi abbiamo bisogno di una ricerca che immediatamente trovi
applicazione nel processo produttivo per creare occupazione e lavoro.
Sotto questo profilo - lasciatemelo dire – è centrale
l’attuazione del Por Calabria 2007-2013. Mi pare che il Presidente Scopelliti –
mi dispiace che, per ragioni istituzionali evidentemente, non sia presente –
abbia detto, tra le righe, di voler cambiare determinati obiettivi del Por
Calabria. Siccome non ci ha spiegato quali sono gli obiettivi da cambiare e
come andranno cambiati, mi astengo da qualunque commento. Oso dire, però, che
se noi ci illudiamo che le politiche ambientali, di sviluppo,
di sostegno all’impresa, quelle sociali e di sostegno alle famiglie le
potremo fare nei prossimi anni con il bilancio regionale, vuol dire che stiamo
sognando! Purtroppo il bilancio regionale, dopo quaranta giorni di
regionalismo, è ingessato, cari amici e colleghi consiglieri regionali, e
difficilmente, con tutte le azioni di modificazione che si potranno fare,
politiche nuove o di bilancio più virtuose, taglio delle spese… Certo, tagliare
anche le spese della politica, ma con tutti gli accorgimenti e con tutte le
decisioni virtuose che noi potremo fare, il bilancio regionale non sarà
adeguato ad affrontare queste grandi questioni, che noi potremo aggredire solo attuando il Por Calabria.
Allora, c’è un merito anche del centro-sinistra, perché
intorno al ragionamento iniziale è un errore non tener conto di quello che è
successo storicamente e non approfondire le questioni, perché a volte si può
anche perdere avendo operato bene in tanti settori, ma avendo in definitiva
dato soprattutto un’immagine sbagliata di se stessi.
Il Por Calabria è uno strumento validissimo per
affrontare queste grandi questioni. Se il Presidente Scopelliti ci dirà che
vuole cambiare determinati obiettivi, aspettiamo di capire questi obiettivi,
aspettiamo di capire il cambiamento e ne discuteremo, però la cosa che
raccomando è la capacità attuativa del Por, non per guardare al passato. Quando
noi siamo entrati nelle stanze della Presidenza, abbiamo trovato un Por
2000-2006 inattuato all’80 per cento, ed è stata veramente un’azione di Sisifo
ad un tempo cercare di spendere quello che non si era speso e programmare il
futuro.
Ci è stato detto che ci sono ritardi nella spesa:
aspettiamo di capire quali sono questi ritardi, ma in ogni caso il Por Calabria
rappresenta l’attuazione della politica del far da sé. Così come sulle
infrastrutture, così come sulla sicurezza, si misura la capacità di questo
Governo regionale di interloquire con lo Stato, che è responsabile di questi
settori. Sull’attuazione del Por Calabria si misurerà la capacità di governo
dell’istituzione regionale.
Due ultime cose, perché vorrei aggiungere un argomento che reputo molto importante, ché è stato
fatto un appello all’opposizione a confrontarsi, naturalmente ognuno dalla
propria posizione, c’è un argomento che
non è stato toccato. Si è detto “modifica dello Statuto”, senza specificare in
che direzione. Io, sommessamente, ne pongo una all’attenzione del Consiglio:
noi dobbiamo alleggerire questa Regione. E’ arrivato finalmente il momento di
avere una Regione leggera, che legifera, che programma, che dà indirizzi, che
controlla, che interviene nella gestione e nelle materie che sono,
evidentemente e oggettivamente, di competenza regionale, per il resto affida
l’attuazione delle programmazioni al sistema delle autonomie; qui si misurerà
veramente la capacità innovativa di una classe dirigente.
Sulla sanità non aggiungo nient’altro, ho visto che
parlerà il Presidente Loiero,
dirà certamente lui, più di quanto io possa dire. Voglio, però, sommessamente
chiedere un approccio più realistico alle problematiche, perché sulla sanità
c’è stato il fallimento del regionalismo. Non ripeto qui che il deficit è stato
prodotto all’80 per cento dalla precedente Giunta di centro-destra, è grave che
il centro-sinistra abbia aggiunto e non sia stato capace di darci una sanità
all’altezza diffusa sul territorio e centrata sulle eccellenze. Cerchiamo di
evitare di fare esami e di vedere come questo settore, che è importante dal
punto di vista finanziario, ma soprattutto dal punto di vista sociale, possa
essere incamminato verso delle virtù che servono al territorio.
Sul consigliere supplente, un secondo solo: non ho
capito che ha voluto dire il Presidente, perché se c’è una proposta di legge
ordinaria, questa, a mio avviso, non può interpretare lo Statuto, in quanto la
legge ordinaria ci deve dire se vuole o non vuole attuare lo Statuto.
Per quanto riguarda la proposta di riforma dello Statuto
per eliminare questa norma del consigliere supplente, sin da ora, a titolo
personale, qualunque possano essere gli impegni in questo Consiglio regionale,
annuncio che voterò a favore della eliminazione del consigliere supplente, in
coerenza con l’impegno nella passata legislatura ed in coerenza con tanti
discorsi validi fatti in quest’Aula.
Chiedo scusa, Presidente, se ho abusato della sua
cortesia e della pazienza dei colleghi.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Ciconte. Ne ha
facoltà.
Signor Presidente del Consiglio,
assessori, consiglieri, Presidente della Giunta – che non c’è per motivi
istituzionali – credo che finalmente la campagna elettorale sia finita, allora, adesso occorre parlare di linee programmatiche
che dovremo tutti, in maniera concorde, cercare di portare
avanti per migliorare le condizioni dei calabresi. E’ chiaro che
queste linee programmatiche ci sono state consegnate pochi minuti prima della
riunione del Consiglio ed è evidente che, per parlarne in maniera compiuta, sarebbe opportuno approfondirle in maniera più adeguata. Su alcuni
punti, però, vorrei fare alcune osservazioni,
soprattutto mi riferisco alla necessità che, finalmente, questo Governo
centrale, il Governo Berlusconi, riconosca che c’è un problema economico-finanziario mondiale, europeo e, probabilmente, anche italiano e
che i problemi finanziari sono ancora
più evidenti qui nella nostra regione, lo dicono tutti i dati, sia
quelli de“ Il Sole 24 ore” che
quelli Istat e tanti altri dati di
indici economici che ci dicono che, effettivamente, i problemi
economico-finanziari nella nostra regione sono veramente seri. E ce l’ha detto
stamane anche il Presidente della Giunta regionale, onorevole Scopelliti.
Per quanto riguarda i problemi sanitari, a mio avviso
sono stati affrontati in queste linee programmatiche con molta approssimazione
ma non poteva essere altrimenti, ci sono solo delle enunciazioni, non ci sono
sicuramente dei contenuti veri su cui discutere. Ecco perché, secondo me,
considerato che il bilancio della Regione per il 70 per cento verte sulla sanità, sarebbe opportuno parlare
di sanità per un’intera seduta, caro Presidente, nel nostro Consiglio.
E quando si parla di alcuni aspetti innovativi, vorrei dire che quelli aspetti
innovativi non sono. Mi riferisco ad una politica del territorio che il vecchio
Piano di rientro della Giunta precedente ha cercato di adottare, dove c’è tutta
una serie di problematiche riguardanti una nuova politica del territorio. Ma
per fare questo ci vogliono dei finanziamenti seri, ecco perché ritengo che il
Governo centrale non ha dimostrato di essere tanto amico di quello regionale
calabrese, per i problemi che ci ha detto il Presidente della Regione.
Allora, noi dovremo capire e confrontarci meglio su
quello che vogliamo attuare in sanità. Vogliamo attuare una rete ospedaliera
separata dal territorio? Mi pare che queste siano le linee programmatiche,
dobbiamo capire quante aziende ospedaliere e aziende sanitarie attuare nella
nostra regione, ma sono problemi che si stanno discutendo da circa quindici
anni e se noi continuiamo a scaricarci la responsabilità per quanto riguarda i
debiti in sanità, secondo me non andremo da nessuna parte. Noi dobbiamo cercare
di essere propositivi e cercare veramente di risolvere i problemi da oggi in
poi in maniera costruttiva e propositiva.
Sono convinto – e mi dispiace che non ci sia il
Presidente della Giunta – delle
enunciazioni che ha fatto l’onorevole Scopelliti, cioè di nominare i
direttori generali per vera meritocrazia, nominare i primari per vera
meritocrazia, non facendo parte, quei direttori generali che nominerà, di
vecchie gestioni: vediamo se effettivamente queste cose verranno attuate. Sono
convinto che la meritocrazia deve
avere un ruolo fondamentale e importante e, se questo dovesse accadere,
faremo un plauso in maniera evidente e precisa.
Dovremo confrontarci e il confronto, a mio avviso, deve
partire dai problemi sanitari, ambientali e occupazionali. Siamo tutti pronti a
partecipare, a migliorare le condizioni di salute dei nostri cittadini.
E, attenzione, che qui si parla a volte di una Calabria
diversa dalle altre regioni. Io non sono molto d’accordo, perché tutti voi
conoscete i dati anagrafici della nostra popolazione, attenzione che c’è una
popolazione che sta invecchiando e quindi le esigenze di salute sono diverse
rispetto a vent’anni fa. Molte Regioni – e mi riferisco alle altre Regioni
d’Italia – non sono virtuose, perché effettivamente ci sono stati sicuramente
sprechi, problemi, è cambiato il modello sanitario. Noi dovremmo investire di
più sul territorio, se vogliamo veramente far filtro agli ospedali.
Invito il Presidente della Giunta regionale e gli
assessori ad andare a vedere qual è la nostra rete ospedaliera in tutta la
regione Calabria: sono strutture obsolete, che non hanno tecnologia. Noi
abbiamo avuto un commissario per l’urgenza-emergenza che è andato a risanare, a
vedere i problemi dell’Aquila, del terremoto - per carità, giustissimi - ma per
otto, nove mesi non si è fatto vedere in Calabria per firmare i decreti per
poter rinnovare tutto quello che c’era da rinnovare, soprattutto da un punto di
vista tecnologico.
Allora sulla sanità, caro Presidente Talarico, la invito
a fare una seduta ad hoc e cercare veramente di sviscerare, perché è
evidente che sulle linee programmatiche non si poteva parlare di tutto e non si
poteva specificare ancora meglio le cose che si vogliono attuare. Noi saremo
pronti a dare i nostri suggerimenti in maniera leale, facendo un’opposizione
costruttiva, leale e trasparente per migliorare le condizioni dei nostri
cittadini calabresi.
PRESIDENTE
E’ iscritto a parlare l’onorevole Loiero. Ne ha facoltà.
Ho ascoltato la relazione del Presidente Scopelliti, che ha vinto le elezioni con la sua coalizione in questa nostra Regione. Questo non è il luogo per dibattere come le ha vinte, ma riconosciamo ampiamente questa vittoria; d’altra parte, con i numeri c’è poco da discettare. Io trarrò qualche spunto da quello che ha detto oggi in quest’Aula e cercherò di parlare di pochi argomenti nel breve tempo a disposizione.
Poi voglio dire a lei direttamente, Presidente, che sono contento che in quest’Aula mi pare si cominci a rispettare l’orario, perché le istituzioni sono regolate da forme che sono severe e le istituzioni, sul piano formale, sono più importanti addirittura di quel che si discute in un’Aula.
Io mi pongo in quest’Aula
senza alcun pregiudizio, so perfettamente che la Calabria
è una terra difficilissima, complicata, molto
difficile da governare ed essendoci
passato per cinque anni, mi rendo conto che bisogna guardare all’azione di un Presidente della Giunta con attenzione e, anche dall’opposizione in certi passaggi, con vicinanza.
Sappiamo che l’immagine di questa nostra
Regione è devastata, che c’è una violenza dei media che imperversa ogni giorno e da anni e anni, e questo ci
mette in una situazione di grandissima difficoltà, perché questo bombardamento
mediatico di cui abbiamo più volte parlato nell’Aula porta a un indebolimento della coscienza di noi
calabresi e ci porta anche ad una perdita progressiva di peso specifico, che
poi conta moltissimo, laddove si decide.
Sono convinto che in Calabria – mi pare che lo abbia
accennato l’onorevole Principe – il rapporto di maggioranza e minoranza - come
ho detto anch’io più e più volte in quest’Aula - non può essere come magari lo
è e si vive in Lombardia, dove tutto funziona al meglio e dove, quindi, anche
le istituzioni si giovano di questo dato che è importantissimo. Queste cose –
come ho detto – le ho proferite anche in quest’Aula a posizioni rovesciate.
Non è, ovviamente, una richiesta di consociativismo o –
come si dice con una brutta parola – di inciucio, non c’è da parte mia alcuna
nostalgia per una pratica che è stata pure largamente esercitata in quest’Aula
e che viene, addirittura, dagli anni ’70, dai tempi della solidarietà nazionale
e che ha prodotto non sempre pratiche nobilissime, comunque irrituali in
quest’Aula, ed ha portato anche danni enormi all’immagine di questa nostra
regione. Il simbolo, l’ultimo simbolo formale di questo consociativismo era la
Commissione del Piano, che nella passata legislatura noi abbiamo cancellato.
Quindi noi avremo grande attenzione non agli
organigrammi, alle nomine e agli accordi fra gli uomini, ma alla politica, ai
suoi percorsi istituzionali, al suo valore più alto. Ed io sono convinto che la
minoranza – lo dico per me, ma credo di interpretare anche il sentimento di
tanti componenti eletti – dovrà essere intransigente su alcuni temi, sui temi
che attengono alla convivenza, ai diritti, quelli contenuti nella prima parte
della nostra Costituzione, il diritto al lavoro, alla solidarietà e soprattutto
all’esercizio della legalità.
Tratterò, dunque, velocemente tre-quattro temi nel tempo
che mi è concesso, cominciando proprio dalla sanità.
Il tema della sanità è centrale, ho visto che il
Presidente ne ha fatto un cavallo di
battaglia della sua relazione - e come poteva essere altrimenti! -, devo dire
che ho ascoltato anche ieri al Tg1 una dichiarazione fatta dal Presidente della
Giunta, senza che ci fosse uno che potesse difendersi. Questo è capitato nella
Tv pubblica. Non ne faccio una colpa a lui, ma a questi personaggi che si
prestano a dare solo una versione di quello che è capitato in Calabria. Questo
avviene mentre, magari, alcuni di noi qui, nel centro-sinistra, litighiamo.
Ripeto, non voglio dargli colpa, però sul merito vorrei
dire alcune cose al Presidente Scopelliti e lo vorrei fare in forma diretta:
Presidente, frughi bene tra le carte che le ha consegnato l’advisor e guardi che l’80 per cento di
quel debito l’ha prodotto la Giunta precedente a quella da me presieduta, di
cui lei faceva tanto autorevolmente parte, da esserne poi diventato Presidente.
No, non faccia questi gesti, come li fa Gasparri, mi
scusi, perché noi dobbiamo avere un’interlocuzione civile in quest’Aula.
Le volevo dire che, nel periodo 2000-2005 – glielo
ricordo – nessun bilancio di nessuna Asl è stato approvato dalla Giunta di cui
lei faceva parte. Glielo dico perché ho visto che già nella prima seduta lei ha
fatto una relazione molto, molto forte, queste cose gliele devo dire. Guardi,
lei ha tutti gli strumenti per guardare nelle carte: nella passata legislatura,
non in quella in cui io sono stato Presidente, nessun bilancio è stato
approvato, mentre noi i bilanci delle Asl li abbiamo approvati tutti.
Le dico queste cose non per suscitare polemiche e
dialettica, questa Regione non ha bisogno di tutto questo, però voglio
ricordarle che anche qui lei ha detto: “Un ministro non mi ha parlato”. Guardi
che io sono andato in Consiglio dei ministri e mi hanno approvato il Piano di
rientro, Presidente, e sa quando me l’hanno approvato? Dopo che il Presidente
del Consiglio e il ministro della sanità hanno detto che avrebbero
commissariato la sanità calabrese.
Guardi, anche qui glielo voglio dire, con questo advisor che è stato scelto dal Governo
in carica, quindi dal Governo Berlusconi, io ho voluto fare un’operazione di
verità. Non le chiederò demagogicamente di metter via il ticket, come
pure tante persone che fanno parte della sua coalizione hanno detto in campagna
elettorale, so che lei non è in grado di farlo.
Purtroppo questo è stato per noi un boomerang, io non faccio fatica a riconoscerlo, però
perché l’ho fatto, dal momento che ho chiesto io l’advisor? Perché temo
drammaticamente quello che avverrà col federalismo fiscale – di cui parlerò
brevemente più avanti – che mostrerà le disparità sui territori, imporrà
sacrifici, salteranno alcune abitudini che centro-sinistra e centro-destra
hanno sempre avuto in Calabria.
Quando l’ho chiesto? Glielo
ricordo, Presidente: quando a disposizione del Governo nazionale, di
centro-sinistra e di centro-destra, c’era un “fondino” a cui hanno attinto
molte Regioni, che era un fondo che distribuiva il Governo nazionale.
E anche quel discorso sulle
assunzioni, io ho fatto assunzioni per rispetto dei Lea. Qui si sarebbero
bloccati ospedali, se non avessi fatto alcune assunzioni in deroga, perché per
i Lea si può sempre assumere. Lo sa questo, Presidente?!
Rivendico – glielo dico con
coraggio – anche la lungimiranza di questa scelta del Piano di rientro, perché
bisogna governare anche per le generazioni che verranno dopo di noi.
Sono convinto che noi abbiamo
governato sempre in emergenza e tutte le democrazie prestano grande attenzione
all’emergenza, perché l’emergenza non può durare una vita, come purtroppo è
durata da noi. Sono convinto inoltre che l’emergenza allontana il rigore delle
regole.
Presidente, se ne accorgerà fra cinque anni –
le auguro di fare un buon lavoro alla guida di questa Regione, ho già detto,
mentre lei era assente, che mi compenetro completamente nel suo lavoro, perché
quando si fa quel lavoro, si diventa subito soli ad affrontare tutto, lo vedrà
quando affronterà anche il suo Governo, che è un Governo amico – che qui, in
questa Regione quando si infrangono interessi particolaristici, non viene una
resa dall’opinione pubblica per aver infranto quegli interessi, non c’è, perché
purtroppo questo è il prodotto di una storia particolare.
Ora, in tutto quello che è
stato il deficit prodotto dalla Giunta che io ho presieduto, stia attento che
ci sono interessi passivi, carenze di liquidità, ci sono state fatte
anticipazioni di tesorerie, perché sappiamo che la sanità è problematica qui da
noi, perché è disomogenea la rete ospedaliera pubblica e privata, perché c’è un
eccesso di personale - questo è vero – c’è una spesa farmaceutica che è la più alta d’Italia, c’è un’elevata
mobilità passiva, i costi di produzione sono elevati e tanti altri problemi
insieme. Sono problemi, però – ammetterà, Presidente – che vengono da lontano,
che si sono incancreniti nel tempo e il Piano di rientro li disvela tutti in
maniera crudele, perché così è.
Ora, cionondimeno, Presidente,
le vorrei dire che noi non siamo all’anno zero, la descrizione dell’anno zero è
una bugia colossale, perché sono state avviate e fatte cose importanti in
questa legislatura, anche nella sanità, che anticipano alcune difficoltà del
Piano di rientro e ne facilitano, per alcuni versi, il corso. Le ricordo, per
esempio, quelle case della salute, lei sarà costretto a chiudere tanti
ospedali, ne sono certissimo, e ci sono le case della salute che possono
davvero sostituire quegli ospedali, incoraggiando una sanità di base,
scoraggiando i ricoveri, che sono spesso inappropriati.
Noi abbiamo costruito la
Stazione unica appaltante: in un’Asl di questa provincia, da un processo è
emerso che una scatola di cerotti del costo di 30 euro è stata pagata 2.850
euro! Questo non avverrà più con la Stazione unica appaltante.
Sui quattro ospedali c’erano
dei soggetti attuatori mandati dal Governo e su tre di questi ospedali - tranne
Catanzaro, che è il luogo dove io vivo - sono stati già approvati alcuni
progetti preliminari.
E anche sull’articolo 20, lei
può subito prendere tutte le risorse che fanno sì che gli ospedali non restino
così obsoleti e sono anche questi i motivi di incidenti e di morte.
Lei, Presidente, ha un grandissimo privilegio, quello di avere un ottimo rapporto con il Governo, che l’ha aiutata molto a vincere le elezioni: le ha offerto, talvolta, spazi grandi, spazi televisivi e di tutti i tipi. Per esempio, siamo arrivati ad un punto – io allora non l’ho neanche eccepito – che, per esempio, sulla scuola di magistratura, il ministro Alfano.
Ecco questa scuola di magistratura, Presidente, a che punto è? Possiamo saperlo tutto questo?
Mi avvio velocemente alla fine. Sono convinto che ci siano
oggi le condizioni, dopo aver vinto, anche di governare
con un Governo amico.
Vuole ritrattare il piano di
rientro? Lo faccia. Ma, ripeto, quello era stato concordato col Governo, non
penserà che io dal 17 dicembre potevo cambiare tutto.
C’è stato un mese di elezione, ho
avuto a disposizione meno di due mesi ma ho scongiurato, Presidente, il commissariamento che lei all’inizio voleva fare.
Ma non l’ho fatto per un atto di
orgoglio, per non voler essere commissariato e per contraddire quello che aveva
detto il capo del Governo. No. Ma perché, purtroppo, le penalità che scattavano
nella finanziaria erano drammatiche.
Se lei deve alzare al massimo
l’Irpef e l’Irap, è un problema. Se ha un turn
over che non permette di assumere nessuno, è un problema. E voglio
ricordare che l’accordo era che fino al 2005 avremmo usato 1 miliardo di euro
per fare un mutuo trentennale. Dal 2006 avremmo potuto anche usare le risorse
del Fas.
Devo dirle – troverà una lettera
agli atti – che ho scritto a Tremonti dicendo “guardi che tutto il Fas non si
può utilizzare per la sanità perché noi abbiamo un problema drammatico, quello
dello sviluppo e delle infrastrutture”.
Adesso scopriamo che non ci sono i soldi del Fas né per
la sanità né per le infrastrutture.
Ma anche qui voglio dire: guardi che sono 5 miliardi a
disposizione che sono stati già concordati col ministro Scajola, col direttore
Mancurti e che aspettano di andare al Cipe, così come hanno fatto l’Abruzzo e
la Sicilia, perché sono soldi nostri.
Temo che il problema centrale sia che forse il Governo
nazionale non ha più i soldi né per la sanità né per le infrastrutture perché
li ha dovuti spendere per i trasporti sul lago di Garda, perché ha dovuto
ripianare i disavanzi delle Ferrovie dello Stato, ha dovuto affrontare i
bilanci comunali di Roma e di Catania, ha dovuto pagare le multe delle quote
latte degli allevatori del nord, così come ha imposto la Lega, ha dovuto
privatizzare la compagnia “Tirrenia”; ha dovuto offrire gli sconti sulla
benzina per gli automobilisti della Valle d’Aosta, del Piemonte, della
Lombardia, del Trentino Alto Adige.
Voglio dire solo due parole e chiudo, Presidente, sui
fondi europei.
Ho visto che lei vuole rivedere l’impianto dei fondi.
Almeno questo credo di aver capito perché non è stato chiarissimo, in quanto
neanche il collega Principe mi pare abbia capito fino in fondo questo, forse
c’è stato nel passaggio che non ho colto, ha detto alcune cose ma comunque lo
chiarirà nella replica.
Se mi posso permettere le dico che l’unica vera risorsa
sicura e spendibile oggi è data da questi fondi europei.
Noi abbiamo fatto una programmazione ottima. Abbiamo fatto decine di bandi e ci sono incluse le metropolitane. E’ stato tutto concordato con l’Europa. Se si tocca questo equilibrio che è il prodotto di un lavoro immane, sarà un problema drammatico per noi perché succederà come è successo nel 2000. Lei ricorderà che abbiamo dovuto riprendere daccapo anche nel settore che lei aveva come delega, quello del lavoro, quello del Fse.
Noi abbiamo avuto un riconoscimento
unanime non 100 anni fa e non da un giornaletto di provincia. L’abbiamo avuto
da “ Il Sole 24 ore”, Presidente.
Noi siamo la prima di tutte le Regioni della
convergenza. E’ un articolo del 21 aprile 2010 e se dice al suo addetto stampa
di trovarglielo, vedrà che noi siamo la prima Regione.
Allora mi spiacerebbe se tutto questo saltasse.
Ultimo argomento che tocco, velocemente, è il
federalismo fiscale.
Guardi, il dibattito che si sta sviluppando su questo
tema conferma le preoccupazioni. Come Calabria noi siamo stati – glielo voglio
ricordare – protagonisti nella Conferenza dei Presidenti.
Non solo eravamo nell’Ufficio
di Presidenza - sono sicuro che
anche lei arriverà ad esserci perché l’Ufficio di Presidenza è formato da 4
Regioni, due di centro-destra e due di centro-sinistra – insieme all’Emilia e
per il centro-destra c’era la Lombardia e il Molise.
Ebbene, quel disegno di legge che ci hanno portato all’inizio, che era stato licenziato dal Consiglio regionale della Lombardia, era della Lega e voleva trattenere l’Irap e l’Irpef rispettivamente all’80 e al 90 per cento laddove queste tasse di producono. Noi l’abbiamo stravolto con un impegno in cui siamo davvero stati protagonisti perché temiamo che l’unità alla fine possa non reggere come sta avvenendo in Belgio. Sappiamo perfettamente che il federalismo si può applicare ad uno Stato nascente ma non ad uno Stato che è già centralizzato.
Questo è un problema grandissimo che inciderà sui dati del costo, sulla identificazione delle risorse, sulla perequazione limitata solo ad alcune materie. Non si identificano nel testo di legge le imposte ed i gettiti coerenti con il sistema delle autonomie.
Un disastro.
Ultima cosa brevissima e chiudo davvero. Noi avremo grande attenzione sul versante della legalità. Sono convinto, Presidente, che la criminalità sia il problema più grande che abbiamo.
Ha fatto bene a farne cenno nella sua relazione. Se si sottrae allo Stato il monopolio della forza e lo si affida ad una organizzazione clandestina parallela, è la fine di tutto.
Come lei sa, noi ci siamo costituiti parte civile in tutti i
processi. Abbiamo offerto bandi per i beni confiscati alla criminalità
per 8 milioni e 100 mila euro.
Ne troverà programmati altri 13 milioni. Abbiamo offerto
1 milione alle forze dell’ordine per rinnovare le macchine e tutti gli utensili
degli uffici, ci siamo impegnati nell’antiracket.
Noi ci aspettiamo che questo lavoro continui anche con
la sua Giunta, che anzi venga intensificato. Per troppo tempo c’è stata troppa
indifferenza e si è data l’idea che nella lotta tra Stato ed antistato
quest’ultimo avesse la meglio. Il risultato è stato che ampie zone ormai sono
cadute in mano alla criminalità.
Io credo che in Calabria, specialmente le Istituzioni,
devono mostrare da che parte stare.
Poi un’ultima cosa
e la dico più come un desiderio. Noi dobbiamo tonificare meglio questo
Consiglio.
PRESIDENTE
Onorevole Loiero…
Ho finito, Presidente…
Voglio dirlo proprio a lei , Presidente Talarico, più che al Presidente Scopelliti.
Dobbiamo tonificarlo perché nella passata legislatura questo è passato in tutta Italia sulla stampa nazionale come il “Consiglio degli inquisiti”. Non è stato giusto per la scorsa legislatura perché qui ci sono stati momenti di dibattito importante, è stata firmata, addirittura, la “Carta per un mondo senza violenza” e con un premio Nobel per la pace.
Non è che possiamo farlo diventare come “la casa sulla collina” quella che immaginano gli americani per il loro Senato, cioè il luogo delle virtù assolute rispetto al vecchio mondo, ma sono convinto che con lo sforzo di tutti, di maggioranza e di minoranza, potremo riportarlo agli antichi fasti. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Bova. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli
colleghi, gli inizi da qualche tempo – da quando si vota con le nuove leggi elettorali,
quindi da qualche anno - sembrano uguali; nel nostro caso c’è qualche novità.
Al Presidente della Regione che ha
vinto le elezioni, a differenza dell’altra volta quando aveva vinto il centro-sinistra
con Loiero, possiamo dire “bentornato”. Nel
senso che lui è mancato nella ottava legislatura ma era presente
durante tutta la sesta legislatura.
In questa e nella successiva legislatura il Presidente
si augura di portare la Calabria fuori da questa situazione, ed io calabrese, senza infingimenti me lo auguro e glielo auguro perché sarà
un momento straordinario quello in cui a conclusione di una o due legislature si potranno registrare
nella nostra terra risultati significativi.
Perché io
faccio riferimento – non per essere menagramo – agli anni precedenti? Perché in
quel ciclo, certo non da solo Scopelliti, ma per 10 anni il centro-destra col
nuovo sistema in Calabria li ha già avuti.
Purtroppo
in quei dieci anni non si sono prodotte modificazioni efficaci, anzi. E non è
una opinione di un quidam de populo
come me, anche in quel caso alla fine di un ciclo un giudizio dell’elettorato
come questa volta, un voto chiaro che ha fatto capire chi vinceva e chi
perdeva, ma con una novità, Presidente Scopelliti, nelle due ultime occasioni.
In
qualche modo sia nel 2005 che questa volta i calabresi votano come non avevano votato mai fino a Chiaravalloti e ancor
prima con Nisticò, si vinceva ai punti per una incollatura. Ora, invece, lo
scarto è molto forte.
Credo che sia importante riflettere sul perché. Lei qualche
giorno fa ha festeggiato in due date successive i successi della sua squadra nazionale.
Era presente quando premiavano l’Inter per
Perché, onorevole Scopelliti ed onorevoli colleghi,
Perché? Perché intanto rispetto alle attese che si sono
formate in un lungo periodo evidentemente non essendoci risposte rivendicano
che ci siano cambiamenti il più possibile ampi, profondi ed in positivo.
Solo questo, onorevole Presidente, è solo un voto di
cambiamento? Oppure come noi abbiamo riflettuto, può darsi non a sufficienza,
c’è anche al contempo per chi vince un voto di chi non vuol perdere vecchi
privilegi.
C’è l’uno e c’è l’altro. Perché glielo dico? Mica la
funzione democratica che svolge un consigliere di minoranza è quella di tentare
di dare buoni consigli, è in qualche maniera di stimolare ed ovviamente, tutte
le volte che qualcosa proprio non va, di protestare e di stimolare una
partecipazione generale.
Ma ci sono due punti, onorevole Scopelliti, che
inquietano. L’uno è interno alla nostra Regione. Vede: una differenza c’è tra
l’altra volta ed è questa: è aumentato il numero dei calabresi che non credono
a nulla. Cioè, ad ogni giro aumenta il numero dei cittadini che non votano e
quindi non ritengono possibile un cambiamento.
Il secondo, onorevole Scopelliti, è di ordine nazionale.
Rispetto al programma che lei ha presentato –l’ho letto superficialmente
ma sui principi lo condivido –, non è lì il punto. Il punto qual è? E’
possibile che uno sforzo in Calabria abbia risultati sufficienti nell’assenza
di una attenzione nazionale?
Attenzione, su questo ho una opinione differente o, per
lo meno, da quella espressa poco fa dall’onorevole Loiero.
Su certe cose ritengo che non cambierà la sostanza, perché
c’è un “convitato di pietra” nel Governo nazionale che determina molto e che a
fronte di un Paese che non cresce e a fronte del fatto che ha costruito un
insediamento amministrativo in molte province, comuni e Regioni del nord,
rivendica comunque più risorse.
Perché, tra noi, recitiamo la finzione di un federalismo
fiscale solo virtuoso che serve a far sì che ciascuno si assuma le proprie responsabilità.
Se fosse questo, io sarei d’accordo. Ma chi afferma questo non dice neanche la
metà della verità perché la verità è che nella situazione attuale con un Paese
che non cresce si toglie ai territori, ai soggetti che hanno di meno, per dare
ai territori ed ai soggetti che hanno di più.
Non voglio far propaganda. Se voglio che lei abbia
successo, che la nostra Regione abbia successo debbo parlare il linguaggio
della verità.
Su lei si carica una enorme responsabilità, non quella
di fare il don Chisciotte o il grillo parlante, ma quella di avere
consapevolezza di questo.
Se le cose si frenano un poco, non è perché hanno
corretto questa impostazione, perché il ministro dell’economia sa che le annate
non vanno bene e quindi, rispetto alle richieste di Bossi, è costretto a dire
con la finanziaria che non si può fare quel che Bossi vuole, subito.
Allora, in questa situazione, c’è un punto che va al di
là della vicenda amministrativa ed è una vicenda politica perché nel momento in
cui il cammino che lei, la sua Giunta e la sua maggioranza intraprende non
dovesse avere successo, una inquietudine che si aggira per il nostro Paese e
che è fortemente insediata nel sud,che non appartiene solo a quelli che non
votano ma è l’inquietudine di essere considerati alla pari con altri italiani.
L’inquietudine di chi vuole una Italia unita e una
riforma più vera di altre. Perché una riforma che manca è quella che i
cittadini come dice
E lei pensa che se l’impegno che si porta avanti non
avrà successo non crescerà e non acquisirà forme differenti? Il bisogno di
essere rappresentati, che ci sia una sorta di formazione politica della Nazione
degli italiani, lei sa che questo non
appartiene solo a chi non vota o alla minoranza ma si aggira anche dentro
quest’Aula e dentro la maggioranza che lei ha espresso per dire che non è
momento di trombe e di trionfo, ma che è il momento di rimboccarsi le maniche e
di lavorare a partire dalle questioni che lei sollevava poco fa.
La capisco per il peso che ha avuto, per quello che è in
un paese civile il rilievo che hanno le vicende sanitarie, di questo si parla.
Però su una cosa sono in grado di parlare,
’95-’96-’97-’98 lo ricorda, lei era Presidente del Consiglio e non aveva
incarichi amministrativi e poi gli anni successivi di Giunta.
Guardi, in queste due legislature, quasi, tranne un anno
- quello del cosiddetto ribaltone – la vicenda della sanità calabrese ha avuto
una responsabilità, ha avuto più assessori tutti del centro-destra… Una cosa le
posso dire e che mi fa parlare chiaro: quando per quell’anno ho fatto l’assessore
al bilancio, noi siamo intervenuti. Si può chiedere ad uno dei dirigenti di
allora della Regione, una persona di capacità e di specchiata onestà come il
dottore Cirò Candiani: noi abbiamo ripianato i debiti del periodo precedente.
Per cui nella fase che andava dal 2000 al 2005 erano
zero i debiti della sanità.
Questo lo possiamo affermare con chiarezza. Poi io so
che nelle fasi successive siamo dovuti intervenire parecchie volte con misure
su cui l’allora minoranza,di cui faceva parte, si è fatta carico.
Allora, rispetto a quello che è avvenuto, sottolineare
questo, non è propaganda, significa dover sottolineare il rischio che passati i
primi momenti, non tanto possa fallire una compagine, quello che mi dispiace e
che le condizioni rispetto ad un diritto generale dei calabresi arretrino ulteriormente,
signor Presidente della Regione.
Per cui la domanda rispetto al suo programma, signor
Presidente e alla sanità, non è tanto in
che tempi si rientra ma in che tempi i calabresi, quelli che non sono
raccomandati da nessuno, perché questo c’è nel programma, c’è nel programma di
come intervenire e gradualmente ridurre ed eliminare le liste di attesa; ed io
sono convinto che lei che ha questa delega in tempi ravvicinati verrà in Aula e
ci dirà qual è la curva di andamento del programma.
Perché quello che fa la differenza, quello che farà la
differenza - e la sfida finora in questi termini non è mai avvenuta – è la
capacità di produrre risultati di questo tipo: da un lato le liste e dall’altro
le emergenze.
So che non è la fine del mondo, ma su quel punto si
afferma un principio che fa dei calabresi cittadini con pari diritti. Lo so che
non è sviluppo, ma rispetto allo sviluppo – una seconda questione – si ragiona
come è giusto sulle imprese, sulla fiscalità di vantaggio. Ma se si parla di
una Regione che ha come ricchezza fondamentale il paesaggio, il territorio, i
beni archeologici, la risorsa mare e la risorsa montagna, come è possibile in
una Regione come questa programmare ed immaginare una crescita sostenibile con
questo tipo di infrastrutture che noi ci troviamo?
E torniamo di nuovo ad un convitato che è distante. E
non può essere il confronto tra di noi, signor Presidente, il confronto tra chi
vuole o non vuole il Ponte sullo Stretto…
PRESIDENTE
Onorevole Bova, sta finendo il tempo a sua disposizione.
Dipendesse da me direi al Consiglio
dei ministri di costruire questo ponte, perché stanno
facendo tutto in Italia. L’unico punto che è rimasto un punto di propaganda e
di confronto sbagliato è questo inerente il ponte.
Io vorrei che lo facessero, vorrei
che mi dicessero la progettazione esecutiva, l’impatto ambientale, le risorse
dove si prendono così finisce questa musica.
Il punto è però cosa avviene contemporaneamente tra Napoli,Salerno e Reggio Calabria, tra Messina e
Palermo, tra Messina e Siracusa. Perché di questo facciamo finta, è più utile
far finta che discutere della “secchia rapita” e rispetto a questo se
allarghiamo agli aeroporti, quindi infrastrutture viarie, ferroviarie, nel
mentre discutiamo di una Calabria che deve avere un futuro ci tagliano i treni
e noi facciamo finta di redigere il documento numero 1, numero 2 e numero 3.
Come vede questa non è l’astuzia
dei comunisti, questi non sono i difetti…
PRESIDENTE
Onorevole Bova…
Sto terminando.
Questi non sono i difetti della precedente… questi sono problemi duri come la pietra che al di là del voto - perché la democrazia scandisce – poi vanno affrontati.
Sa, una legislatura dura 60 mesi, ed un mese è già passato. Sa come passa, come il vento. Rispetto a questo e termino su due argomenti che lei ha trattato, signor Presidente della Regione che riguarda…
Vede io fino all’altro giorno ero capo condomino in quest’Aula. C’è una sfida che lei rilancia sui costi della politica, l’accetto di buon grado a condizione che si dicano due cose: che noi abbiamo concluso una legislatura e portato a compimento – stabilizzato il personale – il primo concorso pubblico con 10 consiglieri regionali in più e col doppio del personale. Noi presentiamo un esercizio per cui con gli stessi soldi di 10 anni fa, con le stesse risorse si può gestire questa nuova fase.
Come abbiamo fatto, signor Presidente della Regione? Tagliando i costi della politica. Non di uno o due euro ma li abbiamo tagliati per lo meno di 12 milioni di euro se non di più, e sono fatti.
C’è una sfida a fare ancora di più? Personalmente l’accolgo. Si presenti una proposta, si ragioni nei gruppi rapidamente.
Io vorrei che però questo servisse per lanciare una idea. L’idea qual è? Noi possiamo mettere al centro una risorsa e poi chiedere al mondo del lavoro dipendente e al mondo dell’impresa di partecipare.
Non si può rilanciare in Calabria
– se occorre dare slancio e coesione alla nostra… -
una idea che paesi più avanzati, hanno tirato fuori e che alla fine degli anni
’70 e inizio anni ’80 un autorevolissimo dirigente sindacale come Pierre Carniti aveva lanciato, quello dello
0,50.
E se il fine è
aiutare attività, intraprese dei giovani, idee dei giovani rispetto alla
risorsa amara, alla risorsa archeologia, rispetto
alla risorsa culturale… perché non si fa una operazione di quel tipo,
trasparente? Quello che tagliamo da un lato e che raccogliamo dall’altro lo
destiniamo in maniera evidente da subito all’altro? Perché altrimenti è come i
fiumi carsici.
Io ho
visto annunciare nel corso degli anni, ai vari livelli, più volte tagli, misure
esemplari ecc. e poi “passata la festa gabbato lo santo”. Occorre creare
sistema e così via.
Infine
anche sul problema della supplenza ci sono qui dentro confusioni di governo e
di maggioranza, gli amici dell’Udc.
Tutti
sanno che la discussione che avevamo fatto si basava su due elementi. Primo:
che non doveva esserci un euro di costo in più. Secondo: che questo si faceva
per consentire al Consiglio di lavorare meglio.
Nel
momento in cui chi l’ha proposto – che è parte di questa maggioranza – ritiene
che si possa fare a meno, e nel momento in cui l’interpretazione che abbiamo
già dato è la stessa del Presidente Scopelliti, occorre una legge affinché i
supplenti entrino dentro se la sfida è questa, per quanto mi riguarda quel
punto dello Statuto si può cassare
da subito perché non era un punto di principio ma era un punto di organizzazione
di una fase politica, di un lavoro politico.
Si
ritiene che può funzionare lo stesso? Noi abbiamo già agito in quella direzione
perché pur essendo in un progetto di legge fatto dal Presidente Loiero e da me
prima, quel progetto di legge quella sera, di intesa, non l’abbiamo votato in
maniera che fosse la nuova situazione determinata a decidere.
Si è in
grado di procedere così? Per quanto mi riguarda si può anche decidere da subito
di far quello. Perché ho parlato così? Per dire che non è più il problema della
propaganda, che la campagna elettorale è finita e che, come dire?, il
fatto che sia stato già 7 anni in precedenti legislature il Presidente
Scopelliti fa sì che lui, più di altri, debba avvertire la responsabilità di
quel che fa e debba avvertire il fatto che in 10 anni di esperienze precedenti
del centro-destra, purtroppo, non si è tirato un ragno dal buco.
Hic Rhodus,
hic salta, per quanto mi riguarda sapendo quali sono le
difficoltà e i bisogni dei calabresi
agirò in piena coscienza e libertà dicendo “sì” senza remore a ciò a cui
bisogna dire di sì e dicendo “no” senza remore a quello a cui bisogna dire di
no. Buon lavoro.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Fedele. Ne ha facoltà.
Fa piacere ritrovare i colleghi di prima e salutare anche i nuovi. Auguro al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio buon lavoro perché questo in effetti non mancherà.
Ho ascoltato con attenzione, intanto, la relazione del Presidente della Giunta e del suo Governo, quanto lui ha esplicitato.
Tra l’altro noi conoscevamo – come tutti i calabresi –
i punti principali perché, in effetti, in campagna elettorale il Presidente
Scopelliti li ha ribaditi non solo una volta ma credo 10-20 volte al giorno.
Credo che anche per questo i cittadini calabresi hanno
dato un così largo consenso al Presidente Scopelliti e alla sua maggioranza. E
mi fa piacere che anche dai banchi della opposizione i colleghi hanno ammesso
oggi, in effetti, questa grande vittoria e questa sconfitta da parte del centro-sinistra
con toni molto pacati. E credo che questo possa essere un segno importante di
quanto da ora in avanti anche con i colleghi della opposizione si andrà a fare.
Ho notato, non poteva essere diversamente, che il Presidente
Scopelliti così come gli altri colleghi, si è soffermato sul tema della sanità.
Tema che ci sta interessando già dai primi giorni e che credo sarà il problema
principale di questa legislatura.
Del fatto che, purtroppo, ancora non conosciamo l’esatto
ammontare del deficit, del fatto che la situazione è sotto gli occhi di tutti e
certamente non aggrada, sicuramente, ai tanti calabresi e ai tanti pazienti.
Perché non dimentichiamo che i calabresi sono anche pazienti di questa sanità
e, purtroppo, sono forse troppo “pazienti” perché non riescono neanche a
ribellarsi rispetto a quello che è sotto gli occhi di tutti, alle grandi
inefficienze che ci sono in questa Regione.
Tra l’altro è il tema principale della campagna elettorale,
ma ormai la campagna elettorale è finita e come tutti sappiamo è il momento in
cui bisogna andare alle scelte.
Il Presidente Scopelliti ha avuto già diversi incontri nazionali
e ne avrà pure nei prossimi giorni. Sta già interloquendo con
Volevo anche ricordare al Presidente Scopelliti, mi
permetto di dire, che in questi giorni si parla di sanità, di bilanci. Ma la sanità
non è soltanto sanità di bilanci, Presidente; la sanità è assistenza, la sanità
è quel che i cittadini vogliono, cioè il potersi curare nella nostra Regione,
nei nostri ospedali.
Quindi noi dobbiamo fare in modo che al di là del
risanare i bilanci – dicevo – dobbiamo operare in modo che questa sia la nostra
priorità. Perché se la sanità è solo una questione aritmetica e di bilanci, una
questione di somme, di “dare e avere” e di rapporto col Governo nazionale, solo
questo, credo che non faremmo nemmeno noi un buon servizio alla Calabria.
Mi fa anche piacere aver ascoltato dal Presidente Scopelliti
che vuole interpellare – forse l’ha già fatto in questi giorni o lo farà in
seguito – gli attori, che sono quelli che poi operano nella sanità. In modo
particolare, essendo io medico, mi permetto di dire che dovrebbe ascoltare
tutti i medici, non solo gli ospedalieri; ma anche i medici di base e tutti i
medici, perché credo che loro, essendo gli attori principali, sappiano anche
come e dove poter intervenire per cercare di ripianare il deficit e per cercare
di dare anche quelle risposte – se noi riusciremo a sensibilizzarli – sul
territorio che i cittadini si attendono.
Quindi, dicevo, non solamente bilanci perché altrimenti
non faremmo bene il nostro lavoro.
Poi su questi temi ho visto che sono intervenuti quasi
tutti i colleghi, a cominciare dal Presidente Loiero - mi dispiace che in
questo momento non sia in Aula – che, purtroppo, ancora anche se con toni
pacati, dice dopo cinque anni che il debito lo abbiamo creato noi del centro-destra
nelle passate legislature.
Diciamoci la verità. In parte, una piccola parte di
debito è stata prodotta anche nel passato, non nascondiamocelo. Ma dopo 5 anni
- io vorrei chiedere al Presidente Loiero – non solo quella parte di debito non
è diminuita ma quella parte di debito si è triplicata, questa è la verità.
Poi vorrei ricordare anche al Presidente Loiero che non
è qui in questo momento, dopo circa un anno e mezzo o due della loro gestione,
l’assessore Lo Moro in una conferenza stampa aveva annunciato pubblicamente che
il deficit era stato ripianato. Ripianato a tal punto che l’allora Governo
aveva dato una premialità alla Regione Calabria perché aveva ripianato questo
debito.
Allora qui non si capisce com’è la situazione. Se quel
debito c’era o non c’era, se è stato o no ripianato. Mettiamo caso – cosa che
io non credo – che significa che questo
debito prodotto adesso è un risultato degli ultimi tre anni di gestione Loiero.
Credo che il Presidente Loiero, forse, queste cose le
abbia un po’ dimenticate perché io ricordo bene ancora le immagini che andavano
in televisione e sui giornali dell’allora assessore Lo Moro che era contenta di
aver raggiunto questo grande risultato. Cosa che così non è stata perché non
solo non hanno ripianato i bilanci ma quando il Presidente Loiero diceva che
erano stati approvati tutti i bilanci delle Asl mi viene da chiedere: ma erano
bilanci veri o bilanci fasulli visto che poi siamo arrivati a questo deficit?
Perché il fatto di approvare i bilanci, sì, si può
approvare un bilancio, ma erano questi bilanci veritieri, rispondevano
veramente a quello che c’era e a quella che era lo stato dell’arte delle cose?
Adesso questo advisor non riesce a
capire nemmeno quant’è il nostro disavanzo. Io non so come questi bilanci
potevano essere veritieri.
Questa è la pura verità e dobbiamo anche dircela
insomma. Allora prima di dire queste cose credo che bisognerebbe pensarci un
po’ meglio.
Poi, ancora, sul piano di rientro.
Il piano di rientro che il Governo nazionale ha dato alla scorsa Giunta regionale…
Il Presidente Loiero ha detto che negli ultimi mesi non
potevamo far niente. Ma che vuol dire non potevamo far niente? Intanto si
potevano dare dei segnali. Se si fossero dati dei segnali, certamente non di
risoluzione, non siamo così ingenui da capire che questo si poteva fare, ma dei
segnali di soluzione… almeno una buona intenzione. Sicuramente il Governo
nazionale avrebbe provveduto in qualche
modo a dare una mano, a cercare di essere vicino.
Gli ultimi sei mesi sono stati mesi di campagna
elettorale e checché ne dica il Presidente Loiero, molte assunzioni fatte negli
ultimi giorni, fatte negli ultimi secondi della campagna elettorale… qualche
dubbio permetteteci che sia stato ingenerato, diciamoci la verità.
Forse molte assunzioni potevano essere indispensabili
per raggiungere i livelli di assistenza, sicuramente ma alcune, probabilmente,
degli ultimi giorni, proprio delle ultime 24 ore forse si sarebbero potute
evitare.
Qualcuna, per non
dire sicuramente tante.
Quindi, su questo tema credo che dovremo essere tutti un
poco più attenti ed evitare, da ora in avanti, le polemiche, perché poi alla
fine con le polemiche non credo si trovino le soluzioni.
Anche nel piano di rientro passato si prevedeva di
chiudere degli ospedali. Noi forse dovremmo farlo, ancora non lo so, vedrà il Presidente
Scopelliti con
Ma nel piano di rientro passato, da dicembre in poi, non
si è nemmeno accennato a questo.
Allora la verità è che nessun provvedimento negli ultimi
sei mesi è stato preso in questa direzione. Allora le cose vanno dette e ha
fatto bene il Presidente Scopelliti a dire: noi fra 5 anni non potremo venire
qui a raccontarvi e a raccontare ai calabresi che il deficit se c’è – io sono
convinto che non ci sarà – se dovesse esserci è per colpa della Giunta Loiero
di 10 anni fa.
No, tra 5 anni la responsabilità sarà nostra ed adesso
fino ad oggi quel che il Presidente Loiero ha detto, credo che da qui in avanti
bisognerebbe cercare anche di evitarlo ed assumersi le proprie responsabilità.
Del resto credo che anche la risposta che i calabresi
hanno dato, su questo tema, probabilmente, ha inciso ed ha inciso parecchio.
Sono tanti anche i temi che noi dovremo trattare. Il Presidente
ha parlato del lavoro, dei giovani su cui lui punta tanto e sui quali anche
tutti noi, come maggioranza, puntiamo sicuramente.
Ha parlato delle infrastrutture. Molti colleghi ne hanno
parlato anche l’onorevole Principe, l’onorevole Bova.
Non è vero che il Governo per il sud non sta facendo
niente, anzi per
Anche il discorso del ponte sullo Stretto – altro che
demagogia – è in fase operativa e si sta concretizzando il progetto definitivo,
attuativo.
Finiamola di dire che queste cose sono solo propaganda
del Governo Berlusconi, credo che ci saranno quegli impegni sulle infrastrutture
per il sud, per far sì che
C’è l’impegno del Governo nazionale ma c’è bisogno anche forse – non so se negli
anni passati c’è stato – di una Giunta autorevole, una Calabria che veramente
vada a parlare col Governo centrale con
l’autorevolezza di una Regione forte, che vuole cambiare. Questa è la verità.
Forse negli anni passati questo non c’è stato. Sono
convinto – tra l’altro – che per i rapporti politici e personali che il Presidente
Scopelliti ha con l’attuale Governo nazionale , si possa fare un buon lavoro e
già lo ha dimostrato in questi anni.
Sicuramente potrà farlo, ancora di più, da qui a venire.
I problemi sono tanti e lo sappiamo; sicuramente non sono facili da risolvere.
Io ho apprezzato – lo ripeto – anche i toni della opposizione
e la voglia di collaborare sui problemi importanti; credo che sia veramente
determinante e decisiva perché se poi alla fine le cose in Calabria
cambieranno, cambieranno per tutti, cambieranno per i calabresi, cambieranno
per i nostri giovani, cambieranno per tutti e quindi anche il contributo dell’opposizione
sicuramente, su questi temi importanti, sarà determinante.
Tra l’altro ho visto che ci sono tra i banchi della opposizione
autorevolissimi colleghi che possono dare veramente un grande contributo per
esperienza professionale e politica.
Dispiace, forse, quando il Presidente Bova è un po’
diffidente, quando dice che nei 10 anni passati il centro-destra non ha fatto
niente.
Intanto non è vero che non ha fatto niente. Ha fatto
molte cose. Probabilmente poteva fare di più. Certo gli ultimi cinque anni non
hanno brillato, diciamo la verità.
Siccome sono ottimista per natura, penso che i prossimi
5 - anzi i prossimi 10 anni, come dice il Presidente Scopelliti perché non
bastano cinque anni in Calabria – saranno determinanti e decisivi per la nostra
Regione. Gli anni in cui dovremo approntare un progetto serio.
Forse quello che è mancato negli anni passati, in questi
ultimi 5 anni in cui il Presidente Loiero è stato forse preso dalle emergenze -
quindi non è una colpa che do – , forse si è persa la bussola, nel senso che si
è persa l’idea di portare avanti il progetto iniziale che si era presentato
agli elettori, perché presi dalle emergenze quotidiane: sanità, frane, per i mille
problemi si è perso l’obiettivo di sviluppo di questa Regione ed in effetti, in
questi 5 anni questo sviluppo non c’è stato.
Dobbiamo fare in modo, certamente, che questa Regione
cresca e si sviluppi, che venga conosciuta meglio anche all’estero per le cose
importanti.
Condivido e sono d’accordo in questo col Presidente Loiero
quando dice che i media, certamente,
non sono amici della Calabria. E’ veramente triste assistere in televisione, a livello
nazionale, a quei programmi che denigrano la nostra Regione o che la fanno
conoscere solo per aspetti negativi non solo come criminalità, ma anche per
altri aspetti, come per il mare sporco ecc.
Credo che su questo sia, invece, necessario uno sforzo
comune di tutti per fare in modo che
questa immagine possa cambiare.
I calabresi ci hanno votato per questo e noi sicuramente
ci impegneremo in questa direzione.
Mi avvio alla conclusione. Mi fa piacere aver appreso
dai colleghi che sono disponibilissimi anche oggi a votare quei due
provvedimenti di legge che sono previsti all’ordine del giorno. Uno riguarda la
modifica delle norme statutarie e l’altro è un provvedimento di legge ordinario
che riguarda sempre la legge elettorale, presentato per far in modo che venga
modificata la parte dell’articolo inerente la previsione dei consiglieri
supplenti, per come chiesto dal Presidente della Giunta.
Avendo il Presidente della Giunta formulato questa
richiesta credo si possa pensare di poterlo inserire al secondo, terzo punto all’ordine
del giorno. Insomma dopo questa votazione.
Poi mi permetto di rivolgermi ai colleghi anche a nome
dell’assessore Gentile e del Presidente della Giunta. L’assessore Gentile,
purtroppo, ha ancora qualche difficoltà a parlare dopo l’intervento alle corde
vocali, mi hanno chiesto – mi faccio anche latore convinto di quello che sto
dicendo – se fosse possibile anche oggi inserire e votare una deroga, una
proroga ai termini per quanto riguarda la legge sismica.
Cioè non modificare assolutamente nulla di quello che è
la legge ma solo uno spostamento di termini in quanto, tra l’altro, tutti i
comuni…
(Interruzione)
In modo che le Commissioni possano esaminarla e
riguardare meglio senza modificare nulla, si chiede soltanto una proroga di
termini di qualche mese affinché si possa meglio esaminare il tutto.
L’hanno chiesta i comuni, l’hanno chiesta tutti gli
ordini professionali e mi auguro che anche i colleghi siano d’accordo su
questo.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole De Masi. Ne ha facoltà.
Non lo dico per formalizzarvi banalmente una sorta di processo
alle intenzioni di questo Governo ma per affermare con grande sincerità che
l’esposizione fatta dal Presidente Scopelliti mi sembra fondare la sua ispirazione sulla euforia di
una vittoria indubbiamente consistente e non nelle ragioni che condizionano la
vita dei calabresi
fino a connotarla come afflitta da bisogni perenni, inesauribili,
immodificabili.
Probabilmente se avessero vinto altri, avrei posto gli stessi
rilievi, le stesse perplessità per una ragione molto semplice: in questa Regione
il deficit della politica che noi sperimentiamo anche altrove raggiunge
voragini abissali.
Non lo dico perché sono una sorta di romantico banditore
del valore della politica, ma un soldato assiduo e convinto della necessità di
ripristinarne il primato. Questo sì.
E qui manca, nella massima assemblea della Regione;
manca, diffusamente, nei consessi – si fa per dire, ormai – democratici.
Perché c’è anche un insufficiente consapevolezza o forse
– aggiungo provocatoriamente – una piena coscienza della classe dirigente calabrese
che qui in Calabria il voto è controllato in quanto derivante da una
disperazione interminabile.
E’ come se ci si fosse rassegnati a questo dato di fatto.
E’ come se lo si volesse perpetuare perché c’è una certa nomenclatura che,
indubbiamente, nella utilizzazione scellerata ed un po’ perversa del potere
fruisce di effetti benefici sul piano elettorale.
Poi io vorrei ricordare – il Presidente Scopelliti si è allontanato – che un elemento che induce
ad essere sospettosi consiste, per esempio, nella sua orgogliosa affermazione
di non aver fallito come centro-destra mai neanche in quest’Aula.
Io sono un operatore sanitario. Lavoravo nell’ospedale
di Crotone quando governava il centro-destra ed ho sperimentato – più allora
che successivamente – le inadempienze governative di quella Giunta rispetto
alle necessità reali dell’Asl di Crotone ed immagino non solo.
Se volessi essere più pedante nella rievocazione di
certe circostanze, dovrei dire che, anzi, la fase congiunturale e coincidente
col governo della destra in Calabria è coincisa esattamente con un processo di indebolimento progressivo e pauroso
dell’assetto sanitario.
Non mi appassiono e non mi soffermo sui dati numerici,
le cifre, il piano di rientro debitorio che – certo – sono assai impegnativi e
comunque difficilmente esplorabili nel loro senso e nelle loro proporzioni.
Qui le responsabilità sono inevitabilmente diffuse. Non
voglio difendere Loiero dal quale come coalizione noi abbiamo preso altrettanto
le distanze che da Scopelliti.
Ma mi pare che non avere piena consapevolezza degli
errori del passato significa immaginare il futuro con una disinvoltura che come
tale è pericolosa in politica e nelle istituzioni.
Questo denunciamo.
Così come mi pare risentire di una gracile sensibilità
questa esposizione programmatica rispetto a quella che davvero – a parte la sanità
– è l’emergenza del territorio calabrese.
Non c’è un segmento territoriale della Calabria
risparmiato da devastazioni ecologiche ed ambientali.
A me, come inciso, pare davvero strano persino sul piano
letteralmente fisico che su un territorio che presenta tante crepe si intenda –
e lo si proponga come un vanto istituzionale – realizzare il ponte sullo
Stretto di Messina.
Questa a me appare quasi come una provocazione nei
confronti delle esigenze vere dei calabresi. Mi pare che si voglia prescindere
dalle necessità che abbiamo. Mi pare che così si è distanti dall’anima dei
cittadini di questa regione che aspirano a ben altro, anche se le vostre
capacità mediatiche a volte vi inducono a confidare in una sorta di grande
valore risolutivo per i loro problemi attraverso la realizzazione di un’opera
che servirebbe almeno fin quando non si completano - come è stato appena detto
– gli altri interventi infrastrutturali e di servizio. Servirebbe soltanto a
magnificare l’autore di chi andando sempre incontro alla ricerca di
celebrazioni, ha immaginato quell’opera.
Ed allora io credo che questa legislatura debba iniziare
sulla base di una coscienza etico-politica leggermente diversa rispetto al
passato, se davvero vogliamo ascriverle un qualche senso di prospettiva ed un
qualche auspicio fondato, ragionato, ponderato di sviluppo e di progresso della
Regione Calabria.
Deve rinascere da un sentimento politico che vedo
assente o comunque debole, in ogni attività compresa la nostra, quella della opposizione.
Non mi limito, ovviamente, ad ascrivere agli altri
questo atteggiamento privo di supporto politico. Noi stessi lo avvertiamo anche
se devo ricordare – senza particolare autocompiacimento – che la coalizione
alla quale avevamo posto mano e che aveva riportato un lusinghiero risultato
riconosceva la sua effettiva ragione in questa consapevolezza.
Ed una parte consistente dei calabresi l’ha apprezzata
avendola capita perfettamente.
E’ da lì che vogliamo ripartire. Vogliamo ripartire,
però, sulla base di una convinta adesione ad un processo di ricostruzione
alternativo che ci vede impegnati insieme alle altre forze che compongono il centro-sinistra
e che devo denunciare con altrettanta franchezza. Però percepisco come al
momento, la necessità di staccare rispetto ad un dovere morale e politico che
li dovrebbe vedere impegnati esattamente nella costituzione di questo processo.
Ma lavoreremo in questo senso, lavoreremo nell’interesse
della coalizione di centro-sinistra e attraverso di essa nell’interesse della
Istituzione nel suo complesso.
Quindi altro che ponte…!
L’ambiente. So che esistono risorse anche significative
che probabilmente anche per responsabilità della Giunta uscente non sono state
impegnate adeguatamente o del tutto.
Hai voglia a parlare di sviluppo turistico, di
agricoltura, è attraverso l’ambiente che passa la necessaria premessa perché qualunque
forma di sviluppo si realizzi.
La tutela dell’ambiente significa la tutela del futuro,
la salvaguardia dell’ambiente significa pensare ai giovani, trattenerli qui e
non farli fuggire. La tutela dell’ambiente significa scongiurare il rischio di
una desertificazione complessiva della regione, così come purtroppo, è avvenuto
nella mia città: Crotone dove c’è la
desertificazione totale.
Quello è un territorio, un luogo, una provincia che ha
perso persino l’identità, che dopo il declino del suo patrimonio produttivo è
adesso alla ricerca affannosa, disperata di una qualche linea di sviluppo che
permetta un qualche ristoro alle migliaia di famiglie che sono prive di risorse
e di sostegno economico.
E’ per questo che io mi permetto di ricordare a questa Assemblea
una iniziativa alla quale abbiamo dato luogo l’altro giorno nella città di Crotone
e che mi impegna poi a mobilitare non solo i rappresentanti istituzionali regionali
della provincia di Crotone ma tutta l’Assemblea ed in primo luogo l’Esecutivo.
E’ in corso di discussione presso la decima Commissione
del Senato della Repubblica una proposta di legge del senatore Li Gotti che
prevede l’incremento delle royalties, ovvero della quota finanziaria di risarcimento
prevista per attività estrattive di idrocarburi, di metano in particolare,
dall’attuale misero 5-6 per cento al 50 per cento.
Questa misura se dovesse essere approvata equivarrebbe
ad assegnare al territorio crotonese e non solo diverse centinaia di milioni
all’anno, che già nel disegno di legge sono contemplati e previsti come impegno
finanziario per promuovere sviluppo autentico e duraturo.
Allora chiederò attraverso l’ausilio convinto dei miei
colleghi di gruppo e spero anche degli altri colleghi consiglieri, perché
questa misura venga sostenuta. Che alla Commissione venga fatto avvertire, civilmente,
il fiato di una Regione consapevole dei bisogni ma anche cosciente del fatto
che lo sviluppo senza scomodare le grandi dottrine politiche si conquista
realmente se si valorizzano le proprie risorse, quelle autoctone.
E’ per questo che io inviterò anche formalmente il Presidente
della Regione, dopo averlo fatto con gli esponenti istituzionali e locali,
affinché ci dia una mano in questo senso. La quantità delle risorse che
deriverebbero dalla eventuale approvazione di quel disegno di legge è tanto
consistente che i benefici derivanti non sarebbero racchiusi nel perimetro
della piccola provincia crotonese ma si dispiegherebbero per larghi strati del
territorio della intera Calabria.
Allora con realismo, con concretezza, ma anche con
ambizione ripartiamo da questi temi, da questi appuntamenti, da questa capacità
di ritrovare anche un sentimento di solidarietà per i territori più deboli
della Calabria come purtroppo, è finito per essere quello della provincia di Crotone.
In questo senso si può anche ricostituire un rapporto di
reciprocità che vedo ancora freddo oppure il superamento di un disincanto che
proviene dalle battaglie elettorali tra
Se dovesse farlo appena possibile, a nome dei cittadini
di Crotone vi sarò particolarmente grato.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Aiello
Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, certo che sarebbe stato più stimolante parlare col Presidente che ha fatto la relazione programmatica, se presente in Aula. Sicuramente avrà degli impegni istituzionali ma penso che questo sia un momento importante…
PRESIDENTE
Sarebbe più stimolante se l’Aula l’ascoltasse e se ognuno, che intende svolgere il proprio ruolo, rispettasse il consigliere.
Per chi non lo intende, ci sono altri spazi per poter dialogare e discutere. Prego, quindi, i consiglieri che non sono interessati al dibattito di uscire o altrimenti di prendere posto. Grazie.
Grazie, Presidente. Io ho sentito il collega Fedele ed i colleghi della minoranza. A volte quando si cerca di scaricare delle responsabilità cercando chi è stato a creare un qualcosa, un debito, in questo caso, inerente la sanità, tutto si trasforma in un utile motivo per non affrontare nel merito quella che è la vera questione sanità.
Io non sono qui alla ricerca di responsabili, di quelli che hanno creato questa voragine all’interno della Regione Calabria, ma per cercare di discutere nel merito la questione sanità e non solo: il welfare, lo stato sociale, il lavoro. Però non ho sentito nella relazione del Presidente – sicuramente verrà dopo un’attenta disamina di quella che è la realtà di questo debito sanitario – eventuali soluzioni nella direzione di cui anche il mio collega di gruppo diceva.
A volte sento parlare di migrazione sanitaria,
A volte i Consigli regionali rincorrono la corsa
all’accreditamento del privato ma
non si va al potenziamento e alla competitività del pubblico.
Lo dico perché quando una persona si rivolge ad un
ospedale pubblico della Lombardia, del Piemonte,
della Emilia Romagna…, guardate che
lì la sanità privata va a coprire quel che quella pubblica non offre, non ci
sono creazioni di doppioni come avviene molto spesso all’interno della nostra Regione.
Quindi quando si ha la capacità e la possibilità di
dire, dopo aver avuto contezza di quello
che è il nostro debito sanitario… magari riusciremo a trovare un indirizzo.
Condivido la relazione fatta dalla Corte dei conti riguardo l’anno 2008 che
andava anche nella direzione di individuazione di alcuni percorsi. Per esempio,
ricordo l’accordo Stato-Regioni del 2005 che individuava tre allegati e di
questo il Presidente non ha detto niente.
Cioè, il contenimento delle liste di attesa, il
piano che consentiva la prevenzione. Ritengo fondamentale un piano che riesca a
portare un potenziamento del territorio e quindi la prevenzione per evitare i
ricoveri all’interno degli ospedali e soprattutto il potenziamento dell’assistenza
domiciliare, un qualcosa che va ad incidere nella riduzione del deficit, così
come, per esempio, una spesa farmaceutica
più accorta, un qualcosa che va nella direzione che non rientra in quello che è
il rimborso nazionale.
Lo fa l’Emilia
Romagna,
Se ora si ha il coraggio –
questo voglio dire oltre che a fare gli auguri alla Giunta ed al Presidente –
di andare in questa direzione, è chiaro che per quanto ci riguarda come Rifondazione
comunista saremo favorevoli, anzi di più: contribuiremo ad andare in questa
direzione affinché si possa tutelare un diritto che poi è sancito dalla Costituzione.
Ho sentito parlare anche di
stato sociale, di welfare, di riduzione dei costi della politica.
Sono cose attualissime che si
dicono oggi e poi magari non si concretizzano.
Io penso che in questa Calabria
in cui si è parlato di “‘ndrangheta”, di organizzazioni criminali, si ha
bisogno dello stato sociale ed io non mi sono risparmiato critiche rivolte al Governo
mio amico. Feci un convegno insieme all’assessore Gentile in cui dissi cosa
pensavo figuriamoci oggi, lo dirò in maniera altrettanto convinta all’interno
di quest’Aula.
Penso che o si decide una
volta per tutte di mettere
Non c’è questa possibilità,
non ci sono le risorse ed ha fatto bene chi mi ha preceduto, il collega Maiolo,
perché ha sperimentato un corso di passaggio di risorse ai comuni all’interno
dei piani di zona.
E non parliamo – questo volevo
dire al Presidente Scopelliti – di interventi per la famiglia, per chi ne ha
bisogno e per i ceti sociali più deboli.
Bisogna approvare un piano sociale e dare le risorse su quel piano sociale,
rivederlo e aggiustarlo, tutto quel che si vuole, all’interno di quest’Aula.
Trasferire le risorse per far fare i piani di zona ai comuni che conoscono le
criticità dei territori, così come prevede la legge.
Però dobbiamo metterci
d’accordo se aumentare la spesa pro capite
sul welfare, oppure non ci lamentiamo se un territorio debole, un
territorio senza stato sociale è un territorio che si presta alla berlina delle
organizzazioni criminale e che fa i suoi adepti perché non c’è occupazione, non
c’è la presenza dello Stato quando non c’è lo stato sociale nei territori.
Pertanto o si alza la spesa pro capite per i cittadini oppure non si
può garantire un welfare.
Il Presidente non potrà mai
fare quel che ha scritto nelle dichiarazioni programmatiche se non c’è la
maggiore possibilità di andare ad intercettare le risorse.
Certo, ci sono i fondi Por,
c’è un’asse della inclusione sociale che ti dà la possibilità, comunque, di
avviare dei percorsi e se ne può discutere in quella direzione.
Mi auguro – lo ha detto il mio
capogruppo – che il salario sociale sia preso in considerazione da parte di
questa maggioranza.
Ma penso che se si vuole
andare in questa direzione -che è quella della riforma della burocrazia-, penso
che la discontinuità, l’innovazione e tutto quel che si vuole, la voglia di
avere una nuova Regione, una nuova Calabria si dimostrano –ci sarà anche il nostro
sostegno – se si avvia definitivamente un decentramento amministrativo alle
province che hanno la possibilità di gestire quel che si deve gestire.
Qui ci troviamo magari a
discutere con sedute di Consiglio regionale ad
hoc sulla sanità, su un piano del lavoro, sulla precarietà e sulla stabilizzazione
che si aspetta ormai da anni e che tutti noi durante la campagna elettorale
abbiamo predicato agli Lsu e agli Lpu di
questa Regione e che mai avviene. Nel frattempo sono andati avanti con gli
anni.
Tutte queste cose ci fermiamo
qui a discuterle, ma sicuramente sarà innovativa e discontinua una Regione che
decentra la gestione che già in parte è stata decentrata, una minima parte ma
completando quella che è la gestione ed il decentramento amministrativo.
Penso ovviamente con la correttezza di sempre
di misurarci all’interno di questo Consiglio regionale con delle proposte.
Non basta urlare in Consiglio
o additare il collega o chicchessia. Penso che sia giusto presentare proposte
in Consiglio regionale sul piano del lavoro.
La prima che presenterò anche perché
nella relazione è citata poco, riguarda la questione degli Atenei che in questo momento sono in fermento e che
hanno una situazione di difficoltà, come i ricercatori, gli associati e gli
alunni e tutto ciò che versa in una situazione di difficoltà dovuta al decreto
Gelmini.
E’
giusto avviare e sostituirci in questo momento ad una pratica che francamente
non è condivisibile e che va nella direzione di portare nella prospettiva di
questa Regione una crescita culturale, di tradizione. Ma penso che gli Atenei
universitari nostri non sono secondi a nessuno a livello nazionale.
Pertanto,
la Regione dovrebbe sostenere economicamente, e questi hanno una difficoltà
momentanea oggettiva e seria, quindi tutelare quello che in futuro sarà la
nostra classe dirigente all’interno del nostro territorio.
Questa
è una proposta e ritengo che la presenterò da domani mattina affinché si possa
attivare un percorso che sia anche di segnale di attenzione.
Guardate,
bisogna stare attenti a parlare di federalismo. Non ho paura di misurarmi così
come diceva il Presidente della Camera ieri, non bisogna avere paura di
misurarsi.
Però
non penso che il Governo in questo momento abbia una grande politica sul Mezzogiorno
e penso che non abbia una grande politica, ma non lo dico perché siedo dall’altra
parte, ma perché in questo momento c’è una nazione che è in difficoltà e lo
dice il Pil, lo dice
Penso
che prima di arrivare ad un federalismo ci voglia una finanziaria di Governo
che dia la possibilità di avviare questa nazione che è ferma e questo non è un
allarme ingiustificato o non dovuto.
Il Presidente
ha parlato di sicurezza, guardate che è giusto intervenire e garantire la
sicurezza ai cittadini, ma non possiamo più garantirla quando succedono casi
come
Quindi prima di arrivare all’allarme di quel campanello bisogna intervenire nelle politiche del lavoro, della sanità, dello stato sociale per far sentire la presenza dello Stato. Solo così eviteremo un campanello d’allarme.
Ecco su questo e sull’appello che il Presidente faceva vogliamo misurarci con l’intransigenza di sempre, sicuramente, ma con la correttezza istituzionale che venga discussa qui in Consiglio una proposta che presenteremo. Ovviamente per quanto mi riguarda non ho parlato col capogruppo, ma sono d’accordo, ad eliminare i costi della politica.
Anche sui supplenti mi dichiaro favorevole perché ritengo che sia giusto che chi ha il mandato sia anche al governo. Sicuramente la leggeremo, non l’ho letta.
Però ritengo che su queste cose che abbracciano poi tutto
l’arco costituzionale
– e finisco – della nostra Regione c’è la possibilità di misurarsi e
sicuramente una delle prime sarà quello che ho appena detto dei ricercatori e
quella dell’abolizione del ticket perché non trovo una grande fantasia
nell’andare a colpire fasce che hanno una difficoltà. Da una parte si dice che
si vuole aiutare la famiglia e dall’altra parte raddoppiamo con il ticket.
Penso che le responsabilità siano altrui e vanno
ricercate e combattute insieme.
Era iscritto a parlare l l’onorevole Gallo che però non
è in Aula.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Talarico. Ne ha
facoltà. Faccio preghiera all’onorevole Talarico di mantenere il suo intervento
nei tempi previsti. Grazie.
Signor Presidente, è imbarazzante
parlare in un’Aula in cui le opposizioni hanno una rappresentanza così
risicata, segno – evidentemente – di una scarsa attenzione per i cinque anni da
qui a venire.
Avrei voluto dire al Presidente,
se fosse stato presente, che ho notato un forte contrasto tra la comunicazione elettorale
con dichiarazioni puntuali, concrete e mirate e le dichiarazioni che, invece,
ha offerto questa mattina al Consiglio.
Ho notato un intervento generico,
per alcuni aspetti omissivo. In alcune sue parti ha tradito una sorta di
imbarazzo ad affrontare alcune questioni. Ad esempio, sul tema della sanità
avrei voluto ascoltare dal Presidente Scopelliti, in che modo ha intenzione
questa sua Giunta di rientrare dal deficit sanitario. C’è un piano di rientro
che offre soluzioni, alcune condivisibili ed altre meno e che sono state
lasciate inevase dal centro-sinistra.
Il Presidente Loiero poco
fa nel suo intervento, ha dichiarato candidamente che nel momento in cui la sua
Giunta toccava interessi consolidati provocava reazioni di gruppi di interesse,
di sistemi più o meno leciti che facevano fronte nei confronti di queste
iniziative.
Io onestamente avrei preferito che il governo regionale
che ha appena concluso la sua esperienza cadesse, ad esempio, tentando di
rompere questi interessi consolidati. Invece ha lasciato le cose così come
stavano e, onestamente -lo hanno detto un po’ tutti - , non stavano bene, se è
vero che il debito sulla sanità per l’85-80 per cento era stato accumulato
dall’esperienza di centro-destra.
Ma tornando al Presidente Scopelliti, io avrei voluto
ascoltare dalla sua viva voce quanti ospedali intende chiudere il governo di centro-destra,
se le tantissime cliniche che svolgono - a volte - un servizio utile - altre un
po’ meno - sono in condizione di rimanere in vita e di continuare ad esercitare
l’attività.
Cosa intende fare, ad esempio, per quanto riguarda il ticket
sanitario, i manager della sanità e le considerazioni forti e puntuali del
rapporto Serra-Riccio, i prefetti incaricati nella passata legislatura di
esaminare e valutare il sistema sanitario calabrese. Quante di queste
indicazioni, quante di queste riflessioni possono diventare patrimonio della
iniziativa della nuova Giunta?
Ora, su tutto questo il Presidente Scopelliti ha
preferito sorvolare offrendo al Consiglio indicazioni generiche, scaricando la responsabilità
- come è giusto anche che sia - sul passato governo di centro-sinistra, ma
senza offrire alcuna indicazione concreta al Consiglio regionale della Calabria,
alla Calabria sul come e quando affrontare la questione sanità.
Anche sulle ultime schermaglie sui fondi Fas non abbiamo
ascoltato alcuna indicazione precisa da parte del Presidente Scopelliti.
Per queste ragioni io registro un contrasto evidente tra
una campagna elettorale accesa e puntuale, a volte feroce in tante sue
questioni e la genericità di questa mattina.
Ad esempio,
Ed anche stamattina, purtroppo, io ho notato questo
limite. C’è una lettura asfittica, molto provinciale, che ha risentito ancora,
troppo, delle schermaglie elettorali.
Ecco, ha ragione il collega De Masi. La campagna
elettorale è finita e noi vorremmo che davvero le dichiarazioni programmatiche
del Presidente Scopelliti disegnassero un’altra Calabria nei confronti della
quale esprimere un giudizio compiuto.
Sulle poche cose certe e concrete indicate dal Presidente,
noi non siamo assolutamente d’accordo.
Ad esempio sul ponte sullo Stretto di Messina. Ebbene,
di fronte alle denunce, ai limiti territoriali, sociali ed economici indicati
anche dallo stesso Presidente Scopelliti - che ci ha consegnato un documento
per certi aspetti puntuale, almeno nella elencazione -, ebbene, di fronte a
questi drammi l’unica cosa certa che offre al Consiglio regionale della Calabria
è la realizzazione di un Ponte che dovrebbe collegare, nelle intenzioni del Presidente
della Giunta, la città di Reggio Calabria con la città di Messina
dimenticandosi, appunto, di come arrivare a Reggio Calabria.
Noi stamattina per arrivarci abbiamo dovuto affrontare
un viaggio di tre ore, attraversando un’autostrada punteggiata da continue
deviazioni, incidenti e quant’altro.
Ecco, forse avremmo preferito, invece, una certezza
diversa. Un “no” secco al ponte sullo Stretto di Messina ed una ricollocazione,
invece, di risorse genericamente individuate per affrontare altre questioni che
assillano la nostra Calabria.
Così come anche sul rischio idrogeologico, non c’è una
parola, ad esempio, per quanto riguarda la bonifica dei siti inquinati. Eppure
abbiamo migliaia di metri quadri inquinati nella nostra Regione a cominciare da
quello di Crotone.
Vorrei spendere una parola sulle nostre acque, sui
nostri mari. C’è stata una campagna di stampa anche molto forte e negativa nei
confronti del Presidente Loiero che molto ha condizionato gli orientamenti
degli elettori calabresi, eppure stamattina non abbiamo ascoltato alcuna
indicazione concreta per risolvere questa grande questione.
Potrei continuare anche affrontando qui il problema del
rischio idrogeologico. La nuova Giunta dovrebbe, forse, mettere in campo un
serio piano di prevenzione e tutela idrogeologica della nostra Regione, dei nostri
mari, delle nostre coste, delle aree interne.
Farei molta attenzione, e vorrei dirlo all’assessore
Gentile nel momento in cui annuncia la riproposizione in quest’Aula della legge
sulla casa. Vorrei dire all’assessore Gentile per la sua conoscenza del territorio
che di tutto ha bisogno la nostra Regione tranne che di nuovi volumi
edificatori.
Di tutto abbiamo bisogno tranne che di aumentare gli
indici di fabbricabilità. Mi sembra di aver letto così.
Abbiamo, certo, bisogno di nuova edilizia convenzionata
e sovvenzionata e queste intenzioni sono certamente apprezzabili e sostenibili.
Però attenzione a non trasformare lo strumento del piano casa in una nuova
occasione per cementificare o per contribuire ulteriormente alla
cementificazione del nostro territorio.
Ora tutte queste cose, signor Presidente, noi volevamo
porre all’attenzione del Consiglio sapendo che lei avrà di fronte – almeno per
il momento – due opposizioni distinte per provenienza.
Una espressione della coalizione guidata dal Presidente Loiero
ed un’altra – quella che noi qui rappresentiamo come consiglieri di Italia dei
valori – proveniente dalla coalizione di Pippo Callipo.
La provenienza non è indifferente perché anche
nell’ultima campagna elettorale si sono consumate due idee diverse, certamente
due giudizi diversi e distinti rispetto all’esperienza del governo Loiero.
Noi siamo stati molto critici ed in alcuni casi la
nostra critica è stata affine a quella del centro-destra, ma siamo altrettanto
consapevoli che il centro-sinistra dovrà magari con fatica, magari nel tempo,
ritrovare le ragioni per far fronte comune in Aula e fuori da questa.
I primi atti non sono incoraggianti. Noi abbiamo
assistito un po’ stupiti ed un po’ imbarazzati all’elezione dei membri dell’Ufficio
di Presidenza di questo Consiglio ad iniziativa esclusiva ed autonoma del Partito
democratico, senza che ci fosse un benché minimo dialogo e confronto su come
andare avanti o affrontare, diciamo, anche i lavori istituzionali partendo dal
ruolo delle opposizioni.
Riteniamo come gruppo di Italia dei valori che l’opposizione
debba trovare, almeno sulle grandi questioni, la necessaria unità.
Questa è utile al Consiglio regionale della Calabria ed
alla Calabria – e concludo - perché è importante così come è utile e
fondamentale un governo efficiente, anche una opposizione distinguibile dalla maggioranza
che faccia l’opposizione e che spieghi ai calabresi perché sì e perché no.
Devo dire con grande franchezza che non sempre è stato
così in passato. Spesso questo Consiglio ha dato l’immagine di un tutt’uno nel
bene e nel male.
Noi riteniamo, invece, che ognuno debba recuperare il
proprio ruolo nell’ambito delle proprie competenze.
Sarebbe un contributo utile per risollevare la crisi del
sistema politico calabrese. Per farlo c’è bisogno certamente di partiti più
forti, anzi di partiti che oggi non ci sono; ma anche che quest’Aula
riconquisti autorevolezza e prestigio.
Si è fatto prima riferimento alla campagna di stampa ed
alle denigrazioni subite dal Consiglio e dai consiglieri regionali della Calabria.
Probabilmente c’erano delle esagerazioni, spesso c’erano notizie infondate che
attingevano a fonti tendenti alla illazione o alla denigrazione, ma è
altrettanto vero che c’è stato un deficit di autorevolezza e di prestigio.
Questo bisogna recuperarlo al più presto e lo possiamo
fare con uno svolgimento dei lavori che sia civile, ordinato, puntuale.
Aumentando la produttività di questo Consiglio che, con buona pace del Presidente
Bova e dei Presidenti che lo hanno preceduto, non ha brillato per produzione
legislativa. Probabilmente è stato bravo a ridurre i costi della politica, ma
anche su questo vorremmo dare il nostro contributo. Aumentare la produttività e
commisurare anche gli emolumenti dei consiglieri regionali con la capacità di
produrre atti, leggi, iniziative utili alla Calabria credo sia la prima e più
efficace risposta che possiamo dare.
Il resto potrebbe suonare demagogico eppure bisogna
farlo, ma la prima cosa che noi dobbiamo mettere in campo e perseguire è un lavoro
utile, efficace che parli alla Calabria e ai calabresi.
Per quanto riguarda i consiglieri supplenti, ribadisco
la nostra piena ed incondizionata disponibilità a cancellare una norma che
definisco indecente, prodotta anche questa nella precedente consiliatura senza
che ci fosse alcun supporto né scientifico, né logico, né di buon senso.
Così come riteniamo che i lavori del Consiglio regionale
della Calabria debbano rientrare nelle case di tutti i calabresi. Siamo perché i
lavori vengano ripresi integralmente. Assecondiamo l’idea e la supportiamo
senza alcuna riserva del question time
introdotta dal Presidente Talarico, perché lo riteniamo uno strumento utile non
per noi, ma per chi ci ascolta. Chi ascolta e chi segue potrà così avere
elementi di giudizio e di consapevolezza sul ruolo del Consiglio e dei
consiglieri.
Attraverso queste piccole e modeste introduzioni ed
innovazioni possiamo dare, certamente, un grande contributo a recuperare la
necessaria credibilità e fiducia delle istituzioni.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, intervengo molto brevemente anche
perché il dibattito ha ormai consumato gran parte dei suoi momenti chiave.
Manifestiamo anche noi apprezzamento per il discorso e per il programma di governo impostato dal Presidente
Scopelliti che, in particolare, ha
fatto riferimento alla necessità di scelte chiare e trasparenti.
E’ necessaria una rivoluzione culturale, vale a dire
che in questa Regione forse è assolutamente necessario un cambio di marcia
soprattutto dal punto di vista della
mentalità.
Facendo riferimento alla questione del giorno che è
la sanità, naturalmente, il Presidente non poteva e non ha potuto celare il
debito di 2 miliardi e 166 milioni che è cosa reale e sotto gli occhi di tutti,
al di là di quello che potrà stabilire l’advisor.
Stiamo parlando di cifre colossali ed enormi. E’
questo l’argomento, credo, che ci terrà occupati nei primi mesi di questa legislatura
nei quali il Consiglio regionale dovrà per forza di cose essere solidale sì con
il Presidente, ma anche essere presente al momento delle decisioni.
Vale a dire una sanità da riformare soprattutto in
termini di necessarie risposte date ai cittadini. Una sanità che deve essere
orientata sugli interessi del paziente e non - come è stato finora - sugli
interessi dei medici e dei paramedici e sui trasferimenti dell’uno o
dell’altro.
Quindi una sanità che, forse, dovrà conquistare la
fiducia dei cittadini attraverso risposte chiare e precise in termini di
qualità del sistema sanitario; perché io credo che il consenso – ed i cittadini calabresi ce lo hanno decretato poco
più di un mese fa – non derivi da una gestione clientelare della sanità ma,
invece, da una gestione della sanità che deve essere orientata sugli interessi
dei cittadini.
Nessuno ha più “l’anello al
naso” ed i calabresi lo hanno dimostrato chiaramente. Per cui io credo che sarà
necessaria nei prossimi anni una vera svolta, nel senso di scelte chiare,
trasparenti e di una rivoluzione culturale. Questa è, credo, la grande sfida
che aspetta questa Giunta regionale, il Presidente Scopelliti ed anche questo Consiglio
regionale.
Una sanità, ad
esempio, che non dovrà essere orientata – così come è stato finora – sulla sanità
privata, spesso più sfasciata rispetto a quella pubblica e che, invece, probabilmente
dovrà essere - così come dichiarato dal Presidente nel suo programma di governo - sussidiaria
rispetto ad una sanità pubblica che dovrà essere riformata e migliorata.
C’è poi l’altra grande sfida dei fondi comunitari.
Vi è la necessità che i fondi comunitari siano programmati e spesi con maggiore
velocità - servendosi, probabilmente, anche dei comuni che, in molti casi,
hanno una maggiore capacità di spesa - e che possano essere semplificati anche
i meccanismi per arrivare alla programmazione.
Io da sindaco di una città
medio-piccola nella passata legislatura, ho notato un accanirsi, quasi, del
sistema burocratico nel complicare i meccanismi di spesa e di programmazione.
Questo ha determinato molti dei ritardi che obiettivamente sono stati sotto gli
occhi di tutti e dei calabresi.
Una semplificazione dei
meccanismi che forse in passato sono serviti a controllare l’apparato e che,
invece, oggi dovranno essere - per forza di cose - strumento per velocizzare la
spesa e quindi - se è possibile - creare consenso per questa amministrazione regionale
che ha avuto tanta fiducia.
Un’altra sfida è quella delle
infrastrutture che, obiettivamente, sono carenti. Oggi ognuno di noi ha dovuto
impiegare mezz’ora in più per arrivare qui a Reggio Calabria. Una sfida è – e
la richiamava benissimo l’onorevole Principe – quella dell’autostrada Salerno-Reggio
Calabria. In molti casi
E’ una Regione spezzata in 10
tronconi e questo non è possibile. I cittadini seguono meccanismi semplici e
non possiamo andare a spiegare o a chiedere a cittadini che hanno difficoltà ad
arrivare alla fine del mese se la competenza della gestione dell’autostrada sia
dell’Anas o del governo della Regione.
I cittadini fanno riferimento
al sindaco nelle loro comunità, fanno riferimento al Presidente della Regione
come sindaco della grandissima comunità regionale che è
Quindi il Presidente della Regione
non potrà non farsi carico di questi argomenti. Così come, sulle
infrastrutture, sugli aeroporti e sui porti, c’è necessità di grandi
investimenti per una Regione che ha le tipicità delle quali parlava il Presidente
Scopelliti. Turismo ed agricoltura in
primis, ma anche tipicità e beni culturali di grande rilievo, ma non è
collegata al resto d’Italia. Quindi, vi è la necessità di investire in
infrastrutture, velocizzando la spesa attraverso anche l’esperienza di un assessore
come Gentile ai lavori pubblici e alle infrastrutture.
Poi, scendendo dal generale al
particolare, ognuno di noi è rappresentante anche di aree e di territori. Io dissi
al Presidente Scopelliti quando venne nella mia area, nella Sibaritide, che
avrei voluto essere un suo consigliere regionale e sarò un consigliere
regionale leale, ma che, comunque, avrà un vincolo di mandato con il suo
territorio.
Avere un vincolo di mandato
con il territorio significa, ad esempio, occuparsi di problematiche come i
nuovi ospedali. Qui c’è il collega Caputo. Parlo del nuovo ospedale di Rossano-Corigliano
che dovrà offrire una maggiore qualità dell’offerta sanitaria e una velocizzazione
di procedure che si sono incagliate forse inspiegabilmente, così come la
necessità di tutelare ospedali di frontiera che provoca una grossa emigrazione
sanitaria e il pagamento di oltre 260 milioni di euro all’anno della Regione
Calabria, del sistema sanitario regionale, alle altre Regioni.
Non potenziare gli ospedali di
frontiera significherà sicuramente aumentare ulteriormente questo deficit
interregionale della nostra Regione.
Anche le altre infrastrutture.
Spesso abbiamo parlato di aeroporti in una congiuntura difficile, anche
dell’aeroporto della provincia di Cosenza, non l’aeroporto di Cassano, di
Sibari o della Sibaritide perché diventeremmo veramente minimalisti, ma
l’aeroporto di una provincia che è la più grossa della Calabria e che, probabilmente,
potrà essere fonte di sviluppo per un’area che ha migliaia di posti letto. I
sistemi turistici locali sono stati all’esame della passata legislatura. Nel nostro
territorio esistono diversi sistemi turistici locali e credo che il numero dei
posti letto giustifichi probabilmente la necessità di avere collegamenti veloci
col resto d’Europa ed il resto del mondo.
Infine la riduzione dei costi
della politica.
Accolgo l’invito del Presidente
Scopelliti e do immediatamente anche io la mia disponibilità diretta come consigliere
regionale. E’ necessario però che ci sia un provvedimento di natura
complessiva. Quindi, non agire con colpi di scimitarra, ma – sia pure non con i
lunghi tempi della politica, dandosi un termine brevissimo - ponderare
interventi e tagli che riguardino gli enti inutili, le dirigenze esterne e una burocrazia
che deve essere portata alla valorizzazione e, quindi, a lavorare e produrre
risultati.
Poi un’altra battuta sulla
distruzione di quanto realizzato. Un’amministrazione che arriva probabilmente
va a distruggere quanto realizzato dalle altre.
Io credo che in passato – e la
dimostrazione l’abbiamo avuta con l’esito elettorale – ciò non sia accaduto
solo tra una amministrazione e l’altra, ma anche tra una Giunta e l’altra e
questo ha creato enorme discontinuità.
Mi auguro che, invece, nei
prossimi anni questa discontinuità non ci sia, a meno che, comunque, in un
ambito di coinvolgimento.
Credo che il governo, il Presidente
Scopelliti, abbia una grande responsabilità che deriva dallo straordinario
risultato raggiunto, ma che quest’ultima vada condivisa con il Consiglio
regionale e con la maggioranza regionale. Anzi, ripeto, con il Consiglio
regionale intero coinvolgendo anche gli amici della minoranza affinché possano
tutti dare un contributo fattivo per migliorare, non per far crescere questa Regione,
ma per migliorare leggermente le condizioni e la qualità della vita dei nostri
concittadini. Grazie.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, anch’io voglio intervenire
nell’importante dibattito che si sta tenendo oggi nella massima Assise della democrazia calabrese; il dibattito - che si sta
quasi consumando tra i tanti interventi che si sono succeduti - sulle linee
programmatiche della nuova Giunta.
Oggi parte ufficialmente
e sostanzialmente la nona legislatura. Io rivolgo un augurio alla Giunta e al Presidente
Scopelliti, al Presidente del Consiglio
Talarico e a tutti i colleghi. Apprezzo anche l’azione che il Presidente Talarico
vuole portare avanti per regolamentare in maniera civile i tempi dei lavori di
questa Assise.
Quindi, a suo dire, non più riunioni notturne e
fuori tempo, salvo che casi eccezionali inderogabili o riunioni di capigruppo
comportino questo.
Parte, quindi, questa legislatura e i calabresi sperano che i loro problemi vengano
affrontati e risolti. Problemi che affondano le radici nella storia della Calabria,
del Mezzogiorno, nella storia del meridionalismo.
Ci attarderemmo a ricercare le
cause dei ritardi e dei problemi non risolti della Calabria, dovremmo andare a
riaprire libri di storia. Problemi di tutti noi: una Calabria ancora arretrata,
sottosviluppata, dove manca il lavoro ed infine una Calabria delle emergenze.
L’emergenza sanità, frane, lavoro, criminalità.
Una terra ancora in grande
ritardo ed in grande difficoltà. Una terra dove ancora permane il divario
rispetto al resto del Paese. Un divario rispetto al nord Italia enorme che ogni
giorno diventa più grande e non si riesce a colmare. L’emigrazione ricomincia
seppure in forma diversa, emigrano i giovani.
Nonostante queste difficoltà,
non c’è un segnale ed un’azione da parte del Governo nazionale affinché il Mezzogiorno
entri nell’agenda del Governo. Non ci sono politiche a sostegno della Calabria
e del Mezzogiorno per aiutare queste regioni a risalire la china.
Perché faccio questo
ragionamento? Perché mi sarei aspettato che il Governo Berlusconi sul problema
della sanità tendesse una mano alla Calabria. Perché, voglio dire, il debito sanitario
in Calabria c’è e non è – se vogliamo fare un discorso serio – imputabile a
questa o a quell’altra Giunta… Certo, quando si amministra per cinque anni,
chiaramente, la spesa farmaceutica non è stata tenuta sotto controllo, magari
le assunzioni sono aumentate, ci può essere un esubero di personale, ma la sanità
in Calabria ha anche assolto la funzione di valvola di sfogo rispetto alla
mancanza di lavoro.
Diciamo anche che è stata
usata in maniera clientelare, si è data mano larga ad una sanità privata che
non ha puntato sulle eccellenze, ma su una medicina che certamente poteva fare
il servizio pubblico. Una sanità malata rispetto alla quale il Governo in
carica si deve assumere responsabilità e porre in essere una forte azione di
discontinuità con dei cenni di gestione.
Quindi, io, come calabrese,
avrei apprezzato se il Governo Berlusconi ci fosse, quanto meno, venuto
incontro. Purtroppo non è stato così e
Stigmatizzo questo fatto anche
perché nelle linee programmatiche si parla di incentivare il lavoro e le
imprese. Ma come possiamo incentivare le imprese ed il lavoro se tra le prime
misure che questo Governo regionale deve introdurre c’è l’aumento dell’Irap?
E l’Irap è una imposta,
addirittura, di dubbia costituzionalità che incide pesantemente soprattutto
sulle aziende che hanno forza lavoro assunta. Incide maggiormente su chi ha più
lavoratori. Noi l’Irap l’avevamo già aumentata nella scorsa legislatura perché il
fabbisogno ce lo imponeva ed adesso
l’aumentiamo nuovamente. E questo contrasta con le linee programmatiche che il Presidente
Scopelliti ha letto.
Certo, siamo consapevoli che
c’è una crisi mondiale e nazionale e che, chiaramente, è finito il tempo di un welfare
semplice. Bisogna porre in essere dei rimedi che controllino la spesa ed il
debito pubblico. Anzi, ci aspettiamo che il Presidente Berlusconi vada in
televisione e finalmente ci dica qual è la situazione dei conti e che c’è la
crisi, perché fino ad oggi non l’ha fatto.
Ma, chiaramente, una volta che
si pongono in essere delle politiche di rientro queste non possono essere
pagate dai ceti meno abbienti, deboli.
Pertanto ben vengano i tagli
ai costi della politica, il recupero delle somme attraverso la lotta
all’evasione fiscale, ma noi dobbiamo, in un contesto di solidarietà, tutelare
chi soffre e chi non arriva alla fine del mese.
Ritengo, quindi, ingiusto che
in Calabria si aumenti l’Irap, si aumenti l’addizionale Irpef, perché, se poi
andiamo a guardare i dati di bilancio, queste poste non è che incidano chissà
quanto.
Allora si possono trovare le
risorse: come? Io nella scorsa legislatura avevo fatto una indagine sul
patrimonio regionale. Quell’indagine, che poi ha svolto anche
Noi abbiamo tantissimi
immobili e montagne intere che devono ancora essere inventariate ed essere
messe a valore. Partiamo da questo, allora, e partiamo da una seria riduzione
dei costi della politica che non sia, però, solo una cosa demagogica.
Io sarei d’accordo nel
tagliare l’emolumento del consigliere, ma intanto nel tagliare i costi della
politica dobbiamo guardare a tutta la macchina burocratica e anche sopprimere
enti inutili.
Se noi vogliamo lanciare, per
esempio, un messaggio che parta proprio dal Consiglio, ci sono ingenti risorse
da tagliare.
Noi, per esempio, abbiamo 5
milioni di euro che destiniamo all’attività politica dei gruppi. Un’attività
politica – mi assumo la responsabilità di dire questo – surrettizia. Questi
soldi che fanno proliferare molti gruppi, queste somme, devono essere tagliate.
Io e il collega Battaglia –
anche perché ne avevo parlato nella scorsa legislatura – ci faremo estensori di
una proposta di legge per togliere questi soldi ai gruppi perché, secondo me,
sono risorse che possono essere devolute ai bisogni dei calabresi.
Diamo un segnale chiaro e
netto ai calabresi. Poi, se ci sono molti enti inutili, cominciamo a tagliarli,
perché a volte quando inizia una legislatura si fanno tanti propositi ma poi
non vengono mantenuti e vengono creati enti.
Io penso che oggi per
Quando si vince con oltre il
55 per cento vuol dire che i cittadini danno un mandato preciso a cambiare le
cose. Pertanto non si deve considerare se si perde consenso o meno, ma si devono
fare scelte che a volte possono essere impopolari ma che nel lungo termine,
poi, pagheranno.
Queste scelte devono essere
fatte: il taglio degli enti, la sanità, perché se si ha coraggio si può
costruire una sanità nuova razionalizzando, tagliando rami secchi, chiudendo
ospedali improduttivi che non danno una offerta sanitaria di qualità.
Allora ci vuole coraggio e noi
su queste cose diciamo che faremo una opposizione che sarà leale e costruttiva,
ma anche vigile. Il Presidente Scopelliti ha detto che in tre anni, rispetto al
problema sanitario, risaliremo la china.
Su queste cose noi ci
confronteremo e da qui a tre anni, se sarà necessario, chiederemo il conto
anche sulle politiche del lavoro.
Ho letto le enunciazioni
importanti che ci sono nel programma di governo, anche se vedo quasi un mezzo
libro dei sogni.
Su queste cose ci misureremo e
saremo vigili e se necessario faremo battaglia.
Sulla questione degli
assessori supplenti, poi, mi trovo d’accordo e penso che aumentare il numero
dei consiglieri regionali sia una stortura in un momento di crisi ed in cui
anche a livello nazionale ci devono essere dei segnali precisi di moralizzazione,
di controllo della spesa.
Penso che, per esempio, noi
possiamo dare un segnale attraverso una riorganizzazione seria delle Comunità
montane. Io l’ho già detto in un mio intervento che è registrato agli atti di
questo Consiglio.
Noi non abbiamo avuto la
capacità di fare una legge seria per quanto riguarda le Comunità montane. Erano
28 e ne abbiamo soppresse due, ma poi le abbiamo rimodulate ed abbiamo lasciato
le Comunità montane sul mare.
Penso che se vogliamo mandare
un segnale ai calabresi di Comunità montane in Calabria ce ne devono essere
massimo due o tre e sono quelle che insistono veramente sui territori montani.
Per fare queste cose ci vuole
grande coraggio e responsabilità, perché solo così noi possiamo scrivere
insieme una pagina nuova per
Noi, come opposizione, su
queste questioni saremo concordi e le appoggeremo, perché penso che si possano
liberare risorse per garantire diritti ai cittadini calabresi.
Da parte mia ci sarà una opposizione
libera, dura se necessario, senza “inciuci” e senza trasversalismi, perché sono
un uomo libero che ha un mandato da parte degli elettori che vuole assolvere -
come fanno tanti consiglieri - con onore, con dignità e mi batterò per far sì
che questa nostra terra possa risollevarsi ed assurgere, quanto meno, al livello
delle altre Regioni.
I fondi comunitari, le
infrastrutture, la lotta al malaffare, alla criminalità ed all’usura: ci
attendono sfide veramente difficili ed ardue. Le sfide si vincono se si
combattono insieme e se c’è unità di intenti. Se su queste sfide riusciremo a
trovare delle significative convergenze, io vedo una unione tra maggioranza e minoranza.
PRESIDENTE
Onorevole Censore, ha esaurito
il tempo a sua disposizione.
Mi avvio alla conclusione Presidente, grazie e chiudo qua.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Magarò. Ne ha facoltà.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole
Magarò. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, ho molto apprezzato l’intervento del Presidente Scopelliti: asciutto, stringato, ma chiaro nel linguaggio, fuori dal politichese.
Nel suo intervento è emersa con forza una visione di
cambiamento ed il messaggio che è stato lanciato ai calabresi è stato quello di voltare
pagina e di metterci a lavorare per cambiare le condizioni di vita della nostra
terra e dei nostri cittadini.
Per colpe non sue, però, Giuseppe Scopelliti inizia la
sfida del governo in condizioni obiettivamente non facile.
Giuseppe Scopelliti, ne sono fortemente convinto, sarà
però in grado di districarsi nel mare in tempesta. La tempesta riguarda
soprattutto la situazione internazionale, la crisi economica, la mancanza di
prospettiva per le nuove generazioni, le condizioni di vita e di lavoro di
tanti uomini e di tante donne.
La sola cosa in cui la nostra terra eccelle, purtroppo,
è la malavita organizzata visto che la “‘ndrangheta” vince le classifiche come
il clan più ricco del mondo. La tempesta che deve attraversare e domare il Presidente
Scopelliti riguarda, invece, le cose che nella nostra Regione non funzionano e
che invece dovrebbero funzionare.
Nella nostra regione penso che non siamo eccellenti per
quanto riguarda il lavoro così come non siamo eccellenti per quanto riguarda i
servizi. Con una autostrada fatiscente, con strade molto pericolose, con
ferrovie vecchie, col mare sporco, con la spazzatura che non si raccoglie, con
l’acqua che puntualmente manca e con un servizio di trasporti medievale.
Soprattutto con una burocrazia lenta ed inefficiente che
affossa, molte volte, l’economia calabrese e con i sindaci che sono in forte
difficoltà.
La tempesta che dobbiamo domare, ritengo - e qui ha
ragione il Presidente Scopelliti – riguarda innanzitutto la pesante situazione
che vive la nostra Regione nel settore della sanità.
Si potrebbe fotografare la situazione della sanità nella
nostra Regione in questo modo: un forte e grande elevato buco di bilancio ha
prodotto, però, nella nostra Regione un pessimo sistema sanitario calabrese.
Lo stato della sanità nella nostra Regione è allarmante.
Parlano anche qui i dati. La spesa sanitaria assorbe circa l’80 per cento delle
risorse del bilancio, i debiti superano i 2 milioni di euro, siamo in coda per
quanto riguarda la qualità dell’assistenza. L’indice che tiene conto della
capacità di attrarre pazienti provenienti da altre Regioni è il più basso
d’Italia.
Nessuno viene ad utilizzare i nostri servizi da fuori
Calabria e soprattutto è più alto il tasso di fuga dei calabresi verso altre Regioni.
L’indice dell’offerta sanitaria è il più basso ed i casi
poi sono anche i casi più bassi, più difficili e complessi. I casi più
difficili e complessi non si affrontano e non si risolvono nella nostra Regione.
Ci sono anche nella nostra Regione, purtroppo, degli
enormi ritardi nei pagamenti. Insomma, in sostanza, la fiducia dei calabresi
verso il sistema sanitario si riduce sempre di più.
Quali sono le soluzioni dal mio punto di vista? La prima
soluzione è che i partiti devono stare fuori dalla gestione della sanità.
Purtroppo così non è stato e così ci troviamo di fronte ad una situazione
drammatica.
L’altra terapia, dal mio punto di vista, è di mandare a
casa gli incapaci, coloro i quali hanno prodotto questa situazione difficile e
drammatica nella nostra Regione devono andare a casa e purtroppo come a volte è
avvenuto in passato sono stati addirittura premiati.
Un’altra soluzione, dal mio punto di vista, riguarda i
piccoli ospedali che, purtroppo, sono un pericolo per la salute pubblica e non
un punto di soccorso.
Ulteriore proposta che penso si debba affrontare è
quella di applicare la premialità, cioè di premiare le cose positive, quelle
che funzionano, di premiare ad esempio coloro i quali riescono a ridurre le
liste di attesa, quei professionisti che danno lustro, immagine e soprattutto
portano risultati alla sanità pubblica nella nostra regione.
Ed anche la sanità privata. Penso che sia necessario
istituire dei centri di controllo che, purtroppo, non ci sono stati in questi
anni e soprattutto bisognerebbe verificare i risultati conseguiti cercando di
dire in poche parole che questa tempesta della sanità si può fronteggiare e
vincere utilizzando tre magiche parole che appartengono, un po’, anche alla mia
cultura politica: programmazione, qualità e prevenzione.
Penso che rispetto a questa situazione drammatica, si
potrebbe approfittare di questa difficile situazione della crisi del bilancio
per una riforma strategica della dissestata spesa pubblica, cercando di
pretendere anche il massimo di rigore da parte degli assessorati, delle società
e di tutti i consulenti. Potrebbe essere una occasione anche utile al
centro-destra, la nostra coalizione, per dire alla Calabria “siamo stati in
grado di affrontare, di governare, di risolvere e di migliorare la qualità
della vita della nostra Regione”.
Altra tempesta che dobbiamo affrontare in questi anni
riguarda il lavoro. Anche qui il Presidente Scopelliti nella sua relazione ha
posto con forza l’accento su questa questione che ritengo sia la vera emergenza
avvertita dai calabresi.
La situazione è drammatica e anche qui un dato mi sembra
molto esemplare. La disoccupazione in Calabria è il doppio rispetto a quella
della media nazionale. E la risposta a questa questione, a questo dramma
finora, purtroppo, è stata parziale ed insufficiente e non si è affrontata con
una visione di sviluppo della nostra Regione.
Penso che finora le soluzioni tampone abbiano aggravato
la situazione. Noi dobbiamo pensare, dal mio punto di vista, alla elaborazione
di un grande piano per il lavoro. Dobbiamo cercare di trasformare l’azienda Calabria
Lavoro non in un’azienda che alimenta precariato ma, attraverso questo piano
per il lavoro, in uno strumento metodologico
e di pianificazione per cercare di utilizzare tutte le istituzioni, tutte le
sinergie positive per programmare sviluppo e per creare lavoro.
In quest’ottica, ritengo, che
anche il piano per la formazione professionale di cui purtroppo non si parla
più da anni, sia un elemento importante per creare una diversa situazione.
Un’altra tempesta – ritengo –
che dobbiamo affrontare e porre come uno
dei punti più importanti della nostra azione di governo, riguarda il rifiuto
della politica da parte dell’opinione pubblica.
Diciamolo chiaramente: la
gente, i cittadini normali sono stanchi e sfiduciati, non investono più in
partecipazione e democrazia, in vita democratica.
Noi per recuperare questa
disaffezione, questa situazione di rifiuto dei cittadini dobbiamo essere in
grado di presentare una classe politica che deve essere votata alla programmazione,
alla progettualità e non concentrata – purtroppo, come spesso avviene in Calabria
– a mantenere clientele e gestire affari.
Questa parte di società che
chiede di avvicinarsi alla politica penso che chieda pratiche di governo
corrette e buone, azioni e comportamenti esemplari in cui chiede a noi di
vivere la politica come servizio e non come vantaggio.
Penso che anche qui il
messaggio che il Presidente Scopelliti ci lancia che è quello di dire “più
politica della sobrietà e dei fatti e meno politica degli sprechi e
dell’apparire” sia elemento che dobbiamo
cogliere.
L’ultima questione, ritengo,
che dobbiamo affrontare, perché anche questa è una tempesta, riguarda il
federalismo.
Penso che il tutto Consiglio
debba aprire una via meridionale al federalismo e dobbiamo arricchire questo
tema del federalismo con le nostre proposte, con i nostri contributi, con le nostre
legittime aspirazioni dicendo chiaro e forte ai calabresi e a noi stessi che
non è con le armi del pietismo che si deve trattare con Roma.
Non dobbiamo andare a Roma a
pietire e a chiedere elemosine, non dobbiamo andare a Roma col cappello in
mano, non dobbiamo andare a Roma solo per rivendicare spazio ed attenzioni alle
nostre questioni. Dobbiamo fare questo.
Il punto è come andiamo a
Roma a chiedere attenzione alle nostre questioni, però è giusto che dobbiamo
andarci non solo a fare la voce grossa cari amici, ma avendo le carte in
regola. Dobbiamo andare con dignità, con serietà e con credibilità per essere
in grado di rappresentare una nuova Calabria.
Se ci presentiamo a Roma come
Io mi domando, molte volte,
queste grosse risorse finanziarie quali benefici e quali risultati hanno
creato. Non si tratta soltanto di adempiere formalmente agli adempimenti
formali, ma soprattutto di chiederci quali funzioni e quali risultati hanno
prodotto queste forti risorse nella nostra Regione.
Penso che ha fatto bene Scopelliti
ad indicare un’altra traiettoria che è quella di investire sulla istruzione,
sulla ricerca e sulla innovazione. Penso che la scuola, la ricerca e l’innovazione
rappresentino per
Nuove generazioni che
chiedono che siano privilegiati i meriti, le capacità, le competenze e non
l’appartenenza e su questo penso che noi dobbiamo fare una grande battaglia in
questa nostra Regione, perché
E’ necessario spostare – e
questo Scopelliti lo dice pure nelle sue linee programmatiche – l’attenzione
dalla quantità alla qualità.
Per fare queste poche cose
che mi sono permesso di indicare alla vostra attenzione, quali sono le
soluzioni? Penso che la soluzione principale si chiami sinergia e soprattutto
si chiama controllo incrociato dei cittadini.
Penso che i cittadini debbano
stare col fiato sul collo…
PRESIDENTE
Onorevole Magarò, ha
terminato il tempo a sua disposizione.
Mancano tre minuti, ho quasi finito. Ho preso la parola alle 16 e adesso sono le 16,12 minuti.
Penso che la soluzione sia quella di creare delle sinergie e
di stare col fiato sul collo nei confronti nostri e
della classe di governo.
Perché è soprattutto questo che
serve alla nostra Regione e serve anche – ed ho finito – una forte coesione da
parte della maggioranza che i cittadini calabresi hanno premiato.
Con la mia non breve storia
politica, che è una storia socialista e riformista che riconfermo in toto, con la mia faccia e con la mia
limpidezza di comportamenti, con la mia non comune esperienza amministrativa
voglio contribuire a restituire fascino, credibilità ed efficacia alla nostra
istituzione.
Voglio contribuire in piccolo
dalla mia parte a dare impulso e sostegno alla voglia di cambiamento che vuole
incarnare il Presidente Scopelliti.
Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Mirabelli.
Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, dopo questo lungo dibattito
avendo ascoltato i colleghi che hanno dal loro punto di vista evidenziato la situazione calabrese è ovvio che mi sarei
aspettato dal centro-destra, dal Presidente in modo particolare - anche se ha
fatto una disamina abbastanza approfondita e grossa settore per settore di
quelle che sono le problematiche di questa nostra Regione – delle risposte un po’ più indicative e più
specifiche.
E’ vero che la sanità
rappresenta un problema. Io non entro nel merito di quelle che sono le responsabilità
storiche in questa Regione degli effetti che la gestione della sanità ha
prodotto.
Ne abbiamo parlato in tanti,
molti di voi hanno detto la loro. Ma credo che si evidenzi chiaramente come
anche
Si è adeguata, cioè, in
maniera parametrale l’impostazione storica di quella che era la sanità una
volta. Perché se così non fosse non si capirebbe come mai forse anche altre
Regioni forse più ricche e forti, più virtuose della nostra che non sono
soltanto meridionali e mi riferisco alla Campania, alla Sicilia, alla Puglia ma
anche alla Valle d’Aosta, al Molise, al Lazio, al Veneto, anche queste Regioni,
purtroppo, si trovano nelle stesse difficoltà in termini di dissesto
finanziario su questo settore specifico.
E’ ovvio che noi non possiamo star qui a parlare
senza indicare quali possono essere le cose da mettere in atto per cercare di
rientrare perché una cosa bisogna dirla:da questo debito – al di là delle responsabilità
– per non ingolfare completamente la gestione amministrativa e la vita stessa
dei calabresi dobbiamo rientrare in termini
veloci, velocissimi.
Non possiamo certamente andare
a dileguare questo debito nel tempo. Si tratta di un debito grosso, oltre 2 miliardi
di euro. Certamente non servono le addizionali Irpef, l’incremento dell’Irap
che diventerebbero in maniera quasi viziosa un qualcosa che andrebbe
ulteriormente ad affossare la debole economia di questa Regione.
Oggi è assurdo parlare di
implementare le tasse per cercare di rientrare dal debito in una realtà
economica come la nostra che vede l’impresa boccheggiante.
Le nostre imprese non hanno la
forza di altri posti del nord o europee. Sono imprese che vivono alla giornata,
pertanto andare a caricare sulle famiglie, i lavoratori, le imprese ulteriori
balzelli tributari non è secondo me la strada giusta ed è per questo che per
poter rientrare velocemente dal debito bisogna avere il coraggio di chiedere –
non è una elemosina, non andiamo a chiedere nessuna elemosina – al Governo
centrale al di là del colore politico, di mettere a disposizione le proprie
capacità finanziarie per poter risolvere questo nostro problema nel più breve
tempo possibile.
Dico questo perché? Perché una
cifra come questa, caro Presidente Scopelliti, lasciata a se stessa o andata a
dileguare nel tempo, in un certo qual modo aggrava di interessi già il conto
capitale debitorio in maniera sproporzionata.
Saremo costretti anche nel
2010, nel
E’ ovvio che qui c’è la
necessità di aprire un ragionamento forte col Governo centrale, col Governo Berlusconi
e dirgli di adeguarsi anche per
Lo ha potuto fare per altre
Regioni, per altri comuni come Catania, per esempio, dove è dovuto intervenire
direttamente per andare a ripristinare un dissesto economico-finanziario di
quasi 150 milioni di euro.
Allora chiedere un sacrificio
non è un reato, non è un chiedere una elemosina ma è cercare in tutti i modi di
metterci in carreggiata e nello stesso tempo cercare di darci la possibilità di
poter attuare una nuova ristrutturazione della politica sanitaria calabrese.
Cercando in tutti i modi di salvare quello che è salvabile, perché non è vero
che tutto quanto è una negatività.
Abbiamo punti di eccellenza in
termini ospedalieri di alto livello ed abbiamo grandi professionalità, così
come abbiamo anche gravi lacune che vanno colmate e tolte.
Mi aspettavo in questo documento
un qualcosa di più, un qualcosa di terapeuticamente più tangibile. Perché qui –
parliamoci chiaramente – se la prendono tutti col privato ma molti forse non
sanno che spesso il privato incide pochissimo sul bilancio della sanità, perché
a fronte di un 4-5 per cento si danno risposte per il 44-46 per cento della
domanda sanitaria.
Il problema sta nel pubblico e
negli ospedali che devono essere riprogrammati, sta nel riverificare la loro
capacità di poter dare risposte a quelle che sono le esigenze sanitarie in
termini epidemiologici di questo nostro territorio.
E se ospedali vanno chiusi perché
non all’altezza, bisogna avere il coraggio di farlo e di farlo anche in tempi
utili; bisogna avere anche il coraggio di attuare politiche di investimento
attraverso le quali si può eliminare l’emigrazione sanitaria.
Come pensate di poter
eliminare l’emigrazione sanitaria se non si ricorre a politiche di investimento
infrastrutturali e a politiche di investimento sulla qualità della formazione
professionale degli operatori sanitari in questa nostra Regione? Bene fece
allora Agazio Loiero nel momento in cui nell’ambito di quello che era questo
piano di rientro debitorio della nostra Regione cercò in tutti i modi di
accaparrare il massimo dei finanziamenti per poter attuare la realizzazione, o
almeno per poter iniziare una programmazione su quattro nuovi ospedali
tecnologicamente avanzati.
Perché senza poter dare delle
risposte di certezza noi non bloccheremo mai l’emigrazione sanitaria che costa
moltissimo in termini di bilancio a questa nostra Regione. Perché quando si
devono togliere 300-400 milioni di euro all’anno per pagare i costi che i
nostri cittadini vanno a sostenere poi nelle strutture del nord, è ovvio che ci
rendiamo conto che su questa strada bisogna…
Ecco, è una nuova forma di
riformismo della sanità.
La stessa cosa vale anche per
la voce della spesa farmaceutica e qui bisogna dare un nuovo assetto
organizzativo al servizio sanitario regionale, il monitoraggio e il controllo
della spesa farmaceutica, non bastano. La spesa farmaceutica nella Regione Calabria
è fuori controllo, lo è sempre stata, né bastano gli interventi attuati anche
dai nostri direttori generali, gli ultimi ora, nel tener sotto controllo i
prescrittori dei farmaci.
Bisogna andare a monte, bisogna ridurre la spesa
farmaceutica e bisogna copiare alcune esperienze che si sono già realizzate in
altre Regioni, in Emilia Romagna, in Toscana, nella stessa Lombardia, dove spesso
e volentieri si è tenuto sotto controllo in maniera stringente e si è avuto un
ritorno economico forte per le casse della Regione, risparmiando quasi il 40 per
cento.
Abbiamo, quindi, da lavorare e lavorare. Questo non
significa che bisogna porsi uno contro l’altro. Le emergenze sono forti, c’è la
necessità di confrontarsi tranquillamente con spirito non di consociativismo,
ma sicuramente costruttivo, perché questi sono problemi che da soli non si
risolvono e non si potranno mai risolvere, se non c’è la volontà politica.
Quindi è ovvio che, nell’ambito della sanità, abbiamo la
necessità di dover chiedere sponda al Governo nazionale. Non può qualcuno
venire a dire a noi che pensiamo di utilizzare i fondi Fas come se fosse il
bancomat della Calabria o dei calabresi, perché bisogna dire le cose come
stanno, il vero bancomat dello Stato italiano, del Governo Berlusconi sono
stati proprio i fondi Fas, molto probabilmente, se è vero, come è vero, che dai
50 miliardi messi in bilancio dal Governo Prodi ce ne ritroviamo oggi, sì e no,
da poter, eventualmente, utilizzare se ci daranno questa liberatoria al Cipe,
se ne ritrovano per le aree sottosviluppate - e quindi per le aree del Mezzogiorno e del
centro-meridione in modo particolare – 19 miliardi.
Beh, loro li hanno utilizzati – come diceva Loiero – per altre cose, ben sapendo
che l’85 per cento di quei fondi erano vincolati a destinazioni per queste nostre
aree.
E’ ovvio che i fondi Fas rappresentano un’altra sfida
per il Governo regionale calabrese, perché solo attraverso i fondi Fas
riusciremo, molto probabilmente, se facciamo in tempo, a poter utilizzare i
fondi della Comunità europea in rapporto a quello che è il piano di programmazione
del Por sulle infrastrutture 2009-2011, perché questi sono fondi che si possono
utilizzare esclusivamente in cofinanziamento e se ci sarà la disponibilità da
parte del Governo nazionale a darceli per poter utilizzare il resto.
Queste sono le problematiche, noi dobbiamo, purtroppo, affrontare
e in un certo qual modo, quindi diventa assurdo – diceva bene Censore – andare
a credere oppure attuare una richiesta
di aumento del tributo della pressione fiscale in una regione come la nostra,
già debole, già precaria, attraverso un’addizionale Irpef, attraverso l’Irap, perché
con questi non risolveremmo nessun problema, anzi andremmo sicuramente ad aggravare
la già debole economia di questa nostra regione.
E’ sulle politiche ambientali che c’è un’altra sfida. Mi
sarei aspettato da questo documento un qualcosa di più sostanzioso, perché già
si parla di centrali nucleari, e qua dentro non ne ha parlato nessuno. Io non
vorrei, caro Presidente, che, come al solito,
E’ anche su questo che noi dobbiamo affrontare la nostra
sfida, in questo Consiglio regionale e nelle Commissioni - auspico - dovremo fronteggiare
queste problematiche.
Credo che lo spirito che ogni consigliere regionale deve
portare in questa assise e nelle giuste Commissioni sia quello di una collaborazione
per risolvere i problemi. La collaborazione costruttiva non significa inciucio
o trasversalismo, al di là dei rapporti amichevoli che uno può avere anche
datati storicamente, ma significa confrontarsi, approfondire queste problematiche,
per far sì che si possano dare delle risposte, forse meno retorica e più fatti.
Questo dobbiamo, in tutti i modi, cercare di raggiungere tra di noi.
Mi fermo qui perché vedo che è già tardi, ma credo che
anche sul lavoro ci sia la necessità di parlarci con molta franchezza. I Governi
regionali precedenti, spesso, hanno finanziato varie imprese che davano la possibilità
di dare dei posti di lavoro ai nostri giovani disoccupati e, finiti i finanziamenti,
queste imprese hanno chiuso. Anche su questo noi dovremmo, in tutti i modi,
cercare di attuare un controllo sistematico, perché se è vero, come è vero, che
Questa è una cosa che dobbiamo cercare in tutti i modi
di realizzare attraverso un approfondimento della situazione delle opportunità
lavorative e, molto probabilmente, dovremo chiedere qualcos’altro al Governo
nazionale, invece dei soliti sostegni finanziari, dovremo chiedere di farci
mettere in condizioni di essere competitivi con chi sta meglio di noi.
E perché non pensare, allora, a una defiscalizzazione
più forte? Sappiamo benissimo che, defiscalizzando, si potrebbe tornare ad essere
allettanti per l’installazione di nuove imprese, endogene ed esogene, in questo
nostro territorio. Fare questo è un dovere morale per tutti noi, anche alla
luce di questo nuovo federalismo, verso la cui realizzazione si spinge in
maniera forte, soprattutto da parte del centro-destra.
Quindi incrementare
il gettito fiscale è imperativo per noi, senza gettito fiscale molto probabilmente
non usciremo dalle secche della povertà.
Auguro buon lavoro veramente, di cuore, all’intera Giunta
e al suo Presidente ed auspico che si possa lavorare di concerto per raggiungere
questi obiettivi.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Adamo.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel tempo a disposizione spero di offrire un contributo a un confronto, a un dibattito che ritengo certamente non destinato ad esaurirsi nella giornata odierna, perché siamo solo all’avvio, all’inizio.
Colgo l’opportunità, in questa sede, in sede istituzionale, per formulare
gli auguri di buon lavoro al Presidente del Governo
regionale, onorevole Scopelliti, con lo
spirito di un consigliere regionale di opposizione che, nel mentre deve farsi carico
di una funzione di opposizione, non vuole e
non intende mettere in secondo piano gli interessi della Calabria e dei calabresi, interessi che ritengo
debbano essere assunti da quest’Aula, attraverso un
vincolo che dovrebbe essere fondato sul principio della responsabilità
soggettiva nell’esercizio di ogni funzione istituzionale, funzioni
istituzionali, certo, ben distinte.
E’ pletorico ribadire in quest’Aula che a chi ha vinto le elezioni va riconosciuto il diritto-dovere di governare, a chi ha perso il diritto-dovere di svolgere una funzione di controllo, di vigilanza, di opposizione, ma senza venir meno – mi auguro – al principio secondo il quale la sfida tra governo e opposizione non può non essere una competizione su chi propone di più, su chi propone di meglio, appunto, nell’interesse dello sviluppo della nostra terra e della nostra regione. Un quadro di competizione istituzionale che dovrebbe essere fecondo, virtuoso, perché alla fine di questa esperienza, comunque vada, si possa tracciare un bilancio con un saldo positivo rispetto ai livelli di crescita e di miglioramento delle condizioni e quindi di elevamento del benessere della nostra terra.
Onorevole Scopelliti, lei ha avuto un mandato chiaro,
netto, esplicito, senza “se” e senza “ma”. Mi auguro che non disperda la forza
di questo mandato che le hanno conferito i calabresi. Per quanto mi riguarda,
penso che sia, innanzitutto, doveroso mettere in evidenza – ritengo e mi auguro
che lei questa consapevolezza ce l’abbia – che il momento in cui è stato
chiamato lei ad esplicitare il mandato di governo è un momento assai
particolare per la nostra regione, non tanto e non solo perché sono arretrati
gli indicatori economici.
Come qui è stato
detto e ricordato in tanti interventi, registriamo un aumento della distanza,
un’accentuazione del gap tra i
livelli di crescita o di crescita zero della nostra regione e le zone più
avanzate del Paese.
Penso che il momento sia particolare perché questa
Calabria è più esposta di ieri, perché rischia maggiore marginalità e maggiore
isolamento, non per le distanze che aumentano, ma anche e soprattutto perché in
questa congiuntura nazionale, europea, internazionale,
Questa è la
prima questione. Se su questa consapevolezza ci pronunciamo, se dimostriamo di
avere coscienza rispetto a questo dato ormai strutturale e storico, non c’è
dubbio che in questo Consiglio regionale opposizione e governo debbono tentare
di trovare un filo di responsabilità istituzionale comune a cui agganciare la
propria azione autonoma, per segnare un primo passo verso l’obiettivo, che è
quello di mettere al centro, rendere centrale gli interessi della nostra
regione.
Qual è questo filo comune? E’ quello di assumere
insieme, nelle rispettive e reciproche funzioni istituzionali, il tema secondo
il quale il Mezzogiorno non è il problema del Paese, ma,
paradossalmente, può essere la soluzione per i destini del Paese. Se questo è,
ciò non richiede un’impostazione vecchia e culturalmente superata, che ci
riconduce alla memoria di quando, nei momenti di maggiore difficoltà e
debolezza in questa regione, ci si appellava all’unità di tutti i calabresi
contro Roma, non si tratta di invocare spinte separatiste o di moderno
isolazionismo politico. Si tratta, invece, di essere coerenti non nel lamento o
nella rivendicazione, magari con il cappello in mano, ma con la proposta e con
la forza delle carte in regola qui in Calabria, per aprire un confronto su un
terreno altro e diverso da quello che abbiamo conosciuto fino ad ora nel
confronto con Roma, con i partiti nazionali, con il Governo nazionale.
Questo è un dato che si accompagna ad un altro. Abbiamo
avuto, in questa campagna elettorale, l’indice più alto di astensionismo mai
registrato in elezioni politiche e, accanto al dato di un allontanamento dal
voto di milioni di italiani, ne registriamo un altro, curioso, che forse non ha
precedenti nella storia delle elezioni: pensate, rispetto al 2008, il Partito
della libertà, il partito di Berlusconi Presidente, registra una flessione di
ben 4 milioni e 300 mila voti. Al cospetto di questo dato, però, c’è un Partito
democratico che, dalla stessa data del 2008 alle elezioni di oggi, perde
anch’esso 4 milioni di voti. Nessuno, né il Partito democratico, capofila di
uno schieramento, né il Partito democratico della libertà, riesce a contenere
una sconfitta che in cifre assolute è assai macroscopica e pesante, ma
soprattutto nessuno riesce ad intercettare parti di questi consensi, di fronte
ad un’evidente fluttualità dell’elettorato italiano.
Se questo è, questo Governo regionale, in questa
fragilità, con i rischi che espongono
Allora ragioniamo nel merito delle questioni. Prima
questione: il federalismo.
Noi siamo in attesa di conoscere i decreti attuativi che
dovrebbe emanare il Governo, e quindi approvare il Parlamento, ma in attesa che
si discuta sull’attuazione del federalismo, registriamo, invece, che è già in
atto una forma strisciante di federalismo, un federalismo che non unisce, che
divide, che sostanzialmente ha dato già il via libera a una politica, non detta
ma praticata, secondo la quale ognuno è chiamato a fare da sé, secondo le
proprie risorse e le proprie forze.
Quindi noi con questo dato dobbiamo fare i conti,
sapendo che i problemi della grande emergenza calabrese non vanno affrontati,
secondo me, in una logica puramente emergenziale, ma avendo anche qui la
consapevolezza che ce la si può fare a fronteggiare l’emergenza, se
nell’emergenza si interviene guardando alla prospettiva e al futuro.
Facciamo alcuni esempi: innanzitutto, partiamo dalle
grandi questioni dei grandi progetti e delle grandi opere. Badate, l’onorevole
Bova, ma anche l’onorevole Scopelliti potrà ricordare che in quest’Aula, negli
anni passati, si è discusso molto, per esempio, sulla questione del ponte sullo
Stretto e in quest’Aula siamo pervenuti, più volte, a documenti, a
deliberazioni votate all’unanimità perché “epurate”, posizioni che
prescindevano da posizioni ideologiche, non prevaleva il carattere di un no
ideologico al ponte, non prevaleva il carattere di un sì a priori e ideologico al ponte sullo
Stretto. C’è stata la forza di iscriversi su una linea secondo la quale,
escludendo il no ideologico, anzi valutando il ponte come fattore di attrazione
monumentale, architettonica, come opportunità per un rinnovamento dei grandi
corridoi e delle grandi comunicazioni che interessano non solo
Qual è questa posizione? Innanzitutto, il sì non può
essere un sì subalterno e di semplice riconoscimento ad una scelta che ancora è
da porre a verifica. Io ho avuto sempre un sospetto su questo, non ho mai
sposato la posizione ideologica del no al ponte, però ho sempre avuto il dubbio
secondo il quale, quando Roma ci fa discutere del ponte e si appresta a
programmare grandi quote di finanziamenti pubblici per investimenti
infrastrutturali strategici, noi dobbiamo puntualmente registrare il fatto che
in quelle tabelle si riporta una cifra di cospicui interventi che, intanto,
vengono realizzati al Nord e molto più alti di quelli che si prevedono come
investimenti pubblici per la realizzazione del ponte. Quindi, mentre al Nord
già hanno realizzato una nuova rete di area di grande comunicazioni
straordinarie, tengono noi a discutere come una sorta di bluff “ponte sì” e “ponte
no”, un modo per distrarre l’attenzione dei calabresi.
Ho letto sulla stampa che l’onorevole Scopelliti si è pronunciato
per il sì al ponte. Sarebbe meglio se questo sì si pronunciasse subordinandolo
ad un impegno sul Governo nazionale su alcune grandi infrastrutture, “
La stessa questione – mi consenta, onorevole Talarico –
sulla sanità. A me non interessa più un dibattito su da chi è stato prodotto il
debito, è un dibattito vecchio che non ci porta lontano, anche perché la mia
opinione è che, se all’inizio del 2005 si fosse fatta un’operazione verità, si fossero
fatti i conti e si fosse intervenuti nel
Siamo pratici, onorevole Scopelliti, al di là del fatto
– e lei ha fatto bene, forse il 30 giugno sono termini troppo dilatati – di
chiedere certezza sui conti per quanto riguarda il pregresso, è ignobile che
ancora, alla data di oggi, non si riesca ad avere la cifra, soprattutto per un advisor nominato dallo Stato, che mi
pare sia stato ben retribuito per fare questa azione. E certo il debito non si
può accertare con la pratica dell’ascolto, il debito deve avere autorizzazioni a monte che ci consentano un riscontro
giuridicamente legittimo di quel debito, perché altrimenti sulla dimensione del
debito c’è già un primo punto. Ma facciamo finta che il debito pregresso sia di
1 miliardo e 200 milioni, il Governo nazionale ci chiede di rientrare, noi
dobbiamo dalle nostre casse recuperare questi soldi. A questo si aggiunge il
deficit strutturale che si aggira, ormai, ogni anno intorno ai 250 milioni di
euro, se va bene. Non c’è soluzione.
Il problema del no all’aumento delle tasse che ci chiede
il Governo non è un posizione di principio, anche questo ideologico. Se noi
aumentassimo per lo 0,5 l’Irap e l’Irpef, caro assessore Mancini, sì e no
recupereremmo 40-50 milioni, non più di questo, ma non servirebbe né a
recuperare il deficit strutturale, né soprattutto a fronteggiare il pregresso.
Allora aprire una trattativa col Governo nazionale, che
non può essere quella di dire “fateci utilizzare i fondi Fas”, noi ci dobbiamo
battere perché i Fas siano finalizzati ad investimenti per infrastrutture e lo
sviluppo. Se il Governo centrale dovesse dirci “vi diamo i Fas”, noi dobbiamo
dire “no, i Fas non li vogliamo per coprire il debito della sanità”. Allora
dobbiamo vedere cosa fare: o aprire una trattativa col Governo che ti consente
un prestito, lo Stato ti fa un prestito, il vecchio Governo ha finanziato il
debito, adesso almeno ci facciano un prestito per il pregresso e poi discutiamo
nel merito come contenere il deficit strutturale. Questo per quanto riguarda la
sanità.
Per quanto riguarda il bilancio, onorevole Mancini, lei
sarà un buon assessore al bilancio se: a) approva il bilancio ogni anno nei
termini dell’esercizio in corso, entro il 31 dicembre, il centro-sinistra l’ha
fatto una sola volta e poi non l’ha fatto più, nel 2005; b) se è capace di
liberare risorse, soprattutto da un capitolo, e rendere disponibili quelle
risorse non tanto per spesa corrente, ma per investimenti autonomi regionali.
Dove intervenire? Forestazione e fondo regionale dei trasporti.
A mio avviso, attraverso una programmazione produttiva
adeguata, in quel settore, in quei settori si possono investire anche risorse
europee che rispondano ai parametri della crescita dell’occupazione, della
modernizzazione, della coesione sociale e liberare queste risorse; certo, non
con un colpo di bacchetta magica, in un anno non ce la si fa, ma una
programmazione biennale o triennale ci dovrebbe consentire via via di liberare
quel fondo. Sul come, discutiamo poi.
Infine, due questioni. La prima: questa regione soffre
di scarsa competitività, di un alto tasso di dipendenza economica. Noi dobbiamo
aumentare la produttività e soprattutto dobbiamo fare crescere i consumi,
tenendo d’occhio la domanda interna e quindi la capacità di rispondere alla
domanda interna, perché quello che consuma
Cominciamo ad assumere scelte coraggiose, non solo
vedere per quanto riguarda soprattutto alcuni settori trainanti, penso
all’industria – su questo non mi ci soffermo –, avere fermi questi parametri
per le scelte che si vanno a finanziare, ma cercare di dare più forza anche per
quanto concerne la capacità produttiva, per esempio sapendo che questa regione
è produttrice di energia, ma che il gettito fiscale della produzione energetica
non avvantaggia
Su questo bisogna aprire uno scontro, forse anche col
Governo nazionale, oltre che con i grandi gruppi energetici.
L’ultima cosa, il riordino del sistema istituzionale.
Onorevole Scopelliti, lei sa che in quest’Aula, firmatari onorevole Bova e
onorevole Frascà – mi ci sono aggiunto io – e nel dibattito politico io,
l’onorevole Bova e l’onorevole Frascà, magari dissentendo anche con alcune
posizioni del centro-sinistra, ci siamo battuti per l’istituzione di Reggio
città metropolitana.
Penso che quel provvedimento varato dal Parlamento non
possa rimanere lettera morta. Si tratterà di vedere se in questa legislatura,
utilizzando anche lì la sua presenza e la funzione, si darà compiutezza e
sostanza alla città metropolitana in tempi rapidi e immediati, guardando le
funzioni, le risorse, guardando a quella che è la funzione di una città
metropolitana, non decontestualizzata.
A noi compete il fatto che un riordino anche delle
funzioni del sistema istituzionale regionale, la città metropolitana dell’area
di Reggio, se vogliamo Messina, siano sostanzialmente inseriti in un contesto
profondamente modernizzato che tenga conto anche degli altri sistemi urbani
calabresi, perché certo non sono da erigere a rango del riconoscimento che ha
avuto l’area metropolitana di Reggio con legge nazionale.
Passi avanti si possono fare e possiamo andare oltre le
forme associative o dell’Unione dei Comuni o degli investimenti che si fanno
con l’Asse “città”. Addirittura nella mia città si è aperto un dibattito
sull’ipotesi di una città unica in tempi brevi per quanto riguarda le aree
metropolitane, ma sono state individuate e sono più di una. Ciò non si può fare
prescindendo dal riordino del sistema.
Un punto sullo stato
dell’arte di come funziona tutto il trasferimento delle competenze e delle funzioni,
Discutiamo sulle funzioni e l’attribuzione delle
funzioni per meccanismi autopropulsivi. In questo quadro bestemmio, esagero
stamani, se ci diamo una grande ambizione in questa legislatura?!
Onorevole Scopelliti, lei proviene da una tradizione
culturale ed è figlio di una vicenda politica che, in qualche modo, ha segnato
la nascita della storia del regionalismo in Calabria. Io lo definisco quel
vizio d’origine che ha contrassegnato la nascita della Regione negli anni ’70 e
i fatti degli anni ’70 sono noti e chiari alla memoria di tutti. Per essere
erede di quel filone politico e culturale e per essere il Presidente della
Regione che si insedia dopo aver governato la città di Reggio Calabria, lei potrebbe
essere il Presidente che potrebbe attivare ciò che gli altri Presidenti non
potevano fare, superare quel vizio d’origine e puntare sull’unità del moderno
regionalismo,
Superare quel vizio, soprattutto se diamo compiutezza
alla città metropolitana di Reggio Calabria, potrà significare che, magari, da
subito poniamo l’obiettivo ai calabresi di ricorrere a un referendum per
decidere, possibilmente, con pronunciamenti unitari dove e come in questa
legislatura dislocare non due sedi della Regione, ma la sede unitaria del
Consiglio e del Governo, quindi dell’istituzione regionale come fatto
emblematico di un punto che esprime una volontà, che non è tanto un’organizzazione
istituzionale burocratica, ma la volontà di arrivare ad una sola sede, ad una
Regione della Calabria e non alla Regione dei campanili e delle
contrapposizioni municipalistiche.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi. Ne ha
facoltà.
Signor Presidente,
onorevoli colleghi, stasera ho ascoltato con attenzione le dichiarazioni del Presidente della Giunta, do già per scontato
l’assenso mio e della forza politica che rappresento, però voglio anche fare alcune valutazioni che con tutta l’onestà mentale stasera vanno
fatte, soprattutto da chi fra noi
proviene da un’esperienza di una, due o tre legislature in quest’Aula.
Intanto,
mi voglio complimentare con il Presidente
Talarico, anche se appartiene alla mia forza
politica, non lo faccio per piaggeria o per difesa istituzionale di uno
che ha espresso la mia forza politica nella
qualità di Presidente, ma perché l’impostazione che ha dato nella gestione del Consiglio,
non solo per quanto
riguarda il rispetto dell’orario in sé,
ma per quello che ritiene di fare come organizzazione
interna, ritengo che vada nella direzione di dare un’implementazione
nuova e più forte di quella che è la gestione
di questa assise consiliare;
ma poi perché dobbiamo affrontare un sistema che, alla fine, ha bisogno di alcune verità
che ci dobbiamo dire.
A
me sembra strano, Presidente Scopelliti,
che lei sia stato anche indulgente su alcuni passaggi che ha fatto nella
sua relazione, perché alcune cose vanno dette,
non per polemica, ma per stimolare una discussione
che ci possa aiutare a risolvere i problemi, a
cominciare dal contenimento dei costi. Vede,
la mia forza politica è stata, forse, quella che
aveva agevolato il provvedimento di legge che prevedeva l’istituzione delle
supplenze in Consiglio regionale degli assessori, ma accettiamo veramente di
buon grado questa sua volontà di contenere i costi e già ci diciamo disponibili
a votare questo provvedimento oggi stesso. Infatti si deve andare necessariamente
in questa direzione, altrimenti non capisco di cosa parliamo, perché se
vogliamo fare un’analisi puntuale delle cose come stanno, allora ci dobbiamo
dire in quest’Aula, affinché lo sappiano tutti i calabresi, da cosa partiamo e
dalla situazione che, di fatto, andiamo trovando.
Lo sappiamo tutti – ma lo ricordo a me stesso perché non
c’è bisogno di ricordarlo a voi –: noi abbiamo detto e anche una parte
dell’attuale oggi opposizione, ma fino a ieri maggioranza, che il sistema
costruito sull’utilizzo dei fondi comunitari, dei fondi Por era un sistema
farraginoso, che non dava la possibilità a quella Giunta di cui voi facevate
parte di utilizzare i fondi in modo da dare alla Calabria una risposta
puntuale, precisa e in tempi rapidi, e ciò si è manifestato.
Allora facciamoci un giro insieme, caso mai - ma non c’è
bisogno, è un esempio che portiamo – negli assessorati e vediamo bandi del 2008
ancora nei corridoi che debbono essere istruiti; facciamoci un giro insieme e
vediamo tutta l’architettura di quel Por com’è fallita rispetto alle
aspettative. Adesso ce lo dobbiamo dire con molta chiarezza, affinché anche
questa Giunta si renda conto, al 31 dicembre al Comitato di sorveglianza,
quando andiamo a parlare di una rendicontazione che non può essere fatta al 31
dicembre, a cosa andiamo incontro – e mi sto limitando ai fatti, non alle mie
impressioni, con tutte le discrasie – rispetto a quello che vogliamo o potremmo
fare, se le cose fossero economicamente diverse in questa Regione.
Quello che avete detto voi è la verità, ma i problemi
arriveranno: arriveranno i problemi del settore forestale, e sappiamo cosa significa gestire
quel mondo; i problemi dei trasporti con i servizi minimi, sappiamo già cosa
hanno chiesto le Province in passato e cosa vogliono; i problemi
dell’utilizzazione delle risorse libere e sappiamo anche là cosa significa. E
non possiamo sovraccaricare questa Presidenza e questa Giunta regionale di alcune
responsabilità che non attengono loro.
Anche rispetto alla sanità alcune cose, alcune verità vanno dette.
E’ fuor di dubbio che il debito accumulato riguarda
anche il centro-destra, ma centro-destra o il centro-sinistra, questo è il
problema? Potrei fare degli esempi: Reggio Calabria, un reparto di anestesia
addirittura con tre primari, quando c’era assessore uno che era della mia parte
politica! Altro esempio: centro-sinistra, Riuniti, due reparti complementari di
cardiologia! Ne posso fare decine di esempi, anche ai giorni nostri, ché il 24
deve essere fatto un concorso a Locri per un primario di anestesia, quando c’è
già un primario di anestesia!
Ma possiamo andare avanti in questo modo?! Queste cose
dobbiamo dircele in modo molto chiaro. Su questo ci dobbiamo confrontare. Io mi
sarei aspettato che la discussione andasse in questa direzione. E’ l’ora di
finirla con la politica che si immischia in sanità. Allora è giusto che la
politica dia le linee programmatiche, ma il sistema sanità non può essere
costruito sul modello lombardo o su quello emiliano, perché le correnti di
pensiero sono queste oggi in Italia. Noi abbiamo bisogno di un modello
calabrese di sanità, che esuli da quelle che sono le costrizioni della politica
rispetto alla gestione.
Queste cose ce le dobbiamo dire con molta chiarezza,
perché è così, e lo sappiamo tutti, soprattutto noi, onorevole De Masi, che
operiamo in sanità. Siccome abbiamo vissuto in sanità, sappiamo le cose come
vanno o come sono andate fino a ieri. Né possiamo bendarci gli occhi e non
vedere la situazione attuale della Calabria.
Allora, siccome quello che ci attende ha bisogno di una
coesione prima sull’orientamento della politica, demoni non ci sono in
quest’Aula, né nemici da abbattere
né maggioranza da mettere in difficoltà. Abbiamo il dovere di contribuire,
ognuno per la propria parte e secondo le proprie competenze, a risolvere i
problemi della Calabria e su questi ci dobbiamo confrontare con le risorse,
purtroppo, che abbiamo.
Dobbiamo incominciare a capire, anche l’assessore al
bilancio, su quali capitoli non fare “sprechi”, anche perché se è vero come è
vero, quello che ha certificato la
passata amministrazione regionale, io lo do per scontato su alcune cose, però
allora non poteva venire
Ma vogliamo scherzare?! Però sarà un soggetto terzo, l’advisor, che certificherà quando, come e
perché c’è stato il debito. Ma questo non ci interessa, fare dietrologia in
quest’Aula da oggi in poi non interessa a nessuno. Dobbiamo vedere come
costruire un percorso virtuoso
che possa consentire a questa Calabria di uscire fuori da quei parametri che ci
indicava il Presidente Scopelliti perché quelli sono i parametri veri con cui
ci dobbiamo confrontare.
E ritengo che né il Presidente né questo Consiglio,
compreso me, abbiano la bacchetta magica per risolvere i problemi domani, se
non c’è un serio lavoro di organizzazione di un sistema che sia quello
calabrese e se non c’è la volontà ferma di concorrere, ognuno – come dicevo
prima – per le proprie competenze, a ridefinire il confronto in questa
Calabria, sia politico che soprattutto con le forze sociali, perché ogni giorno
sarà un’emergenza, ad iniziare da Gioia Tauro, per finire poi a tutti gli altri
problemi che verranno, compresa la forestazione o quant’altro.
Questo è, per cui su questo dobbiamo avere la capacità e
l’umiltà, come politica, di fare un passo indietro, perché se diamo per
scontato che un sistema pervasivo, quale la “‘ndrangheta” potrebbe essere, la
mafia – chiamiamola come vogliamo – sia devastante per
E non basta
comprare macchine o sostenere la magistratura o dare gli strumenti alla
magistratura. Quello non basta, è solo un momento, poi ci vuole il resto. Con
un sistema burocratico, nessuno me ne voglia, che in questa Calabria non va -
l’avete detto voi prima, ma io sono il primo convinto assertore di questa
situazione di fatto - e in cui anche dobbiamo capire, rispetto alle risorse che
abbiamo, perché se è vero, come è vero, che abbiamo questa difficoltà, allora vorrei capire in quest’ultimo anno,
fino adesso che stiamo parlando, di 2 mila assunzioni in più in questa Regione
Calabria, che ne facciamo.
Allora anche questo è da capire, perché non possiamo
dire che le cose non vanno bene e poi facciamo 2 mila assunzioni in più, perché
fra sanità, Consiglio e quant’altro, si tratta poi di 2 mila unità lavorative
in più che si accolla questa Regione. Su questo dobbiamo capire cosa fanno le
persone, dove le mandiamo, che funzioni hanno, che mansioni diamo loro e quali
compiti debbono espletare. Noi ci ritroviamo prima con 3 mila esuberi in sanità
e in qualche modo li dobbiamo sostenere, non è che li possiamo mandare a casa;
oppure ci troviamo – come diceva il Presidente – con cinque o sei primari, di
cui uno opera e gli altri guardano!
Ma è possibile andare avanti in questo modo?! Su questo
una riflessione la dobbiamo fare, ma come forze politiche, perché quello che ci
dicevamo prima non sia lo stesso ritornello. Vedete, anche l’onorevole Adamo ha
posto dei problemi, che non ci vuole molto a capire che sono dei problemi che,
alla fine, tendono a mettere in difficoltà la gestione di un’amministrazione
regionale. Un’amministrazione regionale non può ragionare sulle emergenze, ha
il dovere di programmarsi e di affrontare i problemi secondo le priorità e con
coraggio. Se dobbiamo fare un Piano sanitario che sia anche frutto di una non
condivisione dei calabresi, bene, lo dobbiamo fare, se poi il risultato è
quello di dare un’offerta sanitaria che sia degna di tale nome o che rientri
nella normalità della gestione sanitaria
Come dobbiamo avere il coraggio anche sugli altri campi di dire come la
pensiamo e di adottare i provvedimenti che riteniamo utili, necessari e indispensabili
per riformare il sistema, perché tutti siamo coscienti e consapevoli di come
stanno effettivamente le cose.
Voglio terminare con una mia considerazione anche
sull’ultimo aspetto che ha toccato il Presidente Scopelliti, cioè quando c’è la
voglia di affrancarsi da alcuni sistemi, è fuor di dubbio, ben venga Io, per
natura, sono un tipo che mal sopporta le imposizioni romane anche di natura
politica, se non ne sono convinto. Poi, per usare un’espressione dialettale –
consentitemela per una volta – che qualche mio collega alcune volte dice, “sutta a panza non riesco a stare”,
perché la politica molte volte ha bisogno di avere del coraggio per difendere
questa terra. Ed io mi ricordo quando Prodi venne in Calabria e disse: “
Anche con questo Governo nazionale dobbiamo capire come
rapportarci, in maniera forte, seria, concreta, persino arrivando ad una
contrapposizione forte, però dobbiamo difendere questa terra, questa Calabria e
non solo la dobbiamo difendere per quello che è successo nel passato e per
l’immagine che abbiamo dato al Paese, ma anche per quello che doveva ottenere e
non ha ottenuto; la dobbiamo difendere per il risarcimento anche e soprattutto
di natura economica, e non solo morale, che doveva avere e non ha avuto.
Su questo un confronto va fatto, perché non possiamo
esimerci dal dire “tutto va bene, madama la marchesa”, perché non va bene e non
è così. E questa voglia di essere liberi nell’autonomia della politica si deve
estrinsecare negli atti concreti che questo Consiglio regionale penso avrà il
coraggio e la voglia di fare.
Poi voglio dire – non è polemica, per l’amor di Dio,
però è bene che già da subito incominciamo a riflettere in questo Consiglio sul
modo in cui affrontare i problemi – al capogruppo del Pdl, onorevole Fedele,
che va benissimo che votiamo questi provvedimenti perché è la prima seduta e
sono urgenti, ma che questa che è l’urgenza di presentare i provvedimenti senza
una discussione in Consiglio non assurga a sistema di un confronto politico,
che poi abbiamo la necessità di fare in quest’Aula, nelle sedi adeguate che
sono le Commissioni e soprattutto tra le forze politiche che compongono questa
maggioranza e questa opposizione.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Maiolo. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, Presidente della Giunta, faccio gli auguri a tutti
per questo avvio di legislatura operativa che oggi di fatto parte, perché non solo dall’appuntamento che è all’ordine del giorno, ma anche – penso – da come il
dibattito si è sviluppato
in quest’Aula, si capisce chiaramente che c’è nella consapevolezza di tutti che
è finita la campagna elettorale,
che ha consegnato il risultato che
tutti hanno sottolineato, sul quale non ritorno. Dico solamente che, forse, un secondo in più di riflessione va fatto sulla
natura del risultato che in questa competizione
elettorale e nell’altra, che qualcuno ha
richiamato, ci è stato consegnato. C’è un voto che è espressione, sempre di più, di un livello di bisogni che questa regione
ha, livelli altissimi, le attese sono veramente tante, e ci sono dall’altra
parte pochissimi interessi economici che gli uni e gli altri guardano sempre
con più attenzione, con più ansia e
con più determinazione nell’indicare una necessità di cambiamento rispetto a chi ha avuto responsabilità di governo.
Quindi, onorevole Presidente Scopelliti,
lei è legittimato da un grande consenso elettorale, ma nello stesso
tempo è gravato da un’attesa di bisogni e di
interessi che guardano con molta attenzione
a quelle che saranno le sue iniziative, le sue proposte che, come maggioranza,
avanzerete in questo consesso e nell’azione della Giunta.
Non c’è stata grande euforia, entusiasmo nella presentazione del programma in questa seduta, forse un programma che, presentato anche in breve tempo rispetto alla scadenza elettorale, giustamente per
rispetto agli elettori che hanno dato un consenso su quel programma, oggi si ripresenta. Io, però, immagino che lo stesso
Presidente,
Ho ascoltato, infatti, molte proposte anche da parte dei miei colleghi consiglieri della minoranza, che hanno dato delle indicazioni, dei suggerimenti, non c’è stato un rincorrere contenuti di programma non condivisi da contestare, forse siamo usciti fuori da una liturgia vecchia , allora vuol dire che, forse, siamo partiti con la consapevolezza che anche quell’indicazione - dovuta, per il tipo di risultato elettorale - di rottura con il passato, viene immediatamente percepita anche da chi lo dice, da chi lo ascolta come la necessità di interrompere un percorso con chi ti ha preceduto immediatamente, quindi quella rottura del passato viene interpretata quasi sempre con azzerare quello che è stato fatto precedentemente.
Penso, invece, che anche nel programma del Presidente Scopelliti ci siano degli spunti che ci dicono che la strada che dobbiamo affrontare è diversa, una Regione che sicuramente è in forte ritardo - i dati li conosciamo tutti - ma, attenzione, che appartiene ormai a un gruppo ristretto: sono ormai solo tre le Regioni che nel Mezzogiorno (Calabria, Sicilia e Campania) vengono indicate come quelle che hanno una difficoltà e che creano difficoltà al Paese.
Allora, proprio nella ricorrenza dei centocinquant’anni, nel
ricordare
una questione del Mezzogiorno, ormai è chiara a tutti questa storia del Governo
amico, della possibilità di essere aiutati, lo diciamo forse per una retorica che appartiene alla liturgia dei partiti nazionali, ma noi
sappiamo tutti qual è il momento contingente economico che il nostro Paese sta
attraversando rispetto a una crisi europea. Il Governo nazionale si appresta ad
una manovra finanziaria dolorosa. Il Governo Prodi, per le stesse
motivazioni, ne ha dovute prendere altre in passato e quindi non ci sarà un
Governo amico prodigo di assistenza finanziaria per aiutare queste tre Regioni,
però un dato è certo: noi abbiamo davanti una sfida che è importante, quella di
come trasformare questa Regione, assieme alle altre.
Quindi l’invito anche al Presidente Scopelliti di
costruire, rafforzare una relazione di cabina di regia sul Mezzogiorno, sulle
infrastrutture e sulle risorse che sono dovute a questa realtà e alla nostra
regione.
Allora, se ci impegniamo a costruire
un programma reale di sviluppo, che
va oltre quello che è il programma elettorale e che costruisca un percorso reale in cui questa Regione,
Un secondo punto: ho ascoltato gli interventi anche in questi
giorni su quella che è la programmazione. Nel programma non viene richiamata la
programmazione comunitaria, ma il Presidente Scopelliti dice: “Noi vogliamo
rivedere il programma, vogliamo rimettere mano ai progetti e ai programmi della
programmazione comunitaria”.
Io dico e ricordo – perché il 50 per cento dei colleghi
qui presenti ha fatto parte della precedente legislatura – che noi abbiamo affrontato
la stagione della programmazione comunitaria senza fare una differenza fra centro-sinistra
e centro-destra, chi ha governato oggi e chi ha governato prima. Noi ci siamo
assunti la responsabilità di tutti quegli errori che nel passato sono stati
fatti e che avevano prodotto l’interruzione dei pagamenti dell’Europa verso
Quindi, certo, è legittimo rivedere, ripensare, avere nuovi
obiettivi. Certo, il ponte non era centrale in quella programmazione, non c’era
una Calabria ripiegata su alcune scelte di questo tipo, c’era una Calabria che
assumeva una responsabilità di stare legata al Mezzogiorno e al Paese
e ha fatto delle scelte, le abbiamo fatte assieme tutti quanti.
Io penso che su questo sia bene guardare con attenzione
a quello che è stato fatto, aver stabilito dei rapporti per la prima volta con
Beh, quella mediazione ha portato ad avere un programma
che è quanto più possibile vicino alle necessità che questa Regione ha. Ecco, rimettere
mano a quell’impianto è possibile.
Noi abbiamo approvato una legge comunitaria in quest’Aula,
che ha dato grande responsabilità al Consiglio regionale sulla programmazione,
sul controllo della programmazione. Abbiamo mantenuto impegno rispetto al Consiglio
di aumentare la trasparenza, i monitoraggi, i controlli e tutto questo in collaborazione
con
Quindi a chi, anche in quest’Aula, in questa seduta, è
andato un po’ oltre rispetto alla cattiva gestione dei fondi e alle infiltrazioni,
bisogna ricordare di fare attenzione a queste affermazioni, che sono affermazioni
gravissime e non trovano riscontro.
Allora penso che sia giusto rivedere un programma, sono
cambiate tante cose anche nel rapporto nazionale e comunitario dal punto di vista
finanziario, ma quello che conta è il metodo. Non dobbiamo abbandonare il
metodo del confronto, della concertazione con la società, con le parti sociali,
economiche, il confronto in quest’Aula che ha fatto tutte le scelte sulla programmazione
comunitaria ed affrontato alcuni nodi congiunti. Guardate, la possibilità di investimento
sta molto in quelle risorse.
Anche il tema della sanità – lo cito solo per un secondo
– che è tutto impostato, giustamente, sul ripianamento dei debiti, sul mettere
mano alle inefficienze, sull’evitare che ci siano più distrazioni di fondi, che
ci sia un limite della politica rispetto all’azione di governo e alla sanità.
Il grande limite della politica è quello che nella sanità non si è stabilito il
limite entro il quale fare valere le proprie scelte. Eppure, in questo
Consiglio regionale, nell’avvio della legislatura anche Fortugno ci indicò quest’obiettivo,
e noi abbiamo fatto una modifica, per esempio, dicendo che la politica deve arrivare
ad assumere decisioni fiduciarie fino al direttore di distretto, oltre quel livello
non ci deve essere l’ingerenza della politica.
Beh, l’abbiamo assunta quella responsabilità. Non
l’abbiamo mantenuta? Non l’abbiamo mantenuta nessuno di noi, nessuno della classe
dirigente politica regionale, ma la sanità non si aggiusta solo con tagli e razionalizzazione,
perché qualsiasi settore in cui si fanno riforme profonde ha bisogno di investimenti,
di individuazione di risorse che possano dare innovazione a un sistema che
cambia.
Allora, se su questa discussione c’è la volontà di avere
un rapporto di confronto, avendo anche la consapevolezza che in questa Regione
o siamo capaci di costruire un sistema di responsabilità plurali, realmente
forte che parta dagli enti locali… Non ho sentito molto su come vogliamo
organizzare, ci sono state anche proposte in questa seduta, di come vogliamo
organizzare la governance, su cui
viene detto molto nel programma del Presidente Scopelliti e della maggioranza,
ma come coinvolgiamo gli enti locali e i soggetti sociali in questa nuova governance che si vuole avviare, questo
non è detto.
Penso anche alla sfida alla criminalità, a come noi
continuiamo sulla limitazione dell’infiltrazione negli appalti, su come
discutiamo della Stazione unica appaltante e vediamo quali sono gli strumenti e
i metodi migliori per dare ad iniziative di quel genere una prospettiva, un
rilancio, anche una modifica, un’innovazione, che non perda di vista il problema
della legalità della sicurezza. Ecco, se puntiamo a questo sistema di responsabilità
plurali, il contributo della minoranza che incalza le proposte del Presidente Scopelliti
e della maggioranza sarà totale.
Ho apprezzato
molto l’intervento del Presidente del Consiglio, Talarico, e l’ho apprezzato
molto anche quando propone un metodo di discussione all’interno di questo
consesso. Il question time è una questione importante, un metodo
significativo.
Bene, anche sulle cose di avvio di una legislatura fare
chiarezza.
Noi abbiamo fatto un documento sullo stato, non solo
delle cose fatte negli anni precedenti, ma abbiamo lasciato un documento
importante che segna lo stato della programmazione in questa Regione e lo fa
con oggettività, con le fonti che sono comunitarie, nazionali e che sono i dati
oggettivi.
Bene, se in quest’Aula, ad incominciare dalla sanità,
dalla programmazione, secondo il metodo che il Presidente del Consiglio ha
indicato, affrontiamo tematiche e su queste ci cimentiamo in maniera seria nel confronto
fra maggioranza e minoranza, io penso che si possa fare un passo avanti.
Se questo non sarà fatto – lo dico al Presidente Scopelliti,
che non è nuovo di quest’Aula, potremmo dire che è un “usato garantito”,
garantito da un forte consenso elettorale –, se in questa sua esperienza vuole
avviare un discorso di rafforzamento delle responsabilità penso che, da
parte nostra, ci sarà nella differenza di ruolo tutta la disponibilità a proporre e ad incalzare l’azione del Governo
e del Consiglio.
Se questo non sarà fatto,
penso che l’obiettivo che
lui dava nel suo intervento, di un programma che
guarda al 2020, lui, ma anche noi tutti altri ci rendiamo conto che, senza questo rafforzamento del sistema di responsabilità,
quel traguardo è talmente lontano e
illusorio, che dopo l’euforia della giusta soddisfazione elettorale, le emergenze – come qualcuno ricordava –, i bisogni che vi hanno dato
il consenso oggi, le aspettative e gli
interessi che guardano alle iniziative di questa Giunta presenteranno immediatamente
il conto. Ma quello non sarà il conto a Scopelliti o a una maggioranza, sarà l’ennesimo conto a una Regione che continua a stare in difficoltà.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Serra.
Ne ha facoltà.
Sarò brevissimo, però mi correva l’obbligo di intervenire in rappresentanza della lista “Insieme per
L’attesa era forte, anche perché è
oggi la prima seduta dove il Presidente Scopelliti interviene con la sua relazione,
il Presidente Talarico per la prima volta presiede i lavori di questo Consiglio
regionale e quindi gli auguri di buon lavoro all’intero Esecutivo, una Giunta che il Presidente ha voluto fortemente e che rappresenta sicuramente per noi un impegno diretto a sostenere anche gli assessori, perché dagli interventi i problemi
toccati sono molteplici. Fra l’altro,
nella relazione del Presidente si evidenziano quelli che sono i problemi da
subito: il problema della sanità. Abbiamo seguito sulla stampa, riunioni a Roma,
riunioni fiume ci sono state nella precedente
legislatura e ancora oggi assistiamo al discorso di non sapere quanti sono i debiti.
Questo è il dato importante che dobbiamo
segnalare.
E capisco l’aspettativa di tanti calabresi che vogliono sapere definitivamente che
cosa dobbiamo fare della sanità in Calabria, una sanità che, mentre si parlava
di ridurre le spese, in altre stanze e in altre realtà si spendeva e si
spendeva oltre il limite della tolleranza!
Non è possibile che si venga qui a parlare come si è
fatto nella precedente legislatura e poi i direttori generali che andavano
oltre quello che si andava…! Questo deve essere il primo ordine importante : ognuno,
chi amministra e chi andrà ad essere ed è stato nominato direttore generale deve
essere rispettoso delle linee politiche che vengono dettate in questo Consiglio
regionale e dalla Giunta regionale, altrimenti siamo sempre alle solite, saremo
sempre alle solite.
E mi auguro che questo non avvenga, perché dai primi provvedimenti
di questi giorni il Presidente Scopelliti e l’intero esecutivo stanno dando un cambiamento,
una ventata di rinnovamento che ci deve essere quando c’è un cambio di maggioranza.
Si deve dire ai calabresi che dobbiamo essere in grado di attuarlo il
programma, che c’è stato un suffragio che, con oltre il 20 per cento, ha detto
al Presidente Scopelliti e a chi è andato nelle varie realtà della Calabria a
portare quali erano le linee, lo ha detto in una campagna elettorale forte il Presidente…
Presidenza del
Presidente Francesco Talarico
Oggi dobbiamo essere in grado di mantenere gli impegni
assunti.
Sulla sanità: io non condivido quanto detto da qualche collega
sui piccoli ospedali. Il problema della sanità lo dobbiamo andare a vedere
insieme, ci dobbiamo sedere intorno a un tavolo, consiglieri di maggioranza e
di minoranza, perché le nostre realtà le conosciamo noi, non le può conoscere
il direttore generale, il più bravo che possa essere, sia di Reggio, sia di Cosenza
o di Catanzaro o di Crotone. Le realtà locali le conosciamo noi, che viviamo
dalla mattina alla sera sul campo di battaglia, noi siamo quelli che la mattina
non possiamo uscire in piazza, non ci possiamo fermare per le strade, perché ci
pongono il problema della sanità, di che cosa ne vogliamo fare delle aree industriali
dismesse, qual è il ruolo delle Asi, qual è il ruolo delle Asp, della sanità,
cosa vogliamo farne dei trasporti.
Siamo in grado di portare e di collegare questi piccoli
borghi della Calabria e delle nostre province? Questa deve essere la risposta,
ma lo abbiamo detto nei programmi, lo dico solo qua per ricordarlo, per dire
che come forza politica noi saremo impegnati fortemente per queste battaglie,
anche se non siamo direttamente interessati nella Giunta regionale. Però siamo qua per sostenere
questo Governo, un Governo dei fatti, non delle parole o di qualcosa che poi, alla
fine di questa legislatura regionale, ci dimentichiamo. Non ci possiamo dimenticare,
il popolo calabrese ha detto “statevi attenti, perché non potete dimenticarvi
di quello che è il grosso problema della disoccupazione in Calabria, del lavoro”.
Questo è un fatto importante, dobbiamo dare risposte.
Altro che fare altre assunzioni! Non serve fare altre assunzioni, se si lascia
per quindici o per vent’anni il precariato.
(Interruzione del Presidente Talarico)
Presidente, so che lei è bravo, però mi sto avviando… Ho parlato già quindici minuti?! Lei ha un orologio diverso!
Quindi questo deve essere l’impegno forte.
PRESIDENTE
Aveva detto tre minuti.
Giulio SERRA
C’è stato chi ha parlato venti minuti! Lo so che rappresento anche in Consiglio due modesti consiglieri regionali, però datemi lo spazio, se no diamo lo spazio a seconda dei gruppi, quindi chi ha venti consiglieri parla per un’ora! noi tre minuti: ci accontentiamo, ci adeguiamo anche a questa linea!
Quindi questa deve essere la risposta forte. Non possiamo dare risposte,
cioè si fanno i bandi e poi la graduatoria viene
fatta dopo diciotto-diciannove mesi! E lo dico in senso generale, in tutti i
bandi che sono stati fatti o alcuni non sono stati fatti! C’è l’imprenditore, sia agricolo, sia industriale, sia artigiano o
alberghiero, che non può aspettare diciotto mesi per una risposta! Queste sono
le risposte forti: dopo tre mesi un bando deve essere concluso, costi quel che
costi, anche lavorare di notte perché io, quando facevo il sindaco, lavoravo
anche 18-19 ore al giorno.
Questo deve essere l’impegno forte e, conoscendo il
Presidente Scopelliti, che è anche sindaco, o altri assessori che hanno avuto
l’esperienza di sindaco - addirittura alcuni si sono dimessi, pur di portare
avanti questo impegno forte - solo così possiamo dire a chi diceva – se non
ricordo male, l’onorevole Adamo – che in questi cinque anni dobbiamo essere in
grado di dare risposte, anche confrontandoci – come ho detto prima – con la
minoranza…
Questo deve essere l’impegno, del cambiamento, non
dell’andare a vedere tutti i costi, dell’andare a curare il proprio orticello.
Non sono venuto qua per tutelare o difendere qualcosa del mio paese, sono qui
anche per difendere il mio paese, ma anche per difendere il paese che è
Auguri di buon lavoro, ai neoconsiglieri in modo
particolare, a quelli che per la prima volta hanno avuto il piacere e l’onore
di sedere in questi banchi. Sono alla
mia seconda legislatura e quindi faccio gli auguri indistintamente a tutto il Consiglio
regionale, di poter lavorare serenamente per dare una risposta forte ai calabresi.
PRESIDENTE
Il dibattito generale è concluso. Diamo la parola per la
replica all’onorevole Presidente della Giunta e poi votiamo gli indirizzi di programma.
Presidente, sarò sicuramente breve.
Prendo atto che questa sera,
in Consiglio regionale, si è registrata una seduta dai toni abbastanza pacati, dando così l’idea di condividere,
anche laddove è necessario e possibile, un percorso. Abbiamo registrato una serie di interventi anche dei colleghi del centro-sinistra
che, sia sui provvedimenti che abbiamo annunciato
sia sui tagli della politica, hanno manifestato la loro disponibilità. Chiedo,
quindi, al Presidente Talarico di convocare a
brevissimo una seduta
del Consiglio regionale
ad hoc, per una serie di provvedimenti che andremo a presentare come Giunta e per una serie di provvedimenti che il Presidente mi ha comunicato e che possono essere di competenza dell’Ufficio di Presidenza. Auspico, quindi, di fare da qui a pochi giorni una seduta di Consiglio regionale
- sarà lei, Presidente, a stabilire quando - perché
ritengo importante dare, ancora una volta, un segnale importante da un
territorio come
Come ho detto, perché poi qua sta
anche alla sensibilità di ognuno, alla lealtà, alla correttezza nel rapporto, siamo dell’idea di riconoscere
quanto fatto da chi ci ha preceduto.
Ieri abbiamo consegnato, caro Presidente
Loiero, i dieci
mezzi dei Vigili del fuoco ed io ho detto, nella sua città di Catanzaro: “Siamo qui stamattina insieme all’assessore Mancini per dare seguito a un provvedimento
che
Non credo che ci debba essere una battaglia feroce
dovuta al fatto che oggi governiamo noi, ieri avete governato voi e, magari,
domani sarete voi a rigovernare, visto quello che è l’andazzo storico della politica
in Calabria.
Credo, invece, che si possano creare delle convergenze
sui temi qualificanti, perché danno qualità anche all’azione di una classe
dirigente che non è soltanto quella che ha il compito di governare. E’ classe
dirigente anche quella che ha il compito non di fare opposizione, perché qualcuno
ha detto “noi siamo l’opposizione”, ma di rappresentare una minoranza, di rappresentare
ancora meglio un’alternativa credibile di governo, perché questo è il sistema bipolare,
per chi ovviamente lo accetta, per chi lo condivide, ma anche per chi non lo
condivide. La politica, ormai, si confronta su due livelli diversi: chi ha il
compito di governare, di fare le scelte e chi, invece, rappresenta la minoranza
e quindi un’alternativa.
Ritengo che ci siano gli elementi e le opportunità per costruire
insieme un percorso rispetto a
temi importanti e delicati. Adesso non voglio entrare nel merito della replica,
se no qualcuno potrebbe dire che noi abbiamo le televisioni o la possibilità di
replicare senza che altri possano avere la controreplica, dico soltanto che è
sbagliato l’approccio. Ho notato, forse a ragion veduta, che la stragrande maggioranza
dei colleghi intervenuti ha fatto una serie di analisi. Credo che il Presidente
Loiero sia andato un po’ oltre,
andando a rivisitare ancora la questione della sanità. Io avrei fatto, Presidente,
una sola dichiarazione, l’avrei fatta pubblicamente in Aula, da Presidente
uscente: “Io mi assumo tutte le responsabilità e chiedo scusa ai calabresi per
quello che potevo fare e non ho fatto”. Avrei fatto questo, anziché andare…
(Interruzione)
Sì, per carità, meno male, appunto state là alla minoranza,
proprio perché siete minoranza,
proprio perché ancora non avete
avuto l’amabilità e la sensibilità di riconoscere le vostre inadempienze. Meno
male che ci sono i cittadini calabresi elettori che ve li hanno riconosciuti i
meriti! Quindi se siamo ancora in questo stato, questa è la dimostrazione di
come la politica ancora debba fare tanti passi in avanti.
Perché questo? Perché, altrimenti, anche allo stesso
dibattito non si dà un contributo positivo. L’ho detto non in maniera diretta,
però adesso lei dice: “Lei era assessore…”. Io ho fatto l’assessore per un anno
e dieci mesi nella Giunta Chiaravalloti. Ma lei veramente pensa che, quando sono
stato io assessore, abbiamo fatto 2 miliardi di euro di debiti?! Lei ha detto
“lei faceva parte della Giunta Chiaravalloti” e poi dice tutta una serie di
cose inesatte. Ricordo il bilancio, per dirne una, della sanità calabrese,
ricordo il bilancio dell’azienda ospedaliera di Reggio Calabria ai tempi del
dottore Michelangelo Lupoi, il quale chiuse in pareggio il bilancio della sua
azienda ospedaliera.
Quindi, come si fa a dire che noi non approvammo neanche
un bilancio? Andiamo sempre nel campo di quella situazione che rende la politica
demagogica, strumentale a situazioni che restano sempre parole vuote.
Spero che lei si sia reso conto che la campagna
elettorale è finita! La campagna elettorale è finita! Quindi, adesso, dobbiamo
raccontare le verità ai calabresi, dobbiamo misurarci su queste cose e sul tema
della sanità, bisogna raccontare le verità. Noi abbiamo avuto un assessore, Lo
Moro, che tenne un giorno una conferenza stampa, nel 2007, e raccontò ai
calabresi che era stato tutto sistemato, che la sanità era in grado di offrire
garanzie a tutti i calabresi. Questo mi pare che lo possano testimoniare anche
i giornalisti presenti a quella conferenza stampa.
Ma poi dirò di più: qui, sul tema della sanità, si gioca
una partita talmente delicata, che io voglio ricordare le affermazioni
dell’onorevole Lo Moro sul tema della sanità… Anzi, preferisco non ricordarle,
per evitare di andare oltre. Qui c’è una situazione nella quale bisogna
effettivamente intervenire.
Anzi mi sarei aspettato che qualcuno dicesse: “Beh, per quello
che noi non siamo riusciti a fare, cioè tanto, se non tutto, cercheremo di
sostenervi sulle azioni e dire che, se ci sono delle azioni di rottura e forti
che voi andrete a fare, noi saremo al vostro fianco”. Diversamente, qui
corriamo il rischio di dover attuare come maggioranza il Piano di rientro che
avete fatto voi e, nel mentre noi facciamo le cose che voi avete indicato,
corriamo il rischio di sentirci dire: “Ah, guardate che cosa stanno facendo!
Eccoli là, stanno facendo danni!”. Questo che sia ben chiaro, qui corriamo il
rischio di rendere efficaci atti che sono stati da voi documentati e concordati
col Governo.
Poi capisco che soltanto qualche giornalista molto
intelligente possa scrivere e riscrivere nello stesso articolo: “Scopelliti era
della Giunta Chiaravalloti!”. Ho fatto due anni: scusate se ho fatto due anni
nella Giunta Chiaravalloti! Perché poi l’abilità è dire che la colpa adesso è
tutta mia! Quasi quasi io, assessore alla formazione, ho la responsabilità … o
tu, assessore Gentile, che eri assessore alle attività produttive e al turismo,
hai la responsabilità di tutto questo sfascio che si è creato!
Ho detto che queste cose le diremo oggi, le diremo
ancora per quindici giorni, ci sopporterete ancora per tre-sei mesi, ma tra un
anno anche per noi sarà difficile dire “guardate che lo sfascio che abbiamo di
fronte è colpa della Giunta di centro-sinistra”, perché dovremo incominciare a
dire cosa abbiamo ipotizzato e cosa abbiamo fatto dopo un anno rispetto a ciò
che abbiamo ereditato. E’ questo che io volevo dire e che, anzi, ho detto in
maniera molto chiara.
E credo che sia importante ricordare, ancora una volta,
che noi andiamo incontro a un provvedimento del Governo nazionale – altrimenti
non ci capiamo e fate finta di non capire –che ci dice: “Vi blocco i fondi
Fas”. Poi, che ci siano o no i fondi Fas, purtroppo ce li bloccano, ma ciò non
accadrebbe se fossimo stati una Regione virtuosa come l’Abruzzo,
E dirò ancora di più, perché è un problema che viene da lontano e risale
alla famosa relazione Riccio-Serra, di cui voi non avete mai preso atto. Quello
che mi preoccupa non è quello che è accaduto ieri, ma ciò che oggi abbiamo di
fronte. Perché il Governo chiede l’inasprimento dei suoi tributi? Lo fa semplicemente
perché dice: “Ma se io vi do i soldi, se vi do ancora tutte le risorse e voi
ancora non avete quantificato il debito e non avete dato ancora risposte, che
facciamo? Alimentiamo il debito, facciamo ciò che hanno fatto, magari, da
qualche altra parte del Paese?!”. Allora dice: “Non abbiamo certezze”. E questo
che cosa dimostra? L’inaffidabilità della
classe dirigente!
Dunque loro vogliono concretamente vedere, al di là del Governo
amico o meno, se c’è un Governo regionale che è in grado di fornire risposte, perché
se dopo il 19 dicembre ci fossimo presentati al tavolo Massicci con tutte le risposte
richieste, così come avevate concordato, noi ci saremmo trovati di fronte a una
situazione in cui il tavolo Massicci, come ha fatto per altre Regioni, avrebbe
preso atto che
L’aspetto dei tributi passa, purtroppo, attraverso una irresponsabilità
che si realizza attraverso il mancato rispetto di un accordo. E non è il
Governo nazionale che commissaria, perché – questo lo sapete molto – non è
soltanto che scatta questo provvedimento nel caso di commissariamento, ma
scatta anche attraverso una scelta che è molto chiara e molto netta che il
Governo oggi mette in campo, che ha deciso di fare.
Possiamo ribellarci quanto vogliamo, però è molto più
facile dire che era nelle nostre mani l’idea di aver disegnato e di aver
scritto voi un Piano di rientro, e giustamente il Presidente Loiero ha detto una cosa corretta,
cioè quello che ho sempre detto io.
Ma voi pensate che Loiero, che non ha rispettato, non ha dato corso all’idea di un
ripiano in cinque anni, lo poteva fare in tre mesi?! L’ho detto, se ricordate i
giornali, ho detto queste cose. Mi sembra assurdo che si possa fare in soli tre
mesi ciò che non si è fatto in cinque anni! Però in quei tre mesi andavano
fatte una serie di cose che non sono state portate avanti.
Quindi dobbiamo prenderne atto e non possiamo gioirne né
dire “sapete, a questo punto…”, perché il problema ricade – come spesso succede
– sui cittadini, ma chi ne va di mezzo non sono soltanto i cittadini che sono
costretti a farsi carico di questo tipo di provvedimento, ma ricade anche sulla
politica, sulla credibilità della politica. Così rendiamo meno forte la
politica, perché la politica ha dimostrato che non è stato in grado di
mantenere un impegno assunto e sottoscritto.
Questo è il problema vero che noi abbiamo di fronte,
però io preferisco evitare di andare a parlare ancora di sanità, anche se è il
tema più scottante.
E’ vero che accade anche – diceva il Presidente Loiero – che le scatole dei cerotti a
Locri costino dieci volte di più di quanto in altre parti della regione,
insomma lievitano i costi. Purtroppo anche questo accade, è accaduto, dobbiamo
prenderne atto. Probabilmente anche qui, anziché fare demagogia, bisognava
accorpare l’Asp di Locri, così come avevate detto e scritto, all’Asp di Reggio
Calabria, all’unica Asp provinciale. E anche questo non è stato fatto, perché
comunque siccome si andava sotto elezioni… Adesso lo faremo noi, già nei
prossimi giorni, perché non possiamo…
Oggi, nella situazione in cui siamo, non si può più
stare a metà; la politica di un tempo, quella del far finta di fare, purtroppo
non paga. Saremo noi a concludere questa stagione, benché si tratti di un atto
assunto da voi, ma che avete tardato a definire con un provvedimento di Giunta
che sanciva la fine di questa esperienza.
Ecco qual è il problema, il poco coraggio nelle scelte,
cioè l’idea di doversi fermare per valutare le ricadute che ci sono. Quando si
fa politica non ci si ferma e si ha il compito di decidere, nel non decidere
non si va da nessuna parte. E noi su questo dovremo confrontarci con tutti gli
amici della maggioranza, dell’opposizione, della minoranza, a lungo.
Quello che vi chiedo di non pretendere è l’idea di non decidere.
Noi, in qualunque caso e in qualunque momento, dovremo trovare la forza e il coraggio
per assumerci la responsabilità di una scelta, anche nei momenti più difficili,
perché questo oggi è importante in Calabria, altrimenti corriamo il grande
rischio di trovarci in quella situazione in cui io ho notato – ma non da oggi –
l’atteggiamento, le dichiarazioni, il modo di agire di un’altra classe
dirigente, che è quella della rassegnazione.
Dobbiamo, oggi, essere a capo di questo meccanismo, perché
diventi strategico e fondamentale.
Certo, come ha detto il Presidente Loiero – ma è una frase che ho
sentito dire anche l’altro giorno in sede di Consiglio dei ministri al ministro
Tremonti – saranno “lacrime e sangue”. Peccato, però, che dal Piano di rientro
ad oggi, né lacrime né sangue. Toccherà a noi fare questo e ci assumeremo le responsabilità, perché quando ci
siamo presentati e candidati, sapevamo di trovare una situazione drammatica -
forse non così - ma sapevamo di essere in una situazione comunque difficile, in
cui il bilancio regionale rischiava sempre di non arrivare al rispetto del patto
di stabilità, mentre c’erano autorevoli ex colleghi come Naccari, che si
preoccupavano del bilancio della mia città e poi mantenevano in una situazione
di non rispetto del patto di stabilità il bilancio della Regione, dimostrando incapacità
totale a governare questi processi. Non guardava alle proprie responsabilità ma
esclusivamente a quelle altrui, esponendo il Presidente Loiero, in qualche circostanza, a situazioni anche per lui
imbarazzanti, quando in una trasmissione televisiva si è discusso del rispetto del
patto di stabilità certificato non soltanto dal ministero dell’economia e dal ministero
degli interni, ma anche dalla Corte dei conti. Questi mi sembrano atti
inconfutabili, non si possono contestare.
Però non sarei neanche così sereno nelle dichiarazioni,
perché ricordo anche le dichiarazioni di quando governava il Presidente
Chiaravalloti e ricordo quando venne in Calabria
Io dissi: “Per me non è più un problema di spesa oggi in
Calabria, dopo tanti anni di esperienza di fondi comunitari che le Regioni
hanno”. Il problema di fondo vero, oggi, è la qualità della spesa, perché il
consigliere Maiolo, il cui intervento ho sentito attraverso il circuito chiuso
del Palazzo, faceva una serie di considerazioni. Sì, probabilmente avete speso,
avete impegnato, perché dovete spiegare al Presidente Loiero, avete speso il 5 per cento, e questo lui ancora non lo
sa. La spesa è una cosa, l’impegno è un’altra. Avete impegnato il 30 per cento,
avete speso il 5,9 per cento, però vi domando, domando a voi come domandavo a
me stesso, al Presidente Chiaravalloti e agli altri Presidenti del passato che
hanno utilizzato i fondi comunitari: “Ditemi quale ricaduta sul territorio
hanno prodotto i milioni, i miliardi che avete investito in termini di
ricchezza, di valore aggiunto, di occupazione, di rinascita delle nostre città
e dei nostri territori”!
Se porto qui la testimonianza di un sindaco che ha
trasmesso a voi progetti per 70 milioni di euro, ha documentato come progetti
sponda e non mi avete dato neanche 2 milioni di euro al Comune di Reggio
Calabria, per dire “ce ne hai documentati 70”…
Se lavoriamo sui progetti sponda, anche noi riusciremo a
spendere i finanziamenti. Ma il problema vero di fondo è che i finanziamenti,
se non sono finalizzati a degli obiettivi che sono di carattere strategico e
funzionale, ma sono il recupero di iniziative fatte dal Comune di Lamezia e dal
Comune di Taurianova, di Bagnara e da altri Comuni, se non sono parte di un
progetto molto più ampio e complessivo, sono soltanto un modo per rendicontare
una spesa, non per finalizzare delle risorse al fine di investire sul
territorio in termini di prospettiva.
E’ questa la discussione che dobbiamo aprire, perché
quando sento Mario Pirillo, parlamentare europeo, quando leggo Enrico Letta che
vi bacchettano e vi dicono che i fondi comunitari… Ma quale virtuosi! Altro che
virtuosi! Quando io recepisco dall’Audit che c’è una forte preoccupazione, cioè
dall’organo che ha il compito di controllare le vostre azioni, il vostro agire,
l’andamento della spesa e mi manifestano non preoccupazioni, ma di più, il
rischio di fermarci rispetto all’utilizzo dei fondi comunitari, sono
preoccupato. Vi dico che queste cose le ho sentite e non me le hanno dette
persone che avevo messo io lì a controllare e a monitorare la mia spesa, me
persone che voi avevate incaricato di governare quei processi.
Attenzione! E questo non è un motivo per dire che siamo
soddisfatti, è una preoccupazione in più che vi trasferisco, perché chi governa
ha il compito di assumersi le responsabilità delle scelte. E quando noi diciamo
che vogliamo rimodulare i fondi e che in questa fase non si può fare, tranne
piccoli ritocchi, è perché vogliamo metterci del nostro dentro la realizzazione
di un percorso che è legato
all’idea di trasferire sul
territorio una cultura di governo che deve essere e che per noi è diversa
rispetto a quella che è stata disegnata all’interno di quel Por. C’è un solo
problema: questo Por, comunque vada e comunque sia, è stato sempre scritto e
disegnato da una sola persona che, guarda caso, è una persona che appartiene
alla vostra cultura politica, al vostro modo di agire e che, sia nel 2000 che
nel
Non abbiamo bisogno di giochini, ma di strumenti da
attuare e da mettere in campo per dare risposte alle risposte della gente.
Noi vogliamo incominciare ad individuare un percorso
diverso. Poi, per carità, le dico, consigliere Maiolo, rispettosamente, che
quanto dice il capogruppo dell’Udc, onorevole Tripodi, è una verità. Lo sa
molto bene l’onorevole Stillitani, perché abbiamo fatto riunione, e stiamo
attuando un percorso di utilizzo dei fondi comunitari per quanto riguarda l’occupazione
recuperando le annualità 2007-2008-2009 e 2010. Cioè sono fondi non spesi, non
impegnati, sono bandi non realizzati.
Qui potremmo andare avanti per giorni a dirci tutta
una serie di cose, ma credo che ci siano dei punti fermi. L’assessore
Stillitani sa molto bene che ha un mese di tempo per pubblicare i bandi e per
dare una risposta seria sui temi della occupazione.
E sta lavorando giorno e notte, le famose 18 ore dei
sindaci di cui parlava il consigliere Serra – ho ascoltato il suo intervento
quando ero nella mia stanza -, perché diventa importante e fondamentale dare
risposte e movimentare la spesa, utilizzare le risorse. Dare in questo momento
di crisi, ponte piaccia o non piaccia, uno strumento nuovo a questa nostra
realtà perché la spesa del ponte sullo
Stretto di Messina, onorevole Adamo, rappresenta miliardi di euro nel
giro di pochi anni.
Ed oggi noi abbiamo bisogno di queste risorse non
soltanto perché quella struttura può rappresentare un momento di collegamento
tra due sponde diverse, non per quanto riguarda l’area metropolitana ma per
quanto riguarda un collegamento del Paese con
Poi ognuno può avere la propria visione. Io sono uno
che è convinto che il ponte porti a soluzione gli altri problemi.
Qui è da 50 anni che diciamo in Calabria “dobbiamo
avere
E non mi fate dire altro. Se si sono bloccati i
processi di realizzazione di queste grandi infrastrutture,
dobbiamo ringraziare il Governo Prodi, dobbiamo ringraziare quel ministro che
fu Rettore dell’Università di Reggio Calabria, il ministro Bianchi quando disse
– dopo appena un’ora dalla sua nomina di ministro – “la prima cosa che non
faremo e cancelleremo è il Ponte”.
Si andò ad un contenzioso
mentre vi era il general contractor
che era pronto a partire o che comunque era in fase di avviamento di questo
tipo di percorso.
Non dimentico dopo le parole
del ministro Bianchi quando disse, non più tardi di qualche settimana dopo,
“una cosa che non faremo è l’alta velocità nel ferrato”.
Cioè l’esigenza di restare
isolati dal mondo…
(Interruzione)
E’ andato proprio in bianco,
perché viene facile non fare.
Oggi, però, noi reclamiamo le
cose opposte, e questo è grave. Ieri sera ho lanciato a Catanzaro un messaggio ai
colleghi Cota, Formigoni e Zaia perché su questo dobbiamo lavorare non sullo
scontro e sulla demagogia. Voglio invitare i miei colleghi Zaia, Formigoni e
Cota a farsi un giro con me sulle ferrovie che vanno da Soverato a Catanzaro
Lido ad un binario. E poi andiamo insieme a fare un giro sulla Milano-Torino,
sull’alta velocità.
Li vorrei invitare con me a
fare un giro sull’autostrada, su questa autostrada e poi ce ne faremo uno sulla
Milano-Venezia nel tratto Milano-Bergamo. Oppure poi andiamo a vedere la Bre-Be-Mi
o andiamo a vedere le tangenziali che poi diventano strade di collegamento a
lunga percorrenza rispetto alla statale 106.
Ecco cosa diventa importante
nella stagione federalista che si apre: capire e comprendere che tutti insieme
dobbiamo lavorare per recuperare queste distanze che apparentemente sono
fisiche ma sono invece distanze che si amplificano rispetto ad altre questioni,
ad altri comparti e ad altri settori.
Credo che bisogna ripartire da
questa capacità di costruire un dialogo importante, al di là della demagogia
delle parole, perché il Mezzogiorno sia traino di questo percorso federalista
che alla fine, diciamocelo pure, qualche pregio lo ha sicuramente secondo me.
Ed io non ho paura di questa stagione federalista, poi il Presidente Loiero può
scrivere un libro, alcune cose dal suo punto di vista saranno anche giuste
ecc., ma il vero problema è rappresentato dall’arretratezza culturale rispetto
a questo processo che è preoccupante per il Mezzogiorno.
Sono pronto a sfidare la
stagione del federalismo che non è detto che ci porti indietro. Abbiamo tante
carte da giocarci su questo versante e tante rivendicazioni da poter fare,
abbiamo tanti paletti e punti fermi da doverci giocare.
Uno fra tutti è quello legato,
ad esempio, a Gioia Tauro, a quello che rappresenta il tema delle tante navi
che non pagano qui ma che vanno poi a pagare negli altri porti italiani per una
serie di meccanismi che diventano vantaggiosi per altri, ma che vanno riaperti
come un momento di confronto col Governo nazionale.
Insieme a tante altre vicende
e a tante altre questioni che a mio giudizio ci possono supportare e sostenere
in questo cammino.
Credo, e concludo, Presidente Talarico,
che non so se andremo incontro nel campo della sanità alla stagione del commissariamento.
Presidente Loiero, ho detto che avremmo valutato la vicenda del ticket
dopo le elezioni non in campagna elettorale e l’ho detto per rispondere alla
domanda che mi è stata posta la notte dopo le elezioni: “cosa la preoccupa più
di tutto?” Ho risposto dopo aver vinto “mi preoccupa fortemente l’idea di
sentire tanti anziani, per primo mio padre che ha detto: togli il ticket
perché tanta gente non sopporta questo tipo di scelta fatta dai governi”.
E l’ho detto pubblicamente perché ho incontrato
tantissima gente anziana che rimproverava questa scelta della politica. Ho
dichiarato che dovremo valutare, nella situazione drammatica in cui si trova
Ed il commissariamento
non ci spaventa perché se deve arrivare, arriverà a causa delle nostre
inadempienze. Attenzione! Nell’ultima
lettera di aprile inviata dal Presidente Berlusconi c’è scritto molto
chiaramente che noi siamo una Regione inadempiente al tavolo Massicci.
Se questo è, vuol dire che il passaggio successivo è
il rischio del commissariamento.
Poi ci può essere la scelta
fatta dal Presidente di dire “commissariamo”, ci può essere la scelta di
aspettare, di chiedere un rinvio però dobbiamo sapere cosa significa. Il
commissariamento non sarà frutto di una richiesta.
C’è il rischio che il
commissariamento sia una tappa obbligata e con esso non ci sono chance perché il commissariamento
causerebbe per ciò che rappresenta l’innalzamento dei tributi. Quindi lì non ci
giochiamo neanche la partita del fatto “lo facciamo o non lo facciamo”.
Ecco le scelte a metà. Le
“case della salute”, Presidente Loiero. Le case della salute sono discutibili,
sono un modo per non chiudere gli ospedali ma sono discutibili.
La finalità è nobile, cioè
l’idea, l’impalcatura ma io non so quanto queste producano effetto, cioè quanto
convenga alla fine non chiudere e fare le case della salute. Sarebbe stato
necessario fare una scelta dolorosa di lacrime e sangue, bisognava chiudere in
alcuni casi.
Perché poi voi pensate che sia
preferibile entrare in strutture in cui uno sa di entrarvi ma non sa se e
quando vi esce oppure, finalmente dire “chiudiamo una partita ed incominciamo a
fare…”…
(Interruzione)
Ho ascoltato tutti gli
interventi e ne ho apprezzato la gran parte– e l’ho detto in premessa –, sto
soltanto ribattendo ad alcune considerazioni fatte dal Presidente Loiero che probabilmente
sulla sanità ha una visione diversa dalla mia.
Per carità, quindi, è soltanto
un dibattito sereno ma fermo su determinate posizioni.
Penso che sia molto importante
trovarci nella condizione di avere la minoranza al nostro fianco quando faremo
scelte importanti. Ecco qual è il succo del discorso, onorevole Principe.
Trovarci nella condizione in
cui – quando andremo a fare scelte dolorose – voi non stiate lì a dire “hanno
innalzato i tributi”. Noi rischiamo di innalzare i tributi perché voi ci avete
costretto a quell’unica strada, avete costretto il Governo a quella strada.
Noi corriamo il rischio magari
di chiudere le strutture o di fare dei tagli pesanti perché, purtroppo, la
pessima gestione della sanità di queste esperienze di governo ha portato a fare
questo tipo di scelte.
Ecco, quel che per me diventa
importante è che noi ci assumeremmo la responsabilità delle scelte ma sarebbe
triste vedere voi che mentre noi operiamo scelte che voi non avete fatto e che
dovevate fare e che vi eravate assunti la responsabilità di fare, magari dopo
ci contestate pure per quel che andiamo a fare.
Credo che questo sia legittimo
ricordarlo in quest’Aula perché questa è la sede appropriata e deputata a
mettere in campo la discussione su questi argomenti anche perché mi pare di
capire che su alcune vicende il tema della sanità su tanti interventi sia stato
prevalente. E siccome è l’argomento del giorno, credo che sia giusto
sviscerarlo e fornire ancora ulteriori elementi proprio per non dare una
informazione distorta, una comunicazione ed una informazione diversa da quella
che è la realtà rispetto a questo argomento.
Quindi, Presidente, ho
concluso e le chiedo sia di mettere in votazione in conclusione – se lo ritiene
– i provvedimenti che abbiamo annunciato sia di convocare nel brevissimo tempo
una seduta di Consiglio regionale per discutere di questo nuovo provvedimento
legato ai tagli della politica.
PRESIDENTE
Grazie al Presidente della Giunta.
Fa la chiama.
(Interruzione)
PRESIDENTE
Il comma 4 dell’articolo 57 prevede che “viene posta per approvazione, per appello nominale, l’approvazione del programma eventualmente integrato da mozioni di fiducia”.
Siccome mozioni non ce ne sono state, votiamo l’approvazione del programma. Si è svolta la discussione.
Fa la chiama.
(Interruzione)
Presidente, chiedo di parlare per dichiarazioni di voto.
E’ normale che ad inizio legislatura la maggioranza
approvi il programma di governo. Per quanto riguarda noi, abbiamo detto che, sugli intenti,
seguiremo con attenzione quel che si farà.
Ma per quanto riguarda la minoranza,
per una funzione democratica di controllo, non può con rispetto che dire
“vigileremo su come attua il suo programma
la maggioranza”.
Pertanto la risposta è no.
Fa la chiama.
Signor Presidente, a parte le
ragioni di normale confronto politico, noi siamo una coalizione sconfitta e naturalmente ci riserviamo di valutare –
come diceva il Presidente Bova – i singoli atti del Governo. Ma non possiamo
che votare negativamente sul programma.
Però, io vorrei fare - in sede di
dichiarazione di voto - qualche considerazione riferita proprio al Presidente Scopelliti che pregherei di ascoltare.
La replica di Scopelliti è sembrata, a mio avviso - e lo dico con grande amabilità,
sincerità e spirito di apertura – un prosieguo della campagna
elettorale, con una replica personalizzata sul
suo antagonista onorevole Loiero,
peraltro sonoramente sconfitto dall’elettorato.
Mentre nel dibattito complessivo, e mi sembra che il capogruppo del Pdl, onorevole
Fedele, lo abbia detto, si è rilevata
una volontà di dialogo, di confronto nell’interesse della Calabria sia pure dai
distinti ruoli di maggioranza e di opposizione.
Allora, siccome il suo intervento,
caro Presidente, ha fatto registrare delle punte molto polemiche, su alcune
questioni dobbiamo fare delle precisazioni.
La sanità.
Sulla sanità è inutile in questo
momento andare a ripetere quali sono le colpe del centro-sinistra. Se non
avesse avuto delle responsabilità, dato che in tanti altri campi ha operato
bene, forse il risultato elettorale sarebbe diverso.
Onorevole Principe, per la replica
ha tre minuti.
Però, caro Presidente, lei ci deve dire come vuole gestire la sanità.
E stamattina, stasera non ci ha detto assolutamente nulla. Si è solo preoccupato di addebitare al centro-sinistra i provvedimenti di lacrime e sangue che dovrà adottare.
Non mi sembra questo un modo convincente per arrivare democraticamente ad un confronto che sia produttivo. Poi i
fatti diranno le colpe del Governo di cui lei fa parte e le colpe del Governo Loiero che, certamente non ha…
PRESIDENTE
Onorevole Principe, la
dichiarazione di voto può essere espressa in tre minuti e siamo già a quattro.
Ho finito, Presidente.
… riformato la sanità. Non vi è dubbio.
Però lei ci deve dire quali sono i provvedimenti che adotta. Le voglio raccontare un episodio.
Quando Loiero ha reintrodotto il ticket - che era stato introdotto da
Chiaravalloti e che
Si assuma le sue responsabilità e sulla base di queste noi assumeremo il nostro comportamento.
Mi faccia dire… lei è di cultura greca perché è anche sindaco di Reggio Calabria.
Nella cultura greca c’è un principio che si chiama “nemesi
storica”. Mi faccia dire che un po’ di nemesi storica in questa vicenda c’è. Perché, alla fine, siccome è il regionalismo che ha fallito
sulla sanità, poi le conseguenze di questa mancata politica intanto si sono
abbattute sul centro-sinistra ed io mi auguro che non si abbattano sul suo Governo.
Ma lei ha il dovere di assumersi le responsabilità sulle quali noi
coscientemente intenderemo dare anche un contributo positivo se vanno
nell’interesse della collettività calabrese.
Fa la chiama.
(Hanno risposto sì:
Bilardi, Caputo, Chiappetta, Dattolo, Fedele, Gallo, Gentile, Grillo,
Imbalzano, Magarò, Magno, Morelli, Nicolò, Orsomarso, Pacenza, Parente,
Rappoccio, Scopelliti, Serra, Stillitani,
Talarico F., Trematerra, Tripodi.
Hanno risposto no:
Adamo, Aiello F., Amato, Battaglia, Bova, Bruni, Censore, De Masi, Franchino,
Giordano, Guccione, Loiero,
Maiolo, Mirabelli, Principe, Scalzo, Sulla, Talarico D.)
Ci sono adesso dei punti all’ordine
del giorno che nel corso del dibattito sono stati richiamati in Aula. Due sono
stati richiesti dal Presidente Scopelliti.
Il primo riguarda l’abrogazione
del comma 4 bis dell’articolo 35 dello Statuto
della Regione Calabria che pongo in votazione…
(Interruzione)
Chiedo la parola, Presidente.
Io già mi sono pronunciato nel mio intervento per accogliere la proposta, però
ci dobbiamo dare una metodologia.
Ho sentito qualche altro
capogruppo che ha detto “deve essere un’eccezione”, lo è, perché nessuno vuole
frapporsi, ma dobbiamo darci delle regole, signor Presidente del Consiglio.
La regola è che in casi straordinari
noi portiamo in Aula – Regolamento alla mano – quei provvedimenti giudicati
dalla Conferenza dei gruppi meritevoli e licenziati alla unanimità.
Perché questo avvenga oggi,
io chiedo che questa metodologia regolamentare venga attuata. Lei chiami i
capigruppo al banco, io mi pronuncerò perché i provvedimenti passino, ma
sappiamo una cosa - lo dico a lei, lo dico alla Giunta e lo dico all’Aula - che
rispetto ad altre fattispecie, in successive riunioni, le procedure vanno
rispettate perché non abbiamo regole che fanno perder tempo.
Noi abbiamo provvedimenti che
possono avere corsie preferenziali ed in 30 giorni si approvano. Io sono perché
si dia il segno, mi capisce? Lo dico già di fronte a tutti: sono per approvare
il provvedimento, ma voglio che le mie funzioni di consigliere regionale della Calabria
vengano pienamente rispettate.
Questo è alla base di un
confronto che non fa perdere tempo, ma che assegna a ciascuno il proprio ruolo.
E’ garanzia che da questo
punto di vista procederemo sempre così e questo non c’entra con la dialettica
delle posizioni. Quella è un’altra cosa. Qui sono le regole e così via.
Io penso che noi nel piccolo
non ci dobbiamo trovare nelle situazioni che, a ragione, più volte in questa legislatura
nazionale ha sottolineato criticamente il Presidente della Camera dei deputati.
Noi abbiamo compiti più
piccoli, dobbiamo vigilare affinché qui da noi le cose le facciamo quando è
giusto e per bene.
Chiedo che l’Aula si pronunci sui gruppi al banco. Io verrò lì e mi pronuncerò favorevolmente – già l’ho detto – , ma c’è una metodologia. Cioè, se la prossima volta si procede così senza convocare i gruppi, legittimamente io posso chiedere il rispetto delle regole dell’Assemblea, del Regolamento del Consiglio regionale. Tutto qui.
Intanto, non ho convocato al banco per due motivazioni. La prima è che dagli interventi dei consiglieri mi è sembrato che su questo argomento ci fosse sintonia totale sia da parte della maggioranza sia della minoranza.
La seconda è che ci sono ancora gruppi consiliari che ancora debbono indicare i capigruppo.
Pertanto la mia sollecitazione andava anche in questa direzione, perché nel
momento in cui saranno indicati tutti i capigruppo sarà semplice, nel senso che
si farà Conferenza dei capigruppo per
poterne discutere…
Se nessuno del gruppo di appartenenza contesta che venga un rappresentante, lei deve stare tranquillo…
Non era rivolto a lei, onorevole Bova, l’ho detto in premessa. Non era assolutamente rivolto al suo intervento.
Comunque, siccome ci sono tre provvedimenti, chiamo al banco
della Presidenza i capigruppo così da
accelerare i lavori e poi votiamo sia l’inserimento
che i vari punti.
Chiamo i capigruppo al banco.
Vediamo di agevolare il lavoro.
(I capigruppo si portano al banco della Presidenza)
Se
ci accomodiamo, procediamo con l’ordine del giorno, così completiamo.
Incominciamo con il primo punto, che riguarda la “Disciplina transitoria ed urgente in materia di
incompatibilità statutaria”.
Pongo in votazione la richiesta
di inserimento.
(Il Consiglio approva)
Pongo
in votazione l’inserimento della proposta
della legge statutaria di abrogazione dell’articolo 35, comma 4 bis, dello Statuto.
(Il Consiglio approva)
Pongo
in votazione l’inserimento della proroga dell’entrata in vigore della
legge sismica, la legge 35 del 19 ottobre 2009, una proroga dei termini.
(Il Consiglio approva)
Pongo
in votazione il primo provvedimento…
Presidente,
a favore, per dichiarazione di voto, anche perché –
voto a favore, ovviamente, come ho detto prima
– anche se è fuori sacco, poco fa nella replica il
Presidente Scopelliti ha fatto tutta una tiritera sui fondi europei e anche su
quelli approvati nel 2000.
Signor Presidente della Giunta, una cosa sola: come lei ricorderà,
per quanto riguarda il Por 2000-2006, dopo un’ampia consultazione di amministratori – lei allora era
Presidente del Consiglio – venne portato in Aula quel benedetto documento. Solo
per ricordarle che quel documento, in quella
occasione, fu votato all’unanimità dall’Aula da lei presieduta. Quindi anche
lei giudicò, allora, quel documento…
(Interruzione)
Glielo dico per davvero,
era capogruppo Dima del suo gruppo, quindi…
(Interruzione)
Mi ha capito? L’abbiamo
approvato qui, ma non per farle la cosa… purtroppo io c’ero… altrimenti…
(Interruzione)
E’ una decisione… Sa
perché glielo dico? Perché, altrimenti, ogni volta per caso, quando
uno c’è qui… ci dimentichiamo…
(Interruzione)
Non è polemica… Va beh, mica
era la fotografia di mia mamma e
di mio papà o dei suoi, no!
(Interruzione del Presidente della Giunta)
Le voglio dire… poi per eccesso uno deve misurare… cioè teniamoci così. Lei è tanto alto, ma teniamoci
calmi! Avremo modo, tra l’altro è così pesante
Comunque
voto a favore, come avevo già dichiarato prima.
Pongo
in votazione la proposta di legge n. 5/9^
d’iniziativa della Giunta regionale, recante: “Disciplina transitoria ed
urgente in materia di incompatibilità statutaria”.
(Il
Consiglio approva all’unanimità)
Pongo
in votazione l’approvazione dello Statuto in prima lettura, poi
ci sarà bisogno della seconda lettura…
Presidente, mi suggeriva qualcuno di chiedere al segretario generale se i consiglieri assessori possono votare tranquillamente.
PRESIDENTE
Sì, sì, votano.
Bruno CENSORE
Ah, sì? Va bene.
Pongo in votazione la proposta di legge statutaria n. 1/9^, recante: “Abrogazione del comma 4 bis dell’articolo 35 dello Statuto della Regione Calabria”.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
Pongo in votazione la proroga con l’emendamento approvato…
Presidente, su questo punto dell’emendamento vorrei capire il senso dello stesso, perché se noi andiamo a prorogare i termini della legge, è chiaro che tutta la precedente normativa è in vigore.
Quindi non capisco lo spirito, può darsi che ci sia qualcosa che mi sfugge in questo emendamento. Se può essere chiarito…
Lo spiego io, perché l’assessore Gentile
è senza voce! Si tratta solo del differimento dei termini. Sostanzialmente alla
legge, così com’è previsto, che doveva entrare in vigore l’11 maggio,
si danno altri sette-otto mesi di tempo, per avere la
possibilità di fare tutti gli adempimenti che la legge sismica che abbiamo approvato
nella precedente legislatura prevede.
Quindi, sostanzialmente…
Siamo d’accordo su questo. Dico, l’emendamento, siccome
a un certo punto – io non ce l’ho – ho visto che espressamente richiama tutta
una vecchia normativa, ritengo inutile… L’emendamento stesso è pleonastico,
salvo che non ci sia un altro problema.
PRESIDENTE
E’ un richiamo formale, non c’è assolutamente niente…
Demetrio BATTAGLIA
E quindi è inutile!
Lo approviamo e in coordinamento formale verifichiamo se
è opportuno ripeterlo oppure no, ma l’importante è che la legge entri in vigore
il 1° gennaio 2011, per avere il tempo necessario.
La parola all’onorevole Adamo.
Vorrei articolare meglio la domanda – spero – del collega Battaglia, cioè capisco gli adempimenti
formali e quindi la proroga, ma ciò che vuol dire? Che entro quei termini, sia
Io mi sento di dare un voto a favore della proroga,
ancor più se da parte del Governo, altrimenti ognuno di noi, nella sua potestà
di proponente di disegni di legge di riforma, potrebbe anche presentarli e
inoltrarli per l’esame della Commissione. Se noi pervenissimo a modifiche
migliorative non sarebbe male, perché il richiamo che ho visto in delibera è
stato fatto dagli ordini professionali e anche dalle associazioni e mi sembra
di capire che, giustamente - non perché bisogna dire sempre sì - ci siano
parecchie obiezioni utili che dovrebbero essere accolte per semplificare la
legge.
Quindi, c’è l’intento da parte del Governo di pervenire
anche a una modifica della legge? Perfetto, questo è importante.
PRESIDENTE
Dopo questa puntualizzazione, pongo in votazione la proposta di legge n. 1/9^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Proroga dell’entrata in vigore della Legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009 e s.m.i. recante “la denuncia, il deposito e l’autorizzazione di interventi di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in prospettiva sismica”.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
E’ approvata con l’emendamento introdotto nel testo legislativo.
PRESIDENTE
La seduta è conclusa , il Consiglio sarà convocato a domicilio.
La seduta termina alle 18,47
Hanno chiesto congedo i consiglieri: Aiello Pietro, Caridi e Pugliano.
(Sono concessi)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa della Giunta regionale:
“Proroga dell’entrata in vigore della legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009 e s.m.i., recante: “Denuncia, deposito e autorizzazione di interventi di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in prospettiva sismica” (Delibera G.R. n. 330 del 21.4.2010) (P.L. n. 1/9^)
E’ assegnata alla quarta Commissione
consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio –
protezione dell’ambiente.
(Così resta stabilito)
“Disciplina transitoria ed urgente
in materia di incompatibilità statutaria” (Delibera G.R. n. 366 del
10.5.2010) (P.L. n. 5/9^)
E’ assegnata alla quinta Commissione consiliare - Riforme e decentramento.
(Così resta stabilito)
“Definizione del sistema di
finanziamento della Stazione unica appaltante” (Delibera G.R. n. 370 del 12.5.2010) (P.L. n. 6/9^)
E’ assegnata alla prima Commissione
consiliare - Affari, istituzionali e affari generali.
(Così resta stabilito)
“Abrogazione del comma 2,
dell’art. 15 della legge regionale
26 febbraio 2010, n.
E’ assegnata alla terza Commissione
consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta stabilito)
“Modifica alla legge regionale n. 19/2002 e ss.mm.ii. –
art. 65 “Approvazione ed adeguamento degli strumenti urbanistici comunali in
fase di prima applicazione della legge” (Delibera G.R. n. 381 del 12.5.2010)
(P.L. n. 8/9^)
E’ assegnata alla quarta Commissione
consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio –
protezione dell’ambiente.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate, inoltre, le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Morelli – “Modifica alla legge regionale n. 56 del 5 maggio 1990 – Disciplina commercio mercati all’ingrosso” (P.L. n. 2/9^)
E’ assegnata alla seconda Commissione
consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.
(Così resta stabilito)
Morelli – “Modifiche ed
integrazioni alla legge regionale n.
30 del 7 agosto 2002 – Provvedimenti tributari in materia addizionale all’Irpef
e di tasse automobilistiche” (P.L. n. 3/9^)
E’ assegnata alla seconda Commissione
consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.
(Così resta stabilito)
Morelli – “Modifica alla legge regionale n. 18 del 28 dicembre 2006
– Norme urgenti in materia di proroga del regime transitorio del trasporto
pubblico locale” (P.L. n. 4/9^)
E’ assegnata alla quarta Commissione
consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio –
protezione dell’ambiente.
(Così resta stabilito)
Nucera – “Tutela e valorizzazione del patrimonio e dell’economia forestale” (P.L. n. 9/9^)
E’ assegnata alla quarta Commissione
consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio –
protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica e attività produttive
– per il parere.
(Così resta stabilito)
Nucera – “Tutela e valorizzazione delle bande musicali, i cori ed i gruppi folkloristici calabresi”
(P.L. n. 10/9^)
E’ assegnata alla terza Commissione
consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla
seconda - Bilancio programmazione
economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Nucera – “Nuovo ordinamento della
polizia locale” (P.L. n. 11/9^)
E’ assegnata alla terza Commissione
consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla
seconda - Bilancio programmazione
economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge statutaria di iniziativa della Giunta regionale:
“Abrogazione del comma 4 bis, dell’articolo 35 dello Statuto della Regione Calabria” (Delibera G.R. n. 367 del 10.5.2010) (P.L.S. n. 1/9^)
Sono state presentate alla Presidenza
le seguenti proposte di
provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:
“Azienda Calabria
lavoro – Approvazione rendiconto generale relativo all’esercizio finanziario
E’ assegnata alla seconda Commissione
consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.
(Così resta stabilito)
“Intesa istituzionale di programma di governo - Regione Calabria. Definanziamento
degli interventi che non hanno assunto obbligazioni giuridicamente vincolanti
ai sensi della delibera Cipe 14 del 2006. Punto 5.1. e riparto delle risorse
finanziarie programmabili derivanti dai rientri finanziari ai sensi del punto
15 dell’accordo Stato-Regioni del
12.2.2009. Modifica delibera Giunta regionale
n. 185/2009” (Delibera G.R. n. 158 del 27.2.2010) (P.P.A. n. 6/9^)
E’ assegnata alla
sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero – ed
alla seconda - Bilancio programmazione
economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
“Ulteriore ricognizione delle
società a partecipazione regionale e conseguenti adempimenti (legge regionale 12 giugno 2009, n. 19,
art. 30)” (Delibera G.R. n. 173 del 3.3.2010) (P.P.A. n. 7/9^)
E’ assegnata alla seconda Commissione
consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.
(Così resta stabilito)
“Programmazione regionale unitaria
2007-2013. Progetto integrato di sviluppo regionale di valenza strategica
“Sistema delle aree urbane regionali”. Integrazione alla delibera della Giunta
regionale n. 181 del 20.4.2010” (Delibera G.R. n. 180 del 3.3.2010) (P.P.A. n.
8/9^)
E’ assegnata alla
sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero – ed
alla seconda - Bilancio programmazione
economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
“Agenzia regionale per la
protezione dell’ambiente (Arpacal) – Approvazione rendiconto generale
all’esercizio finanziario
E’ assegnata alla seconda Commissione
consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate, inoltre, le seguenti proposte di provvedimento
amministrativo di iniziativa dei consiglieri:
Giordano,
Talarico D., De Masi – “Modifica regolamento del Consiglio regionale, articolo
E’
assegnata alla quinta Commissione consiliare - Riforme
e decentramento.
(Così resta stabilito)
Scopelliti, Presidente della Giunta
regionale – “Approvazione del programma
di governo presentato dal Presidente della Giunta regionale (artt. 16, comma 2
lett. a) e 33, comma 4 dello Statuto)”
(P.P.A. n. 10/9^)
E’ assegnata alla
sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.
(Così resta stabilito)
E’ assegnata alla
sesta Commissione consiliare - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.
(Così resta stabilito)
Ai sensi dell’articolo 65 del Regolamento interno le proposte di legge, di Regolamento e di provvedimento amministrativo presentate al Consiglio regionale nel corso della 8^ legislatura, devono intendersi decadute con la fine della legislatura stessa, escluse quelle di petizione popolare.
Di quanto sopra sarà data comunicazione alle Commissioni consiliari.
(Così resta stabilito)
In data 11 febbraio 2010, il Presidente
della Giunta regionale ha promulgato la sotto
indicata legge regionale. La
stessa è stata pubblicata sul Bur, supplemento straordinario n. 2 del 22
febbraio 2010:
-
Legge
regionale 11 febbraio 2010, n. 5, recante: “Attuazione dell’intesa sancita in
data 1 aprile 2009, ai sensi dell’art. 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003,
n. 131 tra Stato, Regioni ed Autonomie locali, concernente misure per il
rilascio dell’economia attraverso l’attività edilizia”
In data 12
febbraio 2010 Presidente della Giunta regionale ha promulgato la sotto indicata legge regionale. La stessa è stata
pubblicata sul Bur, supplemento straordinario n. 6 del 12 febbraio 2010:
-
Legge regionale 12
febbraio 2010, n. 6, recante: “Modifica alla legge regionale n. 4 del 6 febbraio
In data 26 febbraio 2010, il Presidente
della Giunta regionale ha promulgato le sotto
indicate leggi regionali. Le
stesse sono state pubblicate sul Bur, supplemento straordinario n. 4 del 26
febbraio 2010:
-
Legge regionale 26 febbraio 2010, n. 7,
recante: “Riduzione dei costi di funzionamento del Consiglio regionale”;
- Legge regionale 26 febbraio 2010, n. 8, recante: “Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario (collegato alla manovra di finanza regionale per l’anno 2010, art. 3, comma 4 della legge regionale n. 8/2002)”;
- Legge regionale 26 febbraio 2010, n. 9, recante: “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2010 e pluriennale 2010-2012 (legge finanziaria)”;
-
Legge regionale 26 febbraio 2010, n. 10, recante:
“Bilancio di previsione della Regione Calabria per l’anno finanziario 2010 e bilancio
pluriennale per il triennio 2010-
- Legge regionale 26 febbraio 2010, n. 11, recante: “Interventi regionali di solidarietà a favore dei familiari di lavoratori e lavoratrici deceduti, gravemente invalidi a causa di incidenti sui luoghi di lavoro”
Con decreti nn. 92, 93, 118 e 119 rispettivamente del 16 aprile, 20 aprile, 7 e 10 maggio 2010 il Presidente della Giunta regionale, onorevole Scopelliti ha nominato i componenti della Giunta regionale ed i sottosegretari alla Presidenza come appresso indicati:
Antonella Stasi Vicepresidente della Giunta regionale
Esterna al Consiglio
regionale
Giuseppe Gentile Assessore
alle infrastrutture ed ai lavori pubblici
Pietro Aiello Assessore
all’urbanistica
Giacomo Mancini Assessore
al bilancio e alla programmazione
Esterno al Consiglio
regionale
Francesco Pugliano Assessore all’ambiente
Francescantonio
Stillitani Assessore al lavoro,
alla formazione
professionale, alla famiglia ed alle politiche sociali
Michele
Trematerra Assessore
all’agricoltura e forestazione
Domenico
Tallini Assessore
al personale
Mario
Caligiuri Assessore
alla cultura ed ai beni culturali
Esterno al Consiglio
regionale
Antonio Stefano Caridi Assessore alle attività produttive
Fabrizio Capua Assessore ai programmi speciali U.E., alle politiche euro-mediterranee, all’internazionalizzazione, alla cooperazione tra i popoli ed alle politiche per la pace
Esterno al Consiglio
regionale
Alberto
Sarra Sottosegretario
alle riforme
Esterno al Consiglio
regionale
Franco Torchia Sottosegretario
alla protezione civile
Esterno al Consiglio
regionale
Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992, recante: "Atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza" prevede da parte delle Regioni, l’adozione di atti di programmazione per l'organizzazione del sistema di emergenza-urgenza;
le Associazioni di volontariato, operanti prettamente in ambito socio-sanitario, sono ben radicate su tutto il territorio della Regione Calabria;
previa verifica delle professionalità operanti all’interno delle associazioni stesse e parimenti della valutazione della qualità dei servizi e di efficienza assicurati dall’operosità delle stesse, le Associazioni di volontariato al fine di garantire un servizio continuativo e capillare su tutto il territorio in rispondenza al sistema di emergenza-urgenza sanitaria del 118, possano certamente migliorare a contribuire la qualità dei servizi e di certo, favorire il superamento delle criticità del sistema di soccorso di base -:
se fatta salva l’applicazione dei parametri di redditività, efficacia ed efficienza e parimenti nell’ottica di migliorare la qualità del servizio di emergenza-urgenza sanitaria, non ritiene utile ed opportuno valutare la possibilità di adottare delibera di Giunta regionale per impartire ai Direttori generali delle Asp e AO della Calabria, una direttiva finalizzata a stipulare apposite convenzioni con le associazioni di volontariato - di carattere socio-sanitario - per disciplinare il loro apporto/supporto al sistema di emergenza-urgenza del 118, prevedendo, a fronte della loro collaborazione, il solo rimborso delle spese realmente sostenute.
(1; 14.05.2010)
Premessa
Finora abbiamo immaginato
Le potenzialità non mancano, ci sono segnali di speranza, esperienze di successo e modelli di riferimento incoraggianti.
L'habitat è favorevole e ci sono risorse di grande pregio di cui occorre tener conto, sinora trascurate. Si tratta ora di fare comunità e creare un progetto di sviluppo al passo con i tempi.
C'è un dato di fondo su cui costruire i prossimi cinque anni di legislatura regionale: è quello dell'impegno comune per salvaguardare, aggiornare e comunicare la nostra tradizione nel miglior modo possibile.
La tradizione o meglio le tradizioni delle popolazioni della Calabria testimoniano un grande passato. Perché è questa tradizione che rende speciali i calabresi ed il nostro territorio. Senza tradizione non vi può essere innovazione. Su questa convinzione si innestano e si modellano gli obiettivi direttamente connessi con le competenze regionali.
Sviluppo economico, infrastrutture, energie ed ambiente, ricerca e istruzione, stato sociale e protezione delle fasce deboli, riforma della governance (sistema istituzionale e pubblica amministrazione) questi gli assi strategici sui quali operare.
Serve una Regione che sia in grado di regolare, indirizzare, promuovere, garantire. Servono politiche pubbliche che incentivino gli investimenti, l'innovazione e la ricerca, che consentano la costruzione di reti e di infrastrutture moderne e tradizionali, che modernizzino la pubblica amministrazione, migliorino la qualità della vita e la mobilità territoriale e sociale degli individui e delle imprese.
Valorizzando quindi il ruolo della regione quale centro ideale del Mediterraneo, ricca di risorse e talenti ancora non sfruttati.
Negli ultimi anni,
Popolazione sempre più individualmente consapevole dei problemi specifici della Calabria e insofferente alla politica;
Riemergere dell'emigrazione qualificata a favore del Nord;
Scarsa partecipazione dei cittadini alla soluzione dei problemi e sfiducia diffusa nelle principali categorie (imprenditori, liberi professionisti, pubblici dipendenti, studenti, ecc.);
Macchina amministrativa regionale percepita come fonte di sprechi e di inefficienza;
Carenza di risorse finanziarie regionali e nuove sfide indotte dal federalisino fiscale;
Stato di sostanziale dissesto della sanità regionale;
Immagine presso la comunità nazionale e i mass-media compromessa;
Mancanza di un progetto condiviso di sviluppo della Calabria.
Tuttavia, anche nelle situazioni più difficili, il desiderio di riscatto, la voglia di cambiamento in particolare delle giovani generazioni, può essere decisivo. Perché si attivi il cambiamento occorre ristabilire il rapporto di fiducia dei singoli, dei gruppi e delle associazioni nei confronti delle istituzioni e della Regione in particolare.
Occorrono forti segnali di discontinuità rispetto al passato
lottando concretamente l'idea della politica come centro di affari e affermando
l'utilità, anche individuale, dei principi del bene comune e del merito.
Definire una strategia chiara di sviluppo regionale, facilmente percepibile dai
cittadini e Favorire l'inclusione sociale dei cittadini facendoli partecipare
attivamente al cambiamento Qualsiasi programma di governo funziona se riesce in
sintesi ad esplicare una strategia valida, percepita facilmente dai cittadini.
Occorre avere una chiara percezione della situazione esistente, rivedere i
principi generali che devono orientare le scelte, definire una strategia che
sia in grado di valorizzare le risorse di cui
Nello sviluppo del programma vi sarà quindi una premessa che consente di comprendere poi, più in dettaglio, i contenuti delle proposte formulate.
Sul piano del contenuto, i punti essenziali del programma di governo possono così essere sintetizzati:
l) Sanità
2) Lavoro ed Occupazione
3) impresa e Sviluppo
4) Infrastrutture e Trasporti
5) Ambiente e Territorio
6) Famiglia, Welfare e Solidarietà sociale
7) Istruzione, Formazione e Politiche giovanili
8) Turismo, Arte e Cultura
9) Governance e Società dell'informazione
Questo riassetto, indispensabile ed inderogabile, costituirà il primo atto di riorganizzazione che caratterizzerà il Nuovo Servizio Sanitario Regionale in cui, al di là dei necessari interventi di razionalizzazione generale, la persona deve essere al centro del sistema e le strutture ospedaliere avranno ambiti e management autonomi e separati rispetto a quelli del territorio al fine di garantire omogeneità e specializzazione di gestione.
Si dovrà passare da una organizzazione incentrata sulla erogazione di singole prestazioni ad una che individua processi ben definiti, standardizzati e finalizzati al conseguimento di obiettivi di salute certi, condivisi e valutabili: una organizzazione a rete che attribuisce la centralità alla persona, dove ruoli e responsabilità sono ben definiti e dove la comunicazione esercita una funzione importante. Al cittadino, infatti, non interessa che gli "vengano erogate singole prestazioni" ma, piuttosto, che gli venga "risolto il problema complessivo" attraverso un percorso in cui, soprattutto nelle acuzie, la struttura ospedaliera ruota attorno al paziente e non viceversa.
L'appropriatezza delle prestazioni dovrà costituire il principale obiettivo da perseguire non solo da parte di chi garantisce le cure, ma anche favorendo una crescita culturale di chi fruisce delle strutture sanitarie al fine di evitare un uso improprio delle stesse.
Gli adempimenti connessi agli impegni assunti con il piano di rientro della spesa sanitaria, rendono improcrastinabile una riforma dell'attuale assetto istituzionale ed organizzativo, su cui basare la ricostruzione dell'intero sistema e puntando prioritariamente, oltre che su una progressiva reingegnerizzazione dei processi interni anche sulla valorizzazione delle risorse umane. Questo permetterà, in futuro, di ottenere risultati concreti e positivi nel settore della sanità. Una voragine difficile da colmare, se non attraverso una decisa azione di governo, che deve essere condivisa da tutti gli attori del sistema sanitario regionale.
Le linee di programma che sinteticamente s'illustrano di seguito, costituiscono il percorso su cui deve esplicitarsi l'azione di governo.
1. Definizione di un nuovo piano sanitario regionale
Il nuovo P.S.R dovrà tenere conto del contesto economico, del rapporto domanda/offerta, dell'appropriatezza delle prestazioni, dell'orografia del territorio, dell'integrazione pubblico/privato, dei filtri preospedalieri (medicina convenzionata), delle prestazioni ospedaliere e delle deospedalizzazioni protette.
Considerato che le problematiche dell'ospedale sono assolutamente differenti da quelle del territorio sotto ogni profilo, è necessario rendere autonome le une dalle altre agendo rapidamente, in termini legislativi.
2. Riassetto organizzativo del Ssr che vede come azioni
prioritarie:
la riorganizzazione delle rete regionale di assistenza ospedaliera ed il rafforzamento dell'assistenza territoriale;
la gestione del rischio clinico;
la riduzione delle liste di attesa;
il contrasto alla migrazione sanitaria;
la garanzia del ricovero in base alla gravità della patologia e alla sua cronologia di accertamento e non in base alle possibilità finanziarie del singolo cittadino;
la qualificazione dell'assistenza specialistica;
l'individuazione e la formalizzazione di percorsi di integrazione ospedale-territorio;
il rafforzamento della deospedalizzazione e dell'assistenza domiciliare;
il rilancio delle attività di prevenzione con mirate campagne di screening, di assistenza al malato cronico e di riabilitazione post acuta;
il monitoraggio ed il controllo della spesa farmaceutica;
i meccanismi di regolazione del mercato e del rapporto pubblico privato;
il potenziamento dei procedimenti amministrativo contabili;
l'informatizzazione di tutte le strutture sanitarie regionali, sia territoriali che ospedaliere.
3. Riorganizzazione del dipartimento tutela della salute
Una più efficace organizzazione del Dipartimento tutela della salute, struttura regionale che unitamente al coordinamento, controllo e verifica delle attività di tutte le strutture del servizio socio-sanitario regionale, dovrà individuare e sviluppare programmi di innovazione clinica, organizzativa e gestionale, nonché sperimentare l'efficacia e l'affidabilità di questi programmi con alcune Aziende sanitarie per il successivo trasferimento delle esperienze a tutto il S.S.R.
4. Riorganizzazione del
sistema emergenza-urgenza
Oggi non esiste una rete integrata dell'emergenza/urgenza, non sono state realizzate adeguate elisuperfici e non si è fatto nulla per l'assegnazione di radiofrequenze dedicate. Considerata la dimensione demografica ed orografica della Calabria, sembra opportuno l'istituzione di reti provinciali con un forte coordinamento e supervisione regionale in grado di tenere sotto controllo la disponibilità di tutti i posti letto "critici" per poter indirizzare il paziente verso il luogo di cura più pertinente per la patologia. Inoltre, è indispensabile ripensare l'organizzazione del pronto soccorso ospedaliero che oggi è sovraccaricato di compiti e costi impropri per gli ospedali che rappresentano una discrasia nella mission del servizio ospedaliero (cura delle patologie acute e non di quelle semplici).
5. Rischio clinico
Un adeguata strutturazione delle unità operative di rischio clinico, in ogni azienda, è necessaria al fine di dare maggiore tranquillità agli operatori ed ai pazienti e per evitare il ricorso alla medicina difensiva, pratica che mortifica la professionalità degli operatori e che si riflette negativamente sulla capacità delle prestazioni e, quindi, sull'assistenza complessiva.
6. Trasparenza nella scelta dei direttori generali
Le nomine dei prossimi direttori generali delle Aziende sanitarie e dei direttori di struttura complessa devono osservare una procedura trasparente che, sulla base di obiettivi criteri preventivamente fissati per una oggettiva valutazione tecnica, privilegia le professionalità con elevate competenze specifiche. Dovranno essere rese pubbliche, anche in ottemperanza alla recente normativa, le valutazioni annuali.
7. Ruolo del privato
Ferma restando la necessità di rivedere, per adeguarle alla domanda, le norme che regolano l'accreditamento al contesto ed alla sostenibilità economica del sistema occorre che, nel medio termine, il privato che opera nella sanità si renda complementare al servizio pubblico ponendosi l'obiettivo di evitare l'offerta di prestazioni ripetitive di basso impatto ed orientando la propria attività, ad esempio, nel contrasto alla migrazione sanitaria ed alle liste di attesa, nell'offerta di elevate tecnologie, nel campo della riabilitazione, etc. etc. .
8. Gemellaggi e partenariati con altre strutture
sanitarie
Ferma restando l'azione di contrasto alla migrazione sanitaria, laddove per il trattamento di alcune patologie il nostro servizio sanitario non è ancora adeguatamente attrezzato, si potranno adottare strategie di cooperazione interaziendale con strutture all'avanguardia nella cura di tali patologie attraverso programmi di pianificazione volti a favorire la concentrazione dei pazienti consentendo di governarne i flussi extraregionali con evidenti vantaggi sia sul piano della qualità delle prestazioni che su quello organizzativo ed economico. Sul piano del progresso scientifico, inoltre, si potranno definire- specifici programmi per la ricerca e l'innovazione valorizzando il rapporto con l'università e con altri organismi, scientificamente validati, in grado di sviluppare partnership in branche specialistiche.
9. Rapporti con operatori e cittadini
Il confronto costante con i cittadini/utenti consente la correzione/prevenzione di discrasie, creando il necessario clima di fiducia tra operatori e fruitori del servizio. E' ipotizzabile la costituzione di un Osservatorio permanente, coordinato dal Dipartimento della tutela della salute, composto da rappresentanti dei cittadini, delle associazioni sindacali degli operatori del settore e degli ordini professionali.
10. Valorizzazione delle professionalità e formazione
Il riconoscimento e la valorizzazione delle professionalità dovrà essere improntato su metodologie basate su corrette e continue valutazioni di merito al fine di produrre percorsi di carriera virtuosi basati sulla meritocrazia. Le norme sulla formazione continua, inoltre, dovranno trovare piena attuazione su tutto il territorio regionale al fine di mantenere aggiornati ed al passo con l'evoluzione della medicina i professionisti del servizio, a garanzia della migliore tutela possibile degli utenti.
11. Rispetto dei diritti e dei doveri
Particolare importanza sarà data al rispetto degli accordi contrattuali nascenti dai CCNL sia per i termini di applicazione ed attuazione che per la definizione delle trattative-decentrate, regionali ed aziendali, nel presupposto che una parte datoriale seria può chiedere l'adempimento dei doveri alla controparte se ne rispetta i suoi diritti. L'inosservanza dei tempi, e la non definizione degli accordi decentrati, costituirà elemento di valutazione negativa del management aziendale.
Lavoro e
Occupazione
Nel documento “Calabria 2005-2010 Le cose fatte - Cinque
anni di governo regionale”, risulta che
Il numero complessivo di occupati, secondo quanto rilevato
dall'Istat (Indagine continua sulle forze lavoro - medie annuali) è passato da
595.188 nel
Dai dati statistici (Fonte Istat e Istituto Tagliacarne)
emerge una situazione di grave difficoltà in cui versa
- al 31.12.2009 il tasso di disoccupazione è pari all'11,3%, quello nazionale è all'8,8%,
il prodotto interno lordo pro capite è di €. 16.741,00, di molto inferiore al valore medio nazionale di € 25.269,00;
- il reddito a disposizione per ogni residente è pari a 12.656, risulta inferiore rispetto a quello registrato a livello nazionale (17.623);
- i consumi sono quasi 12.100 euro dato inferiore a quello nazionale (circa 15.258), la spesa media mensile delle famiglie è pari a € 1.899;
- le sofferenze bancarie in rapporto agli impieghi della clientela risultano essere quasi il doppio del dato rilevato a livello nazionale;
- il 25% delle famiglie calabresi (190.820) che complessivamente sono 763.280 si trovano in uno state di povertà relativa.
Per imprimere una inversione di tendenza incidendo positivamente con azioni concrete, è necessario intervenire con una manovra che coinvolga innanzitutto i giovani (il tasso di disoccupazione in Calabria è il 34%) dai 15 ai 25 anni e riguarda una popolazione di circa 282.506 soggetti, di cui circa 96.000 interessati a politiche attive del lavoro (formazione/occupazione).
Le risorse finanziare messe in campo con il FSE 2007-2013 sono circa 850 Mln di Euro se correttamente utilizzate considerando le risorse degli altri Assi del POR possono favorire le condizioni per abbassare il tasso di disoccupazione avvicinandolo alla media nazionale.
La disoccupazione e l'inoccupazione sono fenomeni da contrastare con riferimento, in particolare, ai giovani precari, agli adulti con scarse possibilità di reinserimento e a tutti coloro che, per motivi diversi, non riescono a confrontarsi adeguatamente con un contesto economico in continua evoluzione.
Gli obiettivi principali individuati sono i seguenti:
aumentare l'occupabilità delle persone, attraverso politiche attive e preventive della disoccupazione;
includere maggiormente nel mercato del lavoro tutte le fasce di popolazione, soprattutto quelle più deboli;
garantire pari opportunità per tutti;
creare nuovi e migliori posti di lavoro;
rafforzare i sistemi educativi e formativi, nonché le politiche per la formazione permanente, superiore e continua dei lavoratori;
sostenere l'imprenditorialità.
Conseguentemente, le linee direttici su cui incentrare le azioni, sono le seguenti:
Rafforzare le politiche regionali del lavoro - consolidare l'identità dei servizi e la loro interazione, il sistema, la rete dei servizi, la mappa delle opportunità;
Aumentare il tasso di occupazione migliorando l'occupabilità - sostenere la convergenza tra necessità del mercato e bisogni dei singoli individuando nelle competenze il terreno di incontro di diverse esigenze;
Incentivare la vocazione all'imprenditorialità - favorire la compatibilità tra i progetti neo-imprenditoriali e le esigenze del territorio, garantendo adeguato supporto ai neo-imprenditori anche verso obiettivi di crescita dimensionale delle micro-imprese e di mantenimento della continuità rispetto a mestieri artigianali;
Promuovere l'inclusione sociale e la responsabilità sociale delle imprese - incentivare le imprese a essere socialmente responsabili e, in specifico, recettive nei confronti di soggetti disabili e/o in situazione di svantaggio e/o a rischio di esclusione dal mercato del lavoro e facilitare, da parte di questi ultimi, processi attivi di avvicinamento al lavoro.
In particolare si attueranno le seguenti politiche occupazionali:
1. sostenere e favorire l'insediamento e lo sviluppo di attività produttive attraverso mirate politiche di formazione;
2. ricercare, in stretto coordinamento con le Organizzazioni Sindacali e con i rappresentanti dell'imprenditoria, le migliori sinergie tra lo sviluppo produttivo e le politiche del lavoro, in una visione politica di insieme che sfoci in programmi formativi orientati e realizzati sulla base delle esigenze del mercato e delle professionalità da valorizzare;
3. investire sulla formazione dei giovani e delle risorse umane da riconvertire e concretizzare un ottimale utilizzo dei Fondi Comunitari;
4. investire in, maniera incisiva sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ed in particolare nei cantieri, puntando sulle attività di prevenzione, attraverso adeguate iniziative di formazione dei responsabili e del personale, ma soprattutto realizzando un valido sistema di costante collaborazione tra "responsabili – USL - Direzione provinciale del lavoro" affinché le disposizioni in materia di sicurezza trovino applicazione chiara ed efficace sia dalla fase di organizzazione dell'attività o del cantiere;
5. adeguare le politiche di inserimento al lavoro dei disabili, avendo riguardo all'esigenza di assicurare la personale realizzazione del disabile in strutture e funzioni compatibili con il suo disagio. L'inserimento deve essere efficace e per questo supportato da specifiche professionalità che intervengano a sostegno sia del lavoratore disabile sia della struttura che lo accoglie;
6. valorizzare ed implementare il rapporto istruzione/formazione per giungere ad una reale integrazione e complementarietà fra i due sistemi;
7. garantire il Welfare regionale, con l'obiettivo di una distribuzione sempre più equa delle risorse, attraverso azioni mirate ad identificare e a raggiungere le fasce più deboli e a contrastare l'insorgere delle cosiddette "nuove povertà";
8. studiare formule di microcredito alle famiglie in difficoltà, restituibile con forme di prestazioni lavorative;
g. in un'ottica di rilancio generale dell'economia e di modernizzazione della Pubblica amministrazione, agevolare l'accesso all'imprenditoria, attraverso azioni di snellimento burocratico, e sostenere le imprese nella fase di start-up, per il tramite di iniziative di supporto mirate, migliorando e rendendo efficace il rapporto tra Pubblica Amministrazione e settore produttivo privato.
Al fine di perseguire i suddetti obiettivi politici ed occupazionali sono state individuate, per i diversi settori di intervento, le seguenti azioni:
A) con riferimento all'obiettivo di investire sulla formazione dei giovani e delle risorse umane da riconvertire:
1. sviluppare il canale dell'apprendistato;
2. rafforzare il centro orientamento per la gestione degli interventi rivolti ai lavoratori interessati da processi di ricollocazione e reinserimento lavorativo;
3. individuare percorsi integrati per la formazione e l'inserimento lavorativo dei giovani, realizzati anche attraverso work experience e voucher formativi;
4. sostenere la formazione per l'innovazione, la ricerca e lo sviluppo tecnologico, rivolta a giovani neolaureati e diplomati attraverso progetti formativi ad alto contenuto tecnico-scientifico e progetti di alta specializzazione individuali, finanziati con borse di ricerca e di formazione per attività di ricerca, dottorato di ricerca, tesi di laurea (laureandi/dottorandi), stage di eccellenza, supporto tecnico alla ricerca (tecnici di ricerca), stage di orientamento alla ricerca;
5. sostenere i percorsi diretti all'acquisizione di abilitazioni professionali utili ai fini dell'accesso ai mercati, anche attraverso la valorizzazione degli apprendimenti pregressi e dei titoli posseduti;
6. incoraggiare iniziative, anche formative, rivolte alla creazione di nuove imprese e di lavoro autonomo;
B) con riferimento all'obiettivo di adeguare le politiche d'inserimento dei disabili nel mondo del lavoro:
1. sostenere lo sviluppo di forme occupazionali alternative all'inserimento lavorativo;
2. individuare interventi diretti a sensibilizzare i soggetti economici e sociali sull'importanza e sulle opportunità di inclusione lavorativa dei diversamente abili e degli individui in condizione di svantaggio sociale, anche nell'ambito di responsabilità sociale di impresa e di diritto al lavoro;
C) con riferimento all'obiettivo di assicurare sinergie tra sviluppo produttivo e politiche del lavoro e di attuare programmi formativi orientati secondo le esigenze di mercato e le professionalità da valorizzare:
1. incoraggiare iniziative dirette al miglioramento della qualità del lavoro e alla qualificazione e riqualificazione delle risorse umane, nonché dei modelli organizzativi delle imprese;
2. promuovere interventi finalizzati, da un lato, al miglioramento delle attività di incontro tra domanda e offerta di lavoro, anche migliorando la descrizione dei contenuti delle offerte di lavoro, delle qualifiche e 'delle competenze; dall'altro, a sostenere l'integrazione fra università, centri di ricerca e imprese, a supporto dei processi di innovazione e per lo sviluppo delle alte qualificazioni;
3. incrementare l'analisi dei fabbisogni professionali e formativi delle imprese;
4. sviluppare interventi formativi per l'aggiornamento delle qualifiche e per l'acquisizione di nuove competenze, con particolare riferimento all'attuazione delle politiche economiche di settore;
5. promuovere percorsi formativi ed integrati, diretti alla creazione di nuova occupazione ir, collegamento con i fabbisogni del territorio e con le politiche regionali di settore, con particolare attenzione alle nuove professioni in ambito turistico, ambientale e dell'energia;
D) con riferimento all'obiettivo di ottimizzare l'utilizzo dei fondi comunitari:
1. sviluppare l'integrazione tra i programmi ed i progetti cofinanziati da FESR, FSE, FEF-SR e FAS, nell'ambito di un'unitaria strategia regionale.
Imprese e Sviluppo
Il sistema economico calabrese richiede una forte azione di sostegno e di indirizzo per affrontare le sfide che !a globalizzazione impone.
Tale azione si deve estrinsecare su più linee di intervento che sono accomunate dalla necessità di promuovere l'imprenditorialità, sia a livello di micro-imprese che a livello di piccole e medie imprese, e l'occupabilità dei giovani disoccupati.
Il rafforzamento dell'impresa è la premessa per la creazione di occupazione perché non si può creare lavoro se non evolve l'impresa calabrese, in quanto molti disoccupati sono ampiamente scolarizzati o laureati. Ciò deve consentire anche ai giovani nuove forme di occupazione, sia a mezzo creazione di impresa o nuove attività professionali, sia mediante nuove opportunità d'impiego nel privato.
La premessa perché questa nuova impostazione abbia successo, è che tutti gli incentivi, sia di derivazione interna che comunitaria che sono e saranno significativi, siano convogliati verso progetti seri, credibili, in grado di ridurre le varie forme di intermediazione (burocrazia e lentezza nelle erogazioni, affarismo ed eccessiva discrezionalità, ecc.) che sinora hanno impedito lo sviluppo della Calabria. In sintesi: i soldi ai veri imprenditori calabresi, basta ai progetti fantasma, basta alle truffe.
Anche perché sovente le imprese hanno affrontato i progetti con ridotte dotazioni di capitali e sono stati finanziati investimenti di carattere "materiale" (impianti, macchinari, ecc.), proprio mentre l'economia cambiava e diveniva sempre più "immateriale".
Occorre un sistema d'incentivazione molto più incisivo, i cui criteri di selettività premino progetti credibili, evitando con determinazione nuove generazioni di truffe.
Per raggiungere tale obiettivo le soluzioni, che da tempo gli stessi imprenditori suggeriscono, sono diverse:
- definizione di requisiti minimi organizzativi da parte delle imprese per l'accesso ai contributi tranne che per piccole iniziative giovanili
Sarà necessario prevedere che le imprese già esistenti, per mere accesso ai benefici, si dotino di sistemi organizzativi minimali. Tra questi in particolare le certificazioni di qualità e l'adozione di modelli per la prevenzione dei rischi (L. 231/01). Ciò non dovrà riguardare le imprese giovanili e di nuova costituzione che avranno un regime ad hoc, con interventi di sostegno limitati nell’importo.
Questi accorgimenti possono evitare i rischi di malversazioni e premiare le imprese calabresi radicate nel territorio.
- definizione di procedure automatiche e tempestive di erogazione dei contributi alla conclusione del progetto imprenditoriale, con riduzione degli acconti concessi
Uno dei problemi principali degli incentivi consiste nel fatto che le lungaggini burocratiche erodono tutti i vantaggi dell'aiuto concesso. Le imprese, incassati i primi acconti, non riescono a completare i progetti di investimento. In tal senso occorre privilegiare gli interventi di più limitato ammontare che possano essere definiti con procedure automatiche, e che al tempo stesso riescano ad indirizzare le imprese su sentieri di qualità.
- prevalenza di sostegno e retribuzioni dei lavoratori impegnati nei progetti imprenditoriali, invece che semplici acquisti di impianti e macchinari.
L'emergenza della nostra economia è costituita dalla mancanza di occupazione, di formazione lavorativa e conseguente sviluppo di adeguate professionalità. Per tali ragioni bisogna incentivare tirocini formativi realmente utili per la creazione di occupabilità, in particolare dei giovani disoccupati, che si traducano in retribuzioni da immettere immediatamente nel circuito economico, con benefici a cascata.
In particolare, si svolgeranno severi controlli affinché gli aiuti all'occupazione siano effettivamente erogati ai beneficiari finali che, come detto, saranno i giovani e i disoccupati.
- creazione di meccanismi di ascolto degli imprenditori sulla verifica della efficacia degli interventi. In particolare occorre definire una serie di incontri con le associazioni di categoria per far sì che, a seconda delle esigenze del ciclo economico, gli interventi vengano tarati sulla base delle reali esigenze.
- fiscalità di sviluppo. Nonostante il rigore della
normativa comunitaria in tema di aiuti di Stato, sarà indispensabile concedere
forme agevolazioni compatibili con
Inoltre, per garantire la massima trasparenza e la possibilità di accesso alle varie forme di incentivazione, dovrà essere istituito per ciascuna Provincia, o ancora meglio per ciascuna area territoriale, o insiemi di Comuni limitrofi, uno sportello informativo regionale dove- reperire informazioni puntuali sui bandi aperti e tutta la modulistica per la presentazione delle domande.
Più in particolare le logiche di intervento saranno centrate sui seguenti obiettivi principali:
1. la valorizzazione dell'imprenditoria soprattutto nei settori più vicini alle vocazioni del territorio (artigianato, antichi mestieri, turismo, turismo rurale, agricoltura, agro-industria, floro-vivaismo, cultura, energia, informatica e nuove tecnologie telematiche, ecc.);
2. la cultura di rete, le filiere produttive e l'associazionismo per superare i limiti dimensionali delle imprese;
4. la facilitazione dell'accesso al credito da parte delle imprese e da parte di giovani aspiranti imprenditori mediante garanzia pubbliche;
5. il rafforzamento in genere della struttura finanziaria delle imprese;
6. valorizzazione dell'imprenditoria calabrese con politiche che ne possano favorire la crescita soprattutto manageriale (how-how, reti di conoscenze, il marketing, i canali di distribuzione, l'internazionalizzazione, ecc.);
7. il controllo costante delle esigenze di infrastrutture delle aree di sviluppo industriale a mezzo di una rivitalizzazione delle ASI di derivazione regionale;
9. la definizione di procedure di gestione delle crisi d'impresa;
10. la ricerca applicata anche in collaborazione con le Università.
L'intervento a favore delle imprese esistenti e dei giovani che vogliono creare impresa o che aspirano al loro ingresso lavorativo nell'imprenditoria, si può sintetizzare con pochi slogan: agevolazioni solo alle imprese credibili professionalmente ed eticamente corrette;
supporto all'occupazione e all'occupabilità; sostegno anche all'evoluzione manageriale delle imprese, meglio ancora se aggregate in cooperative, consorzi, ecc., al fine di incentivare la crescita in competitività.
I giovani calabresi sono il futuro della regione, sono le risorse più importanti ma anche le meno coinvolte nello sviluppo.
Per i giovani occorre concepire, in linea con la riflessione sui cambiamenti da apportare alla gestione dei fondi comunitari, un vero e proprio piano d'azione, un piano Marshall di intervento, risalendo dalle macerie di una condizione giovanile senza prospettive e senza futuro.
Occorre perseguire il massiccio ingresso di giovani nelle imprese calabresi, che verrà sostenuto con tutte le risorse finanziarie possibili per il bilancio regionale.
Quanto ai nostri giovani con diploma di scuola superiore sarà indispensabile prevedere periodi di qualificata formazione professionale; lo svolgimento di esperienze lavorative a mezzo apprendistato e tirocini è la migliore politica attiva del lavoro.
Attraverso accordi con il sistema delle imprese, è necessario incentivare l'assunzione di giovani favorendo la creazione di percorsi formativi che rispondano alle esigenze economiche delle imprese.
Bisogna concedere incentivi alle imprese che assumono, anche a mezzo di progetti di tirocinio e apprendistato, per almeno due anni, giovani calabresi disoccupati, laureati e non. Gli incentivi dovranno essere erogati sulla base delle retribuzioni effettivamente erogate ai giovani.
Si stimolano così politiche attive (Workfare] orientate a sistematici interventi di formazione continua, in modo da configurare un vero cambio di paradigma che punti all’occupazione mediante occupabilità e preparazione al mercato del lavoro.
Si deve delineare un welfare delle opportunità, in sintonia con i modelli di sviluppo della società della conoscenza, che integri, come strumenti di lotta all'esclusione sociale, le logiche del welfare (sanità e previdenza) con i processi di apprendimento scolastico e le politiche del lavoro.
Un forte sforzo, inoltre, va fatto nell'ambito del settore della ricerca e innovazione e della formazione, settori che vanno completamente rivoluzionati rispetto ai canoni tradizionali.
Nel settore della ricerca ed innovazione, bisognerà rafforzare i Poli di Eccellenza esistenti, favorendone opportunamente la dislocazione per ciascuna provincia.
Andranno coinvolte direttamente le imprese con una loro partecipazione attiva, valorizzando gli accordi con le Università.
Le attività dovranno essere focalizzate sull'innovazione di processo e prodotto e sulla ricerca applicata sollecitata dalle imprese.
In aggiunta, andranno rafforzati i Parchi Scientifici presenti sul territorio.
Occorre identificare adeguati criteri di selezione per progetti che garantiscano un effettivo trasferimento di conoscenze e tecnologie.
Agricoltura
Calabria agricola
Un calabrese su sette è conduttore di un'azienda agricola; una famiglia su quattro trae parte del suo reddito da un'attività indipendente in agricoltura.
Preponderante è il molo ricoperto dai settori olivicolo (34%) e agrumicolo (14%).
Infine, è la quarta regione italiana per numero di produzioni tutelate: formaggi. salumi, vino. ortofrutta e olio d'oliva.
La posizione della Calabria agricola, in termini di competitività, è però in declino sia nel contesto nazionale che in quello internazionale a causa dell' aumento dei costi di produzione, di una cronica debolezza strutturale, da associare inoltre ad uno scarso livello d'innovazione applicata, sia di processo che di prodotto.
Per sanare tali criticità,
La valorizzazione di prodotti di largo consumo (olio di
diva, agrumi) e dei prodotti di alto profilo indispensabile per sviluppare
economicamente il settore. non possono non essere incentrati su attività di
caratterizzazione geografica e marketing territoriale che abbiano
Appare indispensabile ridare uri ruolo tecnico altamente professionalizzato, all'apparato regionale: attraverso la ristrutturazione funzionale dei principali enti strumentali (ARSSA, AFOR ecc.).
Prioritario è dare il giusto supporto per superare la debolezza strutturale del settore agroindustriale calabrese, per aumentare l'efficienza delle imprese agricole e agroindustriali migliorandone le capacità imprenditoriali e professionali.
Si punterà inoltre, verso una diversificazione e differenziazione delle produzioni ed una maggiore adesione ai sistemi di qualità (biologico, integrato e produzioni tipiche).
Rimane cruciale, il potenziamento delle dotazioni infrastrutturali, in particolare quelle collettive volte all'aggregazione, alla promozione ed alla commercializzazione del prodotto.
Calabria Forestale
I boschi calabresi, rappresentano un patrimonio di grande valore, in grado di garantire, in un'ottica di straordinaria multifunzionalità, elevate produzioni forestali, ingenti benefici paesaggistici, sociali ed ambientali, oltre a rilevanti interessi-fitogeografici e di tutela idrogeologica del territorio.
Le potenzialità dei boschi calabresi sono elevate e superiori alle medie nazionali ma, le utilizzazioni, però, sono di gran lunga inferiori rispetto a tali potenzialità.
Troppo spesso il ciclo produttivo non si conclude in regione, e così facendo, parte del valore economico del prodotto si disperde fuori dalla'area di produzione.
Emerge quindi l'esigenza di rilanciare l'intero comparto legno in Calabria, riconoscendone l'importanza e valorizzandone particolarmente le produzioni locali.
È fondamentale attuare una gestione sostenibile dei boschi, implementare l'uso di nuovi sistemi di utilizzazione e lavorazione del legno, sviluppare la catena di seconda lavorazione, sensibilizzare gli operatori sotto molteplici aspetti, il tutto attraverso una politica forestale regionale più attenta e puntuale e attraverso l'applicazione dei sistemi di certificazione attualmente esistenti, in modo da valorizzare tutto il settore e l'indotto collegato al settore legno.
Un'attenzione particolare dovrà essere data alla prevenzione ed alla protezione dagli incendi boschivi; nemico subdolo ed insidioso in grado di arrecare danni diretti e devastazioni ambientali di rilevante e drammatica entità per tutto il comprensorio regionale.
Le debolezze strutturali della Calabria, ed in particolare il gap infrastrutturale che incide in maniera sostanziale sulla mobilità di persone e merci, evidenziano la necessità di una forte azione di coordinamento da realizzare attraverso una cabina di regia, di raccordo tra gli attori del territorio regionale e quelli nazionali, per indirizzare e facilitare gli investimenti, oltre che per coadiuvare i gestori della rete stradale e ferroviaria.
In Calabria la situazione del "sistema trasporti" è quanto mai critica, in quanto il settore non ha mai assunto il ruolo di fattore di sviluppo, bensì è stato considerato un fardello da sopportare in virtù di precisi obblighi di legge.
La totale assenza dei basilari strumenti di pianificazione e programmazione, ha generato un sistema che si è sviluppato in maniera disarticolata sulla base di spinte localistiche, con il conseguente sperpero di ingenti risorse, ignorando le reali esigenze di mobilità dei cittadini, in altre parole un "Non sistema dei trasporti”(Svimez -rapp.2008)
Nella prospettiva che
La futura classe dirigente dovrà, pertanto, considerare il
trasporto come fattore primario di sviluppo, un comparto in grado di soddisfare
le esigenze di mobilità e migliorare l'accessibilità della nostra Regione in un
contesto Euro-mediterraneo, trasformando il trasporto
da problema a risorsa.
Le azioni da porre in essere devono essere incentrate sui seguenti assi:
- Trasporto Pubblico Locale
Rendere competitivo il trasporto pubblico locale rispetto 21 mezzo privato dovrà costituire l'obiettivo primario per attrarre sempre maggiore utenza, al fine di decongestionare le aree urbane, restituendo il centro storico ai cittadini e migliorando la qualità della vita nel rispetto dell'ambiente.
Il sistema di trasporti, dovrà essere strutturato secondo criteri di intermodalità, valutando ove possibile, uno sviluppo della rete ferroviaria, con il compito di garantire gli spostamenti sulle medie-lunghe distanze con modalità commerciali più elevate. Dovranno invece essere affidati al trasporto pubblico su gomma gli spostamenti sulle medie-brevi distanze, evitando ogni sovrapposizione di servizi.
In tal senso, le principali azioni da perseguire sono :
- L'istituzione di un’Agenzia Regionale per
- L'aggiornamento del Piano regionale dei trasporti
- Attrezzare le principali stazioni ferroviarie, i nodi stradali strategici e i punti di ingresso/egresso delle più grandi aree urbane come punti di interscambio modale;
- Il rinnovo del materiale rotabile ferroviario e del parco veicolare gommato e l'adozione dei più avanzati sistemi di trasporto intelligente (controllo della flotta - semafori intelligenti - infomobilità);
- L'avvio di una massiccia attività di supporto alla ricerca e alla formazione nel settore dei trasporti, a partire dagli operatori di aziende di trasporto collettivo e merci;
- Realizzare l'integrazione tariffaria fra tutti i servizi di trasporto pubblico su gomma e ferroviari, nell'ambito di una più generale riforma delle tariffe;
Sistema Aeroportuale
Lo sviluppo degli aeroporti dovrà avvenire in maniera sistemica, non concorrenziale ma complementare, secondo le specificità di ciascuno che dovranno essere esaltate per coprire l'intero fabbisogno.
L'aeroporto di Lamezia Terme dovrà assumere sempre più il ruolo di aeroporto internazionale, quello di Reggio Calabria dovrà diventare l'aeroporto regionale (City Airport dell'area metropolitana dello Stretto), il "Sant'Anna" di Crotone dovrà servire a garantire una migliore accessibilità ad un area fortemente penalizzata, al fine di favorirne la vocazione turistica.
Un efficiente sistema aeroportuale integrato potrebbe migliorare la competitività degli scali, sia in termini di costi che di servizi offerti e garantire la necessaria concorrenza fra i vettori anche al fine di ridurne le tariffe.
In particolare si potrebbero ipotizzare le seguenti iniziative:
- la costituzione di una struttura per la gestione di tutti i servizi aereoportuali, al fine di attuare un'unitaria politica tariffaria e di marketing.
- La realizzazione di un sistema integrato di collegamento con gli scali che consenta un'adeguata accessibilità e fruibilità degli stessi da parte dei bacini di utenza. Il ruolo dell'aeroporto di Lamezia Terme dovrà essere potenziato attraverso un collegamento ferroviario che garantisca un servizio efficiente sia in termini di frequenza che di velocità.
Infrastrutture
L'obiettivo di medio-lungo termine è mettere in rete la nostra regione con l'Italia e l'Europa, lungo il corridoio "Berlino - Palermo".
In sinergia con il Governo nazionale dovrà essere perseguito l'obiettivo di:
- estendere la rete Alta Velocità fino all'estremità della Calabria e realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina, progetti che ci consentiranno di essere connessi alla "Metropolitana d'Italia che collega Roma e Milano in tre ore. Le opere devono essere realizzate entrambe, essendo l'una strettamente funzionale all'altra.
Nel contempo si dovrà:
predisporre un programma pluriennale di interventi-infrastrutturale sulla rete stradale e ferroviaria;
garantire la corretta e puntuale esecuzione dei lavori di ammodernamento dell’Autostrada A3;
mettere in sicurezza della SS 106 Jonica attraverso un'azione di monitoraggio costante ed incisiva;
Sistema Portuale
Il porto di Gioia Tauro, al centro del Mediterraneo, deve
riaffermare la sua posizione dominante, sfruttando al meglio le sue
potenzialità: il porto può diventare per
Si deve favorire l'integrazione dell'area portuale, adeguatamente infrastrutturata, con il territorio attraverso le seguenti azioni:
potenziare l'attuale vocazione di porto di transhipment
creare un sistema di trasporti intermodali nella prospettiva della realizzazione dell'alta velocità/alta capacità
istituire un distretto logistico-industriale soprattutto ponendo in essere azioni tendenti a favorire gli insediamenti produttivi delle grandi industrie nella nostra regione.
Ambiente e Territorio
E' opportuno annotare che sono sicuramente condivisibili le cause a cui è ricondotta la scarsa capacità della Regione a "sfruttare" le risorse disponibili nel corso degli ultimi anni e con i vari programmi, per ridurre i divari di sviluppo, cosi individuate:
- carenza nelle capacità amministrative e di governo dell'amministrazione pubblica regionale e sub-regionale, e carenza di competenze tecniche e amministrative;
- scarsa capacità di attivazione progettuale del sistema socio-economico locale che esprime un livello inadeguato sia qualitativo che quantitativo;
- scarsa trasparenza amministrativa e ampiezza dei comportamenti "grigi".
Evidentemente ciò nasce dalla constatazione che sono falliti i precedenti propositi (POR 2000-2006).
E' nostro convincimento, che tali difficoltà siano perduranti e forse anche aggravate, dalla inconsistenza e scarsa incisività dell'azione trasformatrice messa in atto dal Governo regionale uscente, dalle modalità con cui è stata attuata nel gennaio 2006 la legge regionale 3412002, per le modalità con cui è stato messo in atto il principio di sussidiarietà, rinunciando agli obblighi di reale concertazione e controllo e in generale al ruolo guida fondamentale della Regione che la legge stessa preserva.
Si deve inoltre considerare che relativamente al quadro tecnico, amministrativo e legislativo non vi sono stati avanzamenti concreti, mentre è da segnalare il caso eclatante del ritardato avvio della Legge Urbanistica, per giunta con colpevoli azioni di forte mitigazione del potenziale innovativo della stessa per il governo del territorio.
Rivolgendo attenzione alle problematiche ambientali, si deve assumere che la sicurezza e la difesa dal rischio idro-geologico, sismico e da inquinamento è da considerare ancora un punto cruciale, dovendo operare in un territorio con "caratteristiche morfologiche, sismiche e meteorologiche sfavorevoli alla stabilità del suolo e alla sicurezza degli insediamenti". Peraltro 2 da rilevare, che un quadro di maggiore fragilità del territorio è da attribuire a mancate o insufficienti azioni di messa in sicurezza, e soprattutto alla richiamata mancata azione di sostegno della nuova legge per il governo del territorio.
In sinergia con il Governo nazionale dovranno essere perseguiti i seguenti obiettivi:
- aumento della qualità del contesto sistema Regione.
Tra gli obiettivi specifici individuati, si ritiene che debba assumere particolare e coerente rilevanza ogni attività mirata al completamento del processo di conferimento delle funzioni al sistema delle autonomie locali, in attuazione del principio di sussidiarietà, e la costituzione di un sistema di relazioni, che assicuri la capacità di governance complessiva del sistema Regione.
- salvaguardia del territorio e dell'ambiente, aumento della competitività e consapevolezza del sistema territoriale regionale come risorsa. Dall'emergenza alla prevenzione.
Molteplici esperienze portano a ritenere che la coesione territoriale debba costituire un obiettivo prioritario nella nuova programmazione e che le politiche territoriali per lo sviluppo ne devono costituire lo strumento.
La dimensione territoriale riveste particolare importanza sia per le zone urbane che per quelle rurali; la politica di coesione può contribuire in misura considerevole a migliorare le condizioni ambientali, !e interconnessioni e la qualità complessiva delle aree urbane, come di quelle meno densamente popolate o periferiche, specie per quanto riguarda i servizi di interesse economico generale, migliorando l'accessibilità, sostenendo le attività economiche e promuovendo la diversificazione economica in funzione delle loro risorse endogene.
- tutela e sostenibilità del sistema ambientale regionale, rafforzamento della difesa del suolo e della prevenzione di rischi naturali.
Uno degli obiettivi primari della politica regionale di
governo del territorio è la tutela e valorizzazione sostenibile del sistema
territorio-ambiente-paesaggio, (in coerenza con
- potenziamento della disponibilità ed efficientamento dei sistemi di gestione delle risorse necessarie al benessere dei cittadini ed allo sviluppo economico.
La corretta ed efficace gestione della risorsa idrica e
delle risorse energetiche costituiscono una componente essenziale del benessere
sociale e dello sviluppo. In tale ottica la politica regionale, deve dotarsi di
strumenti per la gestione e l'utilizzo sostenibile della risorsa idrica,
coniugando quantità e qualità delle disponibilità (di superficie e di
profondità, naturali ed artificiali con le necessità per usi civili e dei
settori produttivi, al fine di acquisire .il controllo del bilanciamento fonti
- impieghi, della risorsa idrica regionale. Lo sviluppo di una politica
regionale delle acque e dei bacini fluviali, deve essere orientata a far fronte
al rischio idraulico e al dissesto idrogeologico, tenendo conto nel contempo,
delle esigenze che derivano dall'utilizzo sostenibile della risorsa idrica. E'
raccomandabile a tale fine, un Piano regionale per
- valorizzazione delle risorse naturali e dei beni e delle attività culturali;
- aumento sostenibile della competitività delle destinazioni turistiche
La valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio di risorse e valori paesaggistici ancora integri lungo le coste calabresi, assume particolare rilevanza. Essa necessita di un piano articolato di interventi di ricomposizione e riqualificazione e di riordino della fisionomia del sistema costiero nel suo insieme, in grado di comprendere la continuità della naturalità, il recupero degli insediamenti spontanei e non, una compatibilità e coerenza paesaggistica delle opere infrastrutturali esistenti e di progetto.
Tra gli obiettivi specifici assumono particolare rilievo i seguenti:
Attuazione norme regionali in materia di aree protette e parchi;
Miglioramento del livello conoscitivo ambientale;
Rafforzamento della Rete Ecologica Regionale, con particolare riferimento alle funzioni dei corridoi ecologici ed allo stato di conservazione delle specie e degli habitat della rete Natura 2000;
Completamento della fase di predisposizione ed adozione dei piani delle aree protette e dei piani di gestione dei siti Natura 2000;
Accrescimento della consapevolezza e della responsabilità dei cittadini rispetto ai problemi ambientali;
Consolidamento e valorizzazione di poli e reti culturali di eccellenza (con particolare riferimento alla valorizzazione delle culture albanese, grecanica e occitana);
Incremento qualificazione dei servizi innovativi per la fruizione dell'offerta culturale;
Aumento dell'innovazione e della diffusione di nuove tecnologie per la conservazione, la gestione e la conoscenza delle risorse culturali, anche per rafforzare la sicurezza e potenziare i sistemi informativi.
Una sottolineatura, merita inoltre l'attenzione che nei prossimi anni si intende dare, in un ottica di gestione condivisa del territorio, all'insostituibile patrimonio costituito dal settore faunistico-venatorio, vera risorsa della nostra regione.
Famiglia, Welfare e
Solidarietà Sociale
Qualunque tesi politica o programma di governo, parte ormai costantemente dal riconoscimento della funzione pubblica assolta dalla famiglia.
Non sempre, però, a quest'affermazione fanno seguito politiche concretamente coerenti.
La famiglia è il luogo in cui si assicura la continuità alla specie, si educano i giovani, si crea il futuro: ad una famiglia debole corrisponde una società debole.
In essa si formano le future generazioni: le protegge fin quando ce n'è bisogno, le segue quando si avviano a vivere in autonomia la propria esperienza di vita, normalmente andando a replicare il modello "famiglia".
La famiglia è il luogo dell'accoglienza e della solidarietà: per gli infanti è asilo, per i giovani è ammortizzatore sociale, in tempo ed in area di disoccupazione; per gli anziani è casa di riposo, rifugio dalla solitudine e sostegno nella malattia e nella sofferenza. Si riapre a chi ha sbagliato contro se stesso, usando droghe o alcool, o contro la società, violando le leggi.
La famiglia educa alla solidarietà, verso il vicino, l'amico, il parente lontano, verso chi capita che abbia bisogno.
La famiglia è fondata su un proprio ordine e quindi educa al sentimento civico ed alla legalità.
Un governo che vuole cambiare la realtà che eredita, non cerca all'esterno spunti di rinnovamento, perché è nell'uomo che sa di potere trovare il "bandolo della matassa", la soluzione vera al problema: la famiglia e la persona che in essa si realizza ne sono lo snodo.
Se la famiglia non c'è, oppure è inadatta, il pubblico deve intervenire per supplire, tanto importante è la sua funzione.
E' per tutti questi e forse tanti altri motivi, che nella politica regionale la famiglia deve trovare quel posto prioritario e centrale, che non ha avuto fino ad oggi: ogni analisi economica, sociale, politica, istituzionale deve partire dalla persona e dalla famiglia.
In tanti anni, la cultura di sinistra (l'arroganza dell'assolutismo, le utopie anarchiche e quelle libertarie) ha tentato di abbattere l'idea di famiglia, con gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti: egoismo, arrivismo, illegalità, indifferenza, qualunquismo.
Sorge, quindi la necessità di avviare una nuova stagione dei valori, di costruire un nuovo ordine sociale, in cui alla famiglia-istituzione sia nuovamente riconosciuta la funzione pubblica di soggetto attivo nell'attuazione delle politiche dirette a promuovere la realizzazione della persona umana ed a perseguire il Bene Comune.
Occorre, mettere la famiglia in condizione di provvedere, anche in tempo di crisi, a soddisfare le esigenze giuste dei suoi singoli componenti, e, quindi, di assicurare loro una vita serena e dignitosa, la possibilità di coltivare le inclinazioni naturali, di vivere in un ambiente salubre.
Diversamente da quanto fin qui si è fatto, occorre allocare adeguate risorse atte a finanziare gli interventi previsti nella Legge regionale sulla famiglia.
In tale ambito, occorre promuovere quegli interventi che mirano a sostenere la cura dei figli, le relazioni familiari, la crescita delle "competenze" dei genitori; a dare riconoscimento al merito scolastico, attivando politiche di premialità per i capaci e meritevoli; a sviluppare adeguate politiche di attuazione del diritto alla casa.
Risponde a criteri di giustizia sociale dare applicazione alla norma, che prevede il riconoscimento e la tutela del valore sociale del lavoro domestico.
E' necessario, altresì, adottare politiche che rispondano di'esigenza di coniugare impegni di lavoro e lo status di genitore e di coniuge.
Se, da un lato, va adeguato sostegno alla costituzione della famiglia, con particolare riferimento al diritto alla casa, dall'altro iato, vanno incentivate le politiche di prevenzione della crisi della famiglia, e, in caso di sua dissoluzione, vanno apprestati gli strumenti necessari a rilevare e contrastare tutti i bisogni che ne derivano.
Occorre, sostenere le famiglie nell'assistenza ai propri componenti, in situazione di bisogno psico-fisico.
Un sistema fondato sulla solidarietà familiare potrebbe giungere ad eliminare quasi in radice l'esigenza dell'erogazione di servizi socio-assistenziali.
In realtà, la struttura familiare della nostra società riemerge dopo anni di annebbiamento come prospettiva a cui tendere, non come base su cui costruire.
La nostra società ha bisogno di servizi sociali. La stessa famiglia ha bisogno di servizi sociali.
Alla strategia, si è preferita la via più semplice dell'assistenzialismo, e svariati milioni di euro sono andati dispersi in mille rivoli, senza intaccare le deficienze strutturali del sistema.
Infatti, per quanto riguarda i servizi essenziali, i risultati che ha ottenuto il Governo regionale uscente, si commentano da soli:
- dal 2004 al 2008, la percentuale dei bambini che fruisce di servizi per l'infanzia è aumentata dal 2% al 2,6%.
- nel 2004, la percentuale di anziani in assistenza domiciliare integrata (ADI) era del 1,6%; nel 2008 del 2,6%.
Solo ultimamente sono stati avviati tentativi di programmazione, che sembrano, però, difettare degli adeguati riferimenti valoriali e prospettici: una cosa è contrastare il bisogno, altra è contrastare le cause che lo generano; una cosa è puntare sulle strutture, altra è sollecitare la società ad autogenerare un sistema di solidarietà diffuso.
Deve essere questo il filo conduttore di quell'intesa tra
pubblico e privato che sola può portare
In questo quadro è necessario promuovere l'attività delle cooperative sociali, riguardo alle quali la legislazione regionale si è limitata a prevedere l'albo a cui iscriversi o poco più, potenziare lo strumento offerto dalle imprese sociali, incentivare l'attività delle associazioni, dare il giusto riconoscimento alle iniziative di reciproco sostegno, di incentivazione alla socializzazione ed all'aggregazione, particolarmente riferite ai bambini, ai fanciulli ed ai giovani, attraverso gli strumenti oggi offerti dalla legislazione regionale, come la legge sugli oratori parrocchiali.
In tempi di crisi di sistemi valoriali e di punti di riferimento, che diventano ancora più importanti nella prospettiva di una società multietnica, destinata, quindi, ad essere teatro di "confronto tra civiltà": le generazioni che verranno dovranno pur sapere a quali principi è ispirata la civiltà a cui appartengono, per potere arricchire con essi il futuro dell'umanità.
Ogni prospettiva parte da un'attenta analisi dei bisogni del territorio, che va legata a quella che dovrà essere effettuata riguardo ai servizi sanitari, in reciproco e fruttuoso interscambio, anche a fini finanziari.
I servizi sociali sono anch'essi strumento delle politiche di concreto contrasto ad ogni forma di discriminazione o subalternità: ogni persona è ricchezza per la società in cui vive.
Non c'è politica solidale che possa prescindere da quest'idea. E' per questo, che ogni violenza subita da una persona è offesa al valore che rappresenta, e per questo va prevenuta, impedita, contrastata, recisa, eliminata.
Ed ancora, applicare questo principio significa tessere una rete "personalizzata" di servizi a sostegno non solo di chi accusa il bisogno, ma anche di chi è chiamato, innanzi tutto per vincolo parentale a condividere tale stato: è così che si crea una società solidale fondata sulla famiglia.
Ciò dà il quadro all'interno del quale ci si intende muovere, al di là della elencazione dei singoli interventi: asili nido, centri antiviolenza, sussidi vari, assistenza domiciliare, consultori, sistemi di protezione sociale, politiche per la casa, ... tutto! Tutto ciò che serve all'uomo, e a dare attuazione al suo diritto innato a vivere serenamente e dignitosamente.
La diversità, il cambiamento, sta nell'angolo visuale, nel
punto da cui si parte: il nostro è
In linea generale, lo stato in cui versano i servizi sociali in Calabria, induce a ritenere che occorre creare un nuovo assetto funzionale, verificando l'efficacia della distribuzione delle competenze e delle funzioni tra Regione ed enti territoriali, puntando ad una progressiva sburocratizzazione del sistema, e ad un coinvolgimento sempre maggiore, nei processi di erogazione dei servizi, delle famiglie e delle associazioni.
Esse costituiscono specificità e ricchezza per
I rapporti con le
comunità degli emigranti
Pur essendosi dotata,
Nel quadro dei rapporti che
Esse sono gli ambasciatori della nostra cultura, della nostra tradizione, delle nostre specificità, ed è ad esse, quindi, che è necessario riferirsi prioritariamente, per lo scambio di conoscenze, saperi, opportunità economiche, sociali e culturali.
Quando si parla di arricchimento delle giovani generazioni con esperienze vissute all'estero, o di promozione del territorio, delle ricchezze naturali, di turismo, del "made in Calabria", non si può prescindere dall'esistenza di queste realtà disseminate su tutto il pianeta e che costituiscono punto di forza di una strategia tesa a diffondere la "calabresità".
Come ricchezza è, sicuramente il contributo sociale, economico e culturale che deriva dal ritorno, dal rientro nella Comunità di origine.
Tutto ciò spinge a prestare attenzione, diversamente da quanto è realmente avvenuto nel recente passato, verso quest'ambito, dalle potenzialità ancora oggi inespresse.
L'immigrazione
La tradizione della Calabria è, quindi, di una terra che accoglie, anche perché sa quanto ha patito per essere accolta là dove sono andati gli innumerevoli suoi figli che hanno dovuto emigrare per trovare la speranza ed il futuro.
Non è, e non può essere, quindi, una terra di razzismo, come si è pure detto in occasione dei recenti fatti di Rosarno.
Questi, però, costituiscono apice di un problema, quello dell'accoglienza e dell'integrazione degli immigrati.
Nei limiti delle proprie competenze,
Peraltro, tale principio è consacrato nella modifica allo
Statuto approvata con
La recente iniziativa normativa adottata dal Consiglio Regionale, la legge n. 18/2009 intitolata "Accoglienza dei richiedenti asilo, dei rifugiati e sviluppo sociale, economico e culturale delle Comunità locali", è sicuramente importante, ma assolutamente settoriale.
Infatti non si occupa dell'intero fenomeno dell'immigrazione, ma solo di una parte di esso: dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei titolari di protezione sussidiaria o umanitaria.
Invece, le regole sulla materia vanno indirizzate verso tutti coloro i quali si trasferiscono nel nostro Paese da altra Nazione, quindi anche gli intracomunitari, che, spesso, hanno uguale necessità di accoglienza e inclusione.
In secondo luogo,
Nelle pieghe dell'interpretazione della norma, dovranno focalizzarsi quelle competenze della Regione che nel coordinamento con quella statale, serviranno ad affrontare la questione nei giusti termini di civiltà e di responsabilità, con un impegno del servizio socio assistenziale, delle Comunità e delle Istituzioni locali, che tenda a garantire condizioni di vita dignitose uguali a quelle (e senza sacrificio di quelle) della popolazione residente.
E' evidente che il problema ha dimensioni nazionali ed anche
transnazionali. Occorre, quindi, avviare un ampio confronto con il Governo
Nazionale, ma ancora di più con
Istruzione,
formazione e politiche giovanili
Istruzione e
formazione
Sono oltre 315.000 i giovani che in Calabria frequentano la scuola, variamente distribuiti fra quella per l'infanzia e la secondaria di secondo grado.
E sono poco meno di 60.000 gli studenti che frequentano le Università calabresi, nelle quali, negli ultimi anni, si registra un significativo incremento delle immatricolazioni.
Numerosi sono però i problemi che affliggono questo settore che, naturalmente, è cruciale e determinante per il futuro della nostra regione.
Quando si parla di istruzione in Calabria, è necessario far rilevare come, nel panorama scolastico regionale, alle votazioni mediamente più alte ottenute dagli studenti calabresi, corrispondano livelli di competenza mediamente più bassi rispetto agli studenti delle regioni del Centro e del Nord.
In poche parole, gli studenti calabresi vedono attribuirsi conoscenze e competenze superiori rispetto a quelle reali.
Relativamente alla dispersione scolastica, se da un lato va registrata una costante crescita dei tassi di scolarità per l'istruzione secondaria in Calabria, che si riflette nel ridimensionamento del fenomeno, esso rimane ancora molto significativo soprattutto nella scuola secondaria di II grado, con conseguente accrescimento dei rischi di marginalità sociale dei giovani.
Per quanto attiene l'Università, va registrata, in Calabria, una propensione dei giovani ad iscriversi decisamente superiore alla media dell'area meridionale, ed anche rispetto alla media delle regioni del Centro-Nord.
Però, molti sono i disagi che devono essere superati e che si manifestano soprattutto con elevate percentuali di abbandono e di studenti fuori corso, estenuanti tempi per la prima occupazione e scarse possibilità di collegamento; con il mondo del lavoro, ecc.
Analoghe problematiche affliggono il settore della formazione professionale, spesso inefficace, ripetitiva e scollegata dalle esigenze del mondo del lavoro.
Dal punto di vista occupazionale, va inoltre aggiunto che l'analisi sull'occupazione dei diplomati e dei laureati, pone la filiera formativa calabrese in una condizione decisamente svantaggiata rispetto ai dati medi nazionali.
L'educazione è una necessità per la crescita della collettività e dell'individuo. Si deve dare una grande priorità al deciso potenziamento ed al supporto di un sistema di istruzione e formazione che sappia realmente valorizzare le persone e faccia levarsi i talenti, che premi il valore e incentivi i giovani studenti a maturare consapevolmente ed a conoscere sempre più, dalle elementari alla laurea, dall'apprendistato all'alta specializzazione universitaria.
In piena coerenza con l'esigenza del raggiungimento degli
obiettivi fissati dalla rinnovata Strategia di Lisbona, nell'ambito degli
Orientamenti Strategici Comunitari per
- una migliore e mirata qualificazione degli insegnanti di ogni ordine e grado;
- il recupero ed il potenziamento delle strutture formative, anche attraverso le dotazioni informatiche, i laboratori e le strutture sportive;
- un migliore apprendimento delle materie di base e delle lingue straniere, generalizzato agli studenti delle scuole e delle università;
- efficaci percorsi di formazione professionalizzante, ben correlati all'autoimprenditorialità ed alle necessità del mondo del lavoro;
- nuovi spazi partecipativi all'associazionismo giovanile ed al volontariato, anche in ambito europeo e mediterraneo;
- programmi ed attività di alta formazione, di livello internazionale;
- l'individuazione di nuove forme di sostegno soprattutto in relazione a quei progetti formativi che riguardano settori emergenti o che richiedono professionalità
- nuove azioni efficaci di collegamento fra la scuola, la formazione, l'università ed il mondo del lavoro;
- la valorizzazione delle eccellenze e delle applicazioni imprenditoriali frutto di attività di ricerca universitaria.
Politiche
Giovanili
I giovani calabresi sono portatori di un proprio patrimonio d'idee, di creatività, di valori e, soprattutto, sono consapevoli di voler ricoprire una funzione fondamentale nella costruzione del loro futuro e nello sviluppo del loro territorio.
Nel corso degli anni, le politiche regionali sono state orientate ad interventi estemporanei e non strutturali, senza alcuna strategia di coinvolgimento e di ascolto dei giovani calabresi.
E' tangibile, la poca attenzione che nella Regione Calabria, si manifesta verso le domande, le aspettative, le speranze, i valori ed i comportamenti dei giovani.
Inoltre, le oggettive situazioni esistenti comportano un insieme di fattori che ostacolano o frenano la formazione e l'acquisizione di una condizione di complessiva indipendenza e di piena cittadinanza espressa dai giovani calabresi.
I più significativi documenti elaborati a livello europeo in, materia di politiche giovanili (Libro Bianco, Dichiarazione di Laeken, etc.) suggeriscono di rafforzare le strutture non solo materiali, che consentono ai giovani di partecipare in senso attivo alla costruzione della società futura.
I detti documenti europei invitano espressamente gli enti territoriali, il cui impatto decisionale è più immediato e diretto nei confronti dei cittadini, si favorire la creazione di opportunità che consentano ai giovani di partecipare attivamente alla vita pubblica, in modo da integrarsi effettivamente e pienamente nel contesto sociale e territoriale.
Le tradizionali forme di coinvolgimento ad oggi attuate, risultano invece, inefficaci ed inadeguate per il perseguimento dello sviluppo sociale, culturale ed economico dei giovani della Calabria.
I giovani, devono poter crescere all'interno di un progetto, nel quale esercitino un ruolo attivo e propositivo, stimolando la nascita di un nuovo clima e sollecitando la classe dirigente politica nelle proprie azioni di indirizzo.
Ed allo stesso tempo, occorre anche, una dimensione "politica" più innovativa, rivolta ad individuare opportunità che garantiscano la crescita del capitale intellettuale costituito dai giovani.
Occorre un nuovo "Patto con i giovani”, partendo dalla L.R. n. 2/2000, ancora valida nel suo complesso, ma che va adeguata ai tempi ed alle esigenze giovanili dell'ultimo decennio, è possibile realizzare un "nuovo progetto”, che sia in grado di fornire adeguati supporti affinché le potenzialità insite nei giovani calabresi, si traducano in un fattore di effettiva crescita e dì sviluppo per l'intero territorio regionale, permettendo, tra l'altro, ai giovani di maturare esperienze e conseguentemente di sviluppare tutte quelle competenze necessarie per essere parte integrante del processo decisionale.
L'azione di governo regionale a favore dei giovani calabresi, pertanto, sarà orientata su tre macro-interventi:
1. Supporto alla conoscenza, alla comunicazione ed alle informazioni;
2. Realizzazione di "spazi di creazione";
3. Coinvolgimento nei processi decisionali delle politiche pubbliche.
1. Supporto alla conoscenza, alla comunicazione ed alle
informazioni
Si sostanzia nella necessità di strutturare un sistema organico di comunicazione ed informazione verso i giovani e dai giovani. In particolare, s'intende sfruttare appieno le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, per fornire servizi qualificati, e non solo informazioni, opuscoli e notizie, ed allo stesso tempo per ricevere dal mondo giovanile le richieste e le istanze.
Questo intervento sarà caratterizzato anche da un portale Internet (innovativo ed interattivo) dedicato ai giovani calabresi, che permetterà di creare le condizioni per favorire la comunicazione "two-way", intesa come fonte di accrescimento culturale ed umano, che genera scambio di conoscenze attraverso il contatto e la cooperazione.
È necessario, di conseguenza, garantire che il nuovo sistema sia diffuso e diffondibile su tutto il territorio regionale, ipotizzando che alcuni servizi possano anche essere gestiti dai giovani ed immaginando anche la possibilità di concessione di spazi dedicati.
2. Spazi di creazione
Incentivare gli Enti Locali e le istituzioni scolastiche, attraverso l'utilizzo dei fondi POR (2007-2013) per la creazione di una rete di spazi fisici attrezzati e/o la disponibilità all'utilizzo delle aule in orario extra-scolastico, che possano essere dedicate alla creatività, allo scambio, alle contaminazioni culturali, all'apprendimento e destinati a:
- privilegiare sia l'applicazione alle arti e tutte le relative forme di espressività;
- l’approfondimento dei molteplici approcci alla conoscenza;
- l'utilizzo delle nuove tecnologie.
Questo intervento, si prefigura l'obiettivo di evitare il confinamento delle giovani energie intellettuali calabresi all'interno delle mura dei quartieri o dei gruppi, nel tentativo di catturare adeguate forme di stimolo all'inventiva ed alla cooperazione. Ecco perché appare indispensabile, creare o riconvertire degli spazi fisici per acquisire e/o trasferire i contenuti e le idee.
3. Coinvolgimento nei processi decisionali delle
politiche pubbliche
Occorre fornire concreta attuazione alla "Consulta regionale per le politiche giovanili" (già prevista dall'art. 3 della citata L.R. n. 2/2000), rivedendone le modalità di composizione e di concreto funzionamento, applicando nel coinvolgimento dei giovani una concezione "bottom-up" (dal basso verso l'alto), ovvero sollecitando una partecipazione attiva degli alunni già dalle scuole superiori, oltre che gran parte delle associazioni giovanili calabresi.
Le proposte decise in seno alla "Consulta per le politiche giovanili", potrebbero essere sottoposte all'esame di una apposita Commissione del Consiglio Regionale per un'eventuale loro approvazione, così come i programmi proposti, dovranno avere finalmente;. la relativa copertura finanziaria anche attraverso fondi previsti da apposito capitolo di spesa del Bilancio regionale, oppure individuando ulteriori e disponibili fondi nazionali e comunitari.
Turismo, arte e cultura
Turismo
Il turismo ed in particolare quello di qualità rappresenta
uno dei settori strategici per
Occorre avere finalmente, la consapevolezza che il turismo,
rappresenta una concreta ed immediata risorsa economica per
In tale ambito, le azioni di governo regionale, dovranno essere rivolte a mettere in rete gli operatori del settore, al fine di comprendere le loro necessità, sia in termini di marketing che ai fini della ricerca di professionalità adeguate al mercato. Occorre incentivare, quindi, i soggetti e le imprese private, a nuove forme di collaborazione in grado di fare sistema.
Tali iniziative andranno opportunamente incoraggiate, perché consentono di ascoltare le esigenze effettive per la promozione de! turismo e di definire con chiarezza la vocazione turistica dei diversi territori.
In quest'ottica, il sostegno della Regione andrà indirizzato ai singoli, ma anche alle strutture associate tra privati (consorzi, associazioni di promozione, strutture comuni per l'erogazione di servizi a favore dei turisti, ecc.).
Sul piano del sostegno ai privati, sembra opportuno indirizzare le politiche pubbliche regionali ad un incremento dei "posti letto" ed in particolare in quei territori, in cui è ormai da tempo accertato, che occorre colmare un gap anche ventennale.
E' altresì, necessario, stimolare l'erogazione di servizi innovativi a favore dei turisti, come detto anche in forma aggregata tra imprese, ad esempio tour organizzati, prenotazioni online, grandi eventi, cura della persona (wellness).
Occorre essere consapevoli, infatti, che le aziende turistiche, trovano redditività, solo se riescono ad allungare significativamente la stagione e il tasso di occupazione delle camere, perché stagioni troppo brevi, concentrate solo nei mesi di luglio ed agosto, rendono difficile la sopravvivenza di tali aziende.
Infine, il turismo si deve integrare all'agricoltura e alla
cultura, e deve disporre delle necessarie infrastrutture per conquistare
vantaggio competitivo rispetto alle altre offerte di sistemi concorrenti:
Grecia, Spagna, ma anche molte regioni italiane, ed in particolare
Arte e cultura
Senza dimenticare gli edifici sacri e le strutture residenziali che, nei secoli, hanno impreziosito città e borghi.
Dalla premessa ne discende che un programma di Governo della Regione riguardante il tema dei beni e delle attività culturali deve articolarsi su molteplici piani operativi.
Innanzi tutto, un'azione di recupero e di conservazione del
"bene culturale"; il che significa particolare attenzione alla voce
"archivi, biblioteche e musei". Che per
In questo specifico contesto, va tenuto presente che, spesso, i nostri beni si presentano in condizioni di conservazione piuttosto, o molto, precarie. E poiché, esigenza primaria di un Governo attento al settore, è quella che niente vada perduto, più ancora di quanto già non sia accaduto in passato, a tale scopo si ritiene indispensabile la costituzione di Centri Specializzati per le differenti forme di restauro.
L'azione successiva deve essere quella della valorizzazione del bene culturale.
E s'intende farlo in maniera diversa da come si è operato fin qui, puntando su alcuni temi specifici, da dotare di adeguate disponibilità finanziarie, e chiamando al coinvolgimento tutti quei soggetti operatori del settore che, dando garanzia di consapevolezza, di serietà e di continuità, possano positivamente concorrere al raggiungimento delle prefissate finalità.
In particolare, si ritiene necessario e si assume come parte integrante del programma:
la promozione della conoscenza dei beni culturali calabresi, sia per coloro che sono presenti all'interno del territorio regionale e sia per quanti provengano dall'esterno; quindi: organizzazione di mostre di ampio respiro, tenuta di convegni su argomenti che richiamino l'attenzione generale sulla specificità e unicità di quei beni;
l’incentivazione della movimentazione dell'utenza: il Calabrese conosce molto poco la sua Terra, e bisogna indurlo a colmare questa incredibile lacuna! Un modo particolare di rispondere a tale esigenza, attraverso cui si ritiene che si potranno ottenere risultati interessanti, e sul quale si è fermata la nostra attenzione, passa attraverso il recupero delle cosiddette “ferrovie dimenticate”, cioè di quei tratti di ferrovia a scartamento ridotto che, penetrando profondamente nelle aree meno accessibili del territorio, ne consentirà la frequentazione e la valorizzazione;
grandissima importanza si attribuisce all'utilizzazione articolata delle opportunità finanziarie che possono essere offerte dalla Comunità internazionale.
Ciò significa puntare decisamente al coinvolgimento delle realtà culturali calabresi in progetti nazionali, europei, mondiali.
E quindi:
promozione della ricerca scientifica e documentale, specialmente attraverso l'istituzione di borse di studio e master anche pluriennali;
agevolazione della produzione di materiale documentario, anche promuovendo una editoria minore specialistica,
messa a regime della catalogazione generale dei beni culturali calabresi;
costituzione della Sovrintendenza ai Beni Librari, competenza affidata alle Regioni e non attuata dalla precedente gestione. Il che significa, innanzitutto, messa in rete delle presenze librarie esistenti in tutte le biblioteche della regione;
esigenza fondamentale, se si vuole veramente realizzare un circuito virtuoso di conoscenza, che comprenda anche studiosi e ricercatori nazionali e internazionali;
concetto che, allargato all'intera tematica, porta alla realizzazione di specifici strumenti di appoggio mediatico per la diffusione della conoscenza della realtà culturale calabrese;
tutto questo con l'imprescindibile coinvolgimento dell'Associazionismo e del Volontariato Culturale calabrese.
Parte importantissima di tale settore sono le testimonianze artistiche conservate nelle innumerevoli chiese e nei palazzi signorili distribuiti su tutto il territorio regionale, che vanno monitorate e fatte oggetto di progetti specifici di recupero e conservazione.
Una particolare, nuova attenzione andrà rivolta ai filoni artistici ed architettonici che nel corso dei secoli hanno attraversato ed impreziosito la nostra regione, ma che sono, per la grandissima parte, affatto noti, pur rappresentando momenti importanti nella Storia dell'Arte italiana. Progetti specifici andranno predisposti, per consentire alla Calabria di occupare con assoluta dignità il posto che i suoi artisti le hanno meritato.
Così cose,
Il che comporta l'impegno per:
la valorizzazione di queste tradizioni, quali si presentano attraverso espressioni sacre e profane;
la conservazione genuina dei nostri costumi e delle nostre più autentiche usanze, che vuol dire promozione della qualificazione artistica dei Gruppi Folkloristici;
una particolare cura della tradizione musicale, da quella autenticamente popolare a quella raffinata dei nostri grandi compositori, grazie anche all'importante ruolo che in materia svolgono i Conservatori Musicali calabresi;
la promozione dell'artigianato artistico, che da sempre è un vanto della nostra regione, e che può offrire eccezionali sbocchi occupazionali e commerciali;
la creazione di specifici, appositi, curati circuiti di Turismo Culturale legato a queste tradizioni, che consenta la migliore conoscenza della vera Calabria;
la promozione della produzione d'Arte, con attenzione particolare all'attività degli Istituti Artistici e delle Accademie di Belle Arti esistenti nella Regione, da considerare momento e occasione propositiva per i tanti giovani che li frequentano;
la valorizzazione delle tradizioni enogastronomiche locali, intese come testimonianza della capacità di un Popolo di restare legato a tutto quello che fa parte della sua Storia, ma anche come porta per una micro-imprenditorialità diffusa che contribuisca alla creazione di nuove, importanti occasioni di lavoro.
In una logica fondamentale di coinvolgimento generale di tutte le forze endogene esistenti nella Regione, trova specifica collocazione ed attenzione, infine, nel contesto di quanto precede, il sostegno attento ed articolato delle Pro Loco, che vanno viste quale interpreti sicure di questo settore della promozione dei beni culturali calabresi.
Governance e
società dell’informazione
Governance
Il piano di rientro sanitario per recuperare ingenti deficit e la bassa percentuale di attivazione del livello di spesa dei fondi comunitari (è previsto l'automatico disimpegno delle risorse al 31.12.2010), impongono una attenta opera di razionalizzazione della spesa regionale.
Per ridurre e riqualificare la spesa regionale bisogna adottare politiche di bilancio che perseguono obiettivi specifici quali:
la stabilizzazione in termini reali della spesa di funzionamento e del personale;
a la stabilizzazione dell'indebitamento;
l'equilibrio della spesa sanitaria;
l'allocazione selettiva delle risorse disponibili;
a il recupero di risorse mediante la valorizzazione degli asset (beni patrimoniali e immobili) non pienamente utilizzati.
la verifica degli swap che
Sul fronte delle entrate, nonostante il contesto di finanza locale fortemente spinto sul versante del riconoscimento di una maggiore autonomia impositiva, si assicurerà l'invarianza della pressione tributaria al fine di non appesantire la già difficile condizione di vita dei nuclei familiari a reddito medio-basso.
Gli obiettivi principali della politica fiscale regionale sono pertanto i seguenti:
semplificazione della legislazione fiscale regionale;
utilizzo della manovra fiscale come strumento di sviluppo per imprese e lavoro;
adozione di misure di sostegno per le famiglie titolari di reddito medio-bassi;
assistenza e sostegno ai contribuenti calabresi attraverso la valorizzazione del ruolo del Garante;
potenziamento dell'informazione sulle entrate tributarie regionali, nonché sul loro utilizzo.
Il cambiamento della Regione Calabria non potrà che partire dalla riforma della macchina amministrativa, e dei sistemi decisionali, degli uffici e delle numerose aziende in cui si svolge il governo regionale.
L'organizzazione della regione è caratterizzata da molteplici livelli decisionali che andranno adeguatamente ponderati rivedendo in forma organica la mission dei dipartimenti e la utilità funzionale delle unità organizzative di primo e di secondo livello, promuovendo accorpamenti e razionalizzazioni per lo snellimento e semplificazione delle procedure e sulla base degli effettivi carichi di lavoro.
Occorre che si affermi il principio di porre il cittadino-utente-contribuente al centro dell'attenzione dell'intervento pubblico, abbandonando la logica del potere fine a sé stesso, che sovente privilegia pochi, invece della moltitudine.
Il programma di governo prevede, pertanto, il recepimento della riforma Brunetta riformando l'attuale sistema dei controlli interni unitamente all'introducendo una nuova metodologia di valutazione della dirigenza che prevede, tra l'altro, gli strumenti di incentivazione per premiare in maniera selettiva il merito e le professionalità dirigenziali ed a favore dei percorsi virtuosi adottati dalle aziende e dai singoli uffici.
Le scelte organizzative dovranno, inoltre, portare a dare autonomia alle agenzie e agli enti strumentali regionali, in un quadro che miri alla loro semplificazione e integrazione, per renderli responsabili di specifici obiettivi anche a supporto delle autonomie locali. Le agenzie devono operare in aderenza al principio di sussidiarietà, ovvero per migliorare servizi o gestioni completamente defìcitarie sia sul piano dei risultati economici sia sul piano dei risultati sociali.
In tal direzione, occorre che siano decentrate molte attività ed i conseguenti interventi a favore delle Provincie, delle Città e dei piccoli Comuni, i quali possono assicurare maggiore efficacia nella realizzazione. In aderenza al principio di sussidiarietà, il mancato agire da parte di questi ultimi deve determinare l'attivazione dei poteri sostitutivi.
L'importanza di tali logiche è facilmente percepibile soprattutto in materia di protezione dai rischi ambientali ed idro-geologici: è evidente, infatti, che alcuni interventi da parte degli enti locali interessati possono preservare da situazioni- di rischio che, se non risolte tempestivamente, costituiscono serie minacce per l'intera collettività.
Il decentramento ai Comuni e la semplificazione della gestione operativa, finanziaria e amministrativa dei progetti, dovranno essere accompagnati da istanze di controllo e valutazione volte ad assicurare che gli interventi finanziati perseguano effettivamente gli obiettivi strategici prefissati, massimizzando il valore aggiunto e l'impatto di sviluppo.
Società' dell'informazione
E' improcrastinabile, per
La mancata e reiterata capacità di una "vision" e di una programmazione generale, da parte della Regione Calabria, si è trasformata - più semplicemente - in una formale trasposizione degli obiettivi già previsti dai propri Piani Operativi Regionali (2000-2006 e successivi) nelle misure dedicate allo sviluppo della Società dell'Informazione.
In particolare, i nuovi ed importanti obiettivi delle "Politiche Regionali", dovrebbero corrispondere a quelli che il Governo nazionale, in diverse fasi, si è prefissato come ambiti d'intervento prioritari su cui indirizzare gli investimenti:
1. Infrastrutture per la banda larga - uno tra gli obiettivi prioritari a livello nazionale e comunitario, in quanto pre-condizione necessaria rispetto ad altri interventi.
2. Semplificazione ed efficienza interna della PA - ovvero
quelle azioni per la predisposizione dei Servizi infrastrutturali per
3. Servizi in rete - servizi innovativi verso cittadini e imprese, dallo sviluppo del front-office multicanale, ai servizi sanitari, sistemi informativi per la gestione territoriale, monitoraggio ambientale, gestione mobilità/trasporti e relativi strumenti ecc., servizi per la competitività e l'innovazione delle imprese e i servizi per il lavoro (sia diretti ai cittadini che alle imprese).
4. Inclusione- e partecipazione - autenticazione e accesso sicuro ai servizi digitali (quali ad esempio la diffusione della Carta Regionale dei Servizi), di estensione e facilitazione dell'accesso ai servizi per i cittadini, di alfabetizzazione e formazione/risorse umane, di partecipazione attiva alle politiche pubbliche regionali.
Il Piano Regionale per lo sviluppo dell'Innovazione e della Società dell'Informazione, deve essere fondato sulla concezione "sistemi alla innovazione”, riconoscendo quindi un approccio strutturale.
Inoltre, considerato che "la tecnologia è di per sé inutile se non risponde od esigenze precise e ben identificate", la condizione indispensabile al successo della strategia regionale è il coinvolgimento della domanda nel processo decisionale (Enti Locali, PMI, organismi d'istruzione e di formazione, servizi commerciali, associazioni di cittadini).
Il "nuovo" approccio strategico della Regione
Calabria, nelle politiche per
- ridurre il "divario digitale" (cd. "digital divide") nel territorio regionale, ovvero per la diffusione dell'accesso alla banda larga - intesa come "come servizio universale" - da parte della popolazione e delle imprese;
- migliorare le infrastrutture informatiche e telematiche della Regione, al fine di rafforzare la cooperazione tra i servizi pubblici regionali e locali e tra i servizi nazionali e regionali ("interoperabilità tra le P.A”);
- digitalizzare e razionalizzare la struttura organizzativa regionale, nella prospettiva dell'e-government, anche al fine di valorizzare e motivare i dipendenti pubblici;
- usare Internet in modo intensivo, per migliorare la trasparenza e l'efficacia della Pubblica Amministrazione, in un'ottica di riduzione della spesa, oltre che per il coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale;
- puntare sullo sviluppo e sull'emersione delle capacità innovative delle piccole e medie imprese, nell'adozione delle nuove tecnologie;
- rafforzare e valorizzare i punti di forza esistenti delle imprese locali nel settore ICT, favorendo un approccio anche sui mercati nazionali ed internazionali;
- realizzare - attraverso la concentrazione di competenze, attrezzature scientifiche e dotazioni infrastrutturali - strutture di eccellenza idonee ad attrarre investimenti italiani e stranieri in settori produttivi caratterizzati da un'alta intensità di conoscenza e da un elevato potenziale di crescita;
- stimolare - anche attraverso strumenti di finanza innovativa - la creazione e lo sviluppo di nuove imprese basate sulle nuove tecnologie;
- riorientare la strategia scientifica e tecnologica dell'intervento pubblico a sostegno del potenziale innovativo della Regione, alla costruzione di competenze (con la conseguente riduzione del fenomeno di "skill shortage") ed al decollo di attività imprenditoriali, in settori dove la qualità del capitale umano sia determinante;
- promuovere una politica della domanda pubblica di beni "high tech" e/o servizi ad elevato contenuto tecnologico.
In questa prospettiva, le priorità programmatiche, avranno delle ricadute sul "Sistema Calabria", con riferimento a:
- impatto economico - mercato e occupazione;
- impatto sulla spesa pubblica - in un’ottica di riduzione dei costi;
- impatto sociale - in termini di soddisfazione dei bisogni e aspettative dei cittadini;
- ricadute degli investimenti di ricerca e sviluppo sotto forma di prodotto, processi e servizi ad elevata intensità tecnologica.
Art. 1
1. All’articolo 1, comma 6, della legge regionale 7 febbraio 2005, n. 1 è aggiunto il seguente comma:
6 bis. Nelle more dell'approvazione di una legge regionale che disciplini in forma specifica le modalità della supplenza del Consigliere regionale nominato Assessore, l'istituto della sospensione di diritto dall’incarico di Consigliere regionale, previsto dall'articolo 35, comma 4 bis, dello Statuto regionale, non trova applicazione.
Art. 2
1. La presente legge entra in vigore il giorno stesso a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Art. 1
1. Gli articoli 6 e 7 (quest'ultimo sostituito dall'articolo 27, comma 1 della legge regionale n. 8 del 26 febbraio 2010) della legge regionale n. 1 del 5 gennaio 2010, sono così sostituiti:
"L'entrata in vigore della legge regionale n. 35 del 19
ottobre 2009 e s.m.i. recante la denuncia, il deposito e l'autorizzazione di
interventi di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in
prospettiva sismica, è differita al giorno 1 gennaio
2. Nelle more dell'entrata in vigore della legge, continuano
ad applicarsi le norme previgenti ed in particolare la legge regionale 27
aprile 1998, n.