VIII legislatura
26.
Seduta di venerdì 10 novembre 2006
Presidenza del
Presidente Giuseppe Bova
PRESIDENTE
Non esistendo il numero legale la seduta è aggiornata di un’ora.
Gesuele VILASI, Segretario Questore
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Gesuele VILASI, Segretario Questore
Legge le interrogazioni e le mozioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
E’ pervenuta risposta scritta alle seguenti interrogazioni: n. 74 del 15.06.2006 a firma del consigliere Nucera; n. 84 del 17.07.2006 a firma del consigliere Dima; n. 87 del 19.07.2006, n. 90 del 01.08.2006, n. 93 a firma del consigliere Morelli; n. 94 del 04.08.2006 a firma del consigliere Sarra; n.101 del 21.09.2006 a firma dei consiglieri Pizzini e Gentile.
(Sono riportate in allegato)
Sono pervenuti dalle competenti Commissioni consiliari, dei provvedimenti dalle stesse licenziati così come da elenco non specifico, che dovranno far parte dell’ordine del giorno della odierna seduta, e quindi sottoposti all’esame del Consiglio, di cui propongo l’inserimento, immediatamente dopo gli atti dovuti per le elezioni poste all’ordine. Vi sono osservazioni? Nessuna osservazione, per cui pongo in votazione il loro inserimento all’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
Dispongo che venga portata in Aula l’urna per effettuare le votazioni previste.
Come da richiesta dei consiglieri Chiarella, Talarico, Gagliardi e altri ancora, immediatamente dopo l’espletamento delle funzioni elettorali, ci sarà un confronto serrato con l’approvazione di un dispositivo finale sulla situazione di straordinaria gravità sull’ordine pubblico, riguardante alcune aree calabresi a partire da Lamezia Terme, su cui è opportuno che il Consiglio discuta e si pronunci. A tal proposito c’è un ordine del giorno firmato praticamente da tutti i gruppi consiliari; vi è ancora una proposta di legge, composta da un articolo, a prima firma dell’assessore De Gaetano di cui propongo l’inserimento all’ordine del giorno immediatamente dopo i primi punti che avremo discusso.
(Il Consiglio approva)
Onorevole Pacenza, le chiedo scusa, siccome stavamo votando, non ho capito cosa mi stesse chiedendo.
Prego, ha facoltà di intervenire.
Grazie, Presidente, da parte di tutti si riconosce l’opportunità di porre al primo punto degli argomenti in esame oggi, in via del tutto eccezionale per la straordinarietà delle vicende successe in queste ultime settimane, un ordine del giorno sulle questioni della mafia e della sicurezza alla luce di quanto si è verificato a Crotone, Lamezia Terme e Vibo Valentia.
Si era avvertita la necessità di far fare un passaggio tramite una apposita riunione, con i capigruppo del Consiglio regionale per dare loro una informativa in tal senso. Adesso le chiedo se è possibile sospendere i lavori per un quarto d’ora, venti minuti, per dare la possibilità ai gruppi di leggere preventivamente il testo prima di sottoporlo alla valutazione dell’Aula.
Siccome non c’è stato modo all’attenzione di tutti i capigruppo il testo dell’ordine del giorno, è prassi normale e giusta che ogni gruppo possa venire preventivamente a conoscenza del testo del documento su cui ragioniamo.
PRESIDENTE
Prima del pronunciamento, chiamo i capigruppo al banco perché debbo dare una informazione specifica in maniera che ci aiutiamo in questo lavoro.
(I capigruppo si portano al banco della Presidenza)
C’è una sospensione tecnica per esaminare un ordine del giorno unitario che sarà conclusivo della discussione che ci sarà da qui a poco. La seduta è momentaneamente sospesa. Riprenderà intorno alle 13.
Prego i consiglieri di prendere posto.
Avevamo sospeso i lavori convenendo con chi ce lo aveva richiesto di consentire ai capigruppo e alle componenti politiche del Gruppo misto di effettuare una riunione, che è stata proficua.
Ho qui un ordine del giorno firmato da tutti alla unanimità. Stiamo facendo delle copie perché i colleghi ne abbiano contezza, intanto, in attesa del loro arrivo do lettura del testo.
L’ordine del giorno che sto per leggere si riferisce all’escalation di attentati che anche nella fase recente hanno riguardato molte realtà a partire dall’area del Lametino e di Lamezia Terme, che sottolineano come era giusta l’analisi di considerare la nostra regione emergenza nazionale e rispetto a cui è stato licenziato – lo ribadisco – da tutti i gruppi presenti in Consiglio e dalle componenti politiche, un ordine del giorno.
Se c’è il clima adatto – se i colleghi mi consentono – io darei lettura all’ordine del giorno in attesa che arrivino le copie. Posso?
“Il Consiglio regionale della Calabria, riunito oggi 10 novembre 2006, rilevato il preoccupante clima di aggressione alle istituzioni regionali e locali, alle forze imprenditoriali e sociali, alla società civile calabrese tutta, determinato da inusitate e reiterate gravissime azioni criminali condotte dalle "‘ndrine" in molte parti della Calabria: da Lamezia Terme a Vibo Valentia, da Crotone alla Locride;visto l’ordine del giorno votato da questa Assemblea in conclusione della seduta straordinaria del 12 ottobre scorso attraverso il quale è stato assunto l’impegno da perseguire, anche attraverso la stipula di uno specifico accordo di programma quadro col Governo nazionale, di destinare fondi aggiuntivi necessari a dotare la magistratura e gli altri organi inquirenti in Calabria di tutte le risorse necessarie ad affrontare con la massima efficacia le forze eversive della ‘ndrangheta;visto, inoltre, il piano per la sicurezza di Napoli e provincia sottoscritto nella sede della Prefettura di Napoli il 3 novembre scorso dal ministro dell’Interno e dai rappresentanti delle istituzioni locali attraverso cui sono state evidenziate una serie di misure per contrastare l’emergenza criminalità nella città di Napoli e provincia: dal rafforzamento e riorganizzazione permanente dell’attività di controllo del territorio ed investigativa; a progetti di qualificazione urbana, dall’illuminazione alla videosorveglianza; all’aumento del numero complessivo degli agenti nelle strade; all’attivazione di una forza di reazione rapida per operazioni “straordinarie e mirate”; all’avvio di nuovi presidi sul territorio; al potenziamento delle indagini per contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale con la previsione di un piano speciale per sequestri e confische dei patrimoni accumulati dalle cosche; attraverso la fissazione, infine, di apposite verifiche semestrali in ordine allo stato di attuazione del Piano;
considerato che anche la Regione Calabria in particolare per le aree di crisi sopraricordate nelle quali ogni giorno più alta è l’escalation di efferate azioni criminose e mafiose poste in essere dalle cosche locali, occorre avviare analogo sinergico e straordinario impegno per la sicurezza e la legalità, di concerto con il Governo nazionale e gli enti locali sub-regionali;
per questi motivi si impegna il Consiglio ed il suo Presidente, la Giunta ed il suo Presidente ad avviare immediatamente un confronto serrato col Governo nazionale e col vertice del Ministero degli Interni anche attraverso il pieno coinvolgimento degli enti locali sub regionali interessati che consenta di giungere a pattuire e concretizzare nel più breve tempo possibile un analogo piano per la sicurezza nella Regione Calabria da attivarsi prioritariamente in quelle aree della regione in atto più esposte all’attacco criminale;
si impegna, altresì, il Consiglio ed il suo Presidente, la Giunta ed il suo Presidente in una logica di collaborazione rafforzata anche di tipo finanziario in materia di sicurezza ed ordine pubblico tra i diversi livelli di Governo nazionale, regionale e locale, ad assumere tutti gli impegni economici e finanziari a carico del bilancio regionale connessi e conseguenti alla stipula di un siffatto piano straordinario al fine di sostenere anche con adeguate risorse regionali un significativo concorso agli impegni che si auspica il Governo nazionale intenda rapidamente assumere, a partire dalla realtà di Lamezia Terme e di Locri per estendersi a tutte le aree colpite dalla criminalità organizzata”.
E’ firmato da tutti i gruppi e dalle componenti politiche.
Questo è l’ordine del giorno. Se non ci sono interventi, come mi è sembrato, lo sottopongo alla votazione.
(Il Consiglio
approva alla unanimità)
Ha chiesto di parlare l’onorevole Racco. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, al fine di avviare proficuamente la discussione in Consiglio sugli assetti e sui punti all’ordine del giorno io propongo una inversione dell’ordine del giorno, passando al primo punto l’elezione del Presidente della seconda Commissione, per accelerare la definizione di questa Presidenza legata anche alla contingenza della sessione di bilancio che si apre e alla necessità di dare una organicità al lavoro che da qui a fine anno il Consiglio regionale dovrà fare.
Lo spostamento del primo punto, quello dell’elezione del Segretario Questore, a dopo la proposta di legge sull’urbanistica, al punto sei. Perché anche lì abbiamo la necessità di accelerare la discussione visti gli impegni di carattere politico che anche l’assessore oggi ha.
Quindi se è possibile accelerare vista la necessità di qualificare il lavoro del Consiglio regionale, propongo lo spostamento del punto 1 al punto 6.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Io ho ascoltato il collega Racco, Presidente, che rivolge una rispettosa istanza di modifica di un punto posto all’ordine del giorno di oggi.
Apparentemente può sembrare una cosa normale, ma io non riesco più a leggere i contenuti della normalità su una proposta di questo tipo nel momento in cui c’è un balletto di numeri. Il punto 2 va al punto 1, il punto 1 va al punto 7, il punto 7 va al punto 9. Ma noi, Presidente, e nessuno ci può accusare di aver sostenuto una tesi diversa, abbiamo chiuso i lavori della scorsa seduta di Consiglio regionale con un’azione di vibrata protesta proprio perché non si procedeva a dare piena attuazione e piena soddisfazione a quello che è il completamento degli organi istituzionali della istituzione regionale nel suo complesso, quindi del Consiglio regionale.
Ora c’è un calendario bene o male varato dalla stessa maggioranza. L’ordine del giorno non è stato scritto dalla minoranza o dai consiglieri ma dal Presidente, d’accordo e condiviso dai capigruppo.
Io non vedo la necessità né la sento come un fatto importante al punto da dover modificarne la procedura ordinaria così come lei l’ha indicata in questa convocazione, né di spostare il primo punto che riguarda l’elezione del Vicepresidente - quanti Vicepresidenti in questa legislatura abbiamo eletto in poco tempo – né quello di spostare il punto secondo ad altra postazione. Né quello di dover discutere un punto importante come quello indicato al punto 6 come un qualcosa di residuale oppure le linee guida sulla legge urbanistica come un qualcosa di urgente da porre sul tappeto perché qualcuno ha degli impegni.
Le linee guida sono una materia importante e fondamentale della nostra Regione, che dobbiamo affrontare e discutere con grande riflessione e pacatezza in un confronto dialettico su linee strategiche che poniamo ai nostri territori in una visione integrata, perché ci sono degli elementi di integrazione alle linee guida nel suo complesso e noi abbiamo il dovere di affrontarle in Aula senza essere spinti dalla voglia di voler approvare presto e subito.
Questa teoria e questa filosofia del “presto e subito” la dobbiamo cancellare da questo Consiglio regionale per dare veramente la dritta dovuta all’attività dei lavori di questa Assemblea, altrimenti vivremo in una perenne emergenza, in un perenne “presto e subito”, viviamo in una condizione di provvisorietà che non rende tranquilli i lavori nel complesso ma non rende tranquilla la maggioranza perché dietro tutto questo la verità è che non c’è un rapporto di fiducia al suo interno. Perché la verità è che nella maggioranza non c’è un accordo che possa proseguire e portare a compimento le nomine come previsto.
Perché la verità è che in questo accordo, che voi pensate di fare proprio per questa mancanza di fiducia reciproca che c’è tra di voi, cercate di guardarvi l’uno con l’altro.
Noi siamo contrari a questa inversione dell’ordine del giorno e siamo per rispettare l’elenco così come è stato stilato e comunicato ai consiglieri.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Sculco. Ne ha facoltà.
Presidente, noi esprimiamo una diversa valutazione rispetto a quella formulata dal consigliere Racco. Siamo, infatti, della opinione che bisogna procedere secondo l’ordine del giorno previsto dal Consiglio.
E non lo diciamo per le ragioni poc’anzi indicate dal collega Nucera perché non riteniamo queste questioni di grande rilievo per cui il Consiglio debba soprassedere ancora una volta su assetti che riguardano le nomine, essendo tali questioni – tra l’altro – tutte interne al Consiglio, di non straordinario rilievo per l’opinione pubblica calabrese.
Faremmo meglio a procedere, invece, secondo quanto previsto dalla convocazione ed adempiere perfettamente ai punti all’ordine del giorno.
Il Consiglio è sovrano per auto-determinarsi. Credo che questo non sia un evento straordinario ma assolutamente normale.
Non sottolineo, perché non è il caso, il fatto che questa nostra posizione non nasce magari da incomprensioni o da una difficoltà a realizzare la necessaria solidarietà all’interno della coalizione di centro-sinistra.
Credo che sia più opportuno procedere in questo senso e pertanto invito i colleghi del Consiglio ad attenersi a quello che è l’ordine del giorno previsto da questa seduta. Ovvero l’elezione del Segretario questore del Consiglio regionale e poi tutti gli altri punti, senza procedere ad una inversione dell’ordine del giorno come ha proposto il consigliere Racco.
PRESIDENTE
Si sono esauriti gli interventi, diciamo, contro. C’è spazio se lo si ritiene per un intervento a favore.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.
Presidente, il lavoro è stato istruito con unanime condivisione e siamo in un calendario di attività del Consiglio particolarmente impegnativo. Nel senso che da qui a qualche giorno comincerà già la discussione sulla sessione del bilancio prima per l’assestamento e poi per il bilancio di previsione 2007.
Unanimemente la stessa opposizione fino a qualche settimana fa, giustamente, sollecitava l’accelerazione di questo percorso, su questo terreno si è nelle condizioni, da qui a qualche minuto, di procedere all’elezione del Presidente della Commissione bilancio.
Per quanto riguarda, invece, l’altra proposta ci sono più legittime sollecitazioni nella discussione per quanto riguarda il Segretario questore e solo ed unicamente per un fatto ordinario, sapendo che la mancanza del Segretario questore non impedisce il funzionamento, cosa che avverrebbe invece per la seconda Commissione.
Oltretutto, siccome è una giornata di Consiglio anche particolare perché ci sono alcune formazioni politiche impegnate, abbiamo interrotto la discussione.
La proposta che fa il collega Racco non è quella di cancellare il primo punto ma di posporlo, di trasferirlo al punto 7. Solo questo, non ci sono altre osservazioni da fare perché proprio ci sono alcuni argomenti, riguardo i lavori del Consiglio che sono particolarmente impegnativi dal punto di vista amministrativo e legislativo.
PRESIDENTE
Pongo in votazione la proposta di inversione dell’ordine del giorno avanzata dall’onorevole Racco…
Roberto OCCHIUTO
Presidente, solo sulla modalità di voto…
(Interruzione)
chiedo che la votazione avvenga per appello nominale. Posso?
PRESIDENTE
L’ha già chiesto….
Roberto OCCHIUTO
Siccome, Presidente, mi pare che ci siano posizioni diverse all’interno della maggioranza, io le chiederei semplicemente di procedere al voto per appello nominale…
PRESIDENTE
Giusto, le regole lo consentono, lei e la minoranza valutate che è opportuno che ci sia una verifica di questo tipo, nulla osta, ovviamente. Fa parte del gioco istituzionale.
Prego, onorevole Vilasi, proceda con l’appello nominale.
Gesuele VILASI, Segretario Questore
Fa la chiama.
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione. Presenti e votanti 43, favorevoli 23, contrari 20.
La proposta è approvata.
(Il Consiglio
approva)
(Hanno votato sì i consiglieri Acri, Adamo, Amato, Borrello, Bova, Censore, Cherubino, Chiarella, Chieffallo, De Gaetano, Frasca, Guagliardi, Guerriero, La Rupa, Magarò, Pacenza, Racco, Serra, Stancato, Sulla, Tallini, Tripodi M., Tripodi P.; hanno votato no i consiglieri Abramo, Aiello P., Crea, Gallo, Gentile, Giamborino, Maiolo, Morelli, Naccari Carlizzi, Nicolò, Nucera, Occhiuto, Pizzini, Sarra, Sculco, Senatore, Stillitani, Talarico, Trematerra, Vilasi.)
Il primo punto all’ordine del giorno recita:
“Proposta di provvedimento amministrativo n. 163/8^ d’Ufficio, recante:
“Elezione del Presidente della seconda Commissione consiliare permanente in
sostituzione del consigliere Demetrio
Naccari Carlizzi, eletto Vicepresidente del Consiglio regionale”.
Si prepari l’urna per eleggere il Presidente della seconda Commissione.
Ai colleghi consiglieri - se mi ascoltano - sarà distribuito l’elenco dei nominativi componenti la seconda Commissione dal momento che il Presidente può essere eletto solo tra coloro che ne fanno parte.
Si distribuiscano l’elenco e la scheda di votazione.
(Interruzione)
Capisco che c’è una consultazione in atto, ma sulla base della presenza in Aula debbo chiamare gli scrutatori. Finito questo adempimento il punto immediatamente dopo è quello che riguarda l’Avis, onorevole Nucera.
Stamattina voi avete votato l’inserimento all’ordine del giorno dei punti licenziati nell’ultima riunione di Commissione. C’è un elenco aggiuntivo che non avete e che fra poco vi sarà dato.
Chiamo a svolgere le funzioni di scrutatori i due consiglieri più giovani, onorevoli Cherubino e Nicolò, che invito a portarsi al banco della Presidenza.
Gesuele VILASI, Segretario Questore
Fa la chiama.
Comunico l’esito della votazione per schede per l’elezione del Presidente della seconda Commissione consiliare permanente.
Presenti e votanti 43. Hanno riportato voti Chieffallo, 29; Sculco, 1. Schede bianche 13.
Pertanto proclamo eletto Presidente della seconda Commissione consiliare permanente l’onorevole Leopoldo Chieffallo.
(Applausi)
Chiedo che venga distribuito ai colleghi l’elenco dei provvedimenti che stamattina sono stati oggetto di inserimento all’ordine del giorno e che, peraltro, si intendevano già facenti parte in quanto l’ordine del giorno che avete ricevuto a domicilio recitava che sarebbero stati aggiunti tutti gli eventuali altri provvedimenti nel frattempo licenziati dalle Commissioni consiliari permanenti.
Stamattina il Consiglio ha espresso la volontà di mettere immediatamente in discussione i punti riguardanti le elezioni ed i progetti di legge di cui all’elenco distribuito.
Il primo progetto di legge, pertanto, è il numero 5 di iniziativa del
consigliere Nucera e della consigliera Frascà: “Riconoscimento e sostegno
all’associazione volontari del sangue”.
I due colleghi stamattina hanno presentato un emendamento interamente sostitutivo.
Lo chiarisco. I colleghi non correggono una virgola o quasi rispetto al progetto di legge approvato in Commissione e su cui c’è il parere della seconda. Secondo me hanno fatto un lavoro positivo nel senso che l’emendamento assume tutte le pieghe della sottolineatura regionale alle politiche a sostegno delle associazioni volontarie del sangue ed assieme all’Avis loro recuperano opportunamente il progetto, la proposta di legge che riguarda la Fidas.
Si passa
all’esame abbinato dei due progetti di legge.
Se brevemente
i colleghi vogliono illustrarlo, ne hanno facoltà. Prego, onorevole Nucera.
Presidente, unitamente alla collega Frascà abbiamo preso atto della necessità che c’è in Calabria, della forte domanda, purtroppo, – dobbiamo sottolinearlo – di sangue. Abbiamo di concerto lavorato attorno a questi due progetti di legge unificandoli in una sola proposta.
L’Avis e la Fidas sono due associazioni sorelle, dovremmo dire, entrambe si occupano della stessa materia, cioè della raccolta del sangue, dell’educazione all’uso del sangue, della tutela per la donazione del sangue, della diffusione del volontariato intorno a tutto ciò che può rappresentare una necessità – come dicevo prima – sempre più urgente e per soddisfare la quale la Calabria, anche in questo caso, dipende generalmente dalle altre regioni e qualche volta anche dall’estero.
Quindi garantire un po’ la sicurezza e la tranquillità attraverso un controllo adeguato ed approfondito, dare l’opportunità e la possibilità alle strutture pubbliche e private della nostra regione di poter avere una riserva ed una quantità di sangue sufficiente per il bisogno sanitario che la regione impone, diventa un fatto ineludibile.
Come lei accennava, abbiamo fuso questi due progetti di legge riconoscendo alle due benemerite associazioni che hanno valenza internazionale, è inutile che io mi soffermi a dire cosa sia l’Avis e la Fidas, per dare più efficacia a questa cultura nel complesso generale del rafforzamento e del potenziamento del sistema sanitario nella nostra regione.
E’ tutto qua, il progetto di legge ha avuto il parere positivo alla unanimità sia della seconda che della terza Commissione, ha una sua copertura finanziaria ben definita, il suo contenuto, come scorre, è abbastanza eloquente, per il resto ci rimettiamo un po’ alla valutazione del Consiglio. Grazie.
PRESIDENTE
Pongo in votazione la sostituzione del vecchio testo col nuovo emendamento.
(Il Consiglio
approva)
Sottopongo il nuovo testo alla approvazione.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 5.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 6.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge così come votata nei diversi articoli.
(Il Consiglio
approva)
(E’ riportata
in allegato)
Si passa al punto secondo all’ordine del giorno che recita: Proposta di provvedimento amministrativo n. 4/8^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Programma regionale per l’attività di forestazione e la gestione del patrimonio forestale indisponibile della Regione Calabria (art. 5 L.R. 20/92). Programma triennale 2003-2005 (delibera G.R. n. 197 dell’1.3.2005)”.
L’onorevole Sulla, relatore, si rimette alla relazione scritta.
Pongo in votazione la proposta di provvedimento amministrativo n. 4/8^.
(Il Consiglio
approva)
(E’ riportato
in allegato)
Il successivo punto all’ordine del giorno recita: Proposta di provvedimento amministrativo n. 6/8^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Arpacal – Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria. Approvazione piano annuale delle attività 2005 comprensivo del piano di azione (delibera G.R. n. 466 del 30.3.2005)”.
Il relatore si rimette alla relazione scritta.
Pongo in votazione la proposta di provvedimento amministrativo n. 6/8^.
(Il Consiglio
approva)
(E’ riportato
in allegato)
Il punto quattro all’ordine del giorno recita Proposta di provvedimento amministrativo n. 112/8^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Adesione della Regione Calabria alla rete degli enti locali e regionali (Recep), per l’attuazione della Convenzione europea del paesaggio – (Delibera G.R. 1089 del 5.12.2005)”.
Il relatore si rimette alla relazione scritta.
Pongo in votazione la proposta di provvedimento amministrativo n. 112/8^.
(Il Consiglio
approva)
(E’ riportato
in allegato)
Il punto 5 all’ordine del giorno recita Proposta di legge n. 106/8^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Liquidazione del Consorzio di bonifica della piana di Sibari e della Media Valle del Crati”.
Questa proposta di legge è stata approvata alla unanimità in Commissione.
Pongo in votazione l’articolato.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la proposta di legge n. 106/8^ nel suo complesso.
(Il Consiglio
approva)
(E’ riportata
in allegato)
Il prossimo punto all’ordine del giorno recita Proposta di provvedimento amministrativo n. 157/8^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Proposta di soppressione del Consorzio di bonifica della piana di Sibari e della Media Valle del Crati e ridelimitazione dei nuovi consorzi: osservazioni-controdeduzioni”.
L’onorevole Sulla si rifà alla relazione scritta.
Pertanto pongo in votazione la proposta di provvedimento amministrativo numero 157/8^
(Il Consiglio
approva)
(E’ riportato
in allegato)
Il prossimo punto all’ordine del giorno recita: Proposta di provvedimento amministrativo n. 182/8^, recante: “Bilancio di previsione dell’Ardis (Azienda regionale per il diritto allo studio universitario) di Reggio Calabria per l’anno finanziario 2006”.
Anche questa proposta di provvedimento è stata approvata in Commissione ed il relatore si rifà alla relazione scritta.
Pertanto pongo in votazione la proposta di provvedimento amministrativo n. 182/8^.
(Il Consiglio
approva)
(E’ riportato
in allegato)
Il prossimo punto all’ordine del giorno recita: Progetto di legge n. 149/8^, recante: “Integrazione alla legge regionale n. 20/2003”.
Il primo firmatario di questa legge è l’onorevole De Gaetano, poi Sarra, Nucera, Vilasi, Frascà, Gentile…
Il progetto di legge si illustra da sé.
Poiché trattasi di articolo unico, pongo in votazione il progetto di legge numero 149/8^ nel suo complesso.
(Il Consiglio
approva)
(E’ riportata
in allegato)
Vi è la richiesta di inserimento di un ordine del giorno, firmato da tutti i consiglieri, riguardante gli ex lavoratori trasporti della ditta Saja di Reggio Calabria, attraverso il quale si chiede che si lavori affinché si giunga ad una soluzione positiva della vicenda che interessa appunto questi lavoratori.
Pongo in votazione l’inserimento all’ordine del giorno.
(Il Consiglio
approva)
Pongo in votazione l’ordine del giorno.
(Il Consiglio
approva)
(E’ riportato in
allegato)
Torniamo ora all’ordine del giorno originario il cui primo punto riguarda le cosiddette linee guida.
Prego, onorevole Sulla.
Presidente, io chiedo, se è possibile l’inversione di questi due punti all’ordine del giorno, che sono successivi, perché ritengo che per un refuso nella stesura dell’elenco degli argomenti, sono state messe prima le linee guida e poi la legge urbanistica.
Penso sia opportuno fare il contrario.
Poi chiedo di poter fare una relazione che affronti tutti e due i punti e poi procedere nella votazione in modo separato. Se siamo d’accordo.
Ci sono osservazioni sul discutere prima le modifiche e dopo le linee guida? Nessuna.
Pongo in votazione la richiesta dell’onorevole Sulla.
(Il Consiglio
approva)
PRESIDENTE
Prego, onorevole Sulla, può svolgere la relazione su tutte e due i provvedimenti.
I due provvedimenti che ci apprestiamo a trattare riguardano modifiche, integrazioni ed aggiornamenti alla Legge urbanistica numero 19/2002 che è stata approvata con delibera di Giunta n. 55 del 30 gennaio 2006, e Linee guida di attuazione della legge 19/2002 - ecco perché ne chiedevo l’inversione -, approvati con delibera di Giunta numero 1 del 16 gennaio 2006.
Ho chiesto al Presidente di trattarle contemporaneamente per ovvie ragioni. Esse, infatti, si configurano strettamente collegate ed interconnesse, per cui, anche se la votazione riguarderà le due proposte in maniera separata, penso che la discussione possa svolgersi in modo unitario.
L'iter che come Commissione abbiamo scelto per l'esame dei due provvedimenti penso sia stato corretto e fortemente finalizzato a dare un'adeguata informazione non solo ai componenti della quarta Commissione ma a tutti i consiglieri regionali.
Vorrei ricordare i passaggi principali che abbiamo seguito.
Il 9 febbraio del 2006 vi è stata la convocazione di una seduta straordinaria della Commissione alla quale abbiamo invitato a partecipare tutti i consiglieri regionali anche esterni alla stessa, per discutere, confrontarsi e chiedere chiarimenti con il gruppo di lavoro che ha redatto le Linee Guida ed ha lavorato alle modifiche ed integrazioni alla Legge n.19. Il gruppo di lavoro ha illustrato sufficientemente tutte le questioni, formali e sostanziali alla base dei testi licenziati dalla Giunta stessa.
Ho ritenuto giusto seguire questo percorso per andare incontro alle esigenze di tutti i consiglieri regionali e di quelli che compongono la Commissione per affrontare meglio argomenti a carattere squisitamente tecnico.
Il 16 febbraio 2006, abbiamo organizzato una seconda giornata per continuare l'azione di confronto e di approfondimento, acquisendo i pareri ed i punti di vista dei soggetti interessati alla materia, ad iniziare da quelli istituzionalmente preposti alla gestione e al governo del territorio.
Abbiamo così acquisito l'audizione, oltre che dell'assessore Michelangelo Tripodi, anche delle Amministrazioni provinciali, dell'Anci, dell'Uncem, della Lega delle autonomie locali, degli Ordini professionali (architetti, ingegneri, geologi, agronomi, geometri), dell'Ance.
Siamo così riusciti - e permettetemi di dirlo con un po' di orgoglio personale, esteso a tutta la Commissione che presiedo - ad esprimerci su due provvedimenti di questa portata e complessità nell'arco di solo sei mesi, nonostante la lunga pausa elettorale, che non poco ha influito sull'andamento dei lavori ad ogni livello istituzionale.
Vorrei sottolineare questo passaggio, non per farne motivo di vanto, ma per rispondere a qualche ingenerosa considerazione su ipotetici ritardi che avremmo accumulato in questa vicenda. Per quanto ci riguarda, appunto, non abbiamo perso un solo giorno, consapevoli dell'importanza degli argomenti trattati.
Tempi tanto contenuti per una materia così complessa e per di più in coincidenza con una troppo lunga pausa elettorale, ma anche la totale presenza dei componenti di maggioranza in Commissione ed il voto finale unanime, ci permettono di poter affermare che, fino a questo momento, non abbiamo intravisto nemici e nemmeno avversari – come qualcuno ha voluto sottolineare in modo sbagliato - a questi provvedimenti, con volontà di rallentarne il suo percorso, per così come mi è capitato di dover leggere anche nell’ultimo periodo.
Al contrario non ho perso occasione per ringraziare tutti per aver consentito lo svolgimento di un lavoro così rapido e ordinato e in primo luogo il Presidente del Consiglio, onorevole Bova, che ci ha consentito, come lei sa, di tenere anche in deroga del calendario le Commissioni anche in presenza della sessione di bilancio.
Questo a ulteriore testimonianza della volontà del Consiglio di pervenire ad un risultato così importante.
Forse i ritardi vanno rintracciati nella ricostruzione generale dell'iter che ha riguardato le Linee guida.
A tal proposito voglio brevemente ricordare la vicenda che ha caratterizzato l'approvazione delle Linee guida, sin dal varo della Legge urbanistica nel 2002. Questo non per rispolverare ormai inutili polemiche, ma per uno spirito doveroso d'informazione completa da fornire a questo Consiglio.
Il comma 5 dell'art. 17 della legge regionale n. 19 sancisce che la Giunta regionale avrebbe dovuto approvare le Linee guida entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge. Ciò sappiamo che non è avvenuto.
Si è pervenuti all'approvazione di un elaborato di Linee guida, proposto dall'allora assessore all'Urbanistica avvocato Mirigliani, tra mille polemiche, 1'11 gennaio 2005, cioè con oltre due anni di ritardo.
Questo provvedimento venne impugnato davanti al Tar da tutte le Amministrazioni provinciali e dagli stessi Ordini professionali. Le Amministrazioni provinciali, oltre a contestare alcuni contenuti impositivi presenti nella proposta di Giunta, parlavano di “scorrettezza istituzionale” e reclamavano più “partecipazione e spirito di collaborazione” da parte della Regione.
Evidentemente si era disattesa tutta una fase di concertazione e di ascolto con il territorio che aveva portato ad un clima non sereno e soprattutto all'elaborazione di un provvedimento affrettato ed inadeguato alla portata del cambiamento che la Legge urbanistica aveva affermato.
Quella delibera è stata revocata dall'attuale Giunta regionale con provvedimento del 6 giugno 2005. A meno di un mese dal suo insediamento la nuova Giunta ha quindi riavviato un processo di elaborazione tenendo conto di tutte le necessità che la legge imponeva e soprattutto delle azioni finalizzate a coinvolgere gli enti e gli operatori interessati.
Il 23 settembre 2005 si sottoscriveva così il protocollo d'intesa “Un Patto per il governo del territorio” con le 5 province e l’Anci per come stabiliva il comma 5 dell'art. 17 che, ho prima richiamato.
Il 22 novembre la Giunta regionale approvava la delibera per l'elaborazione del “Quadro territoriale regionale con valenza di piano paesaggistico”, su cui tornerò più avanti. Questo costituisce un adempimento prioritario e improrogabile per la concreta attuazione dei principi della legge 19/2002.
Possiamo dire, quindi, che si è ripristinato un metodo che, oltre ad essere imposto dalla legge, tiene conto dei presupposti di partecipazione e di ascolto del territorio, come contributo ed arricchimento necessario per un provvedimento dalle ricadute territoriali enormi.
Di questo bisogna dare atto all'assessore regionale all'Urbanistica, onorevole Michelangelo Tripodi, sull'impegno e la capacità che ha messo nel portare avanti questo obiettivo al centro delle dichiarazioni programmatiche della maggioranza che governa oggi la Calabria.
Dopo tutta questa fase di ascolto, di approfondimento e di adeguamento dei contenuti, spetta adesso al Consiglio esprimersi e dare il proprio contributo.
Inutile dire che occorre affrettare i tempi, dare priorità ad una legge già approvata nel 2002 che non ha ancora prodotto alcun risultato concreto.
Dopo i toni entusiastici degli anni passati, a seguito dell'approvazione della legge, non dobbiamo cadere in una situazione dai contorni “gattopardeschi”, e cioè che abbiamo cambiato tutto per non cambiare nulla, ritardi in questa materia rappresentano “un lusso” che la Calabria non può in alcun modo permettersi. C’è l'urgente necessità di trasmettere al territorio ed ai cittadini il senso della fiducia e della responsabilità, nell'applicare una legge che non può rimanere sulla carta.
Abbiamo il diritto e anche il dovere di proporre tutti i miglioramenti possibili, tutti gli adeguamenti necessari, ma senza perdere mai di vista l'obiettivo prioritario di dotare la Regione di uno strumento attuativo capace di incidere positivamente sul territorio, consapevoli che questo per noi significa da un lato salvaguardare le risorse territoriali, storiche e paesaggistiche e dall'altro valorizzarle all'interno del processo di sviluppo futuro della Calabria.
Mentre noi discutiamo, il territorio continua ad essere sottoposto alle trasformazioni, spesso incontrollate, e spesso cause di catastrofi e tragedie, vedi quella recente di Vibo Valentia.
Non dobbiamo mai perdere di vista tutto questo; penso che dobbiamo agire, consapevoli che sono nostri il dovere e la responsabilità di coinvolgere, e ancora di più, di fornire strumenti agli enti locali, alle Province ed in particolare ai Comuni per una decisa azione di risanamento territoriale e di pianificazione dello sviluppo.
Forti di queste convinzioni penso che possiamo passare alla trattazione delle proposte.
Insieme alle Linee guida noi oggi siamo chiamati ad approvare alcune modifiche alla legge urbanistica numero 19.
Permettetemi di sottolineare in maniera veramente sincera e convinta, che l'approvazione di questa legge nel 2002 ha rappresentato un momento alto del Consiglio regionale della Calabria, di cui non facevo ancora parte.
Dopo anni di ritardi politici e - direi - culturali, il Consiglio regionale ha saputo emanare, con spirito unitario e di grande responsabilità, una legge moderna ed avanzata ormai riconosciuta sul piano scientifico da più parti.
Il Consiglio ha saputo, cioè, unitariamente coprire un vuoto - non ci dimentichiamo che altre regioni più avanzate sono alla terza o alla quarta e anche oltre, generazione di legislazione urbanistica - superando i ruoli contrapposti di maggioranza e opposizione e ritrovando una positività salutare per il territorio e la regione.
Oggi, penso che con lo stesso spirito unitario e responsabile, dobbiamo apportare alcune modifiche proposte dalla Giunta e dalla Commissione che ha raccolto suggerimenti oltre che degli onorevoli consiglieri, anche degli Enti durante le audizioni.
Quattro anni di distanza dall'approvazione sono sufficienti per apportare adeguamenti e piccoli cambiamenti verificati sul campo.
In particolare e sinteticamente, come avrete già potuto constatare, si tratta di adeguamenti necessari anche alla luce di cambiamenti avvenuti in questi anni dall'approvazione della legge stessa e cioè dal 2002.
Nuove emanazioni come la legge 42 del 2004, il cosiddetto Codice Urbani e poi Buttiglione; di puntualizzazioni che riguardano sviste o refusi individuati nel testo originario; di adeguamenti proposti da diversi soggetti, scaturiti dagli approfondimenti e dai confronti di questi anni con le Province, con gli Ordini professionali, con le Associazioni dei costruttori.
Senza tornare sui principi importanti e generali della legge, vorrei sottolineare solo alcuni articoli che si presentano migliorativi e rafforzativi dei cambiamenti sanciti dalla legge originaria.
In particolare le aggiunte all'articolo 9 estendono la partecipazione a tutti gli ordini professionali, alle associazioni sindacali ed ambientaliste nel nucleo di valutazione urbanistico-territoriale.
L'articolo 17 bis inserisce i Piani paesaggistici d'ambito che la regione s'impegna a redigere come indirizzo nelle aree di particolare pregio ambientale e paesaggistico della Calabria.
L'articolo 20 bis inserisce la possibilità di servirsi del Piano strutturale in forma associata. Ciò ha una forte rilevanza, laddove si potrebbe riuscire a superare particolarismi e divisioni talvolta inutili, soprattutto in territori dove spesso è difficile individuare le linee di confine tra zone urbanizzate di diversi paesi o dove gli interessi economici, produttivi, culturali potrebbero essere simili a più centri urbani.
L'articolo 48 pone l'accento sulla qualità degli interventi che si andranno a realizzare nei centri storici della regione, attraverso la messa a punto di un apposito disciplinare per gli interventi di recupero. Ciò nella logica di salvaguardare e valorizzare le qualità del nostro patrimonio storico-architettonico attraverso indirizzi specifici.
L'articolo 52 apre più spazi al turismo rurale e all'agriturismo, dando incrementi sugli standard urbanistici fino al 20 per cento.
L'articolo 53 bis propone la realizzazione di un apposito disciplinare per l'Edilizia sostenibile da fornire ai comuni, inserendo elementi di premialità in quei comuni che riusciranno a darne piena attuazione.
L'articolo 65 modifica la norma che assegna tempi e modalità ai comuni nell’adeguarsi alla nuova normativa. Si è cercato di superare i tempi ristrettissimi e penalizzanti assegnati ai comuni per l'avvio della redazione dei nuovi piani: cioè da 3 mesi si è portato il termine a 12 mesi. Questo nella logica di venire incontro ai comuni che debbono reperire risorse ed energie per dare corso a tutti gli adempimenti normativi.
L'articolo 69, infine, propone di affidare gli incarichi per l'elaborazioni dei piani obbligatoriamente mediante concorsi o procedure ad evidenza pubblica, nell'idea di elevare le prestazioni professionali e quindi la stessa qualità dei piani.
Questi insieme a piccoli cambiamenti e correzione di refusi sono le principali modifiche che si sottopongono all'approvazione del Consiglio.
Debbo, altresì, sottolineare che nel corso dei mesi passati dal parere della Commissione sono subentrati ancora cambiamenti e piccoli suggerimenti che abbiamo recepito e riportato in alcuni emendamenti migliorativi che discuteremo nel corso di questa seduta.
Come dicevo nell'introduzione, vorrei continuare – come abbiamo accolto - con la trattazione delle linee guida visto che sono strettamente connesse alla Legge urbanistica. Questo ovviamente senza superare la norma di votare separatamente i provvedimenti, e mi pare ovvio.
Come sostenuto prima, la constatazione oggettiva che dobbiamo fare è che, se da un lato la Calabria ha varato una legge urbanistica avanzata, dall'altro non è riuscita, nei tempi dovuti, a dotarsi dello strumento attuativo e concreto della legge, vanificando quindi lo sforzo unitario che in quella legge si era registrato.
Il comma 5 dell'articolo 17 della legge regionale numero 19 assegnava alla Giunta regionale 180 giorni di tempo per l'elaborazione delle Linee guida della pianificazione regionale che dovevano assumere il valore del cosiddetto Qtr – il Quadro territoriale regionale - fino all'approvazione dello stesso.
Come sappiamo ciò non è avvenuto. Occorre adesso recuperare il tempo perduto e cioè approvare le Linee guida e mettere subito mano, così come si sta facendo, alla messa a punto del Quadro territoriale regionale.
Questo deve essere lo strumento d'indirizzo, direi forse la vera legge urbanistica alla base dei piani e dei programmi di sviluppo regionali, superando la fase di passaggio delle linee guida. Esso deve fornire la base di conoscenza e di previsione di sviluppo per le diverse parti e i diversi aspetti del territorio regionale.
Insieme alla necessità di mettere “ordine” tra i diversi livelli e le diverse competenze sulla pianificazione – dai livelli regionale, provinciale e comunale - e nello stesso tempo di creare coordinamento, quindi sistema nell'intervento e nel controllo del territorio, è importante avere la consapevolezza che non ci può essere sviluppo organico se non ci poniamo il problema di avere un quadro di riferimento conoscitivo concreto e condiviso: piani, previsioni, indirizzi generali efficaci dentro cui collocare gli investimenti e le azioni regionali.
Lo stesso Por senza una pianificazione regionale di riferimento finisce spesso per intervenire a “pioggia”, in maniera frammentaria, o comunque senza un visione organica. Questo vuol dire che dobbiamo lavorare ad una gestione del territorio concreta.
Deve finire l’epoca dei piani astratti, pensati solo come atti dovuti di carattere burocratico amministrativo o peggio, spesso, per orientare la speculazione e l'uso selvaggio del territorio.
Penso che dobbiamo concentrare l’attenzione sulla difesa del suolo che deve diventare – come abbiamo visto nel caso dell’ultima sciagura di Vibo Valentia – per noi una priorità assoluta.
Così come credo che questo nostro lavoro e quello che oggi riusciremo a licenziare dopo 50 anni di attacchi al territorio è il concentrarsi sulla qualità ambientale e paesaggistica del nostro territorio.
Come abbiamo visto la quarta Commissione ha dato parere positivo alla unanimità all’adesione della Regione. Oggi il Consiglio ha approvato la cosiddetta Recep.
Penso che anche questo debba essere perseguito con grande coerenza così come dobbiamo soffermarci un momento sugli strumenti che noi offriamo, con quello che oggi stiamo discutendo, ai nostri comuni.
Occorre, infatti, dare strumenti significativi e reali soprattutto ai comuni per avviare questa nuova pianificazione.
In Calabria siamo pieni di leggi senza copertura finanziaria e quindi senza vere ricadute. Soprattutto i piccoli comuni hanno bisogno di risorse, supporti tecnici, per elaborare i piani. Se la legge 19 stabilisce che entro 1 anno tutti i comuni debbono avviare la nuova pianificazione e quindi i piani strutturali, dobbiamo dire che ai comuni occorre dare le risorse ed il giusto supporto finanziario per i costi che i Piani richiedono.
L'affermazione nelle linee guida dell'istituto della perequazione – credo sia uno dei punti innovativi più significativi da questo punto di vista - oltre alle ricadute sul piano della costruzione concreta della città e quindi sui benefici per la collettività, diventa importante per i comuni e gli enti locali.
Faremmo quindi un grave ed imperdonabile errore se vanificassimo lo sforzo di programmazione e di pianificazione che ci apprestiamo ad avviare con questa legge.
Nel concludere quindi, Presidente, un'ultima considerazione che sento il dovere di fare riguarda la gestione della normativa che si è messa in piedi.
La legge 19/2002 costituisce uno strumento legislativo molto avanzato, anzi, spesso per alcuni, ciò corrisponde ad una critica, sottolineando che il grado di sofisticazione dell'apparato normativo proposto, la complessità delle procedure sia formali che sostanziali, presuppongono un apparato burocratico amministrativo alquanto avanzato ed efficace, una classe dirigente con esperienza, che in Calabria, forse, per condizioni storiche, stiamo ancora costruendo.
A questo, in parte, rispondono le linee guida con impostazioni ed indirizzi chiari; ma, forse, in questo momento occorre uno sforzo in più. Occorre cioè, secondo me, la messa a punto di un sistema d'informazione e di formazione continuo che la Regione, l'assessorato all'urbanistica, può mettere in atto, con il mondo professionale, gli uffici tecnici dei comuni, delle province, degli enti locali, delle comunità montane.
Insomma insieme alla legge ed alle linee guida occorre formare gli attori che concretamente interagiscono sul territorio, in una logica di attuazione vera della legge. Tutto questo può contribuire a quel salto di qualità di cui ha bisogno la Regione nella gestione del territorio.
Anche per le linee guida mi riservo di illustrare alcuni emendamenti resi necessari per sviste o fattori subentrati successivamente.
Nel chiedere scusa per il tempo occupato - ma si trattava di due punti che abbiamo voluto accorpare – quindi per la consistenza della materia trattata, non penso si potesse fare di meno. Vi ringrazio.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Senatore. Ne ha facoltà.
Presidente e colleghi, io voglio portare alla vostra attenzione l’ormai arcinoto problema dell’articolo 58 bis che ha avuto una gestazione anomala, diciamo così, perché la legge era stata deliberata dalla Giunta senza questo articolo, appunto il 58 bis, che è stato successivamente accolto.
Assessore, io non sono uno specialista - è chiaro? -, però ho sentito un po’ in giro soprattutto dagli addetti ai lavori, non ultimo da parte dell’Associazione nazionale costruttori edili ma anche da parte degli Ordini professionali, degli architetti, degli ingegneri e così via che questo articolo 58 bis dovrebbe essere in un certo qual senso rimeditato, riguardato.
Anche perché ci sono delle incongruenze che appaiono chiarissime anche ai non addetti ai lavori. Quando mi si dice che le misure di salvaguardia sono immediatamente prevalenti anche sugli strumenti urbanistici vigenti, qui significa che l’articolo 58 bis vuole, in un certo qual senso, punire quei comuni, quelle città che si sono dati un piano regolatore generale. Perché dove non c’è piano regolatore generale regna e continuerà ad imperversare l’abusivismo edilizio.
Questa è la situazione. Io mi meraviglio che nella sua relazione l’onorevole Sulla non abbia sottolineato questo aspetto del problema perché, caro Ciccio, questo fatto riguarda la Calabria intera ma soprattutto il nostro territorio e la città di Crotone che è una delle poche città in Calabria che dopo 25 anni – con me Sindaco e lo devo dire senza falsa modestia – ha approvato un piano regolatore generale. Con il 58 bis noi il piano regolatore generale lo dobbiamo fermare o almeno su alcuni aspetti di questo piano si deve intervenire.
Quindi voglio significare, non so se lei, Presidente, mi segue, che questo articolo 58 bis è punitivo nei confronti di quei comuni che si sono dati un importante strumento urbanistico.
Con questo non voglio dire che bisogna massacrare la costa ed il territorio. Chiedo all’assessore e anche ai colleghi di votare la legge nella sua interezza estrapolando il 58 bis che dovrebbe ritornare in Commissione, in quella sede cercheremo quindi di aggiustarlo per rendere la legge completa in tutte le sue espressioni. Vi ringrazio.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tallini. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho seguito i lavori che hanno portato alla stesura dell’atto conclusivo e delle modifiche della legge regionale 16 aprile 2002, numero 19 e quella delle linee guida.
Devo dire che gran parte della discussione e delle divergenze sono proprio venute fuori quando è stato reintrodotto questo, attraverso l’articolo 58 bis, la legge è stata reintrodotta, la legge reale, la numero 23 del ’90.
Ebbene, io avevo preparato un intervento articolato ma anche per l’economia dei lavori cercherò di soffermarmi sui punti salienti che sono indispensabili in maniera particolare sull’articolo 58 bis.
Le modifiche alla legge regionale urbanistica si sono rese necessarie per introdurre nuove norme di particolare importanza, soprattutto allo scopo di rendere meglio operative le linee guida della pianificazione regionale. Così come, per esempio, la sostituzione dell’articolo 65 che consentirà ai comuni di aver più tempo prima che intervengano in senso assai rigoroso le misure di minima salvaguardia previste dal citato articolo.
E’ stato introdotto, come dicevo prima, tuttavia nella stesura iniziale del progetto di legge e tra l’altro per come risulta dagli atti della Commissione, nemmeno concertato con i soggetti istituzionalizzati interessati, l’ormai diventato famoso articolo 58 bis.
Ci sono molte teorie sugli effetti di questo articolo 58 bis e sulla legittimità e costituzionalità di questo articolo 58 bis.
Salto gran parte del mio intervento per andare a dire praticamente che l’articolo 58 bis interviene nella amministrazione di una materia, come quella ambientale, dove esiste una riserva di legge nel senso che – come vi dicevo prima – la Corte costituzionale ha più volte affermato che lo Stato può emanare norme di tutela in materia ambientale. Alla Regione è affidata la potestà normativa in fase di approvazione del piano paesaggistico.
Introduce un dubbio laddove si parla di adeguamento che a nostro avviso va considerato come adeguamento alla “1.444” del ’68, cioè agli standard urbanistici. Su questo noi lo ribadiamo, poi dobbiamo dire che la norma in questione avrebbe potuto provocare nella originale stesura un congelamento di tutte le attività di trasformazione nelle aree sottoposte a vincolo ambientale in attesa dell’approvazione del cosiddetto Qtr.
In sostanza sarebbe reintrodotta la concezione vincolistica del territorio e già sperimentata in termini fallimentari nel periodo in cui è stata in vigore la legge 23/90, l’abusivismo edilizio è stato registrato in maniera massiccia lungo tutte le fasce in cui la legge 23/90 operava.
Quindi la portata politica dell’articolo 58 bis, le perplessità prima dette in ordine della natura giuridica delle stesse trattandosi di materia con specifica riserva di legge statale come quella ambientale per come ha più volte affermato la Corte costituzionale, avrebbe forse suggerito l’opportunità di procedere più opportunamente ad una revisione organica della “23/90”.
Per concludere devo dire che sicuramente anche così come è proposto, l’articolo 58 bis ingenererà confusione di interpretazione in quanto di fatto non esiste nella 23/90 alcun obbligo per i comuni di adeguamento alla normativa ambientale, caso mai, come dicevo prima, viene previsto l’obbligo a carico della Regione Calabria già discendente dalla legge statale di redigere il piano paesaggistico. Cosa che ancora noi non abbiamo provveduto a fare.
In ogni caso, ripeto, l’obbligo per noi va inteso come adeguamento alla “1.444” del ’68 quando la legge reale parla di adeguamento obbligatorio dei piani regolatori.
In conclusione, io dico che la cosa ideale, veramente sarebbe quella, per evitare problemi di interpretazioni e dubbi e lasciare alla discrezionalità dei tecnici le interpretazione delle varie norme, di stralciare completamente questo articolo 58 bis, magari per esaminarlo meglio e per riproporlo in una situazione in cui vi è stato sicuramente più approfondimento e i dubbi sono stati fugati.
Dicevo quindi che pur esprimendo apprezzamento per l’attività svolta dall’assessore Tripodi che dopo anni di abbandono ha avviato il difficile percorso che a breve porterà sicuramente all’adozione del quadro territoriale regionale, il cosiddetto Qtr, e quindi renderà possibile una gestione del territorio improntato ai principi dell’eco-sostenibilità enunciati dalla Comunità europea, corre comunque l’obbligo di raccomandare una maggiore attenzione per il futuro, giacché in gioco ci sono le aspettative calabresi che attendono da tempo una forma di pianificazione organica capace di far sviluppo, coniugando esigenze di tutela senza però inibire le condizioni per una migliore produttività dei settori interessati.
L’impegno politico che oggi dobbiamo assumere è quello di riuscire dove tutti i Governi regionali che ci hanno preceduto hanno fallito, ovvero fare scelte concrete sul territorio approvando lo strumento di pianificazione più importante per il Consiglio regionale. Ovvero il quadro regionale a valenza paesaggistica. Vi ringrazio.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Guerriero. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, sarò molto breve e mi pare doveroso a nome dei socialisti prendere la parola per dare merito a quanto l’assessore Tripodi ha portato avanti in questo anno di legislatura.
Mi par doveroso dar merito all’assessore, così come mi pare giusto dar merito ai suoi collaboratori che hanno permesso a questo Consiglio regionale di discutere di un tema che evidentemente ha visto in questi anni la Regione Calabria all’ultimo posto nelle graduatorie nazionali per quanto riguarda la salvaguardia del territorio.
Il lavoro prodotto.
Non voglio entrare negli aspetti di carattere tecnico perché mi pare giusto ricordare a me stesso e agli altri le riunioni che abbiamo intrapreso con l’assessore Tripodi e con i suoi collaboratori in qualità di capigruppo nel momento in cui si è discusso di questo importante tema legato a questa legge regionale.
E’ forse una delle poche volte che grazie ad un assessore– gradirei che l’onorevole Tripodi desse ascolto un attimo alle mie parole – una proposta importante della Regione Calabria, della Giunta regionale viene ad essere discussa con i capigruppo. L’unica volta che abbiamo avuto il piacere di avere un assessore assieme a noi per discutere temi importanti che riguardano lo sviluppo ed il futuro di questa terra.
Ecco perché mi pare giusto dar merito a lui e alla Giunta che ha prodotto questo atto.
Noi sappiamo il lavoro forte che ha portato avanti la Commissione consiliare e diciamo che se vi stanno cose che vanno modificate – mi riferisco al 58 bis –, penso che non ci si rinchiusura da parte di nessuno.
Voglio solamente dir questo: non v’è dubbio che questo strumento mette la Regione ed i comuni in condizione di portare avanti una gestione ordinata del territorio, cosa che ad oggi non è mai avvenuta in questa nostra terra.
Basta guardare un po’ quello che vediamo sulle coste calabresi in termini di scempio e di ecomostri.
Ecco perché noi anticipiamo, Presidente, e lo vogliamo dire con piena convinzione la possibilità che altri assessori portino in Consiglio iniziative come queste che danno certamente lustro a quello che è il lavoro della Giunta e del Consiglio calabrese.
Di fronte a tante maldicenze e sconcerie che si portano avanti contro questo Consiglio regionale, io ritengo che la migliore risposta è quella di dar atto a coloro i quali operano con amore verso questa terra.
La Calabria non è tutta negatività, questa è la dimostrazione tangibile di come la Calabria non sia tutta negatività. La Calabria ha aspetti positivi come questo lavoro prodotto da assessori che evidentemente operano con serietà sul piano dello sviluppo di questa regione. Di una regione che ha bisogno di regole e certezze, di comuni che non possono pensare più di fare strumenti urbanistici su misura, non tenendo conto di leggi né nazionali né regionali. Oggi esiste una legge regionale che mette in campo delle regole che vanno rispettate.
Io posso chiudere questo mio intervento che vuol essere solamente di carattere politico e di apprezzamento, lo voglio ribadire nei confronti di chi ha operato correttamente in questi termini anticipando il voto favorevole dei socialisti in questo Consiglio regionale.
Ha chiesto di parlare l’assessore Michelangelo Tripodi. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo in questa discussione sapendo che ovviamente si tratta di un momento importante e vedremo poi alla fine se conclusivo o meno del lavoro che abbiamo svolto in questi mesi.
Però, visto che siamo alla fase in cui avviamo un dibattito generale sul tema abbinato delle modifiche della legge urbanistica e della proposta di linee-guida della pianificazione regionale, è d’obbligo anche da parte mia, vorrei dire, esprimere una valutazione ed intervenire in questo dibattito e dichiarare, intanto, la soddisfazione per il lavoro che è stato fatto.
Un lavoro innovativo che ha impegnato non solo le strutture dell’assessorato urbanistica, assai carenti per la verità dal punto di vista della quantità, ma sicuramente messe alla prova in questa circostanza.
Personalmente debbo dichiarare (così come ho fatto in altre occasioni ma credo che questa sia la sede giusta per dare solennità ad alcune dichiarazioni ed attestazioni) un grande apprezzamento per il lavoro che è stato svolto dalla quarta Commissione e dal Presidente Sulla ed insieme dalla struttura che in qualche modo fa capo alla Presidenza della Commissione diretta dal professore Amaro.
Mi pare che si è fatto un lavoro importante e significativo che ha consentito di portare a compimento dal punto di vista formale, nel senso che siamo ormai, credo, da luglio con un provvedimento approvato dalla quarta Commissione e siamo arrivati a novembre. Ci sono voluti 4 mesi per portarlo alla discussione e vedremo se questa discussione porterà poi all’approvazione del provvedimento. Alla fine della giornata avremo la possibilità di fare il bilancio da questo punto di vista.
Per me è comunque già importante che dopo 4 mesi dall’approvazione in Commissione e dopo 11 mesi dall’approvazione in Giunta regionale il provvedimento e la proposta siano approdati all’Aula consiliare.
Rappresenta un fatto importante e che va sicuramente segnalato positivamente per la portata del provvedimento e la scelta che si è compiuta quando già all’inizio di questa legislatura, quando nel 2005 abbiamo deciso la revoca del progetto di linee-guida e di costruire un percorso, intanto fondato sulla partecipazione e sul confronto dei soggetti fondamentali delle istituzioni locali, delle province e dei comuni in primo luogo, così come prevede l’articolo 17 della legge. Ed abbiamo avviato da allora un percorso che ci ha portato – come è stato giustamente ricordato dal Presidente Sulla – ad approvare nel mese di settembre dello scorso anno il protocollo di intesa previsto dalla legge.
Abbiamo portato avanti un lavoro importante costituendo una commissione che nel giro di sei mesi – così come era, tra l’altro, previsto dalla stessa legge 19 del 2002 – ha completato il suo lavoro, tant’è che la prima delibera del 2006 della Giunta regionale è proprio la delibera di approvazione del progetto di pianificazione regionale in una Regione che, voglio ricordarlo, non ha mai avuto finora dal ’70 ad oggi alcuno strumento di pianificazione.
Questo è il grande tema. Non so quando questa Regione riuscirà a dotarsi di uno strumento di questa natura, organico, il Qtr previsto dalla legge urbanistica. Certamente, però, possiamo dire già oggi che le linee-guida rappresentano per le proposte ed i contenuti che sono dentro, per le indicazioni che sono state in qualche modo definite, per la cornice che delineano, uno sforzo ed in qualche modo un avvio di pianificazione regionale.
Certamente avranno valenza e valore di Qtr come prevede la legge. Dunque l’atto che il Consiglio regionale dovrà compiere quando deciderà di approvare il progetto di pianificazione territoriale regionale che si chiama linee-guida della legge urbanistica, è un atto che consideriamo fondante ed è in qualche modo una pietra miliare per quanto riguarda, comunque, la nuova stagione dell’urbanistica e del governo del territorio che vogliamo aprire nella nostra Regione.
Il tentativo è di questa natura. Stiamo tentando di rimettere in moto dopo che per anni e anni è stata incagliata la legge 19, dopo che, appunto, nel 2002 il Consiglio regionale ha approvato una legge importante che era stata salutata come una legge avanzata ed innovativa e che poteva rappresentare l’avvio di una fase nuova per l’urbanistica calabrese, purtroppo poi ci siamo trovati – come è noto – immersi in una serie di problemi e difficoltà che hanno impantanato la legge.
Abbiamo avviato, dunque, un’altra fase, un tentativo di innovazione che punta a dotare la Regione di strumenti di pianificazione e di dotare la Regione di regole in un campo in cui le regole non ci sono mai state. Non è ovviamente un caso che questo non sia avvenuto. Non c’è dubbio che la mancanza di regole sul governo del territorio, la mancanza di strumenti di pianificazione regionale ha determinato gli scempi urbanistici ed edilizi che conosciamo. Le speculazioni selvagge, l’aggressione del territorio, il grande sacco delle coste calabresi.
Tutto questo è determinato ed è il frutto della mancanza di regole e di un quadro di strumenti di pianificazione regionale. Probabilmente qualcuno vorrebbe continuare così ma noi crediamo che sarebbe un grave errore perché quel meccanismo, quel modello di sviluppo, quel consumo irrazionale ed irresponsabile che ha solo garantito rendita e profitti per gruppi ristretti non ha certamente giovato alla crescita di questa regione.
Probabilmente abbiamo avuto una crescita abnorme del patrimonio edilizio cementificato, dell’abusivismo, ma tutto questo non ha prodotto più ricchezza in termini di crescita del prodotto interno lordo della Calabria, non ha prodotto più posti di lavoro, non ha prodotto più sviluppo. Cioè, quel modello che è improntato alla mancanza di regole ha devastato il territorio, ha saccheggiato e consumato largamente le nostre risorse producendo anche danni talvolta irreversibili ed irrecuperabili, ma non ha prodotto nulla in termini di qualità, di sviluppo, di miglioramento delle condizioni complessive della nostra regione.
La proposta che c’è dentro anche il progetto della pianificazione regionale è intanto di natura politica ed è di dire: cambiamo strada, invertiamo una rotta ed invertiamo una tendenza che si è rivelata nefasta e non ha prodotto risultati positivi per questa regione, per la sua società, per la sua economia, per il suo territorio.
Tutto quello che è avvenuto in questi decenni. Ovviamente su tutto quello che è avvenuto vogliamo discutere e riflettere.
Allora non c’è dubbio che il tentativo che si sta facendo sia pure sapendo che ci sono interessi, ci sono blocchi sociali, ci sono anche lobby, sappiamo quanto è importante il mercato del cemento e quanto è importante l’edilizia anche dal punto di vista del circuito economico della Calabria.
Dunque, abbiamo cercato, pur portando avanti un progetto che punta non solo ad introdurre meccanismi di regole, non solo a dire che in qualche modo cominciamo a governarlo questo territorio e cominciamo a dire quali sono le scelte che dobbiamo fare sul piano strategico per la Calabria, ma tenendo conto anche delle esigenze specifiche.
Pertanto, quando qualcuno ha detto “ma con questa proposta, con le linee-guida che vengono messe in campo si vuol bloccare l’edilizia”, francamente noi ci siamo messi a ridere perché debbo dire, peraltro, che ora sento che l’Anci in questi giorni ha fatto dei documenti ponendo due problemi sempre riferiti – poi dirò – sull’articolo 58 bis.
Per il resto, non mi risulta che il complesso di una proposta che non è solo, ovviamente, l’articolo 58 bis sia stata messa in discussione.
Il che significa che evidentemente il corpo della proposta, la filosofia e l’impostazione non colpiscono, non mettono in discussione interessi particolari. E’ evidente che quello che sosteniamo è di questa natura. Se fino ad ieri si è pensato di utilizzare il nostro territorio, di costruire dappertutto, di fare dappertutto insediamenti di qualsiasi genere, probabilmente questo non dovrà essere più fatto perché in Calabria, per alcuni dati che abbiamo, su 2 milioni di abitanti c’è un patrimonio di volumetria costruito che ammonta a circa 140 metri quadrati per abitante.
Una cosa che non esiste in nessuna parte d’Italia, nessuna regione ha questo livello e rapporto di densità abitante/volumetria complessiva e superficie di metri quadrati che può essere in qualche modo attribuita. Ovviamente ci sono delle eccezioni, ma su 2 milioni di abitanti ci sono 140 metri quadrati per cui questo è il quadro.
E rispetto a questo il problema che noi poniamo è: c’è bisogno di costruire ancora in termini nuovi? Probabilmente sì, ma bisogna governare questo processo. Probabilmente, invece c’è bisogno di azioni forti di recupero e riqualificazione, di intervenire sui centri storici, sulle periferie degradate, di completare tutto questo grande patrimonio edilizio calabrese che è largamente incompleto. Che non ha le facciate, non è stato completato nelle sue strutture, che vede solo ferri che spuntano da tutte le parti.
E’ allora un tema questo su cui una Regione che si interroga sul suo futuro e anche sulla sua immagine, sulle sue prospettive, sulla qualità della vita, sulla vivibilità dei quartieri si deve porre e si deve interrogare e si deve ragionare?
Penso che questo sia il tema di un grande impegno e di un grande progetto regionale strategico, quello che significa intervenire sulle periferie degradate delle grandi aree urbane della Calabria, delle città calabresi. Intervenire per il recupero, per il completamento.
Penso che è un tema e questo significa fare lavoro, fare impresa, significa impegnare anche l’attività imprenditoriale del sistema delle imprese calabresi o no? O solo facendo un nuovo mattone si fa impresa? Allora dal punto di vista del ragionamento che io pongo è di questa natura e faccio un ragionamento, espongo una linea ed una impostazione.
Poi ovviamente ci saranno sicuramente ancora e nessuno lo vieta… ma la tendenza a cui, credo, tutti potremmo concorrere ognuno per la sua parte, per il suo impegno, per la responsabilità che assume, dovrebbe essere appunto quella di ragionare su che cosa e su che tipo di Calabria vogliamo. Di come vogliamo valorizzare e salvaguardare il territorio, questa grande opportunità.
Non abbiamo altre risorse in Calabria. Non siamo una Regione ricca di materie prime o di risorse particolari. Abbiamo questa straordinaria risorsa che è il nostro territorio ed il nostro paesaggio. Allora dobbiamo metterci d’accordo e capire come valorizziamo.
Quello che è stato fatto negli anni passati non è servito, è stata una strada, si è tentato, si è cercato di andare avanti in quella direzione che non ha prodotto purtroppo i risultati. Probabilmente, si sperava che andasse meglio.
Cerchiamo allora di veder come attraverso misure di salvaguardia, di tutela, di valorizzazione di queste risorse, della risorsa territorio, intanto, possiamo fare una leva per costruire un nuovo processo di sviluppo per la Regione.
Io vedo questo territorio come grande opportunità, grande occasione per lo sviluppo della Calabria ma questo è dentro un progetto, una idea, una impostazione che deve andare avanti e che deve essere certamente parte fondamentale del progetto e dell’impegno del Consiglio regionale.
Qui si delinea la filosofia, l’impostazione, il progetto e poi il programma che deve essere portato avanti e qui dobbiamo decidere cosa dobbiamo fare anche rispetto alle questioni che riguardano singoli aspetti specifici.
Sento che torna tutt’ora questo tema dello spauracchio, di questo fantasma che si agita sul Consiglio regionale dell’articolo 58 bis che diventa sempre un elemento su cui far fondare un motivo di polemica.
Il testo che è stato presentato dal Presidente Sulla è un testo concordato e discusso ampiamente, peraltro, nelle sedi in cui si è fatto anche un confronto importante. Credo che sia il testo che rappresenta una sintesi importante che peraltro chiarisca definitivamente ad onta dei detrattori o di chi utilizza strumentalmente, che forse non ha conosciuto o che non ha letto neppure l’emendamento.
Perché a questo punto mi sembra di dover dire che probabilmente l’emendamento che è stato sottoposto alla valutazione di questo Consiglio regionale sul tema dell’articolo 58 bis non è stato neppure letto e non è conosciuto perché non solo è stato depurato da una serie di questioni e di elementi che potevano confondere o rendere incentra l’interpretazione.
Mi pare che il testo è molto semplice, leggibile e né credo che questo fantomatico articolo 58 bis stravolga o determini situazioni; peraltro lo vedo anche da quello che viene da parte dell’Ance.
Proprio oggi come avete visto l’associazione dei costruttori calabresi nella persona del suo Presidente, ingegnere Gatto, ritiene e propone alla nostra attenzione non la cancellazione dell’articolo 58 bis, ma mi pare che il Presidente dell’Anci chieda due cose.
La prima: va estesa la deroga per quanto riguarda le misure di salvaguardia delle opere pubbliche e di interesse pubblico. Dice che questo diventa un elemento irrinunciabile.
Se mi dicessero che un comune deve costruire anche in difformità delle misure di salvaguardia, io qualche perplessità ce l’ho perché credo che un comune non debba farlo.
Ma se addirittura mi dicessero che non solo il comune o un ente pubblico deve costruire e può realizzare in deroga agli strumenti ed alle misure di salvaguardia perché rappresenta una entità che va oltre le regole e la legge ma lo può fare anche chi vuol costruire un albergo, questa cosa non l’accetto.
Perché quando si dice opere di interesse pubblico, non si dice una cosa che non è di sostanza. Le opere di interesse pubblico, come è noto e come la giurisprudenza ci dice, possono essere tali da considerare in questa fattispecie anche gli alberghi.
Se questo dovesse essere, credo che risponda ad un interesse di categoria una richiesta di questa natura, ma se noi dovessimo decidere che le misure di salvaguardia non si applicano per quanto riguarda chi vuol costruire alberghi, residenze turistiche ed alberghiere praticamente possiamo evitare di mettere “misure di salvaguardia”, possiamo evitare di far le linee guida e possiamo evitare di fare la modifica della legge urbanistica.
Non c’è dubbio, lasciamo la situazione com’è perché quello che c’è oggi, continuerà ad esserci anche dopo. Se una misura di questa natura dovesse essere accolta.
La seconda questione che viene a porsi riguarda invece il fatto che dovremmo attestare noi oggi e questo è il punto politico, personalmente mi sono sforzato anche di ragionare su questo punto, ma mantengo la mia opinione. Dovremmo decidere oggi dopo 16 anni dall’approvazione della legge 23 del ’90 e quindi a 16 anni di distanza, che tutti i piani urbanistici approvati dal ’90 al 2006 sono stati approvati in conformità alla legge 23.
Io questa cosa non me la assumo, non penso che oggi dobbiamo fare una sorta di maxi sanatoria per 16 anni rispetto a quello che è avvenuto. Perché possiamo farlo? Sarebbe un atto costituzionale una cosa del genere? Possiamo dichiarare noi oggi che tutti gli strumenti urbanistici approvati in questi 16 anni sono stati approvati in conformità della legge 23/90? Io non posso dichiarare né una cosa né un’altra, non che non sono in conformità, né dichiaro che ovviamente sono difformi.
Credo che dobbiamo avere la capacità di guardare avanti e questo è lo sforzo vero che dobbiamo compiere. Dall’approvazione, quando avverrà, delle linee guida si apre una nuova stagione, voglio ricordarlo perché da allora, da quel momento, da quando verranno pubblicate sul Bur, si apre la nuova stagione dei piani strutturali comunali - non possiamo dimenticare questa cosa –, dei Psc.
Dunque si chiude con la stagione dei piani regolatori generali, delle varianti sulle varianti. Si apre una nuova fase della stagione urbanistica della Calabria e noi abbiamo il dovere di guardare avanti non di guardare oggi a fare una sanatoria su strumenti che di fatto vanno a decadere e dovranno essere modificati ed innovati rispetto alla fase successiva.
Credo che allora se le questioni sono di questa natura, se il tema è questo, se la prospettiva è quella di una nuova stagione fondata sui piani strutturali comunali, che sono tutta un’altra cosa rispetto ai vecchi piani regolatori e se dobbiamo in qualche modo puntare, caso mai, a rendere conforme – per quelli che lo possono fare e per i comuni che hanno le condizioni e le caratteristiche – il loro piano regolatore al Psc che dovrà essere fatto rispetto a questo, credo che anche l’oggetto, il tema, il merito della contesa viene meno se vogliamo ragionare ed approfondire seriamente le questioni.
Poi ovviamente possiamo mantenere le opinioni diverse e arrivare anche a conclusioni che sono differenti.
Però, insomma, io ho voluto – e concludo – sottolineare questi aspetti e sottolineare anche lo sforzo. Io credo che in questo contesto va ringraziato anche il lavoro che è stato fatto dalla commissione che si è occupata per quanto riguarda la definizione e la stesura delle linee guida. La commissione – come ricordate – era coordinata dall’ex Rettore della Università di Reggio Calabria, Alessandro Bianchi, oggi ministro della Repubblica.
Era composta da una serie di persone calabresi di qualità che hanno dato un contributo importante. C’era anche una segreteria tecnica, coordinata dalla dottoressa Buffon, che ha fatto un lavoro egregio e sicuramente importante.
Il prodotto che è stato consegnato prima alla Commissione e poi al Consiglio regionale è di qualità avanzata, è un prodotto frutto di energie intellettuali, di cultura, di intelligenze calabresi frutto delle nostre Università della Calabria, di tutte le Università della Calabria. Credo che sia uno strumento innovativo.
In questo quadro per lo sforzo che è stato fatto penso che il Consiglio regionale dovrebbe arrivare al più presto alla sua approvazione e penso che ogni giorno che si perde, ogni ritardo che si accumula sicuramente non rappresenta un aiuto o un elemento di agevolazione. Ogni ritardo, ogni rinvio produce solo difficoltà ulteriori.
Penso che ad un certo punto arriverà il momento in cui si dovrà scrivere la parola fine su questa vicenda, su questa storia delle linee guida perché dobbiamo contemporaneamente - il Presidente Sulla ha fatto un riferimento anche nella sua relazione – arrivare alla approvazione del Qtr.
Io mi auguro e questo è ovviamente l’auspicio, la speranza, la sollecitazione con cui penso di dover concludere questo intervento che questa legislatura, se avrà fortuna, se continuerà a svilupparsi possa essere in qualche modo ricordata come una legislatura nella quale non si è fatto solo uno sforzo per le linee-guida ma si tende a dare uno strumento che è il Qtr, appunto, alla Regione Calabria.
Sarebbe un fatto davvero straordinariamente importante. Noi lavoriamo per questo e ci auguriamo quindi che questo Consiglio regionale, avendo la responsabilità che anche nei momenti di difficoltà si è stati in grado talvolta di recuperare, sia in grado di fare questo sforzo e dotarsi intanto non solo delle linee-guida della pianificazione e di dare alla Calabria questo strumento ma anche della modifica della legge urbanistica, che sono strumenti interconnessi che vanno insieme.
C’è un pacchetto urbanistica significativo che assume grande portata e che rilancia sul terreno di un impegno forte che dice che gli strumenti urbanistici e le linee-guida si possono e si debbono costruire, fondando il tutto sulla sostenibilità, sulla partecipazione, sulla sussidiarietà.
Tutto questo lo possiamo fare se c’è uno sforzo collettivo. Spero che il Consiglio possa proseguire proficuamente e mi auguro che alla fine si possa concludere con l’approvazione di questi provvedimenti.
PRESIDENTE
Non ci sono altri iscritti a parlare per cui pongo in votazione…
(Interruzione)
Chiede di parlare? Prego, ne ha facoltà.
Pasquale SENATORE
Io ho fatto una proposta che è quella di votare la legge estrapolando il 58 bis…
(Interruzione)
No, lascia stare l’emendamento, io faccio una proposta verbale che intendo venga subito messa ai voti, è chiaro?
Il 58 bis che ritorni in Commissione e se è possibile ascoltando un po’ tutte le forze politiche, i soggetti interessati e quant’altro, se è possibile venga addirittura migliorato.
Perciò, Presidente, io chiedo che questa mia proposta venga preliminarmente prima della votazione della legge messa ai voti.
PRESIDENTE
Onorevole Senatore, io nel merito comprendo il suo argomento, ma nella funzione di Presidente devo uniformarmi a quello che dispone il Regolamento del Consiglio regionale…
Pasquale SENATORE
C’è un emendamento mio, Presidente.
E’ un emendamento che ho sotto gli occhi e nel momento nel quale sarà posto in votazione sarà discusso. Chiaramente, si fa salva la possibilità per chiunque di esprimere una valutazione in ordine alla legge nel suo complesso in ragione dell’accoglimento o meno dell’emendamento stesso.
Però, lei ha presentato un emendamento che è riferito a quella parte della legge che norma, in sostanza l’articolo 58 bis.
Quando arriveremo a quel punto dell’articolato porremo in votazione l’emendamento e se l’Assemblea lo riterrà, lo accoglierà e poi l’articolo sarà abrogato.
Ma io non posso porre in votazione ora un emendamento che è presentato ad un articolo successivo al primo che ora stiamo ponendo in votazione. Ha capito? Questo non significa che alla fine non ci possa essere una discussione sull’emendamento che è già agli atti della Presidenza.
Pasquale SENATORE
Ho capito. Io pensavo che la prassi fosse quella di discutere e di votare prima gli emendamenti e poi passare alla…
(Interruzione)
quindi voteremo, Presidente, articolo per articolo e alla fine la legge nel suo…
No, noi discutiamo articolo per articolo e discutiamo gli emendamenti presentati a ciascun articolo. E’ evidente che prima si votano i singoli emendamenti, poi si votano gli articoli così emendati e poi alla fine c’è il voto complessivo sulla legge.
Quindi l’invito era solo per differire questo suo intervento al momento in cui si approverà.
Pasquale SENATORE
Va bene.
Possiamo iniziare nel merito? Alla lettera a) dell’articolo 1 (Disposizioni generali – Titolo I) non sono stati presentati emendamenti.
E’ una eccezione solo formale, non ci sono emendamenti per cui sottopongo ai voti la lettera a).
(E’ approvato)
Allora, passo alla lettera b) dell’articolo 1, concernente modifiche all’articolo 5 della legge urbanistica.
C’è un emendamento a firma dell’onorevole La Rupa che non vedo in Aula. Qualcuno lo assume? E’ decaduto.
Poi c’è un altro emendamento a firma del consigliere Senatore. Intende illustrarlo?
(Interruzione)
All’articolo 5 della legge urbanistica sulle nuove norme tecniche del Pai.
(Interruzione)
Ha ragione, la copia degli emendamenti. Nella cartella ci sono, dov’è la sua cartella? Con calma, non vado avanti, lei è qui, la sua volontà è evidente, altrimenti le do le mie copie.
Un attimo, le chiedo scusa, onorevole Senatore.
Posso? Questo emendamento lo possiamo anche ritirare, onorevole Presidente.
Non essendoci emendamenti alla lettera b), dell’articolo1, concernente le modifiche all’articolo 5 della legge urbanistica, vado al testo del progetto di legge in esame: al comma 2 dell’articolo 5 della legge urbanistica si sostituiscono le parole “Piano Territoriale di coordinamento regionale” con le parole “Quadro Territoriale Regionale”; al comma 2, dell’articolo5 della legge urbanistica dopo la lettera a), dopo il punto 4, si aggiunge il seguente: “gli areali civici e collettivi silvo-ambientali”, alla lettera b), dopo il punto 5 si aggiunge “suoli agricoli di uso civico e collettivi contigui agli ambiti urbani”.
Pongo in votazione la lettera b) dell’articolo 1 della proposta di legge.
(E’ approvato)
Solo per un chiarimento sul voto della minoranza. Resta inteso che per quanto ci riguarda noi ci asteniamo su tutti gli articoli, condizionando il voto, sul provvedimento nel suo complesso, all’accoglimento o meno della proposta del consigliere Senatore.
Lo dico a beneficio di chi formalizza le indicazioni di voto da parte dei consiglieri regionali.
Per la verbalizzazione qui al banco è inteso. La verbalizzazione è subordinata perché finora, tranne quando lo esprimono esplicitamente, il voto dei consiglieri di minoranza sui vari articoli su cui non si pronunciano va inteso come astensione. E’ esclusa la dichiarazione formale ed il caso in cui subordinano il voto finale ad alcuni passaggi decisivi nella loro valutazione.
Proseguiamo.
Alla lettera c) dell’articolo1 che modifica l’articolo 7 della legge urbanistica non ci sono emendamenti. Così recita: all’articolo 7 comma 1, alla lettera e) dopo le parole “interregionale” si aggiunge “nonché quelle di pianificazione paesaggistica come definite dal QTR ai sensi degli articoli 135, 143 e 146 del Decreto Legislativo 42/04”.
Pongo in votazione la lettera c) dell’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la lettera d) dell’articolo1 concernente le modifiche all’articolo 8 della legge urbanistica.
(E’ approvato)
Ora ho un emendamento dell’onorevole Sulla, protocollo numero 2884, che inserisce nella legge urbanistica l’articolo 8bis (Politica del paesaggio e istituzione dell’Osservatorio Regionale per il Paesaggio), che così recita:
“ 1. La Regione recepisce la Convenzione Europea del Paesaggio firmata a Firenze il 20 ottobre 2000 e ratificata con legge n. 14/2006, aderisce alla RECEP (Rete Europea degli enti territoriali per l’attuazione della Convenzione europea del Paesaggio) e attua i contenuti della “Carta Calabrese del Paesaggio” sottoscritta il 22 giugno 2006 da Regione, Province, Anci, Università, Parchi e Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici.
2. In attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio e della “Carta Calabrese del Paesaggio”, la Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Urbanistica e Governo del Territorio, istituisce l’Osservatorio Regionale per il Paesaggio con lo scopo di promuovere azioni specifiche per l’affermazione di una politica di tutela, salvaguardia e valorizzazione del paesaggio.
3. Le funzioni esercitate dall’Osservatorio Regionale per il Paesaggio sono le seguenti:
- coordina l’attività culturale, scientifica e organizzativa in materia di sensibilizzazione, formazione ed educazione, fornendo supporto tecnico e scientifico all’attuazione delle leggi nazionali e regionali in materia, e promuovendo il raccordo con gli organi di competenza statale ed europea;
- elabora e gestisce strumenti per la tutela-valorizzazione del Paesaggio su tutto il territorio regionale, anche attraverso la redazione di appositi strumenti di rilevazione finalizzati alla identificazione- caratterizzazione degli ambiti paesaggistici della Calabria;
- coordina le attività di manutenzione e aggiornamento della Banca Dati appositamente costruita per la identificazione dei sistemi paesaggistici della Regione;
- promuove il raccordo tra le azioni della Regione e degli Enti Locali per la promozione del territorio partecipando alla definizione degli obiettivi strategici degli assessorati regionali e della Commissione consiliare competente direttamente o indirettamente interessati ai temi del Paesaggio.
4. In attuazione della Carta Calabrese del paesaggio, l’assessorato regionale all’Urbanistica e Governo del territorio elabora il documento relativo alla “Politica del Paesaggio per la Calabria”. Il suddetto documento finalizzato a definire i principi generali, le strategie e gli orientamenti che consentono l’adozione, da parte degli enti competenti, di misure specifiche finalizzate a salvaguardare, gestire e/o progettare il paesaggio in tutto il territorio regionale, dovrà essere elaborato in sintonia con le “linee Guida della Pianificazione regionale” e costituirà parte integrante del Quadro Territoriale Regionale. Esso dovrà essere sottoposto al parere vincolante della Commissione consiliare di competenza.”
Immagino che il parere della Giunta sia favorevole.
Per cui pongo in votazione con i pareri favorevoli della Giunta e del relatore questo emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la lettera e) dell’articolo1 concernente le modifiche all’articolo 9 della legge urbanistica.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la lettera f) dell’articolo1, concernente le modifiche all’articolo 10 della legge urbanistica.
(E’ approvato)
C’è un altro emendamento a firma dell’onorevole Sulla che aggiunge il comma 6 all’articolo 11 della legge urbanistica, emendamento protocollo numero 2886, che così recita:
“6. I Comuni, per promuovere la partecipazione allargata dei cittadini alla definizione degli strumenti urbanistici e delle politiche di sviluppo e governo del territorio comunale nonché favorire una reale attività di partecipazione e condivisione collettiva anche per le attività progettuali riferite a opere di rilievo e di interesse pubblico e nel rispetto del principio della sostenibilità, istituiscono e gestiscono con personale adeguato, specifici “laboratori di partecipazione” che possono essere organizzati, in funzione delle specifiche necessità e situazioni, anche in maniera diffusa, ma coordinata e in rete, nel contesto cittadino e più in generale territoriale e intercomunale.
I laboratori di partecipazione, in relazione alo strumento urbanistico che si dovrà redigere e attuare (Strumenti di pianificazione comunale – strumenti di pianificazione comunale in forma associata, strumenti di pianificazione negoziata come definiti dalla LR 19/02 e piani strategici e di sviluppo) ed anche in funzione di specifiche esigenze locali, possono essere articolati in: laboratori urbani; laboratori di quartiere; laboratori territoriali.”
Pongo in votazione l’emendamento a firma del consigliere Sulla.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 1 del progetto di legge in esame, come emendato.
(E’ approvato)
Passo all’esame dell’articolo 2 del progetto di legge in esame (Partecipazione e concertazione- Titolo II) che modifica l’articolo 14 della legge urbanistica.
C’è a questo articolo un emendamento dell’onorevole Sulla, emendamento protocollo numero 3039, che così recita:
“Si propone di cancellare il comma 2 bis e di sostituire al comma 2 la parola PSC con la parola PRG”.
In pratica questo emendamento elimina l’articolo 2 della proposta di legge.
Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 3039, a firma Sulla.
(E’ approvato)
L’articolo 2, con l’approvazione dell’emendamento, è decaduto, passiamo all’articolo 3 che diventerà, in coordinamento formale, articolo 2.
Pongo in votazione la lettera a) dell’articolo 3 (Strumenti e contenuti della pianificazione – Titolo III), concernente le modifiche all’articolo 17 della legge urbanistica e l’inserimento dell’articolo 17 bis alla stessa legge.
(E’ approvato)
Alla lettera c) dell’articolo 3, concernente le modifiche all’articolo 20 della legge urbanistica, ci sono diversi emendamenti del collega Sulla.
Emendamento protocollo numero 2382, concernente le modifiche all’articolo 20, comma 4 lettera b), della legge urbanistica, che così recita:
“studi e indagini geologiche di dettaglio, ove necessario, comprendenti studi tematici specifici di varia natura, indagini geognostiche, prove in sito e di laboratorio, atti alla migliore definizione e caratterizzazione del modello geologico tecnico ambientale, per ambiti urbanizzabili con riconosciute limitazioni connesse a pericolosità geologiche, funzionali alla verifica della sostenibilità in rapporto ai livelli di pericolosità, con particolare riguardo alla risposta sismica locale. Nelle aree esposte a rischio, con particolare attenzione per il rischio sismico – dove diventa necessario attivare le procedure per la identificazione dei rischi e per la individuazione degli interventi di mitigazione competenti a livello di Piano – le indagini dovranno consentire di dettagliare i gradi di pericolosità a livelli congrui, nel rispetto della normativa vigente.”
Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 2383.
(E’ approvato)
Sempre alla lettera c) dell’articolo 3, del progetto di legge in esame, c’è un emendamento a firma del consigliere Sulla, concernente modifiche all’inserimento dell’articolo 20 bis, emendamento protocollo numero 3037, che così recita:
“Il comma 5 dell’articolo 20 bis, il cui inserimento è previsto alla lettera c) dell’articolo 3 in esame, viene così sostituito: “il PSA ha gli stessi contenuti ed effetti del PSC secondo quanto disposto dall’articolo 20 della LR 19/02; ad esso è annesso il REU.”
Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 3037.
(E’ approvato)
Passiamo all’emendamento, a firma Sulla, sempre all’articolo 3, concernente una modifica all’articolo 21 della legge urbanistica, emendamento protocollo numero 3035, che così recita:
“Al comma 2 dell’articolo 21 della legge urbanistica dopo le parole “il REU è annesso al PSC” si aggiungono le parole “e al PSA”.”
Pongo in votazione l’emendamento protocollo numero 3035.
(E’ approvato)
Pongo in votazione tutto l’articolo 3 per come emendato.
(E’ approvato)
Passiamo all’articolo 4 (Procedure di formazione ed approvazione degli strumenti di indirizzo e pianificazione territoriale – Titolo V) della proposta di legge.
Alla lettera a) dell’articolo 4 c’è un emendamento del consigliere Sulla, relativo alla modifica dell’articolo 25 bis, inserito nella legge urbanistica dal progetto in esame.
E’ l’emendamento protocollo numero 3034 che così recita:
“Al comma 5 dell’articolo 25 bis le parole “dopo 60 giorni” vengono sostituite con le parole “entro 60 giorni”.”
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la lettera a) dell’articolo 4 del progetto di legge in esame, come emendata.
(E’ approvato)
Passiamo alla lettera b) dell’articolo 4 concernente le modifiche all’articolo 26 della legge urbanistica.
C’è un emendamento del consigliere Sulla a questo articolo, emendamento protocollo numero 3038 che così recita:
“Alla fine del comma 3 dell’articolo 26 della LR 19/02 si aggiunge il seguente periodo “il documento preliminare, oggetto di valutazione in conferenza di pianificazione ai sensi del comma 1 dell’articolo 13 della LR 19/02, dovrà contenere, oltre al quadro conoscitivo, lo schema delle scelte pianificatorie elaborato in base a quanto previsto dall’articolo 18 della LR 19/02 e la valutazione di sostenibilità di cui all’articolo 10 della LR 19/02”.”
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la lettera b) dell’articolo 4, come emendata.
(E’ approvato)
Passiamo alla lettera c) dell’articolo 4.
Ci sono due emendamenti del consigliere Sulla.
Il primo emendamento, protocollo numero 3036, concerne modifiche al primo comma della lettera c) relativo alle modifiche dell’articolo 27 della legge urbanistica e così recita:
al comma 2, le parole “Il responsabile del procedimento coordina l’elaborazione del documento preliminare” si sostituiscono le parole “Il Consiglio comunale, su proposta della Giunta comunale, adotta il documento preliminare”;
al comma 2 le parole “il responsabile del procedimento convoca” si sostituiscono con le parole “il Sindaco convoca”. Alla fine del primo capoverso si aggiunge il seguente periodo “il documento preliminare oggetto di valutazione in conferenza di pianificazione ai sensi del comma 1 dell’art. 13 della L.R. 19/’02, dovrà contenere oltre al quadro conoscitivo, lo schema delle scelte pianificatorie elaborato in base a quanto previsto dagli artt. 20 e 21 della L.R. 19/’02 e la valutazione di sostenibilità di cui all’art. 10 della L.R. 19/’02;
il comma 3 viene sostituito dal seguente: “3. La conferenza si conclude entro il termine di 45 giorni dalla sua convocazione, entro i quali gli enti e i soggetti intervenuti possono presentare proposte e memorie scritte, anche su supporto magnetico, che il Consiglio comunale, sarà chiamato a valutare in sede di adozione del Psc, ove risultino pertinenti dell’oggetto del procedimento;
il comma 8 viene sostituito con il seguente: “8. Successivamente all’approvazione del Psc da parte del Consiglio comunale, una copia integrale del piano approvato viene trasmessa alla Regione e alla Provincia e depositata presso il Comune per la libera consultazione. L’avviso dell’avvenuta approvazione del piano e del suo deposito viene pubblicato sul Bur. Della stessa approvazione e avvenuto deposito è data altresì notizia con avviso su almeno un quotidiano a diffusione regionale”;
il comma 9 viene sostituito con il seguente: “9. Il piano entra in vigore dalla data di avvenuta pubblicazione sul Bur dell’avviso dell’approvazione e dell’avvenuto deposito”.
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
L’altro emendamento è il protocollo numero 3040 e concerne modifiche all’articolo 27 bis, inserito dalla proposta di legge in esame nella legge urbanistica. Così recita:
“Alla fine del comma 2 dell’articolo 27 bis dopo le parole “le modalità previste” si aggiungono le parole “dal comma 2 dell’articolo 27 della LR 19/02”;
Dopo il comma 3 dell’articolo 27 bis si aggiunge il seguente comma 4: “Il PSA entra in vigore dalla data di pubblicazione sul BUR dell’avviso dell’approvazione e dell’avvenuto deposito”.
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la lettera c) dell’articolo 4, come emendata.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la lettera d) dell’articolo 4.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la lettera e) dell’articolo 4.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la lettera f) dell’articolo 4.
(E’ approvato)
Pongo in votazione tutto l’articolo 4, come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 5 (Tutela e recupero del patrimonio edilizio ed urbanistico – Titolo VI), sul quale non ci sono emendamenti.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 6 (Pianificazione del territorio Agro- Forestale – Titolo VII), sul quale non ci sono emendamenti.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 7 (Disposizioni orizzontali – Titolo VIII), al quale non sono stati presentati emendamenti..
(E’ approvato)
Passiamo all’articolo 8 che riguarda le modifiche all’articolo 58, onorevole Senatore, siamo arrivati a quel famoso emendamento…
Prima però metto ai voti il primo comma della lettera a) dell’articolo 8, relativo alla modifica del comma 5 dell’articolo 58 della legge urbanistica.
(E’ approvato)
Passiamo adesso al secondo comma della lettera a), relativo all’inserimento dell’articolo 58 bis nella legge urbanistica. C’è un emendamento del consigliere Senatore, protocollo numero 2949, che così recita:
“Si chiede lo stralcio dell’articolo 58 bis per consentire all’assessore all’urbanistica di procedere ad un esame puntuale della complessa materia ambientale con una contestuale revisione della Legge regionale 23/90 e/o l’approvazione di un testo unico in materia ambientale da concertare con i soggetti istituzionali interessati e soprattutto da sottoporre integralmente all’approvazione della Giunta regionale”.
Può illustrarlo, onorevole Senatore.
Nell’intervento che ho fatto ad inizio della discussione, riportando un po’ l’opinione soprattutto degli ordini professionali ma anche dell’associazione dei costruttori edili, dicevo che questo articolo si può certamente migliorare anche perché, ripeto, rappresenta un atto punitivo nei confronti di quei comuni che hanno adottato il piano regolatore.
Diceva l’assessore “ma allora dovremmo sanare una questione che va dal 1990 fino ad oggi?”. Non è questo il discorso. Però, credo che l’articolo 58 bis possa essere senz’altro migliorato.
Chiedo, quindi, che venga estrapolato dal contesto, che ritorni in Commissione, se volete con l’assessore, per vedere un po’ se è possibile lavorarci su e anche, assessore, per chiarirci un po’ meglio le idee noi altri.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Sulla, il relatore. Ne ha facoltà.
Mi raccomando di seguire la discussione nella maniera più attenta possibile, in quanto qui è un punto topico, in modo che tutte le posizioni siano chiare ed esplicite.
Presidente, oltre all’emendamento dell’onorevole Senatore vi è anche un mio emendamento che cercava di recepire alcune preoccupazioni che erano venute fuori sia dall’associazione dei costruttori sia da altri soggetti, ma anche da parte di alcuni colleghi consiglieri.
Pensavo nel mio emendamento di aver trovato, insieme ai capigruppo della maggioranza, il giusto elemento di equilibrio. Tuttavia, però, colgo oggi una forte richiesta da parte della minoranza di questo Consiglio di ragionare meglio su questo punto all’ordine del giorno.
Non mi sembra che l’onorevole Senatore abbia chiesto di bocciare o di non prendere in considerazione altre ipotesi, ma propone di discuterlo ed approfondirlo meglio, magari in Commissione o in altri consessi nostri del Consiglio.
Credo che sinceramente il lavoro che è stato fatto, come è stato detto sia dall’assessore che dal sottoscritto, sia un lavoro davvero egregio, che coglie, anche nelle parole dell’onorevole Occhiuto, la soddisfazione per un lavoro.
Lui, come ha voluto precisare, ha voluto manifestare la volontà di astenersi dal voto subordinando poi lo stesso sul complesso della legge all’esito dell’articolo 58 bis.
Credo che quando si approvò la legge urbanistica alla unanimità fu una grande scelta ed un grande senso di responsabilità – come ho detto nella mia relazione – da parte dell’intero Consiglio regionale.
Oggi dovremmo fare di tutto per non vanificare la scelta che allora fu fatta e il merito del Consiglio regionale.
Pertanto, se troviamo anche da parte della Giunta la volontà per riflettere un po’ meglio su questo articolo specifico credo che faremmo cosa buona. Se questo è, anche il mio emendamento ritengo che vada accantonato e poi ripreso, eventualmente dopo questo approfondimento che io stesso mi riservo di poter fare in Commissione per addivenire ad un risultato che possa soddisfare l’intero Consiglio regionale.
PRESIDENTE
La parola all’assessore Tripodi Michelangelo.
Ho chiesto di intervenire, Presidente, a seguito di questo dibattito che si è sollevato per esprimere chiaramente una opinione, che è la mia ovviamente, non impegnativa per tutti ma sicuramente lo è per me.
Non sono d’accordo per alcuno stralcio del progetto e dell’emendamento. Dunque non mi dichiaro favorevole rispetto alla proposta che è stata presentata prima dall’onorevole Senatore e adesso dal Presidente della Commissione.
Ritengo che, come dire, questa sarebbe una sorta di presa in giro ed io alle prese in giro non sono abituato.
Noi abbiamo fatto mesi e mesi di discussione su questa cosa. Si è fatta anche una riunione impegnativa, anche se ho visto stasera il capogruppo dell’Udeur che è venuto qui e ci ha detto tutto il contrario di quello che era stato concordato in quella importante sede. Io do importanza agli incontri, alle riunioni ed alle decisioni che poi vengono maturate collegialmente e poi condivise sulla base dei confronti, non certamente delle imposizioni.
Abbiamo discusso a lungo ed abbiamo concordato su una linea che ha prodotto poi una proposta, che è quella dell’emendamento Sulla, che è stata assunta per quanto mi riguarda da tutta la conferenza dei capigruppo della maggioranza.
Personalmente dico che se si toglie l’articolo 58 bis, è meglio non approvare nessun provvedimento.
(Interruzione)
Personalmente, Presidente, dico ed affermo ed ovviamente è a verbale, che se si toglie in questo momento l’articolo 58 bis è meglio non approvare nessun provvedimento, è meglio lasciare le cose come stanno, è meglio non dotarsi di nessuno strumento, perché non ha senso e valore.
Dico questo perché siamo arrivati ai punti ed ai momenti in cui bisogna assumere decisioni. Su questa questione, personalmente ritengo che non si debba più procedere. Se si decide di stralciare l’articolo 58 bis, personalmente abbandono i lavori, motivando politicamente questa scelta e ritenendo che è una grave lesione ed anche un modo sbagliato di affrontare le questioni. Ed è anche un elemento di grave scorrettezza nei rapporti istituzionali perché non si può venire nella seduta del Consiglio regionale, dopo che si è definito un accordo e stabilito un percorso, per dire: rovesciamo tutto, non abbiamo detto nulla.
Non esiste proprio. Allora, siccome sono abituato a far politica in un certo modo, ad affrontare le questioni con rigore, con le mie posizioni - che saranno e certamente sono posizioni di parte - ma nella chiarezza e nella correttezza massima.
Sapevo di arrivare qui e che c’erano degli impegni politici assunti e delle scelte che, peraltro, sono dettate da linee di riforma vera che vogliamo portare avanti. Se si vuole procedere in altro modo per favorire altre operazioni, tornando indietro, questa cosa non mi appartiene e non è più il progetto per il quale ho lavorato. Ovviamente farò poi le mie valutazioni.
Questo è quanto avevo necessità di dire.
Per quanto mi riguarda ho dichiarato la mia netta contrarietà e se passa lo stralcio, ovviamente io abbandono i lavori.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tallini. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, volevo soltanto ricordare all’assessore Tripodi che in Consiglio regionale non ci sono consiglieri regionali che vogliono permettere la devastazione del territorio ed invece consiglieri regionali che sono per la tutela del territorio.
Ci sono consiglieri regionali in Consiglio regionale che hanno cercato, al di là dell’applicazione di una norma quasi automatica, di ricordare che negli anni in cui è stata vigente la “23/90” si sono verificati i più gravi effetti di devastazione del territorio proprio lungo le fasce di tutela della “23/90”.
Ma, assessore Tripodi - un attimo di attenzione prima che si metta a posto la sua borsa - le voglio dire un’altra cosa. In quella famosa riunione noi abbiamo cercato di rendere la norma meno offensiva possibile, dicendo pure che di solito le norme di salvaguardia si adottano contemporaneamente all’adozione degli strumenti urbanistici.
Avevamo osservato pure che, nonostante quel testo formulato in una maniera molto equivoca, c’era un altro pericolo. Glielo avevamo detto che le linee guida, la “23/90”, sono per ambiti di zona specificatamente richiamati. In quella sede lei ed i suoi collaboratori tecnici avevate affermato che era semplicemente un errore e che questo errore sarebbe stato emendato nel momento in cui la proposta sarebbe poi venuta alla discussione nell’Aula consiliare.
Ebbene, a pagina 138, mi permetto di osservare e glielo dico… noi non possiamo fare una cosa di cui domani ci dovremo tutti pentire: aver fatto una cosa contro noi stessi e contro il nostro territorio.
Quei famosi passi in cui…, vede, … i fiumi ed i torrenti “23/90”, gli ambiti boschivi “23/90”, le aree montane “23/90”… negli ambiti costieri fa richiamo alla “23/90”.
Io le voglio dire: ma si è valutato bene cosa sarà l’effetto di una legge come questa rispetto alle previsioni di piano che tutti i comuni in questo momento hanno adottato?.
Questo è il nostro grande dubbio ed ecco perché riteniamo, d’accordo col Presidente della Commissione e con i colleghi della opposizione, che sia necessario stralciare l’articolo 58 bis, non per annullarlo ma per approfondirlo e migliorarlo. Dopo aver approvato la legge nella sua interezza, riproporremo l’articolo 58 bis in una forma che rasserenerà tutti quanti.
Questa è la proposta che faccio a nome dell’Udeur. Non si tratta assolutamente di far previsioni pessimistiche come l’assessore faceva intravedere poco fa.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, non ho granché da aggiungere ma vorrei solo sottolineare un dato. Questa è una vicenda assai delicata ed impegnativa, molto complessa che proviene da un percorso iniziato nella precedente legislatura, perché la legge urbanistica – come si ricordava – è stata frutto anche in quella fase di un lavoro assai delicato.
Ora, penso che noi possiamo tranquillamente acquisire, come Consiglio regionale nella sua interezza, un punto importante con l’approvazione della legge, perché sono passati ben quattro anni dall’approvazione della legge urbanistica. Per esempio, i livelli istituzionali intermedi, soprattutto le Province, hanno ripetutamente sollecitato l’approvazione delle linee-guida.
Anche questo percorso sta in stretta sintonia con quella che, nelle scorse settimane, abbiamo chiamato la “necessità di costruire la nuova Regione” perché si decentrano funzioni importanti ai livelli intermedi, soprattutto – insisto ancora – alle province.
Tutto questo penso che sia un lavoro corposo e di grande valore, poiché è stato fatto con uno spirito che ha fatto sempre prevalere il merito ed ha sempre privilegiato uno spirito profondamente unitario.
Ecco perché io vorrei anche invitare l’assessore Tripodi ad essere orgoglioso per primo di questo risultato. Perché il primo ad essere orgoglioso e fiero di questo risultato non c’è dubbio che debba essere l’assessore. I dati portano a lui che ha guidato e guida questo comparto.
C’è in mezzo un punto che non considero strategico o un punto preliminare, ma è uno dei tanti punti della discussione su cui c’è stata la necessità di riflettere in Commissione, nella maggioranza.
Non ho dubbi nel dire anche agli amici della opposizione che per il percorso che c’era stato forse quello è stato un elemento che non doveva essere previsto. C’è una richiesta che fa l’opposizione, condivisa dal Presidente della Commissione e condivisa dalla quasi totalità della maggioranza, che non significa bocciare l’articolo 58 bis.
Ci sono richieste di forze sociali significative in questa direzione, anche formali. E’ arrivata una nota a tutti i capigruppo, al Presidente del Consiglio regionale e allo stesso assessore.
Penso che si possa dire che l’articolo 58 bis ritorna in Commissione, ci sarà un approfondimento e ci sarà un elemento di maggiore garanzia. Sarei, come dire, amareggiato se domani i calabresi invece di prendere atto che è stato fatto un passo avanti - perché si è fatto un passo avanti significativo in materia di tutela e di territorio – dovessero limitare tutto alla discussione 58 bis sì e 58 bis no.
Andremmo di fatto a svuotare un lavoro che è costato sacrifici, impegni ed anni di attesa e di riflessione.
Penso che sulla proposta che fa il Presidente della Commissione possiamo chiedere anche una procedura straordinaria. Il Consiglio - caro assessore, non per mandarla nelle sabbie mobili - può dar mandato alla quarta Commissione affinché, entro i tempi che prevede, si esprima definitivamente sull’articolo 58 bis.
Non mi pare che questo sia un elemento che possa far scomparire tutto il resto del ragionamento e del lavoro che si è fatto in queste settimane ed in questi mesi.
Ciò al fine di avere su materia come questa un vasto consenso. Penso che più largo è il consenso meglio è, anche per una funzione di governo e di tutela del consenso sociale all’interno delle questioni.
Mi sono permesso di ricondurre la discussione al percorso oggettivo, invitando in questa direzione anche lo stesso assessore affinché sia parte diligente. Non c’è stato su questo terreno nessun problema sia in Commissione sia nel rapporto con la maggioranza, prendendo atto del punto di contatto comune: si va ad uno stralcio, che è altra cosa rispetto alla bocciatura. Qui nessuno sta eliminando un percorso ma si sta dicendo: stralciamolo, rimandiamolo alla Commissione. La Commissione nei tempi opportuni - sarà alla prima o alla seconda seduta - ci riporterà il testo e su quello ognuno si esprimerà e si misurerà.
Ci potrà essere, come io mi auguro, una convergenza generale come ci potrà essere, invece, una convergenza, non generale, dove ognuno si determinerà in base al merito della questione che avremo definito.
PRESIDENTE
Siccome l’assessore ha parlato a metà di questa discussione, se ritiene di dover prendere la parola per fare una valutazione conclusiva, io gliela do di buon grado.
(Interruzione)
Va bene, l’assessore ha già parlato.
Pongo in votazione la proposta avanzata dall’onorevole Senatore che - se ho capito bene - è di non votare questo punto e di rinviarlo tutto, sia questa dizione che l’altra che vedo come emendamento. Quindi non si voterebbe rinviando poi una valutazione ed una decisione complessiva nel momento in cui la Commissione avrà esperito il proprio lavoro. Ho capito bene? Sì, le do la parola.
Pasquale SENATORE
In Aula, in poche parole, ritornerà l’articolo 58 bis. Questo è il senso, Presidente.
Pongo in votazione - con senso dell’accezione autentica quale sottolineata poco fa dall’onorevole Senatore – la proposta così formulata dall’onorevole Senatore.
(E’ approvata)
Questo significa che io non pongo in votazione il secondo comma della lettera a) dell’articolo 8, limitatamente alla parte che si riferisce all’inserimento dell’articolo 58 bis nella legge urbanistica, in nessuna delle formulazioni.
Pongo in votazione l’articolo 8, come emendato.
(E’ approvato)
Passiamo all’articolo 9 (Delega di funzioni e competenze – Titolo X) che riguarda modifiche agli articoli 61 e 65 della legge urbanistica e l’inserimento all’articolo 61 di un comma 1 bis.
Ci sono degli emendamenti del consigliere Sulla.
Il primo emendamento, protocollo numero 3033, è alla lettera a) dell’articolo 9 e così recita:
“Al comma 1 dell’articolo 61 della legge urbanistica che recita “Le funzioni di competenza della Regione ai sensi dell’articolo 31, comma 8, e degli articoli 32, 39 e 40 del DPR 6 giugno 2001, n. 380 sono attribuite alle Province” si sostituisce con il seguente: “Le funzioni di competenza della Regione ai sensi dell’articolo 31, comma 8, e dell’articolo 32 del DPR 6 giugno 2001, n.380 sono attribuite alle Province”
“Al comma 1 bis dell’articolo 61, previsto dal progetto di legge in esame, vengono soppressi i riferimenti agli articoli 39 e 40 del DPR n. 380 del 2001”
“Il comma 3 dell’articolo 61 della legge urbanistica viene sostituito dal seguente: “L’autorizzazione paesaggistica di cui all’articolo 146 del DLgs 42/04 e successive modifiche e integrazioni è delegata alle Province”.”
Pongo ai voti l’emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la lettera a) dell’articolo 9, per come emendata.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la lettera b) dell’articolo 9, concernente modifiche all’articolo 62, comma 1, della legge urbanistica, sulla quale non ci sono emendamenti.
(E’ approvato)
Passiamo alla discussione della lettera c) dell’articolo 9, concernente la sostituzione dell’articolo 65 della legge urbanistica. C’è un emendamento a firma Sulla, protocollo numero 2379, che così recita:
“All’articolo 65, comma 2, dopo le parole “decorso il predetto termine decadono tutte le previsioni di detti strumenti riguardanti le aree esterne al perimetro dei suoli urbanizzati” sostituire le parole “come definite dalle Linee Guida” con le parole “definiti come il perimetro delle aree aventi destinazioni di zona A e B negli strumenti urbanistici vigenti e delle zone C individuate dai medesimi strumenti per le quali siano stati approvati piani di lottizzazione”.”
Pongo ai voti l’emendamento.
(E’ approvato)
L’emendamento protocollo numero 2381, a firma Sulla, deve intendersi decaduto perché si riferisce all’articolo 58 bis che abbiamo stralciato.
Pongo in votazione la lettera c) dell’articolo 9, come emendata.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 10 (Disposizioni finali – Titolo XI), sul quale non ci sono emendamenti.
(E’ approvato)
Pongo in votazione il testo della legge nella sua interezza, per come emendato.
(Il Consiglio
approva)
(E’ riportato
in allegato)
Ci sono due emendamenti a firma dell’onorevole Sulla che pongo in votazione.
Al capitolo 3, è stato presentato emendamento a firma del consigliere Sulla protocollo numero 2383 che così recita: “ Al capitolo III – la pianificazione regionale – paragrafo 3.4.4 – Direttive per le reti tecnologiche il punto 3 viene così riformulato: “in particolare nella redazione dei PSC, in nessun caso le superfici delle zone di rispetto delle reti energetiche e di comunicazione, possono essere considerate per destinazioni diverse nella definizione degli standard urbanistici”.
(E’ approvato)
Poi c’è un emendamento a firma del relatore Sulla ed altri, protocollo numero 2384 che così recita:
“Emendamento alla Parte Prima – riferimenti per la pianificazione regionale; Capitoli 1 – Principi e riferimenti, paragrafo 2.2,sottoparagrafo 2.2.2 – La questione del ponte sullo stretto”
“2.2.1 Area di Gioia Tauro e dello Stretto
La Regione Calabria attribuisce grande valore strategico allo sviluppo dell'area di Gioia Tauro ed in tale direzione assume particolare rilevanza la definizione degli assetti organizzativi dell'intera area.
Il primo profilo concerne l'assetto localizzativo delle diverse aree e delle infrastrutture di trasporto rispetto alle indicazioni della pianificazione regionale e sub-regionale. Interventi in questo delicato e importante contesto dovranno assumere indicazioni dell'art. 22 della L.R. 19/2002 "Legge Urbanistica della Calabria" e del Piano regionale dei Trasporti, sia per quanto attiene alle funzioni portuali che, pur privilegiando la funzione del transhipment debbono garantire la polifunzionalità del porto, sia per gli interventi di potenziamento delle reti stradali e ferroviarie, che devono avvenire nel quadro dello sviluppo della intermodalità del porto (localizzazione dell'interporto nell'area industriale) e che connettono il Porto con l'area della Piana, il resto del Mezzogiorno e del Paese.
Inoltre la configurazione spaziale delle aree funzionali in zona portuale andrà attentamente verificata anche con l'insieme degli strumenti di pianificazione territoriale locale vigenti e/o in corso di redazione (variante al piano ASI, piani comunali, ecc.).
Il secondo profilo concerne le politiche di sviluppo e i relativi strumenti d'intervento.
L'obiettivo è quello di assumere il nodo di Gioia Tauro – S. Ferdinando come una vera e propria "stazione di sviluppo integrato" a più livelli: regionale, nazionale ed euromediterraneo.
Ciò è possibile alle seguenti condizioni: consolidando e sviluppando la funzione di porto hub del nostro Paese nel bacino Mediterraneo, anche in rapporto alla realizzazione della Zona di Libero Scambio Euro-mediterranea prevista per il 2010;realizzando la funzione di land bridge (porto ed interporto) dell'Europa, mediante le attività di logistica integrata (intermodalità) ed il collegamento con i mercati del Nord ed Est Europa (freeways); in questo quadro l'area di Gioia Tauro – S. Ferdinando potrà diventare uno sbocco verso i mercati esteri per una vasta regione del Mezzogiorno, comprendente Calabria, Sicilia, Basilicata, Puglia, parte della Campania; condizione prioritaria, a tal fine, è il superamento delle criticità di raccordo ferroviario del porto alla rete nazionale, così come di alcuni vincoli relativi ai percorsi su rotaia verso Nord; aprendo i collegamenti marittimi di linea con la Sicilia ed il resto d'Europa (autostrada del mare);favorendo quelle iniziative produttive (locali ed esterne) interessate a lavorazioni di prodotti o all'uso di componenti import-export Europa; realizzando la cosiddetta piattaforma del freddo.
Il terzo profilo d'interesse regionale per l'area di Gioia Tauro, riguarda le sue possibili connessioni con le azioni di risanamento, recupero, riqualificazione e valorizzazione dei patrimonio insediativo e produttivo nel circondario della Piana.
Si dovrà tener conto, inoltre, dell'insieme di opere che riguardano più specificamente: il completamento dell'itinerario Ionio – Tirreno compreso lo svincolo con l'A3, l'adeguamento del tratto terminale della SS 281, l'adeguamento della SS 18 e della SS 111 nel tratto terminale, le circonvallazioni dei Comuni di Gioia, Rosarno, San Ferdinando, l'anello ferroviario delle Ferrovie della Calabria, il risanamento ambientale e il completamento delle reti idriche e fognarie dei tre Comuni, il potenziamento dell'impianto di depurazione e la raccolta dei liquami nell'area industriale e circostante il porto.
Questo programma d'interventi andrà concertato con i soggetti pubblici direttamente interessati, anche al fine di verificarne lo stato della progettazione e/o esecuzione: ASIREG, ANAS, RFI, PC, Provincia e Comuni.
Esso dovrà peraltro trovare una equilibrata collocazione nell'ambito del nuovo Piano Strategico della Piana, che la Regione si appresta a disegnare, per una armonica integrazione del territorio circostante l'area portuale.
Il quarto profilo d'interesse regionale concerne il
Programma generale degli investimenti
pubblici.
Le risorse finanziarie pubbliche saranno quelle nazionali e comunitarie da combinare opportunamente con risorse private. Per la mobilitazione degli investimenti e la relativa programmazione delle priorità è opportuno tenere conto del metodo già sperimentato per la realizzazione del terminal di transhipment (con le opportune revisioni), ovvero realizzare quegli interventi pubblici coniugabili con il capitale privato in grado di rispondere ad una domanda di mercato che crei occupazione stabile. Questo criterio permette di far entrare in produzione progressivamente il grande investimento pubblico già realizzato, man mano che si aggiungono quote di investimenti privati, nel quadro della programmazione finanziaria comunitaria e nazionale.
Come è evidente, si tratta di proposte semplici ma di grande efficacia, che chiedono di essere tradotte in azioni concrete. Tuttavia occorre rilevare che di queste azioni non è dato vedere traccia; che non esiste un programma di interventi - con l'indispensabile corredo di finanziamenti, di strumenti attuativi, di tempi di realizzazione - che vada in questa direzione; che non esiste un disegno territoriale - del tipo di quelli elaborati dalla Reghion a metà degli anni settanta - che coinvolga l'intero anfiteatro della Piana prevedendo infrastrutture e attrezzature di servizio complementari a quelle del circondario del porto e che lo connetta ai limitrofi territori dell'Area dello Stretto e della Locride.
Per quanto riguarda il versante reggino dell'Area dello Stretto, il discorso è analogo ma è reso più complesso dalla persistente ipotesi di realizzazione di una struttura stabile di attraversamento.
L'Area dello Stretto costituisce certamente uno dei più importanti sistemi territoriali di tutto il Mediterraneo. Il suo potenziale è molteplice, essendo legato a caratteristiche naturali e paesaggistiche che costituiscono un unicum a livello mondiale; ad un sistema insediativo che ha i suoi punti di forza nelle tre città dello Stretto - Reggio Calabria, Messina, Villa S.Giovanni - alle quali fa riferimento una moltitudine di centri di media e piccola dimensione, per un potenziale demografico complessivo di circa 700.000 abitanti; ad una rete infrastrutturale attualmente fragile a motivo di alcune storiche carenze (per tutte l'autostrada Messina-Palermo e la Statale 106 jonica in Calabria) ma che bene si presta ad essere ampliata e consolidata fino a costituire un solido supporto al sistema insediativo; e infine, questo potenziale è legato ad una rinnovata centralità in ambito mediterraneo dovuta alle nuove dinamiche relazionali che si stanno attivando tra riva sud e riva nord e alla straordinaria capacità attrattiva del vicino porto di Gioia Tauro.
Su un tale sistema territoriale, che possiede tutti i requisiti per costituirsi come area metropolitana, si sono concentrati nel tempo una serie di studi di natura geografica, socio-economica e territoriale di notevolissimo livello, che però non hanno mai trovato modo di essere trasferiti in reali azioni di governo del territorio.
In relazione alla problematica dell'attraversamento stabile dello Stretto si ribadisce il giudizio negativo sul Ponte in quanto non costituisce una priorità regionale. Lungi dall'essere una chiusura all'innovazione la priorità assoluta è individuata nella riqualificazione del sistema infrastrutturale esistente e nella sua integrazione funzionale. La Calabria ha bisogno di infrastrutture utili congrue con il contesto territoriale,sostenibili sotto il profilo dell'impatto ambientale, sociale e finanziario.
A tal proposito diventa strategica e stimolante, la proposta per la costituzione di un centro che abbia le caratteristiche di un Laboratorio per l'Area dello Stretto, un centro multidisciplinare nel quale far confluire tutto il patrimonio di conoscenze fin qui accumulato e al quale affidare il compito di elaborare la parte del progetto-territorio relativa all'Area dello Stretto Un centro che, non è difficile immaginare, potrebbe costituirsi nel tempo come riferimento per gli studi, le ricerche e i progetti di questa natura e portata che sempre più interesseranno vari luoghi del Mediterraneo.”
(E’ approvato)
Con questi emendamenti approvati pongo in votazione la proposta di provvedimento amministrativo numero 115/8^.
(Il Consiglio
approva)
(E’ riportata
in allegato)
Ora abbiamo l’esame abbinato “Proposta di legge numero 102/8^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Promozione dell’esercizio associato di funzioni e servizi fra Comuni”;
Proposta di legge n. 30/8^ di iniziativa del consigliere Magarò, recante: “Riordino territoriale ed incentivazione delle forme associative di Comuni”.
Io ho depositato un emendamento sull’esercizio associato che, momentaneamente, ha l’onorevole Adamo che è impegnato in una riunione. Non so però come andare avanti.
(Interruzione)
Ovviamente le linee guida sono depurate dalla “23/90”, dall’articolo 58 bis.
(Interruzione)
Sì, ma quello è momentaneamente sospeso, non c’è, ma ha fatto bene a ricordarmelo. Cioè, quello che non abbiamo approvato come emendamento alla legge ovviamente non può essere contenuto nelle linee guida. Lo dico come interpretazione autentica nel corso della seduta, senza confusione alcuna. Non ci sono furbizie, per carità.
Abbiamo deciso di approfondire e si approfondisce.
(Interruzione)
A pagina 139 o dove sono… la parte che fa riferimento ai contenuti del 58 bis della legge 23 si intende non votata. C’è una riflessione sulla legge e sulle linee guida che va approfondita in Commissione e poi riportata in Aula.
(Interruzione)
Così come da pagina 138 mi corregge. La ringrazio per l’aiuto.
(Interruzione)
Cari colleghi, se l’onorevole Magarò ci aiuta - è il relatore - rispetto all’emendamento presentato, vediamo se già in Aula si possa fare un coordinamento formale che ci consenta una integrazione a valle…
Collega Frascà, se ascolta - c’è una ipotesi che aumenta la soglia di abitanti minima. Mi sono consentito di osservare all’onorevole Magarò solo questo: va bene come indirizzo di razionalizzazione, ma ci possono essere realtà in cui 3-4-5 comuni si mettono assieme e quindi vi è un elemento di razionalizzazione dei costi, ma in alcun modo si avvicinano a quella cifra. Quei comuni che fanno, restano come ora? Quindi, ferma restando la norma, bisognerebbe prevedere una subordinata riguardante il numero dei comuni. che rappresenterebbe – rispetto ai 409 comuni della Calabria – sicuramente un elemento di razionalizzazione, non fine a sé stessa, ma anche possibilità ed opportunità per i cittadini di quelle realtà di usufruire a costi accessibili di alcuni servizi. Questo è il fine. Quindi, si può fissare in un caso il tetto, nell’altro si dice che la soglia minima sono quattro comuni. Io lo dico come subordinata, valutatela - se siamo in grado - in modo che questa stasera possiamo licenziare la legge.
Chiedo scusa per l’illustrazione, do subito la parola all’onorevole Magarò che ne è titolare in quanto relatore.
Signor Presidente, la proposta di legge che stiamo per esaminare è stata redatta su un testo unificato comprendente una proposta della Giunta regionale ed una di mia iniziativa. Il progetto contiene disposizioni relative al riconoscimento ed alla promozione delle variegate modalità di associazionismo intercomunale. Questa iniziativa, questo riconoscimento passa anche attraverso l’incentivazione finanziaria. La norma è così divisa: al capo primo, ci sono i principi ispiratori volti a promuovere il coordinamento e l’esercizio associato delle funzioni. Il capo 2 individua e disciplina le varie forme di collaborazione, si fissa anche, per quanto riguarda l’unione dei comuni, il vincolo di esercizio di almeno quattro servizi amministrativi all’interno di un elenco molto più ampio. Naturalmente la legge, nel rispetto dei criteri di differenziazione e di adeguatezza, fa salvi i comunque salvi i poteri sostitutivi della Regione per i comuni che non abbiano fatto opzione per l’esercizio improprio delle funzioni e dei servizi conferiti dalla legge regionale oppure che non conseguono i risultati demografici organizzativi e territoriali.
Il capo 3, disciplina le forme e le modalità per il libero associarsi dei comuni. Il capo 4 disciplina i livelli ottimali di esercizio delle funzioni.
Qui c’è la questione che ha posto il Presidente. Nel testo unificato si parlava della soglia dimensionale minima di 4 mila abitanti. Stamani, anche a seguito di un incontro con il Vicepresidente - assessore delegato - ed in riferimento ad un emendamento presentato, si pensa di elevare il numero di abitanti. Infine, c’è una questione che riguarda l’ultimo capo contenente le norme finanziarie fissate dalla Giunta nell’ambito del programma regionale di riordino. Su questo abbiamo due emendamenti formalmente presentati: uno del collega Morelli - inammissibile perché riferito ad un testo che non è quello in esame - e ad un altro.
Devo anche fare presente al Presidente che il comma 5 dell’articolo 4, prevedente che il segretario della Unione svolga le funzioni di segreteria anche per i comuni facenti parti della Unione, è illegittimo e quindi va abrogato.
Ci sono, poi, una serie di ragionamenti che si stanno svolgendo all’interno delle comunità montane. Il Vicepresidente, ed io abbiamo assunto l’impegno che si parlerà di queste questioni subito dopo l’approvazione della legge in Commissione.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Acri. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, io parlo poco e di solito quando è strettamente necessario.
Ho contributo insieme al collega Magarò alla elaborazione di questa proposta di legge e nell’intervenire su una materia così importante preliminarmente non posso esimermi dal fare alcune considerazioni squisitamente politiche. La prima è che il Consiglio regionale giunge alla discussione di questa legge con quattro anni di ritardo. La legge 12 agosto 2002, n. 34 – quella sul decentramento - prevedeva che tale provvedimento dovesse essere assunto entro 120 giorni dall'entrata in vigore della stessa. Questo crudo dato dà contezza della disattenzione cronica, che la Regione ha dimostrato nei riguardi del sistema delle autonomie locali. Occorre, pertanto – io non ho molta voce, ma se chiacchierate a qualche metro di distanza è meglio in quanto io non sono un tenore - preliminarmente dare atto che la volontà politica della Giunta e di questo Consiglio segna un punto di evidente discontinuità rispetto al passato. Questa volta mi sembra autentica la volontà politica di dare vita ad un nuovo sistema regionale in cui il sistema delle autonomie locali sia un elemento centrale. Di questo voglio dare atto alla Commissione che ha elaborato in maniera coordinata questa proposta ed alla Giunta e al Consiglio.
La seconda considerazione è che questa legge contiene in sé gli elementi per poterne misurare l'efficacia. Basterà attendere qualche mese per verificare se gli enti locali la utilizzeranno. Perché se fra qualche mese dovessimo accorgerci che questa legge "non promuove" nulla – ed è uno dei miei timori - sarà necessario, giocoforza, rimetterci mano. Le innovazioni di sistema hanno un senso se sono veramente innovative. Ciò di cui non abbiamo bisogno – lo abbiamo detto in altre circostanze ed io anche nella mia qualità di Presidente del Comitato sulla fattibilità e qualità delle leggi - sono leggi regionali raffazzonate, il cui unico scopo è di presentarsi all'opinione pubblica come innovatrici quando poi le stesse sono di difficile applicabilità, o peggio, creano ulteriori scompensi operativi. Con la solita franchezza con la quale sono abituato a dire le cose che penso, voglio qui affermare che stasera questa legge – che non è il meglio in assoluto – comunque va approvata, ma al tempo stesso sono consapevole, profondamente consapevole, che non è la migliore che potevamo mettere in campo sul tema. Non lo è soprattutto pensando che ci troviamo di fronte ad un argomento la cui potestà legislativa è oramai saldamente nelle mani delle Regioni. Ricordo a me stesso che la stessa Corte costituzionale, con la sentenza n. 244/2005, ha sciolto ogni residuo dubbio, sancendo che tale “...disciplina rientra nella competenza legislativa residuale delle Regioni ai sensi dell'articolo 117, quarto comma, della Costituzione”. Si è aperto, quindi, uno spazio legislativo regionale importante che poteva essere utilizzato non tanto per legiferare in maniera indistinta, quanto per introdurre reali processi di innovazione al sistema. Forse, se mi permettete di dirlo, questa opportunità – come in tante altre circostanze - non è stata colta appieno. E allora la vera, autentica discontinuità riusciremo a produrla se sapremo essere veramente innovativi, incuranti delle eccessive pressioni - che pure ci sono state - su questa legge. Perché, vedete, onorevoli colleghi e signor Presidente, non possiamo da un lato ribadire - e ciascuno di noi lo fa - che il nostro sistema istituzionale va semplificato e poi contestualmente prevedere, come fa questa legge, di introdurre un ulteriore ente intermedio, qual è il comprensorio. C'è in questa scelta, una schizofrenia politica tra il dire e il fare, tra la consapevolezza e gli strumenti che mettiamo in campo. Tutti sappiamo che gran parte della discussione su questa legge è stata assorbita dal tema delle Comunità montane - un cattivo tema, però -, come se il problema fosse quello della soppressione delle Comunità montane e non della loro efficienza. Sappiamo bene che un ente di secondo livello per contare veramente deve avere organi politici legittimati da un'investitura forte, non traslata da elezioni indirette, né mortificata da consigli e giunte elefantiaci che gestiscono solo se stessi. Comunità montane con Consigli di oltre sessanta componenti sono destinate inevitabilmente alla paralisi. Ne sappiamo qualcosa, quando ogni volta che scadono gli organi, si impiegano mesi a rinnovarli, lasciando forzatamente in carica i vecchi organi attraverso una prorogatio infinita. Su questo argomento – lo dico sapendo di non ricevere eccessive simpatie - credo sia mancata la forza per andare oltre, per innovare il sistema. Ma è un problema che ci ritroveremo davanti e che prima o poi dovremo affrontare.
Né possiamo pensare che con questa legge elimineremo tutte le carenze dei piccoli comuni. Non foss’altro perché la gestione in forma associata è più complessa di quanto la si possa immaginare.Le funzioni gestite in forma associata impegnano gli enti due volte: all'atto del conferimento della funzione e al momento della gestione congiunta. Si pensi solo ai riflessi sull'organizzazione del personale e a quelli di natura finanziaria e contabile. Voglio dire, senza essere eccessivamente ipocriti, che non basta suggerire ai Comuni di mettersi insieme, ma occorre anche fornire ad essi, in maniera organica, il percorso da seguire, le procedure da porre in essere, gli atti e i modelli da adottare, dopo aver studiato i singoli aspetti ed elaborato soluzioni semplificate. E' vero che con l'articolo 21 abbiamo introdotto una assistenza indiretta, ma la mancanza di normative ad hoc e di modelli gestionali sperimentati complica maledettamente il compito di chi si cimenta in tale tipo di attività. In quest'ottica, la promozione dell'esercizio associato è pertanto solo una delle componenti per migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione locale. Dal momento che la fusione non è generalmente praticabile, si impone la necessità di concentrare l'attenzione anche su altre questioni cruciali: il ridimensionamento delle competenze, lo snellimento delle procedure, una normativa regionale di settore che introduca modelli che realmente favoriscano i piccoli comuni. Pensiamo, ad esempio, ad una normativa sul commercio che autorizzi, nei piccoli comuni, lo svolgimento congiunto in un solo esercizio dell'attività commerciale, ivi compresa la somministrazione di alimenti e bevande; oppure la possibilità di applicare il limite massimo di 250 metri quadri per i negozi di vicinato, in deroga al criterio della consistenza demografica. Oppure, pensiamo ancora, ad una normativa sulla istruzione che, previo accordo con gli organi statali competenti, favorisca forme di tele-insegnamento e forme di aggregazione dei diversi livelli di insegnamento in plessi scolastici e attività extrascolastiche aventi sedi nei piccoli comuni. O pensiamo, ancora, ad interventi regionali che favoriscano il recupero dei terreni marginali localizzati nei comuni in situazioni di maggiore disagio per il loro utilizzo, per esempio, per la zootecnia. Sono questi solo alcuni esempi di ciò che possiamo e dobbiamo fare per favorire realmente la nascita di un nuovo e più efficiente sistema istituzionale locale, la cui attuale debolezza, nella nostra regione, è certamente uno degli elementi che impedisce il pieno sviluppo della Calabria.
Oggi con questa legge compiamo un passo avanti importante. Piccolo, ma in avanti. Non penso che attraverso la sua approvazione risolveremo tutti i problemi, chiedo solo che l'attenzione verso il sistema delle autonomie locali non venga meno, che si vada velocemente all'approvazione del Consiglio delle autonomie locali. Noi il 21 novembre dovremmo approvare in maniera definitiva la proposta di legge sul Consiglio delle autonomie locali e mi auguro, soprattutto, che la volontà politica, la tensione per costruire un sistema regionale nuovo, rimanga alta. Spero anche che il Consiglio regionale, quando si tratterà di approvare il nuovo bilancio – lo dico e lo raccomando all’assessore al decentramento e alle politiche istituzionali, Vicepresidente Nicola Adamo - riempia di contenuti monetari questa legge che, altrimenti, diventerebbe priva di significato e rischierebbe di fare la fine di quel 32 per cento delle leggi regionali approvate in 35 anni che sono prive di attuazione perché senza la copertura finanziaria o senza la conseguente regolamentazione.
Nelle settimane scorse – non so se ve ne siete accorti - sono stati forniti i dati Istat sui consuntivi 2004 di Comuni e Province. Un dato che è passato quasi del tutto inosservato nella nostra Regione, come molte delle cose che riguardano il sistema autonomistico in Calabria. Bene, quei dati registrano, dopo anni di positivo avanzamento, una battuta d'arresto sui conti economici dei comuni calabresi. Rispetto al 2003 è diminuito il grado di autonomia finanziaria e di autonomia impositiva, mentre è aumentato il grado di dipendenza erariale, la spesa per il personale è aumentata di due punti percentuali mentre di quasi quattro punti è aumentato il grado di rigidità strutturale. Gli allarmi che abbiamo ripetutamente lanciato – in altre occasioni e da altre postazioni - sulla particolarità della situazione economica dei comuni calabresi rispetto al resto d'Italia, si sono – purtroppo per noi - dimostrati giusti. Non c'è dubbio che l'appuntamento con il prossimo bilancio regionale 2007 sarà l'occasione per fare un'analisi ragionata del percorso svolto nella nostra regione, una disamina dei cambiamenti intervenuti nello scenario e su ciò che oggi realisticamente si deve chiedere al sistema delle autonomie. L'obiettivo è di riportare al centro il ruolo delle Autonomie locali per l'innovazione e la modernizzazione del sistema Regione e del sistema Paese. L’obiettivo, altresì, è quello di segnare l’apertura di una nuova fase che può essere altrettanto stimolante ed importante quanto quella che si è oggettivamente chiusa, per costruire insieme una proposta per il futuro della nostra Regione, una proposta per il futuro del Paese.
Per concludere - signor Presidente, onorevoli colleghi, assessore Adamo – io vi chiedo di guardare a questa proposta di legge come una occasione che viene offerta al sistema autonomistico calabrese sapendo che ancora bisognerà lavorare soprattutto attraverso la elaborazione di testi unici.
E’ una occasione non facile né scontata, ma assolutamente da non perdere. Mi auguro che nelle prossime occasioni venga destinata al sistema delle autonomie locali - in 35 anni di regionalismo quasi completamente ignorata - l’attenzione che conta perché questa Regione possa sentirsi sempre meno sola e più forte nella solidarietà istituzionale.
PRESIDENTE
Nessun altro chiede di parlare, pongo in votazione l’articolato della legge.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
All’articolo 4 della legge c’è la proposta di abrogazione del comma 5 “Il segretario della Unione svolge…” perché non è legittimo rispetto alla legge che riguarda gli enti locali. Per cui questa parte viene cassata e ovviamente si torna al testo originario. Non vogliamo appesantire la spesa ed il segretario si troverà tra i segretari che svolgono nei singoli comuni questo tipo di funzione.
(Interruzione)
Oppure c’è una integrazione, un coordinamento formale, ché lo può fare uno dei cinque.
Pongo in votazione l’articolo 4 con questa correzione
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 5.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 6.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 7.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 8.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 9.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 10.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 11.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 12.
(E’ approvato)
All’articolo 13 c’è una modifica. Ma che significa “Modifica comma 5”?
Salvatore MAGARO’, relatore
Gli emendamenti dell’onorevole Morelli si riferiscono al testo precedente per cui sono inammissibili. Si riferiscono al testo originario.
PRESIDENTE
Allora non ci sono emendamenti, c’è solo un punto…
Roberto OCCHIUTO
Scusate, non è così…
PRESIDENTE
C’è comunque un problema che riguarda il numero di abitanti… quando arriveremo al 15…
Roberto OCCHIUTO
Per dovere di chiarezza. L’articolo 13 è diventato 14 per cui si chiedeva di sostituire “sussidiarietà” con “sostituzione”…
(Interruzione)
Mi pareva…
PRESIDENTE
Di sostituire?
Roberto OCCHIUTO
Credo che l’emendamento Morelli riferito all’articolo 13, sia invece riferito all’articolo 14 in sostanza.
(Interruzione)
All’articolo 14, sì però perché parla di abrogare “sussidiarietà” e …
Dato che è assente l’onorevole Morelli, come di norma decadono, a meno che non ci sia formalmente un consigliere che li assume. Poi, tra l’altro, in alcun modo vogliamo approvare un testo di legge che non abbia da parte dei consiglieri presenti una valutazione compiuta e la possibilità sulla base di emendamenti presentati di sostenerli e di rappresentarli come integrativi e migliorativi del progetto di legge. Lei sta avanzando una proposta di sostituire “sussidiarietà” con…
La mia preoccupazione è riferita ad un altro aspetto. L’emendamento Morelli nella seconda parte, quella riferita alla soglia degli abitanti, è riferito all’articolo 14 che invece adesso è l’articolo 15.
Insomma, l’emendamento c’è.
Dentro gli ambiti territoriali c’è il comma 4 che nella forma, nel testo della legge prevedeva una soglia minima di almeno 4 mila abitanti. Ad onor del vero debbo dire che sia in Commissione che in Conferenza dei gruppi sistematicamente tre consiglieri, tra i quali gli onorevoli Occhiuto, Magarò ecc., sottolineavano come il numero fosse così basso da non introdurre nessun elemento di razionalizzazione oggettiva. Si proponeva di porre come minima una soglia, dal punto di vista del numero degli abitanti, significativamente più alta.
L’onorevole Morelli, in una dizione dice 18 mila ed in un’altra parla di 10 mila.
Ho sentito, io, l’onorevole Occhiuto ipotizzare una soglia di 10 mila, se dico male correggetemi.
Salvatore MAGARO’, relatore
C’è un mio emendamento che propone 10 mila.
So di alcune comunità che superano di poco i mille abitanti. Per cui se ne mettiamo 5 una a fianco dell'altro arriveranno a 5 mila ma mai a 10 mila. Questi comuni potranno accedere una possibilità di questo tipo? Sì, lo presenti in maniera aperta in modo da far in Aula un embrione di coordinamento che poi sarà formalizzato.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
Preliminarmente, signor Presidente, volevo ricordare a me stesso e all’Aula che quando cominciò la discussione su questo testo in Commissione il confronto fu soltanto accennato perché la discussione la facemmo pochi giorni prima del 30 giugno. Questa era la data, il termine per legiferare e legiferando per poter accedere ai fondi del riparto nazionale.
Concordammo tutti quanti, per evitare che la Regione ed i comuni per il tramite della Regione perdessero una occasione preziosa, di licenziare un testo base e poi eventualmente di approfondire la discussione.
Oggi noi stiamo discutendo il testo base e non ci sottraiamo alla discussione né vogliamo in alcun modo ritardarla.
Questo aspetto mi pare, però, essenziale anche per il giudizio che poi ciascuno di noi darà sulla legge. Perché mi rendo che alcuni comuni pur mettendosi assieme per gestire in forma coordinata alcune funzioni possono non arrivare ad una soglia di abitanti che, in verità, però serve per evitare che ci sia una distribuzione a pioggia delle risorse e che non si razionalizzi il sistema.
La proposta potrebbe essere – credo che sia possibile considerarla positivamente – quella di stabilire una soglia che può essere di 10 mila abitanti e poi di stabilire, come elemento subordinato alla soglia, anche che al riparto degli incentivi partecipino i comuni che si mettono assieme e che pure non arrivano a 10 mila abitanti, ma sono in numero di 5, per esempio.
Questo potrebbe realizzare l’obiettivo di razionalizzare il sistema e però farebbe salve anche le possibilità per i comuni che obiettivamente anche mettendosi assieme non raggiungono una soglia minima di residenti che sia di 10 mila abitanti.
Non c’è un emendamento formale, ma io dico appellandomi alla sensibilità dell’Aula che c’è un altro argomento che pure nella Conferenza dei Presidenti di gruppo quando abbiamo discusso sulla necessità o meno di porre all’ordine del giorno questa legge abbiamo in qualche modo accennato. La preoccupazione è che noi attraverso questa legge andiamo a costituire altre forme associative di comuni che possono rischiare di rappresentare dei duplicati rispetto alle Comunità montane, onorevole Adamo.
Per esempio, anche rispetto a questo vorrei che l’Aula discutesse, magari poi recependo la sintesi di questa discussione in coordinamento formale, sulla possibilità eventualmente di limitare alcune forme associative - che pure questa legge prevede - ai comuni che non partecipano alle Comunità montane.
Poi su questo argomento vorrei conoscere il parere del Consiglio regionale.
Poi c’è ancora un altro aspetto. Ci sono alcune Comunità montane - e lo dico con grande rispetto della funzione che istituzionalmente queste svolgono – che sembra che vivano quasi soltanto per elargire gettoni di presenza ed emolumenti agli amministratori.
Ci sono alcune Comunità montane nelle quali le somme relative a questi emolumenti sono superiori alle quelle che si spendono per realizzare le loro finalità istituzionali stesse.
Siccome in questa legge noi oltre a ribadire la necessità che ci siano le Comunità montane – che per carità nessuna la mette in discussione –, andiamo a stabilire altre forme di collaborazione fra comuni, forse dovremmo avere presente la preoccupazione che poi queste forme possano nella fase di redazione degli Statuti non porre dei limiti anche agli emolumenti di quelli che queste forme associative guideranno.
Anche su questo avevamo fatto una valutazione in Conferenza dei capigruppo per verificare se c’era la possibilità di porre in legge in qualche modo una norma di indirizzo che recuperasse tutto questo dibattito che, non solo in Calabria ma in Italia, si sta svolgendo in ordine ai costi della politica.
Quindi, io approfitto della discussione sulla soglia minima di residenti, per ribadire, a mio giudizio, ed in conclusione queste tre necessità.
Cioè emendare l’emendamento Morelli, subemendarlo prevedendo la possibilità che possano accedere ai fondi anche i comuni che non arrivano a 10 mila abitanti purché siano in numero di 5, di stabilire che alcune forme associative non possono riguardare comuni che sono già associati nelle Comunità montane e su questo chiedo il parere del Governo.
Il terzo elemento è quello di verificare se l’Aula ritiene che una norma in ordine al contenimento degli emolumenti per gli amministratori di queste forme di collaborazione fra comuni può essere recepita nel testo della legge o no.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.
Non sto qui a ribadire le ragioni e le motivazioni espresse ai fini dell’approvazione del disegno di legge nella relazione dal collega Magarò. Sottolineo l’esigenza di una approvazione che nasce da due motivi di fondo.
Il primo è quello fondamentale per mettere in linea la Calabria con le altre Regioni ai fini di partecipare al riparto del fondo nazionale che già in base alla Finanziaria dell’anno precedente è stato già effettuato. Noi per non aver approvato la legge siamo stati esclusi.
Questa è condizione necessaria per partecipare ad un percorso di premialità intanto sulla forma di associazionismo volontario e non obbligatorio, incentivare attraverso un costo finanziario il discorso delle diverse forme di coordinamento, di associazione e di unione dei comuni.
La seconda ragione qual è? In una fase nella quale noi stiamo applicando la legge 34 recependo il decreto legislativo 112 e alla luce delle novità che sono subentrate dopo il riordino costituzionale e quindi la riforma del Titolo V° della Costituzione, sarebbe un limite serio se questa riorganizzazione di funzioni istituzionali avvenisse senza questo strumento.
Cioè, se non avessimo la possibilità di puntare ad un riordino di fatto delle funzioni associate territoriali anche perché, oltre che stare in coerenza con una impostazione di riordino c’è un problema che riguarda l’ottimizzazione dei costi.
Capite che la gestione comune di alcuni servizi per alcuni comuni e soprattutto piccoli comuni può portare ad una ottimizzazione della spesa ed anche dei risultati, per quanto riguarda non soltanto i livelli quantitativi ma anche quelli qualitativi, di alcuni servizi, ché è previsto per legge che debbono essere almeno un minimo di quattro forme di servizi per motivare la unione.
Detto ciò, se conveniamo su questo, noi non dobbiamo considerare l’approvazione di questo disegno di legge come un approdo ultimo e definitivo, se è vero come è vero che il percorso di riforma istituzionale necessariamente dovrà andare avanti.
Del resto, anche per quanto riguarda la legge 34 siamo in una fase di completamento del trasferimento delle funzioni gestionali alle province ma, al di là di un protocollo di intesa, non è stata compiuta l’opera di trasferimento per quanto riguarda i comuni e le Comunità montane intanto.
Penso che approvando oggi questa legge, nella fase ultimativa di questo trasferimento - proprio ieri si è svolto l’incontro con alcuni rappresentanti delle associazioni dei comuni e delle Comunità montane per passare alla parte finale - noi favoriamo una maggiore capacità di recepimento da parte del sistema dei comuni delle funzioni che debbono essere loro trasferite. Perché altrimenti potremmo trovarci nella situazione un po’ paradossale.
Cioè, molti comuni – soprattutto ancora di più i piccolissimi comuni – pur in presenza di una legge che dà loro la possibilità di esercitare una funzione di gestione trasferita loro dalla Regione, non sono in grado di esercitare perché oggettivamente non ce la fanno.
Attraverso queste forme di coordinamento e dell’associazionismo comunale c’è invece la possibilità che i comuni si organizzino per poter esercitare funzioni che oggi non sono loro.
Questa legge quindi premia, incentiva e sostiene il processo di riforma, di riorganizzazione, di riordino e trasferimento delle competenze.
A questo fine due questioni.
La prima riguarda il tetto. Siamo tutti d’accordo, già in Conferenza dei capigruppo ho avuto modo – mi rivolgo al relatore Magarò – già in quella sede, come Governo, di pronunciarmi sulla necessità di elevare il tetto che era stato individuato dalla Commissione.
Abbiamo discusso e parlato, con i colleghi che hanno proposto l’emendamento, per portarlo ai 4 mila abitanti ed abbiamo intravisto soprattutto per alcune realtà, perché c’è il problema. E’ probabile che ci possano essere piccoli comuni che identificandosi in un’unica ed esclusiva area omogenea non raggiungono i 10-15 mila abitanti, ma che si arrivi ai 5-6 mila.
Però, possiamo ragionare proprio in rapporto a quanto è stato stamattina espresso, in sede di audizione, dai rappresentanti delle Comunità montane. Possiamo ragionare perché guardando la realtà calabrese questo problema, questo limite si può superare se accogliamo il principio secondo il quale nei comuni dove agisce la sovranità dell’ente sovra-comunale, tipo la Comunità montana è a questa che riconosciamo la funzione, l’esercizio delle funzioni associate.
Cioè, evitare sovrapposizioni. Dove c’è la Comunità montana non occorre, non serve pervenire ad una unione ed associazione tra comuni. Riconosciamo questa funzione anche alla Comunità montana anche in rapporto a quanto diceva adesso il collega Occhiuto.
Poi ritorno da qui ad un attimo sulle Comunità montane.
E’ già un primo atto che valorizza e motiva, dà una ragion d’essere sicuramente più positiva di quella che oggi si va esplicando alle stesse Comunità montane.
Se le realtà di cui abbiamo parlato – sono soprattutto realtà interne di piccoli comuni, realtà montane – è quella, allora il limite del tetto dei comuni che non raggiungono i 10-15 mila abitanti quindi si risolve da sé perché si aggregano, c’è la Comunità montana e si affronta da sé il problema.
Per quanto riguarda, invece, la questione delle Comunità montane, noi dobbiamo pervenire ad un nuovo riordino della legge ad esse relativa. Intanto vedremo il Parlamento cosa farà.
Io auspico che la legge finanziaria sia approvata. Già nella legge finanziaria proposta al Parlamento da parte del Governo ci sono degli emendamenti di riforma che vanno anche recepiti e soprattutto per quanto riguarda la riforma degli organi.
Sulle funzioni stiamo intervenendo attraverso il processo di riforma nonché anche attraverso questa parte che ci riguarda di questo disegno di legge sulle delimitazioni e le determinazioni dei requisiti per il riconoscimento a far parte dell’organo della Comunità montana, teniamo aperto un dibattito che andremo a verificare.
Sono convinto che se noi adesso incentiviamo la forma dell’associazione tra comuni o anche promuoviamo i comuni che vanno in unione non c’è la necessità, come pure in altri momenti della vita di questo Consiglio regionale è avvenuto, di avere una partecipazione generalizzata della quasi totalità dei comuni calabresi al sistema delle Comunità montane. Perché questa volta laddove non ci sono le Comunità montane, c’è lo strumento dell’associazione che permette ai comuni di organizzarsi.
Quindi la proposta che è venuta stamattina e che noi potremmo recepire già direttamente stasera, e comunque assumerla e poi riordinarla in sede di coordinamento formale, ci aiuta nella preoccupazione che il collega Occhiuto esprimeva.
Cioè, noi con questa legge possiamo sancire un principio che va nella direzione di una riforma positiva delle Comunità montane e al tempo stesso dà una risposta alle esigenze che i comuni pongono della loro funzione associazionistica, comprensoriale per quanto riguarda le funzioni associate.
La mia proposta è quindi di andare avanti e mi pare che questi siano i punti. Sul tetto mi pare di condividere un accordo unanime sulla preoccupazione che sollecitava l’onorevole Occhiuto. Io dico che un primo atto può essere questa legge, recependo anche quelle norme che riconoscono competenze esclusive alle Comunità montane in funzione di associazioni dei comuni e laddove non ci sono le Comunità montane, promuovere le forme associative prendendo impegno rapido – non so se dire entro la fine di quest’anno ma comunque compatibilmente con le sessioni che andremo a fissare per quanto riguarda anche le determinazioni inerenti al bilancio previsionale – di pervenire ad un testo organico che riformuli tutta la questione e la materia delle stesse Comunità montane. Nonché il recepimento del DLgs numero 159 del 2006, riformato e rivisto per quanto riguarda i requisiti di composizione dell’assemblea.
Mi pare che non ci sono altre questioni, per cui mi fermo qui e se non ci sono altri dibattiti direi di procedere rapidamente all’esame dell’articolato.
PRESIDENTE
Prego,onorevole Occhiuto
Mi pare di capire, allora, che la proposta del Governo, che recepisce alcune preoccupazioni che noi abbiamo rappresentato, è quella di conferire le funzioni di unioni di comuni alle Comunità montane, laddove già ci sono.
(Interruzione)
Ciò al fine di evitare duplicazioni di altre sovrapposizioni. Questo lo dico a beneficio di chi dovrà procedere poi al coordinamento formale.
PRESIDENTE
Come sapete le forme associative sono le più diverse. Sono contenute in una legge quadro rispetto a cui le Regioni hanno l’obbligo di far riferimento. Le unioni sono le unioni e quindi non possono avere una traduzione…
(Interruzione)
ma io non volevo, si figuri, appunto…
Presidente, lo dico senza polemica, ma oggi abbiamo visto nella maggioranza: la Margherita che diceva una cosa e se ne andava, l’assessore Tripodi che diceva una cosa e se ne andava, quindi, mi pare che anche all’interno del partito di maggioranza ci siano due posizioni diverse.
Noi non vogliamo né ritardare né impedire l’approvazione della legge, vorremmo capire se la proposta che fa l’onorevole Adamo è quella che sarà accolta in sede di coordinamento formale oppure…
Collega Occhiuto, ha parlato il Presidente del Consiglio, non questo o quell’altro gruppo e facevo riferimento oggettivo ad una legge. La mia non è una funzione politica, ma istituzionale, di garanzia, le chiedo scusa.
Sottolineavo quella legge quadro, se vuole, ad adiuvandum. In questa funzione non era consentito né a me di entrare nel merito rispetto a nessuna questione.
Lei legittimamente ha posto la questione, così come il consigliere Adamo. Sottolineavo solo un fatto tecnico. Che poi abbia una ricaduta politica, è un altro paio di maniche, le chiedo scusa. Solo questo, non volevo ingenerare né confusione né tanto meno un indebolimento dell’ ottimo clima di lavoro che oggi si è instaurato. Sarei stato, altrimenti, rispetto al Consiglio, autolesionista, chiederei scusa all’Aula e a me stesso, dovrei autorimproverarmi per avere…
Sottolineavo il termine “unione” per quello che significa nella legge, non era una presa di distanza da quello che lei diceva e da quanto diceva il collega Adamo.
Però, siccome eravamo all’articolo 15 e lei ha fatto un intervento più ampio, mi sono permesso di correggere – se ho capito bene – il comma 4, traducendo il suo emendamento verbale che è stato accolto nella parte in cui recita “almeno 4 mila” diventa “almeno 10 mila” ed alla fine finisce con le parole “comma 5.” Invece, il punto si sostituisce con una virgola: “, ovvero da una soglia minore risultante dall’unione di almeno 5 comuni”.
E’ tradotto bene quello che lei ha detto? Quindi prima di votare l’articolo 15 votiamo il comma 4 così come emendato. Ripeto, il “4 mila” diventa “10 mila”, dove c’è il punto, alla fine, si mette la virgola e si continua “, ovvero da una soglia minore risultante dall’unione di almeno 5 comuni.”
Questo è il testo del nuovo comma 4. Era un fatto più ampio, ma qui in Aula l’ha formalizzato il collega Occhiuto…
(Interruzione)
Siccome l’ha fatto lei, non è importante…
Pongo in votazione il comma 4 per come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 15, come emendato.
(E’ approvato)
Se ho capito bene è un work in progress. Ho capito che il Vicepresidente della Regione ha formulato una proposta, vado avanti così come è formulata la legge.
Va bene così? Fermi restando gli elementi di coordinamento formale che si possono introdurre.
Pongo in votazione l’articolo 16….
Salvatore MAGARO’
Presidente, all’articolo 16 c’è un emendamento al comma 4.
Anche lì riportiamo la stessa cosa. Al comma 4 si modifica con “10 mila” con coordinamento formale…
Pongo in votazione l’articolo 16 per come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 17.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 18.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 19.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 20.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 21.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 22.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 23.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 24.
(E’ approvato)
Prima di porre in votazione il progetto di legge nella sua interezza ha chiesto di parlare l’onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, proprio per aiutare il lavoro di chi svolgerà poi il coordinamento formale, vorrei verificare, insieme al Governo regionale, - se l’assessore Adamo mi ascolta per qualche attimo - la possibilità di offrire un contributo relativo all’articolo 3: laddove si istituiscono le forme di collaborazione, noi potremmo dire che al fine di assicurare l’efficacia, l’efficienza e l’economicità delle funzioni degli esercizi comunali, i comuni possono esercitare tali funzioni e servizi in modo coordinato, nell’ambito territoriale più adeguato sotto il profilo demografico e socio-economico mediante le Comunità montane o attraverso il ricorso ad una delle seguenti forme di collaborazione.
Ci sarebbe a questo punto l’elencazione delle forme di collaborazione e quindi l’unione dei comuni, la fusione dei comuni, i comprensori comunali, le associazioni fra comuni, le convenzioni, i consorzi fra enti locali e altri enti pubblici e le intese interregionali.
Chiederei anche al Governo regionale se questa formulazione incontra anche il senso della proposta che prima rappresentavo all’Aula.
Presidente, dato che dobbiamo arrivare ad un coordinamento formale per la stesura definitiva della legge teniamo conto del dibattito che è emerso. Vorrei però sottolineare l’aspetto tecnico che evidenziava il Presidente Bova.
Le Comunità montane hanno un compito principale, ma ci sono altre forme di associazioni, previste dalla riforma del Titolo V° della Costituzione, che sono previste dal testo unico e che prevedono altre forme di collaborazione.
(Interruzione)
Se mi fa finire, onorevole Occhiuto.
Non sono contro le Comunità montane, ma sto prevedendo le varie forme di collaborazione che il legislatore costituente e nazionale ci ha messo a disposizione. Il Testo unico, per esempio, prevede alcune forme di collaborazione. Sarei favorevole, per esempio, ad incentivare di più i comuni che si uniscono, perché due comuni che si mettono insieme e che decidono di formare un solo municipio devono avere maggiori risorse finanziarie.
Per questo ritengo che in coordinamento formale sia necessario esaminare queste cose, anche perché penso che, in questa norma, siano definiti precisamente i compiti che devono assolvere le Comunità montane. Ritengo che nella sede di coordinamento si possa tener conto di queste cose.
La proposta che fa il consigliere Occhiuto qual è? Lui mette prima mediante le Comunità montane… se poi questo…
(Interruzione)
…lei dice mediante le Comunità montane oppure attraverso queste cose. Per quanto mi riguarda non ho nulla da obiettare, le esamineremo in coordinamento formale.
Chiede di parlare l’onorevole Abramo.Ne ha facoltà.
Presidente, ne approfitto anche per la presenza dell’onorevole Adamo col quale tanti anni fa abbiamo anche lavorato su questo trasferimento di competenze e delega agli enti locali. Credo che oggi discutere questa legge, così come è stata organizzata, non risolva il problema dei comuni e degli enti locali, ma neanche della unione dei comuni, se vogliamo esser chiari.
Può essere un primo passo, ma non può essere sicuramente una legge definitiva anche perché dovremmo coinvolgere la stessa Anci, gli stessi sindaci.
Credo che sia anche un “non problema” mettere la soglia minima di 4, 8, 10 mila abitanti perché dovremmo capire di quali tipologie di servizi stiamo parlando e quindi discutere anche sull’ambito ottimale e territoriale per i comuni che si vanno a consorziare su singoli settori.
Per esempio, se andiamo sui servizi sociali possono anche esserci due piccoli comuni che decidono di fare un piccolo progetto sui servizi sociali e quindi non avere necessariamente il minimo di 10 mila abitanti.
Credo che questa problematica debba essere discussa ampiamente. E’ vero che il nostro territorio è fatto di 409 comuni, di cui moltissimi con un numero inferiore a 10 mila abitanti, anzi inferiore a 5 mila abitanti. Io che ho rappresentato i comuni e che li ho conosciuti un po’ più da vicino sono cosciente che è difficile pensare di far sviluppo in quei piccoli comuni senza aiutarli con dei piani che partano dalla Regione Calabria.
E’ impensabile, assessore Adamo. Possiamo utilizzare questi incentivi che vengono dati anche per i consorzi, ma dobbiamo avere dei piani territoriali di sviluppo dove vi sono anche inseriti sicuramente gli ambiti ottimali per i servizi, dando indicazione, però, laddove i comuni si devono mettere insieme, quali sono in termini di coerenza ma anche di economicità ed efficienza, quali sono i servizi sui quali si possono aggregare.
Guardate, un primo tentativo noi lo abbiamo fatto con i piani integrati territoriali. Come sapete, i comuni si sono uniti ed hanno progettato sul loro territorio, ma questi fondi non sono stati mai distribuiti.
Assessore Adamo, nonostante abbiamo cercato di accelerare e di modificare anche le procedure per accedere da parte dei piani integrati territoriali, quindi dei consorzi dei comuni che si erano riuniti per fare questa progettazione, è stato così complicato questo meccanismo che ad oggi la Regione non è riuscita ad erogare un solo euro per quanto riguarda i piani integrati territoriali.
Eppure in molti comuni si era fatto un bel lavoro.
Credo che non si può, quindi, oggi licenziare solamente questa legge e non riportare in questo Consiglio regionale una discussione ben più ampia sul trasferimento delle competenze ai piccoli enti.
Se pensate che le Comunità montane possano fungere sicuramente da consorzi, ecco sostituirsi ai consorzi dei comuni, io ritengo che le comunità montane questa competenza non ce l’hanno. Le abbiamo conosciute e favorite molte volte in questo tipo di programmazione, ma non hanno la competenza necessaria per poter affrontare questa problematica.
Questo significa che trasferiremo a degli enti che non hanno la capacità, perché neanche i soldi che sono a disposizione di questa legge permetterebbero loro di fare quel tipo di programmazione che la Regione dovrebbe fare.
Se vogliamo fare uno sviluppo che sia omogeneo per tutta la Calabria, se vogliamo ragionare per la vocazione dei territori, dobbiamo discutere in quest’Aula senza parlare di trasferimento.
Io dissi uno o due anni fa: “guardate che sarà facile trasferire le competenze alle province, ma sarà difficile trasferirle ai piccoli comuni”. Voi avrete difficoltà enormi ed è inutile che il Presidente della Regione dica sui giornali “trasferiremo entro giugno”, poi è passato giugno.
Ha anche dichiarato che lo farà entro dicembre, perché la discussione sarà ampissima, ve lo dico io per primo.
Quindi è inutile che si dica che dal 1° gennaio verranno trasferite queste competenze, perché non sarà possibile se non avremo un progetto vero di sviluppo.
Su questo mi voglio collegare ad un altro fatto, anche perché qui ci sono parecchi sindaci.
Non possiamo pensare di incentivare i comuni facendo l’aggregazione e quindi finanziando alcune operazioni e alcuni progetti che andrebbero a fare questi consorzi di comuni senza parlare di altre cose.
Gli enti locali hanno avuto quest’anno un taglio enorme da parte della Finanziaria ma sappiamo perfettamente che sia sulla vicenda dei rifiuti solidi urbani, sia sulla differenziata, sia sulla vicenda dell’acqua o si arriverà ad un piano regionale e la competenza passerà alla Regione anche per quanto riguarda la tariffazione, altrimenti vi garantisco che i comuni con il piano industriale previsto dalla Sorical che oggi fanno pagare ai propri concittadini l’acqua al costo di 280 di vecchie lire al metro cubo, non sopporteranno dal punto di vista economico le 2.400 lire che sono state previste nel piano industriale della Sorical.
Questo è un problema importantissimo ed è un problema anche il fatto che nonostante la distribuzione dell’acqua sia stata trasferita alla Sorical e la competenza invece per la gestione della rete idrica agli Ato, quindi alle province, non c’è una sola gara che sia ancora partita perché l’investimento delle reti idriche è di gran lunga superiore rispetto a quello che possono pagare come rata e quindi come ammortamento gli stessi comuni.
Se non discuteremo di queste problematiche, rischiamo di avere un territorio e soprattutto di avere comuni che rischiano il dissesto finanziario. Tutti e 409 comuni della Calabria.
Questo è un problema che dobbiamo dire chiaramente, che responsabilizza tutto il Consiglio regionale, maggioranza e opposizione, su cui non possiamo più tacere.
Mi meraviglio che su questa vicenda ancora l’Anci regionale non sia uscita sulla stampa. Mi meraviglio che oggi si porti in quest’Aula una legge che riguarda gli enti locali, ma non ho sentito e non ho visto l’Anci partecipare a questa riunione.
Sappiamo le difficoltà che hanno questi piccoli comuni…
(Interruzione)
Consigliere Magari, non c’è l’Anci che ha partecipato in maniera passiva perché non ha fatto una sola proposta su questa legge che viene oggi portata in quest’Aula.
Dichiaro che è un primo passo. Accetto la buona volontà, ma non può essere licenziata una cosa che riguarda i comuni, che sono 409 in Calabria, portata con molta superficialità rispetto ad un programma generale di sviluppo che riguarda i fondi comunitari. Perché come sapete perfettamente rischiamo anche di perdere sulla programmazione i fondi comunitari.
Su questo potrei parlare per ore, perché noi stiamo rischiando di perdere non solo i fondi comunitari che abbiamo a disposizione come Regione, ma sapete perfettamente che sul Pon trasporti la Calabria, il sud ha perso circa 5 miliardi di investimento e non è stato presentato un solo progetto. Per non parlare di altri finanziamenti che la Regione Calabria sta perdendo.
Quindi credo che ci debba essere, Presidente, un dibattito con i sindaci presenti o comunque le loro rappresentanze in quest’Aula per capire cosa vogliamo programmare per il nostro futuro e quindi per i nostri comuni.
Posso accettare, quindi, solamente questa proposta di legge che oggi viene portata in quest’Aula come dicevo prima, la buona volontà di cominciare a prevedere forme associative all’interno del bilancio per recuperare sicuramente qualche finanziamento statale, ma non sono d’accordo se vogliamo liquidare la vicenda dei comuni calabresi con solo questa legge senza parlare di programmazione, senza discutere di acqua, senza discutere di differenziata ma soprattutto senza discutere come utilizzeremo per il prossimo quinquennio 2007-2013 i fondi comunitari e soprattutto senza aver ancora risposta sui piani integrati territoriali che destinava 2.300 miliardi di vecchie lire ai comuni e sui quali oggi i comuni non hanno avuto una sola risposta.
Siccome in qualche modo anche se non si è formalizzato gli interventi dei colleghi Occhiuto e Abramo sono stati in buona sostanza in qualche modo dichiarazioni di voto, di intenti e di proposte allora non c’è dubbio che la discussione è registrata.
L’ipotesi è che il provvedimento di legge votato articolo per articolo, ora voteremo il complesso della legge e degli articoli che avrà bisogno di un coordinamento.
Mi raccomandava e mi sottolineava il Presidente della Commissione autoriforma di ricordare come a questo coordinamento è necessaria anche la partecipazione dell’assessore al ramo, più i colleghi che hanno avanzato proposte.
Non mi dilungo, se l’accezione non è politica ma tecnica va bene, è uno sforzo, un primo passo. Per una serie di ragioni è evidente che la fattispecie va rivisitata, arricchita e allargata.
Non è poco in una regione, come ricordava il collega Abramo, di 409 comuni. Ricordo come mero dato statistico che il 45 per cento della popolazione calabrese insiste in 49 comuni.
Questo significa che il restante 55 per cento dei nostri corregionali sta in 360 comuni. Fate una divisione aritmetica e vedete tolti i 360 quanto viene su un milione, è una media inferiore ai 3 mila abitanti. Poi non è così, però viene fuori l’estrema frantumazione. Questo affronta il primo passo davvero.
C’è uno sforzo che mi auguro non solo in questa legislatura ma in questa fase il Consiglio nel suo complesso voglia fare, perché a quel punto daremo più scarpe e più agilità all’armatura territoriale, istituzionale calabrese fondamentale e quindi avremo fatto un grande passo in avanti.
In questo spirito ho ricordato il coordinamento, un coordinamento rafforzato – uso questo termine -.
Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.
(Il Consiglio
approva)
(E’ riportata
in allegato)
Avverto, onorevole Occhiuto, che alla luce del lavoro che abbiamo fatto sul dispositivo l’atteggiamento dei colleghi della minoranza è di astensione o sbaglio? E’ di astensione.
Quindi il provvedimento è approvato a maggioranza.
Mi pare che questo fosse l’ultimo punto all’ordine del giorno su cui c’era intesa tra i gruppi, se non ho sbagliato. Lo dico a voce alta.
Se così è, non intendo far lavorare il Consiglio al di là della intesa che c’è fra tutti i gruppi e quindi la seduta è tolta.
Convocazione della prossima seduta
Il Consiglio sarà convocato a domicilio.
Ha chiesto congedo il consigliere Incarnato.
(E’ concesso)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa della Giunta regionale:
“Norme urgenti in materia di proroga del regime transitorio del trasporto pubblico locale”. (P.L. n. 145/8^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare – Assetto e utilizzazione del territorio - protezione dell’ambiente – in data 17 ottobre 2006.
(Così resta
stabilito)
“Disposizioni di carattere finanziario. Variazione al
bilancio di previsione
E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio, programmazione economica e attività produttive
Sono state, inoltre, presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Guagliardi – “Istituzione dell'Ufficio del garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale”. (P.L. n. 146/8^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare – Affari istituzionali e affari generali – ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere in data 27 ottobre 2006.
(Così resta
stabilito)
Nucera – “Iniziative regionali per la rappresentanza e la tutela dei sordomuti in Calabria”. (P.L. n. 147/8^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere in data 30 ottobre 2006.
(Così resta
stabilito)
Guerriero, Cherubino – “Interventi regionali in materia di sostegno alle vittime della criminalità e in materia di usura” (P.L. n. 148/8^)
E’ stata assegnata alla Commissione consiliare Antimafia ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere in data 6 novembre 2006.
(Così resta
stabilito)
De Gaetano, Sarra, Vilasi, Frascà ed altri – “Integrazione alla legge regionale n. 20/2003”. (P.L. n. 149/8^)
E’ assegnata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta
stabilito)
Stralcio di proposta di legge dall’ordine del giorno
La quarta Commissione consiliare, nella seduta del 6
novembre u.s., in riferimento alla proposta di legge
n. 76/8^ recante: “Modifiche all'articolo 27, comma 5 bis, della legge
regionale 7 agosto 1999, n.
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 669 del 5 ottobre 2006, recante: “Attuazione articolo 20 legge n. 67/88 – Seconda fase. Riordino della rete ospedaliera e territoriale delle aziende sanitarie e ospedaliere”. (Parere n. 18)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – in data 17 ottobre 2006.
(Così resta
stabilito)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della
competente Commissione consiliare la deliberazione n. 728 del 7 novembre 2006,
recante: “Legge regionale n. 17/85 – Piano
E’ assegnata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
(Così resta
stabilito)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 751 del 7 novembre 2006, recante: “Legge regionale n. 11/2003 – articolo 5 – Programma pluriennale delle opere di bonifica, di irrigazione e di tutela del territorio”. (Parere n. 20)
E’ assegnata alla quarta Commissione consiliare – Assetto e utilizzazione del territorio - protezione dell’ambiente.
(Così resta
stabilito)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 761 del 7 novembre 2006, recante: “Legge regionale n. 7/2006 – articolo 4, comma 8 – Provvedimenti. (Parere n. 21)
E’ assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio, programmazione economica e attività produttive.
(Così resta
stabilito)
Richiesta priorità ex articolo 68 Regolamento
Gli onorevoli Nucera (Udc), Sarra (An) e Nicolò (Fi), con nota del 26 ottobre 2006 prot. 2968 acquisita dal Settore Segreteria Assemblea, hanno chiesto, ai sensi dell'articolo 68 del Regolamento interno, la priorità dell'esame della proposta di legge n. 54/8^, recante: “Norme per i servizi socio-educativi per la prima infanzia”.
La richiesta è stata inoltrata alla terza Commissione consiliare – Attività sociali, sanitarie, culturali e formative.
Trasmissione di deliberazioni
La Giunta regionale, con nota n. 156 del 23 ottobre
deliberazione Giunta regionale n. 675 del 17 ottobre 2006
deliberazione Giunta regionale n. 676 del 17 ottobre 2006
deliberazione Giunta regionale n. 677 del 17 ottobre 2006
deliberazione Giunta regionale n. 678 del 17 ottobre 2006
deliberazione Giunta regionale n. 679 del 17 ottobre 2006
deliberazione Giunta regionale n. 680 del 17 ottobre 2006
deliberazione Giunta regionale n. 681 del 17 ottobre 2006
deliberazione Giunta regionale n. 682 del 17 ottobre 2006
deliberazione Giunta regionale n. 683 del 17 ottobre 2006.
Promulgazione di legge regionale
Comunico che, in data 23 ottobre 2006, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la sotto indicata legge regionale e che la stessa è stata pubblicata sul Bur n. 20 del 31 ottobre 2006:
1) Legge regionale 23 ottobre 2006 n. 10, recante: “Determinazioni in materia previdenziale e di quiescenza per il personale dell'Ente Autonomo Fiera di Reggio Calabria”.
Sarra. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore al personale. Per sapere – premesso che:
con decreto n. 16848 del 15 ottobre 2004 del Dipartimento organizzazione e personale, ai sensi della legge regionale 7 agosto 2002, n. 31 e successive modifiche ed integrazioni veniva indetta la selezione pubblica per titoli e colloquio per l’assunzione a tempo determinato di 100 giovani laureati;
con successivo decreto n. 14255 del 30.9.2005 si disponeva l’annullamento degli atti della Commissione giudicatrice della selezione dei 100 giovani laureati;
con la deliberazione di G.R. n. 846 del 3.10.2005 veniva adottata l’atto di indirizzo e con i decreti n. 17851 del 24.11.2005 e n. 62 del 10.1.2006 relativi all’appalto del servizio per l’espletamento di selezioni pubbliche per il reclutamento di personale si determinava l’approvazione del bando di gara e la costituzione della Commissione per la valutazione delle offerte. Con successivo decreto n. 257 del 23.01.2006 mediante approvazione degli atti riguardanti la gara per l’esternalizzazione del servizio di pre-selezione di 100 giovani laureati si affidava formalmente l’incarico alla ditta Cnipec Srl di Genova;
con la nomina delle nuove Commissioni per la selezione dei 100 giovani laureati avvenuta con decreto n. 6738 del 7.6.2006 si dava luogo alla procedura concorsuale;
con i decreti n. 9521-22-23-24 del 26 luglio 2006 è stata disposta infine l'approvazione della graduatoria finale e conseguentemente la nomina, rispettivamente dei primi venti classificati per l'area socio culturale; dei primi trenta classificati per l'area tecnica; dei primi trentacinque classificati per l'area amministrativa; dei primi quindici classificati per l’area contabile-finanziaria quali vincitori della selezione pubblica demandando a successivi provvedimenti gli atti per l'assunzione e contrattualizzazione dei vincitori secondo quanto previsto dal bando e dalla normativa vigente;
l'iter procedurale relativo alla selezione pubblica per titoli e colloquio per l'assunzione a tempo determinato di 100 giovani laureati giunto alla sua conclusione ha registrato l'annullamento delle preselezioni parzialmente espletate presso la sede Comasca di Catanzaro;
l'annullamento è stato disposto a seguito di parere motivato del Comitato di consulenza giuridica istituito presso la Presidenza della Giunta regionale;
esso Comitato ha posto alcuni rilievi in merito alla legittimità procedurale relativa alle prove selettive, in seguito annullate, previste nei casi di numero eccessivo di concorrenti, rilevando elementi contraddittori nella scelta della Commissione giudicatrice di avviare la selezione senza effettuare la prova selettiva;
il suddetto Comitato ha rilevato inoltre "incongruità" procedurali da parte della Commissione. Incongruità che avrebbero inciso negativamente sulla par conditio tra i concorrenti e sulla predisposizione dei criteri di valutazione del curriculum professionale; sulla loro pubblicazione prima dell'esame ed infine sulla fissazione dell'argomento del colloquio.
a seguito dei pareri del Comitato di consulenza giuridica si è disposta la modifica delle procedure concorsuali e l’esternalizzazione del servizio di preselezione, poi affidato tramite bando ad evidenza pubblica alla ditta Cnipec Srl. di Genova;
successivamente ai decreti n. 9521-22-23-24 del 26 luglio 2006 con cui è stata definita ed approvata la graduatoria finale e conseguentemente la nomina dei vincitori e demandato a successivi provvedimenti l'adozione degli atti per l'assunzione e contrattualizzazione dei 100 giovani laureati, pare siano state avanzate richieste da parte di componenti l'Esecutivo di dar luogo ad ulteriori verifiche sui titoli dei classificati in graduatoria;
a tutt'oggi infatti non v'è, nel caso specifico, piena certezza giuridica, non potendosi escludere, senza ombra di dubbio, l'inserimento in graduatoria di concorrenti in possesso di laurea breve e quindi di titoli non idonei per l'ammissione e l'espletamento delle prove concorsuali -:
se siano stati svolti con estremo rigore, trasparenza ed imparzialità i dovuti controlli e verifiche, da parte degli organi a ciò preposti, sugli atti prodotti dalle Commissioni, sulla definizione della graduatoria finale e la conseguente nomina dei vincitori di concorso;
se a tutela dei diritti ed interessi dei partecipanti e della collettività ed ai sensi della normativa vigente in materia di selezioni pubbliche sia stata svolta attività rigorosa attinente la verifica della posizione giuridica dei concorrenti ammessi all'espletamento delle prove concorsuali e dei concorrenti inseriti nella graduatoria finale;
se la funzione di controllo svolta con estrema attenzione nella fase procedurale e culminata nell'annullamento delle preselezioni parzialmente espletate e nella conseguente sospensione prolungata della procedura concorsuale, sia parimenti, stata svolta al fine di escludere categoricamente che concorrenti iscritti nella graduatoria finale, non risultassero in possesso del titolo di laurea richiesto ma di semplice laurea breve;
se infine risponde al vero che componenti l'Esecutivo abbiano espressamente richiesto, nello specifico, ulteriori verifiche sui titoli dei classificati in graduatoria e dei vincitori di concorso, non essendovi a tutt'oggi, come sembra, con riferimento alle fattispecie, le imprescindibili certezze giuridiche.
(113; 13.10.2006)
Nucera. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
in questi giorni è stato lanciato l'allarme sul dissesto idrogeologico che incombe sul territorio di Caulonia Marina (RC);
a tal proposito le aree urbane di Caulonia Marina e quelle limitrofe di Focà e parte di Favaco rischiano la totale distruzione non appena ci saranno le prime piogge sul versante della locride;
tutto ciò accade poiché la foce del fiume "Allaro" uno dei maggiori corsi d'acqua della Calabria è divenuta ormai una vera e propria foresta con alberi, arbusti e varia vegetazione cresciuta spontaneamente invadendo così la foce e costituendo una c.d. diga naturale;
questo territorio è stato già devastato in passato da una tremenda alluvione, quella dell'ottobre del 1951;
un altro grave segnale ci fu (e ancora ne abbiamo memoria per il tragico epilogo che ci fu nella zona di Soverato, dove molte furono le vittime innocenti) con il nubifragio del 2000, che oltre a Soverato colpì molti centri della Locride tra cui Caulonia dove si videro scene apocalittiche: carcasse di animali portate a valle dall'Allaro in piena (solitamente a secco nel mese di settembre), famiglie isolate, mancanza di energia elettrica in molte frazioni, il ponte sul torrente Precediti, tra il territorio di Caulonia e Stitmano, incrinato;
Caulonia ha un centro storico già prostrato da un vecchio dissesto idrogeologico nei quartieri Maietta e Tinari, che anche questi nel 2000 furono aggrediti ulteriormente da smottamenti che hanno reso pericolosissima la permanenza dei cittadini abitanti la parte più alta di Piazza Baglio, nella zona adiacente al Castello;
nonostante questa situazione non risulta, da parte della Regione, nessuna azione rivolta a sanare questo dissesto idrogeologico della zona di Caulonia;
la Protezione civile doveva provvedere alla già disposta pulizia dei corsi d'acqua esposti a rischio piena, tra cui l'Allaro in una zona, quale la locride, dove il territorio è caratterizzato da forti dislivelli ed è geologicamente giovane, per cui già di per sé la sua conformazione è soggetta a modifiche naturali, con quindi maggiori rischi, ma nulla a tutt'oggi è stato fatto;
tutto ciò porterà le popolazioni di Caulonia e zone limitrofe, ad affrontare i prossimi mesi con grande ansia e preoccupazione, stante questa situazione di grave rischio alluvione -:
come mai, pur avendo predisposto delle azioni a tutela del territorio di Caulonia, quali la pulizia del corso d'acqua Allaro a rischio piena, queste poi non sono state effettuate lasciando questo territorio nel rischio alluvione, e quali al momento possono essere i provvedimenti da adottare per far sì, che la popolazione di Caulonia non debba subire un eventuale evento catastrofico.
(114; 16.10.2006)
Censore. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
nelle ultime ore sono trapelate notizie, probabilmente fondate, in merito alla paventata soppressione dell'ufficio regionale periferico del Genio civile di Vibo Valentia che scaturirebbe dalla razionalizzazione degli uffici regionali periferici presenti nelle cinque province;
ricordando l'importanza delle funzioni che vengono svolte dall'Ufficio del Genio civile in materia di controllo della situazione di rischio idro-geologico, di tutela delle acque superficiali e sotterranee, di vigilanza del regime idraulico dei corsi d'acqua e di supporto tecnico agli enti locali in materia di progettazione e realizzazione delle opere pubbliche, proprio per le specificità del suo territorio la provincia di Vibo Valentia, a causa delle precarie condizioni del suo assetto idro-geologico, ha necessità di un continuo monitoraggio che può derivare solamente dall'azione di un ufficio periferico dislocato sull'area interessata -:
se, le tragiche conseguenze dell'alluvione di Vibo Valentia avvenuta lo scorso 3 luglio, non debbano indurre la Giunta, nelle decisioni che si appresta a prendere, a non lasciare dubbi, circa la necessità di continuare a dotare il territorio vibonese di una struttura, come quelle del Genio Civile, capace di vigilare quotidianamente per impedire interventi a rischio idrogeologico e geologico ed in grado di collaborare con la Protezione Civile per la tutela dei cittadini in caso di calamità naturale.
(115; 20.10.2006)
Cherubino. All’assessore regionale ai trasporti. Per sapere – premesso che:
a seguito della cessione del ramo d'azienda di Tpl regionale della ditta Saja all'Atam Spa di Reggio Calabria è transitato solo una parte del personale adibito al servizio Tpl, escludendo in maniera immotivata ulteriori undici unità;
la problematica si è manifestata da oltre dieci mesi;
il neo-assessore ai trasporti, onorevole Demetrio Naccari Carlizzi, sin dalla sua nomina si è attivato per ascoltare le ragioni dei manifestanti ed avviare gli opportuni incontri;
nell'incontro alla Prefettura di Reggio di Calabria giorno 30/9/2006, si era giunti alla determinazione di approfondire gli aspetti tecnici;
l’11 ottobre u.s., presso i locali della Prefettura di Reggio Calabria, vi è stato un incontro per approfondire la complessa problematica;
a detta riunione, coordinata dal Prefetto Luigi De Sena, ha partecipato l'assessore regionale ai trasporti ed alle infrastrutture, Demetrio Naccari Carlizzi, l'amministratore dell'Atam, Demetrio Arena, ed il titolare della ditta Saja per la necessaria ricognizione informativa e gli approfondimenti del caso;
la legittima aspirazione dei lavoratori che da diversi giorni stanno attuando lo sciopero della fame, che il dr. Arena, amministratore delegato dell'Atam, in una nota stampa, ha dichiarato la propria disponibilità alla risoluzione della vertenza, subordinandola ad un nuovo piano d'esercizio -:
quali siano i motivi per i quali, nonostante il paventato accordo stipulato tra le parti, siano stati esclusi i predetti lavoratori;
se la soluzione della vertenza debba essere subordinata, come sostenuto dal legale rappresentante dell'Atam, alla stipula di un nuovo piano d'esercizio;
attraverso quale modalità l’Atam Spa garantirà l'assunzione dei citati lavoratori;
quali sono le possibili iniziative da intraprendere, per risolvere la vertenza.
(116; 23.10.2006)
Guagliardi. All’assessore regionale all’ambiente. Per sapere – premesso che:
sono diversi anni oramai che, con l'approssimarsi dei mesi estivi, i numerosi turisti che affollano gli arenili di alcuni tratti della costa tirrenica calabrese, in particolare del Golfo di Sant'Eufemia di Lamezia Terme, sono costretti a fare i conti con i rifiuti che arrivano sulle spiagge a causa delle particolari correnti marine che interessano i suddetti tratti di costa;
secondo diverse associazioni ambientaliste, il fenomeno è da attribuire, tra l'altro, all'illegale abitudine di numerose navi di scaricare in mare i rifiuti;
non è un caso che questo fenomeno si accresce, in modo particolare, nei mesi estivi, mesi questi interessati dall'aumento rilevante del traffico marittimo nel basso Tirreno;
questo fenomeno rappresenta una minaccia concreta all'ambiente e all'economia di intere comunità che sopravvivono grazie al turismo;
queste pratiche sono dovute all'insufficiente rispetto del Decreto legislativo n. 182/2003 che recepisce la direttiva 2000/59/CE della Comunità Europea relativa agli impianti portuali di raccolta dei rifiuti prodotti dalle navi. Il decreto introduce l'obbligo per le navi di notificare alle autorità portuali la quantità di rifiuti a bordo prima dell'attracco. Questa misura, associata ai controlli effettuati nei porti e a sanzioni adeguate (previste dal citato decreto), avrebbe dovuto migliorare notevolmente le possibilità di verificare il rispetto delle norme;
sembra modesto il numero di contravventori colti in flagrante, anche a causa del fatto che gli scarichi in mare vengono effettuati per lo più di notte -:
se è a conoscenza dei fatti sopra descritti;
se intende verificare quanti e quali siano i porti del Tirreno meridionale calabrese che, nel rispetto del suddetto Decreto, si siano dotati di impianti di raccolta dei rifiuti prodotti sulle navi;
quanti e quali porti si siano dotati di un piano di raccolta e di gestione dei rifiuti prodotti e dei residui di carico;
se nei porti calabresi esistano modalità codificate di registrazione dell'uso effettivo degli impianti, capaci di registrare, tra l'altro, navi approdate (tipologia e stazza lorda), navi che hanno conferito i rifiuti, e navi che non hanno conferito i rifiuti (per deroga o esenzione);
se esistano modalità di registrazione dei quantitativi dei rifiuti e dei residui conferiti, suddivisi per tipologia secondo i codici Cer, destinazione (recupero o smaltimento) e quantitativo in mc e tons;
quali atti intenda intraprendere per chiedere che le Autorità marittime provvedano ad effettuare le ispezioni previste dal Decreto Legislativo n. 182/2003;
se intenda verificare l'applicazione del citato Decreto nella nostra regione;
se i compiti demandati alle Regioni dal suddetto Decreto legislativo siano stati rispettati dalla Regione Calabria o, nel caso specifico, dall'Ufficio del Commissario Straordinario per l'Emergenza Ambientale;
quali misure intenda adottare per migliorare in Calabria la raccolta dei rifiuti prodotti dalle navi, in modo da conseguire effettivamente i risultati auspicati dalla direttiva 2000/59/CE;
quali iniziative intenda intraprendere per chiedere. un impegno concreto al Ministero competente al fine di controllare l'applicazione del D.Lgs. nel Tirreno meridionale.
(117; 24.10.2006)
Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
l'art. 28, comma 3, della Legge regionale n. 7 del 21 agosto 2006 prevede che "a decorrere dal 1° gennaio 2007, fatti salvi gli accordi stipulati fra gli Enti gestori della Forestazione e le Province, gli operai idraulico, forestali a tempo indeterminato di cui al Decreto legge 15/6/1984, n. 233, convertito nella legge 4/8/1984 n. 442, utilizzati dall’Afor e dai Consorzi di bonifica per l'attuazione degli interventi di cui al primo comma del presente articolo, che nell'ultimo triennio abbiano avuto sede di lavoro in un Comune appartenente ad una Comunità montana, siano residenti in un Comune appartenente alla stessa Comunità montana alla data del 1° dicembre 2006 e non siano stati impiegati esclusivamente per interventi effettuati in un comprensorio di bonifica o nel territorio demaniale amministrato dall’Afor, sono trasferiti alle dipendenze della Comunità montana del comune di residenza";
a seguito della promulgazione della sopraccitata Legge regionale 7/06 le organizzazioni sindacali confederali hanno vivamente protestato ritenendo che la parcellizzazione degli enti attuatori non vada nella direzione di una forestazione produttiva proiettata all'autofinanziamento, ma serva solamente a soddisfare i fabbisogni economici delle Comunità montane che versano tutte in gravi crisi finanziarie, e che nessun tavolo di confronto su tale norma era stato instaurato preventivamente con i lavoratori;
conseguentemente a tali proteste il Vicepresidente della Giunta regionale ebbe a dichiarare che le disposizioni di cui all'art. 28 della Legge regionale 7/2006 erano da ritenersi "congelate" fino alle conclusioni di un percorso, concertativi con le stesse organizzazioni sindacali;
si sta rapidamente avvicinando la data del 1° gennaio 2007 e non si ha notizia di tavoli concertativi in corso sull'argomento;
in tutte le assemblee dei lavoratori fin qui tenute è emersa unanimemente una netta contrarietà al passaggio con le Comunità montane;
sulla stampa regionale è invece riportata la richiesta delle Comunità montane di accelerare la stipula delle convenzioni per la realizzazione degli interventi di cui all'articolo 2 della legge regionale 19 ottobre 1992, n. 20 nei territori, dando immediata attuazione all'art. 1 della Legge regionale 7/2006 -:
se l'art. 28 della Legge regionale n° 7 del 21 agosto 2006 è attualmente "congelato";
se è stato avviato il tavolo concertativo con le organizzazioni sindacali confederali per ascoltare le richieste dei lavoratori idraulico-forestali;
se la Giunta regionale non ritiene opportuno procedere a proporre al Consiglio regionale l'abrogazione dell'art. 28 Legge regionale del 2006;
quali iniziative intende intraprendere la Giunta regionale per tutelare comunque i lavoratori ed evitare eventuali disagi e/o disservizi.
(118; 26.10.2006)
Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
la situazione esistente nelle Case di cura private in Calabria, crea allarmismi nelle utenze che usufruiscono di tali servizi e negli operatori delle stesse;
visti
la legge 328 dell'8/11/2000 recante "Legge Quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali";
la legge regionale 23/2003 recante "realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali nella Regione Calabria (in attuazione della Legge n° 328/2000)”;
in particolare l'art. 3, comma 4 della citata L.R. 23/2003, che dispone che "i cittadini di cui al presente articolo hanno diritto di usufruire delle prestazioni e dei servizi del sistema integrato concorrendo al costo delle prestazioni in relazione alle proprie condizioni economiche";
la L.R. 2/2005 recante
"Disposizioni in materia sanitaria" visto il Dm. 21/05/2001, n° 308,
recante il regolamento concernente "requisiti minimi strutturali ed
organizzativi per l'autorizzazione all'esercizio dei servizi e delle strutture
a ciclo residenziale e semiresidenziale, a norma dell'art. 11 della
legge 08/11/2000, n°
la Dgr n° 6578 del 14/10/1996, e successive modifiche ed integrazioni con cui sono state determinate le rette per le strutture socio-assistenziali e disabili, e le rispettive quote a carico degli utenti;
l'Albo regionale delle strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie autorizzate al funzionamento ai sensi dell'art. 26 della L.R. n° 23/2003, pubblicato sul Burc in data 07/02/2005, in cui sono riportati gli ambiti territoriali delle Aziende sanitarie e dei distretti entro cui ricadono le strutture medesime -:
1) la distribuzione con le ubicazioni di tali strutture sul territorio in rapporto alle esigenze della popolazione;
2) la congruità delle risorse finanziarie messe a disposizione dalla Regione Calabria in rapporto alle previsioni di spese annuali, per il pagamento delle relative rette, tenuto conto delle quote a carico degli utenti e le relative ripartizioni nelle varie province.
(119; 26.10.2006)
Sarra. Al Presidente della Giunta regionale e all'assessore alla tutela della salute. Per sapere – premesso che:
con decreto n. 12611 del
6 Ottobre 2006 del Dirigente generale del Dipartimento tutela della salute e
politiche sanitarie è stata disposta l'approvazione dell'elenco definitivo dei
medici risultati idonei per l'inquadramento nelle Aziende sanitarie
locali della Regione Calabria per un numero di 911 unità ai sensi dell'art. 8
comma 1 bis D. Lgs. 30 Dicembre 1992 come modificato ed integrato dal D.
Lgs. 19 Giugno 1999 n. 229 che prevede che le Regioni possono individuare aree
di attività dell'emergenza territoriale e della medicina dei
servizi al fine di instaurare rapporti di impiego con i medici in possesso dei requisiti prescritti;
con decreto n. 416
del 17 Luglio 2000 il Dirigente generale del Dipartimento sanità ha individuato tali aree di attività in area di
prevenzione; area di emergenza territoriale; area sanitaria territoriale ed area dei servizi sociali;
con decreto n. 1279 del 9 Gennaio 2001 è stata disposta la pubblicazione dell'avviso per la partecipazione all'esame di idoneità dei medici convenzionati e che con decreto n. 17301 del 17 Novembre del 2005 veniva approvato l'elenco dei medici risultati idonei secondo le procedure concorsuali espletate negli anni 2004-2005, elenco in seguito rettificato dal decreto n. 12611 del 6 Ottobre 2006 avendo preso atto del verbale n. 1 del 22 Aprile 2006 rimesso dal Presidente della Commissione giudicatrice del concorso per l'inquadramento nei ruoli del S.S.N. dei medici convenzionati dopo la valutazione dei ricorsi e rilievi mossi dai concorrenti avverso la definizione della prima graduatoria;
con il decreto n. 12611 del 6 Ottobre 2006 si precisa inoltre che ai sensi dell'art. 31 comma 1 della Legge regionale n. 7 del 2006, i Direttori generali potranno procedere alle assunzioni nei limiti dei posti liberi e disponibili secondo l'ordine di graduatoria, nel rispetto delle singole aree individuate nel decreto dirigenziale n. 416 del 13 Luglio 2000; per l'area di emergenza territoriale provvederanno alle relative variazioni delle dotazioni organiche. I medici titolari di rapporto convenzionale nell'emergenza sanitaria territoriale saranno inquadrati nell'area dell'emergenza, con riferimento alle centrali operative ed alle postazioni di emergenza, presso le Aziende sanitarie di appartenenza, previa la relativa variazione di dotazione organica;
la presunta stabilizzazione di 911 medici è da ricondursi sostanzialmente e formalmente all'espletamento di procedure concorsuali indette per il passaggio alle dipendenze delle Asl per le aree della medicina dei servizi, dell'emergenza e della continuità assistenziale (ex guardia medica), svoltesi tra il 2004 ed il 2005 con approvazione dell'elenco dei medici risultati idonei per l'inquadramento nelle Aziende sanitarie mediante decreto dirigenziale n. 12611 del 6 Ottobre 2006. Da esso elenco si rileva tuttavia la definizione di una graduatoria unica e non diversificata per aree di attività secondo il decreto n. 416 del 17 luglio 2000.
ai sensi dell'art. 31 comma 1 della Legge regionale n. 7 del 2006 i Direttori generali potranno procedere alle assunzioni nei limiti dei posti liberi e disponibili secondo l'ordine di graduatoria, nel rispetto delle singole aree individuate nel decreto dirigenziale n. 416 del 2000 e che per l'area di emergenza territoriale provvederanno alle relative variazioni di dotazioni organiche;
allo stato attuale esse assunzioni non potrebbero essere definite a totale copertura secondo previsione. I 1911 medici in graduatoria infatti non si comprende come possano essere assunti stante i pochissimi posti disponibili nelle piante organiche delle Aziende sanitarie. Piante organiche praticamente inesistenti in alcuni casi. Il decreto dirigenziale precisa inoltre che per l'area di emergenza territoriale i Direttori generali provvederanno alle relative variazioni delle dotazioni organiche ed i medici titolari di rapporto convenzionale nell'emergenza sanitaria saranno inquadrati nell'area dell'emergenza presso l'Azienda sanitaria di appartenenza;
le relative variazioni delle dotazioni organiche previste per l'area di emergenza territoriale e l'inquadramento in essa area dei medici titolari di rapporto convenzionale non hanno alcuna rispondenza logica con la definizione di una graduatoria unica per le diverse aree, determinando per quest'ultima il disconoscimento di fatto, consentendo ai medici titolari di convenzione di essere inquadrati pur essendo collocati in posizione più arretrata in graduatoria rispetto ad altri medici appartenenti alle categorie di medicina dei servizi e di continuità assistenziale. Medici peraltro tutti abilitati al servizio di emergenza e quindi idonei ad occupare eventuali posti in pianta organica secondo l'ordine di graduatoria. Di conseguenza le poche assunzioni possibili verrebbero bloccate a seguito degli scontati ricorsi che saranno inevitabilmente presentati dagli aventi diritto, con l'effetto di innescare uno stato di conflittualità tra categorie di medici e scenari giudiziari senza fine;
la
previsione di spesa per l'assunzione di 911 medici ammonterebbe a circa undici
milioni di euro l'anno a carico delle Aziende sanitarie. Aziende sanitarie che
versano in condizioni di conclamate difficoltà gestionali, inserite "con
procedura d'urgenza" in piani di riconversione delle singole componenti di
categorie e strutture di settore, alla costante ed affannosa ricerca di
percorsi efficaci di risanamento economico;
le
soluzioni prospettate dall'art. 31 Legge regionale n.7 del 2006 e dal decreto n.
12611 del 6 Ottobre 2006 ben difficilmente, nell'applicazione pratica,
consentirebbero di procedere ad una "effettiva assunzione dei 911 medici
secondo l'ordine di graduatoria", lasciando invece ampio margine al
costituirsi di perigliosi stati di conflittualità tra categorie di medici a
scapito ancora una volta del Servizio sanitario pubblico;
situazioni
di evidente disparità di trattamento e stati di conflittualità, non certo
latenti, tra categorie di medici sono già in atto. L'Accordo integrativo regionale
per la medicina generale, un accordo che avrebbe dovuto cambiare la Sanità in
Calabria, ha creato invece una vera e propria classifica tra medici, con
notevoli sperequazioni retributive. Ai medici di continuità assistenziale
è stato riconosciuto infatti un aumento mensile lordo di euro 14,40 cioè solo 0.12 euro lordi per ogni ora di servizio; ai medici di medicina dei servizi
euro 84 ed ai medici per l'emergenza euro 184,80;
Al di là dell'evidente disparità di rappresentanza sindacale va specificato che l'ACN
non configura alcuna differenza di trattamento tra i medici del 118 ed i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica) che svolgono in effetti la
stessa tipologia di lavoro. Anzi va detto che i medici di continuità
assistenziale intervengono per primi in caso di emergenza. Difatti nei casi in
cui non sia richiesto immediatamente l'intervento di un'ambulanza la centrale
operativa del 118 smista alle postazioni di
C.A. competente per territorio le chiamate invitando il medico a recarsi dal paziente
per valutare le condizioni e solo in caso di necessità viene richiesto
l'intervento del
in ambito di formazione ed aggiornamento professionale vi
sono gravi carenze delle Asl che in molti
casi sono inadempienti, non attuando le disposizioni dell'ACN relativamente
alle attività di formazione ed aggiornamento con corsi definiti secondo una
precisa programmazione sanitaria regionale. A causa di tale inadempienza i
medici potrebbero incorrere in procedimenti disciplinari se non dovessero
acquisire nei tempi previsti, il minimo dei crediti formativi stabilito dalla
Commissione nazionale -:
se non si ritenga opportuno eliminare le palesi discordanze tra la volontà politica dichiarata anche a mezzo stampa e la volontà giuridica derivante dall'applicazione normativa dei disposti dell'art. 31 comma 1 Legge regionale n. 7 del 21 Agosto 2006 e del decreto n. 12611 del 6 Ottobre 2006 al fine di rendere concretamente possibile l'assunzione degli aventi diritto, mediante la determinazione effettiva dei posti liberi e disponibili secondo le dotazioni organiche delle Aziende sanitarie e la definizione di una graduatoria diversificata secondo le aree individuate dal decreto n. 416 del 17 luglio 2000;
come mai, stante la volontà di assumere in toto i 911 medici risultati idonei
per l'inquadramento nelle Aziende sanitarie con rapporto di impiego non sia
stata prevista, semplicemente e secondo logica, la trasformazione del rapporto
di lavoro da convenzionato a subordinato dal momento che essi già prestano
servizio presso le aziende sanitarie;
come
mai non sia stata stabilita la variazione di dotazione organica anche per le
altre aree individuate da decreto n. 416 del 2000 oltre che per l'area di
emergenza territoriale;
se non sia opportuno garantire il rispetto
dell'ordine di graduatoria mediante i necessari correttivi onde evitare che
medici titolari di rapporto convenzionale nell'emergenza sanitaria, pur in
posizione arretrata in graduatoria rispetto a medici di altra categoria vengano
inquadrati in forza della sola titolarità del rapporto convenzionale previa
variazione della dotazione organica;
se e in che misura è garantita la copertura
finanziaria nello specifico, dal momento che esse assunzioni prevedono un
aumento di spesa con destinazione ad hoc per un ammontare di circa undici
milioni di euro l'anno a carico delle Aziende sanitarie;
se non si ritenga opportuno intervenire inoltre al fine di eliminare le evidenti disparità di trattamento economico tra le varie categorie di medici attuate con l'Accordo integrativo regionale per la medicina generale, che appare nello specifico in chiaro contrasto con le disposizioni contenute nell'ACN.
(120; 31.10.2006)
Borrello. Al Presidente della Giunta regionale e all'assessore alla salute. Per sapere - premesso che:
a seguito della emanazione delle linee guida sulla sanità le Aziende hanno proposto i rispettivi atti aziendali che la Giunta regionale in sede di valutazione ha approvato, ma con prescrizioni;
in particolare, per ciò che riguarda l'Azienda sanitaria di Vibo Valentia le prescrizioni deliberate, oltre a determinare uno sconvolgimento complessivo di un'impostazione che, pur risentendo in alcuni casi di indicazioni che più dell'efficacia di alcuni servizi si preoccupavano di individuare postazioni di privilegio, tuttavia contenevano scelte imprescindibili in settori delicati dell'intero sistema, quali, per esempio, la medicina scolastica e la salute mentale, proprio perché rivolti a particolari fasce di utenza;
ciò, peraltro, rispecchiava fedelmente le scelte contenute nelle linee guida dove è prevista la presenza di un centro di salute mentale ogni 60-70.000 abitanti per cui la previsione dell'Asl di Vibo di istituirne uno per ogni distretto era di una coerenza indiscutibile;
ancora, è anacronistico ritenere che le funzioni della medicina scolastica possano essere inglobate nella Pediatria di comunità, se si pensa quali e quante delicate problematiche implicano sul terreno di attività di prevenzione che comprendono screening, abitudini alimentari, motorie ecc.;
stranamente, si è abbattuta la scure dell'assessorato alla salute che in sede istruttoria ha ritenuto di cassare quelle previsioni, con motivazioni che appaiano più il frutto di schizofrenie ragionieristiche, tese al risparmio che non di valutazioni di merito e, quel che è più grave, in palese contraddizione con le linee guida, per come sopra dimostrato -:
se non ritengono di ritornare serenamente sulle decisioni in ordine alle questioni poste, non solo per recuperare la necessaria coerenza con quanto stabilito nelle linee guida, ma soprattutto per evitare che si consumi un atto di ingiusta ed incomprensibile penalizzazione di attività cui è prioritario assicurare qualità ed efficacia, trattandosi di servizi la cui rilevante funzione sociale è stata colpevolmente sottovalutata.
(121; 8.11.2006)
Premesso che:
al termine delle procedure legate al concorso per dirigente scolastico indetto il 22 novembre 2004, un cospicuo gruppo di insegnanti (di cui circa 150 calabresi), pur avendo superato le selezioni (per titoli, per prove scritte e orali), è stato escluso dalla graduatoria di ammissione al corso di formazione, al termine del quale si terrà la prova finale del concorso;
tale situazione sarebbe stata determinata dal fatto che la normativa prevede che vengano ammessi al corso di formazione non tutti gli idonei, ma solo un numero di candidati pari al numero dei posti messi a concorso più il 10 per cento;
in tutta Italia si stanno determinando situazioni di contenzioso dinanzi alla giustizia amministrativa, con pareri e sentenze spesso difformi tra loro, ponendo la necessità di un organico intervento normativo,
chiede
al Governo della Repubblica, al fine di garantire la gestione unitaria di un concorso di profilo nazionale, nonché di chiudere il diffuso contenzioso in atto, un provvedimento legislativo urgente che preveda di:
1) consentire l'accesso a tutti i docenti che hanno superato le prove scritte e orali di partecipare al corso di formazione;
2) avviare un corso di formazione parallelo a quello già in corso per consentire l'espletamento del concorso e garantire la copertura, al 1° settembre 2007, di tutti i posti disponibili (da indagini certe, in Calabria ce ne se sono tanti da poter assorbire quanti hanno superato le prove);
3) predisporre la graduatoria permanente di merito da cui attingere fino a esaurimento con la possibilità, a domanda, di compensazioni interregionali.
(23; 12.10.2006) Pacenza, Sulla, Censore, Nucera, Tripodi M., Borrello, La Rupa, Feraudo, Serra, Tallini, Sarra, Racco, Gagliardi, Chieffallo, Morelli, Cherubino, Dima
Il Consiglio regionale della Calabria
premesso che:
nella città di Lamezia Terme si sta registrando un’inquietante escalation di violenze, intimidazioni e minacce di chiara matrice mafiosa;
in particolare, negli ultimi mesi si sono verificati alcuni agguati mortali, di natura mafiosa, che hanno provocato l'uccisione di quattro persone;
continua, inoltre, una spirale terrorizzante attraverso attentati dinamitardi ai danni di attività commerciali e imprenditoriali. Alcuni attentati si sono svolti in pieno giorno e all'interno del centro abitato, provocando grande inquietudine tra i cittadini;
a Lamezia, dal 2000 ad oggi, si sono verificati 35 omicidi, alcuni dei quali hanno destato grande attenzione nell'opinione pubblica nazionale, così come diversi sono stati gli atti intimidatori compiuti nei confronti di esponenti politici locali;
considerato che:
il quadro di compromissione tra ambienti malavitosi e ambienti politico-amministrativi ha determinato nella storia recente della città, per ben due volte, lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del Consiglio comunale;
già nel corso della tredicesima seduta della Commissione parlamentare antimafia del maggio 2002, il dottor Mariano Lombardi, Procuratore presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, forniva un quadro assai allarmante del carattere “drogato” della ricchezza circolante nel territorio lametino e sottolineava il formidabile condizionamento mafioso sui circuiti economici locali;
malgrado questi fatti, si deve constatare una paurosa caduta di tensione e di impegno dello Stato nella lotta alla criminalità mafiosa nel lametino;
la crisi drammatica e cronica della giustizia, collassata dall'assoluta insufficienza di mezzi, strutture, personale e magistrati, nonché il continuo avvicendamento dei Sostituti Procuratori del locale tribunale e dei dirigenti del locale Commissariato di Polizia di Stato (ben 6 i dirigenti che si sono succeduti dal 1992 al 2003), rappresentano alcuni tra i più preoccupanti segnali dell'indebolimento dell'azione di contrasto e di repressione che dovrebbe essere condotta dagli organi dello Stato;
ritenuto che:
la nota situazione dell'ordine pubblico nella città di Lamezia, dunque, non trova giustificazione alcuna nella carenza dell'organico del tribunale, così come non è giustificabile il continuo avvicendamento di Sostituti Procuratori e dei dirigenti del locale Commissariato:
tutto questo non può essere più tollerato e minimizzato perché, tra l'altro, contribuirebbe a lasciare la città in un clima di paura e rallenterebbe il necessario sviluppo della comunità, già segnata da una forte disoccupazione e sacche di povertà non più sopportabili;
la pesantezza della situazione di Lamezia Terme, con un elenco impressionante di omicidi, attentati e minacce, che oltre a terrorizzare gli operatori economici e l'opinione pubblica, ingenerano impotenza e rassegnazione negli strati più deboli della società lametina, richiedono, oltre che un maggiore controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine, una diversa strategia di lotta alla mafia con un'attività preventiva del crimine ed una capacità investigativa in grado di colpire gli arricchimenti illeciti e l’eventuale connivenza di pezzi delle istituzioni e della politica;
il Consiglio Regionale della Calabria, facendosi interprete della volontà dei cittadini calabresi
esprime
pieno sostegno e totale solidarietà agli imprenditori, ai commercianti e alla comunità lametina tutta, colpiti duramente dall'azione barbara e violenta delle organizzazioni mafiose;
sollecita
il Governo nazionale, e segnatamente i ministri dell'interno e della giustizia, ad assumere gli urgentissimi e rapidi provvedimenti che sono richiesti dalla gravità della situazione lametina, per riappropriarsi del pieno controllo del territorio e per colpire le organizzazioni mafiose nelle loro ricchezze e nei loro patrimoni;
impegna
la Giunta regionale ad adoperarsi per un sostegno concreto a favore della Associazione Lametina Antiracket (A.L.A.);
impegna
il Presidente del Consiglio regionale ad inviare la presente mozione ai ministri dell’interno e della giustizia ed al sindaco della città di Lamezia Terme.
(24; 24.10.2006) Guagliardi
Il Consiglio regionale
premesso che:
il Governo Prodi, il 4 luglio, ha emanato il cosiddetto “decreto Bersani”;
tale decreto, oltre ad essere stato concepito senza alcuna forma di concertazione con le categorie interessate, è stato emanato con una incomprensibile e sospetta urgenza;
tale provvedimento interessa tutti gli iscritti agli ordini ed ai collegi professionali (avvocati, notai, commercialisti, ingegneri, architetti, geometri, giornalisti e pubblicisti, infermieri, veterinari, farmacisti, assistenti sociali, agronomi e forestali, agrotecnici, periti agrari, geologi, periti industriali, ragionieri, spedizionieri, doganali, consulenti del lavoro, agenti di cambio, medici chirurghi ed odontoiatri, ostetriche, biologi e chimici, tecnici radiologia medica) per un totale di circa 2 milioni di professionisti;
tale provvedimento interessa, verosimilmente, tutti gli operatori che promuovono sul territorio lo sviluppo sociale ed economico.
visti:
l'articolo 15 della carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea del 2000, che garantisce la libertà, l'autonomia e la dignità propri dell'attività del libero professionista;
la Direttiva 98/5/CE, volta a facilitare l'esercizio permanente della professione di avvocato in uno Stato membro diverso da quello in cui è stata acquisita la qualifica;
la Direttiva 2001/97CE del Parlamento europeo e del Consiglio recante la modifica della Direttiva 91/308/CE del Consiglio relativa alla prevenzione dell'uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi da attività illecite;
la Direttiva 2005/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla prevenzione dell'uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo;
l'articolo 2, paragrafo 1, e l'articolo 4 della Decisione 98/415/CE del Consiglio relativa alla consultazione della Banca Centrale Europea da parte delle autorità nazionali sui progetti di disposizioni legislative;
la Direttiva 2002/58/CE del Parlamento e del Consiglio relativa al trattamento dei dati personali ed alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche contenuta nel codice in materia di protezione dei dati personali del 2003;
il decreto legislativo n. 223/06 del 4 luglio 2006, recante “Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale”;
considerato che il decreto legislativo n. 223/06:
obbliga, in aperto contrasto con la disciplina che regola la libera circolazione della moneta all'interno dell'UEM, i liberi professionisti a tenere uno o più conti correnti bancari o postali nei quali fare obbligatoriamente affluire le somme riscosse nell'esercizio dell'attività e dai quali devono essere effettuati i prelevamenti per il pagamento delle spese;
prevede che tutti i compensi in denaro per l'esercizio di arti e professioni di importo superiore a 100 euro debbano essere riscossi esclusivamente con assegni non trasferibili o mediante bonifici bancari o postali;
impone l'abrogazione delle disposizioni normative e regolamentari che prevedono la fissazione di tariffe obbligatorie fisse o minime per le categorie come avvocati, notai, architetti, ingegneri e parzialmente anche i dottori commercialisti;
prevede la possibilità di pattuire compensi “parametrati a raggiungimento degli obiettivi conseguiti”, con conseguente abrogazione implicita del divieto del cosiddetto patto di “quota vitae” (che assicura, ad esempio per gli avvocati l'indipendenza rispetto agli interessi del cliente) e introduce la condivisione con il cliente del profitto conseguito, aumentando inevitabilmente la litigiosità per incrementare i profitti della professione;
abolisce per i liberi professionisti il divieto di farsi pubblicità, prevedendo addirittura per gli stessi la possibilità di pubblicizzare le “caratteristiche del servizio offerto ed il prezzo delle prestazioni”, con grave rischio per i cittadini rispetto all'affidabilità ed alla qualità di quanto pubblicizzato, in quanto fonte potenziale di confusione e false aspettative, situazioni sicuramente disdicevoli e dannose per il consumatore, ma anche per l'immagine dei professionisti seri;
rilevato che:
il limite fissato a 100 euro per il pagamento in contanti risulta difforme, oltre che dalla stessa disciplina contro il riciclaggio che fissa tale limite in 12.500 euro, anche dalla più recente Direttiva 2005/60/CE che ha provveduto ad elevare tale soglia a 15.000 euro;
è stata introdotta una disparità di trattamento dei lavoratori a seconda del paese d'origine, laddove un professionista di nazionalità non italiana, a differenza di un nostro connazionale, ben potrebbe nell'ambito dell'UEM ricevere pagamenti in contanti nel disporre l'abrogazione delle tariffe minime obbligatorie, il decreto non tiene conto della giurisprudenza della Corte di Giustizia;
è stato implicitamente e forzosamente introdotto un tributo obbligatorio costituito dalla necessità di ricorrere al sistema creditizio (per l'emissione o incasso di assegni non trasferibili, bonifici bancari o mezzi di pagamento elettronici) sia per i professionisti che per i consumatori, ad esclusivo vantaggio del sistema bancario e creditizio;
sono stati, di fatto, esclusi dall'accesso alla giustizia e dalla difesa tecnica coloro che per ragioni di fatto (es. soggetti protestati) o convinzioni personali non possono o non vogliono accedere al sistema bancario e creditizio, in palese contrasto con la normativa sulla privacy;
il decreto legge n. 223/06 non prevede neppure nelle regole transitorie al fine di disciplinare i rapporti pendenti;
visto che:
nonostante la forte opposizione da parte delle categorie interessate e le numerose incongruenze e violazioni di quanto previsto dalla normativa europea, il “decreto Bersani” è stato convertito in legge il 4 agosto u.s. (legge n. 248/06);
invita la Giunta regionale
ad adoperarsi affinché, per quanto di sua competenza, le categorie professionali, gli operatori ed attori dello sviluppo socio-economico interessati dal provvedimento vengano maggiormente tutelati e che tale legge venga al più presto modificata.
(25; 26.10.2006) Morelli
Il Consiglio regionale della Calabria
vista
la pericolosa situazione di ordine pubblico che vive la città di Lamezia Terme, in cui è sempre più grave l'emergenza criminalità, al centro di una furiosa lotta tra cosche, colpevole di trasformare le strade della stessa città in un teatro di guerriglia mafiosa;
constatato che:
i segnali provenienti, in questi giorni, dalla città di Lamezia Terme sono assolutamente preoccupanti, soprattutto alla luce di un recente incendio doloso atto a distruggere un deposito di gomme, rendendo inagibile un intero palazzo e costringendo, di conseguenza, quattro famiglie a rimanere senza casa;
l'azione della criminalità organizzata non comporta soltanto problemi per la sicurezza dei cittadini ma insidia settori importanti del nostro sistema economico, pubblico e privato, al punto da costituire un pericolo per la nostra democrazia e le nostre istituzioni;
quando l'economia finisce in mano alla criminalità, l'incidenza anche sul piano sociale e politico è notevole perché è l'intero sviluppo civile, culturale, morale, politico ed economico che viene compromesso;
l'attentato incendiario di Lamezia Terme e gli atti criminali di questi giorni rappresentano il chiaro tentativo di destabilizzare una ritrovata normalità democratica, dopo i condizionamenti mafiosi che avevano portato allo scioglimento del Consiglio comunale;
preso atto che
al di là del triste bilancio dell'attentato incendiario di cui sopra, però, l'allarme suscitato dallo stesso gesto é stato enorme, non solo in Calabria, ma anche a Roma perchè l'edificio andato in fiamme è situato nelle vicinanze dell'ospedale e del Commissariato della Polizia. Un particolare che non è sfuggito al Viminale e che ha spinto il prefetto Luigi De Sena, presidente della Conferenza delle autorità di pubblica sicurezza della Calabria, a dire di ritenere che il gesto "sia anche il frutto della pressione delle forze di polizia e può essere anche una ritorsione";
il viceministro dell'interno Marco Minniti ha espresso la volontà di rafforzare nei prossimi giorni, con uomini e mezzi, il presidio delle forze dell'ordine di Lamezia Terme e la capacità di intervento sullo stesso territorio lametino;
premesso che:
la continua e grave escalation di atti criminali perpetrati a Lamezia Terme sta notevolmente sconvolgendo l'opinione pubblica, provocando dolore, rabbia e paura in città perché tali gesti dimostrano che le cosche hanno mosso la propria criminale azione sempre più verso il cuore della città;
occorre, quindi, intensificare l'azione di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata attraverso un'opera di intelligence coordinata, sia a livello locale che nazionale, coinvolgendo fattivamente anche la cittadinanza;
occorre penetrare le organizzazioni criminali nelle loro strutture, capire quali sono le procedure e le reti di collegamento, individuare ed eliminare le fonti di finanziamento e di sostegno logistico, scoprire complicità e coperture;
occorre, poi, intensificare sempre più le collaborazioni tra i cittadini i governi locali a vari livelli e la polizia affinché la prevenzione venga fatta a monte, proseguendo il lavoro che già si sta svolgendo in modo intelligente e proficuo;
per ottenere un efficace contrasto alla criminalità occorre investire in tecnologie e mezzi. L'innovazione tecnologica e la ricerca finalizzata alla sicurezza del cittadino, infatti, devono essere una risorsa da sfruttare e sulla quale occorre investire, prevedendo risorse economiche ad hoc;
di fronte alla cronaca doverosa di spiacevoli episodi criminali occorre promuovere campagne di comunicazione, soprattutto fra i giovani, sia nelle scuole che attraverso i mass media, per rilanciare la cultura della legalità e della sicurezza;
che il “livello” delle indagini va elevato, dotando forze dell'ordine e magistratura di maggiori risorse umane e di mezzi, razionalizzando l'organizzazione sul territorio dell'intero impianto investigativo e giudiziario, colpendo quelle aree di contiguità e di collusione fra mafia, pezzi delle Istituzioni e della politica;
condividendo
il “Patto per la sicurezza di Napoli e provincia”, che prevede oltre 1000 uomini in più nell'area territoriale in questione, sottoscritto nella sede della Prefettura di Napoli dal ministro dell'interno Giuliano Amato e dai rappresentanti delle Istituzioni locali: il Presidente della Regione Antonio Bassolino, il sindaco, Rosa Russo Iervolino, ed il Presidente della Provincia Dino Di Palma, per garantire la sicurezza dei cittadini, introdurre un controllo capillare del territorio, dare un nuovo impulso al contrasto della criminalità, sviluppare la cultura della legalità;
richiamando
l'attenzione sul fatto che la democrazia e la sicurezza di Lamezia Terme, così come di altre realtà del nostro Paese, non sono questioni particolari, ma assumono rilievo di carattere regionale e nazionale, perché la lotta alla mafia è un'emergenza del Paese in ogni sua articolazione territoriale;
chiede al Governo nazionale di:
attivarsi, in linea con le strategie indicate dal Procuratore della Repubblica di Lamezia, dott. Raffaele Mazzotta, per stanziare risorse economiche adeguate in favore delle forze dell'ordine nel territorio di Lamezia Terme, affinché siano poste nelle condizioni migliori per proseguire la loro missione meritoria di tutela della sicurezza dei cittadini dalle minacce della criminalità e per garantire il rispetto della legalità in tutto il territorio di competenza;
garantire un maggior controllo della legalità in Calabria, che storicamente è insidiata dalla criminalità organizzata, anche per creare opportunità di sviluppo economico, con relativo rilancio, reale, dell'occupazione;
adottare iniziative che prevedano ulteriori risorse economiche, oltre che per il soccorso ed il sostegno delle vittime della criminalità e dell'usura, anche per incoraggiare gli investimenti in Calabria e soprattutto nella città di Lamezia Terme affinché sia concretamente incentivata la ripresa economico-sociale di tutta la regione;
adottare iniziative normative volte a prevedere un sistema di agevolazioni in favore dei commercianti, con particolare riguardo alle categorie più esposte alla criminalità, al fine di consentire il ricorso a strumentazioni di protezione – cassaforte, porte blindate ed altro – o a personale o a sistemi di vigilanza – telecamere, teleallarme, collegamento a centrali ed altro – utili a prevenire aggressioni criminali;
incrementare le iniziative finalizzate alla diffusione in tutti gli istituti scolastici calabresi della cultura della legalità e della sicurezza, attraverso campagne informative a cura dei ministeri competenti, anche alla luce della “rivolta” pacifica, civile e culturale dei giovani di Locri e di Lamezia Terme;
estendere la diffusione su tutto il territorio calabrese della figura del poliziotto/carabiniere di quartiere per intensificare il rapporto delle forze di polizia con il territorio ed i cittadini, con particolare attenzione alle periferie ed ai quartieri più degradati;
adottare iniziative normative volte a prevedere la riforma delle polizie municipali e provinciali per garantire il loro concorso nella prevenzione e nella lotta alla criminalità;
attivarsi per completare la riforma dell'attività di vigilanza privata per dare alle guardie particolari giurate un riconoscimento giuridico e professionale per il lavoro svolto;
impegna
il Presidente del Consiglio regionale, onorevole Giuseppe Bova ed il Presidente della Giunta regionale, onorevole Agazio Loiero, a comunicare quanto deliberato al ministro dell'interno, onorevole Giuliano Amato, al Presidente della Camera dei Deputati, onorevole Fausto Bertinotti, al Presidente del Senato, onorevole Franco Marini e ad incontrare il Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Romano Prodi, per verificare la concretezza di probabili provvedimenti in favore della sicurezza e dello sviluppo in Calabria e soprattutto nella città di Lamezia Terme.
(26; 6.11.2006) Chiarella
Risposte scritte ad interrogazioni
Nucera. All’assessore alla sanità. Chiede – premesso che:
l'Azienda territoriale n. 11 di Reggio Calabria è fra le più importanti della Calabria;
da anni vive in condizioni di gravi difficoltà gestionali e organizzative;
in special modo nell'ultimo anno, le condizioni di gestione della salute nel territorio Asl 11 si sono ulteriormente aggravate, con gravi ripercussioni sulla credibilità generale per la qualità dei servizi offerti;
nonostante si siano avvicendati diversi direttori generali, commissari, dirigenti in genere, le condizioni economiche e gestionali dell'ente sono peggiorate;
anche oggi con la nomina del nuovo direttore generale dell'Asl 11, esperto in gestione e organizzazione aziendale, dopo sei mesi nulla si è modificato, anzi si è determinata una stasi dal punto di vista organizzativo con gravi riflessi sulla tenuta complessiva del buon andamento gestionale;
tutto ciò è stato evidenziato con forza da alcune organizzazioni sindacali che contestano, in special modo, l'organizzazione della spesa afferente l'incarico a due “super esperti” esterni alla Regione (vorremmo sapere cosa s'intende per “super esperti”, la scelta della manager non era già configurata in questa categoria?), mortificando ancora una volta le professionalità reggine e calabresi, che nulla hanno da invidiare ai cosiddetti “super esperti”;
questi consulenti sono stati nominati in sostituzione di altri consulenti reggini che, però, non si sa come mai, a parità di prestazioni percepivano meno della metà di quanto oggi percepisce il “super esperto” di fuori regione;
tali scelte, così onerose per i cittadini calabresi, dovrebbero rientrare in un programma di risanamento complessivo della spesa sanitaria anche attraverso una riorganizzazione di servizi e funzioni che, a tutt'oggi, appare oscuro non solo alla generalità dei cittadini, ma anche agli addetti ai lavori;
al di là dei proclami propagandastici, continua a persistere nell'Azienda una grande confusione di ruoli, competenze e sperperi di risorse pubbliche;
mentre all'interno dell'Azienda sanitaria arrivano esperti più o meno super, in alternativa si registrano sempre più partenze per i “viaggi della speranza” di cittadini bisognosi, pesando sempre più sulla spesa sanitaria, nonostante gli “ulteriori finanziamenti” sulla “migrazione della salute” predisposti dall'assessore alla sanità;
il sottoscritto aveva già richiesto al Presidente della Giunta Regionale i curriculum e i decreti di nomina di tutti i direttori generali delle Asl calabresi e che tale richiesta non ha avuto alcun seguito -:
di relazionare in Aula sullo stato della sanità in Calabria, sull'andamento della spesa sanitaria in questo primo anno di gestione del governo regionale, sui programmi e sulle determinazioni che vorrà assumere anche nei confronti dell'Asl 11, ove lo stato di malessere ormai ha raggiunto livelli insopportabili.
(74; 15.06.2006)
Risposta – Con riferimento alla interrogazione del consigliere regionale Giovanni Nucera del gruppo Udc, si precisa quanto segue:
è vero che l’azienda sanitaria n. 11 di Reggio Calabria è fra le più importanti della Calabria ed è anche vero che vive in condizioni difficili e non economiche. Tuttavia è da rilevare che questa situazione si è creata negli anni passati con il crescere delle inefficienza e delle disfunzionalità di origine gestionale e manageriale;
non mi sembra di rilevare,
invece, un aggravio di queste condizioni nell'ultimo anno (2006) con
particolare riferimento alle “condizioni di gestione della salute nel
territorio dell’Asl n.
per quanto riguarda
l’avvicendarsi di “diversi direttori generali, commissari e dirigenti” con
“condizioni economiche e gestionali ...peggiorate”, mi sembra che la
correlazione non sia dimostrabile. E’ vero che il turn-over dei direttori
generali e/o commissari è stato negli ultimi tempi molto veloce, ma nel 2006
non si può dire che le condizioni economiche e gestionali siano peggiorate.
Credo che l'elenco delle cose fatte e fatte bene nel 2006 siano molte, ma sento
di dover almeno ricordare che è stato aperto l’Hospice; che sono stati aperti
poliambulatori nuovi; che è aumentato il numero delle prestazioni offerte, che
sono stati fatti e deliberati i bilanci degli ultimi cinque anni (che dal 2001
al 2005 non esistevano); che sono state utilizzate le strutture tecniche per la
rilevazione automatica delle presenze presenti, ma mai utilizzate in passato;
che sono state eliminate, con un lavoro particolarmente accurato e con le
risorse interne, la giacenza di oltre 3.000 pratiche di debiti in contenzioso
(personale, fornitori, e prestatori di servizi); da gennaio 2006, cosa che non si
era mai verificata in passato, sono stati pagati i produttori di prestazioni
privati (laboratori, specialisti esterni e case di cura) con regolarità (almeno con le disponibilità ordinarie della
rimessa ordinaria) nella gestione corrente e così via, con le stesse risorse
disponibili nell'anno precedente;
il consigliere Nucera afferma che “con la nomina dei nuovo direttore generale ...dopo sei. mesi nulla si è modificato, anzi si è determinata una stasi ...organizzativa con gravi riflessi sulla tenuta complessiva del buon andamento gestionale”.
Tale affermazione non trova fondamento in quanto non si capisce quali siano le modificazioni attese e possibili in sei mesi e cosa si intenda per stasi organizzativa che abbia creato gravi riflessi sulla gestione.
In generale vorrei ricordare che in questa Asl sono state modificate le posizioni apicali dopo pochi mesi con evidente riflesso sulla organizzazione e benefici effetti sulla gestione; i risultati positivi sono risultati abbastanza evidenti anche nella gestione quotidiana;
per quanto riguarda la spesa sostenuta, per due (sole due) consulenti nominati dal direttore generale dell'Asl n. 11 e considerata dal consigliere Nucera mortificante per “le professionalità reggine e calabresi”, ritengo necessario ricordate le seguenti osservazioni:
a) che sono stati nominati due e solo due consulenti in questa Asl. Essi non sono reggini e non sono calabresi, ma ciò non può di certo significare una mortificazione delle professionalità locali. Si tratta, infatti, di consulenti noti ed esperti che sono stati chiamati da questa direzione per collaborare in un progetto manageriale di ampio respiro:
b) che per le attività di consulenza, questa direzione ha risparmiato ben oltre il 67 per cento rispetto al valore sopportato nell'anno precedente e ciò è molto importante per il beneficio economico della gestione dell'anno che il consigliere Nucera non ha evidenziato. Infine, i profili professionali ricoperti dai due esperti consulenti, in informatica e nella funzione ed organizzazione dei controlli, risultano assenti in azienda ed anche in precedenza (quello di informatica in particolare) sono stati ricoperti con posizioni consulenziali;
per finire, le altre questioni evidenziate dal consigliere Nucera e relative alla cosiddetta “riorganizzazione ...oscura” e “confusione di ruoli, competenze e sperperi di risorse pubbliche”, credo possano trovate risposta nel nuovo atto aziendale e nella logica che questa direzione generale ha seguito in questa progettazione organizzativa. Forse anche l’atto aziendale può essere stato positivamente influenzato dalla particolare professionalità del direttore generale di questa azienda!;
è vero che persistono i “viaggi della speranza” dei cittadini bisognosi calabresi verso altre città del Paese, ma per far diminuire tali flussi in uscita da questa regione e quindi anche dall’Asl n. 1 non bastano pochi mesi di nuova direzione aziendale, occorrono anni di cambiamento manageriale ben supportato da cospicui finanziamenti a ciò destinati e che siano ben impiegati per la comunità amministrata.
Non credo che ci siano altri punti importanti su cui rispondere della interrogazione consiliare in oggetto e quindi, mio caro assessore e cara Doris, ti saluto affettuosamente.
Lidia D’Alessio - (direttore generale)
Doris Lo Moro
(assessore alla tutela della salute)
Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
attraverso una propria interrogazione, il consigliere comunale del Comune di Montegiordano (CS) Domenico Acciardi ha chiesto al Genio civile opere marittime di Reggio Calabria delucidazioni in merito alla realizzazione dei lavori per la difesa dal mare dell'abitato di Montegiordano Marina;
lo stesso Acciardi ha messo in risalto come, molto probabilmente, i lavori non solo non siano stati eseguiti "a regola d'arte" ma anche addirittura in maniera difforme dal progetto originario;
considerato che queste perplessità derivano anche e soprattutto dal fatto che è bastato un maroso di media entità per evidenziare l'inconsistenza e l’inefficacia delle opere messe in opera;
i lavori sopra indicati rivestono particolare importanza soprattutto perché diretti a difendere dagli eventi meteo‑marini il centro abitato di Montegiordano Marina -:
quali iniziative urgenti la Regione intenda adottare per conoscere la reale portata dei lavori di difesa del centro abitato di Montegiordano Marina;
di sapere se è vero, come denunciato in precedenza, che i lavori in oggetto sono difformi dal progetto originario.
(84; 17.07.2006)
Risposta – In riscontro alla nota prot. n. 362 del 27 settembre 2006, si comunica che l'intervento in oggetto è stato finanziato interamente con fondi ministeriali ed è stato gestito amministrativamente e tecnicamente dal Genio Civile Opere Marittime di Reggio Calabria.
Lo scrivente dipartimento, precisando che non è mai intervenuto in nessun modo rispetto alle opere già realizzate di cui in oggetto, comunica che all'interno del recente accordo di programma quadro per la difesa del suolo (erosione costiera), programmato dall'Autorità di bacino regionale, è stato previsto un finanziamento per il completamento delle stesse opere di difesa già esistenti.
Rimanendo disponibili per ulteriori chiarimenti, si porgono distinti saluti.
Luigi Incarnato
(assessore ai lavori pubblici)
Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso e considerato che:
l’ingente attività svolta
dalla Lega italiana per la lotta contro i Tumori nel corso dell'anno
la Lega italiana per la lotta contro i tumori è produttrice ogni anno di importanti progetti nel suo specifico settore di competenza;
la stessa svolge in tutta la Calabria un importantissimo ruolo nel settore della prevenzione oncologica e si è dotata di strumentazioni modernissime e sofisticate -:
se, in base alla legge regionale n. 9 del 12/04/1999, corrisponde al vero che la Lega Italiana per la lotta contro i tumori, che per legge è individuata partner obbligatorio sia nella programmazione che nell'attuazione della politica sanitaria in oncologia, non è stata invitata mai ai tavoli di programmazione e, quindi, vengono disattese le proposte concrete di collaborazione con gli altri organismi sanitari della Regione;
quali atti di indirizzo intende assumere il Presidente e l'Amministrazione regionale per ovviare a tale situazione ed ottemperare a quanto previsto dalla legge vigente.
(87; 19.07.2006)
Risposta – Unitamente alla presente si trasmette, per il prosieguo di competenza, l’interrogazione in oggetto invitando la S.V. a voler fornire ogni utile chiarimento in merito.
E’ opportuno segnalare che, ai sensi dell'articolo 121 del Regolamento interno del Consiglio regionale – di cui alla deliberazione n. 5 del 27 maggio 2005 (pubblicata sul Bur della Calabria n. 10 S.O. del 3 giugno 2005) – il destinatario dell'interrogazione è la Giunta regionale e, pertanto, i relativi chiarimenti non possono essere forniti direttamente ai consiglieri richiedenti.
Doris Lo Moro
(assessore alla tutela della salute)
Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
la stampa ha divulgato la notizia dell'udienza tenutasi al Tar della Calabria nella quale i legali rappresentanti dei ricorrenti hanno prodotto documentazione attestante l'illegittimità della nomina di Commissario della Camera di Commercio di Cosenza del Dott. Pietro Rende;
dagli atti emerge che il Dott. Rende a seguito della delibera della Giunta provinciale avente N. prot. 40342, del 29/11/1991, è stato collocato a riposo dall'Ente perché risulta dalla Commissione Medica dell'Asl 9 di Cosenza in data 4/4/1991 "non idoneo permanentemente alle proprie mansioni né ad altro proficuo lavoro";
quali criteri sono stati adottati per il conferimento dell'incarico con cui tempestivamente il Presidente della Giunta regionale ha designato il Dott. Rende Commissario della Camera di Commercio di Cosenza;
in base a quali prerogative ha valutato il curriculum e la validità dei requisiti richiesti per la designazione del Dott. Pietro Rende quale Commissario della Camera di Commercio;
quali atti il Presidente della Giunta regionale ritiene di porre in essere alla luce delle notizie apprese.
(90; 01.08.2006)
Risposta – Con l’interrogazione in oggetto, sono richieste notizie sulla nomina del commissario della Camera di commercio di Cosenza.
Riteniamo opportuno e doveroso, a riguardo, precisare quanto segue:
il dott. Pietro Rende è stato nominato commissario della Camera di commercio di Cosenza in ragione delle sue competenze e delle sue pregresse e note attività, peculiari e significative, riferite ai compiti da svolgere nella qualità, come può evincersi dal curriculum.
Si precisa che su ricorso del sig. Lucchetta ed altri pende giudizio di merito davanti al Tar Calabria in relazione alle circostanze di cui nella premessa della interrogazione.
Va segnalato che il dott. Pietro Rende sta regolarmente e proficuamente esercitando le funzioni assegnategli.
Cordiali saluti
Franco Petramala - (dirigente)
Nicola Adamo
(assessore alle attività produttive)
Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
l'Azienda Ospedaliera "Mater Domini" di Catanzaro, con il bando pubblicato sulla G.U. del 27/05/2006, ha indetto la gara di appalto per il servizio di pulizia, disinfezione, sanificazione sanitizzazione della stessa azienda e del centro oncologico della fondazione Tommaso Campanella;
il capitolato speciale d'appalto prescrive all'art. 13, come requisito per l'ammissione alla gara, da parte delle imprese, l'aver fatturato complessivamente nel corso del triennio 2003, 2004 e 2005 un importo non inferiore ad euro 10.000.000,00 oltre Iva;
lo stesso capitolato prescrive di aver fatturato complessivamente nello stesso periodo di tempo un importo non inferiore ad € 5.400.000,00 oltre Iva nell'espletamento dello stesso servizio presso Aziende ospedaliere pubbliche;
nei raggruppamenti temporanei di impresa i requisiti devono essere posseduti da tutte le imprese del raggruppamento, con l'avvertenza che il fatturato minimo richiesto deve essere riferito, nella misura del 70 per cento, all'impresa capogruppo e per la restante parte alle imprese raggruppate;
la capacità e l'idoneità di una impresa a realizzare il fine perseguito dall'amministrazione appaltante sono caratteristiche che non possono essere fatte risalire all'entità del proprio fatturato, poiché esso non costituisce criterio distintivo dell'affidabilità tecnica e professionale delle stesse;
il decreto legislativo 163/2006 "Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/1S/CE che recita "l'esecuzione di opere e lavori pubblici, servizi e forniture, deve garantire la qualità delle prestazioni e svolgersi nel rispetto dei principi di libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità, nonché quello di pubblicità con le modalità indicate nel presente codice";
la stampa locale si è interessata del problema, in maniera molto critica, dando risalto alla contestazione della Confederazione nazionale dell'artigianato e delle piccole e medie imprese, sede provinciale di Catanzaro, la quale ha presentato ricorso al Tar per difendere le imprese -:
se non ritiene, alla luce di quanto è avvenuto di attivare l'istituto dell'autotutela e sospendere immediatamente ogni atto istruttorio finalizzato all'aggiudicazione della gara d'appalto;
se è vero come sostiene il Cna di Catanzaro che il bando disattende alcune direttive europee indebolendo i principi della concorrenza e trasparenza nelle procedure di aggiudicazione;
se non ritiene che il contenuto del bando sia così palesemente discriminatorio nei confronti delle imprese calabresi da arrecare un grave pregiudizio al lavoro in Calabria, in un momento di particolare crisi occupazionale;
se non ritiene che sia arrivato il momento di assicurare l'applicazione della Direttiva 2004/18/CE, ricorrendo a meccanismi efficaci, accessibili e trasparenti, istituendo una specifica autorità indipendente;
se non sia arrivato finalmente il momento, con la direzione politica dell'Unione, di garantire ai lavoratori della Calabria, non già privilegi, ma almeno gli stessi diritti degli altri lavoratori italiani.
se la soglia economica complessiva richiesta dal capitolato d'appalto non sia una trovata per togliere di mezzo la concorrenza nella fattispecie quella calabrese.
(93; 03.08.2006)
Risposta – Al fine di poter dare risposta all'interrogazione in oggetto, si chiede di fornire a questo dipartimento, entro e non oltre 10 giorni dal ricevimento della presente, ogni utile elemento conoscitivo in relazione ai fatti oggetto dei quesiti posti dall'interrogante.
E’ opportuno segnalare che, ai sensi dell'articolo 121 del Regolamento interno del Consiglio regionale – di cui alla deliberazione n. 5 del 27 maggio 2005 (pubblicata sul Bur della Calabria n. 10 S.O. del 3 giugno 2005) – il destinatario dell'interrogazione è la Giunta regionale e, pertanto, i relativi chiarimenti non possono essere forniti direttamente ai consiglieri richiedenti.
Data l’urgenza, si prega la S.V. di voler anticipare via fax le controdeduzioni, inviandole al seguente n.: 09611856587.
Dott. Bruno Zito - (dirigente del settore)
Doris Lo Moro
(assessore alla tutela della salute)
Sarra. Al Presidente della Giunta regionale, all’assessore al turismo, sport e spettacolo e al dirigente generale del dipartimento turismo, sport e spettacolo. Per sapere – premesso che:
con legge regionale dell'11 gennaio 2006 n.1 art. 3 la Regione in attuazione dei principi statutari e nel rispetto delle proprie competenze nell'ambito del turismo ed al fine di supportare lo sviluppo del sistema audiovisivo e multimediale promuove la costituzione di una fondazione aperta alla partecipazione di soggetti pubblici e privati;
con regolamento regionale 10 maggio 2001 n.1 in attuazione del D.P.R. n. 361 del 10 febbraio 2000 è stato istituito il Registro regionale delle persone giuridiche di diritto privato;
il succitato regolamento prevede che l'istruttoria degli atti relativi all'accertamento delle condizioni di cui alla normativa vigente sia svolta dal Dipartimento competente per materia, nello specifico il Dipartimento del Turismo, Sport, Spettacolo, Beni culturali e Politiche giovanili;
con decreto del Presidente della Regione del 6 maggio 2006 n.130 è disposta l'iscrizione nel registro delle persone giuridiche private al n. 32 del 6 maggio 2006 della Fondazione "Calabria Film Commission", costituita con atto notarile in data 24 febbraio 2006 registrato a Catanzaro il 13 marzo 2006. Avendo essa fondazione, in data 17 marzo 2006 fatto richiesta di riconoscimento giuridico ed ottenuto, previa istruttoria, parere positivo del dirigente generale del Dipartimento competente per materia;
la medesima richiesta è stata fatta anche dalla Fondazione Film Commission Calabria "Aspromonte" (soggetti pubblici, Comune di Reggio Calabria ‑ Ente Provincia di Reggio Calabria ‑ Ente Parco Naz. d'Aspromonte) regolarmente registrata presso la Prefettura a Reggio Calabria il 9 agosto 2004 al n. 100240 serie I. Prefettura che d'ufficio inoltrava la relativa istanza alla Regione Calabria in data 28 maggio 2005 n. prot. 16195 per l'iscrizione al registro regionale delle persone giuridiche;
a fronte del Dpr del 6 maggio 2006 n. 130 che decretava l'iscrizione nel registro delle persone giuridiche della fondazione "Calabria Film Commission", con una nota del 4 maggio 2006 il dirigente generale del Dipartimento Turismo e Spettacolo comunicava alla fondazione Film Commission Calabria "Aspromonte" il rigetto dell'istanza di personalità giuridica;
in essa nota del dirigente generale si rilevavano in via preliminare:
a) che il patrimonio della fondazione non appare idoneo a garantire il perseguimento dei fini sociali e quindi in contrasto con le previsioni normative di cui al Dpr n. 361 del 2000 e R.R. n. 1 del 2001;
b) il possibile conflitto, in termini formali, che verrebbe a crearsi per la coincidente denominazione tra la fondazione Film Commission Calabria "Aspromonte" e la fondazione "Calabria Film Commission" già riconosciuta con l’art. 3 della Legge regionale n. 1 dell' 11 gennaio 2006. Cit. test. (?);
è evidente quanto grave l'errore sostanziale in cui è incorso il dirigente generale. Difatti nel riferimento specifico a "Calabria Film Commission" ed al suo riconoscimento giuridico egli si richiama alla legge regionale istitutiva di una "Fondazione"... al fine di supportare lo sviluppo del sistema Audiovisivo Cinematografica e multimedialità e dell'economia cinematografica in Calabria la cui costituzione è promossa dalla Regione Calabria: legge regionale 11 gennaio 2006 n. l imputando "erroneamente" l'avvenuto riconoscimento giuridico alla legge in questione mentre esso riconoscimento è avvenuto dopo la trasmissione della nota a sua firma datata 4 maggio 2006 ed esattamente il 6 maggio con decreto del Presidente della Regione;
dalle argomentazioni del dirigente generale si rilevano palesi "discordanze" relative ad "un'improbabile quanto improponibile preveggenza" nel dare per già avvenuto un riconoscimento giuridico che sarebbe stato definito due giorni dopo;
nel provvedimento di rigetto relativo all'istanza di personalità giuridica presentata da "Aspromonte" Film Commission Calabria si ravvisano presunte gravi irregolarità sostanziali e formali collegate inoltre ad una cronologia temporale inesistente, come può desumersi dal riscontro oggettivo della documentazione di riferimento;
tali irregolarità hanno determinato conseguenze di estrema rilevanza economica e giuridica ai danni della Fondazione Film Commission "Aspromonte", giungendo a ledere pesantemente i diritti riconosciuti secondo la normativa vigente -:
con riferimento alla fattispecie, si chiede che vengano indicati dettagliatamente, normativa, criteri di valutazione ed argomentazioni poste a fondamento del rigetto dell'istanza di riconoscimento giuridico presentata dalla Fondazione Film Commission Calabria "Aspromonte":-
come sia stato possibile non rilevare nella fase istruttoria i palesi errori sostanziali e formali ed adottare, in data 4 maggio 2006, un provvedimento di rigetto di istanza di personalità giuridica a firma del dirigente generale del Dipartimento Turismo e Spettacolo;
se non sia opportuno, per le motivazioni su esposte, procedere all'annullamento del provvedimento del dirigente generale ed avviare d'ufficio un'istruttoria ex novo relativa alla sussistenza delle condizioni previste dalle norme di legge per il riconoscimento giuridico mediante iscrizione nel registro regionale delle persone giuridiche, in base alla richiesta inoltrata in tal senso dalla Fondazione Film Commission Calabria "Aspromonte".
(94; 04.08.2006)
Risposta – In riscontro alla nota della Segreteria Generale n. 011542 del 3 ottobre 2006, con cui sono stati chiesti elementi di risposta all'interrogazione richiamata in oggetto, si precisa quanto segue:
l'istanza della Fondazione Film Commssion Calabria “Aspromonte” per il riconoscimento di personalità giuridica non è stata accolta dalla scrivente struttura competente, con nota n. 6557 del 4 maggio 2006, che opportunamente si trasmette in allegato.
Dette motivazioni, di cui si conferma la fondatezza, vengono riassunte ed esplicitate per come segue:
il patrimonio della Fondazione Calabria Film Commission “Aspromonte”, ammontante ad euro 230 mila, è apparso, ai sensi dell'articolo 4, comma 3, del R.R. 1/01, insufficiente per il reale conseguimento dei fini istituzionali della fondazione, per come, tra l'altro, previsti dall'articolo 2 dell'atto costitutivo. Su tale considerazione l'istanza di riconoscimento di personalità giuridica non poteva essere accolta;
la denominazione della Fondazione Calabria Film Commission “Aspromonte”, coincidente con la denominazione della Fondazione Calabria Film Commission, avrebbe certamente provocato nelle successive fasi operative equivoci e conflitti in termini formali;
il riconoscimento della personalità giuridica della
nascente Fondazione Calabria Film Commission è stato concesso con decreto
P.G.R. n. 130 del 6 maggio 2006, per dare necessariamente esecuzione all'articolo
3 della legge regionale n. l dell'11 gennaio
Tommaso Loiero - (dirigente del settore)
Beniamino Donnici
(assessore al turismo)
Pizzini, Gentile. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore al personale. Per sapere – premesso che:
in sede di approvazione della legge di assestamento del bilancio regionale è stato approvato, fra l'altro, lo scorrimento delle graduatorie relative soltanto all'area economico‑finanziaria ed a quella tecnica, escludendo senza apparente e plausibile motivo le altre due, relative alle aree amministrativa e socio‑culturale, e peraltro includendo ingiustificatamente gli interessati della graduatoria di cui alla legge n. 15/ 90;
il Consiglio di Stato ha escluso categoricamente, con sentenza n. 365/06 pubblicata sul Burc ‑ Supplemento ordinario del 23/3/06, la partecipazione degli appartenenti al contingente di cui alla legge n. 15/90 al concorso interno bandito dalla Regione Calabria nel 2001;
la legge "Bassanini" prevede il ruolo della dirigenza unica, in conseguenza della quale il personale che ha partecipato in passato al concorso per l'area socio‑culturale, risultato idoneo, oggi ricopre posti sia nell'area amministrativa e sia nell'area economico‑finanziaria -:
i motivi in base ai quali, in sede di approvazione della legge di assestamento del bilancio regionale, lo scorrimento delle graduatorie è stato approvato soltanto per le aree economico‑finanziaria e tecnica, e non anche per quelle dell'area amministrativa e socio‑culturale, contravvenendo a principi di equità e parità di trattamento del personale;
quali iniziative si intendono intraprendere in tempi rapidi per riportare ad equità e parità di trattamento le giuste aspettative di tutto il personale interessato delle aree amministrativa e socio‑culturale.
(101; 21.09.2006)
Risposta – Con riferimento al contenuto dell’interrogazione a risposta orale dei consiglieri Antonio Pizzini e Giuseppe Gentile, si comunica che la proposta di emendamento al collegato alla finanziaria di assestamento del bilancio 2006 non è stata elaborata da questo dipartimento, ma è frutto di un emendamento presentato in Aula dall’onorevole Nicola Adamo, Vicepresidente della Giunta regionale.
Tuttavia, in relazione a situazioni oggettive in cui versano i ruoli della dirigenza pubblica della Regione Calabria, è agevole desumere che l’emendamento sia rivolto, mediante scorrimento della graduatoria, a colmare le carenze di organico in atto esistenti nell’area economico-finanziaria ed in quella tecnica.
Diversamente, l’area giuridico-amministrativa e quella socio-culturale sono ridondanti di personale.
Eventuali ulteriori dettagli potranno essere richiesti direttamente all’onorevole Nicola Adamo.
Distinti saluti.
Giuseppe Fragomeni - (dirigente)
Nicola Adamo
(assessore alle attività produttive)
Art. 1
1. La Regione Calabria riconosce la notevole rilevanza sociale dell'AVIS - Associazione Italiana Volontari del Sangue, costituita da coloro che donano volontariamente, gratuitamente, periodicamente e anonimamente il proprio sangue e dalle Associazioni Comunali, Provinciali, Regionali e/o equiparate di appartenenza.
4. La Regione Calabria riconosce, altresì notevole rilevanza sociale all'organizzazione regionale dell'AVIS costituita nel 1972. Tale struttura consta della sede legale regionale corrente in Catanzaro Lido, di cinque sedi istituite presso ciascuna provincia calabrese, nonché di ottantotto sedi comunali.
5. La Regione Calabria sostiene finanziariamente l'attività dell'AVIS della Calabria che, di concerto con le proprie sedi provinciali ed in armonia con i propri fini istituzionali e con quelli del Servizio Sanitario Nazionale, dell'Assessorato alla Sanità della Regione Calabria, delle Aziende Sanitarie Locali e delle Aziende Ospedaliere, si propone di:
a) favorire lo sviluppo della donazione del sangue volontaria, periodica, associata, non remunerata, anonima e consapevole;
b) tutelare il diritto alla salute dei donatori e di coloro che hanno necessità di essere sottoposti a terapia trasfusionale;
c) promuovere l'informazione e l'educazione al dono del sangue e l'educazione sanitaria dei cittadini, con interventi a livello regionale, provinciale e locale;
d) promuovere lo sviluppo dei volontariato e dell'associazionismo;
e) promuovere la creazione di nuove sedi dell'Associazione.
Art. 2
1. La Regione Calabria prende, altresì, atto della notevole rilevanza che nel territorio calabrese ricopre la Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue (FIDAS), senza fini di lucro, costituita il 19 settembre 1959, con sede centrale a Roma e sede regionale Calabria c/o Adspem - Casella Postale 325 - Reggio Calabria, che promuove, coordina e disciplina le attività delle Federazioni Regionali e delle altre articolazioni federate.
2. La FIDAS Calabria e le sue federate concorrono ai fini istituzionali del Servizio Sanitario Nazionale, secondo il Piano Sanitario Regionale, mediante convenzione stipulata con la Regione Calabria, in conformità allo schema previsto dall'art. 1 Legge 4 maggio 1990 n. 107 per l'attuazione dello Statuto della Federazione che persegue i seguenti scopi:
a) promozione dell'informazione e dell'educazione al dono del sangue e dell'educazione alla salute nella popolazione, con interventi a livello regionale e locale;
b) promozione e sviluppo della coscienza trasfusionale;
c) offerta del sangue da parte dei soci, senza vincoli sulla destinazione;
d) adesione al programma nazionale per il raggiungimento dell'autosufficienza ematica, come stabilito nella Legge 4 maggio 1990 n. 107 e secondo le direttive e le raccomandazioni dell'O.M.S., della CEE e del Consiglio d'Europa;
3. La Regione Calabria si impegna a sostenere finanziariamente l'attività della FIDAS Calabria che, di concerto con le altre associazioni di volontariato per le donazioni del sangue, si impegna a:
1. sostenere le attività di medicina trasfusionale atte a favorire l'autosufficienza della Regione Calabria attraverso il coordinamento dei servizi di immuno-ematologia e medicina trasfusionale e l'incremento dei donatori volontari periodici;
2. promuovere campagne di sensibilizzazione sulle problematiche della donazione di sangue rivolte agli studenti delle scuole superiori e delle Università della Calabria, con l'obiettivo di diffondere una conoscenza degli stili di vita salutari e di educare i giovani al valore della solidarietà e all'importanza della donazione di sangue come gesto di responsabilità civile attraverso la stipula di un protocollo d'intesa tra la Regione Calabria, l'Ufficio Scolastico regionale e le Università della Calabria;
3. cooperare con gli Enti locali allo scopo di attivare nel territorio campagne di informazione/formazione sul tema in oggetto, con particolare riguardo all'organizzazione ed alla gestione di specifici incontri nell'ambito delle istituzioni scolastiche superiori e universitarie;
4. diffondere, attraverso i mezzi di comunicazione a propria disposizione, informazioni, documentazioni e materiali didattici predisposti a sostegno delle Campagne di sensibilizzazione alla donazione del sangue.
Art. 3
1. Al fine di favorire l'attività dell'AVIS nell'ambito regionale e la creazione di nuove sedi della stessa, la Giunta regionale, a norma della presente legge, assegnerà alla sede regionale dell'AVIS un contributo finanziario annuo.
2. Tale contributo sarà erogato in misura dell'ottanta per cento a favore delle cinque sedi provinciali, e per la restante parte a favore della sede regionale, sulla base di un organico e dettagliato programma di interventi. Il contributo erogato a favore delle sedi provinciali sarà assegnato a ciascuna di esse in proporzione dal numero delle Associazioni comunali ricadenti nel proprio comprensorio.
Art. 4
1. La Regione Calabria, inoltre, intende sostenere l'attività della FIDAS Calabria e delle sue federate, per il conseguimento delle finalità di cui al precedente art. 2, attraverso l'erogazione di un contributo annuale, teso altresì a favorire e incentivare la creazione di altre federate sul territorio calabrese.
2. La Giunta regionale, a norma della presente legge, assegnerà alla FIDAS Calabria un contributo finanziario annuo da destinare in misura del 60% alle federate e del 40% alla federazione regionale.
Art. 5
1. All'onere derivante dalla presente legge, valutato
per l'anno
2. Il predetto importo di € 100.000,00 è iscritto, ai fini del relativo utilizzo, all'U.P.B. 6.1.01.04 dello stato di previsione della spesa per l'esercizio 2006.
3. La Giunta regionale è autorizzata ad apportare le necessarie modifiche ed integrazioni al documento tecnico di cui all'art. 10 della Legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8.
4. Per gli anni successivi ed a partire dall'esercizio finanziario 2007 la corrispondente spesa sarà determinata in ciascun esercizio finanziario con la legge di approvazione del bilancio della Regione e con l'apposita legge finanziaria che l'accompagna, e sarà assegnata nella misura di due terzi a favore della sede regionale AVIS e di un terzo a favore della FIDAS Calabria.
5. La sede regionale della AVIS e della FIDAS Calabria sono tenute a presentare alla Giunta regionale entro il 31 gennaio di ogni anno, il bilancio preventivo, ed entro il 31 maggio di ogni anno, il conto consuntivo.
6. Il bilancio preventivo dovrà essere corredato da una relazione programmatica articolata sulla base dei risultati conseguiti e delle iniziative delle sedi periferiche.
Art. 6
1. La presente legge regionale sarà pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione. E' fatto obbligo, a chiunque spetti, di osservarla e farla osservare come legge della Regione Calabria.
"Il Consiglio regionale
vista la deliberazione della Giunta regionale n. 197 del 1 marzo 2005 recante: Programma regionale per l'attività di forestazione e la gestione del patrimonio forestale indisponibile della Regione Calabria;
visto l'articolo 5, comma 3, della legge regionale 20/1992 che prevede l'approvazione del programma di cui sopra da parte del Consiglio regionale;
visto il parere favorevole espresso dalla Commissione consiliare competente;
delibera
di approvare l'allegata deliberazione della Giunta regionale n. 197/ del 1 marzo 2005 recante: "Programma regionale per l'attività di forestazione e la gestione del patrimonio forestale indisponibile della Regione Calabria", unitamente al relativo programma per farne parte integrante e sostanziale della presente deliberazione”.
“La Giunta regionale
visto l'art. 5 comma 3 della Legge Regionale 19 Ottobre 1992, n° 20 che prescrive: "il programma regionale per l’attività di forestazione e la gestione delle foreste regionali è approvato dal Consiglio regionale";
rilevato che, a tutt'oggi, nonostante le reiterate richieste, formulate con delibere di G.R. tra le quali, per ultima quella adottata dalla G.R. nella seduta del 03/11/2004, recente il n° 807;
ritenuto, pertanto, di procedere alla riproposizione del Programma medesimo al Consiglio regionale;
dato atto che gli interventi previsti nel citato Programma, per la parte riguardante le attività di Forestazione trovano, per gli anni 2003, 2004 e 2005, la copertura finanziaria negli stanziamenti ordinari annuali a carico dello Stato, integrati con le ulteriori risorse inserite nella "Tabella D" della Legge Finanziaria dell'anno 2002 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale - Supplemento ordinario - n. 301 del 29 dicembre 2001 e dagli stanziamenti all'uopo stanziati nei Bilanci annuali della Regione Calabria, per come di seguito riportato:
ritenuto indispensabile, per come in presenza espresso, al fine di garantire la programmazione degli interventi relativi al Settore Forestazione e Foreste, proporre al Consiglio regionale l'approvazione del "Programma regionale per l'attività di forestazione e la gestione del patrimonio forestale indisponibile della Regione Calabria per il triennio 2003 - 2005";
ritenuto, inoltre, di utilizzare € 2.000.000,00 delle risorse sopra indicate, relative all'anno 2005 per il finanziamento dell'inventario forestale;
su proposta dell'assessore al ramo, Dionisio Gallo, formulata alla stregua dell'istruttoria compiuta dalle strutture interessate, nonché dall'espressa dichiarazione di regolarità dell'atto resa dal Dirigente preposto al competente Settore, a voti unanimi
delibera
Per le motivazioni espresse in premessa che qui di seguito si intendono integralmente riportate;
• di proporre al Consiglio regionale l'approvazione del "Programma regionale per le attività di forestazione e la gestione del patrimonio forestale indisponibile della Regione Calabria per il triennio 2003 - 2005 che si allega in copia;
• di dare atto che gli interventi previsti nel citato Programma, per la parte riguardante le attività di Forestazione troveranno, per gli anni 2003, 2004 e 2005, la copertura finanziaria negli stanziamenti ordinari annuali a carico dello Stato, integrati con le ulteriori risorse inserite nella "Tabella D" della Legge Finanziaria dell'anno 2002 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale - Supplemento ordinario - n. 301 del 29 dicembre 2001 e dagli stanziamenti previsti nei Bilanci annuali della Regione Calabria, per come riportato nella tabella di cui alle premesse;
• di dare atto che saranno utilizzati, per il finanziamento dell'inventario forestale € 2.000.000,00 delle risorse relative all'anno 2005;
• di demandare al Dipartimento Forestazione, stante l'esigenza di non subire soluzioni di continuità nell'erogazione di fondi necessari per far fronte al pagamento della manodopera, evitando così possibili turbative all'ordine pubblico, l'adozione dei relativi provvedimenti di trasferimento dei fondi in favore degli enti esecutori dei lavori di forestazione, anche nelle more dell'approvazione del Programma da parte del Consiglio regionale;
• di trasmette il presente atto al Consiglio regionale per il successivo seguito di competenza.
Programma Triennale 2003-2005
Premessa
A partire dagli anni ‘50 l'attenzione dei governi succedutisi nel tempo per ripristinare una efficace copertura boschiva in tutto il territorio calabrese, devastato da utilizzazioni selvagge ed irrazionali dovute ad esigenze belliche e post belliche già da dominazioni del passato, è stata volta al problema idrogeologico stante alla precaria situazione di stabilita delle pendici ed il dirompente afflusso delle acque con trasporto di materiale solido a valle.
Le continue alluvioni, i disastri incontrollabili che investivano le montagne e le pianure mettendo in pericolo le persone e compromettendo l'economia agricola, furono di stimolo per interventi massicci, al fine di marginare al più presto tale difficile situazione puntando soprattutto al presidio della montagna, con opere di rimboschimento, di rinsaldamento e di consolidamento delle frane e creando una rete idraulica di difesa con opere trasversali e longitudinali.
Lo spopolamento degli altri bacini ed il mancato controllo dei territori aggravò ancora di più la situazione, venendo a mancare i più elementari interventi di difesa e manutenzione da parte di quelle popolazioni che, gia afflitte da una economia povera e non trovando nessuna fonte dì sostentamento, si trasferirono a valle.
Il fuoco poi completò un quadro già di per sé inaccettabile e pericoloso.
Proprio dagli anni '
Con l'avvento delle regioni, con l'istituzione dell'A.FO.R.- Azienda Forestale della Regione Calabria, con gli strumenti di programmazione e di gestione degli interventi (programmi triennali per le attività di forestazione e di gestione del patrimonio forestale indisponibile della Regione Calabria) si sono attuate modifiche sostanziali alla gestione del settore per riportarlo, sia pure gradualmente, nell'alveo di una corretta impostazione conformemente a quanto previsto dalle norme che regolano la materia.
L'Accordo di programma quadro "manutenzione del territorio - forestazione" ha notevolmente contribuito a riformare e rivedere i sistemi di gestione del settore avviando un processo di riforma avente come obiettivo la risoluzione delle criticità e la costruzione delle basi necessarie per realizzare un sistema regionale capace di garantire la qualità e la difesa del territorio e nel contempo ad utilizzare al meglio le opportunità di sviluppo e di occupazione derivanti dalla sua valorizzazione.
In quest'ottica il Programma triennale 2003-2005 assume la valenza di documento essenziale e di progettazione definitiva in un quadro di riferimento capace di recuperare la dialettica esistente a livello regionale, nazionale, europeo ed internazionale per quanto afferisce il tema della gestione sostenibile delle risorse superficiali ed in particolare di quelle forestali anche per le più vaste implicanze naturali e culturali che un tale approccio richiede.
La Regione Calabria ha la necessità di uscire dalla gestione della forestazione, intesa in senso ampio di difesa del suolo, tutela e valorizzazione, con un approccio non per progetti ma procedendo alla realizzazione di un programma in grado di:
• consentire sinergie con gli altri soggetti - pubblici e/o privati - operanti nel settore;
• ampliare i campi di intervento in direzione complementare ai progetti di sviluppo ipotizzati e/o ipotizzabili nelle singole aree raggiungendo quindi lo scopo di una reale produttività degli interventi;
• non limitare i progetti ai settori tradizionali degli interventi, ma ampliarli ad altri capaci di coniugarsi con attività produttive sostenibili.
Come vedremo meglio più avanti l'approccio globale e integrato al tema della tutela e valorizzazione del patrimonio forestale calabrese e del suo uso sostenibile, implica l'elaborazione di un piano strategico di intervento che tenga conto delle specificità locali;
• associ alla gestione del patrimonio le comunità locali sin dalla fase di elaborazione degli interventi;
• consenta l'elaborazione di indicatori di sviluppo sostenibile sia su area vasta che localmente.
Senza questo lavoro, con le popolazioni e sugli indicatori dello sviluppo sostenibile locale interessante tutti i settori di intervento dell'attività forestale in Calabria, l'azione di intervento rimane di fatto confinata in attività di tipo assistenziale, non produttiva e in ultima analisi elemento invalidante dei progetti di sviluppo.
Molte modificazioni intervenute nel territorio montano della Regione sono state originate da molteplici fattori tra i quali cambiamenti socio-economici che hanno interessato, soprattutto le cosiddette aree marginali e che ha portato, a ridosso del dopoguerra, anche all'abbandono di vaste aree.
Oggi siamo di fronte a fenomeni di riuso di questi territori sotto molteplici spinte - pubbliche e private - che se non opportunamente governate rischiano di depauperare le risorse esistente spesso più per ignoranza che per una volontà prettamente speculativa.
Molte sono ormai le esperienze, in Italia e in Europa, che hanno dimostrato come aree considerate marginali non lo siano affatto se svolgono un'azione di tutela e valorizzazione delle risorse locali in direzione della tutela e valorizzazione - delle risorse naturali e culturali - tendenti alla qualità totale.
Si deve inoltre tenere conto che la
Regione Calabria con i tre Parchi Nazionali - Pollino, Aspromonte e Sila
- le numerose riserve regionali, i numerosi bacini 'imbriferi, i circa
Solo quest'ultima considerazione chiarisce l'importanza strategica delle azioni assegnate alla forestazione nella Regione.
Una tale constatazione richiede, partendo dalle condizioni date, una consapevolezza degli interventi capaci di essere monitorati ex-ante, in itinere ed ex-post e questo può avvenire solo attraverso l'elaborazione di uno. strumento che, fornendo una visione di insieme della problematica forestale della Regione, in correlazione a tutti gli interventi di sviluppo attivati sul territorio, consente l'azione di monitoraggio. E' chiaro che un tale strumento - e di per se "un progetto in progresso e non, può - essere concepito in maniera statica, ma soggetto anch'esso ad attività di monitoraggio al fine di adattare in continuazione i nuovi interventi anche in conseguenza dei cambiamenti che l'azione di programma ha contribuito a realizzare.
L'attività di forestazione, con un tale approccio, si deve incardinare prioritariamente ad alcune attività che nella Regione Calabria sono sicure fonte di sviluppo se opportunamente gestite, quali:
• il turismo nelle aree protette e dintorni;
• le produzioni locali di qualità,
• la tutela dei beni naturali e culturali - foreste, bacini imbriferi, fiumi, coste, paesaggi, centri storici, siti archeologici ecc.
E' chiaro che l'attività di forestazione inferisce, nello specifico regionale calabrese, con le attività appena citate poiché "opera sia nelle Aree montane che nel loro d'intorno e può promuovere progetti a sostegno delle attività turistiche attraverso la qualificazione del territorio e la sua fruizione; può utilmente contribuire alla produzione a qualità totale con produzioni biologiche garantite, piccoli frutti, funghi, tartufi, apicoltura,ecc.; può intervenire nella protezione del paesaggio, dei corsi d'acqua, delle coste e delle fasce dunali residue, ecc.
Iniziative tutte che assumono senso se si inquadrano in un'attività di sistema capace di svolgere tutela e valorizzazione delle risorse nel contesto attuale salvaguardandole per le generazioni future.
Una delle questioni centrali per forestazione calabrese e' rappresentata dagli incendi che ogni anno distruggono centinaia di ettari di foreste e di macchia mediterranea. La trattiamo alla fine di questo preambolo per dare risalto al problema ed anche per correlarla alla più ampia problematica connessa alla gestione delle foreste e alla gestione del resto del territorio agricolo calabrese.
La considerazione che gli incendi sono in massima parte d'origine antropica, spesso anche dolosa, restituisce solo parzialmente i termini della questione in quanto non si fa riferimento all'uso che storicamente si è fatto del territorio e di come sia fortemente cambiato dall'ultimo dopoguerra ad oggi.
Un'analisi, di correlazione di una carta dell'uso dei primi anni cinquanta con una attuale di un'area forestale mediamente ampia - esempio Parco Nazionale Pallino o Aspromonte - restituisce immediatamente il processo di deantropizzazione delle aree.
Fattore questo poco correlato ai conseguenti rischi di dissesto geomorfologico, di perdita delle biodiversità legata alle attività umane, alla gestione complessiva del territorio da parte delle popolazioni residenti e quindi anche alla capacità di controllo degli incendi.
Sostanzialmente siamo di fronte ad un fenomeno, che rischia di accentuarsi nel prossimo futuro, proprio in conseguenza di un diverso uso dell'insieme del territorio e delle sue risorse superficiali.
Le popolazioni calabresi non usano da circa cinquant'anni le risorse agricole, forestali, idriche per come hanno fatto per millenni ed i cambiamenti socio-economici a livello nazionale, europeo ed internazionale fanno presumere che questo non accadrà più.E' chiaro che con una tale prospettiva la reinvenzione di una presenza sul territorio, con le caratteristica della sostenibilità diventa unica prospettiva per la creazione di un presidio umano capace di gestire il territorio nelle mutate condizioni.
Finalità
In Calabria, il territorio è geologicamente fragile, risulta solcato da 1002 corsi d'acqua, ubicato per il 44% in montagna, 49% in collina ed il 7% in pianura, dopo l'alluvione di Cosenza a metà degli anni cinquanta la Cassa per il Mezzogiorno realizzò il Piano. Regolatore di massima del 1957, inerente i Bacini idrografici della Regione, il più grande intervento di "difesa del suolo" della Nazione, per riparare i danni provocati dalle continue alluvioni, a causa del taglio di vastissima superficie dell'antica Selva "Brutia" da parte degli Alleati.
Contemporaneamente molti terreni si cui si intervenne furono acquistati e la superficie del demanio forestale fu cosi notevolmente ampliata.
La letteratura di settore, a fine anni settanta,
affermava che il Piano regolatore della Casmez era stato l'unico vero momento
programmatorio scritto e realizzato per
A questo seguirono un'infinita di Programmi quinquennali, triennali, annuali, ponti ecc. con alterne vicende.
Oggi, dopo quasi un cinquantennio di interventi di forestazione, in Calabria è stato creato un manto protettivo di. grande efficacia che ha dato, sino a qualche anno fa, buoni risultati, anche se lo stesso denota i primo segni di cedimento, specie alle opere idrauliche (trasversali e longitudinali) che se dovessero cedere riporterebbero il settore indietro di un cinquantennio.
Il manto vegetale creato ha fatto diventare la Regione una "montagna verde al centro del Mediterraneo".
Se è necessario mantenere in piedi la forestazione per le urgenti ed inderogabili manutenzioni delle opere, per il recisero delle aree percorse dal fuoco e per completare gli interventi nelle frane, è altresì importante rimarcare che una sfida ben più importate e significativa attende la Calabria: sfruttare questo grande patrimonio realizzato a fini sociali, turistici ed economici, coordinando le varie attività e promuovendo la nascita di imprese forestali, turistiche e ambientali.
Successivamente affrontare il problema dello sviluppo dell'economia montana utilizzando tutte le risorse possibili in aiuto delle popolazioni che ad ogni costo bisogna trattenere in loco, con incentivi di ogni genere ed anzi ampliando le occasioni di lavoro e di impiego delle aree interne.
Oggi, a seguito degli accordi raggiunti tra Stato e Regione sì è ottenuta la sospensione dei vincoli recati dalla legge 442/84.
Ciò consentirà alla Regione, attraverso i propri poteri di autoregolamentazione, di individuare percorsi normativi tesi alla stabilizzazione di un rapporto di lavoro oggi precario.
A tal proposito, la Giunta regionale della Calabria avverte la necessità di munirsi di Programma Triennale "di svolta" con presupposti di effettuare interventi innovativi e rendere definitivamente produttivo l'intervento sul territorio effettuato dagli operai idraulico forestali.
In definitiva, predisporre un'attività programmatoria che non lasci spazi interpretativi e/o alternativi agli Enti attuatori.
Obiettivi
Nella considerazione che il bosco, in quest'ultimo periodo ha assunto, altri significati di notevole valenza economica e come rilevatore di malesseri conseguenti all'inquinamento atmosferico del quale e purtroppo anche vittima innocente, con il presente programma al bosco in Calabria si intende riservare una attenzione particolare per la sua peculiarità e molteplicità di funzioni e servizi, attenzione che si rende ancora più necessaria quando si consideri che, in conseguenza di una marginalità economica, si è determinata una caduta del prelievo annuale di massa legnosa, con conseguente regresso dello stato colturale della risorsa.
La necessità di correlare dati, determinare con maggiore approssimazione le valutazioni del patrimonio esistente, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, ha indotto la regione Calabria, ad avviare il processo dì studio e di progettazione del "Inventario e Cartografia delle tipologie Forestali”.
Il documento, in fase di esame, definizione ed approvazione, prevede la rilevazione di elementi di valutazione più circostanziati perché in occasione della formulazione della elaborazione del "Piano Economico Forestale", si abbiano maggiori certezze e continue e costanti aggiornamenti del valore della risorsa forestale regionale.
Passare dalla semplice manutenzione del bosco ad una valorizzazione delle risorse "bosco- ambiente", farà traghettare il bosco, l'ambiente ed il turismo verso l'ottimizzazione delle proprietà pubbliche e private fino alla creazione del "imprenditore del bosco", inteso come operatore a tutto tondo di tutte le risorse in territorio montano.
Tutto questo ha passaggi obbligati quali:
• Corsi di formazione professionale mirati all'accrescimento della cultura della "fare impresa nei territori montani" attivando tutte le componenti quali: filiera del legno, turismo sostenibile, artigianato, ecc.
• Difesa del suolo intesa come governo del territorio;
• Conservazione della biodiversità mirata a conferire al paesaggio calabrese una specificità di grande rilevanza;
• Rilancio delle attività forestali volte a rendere più produttivo il lavoro umano;
• Lotta agli incendi boschivi;
• Impiego di nuove tecnologie in attività agro forestali.
Strumenti
Un compiuto sviluppo del comparto agro forestale non può che passare attraverso uno strumento legislativo specifico di cui allo stato attuale la Regione è carente.
Il Programma triennale, quindi, unitamente alla legge regionale n. 20/92 che istituisce l'Azienda Forestale regionale, devono costituire le basi per l'emanazione di una specifica legge di settore capace di:
• Valorizzare tutte le risorse naturali e culturali esistenti nel territorio della montagna calabrese indirizzate soprattutto verso la creazione di attività di turismo sostenibile nelle aree montane e dintorni; nello specifico le attività di riforestazione dovranno tenere conto delle vocazioni locali al fine di tutelare e valorizzare il patrimonio di biodiversità; sia spontanea che di origine antropica, di cui e straordinariamente ricco il territorio calabrese.
Si tratta sostanzialmente, nelle mutate condizioni socio economiche intervenute nel territorio della montagna calabrese dal dopo guerra ad oggi, di re/inventare un consapevole rapporto degli uomini con il proprio ambiente di vita.
• La valorizzazione delle produzioni locali di nicchia, anche attraverso la creazione di appositi marchi, unitamente ad altre attività (artigianato locale, tutela del paesaggio storico - montano e collinare ecc.) possono utilmente contribuire alla creazione di un'offerta di sistema di attività; orientate al turismo sostenibile e non solo, capaci di creare economia locale diffusa e quindi interesse alla. tutela del patrimonio montano inteso nella sua complessità:
Le risorse umane utilizzate nella Regione Calabria nel comparto forestale, opportunamente gestite e riqualificate, sono strumento indispensabile per l'attuazione degli obiettivi citati.
E' chiaro che la Regione in una tale visione della gestione delle risorse montane nella loro globalità dovrà dotarsi di un organismo capace di elaborare una proposta organica, per l'insieme del territorio montano della Calabria, di valorizzazione delle risorse esistenti, attraverso una conoscenza scientifica delle stesse. Attuando conseguentemente tutte le iniziative ed i progetti capaci di valorizzare le risorse umane, naturali, culturali della Regione.
Programma regionale periodo 2003 – 2005 Per l’attività di forestazione
Capitolo I
Inventario Forestale della Calabria
La Regione Calabria ha affrontato il problema dell'Inventario forestale a partire dal 1992, disponendone l'attuazione all'articolo 3 della legge regionale n. 20 di quell' anno. Il Programma di forestazione del 1994 prevedeva, in uno dei suoi punti prioritari, di procedere alla realizzazione dell'Inventario e nello stesso anno la Giunta regionale, con propria deliberazione, impegnava la prima consistente somma per affrontare le spese che si sarebbero rese necessarie. Un successivo finanziamento era stanziato nell'ambito dell'Accordo di Programma quadro "Manutenzione del territorio - Forestazione", sottoscritto dal Governo della Repubblica e dalla Giunta della Regione Calabria nel 1999, sicché "veniva messa a disposizione una somma complessiva congrua rispetto alle necessita- di spesa, che un moderno inventario richiede, tenendo anche conto della complessità e consistenza dei boschi della Calabria.
Il progetto dell'Inventario veniva riaffermato nel Programma triennale 2000-2002, riconfermando una disponibilità di bilancio complessiva, compresi i fondi perenti, di 11,496 miliardi di vecchie lire.
Per avviare l'attuazione dell'Inventario, il Dipartimento 14 "Forestazione" dava incarico, nel novembre 2001, dì redigere il Progetto generale dell'inventario forestale della Calabria al dott. Amerigo Hofmann, che già aveva coordinato l'attuazione dell'Inventario della Toscana, riconosciuto come uno dei migliori fra quanti sono stati realizzati in Italia, ed aveva fatto parte della Commissione consultiva di controllo e di collaudo della Carta forestale d'Italia del Ministero dell'agricoltura e delle foreste, che a suo tempo aveva avviato l'attuazione dell'Inventario forestale d'Italia.
1.1 Al contratto d'incarico era allegata una scheda tecnica indicante i contenuti del progetto commissionato e le principali caratteristiche del futuro Inventario forestale della Calabria. L'incarico si è concluso nel luglio del 2002, con la consegna al Dirigente Generale del Dipartimento Forestazione del Progetto generate dell'Inventario forestale della Calabria integrato nel Sistema informativo forestale regionale.
Il Progetto generale attua le indicazioni della scheda tecnica, elaborando con particolare attenzione (in considerazione anche della sufficienza delle risorse finanziarie messe a disposizione) il momento d'integrazione dell'Inventario forestale in un Sistema informativo complessivo delle risorse forestali della Regione, al fine di poter disporre di una banca dati utilizzabile non solo a scopi ricognitivi e programmatori, ma anche progettuali. Quest'ultimo aspetto è particolarmente significativo per la redazione delle perizie relative ai lavori di forestazione finanziati dalla Regione ed attuati tramite le maestranze forestali occupate in tali lavori; è significativo anche per la redazione dei piani di gestione del vasto patrimonio forestale appartenete agli enti pubblici.
I temi sviluppati dai Progetto generale fanno riferimento ai seguenti punti principali:
strutturazione della rete inventariale (cap. 3, cap. 4)
fotointerpretazione, suo controllo e integrazione a terra (cap.5, cap. 6) rilevamento delle aree di saggio (cap. 8)
integrazione dell'Inventario nel Sistema informativo forestale (cap. 9) organizzazione degli archivi informatici e delle banche dati (cap. 7, cap. 10) organizzazione della fase esecutiva (cap. 11, cap. 13, cap.. 15)
previsione dei tempi e dei costi d'esecuzione (cap. 16, cap. 17).
L'Inventario forestale progettato e, secondo le più recenti tecniche del settore, un inventario di tipo permanente o continuo, a più fasi di campionamento. La continuità dell'Inventario garantisce un sistema permanente di analisi e di controllo delle risorse forestali della Calabria e quindi la possibilità di monitorare le dinamiche di mutamento delle loro caratteristiche biocenotiche, colturali ed economiche, che è sempre stata indicata come uno dei principali scopi della sua realizzazione. Il carattere di continuità è ottenuto attraverso la permanenza nel tempo del sistema campionario adottato al momento del suo impianto e attraverso la possibilità di reperire, nei futuri controlli o ripetizioni dei rilevamenti inventariali, il centro delle aree campione originarie, tramite coordinate geografiche certe.
Il campionamento a più fasi è realizzato da un primo insieme campionario costituito da 60.000 nodi di una rete regionale, in corrispondenza dei quali vengono raccolte tutte le informazioni che è possibile ottenere tramite interpretazione delle fotografie aeree. Da questo campione di punti aerofotografici, indicati come fotopunti, sono estratti dei sottocampioni di unità di sondaggio a terra, ove vengono eseguiti tutti gli altri rilievi necessari all'elaborazione statistica delle informazioni inventariali.
L'attuazione dell'Inventario ed il suo sviluppo in un vero e proprio Sistema informativo delle risorse forestali della Calabria avverrà attraverso le seguenti fasi:
Raccolta e verifica della documentazione esistente. Si tratta d'acquisire, valutare e catalogare tutto il materiale che può risultare utile per l'impianto dell'inventario e delle altre banche dati del Sistema informativo: cartografia tecnica e tematica, riprese aeree, immagini satellitari, dati statistici sulle foreste e le altre risorse territoriali, monografie sui boschi e sugli altri temi d'interesse inventariale, piani di gestione forestale, documenti programmatici di settore, atti amministrativi inerenti le classificazioni, i vincoli e le destinazioni d'uso del territorio.
Costruzione della rete inventariale. E' una rete con
maglia regolare quadrata di
Fotointerpretazione per punti. I punti nodali della rete inventariale vengono interpretati sulle fotografie aeree e classificati secondo categorie d'uso e di copertura forestale del suolo. Ad essi vengono anche attribuite tutte le caratteristiche e le qualifiche desumibili, uniformemente e con uguale attendibilità dalla documentazione esistente è da quella appositamente allestita.
Controllo della fotointerpretazione. Il 30% degli oltre 20.000 punti, classificati come punti-bosco attraverso la lettura delle fotografie aeree, viene controllato a terra, per integrare tale lettura con le informazioni relative alla composizione specifica, alla, coltura e allo stadio evolutivo dei vari tipi di soprassuolo. I rilevamenti nel campione di controllo consentono di definire le varie categorie inventariali.
Rilevamento a terra delle aree dì saggio. Fra i 7.000 punti del campione di controllo sono selezionate 3.000 aree di saggio, nelle quali vengono rilevati strumentalmente, o comunque nel dettaglio, informazioni relative alle caratteristiche stazionali, colturali, dendro-auxometriche e ambientali entro superfici di riferimento predefinite.
Classificazione dei tipi di bosco. La vegetazione forestale viene inquadrata secondo le associazioni vegetali della sistematica fitosociologica e, su questa base, vengono individuati e descritti i vari tipi di bosco della Calabria. E' prevista la redazione di una guida della Tipologia forestale regionale in relazione alla composizione specifica, alla struttura, all'ecologia, alle tendenze dinamiche e alla coltura delle diverse categorie di bosco.
Allestimento della Carta forestale della Calabria. I tipi di bosco individuati costituiscono anche la legenda della Carta forestale della Calabria, che sarà realizzata attraverso le fasi di lavoro di una moderna carta tematica: fotointerpretazione a video, rilievi a terra per il controllo e l'integrazione della lettura comparata di ortofoto e immagini satellitari, archiviazione dei dati, preparazione e stampa a media scala della Carta, completa di monografia.
Pubblicazione e divulgazione dei risultati. Le informazioni derivanti dall'Inventario, dalla Tipologia dei boschi e dalla Carta forestale della Calabria, che nel complesso realizzano il Sistema informativo forestale regionale, saranno pubblicate sia a stampa sia per via informatica (CD Rom e sito Internet). I primi risultati inventariali, ottenuti dalla fotointerpretazione per punti, saranno oggetto di un rapporto intermedio, ad un anno di distanza dall'inizio dei lavori.
L'attuazione dei vari momenti dei lavori in progetto è accompagnata da alcune attività collaterali, che possono ricondursi ai seguenti punti:
- Allestimento della documentazione mancante. Nella costruzione della rete inventariale sarà necessario provvedere ad acquisire ed elaborare tutte quelle informazioni da associare ai suoi punti nodali, che sono indispensabili per l'elaborazione dei dati del Sistema informativo forestale e che non si rinvengono nella documentazione esistente.
Organizzazione del sistema informatico. Mari mano che procedono i lavori, i dati raccolti sono ordinati, validati ed archiviati in tre banche dati, che costituiscono l'ossatura informatica del Sistema informativo forestale della Calabria: banca dati delle carte tematiche, dell'Inventario, della Carta forestale.
Formazione dei personale. Sono previsti vari moduli di formazione e specializzazione del personale, che verrà assunto in loco per l'esecuzione dei lavori inventariali o che andrà a far parte della struttura indicata al punto che segue. I moduli sono tenuti distinti in funzione dei diversi compiti della manodopera, dei diplomati e dei laureati, che saranno impegnati nell'attuazione del Progetto.
Avvio della struttura regionale specializzata. Sarà organizzata una struttura regionale, qualificata e snella, collegata ai referenti provinciali, per controllare e collaudare i lavori del Sistema informativo forestale della Calabria, per elaborare e diffondere le informazioni e per aggiornarle e implementarle nel tempo.
La gran parte dei lavori previsti in Progetto, compresi quelli relativi ai corsi di formazione, sarà affidata a ditta o raggruppamento di ditte specializzate. L'aggiudicazione dell'appalto avviene a seguito delle procedure per le quali sono stati indicati in bozza nel Progetto stesso i principali documenti: bando di gara, lettera d'invito, capitolato speciale d'appalto con allegato disciplinare tecnico. E' stata scelta la procedura ristretta dell'appalto concorso, in quanto è stata giudicata la più appropriata per acquisire, attraverso i progetti che presenteranno i concorrenti, soluzioni esecutive tecnologicamente avanzate o addirittura innovative. I concorrenti infatti saranno selezionati fra le ditte note per alta e consolidata specializzazione.
I lavori di classificazione fitosociologica della vegetazione forestale saranno invece affidati, tramite apposita convenzione, ad un Dipartimento universitario, mentre la direzione lavori ed i collaudi sono a diretto carico dell'Amministrazione regionale.
I tempi d'attuazione sono indicati in 36 mesi a partire dalla data di affidamento dei lavori. Le attività relative all'Inventario sono tenute distinte da quelle del suo sviluppo nel Sistema informativo forestale, attraverso la definizione della Tipologia forestale e la redazione della Carta forestale. I due gruppi d'attività possono iniziare in contemporanea o susseguirsi nel tempo, a seconda delle decisioni che intenderà assumere in proposito l'Amministrazione regionale e della disponibilità da parte della ditta aggiudicataria, della ricognizione fitosociologica della vegetazione forestale, che, come si è detto, è affidata a parte, con specifica convenzione di studio. L'inizio quindi dei due cronogrammi di attività può essere lo stesso o ci può essere uno slittamento del secondo (Tipologia e Carta) rispetto al primo (Inventario).
La spesa presunta complessiva assorbe tutta la
disponibilità-finanziaria sopra indicata, pari ad €
Le informazioni attese avranno attendibilità-statistica regionale e, per la maggior parte, anche provinciale. Il pannello minimo delle informazioni prodotte dal Sistema informativo forestale della Calabria e indicato nei termini seguenti:
ripartizione del territorio regionale in classi di uso e copertura del suolo;
superficie forestale complessiva;
ripartizione dei boschi secondo categorie floristico-strutturali e colturali;
ripartizione dei boschi per classi di densità
ripartizione dei boschi per classi di età
ripartizione dei boschi secondo i caratteri fisici del territorio: altitudine, inclinazione ed esposizione;
ripartizione dei boschi secondo i limiti amministrativi di Province e comunità montane;
ripartizione dei boschi secondo le classificazioni territoriali di vincolo (idrogeologico, paesaggistico, archeologico ed altri);
ripartizione dei boschi fra le varie categorie delle aree protette;
ripartizione dei boschi secondo la proprietà: boschi appartenenti allo Stato, alla Regione, ai Comuni, di proprietà collettiva e gravata d'uso civico, boschi privati;
ripartizione dei boschi secondo gli usi in atto prevalenti: produzione legnosa, produzione non legnosa, pascolo, turismo, caccia;
masse e incrementi legnosi delle categorie di bosco con produzione più elevata e di maggior pregio;
ripartizioni delle masse legnose fra i principali assortimenti;
superfici boschive sottoposte a taglio;
ripartizione dei boschi per classi di produttività extra-legnosa (castagne, sughero, pinoli, resina, funghi);
ripartizione dei boschi per classi di accessibilità;
superfici boschive percorse da incendio;
ripartizione dei boschi per classi d'esposizione agli incendi;
diffusione e intensità dei danni da agenti patogeni e da inquinamento;
ripartizione dei boschi per classi di biodiversità;
ripartizione dei boschi per classi di fissazione del carbonio;
ripartizione dei boschi per categoria d'intervento selvicolturale necessario e del relativo grado d'urgenza.
L'incrocio e la combinazione dei dati posti a base delle informazioni elencate consentono la generazione di un numero elevato di ulteriori informazioni sui boschi della Calabria e sulle sue diverse categorie.
In conclusione, il Progetto generale dell'Inventario forestale della Calabria può essere immediatamente avviato a realizzazione, bandendo l'appalto concorso già disciplinato, nelle sue linee generali, dal cap. 15 del Progetto stesso, secondo le disponibilità finanziarie presenti nel bilancio di previsione della Regione Calabria.
Capitolo 2
Interventi selvicolturali, di riqualificazione e difesa ambientale dei territori forestali
Il settore della forestazione in questi anni ha assunto un'importanza rilevante ai fini della difesa ed assetto del suolo, soprattutto se si rapporta ai rischi permanenti cui è soggetto il territorio calabrese, commisurando anche i costi che affronta la Regione in questo comparto.
Da qui l'urgenza di interventi, non legati solo all'esigenza di mantenere spese di occupazione produttiva, che va comunque garantita (considerando una forza lavorativa attuale di circa 11.990 operai idraulico-forestali amministrati dall’Afor e dai Consorzi di Bonifica) ma finalizzati anche al recupero e difesa del suolo, scelte prioritarie per rafforzare la sistemazione dei bacini, attraverso una serie di interventi di presidio e manutenzione del territorio, intendendo con esse una serie di azioni che si vanno a calare sul territorio al fine di difenderlo dalla aggressività delle acque ed altri agenti meteorologici, dagli incendi e calamità naturali causate in genere dalle diverse azioni atmosferiche, da azioni tendenti ad ingentilire il territorio attraverso gli interventi in aree protette e la diffusione del verde.
E' fondamentale ed urgente prevedere la manutenzione, continua del sistema di presidi già realizzati, questo per non perdere il grado di efficacia, nonché "per ripristinare la validità dei presidi stessi, qualora compromessi, ed altrettanto importante però evidenziare la necessità di portare avanti il processo dì stabilizzazione dell'equilibrio idrogeologico ancora notevolmente dinamico nei bacini idrografici, dove esistono aree dissestate e potenzialmente dissestabili per circa 300 mila ettari.
Attraverso una progettazione più puntuale rispetto al passato, sarà assicurato il rispetto delle previsioni programmatiche ed il conseguimento del risultato che si intende raggiungere avente come obiettivo generale quello di "migliorare la qualità complessiva del paesaggio; garantire la conservazione del suolo; contribuire a valorizzare in termini complessivi il patrimonio forestale.
In particolare tali obiettivi sono riconducibili a:
difesa dei boschi dagli incendi e recupero delle aree percorse dal fuoco o degradate per altre cause;
recupero di aree nude su versanti fortemente erosi sia per contrastare la desertificazione che per accorpare frammenti di boschi; piantagioni con specie endemiche in alta quota e di specie a rapida crescita;
gestione dei rimboschimenti per migliorare la loro stabilita; per favorire i processi di rinaturalizzazione, per sostituire le specie esotiche in ambienti non idonei, per recuperare e migliorare le formazioni litoranee;
miglioramento dei boschi di origine naturale e recupero e salvaguardia di formazioni di particolare valenza ecologica e ambientale;
valorizzazione delle attività faunistiche;
riorganizzazione dell'attività vivaistica;
manutenzione e miglioramento delle opere infrastrutturali a servizio del bosco.
ripristinare l'efficienza del sistema di opere di difesa del suolo realizzato negli anni 50-70 e attualmente in crisi, con interventi di manutenzione e di rifacimento di opere collassate;
estendere il sistema di difesa nelle zone non ancora protette, completando interventi già avviati o realizzando le opere chiave di interventi organici di sistemazione progettati a scala di bacino;
ripristinare la ufficiosità degli alvei, eliminando le discariche, i depositi e quando altro impedisce ed ostacola il deflusso delle acque;
favorire la rinaturazione e quindi la fruibilità a fini turistici e ricreazionali delle zone fluviali più degradate, anche attraverso la riduzione dell'impatto di alcune opere realizzate nel passato, efficaci dal punto di vista idraulico, ma non ben inserite nell'ambiente;
migliorare le condizioni di sicurezza lungo la viabilità provinciale, che ha in Calabria una rilevanza strategica, perché assicura il collegamento con centri urbani altrimenti isolati, attraverso opere di consolidamento dei versanti.
Per quanto riguarda il patrimonio indisponibile della
Regione, per le finalità che assolve, per la superficie che ricopre (circa
conservazione del suolo e tutela dell'ambiente, del paesaggio e delle risorse di particolare interesse naturalistico, culturale e storico;
tutela della biodiversità e protezione della flora e della fauna;
promozione di un uso sociale del bosco e delle attività ricreativo-culturali ad esso correlate;
incremento della produzione legnosa e di sviluppo delle attività di trasformazione del legno;
valorizzazione dei prodotti non legnosi del bosco.
Gli obiettivi generali prima delineati e le tipologie degli interventi da realizzare definiscono anche gli ambiti territoriali di applicazione del presente programma che saranno necessariamente a differente scala: intero territorio regionale, bacino idrografico, demanio regionale.
L'inventario e la cartografia forestale nonché il piano antincendi boschivi riguarderanno l'intero territorio regionale.
Il bacino idrografico, invece, rappresenta l'unità territoriale di riferimento degli interventi selvicolturali, di riqualificazione e difesa ambientale dei territori forestali, di difesa del suolo, di tutela e valorizzazione ambientale. La scelta del bacino idrografico deriva anche dalle implicazioni che la Legge 183/89 ha sul settore forestale: il bacino idrografico e'inteso come unità ambientale di pianificazione e di gestione delle risorse; il passaggio da una politica di difesa del suolo di segmenti separati ad una pianificazione globale; la dipendenza degli obiettivi di difesa del suolo dà una politica più generale che interessa anche gli aspetti e le componenti ambientali connesse al suolo: l'uso delle risorse idriche, agricole e forestali. Al bosco si riconoscono le relazioni con altre componenti ambientali e le potenziali ripercussioni negative che da un uso e una gestione irrazionale di questo si producono sul suolo.
In fase di pianificazione dovranno essere individuati quei bacini nei quali sono prioritari gli interventi che di volta in volta potranno privilegiare le opere ingegneristiche o quelle selvicolturali o entrambe.
I complessi demaniali della regione, distribuiti dal Pollino all'Aspromonte, rappresentano altrettanti ambiti territoriali di interventi che riguarderanno la gestione dei boschi e dei rimboschimenti, delle aziende faunistiche e dei pascoli e la manutenzione delle infrastrutture di pertinenza.
2.1 difesa degli incedi boschivi
Tale attività ai sensi dell'art.3 della legge 21 novembre 2000 n.353 e dalle relative linee guida approvate con D.M. 20 dicembre 2001, è disciplinata con il "Piano per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta contro gli incendi boschivi" (Piano Aib). Il Piano Aib per l'anno 2002 è stato approvato dalla Giunta regionale con delibera n.259 del 2 aprile 2002 e pubblicato sul Burc - parte I e Il - del 17/4/2002 in supplemento straordinario.
Il suddetto Piano Aib verrà aggiornato annualmente ai sensi dell'art.3 comma 3 della medesima L.353/2000.
Nel triennio 2003-2005, i "Piani annuali di attuazione", da redigersi ai sensi della L.R. 20/92 e successive modifiche, dovranno tenere conto delle prescrizioni dettate dai relativi Piani AIB annuali, e dovranno prevedere le quote di finanziamento per la copertura delle spese relative.
Le spese relative all'impiego di manodopera idraulico-forestale per la prevenzione e la lotta contro gli incendi boschivi saranno comprese nella progettazione degli Enti e troveranno copertura nei finanziamenti dei progetti stessi.
I "Piani annuali di attuazione", tra l'altro, disciplineranno le attività previste nel Piani AIB annuali, e definiranno tempi e modi per:
Manutenzione ordinaria e straordinaria delle piazzole di sosta esistenti per atterraggio elicotteri;
realizzazione di n. 21 nuove piazzole di sosta (n.7 nel 2003, n.7 nel 2004, n.7 nel 2005).
realizzazione di viali parafuoco e manutenzione dei viali parafuoco esistenti;
attivazione presidi antincendio finalizzati alla prevenzione e lotta (squadre a terrà addette allo spegnimento, squadre addette alle autobotti, avvistamento da terra, centri di ascolto):
spese per acquisto attrezzature e dotazioni (DPI, attrezzature individuali e di squadra);
spese per noli mezzi e acquisto carburanti per. trasporto operai a cura degli Enti attuatori;
acquisto di automezzi di esclusiva competenza del Dipartimento Forestazione;
spese per infrastrutture (torrette di avvistamento, ricoveri attrezzati per stazionamento automezzi e/o presidi, ecc.);
punti di rifornimento AIB (nuove realizzazioni e adeguamento esistenti).
I "Piani annuali di attuazione'', per ciascuna categoria di interventi, oltre alla ripartizione finanziaria dovrà contenere la localizzazione di massima delle zone di intervento su idonea cartografica regionale, la priorità degli interventi in funzione del pregio dell'area e del grado di rischio incendi.
Nella ripartizione finanziaria, tra gli interventi di "Forestazione", dovrà prevedersi annualmente una somma a disposizione del Dipartimento Forestazione per il finanziamento delle attività previste nei Piani Aib come di seguito:
ANNO 2003 2004 2005
Importo (in euro) 5.000.000 5.000.000 5.000.000
Con tali risorse si provvederà a finanziare le seguenti attività secondo le priorità che saranno specificate nei Piani AIB annuali:
impiego mezzi aerei finalizzati alla sorveglianza e spegnimento degli incendi;
stipula convenzioni con Enti (Corpo Forestale, Vigili del Fuoco, associazioni o altri Enti coinvolte nell'attuazione del Piano);
acquisto, realizzazione e/o potenziamento di mezzi, attrezzature, infrastrutture, reti informative ed informatiche, ecc;
campagne di sensibilizzazione e divulgazione;
finanziamenti a vari enti e soggetti coinvolti;
mantenimento e potenziamento strutture e servizi regionali;
sostegno al volontariato AIB;
attività di formazione;
potenziamento/allestimento sale operative della regione (regionale e provinciali);
attività finalizzate alla previsione (studi, censimenti, banche dati e relative cartografie)
altre attività finalizzate al raggiungimento degli obiettivi fissati dai Piani AIB.
2.2 Recupero aree percorse dal fuoco o degradate per altre cause
Sono interventi destinati a svolgere un ruolo fondamentale di restauro ambientale.
Le moderne metodologie per la definizione della stazione, delle caratteristiche fisico - chimiche e delle risorse idriche del suolo, della composizione della pedofauna ecc, forniscono indicazioni necessarie per la scelta del tipo di intervento.
Le maggiori o minori situazioni di degrado del suolo, le condizioni morfologiche e climatiche delle aree nelle quali intervenire, suggeriranno di volta in volta le piú appropriate tecniche da mettere in atto.
Non sono da escludere, nella ricostituzione di aree percorse dal fuoco, una serie di interventi strategici per attivare le capacità intrinseche di ripresa dell'ecosistema.
Essi devono svolgersi in modo differenziato non soltanto in funzione della gravità delle conseguenze, ma anche del tipo di specie coinvolte, alcune delle quali sono caratterizzate da complesse strategie di difesa.
Non sempre, quindi, alla profonda alterazione della qualità visiva del paesaggio martoriato dal fuoco, corrisponde una modificazione irreversibile del sistema poiché molte specie, in particolare quelle mediterranee, presentano una elevata resilienza, con buona capacità di recupero dopo il passaggio del fuoco.
Ne deriva che le modalità di ricostituzione abitualmente praticate possono non risultare sempre le più idonee per agevolare la naturale tendenza della vegetazione a ritornare allo stato iniziale.
Gli interventi di ricostituzione più classici e tradizionali vanno, quindi, riletti alla luce delle recenti acquisizioni nei modi, i tempi, le strategie di recupero che le comunità vegetali adottano per superare l'alterazione di equilibrio connessa al passaggio del fuoco.
Nelle aree interessate dal fuoco in anni non recenti, e proprio per questo degradate per intensi fenomeni di erosione superficiale del suolo, è necessario, invece, procedere al reimpianto con specie necessariamente frugali.
Tali interventi non dovranno avere carattere oasistico o episodico. Inoltre, dovrà essere prioritaria la ricostituzione delle aree rimboschite in applicazione alle Leggi Speciali Calabria e di quelle che, nel contesto territoriale, per superficie e valenza ambientale assumono un ruolo significativo anche in tee liiine di conservazione del suolo.
Nell'attuazione degli interventi previsti nel presente paragrafo si dovrà tenere conto, sia in fase di programmazione che di progettazione, della normativa di cui all'art.10 della L. 21/ 11/2000 n.353 per la parte relativa al divieto delle attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale su soprassuoli percorsi dal fuoco.
2.3 Gestione dei rimboschimenti
2.3. I Diradamenti, Sfolli e Spalcature
Successivamente alle Leggi n° 411/1906 e n° 264/1949, due altri Provvedimenti Speciali (n° 1177/55 e 437/68), emanati a seguito delle tragiche alluvioni dei primi anni '50, sono stati determinanti per la ricostruzione boschiva Regione Calabria.
Nell'ambito di un quadro organico di
interventi di conservazione del suolo, sono stati realizzati ben
Gli impianti, che costituiscono una considerevole aliquota - stimata da 1/5 ad 1/4 della superficie boscata regionale, sono stati realizzati dagli organismi forestali operanti nella Regione (CFS, OVS oggi ARSSA, CB).
La consistenza dei finanziamenti pubblici accordati al settore e la grande disponibilità di manodopera agricola disoccupata nelle aree d'intervento, consentirono di avviare e condurre l'opera di ricostituzione dei boschi dove erano stati seriamente compromessi da tagli indiscriminati e da incendi, spesso provocati con intenti speculativi, e di estendere boschi su quelle aree dislocate negli alti e medi bacini che erano divenute disponibili a seguito di un esodo che registrò punte massime negli anni '60.
Proprio perché si trattò di un intervento "a grande scala", spesso sfuggivano quelle aree, invero limitate, nelle quali per le favorevoli condizioni pedologiche potevano essere impiegate latifoglie. Gran parte dei versanti erano invece caratterizzati da suoli fortemente erosi, poco profondi e con forti limitazioni di natura fisica e chimica, tali da non lasciare grandi possibilità nella scelta delle specie.
La specie più diffusamente impiegata è stata il pino laricio, seguito dai pini mediterranei; in
minor misura cerro, castagno, e conifere esotiche, quali la douglasia, pino
insigne, pino strobo e sulla fascia jonica, per circa
I popolamenti di conifere hanno raggiunto un'età compresa tra i 25 ed i 35 anni e risultano ancora densi. Conseguentemente presentano marcata differenziazione diametrica e sociale dei fusti, con piante dominate, sofferenti o morte e presenza di rami secchi fino a circa i due terzi dell'altezza delle piante. Sugli stessi incombe il pericolo di danni abiotici: incendi, neve e vento.
Ciò sta ad indicare quanto sia necessario per la stabilità del soprassuolo intervenire tempestivamente con la tecnica del diradamento, allo scopo di eliminare le piante morte, sofferenti, difettose e sottoposte, migliorando nel complesso la condizione dei popolamenti.
La necessità dei diradamenti è dettata, come è noto, oltre che da aspetti produttivi, certamente non irrilevanti vista la continua richiesta di materiale da parte delle industrie locali di trasformazione del legno, anche da altre considerazioni di ordine ecologico, colturale ed economico.
La prima è connessa alla riduzione della densità che provoca modificazioni microclimatiche all'interno dei popolamenti, con effetti positivi sui processi di umidificazione del suolo, sulle caratteristiche del sottobosco, sull'insediamento della rinnovazione e sulla riserva idrica del suolo.
Le considerazioni di carattere colturale sono legate a quelle biologiche ed ecologiche. I diradamenti, infatti, determinano un miglioramento della produzione legnosa e dell'efficienza funzionale del sistema, predisponendo i popolamenti alla rinnovazione.
La riduzione della densità; in molte aree ancora elevata, potrà favorire l'insediamento della rinnovazione di latifoglie, laddove non e- ancora avvenuta per eccessivo adduggiamento, oppure determinare migliori condizioni di crescita del novellame, favorendo così i processi di rinaturalizzazione già in atto.
Le considerazioni di carattere economico sono sia di tipo finanziario (anticipazione a intervalli più o meno regolari di una parte della produzione) che macroeconomico, legate cioè alla salvaguardia di interessi collettivi (miglioramento del paesaggio, conservazione del suolo, ecc.).
In merito alla conservazione del suolo, affinché "i rimboschimenti possano agire in modo significativo è bene sottolineare che:
a) essi ricoprano ampie superfici;
b) si attui una gestione che ne assecondi l'evoluzione verso veri e propri boschi.
Il primo punto è stato ben soddisfatto in Calabria.
Il secondo punto indica come non sia sufficiente rimboschire.
E' necessario gestire i rimboschimenti di modo che all'azione di protezione subentri quella di miglioramento e di conservazione del suolo. I diradamenti costituiscono. operazioni tendenti al conseguimento di alcuni obiettivi e tra questi, la ricaduta in termini di efficienza della biocenosi e il miglioramento qualitativo della produzione forestale.
La realizzazione di tali obiettivi passa attraverso la ricerca delle interconnessioni tra aspetti di ordine generale e aspetti finanziari più direttamente collegati all'economia dell'azienda forestale. E pero; gli effetti di tali cure colturali devono essere valutate in un quadro che non contempli solo la redditività ma anche la salvaguardia di interessi collettivi: appunto, l'evoluzione verso sistemi altamente efficienti ed efficaci anche e soprattutto in termini di conservazione del suolo.
Ovunque tali considerazioni trovano ampia giustificazione e confermano l'urgenza di questi interventi per esaltare in modo globale il ruolo dei rimboschimenti realizzati.
Unitamente agli interventi di diradamento sono da
prevedere spalcature nei popolamenti nei quali non sono state mai eseguite fino
a 1/3 o ¼ dell'altezza. Inoltre sulle piante fenotipicamente migliori è da
prevedere una spalcatura finalizzata ad un miglioramento qualitativo del
legname che potrà interessare un'altezza pari a 8 -
Gli interventi di diradamento e di sfollo si configurano inoltre come interventi di prevenzione selvicolturale agli incendi.
Nel triennio tale tipologia di intervento
potrà interessare una superficie di circa
Per il pino laricio ed altre conifere esotiche, i diradamenti dovranno essere eseguiti prioritariamente nei popolamenti oggetto dei cinque piani di gestione che l'A.FO.R. ha fatto predisporre all'Università di Reggio Calabria.
Per le modalità esecutive e l'entità del taglio si dovrà seguire quanto indicato nei suddetti piani che riguardano sia rimboschimenti di proprietà della Regione che ricadenti nei terreni tenuti in occupazione.
In questi ultimi i diradamenti saranno eseguiti in amministrazione diretta con l'impiego di operai idraulico-forestali per i lavori di abbattimento e allestimento e affidamento a terzi dello smacchio fino a ciglio strada.
Nel corso del triennio i rimboschimenti nei quali saranno eseguiti i diradamenti, dovranno essere riconsegnati ai proprietari, favorendo fon lue di associazionismo che consentano unitarietà ed economicità in termini finanziari, della gestione nel futuro. Per le conifere mediterranee e quelle esotiche, si dovrà intervenire moderatamente sui popolamenti ancora
eccessivamente densi nei quali le piante presentano un rapporto ipsodiametrico sfavorevole.
Complessivamente, gli interventi programmati,
interessando in media annualmente circa
2.3.2 Reintroduzione di latifoglie e conifere per accelerare i processi di rinaturalizzazione
Sono interventi da eseguire prioritariamente nelle stesse aree in cui si realizzeranno i diradamenti, con la finalità di accelerare i processi di reintrodnlzione di quelle specie che hanno subito, per cause antropiche, una sensibile riduzione della loro area di vegetazione.
A distanza di 40 anni, i rimboschimenti, oltre a produrre effetti positivi sulla conservazione del suolo, sono in buona parte interessati da una dinamica evolutiva in quanto sotto copertura, purché non eccessivamente densa, è presente rinnovazione diffusa ed abbondante di latifoglie. Dinamica evolutiva che e' necessario favorire ed assecondare per indirizzare questi popolamenti verso formazioni in ' parte preesistenti all'intervento di rimboschimento.
Tali fenomeni potranno essere accelerati mediante piantagioni, da eseguire in piccole chiane esistenti o da creare, di conifere (abete bianco e tasso) e di latifoglie confacenti con le condizioni stazionali.
Tali nuclei nel futuro potranno funzionare come centri di diffusione nei popolamenti limitrofi.
Nel totale la superficie interessata a questa
tipologia di intervento, che si può eseguire
contemporaneamente ai diradamenti, è di circa
2.3.3 Sostituzione di specie esotiche in ambienti non idonei
Per le piantagioni di eucalitti, che interessano prevalentemente il settore collinare argilloso del versante jonico, dove e-stato impiegato maggiormente Eucalyptus occidentalis Engl., i risultati in termini produttivi, nel complesso, non sono soddisfacenti, almeno per quelle che erano le aspettative. Ai fini della difesa del suolo numerosi studi hanno evidenziato, nonostante le difficili condizioni pedoclimatiche delle aree, che la copertura di eucalitti esplica una efficace azione di protezione del suolo e di regimazione delle acque. Azione non modificata sostanzialmente neanche con la ceduazione e che può essere migliorata con il rilascio degli scarti di lavorazione sul letto di caduta. Tali effetti positivi, possono però esaurirsi nei successivi cicli agamici in quanto diminuisce col tempo la vitalità delle ceppaie e con essa la prioritaria funzione per la quale furono. realizzate queste piantagioni. Partendo dalle situazioni di maggior degrado si ritiene pertanto necessario procedere ad una loro graduale sostituzione con altre specie capaci di creare formazioni biologicamente più stabili ed efficienti e di maggiore valenza ambientale e paesaggistica.
Per la douglasia e il pino insigne, due specie abbastanza diffuse nel territorio, la loro sostituzione dovrà essere valutata in relazione alla dinamica evolutiva ed al contesto paesaggistico ed ecologico in cui sono inserite.
La superficie interessata e -di
2.3.4 Recupero e miglioramento delle formazioni litoranee
Sono formazioni che interessano sia il versante tirrenico che quello jonico ed in alcune aree oltre ad assolvere la funzione di consolidamento delle dune mobili hanno una particolare valenza anche in termini ambientali.
Gli interventi selvicolturali da eseguire devono essere finalizzati a:
ridurre la densità delle pinete mediterranee provenienti da semine ed ancora particolarmente folte, anche per prevenire gli incendi;
innescare la dinamica evolutiva e favorirla dove è in atto;
ricostruire le aree distrutte dal fuoco o danneggiate dall'aerosol marino;
Valorizzare le aree più significative in termini culturali e scientifici;
consentire la fruibilità per attività di svago e di turismo;
Tali interventi sono da realizzare su
2.4 Rimboschimenti
L'efficacia dei rimboschimenti nei confronti dell'erosione dei versanti e del miglioramento delle caratteristiche biologiche e fisico chimiche del suolo è dimostrata da tempo.
Il recupero a bosco delle superfici dei territori collinari e montani che presentano limitazioni di natura stazionale tali da precludere ogni possibilità di utilizzazione agricola, rappresenta un obiettivo strategico nella salvaguardia e valorizzazione ambientale.
Gli effetti del rimboschimento possono considerarsi opposti a quelli della distruzione del bosco e, per un certo periodo, non altrettanto evidenti.
La gradualità è insita nel sistema: ad una fase iniziale in cui gli effetti immediati sulla regimazione delle acque lungo i versanti sono dovuti alle tecniche di preparazione del suolo, segue quella di protezione del suolo per la copertura delle chiome e successivamente di miglioramento del suolo che varia con le specie impiegate.
In, Calabria dopo. gli anni 60 - 70, durante i quali in applicazione alle due Leggi Speciali sono state rimboschite ampie superfici dei bacini idrografici, l'area forestale di potenziale recupero e -aumentata a seguito di una ulteriore disponibilità di terreni abbandonati. Questi, per le inidonee tecniche agronomiche adottate nel passato e per le elevate pendenze dei versanti, presentano intensi fenomeni di erosione superficiale, con conseguenti ripercussioni sulla portata solida dei corsi d'acqua.
Per queste aree è necessario procedere al loro recupero con l'impiego di tecniche e specie idonee a riqualificare complessivamente il territorio in termini di conservazione del suolo e di miglioramento del paesaggio.
La variabilità dei suoli in breve spazio, che nella regione mediterranea è la norma, consente di ipotizzare tre tipologie di interventi.
2.4.1 Recupero di aree nude su versanti fortemente erosi anche al fine di ricucire ed accorpare frammenti di bosco
Trattasi di interventi prioritari da eseguire su quei versanti con seri problemi di erosione superficiale e che interessano superfici tali da incidere in maniera significativa sulla conservazione del suolo nell'ambito del bacino idrografico. Inoltre, al fine di ridurre al minimo soluzioni di continuità di aree già rimboschite o boscate, bisognerà colmare tali vuoti sempre nell'ottica di esaltare al massimo la conservazione del suolo.
Le condizioni stazionali delle superfici che saranno interessate da questo tipo di intervento, fanno prevedere l'impiego di specie capaci di utilizzare al meglio le scarse risorse disponibili. Laddove le condizioni stazionali saranno migliori, anche su micro aree presenti nella medesima area di intervento, si dovrà optare per le specie maggiormente idonee (più esigenti).
La superficie interessata nel triennio è di circa
2.4.2 Piantagioni di specie endemiche in alta quota
Questa tipologia di intervento è limitata ai settori in quota dell'area del Pallino dove, le quasi proibitive condizioni stazionati, suggeriscono l'impiego del pino loricato, specie di notevole importanza ecologica, capace di dare risposte, in termini di attecchimento e di sopravvivenza, laddove. altre conifere non hanno dato i risultati sperati.
L'intervento assume anche una valenza di natura ambientale per il significato del pino loricato nel contesto dell'area del Pollino.
Le tecniche di rimboschimento dovranno tenere conto delle difficilissime condizioni stazionali.
Si prevede che la superficie interessata nel triennio
sia di circa
2.4.3 Piantagioni con specie a rapida crescita in stazioni pedoclimatiche favorevoli
Sono interventi che devono configurarsi come integrativi a quelli di rimboschimento di cui al punto 4.1, privilegiando le specie indigene in relazione alle condizioni stazionali.
Nelle zone in cui esistono le condizioni pedoclimatiche favorevoli, si potranno effettuare piantagioni con specie a rapido accrescimento che potranno svolgere un ruolo significativo e dal punto di vista protettivo ma soprattutto dal punto di vista produttivo. La scelta delle specie legnose, conifere o latifoglie, sarà effettuata in rapporto alle condizioni fitoclimatiche.
Al fine di assicurare la riuscita degli interventi sarà posta particolare attenzione alla selezione in vivaio del materiale da impiegare e si dovrà applicare un modulo colturale confacente.
La superficie interessata nel triennio è di circa
2.4.4 Attività Vivaistica
Per supportare gli interventi di cui ai punti precedenti si ritiene che massimo 3 vivai possano essere sufficienti, se opportunamente dimensionati e modernamente attrezzati.
I suddetti vivai dovranno essere distribuiti nei piani di vegetazione idonei alla produzione delle specie da impiegare nei diversi contesti fitoclimatici della Calabria.
Il dimensionamento dell'attività vivaistica, finora frazionata tra i diversi vivai, alcuni dei quali di modeste superfici, dovrà avvenire gradualmente, nel corso del prossimo triennio, sia per non interrompere la produzione in atto che per consentire una razionale organizzazione dei nuovi che dovranno assicurare la produzione del settore nel futuro.
Al fine di coordinare le attività in questo settore si dovrà, inoltre, istituire un centro regionale con le precise finalità di:
- programmare la produzione in relazione alle esigenze degli Enti operanti nel settore;
- monitorare la disponibilità del materiale nei singoli vivai;
- disporre l’assegnazione del materiale agli Enti richiedenti.
Per i vivai che nel triennio verranno dismessi, se in terreni di proprietà pubblica, e' ipotizzabile un utilizzo alternativo delle superfici resesi libere. Queste, opportunamente modificate, potranno essere adibite o per la realizzazione di aree di svago attrezzate o per la istituzione di giardini botanici con finalità-didattiche e scientifiche.
2.5 Miglioramento dei boschi di origine naturale
Comprendono tutti gli interventi finalizzati sia al recupero di formazioni degradate che al miglioramento di boschi semplificati nella composizione e struttura, da realizzarsi in un contesto più ampio di conservazione del suolo e di salvaguardia e valorizzazione del territorio. In particolare:
- fustaie e cedui degradati;
- cedui invecchiati;
- fustaie semplificate nella composizione e struttura;
- formazioni poste in aree di rilevante interesse naturalistico.Gli interventi, da eseguire nei popolamenti che per estensione e caratteristiche selvicolturali svolgono un ruolo determinante sull'assetto del territorio, possono ricondursi alle tre categorie di seguito descritte.
2.5.1 Interventi per esaltare le caratteristiche strutturali e funzionali delle fustaie
I tagli inidonei del passato, nonché l'applicazione non sempre corretta delle forme di trattamento hanno portato ad una semplificazione compositiva e strutturale di molti boschi calabresi. Ciò ha comportato anche la rarefazione di. alcune specie che in passato erano naturale corteggio di quelle oggi dominanti.
In questa categoria di interventi rientrano la reintroduzione, mediante piantagione, nelle chiane esistenti all'interno dei boschi di: abete bianco, tasso e latifoglie nelle faggete; di altre specie tipiche del piano di vegetazione delle latifoglie eliofile nei popolamenti quercini puri e/ o misti.
Per le fustaie degradate si dovrà procedere al loro recupero con interventi che, di volta in volta, si riterranno i più idonei.
2.5.2 Interventi colturali nei cedui
Gli interventi previsti in questa tipologia di boschi sono finalizzati a:
mantenere efficiente il ceduo;
avviarlo all'alto fusto;
recuperarlo laddove degradato.
Nella prima categoria gli interventi consistono principalmente in sfolli sulle ceppaie per migliorare il ceduo.
La seconda riguarda i cedui invecchiati nei quali la differenziazione dei polloni è tale da rendere non più procrastinabile il diradamento sulle ceppaie e favorire i processi di conversione. L'entità del taglio è da rapportare alle condizioni di densità e di differenziazione dei polloni.
Le prime due finalità si configurano anche come prevenzione agli incendi boschivi e in tale ottica diventano prioritari nelle formazioni quercine del piano delle sclerofille sempreverde.
Il recupero dei cedui degradati si realizzerà con interventi atti a ristabilire la capacità di rinnovazione agamica delle ceppaie e con il riempimento dei vuoti mediante l'introduzione di conifere e/o latifoglie in relazione alle condizioni stazionali.
Prioritariamente saranno da privilegiare le formazioni cedue particolarmente degradate e che investono superfici aventi rilevanza territoriale nel contesto del bacino idrografico.
2.5.3 Recupero e salvaguardia di formazioni ed aree di particolare valenza ecologica e ambientale ricadenti anche in perimetro urbano
In questa categoria rientra una vasta gamma dì interventi finalizzati alla conservazione di formazioni ed aree ad alto carattere di naturalità e/o di particolare importanza in termini ecologici, ambientali e culturali.
Possono essere, in relazione alle situazioni, interventi di tipo selvicolturale e/o di fitochirurgia, di ingegneria naturalistica per realizzare opere confacenti a rendere fruibili, le formazioni e/o gli esemplari individuati, per scopi didattici o di ricerca o, ancora, turistici.
In tale categoria rientrano anche tutte quelle piccole opere volte al recupero e alla manutenzione di sorgenti e altri manufatti di significato storico per il contesto dell'area da recuperare e vengono anche considerate le aree a verde in perimetro urbano.
2.6 Manutenzione e miglioramento della viabilità forestale e delle altre opere infrastrutturali
La viabilità rappresenta un'infrastruttura di primaria importanza per l'esecuzione degli interventi colturali e di utilizzazione del bosco, nonché per la difesa dagli incendi e per rendere più fruibili i territori montani.
Gli interventi di manutenzione saranno diversificati in relazione alla seguente tipologia di strade:
• viabilità principale (di accesso ai complessi boscati);
• viabilità secondaria (di penetrazione);
• piste di servizio (viabilità minore).
In particolare, per le prime due categorie, andranno realizzate tutte le opere connesse per la raccolta e lo smaltimento delle acque onde evitare ruscellamenti e danni.
Tali opere realizzate per migliorare il piano viabile dovranno soddisfare il criterio del basso impatto ambientale. Analoghi criteri dovranno essere soddisfatti nel caso in cui si dovrà procedere alla pavimentazione.
In presenza di rilevati con evidente scarpata e di eventuali muri di sostegno si dovrà procedere, rispettivamente, all'inerbimento ed al rivestimento con specie vegetale idonee.
Particolare attenzione va posta alle strade che attraversano aree di particolare valenza naturalistica.
L'attenzione va altresì-rivolta alla viabilità minore interna ai complessi boscati. Detta viabilità, non meno importante rispetto alle prime due, va continuamente manutenuta e nelle zone ove essa e -poco rappresentata deve essere opportunamente integrata in misura sufficiente alle esigenze degli interventi da realizzare, nonché per la difesa dagli incendi.
In tale tipologia di interventi rientrano anche quelli della manutenzione e realizzazione di baraccamenti confacenti alle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro.
2.7 Lotta fitosanitaria
Uno dei problemi di maggiore attenzione anche da parte delle popolazioni locali è rappresentato dall'attacco della processionaria sulle formazioni di pino laricio:
I popolamenti colpiti, molti dei quali di origine artificiale, sono ubicati fuori dall'ottimo climatico della specie. Per tali motivi si ritiene, quale forma più efficace di lotta, dover procedere alla graduale sostituzione per via naturale o per via artificiale del pino larici() con altre specie. In particolare, poiché "gli attacchi fitopatologici più virulenti interessano prevalentemente il settore marginale dell'area di vegetazione in massa del faggio, la sostituzione del pino potrà avvenire come di seguito:
eliminazione di tutte le piante colpite dove è già presente novellame di castagno e/o di quercia caducifogli
taglio raso a piccoli gruppi del pino e piantagione di latifoglie dove c'è assenza di rinnovazione per eccessiva densità dei popolamenti;
diradamento per assicurare l'affermazione della rinnovazione per poi, successivamente, completare l'intervento con l'eliminazione del pino dove si sta affermando la rinnovazione naturale di latifoglie.
Tali interventi non escludono l'impiego della lotta biologica che, a breve termine, può contenere la virulenza dell'attacco parassitario.
Sono prioritari gli interventi nei popolamenti prossimi ai centri abitati.
Capitolo 3
Interventi di dipesa del suolo, di tutela e valorizzazione ambientale
Nell'elaborazione di adeguate strategie di intervento nel settore della difesa del suolo è essenziale tener conto dell'interesse sempre più ampio che rivestono i temi della tutela e della salvaguardia ambientale nella coscienza collettiva e quindi della necessità di inquadrare in una visione unitaria difesa del suolo e tutela del patrimonio naturale.
Molte aree un tempo inaccessibili avevano scarsa vocazione per un uso ricreazionale e quindi era minore l'attenzione per la tipologia dell'intervento di sistemazione e per la tecnologia utilizzata.
Oggi non è più possibile intervenire con opere di sistemazione ad elevato impatto, senza preoccuparsi del loro inserimento nel contesto ambientale.
Le fiumare calabresi in particolare per la loro straordinaria e selvaggia bellezza sono un patrimonio che va accuratamente difeso, promuovendo una loro più ampia fruibilità come suggestivo itinerario per collegare gli splendori delle coste a quelli degli altopiani.In un simile contesto, diventa essenziale e non ulteriormente procrastinabile avviare il censimento delle opere idrauliche eseguite con gli interventi di forestazione, accertando la loro precisa ubicazione, lo stato delle singole opere realizzate e la loro funzionalità ed, infine, studiando e proponendo le opere dì manutenzione ordinaria e/o straordinaria da eseguire per il loro ripristino. Il tutto in perfetta sintonia con 1' Autorità del bacino.
Per il conseguimento di questi obiettivi, gli interventi previsti, tutti riconducibili alle finalità proprie del settore della forestazione ed alla loro realizzazione in economia e con il sistema dell'amministrazione diretta, possono essere articolati secondo le seguenti tipologie:
Censimento Opere idrauliche
Consolidamento terreni franosi
Manutenzione terreni franosi
Manutenzione delle opere idrauliche
Ingegneria naturalistica
3.1 Censimento opere idrauliche
Saranno da censire, le opere realizzate negli anni precedenti, allo scopo di per mettere manutenzione e completamento, previa graduatoria degli interventi più urgenti, secondo una scala di priorità di interventi.
E' necessario, altresì, una classificazione funzionale, con particolare riguardo agli interventi in alveo, surrogare le opere mal concepite con tecniche gia-sperimentate e di rinaturazione dei corsi d'acqua.
Va ribadito, comunque, che la ripresa dei movimenti franosi va esattamente diagnosticata in quanto, se dovuta a mancanza di manutenzione delle opere a suo tempo eseguite, sarà sufficiente ripristinare l'attività di queste, mentre se riconducibile a casi di cinematismo lento, saranno necessari lavori dì completamento mirati allo scopo e dimensionalmente calibrati al fenomeno da contrastare con tecniche di difesa attiva.
Il censimento, inteso come accertamento dello stato delle singole opere realizzate e della loro funzionalità; è uno strumento essenziale, non solo per avere un quadro preciso ed aggiornato della dimensione di quanto è stato già fatto ma anche per impostare le linee di una razionale definizione della sistemazione idraulica della parte collinare e valliva del sistema idrografico calabrese.
3.2 Consolidamento terreni franosi
La Calabria per le sue condizioni geologiche, morfologiche e climatiche è la regione italiana più soggetta a fenomeni di dissesto idraulico e geologico.
I fenomeni di degradazione delle rocce anche più resistenti, espongono il territorio a fenomeni continui e diffusi di franosità che spesso assumono dimensioni terrificanti.
D'altra parte la piovosità elevata e per di più concentrata che va da Ottobre a Marzo, oltre che costituire un elemento di instabilità dei versanti, contribuisce anche a quei fenomeni di piena rapida ed intensi che sono caratteristici delle fiumare calabre e tanti danni hanno prodotto nel territorio.
E' importante, quindi, comprendere le necessità di portare avanti il processo di stabilizzazione dell'equilibrio idrogeologico, ancora delicato nei bacini dove esistono aree dissestate o dissestabili; procedendo alla sistemazione dei terreni franosi ex novo, ricorrendo ad alcuni concetti base riassumibili in:
A) imbrigliamento di corsi d'acqua di scavo se da essi dipendenti;
B) costruzioni di sostegno di sponda, appoggiati a valle ad una traversa di appoggio o ad un repellente, per dar piede alle frane, la cui unghia arriva fino all'alveo;
C) scoronamento delle acque, quando le frane sono provocate da queste, mediante fossi di guardia, costruiti a monte del ciglio franoso;
D) conduzione delle acque superficiali, attraverso cunette o selciati a ritocchino e a spina di pesce, interrotti eventualmente da salti, nelle pendenze troppo forti;
E) consolidamento del terreno franoso, mediante muri o muretti, cordonate in legname, o opere miste in legname e pietrame, quando ciò è stato necessario e, sempre, con graticciate in legname, vive o morte, su tutta l'estensione della frana;
F) inerbimento con fiorame di fieno o piante erbose;
G) rimboschimento fittissimo, possibilmente ove consentito con piante di latifoglie da trattarsi a ceduo, specie autoctone, alberi o arbusti compatibile con la stazione fitoclimatica;
H) manutenzione delle frane, già sistemate, la ceduazione della robinia e la ricucitura del rivestimento ove abbia subito strappo di smottamento;
I) ripulitura dei fossi di guardia e della rete dei canali di regimazione superficiale delle acque;
J) manutenzione delle opere idrauliche connesse.
3.3 Manutenzione terreni franosi
I bacini montani calabresi risultano ancora più o meno dissestati; in essi l'equilibrio fisico-biologico e' stato nel tempo turbato, più o meno profondamente, da ragioni di carattere antropico oppure da calamità naturali concomitanti con la naturale fragilità delle fondazioni geologiche.
E' quindi necessario un accurato esame della zona in cui si è chiamati ad intervenire allo scopo di rendersi perfettamente conto attraverso sopralluogo della ubicazione, della natura e della entità dei fenomeni franosi.
Particolare attenzione merita l'individuazione delle frane potenziali con l'ausilio della carta geologica o meglio, con l'osservazione diretta in corrispondenza di qualche piccolo franamento accidentale o di qualche taglio della superficie per il passaggio di una strada oppure per qualche scavo di altra natura.
Nei decorsi decenni sono stati effettuati molti rinsaldamenti di terreni in frana con il lavoro forestale principalmente nel sistema idrogeografico minore della media ed alta collina calabrese.
Si e 'ottenuto un sostanziale miglioramento rispetto alle condizioni in cui si presentava il territorio regionale nell'immediato dopoguerra ma la situazione e' ancora ad uno stato tale per cui e -necessario un ulteriore sforzo sistematorio là dove i fenomeni franosi si presentano diffusi, di gravità reale oppure potenziale.
E' necessario realizzare lavori di stabilizzazione e di consolidamento dei versanti in frana con opere varie di ingegneria naturalistica completate con lavori di rivestimento vegetale che in,sinergia tendano a diminuire gradatamente la franosità e ad annullare l'erosione diffusa.
Il suddetto rimboschimento potrà essere attuato con piante da governare ad alto fusto o a ceduo oppure, dove le condizioni lo richiedono, con specie cespugliose.
Aumenterà quindi la superficie boscata rispetto a quella totale del bacino interessato, quindi si tenderà ad un considerevole aumento dell'indice di boscosità e ad una conseguente rarefazione dei fenomeni di frana e di dissesto.
Così operando sul territorio collinare e montano si potrà conferire alle popolazioni ivi residenti una maggior sicurezza migliori condizioni di vita correlate ad un adeguato sviluppo economico e sociale favorendone la costante presenza sul territorio con i vantaggi che ne derivano.
3.4 Manutenzione delle opere idrauliche
Le opere idrauliche connesse sono consistite nella realizzazione di opere di base (briglia o traversa), per utilizzare sezioni idonee a consolidare le pendici e a trattenere volumi di materiali solido, in connessione con il rinsaldamento delle pendici.
La maggior parte di queste opere e' stata renli7zata in calcestruzzo cementizio o pietrame con malta, solo una bassa percentuale di briglie è dotata di controsostegno.
Si stima che le opere idrauliche connesse, realizzate nelle zone montane e collinari della Calabria dagli Enti preposti, ammontino complessivamente a circa 1 milione di mc.
Tale rilevanza di opere, richiede una integrazione soprattutto per quanto riguarda l'esigenza di una più razionale correzione della rete torrentizia dell'idrografia regionale, nonché una urgente azione di manutenzione per ripristinare l'efficienza del sistema complessivo di tutela dell'assetto idrogeologico.
Non sempre le arginature erette per costringere le portate idriche hanno resistito alla piena affluita, sia per il sopraelevarsi dell'alveo al loro interno, sia perché sormontate dalla piena medesima. Pertanto, si pone il problema delle arginature al fine del completamento di quelle esistenti e per la costruzione delle nuove per come risultante dal censimento effettuato.
Pertanto con il presente programma è necessario proseguire nella manutenzione e nella riparazione delle opere idrauliche realizzate, ove presentino punti di rottura e di grave danneggiamento e, nel contempo intervenire con opere di presidio e di adeguamento, nei casi di accertata ed urgente necessità.
3.5 Ingegneria naturalistica
Il piano prevede di trattare il dissesto dì versanti e di alvei, attraverso il recupero pieno dell'antico criterio della tradizione forestale, affiancando a questo i metodi che oggi vanno sotto i nomi di interventi di ingegneria naturalistica e di bioingegneria.
Nei nostri bacini idrografici si incontrano, ancora oggi, forme di degrado idrogeologico di vario tipo che interessano sia i versanti che gli alvei, tra cui, frane (di diverso tipo), erosione dei versanti e degli alvei la cui natura ed entità è dovuta principalmente all'uso del suolo, alla efficienza della manutenzione dei versanti e degli alvei, ai caratteri idro-morfologici-climatici quali: litogeologia, degrado delle rocce, acclività dei versanti, copertura vegetale, entità delle precipitazioni, regime delle piogge, escursioni termometriche, intensità e direzione dei venti ecc.
Nella sostanza bisogna intervenire sulla:
a) riduzione del trasporto solido proveniente dai versanti in erosione e/o in frana;
b) regolarizzazione del profilo degli alvei;
c) protezione delle sponde degli alvei.
Per conseguire tali fini bisogna intervenire sui versanti e sulle reti idrografiche di un bacino con opere:
- estensive;
- Intensive;
Le prime sono dirette alla ricostituzione della copertura vegetale del versante ed alla stabilità dello stesso e comprendono gli interventi classici della bioingegneria, della ingegneria naturalistica, attività silvocolturali quali:
1) copertura vegetale dei versanti;
2) rimboschimento;
3) inerbimento;
4) rinfoltimento della vegetazione esistente;
5) costruzione di opere idraulico-forestali minori;
6) miglioramento e sistemazione dei pascoli degradati;
7) viabilità di servizio (con opere d'arte regimanti);
8) naturalizzazione dei boschi artificiali
9) rinaturalizzazione delle sponde degli alvei e quindi miglioramento del quadro estensivo fluviale e spondale;
10) miglioramento del ciclo biologico.
Gli interventi intensivi che prevede il piano saranno eseguiti su ventagli. dì fruizione solo su rami idrografici secondari per colmare il deficit sistematorio e, possono essere eseguiti con materiale vegetale vivente e inerte:
a) piante;
b) parte di piante;
c) materiale inerte;
d) misto vegetale e inerte.
Risultati migliori si ottengono attraverso l'integrazione di interventi di tipo intensivo ed estensivo.
La progettazione relativamente alle opere intensive secondarie non deve essere molto particolareggiata.
Ogni proposta deve essere ispirata a grande economia, semplicità ed essenzialità con l'intervento, di non elevare monumenti od opere d'arte e di evitare lavori in muratura considerevoli.
Bisogna impiegare materiali rustici del sito, pietra, legname, piante, formazione di fascionate, ricorrendo a opere miste di pietre e legname. Si ammettono le opere intensive di una certa portata.
Con tale ottica si tenta di ridurre gli impatti ambientali delle opere ritenute comunque necessarie in una logica di sviluppo compatibile, attraverso la sperimentazione e l'applicazione di tecniche che, impiegando le piante come materiale da costruzione, consentono di mitigare gli effetti negativi.
Una strategia a lungo termine, quale deve essere necessariamente quella della pianificazione e della gestione del territorio, presuppone che in futuro i recuperi ambientali di aree degradate e la ricostituzione di ambienti naturali divenuti rari, quali zone umide o boschi in pianura, possano essere realizzati in misura sempre maggiore e che, nel contempo, venga mitigato il più possibile l'impatto delle opere di sistemazione idrogeologica.
Sarebbe opportuno pertanto, approfondire un rapporto di collaborazione con l'Università della Calabria per fare il punto sulle realistiche applicazioni delle moderne tecniche di ingegneria naturalistica in particolare nei programmi di intervento di difesa del suolo, di regime e manutenzione dei corsi d'acqua, specialmente per le aree Regionali protette.
Proprio per tale motivo bisognerebbe attivare la collaborazione con l’Unical affinché "possa essere proficuamente divulgata presso i tecnici e gli operatori del territorio la disciplina dell'ingegneria naturalistica.
Un efficace contributo da parte dell'A.FO.R. allo sviluppo di una cultura più attenta e rispettosa della naturalità dell'ambiente è certamente una delle componenti più significative dell'attività dell'Ente.
Una iniziativa molto interessante potrebbe essere quella di esaminare la possibilità di avviare alcuni cantieri pilota in aree con caratteristica particolare affinché, con il contributo dei fondi Europei, si possano eseguire interventi con i principi dell'ingegneria naturalistica da utilizzare quali laboratori naturali per i vari utenti e anche per le scuole.
Capitolo 4
Progetto locride: specificità dell'intervento
Il paesaggio della Calabria risente pesantemente dei frequenti incendi che colpiscano i boschi.
Esempio particolarmente significativo
è costituito dall'incendio della Locride nell'anno 1998 (circa
Oltre al danno di natura puramente estetica, che può essere rimediato in tempi più o meno brevi, dal riscoppio spontaneo della vegetazione, vi e' quello ben più grave e duraturo della scomparsa di formazioni di particolare valore che vengono a poco a poco sostituite da vegetali più degradati.
Inoltre tali boschi non offrono più un ambiente adatto allo svolgimento dì attività turistiche e ricreative, oggi sempre più diffuse, perché si trasformino in un intrico di arbusti sgradevoli a vedersi e difficilmente percorribile.
E' evidente come tutto ciò avrebbe un riflesso negativo anche sulle attività economiche legate al turismo ed al commercio, specie nelle zone costiere.
I provvedimenti da adottare con carattere di estrema urgenza sono:
1) tagliare tutti i tronchi bruciati a livello di ceppaia, senza intervenire su queste, poiché; diversamente, si creerebbe uno scasso totale del terreno, che, alla fine, alla prima intemperie, sarebbe soggetto a smottamenti, frane e degrado;
2) pulire il bosco dai tronchi bruciati, dalla ramaglia ecc.;
3) rimuovere la vecchia chiudenda, i cartelli monitori ed indicatori e quant'altro è rimasto danneggiato;
4) rifare la chiudenda;
5) riproporre il nuovo impianto tendente a ripristinare la ricostruzione delle superfici danneggiate e distrutte;
6) realizzazione aree di pic nic.
Capitolo 5
Informatizzazione
La necessità di realizzare una banca dati ed un sistema informativo per i lavori di manutenzione del territorio e forestazione nasce già agli inizi degli anni '80 presso i Consorzi di Bonifica e l'allora Opera Valorizzazione Sila al fine di gestire una problematica assai atipica e cioè quella di realizzare opere di fatto in concessione, ma effettuate con personale dipendente, benché assunto a tempo determinato.
Le problematiche proprie nate dall'applicazione della Legge 442/84, a tutti gli effetti un intervento di puro stampo keynesiano ma protrattosi per oltre trent'anni, hanno indotto nel 1993 anche il Legislatore Regionale a stabilire regole precise per attivare un sistema informativo che, avvalendosi dell'esperienza già maturata negli Enti concessionari, consentisse di disporre, attraverso l'uso degli strumenti dell'Amministrazione, di una banca dati anagrafico-matricolare in grado di dare certezza sull'impiego nominativo dei salariati e di disporre di strumenti di analisi per prevedere il costo annuale della manodopera. L'unica e sola soluzione valida e proponibile in un contesto che vede la Regione definire politiche salariali e dell'occupazione senza essere direttamente il datore di lavoro e' stata e rimane quella di centralizzare il sistema di computo di tutti i salari.
Diverso quadro politico e normativo nazionale che ha sostanzialmente indebolito l'intervento statale a favore di una maggiore enfasi verso l'adeguamento a regole liberistiche e di mercato, ha prodotto, già negli anni '90 e soprattutto con l'avvio dell'Accordo di Programma Quadro "Forestazione-Manutenzione del Territorio", un'attenzione anche verso gli aspetti più contenutistici degli interventi ed a indotto trovare schemi e parametri in grado di misurare il prodotto degli interventi oltre al dato meramente occupazionale.
Senza infingimenti, occorre tuttavia ammettere che il risultato principale che si mira a raggiungere e' comunque quello di attenuare le tensioni sociali attraverso una opportuna politica occupazionale. Sarebbe infatti molto difficile, esaminando la distribuzione territoriale e la composizione anagrafica della manodopera impiegata, dimostrare il vantaggio economico dei sistemi e delle regole impiegate rispetto ai risultati attesi.
Dunque in una eventuale rivisitazione del sistema informativo della forestazione è necessario tener conto dell'esistenza del suddetto contesto e mirare soprattutto a realizzare un sistema di "governance" che :
1. Garantisca la piena e certa applicazione delle regole di legittimo impiego della manodopera e l'uniformità del trattamento salariale da parte di una molteplicità di datori di lavoro;
2. Consenta la scelta ragionate delle politiche occupazionali sostenibili in rapporto alle esigenze di difesa e miglioramento ambientale effettivamente esaudibili con questo strumento;
3. Rilevi in modo ordinato e periodico il risultato, quanto meno amministrativo, degli interventi affidati.
Il sistema attualmente utilizzato e- in grado di fornire informazioni esaustive in relazione al punto 1, ma è certamente ancora carente rispetto agli altri due perché non ha implementato un sistema di rnonitoraggio sull'intero ciclo di progetto, in particolare nella fase d'identificazione. Alcune modifiche e miglioramenti, non concettuali ma di natura strettamente tecnologica, possono inoltre rendere più fluido e meno problematico anche il trattamento dei dati relativo alla gestione economico-giuridico della manodopera.
Tralasciando quest'ultimo punto e tornando invece alla più rilevante esigenza di un sistema di monitoraggio sul ciclo di progetto occorre evidenziare la criticità esistente costituita dal processo di traslazione degli obbiettivi in interventi delle fasi «Programma triennale"- "Piano Annuale"-"Progetti". Tale processo infatti non e-sostenuto da alcun sistema di decision support. e soprattutto da nessun sistema di workflow che garantisca da un lato la coerenza dei singoli progetti con il Piano e dei progetti tra loro e dall'altro la tempificazione delle attività rispetto alle effettive esigenze delle politiche occupazionali perseguite.
Per porre rimedio a questo fatto occorre realizzare uno strumento in grado di recepire gli obiettivi del Programma Triennale e quelli del Piano Annuale verificando la coerenza dei secondi con i primi inoltre deve: poter presentare uno o più frames possibili ai soggetti proponenti affinché questi ultimi possano incasellare le proprie proposte progettuali nel quadro del Piano Annuale. Lo strumento deve anche garantire la tempificazione dell'istruttoria dei progetti presentati e supportarla adeguatamente affinché, come oggi regolarmente accade, i cantieri non debbano essere aperti prima che i relativi progetti siano stati approvati.
Senza conoscere a priori gli obiettivi e gli indicatori essenziali di realizzazione di un progetto è impossibile effettuarne un qualsiasi monitoraggio che non sia esclusivamente quello dei costi e per derivazione algoritmica, quello dell'occupazione prodotta.
Perché lo strumento utilizzato possa essere efficace il frames di costruzione e proposta progettuali devono necessariamente tener conto di:
• Conoscenza del contesto territoriale in cui insiste il progetto;
• Definizione dettagliata delle risorse occorrenti, dei vincoli e delle interrelazioni di natura ambientale;
• Quadro noi-motivo di riferimento;
• Conoscenza dei fabbisogni soddisfatti e delle carenze che continuano a permanere;
• Definizione delle priorità;
• Integrazione con altri progetti;
• Programmazione e piano finanziario;
• Documenti d'appalto e standardizzazione delle procedure di gara, ove applicabili;
• Controllo di progetto come sistema flessibile di ottimizzazione delle risorse.
Il sistema può essere implementato attraversò un workflow management system collaborativo tra Regione, A.FO.R. e gli altri Enti concessionari e sostenuto con strumenti di supporto alle decisioni del tipo what if analisys e d'interfaccia al sistema informativo territoriale ed alla carta tecnica regionale in corso di realizzazione. Gli attori sono già tutti in rete.
Capitolo 6
Finanziamento del Programma
Gli interventi previsti nel presente Programma per la parte riguardante le attività di Forestazione troveranno, per gli anni 2003 e 2004, la copertura finanziaria negli stanziamenti ordinari annuali a carico dello Stato, integrati con le ulteriori risorse inserite nella "Tabella D" della Legge Finanziaria dell'anno 2002 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale -Supplemento ordinario- n. 301 del 29 dicembre 2001 e dagli stanziamenti che saranno previsti nei Bilanci annuali della Regione Calabria, per come di seguito riportato:
Per l'anno 2005 nella tabella non vengono indicati stanziamenti in quanto è in corso con il Governo della Repubblica la definizione dell'iter procedurale per l'abrogazione della Legge 442/84 dopo aver ottenuto, con il Decreto Legislativo n. 179 del 31 Luglio 2002, la sospensione dell'applicazione degli articoli 1 e 1 bis della citata Legge 442/84.
Per quanto invece riguarda il Programma relativo alla gestione del patrimonio indisponibile della Regione Calabria affidato all'A.FO.R., le spese relative agli interventi interessanti il suddetto patrimonio graveranno sui fondi propri dell'A.FO.R. e, per la necessaria copertura, sugli stanziamenti della "Forestazione".
La quantificazione delle esigenze finanziarie necessarie per l'attuazione di quanto programmato e la determinazione delle quote da far gravare sugli stanziamenti propri del bilancio AFOR e sugli stanziamenti regionali, saranno definiti nei Piani Annuali di Attuazione.
PROGRAMMA REGIONALE PERIODO 2003 –2005 PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO FORESTALE INDISPONIBILE DELLA REGIONE CALABRIA
CAPITOLO I.
OBIETTIVI GENERALI DEL PROGRAMMA PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO INDISPONIBILE DELLA REGIONE CALABRIA
Le foreste, i terreni, i fabbricati e gli impianti esistenti nel territorio regionale, già facenti parte del demanio forestale dello Stato o compresi nel patrimonio dell'Azienda di Stato per le Foreste Demaniali o comunque da essa amministrati e trasferiti alla Regione Calabria in attuazione dell'articolo 11 della Legge 16 maggio 1970, n. 281, costituiscono il patrimonio indisponibile che la Regione Calabria ha affidato all'Azienda Forestale della Regione Calabria (A.FO.R.) per la gestione ed amministrazione.
Con la legge regionale 19 ottobre 1992, n. 20, si e' proceduto all'istituzione dell'A.FO.R., alla sua regolamentazione ed organizzazione, alla definizione dei compiti.
Il patrimonio costituito anche da giovani formazioni
provenienti da rimboschimenti, si estende per circa
- Catanzaro ha 4.762
- Cosenza ha 26.377
- Crotone ha 2.379
- Reggio Calabria ha 14.900
- Vibo Valentia ha 4.490
Rientrano nel patrimonio anche molti fabbricati con aree di pertinenza, l'opificio "Briga" dì Bovalino e n. 5 aziende faunistiche.
Le foreste che, per propria natura sono chiamate ad assolvere soprattutto a funzioni sociali, hanno bisogno di 'una gestione durevole e multifunzionale per ottenere il rilancio della selvicoltura, per migliorare i boschi esistenti e per incrementare l'estensione delle foreste mediante l'impiego di specie appropriate.
Una selvicoltura attenta e funzionale ai bisogni della società crea importanti occasioni di lavoro, sia direttamente che indirettamente.
Si potrebbe dire che la selvicoltura non riguarda gli alberi ma gli uomini.
E l’Afor - Azienda Forestale della Regione Calabria – è chiamata ad assolvere a tali compiti.
Deve inoltre improntare la propria gestione finalizzata anche ad avviare una politica di indirizzo, per l'intero settore forestale pubblico e privato, con nuovi modelli operativi innovativi comprendenti nuove tecniche e tecnologie di utilizzo.
Col presente Programma, l'Azienda e' impegnata a mettere in atto politiche idonee a rendere redditizio il patrimonio forestale gestito attivando specifiche politiche in merito alla filiera legno con particolare riferimento all'utilizzo delle biomasse.
Tali finalità necessitano di una riqualificazione del personale O.I.F.
I Piani Annuali di Attuazione, di cui all'art. 6 della Legge regionale n.20/92, dovranno prevedere per 1'A.FO.R. apposite iniziative tendenti a farsi carico di parte degli oneri derivanti dall'utilizzo della manodopera nell'ambito della gestione del patrimonio.
La individuazione di forme di gestione ottimale per le varie realtà e funzioni deve rappresentare uno degli obiettivi cui dovrà basarsi l'attività dell' A.FO.R.
Gli interventi necessari aventi come finalità quella della gestione del patrimonio regionale saranno individuati e graduati annualmente dalla stessa Azienda nei Piani Annuali di Attuazione.
Nell'ambito della gestione, 1'A.FO.R. formulerà progetti pilota con finanziamenti A.FO.R., proveniente dalla gestione del patrimonio e Regionali derivanti da apposito contributo da quantificare in sede di Piano Attuativo Annuale al fine di risorse proprie dell'Azienda, al fine di ricercare processi dì attività aziendali in ambito pubblico.
1. 1 GESTIONE DELLE FORESTE
La gestione forestale si è evoluta nel tempo, passando da una concezione di tipo prevalentemente produttivistico, che valutava ì sistemi e le tecniche colturali e i metodi di pianificazione in base alla misura della produzione legnosa, a quella attuale, in cui al sostantivo gestione si aggiunge l'aggettivo sostenibile, che tiene conto non solo del prodotto legnoso ma anche delle variabili ecologiche e sociali.
La gestione di una risorsa rinnovabile, quale e- il bosco, si definisce sostenibile quando essa e' sfruttata entro un certo limite. In altre parole, quando si utilizza rispettando il ciclo naturale di rinnovazione in modo da garantire a noi stessi e, soprattutto alle generazioni future, la possibilità di continuare ad utilizzarla. Quando l'uso di una risorsa supera questo limite si hanno forti diminuzioni del capitale naturale a cui si coniugano la modifica degli habitat, il decremento della capacità di accumulo di carbonio, la perdita o il degrado del suolo, la riduzione dell'acqua, la contrazione della microflora e della microfauna; lo squilibrio nella presenza della macrofauna con danni ambientali talvolta irreversibili.
La gestione sostenibile presuppone cambiamenti qualitativi. Il fine economico e' la conservazione o l'aumento della biodiversità ed il miglioramento quantitativo e soprattutto qualitativo dello stock iniziale.
La selvicoltura rappresenta il mezzo per conseguire un risultato che da un lato non penalizza eccessivamente in termini finanziari l'operatore e dall'altro tende ad esaltare la rinnovabilità del sistema.
Il salto di qualità consiste nel fatto che i principi di sostenibilità e di diversità non sono indipendenti ma ecologicamente interconnessi. La diversità è un segno distintivo della natura e costituisce la base della stabilita- ecologica. Le molteplici interazioni che la diversità è in grado di determinare riescono, entro certi limiti, a sanare tante turbative che l'intervento umano produce all'interno degli ecosistemi.
La nozione di biodiversità non si identifica solo con la salvaguardia delle specie vegetali e animali rare o in via di estinzione e con la tutela del mezzo in cui vivono, e neppure con il numero e la diffusione delle specie.
Il concetto di biodiversità proietta la questione molto al di là della protezione di singole specie o di biotopi, interessa gli ecosistemi ed il loro funzionamento ed include i processi coevolutivi tra i componenti che li costituiscono. Ecosistemi diversi danno luogo a foi~~le di vita, habitat e culture diverse, la cui evoluzione determina la conservazione della biodiversità:
nuove conoscenze acquisite nel campo dell'ecologie, della selvicoltura, dell'assestamento e dell'economia forestale per mettono di operare in modo da trasformare per via naturale i popolamenti semplificati o degradati in sistemi in grado di autorganizzarsi e di coniugare l'efficienza funzionale ad un'alta valenza economica, oltre che ecologica e culturale.
La gestione del bosco sottende, da un lato, l'impiego produttivo della manodopera disponibile e, dall'altro, la funzionalità dei soprassuoli che e' legata pile scelte colturali in relazione ai servigi richiesti.
Le tipologie boschive più rappresentate nel Demanio regionale possono ricondursi a:
fustaie di faggio pure e/o miste ad abete bianco;
cedui di faggio invecchiati o in fase di avviamento;
querceti puri e misti;
pinete di pino laricio;
abetine di abete bianco;
formazioni quercine mediterranee;
cedui di castagno;
formazioni di ontano napoletano.
Tali formazioni assumono importanza diversa in termini di superfici nelle cinque diverse aree del demanio regionale. A queste vanno aggiunti i rimboschimenti realizzati in applicazione alle leggi speciali su terreni di proprietà del demanio.
La sintetica descrizione del patrimonio forestale evidenzia una eterogeneità di situazioni e, a parte la considerevole superficie, risulta caratterizzato da formazioni di notevole significato ecologico e di grande interesse sociale ed economico.
Molti di questi boschi, pero; risultano semplificati nella composizione e nella struttura e solo circa 1/3 di essi sono stati posti ad assestamento e tutti i piani sono scaduti.
Tali piani, che comunque hanno dato un contributo significativo alla conservazione di questo patrimonio, erano basati prevalentemente su indirizzi colturali tendenti a soddisfare prevalentemente le esigenze produttive.
Le finalità della gestione del demanio prima enunciate richiedono, invece, una pianificazione forestale più ampia è tale da prevedere una gestione sostenibile di questa risorsa.
In tal senso 1'AFOR, limitatamente a circa
Si tratta di un approccio basato sulla selvicoltura sistemica, che presuppone da un lato una vera e propria gestione sostenibile e, dall'altro, che la produttività; la resa ed il valore economico non sono variabili indipendenti dall'ecosistema, come è sempre avvenuto fino ad ora, ma al contrario sono variabili dipendenti dall'ecosistema.
La selvicoltura sistemica prevede interventi a basso impatto ambientale, cioè interventi mirati a conservare e ad aumentare la biodiversità e la complessità del sistema, assecondando la disomogeneità; la diversificazione strutturale e compositiva in modo da accrescere la capacità di autorganizzazione e di integrazione di tutti i componenti, biotici e abiotici. La provvigione minimale e' un limite insuperabile e il ciclo colturale indefinito. La ripresa colturale ed il prodotto è periodico.
Si favorisce in tal modo il superamento del contrasto tra due visioni estreme: da una parte coloro che considerano il bosco come un bene indisponibile; dall'altra, coloro che ritengono ìl bosco un bene totalmente disponibile, da sfruttare in base alle leggi di mercato.
Nel prossimo triennio, per le formazioni di origine naturale, la gestione dovrà applicare quanto già prescritto nei piani pilota, ma nel contempo dovrà avviare la pianificazione per l'insieme dei complessi boscati di proprietà della regione.
Inoltre, in attesa di detta pianificazione, oltre ad eseguire gli interventi previsti nei piani già disponibili, dovranno essere attuate anche tutte le operazioni selvicolturali già indicate nel punto B del presente programma triennale.
Per i rimboschimenti gli interventi non più procrastinabili sono i diradamenti da eseguire con i criteri riportati nei piani di gestione di cui al
punto 3.l.Tali interventi potranno essere eseguiti anche con il ricorso ad appalto
1.2 AZIENDE FAUNISTICHE
La fauna selvatica come la maggior parte delle risorse naturali e'un bene senza mercato (non-market good), cioè un bene che non viene scambiato attraverso atti di acquisto e di vendita e pertanto non ha un prezzo o un valore di scambio rappresentativo del bene stesso. Gli unici valori di mercato esistenti si riferiscono a beni simili, quali ad esempio la selvaggina allevata o di importazione o ad utilizzazioni specifiche come quella venatoria con il valore di abbattimento dell'animale. Tali "apprezzamenti" però sono riduttivi e non rappresentano il valore complessivo della risorsa.
In questo senso, il passaggio dalla res nullius alla res comunitatis, ha rappresentato certamente un miglioramento della condizione giuridica delle risorse faunistiche, in quanto ha consentito una definizione più precisa della proprietà e delle responsabilità di gestione e di conservazione della risorsa.
I territori demaniali, infatti, sono stati costituiti di diritto in bandita di rifugio e di spopolamento. La caccia e l'uccellagione vi sono quindi vietate e, inoltre, una speciale regolamentazione controlla l'utilizzazione del soprassuolo boschivo, delle acque, del suolo, ed ogni altra attività di trasformazione dell'ambiente. Col passaggio delle competenze alle Regioni tale regime si e-mantenuto ed è auspicabile che non venga meno, né in tutto né in parte.
Nella prospettiva di dare maggiore impulso alla salvaguardia e alla conservazione di ogni componente della biocenosi tali territori, sottoposti ad una tutela faunistica considerevole anche se non raggiunge sempre i limiti. previsti dalle Riserve, possono costituire un importante laboratorio di tutela
di conservazione delle peculiari caratteristiche della fauna selvatica autoctona e rappresentare i siti d'elezione di programmi mirati di ripopolamenti e di reintroduzione di specie non più presenti nel territorio calabrese.
La connessione, infatti, tra patrimonio forestale e presenza faunistica di specie indigene dovrà essere elemento portante della politica ambientale della Regione Calabria.
1.3 MIGLIORAMENTO PASCOLI
Le superfici demaniali interessate dai pascoli, spesso con elevato grado di frammentazione, possono svolgere ruoli di natura diversa anche in relazione al contesto ambientale in cui ricadono.
Nell'ottica di un generale miglioramento dei pascoli, delle loro condizioni di produzione e delle finalità cui possono essere destinati - agronomiche, rifugio - trofica, floristica – sarà necessario:
migliorare qualità e quantità delle specie erbacee;
potenziare e rendere efficienti le infrastrutture pascolative;
proteggere e conservare le essenze endemiche di maggiore prego.
Nei pascoli utilizzati per fini zootecnici bisognerà anche garantire l'avvicendamento delle superfici disponibili ed adeguare specie e carico bestiame alla tipologia e potenzialità produttiva della superficie interessata.
In quelli degradati dovrà essere prescritto il riposo pascolativo di durata sufficiente al recupero delle caratteristiche vegetazionali e compositive, consone al contesto agro-ambientale di riferimento.
1.4 MANUTENZIONE VIABILITA, FABBRICATI E INFRASTRUTTURE
La viabilità principale e secondaria, dei diversi complessi boscati dovrà essere opportunamente manutenuta in funzione degli interventi selvicolturali da attuare e della pianificazione antincendi.
Per i fabbricati si dovrà curare la manutenzione ordinaria e straordinaria, porche" essi abbiano. un impiego e uso ben definiti. In ogni caso l'azione di recupero dovrà essere compatibile con il contesto.
Per lo stabilimento di Bovalino bisognerà pianificare un minimo di approvvigionamento legnoso da parte delle aziende forestali, ad esso prossime, in modo che lo stesso possa diventare un laboratorio per produrre manufatti in legno che normalmente vengono impiegati per piccole opere di ingegneria naturalistica, sentieristica, attrezzature per aree di svago, ecc.
Con ciò creando una sinergia con gli uffici ed Enti che operano nel settore e riconducendo altresì l'Ufficio di Bovalino, almeno in parte, alla sua originaria destinazione.
“Il Consiglio regionale
vista la deliberazione della Giunta regionale n. 466 del 30 marzo recante: " A.R.P,A.C.A.L. (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria) - Approvazione piano annuale delle attività 2005 comprensivo del Piano di Azione";
visto il parere favorevole espresso dalla Commissione consiliare competente;
delibera
di approvare la deliberazione della Giunta regionale n. 466 del 30 marzo 2005 recante: ' Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria, unitamente ai documenti allegati, per farne parte integrante alla presente deliberazione”.
La Giunta regionale
Vista la legge regionale 4 febbraio 2002 n. 8 recante "ordinamento del bilancio e della contabilità della regione Calabria";
visto in particolare, l'art. 57 della citata legge regionale n. 8/2002, così come integrato e modificato dall'art. 5 della legge regionale 16 marzo 2004, n. 7;
vista la legge regionale 3 agosto 1999 n. 20 istitutiva dell'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente della Calabria (A.R.P.A.Cal.);
premesso che
la Giunta regionale con
deliberazione n. 290 del 15 marzo
il Comitato Regionale di indirizzo dell'Arpacal, previsto dall'art. 10 della legge regionale n. 20/99, nella seduta del 29/03/2005 ha espresso parere favorevole sul piano annuale delle attività comprensivo del Piano di Azione 2005;
con decreto del Direttore generale dell'Arpacal n. 39 del 30/03/2005, è stato approvato il precitato piano annuale delle attività;
vista l'attestazione
dell'Arpacal con la quale si dichiara che il Piano annuale delle attività in
esame è coerente con il bilancio di previsione
ritenuto pertanto, necessario approvare il piano annuale delle attività comprensivo del piano di azione 2005, che si allega al presente atto per formarne parte integrante e sostanziale;
su proposta del Presidente della Giunta regionale On.le Dott. Giuseppe Chiaravalloti, formulate alla stregua dell'istruttoria compiuta dalla struttura interessata, nonché della espressa dichiarazione di regolarità dell'atto resa dai Dirigenti competenti;
a voti unanimi
delibera
per le motivazioni espresse in premessa, da intendersi qui richiamati:
di approvare i documenti inerenti il piano annuale delle attività comprensivo del piano di azione 2005, allegati al presente atto per farne parte integrante e sostanziale.
(Delibera
del Consiglio regionale n. 99)
(Per il documento in formato Pdf originale – cliccare sul link)
"Il Consiglio regionale
vista la deliberazione della Giunta regionale n. 1089 del 5 dicembre 2005 recante: "Adesione della Regione Calabria alla Rete degli Enti Locali e Regionali (RECEP), per l'attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio";
visto il parere favorevole espresso dalla Commissione consiliare competente;
delibera
di approvare l'allegata deliberazione della Giunta regionale n. 1089 del 5 dicembre 2005 recante: "Adesione della Regione Calabria alla Rete degli Enti Locali e Regionali (RECEP), per l'attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio", unitamente allo Statuto della Rete Europea degli Enti Locali e Regionali, per farne parte integrante e sostanziale della presente deliberazione”.
La Giunta regionale
visto il decreto del Presidente della Repubblica 15 gennaio 1972, n. 8; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616;
vista la Carta Europea dell'autonomia locale conclusa a Strasburgo il 15 ottobre 1985 - entrata in vigore in Italia il l° settembre 1990;
vista la legge 15 marzo 1997, n. 59, recante delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti amministrativi alle Regioni ed Enti Locali, per la riforma della pubblica amministrazione e per la semplificazione amministrativa, e, in particolare, l'art. 8;
visto il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, recante il conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, e, in particolare gli articoli 4, 52 e 54;
vista la Convenzione europea del paesaggio, firmata a Firenze il 20 ottobre 2000;
visto l’Accordo del 19 aprile 2001 tra il Ministero per i beni e le attività culturali e le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sull'esercizio dei poteri in materia di paesaggio;
visto il Codice dei beni culturali e del paesaggio emanato dal Presidente della Repubblica con Decreto legislativo del 22 gennaio 2004, n° 42 ed in particolare i suoi articoli 132, 135 e 143;
visto il documento "Attuazione della Direttiva 2001/42/CE concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente" - pubblicato nel 2003 ed elaborato dai Rappresentanti degli Stati membri e della Direzione generale dell'Ambiente della Commissione Europea - che chiarisce finalità e funzionamento di tale Direttiva, considerandone altresì le implicazioni sulle procedure di pianificazione;
vista la "Strategia d'azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia" (Deliberazione CIPE n. 57 del 2 agosto 2002) che garantisce la continuità con l'azione dell'Unione Europea, in particolare con il Sesto Programma di Azione Ambientale e con gli obiettivi fissati a Lisbona e poi a Góteborg dal Consiglio Europeo in materia di piena occupazione, di coesione sociale e di tutela ambientale;
vista la Risoluzione 178 (2004) del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa sul ruolo degli enti territoriali per l'attuazione della Convenzione europea del paesaggio;
visto il Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al D.lgs. 22.1.04 n. 42; Viste le Conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 16 e 17 giugno 2005, e, in particolare:
• "Dichiarazione sui principi guida dello sviluppo sostenibile", in cui vengono enunciati gli obiettivi chiave ed i principi direttori che, a rinnovamento di quelli adottati a Góteborg nel 2001, costituiranno la base della nuova strategia europea in materia di sviluppo sostenibile;
• "Orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione (2005-2008)", articolati in 24 punti, dei quali: "Promuovere l'uso sostenibile delle risorse e potenziare le sinergie tra tutela dell'ambiente e crescita "; Vista la Legge Regionale n. 10 del 14 luglio 2003 "Norme in materia di aree protette" recante norme sull'istituzione e sulla gestione delle aree protette della Calabria, finalizzate a garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione delle aree di particolare rilevanza naturalistica, nonché il recupero ed il restauro ambientale delle zone degradate;
vista la Legge Regionale 16 aprile 2002, n. 19 (Norme per la tutela, governo ed uso del territorio - Legge Urbanistica della Calabria) e in particolare: l'Articolo 4 riguardante la Pianificazione paesaggistica e l'Articolo 10 relativo a Tutela e riqualificazione ambiti costieri;
visto il programma di governo "Un progetto per crescere insieme" presentato dal Presidente della Giunta Regionale ed approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 4 del 17/05/2005 che, tra l'altro, al cap. 33 - "Il sistema territoriale", prevede l'attivazione di azioni finalizzate a: qualificare il ruolo di governo, indirizzo e controllo della Regione nel campo delle politiche territoriali, attraverso il lancio delle prima politica integrata del territorio ispirata alla sostenibilità e alla sussidiarietà, e perciò sostenuta da un processo di devoluzione tra i diversi livelli di governo e dal sistema delle regole codificate dalla Regione attraverso i suoi strumenti di intervento diretto (piani regionali e nonne in materia);
visto il Protocollo di Intesa "Un Patto per il governo del territorio" firmato tra la Regione Calabria, le Province e l'ANCI, del 23 settembre 2005;
considerato che la Convenzione Europea del Paesaggio, firmata a Firenze nel 2000, che - tra l'altro -riconosce la qualità e la diversità dei paesaggi europei, afferma l'importanza di valorizzare le aspirazioni delle popolazioni di godere di un paesaggio di qualità, evidenzia che la tutela del paesaggio non è in contrasto con lo sviluppo economico ma favorisce lo sviluppo sostenibile ed il coinvolgimento sociale;
considerato inoltre che nella predetta Convenzione ogni parte si impegna a:
a) riconoscere giuridicamente il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità;
b) stabilire e attuare politiche paesaggistiche volte alla protezione, alla gestione, alla pianificazione dei paesaggi tramite l'adozione delle misure specifiche previste dall'art. 6 della stessa Convenzione;
c) avviare procedure di partecipazione del pubblico, delle autorità locali e regionali e degli altri soggetti coinvolti nella definizione e nella realizzazione delle politiche paesaggistiche menzionate al precedente capoverso b;
d) integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico, nonché nelle altre politiche che possono avere un'incidenza diretta o indiretta sul paesaggio.
Considerato che:
negli ultimi anni il Sistema Nazionale delle Aree Protette si è arricchito del sistema di individuazione di aree di interesse comunitario definito dalla Direttiva Habitat (92/43 CEE) e dalla Direttiva Uccelli (79/409/CEE), per la costituzione della Rete Natura 2000;
con il Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) 2000-2006 (Delibera CIPE 22 dicembre 1998), è stato accolto uno dei temi prioritari individuati dall'Unione Europea, ovvero la costituzione, in ambito nazionale, di una "Rete Ecologica" che valorizzi e sviluppi gli ambiti territoriali che presentano valori naturali e culturali particolari;
una particolare attenzione è stata attribuita dalla Commissione Europea al sistema di gestione dei siti della Rete Natura 2000, con la pubblicazione della "Guida all'interpretazione dell'articolo 6 della Direttiva «Habitat» 92/43/CEE" che stabilisce il quadro generale per la conservazione e la protezione dei siti e comprende disposizioni propositive, preventive e procedurali.
tali disposizioni dovranno contribuire a sostenere gli operatori agricoli valorizzandoli come custodi del patrimonio naturale e promuovere il turismo sostenibile, i codici di buona pratica agricola, l'agricoltura a minor impatto ambientale e l'agricoltura biologica;
in Italia il paesaggio ha acquisito, nel corso dei millenni, forti connotazioni di carattere culturale che ne fanno un elemento peculiare della biodiversità nazionale e che occorre interpretare il paesaggio, le sue peculiarità, le sue dinamiche e le trasformazioni interne, definendo le valutazioni e gli obiettivi da conseguire, al fine di fargli assumere una valenza fondamentale per determinare la buona qualità della vita;
in Calabria:
a) la tutela, salvaguardia, gestione e pianificazione del paesaggio rappresentano per gli enti territoriali competenti un obiettivo politico prioritario;
b) il paesaggio deve essere tutelato e valorizzato sull'intero territorio regionale senza fare distinzione tra aree naturali, rurali, urbane e perturbane, né tra paesaggi eccezionali, ordinari e degradati, ponendo in essere azioni condivise dalle popolazioni locali ed articolate sull'intera gamma che va dalla più rigorosa conservazione della natura, alla salvaguardia e riqualificazione, sino alla progettazione di nuovi paesaggi contemporanei di qualità, minimizzando il consumo di suolo e garantendo un reale bilancio positivo delle risorse naturali.
c) il paesaggio svolge una significativa funzione quale elemento di identità culturale, oltre che ecologico ambientale e sociale;
d) il paesaggio rappresenta una risorsa importante anche per il supporto delle attività economiche, contribuendo alla creazione di opportunità occupazionali;
e) la gestione equilibrata e razionale del paesaggio costituisce la base per lo sviluppo sostenibile e quindi il supporto più importante per la definizione di un contesto armonioso sul piano delle relazioni tra popolazioni e ambiente naturale e costruito;f) gli interventi di pianificazione del paesaggio devono essere programmati e implementati attraverso azioni mirate di tutela e valorizzazione, partendo da un percorso di identificazione dei paesaggi calabresi, delle specifiche valenze e pertanto delle relative, concrete azioni di tutela e valorizzarione;
Ritenuto indifferibile e strategico promuovere ed attuare i principi della Convenzione europea del paesaggio nel territorio della Calabria,
delibera
la Regione Calabria aderisca, nella qualità di Membro, alla Rete degli Enti Locali e Regionali (RECEP), per l'attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio;
di approvare lo Statuto della Rete Europea degli Enti Locali e Regionali per l'attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio, allegato alla presente deliberazione, approvato dalla Conferenza dei Presidenti nella seduta dell' 11 novembre 2004;
di affidare all'Assessore Regionale all'Urbanistica e Governo del Territorio la specifica e puntuale definizione di quanto necessario per dare attuazione alla presente deliberazione;
di impegnare a tale scopo la somma di euro 10.000 sul capitolo di bilancio n. 1011104 dell'anno in corso che presenta la necessaria disponibilità;
di trasmettere la presente delibera al Consiglio Regionale per l'adozione del necessario atto di ratifica, ai sensi dell'art.16, lettera o), del vigente Statuto.
(Delibera del Consiglio regionale n. 100)
(Per il documento in formato Pdf originale – cliccare sul link)
Art. 1
1. Ai fini della definitiva liquidazione del Consorzio di Bonifica della Piana di Sibari e della Media Valle del Crati, il Commissario liquidatore è autorizzato alla accensione di un mutuo per l'importo residuo della situazione debitoria rappresentata dal medesimo Commissario in € 36.000.000,00.
Art. 2
1. La Regione Calabria concede ogni anno, a partire dal 2007 e fino al 2027, un contributo nella misura del 50% dell'ammontare della rata di ammortamento del mutuo da contrarre relativamente al debito di cui all'art. 1. La copertura finanziaria del contributo regionale sarà assicurata dagli stanziamenti annuali che saranno previsti nei rispettivi bilanci di previsione con apposito UPB denominata" Contributo annuale per il risanamento dei Consorzio di bonifica della Piana di Sibari e Media Valle del Crati". Il rimanente 50% della rata di ammortamento sarà garantita da delegazioni sui contributi consortili che saranno emessi.
Art. 3
1. Al fine dì supportare ed accompagnare la definitiva liquidazione del Consorzio di Bonifica, evitando soluzioni di continuità, nello svolgimento delle attività finalizzate alla erogazione dei servizi ed alla emissione e riscossione dei ruoli per la bonifica e l'irrigazione per il solo anno 2006, è stata prevista all'articolo 3, comma 7, della Legge regionale del 21 agosto 2006,n. 7 un'anticipazione di € 5.000.000,00 mediante l'istituzione del capitolo di entrata 34030010 - U.P.B. 3.4.03.0010 con il titolo "riscossione dei ruoli irrigui e di bonifica relativi alla gestione dei servizi del comprensorio del Consorzio di Bonifica della Piana di Sibari e della Media Valle del Crati", e nello stato di previsione della spesa, il capitolo 22040907 - U.P.B. 2.2.04.09.07 corrispondente alla voce "anticipazione della spesa per la gestione dei servizi del comprensorio del Consorzio di Bonifica della Piana di Sibari e della Media Valle del Crati".
Art. 4
1. Il Commissario liquidatore è autorizzato ad emettere i contributi consortili di cui all'art. 23 della Legge regionale 23 luglio 2003, n. 11, per tutti gli esercizi antecedenti alla definitiva liquidazione del Consorzio. I contributi saranno posti in riscossione in ragione di un esercizio all'anno. La consegna dei ruoli pregressi dovrà intervenire entro il 30 giugno 2007.
"Il Consiglio regionale
vista la deliberazione della Giunta regionale n. 414 del 12 giugno 2006 recante: "Proposta di soppressione del Consorzio di Bonifica della Piana di Sibari e della Media Valle del Crati e ridelimitazioni di nuovi consorzi: osservazioni-controdeduzioni;
visto il parere favorevole espresso dalla Commissione consiliare competente nella seduta dei 6 novembre 2006.
delibera
di approvare la deliberazione della Giunta regionale n. 414 dei 12 giugno 2006 recante: "Proposta di soppressione del Consorzio di Bonifica della Piana di Sibari e della Media Valle del Crati e ridelimitazioni di nuovi consorzi", comprensiva degli allegati concernenti la nuova riperimetrazione di nuovi Consorzi e delle relative cartografie", per farne parte integrante e sostanziale della presente deliberazione”.
Delibera di Giunta regionale
La Giunta regionale
Vista la propria delibera n. 179 del 20.03.2006, avente ad oggetto proposta di soppressione del Consorzio di Bonifica della Piana di Sibari e della Media-Valle del Crati e ridelimitazione dei nuovi consorzi"
Evidenziato che
conformemente a quanto disposto dal comma 3 dell'art. 14 della L.R. 11/03, la proposta è stata sottoposta all'Urbi ed ai Consorzi interessati che hanno espresso in merito il proprio parere favorevole;
ottemperando al disposto di cui al comma 4 dell'art. 14 della L.R. 11/03, la, deliberazione è stata regolarmente pubblicata sul Burc in data 15/04/2006;
nel termine fissato dal comma 5 dell'art. 14 della L.R. 11/03 sono pervenute le osservazioni allegate in copia al presente atto e che sinteticamente si riportano:
1) Organizzazioni Professionali Agricole provinciali di Cosenza Cia, Coldiretti, Confagricoltura che hanno formulato proposte concernenti:
a) Una più equilibrata distribuzione rispetto alla proposta contenuta nella deliberazione della G.R. 179/06 dell'Area della piana di Sibari ex Consorzio, Sibari-Crati fra il Consorzio dei Bacini Settentrionali e quello dei bacini dello Jonio Cosentino, ciò al fine di evitare dimensioni che possano diventare ingestibili, di aree ove l'attività agricola e intesa e condotta su vasta scala;
b) "ridimensionamento del perimetro interessante le aree, silane limitato a comprendere le sole aree irrigue esistenti. per come riportato nell'allegata cartografia; su tale perimetro individuato con la lettera "A" non facente parte da subito del comprensorio, di bonifica del Consorzio dei Bacini meridionali del Cosentino, sarà conferita allo stesso l’idoneità dall'intervenire quale, consorzio irriguo. L'esercizio della idoneità di Consorzio di Bonifica sul comprensorio sopra individuato con la lettera potrà applicarsi in concomitanza della esecuzione del completamento di OO.PP. di bonifica e delimitatamene comprensori da questa interessata”;
c) dal comprensorio del Consorzio dei bacini del Tirreno Cosentino va espunta l'area compresa nella irrigazione eseguita e gestita dal Consorzio dei Raggruppati di Catanzaro ed interessante la frazione rurale di Campora San Giovanni".
2) Consorzio di Bonifica del Ferro e dello Sparviero di Trebisacce che ha evidenziato la necessità che "in sede di determinazione di dettaglio del perimetro comprensoriale siano rispettate, le integrità geomorfologiche territoriali e dei sistemi di bonifica, con particolare evidenza dell'univocità della rete di colo a servizio della piana di Sibari, confluente tutta nel mare Jonico, per il cui deflusso grande rilevanza assumono gli impianti idrovori".
3) Il Comune di Cassano Jonio ha richiesto:
la revoca o la sospensione
della delibera di Giunta regionale n. 179/06 sul presupposto che la proposta di
perimetrazione non risulta supportata da valide motivazioni tecniche, perché è
in contrasto con la legge n,183 riguardante i bacini imbriferi e perché il
Comune di Cassano allo Jonio, con giurisdizione su un territorio di
l’ubicazione della sede del nuovo consorzio di bonifica integrale dei bacini dello Ionio Cosentino dovrà essere nel territorio di Cassano allo Ionio, atteso il particolare ruolo rivestito da questo territorio;
accertato che tutte le osservazioni che precedono sono pervenute nei termini fissati dall'art. 14, comma 5 della legge regionale11/03;
ritenuto, pertanto, di controdedurre, a termine del medesimo art. 14 della L.R. 11/03, alle osservazioni formulate nel modo che segue:
1) sono accoglibili le osservazioni formulate dalle Organizzazioni professionali agricole provinciali di Cosenza Cia, Col diretti, Confagricoltura in quanto tese ad ottenere una più equilibrata distribuzione rispetto alla proposta contenuta nella deliberazione della G. 179/06 dell'area della Piana di Sibari ex Consorzio, Sibari-Crati fra il Consorzio, dei bacini settentrionali e quello dei Bacini dello Ionio Cosentino. Ciò al fine di evitare dimensioni, che possano diventare ingestibili di aree: ove l'attività agricola è intensa e condotta su vasta scala e che territori non compresi in passato in comprensori di bonifica e dunque non soggetti a contribuenza vengano da 'subito investiti della problematica di cui all'attualità sono estranei. Con tale prevalutazione, inoltre, per il servizio irriguo potrà farsi ricorso, alla gestione di un ufficio comune a più consorzi
2) Il Consorzio del Ferro e dello Sparviero di Trebisacce non ha formulato osservazioni, bensì una mera raccomandazione che ancorché trasmessa ai sensi e per gli effetti dell'art.14, comma 5 della L.R n. 11/03, è incoerente con il dettato legislativo (L.R 11/03, art. 14, comma 5) in quanto tale norma prevede osservazioni all'atto amministrativo adottato dalla Giunta regionale e non a quanto può avvenire in fase successiva. Nel merito poi della raccomandazione formulata, si precisa che essa attiene esclusivamente alla gestione di un sistema ché può essere demandata, per come peraltro previsto dalla stessa Delibera 179/06, ad uffici comuni a più consorzi.
3) Le osservazioni formulate dal Comune di Cassano Jonio, in merito alla deliberazione 179/06 non sono, accoglibili per le motivazioni di seguito riportate:
a) Non vi è contrasto con la Legge 183/89 in quanto la delibera della Giunta regionale n. 179/06, per come formulata, rispetta i bacini imbriferi ed i sub bacini imbriferi nelle loro specificità geomorfologiche distinte in montani pre-vallivi e vallivi. Ove l'osservazione attenga alla gestione di impianti interessanti più consorzi, è già detto nella richiamata deliberazione che si farà ricorso a uffici comuni ai consorzi che sono interessati e, nulla vieta, che si possa
individuare tale ufficio comune sul territorio di san per la sua ubicazione baricentricamente disposta rispetto ai due nuovi comprensori;
La sede dei Consorzi è stata fissata tenendo conto di quelle attualmente esistenti, motivazione che trae origine. dal fatto che le attuali sedi sono costituite da strutture in parte realizzate con il contributo dei consorziati e pertanto eventuali modifiche potranno essere apportate dalle Assemblee dei Consorzi, una volta costituite;
Non sussiste l'obbligo di sentire il Comune nella fase di formulazione della proposta poi trasfusa nella delibera di Giunta regionale n. 179/06 poiché l'art. 14, comma 4 della L. R. 11/03, prevede espressamente che "la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione ha valore di notifica della proposta agli Enti locali territorialmente interessati, ai Consorzi esistenti e ai proprietari degli immobili compresi nei comprensori così come delimitati ", nel mentre sussiste, l'obbligo, a mente dell'art. 14. comma 3 della L.R. 11/03, di sentire l’Urbi ed i Consorzi interessati, passaggio, correttamente adempiuto.
Tutto ciò premesso e considerato
su proposta dell'Assessore all'Agricoltura,. On.le Prof. Mario Pirillo, formulata alla stregua dell'istruttoria compiuta dalle strutture interessate, nonché dell'espressa dichiarazione di regolarità dell'atto resa dal Dirigente preposto alla competente, struttura, che attesta altresì la competenza regionale ai sensi della L.R. 34/02;
delibera
Per le motivazioni espresse nella narrativa che precede da,intendersi in questa parte, integralmente richiamata e trascritta
di esprimere parere favorevole all’accoglimento delle osservazioni formulate dalle Organizzazioni professionali agricole, Cia, Col diretti, Confagricoltura per come illustrate al punto 1), lettere a), b), e c) della narrativa e per le motivazioni di cui al punto 1) del Ritenuto della narrativa stessa, di dichiarare incoerente il contenuto dell'atto inoltrato dal Consorzio del Ferro e dello Sparviero di Trebisacce per le motivazioni di cui al punto 2) in "Ritenuto" della narrativa;
di esprimere parere di non accoglimento delle osservazioni formulate dal Comune di Cassano Jonio per le motivazioni di cui al punto 3); lettere a) b) e c) del “Ritenuto” in narrativa;
di trasmettere, a mente dell'art. 14,comma 5 della L R.11/03 il presente atto, unitamente alla delibera 179 del 20/3/2006, comprensivi degli allegati, al Consiglio regionale per il seguito di competenza”.
(Delibera del Consiglio regionale n. 102)
(osservazioni)
(Per il documento in formato Pdf originale – cliccare sul link)
"Il Consiglio regionale
vista la legge regionale 10 dicembre 2001, n. 34 che istituisce l'Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario (A.R.D.I.S.) di Reggio Calabria;
vista la legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8 recante: "ordinamento del bilancio e della contabilità della Regione Calabria,
visto, in particolare, l'art. 57 della citata legge regionale n. 8/2002, così come integrato e modificato dall'art. 5 della legge regionale 16 marzo 2004, n. 7;
vista la delibera n. 607 del 25 settembre 2006 con la quale la Giunta regionale approva il bilancio definitivo per l'esercizio finanziario 2006;
premesso che l'A.R.D.I.S. di Reggio Calabria:
- con deliberazione dei Commissario
regionale n. 5 del 16 febbraio
- con deliberazione della Giunta regionale n. 151 del 20 marzo 2006, è stata autorizzata alla gestione dell'esercizio provvisorio del medesimo Bilancio;
- con nota n. 56 del 14 marzo 2006 il Servizio " Bilanci degli Enti strumentali e delle Società ausiliarie e partecipate" ha trasmesso all'ARDIS di Reggio Calabria le osservazioni al bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2006;
considerato che con deliberazione Commissariale n. 10 del 22 giugno 2006 l’ARDIS di Reggio Calabria ha approvato il conto consuntivo per l'anno 2005;
con deliberazione Commissariale n. 11 del 22 giugno 2006 è stato riapprovato il bilancio di previsione per l'anno 2006, sulla base delle definitive risultanze contabili dell'esercizio finanziario 2005;
con nota n. 109 del 4 luglio
visto il parere della 2^ Commissione espresso nella seduta di mercoledì 8 novembre 2006.
delibera
di approvare il Bilancio di previsione per l'anno 2006 dell'A.R.D.I.S. (Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario) di Reggio Calabria che si allega al presente atto, per farne parte integrante e sostanziale”.
(Delibera del Consiglio regionale n. 103)
(Per il documento in formato Pdf originale – cliccare sul link)
Art. 1
Il primo comma dell'art. 10 della legge regionale del 19 novembre 2003, n. 20 è integrato con il seguente secondo alinea:
" Al solo fine di garantire un adeguato periodo di assestamento dell'attività avviata dal Consiglio regionale per la stabilizzazione dei lavoratori di cui all'art. 1, primo comma della presente legge regionale, già impegnati in progetti operativi ai sensi del Decreto Legislativo n. 280/1997, le convenzioni a tal fine stipulate ai sensi della legge regionale del 30 gennaio 2001, n. 4 possono essere prorogate fino al 31 dicembre 2007 con oneri a carico del suddetto Ente stabilizzatore compatibili con le disponibilità del proprio bilancio".
Il Consiglio regionale della Calabria
prende atto che
in data 20.01.2006 presso l'Assessorato ai trasporti della Regione Calabria si stipulava un accordo fra Atam di Reggio Calabria e le organizzazioni sindacali al fine di inserire nell'organico dell'Azienda municipalizzata 11 dipendenti della ditta Saja di Reggio Calabria, rimasti esclusi dal provvedimento del 31.12.2005, allorquando 18 dipendenti transitavano presso l'Atam a seguito della passaggio di proprietà dell'Azienda sopra citata.
In considerazione
1) dei numerosi impegni assunti presso la Prefettura di Reggio Calabria dall'allora assessore ai trasporti della Regione Calabria unitamente ai Sindacati e all' amministratore unico dell'Atam;
2) del fatto che in data 30.09.2006 presso la Prefettura di Reggio Calabria, alla presenza dell’assessore regionale ai trasporti, dell’amministratore unico dell'Atam, delle organizzazioni sindacali i suddetti impegni, precedentemente asseverati, venivano riassunti;
3) della imminente ripartizione chilometrica aggiuntiva che riguarderà l'Atam di Reggio Calabria;
4) del fatto che l’Atam ha già presentato alla Regione Calabria il piano di riordino aziendale che, se approvato, consentirà l'ampliamento dell' attuale organico,
il Consiglio prende, altresì, atto che,
diviene urgente realizzare il piano di riequilibrio Km/abitanti per la città di Reggio Calabria e, a seguito dei sopra citati impegni, dare avvio all'assorbimento all’interno dell'organico Atam degli undici ex-dipendenti Saja rimasti esclusi in precedenza, considerando la posizione degli stessi - quali dipendenti dello stesso ramo d'azienda – identica sotto ogni aspetto a quella dei colleghi precedentemente inseriti nell’organico della municipalizzata con il provvedimento del 31.12.2005.
Proposta di legge numero 79/8^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Modifiche e integrazioni alla legge regionale 16 aprile 2002, numero 19, recante: “Norme per la tutela, governo ed uso del territorio – Legge urbanistica della Calabria” (Del. 105)
Art. 1
Al Titolo I della Legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 sono apportate le seguenti modifiche:
- All'art. 1, comma 2, lettera b, dopo le parole "storico-culturali" si aggiunge "anche tramite le linee di pianificazione paesaggistica";
- All'art. 5, comma 2 si sostituiscono le parole "Piano Territoriale di coordinamento Regionale" con le parole "Quadro Territoriale Regionale";
- All'art. 5, comma 2 lettera a), dopo il punto relativo a " i corridoi di continuità ambientale" si aggiunge il seguente punto "gli areali civici e collettivi silvo-ambientali";
- All'art. 5, comma 2 lettera b), dopo il punto " suoli agricoli abbandonati contigui agli ambiti urbani" si aggiunge il seguente punto "suoli agricoli di uso civico e collettivi contigui agli ambiti urbani";
- All'art. 7, comma 1, lettera e), dopo la parola interregionale si aggiunge "nonché quelli di pianificazione paesaggistica, come definiti dal QTR ai sensi degli articoli 135, 143 e 146 Dlgs. 42/04";
- All'art. 8, comma 1 si sostituiscono le parole " Assessorato Urbanistica e Ambiente" con le parole " Assessorato all'Urbanistica e Governo del territorio" ;"
- All'art. 8, comma 3, lettera e), è soppresso l'inciso "nonché elabora quelli contenuti nella banca dati sui centri storici calabresi (O.Re.S.Te)";
- All'art. 8, comma 5, dopo le parole "e dell'UNCEM" si aggiungono le parole ",dell'UNCEM e della Lega delle Autonomie Locali" ed ancora, le parole " Assessore all' Urbanistica e Ambiente" si sostituiscono con le parole" Assessore all'Urbanistica e Governo del territorio";
- è aggiunto il seguente art. 8 bis:
"Art. 8 bis, (Politica del paesaggio e istituzione dell'Osservatorio Regionale per il Paesaggio)
1) La Regione recepisce la Convenzione Europea del Paesaggio firmata a Firenze il 20 ottobre 2000 e ratificata con legge n. 14/2006, aderisce alla RECEP (Rete Europea degli Enti territoriali per l'attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio) e attua i contenuti della "Carta Calabrese del Paesaggio" sottoscritta il 22 giugno 2006 da Regione, Province, ANCI, Università, Parchi e Direzione regionale per i Beni culturali e Paesaggistici.
2) In attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio e della " Carta Calabrese del Paesaggio", la Giunta regionale, su proposta dell'Assessore all'Urbanistica e Governo del Territorio, istituisce "l'Osservatorio Regionale per il Paesaggio" con Io scopo di promuovere azioni specifiche per l'affermazione di una politica dì tutela, salvaguardia e valorizzazione del paesaggio.
3) Le funzioni esercitate dall'Osservatorio Regionale per il Paesaggio sono le seguenti:
a) coordina l'attività culturale, scientifica e organizzativa in materia di sensibilizzazione, formazione ed educazione, fornendo supporto tecnico e scientifico all'attuazione delle leggi nazionali e regionali in materia, e promuovendo il raccordo con gli organi di competenza statale ed europea;
b) elabora e gestisce strumenti per la tutela-valorizzazione del Paesaggio su tutto il territorio regionale, anche attraverso la redazione di appositi strumenti di rilevazione finalizzati alla identificazione - caratterizzazione degli ambiti paesaggistici della Calabria;
c) coordina, le attività di manutenzione e aggiornamento della Banca dati appositivamente costruita per la identificazione dei sistemi paesaggistici della Regione;
d) promuove il raccordo tra le azioni della Regione e degli Enti locali per la promozione del territorio partecipando alla definizione degli obiettivi strategici degli Assessorati regionali e della Commissione Consiliare competente direttamente o indirettamente interessati ai temi del Paesaggio.
4) In attuazione della Carta Calabrese del Paesaggio, l'Assessorato regionale all'Urbanistica e Governo del territorio elabora il Documento relativo alla "Politica del Paesaggio per la Calabria". II suddetto documento finalizzato a definire i principi generali, le strategie e gli orientamenti che consentono l'adozione, da parte degli enti competenti, di misure specifiche finalizzate a salvaguardare,gestire e/o progettare il paesaggio in tutto il territorio regionale, dovrà essere elaborato in sintonia con le "Linee Guida della Pianificazione Regionale" e costituirà parte integrante del Quadro Territoriale Regionale. Esso dovrà essere sottoposto al parere vincolante della Commissione Consiliare di competenza".
- All' art. 9, comma 1, le parole " la delibera di cui al quinto comma del precedente art. 8" sono sostituite da "la Giunta regionale, su proposta dell'Assessore All'Urbanistica e Governo del Territorio";
- All'art. 9, comma 3, le parole "Assessore regionale all'Urbanistica e all'Ambiente" si sostituiscono con le parole "Assessore regionale ali' Urbanistica e Governo del Territorio" e ancora, le parole "i Dirigenti dei servizi Urbanistica e Ambiente" si sostituiscono con le parole "i Dirigenti dei servizi Urbanistica e Governo del Territorio";
- All'art. 9, comma 3, il punto 7 è cosi sostituito" "un rappresentante per ciascuno degli Ordini professionali degli Architetti-pianificatori-paesaggisti-conservatori, degli Ingegneri, dei Geologi, degli Agronomi e Forestali, nonché dei Geometri;
- All'art. 9, comma 3, dopo l'ultimo punto, si aggiungono i seguenti:
un rappresentante unitario delle organizzazione ambientaliste e protezioniste; un rappresentante delle organizzazioni sindacali dei lavoratori;
un delegato della Lega delle Autonomie Locali.
- All'art 9, il comma 4, è così sostituito: "4. da 5 esperti nominati dal Presidente della Giunta Regionale, su proposta dell'Assessore regionale all'Urbanistica e Governo del Territorio, con particolare competenza in materia di pianificazione urbanistica, territoriale, tutela e conservazione del patrimonio storico architettonico e paesaggistico della Calabria e di difesa e gestione del rischio geologico, idrogeologico e di riduzione del rischio sismico";
- All'art. 10, la rubrica dell'articolo è così modificata "Valutazione di Sostenibilità, di impatto Ambientale e strategica";
- All'art. 10, alla fine del comma 4, si aggiungono le parole "Tale verifica potrà essere effettuata, quando necessario, facendo ricorso alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) ai sensi della Direttiva Comunitaria 2001/42/CE";
- All'art. 10, comma 7, è cassata la seguente espressione: "In attuazione anticipata delle citate disposizioni comunitarie"; inoltre, l'espressione finale "su proposta dell'Assessore all'Urbanistica e Ambiente" è sostituita con la seguente "su proposta degli Assessori all'Urbanistica e Governo del Territorio e all'Ambiente";
- All'art. 10, dopo il comma 7, si aggiunge il seguente comma 8;
"8. Le determinazioni di cui al precedente comma 7 si intendono applicate alla valutazione di impatto ambientale (VIA) di progetti relativi ad opere di interesse regionale e sub regionale, ai sensi del DPCM 27/12/88 e seguenti nonché degli elenchi allegati"
- All'art. 11 si aggiunge il seguente:
"6) I Comuni per promuovere la partecipazione allargata dei cittadini alla definizione degli strumenti urbanistici e delle politiche di sviluppo e governo del territorio comunale nonché favorire una reale attività di partecipazione e condivisione collettiva anche per le attività progettuali riferite a opere di rilievo e di interesse pubblico e nel rispetto del principio della sostenibilità, istituiscono e gestiscono con personale adeguato,specifici "laboratori di partecipazione" che possono essere organizzati, in funzione delle specifiche necessità e situazioni anche in maniera diffusa, ma coordinata e in rete, nel contesto cittadino e più in generale territoriale e intercomunale. I laboratori di partecipazione, in relazione allo strumento urbanistico che si dovrà redigere e attuare (Strumenti di pianificazione comunale - strumenti di pianificazione comunale in forma associata, strumenti di pianificazione negoziata come definiti dalla presente legge e piani strategici e di sviluppo) ed anche in funzione di specifiche esigenze locali, possono essere articolati in:
a) laboratori urbani;
b) laboratori di quartiere;
c) laboratori territoriali.
Art. 2
Al Titolo VI della Legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 sono apportate le seguenti modifiche:
- All'art. 17, comma 2, la parola "paesistica" è sostituita con la parola "paesaggistica"; la parola "paesistici" è sostituita con la parola "paesaggistici"; l'espressione "di cui all'articolo 149 e seguenti del Decreto Legislativo 29 ottobre 1999 n. 490" è sostituita dalla seguente " di cui all'art. 143 e seguenti del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42";
- All'art. 17, comma 3, dopo la lettera c), si aggiunge la seguente lettera: "c bis) la perimetrazione delle terre di uso civico e di proprietà collettiva, a destinazione agricola o silvo-pastorale, con le relative popolazioni insediate titolari di diritti";
- All'art. 17, comma 3, lettera d), le parole "ai sensi del D. Lgs. 29 ottobre 1999 n. 490" sono sostituite dalle parole " ai sensi del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42";
- All'art. 17, comma 3, aggiungere la seguente lettera: "h) l'individuazione degli ambiti di pianificazione paesaggistica ai sensi dell'art. 143 del Dlgs 42/04";
- All'art, 17, commi 4 e 5 le parole "Carta Regionale dei Suoli" sono sostituite dalle parole "Carta Regionale dei Luoghi"
- All'art. 17, dopo il comma 4, si aggiunge il seguente comma: "4 bis) Il QTR esplicita la sua valenza paesaggistica direttamente tramite normativa di indirizzo e prescrizioni e più in dettaglio attraverso successivi Piani Paesaggistici di Ambito (PPd'A) come definiti dallo stesso QTR ai sensi del Dlgs 42/04";
- All'art. 17, il comma 5, prosegue con la seguente espressione"anche con funzione di indirizzo per tutto il processo di pianificazione ai diversi livelli";
- è aggiunto il seguente art. 17bis:
Art. 17 bis (Valenza Paesaggistica del QTR e Piani Paesaggistici di Ambito)
1. La valenza paesaggistica del QTR, come indicato al comma 4 bis del precedente articolo, si esercita anche tramite Piani Paesaggistici d'Ambito.
2. I Piani Paesaggistici d'Ambito (PPd'A) sono strumenti di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale del territorio ai sensi dell'art. 143 del Dlgs 42/04 operanti su area vasta, sub-provinciale o sovracomunale.
3. Gli ambiti di cui ai PPd'A sono indicati dal QTR.
4. I PPd'A hanno funzione normativa, prescrittiva e propositiva a seconda dei livelli di qualità del paesaggio nei vari ambiti individuati dal QTR, assunti dai PTCP.
5. Il quadro conoscitivo relativo al PPd'A dettaglia le analisi del QTR è può essere completato dalle indagini relative al PTCP.
6. Gli scenari prospettici e gli apparati normativi dei PPd'A saranno determinati nell'elaborazione degli strumenti stessi."
- All'art. 18, comma 1, la parola "paesistici" si sostituisce con la parola "paesaggistici"; le parole "di cui al D. Lgs. 29 ottobre 1999 n. 490" sono sostituite dalle parole " di cui al Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42".
- All'art. 18, comma 2, dopo la parola " paesaggistica," è cassata la parola "l'unico";
- All'art. 18, comma 2, si aggiunge in chiusura dello stesso comma la seguente espressione: "In particolare esso dettaglia il quadro conoscitivo già avanzato dal QTR e indirizza strategie e scelte tenendo conto della valenza paesaggistica del QTR e dei Piani Paesaggistici d' Ambito".
- All'art. 18, comma 4, lettera a), si aggiunge in chiusura la seguente espressione " incluse le terre civiche e di proprietà collettiva e tenendo conto della pianificazione paesaggistica";
- All'art. 20, comma 3, lettera k), dopo la parola "forestale" si aggiunge "in allodiale civico e collettivo";
- All'art. 20, comma 4, la lettera b), è sostituita dalla seguente:
"b) studi e indagini geologiche di dettaglio, ove necessario, comprendenti studi tematici specifici di varia natura, indagini geognostiche, prove in sito e di laboratorio, atti alla migliore definizione e caratterizzazione del modello geologico tecnico ambientale, per ambiti urbanizzabili con riconosciute limitazioni connesse a pericolosità geologiche, funzionali alla verifica della sostenibilità in rapporto ai livelli di pericolosità, con particolare riguardo alla risposta sismica locale. Nelle aree esposte a rischio, con particolare attenzione per il rischio sismico - dove diventa necessario attivare le procedure per la identificazione dei rischi e per la individuazione degli interventi di mitigazione competenti a livello di Piano - le indagini dovranno consentire di dettagliare i gradi di pericolosità a livelli congrui, nel rispetto della normativa vigente";
- è aggiunto il seguente articolo 20bis:
"Art. 20 bis (Piano Strutturale in forma Associata (P.S.A.)
1. Il Piano Strutturale in forma Associata (P.S.A.) è lo strumento urbanistico finalizzato ad accrescere l'integrazione fra Enti locali limitrofi con problematiche territoriali affini e a promuovere il coordinamento delle iniziative di pianificazione nelle conurbazioni in atto, con conseguente impegno integrato delle risorse finanziarie.
2. I territori oggetto del Piano Strutturale in forma Associata possono interessare due o più Comuni, anche se appartenenti a province diverse.
3. I Comuni interessati si associano secondo le modalità stabilite dal Testo Unico delle Leggi sull'ordinamento degli Enti Locali.
4. Il P.S.A. punta anche al coordinamento e all'armonizzazione tra assetto urbanistico, politiche fiscali e programmazione delle opere pubbliche da attuarsi tramite il ricorso ad idonei strumenti di coordinamento delle azioni economiche, finanziarie e fiscali favorendo in tal modo atteggiamenti cooperativi e patti fra le Istituzioni locali e promuovendo garanzia ed equità.
5. Il P.S.A. ha gli stessi contenuti ed effetti del P.S.C. secondo quanto disposto dall'articolo 20 della presente legge; ad esso è annesso il R.E.U.
6. Per la redazione del P.S.A., si dovrà prevedere l'istituzione di un unico Ufficio di Piano con l'attribuzione dei seguenti compiti:
a) predisposizione di un unico documento preliminare e di un unico quadro conoscitivo, articolati per ogni territorio comunale;
b) predisposizione del Piano Strutturale in forma Associata, articolato per ogni territorio comunale, e predisposizione del relativo R.E.U ;
c) individuazione del soggetto che presiede tutte le attività previste dalla presente legge per il corretto svolgimento della Conferenza di Pianificazione e che coordina le azioni tecniche e amministrative degli enti territoriali coinvolti.";
- All'art. 21, comma 1, dopo la parola "telecomunicazione" si aggiungono le parole "e di telefonia mobile";
- All'art. 21, comma 2, dopo le parole "R.E.U. è annesso al P.S.C". si aggiungono le parole " e al P.S.A.";
- All'art. 23, comma 1, dopo la parola "facoltativo" si aggiunge "ad eccezione dei Comuni che eventualmente saranno indicati in specifico elenco nel QTR";
Art. 3
Al Titolo V della Legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 sono apportate le seguenti modifiche:
- All'art. 25, alla fine del comma 2, si aggiunge: " il documento preliminare, oggetto di valutazione in Conferenza di Pianificazione ai sensi del comma 1 dell'art. 13, dovrà contenere inoltre il quadro conoscitivo e lo schema delle scelte di Pianificazione elaborati in base a quanto previsto dall'art. 17 e la valutazione di sostenibilità di cui all'art. 10 della presente legge";
- All'art. 25, il comma 3, è sostituito con il seguente: "La Regione di concerto con le Province convoca, nei trenta giorni successivi alla trasmissione del documento preliminare, la Conferenza di Pianificazione, ai sensi dell'articolo 13, articolata per singola Provincia, chiamando a parteciparvi i Comuni, le Comunità Montane, l'Autorità di bacino e gli Enti di gestione dei parchi e delle aree naturali protette, le forze economiche e sociali e i soggetti comunque interessati alla formazione degli strumenti di pianificazione. Entro quarantacinque giorni dalla convocazione della Conferenza, la Regione acquisisce le osservazioni e le eventuali proposte che andranno inserite nel documento preliminare e accoglie quelle formulate dagli altri soggetti partecipanti";
- All'art. 25, comma 4, le parole "elabora il QTR e" si sostituiscono con le parole "elabora la versione definitiva del Q.T.R e la";
- è aggiunto il seguente articolo 25bis:
"Art. 25 bis (Formazione ed approvazione dei Piani Paesaggistici d'Ambito (PPd'A)
1. Il PPd'A ha valore di piano paesaggistico alla luce del Dlgs. 42/04 e definisce le strategie di tutela, conservazione e valorizzazione del paesaggio, codificate dall'apposito apparato normativo.
2. Le competenze in materia di Piani Paesaggistici d'Ambito sono della Regione che, nella sua autonomia, stabilisce le modalità attuative per la loro redazione e gestione.
3. Il procedimento di elaborazione e approvazione dei PPd'A è distinto per ciascun ambito.
4. Ai sensi dell'art.2 della presente legge, il PPd'A è oggetto di concertazione con le Province e gli altri Enti e soggetti interessati e fa riferimento alle determinazioni della Conferenza permanente Stato-Regioni in materia di paesaggio.
5. La Regione, ultimata la fase di concertazione, assume la versione definitiva del PPd'A, Io adotta, lo pubblica e lo invia alle Province interessate, alle Soprintendenze e ad altri Enti e soggetti per le relative osservazioni. Entro 60 giorni vengono raccolte le osservazioni e predisposte le relative determinazioni. Il Piano Paesaggistico d' Ambito viene approvato dal Consiglio Regionale su proposta della Giunta.";
- All'art. 26, comma 1, la parola "paesistici" si sostituisce con la parola "paesaggistici" le parole "di cui al decreto legislativo 29 ottobre 1999 n. 490" sono sostituite dalle parole " di cui al Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42"; dopo QTR si aggiunge "tenendo conto anche delle diverse articolazioni della pianificazione paesaggistica.";
- All'art.26,alla fine del comma 3 si aggiunge il seguente periodo:
" il documento preliminare, oggetto di valutazione in Conferenza di Pianificazione ai sensi del comma 1 dell'art. 13, dovrà contenere, oltre al quadro conoscitivo, Io schema delle scelte pianificatorie elaborato in base a quanto previsto dal!' art. 18 e la valutazione di sostenibilità di cui all'art. 10 della presente legge.";
- All'art. 26, comma 4, le parole "le autorità di bacino" si sostituiscono con le parole " l'autorità di bacino";
- All'art. 26, comma 5, la parola "trenta" è sostituita con la parola "quarantacinque";
- All'art. 27, il comma 2, è sostituito con il seguente: "Il Consiglio comunale, su proposta della Giunta comunale, adotta il documento preliminare del piano e del regolamento, sulla base degli atti regionali e provinciali di programmazione e pianificazione in vigore. II Sindaco, convoca la Conferenza di pianificazione ai sensi dell'articolo 13 per l'esame congiunto del documento preliminare invitando la Regione, la Provincia, i Comuni contermini e quelli eventualmente individuati dal P.T.C.P. ai sensi del comma 3 dell'articolo 13; la Comunità montana e gli Enti di gestione dei parchi e delle aree naturali protette territorialmente interessati; le forze economiche e sociali ed i soggetti comunque interessati alla formazione degli strumenti di pianificazione. Il documento preliminare, oggetto di valutazione in Conferenza di Pianificazione ai sensi del comma 1 dell'art. 13, dovrà contenere, oltre al quadro conoscitivo, lo schema delle scelte pianificatorie elaborato in base a quanto previsto dagli artt. 20 e 21 e la valutazione di sostenibilità di cui all'art. 10 della presente legge";
- All'art. 27, il comma 3, è sostituto con il seguente:
"La Conferenza si conclude entro il termine di quarantacinque giorni dalla sua convocazione, entro i quali gli Enti ed i soggetti intervenuti possono presentare proposte e memorie scritte, anche su supporto magnetico, che il Consiglio Comunale sarà chiamato a valutare in sede di adozione del P.S.C., ove risultino pertinenti all'oggetto del procedimento";
- All'art. 27, il comma 6, è sostituito con il seguente: "6. II competente ufficio provinciale, entro il termine perentorio di novanta giorni dal ricevimento del P.S.C. è tenuto a dare riscontro formulando osservazioni ovvero individuando eventuali difformità del piano rispetto ai contenuti prescrittivi del P.T.C.P. e degli altri strumenti della pianificazione provinciale. Decorso infruttuosamente il termine di cui al primo capoverso l'Amministrazione Comunale predispone il P.S.C. completo di R.E.U nella sua veste definitiva rimettendolo al Consiglio Comunale per la prescritta approvazione.";
- All'art. 27, il comma 8, viene sostituito con il seguente:
"8. Successivamente all'approvazione del P.S.C. da parte del Consiglio comunale, una copia integrale del piano approvato viene trasmessa alla Regione e alla Provincia e depositata presso il Comune per la libera consultazione. L'avviso dell'avvenuta approvazione del piano e del suo deposito viene pubblicato sul B.U.R.. Della stessa approvazione e avvenuto deposito è data altresì notizia con avviso su almeno un quotidiano a diffusione regionale";
- All'art. 27, il comma 9, viene sostituito con il seguente:
"9. Il piano entra in vigore dalla data di pubblicazione sul B.U.R. dell'avviso dell'approvazione e dell'avvenuto deposito";
- è aggiunto il seguente articolo 27bis:
Art. 27 bis (Formazione ed approvazione del Piano Strutturale in forma Associata (P.S.A.)
1) Per la formazione e approvazione del P.S.A. si dovranno seguire le seguenti procedure:
a) approvazione, da parte di ogni Comune interessato, di una delibera motivata di Consiglio comunale nella quale viene esplicitata la decisione di procedere alla redazione di un PSA, con l'indicazione dei Comuni interessati, e di avviare le relative procedure necessarie;
b) sottoscrizione di un Protocollo di Intesa tra i Comuni interessati dal PSA, oggetto della delibera di cui al punto precedente, contenente gli obiettivi generali del documento programmatico comune, gli orientamenti principali e le strategie comuni, nonché le modalità e procedure necessarie alla redazione del piano;
c) costituzione dell'Ufficio Unico di Piano, che avrà sede presso uno dei Comuni associati, a cui vengono demandate tutte le competenze relative alla redazione, approvazione e gestione del P.S.A. e del relativo R.E.U. secondo quanto previsto dagli articoli 20, 21 e 27 della presente legge.
3. Successivamente alla Conferenza dì Pianificazione, i Comuni per i quali è stato redatto il P.S.A. procedono all'adozione e successiva approvazione del P.S.A., secondo quanto previsto dall'art. 27 della presente legge;
4. Il PSA entra in vigore dalla data di pubblicazione sul BUR dell'avviso dell'approvazione e dell'avvenuto deposito".
- All'art. 30, comma 2, si cancellano le parole "ed all'approvazione";
- All'art. 30, comma 11, dopo la parola "P.A.U." si aggiungono le parole "di iniziativa privata ";
- All'art. 31, comma 1, le parole "II comparto edificatorio costituisce" sono sostituite dalle seguenti "I comparti edificatori, individuati nei P.A.U. o nei P.O.T. costituiscono";
- All'art. 31, comma 2, le parole "del Comune" sono sostituite con le parole "al Comune";
- All'art. 31, il comma 4 è così sostituito: "4 II concorso dei proprietari rappresentanti la maggioranza assoluta del valore dell'intero comparto in base all'imponibile catastale, è sufficiente a costituire il consorzio ai fini della presentazione, al Comune, della proposta di attuazione dell'intero comparto e del relativo schema di convenzione. Successivamente il Sindaco, assegnando un termine di 90 giorni, diffida i proprietari che non abbiano aderito alla formazione del consorzio ad attuare l'indicazioni del predetto comparto sottoscrivendo la convenzione presentata";
- All'art. 31, il comma 5 è così sostituito: "5 Decorso inutilmente il termine assegnato, di cui al comma precedente, il consorzio consegue la piena disponibilità del comparto ed è abilitato a richiedere al Comune l'attribuzione della promozione della procedura espropriativa a proprio favore delle aree e delle costruzioni dei proprietari non aderenti. Il corrispettivo, è posto carico del consorzio";
- All'art. 31, il comma 6, è così sostituito: "
- All'art. 31, si aggiunge il seguente comma 8:
"
- All'art. 32, comma 1, è cassata la lettera "e) i comparti edificatori;
- All'art. 32, la lettera "f) i programmi speciali d'area", è sostituita nel seguente modo "e i programmi d'area".
Art. 4
Al Titolo VI della Legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 sono apportate le seguenti modifiche:
- All'art. 36, comma 13, le parole "comma 11" sono sostituite con le parole "comma precedente";
- All'art. 36, il comma 16, è sostituito con il seguente:
"16. "Non potendo entrare a far parte del P.R.A. edifici ed opere che, alla data di adozione del P.R.A. medesimo, non siano stati oggetto di sanatoria ai sensi della disciplina statale vigente, l'Amministrazione dovrà verificare l'avvenuto perfezionamento delle richieste di Condono edilizio presentate, ancora prima dell'avvio formale delle procedure del P.R.A.";
- La rubrica dell'art. 41 "Modalità di predisposizione" è così modificata: "(Modalità di predisposizione del Programma d'Area)";
- All'art. 42, La rubrica "Procedimento di approvazione" è così modificata: "Procedimento di approvazione del Programma d'Area";
- All'art. 42, il comma 1, è così sostituito:
"1. Il Presidente della Giunta regionale, o l'Assessore all'Urbanistica su delega del Presidente della Giunta regionale, convoca una Conferenza preliminare per accertare il consenso dei soggetti pubblici e privati interessati alla proposta di programma d'area, finalizzata alla sottoscrizione dell'Accordo per l'attuazione del Programma d'Area";
- All'art. 43, La rubrica "Contenuti dell'accordo" è così modificata "Contenuti dell'accordo relativo al Programma d'Area";
- All'art. 43, comma 2, la lettera g), è così modificata:
"g. individuare l'Autorità di programma da designare con Decreto del Presidente della Giunta regionale, come previsto al successivo art. 45";
- La rubrica dell'art. 44, "Soggetti attuatori" è così modificata: "Soggetti attuatori del Programma d'Area";
- All'art. 45, comma 1, si cancellano le parole "da emanarsi entro 90 giorni dall'emanazione della presente legge, sulla base degli atti e documenti del P.O.R. Calabria e relativi complementi";
- La rubrica dell'art. 46 "Conferenza di programma" è così modificata: "Conferenza di programma del Programma d'Area";
- All'art. 48, La rubrica "Insediamenti urbani e storici" è così modificata "Insediamenti urbani storici";
- All'art. 48, comma 1, dopo le parole "Giunta regionale," si aggiunge l'espressione "su proposta dell'Assessore regionale all'Urbanistica e Governo del Territorio";
- All'art. 48, dopo il comma 1, si aggiungono i seguenti commi:
"2. Al fine di garantire la conservazione degli insediamenti urbani storici e del patrimonio storico costruito del territorio regionale, entro 12 mesi dall'entrata in vigore della presente legge, la Giunta Regionale, su proposta dell'Assessore regionale all'Urbanistica e Governo del Territorio e previo parere da parte della Commissione consiliare competente, da esprimersi entro trenta giorni dal ricevimento, provvede alla redazione e approvazione di un apposito Disciplinare per gli Interventi di Recupero, Conservazione e messa in sicurezza del patrimonio storico costruito.
3. Il Disciplinare di cui al comma precedente indica norme, metodologie, strumenti e tecniche necessarie a garantire che gli interventi di conservazione, recupero e valorizzazione del patrimonio storico costruito regionale venga fatto con tecniche e materiali locali compatibili al manufatto storico e al contesto ambientale.
4. I Comuni, dall'entrata in vigore del Disciplinare di cui al comma 2, devono verificare la compatibilità della propria strumentazione urbanistica ed edilizia rispetto alle indicazioni dettate dal Disciplinare stesso, ed eventualmente mettere in atto, nei tempi dettati dal Disciplinare, le procedure e gli strumenti in esso previsti, finalizzati ad incentivare la conservazione e la messa in sicurezza del patrimonio storico costruito attraverso l'uso di tecniche e materiali locali compatibili.".
Art. 5
AI Titolo VII della Legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 sono apportate le seguenti modifiche:
- All'art. 50, comma 3, si aggiunge la seguente lettera:
"d) bis. le aree assoggettate ad usi civici o di proprietà collettiva di natura agricola o silvo-pastorale";
- All'art. 50, comma 4, dopo le parole "relazione agro-pedologica e di uso dei suoli" si aggiunge "elaborata e firmata da un professionista a ciò abilitato";
- All'art. 51, comma 1, le parole "permesso a costruire" sono sostituite con le parole "permesso di costruire";
- All'art. 52, comma 2, dopo le parole "0,013 mq su mq" vengono aggiunte le parole:
"di superficie utile";
- All'art. 52, si aggiunge il seguente comma:
"4. Per la realizzazione e la ristrutturazione delle strutture connesse alle attività di turismo rurale e agriturismo, gli standard urbanistici ed i limiti indicati al comma 2 sono incrementabili massimo fino al 20% fatta salva la normativa vigente nazionale e regionale in materia di agriturismo e turismo rurale, nonché gli indici stabiliti dagli strumenti urbanistici vigenti";
Art. 6
Al Titolo VIII della Legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 sono apportate le seguenti modifiche:
- All'art. 53, comma 5, si eliminano le parole "inquadranti o comprensivi"; - è aggiunto il seguente articolo 53 bis: "Art. 53 bis (Edilizia sostenibile)
1. Al fine di rafforzare il principio della sostenibilità anche nell'ambito delle attività del settore edilizio, entro 12 mesi dalla entrata in vigore della presente legge, la Giunta Regionale, su proposta dell'Assessore regionale all'Urbanistica e previo parere della commissione consiliare competente, da esprimersi entro trenta giorni dal ricevimento, provvede all'approvazione di un apposito Disciplinare per l'Edilizia Sostenibile.
2. Il Disciplinare di cui al comma precedente indica le norme, le tecniche, i materiali e gli strumenti necessari a incentivare, nel territorio regionale, l'affermazione dell'edilizia sostenibile che mira a soddisfare gli obiettivi generali di qualità della vita, di salubrità degli insediamenti e di compatibilità ambientale. La qualità dell'edilizia in termini di sostenibilità fa riferimento a requisiti di eco-compatibilità (materiali, tecniche costruttive, localizzazione, etc.), di benessere fisico delle persone, di salubrità del territorio e degli immobili, di contenimento energetico, di uso di energia rinnovabile e di rispetto dei requisiti di fruibilità, accessibilità e sicurezza per ogni tipo di utente.
3. Al fine di promuovere l'assunzione del Disciplinare dell'edilizia sostenibile negli strumenti di pianificazione urbanistica e dei relativi regolamenti edilizi e urbanistici comunali e nelle attività edilizie avviate da soggetti pubblici e privati, la Regione prevede un sistema di incentivi e premialità".
Art. 7
Al Titolo IX della Legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 sono apportate le seguenti modifiche:
- All'art. 58, comma
Art. 8
Al Titolo X della Legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 sono apportate le seguenti modifiche:
- All'art. 61, il comma 1, viene sostituito con il seguente:
"1. Le funzioni di competenza della Regione ai sensi dell'art. 31, comma 8, e dell' articolo 32 del D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 sono attribuite alle Province";
- All'art. 61, dopo il comma 1, si aggiunge il seguente comma:
"1 bis. In caso di inerzia delle Province in materia di vigilanza sull'attività urbanistico-edilizia, ai sensi e per gli effetti degli articoli 31 comma 8, 32, del Dpr 380/01 (Testo Unico dell'Edilizia) ad esse delegate dal comma precedente, la Giunta regionale invita le Province inadempienti a esercitare le funzioni delegate entro sessanta giorni. Decorso tale termine la Giunta Regionale assume i poteri sostitutivi, nomina un commissario ad acta e affida la specifica funzione all'Assessorato regionale all'Urbanistica e Governo del Territorio, con oneri a carico delle province inadempienti.";
- All'art. 61, il comma 3, viene sostituito dal seguente:
"
- All'art. 62, comma 1, tra la parola "documento" e "QTR" si aggiungono le parole "preliminare del";
- L'art. 65 è così sostituito:
"Art. 65 (Approvazione ed adeguamento degli strumenti urbanistici comunali In fase di prima applicazione della legge)
1.1 Comuni sprovvisti di piano urbanistico o con strumenti urbanistici decaduti, entro dodici mesi dalla entrata in vigore delle Linee Guida di cui al comma 5 dell'art. 17 devono dare avvio alle procedure di formazione e di approvazione del P.S.C. previsto dalla presente legge.
2. I Piani Regolatori Generali vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge, conservano validità fino a dodici mesi a partire dalla entrata in vigore delle Linee Guida, di cui al comma 5 dell'art. 17 della presente legge. Decorso il predetto termine decadono tutte le previsioni di detti strumenti riguardanti le aree esterne al perimetro dei suoli urbanizzati, definiti come il perimetro delle aree aventi destinazioni di zona A e B negli strumenti urbanistici vigenti e delle zone C individuati dai medesimi strumenti per le quali siano stati approvati piani di lottizzazione. Solo nel caso in cui le relative previsioni del Piano Regolatore Generale non siano in contrasto con le Linee Guida esse restano in vigore quali previsioni strutturali e ricognitive la cui attuazione è comunque subordinata alla definizione dei piani operativi e/o piani attuativi previsti dalla presente legge, secondo le modalità dettate dalle Linee Guida.
La verifica del non contrasto va eseguita in base ai criteri indicati dalle Linee Guida. Per tutti i Piani Regolatori Generali che 'risultino in contrasto rispetto alle Linee si applicano le disposizioni del comma 1 del presente articolo. Fino all'approvazione dei nuovi strumenti urbanistici sono consentite variazioni agli stessi derivanti dall'approvazione di progetti di opere pubbliche o di interesse pubblico, da interventi previsti da strumenti di programmazione negoziata individuati dal POR Calabria, ovvero da contratti di programma, Patti Territoriali o da altri strumenti che prevedono l'utilizzazione in forma di cofinanziamento di risorse dell'Unione Europea, dello Stato e della Regione, e provenienti dal mercato. Nei casi da ultimo indicati, fino all'approvazione dei P.S.C., la Regione provvede, sentita la Commissione consiliare competente, in deroga alle prescrizioni di cui ai Titoli dal 1 ° al 5° della presente legge, a promuovere appositi accordi di programma territoriali ai sensi dell'art. 1, commi da 1 al 4, della legge 26 dicembre 2001, n. 443. Le disposizioni di cui al presente comma non si applicano nel caso in cui lo strumento urbanistico vigente sia un Programma di Fabbricazione, nel qual caso vale quanto disposto dal 6° comma dell'Art. 50 della presente legge, come modificato dal 1 ° comma dell'Art. 33 della L.R. 8/2003, ovvero che a decorrere dal sessantesimo giorno successivo all'entrata in vigore delle Linee Guida, a tutti i suoli ricadenti al di fuori dei centri abitati viene estesa la destinazione a zona agricola.
3. I piani attuativi comunque denominati e gli atti di programmazione negoziata vigenti conservano efficacia fino alla scadenza convenzionale e non sono soggetti ad adeguamento.
4. I Piani Attuativi Unitari in attuazione dei Programmi di Fabbricazione, se acquisiti dai Comuni prima dell'entrata in vigore delle Linee Guida, possono essere considerati validi solo se, entro 12 mesi dall'entrata in vigore delle Linee Guida, sarà completato l'iter amministrativo attraverso l'atto conclusivo della convenzione.
5. Dalla entrata in vigore delle Linee Guida di cui al comma 5 dell'art. 17 della presente legge, i Comuni devono conformare le procedure di formazione e i contenuti degli strumenti urbanistici alle indicazioni delle Linee Guida.
6. I Comuni sostituiti con provvedimento regionale nell'approvazione del proprio strumento urbanistico e che, per i quali, alla data di entrata in vigore della presente legge, il commissariamento non ha prodotto almeno l'adozione del piano, possono, con delibera consiliare, riacquistare i poteri di adozione ed approvazione dei piani nei propri Consigli comunali.
8. Le modifiche d'ufficio e le prescrizioni di cui al
2° comma dell'art.
Art. 9
Al Titolo XI della Legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 sono apportate le seguenti modifiche:
- All'art. 69, il comma 2, è sostituito dal seguente:
"2. Al fine di elevare la qualità delle prestazioni professionali, anche incentivando il confronto e la concorrenzialità, gli affidamenti degli incarichi di pianificazione e connessi, previsti dalla presente legge, devono, obbligatoriamente, prevedere procedure concorsuali o ad evidenza pubblica, con avviso preventivo sul BUR Calabria garantendo il rispetto della normativa nazionale e comunitaria in materia di affidamento degli incarichi professionali";
- All'art. 69, comma 4, le parole " di cui al comma precedente" sono sostituite dalle parole "di cui al comma 2";
All'art. 71, comma 1, le parole "permesso a costruire" sono sostituite con le parole " permesso di costruire".
Proposta di provvedimento amministrativo numero 115/8^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Legge regionale numero 19/2000 articolo 17, comma 5, Linee guida” (Del. 106)
"Il Consiglio regionale
vista la deliberazione della Giunta regionale n. 1 del 16 gennaio 2006 recante: "Legge regionale del 16 aprile 2002, n. 19, art. 17, comma 5 - Linee Guida;
vista la proposta della IV Commissione consiliare permanente "Tutela dell'Ambiente".
delibera
di approvare l'allegato documento delle "Linee Guida" della Pianificazione regionale, con gli emendamenti introdotti, in attuazione della Legge regionale del 16 aprile 2002, n. 19, per farne parte integrante e sostanziale della presente deliberazione”.
CAPO I
Principi generali
Art. 1
Oggetto
1. Nel rispetto dei principi di sussidiarietà, adeguatezza, differenziazione, e di leale collaborazione fra gli enti autonomi della Repubblica, la presente legge reca norme finalizzate a promuovere il coordinamento e l'esercizio associato dei servizi e delle funzioni dei Comuni, mediante il sostegno e lo sviluppo, in particolare, di forme stabili di cooperazione intercomunale.
Art. 2
Finalità
1. La Regione valorizza ed incentiva, sulla base dell'iniziativa dei Comuni, la costituzione di gestioni associative tra le stesse Istituzioni locali, promuovendo, in particolare, lo sviluppo delle unioni e delle fusioni volontarie dei Comuni, dei comprensori comunali e di altre forme di collaborazione tra Comuni al fine di assicurare l'effettivo e più efficiente esercizio delle funzioni e dei servizi loro spettanti, mediante l'individuazione concertata di ambiti territoriali adeguati e modalità ottimali di esercizio associato. A tal fine, la presente legge disciplina:
a. le modalità di adozione di programmi dì riordino territoriale e l'erogazione di incentivi finanziari;
b. il sostegno tecnico e amministrativo della Regione alla progettazione e al funzionamento delle forme associative.
2. La Regione, al fine di sostenere i processi di aggregazione tra Comuni, nonché di gestione associata di funzioni si impegna a promuovere ed a sostenere specifiche azioni formative per segretari, direttori e personale dirigenziale/direttivo delle forme associative di cui al successivo articolo 3.
CAPO II
Forme di collaborazione fra Comuni
Art. 3
Tipi di collaborazione
1. Al fine di assicurare l'efficacia, l'efficienza e l'economicità delle funzioni e dei servizi comunali, i Comuni possono esercitare tali funzioni e servizi in modo
coordinato nell'ambito territoriale più adeguato sotto il profilo demografico e socio-economico mediante il ricorso ad una delle seguenti forme di collaborazione:
a. Unione di Comuni
b. Fusione dei Comuni;
c. Comprensori comunali;
d. Associazione fra Comuni;
e. Comunità montane;
f. Convenzioni;
g. Consorzi fra Enti locali e altri Enti pubblici;
h. Intese interregionali.
2. La costituzione e la modifica delle forme collaborative e associative di cui al comma 1, immediatamente dopo la loro adozione, sono comunicate alla Giunta regionale.
Art. 4
Unione di Comuni
1. Le unioni di Comuni sono Enti locali costituiti da Comuni territorialmente contermini, per l'esercizio congiunto di funzioni competenze e servizi, tra le quali devono essere comprese, all'atto della costituzione, almeno quattro tra le seguenti:
a) polizia municipale;
b) gestione del personale;
c) servizi tecnici;
d) servizi sociali;
e) urbanistica;
f) commercio e attività produttive;
g) servizi tributi;
h) finanza e contabilità
i) servizi ambientali.
I) servizi a domanda individuale
2. Le unioni di Comuni sono costituite per un periodo non inferiore a cinque anni.
4. Lo Statuto individua gli organi dell'unione e le loro competenze, le modalità per la loro costituzione, la sede, l'ordinamento finanziario. Lo statuto definisce, altresì, le procedure conseguenti allo scioglimento dell'unione o al recesso da parte di uno dei Comuni partecipanti.
5. I Comuni costituiti in unione definiscono con deliberazione consiliare la quota annua delle proprie entrate da versare per l'esercizio delle funzioni a essa attribuite.
7. Spetta alle unioni di Comuni presentare direttamente le richieste nelle materie di loro competenza per ottenere incentivi regionali previsti a favore degli Enti locali.
8. Alle unioni di Comuni competono gli introiti derivanti dalle tasse, dalle tariffe e dai contributi sui servizi a esse direttamente affidati.
9. Alle unioni di Comuni si applicano, in quanto compatibili, le norme che disciplinano l'ordinamento dei Comuni.
Art. 5
Fusione di Comuni
1. Fatte salve le disposizioni di cui al presente articolo, alle fusioni di Comuni si applicano, in quanto compatibili, le norme che disciplinano l'ordinamento dei Comuni.
2. Più Comuni contermini possono procedere alla fusione in un unico Comune sia a seguito di un processo di collaborazione istituzionale svolto nelle forme del Comprensorio comunale e delle associazioni dei Comuni, sia in assenza di precedenti forme collaborative intercomunali.
4. Ai fini di cui al comma 3, Io statuto del nuovo Comune può prevedere l'istituzione di Municipi. Agli amministratori di tali articolazioni infracomunali si applicano, in quanto compatibili, le norme che disciplinano lo status degli amministratori dei Comuni con pari popolazione.
5. Fatte salve le contribuzioni per le fusioni deì Comuni previste dalla normativa statale, la Regione eroga, per dieci anni successivi alla fusione stessa, appositi contributi straordinari nella misura prevista dal Programma regionale di riordino territoriale di cui all'art. 20 della presente legge.
Art. 6
Comprensori comunali
1. I Comuni possono costituire, con atto volontario, comprensori comunali al fine di esercitare e gestire in forma associata funzioni e servizi, secondo la propria vocazione territoriale.
3. Lo statuto deve prevedere che il Presidente del Comprensorio sia scelto tra i Sindaci dei Comuni associati. Lo statuto deve prevedere altresì che l'organo di governo del comprensorio sia costituito dai Sindaci dei Comuni associati.
4. Il comprensorio comunale esercita l'autonomia normativa mediante l'adozione del proprio statuto e dei regolamenti.
5. Il comprensorio esercita l'autonomia regolamentare per la disciplina della propria organizzazione, per lo svolgimento delle funzioni e dei servizi affidati e per i rapporti finanziari con i Comuni associati.
6. Il comprensorio comunale svolge le funzioni espressamente conferite ad esso dai Comuni associati.
7. Le funzioni conferite ai Comuni, quando la legge regionale fissa dei requisiti demografici, organizzativi o di estensione territoriale per il loro esercizio, per i Comuni che non li raggiungono sono esercitate dai comprensori comunali che rispettino tali requisiti e che espressamente deliberino di accettare.
Art. 7
Associazioni fra Comuni
1. La Regione promuove la costituzione di associazioni fra Comuni finalizzate alla gestione associata di una pluralità di funzioni e servizi di competenza comunale.
2. Le associazioni fra Comuni sono costituite da Comuni di norma contermini e comunque inseriti in contesti omogenei dal punto di vista territoriale e socio-economico. Esse non hanno personalità giuridica ed operano tramite convenzioni dotate di uffici comuni. Le stesse, per poter usufruire degli incentivi previste dalla presente legge, devono essere costituite per una durata non inferiore a cinque anni.
3. Le associazioni fra Comuni sono costituite con deliberazioni conformi dei Consigli comunali adottate secondo le indicazioni degli statuti di ciascuno degli Enti locali interessati, a maggioranza assoluta dei componenti, con le quali viene approvata la convenzione quadro.
4. La convenzione quadro di cui al comma 3 disciplina:
a) gli organi dell'associazione, prevedendo comunque che il Presidente dell'associazione sia eletto tra i Sindaci dei Comuni associati - nei casi di Comuni con densità omogenea di popolazione, eventualmente anche a rotazione - e che gli altri organi siano formati da componenti degli organi dei Comuni associati;
b) l'oggetto e la durata del!' associazione;
c) le funzioni e i servizi da svolgere in forma associata, le eventuali forme di coordinamento tecnico, amministrativo ed organizzativo, nonché i criteri generali relativi alle modalità di esercizio, tra cui l'individuazione del Comune capofila;
d) i rapporti finanziari tra gli enti associati.
5. La convenzione quadro è attuata mediante convenzioni attuative fra tutti i Comuni associati approvate dalle rispettive Giunte comunali. Tali convenzioni disciplinano le modalità di organizzazione e di svolgimento delle funzioni e dei servizi, i rapporti finanziari, nonché i reciproci obblighi e garanzie.
6. Nel rispetto dei criteri di differenziazione e di adeguatezza e fatti salvi i poteri sostitutivi di cui all'art. 14 della presente legge, le funzioni e i servizi conferiti ai Comuni, nel caso in cui questi ultimi non posseggano gli adeguati requisiti demografici, organizzativi o di estensione territoriale richiesti dalla legge, possono essere esercitati sussidiariamente dai comprensori comunali,
dalle Comunità montane e dalle associazioni intercomunali, che rispettino tali requisiti e che espressamente deliberino nel senso indicato.
Art. 8
Comunità montane
1. Le Comunità montane sono Enti locali che esercitano le funzioni attribuite dal decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000 e successive modifiche ed integrazioni, nonché le funzioni loro conferite dalla Regione ovvero loro delegate dalle Province e dai Comuni.
2. Salvo le diverse indicazioni contenute nel presente testo di legge, si conserva la legge regionale 19 marzo 1999 n. 4, di disciplina dell'Ordinamento delle Comunità montane e disposizioni a favore della montagna.
3. I Comuni non ricadenti nelle zone omogenee di cui al primo comma dell'art. 6 della legge regionale 19 marzo 1999, n. 4 (allegato A) possono presentare alla Regione motivata richiesta di inclusione nell'ambito territoriale della Comunità montana confinante, ovvero esercitare le funzioni e i servizi conferiti dalla legge regionale 12 agosto 2002 n. 34 mediante l'attivazione di una delle forme associative previste nella presente legge.
4. Il potere normativo delle Comunità montane è esercitato nella forma dello statuto e dei regolamenti.
5. Le Comunità montane adeguano il proprio statuto alle disposizioni della presente legge entro 180 giorni dall'entrata in vigore della stessa.
6. Le Comunità montane, nell'ambito della propria autonomia regolamentare e organizzativa adottano il regolamento di contabilità e il regolamento sul funzionamento degli uffici.
Art. 9
Convenzioni
1. Le convenzioni disciplinano lo svolgimento coordinato di funzioni e servizi determinati.
2. Le convenzioni stabiliscono l'oggetto, la durata, le forme di consultazioni degli enti contraenti, i relativi rapporti finanziari, gli obblighi e le garanzie. Esse possono prevedere anche la costituzione di uffici comuni ai quali affidare l'esercizio di funzioni e servizi in luogo degli enti partecipanti all'accordo ovvero la delega di funzioni da parte degli stessi a favore di uno di essi, che opera in luogo e per conto degli enti deleganti.
Art. 10
Consorzi
1. I Comuni e gli altri Enti pubblici possono costituire un consorzio secondo le norme previste per le aziende speciali, in quanto compatibili, per la gestione associata di uno o più servizi e l'esercizio associato di funzioni. Al consorzio possono partecipare gli enti pubblici quando siano a ciò autorizzati, nel rispetto delle leggi alle quali sono soggetti.
3. La convenzione disciplina altresì le nomine e le competenze degli organi consortili, prevedendo la trasmissione agli enti aderenti degli atti fondamentali del consorzio.
4. Salvo quanto previsto dalla convenzione e dallo statuto del consorzio, al quale partecipano a mezzo dei rispettivi rappresentanti legali anche enti diversi dagli Enti locali, l'assemblea del consorzio è composta dai rappresentanti degli enti associati nella persona del Sindaco, del Presidente o di un loro delegato, ciascuno con responsabilità e con voto pari alla quota di partecipazione fissata dalla convenzione e dallo statuto.
6. Entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, gli Enti locali provvedono, anche in deroga ai limiti di durata eventualmente previsti dai relativi atti costitutivi, alla revisione dei consorzi esistenti sopprimendoli o trasformandoli nelle forme previste dalla presente legge.
7. Sono fatti salvi i consorzi fra Enti locali previsti da leggi regionali di settore, nonché i consorzi obbligati per legge con le relative discipline ivi previste
Art. 11
Cooperazione tra Comuni in ambiti interregionali
1. Il Presidente della Giunta regionale, su istanza dei Comuni interessati, può promuovere accordi con altre Regioni aventi ad oggetto Io svolgimento in forma associata tra Comuni appartenenti a diverse Regioni, di funzioni e servizi comunali, quando ciò si renda necessario al fine di definire la disciplina regionale applicabile relativamente alle procedure e modalità di erogazione di servizi da parte degli enti associati.
3. Il Presidente della Giunta regionale sottoscrive l'accordo previo parere della Commissione consiliare competente per materia.
4. Nei casi in cui si applichi la disciplina legislativa della Regione Calabria, la forma associativa è ammessa ai contributi dalla medesima previsti. A tal fine, ove necessario, si provvede all'adeguamento del Programma di riordino territoriale ai sensi dell'articolo 17.
Capo III
Modalità del coordinamento e gestione associata fra
Comuni nell'esercizio delle funzioni e dei servizi. Esercizio dei poteri
sostitutivi.
Art. 12
Funzioni conferite ai Comuni
Art. 13
Gestione associata
2. La Regione incentiva l'esercizio associato delle funzioni ai sensi della presente legge.
Art. 14
Poteri sostitutivi
1. I Comuni sono tenuti a dare attuazione alle funzioni e ai servizi loro spettanti.
2. Se i Comuni non danno attuazione alle funzioni e ai servizi loro spettanti in modo diretto, oppure ove occorra anche attraverso una delle forme associative disciplinate dalla presente legge, la Regione esercita il potere sostitutivo nei loro confronti nelle forme e con le garanzie di cui al comma seguente.
3. Nelle materie di propria competenza legislativa, la Regione, nel rispetto del principio di leale collaborazione, esercita il potere sostitutivo sugli Enti locali nei casi in cui vi sia una accertata e persistente inattività nell'esercizio obbligatorio di funzioni amministrative e ciò sia lesivo di rilevanti interessi del sistema regionale e locale. A tal fine, la Giunta regionale, sentito il Consiglio delle Autonomie o, nelle more della costituzione di questo Organismo, la Conferenza Regione-Enti locali, chiamato ad esprimersi in merito alla sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri sostitutivi, assegna all'ente inadempiente un termine per provvedere non inferiore a trenta giorni, salvo deroga motivata da ragioni d'urgenza. Decorso inutilmente tale termine e sentito l'ente interessato, gli atti sono posti in essere in via sostitutiva dalla Regione, anche attraverso la nomina di un commissario, dandone comunicazione alla Conferenza Regione-Enti locali, ovvero al Consiglio delle Autonomie, appena istituito. Le procedure del presente articolo si applicano a tutti i casi di potere sostitutivo previsti dalla legislazione regionale vigente, che si intendono modificati.
5. Nell'interesse prioritario degli Enti locali e alla luce del principio costituzionale di leale cooperazione, accanto a interventi caratterizzati da sussidiarietà verticale, nella Regione Calabria è prevista la possibilità di una sussidiarietà rovesciata, ossia di liberi interventi sostitutivi degli Enti locali rispetto ad atti di competenza regionale, nell'esclusivo caso di gravi e non altrimenti sanabili inadempienze regionali, soprattutto se relative a servizi
pubblici essenziali e urgenti connessi a diritti fondamentali del cittadino. La Regione potrà riesercitare in ogni momento le proprie funzioni sussidiariamente e temporaneamente svolte dagli Enti locali regionali, tenendo conto degli oneri finanziari che necessariamente ed effettivamente sono gravati su tali enti in ragione della propria carenza.
CAPO IV
Programma di riordino territoriale e incentivi per lo sviluppo delle forme di
collaborazione e di associazione tra Comuni. Ambiti
territoriali e livelli ottimali di esercizio.
Art. 15
Ambiti territoriali e livelli ottimali di esercizio delle funzioni e dei
servizi
1. AI fine di assicurare i livelli ottimali di esercizio delle funzioni e dei servizi da parte dei Comuni nel rispetto dei criteri di efficacia, efficienza ed economicità dell'azione amministrativa, la Regione adotta il programma regionale di riordino territoriale sulla base di programmi provinciali ed eroga gli incentivi finanziari alle forme associative di cui all'articolo 3 della presente legge.
2. AI fine di assicurare l'esercizio ottimale delle funzioni e dei servizi, la Giunta regionale, sentita la Conferenza Regione - Enti locali e sulla base del programma provinciale, individua nel Programma regionale di riordino territoriale, gli ambiti territoriali ottimali, tenendo conto dei piani provinciali di cui all'art. 16, nonché delle indicazioni eventualmente formulate dagli altri Enti locali.
3. Tranne che per i Comuni capoluogo e per i Comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti, i livelli ottimali di esercizio delle funzioni e dei servizi sono assicurati, ai sensi della presente legge, dalle unioni di Comuni, dai comprensori comunali, dalle associazioni fra Comuni, dalle Comunità montane, per i Comuni in essa compresi e dai consorzi fra Enti locali.
4. Nel rispetto degli ambiti ottimali individuati nel Programma regionale di riordino territoriale, costituisce condizione essenziale per l'accesso agli incentivi di cui alla presente legge il raggiungimento delle forme associate interessate della soglia minima di almeno 10.000 abitanti,secondo i dati istat dell'ultimo censimento della popolazione, ovvero di una soglia minore, risultante dall'unione di almeno cinque Comuni, salvo quanto previsto dal successivo articolo 16, comma 5.
Art. 16
Programma provinciale di riordino territoriale
1. Il Programma provinciale di riordino territoriale effettua la ricognizione degli ambiti territoriali e dei livelli ottimali previsti per l'esercizio associato sovracomunale di funzioni e servizi.
2. I livelli ottimali di esercizio delle funzioni e dei servizi sovracomunali sono determinati, ai sensi della presente legge, tenendo conto di indici di riferimento demografico, territoriale ed organizzativo, sulla base dei quali i Comuni possono realizzare una gestione delle funzioni e dei servizi in modo efficiente, efficace ed economico.
3. Nell'individuazione dei livelli ottimali, la Provincia tiene conto delle indicazioni avanzate dagli Enti locali interessati
4. Il livello ottimale è individuato per Comuni associati contermini con popolazione complessiva non inferiore a 10.000 abitanti, ovvero di una soglia minore risultante dall'unione di almeno cinque Comuni.
Art.
17
Procedure per l'adozione e l'aggiornamento del
Programma provinciale di riordino territoriale
1 Ai fini della redazione del Programma provinciale di riordino territoriale, i Comuni, entro il termine di 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, presentano alla Giunta provinciale le proposte di individuazione degli ambiti territoriali e dei livelli ottimali di esercizio di funzioni e servizi.
2. Le proposte di cui al comma 1 contengono l'individuazione delle funzioni e dei servizi da esercitare in forma associata, l'indicazione dei risultati attesi in termini di economicità, efficacia ed efficienza attraverso la forma associativa nonché i soggetti e le forme prescelti per l'esercizio associato di funzioni e servizi e per il relativo esercizio a livello ottimale.
3. Il Consiglio provinciale, considerate le richieste pervenute dai Comuni, sentiti tutti gli enti interessati, redige, su proposta della Giunta, il Programma
provinciale di riordino territoriale entro 60 giorni dallo scadere dei termini di cui al comma 1 e Io trasmette alla Giunta regionale.
4. Il Programma è aggiornato, con cadenza quinquennale sulla base delle proposte formulate dai Comuni interessati, nel rispetto della procedura di cui al presente articolo.
5. Scaduti i termini previsti e in assenza, da parte dei Comuni, delle indicazioni richieste, la Giunta provinciale concorda una proroga di 30 giorni ai Comuni, trascorsa inutilmente la quale provvede egualmente alla redazione del Programma provinciale di riordino territoriale.
Art.
18
Procedure per l'adozione e l'aggiornamento del Programma regionale di riordino
territoriale
1. Il Programma regionale di riordino territoriale, approvato ed aggiornato con le modalità di cui al presente articolo:
a) effettua la ricognizione degli ambiti territoriali ottimali per l'esercizio associato di funzioni comunali, sulla base dei Programmi provinciali di riordino territoriale;
b) individua le fusioni e le altre forme associative già esistenti sul territorio regionale;
c) specifica i criteri per la concessione degli incentivi finanziari a sostegno delle forme associative previste all'articolo 3 della presente legge.
2. Entro i successivi 60 giorni dalla presentazione dei Programmi provinciali di riordino territoriale, la Giunta regionale predispone lo schema preliminare del Programma regionale di riordino territoriale.
3. Lo schema preliminare è sottoposto, per il relativo parere, alla Conferenza Regione - Autonomie locali, che si esprime entro i successivi 30 giorni. Valgono comunque le disposizioni dell'art. 23 della presente legge. Decorso tale termine, la Giunta regionale adotta lo schema preliminare di Programma e Io sottopone entro i successivi trenta giorni al Consiglio regionale per l'approvazione.
4. Il Consiglio regionale approva il Programma regionale di riordino territoriale entro i successivi 60 giorni.
5. Quando il livello ottimale coincide con il territorio di una Comunità montana l'esercizio associato di funzioni e servizi previsto per detto livello avviene esclusivamente attraverso la Comunità medesima.
6. Il Programma regionale di riordino territoriale ha validità dalla data della pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Calabria.
7. Il Programma regionale è aggiornato con cadenza quinquennale sulla base delle procedure di cui al presente articolo.
8. Scaduti i termini previsti e in assenza, da parte delle Province, delle indicazioni richieste, la Giunta regionale concorda una proroga di 30 giorni alle Province stesse, trascorsa inutilmente la quale provvede egualmente alla redazione del Programma regionale di riordino territoriale.
9. Qualora si tratti di dare esecuzione a disposizioni legislative o regolamentari successivamente intervenute che comportano la variazione di ambiti territoriali o di livelli ottimali, ovvero si tratta di dare conto dell'effettiva costituzione di unioni di comuni o dell'avvio in altra forma di gestioni associate, o del compimento delle procedure di modifica delle circoscrizioni comunali, la Giunta regionale provvede direttamente agli aggiornamenti necessari dopo averne dato comunicazione al Consiglio delle Autonomie Locali.
Art. 19
Relazione al Consiglio
1. La Giunta regionale presenta al Consiglio regionale una relazione annuale sullo stato di attuazione del Programma regionale di riordino territoriale e sugli obiettivi previsti per l'anno successivo.
Art. 20
Criteri per la concessione degli incentivi
1. Il Programma regionale di riordino territoriale specifica i criteri per la corresponsione degli incentivi alle forme associative previste all'articolo 3 della presente legge, tenendo conto prioritariamente del numero dei Comuni associati, della rilevanza e della tipologia delle funzioni e dei servizi oggetto della gestione associata.
2. Ferma restando la preferenza per le unioni e le fusioni di Comuni, al fine di conseguire il livello ottimale dell'esercizio delle funzioni e dei servizi, è attribuito un contributo a tutte le forme associative previste all'articolo 3, determinato in rapporto ai seguenti principi:
a) funzioni e servizi gestiti tramite uffici comuni e che comunque implichino una maggiore integrazione tra gli uffici ed il personale dei Comuni aderenti, nonché il conseguimento di una maggiore efficacia, efficienza ed economicità attraverso l'ottimizzazione delle risorse umane, strumentali e finanziarie. In particolare, si richiede lo svolgimento in comune di almeno quattro dei seguenti servizi amministrativi:
• Polizia municipale
• Gestione del personale
• Servizi tecnici
• Servizi sociali
• Urbanistica
• Commercio e attività produttive
• Servizio tributi
• Finanza e contabilità
• Servizi ambientali
• Servizi a domanda individuale
b) densità demografica dei comuni ricompresi nella forma associativa;
c) popolazione con riferimento a indice di vecchiaia, indice di disoccupazione e indice di spopolamento;
d) numero dei Comuni ricompresi nella forma associativa;
e) altimetria ed estensione del territorio montano.
f) istituzione di nuovi servizi, anche mediante innovazioni tecnologiche.
3. Il Programma prevede :
a) l'erogazione di un contributo finanziario straordinario, una tantum, al momento della fusione dei Comuni.
b) l'erogazione di incentivi finanziari ordinari annuali per tutte le forme associative di cui all'articolo 3.
4. I contributi ordinari successivi alla prima annualità sono decurtati delle somme già concesse nell'anno precedente, laddove, sulla base della documentazione finanziaria, non sia comprovata l'effettiva gestione associata delle funzioni e dei servizi assunti ed essa non appaia ispirata ai princìpi di efficienza, efficacia e di economicità.
5. I benefici previsti dalla presente legge non sono in alcun caso cumulabili quando i territori dei Comuni - che operano fusioni, o altre forme di gestione associata di funzioni e di servizi - coincidano, pur in minima parte.
6. Il Programma regionale di riordino territoriale disciplina altresì l'erogazione di contributi in conto capitale in favore delle forme associative di cui alla presente legge per spese di investimento finalizzate ad una più efficace, efficiente ed economica gestione associata di funzioni e servizi.
7. La concessione dei contributi è effettuata nei limiti dello stanziamento annuale di bilancio. Qualora il totale dei contributi massimi erogabili sulla base delle domande presentate ecceda le risorse finanziarie impegnabili il contributo spettante a ciascuno dei richiedenti viene ridotto in proporzione.
8. Per le fusioni fra Comuni non si applicano le decurtazioni previste al comma 7 del presente articolo.
9. La Regione, al fine di assicurare la istituzione di forme associate di gestione fra Comuni, fornisce, anche attraverso i propri uffici, assistenza tecnico-amministrativa per l'impostazione delle questioni istituzionali e per la redazione dei relativi atti ed eroga ai Comuni, che abbiano specificamente deliberato in materia, contributi specifici destinati a concorrere alle spese sostenute per l'elaborazione di progetti di riorganizzazione sovracomunale delle strutture, dei servizi e delle funzioni.
10. Ferma restando l'applicazione delle disposizioni del presente articolo, il Programma regionale di riordino territoriale può prevedere ulteriori specificazioni per l'incentivazione.
11. Non sono ammesse a beneficiare dei contributi le forme associative obbligatorie di cui all'art. 10, comma 7, della presente legge e ogni altro esercizio in forma associata di compiti di programmazione, di organizzazione e di gestione di servizi obbligatoriamente previsti dalla legislazione regionale.
Art. 21
Sostegno alle attività formative
1. La Regione, nell'ambito degli obiettivi definiti dal Programma di riordino territoriale, promuove e sostiene lo sviluppo delle gestioni associate anche con iniziative, rivolte agli Enti locali e agli altri Enti pubblici interessati, finalizzate alla condivisione delle esperienze, all'approfondimento delle conoscenze, all'aggiornamento del personale.
2. La Giunta regionale stabilisce le modalità per lo svolgimento delle iniziative di cui al comma 1 ed individua le risorse ad esse destinate, nell'ambito di quelle previste per l'attuazione della presente legge.
Art. 22
Norma finanziaria
1. Ai sensi dell'art. 18, comma 4, della legge regionale 12 agosto 2002, n. 34, la Regione fa fronte agli oneri finanziari occorrenti per la incentivazione dell'esercizio associato delle funzioni con apposito capitolo nel bilancio di previsione.
Art. 23
Norme transitorie
1. Fino alla costituzione del Consiglio delle Autonomie Locali previsto dall'art. 48 dello Statuto regionale, i pareri previsti dalla presente legge sono espressi dalla Conferenza Regione - Autonomie locali di cui alla legge regionale 12 agosto 2002, n. 34.
2. Dal giorno dell'entrata in funzione del Consiglio delle Autonomie locali i compiti e le funzioni della Conferenza Regione - Autonomie locali sono automaticamente trasferiti al Consiglio stesso e i componenti della Conferenza decadono.
Art. 24
Norme finali
1. Salvo provvedimenti relativi al trasferimento di unità di personale disposti dalla Regione o dalle Province, il personale amministrativo destinato a svolgere funzioni e servizi fra le associazioni di Comuni previste dalla presente legge è tratto, consensualmente e proporzionalmente alle dimensioni demografiche degli enti interessati e in stretta necessità con le funzioni e i servizi stessi, dai ruoli in organico ai Comuni interessati.
2. Ai sensi dell'art. 1, comma 1, della legge 15 marzo 1997, n. 59, il termine conferimento ricomprende sia il trasferimento, ovvero la restituzione di compiti e funzioni da parte di un ente ad un altro ente, sia l'attribuzione, ovvero la creazione ex novo di funzioni da parte di un ente a favore di un altro ente, sia la delega, ovvero intestazione ad un ente del mero "esercizio" di una funzione la cui "titolarità" viene mantenuta dalle ente delegante, insieme al potere di sostituzione e revoca.
3. Nella Regione Calabria, in assenza di specifiche e diverse indicazioni, per conferimento si intende sempre l'attribuzione di compiti e funzioni dalla Regione agli Enti Locali e funzionali, ovvero pure dagli Enti Locali intermedi a quelli minori
4. Tutte le disposizioni della legge regionale n. 12 agosto 2002, n. 34, o di altre leggi regionali vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge, che risultino in contrasto con le modifiche generali ora apportate, si intendono abrogate.