VIII legislatura
24.
Seduta di
mercoledì 11 ottobre 2006
La seduta è sospesa per mancanza del numero legale.
Antonio BORRELLO, Segretario Questore
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Antonio BORRELLO, Segretario Questore
Legge le interrogazioni e le mozioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
Il primo punto all’ordine del giorno recita “Proposta di provvedimento amministrativo numero 181/8^, d’Ufficio, recante: “Elezione di un Vicepresidente del Consiglio regionale in sostituzione del consigliere Demetrio Naccari Carlizzi, eletto assessore”.
Chiamo a svolgere le funzioni di segretario i consiglieri Nicolò e Serra. Si distribuiscano le schede.
Antonio BORRELLO, Segretario Questore
Fa la chiama.
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione per scheda. Presenti e votanti 40. Hanno riportato voti Borrello Antonio, 27. Schede bianche 11. Schede nulle, 2. Pertanto proclamo eletto alla carica di Vicepresidente del Consiglio regionale il consigliere Antonio Borrello.
L’onorevole Borrello, può prendere posto al banco della Presidenza.
(Applausi)
Legge un seguito di comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Il secondo punto all’ordine del giorno recita: “Proposta di provvedimento amministrativo numero 180/8^ d’Ufficio, recante: “Elezione di un Segretario Questore del Consiglio regionale in sostituzione del consigliere Luigi Fedele, dimissionario”.
Chiamo a svolgere le funzioni di segretario i consiglieri Nicolò e Serra. Si distribuiscano le schede.
Chiamo l’onorevole Trematerra a svolgere le funzioni di Segretario verbalizzante.
Michele TREMATERRA, Segretario Questore f.f.
Fa la chiama.
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione. Presenti e votanti 38. Hanno riportato voti Gesuele Vilasi, 22. Schede bianche, 16. Schede nulle, 2.
Pertanto, proclamo eletto alla carica di Segretario Questore del Consiglio regionale il consigliere Gesuele Vilasi.
(Applausi)
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.
Presidente, chiedo di parlare sull’ordine dei lavori chiedendole di invertire il punto tre e di differirlo al punto 8 per permettere all’Aula di completare un lavoro su cui tutti i gruppi consiliari si erano già a suo tempo espressi.
Non è un caso che il punto 4 trovi la sottoscrizione di tutti i capigruppo in Consiglio regionale.
Dato che non voglio sfuggire alle legittime osservazioni che sicuramente verranno fatte e siccome oggi anche con l’elezione del Vicepresidente del Consiglio regionale nella persona dell’onorevole Borrello si è di fatto reso disponibile un ulteriore assetto, le chiedo di proporre l’inversione dell’ordine del giorno per permettere al Consiglio di poter definire nella giornata di questa sera un lavoro assai impegnativo e sui c’è stata, anche, in queste settimane un’attesa particolarmente rilevante.
PRESIDENTE
Sulla richiesta dell’onorevole Pacenza possono intervenire un consigliere a favore e due contro.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
Presidente, per un chiarimento e poi anche per un intervento fortemente contrario a questa proposta.
Il chiarimento, poi, magari me lo darà la Presidenza. Si chiede di rinviare l’elezione del Presidente della Commissione e di trattare al posto della elezione del Presidente della Commissione il punto 8 che è un progetto di legge sull’Appennino Parco d’Europa.
In ogni caso l’intervento è contro questa inversione dell’ordine del giorno perché ritengo che l’elezione del Presidente della Commissione bilancio sia assolutamente indifferibile.
Solo qualche settimana fa ci avete presentato un aggiornamento del programma, Presidente Bova, che prevedeva un rilancio dell’attività del Consiglio regionale. Solo qualche settimana fa ci avete detto che il Consiglio regionale avrebbe dovuto riappropriasi della sua funzione legislativa.
L’avete scritto nell’aggiornamento del programma che ci avete presentato. Ebbene la Commissione è la Commissione che deve dare i pareri di pertinenza contabile su tutte le leggi.
Fin quando non c’è il Presidente della Commissione bilancio non è possibile approvare delle leggi in questo Consiglio regionale.
Allora che scrivete a fare che volete rilanciare l’attività legislativa del Consiglio se non siete nemmeno in grado di trovare un accordo su chi dovrà reggere la Commissione bilancio che è fondamentale per la produzione di norme legislative all’interno del Consiglio regionale stesso?
Per questa ragione non siamo d’accordo che si proceda ad un rinvio della elezione del Presidente del Commissione bilancio. Anzi chiediamo che sollecitamente si vada ad eleggere il Presidente. Non potete costringere il Consiglio all’immobilismo a causa delle difficoltà interne alla maggioranza.
Per cui siamo disponibili a trattare tutte le pratiche poste all’ordine del giorno, ma innanzitutto l’elezione del Presidente della seconda Commissione.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Dima. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Per ribadire in modo ancora più chiaro la nostra preoccupazione rispetto all’ulteriore rinvio di questo punto.
Non solo per le ragioni già chiaramente espresse dal collega Occhiuto ma anche, Presidente, per un altro elemento che sicuramente non suona bene per la dignità di quest’Aula e di questo Consiglio regionale.
L’altro giorno mi sono estratto – via Internet – la produzione legislativa di questo primo scorcio di legislatura. Non ha precedenti nella storia del Consiglio regionale della Calabria.
Mi riferisco, ovviamente, al dinamismo e alla produttività sul piano legislativo di questo Consiglio regionale.
Sedici leggi o meglio ancora sedici punti approvati dal Consiglio regionale della Calabria di cui 11 riferiti a leggi di bilancio o di programmazione economica.
In altri termini il Consiglio regionale della Calabria in un anno e mezzo di attività consiliare, con le Commissioni consiliari delineate dall’inizio di legislatura, alla luce anche del nuovo Regolamento per cui la maggioranza a differenza del passato nelle Commissioni consiliari ha una larga maggioranza, ha registrato – Presidente – la più scarsa produzione legislativa mai verificatasi in 35 anni di regionalismo in Calabria.
Ripeto, 16 provvedimenti approvati di cui 11 riferiti a leggi di bilancio e soltanto 3-4 materie hanno un po’ interessato l’Aula.
Ci sono settori vitali della vita economica, sociale, culturale, politica di questa nostra Regione che non sono stati mai trattati in questo Consiglio regionale.
Per cui nonostante i 34 consiglieri regionali di maggioranza, nonostante la pax sociale che vivete nella società calabrese, nonostante l’abbondanza di tutte le cose che stanno caratterizzando questa maggioranza noi dobbiamo necessariamente denunciare con forza questo ulteriore elemento di insufficienza politica che la maggioranza registra questa sera nel non procedere alla elezione del Presidente della Commissione che è vitale per poter spingere nella direzione della produzione legislativa.
Se questi sono i ritmi e se questi sono i risultati di un primo anno e mezzo di attività consiliare, carissimi colleghi della maggioranza credo che sicuramente questo è un ulteriore segnale negativo che diamo alla opinione pubblica calabrese.
PRESIDENTE
Non ci sono più iscritti a parlare.
Riassumo la proposta dell’onorevole Pacenza: posporre il punto 3 all’ordine del giorno odierno dopo il punto 7, e la pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Si passa alla discussione del punto 4 all’ordine del giorno che recita “Proposta di provvedimento amministrativo numero 167/8^, di iniziativa dei consiglieri Pacenza, Guagliardi, Gentile, Feraudo, Sculco, Amato, Nucera, Incarnato, Tripodi M.,Dima, Guerriero, Chiarella, Racco, Tallini, recante:’Integrazione al Regolamento interno del Consiglio regionale”
Riteniamo l’atto appena compiuto come un atto di prevaricazione al legittimo funzionamento di questo Consiglio regionale.
Noi abbandoniamo i lavori. Se avete la forza andate avanti. Non avete voglia di far lavorare il Consiglio regionale. Voi state bloccando la Calabria, state mortificando più che mai alla vigilia di un dibattito così importante l’agibilità democratica di quest’Aula.
Noi abbandoniamo i lavori.
(I consiglieri di minoranza abbandonano l’Aula)
Si passa alla discussione dell’ex punto 4 all’ordine del giorno.
Proposta di provvedimento amministrativo numero 167/8^, di iniziativa dei consiglieri Pacenza, Guagliardi, Gentile, Feraudo, Sculco, Amato, Nucera, Incarnato, Tripodi M., Dima, Guerriero, Chiarella, Racco, Tallini, recante: “Integrazione al Regolamento interno del Consiglio regionale”.
L’onorevole Pacenza, relatore, ha facoltà di svolgere la relazione.
Come i colleghi ricorderanno, Presidente, questa discussione ha avuto inizio qualche mese addietro.
Prima in una stesura un po’ diversa, poi si arrivò ad una situazione delicata in Consiglio regionale in quanto su una materia così importante ci fu una divaricazione all’interno del Consiglio regionale fino al punto che si produssero due documenti distinti tra maggioranza e minoranza.
Oggi arriviamo ad un punto significativamente importante perché questo provvedimento trova l’assenso unanime del Consiglio regionale.
C’è stato un lavoro importante fatto nella Commissione competente. C’è stato un lavoro ulteriormente importante fatto dal Comitato sul coordinamento del testo.
Penso che possiamo con questo provvedimento di integrazione al Regolamento del Consiglio porre un punto di alta responsabilità e di autodeterminazione del Consiglio regionale calabrese, certo, dentro quelli che sono gli strumenti legislativi di riferimento.
Nessuno poteva immaginare su una materia così delicata di assumere iniziative regolamentari e legislative che andassero in contrasto con la normativa nazionale di riferimento.
Nonostante questo – io lo voglio sottolineare – è questa una prova di alta responsabilità del Consiglio regionale calabrese che fa i conti con quella che è la fase complicata e difficile – oserei dire, anche inedita – che sta vivendo questa fase di consiliatura e questa fase politica all’interno della nostra Regione.
Ecco perché, Presidente, - ed ho finito veramente - rifacendomi a quello che è il testo approvato in Commissione penso che sia straordinariamente importante il fatto che alla unanimità il Consiglio regionale si doti di questo strumento preventivo di auto-governo rispetto a fatti che possono riguardare elementi di inopportunità e di incompatibilità all’interno della vita istituzionale del Consiglio e della Giunta regionale.
PRESIDENTE
Sulla relazione dell’onorevole Pacenza, si apre la discussione, dibattito generale.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Giamborino. Ne ha facoltà.
Pietro GIAMBORINO
Grazie, Presidente, l’occasione è buona anche per formulare auguri alla sua…
PRESIDENTE
Siamo in sede di discussione generale onorevole collega sul provvedimento…
Francesco MORELLI
Presidente, per un corretto confronto democratico chiedo la verifica del numero legale per dare tranquillità a tutto e a tutti. Grazie.
PRESIDENTE
Invito l’onorevole Chiarella a fare da consigliere Segretario.
Tentavo di dire che l’occasione, fra le altre cose, è buona per formulare a lei, Presidente Borrello, gli auguri di buon lavoro in una postazione così importante che in parte ripaga anche il vibonese e la Calabria di tante altissime problematiche.
Nel merito, invece, signor Presidente, volevo per un attimo tornare indietro, interverrò nel merito del Regolamento che viene sottoposto all’Aula nella mia qualità di Presidente della prima Commissione Affari istituzionali.
Volevo dire che è stato qui lamentato in Aula – ed io dico che tutto questo è legittimo – che il Consiglio e le Commissioni legiferavano poco, pochissimo e male, probabilmente.
Mi ricordava il Presidente Acri che è un po’ la memoria storica di una serie di dati sulla capacità legislativa, che a fronte di circa 732 leggi – così dovrebbe essere il numero – il 18 per cento - va ripetendo il Presidente Acri - è stato abrogato, il 30 per cento non ha trovato ulteriormente copertura finanziaria e questo appartiene a tutte le gestioni della politica calabrese, quindi ai governi di centro-destra o di centro-sinistra.
Concludo su questo, Presidente, affermando la seguente cosa: il problema non è legiferare in quantità ma in qualità.
A rafforzare questo mio modesto ragionamento, signor Presidente, cito senza soffermarmi che una Nazione europea quale l’Inghilterra dove la democrazia è unanimemente riconosciuta in uno Stato assai importante tanto da essere imitata nel resto dell’Europa e non solo, le leggi che regolano quel Paese sono a malapena mille contro le 1.500 della Francia. In Italia sono 150 mila circa.
Quindi non è un problema assolutamente di quantità delle leggi ma di qualità. E credo che in questa direzione dobbiamo marciare e in questa direzione ci stiamo – anche se con qualche ritardo – attrezzando.
Nel merito della pratica, Presidente, per quanto riguarda il Regolamento voglio pubblicamente riconoscere un dato di fatto al Presidente Bova che è la fotografia delle realtà.
Tutte le preoccupazioni – è inutile nasconderselo - di una legge quale era stata quella del Burc che aveva raccolto soprattutto incomprensioni e conseguentemente dissenso, diciamo noi oggi tranquillamente che la stessa è stata dotata – come previsto – dalla legge da un regolamento condiviso dal 99 per cento delle Regioni italiane.
Solo la Liguria ed il Piemonte si sono dotate di un Regolamento differenziato. Cioè a dire il Consiglio ha un Regolamento e la Giunta ha un Regolamento, lo stesso Regolamento.
Tutte le altre Regioni d’Italia dalla Lombardia, al Trentino Alto Adige, alla Toscana, alla Emilia Romagna, alla Campania, al Lazio e alla Puglia hanno il Regolamento di cui ha ritenuto doversi dotare il Consiglio regionale della Calabria.
Dicevo che va dato atto al Presidente Bova che ad oggi da quando è stata approvata la legge sul Burc, non un solo atto non è stato messo a disposizione dei calabresi e quindi non è stata pubblicato.
Questo è segno di grande democrazia, è la prova che era stata tutta una problematica politica che aveva assorbito i pensieri dei calabresi in questa ultima estate.
Dovevo dire io questo. Quindi con grande serenità, la legge è dotata oggi di un regolamento che permette, che individua e che in modo chiaro dice, conferma che tutte le leggi di cui i calabresi sono interessati saranno pubblicate all’interno del Bollettino regionale e naturalmente fa salvaguardia – perché questo il Regolamento impone – dei dati sensibili e giudiziari. Così come abbiamo potuto, Presidente Bova e Vicepresidente Borrello, assolutamente…
Mi si dice del codice etico. E’ chiaro che le due cose, per quello che mi riguarda, intervengo anche sull’altro problema, camminano insieme. Cioè un Consiglio regionale che vuole dotarsi di regole precise all’interno delle quali vuole incamminarsi.
A questo proposito bene ha fatto questo Consiglio alla unanimità. Avremmo dovuto meglio marciare ma su questo c’è la firma di tutti i capigruppo. Questo Consiglio regionale anche se non richiesto, Presidente Bova, dalla normativa vigente perché la nostra Costituzione sancisce già in modo preciso, ha ritenuto di doversi dotare di un ulteriore codice etico che va a restringere ancora di più la trasparenza di questa politica calabrese. Solo Dio sa quanto bisogno ci sia di trasparenza che qualcuno – Presidente, concludo davvero – chiama assolutamente legalità.
Io non ho obiezioni ma preferisco chiamarla costituzionalità.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Acri. Ne ha facoltà.
Io chiedo una spiegazione di carattere tecnico, signor Presidente. Lo chiedo a lei e lo chiedo eventualmente al firmatario dell’emendamento. Leggendo nelle carte che sono state consegnate qualche minuto fa, al provvedimento amministrativo 167 con protocollo 2891, non c’è alcun riferimento agli articoli 26 bis e 26 ter di cui agli emendamenti presentati con numero di protocollo successivo a quello del provvedimento in discussione da parte dell’onorevole Maurizio Feraudo.
Per cui per capire quello che voto, dovrei avere spiegazioni dalla Presidenza, eventualmente da un intervento integrativo dell’onorevole Feraudo. Se si è distratto, cioè, Feraudo a fare un emendamento su alcuni articoli che non ci sono più, oppure se gli articoli sono stati sostituiti senza che Feraudo ne sapesse qualcosa.
Non so se sono stato chiaro.
Cioè, noi abbiamo il provvedimento che non presenta più l’articolo 26 bis e il 26 ter, e la proposta di emendamenti dell’onorevole Feraudo è successiva, il numero di protocollo è successivo al provvedimento. Questo per avere chiarezza e sapere, eventualmente cosa io sono portato a votare.
PRESIDENTE
La parola al Presidente del Consiglio regionale.
Io più che rispondere al legittimo quesito posto poco fa dal consigliere Acri, vorrei sottolineare alcuni aspetti che rispondono anche nel nuovo testo ad alcune osservazioni – sono rimasto sorpreso – che ho letto sulla stampa qualche giorno fa.
Mi interrogavo su quale testo rispondevano e poi ho capito che erano ad un testo che è stato sottoposto sulla base della firma dei consiglieri regionali alla Commissione.
Ora qui cosa si è fatto? Qual è il testo a proposito degli emendamenti fatti dal collega Feraudo? In qualche modo questo testo così come si è deciso in Commissione alla unanimità ha avuto qualcosa di più di un fortissimo coordinamento.
Nel senso che una volta affermato per volontà di tutti i gruppi il principio – come ricordava opportunamente poco fa il Presidente della prima Commissione consiliare -, cioè una volta deciso che per quanto riguarda noi stessi, quindi tutti i consiglieri per volontà dei gruppi rispetto alle regole di comportamento e alle leggi della Repubblica senza nulla togliere ai meccanismi che vengono automaticamente nelle fattispecie in cui i consiglieri regionali sospesi dal loro incarico…. Abbiamo deciso di adottare una rete più stretta e rigida per quanto riguarda gli incarichi che ci diamo tra noi stessi e che formalmente votiamo in Aula per dire che in questo Consiglio anche laddove non avviene niente altro in altra assise parlamentari o legislativa, da noi basta di meno perché si venga revocati dagli incarichi che i consiglieri ci danno, che diamo ad altri colleghi.
Per applicare questo ci siamo mossi - correggendo la prima impostazione nella forma ma non nella sostanza - su una traiettoria indicata dallo Statuto che abbiamo votato e dal Regolamento che pure il Consiglio ha votato.
Quindi quella che prima era un’altra terminologia che parlava di rimozione, fattispecie non prevista in nessuna parte né dello Statuto né del Regolamento, diventa revoca.
Con una seconda correzione, siccome l’incarico lo dà il Consiglio la procedura viene ad essere parlamentarizzata. Cioè il Consiglio lo dà e il Consiglio lo toglie sulla base di una procedura dentro cui sono previste precise garanzie anche per il consigliere che diventa oggetto di questo tipo di provvedimento. Così come garanzie sulla trasparenza, linearità e tempi della procedura perché tutto comunque deve concludersi entro 30 giorni come era previsto nel primo testo.
A questo proposito, per quanto riguarda l’emendamento all’articolo 26 bis che ha avanzato l’onorevole Feraudo, quello nella mia valutazione è ammissibile perché nel testo originario che avevamo preparato e sottoposto ai gruppi, era previsto per le condanne di primo grado.
Successivamente la valutazione di gran lunga prevalente ha portato quel tipo di correzione, che intanto è più vicina alla legge su cui si opera, ma in questo caso nella fattispecie di cui parliamo noi l’abbiamo allargato da un lato a qualsiasi tipo di reato. E in analogia a questo c’è la lettera b) del comma 1 che è una fattispecie ulteriormente restrittiva rispetto alle sanzioni previste per legge.
Secondo, ovviamente avendo proceduto - onorevole Acri - in questo modo non c’è, così come non c’è rimozione per il Presidente del Consiglio ecc., tanto meno ci può essere per il Presidente della Giunta.
In questo caso la fattispecie che la Costituzione e lo Statuto prevedono è quella della mozione di sfiducia. Per cui mantenendo il verso e la qualità del testo noi abbiamo anche in questo senso da un lato parlamentarizzato dentro la fattispecie mozione di sfiducia e quindi l’abbiamo collegato a principi già contenuti oltre che nella Costituzione, nel nostro Statuto e nel nostro Regolamento.
Per questa via superando anche perplessità, qua è la abbiamo letto e che erano, secondo noi, pertinenti.
Infine, anche rispetto a questa questione degli assessori dentro lo Statuto è prevista solo la censura e il meccanismo sugli assessori nel momento in cui l’Aula si pronuncia, è quello compatibile col nostro Statuto fermo restando che come elemento di novità si prevede un voto formale all’interno del Consiglio, che è un fatto di assoluto rilievo.
In pari luogo, in analogia con gli assessori, la stessa fattispecie e procedura viene prevista per i Presidenti dei gruppi perché né gli uni e né gli altri, né gli assessori né i Presidenti dei gruppi vengono eletti dal plenum del Consiglio.
Quindi il Consiglio in qualche maniera esprime un suo orientamento e una sua volontà. Lo sottolinea per quanto riguarda gli assessori al Presidente della Giunta e per quanto riguarda i Presidenti dei gruppi ai rispettivi gruppi, che però mantengono un loro ambito preciso di sovranità quale è previsto dalle leggi. E nel caso del Presidente della Regione ad elezione diretta addirittura da una norma costituzionale.
Nel primo caso l’emendamento può essere votabile ferma restando la valutazione. Ma io volevo soprattutto sottolineare che c’è stato uno sforzo che fa sì che anche rilievi di ordine costituzionale o statutarie ecc. che qua è là ho detto. Se avessero contato fino a 100, prima di scrivere quelle cose può darsi che non sarebbero incorsi in quegli infortuni.
Penso che lo sforzo che abbiamo fatto renda ancora più rigoroso il testo per quanto riguarda i principi. E’ un testo davvero di una qualità, secondo me, più che sufficiente rispetto al collegamento tra i principi che vogliamo affermare ed i riferimenti normativi, regolamentari, o statutari o addirittura costituzionali, insomma. Ho terminato.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Feraudo. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, io premetto che ho sottoscritto la proposta di provvedimento in qualità di capogruppo perché condivido in pieno il principio e la necessità di dotare il Consiglio di uno strumento di autotutela importante che preveda la decadenza dall’incarico, la revoca, la rimozione come la vogliamo definire dall’incarico di secondo livello nelle ipotesi che sono state contemplate nella proposta di Regolamento.
Nella valutazione successiva che è stata fatta e che ho fatto rispetto al testo che è stato discusso in Commissione ho proposto un emendamento. La precisazione del Presidente Bova soddisfa parzialmente, però, abbiamo discusso in Commissione – anche se poi con un coordinamento formale successivo – un testo che oggi viene portato in Aula, lo leggo per la prima volta, con una formulazione completamente diversa sotto alcuni aspetti.
Aspetti sia per quanto riguarda la formulazione del testo e sia nella parte sostanziale perché il testo originario che era strutturato da due articoli, l’articolo 26 bis e l’articolo 26 ter, prevedeva l’ipotesi di rimozione dall’incarico di primo e secondo livello rispetto al consigliere regionale anche per i Presidenti di gruppo.
Questo su una impostazione ovvia, è principio riconosciuto dalle norme costituzionali che il Presidente di Commissione e dunque la Commissione, come gruppi consiliari e dunque Presidenti di gruppi, siano organi interni al Consiglio. Interna corporis si chiamano. Cioè godono dello stesso livello all’interno dell’Assemblea.
Quindi questa differenziazione, i Presidenti di Commissione da una parte e poi prevedere una procedura differenziata per i Presidenti di gruppo, ritengo che non risponda più a quella logica che aveva indotto me personalmente a sottoscrivere quel testo anche perché prevede una procedura che non consente – l’ho vista adesso in maniera molto affrettata – al Consiglio di intervenire nel caso in cui il gruppo stesso non abbia azionato il meccanismo che è previsto dalla norma che stiamo discutendo.
Io ho presentato un emendamento che in pratica prevedeva rispetto alla rimozione una ipotesi di condanna del consigliere, di secondo grado. E’ chiaro: una sentenza di appello.
Per quanto riguarda la valutazione che ho fatto, quella ipotesi che era poi anche ragionevolmente proposta anche dal Presidente Bova che l’ha ricordata poc’anzi, era quella di prevedere questa ipotesi di revoca, di decadenza, di rimozione nel momento in cui c’è una sentenza di condanna di primo grado.
Non stiamo parlando di una conseguenza giuridica ma di un comportamento etico che viene previsto ed introdotto con la norma del Regolamento che ha efficacia di legge. Pertanto quello che dovrebbe essere un comportamento di auto-iniziativa del consigliere di autosospendersi in talune circostanze viene sancito in una norma.
Cioè in pratica diciamo che se un consigliere si è venuto a trovare in quelle ipotesi previste dall’attuale articolo 25 bis viene revocato. Si tratta di una conseguenza dettata da motivi di carattere etico la proposta che era stata fatta, ma a questo punto non so tecnicamente il mio emendamento che fine fa perché, ripeto, io l’ho proposto sulla base di un testo che è stato proposto in Commissione mentre mi trovo con una proposta depositata ieri ed il mio emendamento è stato pure depositato ieri. Ovviamente con un numero successivo a quello della proposta così come presentata.
Questo ovviamente mi mette in grossa difficoltà perché io ho ragionato ed ho fatto le mie valutazioni su un testo che era quello che è stato discusso in Commissione. Oggi mi trovo con un testo diverso sia nella formulazione che nella sostanza, per la parte che riguarda i Presidenti dei gruppi consiliari è stato modificato.
Rimane fermo il mio convincimento circa la necessità di dotare il Consiglio di questo strumento con una previsione, ovviamente, che introduca il principio della decadenza, della rimozione dopo il primo grado di condanna anche perché rispetto ad alcune ipotesi di reato c’è la legge stessa che stabilisce la decadenza dal Consiglio regionale da consigliere dopo la sentenza di condanna in appello.
Quindi questa modifica tra sentenza rispetto al primo testo e condanna penale confermata in appello, tecnicamente mi mette in condizioni il mio emendamento di non poterlo discutere, non so, forse non viene proposto, però il motivo per il quale avevo proposto questa modifica era quello di dare maggiore garanzia al Consiglio regionale, prevedendo questo strumento di autotutela già nel momento in cui siamo nella fase ulteriore rispetto ad un semplice sospetto, perché è vero che la sentenza di primo grado non è definitiva, anche la sentenza di secondo grado non è definitiva, ma se dobbiamo collegare a quella sentenza degli effetti circa gli incarichi di primo e secondo livello, ritengo che sia corretto che queste modifiche e questo principio vengano introdotti subito dopo la sentenza di primo grado.
(Interruzione)
Siamo in sede di discussione generale, il collega Feraudo ha affrontato la discussione di merito sull’emendamento. Non siamo in questa fase ancora, siamo nella fase della discussione generale, quindi gli interventi vengano, cortesemente, mantenuti nell’ambito della discussione generale. Poi si passerà al provvedimento e si discuteranno sia il provvedimento che gli emendamenti.
La parola all’onorevole Magarò.
Prendo brevemente la parola per portare il mio contributo e per dichiarare il mio voto su questo provvedimento in esame in Consiglio.
Devo, innanzitutto, dire che il testo è positivamente evoluto rispetto alla stesura originaria. E’ stato fatto uno sforzo immenso per apportare anche modifiche formali e sostanziali forti rispetto al primo testo, questo sforzo è stato fatto dentro la Commissione che io presiedo con il contributo del Presidente del Consiglio, è stato fatto attraverso un coordinamento formale che ha licenziato all’unanimità il provvedimento in esame, in questo momento, in Consiglio.
Il testo si è – dicevo – positivamente evoluto ed è giusto che stasera giungiamo alla sua definitiva approvazione, però ciò detto e annunciando il voto favorevole, mi permetterei di offrire o di fare assumere al Consiglio un altro impegno: per rafforzare l’efficacia di questo provvedimento che andremo a votare, credo che sia saggio fondare i presupposti su presupposti legislativi e non solo regolamentari.
Ho detto, nel corso della seduta della Commissione, che il novellato articolo 122 della Costituzione disciplina in modo organico la materia delle incompatibilità e della ineleggibilità dei consiglieri regionali, nonché dei componenti della Giunta regionale, però questo articolo della Costituzione rinvia ad un complesso sistema normativo, disciplinato costituzionalmente e fondato sulla legge statale dei princìpi fondamentali che è la “165” del 2004, però a valle dice alla Regione “voi potete legiferare nei casi di ineleggibilità e incompatibilità sia per quanto riguarda i consiglieri regionali, sia per quanto riguarda i componenti della Giunta”.
Io penso – ed è questo l’impegno, l’invito che rivolgo al Presidente Bova e al Consiglio – dopo aver approvato questa modifica al Regolamento interno, di mettere mano subito e presto ad una legge regionale che disciplini queste questioni, le disciplina su caratteri prescrittivi, vincolanti, e questo è l’invito che rivolgo al Presidente.
Questa legge regionale che serve, che è prevista dalla Costituzione e dalle leggi nazionali, ci dà anche la possibilità di svolgere un ragionamento su queste questioni. Per quanto mi riguarda, la penso in modo opposto al collega Feraudo, perché sono un garantista e penso che, fin quando la sentenza non è definitiva, il cittadino, il consigliere regionale, il politico debba essere salvaguardato. Non è l’avviso di garanzia, non è il primo grado, non è il secondo grado che ci potrà permettere di giudicare e valutare i comportamenti dei cittadini e dei rappresentanti delle istituzioni, anche perché la legge che citavo prima, la l65, regola già da adesso quali sono i casi in cui il consigliere decade, in cui è ineleggibile e in cui debba essere rimosso.
Ribadendo il mio parere favorevole, inviterei il Consiglio e il Presidente – questa è la mia proposta – ad assumere formale impegno che, al più presto, metteremo mano ad una riforma di legge regionale che sia garantista da un lato, ma anche vincolante e prescrittiva.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Acri.
Io non vorrei sembrare, perché non è nella mia abitudine e nella mia cultura, un azzeccagarbugli e non sono entrato volutamente nel merito della discussione proprio perché non voglio esprimere un giudizio che non sia assolutamente positivo sul provvedimento.
Io sollevo un problema formale che non è di poco conto. Qui due sono le cose: o il proponente, l’onorevole Feraudo, ritira il suo emendamento e dichiara che non era proponibile rispetto ad un testo che è completamente diverso dal riferimento dei suoi emendamenti oppure ci troviamo di fronte a due emendamenti rispetto a un testo che non è quello di questa sera.
Guardate, l’aspetto non è per niente né permaloso né soltanto formalistico, è che dobbiamo sapere, quando ci vengono portati gli atti in Consiglio, siccome è successo qualche altra volta di avere a disposizione più atti, più documenti, per cui sono d’accordo sul provvedimento, però dobbiamo stabilire se il provvedimento è questo quello al quale si riferiscono gli emendamenti dell’onorevole Feraudo che – ripeto – sono successivi al provvedimento o se, invece, l’onorevole Feraudo ci toglie tutti dall’imbarazzo, dichiara “ritiro i miei emendamenti perché erroneamente ho proposto delle correzioni all’articolo 26 bis, all’articolo 26 ter che non esistono in questo provvedimento”, a quel punto ci tranquillizziamo tutti e quindi esprimo il mio voto favorevole in quel caso.
Onorevole Acri, volevo precisare, pensavo che l’intervento dell’onorevole Magarò fosse sufficiente a comprendere le ragioni e i motivi per i quali arriva questo testo in Aula: è frutto di una rivisitazione da parte del coordinamento formale che è stato investito all’unanimità dalla stessa Commissione. Il coordinamento formale, per come lui ha ripetuto prima, ha all’unanimità approvato questo testo. La discrasia sul numero dell’articolo credo sia ininfluente rispetto alla questione, per cui gli emendamenti dell’onorevole Feraudo sono perfettamente accoglibili come proposta, poi su quelli il Consiglio si esprimerà nella sua piena autonomia.
La parola all’onorevole Tallini.
Al di là delle questioni formali che è sempre comunque utile affrontare, ritengo che in questo momento bisogna prendere atto di un risultato politico importante e devo dire che gran parte di questo risultato politico che oggi registriamo con questo provvedimento in Aula è merito del Presidente del Consiglio, onorevole Bova, perché ha saputo partecipare, nelle tantissime riunioni in cui si è discusso di questo codice, in condizioni psicologiche particolari, perché chi ha partecipato a quelle riunioni sa quante implicazioni anche di natura intima e personale ha condotto, discussioni che si sono poi protratte e durante le quali i consiglieri regionali che hanno partecipato hanno cercato di svestirsi della veste, del ruolo, del colore politico e dello schieramento per esprimere convinzioni che, prima di tutto, implicavano la propria coscienza. Ebbene, il Presidente Bova è stato molto aperto a tutte le osservazioni e molto attento e il risultato politico di oggi, che è quello di portare in Aula un testo sottoscritto anche dalla minoranza. E devo dire che a me dispiace che, nel momento in cui si discute un testo sottoscritto anche dalla minoranza, la minoranza non sia in Aula e abbia deciso di abbandonarla. Mi pare anche un atto di inopportunità.
Io credo che il Consiglio regionale, oggi, con l’approvazione di questo testo, al di là di tutte le valutazioni, compia un atto importante. Il Consiglio regionale della Calabria non è il Consiglio regionale di una qualsiasi Regione d’Italia, è il Consiglio regionale della Calabria, cioè di una Calabria che ha problemi eccezionali, che non ha nessun’altra regione d’Italia e il fatto che in Calabria si possa approvare un testo diverso da tutte le altre Regioni d’Italia non è e non deve apparire come una cosa anomala.
Quindi ritengo che una delle prime risposte che il Consiglio regionale aveva l’obbligo di dare all’opinione pubblica calabrese con questo atto è data.
Io credo che, da questo momento in poi, però, caro Presidente Bova, debba partire una controffensiva del Consiglio regionale nei confronti di una strategia tendente a criminalizzare l’intera istituzione regionale e i vari consiglieri regionali. Bene, fino adesso abbiamo cercato soltanto di difenderci da certi attacchi, adesso è giunta l’ora che questo Consiglio regionale – e alla testa di questo processo ci deve essere lei – cominci a difendersi dalla stampa, dall’opinione pubblica, dai giornalisti che, spesso, sulla stampa ci dipingono come una banda di criminali, a tutti quanti non è sfuggito l’ultimo articolo apparso sull’“Espresso”: “Il clan dei calabresi”.
Io ritengo che, davanti ad iniziative di questo genere, il Consiglio regionale o attiva procedure forti come quello di querelarsi nei confronti di giornalisti che appaiono così, oppure avalla la tesi che ha qualche cosa da nascondere e quindi, automaticamente, diventa debole la risposta e l’attività istituzionale che è in grado di esprimere.
Per queste ragioni noi riteniamo, come partito dell’Udeur, associandoci agli auguri per la nuova Presidenza che per noi è doppia non solo nei confronti dell’amico Borrello, ma anche nei confronti del Segretario regionale di un partito come l’Udeur che fino ad oggi ha cercato di rivendicare spazi legittimi all’interno di questa istituzione e che, a partire da oggi, comincia a dialogare bene e a trovarsi in sintonia con tutta l’altra parte della maggioranza, per questo motivo voteremo a favore del provvedimento, ribadendo e sottolineando il successo che ha ottenuto dal punto di vista politico il Presidente Bova.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Morelli.
Innanzitutto, Presidente, gli auguri a lei per la nomina a Vicepresidente, ovviamente anche a Gesuele Vilasi come segretario, però ci dispiace dover constatare che il quadro è monco e che, evidentemente, se questo è il presente, il futuro ci sembra sempre di più nebuloso.
Avremmo voluto, come minoranza di governo, partecipare a quel confronto dialettico e politicamente corretto, come altre volte si è svolto anche in questa fase; comunque, Presidente, ci soddisfa il chiarimento intercorso con lei in merito alla verifica del numero dei consiglieri presenti, per cui ritiro la richiesta di verifica, fermo restando che mi permetto di ricordare, ove mai ce ne fosse necessità – ma a lei non sfugge – che in votazioni del genere occorre la maggioranza dei consiglieri e quindi, in questo caso, 26 consiglieri a favore.
Mi riservo sin d’ora di chiedere l’appello nominale dei presenti in sede di votazione.
Non ci sono altri iscritti sulla discussione generale, quindi passiamo all’esame dell’articolato.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Voglio esplicitare un attimino la mia posizione sul voto, se mi è consentito.
Ho fatto le mie valutazioni e il mio emendamento su un testo, ora mi ritrovo con un altro testo, fermo restando che condivido il principio che il Consiglio introduce con questa integrazione al Regolamento, ma non condivido alcune precisazioni che sono venute da qualche collega, perché il livello delle sentenze di primo e secondo grado ha lo stesso valore. Ribadisco la necessità, per quanto mi riguarda, o quantomeno la difficoltà a fare una valutazione su un testo che non conoscevo, mi costringe…
Non voglio votare contro perché condivido l’impostazione e il principio di questo strumento che vogliamo introdurre, però voglio esprimere il voto di astensione rispetto a questo provvedimento, rispetto al quale non ho avuto il tempo di valutare, avendo fatto delle osservazioni su un testo completamente diverso.
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4.
(E’ approvato)
Sulla votazione del provvedimento nel suo complesso c’è la richiesta dell’onorevole Morelli di appello nominale.
Invito il consigliere segretario facente funzioni a procedere.
Egidio CHIARELLA, Segretario Questore f.f.
Fa la chiama.
PRESIDENTE
Comunico l’esito della votazione sul provvedimento 167/8^: presenti e votanti, 28; hanno risposto sì 27, un astenuto.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Passiamo al punto successivo: proposta di provvedimento amministrativo n. 156/8^ di iniziativa della Giunta regionale, recante – “Approvazione del Regolamento per il trattamento dei dati sensibili e giudiziari – Codice in materia di protezione di dati personali – articoli 20, 21 decreto legislativo 196/2003”.
Il relatore, onorevole Pacenza, ha facoltà di svolgere la relazione.
Anche questo provvedimento, come quello precedente, sia pure con percorsi diversi e anche con riferimenti legislativi completamente diversi, viene da una fase di preparazione abbastanza complessa e anche abbastanza animata.
Io penso che, stasera, con l’approvazione dei due Regolamenti, per intanto manteniamo fede all’impegno assunto. Anche formalmente in Aula e nella stessa Conferenza dei capigruppo ci eravamo dati tutti quanti appuntamento alla ripresa autunnale per dare una risposta esaustiva ad una legittima questione e ad un legittimo interrogativo, cioè come rendere compatibile la riservatezza di quelli che, tecnicamente, vengono definiti dati sensibili e come rendere altrettanto compatibili il dovere politico, civile e costituzionale di una sana e corretta informazione.
Io vorrei anche, a questo riguardo, ricordare che questa è una materia non solo già regolamentata dal punto di vista legislativo, ma che trova riferimento dentro quello che è legittimamente riconosciuto e codificato all’interno della Commissione dell’authority per la privacy. Che voglio dire? Che siamo in presenza di strumenti che trovano fondamento nella legislazione nazionale e nella regolamentazione nazionale, cioè siamo in presenza di un’architettura regolamentare che è un’architettura universale e non poteva che essere così, in materia come questa non ci può essere un atteggiamento ondivago o discrezionale.
Noi, stasera, con i due Regolamenti che riguardano la regolamentazione rispetto ai dati sensibili prodotti dal Governo regionale e poi dal Consiglio regionale, andiamo a mettere fine e a riparare una anomalia ed un vuoto che si era costruito negli anni. Anche qui c’è stato un lavoro praticabile prezioso da parte delle Commissioni, c’è stato anche legittimamente un dibattito molto ampio in questi mesi e in queste settimane. Io penso che la migliore risposta sia quella che il Consiglio regionale complessivamente abbia trovato la forza e la capacità di darsi una risposta adeguata dentro quelli che sono gli strumenti legislativi e regolamentari universalmente riconosciuti.
Ecco perché, oltre a rifarmi a quelli che sono i provvedimenti in quanto tali perché, come i colleghi avranno avuto modo di vedere, ci sono una serie di schede allegate al provvedimento che vanno ad individuare quelli che sono definiti dati sensibili all’interno dei rispettivi provvedimenti, chiedo all’Aula un voto favorevole che dà a questo consesso una strumentazione più adeguata rispetto a quelli che sono vincoli di legislazione che, fino ad ora, non avevano trovato un giusto adeguamento.
E’ aperta la discussione generale. Poiché nessuno chiede di intervenire, si passa all’esame dell’articolato.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 5.
(E’ approvato)
Pongo in votazione il provvedimento nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
L’ordine del giorno reca la proposta di provvedimento amministrativo n. 178/8^ di iniziativa dell’Ufficio di Presidenza: “Schema di Regolamento per il trattamento dei dati personali sensibili e giudiziari – articoli 20 e 21, decreto legislativo 196/2003”.
Il relatore, onorevole Pacenza, ha facoltà di svolgere la relazione.
Franco Mario PACENZA, relatore
Mi rifaccio integralmente alle argomentazioni testé rappresentate, perché parliamo dello stesso strumento regolamentare.
PRESIDENTE
E’ aperta la discussione generale. Poiché nessuno chiede di intervenire, si passa all’esame dell’articolato.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 5.
(E’ approvato)
Pongo in votazione il provvedimento nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 62/8^ di iniziativa della consigliera Frascà: “Determinazioni in materia previdenziale e di quiescenza per il personale dell’Ente autonomo Fiera di Reggio Calabria”.
La relatrice, onorevole Frascà, ha facoltà di svolgere la relazione.
Liliana FRASCA’, relatrice
Qua c’è un’ingiustizia perpetrata ai danni dei dipendenti della Fiera – faccio riferimento alla relazione –, per cui bisogna fare questa legge per correggere un danno che si fa ad alcuni lavoratori.
E’ aperta la discussione generale. Poiché nessuno chiede di intervenire, si passa all’esame dell’articolato.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(E’ approvato)
Pongo in votazione il provvedimento nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
L’ordine del giorno reca la proposta di provvedimento amministrativo n. 118/8^ di iniziativa della Giunta regionale: “Legge 26/98 – Progetto Ape – Appennino Parco d’Europa – Approvazione schema della convenzione degli appennini”
E’ relatore l’onorevole Sulla, il quale è assente.
C’è più di un provvedimento di cui è relatore l’onorevole Sulla, ma il collega Sulla fa parte ufficialmente della delegazione guidata dal Vicepresidente della Giunta regionale, onorevole Adamo, per quanto riguarda l’emergenza Crotone.
Quindi prego il Presidente di aggiornare i punti della seduta perché non siamo nelle condizioni di procedere, in quanto il relatore impegnato nei punti successivi è giustificatamente assente per impegni istituzionali.
Pongo in votazione la proposta di aggiornamento dei lavori del Consiglio fatta dall’onorevole Pacenza.
(Il Consiglio approva)
La seduta è aggiornata a domani per la sessione straordinaria.
Hanno chiesto congedo i consiglieri Sculco, Adamo, Cherubino, Gallo, Sulla.
(Sono concessi)
E’ stato presentato alla Presidenza il seguente progetto di legge di iniziativa della Giunta regionale:
“Istituzione Museo Regionale Arti Visive” (P.L. n. 143/8^)
E’ stato assegnato alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative - ed alla seconda – Bilancio, programmazione economica e attività produttive - per il parere in data 2 ottobre 2006.
(Così resta stabilito)
E’ stato presentato, inoltre, il seguente progetto di legge di iniziativa del consigliere:
Naccari Carlizzi – “Area metropolitana dello Stretto” (P.L. n. 142/8^)
E’ stato assegnato alla quinta Commissione consiliare – Riforme e decentramento - ed alla seconda - Bilancio, programmazione economica e attività produttive - per il parere in data 27 settembre 2006.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:
“Bilancio di previsione dell’Ardis (Azienda regionale per il diritto allo studio universitario) di Reggio Calabria per l’anno finanziario 2006. (Delibera n. 607 del 25.09.2006)”(P.P.A. n.182/8^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio, programmazione economica e attività produttive - in data 2 ottobre 2006.
(Così resta stabilito)
“Bilancio di previsione dell’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) per l’anno finanziario 2006. (Delibera n. 613 del 25.09.2006)” (P.P.A. n. 183/8^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio, programmazione economica e attività produttive - in data 2 ottobre 2006.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo d’Uffiicio:
“Elezione di un Segretario Questore del Consiglio regionale in sostituzione del consigliere Luigi Fedele – dimissionario” (P.P.A. n. 180/8^)
“Elezione di un Vicepresidente del Consiglio regionale in sostituzione del consigliere Demetrio Naccari Carlizzi, eletto assessore.” (P.P.A. n. 181/8^)
“Elezione del consigliere segretario della quinta Commissione consiliare permanente, in sostituzione del consigliere Antonino De Gaetano, eletto assessore.” (P.P.A. n. 184/8^)
A seguito del subentro dell’onorevole Guagliardi in sostituzione dell’onorevole Masella dichiarato ineleggibile, dell’adesione al gruppo "Misto" dell’onorevole Crea e delle adesioni dell’onorevole Nicolò al gruppo di "Forza Italia" e dell’onorevole Serra al gruppo di "Popolari Udeur", in sostituzione rispettivamente degli onorevoli Fedele e Morrone eletti al Parlamento nazionale e della costituzione dei gruppi "Italia dei Valori" ‑ "Comunisti italiani" e “PDM”, i gruppi consiliari ‑ con decorrenza 26 settembre 2006 ‑ risultano come appresso costituiti:
Componenti numero 8
Capogruppo: PACENZA Franco Mario
1) ACRI Antonio nato a S. Giovanni in Fiore il 2 dicembre 1942
2) ADAMO Nicola nato a Cosenza il 31 luglio 1957
3) BOVA Giuseppe nato a Reggio Calabria il 29 ottobre 1943
4) CENSORE Bruno nato a Serra S. Bruno il 6 agosto 1958
5) FRASCA’ Carmela nata a Roccella Ionica il 22 novembre 1948
6) LO MORO Doris nata a Filadelfia il 12 agosto 1955
7) PACENZA Franco Mario nato a Corigliano Calabro (CS) il 6 gennaio 1958
8) SULLA Francesco nato a Cutro il 14 maggio 1954
Componenti numero 4
Capogruppo: SCULCO Vincenzo
1) GIAMBORINO Pietro nato a Vibo Valentia il 4 febbraio 1957
2) MAIOLO Mario nato a Cosenza il 25 maggio 1963
3) NACCARI CARLIZZI Demetrio nato a Roma il 3 aprile 1967
4) SCULCO Vincenzo nato a Strongoli l’1 giugno 1950
Componenti numero 3
Capogruppo: AMATO Pietro
1) AMATO Pietro nato a Borgia il 21 maggio 1939
2) LOIERO Agazio nato a Santa Severina (KR) il 14 gennaio 1940
3) PIRILLO Mario nato ad Amantea (CS) l’11 settembre 1945
Componenti numero 6
Capogruppo: TALLINI Domenico
1) BORRELLO Antonio nato a Pizzo (W) il 19 novembre 1945
2) LA RUPA Franco nato ad Amantea il 25 ottobre 1958
3) SERRA Giulio nato a San Marco Argentano (CS) il 18 ottobre 1954
4) STANCATO Sergio nato a Fuscaldo (CS) il 26 luglio 1949
5) TALLINI Domenico nato a Catanzaro il 29 gennaio 1952
6) TRIPODI Pasquale Maria nato a Montebello Ionico (RC) il 10 maggio 1957
Componenti numero 4
Capogruppo: CHERUBINO Cosimo
1) CHERUBINO Cosimo nato a Siderno il 6 dicembre 1971
2) GUERRIERO Giuseppe nato a Catanzaro il 25 settembre 1943
3) INCARNATO Luigi nato a Cosenza il 10 agosto 1955
4) MAGARO’ Salvatore nato a Castiglione Casentino (CS) il 29 maggio 1954
Componenti numero 2
Capogruppo: GUAGLIARDI Damiano
1) DE GAETANO Antonino nato a Reggio Calabria l’11 giugno 1977
2) GUAGLIARDI Damiano nato a San Demetrio Corone (CS) il 27 settembre 1950
Componenti numero 5
Capogruppo: GENTILE Giuseppe
1) AIELLO Pietro nato ad Ardore (RC) il 30 giugno 1956
2) GENTILE Giuseppe nato a Cosenza il 15 gennaio 1944
3) NICOLO’ Alessandro nato a Reggio Calabria l’8 marzo 1961
4) PIZZINI Antonio nato a Paola il 4 giugno 1951
5) VILASI Gesuele nato a Reggio Calabria il 14 maggio 1953
Componenti numero 4
Capogruppo: SARRA Alberto
1) DIMA Giovanni nato a Corigliano Calabro (CS) il 22 settembre 1959
2) MORELLI Francesco nato a S. Benedetto Ullano il 24 novembre 1958
3) SARRA Alberto nato a Reggio Calabria il 24 luglio 1966
4) SENATORE Pasquale nato a Crotone il 22 gennaio 1940
U.d.c.
Componenti numero 6
Capogruppo: NUCERA Giovanni
1) GALLO Dionisio nato a Strongoli (KR) il 9 ottobre 1955
2) NOCERA Giovanni nato a Reggio Calabria il 2 gennaio 1953
3) OCCHIUTO Roberto nato a Cosenza il 13 maggio 1969
4) STILLITANI Francescantonio nato a Roma il 26 settembre 1953
5) TALARICO Francesco nato a Nicastro ora Lamezia Terme I’11 gennaio 1967
6) TREMATERRA Michele nato a Cosenza il 27 settembre 1964
Componenti numero 2
Capogruppo: RACCO Luciano
1) CHIEFFALLO Leopoldo nato a S. Mango D’Aquino il 13 marzo 1942
2) RACCO Luciano nato a Siderno il 26 febbraio 1952
Componenti numero 4
Capogruppo:
1) ABRAMO Sergio nato a Catanzaro il 29 marzo 1958
2) CHIARELLA Egidio nato a Borgia (CZ) il 17 maggio 1953 Componente politica: Repubblicani Europei
3) CREA Domenico nato a Melito Porto Salvo il 28 agosto 1951
4) PRINCIPE Sandro nato a Rende l’11 agosto 1949
Componenti numero 1
Capogruppo: FERAUDO Maurizio
1) FERAUDO Maurizio nato ad Acri il 22 febbraio 1961
Componenti numero 1
Capogruppo: TRIPODI Michelangelo
1) TRIPODI Michelangelo nato a Polistena (RC) il 20 agosto 1956
A seguito del subentro dell’onorevole Guagliardi in sostituzione dell’onorevole Masella dichiarato ineleggibile, della costituzione dei gruppi consiliari "Italia dei Valori" ‑ "Comunisti Italiani" e "Pdm" e della sostituzione dell’on.le Naccari eletto assessore e degli onorevoli Fedele e Morrone eletti al Parlamento nazionale, le Commissioni consiliari permanenti, la Commissione Antimafia, la Commissione di Vigilanza, il Comitato per la Fattibilità delle Leggi, il Comitato di Controllo Contabile, la Commissione per il Piano, la Giunta per il Regolamento e la Giunta per le Elezioni, con decorrenza 26 settembre 2006, risultano come appresso composti:
1) CENSORE Bruno DS
2) FRASCA’ Carmela DS
3) GIAMBORINO Pietro Margherita
4) SERRA Giulio Popolari Udeur
5) BORRELLO Antonio Popolari Udeur
6) LA RUPA Franco Popolari Udeur
7) MAGARO’ Salvatore Sdi
8) GUAGLIARDI Damiano Rifondazione comunista
9) RACCO Luciano Nuovo Psi
10) CHIARELLA Egidio Misto
11) NUCERA Giovanni Udc
12) OCCHIUTO Roberto Udc
13) NICOLO’ Alessandro FI
14) VILASI Gesuele FI
15) MORELLI Francesco AN
PRESIDENTE: GIAMBORINO Pietro
VICE PRESIDENTE: MORELLI Francesco
SEGRETARIO: LA RUPA Franco
1) PACENZA Franco Mario DS
2) SULLA Francesco DS
3) CREA Domenico MISTO
4) SCULCO Vincenzo Margherita
5) BORRELLO Antonio Popolari Udeur
6) TALLINI Domenico Popolari Udeur
7) CHERUBINO Cosimo SDI
8) GUERRIERO Giuseppe SDI
9) GUAGLIARDI Damiano Rifondazione Comunista
10) CHIEFFALLO Leopoldo Nuovo Psi
11) STILLITANI Francescantonio UDC
12) TALARICO Francesco UDC
13) NICOLO’ Alessandro FI
14) DIMA Giovanni AN
15) ABRAMO Sergio Misto
PRESIDENTE:
VICE PRESIDENTE: TALARICO Francesco
SEGRETARIO: CHERUBINO Cosimo
1) ACRI Antonio DS
2) CENSORE Bruno DS
3) AMATO Pietro P. D. M.
4) GIAMBORINO Pietro Margherita
5) MAIOLO Mario Margherita
6) STANCATO Sergio Popolari Udeur
7) CHERUBINO Cosimo SDI
8) GUAGLIARDI Damiano Rifondazione Comunista
9) FERAUDO Maurizio Italia dei Valori
10) RACCO Luciano Nuovo Psi
11) NOCERA Giovanni UDC
12) TREMATERRA Michele UDC
13) AIELLO Pietro FI
14) VILASI Gesuele FI
15) MORELLI Francesco AN
PRESIDENTE: AMATO Pietro
VICE PRESIDENTE: AIELLO Pietro
SEGRETARIO: CENSORE Bruno
1) ACRI Antonio DS
2) FRASCA’ Carmela DS
3) SULLA Francesco DS
4) MAIOLO Mario Margherita
5) SCULCO Vincenzo Margherita
6) STANCATO Sergio Popolari Udeur
7) MAGARO’ Salvatore SDI
8) GUAGLIARDI Damiano Rifondazione Comunista
9) RACCO Luciano Nuovo Psi
10) CHIARELLA Egidio Misto
11) GALLO Dionisio UDC
12) NUCERA Giovanni UDC
13) PIZZINI Antonio FI
14) SARRA Alberto AN
15) SENATORE Pasquale AN
PRESIDENTE: SULLA Francesco
VICE PRESIDENTE: SENATORE Pasquale
SEGRETARIO: CHIARELLA Egidio
1) ACRI Antonio DS
2) FRASCA’ Carmela DS
3) GIAMBORINO Pietro Margherita
4) SERRA Giulio Popolari Udeur
5) BORRELLO Antonio Popolari Udeur
6) TALLINI Domenico Popolari Udeur
7) MAGARO’ Salvatore SDI
8) GUAGLIARDI Damiano Rifondazione Comunista
9) FERAUDO Maurizio Italia Dei Valori
10) CHIEFFALLO Leopoldo Nuovo Psi
11) NUCERA Giovanni UDC
12) OCCHIUTO Roberto UDC
13) PIZZINI Antonio FI
14) VILASI Gesuele FI
15) DIMA Giovanni AN
PRESIDENTE: MAGARO’ Salvatore
VICE PRESIDENTE: PIZZINI Antonio.
SEGRETARIO:
1) FRASCA’ Carmela DS
2) SULLA Francesco DS
3) MAIOLO Mario Margherita
4) SCULCO Vincenzo Margherita
5) BORRELLO Antonio Popolari Udeur
6) TALLINI Domenico Popolari Udeur
7) GUERRIERO Giuseppe SDI
8) CHIARELLA Egidio Misto
9) FERAUDO Maurizio Italia dei Valori
10) CHIEFFALLO Leopoldo Nuovo Psi
11) GALLO Dionisio UDC
12) TALARICO Francesco UDC
13) PIZZINI Antonio FI
14) VILASI Gesuele FI
15) MORELLI Francesco AN
Ufficio di Presidenza
PRESIDENTE: FRASCA’ Carmela
VICE PRESIDENTE: CHIEFFALLO Leopoldo
SEGRETARIO: FERAUDO Maurizio
1) ACRI Antonio DS ‑ PRESIDENTE
2) SCULCO Vincenzo Margherita
3) CHIARELLA Egidio Misto
4) NUCERA Giovanni UDC
5) SARRA Alberto AN
1) FRASCA’ Carmela DS
2) MAIOLO Mario Margherita ‑ PRESIDENTE
3) BORRELLO Antonio Popolari Udeur
4) TALLINI Domenico Popolari Udeur
5) STANCATO Sergio Misto
6) TALARICO Francesco UDC
7) GENTILE Giuseppe FI
8) MORELLI Francesco AN
1) PACENZA Franco Mario DS
2) SCULCO Vincenzo Margherita
3) BORRELLO Antonio Popolari Udeur
4) CHERUBINO Cosimo SDI
5) GUAGLIARDI Damiano Rifondazione Comunista
6) CHIEFFALLO Leopoldo Nuovo Psi
7) AMATO Pietro PDM
8) FERAUDO Maurizio Italia dei Valori
9) TRIPODI Michelangelo Comunisti Italiani
10) CHIARELLA Egidio Misto
11) MORELLI Francesco AN
12) TREMATERRA Michele UDC
13) PIZZINI Antonio FI
1) PACENZA Franco Mario DS
2) SCULCO Vincenzo Margherita
3) BORRELLO Antonio Popolari Udeur
4) CHERUBINO Cosimo Sdi
5) GUAGLIARDI Damiano Rifondazione comunista
6) FERAUDO Maurizio Italia dei Valori
7) AMATO Pietro Pdm
8) CHIARELLA Egidio Misto
9) TRIPODI Michelangelo Comunisti italiani
10) RACCO Luciano Nuovo Psi
11) SARRA Alberto An
12) OCCHIUTO Roberto Udc
13) AIELLO Pietro Fi
N.B.: La Giunta per il Regolamento è presieduta dal Presidente del Consiglio regionale (art. 16, secondo comma Regolamento interno)
Con decreti n.ri 258 e 259 del 20 settembre 2006, acquisiti agli atti di questa Segreteria in data 27 settembre 2006, rispettivamente ai n° 2824 e 2825 di prot., il Presidente delta Giunta regionale on.le Agazio Loiero ha nominato i Componenti della Giunta regionale ed i Responsabili dell’Unità organizzativa autonoma (U.O.A.) come appresso indicati.
Nicola ADAMO Vice Presidente della Giunta regionale, con delega alla costruzione della
nuova Regione ed al marketing regionale.
Luigi INCARNATO Assessore ai Lavori Pubblici, alle acque ed alle politiche della casa.
Pasquale TRIPODI Assessore alle attività produttive ed al personale.
Demetrio NACCARI CARLIZZI Assessore alle infrastrutture di trasporto.
Mario PIRILLO Assessore all’Agricoltura, alla foreste ed alla forestazione.
Antonino DE GAETANO Assessore al lavoro ed alle politiche sociali.
Michelangelo TRIPODI Assessore all’Urbanistica ed al governo del territorio.
Sandro PRINCIPE Assessore alla istruzione, cultura, alta formazione, università ed
Innovazione tecnologica.
Doris LO MORO Assessore alla tutela della salute ed alle politiche sanitarie.
Diego TOMMASI Assessore all’ambiente.
Vincenzo SPAZIANTE Assessore al bilancio ed al patrimonio.
Antonio BAUDI Coordinatore dell’Unità organizzativa autonoma n. 1 (Sicurezza e legalità)
Beniamino DONNICI Coordinatore dell’Unità organizzativa autonoma n. 2 (Affari della
Presidenza)
Occhiuto. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alla sanità. Per sapere – premesso che:
il direttore generale dell’As n.3 nel presentare il nuovo atto aziendale ha più volte rappresentato la volontà di costruire sul territorio della predetta As un ospedale unico della sibaritide, che accorpasse i presidi sanitari di Corigliano e di Rossano e che si ponesse come presidio di eccellenza per l’intera provincia oltre che per lo Jonio cosentino; successivamente però lo stesso direttore generale ha, con meno ambizione, fatto riferimento allo stesso progetto definendolo non più come ospedale unico ma semplicemente come ospedale nuovo;
nell’atto aziendale recentemente approvato per il nuovo presidio da costruirsi sono stati previsti solo 250 posti letto, mentre un ospedale che volesse realmente assumere le dimensioni di un ospedale unico del territorio dovrebbe disporre di almeno 500 posti letto;
la confusione che si sta generando sul territorio produce preoccupazione tra gli operatori dei nosocomi che rischierebbero la chiusura e la sfiducia tra i cittadini -:
se non valutino opportuno sospendere ogni previsione contenuta nell’atto aziendale dell’As n. 3 per affrontare la materia nella prossima discussione sul nuovo piano della salute regionale che le S.V. hanno assunto l’impegno di proporre entro la fine dell’anno.
(106; 27.09.2006)
Sarra. Al Presidente della Giunta regionale, all’assessore ai trasporti, al dirigente di settore. Per sapere – premesso che:
con l’approvazione del piano aziendale del dicembre 2005 l’Atam provvedeva all’assunzione di diciotto dipendenti del ramo d’azienda Saja snc;
a seguito dell’accordo tra le OO.SS. e l’Azienda municipale dei trasporti di Reggio Calabria sottoscritto in data 20 gennaio 2006 si stabiliva l’acquisizione nell’organico aziendale di nove dipendenti su undici, rimasti esclusi nell’atto di trasferimento del ramo d’azienda;
in esso accordo, tramite l’assessore regionale ai Trasporti, l’Ente Regione assumeva l’impegno formale per l’avvio di un progetto di riordino dei servizi dell’Atam in grado di garantire efficienza al servizio pubblico cittadino e dell’hinterland mediante il miglioramento della produzione aziendale e la sostenibilità degli interessi di salvaguardia occupazionale;
con il successivo accordo del 17 febbraio 2006, ad integrazione del precedente, veniva iscritto il decimo nominativo;
nell’incontro tenutosi nell’aprile del 2006 presso l’Assessorato ai Trasporti si definiva "propedeutico" il piano di riordino dell’Atam ai fini della risoluzione delle "questioni oggetto dei precedenti accordi" giungendo nel contempo a completare i previsti trasferimenti con l’inserimento dell’undicesimo nominativo;
a seguito della protesta pubblica degli undici dipendenti in attesa di assunzione l’assessore regionale ai Trasporti ha manifestato disponibilità per un ulteriore incontro con l’Atam e le OO.SS.;
in sede di presentazione del nuovo esecutivo, nel corso dell’ultima seduta del Consiglio regionale si sono registrati numerosi interventi, anche dell’organo apicale nel discorso programmatico, con chiari riferimenti alle inevitabili ripercussioni negative sull’attività amministrativa regionale dovute alle note vicende politiche che hanno mutato gli assetti all’interno della maggioranza; al "coinvolgimento" nella campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento e nelle amministrative del 2006. "Eventi politici ed elettorali" che hanno determinato di fatto una condizione di stasi amministrativa. Una sorta di vuoto gestionale ed operativo nel mantenimento sostanziale delle problematiche di fondo dei settori nevralgici e nell’incapacità di fornire qualsivoglia strategia programmatica e tanto meno risposte immediate per la soluzione di "vertenze" dall’immediato impatto occupazionale;
anche nel settore dei trasporti si è determinata una situazione di vera e propria emergenza, al punto da relegare forzatamente l’indifferibilità di atti e strategie in alvei sempre più ristretti;
la vertenza dei dipendenti Saja rientra nella cerchia delle emergenze che si susseguono ormai senza soluzione di continuità, conseguenze naturali di un’attività amministrativa "ingessata", costretta a fare i conti con scadenze temporali sempre più incalzanti sotto il peso di priorità incombenti come macigni nei vari settori dell’amministrazione regionale;
l’impegno assunto dall’Ente Regione, nel caso specifico, concerne l’adozione di un piano di riordino dei servizi dell’Atam. Piano avente carattere "propedeutico" per la risoluzione delle vertenze occupazionali;
tra le aziende del trasporto pubblico locale anche l’Atam a causa della vertenza relativa ai versamenti dei contributi del periodo 1987‑1999 si trova a dover affrontare una situazione finanziaria critica nonostante le evidenti potenzialità dell’azienda dotata di uomini e mezzi in grado di garantire servizi efficienti per qualità e quantità ma anch’essa penalizzata dalla mancata puntualità degli accreditamenti e da un sistema di valutazione e distribuzione contributiva su base chilometrica manifestamente non proporzionale ai servizi effettuati e ad una utenza sicuramente superiore rispetto ad altri Comuni;
in ordine alle tematiche di cui in oggetto, il sottoscritto ha presentato in data 28 giugno 2006 richiesta di audizione (accolta) presso la IV^ Commissione permanente “Assetto ed utilizzazione del territorio”, in qualità di componente, a favore del Presidente dell’Atam di Reggio Calabria, dott. Demetrio Arena, al fine di accelerare i tempi per la soluzione ottimale dei punti nodali del trasporto pubblico locale;
occorre indifferibilmente, in attuazione della legge 23/99 e succ. di riforma del trasporto pubblico locale ed in previsione del decentramento agli Enti intermedi, le Province, della gestione del comparto, provvedere alla riorganizzazione del trasporto pubblico regionale e dar seguito all’adozione del sistema dei contratti di servizio in sostituzione del sistema di concessione di autoservizi, con l’obbligo per le aziende affidatarie di garantire standard minimi di qualità;
in esso comparto vanno riconosciuti i diritti degli utenti con la carta dei servizi, delle aziende e dei loro dipendenti nel quadro di una riqualificazione complessiva con disposizioni normative che tutelino un servizio pubblico, emanazione diretta del "diritto costituzionale alla mobilità" soprattutto delle fasce più deboli: pensionati, studenti, lavoratori pendolari -:
se e in che misura si ritenga di dare attuazione agli impegni assunti tramite l’assessore regionale ai Trasporti a seguito degli accordi tra le OO.SS. e l’Atam in ordine alla definizione di un Piano di riordino dei servizi dell’Atam, incentrato sul miglioramento della produzione aziendale e sulla sostenibilità degli interessi di salvaguardia occupazionale. Piano ritenuto "propedeutico" per la positiva risoluzione della vertenza occupazionale attraverso la predisposizione da parte degli organi regionali competenti di adeguate soluzioni tecnico-giuridiche riguardanti le undici unità, ex dipendenti dell’azienda Saja, in attesa di assunzione;
se e quali atti siano stati predisposti per far fronte alla copertura dei contributi relativi al periodo 1987‑1999 a favore dell’Atam di Reggio Calabria in relazione ai crediti pregressi dell’azienda nei confronti dell’Ente Regione;
se non si ritenga, nel caso specifico dell’Atam, di dover intervenire per eliminare incontrovertibili distorsioni nel sistema di dotazione chilometrica che è alla base della definizione dei contributi. Una dotazione chilometrica che negli anni è stata notevolmente ridotta, secondo una logica inversamente proporzionale rispetto alle effettive esigenze dell’utenza reggina, il cui fabbisogno è sicuramente di gran lunga superiore se rapportato a quello degli altri capoluoghi di provincia, nei cui confronti si è registrato invece un aumento considerevole della dotazione chilometrica e quindi dei contributi da erogare;
se non si ritenga opportuno, in ordine alle tematiche di cui in oggetto ed ai fini della risoluzione della vertenza riguardante gli undici dipendenti in attesa di essere inseriti nell’organico aziendale, di definire con urgenza, compatibilmente al programma ed al calendario della IV^ Commissione permanente, “Assetto ed utilizzazione del territorio”, data e modalità dell’audizione da me richiesta ed accolta a favore del Presidente dell’Atam di Reggio Calabria, dott. Demetrio Arena;
quali siano infine gli stati previsionali relativamente alla tempistica ed all’iter procedurale ai fini della concreta attuazione del Programma regionale del trasporto pubblico locale relativo al triennio 2005‑2007 con particolare riguardo al possibile svolgimento delle procedure di gara ad evidenza pubblica per l’affidamento dei servizi a decorrere dal l° gennaio 2007 stante l’attribuzione di compiti specifici all’Ente Regione, ai sensi della LR. 23/99 e successive, di coordinamento controllo generale e ruolo di governo complessivo del sistema. Ruolo di governo del sistema, indispensabile, in considerazione dell’ormai prossimo avvio delle fasi di concertazione con gli Enti territoriali della Provincia di Reggio nell’imminenza della Conferenza dei servizi per la realizzazione della metropolitana di superficie che garantirà un’efficiente rete locale di trasporto mediante l’integrazione ottimale dei servizi delle società di Autolinee con il servizio ferroviario.
(107; 02.10.2006)
Chiarella. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore all’ambiente. Per sapere – premesso che:
circa ottomila tonnellate di rifiuti, provenienti dalla regione Campania, avrebbero dovuto essere smaltite nella discarica di località Stretto, a Lamezia Terme;
la decisione di ordinare di accogliere tale mole di rifiuti sarebbe stata presa dall’ufficio del Commissario per l’emergenza ambientale della Calabria, dott. Carlo Alfiero; il Sindaco del comune di Lamezia Terme, dott. Gianni Speranza ha tempestivamente avvertito la Prefettura di Catanzaro, il Presidente della Giunta regionale e l’assessore all’Ambiente della Regione Calabria dell’impossibilità di accogliere tali rifiuti per motivi di ingolfamento della discarica su cui avrebbero gravato;
il Comune di Lamezia Terme, nonostante la natura gravosa del provvedimento, non sia stato anticipatamente consultato;
la discarica lametina ha una superficie di circa sessantamila metri quadrati;
la discarica della piana lametina smaltisce già i rifiuti delle province di Cosenza, Vibo Valentia e Catanzaro;
lo stato di forte preoccupazione venutosi a creare tra i cittadini per la possibilità di una situazione di "collasso" della discarica esistente per il proprio fabbisogno territoriale;
l’Unione europea prevede severe prescrizioni tecniche per i rifiuti e le discariche, al fine di prevenire e ridurre, per quanto possibile, le ripercussioni negative sull’ambiente risultanti dalle discariche di rifiuti -:
quali siano state le ragioni portanti dello scongiurabile provvedimento di far confluire ottomila tonnellate di rifiuti nella discarica gestita dall’azienda Multiservizi, in località Stretto, a Lamezia Terme, disposto dall’ufficio del Commissario per l’emergenza ambientale della Calabria, dott. Carlo Alfiero;
quali, infine, le motivazioni che stanno alla base del grave «blitz ambientale» fortunatamente scampato, che non hanno tenuto conto del parere del Sindaco della città, che unita rifiuta di diventare capitale della spazzatura calabrese, nella speranza che ci si ricordi di Lamezia, anche per investimenti e progetti di sviluppo economico e sociale.
(108; 03.10.2006)
Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
la legge regionale n. 13 del 17 agosto 2005, all’art. 32 comma 1, fa divieto agli enti strumentali della Regione Calabria di partecipare a società di capitali, consorzi o fondazioni;
il comma 2 dell’art. 32 della stessa legge regionale stabilisce che entro tre mesi dalla sua entrata in vigore, gli organi di amministrazione degli enti strumentali devono proporre alla Giunta regionale un piano di dismissione delle partecipazioni possedute che deve essere attuato entro e non oltre i successivi quattro mesi dall’avvenuta approvazione da parte della stessa Giunta regionale;
l’Arssa con deliberazione del consiglio di amministrazione del 15 novembre 2005 n. 87/PR, ha proposto formale dismissione delle partecipazioni possedute in ossequio al dettato delle legge regionale e che ha comunicato alla Giunta tale decisione;
il Presidente dell’Arssa, con nota prot. n. 3738/ Gab. A.R. del 2 agosto 2006, ha comunicato al capo gabinetto della Presidenza della Giunta regionale, all’assessore regionale all’agricoltura e forestazione ed al Presidente del Centro servizi avanzati ricerca, formazione e sviluppo agroalimentare della Calabria, l’avvenuta formulazione della proposta dismissiva di quote societarie approvata con deliberazione del consiglio di amministrazione e che la stessa è stata rimessa alla valutazione definitiva della Giunta regionale;
a tutt’oggi, da parte della Giunta regionale, non è pervenuta, nessuna comunicazione dell’adozione di alcun atto formale nei confronti della deliberazione del consiglio di amministrazione dell’Arssa, così come previsto dal comma 2 dell’art. 32 della legge regionale n. 13 del 17 agosto 2005 -:
i motivi per cui la Giunta regionale non ha ancora approvato il piano proposto dall’Arssa;
come la Giunta regionale intenda, nel rispetto del dettato della leggere regionale n. 13/2005, affrontare la problematica della dismissione delle quote societarie degli enti strumentali regionali.
(110; 05.10.2006)
Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
l’assessore alla Salute ha dichiarato, come riportato dalla stampa nei giorni scorsi, che la Regione, attraverso le undici Asl calabresi, avrebbe indebitamente erogato 30 milioni di euro a favore dei medici di base per l’assistenza di 400 mila pazienti cosiddetti "inesistenti" perché già deceduti, residenti fuori regione o erroneamente conteggiati;
la notizia, per la sua gravità, ha suscitato non pochi clamori tanto da indurre la Procura della Repubblica di Catanzaro ad avviare una indagine su questi fatti ed a disporre l’acquisizione presso l’Assessorato regionale alla Salute di tutto il materiale utile per lo svolgimento dell’inchiesta;
il sindacato dei medici di base ha bollato le affermazioni del responsabile dell’Assessorato come infondate sia perché non è vero che in Calabria ci sarebbero più assistiti che abitanti sia perché non è vero che i 400 mila pazienti considerati "inesistenti" dalla Regione abbiano determinato un esborso illegittimo di emolumenti in favore dei medici di base da parte del Servizio sanitario regionale;
sempre secondo quanto sostenuto dai medici di base, mai la Regione Calabria ha effettuato pagamenti superiori al dato numerico della popolazione effettivamente residente tanto che a luglio 2006 si sono contati 1.938.081 assistiti a fronte di una popolazione (censimento 2004) di 2.009.268 di abitanti e che ai mesi relativi al 2006 vanno aggiunti circa 50 mila assistiti le cui quote non sono attribuite ad alcun medico in quanto pazienti in carico a medici cessati dal servizio e che non hanno ancora scelto il nuovo;
il probabile errore dei tecnici dell’Assessorato alla salute è stato quello di tenere conto dell’archivio storico della popolazione assistita, risalente al 1984, identificandolo con quello contabile che a differenza del primo tiene conto di tutte le dinamiche della popolazione assistita come decessi, trasferimenti ed altro e che viene utilizzato per determinare le quote da assegnare ai medici -:
quali iniziative la Regione Calabria intenda intraprendere al fine di riportare chiarezza in una materia importante come quella dell’assistenza sanitaria;
se vi siano responsabilità imputabili agli esperti dell’Assessorato per una notizia molto probabilmente priva di fondamento.
(102; 23.09.2006)
Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
il 3 luglio u.s, una terribile alluvione si è abbattuta sul vibonese provocando danni, distruzione e morte e che i suoi effetti sono stati amplificati da una situazione di degrado e di dissesto idrogeologico che interessa tutta la regione e che in quel territorio presenta punte di particolare drammaticità ulteriormente aggravate dal fatto che sono stati distrutti i canali di scolo e comunque le naturali vie di deflusso delle acque;
molte attività imprenditoriali sono state pesantemente colpite dall’alluvione che ha, non solo, provocato la distruzione degli impianti e delle strutture produttive ma ha, anche e soprattutto, inciso negativamente su un tessuto economico già precario e ad elevato tasso di disoccupazione;
altrettanto gravi sono stati i danni subiti da intere famiglie che hanno perso i propri alloggi tanto da essere ancora ospiti delle strutture alberghiere del comprensorio;
per garantire i primi interventi di soccorso e di ripristino dei luoghi, le amministrazioni comunali interessate hanno fatto ricorso a procedure di urgenza a causa delle quali, come testimoniato anche dalla stampa regionale e denunciato pubblicamente dal Sindaco, sono stati provocati ulteriori danni all’ambiente con particolare riferimento, per esempio, allo specchio di mare antistante il territorio vibonese dove alcune imprese incaricate hanno arbitrariamente operato lo scarico del fango e dei detriti asportati;
per questi interventi di urgenza sono stati stanziati circa 5 milioni di euro, che non è dato sapere se esiste un piano per una migliore utilizzazione degli stessi e comunque sono stati insufficienti per alleviare le situazioni di disagio a cui vanno quotidianamente incontro le popolazioni colpite come, per esempio, nel caso delle scuole che risultano tutt’ora inagibili nonostante l’avvio dell’anno scolastico -:
se le procedure seguite siano legittime e se le fatturazioni di spesa per circa 5 milioni di euro, si riferiscano o meno ad iniziative effettuate secondo procedure di urgenza;
quali siano stati i criteri di individuazione delle ditte incaricate ed il loro elenco e quali siano gli importi oggetto delle singole fatturazioni con indicazione delle relative prestazioni per forniture e servizi;
quali siano le ditte che avrebbero arbitrariamente effettuato scarichi di fango e detriti in mare e se nei loro confronti siano state mosse contestazioni formali con avvio di azione giudiziaria per gli ingenti danni ambientali provocati;
quanto ad oggi sia confluito nelle casse comunali e provinciali a fronte dei danni alluvionali e se i cittadini hanno beneficiato o meno di eventuali contributi;
se la Regione ha intenzione di intervenire con ulteriori contributi di natura economica e se ritiene indispensabile procedere all’attuazione di tutti quegli interventi necessari per il riassetto idrogeologico delle zone colpite prevedendo ulteriori stanziamenti.
(103; 26.09.2006)
Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con delibera n. 1428 del 03/05/1996 del direttore generale pro-tempore dell’Asl n. 3 di Rossano (CS), è stato approvato il progetto esecutivo di una Casa alloggio per anziani nel Comune di Canna (CS) per un importo complessivo di 1.000.000.000 di lire;
la stessa Asl n. 3 di Rossano (CS) ha espletato le procedure di appalto ed ha, successivamente consegnato i lavori all’impresa "Alarico Costruzione Service" di Bracciano per un importo netto di 617.337.750 di lire;
l’edificio in oggetto risulta essere completato solo ed esclusivamente nella parte riguardante la struttura e non in quella relativa ai servizi comunali tanto è vero che risulta essere privo di allacci alla rete idrica, fognaria e del gas;
con lettera prot. n. 15277 del 25/07/2003, il Commissario straordinario pro‑tempore dell’Asl n. 3 di Rossano (CS) chiedeva all’amministrazione comunale di Carina (CS) di attivare tutte quelle procedure necessarie ed indispensabili per garantire la fruibilità e la funzionalità della struttura e che la stessa amministrazione comunale si impegnava, attraverso relativa deliberazione del Consiglio comunale, a realizzare queste opere;
a tutt’oggi, i lavori in oggetto non sono stati eseguiti, che la fornitura di suppellettili, pur essendo stata appaltata, non è stata compiuta e che la stessa struttura versa in condizioni di abbandono evidenti -:
quali ostacoli di natura burocratica non permettono di rendere pienamente fruibile la struttura in oggetto;
quali iniziative la Regione intende intraprendere per risolvere i problemi in premessa evidenziati e giungere ad una positiva soluzione della vicenda.
(104; 26.09.2006)
Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
la costruzione dell’asilo nido comunale nel Comune di Canna (CS) è stata appaltata, ai sensi della legge regionale n. 12/73, nel 1983 per un importo complessivo di 200.000.000 di lire e consegnata all’impresa appaltatrice nel 1987;
a causa dei ritardi nella definizione delle procedure di appalto e di consegna dei lavori, si è dovuto procedere ad una rideterminazione delle somme destinate agli espropri che sono risultate essere maggiori tanto da assorbire il ribasso d’asta e tutte le altre somme a disposizione dell’amministrazione comunale;
con il finanziamento in oggetto, l’opera è stata realizzata solo parzialmente tanto è vero che sono state espletate nel corso degli anni altre gare d’appalto finalizzate alla completa fruizione dell’opera in oggetto;
l’edificio in questione è ancora da adeguare alle normative vigenti sulla sicurezza nonché alla normativa sugli impianti elettrici e fonti di calore -:
quali iniziative la Regione intenda intraprendere per risolvere i problemi in premessa evidenziati e giungere ad una positiva soluzione della vicenda.
(105; 26.09.2006)
Chieffallo. Al Presidente della Giunta regionale, all’assessore al lavoro, all’assessore ai lavori pubblici. Per sapere – premesso che:
al problema oggettivo degli esigui fondi regionali previsti in materia di superamento delle “barriere architettoniche” si è aggiunto anche quello della loro difficile e macchinosa assegnazione, complice un deprecabile difetto di coordinamento tra dipartimenti competenti che mortifica intollerabilmente una categoria, gli invalidi, bisognosa invece di maggiore tutela e considerazione -:
se le SS.LL. sono al corrente dei disagi provocati agli aventi diritto dal perdurante blocco dei pochi fondi disponibili in materia di barriere architettoniche. Pare che la mancata programmazione delle poche risorse disponibili e la conseguente erogazione delle medesime sia dovuta al mancato chiarimento delle competenze divise tra vari assessorati. Non si può comprendere, infatti, se la competenza in materia stia in capo all’assessorato ai lavori pubblici o a quello al lavoro e alla formazione professionale che detiene anche la delega ai servizi sociali. Ciò, mentre una categoria poco protetta, gli invalidi, non riesce a farsi riconoscere i pochi diritti nel tempo acquisiti.
Infatti, mentre la legge prevede che le domande presentate dagli interessati al superamento degli ostacoli architettonici debbano pervenire all’assessorato ai LL.PP. tramite i comuni di residenza, i pochi fondi regionali all’uopo a disposizione vengono assegnati con il relativo impegno finanziario al dipartimento ai servizi sociali, il quale, proprio perché la legge assegna l’istruttoria delle domande medesime all’assessorato ai LL.PP., risulta completamente privo di riferimenti utili a redigere qualsiasi programma e ad assegnare i fondi.
Dal mancato coordinamento tra dipartimenti a vario titolo interessati scaturisce la paradossale situazione in cui si trova l’assessorato ai LL-PP. che riceve “per legem” le domande dagli aventi diritto ma non può procede dopo aver istituito le pratiche, ad assegnare i relativi finanziamenti perché i pochi fondi disponibili sono assegnati all’assessorato alle politiche sociali.
se si vuole superare tale insuperabile paradosso e cosa intendano fare per far fronte a tale manifesta confusione.
(109; 05.10.2006)
Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
l’art. 32, comma 1 lett. c, della legge finanziaria, recante disposizioni in materia di "Revisione degli assetti organizzativi: disposizioni riguardanti i Ministeri", stabilisce che, al fine di razionalizzare ed ottimizzare l’organizzazione delle spese e dei costi di funzionamento dei ministeri, si provvede, con regolamenti da emanare entro il 30 aprile 2007, alla rideterminazione delle strutture periferiche, prevedendo la loro riduzione e, ove possibile, la costituzione di uffici regionali o la riorganizzazione presso le Prefetture – Utg in base a principi di economicità ed efficienza;
l’art. 33 della legge finanziaria, recante disposizioni in materia di "Determinazione degli ambiti territoriali ottimali degli uffici periferici del ministero dell’Interno", stabilisce, al comma 1, che, con il regolamento di cui all’art. 32, comma 1, sono altresì determinati gli ambiti territoriali ottimali per l’esercizio delle funzioni di competenza degli uffici periferici del ministero dell’Interno, di cui all’art. 15 del decreto legislativo 30 luglio 1999;
la determinazione degli ambiti territoriali ottimali per l’esercizio di queste funzioni dovrà essere attuata tenendo presente diversi criteri direttivi;
tra questi criteri direttivi, l’art. 33, comma 1, lett. D, individua anche la determinazione della dimensione territoriale correlata, tra gli altri, anche alla popolazione residente che non deve essere inferiore a 200.000 abitanti;
l’art. 15 del decreto legislativo 30 luglio 1999, comma 2, stabilisce che l’organizzazione periferica del ministero dell’Interno è costituita dagli uffici territoriali del governo, dalle Questure e dalle strutture periferiche del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco;
in Calabria, le province di Crotone e di Vibo Valentia hanno una popolazione residente inferiore ai 200.000 abitanti e che, quindi, rischiano, in caso di approvazione definitiva da parte del Parlamento del testo della legge finanziaria licenziata dal Governo nei giorni scorsi, di subire una riorganizzazione, in vista della determinazione di nuovi ambiti territoriali ottimali, degli uffici periferici del ministero dell’Interno che porterebbe ad una chiusura delle Prefetture e delle Questure;
nelle province di Crotone e di Vibo Valentia esistono gravi ed evidenti problemi di ordine pubblico legati alla presenza di una criminalità organizzata e mafiosa molto forte che si è più volte distinta nell’attuazione di gravi atti intimidatori nei confronti dell’imprenditoria e delle istituzioni locali;
i calabresi sentono necessaria la presenta visibile e forte delle istituzioni dello Stato che rappresentano un indispensabile baluardo di contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa - :
se intende farsi carico di investire della questione il Consiglio regionale per intraprendere ogni opportuna ed idonea iniziativa affinché, in sede di approvazione definitiva da parte del Parlamento della finanziaria 2007, si trovino le giuste soluzioni per impedire la soppressione delle Prefetture di Crotone e di Vibo Valentia ed ogni altro presidio dello Stato in quelle province.
(111; 09.10.2006)
Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
il Consiglio Camerale, costituito, come prescritto dall’articolo 10 della legge 29 dicembre 1993 n. 580, non è un collegio perfetto e, pertanto, può esercitare le competenze anche in assenza di alcuni componenti;
la disciplina delle modalità di costituzione del Consiglio è contenuta nel decreto ministeriale 24 luglio 1996 n.501.
l’articolo 14 della legge dispone che la Giunta è composta dal Presidente e da un numero di membri non inferiore a cinque e superiore ad un terzo dei componenti del Consiglio, arrotondando all’unità superiore;
in base al medesimo articolo la Giunta è composta, obbligatoriamente, da quattro membri eletti in rappresentanza dei settori dell’industria, del commercio, dell’artigianato e dell’agricoltura;
l’articolo 9 comma 5 del citato decreto ministeriale n. 501 del 1996, nel chiarire il procedimento di elezione dei membri della Giunta, sancisce che “dei componenti almeno quattro devono essere eletti in rappresentanza dei settori dell’industria, del commercio e dell’agricoltura”;
il Consiglio Camerale può continuare ad operare anche in assenza dei rappresentanti del settore dell’industria, in quanto la previsione del comma 4 dello stesso articolo 10 dispone che “il numero dei consiglieri in rappresentanza dei settori dell’agricoltura, dell’artigianato, del commercio e dell’industria deve essere pari almeno alla metà dei componenti del consiglio”, opera nella fase preliminare dell’attribuzione dei seggi e non nella fase di costituzione e di funzionamento dell’organo consiliare;
le dimissioni di un membro della Giunta determinano situazioni diverse a seconda che il componente dimissionario sia, o meno, l’unico rappresentante del suo settore. A seguito delle dimissioni presentate, in forma scritta, al Presidente della Camera di Commercio, questi ai sensi dell’articolo 12, comma 3 dello statuto camerale, deve darne immediata comunicazione al Presidente della Giunta regionale -:
se corrisponde al vero la notizia riportata sulla stampa di commissariamento o intenzione di commissariamento dell’ente Camerale di Cosenza;
le motivazioni da cui è scaturita la decisione di commissariare l’ente;
se il Presidente della Giunta regionale è addivenuto a tale decisione a seguito della necessaria istruttoria prevista dalla normativa vigente.
(69; 29.05.2006)
Guagliardi. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
recentemente la Giunta regionale, con propria deliberazione, ha proceduto al commissariamento della Camera di Commercio di Cosenza e che a tale incarico è stato nominato l’onorevole Pietro Rende;
tale provvedimento, sembra essere conseguente alle dimissioni in blocco dei rappresentanti degli industriali, nonostante autorevoli pareri diversi del ministero delle attività produttive e della Unioncamere, nei quali si dichiara che tali dismissioni non comportino l’automatico scioglimento degli organi dell’ente;
le Camere di Commercio sono governate per legge dalle associazioni di categoria e quella di Cosenza è guidata da una maggioranza nella quale si riconosce tutto il sistema della piccola e media impresa con la sola eccezione degli industriali, che rappresentano un segmento non superiore il 15 per cento dell’economia reale;
il commissariamento potrebbe comportare prima il blocco e poi il rallentamento dell’ attività dell’ente, con gravissimi pregiudizi per il sistema dei Confidi, oggi sostenuti con più di 800 mila euro annui dalla Camera di commercio cosentina;
le recenti iniziative, del tutto innovative, poste in essere dall’ ente Camerale, come gli osservatori sul fisco, sul lavoro e sul credito saranno bloccate e al mondo imprenditoriale mancherà una voce di sostegno e di proposta, oggi garantita dalla Camera di Commercio;
simile provvedimento intacca la dignità delle associazioni che oggi guidano l’ente, la cui rappresentanza è dì gran lunga superiore a quello dei dimissionari, essendo il tessuto economico dell’intera provincia composto da piccole imprese del turismo, dei servizi, del commercio, dell’artigianato, dell’agricoltura, le quali, pur con grandi limiti programmatici, ristrettezze finanziarie e contraddizioni di mercato, riescono a garantire livelli occupazionali e redditi alle persone;
oggettivamente, l’azione dell’industria calabrese è oscurata dalla crisi costante dei livelli di produttività, dalle dismissioni degli insediamenti industriali, dalle truffe alle collettività come, per esempio, si può leggere dalle inchieste sui fondi mal utilizzati della legge 488;
concreto è il rischio di ridurre fortemente l’iniziativa economica nel turismo, nell’agricoltura, nel commercio e nell’artigianato, attività presenti e diffuse in tutto il territorio della provincia di Cosenza, per favorire esclusivamente una attività industriale concentrata territorialmente, per lo più, nell’area urbana di Cosenza e interessata soprattutto nella attività dell’edilizia;
questa discrasia tra le attività economiche della provincia potrebbe incidere negativamente sulla destinazione dei fondi previsti dal Documento strategico regionale per la politica di coesione 2007‑2013 -:
se sono state rispettate le procedure dagli articoli 5 e 8 del decreto ministeriale n. 501 del 1996 e le indicazioni in materia di sostituzione di consiglieri dimissionari del decreto presidenziale n. 110 del 9 gennaio 2004;
se nel determinare il commissariamento della Camera di Commercio di Cosenza si sono realmente create le condizioni previste dall’articolo. 37 del decreto legislativo n. 112 del 31 con il quale si prevede il controllo delle Regioni sugli enti camerali in caso di mancato funzionamento;
se, diversamente a quanto sopra, vi siano motivazioni più gravi;
se, prendendo spunti dai fatti sopraesposti, non intende favorire in Consiglio regionale una discussione sulle imprese economiche della Calabria, sul loro stato di salute, sulle organizzazione dì categoria che governano gli enti Camerali.
(70; 12.06.2006)
Risposta - Con le interrogazioni in oggetto, sono
richieste notizie in ordine alla regolarità della procedura di commissariamento
disposta dalla Giunta in seguito alle dimissioni di più consiglieri della
Camera di Commercio di Cosenza.
Ritengo opportuno e doveroso, a riguardo,
precisare e chiarire le motivazioni per le quali la Giunta Regionale ha assunto
tale determinazione.
Con nota del 06.03.2006 le organizzazioni di
categoria Confagricoltura, Copagri, Confapi e Confindustria hanno comunicato di
ritirare le rispettive delegazioni dal Consiglio Camerale della Camera di
Commercio di Cosenza e, in pari data, i signori Umberto De Rose, Raffaele De
Rango e Pierluca Zosa (Settore Industria), Giuseppe Santoianni (Settore
Agricoltura, e Fausto Equino (Settore Servizio all’Impresa), hanno presentato
le dimissioni da componenti il Consiglio Camerale.
A seguito del ritiro delle citate delegazioni il
Dipartimento della Presidenza ha ritenuto, prima di sottoporre ogni
determinazione all’esame della Giunta Regionale di chiedere un parere al
Comitato di consulenza giuridica della Giunta.
Il Comitato ha evidenziato che, prima di assumere
ogni determinazione in merito, l’opportunità di chiedere, ai sensi dell’art. 8
del D.M. 501/96, alle stesse organizzazioni le nuove designazioni.
In seguito a quanto sopra con nota del 5 maggio
2006 le stesse organizzazioni sono state invitate a designare i propri
rappresentanti, ma le stesse, con nota del 15.5.06, hanno ribadito la volontà
di ritiro delle delegazioni e hanno invitato la Regione ad esercitare i
controlli di cui all’art. 37, comma 3 del D. Lgs 1 12/98.
Alla luce di quanto sopra esposto si è rilevato
che:
1) Ai sensi del comma 4 dell’art. 10 della L.
580/93 che il numero dei consiglieri in rappresentanza dei Settori Agricoltura,
Artigianato, Industria e Commercio deve essere pari almeno alla metà dei
componenti il Consiglio.
2) Ai sensi del comma 5 dello stesso art. 10 la
rappresentanza autonoma per le piccole imprese nei Settori Commercio, Industria
e Agricoltura;
3) Ai sensi dell’art. 9 comma 10 del D.M. 501/96
che dei componenti in Giunta almeno 4 devono essere eletti in rappresentanza
dei settori industria. commercio, artigianato, agricoltura.
E’ stata esaminata, altresì, la possibilità di
utilizzo mediante lo scorrimento della graduatoria di cui al D.P.G.R. 120/04.
Tale ipotesi non era praticabile per la considerazione che la Cllai, unica
organizzazione imprenditoriale che ha presentato istanza di partecipazione solo
e esclusivamente per la piccola e media impresa nel Settore Industria è una
Confederazione Artigiana rappresentata in Cnel. Inoltre è priva di
rappresentanza nel Settore Industria e, ancora, nella stessa domanda di
partecipazione non ha precisato di possedere i requisiti di cui all’art. 2
comma 2 del D.M. 501/96.
Valutato che tale situazione di stallo non avrebbe
garantito il regolare funzionamento dell’Ente nella pienezza della sua
funzione, la Giunta Regionale ha proceduto allo scioglimento della Giunta e del
Consiglio della Camera di Commercio di Cosenza, dando mandato al Presidente di
adottare un provvedimento di nomina di un Commissario.
Il Presidente della Giunta Regionale, conosciuta
la nota del Cons. Morelli del 29.05.2006 prot. n. 102, indirizzata ai Sigg.
Ministri Padoa Schioppa e Bersani e per conoscenza al Presidente del Consiglio Regionale,
questi con propria nota ‑ prot. n. 1049/SP del 12.06.2006 ‑ ha già
rappresentato i suddetti chiarimenti alle Autorità sopra citate.
Franco Petramala
Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
l’Arssa (Agenzia regionale per lo sviluppo ed i servizi in agricoltura), attraverso il centro di Mirto Crosia (Cs), ha già avviato nei mesi scorsi sulle produzioni agrumicole ed ortofrutticole tipiche del territorio (clementine, arance e limoni) una sperimentazione diretta ad allungarne la vita nel rispetto della loro qualità e tipicità organolettica per potenziarne ed ampliarne la fase di commercializzazione;
nella scorsa legislatura regionale, l’Assessorato all’agricoltura, d’intesa con l’Arssa, ha deciso di puntare su nuove politiche di valorizzazione dei prodotti agrumicoli ed ortofrutticoli d’eccellenza investendo non solo nella loro promozione ma anche nella loro conservazione al fine dell’allungamento temporale dell’offerta commerciale nei mercati nazionali ed internazionali facendo quindi fronte alle richieste dei consumatori;
per realizzare questi obiettivi, sempre nella scorsa legislatura, l’Assessorato all’agricoltura ha concesso all’Arssa un contributo di 51.000/00 euro per realizzare una cella frigorifera sperimentale con caratteristiche tecnologiche innovative e moderne quali l’atmosfera controllata rappresentando, di conseguenza, l’eccellenza del settore soprattutto ai fini della ricerca e della sperimentazione;
è già iniziata, d’intesa con i Consorzi di tutela, la sperimentazione in celle frigorifere di alcune produzioni -:
i primi risultati di questa sperimentazione nonché i punti di forza della stessa;
quali programmi l’Assessorato all’agricoltura e l’Arssa intendano realizzare nel settore della sperimentazione e dell’implementazione di queste attività dirette a sostenere la domanda di mercato.
(81; 22.062006)
Risposta - In relazione all’interrogazione in
oggetto "Sulla sperimentazione avviata dall’Arssa per potenziare la
commercializzazione delle produzioni agrumicole ed ortofrutticole tipiche del
territorio", si trasmette, per quanto concerne gli aspetti prettamente
tecnici, la relazione a firma del direttore generale dell’Agenzia.
Per quanto di competenza regionale, si attendono i
risultati definitivi.
Si sottolinea l’importanza della sperimentazioni
in itinere, che, permetterà di fornire dati e tecniche specifiche, in grado di
poter essere utilizzate per favorire la crescita e lo sviluppo delle aziende
operanti nel comparto.
Attraverso la divulgazione dei dati sul territorio
e una agevolazione nell’applicazione delle metodologie testate, potranno essere
attuate dinamiche positive nella direzione di una maggiore valorizzazione e
commercializzazioni degli agrumi di Calabria.
Mario Pirillo
Con l’interrogazione di cui all’oggetto si chiede:
di conoscere i primi risultati di questa
sperimentazione (conservazione dei prodotti agrumicoli ed ortofrutticoli al
fine dell’allungamento temporale dell’offerta commerciale) nonché i punti di
forza della stessa;
si precisa, preliminarmente, che è interesse
dell’economia regionale potenziare le possibilità di commercializzazione dei
prodotti tipici dell’agricoltura calabrese ed in partîcolar modo quello delle
clementine.
Di intesa con il Consorzio per la Tutela della
LG.P. "Clementine di Calabria", il Consorzio Melinda Val di Non e
l’Istituto Sperimentale San Michele dell’Adige è stata prevista la creazione di
una cella frigo sperimentale con caratteristiche innovative e tecnologiche
moderne al fine di verificare la possibilità dell’applicazione della catena
del freddo ai prodotti agrumicoli per una loro destagionalizzazione. Il primo
intervento era stato programmato presso il Consorzio per la Tutela della LG.P.
"Clementine di Calabria", il quale, per motivi organizzativi, ha
rinunciato alla realizzazione della struttura. A tal punto si decideva di
affidare l’opera al Centro Sperimentale Dimostrativo ARSSA di Mirto Crosia,
finalizzandolo anche alla realizzazione delle prove di conservazione in atmosfera
controllata delle clementine.
Tale impianto, dalla capacità di ca 10.000 kg,
fornito dalla ditta Eurofrio con sede legale Porto Torres (SS), è, stato
realizzato con fondi della Regione Calabria, giusta Decreto del Dirigente
dell’Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca n. 16089 del 10.11.03, con il
quale si disponeva la concessione di un contributo pari ad € 51.000,00.
L’ARSSA realizzava l’impianto in parola e ne
provvedeva al collaudo nel corso dell’anno 2004. Nel successivo anno 2005
veniva predisposta la sperimentazione all’interno di un progetto di ricerca di
carattere nazionale, denominato "Progetto Interregionale Frutticoltura
Post ‑ Raccolta", della durata triennale (2005‑2007). Tale
progetto è coordinato dal Centro Ricerche Produzioni Vegetali (CRPV) con sede
in Cesena e l’ARSSA entra nel partenariato con apposita convenzione.
Lo scopo della ricerca consiste nella
conservazione in cella frigorifera, predisposta per la conservazione in
atmosfera controllata, del prodotto clementine per un periodo di otto settimane
dalla raccolta, tenendo sotto controllo i valori di temperatura, umidità,
ossigeno, anidride carbonica ed etilene.
Il ritardo avvenuto per la sottoscrizione della
convenzione ed il perdurare delle avverse condizioni meteorologiche durante il
periodo di raccolta hanno fatto sì che il prodotto venisse, raccolto solamente
in data 7.01.06 e riposto in cella in data 10.01.06. Il quantitativo totale di
clementine stivato risultava essere paria kg 4.823, suddiviso in 24 bins, di
cui n. 4 di calibro 1 (Kg 870), n. 8 di calibro 2 (Kg 1.830), n. 8 di calibro 3
(Kg1.884) e n. 4 di calibro 4 (Kg 959).
I valori impostati per la conservazione del
prodotto erano i seguenti: o Temperatura 4° C ;
• Etilene ‑ aspirazione programmata ad
intervalli di 30 minuti;
• Anidride carbonica 6%;
• Ossigeno 3%.
Nessun trattamento post‑raccolta a base di
prodotti chimici e/o presidi fitosanitari è stato posto in essere per evitare
muffe o altre degenerazioni del frutto.
All’interno della cella, considerate le
dimensioni, si è posta anche una campionatura di arance delle varietà:
Washington, Tarocco e Moro.
La prima fase della sperimentazione, pertanto,
terminava nella prima decade del Marzo 2006.
Da una prima analisi dei campioni in uscita, dato
il funzionamento non ottimale dell’attrezzatura (anch’essa in fase
sperimentale), è risultato, comunque, che uno dei fattori incidenti nella
conservazione sta nel determinare il giusto periodo di raccolta del prodotto.
D’intesa con il "Consorzio di Tutela e
Valorizzazione del Limone di Rocca Imperiale", si è proceduto ad avviare
un’altra sperimentazione avente le stesse finalità di quelle relative al
progetto nazionale "Frutticoltura Post Raccolta", e cioè la
conservazione in atmosfera controllata del prodotto limone per un periodo di
otto settimane dalla raccolta. I parametri riferiti a tale sperimentazione
erano identici a quelli della precedente. Tale prova, concordata con il
"Consorzio di Tutela e Valorizzazione del Limone di Rocca Imperiale",
mirava a verificare la possibilità di poter prolungare la vita commerciale del
prodotto fino ai primi giorni del mese di luglio, in modo da sfuggire al
peggior periodo di mercato e poter affrontare, così, le richieste del consumo
fresco estivo (Villaggi turistici, zone a forte presenza turistica, ecc).
Una volta stivato il prodotto, è stata avviato il
funzionamento della cella. I valori di ossigeno sono stati raggiunti in modo
ottimale, a testimonianza della bontà dell’intervento eseguito dalla Eurofrio.
Si è evidenziata, però, la difficoltà di tenuta dei valori impostati,
segnatamente a quelli riferiti alla percentuale di ossigeno. Inoltre si è
evidenziata una notevole produzione di acqua di condensa all’interno della
cella che è fuoriuscita all’esterno, soprattutto attraverso la porta di ingresso,
benché serrata, ma anche dalla base della cella. La fuoriuscita di acqua fa
supporre l’entrata di ossigeno all’interno della cella stessa. Pertanto si
dovrà provvedere, nelle operazioni di manutenzione, anche alla verifica della
tenuta delle giunture stagne nelle particolari condizioni operative richieste
dalla sperimentazione.
Delle prove fin qui realizzate si detiene già il
diario della prova ed i primi dati, i quali opportunamente validati dai
supervisori scientifici del CRA‑Istituto Sperimentale per la Agrumicoltura
‑ di Acireale ed inseriti nella serie storica, potranno, in seguito,
passare alla divulgazione ed alla diffusione territoriale.
In ordine al secondo punto dell’interrogazione nel
quale si chiede:
‑ di sapere quali programmi l’Assessorato
all’Agricoltura e l’ARSSA intendano realizzare nel settore della
sperimentazione e dell’implementazione di queste attività dirette a sostenere
la domanda di mercato;
si premette che l’ARSSA, quale Ente operativo
della Regione, deve agire, ovviamente, nell’ambito delle direttive regionali.
Lo sforzo finanziario compiuto dalla Regione e
dall’ARSSA in termini di risorse umane e di costi di gestione per dare un
contributo reale e fattivo alla risoluzione di uno dei problemi che
attanagliano il comparto agrumi, è stato sicuramente valorizzato inserendo i
Csd di Mirto, Locri, Lamezia Terme e le tematiche di ricerca inerenti il
miglioramento genetico, la vivaistica e le tecniche a basso impatto ambientale,
da essi proposte, all’interno di un progetto ministeriale di respiro nazionale.
La collaborazione con altri tecnici (del territorio), specialisti del settore
frutticolo, e la sperimentazione sia della cella che dei prodotti, porterà alla
produzione di nuovo know how, permettendo un avvicinamento alle soluzioni
tecniche ottimali che hanno chiara ripercussione sulla sostenibilità ‑
economica del processo di destagionalizzazione.
Per quanto riguarda la sperimentazione in corso, i
dati e le specifiche tecniche individuate a sperimentazione compiuta verranno
divulgati attraverso i canali istituzionali.
Senza particolari aggravi di costo, l’Agenzia può
intersecare il progetto di innovazione varietale agrumicola con la
sperimentazione delle tecniche di conservazione in atmosfera controllata, così
da poter individuare non solamente le condizioni ottimali di conservazione dei
prodotti già utilizzati ma anche le specie che rispondono meglio a tale
trattamento ad alto contenuto ecologico ed organolettico per il prodotto.
Il direttore
generale
(Dott. Domenico Sansone)
“Il Consiglio
regionale
vista la proposta
di integrazione al Regolamento Interno, avanzata dalla V^ Commissione consiliare " Riforme e Decentramento";
delibera
di integrare gli artt. 13,25,58 e 62, del Regolamento interno del Consiglio regionale approvato con deliberazione n. 5 del 27 maggio 2005, come appresso specificato:
Dopo il sesto comma dell’articolo 13 dei
Regolamento interno è aggiunto il seguente:
7. Il Presidente, il Vicepresidente ed il Segretario
del gruppo possono essere sottoposti
a censura nei casi di cui al comma 1, lett. a) e b), dell’art. 25-bis del presente
Regolamento. In tal caso si osserva per
quanto compatibile il procedimento di
cui allo stesso articolo. La proposta di censura approvata dal Consiglio reca anche l’invito al gruppo di
revocare il componente censurato, ovvero di riferire in Consiglio le
motivazioni dell’eventuale mancato accoglimento di tale invito, fatta salva comunque in quest’ultima ipotesi l’applicazione al
gruppo consiliare delle sanzioni
previste dalla legge regionale.
Dopo l’articolo 25 del Regolamento interno del
Consiglio regionale è aggiunto il seguente:
Articolo 25 bis
(Revoca di nomine
ed incarichi)
1. Tutti gli
incarichi e le nomine conferiti al consigliere regionale ai sensi dell’art. 25 sono revocabili nel caso in cui il
consigliere:
a) abbia riportato
una condanna penale confermata in appello per reati commessi nella qualità di pubblico amministratore
o comunque per un delitto non colposo,
purché, in quest’ultima ipotesi, la pena inflitta sia superiore a due anni di reclusione;
b) abbia violato gravemente e reiteratamente i principi etici e di condotta individuati nel Codice calabrese del buon governo, approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 49 del 6 dicembre 2005 e successive modificazioni ed integrazioni, ponendo in essere una azione di gravità equivalente a quella di cui alla lett. a) ed arrecando grave pregiudizio al prestigio e al decoro dell’organo consiliare.
2. Il procedimento
di revoca è avviato su richiesta proveniente da almeno un quinto dei componenti del Consiglio, ovvero
d’ufficio dal Presidente del Consiglio regionale
nel caso ne ravvisi la necessità.
3. Il Presidente
dei Consiglio contesta gli addebiti per iscritto in immediata connessione di tempo rispetto al compimento dei
fatti ovvero all’epoca in cui se ne sia
avuta conoscenza. La contestazione deve contenere l’indicazione precisa dei
fatti addebitati e la fissazione di un
termine non inferiore a 5 giorni, entro il quale il consigliere interessato può esercitare il diritto
di difesa mediante deposito di una memoria
scritta ovvero chiedendo di essere sentito personalmente.
4. Se ritiene infondata la richiesta di revoca, il
Presidente archivia il procedimento, dandone
pronta comunicazione in Consiglio; altrimenti, iscrive la questione all’ordine del giorno della prima seduta
consiliare utile.
5. Alla discussione
sulla proposta di revoca possono prendere la parola per non più di dieci minuti, il consigliere interessato e
un relatore per gruppo, anche per
dichiarazione di voto. Gli altri consiglieri possono intervenire solo per dichiarare l’eventuale difformità del loro voto
rispetto a quello del gruppo consiliare di appartenenza. Al termine della discussione il Consiglio delibera sulla
proposta di revoca, la quale è
approvata se riporta il voto favorevole della maggioranza assoluta dei consiglieri.
6. Ove la richiesta di revoca di cui al comma 1 riguardi il Presidente del Consiglio, i poteri attribuiti dalla presente norma al Presidente sono esercitati dal Vicepresidente vicario.
7. Il procedimento
di revoca deve concludersi entro trenta giorni decorrenti dalla contestazione degli addebiti.
Dopo il primo comma dell’art. 58 (Mozione di sfiducia) dei
Regolamento interno è aggiunto il
seguente comma:
1-bis. Se la mozione di sfiducia è motivata sulla
circostanza che il Presidente della Giunta sarebbe incorso in una delle
fattispecie previste dal comma 1, dell’art. 25bis, del presente regolamento,
il Presidente del Consiglio contesta gli addebiti per iscritto in immediata connessione di tempo
rispetto al compimento dei fatti ovvero
all’epoca in cui se ne sia avuta conoscenza. La contestazione deve contenere l’indicazione precisa dei fatti
addebitati e la fissazione di un termine a difesa non inferiore a 5 giorni, entro il quale il Presidente della
Giunta può esercitare il diritto di
difesa mediante deposito di una memoria scritta ovvero chiedendo di essere
sentito personalmente.
I presentatori
della mozione di sfiducia possono insistere nella richiesta di votazione sulla mozione di sfiducia anche qualora
il Presidente dei Consiglio ritenga
che non vi siano elementi sufficienti per procedere.
Dopo il secondo comma dell’articolo 62 dei
Regolamento interno è aggiunto il
seguente comma:
3. Ove la proposta di censura si fondi sui fatti di cui alle lett. a) e b) del comma 1 dell’art. 25-bis dei presente Regolamento, si osserva per quanto compatibile il procedimento dì cui allo stesso articolo. In tal caso, la proposta di censura approvata dal Consiglio reca anche l’invito al Presidente della Giunta di revocare l’assessore censurato, ovvero di riferire in Consiglio le motivazioni dell’eventuale mancato accoglimento di tale invito".
“Il
Consiglio regionale
Vista la deliberazione
della Giunta regionale dei 12 giugno 2006, n. 412 concernente: " Approvazione Regolamento
per il trattamento dei dati sensibili e giudiziari - Codice in materia
di dati personali - artt. 20 e 21
decreto Lgs n. 19612003;
vista la proposta
avanzata dalla 1" Commissione consiliare permanente " Affari Istituzionali e affari
generali";
delibera
di approvare
l’allegato Regolamento, per il trattamento dei dati personali sensibili e giudiziari ai sensi degli artt. 20 e 21 del decreto
Lgs 196/2003, comprensivo degli allegati
A e B, contenenti le schede relative ai singoli trattamenti di competenza della
Giunta regionale, degli Enti e Agenzie
regionali, degli Enti controllati e vigilati dalla Regione Calabria ‘Allegato A’ (Schede da Al a A35)
e delle Aziende Unità Sanitarie Locali,
Aziende Ospedaliere, Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico,
Aziende Universitarie di qualsiasi
tipo e natura operanti nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale ‘Allegato B’ (Schede da B1 a B41)”.
Art. 1
Oggetto
1.
Il presente Regolamento, ai sensi dell’articoli 20 e 21 del Decreto legislativo
30 giugno 2003, n. 196 "Codice in materia di protezione dei dati
personali", identifica i tipi di
dati e le operazioni eseguibili da parte della Giunta regionale, nonché da
parte delle Aziende sanitarie della Regione Calabria, degli Enti e
Agenzie regionali e degli altri enti per i
quali la Regione Calabria esercita poteri di indirizzo e controllo, compresi
gli enti che fanno riferimento a due
o più Regioni, nello svolgimento delle loro funzioni istituzionali, con riferimento ai trattamenti di dati sensibili e
giudiziari effettuati per il perseguimento delle rilevanti finalità di interesse pubblico individuate da espressa
disposizione di legge, ove non siano
legislativamente specificati i tipi di dati e le operazioni eseguibili.
Art. 2
Disposizioni generali
1.
Ai fini del presente Regolamento si applicano le definizioni contenute
nell’art. 4 del D.Lgs. 196/2003.
2. Il trattamento dei dati avviene
nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dell’interessato ed è compiuto quando, per lo svolgimento delle finalità
di interesse pubblico, non è
possibile il trattamento dei dati anonimi oppure di dati personali non
sensibili o giudiziari.
Art. 3
Tipi di dati e di operazioni
eseguibili
1.
I dati sensibili e giudiziari oggetto di trattamento, le finalità di interesse
pubblico perseguite, nonché le
operazioni eseguibili sono individuati, per i soggetti titolari di cui all’articolo 1, nelle schede contenute negli allegati
al presente Regolamento, di seguito elencati:
ALLEGATO A (Schede
da Al a A35) - Giunta regionale;
Agenzie e Enti regionali, Enti vigilati
e controllati dalla Regione Calabria:
· ARPACAL;
· ARSSA;
· AFOR;
· Agenzia Regionale per le Erogazioni in
Agricoltura;
· Aziende Regionali per il Diritto allo Studio
Universitario;
· Consorzi per le aree di sviluppo industriale
· AT.O.
· Altri Enti vigilati o controllati dalla Regione
Calabria
ALLEGATO B
(schede da 131 a B41): Aziende Unità Sanitarie Locali, Aziende Ospeddiere, Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico,
Aziende universitarie di qualsiasi tipo e natura operanti nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale.
Art. 4
Pubblicazione sul Bollettino
Ufficiale e diffusione su Internet
1.
Il presente Regolamento è pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Calabria e diffuso sul sito Internet della
Regione Calabria www.regionecalabria.it.
Art. 5
Entrata in vigore
1. Il presente Regolamento
entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Calabria.
(Vedi delibera n. 93 in formato Pdf)
“Il Consiglio
regionale
vista la
deliberazione dell’Ufficio di Presidenza del 3 luglio 2006, n. 38 concernente: " Regolamento per il trattamento dei dati sensibili e giudiziari - Artt.
20 e 21 decreto Lgs n. 196/2003;
vista la proposta
avanzata dalla 1^ Commissione consiliare permanente “Affari Istituzionali e affari generali”
delibera
di approvare
l’allegato Regolamento per il trattamento dei dati personali sensibili e giudiziari ai sensi degli artt. 20 e 21 del
decreto Lgs 196/2003, comprensivo dell’elenco dei trattamenti effettuati da parte delle strutture organizzative del
Consiglio regionale della Calabria e
da parte dei Consiglio regionale, degli Organi consiliari e loro membri,
limitatamente allo svolgimento delle loro funzioni e attività istituzionali, e le 14
schede illustrative dei singoli
trattamenti".
RELAZIONE
L’adozione del
Regolamento per il trattamento dei dati sensibili e giudiziari da parte di ciascuna Pubblica Amministrazione è
previsto dall’art. 20, comma 2 e dall’art. 21, comma 2 del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 " Codice
in materia di protezione dei dati personali".
L’art. 20, comma
2 recita:
“Nei casi in cui
una disposizione di legge specifica la finalità di rilevante interesse pubblico, ma non i tipi di dati sensibili e le
operazioni eseguibili, il trattamento è consentito solo in riferimento ai tipi di dati e di operazioni
identificati e resi pubblici a cura dei soggetti che ne effettuano il
trattamento, in relazione alle specifiche finalità perseguite nei singoli casi e nel rispetto dei
principi di cui all’articolo 22, con atto di natura regolamentare adottato in conformità al parere espresso dal
garante ai sensi dell’articolo 154, comma 1, lettera g), anche su
schemi tipo".
L’art. 5, comma 4
del D. Lgs. 135/99 prevedeva che i soggetti pubblici avviassero l’adeguamento dei propri ordinamenti a quanto
previsto dai commi 3 e 3 bis dell’art. 22 della L. 675/96, individuando i tipi di dati e di operazioni eseguibili
per il trattamento dei dati
particolari, entro il 31 dicembre 1999. Questo adeguamento doveva sfociare, dal punto
di vista della forma giuridica e a seguito di ulteriori specificazioni da parte
del Garante, nell’adozione di un Regolamento per il trattamento dei dati sensibili e giudiziari. Nel D. Lgs. 135/99 non veniva, tuttavia, individuato un
termine perentorio per l’adozione di
tale Regolamento.
Nel 2002 da
un’indagine svolta sullo stato di avanzamento dei lavori era emerso che soltanto la Regione Toscana e la Provincia
autonoma di Bolzano avevano adottato il
suddetto Regolamento, mentre solo alcune Regioni avevano avviato l’istruttoria.
Nel corso di
questi anni il Garante per la protezione dei dati personali ha più volte sollecitato
le Amministrazioni a mettersi in regola, affermando che i soggetti pubblici che
non hanno ancora provveduto all’adozione del Regolamento operano sprovvisti del
necessario presupposto di liceità,
trattando dati sensibili e giudiziari relativi ad innumerevoli cittadini senza alcune necessarie garanzie,
privando gli interessati della possibilità di conoscere le utilizzazioni
effettive dei dati che li riguardano. In altri termini, l’individuazione dei dati sensibili e giudiziari
che deve essere fatta dai soggetti pubblici
non ha un carattere meramente ricognitivo, ma incide su aspetti sostanziali ed è necessaria per poter ritenere leciti i trattamenti in oggetto.
L’Autorità
Garante stessa ha ormai avviato la verifica, sistematica a partire dal 2003,
sugli adempimenti in materia di tutela della riservatezza da parte delle
pubbliche amministrazioni, attraverso controlli su un campione casuale di enti.
Per lo svolgimento della propria funzione di controllo il Garante ha
recentemente stipulato un protocollo d’intesa
con la Guardia di Finanza, che attiverà uno specifico nucleo sulla tutela della
riservatezza.
L’adozione del
Regolamento per il trattamento dei dati sensibili e giudiziari da parte di ciascuna Pubblica Amministrazione è
un’operazione necessaria ed urgente, visto
che l’art. 181, comma 1 lettera a) del Codice prevedeva nella versione
originale che il Regolamento fosse adottato
entro il 30 settembre 2004.
Il Decreto-Legge
30 dicembre 2005, n. 273 (Definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti) ha
prorogato il termine al 28 febbraio 2006.
Nell’ambito del
Gruppo di lavoro, istituito nel dicembre 2002 presso la Conferenza
dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, si è avvertita ben presto l’esigenza di dedicare uno specifico
momento di studio e di elaborazione all’applicazione
del tema della privacy da parte dei Consigli regionali e provinciali. Per questo, nel dicembre 2003, si è costituito un
autonomo Gruppo di lavoro, a cui hanno apportato
il contributo rappresentanti dei Consigli regionali dell’Emilia-Romagna,
Toscana, Lombardia, Piemonte, Umbria, Marche, Veneto, del Consiglio della
Provincia autonoma di Trento, del
Consiglio e della Provincia autonoma di Bolzano. Il citato schema tipo di Regolamento è stato rivisitato, rispetto alla
versione inviata in data 16 giugno 2004, in virtù di un continuo
quanto proficuo scambio di informazioni con gli Uffici del Garante ed inviato al Garante stesso dalla
Conferenza in data 8 novembre 2005. II Garante si è espresso sul
citato Schema, con parere favorevole, in
data 29 dicembre 2005 a condizione
che siano rispettate le indicazioni fornite nei punti da 1 a 7 del Parere.
L’attuale
adempimento consiste nell’approvazione
dei Regolamento per il trattamento dei dati personali sensibili e
giudiziari da effettuarsi da parte delle strutture organizzative del Consiglio regionale della
Calabria, da parte del Consiglio regionale
stesso, degli Organi consiliari e
loro membri, limitatamente allo svolgimento delle loro funzioni e attività istituzionali in materia di
dati sensibili e giudiziari.
Il
Regolamento consta della seguente documentazione allegata quale parte integrante
e sostanziale dello stesso:
testo
del Regolamento per il trattamento dei dati personali sensibili e giudiziari;
elenco dei trattamenti dei dati sensibili e giudiziari da effettuarsi da parte delle
strutture
organizzative del Consiglio regionale della Calabria, da parte del
Consiglio
regionale stesso, degli Organi consiliari e loro membri, limitatamente
allo
svolgimento delle loro funzioni e attività istituzionali;
schede
per ogni tipo di trattamento rilevato.
1) Testo
del Regolamento per il trattamento dei dati personali sensibili e giudiziari.
Il Regolamento
consta di cinque articoli.
Nell’articolo 1 viene esplicitato l’oggetto del
Regolamento: la ricognizione viene fatta
esclusivamente per i dati sensibili e giudiziari, ex artt. 20 e 21 del D.Lgs. 196/2003.
La necessità di
individuare, con Regolamento del titolare, i tipi di dati e le operazioni
eseguibili per ogni singolo trattamento si ha soltanto nel momento in cui la legge
o il provvedimento del Garante che autorizzano il trattamento per rilevanti
finalità di interesse pubblico non li
indicano (in questo senso vanno intese le specifiche di cui alle
lettere a, b, c dell’articolo 1 del Regolamento).
In caso contrario,
il trattamento esula dall’oggetto dei presente Regolamento.
Nell’articolo 2 si
precisa che si applicano le definizioni contenute nell’art. 4 del D.Lgs. 19612003 e che i trattamenti oggetto del Regolamento devono riferirsi allo svolgimento di attività che
sono state riconosciute espressamente di "rilevante interesse pubblico" dal D.Lgs. 196/2003 o da altro
Provvedimento del Garante o dalla specifica legge di riferimento.
Nel caso in cui
l’attività non rientri in tali tipologie è necessario preventivamente richiedere al Garante il riconoscimento della
finalità di rilevante interesse pubblico
(art. 20, comma 3).
Nell’articolo 3
viene effettuato il richiamo alle singole schede allegate, ciascuna delle
quali indica per ogni trattamento: le fonti normative ed altre fonti
istitutive, la finalità del trattamento, i tipi di dati, le operazioni
eseguibili, la descrizione del trattamento ed il flusso informativo.
Nell’articolo 4 si
precisa che il Regolamento viene
aggiornato e integrato periodicamente nell’identificazione dei tipi di dati e di operazioni eseguibili. Di conseguenza anche le schede allegate vengono aggiornate e integrate.
Nell’articolo 5
viene indicato che il Regolamento è
pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Calabria, come previsto dall’art. 20, comma 2 del D.Lgs. 196/2003, e reso disponibile anche in Internet,
nel sito WEB del Consiglio regionale.
2) Elenco
dei trattamenti di dati sensibili e giudiziari da effettuarsi da parte delle strutture organizzative del
Consiglio regionale, da parte del Consiglio regionale stesso, degli Organi
consiliari e loro membri in relazione, per questi ultimi (organi e loro
membri), allo svolgimento delle loro funzioni e attività istituzionali.
Dalla
ricognizione compiuta è emerso che vengono effettuati n. 14 trattamenti relativi ai dati sensibili e giudiziari.
3) Schede
per ogni tipo di trattamento rilevato.
Per ogni
trattamento compreso nell’elenco è stata compilata la relativa scheda, nella
quale vengono specificati le fonti normative ed altre fonti istitutive, la finalità del trattamento, i tipi di dati, le
operazioni eseguibili ed inoltre la descrizione del trattamento ed il flusso informativo.
E’ conforme
all’originale.
Art. 1
Oggetto
1. Il presente
Regolamento, ai sensi degli articoli 20 e 21 del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 "Codice in materia di
protezione dei dati personali", individua le categorie di dati e le
relative operazioni eseguibili, strettamente pertinenti e necessarie, da parte
delle strutture organizzative del Consiglio regionale della Calabria e da parte
del Consiglio, degli Organi
consiliari e loro membri, limitatamente allo svolgimento delle loro funzioni e attività istituzionali in materia
di dati sensibili e giudiziari, con riferimento:
a)
ai trattamenti effettuati per il perseguimento delle rilevanti finalità di interesse
pubblico
individuate dalla Parte seconda del D. Lgs. 19612003;
b) ai trattamenti autorizzati da espressa disposizione di legge per rilevanti finalità
di
interesse pubblico, ove non sono legislativamente specificati i tipi di dati e
le
operazioni
eseguibili;
c) ai trattamenti connessi alle
attività che perseguono rilevanti finalità di interesse pubblico individuate con provvedimento dei Garante per la protezione dei
dati personali.
Art. 2
Disposizioni generali
1. Ai fini dei
presente Regolamento si applicano le definizioni contenute nell’art. 4, del D.Lgs. 196/2003.
2. Il trattamento
dei dati avviene nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dell’interessato ed è compiuto quando, per lo
svolgimento delle finalità di interesse
pubblico, non è possibile il trattamento
dei dati anonimi oppure di dati personali non sensibili o giudiziari.
Art. 3
Tipi di dati e di operazioni
eseguibili
1. Nelle schede
allegate al presente Regolamento numerate dal n. 1 al n. 14 sono individuati i
dati sensibili e giudiziari oggetto di trattamento, le finalità di interesse pubblico perseguite, nonché le operazioni
eseguibili.
Art. 4
Aggiornamento
1. Il presente
Regolamento è aggiornato ed integrato periodicamente, qualora si renda necessario variare l’identificazione dei tipi
di dati e le operazioni eseguibili.
Art. 5
Pubblicazione nel Bollettino
Ufficiale e diffusione su Internet
1. Il presente
Regolamento è pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Calabria e reso
disponibile in Internet, nel sito WEB del Consiglio regionale della Calabria.
(vedi delibera n. 94 in formato Pdf)
Art. 1
1. Il personale in servizio alle dipendenze
dell’Ente Autonomo Fiera di Reggio
alla data dell’entrata in vigore della legge regionale n. 13 del 4 aprile 1986,
e tuttora in servizio, anche se successivamente distaccato o transitato ad
altro Ente, è iscritto, ai fini del
trattamento previdenziale e di quiescenza, all’INPDAP, a far tempo dalla data di entrata in vigore della presente
legge.
2. A tale personale
sono estese le disposizioni in materia di quiescenza e previdenza previste dalle norme vigenti per il
personale regionale.
3. La necessaria completa ricongiunzione dei
periodi assicurativi del personale anzidetto,
già iscritto all’INPS, presso l’Ente previdenziale di cui al comma 1, avviene d’ufficio e senza oneri a carico dei lavoratori
interessati.
Art. 2
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.