VIII legislatura

23.

Seduta di giovedì 21 settembre 2006

 

 

 

Presidenza del Presidente Giuseppe Bova

La seduta inizia alle 15,25

Giovanni NUCERA, Segretario Questore f.f.

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

PRESIDENTE

Dopo la lettura del verbale, verificato che non c’è in Aula il numero legale, la seduta si aggiorna alle 16,00.

La seduta sospesa alle 15,30 è ripresa alle 16,28

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni

Giovanni NUCERA, Segretario Questore f.f.

Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di risposta scritta ad interrogazioni

PRESIDENTE

E’ pervenuta risposta scritta alle seguenti interrogazioni: numero 37 del 22.12.2005 a firma del consigliere Luigi Fedele; numero 66 del 23.05.2006 a firma del consigliere Alberto Sarra; numero 67 del 23.05.2006 a firma del consigliere Roberto Occhiuto; numero 68 del 31.05.2006 a firma del consigliere Guagliardi; numero 72 del 12.06.2006 a firma del consigliere Antonio Pizzini; numero 73 del 12.06.2006 a firma del consigliere Antonio Gentile; numero 76 del 19.06.2006 a firma del consigliere Bruno Censore; numero 82 del 28.06.2006 a firma del consigliere Alberto Sarra.

(Sono riportate in allegato)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 171/8^ d’Ufficio: “Surroga del consigliere regionale Luigi Fedele – dimissionario”

PRESIDENTE

A questo punto, passiamo all’ordine del giorno, che al primo punto reca la proposta di provvedimento amministrativo numero 171/8^ d’Ufficio: “Surroga del consigliere regionale Luigi Fedele – dimissionario”.

Chiamo l’onorevole Cherubino a voler assumere le funzioni di consigliere segretario, perché l’onorevole Borrello è assente e l’onorevole Fedele lo stiamo surrogando.

“Il Consiglio regionale

dato atto che con lettera in data 13 luglio 2006 pervenuta il 4 agosto, acquisita agli atti l’8 agosto 2006, protocollo numero 2677, l’onorevole Luigi Fedele ha presentato formalmente le sue dimissioni dalla carica di consigliere regionale a seguito della sua elezione a deputato al Parlamento nazionale;

considerato che, a norma dell’articolo 16 della legge 17 febbraio 1968 numero 108, recante “Norme per l’elezione dei Consigli regionali delle Regioni a Statuto normale”, il seggio resosi vacante deve essere attribuito al candidato che nella stessa lista e circoscrizione segue immediatamente l’ultimo eletto;

che, pertanto, si deve procedere alla surroga del consigliere dimissionario, e ciò nei modi di cui alla sopra richiamata disposizione di legge;

considerato, infine, che, così come risulta dalla copia del verbale dell’ufficio centrale circoscrizionale presso il tribunale di Reggio Calabria per l’elezione del Consiglio regionale della Calabria anno 2005, nella graduatoria dei non eletti per la lista numero 5 avente il contrassegno Forza Italia, nella quale era stato eletto il consigliere dimissionario, è riportato quale primo dei non eletti il candidato Alessandro Nicolò con cifra individuale 4.802;

delibera di attribuire al candidato Alessandro Nicolò, nato a Reggio Calabria l’8 marzo 1967, il seggio resosi vacante a seguito delle dimissioni del consigliere Luigi Fedele”.

A questo punto, chiamo l’Aula a pronunciarsi formalmente con voto.

Pongo in votazione la delibera testé letta.

(Il Consiglio approva)

Presenti, 40; hanno votato a favore 40, nessun voto contrario e nessun astenuto.

Prego l’onorevole Nicolò di voler entrare in Aula e sedersi ai banchi.

(Applausi)

Poi avrà modo l’onorevole Nicolò di salutare i colleghi, potrà fare un breve saluto.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 172/8^ d’Ufficio: “Surroga del consigliere regionale Giuseppe Morrone – dimissionario”

PRESIDENTE

Intanto, debbo procedere con la proposta di provvedimento amministrativo numero 172/8^ d’Ufficio: “Surroga del consigliere regionale Giuseppe Morrone – dimissionario”

La prassi, è un fatto formale, vuole che io rilegga il dispositivo che avete ascoltato poco fa che si riferisce al voto formale riguardo il nostro neocollega Nicolò.

“Il Consiglio regionale

dato atto che con lettera in data 4 agosto 2006, acquisita agli atti l’8 agosto 2006, protocollo numero 2676, l’onorevole Giuseppe Morrone ha presentato formalmente le sue dimissioni dalla carica di consigliere regionale a seguito della sua elezione a deputato al Parlamento nazionale;

considerato che, a norma dell’articolo 16 della legge 17 febbraio 1968 numero 108, recante “Norme per l’elezione dei Consigli regionali delle Regioni a Statuto normale”, il seggio resosi vacante deve essere attribuito al candidato che nella stessa lista e circoscrizione segue immediatamente l’ultimo eletto;

che, pertanto, si deve procedere alla surroga del consigliere dimissionario, e ciò nei modi di cui alla sopra richiamata disposizione di legge;

considerato, infine, che, così come risulta dalla copia del verbale dell’ufficio centrale circoscrizionale presso il tribunale di Cosenza per l’elezione del Consiglio regionale della Calabria anno 2005, nella graduatoria dei non eletti per la lista numero 8 avente il contrassegno Udeur, nella quale era stato eletto il consigliere dimissionario, è riportato quale primo dei non eletti il candidato Giulio Serra con cifra individuale 5.960;

delibera di attribuire al candidato Giulio Serra, nato a San Marco Argentano il 18 ottobre 1954, il seggio resosi vacante a seguito delle dimissioni del consigliere Giuseppe Morrone”.

Pongo in votazione la delibera testé letta.

(Il Consiglio approva)

Anche stavolta l’esito della votazione vede favorevoli tutti i presenti, nessun voto contrario e nessun astenuto, ma com’è ovvio, eravamo prima 40 e mancava il nostro collega Nicolò, ora con lui siamo già diventati 41, per cui 41 hanno espresso voto favorevole.

L’onorevole Giulio Serra è pregato di accomodarsi in Aula.

(Applausi)

Non esiste un’unica prassi, ma siccome i colleghi subentrati ai neoparlamentari Fedele e Morrone hanno detto che è loro intenzione sottolineare la loro presenza in Aula in maniera non burocratica per un breve saluto a tutti i colleghi, io non so se per primo l’onorevole Serra o l’onorevole Nicolò mi chiedono la parola.

La parola all’onorevole Serra.

Giulio SERRA

Mi pregio rivolgere il mio saluto deferente al signor Presidente di questo onorevole Consiglio, a tutti i signori consiglieri, al signor Presidente della Giunta, agli assessori e all’intero corpo del personale della Regione Calabria, che quotidianamente assolve con competenza e diligenza il ruolo di supporto e collaborazione con gli organi politici.

Vengo qui questa sera tributato dell’alto onore di succedere nella carica di consigliere regionale allo stimatissimo onorevole Ennio Morrone, chiamato a più elevati impegni di rappresentanza politica della nostra regione in seno al Parlamento nazionale.

Raccolgo un’eredità pesante, considerato l’alto profilo di efficienza, trasparenza, correttezza e competenza che ha caratterizzato l’operato dell’onorevole Morrone in seno a questo Consiglio e nella Giunta in qualità di assessore. Il suo contributo è stato notevole, come certamente lo sarà quello che saprà offrire ai più alti livelli nel corso del suo mandato parlamentare per la soluzione dei problemi nazionali e di quelli della Calabria in particolare, alla quale costantemente riserva la sua attenzione.

Un pensiero e un saluto carichi di affetto al gruppo del mio partito, l’Udeur-Popolari, i cui rappresentanti in questa Assemblea, insieme al già ricordato onorevole Morrone, si sono subito distinti per il contributo di qualità offerto e per aver saputo proporre e motivare le ragioni politiche del partito di appartenenza, a sostegno del suo ormai acquisito profondo radicamento a tutti i livelli territoriali della Calabria, comunale, provinciale e regionale.

Mi è gradita l’occasione anche per formulare fervidi auguri all’onorevole Luigi Fedele per lo svolgimento di una proficua attività parlamentare, in prosieguo dell’apprezzato ruolo esercitato quale Presidente di questo Consiglio.

Auguri di buon inizio anche al neoconsigliere Alessandro Nicolò, come il sottoscritto al suo primo mandato, che sarà certamente produttivo e costruttivo.

E’, inoltre, doveroso nella circostanza, oltre che sentito, esprimere sincero apprezzamento al nostro stimatissimo Presidente, onorevole Giuseppe Bova, che si è costantemente accreditato quale persona di grande spessore umano, culturale, morale e politico, in grado di svolgere il suo ruolo in modo sereno e dialettico, capace di portare il dialogo e il confronto senza preclusioni politiche e ideologiche verso alcuno, sul fruttuoso terreno delle proposte e delle idee.

Parimenti, voglio portare il mio saluto all’intero Consiglio regionale nella globalità della sua articolazione politica e rappresentativa, espressione democratica del corpo elettorale della nostra regione che, a prescindere dalla diversità dei riferimenti politici degli elettori e delle elettrici, certamente nel suo complesso chiede un confronto serio e costruttivo e condivisione di responsabilità da parte della maggioranza e della minoranza sulle scelte e sugli obiettivi di fondo più qualificanti per lo sviluppo della regione e la tutela dell’interesse generale della popolazione.

Alla Giunta regionale, al suo Presidente, onorevole Agazio Loiero e al collegio degli assessori rivolgo i più fervidi auguri di prosecuzione di buon lavoro e il sincero apprezzamento per l’attività finora svolta, che ha portato ad una necessaria rivisitazione programmatica delle priorità che si impongono all’attenzione, per i caratteri di oggettività e ineludibilità che presenta.

Per quanto mi riguarda, mi accingo a questa importante onerosa esperienza cui vengo chiamato con spirito ambivalente, di forte volontà ad operare con sentimenti di servizio e di impegno, ma anche col comprensibile timore di dovermi misurare con una realtà nuova, caratterizzata da una vasta complessità problematica che richiede soluzioni valide e urgenti, nella consapevolezza, comune a tutti noi, che la Calabria e la sua gente devono recuperare enormi ritardi rispetto alle altre regioni dello stesso Meridione, per non parlare del resto dell’Italia.

Avverto la responsabilità delle funzioni e del mandato, che spero, tuttavia, di riuscire ad assolvere col medesimo impegno che ha caratterizzato fin qui il mio vissuto politico fin dai primi anni del lontano 1985, in cui fui chiamato a rappresentare l’allora partito della Democrazia cristiana in seno al Consiglio comunale del mio comune d’origine, San Marco Argentano, per poi ricoprirvi la carica di sindaco per più legislature. Questa lunga esperienza, insieme ad altri impegni assolti sul territorio, mi ha offerto, tra l’altro, occasione per instaurare frequenti rapporti con molti dei consiglieri regionali passati e presenti, estremamente utili per la mia attività amministrativa, ai quali rinnovo i più sentiti ringraziamenti.

Questi trascorsi, che amo definire della gavetta, offrono testimonianza delle mie radici popolari e mi confortano nell’esigenza di contribuire, in modo sereno e pacato, a sostenere e portare avanti primariamente insieme a tutti voi il progetto di cambiamento della politica e del ruolo delle istituzioni, invocato a gran voce dall’intero corpo elettorale e che questa maggioranza si è assegnata all’indomani della vittoria della consultazione del 2005.

Questo obiettivo ha e deve avere carattere prioritario e rimanere costantemente al centro della nostra riflessione e del nostro operato. E’ sintomatico di questa unanime esigenza la maggiore partecipazione dei calabresi alle consultazioni elettorali degli ultimi anni, il cui significato più pregnante va posto in relazione al notevole consenso tributato alla coalizione di centro-sinistra e ai valori che esso propone, come è avvenuto, in ultimo, in occasione del recente referendum sulla riforma costituzionale, il cui risultato in nostro favore è stato addirittura plebiscitario.

Le motivazioni di questa legittimazione e rivalutazione della politica calabrese vanno certamente ricercate nella voglia di cambiamento, fortemente avvertita dalla popolazione e nel largo credito, in proposito, concesso al centro-sinistra.

Rafforzare credibilità, efficienza e trasparenza all’istituzione pubblica, per consolidare il suo rapporto fiduciario con i cittadini è il percorso obbligato che occorre compiere per giungere ad una valida programmazione di ammodernamento e di innovazione in tutti i settori della vita politica, sociale, economica, culturale, produttiva e dell’occupazione e non certamente, in ultimo, il risanamento ambientale per migliorare la qualità della vita ed aprire nuove e più ampie prospettive nel settore del turismo. Una progettualità e un’azione di governo, quindi, capace di affermare nei fatti e con i fatti una diversa concezione del ruolo della Regione, dello sviluppo e del lavoro, non basati su pratiche approssimative, bensì espressione di attività creativa, di competenze, di professionalità, nella consapevolezza di dover, a fine mandato, rendere il conto ai cittadini prima di rinnovare la richiesta di fiducia.

A conclusione di queste mie breve riflessioni, compiute con spirito sereno e pacato, non posso esimermi dal richiamare l’importanza della dialettica e del confronto democratico su qualsivoglia problema, non solo tra maggioranza e minoranza, ma anche e soprattutto tra le forze politiche della stessa maggioranza, per affermare con rinnovato vigore le ragioni che stanno alla base del patto fiduciario sottoscritto con gli elettori, esigenza che ha trovato riscontro nella verifica apertasi tra i nostri partiti e conclusasi, per quanto a mia conoscenza, in un rinnovato impegno comune per rinsaldare le basi politiche e programmatiche della coalizione e per proseguire sul percorso politico intrapreso, nella consapevolezza che occorre riconoscere e rispettare le diverse sensibilità ed entità che la compongono e dare giusto spazio ai contributi e alle proposte presentate, in una logica non di contrapposizione e divisione, bensì di arricchimento reciproco e condivisibile.

Vi chiedo scusa per essere stato molto lungo e vi ringrazio.

(Applausi)

PRESIDENTE

Prima di darle la parola, prego formalmente l’onorevole Giamborino di indossare la giacca e stare dentro l’Aula del Consiglio com’è previsto.

(Interruzione dell’onorevole Giamborino)

La parola all’onorevole Nicolò.

Alessandro NICOLO’

Signor Presidente, la ringrazio per avermi concesso la parola. Non intervengo per fare il discorso di inizio di questa esperienza, ma solo per rivolgere un saluto a lei, un saluto cordiale rivolto all’esecutivo, al Presidente dello stesso e a tutti i membri di questa massima assise.

Come da surroga, oggi subentro all’onorevole Luigi Fedele, eletto alla Camera dei Deputati nelle ultime consultazioni per il rinnovo del Parlamento. Già consigliere regionale, l’onorevole qui ha svolto ruoli importanti, è stato assessore regionale con deleghe di rilievo, capogruppo di Forza Italia alla Regione e Presidente del Consiglio. Ha svolto il suo ruolo con diligenza, con dignità, con lealtà e competenza.

Subentro in un particolare momento, dopo una fase di travaglio del Governo regionale e lo faccio con lo spirito che mi ha sempre accompagnato nella mia esperienza e nel mio percorso politico. In forte sintonia con il Presidente del gruppo consiliare, onorevole Pino Gentile e in armonia con i colleghi del mio gruppo, mi accingo ad interpretare il ruolo di opposizione, una opposizione incisiva, efficace, non strumentale e demagogica, ma senza inciuci e trasversalismi, senza per questo abbandonare il dialogo, il confronto, che in alcuni momenti serve con tutte le parti istituzionali, le parti politiche. Quindi un’opposizione costruttiva, civile e democratica – dicevo prima –, efficace ed incisiva perché, vedete, la distinzione dei ruoli penso sia molto importante: se ognuno interpreta il proprio ruolo, alla fine dà un contributo dalla sua postazione a quella crescita auspicata, quella spinta che si vuole dare per un territorio che – come diceva un autorevole giornalista in questi giorni – se prima ha toccato il fondo, adesso il fondo è stato scavato! Ciò non dobbiamo permetterlo da calabresi, in particolare da reggino, e mi riferisco alla mia comunità, al mio territorio, in cui spesso vi è la negazione dei diritti. Ed io continuerò le battaglie che ho intrapreso quando iniziai la mia carriera politica nelle istituzioni in seno alla massima assise cittadina di Reggio Calabria, poi in Consiglio provinciale, la battaglia per la tutela dei diritti dei cittadini. Quando si parla di tutela dei diritti, si parla di lavoro, delle fasce deboli, di tutte quelle componenti della società che costituiscono una risorsa utile per incidere ad una crescita globale.

Mi propongo, in ottemperanza a quelle che sono le linee del mio partito, da questa postazione, da questo scanno di continuare con determinazione e con concretezza nell’attività da me intrapresa già da tempo.

(Applausi)

Dibattito sulla situazione politica attuale

PRESIDENTE

Passiamo al terzo punto all’ordine del giorno che, come i colleghi sanno, riguarda il dibattito, il confronto sulla situazione politica attuale. Questa era una richiesta del Presidente della Regione e anche dei colleghi della minoranza.

Avviamo, quindi, la discussione, dando la parola per la sua relazione al Presidente della Regione, onorevole Agazio Loiero.

Agazio LOIERO, Presidente della Giunta regionale

Questo confronto doveva avvenire in passato – come ricorderà e come ricordano tutti i colleghi – l’8 di agosto, poi è stata richiesta da alcune figure istituzionali, appartenenti a tutti e due gli schieramenti, una dilazione di poco tempo e lo facciamo adesso, alla ripresa autunnale.

Non so, se avessimo avuto questo dibattito l’8 di agosto, forse il tono e lo stesso snodo della mia relazione sarebbero stati diversi, per mille ragioni che sono sotto gli occhi di tutti. In questi mesi c’è stato un confronto serrato sui giornali, talvolta dai toni aspri, e non c’è stato solo tra maggioranza e opposizione, talvolta c’è stato all’interno della stessa maggioranza. Tutto questo non voglio negarlo e voglio tentare di fare un discorso rispondente a verità qua dentro.

Noi non siamo qui per presentare un nuovo programma, il programma ce l’abbiamo, è quello che è stato sottoposto agli elettori, al quale gli elettori di centro-sinistra hanno dato il proprio consenso e che poi è stato sottoposto al vaglio dello stesso Consiglio regionale, tutti hanno preso parte a quel dibattito, a quella giornata che ricordo in maniera particolare perché è stato un dibattito intenso, a cui tutti hanno partecipato.

Abbiamo dato l’impressione – lo voglio dire con crudezza, lo dico a me stesso, alla mia parte politica, ma a tutto il Consiglio – anche per la lunghezza dei tempi, di una crisi, pur sapendo che l’idea di una crisi, di cui si conserva tenacemente la memoria in questa Assemblea, non è possibile oggi. C’è stato del travaglio, talvolta c’è stato un conflitto molto acceso, ci sono state polemiche sui giornali, sono state evocate parole desuete, anche da parti politiche da cui sembra bizzarro immaginare possano venire alcuni attacchi, c’è stata soprattutto un’invocazione allo scioglimento del Consiglio. Ancora oggi, leggendo i giornali, mi accorgo che c’è chi immagina che questo Consiglio debba essere sciolto.

Mi chiedo: davvero pensiamo che si possa sciogliere il Consiglio? Certo, teoricamente si può sciogliere, ma immaginando che possa vincere uno schieramento, un altro in questo momento; sono convinto,però, che a farne le spese vere sarebbe la Calabria nel suo complesso, tutte quelle fasce più dolenti, più deboli, più affaticate, più attardate sulla via dello sviluppo, senza contare che non è stato mai, se non una volta e per una ragione molto precisa, sciolto un Consiglio regionale. Questo disorienterebbe ancor più l’opinione pubblica calabrese, disorienterebbe tutti.

Capisco che ci possano essere insoddisfazioni in tutti gli schieramenti, perché la vittoria elettorale che è stata di dimensioni corpose ha incubato un’attesa enorme, un desiderio di riscatto, magari ha postulato l’idea, in tempi brevi, di una bacchetta magica per cui bastava toccare qualcosa e tutto si sarebbe trasformato.

Noi sappiamo che non è così. Tutta questa conflittualità è da attribuire ad una diversità calabrese? Penso proprio di sì. I motivi sono duplici, perché non avviene in nessun’altra Regione quello che è avvenuto da noi. Può essere che non ci sia una sufficiente interiorizzazione della legge costituzionale, può essere che qui scontiamo tradizioni nefaste in cui, magari, il potere stava incentrato in passato nelle mani solo di assessori e i Presidenti erano di passaggio tra una crisi e l’altra. Oppure perché, purtroppo, in una regione dall’economia così gracile come la nostra, la Regione diventa tutto, il riferimento di tutti, diventa la casa, l’ospedale, l’ufficio di collocamento, lo sbocco imprenditoriale, come se ci fosse una concentrazione di poteri veri e presunti così forte, che diventa il riferimento delle nostre insoddisfazioni.

Poi a questo si aggiunga l’isolamento di territori avvenuto per tanti secoli, una non comunicazione e anche quel clima di gelosie, di invidie, di conflitti. Lo confesso qua - non voglio dire delle cose ad effetto - ma ogni giorno ricevo lettere in cui magari si attacca una persona. Ho fatto per tanti anni il parlamentare e non mi è mai capitato. Forse la Regione le richiama tutte queste cose, forse è una distorsione della nostra antropologia, io non lo so, ma dico che anche per questo abbiamo avviato e celermente il decentramento. La Regione non può restare un crogiolo o essere immaginato come un crogiolo di poteri, per cui il riferimento unico delle insufficienze e delle insoddisfazioni diventa la Regione stessa.

Per questo l’abbiamo avviato e per questo vogliamo una nuova Regione che riesca a programmare, non a gestire, questo devono farlo altri enti, e vorremmo che la Calabria non fosse quella che abbiamo conosciuto, ripiegata su vizi antichi o magari segnata da un’alterità che sembra invincibile, in cui il calabrese, quando viene segnato a dito, sembra avere le stimmate di una diversità. Noi abbiamo sperato ed immaginato che anche per la Calabria fosse arrivato il momento di un cambiamento radicale, alla luce anche di come viene visto e valutato il calabrese soprattutto fuori dai propri confini.

Per questo non mi stanco di ringraziare in questo momento – lo voglio fare qui pubblicamente, in modo che resti stenografato – sia Monorchio sia Versace, che sono due cittadini di questa città. Non ho voluto immaginare, come qualcuno dice, di offrire ai calabresi un po’ di fumo, un messaggio mediatico; oltretutto, di certo, uno di questi due non vota per il centro-sinistra, di certo perché me l’ha ripetuto avantieri, è venuto perché vuole credere ancora in questa Regione, vuole fare una scommessa insieme a noi.

Credo che si possa scommettere ancora su questa Regione e che non tutto è perduto, malgrado alcune cose siano sotto gli occhi di tutti. Sono consulenti gratuiti – lo voglio dire qui – non sono assessori, non possono essere assessori per mille ragioni, non ultimo lo Statuto.

Qua voglio fare un discorso specialmente ai rappresentanti dell’opposizione: infrangere lo Statuto… Confesso che questa tentazione è circolata parecchio, io stesso all’inizio di questa legislatura ho inviato una lettera al Presidente del Consiglio per dire che, secondo me, lo Statuto va rivisto. Ne ho parlato perché colgo che c'è un’insufficienza e una diversa dimensione rispetto ad altre Regioni che o hanno uno Statuto approvato o si affidano solo alla legge costituzionale. Ne ho parlato a lungo col Presidente Bova dopo avergli scritto, come a lungo ho parlato dei costi della politica che non sono più sopportabili e su cui bisogna fare una riflessione comune, insieme a tutto il Consiglio regionale.

Lo Statuto – mi pesa anche dirlo – ha alcuni profili di incostituzionalità. Qualcuno mi ha detto “ma guarda che la Corte costituzionale non ha eccepito nulla sullo Statuto”. Non è così, la Corte costituzionale ha trattato solo i punti che il Governo del tempo aveva contestato, d’altra parte qui è depositata una relazione in cui i due costituzionalisti affermano che potrebbe avere profili di incostituzionalità, ma indipendentemente da tutte queste cose, sono convinto che senza il contributo dell’opposizione non si potrebbe mai procedere a cambiare lo Statuto.

Questo Statuto è stato votato da quasi tutto il Consiglio, tranne due partiti, che avevano solo due rappresentanti e credo che ci siano anche su questo pareri discordi. Penso che non si possa cambiare senza il contributo e la volontà dell’opposizione. Ho rispetto per il Consiglio e non mi turba l’idea che, talvolta, io non riceva da qualche rappresentante del Consiglio lo stesso trattamento, tutt’altro. Io non mostro indifferenza alle critiche che mi vengono dal Consiglio regionale, dall’opposizione e dalla stessa maggioranza, non relego i sindacati ad un ruolo di irrilevanza, non diserto sistematicamente l’Assemblea e non viaggio molto. Perché? Non viaggio per dimenticare gli affanni calabresi; talvolta devo saltare molti inviti. Voi sapete che c’è una comunità all’estero importante, ma io ho fatto solo due viaggi da quindici mesi, sono andato una volta a Marcinelle e ci sono andato quando ancora non ero neanche proclamato, poi un paio di volte a Bruxelles, ma proprio per dovere di ufficio, anche il primo è stato un viaggio per dovere della nostra memoria.

Con tutto il rispetto dei partiti, io reputo il Consiglio regionale il riferimento costante e ineludibile con cui mi voglio rapportare, penso che sia davvero la prima istanza e l’ultima dei calabresi.

Non sono mai mancato alle sedute di Consiglio: non è un merito, è un dovere. Sono convinto, infatti, che la legge costituzionale che dà maggiori poteri al Presidente della Giunta debba trovare un bilanciamento proprio nel Consiglio, proprio perché ci sia un maggiore confronto che derivi dai maggiori poteri che ha. E poi qui c’è uno scambio, una mescolanza di saperi, di umori, di sensibilità, so bene che molti dei miei predecessori spesso – me lo ricordo, ho fatto un altro lavoro tanti anni fa – snobbavano il Consiglio. E’ un’antica polemica questa. Secondo me era un errore, specie oggi con la legge costituzionale, perché – ripeto – è il Consiglio la sede per il naturale bilanciamento dei poteri, non fosse altro che per temperare l’ebbrezza dell’uomo solo al comando. Questa è la legge e con questa bisogna fare i conti.

Ma la legge non permette lunghe crisi della durata di sei mesi che autorizzino quello che un grande uomo della sinistra diceva alimentando il parlamentarismo nero, cioè che in Consiglio si dibatte, ci si confronta, ma poi le decisioni avvengono lontano da qui. No, colleghi, qui c’è una legge costituzionale che va rispettata, molti dei grandi disegni vengono programmati qui.

Mi è stato rimproverato – scusate questo sfogo e vado velocemente alla fine – che ho avuto rigidità, che non ho rinviato di quattro ore la conferenza stampa. Voglio confessarvi che volevo andare a Roma e ci sono andato, abbiamo avuto una drammatica riunione con i Presidenti delle Regioni, il Governo purtroppo impone tagli che non so quanto siano sopportabili e noi dobbiamo prendere una decisione, indipendentemente da chi guida quel Governo, perché le Regioni, poi, devono fare i conti con i propri cittadini, con certi diritti, con certi diritti che potrebbero essere elusi e quindi io volevo andarci non in un clima di crisi a parlare, a dire la mia.

Ieri abbiamo fatto una riunione presso la sede della Regione e oggi c’è stata la Conferenza dei Presidenti, a cui ha partecipato il Vicepresidente.

Due parole ancora sulla Giunta: la Giunta che presento qui è coerente con lo Statuto e, se permettete, anche con le mie idee, col giudizio che ho di tanti colleghi. Nelle condizioni date, io la reputo una Giunta di qualità, di qui la conferma.

E non nego che ci sono altre qualità in Consiglio, non lo nego per niente, ce ne sono, anche particolari, più versate su settori specifici. Purtroppo noi numericamente possiamo fare solo questo tipo di Giunta.

E trovo bizzarro, anzi singolare che mi sia stato rimproverato che doveva essere di alto profilo, di discontinuità, inedita – lo dico ai miei, lo dico anche dall’altra parte –:se rispettiamo lo Statuto, tutte queste caratteristiche di discontinuità non si possono ipotizzare, perché posso avere solo assessori interni al Consiglio e due esterni, come ben sapete voi che avete votato lo Statuto, almeno una parte di voi lo ha votato.

In ogni caso, la Giunta è lo strumento operativo per dispiegare un’azione di governo, per continuare il lavoro cominciato - non rinnego quello che abbiamo fatto - e soprattutto per rilanciare la Regione, partendo anche da questo anno.

Noi abbiamo avviato molte cose, colleghi, non piccole, molte erano presenti nei programmi dal ’70 ad oggi. Non ne voglio parlare qui, ho davanti soggetti politici in buona fede, enuncio solo alcuni temi, ma molto velocemente, che abbiamo messo in cantiere, pur sapendo che da giugno in poi, dalle elezioni che si sono accavallate una via l’altra, c’è stato un rallentamento dell’attività. Ma noi abbiamo avviato cose importanti, dalla concertazione alla “cittadella”, al trasferimento delle funzioni, allo scongiurato disimpegno automatico dei fondi Por, dall’accordo di Santa Trada alle linee-guida dell’urbanistica, ai distretti tecnologici, mille altre cose, non le voglio dire qua.

Ma soprattutto ci siamo concentrati, malgrado i problemi che quell’area pone, molto su Gioia Tauro che vogliamo diventi l’elemento centrale del nostro impegno, d’accordo anche col Governo nazionale. Abbiamo fatto sì che fosse approvato con le nostre risorse, abbiamo dedicato e finalizzato un Apq per quel sistema mare-terra che ci era negato da dieci anni, che ha fatto andare indietro negli ultimi tempi Gioia Tauro. Non vi sfugge che avere un sistema per il quale il grande bastimento arriva e scarica i container su un’altra nave è una cosa, invece scaricarli sulla ferrovia e prendere la via dell’Europa del Nord è una cosa totalmente diversa. Ma c’è stata in questi anni una lotta intestina, silenziosa, di cui nessuno si è accorto, perché è certo che il porto di Gioia Tauro sposta un’asse economica importante. Se si deve caricare una nave più piccola e mandarla al porto di Genova, certo che questo postula un conflitto, talvolta una rissa, se è vero che c’è stato un ministro dei trasporti nel primo Governo Prodi che ha minacciato di dimettersi se tutto questo fosse avvenuto. E anche per questo avremmo dovuto aspettare due anni, perché le Ferrovie non avevano i quattrini per farlo e li abbiamo messi noi, affinché non si creasse nessun alibi su Gioia Tauro.

Mi accorgo che i calabresi che incontro questo lavoro lo riconoscono. Certo, ci siamo dati un cronoprogramma e lo perseguiamo con determinazione e su questo mi aspetto che l’opposizione ci incalzi senza sconti, senza indulgenza, ma le cose sono poste sul binario giusto.

Nei prossimi sette anni la Regione disporrà di una somma enorme, non inferiore a 8 miliardi di euro. La politica da sola non sarà sufficiente anche ad evitare che le risorse spese non abbiano un ritorno sul territorio, ci sarà bisogno di cultura, di saperi scientifici, di obiettività nella spesa, ci sarà bisogno di un coinvolgimento delle forze istituzionali di tutti gli schieramenti, di tutte le forze sociali, imprenditoriali, sindacali, territorio per territorio, tutti i soggetti, tutti saranno coinvolti in un sistema di riequilibrio sociale ed economico della nostra regione. In una regione come la nostra nessun territorio merita le sue maggiori capacità naturali né una sua migliore situazione di partenza. Alcuni privilegi, alcuni vantaggi possono venire accettati dal territorio calabrese se chi li ha avuti in dono magari dalla natura o da una politica più attenta li utilizzi per migliorare la situazione di quelli che ne sono rimasti esclusi, che non l’avrebbe la politica – qui, sì, sia di centro-sinistra che di centro-destra – se non rappresentasse soprattutto tali bisogni, tali interessi, gli interessi di chi per una serie infinita di motivi, magari, si è attardata sulla via dello sviluppo, se non difendesse i propri diritti, ma anche se non indicasse alcuni doveri che sono stati elusi in questi anni del boom, in cui tutti abbiamo trasformato le nostre condizioni economiche, se non curasse le sue ferite.

Vedete, colleghi – anche qua scusate se mi accendo un po’, parlando sempre di queste cose – le difficoltà, le sciagure di oggi, le sciagure di Soverato, di Cerzeto, di Vibo hanno a che fare con il nostro destino, ma anche con la nostra incuria secolare del territorio, spesso con la nostra violenza del territorio, con la capacità di devastazione che abbiamo dimostrato.

Noi abbiamo offerto a Vibo, in questa recente tragedia, fin dal primo momento un’assistenza straordinaria e anche rapportata alle nostre forze, un’attenzione non normale perché sappiamo che quella ferita è un dramma per tutti noi. Abbiamo fatto in maniera, anche ricavandola da un contratto di programma, di destinare alle attività produttive di Vibo una cifra – per una Regione immensa – come 45 milioni di euro, che avremo finalizzati nella mia ordinanza, con un’attenzione particolare per quel territorio che sembrava essere fuori dai circuiti di uno sviluppo autentico, così come anche altri.

Dico queste cose perché alcuni drammi in Calabria bisogna prevenirli e dobbiamo prevenirli. Bisogna dare ordine al territorio, censirlo, studiarlo, farne una risorsa produttiva; così è solo una risorsa per coloro che lucrano sul suo dissesto o sulle sue piaghe.

Anche sull’occupazione, che è il grande dramma calabrese, bisogna essere molto chiari. Noi pensiamo solo all’occupazione produttiva che procura reddito permanente, non ci interessano questa infinità di rami secchi, di partecipate che la Regione finanzia in forma quasi parassitaria, per tenere in vita un consiglio di amministrazione o un po’ di impiegati.

Mi sono permesso di distribuire a parte – non so se l’hanno già fatto – una relazione sulla riforma degli enti - ho evitato di dirlo qui perché sarebbe diventato lunghissimo - affinché resti anche come memoria storica e scenografica ed invito il settore resoconti a farne parte integrante di questa relazione.

Quindi – vado alla chiusura – la criminalità, che è esponenziale nel nostro territorio, che in certe zone condiziona fortemente la politica, che fa capolino dappertutto e che è il nostro dramma di calabresi, va arginata in modo comune, i partiti devono farlo componendo le liste, senza indulgenze per nessuno.

Finisco qui con un auspicio, con una speranza e anche con un invito a tutti voi: in Calabria, a Catanzaro, il 9 di ottobre si inaugurerà una mostra su De Gasperi. A questo evento, che sarà di portata nazionale, parteciperanno la figlia di De Gasperi, il senatore Andreotti e lo chiuderà il Presidente Prodi. A porgere un saluto nel teatro comunale ci sarà il sindaco Olivo, che è il sindaco di Catanzaro e che è di tradizione socialista, poi rivolgerà un saluto il Presidente Traversa che viene dall’esperienza del Msi e oggi è in Alleanza nazionale, poi un saluto lo rivolgerà il nostro Presidente del Consiglio, onorevole Bova, che è diessino, ma viene dalla tradizione comunista.

Ho detto questo non a caso, perché sono convinto che, di fronte alla portata, alla dimensione storica di un leader come De Gasperi, riconosciuto da tutti, dai libri di storia, non più da una parte politica, in ricordo di un uomo che ha cambiato in soli sette anni di governo il Paese, che ha cambiato addirittura il modello dell’italiano, trasformando da guerriero in lavoratore l’italiano medio, credo che tutte le vecchie passioni debbano essere sopite ed essere riconosciute alcune qualità e alcuni ideali come una grandezza da offrire a tutti gli italiani.

Chiudo con questa speranza inculcata da un personaggio come De Gasperi, che ha trasformato il Paese, che è morto in povertà e riprendo proprio questa fiammella come qualcosa che può essere un passaggio di testimone per un territorio difficile e complicato come il nostro.

(Applausi)

PRESIDENTE

Prego gli astanti di non sottolineare con gli applausi, non è prassi. Prima arrivavano nuovi colleghi, l’abbiamo capito, ora la discussione viene sottolineata solo dagli interventi, dagli assensi, dai dissensi. Sono le regole della democrazia parlamentare.

Prima di dare la parola all’onorevole Occhiuto sull’ordine dei lavori, se ho capito bene, voglio ribadire alcune cose ai colleghi: seduta formale, solenne. Nella sua relazione scritta, che è la prima parte della proposta di provvedimento amministrativo numero 179, il Presidente Loiero parla di attualizzazione del programma. Questa parola chiave non c’è né nello Statuto né nel Regolamento, noi l’abbiamo paragonata, l’abbiamo resa simile a due altre parole chiave che, invece, hanno rilievo statutario e regolamentare. Una parola chiave è aggiornamento e le procedure per discutere sull’aggiornamento sono previste – come c’è scritto nella proposta di provvedimento amministrazione – all’articolo 16, comma 2, e all’articolo 33, comma 4 dello Statuto.

Poi il Regolamento non utilizza la stessa parola chiave, usa un termine equivalente, un sinonimo che è il termine integrazione, attualizzazione, aggiornamento, integrazione, tanti modi diversi per dire la stessa cosa, ma non ci possono essere interpretazioni diverse rispetto alla procedura da adottare. In questi casi, ciascuno di voi ha quindici minuti al massimo, non più di dieci come nel dibattito generale di intervento ed alla fine si voterà l’integrazione o l’aggiornamento vero e proprio che è la seconda parte, quella più sintetica – la prima parte è la relazione – della proposta di provvedimento amministrativo. Su quello il Regolamento recita che invero…si vota a scrutinio palese per appello nominale.

Chiedo scusa per non aver dato prima la parola all’onorevole Occhiuto, anche lui la vorrà considerare un contributo rispetto a non so quali osservazioni vuole presentare.

Roberto OCCHIUTO

Presidente, solo per avere un chiarimento in ordine allo svolgimento dei nostri lavori, perché nell’aggiornamento del programma che ci è stato trasmesso – forse molti colleghi non se ne sono accorti, ma io sì, mentre parlava il Presidente Loiero – ci sono stati presentati due documenti che sembravano identici – ho pensato si trattasse di un errore – ma che effettivamente, non lo sono, in quanto sono identici nel titolo e per gran parte del loro contenuto, ma uno individua alcune azioni che l’altro, il documento per così dire più annacquato, non contempla.

Io vorrei capire se questo è frutto del fatto che non vi siete messi ben d’accordo sulle cose da fare oppure è solo un errore materiale; voglio dire, per esempio, che nel primo documento, quando si parla dell’Arssa e dell’Afor, si fa riferimento alla possibilità dell’accorpamento, cioè nel paragrafo si dice: “è ipotizzabile anche un loro accorpamento”; nel secondo questa possibilità viene meno, l’accorpamento non è più previsto. Ancora, nel primo documento si parla della volontà di riformare il Piano della salute, nel secondo documento questa volontà scompare.

Allora, siccome noi dobbiamo svolgere un dibattito sul documento che voi ci avete proposto, vorremmo chiedervi se dobbiamo parlare sul primo documento o sul secondo, quello più annacquato, per così dire.

Un’altra considerazione: per esempio, nel secondo documento rispetto alle società partecipate, tipo Comac, Comalca, eccetera, non si dice nulla, nell’altro si dice che si va alla dismissione. Io mi auguro sia solo un errore materiale, e non, invece, una propaggine di una crisi che, evidentemente, non si è ancora ben ricomposta all’interno della maggioranza.

Quindi intervengo solo per avere questo chiarimento, riservandovi, com’è ovvio, di sviluppare un ragionamento più politico nel corso del dibattito.

PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta ha chiesto direttamente la parola per dare una risposta all’Aula.

Agazio LOIERO, Presidente della Giunta regionale

Siccome è quasi una pregiudiziale, rispondo che il documento è quello più lungo, quello più articolato; poi abbiamo tentato, forse sbagliando, di farne una sintesi. Può essere che qualcosa sia sfuggita perché non è usuale presentare due stesure, l’abbiamo fatto per facilitare il compito, però siccome il Presidente ha detto che, statutariamente, questo, il primo, è un documento aperto ad eventuali integrazioni e poi si vota con le stesse, quello che conta non può che essere questo…

(Interruzione)

Molto aperto perché noi non abbiamo dogmi da conservare.

PRESIDENTE

Soddisfatto, onorevole Occhiuto? Cioè il contenitore più grande contiene il più piccolo, il punto è di intendersi.

Apriamo la discussione…

(Interruzione)

Ma è una sintesi, bene, comunque è chiarito.

Sono le 17,34, il primo iscritto a parlare è l’onorevole Giovanni Nucera. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Confesso di avere ascoltato con particolare attenzione l’intervento del Presidente Loiero, a prescindere dai toni, che sono stati dell’umiltà, di chi si presenta all’Aula con la responsabilità e la consapevolezza di vivere un momento difficile. Sottolineo anche la grande voglia, la determinazione che il Presidente ha di uscire da questo momento difficile che la politica regionale calabrese sta vivendo.

E’ una crisi che lui stesso ha ammesso, che ormai si protrae da troppo tempo, da tanto tempo, che trova forse oggi per loro, per la maggioranza un momento di sintesi, però ha vissuto anche istanti di grande conflittualità interna alla stessa maggioranza, una conflittualità che prescinde – lui ha usato un termine molto garbato – i canoni tradizionali del confronto e della dialettica politica per sfociare, molte volte, anche in esasperazioni, in toni piuttosto acerbi, in rappresentazioni violente di un quadro che, invece, chiede molta freddezza d’animo, molta intelligenza, molta capacità di saper indirizzare gli eventi e non, forse, farsi sopraffare dagli eventi stessi.

Presidenza del Vicepresidente Roberto Occhiuto

Se oggi siamo qui, in fondo, è perché c’è stata una sollecitazione dai banchi della minoranza, e, possiamo dire, in maniera responsabile dal momento che riteniamo che questa crisi ormai dura inevitabilmente da quando si è insediato questo Governo regionale, non è che c’è stato un momento di snodo fra l’inizio della legislatura, dopo il voto dell’aprile 2005 e la data di oggi, c’è stata una continuità irreversibile, per certi aspetti, di un’assenza totale di amministrazione accompagnata da un’assenza totale – questa, sì, facilmente documentabile – anche della stessa attività legislativa del Consiglio. Cioè, noi abbiamo assistito in questi mesi, Presidente Loiero, ad un continuo e ripetuto scontro tra i vari “poteri” interni alla stessa massima istituzione regionale calabrese, cioè uno scontro tra assessori in Giunta, uno scontro tra partiti e rappresentanti di partiti e assessori che determinano il governo della Regione Calabria, uno scontro – ancora più violento questo – tra consiglieri regionali e Giunta di governo della nostra Regione.

Insomma, abbiamo assistito costantemente e ripetutamente ad un continuo bombardamento di opinioni e di valutazioni che, certo, non solo hanno bloccato, anchilosato i meccanismi di produzione e di lavoro della Giunta regionale, ma hanno, di fatto, bloccato lo stesso iter procedurale entro cui il Consiglio regionale poteva muoversi, invece, con maggiore disinvoltura.

Questo è un dato innegabile, lo possiamo verificare dalla quantità di produzione collegiale, solidale che si è avuta nella nostra regione, e considerare e valutare dal dibattito che in questi ultimi giorni, in queste settimane, quando la crisi è diventata più stringente, sulla scorta anche delle pressioni che arrivavano dalla minoranza, noi abbiamo cercato di stringere i tempi, forse, senza volerlo, dando anche inconsapevolmente una mano al Presidente Loiero perché chiudesse, portasse a compimento questa crisi.

Il dato politico che a me piace cogliere in questo momento è questo, al di là di quelle che possono essere le opinioni di una maggioranza che, ad onor del vero, ha dimostrato e continua a dimostrarsi tutta arroccata intorno a una gestione di potere, in un balletto di indicazione di enti o postazioni assessorili che veramente fa impallidire le peggiori stagioni della prima Repubblica italiana.

Questo, Presidente Loiero, lo devo sottolineare e – mi creda – con grande senso di responsabilità, con grande voglia di essere soggetto protagonista di questa nuova stagione che lei, oggi, vuole avviare per la Regione Calabria, anche con grande difficoltà d’animo. E vi spiego perché: il Presidente, in maniera responsabile, si è appellato a quella che, in fondo, lui ha chiamato la Calabria che non può fare a meno della sua minoranza. Questa espressione lei ha usato nel corso della sua conferenza stampa, che io ho tratto dai giornali e mi auguro che non smentisca, ma non la può smentire perché l’ha ripetuta poco fa nel corso della sua intervista. Questa minoranza, responsabile, sino ad oggi ha cercato di tenere ferma la barra verso un indirizzo di produzione seria, continua e costante della nostra attività regionale, della nostra vita istituzionale, dando, sì, nella fattispecie contributi concreti e reali.

Oggi lei si presenta nella nostra sede, al di là del contenuto tecnico del documento programmatico, con una necessità che ha manifestato che è quella di chi sostiene che un programma di governo è finito, si è saturato all’interno della sua stessa maggioranza e riavvia un discorso diverso, nuovo, camuffando con le parole – e qua siete molto bravi – dicendo “un’integrazione al programma”. Infatti, è una cosa nuova! Perché io mi permetto di sottolineare – e questo lo ricordo soprattutto ai giornalisti attenti, non a tutti i giornalisti che noi abbiamo in questo Consiglio regionale, Presidente Loiero, lei è pure giornalista, mi scusi, ma non è un attacco assolutamente che voglio fare ai giornalisti, è una riflessione a voce alta che faccio a me stesso – ché mi succede di seguire molto la cronaca e i commenti che si fanno sulle sedute dei Consigli regionali. Mi permetto, giusto per ricordarlo ai giornalisti poco attenti, che nell’ultima seduta che si è tenuta il 5 di agosto, quella sull’approvazione dell’assestamento di bilancio, che abbiamo approvato, c’è stata un’azione di programmazione, di indirizzo, di dialogo, di confronto e anche di scontro fra maggioranza e minoranza nella dialettica delle parti, dove sono emersi alcuni dati fondamentali e importanti.

Oggi, nella prima seduta utile dopo l’interruzione della precedente, ci viene propinato, fornito un documento, e la ringraziamo, Presidente, anche se l’ha fatto in maniera intempestiva, dal momento che non abbiamo avuto l’opportunità di poterlo verificare, per cui oggi risulta difficile esprimere un giudizio complessivo sui contenuti, se non per titoli; io non ho letto neanche un rigo di questo documento, quindi è difficile per me poterlo valutare, ma mi fido delle cose che lei, Presidente, ha citato e ha detto nel suo intervento, oggi, ripeto, valutarlo per noi diventa difficile. Però in questo documento già colgo qualche segnale che giudico in termini positivi.

Ma domando: non erano gli emendamenti fatti dalla minoranza quando noi abbiamo chiesto – non mi piace usare parole roboanti - forti “discontinuità, rotture col passato” e tutto il resto? Quando noi abbiamo chiesto una rivisitazione generale di tutti gli enti sub-regionali della Regione Calabria, non era il motivo dello scontro e della diversificazione anche sul dibattito complessivo avuto prima in Commissione e poi in Aula, allorché abbiamo chiesto con forza la necessità di rivedere il quadro complessivo dell’Afor e di procedere ad una riforma complessiva della forestazione in Calabria?

Se il documento contiene queste cose, se queste cose ci sono, ritengo che, evidentemente, l’apporto della minoranza non è da straccioni, è un apporto che tende a costruire un dialogo per chi ha orecchie per ascoltare, Presidente, perché non sempre si possono recepire i messaggi nella stessa direzione, perché molte volte i partiti e chi sta in quei banchi della maggioranza, sappiamo bene che c’è gente più che altro attenta – e lo abbiamo letto in questi giorni sui giornali - a ricoprire posti e poltrone, strapuntini, “bizzòli”, come diciamo dalle nostre partiti, posti da distribuire, prebende e cose varie.

Allora, su questo terreno, cioè sulle grandi questioni della Calabria il confronto e la dialettica anche all’interno del Consiglio, al di là dei colori dei governi, della Giunta, cambia aspetto, assume connotazioni nuove, carattere diverso, assume, una fisionomia, un indirizzo, un’attenzione su cui si è pronti a dare i propri contributi.

Cito solo a mo’ di esempio un passaggio che lei, Presidente, ha voluto sottolineare con grande enfasi: Gioia Tauro, punto cruciale e nodale della battaglia che si andrà ad affrontare da qui a poco tempo e su cui ci giocheremo l’onorabilità anche, per certi aspetti, di questa ottava legislatura regionale, perché sulla questione non possiamo porre altro tempo, rinviare oltre l’attenzione della nostra azione politica.

Su Gioia Tauro il gruppo Udc ha avanzato due proposte abbastanza serie e forti per quanto riguarda la questione del rigassificatore, però a distanza di mesi, al di là dei proclami, non abbiamo avuto ancora nessuna risposta. A me piacerebbe sapere, Presidente Loiero – gentilmente non si distragga, solo 30 secondi, perché gradirei una risposta su questo punto – se su Gioia Tauro questo Consiglio regionale può avere cognizione e contezza dello stato dell’arte, soprattutto per quanto riguarda la visione complessiva, considerato che ci sono stati cambi di guardia anche di un certo spessore e di un certo livello. E mi riferisco, a questo punto, in modo particolare sia per quanto riguarda la vicenda della nuova autorità portuale, sia riguardo la questione complessiva del rigassificatore, una materia sulla quale, peraltro, c’è un dibattito aperto in tutto il territorio nazionale, che, però, al di là degli schieramenti politici, di parti politiche, trova componenti e figure istituzionali abbastanza qualificate su postazioni e posizioni differenti.

Io ritengo, per esempio, che sui rigassificatori un dibattito in Aula, specie per quanto riguarda l’impatto ambientale, lo dobbiamo pur fare, però lo richiediamo e a gran voce da tanto tempo e non si sente alcuna risposta di accenno.

Certo, lo so, Presidente, lei ha cercato di toccare un tasto piuttosto importante, quando si è soffermato…

(Interruzione)

Sì, ma che lo facciate voi… non è che sto qui…

(Interruzione)

Eh, scusate, con tutto il rispetto…!

(Interruzione)

Che lo facciano gli altri, va beh, ma che lo facciate voi… diamine!

(Interruzione)

…anche perché stiamo affrontando argomenti sui quali, mi pare, anche voi gradireste una risposta...

PRESIDENTE

Onorevole Nucera, la prego, perché il tempo…

Giovanni NUCERA

Anche qui – dicevo – c’è la necessità di capire come questi partiti, nel loro complesso, nel loro interno intendono muoversi, perché non possiamo stare chiusi dietro l’imprevedibile umore di chi si sveglia la mattina e minaccia questo o quel provvedimento, questo o quell’atteggiamento nei confronti della maggioranza, a seconda degli umori di turno.

Noi vorremmo che ci fosse una stabilità di governo vera e propria, e questa stabilità di governo è un problema che ci siamo posti già dalla scorsa legislatura, quando abbiamo votato lo Statuto, Presidente Loiero. Questo dello Statuto è un problema talmente serio e talmente importante, da non consentirci sbavature complessive sulle dichiarazioni che andiamo a fare, perché lo Statuto non è un frutto buono per tutte le stagioni, è la Carta costituzionale della Regione e quando noi l’abbiamo approvato, siamo partiti da un atto di presunzione, ma sicuramente un atto di certezza che almeno tre-quattro legislature doveva rimanere immutabile, perché i tempi richiedevano quel tipo di sistema per quel tipo di discorso.

La questione degli assessorati esterni, il numero degli assessorati esterni non è stato un capriccio del legislatore, è stata una valutazione complessiva che è maturata nella nostra regione – e lei, Presidente Loiero, era parlamentare in quegli anni – sulla scorta anche dei fatti che maturavano in quel determinato momento. Voglio ricordare che durante la scorsa legislatura, nelle Giunte Chiaravalloti ogni sei mesi, subentravano, perché nominati, nuovi assessori: arrivavano come grandi esperti, come grandi “soloni” della nostra intelligenza nazionale ed europea, solo, però, che dopo tre mesi risultavano essere un nulla di fatto, cioè personaggi che non solo sono stati messi in posti di grande responsabilità senza riuscire a proporre una qualsivoglia azione programmatica – stringo, Presidente –, ma per giunta, ancora facevano i saltimbanco, anzi trainavano coloro i quali volevano passare da sinistra a destra o da destra a sinistra, con una facilità che era veramente disdicevole.

Perciò, Presidente, questa è l’esigenza che noi avevamo nel porre un rimedio drastico allo Statuto.

Io lo capisco, capisco che, quando lei parla di una Giunta di alto profilo, non si riferisce alla ricerca di un personaggio più alto di Alberto Sarra e con un profilo magari migliore di lui. Capisco quello che lei ha nel suo cuore e vorrebbe realizzare, ma questi sono gli uomini che i calabresi hanno scelto, è con questa farina che lei deve lavorare. Io, però, le riconosco un dato, Presidente, e, solo per brevità di intervento perché il Presidente mi spinge a chiudere, le cito una frase a cui lei è molto affezionato, che ha avuto modo di ripetere in qualche occasione e che ho voluto riprendere, ma quel riferimento che le faccio è perché riconosco, alla fine, che la quadratura del cerchio che oggi lei si accenna ad incassare appartiene a quella filosofia che pone anche la base della cultura di governo che lo contraddistingue. C’è una bellissima immagine, lei cita in un suo intervento, che è quella espressa da un importante autore, il quale dice “in fondo, l’eroe politico è sempre il contrario della maggioranza che lo esprime alla guida del Paese”.

Lei è stato perfettamente quell’eroe politico, ha espresso in questa maggioranza il contrario di ciò che i partiti volevano in questa Regione! Questa Regione sarebbe stata, ancora una volta, fortemente mortificata, frustrata nella sua aspettativa, se non avesse trovato una cultura di mediazione quale quella che il Presidente Loiero ha dimostrato di avere, pur nella difficoltà complessiva a chiudere un accordo di questo tipo, ma che sicuramente non potrà durare a lungo, perché non si poggia effettivamente su un’idea culturale di approfondimento, di una convinta ripresa della nostra Calabria, ma su una spartizione di potere cui lo stesso Loiero, pur essendo mirabile nelle sue azioni, ha dovuto cedere alla fine – lui dice – per il bene della Calabria, per evitare che il Consiglio si sciogliesse.

Io dico semplicemente perché gli interessi in questo momento richiedono che effettivamente la Calabria venga governata, la farina che ha dovuto adoperare è questa e la sua battaglia sullo Statuto sarà pure giusta, ma i calabresi devono capire che questa maggioranza di più non può esprimere, che questo centro-sinistra in Calabria ha fallito la sua missione e l’ha fallita a prescindere dal Presidente che la guida.

PRESIDENTE

E’ iscritto a parlare l’onorevole Morelli. A lui e agli altri colleghi che sono iscritti raccomanderei di attenersi al tempo che il Regolamento prevede per l’intervento, cioè 15 minuti.

Francesco MORELLI

Dopo il collega Nucera che del Presidente Loiero ne fa un eroe, di questo ne sono convinto dal punto di vista intellettuale e umano, un po’ meno dal punto di vista politico, mi permetto di ricordare che c’è bisogno di esempi e non di eroi, forse il fatto di non aver tenuto il dibattito politico l’8 di agosto non è stato un male, perché questo in effetti ci ha consentito e ci consente di pensare che, a memoria d’uomo, non esiste in politica un qualcosa che si ricordi un ingenuo, come se nulla fosse cambiato, nulla immutato.

Come si potrebbe credere che la crisi di questi ultimi mesi, Presidente, che ha causato caos, bloccato totalmente ogni attività istituzionale, amministrativa, gestionale e programmatica, si sia così risolta senza apportare nessuna significativa modificazione?

Certo, l’8 di agosto il dibattito che lei aveva auspicato e, forse, anche voluto, sarebbe stato di tutt’altro tenore; ora, purtroppo, dobbiamo prendere atto che nulla è cambiato, dico purtroppo nulla è cambiato. Vivaddio, dobbiamo prendere atto che i problemi, quelli seri, della nostra regione, i ritardi accumulati, fatalmente necessitano solo di superesperti, di advisor che speriamo non debbano fare ius diligens di una Regione ormai in coma, con l’ encefalogramma quasi piatto.

Non mi riferisco, chiaramente, alla indiscussa professionalità del Presidente Monorchio, che è luce certamente di questa nostra Calabria o del Presidente Baudi per il contributo che potrà dare in merito al fenomeno della mafia o della legalità o, tanto meno, del dottor Versace, il quale, con l’estro e la fantasia, potrà inventare per la Calabria nuovi processi produttivi, nuove collezioni di moda, e su questo, forse, Presidente Loiero, possiamo anche essere d’accordo, perché ci voleva in effetti un segno di cambiamento e lei, giustamente, ha dato un coup de foudre con un prèt a porter d’effetto e griffato che saprà sicuramente dare una nuova veste a questa nostra Calabria. Mi riferisco, purtroppo, ahimè!, a quello che già è ormai passato. E, se mi consente, se questa è la novità, e i componenti dell’attuale Giunta, forse un domani anche nella maggioranza intera che la sostiene avranno la possibilità di apparire certamente diversi e magicamente rinnovati, ma solo negli abiti, credo che questo lei l’abbia pensato in buona fede, perché se no non avrebbe potuto non rivalutare i prestigiosi mastri sartori calabresi, che nulla hanno da invidiare, nell’arte dell’eleganza, in Calabria, in Italia e, se mi consente, nel mondo.

Mi permetta la leggerezza e l’ironia che, in questi casi, è d’obbligo per sdrammatizzare una situazione più che preoccupante, perché la verità è che nulla è mutato e gli scenari che si profilano sono ancora più cupi, se si considera che anche quella speranza di cambiamento è venuta meno; questa maggioranza di centro-sinistra non ha nemmeno il pudore di preoccuparsi di quello che l’opinione pubblica pensa e si mostra sorridente nel mantenersi aggrappata alle poltrone.

Il cambiamento auspicato tarda ad intravedersi perché rinsecchiti ormai sono i programmi e la lungimiranza di rischiare, anche per apportare significative spinte riformatrici.

Forse le trovate ad effetto, Presidente Loiero, circa i superconsulenti – lei lo sa – sono già naufragate. La dimostrazione ci viene data dalle dimissioni del dottor Nola, da un uomo di prim’ordine e d’intrapresa, ecco, cui lei affidò l’area più significativa per lo sviluppo calabrese, quella del porto di Gioia Tauro, menzionata anche nel suo intervento.

La visione che questa maggioranza ha dello sviluppo economico appare quanto mai frammentaria e priva di ogni organico disegno. Comunque una prerogativa questa ce l’ha ed è quella di inventarsi e di ricevere sempre di eredità in eredità sigle lavorative – mi riferisco agli Lsu, Lpu, ex fondi sollievo, eccetera – che lascia in eredità senza reali procedure di stabilizzazione, che a tutt’oggi non si intravedono. E quando, invece, ci sarebbe la possibilità di dare le ali alla regione per un decollo dell’economia, queste vengono tarpate bruscamente per illogiche difese – e lo affermo con rispetto –, per esempio, dell’ambiente – penso al ponte sullo Stretto – nascondendo, peraltro alla gente che in altri posti di incontaminata bellezza quali sono i fiordi norvegesi, si è sacrificato uno scenario naturalistico a vantaggio della modernità che impone scelte difficili, ma certamente a favore del progresso da cui tutti traggono vantaggio. E, ironia della sorte, Presidente, questa stessa maggioranza da lei oggi guidata è la stessa maggioranza di governo che sulla fine degli anni 2000 – lei ricorderà – si fece promotrice presso il Governo di centro-sinistra della costruzione del ponte. Lei era autorevole ministro della Repubblica, si dichiarò esplicitamente a favore, fermo restando che la politica – lei mi insegna – è un continuo divenire, per cui, noi, durante la campagna elettorale abbiamo cercato di affermare la costruzione del ponte, mentre lei si è dovuto trovare lo spazio necessario per affermare il tutto e il contrario di tutto a favore dei Verdi e da parte di autorevoli componenti della sinistra della sua coalizione.

Veda, quello era stato, all’epoca, un intervento solo di facciata, di fumo negli occhi della popolazione calabrese, d’altra parte com’è consuetudine di questa maggioranza, ben sapendo che nulla era stato fatto in termini concreti per dare inizio ai lavori. Come consuetudine, ci sono solo state parole, parole e soltanto parole. Invece, viceversa, quando il Governo di centro-destra con il Presidente Berlusconi ha dato una concreta ed effettiva risposta in termini di cantierizzazione dell’opera, l’attuale maggioranza è ritornata sui suoi passi, in un walzer fatto alle spalle dei cittadini e con il solito stratagemma di buttare fumo negli occhi di un ambientalismo di facciata e di un’assoluta ed effettiva carenza di programmazione delle opere pubbliche: diciamo che il ponte non si può fare, però poi alla società del ponte dello Stretto di Messina questa stessa maggioranza consiliare invia e nomina il proprio rappresentante nel consiglio di amministrazione ed il componente del Collegio dei revisori dei conti.

Credo che ci sia qualcosa che non va sotto questo aspetto! E su questo punto la maggioranza dovrebbe avere – ma non l’avrà – il coraggio di parlar chiaro ai cittadini calabresi e dire che non vuole dare impulso ad un’opera che per i prossimi secoli sarà il simbolo della rinascita del progresso della regione. E certamente noi ci assumiamo la responsabilità di quello che diciamo nell’affermare che il ponte sullo Stretto è un’opera assolutamente fondamentale per l’economia, per il futuro della regione

La politica – lei lo sa, signor Presidente – impone scelte decise e su queste questioni uno schieramento così debole ed eterogeneo non può assumersi la responsabilità di un traccheggiamento e di un diniego motivato esclusivamente dal fatto di contrastare un intervento positivo ed una scelta decisa dalla maggioranza di centro-destra, ma – ahimè, ricordo ancora a me stesso – proposta da questa maggioranza, alla maggioranza di centro-sinistra dell’epoca, alla fine del 2000.

La nostra cultura di governo è diversa, rimane comunque finalizzata esclusivamente alla costruzione, al perseguimento del fine comune, al trovarci sulle cose che possono unire e non sulle cose che possono dividere. Su questa ottica sicuramente non recederemo perché, qualora dovessimo ritenere utile una proposta a vantaggio della Calabria e dei calabresi, non potremmo non trovarci d’accordo, ma qui, onorevoli colleghi, non si tratta di gestire il piccolo momento di fortuna personale e collegato al provvisorio incarico o il piccolo spazio di orticello, ma di guardare avanti nell’interesse della nuova gente.

Per la verità, Presidente Loiero, lei mi fa una grande tenerezza e glielo dico virilmente parlando, perché è come in un film western e lei è lo sceriffo!

(Interruzione)

Presidente, mi ripeto: le dicevo che, virilmente parlando, lei mi fa una grande tenerezza, anche per rapporti amicali antichi, per carità, però io la vedo come uno sceriffo che, alla fine, vince sempre, nonostante gli sparino addosso da tutte le posizioni! Ma il brutto di questo film è che le case ed il paesaggio che questo sceriffo – e quindi lei – difende, sono proprio come quelli degli studios di Cinecittà, di cartone, ossia c’è solo la bella facciata esterna. Invece abbiamo bisogno di costruire realmente e tridimensionalmente le case perché sia il Paese che i cittadini lo meritano e perché sia la Calabria che tutti in fondo vogliamo.

Purtroppo non abbiamo colto in questi primi quindici mesi vasta apertura politica per concepire e portare fino in fondo condivisione di ambiziosi progetti, e già questo è stato acclarato sin dall’inizio della legislatura e ancor di più in circostanze a dir poco inimmaginabili.

 Nulla – ripeto – è cambiato.

Lei diceva e ricordava all’inizio del suo intervento che qualche autorevole esponente politico parlava di scioglimento del Consiglio. Io mi permetto di sottolineare molto sommessamente che, forse, ha errato nel dire, perché pensava alle dimissioni che è una cosa molto diversa, lo scioglimento potrebbe essere – a parte che bisogna verificare se giuridicamente possibile – anche una iattura, anzi è sicuramente una iattura da non auspicare. Le dimissioni, invece, sì, Presidente, per consentire ai calabresi di poter valutare ora e non aspettare ancora tre anni e mezzo, che potrebbero portare ad ulteriori guai. E questo lo dico con grande rispetto, ma con la ferma consapevolezza che indietro, appunto come lei dice, non si può tornare. La Calabria non vuole tornare indietro, vuole guardare avanti, però serve il suo aiuto, Presidente Loiero, e noi, se vuole, le veniamo incontro: appunto rimettiamo il mandato agli elettori, dando loro la parola e forse la riconfermeranno non col 20 per cento, ma col 40 per cento, perché lei è una persona onesta e nessuno lo può mettere in discussione, lei come tutti gli altri, fino a prova contraria, però diamogliela questa possibilità, non diamo modo alla gente di pensare che la politica sia una cosa sporca, derelitta.

Quindi, Presidente, le auguro per il nuovo esecutivo tutto quello che lei desidera, ma certamente non potrà non trovare che la ferma e netta opposizione e la continua richiesta di dare voce ai calabresi che, forse, l’aspettano.

Presidenza del Presidente Giuseppe Bova

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Senatore.

Pasquale SENATORE

Presidente, ero indeciso se intervenire o no, perché qui in quest’Aula si respira quasi un’aria di funerale…! Colleghi, su, in alto i cuori…! Il pericolo è ormai scampato, non ci sono problemi, abbiamo fatto la sintesi!

A parte lo scherzo – la mia è una battuta, ovviamente – io sono un po’ sconcertato per quello che è avvenuto e anche demoralizzato. Sono cinque mesi, se non sbaglio, da maggio, che sulla stampa, sui mezzi di informazione si dibatte su questo problema della crisi. In alcuni momenti, sembrava quasi che le cose dovessero precipitare. All’inizio, noi tutti avevamo avuto l’impressione che la crisi, la materia del contendere fossero determinati, erano i problemi gravi, stridenti di questa nostra regione. Alla fine, si scopre che la crisi altro non è stata, se non una questione di sistemazione di determinate pedine in determinati posti! In poche parole, per cinque mesi abbiamo acceso con i nostri dibattiti la vita politica della Regione per stabilire se Tizio doveva diventare assessore, se Caio doveva retrocedere dalla carica di assessore, se il numero di assessori doveva essere di 8, di 10 o di 12. Questa è, alla fine, la sostanza delle cose.

Del resto, poi le cose si sono concluse – come voi vedete – senza alcuna novità. Io mi aspettavo, venendo qui da Crotone a Reggio, ma anche nei giorni scorsi, di leggere sui giornali nomi nuovi, volti nuovi. Niente! Non è cambiato assolutamente niente! Le stesse persone, le stesse facce, si è fatto qualche aggiustamento, qualche cosa e – come si dice – si tira a campare!

Ma io ho un’altra impressione – e questa è terrificante, Presidente – che questo stato di cose, in fondo in fondo, a lei piace. A lei piacciono, si chiamano così in politica, i cosiddetti diversivi: sono quelle questioni che sono corollario di un procedimento razionale perché è un modo anche questo di non affrontare i veri problemi, i problemi concreti.

Io le faccio la storia di questi diciotto mesi di suo governo della Calabria: lei ha trascorso i primi quattro mesi, non ha parlato d’altro che del fatto che voleva tracciare una linea di demarcazione fra la gestione Chiaravalloti e la sua. Siamo stati quattro mesi sulla stampa a discutere di questo, ed è il primo diversivo. Poi c’è stato il fatto del povero Fortugno, e anche questo – nostro malgrado, ovviamente – è stato un diversivo per eludere e per non parlare dei problemi nostri, dei problemi della nostra gente e della nostra regione. Poi, a ritmo incalzante, c’è stato l’incidente – chiamiamolo così – di Franco Pacenza; poi c’è stato l’incidente del Vicepresidente Adamo.

Quindi – come lei vede – in un certo qual senso, la stampa di tutto ha parlato, tranne che dei nostri problemi. In poche parole, il Presidente in diciotto mesi – e lui è abilissimo in queste cose – ha fatto il giocoliere, è stato il Presidente delle capriole, ma non quelle piemontesi! Ma poi mi domando: con tutti i problemi che abbiamo, come le viene in mente il problema dei caprioli, che vorrebbe ospitare in Calabria? Con i nostri terribili problemi…! Anche quello è un diversivo, lei non è sciocco! Di questo fatto ne ha parlato la stampa nazionale, in Calabria vogliono ospitare i caprioli del Piemonte e quant’altro e così via. Mi sembra un’opera buffa! Più che io, la dovrebbe commentare un attore, Giorgio Albertazzi, non so chi, per cogliere veramente il senso profondo di questo problema.

Ma ci sono stati anche dei momenti sconcertanti in quest’Aula. Io ricordo un primo documento, col quale si è tentato di celebrare dei processi in questo Consiglio, vale a dire che abbiamo rischiato veramente di trasformare quest’assise democratica nell’Aula del processo di Norimberga o del processo di Verona. Ancora oggi sento dire che il Consiglio si deve dare un codice etico. Cose allucinanti, che fanno ridere, oltretutto, perché si passerebbe dallo stato etico di Giovanni Gentile alla ragione etica di Agazio Loiero! Il codice etico…! Ma l’etica e i valori per tutti noi sono antichi quanto il cucco! L’etica ha millenni di storia: Socrate, Platone, Pitagora, Rousseau, Rosmini, Croce, Gentile. L’etica è un fatto già acquisito, già acclarato, quale necessità vi è che il Consiglio si dia un codice etico?! E’ un errore gravissimo! Io ho l’impressione o, meglio, il Presidente Loiero ha dato l’impressione che lui si sia qui trovato per la malasorte, per la malafortuna in una masnada di filibustieri, o poco ci manca. Sono stati fatti qui dei discorsi e sono stati introdotti degli argomenti veramente terribili, quando questi fatti sono regolati dalle leggi.

Lei si scandalizza quando un consigliere riceve un avviso di garanzia. L’avviso di garanzia è un avviso di garanzia, è a garanzia di chi lo riceve!

(Interruzione)

Lei si è quasi scandalizzato che un consigliere è stato iscritto sul registro degli indagati, che è stato rinviato a giudizio! Ma sì, sulla stampa si evince tutto questo, “mi sono trovato in questa situazione, in questo ambiente”, lei era quasi la “suorina” delle Orsoline che si era trovato in una situazione così drammatica e così terribile.

La verità è un’altra e la dobbiamo dire: se questo Consiglio si deve sciogliere, la responsabilità non sarà mai del Consiglio, ma è del governatore che pensa di stare alla guida di una Regione con problemi storici che ha alle spalle, soltanto con i diversivi, con le parole e con le chiacchiere! Ci vogliono i fatti! Ma vi sembra mai possibile che, mentre in tutta Italia si dibatte un problema, quello del ponte sullo Stretto, il governatore della Calabria su questo problema non dica una parola?! Vi sembra possibile che nel suo programma, quello originale e nell’aggiornamento – questo lui lo chiama aggiornamento! – non si faccia un cenno al problema del ponte sullo Stretto?! In Calabria vengono tutti e pontificano, viene Pecoraro Scanio e ti dice “il ponte non si farà né oggi né mai” e il governatore della Calabria fa silenzio, tace su questo problema!

Nei giorni scorsi, a Roma, c’è stata una manifestazione di cittadini, politici, sindaci calabresi e siciliani, i quali chiedevano la realizzazione del ponte. Io dico, il Presidente della Giunta regionale siciliana non è un Presidente come Agazio Loiero?! E come ve lo spiegate il fatto che il Presidente della Giunta in Sicilia ha preso una posizione netta, precisa, mentre in Calabria noi non sappiamo qual è il parere dell’onorevole Loiero? Non lo conosciamo. Ma non è che vogliamo che ci dica “sì, io sono favorevole alla realizzazione del ponte”, può dire anche “no, sono contrario”, ma quantomeno questo significa fare chiarezza su un problema di tanta importanza. Nemmeno una parola, nemmeno una sillaba!

Eppure, io dico che Loiero è venuto in un momento molto favorevole per alcuni aspetti, solo che avrebbe dovuto possedere la capacità di prendere il mare nella sua profondità, il mare largo, come si dice; lui, invece, è un navigatore che predilige la costa, non ha l’ardimento, la capacità di spingersi verso il mare aperto! Ha avuto opportunità a non finire, che sono importanti per la nostra regione, avrebbe dovuto mettersi alla testa di questo movimento.

Realizzare un ponte sullo Stretto, oggi, è un’opera d’arte; al di là del fatto strutturale, del fatto economico, del fatto politico, del significato morale di questo ponte e così via, un ponte di quelle proporzioni e di quella importanza è un’opera d’arte. Loiero non l’ha saputo cogliere. Avrebbe potuto essere il Marinetti del ventunesimo secolo. Marinetti, all’inizio del secolo, esaltava la velocità, dicendo: “Un automobile in velocità che corre sul filo della mitraglia è più bella della vittoria di Samotracia”; esaltava il nuovo, la tecnologia, la velocità, le ciminiere. Lui ha avuto questa occasione, poteva passare alla storia veramente come il Marinetti del ventunesimo secolo. Non ha saputo cogliere questa occasione, ha fatto silenzio, eppure è una cosa che risolve i problemi della Calabria, un’opera d’arte, un’opera di quelle proporzioni, 40 mila posti di lavoro per otto anni, l’accelerazione dei rapporti, dei trasporti, della cultura, degli scambi, il turismo e quant’altro.

Cito un altro fatto, ma non perché mi interessi direttamente: il Presidente Loiero si insedia nel maggio del 2005. Il 27 giugno del 2005, vale a dire un mese dopo – era passato appena un mese dal suo insediamento – riunisce la Giunta e pone un vincolo speciale sull’area che va dal Neto al Tacina, quando lui sapeva che in quella zona doveva avvenire qualcosa di straordinario per la Calabria, vale a dire uno sviluppo turistico che, di per sé, è un fatto importante, ma sarebbe stato, oltretutto, trainante per tutto il turismo calabrese, quindi, un mese dopo il suo insediamento pone e quindi blocca, in effetti, questo sviluppo turistico.

Allora io dico che l’onorevole Loiero ormai non incanta più nessuno. Non è vero, come lui dice, che la gente è scontenta su quello che ho detto io con quel cartello “aridateci Chiaravalloti”, lo dicono tutti, Presidente, ormai il tempo delle chiacchiere è finito. Ma, poi, dico, ha altre proposte? “Sono contrario al ponte sullo Stretto” diceva Prodi perché è un’opera non prioritaria, – ma nemmeno lui conosce la realtà perché il ponte sullo Stretto non si costruisce con pubblico denaro, ma con denaro privato –, prioritaria è la “106”, allora va colta questa opportunità, ed io mi sarei aspettato da Loiero che dicesse “sono contrario al ponte, ma da questo momento pongo il problema della strada della morte, la 106”; su questa strada nell’ultimo week-end ci sono stati sette morti, sette giovani vite stroncate, ma sono migliaia le persone, i giovani soprattutto che hanno versato il loro sangue su quella maledetta arteria.

Allora, Presidente, se c’è qualcosa di nuovo sui problemi, ma di nuovo veramente, noi siamo disponibili al confronto e, perché no?, soprattutto quando si tratta di problemi che investono l’interesse generale della regione, noi – io dico per me, ma penso di interpretare un po’ il pensiero di tutti i consiglieri dell’opposizione – siamo disponibili a dare il nostro contributo, ma su fatti chiari, concreti. Ecco, se si tratta di volare alto, siamo disponibili perché, prima di tutto, vengono la regione e i cittadini della Calabria che da tutti noi si attendono una svolta, un mutamento radicale per accorciare le distanze che ci separano dal resto dell’Italia e dall’Europa.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Gentile.

Raccomando ai colleghi di rispettare i tempi, anche perché Marinetti è stato già citato, questo straordinario poeta innovatore italiano!

Giuseppe GENTILE

Signor Presidente Bova, onorevole collega Loiero, io sono uno di quelli che in questo anno e mezzo ha dato dei contributi a livello di Commissione, di capigruppo, ma non è intervenuto in Consiglio regionale mai, questo perché abbiamo una cultura di tolleranza e abbiamo anche una cultura di curiosità e, di fronte ad una nuova Giunta eletta con grandi consensi, sarebbe stato di cattivo gusto attaccare immediatamente e fare un’opposizione frontale, ma ormai è passato un anno e mezzo e in questo lasso di tempo, di fronte a promesse, ad impegni quasi rivoluzionari disattesi ed a quello che abbiamo registrato ho potuto verificare – e come me tanti altri cittadini calabresi – che la Regione è andata peggiorando, che c’è stato un fallimento.

D’altra parte, mentre la prima fase del nuovo Governo regionale è stata, forse in maniera eccessiva, quella delle declamazioni, delle visite ogni giorno in televisione, dell’apparire, del promettere di essere buoni, bravi, efficienti, dell’essere in grado di risolvere i problemi dei calabresi, la seconda fase, cioè gli ultimi cinque-sei mesi, è stata quella di un confronto, io direi di scontro violento, continuo tra partiti e all’interno dei partiti della maggioranza, e questa minoranza che è qui, quella rimasta, si è mossa facendo un tipo di opposizione molto civile, molto corretta, molto propositiva, spesso sulle grandi questioni, sui grandi problemi come quello della violenza nell’accadimento del delitto del povero amico e collega Fortugno, una minoranza che è stata qui ad appoggiare anche altri temi importanti che si sono discussi, però la sostanza è che il bilancio è negativo.

Se io dovessi citare la rassegna stampa degli ultimi sei mesi, dovrei dire che il linguaggio tra gli schieramenti di maggioranza, non è stato certamente figurativo, caro collega Senatore, è stato un continuo di rissa, di scontro e di tante cose che si dicevano. Negli ultimi tempi, poi, abbiamo assistito a discorsi da parte di alcuni che riguardavano una Giunta di alto profilo, perché tutti quelli che c’erano, evidentemente, erano di basso profilo, secondo loro! Poi abbiamo assistito al discorso di una Giunta snella, quindi ci voleva un dietologo per renderla tale! La verità è che, dopo un anno e mezzo, siamo al punto di dire che è una Giunta di ripetenti! Questa è una Giunta di ripetenti! E il discorso che ha fatto il Presidente Loiero questa sera non era di entusiasmo, era un discorso sommesso e, se mi consentite, anche molto modesto, perché Loiero è cosciente e, riflettendo sulle sue cose, si è reso conto che era l’unica soluzione possibile in questo momento per formare una Giunta.

Però, da qui all’alto profilo, da qui alla Giunta snella, da qui ai discorsi quasi di rivoluzione francese, pensavo “forse ci troviamo al 1792, alla presa della Bastiglia perché qui si farà una rivoluzione, si modificherà tutto, ci sarà tutto nuovo in Calabria”, ce ne corre; la verità è che stasera non abbiamo sentito nulla di tutto questo. E poi vedo una maggioranza che non è entusiasta: chi mugugna, chi sta lì in qualche modo a subire, ma non vedo questi partiti che hanno tanto entusiasmo nei confronti del nuovo Governo regionale, questo con tutto il rispetto per i colleghi che sono molti, sono amici che siedono nei banchi del governo della Regione.

La verità è che in tutti questi mesi si è disorientata la gente. I guai alla maggioranza non è che li ha creati l’opposizione, perché l’opposizione è quella che è, quella che sappiamo tutti, sono guai che ha creato la maggioranza stessa con argomenti, ordini del giorno, riunioni fiume, tenute anche in Sila, dal mare alla Sila, cioè girando tutta la Calabria, per promettere cose nuove.

Io non ho molta speranza che le cose possano cambiare, non ho speranza, anche se, in qualche modo, sono stati inseriti nel contesto del Governo alcuni personaggi di grande qualità, di livello nazionale, ma quando la cosa non va, questi personaggi di qualità e di altissimo livello possono dare, tutt’al più, qualche consiglio, ma quando i consigli sono gratuiti, non servono e quando i consigli sono quelli della vecchiaia, illuminano, ma non riscaldano!

Io non vedo l’entusiasmo giusto questa sera in questo Consiglio regionale. Qui si deve veramente voltare pagina e voltare pagina significa rapportarsi veramente ai problemi dei calabresi, significa confrontarsi con tutti. Qui si parla di concertazione, di confronto con tutti sui fondi comunitari, non si parla mai, però, di confrontarsi con questa minoranza, che pure è qui e ha dato e dimostrato di voler dare un contributo.

Allora vi chiediamo di venire in Consiglio, vi sfidiamo su questi argomenti. Io ho visto in questo programma aggiornato che, peraltro, ci è stato dato solo quando ci siamo qui seduti, quindi non c’è stato nemmeno il tempo di vederlo, che ci sono delle cose che impegnano, vogliono forse impegnare il Consiglio, perché il problema della maggioranza di Chiaravalloti qual è stato? Quello di essere una maggioranza numerica, che non è riuscita a trasformarsi in maggioranza politica. Questo è stato il limite fondamentale. Il limite, invece, di questa maggioranza Loiero qual è stato? E’ stato quello di avere come numero una maggioranza forte, di avere anche una maggioranza politicamente più consistente perché formata da nove partiti, quindi più politica, però con un limite che è quello di non trasformarsi in maggioranza politica vera.

Quindi, quando c’è questo aspetto, si verifica quello che si è registrato questa sera: una Giunta che è asservita e serve a sistemare posizioni, a sistemare un po’ gli scontenti e quindi da maggioranza politica è diventata solo una maggioranza di potere.

Poi i problemi dei cittadini, dei calabresi, della gente, sono quelli che vivono sulla loro pelle, da qui il lamento continuo nei confronti di questa Regione, quasi in tutti i settori, quindi è un fatto di compagine che non è andato bene, pur apprezzando la buona volontà di alcuni assessori che hanno fatto tutto quello che era possibile. Purtroppo l’obiezione è che questa maggioranza non riesce a diventare effettivamente maggioranza politica – politica significa parlare, risolvere i problemi della gente –, in questi mesi abbiamo assistito alle caselle da sistemare e alle posizioni da individuare, non abbiamo assistito alla discussione sui temi principali di questa nostra regione. Io invertirei, a questo punto, le cose e direi di parlare in questi prossimi mesi dei problemi, parliamone con grande serietà. Noi siamo, come minoranza, qui a fare la nostra parte e, quando si parlerà della prossima Agenda dei fondi comunitari che fanno riferimento al nuovo settennato, finora di questo non abbiamo saputo nulla, vogliamo partecipare come Consiglio regionale a questo tipo di programma che ci verrà portato dalla maggioranza, dare un nostro contributo che potrà essere positivo o, comunque, un contributo da valutare.

E si parla di Gioia Tauro: se Gioia Tauro deperisce – ed è uno dei pochi fiori all’occhiello di questa regione – vuol dire che la forza solo del Governo regionale o di quello che finora è stato fatto o non è stato fatto non basta, noi rischiamo di perdere una grande opportunità, perché si sono aperti altri due porti, Gioia Tauro già incomincia a registrare un 17 per cento in meno di traffico merci, delle navi che attraccano lì, e questo è un discorso che può investire l’occupazione.

Così come il discorso che riguarda le deleghe date ai Comuni e alle Province, siccome qualcuno aveva promesso di dare queste deleghe è stata fatta una legge, un atto, ma sulla base di cose che avevamo già fatto nel Consiglio precedente; resta, però, aperto il problema dei dipendenti di questa Regione che non si sa se sono carne o pesce, non si sa se occupano le stanze della Provincia o dei Comuni o della Regione. Perché? Perché si è operato in maniera approssimativa, non si è fatto un regolamento attuativo che accompagnasse queste deleghe che andavano date un po’ alla volta, come si fa in tutte le cose burocratiche e civili di questo mondo, per cui anche qui la Regione è stata negligente.

E poi questo rapporto non felice tra maggioranza e Consiglio, tra maggioranza e Giunta, tra partiti della maggioranza, che questa sera, date le premesse e quello che ho potuto vedere, diventano ancora più infelici

Perciò qual è la maggioranza che sosterrà questo governo regionale o l’aggiornamento di questo programma? E’ quella che la voterà turandosi il naso perché non può fare altro o sarà quella, invece, che avrà uno slancio di coraggio e di entusiasmo e tira fuori tutto quello che ha dentro per dire “vediamo in questo Consiglio di tirare fuori un po’ di coraggio e facciamo un discorso veramente istituzionale”? Noi siamo nelle istituzioni, non ci siamo per conto nostro, molti lo dimenticano, molti dimenticano, anche quando vanno nei posti di governo, che lì ci sono per conto degli altri, come lo dimenticano molti quando sono nelle istituzioni, che qui siamo per conto di tanta gente che ci vota.

Forse spesso qualcuno dimentica e allora, quando si hanno responsabilità, si verifica che molto spesso l’istituzione viene usata in modo sbagliato, ma se teniamo presente che siamo qui per conto di tante migliaia di persone che ci affidano la loro fiducia, le loro speranze, il loro consenso, vuol dire che, se siamo in queste istituzioni, dobbiamo valorizzarle, dobbiamo fare un lavoro che costa sacrifici, ed utilizzarle e valorizzarle significa sacrificarsi, discutere, cercare il meglio, non giocare sulla pelle dei cittadini calabresi, ma risolvere o cercare di risolvere quanti più problemi possibili in questa nostra regione.

I problemi sono quelli di sempre, non ci sono state bacchette magiche prima con la Giunta Chiaravalloti, dove c’erano limiti, lo sappiamo tutti e l’abbiamo detto, non l’abbiamo rinnegato, e non ci sono state nemmeno bacchette magiche con la nuova Giunta che in un anno e mezzo è andata in crisi.

Loiero diceva “la crisi non si può fare”. Non era la crisi della Giunta – e lo sappiamo bene perché con lo Statuto di adesso non può esserci una crisi di questo tipo –, era una crisi quasi istituzionale perché c’erano rapporti che non andavano più bene tra i partiti che sostenevano questa maggioranza e la Giunta stessa, tra partiti e, all’interno degli stessi partiti, c’erano e ci sono – suppongo – ancora cose da chiarire, quindi, non vedo tutto quell’entusiasmo necessario perché questa nuova Giunta possa dare grandi speranze e grande fiducia.

Però, al di là di tutte queste considerazioni e di tante altre che andrebbero fatte – ma il tempo è tiranno e devo avviarmi alla conclusione – credo che ci sia la necessità, da parte di tutti noi, di lavorare per valorizzare questa istituzione, che è il massimo dei consessi democratici calabresi. Io mi sento onorato di essere qui e quando si attacca il Consiglio regionale, quando si attaccano le istituzioni nel modo in cui lo si fa, questa cosa non mi va, non mi convince, non mi va bene, ecco perché allora dico che dobbiamo lavorare tutti al fine di evitare che questi massimi organi istituzionali rappresentativi vengano attaccati. Perché la difesa delle istituzioni la si fa anche col nostro lavoro, con i sacrifici, con la voglia di ascoltare gli altri, di sentirli, perché molta gente in questa Calabria, da quando i partiti non funzionano quasi più, ha bisogno solo di riferimenti istituzionali soprattutto di quella massima che è la Regione, poi ci sono i Comuni, le Province e tanti altri organismi istituzionali, ci guarda in un modo particolare perché guarda a questa grande istituzione in un modo particolare. Non a caso si fanno polemiche anche a livello nazionale sulla Regione, pure su cose minute, su piccole cose, perché questa istituzione, a volte, ha delle malattie, delle artriti, delle forme che non la caratterizzano per quello che deve essere.

Questo lo dico perché capita, a volte – l’assessore Lo Moro non lo sa, probabilmente non lo sa come non lo sa il Presidente Loiero e di questo non faccio una colpa a nessuno –, per esempio che dei personaggi messi nelle Asl – poi gliene parlerò personalmente, assessore Lo Moro – che non hanno nemmeno i titoli per fare i direttori sanitari o i direttori amministrativi, stanno lì e fanno gli aguzzini nei confronti della gente, la maltrattano e poi, se vedono qualcuno che si è candidato col Polo o con Forza Italia, lo mettono in condizioni quasi di piangere. Lo dico questo con documenti di fatto e non faccio i nomi, non lo voglio, perché l’istituzione è questa. Io credo di avere la possibilità di colloquiare con l’assessore Lo Moro che certamente non sa queste cose, come non le sa il Presidente, non le sa la Giunta, ma noi mandiamo persone in questi enti che approfittano e si sentono i padroni del vapore, i padroni del mondo. E questo avviene lì, come avviene in altri posti di responsabilità.

Pertanto, direi che qui ci vuole veramente una riflessione che vada al di sopra di ogni cosa e anche al di sopra dei partiti, stante la situazione. Non è che possiamo dire “qualcuno ha invocato lo scioglimento”, perché ognuno la pensa come vuole. Io dico che questa Regione non ha bisogno di essere sciolta e, se dovesse continuare di questo passo, probabilmente fra qualche mese lo invocheremo anche noi lo scioglimento, però non è il momento di chiederlo.

Qualcun altro dei personaggi importanti della sinistra ha parlato di programma di fine legislatura. Qui siamo ancora all’inizio, è passato un anno e mezzo e siamo ad un bilancio completamente fallimentare, completamente negativo, tranne la volontà – ripeto – di alcuni ottimi assessori che si sono dati da fare e che hanno lavorato più di altri, però siamo a queste condizioni. Quindi non è un programma di fine legislatura, né questo può essere l’aggiornamento di un programma di fine legislatura.

Noi vogliamo partecipare, concorrere in questi momenti difficili, ad affrontare i temi importanti che riguardano la nostra regione, dire le nostre cose ed esprimere le nostre posizioni, quindi il Presidente Loiero e la maggioranza non devono fare altro che consentirci di discutere. Noi vogliamo capire come vengono programmati, per i prossimi sette anni, i fondi comunitari, quali sono i criteri che stanno alla base del loro utilizzo perché, probabilmente, saremo in grado di dare un nostro contributo.

Così come altri temi che ho già citato fino a questo momento, questo lo voglio dire, perché la nostra non è una posizione di scontro, non lo è stata e non lo è, né tanto meno è stata demagogica o strumentale di fatti che pure ci sono stati in questa Calabria, è stata una posizione molto seria, molto corretta che ha osservato le vicende, che si è rammaricata molto spesso di alcune cose, ma che è stata qui a fare la propria parte.

Siamo ancora oggi disponibili a fare un discorso di grande confronto sui temi importanti di questa nostra terra, ma senza infingimenti, senza storielle, senza nemmeno apparizioni mediatiche continue, come ci sono state nei primi mesi, facendo un discorso concreto, abbastanza serio che riguardi i problemi drammatici di una terra che, purtroppo – lo viviamo tutti sulla nostra pelle – ha bisogno della forza e della volontà di tutti e quando siamo uniti su alcune cose importanti, sui temi seri, drammatici e veri come quelli della criminalità, della disoccupazione, su temi che riguardano l’ambiente in generale o temi che riguardano comunque lo sviluppo della nostra terra, non possiamo che essere qui, però aspettiamo che qualcuno si voglia confrontare con noi. Per un anno e mezzo nessuno si è voluto confrontare, ci siamo solo salutati, ci siamo abbracciati, però non abbiamo mai parlato di problemi seri di fondo. Adesso siamo qui, aspettiamo che questa maggioranza, che questa Giunta chiami anche questa minoranza nella concertazione generale, in modo che su alcuni temi si possa essere uniti o, quantomeno, si possa discutere, ognuno dal suo punto di vista, di come contribuire allo sviluppo e al miglioramento della Calabria.

Comunicazioni - Seguito

PRESIDENTE

Legge un seguito di comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni e mozione

Giovanni NUCERA, Segretario Questore f.f.

Legge le interrogazioni e la mozione presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Ripresa della discussione

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Talarico. Ne ha facoltà.

Francesco TALARICO

L’intervento iniziale del Presidente Loiero, a mio avviso giù di tono quasi sommesso all’interno di quest’Aula, penso sia la testimonianza tangibile di come questa maggioranza è arrivata alla soluzione di questa verifica-crisi che si è protratta per tantissimo tempo e la cui soluzione, a mio avviso, è stata la peggiore che si potesse trovare.

Noi abbiamo ascoltato per diversi mesi in quest’Aula, sulle pagine dei giornali, promesse di svolta, di cambiamento, di rilancio, portate avanti anche dai maggiori partiti di questa maggioranza, dai Ds alla Margherita, però, di tangibile non si è realizzato nulla.

Questa interminabile cabina di regia che, di fatto, ha bloccato l’attività amministrativa negli ultimi mesi, questa verifica che era partita prima delle elezioni, per essere poi rinviata a dopo le elezioni, protrattasi, poi, da giugno fino ad oggi, non hanno prodotto sostanzialmente alcuna modifica.

Devo dire che il Presidente Loiero è dotato di grande fantasia da politico; forse l’unica novità di tutto quello che è avvenuto in questi cinque-sei mesi, perché poi bisognava anche dare una giustificazione ai calabresi, dire che cosa si era prodotto, è l’introduzione degli advisor, che il Presidente Loiero si è inventato, che non sono altro che dei consulenti, delle figure di grande prestigio della nostra terra, che dovevano servire in questo momento storico, gettando fumo negli occhi ai calabresi, anche per ridare quell’immagine fondamentale di credibilità dopo un fallimento e vicende certamente difficili.

La Calabria, però, più che di fantasia, ha bisogno di soluzioni, di vedere affrontati i problemi concreti e reali di una terra dalle grandi emergenze e questo si fa amministrando sempre di più e facendo di meno politica, perché noi abbiamo assistito in questi mesi a tanta politica.

Presidenza del Vicepresidente Roberto Occhiuto

Si era partiti prospettando una Giunta snella, ad otto, queste erano le prime dichiarazioni dei partiti della maggioranza, siamo arrivati ad una Giunta, sommando sottosegretari e advisor, a diciassette e forse aumenterà anche di qualche altra unità, qui i sottosegretari crescono di giorno in giorno, perché nel momento in cui bisogna tenere uniti tutti e bisogna dare spazio a tutti, anche la figura del sottosegretario, non c’è problema, si inventa, si trova, tant’è che la Margherita, sotto questo profilo, si aspetta un’altra postazione di sottosegretario, l’ho letto sulla stampa che ha riportato quanto detto dal capogruppo di quel partito. L’unico escluso, alla fine, è stato il povero sottosegretario Falcone, una persona competente in fatto di fondi comunitari, che ha lavorato per questa Calabria, però con la revoca certamente si è riconosciuto un altro dato, quello del fallimento nella gestione dei fondi comunitari, perché revocare colui cui era stata affidata proprio questo importante compito, significa in maniera certa, tangibile che c’è stato un fallimento nella gestione dei fondi comunitari in questo anno, in questi diciotto mesi, e c’è il rischio reale, entro il 31 dicembre, di perdere anche delle risorse economiche.

Ma poi, dal punto di vista politico, qui ci troviamo con l’Italia dei Valori che non è rappresentata in Giunta, l’assenza dall’Aula del consigliere regionale di questo partito ne è la testimonianza; e, poi, la mancata visita del ministro Di Pietro in Calabria penso sia anche legata al fatto che non è stata assegnata una postazione all’Italia dei Valori. La Margherita è stata trattata come l’ultima ruota del carro, nel senso “o prendere o lasciare, questa è la delega, se vuoi partecipare, bene, se no non c’è problema”. Così come i Ds stessi mi sembrano siano stati anche ridimensionati dal punto di vista dell’impostazione. Il Partito socialista, gli amici socialisti non hanno avuto nessun ruolo, prima sedevano qui tra i nostri banchi, ed è una dimostrazione ancora di una maggioranza che non riesce a trovare una sintesi. Chi cresce? Cresce il Pdm – ce lo dobbiamo dire in quest’Aula – perché il Presidente Loiero, più che il Presidente della Regione, mi sembra faccia il capo di un partito che è il Pdm, perché questa è una riflessione che, a mio avviso, una classe dirigente politica, la maggioranza che siede da quel lato, deve porsi, deve fare in modo che queste cose emergano.

E la situazione di malessere serpeggiante che traspare in quest’Aula – l’amico Pasquale Senatore parlava di funerale – è la dimostrazione che la crisi è stata risolta in maniera apparente, che rimane latente e che scoppierà, prevedo, fra qualche mese perché non c’è stato nessuno scossone, è stata solo una via per uscire da una situazione difficile, incancrenita che ha trovato grande rissa, grandi divisioni, grandi spartizioni di poltrone – perché di questo parlavo –. Alla fine, è venuta fuori una soluzione che cerca di accontentare tutti, però di fatto non accontenta nessuno anche in considerazione del fatto che oggi le Regioni sono divenuti degli enti importantissimi dal punto di vista della ricaduta che hanno sul territorio e sui cittadini calabresi. Questo perché hanno dei fondi comunitari che possono essere spesi direttamente, perché viene loro garantita la stabilità politica, il Presidente vince e governa per cinque anni, perché c’è la possibilità di predisporre leggi in materie di competenza esclusiva delle Regioni, quindi ci sono tutte le possibilità di cambiare le cose, non è un ente intermedio, che non ha risorse, le risorse ci sono, c’è bisogno solo di spenderle bene. Si spendono bene se si punta sulle vocazioni territoriali e se si affrontano con serietà le questioni che riguardano le grandi emergenze della Calabria. C’è bisogno realmente di fare gli amministratori, di un maggiore impegno verso i calabresi e anche di fare meno politica.

Sono due anni che noi andiamo dicendo “manca il Dpef in questa Regione”, ma non è che lo diciamo così, giusto per fare opposizione, nel Dpef c’è una strategia, una visione, un’analisi dei problemi, un’idea complessiva che si vuole portare avanti e che, quindi, cerca di trovare delle soluzioni! Ecco, manca proprio l’abc; questi diciotto mesi li avete passati gestendo questa Regione in modo quotidiano, senza nessuna programmazione, senza nessuna strategia di sviluppo, ma solo ed esclusivamente occupando delle postazioni.

Allora c’è una crisi istituzionale forte, io non sono colui che affonda o non ha rispetto delle istituzioni, di questa che è la massima Assemblea regionale calabrese, però dico che questo Consiglio regionale deve produrre di più perché non è possibile che negli anni precedenti – lo abbiamo detto, evidenziato in tante occasioni –, nello stesso periodo di tempo abbiamo prodotto trenta-quaranta leggi, mentre oggi siamo solo alla decima prodotta da questo Consiglio regionale.

Ecco perché c’è bisogno di uno scatto d’orgoglio e in questo l’opposizione non si vuole sottrarre, vuole dare un contributo serio, costruttivo.

Ho letto velocemente questo documento prodotto dalla cabina di regia. Sugli enti strumentali mi sembra che ci sia stato un consenso unanime del Consiglio, penso che su questi temi non ci sia differenziazione tra maggioranza e minoranza, noi siamo qui per lavorare, quindi per ridare una Calabria migliore nel nostro futuro, ma quando leggo “la riduzione delle Asl”, questa idea io non la vedo, cioè non è possibile immaginare che mentre l’orientamento è di andare verso un decentramento amministrativo e, quindi, dare la possibilità diretta di scelta ai territori, alle popolazioni che vengono amministrati, noi, invece, che facciamo?, sottraiamo quelle competenze! Cioè, mentre da una parte andiamo a dare le deleghe agli enti territoriali sub regionali, dall’altra le sottraiamo alle Asl. Se c’è un’errata scelta dei direttori generali, non può essere colpa poi dei territori, dei singoli luoghi in cui operano queste Asl, non dando a queste la possibilità di vedere il futuro.

Ecco perché c’è bisogno di una politica che vada nella direzione di incidere sui problemi che riguardano i settori strategici, tipo l’ambiente, il mare che quest’anno è stato come quello trascorso, se non peggio; i problemi della sanità che non si possono risolvere con gli atti aziendali, ma c’è bisogno a monte di una programmazione generale che vada ad incidere sui punti di crisi; i fondi strutturali che devono essere un’ottima occasione di impegno e di spesa positiva attraverso una programmazione del Consiglio; le infrastrutture che sono fondamentali, il ponte sullo Stretto che deve essere tenuto nella giusta considerazione, come Calabria non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia, il Presidente Loiero non può far finta di nulla su un tema così decisivo e fondamentale per lo sviluppo di questa regione. Ecco perché dico che questo Consiglio deve affrontare questi temi sulle infrastrutture in maniera seria e approfondita.

Così come il porto di Gioia Tauro, la “106”, la Salerno-Reggio Calabria, sono tutte questioni che rientrano nel discorso più generale delle riforme. Noi, Presidente, non ci sottraiamo alle riforme, vogliamo contribuire in maniera positiva a questo tipo di impostazione.

Così come la politica del credito, tra qualche mese ci sarà Basilea 2 e non c’è minimamente una visione strategica di che cosa si voglia fare su un settore così importante.

Concludo e dico che questa conclusione della crisi lascia questa opposizione profondamente delusa, perché ritenevamo che ci potesse essere uno scatto d’orgoglio, in avanti, quindi immaginare una Calabria positiva. Tutto, invece, è rimasto come prima, si è solo cercato di creare questa operazione d’immagine.

Per quanto ci riguarda siamo una forza politica molto responsabile, noi non siamo per la logica del “tanto peggio, tanto meglio”, ci sentiamo cittadini calabresi e vogliamo contribuire in maniera concreta alla soluzione dei problemi, certo, attraverso un nostro coinvolgimento. Il Presidente Loiero spesso parla di opposizione e del ruolo dell’opposizione, però nei fatti sulle grandi questioni veniamo tenuti completamente all’oscuro, ma come noi, all’oscuro viene tenuto anche questo Consiglio regionale, mettendolo, quindi, nelle condizioni di non poter dare un giusto contributo.

Ecco, per quanto ci riguarda, siamo disponibili a dare un nostro contributo positivo ad una politica impostata seriamente, ma se le cose continuano ad andare così, ritengo che si andrà sempre peggio, i rapporti saranno sempre più sfilacciati tra maggioranza e Presidente della Regione, per cui alla fine, forse, lo scioglimento anticipato di una legislatura potrebbe essere la giusta soluzione, perché si vada realmente a ridare alla Calabria una speranza più positiva.

Noi ce l’abbiamo messa tutta, cerchiamo di migliorarla questa Calabria, però se le condizioni continuano ad essere queste, cioè della disamministrazione e quindi delle non risposte, allora la speranza dei calabresi non avrà futuro e quindi, forse, sotto questo aspetto, c’è bisogno di un colpo d’ala di questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pizzini. Ne ha facoltà.

Antonio PIZZINI

Signor Presidente della Giunta, abbiamo ascoltato con molta attenzione la sua relazione fattaci all’inizio. A dire il vero, nessun cambiamento, anche per quanto riguarda il tono e i contenuti, abbiamo potuto notare rispetto alle precedenti dichiarazioni programmatiche all’indomani dell’insediamento del Consiglio; il tono sempre molto patetico, molto grave, enunciante i grandi problemi della nostra Calabria che, a dire il vero, li conosciamo tutti, e a detta di lui stesso e coscienti anche noi, problemi che naturalmente sono ancestrali, che non vengono e non si tramandano da qualche anno a questa parte, ma hanno radici che affondano al di là della nascita stessa della nostra Calabria.

Ora assistiamo a diciotto mesi quasi di amministrazione della Giunta Loiero e dobbiamo con altrettanta franchezza dire che nulla o quasi nulla è stato prodotto a fronte della soluzione di quei problemi enunciatici.

Io vorrei che riflettessimo un po’ tutti quanti e in particolar modo gli amici della maggioranza, perché il dato che viene ed emerge da tutti questi dibattiti che ci sono stati in Consiglio regionale, ma anche sulla stampa, in televisione e su tutti i mass media è quello che bisogna andare alla radice, capire il perché in questi diciotto mesi non si è riusciti a dare una risposta ad uno di quei problemi enunciati, certamente, dico, non per colpa o negligenza della minoranza, anche perché tutti quanti voi sapete in che modo la minoranza in questo contesto può operare all’indomani dell’approvazione dello Statuto e quanto può fare questa maggioranza che è uscita dalle urne con un voto quasi plebiscitario.

Era tutto inventato quello che i mass media ci propinavano giorno dopo giorno, da oltre cinque mesi, a proposito della crisi verticale che attraversava questa maggioranza? Cioè andiamo nel vivo, cerchiamo di capire, il problema è di mettere il dito nella piaga, il perché dello sfilacciamento dei rapporti tra la Giunta e la maggioranza che avrebbe dovuto sorreggere l’azione, che non c’è stata, di questa Giunta. E’ forse un’invenzione della minoranza che il Presidente Loiero ha costituito un suo proprio partito, il Pdm, e che, eletto in un primo momento con la Margherita, d’emblée ha lasciato quel partito per trainare anche con atti di Giunta regionale un potere che era completamente avulso da quelle che erano le alleanze sorte all’indomani delle elezioni regionali?

Cosa dire dei vari accordi che si succedevano e si susseguivano all’interno di questa maggioranza e in particolar modo l’ultimo, il quale ci è stato propinato per diverse settimane: il patto di ferro tra i Ds e la Margherita, che si è sciolto come neve al sole nel momento in cui è stata varata questa nuova Giunta? Quali sono state le cause? Chi è stato il vero vincitore e chi sono stati i perdenti di questa battaglia? Noi abbiamo visto la “Margherita” – e ne abbiamo anche avuto contezza in questo momento – oggi stesso, in questo Consiglio col tipo di manifestazione poco ortodossa portata dall’amico onorevole Giamborino in questo Consiglio regionale: questo è un motivo di sofferenza che indica in che modo questo partito è entrato in questo contesto governativo, non certamente esaltandosi e dando la percezione che tutto quello che avrebbe potuto avere ha avuto.

Io ritengo, onorevole amico Giamborino, che non solo la giacca avresti dovuto toglierti, ma avresti dovuto restare in mutande per rendere ancora più evidente come questo tuo partito sia stato trattato in questo contesto particolare.

Che cosa dire dell’Italia dei valori? Ancora non sappiamo, non c’è in Aula il suo rappresentante, quindi non riusciamo a capire i veri contorni e i motivi che reggeranno quest’azione di supporto dell’Italia dei valori alla Giunta Loiero e anche di altri partiti, perché ancora si capisce che ci sarà una ridistribuzione di prebende, di cariche e di piccoli accontentamenti che riusciranno, in un modo o nell’altro, a far quadrare i conti.

Diceva bene l’amico Pino Gentile, sono stati mesi duri per quanto ci riguarda, anche perché non avendo voce in capitolo, non riuscivamo ad entrare in quelli che sono i reali motivi della crisi che attraversava questa maggioranza ed è una nuova composizione fatta di ripetenti. Io ritengo che le uniche novità che ci sono in questo Consiglio regionale siano le new entry: l’amico Sandro Nicolò e Giulio Serra, queste sono le due nuove facce che si vedono in questo contesto e che credo certamente daranno un loro contributo.

Scusateci se avremo delle difficoltà a far conoscenza e quindi ad avere dimestichezza con i cognomi di questi nuovi assessori, quindi ci riesce difficile ancora individuarli e cominciare a trattare con loro.

Ma andiamo allo spirito costruttivo di cui si è parlato: sono ripetenti, diceva giustamente l’onorevole Pino Gentile. Noi non siamo pregiudizialmente contro, non abbiamo mai fatto un’azione devastante, una opposizione fine a se stessa che non ha voluto sentire né ha dato proposte alternative. A dire il vero, non ci sono state neanche le proposte della maggioranza. Come dimenticare – e me ne potranno dare atto anche alcuni amici della maggioranza – le varie Commissioni in cui venivamo convocati e, come per incanto, non si potevano tenere perché mancava il numero legale, non certamente determinato da noi – sarebbe un paradosso – ma per la l’assenza dei consiglieri della maggioranza stessa? Quante Commissioni, caro Pino, non si sono potute tenere e quindi non si è potuto avere quel lavoro che è precipuo delle Commissioni affinché poi il Consiglio regionale potesse legiferare? O quante altre volte il Consiglio regionale stesso, convocato, non si è potuto tenere per questa diatriba che si trascinava non certo da cinque mesi, come si sta affermando oggi, ma addirittura da diversi mesi, da quando è nata questa amministrazione? Diciamocelo con molta franchezza e con onestà: c’è una crisi latente, molto visibile che attraversa la sinistra in questo Consiglio.

Noi siamo molto preoccupati perché riteniamo che questa soluzione molto, ma molto precaria che si è voluta dare in questo particolare momento non riuscirà a reggere all’urto che sarà devastante da qui a pochissimi mesi. Allora, sì, si dovrà pensare, perché ritengo che non ci possano essere motivi alternativi, ad un eventuale scioglimento del Consiglio regionale. Certo, sarà un gravissimo danno, irrimediabile, comunque inconfutabile, ma che ritengo possa essere ancor più salutare di andare avanti così come stiamo facendo, alla buona e alla giornata, senza produrre alcunché per la soluzione dei problemi della nostra Calabria.

E’ stato detto – lo ripeto – noi siamo qui, pronti a collaborare, da non confondere questo con eventuali inciuci o con eventuali nostri coinvolgimenti che, naturalmente, non ci saranno e non ci potranno assolutamente essere; il nostro contributo nelle Commissioni, in particolar modo nel Consiglio regionale sarà di una minoranza molto responsabile che è pronta ad un confronto democratico e, naturalmente, democraticamente gli si deve dare questa possibilità. Non è più consentito che possiamo avere gli ordini del giorno e i contenuti degli stessi il giorno stesso o due giorni prima o il giorno prima della convocazione della Commissione o del Consiglio regionale!.

Queste sono cose sulle quali bisogna studiare, capire per dare valenza e opportunità a questa minoranza di fornire quel contributo che è in grado di poter offrire, anche per la grande esperienza che alcuni dei componenti dei vari partiti che reggono questa minoranza hanno e che devono mettere al servizio della nostra Calabria e ai suoi bisogni.

Non so quali altre sedute di Consiglio sono state convocate, Pino, e quale sia l’ordine del giorno, perché la stranezza è che ci arriva un telegramma di avviso di convocazione, fermo restando poi che non riusciamo ad avere l’ordine del giorno, il contenuto delle pratiche da discutere sia nel Consiglio che nelle Commissioni. Questo è un metodo che deve cambiare, se si vuole realmente che questa minoranza possa dare il suo democratico contributo.

Siamo aperti ad ogni dialogo e sono anche d’accordo con quanto qualcuno diceva, in particolar modo l’onorevole Gentile, a proposito della sanità, ma anche dell’Arssa, di questo stato di soggezione e di prevaricazione che c’è all’indomani della vittoria di questa sinistra, di queste purghe che ci sono all’interno di questi enti, che sono rivolte alla punizione di questi lavoratori che fanno il loro dovere.

Ma dov’è questa sinistra che dovrebbe difendere i posti di lavoro?! Avrete letto, e tutti quanti voi sapete quanti posti di lavoro ci sono a rischio nella stessa Arssa, della notizia, proprio di questi giorni, dello stato di occupazione del centro “Florens” di San Giovanni in Fiore, un fiore all’occhiello per quello che è il marketing della conoscenza e della degustazione dei prodotti tipici calabresi; ebbene, sono oltre dieci operai che lavorano all’interno di questa struttura che hanno chiesto un dialogo con il Presidente dell’Arssa, con il direttore generale e con il responsabile stesso di questa struttura, ma con un’arroganza che non ha eguali le loro richieste vengono sistematicamente ignorate.

La politica si muova e in particolar modo quella vicina a questi lavoratori – e mi rivolgo all’amico Tonino Acri che è di San Giovanni in Fiore – affinché faccia leva sull’amministrazione comunale di San Giovanni in Fiore e anche sulla Provincia di Cosenza e sul suo Presidente affinché si venga incontro a queste maestranze.

Così come in altri comparti notiamo la diaspora forzata che va a interessare lavoratori e operai sol perché non hanno collaborato con loro e sol perché hanno collaborato, in quel preciso momento, con chi avuto le redini della gestione degli enti e di altre cose e collaboreranno ancora.

Quindi, onorevole Presidente Loiero, onorevole Bova, noi diamo tutta la nostra disponibilità affinché possiamo, innanzitutto, svolgere il nostro lavoro con responsabilità, con competenza e con l’amore che abbiamo nei confronti di questa nostra terra che – come è stato detto – attraversa momenti di crisi ancestrali e che è inutile piangere sugli stessi ogni qualvolta se ne parla, la cosa più importante e fondamentale, invece, sarebbe quella di reagire e di cominciare a dare delle risposte ben precise.

Presidenza del Presidente Giuseppe Bova

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

Roberto OCCHIUTO

Signor Presidente, colleghi consiglieri, probabilmente impiegherò meno del tempo che il Regolamento assegna per lo svolgimento del proprio intervento a ciascuno di noi, perché salterò il commento relativo alla cronaca politica che già sui giornali abbiamo letto nelle scorse settimane. Io dicevo, qualche giorno fa, che era forte la tentazione da parte nostra di limitarci a leggere semplicemente le dichiarazioni che provenivano dai consiglieri e dai dirigenti del centro-sinistra in ordine alla snellezza della Giunta, in ordine alla necessità di procedere nella innovazione del rapporto fra Giunta e Consiglio e alla capacità di affrontare i problemi della regione con uno smalto migliore.

Non lo faccio perché credo sia del tutto inutile, anche in considerazione del modo in cui questo dibattito lo stiamo svolgendo.

Finora sono intervenuti solo consiglieri della minoranza, e questo credo renda del tutto evidente lo stato di disagio che si respira all’interno del Consiglio regionale, ma soprattutto tra i banchi della maggioranza. Noi ci aspettavamo che oggi questo appuntamento potesse segnare il recupero di un rapporto di fiducia tra il Presidente Loiero e la sua maggioranza. Così, evidentemente, non è.

Peraltro, capisco anche lo sconforto di molti colleghi della maggioranza, quando sentono il loro Presidente dire che questa è la Giunta migliore fra quelle possibili, date le condizioni; quando sentono il loro Presidente invocare la necessità di modificare lo Statuto per poter nominare degli assessori esterni che, magari, si occupino di innalzare il profilo di chi amministra la Regione.

Non è un giudizio generoso nei confronti della maggioranza all’interno del Consiglio regionale, vuol dire che in questa maggioranza, forse, le energie, le risorse per aumentare il profilo di questa Giunta non c’erano e Loiero si è dovuto accontentare di quello che era il materiale umano.

Io, però, al di là delle battute, vorrei che questo ragionamento lo svolgessimo anche ad un livello superiore. C’è un problema di classe dirigente in questa Regione? C’è un problema di qualità della classe dirigente all’interno del centro-sinistra di questa Regione? Se c’è questo problema, onorevole Loiero, la soluzione non è quella di modificare lo Statuto, perché quando i cittadini calabresi hanno votato per il rinnovo del Consiglio regionale, lo hanno fatto scegliendo quelli che avrebbero dovuto governare i problemi della regione.

Allora, probabilmente, se c’è un problema di qualità della classe dirigente del centro-sinistra rappresentata in questo Consiglio regionale, è colpa dei partiti che non l’hanno selezionata nella scelta dei candidati, forse è anche colpa dei calabresi che hanno scelto male. Ma la soluzione, se questo fosse il problema, non sarebbe quella di modificare lo Statuto, peraltro non si capirebbe perché il Presidente eletto dai calabresi, così come i consiglieri regionali, non debba avere l’onore e l’onere di governare i problemi e i consiglieri regionali, i quali, invece, devono lasciare il passo agli esterni; l’unica soluzione, se, appunto, fosse questo il problema, sarebbe quella di prenderne atto e di ridare la parola ai calabresi perché scelgano un Consiglio regionale più autorevole, più capace, con un profilo più elevato per affrontare le questioni e le emergenze della Calabria.

Noi riteniamo che chi è chiamato a svolgere la funzione di amministratore e a svolgerla in chiave politica debba avere la capacità di operare una sintesi anche rispetto ai contributi che una burocrazia, che oggi può essere completamente ricostruita – peraltro avete approvato anche la legge sullo spoil system che vi dà la possibilità di procedere ancora più speditamente –, potrebbe fornire al decisore politico. Né si può pensare che la modifica dello Statuto possa servire a recuperare un rapporto di fiducia fra Loiero e i partiti della maggioranza, che credo sia quasi irreversibilmente compromesso.

Non è la soluzione che lei ha individuato, che interpreta il desiderio di svolta che i cittadini calabresi hanno, non è nominando due advisor che si risolvono i problemi della regione. Noi facciamo gli auguri ai due superconsulenti che lei ha scelto, diciamo loro anche che siamo grati che abbiano voluto spendersi nella loro regione, ma non è una novità, onorevole Loiero, prima di lei questa trovata la ebbe Nisticò – si ricorda? – quando fece la task force, chiamò anche la Levi Montalcini per affrontare e discutere i problemi della Calabria. Poi su questa scia ha proseguito Chiaravalloti e lo ha fatto in maniera abbondante. Non è una novità, la nomina di Monorchio, di Versace, che ringraziamo perché hanno accettato l’invito che lei ha rivolto loro, non è la novità che i cittadini calabresi si aspettavano al termine di questo lunghissimo percorso che è stato la crisi della maggioranza.

C’è, peraltro, onorevole Loiero, una Giunta che non solo non è più così snella, come chiedevano Pacenza, Acri, Sculco, i segretari regionali dei partiti, ma è una Giunta dove alcune materie che sono strategiche per lo sviluppo della regione sono completamente parcellizzate nelle competenze. Mi riferisco, per esempio, ai temi che riguardano l’economia e lo sviluppo: c’è un assessore al bilancio, c’è un altro assessore alle attività economiche, poi ci sarà – leggiamo – un sottosegretario che si occuperà dei fondi strutturali, intanto c’è un advisor che dovrà monitorare i fondi strutturali.

Ebbene, in questa materia non ci sarebbe stata forse la necessità di procedere attraverso un accorpamento delle funzioni e delle competenze? Almeno in questa materia credo che avessero ragione quanti dal centro-sinistra richiamavano la necessità di procedere attraverso una Giunta snella.

Ma è successo, ormai è questa la Giunta che abbiamo, noi la rispettiamo perché abbiamo il rispetto delle istituzioni e anche dei tempi della politica. Noi sappiamo che chi governa, guida una fase transitoria. Lei ci ricordava, qualche mese fa, al suo insediamento, che aveva vinto con tanti punti percentuali e che, probabilmente, sarebbe potuto essere il Presidente di questa Regione per questa legislatura e per l’altra. Dopo un anno e mezzo questo rapporto con la maggioranza che l’ha espressa e probabilmente anche con i cittadini calabresi, forse ha annullato questo credito che in maniera copiosa l’elettorato calabrese aveva assegnato a lei e al centro-sinistra.

E, guardi, Presidente, non è vero che questa è la Giunta migliore fra quelle che era possibile fare, non è vero che lei può presiedere solo il governo migliore fra quelli possibili. Lei ha avuto dai calabresi una possibilità che a nessun altro Presidente, nella storia della Regione, era stata data: lei ha vinto con una maggioranza straordinaria in un contesto politico nel quale il centro-destra si è frantumato, si è sgretolato, ha necessità di riorganizzarsi sul territorio. Chi ha fatto prima di lei il Presidente della Regione, probabilmente non ha saputo sempre trovare il coraggio che occorreva per cogliere le grandi sfide, quelle legate alla soluzione dei problemi strutturali della Calabria.

Onorevole Lo Moro, lei vuole fare il Piano sanitario? Io ho partecipato, nella scorsa legislatura, alla redazione di un Piano sanitario che non è stato coraggioso come avrebbe dovuto essere, però c’era all’interno del Governo regionale, all’interno della maggioranza di allora sempre una preoccupazione, più o meno latente, appunto che le scelte forti e necessarie potessero essere quelle che, alla fine, chi governava pagava in termini elettorali.

Oggi voi avreste la possibilità di riformarla davvero la sanità, perché non avete il fiato sul collo di un’opposizione che ancora deve costruire le condizioni per essere coalizione alternativa a chi governa.

Voi avreste le possibilità di fare un piano ambizioso per il lavoro che non si limiti ad aumentare il sussidio per i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità.

Voi avreste la possibilità di ridefinire anche gli assetti strumentali, ma farli davvero.

Oggi ci avete presentato – lo dicevo prima – due documenti che denotano una sorta di incertezza, probabilmente. Io mi auguro che la volontà sia quella che è interpretata dal primo dei due e su questo, onorevole Loiero, il confronto non lo svolgeremo, decideremo di non farlo con la maggioranza, perché noi abbiamo coscienza del fatto che, per quanto le responsabilità appartengano a chi governa, i cittadini calabresi che sono stanchi, quando fallisce la politica, in qualche modo le responsabilità le assegnano a tutti, non fanno differenza. Noi sappiamo di dover contribuire a recuperare dignità, prestigio alla politica regionale e vogliamo farlo nel rispetto dei ruoli di maggioranza e di opposizione, ma vogliamo farlo cercando di offrire un contributo verso le questioni che davvero sono strutturali per la nostra regione.

Anche l’opposizione deve modificare il proprio profilo. Io sono contento di avere ascoltato fra i miei colleghi della minoranza degli interventi che vanno in questa direzione. Noi non possiamo limitarci ad un’azione che pure dobbiamo svolgere di censura nei confronti del Governo. Noi dobbiamo avere la capacità di ricordare a chi governa oggi che ha condizioni che mai sono state date a chi ha governato in precedenza e non dobbiamo fornire un alibi a chi governa oggi.

Se davvero volete riformare la sanità, troverete una porta aperta nella minoranza; se davvero volete accorpare l’Arssa e l’Afor, non troverete nella minoranza chi farà le barricate, chi cercherà di strumentalizzare le proteste che eventualmente ci saranno sul territorio.

E’ questo che i cittadini calabresi chiedono alla politica di questa Regione, senza distinzione di colore, ed è una sfida che noi vogliamo cogliere, ma che sappiamo davvero che è difficile, perché non rintracciamo queste energie, questo coraggio all’interno dei partiti del centro-sinistra. Noi vi incalzeremo perché il coraggio possiate dimostrarlo, perché per esempio possiate recuperare, se volete, anche proposte che la minoranza ha fatto in ordine, per esempio, ai problemi dello sviluppo, dell’accesso al credito, del modo di utilizzare il patrimonio della Regione.

Noi siamo contenti del fatto che questo programma, questo aggiornamento che oggi ci presentate, che è lacunoso in alcune parti – lo ricordava l’onorevole Senatore, infatti ci saremmo aspettati almeno un’opinione su quella che deve essere la discussione sul ponte sullo Stretto – contenga delle scelte che, se avete il coraggio di portare fino in fondo, possono essere importanti per la regione: mi riferisco, appunto, alla riforma degli enti strumentali, delle società partecipate, alla riforma dell’organizzazione del sistema sanitario regionale. Su queste cose siamo disponibili a dare il nostro apporto, però, onorevole Loiero, avremmo voluto che questo programma avesse previsto anche il cronoprogramma, cioè i tempi per realizzare ciò che voi avete scritto.

E’ un programma ambizioso in molte parti, anche quella legata al porto di Gioia Tauro, che – diceva bene Gentile – sta perdendo delle occasioni che poi si riflettono sulla intera regione, che noi vogliamo discutere e in Consiglio; e così anche la parte legata ai fondi strutturali. E’ scritto nell’aggiornamento che ci avete consegnato che delegherete tutto, fuorché la programmazione.

Onorevole Loiero, noi le riconosciamo il merito di aver sempre cercato il confronto col Consiglio regionale. Noi abbiamo chiesto un dibattito sulla crisi, lei lo ha chiesto insieme a noi, ci ha ricordato nei mesi passati che era sua intenzione venire nel Consiglio regionale e discutere appunto le ragioni della crisi o comunque della verifica che si poneva in essere. Questo confronto ce lo attendiamo anche sulle scelte di programmazione più strategica per la regione, come l’impiego dei fondi comunitari per il prossimo programma operativo, come la necessità di discutere insieme sulle scelte che riguardano il polo di Gioia Tauro, e che non è solo di Gioia Tauro e di Reggio, ma di tutta la Calabria.

Ecco, se lei dimostrerà di avere attenzione non solo a parole, ma attraverso gesti concreti per il Consiglio regionale e se insieme dimostreremo di sapere recuperare prestigio, autorevolezza a questa Assemblea attraverso il confronto su queste grandi questioni, credo che, alla fine, ciascuno si potrà presentare agli elettori calabresi con un rinnovato orgoglio che, spesso, davvero abbiamo difficoltà a rintracciare nella nostra funzione di consiglieri regionali, potrà presentarsi forte di aver svolto nel rispetto dei ruoli reciproci la propria parte.

Ecco, è questa la sfida rispetto alla quale attendiamo la maggioranza e il Presidente Loiero.

Vorremmo che questo aggiornamento che oggi lei ha presentato non fosse l’ennesimo libro dei sogni, perché i calabresi non lo perdonerebbero a lei e al centro-sinistra e probabilmente a tutta la politica regionale, ma un documento che consenta a questa Regione di voltare pagina e di inaugurare un nuovo percorso nei rapporti tra maggioranza e minoranza.

Guardi, noi questa disponibilità la stiamo proponendo oggi. Se l’avessimo dichiarata nelle settimane precedenti, forse qualcuno ci avrebbe tacciato di voler sconfinare rispetto a quello che era il nostro ruolo.

Noi questa disponibilità gliela stiamo dichiarando nell’interesse dei calabresi e la dimostreremo nello svolgimento quotidiano della dialettica democratica tra maggioranza e minoranza.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Trematerra. Ne ha facoltà.

Michele TREMATERRA

Onorevole Presidente, dopo gli interventi di alcuni rappresentanti del gruppo di cui mi onoro di far parte, vorrei esprimere qualche breve riflessione su questa crisi e sul superamento della stessa. Sono al mio primo mandato e mi sarei aspettato una relazione del Presidente più appassionata, una presentazione dei nuovi assessori, che nuovi non sono e che quindi non possono portare quella svolta che i partiti del centro-sinistra hanno dichiarato di voler attuare da qualche mese a questa parte.

Il Presidente Loiero dice che non c’è un nuovo programma e io aggiungo che non c’è neanche un nuovo organigramma.

In questi sei mesi su che cosa abbiamo dibattuto? Si parlava tanto – come diceva qualcuno prima di me – di Giunte snelle, di alto profilo.

Io non vedo adesso una Giunta snella, intravedo una Giunta che è anche un po’ più appesantita. Probabilmente di snello c’è solo qualche partito della maggioranza, che tanto ha dibattuto sui giornali in questi mesi per poi non giungere probabilmente a quello che per loro era un punto di approdo naturale.

Ricordo che il Presidente Loiero non voleva assolutamente che si parlasse di verifica, anzi che si parlasse di rimpasto, perché lo considerava un termine ormai desueto che ci faceva tornare al passato e devo ammettere che aveva proprio ragione perché effettivamente non c’è stato nessun rimpasto.

Vista la presenza di autorevoli advisor possiamo dire che non si è trattato di un rimpasto, ma di un restyling. Ma spesso i restyling come succede per le auto cambiano solo l’aspetto estetico ma il motore, il fulcro centrale della macchina rimane invariato.

Quindi, dopo sei mesi non si è assolutamente modificato nulla tranne qualche delega.

Allora cosa rimane di questi sei mesi? Rimane, probabilmente, la mancata visita di un ministro che irritato dalla soluzione presa riguardo la crisi, non viene in Calabria adducendo motivi istituzionali. Probabilmente c’è la rivalsa di qualcuno che oggi continua ad avere un ruolo in questa maggioranza. Rimane, verosimilmente, la dichiarazione di qualche partito dell’estrema sinistra, dichiarazione forte e pesante, ma soprattutto, lo voglio dire con molta serenità e passione, quello che rimane è la delusione dei calabresi, di tante donne, di tanti giovani che speravano in questa fase in un futuro migliore.

C’è la delusione della grande impresa, che aspettava dei segnali di crescita ma che ha dovuto constatare che il prodotto interno lordo calabrese nel 2005, invece di migliorare, è indietreggiato di tre punti.

Tutto questo tempo, allora a cosa è servito? Io non riesco a spiegarmelo. Forse perché essendo un neofita non riesco a capire le dinamiche politiche, ma quello che ancor di più mi ha rattristato oggi – devo dirlo, Presidente – è la poca verve che ho visto nel suo intervento.

Avrei preferito un po’ più di entusiasmo, mentre in lei ho visto quasi una sorta di rassegnazione e come calabrese questo non mi piace affatto.

Mi auguro che nel prosieguo si possa continuare – come ha detto chi mi ha preceduto – e iniziare una nuova fase fatta di confronti nelle sedi istituzionali, nelle Commissioni, in Aula perché la Calabria aspetta delle risposte e le aspetta, sicuramente, non solo dalla maggioranza ma anche dalla minoranza.

Perché, come diceva anche il Vicepresidente Occhiuto, quando c’è una crisi questa non investirà solamente una parte ma tutti noi.

Sulla base di questo, mi auguro ci possa essere una nuova fase che dia una giornata di sole a questa nostra terra, che da troppo tempo sta aspettando un riscatto sociale e morale, lo spero per tutti coloro che ancora oggi continuano a sopportare i problemi che da tempo affliggono tutta la nostra terra. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Sculco. Ne ha facoltà.

Vincenzo SCULCO

Signor Presidente, credo che non utilizzerò per intero il tempo che da Regolamento è assegnato a ciascuno dei consiglieri in circostanze di questo tipo. Quindi non farò un intervento lungo.

Normalmente, in circostanze come queste, che dovrebbero avere rilievo e importanza, per consuetudine sono abituato – fra l’altro – a produrre un intervento scritto.

Non ho avvertito questa necessità, perché devo dichiarare con sincerità che questa circostanza non suscita in me nessuna emozione e come si è potuto constatare non sono il solo a provare questo sentimento.

C’è un clima che ognuno di noi può definire non soddisfacente. Anzi – se mi è consentita la battuta – la conclusione del Presidente Loiero è stata timidamente applaudita da pochi, fra l’altro in maggioranza amici.

Non sarò lungo non solo perché non provo emozioni, ma anche perché per dilungarmi dovrei parlare molto di quello che è avvenuto in questi mesi, delle crisi, delle difficoltà che abbiamo attraversato.

Diciamo che proverò a provare emozioni parlando di più di quello che dovrebbe avvenire, di quello che ci auspichiamo avvenga e che pensiamo sia necessario ed utile per la nostra Regione.

Forse questo può appassionarci di più, in un momento di ripartenza del Governo regionale dopo una fase di stasi, di crisi è l’unico modo per provare a vivere una circostanza emozionante anche in considerazione dei tanti aneddoti che ho potuto ascoltare, sentire e vivere.

Sono stato un privilegiato, nella mia qualità e nella mia funzione di capogruppo, a dialogare con gli altri capigruppo della maggioranza, con i partiti della coalizione a stare nella cabina di regia e ogni tanto – diciamolo a microfono spento – si sono sentite considerazioni, aneddoti, in particolare del Vicepresidente Adamo, che mi sono piaciuti molto.

Su questi aneddoti, diciamo, non dico emozione ma forse amarezza si prova pure.

Dicevo che non voglio volgere lo sguardo a quello che è stato ma cercare di provare ad incamminarmi lungo un percorso che riguarda le attività, le iniziative, l’impegno che bisogna profondere per affrontare per davvero con determinazione le difficoltà che attraversa questa nostra regione, che sicuramente hanno radici molto lontane.

Vorrei fare solo una premessa: questa crisi non è stata provocata da ragioni misteriose.

So che il Presidente avrà da ridire, nel corso di questi mesi abbiamo provato a definirla, crisi, verifica ecc., diciamo che adesso le parole sovvengono in modo tradizionale, ma la sostanza non cambia qualunque sia l’aggettivazione. Sicuramente, vi è stata una fase nella quale è stato necessario impegnarsi a riflettere, ad analizzare le forze politiche, le componenti di questo Consiglio su una difficoltà che era molto forte, non occasionale e misteriosa ma che nasceva dalla consapevolezza che vi è stata una manifesta difficoltà a governare questa Regione nei mesi trascorsi.

Certo, ci sono stati tanti eventi e molte volte ognuno di noi, in particolare alcuni con maggiore insistenza hanno voluto rappresentare la straordinarietà di questi eventi, le difficoltà che abbiamo vissuto e con le quali abbiamo dovuto far i conti.

Bisogna, però, pure dire che la crisi nasce dentro questo sfondo assai complicato e complesso ma che tuttavia ha anche ragioni sostanziali. I risultati - bisogna ammetterlo – non sono venuti nell’arco di questi mesi. E non sono venuti – e ne dobbiamo fare un elemento di verità – e non lo dico per puntare l’indice accusatore nei confronti di questo e di quello, ma perché quando si pone in essere una ripartenza, quando per dirla all’inglese si vuol fare uno stop and go, proprio per riposizionare tutto e darsi lo slancio necessario dal punto di vista programmatico dell’impegno, della dedizione, della determinazione per affrontare meglio di quanto non si è fatto prima la situazione e la complessità della nostra Regione, bisogna essere consapevoli di come si è operato in precedenza.

Dobbiamo avere le idee chiare perché se si continua a celare la situazione o a minimizzarla senza esprimerla nella sua verità, si commette un errore e lo si commette proprio in un momento in cui si vuole ripartire col piede giusto, senza sbagli e soprattutto con una chiara vocazione e volontà a voler esercitare per davvero una funzione di governo che torni utile e vantaggiosa per la nostra regione.

In questo senso, devo affermare, senza fare l’elenco delle cose perché mi sembrerebbe – come dire – sterile, che sento parlare Cittadella, di deleghe ma non si capisce nulla né nella parte che ha avviato il processo di delega, né nella parte che avrebbe dovuto essere destinataria della delega.

Forse è meglio fare un momento di riflessione, guardar meglio la realtà e il fatto che la nostra ansia e preoccupazione è cresciuta perché non si sono ottenuti i risultati. Sono stati ricordati questi elementi, non si sono ottenuti risultati, purtroppo, sul terreno del lavoro. Non si sono ottenuti risultati purtroppo sul terreno della promozione di processi veri di sviluppo nei diversi settori, non si sono utilizzate le tante opportunità che avevamo di fronte.

Cioè, quello che sta alle nostre spalle – bisogna riconoscerlo –, anche quando volessimo dichiarar forte e sincero l’impegno che è stato profuso siamo di fronte ad una situazione che di per sé ha richiesto la necessità di procedere ad un momento di crisi, di riflessione e ad una ripartenza che deve realizzarsi su nuove basi.

Per questa ragione, per tutto quello che è stato e che è ancora di più di quanto io velocemente e anche alla rinfusa ho voluto ricordare, non si prova nessuna emozione ma molta preoccupazione per quello che dovrà avvenire e spero ci impegneremo, come gruppo della Margherita, a fare in modo che ciò che avverrà possa procurare emozioni a noi e soprattutto procurare soddisfazione alla Calabria.

La situazione è difficile e complessa. Dati, cifre, indicatori segnalano che lo stato di salute della nostra regione non è dei migliori, se usassimo il termometro la febbre sarebbe molto alta.

Io penso che non si può provare soddisfazione ad essere i primi degli ultimi. Bisogna essere realistici e stare con i piedi per terra, senza trionfalismi. E’ complicato per tutti, ma guai a chi pensa di essere il primo dell’ultima Regione d’Italia.

Bisogna, invece, mettersi dietro al servizio dell’ultima Regione alla quale bisogna procurare un percorso lento ma senza sosta, di cui vi è assoluta necessità in un momento nel quale anche le differenze si sono accentuate e crescono sempre più proprio perché noi ancora avanziamo con un passo lento, con un ritmo molto blando. Le nostre politiche sono spesso romanzate e non praticate, quando invece bisogna mettersi all’opera per davvero con lealtà nei confronti della nostra Regione.

Io penso che ci sono tante opportunità e quello che interessa a noi come gruppo della Margherita (ed esprimo queste considerazioni con riferimento alla composizione della Giunta, che può essere una Giunta snella, obesa, composta da persone di valore, di grande spessore politico che in molti casi hanno caratura progettuale e capacità operativa, ma ciò non basta) è che bisogna anche creare il clima e le condizioni perché questo impianto di governo e gli uomini che sono in esso impegnati abbiano la possibilità e le condizioni per poter svolgere appieno la loro funzione di servizio, la loro azione riformatrice e costruttiva in tutti i settori e per poter sperare in una prospettiva seria di sviluppo della nostra regione.

Io penso e mi vado convincendo, che noi forse dobbiamo fare una riflessione inedita – in questo caso il termine “inedito” è appropriato - per quanto riguarda il posizionamento della nostra Regione rispetto al quadro più generale dal punto di vista economico e delle opportunità che abbiamo di fronte.

Noi siamo una regione che ha sotto e sopra di sé a nord, a sud, ad est e a ovest barriere architettoniche. Se avessimo tempo potremmo meglio delucidare questo aspetto.

Abbiamo sotto di noi la Sicilia che è diversa e più forte, con più ampie possibilità, come leggiamo giornalmente sulla stampa, dovute anche alla sua particolare condizione statutaria e di autonomia. Abbiamo sopra di noi colossi come la Campania, la Puglia che hanno un’altra storia e hanno avuto altre opportunità.

E ad aggravare questa nostra condizione vi sono diverse vicende, per esempio sono scomparse le attività del laterizio in Calabria. Ce n’erano tante, la Calabria è una terra argillosa che contava decine e decine di impianti, sono scomparsi perché in Sicilia, grazie alla autonomia statutaria, è stato definito un contributo nei confronti di queste imprese che ha messo fuori mercato tutte le nostre attività, ce ne erano una diecina in tutta la Calabria; questo per segnalare e confermare che noi abbiamo di fronte una complessità che deriva da tante barriere architettoniche che ci stanno intorno e per segnalare – in aggiunta a questo – che l’Italia si è sviluppata in tutte le altre parti del Paese grazie alle reti di protezione.

Mi pare che è qui con noi, l’ho visto prima, il consigliere Abramo. Proprio l’altro giorno ci siamo incontrati per esaminare la difficoltà della Datela di Crotone che occupa 1.300 persone e che per effetto di una circolare del Ministero del lavoro che trasforma, stabilizzandolo, il rapporto di lavoro di tanti ragazzi impegnati nei cosiddetti contratti a progetto, oggi è grande difficoltà.

E abbiamo constatato come anche in questo settore la Calabria non è dentro le reti di protezione, che invece vivono e sono in essere in tutte le Regioni italiane.

Questa è una delle attività, ripeto, è solo un esempio. Ad esempio si sono realizzate 1.200 occasioni di lavoro a Crotone, 500 a Catanzaro, da qui a poco 400 a Cosenza. Si potute attuare solo grazie ad occasioni protezionistiche avute in una sola circostanza nella nostra storia, derivanti dalla visita a Crotone di Romano Prodi a seguito dell’evento alluvionale che colpì quella città.

Io ero in macchina con Romano Prodi. Telefonò ai grandi enti di Stato, in particolar modo alla Telecom. “Che avete in portafoglio?” “dobbiamo fare un call center in Sardegna” “Spostatelo a Crotone”.

Così funziona. Il Ministero delle finanze procura 5 mila opportunità in questo settore, perché non le dispiega in Calabria dove c’è una imprenditoria specialistica e vi sono anche nel mercato del lavoro figure professionali predisposte a svolgere questa funzione?

Le poste, l’ufficio delle entrate. Cioè è lo Stato che è, di per sé, il principale imprenditore che – guarda caso – si dispiega in tutto il resto del nostro Paese tranne che nella nostra regione. E anche qui nella sanità sono anni che parliamo della necessità di accorpare alcune forniture per consentire che formino occasioni di sviluppo.

Pensiamo alla tessera sanitaria o alle tante forniture. Forse in questo settore si realizzerebbe un risparmio che si può misurare in decine e decine di milioni di euro, ma chi si occupa di queste cose?

Preferiamo romanzare le politiche, immaginare che i percorsi possano essere più virtuali che concreti, invece dobbiamo misurarci con queste condizioni, barriere architettoniche e protezione che altrove hanno favorito lo sviluppo. Perché vorrei ricordare che la Calabria è l’unica regione nella quale non si sono realizzate iniziative collegate alle partecipazioni statali, che sono state la prima forma di protezione per lo sviluppo realizzata in tutte le altre regioni del Paese.

Ora c’è una condizione positiva, veniva ricordato, ovunque noi osserviamo, guardiamo, abbiamo, stiamo dentro una filiera con la quale possiamo discutere e parlare, ma possiamo farlo a condizione che le nostre idee siano chiare e che i nostri progetti siano credibili, che le nostre proposte siano cantierabili, che inizino un percorso che richiede poi che si compia un primo passo seguito poi da un secondo, terzo, quarto passo per arrivare al completamento.

Abbiamo le risorse. Io mi domando come mai in questi 10 anni, constatata la difficoltà della struttura burocratica a reggere il peso della gestione dei fondi strutturali disposti dalla Unione europea a nostro vantaggio, non si siano formati in 10-11 anni e mezzo, (perché da un anno e mezzo ci siamo noi e in 11 anni e mezzo si conseguono in alcuni casi 3-4 lauree…) un po’ di giovani laureati, che abbiamo in abbondanza, e che avrebbero potuto apprendere le regole della Unione europea per gestire le risorse in aree in difficoltà come le nostre. Avrebbero potuto imparare come si fa il responsabile di misura.

E’ uno scandalo che ancora oggi nella struttura regionale sono pochissimi - e nemmeno a sufficienza – in grado di svolgere questo compito, quello di responsabile delle misure, che è fondamentale nell’impianto della gestione delle risorse comunitarie.

Mettiamo in moto i processi, parliamo meno e operiamo di più, diamoci da fare. Noi non siamo qui per uno schema che vede una parte di qua e una parte di là comunque, sempre, a prescindere. Noi dobbiamo essere qui al servizio della Calabria e dobbiamo provare emozione e soddisfazione quando diamo esiti, risultati alla Calabria e ai calabresi.

Solo così possiamo essere i primi in una Regione che non sarà più ultima e questo – vi assicuro – ci dà molte più soddisfazioni di tante altre cose che, se mi è permesso dire, sono superflue.

Ecco noi diamo, in questo senso, il nostro sostegno a questa squadra e alle indicazioni programmatiche che sono venute dalla relazione del Presidente Loiero, ma diamo il nostro sostegno in questa impostazione con questo taglio e questa visione immaginando questa direzione di marcia, spingendo in questo senso e desiderando che si vada in questa direzione. Questo sarà un sostegno carico di attesa ma anche di vigilanza.

Quello che ci interessa per davvero – e non è concesso dubbio e perplessità – è che si governi per ottenere risultati, per ottenere possibilità di sviluppo, di crescita e per dare risposte alle migliaia di giovani calabresi.

Troppe risorse sono paralizzate e non sono invece dispiegate per alimentare questo desiderio di sviluppo della nostra regione.

Il Presidente Loiero ha detto qui “la Regione è tutto”. Ma è evidente, non la Regione ma il pubblico è tutto. Non c’è imprenditoria, tutto è fragile e gracile. A Milano funziona persino il circolo bocciofilo e qui, invece, si fa fatica a far funzionare qualunque cosa.

Immaginate il fatto che qui la Regione è tutto e quello che è tutto non riusciamo a farlo funzionare.

Il nostro dovere, allora, è quello di renderci operosi e fattivi, capaci di cantierare e rendere solida, palpabile l’attività e l’impegno che vogliamo profondere.

Solo così si possono provare emozioni e soddisfazioni.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Dima. Ne ha facoltà.

Giovanni DIMA

Colleghi, Presidente della Giunta, sicuramente avrete notato - abbiamo fatto anche fatica a fare emergere in questi giorni particolari che hanno segnato la vita politica di questa nostra Regione - con forza, con limpidezza e con chiarezza la posizione di Alleanza nazionale che vogliamo ribadire anche questa sera - così come l’abbiamo fatto senza perplessità in queste ultime giornate con i comunicati stampa –, che è stata ed è una posizione molto forte che invita il Presidente Loiero a dimettersi.

La posizione è vigorosa sul piano politico ma è la risultante di un fatto fortemente ragionato. Vorrei ricordare a quest’Aula, perché lo ritengo necessario, che mai il Consiglio regionale della Calabria ha vissuto una situazione così paradossale e così per certi aspetti nuova.

Mai, se escludiamo i periodi di solidarietà nazionale degli anni ’70 e ’80, una maggioranza si è trovata con larghi numeri come questa di centro-sinistra. Mai come il centro-sinistra nato dall’elezione del 2005, una maggioranza ha registrato tanto consenso, considerato che, un anno dopo le elezioni regionali, nello scorso giugno-aprile in occasione delle politiche ancora una volta la coalizione di centro-sinistra registrava una ulteriore affermazione sul piano elettorale quasi simile a quella dell’anno precedente.

Mai una maggioranza numericamente così forte e così condivisa nella opinione pubblica e nella società calabrese è stata accompagnata dalle feste, dalle grandi manifestazioni di gioia provenienti da settori vitali della vita sociale di questa regione.

Penso al grande cordone di solidarietà che il mondo delle Università, il mondo delle professioni ha innalzato nei riguardi del centro-sinistra e della nascente Giunta.

Mai all’inizio di legislatura addirittura una maggioranza si ingrossava ulteriormente nei numeri. Da 30 consiglieri su 50 – dato del responso elettorale – questa maggioranza diventa immediatamente dopo poche sedute una maggioranza di 34 consiglieri su 50, quindi una maggioranza ampissima.

Addirittura nei 4 consiglieri che dal centro-destra passano al centro-sinistra c’è sul piano politico un fatto non marginale, cioè il tentativo del nuovo Partito socialista di ricondursi ad un sistema più ampio per superare quella che è la diaspora socialista e quindi di affiancarsi ad altri membri di quella tradizione e di quella scuola all’interno, appunto, della coalizione di centro-sinistra per far ancora più forte quel tipo di maggioranza e quel tipo di posizione.

Per cui un quadro assolutamente favorevole sul piano politico-istituzionale, sul piano del consenso popolare, sul piano della condivisione di strati larghi non solo della società calabrese ma anche dei settori che contano in questa nostra regione.

Per cui, Presidente Loiero, quello che lei ha fatto solo l’altro ieri, ponendo fine alla crisi regionale con la presentazione della nuova Giunta regionale ci ha lasciato fortemente perplessi. Perché perplessi? Perché, intanto, non abbiamo capito le motivazioni da cui nasce la verifica.

Non abbiamo nemmeno compreso perché poi si trasformi in crisi quella verifica e nel momento in cui la verifica diventa una crisi profonda del quadro politico del centro-sinistra, non abbiamo nemmeno capito la soluzione finale che a mio parere è una soluzione che non risolve i problemi della maggioranza, del governo di questa Regione e non darà assolutamente una prospettiva vera a questa nostra regione.

Diciamo che Loiero ha decretato la crisi permanente in questa Regione. Probabilmente, da qui a qualche mese quando i partiti del centro-sinistra si daranno una maggiore riorganizzazione, quando il quadro politico sarà ancora più chiaro, probabilmente usciranno fuori tutte quelle questioni che in questi ultimi giorni, soprattutto alcuni partiti importanti della coalizione del centro-sinistra sono stati costretti a sopprimere per un fatto di ovvia coabitazione nella coalizione.

La Margherita in primo luogo, non solo per i fatti che abbiamo potuto segnare in queste ultime ore, basti pensare che la Margherita raggiunge l’accordo col Presidente Loiero all’ultimo minuto, qualche ora dopo l’annuncio della Giunta. Ma anche e soprattutto rispetto a quello che è il clima di carattere generale che dovrà segnare nei prossimi giorni la discussione politica.

Abbiamo registrato, guardate, le cose più assurde e anche quelle più originali all’interno di questa verifica.

Abbiamo addirittura riscontrato – mai, anche qui, nessun precedente sul piano politico delle crisi regionali – che addirittura un senatore calabrese della Repubblica diffida il Governo nazionale minacciandolo di far venire meno il suo voto di sostegno al Senato della Repubblica, perché il partito che, nel frattempo, da un anno a questa parte ha fatto nascere Agazio Loiero, ha prodotto un risultato importante per la maggioranza di governo, visto che il centro-sinistra al Senato della Repubblica non naviga con larghi numeri.

Appunto, Pietro Fuda ha ricordato attraverso la stampa locale, che il Partito democratico meridionale è essenziale per la vita dell’amministrazione centrale e quindi per i momenti che dovranno segnare il futuro di questa nostra regione.

Quindi, siamo di fronte ad un quadro devastato sul piano politico, ad un quadro politico che vede proprio come principale protagonista il Presidente della Giunta regionale. Colui che doveva governare questa Regione, colui che si doveva spendere per risolvere i problemi di questa regione, colui che doveva essere l’artefice della politica di governo e sviluppo di questa nostra regione è invece l’artefice dello sviluppo di tutto un percorso politico poco chiaro, ambiguo per certi aspetti – così come è anche la politica del Presidente Loiero – che ha condizionato, appunto, fortemente i partiti politici tanto da farne – così come è accaduto in questo ultimo momento di verifica – una sorta di ruota di scorta rispetto agli obiettivi del Presidente Loiero.

Quali sono poi gli obiettivi del Presidente Loiero? Non ci ha detto nulla sul programma del Governo questa sera. Non ha preso mai una posizione chiara in questo anno e due mesi.

Abbiamo registrato, per esempio, una forte posizione del Presidente della Regione Sicilia rispetto al ponte di Messina, discutibile e opinabile quanto volete.

I siciliani ed una parte dei calabresi hanno manifestato nei giorni scorsi a Roma in favore della costruzione del ponte sullo Stretto e così come ricordava il collega Senatore, l’amico Loiero o meglio il Presidente della Giunta regionale è colui che anche rispetto ad un dibattito così fondamentale e vitale per lo sviluppo di questa nostra regione non dice nulla, non dice né sì né no. Così, come non dice né sì né no rispetto ai tanti temi che stanno segnando questa nostra Regione in questi ultimi tempi.

Guardate, il Presidente Loiero su questo è bravissimo, è un ottimo navigatore e comunicatore per certi aspetti. E’ uno che riesce a superare i momenti di difficoltà con grande disinvoltura e capacità non solo di raggiungere i suoi presupposti, ma soprattutto riesce a persuadere tutti essendo un ottimo comunicatore.

Questa estate, proprio a ridosso dei momenti più difficili che la nostra regione ha vissuto in questo ultimo scorcio, il Presidente Loiero annunciava dalle colonne del “Corriere della Sera” un’arma segreta, una opportunità in più da utilizzare nel momento in cui si sarebbe risolto il problema della crisi in Calabria, innescando meccanismi talmente dirompenti e di discontinuità rispetto al passato tanto che, appunto, il giornalista del “Corriere della Sera” definiva questa posizione di Loiero come una posizione da arma segreta.

Ma quale è stata l’arma segreta? Quella di averci riproposto la stessa Giunta regionale che qualche mese prima aveva messo in discussione la stessa maggioranza? Oppure ha azzerato i sottosegretari, quelli che dovevano curare in modo particolare alcuni settori vitali di questa nostra Regione? Penso, al sottosegretario che doveva occuparsi del porto di Gioia Tauro e che doveva poi estendere questa azione anche ai porti di second’ordine., ai porti di Reggio Calabria, di Vibo Marina, di Crotone e di Corigliano. Non abbiamo avuto traccia del suo operato non solo riguardo al porto di Gioia Tauro, ma neppure in queste altre 4 realtà portuali della nostra regione.

Poi, l’altro sottosegretario che doveva sopperire ai danni prodotti dal centro-destra nella gestione dei fondi comunitari è sparito nel nulla lasciando in eredità una posizione assurdamente incredibile sul piano della risoluzione politica, spazzando via con disinvoltura scelte che un anno fa venivano annunciate come scelte di grande prestigio e prospettiva per questa nostra regione e che oggi vengono riconvertiti questi annunci con altri, con altre promesse ed indicazioni che sono indicazioni e promesse ancora una volta di facciata.

Chiedo, Presidente, qualche altro istante ancora.

Guardate, a me viene da ridere. Il capo della società della Infrastrutture Spa, dottore Monorchio che non ha avuto mai esitazione, per esempio, a dichiararsi a favore del ponte sullo Stretto oggi diventa consulente del Presidente Loiero.

Capogruppo, tu che conosci molto bene Monorchio, io trovo questa una posizione per certi aspetti paradossale, contraddittoria, di facciata dato che sicuramente registreremo nei prossimi giorni e nelle prossime ore ancora una ulteriore apparenza trionfale del Presidente, senza però registrare effettivamente nessun cambiamento reale.

Non è possibile – l’ha detto Occhiuto e l’hanno detto anche altri sulla stampa – ripercorrere errori e scelte che hanno già segnato le precedenti Giunte anche di centro-destra, perché si è già tentato di importare in Calabria personaggi significativi per poter sollevarne le sorti, ma così facendo si sono creati, purtroppo, solo fallimenti sul piano gestionale.

Anche qui, cosa significa il sottosegretariato per l’attuazione del programma? Cosa significa il sottosegretario per la sicurezza e la legalità? Cosa significa, appunto, Presidente Loiero tutta una serie di indicazioni di facciata quando la discussione sui grandi temi non si è mai avviata in questa Regione, quantomeno in questo Consiglio regionale – diciamolo anche qui con molta onestà – senza paura di essere smentiti, perché è un dato oggettivo e statistico che nessuno può mettere in discussione. Questa è una maggioranza forte di 34 consiglieri su 50 che ha il più basso indice di produzione legislativa mai registrata in 35 anni di regionalismo in Calabria.

Se facciamo i conti e se paragoniamo tutte le precedenti legislature al primo anno e mezzo di questa, la maggioranza detiene il record negativo in termini di capacità di proposta politica e quindi di produzione legislativa.

Presidente, mi avvio alla conclusione. Abbiamo, sì, chiesto le dimissioni del Presidente Loiero e questo perché non possiamo assistere ancora – ho concluso – ad un altro anno di crisi.

Ai commentatori politici non sfuggirà sicuramente il dato, un dato eloquente, le parole di Sculco sono emblematiche rispetto a quello che sto per dire, siamo innanzi ad una crisi che non si è risolta, ad una maggioranza che non ha trovato una sintesi ma soltanto un accordo legato a quelli che sono i condizionamenti di quel percorso che, appunto, Loiero ha imposto alla maggioranza di centro-sinistra.

Non si sono risolti i problemi della Giunta leggera e della Giunta pesante, di alto o di basso profilo. Tutto ciò ha segnato profondamente il dibattito all’interno del centro-sinistra. Non è uscita una mezza cosa in direzione della definizione della Giunta Loiero.

Per cui evidentemente Loiero ha deciso forse di rinviare la soluzione fra qualche mese. Intanto la Calabria non può attendere.

Non è una frase fatta all’ultimo momento ma è un elemento essenziale quello che sto per dire a conclusione del mio intervento, cioè che c’è una Calabria che deve ricredersi, che ha fiducia e bisogno di fiducia, che ha bisogno di riferimenti certi.

Pensate che in Calabria, qualcuno mi dice che vince chi commette meno errori. Qualcuno dice “forse voi avete commesso troppi errori”. Qualcun altro dice ancora “guardate che il centro-sinistra ha iniziato bene ad accumulare più errori del centro-destra.

La vera sfida, Presidente Loiero – ed ho concluso, Presidente Occhiuto – è quella di costruire una Regione, un antagonismo politico sano, schietto, leale, trasparente che possa finalmente far competere le forze politiche in modo da poter offrire programmi e proposte politiche volti a fare di più e meglio per questa nostra Regione. grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Guagliardi. Ne ha facoltà.

Damiano GUAGLIARDI

Signor Presidente, colleghi, intanto diamo il benvenuto ai nostri due nuovi compagni di lavoro, augurando loro di lavorare bene insieme a noi in quanto abbiamo bisogno di forze nuove, fresche e meno coinvolte nelle nostre beghe.

Credo che la opposizione stia tentando di fare un ragionamento volto a svilire il dibattito che c’è stato dentro il centro-sinistra e l’Unione in questi giorni. Tenta di dare l’impressione che da una parte ci sia l’uomo forte, che è il Presidente della Giunta e dall’altra un’accozzaglia di rappresentanti delle forze politiche e che tra le due parti ci sia un baratro. Si pensa che questo possa costituire un ulteriore elemento di crisi – usiamo questa parola – dentro la maggioranza.

Credo che questa sia la forma più sbagliata, perché se noi siamo coscienti, non soltanto di questa esperienza ma anche di quella della precedente legislatura, dobbiamo avere l’onestà intellettuale di dire che non ci troviamo di fronte ad una crisi della maggioranza ma di fronte ad una crisi del sistema che si è venuto a creare attraverso la legge del 1999 e che in questa Regione si presenta ancora più aggravata dai problemi cronici che da tempo sono presenti.

Credo che dovremmo utilizzare questa giornata ma anche il prosieguo del nostro dibattito per non perdere una occasione importante come questa. Non capitò nella precedente legislatura che il Presidente della Regione venisse a relazionare sulle sue crisi.

In passato abbiamo assistito a Giunte che si facevano e si disfacevano nel giro di 24 ore, puntualmente ogni anno, ma non ci fu mai una discussione in Aula su quelle modifiche di Giunta.

Gli onorevoli Dima e Gentile ricordano questo e credo che tutti noi dovremo ricordare che bisogna essere coerenti e confrontarsi sempre.

Credo che il termine verifica che fu snobbato anche dal nostro Presidente, oggi sia la parola più corretta ed esatta per affrontare una discussione passata e rilanciare una discussione futura.

Perché la verifica permette di riflettere sulle cose che si sono fatte. Il centro-sinistra e l’Unione hanno vinto nel 2005 con oltre il 60 per cento, era una corazzata che vinceva. Le attese dei calabresi erano tante e in questo anno e mezzo sono successe tante cose che hanno rallentato i tempi di risposta a quelle attese.

Credo che il centro-sinistra e l’Unione abbiano fatto bene a porre in essere una scelta politica volta a capire perché i calabresi ritengono che le loro attese non siano state realizzate.

Perché il punto poi è questo. Noi non ci siamo inventati come si è voluto dire qui dentro una verifica per redistribuire poltrone, tant’è che questa Giunta è la migliore Giunta perché già nella precedente formazione, i partiti che avevano retto quelle coalizioni avevano espresso il meglio della loro rappresentanza in Consiglio regionale, perché la legge che insieme avevamo realizzato, lo Statuto regionale doveva avere piena riconoscenza e attualità. Queste sono cose che non dobbiamo dimenticare né mettere in discussione, perché altrimenti diventa facile fare quel ragionamento del ricorso agli esterni – che io condivido, onorevole Dima – perché il ricorso agli esterni non fa bene alla politica e non fa bene al Consiglio regionale, perché significa togliere dal governo della Regione quelle forze che rappresentano il popolo che li ha eletti. Noi non abbiamo bisogno solo di tecnici, questa è una mia convinzione profonda.

Noi non abbiamo bisogno di esperienze che ci vengono a dettare la geografia dei bisogni di questa regione, perché li conosciamo. Il problema vero è avere delle opzioni, scegliere quali siano i bisogni di questa regione, quali siano le strade e le priorità che dobbiamo affrontare.

Io, vedete, ho sentito spesso parlare di vento in poppa per questa maggioranza, di vento in poppa numerico, la grande vittoria del 2006, il referendum, le amministrative, una serie di cose che hanno dato sostegno e vogliono ancora dar sostegno a questa maggioranza.

Onorevoli, io ho paura di questo. Lo scioglimento della Casa delle libertà come aggregazione politica non fa bene alla Calabria, perché la transumanza è espressione del passaggio di certi ceti di potere che transitano a seconda dei governi.

Ho paura dei blocchi di persone che ora sono stati con Chiaravalloti e domani vogliono essere amici nostri.

Ho paura perché c’è l’immutatezza della situazione, il gattopardismo del “si cambia per non cambiare nulla”. Questo è il rischio per questa Calabria.

Noi su questo dobbiamo avere la coscienza e la consapevolezza che, pur sostenendo una coalizione di centro-sinistra, questa Calabria rischia di registrare che le cose rimangono immutate, non cambiano, non ci sono le priorità, non ci sono le scelte e la gente continua a vivere nella stessa condizione di prima.

Noi e voi non dobbiamo esser contenti di quello che è avvenuto negli ultimi mesi, perché non abbiamo preso coscienza che siamo in una crisi di sistema vero. Quando non c’è comunicabilità tra Consiglio e Giunta, tra forze di maggioranza e Giunta si è in una crisi di sistema che è strettamente connessa con la formazione delle liste che si presentano. Sono i poteri che non si riescono a muovere, sono quelle condizioni che ci impediscono di fare delle leggi adeguate, sono le condizioni che ci fanno produrre le leggi manifesto senza possibilità poi di attuarle.

La crisi di sistema è così complicata che noi dovremmo approfondirla e tentare di uscirne fuori, perché se non affrontiamo il problema del funzionamento di questa istituzione in futuro avremo tante e tante altre istituzioni del genere.

Ma come è possibile pensare ad un’attività legislativa, quando non siamo nelle condizioni di lavorare nelle Commissioni. La colpa è solo della maggioranza o anche della minoranza? Quando ci sono queste condizioni e le Commissioni non funzionano ci rendiamo conto che è un problema complessivo o è soltanto della maggioranza questo problema?

Quando c’è la crisi della politica, delle rappresentanze, è un problema solo della maggioranza o anche della minoranza cercare di rendere questo luogo il centro della politica calabrese? Al Governo regionale, al Presidente Loiero abbiamo assegnato il ruolo del governo e dello sviluppo del territorio.

Ma noi siamo la parte superiore, quella che organizza le norme per poter vivere e per poter esercitare l’attività democratica in questa Regione, eppure io in questa discussione, tranne l’accenno fatto dall’onorevole Gentile, non ne ho sentito parlare. E’ il nostro tallone d’Achille questo, perché siamo nella fase in cui dovremmo cominciare a diventare adulti dal punto di vista della produzione legislativa.

Soprattutto dovremmo essere adulti dal punto di vista della trasparenza. Credo che ci siamo dotati di un ottimo Statuto rispetto agli altri, ma dobbiamo, noi e voi, chiedere che le regole della trasparenza siano qui.

Io invito il mio assessore - al quale auguro un buon lavoro e sta facendo un buon lavoro – a rispondere alle interrogazioni che fanno i consiglieri regionali, a tutte le interrogazioni scritte. Così come lo deve fare tutta la Giunta perché questo dà dignità a me e a lei, onorevole Morelli.

Dobbiamo batterci per avere risposte ai question time in cui andiamo ad indicare le cose che si debbono fare, altro che il Burc. Noi dobbiamo attivare un meccanismo in cui la politica torni ad essere al centro della discussione della informazione e in cui la trasparenza deve essere alla base della nostra attività.

Siamo noi qui dentro che dobbiamo fare questa operazione. Il governo non ci può dare questa condizione. Siamo noi i controllori del programma di lavoro della Giunta regionale.

Questi sono i temi che dobbiamo affrontare in questa fase.

Noi appoggiamo questo Governo regionale. Avevamo sciolto una settimana prima la soluzione politica, annunciando la nostra adesione alla maggioranza, quando ancora i venti erano incerti, per arrivare a dare un voto positivo stasera.

Però, dobbiamo apprezzare il fatto che ci sono poche ma importanti scelte coraggiose di cui dobbiamo andare a verificare quotidianamente la realizzazione di alcuni processi.

Credo che il tema fondamentale di questa nostra Regione è la lotta agli sprechi che si fanno nelle strutture pubbliche. Ovunque: negli enti strumentali, nelle Asl, nelle Aterp, il tema fondamentale su cui abbiamo discusso ed raggiunto un impegno collettivo di tutta la maggioranza è fare la lotta agli sprechi e fare la lotta a quella burocrazia regionale che costruisce questa situazione di sprechi regionali.

Dobbiamo eliminare gli sprechi perché sono la risultante di un governo di diritto di questa nostra Regione in cui ci sono alcuni privilegiati e altri che devono subire i privilegi degli altri.

Dobbiamo costruire un percorso in cui nessuno che non viene eletto dal popolo possa arrogarsi il diritto di non rispondere quando gestisce risorse pubbliche. Mi riferisco ai direttori generali e a qualsiasi altro che in questa nostra Regione organizza la spesa senza rispondere a nessuno, perché è un onnipotente, perché c’è la legge o l’istituto regionale che lo difende.

Questa è una delle questioni più importanti, al pari della questione degli enti strumentali, su cui dobbiamo lavorare. Ma c’è anche un passaggio in quel documento, come ce ne sono tanti altri, io cito un passaggio strumentale su cui dobbiamo lavorare e cioè quello riguardante l’impegno che l’incentivo straordinario alle imprese non vada perso.

E’ una battaglia di Rifondazione comunista diretta a far si che l’ente pubblico possa incentivare le imprese affinché creino lavoro, facendo in modo che quel denaro ritorni alla fonte quando troviamo degli imprenditori criminali che rubano e che mettono sul lastrico i lavoratori.

E’ un impegno da poco questo? Credo che se nei prossimi mesi facessimo questo, avremmo già dato un segno di svolta in questa nostra Regione. Certo ci sono cose positive da fare. Ci sono delle cose importanti.

Quando ho letto, ho sentito che va ridiscusso il piano energetico, ho avuto una sorta di sollievo perché il Piano energetico è forse la chiave di svolta della questione calabrese.

Vedete, sul rigassificatore Rifondazione comunista ha una posizione nazionale che è contraria, ma in questa Calabria sono fortemente preoccupato. A chi vendiamo noi il gas che poi scongeliamo e facciamo diventare di nuovo aereo? Forse alla nostra Calabria che ha gas per poter far funzionare le case e le nostre aziende? Forse lo vendiamo alle centrali termoelettriche che vogliono nascere nella nostra regione, che sono figlie di un vecchio progetto e che modificano il sistema di sviluppo che pensiamo deve essere diverso da quello che è? Credo che questi siano gli elementi.

Brevemente, Presidente, perché rimanga agli atti, credo che noi dobbiamo fare una battaglia perchè questa Calabria non abbia due volti, un volto illuminato dal sole che è il volto, stranamente, dell’Occidente. La Calabria dell’ovest è illuminata dallo sviluppo ma la Calabria dell’est, quella ionica, è tristemente abbandonata e oscurata dalla politica. Dalla piana di Sibari fino a Locri siamo un’area di questa regione di serie B, che non figura nella discussione e questo è un elemento che dobbiamo sottolineare.

Non c’è l’onorevole Presidente Loiero, ma spero mi ascolti. C’è un’attesa, onorevole Morelli, da parte dei grecanici, degli albanesi, degli occitani sullo sviluppo della loro cultura e sullo sviluppo di tutta la cultura calabrese.

Onorevole Principe, lei ha una delega affine ma non sappiamo se completamente impegnato in questo campo. Questa è minoranza, questa Calabria, la cultura calabrese ha bisogno di divenire un messaggio positivo. Noi dobbiamo trasmettere la nostra positività al mondo, non dobbiamo avere vergogna di costruire ipotesi di sviluppo su queste e non su altre cose.

Ultimo aspetto che vorrei chiedere all’onorevole Presidente, alla maggioranza e alla minoranza: un impegno immediato volto a modificare la legge elettorale e a costruirne una per il Consiglio regionale più efficace e più efficiente, più trasparente e selettiva al fine di evitare certi passaggi che poi portano problemi come il mio, dove un giudice non dice di essere un giudice e vince una campagna elettorale utilizzando i suoi poteri. Noi dobbiamo evitare queste cose.

Diamo un voto positivo soprattutto alle politiche del lavoro che vuol fare questa Giunta., perché dal precariato bisogna uscirne a cominciare da questa finanziaria.

I precari non sono solo gli Lsu e gli Lpu, ma sono gli insegnanti anche e i lavoratori della sanità che diventano sempre più precari. I lavoratori dei tribunali… stiamo diventando una società iper precarizzata e l’idea di combattere il precariato come elemento di debolezza del tessuto democratico di questa Regione è un impegno forte à ci basta per dire sì a questa maggioranza.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.

Franco Mario PACENZA

Grazie Presidente, basterebbe interrogarsi sul perché di questa discussione. Non c’è stata soltanto una legittima richiesta formale, qualche mese fa, dei gruppi di opposizione come ricordava nella introduzione il Presidente, ma c’è stata una consapevole e precisa volontà della maggioranza, tutta la maggioranza, appena dopo una fase straordinaria, abbiamo avuto nella primavera scorsa tre tornate elettorali significative e in tutte e tre le tornate elettorali il centro-sinistra calabrese è stato persino una anomalia nazionale.

Siamo stati l’unica regione d’Italia che ha confermato il risultato elettorale dopo il cambio di maggioranza, avvenuto con le elezioni regionali del 2005. Siamo stati la Regione in cui il centro-sinistra ha recuperato posizioni, negli enti locali, che non vantava da anni e anni

Nel giro di poco tempo il centro-sinistra ha recuperato posizioni significative nel governo di questa regione. Voglio citarle: la città capoluogo di Catanzaro, una città storica per noi come Crotone, la provincia di Reggio Calabria e poi Cosenza e via via.

Dopo qualche settimana, il centro-sinistra calabrese concorre alla vittoria straordinaria del no nel referendum sulla devolution, con la più alta partecipazione del Paese. Questi sono fatti che non sono avvenuti nel decennio passato ma solo qualche mese fa.

Nonostante questo, noi – e sottolineo noi – come centro-sinistra ci siamo interrogati sommessamente, Presidente. Questo io lo considero, poco o assai, coraggioso in politica perché ci siamo interrogati da soli e abbiamo aperto una discussione, qualcuno dice con qualche tono accentuato, chi dice con qualche elemento sopra le righe, ma noi ci siamo posti la domanda di come accelerare la capacità di governare.

Ci siamo posti queste domande. Stasera diamo una prima risposta, perché la domanda che ci siamo posti non è mai stata quella di assestare qualcosa. Oltretutto la discussione è stata così larga e così pubblica. Poi anche qui si può condividere o meno se è un rito del passato. Certo oggi dobbiamo fare i conti con gli strumenti che le nuove regole ci impongono.

Oggi le nuove regole ci impongono strumenti di mediazione e di sintesi politica che stanno dentro un reticolo molto più stretto rispetto alla storia passata, però l’abbiamo fatto senza imbarazzo alcuno.

Da noi non è passata la teoria che non bisogna disturbare il manovratore. Noi abbiamo fatto una discussione, oserei dire, a cuore aperto.

Poi, ragioniamo se la terapia è stata ed è una terapia che convince, ma comunque noi la discussione l’abbiamo fatta alla luce del sole.

Da che cosa partiva e parte quella discussione? Perché non c’era e non c’è una discussione che può riguardare l’assetto in quanto tale? Non negando che dentro questo percorso ci sono stati fatti anche significativi sul piano politico.

L’alleanza ha avuto una ulteriore ricollocazione, non dentro pezzi marginali ma strategici. Quindi questi non sono fatti estranei al processo politico.

Però, noi siamo partiti dalla consapevolezza e ognuno di noi ha usato un aggettivo: bisogna accelerare il passo, bisogna svoltare, bisogna produrre di più; certo io penso che una sintesi la possiamo fare dentro questo frasario, abbiamo bisogno di più governo e di maggiori risultati.

Noi avvertiamo il bisogno di produrre più risultati pur essendo consapevoli dentro che quadro avviene questa discussione.

Il Presidente Loiero e il Vicepresidente stanno tornando dalla conferenza Stato-Regioni. Avviene dentro un quadro di condizioni macro-economiche che sono di sofferenza, di tagli e di rigore. Noi siamo consapevoli, che dentro questo quadro nessuno pensa di poterci stare alla rinfusa.

Dopo i risultati elettorali, avremmo potuto assumere anche un atteggiamento sbrigativo, quello di dire visto che il dato elettorale c’è, che bisogno abbiamo di interrogarci? La politica è fatta sul terreno del risultato, del consenso.

Invece noi avvertivamo che c’erano e ci sono - e per questo ci siamo interrogati – situazioni che non producevano effetti, rispetto alla nostra impostazione e rispetto anche all’attesa dei calabresi… e allora siamo partiti da qui e vogliamo continuare dentro questo solco che è fatto di contenuti e di risultati.

Anche qui, guardate, siccome sono tra coloro – siamo più di uno, qui – che ha vissuto anche altre esperienze… per esempio, vorrei dire a proposito della frammentazione delle competenze in tema di economia dell’attuale Governo, la verificheremo tra qualche anno. Ma che nessuno scordi che nella passata legislatura per circa 2 anni non c’è stato nessun assessore al bilancio.

Il bilancio della Regione era diventato una condizione molto ma molto approssimativa, era sostenuto in Commissione ed in Aula dall’assessore alla sanità perché nell’ultima fase del governo Chiaravalloti non c’era l’assessore al bilancio.

Oggi io posso condividere anche l’osservazione che forse avrebbe avuto altro significato una unità di comando più solida. Ma io preferisco questo stato di riferimento rispetto ad altri.

Ma dicevo, io non mi farò prendere dalla condizione di ancorare il ragionamento al passato, sono assillato invece dal tentare di ancorare i miei 5 minuti a disposizione alla prospettiva sul futuro.

Non solo dentro il documento ma anche nelle parole del Presidente, si afferma che la Regione deve diventare una Regione leggera, fino al punto che dentro il documento si scrive che la questione primaria in questa fase non può che essere la programmazione dei fondi comunitari 2007-2013.

Anche qui, non vado a sottolineare, c’è chi dice che è l’ultima spiaggia e l’ultima occasione. E’ sicuramente una straordinaria occasione e anche qui dobbiamo far tesoro della esperienza. Ma, scusate, qualcuno di noi si può accontentare del fatto che annualmente bisogna ricorrere a progetti sponda o a rischi di dismissioni automatiche delle risorse, oppure ci poniamo il problema vero che è la vera scommessa di questa Regione: costruire un nuovo reticolo istituzionale.

Per quanto ci riguarda non sono sufficienti nemmeno più le politiche di trasferimenti previste dalla legge 34, in materia degli enti locali. Noi dobbiamo interrogarci sino in fondo su come organizzare l’assetto istituzionale di questa Regione.

Qui si lega immediatamente, per esempio, il ragionamento rispetto agli enti strumentali che non solo vanno accorpati e riformati, taluni vanno rimossi e in tante altre circostanze quei poteri vanno trasferiti ai sistemi territoriali.

In questa Regione l’era dei commissari deve finire una volta per sempre. Dobbiamo essere tutti gelosi ed impegnati a costruire sistemi democratici elettivi dentro i territori. Certo il primo livello accomuna tutti e riguarda i livelli provinciali. Dentro questo poi si tratta di come organizziamo i sistemi territoriali.

Qui, per esempio, qualcuno pensa che la prossima programmazione può essere governata per come avvenuto nel quinquennio 2000-2006? Cioè, che alla fine la Regione dice ai territori: programmate, come per esempio è avvenuto con i Pit, e poi però la gestione è nelle mani della Regione. Questi sono decentramenti fantasma, oserei dire anche un po’ furbeschi.

Noi dobbiamo invece immaginare di costruire e questo è il nodo strategico, guardate, non solo per costruire una Regione leggera ma per costruire una Regione amica dei calabresi e solidale con il sistema degli enti locali calabresi.

Oggi si tocca con mano, c’è una frizione, una tensione e spesse volte, addirittura, una contrapposizione e non possiamo pensare che queste questioni riguardano altri.

E qui vorrei dire anche alla legittima – e io condivido – sottolineatura che faceva il collega Gentile, come queste questioni diventano materie che accomunano, sia pure dentro responsabilità diverse, ma ci possono essere sicuramente elementi di condivisione.

Per esempio, ritengo che domani ci sia una tappa importante perchè la Commissione sui fondi europei analizzerà, quanto meno, la bozza di Psr 2007-2013, come è stato fatto nel 1999 quando a differenza di tutte le altre Regioni meridionali, Agenda 2000 la maggioranza di allora – pur non avendo nessun obbligo- l’ha portata in Consiglio regionale.

Penso che su fatti strategici come questi dobbiamo puntare ad avere il coinvolgimento massimo dell’Assise regionale.

Ecco, allora, che la sfida non si è chiusa con l’assetto del Governo né tanto meno per noi la sfida, la svolta era il nuovo assetto e le postazioni di governo. La sfida stava e sta tutta nei contenuti e nella sintesi sui contenuti. La maggioranza è stata raggiunta e definita non solo rispetto al documento ma rispetto alla cornice in cui operare in questa fase.

Abbiamo indicato in termini di priorità in questa fase, la programmazione sui fondi europei. Una capacità di far diventare organico il disegno sulla spesa, perché non è possibile che si incrocino i rapporti che provengono per esempio dalle delibere Cipe in materia nazionale, dai fondi ordinari sia pure pochissimi del bilancio della Regione. C’è una capacità organica nei processi finanziari e non ultima la politica delle entrate, il patrimonio e quant’altro.

Poi l’accelerazione sulle riforme. Guardate, qualcuno potrebbe dire che siamo andati anche al di là della stessa dialettica politica. Nell’ultimo assestamento di bilancio abbiamo inserito un comma, facendolo diventare persino un vincolo legislativo, in cui è previsto che bisogna dar corso ai processi di riforma degli enti strumentali di questa Regione. Prevedendo che taluni non solo vanno cancellati ma che di altri vanno trasferiti i poteri al sistema degli enti locali.

Poi le grandi opportunità di questa Regione. Lasciatemelo dire: stasera si sottolinea giustamente, perché è così e nessuno lo vuol negare, che sulla opportunità per eccellenza di questa fase sul il porto di Gioia Tauro rischiamo di far passi indietro, perché i lavori per quanto riguarda l’approfondimento dei fondali del porto di Gioia Tauro, sono anni che se ne parla, eppure solo qualche settimana fa è stata fatta la gara che prevede l’approfondimento dei fondali a Gioia Tauro.

I collegamenti ferroviari. Non solo si è tentato un lavoro di interlocuzione con le ferrovie e col Ministero dei trasporti, ma di fronte a difficoltà economiche, in quella interlocuzione, la Regione non ha detto aspettiamo la prossima stagione, ha detto mettiamo a disposizione risorse calabresi perché questo è un obiettivo strategico.

Quindi, non si può dire che lì rischiamo di far passi indietro, perché se si rischia di farli – come si rischia – questo, purtroppo, è il frutto di processi che andavano attivati in anni e anni passati in cui non c’è stata nessuna capacità di raggiungere risultati.

Quindi, un lavoro che ha chiaro gli orizzonti e anche la fase dentro cui questa discussione e questa ripartenza si mette in moto.

Io vorrei ricordare – perché guai a noi ad essere di memoria corta –però alcuni pezzi di questo mosaico li abbiamo messi in moto.

Penso, per esempio, alla grande vicenda dell’assetto idrogeologico di questa regione e all’utilizzo dei lavoratori forestali. Nella legge finanziaria, qualcuno dice che è stata una provocazione, ma abbiamo aperto una discussione, abbiamo inserito alcuni pezzi di discussione anche riguardo ai trasporti.

Ma anche qui – scusate – nei mesi passati sono stati “circondati” il palazzo del Consiglio regionale e della Giunta regionale in quanto ci sono concessionari che vantano crediti verso questa Regione che risalgono al 1987, al di là del fatto che poi si tratta di vedere e di capire. Però sono stati poste contraddizioni che hanno riferimenti di questa…

Quindi, noi abbiamo tutta la consapevolezza di come la ripartenza deve stare dentro i contenuti, di come la ripartenza deve significare accelerazione e dentro questo quadro ci poniamo l’obiettivo che questa Regione si governa solo se ha la capacità di far funzionare i diversi pezzi del sistema.

Certo il primo pezzo è il Governo e poi anche il rapporto tra il Governo, la legislazione e gli strumenti della legislazione. E anche qui in una sana competizione, non in una contrapposizione a prescindere, ma dentro una sana competizione produttiva perché, altrimenti, nessuno immagina di poter riformare grandi comparti, ne parlavamo un minuto fa col collega Chieffallo…

Che si chiami sanità o che si chiami anche attività produttiva. Nel documento, per esempio, noi poniamo l’obiettivo che l’incentivazione alle imprese deve avvenire dentro un sistema automatico, tipo credito di imposta, in cui ci sono garanzie e certezze sulla produzione di quell’impianto perché solo la produzione garantisce il dato e quindi la produzione di ricchezza, perché la prima vera emergenza di questa Regione è produrre ricchezza, altro che fare una operazione di maquillage.

Dicevo, per ottenere questo c’è bisogno – perché anche questo anno e mezzo che abbiamo alle spalle ce lo conferma – che tutti i diversi pezzi delle funzioni siano in condizioni di svolgere la propria parte.

Quindi il Governo, il Consiglio, la funzione politica dei partiti di maggioranza, dei partiti complessivamente, dei gruppi, deve specchiarsi in una visione in cui c’è una capacità di squadra che concorre dentro un orizzonte definito, e gli orizzonti per noi sono gli obiettivi programmatici di questa fase. Dentro quell’orizzonte ognuno deve svolgere la sua funzione. In un rapporto vero in cui non c’è un imbarazzo verso una dialettica fatta nel merito, nel merito non ho né difficoltà né mi pongo l’assillo che ci possa essere discussione.

Noi dentro il merito dobbiamo avere la capacità e la forza di porre in essere una competizione positiva e solidale, perché questa Regione possa rintracciare un orizzonte in un contesto – ed ho finito – sicuramente complicato e difficile, ma noi non possiamo su questo terreno arrenderci, immaginare che non ci sono le condizioni perché questa Regione possa sperare di ottenere nei tempi e con le modalità giuste e positive una posizione migliore, una condizione migliore soprattutto per chi soffre nel territorio.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Sarra. Ne ha facoltà.

Alberto SARRA

Presidente, è un’atmosfera particolare quella che respiriamo stasera, ed intervenire dopo l’appassionata prolusione dell’amico Pacenza mi fa riflettere e mi porta a dire che è strano vivere una atmosfera così cupa in una occasione così particolare che è quella della presentazione della nuova Giunta.

La presentazione di un nuovo esecutivo difficilmente viene ad inserirsi, ad incastonarsi in un contesto come quello che viviamo stasera e lo vediamo già da un fatto molto semplice, forse banale o elementare.

Non so se l’avete notato, perché all’uomo sfuggono talvolta le cose più semplici mentre apprezza le cose più difficili. Non sono presenti gli assessori che sono stati nominati – tranne quelli politici – non sono presenti i consulenti, come li ha definiti il mio segretario regionale. Non sono presenti i sottosegretari, la nuova figura inaugurata da questo Esecutivo.

E questa Giunta “nuova”, infarcita di testimonial e di advisor, entra in questo contesto e non viene applaudita. Così come non è stata applaudita stasera, non poteva essere applaudita perché non si tratta di una nuova Giunta ma si tratta della stessa Giunta che doveva risolvere una crisi che invece – sono emblematici in questo senso gli interventi di Guagliardi e di Sculco – si acuisce stasera.

Vedete, sono stati indicati in diverso modo i mesi che abbiamo vissuto all’insegna della crisi e la soluzione è stata evidenziata con passaggi sintetici. Mi permetto di ripercorrerli in maniera altrettanto sintetica.

E’ stato detto stesse facce con glamour, “bisogna che tutto cambi perché tutto resti com’è” ricordando Tomasi di Lampedusa o citando Shakespeare “tanto rumore per nulla”.

Qualcuno ha detto “la montagna ha partorito un topolino” e qui riesce difficile capire quale topolino perché dovremmo scomodare Lilliput ed “i viaggi di Gulliver”.

Qualcuno ha parlato di Giunta snella, e lì, cari amici, il problema sorgeva davvero perché avremmo pensato alla presenza di un Fassino. Poi, abbiamo visto giungere trionfante il mio amico Mario Pirillo e ci siamo rassicurati e convinti che al limite anche per noi un po’ sovrappeso c’è possibilità di un futuro in politica.

Qualcuno ha detto “Così è se vi pare”, ma al di là delle battute, forse, chi emblematicamente ha evidenziato quello che è successo in questi mesi è stato un vecchio professore universitario, che in una sua rubrica che viene ospitata nelle pagine di un giornale locale ha detto “l’abito di Arlecchino”.

Mi piace veramente questa definizione, credo che sia quella che meglio si avvicina a quello che è successo.

Perché si diceva “l’abito di Arlecchino?” Perché, in verità, è necessario cucire un abito attorno a questo nuovo Esecutivo – e continuava nella riflessione – e in questo ed in questa direzione non si poteva fare scelta migliore di Versace per costruire un abito attorno a queste sedute.

Ma andando ai contenuti, mi pare che qualcosa vada evidenziato. Vedete, qualche intervento di livello stasera ci ha convinto di una cosa: in verità qualcosa è successo e non a caso stasera questi interventi sono conditi da un’atmosfera cupa. Perché è vero e qualche persona di grande onestà intellettuale l’ha detto stasera: noi oggi registriamo la sconfitta della politica.

Qualche articolista ha ben argomentato tutto questo, facendo riferimento alla Francia di Mazzarino e al Re bambino. Forse è vero, il Re bambino possono anche essere i partiti politici ed è vero che stasera i partiti politici registrano – non a caso dico partiti politici ed inserisco l’aggettivo accanto a partiti, intelligenti pauca – una grande sconfitta, è la sconfitta della impossibilità di dialogo, dello scambio idee, che sono il sale della politica.

C’è una Giunta che continua e viene presentata stasera col belletto di testimonial e advisor, che non hanno neanche il rispetto di presentarsi a quest’Aula, visto che stasera venivano presentati.

Questo è triste e registriamo con tristezza anche questo momento di difficoltà e di disagio che continua. L’operazione di belletto è molto chiara: si rafforza il partito del Presidente e il resto è contorno.

Lo abbiamo visto da quello che è successo in questi mesi e lo vediamo da quello che è scritto, signor Presidente, in questo programma.

Ma avete fatto solo un attimo di attenzione a quello che c’è scritto? Io parto solo dalla premessa, dalla prima pagina e poi faccio riferimento a quello che lei, Presidente, nel suo intervento ha evidenziato con una riflessione non da poco, per questo mi permetto di ritornare solo per un secondo a quello stimolo, a quello spunto.

Nella prima pagina c’è scritto – parliamo dell’Abc – che si parla di una Regione facendo finalmente di questa Regione un ente di governo e programmazione.

Nella parte sintetica, cioè in quella che dovrebbe con maggiore laconicità definire la Regione, si parla invece di ente di governo dei processi e di programmazione.

Qualcuno deve spiegarci dov’è la differenza e qualcuno dovrà anche spiegarci cosa vuol dire in riferimento alla definizione del Psr e della gestione dei Por, quello che c’è scritto in chiusura di questo capitolo.

A questo fine, la Regione si assegnerà il compito esclusivo di dirigere l’attuazione del programma e la gestione dei progetti di interesse regionale. Il resto sarà tutto decentrato.

Allora, non si capisce qual è la necessità di individuare un consulente solo per il fondo o per i fondi europei se tutto sarà decentrato. Non si capisce, in riferimento agli enti strumentali, qual è il progetto che li riguarda.

Non si comprende, come e in che misura, secondo quali modalità 12-18 mila persone dovranno essere trasferite ai consorzi di bonifica o alle comunità montane, per esempio.

Qui parliamo di decine di migliaia di persone, che sono in attesa di capire cosa succederà del loro futuro domani e tutto questo in mancanza ed in assenza totale di un progetto politico perché è questo quello che manca.

Ed ancora solo per esigenze di sintesi e di sistematicità, Presidente, per tener impegno al tempo che mi è concesso indico in chiusura la situazione che riguarda Gioia Tauro.

Il programma recita testualmente “…infine il rilancio dell’area portuale e di quella industriale che hanno un valore strategico per il futuro della Regione, richiedono un confronto e un lavoro sistematico finalizzato ad una produzione legislativa adeguata nelle Commissioni ed in Consiglio regionale”.

Come giustamente diceva l’onorevole Dima, che bisogno c’era di nominare un sottosegretario all’area di Gioia Tauro? Che bisogno c’era di inserire questo ora a distanza di due anni dalla prima formazione dell’Esecutivo, quando oggi si parla della necessità di portare in Consiglio il valore strategico e le prospettive di Gioia Tauro?

Mi fermo qui e vado solo ad evidenziare un ultimo aspetto. Manca il progetto politico, signor Presidente, perché noi abbiamo assistito sin qui soltanto ad un elenco – basta prendere il Bollettino Ufficiale – di nomine.

Abbiamo assistito soltanto alle lamentele di tutto il mondo delle associazioni e del volontariato. Abbiamo assistito alle lamentele di Confartigianato e così via.

Ma sapete cosa ha fatto questa Giunta, questo Esecutivo e anche la maggioranza in questo Consiglio lato maggioranza? E’ stata approvata una norma sullo spoils system che poi ha ricevuto un nulla osta da parte della Consulta.

Noi non disquisiamo qui degli aspetti tecnici di quella normativa ma disquisiamo qui – come abbiamo fatto allora – degli aspetti politici di quel provvedimento che sono degli aspetti drammatici. E siamo stati facili profeti allora quando abbiamo evidenziato che questo provvedimento avrebbe ingenerato confusione e caos, che avrebbe determinato con un rapporto stretto, sinergico, di causa ed effetto il blocco di tutto l’apparato burocratico della Regione Calabria.

Oggi sappiamo che stanno proliferando una serie di sentenze una in contrasto all’altra. E’ recente la sentenza del Consiglio di Stato che riguarda i revisori di una delle Asl.

A proposito, sulle Asl solo una brevissima parentesi. Apprendiamo dalla stampa che andrebbe fatta attenzione ed in questo consigliamo vivamente una verifica sui requisiti, perché mi pare strano che ci siano dei direttori generali che non hanno requisiti per essere nominati nella Regione, per esempio, Puglia e invece possano essere nominati nella Regione Calabria.

Se la logica è questa, ed è la logica di Mazzarino e del Re fanciullo, non vorremmo arrivare a dire che questo Re evidenzia un concetto, quello di “aprés moi le déluge”, perché sarebbe facile evidenziare come il disagio attuale prende le mosse da una scelta che vedeva una coalizione che si univa soltanto per ottenere una vittoria. Quindi la vittoria, ma la morte della Calabria.

Se così è, noi non siamo per la logica di “aprés moi le déluge” oggi dopo la formazione di questa Giunta “il re è nudo”, noi abbiamo una crisi che continua e non basta il belletto, “l’abito di Arlecchino” con “Visitors” – come li ha definiti Bruno della Margherita – che vengono fuori per ridare belletto ed immagine. Perché l’operazione mediatica qui non basta.

Allora “l’abito di Arlecchino” ci ricorda che ancora oggi – lo cito soltanto per un secondo – sono state poste in essere tutte quelle delibere, neanche tutte, che erano state approvate dal precedente esecutivo e mi rivolgo agli ex assessori Gentile e Dima.

Sapete che il concorso dei 100 giovani è stato fatto grazie ad una legge che era stata approvata nella precedente legislatura. Eppure oggi siamo ancora a dover verificare alcune cose, perché con la legge sullo spoisl system siamo riusciti a trasformare le commissioni, ma non siamo riusciti ancora a dare risposte ad alcune domande che la gente si fa e che io faccio anche qui in quest’Aula.

Io chiedo se è vero che ci sono delle persone che risultano iscritte in graduatoria senza essere in possesso di laurea, ma solo in possesso di laurea breve. So che l’assessore Adamo su questo è molto attento ed ha chiesto anche delle verifiche. Ed allora evidenziamole queste cose.

Mi chiedo ancora se è possibile che tutto questo sia la risposta che è stata data alla Calabria. Noi oggi abbiamo un programma, che è il programma delle cose non fatte. Sono passati quasi due anni e siamo nelle stesse condizioni dei 100 giorni di “Mortadella”.

Ed allora io mi chiedo oggi se è possibile definire – facendo dei riferimenti a degli insaccati – quello che sta facendo questo governo.

Concludo, allora, dicendo che probabilmente, Presidente, è vero quello che diceva Pietro Calamandrei – uno dei padri della nostra Costituzione – che ricordava un aforisma latino e diceva “habent sua siderea lites”. Probabilmente anche qui ci sono delle stelle che guidano l’agire di questo Governo, delle stelle la cui valenza politica a noi sfugge.

Ricordava un episodio.

Un cittadino che aveva chiesto giustizia rivolgendosi in particolare alla giustizia amministrativa, dopo aver ottenuto una sentenza favorevole davanti al Tribunale amministrativo competente per regione, arriva in secondo grado al Consiglio di Stato e si trova di fronte a due Aule nelle quali vengono decisi due casi uguali. Uno uguale a quello che lui offriva alla valutazione del Consiglio di Stato.

Ebbene, in quelle due Aule registra una sentenza esattamente opposta. La prima cosa che fa è quella di rivolgersi al proprio avvocato dicendogli “ecco ho commesso un grave errore, mi sono rivolto all’avvocato sbagliato”. L’avvocato lo guarda, un attimo di pausa e risponde “no, non credo che il suo errore sia quello di essersi rivolto all’avvocato sbagliato, ma credo che l’errore sia stato quello di entrare nell’Aula sbagliata” e così è.

Allora l’augurio che noi, comunque, stasera rivolgiamo a questo Esecutivo, è il nostro auspicio, è che una di queste Aule non debba trovarsi di fronte alla scritta del teorema di Godel che prevede una relazione inversa tra coerenza e perfezione”.

Presidenza del Presidente Giuseppe Bova

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Cherubino. Ne ha facoltà.

Cosimo CHERUBINO

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, signori consiglieri, signori assessori. Intanto auguri di benvenuto e di buon lavoro ai nuovi consiglieri regionali Serra e Nicolò.

Il nostro gruppo, Unità socialista-Sdi, ha detto sì alla prima Giunta Loiero e continuerà a dire sì anche alla seconda.

Certamente la prima Giunta ha avuto grandi difficoltà, difficoltà di rodaggio, ma è riuscita lo stesso a realizzare e progettare cose positive per la Calabria, anche grazie al contributo del nostro assessore Luigi Incarnato, ad avviare e completare progetti relativi alla politica della casa e della edilizia scolastica, la diga dell’Esaro, la tutela e l’utilizzo delle acque, la Cittadella regionale, progetti sul sistema aeroportuale, in modo da attrarre finanziamenti esterni, il piano delle coste, per contrastare l’erosione ecc.

Inoltre si sta avviando il progetto per realizzare un’arteria importante come la “Bovalino-Bagnara” e tanti altri rimasti nei cassetti per anni.

Signor Presidente, l’ha detto anche lei. La verifica è durata troppo, ci sono stati troppi problemi e troppe polemiche che, tra l’altro, hanno presentato una brutta immagine della nostra Regione.

Però adesso possiamo e dobbiamo rimboccarci le maniche e dimostrare ai cittadini calabresi che ci hanno votato e a tutto il Paese, che assiste spesso sbigottito a quello che succede da noi, che in Calabria è tornata la politica con la “P” maiuscola.

Una politica partecipata, credibile, in grado di indirizzare e guidare tutti i processi produttivi per far uscire la Regione dalle secche in cui è precipitata per responsabilità pregresse e da cui avevamo ereditato 200 mila disoccupati e 200 mila precari che avevano un’unica prospettiva: quella della emigrazione che da decenni offre manodopera a basso costo ai vari nord del mondo.

Il nostro partito, il nostro gruppo, Unità socialista- Sdi, lo ha detto più volte ma vuole ancora ribadirlo: Presidente Loiero e Presidente Bova, bisogna rilanciare il programma.

Per questo ci siamo impegnati col Loiero bis. Siamo stati votati per dare risposte positive ai problemi della gente. I nostri partiti di centro-sinistra devono essere presidi sicuri a garanzia dei cittadini e devono assicurare che il programma che abbiamo rielaborato si realizzi tutto e prestissimo, diversamente la funzione della politica si svilisce e aumenta l’ondata antipartitica presente nella nostra società col rischio di essere inghiottiti da questo vortice.

Mi permetta di aggiungere, signor Presidente, che la speranza di rinascita della Calabria è affidata a tutti i socialisti uniti anche in questo consesso perché l’emarginazione delle forze laiche socialiste in questi anni ha sbilanciato l’alleanza di centro-sinistra a favore delle forze qualunquiste che nulla hanno a che fare con la storia del nostro Partito, fatta di lotte e di conquiste e che ha visto i socialisti sempre in prima linea per il riscatto della Calabria.

Noi vogliamo dimostrare oggi ai cittadini che la Giunta Loiero 2 è pronta a superare vecchi e nuovi steccati ereditati dai vecchi governi e che il treno del riscatto deve poter partire per raggiungere la stazione dello sviluppo della Regione Calabria.

Dobbiamo creare lavoro, lavoro e lavoro. Dobbiamo formare i giovani nei loro paesi e assicurare loro una occupazione.

Il nostro gruppo, Unità socialista-Sdi, ed il nostro Partito hanno approvato l’idea di coinvolgere nel nostro percorso regionale il dottore Versace e il professore Monorchio sicuri che queste professionalità, questi saperi, queste intelligenze, faciliteranno il nostro viaggio per il riscatto delle nostre popolazioni.

Ben venga, quindi, una industria della moda, il rilancio del turismo e l’utilizzo in senso produttivo dei nostri beni culturali.

Tutte cose che si possono avviare utilizzando i fondi europei 2007-2013, 8 miliardi di euro, per cambiare il destino della Regione.

Ci permettiamo però di dissentire col professore Monorchio quando dice no alla industrializzazione forzata in Calabria. Siamo spiacenti e vogliamo chiarire che non è più possibile continuare ad avere il bergamotto e spedirne l’essenza in Francia per fare i profumi.

Avere gli agrumi – arance e mandarini – e mandarli al nord per fare i succhi e le marmellate. Avere le olive ed imbottigliare l’olio al nord spesso tagliandolo con altri oli scadenti.

Siamo per l’industria di trasformazione dei nostri prodotti purché porti lavoro; poi siamo d’accordo ad utilizzare a fini produttivi il sole, il turismo e i beni culturali.

E’ scritto con chiarezza nel programma che per far turismo è determinante la formazione del personale e l’offerta di servizi qualificati, il tutto indirizzato verso un veicolo di attrazione turistica dove i beni culturali e la produzione in proprio del teatro antico, la tragedia, potranno segnare un punto qualificante della offerta turistica.

Non dobbiamo dimenticare mai la nostra storia e da dove veniamo. I nostri avi, i coloni greci che sbarcarono in Calabria 2.800 anni fa, fecero di queste terre centri di cultura e benessere. Noi oggi dobbiamo continuare in questa direzione.

Il nostro gruppo, Unità socialista Sdi, signor Presidente, signori assessori, colleghi consiglieri, lo ripetiamo ancora, è per il lavoro e il rilancio di questa Giunta affinché progetti ed idee già concordati si realizzino subito.

Vogliamo essere in prima fila per sventolare la bandiera del cambiamento. Il centro-sinistra deve rimanere unito; abbiamo un compito difficile, forse impossibile, perché vogliamo creare lavoro per tutti e fermare la piaga della emigrazione che dovrà diventare una scelta e non una necessità come è ancora oggi.

Dobbiamo, in quest’Aula, formulare il nostro impegno, assieme a tutto il centro-sinistra calabrese, che non ci sarà mai più una un’altra Marcinelle, dove, cioè, i poveri immigrati spinti dal bisogno, costretti a lasciare le periferie agricole e sottosviluppate in cerca di un tozzo di pane hanno perso la vita in miniera.

Dobbiamo batterci per produrre occupazione in Calabria, questo deve essere l’impegno nobile che dobbiamo prendere da questi scanni del Consiglio regionale. Solo così i calabresi e l’Italia tutta diranno che siamo diventati una grande regione collocata in un punto strategico che vuol giocare un ruolo importante nel Mediterraneo. Il nostro gruppo regionale è impegnato da tempo a favorire un nuovo modello di sviluppo per una idea di società fondata sulla qualità e l’equità.

Questo ruolo nel Mediterraneo ci porterà a diventare passaggio obbligato tra i mercati europei e quelli afro-asiatici. Il porto di Gioia Tauro va potenziato, c’è l’intesa per valorizzare l’intera struttura portuale che occupa il primo posto nel Mediterraneo: dobbiamo sviluppare questa opportunità come terminal per trasporti misti e aree polifunzionali. Solo così si creeranno migliaia di posti di lavoro.

Riusciremo così a stabilire una centralità della cultura mediterranea come punto di partenza per un nuovo sviluppo della nostra regione, per uscire dalla precarietà del lavoro mettendo in campo il nostro sapere, le nostre capacità e la formazione.

Abbiamo fatto bene, signor Presidente, ad entrare nei dettagli del programma già presentato agli elettori in questa aula, questa volta riformatrice, che vogliamo attuare dove vorrà condurci al miglioramento del sistema scolastico e universitario per produrre una scuola di qualità ed una formazione modello che innalzi il livello funzionale favorendo l’accesso al mercato del lavoro.

Sicuramente la nascita nel 2010 dell’area mediterranea di libero scambio sarà per noi un’altra grandissima occasione di sviluppo; dobbiamo essere pronti ad utilizzare questa opportunità, forse dobbiamo anche imitare la Regione Campania che in vista del 2010 ha istituito un assessorato al Mediterraneo per studiare meglio questo mare di commerci, di scambi, di circolazione e di culture.

Dobbiamo passare dalla centralità geografica della Calabria alla centralità strategica utilizzando tutte le opportunità offerte da questo polmone di 600 milioni di abitanti.

La Giunta regionale dovrà fare la sua parte, servono risorse che, come abbiamo detto, troveremo razionalizzando la spesa sanitaria. Siamo consapevoli che per raggiungere risultati ottimali nel mondo della sanità il percorso è lungo, difficile e complesso e con molte resistenze.

Un apprezzamento va indirizzato all’assessore Lo Moro per aver fatto emergere sprechi insostenibili. La strada maestra è quella della razionalizzazione, del ripristino della legalità. In questo contesto noi sosteniamo un progetto di qualità che risponde ai principi del diritto pubblico, di controllo della spesa per garantire servizi vicini ai cittadini potenziando il territorio.

Mi avvio alla conclusione. Siamo, inoltre, convinti che da subito bisogna attuare la centrale unica degli appalti e servizi come necessità per ottimizzare la spesa in coerenza col codice europeo in materia di appalti e servizi.

Bisogna sopprimere alcuni enti inutili ed improduttivi tagliando gli sprechi, utilizzando i fondi europei decisivi per lo sviluppo, ultimissimo appuntamento per cambiare le sorti della Calabria.

Uno sforzo particolare va rivolto al precariato sostenendo la Giunta e indicando un percorso che coinvolga il Governo nazionale per consentire la stabilizzazione degli Lsu e degli Lpu anche attraverso la deroga alla legge finanziaria per l’accesso dei lavoratori nelle piante organiche degli enti locali.

Sui forestali bisogna avviare in maniera definitiva un progetto di forestazione produttiva per utilizzare questi lavoratori attraverso una serie di progetti di qualità a tutela del territorio e dell’ambiente. A nessuno di noi può sfuggire che il comparto della forestazione ha bisogno di una riforma in modo che ci sia un beneficio rispetto ai costi sostenuti.

Signor Presidente, assessori, onorevoli colleghi, siamo ad un punto cruciale di questo lungo e tortuoso cammino. Dobbiamo essere vigili ed assicurare ai cittadini calabresi che il Loiero due andrà avanti nel segno della discontinuità con le Giunte precedenti e segnerà l’inizio di un nuovo corso per una Calabria onesta, leale e produttiva.

Buon lavoro, Presidente e assessori, buon lavoro a tutti noi. Grazie.

PRESIDENTE

L’onorevole Stancato ha rinunciato al suo intervento, così come l’onorevole Amato.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Michelangelo Tripodi. Ne ha facoltà.

Michelangelo TRIPODI

Signor Presidente, colleghi consiglieri, intanto mi associo al benvenuto rivolto ai consiglieri regionali che sono subentrati in Consiglio.

Personalmente ritengo che questa seduta – che si concluderà con un voto del Consiglio regionale per, ritengo, approvare la proposta integrativa di programma che è stata presentata dal Presidente della Giunta regionale, onorevole Loiero – sia stata importante.

Credo che questi mesi non siano passati invano: c’è stato un confronto a volte anche aspro e difficile, ci sono state polemiche e contrasti. La conclusione alla quale, in qualche modo, si è pervenuti dà un contributo per andare avanti nel governo della Regione, per ricostruire un clima più favorevole in Calabria e per rilanciare una maggioranza che deve puntare ad avere maggiore compattezza e coesione.

Sono convinto che non c’è dubbio che ci sia la necessità di dare alla Calabria un segnale forte, nuovo, di cambiamento e di svolta, come si è detto. Nel momento in cui avviamo una nuova esperienza è stata costituita una nuova Giunta regionale – che, certo, largamente ripropone le presenze della precedente –, fondata su alcune indicazioni, su obiettivi ed azioni che fanno intravedere la volontà, l’impegno, la necessità di avviare quella svolta di cui avvertiamo il bisogno.

Credo, Presidente, che questo confronto sia stato importante perché si è ragionato di programmi, delle cose da fare e si è necessariamente giunti alla conclusione, che riguarda intanto la composizione della Giunta che è una Giunta politica di coalizione.

Noi abbiamo più volte sostenuto la necessità e l’esigenza che la formazione della Giunta costituisse un momento alto di confronto tra le forze politiche del centro-sinistra e in qualche modo ne rappresentasse la massima espressione all’interno del governo della Calabria.

Questo ci consente di poter dire che lo sforzo avviato sul piano politico, la costruzione di alcuni strumenti e di alcune sedi - per esempio la cabina di regia – non deve essere lasciato cadere, anzi da questo punto di vista penso che l’esperienza dei mesi passati, delle settimane scorse e gli strumenti che abbiamo utilizzato debbono essere in qualche modo mantenuti e tenuti in piedi come sedi di confronto politico-istituzionale tra le forze politiche, i rappresentanti consiliari, il Presidente, la Giunta.

Noi dobbiamo mantenere in piedi ed aperto il canale della comunicazione, del confronto, del dialogo perché è quello che fa la differenza, che determina la possibilità di guardare alla prospettiva utilizzando lo strumento di un governo ampio della Calabria che vede chiaramente il coinvolgimento dei soggetti, delle forze fondamentali della Regione a partire, ovviamente, dalle forze della maggioranza e dalla necessaria ricostruzione di un nuovo rapporto tra la Giunta e il Consiglio.

Credo che questa sia una delle novità che vengono poste nelle proposte e nelle indicazioni che ha presentato il Presidente della Giunta. Occorre fare massa critica, occorre che tutta la maggioranza – coloro che stanno in Giunta, chi sta in Consiglio, chi ha le funzioni, chi sta nelle Commissioni consiliari –, lavori insieme in un rapporto fortemente coeso e con grande coinvolgimento.

Come Partito dei comunisti italiani devo dire che, in questo senso, abbiamo posto un primo problema e pensiamo che vada rapidamente affrontata questa questione perché in questa vicenda, in questa situazione, durante il periodo estivo sono avvenute delle cose gravi, pesanti, che ci hanno inquietato e preoccupato perché ci sono state in questo contesto anche iniziative giudiziarie molto discutibili, e credo, dunque, che occorra rilanciare un profilo e l’impegno di carattere etico e morale del centro-sinistra in Calabria.

Sotto questo aspetto sono convinto, caro Presidente, che il primo atto che il Consiglio regionale dovrà fare nella prossima seduta dovrà essere l’approvazione del Codice etico perché questo rappresenta un elemento di caratterizzazione e diversità.

Credo che, proprio da quello che è avvenuto, emerga la necessità di alzare ancora di più la guardia, non di arretrare, ma di aumentare l’impegno, l’attenzione, nei confronti della questione morale e la necessità di approvare il Codice etico per noi Comunisti italiani rappresenta un obiettivo assolutamente irrinunciabile che poniamo al primo punto dell’agenda politica.

Ci auguriamo che il Consiglio regionale, mantenendo l’impegno assunto in precedenza, ne faccia una scelta strategica prioritaria a partire dalla prossima seduta perché questo potrebbe caratterizzare e qualificare meglio l’azione di rinnovamento che vogliamo portare avanti.

Una nuova Giunta regionale, la ricostruzione di un elemento di coesione, la necessità di capire che è il momento di cominciare concretamente ad affrontare le questioni dando risposte e manifestando risultati nei confronti dei bisogni della Calabria e, contemporaneamente, la necessità di affrontare tutto questo impegno nuovo, questa nuova fase sulla base di una scelta, che assume un carattere anche discriminante, rappresentata, appunto, dall’approvazione del Codice etico: io considero tutto ciò uno spartiacque assolutamente ineludibile ed insormontabile.

In questo contesto sono convinto della scelta che ha fatto il Presidente della Regione, quella cioè di formare una nuova Giunta tenendo conto dello Statuto della Regione.

Personalmente ho votato contro quello Statuto insieme al rappresentante del Partito di Rifondazione comunista. Il Partito dei comunisti italiani votò contro quello Statuto, ma esso dava delle indicazioni e diceva come si doveva comporre la Giunta. Non mi appassiona la discussione sulla legittimità o meno dello Statuto. C’è quello Statuto che per quanto mi riguarda è vigente. Se qualcuno ritiene che sia incostituzionale, ci sono le forme ed i modi per impugnarlo e non mi risulta che in questo momento siano giacenti presso la Corte costituzionale azioni di impugnativa e eccezioni di illegittimità costituzionale dello Statuto.

Quello è lo Statuto, il problema, dunque, si è risolto positivamente ma per questo aspetto e per questa parte positiva, anche la scelta che è stata compiuta.

Probabilmente dovremo andare anche ad una azione di rivisitazione dello Statuto e dobbiamo, nel momento in cui parliamo della costruzione della nuova Regione, affrontare i temi, ormai ineludibili, del rapporto tra Consiglio e Giunta ed anche di come affrontiamo la grande questione del rapporto tra sistema presidenziale e le esigenze di spingere sul sistema e sulla partecipazione della rappresentanza istituzionale.

Credo che in questo dibattito, Presidente, non sia stato fatto cenno al fatto che dovrà esserci un confronto sulla legge elettorale che è stata approvata alla fine della precedente legislatura. Una legge elettorale che considero liberticida, antidemocratica e che ha introdotto uno sbarramento del 4 per cento che sostanzialmente impedisce la possibilità di rappresentanza democratica e plurale al corpo elettorale della Calabria.

Ritengo che questa discussione andrà aperta, così come penso che vadano accolte positivamente le indicazioni innovative che sono state presentate dal Presidente. Considero le proposte che sono state avanzate dal Presidente Loiero, proposte coraggiose. In particolare mi convince molto la proposta di andare ad una riforma profonda degli enti strumentali della Regione attraverso anche l’abrogazione di una serie di enti inutili, che producono solo spese improduttive, che determinano un allargamento del deficit e che sono veri e propri carrozzoni clientelari.

Quindi, andiamo all’accorpamento degli enti che bisogna unificare e al superamento di Fincalabra che rappresenta – secondo me – un vero e proprio carrozzone e un pozzo senza fondo di spreco, una macchina succhia soldi della Regione Calabria. Andiamo a costituire l’Agenzia per lo sviluppo della nostra Regione che, personalmente, considero assolutamente indispensabile. Una nuova agenzia, cioè, che in qualche modo affronti il grande tema delle incompiute e che si ponga la questione del superamento delle ruberie delle risorse pubbliche che ci sono state in tutti questi anni.

Abbiamo avuto in Calabria decine di leggi e di provvedimenti che hanno finanziato ed incentivato le politiche industriali, gli imprenditori. Dalla “488” alla sovvenzione globale, ai contratti d’area, alle leggi sulla imprenditorialità, abbiamo avuto innumerevoli provvedimenti e misure.

Se andiamo a vedere cosa lasciano in Calabria, da Sibari a Gioia Tauro, quelle ingenti risorse, quei rubinetti senza limiti di risorse pubbliche che sono state elargite in grandi quantità a questi pseudo-imprenditori, ci accorgeremo che ci sono solo capannoni vuoti.

Nella piana di Gioia Tauro ci sono due aree industriali che sono omai sature e che avrebbero dovuto essere a servizio dello sviluppo del porto; di quel porto che fino allo scorso anno era il più importante porto del Mediterraneo per il transhipment.

Se andiamo a fare il conto ci accorgeremo che non c’è neppure una – o forse una o due – delle 50 aziende finanziate con i soldi pubblici che sia aperta e funzionante, solo capannoni vuoti! C’erano nei piani occupazionali delle aziende che hanno usufruito delle risorse pubbliche, complessivamente dovevano essere creati 1.600 posti di lavoro, invece, lì a Gioia Tauro, in questo momento, nelle due aree industriali non lavorano nemmeno 100 persone!

Questo è il quadro. Abbiamo avuto un arricchimento illecito, la costituzione di un patrimonio con risorse pubbliche che sono state spostate dal pubblico al privato.

Allora noi proponiamo, e ci impegneremo in questa direzione, che si vada alla confisca, perché passi la linea della restituzione al patrimonio pubblico di tutti gli impianti, stabilimenti ed aziende che non hanno dato risposte e che non hanno trovato poi nell’attività concreta una corresponsione rispetto al piano di impresa e al piano occupazionale.

Ci poniamo questo problema e vogliamo andare a fondo, vogliamo che vengano individuate anche tutte le responsabilità di questa situazione, di questo vero e proprio scandalo che è stato perpetrato ai danni della Calabria. Perché poi, certamente, quando andiamo ad affrontare i temi dello sviluppo abbiamo difficoltà ed incontriamo problemi.

Parliamoci chiaro: centinaia, anzi migliaia e migliaia di miliardi sono stati utilizzati per finanziare, per sostenere gli investimenti attraverso questi provvedimenti di cui parlavo prima che però non lasciano traccia. I soldi si sono spesi; c’è un ingente esborso finanziario da parte dello Stato con i vari bandi della “488” e con la sovvenzione globale, con i vari contratti d’area, i patti territoriali e via dicendo, ma andiamo a vedere cosa è rimasto in questa regione! Credo che questo sia un tema da affrontare e dobbiamo farlo in particolare in alcune aree.

Sono molto contento che sulla questione Gioia Tauro da parte del Presidente della Regione si dicano parole chiare e noi sosteniamo un progetto forte di rilancio per Gioia Tauro. Ovviamente questo progetto di rilancio per quanto ci riguarda è tutto il contrario del raddoppio del termovalorizzatore, è, ovviamente, tutto il contrario di una ipotesi che punta a fare di quella zona una vera e propria piattaforma di tutti i rischi ambientali.

Se vogliamo sviluppare Gioia Tauro, se vogliamo il suo rilancio, dobbiamo prendere atto e constatare che già siamo oggi, a settembre del 2006, in una condizione per cui rispetto allo scorso anno c’è una riduzione del 13 per cento dei traffici.

Questo è il dato da cui partiamo e queste sono le notizie che abbiamo; quindi, su Gioia Tauro c’è un restringimento e un arretramento preoccupante. Allora, certamente, abbiamo il dovere di impegnarci per un progetto forte di rilancio proprio perché Gioia Tauro rappresenta il punto avanzato di una prospettiva di crescita per la Calabria e per l’Italia.

Anche a livello nazionale il Presidente del Consiglio dei Ministri Prodi ne parla sempre come elemento di riferimento e come punto strategico dello sviluppo, non c’è dubbio che abbiamo bisogno di impegnare investimenti e risorse.

Personalmente ritengo che si debba ragionare per promuovere un vero e proprio accordo di programma quadro su Gioia Tauro, per mettere insieme risorse, investimenti e progetti innovativi a sostegno della necessità di rilanciare il transhipment, ma anche per la polifunzionalità, per l’interporto, per la piattaforma logistica che deve essere creata delle merci a Gioia Tauro, per il rilancio delle aree industriali e delle politiche industriali legate alle attività portuali.

Tutto questo si può fare se si compie una scelta diversa, certamente non quella del raddoppio del termovalorizzatore. Devo dire, da questo punto di vista, che sono molto contento che proprio ieri il Consiglio provinciale di Reggio Calabria abbia alla unanimità deciso di approvare una mozione che, appunto, dice no, all’ipotesi del raddoppio del termovalorizzatore.

Ritengo, inoltre, che in questo contesto e dentro una utilizzazione nuova e diversa delle risorse comunitarie, ci sia bisogno di spingere sul terreno del decentramento delle funzioni e del personale che è stato già avviato e che deve essere portato a compimento, ma decentramento anche per quanto riguarda l’utilizzazione e la gestione dei fondi comunitari, dei fondi europei della prossima programmazione 2007-2013.

Alla Regione la programmazione, al sistema delle autonomie, ai comuni e alle province la gestione delle risorse comunitarie utilizzando alcuni modelli e alcuni esempi che sono stati già portati avanti in questo quadro e in questa direzione. E’ anche importante che si portano avanti i progetti di sviluppo delle aree, dei comprensori, ci sono le risorse salvate dal disimpegno automatico, ci auguriamo e siamo convinti che la Calabria non perderà neppure un euro neanche in questa annualità. Non c’è dubbio che occorre pensare a programmi di sviluppo organico per tutti i comprensori e per tutti i territori.

Bisogna, al contempo, ragionare col Governo nazionale.

Di questo penso che si debba parlare e lancio, da questo punto di vista, un segnale e anche una preoccupazione. Si sta discutendo a livello nazionale della costruzione della nuova legge finanziaria. Penso che tutti insieme e soprattutto il centro-sinistra debba porre con forza la necessità – sollecitando il Governo e la maggioranza nazionale – che questa finanziaria dia alcuni segnali di attenzione e di interesse verso la Calabria e che, in qualche modo, cominci a trovare corpo quella dichiarazione, fatta proprio qui a Reggio Calabria, del Presidente del Consiglio Romano Prodi che disse che la Calabria sarebbe stata la figlia prediletta del nuovo Governo.

C’è la prossima finanziaria 2007, sappiamo che ci sono condizioni difficili sul piano economico ereditate dalla gestione del Governo di centro-destra, ma sappiamo anche che questa finanziaria deve rappresentare un primo momento di svolta delle politiche nazionali verso il Mezzogiorno e verso la Calabria. Non è più il tempo delle finanziare che erano segnate dalle politiche di Tremonti e di Bossi. Bisogna spostare la finanziaria dalla impostazione leghista che l’ha caratterizzata nei 5 anni passati ad una impostazione meridionalista che favorisca la nostra regione. In questo contesto dobbiamo dire con chiarezza quali sono le indicazioni e le scelte che bisogna fare.

Vorrei dire – il collega Senatore ha posto una questione – che l’indicazione come la scelta sulla questione del ponte, è chiara, ed è contenuta nel programma.

Collega Senatore, forse non lo ricorderà, ma sul ponte noi abbiamo detto chiaramente quanto avevamo da dire nel programma, che viene riconfermato, integrato. C’è un programma che è stato approvato – e finisco – dal Consiglio regionale e rappresenta la base su cui si è costituito il nuovo esecutivo, la nuova maggioranza, che è stato votato in Consiglio regionale sulla base delle forze scaturenti dal suffragio popolare.

Quel programma aveva detto parole chiare sul ponte sullo Stretto, in modo netto, credo che questa discussione rischi di essere ormai superata, onorevole Senatore, dalle scelte nazionali che pure vanno nella direzione del superamento dell’ ipotesi della costruzione del ponte.

Per finire, ritengo sarà importante il contributo che daranno i dottori Andrea Monorchio e Santo Versace; un apporto significativo, il voler impegnarsi per la nostra Regione, spendersi per un progetto di cambiamento.

Mi auguro che lo sforzo che tutti noi abbiamo fatto in queste settimane di confronto politico, sapendo che poi ognuno porta una specificità, porti dei frutti. Noi abbiamo molto sottolineato anche la concezione del nostro Partito e l’approccio che abbiamo voluto dare anche a questa fase, abbiamo detto che come Pdci vogliamo interpretare – e finisco davvero– questa fase come un partito di lotta e di governo. Stiamo nel governo della Giunta regionale ma manteniamo forti i caratteri di una identità e di valori che da sinistra vogliamo portare – come valore aggiunto – all’impegno complessivo della maggioranza e della Giunta regionale.

Pensiamo che se si va in questa direzione, probabilmente alla fine i risultati verranno e saremo in grado di dare le risposte che la Calabria si attende.

PRESIDENTE

La parola all’onorevole Racco per un intervento breve, come lui stesso ha detto, prima della replica del Presidente della Giunta.

Luciano RACCO

Faccio questo intervento perché ritengo sia per me – capogruppo dei socialisti – un dovere, ma anche una necessità politica, intervenire.

Noi abbiamo seguito questa vicenda politica del centro-sinistra in Calabria con grande difficoltà, ma anche con grande affetto politico perché riteniamo che una coalizione oltre che della gestione del potere debba, in qualche maniera, rappresentare un’azione politica e sociale.

Quindi, abbiamo avuto anche qualche delusione in questi mesi, però – e qui, questa sera, seppure qualche aspetto non ci convince – anche se non ci convince questa difficoltà del dialogo tra il Governo e la rete dei partiti, avremmo voluto che si concludesse con uno spirito più veloce. Poi le conclusioni a ridosso della necessità politica di chiudere, secondo noi hanno marcato qualche segno negativo che ci coinvolge tutti, ovviamente non vogliamo tirarci fuori dalle questioni.

Comunque, sentiamo di impegnarci su questo programma perché qualche segno di novità è indubbio che ci sia.

Individuo questo elemento, per esempio, della sanità, questo spunto, seppure non detto a piene mani, di una inversione anche in merito al numero delle Asl. Cioè, si comincia a parlare di Asl provinciali e ritengo che questo sia un percorso importante e utile dove come politici saremo chiamati a rispondere alle esigenze dei nostri territori e probabilmente non saranno d’accordo molti nostri colleghi e compagni di partito.

Qui dimostreremo come si è poi coerenti con un disegno strategico per il miglioramento dei servizi se riusciremo a mettere al centro dei servizi i cittadini.

Siamo, però, anche consapevoli di essere un partito medio. Siamo due consiglieri regionali in un contesto di una federazione delle varie componenti socialiste con le quali abbiamo dialogato e continuiamo a dialogare con grande serenità.

Però, credo che adesso la partita si giochi sui contenuti perché l’immagine non basta da sola. Cioè, il marketing che vogliamo esprimere all’esterno come questo cambiamento…

(Interruzione)

…credo che sia utile porsi una questione di immagine, ma dobbiamo porci anche una questione di contenuti. E sui contenuti la responsabilità politica è di tutti quanti noi, maggioranza e opposizione, anche se, ovviamente, la opposizione fa opposizione e non voglio prefigurare scenari di grande coalizione, ma credo che su alcuni temi dobbiamo veramente invertire l’azione della politica sia in Consiglio regionale che nel governo della Regione.

Allora, le cose che vengono indicate relativamente agli investimenti in questa regione, alla grande importanza…

(Interruzione)

…dicevo anche su questa vicenda dei Por, della programmazione dei fondi europei, tutti noi facciamo grandi discorsi, ma anche lì i contenuti dobbiamo applicarli cambiando il modello e mettendo al centro l’interesse collettivo che è quello di far emergere, in un rapporto meno vincolato dalle decisioni della politica, la qualità nel territorio affinché emerga ciò che di fatto cammina da solo.

Vedete, quando io ascolto dei giudizi negativi sulla Calabria – lo commentavamo anche stamattina con l’assessore Lo Moro – mi sento avvilito, ogni tanto mi sento svilito dal fatto che viene detto che i calabresi che sono fuori della Calabria sono dei punti di riferimento. Ciò è vero, ma immaginate quanto è altrettanto vero delle risorse positive che continuano ad operare in una regione dove le condizioni generali sono veramente difficili. Ci rendiamo conto di quanto è difficile fare l’imprenditore qui in Calabria? Quanto è difficile fare il giornalista? Quanto fare qualunque cosa? Oggi anche fare il preside in una scuola è difficile.

Quante volte sentiamo e leggiamo che vengono esplosi colpi d’arma da fuoco contro l’automobile di un preside, contro, cioè, qualcuno che svolge la funzione di educare i nostri figli. Anche lì qualcuno ha qualcosa da dire e utilizza la violenza.

Questo ci deve far sentire marginali? Essere diversi? No. Dobbiamo in qualche modo capire che ormai è il modello della gestione della posizione che deve modificarsi e questo è il ruolo che poi attiene alla politica.

In Calabria abbiamo la necessità di comprendere queste cose, lo dice chi in questa legislatura, a 16 mesi dalle elezioni, ha deciso di seguire un percorso diverso, per scelte nazionali, da quello che l’elettorato aveva assegnato. Il nostro congresso ha deciso di spostare il nostro impegno politico dal centro-destra al centro-sinistra, sicuramente non è stato un salto della quaglia di Leopoldo Chieffallo o di Luciano Racco. Siamo stati due dirigenti in grande difficoltà - appunto, perché siamo personale intellettualmente oneste – nel ragionare con i nostri colleghi e dimostrare che la nostra era un’azione politica legata sicuramente alla simbologia della nostra area politica ed anche alla possibilità, come uomini impegnati nelle istituzioni, di dare un contributo a questa terra.

Sono tra coloro che ha parlato di meno, ha dichiarato di meno anche per una scelta perché penso che a volte il silenzio dice più delle parole e perché penso che siamo andati sopra le righe come dibattito politico e penso che adesso sia giunto il momento di fermarci Appunto, non ci sono più alibi e questo lo dico ai colleghi consiglieri e lo dico ai colleghi della Giunta.

Per quanto ci riguarda continueremo un impegno in positivo e, quindi, stasera annuncio il voto favorevole dei socialisti perché riteniamo che al di là delle cose che non ci convincono ci dobbiamo stringere intorno alle cose che invece hanno bisogno di supporto.

Al Presidente della Giunta credo che adesso vada fatto qualche sconto nel senso che dobbiamo ridargli il tempo per acquisire la fiducia non solo del Consiglio ma più complessivamente. Il Presidente della Giunta deve comprendere le ragioni di tutti.

Noi qui siamo come rappresentanti di un’area politica, abbiamo la necessità di rappresentare le nostre funzioni anche rispetto ai nostri elettori, ma abbiamo anche – tutti quanti insieme – la necessità di rappresentarle ai cittadini calabresi che non sono stupidi.

Credo che i cittadini sanno anche esprimere un giudizio, sanno comprendere quando come politici facciamo gli interessi dei singoli partiti, delle singole aree e delle singole correnti e quando, invece, sappiamo interpretare il senso politico di un cambiamento che dobbiamo sicuramente immettere nel nostro ragionamento.

Abbiamo parlato di enti sub-regionali, credo che in questa direzione occorra una grande solidarietà per dare una vera svolta, ma essa non si ha quando si decidono le cose dal punto di vista politico ma quando si entra poi nel pratico, in questo senso siamo vicini al Governo e al Consiglio per accelerare al massimo ed essere efficaci.

Sulla sanità ho detto in merito alla questione delle Asl, ma anche un’azione più mirata e meno vincolata alle necessità dei territori, infatti, ritengo che occorra pensare maggiormente alla necessità dei cittadini e meno a quella dei territori.

Gioia Tauro è una grande occasione, come lo è stata nel passato lo sarà anche per questa fase. Il Presidente ha annunciato una serie di iniziative importanti, il Governo Prodi è impegnato a dare grande credibilità al progetto Gioia Tauro.

Qui chiediamo soltanto una grande attenzione: che gli investimenti che vengono proposti siano investimenti che abbiano una credibilità dietro e che non utilizzino questo spazio del nostro territorio solo ed esclusivamente perché dietro c’è un interesse più grande.

Non vorremmo una Calabria strumentalizzata, ma con questo non vogliamo dire che in queste proposte c’è un tale tentativo. Diciamo che abbiamo bisogno tutti insieme di capire e in questo senso se la Giunta ritiene di farlo attraverso la cabina di regia e attraverso tutto quello che sarà nel dialogo politico, noi come socialisti siamo al fianco per sostenere questa fase.

Per quanto attiene la cabina di regia una raccomandazione a me stesso e a tutti: cercare di essere presenti quando si riunisce perché nelle persone c’è stata una grande attesa. Già il suo nome ha fatto pensare che si trattasse di un qualcosa dove si decidono cose importanti. Credo che, se decideremo di mantenerla attiva, dovremo mettere all’ordine del giorno un problema per volta ed affrontarlo da ogni angolazione.

Auguri quindi al Presidente Loiero e alla Giunta. Il nostro voto è favorevole.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Stancato. Ne ha facoltà.

Sergio STANCATO

La ringrazio per avermi dato la possibilità di esprimere, come gruppo dell’Udeur, il sostegno alla nuova Giunta, vorrei fare gli auguri di buon lavoro a tutti gli assessori - a quelli che c’erano e a quelli che sono subentrati -, senza dimenticare coloro che hanno lavorato in maniera proficua nell’interesse della Calabria come l’amico Donnici e l’amico Morrone.

Vede, Presidente, la nascita di questa Giunta è uno spartiacque tra una stagione che ha visto questa nostra terra, questa nostra politica calabrese, attraversata da eventi importanti e gravi, da eventi politici che hanno determinato un rallentamento dell’azione amministrativa, ma non per questo quella Giunta - che oggi praticamente si ripropone nei termini in cui la conoscevamo - abbia in qualche modo demeritato, assolutamente no. Noi, come Udeur, siamo convinti che quella Giunta abbia operato nell’interesse della Calabria, abbia prodotto dei risultati, mettendo in cantiere tante cose che oggi, inaugurando una nuova stagione: quella della responsabilità, andranno certamente a realizzarsi e a portare quel vento di speranza che gli elettori calabresi avevamo colto al momento delle elezioni regionali quando hanno votato l’amico Agazio Loiero.

Una stagione delle responsabilità, dicevo, soprattutto per quel che riguarda il Governo regionale attento alle esigenze e ai bisogni di questa nostra bellissima - ma amara - terra, ma anche una stagione delle responsabilità per questo Consiglio regionale che deve lavorare e legiferare, cambiare alcune cose che riguardano soprattutto il futuro e la programmazione di questa Regione - i fondi strutturali – e, anche, il modo di intendere le cose in questa nostra Regione.

Voglio semplicemente accennare alla formazione professionale. Ormai non possiamo andare più avanti con questo tipo di formazione professionale, abbiamo bisogno di una revisione completa che deve essere intesa come preparazione al mercato del lavoro. Come oggi viene fatta non va più bene. Dobbiamo riflettere insieme e cercare le motivazioni nell’interesse della Calabria, nello sviluppo e nel decollo di questa nostra Regione.

Caro Agazio, tu prima parlavi di De Gasperi che è stato il motore dell’Italia di quel tempo, noi abbiamo bisogno di figure di questo genere e di motori per far muovere questa nostra regione perché ci sono troppe incrostazioni, troppe sovrastrutture. Abbiamo bisogno di uomini che pensino ad una politica più alta, dedicandosi a questa nostra terra. In questo noi dell’Udeur ti saremo vicini e ti stimoleremo perché vogliamo che questa nostra regione cresca nella speranza di un futuro migliore. Vi ringrazio.

PRESIDENTE

Abbiamo finito gli interventi. La parola al Presidente Loiero per la replica.

Agazio LOIERO, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente, non farò una replica lunga, prima di tutto mi dispiace per tutti gli oratori che hanno parlato in mia assenza, ho avuto un incontro istituzionale con il Presidente del Consiglio che non abbiamo potuto differire e di questo mi scuso sinceramente.

Mi scuso anche se sarò disordinato nella esposizione, ma sentire 10-12 persone non aiuta moltissimo, anche perché grandi stimoli sono venuti anche dalle critiche più disparate e qualche raro riconoscimento che c’è anche stato. Più disparate perché provenienti da parti che sulla carta dovrebbero essere contrapposte ed alcune mi sono venute anche dalla mia stessa maggioranza, di cui avverto il peso perché per mia natura sono animato, quasi sempre, dal desiderio di emendarmi, quando le critiche sono giuste e mirate, non segnate da pregiudizi o non sono il prodotto di una delusione - confesso che là non posso farci niente.

Sempre nel disordine della mia esposizione, voglio ricordare a chi ha parlato di Gioia Tauro che io sono convinto – e lo sono davvero – che questa è una occasione storica e strategica, importantissima per lo sviluppo della Calabria. Io - per la fretta di non annoiarvi eccessivamente - non ho parlato delle tante opportunità che ci sono, perché è vero che noi in questo anno abbiamo anche perso del traffico per mille ragioni che non sto qui ad esporre, è verissimo, ma nei porti si perde traffico per problemi incubati a lungo, lungo l’arco degli anni. Voglio ricordarvi che nei 5 anni passati – senza voler far polemica con nessuno - Gioia Tauro ha segnato il passo e c’erano le condizioni di ogni tipo per farla andare in avanti. Noi in questo anno e mezzo – lo voglio ricordare perché molte volte queste cose si dimenticano – siamo riusciti a smuovere il problema essenziale di questo porto, che ha fondali molto profondi ma che aveva bisogno che gli stessi oltrepassassero i 18 metri. Questa gara è partita due mesi fa, dopo un lavoro fatto e partito con questa autorità portuale fatta dal vecchio Governo di concerto con il nostro e questo dà una grande speranza. Vedete, se abbinate questo al sistema mare-terra - anche questo è un problema strategico quanti altri mai -, permette di avere un risparmio di tempi che fa diventare - al di là del fatto che Gioia Tauro è un avamposto sul Mediterraneo - rispetto agli altri porti un elemento di straordinario valore e qualità. Naturalmente il prodotto di questo lavoro non si coglierà domani, è chiaro. L’azione della politica è quello di incubare fino a quando poi ci sarà un tempo per il raccolto. Io questo lo dico con estrema franchezza, non ricordo un solo atto nei 5 anni passati che abbia dato il senso del futuro a Gioia Tauro, eppure c’erano le condizioni anche territoriali perché questo avvenisse. Ricordo solamente una visita – facevo ancora parte del Governo nazionale – di Barnier -che io ho accompagnato in macchina - e che dopo aver avuto dei contatti mi ha fatto un quadro drammatico della situazione di Gioia Tauro. Lo voglio dire non per far polemica, ma dato che questo è diventato un elemento centrale, anche per una predisposizione naturale che ha il nostro Presidente del Consiglio - quello attuale - perché lo ha visto nascere, perché su Gioia Tauro ha investito con il suo governo anche in passato e talvolta ci ha messo in imbarazzo, perché io sono convinto, pur dando valore e un ruolo strategico a Gioia Tauro, che non sia tutto in Calabria. Ci sono altri territori che aspettano una ripresa, un rilancio e noi dobbiamo guardare anche a questo.

Qualcuno, poi, ha posto il problema del Piano sanitario. Dobbiamo fare un cronoprogramma di tutte le cose che mettiamo in cantiere. Noi contiamo di licenziare il Piano sanitario entro dicembre di quest’anno. Questo è un impegno – almeno per noi – poi naturalmente sarà oggetto di un confronto – immagino - serrato anche qui. Ci sarà bisogno al di là delle nostre differenziazioni, delle nostre divisioni e delle impostazioni ideologiche, di trovare una unità di fatto perché altrimenti non riusciremo davvero a governare questo processo. Qui la sanità è un problema e ci sentiamo spesso – a cominciare dal sottoscritto – inadeguati rispetto a dinamiche che camminano per proprio conto, a quello che succede nelle Asl e che non riusciamo a governare perché non abbiamo un sistema di controllo. Non abbiamo un sistema di controllo perché abbiamo colpe, e le abbiamo avute anche in passato e ne è prova il fatto che non si possa avere un controllo molecolare spesso anche nei bilanci. Non faccio un discorso di centro-destra o di centro-sinistra, chi va a governare un territorio difficile come il nostro necessiterà di stabilire tutti insieme priorità di bisogni e di esigenze. E’ chiaro che se, in tutto questo, non si inserisce un controllo molecolare della spesa, noi saremo fuori. Io non voglio che qui ci ritagliamo un merito, ma noi non abbiamo fatto parte - anche perché siamo stati molto oculati in questa prima fase, dato che avevamo a che fare con una materia davvero incandescente - delle sei Regioni che hanno sforato il patto di stabilità. Eppure non ho mai fatto una dichiarazione trionfalistica in questa direzione ed è vero che ho dovuto avvertire, anche ieri sera, sulla nuca l’ironia dei colleghi “ma come avrà fatto la regione Calabria che è ultima in tutto - no, onorevole Sculco, non siamo primi tra gli ultimi ma siamo ultimi in tutto, purtroppo - ad essere fuori dalle sedi segnate?” Non è stato un sortilegio, ci sarà stato un po’ di impegno nostro…

E vi dico anche che l’esodo sanitario negli ultimi sei mesi è cambiato. Noi abbiamo un’attenzione molto forte anche su questo aspetto. Ci sono delle eccellenze che ci cominciano a riconoscere, non molte, ma qualcuna c’è, una Crotone, una a Catanzaro e molte altre stanno sorgendo. Noi lavoriamo per investire in questa direzione, specie in quegli ospedali che possono trattenere più malati perché è una spesa insopportabile. Quindi, noi, come Giunta, comunque assumiamo l’impegno di licenziare il Piano sanitario e di aprire un confronto nella sede deputata a trattare questo tema - anche se quello sarà un indirizzo di governo che noi dovremo programmare insieme e questa è la sede giusta. Non sono offerte di lusinga che io voglio fare qui alla opposizione - io lo continuo a dire dappertutto e l’ho detto anche in conferenza stampa non sapendo che qualcuno avrebbe scritto anche questo… l’ho detto anche in assenza della opposizione -, io sento moltissimo questa necessità.

Ho fatto una intervista, e ho fatto un poco di ritardo, con un giornalista e una troupe di “Anno Zero” che credo abbia parlato anche con molti di voi. Il timore che questa Regione ripiombi in quella immagine totalmente deturpata - che, come sapete, è stata sempre il mio assillo sin dal mio primo discorso in Consiglio regionale - è diventato consistente. Mille cose, ci sono stati fattori esterni devastanti, che forse nessuno avrebbe retto. Poi, si ha audience quando si dice “ma perché non sciogliamo questa Calabria? Perché non la espelliamo dall’ordinamento unitario, dai consessi civili? mandiamola fuori”, questa è una cosa che si leggeva, si coglieva, si origliava anche nella passata legislatura e nell’altra ancora, state attenti, io mi ribellavo sempre come calabrese a questo e lo trovavo ingiusto, perché si riteneva, si comprimeva, tutta quella società libera, per bene, quella che paga doppi prezzi alla criminalità perché vive vicino, quella che vuole intraprendere e vorrebbe trovare occasioni di lavoro e deve passare per forza da questa Regione che diventa – come dicevo prima – il crogiolo di tutti i misfatti del mondo. Non è così, amici, non dobbiamo lasciare veicolare troppo questa idea. Ve lo dice uno che forse non è più giovane per far politica, ma lo dico anche per dare una speranza ai giovani e alla società calabrese. Malgrado quello che è stato affermato qui (non so se da Occhiuto ma comunque da qualcuno della opposizione…, che forse il consenso non c’è più, di andare al voto, io non so chi ha il consenso, ma certo è un momento di grande disordine, si sono alimentati ruggini e malintesi, malesseri della società calabrese), mi rendo conto che tutto è cambiato, specie negli ultimi mesi, ma dovendo ricordare e dovendomi affidare ai dati quando abbiamo votato alle amministrative, dopo le politiche, siamo stati l’unica Regione d’Italia a tenere lo stesso trend delle regionali sia alle politiche che alle amministrative. Lo voglio ricordare non per un elemento di trionfalismo o di enfasi che mi spinga e mi stimoli ad andare avanti, ma voglio dire che abbiamo tenuto un trend del 17 per cento. Oggi non credo sia più quello il dato, ma non è neanche sufficiente per far vincere un altro schieramento, credetemi. A chi gioverebbe? Pensate per un attimo quando si sente dire a questi nostri leader nazionali che vengono a saltabeccare in Calabria che bisogna sciogliere il Consiglio, questa è la semplificazione più mostruosa che si può fare, quella di unire tutto il buono e il cattivo, il malvagio e l’elemento generoso. Cioè, il fare di tutta l’erba un fascio perché tutti dovremo essere falciati come faceva in una immagine letteraria la falce del Manzoni. Non è così! In tutte le società ci sono diversità che non possono essere messe allo stesso livello.

Ancora due o tre cose voglio dire sugli enti, noi, certamente, dopo questo dibattito di oggi porremo in essere un crono-programma. Non abbiamo voluto farlo, non avevamo le condizioni, dobbiamo avere un supporto molto forte sul piano culturale sia per lo scioglimento che nell’immaginare qualcosa di diverso. In questa Regione ogni volta - lungo l’arco dei decenni – si inventava una cosa nuova e si tacitavano per sei-sette-otto mesi, un anno i calabresi e poi si gonfiavano i bilanci di debiti. Certo che ci deve essere l’elemento pubblico che guidi, ma non siamo più a quel tempo, a 20 anni fa, il pubblico è eccessivo, ipertrofico, ci espellerebbe dal consorzio della produttività. Non siamo più ai vecchi ritmi sindacalisti in cui tutto doveva passare per il pubblico, buono e cattivo. Non c’è questa condizione oggi, se non abbiamo un minimo di competitività dentro la testa saremo espulsi da tutti i consorzi, perché oggi quello che richiede la società è innovazione, ricerca e competitività. Non possiamo immaginare che tutto vada in questo grande contenitore. Non è possibile. Anche il lavoro, noi non possiamo permetterci un lavoro purché sia, il lavoro che dobbiamo immaginare in Calabria deve essere un lavoro produttivo o siamo espulsi da tutto. Non è un discorso di destra il mio, ma di chi sta con i piedi per terra. Quindi, metteremo le date, un crono-programma per tutto questo. Naturalmente lo vogliamo fare senza sbagliare eccessivamente.

Un’altra cosa su cui volevo rassicurare non la maggioranza - che lo sa e l’ho detto più volte in occasione delle cabine di regia e nei partiti dove ci siamo confrontati -, ma l’opposizione è che noi stiamo ponendo in essere un grandissimo investimento ed immaginiamo di programmare davvero per il 2007-2013 un altro sviluppo della Calabria. Ho detto che per tutti i territori in Calabria che sono stati per un destino malvagio, per la natura o una cultura diversa che ha segnato i politici di quei territori, cercheremo di stabilire un riequilibrio. Ci sono territori che, pur nell’indigenza, hanno avuto di più rispetto ad altri che non hanno avuto poco o nulla. Naturalmente, dopo il confronto con le Province, con gli Enti locali, con le Camere di commercio, col partenariato sociale e noi verremo qui e magari anche prima se ci sarà una occasione, adesso non riesco ad immaginare come. Noi vogliamo che, per questo tipo di sviluppo e per quest’ultima occasione, il rapporto con la opposizione sia fecondo.

Un’ultima cosa e chiudo. Dico al mio amico Trematerra - che conosco da quando era bambino, se lo posso dire - che non c’è rassegnazione nelle mie parole - e lo non per puntiglio -, ma sono invece fiducioso e anche per questa trasmissione televisiva ho dato il segno di una speranza forte che deve animare i gesti, perché un Presidente di una Regione come la nostra se non ha la speranza è la fine. Anche perché un politico deve sempre infondere speranza.

Certo, registro una cosa - e lo dico così senza fermarmi sulle polemiche che pure sono state evocate in quest’Aula -: la Giunta snella. Ma chi ha mai parlato di Giunta snella? Ho sempre detto fin dall’inizio che per come la Regione è stata immaginata, guardate, abbiamo fatto delle cose che nessuno aveva immaginato prima: il trasferimento delle funzioni e quindi del personale e questo ci permette di guardare ad una Regione completamente diversa. Ma oggi come oggi, a parte quelli volenterosi - che non sono i più -, diligenti, bravi e colti, i dirigenti della Regione che hanno queste caratteristiche sono pochi in Calabria, abbiamo una burocrazia che è lenta e che indugia in pratiche che non sono nobilissime spessissimo. Ebbene, davanti ad un dato di questo genere, una Giunta che accorpasse più deleghe rispetto a questo tipo di burocrazia sarebbe un dramma. Ma voi pensate come sarebbe probabilmente anche giusto che l’ambiente stesse insieme al turismo, non sarebbe più gestibile quell’assessorato e ve lo dico io dopo un anno e mezzo alla guida di questa Regione. E’ un elemento pratico. Dire Giunta snella è usare un flatus vocis che non ha alcun valore e alcun riscontro nella realtà, non ha senso. Ma come vi spiegate che un comune come Catanzaro può avere 14 assessori e noi dovremmo averne 7-8? Ma non ce la facciamo a gestire queste cose. Si può anche parlarne perché magari la polemica politica spinge in questa direzione, ma non è rispondente alla verità e alla realtà.

Mi fermo qui e non voglio neanche far polemica…

Mi è stato detto “ma lo Statuto…”- lo dico a Nucera - del cui intervento per il resto alcuni passaggi mi sono piaciuti -. Non mi si può dire che lo Statuto è stato costruito in quest’Aula perché Chiaravalloti ogni volta portava da fuori degli assessori esterni. Fare uno Statuto per Chiaravalloti - con tutto il rispetto e molti di voi sanno che è mio amico - : non posso sentire che si può fare uno Statuto per un uomo. Lo Statuto è uno strumento che deve durare per decenni e decenni, che forse non dà emozioni, ma che è uno strumento di razionalità. Sotto questo aspetto lo Statuto oggi, obiettivamente, in Calabria ha un limite - e non ci voglio tornare - enorme, non vi può sfuggire una cosa di questo genere: che un territorio che può avere bisogno di una specifica professionalità che la politica pur onnicomprensiva magari non rappresenta, può e deve poter ricorrere all’esterno. Obiettivamente è così, poi, naturalmente, io mi adeguo per primo a questo Statuto perché questa è la mia legge vigente. Se volessimo davvero, ci sarebbero tutte le condizioni - io stesso ho scritto una lettera al Presidente Bova.. – allora perché non valutiamo di far un dibattito sullo Statuto in quest’Aula e siamo noi a decidere alcune cose? Ebbene, amici, però io non mi sono permesso di immaginare di infrangerlo, perché ho avuto sempre titubanze e perplessità rispetto ad una opposizione, che allora era maggioranza, e che l’aveva votato questo Statuto. Però il problema esiste, amici, non possiamo eluderlo fino in fondo.

Questo voglio dire ed io chiudo cercando di dare una speranza. Se posso dire una cosa per la quale spero in chiusura mi si usi un poco di indulgenza, la voglio dire al mio amico Sculco che ha fatto un discorso che non è quello di un partito che per mille ragioni - adesso qui non è il caso di evocare - era fuori dalla Giunta e che oggi ci entra trionfalmente. Era il discorso di un partito che usciva dalla Giunta, non ci entrava, ma io voglio ricordare solo una cosa. Capisco molte cose e lui sa che io l’apprezzo - e non lo dico qui perché bisogna dirle… lo visto anche in privato in questi giorni e gli ho detto le stesse cose e non ho infingimenti -, è vero quello che dice: che bisogna aspirare a qualcosa di più, mi ha detto che io non mi posso accontentare di essere il primo degli ultimi, ma gli voglio ricordare che 8 mesi fa sul “Sole 24 ore” in una gerarchia che non meritavo davvero ero il primo di tutta Italia, adesso è probabile che sia l’ultimo, ma la colpa non è tutta mia.

PRESIDENTE

Ringraziamo il Presidente, la discussione è finita, scusate queste poche parole non burocratiche. Il confronto ha riguardato l’avvio di nuovi processi individuando per questa nuova ellisse un centro bifocale: l’Esecutivo e il Consiglio, nuovi atti amministrativi e nuove leggi.

In qualche modo in maniera formale con quello che si andrà a votare, ciascuno esprimendo il proprio voto, concretamente la vecchia Regione verrà gradualmente rottamata. La sfida è per vedere come nasce quella nuova. Retorica no. Utilizziamo lo Statuto. Poco fa all’inizio della discussione dicevamo che il termine utilizzato dal Presidente era stato uno, poi abbiamo tradotto lo stesso in integrazione dello stesso sulla base di articoli, di commi e di lettere ben precise dello Statuto e sulla base del Regolamento.

Non a caso lo Statuto e il Regolamento sanciscono non solo il voto formale, ma anche una forma alta di espressione. Su questa base – così come ha chiarito il Presidente della Regione al quesito posto dall’onorevole Occhiuto – nel complesso pongo in votazione il progetto di programma amministrativo numero 179 della 8^ legislatura e chiedo al consigliere segretario di fare la chiama.

Cosimo CHERUBINO, Segretario Questore

Fa la chiama.

PRESIDENTE

Prego i consiglieri di non spostarsi perché è stato già annunciata – ed io la porrò con mio positivo e personale convincimento – una mozione presentata dall’onorevole Morelli che riguarda le vicende di questi giorni a proposito della lectio magistralis di sua Santità Benedetto XVI a Ratisbona, che sottolinea la grande positività dei valori religiosi e soprattutto qualcosa che nel corso degli anni i fondamentalismi stanno facendo diventare desueto, l’elogio della tolleranza.

Faremo un voto formale, un doppio voto. Il primo per accogliere l’inserimento all’ordine del giorno di questa seduta – l’avevamo già annunciato – e il secondo per l’accoglimento - che mi auguro favorevole però anche su questo l’Aula è sovrana.

Prima di passare a questo vi annuncio l’esito del voto: presenti e votanti 35, hanno risposto sì, 28 consiglieri; hanno risposto no, 7 consiglieri. La proposta di provvedimento amministrativo integrativa del programma è approvata. Non ci sono astenuti.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

(Hanno votato si i consiglieri: Acri; Adamo; Amato, Bova, Censore, Cherubino, Chieffallo, De Getano, Frasca, Giamborino, Gagliardi, Guerriero, Incarnato, La Rupa, Loiero, Lo Moro, Magarò, Serra, Naccari, Pacenza, Pirillo, Principe, Racco, Sculco, Stancato, Sulla, Tripodi Michelangelo, Tripodi Pasquale; hanno votato no i consiglieri: Morelli, Numera, Occhiuto, Senatore, Malarico, Trematerra, Vilasi)

Mozione n. 22 in ordine alle gravi tensioni diplomatiche istituzionali seguite alla lectio magistralis di Sua santità Benedetto XVI a Ratisbona

Francesco MORELLI

Presidente, credo che - in pillole perché la questione del Santo Padre è a conoscenza di tutti ormai - si tratti appunto di difendere il principio di cristianità. Perfetto.

PRESIDENTE

Mentre la state leggendo, posso metterla ai voti?

Pongo in votazione la mozione presentata dall’onorevole Morelli.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

Convocazione della prossima seduta

PRESIDENTE

La seduta è tolta, il Consiglio sarà convocato a domicilio.

La seduta termina alle 22,45


Allegati

Congedi

Hanno chiesto congedo i consiglieri Feraudo, Tallini, Borrello.

(Sono concessi)

Annunzio di progetti di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono stati presentati alla Presidenza i seguenti progetti di legge di iniziativa della Giunta regionale:

“Istituzione e disciplina della Consulta Statutaria ‑ (Art. 57 dello Statuto)” P.L. n. 135/8^

E' assegnata alla quinta Commissione consiliare - Riforme e decentramento – ed alla seconda - Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

“Per la promozione di iniziative nel campo della formazione linguistica. (Delibera n. 420 del 29.06.2006)” P.L. n. 139/8^)

E' assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative - ed alla seconda - Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Sono stati presentati, inoltre, alla Presidenza i seguenti progetti di legge di iniziativa dei consiglieri:

Magarò, Acri – “Abrogazione del comma 4 dell'art. 29 della Legge regionale n. 7 del 21 agosto 2006”. (P.L. n. 136/8^)

E' assegnata alla prima Commissione consiliare – Affari istituzionali e affari generali.

(Così resta stabilito)

Acri – “Promozione del sistema integrato di sicurezza” (P.L. n. 137/8^)

E’ assegnata alla Commissione antimafia.

(Così resta stabilito)

Tallini, Occhiuto - “Modifica all'art. 15, comma 4, Legge regionale 21 agosto 206, n. 7 rubricata “Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario collegato alla manovra di assestamento di bilancio per l'anno 2006 ai sensi dell'art. 3, comma 4 della Legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8”. (P.L. n. 138/8^)

E' assegnata alla prima Commissione consiliare – Affari istituzionali e affari generali.

(Così resta stabilito)

Pizzini – “Abrogazione del comma 4 dell'art. 29 della Legge regionale n. 7 del 21 agosto 2006”. (P.L. n. 140/8^)

E' assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali e affari generali.

(Così resta stabilito)

Guerriero – “Interventi regionali in materia di usura” (P.L. n. 141/8^)

E’ assegnata alla Commissione contro il fenomeno della mafia e alla seconda - Bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:

“Comune di San Mango D'Aquino ‑ Proposta di inserimento nella Comunità montana dei “Monti Tiriolo Reventino Mancuso” con sede a Soveria Mannelli. (Delibera n. 577 dell’8/8/2006)” (P.P.A. n. 173/8^)

E' assegnata alla prima Commissione consiliare – Affari istituzionali e affari generali.

(Così resta stabilito)

“Approvazione rendiconto generale relativo all'esercizio finanziario 2004 ‑ Aterp Catanzaro ‑ (Delibera n. 515 del 31/7/2006)” (P.P.A. n. 174/8^)

E' assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio, programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

“Approvazione Rendiconto Generale relativo all'esercizio finanziario 2004 ‑ Aterp Cosenza ‑ (Delibera n. 516 del 31/7/2006)” (P.P.A. n. 175/8^)

E' assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio, programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

“Approvazione rendiconto generale relativo all'esercizio finanziario 2004 ‑ Aterp Crotone ‑ (Delibera n. 517 del 31/7/2006)” (P.P.A. n. 176/8^)

E' assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio, programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

“Approvazione rendiconto generale relativo all'esercizio finanziario 2004 ‑ Aterp Reggio Calabria ‑ (Delibera n. 518 del 31/7/2006)” (P.P.A. n. 177/8^)

E' assegnata alla seconda Commissione consiliare – Bilancio, programmazione economica e attività produttive.

(Così resta stabilito)

“Aggiornamento del programma di governo presentato dal Presidente della Giunta regionale. (artt. 16, comma 2, lettera a), 33, comma 4 dello Statuto e art. 57 del Regolamento)” (P.P.A. n. 179/8^)

Sono state, inoltre, presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo d’Ufficio:

“Surroga del consigliere regionale Luigi Fedele – dimissionario” (P.P.A. n. 171/8^)

“Surroga del consigliere regionale Giuseppe Morrone – dimissionario” (P.P.A. n. 172/8^)

E’ stata presentata, altresì, alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa dell’Ufficio di Presidenza:

“Schema di regolamento per il trattamento dei dati personali sensibili e giudiziari. (Delibera n. 38 del 3/7/2006)” (P.P.A. n. 178/8^)

Richiesta parere

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 607 del 27.05.2005, recante: “Revisione del sistema regionale delle ZPS (Direttiva 79/409/Cee "Uccelli” recante "Conservazione dell'avifauna selvatica" e Direttiva 92143/Cee "Habitat" relativa alla "Conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche". (Parere n. 17/8^)

E' assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente.

(Così resta stabilito)

Promulgazione di leggi regionali

In data 21 agosto 2006, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sottoindicate leggi regionali che sono state pubblicate sul Bollettino ufficiale della Regione Calabria, supplemento straordinario n. 3 del 28 agosto 2006:

1) Legge regionale n. 6 del 21 agosto 2006 recante: "Patto d'amicizia tra la Calabria ed il West Virginia";

2) Legge regionale n. 7 del 21 agosto 2006 recante: "Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario (collegato alla manovra di assestamento di bilancio per l'anno 2006 ai sensi dell'art. 3, comma 4, della Legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8";

3) Legge regionale n. 8 del 21 agosto 2006 recante: "Legge finanziaria regionale adottata in coincidenza con l'approvazione della Legge di assestamento del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2006, e del bilancio pluriennale 2006/2008";

4) Legge regionale n. 9 del 21 agosto 2006 recante: "Assestamento del bilancio di previsione della Regione Calabria per l'esercizio finanziario 2006 e del bilancio pluriennale 200612008 a norma dell'art. 22 della Legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8".

Dichiarazione di illegittimità costituzionale

La Corte costituzionale, con sentenza n. 310 del 18 luglio 2006, depositata in Cancelleria il 27 luglio 2006 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 56 commi 1, 2 e 3, della Legge regionale 3 ottobre 1997, n. 10 recante: "Norme in materia di valorizzazione e razionale utilizzazione delle risorse idriche e di tutela delle acque dell'inquinamento. Delimitazione degli ambiti territoriali ottimali A.T.O. per la gestione del servizio idrico integrato".

Interrogazioni a risposta scritta

Guagliardi. All’assessore regionale alla sanità. Per sapere – premesso che:

la Direzione generale dell'Azienda sanitaria n. 2 di Castrovillari, con nota n. 4 del 16/01/2006, comunicava la decadenza dall'incarico di responsabile del Distretto sanitario di San Marco Argentano del dott. Perri Antonio, per applicazione della L.R. n. 13/2005;

il succitato dott. Perri, con successiva nota, rispondeva alla Direzione generale che pur essendo scaduto temporalmente il suo incarico, lo stesso manteneva, sulla base della normativa vigente sugli incarichi, la titolarità del suo contratto, in assenza di una valutazione‑verifica negativa sul suo operato;

in data 02/02/2006 la Direzione generale pubblicava un avviso interno, attraverso cui chiedeva di presentare domanda di partecipazione a tutti gli interessati in possesso dei requisiti prescritti;

in virtù dell'avviso pubblico interno di cui sopra, hanno presentato istanza di partecipazione alla selezione n. 23 dirigenti, compreso il dott. Perri Antonio;

con nota del 26/06/2006, il dott. Perri chiedeva al Direttore generale la revoca della nota n. 4 del 16/01/2006 di cui sopra, ai sensi del disposto della Corte costituzionale, la quale, con sentenza n. 233 del 16/06/2006, riteneva illegittimo lo spoil system nella parte relativa all'art. 14, comma 3, della L.R. 13/2005, che prevedeva la fiduciarietà degli incarichi di direttore di Dipartimento e di distretto sanitario, facendoli decadere, poiché in contrasto con l'art. 97 della Costituzione;

con la stessa nota chiedeva, altresì, il rinnovo del contratto già scaduto il 15/10/2005, perché la sua gestione era stata valutata positivamente;

con delibera n. 690/2006, l’As n. 2 di Castrovillari conferiva l'incarico di direttore del Distretto di San Marco Argentano al dott. Sapio Carlo;

attraverso la citata delibera, così come la stessa recita, l’As n. 2 affidava l'incarico di che trattasi riconoscendo natura "fiduciaria" del rapporto fra la direzione strategica e quella distrettuale;

il D.Lgs. n. 229/1999 recita che "il direttore del Distretto è un dirigente dell'Azienda che abbia maturato una specifica esperienza nei servizi territoriali almeno da dieci anni";

il dott. Sapio Carlo, che è stato scelto fra i 23 dirigenti che hanno presentato istanza, pare non sia in possesso dei requisiti richiesti dal D.Lgs. n. 229/1999, poiché lo stesso era un dirigente del Servizio di dialisi del presidio ospedaliero di San Marco Argentano, che non è certamente un servizio territoriale -:

quanto sopra esposto è per accertare eventuali responsabilità di abuso personale nella individuazione del direttore del distretto suddetto;

qualora ciò fosse vero intervenire al fine di revocare la delibera n. 690/2006 dell'Azienda sanitaria n. 2 di Castrovillari e, indipendentemente dalla posizione giuridico‑amministrativa del dott. Perri Antonio, individuare il direttore del distretto di San Marco Argentano fra i dirigenti che hanno presentato istanza e che sono in possesso dei requisiti richiesti dalle vigenti disposizioni in materia.

(95; 08.08.2006)

Pizzini, Aiello, Gentile. All’assessore alle attività produttive. Per sapere – premesso che:

la Telecom Italia Spa è uno dei gruppi industriali più importanti del Paese, che opera in settori strategici per l'economia, le telecomunicazioni e lo sviluppo tecnologico;

sono ormai diventate costanti e preoccupanti le notizie su paventati scorpori di aziende importanti facenti parte del Gruppo, per una possibile vendita ad altri operatori stranieri, tenuto conto che la Telecom è passata da un regime di monopolio con circa 4.500 miliardi di utile d'esercizio ad una situazione di forte indebitamento;

addirittura si ha notizia che i vertici manageriali di Telecom Italia Spa avrebbero già dato mandato ad una banca d'affari per la vendita dell'azienda di telefonia cellulare;

le ripercussioni di tale scorporo appaiono molto gravi per gli interessi del Paese e per il personale dipendente, ed in particolar modo per le centinaia di lavoratori operanti in Calabria;

gli ormai quasi ufficiali scenari economico‑finanziari ed occupazionali non sembrano aver preoccupato la stampa nazionale e le organizzazioni sindacali -:

se risulta a verità la vendita dell'azienda di telefonia mobile Tim da parte di Telecom Italia Spa, e per di più se i possibili acquirenti sono operatori stranieri;

se risulta a verità che il Top management di Telecom Italia Spa avrebbe già dato mandato ad una banca d’affari di vendere la citata azienda di telefonia cellulare;

se risulta a verità, inoltre, la notizia dello scorporo della rete Telecom Italia secondo la direttiva Cee con contestuale passaggio alla Cassa depositi e prestiti;

se l’occupazione diretta ed indotta, con particolare riferimento ai dipendenti Telecom operanti in Calabria può avere negative ripercussioni sulla stabilità del posto di lavoro e/o su eventuali trasferimenti fuori Regione.

(98; 21.09.2006)

Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

in data 3 luglio 2006 con delibera n. 38 l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha approvato la delibera "Proposta di deliberazione dell'U.P. schema di regolamento per il trattamento dei dati personali sensibili e giudiziari artt. 20 e 21 D.Lgs. n. 196/2003 da sottoporre all'esame del Consiglio regionale, per il tramite della prima Commissione consiliare, richiedendone l'approvazione a norma di legge;

al contrario di quanto stabilito con la deliberazione n. 38 del 3 luglio 2006 dall'U.P. in data 3 agosto u.s., in sede di assestamento di bilancio, in snodo eterodosso é stata proposta e approvata la norma relativa al "trattamento dei dati sensibili e giudiziari" limitatamente al Consiglio regionale -:

i motivi di urgenza che hanno comportato la proposta e relativa approvazione della norma di cui sopra;

se, per come percepito e asserito vi è solo stato adeguamento con altri Consigli regionali si vuole conoscere, cosa e come si è copiato;

quali sono state le valutazioni di opportunità e le ragioni sottese alla scelta adottata;

quale il lavoro preparatorio che ha condotto alla scelta legislativa;

se e come si sono tenute di conto le possibili implicazioni pratiche contenute nella legge;

quali riferimenti e il coordinammo con altre disposizioni.

(99; 21.09.2006)

Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

a seguito dell'efferato omicidio del compianto Vicepresidente del Consiglio regionale, onorevole Franco Fortugno, la Regione, il Comune di Locri, altri Enti e Istituzioni hanno promosso la costituzione di Fo.Re.Ver. ‑ Forum per la Resistenza e per la Verità;

la Regione ha, con grande senso di responsabilità istituzionale, assicurato il totale, pieno e incondizionato supporto e apporto per la crescita culturale e sociale delle attività programmatiche elaborate dal Forum;

tra altro, per favorire la promozione e lo sviluppo del programma elaborato, erano state evidenziate le necessità di acquisire e/o dotare il Forum di adeguate strumentazioni tecnologiche e avanzati sistemi di comunicazione -:

lo stato dell'arte, di avanzamento e di attuazione delle attività progettuali delle iniziative del Forum;

i programmi di attività del Forum per il breve, medio e lungo termine;

le iniziative e gli atti che comportano conseguenze pratiche, oltre che di visibilità, per promuovere e sostenere il Forum anche in rapporto ai parametri di efficacia e efficienza e redditività dell'azione inerente la crescita culturale e sociale al fine di favorire sempre più l’affermarsi della "cultura della legalità" affrancata dalla "cultura del bisogno".

(100; 21.09.2006)

Pizzini, Gentile. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore al personale. Per sapere – premesso che:

in sede di approvazione della legge di assestamento del bilancio regionale è stato approvato, fra l'altro, lo scorrimento delle graduatorie relative soltanto all'area economico‑finanziaria ed a quella tecnica, escludendo senza apparente e plausibile motivo le altre due, relative alle aree amministrativa e socio‑culturale, e peraltro includendo ingiustificatamente gli interessati della graduatoria di cui alla legge n. 15/ 90;

il Consiglio di Stato ha escluso categoricamente, con sentenza n. 365/06 pubblicata sul Burc ‑ Supplemento ordinario del 23/3/06, la partecipazione degli appartenenti al contingente di cui alla legge n. 15/90 al concorso interno bandito dalla Regione Calabria nel 2001;

la legge "Bassanini" prevede il ruolo della dirigenza unica, in conseguenza della quale il personale che ha partecipato in passato al concorso per l'area socio‑culturale, risultato idoneo, oggi ricopre posti sia nell'area amministrativa e sia nell'area economico‑finanziaria -:

i motivi in base ai quali, in sede di approvazione della legge di assestamento del bilancio regionale, lo scorrimento delle graduatorie è stato approvato soltanto per le aree economico‑finanziaria e tecnica, e non anche per quelle dell'area amministrativa e socio‑culturale, contravvenendo a principi di equità e parità di trattamento del personale;

quali iniziative si intendono intraprendere in tempi rapidi per riportare ad equità e parità di trattamento le giuste aspettative di tutto il personale interessato delle aree amministrativa e socio‑culturale.

(101; 21.09.2006)

Interrogazioni a risposta orale

Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

nei giorni scorsi, come da notizie apparse sulla stampa regionale la Polizia provinciale della Provincia di Cosenza ha scoperto centinaia di pesci morti lungo gli argini del fiume Crati e più precisamente da località “Galatrella” di Terranova da Sibari sino alla sua foce;

l'area interessata da questa inspiegabile moria, lunga circa 18 Km, riveste una particolare importanza nel comprensorio non solo perché abbraccia il territorio di comuni a forte insediamento turistico ma anche e soprattutto perché dichiarata riserva naturale per le sue particolari caratteristiche e quindi sottoposta a precisi regimi di tutela e valorizzazione;

già negli anni passati nello stesso tratto del fiume Crati sono stati riscontrati episodi simili anche se di dimensioni più ridotte rispetto a quest’ultimo che, per numero di pesci morti ed ampiezza del fenomeno che ha colpito un lungo tratto di fiume fino alla sua foce, non può essere assolutamente sottovalutato anche e soprattutto perché questo fragile ecosistema potrebbe essere danneggiato definitivamente ed irreparabilmente con grave pregiudizio della fauna in esso presente;

nelle aree attraversate dal fiume Crati insistono numerosi insediamenti abitativi, a partire da quelli dell’area urbana di Cosenza e di Rende e molteplici insediamenti agricoli ed industriali che potrebbero, in maniera incontrollata, scaricare nelle acque del Crati reflui non depurati provocando un grave danno ambientale;

il problema dell’inquinamento fluviale rappresenta solo un tassello di un problema ambientale più generale che coinvolge tutto il territorio a cominciare dai corsi dei fiumi e dei torrenti -:

quali interventi la Regione Calabria abbia attuato per accertare e conoscere le cause e le responsabilità di questa moria di pesci;

quali iniziative la Regione ha intrapreso in materia ambientale e di tutela e valorizzazione del territorio.

(96; 28.08.2006)

Dima. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

presso il Comune di Canna (Cs) sono impiegati 35 lavoratori socialmente utili che svolgono un’attività lavorativa di 36 ore a settimana, suddivisa in 5 giorni a settimana, percependo una indennità mensile di 800 euro;

questi lavoratori socialmente utili dipendono dall’amministrazione comunale di Canna (Cs) che è responsabile per quanto previsto dalla normativa vigente e che li utilizza in svariati settori dell’attività comunale con particolare riferimento, a quelli in cui non può garantire continuità di servizio per carenza di personale dipendente come le attività di servizio e cura della persona, di risanamento ambientale, di tutela e valorizzazione del patrimonio, di recupero urbano e manutenzione ordinaria;

l’utilizzo di questi lavoratori è disciplinato da convenzioni appositamente stipulate con i soggetti attuatori in cui sono indicati modalità di espletamento delle attività lavorative, orario di lavoro, azioni da realizzare;

questi progetti di inserimento lavorativo dovrebbero portare ad una qualificazione professionale del personale impiegato al fine rii permettere al comune presso il quale prestano la propria attività lavorativa di essere dotato di personale preparato e capace di risolvere eventuali problemi che potrebbero sorgere nel corso dell'attività amministrativa;

in seguito alla firma di un protocollo di intesa tra il Ministero del lavoro e la Regione Calabria si dovrebbe giungere alla stabilizzazione dei lavoratori Lsu-Lpu -:

se è interesse della Regione verificare l'attuazione dei protocolli di intesa e delle convenzioni stipulate dal Comune di Canna (Cs) con riferimento particolare all’utilizzo di questi lavoratori Lsu;

l’esatto impiego di questi lavoratori al fine di evitare uno scorretto utilizzo degli stessi che non giova né ai diretti interessati né tanto meno alla qualità dei servizi che dovrebbero garantire.

(97; 11.09.2006)

Mozione

Il Consiglio regionale della Calabria

premesso che

le ultime vicende incentrate sulla lezione tenuta dal Papa nell’Università di Ratisbona hanno sconvolto i già precari equilibri mondiali sul delicato argomento riguardante le religioni monoteiste nel mondo;

le intenzioni di Sua Santità Benedetto XVI erano tutte incentrate alla lettura del dialogo dell’Imperatore Manuele II e il Persiano teologo al fine di dimostrare il valore imprescindibile del pacifico dialogo interreligioso basato essenzialmente sulle posizioni di chi cerca ciò che unisce da chi invece cerca ciò che divide;

le dichiarazioni del Santo Padre sono state pronunciate in un contesto accademico nel quale le argomentazioni erano di esclusiva pertinenza teologica e sicuramente volevano tendere a rafforzare la convinzione nei cristiani di sicura professione del Vangelo in un momento in cui è sentito forte il bisogno di difendere il proprio credo religioso nel mondo;

il modo in cui il Papa ha inteso affrontare la disquisizione teologica non può assolutamente essere sottoposto a censura poiché quando si riconosce l’importanza del dialogo interreligioso, essenzialmente basato sul rispetto della libertà del proprio credo, non si può al contempo strumentalizzare ed isolare le parole dal contesto in cui sono pronunciate al solo scopo di scatenare sentimenti di intolleranza e violenza gratuita;

Benedetto XVI ha fornito attraverso i Nunzi apostolici in tutto il mondo chiarimenti al fine di far conoscere e tradurre in tutte le lingue il testo completo letto il 12 settembre a Ratisbona per favorirne l’esatta comprensione;

impegna la Giunta regionale a promuovere iniziative tese a:

esprimere istituzionalmente vicinanza e solidarietà al Santo Padre nel ribadire con forza l'intenzione di garantire il rispetto della libertà religiosa ed impedire che tale richiamo sia strumentalizzato per atti di violenza o intimidazioni;

garantire sempre, ovunque e a chiunque il fondamentale diritto a professare senza coercizioni il proprio credo;

favorire sempre e comunque il pacifico dialogo interreligioso.

(22; 21.09.2006) Morelli

Risposta scritta ad interrogazioni

Fedele. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

dal 21 dicembre u.s. è operativa la serrata a tempo indeterminato dei laboratori privati di Analisi e di Fisioterapia ricadenti nel territorio dell'A.S.L. nr.11, a causa del mancato riconoscimento da parte della regione delle prestazioni effettuate con la mobilità;

il perdurare di tale situazione mette in grave stato di disagio la popolazione calabrese rischiando di non garantire alla stessa nemmeno il rispetto dei Lea;

l'intera vicenda potrebbe portare nel breve periodo ad una considerevole diminuzione occupazionale nel comparto (sono già state inviate le lettere di avviso di licenziamento);

l'Assessore avrebbe dichiarato che il mancato pagamento è da addebitarsi alla "inattendibilità" dei dati in possesso delle Strutture dell'Assessorato alla Sanità -:

1. se risulta a verità che il mancato pagamento delle prestazioni dovute alle summenzionate strutture sia da addebitare alla inattendibilità dei dati in possesso dell'Assessorato Regionale alla Sanità e, in tal caso, quali iniziative si intendono intraprendere per ascriverne le eventuali responsabilità;

2. quali concrete iniziative la Giunta Regionale intende adottare per ricomporre la disputa ponendo fine ad una drammatica situazione di disagio che rischia di ripercuotersi sui cittadini, mettendone a repentaglio il diritto alla salute;

3. perché a tutt’oggi non si sia provveduto alla definizione dei budget aziendali al fine di addivenire alla stipula dei relativi contratti con le strutture accreditate dell' Asl nr.11, così come avvenuto nelle aziende delle altre province calabresi.

(37; 22.12.2005)

Risposta – “Con riguardo alla nota in riferimento riflettente l'interrogazione in oggetto, giunta a questo Servizio in data 11 maggio 2006 per le vie ordinarie, si premette che:

l'interrogazione n. 37 del 22 dicembre 2005 si riferisce alla serrata del 21 dicembre 2005 dei Laboratori privati di Analisi e Fisioterapia ricadenti nel territorio dell'Asl 11 di Reggio Calabria.

La problematica relativa alla serrata di che trattasi è stata un fenomeno circoscritto al territorio dell'Asl n. 11 di Reggio Calabria nonostante le procedure per le rilevazioni della mobilità sanitaria, in uso fino alla data del 21 dicembre, fossero uguali in tutte le altre As e Ao della Regione.

Fino a tale data non era stato messo in atto un meccanismo di flusso di dati sulla produzione e sulla mobilità delle prestazioni specialistica ambulatoriali che fosse disciplinato in modo tale da essere considerato funzionale (in epidemiologia dei servizi sanitari si definisce: Robusto) almeno quanto il flusso dei dati delle Schede di dimissione ospedaliera (Sdo).

Le rilevazioni finora sono state estrapolate da schede cartacee riportanti i dati delle prestazioni di specialistica ambulatoriale.

Dette schede sono state trasmesse a firma dei direttori generali delle Aziende sanitarie della Calabria.

Pertanto si risponde all'interrogazione nel modo seguente:

1) Alla data del 22 dicembre 2005 non tutte le As e Ao della Calabria avevano ancora inviato i dati richiesti sulla specialistica ambulatoriale (e relativa mobilità) relativi all'anno 2004. In particolare l’As 11 di Reggio Calabria aveva inviato dati incompleti e privi della firma del direttore generale. Tutte le As e Ao della Calabria hanno inviato, entro il 06 marzo 2006, i dati della mobilità e del valore della produzione per l'anno 2004, certificata dai direttori generali. L'assessorato Tutela della Salute della Regione Calabria, poiché non era stato fatto in passato, ha provveduto a redigere il Decreto del dirigente generale n. 148 del 16 gennaio 2006, con il quale si è predisposto un flusso dati sulla specialistica ambulatoriale robusto come quello delle Sdo. Tale flusso sarà utilizzato per i dati dal 2005 in poi;

2) La disputa di che trattasi è stata già ricomposta sia a livello regionale che a livello locale e la serrata è terminata;

3) La definizione dei budget aziendali tiene conto dei dati trasmessi dalle As e Ao sulle prestazioni delle specialistica ambulatoriale e delle risultanze del riparto del Fondo sanitario regionale.

Il Dirigente di Servizio
Dott. Salvatore Lopresti

Sarra. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore ai trasporti e infrastrutture. Per sapere – premesso che:

il trasporto pubblico locale è garantito da aziende che operano mediante concessione e, l'affidamento da parte dell'ente Regione è ineludibilmente ed indissolubilmente legato all'erogazione dei contributi garantiti dalla legge n. 151 del 1981;

dal 1987 ad oggi l'ente ha applicato tale normativa in modo parziale e frammentario, erogando contributi assolutamente insufficienti e non rispondenti all'entità dei servizi già effettuati, i cui oneri hanno inciso pesantemente sui bilanci delle aziende concessionarie, costrette ad affrontare per anni la totale copertura dei costi d'esercizio;

l'inadempienza dell'ente, nonostante il riconoscimento delle pretese creditorie in ordine a sentenze della Corte di Cassazione ed ai continui solleciti della Corte dei Conti, ha determinato una situazione economica insostenibile per le aziende, esternata dalla decisione di attuare nell'ottobre 2005 il fermo dei servizi di trasporto locale. Il blocco fu temporaneamente scongiurato dal protocollo d'intesa siglato con l'Anav e l’Asstra a garanzia di trattative per la definizione dei rapporti economici per gli anni 1987‑2005 e dal successivo accordo tra l'esecutivo regionale ed i rappresentanti di categoria del 19/12/2005 relativo all'erogazione graduale delle competenze arretrate;

gli attuali parametri di determinazione dei contributi, adottati con effetto retroattivo, nella fase applicativa non tutelano le piccole aziende concessionarie, ulteriormente penalizzate da una metodologia del tutto inadeguata per la quantificazione dei contributi in essere, con palesi incongruenze rispetto ad aziende concessionarie di maggiore entità;

Che anche l'Atam di Reggio Calabria, a causa dei mancati versamenti dei contributi relativi al periodo 1987‑1999, si trova a dover affrontare una situazione finanziaria critica nonostante le evidenti potenzialità dell'azienda, dotata di uomini e mezzi in grado di garantire servizi efficienti per qualità e quantità, ma anch'essa penalizzata dai mancati accreditamenti e da un sistema di valutazione e distribuzione contributiva su base chilometrica manifestamente non proporzionale ai servizi effettuati e ad un’utenza sicuramente superiore rispetto ad altri comuni quali Lamezia, Vibo e Crotone;

occorre, indifferibilmente, colmare i ritardi contributivi maturati, anche in attuazione della legge 23/99 che riforma il trasporto pubblico locale ed in previsione del decentramento agli enti intermedi, le Province, della gestione del comparto;

è necessario tutelare il diritto delle aziende a partecipare, in condizioni ottimali e non precarie, con riferimento, nello specifico, ai piccoli imprenditori locali, alle procedure concorsuali previste dalla riforma del settore per l'affidamento attraverso i contratti di servizio in luogo del sistema attuale che prevede l'affidamento su concessione;

è stata istituita una Commissione mista per la predisposizione di proposte esaustive circa la definizione in toto dei rapporti economici e giuridici tra aziende ed ente Regione per le annualità 1987‑1999;

è indispensabile attuare la riorganizzazione del trasporto pubblico regionale e dar seguito all'adozione del sistema dei contratti di servizio in sostituzione del sistema di concessione di autoservizi, con l'obbligo per le aziende affidatarie di garantire standard minimi di qualità;

i servizi delle società di autolinee vanno integrati con il servizio ferroviario per la realizzazione di un’efficiente rete locale di trasporto, un comparto nel cui ambito debbono essere riconosciuti i diritti degli utenti con la carta dei servizi, delle aziende e dei loro dipendenti, nel quadro di una riqualificazione complessiva con disposizioni normative certe che tutelino un servizio pubblico emanazione diretta del “diritto costituzionale alla mobilità” soprattutto delle fasce più deboli: pensionati, studenti, pendolari;

va comunque rivisto il metodo di quantificazione e ripartizione dei fondi. Il ricorso alle fasce chilometriche in funzione dei disavanzi effettivi delle aziende, oltre ad essere inadeguato nei parametri di riferimento per la definizione dei costi, ha determinato di fatto, a causa degli effetti retroattivi, una disparità di trattamento tra piccole e grandi aziende a fronte dell'erogazione di un medesimo servizio. Le stesse imprese concessionarie hanno richiesto l'applicazione dei parametri di determinazione dei contributi non in funzione dei disavanzi effettivi, ma in funzione “dei costi standardizzati”, così come previsto dalla legge regionale n. 7/82 e successive, in attuazione della legge statale n. 151/8 e degli adeguamenti dei parametri a seguito degli accordi nazionali del 2004 relativi al costo del personale e del parametro trazione (carburante ‑ lubrificanti‑ pneumatici) -:

se e in che misura sia stata data attuazione agli accordi siglati nel dicembre 2005, relativi all'erogazione dei crediti pregressi maturati dalle aziende sino ad oggi ed in ordine ai lavori della Commissione mista per la predisposizione di una proposta per la chiusura definitiva dei rapporti giuridici economici e del contenzioso relativo agli anni 1987‑1999, per l’esatta determinazione della portata dei rimborsi e della loro concreta liquidazione;

quali siano gli stati previsionali relativamente alla tempistica ed all'iter procedurale, ai fini della concreta attuazione del programma regionale del trasporto pubblico locale relativo al triennio 2005‑2007, con particolare riguardo al possibile svolgimento delle procedure di gara ad evidenza pubblica per l'affidamento dei servizi a decorrere dal 1° gennaio 2007, stante l'attribuzione di compiti specifici all'ente Regione ai sensi della legge regionale 23/99 e successive di coordinamento, controllo generale e ruolo di governo complessivo del sistema;

se si intenda tener conto dell'esigenza espressa dalle aziende concessionarie e quindi giungere ad un'intesa in tal senso, relativamente ad una possibile revisione del metodo di quantificazione dei contributi in funzione ”dei costi standardizzati” e non in funzione “dei disavanzi effettivi” ed in ordine ai sopravvenuti accordi nazionali concernenti gli adeguamenti dei parametri del personale e del parametro trazione (carburante, ecc.);

se e quali atti siano stati predisposti per far fronte alla copertura dei contributi relativi al periodo 1987‑1999 a favore dell'Atam di Reggio Calabria, in relazione ai crediti pregressi dell'azienda nei confronti dell'ente Regione;

se, infine, non si ritenga opportuno, nel caso specifico dell'Atam, intervenire per eliminare incontrovertibili distorsioni nel sistema di dotazione chilometrica che è alla base della definizione dei contributi. Una dotazione chilometrica che negli anni è stata notevolmente ridotta, secondo una logica inversamente proporzionale rispetto alle effettive esigenze dell'utenza reggina, il cui fabbisogno è sicuramente di gran lunga superiore se rapportato a quello degli altri capoluoghi di provincia, nei cui confronti si è invece registrato un aumento considerevole della dotazione chilometrica e quindi dei contributi da erogare.

(66; 23.05.2006)

Risposta – “Con riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, trasmessa allo scrivente Dipartimento con nota prot. n. 756 del 26/06/2006 di codesta Segreteria, si esprimono, punto per punto, le seguenti considerazioni:

“…se e in che misura sia stata data attuazione agli accordi siglati nel dicembre 2005, relativi all'erogazione dei crediti pregressi maturati dalle aziende sino ad oggi ed in ordine ai lavori della Commissione mista per la predisposizione di una proposta per la chiusura definitiva dei rapporti giuridici economici e del contenzioso relativo agli anni 1987 ‑ 1999, per l'esatta determinazione della portata dei rimborsi e della loro liquidazione…”

Per quanto concerne il periodo pregresso 1987/1999, occorre evidenziare, in primo luogo, che la Regione Calabria, con delibere di G.R. n. 919/2000 e n. 23/2003, ha già erogato a tutte le imprese esercenti servizi di T.P.L. pubbliche e private a titolo di acconto, quasi interamente (più precisamente nella misura del 93 per cento) i deficit di esercizio accertati dalla Commissione tecnica in esecuzione dell'art. 5 della L.R. 12/1997 e che il contenzioso in atto davanti alla competente autorità giurisdizionale riguarda non già la mancata erogazione del rimanente 7 per cento bensì il parametro di determinazione dei contributi che, secondo la tesi sostenuta dalle imprese concessionarie sarebbero dovuti non già in funzione dei "disavanzi effettivi" delle aziende (per come fissato in maniera vincolante dalle leggi regionale nn. 12/1997 e 14/2000) ma in funzione dei "costi standardizzati " di cui alla legge regionale n. 7/1982.

Il Piano di riparto definitivo, da sottoporre all'approvazione del Consiglio regionale, è ancora in corso di elaborazione da parte della Commissione Tecnica in conseguenza delle numerosissime richieste di rettifica presentate dalle imprese concessionarie interessate.

Per quanto concerne, invece il periodo pregresso 2000/2005, si conferma che nella manovra di assestamento/variazione del corrente bilancio di previsione già deliberata dalla Giunta regionale, di prossima approvazione in Consiglio regionale in (sostanziale) attuazione dell'accordo siglato il 19/12/200)5, è previsto uno stanziamento straordinario di Euro 30.000.000,00 che verrà liquidato in due annualità successive a partire; dall'esercizio 2007 (anziché 2006).

Infine per quanto concerne il corrente anno 2006, si conferma che nella suddetta manovra di assestamento/variazione del bilancio di previsione, in attuazione del richiamato accordo del 19/12/2005, è previsto sull'apposito capitolo di spesa uno stanziamento ulteriore di Euro 17.060.000,00 per assicurare la copertura complessiva e finale di Euro 94.560.000,00 corrispondente alla copertura totale dei costi per come determinati e quantificati dall'art. 1 della L.R. 18/2001.

“Quali. siano gli stati revisionali relativamente alla tempistica ed all’iter procedurale ai fini della concreta attuazione del Programma regionale del Trasporto pubblico locale relativo al triennio 2005‑2007...”

In merito alle attività di programmazione in materia di T.P.L., la Giunta regionale ha approvato nel corso del mese di dicembre 2005 sia il programma regionale del Trasporto pubblico locale relativo al triennio 2005-2007 sia la proposta del livello dei servizi minimi, di cui, rispettivamente, agli articoli 10 e 14 della L.R. 23/1999 e s.m.i.

I suddetti strumenti di programmazione che prevedono l’avvio delle procedure di gara per l'affidamento dei servizi di Tpl a decorrere dall’1 gennaio 2007, sono ancora al vaglio della competente Commissione consiliare.

Giova, ad ogni modo, evidenziare che il legislatore nazionale, con la Legge n. 51 del 23 febbraio 2006, di conversione, con modifiche del decreto legge 30.12.2005, n. 273 (c.d. decreto "mille proroghe"), ha altresì previsto, all’art. 3, comma 2 bis, la possibilità per le Regioni di disporre con legge, una eventuale proroga dell’affidamento dei servizi fino ad un massimo di due anni (in precedenza la legge finanziaria 2006 ‑ L.266/2005 aveva previsto un solo anno), cioè fino al 31.12.2008.

La proroga vale per aziende partecipate da Regione o enti locali che abbiano ceduto una quota di almeno il 20% del capitale sociale o del 20% dei servizi a società di capitali, anche consortili, cooperative e consorzi, purché non partecipate da Regioni o da enti locali; oppure: se sia stato dato luogo a un nuovo soggetto societario mediante fusione di almeno due società affidatarie di servizio di trasporto pubblico locale alla costituzione di società consortile, con predisposizione di un piano industriale unitario, di cui siano soci almeno due società affidatarie di servizio di trasporto pubblico locale.

“…se si intenda tener conto dell'esigenza espressa dalle aziende concessionarie... relativamente ad una possibile revisione del metodo di quantificazione dei contributi in funzione dei "costi standardizzati” e non in funzione dei "disavanzi effettivi”…”

Si ribadisce che il parametro di determinazione dei contributi contributi per le imprese pubbliche e private esercenti servizi di T.P.L.:

per il periodo pregresso 1987/1999 è fissato in maniera vincolante dalle leggi regionali nn. 12/1997 e 14/2000 in funzione dei "disavanzi effettivi" delle aziende;

‑ a decorrere dall'anno 2000 invece, è fissato in maniera vincolante dalla legge regionale n. 18/2001 in funzione dei "costi standardizzati" stabiliti dalla medesima legge.

L'eventuale modifica dei detti parametri rimane quindi di esclusiva competenza del legislatore regionale.

“…Se e quali atti siano stati predisposti per far fronte alla copertura dei contributi relativi al periodo 1987 ‑ 1999 a favore dell'Atam di Reggio Calabria in relazione ai crediti pregressi dell'azienda nei confronti dell'Ente Regione…”.

Si rinvia alle considerazioni già espresse in relazione al primo quesito dell'interrogazione.

“Se, infine, non si ritenga opportuno, nel caso specifico dell'Atam, intervenire per eliminare incontrovertibili distorsioni nel sistema di dotazione chilometrica che è alla base della definizione dei contributi. Una dotazione chilometrica che negli anni è stata notevolmente ridotta, secondo una logica inversamente proporzionale rispetto alle effettive esigenze dell'utenza reggina, il cui fabbisogno è sicuramente di gran lunga superiore se rapportato a quello degli altri capoluoghi di provincia, nei cui confronti si è invece registrato un aumento considerevole della dotazione chilometrica e quindi dei contributi da erogare”.

Contrariamente a quanto affermato nel testo dell'interrogazione, l’Atam S.p.A. di Reggio Calabria negli ultimi anni non solo non ha subito alcuna diminuzione della dotazione chilometrica autorizzata per il trasporto urbano, che risulta essere attestata a 3.173.935 bus*km/anno, quanto, non è riuscita neanche ad effettuare per intero i previsti programmi di esercizio, per come risulta dalle attestazioni rilasciate anno per anno dal Comune di Reggio Calabria e dal Presidente dell'azienda (2.8014.559 bus*km nell'anno 2000; 3.003.744 bus*km nell'anno 2001; 3.007.525 bus*km nell'anno 2002; 3.009.728 bus*km nell'anno 2003; 3.141.235 bus*km nell'anno 2004; 3.161.546 bus*km nell'anno 2005).

Invero, nella nuova proposta tecnica concernente i servizi minimi di trasporto pubblico urbano, già approvata dalla Giunta regionale con deliberazione n. 1205 del 27.12.2005 ed attualmente al vaglio della competente Commissione consiliare alla città di Reggio Calabria sono stati assegnati 3.512.530 bus*km/anno, con una variazione rispetto al dato attuale di + 338.595 bus*km/anno.

Si rimane a disposizione per fornire eventuali ulteriori chiarimenti in merito.”

Il dirigente generale

(Avv. Antonio Izzo)

Occhiuto. All’assessore all’agricoltura, foreste e forestazione. Per sapere – premesso che:

l'Arssa, Agenzia regionale per lo sviluppo dei servizi in Agricoltura con sede in Cosenza, versa in una grave e preoccupante condizione da diversi mesi per effetto dell'azzeramento delle attività che l'Agenzia forniva al mondo agricolo calabrese, che è stato causa di indebitamento costante e crescente nel tempo;

attualmente, per la mancata disponibilità di risorse e di cassa dell'Agenzia, non è stato possibile procedere all'approvazione del bilancio preventivo 2006;

in conseguenza di quanto sopra precede, si è determinata la mancata corresponsione non puntuale degli stipendi ed oneri riflessi ai dipendenti e addirittura non si è proceduto alle spettanze dovute per quiescenza al personale collocato a riposo anticipato in godimento della legge regionale n. 8/2005;

tale situazione economica disastrata, evidenziata in data 24 gennaio 2006 dal Presidente pro‑tempore (Valerio Donato) in audizione di Commissione bilancio e attività economiche e produttive, viene ad essere oggi gravata da altri costi per il conferimento di incarichi dirigenziali a dieci divulgatori agricoli funzionari dell'Agenzia e a due unità esterne reclutate nei dipendenti dell'ex Esac Impresa, oltre all'assunzione in organico Arssa di tre nuove unità (divulgatori agricoli) che vanno ad incrementare, in un periodo oggettivamente delicato, l'attuale organico dei 229 già presenti nell'Agenzia -:

in assenza dell'approvazione, da parte del Consiglio regionale, della proposta della nuova “pianta organica” trasmessa dal consiglio di amministrazione Arssa, possOno essere nominati ulteriori dirigenti in contrasto con le norme vigenti in materia, senza che siano stati effettuati concorsi e pur in presenza di 21 dirigenti attualmente in servizio;

le nomine effettuate rispettano i dettami di legge e contrattuali;

le citate assunzioni sono state effettuate in conformità al ruolo della divulgazione agricola per come normato dall'articolo 13 della stessa legge istitutiva dell'Agenzia e mai, fino ad oggi, applicato;

il numero e le nomine effettuate a dirigente sono compatibili con quanto stabilito nel decreto legislativo del 30 marzo n. 165/2001, che detta le norme generali sull'ordinamento del lavoro nelle amministrazioni pubbliche;

detti funzionari “divulgatori agricoli”, per l'istituzione di un efficiente servizio d'assistenza tecnica e di divulgazione agricola comunitaria, nazionale e regionale, per questo formati e prefissati dai vari Regolamenti Cee 270/79 e successivi, possono avere l'incarico di dirigente, snaturando così gli obiettivi ed i princìpi per cui sono stati assunti;

le nuove assunzioni effettuate di “divulgatori agricoli” non contrastano in particolare con l'articolo 16, comma 6, della legge istitutiva dell'Agenzia Arssa;

l’Arssa rispetta quanto dettato nell'articolato della legge regionale n. 8 del 2 marzo 2005, “per realizzare il necessario contenimento della spesa corrente”, avendo collocato in quiescenza i vecchi dirigenti e, a distanza di poche settimane, dotando l'Agenzia, senza la pianta organica approvata, di nuove figure dirigenziali, raddoppiando così gli oneri di spesa;

le risorse finanziarie destinate a tale costo sono determinate in base alle compatibilità economico‑finanziarie definite nei documenti di programmazione e di bilancio;

è stato disposto controllo ispettivo ed eventualmente sostitutivo (giusto articolo 14 della legge 15/93) da parte dell'assessorato all'agricoltura, “responsabile finale per l'erario”, per accertare il regolare funzionamento dell'Arssa.

(67; 23.05.2006)

Risposta – “In riferimento alla richiesta di chiarimenti, a seguito delle interrogazioni a risposta scritta n. 73/8^ e n. 67/8^, formulate dall’onorevole Gentile "Sulle assunzioni e sui recenti incarichi dirigenziali operati dal Consiglio di amministrazione dell'Arssa", e dall’onorevole Occhiuto "In ordine alle nuove assunzioni e sui recenti incarichi dirigenziali operati dal consiglio di amministrazione dell’Arssa", acquisite al protocollo di questo Dipartimento in data 12 luglio 2006, lo scrivente trasmette copia delle informative inviate dal Presidente dell’Agenzia, prof. Valerio Donato, inerenti agli aspetti organizzativi interni all’Arssa.

Peraltro questo assessorato, per quanto di sua competenza, è particolarmente sensibile e attento alle problematiche dell’Arssa sia sotto l'aspetto finanziario che operativo.

Non a caso si sta adottando una politica che volge verso una ridisciplina dell’attività e dei compiti dell’Agenzia, anche attraverso dismissioni di beni e razionalizzazione di funzioni, volte a convogliare risorse e attività verso compiti propri dell’Arssa, tesi all’ammodernamento e allo sviluppo del comparto agricolo calabrese.

Prof. Mario Pirillo
(Assessore all’Agricoltura)

OGGETTO: Interrogazione n. 67 del 23.5.2006

In riferimento all'interrogazione n. 67 del 23 maggio 2006, fatta pervenire in copia a questa Agenzia per i dovuti chiarimenti, si comunica quanto segue.

In ordine alla prima richiesta secondo cui si vuole sapere se:

in assenza dell'approvazione, da parte del Consiglio regionale, della proposta della nuova “pianta organica" trasmessa dal C.d.A. Arssa, possano essere nominati ulteriori dirigenti in contrasto con le norme vigenti in materia, senza che siano stati effettuati concorsi e pur in presenza di 21 dirigenti attualmente in servizio;

si precisa che l’Arssa non ha nominato nuovi dirigenti. In virtù dell'esodo, della vacanza dei posti, nell'impossibilità di procedere diversamente allo svolgimento delle funzioni ed in attesa dei concorsi si è proceduto all'attribuzione di incarichi temporanei.

In ordine all'attuale situazione formale della dotazione organica è bene ricordare che:

con L. R. 22.4.1985 n. 21, "Norme per il recepimento dell'accordo del 29.04.1983 per il personale dell'Ente di Sviluppo Agricolo in Calabria (Esac)", veniva disciplinato lo stato giuridico ed il trattamento economico del personale dell'Ente.

In particolare, l'allegato B di detta Legge, richiamato dall'art. 31, fissava in complessive 1.200 unità lavorative, articolate in dieci livelli, il contingente numerico del personale così distinto:

Liv. X                   II^ qualifica dirigenziale n. 15;

Liv. IX      I^ qualifica dirigenziale n. 110;

Liv. VIII    qualifica "Funzionario" n. 122;

Liv. VII     "Istruttore Direttivo" n. 180;

Liv. VI      "Istruttore"                n. 298;

Liv. V                   "Collaboratore professionale" n.100;

Liv. IV      "Esecutore"    n. 300;

Liv.III                   "Operatore"               n. 35;

Liv. II                   "Ausiliario"                n. 40;

In data 24.2.92 il Commissario straordinario pro‑tempore adottava la deliberazione n. 102/CS relativa alla "Equiparazione dell'assetto organizzativo Esac ai fini dell'attribuzione della indennità di funzione di cui alla “L.R. 6 del 2.5.1991". Con detto provvedimento, trasmesso alla Commissione regionale di controllo atti Esac e divenuto esecutivo per decorso dei termini, dava, altresì, atto dell'assetto organizzativo e funzionale dell'Ente.

Con L.R. 31.7.1992 n. 11 (Disciplina dei Servizi di Sviluppo Agricolo ‑ Applicazione del Regolamento Cee. n. 270/79 e del Regolamento Cee. n. 1769/87) all'Esac venivano demandate le attività relative ai Servizi di Sviluppo Agricolo.

Successivamente la Regione Calabria, con L.R. 14.12.1993 n. 15, istituiva l’Arssa - Agenzia regionale per lo sviluppo e per i servizi in agricoltura ‑ e sopprimeva l’Esac, abrogando, altresì, tutte le leggi regionali relative alla disciplina dell'Esac, le norme e i provvedimenti, anche di carattere organizzativo, in contrasto con gli obiettivi di cui all'art. 2 della stessa legge. In funzione dell'art. n. 16, il personale di ruolo dell'Esac veniva messo a disposizione dell'Arssa con le qualifiche, l'anzianità ed il trattamento economico in godimento all'atto del passaggio.

Ulteriori compiti ed attività venivano poi affidati all'Arssa dalla L.R. 26.07.1999 n. 19 relativa alla "Disciplina dei servizi di sviluppo agricolo nella Regione Calabria".

In data 12.4.1999 l'Amministrazione adottava la deliberazione n. 43/C/99, con la quale approvava la struttura organizzativa dell'Agenzia in funzione dei compiti istituzionali previsti dalla L.R. 15/93 e di quelli assegnati dalla citata L.R 11/92, la relativa pianta organica costituita da 588 unità ed il regolamento organico del personale.

In ordine alla predetta deliberazione n. 43/99 ‑ inviata ai sensi dell'art. 16, comma 2, della L.R. 15/93, all'assessore regionale all'agricoltura per il successivo inoltro alla Giunta regionale - dagli incontri tenutisi tra gli organi dell'Ente e il predetto assessorato emergeva la necessità di una rivisitazione limitatamente al numero dei settori e dei servizi proposti. Veniva così adottata la deliberazione n. 113/C/99 del 12.11.1999. Con tale atto veniva revocata la citata deliberazione n. 43 ed approvata la struttura organizzativa dell'Agenzia, la pianta organica ed il regolamento organico.

Sulla detta deliberazione, anch'essa trasmessa per l'approvazione a norma dell'art. 16, comma 2, L.R. 15/93, non interveniva poi alcuna determinazione da parte dei competenti organi regionali, sicché in prosieguo veniva adottata la deliberazione consiliare n. 31/C/2000, con la quale, al fine di consentire che i compiti demandati all'Agenzia dal legislatore regionale potessero essere efficacemente svolti e per far fronte agli adempimenti connessi all'applicazione dei Ccnl di comparto, ritenuto necessario provvedere alla ridefinizione provvisoria dell'assetto organizzativo dell'Ente tenuto conto delle variazioni oggettive intervenute nel tempo, di compiti e di dotazione organica, si procedeva alla presa d'atto dell'organizzazione strutturale dell'Ente.

Con successiva deliberazione 113/C/2000 del 14.12.2000 il consiglio di amministrazione, per ovviare alla situazione di ritardo nell'approvazione della dotazione organica da parte dell'organo regionale, riteneva necessario, nelle more, determinarla in via provvisoria in base alle modalità fissate dalla legge n. 662/1996 (Legge Finanziaria), art. 1, comma 52, e cioè in misura pari ai posti coperti al 31/8/1996, nonché ai posti per i quali alla stessa data risultavano in corso di espletamento o banditi concorsi, ridotti del 15% ai sensi del comma 53 della stessa norma, con il risultato di ottenere una dotazione organica minimale che la stessa Legge, per la fattispecie indicata, riteneva congrua in via presunta.

La dotazione organica provvisoria così determinata ammontava ad un totale di n. 875 unità cosi distinte:

Dirigenti n. 69;

Ex VIII ^ livello funzionale n. 176;

Ex VII^ livello funzionale n. 92;

Ex VI^ livello funzionale n. 244;

Ex V^ livello funzionale n. 57;

Ex IV^ livello funzionale n. 212

Ex III^ livello funzionale n. 26;

Ex II^ livello funzionale n. 1.

Successivamente interveniva la Legge n. 289 del 17.12.02 (Legge Finanziaria 2003), che all'art. 34 prescriveva alle PP.AA. di provvedere alla rideterminazione della dotazione organica nel rispetto, tra l'altro, del principio dell'invarianza della spesa e del limite massimo dei posti in organico vigenti al 29.9.2002 (commi 1 e 2) e, sino al perfezionamento dei predetti provvedimenti, di determinare le dotazioni organiche in via provvisoria in misura pari ai posti coperti alla data del 31.12.02, tenuto conto dei posti per i quali, alla stessa data, risultassero in corso di espletamento procedure di reclutamento, di ‑mobilità o di riqualificazione del personale (comma 3).

Attesa l'intenzione di ridefinire la struttura organizzativa varata con la deliberazione n. 44/01 per renderla, sia a livello centrale che periferico, più rispondente alle mutate esigenze operative in relazione ai compiti demandati all'Agenzia, il consiglio di amministrazione, uniformandosi a quanto stabilito dalle richiamate norme (Legge 298/02), con deliberazione n. 54 del 5.3.2003, procedeva alla definizione della dotazione organica provvisoria, riservandosi di provvedere a quella definitiva a seguito del nuovo assetto organizzativo in via di definizione.

La dotazione organica provvisoria veniva tosi individuata: Dirigenti n. 52, Ctg. D/3 n. 176, Ctg. D/1 n. 92, Ctg. C n. 34, Ctg B/1 n. 6, per un totale di 360 unità.

Con successive deliberazioni n. 121 del 28.9.2004, n. 244 del 31.12.2004 e, da ultima, con deliberazione n. 33 del 28.3.2006, regolarmente trasmesse al competente assessorato venivano proposti i provvedimenti definitivi in funzione dell'evoluzione legislativa ed operativa. Nessuno di tali atti è stato mai approvato, per cui l'Ente, allo stato, è provvisto di una pianta organica provvisoria, determinata sulla base di precise disposizioni legislative, che prevede n. 52 Dirigenti.

In ordine alla seconda richiesta con la quale si vuole sapere se:

le nomine effettuate rispettano i dettami di legge e contrattuali;

si precisa che: le funzioni dirigenziali sono state attribuite, al personale con profilo professionale di divulgatore agricolo categoria D 6, in funzione del combinato disposto di cui al comma 8 dell'art. 7 della L.R. 2.5.2005, n. 8, nonché dell'art. 19, comma 6, del D.Lgs. 30.3.2001 n. 165, integrato e modificato, e della dichiarazione congiunta n. 1 del C.C.N.L ‑ Area dirigenza ‑ Comparto Regioni e autonomie locali approvato in data 22.2.2006.

Per quanto riguarda la terza richiesta:

le citate assunzioni sono state effettuate in conformità al ruolo della divulgazione agricola per come normato dall'art. 13 della stessa legge istitutiva dell'Agenzia e mai, fino ad oggi, applicato;

si precisa che:

l’art. 13 della L.R. 31.7.92 n. 11 inerente alla "Disciplina dei servizi di sviluppo agricolo ‑ Applicazione del regolamento Cee n. 270/79 e del regolamento Cee n. 1769/87" prevedeva l'istituzione del ruolo della divulgazione agricola.

L'art. 16 della successiva L.R. 14.12.1993 n. 15 relativa all’Istituzione dell'Agenzia regionale per lo sviluppo e i servizi in agricoltura (Arssa)", in sede di primo inquadramento del personale dell'Agenzia, prevede testualmente al comma 1: "Il personale di ruolo dell'Esac è messo a disposizione dell'Arssa con le qualifiche, l'anzianità ed il trattamento economico in godimento all'atto del passaggio e viene inquadrato nel nolo dell'Agenzia, con provvedimento del Consiglio di amministrazione, sulla base delle qualifiche possedute nell'Ente di provenienza e conferite all'Arssa.". L'art. 13 della stessa Legge afferisce invece a "Patrimonio e finanziamenti".

Il Consiglio di Amministrazione dell'epoca ha inteso applicare letteralmente il dettato del richiamato art. 16 della L.R. 15/93 con l'adozione della deliberazione n. 3 del 9.1.1995.

Le funzioni in discorso, comunque, sono state attribuite temporaneamente, per la durata di un anno nell’ambito di strutture strettamente inerenti all’attività di divulgazione agricola, per le quali non è disponibile altro personale con specifica competenza.

Relativamente alla quarta richiesta:

il numero e le nomine effettuate a dirigente sono compatibili con quanto stabilito nel Decreto legislativo 165/2001, che detta le norme generali sull'ordinamento del lavoro nelle amministrazioni pubbliche;

si ribadisce quanto avanti precisato in ordine al secondo quesito e si aggiunge che con deliberazione consiliare n. 34 del 28.3.2006 sono stati fissati criteri e modalità di conferimento delle funzioni dirigenziali nelle more dell'attivazione delle procedure concorsuali. Con successiva deliberazione consiliare n. 44 del 26.4.2006 si procedeva al conferimento delle dette funzioni sulla base dei criteri individuati previo esame dei fascicoli personali dei dipendenti interessati.

Quanto al numero, la disciplina applicabile sembra proporre un conflitto tra norme giacché mentre il D. Lgs. 165/2001 prevede la possibilità di nomina di un numero pari al 10%, la disciplina delle L.R. 2.5.2005 n. 8 prevede la facoltà di nomina di dirigenti in numero pari al 50% dei dipendenti dimissionari.

L'ipotetica aporia può sopportare una soluzione nella necessità di consentire un'azione efficiente e di garantire il servizio, nonché nell'applicazione della norma successiva e speciale che fa prevalere la L.R.. n. 8/2005. Tutto ciò fermo restando che ancora alcuna nomina a dirigente è stata effettuata.

In ordine al quinto punto:

Detti funzionari "divulgatori agricoli” per l'istituzione di un efficiente servizio d'assistenza tecnica e di divulgazione agricola comunitaria, nazionale e regionale, per questo formati e prefissati dai vari Regolamenti Cee 270/79 e successivi, possono avere l'incarico di dirigente snaturando così gli obiettivi ed i principi per cui sono stati assunti;

si ribadisce quanto già evidenziato al punto tre e, comunque, dimostrazione indiretta della possibilità di poter affidare incarichi di funzioni dirigenziali a divulgatori agricoli deriva dal comma 3, art. 12, della L.R. 11/92, ancorché non più vigente, laddove stabiliva la possibilità di accésso alla dirigenza da parte dei divulgatori agricoli.

Per quanto riguarda il sesto quesito:

le nuove assunzioni effettuate di "divulgatori agricoli" non contrastano in particolare con l'art. 16, comma 6, della legge istitutiva dell'Agenzia Arssa;

si evidenzia in proposito che, nel caso di specie, non si tratta di "assunzioni" ma di affidamento di incarichi temporanei per lo svolgimento di funzioni dirigenziali ai sensi dell'art. 19, comma 6, del D. Lgs. 165/2001 e succ. int. e modificaz. Tali incarichi possono essere conferiti a persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, che abbiano svolto attività in organismi ed enti pubblici o privati ovvero aziende pubbliche o private con esperienza acquisita per almeno un quinquennio in funzioni dirigenziali, o che abbiano conseguito una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e post-universitaria, da pubblicazioni scientifiche o da concrete esperienze di lavoro maturate, anche presso amministrazioni statali, in posizioni funzionali previste per l'accesso alla dirigenza, o che provengano dai settori della ricerca, della docenza universitaria, delle magistrature e dei ruoli degli avvocati e procuratori dello Stato.

La dichiarazione congiunta n. 1, già citata, specifica che nel disposto del comma sopra citato rientra il personale di categoria D.

Nel punto sette si chiede se:

l’Arssa rispetta quanto dettato nell'articolato della L.R. 8 del 2.3.2005 "per realizzare il contenimento della spesa corrente" avendo collocato in quiescenza i vecchi a distanza di poche settimane, dotando l'Agenzia, senza la pianta organica approvata, di nuove figure dirigenziali raddoppiando tosi gli oneri di spesa;

in proposito si fa presente che la L.R. 8 del 2.5.2005, all'art. 8, comma 7, obbliga a decurtare in misura non inferiore al 50% i posti resisi vacanti per effetto dell'esodo incentivato. Poiché di detto esodo hanno fruito 19 dipendenti con la qualifica di dirigente, sono stati conferiti incarichi per lo svolgimento di funzioni dirigenziali a n. 10 dipendenti di categoria D, per come previsto dalla normativa avanti citata. Ciò consente di contenere la maggiore spesa in E. 108.000,00, mentre se si fosse proceduto altrimenti la spesa sarebbe stata pari ad E. 845.000,00, con conseguente ed evidente risparmio, nelle more che vengano indette le necessarie procedure concorsuali al fine di evitare la completa paralisi dell'Agenzia.

Per quanto riguarda il punto otto nel quale si chiede se:

‑ le risorse finanziarie destinate a tale costo sono determinate in base alle compatibilità economico‑finanziarie definite nei documenti di programmazione e di bilancio;

si precisa che:

la spesa relativa all'affidamento degli incarichi in argomento rientra nelle previsioni del bilancio 2006 approvato dal Consiglio Regionale in data 4.8.2006.

In ordine alla richiesta di cui al punto nove:

E' stato disposto controllo ispettivo ed eventualmente sostitutivo (giusto art. 14 della L. 15/93) da parte dell'assessorato all'agricoltura "responsabile finale per l'erario" per accertare il regolare funzionamento dell'Arssa; si precisa che l'argomento non è di competenza dell'Agenzia.”

 Il Presidente

(Prof. Avv. Valerio Donato)

 

Guagliardi. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alla tutela salute. Per sapere – premesso che:

il servizio sanitario nazionale sin dalla degli anni ‘60 si serve, per l'attività specialistica pubblica sul territorio, dell'opera dei medici specialisti ambulatoriali convenzionati interni;

tali professionisti hanno un rapporto di lavoro convenzionato subordinato a tempo indeterminato, del tutto sovrapponibile a quello di un medico dipendente. Essi, infatti, sono vincolati al S.S.N. con le stesse regole di incompatibilità esistenti per un medico dipendente e ricevono, ai fini fiscali dall'amministrazione sanitaria, il modello 101 come un qualsiasi dipendente da strutture pubbliche. Il loro rapporto di lavoro è di tipo orario con un minimo di un'ora settimanale e un massimo di 38 ore settimanali; l'orario viene di volta in volta incrementato, secondo le esigenze delle aziende sanitarie, che pubblicano su apposito Albo le ore di attività specialistica necessarie e tali ore vengono assegnate tramite una graduatoria che viene di anno in anno aggiornata dal Comitato zonale provinciale;

attualmente, in Calabria operano circa 700 medici specialisti convenzionati a tempo indeterminato distribuiti nelle nostre aziende territoriali, i quali assicurano quasi un milione di prestazioni specialistiche nelle varie branche di attività;

con l'accordo collettivo nazionale 271/2001, dopo anni di tribolazioni, iniziati nientemeno che col ministro De Lorenzo che, con uno scellerato decreto, sanciva di fatto l'abolizione (ad esaurimento) della figura del medico specialista ambulatoriale pubblico, a tutto vantaggio dell'attività specialistica convenzionata esterna (ambulatori privati, oggi accreditati), si è di fatto provveduto a riaprire l'area della specialistica convenzionata interna, prevedendo nell'accordo del 2001 la possibilità di assegnare ore di attività specialistica a nuovi e giovani medici con un rapporto di lavoro a tempo determinato;

nel corso di questi ultimi quattro anni, in Calabria, ai 700 medici a tempo indeterminato se ne sono aggiunti altrettanti a tempo determinato, tutti operanti come medici specialisti convenzionati interni. Il rinnovo del contratto a tempo determinato viene ratificato di anno in anno dalle aziende sanitarie ed è vincolato, essenzialmente, alla produttività dei professionisti e, poiché la maggior parte dei medici supera gli obbiettivi in termini di erogazione di prestazioni specialistiche, le aziende rinnovano gli incarichi di anno in anno;

con l'ultimo accordo collettivo nazionale del 23 marzo 2005, stipulato dalla Sisac e fatto proprio dalla Conferenza Stato-Regioni, il legislatore ha inteso dare la possibilità alle varie Aziende Sanitarie Territoriali di trasformare il rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, riaprendo definitivamente l'area dell'attività specialistica convenzionata interna. Si è inteso, cioè, stabilizzare questi professionisti e si è definito un percorso virtuoso in termini di costi, infatti il medico a tempo determinato, appunto per la precarietà dell'incarico, costa alla collettività circa il 25 per cento rispetto ad un medico specialista a tempo indeterminato;

affinché le aziende si determinino per la trasformazione del rapporto di lavoro, è indispensabile la stipula di un apposito accordo tra le organizzazioni sindacali rappresentative e l'assessorato alla salute della Regione Calabria, soluzione adottata dalla maggior parte delle Regioni italiane che, da tempo, hanno provveduto alla stipula del predetto accordo;

la Regione Calabria è tra le poche che non hanno ancora recepito quanto scritto nell'accordo collettivo nazionale. Un ritardo che penalizza gravemente i medici specialisti della nostra regione a vantaggio dei medici specialisti risiedenti in altre regioni d'Italia, infatti poiché all'atto della pubblicazione di ore di attività specialistica da svolgere negli ambulatori pubblici, hanno diritto di prelazione i medici con rapporto a tempo indeterminato, succede da un po’ di tempo che le ore vengano assegnate a professionisti di altre regioni (Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise, Sicilia, solo per citare le regioni più vicine) nelle quali, da più mesi, l'assessorato alla salute ha provveduto a redigere il dispositivo;

se l'Assessorato non si determina al più presto per la stipula dell'accordo con le organizzazioni sindacali rappresentative, gli incarichi di attività specialistiche convenzionate interne saranno affidati a medici di altre regioni che, dopo diciotto mesi, così come previsto da contratto, avranno la possibilità di trasferire le ore assegnate in Calabria nella loro terra di origine;

i medici specialisti convenzionati a tempo determinati calabresi, circa 700, sono allarmati - è un eufemismo - e si sentono giornalmente beffati e demotivati -:

se non intende provvedere a sanare il ritardo di questo accordo che, oltre a stabilizzare tante centinaia di medici specialisti ambulatoriali convenzionati interni, comporta per il bilancio regionale un significativo risparmio economico.

(68; 31.05.2006)

Risposta – “Con l'interrogazione in oggetto specificata, l’onorevole Gagliardi ha chiesto al Presidente della Giunta regionale ed all'assessore regionale con delega alla Salute "se non intende provvedere a sanare il ritardo nella stipula con le OO.SS. rappresentative, dell'accordo per la trasformazione del rapporto di lavoro degli specialisti ambulatoriali da tempo determinato a tempo indeterminato".

In merito, si trasmette copia della delibera della Giunta regionale n. 333 adottata già nella seduta del 6 maggio 2006, con la quale, a seguito delle trattative ‑‑‑tenutesi con le associazioni sindacali di categoria in sede di Comitato permanente regionale, è stato approvato l'articolato contenente le norme per la trasformazione del rapporto di lavoro dei suddetti professionisti.

Si resta a disposizione per ogni eventuale ulteriore chiarimento.”

Il dirigente di Settore                                                  Il dirigente generale
(Dott. Luigi, Rubens Curia)                                        (Dott. Raffaele Faillace)

 

Pizzini. All’assessore all'Urbanistica. Per sapere – premesso che:

il santuario della Madonna delle Armi, nel Comune di Cerchiara di Calabria, è uno dei più conosciuti e venerati centri monastici di tutta la regione ed uno dei più antichi manufatti bizantini della zona, essendo stato eretto nel 1400;

l'area sulla quale sorge, situata a 1.000 metri di altitudine, è una delle più suggestive terrazze di fronte al mare Ionio, meta, specie durante il periodo estivo, di migliaia di turisti e di fedeli;

il Comune di Cerchiara di Calabria intende realizzare, proprio a ridosso del santuario, essendo previsto ad una distanza di appena 38 metri, un manufatto in cemento armato per destinarlo a punto informativo;

la maggior parte dei cittadini cerchiaresi è contraria alla realizzazione del punto informativo a ridosso del Santuario, avendolo peraltro civilmente manifestato in passato attraverso l'invio di 1.500 cartoline all'allora ministro per i beni culturali;

decine di appelli sono stati lanciati da varie associazioni, fra cui il Wwf, “Italia Nostra” ed il Club Alpino Italiano, nonché da numerosissimi personaggi della cultura;

anche il Tg3 calabrese si è occupato, in passato, della vicenda con ben due servizi;

nell'aprile del 2005, in sede di conferenza presieduta dal soprintendente regionale dei beni culturali, il Comune di Cerchiara di Calabria ha assunto l’impegno di rivisitare il progetto iniziale, che avrebbe dovuto essere nuovamente sottoposto al tavolo di concertazione;

in data 15 dicembre 2005 il Comune ha approvato, all'insaputa di tutti, una variante al progetto con modifiche progettuali ridicole e senza l'atteso spostamento del manufatto ad almeno 200 metri dal santuario -:

se è a conoscenza delle violazioni perpetrate dal Comune di Cerchiara di Calabria nelle procedure di approvazione del progetto del punto informativo;

se è operativo il programma “Paesaggi e identità”, che punta a promuovere azioni ed interventi per individuare e combattere gli scempi urbanistici;

se è intenzione, in ogni caso, intervenire al più presto per bloccare la costruzione a ridosso del santuario, tenuto conto che i lavori di realizzazione del manufatto in cemento armato sono stati già avviati, al fine di non rendere, quindi, irrimediabile qualsiasi iniziativa istituzionale che fosse assunta in ritardo.

(72; 12.06.2006)

Risposta – “Per disposizione rimessa il 15/06/06 da parte di codesto Assessorato, lo scrivente servizio ha espletato verifiche tecniche necessarie per accertare lo stato della pratica relativa alla costruzione dei manufatto oggetto di interrogazione di un consigliere regionale e di segnalazioni da parte di associazioni culturali, in quanto ritenuto non compatibile con il sito ove ubicato, nelle adiacenze dello storico Santuario della Madonna delle Armi, nel territorio comunale di Cerchiara di Calabria.

Si premette che, in attuazione della Legge regionale n. 34/02 e dell’art. 61 della Legge urbanistica regionale n.19/02 le competenze in ordine alla vigilanza urbanistica e provvedimenti consequenziali sono transitate alle Province, a far data dal 1/01/2006.

In data 16/06/06 questo Servizio ha invitato il responsabile dell'Ufficio tecnico del Comune interessato a produrre, con la massima urgenza, gli elaborati tecnici e gli atti amministrativi pertinenti all'argomento in oggetto, unitamente ad una dettagliata relazione illustrativa. Successivamente, in data 03/07/06 è pervenuta la documentazione accompagnata da una nota di trasmissione del tecnico responsabile del 26/06/06, prot. 2258, con esclusione della relazione illustrativa richiesta.

Dall'esame degli atti trasmessi, si è potuto rilevare che l'intervento consiste nella relazione di un edificio, in origine (21/03/2000) previsto con struttura di legno, da destinare a "Punto informativa c/o il Santuario S. Maria delle Armi", di mq. 120 c.a di superficie coperta con tetto e ad un piano ft., parzialmente seminterrato, e successivamente ridimensionato con l'approvazione di una variante edilizia a mq. 60 c.a in muratura. L'intervento progettato, da realizzare a cura del Comune con fondi assegnati dall'Ente Parco nazionale del Pollino, per come si rileva dagli atti e constatato che in merito si rileva una carente documentazione ed elaborazione tecnica che possa confermare tale assunto, ricadrebbe su porzione di suolo di proprietà comunale e porzione di proprietà dell’amministrazione del Santuario S. Maria delle armi.

Dalla documentazione consegnata si rileva che il progetto originario ha ottenuto pareri favorevoli preliminari, con prescrizioni, da parte della Soprintendenza per i Beni architettonici e per il paesaggio per la Calabria, con note n. 5049 del 15/10/2002 e n. 36/P del 5/02/2003, ai sensi del D.Lgs. n. 490/99, nonché parere preventivo, con prescrizioni, da parte del Corpo forestale dello Stato, con nota n.18852 del 25/11/2003, per mq. 100 c.a. di movimenti di terra.

Risulta, inoltre, che per l'approvazione del Progetto esecutivo di variante è stata indetta una specifica Conferenza dei servizi, con nota n. 4826 del 16/1l/2005 e tenuta il 7 5/12/2005, ai sensi dell'art.14 e succ. mod. della Legge 241/90, volta a concordare ed ottenere i necessari pareri ed autorizzazioni esclusivamente da parte della Soprintendenza Dap, Corpo forestale dello Stato ed Ente Parco del Pollino. Da informazioni assunte dal responsabile del procedimento, ad oggi i lavori risultano sospesi, per problemi contrattuali con la ditta esecutrice, e la realizzazione effettuata consiste nella prima sistemazione del terreno di posa del fabbricato, previo opere di sottofondazione.

Alla luce degli elementi acquisiti ed esaminati, nonché dalla verifica dello previsioni dello strumento urbanistico vigente (Pdf) del Comune di Cerchiara di Calabria, questo Servizio rileva che:

l’area d'intervento ricade parte in zona di tipo "A", parte in zona "Verde di rispetto" e parte in area destinata a strada di piano. Il programma di fabbricazione del Comune di Cerchiara prescrive che le aree libere in zona "A" sono inedificabili, mentre per la zona "Verde di rispetto "si vincola la specifica destinazione a verde, in quanto è posta al fine di inibire ogni altra attività, oltre alla piantumazione consentita di essenze verdi, e costituisce una mera zona di salvaguardia e di rispetto attorno all'impianto storico monumentale del Santuario. Infine, anche per la porzione dell'area stradale interessata, per la sua specifica destinazione a strada pubblica di piano fuori del centro abitato, è inibita l'edificabilità, ai sensi della L. 17/8/42 n.1150 e succ. mod. Pertanto, se ne deduce che, secondo lo previsioni dello strumento urbanistico vigente del Comune, l'intero sito destinato alla costruzione in esame è in edificabile e, pertanto, la sua destinazione prevista dal progetto non risulta conforme al P.d.F.;

per quanto attiene al procedimento di approvazione del progetto adottato dal Comune, la conferenza dei servizi effettuata risulta carente, poiché oltre agli argomenti di competenza delle Amministrazioni invitate (Soprintendenza Bap, Corpo forestale dello Stato ed Ente Parco), avrebbe dovuto trattare anche la necessaria variante urbanistica, cioè la richiesta di approvazione del progetto in variante alle previsioni del vigente strumento urbanistico del Comune. Tale procedimento, previsto dall'art, 14 della legge urbanistica regionale n.19/02, sebbene richiamato nella nota. di indizione della Conferenza, non risulta effettuato e rispettato. Pertanto, il progetto non risulta approvato in variante al f.d.F., né con la procedura anzi citata, né in forza dell'art. 19 del Dpr 8/06/01 n. 327 e succ. mod. riservato all'approvazione di opera pubblica o di pubblica utilità non conforme alle previsioni urbanistiche.

Per quanto sopra, si evince una sostanziale difformità del progetto alle previsioni dello strumento urbanistico vigente (Paf) nel Comune di Cerchiara di Calabria e pertanto la sua realizzazione sarebbe illegittima.

Nel manifestare la necessità. di segnalare la circostanza agli Enti interessati, per l'adozione degli opportuni provvedimenti di rispettiva competenza, tanto si trasmette per quanto richiesto.”

Il dirigente del servizio

(Arch. Ferruccio Lione)

Gentile, Fedele, Pizzini, Trematerra. All’assessore all'agricoltura e foreste. Per sapere – premesso che:

l’Arssa – Agenzia regionale per lo sviluppo dei servizi in agricoltura – con sede in Cosenza, versa da diversi mesi in una grave e preoccupante condizione, per effetto dell'azzeramento delle attività che l'Agenzia forniva alle imprese agricole calabresi, contribuendo a causare un indebitamento costante e crescente nel tempo;

sono ormai diventati costanti i notevoli ritardi nella corresponsione degli stipendi ed oneri riflessi dei dipendenti, nonché addirittura non si è proceduto alla corresponsione delle indennità di fine rapporto al personale collocato a riposo di recente, ai sensi della legge regionale n. 8/2005;

pur in presenza di una acclarata e difficilissima situazione economica e finanziaria, peraltro evidenziata dal Presidente pro‑tempore dell'Agenzia (prof. Valerio Donato) nell'ambito dell'audizione in Commissione bilancio e attività economiche e produttive tenutasi in data 24 gennaio 2006, il bilancio dell'ente è stato gravato di altri consistenti ma evitabili costi, derivanti dal conferimento di incarichi dirigenziali a 10 divulgatori agricoli dell'Agenzia e a 2 unità esterne reclutate fra i dipendenti dell'ex Esac Impresa, nonché dall'assunzione in organico dell'Arssa di 3 nuove unità (divulgatori agricoli), che vanno ad incrementare l'attuale organico, in un periodo oggettivamente delicato che dovrebbe presupporre il massimo rigore finanziario ed economico, di 229 unità già presenti nell'Agenzia -:

se sono legittimi gli atti proposti da un direttore generale facente funzione dell'Arssa, ed in particolare se sono legittime le proposte riguardanti il personale e le nomine di nuovi dirigenti, stante la specifica previsione normativa del vigente Statuto dell'Agenzia;

se, in assenza dell'approvazione da parte del Consiglio regionale della proposta della nuova pianta organica trasmessa dal consiglio di amministrazione dell'Arssa, possono essere nominati ulteriori dirigenti rispetto a quelli già presenti ed in servizio, in contrasto con le norme vigenti in materia, senza che sia stata data effettiva pubblicità e senza che siano stati effettuati concorsi di pubblica evidenza;

se le nomine comunque effettuate rispettano tutte le norme di legge, regolamentari e contrattuali in materia;

se le citate assunzioni sono state effettuate in conformità al ruolo della divulgazione agricola, per come normato dall'articolo 13 della stessa legge istitutiva dell'Agenzia, fino ad oggi non applicato;

se il numero e le nomine effettuate di dirigenti sono compatibili con quanto stabilito dal decreto legislativo n. 165 del 30 marzo 2001, che detta norme generali sull'ordinamento del lavoro nelle amministrazioni pubbliche;

se detti funzionari “divulgatori agricoli” possono ottenere, per l'istituzione di un efficiente servizio di assistenza tecnica e di divulgazione agricola comunitaria, nazionale e regionale, l'incarico di dirigente, snaturando così gli obiettivi ed i princìpi per cui erano stati assunti;

se le nuove assunzioni effettuate di “divulgatori agricoli” non contrastano in particolare con l'articolo 16, comma 6, della legge istitutiva dell'Arssa;

se l’Arssa rispetta quanto previsto dalla legge regionale n. 8 del 2 marzo 2005 in tema di realizzazione del necessario contenimento della spesa corrente, avendo collocato di recente a riposo numerosi dirigenti e sostituendoli dopo poche settimane, peraltro senza disporre di una pianta organica approvata ed incrementando notevolmente i costi;

se è stato disposto il controllo ispettivo, ed eventualmente quello sostitutivo, da parte dell'assessorato all'agricoltura nella sua qualità di responsabile finale per l'Erario, al fine di accertare il regolare funzionamento dell'Arssa.

(73; 12.06.2006)

Risposta – “In riferimento alla richiesta di chiarimenti, a seguito delle interrogazioni a risposta scritta n. 73/8^ e n. 67/8^, formulate dall’onorevole Gentile "Sulle assunzioni e sui recenti incarichi dirigenziali operati dal Consiglio di amministrazione dell'Arssa", e dall’onorevole Occhiuto "In ordine alle nuove assunzioni e sui recenti incarichi dirigenziali operati dal consiglio di amministrazione dell’Arssa", acquisite al protocollo di questo Dipartimento in data 12 luglio 2006, lo scrivente trasmette copia delle informative inviate dal Presidente dell’Agenzia, prof. Valerio Donato, inerenti agli aspetti organizzativi interni all’Arssa.

Peraltro questo assessorato, per quanto di sua competenza, è particolarmente sensibile e attento alle problematiche dell’Arssa sia sotto l'aspetto finanziario che operativo.

Non a caso si sta adottando una politica che volge verso una ridisciplina dell’attività e dei compiti dell’Agenzia, anche attraverso dismissioni di beni e razionalizzazione di funzioni, volte a convogliare risorse e attività verso compiti propri dell’Arssa, tesi all’ammodernamento e allo sviluppo del comparto agricolo calabrese.

Prof. Mario Pirillo
(Assessore all’Agricoltura)

 

Oggetto: Interrogazione n. 73 del 12.6.2006

In riferimento all'interrogazione n. 73 del 12 giugno 2006, fatta pervenire in copia a questa Agenzia per i dovuti chiarimenti, si premette:

che l’Arssa è ente di diritto pubblico a finanza derivata (artt. 1 e 19 L. R. 14.12.1993 n. 15) e che tra le principali difficoltà dell'Ente vi è la mancata erogazione dei previsti finanziamenti regionali, che hanno comportato notevoli ritardi anche nell'erogazione delle spettanze del personale;

che i 10 divulgatori agricoli in discorso non hanno avuto nomine a dirigente bensì mero affidamento di funzioni dirigenziali temporanee, a termini della normativa vigente, al fine di evitare la paralisi totale dell'Agenzia per effetto dell'esodo incentivato di ben diciannove unità dirigenziali e che lo stesso vale per le due unità di Esac Impresa già in servizio, da tempo, con qualifica e retribuzione di dirigente e le cui spese gravano comunque sul contributo ordinario che la Regione Calabria eroga per l'Agenzia.

che non vi è stata alcuna assunzione di tre nuove unità di divulgazione agricola. In attuazione del Decreto del dirigente generale del dipartimento agricoltura, foreste e forestazione della Regione Calabria n. 3680 del 3.4.2006, l’Arssa si è limitata ad ospitare presso le strutture tre divulgatori indicati dal Dipartimento al fine dello svolgimento di uno stage.

Ciò premesso, per quanto riguarda il primo punto della richiesta:

se sono legittimi gli atti proposti da un direttore generale facente funzione dell'Arssa ed in particolare se sono legittime le proposte riguardanti il personale e le nomine di nuove dirigenti, stante la specifica previsione normativa del vigente Statuto dell'Agenzia;

si precisa che a seguito delle dimissioni del direttore generale pro‑tempore, a far data dal i 5.3.2006, si è reso necessario attribuire, a decorrere dalla stessa data, quelle funzioni a dirigente dell'Agenzia per la durata di tre mesi, senza maggiori oneri per l'Ente stesso, e che tale dirigente è stato nominato, anche al fine dì garantire la necessaria continuità gestionale, direttore generale dell'Arssa dal 12 giugno 2006, per la durata di mesi nove.

Stante la separazione tra i poteri di indirizzo e quelli gestionali derivanti dal D.Lgs. 165/2001, le funzioni attribuite al dirigente facente funzioni di direttore generale non posso subire limitazioni di sorta.

Per quanto riguarda le "nomine di nuovi dirigenti" si fa presente che, nella specie, si tratta di mera attribuzione di funzioni dirigenziali a personale con profilo professionale di divulgatore agricolo categoria D 6, in funzione del combinato disposto di cui al comma 8 dell'art. 7 della L.R. 2.5.2005, n. 8, nonché dell'art. 19, comma 6, del D.Lgs. 30.3.2001 n. 165, integrato e modificato, e della dichiarazione congiunta n. 1 del Ccnl ‑ Area dirigenza ‑ comparto regioni e autonomie locali approvato in data 22.2.2006.

In ordine alla seconda richiesta con la quale si vuole sapere:

‑ se in assenza dell'approvazione da parte del Consiglio regionale della proposta della nuova "pianta organica" trasmessa dal CdA Arssa, possano essere nominati ulteriori dirigenti rispetto a quelli già presenti ed in servizio in contrasto con le norme vigenti in materia, senza che sia stata data effettiva pubblicità e senza che siano stati effettuati concorsi di pubblica evidenza;

sì precisa che l’Arssa non ha nominato nuovi dirigenti. In virtù dell'esodo, della vacanza dei posti, nell'impossibilità di procedere diversamente allo svolgimento delle funzioni ed in attesa dei concorsi si è proceduto all' attribuzione di incarichi temporanei.

In ordine all'attuale situazione formale della dotazione organica è bene ricordare che:

con L.R. 22.4.1985 n. 21, "Norme per il recepimento dell'accordo del 29.04.1983 per il personale dell'Ente di sviluppo agricolo in Calabria (Esac)", veniva disciplinato lo stato giuridico ed il trattamento economico del personale dell'Ente.

In particolare, l’allegato B di detta Legge, richiamato dall'art. 31, fissava in complessive 1.200 unità lavorative, articolate in dieci livelli, il contingente numerico del personale così distinto:

Liv. X                   II^ qualifica dirigenziale n. 15;

Liv. IX      I^ qualifica dirigenziale n. 110;

Liv. VIII    qualifica "Funzionario" n. 122;

Liv. VII     "Istruttore Direttivo" n. 180;

Liv. VI      "Istruttore"     n. 298;

Liv. V                   "Collaboratore professionale" n. 100;

Liv. IV      "Esecutore" n. 300;

Liv.III                   "Operatore" n. 35;

Liv.II                    "Ausiliario" n. 40;

Liv. I                     ---------------------

In data 24.2.92 il Commissario straordinario pro‑tempore adottava la deliberazione n. 102/CS relativa alla "Equiparazione dell'assetto organizzativo Esac ai fini dell'attribuzione della indennità di funzione di cui alla L.R. 6 del 2.5.1991". Con detto provvedimento, trasmesso alla Commissione regionale di controllo atti Esac e divenuto esecutivo per decorso dei termini, dava, altresì, atto dell'assetto organizzativo e funzionale dell'Ente.

Con L.R. 31.7.1992 n. 11 (Disciplina dei servizi di sviluppo agricolo ‑ Applicazione del regolamento Cee. n. 270/79 e del Regolamento Cee n. 1769/87) all'Esac venivano demandate le attività relative ai Servizi di sviluppo agricolo.

Successivamente la Regione Calabria, con L.R. 14.12.1993 n. 15, istituiva l’Arssa ‑ Agenzia regionale per lo sviluppo e per i servizi in agricoltura ‑ e sopprimeva l’Esac, abrogando, altresì, tutte le leggi regionali relative alla disciplina dell'Esac, le norme e i provvedimenti, anche di carattere organizzativo, in contrasto con gli obiettivi di cui all'art. 2 della stessa legge. In funzione dell'art. n. 16, il personale di ruolo dell'Esac veniva messo a disposizione dell'Arssa con le qualifiche, l'anzianità ed il trattamento economico in godimento all'atto del passaggio.

Ulteriori compiti ed attività venivano poi affidati all'Arssa dalla L.R. 26.07.1999 n. 19 relativa alla "Disciplina dei servizi di sviluppo agricolo nella Regione Calabria".

In data 12.4.1999 l’amministrazione adottava la deliberazione n. 43/C/99, con la quale approvava la struttura organizzativa dell'Agenzia in funzione dei compiti istituzionali previsti dalla L.R. 15/93 e di quelli assegnati dalla citata L.R. 11/92, la relativa pianta organica costituita da 588 unità ed il Regolamento organico del personale.

In ordine alla predetta deliberazione n. 43/99 ‑ inviata ai sensi dell'art. 16, comma 2, della L.R. 15/93, all'assessore regionale all'agricoltura per il successivo inoltro alla Giunta regionale ‑ dagli incontri tenutisi tra gli organi dell'Ente e il predetto assessorato emergeva la necessità di una rivisitazione limitatamente al numero dei settori e dei servizi proposti. Veniva così adottata la deliberazione n. 113/C/99 del 12.11.1999. Con tale atto veniva revocata la citata deliberazione n. 43 ed approvata la struttura organizzativa dell'Agenzia, la pianta organica ed il regolamento organico.

Sulla detta deliberazione, anch'essa trasmessa per l’approvazione a norma dell'art. 16, comma 2, L.R. 15/93, non interveniva poi alcuna determinazione da parte dei competenti organi regionali, sicché in prosieguo veniva adottata la deliberazione consiliare n. 31/C/2000, con la quale, al fine di consentire che i compiti demandati all'Agenzia dal legislatore regionale potessero essere efficacemente svolti e per far fronte agli adempimenti connessi all'applicazione dei Ccnl di comparto, ritenuto necessario provvedere alla ridefinizione provvisoria dell'assetto organizzativo dell'Ente tenuto conto delle variazioni oggettive intervenute nel tempo, di compiti e di dotazione organica, si procedeva alla presa d'atto dell'organizzazione strutturale dell'Ente.

Con successiva deliberazione 113/C/2000 del 14.12.2000 il Consiglio di amministrazione, per ovviare alla situazione di ritardo nell'approvazione della dotazione organica da parte dell'organo regionale, riteneva necessario, nelle more, determinarla in via provvisoria in base alle modalità fissate dalla legge n. 662/1996 (Legge Finanziaria), art. 1, comma 52, e cioè in misura pari ai posti coperti al 31/8/1996, nonché ai posti per i quali alla stessa data risultavano in corso di espletamento o banditi concorsi, ridotti del 15% ai sensi del comma 53 della stessa norma, con il risultato di ottenere una dotazione organica minimale che la stessa Legge, per la fattispecie indicata, riteneva congrua in via presunta.

La dotazione organica provvisoria così determinata ammontava ad un totale di n. 875 unità cosi distinte:

Dirigenti n. 69;

Ex VIII      livello funzionale n. 176;

Ex VII                   livello funzionale n. 92;

Ex VI                    livello funzionale n. 244;

Ex V                     livello funzionale n. 57;

Ex IV                    livello funzionale n. 212

Ex III                    livello funzionale n. 26;

Ex II                     livello funzionale n. 1.

Successivamente interveniva la Legge n. 289 del 17.12.02 (Legge Finanziaria 2003), che all' art. 34 prescriveva alle PP.AA. di provvedere alla rideterminazione della dotazione organica nel rispetto, tra l'altro, del principio dell'invarianza della spesa e del limite massimo dei posti in organico vigenti al 29.9.2002 (commi 1 e 2) e, sino al perfezionamento dei predetti provvedimenti, di determinare le dotazioni organiche in via provvisoria in misura pari ai posti coperti alla data del 31.12.02, tenuto conto dei posti per i quali, alla stessa data, risultassero in corso di espletamento procedure di reclutamento, di mobilità o di riqualificazione del personale (comma 3).

Attesa l'intenzione di ridefinire la struttura organizzativa varata con la deliberazione n. 44/01 per renderla, sia a livello centrale che periferico, più rispondente alle mutate esigenze operative in relazione ai compiti demandati all'Agenzia, il Consiglio di amministrazione, uniformandosi a quanto stabilito dalle richiamate norme (Legge 298/02), con deliberazione n. 54 del 5.3.2003, procedeva alla definizione della dotazione organica provvisoria, riservandosi di provvedere a quella definitiva a seguito del nuovo assetto organizzativo in via di definizione.

La dotazione organica provvisoria veniva cosi individuata: Dirigenti n. 52, Ctg. D/3 n. 176, Ctg. D/1 n. 92, Ctg. C n. 34, Ctg B/1 n. 6, per un totale di 360 unità.

Con successive deliberazioni n. 121 del 28.9.2004, n. 244 del 31.12.2004 e, da ultima, con deliberazione n. 33 del 28.3.2006, regolarmente trasmesse al competente Assessorato venivano proposti i provvedimenti definitivi in funzione dell'evoluzione legislativa ed operativa. Nessuno di tali atti è stato mai approvato, per cui l'Ente, allo stato, è provvisto di una pianta organica provvisoria, determinata sulla base di precise disposizioni legislative, che prevede n. 52 Dirigenti.

In ordine alla terza richiesta con la quale si vuole sapere:

‑ se le nonnine comunque effettuate rispettano tutte le norme di legge, regolamentari e contrattuali in materia;

si precisa che: le funzioni dirigenziali sono state attribuite, al personale con profilo professionale di divulgatore agricolo categoria D 6, in funzione del combinato disposto di cui al comma 8 dell'art. 7 della L.R. 2.5.2005, n. 8, nonché dell'art. 19, comma 6, del D. Lgs. 30.3.2001 n. 165, integrato e modificato, e della dichiarazione congiunta n. 1 del Ccnl ‑ Area dirigenza ‑ Comparto regioni e autonomie locali approvato in data 22.2.2006, anche in funzione del rinvio di atti al secondo comma dell'art.38 del vigente Regolamento di organizzazione, approvato con deliberazioni nn. 192/C del 18.11.2004 e 245/C del 30.12.2004, dichiarate esenti da vizi dal Co.Re.Co. nella seduta del 17.1.2005.

Per quanto riguarda la quarta richiesta:

se le citate assunzioni sono state effettuate in conformità al ruolo della divulgazione agricola, per come normato dall'art. 13 della stessa legge istitutiva dell'Agenzia, fino ad oggi non applicato;

si precisa che:

l’art. 13 della L.R. 31.7.92 n. 11 inerente alla "Disciplina dei servizi di sviluppo agricolo ‑ Applicazione del regolamento Cee n. 270/79 e del regolamento Cee n. 1769/87" prevedeva l'istituzione del ruolo della divulgazione agricola.

L'art. 16 della successiva L.R. 14.12.1993 n. 15 relativa all’Istituzione dell'Agenzia regionale per lo sviluppo e i servizi in agricoltura (Arssa)", in sede di primo inquadramento del personale dell'Agenzia, prevede testualmente al comma 1: "Il personale di ruolo dell'Esac è messo a disposizione dell'Arssa con le qualifiche, l'anzianità ed il trattamento economico in godimento all'atto del passaggio e viene inquadrato nel ruolo dell'Agenzia, con provvedimento del Consiglio di amministrazione, sulla base delle qualifiche possedute nell'Ente di provenienza e conferite all'Arssa.". L'art. 13 della stessa Legge afferisce invece a "Patrimonio e finanziamenti".

Il Consiglio di amministrazione dell'epoca ha inteso applicare letteralmente il dettato del richiamato art. 16 della L.R. 15/93 con l'adozione della deliberazione n. 3 del 9.1.1995.

Le funzioni in discorso, comunque, sono state attribuite temporaneamente, per la durata di un anno, nell'ambito di strutture strettamente inerenti all’attività di divulgazione agricola, per le quali non è disponibile altro personale con specifica competenza.

Relativamente alla quinta richiesta:

se il numero e le nomine effettuate di dirigente sono compatibili con quanto stabilito nel Decreto legislativo n. 165 del 30.3.01, che detta norme generali sull'ordinamento del lavoro nelle amministrazioni pubbliche;

si ribadisce quanto avanti precisato in ordine al terzo quesito e si aggiunge che con deliberazione consiliare n. 34 del 28.3.2006 sono stati fissati criteri e modalità di conferimento delle funzioni dirigenziali nelle more dell'attivazione delle procedure concorsuali. Con successiva deliberazione consiliare n. 44 del 26.4.2006 si procedeva al conferimento delle dette funzioni sulla base dei criteri individuati previo esame dei fascicoli personali dei dipendenti interessati.

Quanto al numero, la disciplina applicabile sembra proporre un conflitto tra norme giacché mentre il D.Lgs. 165/2001 prevede la possibilità di nomina di un numero pari al 10%, la disciplina delle L.R. 2.5.2005 n. 8 prevede la facoltà di nomina di dirigenti in numero pari al 50% dei dipendenti dimissionari.

L'ipotetica aporia può sopportare una soluzione nella necessità di consentire un'azione efficiente e di garantire il servizio, nonché nell'applicazione della norma successiva e speciale che fa prevalere la L.R.. n. 8/2005. Tutto ciò fermo restando che ancora alcuna nomina a dirigente è stata effettuata.

In ordine al sesto punto:

se detti funzionari "Divulgatori agricoli" possano ottenere, per l'istituzione di un efficiente servizio di assistenza tecnica e di divulgazione agricola comunitaria, nazionale e regionale, l'incarico di dirigente, snaturando così gli obiettivi ed i principi per cui erano stati assunti;

si ribadisce quanto già evidenziato al punto quattro e comunque, dimostrazione indiretta della possibilità di poter affidare incarichi di funzioni dirigenziali a divulgatori agricoli deriva dal comma 3, art. 12, della L.R. 11/92, ancorché non più vigente, laddove stabiliva la possibilità di accesso alla dirigenza da parte dei divulgatori agricoli.

Per quanto riguarda il settimo quesito:

se le nuove assunzioni effettuate di "Divulgatori agricoli" non contrastano in particolare con l'art. 16, comma 6, della legge istitutiva dell'Arssa;

si evidenzia in proposito che, nel caso di specie, non si tratta di "assunzioni" ma di affidamento di incarichi temporanei per lo svolgimento di funzioni dirigenziali ai sensi dell'art. 19, comma 6, del D. Lgs. 165/2001 e succ. int. e modificaz. Tali incarichi possono essere conferiti a persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, che abbiano svolto attività in organismi ed enti pubblici o privati ovvero aziende pubbliche o private con esperienza acquisita per almeno un quinquennio in funzioni dirigenziali, o che abbiano conseguito una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e post-universitaria, da pubblicazioni scientifiche o da concrete esperienze di lavoro maturate, anche presso amministrazioni statali, in posizioni funzionali previste per l'accesso alla dirigenza, o che provengano dai settori della ricerca, della docenza universitaria, delle magistrature e dei ruoli degli avvocati e procuratori dello Stato.

La dichiarazione congiunta n. 1, già citata, specifica che nel disposto del comma sopra citato rientra il personale di categoria D.

Nel punto otto si chiede:

e l’Arssa rispetta quanto dettato nell'articolato della L.R. n. 8 del 2/3/2005 in tema di realizzazione del necessario contenimento della spesa corrente, avendo collocato di recente a riposo numerosi dirigenti sostituendoli dopo poche settimane, peraltro senza disporre di una pianta organica approvata ed incrementando notevolmente i costi;

in proposito si fa presente che la L.R. 8 del 2.5.2005, all'art. 8, comma 7, obbliga a decurtare in misura non inferiore al 50% i posti resisi vacanti per effetto dell'esodo incentivato. Poiché di detto esodo hanno fruito 19 dipendenti con la qualifica di dirigente, sono stati conferiti incarichi per lo svolgimento di funzioni dirigenziali a n. 19 dipendenti di categoria D, per come previsto dalla normativa avanti citata. Ciò consente di contenere la maggiore spesa in € 108.000,00, mentre se si fosse proceduto altrimenti la spesa sarebbe stata pari ad € 845.000,00, con conseguente ed evidente risparmio, nelle more che vengano indette le necessarie procedure concorsuali al fine di evitare la completa paralisi dell'Agenzia.

In ordine alla richiesta di cui al punto nove:

se è stato disposto controllo ispettivo ed eventualmente sostitutivo (giusto art. 14 della L. 15/993) da parte dell'assessorato all'agricoltura "responsabile finale per l'erario" per accertare il regolare funzionamento dell'Arssa; si precisa che l'argomento non è di competenza dell'Agenzia.”

Il Presidente

(Prof. Avv. Valerio Donato)

Censore. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

la pubblicazione dell'ultimo rapporto annuale sull'economia 2005 di Bankitalia ha evidenziato una preoccupante flessione del 3,1 per cento nel movimento di transhipment nel porto di Gioia Tauro;

la lettura di questo dato pone tutti noi di fronte ad un’approfondita riflessione che inevitabilmente conduce alla domanda se questo calo sia dovuto alla contingenza della concorrenza di altri porti che si affacciano sul Mediterraneo - come Porto Said e Algesiras - o sia frutto di alcune scelte manageriali che devono necessariamente trovare correzione nel prossimo piano economico;

questa interrogazione nasce da una oggettiva preoccupazione che si potrebbe manifestare in tutta la sua drammaticità specie se il dato in questione dovesse ripresentarsi anche per l'anno in corso o addirittura dovesse aumentare nella sua negatività delineando un quadro economico di natura completamente opposta rispetto a quello che si è sempre sperato di ottenere dall'attività del porto di Gioia Tauro;

giova ricordare, infatti, che proprio sulla scommessa fatta su Gioia Tauro si è pensato di fondare una serie di attese sociali ed economiche; collettivamente, si è sempre pensato all’opportunità del porto come al vero cambiamento di rotta per la Calabria -:

oltre che dal Presidente Loiero anche dal U.O.A., dott. Giuseppe Nola, quali siano le azioni che il governo regionale intende intraprendere per contrastare i segnali di questa crisi e le risposte che intende dare per rimuovere gli ostacoli che generano l'isolamento del porto dal contesto economico regionale e che impediscono la nascita di un'area retro-portuale che favorisca la creazione di nuove imprese e di nuove infrastrutture;

allo stesso tempo, si chiede di conoscere quali siano gli orientamenti che la Regione intende dare, in accordo con il Governo nazionale, per il potenziamento di Gioia Tauro al fine di aumentarne la competitività e di favorire l'erogazione dei più importanti servizi in tutta l'area portuale.

(76; 19.06.2006)

 

Risposta – “Sebbene il volume di traffico containers in transito per il porto di Gioia Tauro nel corso dell'anno 2005 abbia effettivamente registrato una flessione rispetto ai movimenti rilevati nell'anno precedente, può sostenersi che la riduzione non corrisponda direttamente ad una contrazione della capacità operativa dello scalo.

Il porto mantiene infatti intatta la propria potenzialità produttiva, soprattutto con riferimento alla dotazione infrastrutturale ed organizzativa.

Un semplice confronto, condotto sulla base dei parametri tecnici più significativi per la funzione di transhipment, evidenzia la posizione di assoluta preminenza nella quale si colloca lo scalo calabrese, anche riguardo alle strutture portuali del bacino del Mediterraneo che si pongono in più diretta concorrenza con esso.

Le ragioni della riduzione che peraltro tende ad acuirsi nei primi mesi dell’anno in corso, sembrava quindi doversi ricercare su ambiti differenti rispetto ai fattori di stretta tecnica portuale.

Una prima considerazione di carattere generale riguarda le dinamiche del mercato di riferimento su cui,, peraltro, gli organi istituzionali possono incidere solo in misura marginale.

Effetti rilevanti sotto il profilo degli indici produttivi del porto sono infatti strettamente connessi al ruolo delle compagnie di navigazione i cui indirizzi strategici ed i relativi piani industriali stabiliscono gli itinerari delle merci e la localizzazione degli snodi di scambio condizionando, in misura determinante l’andamento dei volumi dei traffici nei diversi scali.

Il porto di Gioia Tauro, i cui terminal sono gestiti da soggetti che si riferiscono ad un unico gruppo imprenditoriale e i cui traffici anno sostenuti, per una quota pari ari 60%, da un’unica compagnia di navigazione è particolarmente esposto a questo tipo di dinamiche.

Nello scorso anno si è verificato che il gruppo societario principale “cliente” del porto di Gioia Tauro ha condotto una importante operazione di acquisizione di un’altra compagnia di navigazione ed in conseguenza di ciò ha riorganizzato le proprie linee ed i relativi flussi nell'intero bacino del Mediterraneo.

Questo nuovo assetto ha determinato una riduzione dei movimenti sul porto di Gioia Tauro destinata a permanere con intensità variabile, fino a quando non sarà smaltito l’effetto del processo di ristrutturazione in corso.

La Giunta regionale unitamente all’autorità portuale e agli altri organismi coinvolti si è dunque orientata nella direzione di un percorso operativo teso alla costruzione di una offerta diversificata di servizi e attività in ambito portuale finalizzata a fronteggiare gli squilibri di domanda rispetto ai quali lo scalo si presenta oggi in posizione di particolare vulnerabilità.

La spinta propulsiva legata alla connotazione monofunzione che si era manifestata imponente nei primi anni di attività della struttura, sembra infatti oramai avviarsi verso una progressiva attenuazione.

Estrema importanza è stata dunque attribuita al ridisegno dei profili di sviluppo del porto attraverso l’elaborazione ed approvazione di un documento di piano regolatore rispondente ai più aggiornati indirizzi tecnico-economici. Recentemente è stato definito il lavoro propedeutico alla elaborazione del piano, svoltosi in un clima di proficua collaborazione tra tutti gli enti chiamati ad esprimersi sul documento. La compilazione definitiva del piano che sarà a breve avviata dall’autorità portuale, consentirà di identificare le linee di espansione della struttura portuale, con riguardo anche alle ulteriori attività che vi potranno trovare collocazione.

Inoltre la tematica dello sviluppo delle aree retroportuali, strettamente connessa al percorso sopra illustrato ha trovato ulteriore impulso nell’analisi di concrete soluzioni di partnership pubblico-privato per il definitivo assetto societario dell’organo di gestione dell’interporto. Determinante a riguardo sarà la risposta degli operatori privati sollecitati ad intervenire e chiamati ad offrire esperienze e know-how nei diversi segmenti della catena logistica.

E’ evidente che gli effetti del processo sinteticamente descritto non saranno immediati e che per implementare utilmente ogni attività sarà necessario il fattivo contributo di tutti i soggetti coinvolti, ripetutamente sollecitato dal Presidente della Giunta regionale e già accordato dai massimi livelli istituzionali.

Si ritiene che quanto sopra riportato sia sufficientemente indicativo dei principi cui è informata l’attività della Giunta regionale, nel fermo convincimento che l’importanza della questione meriti un approccio orientato a conseguire un assetto complessivo dello scalo sul lungo periodo con l’obiettivo di valorizzare al massimo quella che è un irrinunciabile occasione di sviluppo per la Regione Calabria e per l’intero Paese.”

 

Sarra. Al Presidente della Giunta regionale, al Vicepresidente della Giunta regionale, all’assessore all’agricoltura foreste e forestazione e al responsabile dell’Uoa Riforme istituzionali, dott. Paolo Naccarato. Per sapere – premesso che:

in riferimento alla proposta di legge n.102 d'iniziativa della Giunta regionale "per la promozione dell'esercizio associato di funzioni e servizi tra Comuni" è stato presentato dal responsabile dell'Uoa Riforme istituzionali, dott. Paolo Naccarato, un emendamento all'art. 4 riguardante tra l'altro l'istituzione dei c.d. Comprensori montani;

tale proposta di modifica non prevede anche una forma associativa per le comunità montane al pari dei Comuni ma "comprensori" che sostanzialmente e formalmente giungerebbero a sostituire le preesistenti comunità montane. Difatti se..."i comuni possono costituire, con atto volontario, comprensori comunali al fine di esercitare e gestire in forma associata funzioni e servizi…" ed i comprensori svolgere così le funzioni espressamente delegate ad essi dai comuni associati...." nei territori classificati montani sulla base della legislazione previgente L. 8/6/90 n. 142 i nuovi comprensori assumono la denominazione di comprensori montani e ad essi sono attribuite tutte le funzioni esercitate dalle preesistenti Comunità montane ai sensi del Dlg. 18 /8/2000 n. 267, con acquisizione delle relative dotazioni finanziarie erariali di parte corrente e di conto capitale;

l'emendamento presentato alla V Commissione consiliare non è stato preceduto da alcuna fase di concertazione con i Presidenti delle comunità montane calabresi ma per iniziativa del sottosegretario alle Riforme con l'avallo, pare, dell'Anci e Uncem nazionali e contrariamente a quanto concordato con i Presidenti delle comunità montane circa l'esigenza di istituire tavoli tecnici per le questioni relative alle risorse finanziarie e per l'attribuzione delle funzioni da parte dell'Ente al fine di rilanciare le comunità montane come ente territoriale ai sensi dell'art. 46 dello Statuto della Regione Calabria;

in previsione dell'avvio di un confronto con l'Esecutivo i Presidenti delle comunità montane avevano redatto e consegnato un documento contenente le proposte operative per il rilancio degli enti;

pur avendo confermato, già nel corso degli incontri del 6 giugno e del 4 agosto 2005 l'intenzione di istituire tavoli tecnici, i componenti l'esecutivo non hanno dato alcun seguito a tali accordi, anzi i rappresentanti delle comunità montane sono stati completamente esclusi dall'iter procedurale, al punto da dover apprendere a mezzo stampa dell'avvenuta presentazione della proposta di legge regionale sull'associazionismo fra Comuni e successivamente di un emendamento all'art. 4 che di fatto tende a sopprimere le comunità montane;

l'Uncem regionale ha potuto partecipare solo a due incontri ad aprile e giugno, nel corso dei quali sono state presentate osservazioni alla legge sull'associazionismo fra Comuni e pare, non trasferite alla V Commissione consiliare nonostante le assicurazioni ricevute in tal senso;

nel corso dell'incontro del 5 giugno u.s. il sottosegretario alle Riforme, dott. Naccarato, ribadiva la propria disponibilità per un confronto sulla proposta di riforma degli enti montani con il coinvolgimento diretto dell'Uncem....non essendovi, al momento alcuna formula definitiva ma solo "intese" con il Presidente dell'Uncem nazionale dott. Borghi. Intese che sarebbero state "oggetto di approfondimento e discussione con i Presidenti calabresi per giungere ad una proposta condivisa", dopo il convegno del 16 giugno a Rimini in occasione dell'Euro. P.A.;

nonostante le assicurazioni del dott. Naccarato, i Presidenti delle comunità montane apprendevano a mezzo stampa dell'invio di un emendamento all'art. 4, in sede di Commissione, da parte del responsabile alle Riforme, riguardante "un progetto di riforma delle comunità montane" concordato precedentemente dall'Uncem nazionale d'intesa con l’Anci e reso noto nel corso del convegno nazionale svoltosi a Rimini il 16 giugno u.s.;

tale progetto di riforma, adottato senza il diretto coinvolgimento dell'Uncem regionale, se approvato, avrebbe avuto primaria attuazione in Calabria e solo in seguito fatto proprio ed "esportato nelle altre Regioni d'Italia" -:

se non si ritenga opportuno, trattandosi, al momento, solo di una proposta di modifica che però in caso di approvazione, inciderà profondamente sugli assetti istituzionali degli enti montani, definire tempi e modalità per dar luogo ad un preventivo confronto con i rappresentanti dell'Uncem regionale;

quali siano state le motivazioni che hanno indotto il sottosegretario, dott. Naccarato, d'intesa con il Presidente dell'Uncem nazionale, dott. Borghi, a "scegliere" la Regione Calabria quale "territorio di sperimentazione" per l'avvio di processi di "smantellamento e riforme strutturali";

se non si ritenga opportuno stabilire un calendario di lavori, di concerto con le associazioni interessate, per la definizione di un progetto "condiviso" che renda concretamente possibile un processo di riordino, un nuovo assetto organizzativo e funzionale "nel rispetto del ruolo delle comunità montane" senza stravolgerne la natura di ente locale;

se non sia il caso di rivedere "le basi normative della riforma delle Comunità montane" ed attuare, primariamente alla sua approvazione, quelle... fasi di "stimolo, di ampia riflessione, senza colpi di mano, né prevaricazioni, sul futuro delle comunità montane, attraverso il più ampio e costruttivo confronto".... come dichiarato a mezzo stampa dallo stesso dott. Naccarato a conclusione del convegno di Rimini;

se, infine, non si consideri paradossale, stante la difficile situazione sociale ed economica della nostra Regione, l'individuazione della Calabria quale "laboratorio territoriale per esperimenti relativi a riforme strutturali di enti di governo locale affinché possa divenire anche (?)....un modello per le altre Regioni italiane...

(82; 28.06.2006)

Risposta – In ordine all'Interrogazione n. 82/2006 presentata dal Presidente del gruppo di Alleanza nazionale al Consiglio regionale della Calabria, onorevole Alberto Sarra, circa la proposta di legge n. 102 di iniziativa della Giunta regionale, si forniscono i seguenti elementi di risposta.

Preliminarmente si evidenzia che il testo del disegno di legge, approvato con delibera n. 160 del 20 marzo 2006, è costituito da quello licenziato dalla Giunta e sul quale nessun emendamento risulta sia stato presentato da parte di alcun componente la Giunta regionale né, tanto meno, da parte del responsabile al "riordino, riforme e decentramento" onorevole Paolo Naccarato.

Nel merito della iniziativa legislativa, si evidenzia che la stessa, nel testo formulato della Giunta regionale, si limita a promuovere, sostenere ed incentivare economicamente la gestione associata di servizi fra Comuni ed altri enti locali, nel tentativo anche di facilitare il processo di conferimento delle funzioni amministrative, in applicazione della legge regionale 12 agosto 2002, n. 34, nella previsione di applicazione della legge anche con riferimento ai comuni con conseguente trasferimento di funzioni amministrative nuove.

Per la preparazione del testo del disegno di legge è stato coinvolto l'Osservatorio sulla riforma amministrativa, previsto dalla legge regionale n. 34/2002, ed in merito va precisato che: sia nella fase che ha preceduto l'approvazione della proposta da parte della Giunta, sia successivamente all'approvazione, con le rappresentanze dei Comuni e delle Comunità montane vi è stato un confronto continuo, utile e costruttivo.

La necessità di pervenire all'approvazione della legge regionale prima del 30 giugno 2006 rispondeva all'esigenza di partecipare al riparto dei fondi statali che osa quest'anno vengono distribuiti su base regionale e comunque per consentire di utilizzare al massimo le risorse statali previste dal Decreto ministeriale n. 318/2000, così come modificato dal successivo decreto n. 289/2004 dall'intesa raggiunta il 28/7/2005 e il 1/3/2006 in sede di Conferenza unificata.

Si è quindi giunti alle citate riunioni, successive al licenziamento del testo da parte della Giunta regionale, del mese di maggio e giugno 2006, nel corso dei quali è stato convenuta l'acquisizione di eventuali suggerimenti dei rappresentanti delle autonomie locali, da parte di questo ufficio, con il preciso impegno di inviarle "così conce proposti" alla competente Commissione Consiliare per le valutazioni che avesse ritenuto più opportune, con la precisazione che nessuna ingerenza nella formulazione dei testi e degli emendamenti è stata posta in essere dalla struttura della regione.

Gli incontri richiesti a questo ufficio dai rappresentanti delle Autonomie locali, anche fuori dai tavoli tecnici, sono proseguiti regolarmente e nel corso dei quali i rappresentati degli enti, tra i quali gli stessi Dr. Borghi (rappresentante Uncem Nazionale) e Dr. Rughetti (rappresentante Anci nazionale e regionale) hanno prospettato e presentato diverse soluzioni emendative al testo di legge (condivisibili o meno), e sulle quali nessuna valutazione è stata fatta dalla Giunta regionale o dall'onorevole Naccarato limitandosi, quest'ultimo, a trasmettere la documentazione alla competente Commissione in Consiglio regionale.

Sulla questione è seguita una apposita audizione, dei rappresentanti delle Autonomie locali, presso la Commissione consiliare nel corso della quale sono state motivate le ragioni ed illustrati gli emendamenti presentati.

Una apposita audizione del sottoscritto si è svolta presso la Presidenza del Consiglio regionale allargata alle commissioni consiliari interessate, nel corso della quale è stato ha illustrato il lavoro svolto nel primo anno di attività, nel corso della quale è stato fatto l'excursus anche della proposta di iniziativa legislativa sulla gestione associata fra Comuni.

Quanto alla modifica della legislazione in materia di Comunità montane, il testo del disegno di legge in questione non innova alcunché sull'assetto istituzionale delle stesse Comunità montane.

Si può dunque concludere che nessuna situazione paradossale si è venuta a creare e nessuna modifica istituzionale si è inteso apportare nei riguardi delle Comunità montane, sul cui assetto istituzionale, tuttavia, questo ufficio ha avviato il confronto con gli stessi soggetti rappresentativi, per la predisposizione di una specifica normativa di riordino, per la quale è stato coinvolto lo stesso Osservatorio sulla riforma amministrativa.

Si rappresenta infine che questo ufficio si è limitato a trasmettere doverosamente, senza alcuna valutazione di merito, tutto il complesso degli emendamenti pervenuti da organismi interessati per l'eventuale valutazione da parte della Commissione consiliare competente.

Nei termini di cui sopra è data risposta all'interrogazione.”

                                                                                        Paolo Naccarato

“Aggiornamento del programma di governo presentato dal Presidente della Giunta regionale (artt. 16, comma 2, lett. a) e 33, comma 4 dello Statuto)” (Del. n. 89)

Premessa

Il governo regionale ha già il suo programma ed è quello presentato agli elettori e al Consiglio regionale. E' un programma avanzato nelle sue linee strategiche, fatto di scelte innovative frutto di un'adeguata cultura di governo, che ovviamente non poteva scendere nei dettagli di ogni azione da svolgere. Dal maggio 2005 a oggi, la Giunta è stata impegnata nella sua attuazione, pur trovandosi davanti a ostacoli imprevisti e imprevedibili. Dopo uno scontato periodo di ricognizione che si è protratto fino a tutta l'estate, durante il quale, a ogni modo, sono state gettate le basi del progetto dì cambiamento che s'intendeva e s'intende portare avanti, c'è stato l'avvio di riforme strutturati ‑il trasferimento delle deleghe e delle funzioni alle Province e agli Enti locali in primo luogo ‑ che dovranno portare al ridisegno della Regione facendone finalmente un ente di governo dei processi e di programmazione.

Questi 16 mesi trascorsi dall'insediamento agli incontri della Cabina di regia, sono stati costellati da vicende drammatiche, che hanno inciso sui tempi di governo, e da momenti e appuntamenti politici ed elettorali che non hanno certo giovato alla compattezza della maggioranza, riverberandosi sul governo regionale molte delle tensioni interne ed esterne ai partiti. Le valutazioni che si possono fare debbono, necessariamente, tenere conto di tali fattori.

E' innegabile che il delitto del povero Franco Fortugno, vittima di quella mafia che cerca in ogni modo di condizionare la vita democratica della Calabria demolendone le aspirazioni di riscatto con azioni criminali, ha procurato un obiettivo rallentamento dell'opera non solo del governo ma anche della massima istituzione elettiva che ha vissuto un'impasse politico‑istituzionale, superata soltanto a distanza di molti mesi con l'elezione del nuovo Vicepresidente del Consiglio regionale.

In questa situazione di fragilità si sono inserite note questioni che hanno portato a un rimescolamento tra le forze politiche che avevano dato vita alla maggioranza dell'Unione, e si sono aggiunte le elezioni per il Parlamento nazionale, il Referendum istituzionale, diverse competizioni elettorali in comuni importanti come Catanzaro, Cosenza, Crotone e altri centri di rilievo che, di fatto, hanno impegnato i partiti tutti e hanno frenato il corso naturale della vita del governo regionale.

Questo documento non può essere considerato un "nuovo programma del Presidente" (che rimane sempre quello proposto e approvato dagli elettori calabresi), bensì un'attualizzazione delle linee programmatiche sulla base delle emergenze (anche nuove) individuate di comune accordo con la coalizione di centrosinistra, la focalizzazione su alcuni elementi del programma che, affrontati subito e con decisione, dovranno caratterizzare l'azione di governo nei prossimi mesi e dare più plasticamente l'idea di quella svolta già avviata nell'interesse e per il rilancio della nostra regione. C'è, infatti, accanto all'esigenza di attrezzarsi meglio per affrontare situazioni gravi affiorate dopo l'insediamento, la necessità di rafforzare l'azione riformatrice e accelerarne il corso. Tra questi l’inadeguatezza della macchina amministrativa ai nuovi compiti e il mancato ausilio di alcuni enti strumentali e società regionali o partecipate la cui stessa esistenza va riconsiderata e messa in discussione.

Più in generale l’accelerazione e la radicalità con cui si intende affrontare il nodo della riforma della Regione, per trasformarla in uno strumento agile ed efficiente, va fortemente intrecciato a misure concrete per diminuire i costi della politica nelle istituzioni, rafforzando anche per questa via il rapporto di fiducia con i cittadini.

Questa individuazione di temi e argomenti che la maggioranza ritiene prioritari per affermare il mutamento invocato dai calabresi ‑ mutamento che deve essere economico, sociale e anche di costume ‑ dovrà facilitare il dialogo tra Giunta e Consiglio regionale, nonché il confronto con le parti sociali chiamate a uno sforzo comune per risollevare le sorti della Calabria.

Rinviando al programma presentato alle elezioni del 2005 per quel che riguarda i temi più generali relativi alle ragioni politiche dell'Unione nonché ai valori di riferimento, riaffermati a ogni modo negli incontri politici e istituzionali, sono state individuate così quelle azioni prioritarie di governo a cui si dovrà porre subito mano con un'efficace azione legislativa e una più adeguata struttura tecnico‑amministrativa, tenendo ben presente che quasi tutte le iniziative di spesa hanno sostanzialmente una dipendenza dal Pser (ex Por) 2007‑2013 la cui elaborazione diventa la priorità delle priorità.

Fermo restando che fattori primari di sviluppo devono essere considerati la legalità e la trasparenza della pubblica amministrazione cui l'attività di governo si è finora attenuta, mediante azioni di controllo e un sistema integrato di comunicazione istituzionale e informazione che potrà essere ancora rafforzato con l'adozione di provvedimenti che favoriscano ulteriormente, semplificandolo, l'accesso alle informazioni da parte dei cittadini, delle imprese, dei professionisti, degli amministratori di enti pubblici e privati.

La Regione, insomma, intende investire in sicurezza e legalità e proporsi come soggetto aperto e dialogante. Con un "progetto per crescere insieme" che punta dritto al cambiamento.

 

La definizione del Pser e la gestione del Por

La definizione del PSER (ex POR) Calabria 2007‑2013 è l'impegno su cui necessita concentrare risorse umane e attenzioni politiche immediate. E' "il" capitolo strategico perché da esso dipendono in buona parte tutte le iniziative di sviluppo della regione, indicate in questo documento. Soltanto nel mese di luglio il Parlamento Europeo, in via definitiva, ha approvato il Regolamento dei Fondi Strutturali che dovranno consentire la convergenza di Stati e Regioni in ritardo di sviluppo, per sostenere la coesione sociale e per muovere la cooperazione territoriale. Per la Calabria è l'ultima occasione di avere a disposizione una massa importante di finanziamenti e noi vogliamo che sia decisiva per il suo sviluppo. II nuovo regolamento generale, contiene modifiche importanti, regole più efficaci e pero semplifica le formalità amministrative. Ciò impone scelte di fondo, intanto per accelerare e chiudere la spesa del POR 2000­2006 per le misure residue, rimuovendo criticità gestionali e procedurali, e potenziando le capacità professionali e tecniche degli apparati amministrativi preposti alla gestione dei fondi comunitari, con l'innesto di nuove figure professionali capaci di accompagnare le scelte future.

L'apertura di un Ufficio della Regione a Bruxelles, con un pendant romano, consentirà alla Regione di individuare nuove vie di accesso ai fondi comunitari, non solo quelli previsti per le Regioni rimaste ancora nell'Obiettivo 1 (la Calabria dovrebbe usare prossimamente per "effetto statistico"), ma anche quelli c.d. "a sportello", a cui la Calabria non ha mai avuto accesso, e ancora a progetti finanziabili dalla Banca europea degli investimenti.

Particolare attenzione dovrà essere prestata, da subito, per la programmazione 2007‑2013 che rappresenta un'occasione fondamentale e irripetibile per il rilancio e lo sviluppo concreto della nostra Regione.

Occorre a tal fine che tutte le strutture regionali siano messe in grado di impegnarsi per realizzare una qualificata programmazione che tenga conto delle reali esigenze e orienti le risorse verso interventi concretamente suscettibili di promuovere la nostra economia. Questa fase richiede il pieno coinvolgimento del Consiglio regionale e, ancora prima, delle Province e delle forze sociali con cui dovranno essere concertate tutte le iniziative per pervenire a un'organica, seria e qualificata programmazione e destinazione delle risorse comunitarie, anche in relazione ai flussi di spesa nazionali.

A questo fine la Regione si assegnerà il compito esclusivo di dirigere l'attuazione del programma e della gestione dei progetti di interesse regionale, il resto sarà tutto decentrato.

Il destino delle società regionali o partecipate e degli enti strumentali

Assieme alla riorganizzazione degli apparati amministrativi della Regione non è più rinviabile la riforma degli enti strumentali e delle società a partecipazione regionale secondo regole e principi di economicità e di efficacia, attraverso un processo di attenta razionalizzazione che li trasformi da soggetti che allo stato producono solo spesa, a soggetti erogatori di concreti servizi che possono incidere positivamente sul tessuto economico e sociale calabrese. Alcuni di tali enti e società partecipate, giudicati inutili perché non essenziali o idonei alle strategie di sviluppo, potranno essere soppressi, altri accorpati, altri ancora modificati. Naturalmente tutto ciò dovrà essere fatto dopo una approfondita analisi dei costi sociali che in una regione particolare come la Calabria sono a vista enormi.

Partecipazioni azionarie della Regione Calabria

La Regione possiede quote azionarie in 15 società per un totale di capitale versato di euro 57.868.398.74.

Dai dati acquisiti risulta che le società, nel quinquennio 2001‑2005, hanno:

‑ accumulato perdite per un totale di euro 29.263.628,49

‑ conseguito utili per un totale di euro 10.872.126 a fronte di un esborso complessivo per aumenti di capitale e per trasferimenti pari ad euro 77.151.829,41 oltre 7.623.725,27 per contributi straordinari.

Solo una società, le Teme Sibarite, ha avuto una gestione positiva, e Sacal e Sviluppo Italia hanno avuto una gestione sostanzialmente positiva, anche se nel periodo considerato hanno registrato anche delle perdite.

Risulta palese dai dati esposti che la gestione di queste società non è stata caratterizzata da una vera attività imprenditoriale, non sono state in grado dì svolgere appieno la loro missione.

 

Gli Enti strumentali

 

Enti strumentali della Regione Calabria

Tutti gli enti strumentali non hanno significative fonti di finanziamento proprie, essendo incentrata gran parte dell'attività svolta sulla fornitura di servizi che non prevedono una controprestazione da parte dei fruitori.

Nel bilancio regionale vengono annualmente previsti gli stanziamenti necessari per l'attività di detti enti.

In media i trasferimenti assorbono circa il 4,50% del bilancio regionale, anche se è stata riscontrata in alcuni casi una riduzione dei trasferimenti.

Se si considera che oltre la metà delle risorse previste nel bilancio regionale è assorbito dalle spese per il servizio sanitario (circa il 46%) e dai servizi generali (circa il 6%) la percentuale delle somme destinate agli enti strumentali assume valori superiori al doppio.

L'Afor è destinataria di gran parte dei trasferimenti per circa il 70%. Ha in carico circa 11 mila operatori, compresi gli operai idraulico‑forestali. Le spese per il personale coprono circa il 66% dei pagamenti eseguiti dall'ente.

L'Arssa è destinataria dei 18% circa dei trasferimenti. Ha in carico circa 1.000 addetti. Le spese per il personale, compreso gli ex Esac assorbono circa il 68% dei pagamenti.

Le Ardis ricevono mediamente il 4% dei trasferimenti erogati. Le spese per il personale assorbono circa il 3% dei pagamenti.

L'Arpacal riceve circa il 3% medio dei trasferimenti. Le spese per il personale assorbono circa il 41% dei pagamenti eseguiti.

L'Azienda Calabria Lavoro ha registrato nel 2005 un consistente aumento dei trasferimenti regionali, passato da euro 756.250,00 a 21.248.618,00. Le spese per il personale assorbono circa il 7% delle spese.

Da evidenziare la consistenza delle spese per gli organi, rilevata dalla Corte dei Conti che nel 2002 è arrivata ad assorbire il 67% delle spese.

Arssa e Afor

E' indifferibile procedere, nel rispetto dei tempi previsti dalla legge di assestamento per il 2006, a una radicale trasformazione dell'Arssa (Agenzia Regionale Sviluppo e Servizi in Agricoltura) e dell'Afor (Azienda Forestale Regionale), con modalità tecniche da verificare anche in sede politica.

Non appare più eludibile la trasformazione dell'Arssa, con il trasferimento di strutture, competenze e personale di questa, a seconda dei casi, ad Agenzie più snelle, alla Regione, ad altri Enti pubblici o ad imprese e consorzi di imprese interessate a rilevare alcune delle sue attività.

Arssa e Afor dovranno diventare strumenti snelli e operativi a concreto supporto dell'economia agricola e della valorizzazione del patrimonio forestale. E' ipotizzabile anche un loro accorpamento, previa verifica delle economie di scala realmente raggiungibili.

L'Arssa dovrà avviare, in ogni caso, la sdemanializzazione di alcune attività e mettere sul mercato quelle meno funzionali agli obiettivi strategici e alla "mission" che la legge le affida.

L'Afor deve necessariamente attuare il progetto per rendere produttiva la propria attività. Esiste una proposta presentata al Consiglio regionale che dovrà, magari con una sessione specifica, affrontare la questione, approfondire il progetto, se necessario emendarlo e integrarlo e quindi approvarlo in tempi brevi.

Consorzi di bonifica

I continui commissariamenti ne hanno fatto centri di potere ingovemabili e costose centrali di clientele che hanno divorato risorse ingenti (basta ricordare la vicenda del Consorzio di Bonifica Valle Crati), allontanando, di fatto, dalla gestione e dalla responsabilità i titolari privati che si sono disinteressati della loro stessa vita. Si dovrà perciò restituire la gestione di tali enti agli organismi ordinari, espressione dei produttori agricoli evitando l'onere di una gestione impropria, sulle spalle finanziarie della Regione, per come fino a ora si è verificato.

I rimanenti enti strumentali (Ardis, Aterp, ecc.) vanno a ogni modo monitorizzati per verificare la loro compatibilità con la nuova regione.

 

Società regionali o partecipate

Una valutazione strategica induce a fare proposte sul ruolo e le funzioni delle società regionali o a partecipazione regionale così riassumibili:

‑ è deficitaria la situazione economico‑patrimoniale di Comalca, Comac e Comarc, la cui prospettiva è quella della dismissione delle strutture oppure della separazione della gestione operativa da quella patrimoniale.

Fincalabra e Asi

Discorso a sé necessita fare per Fincalabra e per le Asi i cui destini s'incrociano, perché la loro riforma e lo cancellazione, quando possibile, riguarda l'attuazione di obiettivi di sostegno del sistema produttivo.

A tal fine l'opzione praticabile è quella per cui entro l'anno dovrà essere rivista la forma societaria o meglio creato, previa liquidazione, un nuovo soggetto giuridico;

La chiusura di Fincalabra e la sua trasformazione in Agenzia regionale per lo sviluppo, una holding che porti al superamento delle Asi e coinvolga i Comuni che dispongono di aree Pip, eviterà la frammentazione e la dispersione di interventi sul territorio. Le attività dovranno essere indirizzate al sostegno dello sviluppo e potranno consistere in: azioni di supporto ex ante alla Regione nella programmazione economica; azioni di supporto allo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali, gestione di fondi regionali diretti al finanziamento di altre iniziative; accompagnamento alla progettazione e assistenza alla fase di start-up imprenditoriale; gestione di fondi regionali indirizzati allo sviluppo delle imprese; prestazione di garanzie fideiussorie in favore delle imprese ca­labresi; finanza del territorio e promozione degli investimenti; assistenza nei rapporti con gli istituti bancari.

L’azione di governo dovrà puntare a una accelerazione dei processi di riforma in parte già individuati e avviati, esaltando i processi di concertazione sociale e istituzionale, partendo dai grandi comparti che oggi assorbono volumi di risorse finanziarie che condizionano di fatto l'attività stessa della Regione.

Attività produttive e sviluppo economico

Gli interventi dovranno tendere a realizzare un sistema produttivo robusto e di qualità, favorendo lo sviluppo basato sulla valorizzazione delle nostre risorse fisiche, umane e immateriali, in modo che la nostra economia riduca la sua dipendenza dai trasferimenti esterni, attraverso interventi finanziari, imprenditoriali e organizzativi strettamente coerenti con le vocazioni locali. Lo sviluppo autonomo e autogestito della Calabria implica un ripensamento radicale delle politiche pubbliche di sostegno. Gli interventi finanziari indiscriminati e a pioggia non correlati a seri piani di sviluppo aziendale vanno banditi dal sistema di sostegno pubblico perché non giovano, a tutela della pubblica amministrazione e della corretta gestione del pubblico denaro, impegnandosi a mantenere in piedi e portare avanti le attività individuate nel proprio master plan e per la durata prevista pena l'incameramento della cauzione e, nei casi di consistenti sostegni finanziari, con l'acquisizione dei beni da parte della Regione, quanto meno sino alla concorrenza del contributo concesso.

Nel campo del credito occorre definire una politica regionale d'intervento che, sfruttando i rapporti con i massimi istituti bancari, metta a disposizione degli operatori locali servizi e professionalità sempre più avanzati, al fine di favorire il massimo grado di competitività del sistema creditizio. Occorre impegnarsi per affermare una politica dei credito capace di far nascere, crescere e rafforzare le imprese, senza farle cadere dentro le maglie soffocanti di tassi d'interesse che penalizzino lo sviluppo.

Anche il sistema degli incentivi alle imprese dovrà essere oggetto di profonda revisione. Bisogna riformare l'attuale meccanismo di contributi in conto capitale e sostituirlo con finanziamenti in conto interesse. L'incentivo non deve essere finalizzato alla mera costruzione di uno stabilimento, ma alla realizzazione di un master plan industriale, idoneo a creare occupazione e sviluppo per (almeno) un certo numero di anni. A tal fine, un'idonea iniziativa legislativa potrebbe imporre all'impresa che ottiene il beneficio di prestare idonea fideiussione bancaria o polizza fidejussoria assicurativa, a garanzia dell'adempimento degli obblighi di mantenimento dei livelli produttivi che essa assume al momento in cui riceve il contributo. II costo della polizza può ben essere sopportato dalla Regione che, in caso di cessazione anticipata o altro grave inadempimento, procederebbe al riscatto della garanzia, destinando il denaro (non più perso) a nuove iniziative di sviluppo.

Agricoltura e Foreste

Obiettivo prioritario sarà quello di rafforzare il sistema della produzione agricola con azioni di sostegno mirate alla qualità dei prodotti puntando sull'innovazione, coinvolgendo le imprese agricole nella definizione delle priorità d'intervento e nella realizzazione delle attività di sperimentazione e di divulgazione. A tal fine dovranno essere adeguatamente utilizzate le risorse del POR, con validi interventi di sostegno che favoriscano seri investimenti e consentano di intervenire sui punti critici del sistema produttivo e sulla valorizzazione commerciale dei prodotti agro‑alimentari. Le strutture amministrative regionali dovranno essere messe in condizione di saper progettare politiche adeguate alle specifiche esigenze del mondo dell'agricoltura attraverso una mirata riorganizzazione funzionale.

Per quanto riguarda il patrimonio boschivo e forestale dovranno essere attuati interventi per la sua tutela e valorizzazione utilizzando criteri rigorosi per la gestione del bosco calabrese, per la riforestazione, riconvertendo e utilizzando in modo più produttivo le risorse umane impiegate nel settore. Tali interventi vanno inseriti in una più generale politica per la montagna che ne rivitalizzi l'economia, salvaguardando il patrimonio naturale e storico‑culturale.

Attenzione dovrà essere dedicata ai parchi e alte aree protette anche attraverso un'attenta programmazione di interventi e un coinvolgimento di tutti i soggetti che hanno competenze nella gestione.

Bilancio e gestione della spesa

L'obiettivo di razionalizzare con ogni mezzo la gestione del bilancio e delle spese che dovrà essere improntata ai principi di economicità, efficacia ed efficienza nel pieno rispetto della legalità, costituisce un momento non indifferibile.

A tal fine bisognerà introdurre e definire serie e corrette procedure istruttorie responsabilizzando dirigenti e funzionari che dovranno cooperare per l'attuazione di una corretta ed efficiente gestione migliorando la qualità dei servizi. Anche in tale direzione saranno attivati sistemi di controllo in modo da poter individuare processi distorsivi e anomalie, che non giovano all'efficienza del sistema pubblico.

Sempre ai fini di una maggiore responsabilizzazione nella spendita delle risorse, si propone infine l'attuazione dei modello di gestione per budget, già introdotto nella legge regionale di contabilità.

Infrastrutture e trasporti

Un immediato sforzo deve essere assicurato per pervenire a migliorare il sistema delle infrastrutture e dei trasporti e alla realizzazione di tutte le opere in avanzato stato di esecuzione e ogni attenzione dovrà essere rivolta a portare a compimento l’Apq infrastrutture, recentemente sottoscritto, che prevede investimenti individuati per 600 milioni di euro.

La strategia d'intervento punterà prioritariamente all'aumento del grado di accessibilità per le persone e le merci all'intero territorio calabrese, sia dall'Europa sia dal Mediterraneo, anche se con livello di servizio differenziati in relazione alla rilevanza sociale delle diverse zone, realizzabile mediante la costruzione di un sistema di rete intermodale che veda integrate al massimo livello il sistema viario, il sistema ferroviario, il sistema aeroportuale e il sistema portuale. Ciò dovrà essere frutto di sinergie col Governo nazionale e L’Ue giacché devono essere previsti corridoi plurimodali‑intermodali adriatico‑jonico e tirrenico mentre si dovranno riqualificare le direttrici allo stato esistenti e sottoutilizzate.

Altrettanto dovrà farsi sotto il versante del trasporto interno, puntando sulle arterie stradali e ferroviarie, da realizzare (es.: bretelle e trasversali Jonio‑Tirreno) o da potenziare e riqualificare (con priorità per quelle arterie che favoriscono l'espansione turistica e la penetrazione nelle aree interne).

Le soluzioni, che presuppongono un'attuazione completa della legge di riforma del trasporto pubblico locale, dovranno essere condensate in un Piano regionale dei trasporti, da sottoporre alla valutazione del Consiglio, basato sull'intermodalità dei vettori: il sistema del trasporto pubblico, che oggi si realizza essenzialmente mediante il trasporto su autobus in concessione, dovrà essere rimodulato mediante la realizzazione prioritaria di linee di metropolitana leggera, sfruttando anzitutto i tracciati già esistenti delle Ferrovie della Calabria e quelli di Trenitalia che tra breve saranno accessibili alla concorrenza.

Tutto ciò, realizzato su tratte caratterizzate da alti flussi di viaggiatori e turisti (es. Cosenza Università; Aeroporti; Costiera Jonica e Tirrenica; Piana di Gioia Tauro), costituirà la valida alternativa alla realizzazione di costosi tratti stradali, spesso devastanti per l'impatto ambientale.

I grandi flussi turistici, così, provenendo in Calabria in aereo ‑ al riguardo, andrà incentivata la charteristica da riporto ‑ potrà usufruire, per il movimento interno, di un'attrezzata e capillare rete multimodale.

Gioia Tauro

Un'attenzione particolare sarà rivolta allo sviluppo del porto di Gioia Tauro, che va ulteriormente valorizzato anche come capofila del sistema portuale calabrese, attuando ogni necessario intervento per potenziarne il ruolo di nodo di interscambio primario per la mobilità delle merci all'interno del Mediterraneo e rimuovendo nell'immediato inadeguatezze gestionali e manageriali che mal si conciliano con la funzione del territorio retroportuale.

Già è stata sancita l'intesa per il collegamento del Porto alla rete nazionale. Ora si tratterà di valorizzare l'intera struttura con un insediamento interportuale polifunzionale, degno del primo porto del Mediterraneo e la costituzione di una "Piattaforma Logistica" con funzioni di terminal per trasporti misti.

Un'attrattiva aggiuntiva potrà essere rappresentata dal rigassificatore a Gioia Tauro per il quale la Calabria è in dura concorrenza con diverse regioni italiane. La realizzazione del rigassificatore (la Regione avrebbe il 5% della società), consentirebbe anche la cal. "piastra del freddo" che costituirà il vero volano per l'insediamento di imprese nell'area retroportuale, le quali beneficeranno delle frigorie a costo tendente a zero. Va solo ricordato che le frigorie, necessarie ad es. per le industrie agroalimentari, ittiche e di computers, possono, con modica spesa essere trasformate in termocalorie e, quindi, in energia elettrica a basso costo. Con la realizzazione del rigassificatore si costituirebbe anche una società di distribuzione del gas a cui la Regione parteciperebbe con il 20 per cento delle azioni. Tale società fornirebbe di gas, pagato a costo privilegiato, alle imprese e alle famiglie calabresi.

Infine, il rilancio dell'area portuale e di quella industriale, che hanno un valore strategico straordinario per il futuro della regione, richiedono un confronto e un lavoro sistematico, finalizzato anche a una produzione legislativa adeguata nelle Commissioni e in Consiglio regionale.

Urbanistica ambiente e gestione del territorio

Occorre attuare il sistema della pianificazione territoriale attraverso la concreta applicazione di tutti gli istituti previsti dalla legge urbanistica regionale alfine di realizzare un'organica politica di gestione dei territorio attraverso gli strumenti tecnici e normativi disponibili.

La rapida approvazione delle Linee Guida della Legge urbanistica dei 2002, già presentate al Consiglio significherà un effettivo governo dei territorio, fornendo quel quadro di certezze giuridiche per gli enti locali e per i privati, quadro oggi invece denso di equivoci.

A seguire, sarà realizzato il Quadro Territoriale Regionale, che alla valenza urbanistica unisce anche quella paesistica, indispensabile in una Regione che non ha mai approvato il piano paesistico previsto dalla legge Galasso.

Solo allora, potrà essere promossa e sostenuta la nuova pianificazione provinciale, nonché quella comunale, pervenendo alla revisione e all'adeguamento degli strumenti urbanistici vigenti, nel senso di favorire la riqualificazione urbanistica e ambientale e il recupero edilizio, specie nei centri urbani.

Sotto il versante più propriamente ambientale, prioritario appare il risanamento e la riqualificazione dei nostro sistema fluviale e marino, in modo da potere superare la fase di gestione commissariale per la depurazione. Nel frattempo, la Regione dovrà programmare e mettere in moto un'organizzazione capace di gestire adeguatamente le competenze in materia ambientale, in modo da essere pronta a svolgere il proprio mandato, al momento della cessazione della gestione commissariale.

Per quanto riguarda i rifiuti, bisogna immediatamente riconsiderare il piano, alfine di rendere ciascuna Provincia autosufficiente quanto a discariche e impianti di smaltimento, superando gli egoismi che sin ad oggi hanno caratterizzato la trattazione dei problema.

Occorre, infine, individuare e attuare adeguate politiche di gestione del territorio mettendo al centro la tutela e la valorizzazione delle grandi risorse della Calabria, stimolando le potenzialità finora non espresse come fattori di sviluppo.

Dovrà puntarsi anche su interventi a tutela del territorio, sviluppando una politica delle acque e dei bacini fluviali per far fronte al rischio idraulico e al dissesto idrogeologico, concentrando l'attenzione sulla prevenzione dei rischi, anche se vanno rafforzati i servizi preposti a gestire le emergenze. Anche il rischio sismico dovrà essere tenuto in considerazione destinando più risorse nelle aree più critiche e nei contesti in cui tale rischio si somma a quello geologico e idraulico.

Anche per la tutela e valorizzazione delle coste dovranno individuarsi interventi contro l'erosione, il recupero ambientale dei litorali compromessi dalla cementificazione, di protezione dei paesaggi e degli ecosistemi.

Interventi andranno rivolti a scoraggiare e reprimere le nuove manifestazioni di abusivismo edilizio, in particolare nelle aree protette, negli ambiti storici e sul demanio.

Politiche del lavoro

Dovranno essere rilanciate idonee iniziative e interventi, in parte già attivati, per incidere positivamente sul mercato del lavoro e sul sistema dei welfare al fine di promuovere il benessere sociale.

La Regione dovrà farsi carico di favorire l'incontro, il dialogo, tra le parti sociali, per stimolare la fluidificazione del mercato del lavoro, incoraggiare la crescita occupazionale, creando condizioni ottimali per gli insediamenti produttivi e stimolando la penetrazione delle imprese sociali nei mercati nazionali ed esteri. A tal fine dovranno essere previsti strumenti premiali per le imprese che assicurano la transizione da esperienze di formazione ad attività di lavoro.

Lo svuotamento dei bacini di precariato, con attenzione a non riconoscerne di nuovi artificialmente creati col ricorso al lavoro in affitto, su progetti ben individuati che non possono essere eterni, rimane l'obiettivo primario dell'azione di Governo. Particolare impegno, pertanto, continuerà a essere profuso per pervenire alla definitiva stabilizzazione dei lavoratori Lsu e Lpu.

In quest'ottica, dovranno essere adeguatamente sensibilizzati il Governo e la deputazione calabrese affinché la nuova legge finanziaria, nello sbloccare le assunzioni negli Enti locali, consenta concorsi riservati per i lavoratori precari già in servizio.

Ogni strategia d'intervento nel mercato dei lavoro dovrà essere poi realizzata previa definizione di specifici atti di programmazione, indirizzo e pianificazione, da concertarsi con le parti sociali più rappresentative a livello territoriale.

Gli interventi sul mercato del lavoro non possono non essere connessi con il sistema del sostegno alle imprese e della formazione professionale.

Quest'ultimo, anche in relazione alle competenze di recente trasferite alle Province, dovrà essere adeguatamente riordinato, introducendo criteri innovativi, potenziando la formazione continua, fattore indispensabile per garantire la continuità lavorativa in un ambiente produttivo soggetto a frequenti mutamenti organizzativi e tecnologici.

Politiche sociali

La Regione dovrà attuare concretamente, nel breve periodo, la riforma varata nel 2003 in materia di servizi sociali coinvolgendo tutti gli attori operanti nel campo al fine di promuovere la sussidiarietà, riconoscendo e incentivando il ruolo dei soggetti dei terzo settore, del volontariato e dell'economia sociale, con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Dovranno essere elaborati, entro l'anno in corso, i regolamenti attuativi e dovrà procedersi al conferimento delle funzioni ai Comuni alla predisposizione dei Piano regionale realizzando in tal modo il sistema integrato di interventi e servizi sociali.

Particolare attenzione sarà rivolta a dotare la Calabria di quegli indispensabili servizi a sostegno della famiglia, alle politiche di coesione sociale rivolte agli individui e a tutti i soggetti a rischio di esclusione sociale (minori, giovani, anziani, lavoratori espulsi dal circuito lavorativo).

Per realizzare questi obiettivi, si introdurranno sistemi di coordinamento e di valorizzazione della rete del sociale in modo da implementare le relazioni tra intervento pubblico e privato e mettere a sistema l'offerta complessiva di servizi e azioni in campo sociale e solidaristico. A tal fine, sarà necessario definire validi e trasparenti criteri per l'accreditamento del privato sociale nella erogazione di servizi con finalità pubbliche.

Sanità

Gli interventi nel campo della tutela della salute dovranno richiedere un'attenta e seria programmazione, che valorizzi il sistema sanitario calabrese, potenziando e qualificando la rete di assistenza territoriale e ospedaliera al fine di consentire un'offerta di servizi articolati e integrati, riducendo il ricorso al ricovero e contenendo le migrazioni di pazienti fuori regione.

L'impegno prioritario è quello di rielaborare, attraverso una seria e immediata fase di concertazione, il Piano Sanitario Regionale, che dovrà far decollare il nostro sistema sanitario, prevedere un'adeguata organizzazione dei servizi articolando le attività di assistenza e cura attraverso un processo di integrazione operativa e funzionale tra distretti sanitari, la rete ospedaliera e i centri di eccellenza individuabili nelle aziende ospedaliere e in quella mista universitaria.

Il Piano dovrà rafforzare, e se necessario introdurne di nuove, misure concrete per la razionalizzazione e il controllo della spesa sanitaria, eliminando sprechi e finalizzando le risorse a interventi mirati a migliorare i servizi erogati, in primis attraverso la rimodulazione del numero delle attuali 11 aziende territoriali (da rivedere tendenzialmente su base provinciale) e l'introduzione di un sistema centralizzato per gli acquisti più rilevanti. Attenzione dovrà essere rivolta alla realizzazione di equilibrati rapporti tra operatori pubblici e privati accreditati, in modo da garantire uniformi livelli di assistenza sul territorio.

Innovazione e ricerca

Trattasi di un settore strategico, per il quale sono stati dedicati un consistente impegno e adeguate risorse, impiegandosi correttamente strumenti di incentivazione favorendo la cooperazione tra le imprese e coinvolgendo le Università che sono la fucina delle professionalità più qualificate di cui la Calabria necessita.

Le ulteriori iniziative di sostegno finanziario devono garantire un iter di valutazione e selezione qualificato con tempi certi e rapidi.

Particolare attenzione dovrà essere rivolta per portare a compimento, in tempi ragionevoli, tutti gli interventi previsti dalla Società dell'informazione, la cui attuazione è indispensabile per lo sviluppo economico della nostra regione e per eliminare tante condizioni di divario esistenti rispetto ad altre realtà territoriali.

Energia

Occorre rivedere subito il Piano energetico e la ricerca sulle fonti energetiche va orientata verso la valorizzazione di quelle rinnovabili e non inquinanti, in modo che la Calabria aumenti la propria produzione. Fatti salvi gli aspetti ambientali, attenzione bisognerà prestare alle eventuali richieste di centrali eoliche o a combustione, le cui emissioni pero dovranno essere compatibili con i parametri del trattato di Kioto.

Turismo

Le politiche mirate a favorire il turismo in Calabria devono essere volte a una seria promozione della nostra realtà territoriale, che punti sull'identità complessiva della nostra Regione, superando l'idea dei turismo legato solo al mare e non trascurando, quindi, le altre significative realtà. Le azioni di sostegno dovranno prevedere un'adeguata selezione delle iniziative, incoraggiando quelle veramente meritevoli e idonee a favorire un atteggiamento positivo dei turisti verso la nostra terra e, quindi, a costituire effettivo veicolo d'attrazione.

La partecipazione della Regione a eventi fuori dalla Calabria dovrà essere concentrata a quelle iniziative che concretamente possono promuovere la sua immagine e la sua offerta turistica e devono essere preventivamente e adeguatamente preparate con l'obiettivo di creare sinergie e collegamenti con operatori e soggetti che possano favorire un maggior numero di presenze.

Bisogna, poi, avviare subito progetti di riqualificazione delle strutture ricettive e di formazione del personale, in modo da essere in grado di fornire servizi più qualificati e competitivi. Perché ciò si realizzi, occorre approvare rapidamente una legge‑quadro di riforma, che punti sui Sistemi turistici locali come scelta strategica, partendo dalla proposta già avanzata dalla Giunta regionale che comprende strumenti innovativi quali i «paesi albergo», «albergo diffuso» e la carta dei diritti del turista.

Istruzione, Cultura

Puntare al miglioramento del sistema scolastico e universitario, garantendo a tutta la possibilità di frequentare scuole e università, sostenendo interventi mirati a realizzare una valida offerta formativa che innalzi il livello d'istruzione dei nostri giovani consentendo loro di poter accedere con adeguati basi culturali nel mondo del lavoro.

Decentramento delle funzioni amministrative

Il processo di decentramento e di conferimento delle funzioni agli enti locali ‑ avviato dopo lunghe attese ‑ non può subire interruzioni e il ritardo deve essere recuperato in tempi brevi con l'approvazione da parte del Consiglio regionale della legge sull'Associazionismo tra i Comuni, che consentirà di superare le difficoltà strutturali dei più piccoli enti nell'assunzione di nuove e pesanti responsabilità che saranno trasferite o delegate. La Regione deve concentrare, nel futuro, l'attenzione esclusivamente sulle funzioni di programmazione e controllo, che !e competono, riuscendo a elaborare macroprogetti e programmi di sviluppo, la cui realizzazione deve vedere protagonisti a pieno titolo, in una prospettiva di sussidiarità, tutti gli Enti locali e i soggetti privati e del no profit, nei cui confronti la Regione stessa dovrà agire come stimolo, con una costante azione di supporto e di accompagnamento.

Organizzazione e Personale

Il "dimagrimento" della Regione, con il trasferimento di parte del personale Province, in un prossimo futuro, agli enti locali, impone una nuova organizzazione dell'Ente regionale facendo ricorso, eventualmente, a società di consulenza accreditate che già hanno ben operato sulla strutturazione di altre Regioni italiane.

Occorre ridisegnare e mettere a punto un sistema organizzativo che deve ispirarsi ad assicurare funzionalità ed efficienza alle strutture, attraverso la ridefinizione della missione degli uffici coerente con il nuovo ruolo, l'utilizzazione virtuosa delle risorse, la riorganizzazione dei processi amministrativi e decisionali.

Al processo riorganizzativo che dovrà coinvolgere la Giunta regionale attraverso la, riorganizzazione delle strutture e delle procedure amministrative in modo da poter svolgere, particolarmente, le funzioni di programmazione, indirizzo e controllo che, dopo il decentramento, diventano le funzioni primarie della Regione, va correlato un organico intervento per una corretta e proficua gestione delle risorse umane. Diventano indispensabili percorsi di formazione, riqualificazione e valorizzazione di tutto il personale che dovrà essere messo in condizione dì poter gestire le nuove competenze dell'ente regione e supportare il livello politico nelle scelte da effettuare.

Il personale dirigenziale, come pure i vincitori dei concorsi già espletati e che saranno espletati, saranno coinvolti in specifici interventi formativi presso la Comunità Europea mirati ad acquisire specifiche conoscenze ed esperienze per la gestione dei fondi comunitari.

Il coinvolgimento di tutto il personale nella gestione dell'ente deve necessariamente passare attraverso l'introduzione di logiche di incentivazione legate ai risultati e che premino effettivamente l'impegno e le capacità dimostrate.

Particolare attenzione sarà prestata nella definizione del nuovo sistema di valutazione dei dirigenti che dovrà superare le carenze e criticità del passato introducendo criteri oggettivi che consentano una valutazione ponderata che tenga conto del concreto esercizio delle funzioni dirigenziali, delle responsabilità assunte, della consistenza della struttura affidata e delle risorse umane e finanziarie gestite, del reale raggiungimento degli obiettivi assegnati. L'efficacia degli interventi tesi a migliorare la funzionalità delle strutture organizzative è legata alla creazione di un valido sistema di controlli interni per monitorare l'andamento e la correttezza della gestione, consentire l'introduzione di correttivi e, ove il caso, applicare misure sanzionatone in caso di accertamento di responsabilità legate a ritardi, omissioni o condotte non corrette che determinano situazioni di criticità nei servizi, non consentendo il raggiungimento degli obiettivi dell'amministrazione.

Rapporti Giunta‑Consiglio

L'avviato processo di riforma non può che trovare nell'attività legislativa il suo sbocco naturale. Va quindi meglio raccordata l'attività di Governo con quella legislativa, attuando vere e proprie sessioni specifiche di lavoro al fine di garantire il raggiungimento di obiettivi precisi concordati e prefissati. Gli stessi strumenti statutari e regolamentari oggi disponibili possono rendere il processo legislativo certo nei tempi, per cui essi vanno interamente attuati.