VIII legislatura
21.
Seduta di giovedì 3 agosto 2006
Presidenza del
Presidente Giuseppe Bova
La seduta inizia alle 17,05
Antonio BORRELLO, Segretario Questore
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
L’ordine del giorno reca: proposta di legge numero 117/7^, di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario (collegato alla manovra di assestamento di bilancio per l’anno 2006, ai sensi dell’art. 3, comma 4, della legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8”; proposta di legge numero 118/8^, di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Legge finanziaria regionale adottata in coincidenza con l’approvazione della legge di assestamento del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2006 e del bilancio pluriennale 2006-2008”; proposta di legge numero 119/8^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Assestamento del bilancio di previsione della Regione Calabria per l’esercizio finanziario 2006 e del bilancio pluriennale 2006-2008 a norma dell’articolo 22 della legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8”.
L’onorevole Borrello sarà relatore di tutte e tre le proposte di legge.
Presidente, se è possibile, volevo fare una piccola riunione se lei lo ritiene opportuno, per capire come organizzare oggi i lavori dell’Aula considerato che ancora non abbiamo neanche gli emendamenti.
Si ritiene opportuna, penso, una sospensione di 5 minuti al fine di concertare i lavori.
PRESIDENTE
Chiamo i capigruppo al banco della Presidenza.
(I capigruppo si portano al banco della
Presidenza)
La parola al relatore per la relazione sulle proposte di legge e immediatamente dopo la parola andrà all’assessore al bilancio.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, sarò brevissimo perché credo che poi il Vicepresidente, assessore al bilancio, certamente meglio di me potrà illustrare la manovra finanziaria di questo assestamento.
Chiedo scusa se non mi alzo ma ci sono problemi tecnici e mi hanno invitato a parlare da seduto altrimenti non si sentirebbe al microfono.
Siamo, sostanzialmente, al primo vero atto politico di inizio legislatura che si concretizza con questo assestamento di bilancio 2006, un bilancio che sconta in maniera ancora troppo eccessiva una presenza di diseconomie legata soprattutto a debiti pregressi, tant’è che – così come in passato – continua purtroppo a dover subire provvedimenti di sanatoria per somme non pagate.
Quindi è un elemento di difficoltà nell’ipotizzare processi di riforma che riguardano settori vitali della…
PRESIDENTE
Prego i colleghi di prendere posto e di stare in silenzio, chi deve parlare, per favore si accomodi fuori.
Dicevo, Presidente, che il problema delle sanatorie, cioè del riconoscere debiti del passato continua a rimanere una voce importante di questo bilancio regionale così come accanto alla sanatoria anche gli stessi pignoramenti rispetto ai quali ancora oggi è stato difficile avere consapevolezza della consistenza effettiva.
Tant’è che all’interno dell’articolato è prevista anche la possibilità che si passi ad una verifica, ad un monitoraggio di tutte le attività, le azioni di pignoramento che la Regione ha subito in tutti questi anni.
C’è ancora il grande e vecchio problema che in questi giorni ha assunto livelli non proprio ortodossi rispetto alle popolazioni calabresi. Mi riferisco ai debiti – anche qui pregressi – sul trasporto locale, tutte condizioni che oggettivamente rendono difficile l’avvio di un vero e profondo, per quello che serve a dare delle risposte ai calabresi, processo di riforma di un bilancio che deve passare da una sorta di contenitore dentro il quale vanno ancora oggi a spendersi tante risorse mentre in effetti avremmo bisogno di sprigionare queste risorse per favorire processi di crescita e sviluppo.
Quindi, malgrado l’esistenza di queste patologie, comunque questa manovra di assestamento del bilancio 2006 ha una massa finanziaria a disposizione abbastanza consistente, parliamo di circa 154 milioni di euro che hanno trovato poi all’interno dell’articolazione delle scelte di fondo che la Commissione e la Giunta hanno voluto realizzare prima di tutto in maniera particolare ed imponente – se volete – per far riacquistare agli enti locali una capacità di investimento e una capacità progettuale per favorire investimenti nei propri territori.
Qui c’è un impegno che forse a mia memoria, nella storia della Regione non si è mai verificato: 5 milioni di euro di investimento a copertura di mutui a carico della Regione – seppur parzialmente – che dovrebbero produrre investimenti per oltre 100 milioni di euro.
Siamo, evidentemente, in presenza di un’azione politica ed amministrativa ben definita ed indirizzata alla crescita dei nostri territori.
Poi prende, finalmente, consistenza all’interno di questa manovra anche la scelta che era stata fatta già nel recente passato e che oggi diventa strutturale rispetto all’esigenza non più rinviabile di procedere ad una attività di riorganizzazione e revisione, una vera e propria riforma che riguarda gli enti strumentali. Parliamo di Afor, Arssa, Aterp, Fincalabra e la stessa partecipazione a società da parte della Regione che in questi ultimi anni, per la verità, ha registrato una sorta di proliferazione spesso e volentieri fine a sé stessa. Partecipazione senza un ritorno effettivo rispetto ai problemi della Regione.
In più abbiamo in funzione di quell’obiettivo che ci eravamo prefissi, che si era prefissa la Giunta regionale e la maggioranza di cercare di rendere più qualificante anche la stessa attività degli operai forestali, è previsto che un contingente di questi operai passi alle dipendenze delle Comunità montane dove c’è necessità di interventi, quasi quotidiani rispetto alle condizioni dei nostri territori.
Poi l’intervento che va a potenziare l’attività dei confidi, quindi il sostegno alle piccole e medie imprese è un altro tassello che viene aggiunto a queste iniziative che non sono esaustive – certamente non potevano esserlo – dei problemi della Calabria, ma certamente danno il segnale di un avvio, di un percorso che dovrà nel giro di poco tempo, e mi auguro già dal prossimo bilancio 2007, riuscire ad incidere in maniera ancora più significativa e più squisitamente politica rispetto alle questioni, cui questa Calabria ancora oggi è chiamata a dover far fronte.
Quindi parte da questo assestamento di bilancio un’attività di maggioranza realmente ed efficacemente tendente a riqualificare i settori della vita regionale tenendo conto che dobbiamo fare in modo che le discrasie che ci portiamo ancora dietro possano essere rimosse.
Quindi parlare di un bilancio effettivamente sfrondato da tutte le diseconomie che purtroppo ancora oggi presenta ma che certamente appartengono a diverse responsabilità che negli anni si sono ripetute in questa nostra Regione.
Per grande sintesi ho voluto svolgere la relazione che termino qui, ma credo che l’assessore al bilancio, Vicepresidente Adamo, avrà certamente molto da aggiungere rispetto alla mia relazione introduttiva. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il Vicepresidente della Giunta, onorevole Adamo. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, molto sinteticamente per illustrare sulla base delle linee già indicate dall’onorevole Borrello nella sua qualità di relatore di maggioranza del provvedimento, le linee fondamentali del collegato e dello strumento finanziario di assestamento al bilancio 2006.
Una premessa ed una considerazione innanzitutto.
Le scelte contenute in questo documento pur registrando dissensi o consensi nella società calabrese debbo dire – e non ho alcuna difficoltà a dirlo – sono selezionate attraverso il metodo della più larga condivisione e partecipazione.
Voglio ringraziare qui in Aula - ho appena letto un’agenzia giornalistica, è successo anche ieri, sono molteplici le prese di posizione di parti sociali – Confindustria regionale – per l’apprezzamento e la soddisfazione per l’accoglimento di indicazioni che sono venute in questo documento.
E’ stato largamente condiviso e partecipato perché lo strumento legislativo e anche quello contabile è il punto di approdo di un percorso amministrativo e di intenso lavoro che il Governo regionale ha svolto in questi mesi attraverso un confronto permanente con le parti sociali.
Qual è il fine, lo scopo fondamentale di questo assestamento? E’ innanzitutto quello di dare compimento ad un percorso che abbiamo avviato con l’assestamento del bilancio 2005 lo scorso anno, con l’approvazione entro il 31 dicembre del 2005 del nuovo bilancio 2006. Un percorso che non ha un approdo immediato e non ha il fine di far quadrare i conti esercizio finanziario per esercizio finanziario.
E’ un percorso che si imposta oggi e che deve dare frutti e risultati di un’azione di programmazione e di riforma alla fine di un ciclo, non certamente lungo ma almeno triennale e comunque conclusivo della intera legislatura.
Il fine è quello di riformare il bilancio attraverso un’azione graduale che tende a renderlo meno ingessato, perché consenta una maggiore autonoma programmazione di risorse finanziarie non vincolate, di risorse libere.
Il bilancio è sempre meno strumento di finanziamento dello sviluppo, ma sempre più di sollecitazione, promozione, accompagnamento delle politiche dello sviluppo, di quelle politiche che debbono essere coordinate attraverso un funzionamento organico ed integrato ormai di più strumenti della programmazione anche di tipo finanziario.
Noi abbiamo lavorato affinché questo bilancio desse più credibilità alla solidità dello stato finanziario della Regione. Un bilancio che rafforzasse i parametri di valutazione del merito creditizio e della capacità di indebitamento della Regione. Abbiamo avuto un esito quest’anno.
Il riconoscimento del rating è stato positivo e l’assestamento ha tenuto d’occhio questo obiettivo per andare a rafforzare questi parametri e avere il prossimo anno nuovi e più avanzati risultati.
Un bilancio che contenesse, sempre di più, le spese di funzionamento ed aumentasse le spese per gli investimenti.
I dati vanno verso un rafforzamento di una scelta che abbiamo già fatto all’inizio di questa legislatura.
Noi col bilancio 2006 abbiamo ridotto la spesa corrente del 21 per cento ed abbiamo elevato quella per gli investimenti del 13 per cento. Questo provvedimento di assestamento si colloca in questa direzione.
Un bilancio che di per sé soprattutto attraverso l’approvazione di alcune norme legislative non produce effetti contestuali immediati. Possono essere effetti che, attraverso la conduzione di una politica di governo generata dalle norme che sono contenute in esso e che vengono approvate dal Consiglio regionale, noi potremo vedere da qui ad un termine medio e forse se volete, forse breve.
Insomma, dalla sera alla mattina non si potevano produrre riforme strutturali capaci di avere una efficacia sensibile di modificazione della condizione del bilancio ancor più per il fatto che ancora in questa fase e per un altro lungo periodo probabilmente noi siamo chiamati a fronteggiare costi e sprechi – passatemi il termine – rinvenienti da scelte amministrative sbagliate condotte negli anni scorsi o addirittura da scelte amministrative che non sono state mai compiute.
Da omissioni di azioni amministrative che hanno prodotto un aggravio di spesa ed un costo per la Regione.
Se voi guardate, ci sono parecchie norme poste a risanamento di obblighi maturati per la Regione da lunghi anni, alcuni anche da oltre un decennio. Obblighi che nel tempo fanno lievitare il carico di oneri finanziari passivi a danno della Regione.
Quindi un provvedimento di assestamento che coniuga l’azione di riforma – non soltanto l’avvio ma anche il proseguimento di un’azione di riforma – con quella di risanamento. Ed è in questo quadro che stiamo perseguendo l’obiettivo di portare a compimento alcune riforme strutturali anche di tipo settoriale.
Per dare il senso di quello che ho detto, faccio solo alcuni riferimenti senza andare ad una elencazione dettagliata di tutti i provvedimenti e degli effetti che producono, che sono contenuti in questo bilancio.
Faccio alcuni riferimenti per dar il senso della organicità o almeno del tentativo di una politica organica di amministrazione che abbiamo impostato sulla base del programma che è stato presentato ai calabresi e sulla base di quel programma su cui si è registrato poi l’insediamento del Presidente della Giunta e del nuovo Governo regionale.
Ci sono misure che prese a sé sembrano essere o poco efficaci o parziali e viste nel loro insieme rispondono ad una logica sistematica.
Vedete, sentite spesso ricorrere – anche nel tema della propaganda politica di governo – l’impegno che questo Governo regionale, che il Presidente della Giunta regionale ha profuso sin dal primo momento del suo insediamento per la realizzazione della Cittadella regionale.
Si potrebbe pensare ad un atto di semplificazione e di razionalizzazione, un grande atto di civiltà amministrativa se è vero come è vero che avere il palazzo, la città degli uffici regionali a Catanzaro è già di per sé un fatto di trasparenza e di agibilità democratica, conoscendo la situazione nella quale oggi – sin da quando è nata la Regione – si opera nella città capoluogo.
Quello non è un atto soltanto che tende a realizzare un moderno, intelligente edificio ai fini di razionalizzare e far diventare più efficiente il funzionamento dei servizi regionali. L’abbiamo definito fin dal primo momento: un atto di razionalizzazione della spesa perché non c’è dubbio che rispettare i tempi di realizzazione della Cittadella significa già avere in questa legislatura un bilancio in una certa fase che può impiegare meno risorse per il funzionamento della Regione.
Parlo delle spese che hanno raggiunto il tetto più alto nella struttura e nella organizzazione del bilancio. Ma se poi accompagniamo questa scelta alle altre misure che stiamo sostenendo e che abbiamo sostenuto col precedente documento contabile e di bilancio e di assestamento e quelle che facciamo in questo assestamento, ci rendiamo conto che l’organicità di una politica di razionalizzazione è data dal fatto che insieme stiamo facendo camminare alcuni processi: la riorganizzazione della Cittadella, la riorganizzazione del personale.
Voglio dare un dato. Vedete era annosa la questione, si era formato un senso comune e una opinione diffusa che determinava un giudizio di valore sulla immagine della istituzione. Quante volte ci siamo sentiti dire in Italia che non poteva essere sopportabile il peso di una presenza di un certo numero di dipendenti della Regione Calabria. Si parlava di oltre 5 mila che magari erano organizzati male e venivano impiegati poco produttivamente.
Insomma una similitudine molto spesso si faceva che dava il senso dello spreco. Molti più dipendenti alla Regione Calabria, una Regione mostro burocratico, una Regione pesante rispetto a quella della Lombardia.
Noi ci siamo insediati lo scorso anno a fronte di un dato del personale che era esattamente questo: 4.390 addetti. Oggi alla data in cui parliamo contiamo solo di 2.119 dipendenti di cui 500 sono quelli del personale delle équipe socio-psico-pedagogiche che pur se dipendenti funzionali della amministrazione regionale non stanno negli uffici regionali ma in servizio presso i comuni e le aziende sanitarie.
L’effettivo organico amministrativo della Regione è di fatto di circa 1.700 lavoratori dipendenti.
E’ un dato che deve cominciare a far riflettere, un dato cioè che se perseguito con iniziative di azioni di accompagnamento che da una parte riducono il numero e dall’altro svecchiano e qualificano anche attraverso l’immissione di nuovo personale, ci consegna alla fine del ciclo una Regione riqualificata e moderna a minor costo.
A questo si accompagna il fatto che il trasferimento delle competenze pure ha un costo perché trasferire le competenze di gestione al sistema degli enti locali non è indolore per le casse regionali, ma è un aggravio che stiamo sostenendo in una fase di difficoltà tenuto conto della limitatezza delle risorse disponibili, soprattutto delle risorse finanziarie libere.
In questo provvedimento, per esempio, c’è l’orientamento di una spesa di 5 milioni di euro a vantaggio delle Province per accompagnare il trasferimento delle competenze che ormai sono già passate a questi enti. E’ atto compiuto, la Regione si è liberata di tante e tante competenze di gestione quelle previste dalla legge 34 che comincia a diventare una istituzione di programmazione e di controllo.
Certo, soltanto misure di avvio di una politica di riforma. Dobbiamo andare oltre e andare avanti anche per quanto riguarda le spese di funzionamento e dei fitti.
Pensate noi paghiamo come Regione circa 8 milioni di euro all’anno per fitti alcune cifre. A parte Catanzaro nelle città e faccio gli esempi di Cosenza e di Reggio Calabria, paghiamo 580 mila euro di fitto per la locazione di uffici a Cosenza e 1 milione 520 mila euro nella città di Reggio Calabria.
Penso che questo sia uno spreco. Noi, invece, abbiamo introdotto una norma che da parte di alcuni è stata strumentalizzata impropriamente facendo riferimento a fatti inesistenti, si è parlato della volontà di acquistare un palazzo a Catanzaro, mai esistito per una semplice ragione: a Catanzaro si costruisce la Cittadella degli uffici regionali, si costruisce la casa dei calabresi.
Quella norma non prevede e non impegna una posta finanziaria ma autorizza solo il ricorso ad un eventuale indebitamento dell’amministrazione regionale per affrontare un piano di razionalizzazione dei fitti.
Voi convenite con noi che probabilmente se per la città di Cosenza e per la città di Reggio Calabria, ma questo vale anche per Crotone e Vibo Valentia, queste risorse si impiegassero in investimenti per ristrutturare o anche acquistare immobili che diventano di proprietà e quindi per rendere più forte la capacità del bilancio patrimonializzando il bilancio, questo è un investimento ben fatto. Non soltanto per accorpare e accentrare gli uffici anche nelle città, renderli più funzionali e avere una presenza e un impatto più diretto nel rapporto col cittadino e con l’amministrazione regionale, ma è un discorso che riguarda l’economicità dei costi, del bilancio.
Questo ci consente su una programmazione di fase di consolidare il bilancio, di consolidarne il patrimonio e al tempo stesso di limitarne gli sprechi, altrimenti quale altra strada si poteva perseguire per non andare in questa direzione?
Voi vedete che l’esempio che ho fatto in riferimento all’area del funzionamento mette insieme tanti atti che trovano riscontro nei documenti contabili e nella legge finanziaria ma che rappresenta un percorso fatto di tanti momenti che l’amministrazione regionale sta perseguendo. Su questa strada dobbiamo andare avanti.
La stessa cosa per quanto riguarda le politiche delle entrate. Noi portiamo già un dato in questo assestamento. Una sensibile crescita delle entrate tributarie riferite, per esempio, alla discussione dei proventi della tassa automobilistica.
Non c’è riscontro tra quanto si è già registrato in termini di entrata nel corso dei primi mesi di questi anni e quanto si registrava nell’intero esercizio finanziario negli anni passati.
Diciamoci la verità, la gran parte dei calabresi si era abituata ad evadere, a non più contribuire attraverso questo tributo.
Un discorso di giustizia e di equità sociale e fiscale. Abbiamo affrontato questo tema e certo c’è un problema di rinnovare gli archivi, perché un’assenza per lunghi anni di una politica delle entrate ha portato anche a questo aspetto.
Noi siamo impegnati in questa fase ad una ricognizione di tutti i fondi su cui si può attingere attraverso una politica delle entrate e attraverso i tributi a delle risorse di finanziamento del bilancio. Una era questa: l’adeguamento, l’aggiornamento degli archivi automobilistici. Nonostante questo, non soltanto abbiamo evitato l’emissione nei ruoli, abbiamo fatto e comunicato l’accertamento della imposta. L’emissione di ruolo pari ad un valore di 110 milioni di euro la faremo entro il 31 dicembre di quest’anno. Pensate che significa questa entrata se dovesse essere rispettata al 100 per cento.
Siamo stati la Regione che in percentuale ha avuto il minor numero di ricorsi rispetto a tutte le altre Regioni italiane e i primi procedimenti extragiudiziali hanno già avuto esito favorevole a vantaggio della linea che ha scelto questa amministrazione regionale.
Sono stati molti i cittadini e le associazioni che hanno fatto ricorso, allo stato la Regione ha vinto ogni giudizio.
Non è il volto di una amministrazione nemica del cittadino, ma di una amministrazione che vuole affermare il principio della legalità e della normalità in questa regione attraverso questi atti. Il principio, cioè, di una politica non economica ma finanziaria che sappia porre le basi per un equilibrio tra politica delle entrate e quella dell’uscita, finalizzazione dell’uscita attraverso una ottimizzazione della spesa. Ridurre i costi per cui alcune volte si può spendere di meno per ottenere anche di più, sia in termini quantitativi che qualitativi per quanto riguarda il servizio da dare ai calabresi.
Pensate - e la Calabria e i calabresi lo sanno - in questi anni i nostri cittadini hanno registrato un dato inconfutabile. Erano chiamati a pagare le tasse più alte d’Italia per avere i servizi di qualità più bassi d’Italia.
Vogliamo capovolgere questo rapporto secondo principi di equità e di giustizia sociale e secondo una capacità dello Stato e quindi della Regione di mettere in condizione il cittadino calabrese di riprendere fiducia, perché un cittadino che dà allo Stato deve essere motivato dalla fiducia perché da questo Stato deve avere ciò cui ha diritto.
Su questo stiamo lavorando e le norme che abbiamo pensato per quanto riguarda questi aspetti della politica finanziaria vanno in questa direzione.
Certo, l’assestamento impegna una manovra finanziaria assai significativa altro che una manovra minimalistica, un bilancio tecnico prima ed una manovra minimalistica adesso.
Ii fondi cosiddetti liberi: non lo dico a caso, ma perché è un eufemismo il fatto di avere fondi liberi nel senso che non sono vincolati rigidamente da norme nella loro finalizzazione, ma da un pregresso, da un processo storico.
Il bilancio regionale della Calabria dispone di una capacità di circa 750 milioni di euro pari al 10 per cento dell’ammontare del bilancio.
In grande parte questi fondi sono vincolati da una strutturazione di una spesa storica divenuta ormai obbligatoria. A fronte di tutto questo, facciamo oggi una manovra con l’assestamento pari a 153 milioni di euro e non è una cosa di poco conto, ma ha una forte incidenza, quindi una manovra assai significativa.
Una manovra che sulla base della concertazione con le parti sociali, certo pezzo per pezzo, però è grandemente e fortemente impegnata a fronteggiare le emergenze sociali ed occupazionali.
Ma anche qui, badate, la logica delle norme che presiedono questo impegno finanziario non è quella di rincorrere e finanziare l’emergenza per tenere uno stato di precarietà e di disagio permanente, non è quella di strutturare un costo che nel tempo è già divenuto o rischia di poter divenire un costo di tipo assistenziale.
Fronteggiare l’emergenza occupazionale perché insieme cominciamo a introdurre i primi elementi di riforma.
Abbiamo fatto un ragionamento di questo tipo, per esempio, per quanto riguarda il settore della forestazione. Sapete che scontiamo una scelta compiuta nel 2004, che ha portato, di fatto, al raddoppio del costo della manodopera per quanto riguarda il settore della forestazione attraverso il passaggio generale a contratto a tempo indeterminato dei lavoratori idraulico-forestali.
Vedo qui il collega Gallo che era all’epoca assessore. Il collega Gallo sa, ma non dico perché… poi c’è stata una concertazione sociale quindi non è che c’è un problema di chiamarci una propaganda tra di noi e lo dico come dato oggettivo.
Il collega Gallo sa che quella scelta non è stata accompagnata da una programmazione finanziaria poliennale che desse certezza al finanziamento di quel costo, ma si è dovuta relazionare con l’opportunità di finanziare questo costo solo per il primo anno e mezzo, i primi due anni. Sulla base delle disponibilità del programma finanziario poliennale, ma non c’è stata la strutturazione di una linea attraverso la quale, attraverso il passaggio a tempo indeterminato poi ci fosse la certezza annuale anche per quanto riguarda, certamente, poi la contribuzione e la quota che è assegnata allo Stato.
Noi in una difficoltà seria di limitatezza di risorse ci stiamo impegnando, non ce l’abbiamo fatta ancora in tutto, a garantire – lo abbiamo fatto per lo scorso anno per la parte che è stata di competenza di questa Giunta e lo faremo per il 2006 -, ad onorare questa spesa.
Anzi c’è di più: abbiamo dovuto registrare nel corso di quest’anno il rinnovo del contratto di lavoro che ha portato un onere aggiuntivo a quel costo del 2004 di altri ben 14 milioni di euro.
Ci siamo messi sulle spalle questo carico, però al tempo stesso è arrivato il momento grazie al lavoro che si è fatto in questo anno di incominciare ad introdurre elementi non soltanto di riforma per l’utilizzo produttivo, ma anche per il contenimento dei costi e l’ottimizzazione della spesa.
E’ stato concertato e sarà presentato e predisposto nei prossimi giorni per essere immediatamente attuato, il piano regionale per la forestazione. Avrà modo – ove mai fosse richiesto – l’assessore Pirillo di informare anche l’Aula su questo punto.
Penso che quello che sarà presentato sarà un piano che contiene scelte riformatrici valide e fortemente impegnative per il richiamo alla responsabilità di governo. Ma non ci siamo limitati soltanto a questo.
Noi anche in attuazione della legge regionale 20, quella del riordino della forestazione, introduciamo delle norme in questo assestamento che ci consentono un contenimento dei costi e sulle economie avviamo un processo, tentiamo di avviare certo previa concertazione sociale - stiano tranquille le organizzazioni sindacali non faremo atti autonomi ed unilaterali-; però, se possiamo riuscire ad ottenere attraverso forme di incentivi un esodo volontario ed una riduzione del bacino concertato e concordato, penso che questo è un dato che ci consente di presentarci di fronte al Paese con una immagine più credibile.
Deve finire questa storia che è stata propria di una certa cultura leghista: parassitismo, spreco, assistenza. Il sistema forestale come il logo di una immagine negativa stereotipata di una Calabria che era la palla di piombo al piede del sistema nazionale. Noi vogliamo ribaltare questa immagine, partendo dal presupposto che anche e soprattutto il settore della forestazione può essere un settore che promuove e sollecita convenienze, convenienze sociali soprattutto per l’attività che sono chiamati a fare in una regione come la nostra i lavoratori idraulico- forestali.
Le economie di gestione le otteniamo attraverso l’esodo e una riorganizzazione dei lavoratori, puntando non ad intaccare i loro diritti dei lavoratori ma a ridurre le spese per quanto riguarda i servizi generali.
La stessa cosa vale per quanto concerne i cosiddetti lavoratori ex interinali. Noi affronteremo questa problematica, guardando a questi lavoratori non più come interinali, ma come lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato. Ai loro rappresentanti sindacali chiediamo però due cose, la prima: le attività debbono essere non soltanto produttive – ed abbiamo segnali che si va in questa direzione – ma debbono avere una capacità anche di autoremuneratività.
Questo lavoro non deve essere di assistenza permanente, l’assistenza, il costo, il finanziamento può essere finalizzato allo start-up, ma dopo, in grande parte nel prosieguo deve avere la capacità di autofinanziarsi. Le attività nelle quali vengono impiegati questi lavoratori in grande parte debbono produrre una entrata capace di finanziare quel lavoro oltre che essere socialmente utili.
L’altra questione qual è? E’ una loro utilizzazione fondata su costi che devono essere anche questi abbattuti, i famosi servizi generali. Noi dobbiamo avere forme di imprenditorialità anche se sostenute da incentivi e da finanziamenti pubblici che non devono essere forme di intermediazioni di costi aggiuntivi, ma devono essere forme di imprenditorialità virtuosa che non devono segnare un aggravio delle casse pubbliche.
A questo stiamo lavorando tant’è che su questo si è concordato con i sindacati di pervenire rapidamente entro il 15 settembre ad un tavolo tecnico.
Lo stesso per quanto riguarda i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità. Il Presidente Loiero ha relazionato al Presidente del Consiglio dei ministri, all’onorevole professor Romano Prodi su questo punto e a Roma abbiamo avuto ascolto e credibilità perché rispetto ad un impegno che ha manifestato nella sua autonomia e parlo di un impegno finanziario.
La Regione Calabria accompagnandolo ad un progetto per la stabilizzazione e quindi per il passaggio dalla precarietà alla occupazione permanente di una parte considerevole di essi per il primo anno entro il 31 dicembre 2007 noi praticamente abbiamo la possibilità di avere anche più investimenti e di liberare il bilancio di alcune risorse.
Oggi ci sono alcune voci aggiuntive ma la logica è questa: investire oggi per avere un ritorno nell’immediato.
Vedete, questo ragionamento vale anche per quanto riguarda l’aumento di quote di capitale sociale riferite alle quote di partecipazione regionale alle varie società.
Ho trovato un lungo elenco ed è nostro intendimento che questo bilancio, questo assestamento sia l’ultimo documento dove ritroviamo partecipazioni all’aumento di capitale sociale.
Da oggi comincia la fase delle dismissioni e se questi aumenti che trovate oggi sono stati fatti è perché puntiamo, soprattutto su alcuni di essi, a valorizzare, a ricapitalizzare, a rendere più pregnante il valore di quelle quote, non a svalorizzarle perché altrimenti è difficile trovare chi si sostituisce attraverso la logica del mercato all’ente pubblico, alla Regione per sostenere soltanto costi e sprechi.
Questa è l’idea che abbiamo messo in campo, certo, ci sono poi investimenti. Puntiamo molto sulle politiche sociali.
Leggo, ogni tanto riecheggia brevemente… poi sapete questa Regione è un po’ curiosa. Se si va presso gli uffici della Regione, una cooperativa sociale, un ente, e si trova il diniego magari anche motivato di un dirigente, di un impiegato ad un contributo, ad una domanda, è facile la polemica sul giornale, del genere “la Regione taglia le politiche sociali”, “la Regione non è per le politiche sociali”…
Noi con questo assestamento aumentiamo del 35 per cento la spesa e gli investimenti per quanto riguarda le politiche sociali, rispetto al 2005, in particolare con misure rivolte soprattutto al sostegno e al reddito delle famiglie oltre che al soddisfacimento per quanto parziale, sappiamo, insufficiente dei ceti più disagiati, più deboli e che hanno più bisogno di assistenza in questa regione.
E’ la logica della programmazione che ci fa andare avanti in questa direzione anche per quanto riguarda gli investimenti che puntano a rendere più competitivo il nostro sistema. Abbiamo lavorato così sulla sanità e abbiamo predisposto una norma, secondo la quale immediatamente dopo l’approvazione di questo assestamento si può disporre di un fondo di 390 milioni di euro per investimenti ai fini dell’ammodernamento e del rinnovo degli impianti tecnologici delle aziende ospedaliere e sanitarie per avere una sanità moderna.
La stessa cosa per quanto riguarda la cultura e la
formazione. E’ vero, c’è stato un contenimento anche per i tagli nazionali dei
fondi del diritto allo studio, per quanto riguarda soprattutto il sistema
primario e secondario, ma abbiamo investito 1 milione 750 mila euro che è una
grande cifra in termini percentuali sul diritto allo studio universitario e per l’alta formazione.
Una scelta
assolutamente di qualità.
Insomma, ho
fatto solo alcuni riferimenti per dire che questa è la linea: risanamento e
riforma anche quando siamo in presenza di norme
parziali, però scelte fortemente caratterizzate.
Lo abbiamo
fatto per quanto riguarda le riforme settoriali. Ed ho parlato dei forestali.
Non vi ho
parlato del servizio pubblico locale, state vedendo in questi giorni gli
scioperi. Perché c’è lo sciopero e l’agitazione? Perché questa Giunta regionale
sta facendo i conti con nodi strutturali che si sono condensati nel trentennio
della storia del regionalismo calabrese.
Certo, che
ci sono interessi che si difendono e si contrastano ma
l’idea è quella di una Regione che ha in testa una forza, una testa pensante
sulla linea della riforma per far funzionare meglio il servizio da dare al
cittadino oltre che ad ottimizzare la spesa.
Norme parziali, dicevo. Trovate una norma poco significativa “400 mila euro per l’abbattimento dell’eco-mostro di Copanello”. Noi abbiamo fatto una scelta, altro che non vogliamo avere atteggiamenti pregiudiziali. Ed è alla ribalta della stampa nazionale il tema di un grande investimento su Crotone: “Europaradiso”.
Non vogliamo essere una Regione che non valuta nel merito le questioni, ma sicuramente partiamo dal principio della difesa e della valorizzazione ambientale del territorio.
Noi prima di decidere su qualsiasi programma di investimento e di valutare l’impatto ambientale, la sua sostenibilità da questo punto di vista, vogliamo sin da subito dire che siamo la Giunta regionale, puntiamo ad essere la Giunta regionale e ad investire risorse nella direzione che punta a bonificare il territorio dalle grandi violenze che ha subito nel corso di questi anni e di questi decenni. Non in maniera simbolica, ma attraverso piani sistemici.
Si parte da Copanello ma il piano sarà esteso per quanto riguarda l’intero territorio regionale. Normalità e legalità significa far affermare il principio della regola e della certezza del diritto, significa anche dare più sicurezza al cittadino. Sicurezza in termini di fiducia e sociale.
Certo, sicurezza anche dal punto di vista dell’agibilità del nostro territorio e anche su questo abbiamo previsto alcune norme che vanno nella direzione di rafforzare e di sostenere fortemente il piano che si sta concertando, l’accordo di programma quadro che si sta concertando col super prefetto, dottor De Sena, per quanto riguarda la possibilità di garantire sicurezza nelle nostre città ai cittadini calabresi e nelle aree industriali per gli imprenditori che trovano ampia disponibilità per fare i conti con una regione e con un territori oche deve diventare sempre più attrattivo e meno respingente.
Quella a cui oggi siamo chiamati è una tappa. Andremo avanti ed intensificheremo. Lunedì dopo l’approvazione alla Camera e al Senato del documento di programmazione economica e finanziaria, del recepimento, dopo che è andato avanti il documento strategico regionale per quanto riguarda il lavoro concertato e guidato dal dipartimento dei fondi comunitari, consegneremo il testo definitivo, che in tutti questi mesi è stato concertato con le parti sociali all’incontro con le organizzazioni sindacali Cgil-Cisl-Uil, della bozza di documento di programmazione economica e finanziaria regionale.
Da lì ricomincia un nuovo percorso, però era importante che ci mettessimo alle spalle una fase incerta e soprattutto dotassimo le nostre mani di uno strumento che ci deve accompagnare con certezza e solidarietà finanziaria.
Questo è stato un lavoro propedeutico di ricognizione, di ripulitura e di rinvio di un processo riformatorio di cui non si poteva fare a meno in questo anno, che abbiamo fatto. Ritengo che le condizioni, le precondizioni ci siano tutte.
Certo, non lo vogliamo fare secondo una visione giacobina, a volte anche velleitaria e lo vogliamo fare col metodo della concertazione.
Io penso che non solo la concertazione è fuori dalle istituzioni ma anche in quest’Aula e tra le parti politiche diverse, tra maggioranza e minoranza, se è tesa ad essere virtuosa e a guardare all’interesse di questa Calabria che insieme dobbiamo rilanciare e riprendere, è fondamentale.
Ecco perché i lavori che abbiamo fatto in Commissione, la discussione che abbiamo fatto nella Giunta regionale, tutti gli incontri che hanno preceduto questo documento tendono a dire “scriviamo insieme questo testo”.
Anche stasera io dico: concludiamo, scrivendolo insieme senza per questo rinunciare alle nostre identità e ai nostri convincimenti politici che i ruoli, il mandato elettorale che ci hanno assegnato i calabresi ci conferiscono. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
La ringrazio, Presidente, per avermi dato subito la parola perché per un attimo ho avuto l’impressione di essermi quasi addormentato. Per un attimo, mi sono quasi trovato ascoltando la melodiosa voce dell’assessore Adamo, ingegner Nicola, nella condizione di vivere nel Paese delle meraviglie. Mancava solo la giovane e bella Alice, ma eravamo lì.
Ci ha dipinto un bilancio che di fatti nel ritmo suadente delle sue affermazioni ci dava il senso compiuto di un qualcosa che verrà. Come, quando e con quali strumenti quello lo sa solo lui.
Vedete, cari amici, ha iniziato il suo intervento ringraziando la società calabrese, tante persone della società calabrese per il conforto che hanno dato attraverso notizie Ansa, e-mail, telegrammi e bigliettini di auguri dicendo che questo – mi è sembrato di cogliere – sia il forziere, il tesoro della Calabria, il grande baule che contiene la ricchezza calabrese.
. Ed ha citato la Confindustria, ma io non so a quale Confindustria lui si riferisca.
Ma casualmente mi ritrovo fra le mani una dichiarazione, proprio, della Confindustria che non mi pare abbia trovato smentita sulla stampa in questi giorni, nella quale si dice “la manovra di assestamento del bilancio regionale non individua nessuna ipotesi di sviluppo, anzi essa costituisce un passo indietro - altro che balzo in avanti – rispetto alle aspettative degli imprenditori calabresi”.
Ecco perché, amici, la società civile si interroga sul contenuto di queste cose ed ecco perché, per esempio, io non so a quali società lui si riferisse o organizzazioni o corpi sociali, quando mi ritrovo qui un altro comunicato mai smentito che dice che la manovra finanziaria è asfittica, debole sul versante delle iniziative per lo sviluppo economico e sociale della Calabria. Risorse, provvedimenti orientati alla crescita economica, al sostegno delle attività produttive, alla creazione di nuova occupazione e al miglioramento della qualità della vita- non se ne vede ombra- e poi continua su questa solfa citando anche la Cisl in questo caso, il Dpefr che non c’è.
Ma forse l’assessore Adamo era assente e allora io dico che qualcuno avrebbe dovuto informarlo su questo grande consenso e questa oceanica affermazione di questa volontà di applaudire a questo primo assestamento di bilancio, perché nessuno ha informato sui lavori che noi abbiamo tenuto in Commissione.
Evidentemente, nessuno gli ha detto che non c’è stata una sola categoria sociale a sostenere pur pallidamente l’azione sui punti strategici che lui ha citato nella sua relazione introduttiva e a sostenerla e salutarla come qualcosa di positivo e di innovativo in questa Regione.
Vogliamo parlare delle associazioni agricole? Non uno, ad iniziare da tal Mangone della Cia – mi pare – a dare una parola di sostegno ad una idea di prospettiva sul piano dello sviluppo del settore.
Non me ne abbia l’assessore Pirillo, riferisco cose che io come lei ho avuto modo di ascoltare nell’incontro con i sindacati e la Cia non è un sindacato “amico” di questa parte politica.
La Cia ha citato e sciorinato tutta una serie di atti, di cifre, di numeri che pone la Calabria in una condizione di forte preoccupazione che giorno dopo giorno, specie in quest’ultimo anno, ha assunto sempre più con difficoltà e senza alcuna prospettiva di ripresa.
Allora il percorso a cui si riferiva l’assessore Adamo e avviato nel 2005 qual è? E’ forse il percorso che trova le stesse associazioni agricole costrette a dilazionare e a chiedere la ripartizione dei fondi del Ministero, secondo un criterio ben definito e che quindi si sovrappone a quello che dovrebbe essere il compito dell’assessorato? O forse si riferisce a quell’assenza di strategia zootecnica in una realtà come quella del nostro territorio dove la zootecnia è uno degli elementi trainanti del sistema produttivo della nostra terra?
Allora, se il percorso che ha introdotto è quello, e le cose che abbiamo ascoltato in Commissione sono queste, c’è da avere veramente paura.
Parlava di un bilancio meno ingessato ma dove è la libertà delle azioni di questo bilancio meno ingessato? Cosa significa meno ingessato in un processo di sviluppo della nostra terra? Quale azione propulsiva è stata posta in essere? Quale forza di mediazione le nostre aziende e le nostre industrie avranno grazie a questo bilancio nel portare all’esterno la nostra produzione? Nessuna.
C’erano 100 mila euro per lo sviluppo moltiplicatore di una imprenditorialità che si spostava all’esterno, che portava fuori i nostri prodotti attraverso un aiuto e un contributo della Regione. Bene, sono stati anche cancellati perché servivano sicuramente ad accontentare e ad asfaltare qualche strada, qualche via delle case della nostra Calabria.
L’assessore Adamo non ha fatto mistero di indicare settore per settore le aree di intervento. Non l’ha fatto in una logica in cui legge in una concezione diversa la visione di una impostazione del bilancio, dicendo quasi testualmente: non è il bilancio economico-contabile il numero asfittico delle cifre che noi vogliamo leggere in questa manovra ma è lo spirito di una nuova filosofia per i territori e che dà la possibilità di inserirsi in un sistema di ripresa non solo economico ma anche culturale e sociale e via dicendo. Quasi quasi citando uno per uno i singoli interventi, come sono stati scanditi.
Ebbene, non sono io a dire queste cose, ma non c’è stata una ditta, una impresa, un’attività, un servizio di volontariato sul piano sociale che non abbia tacciato questo bilancio di essere un bilancio che riduceva e non aumentava le spese.
Si è cercato all’ultimo minuto di rattoppare in qualche modo racimolando 100-200 mila euro qua e là Ma quale politica per l’occupazione, per i disabili? La legge 23 langue senza una lira di finanziamento e questa è la verità cruda che dobbiamo dire.
Le famiglie languono perché non c’è più un finanziamento neanche sulla prima casa. Ci sono 600 mila euro irrisorie che non servono a nulla rispetto al bisogno oggettivo che la Calabria ha e dimostra di avere.
Questo è il bilancio che parla alla gente e che noi vogliamo portare all’attenzione della nuova Calabria che si vuole costruire? No, credo che non sia questa la strada da seguire in un percorso in cui la novità deve essere l’elemento cogente e forte.
Sul piano della cultura - non me ne abbia l’assessore Principe - : se si fa cultura nel modo e nelle poste che ci sono in questo bilancio mi appello, sì assessore Principe, a tutti quei grandi uomini calabresi che avrebbero tanto bisogno di aiuto e sostegno per propagandare e far conoscere veramente i nostri uomini all’esterno.
Non una lira in questo settore, ci sono briciole, come lei ben sa ed è difficile far quadrare i conti in un assessorato laddove viene mortificato forse l’elemento più importante che questa regione ha: la risorsa morale, la risorsa autenticamente morale che possiamo dare con i nostri uomini, con i nostri strumenti e con i nostri mezzi.
Ecco, per il resto è tutto un bilancio che si rifonda sulle cose dette dall’assessore Adamo, che trovano invece fondamento in alcuni mutui, cioè sulla capacità di indebitamento che la Regione ha. Ma quale è il patrimonio di questa Regione? Cosa si è fatto e cosa c’è all’interno di questo bilancio per capire qual è la forza economica vera e propria che questa Regione ha? Neanche una lira nonostante le proposte non siano mancate.
Ecco perché noi non siamo soddisfatti dall’idea di avere un bilancio che si apre alla società, ma che si chiude in una continuità, in un film già visto che si chiude sempre di più in un qualcosa che non trova realmente sfogo, che non libera quelli che sono i sentimenti veri di un popolo e di una Regione importante come la nostra.
Si è parlato delle politiche delle entrate.
Quanto è duro doverlo dire:a chi ha posto in essere le condizioni giuridiche perché oggi si possano raccogliere i frutti? Non certo l’assessore Adamo, non certo la Giunta Loiero ma fu una Giunta che precedentemente ebbe la lungimiranza di guardare attentamente alla politica delle entrate, che oggi determina i suoi frutti. Per questo forse è la Regione più ricca, non perché questa Giunta e questa maggioranza abbiano saputo produrre, coltivare e motivare anche la sensibilità dei calabresi.
Perché altra Giunta era riuscita a porre in essere una politica delle entrate adeguata, laddove si poteva benissimo coniugare una spesa che non fosse più chiusa ad una iniquità.
Ha citato alcuni esempi: il personale della Regione che tende sempre più ad essere razionalizzato. Ma grazie a che cosa? Alla legge sull’esodo fatta all’epoca dalla Giunta Chiaravalloti e che oggi a distanza di 2-3 anni, la legge è del 2003, ha trovato pieno compimento e piena attuazione con forte risparmio sul piano delle capacità di spesa per la Regione.
Senza restando e senza dirlo che in una prima proposta di bilancio c’erano 400 mila euro posti in essere per la formazione del personale regionale. Quindi per una migliore qualità della burocrazia regionale che è scomparsa nella proposta che oggi viene posta in discussione in quest’Aula.
Queste cose non ha detto l’assessore Adamo perché l’ingegner Nicola è invece persona molto seria, corretta, attenta e scrupolosa che non avrebbe detto le cose che ha detto se fosse stato veramente posto nelle condizioni di doverle dire.
Però l’assessore ha preso la supremazia sull’ingegnere e in questa dicotomia ha cercato di vaneggiare e di entrare nella favola.
Ecco perché, cari amici, inizialmente ho detto ed ho chiesto se a parlare fosse stato l’ingegner Nicola, persona perbene e corretta e non l’assessore che nella fattispecie ci ha raccontato la favoletta del giorno. E nella favoletta del giorno della sua maggioranza cerca di trovare quel consenso che già ha senza formalismi e senza cose.
Vedete, pongo poi alcune questioni fondamentali e chiudo, Presidente, perché so che abbiamo limiti e contingentamento di interventi. Cito soltanto alcuni passaggi.
Lo ha detto lui: la legge sulla famiglia, non c’è una lira. La legge sugli oratori parrocchiali, non c’è una lira. La legge 23 sui servizi sociali non c’è una lira. Sulla Locride: ci siamo dimenticati le processioni che abbiamo avuto sulla locride? Gli impegni solenni, le manifestazioni, le solidarietà? Non c’è una lira.
Allora su queste cose ci soffermeremo nel parlare quando discuteremo i singoli emendamenti uno per uno e su queste cose incalzeremo la Giunta per dare sì quella forza nuova e diversa di intervento. Altro che acquisti di immobili per la nuova Giunta o investimenti finalizzati a cose di poco conto che rientrano nella quotidianità in una gestione di una legge regionale.
Ecco perché, vedete, non è riuscito sicuramente l’assessore Adamo a convincermi nella sua relazione ed ecco perché, nonostante il tentativo soporifero di vederci tutti piegati e buoni al consenso che ci voleva porre non c’è riuscito.
Perché nella sostanza le cose che l’assessore Adamo ha posto appartengono al libro dei sogni, alle fantasie di un qualcuno che ha dormito bene e soporificamente stanotte ma che oggi svegliandosi trova un realtà dura.
Ed è la realtà degli autotrasportatori che in questi giorni hanno fatto da corona a questo palazzo. E’ la realtà dei tanti disoccupati che vivono una condizione di precariato e di difficoltà. E’ la realtà di un assetto del territorio che crolla giorno per giorno e lo abbiamo detto ieri ricordandoci i fatti di Vibo. E’ una realtà dove le fasce deboli risultano sempre più deboli e sempre meno motivate. E’ una realtà dove la scuola non esercita più la sua funzione nel pieno regime, perché non c’è un indirizzo di formazione serio e proprio.
Da quanto tempo è che non si fa un bando sulla formazione professionale? Da quanti anni non si indirizza e dà la possibilità a tanti giovani di entrare nel circuito lavorativo? Una realtà in cui pur avendo risorse naturali ineguagliabili - e penso in questo momento al turismo – non riusciamo a sfruttare e ad utilizzare appieno le nostre risorse.
Ecco, amici, queste poche cose che saranno sorrette da qui in avanti quando incominceremo ad entrare nel dettaglio e nel dibattito dello studio e dell’esame degli emendamenti, partiamo per dire che questo non è il bilancio delle cose dette dall’assessore Adamo, ma semplicemente è un bilancio raffazzonato che ha cercato di far da collante ad una maggioranza che non c’è. Ha cercato di reggere ed unire assieme pezzi di un vaso che si è rotto. Ha cercato di unire sulla scorta di elargizioni date a destra e a sinistra, a questo e a quel sindaco senza un criterio ben definito, ma con frammentazioni e interventi a pioggia che di fatti non hanno reso sicuramente nobile questa pagina della Calabria, ma la fanno ricadere indietro di chissà quanto tempo.
D’altronde prima ne ha parlato e abbondantemente la stampa ed il giudizio è stato unanime: è la società calabrese che boccia questo bilancio, è la società dei calabresi onesti che non si rivede e che non si ricrede più in questa maggioranza di governo che aveva avuto quasi un voto plebiscitario del 70 per cento.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Morelli. Ne ha facoltà.
Il rituale appuntamento consiliare concernente l’approvazione dei documenti finanziari aventi ad oggetto, come tali, lo stato contabile e finanziario della Regione, ci offre ancora oggi l’opportunità di formulare non solo osservazioni de iure condito - ossia legate alla dimensione esistente - quanto valutazioni de iure condendo ovvero collocate in una dimensione di prospettiva.
In particolare la lettura e della relazione ai disegni di legge finanziari e del provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale, non mi esime dall’ esprimere alcune considerazioni decisamente critiche.
Questo evidentemente perché è tale e tanta la drammaticità economico‑finanziaria in cui versa la nostra Regione e parimenti l’assoluta inefficacia, dannosità, dei provvedimenti economici che questa maggioranza regionale si appresterebbe oggi ad approvare.
Il tutto è frutto delle fibrillazioni istituzionali - per utilizzare la terminologia di qualche autorevole esponente della maggioranza - che ingessa e paralizza tutti i comparti della Regione.
Ma ho l'impressione, signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta regionale e onorevoli colleghi, che ogni giorno di non governo della cosa pubblica coincida sempre con una impostazione che parallelamente vuole emulare, ma ahimè in modo dannoso per la Calabria e a suo danno, un concetto del sempre verde Presidente Andreotti, il quale nei momenti di crisi dei suoi governi soleva dire ed affermare “che è meglio tirare a campare anziché tirare le cuoia”.
Questo è quello che sta vivendo la nostra Regione, questo è quello che sta vivendo la nostra Calabria.
Tutto ciò vuole significare che non si intravedono segnali di progettualità che possano far immaginare la via di un reale sviluppo, Presidente.
Più segnatamente, per ragioni di chiarezza e semplificazione espositiva, seguirò un percorso argomentativo volto a discernere, da un lato, l’analisi finanziaria e dall'altra il profilo più prettamente amministrativo del documento proposto.
La lettura delle componenti finanziarie dei suddetti documenti, ci costringe ad effettuare anche una doppia analisi: l'una legata agli ormai storici ritardi previsionali ed organizzativi della interpretazione, gestione e soprattutto concezione del servizio pubblico e della sua erogazione. L’altra, viceversa, inerenti le drammatiche condizioni economiche e sociali di migliaia di lavoratori e disoccupati calabresi, delle fallimentari ricette che questa maggioranza oggi ci propone ed intende perseguire.
Non entro a specificare le singole voci di spesa - già abbondantemente l’onorevole Adamo ce ne ha dato contezza - per carità di patria e per non tediare gli astanti anche nella considerazione che il documento contabile di natura pubblica può essere consultato da tutti.
Pertanto, da una serena, obiettiva e soprattutto onesta intellettuale analisi, non può non evincersi facilmente l'assoluta inefficacia, inefficienza e diseconomicità delle scelte di questa maggioranza, la quale, in spregio al valore costituzionale della sussidiarietà orizzontale – mi riferisco quindi all’articolo 118, ultimo comma della Costituzione - ed ai valori dell'imparzialità e del buon andamento di cui all'articolo 97 della Costituzione, anziché favorire, implementare e valorizzare la libera intrapresa iniziativa privata, anteponendola alla gestione ed all'intervento pubblico, persevera nel sostenere enti pubblici e società per azioni partecipate pubblicamente, dai bilanci decisamente in rosso e dalle gestioni affatto inclini a logiche di mercato, giacché soggette alle note volontà politiche.
E poiché "errare humanum est, perseverare diabolicum", ricordo a me stesso per primo di aver avuto l’onore di apporre la mia firma accanto a quella dei colleghi onorevoli Chieffallo, Pacenza, Borrello, Fedele, Vilasi, Chiarella e Sarra nel presentare il 15 settembre 2005 una mozione avente per oggetto “il riordino e la riorganizzazione degli enti sub regionali e delle società partecipate”.
Ma evidentemente questa è tutta un'altra storia. Ci vorrebbe l’intelligenza ed equilibrio di Ariosto il quale potrebbe suggerire un novello Astolfo capace di recuperare - con tutto il rispetto dovuto, signor Presidente del Consiglio, al signor Presidente della Giunta, agli assessori e agli onorevoli colleghi - il senno politico smarrito dell’Esecutivo regionale innamorato, come Narciso, solo di se stesso, di edonismo, di individualcrazia, di proclami e riportarlo sulla terra finalmente a tutto vantaggio dei calabresi.
Potrebbe essere questa scelta saggia e certamente condivisibile ma, ahimé!, non emerge in alcun modo dal portato normativo la precisazione se gli interventi finanziari previsti, costituiscano meri contributi a fondo perduto ovvero se i medesimi seguano un vincolo di scopo.
Alla stessa logica assistenziale, passiva ed improduttiva si ispirano le scelte finanziarie inerenti la politica occupazionale, affatto volta ad avviare finalmente un'autentica politica di sviluppo produttivo, attraverso la capacità sia di sostenere e valorizzare le autoctone capacità imprenditoriali che di attrarre le risorse e gli investimenti nazionali ed internazionali. Così come, peraltro, preannunciato e puntualmente disatteso dal cartello elettorale che oggi ci governa.
Infatti ricordo che il programma del Presidente Loiero, al punto 1.5, di pagina 8 al capoverso “lavoro” recita che “per una regione bella e attrattiva occorre realizzare progetti di vita, di lavoro, di impresa, una politica di attrazione degli investimenti e una crescita dell'occupazione".
Bene, di questo proclama del Presidente Loiero, del cartello della Unione noi non ne abbiamo trovato alcuna traccia.
Questi primi 15 mesi risultano invece essere solo frutto una campagna mediatica che offusca la realtà e disattende le aspettative di chi ha espresso il proprio consenso elettorale a questa maggioranza.
E' giunto il momento che questa Regione assicuri a tutti una "stagione di dignità", ossia ad esempio, garantisca un lavoro realmente produttivo, delle congrue retribuzioni, nell'interesse dei lavoratori e delle loro famiglie, ma anche dell'economia regionale tutta, che trarrebbe un ovvio vantaggio economico e di civiltà.
Non meno censurabile sul piano della legittimità e del merito amministrativo si rivelano alcune disposizioni concernenti i profili organizzativi delle istituzioni regionali.
Mi riferisco, segnatamente ad esempio all’articolo 18, al comma 1 del provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale.
L'articolo 18, infatti, al comma 1, dispone che alla legge regionale, alla numero 10/97, dopo la parola “enti locali”sono aggiunte le parole "e, nell'ambito della quota pubblica di capitale, enti ed istituzioni di diritto pubblico”.
In tal caso – recita testualmente l’articolato – “la Regione deve comunque mantenere la maggioranza del capitale sociale".
Detta innovazione, non solo conferma la volontà di questa maggioranza di corroborare la presenza pubblicistica nell'economia regionale, ma si pone affatto in linea con gli incombenti processi di liberalizzazione.
Vivvaddio, riescono ad andare anche contro il decreto dello stesso Bersani che vuole la liberalizzazione delle arti e dei mestieri che da qui a qualche anno interesseranno inevitabilmente tutte le nostre comunità.
Analogamente censurabile è – se mi si consente – il tentativo perpetrato mediante il quale si profilava l’ipotesi che il "Il direttore responsabile del Bollettino Ufficiale della Regione è un giornalista professionista designato dalla Giunta regionale su proposta del Presidente".
In tal caso, evidente appare l’equivoco in cui è incorsa la maggioranza, confondendo l’attività di propaganda politica con quella di informazione amministrativa.
Mentre la prima è per definizione parziale, la seconda, invece, in ossequio e al suo profilo ontologico ed ai canoni di cui all’articolo 97 della Costituzione non può non essere obiettiva ed imparziale.
E’ legittimo ed opportuno che la titolarità della direzione di un'attività amministrativa qual è quella della direzione del Bollettino Ufficiale della Regione venga svolta da soggetto del tutto alieno da logiche ed interferenze di marca politica.
Infine, non si registrano interventi volti a garantire la netta separazione tra l’azione politica e quella gestionale, in ragione, forse, di un humus sempre più di parte e sempre meno prossimo agli interessi della collettività, agli interessi del bene comune.
Questo minimo comune denominatore che accomuna tutto e tutti nel dire che vogliamo il bene della Calabria nei fatti, poi, non lo riscontriamo.
La non condivisione è, pertanto, totale ed assoluta, e comunque ciò non meno, non ho voluto far mancare nella presentazione di alcuni emendamenti, che successivamente avrò modo di esporre, il mio contributo, nell’amarezza e nella melanconia purtroppo questa fase politica impone dei limiti seri sempre a danno della Calabria e dei calabresi. grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Talarico. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci era stato detto nel bilancio che quest’Aula ha approvato nel dicembre scorso senza nessun passaggio dalla Commissione che questo assestamento doveva essere il momento fondamentale, decisivo, dove si stabilivano le strategie.
Ricordiamo tutti anche l’assestamento dell’anno scorso dove anche lì c’è stato un elenco, una lista della spesa e c’era stato detto sempre che la Regione in una fase iniziale doveva avere una fase di rodaggio e di conoscenza dei problemi.
Spesso si accusava la Giunta precedente, il Governo che aveva preceduto questa maggioranza, di tutte le colpe e tutti i problemi.
Ebbene, questo assestamento che è consistente ed importante: 153 milioni di euro, non ha precedenti nella storia di questa Regione per l’importanza e l’entità dello stesso. Eppure, nonostante tutto questo, in questo assestamento noi troviamo esclusivamente una polverizzazione totale della spesa.
Accontentare tutti, il più possibile senza una visione strategica.
Oggi le Regioni devono svolgere un ruolo propulsivo di programmazione, un ruolo concreto e reale di sviluppo attraverso un investimento in occupazione e in attività produttive.
Ebbene, tutto questo non esiste all’interno di questo bilancio.
C’è solo una parcellizzazione della spesa senza nessuna visione di prospettiva.
Oggi più che mai le Regioni devono comportarsi come degli Stati autonomi che ragionano con le proprie risorse, azionano delle politiche legislative e di bilancio che vanno a migliorare le eccellenze della Calabria che sono tante.
Ebbene in una sola parola non esiste dopo 1 anno e tre mesi di questa Giunta, nessuna programmazione. E si vede dalla mancanza sostanziale del Dpef che a distanza di 18 mesi non c’è e non è stato approvato.
Allora tutto questo dà l’idea di una visione del vivere alla giornata senza una reale prospettiva di sviluppo.
Tante cose di queste riflessioni non le abbiamo solo dette noi, ma ce le hanno dette anche tutti coloro che sono venuti in audizione in Commissione. I sindacati, la Confindustria, le categorie sociali. Tutti lamentavano una mancanza di visione di insieme di una Regione che non può più assolutamente pensare di gestire le tante emergenze senza una visione complessiva.
Siamo allora fortemente preoccupati innanzitutto sulla sanità e lo dobbiamo dire. Noi abbiamo chiuso - l’anno scorso abbiamo ascoltato i direttori generali all’interno della Commissione – con un deficit di 53 milioni di euro. Abbiamo chiuso con un deficit della spesa sanitaria di 88 milioni di euro.
Il primo trimestre 2006 è
stato chiuso – questo lo abbiamo ascoltato dalle parole dei direttori generali
– con 60 milioni di deficit
all’interno delle singole aziende, a dimostrazione che manca una politica
sanitaria reale e concreta, immaginare una sanità diversa e si perora la causa
di pensare ai direttori generali, a stimolare la riduzione delle spese
attraverso le manovre di bilancio all’interno delle stesse aziende, che tutti
quanti noi sappiamo che hanno solo il compito di far quadrare i conti senza
nessuna reale possibilità di immaginare una sanità diversa.
E proprio
oggi sui giornali, i 525 milioni che sono stati dati anche grazie alla
quadratura dei conti negli anni 2003-2004.
C’è stata
una politica rigorosa anche sanitaria che è stata compiuta negli anni precedenti
e che oggi assolutamente non esiste e siamo fortemente preoccupati che tutto
questo andrà peggiorando, soprattutto se è vero – come è vero – che il Piano
sanitario regionale si prevede sia licenziato a fine anno
dalla Giunta. Ci auguriamo che questo termine sia rispettato per immaginare
anche una riforma di questo settore.
Così come
gli enti strumentali, un altro settore fondamentale. Abbiamo ascoltato l’Arssa, l’Afor, la Fincalabra e tutti hanno fatto le stesse riflessioni. Ossia
una politica di bilancio dissennata che trova forte preoccupazione da parte
nostra, ché sono luoghi di sperpero, luoghi di non investimento in maniera
produttiva delle risorse.
Dobbiamo
immaginare allora quell’impegno totale del Consiglio
regionale di riforma degli enti strumentali. Io ritengo che non sia più
rinviabile.
Così come le
tante partecipazioni.
C’è un
elenco interminabile di partecipazioni che vanno sia dall’aumento del capitale
sociale che soprattutto al ripianamento di perdite.
Questo lo ricordo da tanti bilanci che abbiamo approvato in
quest’Aula. Non è più ammissibile che ogni volta questi enti chiudano in
perdita. Necessita una riforma, una riforma strutturale che questo
centro-sinistra, questa maggioranza aveva promesso in tante occasioni.
Le parole “svolta e cambiamento” io le avevo sentite in tante
occasioni. E ritengo che la grande fiducia del popolo calabrese sia stata data
proprio sulla svolta e sul cambiamento.
Questo
assestamento va esattamente nella dimensione opposta, così come settori
fondamentali che certamente ci portiamo dietro da tantissimi anni, ma che
necessitano di un impegno importante e straordinario come i forestali.
Per i
forestali mancano ancora 22 milioni di euro per coprire fino al 31 dicembre
2006 gli stipendi. Io non so la Regione dove li prenderà e non so quale manovra
si dovrà andare a fare visto che è un importo estremamente importante e non è
con un semplice trasferimento - l’emendamento dell’onorevole Pacenza che era passato in Commissione con una serie di
riforme che riguardavano sostanzialmente il trasferimento dei dipendenti alle
comunità montane - che un problema così importante e decisivo quali sono i
forestali in Calabria si può risolvere; con un semplice emendamento, tant’è che le organizzazioni sindacali alla unanimità oggi
stesso hanno detto che quello è un provvedimento che non va bene perché non c’è
assolutamente nessuna soluzione a questa problematica.
Così come i
trasporti.
Anch’esso è
uno dei settori dove c’era stato un impegno di
razionalizzazione della spesa e di modifica del settore.
Ebbene, noi
quest’anno spendiamo 17 milioni di euro e 30 milioni dovranno essere pronti per
i prossimi mesi.
Ebbene manca
quella svolta, quel cambiamento e quell’analisi
reale, quella discontinuità che è necessaria per immaginare una Regione diversa.
Ma mancano
assolutamente perché prive di finanziamento norme sullo sviluppo economico.
Erano leggi
importanti che funzionavano bene e alle quali le imprese calabresi avevano dato
segno di grande apprezzamento, che erano la ”Sabatini”
e la “598” che sono due strumenti legislativi fondamentali per azionare quei
meccanismi di ripresa economica che mancano totalmente e quindi oggi le imprese
calabresi sono attraverso questi meccanismi nella impossibilità di immaginare
un proprio futuro.
Così come il
patrimonio, avevamo salutato positivamente l’idea del censimento del patrimonio
che era stato affidato alla Giunta. Dopodiché mentre la maggior parte degli
enti pubblici pensano alla dismissione cercando di avere più possibile
entrate da questo tipo di operazione, noi cosa pensiamo? Di contrarre un
mutuo da 13 milioni di euro per acquistare degli immobili esattamente al
contrario di come tutte le amministrazioni, sia le Regioni che lo Stato
nazionale si stanno muovendo, cioè verso la direzione di far cassa attraverso
la dismissione del patrimonio immobiliare, invece questa maggioranza fa il
contrario. Acquisendo ed indebitando ancora di più l’ente Regione.
Allora tutti
questi dati danno l’idea di una Regione che perde la sfida della
modernizzazione, della novità che pensa ad una idea
diversa, che immagina il proprio futuro in maniera positiva. C’è solo una
parcellizzazione delle varie poste di bilancio senza nessuna visione
prospettica.
In ultimo i
fondi comunitari che rappresentano una grande preoccupazione per tutti quanti
noi. Rappresentano la vera possibilità per una Regione come la Calabria di
immaginare un destino diverso e di pensare realmente in positivo.
Lo scorso
anno siamo riusciti attraverso i progetti sponda ad evitare il disimpegno.
Quest’anno abbiamo forti preoccupazioni che i 528 milioni di euro vadano persi il 31 dicembre. C’è realmente allora una inadeguatezza amministrativa nell’impegno quotidiano per
la gestione di queste risorse perché non ci sono bandi e perché non partono
iniziative. Mentre l’anno scorso si poteva dare la colpa al Governo precedente,
quest’anno bisogna recitare un mea culpa rispetto a quello che è stato un
impegno non effettuato da parte di questa maggioranza.
Ci sono una
serie di disfunzioni in questa manovra di assestamento che certamente non fanno
prevedere un futuro roseo per questa nostra Regione e quindi i problemi si
aggraveranno, non c’è una visione di programmazione, non c’è un modo di
affrontare gli stessi in maniera decisa cercando di dar sponda alle emergenze,
ma soprattutto immaginando una Calabria diversa.
Per quanto
ci riguarda noi faremo la nostra parte come Udc e
come opposizione, cercando di evidenziare questo fallimento di questa maggioranza
di governo, che è un fallimento prima di tutto nei
confronti dei calabresi che immaginavano certamente che c’era la possibilità
reale di risolvere i problemi. Con questo modo di operare e di approvare assestamenti
di bilancio che vanno nella direzione opposta, in una direzione assistenziale e
non produttiva, ritengo che i problemi si aggraveranno ed aumenteranno sempre
di più. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Naccari. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, parto nella mia breve analisi dall’idea che la Calabria debba recuperare molto ed abbia un obiettivo - non solo l’obiettivo ricavato dalla terminologia comunitaria – vero, una esigenza e una necessità di convergenza rispetto ad altre Regioni del Paese.
Allora per questo motivo, per questa tendenza, per questo anelito a raggiungere livelli diversi di qualità di servizi e di prodotto interno lordo non starò a sottolineare gli aspetti già noti o già detti positivi della manovra o dei risultati dell’azione di governo, ma mi voglio concentrare su alcuni aspetti che oggettivamente devono cambiare e sui quali scontiamo l’esigenza di un rilancio, di un cambiamento, di un’azione più incisiva e rispetto ai quali abbiamo la necessità di focalizzare gli obiettivi e i nostri programmi.
Ebbene, è stato detto in apertura dall’assessore che questa manovra è frutto di un metodo della condivisione, della partecipazione.
Credo che questa affermazione debba essere opportunamente letta nel senso dell’obiettivo che noi ci diamo di introdurre nell’azione di governo maggiore collaborazione, condivisione e partecipazione.
La stessa dichiarazione che è stata citata, poi interpretata in maniera assolutamente improvvida dal collega Nucera, mette in evidenza come il lavoro svolto in Commissione bilancio abbia – rispetto al progetto iniziale di assestamento – messo ed introdotto una serie di novità e di strumenti e di politiche che sono serviti a far maturare un giudizio che originariamente era forse ingeneroso ma non positivo, in un giudizio di apertura, in un giudizio che su singole politiche ha messo in evidenza la loro importanza e la loro incisività.
Ma non si può interpretare quello che è chiaro quando si dice che sono state colte delle valutazioni realizzate in fase di audizioni e che questo fatto non si può che cogliere con favore; indubbiamente si dà il segnale di un processo di dialogo che grazie anche al Consiglio e alla Commissione, in maniera determinante grazie al lavoro di alcuni colleghi, si è aperto e questo sì, sicuramente è un fatto importante per la Calabria.
D’altra parte, il giudizio di Confindustria - e parlo di loro perché si è detto, perché qualcuno ne ha parlato – è focalizzato innanzitutto sull’aspetto della introduzione nell’assestamento di un sistema di finanziamento del credito delle piccole e medie imprese in Calabria.
Al secondo punto, in relazione all’emendamento che ha introdotto il funzionamento degli enti strumentali, l’obiettivo di riforma di tale funzionamento degli enti e anche la fissazione della tempistica. In terzo luogo ha messo in evidenza la necessità di individuare un percorso di programmazione economica che parta dal documento di programmazione economica finanziaria regionale e che punti in maniera diretta a creare percorsi di sviluppo e di crescita.
Permettetemi, come consigliere della Margherita delegato dal capogruppo Sculco, di mettere in evidenza che questo aspetto in particolare del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese è stato introdotto nel documento di assestamento di bilancio, nel disegno ordinamentale recependo in toto, cioè traslando in toto un progetto di legge del collega Maiolo; già in questa fase ha introdotto un fondo di 500 mila euro per introdurre delle politiche a garanzia del credito delle piccole e medie imprese, ma è diretto alla possibilità che la Giunta regionale anche attraverso una capacità di utilizzo dei fondi comunitari possa incrementare questo stesso fondo.
Questo è sì un metodo che è un meccanismo che consente di individuare strumenti e politiche di accompagnamento allo sviluppo.
D’altra parte, lo sviluppo non può essere un qualcosa che decide una parte, che decide il soggetto pubblico o il soggetto privato, ma sostanzialmente lo sviluppo è la capacità di convergere, di fare partenariato fra soggetto pubblico e soggetto privato. Una capacità di confrontare esigenze, una capacità del governo pubblico di riscontrare quelli che sono i bisogni delle categorie sul territorio, della società nel suo complesso e mettere in campo degli strumenti per raggiungere concordemente ed insieme questi bisogni.
Vedete, alle volte si collocano in Calabria due scuole di pensiero. Una in qualche maniera soddisfatta dei risultati e che ritiene, in qualche modo, che ciò che è stato fatto (pur utile ed importante in una condizione difficilissima, in una congiuntura assolutamente drammatica per la Calabria) sia un qualcosa che in qualche maniera può condurci e portarci a completare la legislatura in maniera ordinaria.
C’è, invece, un’altra scuola di pensiero che ritiene che i traguardi intermedi, gli obiettivi raggiunti -senza alcun desiderio di voler sottacere i meriti di chi si è impegnato tanto per raggiungere dei risultati alle volte assai importanti e simbolici- siano solo il primo passo, il passaggio di una operazione di rilancio amministrativo che punta a quella convergenza rispetto ad obiettivi grandi e più ampi che l’arretratezza e la debolezza del sistema calabrese pur presentano e rispetto ai quali noi dobbiamo cogliere una sfida alta.
Allora, se la sfida è quella di riformare il bilancio in maniera decisa, se la sfida è quella di puntare a liberare risorse e rispetto ad un percorso che consenta poi di attivare politiche vere di promozione dello sviluppo, dobbiamo porci il problema di considerare questo assestamento di bilancio come un passaggio, come un primo passo, come un traguardo assolutamente intermedio rispetto all’obiettivo che abbiamo.
Noi dobbiamo avere invece coscienza della necessità di liberare una Calabria frenata da emergenze che ormai sono storiche, frenata da una organizzazione burocratica inadeguata, da una dimensione dell’efficienza della macchina pubblica che non è in grado di reggere anche sforzi di progettualità, idee e richieste di cambiamento che partono innanzitutto dalla maggioranza e dal Governo della stessa Calabria.
Allora il percorso virtuoso che più volte la Commissione ha avuto modo di mettere in evidenza fa riferimento ad una capacità di introdurre in maniera definitiva non occasionale e frammentaria una capacità di programmazione e il metodo della programmazione nell’azione di governo.
Convergenza di obiettivi tra il soggetto pubblico e gli attori privati. Questo si forma su una cultura dello sviluppo locale, su una idea ed una teoria del governo condiviso che non fa si che gli incontri vengano realizzati dopo che si propongono le politiche, ma che punta in maniera dinamica e continua a stabilire una metodica di confronto e di lavoro in comune fra i soggetti pubblici e quelli privati.
C’è un altro aspetto che noi abbiamo il dovere di mettere in evidenza. Vedete, la presenza di risorse limitate nel bilancio della Regione, la presenza di una quota libera che non è quella che tutti vorremmo non può diventare un motivo per cui noi stessi decidiamo di non programmare la quota libera esistente.
Ricordiamoci che la quota libera del bilancio è pur sempre di 773 milioni di euro 478 mila.
Queste risorse noi sappiamo che sono ampliamente insufficienti rispetto al desiderio, alla voglia e anche alla capacità di questo governo di traguardare cambiamenti forti ed incisivi nella Calabria, ma questo non può essere lo strumento per dire che siccome le risorse sono poche ed illimitate noi non abbiamo ancora di più il dovere di programmare con razionalità queste risorse, il dovere di controllare la capacità degli investimenti e la loro efficacia di raggiungere veri obiettivi di cambiamento.
Allora la riflessione, cioè l’idea che noi abbiamo dell’intervento pubblico in economia, quale idea abbiamo del ruolo del soggetto pubblico, oggi della Regione visto che siamo la maggioranza e il Consiglio complessivamente della Regione?
Allora il ruolo dell’intervento pubblico non può che essere un ruolo strategico perché nel Mezzogiorno in assenza di un tessuto forte di economie, di soggetti privati e se volete anche di soggetti collettivi nel loro complesso il ruolo del pubblico è un ruolo, direbbe De Rita, di pivot dell’economia, un ruolo di providing rispetto all’economia.
Allora questo ruolo noi dobbiamo poterlo recitare fino in fondo. Ogni punto di arretramento rispetto alla necessità di obbligarci ad un percorso di programmazione comporta poi un arretramento degli obiettivi che noi giustamente ci poniamo.
Qui sta anche la riflessione sui fondi comunitari perché il bilancio in sé stesso limitato e complessivamente ingessato, come tecnicamente si dice in ogni occasione, non può che essere uno strumento che si salda in una programmazione unica con le risorse di quota comunitaria, perché tali risorse se non trovano una coerenza di una visione complessiva ed una capacità di tradurre il programma di Loiero, in concreti piani e politiche di intervento annuale e pluriennale.
Rischia in qualche maniera di portarci a risultati che abbiamo visto recentemente in sede di verifica del tavolo di monitoraggio dei fondi comunitari.
Lì si è messa in evidenza in maniera chiara l’assenza di programmazione economica che la Calabria ha storicamente, e non voglio fare una critica facile come spesso avviene e come sarebbe anche un po’ d’istinto da fare rispetto al Governo che ha preceduto questo o alla legislatura, se volete, nel suo complesso fra maggioranza e opposizione.
Ma non c’è dubbio che il tavolo di monitoraggio abbia messo in evidenza come ci sia stato un problema enorme di programmazione di questi fondi comunitari. Se questo problema c’è, è chiaro che nella prima fase sono stati accettati i cosiddetti progetti coerenti, che nella seconda fase dovevano, però, essere agganciati ed ammagliati rispetto a quella che era una programmazione che si riusciva ad intervenire e a realizzare.
Questo è l’obiettivo che dobbiamo avere se vogliamo realmente puntare in maniera chiara e responsabile non a limitare il disimpegno di risorse che è già scritto nella incapacità della precedente legislatura, ma ad utilizzare al massimo in maniera economicamente sostenibile, produttiva, sensata e razionale quelle risorse che vengono.
Vedete, l’assestamento, o il bilancio, non può essere un meccanismo che nasce da un atteggiamento da ufficiale pagatore che paga le obbligazioni e le sanatorie, i bisogni drammatici di una regione dove quando un gruppo di persone riesce ad avere in qualche maniera l’aggancio al lavoro interviene presso la Regione perché questa deve in qualche maniera trasformare rapporti, garantire risorse, estrapolare da un contesto di libero mercato quelle che sono delle opportunità di lavoro.
La Calabria deve invece fare sistema, avere una visione, intervenire in maniera forte su quella che è l’organizzazione e la burocrazia, concertare un sistema economico, oltretutto in un paese che ha vissuto per tanti anni ed ha avuto anche grandi opportunità di comprensione dei meccanismi economici, dalla storia dei distretti, dalla storia dei sistemi territoriali che nati in Calabria hanno e condizionano oggi in maniera determinante anche le riflessioni scientifiche dell’economia non solo nel nostro Paese ma in tutto il mondo.
Vedete, colleghi, io non mi inscrivo fra gli oppositori interni ed esterni a questa azione della maggioranza, ma nemmeno fra quelli che non fanno abbastanza per introdurre in questo governo un’azione che riesca – alla fine del quinquennio – a portarci fuori dall’Obiettivo uno e a portarci a dei risultati non apprezzabili ma veramente di cambiamento.
Sono come tutti i colleghi un consigliere di maggioranza che è orgoglioso di una sfida e che condivide un’azione e ritiene che l’azione non è l’irruzione nel contesto di chi in qualche maniera, in maniera individuale riesce a cambiare le cose, ma di chi ritiene che una classe dirigente riesce a essere giudicata positivamente quando nel suo complesso riesce a governare i processi economici.
Allora anche su questo, su singole vicende che hanno visto una dialettica – se vogliamo – accesa all’interno della maggioranza, noi non ci poniamo né problemi di scandalizzarci in qualche maniera di una dialettica perché l’obiettivo di governare la Calabria comporta anche un confronto serrato.
Ma soprattutto noi, rispetto a questi percorsi riteniamo che ci sia la necessità di portare le discussioni in sede di valutazione effettiva dei processi di cambiamento.
In queste settimane abbiamo visto una dinamica polemica spesso alimentata dall’esterno sulle questioni della sanità. Ebbene, la polemica non serve alla politica ma il confronto vero, serrato, la valutazione delle posizioni, la valutazione dell’impatto delle nostre politiche serve perché solo sulla capacità di introdurre politiche efficaci noi saremo chiamati, non sulla modalità o sulla capacità in qualche maniera di rappresentarle sulla base della proiezione che la nostra immagine individuale riesce a portare.
In questo senso assicuriamo ed abbiamo sempre assicurato un rapporto coerente e rispettoso del ruolo di ognuno. Ed ecco, vedete, la valutazione dei dati dell’assestamento di bilancio ci porta a vedere che questo provvedimento nel suo complesso è utile alla Calabria. Però è un provvedimento sul quale occorre riflettere affinché i nostri ultimatum sulla decisione di cambiare in maniera radicale il sistema di governo dei processi economici della Calabria non rimangano delle affermazioni solo declaratorie.
Su 153 milioni di manovra noi abbiamo 3 milioni e 700 del fondo sollievo programmi Afor; 4 milioni del fondo sollievo 2004-2005; 6 milioni di Lsu-Lpu; 23 milioni per quanto riguarda la copertura di impegni assunti precedentemente per l’Afor e gli operai idraulico-forestali; 3,5 milioni per il ripiano deficit Arssa; 3 milioni per i pignoramenti della sanità; 5 milioni per il consorzio Sibari-Crati, una partita un po’ tecnica che qui salto per brevità. Ancora 16,5 milioni per il ripiano debiti per i trasporti del 2006; 30 milioni per i debiti dei trasporti dal 2003 al 2005; 8 milioni per gli impegni vincolanti del 2004 degli acquedotti regionali.
Complessivamente superiamo i 100 milioni di euro per interventi che – come vedete – sono di tamponamento, di situazioni di emergenza, di risposte ad obbligazioni.
E’ evidente, allora, che quella riflessione fatta in sede di finanziamento del fondo di garanzia delle piccole e medie imprese non è che una delle poche misure previste in questa manovra che veramente accompagna i processi di cambiamento.
Questa lettura che può essere vista come una nota, anche, in qualche maniera ripetitiva o stancante l’ho voluta fare per mettere in evidenza quanto noi dobbiamo invece liberare una Calabria assediata e bloccata per poter far realizzare attraverso gli interventi economici e le politiche processi veri di sviluppo economico, processi che innestino meccanismi di moltiplicatore.
Ecco perché noi della Margherita per cultura e convinzione sosteniamo l’idea di dover introdurre nel governo della Calabria questo meccanismo di riflessione e di avanzamento e di rilancio e siamo convinti che la sfida aspetta nuovi scogli. Scogli difficili che nei prossimi 4 anni dovremo affrontare, ma una classe dirigente matura, con uno sforzo maturo e con un desiderio di non appagamento riesce a raggiungere dei risultati che la Calabria richiede e che in qualche maniera ci devono portare a ritenere ogni cosa che facciamo anche quelle più positive, un mero passaggio e un vero step di un obiettivo più importante e più grande su cui tutti saremo impegnati.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, alla fine del 2005 quando questo Consiglio regionale senza l’apporto della minoranza ha approvato il bilancio di previsione del 2006, l’ha fatto sulla base non di un confronto né con le parti sociali né peraltro con la Commissione, nemmeno con le forze politiche, ma l’ha approvato probabilmente sulla base di una esigenza mediatica che credo sia ripetitiva in qualche modo nell’opera giornaliera di questa maggioranza.
Peraltro, si è detto più volte che la vera manovra, la vera qualificazione della manovra finanziaria per il 2006 sarebbe stata fatta con l’assestamento di bilancio che è in discussione oggi in Consiglio regionale.
Bene, si immaginava, peraltro a distanza ormai di un anno e tre-quattro mesi dalle elezioni regionali del 2005, ormai consolidato il Governo della Regione e consolidata l’opera di questa maggioranza, si immaginava che questo assestamento costituisse veramente una sorta di svolta per la Regione Calabria.
Dobbiamo invece lamentare che tutto questo non c’è stato. Dall’esame del documento e dei documenti che sono arrivati in Consiglio regionale, peraltro dopo estenuanti maratone in Commissione, c’è una sorta di delusione ma non solo una delusione che riguarda noi della minoranza in Consiglio regionale ma una delusione che è interna alla Regione Calabria, interna alle categorie sociali, ai sindacati e quant’altro.
I sindacati, le categorie produttive e alcuni stessi esponenti della maggioranza in questi giorni trascorsi hanno lamentato la povertà di questo assestamento perché obiettivamente non c’è nella struttura stessa di questo documento che viene in Consiglio regionale un respiro ampio.
Certo, si potrebbe entrare nel merito, come si entrerà nel merito, della valutazione dell’articolato e poi degli emendamenti, di una serie di questioni che sono insite nel documento stesso.
Si potrebbe, per esempio, dire che non è cambiata rispetto al passato la volontà di dare contributi a pioggia a vari comuni, enti e quant’altro, facendo così depauperare le risorse in mille rivoli senza riuscire a dare uno sbocco serio e concreto alle risorse Fers.
Si potrebbe, per esempio, dire che gli accenni di riforma o meglio le modifiche parziali di pezzi di leggi regionali che sono contenute nel collegato ordinamentale sono certamente peggiorative rispetto alla legge stessa che tentano di modificare o a parti di questa.
Non lo diciamo solo noi, ma anche le parti sociali ed i sindacati. Si potrebbe ancora dire che in questo documento si va nella direzione di una diminuzione, di un passo indietro rispetto alla intelligibilità degli atti amministrativi di questa Regione.
Ma anche questo ovviamente lo discuteremo nel momento in cui andremo ad esaminare l’articolato.
Io invece voglio in fase di discussione generale sul provvedimento dire alcune cose diverse. Noi non riusciremo ad uscire complessivamente come Regione Calabria da un’ impasse forte se non ci rendiamo conto fino in fondo che c’è la necessità in questa nostra Regione di mettere mano a riforme strutturali complessive della Regione stessa.
Certo, anche la riforma del bilancio stesso. Si dovrebbe davvero partire dal documento di programmazione economica finanziaria che dovrebbe tracciare le linee direttrici rispetto alla possibilità di sviluppo economico della nostra regione, per poi passare ad una riforma del bilancio che possa– ma questo è ovviamente un mio esclusivo pensiero – anche vedere arrivare in Aula un bilancio alla fine, dopo che il documento di programmazione economica finanziaria è stato concertato e discusso con le parti sociali, con le forze politiche all’interno della Commissione competente, un provvedimento che andrebbe a mio avviso votato. Prendere o lasciare.
Ma le riforme strutturali complessive della Regione Calabria sono quelle che credo possano davvero consentire a questa Regione di fare il salto di qualità.
Guardate, fino a quando noi ci troviamo nella nostra Regione in una sorta di democrazia bloccata da una specie di scimmiottatura di bipolarismo mediatico e muscolare, credo che passi in avanti difficilmente ne faremo.
Perché, vedete, il rimpallarsi responsabilità fra maggioranze precedenti e maggioranza attuale o opposizioni precedenti e opposizione attuale credo che non serva all’economia generale della Regione.
Credo che invece sia il caso di introitare tutti noi fino in fondo un dato che è sotto gli occhi di tutti: questa Regione non può andare avanti in questo modo.
Allora mettere mano, per esempio, alla riforma decisa degli enti strumentali della Regione che sono diventati una sorta – non da adesso certamente, per carità di Dio – di vampiri che succhiano risorse alla Regione stessa senza, peraltro, produrre fino in fondo gli effetti e le cose che dovrebbero produrre, io credo che sia un dato assolutamente importante.
Il gruppo dell’Udc propone in questa tornata, in questa sessione di bilancio una serie di emendamenti che andremo a discutere da qui a poco che vanno in questa direzione.
Allora l’esame dell’Aula rispetto a queste questioni deve essere scevro da ogni condizionamento di parte, deve essere, cioè improntato nella direzione del bene della Calabria.
Certo, anche sullo sviluppo complessivo della Regione che dovrebbe essere insito nei fondi strutturali e comunitari credo sia il caso di fare una riflessione approfondita; come credo si stia facendo anche nella sesta Commissione. Perché, se vero come è vero che c’è il rischio serio e fondato che circa 500 milioni di euro da qui al 31 dicembre 2006 possano andare persi, certamente bisogna assumere dei provvedimenti conseguenti.
Ne è possibile che ci si balocchi ancora sul fatto che ci sono eredità che vengono da lontano e che ci portano a queste condizioni. Credo che invece anche in questo caso ci sia da fare un ragionamento serio per evitare, certamente, una rincorsa ai progetti sponda che non servono poi allo sviluppo complessivo della Regione ma credo che un ragionamento serio possa andare in questa direzione.
Vedete, allora, colleghi e signor Presidente, credo che il ragionamento stasera dovrebbe essere improntato…
Chiedo scusa, collega Gallo, prego i colleghi consiglieri di prendere posto e di far silenzio perché non si sente nulla. E cortesemente prego i commessi di verificare che non ci siano interferenze altrimenti non sentiamo nulla.
Può continuare, onorevole Gallo.
Grazie, mi avvio rapidamente alla conclusione. Credo che il nostro ragionamento di stasera debba essere improntato non tanto ad una contrapposizione che sia fine a sé stessa ma ad un riflessione che vada nella direzione di riuscire a cambiare la struttura del documento che è portato all’approvazione dell’Aula, nella direzione di quei cambiamenti strutturali, appunto, che possano giovare veramente alla Calabria.
Tanto per concludere volevo far notare una cosa. Dalle relazioni introduttive e dagli interventi dei colleghi della maggioranza che mi hanno preceduto è venuto fuori un dato. Cioè quello che questa è una manovra di assestamento che non è esaustiva e non è fino in fondo condivisa nemmeno da loro.
Si dice che è il primo passo rispetto ad un progetto di cambiamento e di riforma che praticamente deve essere ancora avviato.
Vedete, amici, questo mi fa un po’ riflettere perché questo significa che a distanza di un anno e qualche mese – lo dicevo prima – dall’insediamento della Giunta Loiero e di questa maggioranza, non si è ancora capito fino in fondo e fino a che punto debba arrivare il cambiamento in questa Regione. Non si è capito fino in fondo come strutturare queste riforme.
Ecco allora la necessità di fare una riflessione attenta su queste cose e di andare in questa direzione perché altrimenti noi corriamo un rischio, ma il rischio lo corre tutta la Regione, lo corrono i cittadini della Calabria, il rischio lo corrono coloro i quali sono impegnati sul campo a far crescere questa Calabria.
Il rischio è che si continui a vivacchiare per altri 3 anni e mezzo e che avremo reso anche questa legislatura inconcludente ai fini della risoluzione dei problemi della Calabria.
PRESIDENTE
La parola al Vicepresidente Occhiuto.
Grazie, Presidente, io intervengo brevemente nel dibattito su un assestamento di bilancio che noi abbiamo già giudicato in Commissione e che giudichiamo oggi intervenendo in Aula debole e poco coraggioso.
Debole perché questo assestamento di bilancio è figlio di una fase nella quale il Governo della Regione è un governo debole con una maggioranza che non è in grado di sostenerlo.
Credo che siano del tutto ingiustificate le parole di entusiasmo del Vicepresidente Adamo. Sono contento di intervenire nel dibattito dopo l’intervento dell’onorevole Naccari che ha avuto almeno il pregio di ammettere che occorre una fase di rilancio in questa Regione. Una fase di rilancio nel governo di questa Regione.
Perché altrimenti non si comprende perché sulla stampa leggiamo quotidianamente interventi che provengono da parti più o meno autorevoli della maggioranza che chiedono una verifica e un rilancio dell’azione amministrativa del Governo regionale.
Se questo assestamento realizza gli obiettivi che l’onorevole Adamo ci ha indicato, non c’è bisogno di aprire la verifica e significa che siete tutti d’accordo, che avete trovato una sintesi su un documento che deve essere programmatico perché il bilancio è il documento programmatico per eccellenza.
Avete trovato un accordo sulla programmazione: a questo punto non c’è necessità di proseguire la cabina di regia che avete avviato.
Ma se invece questa necessità non c’è, dovete avere il coraggio di dirlo. Dovete avere il coraggio di dire che questo assestamento non risolve uno dei problemi di questa regione. E’ un assestamento debole figlio di una maggioranza e di un Governo debolissimo.
Questa è una colpa che voi avete più dei Governi precedenti. Non è che questo governo stia operando peggio o molto peggio di quello che è stato in passato, ma il fatto è che voi oggi eravate nella condizione di fare quelle riforme strutturali che altri in passato non potevano fare.
Io intervengo dai banchi della opposizione, dai banchi di una “Casa delle libertà” che, non ho difficoltà ad ammettere, sta vivendo un periodo di grande travaglio regionale così come nel Paese.
In passato chi governava la Regione, che fosse di destra o di sinistra, aveva spesso l’alibi di non poter fare le riforme perché sentiva il fiato sul collo della coalizione alternativa.
Voi questo problema oggi non lo avete e lo dico ammettendo anche una fase di difficoltà della mia coalizione. Voi non avete il problema di perdere qualche punto percentuale riformando la sanità, riconvertendo gli ospedali e la spesa straordinaria che è diventata strutturale nel bilancio della Regione. Voi non avete il problema di perdere qualche punto percentuale riformando gli enti strumentali, che in questo bilancio portano un debito di oltre 19 milioni di euro.
Voi potreste fare tutte queste cose senza il timore di perdere qualche voto, perché ancora una alternativa politica alla vostra coalizione deve organizzarsi. Basterebbe oggi un pizzico di coraggio per riformare la Regione e voi non avete nemmeno quello.
In passato certe scelte erano più difficili perché si scontravano con le ragioni a volte male interpretate della politica e delle appartenenze.
Oggi voi potreste lavorare senza temere alcunché. Potreste lavorare facendo quelle politiche di ordine strutturale che nessuno è riuscito a fare negli anni passati.
Questa è la responsabilità maggiore che io ascrivo a Loiero, al governo di Loiero e alla maggioranza di centro-sinistra. E’ un coraggio che noi vi chiediamo di trovare.
L’onorevole Adamo ci diceva prima: concertiamo le grandi scelte, troviamo il modo di approvare anche insieme questo assestamento di bilancio.
Ma come è possibile? Se voi ci aveste proposto un assestamento di bilancio che davvero avesse avuto una visione sistemica dei problemi dello sviluppo… diceva l’onorevole Naccari “lo sviluppo consiste nella capacità di fare partenariato fra pubblico e privato. C’è questo partenariato, questa sinergia in questo assestamento fra pubblico e privato.
Se voi aveste proposto un assestamento di bilancio coraggioso e ci aveste chiamato a condividere delle scelte politiche che sarebbero state epocali, noi avremmo potuto ragionare in ordine alla possibilità di lavorare insieme.
Ma come possiamo noi associare il nostro voto al vostro su un bilancio come quello che oggi ci proponete, che è figlio della crisi che vivete e che non ha al suo interno alcuna scelta importante, alcuna scelta coraggiosa.
Come possiamo raccogliere questo invito? Non ci sono le condizioni, voi lo sapete benissimo e vivete più di noi la difficoltà di una fase nella quale il governo della Regione non riesce ad incidere sui problemi dello sviluppo.
Non c’è l’integrazione - che anche Confindustria ha chiesto - tra i fondi di bilancio e i fondi comunitari e statali.
Spesso ci limitiamo a dire che le nostre manovre di bilancio sono manovre di 100-150 milioni di euro. Ma possibile che non si capisca che l’unica leva di politica economica o la principale leva di politica economica consiste nella capacità di spendere in maniera produttiva i fondi della Unione europea?
E anche su quello voi state perdendo una occasione, facendola perdere colpevolmente alla Calabria.
E’ un assestamento questo nel quale il 50 per cento della spesa è concentrata per gli Lsu, gli Lpu, il fondo sollievo, i forestali, i trasporti.
L’altro 50 per cento è per pagare i debiti dell’Arssa e degli altri enti strumentali che non sono strumentali allo sviluppo della Regione. E’ un bilancio dove aumentano le partecipazioni in consorzi o società nelle quali la Regione non svolge alcuna azione nella direzione di concorrere allo sviluppo della Calabria.
E’ un bilancio dove non c’è una sola linea di politica attiva per il lavoro.
Ma insomma: questo piano per il lavoro col quale avete riempito le piazze in campagna elettorale può esaurirsi nell’affrontare le questioni, che pure vanno affrontate, degli Lsu, degli Lpu, del fondo sollievo, degli ex interinali? O c’è la necessità, invece di capire come si può creare lavoro produttivo in questa regione? Dove è il vostro piano per il lavoro? Non ce ne è traccia in questo assestamento.
Così come quando si parla della politica delle entrate.
Ma, insomma, le pagine dei giornali anche nazionali hanno evidenziato come, per esempio, sul patrimonio della Regione non si riesca a far nulla di incisivo nella direzione di renderlo produttivo.
Noi abbiamo presentato come consiglieri regionali dell’Udc un emendamento per costituire un’authority per la gestione del patrimonio immobiliare della Regione al fine di rendere questo patrimonio produttivo e di far in modo che i proventi derivanti dalla gestione del patrimonio immobiliare alimentino un fondo per l’accesso al credito delle imprese, che non può essere finanziato solo con questi 500 mila euro che voi avete trovato.
L’accesso al credito si favorisce se si ha la capacità di liberare ingenti risorse nella direzione di favorire la possibilità di accedere al credito per le imprese.
Di tutto questo non c’è traccia nell’assestamento.
Il Presidente Loiero qualche settimana fa ha partecipato ad un incontro con gli altri governatori del Mezzogiorno, con Montezemolo. Lì hanno assunto, tutti quanti, l’impegno di investire risorse nella internazionalizzazione, nella innovazione, nell’aumento della competitività delle imprese.
La Calabria è ultima in quanto ad export. E che c’è in questo assestamento di bilancio sulla internazionalizzazione, sulla innovazione, sui percorsi per favorire la competitività delle nostre imprese nella economia che è globale? Nulla, assolutamente nulla.
Noi ci aspettavamo che dopo l’incontro che c’è stato qualche settimana fa ci fosse qualche iniziativa del genere. Così come qualche attenzione ai problemi della innovazione e della ricerca noi non la ritroviamo in questo assestamento.
Duecento mila euro per le borse di studio ai giovani laureati della Calabria; 200 mila euro a fronte di 19 milioni di euro che si spendono per pagare i debiti dell’Arssa e dell’Afor. Così si fa sviluppo e così si investe sul capitale cognitivo della regione?
Ecco, questo è un assestamento che noi dobbiamo giudicare in maniera negativa e noi non siamo fra quelli che pregiudizialmente criticano ciò che un Governo regionale fa. Noi siamo coscienti che quando la politica perde una occasione anche se alla guida della politica in quel momento c’è uno schieramento che non ci appartiene, i cittadini calabresi, la croce la gettano su tutti perché la gettano addosso alla politica nel suo complesso.
Noi vorremmo svolgere con voi un confronto sui problemi strategici e strutturali della regione, ma questo confronto voi ce lo impedite semplicemente perché non avete il coraggio di svolgerlo.
E’ questo il giudizio che noi diamo di questo assestamento. E’ un giudizio che noi esprimiamo convinti che forse oggi ci sarebbero state le condizioni per far ripartire questa Regione. Ma il coraggio chi non ce l’ha non può inventarselo.
Noi avevamo pensato che Loiero potesse spendere in questa esperienza di governo quantità sufficienti di coraggio, ma ci accorgiamo giorno per giorno che anche lui ha scelto di galleggiare ostaggio di una maggioranza che fa finta di sostenerlo.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Dima. Ne ha facoltà.
Grazie Presidente.
Stiamo affrontando, ormai, dopo una lunga fase presso la Commissione competente un momento che doveva essere – ed in parte lo è – di grande confronto e nello stesso tempo anche di definizione delle posizioni politiche al di là di quelle che sono le condizioni di partenza. Cioè, da un lato una maggioranza e dall’altra parte una minoranza.
E’ l’occasione, forse quella di stasera, di verificare nel merito la tenuta di una maggioranza e paradossalmente alla luce anche degli eventi che hanno segnato il percorso di questo ultimo anno e mezzo per certi aspetti anche la tenuta della minoranza.
E’ l’occasione dell’assestamento di bilancio di capire – in poche parole – qual è il quadro politico che si muove nel contesto di questa nostra Regione e quali sono le posizioni rispetto a quelle che sono le sfide a cui la nostra Regione è chiamata nei prossimi mesi e nei prossimi anni.
Guardate, io vorrei per un solo istante ricordare a quest’Aula, al Consiglio regionale della Calabria, ai calabresi la condizione specifica che vive questa legislatura.
Mai - se non ai tempi della cosiddetta solidarietà nazionale – si assisteva ad una maggioranza così larga nei numeri, larga evidentemente perché sorretta da un suffragio elettorale significativo per il centro-sinistra. Avete vinto con il 60 per cento dei suffragi le elezioni regionali del 2005.
Questa maggioranza addirittura si è subito allargata di 4 unità, per cui il Consiglio regionale è composto di 34 consiglieri regionali di maggioranza e 16 di minoranza. Sostanzialmente siete a più del doppio rispetto ai numeri della minoranza.
Il dato uscito dalle regionali del 2005 è stato sostanzialmente riconfermato anche alle recentissime politiche del 2006 con qualche leggero recupero del centro-destra, per cui siamo non al 60-40 ma al 57-43 dall’altra parte, o 56-54.
Abbiamo assistito da un anno e mezzo a questa parte ad una conferma sostanziale, vigorosa, forte della tenuta del centro-sinistra quanto meno sul piano del consenso popolare ed elettorale.
Se tutto questo è un dato che nessuno può ovviamente - visto che è un dato oggettivo oltre che politico – mettere in discussione, dall’altra parte mi sembra che, in modo proporzionale o in funzione di queste condizioni di partenza, non c’è una maggioranza capace di dare risposta ai mille problemi di questa nostra terra.
Cioè, in altri termini non onorate fino in fondo il forte consenso popolare riconfermato alle politiche del 2006 e soprattutto non date linfa a quelle politiche amministrative necessarie per la nostra regione. Anche questo suffragato da un dato oggettivo, politicamente inconfutabile, dalla scarsa capacità di produrre leggi in questo Consiglio regionale.
Un anno e tre mesi: sostanzialmente un Consiglio regionale bloccato sulla produzione legislativa. Un impasse che si è risolto soltanto pochi giorni fa per quanto riguarda il rinnovo della Vicepresidenza del Consiglio regionale, caro Presidente che guidi oggi l’Assemblea.
Una condizione assolutamente paradossale nel momento in cui una maggioranza con queste condizioni di partenza non riesce ad immaginare, per come era necessario fare, un percorso politico-amministrativo degno di una maggioranza così forte.
Allora qui i dubbi rispetto a tutta una serie di questioni. Non solo alle questioni legate a quello che può essere il percorso fisiologico della politica.
Mi rendo conto che la politica vive, forse ancora in Italia, una lunga fase di transizione. Mi rendo conto che c’è un dibattito all’interno del centro-sinistra, così come si sta avviando, finalmente, un dibattito all’interno del centro-destra per definire i contorni ed i confini in modo ancora più chiaro.
Mi rendo conto che questo appartiene, ovviamente, a quella che è la necessaria discussione politica all’interno degli schieramenti. Anzi, per come si sta evolvendo il quadro politico nei prossimi mesi, non si esclude anche una sorta di rimescolamento delle carte rispetto a quella che può essere una necessità di carattere generale e nazionale.
Abbiamo assistito, proprio qualche ora fa, al dibattito in Parlamento, alla Camera dei deputati, dove anche lì si è avuta la netta sensazione che c’è una maggioranza di centro-sinistra che ha grosse difficoltà.
Allora, perché questa lunga premessa di carattere generale? Perché, Presidente, quello che oggi la maggioranza, sicuramente senza per nulla il consenso della opposizione si andrà ad approvare, appunto la variazione di bilancio, non è una grande occasione per questa nostra regione.
Noi lo diciamo con molta franchezza e chiarezza soprattutto. Non solo perché nel merito abbiamo riscontrato e avuto conferma della nostra affermazione, ma anche perché ho l’impressione o, meglio ancora, la netta certezza che questa maggioranza con la tecnica ormai collaudata di superare le insidie consiliari, sta cercando di oltrepassare anche questa prova della variazione di bilancio con l’ atteggiamento classico di chi vuol dire: stiamo cambiando il mondo, ma in sostanza non si cambia nulla.
Perché anche qui, Presidente? L’anno scorso con grande determinazione e per certi aspetti anche con grande destrezza del governo dell’Aula consiliare, Presidente Bova, abbiamo assistito ad un evento quasi straordinario o storico per certi aspetti. Cioè abbiamo accreditato al Consiglio regionale il primo bilancio approvato entro i termini fissati dalla legge, cioè entro il 31 dicembre del 2005.
Era ed è stato salutato come un evento straordinario, il primo bilancio in 35 anni di regionalismo in Calabria che veniva approvato all’interno dei confini temporali legislativi.
Ebbene, quello è stato – così come è stato definito – un bilancio tecnico, cosiddetto. E anche qui una battuta che non vuole essere nulla di polemico ma giusto di riposizionamento storico.
In passato, quando governava il centro-destra, dai banchi di centro-sinistra ci veniva addebitato il fatto che noi molto spesso definivamo i nostri bilanci tecnici e questa parola pareva come fosse un elemento fuori, estraneo alla discussione politica.
Abbiamo invece riscontrato in quella circostanza che anche il centro-sinistra è ricorso a questo tipo di definizione.
Allora, a quel bilancio tecnico doveva poi seguire, sulla base delle affermazioni, degli annunci e dei proclami un assestamento di bilancio – quello di oggi – che doveva segnare il primo elemento per individuare con chiarezza la politica forte che il centro-sinistra doveva attuare in questa nostra Regione.
Cioè, in altri termini si rinviava a questo momento l’occasione per dire al Consiglio regionale e ai calabresi “guardate, stiamo partendo dalla variazione di bilancio per farvi vedere fino in fondo qual è la politica di questa Giunta e di questo governo di centro-sinistra”.
Invece, anche qui nulla di nuovo, un assestamento di bilancio che non va nella direzione di verificare fino in fondo politiche di sviluppo e di alternativa. Una variazione di bilancio che tra l’altro, presenta, anche qui, un altro elemento originale, unico nel contesto della storia di questa nostra Regione.
I numeri: 154 milioni di euro, 300 miliardi di vecchie lire per cui una grande opportunità mai riscontrata nel recente passato sicuramente in questo Consiglio regionale. Una forte dotazione finanziaria per poter anche lì guardare non in misura straordinaria ma comunque in qualche modo la politica del centro-sinistra e di questa maggioranza.
Abbiamo riscontrato tutta una serie di ripetizioni e di cose scontate, tutta una serie di cose che non potevano essere realizzate perché le politiche di assestamento di bilancio possono avere senso se c’è parallelamente una grande politica di produzione legislativa dove ancorare e determinare le scelte, se non c’è una visione di cambiamento di questa Regione.
E’ stato annunciato anche l’anno scorso, con un impegno solenne. E’ stato ricordato anche dal collega Morelli l’impegno di avviare entro sei mesi la riforma degli enti strumentali di questa Regione. Non è accaduto nulla, anzi in alcuni casi e nel caso dell’Arssa c’è anche una forte polemica tra il Presidente di quell’ente e la Giunta regionale.
Ci sono tutta una serie di insufficienze sul piano del governo generale di questa nostra Regione, per cui ci accorgiamo che questo assestamento di bilancio, questa variazione di bilancio non poteva – non solo per le cose che abbiamo detto ma anche per la scarsa capacità di legiferare di questo Consiglio regionale – portare nessuna novità, perché se non si riformano gli enti non si possono fare economie e tagli finanziari considerevoli. Se non si riformano alcune strutture di questa nostra Regione, non si possono avere dei ritorni considerevoli, se non si fa chiarezza anche su altro. E qui è stato annunciato dal Vicepresidente Adamo come un fatto straordinario, e nella sostanza in parte lo è, il taglio del personale che è stato trasferito alle province.
Ma io devo dire, caro Presidente Naccari, nei territori regionali o sub-regionali o provinciali c’è una difficoltà nel governo e nella gestione soprattutto nella parte legata al Por che fa paura. Sono fermi tutti gli uffici zonali, tutti gli uffici provinciali. C’è la paralisi sul piano amministrativo, per cui al rischio del disimpegno delle risorse europee c’è da aggiungere anche questa motivazione. Cioè, il fattore del trasferimento delle funzioni e delle deleghe alle province che non ha prodotto per nulla, per un solo istante l’efficacia amministrativa.
Era naturale, fisiologico che questo accadesse in un momento di transizione, ma non è stato governato ed organizzato in un momento fondamentale, appunto, quello del momento culmine e centrale della spesa comunitaria.
Penso per un solo istante al sistema organizzativo del dipartimento agricoltura dove il decentramento alle province ha prodotto una vera paralisi sull’andamento e la dinamica della spesa dei fondi comunitari. E’ paralizzato l’intero dipartimento ma soprattutto è paralizzato l’intero settore che non riesce ad individuare responsabili e punti di riferimento.
Allora perché questa ulteriore puntualizzazione? Perché ritengo che quando si parla di sviluppo della regione, di organizzazione della Regione, di capacità di mettere insieme tutta una serie di elementi non possiamo assolutamente immaginare che questo possa essere un momento visto a tappe e a momenti senza capire dove vogliamo arrivare e dove vogliamo giungere.
Presidente, allora ritengo che poteva questa Giunta in questi mesi dare qualche risposta in più; poteva arrivare qualche segnale di discontinuità rispetto al passato. Molto spesso ci siamo riempiti a vicenda la bocca di questa formuletta della discontinuità rispetto al passato.
Per esempio, questa Giunta è arrivata alla cronaca nazionale anche per aver nominato 3 sottosegretari, un fatto originale nel contesto delle Regioni italiane che vedeva la Calabria una sorta di Regione protagonista in questa direzione.
I sottosegretari, alcuni dei quali hanno più una competenza specifica e tecnica, potevano dare qualche segnale di diversità nell’azione politica-amministrativa di questa Regione. Per esempio, penso - con rispetto, ovviamente alla persona – al sottosegretario al porto di Gioia Tauro o alla portualità in Calabria.
Non abbiamo avuto una sola relazione, un momento di sintesi per capire quale fosse la politica, per esempio, di avere in questa regione nel contesto della portualità più in generale, una grande occasione di sviluppo.
Poi proprio appunto quella originalità della proposta dei sottosegretari svincolata dai partiti e forse anche dalle clientele, in piena autonomia dell’azione politica ed amministrativa: questi potevano dare in questo anno e quattro mesi qualcosa in più.
Anche qui nulla di diverso, di particolare che possa segnare con soddisfazione quella discontinuità di cui parlavamo un attimo fa.
Ancora, Presidente Naccari, ho letto di recente ancora una volta l’ennesima relazione annuale della Banca d’Italia – sto per concludere – che ancora una volta si rivolge in modo positivo ad alcuni settori economici di questa nostra regione.
Penso per un solo istante, questa volta in modo assurdamente positivo all’andamento del mondo agricolo che crea sicuramente dentro il debole tessuto della nostra regione, quella porzione di Pil sufficiente per poter immaginare ancora questa nostra regione nell’alveo di quelle competitive. Ma ci accorgiamo che addirittura nell’ambito delle produzioni non solo agricole in termini più generali di questa nostra Regione, c’è addirittura un arretramento nell’esportazione.
Questa Regione in questi ultimi anni e in questo ultimo in modo particolare, ha avuto una arretramento anche in questa direzione. Siamo non solo gli ultimi ma gli ultimissimi, nel senso che lo 0,1 della esportazione calabrese è preceduta dalla Basilicata che esporta il 2,1 per cento.
In altri termini siamo ad un ventesimo in meno della stessa Basilicata.
Allora tutti questi problemi, tutti questi aspetti, tutta questa serie di elementi che abbiamo voluto sottolineare, anche questa sera rappresentano a mio e a nostro parere-… ringrazio i colleghi del centro-destra che hanno voluto richiamare con forza la necessità anche dai banchi della opposizione di darci una fisionomia, di darci anche noi del centro-destra degli obiettivi precisi-, l’occasione di dire al Consiglio regionale e alla maggioranza :dovete necessariamente cambiare registro.
Lo sta avvertendo, Presidente, anche la Calabria. L’altro giorno ho ascoltato con piacere la riunione di “Progetto Calabrie” che sapete benissimo è un po’ la sommatoria – uso una frase un po’ provocatoria - dei “professoroni” calabresi, di tutti coloro che dalle università di Reggio Calabria, passando da Cosenza, si sono uniti al progetto del centro-sinistra; questi addirittura vi danno una scadenza, un ultimatum. Lo stesso ministro Bianchi di questa Repubblica, che ha partecipato all’epoca a quello schieramento di “Progetto Calabrie” vi dava un termine, quello di un altro anno.
Perché proprio quel mondo, il mondo accademico, delle professioni, della cultura che tanto si è accreditato col centro-sinistra in questi anni comincia ad avere qualche difficoltà a sostenere un Governo regionale che inizia a dare segnali negativi sulla gestione amministrativa di questa nostra Regione.
Allora noi respingiamo questa proposta di variazione di bilancio perché la riteniamo non sufficientemente in grado di affrontare anche come prima tappa un momento di discontinuità rispetto al passato. Diciamo con forza questa sera: risolvetevi subito i vostri problemi interni, perché il Presidente Loiero in questi giorni è stato puntualmente attaccato anche da pezzi della maggioranza che chiedevano prima la risoluzione della crisi e poi l’approvazione del bilancio. Per dire che evidentemente alla ripresa in autunno, a settembre questo Consiglio regionale deve avviare una fase nuova e soprattutto questa maggioranza si deve caricare fino in fondo dei problemi di questa nostra regione. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Io penso che sia legittimo per come hanno fatto alcuni interventi dei colleghi della opposizione approfittare della discussione sull’assestamento di bilancio per fare anche valutazioni di politica di fase.
Vorrei ricordare – non intendo assolutamente sfuggire a questi interrogativi – che è stato già concordato, poi si tratta di verificare nei prossimi giorni, di tenere una seduta specifica per la prossima settimana sulla fase politica.
Questo per dire che non c’è per quanto ci riguarda una lettura del genere Bengodi, ma con altrettanta fermezza vi diciamo che non c’è una lettura fallimentare. C’è una lettura che con grande severità vuole fare i conti con le contraddizioni e i bisogni di questa regione.
Noi non intendiamo sfuggire per nulla e quando dico noi dico la complessità e tutti i livelli di questa maggioranza. Uso le parole del Presidente Loiero, riportate poi pubblicamente, quando ha affermato che abbiamo messo in campo tante iniziative, una grande generosità di lavoro ma diceva testualmente “mi ritengo ancora insoddisfatto per quello che è stato prodotto”.
Quindi, qui non c’è una divisione e una discussione. Poi bisogna non avere anche qui mai memoria corta. Abbiamo alle spalle 15 mesi tra i più tormentati di questa Regione. Anche vicende straordinarie e anche fatti al di là delle nostre volontà hanno pesato e condizionato questa fase di governo. E l’hanno riconosciuto e ricordato anche i colleghi della opposizione.
In questi mesi che abbiamo alle spalle ci sono state tornate elettorali significative. Non sono stati giorni neutri. Se vogliamo essere sereni e leali fino in fondo, in questa regione il centro-sinistra si consolida dentro un quadro di riferimento nazionale, la Calabria per quanto ci riguarda non è più un elemento residuale o marginale. Il centro-sinistra recupera posizioni importanti nel sistema delle autonomie calabresi, nel referendum costituzionale la Calabria è la prima regione d’Italia a dire no ad una riforma scellerata.
Ma io sono il primo a dire che tutto questo non mi lascia tranquillo. Però questi sono dati politici, non sono interpretazioni di parte. Sono dati politici. Ma insisto, questo per quanto ci riguarda non è sufficiente ma nemmeno si può rimuovere però.
La Calabria è stata l’unica regione d’Italia che in riferimento alle elezioni regionali del 2005 ha tenuto a favore del centro-sinistra l’esito elettorale per le elezioni politiche.
Tutto questo non c’entra col governo? Anche questa può essere una interpretazione, come dire?, partigiana.
Però io sottolineo e confermo che noi – non è un segreto di stato per nessuno – abbiamo avviato una discussione profonda alla luce della esperienza di governo che abbiamo alle spalle, perché oggi sicuramente le cognizioni, i dati di fatto, le emergenze, di cui questa regione è profondamente segnata, sono dentro una visione di governo con più organicità e con più pregnanza.
Su questo terreno poi discuteremo nei prossimi giorni quando si tratterà di discutere della vicenda politica, ma non mi pare che ci si può rappresentare come una coalizione che ha paura di discutere, che ha paura di disturbare le funzioni.
Noi invece siamo fermamente consapevoli che questa Regione va profondamente cambiata, che va ricostruita per mille aspetti, che questo obiettivo non può essere affidato ad una funzione solitaria, ma deve trovare anche capacità di consenso, dentro l’espressione che usiamo di un governo diffuso.
Per esempio, anche qui non vi può sfuggire il fatto che oggi registriamo, per quanto ci riguarda, con soddisfazione assoluta il fatto che oggi il Governo calabrese ha un’altra sintonia col Governo nazionale del Paese.
Questo riteniamo che sia un elemento su cui ancorare anche una lettura di fase per vedere come questa grande opportunità che mette in sintonia grandi pezzi del sistema degli enti locali calabresi, il governo della Regione, il Governo del Paese carica il centro-sinistra di una responsabilità ulteriore.
Su questo noi non abbiamo una visione che ci lascia dentro un palazzo senza avere capacità di ascolto e senza avere capacità di sentire quelle che sono anche le sensazioni e gli umori della società calabrese.
Su questo terreno siamo fermamente intenzionati.
Per tornare invece alla vicenda più specifica dell’assestamento di bilancio anche qui per chi ha avuto modo di seguire la partita…
A me dispiace che a volte ci siano colleghi che si avventurano senza nemmeno avere una cognizione dei fatti avvenuti.
Sulla approvazione del bilancio 2006, fatta a dicembre, c’è stato detto che non avevamo ascoltato nessuno, che questa maggioranza aveva rifiutato qualsiasi interlocuzione. Oggi abbiamo avuto mesi di ascolto, abbiamo avuto il rigore anche qui di sentire, perché dentro quella visione di un governo allargato noi riteniamo che i diversi soggetti ognuno nella sua funzione e responsabilità istituzionale e sociale, ognuno deve concorrere verso quell’obiettivo.
Quindi abbiamo fatto un lavoro che è durato settimane e settimane, che io ritengo sicuramente proficuo. Ed è stato proficuo anche il lavoro svolto tra la proposta del Governo regionale e il lavoro istruttorio che ha fatto la Commissione e anche alcuni significativi interventi che poi la Commissione stessa ha prodotto.
Qui vorrei richiamare ad alcuni colleghi della opposizione che certo la continuità amministrativa è un obbligo. Nessun Governo può scegliere di negare quelle che sono obbligazioni precedenti. Però, insomma, diciamola tutta la verità.
Si dice che questo è un bilancio che non ha avuto la forza e la capacità di produrre scelte strategiche rivoluzionarie perché ci sono ancora spese ingessate: da dove vengono quelle spese?
Non vedo più il collega Gallo. Il collega Gallo ha memoria corta. Ma lo sa lui– peserà ancora nei prossimi anni – la vicenda dei forestali quanto pesa nel governo della Regione? E non vedo l’ex assessore ai trasporti. Ma l’ex assessore ai trasporti della vicenda di questi giorni, molto delicata, non ricorda nulla? Ma quei debiti dal 2001 al 2005 chi li doveva pagare? Chi li ha prodotti?
Non si può allora venire qui a dire “non avete avuto coraggio”. No, noi invece abbiamo avuto coraggio perché per quella che era la coperta- una coperta corta e bucherellata- ci siamo assunti la responsabilità di far scelte che hanno un verso, che hanno un senso.
Per esempio, non si parla dei debiti per quanto riguarda il piano dei parcheggi.
I calabresi devono sapere che ci sono decine e decine di comuni che accreditano dalla Regione circa 20 miliardi di lire perché hanno avuto i decreti e nessuno li ha mai pagati.
In questa proposta di bilancio si dà una risposta. Perché, per esempio, l’ufficio acquedotti ha contenziosi per decine e decine di miliardi tra il ’93 e il ’94 e nessuno pagava.
Certo, se noi avessimo avuto la possibilità di disporre di queste risorse, sicuramente avremmo potuto fare molto ma molto di più- e sicuramente nel prossimo bilancio lo faremo-, siccome queste sono poste che chiudono questi contenziosi, noi avevamo il dovere amministrativo ma voi avete la responsabilità politica di quelle scelte scellerate che hanno prodotto queste vicende.
A me sorprende che, per esempio, il collega Morelli si faccia carico di ricordarci la vicenda degli enti strumentali di questa Regione.
Perché il collega Morelli è stato per anni uno di quelli che nella stanza, per così dire, dei bottoni c’è stato davvero.
Quando l’Arssa è stata trasformata in un caseificio c’erano responsabilità. Oggi dice bene il nuovo Presidente dell’Arssa, come il nuovo Presidente dell’Aterp.
Discutiamo anche di queste scelte, di personalità, non di appartenenza ma di personalità di valore sul piano delle competenze, perché io penso – su questo mi auguro che possiamo convenire tutti – che la nuova Regione che dobbiamo costruire, non è una opzione questa, il primo assillo che deve avere è quello di mettere al centro le competenze.
Io poi so bene che anche in questo ci sono contraddizioni e ci sono stati limiti che vanno rimossi, ma nessuno, però, su questo terreno può venire a fare operazioni di verginità perché in questi anni ci sono state incrostazioni serie.
Le partecipate, parliamo delle partecipate di Fincalabra. Quando e per quali scelte sono state decise, per quale vicinanza sono state decise.
Noi abbiamo inserito alcune cose nella Finanziaria proprio perché siamo consapevoli che quelle scelte vanno fatte e noi le faremo non solo riformando, alcune cose vanno cassate, alcuni strumenti vanno cancellati perché sono stati in questi anni inutili e dannosi e noi li cancelleremo perché la nuova Regione non si fa col comunicato stampa o con l’accordo, ma con una legislazione rigorosa.
E dentro questo rigore, io penso, e questo era il senso del ragionamento del Vicepresidente Adamo, bisogna vedere come su questo terreno ci può essere anche un intento comune perché noi non abbiamo una visione che esclude. Perché le funzioni e le funzioni istituzionali sono un fatto straordinario.
Poi, certo, si poteva fare di più o si poteva fare meglio la fase di decentramento.
Ma vi pare poco se questa Regione in 12 mesi passa da 4.200 dipendenti a 1.700? Poi, lo so pure io che alcune cose non hanno funzionato ma su questo terreno negli anni passati si era fatto l’inverso perché la Regione sul piano amministrativo era ed è tutt’ora un piccolo mostro, perché sul piano del decentramento si è sempre invece preferita e privilegiata l’ossessione della gestione del potere per il potere.
Anche il centro-destra esprime, come dire, autorevoli funzioni nel sistema delle autonomie provinciali di questa Regione. Non mi pare che c’è una lettura di parte.
Insisto: si poteva far meglio, ma oggi è fuori discussione che si è aperto un processo irreversibile, che si tratta di ricostruire e ridefinire nuovi poteri istituzionali in questa Regione, perché non c’è solamente un problema di trasferimento, perché su tante cose bisogna fare sintesi e tanti strumenti possono essere superati per affidare, non alla Regione dei commissari ma alla Regione del sistema istituzionale democratico, al sistema degli eletti poteri trasparenti, modernità ed efficacia dell’esercizio dei poteri.
Io penso che dentro questo ci siano stati approcci coraggiosi, sì, che hanno rotto un vecchio circuito che vedeva la Regione imbalsamata e bloccata solo dentro funzioni di gestione.
I prossimi saranno mesi straordinariamente importanti e noi affidiamo a questo assestamento di bilancio l’apertura della nuova fase.
Oggi noi avviamo una nuova fase che significa nelle prossime settimane discutere sugli enti strumentali, e ci confronteremo in materia di riforme. Che significa nelle prossime settimane costruire il Psr.
Ma qualcuno pensa che questa Regione si possa dividere qua dentro o fuori su 100 milioni di euro di assestamento e poi non avere una platea, una sede, una occasione, una discussione vera, per esempio, sulla programmazione di fondi comunitari 2007-2013?
Anche qui guardate noi non abbiamo avuto imbarazzo ma l’abbiamo detto nelle sedi giuste e con i toni giusti. Abbiamo detto noi la preoccupazione del fatto che bisogna, per esempio, sul dipartimento dei fondi europei accelerare e migliorare quegli strumenti.
L’abbiamo detto noi proprio perché non abbiamo una visione imbalsamata della discussione e delle funzioni all’interno della stessa maggioranza.
Nelle prossime settimane questa sarà una discussione veramente straordinaria e ci misureremo su quel terreno e sui grandi comparti.
Qualcuno polemizzava sul fatto che con un emendamento abbiamo avviato, per esempio, una discussione sulla forestazione in Calabria. Ma perché? Qualcuno pensa o qualcuno è soddisfatto di come vanno le cose in quel comparto? Qualcuno è pronto a scommettere che quel comparto possa andare avanti in queste condizioni?
Poi è poco l’emendamento che si propone? Bisogna migliorarlo e ritornarci? Possiamo farlo. Non c’è una rigidità da questo punto di vista, però abbiamo riaperto quella discussione anche per tener fede ad un rapporto fecondo col Governo nazionale. Noi abbiamo il dovere, prima, di chiedere solidarietà e dobbiamo chiederla e dobbiamo chiedere più attenzione al sistema-Paese, ma dobbiamo avere la forza e la capacità di avere prima di tutto noi le carte in regole e noi siamo consapevoli che su alcune cose bisogna accelerare.
Quindi sulla forestazione bisogna accelerare, sui trasporti bisogna accelerare, sulla sanità bisogna accelerare.
Anche qui, guardate, proponiamo nella Finanziaria un fatto che non mi risulta ci sia mai stato all’ordine del giorno di questa Regione.
Chi vi parla ha qualche anno di anzianità in questo consesso e vorrei ricordare che nel bilancio 2004-2005 il centro-sinistra ha proposto al Governo di allora di destinare l’1 per cento del fondo sanitario all’acquisto di tecnologie.
Ci è stato risposto di no perché era un fatto che riguardava l’azione di governo.
Oggi noi nell’assestamento di bilancio proponiamo un piano di 390 milioni di euro per quanto riguarda l’ammodernamento tecnologico del sistema sanitario calabrese. O qualcuno pensa di far buona sanità senza tecnologie? O qualcuno pensa che le tecnologie e l’innovazione, diceva Occhiuto… ma perché questa non è innovazione? Queste non sono tecnologie?
Quardate, le analisi vanno fatte dentro il contesto politico in cui avvengono.
Poi, dicevo, noi ci siamo assunti la responsabilità di dare una traiettoria. Noi, per esempio, esprimiamo una fortissima preoccupazione su come sta il sistema delle autonomie locali calabresi.
I comuni sono al lastrico, anche qui per scelte scellerate della vostra parte politica che negli anni ha ridotto i comuni a dei veri e propri esattori. Ci sono comuni che sono in difficoltà per migliaia di euro, non per milioni di euro. Noi invece di parcellizzare il disponibile abbiamo scelto, politicamente di accendere un mutuo.
Lo richiamava nella relazione introduttiva il collega Borrello. Io lo voglio risottolineare che ciò produrrà qualcosa come 100 milioni di euro di investimenti, che il sistema delle autonomie locali calabresi potrà utilizzare rispetto ad una opportunità.
Poi si mette mano, lo ricordava giustamente il collega Naccari, al sistema dei cofidi
Anche qui un orizzonte, la scadenza di Basilea 2 e quindi come rafforziamo, anche in modo preventivo. Poi, certo che stavano meglio 10 milioni di euro e non 500 mila – ci mancherebbe! – ma in questo quadro quelle erano le disponibilità. Il fatto, però, di avere aperto una tendenza, di avere indicato un percorso, penso che sia sicuramente positivo.
Ecco, noi non abbiamo una visione trionfalistica degli strumenti che mettiamo in campo, però abbiamo una visione di grande consapevolezza e di grande responsabilità
Per esempio, il collega Nucera è uno di quelli che spesse volte non ha cognizione delle carte, è venuto a dirci che non c’è una politica sui grandi bisogni sociali. Il Governo Berlusconi, per esempio, tra i tanti regali che ci ha lasciato, ci ha dato un taglio poderoso ai contributi sui fitti casa. Questa manovra di bilancio ripristina la quota che il Governo ci ha tagliato. Se il Governo non ci avesse tagliato quelle risorse, avremmo avuto a disposizione altri 7 milioni di euro, però abbiamo scelto. C’è tanta gente in questa regione che ha difficoltà vere, che vanno garantite, tra queste c’è quella di avere il diritto alla casa e noi ci siamo fatti carico di questo.
Si faceva riferimento alla legge 23: nella legge 23 sui servizi sociali, in questa manovra di bilancio ci sono altri 5 milioni e 500 mila euro.
Quindi mi pare che, se stiamo al merito delle cose,
ed io sul merito non ho pregiudizi, possiamo trovare anche posizioni di sintesi, però avendo
consapevolezza delle cose di cui si parla, altrimenti rischiamo di creare aloni
che non hanno riferimento.
E anche qui si diceva “ma il piano per il lavoro, ma i precari…”.
Scusate, in dieci giorni si è fatto l’accordo per rafforzare le attività
lavorative dei precari, si è aperto un tavolo col ministro del lavoro,Damianio, per un grande piano di
stabilizzazione, nel bilancio si indica qualcosa come 5 milioni di euro. Questo
c’era a disposizione. Se avessimo avuto altri quadri…
Questo significa che si è chiusa la partita? No, ma significa che lo sforzo in
direzione di una traiettoria c’è stato, c’è per davvero e ci sono i
riferimenti, ci sono le poste in bilancio che danno questo percorso.
Ho finito perché, giustamente, il Presidente mi richiama.
Io dico che il lavoro che si è fatto in queste settimane con la proposta
della Giunta, gli emendamenti, gli accorgimenti e i rafforzamenti che ha fatto
la Commissione complessivamente ci mettono di fronte ad uno strumento di
assestamento di bilancio – e anche questo vorrei ricordare – che non facciamo a
novembre, come di norma capitava, che era anche quella una sanatoria, lo
facciamo nel tempo giusto per permettere, per quelle che sono le disponibilità
in cantiere, di dargli un senso, di dargli un verso e di dare anche la
possibilità di produrre effetti.
Io penso che ci siano le condizioni che possiamo avere effetti positivi
su quelli che sono i bisogni di questa regione.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Chieffallo.
Colleghi, mi sforzo di fare un ragionamento legato strettamente alle tematiche di interesse vero della Calabria, rifuggendo così la logica dell’intervento routinario, che si deve fare per forza per rappresentanza di partito oppure per dovere in quanto si è consiglieri regionali, un ragionamento elementare che spero colga alcune questioni importanti su cui poggia lo sviluppo di questa nostra regione. E mi convince il discorso fatto adesso dal collega Pacenza, un discorso in chiaroscuro, onesto che ha evidenziato le criticità e le opportunità, il lavoro svolto in questo anno difficile e il percorso che ha portato alla stesura di questo documento finanziario di bilancio che ci ha accingiamo ad approvare.
Colleghi, riformismo lo sapete che significa gradualismo. Beh, in un anno non è che si potevano dei miracoli; bisogna vedere se in questo anno, sia pure tra le difficoltà alle quali si faceva riferimento, essendo uno degli anni più brutti attraversati da questa nostra regione, si è riusciti in qualche modo ad impostare un lavoro su cui può poggiare davvero un futuro importante di questa nostra regione.
Quindi condivido il giudizio, questo è un bilancio ingessato, dove c’è e c’era la preoccupazione che le spese straordinarie potevano diventare poste di bilancio ordinarie.
Allora, proprio per essere in sintonia con quanto ho detto nella mia
breve introduzione, voglio evidenziare a me
stesso le criticità e le opportunità, le criticità che fanno da quadro al
bilancio in discussione e che, ahimè, affondano le radici nella notte dei tempi,
certamente affondano le radici nelle passate legislature e possono essere ben definite criticità ormai croniche:
l’ambiente, la forestazione,
i trasporti, i precari, la sanità, la burocrazia, la mancata capacità di spendere in termini qualificati i fondi comunitari.
Su queste
criticità consentitemi velocemente di
dire che cosa si è pensato di fare, come si sono impostate le cose: è possibile
guardare al futuro per il superamento di queste criticità? Si sta
facendo politica programmatoria capace di poter superare questi momenti difficili? E’
possibile liberare risorse da questo bilancio regionale ingessato – come si
dice – per passare da una fase di mancata disponibilità di risorse alla
possibilità di avere risorse nel prossimo futuro
su cui far poggiare un progetto di sviluppo di questa nostra regione?
Lo abbiamo
sempre detto che è necessario passare, per quanto riguarda la forestazione, ad una forestazione produttiva. Mi pare che già questo bilancio apra spiragli in
questa direzione.
Abbiamo detto
che la sanità era un bubbone fatto di spesa, senza che alla stessa
corrispondessero servizi alle nostre popolazioni calabresi. Beh, può dire
qualcuno che il lavoro coraggioso,
forte, fatto dall’assessore Lo Moro, che ha portato
finalmente a porre regole ed attività trasparente in questo settore delicato,
non sia stato fatto con grande passione e grande intelligenza ed è la base su
cui poggia, poi, la riforma sanitaria nel suo complesso per dare risposte
finalmente nuove alla società calabrese? Si parlava anche delle attrezzature tecnologiche, del rinnovo di tutto un parco
tecnologico di cui ha bisogno, naturalmente, ogni
settore della vita produttiva, ma in modo particolare la sanità per aggiornarsi
ai tempi.
I trasporti: un grandissimo bubbone che ancora non è uscito tutto a
galla, perché pare che vi siano debiti arretrati che ancora non si conoscono
nella loro entità. Qua il dottore De Cello mi guarda
in termini interrogativi, so che ne pensa e insieme al dottore Pantaleo, beh,
siamo riusciti a chiudere questa vertenza con i trasporti fino adesso
accumulata, per poter avere trasporti innanzitutto efficienti e chiudere una
partita debitoria che, ahimè, pesa enormemente sul
bilancio di questa nostra Regione.
I precari, questo bacino di utenza di lavoratori
precari che è sulla groppa della Regione: siamo riusciti ad aprire una
prospettiva di sviluppo di concreta operatività politica per dare risposte a
queste 10 mila persone che aspettano da anni di avere un lavoro dignitoso
Tutto questo fa parte delle dinamiche politiche che si stanno portando
avanti in questo periodo e che trovano, probabilmente, ancora una fievole
risposta in questo bilancio che stiamo approvando, ma trovano una risposta,
incominciano a trovare delle risposte, cari colleghi.
Allora perché fare i disfattisti a tutti i costi e non guardare in
termini critici, sì, ma in termini di verità le novità che ci sono in questa
politica che si sta portando avanti? E le novità ci sono, colleghi che mi
ascoltate.
Parlavo dell’organizzazione sanitaria – e non ne parlo più
–, ma c’è la città degli uffici regionali: dopo venti anni sta per
venire alla luce. Chi vi parla era assessore ai lavori pubblici nel 1993 quando iniziò questa pratica, siamo a ventidue anni di
distanza, finalmente si conclude una vicenda che ha del grottesco. Beh, non è
una risposta positiva?
Ma vi sembra poco il nuovo rapporto col Governo centrale instaurato dal
Presidente Loiero, con un cipiglio di grande
prestigio? Prodi è venuto qui in occasione della
questione dell’alluvione di Vibo, ma non solo questo,
c’è un continuo dialogare, un andirivieni tra palazzo Chigi
e il Presidente della Regione che ha posto sul tappeto problemi importanti e
grandissimi su cui poggia davvero lo sviluppo del domani, come il porto di Gioia Tauro
che deve essere riorganizzato secondo criteri di una nuova politica dei
trasporti che faccia di questo porto un volano di sviluppo dell’intera regione.
Beh, il dissesto idrogeologico venuto tremendamente a galla dopo i fatti
di Vibo Valentia, non è stato monitorato per essere
inserito in un contesto nazionale perché il Governo nazionale lo possa trattare
a livello di previsione finanziaria con il dovuto riguardo a questo problema
dando finanziamenti alla Regione perché, in qualche modo, si superi questo
problema che abbiamo sulla testa come una spada di Damocle in qualunque parte
della regione stessa, non soltanto a Vibo?
E perché, non si stanno ritrattando in termini forti e moderni i problemi
dell’infrastrutturazione della Calabria, con tutte
quelle che sono le negatività e i punti neri che ancora abbiamo?
Così come – lo dico al Vicepresidente della Giunta e all’assessore al
lavoro, ma al Presidente Loiero – in questo contatto
forte col Governo centrale e col Presidente Prodi ci aspettiamo una legge
speciale che aiuti a risolvere i problemi dei precari calabresi, come è
successo per Catania, perché con il bilancio regionale certamente non
riusciremmo a sistemare definitivamente 10 mila persone.
Questi sono i temi sui quali vi sono le novità che sono importanti, non
bisogna sottovalutarle, colleghi dell'opposizione, diciamolo con chiarezza.
Questo, poi, significa che i problemi sono risolti? Che la Calabria
cammina e scivola sull’olio? Che le prospettive
di dinamiche di sviluppo sono tutte fortemente
innescate ed innestate? No, significa che è iniziato un processo organizzativo
e di sviluppo, che insieme – io ritengo – in un afflato superiore che dovrebbe
vedere uniti opposizione e maggioranza, sia pure nelle
dialettiche diverse, abbiamo il dovere di portare avanti per cercare di fare
uscire la nostra regione dalla crisi.
Allora consentitemi di dire un grazie all’amico Adamo per lo sforzo che
ha fatto, ma in questo discorso generale non entro nel merito, vi sono piccole
cose che vanno ancora aggiustate.
Sapete, per esempio – e lo dico al collega Dima e al collega Pirillo, che sono rispettivamente l’ex assessore
all’agricoltura e il nuovo– che l’Afor
gestisce soltanto di spese generali 23 miliardi di vecchie lire con una
discrezionalità che fa soltanto spavento. Abbiamo bloccato le assunzioni con un
emendamento e abbiamo ridotto le spese generali per consentire anche un
controllo diverso e particolare su queste materie.
Allora è un riformismo serio e concreto che si vuole portare avanti,
partendo da qui si riformano gli enti strumentali per consentire alla Calabria
di avere anche oleati gli ingranaggi in questi settori importanti della sua
vita istituzionale.
Quindi un complessivo giudizio positivo con un supplemento ulteriore, se
mi consentite: momenti difficili superati dal punto di vista politico e
sociale, momenti difficili che si stanno superando dal punto di vista
finanziario. Ecco, perché non guardare al futuro in termini positivi? Io credo
che l’ottimismo, sia pure cauto, debba essere alla base del nostro lavoro
quotidiano.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Guagliardi.
Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, colleghi consiglieri, vorrei aprire questo mio intervento su una
riflessione che è scaturita negli ultimi due-tre
giorni e che ci impone di lasciare lo
schema classico di una discussione sul bilancio per cercare di capire cosa sta
avvenendo nella nostra società.
Presidente, nei giorni
scorsi abbiamo assistito ad una
serrata delle autolinee del trasporto pubblico, una serrata organizzata dai padroni delle autolinee che hanno messo a
disagio non solo i propri lavoratori,
ma quanti sono costretti a ricorrere al servizio pubblico del sistema degli
autobus. Eppure la politica su questo quasi è rimasta indifferente, quasi non siamo riusciti a dire “guardate che
questo fenomeno ha qualcosa di eccezionale”.
Poi, passata un
po’ in sordina, ma sempre con grandi minacce, è la dichiarazione dell’Aiop di licenziare i
propri dipendenti perché non gli vengono accreditate
le risorse dovute. E anche questo è un segnale molto pericoloso, perché si utilizza il denaro pubblico, il ruolo
di servizio pubblico nell’uno e nell’altro caso per cercare di costruire una
crisi alla politica e di costruire uno sbandamento nella società calabrese.
Cosa sta
avvenendo? Io non lo so che progetti ci sono dietro, non lo so, ma penso che un
po’ l’organizzazione
del conflitto si stia spostando dal
dibattito massmediatico, penso che stia diventando
più pesante. E penso che questa crisi, che è in embrione, che rischia di diventare pericolossima perché porta in Calabria una sorta di balcanizzazione dei conflitti sociali, ha un’origine, una
causa, forse ha un merito ed è dovuto a questa rottura
tra gli interessi forti di privati, dell’economia privata che usa il servizio
pubblico e si arricchisce sui soldi pubblici, fra questi segmenti che hanno
costruito grandi ricchezze, perché parliamo di grandi ricchezze e il vecchio ceto politico
che questa maggioranza ha distrutto.
Forse gli effetti del consenso o dello straconsenso popolare che il
centro-sinistra ha avuto negli ultimi anni è dimostrato da questo risultato, un
grande risultato perché – come diceva l’opposizione poco fa – non c’è più
opposizione, chi ha governato per dieci anni questa Regione è così sbandato che
non si riesce a capire, si è liquefatto. Ma non si sono liquefatti gli
interessi, non si sono liquefatti i conflitti che sul terreno economico sono
quelli più pericolosi.
Eppure si dice che siamo in un bilancio debole e io sono convinto che
questo è un bilancio debole; ha fatto uno sforzo enorme di dare dei segnali, li
ha citati l’onorevole Pacenza, abbiamo tentato con
quel poco che c’era di dare una sterzata in questo assestamento di bilancio a
delle novità, ma siamo di fronte a un bilancio debole.
Io leggo nei
primi articoli, paghiamo per pignoramenti giudiziari, paghiamo sprechi – lo
diceva poco fa l’onorevole Chieffallo – paghiamo
ritardi di liquidazione verso chi si serve del denaro pubblico, ritardi
decennali, ma per grazia di Dio – chi ve lo dice non è un credente! – i
pignoramenti, gli sprechi nascono dall’alba a mezzogiorno o hanno un’origine profonda di una classe dirigente che ha governato
questa Regione negli ultimi dieci anni?! Certo, circa
80 milioni di euro di una manovra su 150 milioni di euro pagano ritardi degli
altri, per gli sprechi che hanno fatto gli altri, per vertenze che sono state
costruite per fare la speculazione sul bisogno dei cittadini. Mi riferisco a
tante vertenze dell’Afor che paga perché non ha
liquidato ad un lavoratore quei 200-300 euro che gli spettavano e quei 200-300
euro sono diventati 4-5 mila, perché la magistratura è intervenuta e ha dato
ragione al lavoratore.
Questa è la
debolezza del bilancio ed esprime un grande coraggio di questa maggioranza dire
“facciamo un assestamento che cerca di dare una parola finale a questo andazzo,
cerchiamo di dare un segnale definitivo su quello che è successo negli ultimi
anni, in cui la grande banca del pubblico è servita a costruire nuove ricchezze
e tantissime povertà”.
Vedete, abbiamo
ascoltato – ed è stato un evento eccezionale per la nostra Regione – la
Calabria e la Calabria anche in questo senso ci ha detto che non sono le
responsabilità di chi governa oggi ad averla ridotta in questo sistema.
C’è, per esempio,
una denuncia forte sulla sclerotizzazione
dell’apparato amministrativo di questa Regione. Tutti dicono che abbiamo una
struttura burocratica vecchia, inadeguata, incapace e latitante rispetto ai
problemi, ma di grazia questi sono figli della Giunta Loiero
o stanno lì da qualche anno? O sono stati assunti lì per qualche strano
movimento? Da dove viene questo apparato amministrativo burocratico? E’ figlio
di questa coalizione o di chi ha governato la Calabria negli ultimi dieci anni?
E’ un problema che vi chiedo, ma lo faccio con grande interesse di dialogo e
ricostruzione della nuova politica in Calabria.
E gli sprechi, i
ritardi degli sprechi, le straconsulenze, i privilegi che si sono assunti,
sempre segmenti di questa struttura burocratica che dobbiamo pulire,
aggiornare, rivisitare e ridare dignità al ruolo di apparato amministrativo, da
dove vengono, se non da una cultura di omertà che la politica ha dato a questi
signori? E’ questo il punto. Non potete chiederci di fare i miracoli con una ramificazione del disagio o degli
sprechi o delle clientele, che è talmente radicata che non riusciamo a venirne
a capo perché sembra che, per avere una lettera, bisogna fare una questua e la
devono fare soprattutto i consiglieri regionali.
Questo è un punto di snodo sulla nostra realtà.
Certo che poi i grandi carrozzoni ne hanno approfittato e noi la riforma la dobbiamo fare, la riforma dell’Afor, dell’Arssa, della Fincalabra, degli enti strumentali, la dobbiamo fare perché ci siamo impegnati in questo bilancio, ci siamo posti degli obiettivi, li dobbiamo fare, onorevole Presidente, perché l’impegno della politica ci chiede questo, perché la Calabria ci ha detto che c’è una classe dirigente complessiva che è in crisi. Attaccano la politica perché la chiamano classe dirigente inadeguata e poi sentiamo che c’è una classe imprenditoriale inadeguata, c’è una classe burocratica inadeguata, c’è un sistema di ragnatele che si sono costruite e sedimentate sulla testa della classe dirigente che noi dobbiamo togliere dal sistema calabrese, altrimenti saremo in ritardo ed in forte ritardo.
Ecco perché gli impegni che non appaiono perché non sono esclusivamente finanziari, ma sono impegni politici e di programmazione di questa manovra noi li dobbiamo realizzare fino in fondo.
Vedete, a noi è sfuggito un elemento che è quello più grande in cui tutta questa Calabria si deve mettere insieme, la politica, maggioranza e opposizione, l’economia, i sindacati, la struttura burocratica, la Calabria è una regione che spende, che acquista fuori dal proprio territorio, manda denaro fuori del proprio territorio, vive spendendo e usando consumi che non vengono costruiti in questi territori. Non so chi diceva in un’audizione che non siamo in grado neanche di produrre le bende per fasciarci o costruire le siringhe per i nostri ospedali, compriamo tutto da fuori.
Allora mi chiedo: è possibile resistere alla devolution che
non è stata cancellata dal referendum del giugno scorso, perché c’è un articolo
della Costituzione riformato dal centro-sinistra che ci impone di essere una
regione con un’economia produttiva, altrimenti saremo una regione debole? C’è
un pericolo, una spada di Damocle sulla nostra testa, purtroppo costruita dal
centro-sinistra nel 2001 con l’articolo – mi pare – 117 della Costituzione
riformata che ci dice “guardate, calabresi, non vivete più di parassitismo: o
costruite un’economia, o si importa denaro nella vostra regione oppure non ce
la farete”, perché non sempre ci saranno gli interessi della società. E noi
l’abbiamo verificato. Ci chiede la Calabria le riforme e ci dice anche altre
cose.
Guardate, noi di
Rifondazione comunista abbiamo un assessorato regionale molto impegnativo,
abbiamo avuto un assessore prima che ha avuto le sue
disavventure, abbiamo un assessore regionale giovane, ma la gente ha colto il
senso dell’attenzione che questo Consiglio regionale ha verso quel mondo di
precari che sono stati strumentalizzati prima e dimenticati dopo dalle
precedenti Giunte Chiaravalloti e così via.
Io mi ricordo la
strumentalizzazione dei lavoratori socialmente utili per vincere nella città di
Reggio, perché i lavoratori socialmente utili sono stati strumentalizzati al
servizio di un partito politico perché vincesse in questa regione! Ce lo siamo dimenticati? E le promesse fatte, sempre e
soltanto promesse! Eppure in un anno e mezzo, negli ultimi otto mesi stanno
venendo segnali forti in questa direzione: ci parla di 2.500 da stabilizzare
nel prossimo biennio, ci promette il ministro Damiano. Ma non è che questi
segnali vengono gratuitamente, sono l’impegno di una Giunta e sono le letture
che questa Calabria dà dei fenomeni che stanno avvenendo.
Noi, per
esempio, un’altra lettura la dobbiamo dare e dobbiamo stare attenti
quando si discute di “Europaradiso”, ma quando
si ritarda l’approvazione del piano urbanistico e delle linee-guida, perché non
stiamo attenti che c’è una Calabria che ci chiede la manutenzione del
territorio. Le frane di Cerzeto, le prossime frane di
Mongrassano, di Cavallerizzo, di Lungro
sono figlie di una cattiva gestione del territorio che si è acuita in questi
ultimi anni perché abbiamo abbandonato la montagna, gli scoli d’acqua della
montagna, le strade di montagna, abbiamo abbandonato
i poderi di montagna che, venendo coltivati,
difendevano il territorio; e stanno avvenendo fenomeni
di neoconurbazione di nuove città calabresi che ci porteranno al conflitto forte tra le realtà urbane e le realtà di
montagne, con un solo difetto, però, che le nuove conurbazioni territoriali, l’area cosentina, l’area della Sibaritide,
l’area del lametino, sono a valle e, quando la
montagna si arrabbia, non guarda in faccia nessuno, butta tanto di quel fango
che la vita della gente è molto a rischio.
Ecco, questi
sono i problemi che dobbiamo affrontare in questa tornata, perché non si
possono sottacere i grandi problemi. E se c’è una questione morale di cui
abbiamo discusso in questo periodo –e mi auguro che i colleghi della
maggioranza e della minoranza li approvino alcuni emendamenti – di imprese che
hanno rubato il denaro pubblico, costruendo realtà produttive sulla carta,
virtuali realtà produttive, ma hanno incassato il denaro pubblico e poi hanno
lasciato la Calabria, possiamo rimanere indifferenti noi calabresi di fronte a
questi ladri di Stato? Perché loro rubano i soldi dello Stato, queste imprese
della piana di Sibari, delle altre realtà produttive
che usano la “488” per impinguare i loro conti al Nord.
La Regione Calabria lo può dare – e dobbiamo farlo – un segnale positivo che
questi restituiscano questo denaro a questa regione a
cui rubano? Io credo che noi dobbiamo darlo un segnale, perché la vera
questione morale è questa.
E mi
riferisco anche al mio assessore regionale alla sanità, ché chi spreca il
denaro pubblico in sanità ne deve rendere conto, non si possono avere segretari
e consulenti con i soldi del pubblico e non rendere conto delle spese inutili,
perché avviene anche. E diamoli questi segnali, perché questi sono quelli
importanti che ci servono.
Io credo che
nelle audizioni in Commissione, e apprezzo anche la posizione della minoranza
che si è aperta al confronto, abbiamo affrontato con serenità i problemi.
Bene, da
oggi nasca una nuova stagione nel rispetto dei ruoli, perché chi oggi è
maggioranza deve governare e chi è minoranza deve conquistare il consenso, ma
noi da quest’Aula dobbiamo dare un lancio, una proposta alla società ed è
quella di dire che le autonomie locali, l’impresa, le organizzazioni sindacali,
il mondo che guida e governa questa Regione, devono capire che è una situazione
sull’orlo della crisi definitiva; allora insieme costruiamo una nuova stagione
per questa Calabria, costruiamo una nuova idea dello sviluppo.
Abbiamo
grandi risorse – per esempio, io sono stanco di sentire solo parlare di alcune
cose – abbiamo il mondo della cultura, delle risorse culturali, delle risorse
ambientali, delle risorse turistiche. Ma insieme la vogliamo costruire un’idea
nuova, diversa che rompa i binari della tradizione, che lanci un progetto nuovo
di rapporto col mondo e non soltanto con l’Italia, con il mondo dei Balcani che ci è vicino, col mondo arabo che ci è vicino,
che sia un’ispirazione di congiungimento tra la nostra terra e le regioni e le
terre dove i nostri impiegati sono andati a finire? Lanciamola un’idea di
questo tipo, perché anche quella è risorsa economica. Il ritorno di questi
aeroporti, l’iniziativa comune in questa direzione è un ritorno economico che
ci salvaguarderà da quel maledetto articolo della Costituzione riformata del
2001 in cui dice che, se non siamo impresa e se non produciamo reddito in
questa regione, per noi è la fine.
Ecco perché
dobbiamo affrontare insieme questa nuova stagione, lo dice uno che
tradizionalmente dovrebbe essere uno che fa conflitto, ma in questo momento
abbiamo bisogno dell’unità generale della Calabria e solo se siamo uniti,
insieme possiamo risolverla perché abbiamo la forza per farlo, abbiamo
l’intelligenza per farlo, abbiamo dietro di noi una storia di questa regione
che ci dice che ce la possiamo fare e io credo che veramente ce la potremo
fare.
PRESIDENTE
Ha chiesto
di parlare l’onorevole Trematerra. Ne ha facoltà.
Intanto, vorrei dire al collega Guagliardi che l’opposizione c’è e non si è affatto liquefatta.
Questa sera siamo a discutere del bilancio di assestamento dopo delle giornate importanti che ci hanno visto impegnati in Commissione, soprattutto nell’audire i Presidenti degli enti strumentali, il sindacato, le varie associazioni e il quadro che è venuto fuori non è affatto quello che l’onorevole Adamo ha dipinto, ma è venuta fuori una realtà e una Calabria ancora sofferente, ancora alla ricerca della propria identità.
L’onorevole Borrello diceva
che il bilancio di assestamento
è il primo vero atto politico. E’ vero, l’unica cosa è che è un
atto politico
che avviene durante una crisi della maggioranza. Allora, proprio
perché è un atto politico e proprio perché si va a collocare in una
fase di crisi, pensavo che questo bilancio fosse più coraggioso, facesse
delle scelte che andavano in controtendenza e, guardate, qualche timido segnale di tutto questo
lo intravediamo in questo bilancio di assestamento. Parlo di timidi segnali perché noi
abbiamo posto l’accento su quelle che
sono le partecipate della Regione – e adesso sentivo l’onorevole Adamo
che parlava di dismissioni
–, abbiamo posto l’accento sugli enti strumentali che – come qualcuno
precedentemente ci ha spiegato – fino adesso sono solamente fonte di debiti per
la Regione; abbiamo posto sull’accento su tutte quelle cose che è necessario
fare per riformare una Regione che va riformata, altrimenti non potremmo essere
al passo con i tempi.
Guardate, le
condizioni perché tutto questo si possa realizzare ci sono perché il
centro-sinistra governa la nazione, avete quindi un Governo amico, avete una
maggioranza ampissima che va oltre quelli che erano i numeri che ci avevano
dato gli elettori, siete in 34, ma soprattutto perché avete trovato anche
un’opposizione seria che non ha fatto ostruzionismo, che vi ha chiaramente detto che siamo qui per svolgere il ruolo dell’opposizione, ma vogliamo partecipare,
qualora si intraveda un cambiamento culturale
e generazionale per questa nostra terra.
Ecco perché ci
saremmo aspettati qualcos’altro.
Cosa abbiamo in
questo bilancio di assestamento? Io non vedo
risorse per le famiglie, non vedo risorse che vanno verso le categorie più in
difficoltà e sempre all’amico Guagliardi vorrei ricordare che il governo di
centro-destra ha parificato gli Lpu
agli Lsu, altrimenti sarebbero andati al di fuori di quello che è il bacino del precariato.
Quindi, questo
centro-destra ha governato, ha fatto le scelte e certo che è una Regione molto
in ritardo, che ha la necessità di trovare un minimo comun
denominatore per poter uscire fuori da questa impasse.
Sentivo parlare
sulla politica sanitaria che ci sono finanziamenti per
390 milioni
di euro. E’ vero, è possibile,
quando approveremo questo bilancio di assestamento, aprire dei mutui per tecnologie, per innovazioni tecnologiche,
ma, guardate, ritenete veramente che questo sia l’unico e solo strumento
per poter dare una sanità migliore? Ma
tutto questo, rispetto alle liste d’attesa, che cosa c’entra?!
Rispetto a quella che è la migrazione sanitaria, che cosa c’entra?! Noi stiamo aspettando questo nuovo Piano sanitario, che l’assessore Lo Moro
ci ha già preannunciato per fine anno verrà alla luce, per vedere veramente se questi 390 milioni di euro, collocati in una riforma
strutturale della sanità, possono veramente rilanciare un servizio che è
fondamentale per le sorti della nostra regione, perché questo è un capitolo
che, fra l’altro, grava per oltre il 60 per cento sul bilancio regionale e
ritengo che una buona razionalizzazione possa liberare anche delle risorse
rispetto a quello che è attualmente il bilancio regionale.
L’assessore Lo Moro vedo che non è convinta che
una riforma possa anche determinare una minore spesa con una maggiore qualità
dei servizi.
Vedo anche che l’assessore Adamo parla di maggiori entrate tributarie.
Come diceva il mio capogruppo, l’onorevole Nucera,
questo è il fenomeno di un epifenomeno, è una riforma che abbiamo fatto, adesso
ci sono gli effetti positivi.
Molte volte noi abbiamo fatto dei richiami anche al Presidente Loiero, abbiamo detto che siamo disponibili ad un confronto
serio ed anche serrato su alcuni punti fondanti di questa terra, ma lo siamo
sempre nella logica della maggioranza rispetto alla minoranza. Oggi siamo
tenuti a rappresentare la minoranza, voi siete coloro che dovete governare le
sorti di questa nostra terra e noi per questo bilancio di assestamento siamo
preoccupati perché non vediamo che si è tracciato un soldo dentro il quale si
potrà riuscire ad uscire fuori dal pantano in cui
siamo ormai da troppo tempo.
Ecco perché ritengo che questo bilancio di assestamento, che non è un
bilancio di programmazione, abbia dei limiti, come anche qualche consigliere di
maggioranza ha espresso, e mi auguro che le sorti, in un futuro, in un nuovo
bilancio, possano essere più positive e possano vedere anche la partecipazione
della minoranza che – ripeto – è seria, attenta e presente.
PRESIDENTE
Grazie all’onorevole Trematerra perché è stato
l’unico a rispettare i tempi.
La parola all’onorevole Sculco.
Spero che anch’io sarò in grado di rispettare i tempi, anche perché non avrei avuto
necessità di intervenire, avendolo già fatto il consigliere Naccari
della Margherita, che lo ha fatto a nome del gruppo, e
credo che, essendo stato lui uno di quei consiglieri che ha seguito fin
dall’inizio interrottamente, con continuità, i lavori della seconda
Commissione, è stato in grado di offrire alla valutazione del Consiglio un
quadro esauriente delle questioni che riguardano il bilancio e delle modalità
attraverso le quali si è pervenuti a questo momento di discussione in Aula. Ma ci sono stati interventi che hanno sollecitato
anche la necessità di prendere la parola, perché credo che, in qualche misura,
vada fatta un’operazione-verità.
Abbiamo preso
l’abitudine in quest’Aula – l’ho ascoltata attraverso l’intervento
dell’onorevole Nucera, l’intervento dell’onorevole Dima,
poi di Morelli, di altri, di Occhiuto, a cui farò
riferimento per alcune considerazioni – diciamo così, di interventi e un
dibattito che si allontanano da quella che è la realtà delle questioni che
stiamo affrontando, i contenuti dell’assestamento di bilancio che è sotto la
nostra valutazione e attenzione e su cui dovremo decidere. E si svolge troppo
spesso – non solo in quest’Aula – una discussione che è sopra le questioni,
direi fuori dalle questioni e vi è spesso un tentativo
di romanzare, intervenendo, qualche volta anche comiziando,
allontanandosi dalla realtà dei fatti, delle cifre, degli elementi costitutivi
della discussione che, invece, siamo chiamati ad affrontare.
In realtà, che cosa è successo nell’arco di queste
ultime tre-quattro settimane, da
quando la Giunta regionale ha presentato per essere discusso nella
seconda Commissione l’assestamento di bilancio? In primo luogo, si è svolto un
confronto che ha consentito la partecipazione ampia, completa di tutte le forze
rappresentative degli interessi nella nostra regione, sono state ascoltate le
organizzazioni sindacali, sono state sentite le categorie professionali, le
forze economiche, sono state sentite tutte le organizzazioni che rappresentano
il bisogno della nostra regione. E’ stata una fase anche molto intensa, nella
quale queste organizzazioni hanno espresso i loro rilievi, in alcuni casi molto
critici, molto accentuati, ai quali la maggioranza presente in Commissione, noi
come consiglieri regionali,
gli stessi capigruppo che non hanno fatto venire meno la loro presenza e la
loro partecipazione alla Commissione, hanno dato ascolto, perché noi dobbiamo
partire dal fatto che eravamo di fronte ad un assestamento di bilancio
presentato dalla Giunta che era più rivolto ad affrontare le questioni tutte
interne alla struttura regionale e legate alla situazione debitoria
che le precedenti gestioni hanno lasciato a questa
nuova maggioranza.
In relazione a
questo si è svolta una discussione ed un confronto al quale credo abbiamo
partecipato in modo esemplare e mi sarebbe piaciuto che la minoranza avesse
rilevato, perché è facile rilevarlo, i dati, i fatti e gli elementi che
confermano questa impostazione, che sono tutti lì.
Noi ci siamo dati
un’impostazione come maggioranza nella Commissione, ovvero abbiamo operato in
modo tale da assicurare, sia pure nella scarsità di risorse con le quali
facciamo i conti, una diversa impostazione anche rispetto al bilancio che era
stato presentato dalla Giunta, che tenesse conto della necessità di muoversi e
attivare misure e provvedimenti nei confronti del lavoro.
Certo, questo
tema è affrontato in modo insufficiente, ognuno di noi che si interroga, a
prescindere dalla sua posizione e collocazione in quest’Aula fra maggioranza e
minoranza, e dovesse chiedersi se siamo o non siamo
soddisfatti, nessuno di noi può dire di essere soddisfatto della manovra di
bilancio, avremmo voluto fare molto di più. Vi è un rapporto difficile fra la
somma straordinariamente significativa e importante, storica di nodi
strutturali, di emergenze che presenta la nostra regione e l’esiguità delle
risorse messe a disposizione per far fronte a questi bisogni, ma questa è la
situazione e non è generata da noi, creata da noi, voluta da noi, realizzata da
questa maggioranza.
Questo
assestamento di bilancio tiene conto del fatto che, negli anni passati, si è
realizzata una gestione scellerata delle risorse pubbliche che si sono
disperse, disseminate qua e là al solo scopo di far crescere gramigna, perché
non si sono coltivate soluzioni che potessero alla radice affrontare alcuni dei
nodi strutturali della nostra regione. Pretenderlo a fronte di questa eredità
ora e in presenza di questa esiguità di risorse che
abbiamo a disposizione, è solo un modo come romanzare una situazione che non
corrisponde alla realtà.
Noi non dobbiamo
immaginare che i problemi si risolvano solo impennandoci dialetticamente,
urlando le questioni, magari spingendole con la forza oratoria che si manifesta
qui, solo qui, in questa circostanza solenne che è l’Aula del Consiglio regionale,
tanto per tirarsi la ragione dalla propria parte, ma è una ragione vuota di
contenuti perché non si introducono elementi di innovazione vera nel confronto
che dobbiamo, tuttavia, realizzare.
Per questo ci
siamo dati un’impostazione e per far prevalere questa impostazione, tutti i
colleghi che appartengono alla minoranza sono testimoni che abbiamo fatto
un’azione anche di bonifica del bilancio, di sacrifici ad esigenze parziali ma
significative, che pur vi erano, costringendo anche le necessità dei singoli
assessorati a contenersi, pur di mettere a disposizione di tre o quattro punti
qualificanti dell’azione di governo in Calabria un minimo di risorse che
potessero principiare un nuovo percorso,
questa volta rivolto alla necessità di intraprendere un’azione riformatrice che
potesse collegarsi con un’esigenza di sviluppo della nostra regione.
Per questo
abbiamo impegnato, riducendo in altre direzioni, se non addirittura eliminando
completamente proposte che dalla stessa Giunta pervenivano nella Commissione
bilancio, risorse verso il lavoro, verso il sistema degli enti locali,
implementando il capitolo che prevede la possibilità per il sistema degli enti
locali calabresi di attingere mutui per completare tante opere incomplete e per
realizzare anche un nuovo programma di opere anche di valore regionale da parte
dei Comuni della nostra regione.
Poi – è stato già
detto e mi spiace che nessuno lo abbia rilevato – è stata recuperata una cifra
sicuramente insufficiente, ma può essere l’inizio di un ragionamento che innova
una vecchia impostazione, risorse che sono rivolte al sistema economico e delle
imprese con il fondo di garanzia dei cofidi che è
stato già richiamato, discussione alla quale siamo pervenuti anche grazie alla
forte e costante spinta che ha espresso in Commissione il consigliere Maiolo.
Sono stati
introdotti elementi innovativi per quanto riguarda la messa a disposizione di
cospicue risorse che erano lì congelate, tenute bloccate nel passato, 390
milioni di euro che ora sono disponibili per ammodernare dal punto di vista
tecnologico e infrastrutturale il sistema sanitario
della nostra regione.
Quindi si è fatto
quello che si poteva fare e quello che si poteva fare, che è insufficiente e
per il quale siamo insoddisfatti, non è dipeso da noi, ma dal fatto che ci
avete consegnato una regione stremata, in disordine, in grave difficoltà, nel
corso di questi lunghi dieci anni le risorse sono state disperse, disseminate e
quello che è cresciuto è la gramigna, non è cresciuto altro di buono e positivo
per la nostra regione.
In questo senso, quindi,
il coraggio lo abbiamo messo in campo in occasione di questo confronto che c’è
stato in preparazione di questo Consiglio, che è chiamato ad affrontare in via
definitiva l’assestamento di bilancio, un vero e proprio coraggio. Io sfido
chiunque a voler ricordare o segnalare che qualcuno della maggioranza, in
particolar modo la Margherita, abbia tirato fuori
dalle tasche un emendamento per un intervento, magari anche necessario, in una
chiesa, verso un’associazione, verso questo e verso quello; non vi è stato un
atteggiamento di questo tipo, siamo stati rigorosi proprio perché avevamo la necessità di accorpare le poche
risorse disponibili ed impegnarle ad avviare, a principiare un processo che deve avere il segno dello sviluppo
della nostra regione.
Quindi il
coraggio c’è stato e il coraggio invocato da parte del consigliere Occhiuto,
vorrei che fosse un coraggio che lui ha manifestato nelle occasioni pregresse,
quando a governare questa Regione vi era un centro-destra che realizzava quella
funzione di governo negativa per la nostra Calabria. Se in quella circostanza
vi è stato un atteggiamento che invocava, richiedeva e assicurava il coraggio
che ci vuole in una regione difficile come la nostra per principiare discorsi
assolutamente innovativi, che scontentano molti ora, ma assicurano una
prospettiva ai tanti e all’insieme della nostra regione, è un coraggio che viene sfoderato qui, solo qui, tanto per segnalarsi ai mass
media, per essere inclusi in una lista di coloro i quali hanno detto parole
forti, ma tuttavia sono parole che sono sopra i fatti, che non sono collegate
ai fatti, che non hanno coerenza con i fatti, le cifre e i dati che siamo
chiamati qui a discutere.
Vorrei dire che
non ci siamo risparmiati – e vi voglio sottolineare che non lo faremo – nel
corso di questi mesi. Qualcuno in più circostanze evidenzia una situazione
anche dialettica all’interno della stessa maggioranza e invoca, quando constata
questo, una condizione di crisi, di difficoltà che viene
immediatamente richiamata come un vantaggio che si procura alla minoranza. Io
vi invito a cambiare anche stile e convincimento su questi aspetti. Fare
coalizione, stare insieme in maggioranza non significa mettersi una camicia di
forza, mettersi la museruola, stare in silenzio, anche di fronte a fatti,
vicende, circostanze, a situazioni che richiedono di essere corretti per
evitare di essere contagiati da atteggiamenti e comportamenti che si sono
vissuti in questa Regione per troppo tempo.
Abbiamo questo
dovere, anche di verificare fra di noi tutti gli
elementi di coerenza e quindi non dovrete stupirvi e nemmeno dovete
classificare in una vecchia impostazione che prefigura uno schema maggioranza o
minoranza, n modo statico fra di loro, immobile fra di loro, è negata persino
la possibilità di promuovere elementi dialettici che danno luogo a chiarimenti
che sono quanto mai necessari per esaltare
le funzioni nobili di governo e far decantare vizi, difetti e storture
che possono allignare anche in ognuno di noi, quindi non meravigliatevi quando
con libertà faremo osservazioni anche fra di noi che non sono osservazioni,
rilievi ed elementi di confronto che tendono a modificare l’impianto,
l’assetto, la coesione, la solidarietà in una maggioranza che c’è, che noi confermiamo,
ma sono protesi a correggere anche difetti che possono allignare ed essere
presenti fra di noi.
In questo senso,
ad esempio, penso di non osservare positivamente il fatto che ieri, 2 agosto,
un ente strumentale, l’Afor, abbia prodotto ulteriori
22 assunzioni, esattamente un giorno prima la discussione sull’assestamento di
bilancio che stiamo facendo, all’interno del quale assestamento è previsto il
blocco delle assunzioni,. quasi
all’ultimo minuto Io non so chi ha prodotto quest’esito, tuttavia mi sento con
forza e anche qui con vero coraggio di denunciare che questa è una stortura che
vorremmo fosse rapidamente eliminata da parte di coloro i quali l’hanno
prodotta, chiunque essi siano, che appartengono alla maggioranza o alla
minoranza, siano nelle funzioni di governo o nelle funzioni di rappresentanza
istituzionale, perché bisogna avere coerenza, perché noi per davvero vogliamo
impegnarci con la Calabria e per la Calabria.
Noi per davvero
pensiamo di essere stati eletti consiglieri regionali per essere al servizio
della nostra regione e assicurare alla Calabria ogni nostro sforzo perché possa
affrontare con diversa prospettiva il suo presente e il suo futuro.
Questo lo voglio
denunciare perché credo non si possa predicare in un modo e razzolare in un
altro, realizzare – come ho detto prima per altri aspetti – una scissione tra
fatti e parole, non è concepibile che questo possa avvenire.
Così come non è
concepibile, quando parleremo dell’Arcea, che è una struttura che dovremo
mettere in piedi, che magari proceda a nuove assunzioni senza tenere conto che
l’Arssa si ritrova, oggi, 1.193 persone i cui compiti
e le cui funzioni, spesso o quasi sempre, non hanno alcuna attinenza con i
problemi e le esigenze dei servizi dell’agricoltura.
In quest’Aula non
mancheremo di segnalare questi aspetti per fare in modo che non si parli in un
modo e poi ci si comporti in un altro, sia per quelli che hanno governato in
passato, dove dei difetti di questo tipo se ne potrebbe fare un elenco
lunghissimo, ma io voglio evitarlo, non è questa la circostanza.. Ci sono stati anche altri momenti in cui ne abbiamo parlato,
basta osservare il settore della forestazione: siamo
costretti a prelevare una quantità di risorse enorme dalle casse regionali e
destinarle al settore della forestazione e sono
ancora insufficienti, quindi non più risorse nazionali che vengono sottratte a
un diverso impiego, ma che abbiano una finalità di sviluppo nella nostra
regione.
Dunque coerenza,
evitiamo di fare comizi, evitiamo di romanzare le questioni, ma atteniamoci ai
fatti, ai dati, alle cifre, agli elementi veri sui quali dobbiamo sviluppare il
nostro confronto, perché non è sulle parole che si misura il coraggio di ognuno
di noi, ma è sui fatti, sul carattere riformatore che ognuno di noi deve mettere
in campo che si misura il coraggio e la determinazione fra di
noi. Solo così daremo un impegno vero e svolgeremo appieno il nostro ruolo al servizio
della nostra regione.
Mi preme dire,
per ultimo, una considerazione all’ottimo Vicepresidente Nicola Adamo che ha
presentato questo assestamento di bilancio: ha fatto riferimento ad “Europaradiso”. Diciamo ancora, in uno schema che vorrei
fosse corretto, l’investimento turistico “Europaradiso”.
Tuttavia noi siamo a guardia, in armi, del territorio e dell’ambiente,
lasciando ancora una volta immaginare, senza aver visto le carte e senza conoscere
fino in fondo le questioni, che un investimento turistico, sia pure di queste dimensioni,
di per sé significa un investimento incompatibile con il nostro territorio e
con la realtà, le risorse naturali di questo territorio.
Questa è una visione
contemplativa della Calabria, di una Calabria che si vuole difendere così com’è e, quando la si difende così
com’è, ovviamente si difende una Calabria arretrata, che fa fatica a realizzare
sviluppo. Voglio ricordare al nostro Vicepresidente Adamo che ogni processo di sviluppo
richiede che si facciano i conti con le compatibilità, come lo hanno fatto in
tutte le parti del mondo: non c’è stata area del mondo che, quando ha realizzato
ha sviluppo, non abbia dovuto fare i conti con le compatibilità che lo sviluppo
richiede. Se la Calabria si trattiene ancora in questa condizione contemplativa
che non difende nulla, alla fine, perché c’è Vibo qui
a ricordarcelo che il nostro territorio è dissestato e vi è un rapido resoconto
di cosa si è fatto col Pop ’94-’99 o con Agenda 2000-2006, dove gran parte
delle risorse sono state destinate allo sviluppo turistico e l’unico esito che abbiamo
avuto è quello di aver devastato le nostre coste..
Smettiamola di
declamare, di romanzare, facciamo i conti con la durezza della questione dello sviluppo,
perché se non siamo pronti a fare questo, se ad ogni processo di investimento
assumiamo l’atteggiamento di ritrarci perché siamo preoccupati e nemmeno ci
cimentiamo con la complessità che significa realizzare processi di investimento,
la Calabria non andrà da nessuna parte. /
Ecco, con questo
assestamento di bilancio per il quale ognuno di noi può dichiararsi
insoddisfatto grazie a voi, perché se aveste lasciato una dote di risorse
cospicua e non l’aveste dilapidata nel corso di questi ultimi dieci anni,
avremmo potuto fare di più, perché non vi sono emendamenti da parte nostra che
si muovono nella vecchia logica e nella vecchia impostazione, ma abbiamo accorpato
le risorse per indirizzarle su tre-quattro
punto fondamentali che hanno rivoltato la proposta di assestamento,
tutta rivolta in precedenza a risolvere le questioni interne alla Regione, ai
debiti lasciati dal centro-destra e, per quello che è stato possibile, abbiamo introdotto
elementi di forte innovazione.
Non sono sufficienti,
per questa ragione siamo anche noi insoddisfatti e vorremmo fare di più, molto
di più, io spero e ci impegneremo perché si possa fare di più, tuttavia – come
dicono i cinesi – un cammino di mille miglia inizia anche con un primo passo. Questo
assestamento di bilancio lo fa.
PRESIDENTE
La parola
all’onorevole Guerriero.
Ricordo ai colleghi
che ci sono ancora nove iscritti per questa sera per il dibattito generale.
Signor Presidente, mi atterrò ai miei dieci minuti, come da Regolamento.
Noi dello Sdi, nel passato,
abbiamo avuto anche modo di dare dei giudizi negativi e sottolineare atteggiamenti che all’interno della maggioranza si
verificavano. Oggi ci ritroviamo a discutere anche con un mutamento di
carattere politico
che è avvenuto all’interno dei socialisti, ad unità socialista Sdi si è verificata l’adesione da parte dei compagni socialisti con un
patto federativo che ha rafforzato la maggioranza, oltretutto, con la scelta
che i compagni Racco e Chieffallo hanno fatto di aderire al centro-sinistra.
E’ stata una scelta politica, non c’è dubbio, di scelte coraggiose che hanno avuto la forza di portare avanti, a
rafforzare una maggioranza che evidentemente aveva bisogno di stimoli e così è
stato.
Noi abbiamo lavorato in Commissione in perfetta sintonia, guidati, per
quanto mi riguarda, dal capogruppo Cosimo Cherubino, che ha portato avanti una
battaglia che non era legata ai numeri – è bene ricordarlo – di un bilancio che
era ingessato, ma alla qualità delle cose che si portavano avanti.
Oggi esprimiamo un giudizio positivo sul bilancio di assestamento, perché
al suo interno, al di là dei numeri, si ritrovano delle linee politiche che noi
abbiamo sempre sostenuto. Il riordino degli enti strumentali è un qualcosa che
appartiene soprattutto alle indicazioni che noi socialisti abbiamo portato
avanti in questi anni. Un esempio: Fincalabra, che ha
perso la propria identità, nata per sostenere le imprenditorie calabresi, oggi
recita ruoli tutti diversi rispetto allo statuto istitutivo; ha 25 partecipate
e, su 25 partecipate alla Regione Calabria, toglie fior di milioni di euro per
ripianare i debiti delle stesse partecipate.
Queste sono le linee che abbiamo portato avanti all’interno della
Commissione e debbo dire con grande armonia da parte del centro-sinistra tutto,
con grande armonia.
Qualcuno ricordava l’Afor, altri ricordano l’Arssa, ma vi sono tanti enti inutili. Noi abbiamo condiviso
questo percorso quando
abbiamo avuto la consapevolezza che c’è una volontà politica unanime del
centro-sinistra a portare avanti entro novanta giorni, così come abbiamo
sostenuto, la modifica o l’eliminazione totale di enti che pesano fortemente su
un bilancio già disastrato della Regione Calabria.
Che dire di un bilancio ingessato che, però, vede anche prevalere – e,
per quanto ci riguarda, siamo felici perché la delega appartiene ad un nostro
compagno di partito, all’assessore ai lavori pubblici Luigi Incarnato –una
congrua cifra per il sostegno alle famiglie per le abitazioni in locazione…
Sono fatti importanti che toccano il sociale e noi socialisti lavoriamo per
questi obiettivi.
E come non esprimere una grande soddisfazione – lo devo dire
pubblicamente, io parlo anche in qualità di Presidente della Commissione
antimafia – : per la prima volta nel bilancio
ordinario della Regione Calabria viene ad essere individuato il sostegno alle
cooperative sociali, quelle che operano sui beni confiscati alla ‘ndrangheta in
Calabria. Non hanno mai pensato di mettere un euro su questo e questa è una
grande conquista che questo centro-sinistra, per la prima volta in Calabria,
porta avanti.
Ecco perché noi condividiamo pienamente le scelte che si stanno portando
avanti.
Come non valorizzare il fatto – e lo diceva qualche collega che mi ha
preceduto – della grande risorsa che si è messa da parte per l’ammodernamento
tecnologico delle strutture sanitarie pubbliche: è un fatto che certamente
riordina un po’ le strutture ospedaliere, costrette spesso a lavorare con
strumenti obsoleti oppure a ritrovarsi, così come ha potuto verificare la
Guardia di Finanza, con dei mammografi conservati da
anni e mai messi in funzione.
Allora questo è un buon lavoro che si sta portando avanti, perché non
valorizzarlo tutti assieme come un ottimo lavoro?
La legge urbanistica regionale: è un riordino, è la dignità delle regole
che prevale in questo caso, è la legalità che prevale. Con la legge urbanistica
regionale prevale la legalità in Calabria. Non avverranno più le cose che sono
avvenute senza controllo a Vibo Valentia, a Cerzeto e in altri posti, se andremo realmente ad applicare
una legge come quella, che prevede oltretutto, finalmente, la demolizione del
primo ecomostro in Calabria a Copanello
di Stalettì di Catanzaro.
Allora perché non valorizzare? Ecco perché noi ci ritroviamo all’interno
di questo assestamento di bilancio.
Io non voglio parlare del passato, non è nel mio costume portare paragoni
con quello che si è fatto nel passato ed oggi stiamo facendo, ma bisogna pur
ricordare all’opinione pubblica calabrese che a dicembre del 2005 questa
Regione stava perdendo una grande occasione, che sono i 580 milioni di euro dei
fondi europei che stavano andando in fumo e sono stati recuperati in tempo da
questa maggioranza regionale.
Allora perché denigrare queste cose!
Certo, nessuno aveva la bacchetta magica per cambiare dall’oggi al domani
le cose, e questo era sotto gli occhi di tutti. Guardate, un Piano sanitario regionale qualcuno
pensava lo si potesse inventare dall’oggi al domani!
C’era chi lo inventava dall’oggi al domani! Il Piano sanitario regionale, nella
precedente legislatura, è stato redatto – è vero – ma
era modificato costantemente con delibere di Giunta, neanche di Consiglio, le
scelte andavano fatte in Giunta, solamente con delle delibere.
Oggi vogliamo dare delle regole alla sanità, vogliamo tagliare i rami
secchi – ecco perché noi socialisti sosteniamo questo tipo di strategia
politica – in Calabria che sono sperpero per i calabresi, sono di grande danno
per una comunità che ha bisogno di essere governata con trasparenza e con la
certezza di poter avere un futuro, quel futuro che creerà certamente occasioni
di lavoro, nel momento in cui andremo realmente a mettere delle regole.
Ed è questo il motivo di questa verifica, come qualcuno la vuole
definire, di questo confronto all’interno della maggioranza. Non è una
verifica, è un confronto serrato all’interno della maggioranza ed è segno di democrazia quando una maggioranza si confronta sui grandi
temi della Calabria per fare il punto della situazione e, laddove le cose non
vanno – e ci sono delle cose che vanno corrette – si ha il coraggio di renderle
anche pubbliche per dire che le cose vanno modificate. E’ questa quella che
qualcuno definisce politica e quella che noi diciamo, invece, è un confronto di
carattere politico che vede tutta la maggioranza assieme cercare di trovare
soluzioni ai problemi drammatici della Calabria.
Guardate, la Calabria è una terra stupenda. Ieri siamo stati con il
ministro degli affari sociali a Gioia Tauro a parlare
con dei giovani calabresi che hanno dimostrato di avere coraggio più di quanto
poteva qualcuno immaginare: i giovani che fanno parte di cooperative sociali
che lavorano nell’agricoltura hanno avuto la forza di andare ad occupare; così
come la legge vuole, la legge Rognoni-La Torre, dopo aver avuto assegnato dal
Comune di Gioia Tauro dei terreni che appartenevano a
famosi ‘ndranghetisti calabresi, stanno lavorando
quella terra tirando fuori dei prodotti agricoli. Questi sono i giovani
calabresi, sono grandi intelligenze, grandi lavoratori e a questi giovani
dobbiamo dare le risposte.
Questo bilancio non può prevedere delle cifre per lo sviluppo, le cifre
ci saranno nel momento in cui questo Consiglio regionale – e mi auguro tutto il
Consiglio regionale, maggioranza e minoranza – dovrà dire come andrà a spendere
18 mila miliardi delle vecchie lire da qua al 2013 per i fondi europei. Come li
andremo a spendere, se li andremo a spendere in progetti-sponda oppure se
renderemo realmente utile quella cifra per creare sviluppo in Calabria, non
spenderli, ma investirli in Calabria i soldi; non dobbiamo spendere ad ogni
costo e spendere male, dobbiamo investire in sviluppo, che significa dare
occupazione ai nostri giovani, dare le risposte ai giovani di Locri.
E’ vero, bisogna dare risposte ai giovani di Locri, ma bisogna darle le
risposte a quei giovani. Come? Creando occasioni di lavoro reali, non
lasciandoli soli. E noi, a fianco alla sistemazione del lavoro precario, Lsu-Lpu, abbiamo il dovere di portare avanti un piano per
il lavoro in Calabria, abbiamo la forza oggi di avere un Governo amico a
livello nazionale. Questo Governo amico, per bocca
dell’onorevole Prodi, che ha adottato la Calabria, ha il dovere di
sostenere i calabresi in questa grande battaglia di dignità. Le intelligenze
calabresi non debbono andar fuori, ma non possono mantenersi in vita con un
bilancio ordinario della Regione Calabria, nessuno può pensare che la Regione
Calabria sia nelle condizioni, con il proprio bilancio, di creare grandi
occasioni di lavoro.
Noi abbiamo solamente la forza di poter legiferare e le risorse che ci
saranno già il prossimo anno saranno molto esigue. Quest’anno abbiamo
recuperato residui e fondi perenti che il prossimo anno non avremo e avremo
grandi problemi per redigere il bilancio e per dare risposte alle autolinee
private come abbiamo fatto quest’anno e a tutti coloro i
quali ancora avanzano soldi dalla Regione Calabria per indebitamenti che
certamente nessuno è in grado di poter comprendere. Perché, spesso e volentieri,
in questa Regione l’indebitamento nasce non certamente da una programmazione,
ma dalla volontà individuale di qualche dirigente che pure con lettera ha
incaricato e ha garantito fondi ai trasporti, come ad altri settori della vita
pubblica regionale.
Quanti milioni di euro di debiti ci sono in Calabria! Noi ne conosciamo –
io ritengo – pochi, perché sono quelli certificati, ma
oggi arrivano decine e decine di atti ingiuntivi alla Regione Calabria, che
qualcuno deve pur pagare. E io dico: perché li debbono pagare i calabresi ? Dobbiamo comprendere che c’è una classe dirigente che ha
ridotto questa Calabria in queste condizioni, abbiamo il dovere di modificare
laddove hanno sbagliato, fatta salva la bontà dei pochi.
Ci sono dirigenti che con una semplice lettera hanno
indebitato la Regione Calabria persino di 30 milioni di euro nel settore
degli acquedotti. E queste cose vanno dette e vanno modificate, dobbiamo avere
il coraggio di cambiarla la classe dirigente.
A me dispiace che non ci sia la dottoressa Lo
Moro, ma se è vero quello che noi abbiamo letto sulla stampa a proposito del
direttore generale Palumbo, se è vero questo, abbiamo
pure il dovere di toglierlo dalla direzione generale dell’Asl
di Catanzaro, abbiamo questo dovere, se è così, perché questa è moralità e
trasparenza. Io ritengo che a questa Giunta, a questo Consiglio regionale tutto
appartengano la moralità e la trasparenza in questo caso.
Ecco perché siamo soddisfatti, però vigiliamo costantemente, così come abbiamo
sempre fatto, come è nel nostro costume fare, anche ricordando le cose che si
sono dette in seconda Commissione Una fase di lavoro pesante, defatigante, 40
ore di seduta, le ultime, presieduta in maniera magnifica dal Presidente
Demetrio Naccari, che ha incontrato tutti gli
operatori – lo ricordava Enzo Sculco – calabresi che
hanno dato importanti indicazioni, alcune delle quali si ritrovano qui dentro,
ma molte delle quali dovremo ritrovarle all’interno dei Por per quanto riguarda
il turismo, l’agricoltura, l’imprenditoria nel suo complesso, dovremo
ritrovarle in quei 18 mila miliardi che arriveranno in Calabria, arriveranno 18
mila miliardi in pochi anni. E’ là che si misurerà questa maggioranza, in modo
particolare sulla capacità di spendere le cose in maniera giusta e corretta, di
investire in maniera giusta e corretta.
Concludo, ricordando anche ai colleghi che hanno parlato prima di me che
cosa abbiamo trovato nel settore dell’ambiente: una Calabria stupenda devastata
nell’ambiente, senza alcun controllo, senza un minimo di rispetto per
quest’ambiente che andava guardato con interesse, perché era il frutto di
quella che può essere un’economia corretta in una terra come la nostra, che non
ha mille risorse, non ha industrie, non ha altro. Ebbene, abbiamo trovato una
devastazione ambientale non solo in termini di territorio, ma anche in termini
di inquinamento marino: ancora vi sono città in questa regione che non hanno
fognature, che vivono di fosse settiche oppure di liquami che scaricano a mare.
Questo non è più possibile tollerarlo.
Noi riteniamo che quel lavoro che si sta facendo all’interno di questo
settore debba essere immane, ma produce frutti in termini immediati, non a
lungo termine, non si può aspettare più di tanto per raggiungere obiettivi di
questa natura.
Presidente, concludo questo mio intervento per dire che noi la pensiamo
così. Come abbiamo espresso il nostro pensiero oggi, lo esprimeremo anche per
il prossimo futuro, andremo a giudicare anche gli assessori singolarmente,
compreso il nostro, sul lavoro che porteranno avanti in questi mesi e in
questi anni, vigileremo su queste cose, non perché vogliamo essere controllori
di nessuno, ma perché vogliamo che, attraverso il braccio armato dell’amministrazione
che sono gli assessori, le cose vadano come debbono andare in Calabria, vadano
nel verso giusto.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Sarra.
Intervenendo a questo punto del dibattito, apparirà strano e paradossale che da questo scanno vengano evidenziate delle eccezioni preliminari, eppure sono costretto ad evidenziare che questo Consiglio, questa assise credo non sia formalmente perfezionata. La situazione – mi chiarisco – che riguarda l’onorevole Morrone, che ha fatto pervenire una lettera con la quale annuncia che le sue dimissioni verranno effettuate di persona in quest’Aula, dal punto di vista tecnico apre un momento di discussione che affido alla sua sensibilità giuridica e a quella dei dirigenti, oltre che degli onorevoli colleghi, visto che la Giunta non si pone il problema, vista la presenza cospicua di esponenti di questo esecutivo. Dal punto di vista politico, apre, invece, un momento meraviglioso perché credo che mai, in quarant’anni di istituto regionale, si sia posto il problema di una lettera che rappresenta veramente uno sfregio alla capacità di delineare ipotesi di prospettiva politica.
Chiarito questo, un altro momento va evidenziato in termini sempre preliminari: quando si parla di concertazione, di apertura, di dialogo con le parti sociali, ebbene, io sono costretto ad evidenziare che non solo è mancato il dialogo con le parti sociali, ma addirittura stasera siamo in condizioni di poter affrontare un dibattito in quest’Aula sulla carta fondamentale di un progetto politico che dovrebbe essere rappresentato proprio dall’approvazione del bilancio sol perché la minoranza o l’opposizione – se preferite – non ha evidenziato cose che, in un altro momento, sarebbero state oggetto di battaglia portata all’estremo. Ricordo, nella passata legislatura, gli interventi di chi ora siede o non siede nei banchi di questa Giunta. Ebbene, il documento e il collegato – chiarisco anche qui – al documento contabile non è stato presentato, non è stato offerto alla valutazione nei tempi statutariamente previsti dal nostro Regolamento.
Quindi ecco qual è il nostro approccio. Il nostro è
un approccio costruttivo,
eppure, a fronte di tutto questo, siamo costretti ad evidenziare che questo stesso
documento non è altro – e non poteva essere altrimenti – che la fotografia
dello stato di salute o di mancanza di salute o di malattia – se preferite – di
questo Governo regionale e, in effetti, in questa fotografia emblematicamente
balzano agli occhi due concetti,: quello della confusione
e quello del disagio: confusione perché, malgrado la cifra enorme, cioè i 153 milioni
di euro, questo bilancio è privo, per espressa ammissione onesta degli stessi
componenti della maggioranza, di alcuna valenza programmatica; disagio perché –
come ho detto prima – c’è questo problema di evidenziare quello che è sotto gli occhi di
tutti.
Rinnovamento e riforme – dice Adamo –, cioè noi dovremmo trovarci di
fronte ad un bilancio che viene a caratterizzarsi attraverso questi due
concetti fondamentali. Rinnovamento: ebbene, io mi trovo in una situazione di imbarazzo
– e lo confesso – perché dovrei ringraziare Adamo per quello che ha detto e non
posso non ringraziarlo, perché gli unici momenti positivi evidenziati dall’assessore
al bilancio, nonché Vicepresidente della Giunta, sono la scaturigine di provvedimenti
legislativi approvati nella precedente legislatura ed io, schematicamente,
ritorno sul punto.
Adamo parla di maggiori entrate tributarie per le tasse automobilistiche,
ed io lo sfido a prendere gli interventi che lui ha fatto sulle tasse automobilistiche,
sulla tragedia che le tasse automobilistiche comportavano per la nostra regione.
Ha parlato di riorganizzazione del personale: le uniche leggi che sono
state approvate sulla riorganizzazione del personale sono autenticamente espressione
della precedente legislatura!
Ha parlato di rating e di credibilità dello
stato finanziario della Regione. Ebbene, se c’è stata una cosa di cui ha menato
vanto sempre, in ogni occasione, il tanto vituperato don Peppino Chiaravalloti, è stata propria l’attribuzione del rating da parte delle maggiori autorità internazionali
a ciò abilitate.
Quindi non c’ è
una cosa, dicasi una, che rappresenti il portato del lavoro di questo esecutivo!
E se così è – ed è così – voglio passare ad evidenziare l’altro aspetto, perché
si è parlato di rinnovamento e di riforme. Ebbene, mi chiedo: quali sono le
riforme evidenziate da questa legislatura, se non è stata approvata una legge,
se non quella sullo spoil system, che
tanti lutti ha arrecato agli Achei… e tanti “lutti”, purtroppo, ha arrecato ai calabresi.
Quali sono le riforme, le novità? A meno che non giudichiamo novità le riforme con le quali la Giunta regionale ha approvato una delibera che prevede la costituzione di un gruppo di studio per la rimodulazione del Piano sanitario regionale. Ebbene, se questa è la novità, non posso trovare parole migliori di quelle dell’esecutivo regionale Cisl della sanità e mi permetto, sinteticamente, di ricordarle a me stesso, leggendole proprio dal giornale. La Cisl dice testualmente: “La scelta effettuata dalla Giunta regionale di occuparsi del Piano sanitario regionale, dopo circa un anno e mezzo dalla sua nomina, risulta quantomeno intempestiva. E’, infatti, dimostrativa di quanto sia stata sottovalutata l’attività di programmazione a tutto vantaggio di una gestione amministrativa, peraltro di scadente qualità e ricca di eccessiva parzialità. L’opzione di nominare, senza alcuna preventiva concertazione con le parti sociali, un gruppo di studio per la sua elaborazione è poi davvero esemplare di quel modo di far politica tipicamente dirigista e centralista, che ha caratterizzato fin qui il governo della salute calabrese”. Il sindacalista autore di questo articolo va poi ad elencare le ragioni del suo dissenso. E un’altra critica la fa proprio fondandola sulle ragioni dell’etica politica, perché tutte le persone nominate erano non altro che espressione del precedente Governo regionale, cioè ancora del tanto vituperato governo Chiaravalloti.
Allora, se così è, anche in questo caso mi chiedo qual è il momento di credibilità che esprime questo Governo, perché nel momento in cui un’affermazione viene fatalmente ed inesorabilmente smentita dai fatti, ci troviamo di fronte al contrario, alla mancanza di credibilità e quando si perde la credibilità, non la si recupera tanto facilmente e soprattutto, se la si perde dopo un anno e mezzo, è difficile che la si recuperi dopo cento anni, non dopo tre!
Ancora, l’assessore al bilancio fonda tutto l’impianto del proprio ragionamento su un assunto molto semplice e di chiara e facile evidenza e dice: “Siamo al compimento di un percorso iniziato nella seconda metà del 2005 e nel 2006”. Ma anche qui ci duole dover evidenziare che sfugge all’assessore che l’impianto originario di questo bilancio è stato stravolto per ben 60 per cento, cioè una parte largamente superiore alla metà, quindi è stato stravolto per oltre la metà. Questo evidenzia lo sbilanciamento chiaro, evidente, inesorabile, fatale che esiste – e lo andiamo ripetendo da un po’ di tempo – tra Giunta e Consiglio, perché è l’unico modo per il Consiglio di difendersi da questo sbilanciamento.
Allora, se queste
sono le evidenti e palesi contraddizioni, io ne voglio evidenziare qualcuna che
è di rara evidenza. Dice l’assessore che con questo bilancio vengono
aumentate le spese per le politiche sociali. Stranamente, poi, a riscontro di
tutto questo, vengono tagliati i fondi per il diritto
allo studio! Ma posso fare un esempio pratico: voi sapete con quanti denari e
risorse è stata finanziata la legge 34 dell’88, quella che è così rubricata
“Sostegno all’Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria”. Vi
chiederete, a fronte delle risorse di 156 milioni di euro, chissà quale grande
cifra: solo 50 mila euro, cioè molto meno di quello che viene
dato ad una società sportiva, molto meno di quello che viene dato ad istituti
per il turismo, un istituto che proprio ieri è stato sublimato dal ministro
Mussi!
Ecco le contraddizioni,
ecco la logica del “così è, se vi pare”! Ecco quello che ci preoccupa.
Allora ci
preoccupa molto di più l’approccio, quello che avviene nelle alte sfere, la
logica della decretazione. Noi oggi andiamo a disciplinare
interi settori degli apparati e della vita pubblica e amministrativa del
nostro Stato attraverso lo strumento del decreto, uno strumento che per Costituzione
è previsto nei soli casi di necessità ed urgenza stabiliti dalla legge.
Ci preoccupa la
logica del voto di fiducia, perché viene chiesto e
imposto il voto di fiducia per far passare tutti i provvedimenti normativi.
Ci preoccupa la
logica dello Stato grande inquisitore.
Ci preoccupa la
logica del binomio : “sorvegliare e punire”!
Ci preoccupa la
logica del controllo sul conto corrente per capire quali sono i comportamenti e
le modalità di espressione dell’individuo.
Allora, a fronte
di tutto questo, vorremmo tornare ad un momento di fiducia, ad un momento di prospettiva,
vorremmo tornare a parlare di democrazia, a pensare che non arriverà da un momento
all’altro Bruto al comando della decima e dei suoi extraordinari, vorremmo
tornare a pensare che può esistere un esercito di
volenterosi fatto non di extraordinari, ma di ordinari.
Allora, se così
è, vorremmo pensare, ancora una volta in maniera illuminata, alla logica del buonsenso,
che si possa tornare a vedere splendere questa logica del buonsenso e soprattutto
la logica dell’autenticità, cioè la logica di chi non ha retropensieri,
di chi dice e pensa le stesse cose.
Se così è,
vorremmo tornare alla logica del tutto tondo, perché se un impegno viene preso in campagna elettorale, deve essere mantenuto, perché
poi vigile è l’elettorato, ma anche quest’Aula e se qualcuno immagina di poter
svilire – e l’assenza di tutti gli assessori, in un momento in cui si parla e
si decide del bilancio di questa Regione, signor Presidente, mi duole
evidenziarlo, è mortificante, ma è emblematico dell’interessamento che questa Giunta
nutre nei confronti di questa Assemblea, che pure è il momento di maggiore sublimazione,
il momento apicale degli interessi dei calabresi –le persone che qui sono elette
dal popolo e noi non possiamo accettare tutto
questo in maniera silenziosa, perché porta ad uno svilimento, ad uno sbilanciamento,
ad un turbamento di quelli che
sono gli assetti istituzionali.
Concludo,
rivolgendo un appello a tutti i colleghi consiglieri, che vuole essere un
accorato appello, anche una dimostrazione di fiducia nel futuro, ma se mi
consente e fuori dai rapporti personali, un accorato
appello alla sua persona, alla sua sensibilità e all’onestà intellettuale che
ha sempre caratterizzato il suo ruolo, signor Presidente del Consiglio.
Io credo che bisogna
rimettere, anche attraverso lo strumento del bilancio, signor Presidente, un
po’ di ordine tra quelli che sono gli equilibri istituzionali all’interno della
nostra Regione. La Regione attribuisce e a lei e a questo Consiglio una funzione
apicale che è quella attribuita ad un organo eminentemente legislativo, che è
anche una funzione imprescindibile di controllo e di coordinamento che non può essere
ulteriormente mortificata.
Con questo auspicio,
che anche questo momento serva a risvegliare le coscienze di tutti noi, oltre
che dei calabresi, se riusciamo a dare delle risposte, riusciremo
a darle soltanto se si ritorna ad un momento di rispetto, che è il momento di rispetto
delle istituzioni e, attraverso questo, passa il momento di rispetto attraverso
tutta la collettività calabrese.
Presidenza del Presidente Giuseppe Bova
PRESIDENTE
La parola
all’onorevole Giamborino.
Signor
Presidente, il suo sforzo, lo sforzo di tutti i colleghi, in particolare dei componenti la seconda Commissione, merita una riflessione, un tentativo di contributo – se così si
può dire – e ancora, e forse di più, in un momento comunque importante non solo dal punto di vista economico, ma per una riflessione dovuta, per – si direbbe – una cultura di sinistra fuori dal nostro Paese, indietreggiando per prendere slancio, signor Presidente, io
sarò qui ancora, sino alla noia probabilmente, per ricordare anche e soprattutto il travaglio di questa legislatura e la
perdita impareggiabile dell’amico Franco Fortugno e
poi i giovani di Locri e quant’altro, ma questo appartiene
ormai alla memoria. I fatti, invece, di questa sera sono la nostra capacità di
appassionarci all’interno del nostro lavoro.
Le risorse,
quindi – tento di essere pragmatico – a mio personale avviso – probabilmente
dirò qualcosa di singolare, non dico di originale, e questa è una
responsabilità antica, da lungo tempo, da troppo tempo forse ha segnato tutta
la storia del regionalismo della Calabria – sono malamente
spalmate, se è vero che le giovani province, Crotone e Vibo
che il destino, che la storia assegna alle due città della Magna Grecia,
verrebbe la tentazione di dire che sembrano figlie di un dio minore, vedendo
tutta l’impalcatura di quello che gira all’interno e all’intorno del bilancio,
si annota un’atavica dimenticanza storica.
Piace, tuttavia,
apprezzare la possibilità, ad esempio, all’interno dello strumento economico di
questa manovra finanziaria, di un ammodernamento della nostra sanità dal punto
di vista tecnologico, quindi dal punto di vista di una miglioria in direzione
della strumentazione.
Ancora, signor
Presidente, questa è la regione, la sua regione, la nostra regione che presenta
punti come la sanità vibonese, dove è assente da
sempre una Tac o una risonanza magnetica, strumenti indispensabili, vitali per
un minimo approccio di diagnosi.
Come si fa, anche
se si ha la responsabilità di un Governo amico, di dare solidarietà ad una maggioranza
– perché questo è l’impegno con i calabresi – a non denunciare comunque uno
stato così comatoso in tale direzione?
Non voglio assolutamente
fare polemica, non è questo il ruolo assegnato ai consiglieri regionali di maggioranza,
però piace sottolineare l’iniziativa del collega ed amico onorevole Naccari, quando riprende la proposta della Giunta nella
persona dell’onorevole Lo Moro che indica una certa strategia
all’interno della sanità. Per quello che ci riguarda, abbiamo detto parole
chiare e politiche in quella direzione, però abbiamo trovato – credo – attraverso
Naccari, la capacità, l’orgoglio, la passione di dire
“fin qui si può andare, questo è condivisibile, quest’altro non lo è”. E’
condivisibile, invece, ad esempio, la soluzione di circa mille medici calabresi
che devono trovare finalmente una serenità nel loro lavoro. Questa è pragmaticità.
Altra cosa importante,
ma solo per accennare delle iniziative che in sua presenza, signor Presidente,
la Margherita, nella persona dell’onorevole Mario Maiolo,
ad esempio con puntualità scientifica e soprattutto con pragmaticità
– oserei dire – quando mette in essere una proposta
sul fondo regionale di garanzia per il finanziamento delle piccole e medie
imprese, lo sforzo tende naturalmente ad assicurare uno sviluppo sereno e
duraturo a questa regione. Di questi intendimenti noi siamo stati animati.
Poi questi sono
fatti, ognuno ha una sua verità, la verità assoluta per i cattolici è solo
quella rivelata, il messaggio messianico ormai universalmente riconosciuto perché
promuove la civiltà della pace e dell’amore, quindi viene
condiviso, quello è uno solo, le altre verità, compresa la nostra, qualcuno potrebbe
dire che sono di parte.
Si è parlato di
legalità e ormai nella nostra regione non vi è un attimo, un giorno in cui non
si spende in tale direzione. La legalità per noi significa soprattutto costituzionalità,
non ci annoieremo di dirlo. La Calabria necessita di una crescita culturale e
non di altre perdite di tempo. La Calabria deve trovare il tempo e la capacità
per affrontare i grandi temi che non sono stati affrontati nell’agenda della politica,
nemmeno in questo assestamento di bilancio. Probabilmente non era il momento
giusto, ma quando verrà il tempo in cui la politica
dovrà soffermarsi sulle grandi opere, sul ponte sullo Stretto, su questa famigerata
autostrada, sulla Statale 106, sui porti e così via?
Mi avvio alla
conclusione perché meglio di me e più di me il capogruppo del mio partito, Demetrio
Naccari, Mario Maiolo con
il suo silenzio e con il suo contributo fattivo – ecco perché parlavo di pragmaticità – hanno dato ancor prima di me.
Una risposta
politica a Roberto Occhiuto, che ho imparato strada facendo ad apprezzare,
voglio sottolinearla: l’onorevole Occhiuto dice che ci aspetta una sfida ed io
dico che bisogna confrontarsi; egli dice che ci sono le condizioni favorevoli
che la storia ci offre per fare riforme, per innovare la Calabria, per mettere
in essere sviluppo.
Per fare questo,
la politica del centro-sinistra ha bisogno di unità, non solo di unità di
intenti, ma deve marciare unita. E come non si fa o come possiamo esentarci dal
sottolineare qui stasera che ai lutti, ed in particolare – come se fosse poco!
– a quello di Francesco Fortugno, ne è conseguita una
diaspora che certamente ha diviso, non ha unito ed ha portato ritardi assai
gravi?
Concludo perché non
c’è bisogno di aggiungere parole,
la Calabria ha bisogno di fatti, ognuno di noi deve trovare la capacità di
appassionarci – dicevo poco fa – lavorando.
Voglio ancora ritornare
su Vibo e ringraziare – quindi un’annotazione politica
– la stampa locale, il Tg3, tutti i giornali a vario titolo e in particolare la
“Gazzetta del Sud”, che ha saputo donare veramente con un atto di nobiltà, con
un esempio, 100 mila euro per l’alluvione di Vibo
Valentia.
Come non sottolineare,
invece, in negativo che la stampa nazionale, non memore dell’insegnamento del
grande Luigi Barzini, si smarriva in ben altri
pettegolezzi. Luigi Barzini, nel 1905, venne in Calabria,
seppe lanciare l’allarme al resto del Paese: scattò per Vibo,
Reggio, Messina, per l’intero Mezzogiorno
d’Italia, colpito da quella grave tragedia, una solidarietà che non ha uguali.
In questa
occasione, immaginate un po’, io non posso certo prendermi licenza di rimproverare
niente a nessuno, ma un vibonese assai importante –
parlo del fondatore di “Repubblica”, Scalfari – probabilmente
anch’egli ha dimenticato di essere vibonese e calabrese.
Non mi stancherò
mai, perché qui qualche errore nel procedere si è consumato, il Consiglio
regionale si è riunito dopo un mese, si è aggrovigliato su se stesso, non ha
trovato soluzioni, non ha indicato certezze, probabilmente avrebbe dovuto
riunirsi immediatamente, dopo due-tre giorni. Non
l’ha fatto. Anche questo servirà da ulteriore esperienza per un futuro che non vogliamo
mai augurare né immaginare.
Si intravedono
delle luci in direzione di questo caso eclatante di Vibo.
Non basteranno certamente il milione di euro immaginato dalla Regione Calabria
per fare chi e che cosa o i 5 milioni di euro immaginati dal Governo, però mi
pare che sia fresca la notizia di un possibile intervento del ministero dell’industria
di oltre 50 milioni di euro per la piccola e media impresa, cioè per tentare di
ridare speranza al mondo del lavoro. E poi, ancora, interventi dell’Inps per immaginare una cassa integrazione possibile.
Qualcuno ha detto
che qui l’assestamento di bilancio, comunque questo era un momento importante,
il momento principe all’interno del quale la cultura del dialogo, all’interno del
quale ognuno di noi avrebbe dovuto dare un contributo. Io – ripeto – sono stato
mosso soprattutto dalla sollecitazione capace, puntuale dei colleghi della
Margherita e di quant’altri in questa direzione…
Se noi non
ammetteremo che anche l’opposizione all’interno della Commissione è stata
fattiva, capace, ci ha lasciato sostanzialmente lavorare, quindi è davvero
giunto il momento di aprire la stagione del confronto sui fatti, perché la Calabria
ha bisogno di fatti.
PRESIDENTE
La parola
all’assessore Tripodi Michelangelo.
Ho chiesto di intervenire solo per esprimere alcune considerazioni sintetiche, visto che il dibattito rischia di andare avanti stancamente e per non abusare della pazienza dei pochi consiglieri che stanno partecipando al dibattito, al confronto e quindi stanno ascoltando gli interventi.
Io credo che stasera si completi un percorso
importante, personalmente saluto con favore, positivamente, anche con
soddisfazione il fatto che si giunga all’approvazione di questo assestamento di
bilancio dopo un percorso e una fase difficili, direi anche travagliata che ha
vissuto il Consiglio regionale e che si giunga a completare un lavoro
importante avviato a dicembre con l’approvazione del bilancio di previsione per
il 2006 entro l’anno precedente, entro il 2005, cosa che non ha mai avuto
precedenti nella storia regionale. Avevamo approvato un bilancio che aveva un
carattere eminentemente tecnico, anche se noi sappiamo che lo strumento
finanziario è sempre uno strumento che contiene scelte, che dà indicazioni, che
indica prospettive, la finalità delle risorse finanziarie a programmi e a
investimenti precisi; comunque era un bilancio che vincolava una quota limitata
delle risorse, si parlava del 30 per cento delle disponibilità finanziarie
complessive. Quindi non c’era dubbio che era
necessario pervenirvi, nei tempi possibili, visto che abbiamo conosciuto la
stagione delle elezioni politiche, poi abbiamo vissuto la fase delle elezioni
amministrative e poi, infine, l’ultima tornata elettorale, quella referendaria
che ci ha portati fino a fine giugno, per cui credo che, nel tempo possibile e
dentro un quadro che è stato segnato da impegni, appuntamenti e scadenze rilevantissimi per il Paese e anche per tantissime città
della nostra regione, oltre che per la questione del referendum contro la devolution, sicuramente arriviamo nei tempi in cui era possibile
politicamente pervenire alla conclusione di questo percorso.
Io credo che, tra
l’altro, il percorso che si
conclude stasera o domani abbia, in qualche modo,
contrassegnato positivamente, direi in modo proficuo, anche questa fase della vicenda
del Consiglio regionale. C’è stato un confronto ampio, che ha visto il coinvolgimento
dei soggetti fondamentali, dei protagonisti della vita economica, della vita
sociale, della vita civile, della vita culturale della regione, tutto il sistema
delle autonomie locali, le organizzazioni sindacali, le forze sociali, le categorie
produttive. Abbiamo avuto un confronto che è partito prima dalla Giunta
regionale e poi si è sviluppato, si è dipanato in modo davvero assai importante,
articolato, significativo nel lavoro della seconda Commissione, con tutte le audizioni,
con tutta la fase dell’ascolto che è stata portata avanti nelle settimane
passate.
Credo che anche
le risultanze e le indicazioni operative che vengono poi ricomprese
nella proposta di variazione, soprattutto nel collegato ordinamentale,
tengono conto dell’ascolto, non è stato – vorrei dire – un ascolto inutile, non
è stata un’esercitazione verbale per cui sono stati
chiamati i soggetti della società calabrese al confronto solo per fare
un’accademia. E’ stato, invece, un confronto che poi si traduce in alcune
scelte che tengono conto, nelle indicazioni finanziarie, nell’allocazione delle
risorse del bilancio, anche di quell’apporto, di
quelle proposte, di quelle sollecitazioni che sono state indicate e certamente questo
era il dovere e il compito in capo all’impegno e al ruolo che doveva svolgere
la seconda Commissione.
Certamente tutto questo
è dentro un quadro di una regione che è in una condizione di difficoltà
estrema.
Ho sentito anche stasera
alcuni interventi dei colleghi consiglieri dell’opposizione, del centro-destra,
che hanno balbettato, hanno tentato di esprimere una qualche critica, di avanzare qualche polemica. Mi è
sembrata molto debole la posizione e gli argomenti, peraltro assai pretestuosi
e scarsamente fondati, quelli che sono stati presentati dai colleghi del centro-destra,
ma il punto vero è che i fatti hanno la testa dura e hanno, in qualche modo, la
capacità poi di dare quelle risposte che altri non sono in grado di dare sul
piano dell’esercitazione accademica.
Io debbo dire che,
personalmente, sono colpito quando si utilizzano
determinati argomenti. Vorrei fare un solo esempio in questo ragionamento
specifico e in questa valutazione che riguarda tutta la vicenda del lavoro
precario calabrese, della situazione di instabilità, di insicurezza, di mancanza
di prospettive che ha
riguardato 10 mila lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità in Calabria.
Stiamo uscendo da una stagione di centro-destra durata cinque anni, dove le
promesse non sono sicuramente mancate, le leggi non sono mancate: il centro-destra
ha fatto tre leggi manifesto – come dicevamo noi – sul
precariato calabrese e non ha stabilizzato un lavoratore, non ha modificato assolutamente
la condizione di trattamento davvero fuori da ogni regola, da ogni limite che
ha messo sotto i piedi la dignità di questi lavoratori. In cinque anni, nulla,
zero!
Oggi, comunque, perché
non si segnala la novità che si determina? Perché non si riconosce il fatto che
comunque c’è un elemento che cambia la situazione, che intanto modifica la condizione
reale di questi 10 mila lavoratori e delle loro famiglie? Il fatto che si vada
a un’integrazione oraria che porti i lavoratori da 20 a 30 ore significa aumentare
il salario del 50 per cento per questi lavoratori, portarli ad un salario
mensile di 750 euro. Certo, non è la fine del mondo, ma si supera l’assegno di sopravvivenza
e di povertà che avevano prima.
Certamente chi ha
governato negli anni passati non si è posto il problema di questa condizione
sociale abnorme, disumana. Noi abbiamo affrontato il tema.
Certo, non si è
risolto il problema, ma abbiamo avviato una strada, abbiamo cominciato a dare
una risposta, abbiamo detto “questi sono lavoratori che hanno dignità, che
debbono essere rispettati, non possono essere ancora umiliati, mortificati e
calpestati”. Si è data una risposta sul terreno dell’integrazione oraria, degli
assegni familiari, si è avviato il confronto con il Governo nazionale, non lo
dimentichiamo: la settimana scorsa la notizia è stata quella che ci ha
riguardato direttamente come Calabria per cui si è
fatto l’accordo che, entro il 31 dicembre del 2007, 2.500 di questi lavoratori,
quindi una quota consistente di questo bacino, saranno stabilizzati.
Si è avviato un
processo. Certo, non abbiamo risolto i problemi alla radice, ma – ecco la
novità – c’è uno sforzo in atto, c’è un’iniziativa per cui
comunque (pur tra contraddizioni, difficoltà, limiti che non sfuggono, a tutti
sono noti i problemi con cui dobbiamo cimentarci giornalmente) rispetto alla
condizione nella quale ci trovavamo precedentemente, possiamo dire che oggi abbiamo
avviato un processo nuovo nel quadro delle difficoltà di una regione che esce
stremata da mille emergenze, da una condizione appunto di precarietà e di instabilità
che non ha pari, che ci colloca agli ultimi posti di tutte le graduatorie e di
tutti i parametri. Certamente, noi abbiamo il grande problema di come
recuperiamo un rapporto e di come, in qualche modo, restringiamo il divario che
è stato purtroppo crescente in tutti questi anni tra questa terra, questa regione
e il resto del Paese, il resto dell’Europa, perché questa diventi una regione
normale, in cui si affermano i diritti, si garantiscono gli elementi fondamentali
della legalità e si avviano processi di sviluppo e di crescita per tutto il
complesso della società. Questo è l’obiettivo.
Siamo una regione
che, però, ha questa condizione, che conosce le emergenze territoriali come
quella della calamità e della tragedia capitata proprio il 3 luglio scorso, un
mese fa. Siamo appunto ad un mese dalla morte di tante vittime e di tante
persone innocenti a Vibo e, a un mese di distanza,
dobbiamo dire che anche questo è un tema che ci riguarda, che ci interessa e su
cui ci interroghiamo, su come sostanzialmente dobbiamo muoverci per impegnarci
per dotare la Regione di un piano straordinario, di un piano per quanto
riguarda la sicurezza, la messa a tutela del nostro territorio, sapendo che uno
degli obiettivi che ci poniamo in questo contesto sicuramente dovrà essere
quello di giungere al più presto all’approvazione del progetto delle
linee-guida della pianificazione territoriale regionale. Quello
rappresenterebbe una risposta in termini di programma, di indicazione di
quadro, di cornice, di politiche complessive e organiche ai bisogni che sono
stati espressi anche dalla tragedia di Vibo.
Ma come non dire
che, complessivamente, alcuni obiettivi si stanno perseguendo, sono stati
raggiunti e, per esempio, riguardano la “cittadella regionale” e noi sappiamo
qual è la novità che si introduce. Non dimentichiamo che la scorsa legislatura
una Giunta regionale è entrata in crisi sulla vicenda della “cittadella regionale”,
con le dimissioni e la revoca – non ricordo come esattamente avvenne la questione
– di un assessore regionale – mi pare Buonaccorsi si
chiamasse – tutta una vicenda che riguardava l’acquisto del suolo, il pagamento
esorbitante del prezzo, tutto quello che era stato costruito dalla vecchia Giunta
regionale con una localizzazione in una località, che era Sansinato
a Catanzaro che era tutt’altra cosa, che andava in tutt’altra direzione rispetto a quelle che erano le scelte
del Consiglio regionale.
Oggi si è fatta
una scelta chiara, si torna a Germaneto, si va a realizzare
il progetto che aveva vinto la vecchia gara a suo tempo portata avanti dalla
vecchia Giunta regionale, non da quella Chiaravalloti,
da quella addirittura precedente, e credo – mi pare l’altro giorno sia stato
firmato il contratto dal notaio – per come è stato detto, tra dicembre o
gennaio del 2007 si aprirà il cantiere. E’ una novità assoluta, un elemento fondamentale
importante e credo vada sottolineato, perché non era mai
avvenuto neanche questo nella storia di questi trentacinque anni di vita
della Regione.
Così come sicuramente
è importante che si stia procedendo anche a tappe forzate sul terreno del decentramento e dello spostamento
di funzioni, di poteri, di risorse, di personale verso il sistema delle autonomie,
a partire dalle Province e poi, successivamente, questo processo dovrà sicuramente
interessare e riguardare anche i Comuni della Calabria.
Così come credo
vada ricordato il programma culturale avanzato messo in campo in questo anno
dall’assessorato alla cultura.
In questo contesto,
credo vada ricordato anche il fondamentale impegno sul terreno della legalità,
il fatto che la Regione per la prima volta si costituisca
parte civile nei processi di mafia, abbia deciso questo come uno dei suoi primi
atti e stanzia dentro questo bilancio regionale, questo assestamento, alcune
risorse importanti per dare l’idea che questa Regione è attestata seriamente
sul terreno e sul fronte della lotta all’usura, della lotta al racket,
della difesa dei soggetti, delle associazioni, dei gruppi che si battono e si
impegnano, per esempio – come sta succedendo nella Piana di Gioia Tauro, nell’area di Ponte Vecchio – a gestire beni
confiscati alle cosche più pericolose, più sanguinarie di quella zona.
Certamente è un
impegno forte e in questo bilancio cominciano ad esserci le risposte. Certo,
non sono le risposte definitive, esaustive, quello che sarebbe necessario, ma
ci sono i segnali, i germi di una nuova politica anche per la legalità, per il sostegno
alle forze, ai soggetti, ai movimenti, alle associazioni che sono impegnati in questa
direzione e su questo fronte della lotta contro la mafia per l’affermazione
della legalità e per andare avanti in una scelta di chiarezza su questo fronte.
Complessivamente,
ritengo importanti anche le scelte che riguardano le politiche sociali e quelle
per il lavoro e in questo quadro non c’è dubbio che assumeranno sempre più
valore e importanza i nuovi rapporti, il nuovo impegno, la nuova attenzione che
anche da parte del Governo nazionale ci dovranno essere nei confronti di questa
Regione. Già lo vediamo in queste settimane nell’intensificazione dei rapporti,
delle relazioni, dei confronti tra la Regione Calabria e gli esponenti del Governo
del centro-sinistra nazionale, a partire dal Presidente del Consiglio dei
ministri, Romano Prodi. Verifichiamo, in questo rapporto che diventa costante, quotidiano,
quasi incessante, la possibilità che davvero gli impegni assunti durante la campagna
elettorale da parte delle forze del centro-sinistra, in particolare dall’attuale
Presidente del Consiglio dei ministri,Prodi, possano
trovare conferma.
La Calabria ha
bisogno di un Governo che guardi, che curi, che sostanzialmente possa sostenere
lo sforzo che si sta facendo, sapendo che è uno sforzo importante e straordinario.
Io credo che alcune scelte dovranno essere fatte, mi permetto di porre in questa
occasione un tema che ci riguarda e riguarda fortemente
questa Regione, quello delle risorse, 2 miliardi e 400 milioni di euro, circa 5
mila miliardi delle vecchie lire, cioè quelle che erano state destinate dal Governo
precedente con le risorse di “Fintecna” per essere utilizzate
per la realizzazione del ponte sullo Stretto.
Ora, siccome il
ponte non si farà più, è stata assunta questa decisione, noi chiediamo e
poniamo il problema che le risorse che sono 2 miliardi e 400 milioni di euro,
che erano previste per quell’opera, rimangano in questa
terra per fare opere, servizi, interventi a favore di questa regione, per fare
un ammodernamento complessivo delle infrastrutture di questa regione.
C’è un grande problema
che nascerà e che si comincia ad avvertire. Come sapete, c’è stata la nomina
del nuovo Presidente dell’Anas, che è la stessa
persona che dirigeva prima la società “Stretto di Messina”. Noi temiamo e siamo
preoccupati che quei soldi di “Fintecna”, 2,4 miliardi
di euro, vadano a finire direttamente nel calderone dell’Anas.
Noi non vorremmo che fosse così, vorremmo che queste risorse mantenessero una finalizzazione,
una destinazione a questo territorio e chiediamo di
impegnarci in questa direzione.
Sono 5 mila miliardi
di vecchie lire che chiediamo vengano destinate per un
grande programma di interventi infrastrutturali
aggiuntivi per questa regione, non si può immaginare che quei soldi vadano a
finire per pagare la Salerno-Reggio Calabria o altre
opere che si devono comunque realizzare, perché sarebbe davvero una scelta inaccettabile
e noi non potremmo sicuramente condividerla.
Perciò mi
permetto di chiedere, stasera, al Governo nazionale in modo particolare e ai
ministri indirettamente interessati e competenti una scelta chiara in questa
direzione. Ci sono state già alcune interrogazioni parlamentari su questo
problema, sull’utilizzazione di queste risorse. E’ un vero e proprio tesoro
quello a disposizione.
Io ho voluto
porla questa questione perché dobbiamo essere tutti attenti e avvertiti, quelle
risorse debbono andare in Calabria, debbono essere destinate alla Calabria, ma certamente
non per finanziare opere già finanziate o già cantierate;
dobbiamo finanziare opere, infrastrutture, interventi a carattere aggiuntivo e
sottolineo la parola “aggiuntivo”.
Credo che lo
sforzo fatto sia importante, si è lavorato ed è uno sforzo che è avvenuto –
voglio ricordarlo perché non ce ne possono essere, da questo punto di vista,
ipocrisie – dentro un quadro in cui è aperto un confronto nel centro-sinistra calabrese.
Si è fatto un grande incontro, qualche settimana fa, a Camigliatello,
si è avviato un processo per avviare una fase di rilancio, per quello che noi
vorremmo fosse il salto di qualità di
cui parliamo, attraverso appunto gli aggiornamenti programmatici che si rendono
necessari, attraverso la necessità di definire un vero e proprio cronoprogramma con le scadenze e gli obiettivi che vogliamo
realizzare.
In questo contesto
non c’è dubbio che, proprio mentre il centro-sinistra è impegnato in questa fase
di approfondimento, di riflessione, che sono convinto sfocerà in una ripartenza importante del centro-sinistra nel governo di questa
Regione, contemporaneamente si fa un pezzo di questa fase, si realizza un pezzo
di questo ragionamento politico, perché non c’è dubbio, non sfugge a nessuno
che l’approvazione in questa fase, in questo particolare momento dell’assestamento
di bilancio, cioè dello strumento principe di governo che assume oggi un
rilievo particolarmente importante e straordinario, proprio in virtù anche
della fase politica che stiamo vivendo e stiamo conoscendo, sicuramente potrà avere
un effetto benefico e salutare.
Io, da questo
punto di vista, interpreto anche e auspico che proprio dall’approvazione di
questa fase di questo assestamento di bilancio, del collegato ordinamentale possa determinarsi anche un clima più sereno,
ma contemporaneamente si possano determinare le condizioni che oggi avvertiamo
necessarie per una ripartenza. Chiudiamo una fase con
l’assestamento di bilancio, di questa esperienza della Giunta e della
maggioranza di centro-sinistra, io credo che da questo assestamento di bilancio
apriamo una nuova fase nei rapporti all’interno delle forze del centro-sinistra
per vedere come insieme rilanciamo questa esperienza, perché certamente non
possiamo immaginare un fallimento, un disastro dell’esperienza di governo del
centro-sinistra in Calabria, perché non ce lo
perdonerebbe nessuno, nessuno potrebbe accettare l’idea del fallimento di questa esperienza. E’ un’esperienza che va
rilanciata, quindi dobbiamo fare di tutto, impegnarci tutti
insieme con l’idea del governo allargato.
Io sono molto
contento che Franco Pacenza abbia recuperato questo
concetto, l’idea del governo allargato è vincente, supera un’idea ristretta del
governo della Regione. Io sono fortemente convinto –
lo dico da tempo – che noi dobbiamo costruire le condizioni per dare alla
Calabria un governo allargato in cui certamente c’è la Giunta, a partire dal
Presidente Loiero, che ha la massima responsabilità,
ma poi ci sono altri soggetti, ci sono le forze fondamentali della società
calabrese e tutti insieme dobbiamo concorrere, ognuno con le sue
responsabilità, con le proprie competenze, al governo della Calabria. Da soli
né il Presidente né dieci assessori ce la potranno mai fare, c’è bisogno di un
concorso generale, c’è bisogno di mettere in moto tutte le forze sane, vive di
cui dispone questa Calabria, perché i problemi sono davvero drammatici, le
emergenze sono incombenti, le difficoltà sono straordinarie.
Rispetto a questo
non c’è dubbio che è importante uscire bene, positivamente da questa fase della
vicenda dell’assestamento e, contemporaneamente, rilanciare, ripartire
dall’esperienza, dare l’idea alla Calabria che è in campo un progetto nuovo,
un’idea di costruzione di una nuova Regione che vogliamo rinnovare a partire da
noi stessi, per certi aspetti, facendo tutti gli sforzi sul terreno
dell’innovazione e della discontinuità, che sono sempre gli elementi di fondo
che noi vogliamo sempre sottolineare e su cui certamente siamo impegnati a
garantire, per la parte che ci riguarda, un impegno di coerenza forte che deve
sempre esserci e a cui, per quanto ci riguarda,
comunque non rinunciamo assolutamente.
Quindi, in questo
contesto, credo che potremo avviare questa fase, concludere questa discussione,
andare al voto sull’assestamento di bilancio e arrivare, poi, alle scelte
conseguenti, importanti, significative, assolutamente irrinunciabili e
inderogabili per rafforzare e consolidare il centro-sinistra e per dare alla Calabria
il messaggio che il centro-sinistra è fortemente impegnato per portare avanti i
progetti per il futuro della regione, a partire dalla necessità di dare nuove e
grandi risposte soprattutto alle giovani generazioni.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Chiarella.
Sì, Presidente, comunque anche parlare a quest’ora e
con pochi colleghi è importante perché ognuno di noi vuole dare il suo contributo
per ciò che rappresenta, per l’esperienza politica che ha e soprattutto perché
in questi appuntamenti, che sono principali
nella vita istituzionale, si vuole riflettere ad alta voce perché si cresce sicuramente
tutti insieme, se ognuno di noi riesce a dare il
meglio di se stesso su un ragionamento relativo ad uno dei provvedimenti più importanti
della vita politica regionale amministrativa della Calabria.
Il relatore Borrello, che ringrazio, ha in pochi flash veramente racchiuso il senso del bilancio o, meglio, dell’assestamento
di bilancio. Lo ringrazio perché, in fondo, al di là delle critiche aspre
venute dagli amici del centro-destra, ha voluto sottolineare, così come ha
fatto Adamo, che si è avviato per la prima volta un processo di riforma, nel
senso di togliere il cappello tipico del nostro bilancio, che è un contenitore
di spesa fine a se stesso, per incominciare, sotto alcuni aspetti, ad avviare elementi di investimento per lo sviluppo.
E’ chiaro che è difficile
in questa direzione fare grandi manovre, noi abbiamo un bilancio che è legato
ad alcuni momenti storici che ci portiamo addosso e che non ci permettono di
liberare quella poca spesa a disposizione per innovare lo strumento centrale
della Regione Calabria, però questa volta – e ringrazio l’assessore Adamo – si
è incominciato a pensare ad una nuova filosofia che deve attrarre anche
l’impegno della minoranza. Cambiare la struttura del bilancio non può essere solo
un discorso del centro-sinistra. Devo dire che negli interventi degli amici
dell’opposizione ho, invece, notate alcune volte – lo dico con grande soddisfazione
– elementi di apertura e di voglia di partecipazione, a compimento di questo aspetto
centrale del ragionamento che sto cercando di esprimere in questo momento e
sono d’accordo con loro perché, se non andiamo a riformare il bilancio nella
sua struttura portante, per quello che è possibile fare, in realtà non diamo
alla Regione quel segnale tipico di cambiamento che, se non accompagna lo strumento
principale, non può apparire in altri settori, onorevole Morelli.
Ecco, in questa
direzione dico che il confronto deve essere più serrato, più aperto, meno
blindato, ne sono convinto, ma siamo ad un bivio obbligato e nessuno di noi si
può assolutamente tirare indietro.
Io sono contento
di aver partecipato insieme ai capigruppo del centro-sinistra all’allestimento
di un emendamento importante che è stato accolto dal governo e che è riferito a
considerare i Comuni centrali, verso i quali noi
decentriamo delle funzioni, ma nello stesso tempo dobbiamo dare una capacità di
investimento maggiore rispetto al passato, altrimenti le funzioni si perdono
per strada.
Allora quasi 5 milioni
di euro che, attraverso la strada del mutuo, possono portare una cifra di 100 milioni
di euro a disposizione delle nostre comunità sono una boccata d’ossigeno importante,
così come si è lavorato, anche se in una dimensione più piccola, comunque importante,
a favore della piccola e media impresa e nel momento in cui si rafforza la capacità
del settore confidi.
Allora c’è questa
iniziativa del Governo regionale che vuole mettere da parte la logica di un bilancio
fermo, ingessato, che non respira, che non porta nulla e che, invece, apre –
come apre questo bilancio – anche al sociale, se è vero, come è vero, che rispetto
al precedente documento finanziario si maggiora la spesa del 35 per cento,
anche se noi lamentiamo l’assenza ancora delle linee-guida e quindi il piano
sociale.
Io sono stato relatore della legge 23 – l’onorevole Morelli ricorderà questa
grande battaglia di civiltà che abbiamo condotto – ecco, una legge che deve diventare
efficace e io faccio appello in questa seduta importante alla responsabilità
del Governo perché porti al più presto le linee-guida in Consiglio regionale, perché
la grande riforma dei servizi sociali possa diventare un atto concreto, una Regione
che guarda all’Europa, che diventa ed è il cuore del Mediterraneo – ed io mi auguro
che lo diventi anche concretamente e non solo filosoficamente – non può non investire
sul sociale, non può non puntare su nuove linee-guida per riordinare quei
servizi che, alla fine, sono alla base della civiltà e del progresso di una
regione.
Quando si perdono
le filosofie centrali delle politiche sociali perché le risorse lo impediscono,
in quel momento andiamo a minare il cuore centrale, pulsante della nostra
regione. Possiamo investire in altri settori, ma se le sacche di emarginazione
sociale non vengono aggredite nel modo giusto, noi
costruiremo una società di carta che, probabilmente, sarà colorata e sarà
appariscente, ma che avrà, purtroppo, nel suo cuore pulsante il disagio di una
parte della società che è debole e che, quindi, non consente alla Calabria di arrivare
verso le strade che noi tutti ci auguriamo.
Quindi che
vengano al più presto le linee-guida del sociale qui in Consiglio regionale.
Non la voglio
fare lunga, voglio semplicemente augurarmi che sia scongiurato il pericolo che
la Calabria non possa veramente usufruire dei fondi europei nella misura in cui
tutti ci auguriamo, perché 4 milioni di euro sono necessari, sono importanti,
il bilancio che noi approviamo e che comincia ad avere una filosofia nuova può
essere importante se diventa un fatto unico con le risorse europee, altrimenti
ci prendiamo in giro, altrimenti faremo veramente solo parole.
Allora una
struttura moderna, meno ingessata, per come l’ha disegnata l’onorevole Adamo mi
sta bene e chiaramente deve, nello stesso tempo, interagire con i fondi europei
che, ormai, proprio perché, se
arriveranno – e io ritengo che arriveranno – saranno per l’ultima volta a
disposizione di questa Regione, abbiamo il sacrosanto dovere di non sbagliare,
di fare la nostra parte. Mi rivolgo anche all’opposizione perché la partita è
così seria e così importante, siccome la Calabria non appartiene ad una parte
della politica, ma appartiene a tutti coloro che nelle varie occasioni di
presenza danno un contributo, beh, io dico che questa partita è importantissima
per rilanciare una Regione che, altrimenti, poi non avrebbe i mezzi necessari
per uscir fuori, nonostante l’impegno che ognuno potrebbe mettere al di là del
colore stesso del governo della Regione.
E’ un momento forte, serio, io direi che è un momento centrale per la
vita futura di questa Regione, ecco perché finalmente oggi si comincia a
parlare di cose concrete, lo spauracchio dello scioglimento del Consiglio
regionale comincia ad allontanarsi, perché qui dobbiamo lavorare, qui dobbiamo
produrre e qui voglio ringraziare pubblicamente il Presidente del Consiglio, Bova, perché lo spettro di un provvedimento che poteva,
sotto alcuni aspetti, falciare il cuore della democrazia calabrese fosse
allontanato, perché sicuramente le scommesse, per essere vinte, devono essere
giocate sul campo e quindi non ritornando dopo un anno alle elezioni, non so
per cosa dire agli elettori stessi.
Finisco, augurando
che inizi veramente una nuova stagione forte. Il centro-sinistra, in questi giorni,
presenterà all’esterno e all’interno una vitalità che fa parte di questa voglia
di diventare protagonisti dello sviluppo della nostra regione. I flash prima sottolineati sotto alcuni aspetti che Borrello e Adamo ci hanno assegnato con i loro ragionamenti
fanno parte, quindi, di questo modo nuovo di concepire lo strumento finanziario
economico più importante della nostra regione, dobbiamo quindi con anche importanti
momenti di ristrutturazione aprire nuovi varchi.
L’onorevole
Morelli faceva bene quando ci
rimproverava per un documento firmato, comunque in un modo stranamente trasversale,
per la riforma degli enti subregionali. Dobbiamo aprire
questa nuova stagione, il decentramento che finalmente concretamente parte e fa
da sfondo a questo grande desiderio di riforma. Ringrazio Loiero,
la Giunta regionale e tutti coloro che hanno lavorato perché iniziasse concretamente
la stagione del decentramento, perché io sono stato tra coloro che insieme,
allora, al senatore Fuda e alla maggioranza e opposizione
dell’altra legislatura, ha creduto in un decentramento che potesse finalmente
aprire ai territori, aprisse ai Comuni, alle realtà, anche se so quanto è difficile,
quanto purtroppo può portare in una società non organizzata dei momenti di sbandamento.
Ma la scommessa è forte, è di
alta civiltà, Loiero ha voluto osare, noi abbiamo il
dovere, maggioranza e minoranza, per quello che rappresentiamo nei nostri territori,
di fare la nostra parte fino in fondo perché il decentramento diventi il cuore
pulsante dei nostri territori che non devono essere vessati da un centralismo regionale,
come è stato nel passato, ma devono diventare l’anima portante di quel cambiamento
che noi tutti ci auguriamo.
A livello
nazionale siamo accreditati bene, il Governo che vuole puntare sul porto di Gioia Tauro
dimostra di guardare in avanti in senso positivo, la Regione Calabria ha
bisogno di accreditarsi a livello internazionale, per farlo deve scommettere sulle grandi cose che ha:
Gioia Tauro, insieme al raccordo con Lamezia Terme, diventa cuore pulsante di una regione che
vuole diventare nel Mediterraneo parte attiva dell’economia. Noi non ci dobbiamo
inventare Gioia Tauro, perché ce l’abbiamo
e i soldi arriveranno perché, quando si investe su Gioia Tauro,
non investe solo la Calabria, ma investe l’Europa, il cuore del Mediterraneo.
Questa politica importante,
seria che il centro-sinistra sta portando a Roma in questa direzione può diventare
per la nostra regione finalmente la strada
maestra per uscire dalle chiacchiere ed entrare nelle cose concrete,
partendo dai gioielli di casa nostra, partendo da quello che fa la storia delle
nostre popolazioni.
Finisco, anche se
gli argomenti sul tappeto sono tanti – ma gli amici
che hanno preso la parola prima di me sono stati esaustivi –, ma non perdiamo questa
occasione per tutti insieme rilanciare questa nostra regione.
Abbiamo detto che
questo bilancio non cambia la Calabria, ma che dà dei segnali e una filosofia
diversa. Io, con l’onorevole Sculco, in molte riunioni
ho messo in evidenza – e lui in questo, da sindacalista che è, lo ha rimarcato
più di me – che c’era bisogno di dare dei segnali di cambiamento. Quando si è
pensato a dare una capacità di investimento ai piccoli Comuni, in realtà si è
pensato al territorio, al cuore della Calabria, si è pensato finalmente ad una filosofia
economica che non dà finanziamenti per favorire questo o quell’altro
comparto legato a interessi particolari, ma apre alla società nel suo insieme,
agli enti centrali della Calabria per avviare una stagione di cambiamento che
tutti ci auguriamo.
PRESIDENTE
La parola
all’onorevole Magarò.
Intervengo per portare un contributo alla discussione, iniziando col dire che un primo significativo sforzo nella direzione del cambiamento, dell’innovazione è stato compiuto con questa proposta di bilancio. Devo anche dire che un contributo importante è venuto dal Consiglio e dalla Commissione consiliare. Troppe volte, ed ingiustamente, il Consiglio nella sua interezza è stato criticato perché è stato poco operoso. La testimonianza di questo lavoro contraddice questa impostazione e questo giudizio: i gruppi di maggioranza si sono spesi con impegno, con determinazione nella direzione di portare un contributo di cambiamento e di innovazione attraverso l’approvazione del documento contabile.
I lavori della Commissione, e anche stasera del Consiglio,
hanno evidenziato che ci sono all’interno di questa istituzione intelligenze,
passioni, professionalità, competenze che, se vengono
coordinate, se si dà la possibilità di lavorare, possono risolvere le questioni che i calabresi hanno davanti.
E’ emerso, nel lavoro
di questa ultima settimana ed anche stasera, che c’è tanto da fare ancora in questa
nostra regione, c’è tanto da fare nei suoi settori principali, in tutte le
aree, c’è da fare perché i calabresi si aspettano risposte ai bisogni e alle
attese, che pur ci sono in questa nostra regione. Dobbiamo, però, pur dire che
la regione è cresciuta, è cambiata, però può ancora migliorare, può crescere ancora di più.
La domanda che mi
pongo è: si può fare di più e di meglio rispetto a questo primo significativo
sforzo compiuto dalla Giunta con il contributo migliorativo della Commissione e
del Consiglio? Io penso di sì, perché accanto ad alcuni positivi sforzi
compiuti, se ne possono fare ancora tanti altri.
Io penso che
possiamo salutare con passione e soddisfazione alcuni segnali, quelli che vanno
nella stabilizzazione del precariato, quelli che vanno nel sostenere i progetti
dell’occupazione, possiamo sostenere e segnalare con passione il lavoro,
l’impegno che si è assunto di rivedere e riorganizzare gli enti strumentali.
Per la verità, avevamo già approvato una mozione l’anno scorso che impegnava il
Consiglio a procedere nei tre mesi successivi alla riforma degli enti
strumentali.
Io mi auguro,
avendo previsto adesso novanta giorni, che la Giunta sia
in grado di presentare segnali di cambiamento.
Così come penso
che un segnale importante è aver rifinanziato la legge
24, che è una competenza dell’assessore ai lavori pubblici (Incarnato) che, nell’ambito
delle sue competenze e del lavoro che ha svolto in questa prima parte della legislatura,
è un lavoro positivo, importante che va nella direzione di introdurre forti elementi
di discontinuità, di cambiamento, di innovazione e di trasparenza.
Io penso che si
possa fare di più e di meglio se utilizziamo al meglio due concetti, due
parole: la prima è la qualità, la seconda è la premialità.
Ritengo che questa nostra regione ha bisogno di qualità, non ha bisogno di
tante opere pubbliche, di tanti servizi, di tante strutture, ha bisogno di
qualità e di qualità ce n’è bisogno nella progettazione, nelle infrastrutture,
nei servizi sociali, nella sanità, nella pubblica amministrazione. Per avere la
qualità, penso che dobbiamo spenderci ed impegnarci attorno anche ad un altro
concetto, che è il concetto della premialità, cioè
premiare in Calabria quelle strutture, quei settori, quegli ambiti che sanno
fare di più, che vanno aiutati. Ecco, premiare i sindaci che sono in grado di spendere
le risorse, di spenderle bene, premiare i sindaci che non ricorrono alle
perizie di varianti, che ultimano i lavori nei tempi stabiliti dai contratti;
premiare le aziende sanitarie che riducono le liste d’attesa, che migliorano la
qualità dei servizi e delle prestazioni, cioè premiare tutti quei settori in
grado di migliorare la qualità dei nostri servizi. E di qualità dei servizi ce
n’è bisogno in questa nostra regione, c’è bisogno di avere più acqua, più
servizi legati ai rifiuti, allo smaltimento, c’è bisogno di avere una sanità di
qualità, c’è bisogno di avere un’attenzione nei servizi sociali, nei trasporti
e nelle infrastrutture.
Io penso che
possiamo fare di più e di meglio soprattutto su altre due questioni: una riguarda
i giovani che sono la vera emergenza di questa nostra regione. I giovani,
oramai, hanno difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro, pur avendo competenze
e professionalità. I giovani restano nelle loro case a sostegno dei loro
genitori fino a quarant’anni.
Allora penso che
ci debba essere una politica verso i giovani, che significa più formazione, più
professionalità, sostegno all’accesso alla vita matrimoniale, sostegno
all’acquisto della casa, della professionalità, dell’inserimento nel mondo del
lavoro.
Per fare questo
penso che ci sia bisogno, nei prossimi giorni, nei prossimi mesi, col prossimo strumento
finanziario, di eliminare sempre di più gli sprechi, indirizzando e liberando
risorse alla qualità, alla produttività, alle parti migliori di questa nostra
regione. Un primo sforzo è stato compiuto, segnaliamo importanti cambiamenti,
siamo certi che nel prosieguo della legislatura faremo sempre di più e sempre
meglio.
Penso che la
gente di Calabria si aspetti da questa maggioranza, dal centro-sinistra, una discontinuità
rispetto al passato ed io in questo bilancio intravedo alcune forti discontinuità
rispetto al passato. Dobbiamo avere più coraggio, dobbiamo andare ancora più avanti, dobbiamo rischiare
quelle trasformazioni di cui abbiamo bisogno e in questo lavoro di cambiamento,
di innovazione, di rischio delle trasformazioni fatemi salutare con attenzione
l’impegno del Presidente di questa Assemblea, che si spende sempre per difendere
i valori, gli ideali, il ruolo di questo Consiglio, ma si spende sempre di
premere l’acceleratore sul cambiamento e di non frenare sempre in questa
direzione.
Io penso che questi
segnali positivi saranno utili alla Calabria e saranno accettati dai calabresi
con fiducia e con ottimismo e apriremo una nuova stagione di rilancio dell’attività
amministrativa.
Con l’intervento dell’onorevole Magarò è terminata la parte generale del dibattito.
Prima di aggiornare la seduta, do ulteriori comunicazioni.
Legge un seguito di comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
La seduta riprenderà domani mattina alle 10,00 in punto.
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:
“Protocollo d'intesa e collaborazione tra la Regione Toscana e la Regione Calabria in materia di scambio e trasferimento di conoscenze e buone pratiche di collaborazione, di coesione sociale, di innovazione (delibera G.R. n. 497 del 31.07.2006)” (P.P.A. n. 168/8^)
E' assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali e affari generali.
(Così resta stabilito)
“Programma autosostenibile di sviluppo nel Settore forestale regionale (Delibera G.R. n. 537 del 31.07.2006)” (P.P.A. n. 169/8^)
E' assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio – protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio, programmazione economica e attività produttive - per il parere.
(Così resta stabilito)
E’ stata, inoltre, presentata la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa dell’Ufficio di Presidenza:
“Assestamento bilancio di previsione del Consiglio regionale della Calabria ‑ Anno finanziario 2006. (Delibera Ufficio di Presidenza n. 60 del 3/8/2006)” (P.P.A. n. 170/8^)
Borrello. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
dagli organi di stampa si apprende che è stata deliberata dalla Giunta regionale la costituzione di un Gruppo di lavoro per la predisposizione del nuovo Piano regionale della salute;
pur salutando con soddisfazione la lodevole iniziativa di dare finalmente inizio alla redazione del Prs, non si può omettere di esprimere qualche perplessità sulla composizione del citato gruppo di lavoro che poteva e doveva ricomprendere al proprio interno professionalità indigene forse più di altri consapevoli delle problematiche sanitarie da cui partire per una efficace terapia riorganizzativa di un sistema sanitario claudicante;
non sempre le provenienze o i ruoli importanti ricoperti in altre realtà regionali producono gli effetti desiderati essendo impossibile trasferire d'emplain modelli senz'altro validi in Toscana o altrove;
si apprende, infine, che il ruolo di Coordinatore del gruppo di lavoro è stato affidato ad un non meglio specificato "Ennio Apicella" dell'Avvocatura dello Stato -:
se il nominativo dell'Avv. Apicella è identificabile nella medesima persona, Avv. Giuseppe Ennio Apicella, che per l'intera passata legislatura, imperante Chiaravalloti, ha assommato una serie di incarichi per funzioni le più disparate che vanno da consulente giuridico in materia di contenzioso del personale regionale, a Commissario straordinario dell’Asl 7 di Catanzaro, per finire dulcis in fundo, consulente esterno del Presidente Chiaravalloti.
(92; 02.08.2006)
Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
l'Azienda Ospedaliera "Mater Domini" di Catanzaro, con il bando pubblicato sulla G.U. del 27/05/2006, ha indetto la gara di appalto per il servizio di pulizia, disinfezione, sanificazione sanitizzazione della stessa Azienda e del centro oncologico della fondazione Tommaso Campanella;
il capitolato speciale d'appalto prescrive all'art. 13, come requisito per l'ammissione alla gara, da parte delle imprese, l'aver fatturato complessivamente nel corso del triennio 2003, 2004 e 2005 un importo non inferiore ad euro 10.000.000,00 oltre Iva;
lo stesso capitolato prescrive di aver fatturato complessivamente nello stesso periodo di tempo un importo non inferiore ad € 5.400.000,00 oltre Iva nell'espletamento dello stesso servizio presso Aziende ospedaliere pubbliche;
nei raggruppamenti temporanei di impresa i requisiti devono essere posseduti da tutte le imprese del raggruppamento, con l'avvertenza che il fatturato minimo richiesto deve essere riferito, nella misura del 70 per cento, all'impresa capogruppo e per la restante parte alle imprese raggruppate;
la capacità e l'idoneità di una impresa a realizzare il fine perseguito dall'amministrazione appaltante sono caratteristiche che non possono essere fatte risalire all'entità del proprio fatturato, poiché esso non costituisce criterio distintivo dell'affidabilità tecnica e professionale delle stesse;
il decreto legislativo 163/2006 "Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/1S/CE che recita "l'esecuzione di opere e lavori pubblici, servizi e forniture, deve garantire la qualità delle prestazioni e svolgersi nel rispetto dei principi di libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità, nonché quello di pubblicità con le modalità indicate nel presente codice";
la stampa locale si è interessata del problema, in maniera molto critica, dando risalto alla contestazione della Confederazione nazionale dell'artigianato e delle piccole e medie imprese, sede provinciale di Catanzaro, la quale ha presentato ricorso al Tar per difendere le imprese -:
se non ritiene, alla luce di quanto è avvenuto di attivare l'istituto dell'autotutela e sospendere immediatamente ogni atto istruttorio finalizzato all'aggiudicazione della gara d'appalto;
se è vero come sostiene il Cna di Catanzaro che il bando disattende alcune direttive europee indebolendo i principi della concorrenza e trasparenza nelle procedure di aggiudicazione;
se non ritiene che il contenuto del bando sia così palesemente discriminatorio nei confronti delle imprese calabresi da arrecare un grave pregiudizio al lavoro in Calabria, in un momento di particolare crisi occupazionale;
se non ritiene che sia arrivato il momento di assicurare l'applicazione della Direttiva 2004/18/CE, ricorrendo a meccanismi efficaci, accessibili e trasparenti, istituendo una specifica autorità indipendente;
se non sia arrivato finalmente il momento, con la direzione politica dell'Unione, di garantire ai lavoratori della Calabria, non già privilegi, ma almeno gli stessi diritti degli altri lavoratori italiani.
se la soglia economica complessiva richiesta dal capitolato d'appalto non sia una trovata per togliere di mezzo la concorrenza nella fattispecie quella calabrese.
(93; 03.08.2006)