VIII legislatura
12.
Seduta di martedì 6 dicembre 2005
Presidenza del Presidente Giuseppe Bova
La seduta inizia
alle 11,15
Signor Presidente, vorrei chiedere l’aggiornamento della seduta di un’ora, un’ora e mezza, è una richiesta che, fra l’altro, mi pesa formulare perché noi siamo stati sempre puntuali, non abbiamo nemmeno negato ad altri questa necessità, per cui, se c’è disponibilità, vorremmo che l’inizio della seduta venisse rinviato di un’ora e mezza.
La seduta viene aggiornata alle 13,00.
La seduta sospesa alle 11,20 è ripresa alle 13,16
Antonio BORRELLO, Segretario Questore
Legge il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Antonio BORRELLO, Segretario Questore
Legge le interrogazioni e
le mozioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
Passiamo all’ordine del giorno,
sono iscritti a parlare l’onorevole Nucera e l’onorevole Naccari.
La parola all’onorevole Nucera.
(Interruzione)
…ha alzato la mano per primo…
(Interruzione)
No, ho detto che hanno chiesto la parola gli onorevoli Nucera e Naccari…
(Interruzione)
Siccome credo che si tratti di fattispecie differenti…
Presidente, nei giorni scorsi – il 2 dicembre con precisione – molti consiglieri della Casa delle libertà hanno sottoscritto una lettera con la quale le inviavano la richiesta, molto semplice, di affrontare subito, già da oggi, in Consiglio regionale, un dibattito su quanto sta avvenendo politicamente in Calabria.
Ci sono tante cose di cui discutere e che leggiamo giornalmente sulla stampa, ci sono dichiarazioni di autorevolissimi esponenti nazionali dei partiti, del Presidente della Giunta regionale, l’onorevole Agazio Loiero, che manifesta inquietudine e perplessità, ci sono dichiarazioni di autorevoli assessori, ci sono altrettanti colleghi capigruppo e consiglieri che manifestano uno stato di insoddisfazione complessivo sulla situazione politica, ma ancor di più ci sono una stampa locale, una stampa regionale e una stampa nazionale che, giorno dopo giorno, non mancano occasione per porre la Calabria al centro di un dibattito nefasto.
Noi vorremmo un po' di chiarezza, per una serenità anche dello spirito,
per una tranquillità della
nostra azione. Vorremmo che tutti questi loquaci
uomini politici che, giorno dopo giorno, si affannano a dare notizie sulla stampa –
perché sono notizie, fra l’altro,
virgolettate, mai smentite da nessuno – si confrontassero in un pubblico
dibattito in quest’Aula, che è la sede naturale,
il posto più di ogni altro nel quale la democrazia deve porre a fondamento e
alla base di qualsiasi opinione, di
qualsiasi confronto, di qualsiasi dibattito, di qualsiasi esternazione si
voglia portare in evidenza.
Questa lettera, che forse
non ha seguito i canoni ortodossi del Regolamento, perché conosciamo il
Regolamento e i ritmi che impone alle richieste,
ha semplicemente questo scopo.
Anche
oggi sulla stampa abbiamo preso atto di alcune dichiarazioni importanti,
autorevoli. Noi vorremmo che tutte queste esternazioni fossero in quest’Aula
affrontate e discusse, per capire se esse sono fatte da soggetti che la mattina
si svegliano dopo avere avuto una notte tormentata e dichiarano cose in maniera
irresponsabile o se realmente questa Calabria stia soffrendo un male per il
quale, purtroppo, non riusciamo a trovare alcuna medicina.
La
cosa ancora più grave che mi sembra di cogliere è che questo malessere non è
presente soltanto all’interno della coalizione di maggioranza che dovrebbe
governare questa Regione, ma è un malessere che ormai si è insinuato nell’anima
e nella coscienza dei calabresi, nell’anima e nella coscienza di coloro che si
vedono sempre di più guidati da un Governo regionale lacerato al suo interno,
senza un indirizzo ben preciso, senza un orientamento. D’altronde, questa
lacerazione l’avvertiamo nei risultati di otto mesi di attività legislativa e
di governo che non hanno prodotto alcun effetto.
Presidente,
questo era il motivo per cui volevo parlare, questa è la richiesta che la prego
di valutare con la dovuta attenzione ed aprire, dunque, già da subito, prima
ancora di affrontare qualsiasi altro punto all’ordine del giorno, un dibattito
sereno, pacifico, democratico, ma non tanto per dare soddisfazione ad
un’esigenza di schieramento politico, assolutamente, no, quanto invece per dire
ai calabresi ciò che sta avvenendo nella nostra regione. E’ un’esigenza dello
spirito, della democrazia e che tutti quanti noi avvertiamo come fatto
naturale, in un momento così difficile per la Calabria.
Prima
di dare la parola all’onorevole Naccari, rispondo sulla questione posta
dall’onorevole Nucera, Presidente del gruppo dell’Udc.
Ho
ricevuto, credo nella giornata di venerdì, una richiesta a firma dell’onorevole
Nucera, dell’onorevole Gentile, Presidente del gruppo di Forza Italia, e
dell’onorevole Sarra, Presidente del gruppo di Alleanza Nazionale, con cui mi
si chiedeva la convocazione di una seduta straordinaria per discutere della
situazione politica calabrese.
Come
i colleghi sanno, siamo in una fase ordinaria del calendario e in questa fase
sedute straordinarie, di norma, il Regolamento non ne prevede. Il mio dovere,
per rispetto pieno delle regole, era porre questa questione all’ordine del
giorno di una seduta da tenersi entro venti giorni. Comunque, immediatamente
dopo aver ricevuto la richiesta dei colleghi, ho chiamato il Presidente della
Giunta per concordare con lui la prima giornata di sua disponibilità affinché,
accolta la richiesta, quest’Assise potesse discutere nel merito delle questioni
poco fa rammentate all’Aula dall’onorevole Nucera. La prima data utile è il
prossimo martedì 13 dicembre.
Comunico
formalmente all’Assemblea quanto ho appena anticipato: è intenzione ed impegno
di questa Presidenza convocare in seduta straordinaria il Consiglio regionale
con all’ordine del giorno come unico punto la situazione politica alla Regione
Calabria e quindi, in questo senso, non in termini burocratici, ma in tempi
ravvicinati, la prima data utile, la richiesta dei colleghi della minoranza,
così come prevede lo Statuto e il Regolamento, ha una risposta positiva.
Esaurito
questo punto, do la parola all’onorevole Naccari che aveva chiesto di parlare.
Presidente,
chiedo l’inserimento all’ordine del giorno di
alcuni provvedimenti: il 64/8^ concernente l’interpretazione autentica della legge regionale numero 12 del 2005
ed altri già licenziati con urgenza
dalla seconda Commissione e relativi ai bilanci delle Apt e al bilancio dell’Ardis di Reggio
Calabria.
PRESIDENTE
Vuole ripetere, onorevole Naccari, perché vogliono sentire anche i
colleghi…
Ho chiesto l’inserimento
all’ordine del giorno di provvedimenti, alcuni dei quali già licenziati dalla
seconda Commissione, che fanno riferimento ai bilanci delle Apt e al bilancio
dell’Ardis, e di un provvedimento presentato, il 64/8^, di interpretazione autentica della legge regionale
12 del 2005.
(Interruzione)
Ora
appunto lo chiediamo, così verrà distribuito.
Io ho
una copia che deve essere distribuita ai colleghi, ho, anche, un elenco di
pratiche definite dalla Commissione consiliare ed una riguarda la proposta di
provvedimento amministrativo recante: “Bilancio di previsione dell’Apt di
Catanzaro”; la seconda è la fattispecie simile che riguarda l’azienda di
promozione turistica di Reggio Calabria; la terza Vibo, la quarta Crotone, la
quinta Cosenza. Poi c’è una sesta proposta, in questo caso riguarda il
provvedimento amministrativo recante il bilancio di previsione dell’Ardis di
Reggio Calabria. Per quanto ne sappia, in merito a quest’ultimo punto, si
sostiene che, qualora il Consiglio regionale non lo approvasse, si recherebbe
un danno materiale ai soggetti che dovrebbero avere borse di studio, eccetera.
Se non ho capito male, l’onorevole Naccari chiede che questi punti si
inseriscano a seguire dopo il quinto punto all’ordine del giorno.
Chiedo, inoltre, l’inserimento come primo punto all’ordine del giorno della proposta
di legge 64/8^ di interpretazione
autentica della legge sullo spoil system
e poi, a seguire, gli altri provvedimenti, iniziando dal bilancio dell’Ardis di
Reggio e continuando con i bilanci delle singole Apt.
PRESIDENTE
Hanno
chiesto di parlare gli onorevoli Occhiuto, Talarico, Principe.
Prego,
onorevole Occhiuto.
Parlo sulla proposta
dell’onorevole Naccari.
Mi pare che su quella parte della proposta
relativa alle pratiche definite dalla competente Commissione
consiliare ci potrebbe essere anche l’adesione della minoranza, altra cosa rispetto a queste è, invece,
l’inserimento all’ordine del giorno di una proposta
di legge che è un’interpretazione
autentica di un’altra legge, e che meriterebbe di essere approfondita in
Commissione, su questo credo che quest’Aula non sia nelle condizioni di potersi
esprimere. Vorrei ricordare a me stesso che per l’inserimento all’ordine del giorno
di una pratica occorrono due terzi dei voti, per cui, sulle pratiche che la
Commissione ha licenziato, attesa anche l’urgenza, credo che non ci siano
problemi. Sul resto, mi chiedo se ancora una volta non si voglia mortificare
l’Aula del Consiglio regionale.
L’onorevole
Nucera, prima, diceva che sarebbe stata buona cosa se il Presidente Loiero e la
sua maggioranza oggi avessero utilizzato l’occasione, al di là del Regolamento,
per discutere delle questioni politiche che stanno riguardando la Regione in
questi giorni. Non lo vogliono fare? Si farà nella prossima seduta? Ci sta
bene, però non si mortifichi l’Aula ancora, ponendo in votazione provvedimenti
che le Commissioni non hanno affatto esaminato e sui quali non c’è oggi nemmeno
la consapevolezza necessaria per poter deliberare.
PRESIDENTE
La
parola all’onorevole Principe.
Signor Presidente, vorrei esprimere il parere favorevole del governo sulla richiesta dell’onorevole Naccari riguardante l’Ardis di Reggio Calabria, il cui consuntivo è stato approvato dal dipartimento bilancio, che ho l’onore di dirigere grazie alla fiducia dell’onorevole Loiero, dalla Giunta e dalla Commissione consiliare.
Siccome l’Ardis, come ben sapete tutti, si interessa di diritto allo studio e ci sono tanti giovani in attesa di borse di studio e di altri servizi che noi diamo attraverso appunto l’Ardis, pregherei che la proposta dell’onorevole Naccari venisse accolta e mi permetto di chiederlo anche agli amici della minoranza.
Ho sentito le valutazioni dei colleghi della minoranza,
ho ascoltato – fermo restando che
occorre un voto formale – che su tutti i provvedimenti amministrativi
licenziati dalle Commissioni che riguardano le Apt e l’Ardis c’è la
disponibilità piena anche dei gruppi della minoranza a votare favorevolmente il
loro inserimento all’ordine del giorno.
C’è, invece, e vorrei
sentire in proposito il parere del proponente, una diversa opinione in riferimento alla proposta di
legge 64/8^, manifestata dall’onorevole Occhiuto che ricordava – e
non c’è bisogno che lo faccia anch’io – tra
l’altro che, qualora da parte dell’onorevole Naccari e della maggioranza si insista, l’inserimento all’ordine
del giorno può essere ottenuto solo nel momento in cui i due terzi dei votanti
si esprimono favorevolmente.
Allora, come procediamo?
Votiamo, intanto, l’inserimento a partire dal sesto punto all’ordine del
giorno, a seguire, delle proposte da uno a sei su cui siamo tutti d’accordo e immediatamente dopo…
(Interruzione)
Va beh, allora lei vuole
sentire la valutazione della
maggioranza.
E’ evidente, d’altra
parte che noi abbiamo approvato all’unanimità i vari punti in Commissione che fanno riferimento
all’Ardis e all’Apt... Per quel che concerne la legge di interpretazione autentica della
normativa introdotta dallo spoil system ho ritenuto fosse
urgente e necessario la sua
discussione per il nostro ordinamento, certo ho la consapevolezza di quanto ha
detto il Presidente, cioè che su questo ci deve il voto favorevole dei due
terzi dell’Assemblea. Se questa disponibilità non vi è da parte della
minoranza, non posso fare altro che sdoppiare la richiesta e, quindi, insistere
sulla proposta di mettere all’ordine del giorno i provvedimenti riguardanti
Ardis e Apt.
Vuole
intervenire?
(Interruzione)
No,
da quello che ho capito, di fatto l’onorevole Naccari, pur avendo motivato il
perché dell’urgenza, accetta l’ipotesi di lavoro avanzata dall’onorevole
Occhiuto. Ho sbagliato?
No,
anche perché, voglio ricordarlo, l’interpretazione autentica sarebbe stato un
atto in più che noi avremmo fatto per avere un elemento ulteriore di
chiarimento, essa non modificherebbe nulla della normativa che è stata
applicata e potrà essere applicata in seguito.
PRESIDENTE
La
parola all’onorevole Talarico.
Solo a chiarimento dell’ultima proposta dell’onorevole Naccari che mi sembra formulata nel senso che questa proposta di legge, presentata peraltro oggi – vedevo il timbro che riporta la data del 2 dicembre, quindi presentata nei giorni scorsi – segue l’iter normale di tutte le altre, viene, cioè, annunciata in Consiglio e va in Commissione. Siccome questo progetto di legge va ad incidere su una legge particolare, discussa e controversa per certi versi, visto che ci sono anche pendenze davanti alla Corte costituzionale, ritengo che debba andare in Commissione seguendo il percorso naturale ed istituzionale di tutte le proposte di legge, quindi, viene annunciata oggi, viene istruita dalla prima Commissione che è competente a dare il proprio giudizio e poi riportata in Aula.
Se è questo, per quanto ci
riguarda siamo disponibili a votare favorevolmente all’inserimento sia dei
provvedimenti relativi alle Apt sia a quello riguardante l’Ardis.
Non è compito entrare nel merito, di certo l’inserimento
all’ordine del giorno, a questo punto, riguarda, credo che i colleghi abbiano
l’elenco…
(interruzione)
…
l’elenco di sei pratiche, cinque riguardano proposte riferite al bilancio di
previsione delle Apt, quante sono le province della Calabria, a partire da
quella di Catanzaro; la sesta proposta riguarda, invece, solo un’Ardis, quella
di Reggio.
La
proposta è quella di un loro inserimento all’ordine del giorno a partire dal
punto sei, cioè la prima proposta diventerebbe la sesta e poi a seguire, per
cui le proposte che sono al sesto, settimo e ottavo posto all’ordine del giorno
scaleranno ulteriormente.
Pongo
in votazione, di inserimento all’ordine del giorno dei provvedimenti di cui
alla richiesta dell’onorevole Naccari.
(Il Consiglio approva)
(Interruzioni)
Inserimento
all’ordine del giorno dei provvedimenti amministrativi che riguardano le Apt di
Catanzaro, eccetera, e l’Ardis di Reggio Calabria, inseriti dal sesto punto in
poi.
Volete
che ripeta la votazione? Avevamo votato formalmente… No… Le proposte sono
formalmente inserite, l’ordine del giorno così modificato viene punto per punto
sottoposto alla valutazione dell’Aula.
Il
primo punto riguarda il provvedimento amministrativo di iniziativa dell’Ufficio
di Presidenza, il numero 42/8^, recante: “Approvazione conto consuntivo del
Consiglio regionale, esercizio finanziario 2004”.
E’
relatore l’onorevole Borrello, che ha facoltà di intervenire..
Mi rifaccio alla relazione scritta.
PRESIDENTE
Qualcuno chiede di intervenire?
Presidente, sul conto consuntivo, come lei sa, io sono stato…
(Interruzioni)
Non la fa la relazione…
Presidente, non siamo riusciti a capire se siamo al primo punto e se c’è la relazione del relatore. Ci può chiarire?
Il relatore si richiama alla relazione che accompagna
il provvedimento e su questo, se c’è, si apre il
dibattito.
Chiedo di rinviare la trattazione del punto. Come lei sa, attraverso una missiva le ho richiesto alcuni documenti che dovrebbero essere a corredo di questo atto. Non sono ancora pervenuti, sicuramente per l’esigenza di completare in maniera esaustiva le informazioni poste in dotazione ai consiglieri per poter valutare opportunamente il provvedimento, quindi, ritengo che sia opportuno rinviare l’approvazione di questo punto alla prossima seduta utile.
Gesuele VILASI
Ci sono problemi nella
maggioranza? Perché possiamo pure darvi una mezzora, una sospensione, qualcosa…
(Interruzione)
Va bene!
PRESIDENTE
La parola al relatore.
Ritengo di dover sottolineare che sia il bilancio di previsione sia il
conto consuntivo del Consiglio hanno un iter
diverso rispetto ai provvedimenti ordinari,
leggi, provvedimenti amministrativi, nel senso che non è previsto il passaggio
in Commissione, ma la discussione
avviene direttamente in Aula, per cui se ci sono elementi
su cui far evidenziare
chiarimenti, integrazioni rispetto al complesso del provvedimento, credo che il
Presidente del Collegio dei revisori possa essere ed è nelle condizioni di
soddisfare questo tipo di richieste.
Prego i capigruppo di avvicinarsi banco della Presidenza.
(I capigruppo si portano al banco della Presidenza)
Sentiti i capigruppo,
si propone di sospendere la discussione sul punto e di esaminarlo in successiva seduta.
Presidente,
sull’esito della riunione dei capigruppo, per cortesia se ci vuole informare,
perché, per quanto mi riguarda e per quanto mi risulta, i capigruppo della
minoranza sono per votare subito e favorevolmente il conto consuntivo.
Lei
sta ribadendo una cosa che mi era sembrata già chiara: non c’era l’unanimità ed
assumendomene la responsabilità, ho proposto di aggiornare la discussione su
questo punto, ma quello che lei dice è vero.
L’ordine del giorno reca: proposta di provvedimento amministrativo numero 54/8^ di iniziativa della Giunta regionale – “Schema tipo di convenzione dei servizi socio-assistenziali a favore dei minori sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Legge regionale numero 21 dell’8 agosto 1996 e successive modifiche ed integrazioni”.
La parola all’onorevole Censore, relatore.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, su questo schema
tipo di convenzione dei servizi socio-assistenziali a favore dei minori
sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria, mi sono permesso di
scrivere una breve relazione, perché la materia è importante, riguarda il
sociale, giovani che cadono nella devianza e bene ha fatto la Giunta regionale,
nello scorso agosto, con una delibera, ad approvare questo strumento.
Vorrei
riportare qua i dati dell’ultimo rapporto del Censis del 2004 che mettono in
risalto tre punti importanti sui quali riflettere: il primo riguarda la
crescita dei reati più violenti, con un trend
di crescita del 4 per cento su tutto il territorio nazionale; il secondo
l’aumento degli immigrati che, accompagnati dalle loro famiglie, decidono di
vivere nel nostro Paese e anche nelle regioni del Sud, in Calabria; il terzo
l’aumento delle famiglie indigenti che vivono un preoccupante stato di disagio
economico e sociale, soprattutto nel sud della nostra penisola.
Questi
dati, di estrema rilevanza sociale, sono tutti e tre correlati anche alla
preoccupazione che questo fenomeno arriva a toccare sempre i giovani che,
quindi, ne restano coinvolti. Noi assistiamo ad abbandoni scolastici, ad una
devianza anche nella nostra regione. Certo, qui non si è arrivati alla
situazione che ha interessato le periferie di Parigi, dove il disagio è esploso
anche con forme abbastanza violente, però anche da noi ci sono questi fenomeni,
c’è pure qui una presenza diffusa di immigrati irregolari, clandestini e,
quindi, la nostra Regione deve coscientemente porsi di fronte a queste sfide,
intanto attraverso interventi di recupero dei giovani deviati, di quelli che
sono più vicini a cadere nel baratro della criminalità e, quindi, bisogna
rispondere con radicalità, con forza, con azioni incisive e durature, nella
convinzione che, agendo su questo anello di debolezza della Calabria, si
possano risolvere anche alcuni dei problemi sociali che la nostra regione vive.
A
questo proposito, voglio ricordare cosa sancisce l’articolo 2 del nostro
Statuto regionale che riguarda la necessità, anzi riconosce la necessità della
tutela dei diritti delle fasce più deboli della popolazione, dunque contempla,
collegandosi al secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione italiana, la
rimozione degli ostacoli economici e sociali che impediscono la piena
partecipazione degli individui alla vita quotidiana.
In
questo contesto, cari colleghi, si pone favorevolmente lo schema di convenzione
che la nuova Giunta regionale ha voluto attuare con la delibera 744 dell’8
agosto 2005, in attuazione della legge regionale 8 agosto 1996, numero 21, che
disciplina l’organizzazione e la gestione dei servizi socio-assistenziali a
favore dei minori sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria (ad
integrazione di una vecchia legge, la numero 26 del 1987) con ciò dando un
importante segnale in una materia così delicata e rispetto alla quale la
precedente maggioranza consiliare di centro-destra non aveva considerato importante
procedere.
Ritengo,
però, che ancora prima di rispondere alle esigenze organizzative delle attività
di gestione delle case-famiglia, sia opportuno che la nostra Regione compia
tutti quegli sforzi per prevenire i fattori che determinano l’emarginazione e
il disadattamento dei giovani nel loro contesto sociale, attraverso la
creazione di servizi sociali erogati alle famiglie indigenti, d’accordo con i
Comuni e con tutti gli enti territoriali, con le agenzie formative, con i
servizi sociali delle strutture socio-sanitarie e con le associazioni di
volontariato.
Oggi il Consiglio regionale individua in questo accordo con gli enti gestori l’ipotesi della creazione di una famiglia modello per tutti quei giovani che sono caduti nella rete della devianza e sono sottoposti a tutela dell’autorità giudiziaria. E’ chiaro che questi soggetti abilitati, queste case-famiglia che gestiranno questi servizi devono essere sottoposti a controllo in ordine alla qualità, all’accoglienza e al confort della struttura, alla competenza degli operatori che assisteranno i minori nella delicata fase della programmazione della vita quotidiana, a questi giovani devono dare un aiuto psicologico, in relazione al vuoto che si crea per la mancanza della loro famiglia.
Quindi,
la casa famiglia non deve essere per il giovane solo il centro dell’ospitalità
o dell’aggregazione sociale, essa deve essere la casa, il suo focolare, il
giovane deve ritornare con piacere e deve trovare l’amore e la comprensione
tipica di una famiglia vera. Allo stesso tempo, gli operatori addetti al
sostegno psico-fisico del minore devono poter attuare tutte quelle strategie
necessarie per la ricomposizione del rapporto con la famiglia naturale e,
dunque, ricucire questo rapporto con la famiglia di appartenenza.
Duole
notare come in Calabria, purtroppo, ci sia un ritardo atavico, abissale
rispetto alla presa in carico dei minori segnalati dal tribunale e questo non
riguarda solo i soggetti usciti dal circuito penale, ma anche tanti altri
giovani.
Oltre
a questa convenzione, che è già un segnale importante rispetto a questi
giovani, occorre attivare un sostegno di sensibilizzazione delle famiglie
indigenti nel ruolo genitoriale, bisogna attivare tutte le strutture
socio-assistenziali per abbattere il tasso di recidività dell’abbandono
scolastico, sensibilizzare il territorio sulla problematica del disagio, della
devianza minorile, favorire i giovani alla partecipazione di percorsi formativi
e di orientamento al lavoro.
Quindi,
la legge in questione disciplina una serie di interventi per l’annullamento del
disagio sociale in coerenza con le indicazioni del piano socio-assistenziale
regionale e con l’ausilio dei Comuni e delle Asl. La funzione della Regione
deve essere di raccordo tra gli enti socio-assistenziali e quelli territoriali,
ma su questo versante ancora ci sono delle lacune incolmabili che derivano
proprio dal Piano sanitario regionale, da qui allora la necessità che questa
maggioranza, che già, peraltro si è espressa, possa al più presto rivisitare
questo importante strumento.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Intervengo non tanto per entrare nel merito della delibera, in fondo è un provvedimento amministrativo, quindi è giusto che passi attraverso il rito, l’iter deve seguire anche un suo corso, ma per sottolineare, soprattutto, un aspetto non in termini critici, ma in termini di puntualizzazione di azione politica che a noi sembra, in verità, già da questa fase piuttosto carente.
Voglio semplicemente
denunciare due fatti importanti: il primo è quello di evidenziare che la Regione Calabria soffre, in
maniera forte, l’assenza di un assessore specifico
alle politiche sociali –
l’argomento mi offre questa opportunità, questa
occasione – che noi riteniamo
sempre più un settore strategico ai fini del servizio che possiamo svolgere
come Regione, non solo sul piano legislativo, ma soprattutto sul piano di
contributo effettivo per quanto riguarda gli enti locali, Province e Comuni in
modo particolare.
Il
secondo aspetto che voglio sottolineare in questo intervento è non solo la
decisa azione programmatica da parte del dipartimento, che in atto gestisce
tutte le politiche sociali, al fine di fornire anche garanzia ai tanti
operatori del settore che, giorno dopo giorno, attuano un’azione di supplenza
veramente meravigliosa per quanto riguarda le competenze che dovevano essere,
invece, dello Stato; voglio, cioè, porre l’attenzione in maniera particolare
sulla necessità di avviare in quest’Aula un dibattito ampio, forte che,
partendo proprio da un’azione amministrativa qual è quella di oggi, che noi
condividiamo nella sostanza, perché ci rendiamo conto che è un momento di
passaggio rispetto ad un quadro più generale, trovi esplicazione completa nella
sua attuazione pratica, riferimenti importanti e certi.
E’
inutile che stia qui a rivendicare postazioni e posizioni che, di fatto, si
sono anchilosate nel corso degli anni, né ritengo che immediatamente questa
maggioranza e il governo di questa Regione debba avere la bacchetta magica e
risolvere il problema tout court. E’
importante, tuttavia, porre le basi per un dialogo aperto con tutto il mondo
del volontariato che, in questo momento, non trova interlocutori forti, seri,
credibili all’interno dell’amministrazione e c’è un malcontento che monta
giorno per giorno, un po’ per alcuni provvedimenti di legge mai attuati. Mi
permetto di sottolineare, per esempio, la non utilizzabilità piena degli
effetti della legge sulla famiglia che questo Consiglio regionale o, meglio, il
Consiglio regionale della scorsa legislatura votò; così come la difficoltà di
mettere in campo un’azione incisiva per quanto riguarda la legge complessiva
sui servizi sociali nella nostra regione, la legge numero 23, se non ricordo
male, che pure è stata salutata a suo tempo come una legge d’avanguardia o la
più adeguata a quella che era anche la normativa nazionale.
Quindi,
si pone forte questa necessità.
Mi
auguro, Presidente, ecco, l’intervento – io non so chi è l’assessore, se
l’assessore Lo Moro è interessato o meno ancora ai servizi sociali –, ritengo
che l’argomento debba essere posto e portato in Consiglio per essere affrontato
nella sua interezza e nella sua globalità. Quindi, è l’occasione che mi offre
il provvedimento amministrativo per intervenire, ma soprattutto per
sottolineare la necessità che una politica o un’azione di programmazione sulla
politica sociale molto forte debba essere riveduta.
Presidente,
mi appello a lei, le faccio presente che sulla stessa materia, servizi sociali,
materia generale, settore di intervento, sono stati depositati due
provvedimenti di legge da parte del gruppo dell’Udc. A norma di Regolamento, vi
chiedo, qualora le Commissioni dovessero continuare a sonnecchiare e non ne
prendano visione, di valutare l’opportunità di richiamarli in Aula, perché sono
giacenti ormai da più tempo, uno di questi provvedimenti riguarda la
prevenzione della pedofilia, l’altro gli asili-nido.
PRESIDENTE
Non
ho altre richieste di intervento sul dibattito generale, c’è un solo
emendamento al punto 5 presentato dall’onorevole De Gaetano, se lo vuole
illustrare…
Questo emendamento, che non incide dal punto di vista della spesa, all’articolo 5, al punto a), riguarda lo schema di convenzione per la gestione dei gruppi appartamento per minori. Nella sostanza, l’emendamento dice che per numero 5 educatori professionali a tempo pieno l’ente può utilizzare come educatori gli operatori che hanno frequentato e superato un corso che ha svolto la Regione Calabria per educatori di comunità, per strutture educative residenziali per minori a rischio.
Quindi, nella sostanza, questo emendamento permette di pescare, se si ritiene, anche tra chi ha fatto questo corso, si è sperimentato e ha avuto questa certificazione.
PRESIDENTE
Vi sono interventi a sostegno o meno dell’emendamento?
Giovanni NUCERA
Presidente, voglio capire: questo corso organizzato da chi?
(Interruzione)
Ah, direttamente interno regionale, va bene.
Parere
del relatore? Favorevole. Parere della Giunta? Favorevole.
Pongo
in votazione l’emendamento testé illustrato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione il provvedimento amministrativo numero 54/8^ così come emendato.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato
in allegato)
Passiamo al punto tre all’ordine
del giorno: proposta di provvedimento
amministrativo numero 105/8^ di iniziativa della Giunta regionale – “Richiesta di referendum ai sensi dell’articolo 138 – 2° comma della Costituzione, sul testo di legge
costituzionale approvato dalla Camera dei Deputati, in seconda votazione, nella
seduta del 20 ottobre 2005 e dal Senato della Repubblica, nella seduta del 16
novembre 2005, recante: “Modifiche alla parte II della Costituzione”.
E’
relatore l’onorevole Magarò, che ha facoltà di intervenire.
Signor Presidente,
signori consiglieri, viene alla nostra discussione, al vostro voto conseguente, la proposta della
Giunta regionale concernente la richiesta di sottoporre a referendum popolare,
previsto all’articolo 138, comma 2, della nostra Costituzione, la legge costituzionale approvata dalla Camera dei Deputati
in seconda votazione e con maggioranza assoluta nella seduta del 20 ottobre
2005 e dal Senato della Repubblica in seconda votazione, sempre con maggioranza
assoluta, il 16 novembre scorso, recante modifiche alla parte seconda della
Costituzione pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 269 del 19 novembre 2005.
Tale
proposta trova fondamento nel comma 3 del citato articolo 138 della
Costituzione, non avendo la modifica nella seconda votazione, nell’una e
nell’altra Camera, ottenuto la maggioranza dei due terzi dei loro componenti.
La
Giunta regionale della Calabria è stata tra le prime ad adire all’iniziativa
referendaria, facendosi così interprete della viva preoccupazione suscitata
dalla vastità e dalla qualità delle modifiche introdotte dalle due Camere. In
apparenza, esse ampliano i poteri delle Regioni, in realtà, invece, aumentano
soltanto la confusione tra quelli dello Stato e quello della Regione, degli
altri livelli di decentramento, mentre il permanere della aleatorietà che
circonda tuttora il federalismo fiscale inficia, di fatto, la possibilità che
la riforma possa avere realizzazione.
Saranno
negati agli italiani i diritti fondamentali di cittadinanza rappresentati dalla
tutela che lo Stato deve garantire: diritto alla salute, all’istruzione e alla
sicurezza per tutti i cittadini, in maniera equa e senza distinzioni
territoriali.
Non
può sfuggire anche alla riflessione meno attenta, come una sanità regionale
possa negare il diritto alla salute ai cittadini delle regioni più deboli. Una
sanità pubblica senza adeguati sostegni finanziari e carente di infrastrutture
e servizi è inidonea a soddisfare l’esigenza di proteggere la salute dei
cittadini.
Il Servizio sanitario nazionale si romperà in venti sistemi sanitari regionali, il diritto alla salute potrà essere disuguale. Una scuola regionale non solo contraddice la necessità di avere un’unica istituzione di formazione dello spirito nazionale, ma consentendo percorsi formativi improntati alle esigenze di ogni singola regione, crea degli insuperabili confini alla libera circolazione dei cittadini all’interno del Paese. Distrugge, in tal modo, il principio di pari opportunità che lo Stato deve offrire a tutti.
Il Sistema scolastico nazionale si spezzetterà in venti sistemi regionali, il diritto al sapere potrà essere disuguale.
Ed anche il diritto alla sicurezza, già non sufficientemente garantito in alcune aree del Paese, può subire un ulteriore indebolimento, fino al punto di produrre una sospensione della legalità con l’istituzione della polizia locale. No, questo non è federalismo, è un'altra cosa: è dissoluzione del diritto alla salute, del diritto alla scuola, uguali per tutti, del diritto alla sicurezza per tutti.
Come se non bastasse, l’intero dispositivo della legge sembra essere dettato da un pensiero schizofrenico. Infatti si introduce il “premierato”, che pone il Parlamento in una posizione di debolezza e, contemporaneamente, si propone una legge elettorale di tipo proporzionale. Il proporzionalismo è lo strumento elettorale del parlamentarismo e mal si concilia con i governi monocratici.
Le elezioni con il metodo proporzionale sono funzionali al primato assoluto del Parlamento; il Governo ne è un’emanazione, al punto che deve avere e conservare per tutta la sua durata la fiducia dell'Assemblea.
Questa controriforma è contro i principi della democrazia parlamentare e del tutto estranea alla dottrina costituzionale, un pasticcio che si caratterizza per innaturali contorsioni. La monocrazia del “premierato” è senza contropoteri e, per giunta, indebolisce le autorità di garanzia: il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale.
Infine, il cittadino è assente nell'impalcatura costituzionale che è stata disegnata, infatti si è proposto il ritorno al proporzionale, sopprimendo il voto di preferenza. Il cittadino, quindi, viene privato del diritto di scegliere chi dovrà rappresentarlo. Questa è una grave lesione della democrazia e del principio di rappresentanza.
Non dimentichiamo mai che una sana democrazia vive e
progredisce se sulle regole generali di governo della società vi è ampio
consenso. La riforma scritta ed approvata non rappresenta la maggioranza del
Paese: è una riforma di parte, nata dalle pressioni di una parte della maggioranza e subita dall’altra per esigenze di sopravvivenza.
Dinanzi alle grandi sfide del mondo che cambia, questa riforma costituzionale
non aiuta l'Italia a conquistare un posto migliore nella gerarchia globale, ma
anzi la rende vecchia, rigida e priva della capacità di utilizzare le grandi
riserve di intelligenza e di creatività proprie della nostra esperienza
nazionale.
E’ sfuggita alla
riforma l’idea che un sistema politico, per funzionare in modo adeguato, ha
bisogno di consenso, di procedure che nella vita politica quotidiana ne
attivino la ricerca.
L'ordine
costituzionale democratico, per questo motivo, è costruito attraverso il
consenso e vive per la sua capacità di continuare a costruire consenso e di
rappresentare, in ogni momento, problemi, bisogni e aspirazioni del Paese. Ma
il sistema costituito è fondato sul conflitto e sulla instabilità permanente,
perché ciascuna delle parti politiche che ha votato la revisione ha preteso il
suo pezzo di riforma – un pezzo il federalismo, un pezzo il “premierato”, un
pezzo il centralismo – dando a ciascuno di essi il massimo di espansione
possibile, senza curarsi né della
contraddittorietà tra le varie ipotesi, né del funzionamento complessivo del
sistema.
Il modello non è il
federalismo, sul quale tutti siamo d’accordo, ma la secessione, che va
contrastata duramente, perché questo modello che è stato costruito si basa su
attribuzioni di competenze tra Stato e Regioni che si sdoppiano e si
sovrappongono, creando una perenne incertezza sulla titolarità dei poteri e
paralizzando il sistema delle decisioni. Da queste norme nasce non un ordine,
ma solo la definizione dei campi di scontro tra Stato e Regioni. Poi nello
scontro, di volta in volta, vincerà il più forte e si sbriciolerà l'unità nazionale.
E’ un modello che
per i costi, la conflittualità e l'imprevedibilità discrimina i cittadini in
relazione alla regione di appartenenza; in particolare, i costi
economici sono inaccettabili per tutti, per le famiglie e per le imprese.
Va detto con onestà che il centro-sinistra sbagliò nella revisione del Titolo V° della Costituzione, pensando ad una sorta di autosufficienza, ma la posta in gioco è incomparabile, oggi con la riforma che è stata approvata sotto il ricatto di un partito che rappresenta il 5 per cento degli italiani, viene imposto un cambiamento profondo e totale delle fondamenta della casa costituzionale in cui l'Italia repubblicana è cresciuta.
I pericoli che da tutto questo possono derivare sono
quelli indicati dai 63 costituzionalisti che hanno dato il loro contributo allo studio curato da Franco Bassanini.
La riforma federalista – dicono i costituzionalisti – apre una grande questione democratica,
minaccia l'unità del Paese, produce un mostruoso ibrido di spinte secessioniste
e di rivincite centralistiche, innesca un processo di allontanamento delle zone
ricche del nostro Paese da quelle più povere. Insomma, proprio quel “pasticcio”
di cui ha parlato Montezemolo qualche anno fa nel suo discorso di insediamento alla presidenza
della Confindustria: “Soltanto un referendum
potrà mettere in soffitta il vestito da Arlecchino, perché
mai in un Paese normale, una Costituzione è stata scritta senza alcun
respiro ed alcuna spinta unitaria, con una logica di potere tutta interna a questo Governo. Con questo spirito di self
service che ha portato ciascun componente della
maggioranza ad appropriarsi di un
pezzo di Costituzione fatto su misura di sé, si è confezionato per l’Italia un vestito da Arlecchino
che incrinerà l'unità nazionale e darà l’illusione di poter combattere la crisi profonda del Paese con la ricetta dell'autoritarismo, ovvero con maggiori
poteri per il capo del Governo”.
Del resto, anche i più
strenui sostenitori della modifica approvata parlano di referendum,
riconoscendo apertamente che una
così radicale ed importante riforma
non può non passare attraverso un diretto controllo di tutti i cittadini.
Prima di concludere, onorevoli colleghi,
permettetemi di ringraziare di cuore e non in modo formale i colleghi componenti della quinta Commissione
riforme e decentramento che, con posizioni articolate e a volte diverse,
hanno condiviso la proposta della Giunta regionale.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Non so se restituire oppure no al mittente i ringraziamenti fatti ora dal collega Magarò, ma se
avesse tenuto questa relazione in Commissione, penso che i lavori avrebbero
assunto un indirizzo diverso e non certamente quello il cui esito è già stato
annunciato, di una volontà unanime di proseguire verso la richiesta di
indizione di referendum su tutta questa materia della devolution.
A me
spiace dovermi rifare all’intervento di un collega autorevole, importante, che
ha in sé una cultura della partecipazione, della democrazia, ma soprattutto
della mitezza dei sentimenti, delle espressioni e mi spiace sentirlo, invece,
oggi in quest’Aula sputare veleno, porre in evidenza una relazione così corposa
e così violenta nel suo contenuto che, ad onor del vero, non appartiene – sono
certo – né alla cultura né allo stile dell’uomo, né al suo carattere che è sempre
mite, bonario, molto disponibile e molto perfetto, lineare nei comportamenti.
Noi –
è vero, Presidente Magarò – abbiamo votato questa richiesta e ne abbiamo
condiviso il contenuto, lo spirito, proprio perché crediamo che su materie così
importanti deve essere il corpo elettorale nella sua interezza e non nella sua
rappresentatività ad esprimersi. Noi abbiamo condiviso un principio di
democrazia nobile, importante, serio, fattuale rispetto all’esigenza concreta.
Per
quanto riguarda il merito, potremmo discutere e tanto, ma non credo che questo
sia il momento per affrontare questo tipo di battaglia. Ci potremo confrontare
in altra sede non per un non voler affrontare i singoli argomenti, come lei ha
citato nella sua relazione, ma per dare uno sfogo diverso al dibattito, perché
questa riforma costituzionale nasce come conseguenza di un altro obbrobrio
realizzato dalla coalizione a cui lei apparteneva. Ma non è che questa riforma
costituzionale è un qualcosa che esce dal cappello di chi non l’ha voluta! E non
ci dimentichiamo che quell’obbrobrio passò con uno, due, tre voti – ora non
ricordo – di differenza, a suo tempo adottati con commenti molto critici anche
all’interno dei partiti dello stesso centro-sinistra.
Quindi,
oggi ci saremmo aspettati, o almeno personalmente mi sarei aspettato, per quel
che mi riguarda, una pacata relazione, come quella che lei ha tenuto in
Commissione, dove ha individuato i punti strategici dell’intervento, dove si è
posta la necessità, cui tutti quanti noi ci siamo ritrovati, di doversi
esprimere in piena libertà di coscienza sull’argomento, non di un attacco
politico feroce e violento rispetto a chi ha votato quella legge.
L’Udc,
per quel che mi riguarda e ci riguarda, ha dato libertà di coscienza ai suoi
deputati, e così hanno votato, qualche autorevolissimo deputato ha votato anche
contro – non ci dimentichiamo il voto dell’onorevole Pollini – perché non
condivideva le scelte, rispondendo ad un’esigenza della propria coscienza.
Il
gruppo dell’Udc, in Commissione, come lei ha rimarcato, ha sostenuto la
proposta di avanzare la richiesta di referendum al Parlamento proprio sulla
scorta di questa necessità che tutti quanti noi avvertiamo, perché l’avvertiamo
anche noi, vedere chiaro su alcuni istituti, ma non perché vogliamo fare qui un
termine di paragone tra la riforma votata nel ’99 e quella votata nel 2005, né
qui si vuole andare a sindacare e verificare se tale o tal altro istituto
appartiene o meno o con maggiore valenza ad una politica – ora non ricordo più
neanche gli aggettivi – che lei ha votato.
Questa
è una richiesta di natura istituzionale e l’avremmo scorporata volentieri, come
abbiamo fatto in Commissione, da qualsiasi manipolazione ideologica cui,
purtroppo – devo dirlo – voi della sinistra continuamente sottoponete le questioni.
(Interruzione)
Noi –
lo ripeto – siamo a favore della richiesta di referendum, ma lo siamo non sulla
base della relazione fatta dal Presidente, che rifiutiamo e rimettiamo al
mittente cercando poi di spiegare in separata sede anche i contenuti ed
entrando nel merito e, se cose ci sono da migliorare, le miglioreremo in sede
di dibattito referendario.
PRESIDENTE
La
parola all’onorevole Presidente della Giunta.
Non volevo prendere la parola, ma non vorrei neanche che questo dibattito, che è importante, finisse per snaturarsi nella politica ordinaria in cui ad una relazione forse troppo eccessivamente schierata, poi si contrappone una replica.
(Interruzione)
No, scusate, parlerò solo
due minuti, proprio per evitare che si incanali un dibattito su questa contrapposizione che, secondo me, non può
esistere perché, dico la verità, farò la battaglia
per il referendum e la farò chiedendolo ai calabresi, indipendentemente dal colore politico
– l’ho detto anche in quest’Aula io, ma tutti
quanti credo… Perché dico questo? Perché può essere che l’onorevole
Magarò si sia fatto prendere anche dalla
passione politica, perché i temi costituzionali accendono la passione politica,
non la spengono, però qui ci troviamo in una situazione in cui il referendum,
nel momento in cui va davanti ai cittadini, deve assumere per noi calabresi, e
in genere per i meridionali, un valore extrapolitico.
Per
cui invito a riflettere su questo, accettando anche le critiche che faceva
poc’anzi l’onorevole Nucera, certamente, il centro-sinistra ha fatto degli
errori, ma non è vero che questa riforma discenda dal Titolo V°, l’errore
grandissimo che noi abbiamo fatto, non è l’eliminazione dell’interesse
nazionale, come spesso si dice, secondo me l’errore più grande è avere cassato
dall’articolo 119 il riferimento al Mezzogiorno e alle isole. Qui è stato un
errore e posso dire di ingenua generosità del centro-sinistra, perché ha
cercato a tutti i costi di inseguire la Lega nell’illusione di potersi prendere
il suo voto, perché la Lega, purtroppo in negativo, è stata la protagonista
assoluta, paradossalmente, sia di questo testo, sia del nostro testo, e noi
abbiamo finito per inseguirli.
Io
ero contrario – lo dico, ma non ha importanza, ne ho parlato anche, me lo
ricordo, in Consiglio dei ministri e i resoconti sono secretati, se no li
potrei esibire – perché è un errore fare una riforma come l’abbiamo fatta noi
con quattro voti di differenza. Non faccio fatica ad ammetterlo così
pubblicamente, ma vi invito su questo tema che toccherà i nostri destini, i
destini dei nostri figli, delle nostre famiglie a trovare una posizione.
D’altra parte, fermenti ce ne sono mille anche all’interno del vostro
schieramento ed anche fermenti autorevolissimi.
Per
cui su questo, capendo la passione politica che ha acceso l’onorevole Magarò,
vi invito a non aprire un dibattito contrapposto. Questo non è un tema
ordinario, è un tema su cui dobbiamo davvero andare a votare avendo di fronte
gli spazi della propria coscienza, perché è un problema che può portarci danni
incommensurabili come calabresi, non come centro-sinistra e centro-destra.
Volevo
dire solo questo per rimettere il dibattito in un alveo che, forse, è quello
più legittimo.
PRESIDENTE
La
parola all’onorevole Dima.
Sinceramente,
rispetto alle affermazioni ultime del Presidente Loiero e ancor
prima di avviare alcune considerazioni,
mi viene da fare una proposta, penso
assolutamente coerente, cioè se
sia o meno opportuno rinviare l’approvazione di questo punto, aprire una
discussione in quest’Aula e sul territorio della Calabria e giungere, poi, in
caso, a sostenere comunque l’ipotesi del referendum come un fatto collettivo di
questa nostra regione.
Però
ho il dovere, Presidente Loiero, di ricordare a lei soprattutto che la sua
Giunta ha proposto quel tipo di provvedimento che ha necessariamente, poi,
innescato il meccanismo democratico della discussione prima in Commissione e,
quindi, oggi in Aula. E’ lei che prende ed assume una posizione politica
targata, precisa, che non lascia dubbi sulla discussione di oggi sul piano
culturale, sul piano politico, sulla posizione anche di schieramento, di
coalizione, comprensibilissimo, ma dico anche di più: lei aveva un dovere in
più, perché si è qualificato negli ultimi anni come un personaggio politico
fortemente in trincea, in prima linea rispetto a questa questione.
Lei è
oggi il governatore di questa Regione e rispetto a quest’ultimo intervento,
trovo inevitabilmente una sorta di contraddizione, quantomeno procedurale,
metodologica rispetto al fatto che richiama oggi in quest’Aula la sensibilità
dei singoli consiglieri, dei singoli gruppi a non fare di questa vicenda una
occasione di scontro fra schieramenti. Su questo, infatti, ci dobbiamo mettere
d’accordo, Presidente: o qui c’è una questione di valutazione oggettiva,
obiettiva, partendo anche dalle intime e singole convinzioni rispetto alla
riforma costituzionale che il Parlamento italiano ha varato di recente oppure
c’è il rischio di usare un doppio linguaggio, nel senso che se lei fa un
richiamo forte a fare di questa vicenda una seria discussione pacata,
possibilmente ragionata, non mi può levare anche il gusto di riprendere alcuni
suoi concetti che l’hanno segnata anche nella passata legislatura come
ministro, ma soprattutto come uomo, che ha seguito con una certa attenzione
questa importante riforma, rispetto al dibattito che ormai è nato in questo
Consiglio regionale.
Per
cui mi domando: che vogliamo fare? Dobbiamo proseguire sulle singole posizioni
dei gruppi, dei partiti e dei singoli consiglieri o vogliamo trovare un luogo
di discussione diversa? Io mi appello anche alla sua sensibilità… Non so se
sono stato chiaro, Presidente.
(Interruzione)
Sì,
prego.
(Interruzione)
Non
ho finito, ho posto una questione di metodo…
(Interruzione)
No,
non ho finito, ho posto una questione di metodo. Il Presidente Loiero dice:
“Non trasformiamo l’Aula di oggi in una occasione di scontro fra le parti, la
vicenda della riforma costituzionale è talmente forte, talmente importante per
questa Regione, vediamo un po’ come dobbiamo governare questa fase di
dibattito”. Ho capito bene?
Che
cosa addebito al Presidente Loiero, alla sua Giunta e, se preferisce, anche
alla sua maggioranza? Di essere partito con il piede sbagliato, nel senso che
la Giunta propone il referendum – ed io non ho problemi da questo punto di
vista – e lo fa non con un atteggiamento, così come lei ha ricordato oggi in
Aula, ma dalle sue posizioni, dalla sua visione rispetto a questo problema, per
cui non trovo il motivo per il quale lei fa anche un richiamo al collega,
onorevole Magari, nel momento in cui sostiene, giustamente, la posizione del
centro-sinistra.
(Interruzioni)
Va
beh, forse sono stato poco chiaro.
Allora,
Presidente Bova, ritengo che l’occasione di oggi non la possiamo assolutamente
disperdere, non solo perché forse è anche giusto e doveroso ripristinare i
luoghi ed alcune verità rispetto al dibattito che stiamo avviando, ma
soprattutto forse è necessario e giusto che il Consiglio regionale della
Calabria possa, in questa occasione, esprimere fino in fondo non solo le
singole posizioni dei gruppi politici, ma soprattutto l’opportunità di guardare
all’interno di questa riforma costituzionale se ci sono o meno le condizioni
per poter immaginare un meridione, una Calabria diversa rispetto a come
l’abbiamo vissuta finora.
Di
questo ne sono assolutamente convinto, al punto tale che mi sono permesso,
molto brevemente, di poter anche qui non liquidare – se me lo consente, ancora
una volta, il Presidente Loiero – come un errore quello fatto dal
centro-sinistra nella passata legislatura, perché è bello anche ascoltare e
riconoscere gli errori che in una vita politica si commettono, ma è anche
abbastanza necessario sostenere – e lo dico con molta chiarezza – che questa
riforma costituzionale che sarà sicuramente sottoposta al referendum, di questo
non ho nessun tipo di timore, è il primo e forse necessario tentativo di
recuperare i danni prodotti da quella riforma votata in extremis dal centro-sinistra nella passata legislatura con solo,
collega Magarò, quattro voti in più rispetto all’opposizione dell’epoca.
Ed è
un fatto che sottolineo, proprio partendo dai concetti che lei ha espresso e
soprattutto sul fatto che sui temi che poi sono un po’ la controversia della
questione, sanità, polizia regionale e scuola, proprio lì questa riforma
approvata di recente dalla maggioranza di centro-destra ha colto l’opportunità
per tamponare alcuni guasti che, nel frattempo, si erano verificati nel Paese.
Basta pensare che questo ultimo quinquennio, caro Presidente Bova, è stato
segnato come la diatriba fra le Regioni e il Governo nazionale rispetto alle
materie concorrenti. La Calabria, così come tante Regioni d’Italia, spesso ha
promosso in questi ultimi anni contenziosi con il Governo nazionale che,
appunto, quella riforma aveva favorito.
Un
esempio che poi tocca da vicino anche il clima che stiamo vivendo in Calabria,
sulla sanità: vogliamo o no ricordare a quest’Aula e ai calabresi che la
passata maggioranza di Governo nazionale aveva abrogato il ministero della
salute, della sanità e che tutte le competenze erano state trasferite alle
Regioni? Ci siamo mai interrogati su questa vicenda o, piuttosto, forse non è
il caso di dire che il rischio che qualcuno vorrebbe far passare come un fatto
discriminatorio rispetto alle popolazioni del Sud, cioè il fatto che i
calabresi o i pugliesi o i siciliani non si possono curare al Nord è solo una
bugia mediatica inserita nel contesto del ragionamento e del dibattito spesso
con grande abilità da parte del centro-sinistra e che non è vero nella realtà,
leggendo con chiarezza e con grande sensibilità la riforma costituzionale? Che
è stato salvato il principio della tutela della salute, del diritto della
salute di tutti i cittadini italiani, mentre è stato soltanto trasferito alla
Regione l’organizzazione del sistema sanitario? Bisogna dire queste cose,
perché è giusto che i cittadini calabresi sappiano e che anche in quest’Aula si
dibatta apertamente di questa questione.
Così
come trovo, Presidente Bova – anche qui lo dico usando un termine un po’ forte
– puerile, approssimativo dire che non c’è un sistema scolastico nazionale, che
addirittura le Regioni possono impiantare la struttura scolastica in modo
autonomo rispetto a quella che è la cornice culturale, storica e politica del
nostro Paese. Non è assolutamente vero, si lascia, come è giusto e come molto
spesso anche qui in tempi non sospetti abbiamo richiamato, la possibilità di
dedicare nell’ambito dei programmi scolastici spazi di autonomia e di
sensibilità culturale alle singole Regioni, nel senso che non c’è assolutamente
una soppressione del concetto dell’educazione come concetto nazionale del
sistema scolastico italiano, ma piuttosto la opportunità di parlare, magari,
con maggiore diffusione, con maggiore spazio di quelli che sono, per esempio, i
concetti in Calabria e in Sicilia della Magna Grecia, che piuttosto di quelli
che sono per i nordisti o per quelli della Lombardia o del Veneto i concetti
legati alla cultura celtica o a qualcosa che possa richiamare anche gli aspetti
simbolici della Lega.
PRESIDENTE
Onorevole
Dima, siccome ha già parlato dodici minuti, sono dieci per tutti. Io l’ho
interrotta dopo dodici…
Giovanni
DIMA
Per
cui è ovvio, necessario, sacrosanto difendere alcune posizioni, ma soprattutto
in questo caso – lo dico con estrema chiarezza – bisogna difendere la verità,
che è la seguente: il fallito tentativo di riforma costituzionale del
centro-sinistra della modifica del Titolo V° della Costituzione in quella
occasione fu soltanto un tentativo di natura politica, di incattivirsi o,
meglio ancora, di accattivarsi – sì, in questo caso – le simpatie di un certo
elettorato che, magari, al Nord guardava con una certa frequenza la Lega e per
affrontare quella fase elettorale con maggiore disponibilità rispetto a questo
concetto. Mentre oggi – e diciamolo pure – soltanto un articolo della riforma
costituzionale riguarda la cosiddetta devolution,
tutti gli altri articoli incidono profondamente verso una riforma più moderna
della nostra Costituzione, soprattutto per quanto riguarda i concetti legati al
sistema elettorale, al sistema di rappresentanza parlamentare, al sistema del
Governo.
Non è
scandaloso dire, caro Presidente Bova – ed è un fatto che dovremmo forse anche
salutare con grande favore – che finalmente, per la prima volta nella sua
storia, il Parlamento italiano è riuscito addirittura ad immaginare un
Parlamento più contratto nei numeri. Vogliamo ricordare in quest’Aula che i
deputati da 630, secondo questa riforma, sono passati a 500? Vogliamo ricordare
che il Senato della Repubblica da 315 è diventato Senato federale, quindi, con
252 senatori? Vogliamo ricordare, in altri termini, che il premieriato è
l’occasione per rendere questo nostro Paese più forte e più autorevole nel
contesto dei Paesi occidentali? Vogliamo o no ricordare che questa è stata una
Repubblica nei primi sessant’anni della sua vita segnata da 53 governi, alcuni
dei quali…
PRESIDENTE
Onorevole
Dima, però ora deve concludere: ha parlato cinque minuti in più!
Ho
finito..
Alcuni
dei quali, dicevo, non hanno avuto nemmeno sei mesi di vita e alcuni di questi
Governi nazionali non hanno avuto neanche la fiducia del Parlamento nazionale? Cioè,
in altri termini, anche su questo versante non c’è da temere, c’è soltanto una
forza importante che ha segnato il percorso di questa riforma costituzionale,
lo spirito di dare a questo nostro Paese, a questa nostra nazione una
Costituzione più moderna, più adeguata ai tempi, ma soprattutto più capace di
dare risposte ed aspettative ai vari territori.
Ecco
perché riteniamo – ed è giusto – che un referendum possa sancire questo mandato
che il Parlamento nazionale ha voluto ribadire con forza, cioè finalmente di
dare a questo nostro Paese una riforma costituzionale capace di essere adeguata
ai tempi. Il resto – lo dico qui e vi prego di non intendere questa mia
conclusione come un pretesto di scontro assoluto con il centro-sinistra – è
un’occasione vera, sincera: abbiamo cercato, hanno cercato i parlamentari
nazionali, il Governo nazionale di riparare – lo dico con estrema sincerità –
ai danni promossi o prodotti dal centro-sinistra in quella ipotesi di riforma
costituzionale che era un po’ pasticciata, un po’ approssimativa, ma era
soltanto – come dicevo un attimo fa – il tentativo di farne un’occasione più
politica ed elettorale, che non quella di dare al nostro Paese contesti
costituzionali più moderni e più confacenti.
Prima
di dare la parola al collega Occhiuto, raccomando ai colleghi – non voglio
essere interventista, però il Regolamento prevede per questa occasione dieci
minuti – di organizzare il proprio intervento in modo che i dieci minuti siano
sufficienti. Poi in questi casi c’è tutto quello che verrà fuori, che ha anche
dimensione del mobilitarsi della democrazia, laddove gli argomenti potranno
essere riutilizzati per quello che si ritiene.
La
parola all’onorevole Occhiuto.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, starò nei dieci minuti regolamentari,
ma, per quanto possa
essere importante ciò che accadrà fuori in
ordine a questi argomenti, ritengo essenziale quello che accade all’interno
dell’Aula attorno a problemi
strategici per lo sviluppo della regione, come
quelli legati al federalismo e
alla devolution per questo, l’occasione, secondo me, deve essere
utilizzata da questa assemblea per svolgere, sia pure nei tempi previsti dal Regolamento, un dibattito che recuperi al Consiglio
quella funzione che deve avere, di Aula dove si affrontano i temi politici più importanti della regione.
Per la verità
nelle scorse settimane, nei mesi passati
non ho lesinato critiche al governo regionale e all’onorevole Loiero che lo
presiede, l’ho fatto perché ho ritenuto fosse doveroso svolgere appieno la
funzione che i cittadini hanno assegnato ai consiglieri regionali di
maggioranza e per quanto mi riguarda di minoranza, quindi di opposizione.
Attorno a questo tema, però, non ho difficoltà a dire che, assieme
all’onorevole Loiero, sono perché si possa ragionare, al di là delle
appartenenze, sulla utilità o meno di una riforma federale nel nostro Paese. E’
una proposta della Giunta, ma per quanto mi riguarda, un minuto dopo, questa
deve essere una proposta del Consiglio regionale.
E’ vero – lo dicevano anche i
colleghi che mi hanno preceduto – la relazione dell’onorevole Magarò non
rappresenta la discussione che all’interno della Commissione è stata svolta,
diceva l’onorevole Nucera, all’interno della Commissione noi abbiamo aderito a
questa proposta, chiedendo anche alla maggioranza di evitare di intestarsela,
come ha fatto per altri argomenti anche importanti in queste ultime settimane.
Ci sono questioni come la lotta alla mafia, come l’impianto e l’architettura
istituzionale dello Stato, che ci debbono appartenere assieme, altrimenti
facciamo l’errore che spesso si fa anche a livello nazionale, quando con alcune
iniziative politiche si tende a dividere e a spaccare il Paese.
Nella Commissione tutti abbiamo
ritenuto di dover votare a favore di questa proposta e di dover fare in modo
che potesse intestarsela il Consiglio regionale nel suo complesso. Peraltro –
lo dico con grande rispetto anche dell’onorevole Dima, il quale dirige un
partito importante della mia coalizione – su questa iniziativa, sul referendum
si sono già pronunciati altri Consigli regionali: si è pronunciato, per
esempio, il Consiglio regionale della Regione Lombardia, che non è propriamente
retto da una maggioranza di centro-sinistra, ma che ha scelto comunque di dare
la possibilità ai cittadini lombardi di potersi esprimere attraverso il
referendum. Poi è evidente che, su queste questioni, ciascuno di noi assume una
posizione anche fuori dagli schemi, fuori dalle appartenenze.
Per quanto mi riguarda, per esempio,
già nei mesi passati ho detto che non sono proprio un tifoso della devolution e del federalismo.
Attenzione, anche io come l’onorevole Dima sono dell’idea che questa riforma è
migliore di quella fatta dal centro-sinistra, corregge alcune disfunzioni, per
esempio nelle competenze devolute alla legislazione regionale rispetto alle
competenze riconosciute, invece, a livello centrale, ma per quanto mi riguarda
– lo diceva anche l’onorevole Loiero – su questi temi non ci sono colpevoli e
innocenti. L’onorevole Magarò diceva: “Il centro-destra paga un prezzo alla
Lega”, ma, per la verità, io ricordo che nella precedente legislatura fu
proprio il centro-sinistra a pagare un prezzo alla Lega, cancellando anche la
parola “Mezzogiorno” dalla nostra Costituzione. Qui non si tratta di pagare
prezzi, ma di comprendere che noi piccoli pezzi del gruppo dirigente politico
di questa Regione abbiamo il dovere, su questi temi, di andare anche al di là
delle appartenenze.
Io dicevo: “sono convinto che nel
merito questa è una riforma migliore della precedente”, ma credo che riforme di
questo genere rafforzino una mentalità che ormai rischia di consolidarsi nel
nostro Paese, per la quale ogni Regione è vista come un universo a sé. Questo è
il vero pericolo di iniziative di riforma costituzionale come quelle testé
approvate.
L’onorevole Dima diceva: “Non è vero
che in questa riforma costituzionale è prevista l’impossibilità per i cittadini
calabresi di curarsi nel nord del Paese”. E ci mancherebbe! E’ evidente che non
è prevista, però questa è una proposta contenuta nel dibattito sulla
Finanziaria e discende non da un colore politico piuttosto che dall’altro,
discende da un modo di vedere i rapporti tra Stato centrale e Regioni e tra
regioni più ricche e regioni più povere che, ormai, per responsabilità iniziali
del centro-sinistra, ma poi diffuse in tutta il ceto politico, si è
consolidato. E’ un modo di vedere i rapporti che credo sia estremamente
pericoloso per la nostra regione.
Per questo ho assunto nei mesi
passati, anche richiamandomi alla mia coscienza più che alle indicazioni che mi
provenivano dal partito, una posizione anche fuori dal coro. Per questo ritengo
che su questi argomenti ci sia necessità di superare gli schieramenti, di
abbattere gli steccati e di ragionare insieme, al di là dei ruoli; prima che
richiamarci ad un partito politico, noi dobbiamo richiamarci ai bisogni del
nostro territorio e della nostra società, e questa deve essere la bussola della
nostra azione.
Per concludere, onorevole Bova – e,
come ha visto, sono stato nei tempi – vorrei invitare i colleghi dell’Aula a
svolgerla questa discussione, ma a non strumentalizzarla per ragioni di
appartenenza e, soprattutto, a vederla non come la proposta del governo
regionale, che rappresenta una parte dell’universo politico calabrese, ma come
la proposta del Consiglio regionale per intero.
Vorrei semplicemente, sommessamente
ricordare ai miei colleghi che proprio nella proposta che abbiamo votato in
Commissione noi abbiamo individuato come referente della Calabria per questa
iniziativa referendaria non il Presidente della Giunta, ma, così come deve
essere – questa è stata la condizione perché noi votassimo la proposta –, il
Presidente del Consiglio regionale, che deve rappresentare non una parte
politica, ma il complesso della società politica calabrese.
Se voi avrete la capacità, il
coraggio – perché il coraggio non dobbiamo averlo solo noi uscendo fuori dagli
schemi e dalle appartenenze, ma dovete averlo anche voi – di non
strumentalizzare una battaglia di tutti per gli interessi di parte, credo che
alla fine renderemo un servizio al territorio della nostra regione, alla nostra
società, ma soprattutto al futuro della Calabria.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Talarico.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che la discussione
di oggi sia estremamente importante, che vada adeguatamente approfondita in quanto richiama la specificità della nostra Calabria rispetto a
regioni – ahimè – più forti, più apprezzate perché,
dal punto di vista economico, più avanzate,
con minori indici.
Ritengo che l’intervento del Presidente Loiero, questa volta, abbia portato ordine
nella discussione che stiamo facendo, dopo che il relatore con il suo intervento era andato un po’ fuori le
logiche dell’appartenenza a tutto il
Consiglio regionale, tengo a sottolineare che la votazione in Commissione di un
provvedimento all’unanimità ha una valenza diversa rispetto ad un provvedimento
votato a maggioranza. Questa deve essere una posizione che l’intero Consiglio
regionale della Calabria deve assumere
all’unanimità, per dare una immagine della
nostra regione, rispetto a certi temi, più che mai unita.
Voi sapete benissimo che
all’interno dell’Udc ci sono state posizioni
diverse su questo tema, i deputati hanno votato in maniera difforme e la
posizione che il partito assumerà
anche rispetto al futuro referendum è ancora in corso di discussione - tant’è
che appositamente è stata convocata una direzione nazionale per approfondire la
questione. Io ritengo che, sul referendum, l’intero partito, l’intero gruppo,
possa esprimersi favorevolmente, è
necessario che su questo tema ci sia una corretta informazione dei calabresi,
dei cittadini, perché qui – cari colleghi – vi è un errore di fondo: cioè tutto
il Sud si deve schierare contro questa proposta solo perché è stata partorita
dalla Lega, senza andare a vedere i termini reali della questione
e quali sono le modifiche tra la
prima riforma della Costituzione e quella
attuale!
Parto
da un presupposto essenziale: le regole, qualunque esse siano, bisogna
scriverle sempre all’unanimità, nel senso che in un’assise, in un Parlamento,
un Consiglio regionale ci deve essere sempre la collaborazione e il contributo
di tutti. Però il centro-destra ha dovuto correggere una riforma del Titolo V°
della Costituzione fatta troppo in fretta, fatta all’ultima seduta della
legislatura precedente dal centro-sinistra, con una serie di questioni lasciate
irrisolte. I tanti giudizi che pendono di fronte la Corte costituzionale, oggi,
in Italia, derivano da una serie di materie lasciate in maniera concorrente,
vaghe, dove non si sapeva se dovesse legiferare il Parlamento oppure se le
Regioni avessero una piena autonomia, vi ci siamo trovati anche noi rispetto a
dei temi importanti.
In conseguenza
di questo c’è stato bisogno di una revisione della Costituzione e questo è
quello che è avvenuto, dando dei poteri maggiori alle Regioni in tre settori.
Oltretutto io ritengo che riguardo la sanità già ci fosse un’autonomia piena e
totale delle Regioni, il decreto 56/2000, di fatto, lancia già il federalismo
fiscale, nel momento in cui che gli atti dicono: “C’è un budget assegnato alle Regioni che deve servire a coprire tutte le
spese e se sforate sarete voi stessi a dover intervenire con una manovra
finanziaria”. Così anche per quanto
riguarda l’istruzione. Ecco perché su questi temi c’è bisogno di chiarezza,
perché non si capiscono fino in fondo. Di recente ho seguito, nella
trasmissione “Porta a Porta”, il dibattito sulla scuola a cui ha partecipato
anche il Presidente Loiero, in questo lui asseriva che le Regioni possono fare
– ecco, vedo l’assessore Principe – dei programmi autonomi, quindi sosteneva
l’idea che la Calabria possa avere dei programmi diversi dalla Lombardia.
Questo è possibile in minima parte, vi è la possibilità che si aggiungano delle
nuove materie l’aspetto delle Regioni, ma non mi sembra che il tema della devolution sia questo, quanto invece,
soprattutto, organizzare gli istituti scolastici sul territorio - la
possibilità di mettere un liceo in più o in meno o un altro tipo di scuola o
quant’altro.
Quindi i termini della questione devono essere chiariti fino in fondo per
dare la possibilità ai cittadini di poter creare una propria linea politica,
sapendo che oggi le Regioni hanno una nuova sfida da affrontare. Io non ho
paura della possibilità che una Regione, anche se povera come la Calabria,
possa essere messa nelle condizioni di poter pensare da sola al proprio
destino, questa è una sfida importante che devono raccogliere le istituzioni,
ma prima di tutto la devono raccogliere i cittadini che devono immaginare un
modo di intraprendere il proprio futuro in maniera diversa, perché questo
significa valorizzare le proprie potenzialità. Quanti aspetti positivi ha il
nostro territorio! C’è bisogno di uno scatto di orgoglio per immaginare che,
attraverso delle risorse impiegate in maniera positiva nella nostra regione, si
può produrre sviluppo, occupazione, c’è un nuovo modo di immaginare e ritengo
che questa sia una sfida positiva che tutti quanti noi dobbiamo cogliere e
senza tirarci indietro rispetto a tali questioni.
Allora ecco che il
dibattito che noi poniamo in essere deve, prima di tutto, informare i
cittadini, non solo sulle tre materie riformate, ma anche sulle tante novità
apportate dal punto di vista istituzionale: un premier più forte, un Parlamento ridotto che eviti la doppia Camera
- a causa della quale, come accade spesso, leggi approvate al Senato, devono
tornare alla Camera e così via -, dare, quindi, un’impostazione nuova. Io
ritengo che su questi temi si debba essere tutti d’accordo e occorra una
maggiore condivisione. Così come il tema del premierato forte è un elemento
essenziale della nostra Costituzione. Sono tutte questioni che ritengo, da qui
a quando ci sarà il referendum, debbano essere approfondite e vagliate in
maniera positiva e per le quali occorre il contributo e, soprattutto, la
possibilità di spiegare, ma - il Presidente Loiero su questo dato ha fatto un
suo cavallo di battaglia scrivendo libri, impostando anche una campagna
elettorale - essendo oggettivi, obiettivi, occorre che tutti sappiano realmente
in cosa consiste questa riforma per votare secondo coscienza. Chiudo, dicendo
che il pericolo reale per la nostra Calabria è rappresentato dal federalismo
fiscale, perché spesso si parla dei poteri delle Regioni senza pensare alle
possibilità economiche con cui poter far fronte agli stessi. Federalismo
fiscale significa, in poche parole, autonomia finanziaria delle Regioni e la
possibilità che, attraverso le entrate, si possano finanziare le uscite e i
servizi. Ritengo che una Regione come la nostra non abbia quella capacità
impositiva e quegli introiti necessari per poter finanziare i servizi e che il
Consiglio regionale tutto debba stare attento soprattutto su questo tema. Anche
nella prossima legislatura - ci auguriamo che ci sia una riconferma del
centro-destra, ma al di là di quello che avverrà dal punto di vista politico -,
su questo tema del federalismo fiscale tutto il Consiglio regionale deve essere
unito, deve sorvegliare bene quello che potrà avvenire perché da questo
dipenderà realmente il futuro della nostra regione. Non tanto i poteri e le
nuove competenze delle Regioni e la riforma istituzionale, ma il federalismo
fiscale deve essere uno dei punti essenziali sul quale questo Consiglio
regionale deve vigilare.
Presidenza del Vicepresidente Roberto Occhiuto
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole De Gaetano. Ne ha facoltà.
Io credo che il dibattito
che stiamo facendo debba porre sul tappeto la reale situazione
che c’è oggi nel nostro Paese e dire con chiarezza quello che potrebbe avvenire se questa riforma costituzionale fosse ratificata dal
referendum popolare.
Ritengo che le motivazioni
per il referendum siano sacrosante e
partirei dal fatto, a differenza di quanto hanno fatto altri colleghi, che
ormai in questo Paese si è consolidata una prassi che io ritengo, dal punto di
vista costituzionale, sbagliata e che permette ad una maggioranza che ha i
numeri in Parlamento di poter fare da sola le riforme costituzionali: è
avvenuto con il centro-sinistra al Governo con la riforma del Titolo V°, è
avvenuto in questa legislatura con la riforma della devolution approvata dal centro-destra.
Sommessamente, vorrei ricordare che l’unico partito che ha votato sia contro l’articolo V° sia contro la devolution è Rifondazione comunista, ma non perché noi siamo profeti o perché siamo più bravi degli altri, ma soltanto perché abbiamo nel nostro Dna politico il fatto che le riforme costituzionali si discutono e si fanno insieme, ed il fatto che la Costituzione repubblicana, nata e scritta dopo la valorosa lotta della Resistenza in questo nostro Paese, è stata scritta con il contributo di tutti. In questa Costituzione che, dal punto di vista della democrazia, è una delle Costituzioni più alte che ci siano nel panorama europeo, mondiale, confluirono tre culture differenti, tre diverse ispirazioni, ideali della vita della politica che portarono alla nascita della stessa. E badate, colleghi, le differenze allora non erano quelle di oggi che ci possono essere nel Parlamento italiano, non c’era l’alternanza all’epoca, ma c’erano due blocchi contrapposti, due schieramenti nel mondo e nel modo di fare politica completamente diversi, ma allora riuscirono a trovare un punto di incontro sulle regole generali. La cultura cattolica, la cultura di ispirazione marxista e la cultura liberale riuscirono, allora, insieme a trovare le condizioni per fare quella Costituzione.
Per questo ritengo
sbagliata, nel profondo, l’idea di cambiare da soli la Costituzione, è una cosa che non può essere, e questa
maggioranza di centro-destra sta facendo lo stesso anche sulla legge
elettorale, altra regola che va discussa insieme. Ma, al di là di questo, per
quanto riguarda il punto formale, ritengo che questa riforma sia sbagliata,
dannosa e pericolosa per questo nostro Paese perché non tiene conto della sua
storia, della sua cultura, fa passare uno Stato che era a concezione
centralista ad uno Stato federalista, unico caso nel mondo, perché tutte le
altre nazioni, tutti gli altri Stati federali sono nati così dall’inizio, sono
stati fondati (è il caso della Svizzera, degli Stati Uniti d’America) e sono
nati federalisti, perché c’erano differenze culturali, linguistiche, religiose.
Non è il caso di questo nostro Paese. L’altro esempio, l’unico, che da Stato
centralista è diventato federalista è quello del Belgio, ma lì ci sono delle
differenze politiche completamente diverse da quelle del nostro Paese, ci sono
due gruppi etnici che hanno e parlano due lingue diverse. Allora lì, forse, era
giustificabile una divisione ed un cambio di Stato, passando da una concezione
centralista ad una federalista. Quindi questa riforma non ha neanche
riferimenti nel panorama europeo.
L’altra
questione importante: questa è una riforma che spacca questo nostro Paese,
pericolosa. Guardate, i campi su cui la devolution
interviene, sono pericolosi. Ma pensate se domani un assessore alla cultura
del Veneto, un assessore alla pubblica istruzione del Veneto decidesse di
cambiare e di dire “da oggi, da domani l’italiano non è più la lingua ufficiale
di questa nostra regione, vogliamo mettere come lingua ufficiale che è il
Veneto”, vi rendete conto di quali pericoli ci sono per il nostro Paese, di
quale mente contorta ha pensato questa riforma?
Per
quanto riguarda il federalismo fiscale – lo diceva il collega Talarico – questa
è una riforma che divide, che spacca e penalizza il Mezzogiorno d’Italia, che
non dà la possibilità alle Regioni più povere di questo Paese di finanziare la
sanità e, per diritto, è inserita nella Costituzione la sanità di tutti e tutti
i cittadini hanno il diritto di avere lo stesso modo di essere curati, sia che
siano lombardi, che siciliani, che calabresi.
Insieme
a questo, è una riforma pericolosa anche dal punto di vista della democrazia.
Guardate, io credo veramente che questa concezione che ormai si è inserita nel
nostro Paese di dare la possibilità ad un uomo soltanto, a chi è il leader dell’esecutivo, di fare e
disfare, di decidere lui per tutti è una concezione sbagliata, che non è nel
nostro Dna, che non fa parte della cultura politica di questo Paese. Io credo
che il fatto che il premier abbia la
possibilità di sciogliere il Parlamento sia gravissimo, che vada contro la
democrazia così come il fatto che possa, da questo punto di vista, ricattare il
Parlamento dicendo: “Se non accettate questa politica, questo provvedimento, io
vi mando tutti a casa!”. Non è possibile, è un colpo alla democrazia!
Qualcuno
ha anche detto che questa riforma è buona perché interviene sui ribaltoni. Io
non credo, i ribaltoni non si impediscono con le leggi in Parlamento, ma con
l’etica politica, si sarebbero potuti evitare se veramente si fosse seri in
questo Paese. Si poteva fare come in Portogallo: lì la Costituzione dice che un
parlamentare che viene eletto non in uno schieramento, ma in un partito
politico, se lo abbandona decade da parlamentare. Perché non si è fatto questo,
se questa era la vera volontà che si aveva di bloccare i ribaltoni?
Concludo,
toccando l’ultimo aspetto che penso sia veramente inquietante per la
democrazia. Credo che questa riforma sia sballata anche perché limita
fortemente e rende il Capo dello Stato soltanto un notaio in questo Paese, io
credo questo non sia possibile: il Capo dello Stato con questa riforma ha
soltanto il potere di controfirmare le leggi del premier e non ha nessun potere per quanto riguarda, ad esempio, il
caso fondamentale dello scioglimento del Parlamento.
Credo
che ci dobbiamo ribellare a questo, che dobbiamo approvare oggi la proposta che
viene dalla Giunta di indire referendum per abrogare questa legge
costituzionale, ma soprattutto – e Rifondazione comunista lo farà – dal minuto
dopo che sarà approvato e sarà indetto il referendum confermativo, Rifondazione
comunista si farà promotrice di creare in ogni paese di questa nostra regione
un comitato per abrogare questa legge che va contro gli interessi dell’Italia,
ma in particolare contro gli interessi dei calabresi.
Presidenza del Presidente Giuseppe Bova
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi. Ne ha
facoltà.
Mi atterrò al tempo fissato, però credo che alcune
cose vadano dette, anche per evitare un dibattito
ipocrita, in questa riunione del Consiglio regionale. Io sono molto soddisfatto, e va
apprezzato lo sforzo, della scelta unitaria, della decisione all’unanimità
assunta precedentemente, che credo sarà confermata anche stasera nella seduta del Consiglio regionale,
di dare corso ad un progetto e ad una scelta di promozione del referendum confermativo. Mi sembra
una cosa saggia, equilibrata, giusta, credo sia importante
che questo avvenga e credo giusta anche
la rivendicazione che viene fatta anche dai banchi del centro-destra
di questa scelta. Debbo dire, peraltro,
che – come ricordava qualcuno prima – questa scelta è stata già fatta da altre
Giunte di centro-destra, in Lombardia Formigoni è stato tra i primi a scegliere
– come veniva ricordato –, quindi mi sarebbe suonato strano che in Lombardia
Formigoni decidesse di dare il via al referendum confermativo e che poi il
centro-destra calabrese, invece, dicesse che non bisogna fare il referendum,
sarebbe stato curioso un simile atteggiamento.
Quindi trovo una conclusione naturale che anche in
Calabria, partendo da una specificità calabrese, – questo lo voglio dire –
tutti gli eletti, nella massima assise della Regione decidano di dare luogo ad
uno strumento: “Diamo la parola ai cittadini”. La materia, la questione oggetto
della cosiddetta devolution – come viene chiamata – è talmente
importante, decisiva per il futuro della democrazia, dell’assetto complessivo
delle istituzioni, del rapporto tra le Regioni, del ruolo e del bilanciamento
dei poteri, del ruolo del Presidente della Repubblica, del Parlamento, del
Presidente del Consiglio dei ministri, assume valenza tale, che è necessario
dare la parola ai cittadini. E siamo d’accordo su questo.
Per cui condivido l’affermazione fatta dall’onorevole Occhiuto,
siamo d’accordo su questa esigenza, su questo bisogno, peraltro era innegabile
la modalità di approvazione di questa riforma costituzionale: non avendo
raggiunto i due terzi del Parlamento, è naturale che si vada al referendum
confermativo, mi sembra lapalissiano. Quindi rischiamo di fare una polemica
anche sul nulla, talvolta, è normale che si vada al referendum.
Noi siamo tra quelli che hanno più spinto. Io apprezzo
molto il lavoro che fa il Presidente della Giunta regionale, che è impegnato su
questo punto in modo forte, però non mi scandalizzo, della levata di scudi che
c’è stata, che ho visto rispetto alla relazione che ha fatto l’onorevole
Magarò, il quale ha esposto le ragioni, dal nostro punto di vista – ed io
condivido fortemente quelle argomentazioni –, per cui noi diremo sì
all’abrogazione del progetto di riforma costituzionale presentato che si chiama
devolution. Se ben ricordo, infatti, voi stessi avete detto “noi,
invece, abbiamo un’altra opinione, un’opinione diversa,
con qualche caso personale, con qualche situazione che vedremo”. Io mi auguro che siano
in tanti a far valere non l’appartenenza politica
in questa vicenda, ma l’appartenenza
e l’identità regionali. Qui vale, prima che
in ogni altra cosa, la nostra appartenenza territoriale,
il nostro essere calabresi della Calabria, questo lo sottolineo.
Per cui la scelta che si
farà anche nella fase successiva, onorevole Dima - e mi rivolgo a lei non a caso, perché rappresenta un partito che della patria e della
bandiera ne ha fatto sempre un simulacro, un punto identitario, mi sembra che
questo tema lo abbiate assolutamente dimenticato e scartato -, perché credo
che, nel profondo della sua coscienza,
lei avverta un sentimento di ribrezzo,
di ripulsa nei confronti di un progetto di legge che colpisce i diritti della
Calabria e dei calabresi, i suoi diritti come i miei, i diritti dei suoi figli,
come dei miei figli.
Allora, da questo punto di
vista, non ci debbono essere differenze, non ci possono essere demarcazioni di sorta
sul terreno dell’appartenenza della politica, perché discutiamo del futuro di
questa terra, di quello che sarà la sanità in questa regione e i diritti alla
sanità per una regione in cui non c’è questa garanzia, oggi, di diritto alla
salute, figuriamoci cosa accadrà domani, in tempi di devoluzione di federalismo
fiscale, di attacco alle risorse, di cancellazione di qualsiasi meccanismo e
strumento di perequazione compensativa, per cui chi è debole continuerà ad
essere schiacciato, emarginato e diventerà ancora più debole, mentre le regioni forti, potenti avranno più
risorse, più mezzi, più attrezzature.
Rispetto a questo, credo che non valgano ragioni di
appartenenza, quindi l’appello che ha rivolto il Presidente Loiero, secondo me,
andava accolto in questa direzione, cioè non solo votare oggi insieme,
unitamente, unanimemente questo ricorso al referendum, ma contemporaneamente
fare una valutazione su quali sono i nostri interessi che sono in ballo sulla
portata strategica, decisiva che assume questo provvedimento.
Noi non vogliamo drammatizzare nulla, voi sapete di che
stiamo parlando e sapete bene che quel progetto di legge il Parlamento l’ha
approvato a fatica, dopo quattro letture, con grandi contrasti e travagli,
pagando un prezzo all’asse del Nord, perché questo è il dato: ha vinto l’asse
del Nord con il progetto di devolution e noi, che siamo quelli che
subiscono quella vittoria, che pagheranno un prezzo durissimo, se quella scelta
non sarà cancellata nel referendum dagli italiani, sicuramente abbiamo tutti il
dovere di lanciare un allarme, di esprimere una grande preoccupazione per
quello che può accadere e di dire che qui la Calabria deve avere un ruolo. Ha fatto bene la Giunta regionale, fa bene
oggi il Consiglio regionale ad essere tra i soggetti attivi, promotori della
richiesta referendaria, ma nel contempo credo che noi dobbiamo lavorare perché,
attraverso l’iniziativa politica, le scelte che si faranno anche prossimamente,
ci possa essere la risposta adeguata.
Queste cose mi premeva dire, sapendo che certamente
parliamo di un tema che ci è caro, di un impegno su cui si fonda anche uno
sforzo straordinario che, per quanto ci riguarda, noi vogliamo mettere perché
siamo dentro un progetto e un’idea politica dell’unione di centro-sinistra e
questa diventa una battaglia politica fondamentale del centro-sinistra, non c’è
dubbio. Ovviamente, abbiamo la nostra opinione e non rinunciamo a ribadirla con
chiarezza, ma contemporaneamente facciamo appello alla grande responsabilità
che ci può essere attorno a questo tema, sapendo che i valori in discussione
sono alti, fondamentali, ma nel contempo voglio dire che noi abbiamo dato
centralità alla denuncia del carattere perverso, divaricante che assume il
progetto di devolution, cioè quel progetto che spacca l’Italia in due e
mette in discussione valori fondamentali, anche quelli dell’unità del Paese, e
rischia di cancellare la storia di questo Paese…
(Interruzione dell’onorevole Dima)
…ma contemporaneamente, onorevole Dima, io sono molto preoccupato anche per altri aspetti che voglio sottolineare…
PRESIDENTE
Onorevole Dima, per favore…!
Michelangelo TRIPODI, assessore alla gestione del territorio
Sono preoccupato perché quel
progetto che i vostri parlamentari
a Roma hanno approvato, onorevole Dima,
colpisce al cuore i poteri del Presidente
della Repubblica, attacca competenze e prerogative del
Parlamento e dà un potere esagerato, inusitato, mai visto al Presidente del Consiglio dei ministri, arrivando
addirittura a dargli la possibilità di sciogliere il
Parlamento! Tutto questo noi non l’accettiamo,
vogliamo riequilibrare e che sia mantenuto il sistema che abbiamo conosciuto
finora dal punto di vista dell’equilibrio delle
forze e dei poteri, dei ruoli, delle competenze. La democrazia di questo Paese
ha tenuto perché abbiamo avuto un Presidente della
Repubblica che si chiama Carlo Azeglio Ciampi, che ha potuto avere alcuni
poteri che voi gli volete togliere:
quei poteri che ha esercitato il Presidente della Repubblica ci hanno
consentito di evitare anche una bufera neoautoritaria che si poteva preparare,
con minacce serie anche alla tenuta della democrazia. Voi volete cancellare quei poteri, volete un Presidente della Repubblica che
diventi il fantoccio, che diventi una specie di personaggio che fa solo parata
o vetrina, ma non ha alcuna funzione reale; volete cancellare funzioni fondamentali del Parlamento, trasferendole anche
al Presidente del Consiglio dei ministri; questo
impianto manomette un assetto costituzionale consolidato che ha dato frutti importanti, la democrazia di
questo Paese è cresciuta con questa Costituzione, i diritti gli italiani
sono cresciuti quando si è attuata la Carta costituzionale frutto della grande
lotta di liberazione, dell’antifascismo, della straordinaria epopea che
chiamiamo Resistenza, quello è il punto di riferimento, lo scardinamento, la
manomissione: la devolution, l’attacco al Presidente della Repubblica, è
un attacco fondamentale a valori, a diritti, ad uno Stato democratico che noi,
invece, vogliamo difendere.
Quindi sono del parere che è giusto che ognuno faccia la
propria battaglia ed è importante che anche il centro-destra, confermando
quello che sta facendo in tutte le Regioni - a partire, e ricordo ancora, dalla
Lombardia, della quale appunto vi vantate e avete detto: “Formigoni ha promosso
il referendum” -, anche qui in Calabria, il centro-destra insieme con il
centro-sinistra si pronunci unanimemente per andare a chiedere la parola ai
cittadini. Poi, ci auguriamo che lì si faccia una battaglia in campo aperto e
che vinca il migliore! Noi pensiamo che in questo caso i cittadini daranno
ragione agli argomenti e alle proposte presentate dal centro-sinistra.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Chieffallo.
Presidente, io non so se per chiedere la parola si deve premere qui qualche bottone, perché io che avevo chiesto la parola all’inizio, me la vedo data alla fine, quando l’Aula è un po’ distratta… Va beh, comunque do il mio contributo in ordine a questa materia importante, precisando due cose.
La prima: colleghi,
siamo o non siamo per uscir fuori dal recinto del partito, a cui noi possiamo appartenere, per valutare questa situazione, l’oggetto di cui stiamo
discutendo, in termini di coscienza e non di appartenenza? Se è sì, non mi
sembra sia necessario fare delle polemiche. Mi
lego a quello che ha detto Loiero, il Presidente
è stato di una chiarezza solare ed è stata importante
la sua obiettività: è una materia che ci
riguarda tutti, questa della devolution, su cui deve essere accentrata la nostra attenzione, perché su di essa si
costruisce la democrazia sostanziale italiana e quindi le fortune del nostro Mezzogiorno.
Se
questo è – e tutti abbiamo avuto modo di dire, destra e sinistra, che va
guardata con grande attenzione e che
penalizza le regioni del Mezzogiorno – basta, si chiude l’argomento e si vota all’unanimità - che
sembra ci sia -, i distinguo non servono. Io non sono nemmeno concorde con
l’altra tesi per cui si dice: “Ma la Giunta ha proposto un provvedimento di
legge, quindi c’è la dicotomia tra Giunta e Consiglio, perché la Giunta prevarica…”. La Giunta ha
avuto la sensibilità di predisporre e licenziare un provvedimento che come
Consiglio, dobbiamo riconoscerlo come giusto, approvandolo. Anche su questo, io
non sarei irreggimentato nel portare avanti un discorso polemico di dicotomia tra le due nascite.
oglio
aggiungere un’altra cosa soltanto, per una questione di chiarezza
politica: sì ritengo sia vero quanto detto, che un certo asse politico del Nord si è, in qualche modo,
compattato ed ha spinto perché questa riforma venisse approvata, così come è
stato fatto, a livello nazionale.
Devo anche dire che la mia maturazione politica avvenuta in quest’ultimo
periodo all’interno del mio partito, e l’evoluzione politica del mio partito
stesso – voglio
ricordare che abbiamo portato stamattina all’onorevole Presidente del
Consiglio regionale una comunicazione in cui abbiamo evidenziato che i gruppi
socialisti in questa Regione sono federati per stare insieme - hanno di fatto favorito
in noi l’insorgere di una convinzione fortemente critica nei confronti di tutto
il centro-destra - ed in modo particolare verso Berlusconi - che si è legato
all’area forte del Paese (il Lombardo-Veneto), ed ha assecondato anche la
spinta oltranzista del nostro amico-avversario Bossi – avversario delle
politiche del Mezzogiorno – e, conseguentemente, questo fatto mi
spinge con maggiore convinzione e con maggiore attenzione ad essere per il sì
al referendum.
Quindi evitiamo, quando c'è la possibilità, i distinguo che non ci aiutano, ed arriviamo ad approvare questo provvedimento che ci consente, poi, di misurarci con il referendum, chiamando i cittadini a votare su questo importante argomento, decisivo per la nostra democrazia.
PRESIDENTE
La parola all’onorevole Acri.
Signor Presidente,
con questo dibattito - che avrebbe
opportunamente
rivendicato e meritato più attenzione da
parte del Consiglio regionale, della Giunta, degli stessi organi di stampa - si apre
oggi, finalmente, la stagione del nuovo governo
regionale ed è più che legittimo, a mio modesto parere, chiedersi dove
andremo, quali strade percorreremo, se riusciremo ad essere
in sintonia con le aspettative che hanno acceso nei nostri confronti i cittadini, le imprese, il mondo del lavoro, dell’associazionismo, il sistema politico.
Credo che la risposta non
sia affatto scontata, almeno io non ho una risposta scontata; se altri sono in
grado di dare risposte, ben vengano, ma non mi sembra che la distrazione che ho
colto - probabilmente abituato ad altro tipo di organismi istituzionali -
faccia presupporre capacità di risposte
quantomeno immediate. A mio parere, ci sono tre ragioni per le quali
l’interrogativo deve rimanere aperto e per
le quali l’atteggiamento degli osservatori interessati, a partire dal sistema
delle autonomie locali, non potrà
essere di semplice attesa, ma di intervento nel merito, di verifica, di stimolo
attivo alla correzione di ciò che
sarà necessario correggere. La prima
ragione è: l’oggettiva pesantezza della crisi
in cui il Paese si trova e basterà ricordare che
essa, pur avendo origini profonde, strutturali che rimandano al modello di
Paese costruito nei decenni – se poi ci riferiamo al Mezzogiorno, dobbiamo parlare di qualche secolo – perlopiù è stata
aggravata dalla inefficacia delle politiche messe
in atto dal Governo centrale, che non hanno trovato condivisione da parte delle
Regioni che, in verità, spesso non sono state neanche chiamate e coinvolte. E’
un fatto connaturato nella struttura stessa del Paese e non solo una pur
importante previsione costituzionale, il fatto che la natura della crisi e le
possibili terapie da mettere in atto intersechino più volte le competenze
attribuite alle Regioni dal nuovo Titolo V° della seconda parte della
Costituzione e quindi, necessariamente, toccherà alle stesse Regioni segnare la
svolta.
Certo, occorrerà affermare un metodo, una forte,
continua ed efficace concertazione e solidarietà istituzionale – un termine al
quale ricorro spesso –, un dialogo serrato con le parti sociali è alla base di
qualsiasi successo nella predisposizione delle analisi, degli obiettivi, delle
terapie da mettere in campo per dare un contributo alla ripresa del Paese. Ed è
questo quello che è mancato colpevolmente in questi anni, c’è stata l’illusione
che bastassero ricette, peraltro rivelatesi sbagliate, calate dall’alto, dallo
Stato centrale per rimettere in moto il sistema. Purtroppo non è così e non
poteva essere così, non sarà così – diciamo la verità e soprattutto rimaniamo
molto concretamente con i piedi per terra – neanche con un nuovo Governo di
altro orientamento politico, magari mosso dalle migliori intenzioni.
Questo significa rivedere e rafforzare le sedi attuali
della concertazione, spesso svuotate da competenze ripetitive, sovrapposte,
marginali ed, invece, tenute sistematicamente fuori dalle scelte strategiche e
significa, altresì, completare il disegno riformatore, dando vita ad un vero
Senato federale che sia davvero il luogo di interfaccia, raccordo fra il Parlamento
nazionale e il sistema delle Regioni e delle autonomie. Va da sé – e non voglio
ripetere quello che i colleghi consiglieri intervenuti prima hanno detto,
ciascuno secondo una propria impostazione culturale – che questo passa per la
bocciatura attraverso il referendum del progetto di devolution.
La seconda ragione è: il governo della transizione. Le
nuove Regioni dovevano, in verità, mostrarsi tali fin dalla stesura dei nuovi
Statuti. Essi – gli Statuti – dovevano essere accompagnati da un ampio dibattito
istituzionale, politico, sociale, invece – anche in Calabria è avvenuto questo
– per la grande parte dei casi questo non si è realizzato, la discussione si è
perlopiù soffermata sul sistema elettorale e sul numero dei consiglieri. Questa
falsa partenza – Presidente Loiero, Presidente Bova - deve essere recuperata
con l’avvio di questa legislatura ed io mi permetto di indicare molto
sommessamente tre fattori che, a mio parere, possono sancire in modo evidente
un tentativo di svolta reale.
Il primo fattore è il concetto di sussidiarietà: sono
troppi i segnali che ci pervengono che evidenziano non solo un perdurare, ma
addirittura un accentuarsi di un forte centralismo regionale a scapito,
appunto, del pieno dispiegarsi del principio di sussidiarietà e del conseguente
ruolo delle istituzioni più vicine ai cittadini.
E’ vero, stanno cominciando a venir fuori le prime
proposte di legge relative ai Consigli regionali delle autonomie locali, ma pur
sottolineando che questo tentativo è assai positivo, non possiamo ingannarci:
la vera sussidiarietà si misura nel governo delle politiche di intervento per
il sociale, per l’innovazione, per lo sviluppo, nel disegno degli assi
strategici su cui si svilupperà il futuro di ogni singola regione. Su questo,
anche per il ritardo con cui in alcune Regioni - quelle finora governate dal
centro-destra in primo luogo -
si sta dando corso all’attuazione della “Bassanini”, anche in questo dibattito
– e mi innervosisco e mi irrito – sento parlare di trasferimento di deleghe: o si ignora il concetto di delega
oppure la imperfezione terminologica tradisce qualche riserva nell’attuazione
del decentramento. Noi dobbiamo parlare di trasferimento di funzioni, di responsabilità, di contestuali trasferimenti di risorse umane, strumentali
e finanziarie. Si accampano difficoltà che sono oggettivamente da individuare,
soprattutto in una regione come quella calabrese, con 409 Comuni che accampano
difficoltà insite nella frammentazione municipale, nel sistema istituzionale
locale nel suo complesso. Prevalgono – lo dico con molta delicatezza e senza
spunto polemico – qualche volta, tentazioni di logiche assessorili che in
coalizioni come la nostra rischiano, poi, di incrementare soltanto la ricerca
di visibilità per sé e per il partito di appartenenza di questo o di
quell’assessore e quindi i passi sono davvero assai tiepidi, timidi, qualche
volta contraddittori e forse persino in controtendenza.
Il secondo fattore è la
ricerca di un giusto equilibrio fra la sottolineatura forte del ruolo del
Presidente e degli esecutivi, sancito con l’elezione diretta, e il ruolo del
Consiglio regionale. Qui non si tratta di negare la svolta e di rimpiangere il
metodo impastato di lentezza, di consociativismo che le vecchie Regioni si
portavano dietro – certo, non è questo quello che io assolutamente rimpiango,
tutt’altro – il prestigio, la riconoscibilità che le Regioni si vanno
conquistando sono legati certamente ai nuovi poteri attribuiti loro dalla
Costituzione, ma anche dalla visibilità dei Presidenti. Quando diciamo che in
Italia non ci sono governatori, ma ci sono Presidenti di Regioni,
sottintendiamo un ragionamento che vuole, tra l’altro, valorizzare il ruolo
delle Assemblee regionali, la necessità di curare la qualità della produzione
legislativa che loro compete, elevare il confronto politico fra esecutivo ed
Assemblea, definire efficaci strumenti di indirizzo e di controllo
dell’attività dell’esecutivo. In una parola, voglio dire che bisogna dare
prestigio e forza alle assemblee. Non sempre è così, e lo stiamo verificando
anche in questo Consiglio regionale, qualche volta si assiste, addirittura, ad
una sorta di separazione tra i due momenti che non ha alcun riferimento né
nella legge né nel buonsenso.
Presidenza del Vicepresidente Roberto Occhiuto
Il terzo fattore è l’idea di
una Regione leggera, cioè una Regione che davvero metta al primo posto le sue
nuove competenze legislative e programmatorie e ridimensioni in modo visibile
la sua attitudine alla gestione che, in decenni di Regioni dalla natura incerta,
si sono ritagliati.
Ecco, io voglio dirla in
maniera molto leale: temo uno scivolamento verso un’idea sbagliata di Regione, che non è quella che
abbiamo voluto con il nuovo Titolo V° della Costituzione e che finisce per dare
argomenti a chi avversa il processo di riforma della nostra Repubblica in senso
federale. Questo si verifica con le strutture proprie delle Regioni e, ormai in
modo diffuso, con la nascita di ipotetiche agenzie - qualche minuto di
pazienza, Presidente, noi “soliti ignoti” parliamo di tanto in tanto, qualche
minuto in più non credo che guasti -, strutture, enti che, posti fuori dalla
struttura regionale, comunque finirebbero per alimentare non una più efficace
regia nelle politiche regionali, ma una riproposizione della vocazione a gestire
e, di questo, noi dobbiamo cercare di dimenticarci. Noi dobbiamo dimenticare
che le Regioni debbono non decentrare, il decentramento deve essere attuato nei
tempi previsti dalla Giunta regionale, io mi auguro che avvenga contestualmente
anche con le previsioni nel bilancio 2006 per quanto riguarda le risorse
finanziarie.
La terza ragione è il superamento della eredità
consolidata: saremmo davvero ingenerosi se non tenessimo conto, proprio nel
momento in cui chiediamo nuove Regioni, delle condizioni concrete in cui si
trovano ad operare, dell’eredità che si portano sulle spalle. Noi, oggi,
abbiamo Regioni che scontano il fatto che assieme alle funzioni, alle
competenze non sono arrivate in modo adeguato le risorse, Regioni che fanno i
conti con cinque anni buttati al vento in termini di federalismo fiscale,
Regioni ripiegate sotto il peso della incidenza percentuale del costo della
sanità, rispetto a tutte le altre politiche che debbono sviluppare e che sono
loro richieste.
In questo momento, signor Presidente della Giunta,
signor Presidente del Consiglio, gli amministratori locali calabresi ed i loro
collaboratori tecnici non stanno facendo analisi dei bisogni, non stanno
verificando politiche, ma stanno costruendo scenari per i loro territori; sono
piegati sui dati dei loro bilanci, pressati dalla emergenza, stanno studiando
stratagemmi per far quadrare i conti, stanno nascondendo la polvere sotto i
tappeti, pur di non sforare il patto di stabilità interno. Io voglio ricordarlo
perché la Regione di questo deve anche farsi carico, in Calabria su 409 Comuni
ci dodici sono in dissesto finanziario da dieci anni, non escono dal dissesto e
ben 109 Comuni in fase di predissesto finanziario.
Allora dobbiamo dire che a livello nazionale, non
possiamo anche lasciar cadere su di noi questa responsabilità; non esiste alcun
disegno organico per le autonomie locali, che di quel progetto che, per tanta
parte, è stato un progetto trasversale nella cultura politica, in quella
istituzionale, nel mondo economico del nostro Paese, sembra non esserci più
traccia.
Allora a che serve, oggi, che questo Consiglio si misuri
con la necessità di procedere ad un referendum…
PRESIDENTE
Onorevole Acri, mi perdoni, ma ha abbondantemente utilizzato il tempo a sua disposizione.
…per annullare la devolution? A
che cosa serve oggi completare il presunto disegno dell’Italia federale,
se nel frattempo
il Governo condanna alla bancarotta
Comuni,
Province
e Regioni? In definitiva, voglio dire che il tempo delle azioni contingenti, delle necessità
del momento, delle scelte legate esclusivamente all’emergenzialità anche
politica deve cedere il passo ad altro, a ciò che deve restare anche dopo di
noi, a ciò che serve veramente per la nostra regione.
PRESIDENTE
Sono iscritti a parlare ancora l’onorevole Chiarella e il Presidente Loiero.
Prego, onorevole Chiarella.
Presidente, colleghi, non entrerò nel merito delle questioni - perché il dibattito oggi doveva essere di altra natura - non per sfuggire al contenuto, ma perché lo stesso Presidente Loiero ha dato un taglio ben preciso nel momento in cui ha voluto esaltare la sostanza del referendum, in quanto provvedimento di alta democrazia in grado di provocare in Calabria un dibattito a 360 gradi.
Quindi oggi, questo Consiglio è chiamato a votare un provvedimento della Giunta regionale - non è scandaloso averlo fatto da parte dalla Giunta - è un atto, al di là del contenuto, di alta democrazia che si pone all’attenzione del Consiglio regionale stesso.
Devo dire, per la parte politica che rappresento, al di là delle ragioni in merito alla sostanza del provvedimento, che noi stiamo guardando con attenzione, che nell’Assemblea degli eletti e delle elette dell’11 di luglio, in realtà, si era tentato di intervenire per evitare una divisione che si è creata el Paese.
Devo dare atto al Presidente
Bova di aver chiesto, nel suo intervento alla
presenza del Presidente della Repubblica, del Presidente
Casini e del Presidente Pera, insieme ad altri
Presidenti delle Regioni, di soprassedere,
di stralciare
dall’ipotesi di riforma in atto, tutta la parte di rilievo costituzionale
del progetto di devolution. Era una proposta
seria che l’Aula, nel suo complesso - dal dibattito
fatto -, aveva mostrato, sotto alcuni aspetti, di accogliere. Parlo degli onorevoli
Pera e Casini, le due espressioni massime del Parlamento: avevano
chiesto una riflessione, Presidente Loiero, e anche un ripensamento
sul processo di riforma costituzionale. Non sono riflessioni mie, lo stesso Presidente del Senato, Pera, aveva lanciato un
allarme. L’esperienza del federalismo ha
portato a conflitti permanenti fra Stato e Regioni, doveva essere solidale e non competitiva e invece si
presenta altamente conflittuale: il Presidente
del Senato stesso lamentava questo pericolo di
fondo. Lo stesso Presidente Casini - che in quel momento
ho molto apprezzato - ha proposto un patto per rilanciare l’Italia, un’intesa – diceva – in grado di andare
oltre gli schieramenti politici, che leghi Comuni, Province, Regioni e lo
Stato, qualunque sia la maggioranza che li governa, e questo veniva detto
davanti al Presidente della Repubblica. Questo, secondo me, è stato il
tentativo nobile, al di là delle parti,
di sollecitare il Parlamento a stralciare la parte relativa alla devolution.
Se questo non è avvenuto,
nonostante le sollecitazioni di due esponenti di rilievo del centro-destra - non del centro-sinistra - è
perché, evidentemente, il patto che vi è all’interno delle forze di governo,
proprio a due passi dalle elezioni nazionali,
aveva segnato un’altra strada, un altro percorso che, sicuramente, non riflette quelle che erano le ragioni
chiare originate da questa grande Assemblea,
invece il risultato ottenuto si lega
a considerazioni diverse, più legate al
contingente, al discorso elettorale fine
a se stesso, perché tenere una maggioranza insieme con dentro la Lega significa
anche mettere sotto i piedi quelle che erano state le riflessioni ad
alta voce del Presidente della Camera, del Presidente del Senato, nonché anche
quelle autorevolmente sollecitate dal Presidente
Bova, dal Presidente della Campania e da altri Presidenti delle Regioni
d’Italia.
E’ chiaro, quindi, che poi
in politica, si sa, si pagano anche momenti forti perché non sempre passa
quello che si pensa, alla luce di un patto elettorale
che va al di là del ragionamento sulle riforme.
Non la voglio fare lunga,
ho voluto sottolineare
questa contraddizione di fondo che è politica e che va al di là delle considerazioni di parte, visto che ho
citato due autorevoli esponenti del centro-destra.
Per quel che mi riguarda,
ritengo che una riforma così importante va fatta in altro modo, passa da
un’Assemblea costituente. Mi auguro si vada in questa direzione, noi lo abbiamo
denunciato a vari livelli - l’hanno fatto Scognamiglio, Segni - che nel momento
in cui si dava un calcio al maggioritario, si mandava al macero il voto del 90
per cento degli italiani che erano andati a votare.
Come si può, con una legge ordinaria, mandare al macero
ciò che viene dal territorio, da un referendum trasversale?! Com’è possibile
bocciare una riforma elettorale che, sicuramente, ha dato nel Paese il primo input
verso un modo di governare con tante le contraddizioni di fondo, ma che ha
aperto la strada verso le grandi democrazie occidentali – pur se con i ritocchi
che, giustamente bisognava ancora fare -? E si ritorna al proporzionale! Ben
venga, allora, anche il proporzionale! Ma poi, guarda caso, il proporzionale si
incastona in questa riforma che supera il valore dei padri costituenti, perché
oggi non c’è bisogno più di confrontarsi ad alti livelli. I padri costituenti
sono una parte della storia che non può essere messa da parte da qualsiasi
maggioranza. Guarda caso, poi si pensa a votare con delle liste bloccate che,
quindi, consentiranno ai segretari di partito di decidere come sarà composto il
prossimo Parlamento della nazione italiana, perché questo succederà. Io non so
perché andremo a votare: noi saremo in grado, una volta che usciranno le liste,
di sapere - con lo spostamento di qualche percentuale, dall’1 al 6-7 per cento
massimo, per avere una forbice ampia - sulla carta, trenta giorni prima del
voto, come sarà composto il Parlamento della nostra nazione.
Alla faccia, quindi, del cambiamento, della democrazia!
Noi andiamo verso una dittatura ben precisa, con contorni a volte oscuri e che
si presentano imbrigliati in una specie di sorriso democratico che comincia,
secondo me, a far tremare i polsi a chi di democrazia ha vissuto per una vita
intera.
Presidente Bova, a me dispiace molto che il suo messaggio,
quel giorno, l’11 luglio, non sia stato amplificato da tutte le Regioni del
meridione. Io avrei voluto fortemente una riunione dei Consigli regionali del
Sud - ogni tanto, ritrovarsi, soprattutto su temi così forti, fa bene alla
politica, non tanto ai partiti -, eppure questo non è stato possibile, però
dalla Calabria è partito un grande messaggio di democrazia e di autorevolezza
in questa direzione. Le devo dare atto di tutto questo, così come voglio
sottolineare che l’azione politica del Presidente Loiero, questa difesa di
alcuni grandi valori, non è legata al ruolo di Presidente della Regione
Calabria, ma ad un discorso politico di alto profilo che lui, da anni, spende a
favore di un certo ragionamento quando si parla di riforme del Paese. Sono cose
alla luce del sole, che sono, anche, state sottolineate in quest’Aula.
Voglio finire
semplicemente auspicando che l’Aula voti all’unanimità questa proposta di
referendum. Stasera non decidiamo se questa riforma andrà in porto o meno;
ognuno di noi rappresenta una parte politica e un modo di guardare alla
politica, certamente dentro di noi ci sono motivi storici, personali, che
comunque sono legati al territorio. Io sono per le grandi tradizioni, i modelli
che la tradizione della storia italiana ci ha indicato per me non sono
superabili. Non è guardare all’antico per imbrigliare il nuovo, ciò che può
nascere da una grande Assemblea costituente, mettendo insieme anche le diverse
visioni, può portare, alla fine, veramente alla nascita di una grande riforma
che modernizzi il Paese. Non può, invece, un voto parlamentare di maggioranza -
con le contraddizioni interne che ho sottolineato nelle parole di Pera e di
Casini - portare a casa un risultato così importante.
Chiudo, Presidente,
dicendo che andremo a parlare con la gente nelle piazze, nei luoghi deputati,
il risultato che avremo mi auguro ci possa poi portare alla elezione di
un’Assemblea costituente, per assaporare il gusto della grande politica, per
mettere a confronto varie esperienze e varie lezioni di politica anche
contrastante. Questo non importa perché la verità non sta né da una parte né
dall’altra, ma sicuramente da un confronto di alto profilo - soprattutto quando
si parla di riforme del Paese - può venire l’ossatura principale per costruire
la nuova Italia.
PRESIDENTE
Il dibattito generale è concluso, la parola per la
replica al Presidente della Giunta.
Prendo la parola sollecitato un pochino dalla ricchezza del
dibattito che, secondo
me, è stato di buona qualità – non lo dico per un dato formale – perché ho
sentito delle cose importanti, storicamente
importanti e, naturalmente, mi accingo a dire due cose, rispondendo ad
alcune sollecitazioni che ci sono state, cominciando da questo: è vero che c’è
stata da parte della Giunta regionale una iniziativa in tal senso. Io lo
confesso, lo dico al collega Dima, ci ho pensato… Intanto, è un’iniziativa di
tutta la Giunta; ovviamente, in quell’iniziativa c’è anche un mio percorso autobiografico,
ho fatto un certo tipo di battaglia e volevo che anche come testimonianza storica questo
dato ci fosse, però spero che questo non diventi un elemento divisorio, perché io sono del parere
che questo deve essere un referendum che tutti i calabresi di buonsenso
devono sostenere.
Se
l’atto formale della delibera della Giunta da me presieduta può essere – e lo posso anche capire – un
elemento che distorce il valore di una testimonianza comune, se c’è lo
strumento tecnico, Presidente, io posso ritirare la delibera, la ritiro, perché
vorrei che su questa materia fossimo compatti. Poi, però, alcune cose le voglio
dire, ammettendo alcuni errori, io sono uno dei pochi del centro-sinistra che
ammette questi errori, però vorrei dire a Dima – perché ho ascoltato il suo
intervento, ho ascoltato un pochino tutti finché sono rimasto perché ritengo
importante sentire quelli che la pensano diversamente da me – questa riforma del
centro-destra non è la riforma della Bicamerale e non è neanche figlia del Titolo
V°. Lo dico perché una fortuna ho avuto nella mia vita politica – ho avuto alti
e bassi, però ho avuto una fortuna, quella di far parte della Bicamerale, e lo
dico in prima persona – questo è un fatto storicamente accertato, anche se non c’è ancora
sui libri di storia, ma quando abbiamo istituito la Bicamerale con
una partecipazione abbastanza forte di tutti e due gli schieramenti, alla fine sapete quale fu l’epilogo, l’esito?
Che, arrivati in Aula, per la prima volta una Bicamerale oltrepassava la soglia dell’Aula, ma
poi nell’Aula cade, cade perché Berlusconi, che era il capo – lo voglio ricordare non per demonizzare nessuno, ma
perché anche venga richiamata alla memoria la verità – non se la sentì, fece un calcolo politico e la fece cadere in Aula.
Da
allora, collega Dima – eravamo nel 1997 – per un anno e mezzo le forze
politiche che facevano
parte del Parlamento ruppero il circuito del dialogo e del confronto; non si
parlarono tra loro e fu una battaglia politica d’Aula, spesso violenta. Poi le persone più
sagge dei due schieramenti, del centro-sinistra e del centro-destra,
parlandone, confrontandosi, anche a livello di corridoio, in quello che non è
solo rituale, ma che fa parte anche della politica, si chiesero insieme se era giusto che l’ennesima legislatura dovesse finire senza che alcuna
riforma fosse apportata all’ordinamento. E le persone più sagge tirarono,
culturalmente, fecero passare questo principio e così si mise mano – lo voglio ripetere – proprio alla riforma – l’accennava
Acri un minuto fa – quella che ha portato all’elezione diretta del Presidente della Regione,
che ha luci ed ombre,
anche se io al fatto che si dica che in fondo noi non vogliamo il premierato
forte, però vogliamo il governatore forte, voglio qui dire, una volta per
tutte, che c’è una differenza abissale tra i poteri del Presidente della Regione e quelli del premier,
perché il premier, in Aula, discute di diritti, di libertà – cosa che
non avviene qua dentro, questo è un fatto importante che dobbiamo metterci in
testa – non è la stessa cosa dare i poteri ad un premier forte, quando
la Repubblica ha immaginato un garante, uno che diventa il depositario
dell’unità della Nazione nella figura del Presidente della Repubblica. Qui si
tratta di una cosa totalmente diversa.
Alla fine, allora, si mise mano ad una
riforma, insieme, il Titolo V° la si fece insieme . Che cosa successe? Che,
purtroppo, siccome ci sono più letture, in una riforma costituzionale il tempo passa, le elezioni si avvicinavano e le alleanze si
stingevano, la Lega che era stato il discrimine, che aveva giocato tra
centro-destra e centro-sinistra, si allea col centro-destra e quando si allea,
emerge un elemento tattico sbagliatissimo del centro-sinistra, quello di
inseguire la Lega che è stata la protagonista del federalismo in Italia, magari di un federalismo abietto, come quello che ci viene
propinato in alcuni settori. Quindi era lunare immaginare che la Lega potesse votare il testo
del centro-sinistra. E’ stata inseguita, è stato sbagliato, per questo si è
votato con quattro voti di differenza. Ma io mi ricordo che gli inviti a far votare il
centro-destra, sono stati reiterati, aperti a cambiare tutto il testo, ma
siccome le elezioni premevano,
posso anche capire, alla fine, sul piano dell’utilitarismo politico, lo comprendo pure, però si trattava di una
riforma costituzionale, si toccava la Costituzione che è la Magna Charta, che ha fatto crescere questo Paese in questi sessant’anni
di democrazia, dove nel redigerla le forze politiche hanno dato il meglio di loro stesse,
perché la nostra è una riforma invidiata all’estero, dove sono sanciti i
diritti inconfutabili della persona. Per cui stiamo attenti nel dire… lo voglio
dire questo non per polemica, perché ho detto che, se è possibile, ritiro la
delibera della Giunta.
Due o tre cose voglio dire ancora.
Là non c’è solo, come spesso si dice – ed anche la
grande stampa confonde – il problema della devolution. Certo, la devolution
colpisce noi come Regione debole, che non ce la fa autonomamente a gestire
sanità, scuola, è inimmaginabile che noi in forma autarchica ci possiamo
predisporre ad amministrare una sanità che è già piena di buchi e di altri
mille problemi, a gestirci economicamente attraverso l’autonomia impositiva .
Questa cosa viene confusa spesso.
Signori, una volta che passa la riforma e il referendum
dà ragione al testo costituzionale, quella diventa Costituzione. Non c’è – come
mi ha detto Formigoni a “Porta a Porta” – una legge dello Stato che garantisce
la perequazione, perché tutto parte dalla Costituzione, la legge ordinaria è
gerarchicamente inferiore rispetto alle norme costituzionali. Allora questo è
un problema che ci riguarda tutti quanti.
Anche il premierato – non mi fermo sul premierato –
certo, che cosa fa? Di fatto disaggrega quello che è stato il corso della
storia d’Italia: se si vuol dare al premier che vince le elezioni il
potere di rappresentanza dell’unità, allora significa che non si conosce la
storia di questo Paese. E lo dico non perché sia tutto sbagliato. Anche l’interesse
nazionale – e lo dico al collega Dima – ho visto che Fini è venuto a Catanzaro…
io lo ringrazio, mi ha pure citato sull’interesse nazionale, però non è come
dice lui. Ma lo voglio dire non perché… io non sono neanche professore di
queste cose, ho un’altra laurea, ma l’interesse nazionale, quello sancito dalla
Costituzione del ’48, prevede due procedure, una di legittimità e una di
merito: della procedura di legittimità è competente la Corte Costituzionale –
lo dico in forma volgare – per la procedura di merito l’organo competente è il
Parlamento a sezioni riunite. Mentre davanti alla Corte si va sempre per la
legittimità, nei sessant’anni di democrazia non c’è mai stata una volta che si
è andati davanti al Parlamento per il merito, perché acquisiva tutto la Corte.
Allora il centro-sinistra ha detto: “Cancelliamola, se non si utilizza mai la
procedura!”. Il centro-destra dice: “L’ abbiamo ripristinata”. Vogliamo vedere
come l’ha ripristinata il centro-destra? Posso dirlo qua pubblicamente? Perché,
bisogna leggerli i testi . L’ha ripristinato, stabilendo che per una legge si
può far ricorso alle due Assemblee riunite.
Intanto, si parla di interesse non dello Stato, ma della
Repubblica, perché la Lega non avrebbe mai fatto passare quello Stato che voi
avete rappresentato – come diceva anche Tripodi – in fatto di unità di Paese,
di Nazione, di bandiera, altro è l’interesse della Repubblica che richiama e
rinvia al “114”, laddove la Repubblica è equiparata al Comune, alla città
metropolitana, alle Province, alle Regioni; non lo Stato, dunque, ma la
Repubblica come ente equi-immaginato, perché in quel momento la Repubblica è
come un Comune. E poi, quando si va a discutere di una legge che configge con
lo Stato, si va in un’Assemblea dove ci sono Camera e Senato insieme, per cui
quell’interesse nazionale è sottoposto a che cosa? Alla maggioranza del
momento. Questa è la mia paura, che per il rispetto di una legge si ricorre
alle due Camere e la maggioranza stabilisce che ho torto. Ma noi abbiamo
bisogno di poteri neutri, non di poteri a maggioranza. E’ un problema che fa
diventare più deboli i territori deboli.
Però non voglio fare polemica, vorrei che la votassimo
tutti questa proposta di referendum, perché teniamo conto di una cosa: noi
possiamo fare tutti i discorsi che vogliamo qua dentro, ma poi, alla fine,
l’ultima istanza è il popolo che va a votare. Allora, se lo possiamo
rappresentare insieme questo popolo, per evitare che si stabiliscano delle
disparità che possono essere distorcenti del nostro sviluppo, se noi pensiamo
che insieme possiamo fare questa battaglia, in maniera totalmente scissa dal
dato politico – io l’ho spesso detto qui – non penso che ci debba essere questa
divisione terribile tra maggioranza e opposizione. Io penso ad una maggioranza
e ad una minoranza, che magari nel tempo diventa maggioranza, perché è giusto
che ci sia il cambio, se una coalizione stesse vent’anni, succederebbe quello
che è successo alla Dc, che c’è stata cinquant’anni ed è esplosa! Io vorrei che
in una Regione come la nostra ci fosse davvero l’alternanza: magari sta uno
cinque anni, dieci anni, ma non oltre, perché dobbiamo far vedere anche ai
calabresi come sanno governare gli altri.
Allora cosa voglio dire con questo? Non è neanche vero
che noi abbiamo già fatto questa operazione di dare la delega su sanità, non è
vero, perché l’articolo 116 non dice questo, però non mi serve fare polemiche.
Io dico che si può trovare la condizione perché insieme si faccia questa
battaglia, perché lo so che anche all’interno della maggioranza attuale di
governo ce ne sono tanti di problemi. Me lo ricordo quando non Fisichella – non
lo voglio evocare per dividerci – che pure è un personaggio rispettabilissimo,
sia che parli di questo, sia che parli di altre cose, ma Renato Meduri, che è
un senatore di Reggio Calabria, ha votato contro. Adesso ha votato perché ci
sono le elezioni – creda a me, collega Dima – ma quando doveva votare, ha
votato con un grandissimo coraggio. Certo, c’è stato – non voglio chiamarlo
ricatto – una pressione violenta della Lega che, purtroppo, probabilmente se la
Lega fosse stata dall’altra parte, l’avrebbe esercitata sul centro-sinistra e
forse l’esito sarebbe stato lo stesso. Ma non c’è dubbio che questa è una
riforma che vuole solo la Lega, che spacca il Mezzogiorno, come sanno
tanti deputati, tant’è vero che sapete qual è l’idea che mi sono fatto,
parlando con i parlamentari, con i deputati, con i senatori del centro-destra?
“Va beh, votiamola, adesso non possiamo fare a meno e ci rifaremo al
referendum”. Io vorrei che ci rifacessimo davvero al referendum, ma che ci
rifacessimo non come centro-sinistra, come calabresi, come meridionali.
Allora questo è il monito che vorrei lanciare qua. Noi
sappiamo che ci possono essere liturgie, contrapposizioni, possiamo avere delle
baruffe qua dentro, tutto quello che volete, però, quando si tratta di
difendere l’interesse del nostro territorio, di un territorio bistrattato come
il nostro, quasi residuale, sono convinto davvero che, senza avere un’intesa o
una stretta di mano, potremo trovarci insieme sulla stessa posizione, perché
l’interesse prevalente e un interesse generale come rappresentanza del
territorio finiscono per accendere non solo la mente, ma anche le posizioni
nostre, quelle più intime, più vere.
Noi abbiamo fatto questa richiesta – lo dico per la
terza volta – io sono pronto a ritirarla, purché qui si trovi un sentire comune
che io sono convinto esista nei fatti e che, magari, solo un diaframma
ideologico ci divide. Questo è il mio sogno, se possiamo votare tutti insieme,
questa volta e questa volta sola, per i calabresi.
Il dibattito è concluso…
(Interruzione)
Come no! E’ concluso…
(Interruzione)
Onorevole Nucera, stia tranquillo!
Voglio solo informare i colleghi consiglieri che, rispetto
al momento in cui la Commissione all’unanimità ha licenziato il testo, c’è una
Regione (la Sardegna) e pure qualche altra che l’hanno votata in seduta
plenaria in Consiglio regionale e, per come recita l’articolo 138 della
Costituzione, i dispositivi votati dalle Aule in data successiva debbono essere
formalmente coordinati col dispositivo votato dalla Sardegna. Per cui, ferma
restando la volontà della Commissione per quel testo – quello è il testo che
sottoponiamo – ovviamente quel testo va sottoposto a coordinamento formale.
Siccome è estremamente importante il voto che
esprimiamo, questo significa che, rispetto alla parte in premessa, dove – come
sanno i colleghi, c’era scritto “vista, vista, vista”, c’è un’altra aggiunta
nella parte della premessa che recita così: “Vista la deliberazione del 24
novembre 2005, integrata con la deliberazione del 29 novembre 2005 del
Consiglio regionale della Sardegna, che ha preso l’iniziativa di indizione di
referendum costituzionale ai sensi del secondo comma dell’articolo 138 della
Costituzione”. La parte poi in delibera, il comma 3 che era disposto in maniera
tale che la Regione potesse o fosse il capofila – ora non lo è più – viene
sostituito da quest’altro comma: di disporre che, “a cura della Segreteria, la
presente deliberazione sia trasmessa al Consiglio regionale della Sardegna
perché dia seguito alla richiesta di referendum costituzionale, ai sensi del
secondo comma dell’articolo 38 della Costituzione”. Quindi è solo una modifica
formale di coordinamento.
Con queste modifiche formali sottopongo il testo a
votazione, dicendo ai colleghi che, prima che si voti, possono avvalersi del
diritto di voto per dichiarazione. Ricordo ai colleghi che la dichiarazione di
voto non è un intervento, nel senso che è regolamentato dal nostro codice, che
è il Regolamento interno, e per questi casi si prevedono dichiarazioni che non
superino i tre minuti.
Quindi su questa base aveva già chiesto di esprimere il
proprio voto per dichiarazione l’onorevole Dima, a lui do la parola e a tutti
gli altri che vogliono esprimere la propria valutazione per dichiarazione e poi
ci pronunceremo in forma palese e per voto collettivo.
Sarò severissimo nell’attenermi al Regolamento. Nell’annunciare il voto favorevole per quanto riguarda l’iniziativa della Regione di promuove il referendum sulla riforma della Costituzione. Ma per sancire, Presidente Loiero, con chiarezza che il referendum non è per coloro che non vogliono questa riforma costituzionale ma è il referendum anche per coloro che vogliono questa riforma costituzionale.
Ecco perché noi votiamo a favore, che sia ben chiaro perché c’è stato un tentativo di trasferire nell’opinione pubblica che l’iniziativa è della Giunta, ed ecco la differenziazione perché avrei voluto che fosse stato il Consiglio e non la Giunta a prendere l’iniziativa, ne prendo atto Presidente e registro favorevolmente la sua posizione, nella fase di replica, che ritira sostanzialmente la volontà della Giunta perché appunto i calabresi così come i sardi, i siciliani così come i lombardi possano esprimere con chiarezza la loro opinione rispetto a questa riforma.
Altre due battute velocissime di mezzo minuto, Presidente, sul concetto della Costituzione intesa come alto momento che l’Italia ha vissuto nel ’48. Ricordiamo a quest’Aula che anche il centro-destra non si è permesso né in quella fase del dibattito né in quest’ultima fase che ha promosso poi la riforma costituzionale di mettere minimamente in discussione la prima parte della Costituzione.
Mi sembra doveroso per questo Paese, per questa Nazione e anche per questa nostra Regione che la parte successiva della Costituzione quella nata nel ’48 possa essere messa in discussione per aggiornare e rendere più moderno questo Paese, renderlo moderno senza particolari difficoltà di natura storico-culturale e politica.
Quello di mettere finalmente in evidenza quelli che sono stati i limiti del sistema attuale, dell’eccesso di parlamentarismo. Se l’Italia è stata governata per 60 anni dico che forse poteva essere un’Italia un po’ più veloce e moderna se avessimo, per esempio, immaginato di porre rimedio ad una serie di difficoltà derivanti da un sistema di natura parlamentare che ha condizionato fortemente il nostro Paese.
Chiudo per dire che noi siamo dentro la discussione e lo stiamo facendo nell’assoluta necessità non solo perché è doveroso confrontarsi ma soprattutto per fornire ai cittadini, ai calabresi che c’è un Consiglio regionale che lavora e che in questa circostanza ha saputo dibattere su un argomento estremamente importante. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Talarico. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, anche io intendo intervenire per esprimere a nome dell’Udc voto favorevole alla indizione del referendum poiché ritengo che questa è una occasione importantissima per i cittadini calabresi per calarsi a fondo realmente in questa riforma costituzionale perché – l’ho detto anche prima – ritengo che in maniera quasi strumentale forse perché a proporla è stata la Lega sembra che le Regioni del sud siano contro questo tipo di impostazioni, forse perché senza scendere nei particolari si vuole strumentalizzare questa posizione.
Ritengo che in questa riforma costituzionale ci siano tanti aspetti positivi ma anche tanti negativi. Aspetti positivi perché per certi versi corregge quella che era stata la riforma del titolo quinto fatta dal centro-sinistra e che aveva provocato una serie di ricorsi alla Corte costituzionale da parte delle Regioni in quanto la competenza su alcune materie che non era chiara e quindi ben definita. Questo è un aspetto che riesce a chiarirle e a definirle in maniera positiva.
Ci sono anche tanti altri aspetti di questa riforma che vanno nella direzione di snellire, di dare maggiori rafforzamenti al premier, di snellire anche la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica, a dare nuove funzioni.
E’ giusto dunque scendere a fondo in questa riforma costituzionale e peraltro il Presidente Loiero, di questo aspetto della devolution, ne ha fatto un suo cavallo di battaglia scrivendo anche dei libri e anche in maniera molto positiva, ha riconosciuto anche degli errori fatti quando era deputato del centro-sinistra magari soprattutto nell’aspetto riguardante la cassazione della parola “Mezzogiorno” nella Costituzione.
Ritengo che questo sia un aspetto da approfondire in modo tale che ognuno se ne assume le responsabilità e vorrei che non ci dividessimo come destra e sinistra ma che tenessimo in maniera chiara l’idea che siamo prima di tutto calabresi e quindi noi i conti li dobbiamo fare con la nostra regione, con le nostre specificità, con le nostre risorse. Questo è il problema che abbiamo.
Chiudo con un’ultima battuta sul federalismo fiscale che è fondamentale. Non lo sottovalutiamo. Oggi l’autonomia impositiva delle Regioni significa che noi con le entrate dovremmo coprire le spese.
Ritengo che al di là dei poteri, delle devoluzioni e delle varie competenze legislative tra lo Stato e le Regioni, interpretabili anche in maniera positiva, che questo è il vero dramma di una Regione povera come la Calabria che con le entrate dovrà riuscire a coprire le uscite.
Allora al di là di… questo sarà uno degli argomenti che sarà affrontato nella prossima legislatura del Parlamento, il federalismo fiscale dovrà essere guardato con grande attenzione e qui realmente destra e sinistra si devono unire per cercare di trovare una posizione che sia prima di tuttoe calabrese. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, anche io intervengo per dichiarare il mio voto favorevole ma in questo voto favorevole vorrei esprimere anche un giudizio di merito e di valore così come ho fatto all’interno del dibattito in Consiglio regionale.
Su questa materia ciascuno risponde innanzitutto alla propria coscienza, al proprio territorio, alla propria società e al futuro della Calabria.
Oggi il Consiglio regionale consuma un momento importante. Alla unanimità decide di dare ai calabresi la possibilità di intervenire col voto attraverso i referendum. Io mi auguro che su questo tema la voglia di ragionare insieme sia capace di consolidarsi nella società politica.
Dicevo prima nell’intervento e lo ribadisco ora dichiarando il mio voto favorevole che al di là del merito e del contenuto di questa riforma io non sono per un impianto federale dello Stato, non sono per la devoluzione della sinistra o della destra.
Io ho paura che iniziative di riforma della Costituzione come queste consolidino un modo di ritenere le Regioni come isole dove ciascuno provvede per proprio conto al proprio destino.
E’ questa la ragione del mio voto favorevole che non è solo un voto sul referendum ma vuol essere carico anche di considerazioni politiche che ribadisco ancora.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.
Grazie, signor Presidente, prendo la parola per dichiarare il mio voto favorevole alla richiesta di referendum.
Ovviamente per argomentarlo nei tre minuti che mi sono concessi, penso che determinate questioni vanno al di là della disciplina di partito e anche delle considerazioni strettamente legate ad un indirizzo che i partiti vogliono dare, perché investono la coscienza dei singoli rappresentanti del popolo all’indirizzo di questa Istituzione.
Credo che ci sono delle questioni come questa per esempio, ma anche la lotta alla criminalità organizzata che diventano in qualche modo trasversali e va condotta una battaglia comune rispetto al comune sentire della opinione pubblica e alle cose che noi dobbiamo e vogliamo fare in considerazione delle esigenze della nostra collettività.
Allora è chiaro che il referendum che ci sarà non deve essere assolutamente caricato di significati talmente di parte che ovviamente poi riescono in qualche modo a snaturare il ragionamento stesso, cioè la possibilità di dare ai cittadini la possibilità di esprimersi in merito a determinate questioni.
Personalmente rispetto a questa riforma che è stata approvata in Parlamento ho molte perplessità su molti punti .
Personalmente sono del parere che non sono stati valutati appieno i pesi ed i contrappesi rispetto ai poteri dello Stato. Secondo me in qualche modo viene anche svilito il ruolo che il Parlamento deve avere nel nostro Paese.
Sono per il parlamentarismo forte perché solo all’interno delle Assemblee elette dal popolo si riesce veramente ad esprimere in maniera forte la volontà dell’opinione pubblica.
Ovviamente questo è riferito anche alle altre Assemblee come per esempio quella del Consiglio regionale o dei Consigli provinciali o comunali.
Allora e concludo, non si può a mio avviso andare nella direzione dell’ approvazione di una norma così importante senza prima aver capito effettivamente quali sono le esigenze della collettività del nostro Paese.
Non si possono a mio avviso fare determinate operazioni a colpi di maggioranza. Ha sbagliato il centro-sinistra nella passata legislatura, ha sbagliato secondo in questa legislatura il centro-destra.
Credo quindi che il voto favorevole alla richiesta di referendum sia molto importante da parte di questa istituzione, da parte del Consiglio regionale della Calabria che dà anche un segnale forte approvandolo alla unanimità, un segnale di attenzione alle esigenze della propria collettività e della propria gente e dà, in questo modo, un segnale forte al Parlamento e al Governo di un comune sentire rispetto alle reali esigenze della nostra regione e in generale delle regioni del sud. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente. Solo per dichiarare subito il voto favorevole al disegno di legge e per ricordare, sommessamente, – perché non mi pare se ne possa fare un torto al governo regionale – che dentro le potestà legislative ci sono anche i poteri del governo regionale ad avanzare proposte legislative.
Io non vorrei che venisse addirittura rappresentato come un fatto di interferenza o di limitazione.
Poi stasera il Presidente è andato molto al di là per la sua sensibilità democratica nel dire che qualora dovesse servire ad evitare una rappresentazione di maggioranza o di parte si potrebbe anche ragionare oltre. Ma che nessuno confonda questo col fatto di una pseudo-ingerenza perché ingerenza non c’è stata.
Anzi se dopo tre giorni dall’approvazione definitiva del Senato della Repubblica la nostra Regione si determina io ritengo che questo sia un fatto assolutamente positivo.
Poi se il Consiglio si determina alla unanimità per approvare e trasmettere alla Regione capofila come ci rammentava il Presidente del Consiglio prima, anche questo è da considerare positivamente. Dentro questo poi vedo, però, un tentativo un po’ di annacquare il ragionamento nel merito.
Qualcuno si è già pronunciato sul voto che esprimerà. Noi esprimeremo un voto no all’applicazione della devolution e lavoreremo perché nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi cresca e si allarghi sempre di più la consapevolezza e l’orientamento politico e democratico dei calabresi perché qui – ci mancherebbe, libertà per tutti – c’è un voto di interesse perché quel progetto è fortemente lesivo degli interessi dei calabresi. Noi vogliamo con l’istituto del referendum, visto che non siamo riusciti ad impedirlo nelle Aule parlamentari, arginare questo vandeo accanimento contro interessi dei calabresi e del Mezzogiorno complessivamente.
Quindi, bene l’attivazione della Giunta, bene l’orientamento del Consiglio ma che siano altrettanto chiare e trasparenti le posizioni di ciascuna formazione politica, le formazioni culturali le rappresentazioni e gli interessi devono essere alla luce del sole.
Noi siamo perché questo progetto vada arginato e anche su questo terreno vogliamo che si rimetta in moto un processo certo riformatore ma non un nuovismo sciocco e vuoto. Un processo riformatore che sia ancorato a quei valori repubblicani e costituenti. Da lì noi saremo disponibili ed interessati a muoverci per una rivisitazione che però non nasconda e non travolga quelli che sono stati i valori costituenti della nostra Repubblica.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Presidente, lei annuncia la mia come ultima dichiarazione di voto e mi fa piacere perché ero stato il primo ad intervenire dopo l’intervento del collega Presidente Magarò.
Devo dire un bravo grandissimo al Presidente Loiero che stasera ha dimostrato di essere – quando lo vuole – un politico veramente degno della posizione che occupa perché il suo intervento è servito a riportare nei binari della politica - la politica con la “P” maiuscola – un argomento che effettivamente doveva rimanere all’interno di una dialettica che necessariamente doveva toccare soprattutto le coscienze dei singoli consiglieri che doveva trovare all’interno di quest’Aula un momento di unione profonda non tanto sui valori che dividono lo schieramento e la posizione di ognuno di noi quanto l’orgoglio di appartenere e di essere della nostra coscienza.
Ci sono dei valori – qualcuno ha detto negli interventi che mi hanno preceduto – che non possono essere valori di parte. I valori appartengono ad un qualcosa di universale che trascende anche la volontà e l’immanenza dell’uomo. Appartengono a quella sensibilità, a quella sfera del proprio essere e della propria indole che nessuno può mettere in discussione o in dibattito dialettico.
Riguardo alla garanzia del nostro dettato costituzionale solo così a volo d’uccello ritengo che la Costituzione non doveva essere modificata. Ammodernata in qualche leggero elemento sì, ma non modificata più di tanto. Perché se l’Italia oggi è il Paese che è lo dobbiamo proprio a questa Costituzione che abbiamo ereditato e a 50 anni di democrazia garantita proprio attraverso l’esercizio di quella Costituzione.
Per questo l’Italia ancora oggi, nonostante tutto, regge ed esiste come sesta potenza mondiale e che nessuno si imbrodi oggi in argomenti che non appartengono sicuramente all’attualità della politica.
La Dc? Si alla Democrazia cristiana lo dobbiamo e questo lo diciamo con orgoglio e ce ne vantiamo del fatto di essere stati democristiani e del continuare ad esserlo, né con questo voto alla unanimità che noi vogliamo esprimere e che esprimiamo – caro amico Pacenza – vogliamo creare delle confusioni sul piano ideale.
Noi non abbiamo alcuna confusione o alcuna commistione da confondere in questo momento.
Noi abbiamo espresso la nostra posizione già da subito col mio primo intervento, una posizione di rispetto di ogni altra sul piano ideologico. Quindi sui grandi valori non ci sono divisioni. Sui grandi valori dell’appartenenza non ci possono essere commistioni, sui grandi valori noi crediamo alla libertà della coscienza e l’Udc si è espressa a livello nazionale ma anche e soprattutto a livello regionale.
Ecco perché ho voluto sottolineare il passaggio del Presidente Loiero che col suo intervento iniziale ha corretto sicuramente un tono che non andava nella direzione con cui noi avremmo voluto affrontare il dibattito di oggi.
Ecco perché il nostro voto è di solidarietà piena ad una libertà di scelta che i calabresi devono avere. Sono certo e mi esprimo con estrema libertà perché anche io voterò contro questo sistema, per dare libertà di scelta attraverso il referendum ai calabresi.
PRESIDENTE
A questo punto metto formalmente ai voti il provvedimento.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportato in allegato)
(Applausi)
Si passa adesso al quarto punto all’ordine del giorno che recita Risoluzione numero 1 del 29 novembre 2005 “Adozione del Codice calabrese del buon governo”. Archiviazione della proposta di legge numero 2/8^, di iniziativa del consigliere Magarò, recante “Istituzione del Codice etico regionale”.
La parola al relatore, onorevole Magarò.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, dall’entrata in vigore della Costituzione l’ordinamento giuridico italiano si è arricchito di diverse norme che disciplinano la modalità di comportamento degli eletti, dei dirigenti pubblici e del personale della pubblica amministrazione circa l’esercizio delle proprie funzioni, affinché sia garantita la trasparenza, l’efficacia e si evitino tutte quelle attività e conflitti di interesse che potrebbero al contrario compromettere l’indipendenza e l’imparzialità o sminuire l’impegno dei doveri pubblici.
Essere eletti in qualità di rappresentanti delle istituzioni comporta il dovere del rispetto non solo delle regole del diritto civile e penale ma anche delle regole etiche, morali e di rettitudine istituzionali.
Si tratta di configurare i poteri pubblici dei cittadini attorno ai principi del funzionamento delle istituzioni nel senno della democrazia poiché la promozione di codici di condotta permetterà di accrescere la fiducia tra la classe politica ed i cittadini.
In tal senso si tratta di offrire ai cittadini un codice di buon governo dove si riferiscono e si definiscono e si espongono i valori di riferimento per rispondere alle domande e alle esigenze dei cittadini stessi in quanto parte integrante delle comunità politica nella quale vivono nonchè per offrire un patto solido di rispetto e stimoli di tutte le aspirazioni degli individui in un quadro di solidarietà, di libertà e giustizia.
Sono queste le ragioni che hanno spinto la Commissione ad adottare il codice calabrese del buon governo e sono queste le ragioni per le quali la Commissione invita il Consiglio a farle proprie.
PRESIDENTE
Bene, il provvedimento era stato proposto alla unanimità. Posso mettere ai voti?
Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, non come membro del governo regionale perché naturalmente la mia modesta riflessione non può minimamente impegnare il governo, ma vorrei che il Presidente del Consiglio riflettesse insieme a tutti i colleghi sulla norma finale di questo provvedimento.
Io non discuto il merito di tutti gli articoli ed i commi che condivido anche se – per la verità – molte cose le trovo banali perché quando ci si richiama agli articoli della Costituzione o delle leggi mi pare che insomma sia una banalità riproporli, comunque ne colgo lo spirito complessivo.
Per cui io sono d’accordo, tenendo presente quello che è lo spirito complessivo che spinge ad approvare questo provvedimento in una fase difficile della vita pubblica anche se al suo interno ci sono delle considerazioni ovvie.
Le leggi della Repubblica, non lo stabilisce il Consiglio regionale, noi le dovremmo rispettare. Mi pare che ci sia una esagerazione nel cogliere quello spirito che io condivido, comunque però mi rivolgo al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio.
Nella parte finale la norma nel suo insieme è rivolta non solo ai dipendenti della Regione ma anche a noi consiglieri ed impone al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio di avere un rapporto annuale da parte dei segretari della Giunta e del Consiglio.
Presidente, mi pare ci sia una esagerazione, ritengo che questo aspetto vada rivisto.
Io ho grande rispetto per il Segretario della Giunta e uguale e grande rispetto per il Segretario del Consiglio. Ma noi non possiamo mettere questi dirigenti di grande livello nella difficile situazione di poter giudicare se Principe si comporta in modo corretto.
Insomma quando si votano le cose bisogna riflettere. Io evito di parlare spesso perché non mi piacciono le supposizioni, sono un uomo di sostanza anche se poi quando ne ho voglia non mi difendo così male nella parola ma quando ci vuole ci vuole, me lo dovete consentire.
Questa è la massima espressione elettiva del popolo calabrese e non può esser messa in condizione di essere giudicata dal Segretario del Consiglio o della Giunta per i quali, ripeto, ho il massimo rispetto, sarebbe difficilissimo per loro.
Quindi quale rapporto annuale? Chiedo che venga rivista questa parte e si trovi un meccanismo di tipo diverso per evidenziare comportamenti non proprio lineari che naturalmente chiedono l’ammonizione, il rilievo, il richiamo, quello che è.
Vi chiedo scusa e non vorrei che questa fase eccessivamente nervosa… io non ho parlato prima perché di solito quando parla il Presidente io sto zitto ma plaudo al Consiglio che ha fatto un atto di grande responsabilità sapete perché? Non vado fuori tema ma la devolution porta in sé gli effetti dell’egocentrismo, dell’egoismo e la Calabria deve votare tutta unita. Perché non è detto che nelle altre regioni ricche questa spinta all’egoismo poi pone un rispetto delle percentuali di partito.
Quindi essere alla unanimità ci aiuta. Allora non esageriamo caro amico consigliere Magarò, una volta mio vecchio discepolo che oggi non mi riconosce più, non è che io non riconosco il discepolo. Però qui c’è un eccesso di propagandiamo nel momento in cui gli organi elettivi vengono vagliati nei loro comportamenti da egregi dirigenti che noi mettiamo anche in difficoltà o mi sbaglio?
Quindi, Presidente, mi rivolgo a lei e all’altro Presidente per vedere come correggere questa cosa che a mio avviso non sta in piedi. Vi ringrazio.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Gallo. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, io devo dire che sostanzialmente nel merito del provvedimento proposto dal collega Magarò sono d’accordo.
C’è da sottolineare una cosa. Il fatto che si debba adottare in Consiglio regionale un provvedimento, un codice del buon governo è sicuramente già di per sé un fatto che non bello perché determinate cose probabilmente non dovrebbero avere la necessità di essere regolamentate da un provvedimento legislativo, ma dovrebbero essere invece insite nel codice genetico e deontologico di ognuno di noi o comunque di ognuno di coloro i quali devono applicarle.
C’è però una questione che voglio sottolineare cioè il fatto che pur essendo d’accordo sostanzialmente sul provvedimento probabilmente, signor Presidente, e onorevoli colleghi una riflessione attenta rispetto alle procedure di attuazione del provvedimento probabilmente sarebbe cosa buona.
Una riflessione attenta che dovrebbe portarla ad ascoltare con attenzione le parole del maestro, onorevole Magarò che probabilmente sicuramente avrà recepito le parole del suo maestro così come le abbiamo recepite un po’ tutti quanti.
Credo che allora ci sia la necessità, signor Presidente, onorevole Magarò e onorevoli colleghi, di una riflessione ulteriore magari con un ulteriore passaggio in Commissione rispetto all’articolato nella sua interezza.
Per cui credo che sia necessario questo ulteriore passaggio e chiedo che questo provvedimento ritorni in Commissione per poi essere riproposto poi la prossima volta in Aula emendato magari riguardo quelle questioni che già sottolineava l’onorevole Principe. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Magarò. Ne ha facoltà.
Prendo la parola per accogliere le osservazioni ed i rilievi che sono stati avanzati dal mio maestro dal quale accolgo le tante cose buone e non accolgo le poche cose non buone.
Lo spirito che in primis mi ha portato a presentare una proposta di legge è molto chiaro. Penso che gli eletti, gli amministratori, i dirigenti, la pubblica amministrazione devono rispettare le norme dei codici, le norme civili e penali.
Ci sono però tante norme che non mi sembrano ovvie di condotta, di integrità, di moralità e di rettitudine che secondo me sono altrettanto importanti.
Si tratta – attraverso questo codice che non è una legge – di dare un forte segnale alla società calabrese che è quello di dire noi ce la metteremo tutta per metterci al servizio della gente, cercando di ispirare la nostra azione di governo alla buona amministrazione e alla correttezza.
Sono principi questi che in Europa sono vigenti. Vorrei ricordare il codice del buon governo di Zapatero che è stato ed è uno dei governatori di un importante Paese della nostra Europa. In questa direzione vanno le democrazie moderne, cioè nell’indicare da che parte stiamo.
Questo è un segnale forte che per quanto mi riguarda e per questo accolgo le osservazioni. Non è una questione amministrativa, giuridica o di interpretazione formale, ma è un messaggio che comunica alla nostra Regione la volontà di ispirarci ad alcuni principi, alcuni dei quali ovvi, sapendo che i principi sono scritti nella Costituzione, nei codici ma sono scritti anche nella vita quotidiana e nei comportamenti giornalieri.
Questo è il senso di questa proposta e questa è la risoluzione. E’ in questa direzione che accolgo le osservazioni, per correggere in fase di coordinamento formale questo e anche altri errori che si possono rilevare da una lettura più approfondita e puntuale.
PRESIDENTE
Siccome è un codice di autoregolamentazione e secondo me già nei primi tre articoli sono consentiti tutti i termini di un’autoregolamentazione proprio per restare nel principio e nella lettera dentro un codice, io immagino, onorevole Magarò, che il suo intervento abbia voluto significare che tutto quello che poi delega ad altri, vuoi Ufficio di Presidenza o Giunta è un di più in un codice di autoregolamentazione, quindi lo approviamo con un coordinamento formale limitato ai primi tre articoli escludendone il quarto. Siamo d’accordo?
Presidente, chiedo scusa. Però intendendo per coordinamento formale due della maggioranza e due della minoranza…
(Interruzione)
Anche quattro della maggioranza.
PRESIDENTE
Io sono formalmente d’accordo con quello che dice l’onorevole Vilasi, anche per evitare, come è già accaduto, spiacevoli incomprensioni.
Per cui con questo spirito metto il provvedimento in votazione.
(Il Consiglio approva all’unanimità)
(E’ riportato in allegato)
Il punto cinque all’ordine del giorno recita: Progetto di legge numero 13/8^ di iniziativa del consigliere Borrello, recante: “Norme per l’esercizio delle deleghe delle funzioni amministrative sulle aree del demanio marittimo”.
L’onorevole Borrello, relatore, ha facoltà di svolgere la relazione.
Signor Presidente, mi rifaccio alla relazione che è allegata al progetto di legge.
PRESIDENTE
Non ci sono interventi sulla relazione?
Passiamo all’esame dell’articolato.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(E’ approvato)
All’articolo 2 sono stati presentati due emendamenti. Uno è a firma dell’onorevole Tallini…
Presidente, intervengo giusto per spiegare all’Aula la presenza di questi emendamenti.
Sostanzialmente è successo questo. A seguito dell’approvazione in Commissione del provvedimento, in qualità di relatore sono stato contattato dal Sindacato balneare – mi pare si chiami così – il quale mi ha chiesto di avere un confronto, una discussione sull’articolato.
Durante l’incontro che ne è scaturito, una serie di emendamenti abbastanza consistenti, sono stati proposti dai rappresentanti di quel Sindacato; gran parte di essi sono stati recepiti dal relatore e pertanto portati in questa sede per essere sottoposti alla valutazione dell’Aula.
Ora, è successo che il collega Tallini, che si è occupato dell’articolato, ha proposto questi emendamenti non sapendo, chiaramente, che c’era questo dialogo in corso col Sindacato.
Devo dire che quasi tutti questi emendamenti rispecchiano quelli che io ho presentato in qualità di relatore, fermo restando che alcuni di essi proposti e discussi col Sindacato non hanno trovato accoglimento per fatti legati a questioni di tipo non solo normativo ma soprattutto di opportunità legislativa.
Non so, a questo punto, se il collega Tallini intende mantenere gli emendamenti, in questo caso dovremmo discuterli entrambi.
Aggiungo anche che diversi emendamenti che sono stati rimodulati dal sottoscritto per renderli più comprensibili e più efficaci rispetto agli obiettivi che si volevano perseguire, evidentemente nella parte letteraria non coincidono, ma il senso, la sostanza è quella lì.
PRESIDENTE
Se ho capito bene l’emendamento numero 18170 all’articolo 2…
Sì, l’emendamento numero 18170 assorbe l’emendamento numero 18153 tant’è che è proposto in questi termini di cui do una brevissima lettura “Per le concessioni…”…
PRESIDENTE
Quindi formalmente l’onorevole Tallini lo ritira.
Leggiamolo prima, Presidente.
PRESIDENTE
Si ora lo leggo. Anzi lo legga lei che è il relatore.
“Per le concessioni già autorizzate i titolari delle medesime, previa comunicazione all’autorità concedente possono effettuare il montaggio delle strutture nei 30 giorni precedenti la data di efficacia all’autorizzazione, escludendosi nel periodo sopra indicato qualsiasi attività di imprese turistico-ricreative”.
Quindi nella sostanza ne recepisce la richiesta.
PRESIDENTE
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2 come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(E’ approvato)
All’articolo 4, comma 1, è stato proposto un emendamento a firma del relatore e un altro a firma dell’onorevole Tallini.
Antonio BORRELLO, relatore
E’ lo stesso, Presidente.
PRESIDENTE
Quindi, mi pare, onorevole Tallini, che il suo emendamento venga assorbito da quello presentato dal relatore.
Il relatore ha facoltà di illustrarlo.
Antonio BORRELLO, relatore
E’ un fatto solo letterale, cioè alla fine del punto 1 si modifica, si cambia la parola “de” con la parola “inerenti” cioè “attività amministrative inerenti…. il rilascio, vigilanza e quant’altro” è solo un fatto di snellezza lessicale. Grazie.
PRESIDENTE
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4 come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 5.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 6.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 7.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 8.
(E’ approvato)
All’articolo 9 sono stati presentati emendamenti. Anche questi sono assorbiti, onorevole Tallini? Sì
Allora la parola al relatore.
L’emendamento, a firma Borrello, così recita:
All’articolo 9 dopo il terzo comma si aggiungono i seguenti commi:
3 bis - “Per le strutture precarie normalizzate e facenti parte delle concessioni a scopo turistico-ricreativo esistenti, il concessionario potrà procedere al loro montaggio ad inizio stagione e smontaggio a fine stagione previa comunicazione all’autorità comunale concedente accompagnata da autocertificazione attestante che nessuna modifica è stata apportata alle medesime. E’ fatta salva la possibilità da parte del concessionario di lasciare in permanenza i servizi di utenza a condizioni che restino assolutamente invisibili a livello di arenile”.
Poi c’è un terzo comma-ter “Le strutture degli stabilimenti balneari, ove le condizioni territoriali lo consentano, su richiesta dell’interessato e previo parere dell’autorità concedente, possono permanere anche per l’intero anno, escludendosi, comunque, ogni ipotesi di provvedimento finanziario a carico della pubblica amministrazione in conseguenza di danni provocati da calamità naturali”.
PRESIDENTE
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 9 come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 10.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 11.
(E’ approvato)
All’articolo 12 è stato presentato emendamento
Antonio BORRELLO, relatore
A mio avviso si può condensare nella proposta da me presentata perché la sostanza rimane la stessa.
PRESIDENTE
L’emendamento, a firma Borrello, così recita:
All’articolo 12, primo comma, lettera a) dopo le parole “articolo 8” si aggiungono le parole “facendo salva la situazione esistente rispetto alle imprese già titolari di concessione”
All’articolo 12, primo comma, lettera c) sesta alinea dopo la parola “alla” si aggiunge la parola “libera”.
PRESIDENTE
Pongo in votazione l’emendamento.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 12 per come emendato.
(E’ approvato)
All’articolo 13 è stato presentato emendamento, mi pare che sia la stessa cosa.
Sì.
PRESIDENTE
L’emendamento, a firma Borrello, così recita:
All’articolo 13, primo comma, dopo le parole “Consiglio comunale” si aggiungono le parole “previo parere non vincolante delle organizzazioni sindacali di categoria più rappresentative a livello regionale”
Pongo in votazione l’emendamento all’articolo 13.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 13 come emendato.
(E’ approvato)
All’articolo 14 è stato presentato emendamento che così recita “Il comma 3 è abrogato”.
Pongo in votazione l’emendamento all’articolo 14.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 14 per come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 15.
(E’ approvato)
All’articolo 16 è stato proposto emendamento a firma Tallini che così recita: Articolo 16 “Lega navale italiana”, soppressione dell’intero articolo
Si, Presidente, si chiede la soppressione dell’articolo…
(Interruzione)
Non so, onorevole Tallini cosa intende fare.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’assessore Pasquale Tripodi. Ne ha facoltà.
Presidente, ritengo che la stesura di questo articolo possa rimanere così com’è, semplicemente si deve meglio specificare che anche altre figure di associazioni tipo Onlus, ma anche altre che si occupano del problema possono richiedere ed avere gli stessi diritti…
Scusi, assessore, se lei va a vedere l’articolo che riguarda i soggetti destinatari…
(Interruzione)
…chiedo scusa leggo il comma 1 dell’articolo 15.
“Le concessioni di aree ricadenti nel demanio marittimo da utilizzare a fini turistico-ricreativi possono essere rilasciati da soggetti pubblici e privati, enti, associazioni, cooperative Onlus, Cral aziendali previa apposita richiesta ecc…”.
Cioè sono parificati tutti. Il problema della Lega navale …
Ho capito, ma io intendo gli stessi diritti. Cioè su richiesta la Lega navale può avere destinata nei piani di spiaggia delle aree che sono concesse, però dobbiamo prevedere lo stesso diritto per i soggetti previsti dall’articolo 1 e dall’articolo 15. Cioè per creare una situazione di parità rispetto a tutti i soggetti beneficiari…
Per la verità questa non l’ho capita. Teniamo conto di un dato…
(Interruzione)
…adesso ho capito meglio.
Questo articolo intanto nasce da una audizione dei rappresentanti di questa Lega navale che è stata fatta agli sgoccioli della precedente legislatura, costoro in quella circostanza hanno posto la questione all’attenzione della Commissione, peraltro da questa recepita in pieno.
Il problema della possibilità di essere inseriti nel piano di spiaggia sta nel fatto che loro hanno inserito nello Statuto - che è approvato con decreto ministeriale – una norma che esalta la loro azione come promozione sociale, ma anche e soprattutto come tutela dell’ambiente marino. Ecco perché sostanzialmente hanno questa piccola specificità tenendo conto che la destinazione dei loro interventi non può esulare da quello che viene previsto dalla legge.
Altra cosa sono le associazioni Onlus e i Cral che credono di intervenire sul demanio per realizzare ed avere una concessione a fini turistico-ricreativi.
PRESIDENTE
Qual è la soluzione?
Pasquale Maria TRIPODI, assessore ai trasporti ed alle infrastrutture
Che rimane l’articolo 16 così com’è.
Antonio BORRELLO, relatore
Ritirando l’emendamento, insomma.
PRESIDENTE
Pongo in votazione l’articolo 16.
(E’ approvato)
All’articolo 17 è stato proposto emendamento…
Presidente, chiedo scusa se intervengo. Anche qui all’articolo 17 c’è un emendamento che può essere assorbito da quello mio perché si tratta di decidere a chi dare preferenza in presenza di più domande.
Siccome qui c’è una norma del codice della navigazione che prevede anche le modalità da seguire e sono le preferenze da accordare a quelle richieste che importano attrezzature non fisse e completamente movibili qui si aggiunge che in condizioni di parità si sceglie l’opzione della data di presentazione.
L’emendamento, a firma Borrello, così recita: All’articolo 17, primo comma, primo rigo dopo la parola “di” si aggiunge la parola “prima” e dopo la parola “Navigazione” si aggiungono le parole “alle richieste che importino attrezzature non fisse e completamente amovibili, e, a condizioni di parità”
Pongo in votazione l’emendamento all’articolo 17.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 17 come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 18.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 19.
(E’ approvato)
All’articolo 20 è stato presentato emendamento.
Antonio BORRELLO, relatore
Presidente, anche qui è successa la stessa cosa nel senso che rispetto all’emendamento proposto dal Sindacato noi l’abbiamo rimodulato perché si comprendesse meglio l’obiettivo.
All’articolo 20, comma primo, le parole “e/o calamità naturali” sono abrogate.
All’articolo 20, il comma 3 è sostituito dal seguente:
“Nei casi di inosservanza delle prescrizioni di cui alle lettere a), b) e c) del comma 1 del precedente articolo 18, nonché di quelle previste al comma 2 del presente articolo, il comune fissa un termine entro il quale l’interessato:
a) può presentare controdeduzioni che, se ritenute valide, comportano la revoca del provvedimento di decadenza;
b) può presentare ricorso presso l’amministrazione provinciale territorialmente competente in caso di rigetto delle controdeduzioni di cui alla precedente lettera a);
c) può provvedere a rimuovere le cause poste a base del provvedimento di decadenza ed in tal caso il comune ripristina la validità della concessione.”
All’articolo 20 dopo il comma 3, si aggiunge il seguente comma:
4. Il ricorso di cui alla lettera b) del precedente comma si intende accolto in caso di mancata decisione entro i 30 giorni successivi alla data di acquisizione del ricorso da parte dell’Amministrazione provinciale”.
All’articolo 20 dopo il comma 6 si aggiunge il seguente comma:
“7. La revoca può essere disposta anche per motivi di accertato pubblico interesse, nel qual caso l’amministrazione concedente, previa istanza dell’intesa interessata, può autorizzare in alternativa, ai sensi dell’articolo 42 del Codice della Navigazione, una concessione a fini turistico-ricreativi sul litorale di competenza, possibilmente di superficie equivalente, fatta salva la riserva di cui al comma 1, sesta alinea, del precedente articolo 12”.
Pongo in votazione l’emendamento all’articolo 20.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 20 come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 21.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 22.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 23.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 24.
(E’ approvato)
All’articolo 25 è stato presentato emendamento, a firma Tallini, che così recita:
1. All’articolo 25 “Difesa delle coste e conservazione delle spiagge”:
– al comma 1, sostituire la lettera c) con la seguente: “c) l’approvazione e l’esecuzione diretta degli interventi stagionali di ripascimento delle spiagge per il ripristino dei profili costieri precedenti gli eventi erosivi”;
– al comma 1, dopo la lettera c) aggiungere la seguente lettera d): “la pulizia e la sorveglianza dei tratti di arenile destinati alla libera balneazione”.
Sì, abbiamo analizzato anche questo tema col sindacato avendo concluso che oggettivamente dare possibilità direttamente alle imprese turistiche di intervenire sul demanio per il ripascimento e quant’altro è inopportuno e non adeguato alla funzione che hanno.
PRESIDENTE
Pongo in votazione l’emendamento all’articolo 25.
(E’ respinto)
Pongo in votazione l’articolo 25.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 26.
(E’ approvato)
All’articolo 27 è stato presentato un emendamento, a firma Vilasi, alla norma transitoria che così recita:
“Dopo l’articolo 26 viene inserito l’articolo 27:
Art. 27 – Norma transitoria
1) Fino a quando non sarà approvato il Pir di cui al precedente articolo 7 continuano a produrre effetto le concessioni già rilasciate che potranno essere rinnovate per una sola volta anche successivamente all’entrata in vigore della presente legge.
2) Alle istanze di concessione presentate, il cui iter burocratico è già avviato alla data di entrata in vigore della presente legge, si continuerà ad applicare la normativa precedente”.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho parlato
già col relatore onorevole Borrello
per quanto riguarda il primo comma.
Cioè “fino a quando non sarà approvato il Pir di cui al precedente articolo 7 continuano a produrre effetto le concessioni già rilasciate che potranno essere rinnovate per una sola volta anche successivamente all’entrata in vigore della presente legge”.
Questo si riferisce alle concessioni già rilasciate.
PRESIDENTE
Parere del relatore e della Giunta? Favorevoli.
Pongo in votazione l’emendamento all’articolo 27.
(E’ approvato)
Pongo in votazione l’articolo 27 come emendato.
(E’ approvato)
Pongo in votazione la legge nel suo complesso, come emendata.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Adesso si passa alla Proposta di provvedimento amministrativo numero 99/8^, recante: “Bilancio di previsione dell’Apt (azienda promozione turistica) di Catanzaro per l’esercizio finanziario 2005 (delibera G.R. n. 956 dell’11.11.2005).
Giovanni NUCERA
Presidente, l’ordine del giorno è diverso non c’è…
PRESIDENTE
L’abbiamo votato…
Giovanni NUCERA
No, Presidente, c’è il punto 6. Abbiamo votato, sbobiniamo.
Il punto sei diventa questo, state tranquilli, l’ho proposto io. Relazionerà l’onorevole Naccari.
PRESIDENTE
Prego, onorevole Naccari.
Signor Presidente, molto brevemente, per dire che la mancata approvazione dei bilanci delle Apt provocherebbe il mancato trasferimento o almeno seri ostacoli al trasferimento delle stesse Apt alle province. D’altra parte le risorse previste sono così esigue da coprire esclusivamente le spese di funzionamento.
PRESIDENTE
Pongo in votazione la Proposta di provvedimento amministrativo numero 99/8^, recante: “Bilancio di previsione dell’Apt (Azienda promozione turistica) di Catanzaro per l’esercizio finanziario 2005 (delibera G.R. n. 956 dell’11.11.2005).
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Il successivo punto all’ordine del giorno recita Proposta di provvedimento amministrativo numero 100/8^, recante: “Bilancio di previsione dell’Apt (Azienda promozione turistica) di Reggio Calabria per l’esercizio finanziario 2005 (delibera G.R. n. 957 dell’11.11.2005).
Pongo in votazione la proposta di provvedimento amministrativo numero 100/8^ che si riferisce all’Azienda di promozione turistica di Reggio Calabria.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
All’ordine del giorno vi è la Proposta di provvedimento amministrativo numero 101/8^, recante: “Bilancio di previsione dell’Apt (Azienda promozione turistica) di Vibo Valentia per l’esercizio finanziario 2005 (delibera G.R. n. 958 dell’11.11.2005).
Pongo in votazione la proposta di provvedimento amministrativo numero 101/8^ che si riferisce all’Azienda di promozione turistica di Vibo Valentia
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
All’ordine del giorno vi è la Proposta di provvedimento amministrativo numero 102/8^, recante: “Bilancio di previsione dell’Apt (Azienda promozione turistica) di Crotone per l’esercizio finanziario 2005 (delibera G.R. n. 959 dell’11.11.2005)
Pongo in votazione la proposta di provvedimento amministrativo numero 102/8^ che si riferisce all’Azienda di promozione turistica di Crotone.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
All’ordine del giorno vi è la Proposta di provvedimento amministrativo numero 103/8^, recante: “Bilancio di previsione dell’Apt (Azienda promozione turistica) di Cosenza per l’esercizio finanziario 2005 (delibera G.R. n. 960 dell’11.11.2005)
Pongo in votazione la proposta di provvedimento amministrativo numero 103/8^ che si riferisce all’Azienda di promozione turistica di Cosenza.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
All’ordine del giorno vi è la Proposta di provvedimento amministrativo numero 107/8^, recante: “Bilancio di previsione dell’Ardis (Azienda regionale per il diritto allo studio universitario) di Reggio Calabria per l’anno finanziario 2005”.
La parola all’onorevole Naccari.
La mancata approvazione del bilancio dell’Ardis comporterebbe l’impossibilità di spesa di queste somme per le borse di studio, nonché il mancato trasferimento alla Regione dei fondi di premialità dal ministero agli enti.
PRESIDENTE
Pongo in votazione la proposta di provvedimento numero 107/8^.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportata in allegato)
Ora c’è il punto di cui parlava l’onorevole Nucera.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Cherubino. Ne ha facoltà.
Presidente del Consiglio, colleghi consiglieri, egregio assessore, intervengo brevemente per portare a conoscenza dell’Aula che oggi assieme al collega Racco abbiamo presentato alla Presidenza del Consiglio ed ufficializzato la federazione dei due gruppi socialisti presenti in Consiglio regionale: Unità socialista Sdi e Nuovo Psi con i rispettivi simboli.
Questo percorso è stato ampiamente riportato dalla stampa regionale e nazionale, dato che sabato scorso a Lamezia Terme è stata ufficializzata e presentata alla stampa e alla Calabria tutta la federazione dei gruppi socialisti presenti in Consiglio regionale, alla presenza dei leader dei partiti e dei consiglieri regionali, insieme a tantissimi compagni.
Vi confesso che si respirava un’aria di festa e di entusiasmo.
Questa parte politica si colloca in direzione del rafforzamento dell’azione di governo del centro-sinistra con un arricchimento di proposte sui temi più importanti che necessitano per lo sviluppo della Calabria e non si pone in alternativa a nessun partito, ma ripeto di rafforzamento alla coalizione del governo Loiero.
Questo nuovo soggetto ritiene che possa avere il riconoscimento di una rappresentanza all’interno dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, pertanto proporrà alla valutazione politica di questa maggioranza la candidatura di un nostro compagno a Vicepresidente del Consiglio regionale.
Tutto questo non vuole aprire uno scontro all’interno della maggioranza né tanto meno con la Margherita, amico Naccari, o creare tensioni o indebolimento all’azione del governo Loiero. Vuole essere invece un arricchimento di energie ed una maggiore visibilità al Partito socialista calabrese molto attento al rafforzamento delle istituzioni calabresi.
Concludo il mio intervento invitando i due colleghi del Nuovo Psi, Racco e Chieffallo a collocarsi, dalla prossima seduta di Consiglio regionale, tra i banchi del centro-sinistra. Vi chiedo scusa e vi ringrazio.
Presidente, noi, se ci sono problemi tra Nuovo Psi e Margherita, possiamo trovare una soluzione siamo pronti, infatti, a dare un nome per risolvere la questione.
PRESIDENTE
C’è la comunicazione da parte dei Presidenti dei gruppi Nuovo Psi, Racco e Cherubino, che partecipo all’Aula, per una informazione obiettiva.
I colleghi comunicano che i gruppi dei consiglieri regionali del Nuovo Psi e di Unità socialista Sdi si sono federati, pur mantenendo la propria fisionomia funzionale ed amministrativa. Quanto vi dovevo è agli atti.
Possiamo andare avanti con l’ordine del giorno, Presidente? Questo è il momento delle nozze, si sono sposati? “Paci e saluti mi hannu”, però ora vogliamo proseguire Presidente con la nomina del Vicepresidente?
PRESIDENTE
Siccome parecchi colleghi sono usciti dall’Aula, verifico che il numero legale.
Devo comunicare che non c’è il numero legale per cui la seduta termina.
Vi comunico in aggiunta…
(Interruzione)
Comunico che Consiglio, per la seduta straordinaria, è convocato per martedì 13 alle 10 antimeridiane precise.
Saluto l’onorevole Nucera e, visto che vuole tornare fra un’ora, dico ai dirigenti di lasciare l’Aula aperta.
Hanno chiesto congedo i consiglieri Abramo e Sarra.
(Sono concessi)
Sono stati presentati alla Presidenza i seguenti progetti di legge di iniziativa dei consiglieri:
Morelli – “Istituzione di un centro regionale per il controllo delle droghe d’abuso e del doping” (P.L. n. 59/8^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere in data 18 novembre 2005.
(Così resta stabilito)
Stancato – “Modifica alla legge regionale 19 novembre 2003, n. 20 – Lsu e Lpu” (P.L. n. 60/8^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere in data 18 novembre 2005.
(Così resta stabilito)
Gallo – “Modifica e rideterminazione delle circoscrizioni territoriali dei comuni di Belcastro e Petronà in provincia di Catanzaro” (P.L. n. 61/8^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali e affari generali – in data 1 dicembre 2005.
(Così resta stabilito)
Frascà – “Interpretazione autentica del 2° comma dell’art. 2 della L.R. 4
aprile 1986, n. 13: “Costituzione ente autonomo fiera di Reggio Calabria e
approvazione Statuto” e determinazioni conseguenti in materia revisionale e di
quiescenza per il personale” (P.L. n. 62/8^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali e affari generali – in data 1 dicembre 2005.
(Così resta stabilito)
Sulla – “Norma interpretativa per l’applicazione dell’art. 6 della legge regionale n. 23 del 12 aprile 1990 “Norme in materia di panificazione regionale e disposizioni connesse all’attuazione della legge 8.8.1985, n. 431” (P.L. n. 63/8^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente – in data 5 dicembre 2005.
(Così resta stabilito)
Naccari Carlizzi – “Interpretazione autentica legge regionale n. 12/2005”
(P.L. n. 64/8^)
E’ stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali e affari generali – in data 5 dicembre 2005.
(Così resta stabilito)
Gentile, Fedele, Cherubino, La Rupa, Pizzini – “Interpretazione autentica
dell’art. 7 della legge regionale 2 marzo 2005, n. 8” (P.L. n. 65/8^)
E’ assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali e affari generali – ed alla seconda - bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Borrello – “Norme per l’istituzione ed il finanziamento del progetto
operativo “Calabria, il mestiere si fa onore” (P.L. n. 66/8^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Chiarella – “Riconoscimento della musicoterapia e della figura
professionale del musicoterapista (P.L. n. 67/8^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di
provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:
“Richiesta di referendum ai sensi dell’art. 138, secondo comma della Costituzione, sul testo di legge costituzionale approvato dalla Camera dei Deputati, in seconda votazione, nella seduta del 20 ottobre 2005 e dal Senato della Repubblica, nella seduta del 16 novembre 2005, recante: “Modifiche alla parte II della Costituzione” (delibera G.R. n. 970 del 22.11.2005)” (P.P.A. n. 105/8^)
E’ stata assegnata alla Commissione riforme e decentramento in data 24 novembre 2005.
(Così resta stabilito)
“Adesione progetto interregionale “Vie d’uscita” – (delibera G.R. n. 971
del 22.11.2005) (P.P.A. n.106/8^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – ed alla seconda - bilancio, programmazione economica e attività produttive – per il parere in data 24 novembre 2005.
(Così resta stabilito)
“Bilancio di previsione dell’Ardis (azienda regionale per il diritto allo studio Universitario) di Reggio Calabria per il l’anno finanziario 2005 – (delibera G.R. n. 972 del 22.11.2005)” (P.P.A. n. 107/8^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - bilancio, programmazione economica e attività produttive – in data 24 novembre 2005.
(Così resta stabilito)
“Bilancio di previsione dell’Afor (Azienda forestale della Regione
Calabria) per l’anno finanziario 2005) – (delibera G.R. n. 1056 del
28.11.2005)” (P.P.A. n. 109/8^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - bilancio, programmazione economica e attività produttive – in data 1 dicembre 2005.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo d’Ufficio:
“Elezione di un Vicepresidente del Consiglio regionale in sostituzione del consigliere Francesco Fortugno, deceduto” (P.P.A. n. 104/8^)
“Elezione di un consigliere regionale nella Commissione per il piano di sviluppo regionale in sostituzione del consigliere Antonino De Gaetano” (P.P.A. n. 108/8^)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione numero 1053 del 28.11.2005 recante: “Legge regionale n. 17 del 26.8.1992 ad oggetto “Interventi a sostegno degli aeroclub calabresi – riparto fondi” (Parere n. 9)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – in data 1 dicembre 2005.
(Così resta stabilito)
Il dirigente del Settore legislativo della Giunta regionale ha comunicato che, in data 22 novembre 2005, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la seguente legge regionale che è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione, supplemento straordinario n. 3 del 24 novembre 2005:
“Legge regionale 22 novembre 2005, n. 16 recante “Modifica delle leggi regionali n.ri 7 e 8 del 13 maggio 1996”.
L’onorevole Egidio Masella, è stato assegnato in rappresentanza del gruppo consiliare “Rifondazione comunista”, quale componente della quarta Commissione consiliare, della Commissione contro il fenomeno della mafia e della Commissione speciale di vigilanza, in sostituzione dell’onorevole Antonino De Gaetano, giusta designazione del 14 novembre 2005, acquisita al prot. n. 17990 del 14..11.2005 del Settore Segreteria Assemblea.
Con nota del 23 novembre 2005, il Presidente del gruppo consiliare “Margherita”, onorevole Vincenzo Sculco, ha designato l’onorevole Pietro Giamborino quale componente della terza Commissione consiliare, in sostituzione dell’onorevole Francesco Fortugno.
L’onorevole Pietro Giamborino è assegnato alla terza Commissione consiliare.
A seguito della dichiarazione di cui all’art. 27 dello Statuto e 13 del Regolamento, il consigliere regionale onorevole Domenico Crea ha aderito al gruppo consiliare “La Margherita”.
I gruppi consiliari “Nuovo Psi” e “Unità Socialista – Sdi” si sono costituiti in federazione pur mantenendo la propria fisionomia funzionale ed amministrativa, giusta nota pervenuta a questa Segreteria in data 6 dicembre 2005 ed acquisita in parti data al prot. 18196.
Sarra. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore all’agricoltura. Per sapere – premesso che:
la situazione del comparto agrumicolo ‑ in particolare del settore di commercializzazione delle "clementine" della Piana di Rosarno‑Gioia Tauro, versa in uno stato di drammatica congiuntura da ormai diverse stagioni, per effetto della crisi di redditività e di competitività del settore rispetto alla concorrenza degli altri paesi comunitari e del conseguente deprezzamento della produzione locale sui mercati;
continua a manifestarsi una caduta in verticale della domanda di clementine, nonché il deprezzamento delle stesse con ripercussioni sui redditi agrari e, di conseguenza, sul reddito disponibile di numerosissime famiglie che, vivendo di redditi agrari, si trovano sulla soglia della povertà;
il prodotto, in fase di maturazione, necessita di essere raccolto e i produttori di clementine, a fronte dell'anzidetto calo del prezzo di vendita, affrontano il disagio di non poter sostenere i costi di produzione;
il reperimento della manodopera necessaria a raccogliere il frutto pendente è sempre più difficile;
l'aumento spropositato del prezzo del petrolio è ulteriore causa di aggravio del costo dei materiali per la lavorazione, dell'energia elettrica e dei costi di trasporto;
i produttori agrumicoli non sono più in grado di far fronte alle spese di produzione che ammontano a circa 0,25 euro/kg a fronte di un ricavo netto che allo stato attuale, del prezzo all'origine, è di 0,15 euro/kg;
la categoria, che rappresenta circa un quarto della popolazione complessiva del territorio, è da tempo in stato di agitazione, a causa dei continui disagi dovuti all'immiserimento dei redditi agrari, unica fonte di sostentamento per circa 15 mila famiglie, ed ha già attivato delle iniziative di mobilitazione sfociate in manifestazioni popolari di piazza;
il protrarsi dello stato di rovina del comparto è facile che sfoci in un collasso dell'economia territoriale attraverso una disastrosa recessione economica, con conseguenze sui consumi, risparmi ed investimenti;
gli effetti devastanti della crisi strutturale della filiera agrumicola pianigiana si ripercuoteranno sul piano della turbativa dell'ordine pubblico e su quello dell'acutizzazione dei fenomeni di devianza criminale, con riferimento anche ai lavoratori extracomunitari insediati massicciamente sul territorio ed impiegati nella raccolta del frutto pendente;
le forme di associazionismo e cooperativismo agricolo stanno venendo meno alla loro ragione sociale di difesa e tutela degli interessi di produttori e di veicolo di miglioramento qualitativo e di commercializzazione ottimale della produzione;
la Giunta regionale più volte ha pubblicamente espresso la volontà di "risolvere gli annosi problemi della mancata crescita nella regione", criticando apertamente i suoi predecessori per "l'incapacità nel dare risposte alla collettività" e asserendo che "la ‘ndrangheta e la criminalità si combattono offrendo un'alternativa seria di sviluppo della Calabria";
l'assessore regionale all'Agricoltura ha il quadro completo della situazione prospettatogli dalla delegazione del Comitato Spontaneo dei produttori agrumicoli della Piana di Rosarno‑Gioia Tauro;
l’Unagro ha, con reiterati documenti e con proposte di soluzioni alternative, allertato l'assessorato regionale e sollecitato il ministro delle politiche agricole a voler prendere coscienza della situazione e ad assumere immediate iniziative volte a tamponare la grave falla che viene a provocarsi nell'economia calabrese ed in tutte le altre regioni produttrici;
alla luce delle mancate risposte in merito alla crisi che sta investendo il settore di commercializzazione delle clementine il coordinatore del Comitato spontaneo e tutti i membri del direttivo hanno dato le dimissioni -:
1. quali urgenti e straordinari provvedimenti si intendono adottare per porre un argine alla crisi del comparto agrumicolo della Piana di Rosarno‑Gioia Tauro al fine di instaurare una politica organica di definitivo rilancio dell'agrumicoltura italiana;
2. i motivi per i quali non si attiva una soluzione tampone con il ricorso, cosi come avvento in Puglia per l'uva da tavola, al ritiro di almeno 100.000 tons di clementine da avviare alla trasformazione in succhi bevibili da destinarsi, sotto forma di aiuto alimentare, ai paesi assistiti;
3. come mai ancora non è stato accelerato l'iter procedurale, già preannunciato dal ministro Alemanno, per il livellamento dei costi di produzione ed energetici, ai valori medi comunitari;
4. perché non si ritiene opportuno spalmare, nel medio‑lungo termine, i debiti contratti in agricoltura;
5. perché non si effettuano interventi strutturali, mirati alla qualità, al sostegno dell'export, alla tutela del giusto reddito nel rispetto delle clausole di salvaguardia europee, alla promozione di protocolli d'intesa ed accordi di filiera per la fissazione dei tetti di valore aggiunto al prezzo, dall'origine al consumo;
6. se si intendono adottare misure volte, all'erogazione di bonus per carburanti ed energia elettrica, al riconoscimento Igp per le clementine della Piana, ad una campagna promozionale per le clementine di Calabria ed a un maggior controllo sul prezzo al kg nella filiera.
(35; 5.12.2005)
Sarra. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alla pubblica istruzione. Per sapere – premesso che:
la delibera n. 480 del 13/07/2000 della Giunta Chiaravalloti‑Zavettieri esclude dai finanziamenti pubblici, previsti dalla legge 23/96, tutte le scuole paritarie della Regione;
il Tar di Reggio Calabria, con sentenza n. 533 del 25/05/2005, a seguito del ricorso di 70 scuole Fism, ha annullato la predetta delibera statuendo che, ai sensi della legge 62/2000 (legge sulla parità scolastica), i destinatari dei fondi per l'edilizia scolastica non "possono essere soltanto le scuole degli Enti locali, Comuni e Province, ma anche le scuole paritarie";
avverso la sentenza del Tar n. 533 l'Amministrazione comunale di Reggio Calabria in data 17 giugno 2005 e la Regione in data 28/06/2005 hanno fatto ricorso in appello al Consiglio di Stato;
il Consiglio di Stato, nell'udienza del 27/09/2005, ha deciso di rinviare l'esame dei ricorsi presentati dal Comune e dalla Regione Calabria all'udienza del 28/03/2006;
il Consiglio di Stato, pertanto, non ha sospeso la sentenza del Tar che annulla la delibera della Giunta Chiaravalloti‑Zavettieri di destinazione dei fondi per l'edilizia scolastica solo alle scuole degli Enti locali, Comuni e Province;
i finanziamenti statali previsti nel piano triennale generale 2003/2005 per un totale di euro 41.406.067,00 restano bloccati;
le scuole della Calabria statali, comunali e paritarie necessitano dei finanziamenti previsti dalla legge 23/96 nel Piano generale triennale 2003/2005 -:
la ragione per la quale i finanziamenti del Piano generale triennale 2003/2005 alle scuole calabresi previste dalla legge 23/96 non debbano essere sbloccati;
se la Regione Calabria intende erogare le somme previste dal piano triennale, sulla base dalla sentenza del Tar di Reggio Calabria, considerato che le scuole della Calabria statali, comunali e paritarie hanno impellente bisogno dei predetti finanziamenti.
(36;
5.12.2005)
Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
l’art. 3 della L.R. n. 57/90 ha demandato la gestione del predetto servizio ai singoli Comuni o associati per effetto dell’art. 45 del Dpr n. 616/77;
l'art. 4 della stessa legge regionale ha disciplinato l’organizzazione del servizio socio-psico-pedagogico in Unità operative composte dalle figure professionali di Assistente sociale, Psicologo, Pedagogista, Sociologo, Tecnici della riabilitazione;
il protocollo d'intesa n. 225 del 15 gennaio 1993 ha sancito il ruolo della equipes socio‑psico-pedagogica a livello distrettuale, in una logica di servizio integrato socio‑sanitario;
la legge regionale del 24 gennaio 1997 n. 2, art. 1, ha istituito nell’ambito della dotazione organica della Giunta regionale, un contingente ad esaurimento degli operatori delle equipes socio‑psico-pedagogiche, fissato in 527 unità e suddiviso per livelli funzionali;
nelle more dell'attuazione di quanto disposto dalla legge regionale n. 2/97, gli operatori delle equipes socio‑psico‑pedagogiche, in esito alle deliberazioni della Giunta regionale n.723/98 e n. 3459/98 sono stati funzionalmente assegnati alle Aziende sanitarie, ai sensi della circolare del settore giuridico dell'assessorato al personale della Regione Calabria con Prot. n.1520G del 30 novembre 1998;
l’art.37 L.R, 5 dicembre 2003 prevede che gli operatori venano inseriti nei ruoli degli enti presso cui prestino servizio, in sede di determinazioni delle dotazioni organiche assicurando la Regione Calabria ai sensi del comma 2 dello stesso art. 37 il trasferimento delle risorse finanziarie annualmente impegnate per il pagamento delle competenze -:
quali atti sono stati posti in essere per il raggiungimento delle finalità di cui all'art. 37 della legge regionale23/03;
quali atti sono stati assunti per poter pervenire alla predisposizione organica inerente i profili professionali di cui agli art. 4 e 5 della legge regionale 57/90.
(30; 17.11.2005)
Morelli. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
visto l'inquadramento nel ruolo dirigenziale medico delle Aziende sanitarie della Regione Calabria dei medici convenzionati operanti nelle aree di attività dell'emergenza territoriale e della medicina dei servizi;
l’art. 8, comma 1/Bis del Decreto legislativo N. 229/99, ha previsto per le Regioni la possibilità di individuare le aree di attività dell'Emergenza territoriale e della medicina dei servizi;
i medici a rapporto convenzionale nell'area di Emergenza territoriale e della Medicina dei servizi, in servizio alla data di entrata in vigore del decreto Legislativo N. 229/99, i quali alla data del 31 dicembre 1998 risultavano titolari di incarico a tempo indeterminato da almeno cinque anni, sono inquadrati, a domanda, nel ruolo dirigenziale medico, nei limiti delle dotazioni organiche definite ed approvate dalle Aziende sanitarie, previo giudizio di idoneità secondo le procedure stabilite dal Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 dicembre 1992, n. 502;
l’articolo 8, comma 1/Bis, formulato dal Decreto legislativo N. 229/99 vincola il passaggio nel ruolo dirigenziale alla determinazione formale delle dotazioni organiche da parte delle Aziende sanitarie in luogo dell'originaria formulazione dello stesso articolo recata dal Decreto legislativo n. 502/92, come modificato dal decreto legislativo n. 517/93, stabiliva l'inquadramento anche in soprannumero, dei medici della Guardia Medica, dello Medicina dei servizi e dell'Emergenza territoriale nel ruolo organico delle Aziende sanitarie -:
quali motivazioni ritardano l'emanazione del Decreto dirigenziale del dipartimento della Sanità con il quale devono essere recepiti gli atti concorsuali e formulata la graduatoria.
(31; 17.11.2005)
Stancato. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore al turismo. Per sapere – premesso che:
tenuto conto che nel mondo operano oltre 300 film Commission, in Italia sono istituite dalle regioni generalmente in organico al Dipartimento Turismo e Attività Produttive, rappresentano l'organo ufficiale di promozione e di coordinamento delle attività audio visive, con conseguenze gestione e distribuzione dei finanziamenti destinati al settore;
la presenza di una film Commision, oltre a mettere in moto attività audio visive locali, nazionali ed estere, ha sempre avuto un notevole effetto‑indotto anche su altri settori che non le sono direttamente contigui: la cultura, la promozione e la valorizzazione del territorio, il commercio locale, la ricezione alberghiera, soprattutto il turismo, per questo si tratta di uno strumento che, se utilizzato bene può produrre ottimi risultati;
attraverso le funzioni tecniche del Film Commission si possono "svolgere i ruoli di agenzia di primo contatto per gli operatori dell'audiovisivo; fornire i servizi richiesti dalle produzioni facilitare il rilascio dei permessi amministrativi; individuare le location per le riprese; favorire i rapporti con le istituzioni e privati; visite guidate ai luoghi, accesso ad archivi, immagini e informazioni culturali locali; ricerca delle soluzioni logistiche (alberghi, ristoranti, catering); ricerca delle soluzioni tecniche (macchinari, automezzi, strutture tecniche);
la Calabria Film Commission è in organico al dipartimento per il turismo e le attività produttive della regione;
la Film Commission può ottenere anche finanziamenti europei o nazionali come ad esempio quello avuto per coprire la parte che riguarda la Regione Calabria in un progetto approvato dal ministero per gli affari esteri, denominato “promozione della nuova cinematografia dei Balcani, attraverso lo sviluppo di circuiti internazionali, di fruizione e valorizzazione multimediale”.
ai progetti possono collaborare o compartecipare di volta in volta Associazioni... e quant'altro -:
lo stato dell'arte, come l'assessorato si è riorganizzato dopo le elezioni, se l'organico è stato cambiato, chi c'è ora nella Commission, quali fondi ci siano e quali le iniziative in essere. Quanto chiesto al fine di poter legiferare in tal merito e promuovere flussi finanziari ed artistici.
(32; 17.11.2005)
Stancato. Al Presidente della Giunta regionale e all’assessore alle attività produttive e bilancio. Per sapere – premesso che:
tenuto conto dell'attività di notevole importanza svolta dai tanti giovani facenti parte del progetto Sibical Ente Attuatore Urbi legge regionale 11 del 23.07.2003 art. 27 misura 6.3 fondi Fesr Por 2000‑2006;
l'acquisizione di professionalità importanti per un corretto sviluppo informativo del territorio non può essere perduto o trasformato;
tenuto conto che il Sit regionale, è ormai al traguardo o arrivo;
il progetto è iniziato il 1° settembre 2004 e durante tutto il mese sono state tenute lezioni di carattere generale su argomenti attinenti al progetto. Che nel mese di ottobre sono stati divisi in due gruppi, di cui uno ha seguito il corso G.P.S. presso la sede di Santa Maria del Cedro, il secondo è stato dislocato presso il Centro cartografico di Lamezia Terme per seguire il corso di Geomedia professional;
dopo tale periodo di formazione, il C.C.R. ha "ospitato" due nostre unità lavorative per la fase della Georeferenziazione, in quanto la sede operativa di Santa Maria del Cedro è sprovvista degli strumenti necessari a tale scopo (plotter, server, con fogli catastali georiferiti);
nei mesi successivi hanno svolto giornalmente, con molteplici difficoltà, tutte le operazioni di reperimento dati e dei progetti delle reti irrigue presso i vari consorzi di bonifica della Calabria. A questa fase preliminare e seguita la fase incisiva del progetto, consistente nel rilevamento, sul campo, dei nodi degli impianti irrigui con strumentazione G.P.S. e rilievi fotografici e successiva digitalizzazione dei dati rilevati;
in particolare, si sono organizzati come segue: cinque squadre, ciascuna costituita da 4 collaboratori, esce giornalmente sul campo rilevando in media dai 30 ai 50 punti, in base alle difficoltà del terreno, alla disponibilità e alla presenza dell'acquaiolo e alle condizioni metereologiche; a fine giornata ogni caposquadra rientra in sede per scaricare i dati e va precisato che ognuno di essi fa riferimento ad un operatore informatico;
le squadre, inoltre, per ciascun punto rilevato, compilano una scheda informativa, i cui dati sono immediatamente inseriti in un database in access e servono altresì per la realizzazione del geoworkspace creato con geomedia professional inerente le reti irrigue consortili;
parallelamente, altri operai individuano il foglio e la particella catastale su cui ricadono i suddetti punti, informazioni che sono in seguito inseriti nel suddetto database access. Le squadre effettuano anche dei rilievi fotografici dei vari punti, mettendo a disposizione del progetto le proprie fotocamere digitali per garantire la buona riuscita dello stesso, senza tener conto dei rischi di un eventuale smarrimento o danno;
tali foto sono scaricate giornalmente ed inseriti in un apposito archivio. Contemporaneamente, a rotazione, si continuano a reperire i progetti delle irrigue presso i consorzi di bonifica di tutta la Calabria, i quali nella stessa giornata, sono consegnati al C.C.R. di Lamezia Terme dove sono scansionati e georeferiti;
successivamente tali progetti sono riconsegnati ai rispettivi consorzi. Il CCR, una volta compiuta la scansione e la georeferenziazione dei progetti, ne stampa una copia con la sovrapposizione delle relative ortofoto, stampa che viene ritirata per essere utilizzata dalle squadre sul campo;
al fine di garantire l'efficienza del progetto Sibical si è creato, un protocollo interno, nel quale vengono registrate puntualmente tutte le comunicazione e i documenti in entrata e in uscita nonché le date i contatti telefonici, via fax e diretti. Inoltre, ogni gruppo registra su un'apposita scheda (creata da noi) le attività svolte nonché la segnalazione di eventuali collaboratori assenti. In sintesi, alla data attuale sono state reperite le schede tecniche di tutti i Consorzi di bonifica della Calabria, tutti i progetti degli impianti irrigui dei vari consorzi, eccezion fatta per i consorzi di Reggio Calabria e di Crotone, tutti scansionati e georeferiti dal CCR;
di questi sono stati rilevati e digitalizzati dai nostri collaboratori circa 6000 punti ricadenti nel comprensorio del Consorzio di bonifica Valle del Lao e del Consorzio del Pollino. Il lavoro continua giornalmente nonostante le difficoltà incontrate, in primis la mancata percezione delle spettanze a decorrere dal mese di maggio -:
di rendere edotto il consiglio sull'opportunità che tale progetto vada a buon fine;
di rendere edotti i giovani sulla sicurezza dei pagamenti spettanti;
di inserire nella prossima finanziaria la posta di bilancio per invertire finalmente la rotta in Calabria rendendo effettivi servizi ai calabresi;
tali interrogativi valgono anche per i giovani ex Telcal che già di alcuni mesi sono senza stipendio e che riguardano numerosi posti di lavoro di alta professionalità necessari per un nuovo e moderno sviluppo della Calabria.
(33; 17.11.2005)
Chiarella. All’assessore alle attività produttive e al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
la Biofata Spa appositamente costituita il 10.12.2000, ha presentato in data 26.3.2001 agli organi competenti anche in base agli impegni assunti dalle parti con la sottoscrizione dell'accordo di programma presso la Presidenza del Consiglio dei ministri in data 10.12.2000 per l'area ex Sir di Lamezia Terme, domanda per richiesta di accesso alla procedura ex delibera Cipe del 24.09.1994 al fine del divenere alla sottoscrizione di un contratto di programma finalizzato alla realizzazione di un insediamento industriale nell’area già acquistata sita nel comune di Lamezia Terme;
l’insediamento destinato allo sviluppo di attività produttiva di trasformazione di prodotti di ortofrutticoli integrati per filiera ed aventi caratteristiche tecnologiche e di processo altamente innovative, è detto “progetto industriale”, da realizzare su una superficie di circa 200 ettari facenti parte di una più vasta area di complessivi ettari 420 circa;
la Biofata Spa aveva provveduto all’acquisto del terreno dalla Sir Spa in liquidazione;
il ricorso allo strumento del contratto di programma ha tenuto conto delle prospettive di sviluppo delle attività produttive ed occupazionali dell’area di Lamezia Terme, considerata punto strategico e di eccellenza all’interno della Regione Calabria;
la società Biofata Spa costituita appositamente per la realizzazione e l'esercizio del “progetto industriale” fa riferimento ai seguenti azionisti:
Fata Group Spa pe ril 51 per cento – Bioteknical calabrese Spa per il 49 per cento;
l’iniziativa è stata presentata come un elevato modello agro-alimentare da svilupparsi lungo una articolazione produttiva che, oltre alla realizzazione di una serie di impianti destinati ad una trasformazione industriale ed alle attività di ricerca e sviluppo avrebbe realizzato sul sito, con l’impiego di tecnologie altamente innovative anche una parte di una produzione primaria necessaria per la saturazione di impianti di trasformazione e confezionamento;
in data 10.6.2004 è stato posato il primo mattone alla presenza di autorità provinciali, regionale e nazionali, annunciando alla popolazione l’avvio dei lavori che avrebbero portato 600 nuovi occupati pe run investimento totale di circa 80 milioni di euro;
in data 17.5.2004 l’onorevole Marco Minniti interrogava il ministro delle attività produttive e il ministro dell’economia e della finanza per evitare che gli investimenti pubblici previsti nel progetto Biofata potessero rimanere inutilizzati o potessero essere utilizzati in maniera non corretta e senza qualificate ricadute per il territorio;
con una lettera inviata al Presidente della Giunta regionale, Agazio Loiero, ed altri soggetti istituzionali interessati la compagnia delle opere con sede in Lamezia Terme ha puntato l’attenzione sull’ara industriale della quarta città della Calabria, che risulta essere la più grande del Mezzogiorno con 1050 ettari e solo 55 imprese attive, paventando dietro il fallimento del progetto Biofata una possibile speculazione a vantaggio di pochi soggetti, attori di un saccheggio che continua a perpetrarsi a danno di questa importante area industriale;
il senatore Peppino Petronio, Presidente dell’Asi Lamezia si è già attivato col Presidente della Giunta regionale, per tentare di recuperare la parte del finanziamento pubblico di circa 35 milioni di euro in vista della dell'accordo di programma stabilita per il prossimo 20 dicembre chiedendo il collegio di vigilanza regionale già previsto per tutte le operazioni successive possibili -:
per quali responsabilità pubbliche o private si è arrivati all’annullamento di un così importante investimento ritenuto centrale per lo sviluppo dell’area ex Sir e funzionale al rafforzamento delle capacità economiche ed occupazionali dell’intera Regione;
quali canali ha attivato la Regione in questi ultimi anni, per svolgere il ruolo di sorveglianza e tutela della realizzazione del progetto in questione;
se non è opportuno avviare, attraverso un tavolo di concertazione tra i soggetti istituzionali interessati, presso l’assessorato alle attività produttive della Regione, tutte le procedure necessarie in tempi immediati, per evitare la perdita dei finanziamenti in questione ed evitare possibili speculazioni sul terreno senza dare spazio a singoli interventi politici finalizzati come nel passato ad alimentare false speranze, ingannando i cittadini per carpire un consenso elettorale che, come nel caso della Biofata, si è rivelato una “truffa” a tutti gli effetti ed un colpo pesante alla dignità delle persone cadute nella rete delle false promesse di posti di lavoro mai messi in moto.
(34; 25.11.2005)
Il Consiglio regionale
premesso che:
la Regione, con l'ausilio delle risorse erogate dallo Stato e dalla Comunità Europea, ha provveduto e provvederà ad incentivare nuovi investimenti imprenditoriali sul territorio con l'obiettivo di favorire lo sviluppo e l'occupazione in Calabria attraverso la concessione di agevolazioni finanziarie;
si rende tuttavia necessaria un'attenta attività di vigilanza affinché le risorse assegnate, a fondo perduto o a tasso agevolato, non vadano disperse, ma vengano destinate ad imprese meritevoli del sostegno pubblico in grado di garantire anche una positiva ricaduta sui livelli occupazionali;
da una recente indagine condotta a livello nazionale la Calabria è risultata essere una delle Regioni nella quale è maggiormente dilagante il fenomeno del lavoro nero;
le agevolazioni finanziarie tese a promuovere nuovi insediamenti produttivi, oltre a rappresentare un insostituibile strumento per lo sviluppo economico e per il sostegno alla crescita occupazionale, devono costituire anche un efficace supporto all'azione di contrasto della illegalità diffusa che si registra in alcuni settori dell'economia calabrese;
la lotta all'emersione del lavoro sommerso produce benefici effetti sul processo di integrazione di immigrati ed extracomunitari;
impegna la Giunta regionale:
ad inserire nel documento di programmazione economico e finanziaria una norma che favorisca la priorità nel sistema delle incentivazioni a quelle imprese che operano nel pieno rispetto delle normative vigenti che regolano il rapporto di lavoro e che osservano in maniera rigorosa i contratti di lavoro, così da contrastare il fenomeno del lavoro sommerso che, unitamente alle tante piccole e grandi illegalità quotidiane che si registrano in Calabria, finiscono per produrre alla lunga effetti sociali perversi: assuefazione, rassegnazione.
(11; 17.11.2005) Magarò
Il Consiglio regionale
premesso che:
1. l'aggiudicazione dell'appalto per la realizzazione del ponte sullo stretto rappresenta una circostanza di portata storica avviando, concretamente, la realizzazione di un opera che si annuncia essere all'avanguardia, tecnologicamente e strutturalmente innovativa, testimonianza dell'ingegno umano e quindi motivo di attenzione positiva per la Calabria da parte di tutto il mondo;
2. la sostenibilità economico‑finanziaria dell'opera appare virtuosa con il 60% del fabbisogno complessivo coperto attraverso finanziamenti di tipo project finance contratti in più tranche sul mercato internazionale dei capitali ed il 40% attraverso l'aumento di capitale della società Stretto di Messina, e comunque senza alcun contributo a fondo perduto da parte dello Stato;
3. il nuovo progetto presenta evidenti vantaggi rispetto a quello del 1992 con il 25% di minor impatto ambientale, 21 Km di gallerie ferroviarie eliminate, 2000 metri di viadotti in meno e 9‑12% range medio annuo di Rendimento Interno Economico;
‑ 4. la realizzazione del Ponte sullo Stretto, se perseguita con equilibrio ed attenzione, rappresenta una epocale occasione di rilancio dell'economia calabrese a fronte di un piano economico‑finanziario che prevede un investimento complessivo di 6 mld di euro;
5. in fase di cantiere si prevede un impatto economico di 6 mld di euro ed un indotto occupazionale per un totale di 40.000 nuove unita impiegate;
6. il Know how sviluppato per la progettazione e la realizzazione dell'opera, in tema di tecnica costruttiva, di riduzione di impatto ambientale, di programmazione logistica, di soluzioni tecnologiche e strutturali porrà la nostra regione al centro degli interessi della comunità scientifica internazionale;
7. la realizzazione di un opera tanto innovativa costituirà motivo dì crescita per una intera generazione di professionisti locali;
8. la costruzione del Ponte porrà la Calabria all'attenzione di tutto il mondo con importanti ricadute in termini di turismo e di immagine;
9. l'opera appare importante nell'ambito delle politiche di trasporto Europee e decisiva per una nuova centralità del mezzogiorno e della Calabria nell'ambito delle stesse e dalla proiezione Mediterranea delle politiche commerciali dell'UE;
10. in sinergia con il porto di Gioia Tauro e gli aeroporti Calabresi si genera un sistema intermodale ad altissimo tasso di competitività;
11. la realizzazione del ponte costituisce un significativo e decisivo passo in avanti sulla strada delle modernizzazione e dello sviluppo infrastrutturale strategico del mezzogiorno d'Italia.
12. occorre vigilare affinché l'iter proceda in condizioni di assoluta certezza nei tempi, derivandone un beneficio autentico per la Calabria in termini di immagine, sviluppo, adeguamento del sistema infrastrutturale, ricaduta occupazionale e più generalmente di indotto;
13. l’attenzione nella gestione delle procedure di realizzazione e di cantierizzazione dell'opera, in termini di trasparenza e legalità, sollecitata dal Prefetto De Sena richiede un impegno serio ed efficiente da parte dell'Ente Regionale;
14. le contraddizioni interne al centrosinistra su questo tema, più volte palesate anche nell'ambito della stessa Giunta Regionale, rischiano di pregiudicare il rapido ed efficace percorso dell'iter;
tanto premesso
si impegna il Consiglio e la Giunta regionale:
1. all'assunzione di tutte le iniziative utili ed al rapido assolvimento di tutti gli obblighi di legge per il veloce completamento dell'iter amministrativo, per quanto di competenza;
2. alla costituzione di un soggetto istituzionale a ciò deputato al fine di dare al General Contractor ed ai soggetti coinvolti nella realizzazione del Ponte una interfaccia politica ed amministrativa rapida ed efficace.
(12; 17.11.2005) Talarico, Occhiuto, Trematerra, Nucera
Il Consiglio regionale
premesso che
presso l'Ospedale "Beato Angelo" di Acri è stato attivato fino allo scorso mese di luglio il Servizio di Reumatologia;
detto Servizio per alcuni anni è stato garantito da una convenzione stipulata con l'Università di Siena e, successivamente, da un rapporto di collaborazione con la stessa Università, con una frequenza di cinque giorni al mese;
alla scadenza di tale rapporto di collaborazione (luglio 2005), lo stesso non è stato prorogato, né rinnovato;
dalla sospensione del Servizio di Reumatologia sta derivando enorme disagio e pregiudizio ai tanti pazienti in cura presso l'Ospedale di Acri;
si rende necessario riattivare il Servizio di Reumatologia;
impegna
il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore alla sanità a riattivare con urgenza il rapporto di collaborazione con l'Università di Siena per garantire all'Ospedale di Acri il Servizio di Reumatologia e consentire, quindi, ai tanti pazienti in cura presso detta struttura ospedaliera di proseguire nelle cure intraprese.
(13; 23.11.2005) Feraudo, La Rupa, De Gaetano, Sculco, Tripodi M.,
Cherubino
“Il Consiglio regionale
vista la legge regionale n. 21 dell’8 agosto 1996, avente ad oggetto “Servizi socio-assistenziali a favore dei minori sottoposti a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria;
visto l’art. 4 della predetta legge che prevede la sottoscrizione di convenzioni per l’espletamento del servizio tra i Gruppi appartamento e le Amministrazioni Comunali;
visto l’art. 12 bis, comma 2, della legge regionale n. 18 dell’11 agosto 2004 che, modificando l’art. 4 della legge regionale n. 21/1996, prescrive che “Spetta al Dipartimento Regionale competente per i Servizi Sociali stipulare con i soggetti riconosciuti dalla Regione, in base all’articolo 2 della legge n. 21/1996, apposite convenzioni per l’espletamento del servizio;
esaminato lo schema di convenzione tipo, allegato al presente atto, approvato dalla Giunta regionale con delibera n. 744 dell’8.8.2005;
visto lo Statuto vigente che riconosce la titolarità del potere regolamentare al Consiglio regionale;
visto il Regolamento interno del Consiglio regionale;
delibera
di approvare lo schema di
convenzione tipo, con gli emendamenti introdotti, che disciplina i rapporti tra
la Regione Calabria ed i Servizi socio-assistenzialli a favore dei minori
sottoposti a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria (Gruppi appartamento) che
si allega alla presente per farne parte integrante e sostanziale”.
Schema di Convenzione tipo
Premesso che la Regione
Calabria, con propria legge Regionale 11 agosto 2004 n° 18, art. 12 bis, comma
2, modificativa della L.R. 21/1996, ha individuato nel Dipartimento competente
per i servizi sociali la struttura regionale idonea a stipulare con gli enti
gestori riconosciuti dalla stessa Regione Calabria, ai sensi della L.R. 21/96 e
successive modificazioni e integrazioni e art. 10 L.R. 10/01/2002 n° 39,
apposite convenzioni per l'espletamento del servizio
L'anno ______________ addì _________ del mese di _________________________
Tra
Regione Calabria "Dipartimento Politiche del Lavoro, della Famiglia, pari opportunità, formazione professionale, cooperazione, volontariato" rappresentata dal Dott. _______________________
E
_________________________ rappresentata dal legale rappresentante Sig. __________________
Visto
1. L'art. 23 del D.P.R. n° 616/77
2. La legge regionale n° 5 del 26 gennaio 1987
3. La legge regionale n° 21 dell'8 agosto 1986 e successive modificazioni e integrazioni
4. La Legge Regionale n° 23 del 5 Dicembre 2003
Considerato
che _____________________ con sede legale in _____________________________ alla Via ________________________________________ gestisce un Gruppo Appartamento ubicato in _____________________________________________ alla Via _______________________________________________________ in possesso dell'autorizzazione al funzionamento n° ___________ del ______________________ rilasciata da _______________________ e iscritto all'Albo Regionale delle Istituzioni Socio assistenziali della Regione Calabra, il cui mantenimento dei requisiti strutturali e organizzativi, che hanno dato luogo alla autorizzazione, è autocertificato dal legale rappresentante, ai sensi del D.P.R. n° 445 del 28 dicembre 2000.
Si conviene e si stipula quanto segue
Art. 1 - La Regione Calabria si avvale delle prestazioni del/della ___________________________ (che successivamente sarà chiamato Ente Gestore) per l'organizzazione e la gestione di n° _______ Gruppo Appartamento a favore dei minori in difficoltà, destinatari di provvedimenti civili ed amministrativi dell'Autorità Giudiziaria. Un posto può essere occupato, in base alle momentanee disponibilità, a minori dell'area penale sottoposti alla misura della Messa alla Prova (MAP) ex art. 28 del D.P.R. 448/88 nel cui progetto di intervento sia prevista la collocazione presso una comunità rieducativa, purché le eventuali prescrizioni, a cui sono sottoposti i minori. non condizionino la peculiare organizzazione del Gruppo Appartamento stesso.
Art. 2 - Nel (o nei) Gruppo Appartamento caratterizzato ed organizzato funzionalmente come struttura educativa residenziale di tipo familiare a favore di Minori a rischio sociale (disadattati, devianti, caratteriali, con carenze educative genitoriali ecc.) che abbisognino di un valido sostegno per rispondere ai bisogni sociali, affettivi, relazionali e cognitivi, si accolgono da 4 (quattro) a (sette) minori in regime residenziale, prevalentemente dai 12 ai 18 anni. Possono permanere nel Gruppo Appartamento anche dopo il compimento del 18° anno, previa autorizzazione delle Autorità competenti (Autorità Giudiziaria e Regione Calabria) ogni volta che si ritenga non conclusa la fase di accompagnamento all'autonomia, o non siano concretizzate le soluzioni (familiari, abitative, lavorative, ecc.) operative per la vita fuori dalla comunità.
Art. 3 - Il Gruppo Appartamento deve essere ubicato in un appartamento di civile abitazione sito in zona residenziale ed avente i seguenti requisiti minimi strutturali: 3-4 camere da letto, un soggiorno, una cucina, doppi servizi e sarà adeguatamente riscaldato secondo la comune prassi locale.
Art. 4 - L'Ente gestore, attraverso la predisposizione di progetti mirati, è tenuto a garantire ai minori ospiti un contesto di vita caratterizzato da un clima affettivo, modelli relazionali e modalità di conduzione rispondenti alle esigenze dei minori sia in relazione all'età che al livello di maturazione di ciascun soggetto, prestando particolare attenzione al rispetto dei diritti del minore e allo sviluppo della sua personalità.
In particolare deve porsi l'obiettivo di favorire nei giovani:
1. equilibrati rapporti con la famiglia d'origine finalizzati, ove sia possibile, ad un loro reinserimento;
2. un equilibrato sviluppo psico-fisico, affettivo, relazionale e sociale;
3. l'assolvimento dell'obbligo scolastico, la formazione professionale, per come previsto dalle leggi vigenti, deve favorire, inoltre il perfezionamento di quelle professionalità che già eventualmente posseggono;
4. il collocamento in attività lavorative, in apprendistato o in forme produttive a seconda delle attitudini, delle capacità e delle possibilità di ognuno, mantenendo continui contatti con aziende e datori di lavoro;
5. l'educazione, aiutandoli a perseguire progetti di vita basati su decisionalità responsabile nelle prospettive dell'acquisizione di autonomia ed indipendenza dalle figure adulte.
L'Ente gestore, per la realizzazione degli obiettivi sopra elencati, si avvale della professionalità degli operatori i quali, esercitando i poteri e le responsabilità proprie della potestà genitoriale, devono tendere a portare e a favorire l'acquisizione di spazi di libertà ed autonomia adeguati al grado di maturazione del giovane, attivando a tal fine tutte le azioni e le strategie che ritengano necessarie.
L'organizzazione dei tempi e dei ritmi di vita nel Gruppo Appartamento deve favorire in ciascun ospite una gestione personalizzata del proprio tempo e del proprio spazio, assicurando possibilità di scelta ed adeguato livello di coinvolgimento e partecipazione alle decisioni per l'organizzazione della vita collettiva.
L'Ente gestore deve favorire e sviluppare i rapporti del Gruppo Appartamento con il contesto sociale del luogo in cui è inserito, utilizzando l'integrazione con i servizi scolastici, sociali e sanitari, favorendo percorsi di socializzazione per una migliore razionalizzazione del tempo libero e di ogni altra risorsa esistente nel territorio.
Deve altresì agevolare i rapporti tra genitori e figli; salvo che non vi siano diverse prescrizioni dell'Autorità Giudiziaria, coinvolgendo, ove sia possibile, la famiglia stessa nella formulazione e nella verifica del progetto educativo individualizzato (P.E.I.)
Art. 5 - L'organizzazione della vita quotidiana deve essere il più possibile vicina al modello di-vita familiare, rispettosa dei ritmi, delle abitudini e delle esigenze dei minori. Per realizzare ciò l'Ente gestore si impegna ad utilizzare, in base al vigente Contratto Collettivo Nazionale di Categoria Uneba, in ogni Gruppo Appartamento il seguente personale in organico:
a) n. 5 educatori professionali a tempo pieno; l’Ente Gestore può utilizzare come educatori professionali gli operatori che hanno frequentato e superato l’esame finale del corso di perfezionamento per “Educatori di comunità per strutture educative residenziali per minori a rischio” organizzato dalla Regione Calabria – Dipartimento Obiettivi Strategici – e attuato dalla Università della Calabria – Dipartimento di Scienze dell’Educazione – tenutosi ad Arcavacata di Rende nell’anno 2004;
b) n° 1 unità in possesso della Laurea in Scienze dei Servizi Sociali, a tempo pieno; il personale già dipendente del Gruppo Appartamento con la qualifica di assistente sociale o pedagogista o psicologo o altra figura con titolo equipollente nel settore socio-assisitenziale, è idoneo a permanere nella pianta organica con la medesima qualifica. In caso di assoluta necessità, non altrimenti sanabile, è consentito alla struttura e per non più di un turno (giorno) l'utilizzo della figura professionale di cui punto b) in sostituzione della figura professionale del punto a). Fermo restando che in casi di prolungata assenza dell'educatore professionale non può essere impiegato personale non in possesso del titolo accademico corrispondente.
c) n° 1 personale ausiliario, addetto alla cucina, a tempo ridotto. Per il personale già in servizio all'entrata in vigore della presente convenzione, resta in atto il rapporto di lavoro nelle modalità previste nella precedente convenzione;
d) n° 1 personale ausiliario, addetto alle pulizie, a tempo ridotto;
L'ente gestore individua un operatore con funzioni di coordinatore fra le figure previste ai punti a) e b).
L'Ente gestore si impegna a rispettare oltre che il numero, la qualificazione del suddetto personale, che sarà retribuito in base ai parametri del C.C.N.L. di categoria Uneba. E' ammesso l'utilizzo di volontari secondo le norme nazionali e regionali sul Volontariato, nonché di volontari del servizio civile secondo le norme vigenti, purché ciò avvenga in base a presenze e compiti predefiniti, funzionalmente compatibili con la peculiare organizzazione del Gruppo Appartamento e le finalità educative dello stesso.
Art. 6 - L'ammissione dei minori nel Gruppo Appartamento è disposta dall'Autorità Giudiziaria Minorile nell'ambito delle competenze civili, amministrative e penali (relativamente all'art. 28 del D.P.R. 448/88). In ogni caso l'organo giurisdizionale che dispone il provvedimento ne dà dello stesso, immediata comunicazione alla Regione con eventuali prescrizioni territoriali o indicazioni di altra natura. La Regione, attraverso un proprio ufficio - l'Ufficio Minori del Settore Politiche Sociali - interviene sui singoli casi effettuando la collocazione in maniera razionale ed opportuna nelle varie strutture, tenendo conto dei tempi di inserimento, delle zone di provenienza dei minori, della perequazione delle presenze fra i vari gruppi appartamento, al fine di individuare e scegliere la più opportuna collocazione.
L'immissione, ove è possibile, è preceduta da un incontro con il minore, la famiglia, il soggetto segnalante e un operatore del Gruppo Appartamento.
All'ingresso del minore viene compilata la scheda di accoglienza e ne viene data comunicazione, formalmente e tempestivamente, al Comune di residenza dello stesso minore, all'Autorità Giudiziaria che ne ha disposto l'inserimento, e alla Regione (Ufficio Minori del Settore Politiche Sociali).
Espletata la fase di osservazione (60 gg) entro i trenta giorni successivi si redige il progetto educativo individualizzato (P.E.I.) nel quale vengono specificati: gli obiettivi, i contenuti, le modalità di intervento e il piano delle verifiche contenente i tempi, i modi e gli indicatori che l'equipe ha definito.
Le dimissioni del minore, valutato il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal progetto educativo individualizzato (P.E.I.) o l'impossibilità oggettiva al perseguimento degli stessi, vanno concordate congiuntamente tra gli operatori dell'Ente gestore, gli operatori del servizio sociale titolare, e l'Autorità Giudiziaria minorile che le deve formalizzare.
Le avvenute dimissioni devono essere tempestivamente (entro le 24 ore successive) comunicate alla Regione (Ufficio Minori del Settore Politiche Sociali).
Art. 7 - L'Ente gestore deve in ogni caso garantire ai minori l'assistenza sanitaria provvedendo, sulla base della tessera sanitaria personale, alla scelta di un medico convenzionato con l'Asl del territorio in cui risiede la struttura.
Va valutata l'opportunità di mantenere, ove possibile, il rapporto con il medico già scelto dalla famiglia.
Eventuali accertamenti diagnostici, interventi specialistici, terapeutici e riabilitativi sono di norma da effettuare nelle strutture dell'Asl o in quelle con essa convenzionate.
Perdurando le condizioni che hanno determinato l'emissione della circolare n° 1888 del 05.06.1995 ribadita nella circolare n° 3165 del 05.08.1997, i minori sono esentati dal pagamento del ticket.
Art. 8 - Il trattamento alimentare dei minori terrà conto, oltre ad eventuali patologie presenti, delle tabelle esistenti, in campo nazionale, che si rifanno alla scienza dell'alimentazione.
Art. 9 - Il vestiario, gli
effetti personali e i libri scolastici sono forniti dalla famiglia dello
stesso.
Il Gruppo Appartamento dovrà curarne la perfetta tenuta. Qualora la famiglia
non esista o sia impossibilitata a provvedervi, il Gruppo Appartamento fornirà
quanto necessario.
Il vestiario sarà decoroso, moderno, adatto al clima ed alle stagioni, nella
scelta si dovrà tenere conto del gusto dei minori.
Art. 10 - L'Ente gestore ed il responsabile del Gruppo Appartamento sono responsabili del mantenimento del segreto istruttorio relativo ai fascicoli dei minori ospiti, nonché della tenuta ed aggiornamento della documentazione relativa ai minori ospiti ed al personale, specificatamente:
a - un fascicolo personale per ciascun minore nel quale registrare o inserire tutti i dati, le notizie, il progetto educativo individualizzato (P.E.I.), eventuali osservazioni degli educatori e dell'equipe, la documentazione che lo riguarda, che deve essere aggiornata a cura degli operatori;
b - la documentazione sanitaria di legge sia per il personale che per gli ospiti;
c - l’elenco aggiornato del personale con le relative mansioni e responsabilità;
d - I registri delle presenze per il personale e per i minori. Per questi ultimi saranno annotati i movimenti temporanei che comportano pernottamenti esterni alla struttura (soggiorni in famiglia, ricoveri ospedalieri, soggiorni di vacanza, ecc.).
Eventuali richieste di documentazione da parte di soggetti privati e/o pubblici relativi ai minori ospiti dovranno essere autorizzate dalla Autorità Giudiziaria Minorile.
L'Ente gestore dovrà inoltre trasmettere periodicamente all'Autorità Giudiziaria Minorile, al Comune di residenza ed alla Regione, informazioni sul comportamento, sulle relazioni con la famiglia, con i compagni, sul profitto a scuola e sul lavoro, ed in genere sui gradi di adattamento sociale raggiunto. In caso di cessazione del contratto l'Ente gestore si impegna a fornire sufficienti elementi sul conto dei minori ospiti, perché si possa provvedere in tempo utile ad una adeguata sistemazione.
Art. 11 - L'Ente gestore è obbligato ad assicurare con adeguata copertura i rischi di infortunio o danni subiti o provocati dai minori, dal personale e dai volontari sia all'interno che all'esterno del Gruppo Appartamento.
Art. 12 - Per il servizio e le prestazioni che l'Ente gestore garantisce in base alla presente convenzione, si conviene il pagamento delle seguenti somme:
a) € _______________ per il costo del personale;
b) € _______________ quale contributo per la copertura delle spese di gestione;
c) Una retta diaria di € _________________ per la copertura dei costi legati all'effettiva presenza dei minori nel Gruppo Appartamento, la cui entità sarà stabilita annualmente dalla Giunta Regionale.
Art. 13 - La Regione, a norma dell'articolo 6 della legge n° 21 dell'8.8.1996 provvede ai pagamenti delle somme di cui ai punti a) e b) del precedente articolo 12 emettendo mandato diretto a favore dell'Ente gestore, in due rate semestrali anticipate.
Inoltre, per quanto riguarda il corrispettivo per la copertura del costo effettivo del personale, punto a) articolo 12 l'Ente gestore dovrà esibire a consuntivo una documentata contabilità da dove si desuma il costo effettivo del personale e si dimostri l'effettiva applicazione della legge regionale n° 21/96.
Le rette di cui al punto c) del precedente articolo 12 saranno liquidate dalla Regione emettendo mandato diretto a favore dell'Ente gestore a scadenza trimestrale e dietro presentazione della documentata contabilità da parte dell'Ente gestore medesimo.
L'adeguamento del corrispettivo stabilito per la copertura dei costi del personale seguirà i parametri del C.C.N.L. Uneba.
Il contributo stabilito per la copertura dei costi fissi di gestione e della retta diaria saranno adeguati annualmente con riferimento all'indice di inflazione programmata.
Art. 14 - Ai sensi dell'articolo
6, comma 3° della legge regionale n. 21/96 l'Ente gestore presenta
contestualmente alla Regione ed al Comune di residenza del minore la
contabilità documentata.
La Regione, fatte le necessarie verifiche ai sensi della L.R. 8/2002, emette il
mandato di pagamento ai sensi del comma 4 dell'articolo 6 della richiamata
legge 21/96.
Art. 15 - La Regione Calabria, qualora si verificasse nel Gruppo Appartamento, per un periodo di 6 (sei) mesi, una riduzione delle presenze al di sotto del minimo stabilito all'articolo 2 comma 2 della legge 21/96 (4 unità) si riserva la facoltà, verificate le condizioni che hanno determinato tale riduzione, tramite il collegio arbitrale di cui all'art. 18, di procedere ad una contrazione delle spese del personale pari al 15% del costo totale per tutta la durata in cui si è verificata la riduzione del numero dei minori al di sotto di quattro unità.
Art. 16 - La presente
convenzione ha durata di 3 anni ed entra in vigore il___________
Può essere disdetta almeno sei mesi prima della scadenza naturale da una delle
due parti con lettera raccomandata R.R.
In caso di mancato rinnovo, o di eventuale disdetta, gli ospiti restano alle condizioni in atto finché l'Autorità Giudiziaria non avrà diversamente provveduto.
Art. 17 - Eventuali inadempienze
in merito ai contenuti della convenzione vanno reciprocamente contestati per
iscritto e con fissazione del termine per la loro rimozione.
Trascorso inutilmente detto termine le parti hanno facoltà di sospensione o di
recesso, ferma ed impregiudicata l'attivazione di procedimenti giudiziari al
fine di tutelare i rispettivi diritti.
Art. 18 - Eventuali controversie sui contenuti della convenzione sono sottoposti a giudizio di un collegio arbitrale composto dal Presidente del Tribunale per i Minorenni competente o da un magistrato da lui designato, con funzioni di presidente, da un rappresentante della Regione Calabria e da un rappresentante dell'Ente gestore.
“Il Consiglio regionale
visto il testo di legge costituzionale approvato dalla Camera dei deputati, in seconda votazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, nella seduta del 20 ottobre 2005 e dal Senato della Repubblica, in seconda votazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, nella seduta del 16 novembre 2005, recante “Modifiche alla parte II della Costituzione”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005;
considerato che il menzionato testo di legge costituzionale è stato approvato in seconda votazione a maggioranza assoluta, ma inferiore ai due terzi dei membri di ciascuna Camera;
ravvisata l’opportunità di richiedere, sul menzionato testo di legge costituzionale, l’indizione del referendum confermativo previsto dall’art. 138 – 2° comma della Costituzione, mediante conforme deliberazione di cinque Consigli regionali;
visto l’art. 138 della Costituzione;
visti gli articoli 4, 10 e 11 della legge 25 maggio 1970 n. 352;
visto l’art. 16 dello Statuto della Regione Calabria;
vista la proposta della Giunta regionale, approvata con deliberazione n. 970 del 22.11.2005;
vista la deliberazione del 24 novembre 2005 integrata con la deliberazione del 29 novembre 2005 del Consiglio regionale della Sardegna, che ha preso l’iniziativa di richiedere l’indizione di referendum costituzionale ai sensi del secondo comma dell’art. 38 della Costituzione;
delibera
di richiedere l’indizione del referendum previsto dell’art. 138 – 2° comma della Costituzione, sul testo di legge Costituzionale approvato dalla Camera dei deputati, in seconda votazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, nella seduta del 20 ottobre 2005 e dal Senato della Repubblica, in seconda votazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, nella seduta del 16 novembre 2005, recante “Modifiche alla parte II della Costituzione”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005;
di designare, ai sensi dell’articolo 10 della legge 25 maggio 1970 n. 352, quale delegato effettivo il Presidente del Consiglio regionale Giuseppe Bova e quale delegato supplente il Vicepresidente Roberto Occhiuto;
di disporre che a cura della Segreteria la presente deliberazione sia
trasmessa al Consiglio regionale della Sardegna che ha preso l’iniziativa
perché dia seguito ai conseguenti adempimenti previsti dalla legge n. 352 del
1970 e a tutti i Consigli regionali della Repubblica per opportuna conoscenza”.
“Il Consiglio regionale
vista la risoluzione n. 1 del 29 novembre 2005 della quinta Commissione permanente con la quale si propone l’archiviazione della proposta di legge n. 2/8^, di iniziativa del Consigliere Magarò recante “Istituzione del Codice etico regionale”, e l’adozione con atto amministrativo del “Codice calabrese del buon governo” allegato alla stessa risoluzione;
delibera
l’adozione del “Codice calabrese del buon governo” allegato alla presente delibera con la lettera A);
l’archiviazione del progetto di
legge n. 2/8^, di iniziativa del Consigliere Magarò recante “Istituzione del
Codice etico regionale”.
Allegato A
Articolo 1
Principi di base
1. I membri del Consiglio e del Governo Regionale, i dirigenti ed il personale dipendente della Regione Calabria:
a) si comporteranno nell'esercizio delle loro funzioni in accordo con la Costituzione e le norme dell'Ordinamento giuridico;
b) rifiuteranno ogni tipo di rapporto, contatto o condizionamento della mafia;
c) si conformeranno ai principi etici e di condotta che si sviluppano nel presente Codice: obiettività, integrità, neutralità, responsabilità, credibilità, imparzialità, affidabilità, dedizione al servizio pubblico, trasparenza, esemplarità, austerità, accessibilità, efficacia, onorabilità, e promozione del patrimonio culturale e ambientale e dell'uguaglianza tra uomini e donne.
Articolo 2
Principi etici
1. I membri del Consiglio e della Giunta regionale, i dirigenti ed il personale dipendente della Regione Calabria:
a) promuoveranno i diritti umani e la libertà dei cittadini, eviteranno ogni comportamento che possa produrre discriminazione alcuna per ragioni di razza, sesso, religione, opinione o qualunque altra condizione o circostanza personale o sociale;
b) ispireranno la propria opera per il soddisfacimento degli interessi generali dei cittadini, fondando la loro attività sulle considerazioni obiettive orientate verso l'interesse comune, al margine di qualsiasi altro fattore che sia espressione di posizioni personali, familiari, corporative, clientelari o di qualunque altro tipo che possano configgere con questo principio;
c) si asterranno da tutte le attività private che possano determinare l'insorgenza di conflitto di interesse con l'incarico pubblico. Si intende che esiste conflitto d'interesse nel caso di intervento in decisioni che abbiano relazioni con interessi privati propri, dei familiari diretti, o interessi condivisi con persone terze;
d) vigileranno per il rispetto dell'uguaglianza tra uomini e donne, e rimuoveranno i fattori che possano ostacolarla;
e) si sottometteranno alle stesse condizioni e limitazioni previste per ogni altro cittadino nelle operazioni finanziarie, nelle obbligazioni patrimoniali, e nelle transazioni giuridiche;
f) non accetteranno nessun trattamento di favore o situazione che implichi privilegi o vantaggi ingiustificati legati al ruolo ricoperto;
g) non influiranno nello snellimento o nella risoluzione di questioni o procedimenti amministrativi senza giusta causa e, in nessun caso, quando ciò comporti un privilegio o beneficio ingiustificato a titolari di incarichi pubblici, o al loro ambiente familiare e sociale immediato, o quando ciò supponga un danno agli interessi di terzi;
h) agiranno in accordo ai principi di efficacia, economia ed efficienza per il conseguimento dell'interesse generale e del compimento degli obiettivi della Regione Calabria;
i) si ispireranno nelle loro attività pubbliche ai principi della trasparenza e della accessibilità a tutti i cittadini, con le uniche eccezioni dei casi previsti dalla legge;
l) assumeranno, in ogni momento, la responsabilità delle decisioni e dei comportamenti propri e degli organismi che dirigono;
m) eserciteranno le loro funzioni secondo i principi di buona fede e dedizione al servizio pubblico;
n) si asterranno dal tenere condotte contrarie a tali principi, ma anche da qualunque altro comportamento che comprometta la neutralità dell'esercizio dei servizi pubblici;
o) manterranno il segreto, la riservatezza e la discrezione in relazione ai dati e alle informazioni dei quali verranno a conoscenza in ragione del loro incarico, senza pregiudicare quanto disposto dalle leggi sulla diffusione di informazioni di interesse pubblico;
p) manterranno un rapporto corretto con la magistratura, anche oltre gli stretti termini di legge, per garantire la buona causa della giustizia, assicurando la piena collaborazione per ogni accertamento che, anche in via preventiva, contribuisca ad allontanare ogni ombra dall'esercizio delle proprie funzioni.
Articolo 3
Principi di condotta
1. I membri del Consiglio e della Giunta Regionale, i dirigenti e il personale dipendente della Regione Calabria:
a) svolgeranno con piena dedizione i propri incarichi;
b) garantiranno il diritto dei cittadini alla informazione sul funzionamento dei servizi pubblici, con le limitazioni stabilite dalla legge;
c) applicheranno il massimo impegno nell'esercitare le proprie funzioni, così da costituire un esempio ed un modello da imitare per la società civile calabrese. Tale modello dovrà esplicitarsi, in ugual misura, nel compimento dei doveri che, al pari dei cittadini, devono osservare per legge;
d) amministreranno i beni pubblici con austerità ed eviteranno comportamenti che possano compromettere la dignità dovuta al loro pubblico incarico;
e) rifiuteranno a qualsiasi titolo regalie, favori o erogazioni di servizi a condizioni vantaggiose che vadano appena oltre l'abituale consuetudine, cortesie o prestiti o altre prestazioni economiche che possano condizionare l'espletamento delle loro funzioni, pur senza venir meno a quanto stabilito dal Codice penale;
f) terranno conto delle esigenze della collettività e si impegneranno a dare una risposta a tutte le istanze o agli eventuali reclami che, nell'espletamento del loro incarico, dovessero ricevere dai cittadini;
g) si asterranno dall'uso improprio dei beni e dei servizi che la Regione Calabria pone a loro disposizione per l'assolvimento del loro incarico;
h) garantiranno la custodia e la conservazione della documentazione
così da consentire un corretto passaggio alle amministrazioni successive.
Articolo 1
Finalità
1. La presente legge disciplina l'esercizio delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo destinato a fini turistico-ricreativi delegate alla Regione ai sensi del D.P.R. n. 616/ 1977 nonché di quelle conferite ai sensi del Decreto Legislativo 31/3/1998, n. 112 e successive modifiche ed integrazioni.
Articolo
2
Attività turistiche e ricreative
1. Per attività turistico ricreative si intendono:
a) stabilimenti balneari e servizi complementari e di supporto, compresi la vigilanza ed il soccorso;
b) esercizi di ristorazione e di somministrazione di bevande;
c) esercizi commerciali tipici;
d) noleggio di imbarcazioni e natanti;
e) ormeggio, alaggio, stazionamento e servizi complementari alla nautica da diporto;
f) campeggi ed altre strutture ricettive e di attività ricreative e sportive;
g) esercizi commerciali complementari alle attività turistiche, nautiche e ricreative;
h) servizi complementari di altra natura e conduzione dì strutture ad uso abitativo, funzionali alle attività turistiche e ricreative che precedono.
2. I titolari di concessioni demaniali marittime che hanno come scopo la gestione di strutture ad uso turistico ricreativo realizzate per la diretta fruizione del mare sono, ad ogni effetto, imprenditori turistici di imprese produttive di interesse collettivo.
3. Per le concessioni già autorizzate i titolari delle medesime, previa comunicazione all’autorità concedente, possono effettuare il montaggio delle strutture nei 30 giorni precedenti la data di efficacia dell’autorizzazione, escludendosi nel periodo sopraindicato qualsiasi attività di impresa turistico-ricreative.
Articolo
3
Funzioni della Regione
1. Spettano alla Regione, in attuazione del decreto-legge 5 Ottobre 1993,n. 400 convertito nella legge 4 Dicembre 1993, n. 494 e della Legge regionale 12 Agosto 2002, n. 34, e dell'articolo 9 della legge n. 88/2001 le funzioni di:
a) programmazione ed indirizzo generale;
b) raccolta sistematica, catalogazione, archiviazione e numerazione dei dati, informazioni e grafici sull'uso del demanio marittimo;
c) formazione del catasto del demanio marittimo;
d) monitoraggio delle opere realizzate e di quelle ammesse a finanziamento pubblico;
e) verifica dello stato di attuazione della programmazione regionale;
f) predisposizione delle misure di salvaguardia dell'ambiente e controllo di competenza;
g) pianificazione del sistema portuale regionale;
h) la definizione, in sede di approvazione del Piano di cui al successivo articolo 6, dei criteri generali, dei criteri che riguardano i materiali da utilizzare, le modalità operative da osservarsi nella progettazione e nella realizzazione degli interventi di ripascimento delle spiagge.
Articolo
4
Funzioni e competenze dei Comuni
1. Per l'attuazione delle finalità di cui alla presente legge, la Regione conferisce ai Comuni le funzioni per l'attività amministrativa inerenti:
a) il rilascio ed il rinnovo, la revoca e la decadenza delle concessioni demaniali marittime;
b) la vigilanza sull'uso delle aree concesse rispetto alle finalità turistico - ricreative;
c) l'autorizzazione al subingresso nella concessione;
d) l'autorizzazione all'affidamento ad altri soggetti delle attività oggetto della concessione;
e) rilascio, rinnovo, modificazione e revoca delle concessioni relative ai porti di interesse regionale di cui all'articolo 9 della legge n. 88/2001.
2. Al fine di assicurare il necessario supporto per la gestione della delega di cui al presente articolo, la Giunta Regionale, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge,approva un progetto - obiettivo denominato "Organizzazione della delega in materia di demanio marittimo" finalizzato alla definizione dei profili professionali, della riqualificazione del personale da trasferire, della dotazione informatica per la gestione delle funzioni delegate nonché per la definizione della struttura di cui al successivo articolo 21.
3. A conclusione del progetto di cui al precedente secondo comma la cui durata non può essere superiore a 60 giorni, la Giunta Regionale provvederà al trasferimento presso i Comuni del personale così riqualificato nonché delle risorse necessarie.
4. Entro il 31 gennaio di ogni anno i Comuni trasmettono alla Giunta Regionale una relazione sull'esercizio delle funzioni amministrative attribuite con riferimento all'anno precedente allegando l'elenco aggiornato delle concessioni anche su supporto informatico.
Articolo
5
Concertazione
1. La Regione persegue la concertazione con gli enti locali interessati all'adozione dei provvedimenti regionali concernenti la gestione del demanio marittimo a finalità turistico-ricreative mediante l'istituzione di un Comitato consultivo composto da:
a) Direttore generale del Dipartimento interessato o suo delegato;
b) cinque Sindaci o loro delegati di comuni costieri indicati dall'Anci regionale;
c) quattro rappresentanti indicati dalle associazioni di categoria maggiormente rappresentative.
2. La Giunta regionale entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge insedia il Comitato e ne definisce le modalità di funzionamento.
Articolo 6
Piano di indirizzo regionale
1. La Regione individua nel Piano di Indirizzo Regionale per l'utilizzo del demanio marittimo, di seguito denominato Pir, l'atto di programmazione attraverso il quale:
a) determina una percentuale non inferiore al 30 per cento delle aree ricadenti sul demanio marittimo di ogni singolo comune rivierasco riservandolo all'uso pubblico ed alla libera balneazione;
b) stabilisce gli orientamenti per la identificazione dei sistemi territoriali;
c) individua le aree costiere non più fruibili ai fini dell'uso pubblico del mare;
d) ridefinisce, d'intesa con l'autorità marittima preposta, la delimitazione della fascia di demanio marittimo alla luce delle modificazioni fisiche intervenute;
e) indica le modalità per l'acquisizione al patrimonio comunale delle aree di cui alla precedente lettera c) e per l'eventuale cessione ai privati, comunque a titolo oneroso, nel rispetto delle previsioni di cui alla Legge 28 Dicembre 1995, n. 549 e successive modificazioni;
f) prevede l'obbligo per i Comuni, in sede di adozione del Piano di cui al successivo articolo 12, di assicurare gli accessi a mare, la presenza di servizi minimi sia sulle aree in concessione che su quelle libere, la realizzazione dei percorsi di cui al successivo articolo 15, comma 2;
g) definisce la destinazione di una congrua superficie alle attività di rimessaggio a favore degli addetti alla pesca;
h) individua le aree a valenza turistica tenendo conto delle previsioni di cui all'articolo 3, primo comma, lettera a), punti 1, 2 e 3 della legge 4 Dicembre 1993, n. 494;
i) individua le modalità per l'attuazione delle attività di cui al successivo articolo 8.
2. Con riferimento alle aree di cui alla lettera h) del precedente primo comma, il Pir deve contenere prescrizioni di carattere generale sull'uso e la tutela delle risorse essenziali del territorio mediante:
a) la individuazione dei sistemi territoriali in base a criteri ambientali, economici, sociali e culturali, delineando i criteri di utilizzazione delle risorse essenziali, la dotazione infrastrutturale e dei servizi;
b) la identificazione delle condizioni per rafforzare gli effetti della complementarietà ed integrazione fra i sistemi territoriali individuati, al fine di migliorarne la funzionalità complessiva nel rispetto delle qualità ambientali;
c) la individuazione delle azioni di salvaguardia delle risorse essenziali, la difesa del suolo, la prevenzione e la difesa dall'inquinamento e la prevenzione dalle calamità naturali;
d) prescrizioni concernenti ambiti territoriali, in coerenza con il Piano Regionale dei Trasporti in funzione della localizzazione di:
I. aeroporti;
II. porti turistici;
III. autostrade e itinerari di interesse turistico regionale;
IV. strutture alberghiere, centri residenziali.
Articolo
7
Modalità di approvazione del Pir
1. Il Consiglio Regionale, su proposta della Giunta, entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, approva, ai sensi dell'art. 6 terzo comma della legge n. 494/93, il piano di utilizzo delle aree del demanio che abbiano finalità turistiche e ricreative.
2. Ai fini della formazione del PIR la Giunta Regionale, sentito il Comitato di cui al precedente articolo 5, elabora un documento preliminare e lo trasmette al Consiglio Regionale, alle Province ed ai Comuni interessati.
3. Ogni Provincia convoca una conferenza di programmazione con i comuni per un esame congiunto della proposta entro 90 giorni dalla data di ricezione, mentre il Consiglio Regionale, tramite la Commissione permanente competente, convoca una conferenza di programmazione conclusiva con la partecipazione delle Province.
4. La Giunta Regionale, cui saranno trasmessi i verbali della Conferenza di cui al comma precedente, provvede all'adozione del PIR, a validità quinquennale, e lo trasmette al Consiglio Regionale per la definitiva approvazione.
5. Le procedure di cui ai commi che precedono sono osservate anche nei casi di varianti al PIR.
6. Il PIR ha finalità prettamente programmatica, non inficiando l'aspetto dominicale del demanio marittimo.
Articolo
8
Attività Consentite
1. Salvo quanto disposto dal Codice della Navigazione, dal suo regolamento di attuazione, dalle leggi speciali in materia, dalle ordinanze emanate dal Capo del Circondario Marittimo, con riserva di dare indirizzi con successivi regolamenti in ordine alla garanzia del pubblico utilizzo degli arenili, alla tutela e conservazione degli ambienti marini e litoranei, nelle aeree demaniali marittime sulle quali la Regione esercita le funzioni delegate, possono essere anche effettuate:
a) attività industriali, limitatamente ad interventi di ristrutturazione di impianti esistenti;
b) interventi sul regime idraulico;
c) attività di ripascimento degli arenili soggetti a fenomeni erosivi, effettuato con sedimenti provenienti da dragaggi di fondali marini, con materiali naturalmente depositati sulle spiagge, negli alvei dei corsi d'acqua e ricavati nell'ambito di interventi di manutenzione degli stessi alvei o con altri materiali preventivamente dichiarati idonei;
d) attività di bonifica ambientale finalizzate alla difesa del litorale, alla tutela del paesaggio, del suolo e del regime delle acque;
e) le attività di cui al successivo comma 3.
2. Devono essere salvaguardate le piante di alto fusto, le alberature e i sistemi vegetali autoctoni.
3. Le concessioni dei beni demaniali marittimi possono essere rilasciate, oltre che per i servizi di interesse pubblico, ai fini di cui all'art. 59 del DPR n. 616/77, anche per la realizzazione delle seguenti attività:
a) complessi balneari, compresi i servizi complementari, realizzabili anche a cura dei Comuni;
b) esercizi di ristorazione e somministrazione di alimenti e bevande inseriti nelle strutture di cui alla precedente lettera a);
c) noleggio e rimessaggio di unità da diporto;
d) campeggi, attività ricreative, sportive e culturali;
e) attività di soccorso a mare prestate da organizzazioni di volontariato regolarmente autorizzate;
f) approdi e/o porti classificati di categoria 2^, classe III, aventi funzioni turistiche a da diporto di cui all'art. 4 comma 3 lett. e) della Legge 28 febbraio 1994 n. 84, secondo i criteri, le modalità e competenze fiscali fissati dal DPR 2 dicembre 1997 n. 509 e successive modifiche ed integrazioni;
g) campi boa e pontili galleggianti.
Articolo
9
Opere consentite
1. Possono essere realizzati assetti, interventi, installazioni che permettano dai luoghi accessibili al pubblico la visibilità del mare e dell' orizzonte marino, delle dune e delle spiagge.
2. Nelle aree demaniali marittime vincolate alle utilizzazioni turistiche e ricreative possono essere realizzate opere considerate di facile rimozione delle seguenti tipologie:
a) strutture prefabbricate realizzate su piattaforma in cemento incernierate o appoggiate con calcestruzzo in basamento;
b) strutture prefabbricate appoggiate su suolo o interrate;
c) impianti e manufatti totalmente interrati;
d) costruzioni ad un unico piano in muratura ordinaria, con solaio in cemento armato semplice o misto, oppure in pannelli prefabbricati, poggianti o meno su piattaforma in cemento di altezza massima di metri quattro dal piano di calpestio per rimessaggio di piccoli natanti come windsurf e canotti, per pronto soccorso per servizi di comunicazione e di accoglienza, per servizi igienici, per uffici di direzione e cassa, per servizio di guardiania, per spogliatoio a rotazione, per servizio ristoro.
3. Costruzioni e strutture esistenti vengono, su domanda del concessionario, normalizzate alla tipologia indicata nel comma che precede, rilasciando per tale finalità una concessione di durata pari al periodo necessario per l'ammortamento dei costi sostenuti da individuare con apposita convenzione da stipularsi con il Comune.
4. Per le strutture precarie normalizzate e facenti parte delle concessioni a scopo turistico-ricreativo già autorizzate, il concessionario potrà procedere al loro montaggio ad inizio stagione e smontaggio a fine stagione previa comunicazione all’autorità comunale concedente accompagnata da autocertificazione attestante che nessuna modifica è stata apportata alle medesime. E’ fatta salva la possibilità da parte del concessionario di lasciare in permanenza i servizi di utenza a condizione che restino assolutamente invisibili a livello di arenile.
5. Le strutture degli stabilimenti balneari, ove le condizioni territoriali lo consentano, su richiesta dell’interessato e previo parere dell’autorità concedente, possono permanere anche per l’intero anno, escludendosi, comunque, ogni ipotesi di intervento finanziario a carico della pubblica amministrazione in conseguenza di danni provocati da calamità naturali.
6. La concessione per la realizzazione e l'esercizio di nuovi campeggi non può consentire manufatti e prefabbricati, container, case mobili su ruote o su ancoraggi di supporto che possano essere adibiti ad abitazione anche precaria. Inoltre, gli spazi eventualmente destinati a camper e roulotte devono essere distinti da quelli destinati a tende e bungalow.
7. Possono essere autorizzati interventi comprendenti opere di difficile rimozione solo in quanto necessarie a riqualificare l'ambiente, a migliorare la qualità dei servizi.
Articolo
10
Concessione in uso di beni del demanio marittimo
1. Il PIR, prevede l'autorizzazione, per fini turistici e ricreativi, di occupazioni temporanee di aree ed edifici, ovvero concessioni in uso per lo svolgimento di attività corrispondenti alla funzione pubblica cui il singolo bene è destinato, alle seguenti condizioni:
a) che sia comunque garantita la continuità della funzione pubblica e non derivi a questa alcun pregiudizio per i beni demaniali;
b) che le attività da svolgere siano compatibili con la funzione pubblica, cui sono comunque destinati i beni demaniali.
2. Alla costituzione di diritti a favore di terzi si provvede con concessione amministrativa.
3. La Giunta Regionale, nei limiti di cui all'art. 1 secondo comma della Legge 4 dicembre 1993 n. 494, come modificato dall'articolo 10 della legge n. 88/2001, disciplina la durata del rapporto, oltre che la misura del canone di cui al successivo articolo 18, i modi e le condizioni di esercizio della concessione, anche al fine di garantire la destinazione del bene e stabilire i requisiti che il concessionario deve mantenere per la durata del rapporto, pena la decadenza della concessione.
Articolo
11
Obblighi, divieti e limiti
1. Con riferimento ad aree ed ambiti territoriali devono essere osservati i seguenti obblighi, divieti e limiti secondo i principi di sostenibilità ambientale ed in relazione alla loro rilevanza ai fini dell'equilibrio ambientale (bilancio dei sedimenti, azione antierosiva dei fondali), nonché ai fini della economia turistica dell'immagine di naturalità regionale delle aree costiere in condizioni di naturalità o di paranaturalità siccome disciplinati dalla legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 “Norme per la tutela e l'uso del territorio”.
2. Non possono essere rilasciate concessioni, anche stagionali, finalizzate alla costruzione, sia pure provvisoria, di qualsiasi impianto o manufatto nei tratti di costa scogliera, tratti di arenile non atrofizzati, cale, pinete litorali, spiagge alla confluenza delle foci di corsi d'acqua. Il Q.T.R. o il piano paesistico nonché il piano delle coste potranno delimitare le aree suddette e dettare norme specifiche per il loro eventuale e controllato utilizzo, sempre nel rispetto dei principi generali delle leggi citate, comunque non pregiudizievoli alla risorsa di naturalità.
3. Non possono essere rilasciate concessioni nelle zone di interesse archeologico di cui al decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490.
4. Nelle aree boschive costiere possono essere costruite strade al fine esclusivo di tutela del bosco o di accesso al demanio marittimo.
Articolo 12
Piani Comunali di spiaggia
1. Il Piano comunale di spiaggia, di seguito denominato PCS, costituisce lo strumento di pianificazione delle aree ricadenti nel demanio marittimo attraverso cui i Comuni provvedono a:
a) disciplinare e localizzare le attività di cui al comma 3 del precedente articolo 8 facendo salva la situazione esistente rispetto alle imprese già titolari di concessione;
b) individuare e regolamentare le zone di demanio marittimo destinate alle attività di cui al comma 1 del medesimo precedente art. 8;
c) indicare:
I. le zone di rispetto dalle foci di fiumi, canali e torrenti;
II. le aree sottoposte a vincolo archeologico;
III. le aree di riserva paesaggistica già riconosciute;
IV. le aree destinate a servizi ed infrastrutture, parcheggi, arredo urbano;
V. le aree non assentibili;
VI. le aree destinate alla libera balneazione per una superficie non inferiore, nel totale, al 30 per cento del demanio marittimo ricadente nel territorio comunale;
VII. la distanza minima tra rispettive aree per nuove concessioni non inferiore a metri lineari cinquanta.
2. Il PCS deve essere corredato dai seguenti elaborati:
a) relazione comprendente i dati sulla potenzialità della popolazione utente il demanio marittimo per attività di balneazione e per gli altri usi consentiti, tenendo a riferimento:
I. il numero delle abitazioni complessivamente occupate nel territorio comunale;
II. la popolazione residente e quella fluttuante;
III. il numero dei posti letto (alberghi, villaggi, camping, pensioni etc.);
IV. planimetria catastale aggiornata con la indicazione della destinazione d'uso di tutte le aree del demanio marittimo occupate sia in concessione, sia abusivamente o che siano oggetto di contenzioso, ivi inclusi gli arenili di nova formazione non ancora riportati in catasto; deve, altresì, essere indicata la linea di battigia catastale e quella attuale, nonché il profilo altimetrico degli arenili, al fine di evidenziare le zone di litorale soggetto ad erosione;
V. planimetria in scala 1:1000 delle aree demaniali marittime ove è rappresentato lo stato di fatto e quello programmato;
VI. regolamento e norme di attuazione del PCS.
3. Al fine di consentire il pubblico utilizzo degli arenili destinati alla balneazione è necessario che nel PCS sia prevista la costituzione di sufficienti servitù prediali sui terreni retrostanti il demanio nel rispetto del Codice Civile, fatti salvi i suoli su cui sono espletate le attività ricettive.
Articolo
13
Modalità di approvazione del PCS
1. Il Consiglio comunale, previo parere non vincolante delle organizzazioni sindacali di categoria più rappresentative a livello regionale, entro il termine perentorio di 90 giorni dalla data di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione dei PIR, provvede, nell'ambito della pianificazione urbanistica del proprio territorio ed in piena coerenza con il PIR, all'adozione o all'adeguamento, se già provvisti, del PCS e relativo regolamento di attuazione.
2. L'Amministrazione provinciale competente territorialmente approva il PCS, previa verifica della rispondenza con gli obiettivi e gli indirizzi dei PIR.
3. In caso di inadempienza alle disposizioni di cui al comma che precede, la Giunta Regionale, previa diffida a provvedere nei successivi 30 giorni, si sostituisce al Comune attraverso la nomina di un Commissario ad acta i cui oneri graveranno sul bilancio dei Comuni inadempienti.
Articolo
14
Norme di salvaguardia
1. Dalla data di entrata in vigore dei PIR e fino all'entrata in vigore del PCS, formato ed adeguato secondo le prescrizioni ed indicazioni dei PIR, non possono essere rilasciate nuove concessioni ed il Sindaco è tenuto a sospendere ogni determinazione sulle domande di rinnovo delle concessioni esistenti in contrasto con le previsioni e prescrizioni dello stesso PIR.
2. Per quanto non disposto dalla presente norma si osservano le norme contenute nel Codice della navigazione e relativo regolamento di esecuzione.
Articolo
15
Soggetti destinatari
1. Le concessioni di aree ricadenti nel demanio marittimo da utilizzare a fini turistico-ricreativi possono essere rilasciate a soggetti pubblici e privati, Enti, Associazioni, Cooperative, ONLUS, Cral aziendali, previa apposita richiesta, da inoltrare al Comune territorialmente competente, che deve contenere, oltre a quanto previsto nello strumento di pianificazione di cui al precedente art. 12:
a) l'uso cui si intende destinare la disponibilità in concessione dell'area richiesta;
b) la durata della concessione che non può essere superiore ai sei anni con rinnovo automatico alla scadenza ai sensi dell'articolo 10 della legge n. 88/2001.
2. Al fine di consentire l'accesso al mare da parte di soggetti disabili, nonché la loro mobilità all’interno delle aree demaniali destinate alle finalità di cui alla presente legge, i concessionari devono predisporre appositi percorsi da posizionare sulle spiagge, sia normalmente che parallelamente alla battigia.
3. Le prescrizioni di cui al comma precedente devono risultare già negli elaborati progettuali posti a base della richiesta di concessione.
4. Per le concessioni in essere alla data di entrata in vigore della presente legge i Comuni sono tenuti ad acquisire, ad integrazione della pratica di concessione demaniale, gli elaborati progettuali posti a base degli interventi di cui al precedente comma 3 ed assegnano un termine per la loro attuazione.
Articolo
16
Lega Navale Italiana
1. La Regione riconosce che la Lega Navale Italiana, quale Ente pubblico che svolge servizi di interesse pubblico ai fini della diffusione nell'ambito regionale, in particolare tra i giovani, dello spirito marinaro e della cultura del mare, contribuisce a determinare e a realizzare l'interesse per lo sviluppo e per il progresso delle attività che hanno sul mare e sul litorale marittimo la loro operatività e il loro mezzo di azione, ai sensi degli arti. 1 e seguenti dello Statuto dell'Ente stesso, approvato con Decreto Interministeriale Ministero Difesa e Ministero Infrastrutture e Trasporti del 20 marzo 2003. Inoltre, la Lega Navale Italiana esercita la sua attività sotto la vigilanza dello Stato, e in particolare, dei Ministeri della Difesa e delle Infrastrutture e dei trasporti.
2. La Regione prende atto, altresì, che la Lega Navale Italiana è stata individuata,dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, con Decreto 17 dicembre 2001, quale Associazione di protezione ambientale ai sensi e per gli effetti dell'art. 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, nonché è stata riconosciuta sia quale Ente Culturale con Decreto del Ministero della Pubblica Istruzione dell'01/02/1995, sia quale Associazione di promozione sociale, ai sensi della legge 4 dicembre 2000, n. 383, con Decreto in data 4 aprile 2002 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
3. Al fine di contribuire al migliore perseguimento, da parte della Lega Navale Italiana, delle finalità richiamate nei commi 1 e 2, i Comuni nell'ambito delle proprie competenze in materia di utilizzazione delle aree del demanio marittimo si impegnano, se richiesto, a prevedere nel Piano comunale di spiaggia e negli equivalenti strumenti di pianificazione delle aree stesse, nonché nelle disposizioni di attuazione, una zona del Demanio Marittimo da destinare e da utilizzare per il conseguimento delle finalità proprie della stessa Lega Navale Italiana in sede locale, nell’ambito delle aree di cui all’art. 12, comma 1, alinea VI.
4. Le aree assentite in concessione debbono essere sempre utilizzate dalla Lega Navale Italiana esclusivamente per le proprie finalità istituzionali e con assoluta esclusione di ogni scopo di lucro.
5. La Lega Navale Italiana presta ogni collaborazione alla Regione, a richiesta di questa, allo scopo di:
a) contribuire alle iniziative per la protezione dell'ambiente marino e delle acque interne;
b) concorrere a sviluppare le attività sportive e ricreative in mare, sul litorale marittimo e delle acque interne;
c) effettuare conferenze e convegni in materia di economia e ambiente marino, di sicurezza in mare e delle acque interne;
d) sviluppare, in coordinamento con le Istituzioni scolastiche, attività ambientalistiche e di tutela del territorio;
e) concorrere allo sviluppo e al compimento dei programmi nell'ambito delle scuole di ogni ordine e grado; attivare forme di collaborazione per promuovere progetti di "veloterapia" a favore dei disabili;
f) concordare con la Regione e con gli Enti locali l'individuazione di ulteriori forme di collaborazione.
Articolo
17
Concorso di più domande di concessione
1. Nel caso di più domande di prima concessione la preferenza è accordata, a parità di garanzie individuate secondo le previsioni di cui all'articolo 37 del Codice della Navigazione, alle richieste che importino attrezzature non fisse e completamente amovibili, e, a condizioni di parità secondo l'ordine temporale di presentazione.
Articolo
18
Procedure per il rilascio delle concessioni
1. Le concessioni demaniali sono rilasciate a cura del Comune in conformità al PCS e devono contenere, oltre agli elementi previsti dal regolamento di esecuzione di cui al decreto del Ministro dei Trasporti e della Navigazione del 18 febbraio 1997, anche:
a) i termini entro i quali devono essere eseguite le opere previste in progetto, nonché l'inizio della gestione;
b) l'obbligo dell'uso continuato delle attività per l'intero periodo previsto nella concessione;
c) divieto di mutare le attività poste a base della concessione.
2. Il concessionario deve corrispondere annualmente all'ufficio delle entrate competente per territorio, l'importo del canone alle scadenze indicate nell'atto di concessione, garantendo l'osservanza degli obblighi assunti in conformità alle condizioni di cui all'art. 17 primo comma del regolamento per l'esecuzione del Codice della Navigazione.
3. Il concessionario, a garanzia degli obblighi assunti con Atto di concessione provvede, oltre a quanto stabilito dal Codice della Navigazione e dal relativo regolamento di attuazione, al deposito cauzionale nei modi previsti dalle leggi vigenti per un importo pari al totale dell'intero tributo regionale di cui alla L.R. n. 1/1971. A tal fine la Regione riconoscerà eventuali convenzioni stipulate dai concessionari con le Associazioni di categoria.
Articolo
19
Valenza turistica e determinazione canoni
1. La Giunta regionale, entro centoventi giorni dall'entrata in vigore della presente legge, e previo parere vincolante della Commissione permanente, in applicazione dell'articolo 6 del decreto ministeriale 5 agosto 1998, n. 342 individua le aree del proprio territorio da classificare nelle categorie A, B e C sulla base dei criteri armonizzati sul piano nazionale ai sensi dell'articolo 4 dei d.p.r. 24 luglio 1977, n. 616 del requisito di alta, normale e minore valenza turistica, sentiti i comuni competenti per territorio e tenuto conto tra l'altro dei seguenti elementi:
a) caratteristiche fisiche, ambientali e paesaggistiche;
b) grado di sviluppo turistico esistente;
c) stato delle acque con riferimento alla balneabilità;
d) ubicazione ed accessibilità agli esercizi;
e) caratteristiche delle strutture, delle attrezzature e dei servizi, nelle tipologie di insediamento.
2. La classificazione, su proposta dei comuni, può essere verificata ogni quattro anni.
3. Per l'attuazione degli adempimenti di cui al comma precedente, la Giunta Regionale è tenuta, sulla base dei criteri armonizzati ai sensi dell'art. 4 del DPR n. 616/77, ad accertare i requisiti di alta, normale e minore valenza turistica del territorio costiero, tenendo conto di tutti gli elementi indicati dall'art. 6 comma 1 lettere "a", "b", "c", "d" ed "e" del citato DM 5/8/1998 n. 342.
Articolo
20
Revoca, decadenza, subingresso
1. La concessione demaniale può essere revocata per motivi di interesse pubblico, da parte del Comune e/o della Regione.
2. Il Comune dichiara la decadenza del concessionario, oltre che per inosservanza delle condizioni indicate alle lettere "a", "b" e "c" del comma 1 del precedente art. 18:
a) per omesso pagamento del canone di cui all'art. 18 comma 2, determinato ai sensi del precedente articolo 19;
b) per inadempienza di obblighi derivanti dalla concessione o imposti da norme di legge o di regolamenti;
c) per inottemperanza alle prescrizioni di cui all'art. 15;
d) per abusiva sostituzione di altri nel godimento della concessione.
3. Nei casi di inosservanza delle prescrizioni di cui alle lettere a), b) e c) del comma 1 del precedente articolo 18, nonché di quelle previste al comma 2 del presente articolo, il Comune fissa un termine entro il quale l'interessato:
a) può presentare controdeduzioni che, se ritenute valide, comportano la revoca del provvedimento di decadenza;
b) può presentare ricorso presso l’Amministrazione provinciale territorialmente competente in caso di rigetto delle controdeduzioni di cui alla precedente lettera a);
c) può provvedere a rimuovere le cause poste a base del provvedimento di decadenza ed in tal caso il Comune ripristina la validità della concessione.
4. Il ricorso di cui alla lettera b) del precedente comma si intende accolto in caso di mancata decisione entro i 30 giorni successivi alla data di acquisizione del ricorso da parte dell’Amministrazione provinciale.
5. Al Concessionario decaduto non spetta alcun rimborso per opere eseguite né per spese sostenute.
6. La Regione provvede alla revoca della concessione in presenza di fatti, regolarmente accertati, che pregiudicano la pubblica incolumità o per eventi legati a calamità naturali.
7. Il concessionario può affidare ad altri soggetti la gestione delle attività oggetto della concessione, nonché di attività secondarie nell'ambito della medesima.
8. La revoca può essere disposta anche per motivi di accertato pubblico interesse, nel qual caso l’Amministrazione concedente, previa istanza dell’impresa interessata, può autorizzare in alternativa, ai sensi dell’art. 42 del Codice della Navigazione, una concessione a fini turistico-ricreativi sul litorale di competenza possibilmente di superficie equivalente, fatta salva la riserva di cui al comma 1, VI alinea, del precedente art. 12.
Articolo
21
Struttura amministrativa regionale
1. Per lo svolgimento delle attività tecnico-amministrative di cui alla presente legge presso il Dipartimento competente è istituita,con provvedimento del Presidente della Giunta regionale, una struttura operativa con le seguenti funzioni:
a) raccolta sistematica, catalogazione, archiviazione dei dati, informazioni e grafici sull'uso del demanio marittimo a fini turistico-ricreativi;
b) formazione del catasto del demanio marittimo;
c) predisposizione dei documenti di programmazione, e di indirizzo e di pianificazione di competenza regionale;
d) verifica di attuazione degli indirizzi regionali;
e) consulenza e supporto tecnico-giuridico a favore degli Enti Locali.
Articolo
22
Vigilanza
1. Le funzioni di vigilanza sull'uso delle aree del demanio marittimo date in concessione per le finalità di cui alla presente legge, sono esercitate dal Comune, ferme restando le competenze in materia di controllo disciplinate dal Codice della Navigazione.
2. In casi di particolare gravità e di recidiva nelle violazioni il comune adotta rispettivamente i provvedimenti di sospensione da uno a sei mesi e di decadenza della concessione medesima.
3. I comuni, qualora accertino che sulle aree demaniali marittime in concessione sono state eseguite opere non autorizzate o accertino che le aree stesse siano utilizzate senza titolo o in difformità dal titolo concessorio, adottano i provvedimenti previsti dalla vigente normativa.
Articolo
23
Ricorsi
1. Può essere proposto ricorso gerarchico al Presidente della Giunta regionale avverso i provvedimenti adottati dagli Enti titolari delle funzioni conferite con la presente legge in materia di rilascio di concessioni inerenti alla realizzazione di porti, comunque denominati, nonché all'ampliamento e alla modifica strutturale di porti già esistenti.
Articolo
24
Cauzione
1. A garanzia degli obblighi assunti, il concessionario è tenuto a prestare cauzione in applicazione dell'articolo 17 del regolamento per l'esecuzione del Codice della Navigazione (parte marittima) e dell' articolo 54 del regolamento generale della contabilità di Stato.
2. La cauzione viene cointestata alla Regione ed all'Amministrazione marittima affinché ciascun ente sia garantito pro quota circa la osservanza degli obblighi derivanti dall'atto di concessione, con particolare riferimento, per lo Stato, al versamento dei canoni ed agli oneri per la rimissione del bene in pristino stato allo scadere della concessione e, per la Regione, alle modalità di esercizio dell' attività oggetto di concessione.
3. La cauzione può essere prestata mediante fideiussione bancaria o assicurativa anche per il tramite delle associazioni regionali di categoria appartenenti alle organizzazioni sindacali più rappresentative nel settore turistico dei concessionari demaniali marittimi, sulla base di apposite convenzioni.
Articolo
25
Difesa delle coste e conservazione delle spiagge
1. Fermo restando quanto previsto dall’art. 10, comma 8, della legge regionale n. 13 del 17 agosto 2005, sono di competenza dei Comuni costieri:
a) l'approvazione degli interventi di ripascimento degli arenili con l'esclusione di quelli stagionali per il ripristino dei profili costieri precedenti gli eventi erosivi;
b) la partecipazione alle funzioni di promozione e di coordinamento degli interventi di ripascimento degli arenili;
c) l'approvazione e l'esecuzione diretta degli interventi stagionali di rinascimento delle spiagge per il ripristino dei profili costieri precedenti gli eventi erosivi.
2. I progetti di cui all'articolo 96, comma 1, lettera d) della legge regionale n.34/2002 sono elaborati, tenuto conto delle attività economiche ivi esercitabili, nell'ottica della sostenibilità ambientale del riassetto costiero e nel rispetto della dinamica naturale dei litorali.
3. L'approvazione dei progetti è effettuata attraverso conferenza di servizi o accordo di programma indetta o promosso dalla Regione a cui partecipano la Provincia, i Comuni interessati alle opere, il Genio Civile opere marittime e ogni altra Amministrazione interessata.
4. Le procedure di V.I.A., ove non esperite preventivamente, sono espletate nell'ambito della conferenza o dell'accordo di cui al comma 1 in applicazione della vigente legislazione in materia.
5. Entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale, previo parere della Commissione permanente competente, approva i criteri ed i requisiti di cui all'articolo 96, comma 1, legge regionale n. 34/2002.
Articolo
26
Norme tributarie
1. Le concessioni oggetto della legge sono soggette al tributo regionale di cui alla legge n. 1/71, nella misura pari al dieci per cento del canone di concessione.
2. L’imposta regionale è dovuta direttamente dal concessionario, alle scadenze fissate per il pagamento del relativo canone di concessione, mediante versamento agli uffici competenti, che lo riscuotono per conto della Regione.
3. I proventi derivanti dal tributo di cui al precedente comma 2 verranno così ripartiti:
a) il 70% sarà destinato ai Comuni interessati, in ragione dell'entrata, quale contributo per i maggiori oneri a loro carico derivanti dall'esercizio della delega delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo con finalità turistico - ricreative;
b) il 30% sarà utilizzato dalla Regione per la parziale copertura della spesa necessaria per l'attuazione della presente legge.
Articolo
27
Norma transitoria
1. Fino a quando non sarà approvato il PIR di cui al precedente art. 7, continuano a produrre effetto le concessioni già rilasciate che potranno essere rinnovate, per una sola volta, anche successivamente all’entrata in vigore della presente legge.
2. Alle istanze di concessione presentate, il cui iter burocratico è già avviato alla data di entrata in vigore della presente legge, si continuerà ad applicare la normativa precedente.
Articolo
28
Pubblicazione
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della
sua pubblicazione nel Bollettino
Ufficiale della Regione.
“Il Consiglio regionale
vista la legge regionale 28 marzo 1985, n.13 istitutiva delle Aziende di Promozione Turistica;
vista la legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8 recante: “Ordinamento del bilancio e della contabilità della Regione Calabria” ed in particolare, l’art. 57, così come integrato e modificato dall’art. 5 della legge regionale 16 marzo 2004, n. 7;
visto il progetto definitivo del bilancio di previsione, presentato dall’A.P.T. di Catanzaro per l’esercizio finanziario 2005, con delibera del Commissario straordinario n. 11 del 28.9.2005, allegata alla presente deliberazione per farne parte integrante e sostanziale;
vista la delibera n. 956 dell’11 novembre 2005 con la quale la Giunta regionale approva il bilancio definitivo per l’esercizio finanziario 2005;
visto il parere della 2^ Commissione espresso nella seduta di giovedì 1 dicembre 2005;
delibera
“Il Consiglio regionale
vista la legge regionale 28 marzo 1985, n. 13 istitutiva delle Aziende di Promozione Turistica;
vista la legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8 recante: “Ordinamento del bilancio e della contabilità della Regione Calabria” ed in particolare, l’art. 57, così come integrato e modificato dall’art. 5 della legge regionale 16 marzo 2004, n. 7;
visto il progetto definitivo del bilancio di previsione, presentato dall’A.P.T. di Reggio Calabria per l’esercizio finanziario 2005, con delibera del Commissario straordinario n. 11 del 4.10.2005, allegata alla presente deliberazione per farne parte integrante e sostanziale;
vista la delibera n. 957 dell’11 novembre 2005 con la quale la Giunta regionale approva il bilancio definitivo per l’esercizio finanziario 2005;
visto il parere della 2^ Commissione espresso nella seduta di giovedì 1dicembre 2005;
delibera
“Il Consiglio regionale
vista la legge regionale 28 marzo 1985, n. 13 istitutiva delle Aziende di Promozione Turistica;
vista la legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8 recante: “Ordinamento del bilancio e della contabilità della Regione Calabria” ed in particolare, l’art. 57, così come integrato e modificato dall’art. 5 della legge regionale 16 marzo 2004, n. 7;
visto il progetto definitivo del bilancio di previsione, presentato dall’A.P.T. di Vibo Valentia per l’esercizio finanziario 2005, con delibera del Commissario straordinario n. 16 del 18.10.2005, allegata alla presente deliberazione per farne parte integrante e sostanziale;
vista la delibera n. 958 dell’11 novembre 2005 con la quale la Giunta regionale approva il bilancio definitivo per l’esercizio finanziario 2005;
visto il parere della 2^ Commissione espresso nella seduta di giovedì 1 dicembre 2005;
delibera
di approvare il progetto del bilancio di previsione dell’A.P.T. (Azienda di Promozione Turistica) di Vibo Valentia per l’esercizio finanziario 2005, che si allega alla presente deliberazione per farne parte integrante e sostanziale”.
“Il Consiglio regionale
vista la legge regionale 28 marzo 1985, n. 13 istitutiva delle Aziende di Promozione Turistica;
vista la legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8 recante: “Ordinamento del bilancio e della contabilità della Regione Calabria” ed in particolare, l’art. 57, così come integrato e modificato dall’art. 5 della legge regionale 16 marzo 2004, n. 7;
visto il progetto definitivo del bilancio di previsione, presentato dall’A.P.T. di Crotone per l’esercizio finanziario 2005, con delibera del Commissario straordinario n. 7 del 21.10.2005, allegata alla presente deliberazione per farne parte integrante e sostanziale;
vista la delibera n. 959 dell’11 novembre 2005 con la quale la Giunta regionale approva il bilancio definitivo per l’esercizio finanziario 2005;
visto il parere della 2^ Commissione espresso nella seduta di giovedì 1 dicembre 2005;
delibera
di approvare il progetto del bilancio di previsione dell’A.P.T. (Azienda di Promozione Turistica) di Crotone per l’esercizio finanziario 2005, che si allega alla presente deliberazione per farne parte integrante e sostanziale”.
“Il Consiglio regionale
vista la legge regionale 28 marzo 1985, n. 13 istitutiva delle Aziende di Promozione Turistica;
vista la legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8 recante: “Ordinamento del bilancio e della contabilità della Regione Calabria” ed in particolare, l’art. 57, così come integrato e modificato dall’art. 5 della legge regionale 16 marzo 2004, n. 7;
visto il progetto definitivo del bilancio di previsione, presentato dall’A.P.T. di Cosenza per l’esercizio finanziario 2005, con delibera del Commissario straordinario n. 9 del 17.10.2005, allegata alla presente deliberazione per farne parte integrante e sostanziale;
vista la delibera n. 960 dell’11 novembre 2005 con la quale la Giunta regionale approva il bilancio definitivo per l’esercizio finanziario 2005;
visto il parere della 2^ Commissione espresso nella seduta di giovedì 1 dicembre 2005;
delibera
di approvare il progetto del bilancio di previsione dell’A.P.T. (Azienda di Promozione Turistica) di Cosenza per l’esercizio finanziario 2005, che si allega alla presente deliberazione per farne parte integrante e sostanziale”.
“Il Consiglio regionale
vista la legge regionale 10 dicembre 2001, n. 34 che istituisce l’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario (A.R.D.I.S.) di Reggio Calabria;
vista la legge regionale 4 febbraio 2002, n. 8 recante: “Ordinamento del bilancio e della contabilità della Regione Calabria”;
visto, in particolare, l’art. 57 della citata legge regionale n. 8/2002, così come integrato e modificato dall’art. 5 della legge regionale 16 marzo 2004, n. 7;
vista la delibera n. 972 del 22 novembre 2005 con la quale la Giunta regionale approva il bilancio definitivo per l’esercizio finanziario 2005;
premesso che l’A.R.D.I.S. di Reggio Calabria
con deliberazione del Commissario regionale n. 22 del 27 dicembre 2004, ha approvato il progetto di bilancio di previsione per l’anno 2005;
con deliberazione della Giunta regionale n. 22 del 26 gennaio 2005, è stata autorizzata alla gestione dell’esercizio provvisorio del medesimo bilancio;
con deliberazione del Commissario regionale n. 15 del 29 luglio 2005, ha riapprovato il progetto di bilancio di previsione per l’anno 2005, sulla base delle definitive risultanze contabili dell’esercizio finanziario 2004;
visto il parere della 2^ Commissione espresso nella seduta di giovedì 1 dicembre 2005;
delibera
di approvare il progetto di bilancio di previsione per l’anno 2005 dell’A.R.D.I.S. (Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario) di Reggio Calabria, che si allega alla presente deliberazione per farne parte integrante e sostanziale”.