VIII legislatura

7.

Seduta di martedì 26 luglio 2005

 

Presidenza del Presidente Giuseppe Bova

La seduta inizia alle 11,31

Antonio BORRELLO, Segretario Questore

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni

Antonio BORRELLO, Segretario Questore

Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

PRESIDENTE

Prima di cominciare formalmente la seduta se i colleghi prendono posto, per favore, chiedo un minuto di silenzio per i morti della strage di Sharm El Sheik.

(I consiglieri, in piedi, osservano un minuto di silenzio)

Sull’ordine dei lavori

Franco Mario PACENZA

Presidente, siccome nella seduta precedente c’è stato già un riferimento, le chiedo di inserire all’ordine del giorno, rispettivamente al secondo e terzo punto, l’adesione del Consiglio regionale della Calabria alla marcia Perugia-Assisi e l’approvazione della delibera riguardante l’attivazione della Convenzione con l’ufficio scolastico regionale rispetto ai temi della legalità.

PRESIDENTE

Se non ci sono osservazioni pongo in votazione la richiesta dell’onorevole Pacenza.

(Il Consiglio approva)

Sul gravissimo atto intimidatorio nei confronti del Presidente della Giunta regionale

PRESIDENTE

Come i colleghi sanno al primo punto all’ordine del giorno c’è una questione straordinaria, collegata all’ordine pubblico, in merito al vile attentato, alla minaccia rivolta al Presidente della Giunta regionale, onorevole Loiero, su questa questione abbiamo già concordato con i Presidenti dei gruppi di aprire la seduta.

Su questa base, quindi, il Presidente del Consiglio formalmente apre la seduta.

Signor Presidente della Giunta, colleghi, il 6 maggio di quest’anno durante l’insediamento solenne di quest’Assemblea, immediatamente dopo il vostro voto e la mia elezione a Presidente del Consiglio regionale sottolineai come nel rispetto delle regole dell’Aula e delle prerogative di ciascuno di noi avrei agito senza tentennamenti come garante della volontà del nostro popolo che il 3 e 4 aprile scorsi aveva manifestato con nettezza i propri orientamenti.

Mai avrei immaginato, però, che quell’impegno solenne avrebbe dovuto essere così rapidamente assunto e sottolineato con tanta evidenza a noi stessi e quasi gridato ai nostri corregionali.

Mai avrei pensato di doverlo fare perché a distanza di soli 50 giorni da quella data il Presidente della Regione sarebbe stato minacciato di morte per ben 3 volte in sole 24 ore con tre diverse missive.

E’ un fatto gravissimo e senza precedenti. Un tassello, l’ultimo e più grave, di chiaro segno mafioso diretto contro la massima autorità della Regione. L’ultimo, dicevo, di un crescendo di minacce, intimidazioni, attentati compiuti in Calabria nei confronti di tanti e tanti semplici cittadini, professionisti, imprenditori, sindacalisti, amministratori e uomini delle istituzioni come i nostri colleghi Lo Moro e Occhiuto.

E’ un dato che inquieta e preoccupa e che non solo fa gridare che non se ne può più, ma che rivendica a tutti i livelli un cambio di passo immediato, visibile, sistematico nell’azione a difesa della sicurezza dei cittadini e di contrasto della criminalità organizzata.

Per quanto ci riguarda, cari colleghi, tutti e nessuno escluso siamo chiamati ad esprimere solennemente questa volontà, questa intesa facendolo diventare un vero e proprio patto per la legalità e la sicurezza in Calabria.

Con questo spirito ribadisco insieme a voi la mia, la nostra piena solidarietà al Presidente della Regione, Agazio Loiero, alla sua famiglia.

Così facendo, non solo manifestiamo una vicinanza umana vera che sentiamo nel profondo, ma diventiamo riferimento ed espressione unitaria e forte dei sentimenti e della volontà del nostro popolo.

Da qui, oggi, a nome di tutti noi sottolineo alle autorità inquirenti assieme alla fiducia che in loro riponiamo, la grande responsabilità che si ha nella individuazione degli autori dei misfatti per dare sempre più forza e credibilità all’azione di giustizia nella nostra realtà.

Da qui oggi richiamiamo noi stessi e tutti i livelli istituzionali della Calabria al massimo di protagonismo consapevole e collegiale, nella battaglia intrapresa per il rinnovamento civile e la crescita ordinata e giusta della società calabrese.

Questo è il punto decisivo, anzi la principale risposta da dare, ancora più a fronte della sfida brutale e senza freni che viene lanciata a tutti noi. Accelerare e rafforzare il processo di rinnovamento senza indugi né tentennamenti.

Di questo processo la Regione Calabria deve essere perno e momento propulsivo fondamentale, sia attraverso un radicale rinnovamento nella conduzione della cosa pubblica, sia attraverso un ampio e immediato decentramento delle funzioni di gestione.

Cinque province, tre Università, tre parchi, tanto mare e tantissima costa. Poi imprese, centri di ricerca e volontariato, sindacato, professioni, 409 comuni, tanti protagonisti e una sola Regione, un progetto per crescere insieme, una società giusta ed ordinata, la Calabria che vogliamo.

Rispondendo così a chi minaccia per intimorire, per impedire, per bloccare ogni mutamento che sia, le azioni delittuose a tal fine quanto gli obiettivi che li sottendono sono tanto disperati quanto velleitari.

Così e solo così si chiama in campo la Calabria che vuol reagire, che sa e che vuole fare investendola di nuove e dirette responsabilità, moltiplicando i centri di resistenza, di contrasto e di iniziativa accelerando il processo verso una Regione leggera e trasparente, verso un sistema moderno, efficiente, competitivo, giusto ed inclusivo.

Una Regione che garantisca diritti forti e veri a chi è più debole, che dia opportunità grandi a chi lo merita, a chi ha talento, a chi rischia in positivo le proprie energie e le proprie risorse ma che non premi più i furbi, i prepotenti e i soliti noti.

Vogliamo e dobbiamo agire così perché è evidente che la sfida di chi vuole che la Calabria non cambi, che resti sempre uguale a se stessa, espressione di interessi ristretti e retrivi è andata oltre ogni misura. E’ arrivata al punto più alto, al Presidente della Regione voluto ed eletto con tanti consensi dai nostri corregionali ed a soli 100 giorni da quel voto.

Sembra una di quelle storie paradossali ai confini della realtà, ma è la situazione nuda e cruda che ci troviamo di fronte e alla quale dobbiamo rispondere per procedere oltre e andare avanti.

C’è questo e poi tante, troppe emergenze, veri punti di rischio che se non affrontati per tempo e nella maniera giusta possono comportare lacerazioni e rotture nella società calabrese.

Deve essere, ed è, un allarme vero quello che lanciamo, lo diciamo alla Calabria ma non solo. Lo manifestiamo al Paese intero. C’è oggi un pezzo di Italia, la nostra terra che rischia di essere messa fuori binario, i cui diritti fondamentali ed elementari quali la sicurezza, la libertà di intraprendere, di agire con responsabilità nella conduzione della cosa pubblica vengono fortemente insidiate e messe in discussione.

Non è davvero più possibile indugiare. Da questo punto di vista – termino – le questioni prioritarie sono due.

La prima sulla sicurezza dei cittadini e sull’azione di contrasto alla criminalità organizzata. Non è più tempo di forum, tavole rotonde o dibattiti aperti. Urge un confronto tra i livelli di responsabilità di governo regionale e nazionale perché al di là delle diversità di schieramento ci sia una risposta comune, coordinata, sinergica sul terreno della sicurezza e di contrasto alla ‘ndrangheta.

La seconda. Le minacce di morte al Presidente Loiero sono venute al culmine di un attacco sistematico agli uomini delle istituzioni, amministratori, eletti degli enti locali e regionali.

Decida oggi il Consiglio regionale e la Regione di promuovere anche di intesa con Anci ed Upi per settembre una conferenza regionale degli enti locali aperta alle forze sociali imprenditoriali finalizzata a che il sistema istituzionale calabrese si muova all’unisono con le risposte più forti ed efficaci alla bisogna.

Così la Calabria non viene messa con le spalle a terra, non sta seduta ma cammina e si batte, ce la può fare, anzi ce la farà. Noi siamo persone di una terra che richiede la testardaggine necessaria per missioni assai difficili, al limite dell’impossibile. Appunto, quella che vogliamo intraprendere, però siamo tanti, siamo assai di più e soprattutto siamo nel giusto.

Ho terminato. Prima di dare la parola al Presidente della Giunta vorrei esprimere formalmente a nome vostro e mio le condoglianze al collega Abramo sicuri che malgrado la terribile disgrazia anche lui sarà tra quelli che – come ha fatto già da tempo – si batterà, appunto, perché la nostra terra diventi più serena e migliore.

Agazio LOIERO, Presidente della Giunta regionale

Grazie, signor Presidente, per le parole che ha rivolto a me e un pochino a tutti nel suo discorso. Anche io mi unisco con tutta la Giunta nel porgere le condoglianze al collega Abramo, per questo lutto che l’ha colpito, per questa morte assurda su questa strada, la “106”, che a ragione è chiamata strada della morte. Lo faccio con amicizia, solidarietà e, ripeto, a nome di tutta quanta la Giunta.

Sono convinto al di là dell’emozione che mi pervade che questo sia un momento difficile e delicato della vita della Regione. Non voglio enfatizzare oltre misura quanto è capitato, però è un fatto gravissimo, che dà secondo me una svolta all’equilibrio politico-istituzionale di questa Regione.

Perché questo atto intimidatorio nei miei riguardi è il culmine di tanti atti che si sono verificati in questi anni, negli ultimi tempi in maniera particolare, e che hanno interessato consiglieri comunali, sindaci, amministratori di questa nostra difficile regione.

C’è qualcosa che sale, che monta come se ci fosse una escalation, come se si volesse a tutti i costi lambire i vertici della Regione e quindi siamo tutti in ballo, tutti, nessuno escluso, non c’è solo il governo di questa Regione in ballo, ma lo siamo tutti quanti, centro-destra e centro-sinistra e farò appunto un discorso che supererà in questo momento le barriere ideologiche, che pure ci sono. Non siamo noi a stabilire questo, ma è il corpo elettorale che decide chi deve governare e fare opposizione per prepararsi e tornare al governo.

Su quanto è accaduto, però, vi invito tutti quanti a riflettere e meditare tutti quanti insieme perché c’è un allarme rosso. Io ho un po’ di pudore ad enfatizzarlo, lo confesso con difficoltà stamattina, ma queste cose voglio dirle. Il fatto che nello stesso tempo, come è presumibile, come immaginiamo, tre persone si siano mosse per venire a portarmi il bossolo, uno dei quali sparato, “immagine” lugubre scoperta fatta dai miei familiari, in tre posti diversi distanti 25-30 chilometri l’uno dall’altro, come minimo postula che ci siano tre persone, che ci sia una associazione che possa pensare queste cose.

Ci dobbiamo chiedere perché avviene in questo momento storico, adesso.

Ho ricevuto una infinità di messaggi, c’è stata una partecipazione corale, una solidarietà, una offerta di amicizia e partecipazione che è inusitata. Non sono neanche abituato a queste cose, lo confesso.

Devo dire che ho avuto forse più attestazioni di vicinanza e solidarietà in questa occasione che quando sono stato eletto e le ho avute da entrambi i versanti politici, quasi a dimostrare che c’è questa consapevolezza, questa difficoltà, questo disagio che si coglie e per questo ringrazio davvero tutti quelli che me le hanno inviate.

Interpreto questo momento come una necessaria tregua rispetto a questo contendersi la scena politica calabrese, questo nostro confliggere, che è legittimo perché è questo il sale della democrazia. Quindi lo guardo sotto questo aspetto come un tentativo anche da parte del centro-destra di far parte di un destino comune, perché così è e perché al di là di tutto voi vedete quanti calabresi illustri – parlerò quasi esclusivamente di Calabria in questo mio breve intervento – fuori dai nostri confini, che sono partiti in anni lontani, hanno finito per arricchire il territorio dove sono approdati, impoverendo però il proprio. Si sono affermati, sono personaggi quelle che si chiamano solitamente eccellenze individuali e le troviamo dappertutto.

Tutto questo, però, avviene fuori dalla Calabria dove forse si sprigiona, e non faccio fatica ad ammetterlo la Calabria migliore, quella che ha avuto forse più spinte e stimoli a partire perché non è facile partire, perché la partenza implica sempre lacerazioni profonde.

Detto questo, però, qui dentro noi e in Calabria appariamo tutti uguali e tutti avvinghiati, intrecciati in un unico destino.

Quando si pensa alla Calabria – lo dico a tutti proprio io che sono stato deputato e sono stato fuori di qui – le differenze non ci sono, non si illuda nessuno. Purtroppo è così e lo dico prima di tutto alla mia parte politica e poi anche alla opposizione, alla minoranza.

Non c’è un distinguo, forse c’è il primo giorno, ma poi gli altri giorni magari un fatto di sangue o di violenza si iscrive alla ordinaria calabresità.

E’ un problema che riguarda tutti. Sotto questo aspetto, questi atti intimidatori possono essere di tanti tipi. Io cerco di trarne la parte positiva, pedagogica, didascalica, al netto della sofferenza, che non voglio qui evocare, della mia famiglia. Perché sapete che queste scoperte, quando le fa la famiglia…

Chi fa politica, sa che c’è una famiglia spesso dietro che soffre delle cose di cui magari soffre chi la politica la fa, perché è una cosa che si allarga alla famiglia stessa. Perché ti vedono, magari, di cattivo umore per cui la famiglia è un problema importantissimo.

Al netto di questa sofferenza, di questa violazione di intimità che non è un bene per nessuno cerco di trarne quasi un beneficio da quello che è successo.

Vorrei trasmettere, lo dico qua soprattutto, quel carico di fastidio per questa pubblicità sinistra che va nelle prime pagine dei giornali, per questa sofferenza, questa idea di Calabria che circola e devo dire anche questo sentimento di vergogna per queste cose.

Noi come Calabria siamo ormai diventati ancora peggio di quello che rappresenta la Corsica per la Francia!

E Mormanno che l’ultimo paese o il penultimo della nostra regione, ai limiti, al confine diventa il limits. Quello che i romani chiamavano limite, quello che era un limite territoriale, geografico ma anche culturale, come se di là ci fosse la civiltà e di qua l’inciviltà.

Noi dobbiamo tutti ribellarci a questi stereotipi che circolano. Anche per questo ho avuto qualche critica, anche per questo, sembra una piccola cosa – e piccola cosa è –, anche per questo ho fatto scelte di dirigenti tutti calabresi.

Sapete, c’era un fastidio notevole a vedere tutti questi dirigenti che arrivavano da fuori, magari segnalati da questo o quello, magari da Roma, venivano qua stavano un giorno o un giorno e mezzo e poi partivano senza alcun rapporto col territorio, senza intrecci di rapporti, di amicizie, di affetti.

Ho detto allora che avrei fatto una scelta calabrese, magari sbaglio, ma è giusto che i calabresi siano anche partecipi e protagonisti di questa vita nuova che cambia politicamente per molti motivi che dirò.

Avevo ed ho, sul piano della sensibilità - non dico della cultura – un senso di rivolta, lo dico sinceramente, per questo trattare il nostro territorio come fosse una colonia.

Lo voglio dire: ma possibile che i migliori sono andati tutti via – è vero – e qui è rimasta solo la feccia? A questa cosa mi ribello.

Quando sono venuto qui in Aula ad annunciare le linee programmatiche dell’esecutivo regionale in quel giorno i giornali riportavano che c’era stata una comunicazione giudiziaria per il mio predecessore ed alcuni componenti della Giunta.

Io ho sofferto e l’ho comunicato in Consiglio, si vedano gli atti, perché io soffro se succede una cosa di questo genere. Non è un percorso, autonomo, personale o autobiografico ma è una sofferenza che secondo me dentro avvertiamo tutti quando succedono queste cose.

C’è fastidio e anche senso di impotenza per questo territorio che passa come se fosse esclusivamente violento ed anarchico, che passa come il territorio delle minacce, delle intimidazioni o delle lettere anonime.

Ho ricordato altre volte e lo faccio ancora in questa sede solenne, il calabrese più illustre di questo millennio che è sicuramente Campanella.

Il primo processo che gli fu intentato contro dall’autorità ecclesiastica cominciò per una lettera anonima, pensate a Stilo probabilmente scriveva il 3 per cento della popolazione, e l’autore non fu mai trovato.

La lettera anonima diceva che Campanello nel dito mignolo della mano sinistra aveva un maleficio e per questa cosa fu condannato. Questa fu la prima condanna.

Voglio dire: una lettera anonima, solo il 3 per cento forse scriveva, ha segnato in maniera fortissima la vita di questo grandissimo calabrese!

Io l’ho voluto ricordare perché qui tutto avviene, si tiene e tutto quello che si racconta diventa possibile. Fateci caso. Quando vengono i grandi inviati, che ci raccontano in 80 righe a 54 battute la nostra storia, fanno magari spesso…

Non voglio far colpa perché è bene che questa Calabria venga descritta – ci mancherebbe –, però viene descritta come? Così velocemente in 80 righe e poi fateci caso magari spesso si fa l’inchiesta oggi e magari arrivano le telefonate, qualcuno risponde e poi in prima pagina – perché va sempre in prima pagina - la Calabria ci arriva dopo 10 giorni.

Sapete perché? Perché magari piazzano quell’inchiesta quando hanno meno notizie, perché la Calabria tiene sempre la prima pagina. Ma questo è un problema che riguarda me, la Giunta o riguarda tutti quanti voi e i calabresi?

Dobbiamo tentare di cancellare questo stereotipo perché le smentite non contano. Come voi sapete prendono una riga in trentesima pagina che nessuno legge.

E allora quante cronache avvengono ogni giorno prive di antefatto, senza un’anima, senza un prima, senza un poi, senza una premessa. Pochi secondi in Tv, un titolo e hai un sigillo per tutta la vita.

Intendiamoci, non è che da noi queste cose brutte non avvengono. Da noi c’è una criminalità che è diventata spaventosamente forte negli ultimi anni per mille ragioni che abbiamo qui discusso col Ministro dell’Interno.

Sono state ragioni le più varie. Ho ricordato, per esempio, proprio qui quando venne Pisano, come avevo avuto modo di leggere in uno straordinario rapporto che proprio la ‘ndrangheta era diventata fortissima anche per il fatto che c’era stato l’11 settembre.

Nel momento, cioè, in cui la criminalità ha la “forza” di avere in mano tutto il mercato della droga, al quale si aggiunge anche quello del riciclaggio perché il Patriot Act che è stato varato dal Governo Bush non ha reso più il dollaro una moneta spendibile, per cui tutto è capitato qui in Europa con l’euro.

Certo queste cose sappiamo perfettamente che vanno così e dobbiamo fare i conti con questa realtà.

Detto tutto questo, prevale, però, il raccontare tutto il negativo possibile di questo territorio. Intendiamoci, nessuno ce l’ha con noi ma è una legge ingiusta e severa, è una legge dei media. Chi fa giornalismo qui dentro – vedo tanti colleghi e amici – sa che è così. Il positivo sulla stampa non paga.

Conta più – come dice un vecchio detto brasiliano – un albero che si abbatte che l’intera foresta che cresce. E’ crudele, ma è così e le migliaia di giovani che ho incontrato in campagna elettorale, con i quali ho avuto sempre dimestichezza, che vogliono intraprendere, impegnarsi, sono costretti ad andar via perché qui non avrebbero voce.

Questa Calabria chi la deve rappresentare se non noi che siamo la massima istituzione? Fateci caso, al di là della polemica, credetemi, facciamola cessare almeno per un giorno, ma dico di più, per tutta la legislatura, se è possibile.

Ma al di là della polemica e delle barriere ideologiche, di chi sta di qua o di là, voi pensate davvero che questo Governo con i primi suoi atti – scusate lo sfogo – sia stato proprio della peggiore ordinarietà? Io non credo che sia così, eppure certe cose non passano in certi veicoli di stampa.

Non passa, per esempio, che magari noi poniamo mano ad una cosa che in Calabria è diventata rivoluzionaria, quella di trasferire le funzioni alle Province, agli Enti locali e farlo con una tempistica, impegnandoci a ricordare questa tempistica ogni volta. E’ una cosa di poco conto, che so io, aver posto con forza questo problema dei fondi strutturali?

Uno dei primi gesti che ho compiuto è stato quello di incontrare la Commissaria europea Hubner e sapete avevo difficoltà ad andarci come Calabria. Ho dovuto pregare Prodi che mi fissasse un appuntamento: qui lo posso confessare e ne approfitto per ringraziarlo pubblicamente.

E’ stato il primo Commissario che ho visto e in quest’occasione abbiamo cercato di ricostruire un rapporto che – diciamolo con franchezza – si era lacerato profondamente con la Commissione europea e questo è un fatto che non può sfuggire a nessuno.

Non lo voglio rivendicare come se fosse chissà che, tante cose abbiamo cercato di avviare e, lo dico pubblicamente, abbiamo avuto una straordinaria non ordinaria collaborazione di questo Governo in carica.

Bisogna che ci abituiamo a dire la verità ed io critico molto questo Governo. Ma nei nostri confronti è stato aperto quando è stato affrontato questo problema che ci assilla, che è drammatico, della depurazione dei rifiuti che ereditiamo in maniera drammatica, amici, ma non voglio soffermarmici in questa giornata.

Eppure abbiamo percepito quasi come un senso di disponibilità supplementare, non so dovuta a che cosa da parte di tutto il Governo nazionale, da Matteoli, a Letta, a Nucara, tutti.

Ultima cosa. Noi abbiamo tenuto non più tardi di 7 giorni fa un incontro qui a Villa San Giovanni dove abbiamo stabilito una cosa che diventerà negli anni un elemento storico della vita di noi tutti. Nel documento sull’articolo 119 che noi portiamo al Governo – non nella Costituzione – abbiamo rimesso in gioco la parola Mezzogiorno, che il centro-sinistra aveva cassato, non il centro-destra.

Il centro-destra ha fatto di peggio con il testo costituzionale ma questo lo abbiamo fatto noi. Io avevo votato contro in Consiglio dei ministri ma questo non c’entra. Perché? Perché il centro-sinistra per cercare di avere il voto della Lega sulla riforma, perché sugli altri c’era già un accordo, accettò di cassare dal “119” il riferimento al Mezzogiorno e alle isole che adesso abbiamo ripristinato.

Poi, soprattutto, abbiamo dato ormai una definitiva interpretazione del decreto legislativo 56 che ci fa guadagnare – specie sul versante della sanità – non meno di 500 miliardi di vecchie lire in 4 anni.

Vedete, sono cose che passano… il giorno dopo questo avvenimento non era accaduto neanche più a Villa San Giovanni, ma fuori tanto che le agenzie battevano “Roma”. Non so se l’avete notato sulla stampa.

Io non voglio dire che c’è qualcuno che ci vuol male, ma capitano da noi queste cose!

Allora il problema è la nostra immagine deturpata che non è né di sinistra né di destra perché anni ed anni di ferite hanno reso questo volto calabrese tumefatto. La nostra storia si è affermata come storia di anarchia, di alterità.

Non voglio fare adesso un excursus storico, ma ve lo voglio ricordare perché è giusto che queste cose le valutiamo tutti nella misura adeguata.

Guardate che dal brigantaggio post-unitario, giù giù, passando per il brigante Musolino, non so chi ricorda – io l’ho detto una volta in campagna elettorale – il libro “Cuore” quel ragazzo calabrese che proprio da Reggio Calabria veniva quando veniva presentato dal maestro dà proprio il segno, il simbolo di una alterità invincibile. E’ un calabrese che viene da lontano, viene da Reggio Calabria. Si è passati attraverso il sentiero dei “Nidi di ragno” di Calvino.

Vedete che la violenza, eppure quello è un libro sulla Resistenza, è affidata a tre fratelli calabresi… Sono stereotipi che via via sono arrivati fino a quella testa mozzata a Taurianova su cui si è sparato, ai sequestri per cui il nome di Casella sarà vergato ed evocato solo legato all’Aspromonte, a questa montagna che dà il senso di disagio, alla fatica del vivere.

Tutte queste cose riguardano noi non la storia di ieri, ma quella di oggi e la storia futura.

Si è insediata una idea di Calabria che i media ci rimpallano ogni giorno ed i media non fanno sconti, non praticano compensi, non fanno equilibrio.

Pensate se facessimo un bilancio immaginario dei calabresi, se ci fosse una bilancia su cui potessimo mettere tutte le nefandezze che abbiamo compiuto e tutte le sofferenze, se ci fosse una mente capace di ordinare tutte queste cose brutte che abbiamo compiuto nel corso degli anni, ma anche le sofferenze che abbiamo patito. Pensate alla emigrazione, a queste lacerazioni profonde, le cui ferite non sono ancora rimarginate dopo tanti anni. Un esodo biblico se pensate ai patimenti, alla mancanza di lavoro, alla mortalità infantile, alla nostra gente che fino a 40-50 anni fa aveva una vita media drammatica, che raggiungeva impennate molto alte ma purtroppo era il segno del disagio sociale.

Se pensate ai sacrifici, alla povertà tutto si vaporizza, tutto scompare e non c’è mai nessun bilanciamento.

Diciamo la verità: questa Calabria buona non esiste e forse i nostri conflitti, le nostre risse non aiutano a costruirla, la nostra è una storia unica e diversa da tutte quante le regioni che ci circondano.

Non voglio dilungarmi: in Sicilia avvengono, per esempio, fatti di criminalità forse più eclatanti che da noi, eppure la Sicilia ha un suo compenso naturale in tutta la storia letterale, nelle Università, dai tempi di Federico II, tutta la filmistica. E finanche il dialetto è più accattivante del nostro, più chiuso.

E ancora la Basilicata, che è più a nord, è già diversa. La nostra storia identica di isolamento e di solitudine, però è vista come una Regione virtuosa, come del resto è.

Quindi noi siamo un unicum che dipende un pochino dal nostro isolamento, dalla nostra solitudine. Noi siamo usciti da 40-50 anni dall’isolamento. Per secoli siamo stati senza Università, siamo stati un territorio residuale.

Corrado Alvaro, il nostro grande scrittore, diceva che qui il segno della rassegnazione in Calabria si sente di più perché non ha mai avuto una storia reale o imperiale. Alvaro ricordava che i sovrani qui venivano a caccia.

Spesso in passato ho letto – adesso sono troppo preso dal lavoro – quasi tutti i viaggi che hanno fatto quelli del “Gran tour”. E guardate che ho scoperto e per mille cose poi ho avuto anche alcune letture di sostegno che mi hanno confermato questa sensazione.

La grandissima parte di coloro che venivano nel ‘700-’800 in Calabria e che poi la raccontavano non ci sono mai venuti tranne due o tre perché arrivavano a Paola e prendevano il piroscafo per Palermo.

Questo era un paradiso leggendario in fatto di bellezza ma, come dicevano loro, popolato da diavoli. Un paradiso di diavoli. E’ la nostra effige.

Se questa è la storia, ci sono i presupposti obiettivamente perché ci siano condizioni più profonde per noi su alcuni temi.

Guardate, io conservo una memoria dentro e lo voglio dire autobiograficamente ma credo che sia la memoria che conservano tanti calabresi.

Per esempio, ricorderete, qualcuno forse avrà pensato che sia stata una esposizione mediatica la mia, che il primo impegno che ho preso da calabrese eletto Presidente è stato quello di andare a Marcinelle.

Potevo aspettare ma ci sono andato a mie spese – questo lo posso dire chiaramente -, mi sono voluto precipitare perché volevo andare là, su quella grande tomba dove i calabresi delle mie, delle vostre parti sono morti e che sono andati così… sapete come? Tanti calabresi che andavano in miniera tanto carbone all’Italia.

Guardate che non sono cose di mille anni fa, ma è roba del ‘56 e sembra che quasi sia passato un evo storico. Ma non è così.

Come anche, io mi sono molto impegnato per Cerzeto perché porto in memoria l’immagine del trasferimento degli abitati in Calabria: questi abitati che venivano travolti ciclicamente dalle alluvioni poi venivano trasferiti dopo decenni e decenni.

Sono convinto che a Cerzeto in un paio di anni avremo la ricostruzione. Io sto tampinando il Governo e devo dire che è un Governo disponibile alla ricostruzione e voglio ripetere questo concetto perché mi porto dentro questa memoria, questo ricordo, queste stimmate della nostra storia comune.

Non mi voglio dilungare, ma capita che siamo pressati dalle urgenze e spesso magari pressati dalle emergenze giornaliere come voi sapete, visto che specialmente voi siete stati al governo.

Spesso capita che le cose più urgenti vengano prima di quelle più importanti e questo è un errore, perché non ci permette di programmare bene perché siamo presi e oppressi da una quotidianità affannata ogni giorno.

Allora davanti a questo scenario e vado davvero velocemente alla conclusione, davvero ricorrono i termini per una ordinaria democrazia, per una ordinaria sovranità? Confesso di non sapere tutto questo ma vi invito su questo a riflettere tutti oggi partendo da questo spunto, da questi atti intimidatori che sono stati portati al Presidente della Regione.

Abbiamo una occasione imperdibile per dirci tutti quanti la verità qua dentro, se non fosse per quella tendenza al conflitto.

Dovremmo saper stabilire intese più ampie non sul modo di governare, ma intese più ampie sull’idea del mondo e della vita calabrese che abbiamo e che vorremmo che prendesse corpo nei prossimi anni qui in Calabria.

Lo voglio dire qui: dobbiamo ragionare freddamente e sicuramente, ma anche con un po’ di cuore.

C’era un grande liberale francese che si contrapponeva sempre a Marx, il quale diceva che per pensare alla politica bisogna essere più freddi possibile, ma per farla bisogna tener conto dei sentimenti degli uomini. Ecco, io vorrei aver trasmesso questa idea di freddezza rispetto a quello che è accaduto, ma anche di un minimo di passione da metterci dentro.

Ma voi davvero pensate che vengo qui a fare questo discorso per una mia convenienza? Possiamo parlarci ancora più chiaro come se non fossimo in un’Assemblea e al cospetto della massima istituzione?

Guardate, noi abbiamo vinto con un margine troppo ampio. Chi capisce di politica – io conosco molti di voi – sa che se anche io fossi uno sfacelo, un disastro, potremmo perdere 5-10-15 punti, ma voi pensate davvero che ne potremmo perdere 21? No. Questo significa almeno 10 anni…

Sarà così se la legge elettorale è questa e allora non c’è una convenienza per l’immediato, ma che abbia il respiro del lungo tragitto che interessi tutti quanti.

Voglio qui ripetere senza apparire polemico che so che avete fatto una conferenza sullo spoil system. Ma voi pensate davvero che lo spoil system è una legge incostituzionale? C’è qualcuno di voi che vuol scommettere su quello che farà la consulta?

Adesso sto parlando davvero a ruota libera ed io vi posso confidare che sono stato alla Conferenza Stato-Regioni 15 giorni fa, in quella occasione mi ha chiamato da parte La Loggia, mi ha detto che era intenzionato ad impugnare questa legge. Non mi ha detto perché l’impugnava, posso anche capire, queste cose capitano, magari perché è giusto che la vede così. Ma - mi ha detto- se tu me la fai esattamente come la “Frattini”, io non la impugnerò mai.

Dico questo pubblicamente perché me l’ha detto ed io ho risposto: no, impugnala perché non la faccio come la “Frattini”.

Sapete perché non la faccio? Dovete sapere queste cose perché temo che non tutti le sappiate e non voglio prendermela con nessuno. Ma sapete cosa abbiamo trovato noi alla Regione? Io vi dico questa cosa perché devo consegnare alla stampa questa nota che vi voglio leggere per non fare il più piccolo degli errori.

Nei primi mesi del 2005 quasi tutti i direttori generali ed i dirigenti esterni - non quelli interni – all’amministrazione hanno avuto rinnovato il loro incarico. Per tre anni e più, nonostante i relativi contratti non fossero scaduti.

Tra marzo ed aprile del 2005 sono state effettuate nomine delicate negli Ato, presso l’Arpacal, presso le Aterp, presso le aziende ospedaliere e sanitarie, presso tante società partecipate: Sacal, Terme Sibaritide, Fincalabra, Sviluppo Italia, società Stretto di Messina e presso tantissimi altri enti sub-regionali.

Tra gennaio ed aprile 2005 sono stati assegnati incarichi di consulenza per 500 mila euro da organi politici ed amministrativi, in tal modo prosciugando l’intera provvista del 2005.

La Corte dei conti, che recentemente si è occupata del caso, ha riferito di incarichi privi di motivazione e non pubblicati sul Bur, non inviati alla stessa Corte come obbligo di legge. Insomma, incarichi senza altra giustificazione che quella di dare un risultato, un riscontro personale.

Questa è la situazione e davanti alla Corte io mi presenterò con un avvocato che porterà solo la relazione della Corte dei conti per avere ragione, perché io so come ragiona la Corte costituzionale.

Scusatemi questo ultimo sfogo, ma lo spoil system l’ho voluto io a tutti i costi, non ho neanche ragionato con la Giunta, se proprio ve lo posso dire. L’ho voluto a tutti i costi io, perché ritengo che se dobbiamo governare, dobbiamo farlo con le persone che scegliamo noi come avete fatto voi.

Ringrazio di nuovo il Presidente Bova che mi ha permesso di parlare e di sfogarmi, voglio ripetere questo verbo, qui.

Mentre facevo questo ho dimenticato credetemi, completamente, le differenze ideologiche che fino a 3 mesi fa ci hanno diviso. Ho immaginato di essere qua un calabrese, uno di quei calabresi erratici che dopo aver camminato per il mondo ritornano alla propria regione e che sono convinti di vivere lo stesso destino degli altri calabresi che sono rimasti.

Un po’ come dice quell’antica storiella relativa non a noi ma all’Africa e che afferma che ogni giorno in Africa una gazzella si alza e sa che deve correre molto di più del leone perché altrimenti muore. Sempre in Africa, il leone la mattina si alza e sa che deve correre più della gazzella altrimenti muore di fame.

Questo è il nostro destino, riflettiamoci tutti.

(Applausi)

Comunicazioni – Seguito

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Ripresa della discussione

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Guerriero. Ne ha facoltà.

Ricordo che i tempi di intervento sono di un quarto d’ora massimo.

Giuseppe GUERRIERO

Onorevoli Presidenti, onorevoli colleghi, è difficile in questo particolare momento trovare parole appropriate per commentare quanto è successo nei giorni scorsi al Presidente Loiero, al quale rinnovo la mia solidale vicinanza.

Anche le parole ad un certo punto si consumano e perdono di valore. Ma noi abbiamo responsabilità istituzionali e, quindi, sentiamo il dovere di non farci sopraffare dalla stanchezza. A costo di apparire retorici e ripetitivi dobbiamo rimarcare, qui e sempre, la condanna assoluta per quanto è successo.

Questo ennesimo e prolungato attacco alle istituzioni è una sorta di quadratura del cerchio. Dopo i tanti attentati subiti dagli amministratori e dagli imprenditori calabresi in questi ultimi tempi, ecco che si alza il livello dello scontro con l’insistita intimidazione al Presidente Loiero.

Una minaccia particolarmente audace, concretamente pericolosa per la modalità temporale e logistica con la quale è stata portata a compimento. Si tratta di una nuova frontiera delinquenziale messa in opera da autori che non si sono preoccupati di violare spudoratamente i1 livello minimo di accortezza.

Siamo, dunque, di fronte a qualcosa di serio e pericoloso per la famiglia Loiero e per la vita delle istituzioni.

Bisogna reagire immediatamente per fare capire a questi signori che le istituzioni, nei momenti decisivi, sanno alzare la barriera della democrazia per difendere i propri ordinamenti.

Il contesto nel quale sono maturati questi episodi delittuosi è saturo di segnali ostili. Mentre la coalizione che ha vinto largamente le elezioni avvia una difficile opera di rinnovamento, ecco che arriva una campagna di stampa tesa, forse anche in modo inconsapevole, ad indebolire ulteriormente il già fragile tessuto sociale della nostra regione. E’ difficile trovare cause ed effetti negli intrecci che si sono determinati negli eventi che via via si sono accavallati in questo ultimo periodo, ma non c’è dubbio che tutto si tiene nella fase di sovraesposizione dei ruoli istituzionali.

Nel momento in cui questa maggioranza cerca di tagliare i ponti con il passato, in qualche modo scatta un riflesso condizionato a chi si vede potenzialmente o concretamente colpito dal nuovo corso, minacciato, forse, nel dover perdere qualcosa di inconfessabile.

La migliore risposta, a mio parere, è quella di accelerare il più possibile il passo nella strada del cambiamento affinché i malintenzionati comprendano, una volta per tutte, che una nuova stagione si è avviata.

Se tutto si lega, bisogna dire che i1 patto di Santa Trada – come ricordava il Presidente Loiero - là dove le regioni del nord e del sud hanno trovato un saggio equilibrio che consente di avviare il federalismo solidale, è un punto di partenza virtuoso. E’ il miglior viatico che ci potevamo attendere.

Al di là degli specifici benefici conquistati dalla Calabria, che ottiene ad un tempo risorse finanziarie e tagli alla catena del debito con lo Stato, l’accordo di Santa Trada va vissuto come un’assunzione di responsabilità, una nuova opportunità che la Regione ha per gestire la partita dei bilanci settoriali ‑ a partire da quello della sanità ‑ secondo standard europei.

Questi fatti, dall’intesa di Santa Trada alle minacce a Loiero, ci consegnano l’esigenza di attivare uno sforzo politico non comune di vigilanza e di promozione programmatica per tutti gli impegni che ci attendono nelle prossime settimane.

Il decentramento delle funzioni agli enti locali e la rimodulazione dei fondi comunitari, contengono elementi decisivi per il nostro sviluppo ma sono anche impregnati di significati etici e comportamentali per contrastare efficacemente le tenebre di questi ignoti minacciatori.

In altre parole, ogni nostra azione in direzione della crescita rappresenta un costante prosciugamento dell’acqua in cui nuota il malaffare. Da qui la necessità di restare uniti pur nella diversità dei ruoli, investendo in sicurezza e chiamando al nostro fianco lo Stato centrale.

La Commissione antimafia che ho l’onore e l’onere di presiedere si sforzerà di fare la sua parte nei limiti delle competenze stabilite dalla legge istitutiva.

Non abbiamo poteri giudiziari, ma possiamo dare il nostro contributo facendo elevare la giusta attenzione nella società calabrese. Grazie.

Presidenza del Vicepresidente Francesco Fortugno

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi è piaciuto l’equilibrio, la serenità, la pacatezza dei toni con cui il Presidente Loiero ha voluto introdurre questo dibattito. Mi è piaciuto soprattutto un suo passaggio: freddezza e passione.

Lo dico subito, Presidente Loiero, perché nelle cose che dirò dopo vorrò attribuirgli quella riflessione e quella carica di verità a cui lei si è appellato nel suo bello, pacato, sereno intervento nel parlare di cose veramente serie.

Voglio eliminare già da subito – mi consenta di dichiararla così – una infelice battuta che lei ha avuto sullo spoil system.

Lei ha avuto un colloquio col ministro Frattini e con La Loggia. Mi fa ancora più piacere che il ministro La Loggia le abbia confermato che una cosa è la legge Frattini, cosa diversa è quell’obbrobrio giuridico che noi abbiamo votato, o meglio che voi avete votato, in quest’Aula.

Due cose completamente diverse probabilmente nella sana e vera realtà legislativa che volevate. C’era un intento più nobile, ma il parto non ha dato ragione delle intenzioni di chi l’ha voluto in quei termini.

Ho voluto subito eliminare questo rospo che ci ha voluto fare ingoiare al termine di un intervento che io sposo e faccio mio perché da questo istante il mio animo, il mio cuore, la mia passione politica deve essere investita da altri sentimenti.

Siamo fatti così, noi, siamo calabresi, forse per certi aspetti passionali ma ciò che abbiamo dentro lo dobbiamo dire nell’onestà, nella intelligenza e nella capacità, in ciò che riusciamo ad esprimere nel meglio di noi stessi.

Ma detto questo, la nostra fede, perché crediamo in una grande fede ci spinge a guardare avanti.

Eliminato questo episodio, rientriamo nei temi del dibattito a piene mani perché ormai purtroppo è una cinica sequenza che è sempre vittimata da tempi brevi, ché la nostra Calabria si ammanta di attività criminose, di momenti delittuosi e spesso anche duri sul modo di concepire e di vivere una realtà serena e tranquilla.

Trovano spesso radici e succhiano, queste radici, la loro linfa in organizzazioni che sempre più diventano pericolose. Gli studi non sempre hanno dato piena contezza del fenomeno nel momento attuale, eppure ce ne sono stati.

L’azione repressiva dello Stato e anche qualche volta preventiva, di aiuto, l’azione dei magistrati non sempre risultano efficaci e calibrate al punto giusto. Spesso la nostra stessa regione sembra veramente asfissiata da questo morbo ed io dico sempre e ne sono convinto e mi aggrego con quanti hanno certezza che questa è una regione sana, una regione da tutelare, da difendere in tutti i modi perché il vero sangue di questa regione è un sangue e una storia di nobiltà, sacrifici e lavoro.

La Regione, in questo caso come ente istituzionale, ha il dovere e fa bene ad interrogarsi e periodicamente ad intrattenersi per affrontare e discutere, per cercare di porre le giuste direttive rispetto ad un processo di apparente disgregazione o se non altro di una disgregazione che all’esterno viene vista in un certo modo per cercare di riportare sulla giusta via il nostro modo di essere, la nostra convivenza sociale.

Non è un parlarci addosso ma è un segnale sociale, è un modo di dire che accanto a quella Calabria ce n’è anche un’altra che è la Calabria degli onesti, degli uomini che si adoperano, dei volenterosi, sicuramente dei più coraggiosi perché giorno dopo giorno espongono la loro serenità, la loro vita la tranquillità loro familiare al loro giudizio e alla valutazione di quanti invece vorrebbero creare momenti di difficoltà.

La Calabria deve sentirsi proprio da questi dibattiti rassicurata e non abbandonata. Ecco perché abbiamo condiviso da subito con la nostra parte politica, con l’Udc, con i miei colleghi la necessità che si aprisse immediatamente un confronto ed un dibattito. Non è tanto la testimonianza a Loiero che anzi oggi diventa il punto e l’occasione del dibattito quanto la necessità di lanciare forte un messaggio a tutti quegli amministratori, a tutti quegli uomini impegnati nella imprenditoria, a tutti quegli uomini onesti che giornalmente nel campo delle loro professioni, nella loro vita e nella loro quotidianità si confrontano con una realtà sempre più dura.

I calabresi non possono soccombere alla sindrome dell’abbandono, né chi governa deve avere il timore di vivere una condizione di solitudine nella quale il sangue degli uccisi senza alcuna colpa sia individuato e punito e quindi nella ingiustizia far seccare le radici stesse della speranza.

La speranza è il vero e unico sentimento che dobbiamo tenere aperto, la speranza perché dobbiamo cercare lì c’è il mondo della produzione, lì dove c’è una economia sana, la tutela maggiore anche delle nostre attività perché più che mai lo sfaldamento, questa forbice che si sta aprendo fra un’azione sana e delinquenziale nelle nostre zone tende a colpire e ad intaccare, soprattutto, le possibilità di sviluppo della nostra terra.

Lo Stato in questo ci deve essere vicino, non può assolutamente lasciare alla libertà di azione e all’abbandono completo quanti in questo territorio giornalmente si impegnano. Penso alle forze dell’ordine, ai magistrati, ai più laboriosi e attenti che giornalmente conducono in questa difficile realtà un’azione molte volte di frontiera.

Eppure spesse volte i Governi - quando dico i Governi mi riferisco a tutti i Governi di centro-destra e centro-sinistra -, i ministri – mi riferisco a tutti i ministri di centro-destra e centro-sinistra – all’accorato appello di quanti hanno chiesto aiuto e chiedono sostegno rispondono negativamente o sentono di non capire pienamente i messaggi che arrivano.

Non è più il tempo…

PRESIDENTE

Onorevole Nucera, le volevo ricordare che ha solo due minuti di tempo per articolare e concludere il suo discorso. Grazie.

Giovanni NUCERA

Tralascio il filo dell’intervento perché mi pare che in due minuti sia difficile dare senso e merito ad un intervento veramente che merita in questa circostanza e in queste occasioni più che mai un momento di attenzione e di riflessione particolare.

Per dire che sono d’accordo con quanto sosteneva prima il Presidente Bova allorché ci richiamava al senso di solidarietà delle parti e ancora di più con quanto in maniera più efficace abbia fatto il Presidente Loiero nel momento in cui ha rivolto l’invito a non strumentalizzare questo momento politico e all’unirci tutti all’unisono nella lotta alla mafia.

La lotta alla mafia è un valore e sui valori non ci possiamo dividere. Allora mi interrogo e mi domando: è stato sempre così in questa Regione, è stato sempre così in questo Stato, è stato sempre così nella reale volontà, in quella verità a cui lei ha fatto appello nell’intervento che ha fatto precedentemente? La risposta la lascio alle spalle, il suo appello noi lo cogliamo a piene mani.

Siamo convinti e sostenitori che l’unità delle forze può superare momenti di difficoltà non solo sul piano di una difficoltà soggettiva che la vittima di turno può avvertire, ma sul piano di una tranquillità che noi dobbiamo dare ai calabresi in virtù dei ruoli istituzionali che questi ci hanno assegnato. In virtù di una certezza che dobbiamo offrire agli imprenditori, in virtù di un’azione forte che loro conducono per riqualificare l’azione e il tessuto economico della nostra forza.

Allora la scuola, l’Università, il mondo delle professioni devono essere per noi un punto di riferimento certo e costante ma ancora di più lo devono essere nelle istituzioni nel momento in cui a queste chiediamo un maggiore rigore morale che può passare attraverso una serie di punti e passaggi e attenzioni particolari.

Io per un attimo, signor Presidente, mi permetto di lasciarlo a questo dibattito come un fatto propositivo. Lo feci già in un’altra occasione ma finì purtroppo in lettera morta.

Si parlò tanto della necessità di affidare i settori più delicati della vita pubblica, per esempio, e mi riferisco agli appalti, ai contratti, l’inizio e la fine dei lavori ad un’authority particolare. Si parlò tanto della necessità di far seguire ma per una tutela giammai per un commissariamento di compiti e di funzioni, per una maggiore garanzia, per avviare quel processo democratico.

Chiudo, Presidente, ma era troppo interessante il dibattito per poter smorzarlo nei tempi.

Chi si ricorda la battaglia che io feci contro il Regolamento: era proprio questo, collega Acri, ma soprattutto, amico Guerriero che mi hai anticipato, perché su queste cose credo che la Commissione antimafia si dovrà occupare in termini seri se veramente vogliamo che la macchina istituzionale regionale funzioni.

Si è parlato tanto della speculazione che si è fatta – Fortugno, fammi chiudere con un ultimo pensiero – per i 30 consiglieri con 30 “occupati”. Siamo stati oggetto di attenzione su tutta la stampa nazionale, ma io non vorrei – questo è un messaggio che lancio a me stesso – che le forze concentriche che si sono oggi appuntate sulle Regioni – non è una difesa a ciò che questa maggioranza ha voluto fare – si trasformasse in un indebolimento effettivo dei tessuti e della forza del decentramento che la Regione vuol fare.

Perché se è vero che Roma non deve più accentrare, è anche vero che Catanzaro deve incominciare a ragionare in questo decentramento.

Noi per tornare a questo argomento, amico Guerriero, in Commissione antimafia su queste cose ci dobbiamo confrontare. Ma per far questo abbiamo la necessità di essere credibili e la vera e prima credibilità ci deve arrivare da un Governo che deve recepire i messaggi che avvengono da questa parte e trasformarli in azione concreta ed operativa perché la Commissione antimafia, paradossalmente, non solo si deve assumere il grande ruolo della responsabilità di portare una moralizzazione complessiva all’interno del sistema istituzionale regionale calabrese, ma si deve anche assumere il compito di essere strumento così come nel dettato istituzionale della Commissione di confronto e di dialogo non solo col Governo, ma anche con le altre organizzazioni.

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Nucera.

Giovanni NUCERA

Concludo, Presidente, nel rinnovare anche a nome della mia parte politica, dei colleghi consiglieri, qualcuno lo farà ancora personalmente il nostro pieno sostegno e la nostra piena solidarietà al Presidente Loiero.

Voglio anche concludere associandomi purtroppo questa volta al lutto che ha colpito il collega Abramo, che oggi non è qui con noi ma avrebbe dato senza dubbio un contributo fattivo e operativo al dibattito che qui si sta sviluppando.

I tempi, Presidente, li dobbiamo risolvere non è possibile andare all’ammasso…

PRESIDENTE

Grazie, onorevole Nucera. Questo non fa parte dell’intervento, se vuol chiudere…

Giovanni NUCERA

Ho chiuso.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole La Rupa. Ne ha facoltà.

Franco LA RUPA

Onorevoli Presidenti, onorevoli colleghi, esprimo i sentimenti di sincera vicinanza e solidarietà miei personali e del gruppo “Popolari-­Udeur” ‑ che ho l’onore di rappresentare ‑ al Presidente Agazio Loiero e ai suoi familiari, per la brutale e assai preoccupante intimidazione subita.

La violazione delle residenze del Presidente Loiero, dove nei giorni scorsi sono state rinvenute tre buste contenenti allarmanti minacce di morte, è un metodo che tenta di colpire anche la tenuta psicologica e la serenità della sua famiglia.

Non era mai accaduto, finora, che un Presidente di Regione venisse fatto oggetto di così gravi atti intimidatori. E’ questo il segnale eclatante ed evidente di una criminalità organizzata spavalda che ha deciso di alzare il tiro, proprio perché con l’avvento del centro-sinistra al governo della Regione interessi corposi ed illeciti rimarranno senza “copertura” e garanzia.

Le ripetute intimidazioni a Loiero, che seguono a breve distanza quelle all’assessore Lo Moro e al Sindaco di Lamezia Terme, incarnano il simbolo delle contraddizioni di un territorio che alla voglia di riscatto ed all’ansia del cambiamento vede contrapporsi l’offensiva della criminalità nei confronti degli uomini delle istituzioni.

Il Consiglio regionale e la Calabria nella sua interezza esprimono una ferma e decisa condanna per questo grave e scellerato episodio, espressione di una logica aberrante attraverso la quale si tenta a tutti i costi di bloccare l’attività politica e amministrativa del nuovo governo regionale. Gesti delittuosi come questo, che offendono e feriscono la Calabria ed i calabresi che si identificano nei palpabile processo di rinnovamento avviato dal governo di centro-sinistra, non possono però che rafforzare la nostra determinazione.

Andremo avanti con maggiore impegno e determinazione, forti del consenso raccolto e della chiara volontà di tutti i calabresi che lo scorso aprile hanno inteso esprimere un forte segnale di rottura col passato e quindi di cambiamento.

Sicurezza e legalità, che rappresentano le necessarie pre‑condizioni per lo sviluppo del territorio, sono le questioni sulle quali continueremo a confrontarci con le forze politiche, sindacali ed il tessuto economico e sociale.

Abbiamo la responsabilità ed il dovere di costruire e ridare la speranza di un futuro migliore per le nuove generazioni.

Quella che abbiamo intrapreso e sulla quale continueremo tutti assieme ad impegnarci, è una battaglia di civiltà che con il Presidente Loiero continuerà a vederci impegnati in prima linea per l’affermazione di una autentica cultura della legalità. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Chiarella. Ne ha facoltà.

Egidio CHIARELLA

Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dei Liberal-democratici esprime solidarietà profonda al Presidente Loiero per quanto è accaduto.

Ci ha colpito positivamente il suo modo di reagire. C’è stata una grande serenità nel suo modo di porre all’attenzione dei calabresi quanto ha sofferto insieme alla sua famiglia e nello stesso modo da Presidente di una Regione come la Calabria ha voluto anche per l’occasione mandare un messaggio di speranza ancora più forte.

Quindi un Presidente che non abbassa la testa dinanzi alle intimidazioni ma che rilancia e che nello stesso tempo diventa fautore di nuove possibilità di sviluppo della Regione se è vero, come è vero, che lo stesso Presidente nella riunione di Santa Trada

PRESIDENTE

Le chiedo scusa, onorevole Chiarella. Chiedo ai colleghi di prestare attenzione e di non disturbare.

Egidio CHIARELLA

Grazie, Presidente, anche perché mi pare che il tema sia molto delicato e non pone bene per il Consiglio questa distrazione di fondo.

Dicevo che il Presidente Loiero forse nel momento in cui aveva compiuto un atto politico di alto livello a Santa Trada riuscendo a tessere una tela che altri in passato non avevano saputo o voluto fare, nel momento in cui si parla di perequazione solidale, nel momento in cui si parla di responsabilità oltre che di solidarietà, nel momento in cui la Calabria non si troverà davanti ad un deficit economico - che purtroppo era nell’aria -, nel momento in cui la Calabria ottiene un risultato importante con il suo leader primo, ecco che deve subire anche attraverso le intimidazioni allo stesso Presidente, un colpo duro e forte.

Ripeto che mi ha colpito in modo positivo la reazione dello stesso Presidente che non è venuto qui a piangersi addosso e a creare un clima di paure o di altro, ma ha chiesto ad alta voce la collaborazione di tutti per difendere la Calabria, che deve avere il concorso di tutte le forze politiche per le responsabilità che ognuno di noi ha in seno al Consiglio e in seno al nostro territorio.

Quindi una grande mattinata questa, direi, perché questo è un modo di far politica importante e positivo. Non si sfrutta un momento negativo per questioni personali, ma si rilancia con un tono di condivisione generale nei confronti di una ripresa, dell’immagine positiva di una Regione che purtroppo in questi ultimi tempi non ha per i mille attacchi concertati, direi, che a volte cadono come una mannaia sulla nostra terra.

Su questo dobbiamo allora fare quadrato perché ognuno di noi ha delle responsabilità, rappresenta migliaia di persone e questa Regione deve alzare la testa e sapersi difendere.

Il momento è arrivato e lo ha fatto il Presidente Bova anche l’altro giorno a Montecitorio nella riunione degli eletti. Il Presidente Bova, ha dato un messaggio molto forte e spero che i Presidenti del meridione facciano quadrato intorno alla provocazione positiva di Bova che chiede lo stralcio della devolution, che fa comprendere che è finita l’era in cui questa Regione può essere mandata all’ultimo posto.

In fondo Bova chiede con quell’intervento di guardare a noi popolo che non vuole solo una pacca sulle spalle o una economia derivata, ma vuole anche assumersi delle responsabilità per poter crescere e ridisegnare un futuro che secondo me può essere radioso.

In questi termini si fa politica e si sta tracciando veramente un nuovo percorso. Mi avvio alla conclusione sottolineando l’intervento del Presidente della Commissione antimafia, Guerriero, al quale io faccio gli auguri per un buon lavoro.

A lui suggerisco insieme all’assessore Principe di lavorare molto nella scuola, di incontrare i ragazzi. L’assessore Lo Moro lo ha fatto tante volte da sindaco della città, in una città dove è difficile a volte superare alcuni momenti.

Incontrarsi con le scuole, allora, legalità, responsabilità, partecipazione, altruismo sono termini che non possono rimanere sulla carta ma che vanno inseriti in un prospetto pedagogico o altrimenti ci prendiamo tutti in giro. Non possiamo risolvere noi da consiglieri regionali problemi che fanno parte dello strato culturale di un popolo.

Allora bisogna intervenire e la Commissione antimafia è sicuramente uno strumento che può diventare veicolo di questi valori eterni degli uomini in questa terra di Campanella che però pensa ad una “città del sole” ma che si trova nel buio a volte per l’arroganza di una mafia che non china mai assolutamente la testa e per una mentalità mafiosa, come dicono i nostri vescovi, che a volte è più forte – assessore Lo Moro – della mafia stessa. Perché non si controlla, perché diventa ragnatela a 360 gradi ed impone dei comportamenti che a volte vanno contro il vero cambiamento che un governo vuol attuare.

Finisco, Presidente, dicendo che forse oggi il Consiglio può dare un messaggio forte. Non vorrei che ci parlassimo addosso, ma dobbiamo essere consequenziali.

Nel mese di maggio io ho proposto un ordine del giorno. Vorrei che si prendesse e che fosse distribuito ai nostri colleghi. Si tratta di un ordine del giorno che chiede a questo Consiglio regionale di avere una condivisione comune perché la legge, voluta dal centro studi Lazzati che l’assessore Lo Moro conosce bene, e che interviene in materia di divieto, appunto di svolgere propaganda elettorale per le persone sottoposte a misura di prevenzione, una legge che è nel Parlamento della Repubblica firmata da diversi parlamentari: Nesi, Minniti, Loiero possa avere una corsia preferenziale.

Qui bisogna colpire coloro che non hanno sicuramente espressione, attività nel voto perché sono allontanati da questo diritto ma che comunque attraverso l’organizzazione delle campagne elettorali incidono profondamente sui risultati di un determinato contesto territoriale.

Allora il divieto di svolgere propaganda elettorale per le persone sottoposte a misura di prevenzione può sicuramente aiutare molto se si pensa che i sorvegliati speciali per mafia possono liberamente attuare una politica di propaganda elettorale a favore di questo o di quell’altro candidato.

E’ una legge che poi, in fondo, dà anche la misura di un modo di pensare di un consesso come quello democratico che noi rappresentiamo.

E’ un segnale, noi non possiamo approvare questa legge ma possiamo chiedere al Parlamento della Repubblica di disegnare una corsia preferenziale perché entro la fine della legislatura si dia questo segnale forte che è un segnale culturale anche al di là di tutto quello che ne consegue.

E’ un ordine del giorno che già il Presidente Bova voleva porre all’attenzione del Consiglio nella prossima seduta visto che oggi si parla di ciò che è successo al Presidente Loiero. Si parla di questa violenza inaudita che a volte avvolge la vita degli amministratori.

Quanti amministratori, consiglieri, sindaci o persone che fanno parte anche di questo Consiglio hanno subito violente intimidazioni e quante volte si è rimasti nella solitudine personale.

Ci sono le pacche sulle spalle, le strette di mano ma chiaramente dentro ti rimane un qualcosa che mai nessuno potrà farti superare.

Allora civilmente si risponde attraverso la legge, le norme che possono sicuramente intervenire dove la criminalità viene così disturbata. Questo è il segnale forte che può dare un consesso civile e democratico come quello che noi rappresentiamo.

Allora, Presidente, vorrei che quando lo ritiene opportuno nel momento magari in cui andremo a stilare un documento finale che sia condiviso da tutti perché quest’Aula viaggia nella stessa direzione io ne sono convinto, almeno su questi temi, vorrei che si approvasse anche questo ordine del giorno che impegna il Presidente del Consiglio Bova, il Presidente Agazio Loiero di trasmettere lo stesso atto ai Presidenti dei due rami del Parlamento, Casini e Pera, affinché sia concordata in quest’ultima fase della legislatura nazionale una corsia preferenziale per l’approvazione di un provvedimento legislativo che a mio avviso darà un segnale forte e direi anche di non abbandono e soprattutto dimostreremo che noi dinanzi a certi fatti non abbassiamo la testa, non dimostriamo di avere paura. Non rispondiamo in un modo fuori dal comune, direi, ma nella normalità e nella serenità del nostro compito istituzionale però siamo pronti a dare un grande segnale di speranza alle nostre popolazioni.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Chieffallo. Ne ha facoltà.

Leopoldo CHIEFFALLO

Signor Presidente, onorevoli colleghi, io a nome del gruppo del Nuovo Psi – il mio intervento non è né retorico né rituale – esprimo grande solidarietà, affetto ed amicizia che rinnovo ancora in termini più forti in questo momento al Presidente Loiero per il gravissimo episodio che ha colpito non Loiero in quanto persona – ma anche questo – ma Loiero in quanto massima carica della nostra Regione.

Così come faccio mio totalmente l’intervento del Presidente Bova che ha voluto porre accenti forti invitando l’Aula a ritrovarsi unita attorno a questi grandi temi della sicurezza, della lotta alla mafia e alla criminalità che deve essere fatta senza quartiere in modo particolare fissando canoni di attività politico-amministrativa forti per dare certezze alle nostre popolazioni deluse e spesso abbandonate.

Mi piace – ritengo di doverlo sottolineare – l’intervento di Loiero pieno di tensione ideale e morale e di grande onestà intellettuale. Ha parlato da calabrese ai calabresi ed è riuscito ad uscir fuori – ma lui lo sa fare molto di frequente – dal recinto di una maggioranza alla quale appartiene e ha fatto aleggiare in quest’Aula lo spirito libero di un uomo che vuole che questa Calabria migliori e cammini velocemente verso il rinnovamento.

In questo momento difficile della vita politica mondiale sappiamo e sapete tutti che il mondo è sgomento di fronte a questi atti terroristici che non risparmiano nessuno. Da bambini a donne, persone inermi, cittadini comuni, gente che ha la gioia di vivere che viene colpita così mentre va al mercato, mentre va a fare la spesa o mentre va a fare una passeggiata. Gente che ha bisogno soltanto di vivere la propria vita con grande normalità.

Un momento in cui il mondo è sbigottito rispetto a questi fatti io immagino, capisco e mi compenetro nell’ambito della vita familiare del Presidente quando la moglie o la figlia hanno avuto modo, autonomamente senza la presenza del Presidente, di ricevere le missive che portavano le minacce di morte.

Il quadro generale anche di carattere psicologico così negativo che noi stiamo vivendo ha aggravato ulteriormente uno stato di ansia, di tensione mettendo certamente paura.

A questa paura che c’è fa riscontro la grande presa di posizione del Presidente Loiero che sa scindere le due cose e che qui viene a parlare come uomo delle istituzioni, con la forza morale che lo contraddistingue volando alto e sia pure con le emozioni che il caso nell’animo di ognuno di noi ha saputo far esplodere incoraggia tutti ad andare avanti e così bisogna essere superando gli steccati che possono dividere anche in quest’Aula la politica e noi stessi.

Io accolgo questo invito, caro Presidente Loiero, e nel mentre rinnovo la solidarietà, l’amicizia carica di affetto voglio dire che ai sentimenti di vergogna e di rivolta morale che si avvertono perché questi criminali o i pochi criminali che ci sono fanno provare vergogna ai calabresi onesti di essere calabresi a volte, questo senso di impotenza deve essere vinto con una forte e maggiore fraternità e unità operativa.

Bisogna naturalmente accelerare quello che penso io, il processo di rinnovamento della Regione, il processo di rinnovamento civile di questa nostra bella ed amata terra.

Bisogna lavorare perché vi sia una crescita giusta e vi sia una crescita ordinata in questa nostra regione. Bisogna lavorare in modo particolare accentuando azioni di trasparenza nella vita amministrativa rifuggendo da nepotismi, da clientele e cercando di far affermare i diritti uguali per tutti perché all’esterno di questo palazzo si capisca che la più alta istituzione regionale è al servizio della collettività in termini imparziali, che non ci sono figli e figliastri privilegiati e non in questa nostra regione.

Bisogna muoversi in direzione della buona amministrazione, trasparente, efficiente ed attiva per rinsaldare un vincolo di stima e fiducia tra la gente e il palazzo, tra i partiti che il più delle volte non svolgono un ruolo in termini alti per come sono chiamati a svolgerli, è la collettività calabrese che viene guidata ed amministrata.

Questo è quello che penso, cari colleghi, e che quindi mi sforzerò per quello che potrò fare come gruppo socialista per aiutare la nostra regione ad uscire fuori da questo stato di disagio.

Va accolto l’appello accorato dei Presidenti Bova e Loiero, e da qui da questi banchi si elevi oggi l’indignazione più forte e la protesta morale più alta per quanto si è verificato. Cerchiamo tutti insieme con un supplemento d’animo maggiore, con un grande sussulto di dignità, amici e colleghi, di dare alla Calabria finalmente un governo organizzato, ordinato ed efficiente aiutandolo per quanto è possibile e continuando a dare prestigio all’istituzione Consiglio regionale a cui mi auguro la gente guardi per il futuro come baluardo per la difesa dei propri diritti.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Feraudo. Ne ha facoltà.

Maurizio FERAUDO

Signor Presidente, onorevoli colleghi, i gravi ed inquietanti atti intimidatori di cui è stata fatta oggetto la persona del nostro Presidente, onorevole Loiero, oltre a suscitare la nostra sentita solidarietà, costituiscono, purtroppo, un’occasione certamente non gradita per sollevare ancora una volta quella che il partito, che io ho l’onore di rappresentare ha sempre considerato una questione politica prioritaria.

La legalità, infatti, connota sin della sua nascita il Dna di Italia dei Valori.

La legalità, cari colleghi, è purtroppo per noi anche una condizione imprescindibile per un impegno politico sereno. Ma, al di là di ciò che ci tocca personalmente è ovviamente il rapporto fra istituzioni e società civile che va posto al centro di un dibattito che questo onorevole Consiglio, signor Presidente, dovrà affrontare con decisivo impegno.

La rivisitazione di questo rapporto fra società e politica, a mio avviso, si impone nel momento in cui diverse interpretazioni sui fatti cui abbiamo fatto riferimento creano una nebulosa e possibili criminali avalli a mezza voce.

L’esigenza di una sempre maggiore trasparenza sulle scelte di governo della nostra Regione così come emerge è sicuramente un primo ingrediente di un percorso che le istituzioni sono chiamate ad interpretare e che è nei fatti prima che nelle escogitazioni politiche.

Basterebbe pensare ai dati relativi alla recente consultazione referendaria per cogliere in sé i segni di un pericoloso scollamento tra istituzioni e società. Un fossato che se andrà ad approfondirsi creerà l’humus in cui alle minacce potrebbero seguire fatti ancora più criminali delle intenzioni.

Non possiamo restare fermi e attendere passivamente gli eventi.

Ecco, allora, cari colleghi, l’ulteriore necessità di far seguire ad una gestione trasparente della cosa pubblica, una comunicazione che possa soddisfare la sete di conoscenza dei cittadini.

I calabresi vogliono sapere anzitutto se chi fa politica la fa per sé o nell’interesse della società.

E’ questa un’esigenza legittima che non può essere più mortificata con le presunzioni ma non è legittima neanche la presunzione opposta. Ecco, allora che occorre accompagnare questo processo di informazione e comunicazione con la crescita del cittadino come persona.

Le minacce intimidatorie sono gravi fatti anzitutto di offesa alla persona che si vuole intimidire perché nel suo compito istituzionale non tocchi interessi, magari corposi, come è stato ipotizzato o altri interessi contrapposti a quelli generali.

Il problema, quindi, è complesso e di lunga soluzione, direi generazionale. Ecco dunque che occorre preparare le generazioni future al sentimento della socialità. Ciò esige tempi lunghi, tuttavia, ma non per questo da non perseguire.

Più che alla cultura di chi è già formato occorre puntare a formare, contribuire a formare nuove sensibilità e quindi nuove persone.

Magari incominciando dagli asili nido. E non è una battuta, credetemi perché la questione della legalità interessa tutti e non è appannaggio di questo o quello schieramento. La legalità è un qualcosa che unisce tutti.

Si tratta, cari colleghi, di elaborare un progetto culturale a lungo termine senza rinunciare, tuttavia, a misure che riguardano l’emergenza. Progetto dal quale emergano come essenziali ad ogni tipo di crescita alcune fondamentali direttrici. Forse occorrerebbe rispolverare il Max Weber della Repubblica di Weimar quando associava la gioia di vivere alla intelligenza e l’intelligenza al cuore.

Insomma è auspicabile secondo me che si eviti che le nuove generazioni siano formate da gaudenti senza intelligenza o di persone intelligenti ma senza cuore.

Scusatemi se questo mio intervento è stato anche un invito a riflettere, a ripensare lo sviluppo della nostra regione attraverso lo sviluppo del cittadino come persona. Ma senza eufemismi anche a questo era rivolto.

Grazie dell’attenzione.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Acri. Ne ha facoltà.

Antonio ACRI

Signor Presidente, quando nel 2002 abbiamo squarciato il velo su una situazione che non ha eguali nel resto del Paese abbiamo pensato che la denuncia, la coscienza di un fenomeno non più sottovalutabile, potesse rappresentare un buon argomento per indurre una reazione decisa.

Oggi che disponiamo dei dati del primo quinquennio che va dal 2000 al 2005, 342 casi di intimidazioni e di aggressioni a pubblici amministratori, 45 casi solo nei primi 7 mesi del 2005, oggi dobbiamo prendere atto che questa drammatica fenomenologia è la sola cosa, che va avanti, che non subisce flessioni.

A confronto della sua continuità, della sua sempre più abbondante semina di intimidazioni, la nostra capacità di risposta – bisogna avere la lealtà ed il coraggio di dire le cose - appare stagnante, non all’altezza della sfida e poco convinta.

Questo il dato che risalta più nettamente dagli attentati e intimidazioni agli amministratori locali calabresi. Esso colpisce con la stessa facilità, la stessa violenza, senza rallentare la sua corsa.

Gli esiti della risposta sono esigui, marginali e occorre darsi una risposta.

Il punto non è chiedersi come sta avvenendo in questi giorni se è la ‘ndrangheta o la “reattività sociale” come la chiama il Presidente della Commissione parlamentare antimafia. Il punto è la vitalità di questa condizione, da qualunque parte essa provenga, da qualunque cosa essa sia alimentata.

Il punto è che su di essa non si è riusciti ancora ad approntare una difesa valida o parzialmente valida.

I numeri, come dicevo prima, parlano chiaro e le risposte, allo stato, hanno fallito lo scopo.

Ciò che manca è una vera efficace concertazione. La sola espressione di solidarietà – che manifesto personalmente con grande affetto al Presidente Loiero e alla sua famiglia - sono i telegrammi, i comunicati stampa che inviamo agli amministratori colpiti. Ma il progetto di una risposta condivisa, consapevole è ancora in alto mare.

Ci siamo chiesti cosa potevamo fare come associazionismo calabrese per impedire che centinaia di casi annui, di atti intimidatori a danno di Sindaci, di assessori, di consiglieri diventassero una semplice statistica, una delle tante che caratterizza negativamente il nostro territorio.

Su questo tema la Regione, gli enti locali, le stesse comunità locali, devono assumere un nuovo ed attivo protagonismo. E’ stato già fatto in molte altre Regioni che non hanno così acuto il fenomeno della delinquenza organizzata comune dove il problema “sicurezza” non ha certo i connotati che vive la nostra terra.

Purtroppo da tempo l’appello delle associazioni autonomistiche e la nostra stessa disponibilità alla collaborazione non è stata colta.

Ci risultava incomprensibile ieri quando ero Presidente della più grande provincia calabrese e lo è ancora di più oggi incomprensibile, per me, in presenza del nuovo Statuto regionale che su questo tema, la carta regionale non spenda una sola parola, o un solo rigo.

Sembra inconcepibile che sul progetto di legge regionale numero 562 non ci sia stato un mimino di azione di concertazione, risultando, a nostro avviso, quel progetto di legge assolutamente inefficace ad affrontare il problema sicurezza urbana oggi in Calabria.

Vedete, cari colleghi, anche la distrazione con cui si partecipa a questo dibattito la dice lunga.

Io ho avuto una esperienza assai amara nel 2002 quando su problemi di questa natura in questo stesso Consiglio regionale alla presenza di tutte le istituzioni locali calabresi, non erano presenti più di 5-6 consiglieri regionali di maggioranza a quel dibattito a livello nazionale.

Perché la lotta alla mafia rivendica anche presenza e assunzione di responsabilità. Bisogna esprimersi per fare anche una lotta ed una battaglia contro la mafia.

Ci sono Regioni italiane – dicevo - che stanno sperimentando da almeno dieci anni politiche della sicurezza nelle città e già sono alla seconda stesura della propria normativa regionale, dove - come ha detto nei giorni scorsi il Presidente della Regione Emilia Romagna – “per molti Sindaci, confrontarsi e trovare un aiuto nel governo regionale è stato un elemento importante per far riemergere rapidamente il tratto di fondo delle nostre comunità. Darsi da fare e guardare con fiducia e apertura al futuro”.

Noi siamo stati chiamati da qualche mese a rinnovare il Consiglio regionale. Vogliamo sperare che questo argomento possa entrare a far parte pienamente delle discussioni e delle assunzioni di responsabilità della coalizione ma della maggioranza e dell’intero Consiglio regionale.

Lo chiedono, cari colleghi, ecco perché mi preoccupa e mi sconcerta questa disattenzione e questa disaffezione al dibattito. Lo chiedono soprattutto i tanti Sindaci, i tanti amministratori calabresi che fanno sempre più fatica a reggere il peso di una responsabilità che, su questo tema, appartiene a tutti.

Potrebbe persino apparire surreale dover motivare il perché di un impegno sulla sicurezza in una regione come la nostra. Tuttavia, riteniamo importante porre alcune basi metodologiche e concettuali che mettano in discussione una filosofia ormai anacronistica e superata ma ancora prevalente che, a nostro avviso, può addirittura apparire dannosa.

Bisogna abbandonare il paradigma del deficit.

La questione della sicurezza non deve avere più l’ombrello protettivo e giustificatorio di un meridionalismo che ha visto sempre altrove le responsabilità e che ha sposato il paradigma del deficit per cui questo stato di cose è sempre frutto di qualcosa che manca: il lavoro, lo Stato, le opportunità.

Vedete, colleghi, su questo occorre essere chiari: la ‘ndrangheta non dà lavoro, lo distrugge.

Chiediamo alle decine di imprenditori che hanno visto e vedono ancora oggi andare letteralmente in fumo, mezzi, capannoni, attività.

Gli episodi ultimi che non sono più la metafora ma la visione concreta di una criminalità che non vuole che il territorio produca qualcosa se non violenza, men che meno diritti per chi lavora, libertà sindacali, diritti di cittadinanza.

La mala politica può produrre mafia. Occorre prendere atto che una infrastrutturazione sociale importante è la qualità della politica. La politica può produrre mafia nel senso che può concretamente contribuire al suo sviluppo assicurando l’impunità, consentendo attività in collegamento con le istituzioni e con l’erogazione di denaro pubblico, attraverso l’istituzionalizzazione di metodi mafiosi, delegando il contributo alla formazione delle rappresentanze istituzionali o alla raccolta e al controllo dei voti.

Bisogna spezzare il patto generazionale. Dobbiamo avere la consapevolezza che se la criminalità risulta una presenza plurisecolare e organizzata nella nostra Regione, è perché in quell’ambiente il ricambio generazionale ha funzionato e funziona ancora.

Al contrario noi non siamo riusciti a spezzare questo patto generazionale che lega la ‘ndrangheta con le fasce di età. Ed è proprio su questo tema che si può intervenire con efficacia chiamando tutte le istituzioni, civili e democratiche, scuole, associazionismo, chiesa, ad un impegno eccezionale.

Anche per questo il tema della sicurezza non può essere ridotto esclusivamente al problema dell’ordine pubblico. In questo senso le forze di polizia sono soggetti necessari ma non sufficienti nella tutela e promozione della sicurezza.

La tutela del “bene pubblico sicurezza” deve quindi trovare il concorso coordinato delle istituzioni che possono garantire anche una legittimazione “dal basso” del governo della sicurezza.

La domanda sociale inevasa di sicurezza rischia sempre più di tradursi in un rimprovero a chi ha responsabilità di governo, a partire dal livello locale. Di intensificare l’alienazione della società civile dalle forme della partecipazione democratica alla vita pubblica; di minacciare la debole comunicazione sociale tra cittadini e cittadini, tra cittadini ed istituzioni, di ridurre ulteriormente le motivazioni di impegno verso la cosa pubblica.

E perché queste condizioni non si realizzino è necessario che su una questione così nodale ci sia, da parte delle istituzioni democratiche, prova convincente di volontà di presa in carico e di capacità di soluzione.

Concludo, Presidente, dicendo che per quanto concerne il nostro impegno noi nei prossimi giorni avanzeremo una duplice proposta.

La prima è che si investa sui contratti di sicurezza che sono ben altra cosa rispetto ai patti di legalità o ai comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduta dal prefetto.

Il problema è di costruire anche nella nostra Regione, una alleanza tra regioni e comuni calabresi, una alleanza basata sul riconoscimento della centralità delle autonomie locali nelle politiche di sicurezza urbana.

Questa idea-forza è collegata alla certezza che la sicurezza, forse anche la riduzione della criminalità in quanto tale, è il risultato di un’azione di governo ampio, nella quale entrano in campo le competenze di tutte le articolazioni della Repubblica, come recita ora la Costituzione, cioè: Stato, Regioni, Province e Comuni.

Un’azione di governo che non si chiude in sé stessa, ma che scommette sulla vitalità delle comunità locali, attraverso l’attuazione del decentramento sul quale non si possono perdere ulteriormente tempi e su una rinnovata capacità di apertura della nostra società, sull’impegno anche diretto dei cittadini.

La seconda proposta e la ringrazio per la pazienza e per la tolleranza del tempo, Presidente, riguarda direttamente i Comuni che ogni anno nella nostra Regione, investono per servizi e opere pubbliche circa 500 milioni di euro.

Si tratta di impedire che questa mole di denaro possa “ingrassare” le, imprese criminogene e, al contrario, debbano dare spazio, invece, alle imprese sane.

Per questo, sulla scia di una esperienza che sta prendendo piede già in alcune realtà, e che dal punto di vista giuridico è assolutamente corretta, avendo superato il vaglio già di alcune sentenze del Consiglio di Stato e dell’Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici, chiederemo ai Comuni di inserire tra le clausole contrattuali degli appalti, il cosiddetto Patto di integrità.

Un complesso di regole comportamentali dirette a garantire il corretto svolgimento delle gare, e inibire le infiltrazioni mafiose e criminose nel settore degli appalti pubblici.

La novità di questo strumento è che, al contrario dei protocolli di legalità, si inseriscono responsabilità di ordine patrimoniale e giuridico per coloro che non rispettano le previsioni sottoscritte.

Gli strumenti attraverso le Commissioni consiliari ci sono, bisogna manifestare forte determinazione e forte volontà.

Credo che servano anche le manifestazioni di solidarietà che noi esprimiamo ogni qualvolta si verificano casi di intimidazioni e di attentati credo che servano di più, però, opere e comportamenti di prevenzione.

Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Giamborino. Ne ha facoltà.

Pietro GIAMBORINO

Signor Presidente, avrei voluto che il mio primo intervento in questa nobile Aula fosse incentrato e quindi possibilitato in tutt’altra materia.

Tuttavia gli eventi ci costringono ad intervenire, a dire quello che è il nostro pensiero e il pensiero della parte dei calabresi che noi qui, signor Presidente, rappresentiamo.

E’ bello e piace sottolinearlo prendere la parola in quest’Aula che a buon motivo e a giusta ragione porta il nome di un calabrese che il Presidente Loiero bene faceva…

PRESIDENTE

Chiedo scusa, onorevole Giamborino.

Cortesemente prego di far silenzio in Aula.

Pietro GIAMBORINO

Tentavo di dire, signor Presidente, che bene faceva il Presidente Loiero quando indicava Tommaso Campanella come uno dei calabresi migliori, primo di questo secolo.

Egli era riuscito ad immaginare in tempi assai lontani la “Città del Sole”. C’è una utopia che ancora oggi non si è realizzata ma è una premonizione, una indicazione all’interno della quale l’uomo deve cercare sempre e comunque di guardare come ambizione di una democrazia possibile, raggiungibile e quindi completa.

Signor Presidente, il Presidente Loiero piace sottolinearlo – almeno così appare – spesso individua e cita la cultura anglosassone come modello di democrazia quasi compiuta.

Noi ci permettiamo di aggiungere e ci piace immaginare, ripeto, che il Presidente Loiero intenda la seguente cosa.

La democrazia è tale solo se condivisa, signor Presidente, e può essere condivisa, ed entro nel tema, solo se è partecipata. Ed a me pare che il Presidente Loiero e mi rivolgo ai colleghi della opposizione, della minoranza, come si voglia dire, comunque rappresentanti di una grandissima parte dei calabresi, il Presidente Loiero tendenzialmente tende a raccogliere consigli, ad ascoltare e quindi a cercare di raggiungere una democrazia possibile per lo più o nella stragrande maggioranza condivisa e quindi partecipata.

Il Presidente Loiero chiede, se non abbiamo capito male, e colgo l’occasione di ringraziare il capogruppo del mio Partito che mi ha dato questa possibilità di parlare anche e soprattutto a nome del gruppo. Quando Loiero invoca una politica libera, unita ed unitaria nell’espressione di un fenomeno odioso come quello che ha consumato questa vicenda nei confronti della famiglia Loiero, del Presidente Loiero e quindi conseguenzialmente nei confronti di tutti noi e nei confronti in conclusione di tutti i calabresi.

Vedete, solo una politica libera, signor Presidente, siamo convinti può arrivare alla conclusione di mettere argine ad una cultura perversa che in questo caso ha guidato un’azione vile.

Questi capiranno che né Loiero, né la Calabria hanno voglia di arrendersi né – ove mai dovessero volerlo – sono in condizioni di poterlo fare per l’assunzione di responsabilità di principio che si fa nel momento in cui ci si candida ad essere rappresentante dell’intera Calabria.

Io, vedete, voglio aggiungere una nota sulla quale, assolutamente, non ho certezze né vuol essere una verità assoluta, signor Presidente.

Ed è la seguente: credo che la criminalità organizzata così individuata che è la ‘ndrangheta calabrese probabilmente questa volta o in questa occasione – e di questa critica, di questo mio modo di pensare me ne assumo la responsabilità – probabilmente non ci azzecca nulla.

Allora la cosa è ancora più grave, signor Presidente, perché vuol dire che ci sono culture perverse in questa nostra regione martoriata ma bellissima che ritengono attraverso la minaccia di poter raggiungere risultati che ormai sono in corsa e che nessuno può più fermare.

Sento che ognuno di noi, signor Presidente, ha in animo di fare tutto quello che è necessario, costi quel che costi, indipendentemente dalla utilità.

Questo diceva Alcide De Gasperi alla fine della giornata; si domandava soprattutto non su quello che era riuscito a raggiungere o a fare, ma se avesse potuto fare di più, e questo lo tormentava.

Io credo che in questa vicenda la politica calabrese, la politica nazionale abbia fatto per intero il suo dovere, se sono veri – come risulta a tutti – gli attestati unanimi che giungono nel Paese al rappresentante dei calabresi, ad Agazio Loiero: il Presidente Casini, il ministro Pisanu, Prodi, l’onorevole Fassino, l’onorevole Rutelli, Presidente del nostro partito ed anche il Presidente emerito Cossiga, tutti insieme che gridano ai calabresi “forza, siete sulla strada giusta, ce la potete fare”, “forza, Agazio Loiero”, dice Cossiga.

Veda, signor Presidente, un’altra considerazione – e volutamente non sarò organico perché non potrebbe essere altrimenti per rispetto a questa Assemblea, perché tutti devono poter esprimere il proprio pensiero –: quando la minaccia “tocca”, coinvolge, come in questo caso, la famiglia, allora la cosa diventa più triste, ancora più grave, per quello che ci riguarda, e ritengo davvero, in questo momento, di poter interpretare i sentimenti di tutta l’Aula e di tutti i calabresi. Allora vogliamo dire la seguente cosa: la famiglia è un valore assoluto, il valore principe della nostra vita. In questa direzione, a bassa voce, ma forte, diciamo che nessuno ha il diritto di alzare gli occhi su tale valore che definiremmo religioso.

La Calabria denuncia, e il Presidente Loiero da più parti…

PRESIDENTE

Potete fare silenzio in Aula?! Mi pare che l’argomento abbia una grande importanza, quello che è stato minacciato è stato il Presidente della Giunta regionale, ma non solo lui, la sua famiglia, ma ritengo tutti i calabresi. Quindi tutti noi ci dobbiamo sentire offesi da quanto è successo ed ascoltare con attenzione gli interventi dei colleghi per farne tesoro, per poi redigere, alla fine, un forte documento che ci auguriamo sia – e sicuramente lo sarà – unitario.

Pietro GIAMBORINO

Signor Presidente, la ringrazio. Vorrei aggiungere che il Presidente Loiero, ormai da tanto tempo, denuncia in modo democratico e civile l’avversità di alcune testate giornalistiche nazionali, nei confronti delle quali noi, in genere, nutriamo grande attenzione, grande ammirazione, se è vero che la stampa divulga e promuove le notizie e, così facendo, mette sotto una sfera di cristallo la politica e, facendo informazione, fa democrazia. Ma Loiero dice: “Perlopiù sono uomini che non conoscono la Calabria, ma che soprattutto non conoscono la storia della Calabria e dei calabresi”.

La storia della Calabria non è solo quella che si tenta di far passare nell’immaginario collettivo del Paese, ma è probabilmente, e certamente nella sua stragrande maggioranza, quella terra eccezionale e bellissima che i viaggiatori inglesi, tedeschi e francesi dopo descrivevano in meravigliosi romanzi: alcuni dicevano che questa terra era una terra delle meraviglie, tanto erano folgoranti le bellezze del nostro mare, tanto i nostri boschi erano importanti nella loro rigogliosità e nel loro essere verdi e le nostre colline ricolme – aggiungevano – di secolari uliveti. Probabilmente tutti insieme, signor Presidente, dobbiamo impegnarci acché l’immagine della Calabria sia questa, perché questa, secondo noi, è stata, questa è – ripeto – nella stragrande maggioranza dei calabresi.

Presidente – e qui apro una brevissima parentesi – nel suo intervento – e questo non esula, non stride con quello che ha detto – ha parlato volutamente e si è soffermato sulle leggi che stiamo o che abbiamo in itinere, leggi ordinarie o speciali che siano. Per quello che ci riguarda – chiedo scusa al mio capogruppo e lo ringrazio per questa possibilità, l’amico Enzo Sculco – accogliamo l’invito e ci riserviamo, naturalmente, solo eventualmente di portare contributi anche in questa direzione.

Signor Presidente, è nostra ferma convinzione che la Calabria, quella onesta del 99,9 per cento, può farcela, ma questo non vuole essere un imperativo di circostanza. La Calabria non può farcela. Se la politica sarà unita, se sarà univoca almeno sulle strade maestre che abbiamo la necessità di tracciare, la Calabria deve farcela, non può sottrarsi, non può relegare o restituire ai nostri figli una Calabria che non possa farsi apprezzare nel mondo, come ha fatto in passato, attraverso la sua storia e il sacrificio dei suoi uomini, dei suoi lavoratori, attraverso l’insegnamento che ha dato anche attraverso la comunità scientifica, alla quale partecipiamo con decine di personaggi importanti e di premi Nobel.

Davvero voglio concludere, dicendo e sottolineando un aspetto che in questa campagna elettorale tutti abbiamo invocato, e di questo credo che l’opposizione dovrebbe farsi anch’essa portatrice, per come intravedo, di un nuovo meridionalismo.

Agazio Loiero lo fa, lo sta facendo molto bene, l’incontro di Villa San Giovanni lo ha confermato, lo ha sancito, allora perché non sottolinearlo? Forse, signor Presidente, è questo stile di vita, questo stile di questo intero Consiglio, è il modo di porsi, politico, di Agazio Loiero che ha colpito negli interessi le culture perverse che allignano nella regione Calabria e che non è solo la criminalità organizzata. Certo, è il pudore principale, ma credo che il Presidente Loiero e il suo esecutivo, la maggioranza che lo sostiene e questo Consiglio, che devo dire nella sua interezza si oppone in modo puntuale, ma corretto e spesso anche costruttivo

Io potrei parlare da buon democristiano – mi perdoni, mi è sfuggito – da moderato, da cattolico impegnato in politica per altre due ore e – ripeto – il rispetto, tuttavia, che nutro per l’argomento e per le istituzioni che ognuno di noi rappresenta mi consigliano, probabilmente, di mettere fine a questo intervento, dichiarandomi convinto, a nome mio e soprattutto dei miei colleghi del gruppo della Margherita-Democrazia e libertà, che davvero tutti insieme, se la politica riuscirà a liberarsi e a tracciare quelle strade maestre che mi permettevo di indicare, certamente la Calabria ce la farà, i calabresi ce ne saranno grati e la storia apprezzerà questo nostro sacrificio.

Presidenza del Presidente Giuseppe Bova

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Fedele, ne ha facoltà. Si prepari l’onorevole Tripodi Michelangelo.

Luigi FEDELE

Ha fatto bene a dire “si prepari l’onorevole Tripodi”, perché il mio sarà un intervento molto breve. Tra l’altro, meno male che non ci sono telecamere in questo momento in Aula, perché si vedrebbero i banchi della Giunta semivuoti, in modo particolare si noterebbe l’assenza del Presidente della Giunta, quando i colleghi che fino adesso sono intervenuti su un tema che certamente riguarda la Calabria e i calabresi, ma non dimentichiamo che il motivo principale è perché queste intimidazioni sono avvenute al Presidente della Giunta. Non per fare polemiche, ma quando mancava – e molte volte lo ha fatto – il Presidente Chiaravalloti, l’opposizione diceva le stesse cose. Sembra un film che abbiamo visto, però poi, cambiando l’ordine degli addendi, il prodotto non è cambiato! Ma l’argomento di oggi ha una valenza più importante, non è nemmeno il bilancio della Regione, che è importantissimo, quindi credo che la presenza di una parte della Giunta, o almeno del Presidente, sarebbe – non per me, perché io sto per terminare – sicuramente importante in Aula.

Sto per iniziare questo breve intervento dalla parte finale dell’intervento del Presidente Loiero, che onestamente non ho condiviso: aveva iniziato in un certo modo, parlando della Calabria, dei problemi della Calabria, dei calabresi, delle difficoltà dei calabresi illustri, degli emigrati che sempre abbiamo ricordato in questo Consiglio regionale e ai quali siamo sempre stati vicini, dei problemi che attanagliano questa nostra regione, di uno sforzo unitario che bisognava fare. Quell’ultima parte, quegli ultimi cinque minuti non credo siano stati opportuni in una giornata come questa perché, come più volte in questi giorni è successo, sulla stampa l’abbiamo letto, anche in televisione, alcune affermazioni che lasciano quasi pensare, dette da Presidente e dai suoi portavoce, che quello che è successo al Presidente sia opera quasi dello spoil system, credo che su questo – l’abbiamo detto anche ieri in campagna elettorale – bisognerebbe andarci piano, perché il Presidente dice “è successo questo forse per questo rinnovamento che vogliamo fare in questa Regione”. Che “vorrete”, ma per adesso questo rinnovamento non si vede. Se il rinnovamento è il cambiare alcuni dirigenti e direttori generali, allora credo che siamo un po’ lontani dal rinnovamento che i calabresi si attendono! Allora evitiamo di dire queste cose.

E anche quel consegnare le carte ai giornalisti da quattro mesi sulle consulenze della Giunta Chiaravalloti. Io non so se è vero, ma penso sia vero che si sono spesi 500 mila euro di consulenze, penso sia vero che la Giunta l’abbia potuto fare, se il Presidente Loiero lo dice, ma non andiamo a dire quante già ne stanno facendo! E anche quei fantomatici, famosi – e pare che siano scomparsi – sottosegretari non sono una spesa, tre assessori in più?!

Lasciamo stare queste cose, allora, cerchiamo di evitare queste polemiche, giusto oggi che credo l’argomento sia di un’importanza maggiore, perché altrimenti se andiamo a discutere delle consulenze e delle non consulenze…!

E anche la questione morale: mica l’abbiamo sollevata noi dell’opposizione! Sui giornali nazionali è scoppiata questa questione non voluta da noi, che non condividiamo, se volete sapere come la penso, perché è stata eccessiva questa presa di posizione contro la Calabria e contro i calabresi, perché alla fine non si tratta del Consiglio regionale o dei consiglieri, si tratta della Calabria e dei calabresi e il danno di immagine che ne abbiamo avuto in quella occasione e in questa occasione con queste intimidazioni al Presidente Loiero difficilmente riuscirà ad essere cancellato dalla mente degli italiani, e non solo degli italiani, per quello che è successo e per l’immagine negativa che questa regione dà di sé, ma che non è quella vera.

Allora evitiamo, anche in questo caso, le polemiche e cerchiamo di pensare alle cose positive, perché poi il quasi quasi far pensare che quanto succede è quasi colpa dell’opposizione, non credo sia opportuno. Invece – ripeto – ho apprezzato veramente l’intervento del Presidente del Consiglio regionale, l’onorevole Bova, e visto che è arrivato adesso il Presidente della Giunta, la prima parte dell’intervento del Presidente della Giunta, perché questi sono temi che condivido, Presidente Loiero, non riguardano lei oggi, riguardano tutti e non solo tutti quelli che siamo qua dentro, che vi posso assicurare, anche se non si sa, molti di noi o molti di voi hanno avuto problemi di questo tipo, perché purtroppo questi sono problemi che toccano la Calabria, ma ai quali problemi dobbiamo ribellarci e dobbiamo farlo uniti, in uno sforzo unitario, in uno spirito unitario sicuramente, perché altrimenti non riusciremo a dare risposte.

Anche la poca attenzione, molte volte, al dibattito dipende da questo, è una scarsa sensibilità. Oggi è successo al Presidente Loiero, domani può succedere al consigliere Fedele e, Presidente Loiero, io la capisco veramente, perché tra l’altro anche i problemi che toccano la famiglia, perché quando le famiglie sono interessate da questi problemi, chi non ha vissuto non sa cosa vuol dire, quindi veramente le siamo vicini in questo momento perché capiamo il problema che lei ha e la sua famiglia, pur dovendo mantenere e andare avanti in un’attività che certamente non si può fermare, che è ancora più difficile portare avanti, però evitiamo e mettiamo un punto con oggi, magari, a queste polemiche, cerchiamo di costruire insieme il futuro di questa regione.

Noi l’abbiamo detto più volte anche come opposizione: sui temi importanti consultateci, siamo disposti e disponibili, è anche nostro dovere dare il nostro contributo, ma sul resto, chiaramente poi il vostro programma portatelo avanti da voi, non possiamo essere noi a farvelo portare avanti e mi auguro che da settembre, dalle riprese dell’attività vera, non solo del Consiglio, ma anche della Giunta, si possa iniziare quell’opera veramente di rinnovamento, che ancora – dicevo prima – non si è visto, di questa nostra Regione. Noi non saremo dispiaciuti se la Regione va bene, Presidente Loiero, se le cose cominciano a funzionare, se cominceranno ad andare meglio, perché possiamo fare un discorso veramente gretto, di parte politica. Noi non siamo abituati a queste cose, come non lo siete nemmeno voi. Se la Regione comincerà a funzionare, noi saremo i primi ad applaudire.

Io ho apprezzato – e lo dico adesso perché lei è tornato in Aula – il fatto che i Presidenti delle Giunte si siano visti in Calabria a Santa Trada, anzi come reggino le sono anche grato per questo, perché ha scelto un posto molto bello che ha lasciato anche a questi nostri ospiti un’immagine positiva di questa regione, e di questo la ringrazio perché è veramente un fatto positivo. Anche il risultato ottenuto, che certamente è opera sua, ma non solo sua, ma è un’opera collettiva che, alla fine, dà dei risultati positivi anche per la nostra regione.

Mica noi vogliamo nasconderle queste cose! Su questo siamo pronti anche a darvi il plauso quando è giusto che ci sia. Certo, diciamo pure che molte Regioni del Nord, a cominciare dalla Lombardia, hanno fatto anche la loro parte in questo momento – e lei lo ha ribadito – perché, se non ci fossero state Regioni del Nord come la Lombardia in primis, che ancora – almeno in questi anni – sarà governata dal centro-destra, non avreste raggiunto questo risultato, che inizialmente partiva – e lei, onestamente, l’ha ricordato – da un decreto fatto non dal centro-destra ma dal centro-sinistra, cui lei aveva votato contro.

Quindi su questi temi importanti cerchiamo di discutere su queste cose, sulle cose importanti e sull’argomento di oggi, che certamente non ci deve vedere abbassare la guardia.

E noi già l’anno scorso in Consiglio regionale, proprio in un’occasione come questa, cioè quando alcuni consiglieri regionali, assessori, molti imprenditori, ma anche alcuni sindaci erano stati toccati direttamente da questi problemi, abbiamo voluto istituire la Commissione regionale antimafia, che è nata sulla spinta anche – diciamolo pure – forse emozionale, ma è nata anche allora, perché pensavamo e pensiamo che il Consiglio regionale si debba occupare, in prima persona, direttamente di queste problematiche, non possiamo demandarle agli altri. Noi abbiamo le nostre responsabilità, non solo noi, ma certamente non possiamo tirarci indietro. Né pensavamo e pensiamo che la Commissione regionale antimafia possa risolvere i problemi della criminalità in Calabria, ma certamente servirà a tenere alta l’attenzione, a sensibilizzare le altre istituzioni.

E anche quando il Presidente Bova diceva che sarebbe bene – e io sono d’accordo con lei – convocare a settembre, ottobre, una Conferenza regionale degli enti locali, certo, è una cosa importante perché tutti gli enti locali, dalla Regione in giù, devono essere sensibilizzati su questo tema, non pensando che una cosa oggi succede a un Comune e all’altro non succede, perché purtroppo può succedere a tutti. Allora solo con l’unità, solo col dialogo e con la collaborazione credo si possano raggiungere dei risultati.

Certo, noi siamo la massima assise e, da questo punto di vista, dobbiamo dare sicuramente l’esempio in questo caso. Anche in questa occasione siamo vicini – l’abbiamo detto più volte – al Presidente Loiero, ma vorremo essere anche propositivi.

Io mi auguro che si possa trovare insieme oggi anche un discorso unitario, un documento comune di condanna sicuramente a questi atti, di condanna alla criminalità, ma anche insieme trovare qualcosa di propositivo che possa dare maggiore speranza, maggiore fiducia ai nostri stessi corregionali, agli stessi calabresi che, molte volte, in silenzio hanno questi problemi, li soffrono, li superano con difficoltà, altre volte purtroppo non riescono nemmeno a superarli, pagano anche con la vita su questi temi e su questi problemi ed il loro impegno, dovremmo essere vicini anche a loro. Io credo che, da questo punto di vista, il Consiglio regionale oggi possa uscire con un documento unitario che, almeno, se non altro, dia maggiore fiducia ai nostri calabresi e ai nostri concittadini.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi Michelangelo. Ne ha facoltà.

Michelangelo TRIPODI, assessore all’urbanistica

Presidente, la ringrazio e saluto i colleghi consiglieri.

Ho chiesto di intervenire perché credo che questa sia una seduta importante, oserei dire anche solenne, del Consiglio regionale e, per la verità, ritengo che questa seduta meriti – e mi auguro che nel corso del suo svolgimento questo elemento sarà recuperato – un grado elevato ed una capacità di affrontare il tema con la tensione e la consapevolezza che sono adeguati al problema.

C’è l’esigenza di affrontare, così come si sta facendo in questo Consiglio regionale, una discussione che non è ordinaria – voglio sottolinearlo questo aspetto – non è un dibattito ordinario quello che si svolge qui oggi nella seduta del Consiglio regionale, perché quello che è avvenuto nei giorni scorsi non ha precedenti e credo che, probabilmente, ancora non abbiamo metabolizzato fino in fondo la gravità della intimidazione molteplice, articolata ed organizzata anche scientificamente, quindi tanto più allarmante e preoccupante, che è stata condotta contro il Presidente della Regione Agazio Loiero, un attacco senza precedenti: mai il Presidente della Regione Calabria ha subìto un’intimidazione di questa natura nella storia della istituzione regionale da trentacinque anni a questa parte ed è ancora più grave che tutto questo avvenga dopo pochi mesi dall’avvio di un’esperienza di governo nuova nella Regione Calabria.

Allora in modo sommesso, con toni anche contenuti, certamente non immaginiamo né pensiamo che quello che sta accadendo e che è accaduto sia frutto solo di un fatto occasionale o fortuito, evidentemente c’è qualcuno che si è armato, si è organizzato, ha deciso di porre e di portare avanti un’intimidazione così pesante e così forte, ma lo ha fatto – io credo – perché, nel quadro e nel contesto di una Regione che ha subìto e subisce una escalation senza precedenti che colpisce la democrazia, attacchi ai sindaci, agli amministratori, ad imprenditori, ad esponenti politici, a liberi professionisti, ovviamente oggi arriva al vertice, all’apice delle istituzioni regionali.

L’attacco, dunque, al Presidente della Regione lo considero un grave attacco alla Calabria e noi così dobbiamo leggerlo, perché Loiero rappresenta oggi la Calabria, il popolo calabrese che si è messo in marcia per il cambiamento e che qualcuno, evidentemente, vuole ostacolare in questo processo di rinnovamento che si vuole portare avanti, perché vengono colpiti interessi, vengono messi in discussione incrostazioni consolidate, equilibri, gruppi, lobby di affari che si erano, in qualche modo, annidati nell’ambito della macchina e della Regione Calabria.

Allora io sono convinto – l’ho espresso già personalmente, ma anche a nome del partito che rappresento nel Consiglio regionale, il partito dei Comunisti italiani – che è giusta questa reazione, è stato giusto che il Consiglio regionale discutesse ed è giusto che si discuta in modo anche solenne, quando si affrontano temi di questa natura, ed è giusto anche tentare di fare uno sforzo per costruire una conclusione unitaria della seduta del Consiglio regionale, perché certamente l’impegno per la sicurezza, per la legalità contro la criminalità organizzata per costruire una nuova Regione ci deve accomunare tutti, deve vedere insieme nel perseguire questi obiettivi la maggioranza e l’opposizione. Io sono convinto che, sotto questo aspetto, uno sforzo importante deve essere compiuto nell’ambito di questa seduta, sapendo che noi dobbiamo lavorare e dobbiamo impegnarci perché la Regione possa portare avanti il processo che è stato avviato.

Personalmente, ho sollecitato e sollecito il Presidente Loiero ad andare avanti, a non farsi intimidire da queste minacce, a proseguire nell’azione importante, sicuramente incisiva ed efficace che il governo che lui sta presiedendo e dirigendo vuole portare avanti. E sono convinto che alcune cose non avvengono per caso: quando il Presidente Loiero faceva riferimento ad alcune vicende, ad alcune situazioni, sicuramente non lo faceva a caso.

Non credo che – come diceva adesso l’onorevole Fedele – questa Giunta regionale e il Presidente Loiero non abbiano prodotto alcun cambiamento, non lo credo proprio, anzi debbo dire che, personalmente, ho trovato molto sconcertante il fatto che ieri l’opposizione abbia deciso di fare una conferenza stampa per…

Luigi FEDELE

Ne ha fatte lei, onorevole Tripodi…!

Michelangelo TRIPODI, assessore all’urbanistica

…per salutare trionfalisticamente il fatto che il Governo Berlusconi, su proposta del ministro La Loggia di Forza Italia, abbia deciso di impugnare alla Consulta un provvedimento legislativo approvato da questo Consiglio regionale in questa legislatura. Personalmente, lo considero un atto politico di un Governo che ha uno schieramento ed una maggioranza di centro-destra e che, nell’esercizio del governo – e questo è grave – quindi nell’esercizio di una prerogativa istituzionale, utilizza la funzione istituzionale per colpire un altro livello istituzionale, una Regione che ha deciso con il proprio Consiglio regionale, nella propria autonomia, di darsi una legge e di procedere in un certo modo. Quello lo considero un fatto grave, considero grave l’interferenza del Governo e considero molto più grave che il centro-destra calabrese abbia deciso, addirittura, di salutarlo come un fatto trionfalistico.

Personalmente, non ho mai avuto dubbi, se vuole saperlo, che il Governo avrebbe impugnato quel provvedimento, come sono convinto ne impugnerà altri fino a quando ci sarà questo Governo regionale, perché quel Governo agisce su mandato politico, non su iniziativa di carattere istituzionale. Quindi era scontato, me l’aspettavo, non ho avuto nessuna sorpresa che il Governo abbia deciso di impugnare alla Consulta la legge sullo spoil system.

Quindi anche ai cittadini bisogna svelarla questa cosa, la verità. Ed è una scelta politica: il centro-destra nazionale corre in soccorso ai propri uomini calabresi e annulla la legge che è stata approvata dalla maggioranza di centro-sinistra nel Consiglio regionale della Calabria in piena autonomia, in piena sovranità, rivendicando il ruolo centrale del Consiglio regionale. Quella è una ferita inferta all’autonomia regionalista. E anche lei, onorevole Fedele, avrebbe dovuto, in qualche modo, richiamare intanto il bisogno di difendere il diritto alla garanzia dell’autonomia del ruolo del Consiglio regionale, che invece viene colpita e negata dalla scelta del Governo.

Ma io l’ho voluto dire, onorevole Fedele, perché non mi convince questo atteggiamento, mi convince invece il ragionamento che anche lei ha fatto alla fine del suo intervento, quando ha richiamato l’esigenza di uno sforzo comune. E uno sforzo comune va fatto in questa condizione, perché – ripeto – quello che è accaduto è una cosa di cui siamo fortemente preoccupati, ci allarma, non pensiamo sia uno scherzo, non stiamo facendo una passeggiata, evidentemente scelte, iniziative, prese di posizione, dal Cpt a Germaneto, dalle linee-guida al federalismo fiscale, alle altre questioni che sono state messe in campo, alle questioni che riguardano le nomine, eccetera, hanno potuto produrre una lacerazione di interessi che erano consolidati.

Allora, rispetto a questo, dobbiamo ribadire un impegno per le regole.

Ed anche qui voglio completare questo ragionamento, sono molto convinto – e sono d’accordo con la proposta che ha fatto il Presidente del Consiglio regionale, l’onorevole Bova – a settembre si vada alla convocazione degli “Stati generali degli eletti” in Calabria per affrontare il tema della legalità, della sicurezza, di un impegno straordinario che tutta la regione, complessivamente intesa, deve promuovere.

Ma io dico che, in questo contesto, dobbiamo porre anche il tema di che ruolo e di che impegno può avere la Regione nella lotta e nell’impegno per la sicurezza, per la legalità. La Regione, oggi, è totalmente assente dalla scena, perché ci sono – come sapete – i comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza in tutte le province, non c’è un livello regionale, non c’è un modo, un meccanismo, un coordinamento che, in qualche modo, possa consentire tutto questo. Io credo che dovremo ragionare, dovremo trovare le forme e i modi per affrontare questo tema, così come ritengo che dobbiamo impegnarci perché, in qualche modo, si costruisca uno strumento che può essere una sorta di agenzia regionale per la sicurezza e per la legalità. In questo senso, penso anche che la stessa proposta del Centro Lazzati – ho visto che l’onorevole Chiarella l’ha riproposta anche nei giorni scorsi – possa essere assunta come un impegno solenne e forte di tutto il Consiglio regionale.

Infine – consentitemelo – credo che dobbiamo impegnarci e dobbiamo chiedere con forza, finalmente, che vengano individuati coloro i quali hanno deciso di organizzare questa che è una operazione, dal punto di vista dell’immagine, del rituale che è stato messo in campo, assai macabra e preoccupante, proprio per il modo di attuazione, organizzato, molto preoccupante. Io vedo lì l’immagine di un rito che si è voluto, in qualche modo, rappresentare e proprio questo mi preoccupa ancora di più.

Perciò, voglio chiedere che le forze dell’ordine, la magistratura, le forze della sicurezza facciano la loro parte fino in fondo e si impegnino per la ricerca dei mandanti e degli esecutori degli atti che sono stati compiuti, così come di tutti quegli atti rimasti impuniti e sono tanti, una catena senza fine di atti criminali, intimidazioni selvagge, azioni di terrorismo mafioso che in Calabria rimangono costantemente e normalmente impuniti. Questo è il problema che abbiamo. Quello che riguarda il Presidente Loiero è l’ultimo anello di una catena infinita, lunghissima che non riusciamo più a ricordare da quando è cominciata. Eppure, non abbiamo ancora individuato, se non in casi sparuti e molto limitati, i responsabili di questi atti, minacce, intimidazioni, atti criminali.

Allora – voglio ribadirlo questo appello – che si vada rapidamente e presto ad intensificare le iniziative, a rafforzare le indagini, a mettere in moto tutti i meccanismi che ci possono portare ad individuare mandanti ed esecutori.

Infine, sono convinto che l’iniziativa, la riunione del Consiglio regionale di oggi possa rappresentare un punto importante anche di avvio di una consapevolezza anche di questo Consiglio regionale, in questa nuova legislatura, nel senso che c’è bisogno di un impegno della Regione, ma c’è bisogno anche di un forte impegno nuovo, diverso rispetto al passato, dello Stato che non può assolutamente mantenere la guardia abbassata. Abbiamo bisogno di uno Stato in Calabria che difenda i suoi cittadini, che difenda la democrazia calabrese, i diritti dei calabresi; abbiamo bisogno di uno Stato che difenda il diritto degli imprenditori a fare impresa, il diritto degli operatori economici a poter operare nel loro campo; abbiamo bisogno di garantire il diritto agli amministratori di poter esercitare l’obbligo a cui sono stati chiamati nell’esercizio del mandato istituzionale dagli elettori. Abbiamo bisogno, dunque, che i diritti vengano inverati e garantiti e lo Stato lo deve fare, attraverso gli strumenti di cui si dispone, gli apparati e i mezzi che sono a sua disposizione.

Ecco, contro l’escalation che colpisce la democrazia e i diritti di tutti noi abbiamo, oggi, la necessità di rivendicare con forza non solo il bisogno di un impegno diverso e nuovo dello Stato, ma rivendichiamo il ruolo forte della Regione che, nel campo della sicurezza, del diritto, della legalità, chiede di avere il ruolo e chiede che, a partire dalla gravissima intimidazione, senza precedenti, nei confronti del nostro Presidente della Regione Agazio Loiero, tutto non passi nel dimenticatoio, non può essere domani quello che era ieri, oggi è un altro giorno e anche nell’impegno nuovo della Regione Calabria per la difesa della legalità, per la sicurezza, contro la ‘ndrangheta e contro la criminalità organizzata.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Stancato. Ne ha facoltà.

Sergio STANCATO

Signor Presidente, signori consiglieri, quanto abbiamo letto in questi giorni e quanto stiamo commentando in quest’Aula è qualcosa che mi ha profondamente offeso – come diceva il Vicepresidente Fortugno – come calabrese, come rappresentante delle istituzioni, perché questa strategia messa in atto da quella che è la malapianta della mafia in Calabria vuole contrastare un movimento che si è messo in marcia e che ha avuto dalla gran maggioranza dei calabresi il consenso e il sostegno. Ma io sono convinto che l’onorevole Loiero non è persona che possa farsi intimidire o impaurire da questi personaggi, è uomo forte, deciso, capace di andare avanti, lo conosco da troppo tempo per non sapere che queste cose determinano in lui una maggiore forza ad andare avanti sulla strada che ha tracciato per il rinnovamento di questa nostra terra di Calabria.

Vedete, amici, quando la maggioranza dei calabresi ha consegnato a Loiero, alla sua maggioranza il governo di questa Regione, lo ha fatto perché, probabilmente, ha voluto e ha creduto in questa maggioranza e nell’uomo Loiero perché potesse essere interprete delle esigenze e dei bisogni di questa terra, di questi nostri corregionali, ha voluto che fosse interprete di quelle persone che non hanno voce, che non hanno la capacità di farsi sentire. E queste persone, questi uomini, queste donne che hanno dato questo consenso, dicono no con forza a chi vuole arrestare questo processo, no alla mafia.

Io capisco quello che può essere il turbamento che possono portare queste cose, ne sono stato vittima anch’io non più di dieci giorni fa, però – vi ripeto – con grande forza dobbiamo insieme, tutti quanti, dire no a questa piovra che c’è nella nostra terra e che dobbiamo sconfiggere perché, una volta vinta questa battaglia, avremo la possibilità di far conoscere questa nostra terra non solo per questa sua nomea, ma soprattutto per le grandi qualità, per le capacità, per le idee, gli uomini che ci sono in questa terra. E noi abbiamo la possibilità di poterlo fare, bisogna attrezzarsi perché si possa soprattutto sentire la solidarietà, si possa cercare di operare all’interno della nostra regione, diffondendo la cultura della legalità, la cultura del saper resistere a quelle tentazioni che ci sono nella nostra società, soprattutto per i nostri giovani. Abbiamo la possibilità di creare con l’istituto regionale, con la Giunta regionale, col Consiglio regionale quell’opportunità, quella possibilità di intraprendere e di lavorare che da sola riuscirà a sconfiggere la mafia e chi vuole che questa pianta alligni nella nostra terra. Io sono convinto di queste cose.

Vedete, la mafia è come la peste che c’era nel ‘300 nella nostra terra che, al di là dei milioni di morti che provocò, generava la paura di essere appestato, di poter essere la prossima vittima. Questa è la carta su cui gioca la mafia, cioè la paura. Bene, questa paura si vince con la solidarietà, con la cultura, con la possibilità di dare lavoro ai nostri giovani, stando insieme tutti quanti e combattendo a viso aperto, senza paura, nei confronti di questi vigliacchi che non hanno nemmeno il coraggio di esporsi, nel momento in cui minacciano la più alta istituzione della nostra regione.

Amici consiglieri, signor Presidente, sono convinto che, oggi, da questo Consiglio regionale verrà fuori un documento che dovrà essere un monito, un segnale, il momento di una rinascita culturale e democratica forte della nostra regione, perché ritengo che, in questo Consiglio e fuori da questo Consiglio, le parti sane della Calabria reagiranno con forza a questo tentativo brutale di voler fermare un cammino che penso nessuno mai potrà più cambiare.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Magarò. Ne ha facoltà.

Salvatore MAGARO’

Signor Presidente, un forte messaggio ci viene questa mattina dal suo ragionamento e da quello che ha svolto il Presidente Loiero, ragionamento che condivido, che apre nuovi scenari, che dà anche a me l’opportunità, questa mattina, di esprimere i sentimenti di amicizia, di solidarietà, di vicinanza fraterna al Presidente Loiero e ai suoi familiari, ma mi dà anche la possibilità di portare un modesto contributo alla discussione che è stata ricca e che si preannuncia, per gli ulteriori interventi, di rilevanza enorme.

I fatti che si sono verificati nei giorni scorsi sono gravi e non spetta a me ricercare e investigare sulle ragioni che hanno spinto questi personaggi a compiere questi gravi atti; spetta a noi fare qualche analisi e qualche ragionamento di carattere politico, ricercare le ragioni di carattere politico. Io ritengo che le ragioni di questi gravi atti vanno ricercate nel tentativo del Presidente Loiero, della sua Giunta e della sua maggioranza di introdurre in questi primi mesi di esperienza governativa forti elementi di cambiamento e di modernizzazione della nostra regione, penso che le ragioni e i motivi di questi tentativi gravi vadano ricercati esclusivamente nell’azione di governo del Presidente Loiero.

Il Presidente Loiero sta cercando – e lo sta facendo con passione e con idealità – di ritrovare fiducia dei calabresi nelle proprie capacità di sviluppo, sta tentando di interrompere il declino che è in atto in questa nostra regione, sta cercando, insomma, di trasmettere un forte messaggio di speranza, di cambiamento, per guardare al nostro futuro. E stamattina ha lanciato un altro messaggio forte che faremo bene a saper cogliere e a diffondere nella nostra società: per realizzare questi obiettivi – dice Loiero – è indispensabile l’unità dei calabresi, unire i calabresi per questo grande progetto che interrompe il declino della nostra regione, perché siamo tutti convinti – e lo sono per primi i cittadini calabresi – in questa nostra regione nulla può continuare come era prima.

La nostra regione, purtroppo, è rimasta indietro e dobbiamo tutti fare la nostra parte per invertire questa situazione. Penso che anche a noi spetti il compito di essere dalla parte del governo regionale per non frustrare questi tentativi di crescita, che pur ci sono stati e che ci devono essere nel corso della legislatura.

Loiero, in questi primi giorni, ha affrontato una serie di questioni importanti che riguardano la crescita e lo sviluppo della nostra regione; ha detto, andando a Bruxelles, che le risorse e i fondi europei devono essere utilizzati presto, ma soprattutto devono essere utilizzati bene; ha detto che il territorio e l’ambiente devono essere valorizzati, ma soprattutto devono essere controllati; ha detto che la credibilità della nostra regione, dopo una fase di affievolimento, deve crescere perché deve essere forte e deve aumentare lo spirito pubblico, il senso delle istituzioni che deve crescere e deve crescere ancora di più. Cioè Loiero – ed è questo, ritengo, il messaggio che stamane ha lanciato alla nostra attenzione, ma soprattutto ai calabresi – ha detto che è necessaria, in Calabria, una forte tensione morale che deve essere orientata ad affermare una discontinuità con i metodi e le forme di governo del passato. Ha detto, sostanzialmente, che in Calabria ci deve essere e dobbiamo dare voce ad una Calabria che deve pensare a se stessa, una Calabria inclusa, che sia espressione delle tante ricchezze, delle tante potenzialità che ha al suo interno.

Loiero, in sostanza, ha lanciato un progetto identitario per la crescita della nostra regione e, per fare ciò, lo sforzo è di mettere in campo programmi adeguati, una burocrazia efficiente e qualificata, nuove regole di governo, processi di decentramento alle autonomie locali minori e soprattutto elevare il tasso di legalità e di trasparenza. Infatti, in Calabria, non c’è bisogno di più forze dell’ordine, dell’esercito, ma deve crescere lo Stato di diritto, gli amministratori non devono essere minacciati, gli imprenditori non devono essere taglieggiati, i cittadini non devono vivere in un clima di paura.

E’ chiaro che lo Stato nazionale deve garantire la convivenza civile e lo svolgimento democratico delle funzioni pubbliche, ma la Regione, dal canto suo, deve essere promotrice di ogni iniziativa affinché questo avvenga e sostenitrice di tutte le vittime della criminalità. Allora il governo regionale – ed è questo lo sforzo che noi dobbiamo aiutare – deve diventare un riferimento credibile per promuovere nella nostra regione un nuovo spirito pubblico. Dobbiamo sforzarci – e lo faremo, ritengo, nella prossima seduta consiliare – di qualificare la spesa, di mettere in campo regole trasparenti, improntate alla certezza del diritto, devono essere i capisaldi di una nuova azione amministrativa, per evitare di non essere permeabili ai condizionamenti e ai tentativi di infiltrazione di interessi illeciti e criminali. E la qualità e l’attuazione coerente della programmazione, l’esercizio delle funzioni di controllo sono prerogative per recuperare condizioni di legalità e di sviluppo in quei territori insediati dalla mafia e dalle organizzazioni malavitose.

Occorre coniugare, dunque, il sostegno alle politiche di prevenzione, di repressione, di tutela della sicurezza con la promozione di politiche sociali e di garanzia dei diritti umani. In questo quadro mi sono permesso di presentare, nei mesi scorsi, una proposta di legge che prevede che il nostro Consiglio si doti di un codice etico di comportamento degli amministratori locali, perché ritengo che la nostra Regione deva fondare la sua azione su comportamenti esemplari, norme chiare e dare l’esempio soprattutto nel governo della nostra regione.

Dunque, è vero che la Regione ha bisogno di legalità, ha bisogno di una presenza maggiore dello Stato, ma soprattutto, dal mio punto di vista, ha bisogno di istituzioni serie e credibili che siano in grado di presentarsi all’opinione pubblica in modo diverso rispetto al passato, perché ritengo che la nostra regione non potrà avere un futuro senza un deciso incremento dei livelli di legalità, dei diritti alla vita, perché la legalità non è soprattutto un valore, penso che sia la precondizione perché possa darsi una vita in comune.

Per la Calabria, legalità ritengo significhi contrasto chiaro, aperto e incessante alla criminalità, creando regole e meccanismi amministrativi in grado di impedire ogni incidenza mafiosa nella pubblica amministrazione. Ma legalità significa anche contrastare in modo severo tutti i comportamenti di disattenzione nei confronti delle norme, piccole o grandi, che regolano la convivenza civile, nonché gli atteggiamenti di tolleranza e di accettazione passiva dei soprusi quotidiani che finiscono per produrre, alla lunga, effetti sociali perversi, assuefazione e rassegnazione.

L’affermazione e la diffusione della legalità nel corpo della società regionale presuppone, però, azioni politiche e prassi di governo coerenti con il riconoscimento pieno delle istituzioni democratiche come soggetti garanti dei diritti di ciascuno e di tutti. Ciò significa investimenti massicci volti al potenziamento, al coordinamento, all’innovazione strategica degli apparati pubblici di contrasto alle organizzazioni criminali, ma anche investimenti importanti nel campo della scuola e della formazione, delle istituzioni culturali, dei presìdi civili e dell’associazionismo.

L’impegno, dunque, per la legalità e la sicurezza sociale è una leva decisiva per ridare speranza ai nostri calabresi, per accrescere l’attrattività della nostra regione, per dare futuro alle ragazze e ai ragazzi che vogliono costruire la loro vita in Calabria.

Sono queste le ragioni nelle quali bisogna ricercare le motivazioni dei fatti che si sono succeduti nei giorni scorsi, è questa la bussola che deve orientare il governo regionale e che orienta i socialisti calabresi in questa legislatura, quella di fare bene il nostro lavoro, di condizionare le questioni che vanno non nella giusta direzione, soprattutto di favorire un processo di più partecipazione, di più democrazia, facendo tornare la politica all’interno delle istituzioni. Sono queste, secondo me, le ragioni dei fatti successi e, solo accelerando questo processo di cambiamento e di modernizzazione della nostra regione, possiamo dare speranza al futuro della nostra regione.

Sono certo che il Presidente Loiero farà ancora di più, accelererà ancora di più per svoltare questa nostra regione perché essa merita di più, si aspetta da noi profondi cambiamenti nella vita nei meandri di tutta la vita regionale. Andiamo avanti, sosteniamo quest’azione di governo, perché sono certo che i risultati sono a nostra portata di mano.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

Roberto OCCHIUTO

Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, intervengo per qualche breve riflessione, però non prima di essermi associato alle espressioni di solidarietà nei confronti del Presidente Loiero, espressioni non formali né di rito, ma formulate con la convinzione di chi ha sperimentato personalmente ciò che significa subire un gesto intimidatorio e soprattutto ciò che significa anche per i riflessi che questo ha nella sfera della propria serenità e della serenità familiare.

Ha fatto bene il Presidente Loiero a dire che su questo argomento non c’è destra e sinistra che tenga, questo è un argomento che appartiene a tutti. Su questo argomento siamo disponibili a costruire insieme ai colleghi della maggioranza un’area di zona franca, partendo proprio dall’intervento, che ho molto apprezzato, del Presidente del Consiglio, onorevole Bova, in cui ha ribadito la necessità di procedere nel dibattito sulla lotta alla mafia e sulla cultura della legalità non attraverso luoghi comuni o tavole rotonde, ma attraverso una corresponsione di impegni a livello regionale e a livello di Governo nazionale.

Ho molto apprezzato anche la proposta di procedere alla convocazione di una Conferenza degli enti locali, perché tutti insieme si possa dire che la Calabria davvero ripudia la mafia.

Ho apprezzato anche l’intervento dell’onorevole Acri, perché troppo spesso – diceva – non c’è una dichiarazione di chiusura netta nei confronti dei poteri criminali organizzati in questa regione, troppo spesso l’atteggiamento di preclusione nei confronti della mafia viene nascosto con gli argomenti trattati sul tema della cultura della legalità.

Io sono convinto che la cultura della legalità è un argomento che meriti di essere affrontato, perché senza una cultura della legalità non si sconfigge la mafia, ma è opportuno che la politica assuma forte la convinzione che, oltre ad affermare una cultura della legalità, occorre avere il coraggio di dire che la mafia non è il luogo dell’onore, non è il luogo dell’onorabilità, ma è disonorevole per la nostra regione ed è il luogo della meschinità.

Ecco, tutte le iniziative rivolte a formare questa coscienza sono convinto che vadano incoraggiate, senza ritenere, però, che ciò che riguarda la mafia non riguardi la politica e i partiti politici. C’è un bel libro di Leopoldo Catanzaro che dice che la mafia è l’istituzione più adattiva che esista. Nella storia delle organizzazioni solo la chiesa è riuscita ad avere lo stesso livello di adattività. La mafia si è adattata a qualunque mutamento nelle istituzioni. E’ un libro che merita di essere affrontato perché ci dice che la nostra responsabilità deve essere soprattutto quella di promuovere iniziative di reale discontinuità, di reale rottura rispetto a questi argomenti, a cominciare, per esempio, dall’impegno che ciascuno di noi meriterebbe di dover assumere, quello di promuovere un’azione affinché nei propri partiti di appartenenza si sottoscriva un comune codice deontologico rispetto alla formazione delle liste, per esempio, perché non è vero che ciò che riguarda gli atteggiamenti e le scelte della politica poi non ha un riflesso rispetto all’attività della mafia.

Dicevo, ho apprezzato l’intervento del Presidente del Consiglio, ho fortemente apprezzato anche lo spirito del Presidente della Giunta, per la verità più lo spirito che i contenuti, soprattutto quelli finali, perché nella lezione di storia che il Presidente della Giunta ha fatto al Consiglio regionale – in certi momenti, me lo consenta il Presidente, sembrava di ascoltare Chiaravalloti quando ricordava lo “sfasciume pendulo” – ha fatto la fotografia esatta di quella che è l’immagine che spesso si ha della Calabria fuori dalla Calabria, un’immagine piena di stereotipi, nell’esegesi della letteratura sulla Calabria che ha fatto il Presidente Loiero abbiamo avuto tutti in maniera evidente ciò che ciascuno pensa e verifica quotidianamente.

Il punto è, Presidente, rispetto a questi stereotipi cosa bisogna fare per evitare che questi stereotipi si consolidino ancora di più? E’ forse sufficiente limitarsi al lamento rispetto a questi stereotipi, a dire quasi con un vittimismo che è ineludibile, che non c’è nulla da fare perché noi siamo visti così oppure è necessario che si assuma insieme l’impegno a rompere rispetto al passato? E, Presidente, quando dico rispetto al passato, dico anche rispetto al passato presente perché io, per la verità, nelle file della maggioranza, nella scorsa legislatura, sono sempre stato costretto a fare minoranza, per questo arrivo allenato al ruolo di oppositore in questa legislatura. Una rottura rispetto al passato è una rottura, però, che si fa partendo anche dai grandi temi che meritano di essere sollevati insieme in questo Consiglio.

Voglio pubblicamente qui apprezzare anche lo sforzo che lei ha fatto e che ha dato un risultato apprezzabile insieme ai Presidenti di Regione a Villa San Giovanni, nella direzione di riscrivere quell’accordo figlio del Governo di centro-sinistra del 2000 alla ricerca dei voti della Lega. E’ un impegno che noi condividiamo.

Ci saremmo aspettati oggi – forse lo faremo in un’altra occasione – un dibattito anche sulla devolution e sul federalismo. Non è detto che su questi temi non si possa trovare una comune convergenza, perché anche questo, Presidente Loiero, rappresenta una zona franca nei rapporti fra maggioranza e minoranza, però attenzione, quando si chiede una tregua per ragionare insieme su questi problemi che riguardano l’agibilità democratica della nostra Regione, se lo spirito è quello proposto nell’introduzione del Presidente Bova, noi siamo disponibili a partecipare ad un ragionamento che sia comune e a firmare anche congiuntamente un ordine del giorno. Attenzione, però, a non voler estendere questa tregua, questa zona franca anche al di fuori dei confini che deve avere, perché la cultura della legalità, quando riguarda i rapporti politici, è anche cultura del rispetto dei ruoli di maggioranza e di minoranza.

Fra poco dovremo scrivere sui banchi della maggioranza “solo posti in piedi”! Noi, invece, vogliamo continuare a svolgere il nostro ruolo di oppositori perché siamo convinti che sia un ruolo che merita di essere svolto nell’interesse della Calabria, onorevole Presidente. Non vorremmo, però, che su temi davvero che riguardano la coscienza di ciascuno e quindi anche il livello di agibilità democratica della Regione, si utilizzasse pretestuosamente l’argomento di una convergenza di impegni, per fare poi un dibattito sull’azione della Giunta e per dire che tutto quello che è stato fatto merita di essere salutato con favore e di essere apprezzato.

Una sola nota: io non parlo dello spoil system, non ne ho mai parlato perché ho una personale opinione, che è quella che è giusto che ciascuno chiamato a governare possa scegliere gli uomini che lo aiutano, senza però degli eccessi, come è stato fatto in Calabria. La nota è questa, voglio dirlo all’onorevole Michelangelo Tripodi: questo Governo che ha impugnato lo spoil system è lo stesso che ha impugnato lo Statuto e, quando questo Governo ha impugnato lo Statuto che lui non aveva votato, lui ha salutato con favore il fatto che il Governo l’avesse impugnato. Non utilizziamo ciò che accade per strumentalizzarlo al fine delle ragioni di appartenenza.

Se questo è lo spirito, se è quello di chiamare anche la minoranza a ragionare insieme su temi che appartengono a tutti, questa sfida vogliamo coglierla, la cogliamo con entusiasmo. Se lo spirito è diverso, diciamo no perché non siamo interessati ad accordi che possano, alla fine, annullare le differenze in un’Aula che merita, invece, di caratterizzarsi per l’esaltazione delle differenze.

Vorrei concludere, Presidente Loiero, augurandole anche da questa parte del Consiglio regionale di andare avanti, di lavorare per farla crescere questa regione perché, se lei dovesse fallire, il danno non sarà solo di immagine per lei, sarebbe un danno straordinario per una regione come la nostra. Noi ci auguriamo sinceramente che lei non fallisca, dicendole però che il nostro ruolo in Consiglio regionale lo svolgeremo con grande lealtà, ma proprio la lealtà ci impone di rimanere fedeli a quelle che sono le nostre prerogative di oppositori, senza che queste prerogative ci debbano portare a sollevare fango perché il fango, alla fine, ricade su tutti, sulla Calabria.

Noi non l’agitiamo l’argomento della questione morale, anzi diciamo che la vera questione morale in questa Regione consiste nella capacità di rompere rispetto al passato e di dimostrare anche alle Regioni del Nord, anche al Governo nazionale… Ci aspetta una partita importante, signor Presidente, perché quello che sta succedendo in questo dibattito sugli sprechi nelle Regioni succede non perché si vuole colpire Loiero o Adamo, ma perché si vogliono colpire le Regioni, perché lo Stato sa che le Regioni hanno acquisito forza, prerogative nel rapporto tra Regioni e Stato, forse qualcuno vede nelle Regioni un pericolo.

Allora la vera questione morale è quella di comprendere che solo iniziative forti, dirompenti nella direzione di produrre lo sviluppo che tutti si aspettano, anche il Nord del Paese, questo governo regionale saprà intraprendere può davvero riscrivere l’opinione che gli altri, in maniera ingiustificata e ingiustificabile, spesso hanno sulla Calabria.

PRESIDENTE

Per l’ultimo intervento ha la parola il collega Pacenza, dopo ci sarà una replica del Presidente della Giunta.

Franco Mario PACENZA

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, penso sommessamente che abbiamo fatto bene a tenere questa seduta di Consiglio regionale anche con una procedura d’urgenza e straordinaria, perché i fatti e le vicende di cui abbiamo discusso sono, purtroppo, straordinariamente preoccupanti.

Qualcuno ricorda, non è la prima volta che il Consiglio regionale della Calabria affronta temi legati alla sicurezza, alla lotta alla mafia, alla legalità. Solo qualche mese addietro, sempre in questo consesso, c’è stata l’autorevolissima presenza del ministro dell’Interno, cioè si è fatto uno sforzo anche per coinvolgere i livelli più alti; qualche anno prima c’era stato, sempre nel Consiglio regionale della Calabria, l’Ufficio di Presidenza della Commissione parlamentare antimafia.

Ecco, io parto da qui per dire che non condivido chi considera una discussione come questa un fatto rituale, se non addirittura inutile. Penso, invece, che sia stato importante aver fatto questa discussione e aver testimoniato una vicinanza umana, solidale e politica al Presidente Loiero, anche per spezzare uno degli anelli più pericolosi, che per esempio è quella della solitudine.

In tante situazioni, piccole e grandi, a dire la verità sempre più grandi in questi anni, tanti amministratori calabresi, ma anche non amministratori, tanti imprenditori, tanti cittadini inermi, onesti sono stati oggetto di violenze inaudite. Quindi questo consesso aveva il dovere di farsi carico di quella che, giustamente, si dice è una piaga antica, ma anche quella piaga oggi si è fortemente modernizzata ed ha assunto caratteri sempre più complessi.

Guai a noi se non avessimo una capacità di lettura dentro i processi di modernità del fenomeno criminale e mafioso! Quindi altro che un rito, era un nostro dovere essere qui stamattina e testimoniare quanto si è fatto. Poi penso che fra un po’ ci saranno tutte le condizioni perché il Consiglio possa determinarsi con un documento unitario ed anche questo ritengo che sia un fatto di grande valore.

Dicevo, tanti amministratori, e questo non significa fare una differenza, ma non c’è dubbio che chi svolge una funzione pubblica perché chiamato a questa attività da un responso democratico e popolare, è diventato in questi anni un punto di attacco strategico da parte dei poteri criminali e mafiosi. C’è una vera e propria lotta a garantire il diritto di controllo su alcune aree, su alcune attività, su alcuni interessi.

E poi come non leggere il fatto che anche dentro processi di modernità – penso, per un attimo, ai processi finanziari, penso anche a tutto quanto si è andato modificando dentro le attività lucrative, che non sono solamente traffico di stupefacenti o traffici di armi – in questi anni, quella pianta malavitosa ha avuto la capacità di ammodernarsi e di inserirsi dentro i grandi crocevia del malaffare?

Dicevo, la vicenda che riguarda i pubblici amministratori e non c’è assolutamente uno spirito di corpo. Poco fa il collega Acri, che da tanti anni è impegnato su queste vicende delle autonomie locali, ci dava uno spaccato anche di quanto è divenuto prepotente l’assalto al sistema delle autonomie locali calabresi. Guardate, anche qui non ci vuole essere nessuna operazione invettiva, ma possibile che, a fronte di uno scenario che si complica sempre di più, stentano a venire avanti risultati? Il fatto, per esempio, che queste vicende, sistematicamente, dopo qualche settimana degli onori della cronaca, passano in un dimenticatoio preoccupante e si passa a quello successivo, dimenticandosi quello del giorno prima, del mese prima e così via discorrendo.

Penso che sia giusto, necessario anche in questa discussione denunciare in termini preoccupanti questo processo che trova, sistematicamente, la mancanza di qualsiasi responsabilità. Non è pensabile che un attentato ad un pubblico amministratore possa essere considerato una normalità, un rito.

Anch’io, in queste ore, dopo la vicenda criminale ai danni del Presidente, ho provato disgusto. Rispetto a chi, per esempio, tentava di rappresentare il fatto che ormai tutto è possibile, che niente più indigna o che niente più preoccupa, io penso che costoro facciano un grave errore di sottovalutazione, perché noi non possiamo rappresentare una regione, una comunità rassegnata, in quanto silenzi e rassegnazione sono sicuramente tra gli attori più pericolosi di un lavoro di rinascita, di lotta alla criminalità organizzata.

Due cose più di merito e poi chiudo: penso che questa vicenda così delicata perché ha colpito il simbolo di questa Regione, la sintesi di questa Regione, è come dire che è possibile arrivare ovunque si decida di arrivare.

Penso, per esempio, che noi dobbiamo stare dentro la discussione nazionale che riguarda due grandi questioni: da una parte, la vicenda che ci riguarda direttamente, che è l’accordo di programma quadro sulla sicurezza. Allora il ministro Pisanu ci disse che quello strumento sarebbe stato utilizzato appieno e che avrebbe significato una svolta per questa Regione. Io penso che, certamente non per responsabilità singole, quello strumento vada rivisitato, adeguato ed aggiornato a quelle che sono anche valutazioni più larghe.

La seconda questione: in queste settimane è in corso nel Parlamento nazionale la discussione che riguarda le procedure per requisire i patrimoni illeciti. Anche qui, in questa Regione, nei mesi passati abbiamo fatto un’esperienza che ritengo estremamente significativa: c’è stato un lavoro e la Regione ha finanziato il recupero ed il riuso di patrimonio requisito con mille difficoltà, perché oggi le procedure per arrivare all’acquisizione dei patrimoni sono estremamente complesse. Penso, invece, che questo elemento dell’utilizzo anche in modo simbolico e sapendo che il patrimonio è il nervo scoperto dell’attività illecita e sicuramente il nervo su cui esprime maggiore sofferenza, se per un attimo ci ricordiamo anche quanto sono violente le reazioni rispetto all’acquisizione di patrimoni…

Condivido e sostengo l’impostazione data dal Presidente del Consiglio prima e dal Presidente della Giunta poi nella relazione, perché per debellare il pericolo della ritualità dobbiamo avere la forza e la capacità di indicare percorsi e di assumere anche orientamenti e decisioni. Ecco perché l’idea di convocare per il prossimo mese di settembre una grande Assemblea democratica di tutti gli eletti e di tutti eletti di questa Regione e, se è possibile, farlo diventare un appuntamento fisso dentro le iniziative istituzionali di questa Regione, in cui anche da questo versante si risponde ai pericoli di solitudine, in cui ci può essere un luogo dove i tanti operatori, i tanti amministratori e i tanti rappresentanti di forze politiche e sociali si possono ritrovare per avere, anche da questo punto di vista, un rapporto umano ed istituzionale tangibile.

Un’ultima cosa: ma dentro questo scenario e dentro queste complicazioni la politica non c’entra? Io penso di sì, tanti riteniamo di sì, che dentro la crisi della militanza politica, dei valori della politica, dei progetti della politica non c’è dubbio che ci sono rischi sempre più seri di pericoli di sbandamenti, di infiltrazioni, di condizionamenti. Io penso che su questo terreno ci possa essere un lavoro fecondo. Questa nuova legislatura, a mio parere, ha anche il dovere di mettere mano ad una riorganizzazione, ad una riforma e ad un rilancio della strumentazione legislativa. Ci portiamo appresso ancora troppi particolarismi e troppi vuoti, su alcune cose si è intervenuti per decine di volte, su tante altre cose non c’è una traccia di normativa. Io penso che noi dobbiamo costruire una legislazione puntuale, moderna che non lasci discrezionalità, che cioè sia nelle condizioni di avere responsabilità e procedure certe e precise.

Quindi, su questo terreno, anche l’elemento che dall’opposizione veniva posto, ma nessuna rinuncia alle prerogative, ci mancherebbe. Il Presidente Loiero ha fatto appello ad una reciproca sensibilità, non ha detto “annulliamo le prerogative e gli schieramenti”. Ci sono questioni sicuramente su cui una sintesi è non utile per il centro-sinistra o per il centro-destra, è utile per i calabresi ed io penso che questo spirito sia sempre utile tenerlo alto.

E a proposito di grandi questioni, vorrei ricordare al collega Occhiuto che l’ordine del giorno di questa seduta è stato stravolto per le vicende su cui stiamo discutendo, ma il Consiglio regionale oggi è chiamato ad interrogarsi su questioni strategiche, oserei dire epocali, è chiamato ad interrogarsi sulla devolution,

Anche qui il Governo e la maggioranza hanno dimostrato di starci e a testa alta, non solo e non tanto perché l’accordo dei Presidenti delle Regioni – e anche questo ha un significato – si è tenuto fisicamente nella nostra regione, ma perché si è affermato un principio che fino a qualche mese fa si stentava ad affermare, perché l’accordo sulla “56” si è potuto fare oggi, perché oggi c’è un equilibrio politico ed istituzionale dentro il Paese che ha permesso questo ragionamento che otto mesi fa non era stato possibile fare.

E che dire delle vicende riguardanti il Programma operativo regionale? Io penso che su queste questioni, che sono strategiche per questa Regione, un rapporto dialettico ma fecondo, positivo tra gli schieramenti non c’è nessuno che lo concede – quindi non è una concessione che vi chiediamo – e nessuno che lo rivendica. C’è un punto di sintesi che può riguardare le grandi scelte di questa Regione, le grandi questioni, perché l’istituto regionale possa avere una forza in più, l’istituto Regione in quanto tale, non la maggioranza o l’opposizione, perché oggi ci sono interrogativi seri rispetto alla funzione dell’istituto regionale che non riguardano in noi termini assoluti, ma che riguarda un rapporto istituzionale e politico complicato.

Penso che sia stato giusto – per come dicevo all’inizio – fare questa discussione, penso sia profondamente utile una sintesi unitaria e che, poi, anche per esempio con un punto che probabilmente avremo da approvare dopo che riguarda la convenzione tra il Consiglio regionale e l’Ufficio scolastico regionale sulla legalità, anche piccole cose o grandi cose che vanno in questa direzione, penso siano da salutare positivamente. Su questo terreno penso che la sensibilità e la disponibilità del Presidente Loiero siano un viatico giusto per fare un cammino di lungo corso.

PRESIDENTE

Il dibattito è terminato. La parola al Presidente della Giunta per la replica.

Agazio LOIERO, Presidente della Giunta regionale

Interverrò brevemente. Non ho potuto ascoltare tutti perché, purtroppo, sono stato chiamato qua fuori dalla stampa, da qualche televisione, c’è un po’ di curiosità in più in questi giorni da parte della stampa ed io comprendo il lavoro della stampa, lo comprendo in tutte le sue fibre più riposte, perché è un lavoro che amo e, se posso dire, è stato un mio secondo lavoro per molti anni. Quindi mi scuserò con tutti quelli che non ho potuto sentire, anche se mi sono informato sulle cose dette e quelle che ho sentito direttamente.

Io sono molto soddisfatto e ringrazio davvero di cuore il Presidente Bova, che ci ha offerto con la sua sensibilità questa occasione di confrontarci partendo da un fatto che è, se vogliamo, personale, che tocca me, la mia famiglia, però io sono anche il Presidente della Regione – come è stato ricordato da entrambi i versanti politici – e in questo senso diventa un problema comune a tutti quanti e comune qui dentro, ai consiglieri, agli assessori, ma anche ai calabresi, perché non c’è dubbio che poi, svolgendo certi ruoli, oltre alla sovranità della rappresentanza, lo è anche all’immagine della rappresentanza. Quindi vi ringrazio tutti.

Il tono è stato quello giusto e sono contento che sia stato pacato, come purtroppo posso dire l’avvenimento richiedeva; non avrebbe avuto senso che noi, su un tema così, ci accapigliassimo – l’ha ricordato, per esempio, poc’anzi Occhiuto che ho potuto sentire per intero – ci sono temi che non potranno non vederci vicini, paradossalmente, a fare una battaglia comune.

Lui ha ricordato la devolution. Certo, la devolution è uno di quei temi su cui c’è, da parte anche del centro-destra, più attrezzato culturalmente, una sorta di resipiscenza che è un buon viatico anche per noi Calabria, perché noi dall’applicazione della devolution saremo sicuramente il territorio più tartassato, più colpito.

E voglio credere, per le parole che ha pronunciato Occhiuto, che quello che lui pensa, la sua sensibilità rispetto a questo problema non possa essere dissimile da quella di Doris Lo Moro, assessore alla sanità. E’ chiaro che su questo ci sarà sicuramente una condizione di condivisione molto ampia, molto attenta, dobbiamo guardare alle cifre, dobbiamo simulare molte cose, perché potremmo essere colpiti davvero al cuore.

Quello della criminalità non può che essere un tema di condivisione ampia, ma anche mi spingo fino allo sviluppo. Stiamoci attenti che, ormai, le condizioni dello sviluppo in questa regione vanno tutte nella stessa direzione.

Pensate al grande impegno che avremmo potuto profondere nel turismo quarant’anni fa, quando ancora questo territorio era leggendario per la sua bellezza, oggi molte di quelle bellezze – lo dico con malinconia, ma non per lamentarmi, come dirò di qui a poco – incontaminate, selvagge, la varietà di queste bellezze (perché ci sono anche regioni che hanno punti forse belli come i nostri o forse ancora di più belli, però magari non hanno la varietà, la straordinaria varietà della bellezza calabrese, che alterna monti, colline, mare) sono state un po’ divorate dall’abusivismo, da una certa tentazione all’anarchia, quella che dicevo prima.

Signori, non posso non ricordare, in questo consesso, per la continuità politica ed amministrativa che c’è stata negli anni, che qui fu proprio questa Assemblea a licenziare la legge più moderna e più anticipatrice sulle coste, che portava la firma di Aldo Ferrara e fu licenziata a cavallo fra il ‘73 e il ‘74. Ciò nondimeno, molte delle nostre coste sono devastate, lo voglio sempre ricordare questo dato, cioè quella tentazione ad abusare di un territorio che non è il proprio.

Dice un grandissimo poeta indiano, me lo ricordo ogni volta che penso al mio territorio e ad alcune parti della costa che sono una ferita permanente per chi ha sensibilità di calabrese – che il territorio non ci viene offerto dinasticamente dai nostri padri, ma ci viene offerto in prestito dai nostri figli, per cui bisogna stare attenti a come lo si usa . Anche questa è una grandissima ferita.

Dico questo perché, se poi questi stereotipi si consolidano, dobbiamo sicuramente denunciare queste cose, ma poi non lamentarsi, invece con i fatti cercare di cambiare un trend che ci vede in grandissima difficoltà. Ognuno poi i fatti li giudicherà e noi chiediamo, come Giunta, come coalizione, di essere giudicati sui fatti, non altro, non pregiudizi, non prevenzioni. Quindi baderò a non urtare la suscettibilità.

Auspicherei che ci sia oggi, in questa giornata così densa politicamente – la ricorderò per lunghissimo tempo – anche a sigillo di questa discussione una sorta di documento unitario, un ordine del giorno che possa vedere su un tema così difficile la firma di tutti quanti. Ciò nondimeno voglio dire piccole cose, alcune cose ho sentito e quindi…

Io non sono per natura molto enfatico, nel senso che forse mediaticamente, anche se conosco quella legge severa di cui ho fatto cenno nella relazione che ho fatto, non sono uno che si vende benissimo perché ho certi pudori, ho soprassalti continui di pudore, però l’evento di Villa San Giovanni, io non nego, non lo ascrivo ad esclusivo mio merito. Io ho fatto la mia parte – lo dico all’amico Occhiuto – e non disconosco che la Lombardia di centro-destra è stata decisiva, perché – parliamoci chiaro – nel licenziare il decreto legislativo 56 – l’ha detto anche Fedele – la Regione largamente più penalizzata è stata la Lombardia, là veramente si è tagliato linfa e sangue di quella Regione. Devo dire che, naturalmente, quando si arriva al confronto ultimo istituzionale, non ci si arriva là per caso, c’era stato un lunghissimo lavorio che aveva visto impegnato me in particolare, perché questi rapporti li ho tenuti io nella “Stato-Regioni”.

Vedete, devo dire con estrema franchezza che in questa occasione la Lombardia, forse perché c’era l’assessore al bilancio che non è neanche lombardo, è un emiliano, un personaggio di grande qualità, disponibile, anche se in certe situazioni scopre la sua natura di sergente mandato là da Formigoni, là cioè i sodalizi sono molto forti, però alla fine, in una trattativa che è durata ininterrottamente sedici ore, cioè con l’interruzione della notte, è vero che la Lombardia… Bisogna dar merito alla Lombardia, è stata quella più penalizzata, anche se poi – questo per amore di verità lo voglio aggiungere – sarà quella che avrà più vantaggio, perché a partire dal 2006, nei dieci anni successivi, proprio potendo avere in mano compartecipazioni ingenti come fa una Regione come la Lombardia, che è una delle più ricche dell’intera Europa, alla fine recupererà.

E noi abbiamo dovuto fare una battaglia molto forte, certo, ma sapete, nell’abbattimento del debito abbiamo avuto un vantaggio (noi e un poco anche – ma noi in maniera particolare – la Basilicata) molto forte, molto grande, questo ci darà un po’ di respiro nei prossimi anni, darà respiro alla nostra sanità e questo immagino sia una buona notizia per tutti.

Sulla polemica degli sprechi, so di toccare un tasto molto delicata, però stiamoci attenti, perché anche questo argomento, paradossalmente, ci tocca tutti e vi dico perché. Vedete, a nessuno sfugge qua dentro, in quest’Aula, che il Governo nazionale ha una immensa difficoltà a mettere insieme i conti a fare i conti, a mettere insieme le cifre, come si mettono quando si costruisce un Dpef o una legge di bilancio.

Allora, in un momento come questo, in cui si fa fatica davvero a mettere su i conti, in un momento storico come questo in cui ci sono frange minoritarie che appartengono al centro-sinistra e al centro-destra – sono minoritarie – che si augurano di non andare al Governo per non dover ereditare una situazione economica così drammatica e ci sono – conosco qualcuno di questi qua – alcuni che non vorrebbero andare perché noi siamo in piena recessione, per ammissione di tutti, per ammissione degli organi neutri, non di una parte politica o di un’altra, in un momento come questo parlare di sprechi delle Regioni – poi vedremo le vere cifre, i veri numeri del bilancio dello Stato – beh, significa tagliare che cosa? La politica è un sistema di conseguenze e, se si enfatizzano gli sprechi delle Regioni, in un momento di recessione così drammatica, l’operazione più semplice è tagliare fondi a noi. Allora questa è una cosa che riguarda tutti, anche se è nata al nostro interno, e lo voglio dire in questo momento di franco dibattito che stiamo avendo qua dentro.

Noi dobbiamo – ho sentito qua, l’ha detto bene Franco Pacenza – sempre inventarci in un territorio come il nostro, per diventare davvero impermeabili a certe pressioni, tutto quello che va in direzione dell’automatismo, della neutralità delle scelte.

Le scelte dove il livello della discrezionalità si abbassa devono essere ben accette da tutti e in questa direzione dobbiamo marciare, per quello che comportano i nostri gesti politici.

Poi, in un confronto in cui si parla di criminalità organizzata, mi augurerei, approfitto di questa tribuna per dire che mi aspetto (c’è un ordine del giorno, credo che sia stato presentato da Chiarella) che in materia di divieto di svolgere propaganda elettorale per le persone sottoposte a misura di prevenzione, c’è un testo di legge presentato dal Centro Lazzati di Lamezia, anzi io invito il Parlamento nazionale ad accelerare questo percorso legislativo che è una cosa importantissima. Se non lo facciamo oggi con questo tema all’ordine del giorno – ripeto – in questa solennità, in questa cornice così austera… questi sono gli atti che devono poi seguire alle nostre posizioni.

In fondo, abbiamo fatto un dibattito e l’occasione è rappresentata da questi atti contro la mia persona, però – diciamo la verità – questo è un dibattito che – come ho detto nella relazione e come qualcuno ha detto nel confronto – si fa in nome di tutti quei consiglieri comunali, quei sindaci di piccoli paesi, gli imprenditori che sono vessati, di tanta gente che è costretta a pagare pizzi, tangenti – diciamolo con estrema franchezza – in questo territorio. Purtroppo, la realtà è questa e non possiamo negarla. Beh, noi l’abbiamo fatto anche questo dibattito proprio per rappresentare queste persone che, avendo meno voce di noi, non vanno sulle pagine dei giornali e magari sono costrette in silenzio a sopportare vessazioni, violenze. Bene, questo è un dibattito che va anche in direzione di quelli che la voce come noi non ce l’hanno.

PRESIDENTE

Il dibattito è concluso. E’ pervenuto a questa Presidenza un ordine del giorno unitario, a firma Pacenza, Nucera, Fedele, Sculco, La Rupa, Gentile, Occhiuto, Guerriero, Trematerra, Chiefallo, eccetera, comunque mi pare largamente unitario. Lo leggo, sottoponendolo alla vostra valutazione e, a conclusione, ad un voto:

“Il Consiglio regionale della Calabria, convocato in seduta straordinaria, visti i ripetuti attentati, le continue e crescenti minacce della criminalità organizzata contro pubblici amministratori, imprenditori, consiglieri regionali, semplici cittadini;

considerato che l’offensiva criminale si è spinta fino a toccare la più alta carica istituzionale della Regione, minacciando di morte il Presidente elettore direttamente dal popolo calabrese;

considerato che ciò, obiettivamente, si configura come un tentativo, sempre più asfissiante, di condizionare la libera impresa, la convivenza civile e lo stesso esercizio democratico;

tutto ciò premesso,

il Consiglio regionale esprime convinta ed assoluta solidarietà al Presidente, onorevole Agazio Loiero;

condanna qualsiasi forma di intimidazione, sollecita un’azione incisiva delle forze dell’ordine e della magistratura;

auspica un serrato confronto tra i livelli istituzionali nazionali e regionali, tesi a produrre maggiori sinergie ed assai efficaci;

convoca per il prossimo mese di settembre l’Assemblea regionale delle elette e degli eletti calabresi, aperta a forze sociali, imprenditoriali e dei saperi”.

C’è qualcuno che chiede di intervenire? Nessuno. Pongo in votazione il documento unitario testé letto.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

(Applausi)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

L’onorevole Chiarella ha facoltà d’intervenire.

Egidio CHIARELLA

Nel mio intervento, Presidente – e lo pongo alla sua attenzione perché l’Aula manifesti la sua intenzione – avevo sottolineato la necessità e l’opportunità di votare un ordine del giorno che vada ad impegnare il Presidente del Consiglio ed il Presidente della Giunta a fare leva, “pressione” al Presidente Casini e al Presidente Pera perché possa essere approvato, al più presto possibile, un disegno di legge a firma dell’onorevole Nesi e di altri parlamentari, fra i quali anche il Presidente Loiero.

Questo provvedimento è necessario perché interviene in materia di divieto di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione. E’ un atto forte, una legge importante e il Consiglio regionale deve spingere perché il Parlamento approvi questa legge, perché venga reciso il legame fra candidati e sorvegliati speciali per mafia che, a volte, falsano, purtroppo, l’andamento democratico della campagna elettorale. E’ un segnale forte che, se sposato oggi, in un momento particolare, probabilmente darà alla Calabria – perché no? – un segnale di grande serietà e di grande consapevolezza nella lotta alla mafia.

PRESIDENTE

La richiesta è di inserimento all’ordine del giorno?

(Interruzioni)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 46/8^ di iniziativa dell’Ufficio di Presidenza, recante: “Adesione del Consiglio regionale alla marcia per la pace di Perugia-Assisi ed alla sesta Assemblea dell’Onu dei popoli”

PRESIDENTE

Mentre i colleghi lo vedono, intanto ho il punto due all’ordine del giorno che riguarda l’adesione del Consiglio regionale della Calabria alla marcia per la pace di Perugia-Assisi.

E’ relatore l’onorevole Borrello.

Antonio BORRELLO, relatore

Si illustra da sé.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di provvedimento amministrativo numero 46/8^.

(Il Consiglio approva all’unanimità)

(E’ riportata in allegato)

Proposta di provvedimento amministrativo n. 47/8^ di iniziativa dell’Ufficio di Presidenza, recante: “Protocollo d’intesa tra Regione Calabria-Consiglio regionale e Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca–Ufficio scolastico regionale per la Calabria”

PRESIDENTE

L’ordine del giorno reca la proposta di provvedimento amministrativo numero 47/8^ di iniziativa dell’Ufficio di Presidenza “Protocollo d’intesa tra Regione Calabria-Consiglio regionale e Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca–Ufficio scolastico regionale per la Calabria”.

Anche qui l’onorevole Borrello è relatore.

Antonio BORRELLO, relatore

Si illustra da sé.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di provvedimento amministrativo numero 47/8^.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

I punti all’ordine del giorno sono esauriti. C’era quella richiesta dell’onorevole Chiarella. Lei aveva chiesto cosa?

(Interruzione)

Prego, onorevole Nucera.

Giovanni NUCERA

Mi pare che la proposta avanzata dal collega Chiarella sia da prendere in seria considerazione, ma proprio per la serietà dell’argomento di cui tratta, per l’importanza complessiva che l’argomento ha e riveste in una realtà e in un contingente come quello che noi stiamo vivendo in questi giorni, inviterei il collega Chiarella, sostenendo forte le motivazioni di fondo che lo spingono a presentare e a dare un’accelerazione al processo di approvazione di quest’ordine del giorno, a voler per un attimo soprassedere all’urgenza, all’emozione e all’emotività del momento e rimandare quest’ordine del giorno in Commissione.

Abbiamo la Commissione antimafia, chiamata ad occuparsi di questi argomenti, laddove un approfondimento serio e serrato può avvenire fra le varie componenti. Abbiamo la necessità di approfondire nei termini di legge ogni singolo passaggio, perché un ordine del giorno così importante e così impegnativo, che già condivido nella sua filosofia e pienamente, necessita di questa maggiore convinzione e spinta e – perché no? – anche arricchimento sostanziale rispetto alle cose dette, anche rispetto all’esperienza amara che, purtroppo, noi stiamo vivendo in questi giorni.

Perciò l’invito che rivolgo, signor Presidente, è quello di trasmettere ufficialmente quest’ordine del giorno alla Commissione antimafia competente per la valutazione e lì, in quella sede, predisporre un ordine del giorno o, ancora più, qualcosa di più, un progetto di legge che ci consenta di poter essere, partendo proprio dalla Calabria, noi soggetti proponenti a livello nazionale di un’azione incisiva nel contrasto, nel confronto e nell’avversione alla mafia stessa.

Non è un rifiuto a voler approfondire l’argomento, ma non credo che, essendo venuti a conoscenza stamattina di questa importante iniziativa, di cui sottolineo la necessità perché effettivamente si faccia chiarezza su questa materia, proprio per un maggiore approfondimento chiedo che venga rinviato alla Commissione e lì discusso.

PRESIDENTE

Ci sono altri che vogliono parlare sulla proposta di inserimento all’ordine del giorno? Lui ha parlato contro, facendo una proposta alternativa; possono parlare un altro a favore e un altro contro, cioè come metodo.

(Interruzione)

Parla un’altra volta lei?

(Interruzione dell’onorevole Chiarella)

Io non le proibisco… Se i colleghi sono attenti…

(Interruzione dell’onorevole Chiarella)

Egidio CHIARELLA

Presidente, chiedo che sia messo in votazione l’ordine del giorno proposto e, onestamente, sono meravigliato ed indignato per quello che ha detto prima Nucera, perché alla fine di una seduta come questa, così importante, così delicata, in cui il Consiglio regionale della Calabria si determina con un documento unitario, forte, importante, io chiedo che dia un segnale forte. E non mi si dica che bisogna andare in Commissione antimafia, per fare che cosa! Per capire che non c’è nessuna disposizione di legge che vieti a tali persone indagate o, meglio, sottoposte a sorveglianza speciale di svolgere propaganda elettorale in favore di candidati o di simboli vari?! Lo sappiamo che non c’è nessuna legge che vieti questo comportamento, c’è una legge presentata in Parlamento che vuole che si vieti questa possibilità. Nel momento in cui condanniamo la mafia, dobbiamo far sì che questa legge sia approvata nel Parlamento italiano il più presto possibile. Chi si rifiuta di votare oggi quest’ordine del giorno, probabilmente non la pensa in questo modo.

PRESIDENTE

Io debbo e posso sottoporlo per l’inserimento all’ordine del giorno, per cui intendo… Il Presidente della Giunta non lo vedo, però, in questo momento…

(Interruzione)

…perché il Regolamento recita che può essere proposta l’introduzione all’ordine del giorno a due condizioni: che o un quinto dei consiglieri assegnati – cioè dieci – o il Presidente della Giunta non lo assuma. Perché lo stesso provvedimento possa essere poi votato, occorre che venga votato dai due terzi dei consiglieri, in questo caso presenti.

L’abbiamo votato tutti all’unanimità…

(Interruzione)

Stamattina, abbiamo votato all’unanimità…

(Interruzione)

Ma siccome c’erano tutti i gruppi favorevoli, abbiamo fatto…

(Interruzione)

Giusto, avvocato Naccari.

(Interruzione dell’onorevole Naccari Carlizzi)

Se mi fa dire, le chiarisco subito: quello che abbiamo inserito stamattina era stato sottoposto alla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi che, all’unanimità, avevano deliberato di inserirlo all’ordine del giorno.

(Interruzione dell’onorevole Naccari Carlizzi)

No, nel Regolamento dice che bastano dieci consiglieri, allora tutti i gruppi sono dieci…

(Interruzione dell’onorevole Naccari Carlizzi)

Sì, ma se lei l’avesse chiesto, noi l’avremmo formalmente esplicitato, quindi non c’è una…

(Interruzione dell’onorevole Naccari Carlizzi)

Io le sto rispondendo, cioè che stamattina c’era il consenso di. Ora, non è un atteggiamento… perché, per quanto riguarda la proposta di inserimento, ho chiamato il Presidente della Giunta che, nelle sue conclusioni, aveva assunto formalmente questo tipo di proposta. Ora lo dobbiamo votare stamattina l’hanno votato all’unanimità, non solo, votare l’inserimento all’ordine del giorno.

(Interruzione)

Sì, rapido, per favore, collega Nucera…

Giovanni NUCERA

Al di là degli aggettivi che usa il collega Chiarella, che lascio stare perché conosco come persona pacata e garbata, quindi faccio finta di non avere ascoltato, le dico ancora di più, Presidente: per aiutare, noi lo possiamo benissimo, già l’impegno può essere preso in quest’Aula, la prossima seduta di portarlo in discussione. Ma abbiamo il dovere di approfondire un argomento così importante o no, al di là del Regolamento, dei formalismi, di tutto? Non ci si può venire a dire “facciamolo subito, oggi, altrimenti ne siamo indignati”! Presidente, c’era un clima così bello…! Ci siamo capiti!

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Loiero Ne ha facoltà.

Agazio LOIERO, Presidente della Giunta regionale

Nelle Aule parlamentari e anche nelle Assemblee regionali, quando si chiede di poter avere un confronto per andare alla prossima seduta, credo che questo non si neghi a nessuno, quindi invito Egidio Chiarella ad accettare.

PRESIDENTE

L’onorevole Chiarella ritira ed accetta la proposta, quindi decidiamo formalmente di metterlo all’ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio regionale.

Convocazione della prossima seduta

PRESIDENTE

Annunciato in Aula, la prossima seduta – come ricordate – è il 4 agosto, a partire dalle ore 11,00; seguirà l’ordine del giorno, anche se al primo punto c’è l’assestamento di bilancio e così via e anche l’ordine del giorno proposto dal collega Chiarella.

La seduta è tolta.

La seduta termina alle 15,32


Congedi

Hanno chiesto congedo i consiglieri Senatore, Cherubino, Dima.

(Sono concessi)

Annunzio di progetti di legge e loro assegnazione a Commissioni

E’ stato presentato alla Presidenza il seguente progetto di legge di iniziativa dei consiglieri Nucera, Stillitani e Trematerra:

“Sanatoria delle occupazioni senza titolo degli alloggi di edilizia residenziale pubblica” (P.L. n. 18/8^)

E’ stata assegnata alla prima Commissione – Affari istituzionali e affari generali – in data 18 luglio 2005.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa dell’Ufficio di Presidenza:

“Assestamento bilancio di previsione del Consiglio regionale anno 2005 - (Delibera U.P. n. 21 del 26.7.2005)” (P.P.A. n. 45/8^)

“Marcia della pace Perugia-Assisi e 6^ assemblea dell’Onu dei popoli – (Delibera U.P. n. 22 del 26.7.2005)” (P.P.A. n. 46/8^)

“Protocollo d’intesa tra Regione Calabria - Consiglio regionale e Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca – Ufficio scolastico regionale per la Calabria. Direzione generale (Delibera U.P. n. 23 del 26.7.2005)” (P.P.A. n. 47/8^)

Sono state presentate, inoltre, alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo d’Ufficio:

“Nomina di un rappresentante della Regione in seno al Comitato regionale Inps per la Calabria” (P.P.A. n. 48/8^)

“Designazione di due membri nei collegi sindacali delle 11 Unità sanitarie locali della Calabria scelti tra gli iscritti nel registro dei revisori contabili istituito dall’art. 1 del Decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 3 - legge regionale 2 novembre 1994, n. 26 (Decreto legislativo 7 dicembre 1993, n. 517 come modificato dal decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229)” (P.P.A. n. 49/8^)

“Designazione  di due membri dei collegi sindacali delle 4 Aziende ospedaliere della Calabria scelti tra gli iscritti nel registro dei revisori contabili istituito dall’art. 1 del Decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 88 - legge regionale 13 aprile 1992, n. 3 - legge regionale 2 novembre 1994, n. 26 (Decreto legislativo 7 dicembre 1993, n. 517 come modificato dal decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229)” (P.P.A. n. 50/8^)

“Nomina di sei componenti e tra questi il Presidente del consiglio di amministrazione della Fincalabra SpA (Società finanziaria regionale per lo sviluppo economico della Calabria) (Art. 3 legge regionale 30 aprile 1984, n. 7)” (P.P.A. n. 51/8^)

“Nomina di due sindaci effettivi e tra questi il Presidente, e di uno supplente nella Fincalabra S.p.A. (Società finanziaria regionale per lo sviluppo economico della Calabria) (Art. 3 legge regionale 30 aprile 1984, n. 7)” (P.P.A. n. 52/8^)

Trasmissione di deliberazione

La Giunta regionale con nota n. 26 dell’11.7.2005 ha trasmesso copia della deliberazione n. 661 del 7.7.2005 di chiusura dei conti relativi all’esercizio finanziario 2004.

Interrogazione a risposta scritta

De Gaetano. All’assessore ai Trasporti. Per sapere – premesso che:

da tempo, oramai, i lavoratori dello scalo merci di Vaglio Lise di Cosenza sono in lotta per difendere il posto di lavoro dalla volontà del gestore di smantellare detto scalo;

tale decisione porterebbe non meno di 70 famiglie in gravi difficoltà economiche, senza contare le ripercussioni che ciò provocherebbe nell’indotto dove operano circa cento lavoratori (Coopercalabria, Omnia, Cargo, Ruffolo Trasporti);

la vicenda va sicuramente inquadrata in una più ampia politica dei trasporti nella nostra Regione, che non si limiti ad osservare passivamente la programmazione dei tagli finalizzata ai profitti puri e semplici da parte di Rfi e Trenitalia, che in assenza di tali motivazioni preferiscono disertare o usare atteggiamenti di mera arroganza al tavolo delle trattative avviate oltre che dalle Organizzazioni sindacali, anche dal Comune e dalla Provincia di Cosenza;

fin qui a nulla sono valse tutte le proteste e proposte avanzate, nel corso della vertenza, dai lavoratori e da quanti hanno appoggiato la loro lotta, a nulla è valso far presente al gestore che il mantenimento dello scalo è un’opportunità di salvaguardia di un servizio utile al territorio e che il personale che vi lavora, altamente specializzato, non può farne le spese a vantaggio delle logiche aziendali e del profitto del gestore;

sia doveroso, da parte della Regione Calabria, prendere atto di quanto sta avvenendo e dichiararsi parte in causa nei confronti dell’ennesimo atto di depauperamento delle già minime risorse della nostra Regione, specialmente per quanto riguarda la rete dei trasporti e comunicazione non certamente all’altezza di soddisfare le esigenze minime di un territorio al passo con i tempi, ...... altro che ponte sullo Stretto -:

se non ritenga opportuno intervenire istituzionalmente nella vertenza dello scalo di Vaglio Lise che vede coinvolte oltre un centinaio di famiglie calabresi ed un’importante servizio di trasporti che, piuttosto che essere smantellato, dovrebbe essere implementato date le esigenze crescenti del territorio;

se non ritenga utile convocare, al più presto, un tavolo di concertazione, tra tutte le parti interessate, al fine di poter formulare delle proposte ed individuare le vie percorribili per porre fine all’increscioso problema sia in termini di garanzia di servizi, sia in termini di salvaguardia del lavoro, togliendo dall’angoscia di un futuro incerto le numerose famiglie calabresi coinvolte.

(14; 12.7.2005)

Proposta di provvedimento amministrativo numero 46/7^, recante: “Adesione del Consiglio regionale alla marcia per la pace di Perugia-Assisi ed alla 6^ Assemblea dell’Onu dei popoli” (Del. n. 38)

“Il Consiglio regionale

premesso che dal 14 al 16 settembre 2005 si svolgerà a New York, presso la sede delle Nazioni Unite, il vertice dei Capi di Stato di tutto il mondo dedicato alla lotta alla povertà e alla riforma dell’Onu;

considerato che il vertice si terrà a cinque anni dal summit del Millennio che nel 2000 aveva visto tutti i leader del mondo sottoscrivere la “Dichiarazione del Millennio”, contenente precisi impegni per promuovere la pace, la sicurezza e la giustizia nel mondo e che il vertice sarà il più grande e importante incontro multilaterale del 2005;

considerata l’importanza dell’avvenimento durante il quale i capi di stato del mondo saranno chiamati ad assumere importanti decisioni sul futuro dell’Onu e dei propri impegni per sradicare la povertà e per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio;

considerata la decisione del Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, della Tavola della pace, della Coalizione italiana contro la povertà e della Campagna Onu del Millennio “No Excuse 2015” di convocare una nuova edizione della Marcia per la pace Perugia-Assisi e dell’Assemblea dell’Onu dei Popoli nell’immediata vigilia del vertice per dare voce alle preoccupazioni e alle proposte di tanta parte dell’umanità;

visto il programma che prevede l’organizzazione di numerose manifestazioni in tutte le province italiane sui temi della pace, della giustizia e della democrazia; lo svolgimento dal 7 al 14 settembre 2005 della 6^ Assemblea dell’Onu dei Popoli e di una nuova edizione della Marcia per la pace Perugia-Assisi convocata per l’11 settembre; la prosecuzione del progetto “La mia scuola per la pace”;

condividendo le motivazioni e gli obiettivi delle iniziative in programma che intendono sollecitare i governi a mantenere tutti gli impegni assunti per sradicare la miseria, mettere al bando la guerra, assicurare il rispetto di tutti i diritti umani per tutti e costruire un nuovo ordine mondiale aperto, giusto, pacifico e democratico;

visto l’invito del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani ad aderire al Comitato promotore della Marcia per la pace Perugia-Assisi e della 6^ Assemblea dell’Onu dei Popoli;

delibera

di impegnare il Presidente del Consiglio Regionale ad aderire al Comitato promotore della 6^ Assemblea dell’Onu dei Popoli che si svolgerà in Italia dal 7 al 14 settembre 2005 e alla Marcia Perugia-Assisi per la giustizia e la pace che si terrà domenica 11 settembre per iniziativa del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, della Tavola della pace, della Coalizione italiana contro la povertà e della Campagna Onu del Millennio “No Excuse 2015”;

di concordare con il coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani le modalità di partecipazioni alla suddetta iniziativa;

di invitare tutti i cittadini, e in particolar modo i giovani, le associazioni e le organizzazioni interessate ad organizzare sin d’ora la partecipazione alla 6^ Assemblea dell’Onu dei Popoli, alla 2^ Assemblea dell’Onu dei Giovani e alla Marcia per la pace Perugia-Assisi dell’11 settembre 2005;

di invitare le istituzioni scolastiche presenti sul territorio ad aderire al programma “La mia scuola per la pace” che prenderà avvio dopo la Marcia per la pace Perugia-Assisi”.

Proposta di provvedimento amministrativo numero 47/8^, recante: “Protocollo d’intesa tra Regione Calabria - Consiglio regionale e Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca – Ufficio scolastico regionale per la Calabria. Direzione generale (Delibera U.P. n. 23 del 26.7.2005)” (Del. n. 39)

“Il Consiglio regionale

considerata l’importanza di contribuire alla crescita del sistema di governo dell’istruzione e della formazione sostenendo la necessità di una diretta collaborazione tra l’Ente Regione e le istituzioni scolastiche, finalizzata ad una sempre più efficace azione educativa;

valutata la rilevanza sociale - istituzionale di un impegno condiviso tra il Consiglio regionale della Calabria e l’Ufficio Scolastico Regionale, chiamati, nei rispettivi ambiti istituzionali, a programmare e realizzare piani di intervento mirato nei settori interessati;

valutata, altresì, l’urgenza di realizzare, nell’ambito dei rapporti inter­istituzionali, progetti finalizzati alla sensibilizzazione degli studenti al valore fondamentale incarnato dalle istituzioni democratiche rappresentative;

delibera

di approvare lo schema di protocollo di intesa, allegato alla presente deliberazione quale parte integrante, autorizzandone nel contempo, la sottoscrizione del Presidente del Consiglio regionale”.

Schema di protocollo d’intesa tra Regione Calabria - Consiglio regionale e ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca - ufficio scolastico regionale per la Calabria direzione generale

Per l’attuazione di un percorso formativo congiunto a livello regionale destinato agli studenti componenti delle Consulte provinciali degli studenti della Calabria e finalizzato all’attuazione di politiche giovanili coerenti sia con il ruolo della Regione e degli EE.LL.(D.L.vo 112/98) nel campo dell’istruzione e della formazione che con il sistema integrato d’istruzione fondato sull’Autonomia degli Istituti scolastici (L.59/97), con particolare riferimento a:

-         Educazione alla democrazia e alla cittadinanza studentesca;

-         Il senso delle regole nel sistema democratico;

-         Legalità, valori, contesti di apprendimento;

-         Dallo Statuto regionale alla cittadinanza europea;

-         Politiche europee e nuove opportunità per i giovani.

il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca - Ufficio scolastico regionale per la Calabria - direzione generale, con sede in Catanzaro, rappresentato dal direttore Francesco Mercurio;

il Consiglio regionale della Calabria, con sede in Reggio Calabria, rappresentato dal Presidente Giuseppe Bova;

considerata

l’opportunità di contribuire alla crescita del sistema di governo dell’istruzione e della formazione sostenendo la necessità di una diretta collaborazione tra la Regione e le istituzioni scolastiche, finalizzata ad una sempre più efficace azione educativa;

la normativa nazionale e regionale che sollecita un impegno condiviso tra la Regione Calabria e l’Ufficio Scolastico Regionale, chiamati, a diverso titolo, a programmare e realizzare piani di intervento mirato nei settori di cui in premessa;

l’urgenza di realizzare, nell’ambito dell’autonomia scolastica e all’interno dello scenario delle nuove relazioni interistituzionali, progetti finalizzati alla sensibilizzazione degli studenti, in funzione di una loro più consapevole crescita formativa, al valore fondante incarnato dalle istituzioni democratiche rappresentative, nel segno della partecipazione attiva e consapevole delle giovani generazioni alle questioni politico-sociali di più forte respiro, nel contesto delle attività del Consiglio regionale della Calabria;

convengono di:

1)                elaborare un piano di attività comune basato su una fattiva collaborazione che consenta di promuovere significativi interventi formativi nell’ambito dei temi considerati in premessa, attraverso l’organizzazione di sei incontri formativi, da realizzare a partire dal mese di dicembre 2005 e fino al mese di maggio 2006, presso il Palazzo Campanella di Reggio Calabria, sede del Consiglio regionale della Calabria;

2)                impegnare l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale della Calabria a considerare l’opportunità di trasmettere alle competenti commissioni consiliari eventuali proposte di legge sui problemi della condizione giovanile calabrese, formulate al predetto Ufficio di Presidenza dagli studenti partecipanti al progetto, per il tramite della Conferenza dei Presidenti delle Consulte provinciali calabresi;

3)                formalizzare attraverso specifici atti e convenzioni operative le attività che saranno avviate a norma della presente intesa.