VIII legislatura
3.
Seduta di martedì 17 maggio 2005
Presidenza del
Presidente Giuseppe Bova
La seduta
inizia alle 11,21
Prego i consiglieri di prendere posto. La seduta è aperta. Prego il consigliere Borrello, di procedere alla lettura del verbale.
Antonio BORRELLO, Segretario
Legge il verbale della seduta precedente.
Chiedo che venga sottoposto ai voti del Consiglio il verbale della seduta precedente.
PRESIDENTE
Pongo ai voti il verbale della seduta precedente.
(E’ approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in allegato)
Antonio BORRELLO, Segretario
Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in allegato)
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.
Le chiedo l’inserimento al secondo punto all’ordine del giorno di questa seduta degli ordini del giorno protocollo 1009 e 1008 considerata anche la particolare urgenza di procedere con la messa in discussione di due argomenti.
Le chiedo adesso soltanto di voler concedere l’inserimento al secondo punto dell’ordine del giorno di questa seduta dei due ordini del giorno che sono stati già depositati.
PRESIDENTE
Se non ci sono osservazioni possiamo procedere alla distribuzione e al voto, altrimenti sulla base dell’articolo 41 del vecchio Regolamento possono parlare un consigliere a favore e uno contro. Dopo di che si vota.
La prego di illustrare gli ordini del giorno, collega Pacenza.
Illustro e parlo a favore dell’inserimento dell’ordine del giorno protocollo 1009 che impegna nel dispositivo il Presidente del Consiglio regionale a voler inserire nella prossima seduta al primo punto dell’ordine del giorno l’approvazione del Regolamento interno del Consiglio.
I colleghi provenienti dalla precedente legislatura ricorderanno che questo lavoro è stato fondamentalmente prodotto ed istruito nella passata legislatura.
Si pone adesso un interrogativo estremamente delicato
che riguarda il dato di trovarci in presenza dell’applicazione del nuovo Statuto e di essere, invece,
regolati dal vecchio Regolamento con parti che vanno
addirittura in contrasto col vecchio Statuto.
Quindi l’urgenza si motiva esclusivamente con il fatto tecnico ed operativo per mettere il Consiglio
regionale sin dalle sue prime battute, sin dal suo assetto strutturale nella condizione di poter lavorare
con un Regolamento che sia in stretta assonanza col nuovo Statuto, ormai da mesi già in vigore nell’istituto
regionale.
Quindi, l’oggetto di questo
primo ordine del giorno riguarda questo mandato per fare in modo che alla
prossima seduta il Consiglio possa discutere dell’approvazione del nuovo
Regolamento.
PRESIDENTE
Le chiedo scusa, siccome
lei le ha poste tutte e due dobbiamo fare due tipi di discussione o discutiamo
su entrambe? Una alla volta?
Siccome l’onorevole Nucera
ha chiesto la parola, a lui volevo ricordare che sulla base del vecchio
Regolamento su questo parlano uno a favore e uno contro. Lei parla contro.
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Nucera, ne ha facoltà.
Presidente, mi pare che l’esordio non sia dei migliori, Presidente.
La richiesta avanzata dal
collega Pacenza mi trova alquanto perplesso perché si chiede di portare in Aula
subito, o nella prossima seduta a pochi giorni le norme e le nomine in materia
di personale della Regione Calabria.
Onorevole Nucera, le chiedo
scusa, non la interromperò più, ma volevo dire che non stiamo parlando di quel
provvedimento.
Giovanni NUCERA
Presidente, lei questo mi ha mostrato.
PRESIDENTE
No, l’onorevole Pacenza ha illustrato l’ordine del giorno 1009 e su questo l’onorevole Fedele mi ha chiesto una precisazione.
Giovanni NUCERA
No, ha illustrato il 1008…
(Interruzione)
Non lo abbiamo, Presidente, l’unico ordine del giorno che abbiamo è questo e su questo discutiamo, abbiamo il 1008.
PRESIDENTE
Le chiedo scusa anche io per
il disguido, non sapevo quale fosse stato distribuito.
Vale sempre la sua
richiesta di parola sul 1009? Può riprendere la parola.
Allora io parlo sul 1009, Presidente, poi ci alterneremo col collega Fedele sui due ordini del giorno.
Collega Pacenza, quale ha illustrato: il 1009 o il 1008? Il 1009? Allora su questo parlerà il collega Fedele, sul prossimo parlerò io, Presidente.
Presidente e
colleghi, intervengo in ordine a questo ordine del giorno, illustrato dal
collega Pacenza e anche dal Presidente Bova,
per sottolineare che in effetti ci rendiamo conto che
il Regolamento interno del Consiglio regionale
sia indispensabile per il prosieguo dei
lavori.
C’è anche da dire, però,
che molti colleghi nuovi eletti non hanno avuto ancora modo di poter leggere o
vedere questo provvedimento. Devo anche riconoscere che nella scorsa legislatura, negli ultime due sedute è stato inserito all’ordine del
giorno e poi per questione di tempo non è stato approvato.
Comunque, credo che in
linea di massima, per quanto ci riguarda, se c’è un congruo lasso di tempo non
certamente molto lungo ma nemmeno di un giorno o due, fino alla prossima
seduta, in modo che i colleghi che non hanno ancora avuto modo di conoscerlo
possano quanto meno sfogliarlo e nello stesso tempo, se c’è la possibilità, di
predisporre anche degli emendamenti, potremmo essere anche favorevoli affinché
nella prossima seduta questo argomento possa essere discusso.
Ripeto, non tanto personalmente per quanto mi riguarda perché l’avevo visto e letto abbastanza bene, ma è chiaro che i nuovi consiglieri, che sono più della metà, è giusto che siano messi nelle condizioni di rendersi conto della portata di questo Regolamento che è anche abbastanza corposo e nemmeno semplice.
Se c’è da parte della maggioranza
la volontà di andare in questa direzione, credo che per
quanto ci riguarda potremmo anche accettare di discuterlo già nella
prossima seduta, purché Presidente ci sia un lasso di
tempo congruo per poterne prendere visione.
Quindi, da parte nostra non
c’è nessuna preclusione per quanto riguarda,
ripeto, l’ordine del giorno protocollo 1009, quello che cioè riguarda il Regolamento interno del Consiglio regionale.
Per il resto poi è
tutt’altra storia.
Qualcuno intende parlare a
favore?
Sottolineo che noi stiamo
votando l’ordine del giorno numero 1009 che reca per oggetto l’esame del nuovo
Regolamento del Consiglio regionale.
(Interruzione)
Insisto, stiamo votando
l’inserimento… Allora si passa alla votazione dell’ordine del giorno protocollo
1009. L’onorevole Fedele a nome della minoranza ha sottolineato l’opportunità
che anche i consiglieri di recente elezione possano rendersene conto avendo
però un congruo lasso di tempo tale da consentire questo tipo di margine e di
approfondimento.
Pongo in votazione questa
richiesta con queste sottolineature.
(Il Consiglio approva)
Chi illustra l’ordine del giorno numero 1008?
L’ordine del giorno numero 1008 impegna la Presidenza del Consiglio regionale a voler inserire anche qui – quindi c’è un fatto meramente tecnico e non di merito – al secondo punto all’ordine del giorno della prossima seduta il disegno di legge della Giunta regionale numero 2 che riguarda “Nomine e gestione del personale”.
Nello stesso ordine del giorno che si propone si fa
riferimento anche alle urgenze e all’autorevolezza delle sollecitazioni pervenute in queste settimane
anche dalla Corte dei conti in materia di gestione degli enti strumentali e di
gestione di risorse umane dentro l’organizzazione della Regione.
Si chiede un’accelerazione per questi motivi, attraverso
anche questa procedura – sicuramente straordinaria, ne siamo consapevoli -
proprio perché ancora l’organizzazione complessiva del Consiglio è subordinata
all’assestamento e anche alla messa in moto del lavoro delle Commissioni.
Anche qui non c’è un fatto di merito. Il testo è a
disposizione, si tratta di una proposta di legge, si chiede soltanto
l’inserimento al secondo punto all’ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE
Anche su questo possono parlare uno a favore e uno
contro.
Ha chiesto di parlare contro l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.
Parlo contro, Presidente,
per due ordini di motivi. Il primo è che non vorremmo che sotto l’impulso della
straordinarietà
e della velocità dei tempi si stravolgessero le regole del gioco, che in
democrazia sono precise e valgono, e ad esse noi ci dobbiamo appellare e
rivolgere costantemente.
Questo per essere chiari fin dall’inizio. Mi auguro che
il viatico sia lungo, che possa esaltare il valore ed il significato di
quest’Aula, che accompagni le regole della democrazia e del coinvolgimento
istituzionale in tutte le fasi in questo consesso e veda costantemente e
ripetutamente la Calabria al centro dei nostri interessi.
E’ grave che una maggioranza così corposa, così ben
rappresentata nei suoi uomini veda il superamento di un passaggio, che è quello
delle Commissioni, fondamentale per la vita del nostro Consiglio, su una
materia che sarà di snodo tra tutto ciò che potrà essere una politica di svolta
veramente della nostra Regione.
Su tutta la materia afferente il personale, le nomine,
si è parlato anche troppo, si è speculato tanto, c’è perciò, soprattutto la
necessità di capire.
Allora non può oggi, come primo atto, questa maggioranza
venire qui a dirci di superare il momento del confronto dialettico, di superare
soprattutto il momento dell’approfondimento culturale delle cose.
Qui ci sono consiglieri che arrivano oggi per la seconda
volta in Aula, altri che sono di prima nomina e che non conoscono i contenuti
di una norma, di un Regolamento approvato e discusso – questo è pure vero – la
scorsa legislatura, un altro mondo, un’altra era, un’altra storia.
Non sono d’accordo con la Corte dei conti quando, come
qualcuno – mi auguro impunemente – fa scrivere, usa il termine “dissennata”,
utilizzando usando una parola forte che implica responsabilità per chi la dice
e maturità per chi la riceve.
Non c’è nulla di dissennato in questa Regione, se non un
processo dialettico e democratico che sta al popolo sovrano - che ha fatto le
sue scelte - stabilire. Andiamo cauti con gli aggettivi e con le definizione
perché di parole dette e usate a vanvera è lastricata la strada dell’inferno.
Perciò, ci poniamo contro – sento di interpretare anche
la volontà dei miei colleghi della opposizione – questa proposta di legge,
perché riteniamo, Presidente, per quanto voi possiate considerare urgente ed
improcrastinabile l’attuazione e l’applicazione di questa legge, che un suo
approfondimento in Commissione sia un passaggio inevitabile per dare maggiore
certezza non solo applicativa di regole alla maggioranza, ma soprattutto alla
minoranza che noi rappresentiamo non tanto in quest’Aula quanto nel territorio
calabrese.
Pertanto, confermo il nostro voto contrario.
PRESIDENTE
A favore chi parla? E’ un provvedimento della Giunta.
Prego, onorevole Guerriero.
Noi riteniamo sia giusta la sollecitazione che parte dalla Giunta regionale per esaminare queste norme in materia di nomine e di personale. Non vogliamo certamente noi, Consiglio regionale, essere da freno alle attività che la Giunta deve svolgere con immediatezza per quanto ci riguarda.
Abbiamo l’obbligo di far camminare con gambe sollecite questa Giunta che rappresenta una corposa maggioranza dell’elettorato calabrese.
Ecco perché dobbiamo dare risposte urgenti ed abbiamo
consapevolezza, altresì, che il Regolamento che normerà l’attività istituzionale
delle Commissioni regionali andrà per le lunghe e la Calabria,
questa Giunta, non può attendere che queste vengano insediate.
Siamo per la
partecipazione, certo, riteniamo che il confronto con le minoranze sia utile e
necessario per le forze democratiche come le nostre. Però non siamo d’accordo
quando - in maniera che io ritengo oltretutto un po’ strana - si contesta il
fatto che in questa Calabria si sia utilizzato questo strumento in maniera
dissennata.
L’ha detto la gente calabrese che si è stati dissennati nell’utilizzo di questo
strumento operativo da parte della Giunta precedente. Non commetteremo errori
di questa natura, noi. Ecco perché questa maggioranza sostiene fortemente la
determinazione che già la Giunta ha adottato. Grazie.
PRESIDENTE
Pongo in votazione l’ordine
del giorno 1008 che ha ad oggetto “Esame delle norme in materia di nomine e di
personale della Regione Calabria”.
Per dichiarazione di voto, ha chiesto di parlare l’onorevole Fedele. Ne ha facoltà.
Presidente e
colleghi, credo che questo Consiglio regionale
abbia visto oggi dal nostro primo intervento
il senso di grande responsabilità e disponibilità non solo al dialogo ma a lavorare per le cose concrete.
Se poi si vuol andare
avanti con questo metodo potete farlo, per carità, nessuno dice il contrario.
Però su queste scorciatoie
chiaramente, e vi chiedo scusa, noi non possiamo starci.
Approvare un provvedimento
di questo tipo senza che ci sia ancora la Commissione, senza che nessuno
l’abbia visto e senza che se ne discuta, per quanto ci riguarda non è
possibile.
Cosa diversa è approvare il
Regolamento, fare subito le Commissioni e metterlo al primo punto della
Commissione competente, per approvarlo subito dopo.
Si tratta più o meno di 10
giorni e non credo che sia questo il problema di questa Regione.
Noi siamo disponibili a
lavorare in questa direzione. Se si inaugurano oggi nella prima seduta di
lavoro scorciatoie di questo tipo, per quanto ci riguarda saremo poi costretti
a rivedere anche le nostre posizioni, Presidente Bova.
Del resto credo che anche
voi la volta scorsa in molte occasioni abbiate preso questa posizione, lei per
primo nella sua parte – allora – di consigliere regionale di minoranza, ma
anche altri colleghi. Credo che le prerogative del Consiglio e anche quelle
della opposizione per quanto possibile vadano rispettate.
In ogni caso avete i numeri
e potete anche andare avanti, ma io prima di votare pregherei i colleghi, anche
il collega Pacenza che l’ha proposto, di sospendere la richiesta e di ritirare
momentaneamente questo provvedimento col nostro impegno a portarlo in
Commissione nella prima seduta come primo punto all’ordine del giorno.
Verrà poi discusso,
approvato e passerà in Consiglio regionale, in 10 giorni questo si può fare.
Dopo di che, per carità,
fate quello che credete, il nostro pensiero è questo. Grazie.
Onorevole Fedele, le chiedo
scusa, io non posso accogliere l’ultima parte della sua proposta perché lei
stesso ha chiesto la parola per dichiarazione di voto.
Debbo intendere la sua
posizione argomentata come una dichiarazione di voto negativa, contraria.
A questo punto della
discussione non si può interrompere per nessuna ragione il procedimento del
voto; per cui se pure io lo volessi, non potrei farlo.
(Interruzione)
A proposito di regole, le
chiedo scusa, onorevole Nucera, lei non può chiedere la parola, se non, a
questo punto, per dichiarazione di voto.
Signor Presidente, né la maggioranza,
né la minoranza hanno espresso la propria opinione, diciamo sul voto. I singoli
consiglieri – perché lei lo farà per appello nominale – non hanno espresso un
loro parere. Mi pare che ci sia una proposta avanzata dal collega Fedele che
dice una cosa saggia: rinviamo tutto per il tempo sufficiente e necessario con
l’impegno che la Commissione che si andrà a
istituire – e qui sta all’Ufficio di Presidenza
stabilirne i tempi perché sarà lei che suonerà un po’ i ritmi della nostra attività -
potrà verificarne i passaggi necessari, dare una lettura in un
confronto, quale siamo abituati a fare, e a portarlo subito in Aula.
Se lei ha buona volontà e
buona lena e se i consiglieri hanno voglia di lavorare in 15 giorni,
l’argomento potrà essere chiuso. Non credo che in 15 giorni si stravolgano le
sorti della Calabria! Tutto qua, Presidente.
Quindi nessuno si è
espresso, ci possiamo astenere dall’esprimere il nostro voto, tutti,
maggioranza e minoranza.
Non è un processo così
difficile, mi sembra che nessuno si sia già espresso per cui a questo punto non
si possa più tornare indietro, salvo che non ci sia una espressione di voto,
una volontà già determinata che sta altrove e allora, chiedo scusa, vorrà dire
che le nostre parole e le nostre richieste cadranno nel nulla. Grazie,
Presidente e chiedo scusa.
Prima di dare la parola per
dichiarazione di voto ad ogni altro consigliere, pur rispettando pienamente la
libertà di espressione di ciascuno raccomando che ribadire quanto ha sostenuto
l’onorevole Fedele non sposta la questione, perché a questo punto siamo dentro
la procedura di voto.
Le vostre sono
argomentazioni, che ovviamente potete fare, per esprimere una volontà negativa
rispetto al procedimento, nient’altro.
Ha chiesto di parlare l’onorevole Racco. Ne ha facoltà.
Signor Presidente,
onorevoli colleghi, esprimo a nome del gruppo socialista il voto favorevole
all’ordine del giorno perché si tratta di un argomento sul quale, anche nella
passata legislatura abbiamo sottolineato più volte la necessità del Consiglio
regionale di intervenire sulla questione degli enti sub-regionali e sulla
questione delle nomine.
E’ una questione che è nel
patrimonio, nel Dna del Nuovo Psi, per cui non potremmo non votare
favorevolmente, fermo restando che lo spirito e l’urgenza debbano anche in sede
di Consiglio regionale, quando si discuterà, trovare tutti i percorsi di
equilibrio e mantenimento dei ruoli. Perché questo voto per quanto ci riguarda
mantiene per intero la posizione di distinguo tra maggioranza e minoranza.
Non è un voler mischiare le
carte, ma come ho dichiarato in una mia intervista stamattina, su alcuni temi
importanti e strutturali della moralità e dello sviluppo della Regione Calabria
potremmo, anche su questioni che condividiamo, dare un voto favorevole.
In questo caso, lo annuncio con lo spirito anche delle preoccupazioni dei colleghi della minoranza nella gestione della discussione della prossima seduta di non arrivare ad uno scontro su queste questioni. Ma se poi va preso qualche momento di riflessione, una cosa è un giorno, un’altra è rinviare la questione sine die. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto l’onorevole Sarra. Ne ha facoltà.
Presidente, Presidente della Giunta,
assessori e onorevoli colleghi, mi pare che
l’approccio a questa nuova legislatura sia di natura squisitamente istituzionale. Prima di
entrare nel merito del voto che comunque esprimerò, signor Presidente, mi si
impone un appello alla sua – peraltro – ben nota sensibilità istituzionale.
Il problema sentito non è
solo quello procedurale ma di sostanza più che di forma.
Noi trattiamo l’argomento
che attiene ad una norma di legge, alla valutazione, all’esame del Consiglio,
che poi porterà ad una serie di adempimenti consequenziali da parte dell’organo
esecutivo.
Ebbene, la procedura che
qui ci viene offerta, che qui si propone, in qualche modo prevede di superare –
onorevoli colleghi, a pié pari – la procedura rituale che prevede il passaggio
obbligatorio in Commissione.
Io mi chiedo: per quale
motivo, atteso che c’è una necessità - peraltro, io apprezzo anche la valutazione
che viene fatta nel merito, su questa non saremo noi a fare delle valutazioni
negative -, si vuole esordire, inaugurare questa legislatura spogliando il
Consiglio di quella che è una sua prerogativa; e mi sia consentito anche questo
breve inciso: non è vero che non può essere interrotta una procedura di voto.
Voi sapete bene che la
volontà del Consiglio, dell’Assemblea,
intendo, è superiore a qualunque momento procedurale, per cui credo che questo
possa essere ben superato, ottimamente superato dalla decisione che potrà
esprimere questo consesso.
Il problema, è la domanda
che io offro alla valutazione e della Presidenza del Consiglio e del Consiglio
tutto ma anche dell’Esecutivo, è se questa esigenza, che pure comprendiamo,
giustifichi l’adozione di questa procedura che è mirata ad un obiettivo sul
quale noi non discutiamo e sul quale ancora non siamo neanche alla valutazione
di merito.
E’ possibile, allora,
inaugurare una legislatura prevedendo già una sorta di deroga che è qualcosa di più
perché sottende una volontà diversa che è quella di spoliazione del Consiglio
di una facoltà che è quella riconosciuta dalle norme e dalla legge?
Io me lo chiedo ed offro
alla valutazione della sensibilità del Presidente, che, ripeto, è nota non solo
a chi parla ma al Consiglio tutto, ché non può essere una buona partenza, non
può essere un modo di proporci l’inizio di una nuova legislatura.
Attenzione, la Regione ha
diverse facoltà, quella legislativa è la principale, la suprema; approvare una norma di tale rilevanza senza aver sviscerato
prima in Commissione tutti gli aspetti, non mi pare costituisca una buona
occasione.
Il dialogo non è una
condizione di secondo momento, ma il dialogo noi lo proponiamo in termini costruttivi
per arrivare ad una soluzione che sia – seppur non unanimemente condivisa ma non ho preclusioni sul punto – una decisione
che sia quanto meno frutto di un adeguato dialogo, di una adeguata riflessione.
Mi sia consentito questo
passaggio, non credo che sia un approccio neanche corretto da un punto di
vista tecnico giuridico perché l’urgenza che
viene evidenziata nel documento del quale la signoria vostra ci chiede il voto,
non mi pare che giustifichi il superamento di quella che è una procedura scandita
da precise norme di legge.
Peraltro, il problema che
da questa consegue è il superamento delle prerogative che sono quelle del
Consiglio. Attenzione, colleghi, perché iniziando in questo modo ci troveremo
ad abdicare a quello che è il ruolo supremo di questa Assemblea perché la legislazione è una cosa che presiede al momento
esecutivo, al momento dell’amministrazione pura.
Allora voi potete pure
procedere perché la forza dei numeri, signor Presidente, ve lo consente. Ma il
mio è un appello determinato e frutto di rigore. Perché al rigore e alla
disciplina dobbiamo scrupolosamente
attenerci e non credo che questo sia neanche un buon modo di organizzare i
lavori questo e neanche un buon modo di concepire i rapporti tra Esecutivo e
momento assembleare.
La legge è il primo momento
e non possiamo arrivare all’approvazione di una norma che avrà valore di legge,
prescindendo da un momento di riflessione che peraltro – statutariamente e
legislativamente - è previsto da una serie di norme che ci impongono questo.
L’urgenza che voi ci
proponete non giustifica, pur condividendo noi l’obiettivo, pur condividendo
che sia un fatto teleologicamente orientato, perché dovete arrivare ad una
soluzione – questo lo comprendiamo – ma cosa diversa è proporre a questo Consiglio
di abdicare al proprio ruolo.
Allora per questo lei che è
Presidente attento, deve consentire che quanto meno i Presidenti dei gruppi ma
l’intero Consiglio intendo, non possa partire, non possa iniziare ed esordire
in questa nuova legislatura chiedendoci di abdicare a quello che è il nostro ruolo
altrimenti non avrebbe senso neanche questa riunione e non avrebbero senso e
non avranno senso le riunioni che a questa seguiranno.
La determinazione e la
passione, il modo accorato con il quale mi esprimo in qualche modo scaturiscono
e sono determinati dal pericolo, e dal quale io vi metto in guardia, di scelte
di questo tipo che non sono un buon inizio, signor Presidente.
Ripeto che comprendo qual è
l’obiettivo che posso pure condividere e capire, ma non capisco il metodo
perché voi mi insegnate che la procedura spesso è sostanza e non soltanto
forma. Vi prego quindi di fare una valutazione. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
Signor Presidente del Consiglio,
signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, anche io brevemente intervengo per dichiarazioni di
voto e per anticipare il mio voto in maniera convinta in ordine a questo punto
che chiedete di votare oggi in Aula.
Ha ragione l’onorevole
Sarra, non si inizia col piede giusto. Dico questo per anticipare il mio voto
ma anche per esprimere qualche motivo di delusione.
Io, signor Presidente del
Consiglio, ho salutato il suo discorso, il suo saluto subito dopo l’elezione,
con un grande entusiasmo. Nel suo saluto si poneva al centro il ruolo del
Consiglio come luogo di rappresentanza, come il luogo dove si formano le
decisioni, non dove le decisioni si subiscono.
Ho apprezzato e lo dico nel
rispetto specifico dei ruoli – si capisce – anche alcune dichiarazioni del
Presidente della Giunta che proviene da una esperienza che non porta a
mortificare i luoghi dove si formano, attraverso le leggi, le decisioni dei
rappresentanti dei cittadini.
Però oggi mi pare che i
fatti smentiscano clamorosamente le dichiarazioni
di intenti.
Allora per questa ragione
oggi esprimo il mio voto contrario a questo provvedimento. Vorrei solo
aggiungere una cosa.
Si parte dal presupposto
che non è possibile costituire le Commissioni perché il Regolamento vigente ce
lo impedirebbe.
Allora io mi sarei
aspettato un provvedimento di modifica della parte del Regolamento che prevede
la costituzione delle Commissioni. Questo avrebbe risolto il problema ed invece
no, forse si vuole, siccome, onorevole Fedele, è impensabile che un documento
così importante come il Regolamento del Consiglio possa essere esaminato ed
approvato in un’unica seduta, in questo modo costituire il precedente perché si
possa procedere a marce forzate all’interno del Consiglio regionale,
mortificando anche quelli che sono i rapporti tra maggioranza e minoranza.
Avete i numeri, qualche
intervento, che io rispetto perché capisco il travaglio che ciascuno
all’interno della propria coalizione sta vivendo, anche tra i banchi della
minoranza dice che i numeri li avete e li avete ad iosa. Perché procedere,
quindi, in questo modo? Perché iniziare dimostrando di non aver alcun rispetto
per il Consiglio regionale e dimostrando, ancora, di non aver alcun rispetto
per un modo di confrontarsi con la minoranza, con chi dovrebbe rappresentare le
altre ragioni, che sia davvero improntato al vecchio modo. Al modo che io ho
imparato - onorevole Loiero – quando facevo parte del movimento giovanile della
Dc e che lei invece ha praticato per tanti anni ma che sembra ora
dimenticarsene. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l’onorevole Vicepresidente della Giunta regionale Adamo. Ne ha facoltà.
Signor
Presidente, onorevoli colleghi, penso che sia giusto anche dai banchi del Governo
esprimere l’opinione di merito rispetto a questo ordine del giorno che è stato
messo in votazione.
Innanzitutto, ringrazio il Presidente per averci dato la parola perché pur essendo in fase di voto ha consentito l’espressione, la manifestazione delle posizioni che in Aula si contano per aggirare le regole. Penso che sia una eccezione dovuta e giusta in questa sede anche se è consapevolezza di tutti quanti noi che far funzionare la democrazia significa farci carico tutti, diciamo, del rispetto delle regole.
Ma mi pare che in una occasione come questa assai
importante e solenne per il punto che stiamo discutendo, non poteva non farsi
diversamente. Siamo nella fase del percorso costituente rispetto ai punti che
stiamo ponendo e quindi vorrei dare atto pubblicamente all’onorevole Presidente del Consiglio
della sua disponibilità.
Vedete, lo dico a tutti i colleghi sia di maggioranza
che di minoranza, dobbiamo intendere il nostro impegno nel qualificare
l’immagine della istituzione, di riprendere la funzione di una dignità
istituzionale e di riconoscere la sovranità di quest’Aula : questo può accadere
solo se diamo compiutezza al percorso di attuazione del sistema dei principi e
delle regole che abbiamo messo in atto.
Non poteva non essere così. Noi diamo compiutezza se
attuiamo la nuova Carta costituzionale regionale. E la nuova Carta
costituzionale regionale si può rendere coerentemente applicata se accompagnata
dal Regolamento.
E’ il Regolamento, la norma di garanzia del
funzionamento pluralistico e democratico di quest’Aula. E’ il Regolamento la
norma attraverso la quale si esalta la sovranità di quest’Aula.
Abbiamo inteso fare un’apertura di legislatura. Va
apprezzato questo sforzo e questa disponibilità, collega Occhiuto. Il
Regolamento è quel sistema di norme e di regole che non soltanto garantisce il
diritto-dovere ad una maggioranza di governare, ma assicura anche il diritto
dovere alle minoranze di fare opposizione.
Noi ci trasciniamo e ci portiamo dietro, invece, nella
nostra esperienza una forma di democrazia incompiuta. Nessuno può dimenticare
che al di là della responsabilità o del modo come si è diretta quest’Aula o
come si è diretto il governo della Regione, pesava un limite nell’esperienza
del passato. Il limite, cioè, che la nuova legge di riforma elettorale che ha
consentito con pienezza di poteri l’elezione diretta del Presidente della
Giunta era in questi anni un momento di squilibrio e di peso che si opponeva ai
poteri, alle prerogative del Consiglio.
C’era persino uno squilibrio nel rapporto tra Esecutivo
e Assemblea legislativa. Noi questo lo vogliamo evitare e penso che sia stata
giusta l’iniziativa dei firmatari del primo ordine del giorno che abbiamo
votato, la disponibilità dell’onorevole Presidente della Giunta a dire prima di
ogni altro atto, prima di cominciare, le regole.
E su questo mi pare che anche persino la costituzione e
la formazione delle Commissioni, la ipotesi di riforma non possono essere
intesi come provvedimenti parziali, come pezzi di un ragionamento che invece
deve fare sistema.
La seconda questione riguarda il principio della
responsabilità soggettiva. Proprio l’altro ieri l’organo di controllo extra
giudiziale, la Corte dei conti, ancora una volta ha richiamato la
responsabilità della istituzione regionale e dell’amministrazione regionale non
soltanto rispetto alla capacità produttiva del funzionamento delle varie
articolazioni della pubblica amministrazione.
Ormai siamo abituati, è da più anni che la Corte dei
conti inascoltata ci ha richiamato a responsabilità che comportano esosi danni
erariali alle casse della Regione per mancanza di regole e per scelte
sbagliate.
Noi non possiamo far finta di nulla e se non si comincia
oggi secondo il principio della responsabilità soggettiva nel senso che chi
governa deve assumersi le proprie responsabilità così come chi fa opposizione
deve essere messo in condizioni di controllare, non ce la faremo più.
Abbiamo una corsa contro il tempo che è rivolta
innanzitutto alla razionalizzazione del sistema e alla ottimizzazione della
spesa perché la grande parte che incide rispetto al funzionamento della
pubblica amministrazione regionale è data dal sistema delle partecipate, degli
enti sub-regionali, cioè di tutta quella parte che prevede un’assunzione di
responsabilità per quanto riguarda, per esempio, le nomine di rappresentanza e
di quest’organo e della stessa Giunta regionale.
Come dobbiamo procedere su questo? Badate, noi non siamo
animati dal sentimento di correggere atti che potrebbero anche essere evitati
perché non sfugga a nessuno di voi il fatto che è deontologicamente poco
corretto il fatto che la Giunta regionale che ci ha preceduto si sia assunta la
responsabilità con decreti da parte del Presidente della Giunta di adempiere a
nomine anche dopo il voto, quando già stava per essere proclamato dalla Corte
d’Appello nuovo Presidente della Giunta, l’onorevole Loiero, noi abbiamo dovuto
leggere di notizie e decreti che riguardavano nomine e contratti, di
affidamento fiduciario per 5 anni.
Non siamo animati dal sentimento di andare a cancellare tout
court nomine o… c’è un problema che tutti abbiamo presente e che poi non
abbiamo discusso in quest’Aula.
Abbiamo autorevoli esponenti di quest’Aula che hanno
compiuto in maniera responsabile intensamente l’esperienza del passato.
L’onorevole Gentile, per esempio, è stato sempre consapevole e ne abbiamo
sempre discusso del fatto che ad un certo punto i conti si pagano. E quando si
somma un contenzioso elevatissimo, dottore Morelli, quando ormai abbiamo decine
e decine di ricorsi che si avvalgono del riconoscimento dei danni che scelte
della Giunta regionale sono stati prodotti e a questi ricorsi gli organi
extra-giudiziali riconoscono il risarcimento di danni per miliardi di vecchie
lire, per milioni di euro il problema c’è.
Vi stiamo dicendo invece stamattina – rispettando anche
qui le prerogative del Consiglio e della Giunta – facciamo le regole e
ovviamente rispettando le leggi per quanto riguarda la materia di nomine e di
organizzazione del personale vogliamo rispettare fino in fondo le prerogative
di quest’Aula.
Per esempio, ci piacerebbe che si evitasse quanto è
accaduto nel corso di questi 5 anni. Non una nomina è stata fatta in quest’Aula
e in questo Consiglio. Tutte le nomine sono state fatte – anche quelle di
prerogativa di quest’Aula – avvalendosi di poteri sostitutivi o dell’onorevole
Presidente del Consiglio o di quello della Giunta.
Sappiamo che tutto ciò comporta il mancato
riconoscimento al diritto di rappresentanza della minoranza che le leggi per
esercitare il controllo prevedono.
Affermiamo la regola attraverso il principio di
responsabilità della Giunta che sia il Presidente della Giunta di fronte ai
calabresi ad assumersi le proprie responsabilità per le scelte che fa. Se si
fanno scelte positive queste saranno giudicate positivamente e se si fanno
scelte sbagliate c’è la responsabilità diretta di dare conto ai calabresi in un
percorso trasparente che non può essere quello dei colpi di mano o del
dispregio delle regole.
Ho concluso. Se non c’è questo provvedimento il cui
ordine del giorno ci si chiede di approvare, tutto diventa più complicato. Ma
anche qui in merito, io capisco che l’obiezione è fondata. Se ci fossero state
le Commissioni, se avessimo avuto una procedura normale non c’è dubbio che la
sede attraverso la quale anche le minoranze si potevano pronunciare nel merito
del provvedimento potevano essere più conformi ma nessuno impedisce che a
questa esigenza si risponda magari chiedendo all’onorevole Presidente del
Consiglio che tra oggi e le altre sedute in attesa della formazione delle
Commissioni si convochi la Conferenza dei capigruppo per discutere ed
approfondire entrambi i provvedimenti.
Io penso che questi siano provvedimenti che non sono da
approvare necessariamente a maggioranza. Dobbiamo fare uno sforzo serio
affinché le regole vengano vissute come regole di tutti. Non è una materia di
proprietà delle maggioranze di governo.
Le regole sono delle maggioranze e delle minoranze e noi
dobbiamo fare uno sforzo da qui all’approvazione nel merito dei provvedimenti
per raggiungere una intesa tra minoranza e maggioranza e la sede della
Conferenza dei capigruppo può essere quella giusta.
Per cui io concludo con un invito. Il voto di oggi può
essere quello di aprire un percorso, non è un voto di decisione di merito.
Assumiamoci tutti quanti la responsabilità – maggioranza e minoranza – perché
il lavoro dei prossimi giorni fino alla prossima seduta ci consenta di
pervenire all’adozione e all’approvazione di provvedimenti che possiamo decidere
anche insieme e unitariamente. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Abramo. Ne ha facoltà.
Signor Presidente,
onorevoli colleghi, sono d’accordo con l’intervento fatto dall’onorevole Adamo sulla importanza di questa
proposta che ci ha fatto oggi l’onorevole Pacenza.
Io non ho la vostra
esperienza politica, sono nuovo in quest’Aula, ho solo l’esperienza del mio
Consiglio comunale ma credo che si sia fatto un errore oggi, almeno dal punto di
vista politico.
Questo documento per
l’importanza che ha doveva essere sottoposto, perlomeno, a tutti i capigruppo
di maggioranza e di opposizione.
Capisco che oggi la
maggioranza non possa tornare indietro sulla decisione di portare nella
prossima seduta del Consiglio regionale questa proposta così importante. Io
sono venuto qui però per imparare la politica.
Ho imparato un poco in
questi anni di politica, come dicevo, da parte dei colleghi sindaci, dal mio
Consiglio comunale e credo che questa proposta o quanto meno la cosa più giusta
da fare sarebbe stata quella di sottoporla alla firma di tutti.
Allora la mia proposta,
senza perdere tempo, perché chi mi conosce sa perfettamente che non amo perdere
tempo è quella di sospendere 5 minuti il
Consiglio regionale, di riunire tutti i capigruppo e firmare tutti insieme
questo documento e quindi stabilire tutti insieme quando fissare la riunione
del Consiglio regionale e magari una riunione propedeutica dei capigruppo per
stabilire le regole di questo importante documento.
Credo che si sia fatto un
piccolo errore al quale possiamo sicuramente porre rimedio.
PRESIDENTE
Non essendoci altri
iscritti a parlare purtroppo come lei sa, onorevole Abramo, non è potestà di
questa Presidenza poter sospendere una procedura di voto già avviata tanto è
vero che lei stesso ha preso la parola per dichiarazioni di voto….
Ha chiesto di parlare
l’onorevole Chieffallo. Ne ha facoltà.
Signor Presidente,
onorevoli colleghi, anche per fare un po’ di chiarezza. Ritengo che una
precisazione da parte del gruppo del Nuovo Psi sia necessaria in ordine
alla materia di cui si sta discutendo.
Penso innanzitutto - e lo dico ai colleghi che siedono
sui banchi della opposizione - che non bisogna guardare alle questioni che si
discutono in questo Consiglio regionale con la testa indietro e guardando alle
cose del passato. Vanno affrontati i temi e i problemi rispetto alla gravità
dei fatti che ognuno di noi ha davanti agli occhi e sui quali è necessario
ovviamente con urgenza poter prendere decisioni.
Fermo rimanendo il fatto che da questi banchi l’abbiamo
detto e lo confermeremo poi in occasione dell’esposizione del discorso
programmatico del Presidente, onorevole Loiero, noi siamo per portare avanti un
discorso costruttivo di opposizione seria e qualificata.
Sulla materia nel mentre sono giuste le motivazioni di
alcuni colleghi che evidenziano ancora la mancanza del Regolamento entro cui
incanalare tutta una serie di attività ordinate del Consiglio regionale noi del
Nuovo Psi – lo sanno i colleghi della opposizione così come dovrebbero saperlo
i colleghi della maggioranza e mi riferisco al collega Adamo perché in quei
tempi non abbiamo avuto molto riscontro nelle nostre posizioni forti – abbiamo
sempre detto che gli enti sub-regionali non sono stati gestiti secondo termini
di grande efficienza – non dico di trasparenza – all’interno della nostra
Regione.
Abbiamo posto questo problema ai colleghi della
maggioranza in passato e conseguentemente nel momento in cui questo problema
viene posto in termini di forza dalla nuova Giunta regionale all’interno di un
discorso organizzativo di una nuova politica nella Regione Calabria non
possiamo che essere assolutamente sensibili a problemi come questi e quindi
prendere al volo iniziative che tendono al superamento di vecchie logiche che
non ci trovavano d’accordo.
Semmai mi meraviglia come in passato i colleghi della
maggioranza di oggi, della opposizione di allora, non hanno aiutato questo
processo di chiarificazione che portavamo avanti con forza fino a qualche tempo
fa.
Per cui ritengo – così come ha fatto il mio capogruppo –
di prendere, sia pure una posizione di opposizione, per questo argomento le
distanze dai colleghi della opposizione e dire che siamo d’accordo perché su
questo aspetto si faccia immediata chiarezza ed ordine e si avvii in termini
nuovi un discorso nuovo all’interno di questa legislatura che inizia in buona
sostanza da oggi.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Dima. Ne ha facoltà.
Signor Presidente,
onorevoli colleghi, trovo assolutamente praticabile
l’ipotesi di sospendere la seduta del Consiglio regionale così come ha
richiesto il collega Abramo, riunire la Conferenza
dei capigruppo presso la Presidenza – come spesso abbiamo fatto in Aula – e
trovare quel minimo di sintesi necessaria per poter procedere sui lavori del
Consiglio regionale odierno.
E’
inutile che mi dilungo rispetto alle motivazioni di base che abbiamo sostenuto
finora. Il collega Sarra ha avuto modo di esprimere fino in fondo le nostre
preoccupazioni e i nostri dubbi.
Ritengo
che una seduta così importante, la prima grande seduta del Consiglio regionale
non possa essere viziata e condizionata fortemente da procedure un po’ anomale
rispetto anche a quella che era la tradizione e la consuetudine di questo Consiglio
regionale.
Per
cui ritengo assolutamente saggio e di grande apertura da parte dei gruppi di
minoranza di convenire nel concorso di procedere verso una soluzione o un
momento di sintesi e di riflessione.
Mi spiego
meglio. C’è stata, Presidente, una proposta del Vicepresidente della Giunta, un
autorevole rappresentante del governo,
che sostanzialmente rilancia alla opposizione, alla minoranza una ipotesi di
accordo per cui trovo naturale e fisiologico trovare un momento di incontro.
Per cui ribadisco la necessità di convocare alla
Presidenza i capigruppo. A quel punto trovare un momento di sintesi e in altri
termini quel momento di coesione necessaria per non inaugurare un primo
Consiglio regionale – quello utile dopo le elezioni dell’Ufficio di Presidenza
- con un precedente assolutamente grave.
I numeri parlano chiaro. Una maggioranza
estesissima che per certi aspetti è andata anche al di là oggi in Aula da
quello che è stato il risultato elettorale, con una Calabria che ha dato al
centro-sinistra un risultato elettorale vistosissimo per cui oggi avete anche
il consenso abbastanza chiaro nell’opinione pubblica. A quel punto trovo poco
edificante per questo Consiglio regionale creare un precedente così anomalo nel
contesto di quelli che sono i buoni rapporti tra minoranza e opposizione.
Non essendoci altri iscritti a parlare pongo in
votazione l’ordine del giorno numero 1008.
(Interruzione)
Le
chiedo scusa, onorevole Sarra, ha già parlato mi perdoni, mi ha chiesto la
parola per dichiarazione di voto. Dentro la dichiarazione di voto la richiesta
di sospensione non è contenuta. Lei sta votando, il suo intervento è di uno che
vota contro. Come mi può dire che non vota? Mi ha capito? Non si arrabbi.
Pongo
in votazione l’ordine del giorno numero 1008.
(Il
Consiglio approva)
(E’
riportato in allegato)
(Vivaci proteste da parte dei consiglieri Sarra, Nucera,
Vilasi)
Questa
Presidenza dichiara che sulla base delle indicazioni unanimi del Consiglio,
sottolineata dalla volontà della Giunta alla fine della seduta con i Presidenti
dei gruppi al banco dichiariamo che a partire da domani mattina fino al momento
del Consiglio, con i rappresentanti dei gruppi ci possiamo considerare
conferenza permanente dei gruppi sui punti all’ordine del giorno…
(Vivaci proteste da parte dei consiglieri Sarra, Nucera,
Vilasi)
Io sono tenuto a rispettare la volontà dell’Aula. Che nessuno di noi riporti in campo i morti. I morti sono seppelliti, discutiamo dei vivi e discutiamo del confronto dentro quest’Aula.
(Interruzioni continue e vivaci)
Andiamo
al punto all’ordine del giorno. Ho detto già che a partire da domani per quanto
riguarda questa Presidenza fermo restando che non abbiamo ancora tutti i gruppi
costituiti e nemmeno i Presidenti dei gruppi, al di là di questo dichiaro
formalmente all’Assemblea che a partire da domani e con la conferenza dei Presidenti dei gruppi al
banco, possiamo fare sui due punti all’ordine del giorno la conferenza
permanente dei capigruppo.
Cioè
discuteremo sia nel Regolamento come si fa nelle Commissioni sia del
provvedimento proposto dalla Giunta. Quindi quella proposta che era stata
avanzata anche da lei in maniera molto compita e corretta è stata accolta,
onorevole Sarra….
(Interruzione)
…il
confronto c’è già. Se io le dichiaro formalmente che il confronto ci sarà e per
quanto mi riguarda non sarà surrettizio né di mezz’ora ma fino al momento del
Consiglio più di questo non posso. Può anche essere insoddisfatto ma io glielo
dichiaro formalmente.
(Interruzione)
Onorevole
Sarra, lei è bravo sul Consiglio e anche sull’ordine dei lavori. Sono due cose
differenti, il Consiglio lo convoca sentiti i gruppi la Presidenza dello
stesso. Dall’altro lato le dichiaro che noi lavoreremo perché il confronto sia
vero. Non ho detto che fino a quando questo lavoro qualcuno non decida che
finisca noi non convocheremo il Consiglio.
(Interruzione)
Mi perdoni, non mi deve… Questa è la sua conclusione ma
le chiedo scusa, onorevole Sarra, visto che i termini della questione… non dialoghiamo
in Aula le chiedo scusa. Lei ha espresso una sua valutazione negativa col voto.
Mi perdoni.
(Interruzione)
Capisco il momento per cui anche se non aveva chiesto la
parola. Come vede noi siamo in grado di capire i vari passaggi ed i vari
momenti.
Le ricordo prima di dare la parola al Presidente della
Giunta per le sue dichiarazioni programmatiche che noi sentiamo i gruppi sui
punti su cui l’Assemblea sovrana non ha deciso.
Ricordo che lei e noi siamo subordinati a quest’Aula.
L’Aula ha deciso che le due questioni vanno portate all’ordine del giorno del
prossimo Consiglio e tutti noi dobbiamo sottostare, democraticamente a questo
tipo di volontà.
Contemporaneamente e termino su questo punto, per quanto
riguarda questa Presidenza accolgo la volontà unanime del Consiglio che lei ha
espresso così chiaramente di un confronto serrato in cui chiunque possa
esprimere la sua e possa correggere in maniera che anche il lavoro emendativi
in Aula possa avere nella conferenza dei gruppi le correzioni opportune che ci
debbano essere.
Detto questo e ringraziando i colleghi per la
partecipazione attiva e positiva al dibattito diamo la parola al Presidente
della Giunta… al di là dell’alzata di mano, si è fatta la conta le chiedo scusa
per la mia distrazione.
Presenti e votanti sono stati 44 consiglieri. Hanno
risposto sì 31 consiglieri, hanno risposto no 11 consiglieri, astenuti nessuno.
Questo è l’esito della votazione.
(Interruzione)
Ha ragione è un mio errore. Apprezzo la battuta
dell’onorevole Sarra che mi consente di lavorare meglio. Chiedo scusa a lui e
all’Aula e purtroppo tra i vari difetti non vedo nemmeno bene. Avevo
inavvertitamente – chiedo perdono – tolto due voti ai colleghi che con pari
dignità avevano espresso un parere sfavorevole.
Apprezzo l’aiuto che anche su questo mi viene
dall’onorevole Sarra.
(Interruzione)
Onorevole Nucera, vuole caratterizzare la sua presenza
per questi momenti. Allora che cosa cambia? Le ho chiesto scusa. Ai
consiglieri, ai calabresi interessa più una volta sottolineato il mio errore
che…
Possiamo ascoltare le dichiarazioni programmatiche del
Presidente della Giunta? Vi sono 31 voti a favore - vedrò di cambiare gli
occhiali perché non vedo bene – 11 contrari per cui in tutto sono 44, come ha
sottolineato il segretario consigliere questore verbalizzante della seduta.
Siccome non abbiamo votato per appello nominale bisogna fare riferimento alla
votazione per alzata di mano. Al momento dell’astensione nessun consigliere -
onorevole Chiarella, forse in quel momento pensava di farlo, ma si è distratto
– ha alzato la mano.
Poi abbiamo sentito che due consiglieri avevano volontà
di astenersi ma siccome non è combaciato perché forse sono andato troppo veloce
la votazione è conclusa. Possiamo adesso dare la parola…
(Interruzione)
Sono d’accordo onorevoli Nucera e Sarra.
Adesso si passa alla relazione programmatica del Presidente della Giunta. A lei la parola, onorevole Loiero.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, con la presentazione della Giunta e del programma comincia oggi una nuova legislatura regionale densa di attese e di speranze.
Personalmente, la vivo come ho vissuto da bambino il mio primo viaggio, il cui pensiero martellante non mi permetteva la notte precedente di prendere sonno, tante erano le immagini fantastiche ed i sogni che affollavano la mia mente.
Oggi, rispetto a quel tempo lontano avverto anche i rischi ed i pericoli di questo viaggio. Ma il sogno di riuscire insieme, insieme a voi, a trasformare, a cambiare le cose nella nostra regione prevale sugli stessi rischi e pericoli.
I calabresi hanno inteso premiare la coalizione di
centro-sinistra in una misura che ha stupito gli osservatori più attenti, anche
chi come me ha sempre creduto in un successo del centro-sinistra in queste
elezioni regionali.
Lascio ai politologi le motivazioni e le cause di questa
vittoria. A noi resta solo il compito di trarre le conseguenze del risultato.
La prima che mi viene in mente è che la Regione non può
accontentarsi di una spolverata d’abito, per lasciarlo con tutti i suoi
evidenti rattoppo e con tutte le sue chiazze di unto.
La seconda, persino paradossale, - e mi rivolgo alla
opposizione – è che la non ordinaria dimensione della vittoria elettorale
consente un rapporto più franco ed aperto con l’opposizione a cui intendo
proporre confronti veri, non di maniera, sui grandi nodi regionali.
Primo fra tutti lo stato della nostra maggiore
istituzione. Faccio una confessione pubblica: mi atterrisce l’idea che pure
circola con insistenza negli ultimi anni nel nostro territorio e fuori di esso
di un distacco crescente, profondo, quasi incolmabile tra i cittadini e la
Regione Calabria.
Quando si pensa alla nostra Regione si pensa ad un luogo
dove sono possibili cose che altrove non sono possibili.
Abbiamo bisogno, davvero, invece, di una disperata
ordinarietà.
C’è una sorta di regno dell’anarchia che forse neanche
risponde alla realtà ma che comunque così viene vissuto. Basta leggere le
relazioni di questi anni della Corte dei conti per rendersene conto, ma basta
leggere quello che scrivono i grandi inviati sulle prime pagine dei più grandi
giornali italiani. Lo dico senza alcun compiacimento.
Nessun compiacimento intimo, altresì, per le notizie che
stanno oggi sui giornali, indipendentemente dalle responsabilità che la
magistratura dovrà accertare, che comunque contribuiranno ad offuscare ancora
di più l’immagine già deturpata della nostra Regione.
L’idea della Regione che emerge in questi pochi giorni
di lavoro è quella di un ente senza storia, senza antefatto, senza alcuna
continuità amministrativa.
In una Regione dove si fa una fatica del diavolo a
recuperare il pregresso, a stabilire nessi tra le cose, nessi temporali,
giuridici e amministrativi, molti atti che pure hanno inciso profondamente
nella vita della Regione sembrano non essere mai esistiti e sembrano vivere
senza una concatenazione logica.
E’ come se fosse stata per anni adottata una common
law oscura, cioè priva dei bagliori della tradizione inglese che ha reso
lungo l’arco dei secoli di altissimo profilo il diritto consuetudinario.
A noi dunque spetta il compito di rinvigorire le nostre
istituzioni, di conferire loro sostanza e forma, forma e sostanza più
accettabili avendo consapevolezza che le due cose, la sostanza e la forma in
tale ambito non vanno disgiunte.
Ho molto apprezzato e lo confesso qui nel discorso del
Presidente del Consiglio ed in alcune sue dichiarazioni alla stampa la nuova
attenzione che intende dare alla forma.
Primo fra tutti il rispetto dell’orario delle sedute.
Ricordo che sono spesso quelle considerate le piccole cose, quelle cui in certe
zone del Paese si bada poco, a dare forza e vigore agli organismi
istituzionali. Un compito che spetta in misura esattamente uguale alla
maggioranza e alla opposizione.
Anzi, il rispetto formale delle norme, delle regole è la
prima garanzia della opposizione. Le regole sono infatti nate in Inghilterra,
in quel Paese che rappresenta la culla della democrazia per arginare, appunto,
il potere del sovrano.
Se posso fare un riferimento personale, voglio
confessare a questa Assemblea che io ho sempre amato gli inglesi non solo per
come hanno saputo teorizzare l’esercizio del comando, ma anche per quella loro
attitudine a porre ad esso limiti definiti, argini sicuri e soprattutto per
quella loro inclinazione, che è sempre stata culturalmente eccitante, a
resistere attraverso il rispetto delle regole al potere costituito.
Sono dunque le regole il primo dei nostri problemi. Poi,
naturalmente, vengono gli altri che sono tanti e che nell’ultima legislatura si
sono drammaticamente aggravati.
Nel programma che vi consegno credo di averli elencati
tutti anche se alcuni rappresentano sicuramente una priorità assoluta.
Ad essi ho tentato, insieme alla coalizione ed insieme
ad una schiera di esperti, i professori Cersosimo, Pangallo e Viscomi, che
voglio nominare perché resti agli atti di questo Consiglio, di dare una
soluzione al mio programma di governo che risponde, ovviamente, ad una nostra
visione del mondo e che può pertanto essere anche opinabile, me ne rendo
conto.Ma, comunque, intendo sottoporlo anche all’attenzione della opposizione
convinto come sono che è spesso la dialettica, il confronto serrato e talvolta
il disaccordo più aspro a farci pervenire ad un migliore livello di conoscenza.
Estrapolo in questa sede alcuni passaggi programmatici
in questo mio discorso, rinviando l’intera Assemblea alla lettura del programma
organico.
Comincio dallo sviluppo, in questo mio non lungo
intervento, che considero la base stessa del nostro futuro. Lo abbiamo spiegato
mille volte in campagna elettorale, però ci sembra utile ricordare come
intendiamo lo sviluppo.
Esso deve poggiare su di un presupposto di intesa tra
imprese e forze sociali sindacali, una intesa che rilanci il metodo della
concertazione inspiegabilmente abbandonata negli ultimi anni come fosse un
rudere, un fossile del passato.
Non sto qui a ricordare il valore della concertazione
che in certi territori deboli come il nostro rappresenta più una risorsa per il
Governo che per le forze
sociali e sindacali.
Una intesa, dunque, tra imprese e forze sociali che
trovi nella istituzioni un potere vincolante. Avvertiamo forte il bisogno di
una politica che insieme vincoli e favorisca il patto, l’intesa rendendo più
appetibile il territorio. Il Governo nazionale dovrà assicurare un clima di
sicurezza, senza la quale nessuna impresa è disposta ad investire in Calabria.
Questo è il prerequisito che chiediamo all’Esecutivo
nazionale. Se la criminalità organizzata è padrona del territorio – nel senso
che impone gabelle e dispensa lavoro ai giovani – costituendosi di fatto in
potere parallelo magari più credibile, è non solo alla Regione che sottrae
qualcosa ma anche e soprattutto allo Stato nazionale.
Questo della criminalità organizzata è un grande
problema : se con il tempo non si elimina o almeno non si riduce in ambiti più
fisiologici, i nostri discorsi sullo sviluppo rischiano di apparire vani.
Noi abbiamo intenzione di costituire presso il
segretariato generale della Presidenza della Giunta un osservatorio che vigili
e studi sul fenomeno della criminalità. Chiameremo personaggi di assoluta
qualità a farne parte: studiosi, magistrati, forze dell’ordine.
Il problema della criminalità è reale, amici. Chi vive
nella nostra regione – specie in certi territori – sa che è pesante, toglie il
respiro e cancella opportunità ma offre anche forti pretesti, attenzione, forti
pretesti a quelle forze che conducono da anni un’aspra battaglia
anti-meridionale e che riducono l’antica questione meridionale a semplice
questione criminale.
La Regione svolgerà il suo ruolo costituendosi parte
civile in tutti i processi alla criminalità organizzata e cercando di inserire nei
programmi scolastici, in quella parte di propria competenza, modelli educativi
che spieghino ai giovani quali e quanti sono i danni che i poteri criminali
arrecano al nostro territorio.
Se non si parte da qui, sarà difficile – lo dico con
estrema franchezza – dare voce ad una Calabria protagonista del proprio futuro.
Una Calabria inclusiva che abbia consapevolezza di sé, che solleciti l’orgoglio
dei calabresi, che promuova identità positive come valori intorno al quale
costruire un nuovo senso civico, una nuova rappresentazione collettiva. Una
Calabria che sia in sintonia con la Carta costituzionale, che ripudi la guerra
e sviluppi azioni politiche di cooperazione e di pace con i paesi della sponda
sud del Mediterraneo.
Una Calabria con una classe dirigente competente,
affidabile e legittimata, capace di costruire un progetto di crescita economica
e civile sostenibile, di esprimere un profilo etico credibile, di promuovere ed
interpretare la crescente domanda di rappresentanza di genere.
In questa prospettiva, la Calabria non rappresenta tanto
un problema da risolvere quanto piuttosto una opportunità per l’Italia e per
l’Europa nella nuova divisione internazionale del lavoro, delineata dai
processi di globalizzazione.
L’appuntamento ormai prossimo del 2010 che dilata
enormemente l’area del libero scambio e la dilata, appunto, qui nel
Mediterraneo, deve essere visto come un traguardo al quale la Calabria deve
prepararsi in modo attivo e da protagonista.
Le politiche di governo, di governo regionale, dovranno
promuovere e valorizzare le risorse territoriali a fini produttivi non solo per
intercettare la domanda interna, ma anche quella crescente indotta dalle nuove
relazioni tra Oriente ed Occidente e che vedono il Mediterraneo come grande
area di sviluppo della nuova Europa.
E’ questa la strada per una Calabria che aspira ad
aumentare le esportazioni e che non vuole continuare ad importare oltre i due
terzi di ciò che consuma.
La nostra Regione – di tutti qua dentro – deve essere
protagonista di un processo di riordino dello Stato nel segno di un nuovo
regionalismo. Un regionalismo capace di contrastare l’euroscetticismo e di
sostenere un processo di rafforzamento dei caratteri dello Stato nazionale,
come Stato unitario e solidale.
Il problema non è il federalismo- su cui non mi soffermo
perché voglio essere breve-, non è il federalismo in quanto tale, ma una sua
formulazione che impedisca il prevalere di egoismi e di tendenza all’isolamento
delle aree più forti del Paese.
Ovviamente, per superare l’esame del federalismo la
nuova Regione dovrà essere fondata su una radicale riforma della struttura
burocratica ed amministrativa.
Per questo, abbiamo inteso organizzare le competenze e
le funzioni amministrative per dipartimenti in modo da garantire il
coordinamento istituzionale intersettoriale, la semplificazione procedurale,
per rendere trasparenti ed efficaci i procedimenti amministrativi e passare da
una programmazione per adempimenti ad una per risultati.
A tal fine si dovrà promuovere un effettivo processo di rinnovamento
e riqualificazione professionale della dirigenza regionale ed utilizzare
l’istituto della consulenza esterna strettamente finalizzato alla realizzazione
di specifici progetti obiettivi.
La Regione deve rivedere integralmente il sistema degli
enti strumentali e delle società partecipate attraverso una pluralità di
iniziative a più livelli: eliminazione degli enti inutili, razionalizzazione
delle attività sovrapposte, revisione sostanziale delle funzioni e delle
missioni dei singoli enti o società.
In questi enti il ruolo della Regione deve essere
ricondotto ad una funzione esclusiva di programmazione e di controllo mentre
deve essere resa del tutto autonoma la loro gestione.
Sotto tale aspetto le Università, il porto di Gioia
Tauro ed i centri di innovazione imprenditoriale rappresentano importanti punti
di forza da cui partire per invertire la tendenza al declino e per accelerare
la ripresa economica della Calabria.
Il sistema universitario con l’ampia varietà
dell’offerta formativa e l’elevato numero dei giovani in formazione deve
rappresentare sempre più una leva strategica dello sviluppo regionale. Per
sfruttare appieno le potenzialità delle Università è indispensabile saldare
maggiormente la formazione avanzata con la ricerca applicata e con i fabbisogni
che emergono dal mercato del lavoro.
Più in generale l’intero sistema della formazione e
dell’istruzione dovrà essere strettamente raccordato con le dinamiche
territoriali e con i processi di sviluppo potenziali.
Paradossalmente la condizione di arretratezza relativa
della Calabria può rivelarsi una opportunità per favorire il radicamento nei
giovani di attività economiche ed imprenditoriali avanzate ad alto valore
aggiunto attraverso l’applicazione delle innovazioni tecnologiche e delle ricerche
accademiche e non.
La Calabria può candidarsi ad essere una terra di
servizi avanzati, a partire dalla valorizzazione dei segmenti innovativi già
presenti nell’apparato industriale, nell’agro-alimentare e nel campo delle
tecnologie informatiche.
Agricoltura. L’antico comparto, che ci ha fatto
compagnia lungo l’arco dei secoli, che ci ha permesso di sopravvivere, deve
ammodernarsi in un contesto che favorisca cooperazione e sinergia.
Esiste poi un capitolo: quello dei diritti, che sembra
essersi drammaticamente affievolito nella nostra Regione. Anche se pochi se ne
accorgono, anche tra chi fa politica, su questo tema delicato la coalizione
darà battaglia nei prossimi mesi e nei prossimi anni.
Esistono diritti universali inalienabili che non possono
essere messi in discussione. Penso alla salute, all’istruzione, alla casa,
all’assistenza socio-economica. Si tratta di diritti elementari, di
cittadinanza, che devono essere garantiti a tutti.
L’intervento pubblico regionale deve essere orientato
prioritariamente a soddisfare questi diritti di base secondo princìpi di equità
e di pari opportunità per tutti i ceti sociali, garantendo prioritariamente
l’accesso alle fasce di popolazione in condizioni di maggiore disagio.
Le politiche sociali regionali vanno ripensate alla luce
dei recenti mutamenti intervenuti negli scenari socio-economici nazionali ed
internazionali.
Antiche e nuove povertà, processi di immigrazione e di
nuova emigrazione, senso di insicurezza sociale, ampliamento dell’area della
precarietà a cominciare da quella lavorativa impongono la ridefinizione di un
nuovo sistema di garanzia sociale come pre-requisito per avviare e sostenere
politiche strutturali di sviluppo e coesione.
Come centro-sinistra assumiamo su di noi ma allarghiamo
anche alla opposizione questa opzione : la garanzia dei diritti primari come un
dovere morale, coerente con i valori di riferimento della coalizione e
dell’Assemblea tutta, con lo spirito di solidarietà sociale che l’alimenta, con
l’etica della responsabilità soggettiva. E ci impegniamo a sperimentare e ad
attuare forme di reddito minimo ai cittadini e alle famiglie in condizione di
povertà anche attraverso strumenti di ridistribuzione del reddito regionale ed
interventi di natura fiscale.
In Calabria sono attive numerose associazioni, non sono
tutte di centro-sinistra, per nulla. Strutture e organizzazioni cooperative,
nuclei significativi di volontariato cattolico e laico, imprese del terzo
settore che configurano una importante trama regionale di impegno civile nel
campo dell’offerta e dei servizi collettivi che spesso sono sostitutivi di
servizi pubblici inefficaci, se non del tutto assenti.
Questa rete va sostenuta ed incoraggiata, rafforzata. La
Regione deve stabilire con l’arcipelago del privato sociale spesso animato generosamente
da giovani ricchi di idealità e di passioni civili rapporti istituzionali
stabili, coerenti, di lungo periodo.
E poi il diritto ad un ambiente sano. Voglio soffermarmi
un attimo su questo tema.
La tutela e la valorizzazione dell’ambiente naturale
sono condizioni per garantire e salvaguardare il futuro delle nuove
generazioni. La difesa dell’ambiente è una esigenza etica e contestualmente una
risorsa produttiva.
La politica del centro-sinistra assume l’ecologia e i
beni ambientali come valori strategici per la qualità della vita dei calabresi,
per la qualità dei processi di sviluppo, per la qualità della convivenza
civile.
La valorizzazione dei valori ambientali necessita di
organiche politiche e strumenti di incentivazione incentrate su specifiche
misure di fiscalità ambientale, sulla realizzazione di moderne infrastrutture
eco-compatibili, su norme legislative di contrasto dell’abusivismo e di rifiuto
della cultura del condono, su azioni di cura, recupero, manutenzione e
valorizzazione del territorio dei beni ambientali e culturali anche al fine di
elevare la qualità dell’offerta e dell’attrazione turistica regionale.
Il giudizio negativo sul ponte sullo Stretto di Messina
è in questo senso tutt’altro che una chiusura alla innovazione. La priorità
assoluta è la riqualificazione del sistema infrastrutturale esistente e della
sua integrazione funzionale.
Due parole, infine, sul decentramento.
Abbiamo detto in campagna elettorale che l’avremmo
realizzato fin da subito. Vogliamo mantenere l’impegno, la Calabria ha bisogno
di una Regione più snella e più articolata.
La Regione non può continuare ad essere una istituzione
pesante, gonfia di competenze amministrative, gestionali e finanziarie. La
Regione deve decentrare competenze, poteri e risorse. Risorse finanziarie e
gestioni.
La nostra Regione ha bisogno di nuove architetture
istituzionali, di nuova governance, ha bisogno di disegni istituzionali
più moderni, policentrici. Ha bisogno di nuove complementarietà istituzionali
tra Regione, province, comuni, comunità montane e autonomie funzionali.
La Regione, infine, deve diventare una istituzione
focalizzata sulla programmazione e il controllo delle risorse,
sull’elaborazione di macro progetti e programmi di sviluppo, la cui
realizzazione deve vedere protagonista a pieno titolo in una prospettiva di
sussidiarietà gli enti locali e territoriali e laddove è possibile i soggetti
privati del non-profit.
Nella nostra concezione, il decentramento è soprattutto un’architettura istituzionale integrata ai criteri di organizzazione e funzionamento.
Insomma, la Regione programma, controlla e valuta anche
attraverso un sistema organico e limitato di legge, mentre la gestione e la
realizzazione dei progetti relativi alle risorse finanziarie dovranno essere
attribuite soprattutto ai soggetti pubblici sub-regionali e ai privati
coinvolti.
Fatto tutto ciò, la Calabria davvero – mi avvio alla
conclusione – deve avviare ed implementare reti. Reti infra-inter-regionali tra
istituzioni e tra queste e i privati.
La Calabria ha più bisogno di altre regioni di reti
perché è molto piccola e per di più frantumata, divisa, parcellizzata. Ha
bisogno di reti di relazioni per unire le forze per fare sistema, per
conseguire massa critica e potere contrattuale.
In questo quinquennio – questo lo voglio dire con
franchezza ed è l’unica critica forte che faccio – il centro-destra calabrese
ha lavorato contro, ha prodotto lacerazioni, ha diviso i soggetti istituzionali
e sociali, ha spezzato tessuti relazionali.
Anche per questo la Calabria è andata indietro.
Tocca a noi tutti ricostruire trame spezzate, ricomporre
le coalizioni, incentivare l’aggregazione. Bisogna favorire in primo luogo le
reti orizzontali, i legami territoriali ed è necessario che i comuni dialoghino
molto di più tra di loro, che facciano sistema locale progettando e gestendo
servizi comuni. Che insieme abbiano rapporti sistematici col sistema produttivo
e con gli altri soggetti locali.
Bisogna, però, favorire anche nuove reti verticali, tra
la Regione e gli enti locali. Tra la Regione e lo Stato centrale, tra la
Regione e l’Unione europea. La rinascita della Calabria è possibile solo dentro
un quadro di politiche pubbliche europee nazionali e regionali, coerenti tra di
loro e finalizzate allo sviluppo.
Quindi la solidarietà. La Calabria è storicamente una
regione di grande solidarietà. I calabresi sono un popolo generoso, avvezzo
all’altruismo, temprato all’ospitalità e all’accoglienza umana.
La solidarietà è un valore faro della nostra azione politica e sempre più dovrà
esserlo in futuro. La solidarietà non è incompatibile con lo sviluppo, al
contrario non c’è sviluppo sostenibile senza solidarietà, senza legami umani,
senza relazioni con l’altro.
Negli ultimi anni i neo
conservatori liberisti del nostro Paese hanno contrapposto la solidarietà
all’efficienza, l’equità alla produttività accecati dall’ossessione della
difesa della massimizzazione del profitto.
I liberisti hanno trascurato
che la crescita economica fine a se stessa implica rotture sociali,
divaricazioni territoriali, distruzione di capitale sociale, allargamento delle
fasce del disagio e della povertà.
La non solidarietà comporta
elevatissimi costi sociali. La nostra idea è che solidarietà ed efficienza
debbano intimamente convivere e rafforzarsi reciprocamente, fertilizzarsi in
modo incrociato.
Per noi lo sviluppo non è
uguale alla crescita indifferenziata della ricchezza monetaria, ma lo sviluppo
al quale noi puntiamo è diffusione del benessere sociale, incremento dei
redditi, ma anche riduzione delle disparità sociali. Maggiore efficienza
economica ed aziendale ed anche ampliamento della base occupazionale.
Livelli più alti di
produttività ma anche aumento dei diritti universali di cittadinanza e il
rafforzamento della democrazia.
Mi avvio davvero alla fine
non senza aver toccato – sia pure a volo d’uccello – il tema delle grandi
infrastrutture, delle grandi incompiute.
Per la Calabria è necessario procedere
ad una riprogrammazione della spesa assumendo delle priorità e privilegiando
nel breve e medio termine le seguenti tipologie di opere.
Le voglio dire tutte
puntigliosamente: opere in avanzato stadio di realizzazione, opere già
finanziate o la cui progettazione risulta definitiva o esecutiva; opere
dichiarate in variante; opere volte alla chiusura di maglie infrastrutturali
strategiche; opere di raccordo tra nodi strategici e reti primarie, opere
finalizzate alla integrazione di rete.
Penso alle dighe - e lo
voglio dire qui a Reggio Calabria - che per motivi oscuri non si riesce a
portare a termine da decenni, mentre l’acqua si avvia ad essere il petrolio del
millennio appena iniziato. Penso ad uno dei due o tre sogni che coltivo da
quando sono diventato Presidente o forse ancora da prima.
Il sogno di completare tutte
le dighe, a cominciare da quella sul Menta che permetterebbe di dare l’acqua in
forma stabile alla città di Reggio Calabria.
Permettetemi per un attimo
solo questo riferimento personale, questa è una città che mi ha sempre votato
con generosità offrendomi una fiducia e un incoraggiamento che andavano ben
oltre i miei meriti.
Ho finito davvero. Mi piace
chiudere questo mio intervento in Aula con un augurio di buon lavoro al
Presidente Bova e a tutti voi e con il ricordo di un padre nobile della storia
americana.
In questa legislatura che si
avvia ad essere per molti motivi una legislatura costituente non solo per
l’adozione del nuovo Statuto – che intendiamo, ovviamente, migliorare – ma anche
perché tutti in Calabria avvertono la necessità di ricominciare, di mollare gli
ormeggi per un nuovo viaggio.
Mi piace dunque ricordare le
parole pronunciate da George Washington nel 1787 alla Costituente di
Philadelfia e che qui faccio mie “alziamo una bandiera intorno alla quale
possano ritrovarsi tutti gli uomini saggi ed onesti, indipendentemente
dall’appartenenza politica. Il resto è nelle mani di Dio”.
(Applausi)
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera, ne ha facoltà.
Signor Presidente del
Consiglio, signor Presidente della Giunta regionale, signori consiglieri, a voi
di antica frequentazione in quest’Aula rivolgo un saluto di ben tornato, ai nuovi
arrivati un augurio di buon lavoro.
Certo, parlare dopo la
suggestiva esposizione del programma
del Presidente della Giunta regionale – dalla Calabria attesa, fra le altre
cose – riempie un po’ più di emozione questo mio intervento, proprio perché
anch’io mi appello a quel senso di responsabilità che ognuno di noi deve avere
stando nelle istituzioni, a quel senso del dovere su cui i calabresi
hanno puntato, indipendentemente dalla collocazione all’interno della geografia
politica, perché i problemi vecchi e i problemi nuovi della Calabria sono
sempre lì ad attendere risoluzioni.
Certo, signor Presidente del Consiglio, se avessimo ascoltato subito le dichiarazioni del Presidente Loiero, avrei aggiunto di avere scorto nelle sue parole un senso forte e profondo di umiltà e partecipazione del Consiglio, un richiamo accorato ad una fattiva ed operosa collaborazione tra maggioranza e minoranza, tra uomini eletti, tra persone che al loro interno hanno storia, cultura ed anche intelligenza.
Purtroppo, Presidente Loiero, quell’“incidente” che ha già caratterizzato l’andazzo di come si vogliono impostare i lavori di questo Consiglio regionale, non giova alla causa, né – ho parlato di suggestione prima – il senso di raccoglimento dei toni umili che lei ha usato nel proferire messaggi di speranza per questa regione, mi spingono da subito a poterle aprire un varco di disponibilità, di accoglimento, un senso di partecipazione e – perché no? – un invito alla condivisione.
Lei ha detto di aver vissuto notti da incubo per il modo con cui questa Calabria dovrà essere gestita, le stesse notti che viviamo noi giornalmente, quando, alzandoci, cerchiamo di tener desta la nostra attenzione sulle tante voci che arrivano dalla nostra terra, già da subito, già dal 4 di aprile e, purtroppo, i presupposti su cui si pone la nostra convinzione non sono quelli che, invece, danno sintonia alle cose che lei ha detto, perché, per esempio, leggiamo sulla stampa alcune dichiarazioni di suoi assessori che stridono profondamente col senso della partecipazione, dello sviluppo, della solidarietà. Abbiamo letto, infatti, che autorevoli componenti della sua Giunta non si sa perché prima gridano “al lupo, al lupo, le autonomie sono mortificate, i territori non sono presi dalla stessa considerazione” e, d’incanto, forse perché l’incubo di quella notte è passato, la mattina ci si risveglia e non si sa su che cosa si gridava, su quale sonnellino piacevole si è distratta l’attenzione di chi in quel momento gridava.
E, ancora di più,
non capisco le esternazioni – che vengono sempre riportate dalla stampa, per
l’amor di Dio – che contraddicono un po’ alcune posizioni, quali per esempio
quelle sulla forestazione: non riusciamo a capire se i forestali sono molti o
pochi, non riusciamo a capire quale politica effettiva per questo settore si
vuole porre in essere, dal momento che non si pensa e non si ragiona su quale
strategia complessiva in questo settore si vuole porre in evidenza.
Ancora, leggiamo
oggi, sulla stampa, che lei ha accolto i sindacati. Io mi chiedo se il
rappresentante regionale della Cisl, tale Cubello, era presente, se era al
tavolo della trattativa o meno perché, dalle cose che abbiamo letto, non ci
pare che questo spirito di concertazione sia stato esaltato.
Ma lei è un uomo di esperienza, navigato, che sa che il rapporto di recupero con la politica lascia sempre spazi enormi per poter riaprire un dialogo e un confronto diverso, senza i presupposti che fino a questo momento hanno caratterizzato il rapporto fra maggioranza e minoranza. E noi lo sappiamo, perché ognuno di noi conosce la storia dell’altro, conosciamo anche la sua storia, signor Presidente, una storia che viene da lontano, che ha avuto radici e – perché no? – il tronco poggiato sullo stesso tronco dove anch’io mi sono formato, dove il mio raggruppamento politico con orgoglio rivendica di aver avuto la sua formazione. Abbiamo una matrice ideale, culturale, filosofica che trova espressione e ragione in quei grandi valori del cattolicesimo democratico e ad essi ci ispiriamo, abbeverandoci alla stessa fonte.
Lei ha fatto un richiamo alla democrazia inglese. Io no: a quella inglese fatta di comando e di gestione del potere, preferisco la democrazia dei greci (Platone, Aristotele), ma la preferisco non solo per un appartenenza territoriale, perché provengo dai territori che fecero grande la Calabria all’epoca della Magna Grecia, ma anche per un senso profondo di partecipazione democratica e di sentimento continuo al rapporto della dialettica del confronto e della partecipazione in democrazia, senza esclusioni da nessuna parte.
Ecco, su questa base possiamo accogliere il suo appello, di una minoranza attenta, disponibile e propositiva in questo Consiglio e la nostra disponibilità, la nostra attenzione, la nostra proposizione già la rendiamo nota.
Non è tutto “dissestato”, come qualcuno ha voluto definire in un ordine del giorno approvato la questione della Calabria; in questo Consiglio regionale, in quest’Aula, si sono maturati momenti di grande partecipazione democratica, dove maggioranza e minoranza, dove anche maggioranze trasversali, in positivo, hanno determinato momenti di trasformazione del tessuto sociale del nostro territorio con l’approvazione di leggi autorevoli e importanti.
Certo, non tutte quelle leggi hanno trovato piena attuazione, alcune sono state avviate in maniera più o meno timida, altre non hanno trovato ancora piena attuazione, altre ancora chiedono conferma immediata. Il compito è vostro e noi su quelle leggi, signor Presidente, saremo vigili e attenti. Non tutte le leggi sono valide e buone per l’eternità; ci sono leggi che devono essere sicuramente aggiornate alle esigenze dei tempi, ma sono leggi che, in ogni caso, richiamano a quel senso di partecipazione, di democrazia, di reale coinvolgimento cui lei ha chiamato, appellandosi alla gestione dei territori e delle autonomie locali.
Sì, abbiamo la legge sul decentramento che necessita di essere maturata, e questa è una conquista della scorsa legislatura, ci siamo battuti e confrontati. Ricordo l’ingegnere Morrone, che è stato un attento osservatore e ha seguito quella legge nel modo dovuto.
Bene, e il senso dell’invito che lei ha lanciato lo verificheremo sulla capacità che questa maggioranza e questa Giunta avranno nel riconoscere e nel dare le deleghe alle autonomie locali, ma deleghe reali, non fittizie. Noi siamo lì ad attenderla, signor Presidente, non con lo sguardo di chi aspetta che qualcuno sbagli affinché si possa attaccarlo, ma in quel rapporto di reale partecipazione delle autonomie che sono il fulcro vitale della nostra popolazione, che sono l’essenza viva su cui basare un’economia di sviluppo dove si può guardare e puntare ad una Calabria diversa e migliore.
Certo, è una Calabria che deve vedere al primo punto – e qua sono d’accordo con lei, mio caro Presidente – la sicurezza, che diventa uno dei temi fondamentali della nostra regione che – ahimè – è stata palestra di confronto, e non basterà mai il tempo che si lega a questi temi, per altre legislature che si sono succedute. Un cancro che si annida nella nostra società e che abbiamo il dovere di tenere costantemente sotto osservazione. E qui mi viene da pensare subito a tutti quegli amministratori, a tutti quegli onesti e laboriosi cittadini che, ovunque, nelle loro attività giornalmente mettono in pericolo la loro vita, la sicurezza dei propri familiari, la sicurezza dei posti di lavoro e così via, per tentare di dare un senso allo sviluppo di questa nostra realtà e di questa nostra società.
Rivolgo da subito – l’ho
fatto personalmente, lo faccio anche ufficialmente
a nome del gruppo dell’Udc che rappresento –
le nostre più vicine affettuosità alla dottoressa Lo Moro, che vogliamo invece vedere più che mai determinata
nell’affrontare i problemi della sanità calabrese che, purtuttavia, rispetto al passato, non si trova nello
stato nel quale molte e spesse volte si dice che sia. Sì, è una sanità debole,
su cui si deve intervenire, che deve essere ripresa e riprogrammata in tanti e
tanti settori, ma è una sanità che la scorsa legislatura ha avuto
approvato – per la prima volta nella storia di questa regione – una legge, il
Piano sanitario regionale che, per quanto possa essere modificato, purtuttavia diventa un momento di confronto
e di dibattito, cosa che in passato non c’era, assessore Lo Moro.
Pertanto, non vediamo in ogni angolo disastri,
abbassiamo anche i toni delle nostre dichiarazioni, che servono a far crescere
il senso della partecipazione e della responsabilità non solo nel rapporto fra
di noi e nei partiti, ma anche nel rapporto con il cittadino, perché da una
parte non c’è il male, dall’altra non c’è il bene, nel male e nel bene abbiamo
il dovere di trarre e puntualizzare le cose che dobbiamo assolutamente
verificare e rendere operative per la nostra regione. E il Piano sanitario
regionale è un elemento vivente, è un fatto vivo, non da difendere, ma da
attuare: proviamolo, diamo concretezza, modifichiamolo, siamo qui pronti e a
raccogliere tutte le istanze che vengono in un tavolo di confronto e di
concertazione con la società e anche con la minoranza all’interno del Consiglio
regionale.
Ecco, questo è l’appello al senso di solidarietà, mi auguro, che noi dobbiamo cogliere e che il Presidente ha voluto lanciare, altri appelli non ne conosciamo. Se c’è un confronto alto da tenere, questa è la palestra giusta nella quale confrontarsi, non altre sedi, ed è in questa palestra che dobbiamo consumare gli atti veri della democrazia, della partecipazione e dell’essere, sì, identità positiva per questa Regione, perché oggi, purtroppo, l’opinione pubblica ciò che coglie all’esterno non è il rapporto dialettico che matura, ma è l’accomunare, tutto quanto, in una indistinta unità le singole posizioni. Noi, invece, abbiamo il dovere di creare le differenziazioni e le sintesi fra le parti, di creare non un unitarismo, ma diversificazione nel concetto di quella che è la migliore proiezione che noi possiamo avere.
Presidente, lei ha fatto
richiami alla funzione della Calabria nel Mediterraneo, nel mondo, nei
rapporti. Lo Statuto ha indicato e
ha scritto articoli e momenti belli della nostra partecipazione e della nostra
democrazia. Purtuttavia, noi la metteremo alla prova, saremo i creatori di un
momento di confronto, di pungolo, di attenzione
su questo terreno. E’ inutile, oggi, lasciarci andare a dichiarazioni
che non colgono il senso.
Programmazione per risultati: siamo qui, pronti a raccoglierli a piene mani, ma mi
guarderei bene dal trasformare ciò che deve essere una dichiarazione di intenti
e di volontà in epurazioni, ché molte volte
si sente anche parlare di volontà di cambiare tutto, come se tutto fosse un qualcosa
di indefinito, come se la classe dirigente di questa Regione, come se i funzionari, i dirigenti, gli
operatori, gli impiegati della Regione fossero piume al vento e non esseri
umani. Noi abbiamo il dovere del rispetto delle funzioni istituzionali di
ognuno e, se ci sono sacche – e sempre, storicamente, ci sono state – di figure
e personaggi o di spezzoni e segmenti che all’interno dell’istituzione non
reggono, non hanno retto e non reggeranno, allora sì che si procede, nei limiti
della legge, a quello che può essere un normale avvicendamento delle posizioni.
Ma guai a vedere tutto questo come una sorta di repulisti generale! Non
premierebbe nessuno e non darebbe giustizia a nessuno.
Questa è la stagione dei diritti che noi vogliamo
trionfi in questa legislatura, dei diritti affievoliti, che noi cerchiamo di
portare avanti costantemente e lo abbiamo fatto come gruppo dell’Udc durante la
scorsa legislatura, senza fare sconti neanche alla maggioranza, signor
Presidente: siamo stati tenaci e determinati, laddove si è trattato di guardare
all’interesse dell’uomo, la persona è stata posta al centro del nostro
dibattito, la persona nella sua individualità al centro della nostra azione
politica.
Abbiamo approvato una legge sulla famiglia che più
autorevoli commentatori di welfare hanno definito come una legge
avanzata e che necessita di ulteriori finanziamenti proprio per le aspettative
positive che la legge ha posto in essere nella sua approvazione, che necessita
di un adeguato finanziamento e che noi subito, già dal prossimo bilancio, vi
chiediamo di adeguare a quelle che sono le necessità.
Lei ha parlato di una politica inclusiva. Noi abbiamo
approvato la legge sul volontariato, la numero 23 del 2003, una legge
bellissima, per certi aspetti, che necessita, sì, l’attenzione alle classi meno
abbienti: qui la necessità di recuperare in un rapporto con la società, con le
associazioni di volontariato, con tutto quel terzo settore a cui noi abbiamo
guardato con estrema attenzione, un’operazione concreta di recupero sul piano
dei servizi sociali.
Ecco, signor Presidente, su queste cose noi speriamo, ci
auguriamo di averla non come interlocutore differenziato, ma all’unisono,
proprio per quell’appello alla cultura comune a cui ho fatto prima riferimento.
Certo, io non sto qui oggi a contestarle, per esempio,
la sua affermazione – l’ha detto sicuramente così, senza il giudizio negativo –
sul ponte di Messina. Lei può esprimere il suo giudizio, anch’io sono in parte
d’accordo con lei quando sostiene la necessità di creare le infrastrutture a
monte e a valle rispetto a Scilla, Cannitello e via dicendo, però su questo non
so se lei l’ha concordato o meno con l’ingegnere Misiti, perché la sua
coalizione è quella dell’unità, l’Unione si chiama. Io non so cosa ne pensi
Misiti di questo no così deciso, così perentorio al ponte di Messina, ma spero
di chiamarlo oggi, sentire se c’è stato un ripensamento di idee e di opinioni
da parte del comune amico ingegnere.
Così non so, per esempio, cosa ne pensi l’Università,
che più volte si è espressa su questi temi, ma questo appartiene ad un
dibattito che sicuramente in futuro sarà ripreso e portato in quest’Aula.
Intanto, però, le contraddizioni ci sono, si segnano, si appalesano.
Così come, per esempio – sarebbe bello, proprio perché lei ha fatto un
riferimento bellissimo a quella che deve essere la matrice, la cultura, l’idea
ispiratrice per quanto riguarda anche la gestione, sul piano economico, della
visione che dobbiamo avere di questa Regione sul piano regionale, e noi non
siamo liberisti, onorevole Loiero, lei lo sa, ma non siamo neanche
collettivisti; per noi l’economia di mercato ha un senso se l’inseriamo in
quella cultura di solidarietà a cui ci appelliamo costantemente nei nostri
richiami – io non so come lei farà a conciliare antichi vizi (non so se oggi
questi antichi vizi sono diventati virtù, ma vorremmo scoprirlo nel corso di
questi mesi) rispetto a quanti, nella scorsa legislatura, sostenevano un’idea
collettivista della gestione di molte attività imprenditoriali della nostra
regione; rispetto a quanti, per esempio, professavano un’idea marcata di una
gestione pubblica di alcuni beni, privando qualsiasi iniziativa alla iniziativa
libera, privata, tutelata fra l’altro dalla nostra Costituzione e che il nostro
Statuto ha richiamato e ha fatto proprio nella dimensione in cui lo apprezziamo
e lo vogliamo, perché lo Statuto è stato frutto di un confronto serio e reale
all’interno di questo Consiglio regionale.
Ecco, la politica delle dighe: chi fu l’assessore alle
dighe in questa Regione, se non l’assessore che ho citato prima e che oggi sta
dall’altra parte del Rubicone? Probabilmente la diga lo ha portato giù, verso
nuovi e altri territori!
Avrei tante altre cose da dire, ma non voglio dilungare
questo mio intervento che – come dicevo – è tendente a porre, già da subito, un
chiarimento di fondo, che è il chiarimento di quanti pongono all’attenzione –
ed io fra questi come cittadino calabrese – del Consiglio regionale
un’aspettativa, sì, di mettere la vela, quella a cui lei si è appellato quando
ha voluto scomodare il congresso di Philadelfia nella nascita della Repubblica
degli Stati Uniti d’America, giovane democrazia a cui ci siamo tutti quanti
ispirati nei nostri discorsi. Anche noi vogliamo mettere la vela verso lo
sviluppo vero ed integrale.
Ripeto – e confermo –: accolgo l’umiltà delle sue
affermazioni, saremo vigili, attenti e – perché no? – critici, spesse volte
critici, perché il confronto delle idee favorisce la democrazia e crea
sviluppo, ma non si aspetti da noi quello che non potremo sicuramente dare, se
non in questo rapporto dialettico e democratico.
Parecchi colleghi hanno fatto richiesta di un’ora di
sospensione. Mi consento di sottoporla all’Aula. Se viene accolta – e vedo
cenni positivi – sono - al mio orologio - le 13,50, riprenderemo alle 15,00,
puntualmente – se siamo d’accordo –, un’ora e dieci minuti di sospensione.
La seduta è sospesa, riprenderà alle ore 15,00.
La seduta sospesa alle 13,46 è ripresa alle 15,07
Se i colleghi prendono posto, diamo la parola all’onorevole Fedele.
Presidente, la ringrazio per avermi concesso la parola. Del resto, noi che siamo della vecchia guardia siamo abituati anche a vedere l’Aula in queste condizioni, quindi non ci scandalizziamo; ci dispiace, ma purtroppo ne prendiamo atto. Presidente, c’è lei, che è il massimo garante, c’è il Presidente della Giunta e gli altri colleghi, quindi sicuramente posso iniziare questo mio breve intervento.
Vorrei partire dalle ultime parole della relazione
del Presidente Loiero, quando ha citato quel motto: “alziamo la bandiera”, la bandiera -
in linea
di massima - è un segno di unità, di libertà e, Presidente
Loiero, mi consenta e non me ne voglia, Presidente
Bova - lo ha detto anche prima di me il collega
Nucera nel suo intervento, con molta franchezza
-, ma mi sembra che non abbiamo iniziato
con il piede giusto all’interno del Consiglio regionale, con quella approvazione frettolosa e senza rispetto per l’opposizione.
Qui mi rivolgo anche al collega Bova perché lui, in questi cinque anni, si è più volte erto a
garante – giustamente - dei diritti della maggioranza ed anche dell’opposizione, non solo in Consiglio regionale - dove ho avuto modo di
seguirlo con più attenzione, essendo
allora il Presidente -, ma anche in Commissione dove, più volte, assieme ad
altri colleghi ha detto: “Non andiamo avanti con scorciatoie”, e quella di oggi non è una scorciatoia, è
proprio un taglio netto!
Mi permetto di dirle queste
cose perché, essendo stato anche – come ricordavo – Presidente del Consiglio
regionale, da questo punto di vista abbiamo
cercato, quando qualche tentativo c’è stato – ed io non dico che non c’è stato – anche da parte della maggioranza, negli
anni passati, di garantire che ciò non
succedesse.
Oggi devo dire che questa
iniziativa ci ha lasciato un po’ perplessi. Tra l’altro, sul primo punto, riguardante il Regolamento, io per primo
ho sostenuto quello che ha detto l’onorevole Pacenza, avendo già portato noi,
nella passata legislatura, il Regolamento in Consiglio e non barando -
Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta - sulle procedure, altrimenti avremmo dovuto dire che era un
provvedimento già scaduto, che quando finisce la legislatura tutti i
provvedimenti decadono - anche se questo è un atto amministrativo -, si
potevano dire tante cose. Non le abbiamo dette perché ci rendiamo
conto che c’è la necessità di approvare un Regolamento, di formare le Commissioni, per la attuale
maggioranza, che noi rispettiamo sia perché ha vinto le elezioni,
sia perché in Consiglio regionale dobbiamo rispettare anche il mandato che gli
elettori hanno dato, però voi dovete anche rispettare le nostre prerogative e
mi auguro che questo non succeda un’altra volta, anche se nella Conferenza dei
capigruppo - di cui si accennava prima - credo ci possa essere ancora modo di
recuperare, Presidente Loiero e Presidente Bova, accelerando al massimo. Qui
sicuramente ci sarà il nostro impegno, ma non con queste scorciatoie che,
Presidente Loiero, i colleghi dell’opposizione nella scorsa legislatura, seduti
in quei banchi, tutti all’unisono hanno più volte impedito che si utilizzassero
–dico giustamente – e poi non sono state utilizzate.
Quindi, da questo punto di vista, mi auguro ci sia un maggiore rispetto, non personale, certamente, ma per le regole e per l’andamento di questo Consiglio, proprio per richiamarsi a quello che lei diceva alla fine:“alziamo la bandiera, alziamo la bandiera”.
Lei ha fatto un discorso molto ampio, di larga portata,
di grandi vedute, del resto ho sempre sostenuto - anche in campagna elettorale
- che tutto si può dire dell’onorevole Loiero, tranne che non sia un politico
esperto e navigato - nel senso buono, non cattivo del termine, tra l’altro ci
conosciamo anche personalmente da vecchia data. Però, nel discorso ha parlato
di tanti argomenti - poi ci rifaremo anche alla relazione che ci ha inviato,
perché è più corposa -, dicendo cose che tutti potremmo dire, perché le
condividiamo, ma poi non ho capito bene - forse io - quale può essere
l’approccio, quale vuole essere il vostro modo di affrontare e risolvere questi
problemi che lei ha citato.
La criminalità: sicuramente questo è un tema che
riguarda tutti, questo Consiglio regionale l’ha affrontato più volte, sia
dentro il Consiglio che fuori, e all’unanimità – ci tengo anche a ribadirlo –
perché questo è un tema che riguarda tutti e sul quale non dobbiamo fare sconti
a nessuno. Su questi temi stia tranquillo che anche l’attuale opposizione sarà
al suo fianco, parlo per me, ma sono sicuro di interpretare anche il pensiero
degli altri colleghi.
A questo proposito, anche un breve inciso, voglio
salutare ed essere vicino all’assessore Lo Moro per le vicende che la stanno
interessando.
Dicevamo, la criminalità. Ma ho sentito parlare di sanità,
però poi come intervenire su questo settore non ho ancora sentito.
Lavoro, occupazione: certo, non sono temi facili. Noi in
parte abbiamo fallito, tanto che l’elettorato ci ha bocciato, noi lo
accettiamo, ma avrei voluto anche che da parte sua ci fosse stato un indirizzo,
un qualcosa, come dire: “noi intendiamo affrontarlo in questo modo”.
Ha toccato – dicevo – tanti temi, tra l’altro anche
quello che ricordava il collega Nucera: il ponte sullo Stretto. In questi
giorni abbiamo letto sulla stampa di autorevoli esponenti dell’attuale
maggioranza e – se mi consente – anche della sua Giunta che, senza ombra di
dubbio, hanno detto il loro punto di vista - che non è nuovo -: “Noi siamo
proprio contrari al ponte sullo Stretto”. Io vorrei comprendere con chiarezza questa attuale maggioranza,
perché – per carità –, come ho sempre sostenuto, io sono favorevole al ponte
sullo Stretto, perché credo che sia un’occasione di grande sviluppo per il Sud,
per la Calabria in genere, ma collegato con il rinnovo delle infrastrutture,
autostrade e ferrovie sicuramente. Altri hanno idee diverse che io rispetto, ma
vorrei che ci fosse un po’ di chiarezza nell’attuale maggioranza, che si
dicesse veramente cosa si pensa su questo punto, perché non c’è niente di male
a pensarla diversamente - ci mancherebbe pure - però quando poi alcuni
esponenti dicono una cosa, altri ne sostengono più o meno larvatamente altre, a
questo punto i cittadini hanno il diritto di sapere quali sono le idee, le
iniziative che vuole portare avanti l’attuale maggioranza ed in modo
particolare il governo di questa Regione.
Ha parlato di infrastrutture incompiute: su questo siamo
d’accordo con lei. Certo! E se, su questi temi, riusciremo a dare
un’accelerazione e ci sarà bisogno anche del nostro sostegno, perché no? Questo
non è inciucio, sicuramente non ci sono inciuci quando c’è bisogno di sostenere
iniziative che vanno nell’interesse generale di questa nostra regione e dei
nostri corregionali; per carità, non ci scandalizziamo né si scandalizzeranno
sicuramente i calabresi.
Quindi, su questi temi sicuramente sì, a cercare di
portare avanti, di ultimare queste incompiute che, purtroppo, sono tante nella
nostra regione, infrastrutture anche di grande portata e di grande livello,
come lei ha citato (strade, ma perché no?, le dighe sicuramente).
Poi, riguardo la sanità – dicevo prima – leggevamo sulla
stampa nei giorni scorsi sempre
di autorevoli esponenti del vostro Governo che hanno detto a chiare note, senza
mezzi termini, senza ripensamenti, “aboliamo subito il ticket”. Il ticket,
è vero, la maggioranza e la Giunta di centro-destra lo ha inserito in un
momento difficile di questa Regione, quando i fondi erano quelli che erano. Se
adesso le cose sono cambiate – e mi auguro che lo siano – perché no, aboliamolo,
noi siamo i primi a sostenervi in questa iniziativa se ci sono le condizioni.
Autorevoli – ripeto – esponenti della Giunta – non certamente l’assessore alla
sanità – e di questa maggioranza hanno sostenuto sulla stampa, senza mezzi
termini, che il ticket va abolito. Io vi dico che noi siamo per abolirlo
perché, caro Presidente Loiero, quando qualche collega stava seduto su quelle
poltrone qualche mese fa e diceva queste cose, era facile dirlo, poi usciva
sulla stampa che l’onorevole ics-ipsilon voleva abolire il ticket.
Adesso lo dico io, sì, dico “aboliamolo questo ticket se non serve; se è
un balzello in più per le casse dei nostri concittadini”, perché no, noi ci
saremo a sostenervi in questa iniziativa.
Ancora riguardo – l’ho letto anche sulla stampa in
maniera larvata, velata – la Giunta regionale, noi dal primo giorno abbiamo
lamentato questa eccessiva presenza - a dire il vero non solo noi, anche
esponenti della sua attuale maggioranza, anche assessori - numerica di
assessori della provincia di Cosenza rispetto alle altre province, e non dico
solo per Reggio Calabria che ha due assessori, anche se con deleghe minori, ma
anche Vibo, Crotone.
Ho apprezzato anche nel suo intervento, quando ha detto
“mi farò garante dello sviluppo di tutta la regione”. La conosco come persona
seria, quindi non ho dubbi su questo, però un lapsus in quel momento
credo che l’abbia fatto perché - conoscendo la persona, solo un lapsus
può essere stato - in conferenza stampa ha detto: “abbiamo puntato non sulla
territorialità, ma sulla qualità”. E’ stato un lapsus, ne prendo atto…
(Interruzione)
Non l’ha nemmeno detto … Io l’ho visto sulla stampa,
riportato su tutti i giornali, però conoscendo la persona, a me sembrava un lapsus,
ma se lei mi dice che non l’ha detto, prendo atto di questo, perché infatti non
capivo come non ci potessero essere esponenti di centro-sinistra, dell’attuale
maggioranza in grado di fare gli assessori nelle province di Vibo, Crotone,
Reggio Calabria. Se lei non l’ha mai detto, la cosa – devo dire la verità – mi
rincuora, perché mi era, appunto, sembrato le dico senza ironia, un lapsus,
Presidente Loiero, perché non credevo potesse essere una sua espressione
sentita.
Mi consenta una cosa: io non credo che possiamo calpestare dal primo giorno lo Statuto! Lei ha nominato tre cosiddetti – mi consenta il termine – sottosegretari. Io dico: perché non li chiama consulenti? Non ci scandalizziamo! Ho apprezzato quando lei dice “alcuni settori (Gioia Tauro, altre cose) ho bisogno di seguirli personalmente con persone che mi riferiscano e mi seguano”. Perché no? Giusto, anzi do un apprezzamento, ma con i sottosegretari già nella prima seduta di Giunta si propone una modifica dello Statuto. Tra questi c’è anche un mio carissimo amico, oltre che collega, che è qui seduto con noi, che doveva essere il garante delle riforme, ha fatto un grande lavoro la scorsa legislatura e poi nella prima seduta di Giunta si interviene su una modifica dello Statuto – mi consenta il termine – camuffata, perché nello Statuto si dice “la Regione Calabria è contro la mafia”– e chi non è contro la mafia, specialmente in Calabria?! L’abbiamo detto più volte non solo a parole, ma anche con i fatti – per poi dire, tra le altre cose, “c’è una piccola modifica, inseriremo tre-quattro sottosegretari”. Io dico, per adesso chiamiamoli consulenti. Sono anche d’accordo che lei li abbia nominati, non è un problema, anzi ha fatto bene, se lo ritiene giusto, ma non usiamo termini che anche altre Regioni possono copiare – non è un problema nemmeno –, però, Regioni che non hanno approvato nessuno Statuto ancora: mi riferisco alla Campania e alla Lombardia. Quindi chiamiamo le cose con il loro nome, anche perché essere chiari giova a tutti.
Devo dire, adesso da reggino, che anche la scelta di uno di questi consulenti per quanto riguarda il porto di Gioia Tauro non l’ho apprezzata molto. E’ un imprenditore sicuramente importante nel suo settore, riconosciuto da tutti, grande apprezzamento anche per la persona - i fatti personali non c’entrano con la politica - ma il transhipment, altre cose che riguardano il porto di Gioia Tauro, la logistica, credo siano cose che non soltanto appartengono all’agricoltura, quindi un esperto di queste cose si poteva forse trovare in Calabria, ma anche in provincia di Reggio, perché anche lì forse c’è stato un altro piccolo lapsus – mi farebbe piacere se dicesse che non l’ha detto – : in una dichiarazione a qualcuno che le faceva un’intervista, lei ha detto “sì, ma abbiamo scelto un cosentino per evitare che ci fossero condizionamenti non mafiosi, ma condizionamenti territoriali, locali, ambientali su questi della provincia di Reggio”.
Onorevole Loiero, io sono convinto che questo lei non l’ha potuto dire in questo modo, perché altrimenti, le dico con grande franchezza, ci sentiremmo offesi, come reggini in genere, non politici, sia io, sia i colleghi, ma anche chi non è politico, perché queste dichiarazioni dette così fanno passare l’idea generale che siamo tutti collusi e non credo sia così, perché – ripeto – molti di quelli che sono qui dentro hanno avuto grandi problemi proprio per queste situazioni che ci sono, quindi, credo che sia bene che lei queste cose le chiarisca nell’interesse generale e dei reggini…
Mi ha fatto piacere che lei abbia parlato dell’Università. Io ho sempre sostenuto, nelle precedenti legislature e da ruoli diversi, che il ruolo che hanno svolto le università in Calabria è stato ed è veramente eccezionale, importante per la crescita, per lo sviluppo, quella di Cosenza per prima, poi le altre. Mio figlio stesso è iscritto all’università di Cosenza, proprio perché convinto che sia un’ottima università. Non abbiamo bisogno di andare in giro per l’Italia o per il mondo, abbiamo le università in Calabria, dobbiamo utilizzarle, anche se devo aggiungere che forse i rettori farebbero meglio a dedicarsi più all’università, perché se vogliono fare politica, credo che dovrebbero - magari momentaneamente - sospendersi, perché non è possibile che un rettore si candidi in prima persona e continui a fare anche il rettore dell’università. Onestamente, la cosa fosse stata ribaltata, non so quante pagine di giornali il centro-sinistra avrebbe sicuramente scritto su queste cose.
Sono cose che penso, che mi permetto di dire in quest’Aula con grande franchezza e senza alcun problema.
Ho ascoltato la sua relazione con l’enunciazione di una serie di problemi, ma per molti casi non ho visto l’accenno ad un modo per affrontarli, non alla soluzione perché è difficile: i problemi della Calabria lei li conosce come noi, forse meglio di noi, meglio di me sicuramente, quindi non è facile risolverli.
Non siamo,però, qui – sarebbe ingeneroso, ma io dico anche stupido – per fare critiche all’attuale Giunta, insediata da otto giorni. Non se ne parla nemmeno, non è questo il nostro scopo, però non condividiamo che si enuncino i problemi senza dare almeno un’idea: “Noi vogliamo risolverli in questo modo, forse riusciremo, forse no”. È un altro aspetto, se ne parlerà fra sei mesi, fra un anno, fra due anni, nessuno ha la bacchetta magica, non creda che su questo noi le verremo a dire domani mattina perché non ha risolto questo o quell’altro.
Ripeto ancora, noi su alcuni punti non siamo d’accordo, quelli che le ho citato e su cui ci vorrebbe una maggiore chiarezza, ma siamo anche disponibili ad un sostegno sulle cose concrete, che non sono parte solo del vostro programma, ma di un programma generale che riguarda l’interesse dei calabresi. Su questo anche nella scorsa legislatura, quando qualcuno ci accusava di inciucio, molte volte l’opposizione di allora, attuale maggioranza, ha votato con noi all’unanimità su molte leggi importanti, che riconosco la Giunta regionale passata non sempre ha potuto o è riuscita ad attuare. Mi auguro che questa Giunta riesca ad attuare molte leggi importanti, leggi votate all’unanimità, quindi non di parte, che sicuramente possono venire in aiuto di questo nostro territorio.
Quella che riguarda il decentramento, le deleghe, se ne parla, io sono in politica da dieci anni, non da molto, ma dal primo anno ne ho sentito parlare. Siamo ancora a questo punto, mi auguro che questa vostra Giunta riesca nel più breve tempo possibile, e qui vi faremo un plauso, se riuscirete veramente a dare queste deleghe alle Province e ai Comuni, come abbiamo sentito, come lei stesso ha ribadito.
Certo, il primo atto che riguarda la struttura burocratica, onorevole Loiero, non mi sembra in linea con questa sua intenzione, perché non solo non è sfuggito a molti colleghi, ma anche a molti – qualche sindacalista veramente l’ha notato – autorevoli esponenti del sindacato, come su molte province, quella di Cosenza e di Reggio, per non dire le altre due più piccole, molti servizi essenziali che erano presenti sul nostro territorio sono scomparsi: c’è un accentramento su Catanzaro, onorevole Presidente Bova. Non credo che questo sia stato fatto apposta, la vorrei considerare una svista e la inviterei, se lei volesse farla riguardare meglio, probabilmente qualche ritocco ci sarebbe da fare, perché altrimenti, più che decentrare, qui andremmo ad accentrare e fare scomparire anche quel poco che c’è.
E lei diceva nel suo intervento che con questa struttura puntava alla semplificazione procedurale – ho usato i suoi termini –: in questo modo, altro che semplificazione procedurale! Per avere un piccolo visto anche sul niente, bisogna andare da Cosenza, da Reggio Calabria, a Catanzaro. E questo senza polemiche, mi rivolgo all’attuale maggioranza e alla Giunta in modo particolare, perché mi auguro si possa trovare una soluzione e cercare di porre un minimo di rimedio a questi problemi che alla fine tanto piccoli non sono.
Concludendo, approfitto per augurare veramente di cuore, senza ombra di dubbio, un buon lavoro a lei e a tutta la Giunta, perché se voi farete un buon lavoro, ci sarà un buon ritorno in Calabria, certamente per il centro-sinistra, ma anche per i calabresi, e a noi questo interessa.
Insieme agli auguri che rivolgo a lei, in questa mia prima occasione ufficiale, voglio anche salutare e dare gli auguri di buon lavoro al mio collega, adesso Presidente del Consiglio regionale, onorevole Bova, col quale abbiamo sempre lavorato in perfetta sintonia e devo dire anche nel rispetto dei ruoli. Le auguro un buon lavoro perché, da come abbiamo iniziato, ne avrà sicuramente bisogno, richiamandola ancora una volta, Presidente Bova… perché lei, adesso, come più volte diceva a me, non è uomo di parte, ma uomo di istituzione, è il Presidente del Consiglio, deve garantire più l’opposizione che la sua maggioranza. Forse oggi… puntini sospensivi…! Buon lavoro.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Senatore. Ne ha facoltà.
Ringrazio lei, Presidente, spero che si possa instaurare fra di noi un rapporto di collaborazione, anche perché sono convinto del fatto che lei è seduto lì, in quel posto, per tutelare soprattutto le minoranze, è questo il suo compito primario.
Sono un po’ deluso dall’andamento dei lavori, onorevole Loiero, mi aspettavo qualcosa in più: luoghi comuni, espressioni e frasi scontate, tono un po’ curialesco da parte sua. A me non piace il tono curiale o cardinalizio.
Non riporto un’ottima impressione da queste prime sedute del Consiglio
regionale, forse per una distorsione mentale, il fatto che io sia stato per otto anni il sindaco di Crotone, dove i
Consigli comunali – lo avrete letto certamente tante volte sulla stampa – erano più vivi, più spontanei, più estemporanei, più frenetici, in cui si
coglieva veramente la contrapposizione fra chi aveva vinto le elezioni e chi le
aveva perse. Qua mi sembra che la cosa si possa gestire in un abbraccio
generale, auguri da tutte le parti, anche dai banchi di destra. Quali auguri!
Auguri niente, insomma, lei deve svolgere il suo compito e noi siamo qui per
controllarla. Su questo non ci piove! Né vale il cosiddetto “politicamente
corretto”, perché io sono per il “politicamente scorretto”, così come lo siete
voi a sinistra, e in quest’Aula avete fatto contro le Giunte di centrodestra le
barricate. L’onorevole Adamo non è presente, ma lui guidava questi sanculotti
che facevano in Aula, con le sedie e i tavoli dell’Aula, le barricate contro le
Giunte di centrodestra, per cui lei si aspetti anche le barricate in
quest’Aula.
La cosa più deludente è questa sua relazione
programmatica di 56 pagine. Ma lei pensa veramente di mettere a così dura prova
la pazienza, la bontà, la discrezionalità dei consiglieri in 56 pagine?! Non è
affrontato seriamente un problema, uno solo dei problemi che riguardano la
nostra regione! Luoghi comuni, aria fritta! Io ho fatto il sindaco per otto
anni e ho fatto anche dei programmi di una pagina, “nei prossimi quattro anni
costruiremo otto scuole, costruiremo la fogna del quartiere Papanice”. Lei qui
ha fatto una relazione così barocca, ci ha dato proprio una lezione di
barocchismo per dire cose scontate, luoghi comuni.
“La Calabria è una regione di grande solidarietà, i calabresi sono un popolo generoso, avvezzo all’altruismo, temprato all’ospitalità e all’accoglienza umana”. E chi l’ha detto! Lo dice lei questo! Ci sono persone per bene in Calabria e ci sono pure i delinquenti, quelli che sparano con la lupara, come in Lombardia, come in Piemonte e come nel Veneto! Voglio dire, a chi le racconta queste cose?! Ma veramente lei pensa di poter con il flauto incantare i serpenti!
O quando dice che “la salute e il benessere dei cittadini sono elementi costruttivi e irrinunciabili di una società moderna”: e chi non può essere d’accordo su una cosa del genere! Lei mi deve dire come intende risolvere il problema della sanità, non è che con queste espressioni pensa di poter risolvere il problema!
O quando dice “un’altra grande riserva è rappresentata dalle donne calabresi”: perché, le donne che cos’hanno di superiore rispetto agli uomini?! Le donne sono come gli uomini. E questa risorsa delle donne calabresi: le risorse della Calabria sono gli uomini e le donne. Come vede, non dice niente di nuovo, al di là della solita aria fritta!
Quale sviluppo industriale vuole lei, signor Presidente? Ecco il primo interrogativo che le pongo: si è preoccupato mai dello sviluppo industriale della città di Crotone, della bonifica dell’area industriale della città di Crotone? Nella sua relazione di 56 pagine non fa nemmeno un cenno a questo problema.
Capisco che lei si è assunto il ruolo di difensore della provincia di Crotone, perché Crotone non ha un assessore; capisco anche che ha avuto un grande imbarazzo nella scelta, per cui il ruolo se l’è assunto lei! Ma lo deve svolgere questo ruolo! Dell’area industriale più importante della Calabria, quella di Crotone, in questa relazione di 56 pagine non fa nemmeno un cenno, non scrive nemmeno una parola, nemmeno un rigo!
Allora comincia male, signor Presidente! Se si è dichiarato difensore della città di Crotone per le sue origini, per il fatto che è nato a Santa Severina e così via. E poi a lei sono legato da tanti ricordi dell’età incantevole della vita che è la fanciullezza, la giovinezza, le partite giocate a calcio, lei era sempre a centrocampo, però, si destreggiava a centro campo…! Io facevo l’attaccante di sfondamento. Si ricorda? E tali siamo rimasti, in fondo certe inclinazioni le conserviamo un po’ per tutta la vita: io sono rimasto a fare il centravanti di sfondamento, lei ancora sta al centrocampo a distribuire un po’ palloni a destra e a sinistra!
Lei non ha parlato, per
esempio, delle centrali elettriche, qual è il suo programma,
quante ne dobbiamo fare; una la stanno facendo
a Crotone, penso, perché pare che le cose si
siano imbrogliate. Ma sento dire che anche in altri territori della Calabria debbano nascere centrali… Vogliamo fare della Calabria un territorio delle centrali
elettriche?! Beh, questo lo vorremmo sapere da
lei, vorremmo capire da lei che cosa intende
fare in questi cinque anni.
Vogliamo sapere qualcosa
sugli aeroporti, sui tre aeroporti calabresi, perché dobbiamo cominciare anche in questo Consiglio regionale a ragionare in termini esatti, nei termini giusti. Gli aeroporti
calabresi non sono due, sono tre (quello di Reggio Calabria, quello di Lamezia
e quello di Crotone) e dobbiamo capire quale ruolo affidare a questi aeroporti.
Beh, qualcosa su questa questione degli aeroporti avrei voluta sentirla.
Ho letto del porto di Gioia Tauro: tanto di cappello, il porto di Gioia Tauro è
quello più importante del bacino del Mediterraneo! Ma avrei voluto sentire
anche qualcosa sul porto di Crotone, su quello di Corigliano, mi dice l’amico
Giovanni Dima, sugli altri porti calabresi. Vorrei che su queste questioni che
riguardano i fatti strutturali della nostra regione, ecco, il Consiglio
regionale cominciasse veramente a ragionare.
Sull’agricoltura ha detto
qualche cosa, un paio di parole, qualche rigo l’ha scritto pure. Ma
l’agricoltura è l’attività principale della nostra regione.
Esco, quindi, un po’ deluso,
Presidente, da questa sua presentazione ufficiale, però le auguro la soluzione
dei problemi nostri, dei problemi della Calabria, perché gli interessi generali
debbono sempre prevalere su quelli di parte. Noi non staremo qui a fare
un’opposizione viscerale, a tutti i costi, anche sulle cose giuste, se lei
manifesterà la volontà di risolvere qualcuno dei nostri problemi.
Ecco, la sanità è un
problema. Giustamente, diceva il collega Fedele, sì, prendiamo atto che la
sanità in Calabria non funziona come dovrebbe. Ma non basta fare queste
enunciazioni, si deve dire di quali strumenti intende servirsi per risolvere i
problemi della sanità. Suggeriva giustamente Fedele “aboliamo il ticket”,
quello che il centrosinistra ha richiesto per dieci anni, l’abolizione del ticket.
E’ facile a dirsi, queste cose sono facili da dirsi, ma è difficilissimo poi
metterle in atto.
Quindi
niente di nuovo sotto il sole! Abbiamo ricevuto da lei una lezione su cose
scontate, dette con un linguaggio un po’ colorito, barocco, una lezione di
barocchismo. La invitiamo, pertanto, dalla prossima volta in poi, quantomeno a parlarci
di fatti concreti. Io ho fatto il sindaco per otto anni e ho imparato… Lei ha
fatto il sindaco? Presidente, non l’ha mai fatto. Io farei una legge: chiunque
voglia fare carriera in politica deve fare prima il sindaco per almeno cinque
anni; dopo aver fatto il sindaco per cinque anni, può diventare consigliere
regionale, deputato, sottosegretario, ministro e quant’altro perché, facendo il
sindaco, si acquisisce la mentalità della concretezza dei fatti. Ecco, il
sindaco deve risolvere quotidianamente fatti concreti, non può parlare di
questa ricchezza che è rappresentata dalle donne calabresi o di quant’altro e
via discorrendo. Voglio dire, sono cose sulle quali, teoricamente, possiamo
essere anche d’accordo.
Chiudo il mio dire augurandole, per la nostra
regione, il massimo successo, anche se io sono pessimista, lo sono stato fin
dall’inizio, perché mi sono fatto un ragionamento scarno, semplice: Agazio Loiero è in politica da quarant’anni, più o meno siamo lì. Considerato il
fatto che l’uomo è passato, non è né presente né futuro – ce lo insegnarono i
nostri padri e i nostri greci – lo ricorda bene, non ci si può bagnare due
volte nella stessa acqua oppure il παντα
ρέί, tutto scorre, il presente, nel momento
in cui lo pensi, è già diventato passato, il futuro – dicevano i nostri padri –
è nel grembo di Giove, quindi in effetti l’uomo è passato, nient’altro che
passato, allora ho esaminato il suo passato politico che, dal punto di
vista del cursus honorum, del corso degli onori, è
invidiabilissimo. Lei, tranne che il sindaco, ha fatto di tutto: è stato consigliere comunale, deputato, senatore,
sottosegretario, ministro, ha avuto un’esperienza con la Democrazia
cristiana, poi ha avuto un’esperienza con
il centrodestra, è stato anche mio – Presidente, mi
aiuti lei – compagno, camerata di cordata, non so quale fra i due termini…
(Interruzione)
…amico, mi suggerisce
l’onorevole Dima, amico di coalizione.
Insomma, ha fatto di tutto! Però vorrei domandarle: in questo suo corso degli onori
ha lasciato qualcosa per la collettività che
porti la sua firma? “Io ho realizzato” – che so? – “il ponte di Brooklyn” oppure “ho realizzato in questa mia lunga attività
politica la diga di vattela a pesca”! Lei può dire qualcosa, “ho lasciato
quest’opera per la collettività che porta
la mia firma”? Non lo può dire, Presidente; può dire che ha fatto tante parole,
tanti discorsi, tanti programmi,
tanti buoni propositi, ma nella concretezza non può dire di avere lasciato
qualcosa che fra cinquant’anni-sessant’anni i nostri posteri possano dire:
“Quella è attribuibile all’onorevole Loiero”.
Allora ecco il mio pessimismo: ma se lei, in tanti anni di attività politica, non ha
lasciato un segno concreto sul territorio, adesso ci vorrebbe un miracolo di
Padre Pio, perché lei, alla
fine della sua carriera politica, da
governatore, da Presidente della Giunta regionale possa compiere appunto questo
miracolo!
Non devo aggiungere altro, Presidente, tranne
una raccomandazione che voglio fare
a lei e anche al Presidente del Consiglio. Lei ha scritto dei libri, la
ricordiamo per questo, per amor del cielo, e per certi aspetti possiamo essere anche d’accordo, però molto spesso la forma in politica è sostanza, questo lo sappiamo, lo abbiamo
appreso quando eravamo ragazzini.
Allora, siccome noi vediamo
il federalismo come un decentramento
di alcune funzioni, nella unità della nazione,
dalle Alpi alla Sicilia, io le dico e dico al Presidente del Consiglio – se
vuole, questa cosa gliela scrivo, Presidente – che i lavori del Consiglio
regionale vengano preceduti dall’inno nazionale, le note dell’inno di Mameli
riecheggino in quest’Aula all’inizio di ogni Consiglio regionale. Io l’ho fatto
al Consiglio comunale di Crotone.
Se noi riusciamo a far
questo, è già una risposta, seria ed importante che diamo a chi non crede
nell’unità della patria e della nazione e, se lei vuole, se lo crede, può anche
inviare un invito a tutti i Presidenti delle Regioni italiane
perché seguano l’esempio della Calabria.
Basta questa mia richiesta verbale o vuole che gliela
scriva perché si prenda in considerazione? Io mi aspetterei che alla prossima
seduta richiamasse tutti a stare in piedi per ascoltare le note dell’inno di
Mameli. Basta questa dichiarazione al microfono o…?
(Interruzione)
UNA VOCE
Va messa ai voti…
Il collega di quale gruppo…? Siccome non li conosco ancora…
(Interruzione dell’onorevole Dima)
…la “Margherita”. Quelli della “Margherita” non
volevano a Crotone: c’era il consigliere Sculco
che, quando riecheggiava l’inno di Mameli, si
girava dall’altra parte, alcuni nemmeno si alzavano. Non vorrei che ci fosse,
per amor del cielo, questo tipo di atteggiamento, dobbiamo
essere superiori a queste cose …
Ho chiuso il mio
intervento, la ringrazio, Presidente, e ringrazio l’onorevole Loiero con
l’affetto di sempre e il ricordo degli anni indimenticabili della giovinezza.
Come li rimpiangiamo, eh! Tu non la daresti la carica di Presidente della
Regione, pur di ritornare a
diciott’anni?!
PRESIDENTE
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Magarò. Ne ha facoltà.
Presidenza del
Vicepresidente Francesco Fortugno
Onorevole Presidente
Loiero, il suo Governo è investito di tante responsabilità. Innanzitutto, ha il compito, insieme
al Presidente Bova – che saluto e a cui auguro
buon lavoro – di far sì che l’ottava legislatura regionale
ed i poteri democratici nel loro insieme trovino la
strada del loro proprio rinvigorimento e rinnovando, rianimando la fiducia dei cittadini nel sistema politico democratico, riducendo le distanze che separano la Regione dalla
società ed allargando le basi sostanziali della democrazia.
Il suo governo ha il
compito di guidare, orientare e sollecitare lo sforzo reattivo e costruttivo dell’insieme della Regione e, in particolare, delle sue
energie migliori, nel rispetto della dialettica delle posizioni che rende forte e libera la nostra vita democratica, nel
momento in cui si è fatto più alto il muro delle difficoltà, più intensa l’esigenza di solidarietà collettiva, più forte il bisogno di
contrastare l’incertezza,
l’insicurezza e le disuguaglianze.
Il suo Governo ha il compito, da un lato, di sollecitare
e, dall’altro, di fissare una collaborazione, rinnovatrice e riformatrice, tra
l’azione di governo e l’azione del Consiglio, che nella distinzione naturale
delle responsabilità politiche metta tutti in condizioni di esprimere il
massimo di operatività, di tempestività decisionale e di controlli efficaci,
evitando i rischi della paralisi ed allontanando i vizi e i pericoli della
decadenza, del disordine e della conflittualità esasperata.
I problemi che il suo Governo intende affrontare e
risolvere sono di natura tale, da richiedere un grande e solidale impegno, una
reale convergenza di volontà politica ed un’alta e comune capacità di
decisione.
Le forze politiche che sostengono il suo Governo possono rendere più saldo il loro incontro solo attingendo al meglio delle loro tradizioni, ponendo alla base della loro azione politica i valori ideali delle rispettive tradizioni. Penso ai valori della tradizione popolare e della vocazione dei cattolici democratici; penso ai valori della tradizione e della cultura ambientalista, libera-democratica e ai suoi valori sociali e di libertà del socialismo democratico, ai valori e alla tradizione dei democratici di sinistra e di quelli comunisti, con tutta l’efficacia e profetica attualità del loro messaggio.
Il suo Governo – e
lei ha detto bene – si propone obiettivi di rinnovamento,
di risanamento
e di riforme, verso i quali si indirizzeranno aspirazioni molto diffuse, attese e
speranze legittime, richieste e propositi sinceri di cambiamento e che noi
socialisti sosterremo con forza e, per parte nostra, cercheremo di interpretare
insieme a quanti tali obiettivi riterranno di condividere.
Su alcune questioni essenziali, care alla nostra cultura politica,
che caratterizzano la natura ed il significato complessivo del suo governo, intendo soffermarmi brevemente per ragionare ad alta voce.
La prima
questione che è davanti a noi riguarda una credibile politica di sviluppo e dell’occupazione. Le capacità di
resistenza
della società calabrese
appaiono, ormai, logorate. Occorre imprimere una svolta di cui nessuna forza o
ambiente responsabile può disconoscere l’inderogabilità e l’urgenza e sono necessarie
correzioni significative in molti campi.
Il suo Governo deve riportare sui binari il treno della
spesa pubblica, che è deragliato in questi anni. Il corpo sociale non può
sopportare l’allargarsi delle ferite del mondo del lavoro disoccupato, il peso
di situazioni di privilegio, di inadempienze, di assistenzialismo. E bene ha
fatto il Vicepresidente a fare quella sua prima dichiarazione che va nella
direzione di evitare privilegi e sussidi.
Sono fattori negativi che pesano come un cappa di piombo
sulle potenzialità imprenditoriali organizzative, sociali ed umane della
società calabrese. Vitalità, dinamismo, capacità e volontà di progresso non
mancano, mancano le condizioni più adeguate per consentire una loro piena
espressione ed un loro pieno sviluppo.
Si moltiplicano i punti di crisi, si allargano le aree
di depressione, si aggravano i rischi di disgregazione sociale, gli elementi di
sfiducia ed anche i fattori di disuguaglianza.
L’interesse a sviluppare una correzione di rotta è di tutti, non è solamente
nostro che sosteniamo il suo Governo, è del mondo del lavoro e della
produzione, di chi è all’interno del sistema produttivo e di chi chiede
legittimamente di tentare e di chi rischia di essere espulso, di chi ha bisogno
di far valere le proprie protezioni da chiedere e di chi può compiere rinunce
senza insopportabili sacrifici.
E’ una battaglia, quella dello sviluppo, che deve essere
vinta. E le condizioni per vincerla ci sono, è nell’interesse di tutti che
questo obiettivo sia conseguito per difendere tutti insieme le ragioni del
lavoro, della capacità e del merito, della competitività e quindi
dell’innovazione tecnologica e della modernizzazione produttiva.
Per arginare la disoccupazione, saranno necessari nuovi
investimenti, ed io mi auguro che l’assessore socialista, che guida un settore
delicato ed importante della nostra Regione, possa pensare a nuovi investimenti
che vadano in infrastrutture moderne, civili ed innovative. Ma per arginare la
disoccupazione, saranno necessarie nuove condizioni di incentivazione nei
bacini di crisi, dove si stringono i tempi per le unità produttive dissestate e
parzialmente o totalmente recuperabili, uno sforzo straordinario che deve
essere organizzato per l’occupazione giovanile. Ma è solo da una rianimazione
generale dell’economia italiana – e, purtroppo, il Governo Berlusconi è il
responsabile di questa crisi economica che attraversa il nostro Paese – che
cresceranno prospettive meno
incerte, più stabili, più sincere per il mondo del lavoro e per le nuove leve
del lavoro.
La seconda questione riguarda i princìpi e i criteri
delle politiche sociali e sanitarie.
Il welfare è, da tempo,
un grande imputato, eppure esso rappresenta, forse, la più grande conquista
della civiltà europea. Voler dare tutto a tutti, darlo male e in modo
insufficiente a chi ha più bisogno degli altri, è una contraddizione troppo
grande per essere lasciata insoddisfatta e indisturbata.
La mano protettiva deve dirigersi, in primo luogo, verso chi ha
effettivamente bisogno, verso i gruppi sociali più poveri, le aree di
emarginazione che sono aree di anziani, di giovani, di emarginazione femminile,
i nuovi poveri di questa nostra società.
Una struttura di amministrazione e di gestione del settore sanitario assolutamente fallimentare e priva di adeguati controlli è all’origine della spesa disordinata e caotica del settore sanitario. Rispetto alle risorse disponibili – che forse sono poche, di meno rispetto al passato – oggi, però, si spende certamente male, con una somma di sprechi e di prestazioni non dovute, cui si aggiungono sovente, a completare il quadro, le cattive organizzazioni, le scarse motivazioni e i cattivi servizi resi ai cittadini.
Tutto questo rende
impegnativo e doveroso il lavoro dell’assessore Lo Moro – che saluto e a cui esprimo solidarietà – e per fare questo
ritengo che occorra lavorare per il
riordinamento della politica sociale, la severità nelle definizione della scala
dei bisogni, il recupero delle risorse e la sua migliore utilizzazione delle risorse
disponibili.
Ciò che si può e si deve fare deve rispondere a princìpi
di giustizia e di efficienza, sollecitando un concorso di vera solidarietà
sociale e collettiva.
Se la demagogia, l’assistenzialismo ingiustificato, il
burocratismo incontrollato possono creare qualche popolarità, il suo governo –
sono certo – non esiterà ad affrontare qualche impopolarità. Bisogna, pertanto,
incoraggiare e sorreggere tutte le energie sane del mondo produttivo, occorre
fare avanzare la modernizzazione
in ogni comparto, quello industriale, quello agricolo e quello terziario. E’
necessaria l’organizzazione di canali sempre più razionali per la piccola e
media impresa, misure di sostegno per la difesa e lo sviluppo dell’artigianato, la razionalizzazione del
commercio, strutture di supporto per allargare le correnti di esportazioni, uno
sforzo per recuperare posizioni nel campo del turismo interno ed
internazionale.
Ci sono da soddisfare esigenze nuove di occupazione stabile per i precari e gli esclusi, di migliorare la qualità del lavoro e di sicurezza per tutti. C’è da controllare e marginalizzare la criminalità organizzata, c’è da sradicare i meccanismi clientelari e parassitari.
La politica calabrese non può limitarsi ad essere una politica di appalti e di subappalti, con il sistema di irregolarità che questa trascina con sé. Sono nel rafforzamento del tessuto civile gli antidoti più forti alla criminalità organizzata. Occorrono pochi ed essenziali progetti strategici, e lei li ha indicati con estrema chiarezza, in cui impegnare direttamente la Regione, i sindacati e le imprese, perché occorre rafforzare anche gli enti locali, occorre decentrare compiti e funzioni, non lasciando soli i sindaci, che sono le prime figure presenti sul territorio.
Occorre un investimento in capitale umano per avere professionalità e capacità di gestione, valorizzare le nostre risorse, le nostre ricchezze e fronteggiare le nostre debolezze. E le debolezze di questa nostra regione sono nella fragilità dell’imprenditoria per la sua incapacità di competere su mercati vasti, nella mancanza di qualificazione delle risorse umane, nella carenza di infrastrutture, nella lentezza della pubblica amministrazione, nel divario rispetto alle altre regioni degli investimenti in ricerche ed adeguamento tecnologico, nell’inadeguatezza di una classe politica, dirigenti di governo, nella mancanza di una moderna cultura delle istituzioni, accompagnata ad una linea di mediocri comportamenti.
Sono certo che il suo Governo avrà la capacità di mettere in crisi questa linea, di contestarla e non di imitarla, di mostrarne i limiti, le deficienze, le potenzialità negative e di rappresentarne un’altra superiore per intelligenza, per contenuti etico-politici, per qualità di uomini e di programmi. Dobbiamo prendere in mano il nostro destino, fissando le priorità programmatiche di governo rilevanti, sapendo che la gente vuole prospettive, chiarezza, speranza e coerenza.
Nel nostro pensiero politico, di fronte al persistente stato di malessere, non può non farsi strada l’idea che i termini dell’impostazione vadano rovesciati. Dobbiamo produrre una linea diversa sul piano della qualità, della sostanza, dei contenuti, della politica tradizionalmente svolta nei confronti della Calabria da soggetti politici ed istituzionali che vi hanno finora operato. Dobbiamo essere diversi per contenuti, per ambizioni, per comportamenti, per traguardi che intendiamo raggiungere dalla politica rovinosa degli anni del centro-destra. Dobbiamo dar vita ad un regionalismo nuovo, di grande respiro ed intelligenza, capace di impedire, in virtù di nuove proposte e di nuove iniziative. Dobbiamo valutare e studiare le esigenze sociali e di sviluppo e mettere in campo una politica che acceleri, sostenga e tolga precarietà alla crescita civile della nostra regione.
Una regione che ha l’ambizione di recitare un ruolo da protagonista nel nuovo contesto di economia globalizzata deve investire in ricerca ed in formazione, e in questi anni il governo del centro-destra non è stato tale in tale direzione. Sono state prese decisioni che hanno penalizzato le nostre università e mortificato i talenti che vi studiano e che vi lavorano.
In questa direzione saluto ed apprezzo l’impegno dell’assessore, onorevole Sandro Principe, che come prima decisione ha preso l’idea di incontrare i rettori delle nostre università per investire su di loro. Sono state prese decisioni che hanno penalizzato le nostre università nel corso di questi anni, adesso sono certo che, attraverso l’azione riformatrice di governo attraverso l’esperienza di Sandro Principe, le nostre università possono essere al centro dell’iniziativa e dell’investimento della nostra regione. E’ nelle università e nei giovani il centro di potenziamento delle risorse umane, di quell’investimento di intelligenze che è alla base per la ripresa della nostra Calabria. E anche qui mi piace ricordare le mie collaborazioni nel Pit delle Serre cosentine, guidato da Sandro Principe, dove abbiamo messo al centro della nostra azione riformatrice la valorizzazione dei nostri talenti e della ricerca e dell’innovazione.
I ceti emergenti, quelli più dinamici, quelli che vogliono emergere, non dovranno e non possono più sopportare metodi di governo che premiano l’appartenenza, a dispetto del merito e dei titoli. Noi dobbiamo privilegiare e premiare i meriti ed i titoli, non l’appartenenza. Con questi talenti dobbiamo dialogare, questi talenti che chiedono una classe dirigente credibile, devono essere intercettati per la costruzione di un modello di governo positivo che metta ai margini le prassi negative che pure, in questi anni, hanno caratterizzato l’azione del centro-destra. Non dobbiamo dare, caro Presidente, corpo a umori medi, a bisogni secondari, a progetti mediocri, dobbiamo pensare in grande.
L’altro intervento di maggiore rilievo, di più alta sensibilità e di più informata attenzione alle gravi angustie presenti nella società calabrese e ai problemi che andrebbero affrontati per rendere più sopportabili le condizioni di vita nelle comunità calabresi è venuto, in questi anni, dalla Conferenza episcopale calabrese, dalla chiesa calabrese, dai parroci, che fanno sentire la loro voce, con la quale dobbiamo essere bravi a dialogare e a confrontarci.
Il loro continuo richiamo, il richiamo dei vescovi, dei nostri parroci alla eticità dei comportamenti dei pubblici amministratori, le competenze e le professionalità necessarie a svolgere quel servizio al bene comune che la fiducia dei cittadini attende, rappresentano gli insegnamenti che dobbiamo fare nostri, che facciamo nostri, che noi socialisti mettiamo al centro del nostro lavoro.
Per poter contribuire alla soluzione dei problemi aperti, per contrastare efficacemente i fattori di crisi, per svolgere un ruolo di indirizzo, di propulsione e di guida, il suo governo può contare su una maggioranza ampia e, di conseguenza, su un periodo di stabilità politica; può contare non solo sul sostegno leale e fattivo del gruppo di Unità socialista e della coalizione dell’Unione che lo ha eletto, ma ritengo possa contare anche sul ruolo delle forze sociali, dei corpi amministrativi, delle grandi e libere associazioni.
Le auguro, infine, signor Presidente, di poter incontrare interlocutori sempre più rappresentativi, responsabili, capaci di coniugare l’ottica particolare con l’ottica d’insieme. Le auguro di incontrare un sindacato del lavoro che sia forte, autonomo, rappresentativo e responsabile nei suoi doveri verso il mondo del lavoro e verso l’intera società calabrese, associazioni delle forze produttive, dell’industriale, dell’agricoltura, del commercio, dell’artigianato, della cooperazione, egualmente consapevoli dei loro diritti e nell’assolvimento dei loro doveri.
Le auguro di avere a che fare con rappresentanze elettive del potere locale, con sindaci ed amministratori impegnati a sottolineare le esigenze delle comunità, ma investiti anch’essi dalla necessità generale.
Sono certo che il suo Governo affronterà il compito che lo attende con consapevolezza, con la tensione che il momento richiede e ben deciso di esprimere un grande impegno di concretezza e di lavoro. Sostiene la sua azione la grande fiducia nell’intelligenza, la vitalità, la capacità di iniziativa, di lotta, la volontà di progresso, di libertà e di eguaglianza non solo dei calabresi che lo hanno votato, ma di tutto il popolo calabrese; una grande fiducia nella possibilità di rovesciare ogni tendenza negativa, nella possibilità di aiutare, per un tratto di strada, l’insieme della Regione e spingersi verso nuove frontiere nel suo cammino verso l’avvenire. Ed una grande fiducia, infine, nell’avvenire della Calabria, che merita e vuole di più.
Auguri, Presidente Loiero, auguri assessori della Giunta Loiero.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Chiarella. Ne ha facoltà.
Signor Presidente,
signori colleghi, è chiaro che questo è un momento
delicato, particolare, in un Consiglio regionale
che avvia i suoi lavori, io direi il primo atto politico concreto perché vi è una discussione
molto interessante, molto importante sul documento che è alla base del lavoro del Presidente
Loiero. Questa seduta
consiliare,
quindi, è importante per immergersi in una legislatura che ha attorno grandi
speranze.
Questa è una legislatura fondamentale, secondo me
decisiva, centrale, è una di quelle legislature dove ognuno di noi deve mettere
qualcosa in più, è quella legislatura dove, probabilmente, c’è bisogno di un
supplemento perché ognuno di noi, oltre a quello che normalmente deve dare per
il mandato ricevuto dal popolo calabrese, deve metterci quel modo di essere
cittadino di questa terra stupenda, sapendo che, oltre al dovere di consigliere
regionale, c’è la forza dell’uomo calabrese che deve sostenere le grandi
battaglie culturali, sociali ed istituzionali verso le quali, ormai, noi tutti
tendiamo.
Ho seguito con interesse il suo intervento, Presidente,
da una postazione
anche per me anomala, perché mi trovo
iscritto al Gruppo misto. Non mi era mai capitato di iscrivermi ad un gruppo
che ancora, per quel che mi riguarda, non ha una definizione ben precisa, dovuta
alle vicende personali molto pubbliche, visto che io sono un personaggio che
non ama le ragnatele e non ama sicuramente fare i salti della quaglia, ma è
uomo con le sue responsabilità, con i suoi limiti, comunque aperto al confronto
e capace di mettersi in discussione anche quando, in questo caso, dopo undici
anni di lavoro nella destra calabrese, dopo aver dato un pezzo della mia vita,
mi sono trovato, per tante ragioni che voi avete potuto anche vedere sulla
stampa o nei mass media, a prendere una decisione forte con grande
sofferenza, ma con grande serenità, caro Presidente. Un uomo deve avere la
capacità di essere sereno quando prende una decisione, molto sofferta, caro
consigliere Senatore. Le sofferenze degli uomini sono fatti personali e a
nessuno di noi è permesso di entrarvi dentro, perché questa è una delle grandi
capacità dell’essere umano, delle grandi libertà che appartengono all’uomo e a
nessuno è consentito entrarvi dentro, proprio
perché l’uomo si misura anche attraverso la propria sofferenza, la
propria capacità di reagire a determinate questioni, che possono essere capite,
non capite, condivise o meno, ma grazie a Dio noi abbiamo lottato per avere una
società libera e almeno questo cerchiamo di mantenerlo.
Potremmo anche ascoltare l’inno nazionale, però con una
mozione: dovremmo chiedere a chi di dovere, a Roma, di mandare a casa la Lega
che sta governando l’Italia e, probabilmente, poi saremo anche qui tutti sugli
attenti ad ascoltare l’inno di Mameli, al quale siamo legati profondamente da
quando andavamo alla scuola elementare.
L’ho seguita con molto interesse, Presidente, e ci sono
due o tre cose che voglio sottolineare, che ho fatto mie e verso le quali
cercherò, anche nel corso del dibattito politico, istituzionale, del lavoro che
andremo a fare, di dare il mio piccolo contributo da questa postazione di
libertà che mi sono ritagliato in Consiglio regionale.
Devo dire che ha fatto bene il Presidente del Consiglio
a proporre, finalmente, un Regolamento che già il passato Consiglio aveva
completato, perché incominci bene questa nuova legislatura. Le regole sono
necessarie – e lei lo diceva perfettamente – per mantenere la libertà e la
responsabilità di ognuno di noi nei livelli che la gente si aspetta; le regole
funzionanti portano la possibilità di evitare che ci siano più forti e meno
forti, deboli e meno deboli; le regole livellano una gestione, quindi la
rendono più democratica e in grado di fare esprimere il meglio di noi stessi
che facciamo parte di questa importante Assemblea regionale.
Quindi questo richiamo delle regole, Presidente, è una
cosa che io ho condiviso, perché stranamente tutti diciamo di essere persone
libere e di amare la libertà degli altri, però è difficile che poi ognuno di
noi vada a rispettare determinate regole, determinate norme che, tante volte,
vengono evase per una presunzione di fondo o, forse, una leggerezza di fondo
che non esalta la politica e non esalta, in questo caso, un’Assemblea così
importante.
C’è bisogno, quindi, di tornare all’ordinarietà, che non significa non far nulla, trovarsi verso una strada che non porta a niente; no, in Calabria significa, invece, mettere delle basi che siano per una volta concrete, come lo sono in altre realtà della nazione, per far sì che ognuno di noi, per il ruolo che ricopre, possa incominciare a svolgere il proprio ruolo con più serenità, perché è difficile fare politica in Calabria, fare il consigliere regionale, l’assessore o il Presidente, è tutto più difficile proprio per la mancanza di ordinarietà nelle questioni sociali, istituzionali, economiche e politiche. E il ritorno all’ordinarietà è un fatto dovuto, ma sicuramente anche per noi un momento decisivo di confronto anche in funzione di quel supplemento che ognuno di noi deve mettere sul piatto del suo mandato, per consentire che alcune cose si abbiano al più presto.
Mi è piaciuto il richiamo del collega alla Conferenza
episcopale calabra, mi è piaciuto quel suo senso profondo della spiritualità di
una regione che, tante volte, noi abbiamo messo da parte e che, in realtà, ci
potrebbe aiutare a superare momenti difficili, ché ognuno di noi, se vuole fare
politica con la “P” maiuscola, probabilmente avrà tanti problemi. Ma è anche
vero che, se noi ascolteremo anche l’insegnamento che ci viene dalla Conferenza
episcopale calabra, dalla dottrina sociale della Chiesa, dagli intendimenti
dottrinali più forti della religione cattolica, probabilmente saremo più forti,
più sereni, più tranquilli e meglio potremo raggiungere determinati obiettivi.
Allora, a me sta bene, Presidente Loiero, quando lei forse nel suo programma non fa un elenco di cose da fare, non fa probabilmente una non attenta analisi; lei supera determinate cose perché – è chiaro – un programma generale fissa i punti forti. Non sarebbe stato, invece, secondo me, strano fare un elenco perché siamo abituati a vedere gli elenchi, caro Presidente: quanti elenchi abbiamo approvato nel corso della nostra storia politica, senza poi attuare nulla di quel determinato elenco!
Al di là delle cose concrete che lei indica, lei fa una cosa importante che io, ieri sera, leggendo il suo programma, ho salutato con determinato interesse, e le dico di che cosa si tratta. Quando parla di sviluppo, Presidente, è chiaro che ha in mente quali sono i punti di eccellenza della Calabria, non c’è bisogno che glielo dica io, perché so che lei conosce gli aeroporti, che conosce le varie realtà infrastrutturali e la Calabria la conosce sicuramente, come è giusto che sia, ma è importante quando lei parla di quale sarà l’approccio verso la politica economica, la politica produttiva, quando giustamente dice che le politiche non possono essere attuate solo in funzione del compito di monetizzare magari gli svantaggi, pagare per superare uno stato economico non positivo, senza guardare all’insediamento di quella opera nel suo insieme, senza capirne le ragioni storico-sociali-economiche che stanno alle spalle di un determinato fallimento in una certa direzione.
L’intervento economico è necessario sicuramente, ma guai se non si interviene direttamente, cercando di individuare gli svantaggi localizzativi, come li chiama lei, che quindi permettono non solo di superare una particolare deficienza economica, ma preparano il territorio ad affrontare con più serenità e con lungimiranza altri investimenti che non soffriranno di quel territorio debole che, tante volte, ha visto grandi insediamenti a pioggia, magari fatti senza tenere conto di determinate questioni locali.
Quindi mi sta bene questo modo di ragionare, migliorare i contesti insediativi, risolvere le strozzature infrastrutturali ed aumentare, quindi, la sicurezza sociale, ridurre costi e razionamenti del sistema bancario, snellendo e velocizzando tutti gli iter burocratici che vi ruotano intorno, quindi modelli, modi di comportamento che sono necessari per non cadere sempre e comunque nella stessa minestra di sempre.
Chi di noi non conosce i problemi della Calabria? Tutti i consiglieri eletti sono capaci ed in grado di fare un elenco particolare delle cose. Allora non è questo il motivo del cambiamento, ma sta nell’approccio, nel modo come noi ci poniamo dinanzi ai mali cronici che da sempre, purtroppo, per mille motivi, attanagliano la realtà sociale ed economica della nostra regione.
Allora mi sta bene la concertazione, la cooperazione istituzionale e sociale, è necessario tutto questo.
Quando in questi anni ho gridato in questa direzione, sono stato richiamato
all’ordine, sono stato messo in quarantena diverse volte, sol perché non andavo
contro un governo, ma semplicemente perché da uomo eletto dal popolo, andando
in giro e sentendo gli imprenditori, i cittadini, non facevo altro che elevare
dal podio che rivesto una sensazione concreta che veniva dal territorio. E’
questo il ruolo del consigliere regionale, che oltre a portare la sua
esperienza, la sua capacità professionale ed istituzionale deve sentire il
territorio – questo è importante – e l’ho fatto.
Se marcheremo in questa legislatura, cari colleghi, il principio della concertazione, della cooperazione, potremo risolvere problemi che tante
volte non sono stati risolti non perché c’era, magari, un determinato uomo al posto
di un altro, una coalizione al posto di un’altra. Ci sono dei princìpi che vanno al di là delle coalizioni,
secondo il mio modo di vedere, però sicuramente la storia, ultimamente, ci ha
detto che l’esperienza di governo passata su alcuni punti, purtroppo, non ha
voluto intendere quello che doveva intendere e, come Presidente della prima
Commissione – e qui ci sono tanti colleghi che facevano parte della mia
Commissione – sono andato controtendenza: ho sempre favorito l’accordo con i
sindacati, l’accordo con le parti sociali, con le categorie. Una Commissione o
un ente o chi gestisce le cose pubbliche deve, sempre e comunque, affermarsi in
questa direzione, deve ascoltare il territorio, recepire le istanze dei corpi
intermedi, Presidente.
Se i corpi intermedi non avranno, negli anni che
verranno, una posizione centrale nella politica calabrese, non ce la faremo ad
andare avanti. Anche voi, Presidente, avrete dei problemi se non darete forza
ai corpi intermedi della società che sono, in uno spirito di sussidiarietà,
parte attiva, concreta di un nuovo modo di vedere la politica regionale: pochi
compari, pochi accentratori, pochi signorotti, più visibilità al territorio,
più calabresi in campo perché abbiamo tante intelligenze, abbiamo tante
proprietà, più possibilità di dare forza a quella che è la storia autentica e
vera della nostra regione.
Allora mi auguro che, in questa direzione, si possa giocare una partita importante. E qui c’è l’assessore alla pubblica istruzione – lo saluto con affetto – l’onorevole Principe, sicuramente in questa direzione proprio il suo assessorato dovrà dare una spinta forte.
Quando, in alcuni miei interventi in Consiglio regionale, parlavo di aspetti pedagogici della politica, venivo deriso, caro Presidente Loiero, e lei lo sa, Presidente Bova, quando ho chiesto che gli Uffici di Presidenza delle Commissioni fossero dotati di un budget perché si potesse dare la possibilità di portare in discussione sul territorio le leggi approvate. Lo facevo non per consentire a qualche Presidente o Vicepresidente o segretario di Commissione di farsi un giro turistico per la Calabria, dicevo invece che il territorio, quando noi approviamo una legge o quando ci accingiamo a vararla, deve essere centrale e lo deve essere al di fuori dell’Aula, perché i consiglieri si spostano, perché il nostro compito non è solo di approvare una legge, ma è anche quello di farla assimilare sul territorio perché ne diventi centrale e parte integrante. Così i risultati si avranno.
Tante volte le leggi sono servite a noi stessi consiglieri quasi quasi a presentarle come un prodotto personale per consentire a questo o quell’altro cittadino, magari, di avere tramite una domanda poi un vantaggio, come se il risultato di una legge possa essere il resoconto di un lavoro personale e non, invece, il risultato legislativo di un consenso così assembleare, così grande che fa forte e grande la stessa politica.
Ecco perché ritengo che l’aspetto pedagogico, forse sarà il mio taglio personale, venendo dal mondo della scuola, sicuramente questo mi porta in questa direzione, ma lavorare comunque con queste prospettive significa non isolarsi dal territorio, caro Presidente e cari colleghi. Noi abbiamo questo compito sacrale, quello di non dividere l’Aula dai cittadini e dal territorio. Per noi questo è basilare.
Voglio solo citare altri due aspetti.
Dico che è necessario, allora, soprattutto nel campo delle politiche sociali, arrivare a pensare con nuovi termini, caro Presidente. Lei parla di un sistema di protezione adeguato, di un nuovo welfare, di nuove prospettive in questa direzione. Lei deve sapere – qualche collega lo ricorda – che per fare approvare il recepimento della “328”, la legge Turco, legge quadro, che reputo una delle leggi più importanti, purtroppo una delle poche in questo settore, se pensiamo che la legge sul sociale prima di quella Turco risale al ministro Crispi, quindi ad un momento molto lontano da quella che è l’attualità della politica, dico che questa legge quadro ha veramente cambiato il mondo delle politiche sociali.
Noi ci abbiamo messo tre anni per poterla recepire, io sono stato relatore insieme al collega Ciccio Galati di questa legge. Bene, caro Presidente, il 26 novembre del 2003 ho dovuto minacciare di occupare l’Aula fino a Natale, se quella sera il Consiglio non avesse approvato la legge. Si ricorderà il consigliere Tommasi. Ho dovuto minacciare, io di maggioranza, io relatore, l’approvazione. Ma perché questo? Perché, probabilmente, la gestione del sociale tenuta nelle mani della centralità, del centralismo della politica, consentiva ancora di dare interventi e soldi a pioggia senza favorire il decentramento, senza favorire quelli che sono i piani di zona con gli artefici del patto per la socialità che sono l’Asl, i Comuni, soprattutto il mondo delle associazioni, veri titolari di questo mondo e di questo modo di essere. E, credetemi, ho dovuto minacciare l’Aula per recepire un qualcosa che è nel Dna della storia di questa nazione, perché lo spirito di solidarietà, lo spirito di socialità che ha sempre accompagnato la storia del nostro popolo si pone, almeno nella filosofia di merito, al centro – io direi – dell’universo che guarda verso un nuovo modo di fare politica sociale. Eppure, caro Presidente, tante volte si fa fatica ad approvare ciò che, in realtà, ci aiuta a cambiare, di riflesso, quella che è la politica stessa della nostra regione.
Allora le dico di più: una volta approvata la legge,
superata la serata del 26 di novembre, queste cose
le ho denunciate nelle piazze, nelle televisioni, non le dico oggi semplicemente
perché mi trovo seduto nel Gruppo misto. No, queste cose le ho dette sempre e
fanno parte anche di quel pacchetto personale che non hanno acconsentito al
sottoscritto di poter svolgere un’attività con tranquillità e serenità perché,
comunque, ero guardato con sospetto, proprio per la mia libertà di pensiero,
per il mio modo sereno di dire sempre e comunque le cose, visto che i consensi
me li prendo in mezzo alla strada, in mezzo alla gente, in mezzo alle categorie
e non vengo assolutamente protetto da nessuno.
Dobbiamo lavorare seriamente in questa direzione, perché
la Calabria si aspetta molto da questo settore.
Le linee attuative di questa legge sono arrivate a
Natale, quando chiudeva il Consiglio regionale, Presidente; lei capisce, la
legge approvata il 23 novembre del 2003, dopo tre anni di calvario in
quest’Aula. Beh, le linee attuative che erano quelle che poi immettevano nel
pratico, nel concreto l’idea di una nuova socialità calabrese ci sono stati
portati alla fine della legislatura. Ne sa qualcosa l’onorevole Borrello che ha
alzato la voce, l’onorevole Pacenza con il quale, al di là se eravamo in due
schieramenti diversi, ci siamo guardati e abbiamo fatto grandi battaglie,
perché i confini politici sicuramente perdono il loro spessore, quando si
diventa parte attiva di un processo positivo a favore dello sviluppo della
nostra regione.
Allora si faccia
presto, appena sarà insediata la terza Commissione (sanità e politiche sociali)
si metta mano. Non so se la Giunta vorrà rivedere o meno queste linee-guida,
non so qual è il calendario, ma comunque si faccia presto e si ridia al territorio
la possibilità di poter intervenire, perché le sofferenze, le debolezze,
sicuramente tutto ciò che appartiene al disagio sociale può essere superato se
gli attori protagonisti vengono dal territorio e non dal centralismo esasperato
di qualche stanza che appartiene ad un assessorato o alla Presidenza, come è
stato purtroppo nel passato. In questa direzione spingerò perché si possa
lavorare con serenità. Così cercheremo di attuare la legge 383 in materia di associazioni
e di promozione sociale, perché ci giochiamo un’altra partita importante ed interessante.
E sono d’accordo con voi a cambiare una politica
di fondo che, in prospettiva, darà grandi risultati. Sono d’accordo, Presidente, non parliamo più di bonus,
io ne ho parlato anche per qualche anno e mi rendo conto che, quando parliamo
di sofferenza, di disagio sociale, non dobbiamo parlare di monetizzazione della
sofferenza. Io sono d’accordo, non parliamo di bonus, parliamo di servizio, di solidarietà, di efficienza nel dare al cittadino quelle possibilità
reali di superare uno stato
di emergenza per rendere più forte la qualità della vita, perché in questa
direzione noi dobbiamo investire più che possibile, perché investire nel
sociale significa liberare un territorio dal disagio e quindi, indirettamente
e direttamente, aiutiamo
quel territorio a misurarsi sui problemi di natura economica, sociale e
culturale con più serenità, con più tranquillità, con i vantaggi anche a
livello economico per quel dato territorio.
Quindi bisogna essere più forti nel mondo sociale,
investire più in questo mondo, per poi meglio pianificare e quindi preparare
quel territorio adatto dove l’insediamento economico, sociale e culturale può
arrivare verso le vette più alte.
Ecco, colgo questo modo di essere e di fare all’interno
della sua relazione. Mi piace la parola “sussidiarietà” che ritorna molto
spesso – lo dicevo all’inizio del mio intervento – le istituzioni, il
territorio, i corpi intermedi, gli enti locali, tutti artefici, ognuno che si
sostituisce non perché annulla l’altro, ma perché diventa parte attiva di un
processo che è unico, quello di trovare il modo per portare avanti quello che è
giusto portare a favore dei cittadini.
Non la voglio
fare lunga, voglio anche dire che mi piace parlare di patto per la salute, dottoressa Lo Moro, perché lei
sa più di me che lavorare in questa direzione è difficile,
sa che qui non si tratta solo di mettere mano ad un Piano
sanitario verso il quale ognuno di noi ha cercato di spendere e di dare il meglio di se stesso, con i limiti
che ci possono essere, perché sicuramente questa è la
materia più delicata e più particolare che si può qui guardare con attenzione politica. Noi, in
questa direzione, dobbiamo lavorare anche con un aspetto pedagogico, il patto per la salute può esserci
se ogni cittadino, se ogni categoria capisce l’importanza del suo ruolo in
funzione di questo tema centrale, principale che è alla base della qualità della vita degli uomini.
Non
basta solo il direttore generale, il migliore possibile, non basta solo la struttura, ci vuole
sul territorio, attraverso i diversi soggetti, una capacità di coinvolgimento di responsabilità in grado, alla fine, di portare un risultato che fino
adesso è stato lasciato solo nelle mani del direttore generale o
dell’assessore. Ma non è così, questo argomento vuole un coinvolgimento
generale e, per farlo,
dobbiamo mettere sul campo degli strumenti in grado di dare, a chi di dovere,
la possibilità di essere protagonista in questa grande battaglia che lei, assessore, insieme ai suoi
colleghi di Giunta, al Presidente e al Consiglio regionale dovete affrontare e
confrontarvi su un tema che va al di là della stessa maggioranza
e della minoranza, quindi coinvolge tutti quanti per la funzione che si ha e che si
recita in Consiglio.
Le
dico solo una cosa: lavori perché si dia più centralità al territorio in
sanità, meno ospedali e più territorio, più distretti di base. L’ospedale deve
essere un momento di emergenza, di specialità e di eccellenza, ma deve essere il territorio la
parte attiva di questo processo centrale che coinvolge il cittadino, che è
attento quando si tratta di migliorare la sua qualità di vita.
Tutto
ciò si sposa con il discorso delle nuove politiche sociali. So che lei ha insieme queste deleghe, probabilmente non sarà
facile, sotto alcuni aspetti, mantenerle perché, nel passato, la
sanità ha sempre divorato il campo del sociale. Nel discorso
socio-sanitario c’è
stata una cultura di fondo che ha consentito all’aspetto sanitario di abolire
il livello sociale dell’intervento. Questo è un pericolo. Io mi permetto, Presidente e
assessore, per la mia esperienza e per la mia devozione in questa direzione, di
suggerirle
di stare molto attento perché lei, giustamente, ha bisogno di una serie di
persone e di una politica di fondo in grado di realizzare alcuni interventi.
Finisco, dicendo che ci giochiamo un’altra partita
importante sul discorso dei fondi strutturali. E’ importante questa partita, è
necessaria, troppi progetti-sponda negli anni passati, poca concertazione, poca
possibilità di utilizzare i fondi europei per dare risposte concrete allo
sviluppo del nostro territorio. Lei lo sa, il bilancio regionale non può dare
risposte concrete alle attese dei cittadini, diremmo una grande bugia: nessuna
Giunta regionale, di qualsiasi colore, usando solo il bilancio regionale, potrà
dare un input grande di cambiamento alla nostra regione. C’è bisogno del
ricorso ai fondi strutturali europei, quindi c’è bisogno di una politica in
grado di cambiare strada, cambiare rotta, di eliminare per sempre progetti che
vengono semplicemente usati per cercare di non perdere i fondi di riferimento.
Allora, Presidente Bova, ho depositato presso la
Segreteria e quindi prego che si possa mettere all’ordine del giorno del
prossimo Consiglio regionale una mozione che tende ad avviare una riflessione
profonda su questo tema particolare, anche perché c’è il pericolo che i fondi
europei non siano dati in egual misura alla nostra Regione. Questo, sotto tanti
punti di vista mi rende inquieto, perché al di là della nostra posizione in
Consiglio, non vogliamo che si riduca lo stanziamento europeo nei confronti
della Regione. Noi vogliamo che questo fondo sia elargito nella stessa misura
degli anni scorsi, se non aumentato, e ci sono autorevoli parlamentari europei
eletti nella circoscrizione meridionale che, in questi giorni, hanno suonato il
campanello d’allarme. Questo, caro Presidente Loiero, è qualcosa di molto
fondamentale nel discorso che lei prima ha fatto.
Quindi chiedo che, nel prossimo Consiglio, ci sia l’approvazione di questa mozione che chiede, appena ci sarà la Commissione bilancio, di aprire un dibattito con gli onorevoli Pittella e Pirilli proprio su questo delicato argomento, per evitare che la Calabria non abbia i fondi europei in egual misura del passato, perché questo renderebbe molto più difficile tutto ciò che è necessario fare per fare esaltare la Regione su alcuni interventi necessari e fondamentali e, nello stesso tempo, dobbiamo incalzare il Governo con questa mozione a fare la sua parte per scongiurare tale sciagurata possibilità che l’onorevole Pittella, in questi giorni, da par suo ha denunciato sulla stampa. Noi non possiamo stare a guardare, per quello che rappresentiamo dobbiamo diventare parte attiva di questo processo.
E’ chiaro che, alla fine di un mio ragionamento, mi viene spontaneo anche esprimere un voto al suo programma che, forse, non ha solo ed esclusivamente motivazioni politiche – devo essere molto onesto, sono un uomo che si misura molto alla luce del sole e, per questo, prendo le mazzate più grandi – sono portato a votare sì al suo programma, forse anche sulla spinta dell’amarezza che in questi giorni mi ha accompagnato, per la delusione, perché dopo aver dato un pezzo della propria vita su un progetto, ti alzi una mattina e ti accorgi che, per quel che ti riguarda, era tutto uno scherzo. Forse si hanno delle reazioni e poi, magari, le tramuti anche in atteggiamenti istituzionali. Forse c’è anche una parte di tutto ciò nel mio sì, devo essere sincero, altrimenti sarei ipocrita con me stesso, ma nello stesso tempo, per le cose che ho detto, c’è la necessità personale e per le migliaia e migliaia di persone che io rappresento di mettermi in positivo nei confronti di un programma che ha le basi culturali, sociali e politiche per stare al passo con i tempi e dare la possibilità a questa legislatura di avviare quel processo di cambiamento che aspettiamo da tanti anni e che, purtroppo, non si vede nemmeno all’orizzonte.
Ecco, c’è questo miscuglio dentro di me di posizione politica favorevole a cose che io ho enunciato e motivato, quindi non dico da pappagallo o da persona che sfrutta una situazione che può essere favorevole e, nello stesso tempo, per una condizione personale, purtroppo sono un passionale, sono uno che si misura anche attraverso i propri sentimenti, si dice che non vanno più di moda, ma l’uomo io ritengo che, invece, in questa direzione può andare avanti, fortificarsi e, di riflesso, diventare più concreto quando deve risolvere i problemi quotidiani che la gente, ormai da tempo, vuole finalmente vedere almeno risolti nelle parti più essenziali.
Buon lavoro e grazie.
Presidenza del Presidente Giuseppe Bova
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Talarico. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Intanto colgo l’occasione, come primo intervento dell’ottava legislatura, per rivolgere a lei, Presidente Bova, e all’intero Ufficio di Presidenza un sincero augurio di buon lavoro. L’ho conosciuta nella settima legislatura, non ho nessun timore di ritenere che sarà un buon Presidente del Consiglio e, quando dico “buon Presidente del Consiglio”, intendo dire che sarà il Presidente di tutto il Consiglio e che penserà anche e soprattutto alle prerogative della minoranza.
Oggi, certo, l’episodio – chiamiamolo così – che si è verificato, un incidente di percorso, è andato nella direzione opposta, però ritengo che ci sono tempi e modi per poter raddrizzare quello che è avvenuto, anche per dare la possibilità alle minoranze – perché lei è stato minoranza prima di me e prima di noi – di istruire i progetti, di avere la possibilità, in quei sessanta giorni previsti per l’esame nelle Commissioni, di poter approfondire quanto proposto dalla Giunta.
Ho ascoltato con grande attenzione la relazione del Presidente Loiero – ed anche
a lui e a tutta la sua Giunta va un sentito augurio di buon lavoro – e l’ho
trovata abbastanza articolata, molto profonda, ma si è limitata all’analisi
dello stato di fatto della nostra regione. E’ un’analisi certamente da
condividere in tante sue sfaccettature, ma di soluzioni, alle quali noi tutti
vogliamo tendere, partecipare, concorrere anche dall’opposizione quando si
tratta di soluzioni efficaci, positive che vanno nell’interesse della Calabria,
ne ho ascoltate poche.
Ho sentito anche nella sua relazione che lei ha
individuato dei collaboratori, dei consulenti che possono arricchire ancora di più il programma
che ci ha illustrato.
Oggi, comunque, l’ho trovato più un programma di
campagna elettorale, del 3-4 aprile, che un risultato complessivo di che cosa
si vuole fare per la Calabria, perciò nel momento in cui ci saranno gli
approfondimenti e anche le soluzioni ai problemi della Calabria, noi saremo
molto attenti.
Vede, Presidente, oggi le Regioni sono e rappresentano
uno Stato a sé, quasi uno Stato nello Stato, con le loro politiche, con la loro
politica economica, con proprie idee e proprie direttrici di sviluppo, con
tutto quello che può rappresentare degnamente e far crescere la nostra regione.
Allora c’è bisogno di un’analisi dei punti
di forza, capire che cosa c’è di buono in questa nostra regione e, posso
assicurarlo – lei lo sa prima di me per aver fatto politica per tantissimi anni
in questa regione – i punti di forza
sono tanti e noi dobbiamo far apparire la parte buona della Calabria, quindi,
dobbiamo investire le nostre risorse su quello che oggi rappresenta delle
possibilità di futuro e dobbiamo fare in modo che tutto questo si possa
realizzare.
E dobbiamo avere coraggio, Presidente, perché non è
possibile che la regione sia considerata tutta turistica, tutta agricola, tutta
industriale, tutta artigianale, come se i tanti comuni fossero tutti uguali e
tutti concorrano, quando c’è da avere da qualcosa, con le stesse prerogative e
con gli stessi diritti. No, c’è bisogno di un atto di coraggio che vada nella
direzione di individuare in Calabria dove si fa turismo, dove si fa
agricoltura, dove si fa industria, dove si fa artigianato, perché ritengo che sia questo il dovere che oggi
una maggioranza e un sistema elettorale che danno pieni poteri ad un Presidente
della Giunta ed una larga maggioranza in Consiglio debbano adempiere.
Io stesso, ma non io solo, in più occasioni, anche con la minoranza di allora, della
settima legislatura, abbiamo sempre sposato e portato avanti grandi temi,
quali i Progetti integrati territoriali (i Pit), che sono proprio strumenti per
la valorizzazione delle risorse che rendono, cioè, impiegare i fondi comunitari
per valorizzare quello che di buono c’è oggi all’interno della nostra regione,
cercando di evitare i campanili, perché questa è una regione dai forti
campanili, però ancor di più deve essere immaginata un’immagine positiva della
nostra regione.
Ho gioito quando ho letto, nei giorni scorsi, che Tropea è la prima città per rapporto
qualità/prezzo; è venuta fuori una Calabria positiva, che non occupa i giornali
nazionali solo per fatti negativi, ma anche per fatti positivi, e questo va
nella direzione di attrarre nuovi turisti. Occorre essere concorrenziali anche
con le altre regioni perché oggi, quando dico “Stato nello Stato”, dico che
siamo concorrenti con la Basilicata, con la Puglia, con la Campania, sempre di
più dobbiamo attrarre il turismo verso le nostre azioni.
E oggi ci sono tutte le possibilità, Presidente, perché
c’è l’elezione diretta e si ha stabilità di governo. Lei ci ha tenuto a
precisare che non è un governatore, che è un Presidente, però nei fatti può,
perché ha anche pieni poteri, decidere sui fatti contingenti. C’è un potere
legislativo esclusivo, infatti, con la riforma del federalismo, del Titolo V°
della Costituzione, oggi le Regioni possono legiferare, quindi anche lei, oltre
ad essere capo della coalizione, può dare un indirizzo al Consiglio in merito
alla direzione si vuole prendere dal punto di vista politico e delle grandi
opere da realizzare.
E poi c’è la scommessa
dei fondi comunitari 2007-2013 che arriveranno – e sarà l’ultima volta – e ci
sarà la possibilità di programmarli, questa volta da zero, immaginando il tipo
di sviluppo che vogliamo dare alla Calabria, è una grande opportunità. Cioè, io
non vorrei che si riducesse tutto, Presidente – lei l’ha detto nella sua
relazione – agli ultimi cinque anni di governo, come se in questi cinque anni
si sia arrivati allo sfascio di tutto e di tutti. Certo, ci sono state delle
responsabilità, degli errori, gli elettori calabresi ce l’hanno dimostrato,
hanno dato un grande voto a lei, non solo alla sua coalizione anche perché sono
stati commessi tanti errori. Ma noi dobbiamo immaginare una Calabria positiva,
che va avanti, certo partendo da grandi difficoltà, ma oggi ci sono poteri e
risorse finanziarie per poterli applicare e, quindi, per dare risposte con
certezza, perché è una Calabria completa, che deve essere liberata da una serie
di freni e che è frutto di una serie di errori, perché non dobbiamo dimenticare
i trentacinque anni ormai delle nostre Regioni, che certamente hanno prodotto
tutto questo.
Vorrei che questo Consiglio regionale – lo dico al
Presidente Bova e al Presidente Loiero – diventasse sempre di più luogo di
discussione alta sui grandi problemi della nostra regione. Ci tengo a ribadire
questo aspetto, perché temi quali quelli della “cittadella regionale”, sul
quale il Consiglio della scorsa legislatura ha avuto modo di approvare un
ordine del giorno, sono temi in cui il Consiglio regionale deve essere
coinvolto, si deve esprimere; occorre che ci sia un dibattito alto.
Così come sul polo oncologico che rappresenta un altro
dei punti di eccellenza, sul porto di
Gioia Tauro, ché anche su questo la Calabria si gioca il proprio
sviluppo, su temi quale il lavoro e l’occupazione, perché il problema non è
solo quello di creare nuova occupazione e nuovi posti di lavoro, qui si tratta
di risolvere problemi come quello dei bacini degli Lsu e gli Lpu, che
rappresentano occupazione precaria e dobbiamo cercare, anche rapidamente, con
una politica impostata e chiara, di individuare quale percorso seguire. Dobbiamo risolvere il problema degli
interinali, il problema dei forestali, ci sono una serie di temi estremamente
importanti sui quali occorre che ci siano un confronto e un dibattito alto nel
Consiglio regionale.
Così come la sanità deve essere sempre di più uno dei settori sul quale la maggioranza e questo Consiglio regionale devono puntare l’indice, perché noi siamo arrivati – lo dico all’assessore Lo Moro, al quale va un augurio di buon lavoro – nel 2000 ad avere un deficit di 500 miliardi; lo dico perché sono stato Presidente della Commissione bilancio in questi cinque anni, quindi, ho visto i numeri, e noi maggioranza di allora, abbiamo messo i balzelli – certamente sono tutti impopolari – il 10 per cento in più di tasse auto, un euro per ricetta, perché c’era quel deficit. Oggi questo deficit è andato via via riducendosi, arrivando nel 2004 a 40 miliardi.
L’obiettivo è che ci deve bastare quello che lo Stato ci
dà, che sono 5 mila miliardi, che non sono pochi. Allora occorre razionalizzare
meglio, ecco perché anche la rivisitazione del Piano sanitario è uno dei temi
importanti, però una politica di rigore nel campo sanitario c’è stata, perché
siamo passati da 500 miliardi del 2000, via via ad arrivare a 40 miliardi di
vecchie lire nel 2004. Questo significa un buon governo.
Così come occorre rilanciare le imprese, dobbiamo –
c’era qui il Vicepresidente Adamo – rilanciare subito leggi importanti, quali
la “Sabatini”, che è stata bloccata per carenza di fondi, la “598”, la “949”,
leggi, lo sottolineo, estremamente importanti per le nostre aziende.
Dobbiamo avere un segnale fondamentale sul credito,
perché oggi, al di là dei fondi perduti, alle imprese interessa principalmente
avere la possibilità di un accesso facile al mondo del credito e le Regioni
possono, attraverso una strategia di sviluppo, dare dei segnali. Quindi ci sono
una serie di opportunità.
Il Vicepresidente Adamo ha già dato un buon segnale,
quello, cioè, della riduzione delle spese. Ritengo che sia un fatto importante
che dobbiamo mantenere. Sono vigile, attento e rispettoso del voto che è venuto
fuori il 3-4 aprile, c’è una maggioranza che governa, c’è un’opposizione che
controlla, per quanto mi riguarda sarà un’opposizione anche di proposta, perché
il precedente Consiglio regionale ha dimostrato che, quando le proposte sono
serie, valide ed hanno un effetto positivo sulla nostra regione, vengono
accolte. Questo deve essere, a mio avviso, il modo attraverso il quale dobbiamo
immaginare un nuovo percorso.
Certo, l’inizio non è dei migliori con la nomina dei sottosegretari, che tali non sono, ma non c’era niente di male perché il popolo calabrese ha votato il centro-sinistra, quindi il Presidente Loiero ha il diritto-dovere di nominare le persone che più ritiene indicate per seguire ruoli delicati, però si chiamino con nome e cognome, si chiamino consulenti che hanno uno status diverso da quello che può avere un assessore o un consigliere regionale.
Così come non è un buon segno anche la territorialità non rispettata, perché io sono stato consigliere regionale nella precedente legislatura, sarà un fatto di deformazione, chiamiamolo come vogliamo, però spesso gli assessori pensano e riflettono più sul proprio collegio elettorale e non su una visione strategica e complessiva della nostra regione. Lei ha dichiarato che sarà il garante di tutto questo, però non so se riuscirà a seguire tutti i suoi dodici assessori, se tutto quello che avverrà nella gestione, quindi nella predisposizione dei bandi e dei finanziamenti sarà veramente ripartito tra le varie province in misura eguale o in base alle richieste o in base agli abitanti.
Lei ha preso questo impegno, per quanto mi riguarda sarò qui a seguire questo aspetto e ricordarle anche e soprattutto che la Regione Calabria deve emergere tutta insieme, con tutte le province, lasciando da parte i campanili perché se si pensa ad un’area rispetto ad un’altra ritengo che il problema sarà sempre senza soluzione.
Quindi, occorre sempre di più immaginare un nuovo percorso, non si può pensare che tutto sia uno sfascio. Occorre recuperare le cose positive, c’è tanta professionalità tra i dipendenti regionali, occorre recuperare le positività di tutto quello che avviene, senza neanche queste decisioni di rigore così drastiche, del tipo “tutto a casa, è niente buono, ricominciamo da capo”. No, ritengo che ci siano metodi e modi diversi che possono dare la possibilità di valorizzare i bravi senza questo clamore, concentrandosi, invece, sui problemi, non tanto sulla scelta del personale della Regione.
Io ritengo che tutto questo si possa fare.
La vicina Basilicata ha il 12 per cento di disoccupazione, noi siamo al 24, è una regione ad Obiettivo 1 come la Calabria, penso che come bellezze naturali, dal punto di vista dei diversi insediamenti, la Calabria sia molto superiore perché c’è il mare, la montagna, c’è la possibilità di strutturare anche una serie di aree pianeggianti estremamente importanti. Quindi, se c’è una politica di rigore, tutti questi indicatori possono venir meno.
Nella scorsa legislatura abbiamo approvato – il Presidente Bova se lo ricorderà – il Dpef che è un documento che dà la possibilità di rivederci ogni anno in quest’Aula, per analizzare gli indicatori, il Pil, il tasso di disoccupazione. Questo configura un sistema di garanzie per i calabresi, perché tutti i passi del governo regionale saranno seguiti per capire se tutte le realizzazioni hanno una ricaduta positiva e se i fondi spesi danno dei frutti alla nostra regione.
Certo, la nostra regione è una terra difficile, la criminalità organizzata è forte, voglio dare la mia solidarietà alla dottoressa Lo Moro e a tutti coloro che hanno subìto delle intimidazioni in questo periodo, però ritengo che questi problemi in Calabria si risolvano oltre che con le forze dell’ordine – parteciperò, come la Giunta regionale, sabato 21 alla manifestazione dei sindacati perché sono convinto questi temi non abbiano colore politico – anche e soprattutto con lo sviluppo, perché i posti di lavoro sono uno dei motivi che danno, oggi, sempre di più boccate di ossigeno alla criminalità organizzata. I nostri giovani, se riescono a trovare lavoro, seguono una strada positiva. In questa direzione ritengo che possiamo lavorare insieme per produrre sempre dati positivi.
Non mi dilungo oltre, ritengo che i problemi siano tanti. Voglio rivolgere a ciascuno di quest’Aula, ai consiglieri di maggioranza e di minoranza, un sincero augurio di buon lavoro. Ognuno porta se stesso, la propria esperienza, cerca di dare il proprio contributo per la soluzione dei nostri problemi, ritengo che ci sia un sentimento unico tra maggioranza e minoranza, quello di veder crescere la nostra regione e di farla progredire sempre di più.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Abramo. Ne ha
facoltà.
Prendo la parola, con un brevissimo intervento, per augurare al Presidente Loiero e alla sua Giunta, al Presidente del Consiglio e a tutto l’Ufficio di Presidenza un buon lavoro per questa difficile legislatura, perché sono stato il primo – se ricorderà il Presidente Loiero – a sostenere e a criticare i dieci anni che sono passati della legislatura a maggioranza di centrodestra, ho anche detto che non troverete una bella situazione in questa Regione, però aspetteremo per capire come intendete muovervi rispetto al programma che avete presentato.
La relazione che lei, Presidente Loiero, ha oggi presentato è una sintesi del suo programma elettorale. Non poteva essere diversamente, dobbiamo dare anche il tempo a lei e a tutti gli assessori di poter avere la possibilità di conoscere i settori, le problematiche e di portare, eventualmente, in questo Consiglio regionale i provvedimenti o, sicuramente, i progetti che volete avviare per quanto riguarda i problemi più importanti che ha questa regione.
Noi – si ricorderà, Presidente
Loiero – in campagna elettorale abbiamo ripetuto
spesso, anche come rappresentanze
delle istituzioni locali,
“la questione lavoro al primo punto” quindi il problema lavoro-occupazione, la
questione Lpu e Lsu, che è un problema scottante perché, tra qualche mese, arriverà in
quest’Aula sicuramente un’ulteriore proroga per quanto riguarda i lavoratori Lpu e non
sappiamo se queste proroghe, considerando che è la sesta, non metteranno in
difficoltà questo Consiglio regionale vista la vicenda, anche di qualche giorno
fa, che è stata riportata da tutti i giornali rispetto alla Corte dei
conti, perché abbiamo
firmato più protocolli, in quanto gli enti dovevano stabilizzare
questi lavoratori,
ma sappiamo che non
hanno questa possibilità – come Comuni, come Anci lo abbiamo detto spesso –, ed abbiamo
continuato a fare proroghe su proroghe e quindi, se non ci sarà un provvedimento
serio questa volta, credo che anche questo Consiglio regionale rischi fortemente l’approvazione di un’ulteriore proroga.
Voglio
fare un intervento breve perché – come dicevo – di queste cose ne abbiamo
discusso moltissimo in campagna elettorale, anche sull’utilizzazione dei fondi
comunitari, sulla
questione come fare progettualità per fare occupazione, come fare impresa, e abbiamo detto
chiaramente che qui, in questa Regione, non ci sono regole per l’utilizzazione
di questi contributi. Lo abbiamo visto, lo abbiamo denunziato e la Procura,
proprio in questi giorni, in questi mesi, ha sequestrato moltissime carte per
quanto riguarda le procedure che hanno messo in difficoltà questa Regione, ché
attraverso questi fondi dovevamo fare occupazione, invece molti imprenditori
che hanno fatto questi investimenti poi sono scappati via.
Noi saremo molto attenti, non faremo un’opposizione sicuramente per il gusto di
farla, ma dovremo stare molto attenti come minoranza; su queste procedure dei fondi comunitari vogliamo dire la nostra, perché
è l’ultima opportunità che abbiamo nei prossimi cinque anni e non vorremmo
perderla, poiché credo che a pagarne le conseguenze, poi, sarà la Calabria.
Mi riferisco anche alla vicenda discussa nei dibattiti con lei in campagna elettorale sul bilancio regionale. Lei ricorderà che il 92 per cento della spesa del bilancio regionale è spesa fissa, il 65 per cento è rappresentato dai fondi per la sanità. Costi troppo alti, non vorrei trovarmi al posto della mia ex collega Doris Lo Moro, perché la sanità è un settore difficilissimo e noi siamo disponibilissimi ad aiutarla e a darle il nostro contributo, cara collega, perché abbiamo visto in questa campagna elettorale una situazione veramente disastrosa, soprattutto per alcuni ospedali che andrebbero riconvertiti, che non possono essere più sostenuti, ma soprattutto abbiamo visto che sono state accreditate alcune Rsa che non sono strutture ospedaliere, non sono neanche strutture come Rsa, ma sono solamente delle scuole che sono state adibite per gli anziani.
Su questo daremo sicuramente materiale perché lei possa identificare queste strutture, dovremo intervenire, ci vuole un atto di coraggio ed è questo il motivo per cui daremo il nostro contributo, siamo sicuri che lei saprà portare avanti la questione.
Per quanto riguarda il bilancio
regionale, c’è da mettere mano anche sul personale:
troppi dipendenti, Presidente Loiero, l’intera
Regione
Calabria ha circa 5-6 mila; sui
forestali, voglio ricordare, che noi, come Anci,
abbiamo fatto anche in passato una proposta, quella di realizzare i progetti e trasferire questi forestali ai
sindaci, ai Comuni per poter meglio
controllare il lavoro che vanno a realizzare, che è necessario, importante, sul
quale non mettiamo sicuramente nessun veto, ma vorremmo controllare che questa
forza lavoro possa servire veramente al territorio, perché, lo sa perfettamente,
ne abbiamo comunque necessità e bisogno.
Mi sarei aspettato un qualcosa in più
nella sua relazione sul trasferimento delle deleghe agli enti locali e sull’importanza
che gli enti locali oggi hanno. Ha fatto sicuramente un accenno, però
preferirei che, poi, spiegasse un po’ meglio cosa intende fare sul discorso del
decentramento agli enti locali,
perché – mi creda – mentre è una cosa molto più facile per le amministrazioni provinciali, molto più difficile, invece,
è per i Comuni; trasferire le
deleghe agli enti locali, quindi ai Comuni,
trasferire risorse finanziarie e personale, è una cosa difficilissima,
abbiamo provato più volte ad istituire questi tavoli, abbiamo lavorato mesi e
mesi, ma – credetemi – se non c’e aiuto da parte dei direttori generali nel
dare indicazioni su cosa trasferire, dipartimento per dipartimento, significa che si rischia di fare i tavoli, ma di non
portare a casa alcun risultato. A questo teniamo tantissimo, crediamo che
soprattutto le autonomie possano contribuire a rendere questa Regione un ente
molto snello che faccia programmazione e non gestisca direttamente tutto
quanto, anche le cose che riguardano i territori.
Un’ultima cosa e poi vorrei finire il mio intervento, perché – come dicevo prima – preferirò aspettare qualche mese perché arrivino in quest’Aula i progetti per singoli settori, come utilizzare pertanto le risorse, come poter sicuramente accordarsi con le parti sociali per fare sviluppo nella nostra regione, quindi credo sia inutile stasera allungare il brodo e cercare di spiegare qual è la nostra intenzione sullo sviluppo della nostra regione. Una piccola attenzione, però, vorrei che lei l’avesse sulla vicenda della Sorical, ed anche dell’ambiente. Mi dispiace che sia successo quello che abbiamo letto sui giornali, anche noi vogliamo essere solidali con il Presidente Chiaravalloti, così come lo è stato lei oggi nella sua relazione, ma abbiamo la vicenda della Sorical che – come sa perfettamente – non è stata condivisa da noi sindaci.
Vorremmo che anche qui si cercasse di capire il perché abbiamo voluto trasferire questo grande patrimonio ad un privato, che ha acquistato il 49 per cento delle quote di questo grande patrimonio di 5 mila miliardi con solo 1 milione di euro; gli investimenti che questo privato doveva realizzare non verranno realizzati perché alla fine, anziché intervenire con degli investimenti, per un cavillo si è arrivati addirittura a rilasciare solo una semplice fideiussione.
A questo aggiungo che ci saranno circa 800 miliardi di investimenti da parte del Consiglio regionale, ce ne dovrebbero essere altrettanti come partner privato che, però, giustamente, ha solamente una fideiussione fino ad oggi, ma vorrei ricordare che esistono dei piani per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti, dei siti inquinati, un piano per circa 700 miliardi ancora completamente fermo, mancano gli impianti per quanto riguarda lo smaltimento, perché anche lì c’era un piano previsto che non è stato portato avanti e diciamo che sulla materia ambiente i Comuni si aspettano tantissimo da questa Giunta regionale che ormai da anni non hanno avuto risposta.
Un ultimo intervento: per quanto riguarda il federalismo, Presidente Loiero, lei oggi ha fatto una piccola battuta, cioè che il federalismo non è un problema. Finalmente abbiamo capito che il federalismo, se letto bene, forse per questa Regione può essere una grande opportunità. Quindi invito il Presidente Loiero a portare, eventualmente, in quest’Aula il documento sulla competitività approvato da questo Governo nazionale, che prevede l’utilizzazione di leve fiscali attraverso la formula federalista dello Stato che è stata approvata, che è uno strumento unico che in Europa, negli ultimi quindici anni, non si è mai potuto approvare perché c’erano i Regolamenti della Comunità europea che bloccavano queste leve fiscali per incentivare imprese sul territorio, mentre oggi, invece, questa possibilità ci viene data da una sentenza della Corte costituzionale europea che ha detto a tutti i Paesi della stessa Comunità che sulle leve fiscali si può intervenire utilizzando anche i fondi comunitari.
Allora, se vogliamo fare veramente impresa, se non vogliamo che il programma rimanga sulla carta, se vogliamo che effettivamente si faccia occupazione tramite il mondo delle imprese, dobbiamo rendere appetibile questo territorio regionale, perché altrimenti non sarà l’opposizione ad essere rigida contro questa maggioranza, ma saranno gli stessi calabresi : se non vedranno in questi cinque anni alcun risultato – e lo noteranno subito dopo i primi mesi – se non leggeranno alcun risultato, ancora una volta questa Regione sarà bocciata, questo Governo sarà bocciato dai calabresi.
Con questo augurio spero di aprire presto la stagione, quindi, dei programmi che dovranno essere portati in questa Aula del Consiglio regionale, su questo ci confronteremo, su questo daremo il nostro supporto, ove possibile, ma su questo faremo anche opposizione dura nel momento in cui non verranno prese in considerazione anche le nostre proposte, così come vuole che sia una minoranza che vuole partecipare alla vita e alla costruzione di questa regione o, spero, dello sviluppo di questa regione.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Morelli. Ne ha facoltà.
Perdoneranno l’immodestia del mio discorso
dopo tanti e tanti interventi, ma ho letto per la seduta odierna con particolare
attenzione il programma di
governo del Presidente
Loiero – trasmessomi, peraltro, ieri pomeriggio
– ed ho ascoltato con altrettanta attenzione le comunicazioni che lui ha fatto
all’Aula.
Non ritengo possibile, oggi, trarne conclusioni che, più
che frettolose, potrebbero apparire come il frutto di preconcetti o, peggio, di
un apriorismo ideologico.
E’, invece, mio forte convincimento comprendere e capire
il metodo, gli esempi significativi che caratterizzano l’impostazione
dell’intero programma oppure, se l’impostazione dell’intero programma che nasce
dal documento approvato dalla Gad a Lamezia Terme, che poi si esplica in quello
che il Presidente Loiero ha avuto la cortesia di inviare ieri, sia frutto di
campagne politiche al solo fine di riportare la gestione dell’efficienza, con
l’amministrazione della Regione Calabria, a dire dell'attuale maggioranza,
immobilizzata nell’ultimo quinquennio, dimenticando però che le problematiche
esistenti oggi sono, forse, quelle di ieri e che, se di eredità si vuole
parlare, bisogna ricordare che anche più pesante lo è stata quella ereditata
dal centro-destra. Questo la nostra onestà intellettuale non può non farcelo
ricordare, però, verosimilmente, mi auguro che non sia proprio così e, pur nel
rispetto della differenziazione politica, sarebbe molto triste pensare che le
innovazioni sostanziali o lo spoil system, tanto ricercato, possano alla
fine comportare l’illusione dell’innovazione stessa o la realtà di un inganno.
Molte volte si corre il rischio pressante della tentazione di spazzare via l’esistente con un vento ripulitore, cercando di annullare tutto il passato alla ricerca di un futuro diverso, forse certamente sì, attraverso l’elaborazione di un codice etico nuovo, signor Presidente Loiero, dove però i vecchi valori debbono e possono trovare il giusto riferimento. Questo per non restare prigionieri della stessa realtà innovativa, pur di attuare a tutti i costi una frattura netta tra passato e presente. Questo è successo anche durante la campagna elettorale per la sinistra, per la destra e via dicendo, ma la storia non è quella che si pensa, è quella che si fa giorno per giorno.
Presidente Loiero, ho registrato anche i sentimenti di
amarezza umana e politica per ciò che oggi è sui giornali e mi consenta solo
una piccola battuta per questo inciso: ignoramus et ignorabimus, perché
chi opera o chi cerca di operare nella quotidianità corre il rischio di
sbagliare, ma è meglio correre il rischio di sbagliare, anziché stare fermi per
paura di operare. Poi trovare la zampa dello scheletro di una formica negli
armadi dei galantuomini è cosa ben diversa, ma altre sono le sedi e altre le
competenze.
Chiedo scusa per la parentesi e la ringrazio.
Molte volte i disegni politici vengono costruiti
all’insegna dei miti, ma lei, Presidente Loiero, che è anche un letterato
giornalista, sa meglio di me che i miti, spesso, nascondono la paura e il
complesso dell’inferiorità, quindi al contrario si creano i diavoli, affermando
in fondo, senza accorgersene, che gli stessi diavoli hanno una natura
superiore, perché il diavolo – per quanto ne so, per quanto poca fede abbia – è
un essere diabolico, ma di natura superiore: è un angelo.
Io non credo, in politica o nel sistema dei partiti per
la poca esperienza che ho, né al “diavolismo” né all’“angelismo”, credo solo
agli uomini che agiscono ed operano con le loro difficoltà, con le loro
contraddizioni, ma ritengo – mi auguro e spero – che alla base vi sia sempre
l’onestà intellettuale che ognuno di noi deve
avere come contrapposizione e come contraltare.
La Calabria necessita di un grande disegno strategico
che non si orienti solo nell’innovazione tout court, ma che tenga ben
presente che esistono, comunque, profonde differenze tra demagogia ed analisi
approfondite della realtà. Il tempo della campagna elettorale è finito,
prendiamo atto del risultato inequivocabile, netto, chiaro, lampante e
trasparente – molte volte risulta essere anche ridicolo, andare alla ricerca di
falsi meccanismi o false assurdità per cercare di inficiare le varie volontà
popolari – palese a tutti, inizia un nuovo periodo che auspichiamo, per i
propositi di cui prendiamo visione, coincida con una piena realizzazione di
quanto programmato.
Ogni buon programma deve, necessariamente, tenere conto
della realtà in cui si esplica perché, vede, Presidente Loiero, io apprezzo il
suo stacanovismo, perché il Presidente Loiero è presente da solo in Aula con la
maggioranza, ed eludendo le problematiche drammatiche della nostra terra, si troverà
poi a contatto con la quotidianità pressante quella inerente i problemi del
lavoro, degli Lsu, degli Lpu, dei Noc e così via che, quindi, molte volte fanno
perdere la via del programma che ti sei tracciato o la quotidianità
riguardante, per esempio, la nuova povertà di cui il tanto caro amico Egidio
Chiarella parlava prima: campare oggi una famiglia monoreddito con 700 euro al
mese ritengo che sia già sintomo – ed è così – di una nuova soglia di povertà.
Quindi è vero che la Calabria deve partire da un nuovo
sentire, da una nuova identità, ma sostengo che questa da sola non è
sufficiente, bisogna ricercare una identità competitiva, capace di disegnare e
realizzare un percorso di
sviluppo che affondi le radici nella cultura delle tradizioni, nelle risorse da
valorizzare, nell’ambiente, nei beni archeologici, nell’agricoltura. Il nostro
sistema produttivo ha sicuramente bisogno di incentivare l’imprenditorialità,
ma ha anche necessità di incentivare coloro che lavorano sulla conoscenza.
Bisogna partire dal riconoscimento dell’identità e delle vocazioni della Calabria che devono
essere la base per uno sviluppo economico e sociale non artificiale ed
indotto ma autonomo e complementare rispetto a quello statale e ancor più europeo. Se
mi si consente, vi sono pur nei limiti e nella consapevolezza degli stessi
limiti i germi già cantierati dalla precedente Giunta del Presidente
Chiaravalloti del centro-destra.
Questo la maggioranza lo potrà con l’onestà
intellettuale che la contraddistingue certamente verificare se è vero, come è
vero che lessico verba rebus proba. Traduco per me stesso dicendo che la
bontà dei fatti poi dovrà corrispondere alla bontà delle parole.
E’ lecito prendere atto che la classe dirigente deve
essere rinnovata ma è bene ricordare che questa classe non è stata formata in
un recente passato, bensì affonda le sue radici in un tempo più lontano quando
nell’alternanza di governo e nella storia della stessa classe dirigente era
questa classe dirigente e la burocrazia che contribuivano ad attuare altri
programmi politici che oggi in qualche modo si tenta di riaffermare con le
dovute innovazioni.
La crisi, onorevoli colleghi, che avete la pazienza e la
cortesia di stare ad ascoltare, c’è ed è inutile negarla, è profonda ma non è
soltanto funzionale, soltanto strutturale. La Calabria pianta le sue radici nel
costume stesso della Nazione, e la Nazione dentro l’Europa.
E se, signor Presidente Loiero, per affrontare la
negativa congiuntura in cui la Calabria si trova vogliamo come massima
aspirazione condividere il sogno di una Calabria migliore o della Calabria che
vogliamo o della Calabria che sogniamo è necessario ed opportuno rispettare
nella reciprocità alcuni valori fondamentali come per esempio la dignità umana,
l’ordine sociale, l’eliminazione delle sperequazioni abbandonando quindi da un
lato il concetto di utilitarismo coniato da Stuart Miller, fu assorbita dal
primo capitalismo cercando di affermare dall’altro il concetto di
partecipazione che lei nel suo programma forse chiama applicazione concreta
della solidarietà.
Questa partecipazione deve essere però intesa come
capacità delle rappresentanze sociali ad assumersi delle responsabilità nella
gestione della cosa pubblica. In questo modo non solo la società civile
organizzata trova una nuova forma di riconoscimento e di responsabilizzazione
nell’ambito di quel tanto declamato, decantato, richiamato principio di
sussidiarietà o di volontariato, poi c’è chi lo dice e c’è chi lo fa e questa è
un’altra cosa. Ma nello stesso tempo si offre e si deve offrire una bandiera
ideologica a quel movimentiamo sociale per aiutare la crescita politica e la
capacità di inserire gli interessi particolari in una più ampia visione del
bene comune.
Oggi all’inizio di questa nuova legislatura alla
Calabria e ai calabresi che attendono da questo Consiglio regionale un motivo
di assicurazione o di speranza, il Presidente Loiero ha ricordato Washington.
Vedete, per analogia, per rimanere in terra americana mi
sono tornate in mente le parole di John Kennedy quando iniziò la sua missione.
Quando rivolgendosi agli americani – quindi così per parafrasi ai calabresi –
diceva “chiedete a noi gli stessi vostri sacrifici nella stessa misura e forza
del sacrificio che noi chiediamo a voi. Avendo come sicuro compenso una serena
coscienza e la storia come giudice delle nostre azioni”.
Iniziamo quindi questa ottava legislatura vedendo e
guardando la Calabria che amiamo e se mi si consente invocando, certamente
qualcuno prima di me stamattina lo ricordava, la benedizione di Dio. Con la
consapevolezza che chi opera sulla terra siamo noi e quindi di conseguenza il
Padreterno si serve di ognuno di noi per operare sulla terra.
Onorevole Presidente del Consiglio, onorevole Loiero,
onorevoli colleghi, mi auguro che l’onestà intellettuale che contraddistingue
ognuno di noi tenga sempre in conto l’esercizio della politica come nobile
impegno e non come strumento per far carriera, per assicurarsi privilegi
immeritati, per compiacere la propria vanità o la propria brama di potere.
Se così sarà come certamente sarà, non potrà non esserci
che una opposizione sicuramente determinata, decisa, vigile ma propositiva
quando questa coincide con la visione dell’esclusivo interesse della Calabria e
dei calabresi.
Con questi sentimenti io faccio alla Presidenza,
all’Ufficio di Presidenza e alla Giunta gli auguri migliori nell’interesse
comune di tutti e quindi anche nostro. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.
Signor Presidente del
Consiglio, signor Presidente della Giunta, è questa del dibattito sul programma
del Presidente della Giunta per intanto la prima occasione e la prima volta che,
col nuovo ordinamento, grazie anche ad un vincolo statutario che il Consiglio
regionale è chiamato a confrontarsi e poi ad esprimere un voto sul programma
del Presidente.
Vorrei sommessamente
ricordare, però, che questo è un elemento di congiunzione perché il primo patto
è stato sottoscritto tra il candidato Presidente, la coalizione che lo ha
espresso ed indicato ed i calabresi.
Oggi mettiamo in moto questo raccordo politico e
istituzionale. Vorrei anche qui ricordare soprattutto alla coalizione dell’Unione
che proprio la dimensione del risultato elettorale ci carica ancora di maggiori
responsabilità.
Quel voto, quell’ampiezza di voto è fondamentalmente
espressione e richiesta di cambiamento. Noi non dobbiamo mai smarrire questo
mandato di innovazione, di cambiamenti e di risultati. Certo in un rapporto
fecondo dentro la dialettica istituzionale e dentro naturali rapporti tra
maggioranza e opposizione.
Quindi Presidente, bene il percorso che è stato anche di
riferimento strategico dello scontro elettorale. Un progetto per una Calabria
che sia in condizione di far sistema e quindi chi stamattina immaginava un
elenco, una lista, una promessa facile è probabilmente rimasto deluso.
Bene, questa delusione. Noi invece dobbiamo avere
l’ansia di cimentarci con un grande progetto che possa ridare fiducia e
speranza a questa regione. In questo percorso, Presidente, mi permetto di
indicare, di tracciare, di orientare.
Per esempio, si è fatto bene a non indicare tra le
responsabilità di governo l’attuazione del programma. Di questo è custode
geloso e garante il Presidente della Giunta regionale.
Penso che però noi possiamo immaginare – può essere la
sessione di bilancio o un altro strumento – una verifica sistematica
sull’andamento del programma. Cioè, avere costantemente l’ansia di tenere
insieme, certo, le emergenze e le quotidianità ma di avere anche il progetto,
il sistema come orizzonte di riferimento.
Cioè, non far venire mai meno quell’ansia di cui parlavo
prima. In questo quadro ho apprezzato, Presidente, anche il rigore
istituzionale dei suoi riferimenti.
Però vorrei ricordare a quest’Aula e non solamente alla
maggioranza che certo siamo ancora alle prime battute, sono le prime settimane
e si tratta di prendere atto e cognizione fino in fondo, ma io avverto che su
tante questioni manca la consapevolezza delle difficoltà profonde a cui andremo
incontro.
Non si tratta anche qui di uno scarico banale di
responsabilità ma noi dobbiamo avere consapevolezza da dove si parte.
Qui non si tratta di discutere sull’eredità ma c’è una
condizione drammatica dal punto di vista sociale, dal punto di vista
istituzionale e dell’autorevolezza e della credibilità dell’istituto regionale.
Penso che questa consapevolezza nelle prossime settimane
debba crescere per un amore di chiarezza, di responsabilità. Oggi finalmente
dopo tanti mesi, per esempio, il ministro dell’economia è andato in Parlamento
per presentare il “progetto verità”.
Io penso che noi come Consiglio regionale non dobbiamo
rinunciare ad un percorso in cui i calabresi possano avere fino in fondo
chiarezza e consapevolezza rispetto alle condizioni della nostra regione.
Per esempio, dentro questo quadro penso che nei primi
100 giorni di lavoro del Consiglio regionale, dell’Esecutivo bisogna fare
chiarezza sullo stato finanziario di questa Regione. Questo non è un elemento
marginale. Ma per avere possibilità concreta di intervenire sulle piccole e
sulle grandi questioni. E diceva bene il Presidente stamattina, a volte anche
le piccole questioni rappresentano un verso e danno un senso delle cose.
Credo che noi abbiamo bisogno, e non solo perché in
questi giorni ce l’ha rappresentato la magistratura di controllo, ma abbiamo
bisogno noi come Consiglio regionale di capire e di avere fino in fondo
chiarezza e contezza delle condizioni finanziarie di questa Regione.
Guardate, lo stato finanziario, certo, dentro una
situazione in cui le competenze sono profondamente cambiate, ma qualcuno può
immaginare che in questa Regione ci siano ulteriori spazi, per esempio, per la
imposizione fiscale autonoma?
Io penso sicuramente di no. Anzi noi ci siamo già posti
l’obiettivo a breve di ridurre la pressione fiscale e penso alla imposizione
dei ticket. Ma dobbiamo avere anche qui un percorso che ci dia uno
spaccato vero rispetto allo stato finanziario della Regione.
Perché una Regione che vuole costruire sistema, che vuol
costruire progetto deve avere consapevolezza piena delle risorse di cui
dispone, degli strumenti su cui può intervenire, delle certezze in materia
finanziaria ed economica.
Anche qui io penso che la nuova Regione – condivido
anche questo passaggio del Presidente – si costruisce dentro un nuovo processo
delle regole.
Qui voglio dire che vedo in queste settimane che, per
esempio, si è parlato e si parla poco di legislazione regionale. La nuova
Regione si costruisce a partire da una nuova legislazione regionale. Su tanti
comparti, su tanti settori abbiamo una legislazione che si contraddice e che
spesso non è adeguata. In tanti comparti siamo privi di legislazione e non
siamo riusciti a recepire la normativa nazionale o comunitaria.
Dobbiamo fare della legislazione un obiettivo strategico
per costruire la nuova Regione, altrimenti di quali regole parliamo se non
siamo in primis nelle condizioni di dotarci di regole che siano cogenti,
condivise e capaci di produrre un nuovo rapporto tra i calabresi e la Regione.
In questo quadro della nuova Regione inserisco la
vicenda del completamento dell’assetto istituzionale. E’ stato richiamato più
volte, è stato un punto di riferimento importante durante la campagna
elettorale e adesso si tratta di rendere operativo questo percorso.
In questi anni spesse volte si è proclamata
l’indicazione di procedere a trasferimenti di competenze e di deleghe. Ci sono
stati anche significati di approcci, si è messa in moto una macchina anche dal
punto di vista del coinvolgimento del sistema degli enti locali calabresi. Oggi
non possiamo più tentennare nemmeno un minuto rispetto al trasferimento e alla costruzione di
un nuovo reticolo istituzionale di questa Regione che ci possa permettere –
anche qui in un rapporto solidale tra i diversi livello istituzionali un
rapporto fecondo, non un rapporto di isolamento o di solitudine.
Tante volte in questi anni ci sono stati, perché no,
anche rapporti di prevaricazione. In questa Regione negli anni passati vi sono
stati troppi commissari e commissariamenti e questi, di fatto, sono stati la
negazione di un principio di sussidiarietà e di cooperazione istituzionale.
Noi dobbiamo invece costruire un reticolo istituzionale
solidale, trasparente in cui siano chiare le responsabilità di ogni livello
istituzionale, in cui i cittadini siano in condizione di sapere dove si
allocano le responsabilità ed eventualmente anche dove si allocano le
resistenze.
Io penso che questi due percorsi, quello di una
legislazione adeguata e quella di un reticolo istituzionale forte, efficace,
trasparente e solidale siano prove immediate su cui si può e si deve dare una
risposta costruttiva ed importante.
Altre due cose e concludo, Presidente.
Questa sarà la legislatura che sarà chiamata non solo a
verificare, per quello che rimane, l’andamento del Por 2000-2006, ma sarà anche
la legislatura che avrà il compito di programmare la prossima fase dei fondi
strutturali.
Penso che dobbiamo su questo terreno ripetere
l’esperienza che c’è stata nel 1999. Quella, cioè, di aver saputo dialogare con
i diversi livelli di questa Regione e di avere costruito in quella circostanza
un protagonismo orizzontale, un protagonismo con le conoscenze.
I protagonisti, gli estensori del Por Calabria sono
stati fondamentalmente le personalità delle Università di questa Regione, i
soggetti della rappresentanza, le forze sociali.
Ecco, io penso che quel percorso non vada smarrito ecco
perché, per quanto ci riguarda, salutiamo positivamente l’iniziativa del
Presidente di ridare ossigeno, di ridare gambe e struttura alla concertazione
sociale.
E’ stata importante l’iniziativa di ieri che sicuramente sarà estesa alle altre rappresentanze e fare della partecipazione non un fastidio, e fare del protagonismo non una perdita di tempo ma fare vere e proprie occasioni e stazioni di governo.
In questi anni sono state troppe le solitudini, le
incomunicabilità. Noi dobbiamo rifertilizzare un rapporto istituzionale corretto
dentro un ambito di reciprocità e di chiara responsabilità. Non si tratta di
inventare o di rimettere in campo falsi assemblearismi o falsi unanimismi ma si
tratta di avere chiaro un percorso, una idea di governo, nel metodo e nel
merito.
Ecco perché l’eredità è una eredità pesante perché nel
merito e nel metodo in questi anni si sono prodotti guasti seri sulla pelle dei
calabresi.
Ecco perché anche qui è importante il percorso tracciato
dal Presidente rispetto a come nelle prossime settimane e nei prossimi mesi
produrre un patto per lo sviluppo. Un patto che veda il protagonismo sociale ed
istituzionale di questa Regione al centro, che veda l’ansia e l’assillo del
lavoro, della ricerca di maggiori opportunità di lavoro come un’ansia costante.
Che veda la lotta alla mafia e il lavoro per la sicurezza come questione
imprescindibile rispetto allo sviluppo.
Anche qui non si tratta di affermare i due tempi, prima
lo sviluppo e poi la lotta alla mafia ma si tratta di affermare
incontestualità. Ecco perché è difficile e complessa la partita che abbiamo di
fronte.
Anche qui, Presidente, certo una possibilità di riuscita
dello sviluppo non può che partire dalle eccellenze, ma anche qui senza
dimenticare le tante povertà sociali e territoriali. Questa Regione in questi
anni si è fortemente indebolita, per esempio, sulla tenuta territoriale.
Ci sono aree soprattutto sulle coste che sono
completamente stravolte rispetto a processi migratori e nel contempo di
abbandono. Qui c’è un punto nevralgico che riguarda la difesa del suolo, delle
aree deboli, il piccolo reticolo dei comuni calabresi che sono non solo la
stragrande maggioranza ma che non possiamo vivere come una palla al piede,
perché lì ci sono depositari di tradizioni, risorse e culture che dentro quel
patto possono svolgere un grande ruolo.
Ecco allora che si tratta di mettere in campo un
processo inclusivo e non un processo che escluda o che possa vedere solo un
nucleo protagonista di questo sistema e di questa sfida.
L’ultima battuta, Presidente. Nella passata legislatura
mi è stato chiesto di dare una mano rispetto alle questioni sociali e sanitarie
di questa Regione. Ebbene, questa Regione in questi anni, la più grande azienda
sanitaria non è mai stata in Calabria. La più grande azienda sanitaria di questa
Regione è sempre stata fuori dalla Calabria, anzi è stata l’unica azienda
sanitaria che negli anni è cresciuta.
Noi non possiamo mantenere non solo questo trend
che dobbiamo invertire rispetto a quelli che semplicisticamente vengono
chiamati i viaggi della speranza. Noi dobbiamo – a partire da qui – costruire
un progetto pilota chiamando i diversi soggetti a misurarsi sulla possibilità
di mantenere in Calabria quei bisogni, quella domanda di salute.
So bene e mi rendo conto che è complicato e difficile. Come,
onorevole Presidente, sarebbe una iattura se nelle prossime settimane la nostra
Regione dovesse essere nuovamente dichiarata fuori dal patto di stabilità.
La conferenza Stato-Regioni lei sa bene che è in fase
avanzata per quanto riguarda la verifica degli standard, dei parametri rispetto
al permanere o meno dentro il patto di stabilità che poi ci dà la possibilità
di accedere al fondo di solidarietà.
Penso che noi fra le prime emergenze a cui dobbiamo far
fronte abbiamo quella di lavorare, come già si è cominciato a fare e come anche
la saggezza e l’autorevolezza dell’assessore Doris Lo Moro ci permetterà di
tamponare, ove ci dovessero essere falle pericolose immediatamente il permanere
della nostra Regione dentro il patto di stabilità. Perché questa sarebbe una
condizione drammatica, rimetterebbe in una condizione ancora più pesante
l’equilibrio finanziario di questa Regione e costringerebbe ad una rincorsa
affannosa che non sarebbe a quel punto compatibile con un processo di rilancio
e di crescita sia del sistema sanitario calabrese e per quella che è
l’incidenza del sistema sanitario calabrese sulle casse di questa Regione,
quello che significherebbe sull’equilibrio finanziario complessivo della nostra
Regione.
Mi fermo qui, Presidente. Penso che ci siano tutte le
condizioni per un lavoro positivo, per non deludere quell’aspettativa e quella
speranza che ha visto il popolo calabrese per la prima volta anche rispetto a
quelli che storicamente sono stati i rapporti di forza elettorale, dare un
mandato di fiducia ampio, potremmo dire epocale. Io penso che questa sfida la
vinceremo nel momento in cui riusciremo a tenere alta la bandiera del
cambiamento, a tenere alti - come dice nel suo programma – i valori della
politica e non solamente il giorno per giorno.
Solo in questo modo potremmo costruire un progetto che
dia risposte positive e che non illude, che fa i conti con le cose concrete ma
che rimette in moto una grande carovana di donne e di uomini di questa Regione
che hanno l’ansia di riscattarsi e di vivere in una Regione più bella, più
sana, di essere tutti quanti più felici e tutti quanti in una condizione di
miglioramento soggettivo e collettivo.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole De Gaetano. Ne ha
facoltà.
Signor Presidente del
Consiglio, signor Presidente della Giunta, credo che oggi la sua relazione sia
stata alta, una relazione che ha voluto parlare al popolo calabrese e che ha voluto dare un segno, un inizio di nuova
prospettiva che noi ci auguriamo e che soprattutto il popolo si aspetta da noi.
Tanti colleghi della
maggioranza l’hanno detto chiaramente: ora arriva il difficile, ora arrivano le
sfide che noi dobbiamo saper vincere perché la Calabria ci ha dato una grande
responsabilità con questa netta vittoria elettorale.
Credo, Presidente, che noi
come Calabria siamo arrivati all’ultima possibilità che abbiamo per lo
sviluppo. Abbiamo perso in questi anni troppi treni, troppi treni sono passati
e la Calabria non li ha saputi prendere.
Ci sono state altre Regioni
in Italia e in Europa che partivano
negli anni scorsi con gli stessi dati sociali ed economici della Calabria che
hanno saputo svilupparsi.
Credo che per questo la
Calabria con questo quinquennio ha un’ultima occasione. Perché, come sappiamo,
i fondi strutturali da qui ai prossimi anni andranno a finire, perché ci sono
nuove Regioni e nuovi Paesi che si affacciano nella Comunità
europea.
Credo veramente che questa
sia l’ultima occasione che non possiamo perdere.
Credo, allora, Presidente,
per cambiare anche il modo con cui è stata fatta la politica in Calabria che
dobbiamo partire col programma che lei ci ha esplicitato. Sicuramente non è
stato un programma dettagliato, non lo poteva essere. Soltanto le linee guida
che credo siano essenziali e che ci possono permettere veramente di provare a
cambiare e di dare una idea nuova di sviluppo alla nostra terra.
Credo che per dare questo
sviluppo alla Calabria dobbiamo partire da due grandi aspetti che in questi
anni non si sono toccati se non in maniera limitata in questo Consiglio
regionale.
Credo che per avere uno sviluppo
economico e per dare il benessere ai nostri cittadini dobbiamo
partire dall’agricoltura.
Vedete, in questi anni la
Calabria non è stato il fiore all’occhiello in Italia per lo sviluppo dell’agricoltura.
Abbiamo esempi, anche
vicini a noi, la Sicilia o la Puglia che hanno puntato con forza su
un’agricoltura pregiata e che hanno valorizzato i prodotti della propria terra
e pertanto sono riusciti ad avere uno sviluppo economico.
Credo che noi in Calabria
non possiamo più continuare così, cioè con una politica in campo agricolo che
non consenta lo sviluppo delle proprie risorse.
Per esempio, abbiamo in
Calabria due grandi colture: l’olio di oliva e gli agrumi.
Ebbene, in questi due
grandi settori che potevano essere fucina di sviluppo per la nostra terra non
abbiamo saputo in questi anni avere uno sviluppo economico.
Le nostre arance nella
provincia di Reggio Calabria, per esempio, non vanno sulle tavole o sui mercati
di tutto il mondo ma vengono portate al macero.
Credo che noi non possiamo
più continuare così, noi non possiamo non puntare sull’olio d’oliva di qualità.
Abbiamo in Calabria pochissimi esempi di olio extravergine. Non è possibile più
continuare con questa politica.
Credo che i fondi europei e i
fondi che ha la Regione devono incentivare i nostri produttori a puntare sulla
qualità, a mettersi anche insieme in consorzi e a sviluppare le grandi
potenzialità che abbiamo in questo settore.
Una zona della Sicilia che era una zona povera 20 anni
fa, la zona di Vittoria, quella del Ragusano in questi ultimi anni si è
sviluppata grazie a questi prodotti.
L’altra grande questione che noi in questi anni abbiamo
sottovalutato è che noi abbiamo la fortuna di avere – è stato anche scritto su
alcuni slogan pubblicitari che in Calabria ci siamo dati negli ultimi 20 anni –
è che la Calabria è la regione che ha due mari.
Ma la Calabria se andiamo a guardare oggi i dati del
turismo è la regione che in Italia sfrutta di meno questa potenzialità. Ci sono
Regioni d’Italia anche del nord che non hanno due mari, che non hanno 300-400
chilometri di coste e che sono riuscite ad avere sviluppata una economia basata
sul turismo, un turismo buono che non deturpa l’ambiente ma che accoglie e
quindi ad aver sviluppato la propria economia.
Il Veneto con 50 o con 100 chilometri di coste porta più
turisti che l’intera regione Calabria. Credo che questa non sia più una cosa
che possiamo tollerare come calabresi. Noi in questi 5 anni dobbiamo fare un
piano serio di sviluppo nel campo turistico, Presidente.
Questa credo sia l’unica possibilità che abbiamo
veramente se vogliamo svilupparci e se vogliamo migliorare la qualità di vita
dei nostri cittadini.
In questi anni un altro dei problemi che non è stato
credo sufficientemente affrontato è stato quello della sanità.
La sanità è oggi l’aspetto che distingue un popolo dal
punto di vista della civiltà. I calabresi oggi sono costretti nella stragrande
maggioranza dei casi – lo diceva prima il collega Pacenza – quando hanno una
malattia di un certo rilievo sono costretti ad emigrare e andare oggi, come si
faceva una volta, a curarsi nel nord Italia e chi è più fortunato perché ne ha
la possibilità economica anche fuori dal nostro Paese.
Credo che non possiamo continuare su questa strada,
credo che dobbiamo puntare con forza su una sanità di eccellenza. La Calabria
non ha molti punti di eccellenza. Ci sono addirittura province che non hanno
non solo punti di eccellenza ma nemmeno presidi di emergenza.
In Calabria abbiamo un solo ospedale che fa la
cardiochirurgia. C’è stato un grande dibattito nella nostra città di Reggio
Calabria su questo fattore e sul fatto che per esempio tanti cittadini di
questa città sono costretti – se colpiti da infarto – ad andarsi a curare a
Messina o a Catanzaro.
Voi sapete benissimo, l’assessore alla sanità - a cui
tra l’altro va la mia solidarietà per gli atti intimidatori vili che ha subito
– sa che l’infarto si cura al minuto ed ogni frazione di secondo può essere
vitale per salvare una vita umana.
Anche qualche consigliere regionale è stato colpito da
questa patologia ed ha fatto una grande iniziativa politica, credo, per
sviluppare la cardiochirurgia a Reggio Calabria e nelle altre province.
Credo che dobbiamo partire da qui perché non possiamo
per una questione di civiltà permetterci più il lusso di non avere - in una
città grande di 200 mila abitanti e che ha un bacino di utenza di quasi 300
mila – un presidio di prima emergenza.
Si diceva prima dell’abolizione del ticket. Credo che questa sia un’altra questione che il Presidente
Loiero ha toccato e che abbiamo toccato tutti in campagna elettorale.
Abbiamo l’obbligo, ritengo di abolire il ticket
anche qui per una questione di civiltà. I cittadini non possono pagare un ticket
per avere le medicine, soprattutto le classi più deboli di questa regione. La
Calabria è la Regione più povera d’Italia. Noi non ci possiamo permettere il
lusso come classe politica e dirigente di questa Regione di non pensare di
abolire il ticket che colpisce le classi più deboli, gli anziani, i precari ed
i disoccupati di questa Regione.
Noi dobbiamo intervenire su questo così come dobbiamo
intervenire con forza su un nuovo riequilibrio a favore del pubblico nella sanità.
Nella nostra Regione troppo viene lasciato in mano ai privati che fanno
un’opera sicuramente meritoria e degna e che anche suppliscono alle carenze del
pubblico ma noi non ci possiamo consentire che la sanità pubblica in Calabria
in questo momento sia messa ai margini.
Non ci possiamo consentire più che, per esempio, in
alcuni settori abbiamo il 10 per cento svolto dal pubblico per quel che
concerne la riabilitazione e il 90 per cento dal privato. E’ una questione di
civiltà che noi ci dobbiamo porre e che dobbiamo in questi 5 anni risolvere.
Così come dobbiamo risolvere un’altra grande questione
che è quella – già lo diceva qualche altro collega – della prevenzione e della
medicina sul territorio.
Noi abbiamo in Calabria dei record negativi che non possiamo
più tollerare. Per esempio, in Calabria solo il 12 per cento delle donne fa il
test dopo 50 anni contro i tumori.
In altre Regioni italiane questo test viene svolto da
circa il 90 per cento delle donne. Questa è un’altra delle condizioni che noi in
Calabria non possiamo più tollerare.
Credo che quel Piano sanitario che è stato fatto dalla
scorsa Giunta regionale vada rigettato perché credo che debbano essere cambiati
e rivisti in toto la distribuzione, la divisione e le competenze che
devono essere fatte sul nostro territorio.
Un’altra questione legata allo sviluppo e legata al
turismo e che noi dobbiamo cercare in questi 5 anni di migliorare è la
questione dei trasporti.
E’ di questi giorni – avrete senz’altro letto i giornali
– la grande vertenza che i sindaci della fascia ionica della provincia di
Reggio Calabria ma anche della provincia di Crotone e di Catanzaro stanno
facendo contro Trenitalia che sta penalizzando, ancora una volta, la nostra
Regione e soprattutto quella zona di questa nostra Regione che è più toccata da
questi disservizi.
In questi anni il Governo Berlusconi ci ha raccontato la
chiacchiera che voleva risolvere il problema dei trasporti col ponte sullo
Stretto.
Il Presidente Loiero l’ha detto a chiare lettere – è
stato detto da questa maggioranza – che dobbiamo dire con forza che noi non
vogliamo quest’opera che è inutile, che non porta sviluppo e che soprattutto
non taglia il gap che ha la Calabria nei trasporti con le altre regioni.
Hanno fatto uno studio e pensate che il ponte sullo
Stretto accorcerà di 7 minuti il tragitto di un treno tra Palermo e Roma.
Credo che sia una cosa impensabile spendere 12 mila
miliardi delle vecchie lire per costruire un’opera che ridurrà di soli 7 minuti
il tragitto tra Palermo e Roma.
Credo che questi soldi che noi dobbiamo pretendere dal Governo nazionale anche come
risarcimento per il mancato sviluppo della nostra terra debbano essere
investiti in altri settori dei trasporti.
Sulla questione degli aeroporti, per esempio. Oggi, se
non ci sono aeroporti adeguati non è possibile pensare ad uno sviluppo
economico o turistico. Oggi noi abbiamo soltanto un aeroporto che si possa dire
tale che è quello di Lamezia Terme ed abbiamo due aeroporti che definire
sub-regionali è un eufemismo. Cioè, aeroporti che non riescono a trattare o che
riescono a collegare solo Roma e Milano e non riescono invece ad avere tariffe
concorrenziali con altri aeroporti d’Italia ed abbiamo le tariffe più alte per
trasferirci e per portare turisti nella nostra regione.
Credo che questi soldi vadano investiti qui così come
vanno investiti sulla ferrovia nella fascia ionica che la Calabria oggi è
divisa in due tra Ionio e Tirreno e dobbiamo investirli sulle nostre strade.
Il Presidente Loiero in campagna elettorale più di una
volta ha sottolineato la vergogna della Salerno-Reggio Calabria. Una strada da
anni in costruzione e che non si riesce mai a portare a termine.
E’ di questi mesi l’ennesimo studio che ha fatto la Cigl
che dice a chiare lettere che non prima del 2012 si arriverà alla fine di
questa autostrada.
Credo che il Presidente Loiero nella sua relazione sul
programma ha toccato un altro tema – di questo sono veramente contento e il mio
partito, Rifondazione comunista, sarà uno dei principali attori in questo
Consiglio per difendere questi interessi – ha parlato dell’allargamento dei
diritti.
E’ un tema che secondo me deve essere all’ordine del
giorno. In Calabria noi abbiamo le condizioni sociali più disagiate d’Italia.
Abbiamo una precarietà che colpisce tanti e tanti giovani della nostra terra.
Abbiamo la più alta disoccupazione giovanile dell’Europa. Sono questioni che
dobbiamo prendere di petto, intervenire con forza e cercare di cambiare.
Guardate, oggi i giovani calabresi sono in una situazione veramente difficile.
Le leggi che ha fatto il Governo Berlusconi
li ha colpiti ancora di più.
Credo che uno dei primi atti che dovremmo cercare di
fare come Giunta e come maggioranza sia quello di disapplicare in Calabria la
legge Biagi che colpisce e precarizza e parcellizza il mondo del lavoro e che
non dà possibilità e prospettive di sviluppo per i giovani calabresi.
Ed un altro problema che noi dobbiamo tentare, quanto
meno, di iniziare di risolvere è la questione del lavoro nero che colpisce
tanti e tanti giovani calabresi.
Credo, Presidente, che noi proprio per cercare di
risolvere la situazione del lavoro nero, per cercare di cambiare e spezzare
questa “spada di Damocle” che hanno i
giovani con la precarietà, dobbiamo cercare di inserire elementi nuovi.
Abbiamo anche esempi che
hanno fatto altre amministrazioni regionali nel nostro Paese.
La Regione Campania lo scorso
anno ha introdotto una legge che è quella sul salario sociale sul reddito di
cittadinanza. Credo che se anche quella legge sicuramente non è una legge che
risolve i problemi della precarietà e che non risolve del tutto la
disoccupazione giovanile, va a rompere un meccanismo che dà una prospettiva e
che ridà una speranza a tanti e tanti giovani emarginati di quella Regione.
Credo allora che il primo
atto che noi con forza dobbiamo proporre al popolo calabrese, ai giovani
calabresi sia quello di dare una nuova legge sul salario sociale e sul reddito
di cittadinanza. E’ una legge che sicuramente vedrà difficile reperire le
risorse ma noi dobbiamo con forza spezzare questo meccanismo e ridare una
speranza ai giovani calabresi.
La Calabria in questi 5 anni, negli ultimi 5 anni, è
stata una Regione che dopo tanti e tanti anni ha rivisto un fenomeno che i
nostri nonni, i nostri padri avevano toccato con mano e che purtroppo è
riesploso. E’ la questione della emigrazione e tanti e tanti giovani della
nostra Calabria, solo lo scorso anno 50 mila, sono stati costretti ad andare a
vivere fuori dalla nostra Regione e a trovare un lavoro fuori da essa.
Credo che l’atto che ha fatto il Presidente Loiero, dopo
il suo insediamento, di andare a Marcinelle a visitare quel luogo tragico ma al
tempo stesso che deve far riflettere ancora oggi tutti noi è stato un atto
simbolico importante. Soprattutto dobbiamo cercare di bloccare questo nuovo
flusso emigratorio che – badate bene – non è più quello di 50 anni fa, non è
più la manodopera non specializzata che va a lavorare all’estero o al nord
Italia ma purtroppo sono i laureati, i diplomati i nuovi emigrati.
E noi non possiamo consentire che la nuova classe
dirigente della Calabria, che le migliori intelligenze, quelli che possono
veramente dare una nuova prospettiva di sviluppo nella nostra terra siano
costretti ad emigrare. Noi dobbiamo costituire e preparare le condizioni per il
loro inserimento nel mondo del lavoro nella nostra regione.
Mi avvio velocemente alla conclusione toccando gli
ultimi due punti che secondo me sono fondamentali.
Abbiamo in Calabria un grosso problema che altre Regioni
del sud e del meridione d’Italia hanno iniziato ad affrontare. Il problema
della stabilizzazione degli Lsu e degli Lpu. In Calabria sono circa 13 mila e
al momento non c’è un vero piano per cercare di stabilizzarli e risolvere
questo problema.
Credo che noi dobbiamo agire e cambiare anche la
filosofia adottata in questi anni per la stabilizzazione puntando sul pubblico
e anche sul fatto che oggi in Calabria il 90 per cento dei comuni e delle
nostre province hanno la pianta organica carente.
Hanno grossi vuoti in pianta organica e credo che
dobbiamo fare una legge, come Consiglio regionale, per incentivare i comuni ad
assumere direttamente gli Lsu e Lpu nelle file di queste amministrazioni.
Credo che questa sia l’unica strada seria per
stabilizzare questi precari e per dare – anche qui – una mano economica ai
comuni affinché stabilizzino questi lavoratori.
E passo all’altra questione. C’è stata una polemica
subito dopo l’insediamento della Giunta da parte di tanti in questa regione sul
fatto che la Giunta che si è andata a formare era troppo sbilanciata su alcune
province penalizzandone, di conseguenza, altre.
Credo che il Presidente Loiero – e sono abituato a
guardare i fatti – abbia detto chiaramente che si farà carico di questa
esigenza di non trascurare alcune province. Volevo solo sottolineare
sommessamente un fatto.
In questi ultimi 30 anni non c’è stato uno sviluppo
condiviso nella Regione Calabria. C’è stata una guerra dichiarata e non, tra le
province e le città. Credo che noi dobbiamo andare a superare in questi anni
questa conflittualità che c’è stata, senza però andare a “punire” quelle
province che in questi anni sono state penalizzate.
In particolare la città di Reggio Calabria negli ultimi
anni soprattutto con la Giunta Chiaravalloti è stata colpita su tanti aspetti:
dai trasporti, ai poli di eccellenza, ai poli tecnologici.
Credo che il Presidente abbia detto una parola chiara e
noi staremo qui, insieme a lui, a vigilare su questo perché non possiamo più
permettere che alcune province vengano trattate meglio di altre.
Riteniamo, come Rifondazione comunista, che ci debba
essere uno sviluppo condiviso tra tutte e 5 le province calabresi e quelle
province che in questi anni sono state penalizzate devono essere risarcite.
Questa è la condizione essenziale per avere un serio programma di sviluppo e
riavvicinamento anche tra le diverse città della Calabria.
Chiudo toccando – come il Presidente Loiero – anche io
un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Il Presidente ha detto
chiaramente che questa è una novità per questo Consiglio regionale. Ha parlato
della Calabria come di una Regione che deve andare ad incentivare le politiche
della pace.
E’ la prima volta che un Presidente della Giunta parla
di queste cose. La Calabria ha una posizione strategica nel Mediterraneo che
deve utilizzare. La Calabria deve diventare un polo di accoglienza e per questo
credo che dobbiamo sviluppare nuove politiche di accoglienza anche per gli
emigranti che sono centinaia e migliaia nella nostra terra.
Soprattutto noi che siamo stati un popolo di emigrazione
dobbiamo essere i primi a sapere accogliere chi oggi viene da noi a cercare
fortuna. La Calabria deve diventare non solo un polo di attrazione per questi
disperati ma dove ci sono intelligenze, ci sono nuove culture che possono arricchire
insieme alle nostre tradizioni la nostra terra ma diventare anche un punto di
accoglienza ed intelligenza attraverso le nostre Università per sviluppare e
dare la possibilità anche a quei popoli che stanno sul Mediterraneo e che non
hanno le possibilità di avere Università adeguate, di poter studiare che
diventi un polo di attrazione.
Allora la Calabria deve sviluppare con gli altri Paesi -
soprattutto quelli del medio-oriente e dell’Africa – una politica che dia la
possibilità a questi popoli di potersi sviluppare, accogliere e soprattutto
insieme di costruire le condizioni per un nuovo sviluppo in quest’aria
martoriata del mondo perché, ricordo, è un’area dove negli ultimi 10 anni ci
sono stati l’80 per cento dei conflitti mondiali.
Credo che questa dichiarazione che ha fatto il
Presidente Loiero sia stata molto importante.
Per tutti questi temi, il gruppo di Rifondazione
comunista che ho l’onore di presiedere in questa legislatura darà un apporto
serio e concreto e appoggerà seriamente e correttamente la Giunta di Loiero.
Cercheremo di portare in questo Consiglio le istanze dei più deboli, degli
emarginati, dei disoccupati calabresi che credo debbano essere la stella polare
della nostra politica, della politica della nuova Giunta. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Feraudo. Ne ha facoltà.
Sarò breve, è il mio esordio in Consiglio regionale e
voglio portare un mio pensiero agli onorevoli Presidente della Giunta e del Consiglio
e agli onorevoli colleghi.
Non nascondo la mia emozione nel prendere la parola in
seno a questo Consiglio in rappresentanza di Italia dei Valori, partito che per
la prima volta è entrato a far parte della massima istituzione calabrese.
Sono estremamente consapevole delle responsabilità che
gravano sulla maggioranza che sosteniamo e della quale faccio parte e che ha
l’onere di recuperare terreno in termini di rapporto con i calabresi che vedono
nel governo regionale da lei guidato, onorevole Loiero, una speranza nuova e
capace di soddisfare i bisogni primari, di avviare una positiva fase di
crescita economica capace di segnare una inversione di tendenza netta rispetto
all’esperienza di quel governo regionale che ci siamo lasciati alle spalle.
Lei, Presidente, ha dato alle aspettative dei calabresi
segnali di cambiamento immediati ed importanti. Mi riferisco alla sua capacità
di aver saputo dare a questa terra che soffre una squadra di governo che
esprime appieno quella calabresità che negli anni passati è stata non solo
dimenticata ma direi spesso calpestata e mortificata.
Ma accanto alla calabresità, i calabresi hanno
immediatamente percepito la connotazione fortemente politica che lei,
Presidente, ha inteso dare alla sua squadra di governo. I calabresi si sentono,
così, rappresentati attraverso i partiti cui hanno dato la loro fiducia nella
loro massima istituzione.
Di ciò i calabresi e la Calabria le devono essere grati.
Noi, i partiti che l’abbiamo sostenuta e che l’abbiamo designato alla carica di
Presidente alla Regione Calabria di ciò ne eravamo convinti, non foss’altro per
la sua indiscussa ed indiscutibile esperienza e per il ruolo che lei ha saputo
proficuamente ed autorevolmente svolgere ai massimi livelli politici ed
istituzionali.
Tuttavia, ai primi segnali di radicale inversione di
tendenza rispetto al sistema pregresso che ha determinato un arretramento
socio-economico diffuso è coincisa l’azione criminale con la quale le
organizzazioni mafiose ed affaristiche vorrebbero condizionare il nuovo corso
dell’azione di governo.
Imprenditori, magistrati, rappresentanti istituzionali
ai vari livelli – ed il pensiero corre soprattutto all’assessore Lo Moro alla
quale va tutta la solidarietà mia e del partito che rappresento – divengono
ormai, quotidianamente, bersaglio di inqualificabili intimidazioni che danno il
giusto senso alla forte e determinata attenzione che lei ha inteso rivolgere
verso il fenomeno della criminalità e più in generale verso la questione della
legalità.
Siamo tutti consapevoli che l’affermazione della
legalità costituisce la pre-condizione per lo sviluppo che la Calabria ed i
calabresi si attendono.
Lei dunque, onorevole Presidente, oggi rappresenta anche
questa ulteriore garanzia affinché possa realmente affermarsi il decollo della
nostra economica e possano trovare soddisfazione i reali bisogni dei calabresi.
Le grandi opere, le infrastrutture, le politiche
sociali, lo sviluppo turistico, la valorizzazione delle risorse mai potranno
rispondere alle esigenze e alle domande dei cittadini se in questo settore si
avverte la mano condizionante della criminalità.
Accanto alla legalità l’attenzione deve essere rivolta
anche alla questione morale verso la quale tutti noi – a prescindere dalla
collocazione politica – sono sicuro ci sentiamo pienamente impegnati. Il
segnale forte che oggi questo Consiglio ha dato ai calabresi impegnandosi ad
affrontare già dalla prossima seduta la materia delle nomine e del personale
della Regione va sicuramente in questa direzione.
Rimuovere i guasti che il centro-destra ha fatto
soprattutto in prossimità della competizione elettorale rientra, ritengo, nei
compiti affidatici dall’elettorato che ha voluto voltare pagina in maniera
netta.
Sono tuttavia consapevole che la strada che insieme
dovremo percorrere è tutta in salita. Noi di Italia dei Valori siamo qua per
sostenerla in questo difficile percorso che – ne sono sicuro – finirà con il
restituirci quella fiducia che negli anni passati la Calabria e noi calabresi
avevamo perso.
Auguri di buon lavoro al Presidente Loiero e alla
squadra che sostiene il Presidente Loiero, auguri di buon lavoro al Presidente
del Consiglio e auguri di buon lavoro a tutto il Consiglio regionale.
PRESIDENTE
L’onorevole La Rupa rinuncia a parlare e chiede che il
suo intervento sia pubblicato nel resoconto integrale. Così sarà.
Onorevole Presidente, onorevoli colleghi,
intervengo con l'emozione dettata dal fatto che è
la mia prima esperienza in Consiglio regionale ma soprattutto con la piena
consapevolezza della fiducia che i calabresi hanno voluto darci e, quindi,
della responsabilità e del ruolo che nei prossimi cinque anni saremo chiamati a
svolgere.
Un decennio di governo di centro-destra ha provocato un evidente scollamento tra Ente regione e cittadini, tra istituzioni e Paese reale, con un vero e proprio crollo della fiducia ed una crescita esponenziale di disaffezione.
Ed è proprio sul necessario recupero della
credibilità e sulla capacità di attuare scelte di governo
"partecipate" e “condivise" dai cittadini e dal territorio che
si gioca la grande sfida della Calabria e del centro-sinistra.
L'ascolto costante del mondo dell'associazionismo,
la programmazione negoziata e la concertazione sui nodi cruciali dell'economia,
della sanità e delle risorse (e l'incontro di ieri, del Presidente Loiero con i
sindacati, va proprio in questa direzione), il coinvolgimento attivo degli
imprenditori e delle categorie professionali rappresentano i punti salienti
dell'impegno preso in campagna elettorale.
Ed è proprio da questo impegno che bisogna
partire.
L'illustrazione e la discussione in Aula del
programma ‑ sul quale abbiamo raccolto il convinto sostegno della
Calabria e dei calabresi ‑ inaugurano una nuova stagione che saprà dare
voce e risposte adeguate alle prospettive di rinnovamento e cambiamento.
La Calabria è una regione dove quattro famiglie su
dieci sono povere, nella quale registriamo preoccupanti segnali di depressione
dell'economia causata dal progressivo depauperamento dell'apparato produttivo e
da un inarrestabile processo di deindustrializzazione.
Ma la Calabria è soprattutto una regione che vuole
pensare, progettare e guidare la propria crescita.
E perché ciò avvenga, è necessario guardare al
nostro futuro con una filosofia diversa rispetto al passato.
Va in tale direzione la valorizzazione del
protagonismo attivo degli enti locali, e quindi l'impellente necessità di dare
maggiore fiducia e autonomia alle istituzioni più vicine ai cittadini (Comuni,
Province e Comunità montane).
Nel solco dell'idea di una regione diversa, tale
operazione passa attraverso il trasferimento delle risorse umane e finanziarie
e l'ampliamento reale degli spazi di partecipazione ai processi decisionali.
Una nuova politica del lavoro e dell'occupazione ‑
attraverso l'attivazione di percorsi formativi mirati e servizi funzionali ad
un reale incontro tra offerta e domanda ‑ che comprenda al suo interno la
stabilizzazione delle varie forme di precariato (Lsu, Lpu, ecc), rappresenta la
risposta all'emergenza disoccupazione ed alla nuova emigrazione che colpisce,
da qualche tempo, anche profili altamente qualificati.
I mali dell'economia calabrese ‑
disoccupazione, lavoro nero e calo dell'export ‑ impongono la creazione
di una "task force" che ragioni "in modo permanente" sulle
cose da fare e suggerisca proposte e soluzioni a tali emergenze.
Il nuovo governo regionale, e questa Giunta ‑
che come Popolari Udeur ci vede rappresentati con le deleghe al Personale ed ai
Trasporti ‑ ha competenze e risorse per intervenire con scelte adeguate
su una serie di questioni ben precise.
Una serie di
interventi che comprendono l'adeguamento del sistema delle infrastrutture
(divenuto insostenibile, e quindi incompatibile con qualsivoglia idea di
crescita), i temi della legalità e della sicurezza intese come propedeutiche
allo sviluppo, il credito e l'introduzione di una fiscalità di vantaggio, la
semplificazione della burocrazia.
Oggi parte una nuova fase della vita politica ed
amministrativa della nostra Regione. Attraverso l'ascolto ed il recepimento
delle istanze che provengono dal territorio e soprattutto lavorando in
sinergia, oggi è possibile “un’altra” Calabria,
una Calabria diversa.
Auguri di buon lavoro.
PRESIDENTE
Ha chiesto di
parlare l’onorevole Racco. Ne ha facoltà.
Signor Presidente del Consiglio, signori della Giunta,
intervengo, francamente, perché credo sia un dovere che un consigliere,
capogruppo, di fronte alle dichiarazioni programmatiche del Presidente della
Giunta, del Governo debba esprimere il pensiero non solo personale ma della
organizzazione che rappresenta.
Presidente Bova, vorrei cogliere l’occasione - prima di
dare un minimo giudizio sulla relazione del Presidente della Giunta – di dire
alcune cose che a mio avviso riguardano l’organizzazione del Consiglio.
Credo che per alcune sedute non basti, Presidente Bova,
solo la puntualità. Lei stamattina ci ha sollecitato ed è stata cosa buona e
giusta partire in orario e questa è una forma di rispetto verso l’Istituzione,
che io ho accolto con grande piacere e mi batterò affinché ciò prosegua anche
nel futuro.
Ma credo che dovremo sapere – nei prossimi mesi – nelle
prossime settimane, anche nei regolamenti a cui andremo a mettere mano,
organizzare una forma di intervento in Consiglio regionale che sia limitata,
rappresentativa delle idee, ma non possiamo disperdere la sacralità di una
riunione come questa; che è la riunione principe dove un Governo si presenta
non dico ai consiglieri regionali, ma al popolo calabrese, e un popolo che ha
votato ed ha espresso un consenso dovrebbe attendersi oggi l’attenzione.
Probabilmente ci saranno i giornali a mettere in risalto
la dichiarazione del Presidente e qualche dichiarazione.
Ma credo che ciò non basti, Presidente Bova, credo che
dovremo – in qualche maniera –, oltre la prassi ed oltre i regolamenti,
intervenire perché poi non bastano le dichiarazioni di principio, soprattutto
per ciò che attiene alla sicurezza, perché forze che non vogliono completamente
bene alla democrazia poi si inseriscono in questi vuoti.
Voglio dire questi vuoti in sala, quando poi si discute
di leggi, di questioni della spesa ecc., la scarsa attenzione credo che non sia
cosa buona e giusta, come non è cosa buona e giusta che noi oggi dobbiamo
discutere della relazione del Presidente senza il Presidente e senza la Giunta.
Con un rituale inutile e francamente demotivante.
Il mio auspicio, prima rivolto a me stesso e poi a
questo Consiglio, è quello che il futuro di questa Assemblea sappia darci un
tono di rappresentatività maggiore.
Per quanto attiene alla relazione del Presidente sono
francamente anche io fra quelli che si aspettava di più. Anche se sono stato
assieme ai compagni socialisti del Nuovo Psi, impegnato in un confronto
elettorale, nella quale abbiamo più volte detto che il profilo ideale era per
noi quello del Presidente Abramo e abbiamo anche dato qualche giudizio non di
inadeguatezza personale – per l’amor del cielo – ma di un carattere troppo
politicizzato di questo Presidente. Immaginavamo un Presidente più dinamico.
Ma ciò non è stato, il popolo calabrese ha votato e
sicuramente il Presidente Loiero è il Presidente di tutti, anche di chi
rappresenta l’opposizione. Gli esprimiamo quindi l’augurio fraterno del popolo
socialista del Nuovo Psi.
Come abbiamo dimostrato stamattina con un voto
favorevole su un ordine del giorno che per noi era un segnale di allarme
importante rispetto ai contenuti di un governo che rappresenti meglio e di più
questa Regione e se le parole hanno un senso, se la relazione del Presidente
Bova nel giorno del suo insediamento ha un senso e non solamente un aspetto
giornalistico, io invito tutti quanti noi – a partire da me stesso – a che in
qualche maniera ci si organizzi in maniera tale che ci sia una forma di
confronto che motivi di più. Perché poi se non c’è la motivazione, non ci sono
neanche i risultati.
Credo che su alcune questioni di principio si sono
voluti individuare dei princìpi che sono condivisibili ed in questo senso noi
diciamo che i princìpi condivisi sono cosa buona per la democrazia e quindi in
quel caso vanno sostenuti come princìpi in quanto tali. Altre cose le
condividiamo di meno.
Però anche la questione dei princìpi va guardata giorno
dopo giorno quando il governo delle istituzioni sa poi ricordarsi di queste
pagine importanti che vengono scritte e date per lette in Aula, che ci sia una
forma di coerenza fra l’azione del governo e le cose che si dicono.
Quindi, non aggiungo altro perché ovviamente non c’è in
Aula la condizione per poter avere motivazioni a sostegno o a criticare le cose
che sono state dette. Quindi, al di là dell’interesse ad avere delle posizioni
espresse in un verbale della seduta, mi pare che sia meglio dare l’opportunità
a qualche altro di intervenire se lo ritiene.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Occhiuto. Ne ha
facoltà.
Signor Presidente del
Consiglio, onorevoli colleghi, solo qualche breve riflessione al termine di una
giornata per la quale per la verità ho riflettuto molto in ordine al profilo, all’atteggiamento
che avrei dovuto tenere in questo prima seduta del Consiglio regionale, nella
discussione sul programma del Presidente della Giunta regionale della Calabria,
Agazio Loiero.
Ho riflettuto anche alla
luce di quella che è la mia concezione della politica e la concezione della
politica del partito nel quale ho l’onore di militare, che è un partito che non
è solito avere una concezione della politica intrecciata nella trama delle
posizioni pregiudiziali, ma piuttosto intessuta nei fili forti e resistenti del
ragionamento e della chiarezza che dal ragionamento discende.
Certo, evidentemente
nel rispetto reciproco dei ruoli di maggioranza e di minoranza. Voglio dire che
ho a lungo riflettuto anche sulla possibilità di esprimere di astensione sul programma
del Presidente Loiero quasi a voler sospendere il giudizio sull’attività che
dovrà realizzare il governo regionale che i cittadini calabresi hanno voluto il
3 e il 4 di aprile.
Peraltro i programmi sono solitamente un insieme di
parole di carta e poi la qualità di un governo si giudica dai fatti concreti e
noi su quello vorremmo intraprendere una forte ed incisiva azione di
opposizione.
Ho grande rispetto delle sensibilità che compongono
anche la mia coalizione politica che sono sensibilità differenti. Credo che
questo debba costituire una ragione di ricchezza all’interno dello
schieramento. Grande sensibilità per quanti hanno dichiarato all’inizio dei
lavori, all’inizio della discussione che saremo anche disponibili a fare le
barricate.
Per la verità non gioisco all’idea di dover fare le
barricate. Sono convinto che i cittadini calabresi chiedano alla politica e ai
politici non liti ma chiedono la capacità di superarsi nella qualità della
proposta politica e dell’iniziativa.
Chi vive una condizione di disagio in questa Regione – e
sono tanti ormai – perché è una Regione questa che ha modificato anche la sua
struttura sociale. Chi prima faceva parte del cosiddetto ceto medio oggi ha uno
stipendio che non arriva alla fine del mese. Sono convinto che quando guarda
due politici litigare non si ferma a distinguere chi ha ragione e chi ha torto
ma condanna entrambi perché vorrebbe una politica fatta di persone e capace di
superarsi nelle iniziative, nelle proposte politiche.
Al mio partito e sommessamente vorrei dire anche a me
appartiene un altro modo di intendere la politica, quello dei moderati che
intendono la moderazione non come il rifugio dei deboli ma come il luogo dove i
forti si trovano insieme per ragionare del futuro della società.
Però, onorevole Loiero, a fronte di un atteggiamento
inteso a sospendere un giudizio sul programma dalla lettura delle pagine che
lei ha presentato al Consiglio regionale ho dovuto convenire anche con gli
altri colleghi della minoranza che il nostro voto non può che essere contrario
perché in troppe parti di questo programma io leggo parole vergate con
l’inchiostro rosso dell’appartenenza. E’ come se la campagna elettorale non
fosse ancora terminata.
La campagna elettorale è terminata, i cittadini
calabresi hanno giudicato il governo regionale non solo quello degli ultimi 5
anni ma quelli degli ultimi 30 anni e l’hanno fatto in maniera ineludibile
consegnando al Presidente Loiero e a questa maggioranza il governo della
Regione.
Ha vinto Loiero ma credo che abbia vinto, innanzitutto,
la voglia di cambiamento dei cittadini calabresi. Credo che abbia vinto la
delusione verso dei gruppi dirigenti politici che non ne hanno saputo
interpretare le ansie ed i bisogni.
Allora il nostro ruolo, il nostro compito nel rispetto
reciproco delle prerogative di chi è maggioranza e di chi è minoranza deve
essere quello di concorrere insieme ciascuno dal proprio posto per recuperare
alla politica calabrese una legittimazione che questa ha smarrito nel corso
degli anni.
Io vorrei - onorevole Presidente della Giunta e
onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi – che questo Consiglio
regionale possa diventare davvero il luogo della rappresentanza nei prossimi
anni e che la Calabria possa davvero essere inserita attraverso il dibattito in
Consiglio regionale nel circuito delle idee nel nostro Paese perché per troppi
anni i cittadini calabresi sono stati costretti a verificare una incapacità dei
gruppi dirigenti politici regionali anche nel confronto con gli altri gruppi
dirigenti delle altre Regioni sui temi strategicamente importanti per lo
sviluppo della nostra Regione, per lo sviluppo della Calabria.
Quando mai negli anni passati da destra a sinistra un
solo dibattito è stato svolto in questo Consiglio regionale su temi
strategicamente importanti per questa Regione.
Saluto l’onorevole Lo Moro, alla quale esprimo oggi a
parole la mia solidarietà, assumo però l’impegno di farlo nei fatti quando
dovesse verificarsi nella sua funzione di assessore regionale alla sanità di
dover sostenere iniziative che vadano nella direzione di sradicare
incrostazioni laddove si annidano e crescono, si radicano i poteri criminali.
Però proprio in ordine alla sanità, ai problemi legati
al federalismo fiscale e agli effetti che questo potrebbe avere su una Regione
come la nostra, quando mai nel Consiglio regionale da una parte e dall’altra un
dibattito è stato acceso e sviluppato? Vorrei oggi dire al Presidente Loiero,
del quale conosco la sensibilità rispetto a questi problemi che io vorrei far
parte di un Consiglio regionale che su questi temi al di là degli spaccati,
delle appartenenze riesca a fare fronte comune per affermare le ragioni di una
Calabria che merita una voce autorevole nel panorama politico nazionale.
Su questioni strategiche non ci sono appartenenze che
tengano e lo dico assumendo in premessa il fatto che è giusto che le posizioni
rimangano quelle che sono. Chi è stato chiamato a governare governi, chi è
stato chiamato a fare opposizione possa farlo senza debordare in ruoli che non
gli competono.
Nel programma che la Giunta ha presentato io insieme a
cose che, ripeto, ho visto forse segnate ancora dalla mano di chi ha svolto una
campagna elettorale e che quindi non ritengo di poter condividere. Ho
rintracciato anche cose che fanno parte dei ragionamenti che ciascuno di noi ha
svolto nella propria campagna elettorale sul territorio.
L’impegno per la sicurezza, l’impegno per costruire
nella nostra Regione una economia della conoscenza, per far sistema con le
Università, con i centri ricerca, per impedire – lo diceva il giovane
consigliere al quale lascio il testimone in quanto nella precedente legislatura
ero io il più giovane in Consiglio regionale adesso è lui – come diceva bene il
giovane consigliere regionale troppi giovani calabresi sono stati costretti nel
corso degli anni ad abbandonare questa Regione ed a comporre i gruppi dirigenti
delle Regioni del nord.
Noi stiamo perdendo quelli che dovrebbero essere i
gruppi dirigenti della nostra Regione per i prossimi anni.
Su questo vorrei sommessamente ricordare che ho prodotto
una iniziativa di legge che è diventata legge, che è stata agganciata anche ai
fondi del Por e che però non ha ancora visto il regolamento di attuazione.
Su queste cose vorrei misurare anche la qualità del
governo regionale. Sull’impegno, per esempio, ad esprimere un’azione forte
nella direzione di mantenere in Calabria quanti debbono sviluppare questa
Regione.
Io credo che non ci possa e non ci debba essere un
atteggiamento pregiudizialmente ostile.
Apprezzo anche il tema più volte rappresentato nel
programma dello sviluppo improntato ad una sorta di marketing
territoriale.
Non possiamo più prevedere uno sviluppo in questa
Regione a pioggia, non possiamo più pensare che questa possa essere una Regione
che, per esempio, si sviluppi tutta turisticamente laddove hanno fatto sviluppo
turistico hanno puntato su punti di eccellenza e li hanno fatti diventare degli
itinerari turistici, poi dei pacchetti turistici. Hanno saputo proporli a tour-operator
nazionali ed internazionali ed hanno creato poi un sistema territoriale che ha
consentito la crescita del tessuto produttivo della Regione.
Sulla sanità mi auguro che ci possa essere un
atteggiamento più coraggioso da parte di questo governo regionale. Le scelte importanti
sono le scelte che si possono fare il primo anno, le scelte che riguardano la
razionalizzazione del sistema della rete ospedaliera, sono scelte che meritano
di essere compiute quando i tempi della politica lo consentano, cioè all’inizio
della legislatura.
Noi su questo cercheremo di incalzare la maggioranza e
il governo regionale affinché queste scelte, quelle più coraggiose possano
essere compiute subito.
Un ruolo importante apparterrà anche al Consiglio
regionale non solo nel processo di formazione delle leggi ma anche nel processo
di formazione degli indirizzi politici.
Ho letto la parte del programma dell’onorevole Loiero
che riguarda il Por. Il Por è l’unica leva di politica economica che una
Regione come la Calabria oggi può avere con un bilancio ingessato da spese
obbligatorie. Solo sul Por, sui fondi comunitari si può intervenire per
orientare le scelte di politica economica.
Però troppo spesso negli anni passati, non solo negli
ultimi 5 anni le scelte di politica economica non sono state compiute dai
gruppi dirigenti politici perché non sono state compiute per effetto di una
discussione sulle questioni dello sviluppo in Consiglio regionale. Ma sono
state scelte compiute dagli alti burocrati e dagli alti dirigenti della
Regione.
Mi auguro che il Consiglio regionale sappia
riappropriarsi di questa funzione e sappia valorizzarla sapendo compiutamente
valorizzare anche le prerogative di chi è chiamato a fare minoranza all’interno
del Consiglio.
Non gioite – lo dico alla maggioranza – se dovreste
vedere da qui a qualche settimana, a qualche mese i banchi della minoranza meno
affollati perché un corretto modello di gestione amministrativa non può
prescindere da un sistema che sia poggiato su pesi e contrappesi soprattutto in
un contesto nel quale – per effetto della legge 1 del 1999, la legge
costituzionale – il ruolo degli Esecutivi spesso rischia di essere oppressivo
nei confronti del Consiglio regionale.
Io con queste riflessioni, signor Presidente della
Giunta e signor Presidente del Consiglio, auguro buon lavoro e lo faccio in
maniera sentita perché cerco quotidianamente di sentirmi prima che un dirigente
politico di una parte politica un cittadino calabrese al quale è stato dato un
onore grandissimo, quello di rappresentare in Consiglio regionale gli interessi
ed i bisogni di tanti altri cittadini calabresi.
Mi auguro e lo dico dal mio ruolo di oppositore che
lei sappia essere un buon Presidente di questa
Regione, che questa maggioranza sappia governare la Regione risolvendo le questioni che da anni
stanno sul tappeto.
Noi dalla opposizione,
custodendo gelosamente le nostre prerogative, cercheremo di svolgere un’azione
intransigente ma leale per favorire la formazione di decisioni all’interno del
Consiglio regionale che possano interpretare davvero, finalmente, i bisogni e
le ansie dei cittadini calabresi.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare l’onorevole Chieffallo. Ne ha facoltà.
Dopo l’intervento del mio capogruppo avrei potuto fare a meno di prendere la parola. Lo faccio solo per pochi minuti, signor Presidente del Consiglio e onorevole Presidente della Giunta.
Innanzitutto, non ho avuto la possibilità di farlo in
occasione del suo indirizzo di saluto appena eletto Presidente
del Consiglio per compiacermi e per
sottolineare, Presidente Bova, il taglio alto
del suo discorso rivolto ai calabresi.
Prendo questo suo intervento come la grande volontà,
attraverso lei, di questo Consiglio di voler aprire certamente una fase nuova
di cui vi è tanto bisogno in questa Regione.
Diceva Loiero che c’è un bisogno disperato di
ordinarietà ed è vero. Se riusciamo a portare la Calabria nella normalità della
vita politica istituzionale, avremo già fatto una cosa molto importante ed
avremo dato una iniezione di fiducia ai calabresi di cui si ha molto bisogno.
Per esempio, nella ordinarietà basterebbe anche pensare
che quando si telefona alla Regione Calabria da qualunque parte e verso
qualunque ufficio, difficilmente rispondono dall’altra parte. Ordinarietà.
Ma dicevo che prendo la parola per pochi minuti, facendo
degli auspici soltanto.
Non sono d’accordo con quanti trovano l’intervento di
Loiero sterile o non approfondito sulle problematiche della Calabria. Ritengo
che l’enunciazione dei temi posta in essere dal Presidente Loiero è già di per
sé pregna di grande significato.
Certo, l’opposizione della quale io faccio parte, dovrà
tener conto del percorso che potrà e dovrà essere fatto perché questi temi
enunciati possano poi portare a soluzione problemi da risolvere.
Negli auspici che io voglio fare spero che questo
Consiglio regionale riesca a portare avanti un progetto complessivo per la
Regione, nel quale il progetto lavoro per la Calabria si ponga ai primi punti.
La stagione delle regole alle quali si faceva
riferimento per cancellare nepotismi, favoritismi e quant’altro da cui poi
nasce il malaffare, luogo dove alligna la mafia e la criminalità. Quindi regole
di democrazia alta per cercare di evitare il malaffare.
Auspico un Consiglio regionale sobrio nel quale la
retorica non trovi posto, palestra di dibattito ma essenziale sui temi di
sviluppo della nostra terra. Abbiamo tanto da discutere per cercare, appunto,
di essere utili ai calabresi.
Poi palestra di dibattito per l’esaltazione delle
ricchezze che abbiamo.
Chiudo ricordando al Presidente Loiero che siamo a
distanza di 10 anni dal piano dighe. Io mi farò il piacere di offrirle un
filmato.
Quando nei tempi antichi ero assessore ai lavori
pubblici di questa Regione, puntualizzai lo stato di attuazione delle dighe in
Calabria, 9 grandi invasi che sono stati un grande danno ambientale e che
possono trasformarsi in una grande ricchezza per la Calabria come diceva lei,
caro Presidente. Per il famoso oro bianco che sarà l’acqua e che potrà, una
volta coordinato questo grande lavoro di completamento delle dighe, una volta
realizzato, dare grande possibilità di sviluppo per la nostra regione tenendo
anche conto, altresì, che a questo progetto si àncora la Sorical.
Qualcuno ne ha parlato ed è bene che su questo la Giunta
vigili perché si tratta di un problema di grandissima importanza per la nostra
regione.
Le voglio ricordare un’altra cosa assai importante e
della quale oggi non si è discusso. Il Piano territoriale di coordinamento che
questa Regione non ha. Il Piano regolatore generale di questa Regione su cui
organicamente si può e si deve innestare un piano di sviluppo articolato ma
complessivamente ordinato.
E’ come andare a realizzare una casa senza progetto. In
Calabria siamo ancora in queste condizioni. Nella mia qualità di assessore
all’urbanistica, in tempi passati, questo Piano territoriale di coordinamento è
arrivato al dunque e non se ne è più parlato.
Ritengo che sia assolutamente necessario che questo tipo
di discorso possa essere portato avanti con grande attenzione.
Il problema della “cittadella”. Presidente, anche io
ricordo questo problema come spine sulla mia carne. Era il 1993 quando portammo
avanti un progetto già in appalto-concorso per la costruzione della
“cittadella” espropriando i 40 ettari di terreno. Non so perché poi,
addirittura, si è fatto diversamente.
Penso che questo Consiglio regionale al più presto debba
prendere questo progetto nelle mani, non già e non solamente per evitare questo
sperpero di circa 20 miliardi l’anno di fitti che si pagano in Catanzaro per
tutti gli scantinati presi in affitto e peraltro nemmeno utilizzati, ma per
dare una unicità, perché la “cittadella” degli uffici regionali ha anche un
significato simbolico. Vuole significare ed essere un momento alto di
rappresentanza complessivamente regionale.
Chiudo con l’emergenza ambientale, un’emergenza che
avvertiamo tutti e della quale non parlo – per carità – perché oggi è scoppiato
quello che è scoppiato e sulla quale mi auguro che la magistratura faccia
chiarezza, per non lasciare ombre sulla testa di personaggi importanti di
questa nostra Regione.
Ho detto di essere europeo e chiudo davvero. Auguri a
Loiero e a Bova. Consentitemi però di abbracciare in modo fraterno Sandro
Principe che vedo tra i banchi di questo Consiglio regionale con gioia, davvero
sia pure da posizioni diverse dal punto di vista politico.
Mi legano a Sandro Principe grandi sentimenti, affetti e
stima per mille motivi che non sto qui a dire. La sua presenza mi ha riempito
di gioia e mi incoraggia e probabilmente aiuta un percorso importante di unità
socialista a cui noi del Nuovo Psi guardiamo con attenzione, senza voler fare
passaggi o correre verso avventure che non abbiano o non possano avere una
evoluzione culturale e politica tranquilla secondo progetti alti che guardano
alla politica nel suo complesso.
Così come senza nulla togliere agli assessori di questa
Giunta – tutte splendide persone – consentitemi che gli auguri li faccia
all’unico assessore donna, onorevole Lo Moro, che peraltro ha sulle spalle un
carico importante.
Sento dire i colleghi della maggioranza che noi abbiamo
già una legge sanitaria approvata. Io dico che la legge sanitaria probabilmente
sbarra molto e condiziona in termini negativi la vita politica e amministrativa
che tocca l’onorevole Lo Moro nel portare avanti il discorso di organizzazione
della sanità.
Molte delle cose in quella legge che sono state
approvate da questo Consiglio probabilmente sono state già superate o comunque
rispetto al problema salute in Calabria – ha ragione Pacenza –, qui ci troviamo
di fronte ad un fatto eclatante: la più grande azienda sanitaria della Calabria
è fuori dalla Calabria. E questo è assolutamente importante che venga ad essere
ovviamente annullato.
Nella mia doppia qualità di segretario regionale del
partito del Nuovo Psi e di consigliere regionale mi sia consentito di esprimere
solidarietà forte a Lo Moro e a Loiero per le vicende delle minacce mafiose ma
a tutti gli amministratori calabresi – sono tanti – che con sacrificio portano
avanti la loro attività amministrativa per migliorare le condizioni delle
popolazioni che rappresentano.
Questi amministratori spesso e mi riferisco a quelli con
i colletti bianchi puliti, a quelli che non hanno contiguità con la mafia, a
coloro i quali lavorano con elevato spirito di servizio per le popolazioni che
rappresentano, a loro a questi amministratori abbiamo bisogno ovviamente di
dare solidarietà.
E spero che questo Consiglio regionale alzi una paratia
forte contro la criminalità organizzata e contro la mafia che è il cancro che
soffoca la civiltà di questa nostra Regione.
PRESIDENTE
Ringrazio l’onorevole Sculco che ha consegnato il
proprio intervento scritto, che sarà pubblicato nel resoconto integrale.
Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi consiglieri, la legislatura regionale che si è aperta con le elezioni dello scorso aprile rappresenta una svolta e una sfida per rimettere la Calabria sulla strada dello sviluppo e della crescita.
In quest’Aula, finalmente, si torna a parlare
della Calabria, si torna, dopo tanto tempo, a parlare alla Calabria, a parlare
di questa nostra regione e dei suoi problemi proprio perché la Calabria tutta
ha saputo parlare con chiarezza e coraggio, tributando un voto ampio e consistente
alla coalizione del centrosinistra, ai suoi partiti, al Presidente Loiero.
Ancora in queste ultime settimane, persino in
questi giorni, questa Calabria continua a dirci di non sottovalutare il
significato della nostra vittoria, ci dice cioè che la sconfitta del
centrodestra, la fine di un decennio confuso e negativo, non è stata una
semplice transizione amministrativa, ma la svolta tanto attesa che ha creato le
premesse per una nuova alba, un nuovo inizio.
La valenza di questo voto deve essere, dunque,
compresa in tutto il suo significato. Sbaglia, infatti, chi pensa sia stato
unicamente un voto contro – e ve ne erano tutte le sacrosante ragioni – quanto,
invece, un voto lungimirante che indica una decisa volontà di voltare pagina ed
avviare una nuova ed impegnativa fase per costruire una Calabria diversa, una
Calabria orgogliosa e moderna.
La Calabria che ha parlato, che ci ha votato ci invita a non dimenticare, neanche per un istante, che non si è trattato di un passaggio ordinario, ma di un profondo e radicale cambio d'epoca e di civiltà politica.
Per questo, nell'augurare un quinquennio di buon
lavoro al Presidente del Consiglio (onorevole Giuseppe
Bova) e al Presidente della Giunta (onorevole Agazio
Loiero), colgo l'occasione per sottolineare l'importanza di avviare un
rinnovato e corretto rapporto, costruttivo e dialettico, tra i due organi
fondamentali della Regione Calabria: l'Assemblea legislativa rappresentata dal
Consiglio regionale e il governo, la struttura esecutiva, rappresentata dalla
Giunta regionale che, pur con funzioni diverse, traggono la propria
legittimazione dalla medesima fonte del voto popolare.
Queste considerazioni mi inducono ad affermare
che, oggi, occorre una più ampia consapevolezza dell'unitarietà della funzione
di governo che la Regione è chiamata a svolgere, collegando in sinergia tra di
loro la funzione di rappresentanza con la funzione esecutiva. Sappiamo bene,
infatti, che tali funzioni sono enormemente cresciute con le modifiche
istituzionali e costituzionali di questi anni, riforme che richiedono a noi
tutti risposte adeguate, per far fronte alle nuove e rilevanti competenze
legislative che con la riforma del Titolo V° della Costituzione sono state
trasferite dallo Stato alle Regioni.
Fatti e atti non di poco conto che ci inducono a
dire con certezza che, oggi, è definitivamente tramontata l'epoca in cui il
Consiglio e la Giunta erano vissuti come coniugi separati in casa, cioè come
due realtà distanti e dirimpettaie, una disposta al sud e l'altra al nord,
magari una salottiera e compassata e l'altra operativa e accentratrice.
Tutto questo non è più! Oggi il Consiglio
regionale e la Giunta, gli organi esecutivi devono essere una sola cosa;
Consiglio e Giunta sono, insieme, chiamati a fare governo della Calabria.
Onorevoli colleghi, queste considerazioni mi
spingono ad offrire a voi la mia serena riflessione, a ripensare al modo in cui
realizzare un confronto organico e serrato tra le due componenti centrali del
sistema regionalista, cioè a come si deve ordinare ed indirizzare il continuo
scambio tra Giunta e Consiglio, con l'evidenza di realizzare un rapporto che
superi le insidiose secche del conflittualismo, un rapporto Consiglio‑Giunta
che deve stabilizzarsi nell'autonomia e nella collaborazione, che deve essere
punto strategico per una valorizzazione piena delle proprie e specifiche
funzioni.
Credo che, proprio per il suo carico di complessità e particolarità, la Calabria debba operare nel quadro di un sistema regionalista pluralista e stabile, un sistema articolato e flessibile che punta su una governance partecipata e aperta quale momento di un reale esercizio sia dei diritti dei singoli, sia delle forme associate e dei corpi intermedi.
Occorre, inoltre, aprire una nuova stagione anche
nel rapporto tra Regione Calabria ed istituzioni locali provinciali e
comunali, partendo dal rispetto dei propri ruoli, promuovendo effettivamente
l'autogoverno delle comunità territoriali, governando con impegno e saggezza
l'attuale fase delle deleghe.
In questi anni la Calabria ha attraversato il
deserto del declino e della recessione, per questo credo sia unanime la
constatazione che abbiamo trovato la Calabria da una parte e il centrodestra
dall'altra.
Le politiche del centro-destra ci consegnano una
Regione che ha perso ogni spinta propulsiva; ormai senza competitività, essa è
al suo interno segmentata e senza coesione, insomma una Regione sempre più
lontana dall'Europa.
E' evidente che noi dobbiamo ripartire da una
situazione in cui si sono incancreniti ulteriori svantaggi, in cui si sono
appesantiti i ritardi che vanno a sommarsi ai già tanti punti di debolezza
della struttura economica e sociale regionale.
In ogni provincia si denunciano difficoltà sul
versante dell'impresa, del credito, della sicurezza, del mancato sostegno alle
attività produttive di molte piccole e medie aziende. Ovunque è evidente
l'emergenza del mercato del lavoro, il procrastinarsi di pericolosi bacini di
crisi, la precarizzazione di interi settori economici. Questa terribile spirale
ha innescato una forte ripresa prima della disoccupazione e poi
dell'emigrazione.
Questo complessivo ridimensionamento e avvitamento
dell'economia regionale può essere fermato solo se sapremo coltivare un nuovo
impegno, una vera politica di cambiamento e sviluppo.
Le statistiche di questi ultimi anni ci dicono che
precedenti giunte di centrodestra hanno inibito e, talvolta, addirittura
impedito alla Calabria di entrare a pieno titolo nello scenario europeo ed
internazionale.
Il grave scandalo del boicottaggio prima e del
successivo fallimento del Por Calabria non può passare sotto silenzio.
La pesantezza di questo fallimento è ancor più evidente se si tiene conto che,
a differenza delle altre regioni del Mezzogiorno, in Calabria non si è riusciti
a rompere nessuna delle variabili di dipendenza, lasciandoci ancora ai
“margini” dell'Obiettivo 1.
La vecchie giunte di centro-destra hanno
sgretolato ed interrotto ogni linea di collegamento tra noi e il Paese, tra noi
e l'Unione Europea. Ecco perché la prima risposta che siamo chiamati a dare è
quella di ripristinare prontamente questi collegamenti, imprimendo nuovo
slancio alle politiche di risanamento economico, sociale e culturale di una
Calabria lasciata drammaticamente in solitudine.
Tuttavia, nonostante questo divario, nonostante il
Governo Berlusconi con la sua politica economica antimeridionalista, noi siamo
sempre più all'interno di una economia della globalizzazione.
Da tutto questo nasce la necessità di dare vita a
una nuova stagione delle scelte. In questi prossimi cinque anni il nostro
impegno è di individuare scelte mirate che partano dai punti di forza esistenti
nella regione.
Tutto questo ragionamento suggerisce ed invoca il
grande sforzo di aprire insieme un cantiere di idee e progetti in cui tracciare
la mappa di un vero e proprio “modello Calabria” di sviluppo, crescita e
rinnovamento, basato su linee-guida che puntano a qualificare
la Regione, una Regione sempre più ente di governo, sempre più consapevole che
deve conquistarsi un ruolo autonomo ed autorevole nello scenario europeo ed
internazionale.
Oggi tocca a noi fare la prima di queste scelte: abbandonare il sentiero del declino e aprire la strada dello sviluppo. Noi non possiamo essere più la cenerentola d'Italia, dobbiamo avere il sogno che da questa periferia può nascere un modello forte di ripresa e rilancio del sistema Italia nel suo complesso.
Ma, oggi e qui, come si può fare questo sviluppo?
Credo sia più che mai necessario puntare sui principali punti di forza del nostro
territorio, prima di tutto il capitale umano, mettendo in moto un grande
processo di adeguamento e formazione alle sfide della competitività e della
qualità.
La Calabria è un enorme bacino di intelligenze e
capacità; conoscenza, formazione e ricerca devono essere i cardini messi sul
portale dello sviluppo calabrese.
Le università presenti sul territorio che, a detta
di tutti, sono di eccellenza internazionale, devono essere impegnate e
coinvolte in una mobilitazione permanente per affrontare e sconfiggere la
nostra arretratezza.
Esse devono diventare nodi di una rete regionale
che attivi le province, le città capoluogo e tutti i comuni in uno sforzo di
cooperazione solidale, superando ogni logica di rinchiusura localista per
favorire l'innovazione ed il trasferimento tecnologico.
In secondo luogo, occorre riscoprire l'importanza
europea della Calabria come luogo e spazio della sicurezza strategica
mediterranea. Se è vero che siamo di fronte ad un nuovo protagonismo del
Mediterraneo, se è vero che in questa immensa area di libero scambio si
registrano fermenti e dinamismi, perché una
regione piccola ma centrale come la Calabria deve restare spettatrice lontana? Perché la Calabria deve rischiare di essere saltata,
proprio nell'area in cui siamo naturalmente collocati?
Noi dobbiamo pensare, lavorare, progettare il
“modello Calabria” nel quadro di una valorizzazione strutturale di questo
nostro punto di forza, ritagliandoci una specificità ed un ruolo molto simile a
quello che la Puglia sta giocando in direzione dei Balcani. Tutto questo
significherebbe far entrare la Calabria non come comparsa, ma come protagonista
nella nuova epoca della globalizzazione.
Tuttavia, per costruire questo “modello Calabria”,
occorre rendere la regione moderna e competitiva, accompagnandone la crescita
sociale ed economica senza lasciare nessuno indietro.
Lo sviluppo a cui noi pensiamo non è un illusione
spirituale, quanto invece il quotidiano e concreto esercizio di farsi carico,
in primo luogo, del problema del lavoro, perché il
lavoro che manca è il nostro primo banco di prova. E’ ormai da troppo lungo
tempo che in questa regione non c’è più nuovo lavoro e, nel frattempo, il
lavoro che c’è ripiega drammaticamente su stesso. Allo stesso tempo, sappiamo
che non è più tempo di accontentarsi di un finto lavoro, di restare ad
aspettare con le braccia conserte.
Questa regione non merita più strumenti
assistenzialistici, non merita più qualche piano stralcio che tampona, per poi
ripartire sempre daccapo. Questa è la Calabria che vuole rialzarsi, che vuole
riprendere il cammino, che deve sconfiggere la piaga della povertà sociale,
riordinare le filiere del precariato, far circolare nel proprio sangue il vero
antidoto alla criminalità e alla mafia, dando ai giovani ciò che attendono e
ciò che spetta loro: un lavoro vero, produttivo, un ingresso pieno e legittimo
nella vita sociale e civile della Calabria e del Paese.
Insieme siamo chiamati a sperimentare nuove
soluzioni, progetti innovativi, riprendendo a pensare lo sviluppo della
Calabria come questione centrale per incrementare l'occupazione e qualificare
quella già esistente.
Le difficoltà non ci devono spaventare, dobbiamo
avere la forza di voltare pagina per costruire una Calabria di respiro
europeo. Per questo occorre un assetto istituzionale adeguato ed efficiente sul
fronte della legislazione, dell'intervento normativo e della comunicazione
istituzionale.
Per governare oggi la Calabria serve una Regione
che legiferi di più e, soprattutto, che legiferi meglio. Noi vogliamo una
Regione che, valorizzando il ruolo e la centralità del Consiglio regionale,
riconquisti pienamente il suo carattere di ente di programmazione, in cui i
cittadini siano gli attori della trasformazione.
Sappiamo che il nostro compito non è facile, ma
crediamo anche che sia possibile costruire una Regione fatta di regole serie ed
aperte alle esigenze delle imprese e dei cittadini.
Questo Consiglio regionale deve, in primo luogo,
parlare alla Calabria dei giovani, dando giuste opportunità alle nuove
generazioni. Onorevoli colleghi, consentitemi di invitarvi a guardare insieme
alla Calabria dei giovani, a riscoprire il gusto di puntare sul loro
entusiasmo, a gioire del loro amore per questa nostra terra.
I giovani della Calabria sono il fiore di questa
regione, sono come il sole del mattino, a loro appartiene il futuro della
Calabria; non sono un peso da cui liberarsi, talvolta e addirittura come un
lutto, da far emigrare nelle terre del pianto e della lontananza.
Io credo che il Consiglio regionale debba aiutare
questa generazione di giovani a liberarsi dal fatalismo e dai retaggi del
passato. Penso, cioè, che ai giovani debba essere dato il coraggio e la forza
di essere la vera variabile di rottura, la più grande task force per
sconfiggere l'arretratezza ed il sottosviluppo.
Per questo, come gruppo della Margherita, ci
impegneremo a proporre specifiche iniziative legislative e di governo
per sostenere la Calabria dei giovani. Aprire il dialogo con i giovani
costituisce una scelta qualificante a cui non possiamo rinunciare, consapevoli
che è da loro che nascerà la richiesta al Paese di un grande patto per salvare
la Calabria.
Per tutto questo dobbiamo essere ambiziosi. La
Calabria deve saper guardare al mondo, inserirsi in un mondo che cambia
rapidamente. Noi crediamo ad una Calabria dinamica, internazionale, che deve
diventare la porta del Mediterraneo.
Ritengo che la Regione Calabria debba qualificare
il proprio ruolo nella programmazione strategica, per individuare i poli su cui
concentrare gli investimenti in ricerca e innovazione.
Urgente è riorientare e recuperare i fondi europei
2000-2006, modulando quelli in fase di programmazione 2007-2013 verso le
spese di sostegno alla competitività e radicamento del sistema produttivo,
collegandosi ad un idea nuova della ricerca e dell’innovazione nei sistemi
locali territoriali.
In questo senso, credo che occorra impegnarsi
molto per dare nuove forme alle incentivazioni, studiandole in modo che possano
fare sinergia con il sistema bancario in un contesto di risorse pubbliche sempre
più limitate, in cui è quindi essenziale che tutte le risorse si integrino.
Ridare slancio al nostro sistema produttivo
significa soprattutto puntare su un programma decennale delle infrastrutture
strategiche, finalizzato a recuperare il deficit infrastrutturale che pesa come
un macigno sulle sorti della Calabria, aprendoci ai progetti e alle
collaborazioni del project fìnancing, quale modalità utile e sussidiaria per la
realizzazione di grandi opere.
Le grandi priorità e, insieme, gli obiettivi
strategici a sostegno del “sistema Calabria” per l'attuale legislatura devono,
perciò, puntare su una sempre maggiore semplificazione dei procedimenti, sulla
valorizzazione del credito locale, sulla promozione di grandi progetti
internazionali con i quali attrarre durevolmente risorse umane e know-how
sul territorio calabrese.
Per far questo la Calabria deve puntare a una
valorizzazione creativa dei suo patrimonio naturale, storico, paesaggistico e
culturale, deve sapersi mettere all'avanguardia di un diverso sviluppo locale,
qualificando i propri servizi sociali, guadagnandosi una posizione di
leadership soprattutto nel settore del turismo e dell'accoglienza. Noi dobbiamo
puntare molto sul promettente binomio di solidarietà e sviluppo, poiché
crediamo che, attraverso queste due porte, sia possibile far crescere e
maturare le vocazioni dei nostri territori.
Una regione come la nostra, caratterizzata da una
molteplicità di comunità locali, richiede una specifica politica di interessi
compatibili che non si contrastino né si sovrappongano, ma che diano in
tensione e in connessione un valore aggiuntivo a quello che possiamo chiamare
lo “sviluppo plurale” della Calabria.
Attuare il programma esposto dal Presidente Loiero significa puntare a costruire e mettere in moto un vero e proprio “moltiplicatore dello sviluppo regionale”. Con tale spirito vogliamo guardare avanti, alla Calabria dei prossimi dieci anni.
Questo Consiglio è l'inizio di una nuova epoca che
affrontiamo, nella consapevolezza e nella responsabilità che la situazione che
abbiamo trovato è grave e difficile, ma abbiamo dalla nostra parte anche tutto
l'entusiasmo e la spinta di attese e speranze che sono state riposte
dall'elettorato a dall'intera comunità regionale.
Noi siamo convinti che uno dei cardini
qualificanti della democrazia è rappresentato dalla capacità della maggioranza
di tenere sempre aperto il dialogo e il confronto con la minoranza. Noi
intendiamo fare appello ai partiti del centro-destra a dare prova di accettare
la sfida, superando ogni schematismo demagogico e fuorviante.
Il Consiglio Regionale è la casa comune di tutti i
calabresi, il luogo più alto in cui ogni componente rappresentativa della
Calabria è chiamata a fare la propria parte. Far risorgere la Calabria
significa anche essere uniti nelle istituzioni, svolgendo ognuno, senza
confusioni, la propria funzione con lealtà e libertà. Democrazia e libertà sono
per noi un faro solido e sicuro per orientare la rotta di ognuno di noi,
dell'intero Consiglio e della Calabria.
In questi cinque anni di intenso ed impegnativo
lavoro, sono sicuro, ce la metteremo tutta per davvero, per assicurare alla
Calabria una nuova fase di prosperità e di successi.
PRESIDENTE
Do la parola al Presidente della Giunta regionale,
onorevole Loiero, per la replica.
Grazie Presidente, ho ascoltato tutti gli interventi –
mi scuso per i soli due interventi che non sono riuscito ad ascoltare perché mi
sono assentato per un quarto d’ora – con grandissima attenzione, come è giusto
che sia anche per dare al Consiglio, alla presenza, all’ascolto un valore
sommo.
Cercherò di far questo sempre. Ho ascoltato tutti gli
interventi, sia di coloro della maggioranza e della opposizione che sono stati
generosi nei miei riguardi che di coloro che nei miei confronti sono stati
critici, come è giusto che sia. Io sono abituato a cibarmi del dissenso. Il
dissenso è una risorsa di chi fa politica e di chi la fa dal Governo perché cibandosi spesso del
dissenso si capiscono meglio alcuni problemi.
Comunque come ho detto sempre nella relazione si finisce
per alzare il livello della conoscenza, infatti è sempre attraverso una ipotesi
di disaccordo che si alza il tono e la qualità del sapere.
Come avrete notato, nella relazione ho fatto un discorso
in lunghissima parte sulle istituzioni perché io non sono mai stato in questo
Consiglio regionale ma ho seguito con grande attenzione, come è giusto che sia,
la più grande istituzione della mia Regione. La seguo da anni, qualcuno ricorda
che io venivo qui con l’indimenticato Presidente Aldo Ferrara, in anni
lontanissimi. Questo svela l’anagrafe ma anche quanto è forte il legame con
questa istituzione.
Devo dire che non sarei né franco, né sincero, né
autentico in questa prima giornata se non dicessi che ho visto negli anni
sempre deperire questa istituzione. Ho assistito negli anni ’70 e negli anni
’80 ad un dibattito alto di questa istituzione su tanti temi della vita
associata.
Ricordo i personaggi che erano di qualità – adesso non
voglio far mancamento a nessuno – e penso a Ferrara, appunto, a Guarasci, a
Perugini, ad Ambrogio, a Martorelli, a Dominijanni, a Casalinuovo, ad Aragona,
a Principe – padre del collega Sandro – che è stato Presidente ma la sua
presenza nelle istituzioni è ricordata più quella legata a quelle nazionali e
magari si tende a dimenticarla.
Come fare, allora, a non dire – vedo tra il pubblico il
Presidente Anton Giulio Galati – che le istituzioni si sono indebolite ed
affievolite in questi anni. Alcuni difetti ce li portiamo dietro fin dalla
prima legislatura e questo è verissimo, ma altri si sono accentuati e poi un
notevole colpo glielo ha dato anche l’elezione diretta del Presidente.
Perché l’elezione diretta del Presidente, diciamo questo
perché è la verità, ha dato – in qualche Consiglio regionale – un’atmosfera di
ebbrezza, quella che si tocca quando si va sott’acqua, quando si arriva ad una
certa profondità. Si dice che è un’ebbrezza di straordinaria qualità. Se non
hai i filtri politici giusti, il sapere politico giusto, quel potere che ti
viene da quella legge costituzionale può essere un pericolo, una insidia.
Questo può essere avvenuto in alcuni Consigli e può
essere che sia avvenuto anche qui dentro.
Qual è la verità? E’ che, senza voler per questo fare
del trionfalismo, non c’è dubbio che lo scarto che c’è stato tra le due
coalizioni in campagna elettorale è il sintomo del deperimento delle
istituzioni. Cioè, tra i tanti motivi elementi, c’è stato anche questo.
E alla fine l’istituzione pur essendo di tutti è
identificata molto spesso nella fantasia popolare nel Governo che detiene il potere.
Tutto questo ci deve
preoccupare, come anche l’idea di come venga vissuta la regione fuori di qui.
Ma voi non avete visto – specie in questi ultimi anni – gli articoli degli
inviati speciali? Anche la Sicilia presenta talvolta degli aspetti che sono
anche analoghi ai nostri anche se poi, però, finisce per salvarsi attraverso
altri circuiti che fanno parte di un patrimonio che in noi è più debole.
Mi è sembrato che questo
bisognasse dirlo con estrema franchezza. E vi dico che sarò qui presente perché
è giusto dare il segno della presenza e soprattutto il segno dell’ascolto.
Ho apprezzato molto che tanti
di voi abbiano avuto consapevolezza - anche se non è stata dichiarata è stata
implicita, quasi subliminale – di dire: signori, siamo in una situazione che se
è possibile vorremmo anche noi partecipare in una certa qual misura alle azioni
di governo. Il che è giustissimo.
Guardate che qui da noi non
c’è una democrazia ordinaria come ci può essere in Lombardia, dove le
istituzioni, le imprese, il sindacato sono più forti, le Università sono più
forti e più ricche, per cui è più forte l’innovazione, la ricerca, la qualità della
cultura.
Se pensate per un attimo –
l’ho detto talvolta in campagna elettorale – che in cinque regioni del
Mezzogiorno si leggono tanti libri quanti se ne leggono nella sola città di
Milano, vi rendete conto che è devastante per l’immagine e demotiva.
Allora qui vi dico che non
c’è la condizione – scusate se mi rivolgo alla maggioranza più che a voi – per
perché non diventi un luogo incandescente di lotta politica, talvolta in una
forma che non è stata apprezzata.
C’è stata una lotta, anche in
Parlamento e anche lì talvolta è stata brutta, ma per effetto a volte di un
solo partitino, non di tutti gli altri di quelli che hanno storia e tradizione
politica.
Detto questo, cercherò -
sempre volendomi cibare del dissenso che ho ascoltato – di riprendere alcuni
interventi e di dare risposte, che magari potranno essere disordinate.
Guardate, in alcune critiche
come in quella di Senatore – che adesso non vedo – ho notato un discorso, se
posso dire, pittoresco, molto bello visto dalla sua parte.
A fatto a me una critica – lo
posso dire? – preventiva.
Signori, quando un Governo si
presenta all’inizio della legislatura alle Camere, certo potrà essere criticato
e magari non piace la faccia di quel ministro, per un suo passato o per
qualcos’altro, ma la critica al programma è una critica preventiva. Aspettiamo
due-tre mesi, dico, magari l’anticipate ma non si può fare quella critica che
ho sentito dal collega senza dire una parola, questo lo voglio dire, sulle
eredità pesanti, di cui io pure non ho parlato nella mia impostazione
programmatica.
Noi ereditiamo una situazione
pesantissima, un garbuglio inestricabile in tutti i settori. Non c’è dubbio che
non ci sia stata una grande cultura di governo che abbia irrorato l’azione
dell’esecutivo. Credo che nessuno di voi lo pensi, obiettivamente credo che
nessuno lo pensi.
Certo la sanità è un
problema, lo sappiamo che è un problema. Che volevate che dicessimo? Come
smontiamo il Piano sanitario? No, noi lo recepiamo quel Piano per alcuni versi,
perché secondo me il Piano sanitario che è stato trattato nell’ultima parte
della legislatura risente del fatto che si andava alle elezioni.
Queste cose si affronteranno
subito e l’amica Lo Moro credo che voglia farlo subito, perché bisogna rivedere
– qui sì insieme a voi – alcune cose. Potete pensate che noi veniamo qui a
portarvi un Piano rigido e preconfezionato? Non esiste una cosa di questo
genere !
Noi rischiamo molto sulla
sanità- e io ve lo voglio dire, non ne ho accennato nella mia relazione – se
viene approvata la riforma costituzionale.
Anzi, vi posso fare proprio
qui un appello? Ma perché insieme non ci battiamo contro il referendum se
dovesse passare quella riforma? E’ un problema che è già maturato all’interno
dei gruppi parlamentari alla Camera e al Senato.
E’ qualcosa, Presidente
Fedele, che è contro di lei in quanto calabrese – non lo è ideologicamente –.
Prenda lei il vessillo, la bandiera e sarebbe più credibile di me.
Questo è un problema perché
se passa la devolution - non voglio parlare di altro - noi avremo problemi drammatici e
l’abbiamo visto già alla prima conferenza Stato-Regioni che abbiano fatto.
Hanno consapevolezza i
Presidenti del centro-destra del nord che così si rompe l’unità, si rompe
l’ordinamento. Ma noi possiamo accettare che avvenga un fatto di questo genere?
Credo che non possiamo farlo.
E allora che significa fare
il sindaco? Adesso non voglio dare un valore sommo alle cose che ho ascoltato.
Io sono Presidente della Regione, Presidente che dovrebbe programmare, che ha
detto che nel giro di pochi mesi trasferiremo le funzioni alle province, ai
comuni secondo il principio di sussidiarietà.
Fare il sindaco è una cosa
diversa e l’ho già detto ad Abramo in campagna elettorale quando voleva fare il
sindaco della Calabria, e lo dico senza polemica.
Chi fa il Presidente della
Regione deve venire qui per programmare e orientare la politica di questo
territorio, mica per amministrare una comunità, che anche una cosa nobilissima
ma è un’altra cosa.
Poi, che cosa significa – non
voglio apparire puntiglioso – dirmi: che cosa hai lasciato in anni di governo?
Mi dispiace che il collega non sia in Aula, e mi dispiace parlare così, ma che
cosa ha lasciato Fini? Chi compie l’azione di governo non lascia cose
individuali ma presenta un patrimonio di lotte, di battaglie, fa battaglie…
(Applausi)
Che cosa ha lasciato Fini? Se
io vi chiedessi cosa ha lasciato c’è qualcuno che mi possa dire che ha lasciato
un’opera? Eppure è 4 anni e mezzo che è lì!
Signori, guardate che è
un’altra cosa…
E poi, a proposito dell’inno
nazionale. Anche qui vogliamo dire una cosa seria, non pittoresca? Guardate che
l’inno nazionale – posso fare questo ragionamento pacatamente? –, l’idea di
patria per 40 anni in questo Paese l’ha impersonata Alleanza nazionale,
Almirante quando andava in piazza a parlare di patria. Perché Moro, Nenni,
Togliatti, Berlinguer parlavano di Paese.
Voi sapete cosa è capitato in
Italia? Un personaggio come Ciampi ha riportato in auge questa parola, ha
riscoperto i simboli unitari, l’inno e la bandiera e proprio Alleanza nazionale
non ne parla più. Ma sapete perché? Perché c’è un partito al Governo con loro
che impone le regole e che dice che della bandiera e dell’inno se ne fa un uso
che qui, per decoro, non dico.
Allora, amici, quale patria e
quale inno nazionale, per essere seri e lo dico senza polemica ma certe cose
vanno dette, ripeto.
Velocemente voglio dire
qualche cosa ancora al collega Fedele. …
Ebbene dire che vogliamo
modificare lo Statuto, integrarlo con l’affermazione “la Regione ripudia la mafia”,
non è nulla di enfatico e retorico. Lei ha detto che tutti ripudiamo la mafia.
Certo, tutti ripudiamo la mafia, così come ripudiamo la guerra, ma ciò non
toglie che nell’articolo 11 della Costituzione si dice che l’Italia ripudia la
guerra e non si dice che la rifiuta ma la ripudia. Questo termine è molto più
forte del “rifiutare, perché certe cose si dicono e hanno un valore di
testimonianza storica.
Tutti ripudiamo la mafia per
cui scriviamolo.
Non voglio fare questa
battaglia, (che spesso come tante sono battaglie, queste, che vengono
equivocate), ma questa è stata una decisione che si è assunta da parte di 4-5
Regioni meridionali che sono quelle più toccate da questo fenomeno e sono
quelle che non hanno ancora ultimato, come invece diligentemente sotto la sua
Presidenza è stato qui, lo Statuto.
La seconda cosa su cui voglio
rispondere è l’Università. Ho visto che ha difeso molto l’Università e questo
le fa onore, ma un minimo segno di autocritica…
Se c’è stata una coalizione
di governo che ha snobbato le Università calabresi è stata proprio quella che
oggi è andata a casa!
Vi ricordo che tutte le volte
che è stato nominato un assessore esterno, è stato indicato un luminare magari,
ma non delle nostre Università. Poi magari ha fatto una brutta fine sul piano
della immagine, ma quale uso si è fatto delle Università calabresi? Anche qui
una domanda retorica.
Assieme all’assessore
Principe abbiamo intenzione di rilanciare le Università calabresi e lo faremo
secondo una linea di marcia diversa dalla vostra, se posso dirlo, contrapposta
alla vostra.
Anche rispetto alla nomina di
Nola, guardate, anche qui sono sorte polemiche che non mi sarei aspettato. Era
una mia delega quella di Gioia Tauro, che ho lasciato per me in quanto io do
valore a quel porto. Poi magari qualcuno di potrà dire: ma guardi che c’è pure
Corigliano, Crotone, Reggio Calabria; è vero, ma quello ha un ruolo strategico,
è il vero avamposto su cui ci giochiamo parecchio.
Noi abbiamo un lavoro immane
da affrontare, ho pensato che un imprenditore della qualità di Nola, che era
stato anche nel mio listino, che avevo conosciuto meglio- … certe scelte
avvengono anche attraverso intrecci, conoscenze, relazioni-, non volevo
prenderlo fuori da Reggio Calabria….
Magari se fosse stato fuori
da Reggio Calabria, siccome è stata una vexata quaestio il porto di
Gioia Tauro …
Noi faremo le nostre scelte
da qui a pochissimo e là vorrei che mi deste un giudizio proprio su Reggio
Calabria perché è il mio nervo scoperto in quanto mi ha dato molto, come ho già
avuto modo di dire, Reggio Calabria.
Ho avuto da Reggio Calabria
come da nessun altra provincia, neanche dalla mia. E quindi dico con estrema
franchezza che non c’è nulla contro Reggio, ci mancherebbe, io ho qui rapporti,
relazioni, non si pone neanche un problema di questo genere.
Questione sottosegretari.
Questi amici sono in verità degli esperti, lei ha ragione a dire una cosa di
questo genere, forse per un eccesso di fervore comunicativo li abbiamo chiamati
sottosegretari. Devo dire poi che una Regione di centro-destra con tradizioni
diverse dalla nostra come la Lombardia ce li ha copiati. Sa perché ce li ha
copiati? Perché mi ha chiamato direttamente Formigoni per sapere come avevo
fatto e forse lo farà anche la Campania.
Sì, c’è stata un po’ di enfasi
giornalistica, la comunicazione è difficile.
Mi avvio velocemente alla
fine.
Ho avuto ripetute critiche
sugli assessori.
Limiti e risorse di quella
legge 1/99: guardate, è vero che spesso comprime nelle Assemblee anche il
dibattito democratico, è verissimo perché quei poteri costituzionali in capo
tutti ad un uomo solo, al Presidente tendono a comprimere il dibattito, il
confronto.
E’ una cosa naturale che
nessuno vuole, forse non lo voleva neanche il mio predecessore, tanto è vero
che mi guarderò molto dal comprimere quelli che sono i cardini, i capisaldi
della democrazia e soprattutto il confronto.
Voglio, però, dirvi con
estrema franchezza che quei poteri in capo ad un uomo solo fanno sì che l’uomo
solo possa portare ad unità tutto il territorio e che lo rappresenti tutto al
di là di come viene qui esplicitata la rappresentanza.
Io trovo abbastanza anomalo,
lo devo dire, e di questo ne vorrei parlare e magari non tutti saranno
d’accordo. Dobbiamo riguardare una legge elettorale per la quale – fin da
quando è in vita la Regione – l’elezione avviene per province.
Questo crea un discrimine, e
paradossalmente questo discrimine è corretto dai poteri in capo al Presidente -
sembra assurdo e paradossale ma così è – che diventa il referente vero di tutta
quanta la regione e quindi dell’unità di essa.
Abbiamo avuto una storia
difficile in Calabria, una storia di incomunicabilità. Le vecchie tre province,
ma anche queste cinque, non comunicavano tra loro, era un disegno orografico
drammatico il nostro e si impiegavano tempi onirici per arrivare da Reggio
Calabria a Catanzaro, da Catanzaro a Cosenza. Per andare da Catanzaro a Cosenza
si passava dalla Sila fino a 40 anni fa.
Naturalmente la comunicazione
non è stata straordinaria, siamo vissuti all’interno di questo fortilizio che
sono le nostre montagne ed il mare che non ci è mai appartenuto. Fin da 5
secoli prima di Cristo non abbiamo alcuna dimestichezza col mare, ma anzi
l’abbiamo vissuto come un nemico da cui veniva il pericolo continuamente,
venivano le mareggiate, i turchi, i saraceni.
Quindi noi siamo vissuti
così. Questo è un problema. E i poteri in capo ad un uomo solo sfruttati al
meglio – su un certo piano culturale – possono portare all’unità territoriale.
Vengo al problema dei
direttori generali, i tentativi, mi è stato detto, di fare delle epurazioni.
Guardate, noi non vogliamo fare nessuna epurazione, vogliamo governare e avendo
trovato questa situazione vi dico che non è facile. Non voglio dare la colpa al
mio predecessore. Si sono sedimentati costumi, usi e abitudini che poi magari
si sono aggravati in maniera somma con l’elezione diretta.
Noi vorremmo governare
facendo le nostre scelte, non vogliamo epurare nessuno, anzi vogliamo dire qui
pubblicamente che è difficilissimo, tranne forse uno, che un solo direttore
generale venga da fuori. Non perché non li conosciamo, magari viene un
professore universitario che dà la svolta, ma noi non accettiamo quelli che
durante il Governo di centrodestra venivano in Calabria per due giorni la
settimana, trattandoci in forma implicita da colonia, e poi se ne andavano e
percepivano lauti guadagni, lauti stipendi, premi di produttività. Quella
produttività che poi si realizzava in soli due giorni.
Noi vogliamo scegliere tutti
calabresi perché abbiamo fatto una scommessa calabrese. Certo potranno non
apparire di eccellenza individuale rigorosa ma secondo me ci sono le qualità
davvero.
E, badate, vogliamo farlo con
una legge che è stata proposta da Frattini nel 2001 e nessuno della opposizione
ha eccepito nulla.
Nella passata legislatura ero
al Governo ed io mi sono trovato tutti coloro che avevo lasciato al ministero –
spesso si creano legami forti, fecondi – spazzati i via in un batter d’occhio :
Frattini ha proposto la legge, è stata approvata ed ha mandato tutti a casa.
Ma questo, permettete, non
possiamo farlo anche noi? Senza voler epurare nessuno!
Un’altra cosa volevo dire e davvero chiudo.
Io vedo che c’è – qualcuno l’ha evocato ma credo che non lo
evochiamo a sufficienza – una povertà incombente in questa nostra regione.
Ho girato la regione non
tanto e solo in campagna elettorale: vi che c’è una povertà drammatica, che in
certe famiglie – che sono sempre in numero crescente – evoca la fame nera del
dopoguerra che è stata per chi l’ha vissuta, ormai se ne ricordano solo i
nostri padri, una fase drammatica della nostra vita associata e del Paese.
Ebbene, quella fame è
ritornata. Mentre una volta – nel dopoguerra, appunto – proprio perché c’era
una impostazione da civiltà contadina nella quale ognuno possedeva uno-due
ettari di terra, magari i bisogni primari si riusciva a soddisfarli anche se
male, oggi se tu non hai un euro, non puoi entrare in un supermercato. Questo
della povertà è un dramma che ho visto andando spessissimo anche in giro per
via di questa campagna elettorale.
Sono andato a trovare molti
vescovi amici, se posso dire amici, che pur nel loro apostolato mi offrono
spesso amicizia. Essi mi hanno detto che c’è una vita impossibile proprio per
la povertà che monta.
Guardate che in Calabria, in
un territorio come il nostro ci sono ammortizzatori sociali che sono di
grandissimo valore. L’ammortizzatore sociale primo è la famiglia, seguita dalla
Chiesa, dal sindacato ma se non ci fossero questi ammortizzatori noi saremmo
già alla vigilia di una rivolta.
A queste cose bisogna
guardare, non si può schernire la solidarietà. E’ un elemento che dovrebbe
tutti quanti – perché calabresi – metterci insieme tutti.
C’è precarietà nel lavoro,
c’è una mancanza totale di stabilità, non la voglio fare lunga.
Gli enti strumentali : alcuni
non rispondono alle esigenze nostre. Vi faccio un piccolo esempio.
Rispetto all’ Afor noi ci
giochiamo una partita importantissima e l’ho detto ieri in Giunta e mi pare che
ci sia stato un generale consenso. Per noi la partita dei forestali è
difficilissima, lo è stata anche per il Governo di centro-destra e se posso
dire è ancora più difficile se ci sarà un Governo di centro-sinistra. Perché la
Lega ha fatto passare l’idea che i forestali sono nel migliore dei casi dei
parassiti e nel peggiore sono un’altra cosa che qui non voglio ripetere.
Questo stereotipo, questa
cattiveria è difficile da frantumare perché quello che è più difficile da
frantumare in Italia sono i pregiudizi, appunto, quelli che magari per una
semplificazione mediatica o un titolo su un telegiornale non te li cancella più
nessuno.
Quindi se noi non daremo una
destinazione, una finalità prettamente produttiva ai nostri forestali avremo
problemi grandi, ma ciò interessa il Governo sicuramente ma anche voi, tutti.
Noi pensiamo, allora,
veramente che tutti questi enti strumentali rispondano alle finalità per cui li
abbiamo costituiti? Rispetto per tutti. Ma spesso ci può essere anche una
incapacità culturale a risolvere un problema e non hai magari gli strumenti giusti
per risolverlo.
Siccome noi ci giochiamo una
partita decisiva sul piano finanziario dell’economia, baderemo a tutto ciò.
Chiudo, e non la voglio fare
più lunga, con un ultimo tema che mi pare sia stato evocato da Abramo e da
altri consiglieri.
Io faccio i complimenti a
tutti per questa sede che c’è qui a Reggio Calabria. Oggi sono anche andato a
trovare il Sindaco e il Presidente della Provincia di Reggio Calabria in una
visita di cortesia. Sono stato ospitato in palazzi decorosi e di grandissima
dignità come lo è questo. Ma voi avete visto dove sta la Giunta e il suo
Presidente a Catanzaro? Ci siete mai passati? E’ un decoro degno della più
grande istituzione del territorio? Costruita abusivamente? O, per esempio,
sapete che nel giorno del mio insediamento è stato firmato un contratto per
altri 6 anni? Quando io ero già insediato, ero già Presidente della Regione!
Noi vogliamo risolvere questo
problema. Ma vi rendete conto che ereditiamo un garbuglio di dimensioni
ciclopiche con una Regione che ha comprato un suolo, con un contenzioso con un
altro suolo, quello del progetto Portoghesi.
Sappiamo perfettamente che
per risolvere questo problema dovremo rischiare un poco. Dovremo rischiare.
Un mese fa abbiamo fatto un
incontro a Roma con tutti i Presidenti delle Regioni meridionali e a me è
venuta l’idea di fare una riunione ulteriore, non di partito perché sono
convinto che col federalismo che ormai incombe non possiamo essere divisi
ideologicamente.
Le coalizioni si alleano
sulla similarità dei bisogni, non sulla ideologia. Non aveva senso che, per
esempio, ci si alleasse con Galan se questo non faceva i tuoi interessi perché
era contro così come contro era Formigoni, parliamoci chiaro, perché difendeva
un altro pezzo di territorio con altri bisogni e con altre finalità.
Quindi era più facile
allearsi. Io mi potrei alleare più con Cuffaro – dico per dire – perché abbiamo
bisogni simili da difendere.
Stavo dicendo che è venuta a
me l’idea: ma perché non ci incontriamo? Bassolino ha accolto al volo l’idea,
ed io ho detto: benissimo cominciamo dalla Calabria, poi invece ho pensato alla
sede ed ho detto cominciamo da Napoli. Mi vergognavo.
Signori, io credo anche voi
un pochino. Il collega Morelli c’è stato a lungo in quella sede e non mi può
dire che offre dignità e decoro in una istituzione come la nostra, quella che
abbiamo tratteggiato qua e che vogliamo difendere.
Anche su questo, dunque,
faremo una grande battaglia.
Chiudo, amici, e mi scuso se
sono stato un po’ frammentario e disordinato e mi scuso se mi sono anche acceso
ma io ci credo davvero nelle cose che faccio. Se uno ci crede, credetemi non
può fare e pensare altrimenti.
(Applausi)
Grazie al Presidente, col suo
intervento di replica il dibattito si conclude. Adesso pongo in votazione il
punto per il quale il Consiglio è stato convocato.
Pongo in votazione, pertanto,
l’approvazione del programma di governo in base all’articolo 16, comma 2,
lettera a) dello Statuto della Regione Calabria, è una proposta di
provvedimento amministrativo numero 8 della ottava legislatura recante il
progetto per crescere insieme, il programma del Presidente della Giunta
regionale, Agazio Loiero.
Comunico l’esito della
votazione, presenti e votanti, 35. Hanno risposto sì 27, hanno risposto no 7,
astenuto 1.
(Il Consiglio approva)
La seduta è tolta
il Consiglio sarà convocato a domicilio.
Ha chiesto congedo il consigliere Stillitani.
(E’ concesso)
Sono stati presentati alla Presidenza
i seguenti progetti di legge di iniziativa della
Giunta regionale, recante:
“Norme in materia di nomine
e di personale della Regione Calabria” (P.L. n. 1/8^)
E’ assegnato alla prima
Commissione - Politica istituzionale.
(Così resta stabilito)
“Integrazione della legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25,
recante: “Statuto della Regione
Calabria” (P.L. n. 2/8^)
E’ assegnato alla
Commissione autoriforma.
(Così resta stabilito)
E’ stato presentato alla
Presidenza il seguente progetto di legge di iniziativa del consigliere Magarò
“Istituzione del codice
etico regionale” (P.L. n. 3/8^)
E’ assegnato alla
Commissione autoriforma.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza
le seguenti proposte di
provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:
“Programma
regionale per l’attività di forestazione e la gestione del patrimonio forestale
indisponibile della Regione Calabria (art. 5 L.R. 20/92). Programma triennale
2003-2005 (Delibera Giunta regionale n. 197 dell’1.3.2005) (P.P.A. n. 4/8^)
E’
assegnata alla quarta Commissione – Politica ambientale – ed alla seconda - Sviluppo economico – per il parere.
(Così
resta stabilito)
“Autorizzazione
all’esercizio provvisorio del bilancio di previsione dell’Arpacal (Agenzia
regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) per l’anno
finanziario 2005 – (Delibera Giunta regionale n. 290 del 15.3.2005)” (P.P.A. n.
5/8^)
E’
assegnata alla seconda Commissione - Sviluppo
economico.
(Così
resta stabilito)
“Arpacal
- Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria.
Approvazione piano annuale delle attività 2005 comprensivo del piano di azione
(Delibera Giunta regionale n. 466 del 30.3.2005)” (P.P.A. n. 6/8^)
E’
assegnata alla quarta Commissione – Politica ambientale – ed alla seconda - Sviluppo economico – per il parere.
(Così
resta stabilito)
“Comuni
di Agnana Calabra, Firmo e Fiumara. Proposta di inserimento nelle comunità
montane della Limina, Italo Arbereshe del Pollino e Versante dello Stretto”
(delibera Giunta regionale n. 198 dell’1.3.2005)” (P.P.A. n. 7/8^)
E’
assegnata alla prima Commissione - Politica istituzionale.
(Così
resta stabilito)
E’
stata presentata, inoltre, alla Presidenza la seguente proposta di
provvedimento amministrativo di iniziativa del Presidente della Giunta
regionale:
“Programma
del Presidente della Giunta regionale della Calabria” (P.P.A. n. 8/8^)
E’
stata presentata, altresì, alla Presidenza la seguente proposta di
provvedimento amministrativo di iniziativa del Presidente del Consiglio
regionale:
“Regolamento
interno del Consiglio regionale” (P.P.A. n. 9/8^)
E’
assegnata alla Commissione per l’autoriforma.
(Così
resta stabilito)
La Giunta
regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la
deliberazione n. 293 del 15.3.2005, recante: “Interventi regionali per il
diritto allo studio. Legge regionale 8.5.1985, n. 27. Piano annuale 2005'”
(Parere n. 1)
E’ assegnata alla terza Commissione - servizi sociali.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 295 del 15.3.2005, recante: “Indirizzi per la programmazione degli interventi attuativi della L.R. n. 2/86 e dell’Osservatorio regionale per l’educazione alla legalità. Impegno di spesa UPB 4.02.03 Cap. 3313112 e Cap. 3313113 – anno 2005” (Parere n. 2)
E’ assegnata
alla terza Commissione - servizi sociali.
(Così resta
stabilito)
La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 395 del 22.3.2005, recante: 'L.R. n. 17/85. Piano 2005' (Parere n. 3)
E’ assegnata
alla terza Commissione - servizi sociali.
(Così resta
stabilito)
Ai sensi
dell’art. 39, comma 4 dello Statuto le proposte di legge presentate al
Consiglio regionale devono intendersi decadute con la fine della legislatura,
escluse quelle di iniziativa popolare. Di quanto sopra sarà data comunicazione
alle Commissioni consiliari, ai Gruppi ed a tutti gli uffici competenti
La Giunta
regionale, con nota n. 13 del 18.4.2005, ha trasmesso copia delle seguenti
deliberazioni di variazione al bilancio di previsione 2005:
Deliberazione
Giunta regionale n. 346 del 22.3.2005
Deliberazione
Giunta regionale n. 348 del 22.3.2005
Deliberazione
Giunta regionale n. 349 del 22.3.2005
Il Presidente
della Giunta regionale ha promulgato le sottoindicate leggi regionali
pubblicate nel Bollettino Ufficiale della Regione Calabria:
1. Legge
regionale 16 febbraio 2005, n. 2, recante: “Disposizioni in materia sanitaria”
(supplemento straordinario n. 2 del 18 febbraio 2005 al B.U.R. n. 3 del
16.2.2005);
2. Legge
regionale 25 febbraio 2005, n. 3, recante: 'Piano degli interventi sugli
immobili confiscati alla criminalità mafiosa' (supplemento straordinario n. 6
del 28 febbraio 2005 al B.U.R. n. 3 del 16.2.2005);
3. Legge
regionale 25 febbraio 2005, n. 4, recante: “Approvazione rendiconto generale
relativo all’esercizio finanziario 2000” (supplemento straordinario n. 6 del 28
febbraio 2005 al B.U.R. n. 3 del 16.2.2005);
4. Legge
regionale 25 febbraio 2005, n. 5, recante: “Approvazione rendiconto generale
relativo all’esercizio finanziario 2001” (supplemento straordinario n. 1 del 2
marzo 2005 al B.U.R. n. 4 dell’1.3.2005);
5. Legge
regionale 25 febbraio 2005, n. 6, recante: “Approvazione rendiconto generale
relativo all’esercizio finanziario 2002” (supplemento straordinario n. 2 del 3
marzo 2005 al B.U.R. n. 4 dell’1.3.2005);
6. Legge
regionale 25 febbraio 2005, n. 7, recante: “Approvazione rendiconto generale
relativo all’esercizio finanziario 2003” (supplemento straordinario n. 3 del 4
marzo 2005 al B.U.R. n. 4 dell’1.3.2005);
7. Legge
regionale 2 marzo 2005, n. 8, recante: “Provvedimento generale recante norme di
tipo ordinamentale e finanziario (collegato alla manovra di finanza regionale
per l’anno 2005, art. 3, comma 4 della legge regionale n. 8/2002)” (supplemento
straordinario n. 6 del 9 marzo 2005 al B.U.R. n. 4 dell’1.3.2005);
8. Legge
regionale 2 marzo 2005, n. 9, recante: “Disposizioni per la formazione del
bilancio annuale 2005 e pluriennale 2005/2007 della Regione Calabria (legge
finanziaria)” (supplemento straordinario n. 6 del 9 marzo 2005 al B.U.R. n. 4
dell’1.3.2005);
9. Legge
regionale 2 marzo 2005, n. 10, recante: “Bilancio annuale di previsione della
regionale Calabria per l’anno finanziario 2005 e bilancio pluriennale per il
triennio 2005/2007” (supplemento straordinario n. 6 del 9 marzo 2005 al B.U.R.
n. 4 dell’1.3.2005);
10. Legge
regionale 20 aprile 2005, n. 11, recante: “Integrazione della legge regionale
19 ottobre 2004, n. 25, recante: «Statuto della Regione Calabria»” (supplemento
straordinario n. 4 del 21 aprile 2005 al
B.U.R. n. 7 del 16.4.2005)
Con decreto
del 2 maggio 2005 n. 73, acquisito agli atti di questa Segreteria in data 4
maggio u.s. prot. 913, il Presidente della Giunta regionale On.le Agazio Loiero
ha nominato i componenti della Giunta regionale così appresso indicati:
Nicola Adamo -
Vice Presidente della Giunta regionale ed Assessore all’economia
Mario Pirillo
- Assessore all’agricoltura, foreste e forestazione
Doris Lo Moro
- Assessore alla tutela della salute ed alle politiche sanitarie e sociali
Giuseppe
Morrone - Assessore all’organizzazione ed al personale
Pasquale
Tripodi - Assessore ai trasporti, alle infrastrutture ed alla gestione del
patrimonio immobiliare della Regione
Michelangelo
Tripodi - Assessore alla gestione del territorio
Luigi
Incarnato - Assessore ai lavori pubblici, alle acque ed alla politica della
casa
Egidio Masella
- Assessore alle politiche del lavoro, della famiglia, alle pari opportunità,
alla formazione professionale, alla cooperazione ed ala volontariato
Sandro
Principe - Assessore all’istruzione, all’alta formazione, alla cultura,
all’università ed all’innovazione tecnologica
Beniamino
Donnici - Assessore al turismo, ai beni culturali, allo sport e spettacolo ed
alle politiche giovanili
Diego Tommasi - Assessore
all’ambiente
Nucera. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
con decreto del dirigente generale n. 16848 del 15/10/2004, pubblicato sul Burc del 25/10/2004, veniva indetta una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per l'assunzione a tempo determinato di cento giovani laureati;
l'articolo 5 del bando stabiliva che la data per l'espletamento della prova sarebbe stata comunicata, ai candidati ammessi, a mezzo lettera raccomandata con avviso di ricevimento non meno di quindici giorni prima dell'inizio della prova stessa;
in data 3 maggio u.s. alle ore 15,00 molti giovani ammessi alla prova selettiva si sono presentati alla sede della “Co.ma.lca s.r.l.” a Catanzaro per svolgere la prova di esame per i venti posti destinati all'area socio culturale della Regione;
alle ore 15,30 dello stesso giorno il Presidente della Commissione, invece di dare inizio alla prova, informava i giovani che la selezione era stata sospesa;
non si comprende bene come mai i giovani non sono stati avvisati in tempo, nonostante nella lettera di convocazione si avvertiva il candidato che, qualora non fosse stato possibile tenere la prova nel giorno e nell'ora indicati, sarebbe stato riconvocato a mezzo telegramma per un'altra data, in modo da fargli risparmiare fatiche, viaggio e tempo, anche perché molti di loro non sono residenti in Calabria;
oltre a tutti i disagi affrontati, i giovani hanno visto crollare le loro aspettative per poter iniziare ad entrare nel mondo del lavoro;
tra gli obiettivi primari della nuova Giunta regionale vi è l'occupazione e la ricerca dei mezzi per sanare questo annoso problema della nostra regione, parole che – come si vede – sin dall'inizio di legislatura non trovano applicazione poiché viene bloccato un concorso per l'assunzione di 100 giovani laureati, solo – è lecito pensare – perché indetto da una Giunta diversa da quella che oggi governa;
“fare occupazione” non ha colore politico, ma solo la tutela incondizionata di chi spera di trovare un posto di lavoro nella propria regione -:
i gravi motivi che hanno determinato la sospensione del concorso per l'assunzione a tempo determinato di 100 giovani laureati, di accertare eventuali responsabilità che possano arrecare danni erariali alla Regione per il mancato preavviso della sospensione, di sapere i tempi per la riconvocazione dei candidati per l'espletamento delle prove concorsuali.
(1; 10.05.2005)
Il Consiglio regionale della Calabria
vista la proposta di legge numero 2 del 6.5.2005 di iniziativa del Presidente Bova, recante "Norme in materia di nomine e personale della Regione Calabria";
considerata l'urgenza della trattazione di quest'ultimo argomento direttamente in Aula, che si motiva alla luce della pesante relazione di sintesi effettuata dalla Sezione Controllo della Corte dei Conti della Calabria, all'Adunanza del 13 maggio, con riferimento alla dissennata gestione degli Enti strumentali della Regione;
considerato, invero, che tale relazione, per l'autorevolezza dell'Organo da cui proviene, impone una pronta ed efficace risposta da parte degli organi di direzione politica della Regione, i quali devono avere in primo luogo la possibilità di intervenire sui soggetti che si trovano al vertice dei vari Enti, spesso nominati con decisione frutto dell'ultim’ora e sotto elezioni;
rilevato che la straordinarietà dell'attuale situazione politico‑istituzionale è tale da imporre lo scavalcamento del passaggio dell'esame in Commissione, altrimenti opportuno, posto, peraltro, che esso non potrebbe avvenire a breve, dovendosi prima procedere all'approvazione del nuovo Regolamento, in assenza del quale nessuna Commissione può essere costituita;
considerato, infine, che è in itinere l'approvazione del Regolamento del Consiglio regionale;
impegna
il Presidente del Consiglio regionale ad iscrivere al secondo punto dell'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio, immediatamente dopo il Regolamento interno del Consiglio regionale, la proposta di legge n. 2 del 6/5/2005 d'iniziativa della Giunta regionale, recante "Norme in materia di nomine e di personale della Regione Calabria".
Il Consiglio regionale
vista la proposta di provvedimento amministrativo numero 9 del 16.5.2005 di iniziativa del Presidente Bova, recante: “Regolamento interno del Consiglio regionale";
considerato che per garantire il regolare avvio della legislatura, con particolare riferimento al funzionamento del Consiglio regionale e dei suoi organismi, è di estrema urgenza procedere all'approvazione di un nuovo Regolamento interno, atteso che quello vigente ignora talune fattispecie previste dal nuovo Statuto ed in taluni casi confligge con norme statutarie di immediata applicazione;
rilevato che la proposta del Presidente Bova ricalca in maniera quasi integrale quella presentata dallo stesso Presidente, insieme ai colleghi Naccarato e Pezzimenti, nel luglio del 2004, quindi da tempo giacente agli atti del Consiglio e pubblicizzata nelle banche dati consiliari;
ritenuto di dover assumere uno specifico indirizzo all'attività consiliare
impegna
il Presidente del Consiglio regionale ad iscrivere al primo punto dell'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio la proposta di provvedimento amministrativo numero 2 del 6.5.2005 di iniziativa della Giunta regionale, recante "Regolamento interno del Consiglio regionale”.