VIII legislatura

3.

Seduta di martedì 17 maggio 2005

Presidenza del Presidente Giuseppe Bova

La seduta inizia alle 11,21

PRESIDENTE

Prego i consiglieri di prendere posto. La seduta è aperta. Prego il consigliere Borrello, di procedere alla lettura del verbale.

Antonio BORRELLO, Segretario

Legge il verbale della seduta precedente.

Gesuele VILASI

Chiedo che venga sottoposto ai voti del Consiglio il verbale della seduta precedente.

PRESIDENTE

Pongo ai voti il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazioni

Antonio BORRELLO, Segretario

Legge le interrogazioni presentate alla Presidenza.

(Sono riportate in allegato)

Sull’ordine del giorno della prossima seduta

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.

Franco Mario PACENZA

Le chiedo l’inserimento al secondo punto all’ordine del giorno di questa seduta degli ordini del giorno protocollo 1009 e 1008 considerata anche la particolare urgenza di procedere con la messa in discussione di due argomenti.

Le chiedo adesso soltanto di voler concedere l’inserimento al secondo punto dell’ordine del giorno di questa seduta dei due ordini del giorno che sono stati già depositati.

PRESIDENTE

Se non ci sono osservazioni possiamo procedere alla distribuzione e al voto, altrimenti sulla base dell’articolo 41 del vecchio Regolamento possono parlare un consigliere a favore e uno contro. Dopo di che si vota.

La prego di illustrare gli ordini del giorno, collega Pacenza.

Franco Mario PACENZA

Illustro e parlo a favore dell’inserimento dell’ordine del giorno protocollo 1009 che impegna nel dispositivo il Presidente del Consiglio regionale a voler inserire nella prossima seduta al primo punto dell’ordine del giorno l’approvazione del Regolamento interno del Consiglio.

I colleghi provenienti dalla precedente legislatura ricorderanno che questo lavoro è stato fondamentalmente prodotto ed istruito nella passata legislatura.

Si pone adesso un interrogativo estremamente delicato che riguarda il dato di trovarci in presenza dell’applicazione del nuovo Statuto e di essere, invece, regolati dal vecchio Regolamento con parti che vanno addirittura in contrasto col vecchio Statuto.

Quindi l’urgenza si motiva esclusivamente con il fatto tecnico ed operativo per mettere il Consiglio regionale sin dalle sue prime battute, sin dal suo assetto strutturale nella condizione di poter lavorare con un Regolamento che sia in stretta assonanza col nuovo Statuto, ormai da mesi già in vigore nell’istituto regionale.

Quindi, l’oggetto di questo primo ordine del giorno riguarda questo mandato per fare in modo che alla prossima seduta il Consiglio possa discutere dell’approvazione del nuovo Regolamento.

PRESIDENTE

Le chiedo scusa, siccome lei le ha poste tutte e due dobbiamo fare due tipi di discussione o discutiamo su entrambe? Una alla volta?

Siccome l’onorevole Nucera ha chiesto la parola, a lui volevo ricordare che sulla base del vecchio Regolamento su questo parlano uno a favore e uno contro. Lei parla contro.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera, ne ha facoltà.

Ordine del giorno protocollo 1009

Giovanni NUCERA

Presidente, mi pare che l’esordio non sia dei migliori, Presidente.

La richiesta avanzata dal collega Pacenza mi trova alquanto perplesso perché si chiede di portare in Aula subito, o nella prossima seduta a pochi giorni le norme e le nomine in materia di personale della Regione Calabria.

PRESIDENTE

Onorevole Nucera, le chiedo scusa, non la interromperò più, ma volevo dire che non stiamo parlando di quel provvedimento.

Giovanni NUCERA

Presidente, lei questo mi ha mostrato.

PRESIDENTE

No, l’onorevole Pacenza ha illustrato l’ordine del giorno 1009 e su questo l’onorevole Fedele mi ha chiesto una precisazione.

Giovanni NUCERA

No, ha illustrato il 1008…

(Interruzione)

Non lo abbiamo, Presidente, l’unico ordine del giorno che abbiamo è questo e su questo discutiamo, abbiamo il 1008.

PRESIDENTE

Le chiedo scusa anche io per il disguido, non sapevo quale fosse stato distribuito.

Vale sempre la sua richiesta di parola sul 1009? Può riprendere la parola.

Giovanni NUCERA

Allora io parlo sul 1009, Presidente, poi ci alterneremo col collega Fedele sui due ordini del giorno.

Collega Pacenza, quale ha illustrato: il 1009 o il 1008? Il 1009? Allora su questo parlerà il collega Fedele, sul prossimo parlerò io, Presidente.

Luigi FEDELE

Presidente e colleghi, intervengo in ordine a questo ordine del giorno, illustrato dal collega Pacenza e anche dal Presidente Bova, per sottolineare che in effetti ci rendiamo conto che il Regolamento interno del Consiglio regionale sia indispensabile per il prosieguo dei lavori.

C’è anche da dire, però, che molti colleghi nuovi eletti non hanno avuto ancora modo di poter leggere o vedere questo provvedimento. Devo anche riconoscere che nella scorsa legislatura, negli ultime due sedute è stato inserito all’ordine del giorno e poi per questione di tempo non è stato approvato.

Comunque, credo che in linea di massima, per quanto ci riguarda, se c’è un congruo lasso di tempo non certamente molto lungo ma nemmeno di un giorno o due, fino alla prossima seduta, in modo che i colleghi che non hanno ancora avuto modo di conoscerlo possano quanto meno sfogliarlo e nello stesso tempo, se c’è la possibilità, di predisporre anche degli emendamenti, potremmo essere anche favorevoli affinché nella prossima seduta questo argomento possa essere discusso.

Ripeto, non tanto personalmente per quanto mi riguarda perché l’avevo visto e letto abbastanza bene, ma è chiaro che i nuovi consiglieri, che sono più della metà, è giusto che siano messi nelle condizioni di rendersi conto della portata di questo Regolamento che è anche abbastanza corposo e nemmeno semplice.

Se c’è da parte della maggioranza la volontà di andare in questa direzione, credo che per quanto ci riguarda potremmo anche accettare di discuterlo già nella prossima seduta, purché Presidente ci sia un lasso di tempo congruo per poterne prendere visione.

Quindi, da parte nostra non c’è nessuna preclusione per quanto riguarda, ripeto, l’ordine del giorno protocollo 1009, quello che cioè riguarda il Regolamento interno del Consiglio regionale.

Per il resto poi è tutt’altra storia.

PRESIDENTE

Qualcuno intende parlare a favore?

Sottolineo che noi stiamo votando l’ordine del giorno numero 1009 che reca per oggetto l’esame del nuovo Regolamento del Consiglio regionale.

(Interruzione)

Insisto, stiamo votando l’inserimento… Allora si passa alla votazione dell’ordine del giorno protocollo 1009. L’onorevole Fedele a nome della minoranza ha sottolineato l’opportunità che anche i consiglieri di recente elezione possano rendersene conto avendo però un congruo lasso di tempo tale da consentire questo tipo di margine e di approfondimento.

Pongo in votazione questa richiesta con queste sottolineature.

(Il Consiglio approva)

Ordine del giorno numero 1008

PRESIDENTE

Chi illustra l’ordine del giorno numero 1008?

Franco Mario PACENZA

L’ordine del giorno numero 1008 impegna la Presidenza del Consiglio regionale a voler inserire anche qui – quindi c’è un fatto meramente tecnico e non di merito – al secondo punto all’ordine del giorno della prossima seduta il disegno di legge della Giunta regionale numero 2 che riguarda “Nomine e gestione del personale”.

Nello stesso ordine del giorno che si propone si fa riferimento anche alle urgenze e all’autorevolezza delle sollecitazioni pervenute in queste settimane anche dalla Corte dei conti in materia di gestione degli enti strumentali e di gestione di risorse umane dentro l’organizzazione della Regione.

Si chiede un’accelerazione per questi motivi, attraverso anche questa procedura – sicuramente straordinaria, ne siamo consapevoli - proprio perché ancora l’organizzazione complessiva del Consiglio è subordinata all’assestamento e anche alla messa in moto del lavoro delle Commissioni.

Anche qui non c’è un fatto di merito. Il testo è a disposizione, si tratta di una proposta di legge, si chiede soltanto l’inserimento al secondo punto all’ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE

Anche su questo possono parlare uno a favore e uno contro.

Ha chiesto di parlare contro l’onorevole Nucera. Ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Parlo contro, Presidente, per due ordini di motivi. Il primo è che non vorremmo che sotto l’impulso della straordinarietà e della velocità dei tempi si stravolgessero le regole del gioco, che in democrazia sono precise e valgono, e ad esse noi ci dobbiamo appellare e rivolgere costantemente.

Questo per essere chiari fin dall’inizio. Mi auguro che il viatico sia lungo, che possa esaltare il valore ed il significato di quest’Aula, che accompagni le regole della democrazia e del coinvolgimento istituzionale in tutte le fasi in questo consesso e veda costantemente e ripetutamente la Calabria al centro dei nostri interessi.

E’ grave che una maggioranza così corposa, così ben rappresentata nei suoi uomini veda il superamento di un passaggio, che è quello delle Commissioni, fondamentale per la vita del nostro Consiglio, su una materia che sarà di snodo tra tutto ciò che potrà essere una politica di svolta veramente della nostra Regione.

Su tutta la materia afferente il personale, le nomine, si è parlato anche troppo, si è speculato tanto, c’è perciò, soprattutto la necessità di capire.

Allora non può oggi, come primo atto, questa maggioranza venire qui a dirci di superare il momento del confronto dialettico, di superare soprattutto il momento dell’approfondimento culturale delle cose.

Qui ci sono consiglieri che arrivano oggi per la seconda volta in Aula, altri che sono di prima nomina e che non conoscono i contenuti di una norma, di un Regolamento approvato e discusso – questo è pure vero – la scorsa legislatura, un altro mondo, un’altra era, un’altra storia.

Non sono d’accordo con la Corte dei conti quando, come qualcuno – mi auguro impunemente – fa scrivere, usa il termine “dissennata”, utilizzando usando una parola forte che implica responsabilità per chi la dice e maturità per chi la riceve.

Non c’è nulla di dissennato in questa Regione, se non un processo dialettico e democratico che sta al popolo sovrano - che ha fatto le sue scelte - stabilire. Andiamo cauti con gli aggettivi e con le definizione perché di parole dette e usate a vanvera è lastricata la strada dell’inferno.

Perciò, ci poniamo contro – sento di interpretare anche la volontà dei miei colleghi della opposizione – questa proposta di legge, perché riteniamo, Presidente, per quanto voi possiate considerare urgente ed improcrastinabile l’attuazione e l’applicazione di questa legge, che un suo approfondimento in Commissione sia un passaggio inevitabile per dare maggiore certezza non solo applicativa di regole alla maggioranza, ma soprattutto alla minoranza che noi rappresentiamo non tanto in quest’Aula quanto nel territorio calabrese.

Pertanto, confermo il nostro voto contrario.

PRESIDENTE

A favore chi parla? E’ un provvedimento della Giunta. Prego, onorevole Guerriero.

Giuseppe GUERRIERO

Noi riteniamo sia giusta la sollecitazione che parte dalla Giunta regionale per esaminare queste norme in materia di nomine e di personale. Non vogliamo certamente noi, Consiglio regionale, essere da freno alle attività che la Giunta deve svolgere con immediatezza per quanto ci riguarda.

Abbiamo l’obbligo di far camminare con gambe sollecite questa Giunta che rappresenta una corposa maggioranza dell’elettorato calabrese.

Ecco perché dobbiamo dare risposte urgenti ed abbiamo consapevolezza, altresì, che il Regolamento che normerà l’attività istituzionale delle Commissioni regionali andrà per le lunghe e la Calabria, questa Giunta, non può attendere che queste vengano insediate.

Siamo per la partecipazione, certo, riteniamo che il confronto con le minoranze sia utile e necessario per le forze democratiche come le nostre. Però non siamo d’accordo quando - in maniera che io ritengo oltretutto un po’ strana - si contesta il fatto che in questa Calabria si sia utilizzato questo strumento in maniera dissennata.

L’ha detto la gente calabrese che si è stati dissennati nell’utilizzo di questo strumento operativo da parte della Giunta precedente. Non commetteremo errori di questa natura, noi. Ecco perché questa maggioranza sostiene fortemente la determinazione che già la Giunta ha adottato. Grazie.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’ordine del giorno 1008 che ha ad oggetto “Esame delle norme in materia di nomine e di personale della Regione Calabria”.

Per dichiarazione di voto, ha chiesto di parlare l’onorevole Fedele. Ne ha facoltà.

Luigi FEDELE

Presidente e colleghi, credo che questo Consiglio regionale abbia visto oggi dal nostro primo intervento il senso di grande responsabilità e disponibilità non solo al dialogo ma a lavorare per le cose concrete.

Se poi si vuol andare avanti con questo metodo potete farlo, per carità, nessuno dice il contrario.

Però su queste scorciatoie chiaramente, e vi chiedo scusa, noi non possiamo starci.

Approvare un provvedimento di questo tipo senza che ci sia ancora la Commissione, senza che nessuno l’abbia visto e senza che se ne discuta, per quanto ci riguarda non è possibile.

Cosa diversa è approvare il Regolamento, fare subito le Commissioni e metterlo al primo punto della Commissione competente, per approvarlo subito dopo.

Si tratta più o meno di 10 giorni e non credo che sia questo il problema di questa Regione.

Noi siamo disponibili a lavorare in questa direzione. Se si inaugurano oggi nella prima seduta di lavoro scorciatoie di questo tipo, per quanto ci riguarda saremo poi costretti a rivedere anche le nostre posizioni, Presidente Bova.

Del resto credo che anche voi la volta scorsa in molte occasioni abbiate preso questa posizione, lei per primo nella sua parte – allora – di consigliere regionale di minoranza, ma anche altri colleghi. Credo che le prerogative del Consiglio e anche quelle della opposizione per quanto possibile vadano rispettate.

In ogni caso avete i numeri e potete anche andare avanti, ma io prima di votare pregherei i colleghi, anche il collega Pacenza che l’ha proposto, di sospendere la richiesta e di ritirare momentaneamente questo provvedimento col nostro impegno a portarlo in Commissione nella prima seduta come primo punto all’ordine del giorno.

Verrà poi discusso, approvato e passerà in Consiglio regionale, in 10 giorni questo si può fare.

Dopo di che, per carità, fate quello che credete, il nostro pensiero è questo. Grazie.

PRESIDENTE

Onorevole Fedele, le chiedo scusa, io non posso accogliere l’ultima parte della sua proposta perché lei stesso ha chiesto la parola per dichiarazione di voto.

Debbo intendere la sua posizione argomentata come una dichiarazione di voto negativa, contraria.

A questo punto della discussione non si può interrompere per nessuna ragione il procedimento del voto; per cui se pure io lo volessi, non potrei farlo.

(Interruzione)

A proposito di regole, le chiedo scusa, onorevole Nucera, lei non può chiedere la parola, se non, a questo punto, per dichiarazione di voto.

(Interruzione)

Giovanni NUCERA

Signor Presidente, né la maggioranza, né la minoranza hanno espresso la propria opinione, diciamo sul voto. I singoli consiglieri – perché lei lo farà per appello nominale – non hanno espresso un loro parere. Mi pare che ci sia una proposta avanzata dal collega Fedele che dice una cosa saggia: rinviamo tutto per il tempo sufficiente e necessario con l’impegno che la Commissione che si andrà a istituire – e qui sta all’Ufficio di Presidenza stabilirne i tempi perché sarà lei che suonerà un po’ i ritmi della nostra attività - potrà verificarne i passaggi necessari, dare una lettura in un confronto, quale siamo abituati a fare, e a portarlo subito in Aula.

Se lei ha buona volontà e buona lena e se i consiglieri hanno voglia di lavorare in 15 giorni, l’argomento potrà essere chiuso. Non credo che in 15 giorni si stravolgano le sorti della Calabria! Tutto qua, Presidente.

Quindi nessuno si è espresso, ci possiamo astenere dall’esprimere il nostro voto, tutti, maggioranza e minoranza.

Non è un processo così difficile, mi sembra che nessuno si sia già espresso per cui a questo punto non si possa più tornare indietro, salvo che non ci sia una espressione di voto, una volontà già determinata che sta altrove e allora, chiedo scusa, vorrà dire che le nostre parole e le nostre richieste cadranno nel nulla. Grazie, Presidente e chiedo scusa.

PRESIDENTE

Prima di dare la parola per dichiarazione di voto ad ogni altro consigliere, pur rispettando pienamente la libertà di espressione di ciascuno raccomando che ribadire quanto ha sostenuto l’onorevole Fedele non sposta la questione, perché a questo punto siamo dentro la procedura di voto.

Le vostre sono argomentazioni, che ovviamente potete fare, per esprimere una volontà negativa rispetto al procedimento, nient’altro.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Racco. Ne ha facoltà.

Luciano RACCO

Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo a nome del gruppo socialista il voto favorevole all’ordine del giorno perché si tratta di un argomento sul quale, anche nella passata legislatura abbiamo sottolineato più volte la necessità del Consiglio regionale di intervenire sulla questione degli enti sub-regionali e sulla questione delle nomine.

E’ una questione che è nel patrimonio, nel Dna del Nuovo Psi, per cui non potremmo non votare favorevolmente, fermo restando che lo spirito e l’urgenza debbano anche in sede di Consiglio regionale, quando si discuterà, trovare tutti i percorsi di equilibrio e mantenimento dei ruoli. Perché questo voto per quanto ci riguarda mantiene per intero la posizione di distinguo tra maggioranza e minoranza.

Non è un voler mischiare le carte, ma come ho dichiarato in una mia intervista stamattina, su alcuni temi importanti e strutturali della moralità e dello sviluppo della Regione Calabria potremmo, anche su questioni che condividiamo, dare un voto favorevole.

In questo caso, lo annuncio con lo spirito anche delle preoccupazioni dei colleghi della minoranza nella gestione della discussione della prossima seduta di non arrivare ad uno scontro su queste questioni. Ma se poi va preso qualche momento di riflessione, una cosa è un giorno, un’altra è rinviare la questione sine die. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Sarra. Ne ha facoltà.

Alberto SARRA

Presidente, Presidente della Giunta, assessori e onorevoli colleghi, mi pare che l’approccio a questa nuova legislatura sia di natura squisitamente istituzionale. Prima di entrare nel merito del voto che comunque esprimerò, signor Presidente, mi si impone un appello alla sua – peraltro – ben nota sensibilità istituzionale.

Il problema sentito non è solo quello procedurale ma di sostanza più che di forma.

Noi trattiamo l’argomento che attiene ad una norma di legge, alla valutazione, all’esame del Consiglio, che poi porterà ad una serie di adempimenti consequenziali da parte dell’organo esecutivo.

Ebbene, la procedura che qui ci viene offerta, che qui si propone, in qualche modo prevede di superare – onorevoli colleghi, a pié pari – la procedura rituale che prevede il passaggio obbligatorio in Commissione.

Io mi chiedo: per quale motivo, atteso che c’è una necessità - peraltro, io apprezzo anche la valutazione che viene fatta nel merito, su questa non saremo noi a fare delle valutazioni negative -, si vuole esordire, inaugurare questa legislatura spogliando il Consiglio di quella che è una sua prerogativa; e mi sia consentito anche questo breve inciso: non è vero che non può essere interrotta una procedura di voto.

Voi sapete bene che la volontà del Consiglio, dell’Assemblea, intendo, è superiore a qualunque momento procedurale, per cui credo che questo possa essere ben superato, ottimamente superato dalla decisione che potrà esprimere questo consesso.

Il problema, è la domanda che io offro alla valutazione e della Presidenza del Consiglio e del Consiglio tutto ma anche dell’Esecutivo, è se questa esigenza, che pure comprendiamo, giustifichi l’adozione di questa procedura che è mirata ad un obiettivo sul quale noi non discutiamo e sul quale ancora non siamo neanche alla valutazione di merito.

E’ possibile, allora, inaugurare una legislatura prevedendo già una sorta di deroga che è qualcosa di più perché sottende una volontà diversa che è quella di spoliazione del Consiglio di una facoltà che è quella riconosciuta dalle norme e dalla legge?

Io me lo chiedo ed offro alla valutazione della sensibilità del Presidente, che, ripeto, è nota non solo a chi parla ma al Consiglio tutto, ché non può essere una buona partenza, non può essere un modo di proporci l’inizio di una nuova legislatura.

Attenzione, la Regione ha diverse facoltà, quella legislativa è la principale, la suprema; approvare una norma di tale rilevanza senza aver sviscerato prima in Commissione tutti gli aspetti, non mi pare costituisca una buona occasione.

Il dialogo non è una condizione di secondo momento, ma il dialogo noi lo proponiamo in termini costruttivi per arrivare ad una soluzione che sia – seppur non unanimemente condivisa ma non ho preclusioni sul punto – una decisione che sia quanto meno frutto di un adeguato dialogo, di una adeguata riflessione.

Mi sia consentito questo passaggio, non credo che sia un approccio neanche corretto da un punto di vista tecnico giuridico perché l’urgenza che viene evidenziata nel documento del quale la signoria vostra ci chiede il voto, non mi pare che giustifichi il superamento di quella che è una procedura scandita da precise norme di legge.

Peraltro, il problema che da questa consegue è il superamento delle prerogative che sono quelle del Consiglio. Attenzione, colleghi, perché iniziando in questo modo ci troveremo ad abdicare a quello che è il ruolo supremo di questa Assemblea perché la legislazione è una cosa che presiede al momento esecutivo, al momento dell’amministrazione pura.

Allora voi potete pure procedere perché la forza dei numeri, signor Presidente, ve lo consente. Ma il mio è un appello determinato e frutto di rigore. Perché al rigore e alla disciplina dobbiamo scrupolosamente attenerci e non credo che questo sia neanche un buon modo di organizzare i lavori questo e neanche un buon modo di concepire i rapporti tra Esecutivo e momento assembleare.

La legge è il primo momento e non possiamo arrivare all’approvazione di una norma che avrà valore di legge, prescindendo da un momento di riflessione che peraltro – statutariamente e legislativamente - è previsto da una serie di norme che ci impongono questo.

L’urgenza che voi ci proponete non giustifica, pur condividendo noi l’obiettivo, pur condividendo che sia un fatto teleologicamente orientato, perché dovete arrivare ad una soluzione – questo lo comprendiamo – ma cosa diversa è proporre a questo Consiglio di abdicare al proprio ruolo.

Allora per questo lei che è Presidente attento, deve consentire che quanto meno i Presidenti dei gruppi ma l’intero Consiglio intendo, non possa partire, non possa iniziare ed esordire in questa nuova legislatura chiedendoci di abdicare a quello che è il nostro ruolo altrimenti non avrebbe senso neanche questa riunione e non avrebbero senso e non avranno senso le riunioni che a questa seguiranno.

La determinazione e la passione, il modo accorato con il quale mi esprimo in qualche modo scaturiscono e sono determinati dal pericolo, e dal quale io vi metto in guardia, di scelte di questo tipo che non sono un buon inizio, signor Presidente.

Ripeto che comprendo qual è l’obiettivo che posso pure condividere e capire, ma non capisco il metodo perché voi mi insegnate che la procedura spesso è sostanza e non soltanto forma. Vi prego quindi di fare una valutazione. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

Roberto OCCHIUTO

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, onorevoli colleghi, anche io brevemente intervengo per dichiarazioni di voto e per anticipare il mio voto in maniera convinta in ordine a questo punto che chiedete di votare oggi in Aula.

Ha ragione l’onorevole Sarra, non si inizia col piede giusto. Dico questo per anticipare il mio voto ma anche per esprimere qualche motivo di delusione.

Io, signor Presidente del Consiglio, ho salutato il suo discorso, il suo saluto subito dopo l’elezione, con un grande entusiasmo. Nel suo saluto si poneva al centro il ruolo del Consiglio come luogo di rappresentanza, come il luogo dove si formano le decisioni, non dove le decisioni si subiscono.

Ho apprezzato e lo dico nel rispetto specifico dei ruoli – si capisce – anche alcune dichiarazioni del Presidente della Giunta che proviene da una esperienza che non porta a mortificare i luoghi dove si formano, attraverso le leggi, le decisioni dei rappresentanti dei cittadini.

Però oggi mi pare che i fatti smentiscano clamorosamente le dichiarazioni di intenti.

Allora per questa ragione oggi esprimo il mio voto contrario a questo provvedimento. Vorrei solo aggiungere una cosa.

Si parte dal presupposto che non è possibile costituire le Commissioni perché il Regolamento vigente ce lo impedirebbe.

Allora io mi sarei aspettato un provvedimento di modifica della parte del Regolamento che prevede la costituzione delle Commissioni. Questo avrebbe risolto il problema ed invece no, forse si vuole, siccome, onorevole Fedele, è impensabile che un documento così importante come il Regolamento del Consiglio possa essere esaminato ed approvato in un’unica seduta, in questo modo costituire il precedente perché si possa procedere a marce forzate all’interno del Consiglio regionale, mortificando anche quelli che sono i rapporti tra maggioranza e minoranza.

Avete i numeri, qualche intervento, che io rispetto perché capisco il travaglio che ciascuno all’interno della propria coalizione sta vivendo, anche tra i banchi della minoranza dice che i numeri li avete e li avete ad iosa. Perché procedere, quindi, in questo modo? Perché iniziare dimostrando di non aver alcun rispetto per il Consiglio regionale e dimostrando, ancora, di non aver alcun rispetto per un modo di confrontarsi con la minoranza, con chi dovrebbe rappresentare le altre ragioni, che sia davvero improntato al vecchio modo. Al modo che io ho imparato - onorevole Loiero – quando facevo parte del movimento giovanile della Dc e che lei invece ha praticato per tanti anni ma che sembra ora dimenticarsene. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l’onorevole Vicepresidente della Giunta regionale Adamo. Ne ha facoltà.

Nicola ADAMO, assessore all’economia

Signor Presidente, onorevoli colleghi, penso che sia giusto anche dai banchi del Governo esprimere l’opinione di merito rispetto a questo ordine del giorno che è stato messo in votazione.

Innanzitutto, ringrazio il Presidente per averci dato la parola perché pur essendo in fase di voto ha consentito l’espressione, la manifestazione delle posizioni che in Aula si contano per aggirare le regole. Penso che sia una eccezione dovuta e giusta in questa sede anche se è consapevolezza di tutti quanti noi che far funzionare la democrazia significa farci carico tutti, diciamo, del rispetto delle regole.

Ma mi pare che in una occasione come questa assai importante e solenne per il punto che stiamo discutendo, non poteva non farsi diversamente. Siamo nella fase del percorso costituente rispetto ai punti che stiamo ponendo e quindi vorrei dare atto pubblicamente all’onorevole Presidente del Consiglio della sua disponibilità.

Vedete, lo dico a tutti i colleghi sia di maggioranza che di minoranza, dobbiamo intendere il nostro impegno nel qualificare l’immagine della istituzione, di riprendere la funzione di una dignità istituzionale e di riconoscere la sovranità di quest’Aula : questo può accadere solo se diamo compiutezza al percorso di attuazione del sistema dei principi e delle regole che abbiamo messo in atto.

Non poteva non essere così. Noi diamo compiutezza se attuiamo la nuova Carta costituzionale regionale. E la nuova Carta costituzionale regionale si può rendere coerentemente applicata se accompagnata dal Regolamento.

E’ il Regolamento, la norma di garanzia del funzionamento pluralistico e democratico di quest’Aula. E’ il Regolamento la norma attraverso la quale si esalta la sovranità di quest’Aula.

Abbiamo inteso fare un’apertura di legislatura. Va apprezzato questo sforzo e questa disponibilità, collega Occhiuto. Il Regolamento è quel sistema di norme e di regole che non soltanto garantisce il diritto-dovere ad una maggioranza di governare, ma assicura anche il diritto dovere alle minoranze di fare opposizione.

Noi ci trasciniamo e ci portiamo dietro, invece, nella nostra esperienza una forma di democrazia incompiuta. Nessuno può dimenticare che al di là della responsabilità o del modo come si è diretta quest’Aula o come si è diretto il governo della Regione, pesava un limite nell’esperienza del passato. Il limite, cioè, che la nuova legge di riforma elettorale che ha consentito con pienezza di poteri l’elezione diretta del Presidente della Giunta era in questi anni un momento di squilibrio e di peso che si opponeva ai poteri, alle prerogative del Consiglio.

C’era persino uno squilibrio nel rapporto tra Esecutivo e Assemblea legislativa. Noi questo lo vogliamo evitare e penso che sia stata giusta l’iniziativa dei firmatari del primo ordine del giorno che abbiamo votato, la disponibilità dell’onorevole Presidente della Giunta a dire prima di ogni altro atto, prima di cominciare, le regole.

E su questo mi pare che anche persino la costituzione e la formazione delle Commissioni, la ipotesi di riforma non possono essere intesi come provvedimenti parziali, come pezzi di un ragionamento che invece deve fare sistema.

La seconda questione riguarda il principio della responsabilità soggettiva. Proprio l’altro ieri l’organo di controllo extra giudiziale, la Corte dei conti, ancora una volta ha richiamato la responsabilità della istituzione regionale e dell’amministrazione regionale non soltanto rispetto alla capacità produttiva del funzionamento delle varie articolazioni della pubblica amministrazione.

Ormai siamo abituati, è da più anni che la Corte dei conti inascoltata ci ha richiamato a responsabilità che comportano esosi danni erariali alle casse della Regione per mancanza di regole e per scelte sbagliate.

Noi non possiamo far finta di nulla e se non si comincia oggi secondo il principio della responsabilità soggettiva nel senso che chi governa deve assumersi le proprie responsabilità così come chi fa opposizione deve essere messo in condizioni di controllare, non ce la faremo più.

Abbiamo una corsa contro il tempo che è rivolta innanzitutto alla razionalizzazione del sistema e alla ottimizzazione della spesa perché la grande parte che incide rispetto al funzionamento della pubblica amministrazione regionale è data dal sistema delle partecipate, degli enti sub-regionali, cioè di tutta quella parte che prevede un’assunzione di responsabilità per quanto riguarda, per esempio, le nomine di rappresentanza e di quest’organo e della stessa Giunta regionale.

Come dobbiamo procedere su questo? Badate, noi non siamo animati dal sentimento di correggere atti che potrebbero anche essere evitati perché non sfugga a nessuno di voi il fatto che è deontologicamente poco corretto il fatto che la Giunta regionale che ci ha preceduto si sia assunta la responsabilità con decreti da parte del Presidente della Giunta di adempiere a nomine anche dopo il voto, quando già stava per essere proclamato dalla Corte d’Appello nuovo Presidente della Giunta, l’onorevole Loiero, noi abbiamo dovuto leggere di notizie e decreti che riguardavano nomine e contratti, di affidamento fiduciario per 5 anni.

Non siamo animati dal sentimento di andare a cancellare tout court nomine o… c’è un problema che tutti abbiamo presente e che poi non abbiamo discusso in quest’Aula.

Abbiamo autorevoli esponenti di quest’Aula che hanno compiuto in maniera responsabile intensamente l’esperienza del passato. L’onorevole Gentile, per esempio, è stato sempre consapevole e ne abbiamo sempre discusso del fatto che ad un certo punto i conti si pagano. E quando si somma un contenzioso elevatissimo, dottore Morelli, quando ormai abbiamo decine e decine di ricorsi che si avvalgono del riconoscimento dei danni che scelte della Giunta regionale sono stati prodotti e a questi ricorsi gli organi extra-giudiziali riconoscono il risarcimento di danni per miliardi di vecchie lire, per milioni di euro il problema c’è.

Vi stiamo dicendo invece stamattina – rispettando anche qui le prerogative del Consiglio e della Giunta – facciamo le regole e ovviamente rispettando le leggi per quanto riguarda la materia di nomine e di organizzazione del personale vogliamo rispettare fino in fondo le prerogative di quest’Aula.

Per esempio, ci piacerebbe che si evitasse quanto è accaduto nel corso di questi 5 anni. Non una nomina è stata fatta in quest’Aula e in questo Consiglio. Tutte le nomine sono state fatte – anche quelle di prerogativa di quest’Aula – avvalendosi di poteri sostitutivi o dell’onorevole Presidente del Consiglio o di quello della Giunta.

Sappiamo che tutto ciò comporta il mancato riconoscimento al diritto di rappresentanza della minoranza che le leggi per esercitare il controllo prevedono.

Affermiamo la regola attraverso il principio di responsabilità della Giunta che sia il Presidente della Giunta di fronte ai calabresi ad assumersi le proprie responsabilità per le scelte che fa. Se si fanno scelte positive queste saranno giudicate positivamente e se si fanno scelte sbagliate c’è la responsabilità diretta di dare conto ai calabresi in un percorso trasparente che non può essere quello dei colpi di mano o del dispregio delle regole.

Ho concluso. Se non c’è questo provvedimento il cui ordine del giorno ci si chiede di approvare, tutto diventa più complicato. Ma anche qui in merito, io capisco che l’obiezione è fondata. Se ci fossero state le Commissioni, se avessimo avuto una procedura normale non c’è dubbio che la sede attraverso la quale anche le minoranze si potevano pronunciare nel merito del provvedimento potevano essere più conformi ma nessuno impedisce che a questa esigenza si risponda magari chiedendo all’onorevole Presidente del Consiglio che tra oggi e le altre sedute in attesa della formazione delle Commissioni si convochi la Conferenza dei capigruppo per discutere ed approfondire entrambi i provvedimenti.

Io penso che questi siano provvedimenti che non sono da approvare necessariamente a maggioranza. Dobbiamo fare uno sforzo serio affinché le regole vengano vissute come regole di tutti. Non è una materia di proprietà delle maggioranze di governo.

Le regole sono delle maggioranze e delle minoranze e noi dobbiamo fare uno sforzo da qui all’approvazione nel merito dei provvedimenti per raggiungere una intesa tra minoranza e maggioranza e la sede della Conferenza dei capigruppo può essere quella giusta.

Per cui io concludo con un invito. Il voto di oggi può essere quello di aprire un percorso, non è un voto di decisione di merito. Assumiamoci tutti quanti la responsabilità – maggioranza e minoranza – perché il lavoro dei prossimi giorni fino alla prossima seduta ci consenta di pervenire all’adozione e all’approvazione di provvedimenti che possiamo decidere anche insieme e unitariamente. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Abramo. Ne ha facoltà.

Sergio ABRAMO

Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono d’accordo con l’intervento fatto dall’onorevole Adamo sulla importanza di questa proposta che ci ha fatto oggi l’onorevole Pacenza.

Io non ho la vostra esperienza politica, sono nuovo in quest’Aula, ho solo l’esperienza del mio Consiglio comunale ma credo che si sia fatto un errore oggi, almeno dal punto di vista politico.

Questo documento per l’importanza che ha doveva essere sottoposto, perlomeno, a tutti i capigruppo di maggioranza e di opposizione.

Capisco che oggi la maggioranza non possa tornare indietro sulla decisione di portare nella prossima seduta del Consiglio regionale questa proposta così importante. Io sono venuto qui però per imparare la politica.

Ho imparato un poco in questi anni di politica, come dicevo, da parte dei colleghi sindaci, dal mio Consiglio comunale e credo che questa proposta o quanto meno la cosa più giusta da fare sarebbe stata quella di sottoporla alla firma di tutti.

Allora la mia proposta, senza perdere tempo, perché chi mi conosce sa perfettamente che non amo perdere tempo è quella di sospendere 5 minuti il Consiglio regionale, di riunire tutti i capigruppo e firmare tutti insieme questo documento e quindi stabilire tutti insieme quando fissare la riunione del Consiglio regionale e magari una riunione propedeutica dei capigruppo per stabilire le regole di questo importante documento.

Credo che si sia fatto un piccolo errore al quale possiamo sicuramente porre rimedio.

PRESIDENTE

Non essendoci altri iscritti a parlare purtroppo come lei sa, onorevole Abramo, non è potestà di questa Presidenza poter sospendere una procedura di voto già avviata tanto è vero che lei stesso ha preso la parola per dichiarazioni di voto….

Ha chiesto di parlare l’onorevole Chieffallo. Ne ha facoltà.

Leopoldo CHIEFFALLO

Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche per fare un po’ di chiarezza. Ritengo che una precisazione da parte del gruppo del Nuovo Psi sia necessaria in ordine alla materia di cui si sta discutendo.

Penso innanzitutto - e lo dico ai colleghi che siedono sui banchi della opposizione - che non bisogna guardare alle questioni che si discutono in questo Consiglio regionale con la testa indietro e guardando alle cose del passato. Vanno affrontati i temi e i problemi rispetto alla gravità dei fatti che ognuno di noi ha davanti agli occhi e sui quali è necessario ovviamente con urgenza poter prendere decisioni.

Fermo rimanendo il fatto che da questi banchi l’abbiamo detto e lo confermeremo poi in occasione dell’esposizione del discorso programmatico del Presidente, onorevole Loiero, noi siamo per portare avanti un discorso costruttivo di opposizione seria e qualificata.

Sulla materia nel mentre sono giuste le motivazioni di alcuni colleghi che evidenziano ancora la mancanza del Regolamento entro cui incanalare tutta una serie di attività ordinate del Consiglio regionale noi del Nuovo Psi – lo sanno i colleghi della opposizione così come dovrebbero saperlo i colleghi della maggioranza e mi riferisco al collega Adamo perché in quei tempi non abbiamo avuto molto riscontro nelle nostre posizioni forti – abbiamo sempre detto che gli enti sub-regionali non sono stati gestiti secondo termini di grande efficienza – non dico di trasparenza – all’interno della nostra Regione.

Abbiamo posto questo problema ai colleghi della maggioranza in passato e conseguentemente nel momento in cui questo problema viene posto in termini di forza dalla nuova Giunta regionale all’interno di un discorso organizzativo di una nuova politica nella Regione Calabria non possiamo che essere assolutamente sensibili a problemi come questi e quindi prendere al volo iniziative che tendono al superamento di vecchie logiche che non ci trovavano d’accordo.

Semmai mi meraviglia come in passato i colleghi della maggioranza di oggi, della opposizione di allora, non hanno aiutato questo processo di chiarificazione che portavamo avanti con forza fino a qualche tempo fa.

Per cui ritengo – così come ha fatto il mio capogruppo – di prendere, sia pure una posizione di opposizione, per questo argomento le distanze dai colleghi della opposizione e dire che siamo d’accordo perché su questo aspetto si faccia immediata chiarezza ed ordine e si avvii in termini nuovi un discorso nuovo all’interno di questa legislatura che inizia in buona sostanza da oggi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Dima. Ne ha facoltà.

Giovanni DIMA

Signor Presidente, onorevoli colleghi, trovo assolutamente praticabile l’ipotesi di sospendere la seduta del Consiglio regionale così come ha richiesto il collega Abramo, riunire la Conferenza dei capigruppo presso la Presidenza – come spesso abbiamo fatto in Aula – e trovare quel minimo di sintesi necessaria per poter procedere sui lavori del Consiglio regionale odierno.

E’ inutile che mi dilungo rispetto alle motivazioni di base che abbiamo sostenuto finora. Il collega Sarra ha avuto modo di esprimere fino in fondo le nostre preoccupazioni e i nostri dubbi.

Ritengo che una seduta così importante, la prima grande seduta del Consiglio regionale non possa essere viziata e condizionata fortemente da procedure un po’ anomale rispetto anche a quella che era la tradizione e la consuetudine di questo Consiglio regionale.

Per cui ritengo assolutamente saggio e di grande apertura da parte dei gruppi di minoranza di convenire nel concorso di procedere verso una soluzione o un momento di sintesi e di riflessione.

Mi spiego meglio. C’è stata, Presidente, una proposta del Vicepresidente della Giunta, un autorevole rappresentante del governo, che sostanzialmente rilancia alla opposizione, alla minoranza una ipotesi di accordo per cui trovo naturale e fisiologico trovare un momento di incontro.

Per cui ribadisco la necessità di convocare alla Presidenza i capigruppo. A quel punto trovare un momento di sintesi e in altri termini quel momento di coesione necessaria per non inaugurare un primo Consiglio regionale – quello utile dopo le elezioni dell’Ufficio di Presidenza - con un precedente assolutamente grave.

I numeri parlano chiaro. Una maggioranza estesissima che per certi aspetti è andata anche al di là oggi in Aula da quello che è stato il risultato elettorale, con una Calabria che ha dato al centro-sinistra un risultato elettorale vistosissimo per cui oggi avete anche il consenso abbastanza chiaro nell’opinione pubblica. A quel punto trovo poco edificante per questo Consiglio regionale creare un precedente così anomalo nel contesto di quelli che sono i buoni rapporti tra minoranza e opposizione.

PRESIDENTE

Non essendoci altri iscritti a parlare pongo in votazione l’ordine del giorno numero 1008.

(Interruzione)

Le chiedo scusa, onorevole Sarra, ha già parlato mi perdoni, mi ha chiesto la parola per dichiarazione di voto. Dentro la dichiarazione di voto la richiesta di sospensione non è contenuta. Lei sta votando, il suo intervento è di uno che vota contro. Come mi può dire che non vota? Mi ha capito? Non si arrabbi.

Pongo in votazione l’ordine del giorno numero 1008.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportato in allegato)

(Vivaci proteste da parte dei consiglieri Sarra, Nucera, Vilasi)

Questa Presidenza dichiara che sulla base delle indicazioni unanimi del Consiglio, sottolineata dalla volontà della Giunta alla fine della seduta con i Presidenti dei gruppi al banco dichiariamo che a partire da domani mattina fino al momento del Consiglio, con i rappresentanti dei gruppi ci possiamo considerare conferenza permanente dei gruppi sui punti all’ordine del giorno…

(Vivaci proteste da parte dei consiglieri Sarra, Nucera, Vilasi)

Io sono tenuto a rispettare la volontà dell’Aula. Che nessuno di noi riporti in campo i morti. I morti sono seppelliti, discutiamo dei vivi e discutiamo del confronto dentro quest’Aula.

(Interruzioni continue e vivaci)

Andiamo al punto all’ordine del giorno. Ho detto già che a partire da domani per quanto riguarda questa Presidenza fermo restando che non abbiamo ancora tutti i gruppi costituiti e nemmeno i Presidenti dei gruppi, al di là di questo dichiaro formalmente all’Assemblea che a partire da domani e con la conferenza dei Presidenti dei gruppi al banco, possiamo fare sui due punti all’ordine del giorno la conferenza permanente dei capigruppo.

Cioè discuteremo sia nel Regolamento come si fa nelle Commissioni sia del provvedimento proposto dalla Giunta. Quindi quella proposta che era stata avanzata anche da lei in maniera molto compita e corretta è stata accolta, onorevole Sarra….

(Interruzione)

…il confronto c’è già. Se io le dichiaro formalmente che il confronto ci sarà e per quanto mi riguarda non sarà surrettizio né di mezz’ora ma fino al momento del Consiglio più di questo non posso. Può anche essere insoddisfatto ma io glielo dichiaro formalmente.

(Interruzione)

Onorevole Sarra, lei è bravo sul Consiglio e anche sull’ordine dei lavori. Sono due cose differenti, il Consiglio lo convoca sentiti i gruppi la Presidenza dello stesso. Dall’altro lato le dichiaro che noi lavoreremo perché il confronto sia vero. Non ho detto che fino a quando questo lavoro qualcuno non decida che finisca noi non convocheremo il Consiglio.

(Interruzione)

Mi perdoni, non mi deve… Questa è la sua conclusione ma le chiedo scusa, onorevole Sarra, visto che i termini della questione… non dialoghiamo in Aula le chiedo scusa. Lei ha espresso una sua valutazione negativa col voto. Mi perdoni.

(Interruzione)

Capisco il momento per cui anche se non aveva chiesto la parola. Come vede noi siamo in grado di capire i vari passaggi ed i vari momenti.

Le ricordo prima di dare la parola al Presidente della Giunta per le sue dichiarazioni programmatiche che noi sentiamo i gruppi sui punti su cui l’Assemblea sovrana non ha deciso.

Ricordo che lei e noi siamo subordinati a quest’Aula. L’Aula ha deciso che le due questioni vanno portate all’ordine del giorno del prossimo Consiglio e tutti noi dobbiamo sottostare, democraticamente a questo tipo di volontà.

Contemporaneamente e termino su questo punto, per quanto riguarda questa Presidenza accolgo la volontà unanime del Consiglio che lei ha espresso così chiaramente di un confronto serrato in cui chiunque possa esprimere la sua e possa correggere in maniera che anche il lavoro emendativi in Aula possa avere nella conferenza dei gruppi le correzioni opportune che ci debbano essere.

Detto questo e ringraziando i colleghi per la partecipazione attiva e positiva al dibattito diamo la parola al Presidente della Giunta… al di là dell’alzata di mano, si è fatta la conta le chiedo scusa per la mia distrazione.

Presenti e votanti sono stati 44 consiglieri. Hanno risposto sì 31 consiglieri, hanno risposto no 11 consiglieri, astenuti nessuno.

Questo è l’esito della votazione.

(Interruzione)

Ha ragione è un mio errore. Apprezzo la battuta dell’onorevole Sarra che mi consente di lavorare meglio. Chiedo scusa a lui e all’Aula e purtroppo tra i vari difetti non vedo nemmeno bene. Avevo inavvertitamente – chiedo perdono – tolto due voti ai colleghi che con pari dignità avevano espresso un parere sfavorevole.

Apprezzo l’aiuto che anche su questo mi viene dall’onorevole Sarra.

(Interruzione)

Onorevole Nucera, vuole caratterizzare la sua presenza per questi momenti. Allora che cosa cambia? Le ho chiesto scusa. Ai consiglieri, ai calabresi interessa più una volta sottolineato il mio errore che…

Possiamo ascoltare le dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta? Vi sono 31 voti a favore - vedrò di cambiare gli occhiali perché non vedo bene – 11 contrari per cui in tutto sono 44, come ha sottolineato il segretario consigliere questore verbalizzante della seduta. Siccome non abbiamo votato per appello nominale bisogna fare riferimento alla votazione per alzata di mano. Al momento dell’astensione nessun consigliere - onorevole Chiarella, forse in quel momento pensava di farlo, ma si è distratto – ha alzato la mano.

Poi abbiamo sentito che due consiglieri avevano volontà di astenersi ma siccome non è combaciato perché forse sono andato troppo veloce la votazione è conclusa. Possiamo adesso dare la parola…

(Interruzione)

Sono d’accordo onorevoli Nucera e Sarra.

Approvazione del programma di Governo (articolo 33, comma 4 Statuto)

PRESIDENTE

Adesso si passa alla relazione programmatica del Presidente della Giunta. A lei la parola, onorevole Loiero.

Agazio LOIERO, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, onorevoli colleghi, con la presentazione della Giunta e del programma comincia oggi una nuova legislatura regionale densa di attese e di speranze.

Personalmente, la vivo come ho vissuto da bambino il mio primo viaggio, il cui pensiero martellante non mi permetteva la notte precedente di prendere sonno, tante erano le immagini fantastiche ed i sogni che affollavano la mia mente.

Oggi, rispetto a quel tempo lontano avverto anche i rischi ed i pericoli di questo viaggio. Ma il sogno di riuscire insieme, insieme a voi, a trasformare, a cambiare le cose nella nostra regione prevale sugli stessi rischi e pericoli.

I calabresi hanno inteso premiare la coalizione di centro-sinistra in una misura che ha stupito gli osservatori più attenti, anche chi come me ha sempre creduto in un successo del centro-sinistra in queste elezioni regionali.

Lascio ai politologi le motivazioni e le cause di questa vittoria. A noi resta solo il compito di trarre le conseguenze del risultato.

La prima che mi viene in mente è che la Regione non può accontentarsi di una spolverata d’abito, per lasciarlo con tutti i suoi evidenti rattoppo e con tutte le sue chiazze di unto.

La seconda, persino paradossale, - e mi rivolgo alla opposizione – è che la non ordinaria dimensione della vittoria elettorale consente un rapporto più franco ed aperto con l’opposizione a cui intendo proporre confronti veri, non di maniera, sui grandi nodi regionali.

Primo fra tutti lo stato della nostra maggiore istituzione. Faccio una confessione pubblica: mi atterrisce l’idea che pure circola con insistenza negli ultimi anni nel nostro territorio e fuori di esso di un distacco crescente, profondo, quasi incolmabile tra i cittadini e la Regione Calabria.

Quando si pensa alla nostra Regione si pensa ad un luogo dove sono possibili cose che altrove non sono possibili.

Abbiamo bisogno, davvero, invece, di una disperata ordinarietà.

C’è una sorta di regno dell’anarchia che forse neanche risponde alla realtà ma che comunque così viene vissuto. Basta leggere le relazioni di questi anni della Corte dei conti per rendersene conto, ma basta leggere quello che scrivono i grandi inviati sulle prime pagine dei più grandi giornali italiani. Lo dico senza alcun compiacimento.

Nessun compiacimento intimo, altresì, per le notizie che stanno oggi sui giornali, indipendentemente dalle responsabilità che la magistratura dovrà accertare, che comunque contribuiranno ad offuscare ancora di più l’immagine già deturpata della nostra Regione.

L’idea della Regione che emerge in questi pochi giorni di lavoro è quella di un ente senza storia, senza antefatto, senza alcuna continuità amministrativa.

In una Regione dove si fa una fatica del diavolo a recuperare il pregresso, a stabilire nessi tra le cose, nessi temporali, giuridici e amministrativi, molti atti che pure hanno inciso profondamente nella vita della Regione sembrano non essere mai esistiti e sembrano vivere senza una concatenazione logica.

E’ come se fosse stata per anni adottata una common law oscura, cioè priva dei bagliori della tradizione inglese che ha reso lungo l’arco dei secoli di altissimo profilo il diritto consuetudinario.

A noi dunque spetta il compito di rinvigorire le nostre istituzioni, di conferire loro sostanza e forma, forma e sostanza più accettabili avendo consapevolezza che le due cose, la sostanza e la forma in tale ambito non vanno disgiunte.

Ho molto apprezzato e lo confesso qui nel discorso del Presidente del Consiglio ed in alcune sue dichiarazioni alla stampa la nuova attenzione che intende dare alla forma.

Primo fra tutti il rispetto dell’orario delle sedute. Ricordo che sono spesso quelle considerate le piccole cose, quelle cui in certe zone del Paese si bada poco, a dare forza e vigore agli organismi istituzionali. Un compito che spetta in misura esattamente uguale alla maggioranza e alla opposizione.

Anzi, il rispetto formale delle norme, delle regole è la prima garanzia della opposizione. Le regole sono infatti nate in Inghilterra, in quel Paese che rappresenta la culla della democrazia per arginare, appunto, il potere del sovrano.

Se posso fare un riferimento personale, voglio confessare a questa Assemblea che io ho sempre amato gli inglesi non solo per come hanno saputo teorizzare l’esercizio del comando, ma anche per quella loro attitudine a porre ad esso limiti definiti, argini sicuri e soprattutto per quella loro inclinazione, che è sempre stata culturalmente eccitante, a resistere attraverso il rispetto delle regole al potere costituito.

Sono dunque le regole il primo dei nostri problemi. Poi, naturalmente, vengono gli altri che sono tanti e che nell’ultima legislatura si sono drammaticamente aggravati.

Nel programma che vi consegno credo di averli elencati tutti anche se alcuni rappresentano sicuramente una priorità assoluta.

Ad essi ho tentato, insieme alla coalizione ed insieme ad una schiera di esperti, i professori Cersosimo, Pangallo e Viscomi, che voglio nominare perché resti agli atti di questo Consiglio, di dare una soluzione al mio programma di governo che risponde, ovviamente, ad una nostra visione del mondo e che può pertanto essere anche opinabile, me ne rendo conto.Ma, comunque, intendo sottoporlo anche all’attenzione della opposizione convinto come sono che è spesso la dialettica, il confronto serrato e talvolta il disaccordo più aspro a farci pervenire ad un migliore livello di conoscenza.

Estrapolo in questa sede alcuni passaggi programmatici in questo mio discorso, rinviando l’intera Assemblea alla lettura del programma organico.

Comincio dallo sviluppo, in questo mio non lungo intervento, che considero la base stessa del nostro futuro. Lo abbiamo spiegato mille volte in campagna elettorale, però ci sembra utile ricordare come intendiamo lo sviluppo.

Esso deve poggiare su di un presupposto di intesa tra imprese e forze sociali sindacali, una intesa che rilanci il metodo della concertazione inspiegabilmente abbandonata negli ultimi anni come fosse un rudere, un fossile del passato.

Non sto qui a ricordare il valore della concertazione che in certi territori deboli come il nostro rappresenta più una risorsa per il Governo che per le forze sociali e sindacali.

Una intesa, dunque, tra imprese e forze sociali che trovi nella istituzioni un potere vincolante. Avvertiamo forte il bisogno di una politica che insieme vincoli e favorisca il patto, l’intesa rendendo più appetibile il territorio. Il Governo nazionale dovrà assicurare un clima di sicurezza, senza la quale nessuna impresa è disposta ad investire in Calabria.

Questo è il prerequisito che chiediamo all’Esecutivo nazionale. Se la criminalità organizzata è padrona del territorio – nel senso che impone gabelle e dispensa lavoro ai giovani – costituendosi di fatto in potere parallelo magari più credibile, è non solo alla Regione che sottrae qualcosa ma anche e soprattutto allo Stato nazionale.

Questo della criminalità organizzata è un grande problema : se con il tempo non si elimina o almeno non si riduce in ambiti più fisiologici, i nostri discorsi sullo sviluppo rischiano di apparire vani.

Noi abbiamo intenzione di costituire presso il segretariato generale della Presidenza della Giunta un osservatorio che vigili e studi sul fenomeno della criminalità. Chiameremo personaggi di assoluta qualità a farne parte: studiosi, magistrati, forze dell’ordine.

Il problema della criminalità è reale, amici. Chi vive nella nostra regione – specie in certi territori – sa che è pesante, toglie il respiro e cancella opportunità ma offre anche forti pretesti, attenzione, forti pretesti a quelle forze che conducono da anni un’aspra battaglia anti-meridionale e che riducono l’antica questione meridionale a semplice questione criminale.

La Regione svolgerà il suo ruolo costituendosi parte civile in tutti i processi alla criminalità organizzata e cercando di inserire nei programmi scolastici, in quella parte di propria competenza, modelli educativi che spieghino ai giovani quali e quanti sono i danni che i poteri criminali arrecano al nostro territorio.

Se non si parte da qui, sarà difficile – lo dico con estrema franchezza – dare voce ad una Calabria protagonista del proprio futuro. Una Calabria inclusiva che abbia consapevolezza di sé, che solleciti l’orgoglio dei calabresi, che promuova identità positive come valori intorno al quale costruire un nuovo senso civico, una nuova rappresentazione collettiva. Una Calabria che sia in sintonia con la Carta costituzionale, che ripudi la guerra e sviluppi azioni politiche di cooperazione e di pace con i paesi della sponda sud del Mediterraneo.

Una Calabria con una classe dirigente competente, affidabile e legittimata, capace di costruire un progetto di crescita economica e civile sostenibile, di esprimere un profilo etico credibile, di promuovere ed interpretare la crescente domanda di rappresentanza di genere.

In questa prospettiva, la Calabria non rappresenta tanto un problema da risolvere quanto piuttosto una opportunità per l’Italia e per l’Europa nella nuova divisione internazionale del lavoro, delineata dai processi di globalizzazione.

L’appuntamento ormai prossimo del 2010 che dilata enormemente l’area del libero scambio e la dilata, appunto, qui nel Mediterraneo, deve essere visto come un traguardo al quale la Calabria deve prepararsi in modo attivo e da protagonista.

Le politiche di governo, di governo regionale, dovranno promuovere e valorizzare le risorse territoriali a fini produttivi non solo per intercettare la domanda interna, ma anche quella crescente indotta dalle nuove relazioni tra Oriente ed Occidente e che vedono il Mediterraneo come grande area di sviluppo della nuova Europa.

E’ questa la strada per una Calabria che aspira ad aumentare le esportazioni e che non vuole continuare ad importare oltre i due terzi di ciò che consuma.

La nostra Regione – di tutti qua dentro – deve essere protagonista di un processo di riordino dello Stato nel segno di un nuovo regionalismo. Un regionalismo capace di contrastare l’euroscetticismo e di sostenere un processo di rafforzamento dei caratteri dello Stato nazionale, come Stato unitario e solidale.

Il problema non è il federalismo- su cui non mi soffermo perché voglio essere breve-, non è il federalismo in quanto tale, ma una sua formulazione che impedisca il prevalere di egoismi e di tendenza all’isolamento delle aree più forti del Paese.

Ovviamente, per superare l’esame del federalismo la nuova Regione dovrà essere fondata su una radicale riforma della struttura burocratica ed amministrativa.

Per questo, abbiamo inteso organizzare le competenze e le funzioni amministrative per dipartimenti in modo da garantire il coordinamento istituzionale intersettoriale, la semplificazione procedurale, per rendere trasparenti ed efficaci i procedimenti amministrativi e passare da una programmazione per adempimenti ad una per risultati.

A tal fine si dovrà promuovere un effettivo processo di rinnovamento e riqualificazione professionale della dirigenza regionale ed utilizzare l’istituto della consulenza esterna strettamente finalizzato alla realizzazione di specifici progetti obiettivi.

La Regione deve rivedere integralmente il sistema degli enti strumentali e delle società partecipate attraverso una pluralità di iniziative a più livelli: eliminazione degli enti inutili, razionalizzazione delle attività sovrapposte, revisione sostanziale delle funzioni e delle missioni dei singoli enti o società.

In questi enti il ruolo della Regione deve essere ricondotto ad una funzione esclusiva di programmazione e di controllo mentre deve essere resa del tutto autonoma la loro gestione.

Sotto tale aspetto le Università, il porto di Gioia Tauro ed i centri di innovazione imprenditoriale rappresentano importanti punti di forza da cui partire per invertire la tendenza al declino e per accelerare la ripresa economica della Calabria.

Il sistema universitario con l’ampia varietà dell’offerta formativa e l’elevato numero dei giovani in formazione deve rappresentare sempre più una leva strategica dello sviluppo regionale. Per sfruttare appieno le potenzialità delle Università è indispensabile saldare maggiormente la formazione avanzata con la ricerca applicata e con i fabbisogni che emergono dal mercato del lavoro.

Più in generale l’intero sistema della formazione e dell’istruzione dovrà essere strettamente raccordato con le dinamiche territoriali e con i processi di sviluppo potenziali.

Paradossalmente la condizione di arretratezza relativa della Calabria può rivelarsi una opportunità per favorire il radicamento nei giovani di attività economiche ed imprenditoriali avanzate ad alto valore aggiunto attraverso l’applicazione delle innovazioni tecnologiche e delle ricerche accademiche e non.

La Calabria può candidarsi ad essere una terra di servizi avanzati, a partire dalla valorizzazione dei segmenti innovativi già presenti nell’apparato industriale, nell’agro-alimentare e nel campo delle tecnologie informatiche.

Agricoltura. L’antico comparto, che ci ha fatto compagnia lungo l’arco dei secoli, che ci ha permesso di sopravvivere, deve ammodernarsi in un contesto che favorisca cooperazione e sinergia.

Esiste poi un capitolo: quello dei diritti, che sembra essersi drammaticamente affievolito nella nostra Regione. Anche se pochi se ne accorgono, anche tra chi fa politica, su questo tema delicato la coalizione darà battaglia nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

Esistono diritti universali inalienabili che non possono essere messi in discussione. Penso alla salute, all’istruzione, alla casa, all’assistenza socio-economica. Si tratta di diritti elementari, di cittadinanza, che devono essere garantiti a tutti.

L’intervento pubblico regionale deve essere orientato prioritariamente a soddisfare questi diritti di base secondo princìpi di equità e di pari opportunità per tutti i ceti sociali, garantendo prioritariamente l’accesso alle fasce di popolazione in condizioni di maggiore disagio.

Le politiche sociali regionali vanno ripensate alla luce dei recenti mutamenti intervenuti negli scenari socio-economici nazionali ed internazionali.

Antiche e nuove povertà, processi di immigrazione e di nuova emigrazione, senso di insicurezza sociale, ampliamento dell’area della precarietà a cominciare da quella lavorativa impongono la ridefinizione di un nuovo sistema di garanzia sociale come pre-requisito per avviare e sostenere politiche strutturali di sviluppo e coesione.

Come centro-sinistra assumiamo su di noi ma allarghiamo anche alla opposizione questa opzione : la garanzia dei diritti primari come un dovere morale, coerente con i valori di riferimento della coalizione e dell’Assemblea tutta, con lo spirito di solidarietà sociale che l’alimenta, con l’etica della responsabilità soggettiva. E ci impegniamo a sperimentare e ad attuare forme di reddito minimo ai cittadini e alle famiglie in condizione di povertà anche attraverso strumenti di ridistribuzione del reddito regionale ed interventi di natura fiscale.

In Calabria sono attive numerose associazioni, non sono tutte di centro-sinistra, per nulla. Strutture e organizzazioni cooperative, nuclei significativi di volontariato cattolico e laico, imprese del terzo settore che configurano una importante trama regionale di impegno civile nel campo dell’offerta e dei servizi collettivi che spesso sono sostitutivi di servizi pubblici inefficaci, se non del tutto assenti.

Questa rete va sostenuta ed incoraggiata, rafforzata. La Regione deve stabilire con l’arcipelago del privato sociale spesso animato generosamente da giovani ricchi di idealità e di passioni civili rapporti istituzionali stabili, coerenti, di lungo periodo.

E poi il diritto ad un ambiente sano. Voglio soffermarmi un attimo su questo tema.

La tutela e la valorizzazione dell’ambiente naturale sono condizioni per garantire e salvaguardare il futuro delle nuove generazioni. La difesa dell’ambiente è una esigenza etica e contestualmente una risorsa produttiva.

La politica del centro-sinistra assume l’ecologia e i beni ambientali come valori strategici per la qualità della vita dei calabresi, per la qualità dei processi di sviluppo, per la qualità della convivenza civile.

La valorizzazione dei valori ambientali necessita di organiche politiche e strumenti di incentivazione incentrate su specifiche misure di fiscalità ambientale, sulla realizzazione di moderne infrastrutture eco-compatibili, su norme legislative di contrasto dell’abusivismo e di rifiuto della cultura del condono, su azioni di cura, recupero, manutenzione e valorizzazione del territorio dei beni ambientali e culturali anche al fine di elevare la qualità dell’offerta e dell’attrazione turistica regionale.

Il giudizio negativo sul ponte sullo Stretto di Messina è in questo senso tutt’altro che una chiusura alla innovazione. La priorità assoluta è la riqualificazione del sistema infrastrutturale esistente e della sua integrazione funzionale.

Due parole, infine, sul decentramento.

Abbiamo detto in campagna elettorale che l’avremmo realizzato fin da subito. Vogliamo mantenere l’impegno, la Calabria ha bisogno di una Regione più snella e più articolata.

La Regione non può continuare ad essere una istituzione pesante, gonfia di competenze amministrative, gestionali e finanziarie. La Regione deve decentrare competenze, poteri e risorse. Risorse finanziarie e gestioni.

La nostra Regione ha bisogno di nuove architetture istituzionali, di nuova governance, ha bisogno di disegni istituzionali più moderni, policentrici. Ha bisogno di nuove complementarietà istituzionali tra Regione, province, comuni, comunità montane e autonomie funzionali.

La Regione, infine, deve diventare una istituzione focalizzata sulla programmazione e il controllo delle risorse, sull’elaborazione di macro progetti e programmi di sviluppo, la cui realizzazione deve vedere protagonista a pieno titolo in una prospettiva di sussidiarietà gli enti locali e territoriali e laddove è possibile i soggetti privati del non-profit.

Nella nostra concezione, il decentramento è soprattutto un’architettura istituzionale integrata ai criteri di organizzazione e funzionamento.

Insomma, la Regione programma, controlla e valuta anche attraverso un sistema organico e limitato di legge, mentre la gestione e la realizzazione dei progetti relativi alle risorse finanziarie dovranno essere attribuite soprattutto ai soggetti pubblici sub-regionali e ai privati coinvolti.

Fatto tutto ciò, la Calabria davvero – mi avvio alla conclusione – deve avviare ed implementare reti. Reti infra-inter-regionali tra istituzioni e tra queste e i privati.

La Calabria ha più bisogno di altre regioni di reti perché è molto piccola e per di più frantumata, divisa, parcellizzata. Ha bisogno di reti di relazioni per unire le forze per fare sistema, per conseguire massa critica e potere contrattuale.

In questo quinquennio – questo lo voglio dire con franchezza ed è l’unica critica forte che faccio – il centro-destra calabrese ha lavorato contro, ha prodotto lacerazioni, ha diviso i soggetti istituzionali e sociali, ha spezzato tessuti relazionali.

Anche per questo la Calabria è andata indietro.

Tocca a noi tutti ricostruire trame spezzate, ricomporre le coalizioni, incentivare l’aggregazione. Bisogna favorire in primo luogo le reti orizzontali, i legami territoriali ed è necessario che i comuni dialoghino molto di più tra di loro, che facciano sistema locale progettando e gestendo servizi comuni. Che insieme abbiano rapporti sistematici col sistema produttivo e con gli altri soggetti locali.

Bisogna, però, favorire anche nuove reti verticali, tra la Regione e gli enti locali. Tra la Regione e lo Stato centrale, tra la Regione e l’Unione europea. La rinascita della Calabria è possibile solo dentro un quadro di politiche pubbliche europee nazionali e regionali, coerenti tra di loro e finalizzate allo sviluppo.

Quindi la solidarietà. La Calabria è storicamente una regione di grande solidarietà. I calabresi sono un popolo generoso, avvezzo all’altruismo, temprato all’ospitalità e all’accoglienza umana.

La solidarietà è un valore faro della nostra azione politica e sempre più dovrà esserlo in futuro. La solidarietà non è incompatibile con lo sviluppo, al contrario non c’è sviluppo sostenibile senza solidarietà, senza legami umani, senza relazioni con l’altro.

Negli ultimi anni i neo conservatori liberisti del nostro Paese hanno contrapposto la solidarietà all’efficienza, l’equità alla produttività accecati dall’ossessione della difesa della massimizzazione del profitto.

I liberisti hanno trascurato che la crescita economica fine a se stessa implica rotture sociali, divaricazioni territoriali, distruzione di capitale sociale, allargamento delle fasce del disagio e della povertà.

La non solidarietà comporta elevatissimi costi sociali. La nostra idea è che solidarietà ed efficienza debbano intimamente convivere e rafforzarsi reciprocamente, fertilizzarsi in modo incrociato.

Per noi lo sviluppo non è uguale alla crescita indifferenziata della ricchezza monetaria, ma lo sviluppo al quale noi puntiamo è diffusione del benessere sociale, incremento dei redditi, ma anche riduzione delle disparità sociali. Maggiore efficienza economica ed aziendale ed anche ampliamento della base occupazionale.

Livelli più alti di produttività ma anche aumento dei diritti universali di cittadinanza e il rafforzamento della democrazia.

Mi avvio davvero alla fine non senza aver toccato – sia pure a volo d’uccello – il tema delle grandi infrastrutture, delle grandi incompiute.

Per la Calabria è necessario procedere ad una riprogrammazione della spesa assumendo delle priorità e privilegiando nel breve e medio termine le seguenti tipologie di opere.

Le voglio dire tutte puntigliosamente: opere in avanzato stadio di realizzazione, opere già finanziate o la cui progettazione risulta definitiva o esecutiva; opere dichiarate in variante; opere volte alla chiusura di maglie infrastrutturali strategiche; opere di raccordo tra nodi strategici e reti primarie, opere finalizzate alla integrazione di rete.

Penso alle dighe - e lo voglio dire qui a Reggio Calabria - che per motivi oscuri non si riesce a portare a termine da decenni, mentre l’acqua si avvia ad essere il petrolio del millennio appena iniziato. Penso ad uno dei due o tre sogni che coltivo da quando sono diventato Presidente o forse ancora da prima.

Il sogno di completare tutte le dighe, a cominciare da quella sul Menta che permetterebbe di dare l’acqua in forma stabile alla città di Reggio Calabria.

Permettetemi per un attimo solo questo riferimento personale, questa è una città che mi ha sempre votato con generosità offrendomi una fiducia e un incoraggiamento che andavano ben oltre i miei meriti.

Ho finito davvero. Mi piace chiudere questo mio intervento in Aula con un augurio di buon lavoro al Presidente Bova e a tutti voi e con il ricordo di un padre nobile della storia americana.

In questa legislatura che si avvia ad essere per molti motivi una legislatura costituente non solo per l’adozione del nuovo Statuto – che intendiamo, ovviamente, migliorare – ma anche perché tutti in Calabria avvertono la necessità di ricominciare, di mollare gli ormeggi per un nuovo viaggio.

Mi piace dunque ricordare le parole pronunciate da George Washington nel 1787 alla Costituente di Philadelfia e che qui faccio mie “alziamo una bandiera intorno alla quale possano ritrovarsi tutti gli uomini saggi ed onesti, indipendentemente dall’appartenenza politica. Il resto è nelle mani di Dio”.

(Applausi)

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Nucera, ne ha facoltà.

Giovanni NUCERA

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta regionale, signori consiglieri, a voi di antica frequentazione in quest’Aula rivolgo un saluto di ben tornato, ai nuovi arrivati un augurio di buon lavoro.

Certo, parlare dopo la suggestiva esposizione del programma del Presidente della Giunta regionale – dalla Calabria attesa, fra le altre cose – riempie un po’ più di emozione questo mio intervento, proprio perché anch’io mi appello a quel senso di responsabilità che ognuno di noi deve avere stando nelle istituzioni, a quel senso del dovere su cui i calabresi hanno puntato, indipendentemente dalla collocazione all’interno della geografia politica, perché i problemi vecchi e i problemi nuovi della Calabria sono sempre lì ad attendere risoluzioni.

Certo, signor Presidente del Consiglio, se avessimo ascoltato subito le dichiarazioni del Presidente Loiero, avrei aggiunto di avere scorto nelle sue parole un senso forte e profondo di umiltà e partecipazione del Consiglio, un richiamo accorato ad una fattiva ed operosa collaborazione tra maggioranza e minoranza, tra uomini eletti, tra persone che al loro interno hanno storia, cultura ed anche intelligenza.

Purtroppo, Presidente Loiero, quell’“incidente” che ha già caratterizzato l’andazzo di come si vogliono impostare i lavori di questo Consiglio regionale, non giova alla causa, né – ho parlato di suggestione prima – il senso di raccoglimento dei toni umili che lei ha usato nel proferire messaggi di speranza per questa regione, mi spingono da subito a poterle aprire un varco di disponibilità, di accoglimento, un senso di partecipazione e – perché no? – un invito alla condivisione.

Lei ha detto di aver vissuto notti da incubo per il modo con cui questa Calabria dovrà essere gestita, le stesse notti che viviamo noi giornalmente, quando, alzandoci, cerchiamo di tener desta la nostra attenzione sulle tante voci che arrivano dalla nostra terra, già da subito, già dal 4 di aprile e, purtroppo, i presupposti su cui si pone la nostra convinzione non sono quelli che, invece, danno sintonia alle cose che lei ha detto, perché, per esempio, leggiamo sulla stampa alcune dichiarazioni di suoi assessori che stridono profondamente col senso della partecipazione, dello sviluppo, della solidarietà. Abbiamo letto, infatti, che autorevoli componenti della sua Giunta non si sa perché prima gridano “al lupo, al lupo, le autonomie sono mortificate, i territori non sono presi dalla stessa considerazione” e, d’incanto, forse perché l’incubo di quella notte è passato, la mattina ci si risveglia e non si sa su che cosa si gridava, su quale sonnellino piacevole si è distratta l’attenzione di chi in quel momento gridava.

E, ancora di più, non capisco le esternazioni – che vengono sempre riportate dalla stampa, per l’amor di Dio – che contraddicono un po’ alcune posizioni, quali per esempio quelle sulla forestazione: non riusciamo a capire se i forestali sono molti o pochi, non riusciamo a capire quale politica effettiva per questo settore si vuole porre in essere, dal momento che non si pensa e non si ragiona su quale strategia complessiva in questo settore si vuole porre in evidenza.

Ancora, leggiamo oggi, sulla stampa, che lei ha accolto i sindacati. Io mi chiedo se il rappresentante regionale della Cisl, tale Cubello, era presente, se era al tavolo della trattativa o meno perché, dalle cose che abbiamo letto, non ci pare che questo spirito di concertazione sia stato esaltato.

Ma lei è un uomo di esperienza, navigato, che sa che il rapporto di recupero con la politica lascia sempre spazi enormi per poter riaprire un dialogo e un confronto diverso, senza i presupposti che fino a questo momento hanno caratterizzato il rapporto fra maggioranza e minoranza. E noi lo sappiamo, perché ognuno di noi conosce la storia dell’altro, conosciamo anche la sua storia, signor Presidente, una storia che viene da lontano, che ha avuto radici e – perché no? – il tronco poggiato sullo stesso tronco dove anch’io mi sono formato, dove il mio raggruppamento politico con orgoglio rivendica di aver avuto la sua formazione. Abbiamo una matrice ideale, culturale, filosofica che trova espressione e ragione in quei grandi valori del cattolicesimo democratico e ad essi ci ispiriamo, abbeverandoci alla stessa fonte.

Lei ha fatto un richiamo alla democrazia inglese. Io no: a quella inglese fatta di comando e di gestione del potere, preferisco la democrazia dei greci (Platone, Aristotele), ma la preferisco non solo per un appartenenza territoriale, perché provengo dai territori che fecero grande la Calabria all’epoca della Magna Grecia, ma anche per un senso profondo di partecipazione democratica e di sentimento continuo al rapporto della dialettica del confronto e della partecipazione in democrazia, senza esclusioni da nessuna parte.

Ecco, su questa base possiamo accogliere il suo appello, di una minoranza attenta, disponibile e propositiva in questo Consiglio e la nostra disponibilità, la nostra attenzione, la nostra proposizione già la rendiamo nota.

Non è tutto “dissestato”, come qualcuno ha voluto definire in un ordine del giorno approvato la questione della Calabria; in questo Consiglio regionale, in quest’Aula, si sono maturati momenti di grande partecipazione democratica, dove maggioranza e minoranza, dove anche maggioranze trasversali, in positivo, hanno determinato momenti di trasformazione del tessuto sociale del nostro territorio con l’approvazione di leggi autorevoli e importanti.

Certo, non tutte quelle leggi hanno trovato piena attuazione, alcune sono state avviate in maniera più o meno timida, altre non hanno trovato ancora piena attuazione, altre ancora chiedono conferma immediata. Il compito è vostro e noi su quelle leggi, signor Presidente, saremo vigili e attenti. Non tutte le leggi sono valide e buone per l’eternità; ci sono leggi che devono essere sicuramente aggiornate alle esigenze dei tempi, ma sono leggi che, in ogni caso, richiamano a quel senso di partecipazione, di democrazia, di reale coinvolgimento cui lei ha chiamato, appellandosi alla gestione dei territori e delle autonomie locali.

Sì, abbiamo la legge sul decentramento che necessita di essere maturata, e questa è una conquista della scorsa legislatura, ci siamo battuti e confrontati. Ricordo l’ingegnere Morrone, che è stato un attento osservatore e ha seguito quella legge nel modo dovuto.

Bene, e il senso dell’invito che lei ha lanciato lo verificheremo sulla capacità che questa maggioranza e questa Giunta avranno nel riconoscere e nel dare le deleghe alle autonomie locali, ma deleghe reali, non fittizie. Noi siamo lì ad attenderla, signor Presidente, non con lo sguardo di chi aspetta che qualcuno sbagli affinché si possa attaccarlo, ma in quel rapporto di reale partecipazione delle autonomie che sono il fulcro vitale della nostra popolazione, che sono l’essenza viva su cui basare un’economia di sviluppo dove si può guardare e puntare ad una Calabria diversa e migliore.

Certo, è una Calabria che deve vedere al primo punto – e qua sono d’accordo con lei, mio caro Presidente – la sicurezza, che diventa uno dei temi fondamentali della nostra regione che – ahimè – è stata palestra di confronto, e non basterà mai il tempo che si lega a questi temi, per altre legislature che si sono succedute. Un cancro che si annida nella nostra società e che abbiamo il dovere di tenere costantemente sotto osservazione. E qui mi viene da pensare subito a tutti quegli amministratori, a tutti quegli onesti e laboriosi cittadini che, ovunque, nelle loro attività giornalmente mettono in pericolo la loro vita, la sicurezza dei propri familiari, la sicurezza dei posti di lavoro e così via, per tentare di dare un senso allo sviluppo di questa nostra realtà e di questa nostra società.

Rivolgo da subito – l’ho fatto personalmente, lo faccio anche ufficialmente a nome del gruppo dell’Udc che rappresento – le nostre più vicine affettuosità alla dottoressa Lo Moro, che vogliamo invece vedere più che mai determinata nell’affrontare i problemi della sanità calabrese che, purtuttavia, rispetto al passato, non si trova nello stato nel quale molte e spesse volte si dice che sia. Sì, è una sanità debole, su cui si deve intervenire, che deve essere ripresa e riprogrammata in tanti e tanti settori, ma è una sanità che la scorsa legislatura ha avuto approvato – per la prima volta nella storia di questa regione – una legge, il Piano sanitario regionale che, per quanto possa essere modificato, purtuttavia diventa un momento di confronto e di dibattito, cosa che in passato non c’era, assessore Lo Moro.

Pertanto, non vediamo in ogni angolo disastri, abbassiamo anche i toni delle nostre dichiarazioni, che servono a far crescere il senso della partecipazione e della responsabilità non solo nel rapporto fra di noi e nei partiti, ma anche nel rapporto con il cittadino, perché da una parte non c’è il male, dall’altra non c’è il bene, nel male e nel bene abbiamo il dovere di trarre e puntualizzare le cose che dobbiamo assolutamente verificare e rendere operative per la nostra regione. E il Piano sanitario regionale è un elemento vivente, è un fatto vivo, non da difendere, ma da attuare: proviamolo, diamo concretezza, modifichiamolo, siamo qui pronti e a raccogliere tutte le istanze che vengono in un tavolo di confronto e di concertazione con la società e anche con la minoranza all’interno del Consiglio regionale.

Ecco, questo è l’appello al senso di solidarietà, mi auguro, che noi dobbiamo cogliere e che il Presidente ha voluto lanciare, altri appelli non ne conosciamo. Se c’è un confronto alto da tenere, questa è la palestra giusta nella quale confrontarsi, non altre sedi, ed è in questa palestra che dobbiamo consumare gli atti veri della democrazia, della partecipazione e dell’essere, sì, identità positiva per questa Regione, perché oggi, purtroppo, l’opinione pubblica ciò che coglie all’esterno non è il rapporto dialettico che matura, ma è l’accomunare, tutto quanto, in una indistinta unità le singole posizioni. Noi, invece, abbiamo il dovere di creare le differenziazioni e le sintesi fra le parti, di creare non un unitarismo, ma diversificazione nel concetto di quella che è la migliore proiezione che noi possiamo avere.

Presidente, lei ha fatto richiami alla funzione della Calabria nel Mediterraneo, nel mondo, nei rapporti. Lo Statuto ha indicato e ha scritto articoli e momenti belli della nostra partecipazione e della nostra democrazia. Purtuttavia, noi la metteremo alla prova, saremo i creatori di un momento di confronto, di pungolo, di attenzione su questo terreno. E’ inutile, oggi, lasciarci andare a dichiarazioni che non colgono il senso.

Programmazione per risultati: siamo qui, pronti a raccoglierli a piene mani, ma mi guarderei bene dal trasformare ciò che deve essere una dichiarazione di intenti e di volontà in epurazioni, ché molte volte si sente anche parlare di volontà di cambiare tutto, come se tutto fosse un qualcosa di indefinito, come se la classe dirigente di questa Regione, come se i funzionari, i dirigenti, gli operatori, gli impiegati della Regione fossero piume al vento e non esseri umani. Noi abbiamo il dovere del rispetto delle funzioni istituzionali di ognuno e, se ci sono sacche – e sempre, storicamente, ci sono state – di figure e personaggi o di spezzoni e segmenti che all’interno dell’istituzione non reggono, non hanno retto e non reggeranno, allora sì che si procede, nei limiti della legge, a quello che può essere un normale avvicendamento delle posizioni. Ma guai a vedere tutto questo come una sorta di repulisti generale! Non premierebbe nessuno e non darebbe giustizia a nessuno.

Questa è la stagione dei diritti che noi vogliamo trionfi in questa legislatura, dei diritti affievoliti, che noi cerchiamo di portare avanti costantemente e lo abbiamo fatto come gruppo dell’Udc durante la scorsa legislatura, senza fare sconti neanche alla maggioranza, signor Presidente: siamo stati tenaci e determinati, laddove si è trattato di guardare all’interesse dell’uomo, la persona è stata posta al centro del nostro dibattito, la persona nella sua individualità al centro della nostra azione politica.

Abbiamo approvato una legge sulla famiglia che più autorevoli commentatori di welfare hanno definito come una legge avanzata e che necessita di ulteriori finanziamenti proprio per le aspettative positive che la legge ha posto in essere nella sua approvazione, che necessita di un adeguato finanziamento e che noi subito, già dal prossimo bilancio, vi chiediamo di adeguare a quelle che sono le necessità.

Lei ha parlato di una politica inclusiva. Noi abbiamo approvato la legge sul volontariato, la numero 23 del 2003, una legge bellissima, per certi aspetti, che necessita, sì, l’attenzione alle classi meno abbienti: qui la necessità di recuperare in un rapporto con la società, con le associazioni di volontariato, con tutto quel terzo settore a cui noi abbiamo guardato con estrema attenzione, un’operazione concreta di recupero sul piano dei servizi sociali.

Ecco, signor Presidente, su queste cose noi speriamo, ci auguriamo di averla non come interlocutore differenziato, ma all’unisono, proprio per quell’appello alla cultura comune a cui ho fatto prima riferimento.

Certo, io non sto qui oggi a contestarle, per esempio, la sua affermazione – l’ha detto sicuramente così, senza il giudizio negativo – sul ponte di Messina. Lei può esprimere il suo giudizio, anch’io sono in parte d’accordo con lei quando sostiene la necessità di creare le infrastrutture a monte e a valle rispetto a Scilla, Cannitello e via dicendo, però su questo non so se lei l’ha concordato o meno con l’ingegnere Misiti, perché la sua coalizione è quella dell’unità, l’Unione si chiama. Io non so cosa ne pensi Misiti di questo no così deciso, così perentorio al ponte di Messina, ma spero di chiamarlo oggi, sentire se c’è stato un ripensamento di idee e di opinioni da parte del comune amico ingegnere.

Così non so, per esempio, cosa ne pensi l’Università, che più volte si è espressa su questi temi, ma questo appartiene ad un dibattito che sicuramente in futuro sarà ripreso e portato in quest’Aula. Intanto, però, le contraddizioni ci sono, si segnano, si appalesano.

Così come, per esempio – sarebbe bello, proprio perché lei ha fatto un riferimento bellissimo a quella che deve essere la matrice, la cultura, l’idea ispiratrice per quanto riguarda anche la gestione, sul piano economico, della visione che dobbiamo avere di questa Regione sul piano regionale, e noi non siamo liberisti, onorevole Loiero, lei lo sa, ma non siamo neanche collettivisti; per noi l’economia di mercato ha un senso se l’inseriamo in quella cultura di solidarietà a cui ci appelliamo costantemente nei nostri richiami – io non so come lei farà a conciliare antichi vizi (non so se oggi questi antichi vizi sono diventati virtù, ma vorremmo scoprirlo nel corso di questi mesi) rispetto a quanti, nella scorsa legislatura, sostenevano un’idea collettivista della gestione di molte attività imprenditoriali della nostra regione; rispetto a quanti, per esempio, professavano un’idea marcata di una gestione pubblica di alcuni beni, privando qualsiasi iniziativa alla iniziativa libera, privata, tutelata fra l’altro dalla nostra Costituzione e che il nostro Statuto ha richiamato e ha fatto proprio nella dimensione in cui lo apprezziamo e lo vogliamo, perché lo Statuto è stato frutto di un confronto serio e reale all’interno di questo Consiglio regionale.

Ecco, la politica delle dighe: chi fu l’assessore alle dighe in questa Regione, se non l’assessore che ho citato prima e che oggi sta dall’altra parte del Rubicone? Probabilmente la diga lo ha portato giù, verso nuovi e altri territori!

Avrei tante altre cose da dire, ma non voglio dilungare questo mio intervento che – come dicevo – è tendente a porre, già da subito, un chiarimento di fondo, che è il chiarimento di quanti pongono all’attenzione – ed io fra questi come cittadino calabrese – del Consiglio regionale un’aspettativa, sì, di mettere la vela, quella a cui lei si è appellato quando ha voluto scomodare il congresso di Philadelfia nella nascita della Repubblica degli Stati Uniti d’America, giovane democrazia a cui ci siamo tutti quanti ispirati nei nostri discorsi. Anche noi vogliamo mettere la vela verso lo sviluppo vero ed integrale.

Ripeto – e confermo –: accolgo l’umiltà delle sue affermazioni, saremo vigili, attenti e – perché no? – critici, spesse volte critici, perché il confronto delle idee favorisce la democrazia e crea sviluppo, ma non si aspetti da noi quello che non potremo sicuramente dare, se non in questo rapporto dialettico e democratico.

PRESIDENTE

Parecchi colleghi hanno fatto richiesta di un’ora di sospensione. Mi consento di sottoporla all’Aula. Se viene accolta – e vedo cenni positivi – sono - al mio orologio - le 13,50, riprenderemo alle 15,00, puntualmente – se siamo d’accordo –, un’ora e dieci minuti di sospensione.

La seduta è sospesa, riprenderà alle ore 15,00.

La seduta sospesa alle 13,46 è ripresa alle 15,07

PRESIDENTE

Se i colleghi prendono posto, diamo la parola all’onorevole Fedele.

Luigi FEDELE

Presidente, la ringrazio per avermi concesso la parola. Del resto, noi che siamo della vecchia guardia siamo abituati anche a vedere l’Aula in queste condizioni, quindi non ci scandalizziamo; ci dispiace, ma purtroppo ne prendiamo atto. Presidente, c’è lei, che è il massimo garante, c’è il Presidente della Giunta e gli altri colleghi, quindi sicuramente posso iniziare questo mio breve intervento.

Vorrei partire dalle ultime parole della relazione del Presidente Loiero, quando ha citato quel motto: “alziamo la bandiera”, la bandiera - in linea di massima - è un segno di unità, di libertà e, Presidente Loiero, mi consenta e non me ne voglia, Presidente Bova - lo ha detto anche prima di me il collega Nucera nel suo intervento, con molta franchezza -, ma mi sembra che non abbiamo iniziato con il piede giusto all’interno del Consiglio regionale, con quella approvazione frettolosa e senza rispetto per l’opposizione. Qui mi rivolgo anche al collega Bova perché lui, in questi cinque anni, si è più volte erto a garante – giustamente - dei diritti della maggioranza ed anche dell’opposizione, non solo in Consiglio regionale - dove ho avuto modo di seguirlo con più attenzione, essendo allora il Presidente -, ma anche in Commissione dove, più volte, assieme ad altri colleghi ha detto: “Non andiamo avanti con scorciatoie”, e quella di oggi non è una scorciatoia, è proprio un taglio netto!

Mi permetto di dirle queste cose perché, essendo stato anche – come ricordavo – Presidente del Consiglio regionale, da questo punto di vista abbiamo cercato, quando qualche tentativo c’è stato – ed io non dico che non c’è stato – anche da parte della maggioranza, negli anni passati, di garantire che ciò non succedesse.

Oggi devo dire che questa iniziativa ci ha lasciato un po’ perplessi. Tra l’altro, sul primo punto, riguardante il Regolamento, io per primo ho sostenuto quello che ha detto l’onorevole Pacenza, avendo già portato noi, nella passata legislatura, il Regolamento in Consiglio e non barando - Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta - sulle procedure, altrimenti avremmo dovuto dire che era un provvedimento già scaduto, che quando finisce la legislatura tutti i provvedimenti decadono - anche se questo è un atto amministrativo -, si potevano dire tante cose. Non le abbiamo dette perché ci rendiamo conto che c’è la necessità di approvare un Regolamento, di formare le Commissioni, per la attuale maggioranza, che noi rispettiamo sia perché ha vinto le elezioni, sia perché in Consiglio regionale dobbiamo rispettare anche il mandato che gli elettori hanno dato, però voi dovete anche rispettare le nostre prerogative e mi auguro che questo non succeda un’altra volta, anche se nella Conferenza dei capigruppo - di cui si accennava prima - credo ci possa essere ancora modo di recuperare, Presidente Loiero e Presidente Bova, accelerando al massimo. Qui sicuramente ci sarà il nostro impegno, ma non con queste scorciatoie che, Presidente Loiero, i colleghi dell’opposizione nella scorsa legislatura, seduti in quei banchi, tutti all’unisono hanno più volte impedito che si utilizzassero –dico giustamente – e poi non sono state utilizzate.

Quindi, da questo punto di vista, mi auguro ci sia un maggiore rispetto, non personale, certamente, ma per le regole e per l’andamento di questo Consiglio, proprio per richiamarsi a quello che lei diceva alla fine:“alziamo la bandiera, alziamo la bandiera”.

Lei ha fatto un discorso molto ampio, di larga portata, di grandi vedute, del resto ho sempre sostenuto - anche in campagna elettorale - che tutto si può dire dell’onorevole Loiero, tranne che non sia un politico esperto e navigato - nel senso buono, non cattivo del termine, tra l’altro ci conosciamo anche personalmente da vecchia data. Però, nel discorso ha parlato di tanti argomenti - poi ci rifaremo anche alla relazione che ci ha inviato, perché è più corposa -, dicendo cose che tutti potremmo dire, perché le condividiamo, ma poi non ho capito bene - forse io - quale può essere l’approccio, quale vuole essere il vostro modo di affrontare e risolvere questi problemi che lei ha citato.

La criminalità: sicuramente questo è un tema che riguarda tutti, questo Consiglio regionale l’ha affrontato più volte, sia dentro il Consiglio che fuori, e all’unanimità – ci tengo anche a ribadirlo – perché questo è un tema che riguarda tutti e sul quale non dobbiamo fare sconti a nessuno. Su questi temi stia tranquillo che anche l’attuale opposizione sarà al suo fianco, parlo per me, ma sono sicuro di interpretare anche il pensiero degli altri colleghi.

A questo proposito, anche un breve inciso, voglio salutare ed essere vicino all’assessore Lo Moro per le vicende che la stanno interessando.

Dicevamo, la criminalità. Ma ho sentito parlare di sanità, però poi come intervenire su questo settore non ho ancora sentito.

Lavoro, occupazione: certo, non sono temi facili. Noi in parte abbiamo fallito, tanto che l’elettorato ci ha bocciato, noi lo accettiamo, ma avrei voluto anche che da parte sua ci fosse stato un indirizzo, un qualcosa, come dire: “noi intendiamo affrontarlo in questo modo”.

Ha toccato – dicevo – tanti temi, tra l’altro anche quello che ricordava il collega Nucera: il ponte sullo Stretto. In questi giorni abbiamo letto sulla stampa di autorevoli esponenti dell’attuale maggioranza e – se mi consente – anche della sua Giunta che, senza ombra di dubbio, hanno detto il loro punto di vista - che non è nuovo -: “Noi siamo proprio contrari al ponte sullo Stretto”. Io vorrei comprendere con chiarezza questa attuale maggioranza, perché – per carità –, come ho sempre sostenuto, io sono favorevole al ponte sullo Stretto, perché credo che sia un’occasione di grande sviluppo per il Sud, per la Calabria in genere, ma collegato con il rinnovo delle infrastrutture, autostrade e ferrovie sicuramente. Altri hanno idee diverse che io rispetto, ma vorrei che ci fosse un po’ di chiarezza nell’attuale maggioranza, che si dicesse veramente cosa si pensa su questo punto, perché non c’è niente di male a pensarla diversamente - ci mancherebbe pure - però quando poi alcuni esponenti dicono una cosa, altri ne sostengono più o meno larvatamente altre, a questo punto i cittadini hanno il diritto di sapere quali sono le idee, le iniziative che vuole portare avanti l’attuale maggioranza ed in modo particolare il governo di questa Regione.

Ha parlato di infrastrutture incompiute: su questo siamo d’accordo con lei. Certo! E se, su questi temi, riusciremo a dare un’accelerazione e ci sarà bisogno anche del nostro sostegno, perché no? Questo non è inciucio, sicuramente non ci sono inciuci quando c’è bisogno di sostenere iniziative che vanno nell’interesse generale di questa nostra regione e dei nostri corregionali; per carità, non ci scandalizziamo né si scandalizzeranno sicuramente i calabresi.

Quindi, su questi temi sicuramente sì, a cercare di portare avanti, di ultimare queste incompiute che, purtroppo, sono tante nella nostra regione, infrastrutture anche di grande portata e di grande livello, come lei ha citato (strade, ma perché no?, le dighe sicuramente).

Poi, riguardo la sanità – dicevo prima – leggevamo sulla stampa nei giorni scorsi sempre di autorevoli esponenti del vostro Governo che hanno detto a chiare note, senza mezzi termini, senza ripensamenti, “aboliamo subito il ticket”. Il ticket, è vero, la maggioranza e la Giunta di centro-destra lo ha inserito in un momento difficile di questa Regione, quando i fondi erano quelli che erano. Se adesso le cose sono cambiate – e mi auguro che lo siano – perché no, aboliamolo, noi siamo i primi a sostenervi in questa iniziativa se ci sono le condizioni. Autorevoli – ripeto – esponenti della Giunta – non certamente l’assessore alla sanità – e di questa maggioranza hanno sostenuto sulla stampa, senza mezzi termini, che il ticket va abolito. Io vi dico che noi siamo per abolirlo perché, caro Presidente Loiero, quando qualche collega stava seduto su quelle poltrone qualche mese fa e diceva queste cose, era facile dirlo, poi usciva sulla stampa che l’onorevole ics-ipsilon voleva abolire il ticket. Adesso lo dico io, sì, dico “aboliamolo questo ticket se non serve; se è un balzello in più per le casse dei nostri concittadini”, perché no, noi ci saremo a sostenervi in questa iniziativa.

Ancora riguardo – l’ho letto anche sulla stampa in maniera larvata, velata – la Giunta regionale, noi dal primo giorno abbiamo lamentato questa eccessiva presenza - a dire il vero non solo noi, anche esponenti della sua attuale maggioranza, anche assessori - numerica di assessori della provincia di Cosenza rispetto alle altre province, e non dico solo per Reggio Calabria che ha due assessori, anche se con deleghe minori, ma anche Vibo, Crotone.

Ho apprezzato anche nel suo intervento, quando ha detto “mi farò garante dello sviluppo di tutta la regione”. La conosco come persona seria, quindi non ho dubbi su questo, però un lapsus in quel momento credo che l’abbia fatto perché - conoscendo la persona, solo un lapsus può essere stato - in conferenza stampa ha detto: “abbiamo puntato non sulla territorialità, ma sulla qualità”. E’ stato un lapsus, ne prendo atto…

(Interruzione)

Non l’ha nemmeno detto … Io l’ho visto sulla stampa, riportato su tutti i giornali, però conoscendo la persona, a me sembrava un lapsus, ma se lei mi dice che non l’ha detto, prendo atto di questo, perché infatti non capivo come non ci potessero essere esponenti di centro-sinistra, dell’attuale maggioranza in grado di fare gli assessori nelle province di Vibo, Crotone, Reggio Calabria. Se lei non l’ha mai detto, la cosa – devo dire la verità – mi rincuora, perché mi era, appunto, sembrato le dico senza ironia, un lapsus, Presidente Loiero, perché non credevo potesse essere una sua espressione sentita.

Mi consenta una cosa: io non credo che possiamo calpestare dal primo giorno lo Statuto! Lei ha nominato tre cosiddetti – mi consenta il termine – sottosegretari. Io dico: perché non li chiama consulenti? Non ci scandalizziamo! Ho apprezzato quando lei dice “alcuni settori (Gioia Tauro, altre cose) ho bisogno di seguirli personalmente con persone che mi riferiscano e mi seguano”. Perché no? Giusto, anzi do un apprezzamento, ma con i sottosegretari già nella prima seduta di Giunta si propone una modifica dello Statuto. Tra questi c’è anche un mio carissimo amico, oltre che collega, che è qui seduto con noi, che doveva essere il garante delle riforme, ha fatto un grande lavoro la scorsa legislatura e poi nella prima seduta di Giunta si interviene su una modifica dello Statuto – mi consenta il termine – camuffata, perché nello Statuto si dice “la Regione Calabria è contro la mafia”– e chi non è contro la mafia, specialmente in Calabria?! L’abbiamo detto più volte non solo a parole, ma anche con i fatti – per poi dire, tra le altre cose, “c’è una piccola modifica, inseriremo tre-quattro sottosegretari”. Io dico, per adesso chiamiamoli consulenti. Sono anche d’accordo che lei li abbia nominati, non è un problema, anzi ha fatto bene, se lo ritiene giusto, ma non usiamo termini che anche altre Regioni possono copiare – non è un problema nemmeno –, però, Regioni che non hanno approvato nessuno Statuto ancora: mi riferisco alla Campania e alla Lombardia. Quindi chiamiamo le cose con il loro nome, anche perché essere chiari giova a tutti.

Devo dire, adesso da reggino, che anche la scelta di uno di questi consulenti per quanto riguarda il porto di Gioia Tauro non l’ho apprezzata molto. E’ un imprenditore sicuramente importante nel suo settore, riconosciuto da tutti, grande apprezzamento anche per la persona - i fatti personali non c’entrano con la politica - ma il transhipment, altre cose che riguardano il porto di Gioia Tauro, la logistica, credo siano cose che non soltanto appartengono all’agricoltura, quindi un esperto di queste cose si poteva forse trovare in Calabria, ma anche in provincia di Reggio, perché anche lì forse c’è stato un altro piccolo lapsus – mi farebbe piacere se dicesse che non l’ha detto – : in una dichiarazione a qualcuno che le faceva un’intervista, lei ha detto “sì, ma abbiamo scelto un cosentino per evitare che ci fossero condizionamenti non mafiosi, ma condizionamenti territoriali, locali, ambientali su questi della provincia di Reggio”.

Onorevole Loiero, io sono convinto che questo lei non l’ha potuto dire in questo modo, perché altrimenti, le dico con grande franchezza, ci sentiremmo offesi, come reggini in genere, non politici, sia io, sia i colleghi, ma anche chi non è politico, perché queste dichiarazioni dette così fanno passare l’idea generale che siamo tutti collusi e non credo sia così, perché – ripeto – molti di quelli che sono qui dentro hanno avuto grandi problemi proprio per queste situazioni che ci sono, quindi, credo che sia bene che lei queste cose le chiarisca nell’interesse generale e dei reggini…

Mi ha fatto piacere che lei abbia parlato dell’Università. Io ho sempre sostenuto, nelle precedenti legislature e da ruoli diversi, che il ruolo che hanno svolto le università in Calabria è stato ed è veramente eccezionale, importante per la crescita, per lo sviluppo, quella di Cosenza per prima, poi le altre. Mio figlio stesso è iscritto all’università di Cosenza, proprio perché convinto che sia un’ottima università. Non abbiamo bisogno di andare in giro per l’Italia o per il mondo, abbiamo le università in Calabria, dobbiamo utilizzarle, anche se devo aggiungere che forse i rettori farebbero meglio a dedicarsi più all’università, perché se vogliono fare politica, credo che dovrebbero - magari momentaneamente - sospendersi, perché non è possibile che un rettore si candidi in prima persona e continui a fare anche il rettore dell’università. Onestamente, la cosa fosse stata ribaltata, non so quante pagine di giornali il centro-sinistra avrebbe sicuramente scritto su queste cose.

Sono cose che penso, che mi permetto di dire in quest’Aula con grande franchezza e senza alcun problema.

Ho ascoltato la sua relazione con l’enunciazione di una serie di problemi, ma per molti casi non ho visto l’accenno ad un modo per affrontarli, non alla soluzione perché è difficile: i problemi della Calabria lei li conosce come noi, forse meglio di noi, meglio di me sicuramente, quindi non è facile risolverli.

Non siamo,però, qui – sarebbe ingeneroso, ma io dico anche stupido – per fare critiche all’attuale Giunta, insediata da otto giorni. Non se ne parla nemmeno, non è questo il nostro scopo, però non condividiamo che si enuncino i problemi senza dare almeno un’idea: “Noi vogliamo risolverli in questo modo, forse riusciremo, forse no”. È un altro aspetto, se ne parlerà fra sei mesi, fra un anno, fra due anni, nessuno ha la bacchetta magica, non creda che su questo noi le verremo a dire domani mattina perché non ha risolto questo o quell’altro.

Ripeto ancora, noi su alcuni punti non siamo d’accordo, quelli che le ho citato e su cui ci vorrebbe una maggiore chiarezza, ma siamo anche disponibili ad un sostegno sulle cose concrete, che non sono parte solo del vostro programma, ma di un programma generale che riguarda l’interesse dei calabresi. Su questo anche nella scorsa legislatura, quando qualcuno ci accusava di inciucio, molte volte l’opposizione di allora, attuale maggioranza, ha votato con noi all’unanimità su molte leggi importanti, che riconosco la Giunta regionale passata non sempre ha potuto o è riuscita ad attuare. Mi auguro che questa Giunta riesca ad attuare molte leggi importanti, leggi votate all’unanimità, quindi non di parte, che sicuramente possono venire in aiuto di questo nostro territorio.

Quella che riguarda il decentramento, le deleghe, se ne parla, io sono in politica da dieci anni, non da molto, ma dal primo anno ne ho sentito parlare. Siamo ancora a questo punto, mi auguro che questa vostra Giunta riesca nel più breve tempo possibile, e qui vi faremo un plauso, se riuscirete veramente a dare queste deleghe alle Province e ai Comuni, come abbiamo sentito, come lei stesso ha ribadito.

Certo, il primo atto che riguarda la struttura burocratica, onorevole Loiero, non mi sembra in linea con questa sua intenzione, perché non solo non è sfuggito a molti colleghi, ma anche a molti – qualche sindacalista veramente l’ha notato – autorevoli esponenti del sindacato, come su molte province, quella di Cosenza e di Reggio, per non dire le altre due più piccole, molti servizi essenziali che erano presenti sul nostro territorio sono scomparsi: c’è un accentramento su Catanzaro, onorevole Presidente Bova. Non credo che questo sia stato fatto apposta, la vorrei considerare una svista e la inviterei, se lei volesse farla riguardare meglio, probabilmente qualche ritocco ci sarebbe da fare, perché altrimenti, più che decentrare, qui andremmo ad accentrare e fare scomparire anche quel poco che c’è.

E lei diceva nel suo intervento che con questa struttura puntava alla semplificazione procedurale – ho usato i suoi termini –: in questo modo, altro che semplificazione procedurale! Per avere un piccolo visto anche sul niente, bisogna andare da Cosenza, da Reggio Calabria, a Catanzaro. E questo senza polemiche, mi rivolgo all’attuale maggioranza e alla Giunta in modo particolare, perché mi auguro si possa trovare una soluzione e cercare di porre un minimo di rimedio a questi problemi che alla fine tanto piccoli non sono.

Concludendo, approfitto per augurare veramente di cuore, senza ombra di dubbio, un buon lavoro a lei e a tutta la Giunta, perché se voi farete un buon lavoro, ci sarà un buon ritorno in Calabria, certamente per il centro-sinistra, ma anche per i calabresi, e a noi questo interessa.

Insieme agli auguri che rivolgo a lei, in questa mia prima occasione ufficiale, voglio anche salutare e dare gli auguri di buon lavoro al mio collega, adesso Presidente del Consiglio regionale, onorevole Bova, col quale abbiamo sempre lavorato in perfetta sintonia e devo dire anche nel rispetto dei ruoli. Le auguro un buon lavoro perché, da come abbiamo iniziato, ne avrà sicuramente bisogno, richiamandola ancora una volta, Presidente Bova… perché lei, adesso, come più volte diceva a me, non è uomo di parte, ma uomo di istituzione, è il Presidente del Consiglio, deve garantire più l’opposizione che la sua maggioranza. Forse oggi… puntini sospensivi…! Buon lavoro.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Senatore. Ne ha facoltà.

Pasquale SENATORE

Ringrazio lei, Presidente, spero che si possa instaurare fra di noi un rapporto di collaborazione, anche perché sono convinto del fatto che lei è seduto lì, in quel posto, per tutelare soprattutto le minoranze, è questo il suo compito primario.

Sono un po’ deluso dall’andamento dei lavori, onorevole Loiero, mi aspettavo qualcosa in più: luoghi comuni, espressioni e frasi scontate, tono un po’ curialesco da parte sua. A me non piace il tono curiale o cardinalizio.

Non riporto un’ottima impressione da queste prime sedute del Consiglio regionale, forse per una distorsione mentale, il fatto che io sia stato per otto anni il sindaco di Crotone, dove i Consigli comunali – lo avrete letto certamente tante volte sulla stampa – erano più vivi, più spontanei, più estemporanei, più frenetici, in cui si coglieva veramente la contrapposizione fra chi aveva vinto le elezioni e chi le aveva perse. Qua mi sembra che la cosa si possa gestire in un abbraccio generale, auguri da tutte le parti, anche dai banchi di destra. Quali auguri! Auguri niente, insomma, lei deve svolgere il suo compito e noi siamo qui per controllarla. Su questo non ci piove! Né vale il cosiddetto “politicamente corretto”, perché io sono per il “politicamente scorretto”, così come lo siete voi a sinistra, e in quest’Aula avete fatto contro le Giunte di centrodestra le barricate. L’onorevole Adamo non è presente, ma lui guidava questi sanculotti che facevano in Aula, con le sedie e i tavoli dell’Aula, le barricate contro le Giunte di centrodestra, per cui lei si aspetti anche le barricate in quest’Aula.

La cosa più deludente è questa sua relazione programmatica di 56 pagine. Ma lei pensa veramente di mettere a così dura prova la pazienza, la bontà, la discrezionalità dei consiglieri in 56 pagine?! Non è affrontato seriamente un problema, uno solo dei problemi che riguardano la nostra regione! Luoghi comuni, aria fritta! Io ho fatto il sindaco per otto anni e ho fatto anche dei programmi di una pagina, “nei prossimi quattro anni costruiremo otto scuole, costruiremo la fogna del quartiere Papanice”. Lei qui ha fatto una relazione così barocca, ci ha dato proprio una lezione di barocchismo per dire cose scontate, luoghi comuni.

“La Calabria è una regione di grande solidarietà, i calabresi sono un popolo generoso, avvezzo all’altruismo, temprato all’ospitalità e all’accoglienza umana”. E chi l’ha detto! Lo dice lei questo! Ci sono persone per bene in Calabria e ci sono pure i delinquenti, quelli che sparano con la lupara, come in Lombardia, come in Piemonte e come nel Veneto! Voglio dire, a chi le racconta queste cose?! Ma veramente lei pensa di poter con il flauto incantare i serpenti!

O quando dice che “la salute e il benessere dei cittadini sono elementi costruttivi e irrinunciabili di una società moderna”: e chi non può essere d’accordo su una cosa del genere! Lei mi deve dire come intende risolvere il problema della sanità, non è che con queste espressioni pensa di poter risolvere il problema!

O quando dice “un’altra grande riserva è rappresentata dalle donne calabresi”: perché, le donne che cos’hanno di superiore rispetto agli uomini?! Le donne sono come gli uomini. E questa risorsa delle donne calabresi: le risorse della Calabria sono gli uomini e le donne. Come vede, non dice niente di nuovo, al di là della solita aria fritta!

Quale sviluppo industriale vuole lei, signor Presidente? Ecco il primo interrogativo che le pongo: si è preoccupato mai dello sviluppo industriale della città di Crotone, della bonifica dell’area industriale della città di Crotone? Nella sua relazione di 56 pagine non fa nemmeno un cenno a questo problema.

Capisco che lei si è assunto il ruolo di difensore della provincia di Crotone, perché Crotone non ha un assessore; capisco anche che ha avuto un grande imbarazzo nella scelta, per cui il ruolo se l’è assunto lei! Ma lo deve svolgere questo ruolo! Dell’area industriale più importante della Calabria, quella di Crotone, in questa relazione di 56 pagine non fa nemmeno un cenno, non scrive nemmeno una parola, nemmeno un rigo!

Allora comincia male, signor Presidente! Se si è dichiarato difensore della città di Crotone per le sue origini, per il fatto che è nato a Santa Severina e così via. E poi a lei sono legato da tanti ricordi dell’età incantevole della vita che è la fanciullezza, la giovinezza, le partite giocate a calcio, lei era sempre a centrocampo, però, si destreggiava a centro campo…! Io facevo l’attaccante di sfondamento. Si ricorda? E tali siamo rimasti, in fondo certe inclinazioni le conserviamo un po’ per tutta la vita: io sono rimasto a fare il centravanti di sfondamento, lei ancora sta al centrocampo a distribuire un po’ palloni a destra e a sinistra!

Lei non ha parlato, per esempio, delle centrali elettriche, qual è il suo programma, quante ne dobbiamo fare; una la stanno facendo a Crotone, penso, perché pare che le cose si siano imbrogliate. Ma sento dire che anche in altri territori della Calabria debbano nascere centrali… Vogliamo fare della Calabria un territorio delle centrali elettriche?! Beh, questo lo vorremmo sapere da lei, vorremmo capire da lei che cosa intende fare in questi cinque anni.

Vogliamo sapere qualcosa sugli aeroporti, sui tre aeroporti calabresi, perché dobbiamo cominciare anche in questo Consiglio regionale a ragionare in termini esatti, nei termini giusti. Gli aeroporti calabresi non sono due, sono tre (quello di Reggio Calabria, quello di Lamezia e quello di Crotone) e dobbiamo capire quale ruolo affidare a questi aeroporti. Beh, qualcosa su questa questione degli aeroporti avrei voluta sentirla.

Ho letto del porto di Gioia Tauro: tanto di cappello, il porto di Gioia Tauro è quello più importante del bacino del Mediterraneo! Ma avrei voluto sentire anche qualcosa sul porto di Crotone, su quello di Corigliano, mi dice l’amico Giovanni Dima, sugli altri porti calabresi. Vorrei che su queste questioni che riguardano i fatti strutturali della nostra regione, ecco, il Consiglio regionale cominciasse veramente a ragionare.

Sull’agricoltura ha detto qualche cosa, un paio di parole, qualche rigo l’ha scritto pure. Ma l’agricoltura è l’attività principale della nostra regione.

Esco, quindi, un po’ deluso, Presidente, da questa sua presentazione ufficiale, però le auguro la soluzione dei problemi nostri, dei problemi della Calabria, perché gli interessi generali debbono sempre prevalere su quelli di parte. Noi non staremo qui a fare un’opposizione viscerale, a tutti i costi, anche sulle cose giuste, se lei manifesterà la volontà di risolvere qualcuno dei nostri problemi.

Ecco, la sanità è un problema. Giustamente, diceva il collega Fedele, sì, prendiamo atto che la sanità in Calabria non funziona come dovrebbe. Ma non basta fare queste enunciazioni, si deve dire di quali strumenti intende servirsi per risolvere i problemi della sanità. Suggeriva giustamente Fedele “aboliamo il ticket”, quello che il centrosinistra ha richiesto per dieci anni, l’abolizione del ticket. E’ facile a dirsi, queste cose sono facili da dirsi, ma è difficilissimo poi metterle in atto.

Quindi niente di nuovo sotto il sole! Abbiamo ricevuto da lei una lezione su cose scontate, dette con un linguaggio un po’ colorito, barocco, una lezione di barocchismo. La invitiamo, pertanto, dalla prossima volta in poi, quantomeno a parlarci di fatti concreti. Io ho fatto il sindaco per otto anni e ho imparato… Lei ha fatto il sindaco? Presidente, non l’ha mai fatto. Io farei una legge: chiunque voglia fare carriera in politica deve fare prima il sindaco per almeno cinque anni; dopo aver fatto il sindaco per cinque anni, può diventare consigliere regionale, deputato, sottosegretario, ministro e quant’altro perché, facendo il sindaco, si acquisisce la mentalità della concretezza dei fatti. Ecco, il sindaco deve risolvere quotidianamente fatti concreti, non può parlare di questa ricchezza che è rappresentata dalle donne calabresi o di quant’altro e via discorrendo. Voglio dire, sono cose sulle quali, teoricamente, possiamo essere anche d’accordo.

Chiudo il mio dire augurandole, per la nostra regione, il massimo successo, anche se io sono pessimista, lo sono stato fin dall’inizio, perché mi sono fatto un ragionamento scarno, semplice: Agazio Loiero è in politica da quarant’anni, più o meno siamo lì. Considerato il fatto che l’uomo è passato, non è né presente né futuro – ce lo insegnarono i nostri padri e i nostri greci – lo ricorda bene, non ci si può bagnare due volte nella stessa acqua oppure il παντα ρέί, tutto scorre, il presente, nel momento in cui lo pensi, è già diventato passato, il futuro – dicevano i nostri padri – è nel grembo di Giove, quindi in effetti l’uomo è passato, nient’altro che passato, allora ho esaminato il suo passato politico che, dal punto di vista del cursus honorum, del corso degli onori, è invidiabilissimo. Lei, tranne che il sindaco, ha fatto di tutto: è stato consigliere comunale, deputato, senatore, sottosegretario, ministro, ha avuto un’esperienza con la Democrazia cristiana, poi ha avuto un’esperienza con il centrodestra, è stato anche mio – Presidente, mi aiuti lei – compagno, camerata di cordata, non so quale fra i due termini…

(Interruzione)

…amico, mi suggerisce l’onorevole Dima, amico di coalizione. Insomma, ha fatto di tutto! Però vorrei domandarle: in questo suo corso degli onori ha lasciato qualcosa per la collettività che porti la sua firma? “Io ho realizzato” – che so? – “il ponte di Brooklyn” oppure “ho realizzato in questa mia lunga attività politica la diga di vattela a pesca”! Lei può dire qualcosa, “ho lasciato quest’opera per la collettività che porta la mia firma”? Non lo può dire, Presidente; può dire che ha fatto tante parole, tanti discorsi, tanti programmi, tanti buoni propositi, ma nella concretezza non può dire di avere lasciato qualcosa che fra cinquant’anni-sessant’anni i nostri posteri possano dire: “Quella è attribuibile all’onorevole Loiero”.

Allora ecco il mio pessimismo: ma se lei, in tanti anni di attività politica, non ha lasciato un segno concreto sul territorio, adesso ci vorrebbe un miracolo di Padre Pio, perché lei, alla fine della sua carriera politica, da governatore, da Presidente della Giunta regionale possa compiere appunto questo miracolo!

Non devo aggiungere altro, Presidente, tranne una raccomandazione che voglio fare a lei e anche al Presidente del Consiglio. Lei ha scritto dei libri, la ricordiamo per questo, per amor del cielo, e per certi aspetti possiamo essere anche d’accordo, però molto spesso la forma in politica è sostanza, questo lo sappiamo, lo abbiamo appreso quando eravamo ragazzini.

Allora, siccome noi vediamo il federalismo come un decentramento di alcune funzioni, nella unità della nazione, dalle Alpi alla Sicilia, io le dico e dico al Presidente del Consiglio – se vuole, questa cosa gliela scrivo, Presidente – che i lavori del Consiglio regionale vengano preceduti dall’inno nazionale, le note dell’inno di Mameli riecheggino in quest’Aula all’inizio di ogni Consiglio regionale. Io l’ho fatto al Consiglio comunale di Crotone.

Se noi riusciamo a far questo, è già una risposta, seria ed importante che diamo a chi non crede nell’unità della patria e della nazione e, se lei vuole, se lo crede, può anche inviare un invito a tutti i Presidenti delle Regioni italiane perché seguano l’esempio della Calabria.

Basta questa mia richiesta verbale o vuole che gliela scriva perché si prenda in considerazione? Io mi aspetterei che alla prossima seduta richiamasse tutti a stare in piedi per ascoltare le note dell’inno di Mameli. Basta questa dichiarazione al microfono o…?

(Interruzione)

UNA VOCE

Va messa ai voti…

Pasquale SENATORE

Il collega di quale gruppo…? Siccome non li conosco ancora…

(Interruzione dell’onorevole Dima)

…la “Margherita”. Quelli della “Margherita” non volevano a Crotone: c’era il consigliere Sculco che, quando riecheggiava l’inno di Mameli, si girava dall’altra parte, alcuni nemmeno si alzavano. Non vorrei che ci fosse, per amor del cielo, questo tipo di atteggiamento, dobbiamo essere superiori a queste cose …

Ho chiuso il mio intervento, la ringrazio, Presidente, e ringrazio l’onorevole Loiero con l’affetto di sempre e il ricordo degli anni indimenticabili della giovinezza. Come li rimpiangiamo, eh! Tu non la daresti la carica di Presidente della Regione, pur di ritornare a diciott’anni?!

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Magarò. Ne ha facoltà.

Presidenza del Vicepresidente Francesco Fortugno

Salvatore MAGARO’

Onorevole Presidente Loiero, il suo Governo è investito di tante responsabilità. Innanzitutto, ha il compito, insieme al Presidente Bova – che saluto e a cui auguro buon lavoro – di far sì che l’ottava legislatura regionale ed i poteri democratici nel loro insieme trovino la strada del loro proprio rinvigorimento e rinnovando, rianimando la fiducia dei cittadini nel sistema politico democratico, riducendo le distanze che separano la Regione dalla società ed allargando le basi sostanziali della democrazia.

Il suo governo ha il compito di guidare, orientare e sollecitare lo sforzo reattivo e costruttivo dell’insieme della Regione e, in particolare, delle sue energie migliori, nel rispetto della dialettica delle posizioni che rende forte e libera la nostra vita democratica, nel momento in cui si è fatto più alto il muro delle difficoltà, più intensa l’esigenza di solidarietà collettiva, più forte il bisogno di contrastare l’incertezza, l’insicurezza e le disuguaglianze.

Il suo Governo ha il compito, da un lato, di sollecitare e, dall’altro, di fissare una collaborazione, rinnovatrice e riformatrice, tra l’azione di governo e l’azione del Consiglio, che nella distinzione naturale delle responsabilità politiche metta tutti in condizioni di esprimere il massimo di operatività, di tempestività decisionale e di controlli efficaci, evitando i rischi della paralisi ed allontanando i vizi e i pericoli della decadenza, del disordine e della conflittualità esasperata.

I problemi che il suo Governo intende affrontare e risolvere sono di natura tale, da richiedere un grande e solidale impegno, una reale convergenza di volontà politica ed un’alta e comune capacità di decisione.

Le forze politiche che sostengono il suo Governo possono rendere più saldo il loro incontro solo attingendo al meglio delle loro tradizioni, ponendo alla base della loro azione politica i valori ideali delle rispettive tradizioni. Penso ai valori della tradizione popolare e della vocazione dei cattolici democratici; penso ai valori della tradizione e della cultura ambientalista, libera-democratica e ai suoi valori sociali e di libertà del socialismo democratico, ai valori e alla tradizione dei democratici di sinistra e di quelli comunisti, con tutta l’efficacia e profetica attualità del loro messaggio.

Il suo Governo – e lei ha detto bene – si propone obiettivi di rinnovamento, di risanamento e di riforme, verso i quali si indirizzeranno aspirazioni molto diffuse, attese e speranze legittime, richieste e propositi sinceri di cambiamento e che noi socialisti sosterremo con forza e, per parte nostra, cercheremo di interpretare insieme a quanti tali obiettivi riterranno di condividere.

Su alcune questioni essenziali, care alla nostra cultura politica, che caratterizzano la natura ed il significato complessivo del suo governo, intendo soffermarmi brevemente per ragionare ad alta voce.

La prima questione che è davanti a noi riguarda una credibile politica di sviluppo e dell’occupazione. Le capacità di resistenza della società calabrese appaiono, ormai, logorate. Occorre imprimere una svolta di cui nessuna forza o ambiente responsabile può disconoscere l’inderogabilità e l’urgenza e sono necessarie correzioni significative in molti campi.

Il suo Governo deve riportare sui binari il treno della spesa pubblica, che è deragliato in questi anni. Il corpo sociale non può sopportare l’allargarsi delle ferite del mondo del lavoro disoccupato, il peso di situazioni di privilegio, di inadempienze, di assistenzialismo. E bene ha fatto il Vicepresidente a fare quella sua prima dichiarazione che va nella direzione di evitare privilegi e sussidi.

Sono fattori negativi che pesano come un cappa di piombo sulle potenzialità imprenditoriali organizzative, sociali ed umane della società calabrese. Vitalità, dinamismo, capacità e volontà di progresso non mancano, mancano le condizioni più adeguate per consentire una loro piena espressione ed un loro pieno sviluppo.

Si moltiplicano i punti di crisi, si allargano le aree di depressione, si aggravano i rischi di disgregazione sociale, gli elementi di sfiducia ed anche i fattori di disuguaglianza. L’interesse a sviluppare una correzione di rotta è di tutti, non è solamente nostro che sosteniamo il suo Governo, è del mondo del lavoro e della produzione, di chi è all’interno del sistema produttivo e di chi chiede legittimamente di tentare e di chi rischia di essere espulso, di chi ha bisogno di far valere le proprie protezioni da chiedere e di chi può compiere rinunce senza insopportabili sacrifici.

E’ una battaglia, quella dello sviluppo, che deve essere vinta. E le condizioni per vincerla ci sono, è nell’interesse di tutti che questo obiettivo sia conseguito per difendere tutti insieme le ragioni del lavoro, della capacità e del merito, della competitività e quindi dell’innovazione tecnologica e della modernizzazione produttiva.

Per arginare la disoccupazione, saranno necessari nuovi investimenti, ed io mi auguro che l’assessore socialista, che guida un settore delicato ed importante della nostra Regione, possa pensare a nuovi investimenti che vadano in infrastrutture moderne, civili ed innovative. Ma per arginare la disoccupazione, saranno necessarie nuove condizioni di incentivazione nei bacini di crisi, dove si stringono i tempi per le unità produttive dissestate e parzialmente o totalmente recuperabili, uno sforzo straordinario che deve essere organizzato per l’occupazione giovanile. Ma è solo da una rianimazione generale dell’economia italiana – e, purtroppo, il Governo Berlusconi è il responsabile di questa crisi economica che attraversa il nostro Paese – che cresceranno prospettive meno incerte, più stabili, più sincere per il mondo del lavoro e per le nuove leve del lavoro.

La seconda questione riguarda i princìpi e i criteri delle politiche sociali e sanitarie.

Il welfare è, da tempo, un grande imputato, eppure esso rappresenta, forse, la più grande conquista della civiltà europea. Voler dare tutto a tutti, darlo male e in modo insufficiente a chi ha più bisogno degli altri, è una contraddizione troppo grande per essere lasciata insoddisfatta e indisturbata.

La mano protettiva deve dirigersi, in primo luogo, verso chi ha effettivamente bisogno, verso i gruppi sociali più poveri, le aree di emarginazione che sono aree di anziani, di giovani, di emarginazione femminile, i nuovi poveri di questa nostra società.

Una struttura di amministrazione e di gestione del settore sanitario assolutamente fallimentare e priva di adeguati controlli è all’origine della spesa disordinata e caotica del settore sanitario. Rispetto alle risorse disponibili – che forse sono poche, di meno rispetto al passato – oggi, però, si spende certamente male, con una somma di sprechi e di prestazioni non dovute, cui si aggiungono sovente, a completare il quadro, le cattive organizzazioni, le scarse motivazioni e i cattivi servizi resi ai cittadini.

Tutto questo rende impegnativo e doveroso il lavoro dell’assessore Lo Moro – che saluto e a cui esprimo solidarietà – e per fare questo ritengo che occorra lavorare per il riordinamento della politica sociale, la severità nelle definizione della scala dei bisogni, il recupero delle risorse e la sua migliore utilizzazione delle risorse disponibili.

Ciò che si può e si deve fare deve rispondere a princìpi di giustizia e di efficienza, sollecitando un concorso di vera solidarietà sociale e collettiva.

Se la demagogia, l’assistenzialismo ingiustificato, il burocratismo incontrollato possono creare qualche popolarità, il suo governo – sono certo – non esiterà ad affrontare qualche impopolarità. Bisogna, pertanto, incoraggiare e sorreggere tutte le energie sane del mondo produttivo, occorre fare avanzare la modernizzazione in ogni comparto, quello industriale, quello agricolo e quello terziario. E’ necessaria l’organizzazione di canali sempre più razionali per la piccola e media impresa, misure di sostegno per la difesa e lo sviluppo dell’artigianato, la razionalizzazione del commercio, strutture di supporto per allargare le correnti di esportazioni, uno sforzo per recuperare posizioni nel campo del turismo interno ed internazionale.

Ci sono da soddisfare esigenze nuove di occupazione stabile per i precari e gli esclusi, di migliorare la qualità del lavoro e di sicurezza per tutti. C’è da controllare e marginalizzare la criminalità organizzata, c’è da sradicare i meccanismi clientelari e parassitari.

La politica calabrese non può limitarsi ad essere una politica di appalti e di subappalti, con il sistema di irregolarità che questa trascina con sé. Sono nel rafforzamento del tessuto civile gli antidoti più forti alla criminalità organizzata. Occorrono pochi ed essenziali progetti strategici, e lei li ha indicati con estrema chiarezza, in cui impegnare direttamente la Regione, i sindacati e le imprese, perché occorre rafforzare anche gli enti locali, occorre decentrare compiti e funzioni, non lasciando soli i sindaci, che sono le prime figure presenti sul territorio.

Occorre un investimento in capitale umano per avere professionalità e capacità di gestione, valorizzare le nostre risorse, le nostre ricchezze e fronteggiare le nostre debolezze. E le debolezze di questa nostra regione sono nella fragilità dell’imprenditoria per la sua incapacità di competere su mercati vasti, nella mancanza di qualificazione delle risorse umane, nella carenza di infrastrutture, nella lentezza della pubblica amministrazione, nel divario rispetto alle altre regioni degli investimenti in ricerche ed adeguamento tecnologico, nell’inadeguatezza di una classe politica, dirigenti di governo, nella mancanza di una moderna cultura delle istituzioni, accompagnata ad una linea di mediocri comportamenti.

Sono certo che il suo Governo avrà la capacità di mettere in crisi questa linea, di contestarla e non di imitarla, di mostrarne i limiti, le deficienze, le potenzialità negative e di rappresentarne un’altra superiore per intelligenza, per contenuti etico-politici, per qualità di uomini e di programmi. Dobbiamo prendere in mano il nostro destino, fissando le priorità programmatiche di governo rilevanti, sapendo che la gente vuole prospettive, chiarezza, speranza e coerenza.

Nel nostro pensiero politico, di fronte al persistente stato di malessere, non può non farsi strada l’idea che i termini dell’impostazione vadano rovesciati. Dobbiamo produrre una linea diversa sul piano della qualità, della sostanza, dei contenuti, della politica tradizionalmente svolta nei confronti della Calabria da soggetti politici ed istituzionali che vi hanno finora operato. Dobbiamo essere diversi per contenuti, per ambizioni, per comportamenti, per traguardi che intendiamo raggiungere dalla politica rovinosa degli anni del centro-destra. Dobbiamo dar vita ad un regionalismo nuovo, di grande respiro ed intelligenza, capace di impedire, in virtù di nuove proposte e di nuove iniziative. Dobbiamo valutare e studiare le esigenze sociali e di sviluppo e mettere in campo una politica che acceleri, sostenga e tolga precarietà alla crescita civile della nostra regione.

Una regione che ha l’ambizione di recitare un ruolo da protagonista nel nuovo contesto di economia globalizzata deve investire in ricerca ed in formazione, e in questi anni il governo del centro-destra non è stato tale in tale direzione. Sono state prese decisioni che hanno penalizzato le nostre università e mortificato i talenti che vi studiano e che vi lavorano.

In questa direzione saluto ed apprezzo l’impegno dell’assessore, onorevole Sandro Principe, che come prima decisione ha preso l’idea di incontrare i rettori delle nostre università per investire su di loro. Sono state prese decisioni che hanno penalizzato le nostre università nel corso di questi anni, adesso sono certo che, attraverso l’azione riformatrice di governo attraverso l’esperienza di Sandro Principe, le nostre università possono essere al centro dell’iniziativa e dell’investimento della nostra regione. E’ nelle università e nei giovani il centro di potenziamento delle risorse umane, di quell’investimento di intelligenze che è alla base per la ripresa della nostra Calabria. E anche qui mi piace ricordare le mie collaborazioni nel Pit delle Serre cosentine, guidato da Sandro Principe, dove abbiamo messo al centro della nostra azione riformatrice la valorizzazione dei nostri talenti e della ricerca e dell’innovazione.

I ceti emergenti, quelli più dinamici, quelli che vogliono emergere, non dovranno e non possono più sopportare metodi di governo che premiano l’appartenenza, a dispetto del merito e dei titoli. Noi dobbiamo privilegiare e premiare i meriti ed i titoli, non l’appartenenza. Con questi talenti dobbiamo dialogare, questi talenti che chiedono una classe dirigente credibile, devono essere intercettati per la costruzione di un modello di governo positivo che metta ai margini le prassi negative che pure, in questi anni, hanno caratterizzato l’azione del centro-destra. Non dobbiamo dare, caro Presidente, corpo a umori medi, a bisogni secondari, a progetti mediocri, dobbiamo pensare in grande.

L’altro intervento di maggiore rilievo, di più alta sensibilità e di più informata attenzione alle gravi angustie presenti nella società calabrese e ai problemi che andrebbero affrontati per rendere più sopportabili le condizioni di vita nelle comunità calabresi è venuto, in questi anni, dalla Conferenza episcopale calabrese, dalla chiesa calabrese, dai parroci, che fanno sentire la loro voce, con la quale dobbiamo essere bravi a dialogare e a confrontarci.

Il loro continuo richiamo, il richiamo dei vescovi, dei nostri parroci alla eticità dei comportamenti dei pubblici amministratori, le competenze e le professionalità necessarie a svolgere quel servizio al bene comune che la fiducia dei cittadini attende, rappresentano gli insegnamenti che dobbiamo fare nostri, che facciamo nostri, che noi socialisti mettiamo al centro del nostro lavoro.

Per poter contribuire alla soluzione dei problemi aperti, per contrastare efficacemente i fattori di crisi, per svolgere un ruolo di indirizzo, di propulsione e di guida, il suo governo può contare su una maggioranza ampia e, di conseguenza, su un periodo di stabilità politica; può contare non solo sul sostegno leale e fattivo del gruppo di Unità socialista e della coalizione dell’Unione che lo ha eletto, ma ritengo possa contare anche sul ruolo delle forze sociali, dei corpi amministrativi, delle grandi e libere associazioni.

Le auguro, infine, signor Presidente, di poter incontrare interlocutori sempre più rappresentativi, responsabili, capaci di coniugare l’ottica particolare con l’ottica d’insieme. Le auguro di incontrare un sindacato del lavoro che sia forte, autonomo, rappresentativo e responsabile nei suoi doveri verso il mondo del lavoro e verso l’intera società calabrese, associazioni delle forze produttive, dell’industriale, dell’agricoltura, del commercio, dell’artigianato, della cooperazione, egualmente consapevoli dei loro diritti e nell’assolvimento dei loro doveri.

Le auguro di avere a che fare con rappresentanze elettive del potere locale, con sindaci ed amministratori impegnati a sottolineare le esigenze delle comunità, ma investiti anch’essi dalla necessità generale.

Sono certo che il suo Governo affronterà il compito che lo attende con consapevolezza, con la tensione che il momento richiede e ben deciso di esprimere un grande impegno di concretezza e di lavoro. Sostiene la sua azione la grande fiducia nell’intelligenza, la vitalità, la capacità di iniziativa, di lotta, la volontà di progresso, di libertà e di eguaglianza non solo dei calabresi che lo hanno votato, ma di tutto il popolo calabrese; una grande fiducia nella possibilità di rovesciare ogni tendenza negativa, nella possibilità di aiutare, per un tratto di strada, l’insieme della Regione e spingersi verso nuove frontiere nel suo cammino verso l’avvenire. Ed una grande fiducia, infine, nell’avvenire della Calabria, che merita e vuole di più.

Auguri, Presidente Loiero, auguri assessori della Giunta Loiero.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Chiarella. Ne ha facoltà.

Egidio CHIARELLA

Signor Presidente, signori colleghi, è chiaro che questo è un momento delicato, particolare, in un Consiglio regionale che avvia i suoi lavori, io direi il primo atto politico concreto perché vi è una discussione molto interessante, molto importante sul documento che è alla base del lavoro del Presidente Loiero. Questa seduta consiliare, quindi, è importante per immergersi in una legislatura che ha attorno grandi speranze.

Questa è una legislatura fondamentale, secondo me decisiva, centrale, è una di quelle legislature dove ognuno di noi deve mettere qualcosa in più, è quella legislatura dove, probabilmente, c’è bisogno di un supplemento perché ognuno di noi, oltre a quello che normalmente deve dare per il mandato ricevuto dal popolo calabrese, deve metterci quel modo di essere cittadino di questa terra stupenda, sapendo che, oltre al dovere di consigliere regionale, c’è la forza dell’uomo calabrese che deve sostenere le grandi battaglie culturali, sociali ed istituzionali verso le quali, ormai, noi tutti tendiamo.

Ho seguito con interesse il suo intervento, Presidente, da una postazione anche per me anomala, perché mi trovo iscritto al Gruppo misto. Non mi era mai capitato di iscrivermi ad un gruppo che ancora, per quel che mi riguarda, non ha una definizione ben precisa, dovuta alle vicende personali molto pubbliche, visto che io sono un personaggio che non ama le ragnatele e non ama sicuramente fare i salti della quaglia, ma è uomo con le sue responsabilità, con i suoi limiti, comunque aperto al confronto e capace di mettersi in discussione anche quando, in questo caso, dopo undici anni di lavoro nella destra calabrese, dopo aver dato un pezzo della mia vita, mi sono trovato, per tante ragioni che voi avete potuto anche vedere sulla stampa o nei mass media, a prendere una decisione forte con grande sofferenza, ma con grande serenità, caro Presidente. Un uomo deve avere la capacità di essere sereno quando prende una decisione, molto sofferta, caro consigliere Senatore. Le sofferenze degli uomini sono fatti personali e a nessuno di noi è permesso di entrarvi dentro, perché questa è una delle grandi capacità dell’essere umano, delle grandi libertà che appartengono all’uomo e a nessuno è consentito entrarvi dentro, proprio perché l’uomo si misura anche attraverso la propria sofferenza, la propria capacità di reagire a determinate questioni, che possono essere capite, non capite, condivise o meno, ma grazie a Dio noi abbiamo lottato per avere una società libera e almeno questo cerchiamo di mantenerlo.

Potremmo anche ascoltare l’inno nazionale, però con una mozione: dovremmo chiedere a chi di dovere, a Roma, di mandare a casa la Lega che sta governando l’Italia e, probabilmente, poi saremo anche qui tutti sugli attenti ad ascoltare l’inno di Mameli, al quale siamo legati profondamente da quando andavamo alla scuola elementare.

L’ho seguita con molto interesse, Presidente, e ci sono due o tre cose che voglio sottolineare, che ho fatto mie e verso le quali cercherò, anche nel corso del dibattito politico, istituzionale, del lavoro che andremo a fare, di dare il mio piccolo contributo da questa postazione di libertà che mi sono ritagliato in Consiglio regionale.

Devo dire che ha fatto bene il Presidente del Consiglio a proporre, finalmente, un Regolamento che già il passato Consiglio aveva completato, perché incominci bene questa nuova legislatura. Le regole sono necessarie – e lei lo diceva perfettamente – per mantenere la libertà e la responsabilità di ognuno di noi nei livelli che la gente si aspetta; le regole funzionanti portano la possibilità di evitare che ci siano più forti e meno forti, deboli e meno deboli; le regole livellano una gestione, quindi la rendono più democratica e in grado di fare esprimere il meglio di noi stessi che facciamo parte di questa importante Assemblea regionale.

Quindi questo richiamo delle regole, Presidente, è una cosa che io ho condiviso, perché stranamente tutti diciamo di essere persone libere e di amare la libertà degli altri, però è difficile che poi ognuno di noi vada a rispettare determinate regole, determinate norme che, tante volte, vengono evase per una presunzione di fondo o, forse, una leggerezza di fondo che non esalta la politica e non esalta, in questo caso, un’Assemblea così importante.

C’è bisogno, quindi, di tornare all’ordinarietà, che non significa non far nulla, trovarsi verso una strada che non porta a niente; no, in Calabria significa, invece, mettere delle basi che siano per una volta concrete, come lo sono in altre realtà della nazione, per far sì che ognuno di noi, per il ruolo che ricopre, possa incominciare a svolgere il proprio ruolo con più serenità, perché è difficile fare politica in Calabria, fare il consigliere regionale, l’assessore o il Presidente, è tutto più difficile proprio per la mancanza di ordinarietà nelle questioni sociali, istituzionali, economiche e politiche. E il ritorno all’ordinarietà è un fatto dovuto, ma sicuramente anche per noi un momento decisivo di confronto anche in funzione di quel supplemento che ognuno di noi deve mettere sul piatto del suo mandato, per consentire che alcune cose si abbiano al più presto.

Mi è piaciuto il richiamo del collega alla Conferenza episcopale calabra, mi è piaciuto quel suo senso profondo della spiritualità di una regione che, tante volte, noi abbiamo messo da parte e che, in realtà, ci potrebbe aiutare a superare momenti difficili, ché ognuno di noi, se vuole fare politica con la “P” maiuscola, probabilmente avrà tanti problemi. Ma è anche vero che, se noi ascolteremo anche l’insegnamento che ci viene dalla Conferenza episcopale calabra, dalla dottrina sociale della Chiesa, dagli intendimenti dottrinali più forti della religione cattolica, probabilmente saremo più forti, più sereni, più tranquilli e meglio potremo raggiungere determinati obiettivi.

Allora, a me sta bene, Presidente Loiero, quando lei forse nel suo programma non fa un elenco di cose da fare, non fa probabilmente una non attenta analisi; lei supera determinate cose perché – è chiaro – un programma generale fissa i punti forti. Non sarebbe stato, invece, secondo me, strano fare un elenco perché siamo abituati a vedere gli elenchi, caro Presidente: quanti elenchi abbiamo approvato nel corso della nostra storia politica, senza poi attuare nulla di quel determinato elenco!

Al di là delle cose concrete che lei indica, lei fa una cosa importante che io, ieri sera, leggendo il suo programma, ho salutato con determinato interesse, e le dico di che cosa si tratta. Quando parla di sviluppo, Presidente, è chiaro che ha in mente quali sono i punti di eccellenza della Calabria, non c’è bisogno che glielo dica io, perché so che lei conosce gli aeroporti, che conosce le varie realtà infrastrutturali e la Calabria la conosce sicuramente, come è giusto che sia, ma è importante quando lei parla di quale sarà l’approccio verso la politica economica, la politica produttiva, quando giustamente dice che le politiche non possono essere attuate solo in funzione del compito di monetizzare magari gli svantaggi, pagare per superare uno stato economico non positivo, senza guardare all’insediamento di quella opera nel suo insieme, senza capirne le ragioni storico-sociali-economiche che stanno alle spalle di un determinato fallimento in una certa direzione.

L’intervento economico è necessario sicuramente, ma guai se non si interviene direttamente, cercando di individuare gli svantaggi localizzativi, come li chiama lei, che quindi permettono non solo di superare una particolare deficienza economica, ma preparano il territorio ad affrontare con più serenità e con lungimiranza altri investimenti che non soffriranno di quel territorio debole che, tante volte, ha visto grandi insediamenti a pioggia, magari fatti senza tenere conto di determinate questioni locali.

Quindi mi sta bene questo modo di ragionare, migliorare i contesti insediativi, risolvere le strozzature infrastrutturali ed aumentare, quindi, la sicurezza sociale, ridurre costi e razionamenti del sistema bancario, snellendo e velocizzando tutti gli iter burocratici che vi ruotano intorno, quindi modelli, modi di comportamento che sono necessari per non cadere sempre e comunque nella stessa minestra di sempre.

Chi di noi non conosce i problemi della Calabria? Tutti i consiglieri eletti sono capaci ed in grado di fare un elenco particolare delle cose. Allora non è questo il motivo del cambiamento, ma sta nell’approccio, nel modo come noi ci poniamo dinanzi ai mali cronici che da sempre, purtroppo, per mille motivi, attanagliano la realtà sociale ed economica della nostra regione.

Allora mi sta bene la concertazione, la cooperazione istituzionale e sociale, è necessario tutto questo. Quando in questi anni ho gridato in questa direzione, sono stato richiamato all’ordine, sono stato messo in quarantena diverse volte, sol perché non andavo contro un governo, ma semplicemente perché da uomo eletto dal popolo, andando in giro e sentendo gli imprenditori, i cittadini, non facevo altro che elevare dal podio che rivesto una sensazione concreta che veniva dal territorio. E’ questo il ruolo del consigliere regionale, che oltre a portare la sua esperienza, la sua capacità professionale ed istituzionale deve sentire il territorio – questo è importante – e l’ho fatto.

Se marcheremo in questa legislatura, cari colleghi, il principio della concertazione, della cooperazione, potremo risolvere problemi che tante volte non sono stati risolti non perché c’era, magari, un determinato uomo al posto di un altro, una coalizione al posto di un’altra. Ci sono dei princìpi che vanno al di là delle coalizioni, secondo il mio modo di vedere, però sicuramente la storia, ultimamente, ci ha detto che l’esperienza di governo passata su alcuni punti, purtroppo, non ha voluto intendere quello che doveva intendere e, come Presidente della prima Commissione – e qui ci sono tanti colleghi che facevano parte della mia Commissione – sono andato controtendenza: ho sempre favorito l’accordo con i sindacati, l’accordo con le parti sociali, con le categorie. Una Commissione o un ente o chi gestisce le cose pubbliche deve, sempre e comunque, affermarsi in questa direzione, deve ascoltare il territorio, recepire le istanze dei corpi intermedi, Presidente.

Se i corpi intermedi non avranno, negli anni che verranno, una posizione centrale nella politica calabrese, non ce la faremo ad andare avanti. Anche voi, Presidente, avrete dei problemi se non darete forza ai corpi intermedi della società che sono, in uno spirito di sussidiarietà, parte attiva, concreta di un nuovo modo di vedere la politica regionale: pochi compari, pochi accentratori, pochi signorotti, più visibilità al territorio, più calabresi in campo perché abbiamo tante intelligenze, abbiamo tante proprietà, più possibilità di dare forza a quella che è la storia autentica e vera della nostra regione.

Allora mi auguro che, in questa direzione, si possa giocare una partita importante. E qui c’è l’assessore alla pubblica istruzione – lo saluto con affetto – l’onorevole Principe, sicuramente in questa direzione proprio il suo assessorato dovrà dare una spinta forte.

Quando, in alcuni miei interventi in Consiglio regionale, parlavo di aspetti pedagogici della politica, venivo deriso, caro Presidente Loiero, e lei lo sa, Presidente Bova, quando ho chiesto che gli Uffici di Presidenza delle Commissioni fossero dotati di un budget perché si potesse dare la possibilità di portare in discussione sul territorio le leggi approvate. Lo facevo non per consentire a qualche Presidente o Vicepresidente o segretario di Commissione di farsi un giro turistico per la Calabria, dicevo invece che il territorio, quando noi approviamo una legge o quando ci accingiamo a vararla, deve essere centrale e lo deve essere al di fuori dell’Aula, perché i consiglieri si spostano, perché il nostro compito non è solo di approvare una legge, ma è anche quello di farla assimilare sul territorio perché ne diventi centrale e parte integrante. Così i risultati si avranno.

Tante volte le leggi sono servite a noi stessi consiglieri quasi quasi a presentarle come un prodotto personale per consentire a questo o quell’altro cittadino, magari, di avere tramite una domanda poi un vantaggio, come se il risultato di una legge possa essere il resoconto di un lavoro personale e non, invece, il risultato legislativo di un consenso così assembleare, così grande che fa forte e grande la stessa politica.

Ecco perché ritengo che l’aspetto pedagogico, forse sarà il mio taglio personale, venendo dal mondo della scuola, sicuramente questo mi porta in questa direzione, ma lavorare comunque con queste prospettive significa non isolarsi dal territorio, caro Presidente e cari colleghi. Noi abbiamo questo compito sacrale, quello di non dividere l’Aula dai cittadini e dal territorio. Per noi questo è basilare.

Voglio solo citare altri due aspetti.

Dico che è necessario, allora, soprattutto nel campo delle politiche sociali, arrivare a pensare con nuovi termini, caro Presidente. Lei parla di un sistema di protezione adeguato, di un nuovo welfare, di nuove prospettive in questa direzione. Lei deve sapere – qualche collega lo ricorda – che per fare approvare il recepimento della “328”, la legge Turco, legge quadro, che reputo una delle leggi più importanti, purtroppo una delle poche in questo settore, se pensiamo che la legge sul sociale prima di quella Turco risale al ministro Crispi, quindi ad un momento molto lontano da quella che è l’attualità della politica, dico che questa legge quadro ha veramente cambiato il mondo delle politiche sociali.

Noi ci abbiamo messo tre anni per poterla recepire, io sono stato relatore insieme al collega Ciccio Galati di questa legge. Bene, caro Presidente, il 26 novembre del 2003 ho dovuto minacciare di occupare l’Aula fino a Natale, se quella sera il Consiglio non avesse approvato la legge. Si ricorderà il consigliere Tommasi. Ho dovuto minacciare, io di maggioranza, io relatore, l’approvazione. Ma perché questo? Perché, probabilmente, la gestione del sociale tenuta nelle mani della centralità, del centralismo della politica, consentiva ancora di dare interventi e soldi a pioggia senza favorire il decentramento, senza favorire quelli che sono i piani di zona con gli artefici del patto per la socialità che sono l’Asl, i Comuni, soprattutto il mondo delle associazioni, veri titolari di questo mondo e di questo modo di essere. E, credetemi, ho dovuto minacciare l’Aula per recepire un qualcosa che è nel Dna della storia di questa nazione, perché lo spirito di solidarietà, lo spirito di socialità che ha sempre accompagnato la storia del nostro popolo si pone, almeno nella filosofia di merito, al centro – io direi – dell’universo che guarda verso un nuovo modo di fare politica sociale. Eppure, caro Presidente, tante volte si fa fatica ad approvare ciò che, in realtà, ci aiuta a cambiare, di riflesso, quella che è la politica stessa della nostra regione.

Allora le dico di più: una volta approvata la legge, superata la serata del 26 di novembre, queste cose le ho denunciate nelle piazze, nelle televisioni, non le dico oggi semplicemente perché mi trovo seduto nel Gruppo misto. No, queste cose le ho dette sempre e fanno parte anche di quel pacchetto personale che non hanno acconsentito al sottoscritto di poter svolgere un’attività con tranquillità e serenità perché, comunque, ero guardato con sospetto, proprio per la mia libertà di pensiero, per il mio modo sereno di dire sempre e comunque le cose, visto che i consensi me li prendo in mezzo alla strada, in mezzo alla gente, in mezzo alle categorie e non vengo assolutamente protetto da nessuno.

Dobbiamo lavorare seriamente in questa direzione, perché la Calabria si aspetta molto da questo settore.

Le linee attuative di questa legge sono arrivate a Natale, quando chiudeva il Consiglio regionale, Presidente; lei capisce, la legge approvata il 23 novembre del 2003, dopo tre anni di calvario in quest’Aula. Beh, le linee attuative che erano quelle che poi immettevano nel pratico, nel concreto l’idea di una nuova socialità calabrese ci sono stati portati alla fine della legislatura. Ne sa qualcosa l’onorevole Borrello che ha alzato la voce, l’onorevole Pacenza con il quale, al di là se eravamo in due schieramenti diversi, ci siamo guardati e abbiamo fatto grandi battaglie, perché i confini politici sicuramente perdono il loro spessore, quando si diventa parte attiva di un processo positivo a favore dello sviluppo della nostra regione.

Allora si faccia presto, appena sarà insediata la terza Commissione (sanità e politiche sociali) si metta mano. Non so se la Giunta vorrà rivedere o meno queste linee-guida, non so qual è il calendario, ma comunque si faccia presto e si ridia al territorio la possibilità di poter intervenire, perché le sofferenze, le debolezze, sicuramente tutto ciò che appartiene al disagio sociale può essere superato se gli attori protagonisti vengono dal territorio e non dal centralismo esasperato di qualche stanza che appartiene ad un assessorato o alla Presidenza, come è stato purtroppo nel passato. In questa direzione spingerò perché si possa lavorare con serenità. Così cercheremo di attuare la legge 383 in materia di associazioni e di promozione sociale, perché ci giochiamo un’altra partita importante ed interessante.

E sono d’accordo con voi a cambiare una politica di fondo che, in prospettiva, darà grandi risultati. Sono d’accordo, Presidente, non parliamo più di bonus, io ne ho parlato anche per qualche anno e mi rendo conto che, quando parliamo di sofferenza, di disagio sociale, non dobbiamo parlare di monetizzazione della sofferenza. Io sono d’accordo, non parliamo di bonus, parliamo di servizio, di solidarietà, di efficienza nel dare al cittadino quelle possibilità reali di superare uno stato di emergenza per rendere più forte la qualità della vita, perché in questa direzione noi dobbiamo investire più che possibile, perché investire nel sociale significa liberare un territorio dal disagio e quindi, indirettamente e direttamente, aiutiamo quel territorio a misurarsi sui problemi di natura economica, sociale e culturale con più serenità, con più tranquillità, con i vantaggi anche a livello economico per quel dato territorio.

Quindi bisogna essere più forti nel mondo sociale, investire più in questo mondo, per poi meglio pianificare e quindi preparare quel territorio adatto dove l’insediamento economico, sociale e culturale può arrivare verso le vette più alte.

Ecco, colgo questo modo di essere e di fare all’interno della sua relazione. Mi piace la parola “sussidiarietà” che ritorna molto spesso – lo dicevo all’inizio del mio intervento – le istituzioni, il territorio, i corpi intermedi, gli enti locali, tutti artefici, ognuno che si sostituisce non perché annulla l’altro, ma perché diventa parte attiva di un processo che è unico, quello di trovare il modo per portare avanti quello che è giusto portare a favore dei cittadini.

Non la voglio fare lunga, voglio anche dire che mi piace parlare di patto per la salute, dottoressa Lo Moro, perché lei sa più di me che lavorare in questa direzione è difficile, sa che qui non si tratta solo di mettere mano ad un Piano sanitario verso il quale ognuno di noi ha cercato di spendere e di dare il meglio di se stesso, con i limiti che ci possono essere, perché sicuramente questa è la materia più delicata e più particolare che si può qui guardare con attenzione politica. Noi, in questa direzione, dobbiamo lavorare anche con un aspetto pedagogico, il patto per la salute può esserci se ogni cittadino, se ogni categoria capisce l’importanza del suo ruolo in funzione di questo tema centrale, principale che è alla base della qualità della vita degli uomini.

Non basta solo il direttore generale, il migliore possibile, non basta solo la struttura, ci vuole sul territorio, attraverso i diversi soggetti, una capacità di coinvolgimento di responsabilità in grado, alla fine, di portare un risultato che fino adesso è stato lasciato solo nelle mani del direttore generale o dell’assessore. Ma non è così, questo argomento vuole un coinvolgimento generale e, per farlo, dobbiamo mettere sul campo degli strumenti in grado di dare, a chi di dovere, la possibilità di essere protagonista in questa grande battaglia che lei, assessore, insieme ai suoi colleghi di Giunta, al Presidente e al Consiglio regionale dovete affrontare e confrontarvi su un tema che va al di là della stessa maggioranza e della minoranza, quindi coinvolge tutti quanti per la funzione che si ha e che si recita in Consiglio.

Le dico solo una cosa: lavori perché si dia più centralità al territorio in sanità, meno ospedali e più territorio, più distretti di base. L’ospedale deve essere un momento di emergenza, di specialità e di eccellenza, ma deve essere il territorio la parte attiva di questo processo centrale che coinvolge il cittadino, che è attento quando si tratta di migliorare la sua qualità di vita.

Tutto ciò si sposa con il discorso delle nuove politiche sociali. So che lei ha insieme queste deleghe, probabilmente non sarà facile, sotto alcuni aspetti, mantenerle perché, nel passato, la sanità ha sempre divorato il campo del sociale. Nel discorso socio-sanitario c’è stata una cultura di fondo che ha consentito all’aspetto sanitario di abolire il livello sociale dell’intervento. Questo è un pericolo. Io mi permetto, Presidente e assessore, per la mia esperienza e per la mia devozione in questa direzione, di suggerirle di stare molto attento perché lei, giustamente, ha bisogno di una serie di persone e di una politica di fondo in grado di realizzare alcuni interventi.

Finisco, dicendo che ci giochiamo un’altra partita importante sul discorso dei fondi strutturali. E’ importante questa partita, è necessaria, troppi progetti-sponda negli anni passati, poca concertazione, poca possibilità di utilizzare i fondi europei per dare risposte concrete allo sviluppo del nostro territorio. Lei lo sa, il bilancio regionale non può dare risposte concrete alle attese dei cittadini, diremmo una grande bugia: nessuna Giunta regionale, di qualsiasi colore, usando solo il bilancio regionale, potrà dare un input grande di cambiamento alla nostra regione. C’è bisogno del ricorso ai fondi strutturali europei, quindi c’è bisogno di una politica in grado di cambiare strada, cambiare rotta, di eliminare per sempre progetti che vengono semplicemente usati per cercare di non perdere i fondi di riferimento.

Allora, Presidente Bova, ho depositato presso la Segreteria e quindi prego che si possa mettere all’ordine del giorno del prossimo Consiglio regionale una mozione che tende ad avviare una riflessione profonda su questo tema particolare, anche perché c’è il pericolo che i fondi europei non siano dati in egual misura alla nostra Regione. Questo, sotto tanti punti di vista mi rende inquieto, perché al di là della nostra posizione in Consiglio, non vogliamo che si riduca lo stanziamento europeo nei confronti della Regione. Noi vogliamo che questo fondo sia elargito nella stessa misura degli anni scorsi, se non aumentato, e ci sono autorevoli parlamentari europei eletti nella circoscrizione meridionale che, in questi giorni, hanno suonato il campanello d’allarme. Questo, caro Presidente Loiero, è qualcosa di molto fondamentale nel discorso che lei prima ha fatto.

Quindi chiedo che, nel prossimo Consiglio, ci sia l’approvazione di questa mozione che chiede, appena ci sarà la Commissione bilancio, di aprire un dibattito con gli onorevoli Pittella e Pirilli proprio su questo delicato argomento, per evitare che la Calabria non abbia i fondi europei in egual misura del passato, perché questo renderebbe molto più difficile tutto ciò che è necessario fare per fare esaltare la Regione su alcuni interventi necessari e fondamentali e, nello stesso tempo, dobbiamo incalzare il Governo con questa mozione a fare la sua parte per scongiurare tale sciagurata possibilità che l’onorevole Pittella, in questi giorni, da par suo ha denunciato sulla stampa. Noi non possiamo stare a guardare, per quello che rappresentiamo dobbiamo diventare parte attiva di questo processo.

E’ chiaro che, alla fine di un mio ragionamento, mi viene spontaneo anche esprimere un voto al suo programma che, forse, non ha solo ed esclusivamente motivazioni politiche – devo essere molto onesto, sono un uomo che si misura molto alla luce del sole e, per questo, prendo le mazzate più grandi – sono portato a votare sì al suo programma, forse anche sulla spinta dell’amarezza che in questi giorni mi ha accompagnato, per la delusione, perché dopo aver dato un pezzo della propria vita su un progetto, ti alzi una mattina e ti accorgi che, per quel che ti riguarda, era tutto uno scherzo. Forse si hanno delle reazioni e poi, magari, le tramuti anche in atteggiamenti istituzionali. Forse c’è anche una parte di tutto ciò nel mio sì, devo essere sincero, altrimenti sarei ipocrita con me stesso, ma nello stesso tempo, per le cose che ho detto, c’è la necessità personale e per le migliaia e migliaia di persone che io rappresento di mettermi in positivo nei confronti di un programma che ha le basi culturali, sociali e politiche per stare al passo con i tempi e dare la possibilità a questa legislatura di avviare quel processo di cambiamento che aspettiamo da tanti anni e che, purtroppo, non si vede nemmeno all’orizzonte.

Ecco, c’è questo miscuglio dentro di me di posizione politica favorevole a cose che io ho enunciato e motivato, quindi non dico da pappagallo o da persona che sfrutta una situazione che può essere favorevole e, nello stesso tempo, per una condizione personale, purtroppo sono un passionale, sono uno che si misura anche attraverso i propri sentimenti, si dice che non vanno più di moda, ma l’uomo io ritengo che, invece, in questa direzione può andare avanti, fortificarsi e, di riflesso, diventare più concreto quando deve risolvere i problemi quotidiani che la gente, ormai da tempo, vuole finalmente vedere almeno risolti nelle parti più essenziali.

Buon lavoro e grazie.

Presidenza del Presidente Giuseppe Bova

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Talarico. Ne ha facoltà.

Francesco TALARICO

Grazie, Presidente. Intanto colgo l’occasione, come primo intervento dell’ottava legislatura, per rivolgere a lei, Presidente Bova, e all’intero Ufficio di Presidenza un sincero augurio di buon lavoro. L’ho conosciuta nella settima legislatura, non ho nessun timore di ritenere che sarà un buon Presidente del Consiglio e, quando dico “buon Presidente del Consiglio”, intendo dire che sarà il Presidente di tutto il Consiglio e che penserà anche e soprattutto alle prerogative della minoranza.

Oggi, certo, l’episodio – chiamiamolo così – che si è verificato, un incidente di percorso, è andato nella direzione opposta, però ritengo che ci sono tempi e modi per poter raddrizzare quello che è avvenuto, anche per dare la possibilità alle minoranze – perché lei è stato minoranza prima di me e prima di noi – di istruire i progetti, di avere la possibilità, in quei sessanta giorni previsti per l’esame nelle Commissioni, di poter approfondire quanto proposto dalla Giunta.

Ho ascoltato con grande attenzione la relazione del Presidente Loiero – ed anche a lui e a tutta la sua Giunta va un sentito augurio di buon lavoro – e l’ho trovata abbastanza articolata, molto profonda, ma si è limitata all’analisi dello stato di fatto della nostra regione. E’ un’analisi certamente da condividere in tante sue sfaccettature, ma di soluzioni, alle quali noi tutti vogliamo tendere, partecipare, concorrere anche dall’opposizione quando si tratta di soluzioni efficaci, positive che vanno nell’interesse della Calabria, ne ho ascoltate poche.

Ho sentito anche nella sua relazione che lei ha individuato dei collaboratori, dei consulenti che possono arricchire ancora di più il programma che ci ha illustrato.

Oggi, comunque, l’ho trovato più un programma di campagna elettorale, del 3-4 aprile, che un risultato complessivo di che cosa si vuole fare per la Calabria, perciò nel momento in cui ci saranno gli approfondimenti e anche le soluzioni ai problemi della Calabria, noi saremo molto attenti.

Vede, Presidente, oggi le Regioni sono e rappresentano uno Stato a sé, quasi uno Stato nello Stato, con le loro politiche, con la loro politica economica, con proprie idee e proprie direttrici di sviluppo, con tutto quello che può rappresentare degnamente e far crescere la nostra regione. Allora c’è bisogno di un’analisi dei punti di forza, capire che cosa c’è di buono in questa nostra regione e, posso assicurarlo – lei lo sa prima di me per aver fatto politica per tantissimi anni in questa regione – i punti di forza sono tanti e noi dobbiamo far apparire la parte buona della Calabria, quindi, dobbiamo investire le nostre risorse su quello che oggi rappresenta delle possibilità di futuro e dobbiamo fare in modo che tutto questo si possa realizzare.

E dobbiamo avere coraggio, Presidente, perché non è possibile che la regione sia considerata tutta turistica, tutta agricola, tutta industriale, tutta artigianale, come se i tanti comuni fossero tutti uguali e tutti concorrano, quando c’è da avere da qualcosa, con le stesse prerogative e con gli stessi diritti. No, c’è bisogno di un atto di coraggio che vada nella direzione di individuare in Calabria dove si fa turismo, dove si fa agricoltura, dove si fa industria, dove si fa artigianato, perché ritengo che sia questo il dovere che oggi una maggioranza e un sistema elettorale che danno pieni poteri ad un Presidente della Giunta ed una larga maggioranza in Consiglio debbano adempiere.

Io stesso, ma non io solo, in più occasioni, anche con la minoranza di allora, della settima legislatura, abbiamo sempre sposato e portato avanti grandi temi, quali i Progetti integrati territoriali (i Pit), che sono proprio strumenti per la valorizzazione delle risorse che rendono, cioè, impiegare i fondi comunitari per valorizzare quello che di buono c’è oggi all’interno della nostra regione, cercando di evitare i campanili, perché questa è una regione dai forti campanili, però ancor di più deve essere immaginata un’immagine positiva della nostra regione.

Ho gioito quando ho letto, nei giorni scorsi, che Tropea è la prima città per rapporto qualità/prezzo; è venuta fuori una Calabria positiva, che non occupa i giornali nazionali solo per fatti negativi, ma anche per fatti positivi, e questo va nella direzione di attrarre nuovi turisti. Occorre essere concorrenziali anche con le altre regioni perché oggi, quando dico “Stato nello Stato”, dico che siamo concorrenti con la Basilicata, con la Puglia, con la Campania, sempre di più dobbiamo attrarre il turismo verso le nostre azioni.

E oggi ci sono tutte le possibilità, Presidente, perché c’è l’elezione diretta e si ha stabilità di governo. Lei ci ha tenuto a precisare che non è un governatore, che è un Presidente, però nei fatti può, perché ha anche pieni poteri, decidere sui fatti contingenti. C’è un potere legislativo esclusivo, infatti, con la riforma del federalismo, del Titolo V° della Costituzione, oggi le Regioni possono legiferare, quindi anche lei, oltre ad essere capo della coalizione, può dare un indirizzo al Consiglio in merito alla direzione si vuole prendere dal punto di vista politico e delle grandi opere da realizzare.

E poi c’è la scommessa dei fondi comunitari 2007-2013 che arriveranno – e sarà l’ultima volta – e ci sarà la possibilità di programmarli, questa volta da zero, immaginando il tipo di sviluppo che vogliamo dare alla Calabria, è una grande opportunità. Cioè, io non vorrei che si riducesse tutto, Presidente – lei l’ha detto nella sua relazione – agli ultimi cinque anni di governo, come se in questi cinque anni si sia arrivati allo sfascio di tutto e di tutti. Certo, ci sono state delle responsabilità, degli errori, gli elettori calabresi ce l’hanno dimostrato, hanno dato un grande voto a lei, non solo alla sua coalizione anche perché sono stati commessi tanti errori. Ma noi dobbiamo immaginare una Calabria positiva, che va avanti, certo partendo da grandi difficoltà, ma oggi ci sono poteri e risorse finanziarie per poterli applicare e, quindi, per dare risposte con certezza, perché è una Calabria completa, che deve essere liberata da una serie di freni e che è frutto di una serie di errori, perché non dobbiamo dimenticare i trentacinque anni ormai delle nostre Regioni, che certamente hanno prodotto tutto questo.

Vorrei che questo Consiglio regionale – lo dico al Presidente Bova e al Presidente Loiero – diventasse sempre di più luogo di discussione alta sui grandi problemi della nostra regione. Ci tengo a ribadire questo aspetto, perché temi quali quelli della “cittadella regionale”, sul quale il Consiglio della scorsa legislatura ha avuto modo di approvare un ordine del giorno, sono temi in cui il Consiglio regionale deve essere coinvolto, si deve esprimere; occorre che ci sia un dibattito alto.

Così come sul polo oncologico che rappresenta un altro dei punti di eccellenza, sul porto di Gioia Tauro, ché anche su questo la Calabria si gioca il proprio sviluppo, su temi quale il lavoro e l’occupazione, perché il problema non è solo quello di creare nuova occupazione e nuovi posti di lavoro, qui si tratta di risolvere problemi come quello dei bacini degli Lsu e gli Lpu, che rappresentano occupazione precaria e dobbiamo cercare, anche rapidamente, con una politica impostata e chiara, di individuare quale percorso seguire. Dobbiamo risolvere il problema degli interinali, il problema dei forestali, ci sono una serie di temi estremamente importanti sui quali occorre che ci siano un confronto e un dibattito alto nel Consiglio regionale.

Così come la sanità deve essere sempre di più uno dei settori sul quale la maggioranza e questo Consiglio regionale devono puntare l’indice, perché noi siamo arrivati – lo dico all’assessore Lo Moro, al quale va un augurio di buon lavoro – nel 2000 ad avere un deficit di 500 miliardi; lo dico perché sono stato Presidente della Commissione bilancio in questi cinque anni, quindi, ho visto i numeri, e noi maggioranza di allora, abbiamo messo i balzelli – certamente sono tutti impopolari – il 10 per cento in più di tasse auto, un euro per ricetta, perché c’era quel deficit. Oggi questo deficit è andato via via riducendosi, arrivando nel 2004 a 40 miliardi.

L’obiettivo è che ci deve bastare quello che lo Stato ci dà, che sono 5 mila miliardi, che non sono pochi. Allora occorre razionalizzare meglio, ecco perché anche la rivisitazione del Piano sanitario è uno dei temi importanti, però una politica di rigore nel campo sanitario c’è stata, perché siamo passati da 500 miliardi del 2000, via via ad arrivare a 40 miliardi di vecchie lire nel 2004. Questo significa un buon governo.

Così come occorre rilanciare le imprese, dobbiamo – c’era qui il Vicepresidente Adamo – rilanciare subito leggi importanti, quali la “Sabatini”, che è stata bloccata per carenza di fondi, la “598”, la “949”, leggi, lo sottolineo, estremamente importanti per le nostre aziende.

Dobbiamo avere un segnale fondamentale sul credito, perché oggi, al di là dei fondi perduti, alle imprese interessa principalmente avere la possibilità di un accesso facile al mondo del credito e le Regioni possono, attraverso una strategia di sviluppo, dare dei segnali. Quindi ci sono una serie di opportunità.

Il Vicepresidente Adamo ha già dato un buon segnale, quello, cioè, della riduzione delle spese. Ritengo che sia un fatto importante che dobbiamo mantenere. Sono vigile, attento e rispettoso del voto che è venuto fuori il 3-4 aprile, c’è una maggioranza che governa, c’è un’opposizione che controlla, per quanto mi riguarda sarà un’opposizione anche di proposta, perché il precedente Consiglio regionale ha dimostrato che, quando le proposte sono serie, valide ed hanno un effetto positivo sulla nostra regione, vengono accolte. Questo deve essere, a mio avviso, il modo attraverso il quale dobbiamo immaginare un nuovo percorso.

Certo, l’inizio non è dei migliori con la nomina dei sottosegretari, che tali non sono, ma non c’era niente di male perché il popolo calabrese ha votato il centro-sinistra, quindi il Presidente Loiero ha il diritto-dovere di nominare le persone che più ritiene indicate per seguire ruoli delicati, però si chiamino con nome e cognome, si chiamino consulenti che hanno uno status diverso da quello che può avere un assessore o un consigliere regionale.

Così come non è un buon segno anche la territorialità non rispettata, perché io sono stato consigliere regionale nella precedente legislatura, sarà un fatto di deformazione, chiamiamolo come vogliamo, però spesso gli assessori pensano e riflettono più sul proprio collegio elettorale e non su una visione strategica e complessiva della nostra regione. Lei ha dichiarato che sarà il garante di tutto questo, però non so se riuscirà a seguire tutti i suoi dodici assessori, se tutto quello che avverrà nella gestione, quindi nella predisposizione dei bandi e dei finanziamenti sarà veramente ripartito tra le varie province in misura eguale o in base alle richieste o in base agli abitanti.

Lei ha preso questo impegno, per quanto mi riguarda sarò qui a seguire questo aspetto e ricordarle anche e soprattutto che la Regione Calabria deve emergere tutta insieme, con tutte le province, lasciando da parte i campanili perché se si pensa ad un’area rispetto ad un’altra ritengo che il problema sarà sempre senza soluzione.

Quindi, occorre sempre di più immaginare un nuovo percorso, non si può pensare che tutto sia uno sfascio. Occorre recuperare le cose positive, c’è tanta professionalità tra i dipendenti regionali, occorre recuperare le positività di tutto quello che avviene, senza neanche queste decisioni di rigore così drastiche, del tipo “tutto a casa, è niente buono, ricominciamo da capo”. No, ritengo che ci siano metodi e modi diversi che possono dare la possibilità di valorizzare i bravi senza questo clamore, concentrandosi, invece, sui problemi, non tanto sulla scelta del personale della Regione.

Io ritengo che tutto questo si possa fare.

La vicina Basilicata ha il 12 per cento di disoccupazione, noi siamo al 24, è una regione ad Obiettivo 1 come la Calabria, penso che come bellezze naturali, dal punto di vista dei diversi insediamenti, la Calabria sia molto superiore perché c’è il mare, la montagna, c’è la possibilità di strutturare anche una serie di aree pianeggianti estremamente importanti. Quindi, se c’è una politica di rigore, tutti questi indicatori possono venir meno.

Nella scorsa legislatura abbiamo approvato – il Presidente Bova se lo ricorderà – il Dpef che è un documento che dà la possibilità di rivederci ogni anno in quest’Aula, per analizzare gli indicatori, il Pil, il tasso di disoccupazione. Questo configura un sistema di garanzie per i calabresi, perché tutti i passi del governo regionale saranno seguiti per capire se tutte le realizzazioni hanno una ricaduta positiva e se i fondi spesi danno dei frutti alla nostra regione.

Certo, la nostra regione è una terra difficile, la criminalità organizzata è forte, voglio dare la mia solidarietà alla dottoressa Lo Moro e a tutti coloro che hanno subìto delle intimidazioni in questo periodo, però ritengo che questi problemi in Calabria si risolvano oltre che con le forze dell’ordine – parteciperò, come la Giunta regionale, sabato 21 alla manifestazione dei sindacati perché sono convinto questi temi non abbiano colore politico – anche e soprattutto con lo sviluppo, perché i posti di lavoro sono uno dei motivi che danno, oggi, sempre di più boccate di ossigeno alla criminalità organizzata. I nostri giovani, se riescono a trovare lavoro, seguono una strada positiva. In questa direzione ritengo che possiamo lavorare insieme per produrre sempre dati positivi.

Non mi dilungo oltre, ritengo che i problemi siano tanti. Voglio rivolgere a ciascuno di quest’Aula, ai consiglieri di maggioranza e di minoranza, un sincero augurio di buon lavoro. Ognuno porta se stesso, la propria esperienza, cerca di dare il proprio contributo per la soluzione dei nostri problemi, ritengo che ci sia un sentimento unico tra maggioranza e minoranza, quello di veder crescere la nostra regione e di farla progredire sempre di più.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Abramo. Ne ha facoltà.

Sergio ABRAMO

Prendo la parola, con un brevissimo intervento, per augurare al Presidente Loiero e alla sua Giunta, al Presidente del Consiglio e a tutto l’Ufficio di Presidenza un buon lavoro per questa difficile legislatura, perché sono stato il primo – se ricorderà il Presidente Loiero – a sostenere e a criticare i dieci anni che sono passati della legislatura a maggioranza di centrodestra, ho anche detto che non troverete una bella situazione in questa Regione, però aspetteremo per capire come intendete muovervi rispetto al programma che avete presentato.

La relazione che lei, Presidente Loiero, ha oggi presentato è una sintesi del suo programma elettorale. Non poteva essere diversamente, dobbiamo dare anche il tempo a lei e a tutti gli assessori di poter avere la possibilità di conoscere i settori, le problematiche e di portare, eventualmente, in questo Consiglio regionale i provvedimenti o, sicuramente, i progetti che volete avviare per quanto riguarda i problemi più importanti che ha questa regione.

Noi – si ricorderà, Presidente Loiero – in campagna elettorale abbiamo ripetuto spesso, anche come rappresentanze delle istituzioni locali, “la questione lavoro al primo punto” quindi il problema lavoro-occupazione, la questione Lpu e Lsu, che è un problema scottante perché, tra qualche mese, arriverà in quest’Aula sicuramente un’ulteriore proroga per quanto riguarda i lavoratori Lpu e non sappiamo se queste proroghe, considerando che è la sesta, non metteranno in difficoltà questo Consiglio regionale vista la vicenda, anche di qualche giorno fa, che è stata riportata da tutti i giornali rispetto alla Corte dei conti, perché abbiamo firmato più protocolli, in quanto gli enti dovevano stabilizzare questi lavoratori, ma sappiamo che non hanno questa possibilità – come Comuni, come Anci lo abbiamo detto spesso –, ed abbiamo continuato a fare proroghe su proroghe e quindi, se non ci sarà un provvedimento serio questa volta, credo che anche questo Consiglio regionale rischi fortemente l’approvazione di un’ulteriore proroga.

Voglio fare un intervento breve perché – come dicevo – di queste cose ne abbiamo discusso moltissimo in campagna elettorale, anche sull’utilizzazione dei fondi comunitari, sulla questione come fare progettualità per fare occupazione, come fare impresa, e abbiamo detto chiaramente che qui, in questa Regione, non ci sono regole per l’utilizzazione di questi contributi. Lo abbiamo visto, lo abbiamo denunziato e la Procura, proprio in questi giorni, in questi mesi, ha sequestrato moltissime carte per quanto riguarda le procedure che hanno messo in difficoltà questa Regione, ché attraverso questi fondi dovevamo fare occupazione, invece molti imprenditori che hanno fatto questi investimenti poi sono scappati via.

Noi saremo molto attenti, non faremo un’opposizione sicuramente per il gusto di farla, ma dovremo stare molto attenti come minoranza; su queste procedure dei fondi comunitari vogliamo dire la nostra, perché è l’ultima opportunità che abbiamo nei prossimi cinque anni e non vorremmo perderla, poiché credo che a pagarne le conseguenze, poi, sarà la Calabria.

Mi riferisco anche alla vicenda discussa nei dibattiti con lei in campagna elettorale sul bilancio regionale. Lei ricorderà che il 92 per cento della spesa del bilancio regionale è spesa fissa, il 65 per cento è rappresentato dai fondi per la sanità. Costi troppo alti, non vorrei trovarmi al posto della mia ex collega Doris Lo Moro, perché la sanità è un settore difficilissimo e noi siamo disponibilissimi ad aiutarla e a darle il nostro contributo, cara collega, perché abbiamo visto in questa campagna elettorale una situazione veramente disastrosa, soprattutto per alcuni ospedali che andrebbero riconvertiti, che non possono essere più sostenuti, ma soprattutto abbiamo visto che sono state accreditate alcune Rsa che non sono strutture ospedaliere, non sono neanche strutture come Rsa, ma sono solamente delle scuole che sono state adibite per gli anziani.

Su questo daremo sicuramente materiale perché lei possa identificare queste strutture, dovremo intervenire, ci vuole un atto di coraggio ed è questo il motivo per cui daremo il nostro contributo, siamo sicuri che lei saprà portare avanti la questione.

Per quanto riguarda il bilancio regionale, c’è da mettere mano anche sul personale: troppi dipendenti, Presidente Loiero, l’intera Regione Calabria ha circa 5-6 mila; sui forestali, voglio ricordare, che noi, come Anci, abbiamo fatto anche in passato una proposta, quella di realizzare i progetti e trasferire questi forestali ai sindaci, ai Comuni per poter meglio controllare il lavoro che vanno a realizzare, che è necessario, importante, sul quale non mettiamo sicuramente nessun veto, ma vorremmo controllare che questa forza lavoro possa servire veramente al territorio, perché, lo sa perfettamente, ne abbiamo comunque necessità e bisogno.

Mi sarei aspettato un qualcosa in più nella sua relazione sul trasferimento delle deleghe agli enti locali e sull’importanza che gli enti locali oggi hanno. Ha fatto sicuramente un accenno, però preferirei che, poi, spiegasse un po’ meglio cosa intende fare sul discorso del decentramento agli enti locali, perché – mi creda – mentre è una cosa molto più facile per le amministrazioni provinciali, molto più difficile, invece, è per i Comuni; trasferire le deleghe agli enti locali, quindi ai Comuni, trasferire risorse finanziarie e personale, è una cosa difficilissima, abbiamo provato più volte ad istituire questi tavoli, abbiamo lavorato mesi e mesi, ma – credetemi – se non c’e aiuto da parte dei direttori generali nel dare indicazioni su cosa trasferire, dipartimento per dipartimento, significa che si rischia di fare i tavoli, ma di non portare a casa alcun risultato. A questo teniamo tantissimo, crediamo che soprattutto le autonomie possano contribuire a rendere questa Regione un ente molto snello che faccia programmazione e non gestisca direttamente tutto quanto, anche le cose che riguardano i territori.

Un’ultima cosa e poi vorrei finire il mio intervento, perché – come dicevo prima – preferirò aspettare qualche mese perché arrivino in quest’Aula i progetti per singoli settori, come utilizzare pertanto le risorse, come poter sicuramente accordarsi con le parti sociali per fare sviluppo nella nostra regione, quindi credo sia inutile stasera allungare il brodo e cercare di spiegare qual è la nostra intenzione sullo sviluppo della nostra regione. Una piccola attenzione, però, vorrei che lei l’avesse sulla vicenda della Sorical, ed anche dell’ambiente. Mi dispiace che sia successo quello che abbiamo letto sui giornali, anche noi vogliamo essere solidali con il Presidente Chiaravalloti, così come lo è stato lei oggi nella sua relazione, ma abbiamo la vicenda della Sorical che – come sa perfettamente – non è stata condivisa da noi sindaci.

Vorremmo che anche qui si cercasse di capire il perché abbiamo voluto trasferire questo grande patrimonio ad un privato, che ha acquistato il 49 per cento delle quote di questo grande patrimonio di 5 mila miliardi con solo 1 milione di euro; gli investimenti che questo privato doveva realizzare non verranno realizzati perché alla fine, anziché intervenire con degli investimenti, per un cavillo si è arrivati addirittura a rilasciare solo una semplice fideiussione.

A questo aggiungo che ci saranno circa 800 miliardi di investimenti da parte del Consiglio regionale, ce ne dovrebbero essere altrettanti come partner privato che, però, giustamente, ha solamente una fideiussione fino ad oggi, ma vorrei ricordare che esistono dei piani per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti, dei siti inquinati, un piano per circa 700 miliardi ancora completamente fermo, mancano gli impianti per quanto riguarda lo smaltimento, perché anche lì c’era un piano previsto che non è stato portato avanti e diciamo che sulla materia ambiente i Comuni si aspettano tantissimo da questa Giunta regionale che ormai da anni non hanno avuto risposta.

Un ultimo intervento: per quanto riguarda il federalismo, Presidente Loiero, lei oggi ha fatto una piccola battuta, cioè che il federalismo non è un problema. Finalmente abbiamo capito che il federalismo, se letto bene, forse per questa Regione può essere una grande opportunità. Quindi invito il Presidente Loiero a portare, eventualmente, in quest’Aula il documento sulla competitività approvato da questo Governo nazionale, che prevede l’utilizzazione di leve fiscali attraverso la formula federalista dello Stato che è stata approvata, che è uno strumento unico che in Europa, negli ultimi quindici anni, non si è mai potuto approvare perché c’erano i Regolamenti della Comunità europea che bloccavano queste leve fiscali per incentivare imprese sul territorio, mentre oggi, invece, questa possibilità ci viene data da una sentenza della Corte costituzionale europea che ha detto a tutti i Paesi della stessa Comunità che sulle leve fiscali si può intervenire utilizzando anche i fondi comunitari.

Allora, se vogliamo fare veramente impresa, se non vogliamo che il programma rimanga sulla carta, se vogliamo che effettivamente si faccia occupazione tramite il mondo delle imprese, dobbiamo rendere appetibile questo territorio regionale, perché altrimenti non sarà l’opposizione ad essere rigida contro questa maggioranza, ma saranno gli stessi calabresi : se non vedranno in questi cinque anni alcun risultato – e lo noteranno subito dopo i primi mesi – se non leggeranno alcun risultato, ancora una volta questa Regione sarà bocciata, questo Governo sarà bocciato dai calabresi.

Con questo augurio spero di aprire presto la stagione, quindi, dei programmi che dovranno essere portati in questa Aula del Consiglio regionale, su questo ci confronteremo, su questo daremo il nostro supporto, ove possibile, ma su questo faremo anche opposizione dura nel momento in cui non verranno prese in considerazione anche le nostre proposte, così come vuole che sia una minoranza che vuole partecipare alla vita e alla costruzione di questa regione o, spero, dello sviluppo di questa regione.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Morelli. Ne ha facoltà.

Francesco MORELLI

Perdoneranno l’immodestia del mio discorso dopo tanti e tanti interventi, ma ho letto per la seduta odierna con particolare attenzione il programma di governo del Presidente Loiero – trasmessomi, peraltro, ieri pomeriggio – ed ho ascoltato con altrettanta attenzione le comunicazioni che lui ha fatto all’Aula.

Non ritengo possibile, oggi, trarne conclusioni che, più che frettolose, potrebbero apparire come il frutto di preconcetti o, peggio, di un apriorismo ideologico.

E’, invece, mio forte convincimento comprendere e capire il metodo, gli esempi significativi che caratterizzano l’impostazione dell’intero programma oppure, se l’impostazione dell’intero programma che nasce dal documento approvato dalla Gad a Lamezia Terme, che poi si esplica in quello che il Presidente Loiero ha avuto la cortesia di inviare ieri, sia frutto di campagne politiche al solo fine di riportare la gestione dell’efficienza, con l’amministrazione della Regione Calabria, a dire dell'attuale maggioranza, immobilizzata nell’ultimo quinquennio, dimenticando però che le problematiche esistenti oggi sono, forse, quelle di ieri e che, se di eredità si vuole parlare, bisogna ricordare che anche più pesante lo è stata quella ereditata dal centro-destra. Questo la nostra onestà intellettuale non può non farcelo ricordare, però, verosimilmente, mi auguro che non sia proprio così e, pur nel rispetto della differenziazione politica, sarebbe molto triste pensare che le innovazioni sostanziali o lo spoil system, tanto ricercato, possano alla fine comportare l’illusione dell’innovazione stessa o la realtà di un inganno.

Molte volte si corre il rischio pressante della tentazione di spazzare via l’esistente con un vento ripulitore, cercando di annullare tutto il passato alla ricerca di un futuro diverso, forse certamente sì, attraverso l’elaborazione di un codice etico nuovo, signor Presidente Loiero, dove però i vecchi valori debbono e possono trovare il giusto riferimento. Questo per non restare prigionieri della stessa realtà innovativa, pur di attuare a tutti i costi una frattura netta tra passato e presente. Questo è successo anche durante la campagna elettorale per la sinistra, per la destra e via dicendo, ma la storia non è quella che si pensa, è quella che si fa giorno per giorno.

Presidente Loiero, ho registrato anche i sentimenti di amarezza umana e politica per ciò che oggi è sui giornali e mi consenta solo una piccola battuta per questo inciso: ignoramus et ignorabimus, perché chi opera o chi cerca di operare nella quotidianità corre il rischio di sbagliare, ma è meglio correre il rischio di sbagliare, anziché stare fermi per paura di operare. Poi trovare la zampa dello scheletro di una formica negli armadi dei galantuomini è cosa ben diversa, ma altre sono le sedi e altre le competenze.

Chiedo scusa per la parentesi e la ringrazio.

Molte volte i disegni politici vengono costruiti all’insegna dei miti, ma lei, Presidente Loiero, che è anche un letterato giornalista, sa meglio di me che i miti, spesso, nascondono la paura e il complesso dell’inferiorità, quindi al contrario si creano i diavoli, affermando in fondo, senza accorgersene, che gli stessi diavoli hanno una natura superiore, perché il diavolo – per quanto ne so, per quanto poca fede abbia – è un essere diabolico, ma di natura superiore: è un angelo.

Io non credo, in politica o nel sistema dei partiti per la poca esperienza che ho, né al “diavolismo” né all’“angelismo”, credo solo agli uomini che agiscono ed operano con le loro difficoltà, con le loro contraddizioni, ma ritengo – mi auguro e spero – che alla base vi sia sempre l’onestà intellettuale che ognuno di noi deve avere come contrapposizione e come contraltare.

La Calabria necessita di un grande disegno strategico che non si orienti solo nell’innovazione tout court, ma che tenga ben presente che esistono, comunque, profonde differenze tra demagogia ed analisi approfondite della realtà. Il tempo della campagna elettorale è finito, prendiamo atto del risultato inequivocabile, netto, chiaro, lampante e trasparente – molte volte risulta essere anche ridicolo, andare alla ricerca di falsi meccanismi o false assurdità per cercare di inficiare le varie volontà popolari – palese a tutti, inizia un nuovo periodo che auspichiamo, per i propositi di cui prendiamo visione, coincida con una piena realizzazione di quanto programmato.

Ogni buon programma deve, necessariamente, tenere conto della realtà in cui si esplica perché, vede, Presidente Loiero, io apprezzo il suo stacanovismo, perché il Presidente Loiero è presente da solo in Aula con la maggioranza, ed eludendo le problematiche drammatiche della nostra terra, si troverà poi a contatto con la quotidianità pressante quella inerente i problemi del lavoro, degli Lsu, degli Lpu, dei Noc e così via che, quindi, molte volte fanno perdere la via del programma che ti sei tracciato o la quotidianità riguardante, per esempio, la nuova povertà di cui il tanto caro amico Egidio Chiarella parlava prima: campare oggi una famiglia monoreddito con 700 euro al mese ritengo che sia già sintomo – ed è così – di una nuova soglia di povertà.

Quindi è vero che la Calabria deve partire da un nuovo sentire, da una nuova identità, ma sostengo che questa da sola non è sufficiente, bisogna ricercare una identità competitiva, capace di disegnare e realizzare un percorso di sviluppo che affondi le radici nella cultura delle tradizioni, nelle risorse da valorizzare, nell’ambiente, nei beni archeologici, nell’agricoltura. Il nostro sistema produttivo ha sicuramente bisogno di incentivare l’imprenditorialità, ma ha anche necessità di incentivare coloro che lavorano sulla conoscenza. Bisogna partire dal riconoscimento dell’identità e delle vocazioni della Calabria che devono essere la base per uno sviluppo economico e sociale non artificiale ed indotto ma autonomo e complementare rispetto a quello statale e ancor più europeo. Se mi si consente, vi sono pur nei limiti e nella consapevolezza degli stessi limiti i germi già cantierati dalla precedente Giunta del Presidente Chiaravalloti del centro-destra.

Questo la maggioranza lo potrà con l’onestà intellettuale che la contraddistingue certamente verificare se è vero, come è vero che lessico verba rebus proba. Traduco per me stesso dicendo che la bontà dei fatti poi dovrà corrispondere alla bontà delle parole.

E’ lecito prendere atto che la classe dirigente deve essere rinnovata ma è bene ricordare che questa classe non è stata formata in un recente passato, bensì affonda le sue radici in un tempo più lontano quando nell’alternanza di governo e nella storia della stessa classe dirigente era questa classe dirigente e la burocrazia che contribuivano ad attuare altri programmi politici che oggi in qualche modo si tenta di riaffermare con le dovute innovazioni.

La crisi, onorevoli colleghi, che avete la pazienza e la cortesia di stare ad ascoltare, c’è ed è inutile negarla, è profonda ma non è soltanto funzionale, soltanto strutturale. La Calabria pianta le sue radici nel costume stesso della Nazione, e la Nazione dentro l’Europa.

Presidenza del Vicepresidente Francesco Fortugno

E se, signor Presidente Loiero, per affrontare la negativa congiuntura in cui la Calabria si trova vogliamo come massima aspirazione condividere il sogno di una Calabria migliore o della Calabria che vogliamo o della Calabria che sogniamo è necessario ed opportuno rispettare nella reciprocità alcuni valori fondamentali come per esempio la dignità umana, l’ordine sociale, l’eliminazione delle sperequazioni abbandonando quindi da un lato il concetto di utilitarismo coniato da Stuart Miller, fu assorbita dal primo capitalismo cercando di affermare dall’altro il concetto di partecipazione che lei nel suo programma forse chiama applicazione concreta della solidarietà.

Questa partecipazione deve essere però intesa come capacità delle rappresentanze sociali ad assumersi delle responsabilità nella gestione della cosa pubblica. In questo modo non solo la società civile organizzata trova una nuova forma di riconoscimento e di responsabilizzazione nell’ambito di quel tanto declamato, decantato, richiamato principio di sussidiarietà o di volontariato, poi c’è chi lo dice e c’è chi lo fa e questa è un’altra cosa. Ma nello stesso tempo si offre e si deve offrire una bandiera ideologica a quel movimentiamo sociale per aiutare la crescita politica e la capacità di inserire gli interessi particolari in una più ampia visione del bene comune.

Oggi all’inizio di questa nuova legislatura alla Calabria e ai calabresi che attendono da questo Consiglio regionale un motivo di assicurazione o di speranza, il Presidente Loiero ha ricordato Washington.

Vedete, per analogia, per rimanere in terra americana mi sono tornate in mente le parole di John Kennedy quando iniziò la sua missione. Quando rivolgendosi agli americani – quindi così per parafrasi ai calabresi – diceva “chiedete a noi gli stessi vostri sacrifici nella stessa misura e forza del sacrificio che noi chiediamo a voi. Avendo come sicuro compenso una serena coscienza e la storia come giudice delle nostre azioni”.

Iniziamo quindi questa ottava legislatura vedendo e guardando la Calabria che amiamo e se mi si consente invocando, certamente qualcuno prima di me stamattina lo ricordava, la benedizione di Dio. Con la consapevolezza che chi opera sulla terra siamo noi e quindi di conseguenza il Padreterno si serve di ognuno di noi per operare sulla terra.

Onorevole Presidente del Consiglio, onorevole Loiero, onorevoli colleghi, mi auguro che l’onestà intellettuale che contraddistingue ognuno di noi tenga sempre in conto l’esercizio della politica come nobile impegno e non come strumento per far carriera, per assicurarsi privilegi immeritati, per compiacere la propria vanità o la propria brama di potere.

Se così sarà come certamente sarà, non potrà non esserci che una opposizione sicuramente determinata, decisa, vigile ma propositiva quando questa coincide con la visione dell’esclusivo interesse della Calabria e dei calabresi.

Con questi sentimenti io faccio alla Presidenza, all’Ufficio di Presidenza e alla Giunta gli auguri migliori nell’interesse comune di tutti e quindi anche nostro. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.

Franco Mario PACENZA

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, è questa del dibattito sul programma del Presidente della Giunta per intanto la prima occasione e la prima volta che, col nuovo ordinamento, grazie anche ad un vincolo statutario che il Consiglio regionale è chiamato a confrontarsi e poi ad esprimere un voto sul programma del Presidente.

Vorrei sommessamente ricordare, però, che questo è un elemento di congiunzione perché il primo patto è stato sottoscritto tra il candidato Presidente, la coalizione che lo ha espresso ed indicato ed i calabresi.

Oggi mettiamo in moto questo raccordo politico e istituzionale. Vorrei anche qui ricordare soprattutto alla coalizione dell’Unione che proprio la dimensione del risultato elettorale ci carica ancora di maggiori responsabilità.

Quel voto, quell’ampiezza di voto è fondamentalmente espressione e richiesta di cambiamento. Noi non dobbiamo mai smarrire questo mandato di innovazione, di cambiamenti e di risultati. Certo in un rapporto fecondo dentro la dialettica istituzionale e dentro naturali rapporti tra maggioranza e opposizione.

Quindi Presidente, bene il percorso che è stato anche di riferimento strategico dello scontro elettorale. Un progetto per una Calabria che sia in condizione di far sistema e quindi chi stamattina immaginava un elenco, una lista, una promessa facile è probabilmente rimasto deluso.

Bene, questa delusione. Noi invece dobbiamo avere l’ansia di cimentarci con un grande progetto che possa ridare fiducia e speranza a questa regione. In questo percorso, Presidente, mi permetto di indicare, di tracciare, di orientare.

Per esempio, si è fatto bene a non indicare tra le responsabilità di governo l’attuazione del programma. Di questo è custode geloso e garante il Presidente della Giunta regionale.

Penso che però noi possiamo immaginare – può essere la sessione di bilancio o un altro strumento – una verifica sistematica sull’andamento del programma. Cioè, avere costantemente l’ansia di tenere insieme, certo, le emergenze e le quotidianità ma di avere anche il progetto, il sistema come orizzonte di riferimento.

Cioè, non far venire mai meno quell’ansia di cui parlavo prima. In questo quadro ho apprezzato, Presidente, anche il rigore istituzionale dei suoi riferimenti.

Però vorrei ricordare a quest’Aula e non solamente alla maggioranza che certo siamo ancora alle prime battute, sono le prime settimane e si tratta di prendere atto e cognizione fino in fondo, ma io avverto che su tante questioni manca la consapevolezza delle difficoltà profonde a cui andremo incontro.

Non si tratta anche qui di uno scarico banale di responsabilità ma noi dobbiamo avere consapevolezza da dove si parte.

Qui non si tratta di discutere sull’eredità ma c’è una condizione drammatica dal punto di vista sociale, dal punto di vista istituzionale e dell’autorevolezza e della credibilità dell’istituto regionale.

Penso che questa consapevolezza nelle prossime settimane debba crescere per un amore di chiarezza, di responsabilità. Oggi finalmente dopo tanti mesi, per esempio, il ministro dell’economia è andato in Parlamento per presentare il “progetto verità”.

Io penso che noi come Consiglio regionale non dobbiamo rinunciare ad un percorso in cui i calabresi possano avere fino in fondo chiarezza e consapevolezza rispetto alle condizioni della nostra regione.

Per esempio, dentro questo quadro penso che nei primi 100 giorni di lavoro del Consiglio regionale, dell’Esecutivo bisogna fare chiarezza sullo stato finanziario di questa Regione. Questo non è un elemento marginale. Ma per avere possibilità concreta di intervenire sulle piccole e sulle grandi questioni. E diceva bene il Presidente stamattina, a volte anche le piccole questioni rappresentano un verso e danno un senso delle cose.

Credo che noi abbiamo bisogno, e non solo perché in questi giorni ce l’ha rappresentato la magistratura di controllo, ma abbiamo bisogno noi come Consiglio regionale di capire e di avere fino in fondo chiarezza e contezza delle condizioni finanziarie di questa Regione.

Guardate, lo stato finanziario, certo, dentro una situazione in cui le competenze sono profondamente cambiate, ma qualcuno può immaginare che in questa Regione ci siano ulteriori spazi, per esempio, per la imposizione fiscale autonoma?

Io penso sicuramente di no. Anzi noi ci siamo già posti l’obiettivo a breve di ridurre la pressione fiscale e penso alla imposizione dei ticket. Ma dobbiamo avere anche qui un percorso che ci dia uno spaccato vero rispetto allo stato finanziario della Regione.

Perché una Regione che vuole costruire sistema, che vuol costruire progetto deve avere consapevolezza piena delle risorse di cui dispone, degli strumenti su cui può intervenire, delle certezze in materia finanziaria ed economica.

Anche qui io penso che la nuova Regione – condivido anche questo passaggio del Presidente – si costruisce dentro un nuovo processo delle regole.

Qui voglio dire che vedo in queste settimane che, per esempio, si è parlato e si parla poco di legislazione regionale. La nuova Regione si costruisce a partire da una nuova legislazione regionale. Su tanti comparti, su tanti settori abbiamo una legislazione che si contraddice e che spesso non è adeguata. In tanti comparti siamo privi di legislazione e non siamo riusciti a recepire la normativa nazionale o comunitaria.

Dobbiamo fare della legislazione un obiettivo strategico per costruire la nuova Regione, altrimenti di quali regole parliamo se non siamo in primis nelle condizioni di dotarci di regole che siano cogenti, condivise e capaci di produrre un nuovo rapporto tra i calabresi e la Regione.

In questo quadro della nuova Regione inserisco la vicenda del completamento dell’assetto istituzionale. E’ stato richiamato più volte, è stato un punto di riferimento importante durante la campagna elettorale e adesso si tratta di rendere operativo questo percorso.

In questi anni spesse volte si è proclamata l’indicazione di procedere a trasferimenti di competenze e di deleghe. Ci sono stati anche significati di approcci, si è messa in moto una macchina anche dal punto di vista del coinvolgimento del sistema degli enti locali calabresi. Oggi non possiamo più tentennare nemmeno un minuto rispetto al trasferimento e alla costruzione di un nuovo reticolo istituzionale di questa Regione che ci possa permettere – anche qui in un rapporto solidale tra i diversi livello istituzionali un rapporto fecondo, non un rapporto di isolamento o di solitudine.

Tante volte in questi anni ci sono stati, perché no, anche rapporti di prevaricazione. In questa Regione negli anni passati vi sono stati troppi commissari e commissariamenti e questi, di fatto, sono stati la negazione di un principio di sussidiarietà e di cooperazione istituzionale.

Noi dobbiamo invece costruire un reticolo istituzionale solidale, trasparente in cui siano chiare le responsabilità di ogni livello istituzionale, in cui i cittadini siano in condizione di sapere dove si allocano le responsabilità ed eventualmente anche dove si allocano le resistenze.

Io penso che questi due percorsi, quello di una legislazione adeguata e quella di un reticolo istituzionale forte, efficace, trasparente e solidale siano prove immediate su cui si può e si deve dare una risposta costruttiva ed importante.

Altre due cose e concludo, Presidente.

Questa sarà la legislatura che sarà chiamata non solo a verificare, per quello che rimane, l’andamento del Por 2000-2006, ma sarà anche la legislatura che avrà il compito di programmare la prossima fase dei fondi strutturali.

Penso che dobbiamo su questo terreno ripetere l’esperienza che c’è stata nel 1999. Quella, cioè, di aver saputo dialogare con i diversi livelli di questa Regione e di avere costruito in quella circostanza un protagonismo orizzontale, un protagonismo con le conoscenze.

I protagonisti, gli estensori del Por Calabria sono stati fondamentalmente le personalità delle Università di questa Regione, i soggetti della rappresentanza, le forze sociali.

Ecco, io penso che quel percorso non vada smarrito ecco perché, per quanto ci riguarda, salutiamo positivamente l’iniziativa del Presidente di ridare ossigeno, di ridare gambe e struttura alla concertazione sociale.

E’ stata importante l’iniziativa di ieri che sicuramente sarà estesa alle altre rappresentanze e fare della partecipazione non un fastidio, e fare del protagonismo non una perdita di tempo ma fare vere e proprie occasioni e stazioni di governo.

In questi anni sono state troppe le solitudini, le incomunicabilità. Noi dobbiamo rifertilizzare un rapporto istituzionale corretto dentro un ambito di reciprocità e di chiara responsabilità. Non si tratta di inventare o di rimettere in campo falsi assemblearismi o falsi unanimismi ma si tratta di avere chiaro un percorso, una idea di governo, nel metodo e nel merito.

Ecco perché l’eredità è una eredità pesante perché nel merito e nel metodo in questi anni si sono prodotti guasti seri sulla pelle dei calabresi.

Ecco perché anche qui è importante il percorso tracciato dal Presidente rispetto a come nelle prossime settimane e nei prossimi mesi produrre un patto per lo sviluppo. Un patto che veda il protagonismo sociale ed istituzionale di questa Regione al centro, che veda l’ansia e l’assillo del lavoro, della ricerca di maggiori opportunità di lavoro come un’ansia costante. Che veda la lotta alla mafia e il lavoro per la sicurezza come questione imprescindibile rispetto allo sviluppo.

Anche qui non si tratta di affermare i due tempi, prima lo sviluppo e poi la lotta alla mafia ma si tratta di affermare incontestualità. Ecco perché è difficile e complessa la partita che abbiamo di fronte.

Anche qui, Presidente, certo una possibilità di riuscita dello sviluppo non può che partire dalle eccellenze, ma anche qui senza dimenticare le tante povertà sociali e territoriali. Questa Regione in questi anni si è fortemente indebolita, per esempio, sulla tenuta territoriale.

Ci sono aree soprattutto sulle coste che sono completamente stravolte rispetto a processi migratori e nel contempo di abbandono. Qui c’è un punto nevralgico che riguarda la difesa del suolo, delle aree deboli, il piccolo reticolo dei comuni calabresi che sono non solo la stragrande maggioranza ma che non possiamo vivere come una palla al piede, perché lì ci sono depositari di tradizioni, risorse e culture che dentro quel patto possono svolgere un grande ruolo.

Ecco allora che si tratta di mettere in campo un processo inclusivo e non un processo che escluda o che possa vedere solo un nucleo protagonista di questo sistema e di questa sfida.

L’ultima battuta, Presidente. Nella passata legislatura mi è stato chiesto di dare una mano rispetto alle questioni sociali e sanitarie di questa Regione. Ebbene, questa Regione in questi anni, la più grande azienda sanitaria non è mai stata in Calabria. La più grande azienda sanitaria di questa Regione è sempre stata fuori dalla Calabria, anzi è stata l’unica azienda sanitaria che negli anni è cresciuta.

Noi non possiamo mantenere non solo questo trend che dobbiamo invertire rispetto a quelli che semplicisticamente vengono chiamati i viaggi della speranza. Noi dobbiamo – a partire da qui – costruire un progetto pilota chiamando i diversi soggetti a misurarsi sulla possibilità di mantenere in Calabria quei bisogni, quella domanda di salute.

So bene e mi rendo conto che è complicato e difficile. Come, onorevole Presidente, sarebbe una iattura se nelle prossime settimane la nostra Regione dovesse essere nuovamente dichiarata fuori dal patto di stabilità.

La conferenza Stato-Regioni lei sa bene che è in fase avanzata per quanto riguarda la verifica degli standard, dei parametri rispetto al permanere o meno dentro il patto di stabilità che poi ci dà la possibilità di accedere al fondo di solidarietà.

Penso che noi fra le prime emergenze a cui dobbiamo far fronte abbiamo quella di lavorare, come già si è cominciato a fare e come anche la saggezza e l’autorevolezza dell’assessore Doris Lo Moro ci permetterà di tamponare, ove ci dovessero essere falle pericolose immediatamente il permanere della nostra Regione dentro il patto di stabilità. Perché questa sarebbe una condizione drammatica, rimetterebbe in una condizione ancora più pesante l’equilibrio finanziario di questa Regione e costringerebbe ad una rincorsa affannosa che non sarebbe a quel punto compatibile con un processo di rilancio e di crescita sia del sistema sanitario calabrese e per quella che è l’incidenza del sistema sanitario calabrese sulle casse di questa Regione, quello che significherebbe sull’equilibrio finanziario complessivo della nostra Regione.

Mi fermo qui, Presidente. Penso che ci siano tutte le condizioni per un lavoro positivo, per non deludere quell’aspettativa e quella speranza che ha visto il popolo calabrese per la prima volta anche rispetto a quelli che storicamente sono stati i rapporti di forza elettorale, dare un mandato di fiducia ampio, potremmo dire epocale. Io penso che questa sfida la vinceremo nel momento in cui riusciremo a tenere alta la bandiera del cambiamento, a tenere alti - come dice nel suo programma – i valori della politica e non solamente il giorno per giorno.

Solo in questo modo potremmo costruire un progetto che dia risposte positive e che non illude, che fa i conti con le cose concrete ma che rimette in moto una grande carovana di donne e di uomini di questa Regione che hanno l’ansia di riscattarsi e di vivere in una Regione più bella, più sana, di essere tutti quanti più felici e tutti quanti in una condizione di miglioramento soggettivo e collettivo.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole De Gaetano. Ne ha facoltà.

Antonino DE GAETANO

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, credo che oggi la sua relazione sia stata alta, una relazione che ha voluto parlare al popolo calabrese e che ha voluto dare un segno, un inizio di nuova prospettiva che noi ci auguriamo e che soprattutto il popolo si aspetta da noi.

Tanti colleghi della maggioranza l’hanno detto chiaramente: ora arriva il difficile, ora arrivano le sfide che noi dobbiamo saper vincere perché la Calabria ci ha dato una grande responsabilità con questa netta vittoria elettorale.

Credo, Presidente, che noi come Calabria siamo arrivati all’ultima possibilità che abbiamo per lo sviluppo. Abbiamo perso in questi anni troppi treni, troppi treni sono passati e la Calabria non li ha saputi prendere.

Ci sono state altre Regioni in Italia e in Europa che partivano negli anni scorsi con gli stessi dati sociali ed economici della Calabria che hanno saputo svilupparsi.

Credo che per questo la Calabria con questo quinquennio ha un’ultima occasione. Perché, come sappiamo, i fondi strutturali da qui ai prossimi anni andranno a finire, perché ci sono nuove Regioni e nuovi Paesi che si affacciano nella Comunità europea.

Credo veramente che questa sia l’ultima occasione che non possiamo perdere.

Credo, allora, Presidente, per cambiare anche il modo con cui è stata fatta la politica in Calabria che dobbiamo partire col programma che lei ci ha esplicitato. Sicuramente non è stato un programma dettagliato, non lo poteva essere. Soltanto le linee guida che credo siano essenziali e che ci possono permettere veramente di provare a cambiare e di dare una idea nuova di sviluppo alla nostra terra.

Credo che per dare questo sviluppo alla Calabria dobbiamo partire da due grandi aspetti che in questi anni non si sono toccati se non in maniera limitata in questo Consiglio regionale.

Credo che per avere uno sviluppo economico e per dare il benessere ai nostri cittadini dobbiamo partire dall’agricoltura.

Vedete, in questi anni la Calabria non è stato il fiore all’occhiello in Italia per lo sviluppo dell’agricoltura.

Abbiamo esempi, anche vicini a noi, la Sicilia o la Puglia che hanno puntato con forza su un’agricoltura pregiata e che hanno valorizzato i prodotti della propria terra e pertanto sono riusciti ad avere uno sviluppo economico.

Credo che noi in Calabria non possiamo più continuare così, cioè con una politica in campo agricolo che non consenta lo sviluppo delle proprie risorse.

Per esempio, abbiamo in Calabria due grandi colture: l’olio di oliva e gli agrumi.

Ebbene, in questi due grandi settori che potevano essere fucina di sviluppo per la nostra terra non abbiamo saputo in questi anni avere uno sviluppo economico.

Le nostre arance nella provincia di Reggio Calabria, per esempio, non vanno sulle tavole o sui mercati di tutto il mondo ma vengono portate al macero.

Credo che noi non possiamo più continuare così, noi non possiamo non puntare sull’olio d’oliva di qualità. Abbiamo in Calabria pochissimi esempi di olio extravergine. Non è possibile più continuare con questa politica.

Credo che i fondi europei e i fondi che ha la Regione devono incentivare i nostri produttori a puntare sulla qualità, a mettersi anche insieme in consorzi e a sviluppare le grandi potenzialità che abbiamo in questo settore.

Una zona della Sicilia che era una zona povera 20 anni fa, la zona di Vittoria, quella del Ragusano in questi ultimi anni si è sviluppata grazie a questi prodotti.

L’altra grande questione che noi in questi anni abbiamo sottovalutato è che noi abbiamo la fortuna di avere – è stato anche scritto su alcuni slogan pubblicitari che in Calabria ci siamo dati negli ultimi 20 anni – è che la Calabria è la regione che ha due mari.

Ma la Calabria se andiamo a guardare oggi i dati del turismo è la regione che in Italia sfrutta di meno questa potenzialità. Ci sono Regioni d’Italia anche del nord che non hanno due mari, che non hanno 300-400 chilometri di coste e che sono riuscite ad avere sviluppata una economia basata sul turismo, un turismo buono che non deturpa l’ambiente ma che accoglie e quindi ad aver sviluppato la propria economia.

Il Veneto con 50 o con 100 chilometri di coste porta più turisti che l’intera regione Calabria. Credo che questa non sia più una cosa che possiamo tollerare come calabresi. Noi in questi 5 anni dobbiamo fare un piano serio di sviluppo nel campo turistico, Presidente.

Questa credo sia l’unica possibilità che abbiamo veramente se vogliamo svilupparci e se vogliamo migliorare la qualità di vita dei nostri cittadini.

In questi anni un altro dei problemi che non è stato credo sufficientemente affrontato è stato quello della sanità.

La sanità è oggi l’aspetto che distingue un popolo dal punto di vista della civiltà. I calabresi oggi sono costretti nella stragrande maggioranza dei casi – lo diceva prima il collega Pacenza – quando hanno una malattia di un certo rilievo sono costretti ad emigrare e andare oggi, come si faceva una volta, a curarsi nel nord Italia e chi è più fortunato perché ne ha la possibilità economica anche fuori dal nostro Paese.

Credo che non possiamo continuare su questa strada, credo che dobbiamo puntare con forza su una sanità di eccellenza. La Calabria non ha molti punti di eccellenza. Ci sono addirittura province che non hanno non solo punti di eccellenza ma nemmeno presidi di emergenza.

In Calabria abbiamo un solo ospedale che fa la cardiochirurgia. C’è stato un grande dibattito nella nostra città di Reggio Calabria su questo fattore e sul fatto che per esempio tanti cittadini di questa città sono costretti – se colpiti da infarto – ad andarsi a curare a Messina o a Catanzaro.

Voi sapete benissimo, l’assessore alla sanità - a cui tra l’altro va la mia solidarietà per gli atti intimidatori vili che ha subito – sa che l’infarto si cura al minuto ed ogni frazione di secondo può essere vitale per salvare una vita umana.

Anche qualche consigliere regionale è stato colpito da questa patologia ed ha fatto una grande iniziativa politica, credo, per sviluppare la cardiochirurgia a Reggio Calabria e nelle altre province.

Credo che dobbiamo partire da qui perché non possiamo per una questione di civiltà permetterci più il lusso di non avere - in una città grande di 200 mila abitanti e che ha un bacino di utenza di quasi 300 mila – un presidio di prima emergenza.

Si diceva prima dell’abolizione del ticket. Credo che questa sia un’altra questione che il Presidente Loiero ha toccato e che abbiamo toccato tutti in campagna elettorale.

Abbiamo l’obbligo, ritengo di abolire il ticket anche qui per una questione di civiltà. I cittadini non possono pagare un ticket per avere le medicine, soprattutto le classi più deboli di questa regione. La Calabria è la Regione più povera d’Italia. Noi non ci possiamo permettere il lusso come classe politica e dirigente di questa Regione di non pensare di abolire il ticket che colpisce le classi più deboli, gli anziani, i precari ed i disoccupati di questa Regione.

Noi dobbiamo intervenire su questo così come dobbiamo intervenire con forza su un nuovo riequilibrio a favore del pubblico nella sanità. Nella nostra Regione troppo viene lasciato in mano ai privati che fanno un’opera sicuramente meritoria e degna e che anche suppliscono alle carenze del pubblico ma noi non ci possiamo consentire che la sanità pubblica in Calabria in questo momento sia messa ai margini.

Non ci possiamo consentire più che, per esempio, in alcuni settori abbiamo il 10 per cento svolto dal pubblico per quel che concerne la riabilitazione e il 90 per cento dal privato. E’ una questione di civiltà che noi ci dobbiamo porre e che dobbiamo in questi 5 anni risolvere.

Così come dobbiamo risolvere un’altra grande questione che è quella – già lo diceva qualche altro collega – della prevenzione e della medicina sul territorio.

Noi abbiamo in Calabria dei record negativi che non possiamo più tollerare. Per esempio, in Calabria solo il 12 per cento delle donne fa il test dopo 50 anni contro i tumori.

In altre Regioni italiane questo test viene svolto da circa il 90 per cento delle donne. Questa è un’altra delle condizioni che noi in Calabria non possiamo più tollerare.

Credo che quel Piano sanitario che è stato fatto dalla scorsa Giunta regionale vada rigettato perché credo che debbano essere cambiati e rivisti in toto la distribuzione, la divisione e le competenze che devono essere fatte sul nostro territorio.

Un’altra questione legata allo sviluppo e legata al turismo e che noi dobbiamo cercare in questi 5 anni di migliorare è la questione dei trasporti.

E’ di questi giorni – avrete senz’altro letto i giornali – la grande vertenza che i sindaci della fascia ionica della provincia di Reggio Calabria ma anche della provincia di Crotone e di Catanzaro stanno facendo contro Trenitalia che sta penalizzando, ancora una volta, la nostra Regione e soprattutto quella zona di questa nostra Regione che è più toccata da questi disservizi.

In questi anni il Governo Berlusconi ci ha raccontato la chiacchiera che voleva risolvere il problema dei trasporti col ponte sullo Stretto.

Il Presidente Loiero l’ha detto a chiare lettere – è stato detto da questa maggioranza – che dobbiamo dire con forza che noi non vogliamo quest’opera che è inutile, che non porta sviluppo e che soprattutto non taglia il gap che ha la Calabria nei trasporti con le altre regioni.

Hanno fatto uno studio e pensate che il ponte sullo Stretto accorcerà di 7 minuti il tragitto di un treno tra Palermo e Roma.

Credo che sia una cosa impensabile spendere 12 mila miliardi delle vecchie lire per costruire un’opera che ridurrà di soli 7 minuti il tragitto tra Palermo e Roma.

Credo che questi soldi che noi dobbiamo pretendere dal Governo nazionale anche come risarcimento per il mancato sviluppo della nostra terra debbano essere investiti in altri settori dei trasporti.

Sulla questione degli aeroporti, per esempio. Oggi, se non ci sono aeroporti adeguati non è possibile pensare ad uno sviluppo economico o turistico. Oggi noi abbiamo soltanto un aeroporto che si possa dire tale che è quello di Lamezia Terme ed abbiamo due aeroporti che definire sub-regionali è un eufemismo. Cioè, aeroporti che non riescono a trattare o che riescono a collegare solo Roma e Milano e non riescono invece ad avere tariffe concorrenziali con altri aeroporti d’Italia ed abbiamo le tariffe più alte per trasferirci e per portare turisti nella nostra regione.

Credo che questi soldi vadano investiti qui così come vanno investiti sulla ferrovia nella fascia ionica che la Calabria oggi è divisa in due tra Ionio e Tirreno e dobbiamo investirli sulle nostre strade.

Il Presidente Loiero in campagna elettorale più di una volta ha sottolineato la vergogna della Salerno-Reggio Calabria. Una strada da anni in costruzione e che non si riesce mai a portare a termine.

E’ di questi mesi l’ennesimo studio che ha fatto la Cigl che dice a chiare lettere che non prima del 2012 si arriverà alla fine di questa autostrada.

Credo che il Presidente Loiero nella sua relazione sul programma ha toccato un altro tema – di questo sono veramente contento e il mio partito, Rifondazione comunista, sarà uno dei principali attori in questo Consiglio per difendere questi interessi – ha parlato dell’allargamento dei diritti.

E’ un tema che secondo me deve essere all’ordine del giorno. In Calabria noi abbiamo le condizioni sociali più disagiate d’Italia. Abbiamo una precarietà che colpisce tanti e tanti giovani della nostra terra.

Abbiamo la più alta disoccupazione giovanile dell’Europa. Sono questioni che dobbiamo prendere di petto, intervenire con forza e cercare di cambiare. Guardate, oggi i giovani calabresi sono in una situazione veramente difficile. Le leggi che ha fatto il Governo Berlusconi li ha colpiti ancora di più.

Credo che uno dei primi atti che dovremmo cercare di fare come Giunta e come maggioranza sia quello di disapplicare in Calabria la legge Biagi che colpisce e precarizza e parcellizza il mondo del lavoro e che non dà possibilità e prospettive di sviluppo per i giovani calabresi.

Ed un altro problema che noi dobbiamo tentare, quanto meno, di iniziare di risolvere è la questione del lavoro nero che colpisce tanti e tanti giovani calabresi.

Credo, Presidente, che noi proprio per cercare di risolvere la situazione del lavoro nero, per cercare di cambiare e spezzare questa “spada di Damocle” che hanno i giovani con la precarietà, dobbiamo cercare di inserire elementi nuovi.

Abbiamo anche esempi che hanno fatto altre amministrazioni regionali nel nostro Paese.

La Regione Campania lo scorso anno ha introdotto una legge che è quella sul salario sociale sul reddito di cittadinanza. Credo che se anche quella legge sicuramente non è una legge che risolve i problemi della precarietà e che non risolve del tutto la disoccupazione giovanile, va a rompere un meccanismo che dà una prospettiva e che ridà una speranza a tanti e tanti giovani emarginati di quella Regione.

Credo allora che il primo atto che noi con forza dobbiamo proporre al popolo calabrese, ai giovani calabresi sia quello di dare una nuova legge sul salario sociale e sul reddito di cittadinanza. E’ una legge che sicuramente vedrà difficile reperire le risorse ma noi dobbiamo con forza spezzare questo meccanismo e ridare una speranza ai giovani calabresi.

La Calabria in questi 5 anni, negli ultimi 5 anni, è stata una Regione che dopo tanti e tanti anni ha rivisto un fenomeno che i nostri nonni, i nostri padri avevano toccato con mano e che purtroppo è riesploso. E’ la questione della emigrazione e tanti e tanti giovani della nostra Calabria, solo lo scorso anno 50 mila, sono stati costretti ad andare a vivere fuori dalla nostra Regione e a trovare un lavoro fuori da essa.

Credo che l’atto che ha fatto il Presidente Loiero, dopo il suo insediamento, di andare a Marcinelle a visitare quel luogo tragico ma al tempo stesso che deve far riflettere ancora oggi tutti noi è stato un atto simbolico importante. Soprattutto dobbiamo cercare di bloccare questo nuovo flusso emigratorio che – badate bene – non è più quello di 50 anni fa, non è più la manodopera non specializzata che va a lavorare all’estero o al nord Italia ma purtroppo sono i laureati, i diplomati i nuovi emigrati.

E noi non possiamo consentire che la nuova classe dirigente della Calabria, che le migliori intelligenze, quelli che possono veramente dare una nuova prospettiva di sviluppo nella nostra terra siano costretti ad emigrare. Noi dobbiamo costituire e preparare le condizioni per il loro inserimento nel mondo del lavoro nella nostra regione.

Mi avvio velocemente alla conclusione toccando gli ultimi due punti che secondo me sono fondamentali.

Abbiamo in Calabria un grosso problema che altre Regioni del sud e del meridione d’Italia hanno iniziato ad affrontare. Il problema della stabilizzazione degli Lsu e degli Lpu. In Calabria sono circa 13 mila e al momento non c’è un vero piano per cercare di stabilizzarli e risolvere questo problema.

Credo che noi dobbiamo agire e cambiare anche la filosofia adottata in questi anni per la stabilizzazione puntando sul pubblico e anche sul fatto che oggi in Calabria il 90 per cento dei comuni e delle nostre province hanno la pianta organica carente.

Hanno grossi vuoti in pianta organica e credo che dobbiamo fare una legge, come Consiglio regionale, per incentivare i comuni ad assumere direttamente gli Lsu e Lpu nelle file di queste amministrazioni.

Credo che questa sia l’unica strada seria per stabilizzare questi precari e per dare – anche qui – una mano economica ai comuni affinché stabilizzino questi lavoratori.

E passo all’altra questione. C’è stata una polemica subito dopo l’insediamento della Giunta da parte di tanti in questa regione sul fatto che la Giunta che si è andata a formare era troppo sbilanciata su alcune province penalizzandone, di conseguenza, altre.

Credo che il Presidente Loiero – e sono abituato a guardare i fatti – abbia detto chiaramente che si farà carico di questa esigenza di non trascurare alcune province. Volevo solo sottolineare sommessamente un fatto.

In questi ultimi 30 anni non c’è stato uno sviluppo condiviso nella Regione Calabria. C’è stata una guerra dichiarata e non, tra le province e le città. Credo che noi dobbiamo andare a superare in questi anni questa conflittualità che c’è stata, senza però andare a “punire” quelle province che in questi anni sono state penalizzate.

In particolare la città di Reggio Calabria negli ultimi anni soprattutto con la Giunta Chiaravalloti è stata colpita su tanti aspetti: dai trasporti, ai poli di eccellenza, ai poli tecnologici.

Credo che il Presidente abbia detto una parola chiara e noi staremo qui, insieme a lui, a vigilare su questo perché non possiamo più permettere che alcune province vengano trattate meglio di altre.

Riteniamo, come Rifondazione comunista, che ci debba essere uno sviluppo condiviso tra tutte e 5 le province calabresi e quelle province che in questi anni sono state penalizzate devono essere risarcite. Questa è la condizione essenziale per avere un serio programma di sviluppo e riavvicinamento anche tra le diverse città della Calabria.

Chiudo toccando – come il Presidente Loiero – anche io un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Il Presidente ha detto chiaramente che questa è una novità per questo Consiglio regionale. Ha parlato della Calabria come di una Regione che deve andare ad incentivare le politiche della pace.

E’ la prima volta che un Presidente della Giunta parla di queste cose. La Calabria ha una posizione strategica nel Mediterraneo che deve utilizzare. La Calabria deve diventare un polo di accoglienza e per questo credo che dobbiamo sviluppare nuove politiche di accoglienza anche per gli emigranti che sono centinaia e migliaia nella nostra terra.

Soprattutto noi che siamo stati un popolo di emigrazione dobbiamo essere i primi a sapere accogliere chi oggi viene da noi a cercare fortuna. La Calabria deve diventare non solo un polo di attrazione per questi disperati ma dove ci sono intelligenze, ci sono nuove culture che possono arricchire insieme alle nostre tradizioni la nostra terra ma diventare anche un punto di accoglienza ed intelligenza attraverso le nostre Università per sviluppare e dare la possibilità anche a quei popoli che stanno sul Mediterraneo e che non hanno le possibilità di avere Università adeguate, di poter studiare che diventi un polo di attrazione.

Allora la Calabria deve sviluppare con gli altri Paesi - soprattutto quelli del medio-oriente e dell’Africa – una politica che dia la possibilità a questi popoli di potersi sviluppare, accogliere e soprattutto insieme di costruire le condizioni per un nuovo sviluppo in quest’aria martoriata del mondo perché, ricordo, è un’area dove negli ultimi 10 anni ci sono stati l’80 per cento dei conflitti mondiali.

Credo che questa dichiarazione che ha fatto il Presidente Loiero sia stata molto importante.

Per tutti questi temi, il gruppo di Rifondazione comunista che ho l’onore di presiedere in questa legislatura darà un apporto serio e concreto e appoggerà seriamente e correttamente la Giunta di Loiero. Cercheremo di portare in questo Consiglio le istanze dei più deboli, degli emarginati, dei disoccupati calabresi che credo debbano essere la stella polare della nostra politica, della politica della nuova Giunta. Grazie.

Presidenza del Presidente Giuseppe Bova

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Feraudo. Ne ha facoltà.

Maurizio FERAUDO

Sarò breve, è il mio esordio in Consiglio regionale e voglio portare un mio pensiero agli onorevoli Presidente della Giunta e del Consiglio e agli onorevoli colleghi.

Non nascondo la mia emozione nel prendere la parola in seno a questo Consiglio in rappresentanza di Italia dei Valori, partito che per la prima volta è entrato a far parte della massima istituzione calabrese.

Sono estremamente consapevole delle responsabilità che gravano sulla maggioranza che sosteniamo e della quale faccio parte e che ha l’onere di recuperare terreno in termini di rapporto con i calabresi che vedono nel governo regionale da lei guidato, onorevole Loiero, una speranza nuova e capace di soddisfare i bisogni primari, di avviare una positiva fase di crescita economica capace di segnare una inversione di tendenza netta rispetto all’esperienza di quel governo regionale che ci siamo lasciati alle spalle.

Lei, Presidente, ha dato alle aspettative dei calabresi segnali di cambiamento immediati ed importanti. Mi riferisco alla sua capacità di aver saputo dare a questa terra che soffre una squadra di governo che esprime appieno quella calabresità che negli anni passati è stata non solo dimenticata ma direi spesso calpestata e mortificata.

Ma accanto alla calabresità, i calabresi hanno immediatamente percepito la connotazione fortemente politica che lei, Presidente, ha inteso dare alla sua squadra di governo. I calabresi si sentono, così, rappresentati attraverso i partiti cui hanno dato la loro fiducia nella loro massima istituzione.

Di ciò i calabresi e la Calabria le devono essere grati. Noi, i partiti che l’abbiamo sostenuta e che l’abbiamo designato alla carica di Presidente alla Regione Calabria di ciò ne eravamo convinti, non foss’altro per la sua indiscussa ed indiscutibile esperienza e per il ruolo che lei ha saputo proficuamente ed autorevolmente svolgere ai massimi livelli politici ed istituzionali.

Tuttavia, ai primi segnali di radicale inversione di tendenza rispetto al sistema pregresso che ha determinato un arretramento socio-economico diffuso è coincisa l’azione criminale con la quale le organizzazioni mafiose ed affaristiche vorrebbero condizionare il nuovo corso dell’azione di governo.

Imprenditori, magistrati, rappresentanti istituzionali ai vari livelli – ed il pensiero corre soprattutto all’assessore Lo Moro alla quale va tutta la solidarietà mia e del partito che rappresento – divengono ormai, quotidianamente, bersaglio di inqualificabili intimidazioni che danno il giusto senso alla forte e determinata attenzione che lei ha inteso rivolgere verso il fenomeno della criminalità e più in generale verso la questione della legalità.

Siamo tutti consapevoli che l’affermazione della legalità costituisce la pre-condizione per lo sviluppo che la Calabria ed i calabresi si attendono.

Lei dunque, onorevole Presidente, oggi rappresenta anche questa ulteriore garanzia affinché possa realmente affermarsi il decollo della nostra economica e possano trovare soddisfazione i reali bisogni dei calabresi.

Le grandi opere, le infrastrutture, le politiche sociali, lo sviluppo turistico, la valorizzazione delle risorse mai potranno rispondere alle esigenze e alle domande dei cittadini se in questo settore si avverte la mano condizionante della criminalità.

Accanto alla legalità l’attenzione deve essere rivolta anche alla questione morale verso la quale tutti noi – a prescindere dalla collocazione politica – sono sicuro ci sentiamo pienamente impegnati. Il segnale forte che oggi questo Consiglio ha dato ai calabresi impegnandosi ad affrontare già dalla prossima seduta la materia delle nomine e del personale della Regione va sicuramente in questa direzione.

Rimuovere i guasti che il centro-destra ha fatto soprattutto in prossimità della competizione elettorale rientra, ritengo, nei compiti affidatici dall’elettorato che ha voluto voltare pagina in maniera netta.

Sono tuttavia consapevole che la strada che insieme dovremo percorrere è tutta in salita. Noi di Italia dei Valori siamo qua per sostenerla in questo difficile percorso che – ne sono sicuro – finirà con il restituirci quella fiducia che negli anni passati la Calabria e noi calabresi avevamo perso.

Auguri di buon lavoro al Presidente Loiero e alla squadra che sostiene il Presidente Loiero, auguri di buon lavoro al Presidente del Consiglio e auguri di buon lavoro a tutto il Consiglio regionale.

PRESIDENTE

L’onorevole La Rupa rinuncia a parlare e chiede che il suo intervento sia pubblicato nel resoconto integrale. Così sarà.

Franco LA RUPA

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi,

intervengo con l'emozione dettata dal fatto che è la mia prima esperienza in Consiglio regionale ma soprattutto con la piena consapevolezza della fiducia che i calabresi hanno voluto darci e, quindi, della responsabilità e del ruolo che nei prossimi cinque anni saremo chiamati a svolgere.

Un decennio di governo di centro-destra ha provocato un evidente scollamento tra Ente regione e cittadini, tra istituzioni e Paese reale, con un vero e proprio crollo della fiducia ed una crescita esponenziale di disaffezione.

Ed è proprio sul necessario recupero della credibilità e sulla capacità di attuare scelte di governo "partecipate" e “condivise" dai cittadini e dal territorio che si gioca la grande sfida della Calabria e del centro-sinistra.

L'ascolto costante del mondo dell'associazionismo, la programmazione negoziata e la concertazione sui nodi cruciali dell'economia, della sanità e delle risorse (e l'incontro di ieri, del Presidente Loiero con i sindacati, va proprio in questa direzione), il coinvolgimento attivo degli imprenditori e delle categorie professionali rappresentano i punti salienti dell'impegno preso in campagna elettorale.

Ed è proprio da questo impegno che bisogna partire.

L'illustrazione e la discussione in Aula del programma ‑ sul quale abbiamo raccolto il convinto sostegno della Calabria e dei calabresi ‑ inaugurano una nuova stagione che saprà dare voce e risposte adeguate alle prospettive di rinnovamento e cambiamento.

La Calabria è una regione dove quattro famiglie su dieci sono povere, nella quale registriamo preoccupanti segnali di depressione dell'economia causata dal progressivo depauperamento dell'apparato produttivo e da un inarrestabile processo di deindustrializzazione.

Ma la Calabria è soprattutto una regione che vuole pensare, progettare e guidare la propria crescita.

E perché ciò avvenga, è necessario guardare al nostro futuro con una filosofia diversa rispetto al passato.

Va in tale direzione la valorizzazione del protagonismo attivo degli enti locali, e quindi l'impellente necessità di dare maggiore fiducia e autonomia alle istituzioni più vicine ai cittadini (Comuni, Province e Comunità montane).

Nel solco dell'idea di una regione diversa, tale operazione passa attraverso il trasferimento delle risorse umane e finanziarie e l'ampliamento reale degli spazi di partecipazione ai processi decisionali.

Una nuova politica del lavoro e dell'occupazione ‑ attraverso l'attivazione di percorsi formativi mirati e servizi funzionali ad un reale incontro tra offerta e domanda ‑ che comprenda al suo interno la stabilizzazione delle varie forme di precariato (Lsu, Lpu, ecc), rappresenta la risposta all'emergenza disoccupazione ed alla nuova emigrazione che colpisce, da qualche tempo, anche profili altamente qualificati.

I mali dell'economia calabrese ‑ disoccupazione, lavoro nero e calo dell'export ‑ impongono la creazione di una "task force" che ragioni "in modo permanente" sulle cose da fare e suggerisca proposte e soluzioni a tali emergenze.

Il nuovo governo regionale, e questa Giunta ‑ che come Popolari Udeur ci vede rappresentati con le deleghe al Personale ed ai Trasporti ‑ ha competenze e risorse per intervenire con scelte adeguate su una serie di questioni ben precise.

Una serie di interventi che comprendono l'adeguamento del sistema delle infrastrutture (divenuto insostenibile, e quindi incompatibile con qualsivoglia idea di crescita), i temi della legalità e della sicurezza intese come propedeutiche allo sviluppo, il credito e l'introduzione di una fiscalità di vantaggio, la semplificazione della burocrazia.

Oggi parte una nuova fase della vita politica ed amministrativa della nostra Regione. Attraverso l'ascolto ed il recepimento delle istanze che provengono dal territorio e soprattutto lavorando in sinergia, oggi è possibile “un’altra” Calabria, una Calabria diversa.

Auguri di buon lavoro.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Racco. Ne ha facoltà.

Luciano RACCO

Signor Presidente del Consiglio, signori della Giunta, intervengo, francamente, perché credo sia un dovere che un consigliere, capogruppo, di fronte alle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta, del Governo debba esprimere il pensiero non solo personale ma della organizzazione che rappresenta.

Presidente Bova, vorrei cogliere l’occasione - prima di dare un minimo giudizio sulla relazione del Presidente della Giunta – di dire alcune cose che a mio avviso riguardano l’organizzazione del Consiglio.

Credo che per alcune sedute non basti, Presidente Bova, solo la puntualità. Lei stamattina ci ha sollecitato ed è stata cosa buona e giusta partire in orario e questa è una forma di rispetto verso l’Istituzione, che io ho accolto con grande piacere e mi batterò affinché ciò prosegua anche nel futuro.

Ma credo che dovremo sapere – nei prossimi mesi – nelle prossime settimane, anche nei regolamenti a cui andremo a mettere mano, organizzare una forma di intervento in Consiglio regionale che sia limitata, rappresentativa delle idee, ma non possiamo disperdere la sacralità di una riunione come questa; che è la riunione principe dove un Governo si presenta non dico ai consiglieri regionali, ma al popolo calabrese, e un popolo che ha votato ed ha espresso un consenso dovrebbe attendersi oggi l’attenzione.

Probabilmente ci saranno i giornali a mettere in risalto la dichiarazione del Presidente e qualche dichiarazione.

Ma credo che ciò non basti, Presidente Bova, credo che dovremo – in qualche maniera –, oltre la prassi ed oltre i regolamenti, intervenire perché poi non bastano le dichiarazioni di principio, soprattutto per ciò che attiene alla sicurezza, perché forze che non vogliono completamente bene alla democrazia poi si inseriscono in questi vuoti.

Voglio dire questi vuoti in sala, quando poi si discute di leggi, di questioni della spesa ecc., la scarsa attenzione credo che non sia cosa buona e giusta, come non è cosa buona e giusta che noi oggi dobbiamo discutere della relazione del Presidente senza il Presidente e senza la Giunta. Con un rituale inutile e francamente demotivante.

Il mio auspicio, prima rivolto a me stesso e poi a questo Consiglio, è quello che il futuro di questa Assemblea sappia darci un tono di rappresentatività maggiore.

Per quanto attiene alla relazione del Presidente sono francamente anche io fra quelli che si aspettava di più. Anche se sono stato assieme ai compagni socialisti del Nuovo Psi, impegnato in un confronto elettorale, nella quale abbiamo più volte detto che il profilo ideale era per noi quello del Presidente Abramo e abbiamo anche dato qualche giudizio non di inadeguatezza personale – per l’amor del cielo – ma di un carattere troppo politicizzato di questo Presidente. Immaginavamo un Presidente più dinamico.

Ma ciò non è stato, il popolo calabrese ha votato e sicuramente il Presidente Loiero è il Presidente di tutti, anche di chi rappresenta l’opposizione. Gli esprimiamo quindi l’augurio fraterno del popolo socialista del Nuovo Psi.

Come abbiamo dimostrato stamattina con un voto favorevole su un ordine del giorno che per noi era un segnale di allarme importante rispetto ai contenuti di un governo che rappresenti meglio e di più questa Regione e se le parole hanno un senso, se la relazione del Presidente Bova nel giorno del suo insediamento ha un senso e non solamente un aspetto giornalistico, io invito tutti quanti noi – a partire da me stesso – a che in qualche maniera ci si organizzi in maniera tale che ci sia una forma di confronto che motivi di più. Perché poi se non c’è la motivazione, non ci sono neanche i risultati.

Credo che su alcune questioni di principio si sono voluti individuare dei princìpi che sono condivisibili ed in questo senso noi diciamo che i princìpi condivisi sono cosa buona per la democrazia e quindi in quel caso vanno sostenuti come princìpi in quanto tali. Altre cose le condividiamo di meno.

Però anche la questione dei princìpi va guardata giorno dopo giorno quando il governo delle istituzioni sa poi ricordarsi di queste pagine importanti che vengono scritte e date per lette in Aula, che ci sia una forma di coerenza fra l’azione del governo e le cose che si dicono.

Quindi, non aggiungo altro perché ovviamente non c’è in Aula la condizione per poter avere motivazioni a sostegno o a criticare le cose che sono state dette. Quindi, al di là dell’interesse ad avere delle posizioni espresse in un verbale della seduta, mi pare che sia meglio dare l’opportunità a qualche altro di intervenire se lo ritiene.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

Roberto OCCHIUTO

Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, solo qualche breve riflessione al termine di una giornata per la quale per la verità ho riflettuto molto in ordine al profilo, all’atteggiamento che avrei dovuto tenere in questo prima seduta del Consiglio regionale, nella discussione sul programma del Presidente della Giunta regionale della Calabria, Agazio Loiero.

Ho riflettuto anche alla luce di quella che è la mia concezione della politica e la concezione della politica del partito nel quale ho l’onore di militare, che è un partito che non è solito avere una concezione della politica intrecciata nella trama delle posizioni pregiudiziali, ma piuttosto intessuta nei fili forti e resistenti del ragionamento e della chiarezza che dal ragionamento discende.

Certo, evidentemente nel rispetto reciproco dei ruoli di maggioranza e di minoranza. Voglio dire che ho a lungo riflettuto anche sulla possibilità di esprimere di astensione sul programma del Presidente Loiero quasi a voler sospendere il giudizio sull’attività che dovrà realizzare il governo regionale che i cittadini calabresi hanno voluto il 3 e il 4 di aprile.

Peraltro i programmi sono solitamente un insieme di parole di carta e poi la qualità di un governo si giudica dai fatti concreti e noi su quello vorremmo intraprendere una forte ed incisiva azione di opposizione.

Ho grande rispetto delle sensibilità che compongono anche la mia coalizione politica che sono sensibilità differenti. Credo che questo debba costituire una ragione di ricchezza all’interno dello schieramento. Grande sensibilità per quanti hanno dichiarato all’inizio dei lavori, all’inizio della discussione che saremo anche disponibili a fare le barricate.

Per la verità non gioisco all’idea di dover fare le barricate. Sono convinto che i cittadini calabresi chiedano alla politica e ai politici non liti ma chiedono la capacità di superarsi nella qualità della proposta politica e dell’iniziativa.

Chi vive una condizione di disagio in questa Regione – e sono tanti ormai – perché è una Regione questa che ha modificato anche la sua struttura sociale. Chi prima faceva parte del cosiddetto ceto medio oggi ha uno stipendio che non arriva alla fine del mese. Sono convinto che quando guarda due politici litigare non si ferma a distinguere chi ha ragione e chi ha torto ma condanna entrambi perché vorrebbe una politica fatta di persone e capace di superarsi nelle iniziative, nelle proposte politiche.

Al mio partito e sommessamente vorrei dire anche a me appartiene un altro modo di intendere la politica, quello dei moderati che intendono la moderazione non come il rifugio dei deboli ma come il luogo dove i forti si trovano insieme per ragionare del futuro della società.

Però, onorevole Loiero, a fronte di un atteggiamento inteso a sospendere un giudizio sul programma dalla lettura delle pagine che lei ha presentato al Consiglio regionale ho dovuto convenire anche con gli altri colleghi della minoranza che il nostro voto non può che essere contrario perché in troppe parti di questo programma io leggo parole vergate con l’inchiostro rosso dell’appartenenza. E’ come se la campagna elettorale non fosse ancora terminata.

La campagna elettorale è terminata, i cittadini calabresi hanno giudicato il governo regionale non solo quello degli ultimi 5 anni ma quelli degli ultimi 30 anni e l’hanno fatto in maniera ineludibile consegnando al Presidente Loiero e a questa maggioranza il governo della Regione.

Ha vinto Loiero ma credo che abbia vinto, innanzitutto, la voglia di cambiamento dei cittadini calabresi. Credo che abbia vinto la delusione verso dei gruppi dirigenti politici che non ne hanno saputo interpretare le ansie ed i bisogni.

Allora il nostro ruolo, il nostro compito nel rispetto reciproco delle prerogative di chi è maggioranza e di chi è minoranza deve essere quello di concorrere insieme ciascuno dal proprio posto per recuperare alla politica calabrese una legittimazione che questa ha smarrito nel corso degli anni.

Io vorrei - onorevole Presidente della Giunta e onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi – che questo Consiglio regionale possa diventare davvero il luogo della rappresentanza nei prossimi anni e che la Calabria possa davvero essere inserita attraverso il dibattito in Consiglio regionale nel circuito delle idee nel nostro Paese perché per troppi anni i cittadini calabresi sono stati costretti a verificare una incapacità dei gruppi dirigenti politici regionali anche nel confronto con gli altri gruppi dirigenti delle altre Regioni sui temi strategicamente importanti per lo sviluppo della nostra Regione, per lo sviluppo della Calabria.

Quando mai negli anni passati da destra a sinistra un solo dibattito è stato svolto in questo Consiglio regionale su temi strategicamente importanti per questa Regione.

Saluto l’onorevole Lo Moro, alla quale esprimo oggi a parole la mia solidarietà, assumo però l’impegno di farlo nei fatti quando dovesse verificarsi nella sua funzione di assessore regionale alla sanità di dover sostenere iniziative che vadano nella direzione di sradicare incrostazioni laddove si annidano e crescono, si radicano i poteri criminali.

Però proprio in ordine alla sanità, ai problemi legati al federalismo fiscale e agli effetti che questo potrebbe avere su una Regione come la nostra, quando mai nel Consiglio regionale da una parte e dall’altra un dibattito è stato acceso e sviluppato? Vorrei oggi dire al Presidente Loiero, del quale conosco la sensibilità rispetto a questi problemi che io vorrei far parte di un Consiglio regionale che su questi temi al di là degli spaccati, delle appartenenze riesca a fare fronte comune per affermare le ragioni di una Calabria che merita una voce autorevole nel panorama politico nazionale.

Su questioni strategiche non ci sono appartenenze che tengano e lo dico assumendo in premessa il fatto che è giusto che le posizioni rimangano quelle che sono. Chi è stato chiamato a governare governi, chi è stato chiamato a fare opposizione possa farlo senza debordare in ruoli che non gli competono.

Nel programma che la Giunta ha presentato io insieme a cose che, ripeto, ho visto forse segnate ancora dalla mano di chi ha svolto una campagna elettorale e che quindi non ritengo di poter condividere. Ho rintracciato anche cose che fanno parte dei ragionamenti che ciascuno di noi ha svolto nella propria campagna elettorale sul territorio.

L’impegno per la sicurezza, l’impegno per costruire nella nostra Regione una economia della conoscenza, per far sistema con le Università, con i centri ricerca, per impedire – lo diceva il giovane consigliere al quale lascio il testimone in quanto nella precedente legislatura ero io il più giovane in Consiglio regionale adesso è lui – come diceva bene il giovane consigliere regionale troppi giovani calabresi sono stati costretti nel corso degli anni ad abbandonare questa Regione ed a comporre i gruppi dirigenti delle Regioni del nord.

Noi stiamo perdendo quelli che dovrebbero essere i gruppi dirigenti della nostra Regione per i prossimi anni.

Su questo vorrei sommessamente ricordare che ho prodotto una iniziativa di legge che è diventata legge, che è stata agganciata anche ai fondi del Por e che però non ha ancora visto il regolamento di attuazione.

Su queste cose vorrei misurare anche la qualità del governo regionale. Sull’impegno, per esempio, ad esprimere un’azione forte nella direzione di mantenere in Calabria quanti debbono sviluppare questa Regione.

Io credo che non ci possa e non ci debba essere un atteggiamento pregiudizialmente ostile.

Apprezzo anche il tema più volte rappresentato nel programma dello sviluppo improntato ad una sorta di marketing territoriale.

Non possiamo più prevedere uno sviluppo in questa Regione a pioggia, non possiamo più pensare che questa possa essere una Regione che, per esempio, si sviluppi tutta turisticamente laddove hanno fatto sviluppo turistico hanno puntato su punti di eccellenza e li hanno fatti diventare degli itinerari turistici, poi dei pacchetti turistici. Hanno saputo proporli a tour-operator nazionali ed internazionali ed hanno creato poi un sistema territoriale che ha consentito la crescita del tessuto produttivo della Regione.

Sulla sanità mi auguro che ci possa essere un atteggiamento più coraggioso da parte di questo governo regionale. Le scelte importanti sono le scelte che si possono fare il primo anno, le scelte che riguardano la razionalizzazione del sistema della rete ospedaliera, sono scelte che meritano di essere compiute quando i tempi della politica lo consentano, cioè all’inizio della legislatura.

Noi su questo cercheremo di incalzare la maggioranza e il governo regionale affinché queste scelte, quelle più coraggiose possano essere compiute subito.

Un ruolo importante apparterrà anche al Consiglio regionale non solo nel processo di formazione delle leggi ma anche nel processo di formazione degli indirizzi politici.

Ho letto la parte del programma dell’onorevole Loiero che riguarda il Por. Il Por è l’unica leva di politica economica che una Regione come la Calabria oggi può avere con un bilancio ingessato da spese obbligatorie. Solo sul Por, sui fondi comunitari si può intervenire per orientare le scelte di politica economica.

Però troppo spesso negli anni passati, non solo negli ultimi 5 anni le scelte di politica economica non sono state compiute dai gruppi dirigenti politici perché non sono state compiute per effetto di una discussione sulle questioni dello sviluppo in Consiglio regionale. Ma sono state scelte compiute dagli alti burocrati e dagli alti dirigenti della Regione.

Mi auguro che il Consiglio regionale sappia riappropriarsi di questa funzione e sappia valorizzarla sapendo compiutamente valorizzare anche le prerogative di chi è chiamato a fare minoranza all’interno del Consiglio.

Non gioite – lo dico alla maggioranza – se dovreste vedere da qui a qualche settimana, a qualche mese i banchi della minoranza meno affollati perché un corretto modello di gestione amministrativa non può prescindere da un sistema che sia poggiato su pesi e contrappesi soprattutto in un contesto nel quale – per effetto della legge 1 del 1999, la legge costituzionale – il ruolo degli Esecutivi spesso rischia di essere oppressivo nei confronti del Consiglio regionale.

Io con queste riflessioni, signor Presidente della Giunta e signor Presidente del Consiglio, auguro buon lavoro e lo faccio in maniera sentita perché cerco quotidianamente di sentirmi prima che un dirigente politico di una parte politica un cittadino calabrese al quale è stato dato un onore grandissimo, quello di rappresentare in Consiglio regionale gli interessi ed i bisogni di tanti altri cittadini calabresi.

Mi auguro e lo dico dal mio ruolo di oppositore che lei sappia essere un buon Presidente di questa Regione, che questa maggioranza sappia governare la Regione risolvendo le questioni che da anni stanno sul tappeto.

Noi dalla opposizione, custodendo gelosamente le nostre prerogative, cercheremo di svolgere un’azione intransigente ma leale per favorire la formazione di decisioni all’interno del Consiglio regionale che possano interpretare davvero, finalmente, i bisogni e le ansie dei cittadini calabresi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Chieffallo. Ne ha facoltà.

Leopoldo CHIEFFALLO

Dopo l’intervento del mio capogruppo avrei potuto fare a meno di prendere la parola. Lo faccio solo per pochi minuti, signor Presidente del Consiglio e onorevole Presidente della Giunta.

Innanzitutto, non ho avuto la possibilità di farlo in occasione del suo indirizzo di saluto appena eletto Presidente del Consiglio per compiacermi e per sottolineare, Presidente Bova, il taglio alto del suo discorso rivolto ai calabresi.

Prendo questo suo intervento come la grande volontà, attraverso lei, di questo Consiglio di voler aprire certamente una fase nuova di cui vi è tanto bisogno in questa Regione.

Diceva Loiero che c’è un bisogno disperato di ordinarietà ed è vero. Se riusciamo a portare la Calabria nella normalità della vita politica istituzionale, avremo già fatto una cosa molto importante ed avremo dato una iniezione di fiducia ai calabresi di cui si ha molto bisogno.

Per esempio, nella ordinarietà basterebbe anche pensare che quando si telefona alla Regione Calabria da qualunque parte e verso qualunque ufficio, difficilmente rispondono dall’altra parte. Ordinarietà.

Ma dicevo che prendo la parola per pochi minuti, facendo degli auspici soltanto.

Non sono d’accordo con quanti trovano l’intervento di Loiero sterile o non approfondito sulle problematiche della Calabria. Ritengo che l’enunciazione dei temi posta in essere dal Presidente Loiero è già di per sé pregna di grande significato.

Certo, l’opposizione della quale io faccio parte, dovrà tener conto del percorso che potrà e dovrà essere fatto perché questi temi enunciati possano poi portare a soluzione problemi da risolvere.

Negli auspici che io voglio fare spero che questo Consiglio regionale riesca a portare avanti un progetto complessivo per la Regione, nel quale il progetto lavoro per la Calabria si ponga ai primi punti.

La stagione delle regole alle quali si faceva riferimento per cancellare nepotismi, favoritismi e quant’altro da cui poi nasce il malaffare, luogo dove alligna la mafia e la criminalità. Quindi regole di democrazia alta per cercare di evitare il malaffare.

Auspico un Consiglio regionale sobrio nel quale la retorica non trovi posto, palestra di dibattito ma essenziale sui temi di sviluppo della nostra terra. Abbiamo tanto da discutere per cercare, appunto, di essere utili ai calabresi.

Poi palestra di dibattito per l’esaltazione delle ricchezze che abbiamo.

Chiudo ricordando al Presidente Loiero che siamo a distanza di 10 anni dal piano dighe. Io mi farò il piacere di offrirle un filmato.

Quando nei tempi antichi ero assessore ai lavori pubblici di questa Regione, puntualizzai lo stato di attuazione delle dighe in Calabria, 9 grandi invasi che sono stati un grande danno ambientale e che possono trasformarsi in una grande ricchezza per la Calabria come diceva lei, caro Presidente. Per il famoso oro bianco che sarà l’acqua e che potrà, una volta coordinato questo grande lavoro di completamento delle dighe, una volta realizzato, dare grande possibilità di sviluppo per la nostra regione tenendo anche conto, altresì, che a questo progetto si àncora la Sorical.

Qualcuno ne ha parlato ed è bene che su questo la Giunta vigili perché si tratta di un problema di grandissima importanza per la nostra regione.

Le voglio ricordare un’altra cosa assai importante e della quale oggi non si è discusso. Il Piano territoriale di coordinamento che questa Regione non ha. Il Piano regolatore generale di questa Regione su cui organicamente si può e si deve innestare un piano di sviluppo articolato ma complessivamente ordinato.

E’ come andare a realizzare una casa senza progetto. In Calabria siamo ancora in queste condizioni. Nella mia qualità di assessore all’urbanistica, in tempi passati, questo Piano territoriale di coordinamento è arrivato al dunque e non se ne è più parlato.

Ritengo che sia assolutamente necessario che questo tipo di discorso possa essere portato avanti con grande attenzione.

Il problema della “cittadella”. Presidente, anche io ricordo questo problema come spine sulla mia carne. Era il 1993 quando portammo avanti un progetto già in appalto-concorso per la costruzione della “cittadella” espropriando i 40 ettari di terreno. Non so perché poi, addirittura, si è fatto diversamente.

Penso che questo Consiglio regionale al più presto debba prendere questo progetto nelle mani, non già e non solamente per evitare questo sperpero di circa 20 miliardi l’anno di fitti che si pagano in Catanzaro per tutti gli scantinati presi in affitto e peraltro nemmeno utilizzati, ma per dare una unicità, perché la “cittadella” degli uffici regionali ha anche un significato simbolico. Vuole significare ed essere un momento alto di rappresentanza complessivamente regionale.

Chiudo con l’emergenza ambientale, un’emergenza che avvertiamo tutti e della quale non parlo – per carità – perché oggi è scoppiato quello che è scoppiato e sulla quale mi auguro che la magistratura faccia chiarezza, per non lasciare ombre sulla testa di personaggi importanti di questa nostra Regione.

Ho detto di essere europeo e chiudo davvero. Auguri a Loiero e a Bova. Consentitemi però di abbracciare in modo fraterno Sandro Principe che vedo tra i banchi di questo Consiglio regionale con gioia, davvero sia pure da posizioni diverse dal punto di vista politico.

Mi legano a Sandro Principe grandi sentimenti, affetti e stima per mille motivi che non sto qui a dire. La sua presenza mi ha riempito di gioia e mi incoraggia e probabilmente aiuta un percorso importante di unità socialista a cui noi del Nuovo Psi guardiamo con attenzione, senza voler fare passaggi o correre verso avventure che non abbiano o non possano avere una evoluzione culturale e politica tranquilla secondo progetti alti che guardano alla politica nel suo complesso.

Così come senza nulla togliere agli assessori di questa Giunta – tutte splendide persone – consentitemi che gli auguri li faccia all’unico assessore donna, onorevole Lo Moro, che peraltro ha sulle spalle un carico importante.

Sento dire i colleghi della maggioranza che noi abbiamo già una legge sanitaria approvata. Io dico che la legge sanitaria probabilmente sbarra molto e condiziona in termini negativi la vita politica e amministrativa che tocca l’onorevole Lo Moro nel portare avanti il discorso di organizzazione della sanità.

Molte delle cose in quella legge che sono state approvate da questo Consiglio probabilmente sono state già superate o comunque rispetto al problema salute in Calabria – ha ragione Pacenza –, qui ci troviamo di fronte ad un fatto eclatante: la più grande azienda sanitaria della Calabria è fuori dalla Calabria. E questo è assolutamente importante che venga ad essere ovviamente annullato.

Nella mia doppia qualità di segretario regionale del partito del Nuovo Psi e di consigliere regionale mi sia consentito di esprimere solidarietà forte a Lo Moro e a Loiero per le vicende delle minacce mafiose ma a tutti gli amministratori calabresi – sono tanti – che con sacrificio portano avanti la loro attività amministrativa per migliorare le condizioni delle popolazioni che rappresentano.

Questi amministratori spesso e mi riferisco a quelli con i colletti bianchi puliti, a quelli che non hanno contiguità con la mafia, a coloro i quali lavorano con elevato spirito di servizio per le popolazioni che rappresentano, a loro a questi amministratori abbiamo bisogno ovviamente di dare solidarietà.

E spero che questo Consiglio regionale alzi una paratia forte contro la criminalità organizzata e contro la mafia che è il cancro che soffoca la civiltà di questa nostra Regione.

PRESIDENTE

Ringrazio l’onorevole Sculco che ha consegnato il proprio intervento scritto, che sarà pubblicato nel resoconto integrale.

Vincenzo SCULCO

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi consiglieri, la legislatura regionale che si è aperta con le elezioni dello scorso aprile rappresenta una svolta e una sfida per rimettere la Calabria sulla strada dello sviluppo e della crescita.

In quest’Aula, finalmente, si torna a parlare della Calabria, si torna, dopo tanto tempo, a parlare alla Calabria, a parlare di questa nostra regione e dei suoi problemi proprio perché la Calabria tutta ha saputo parlare con chiarezza e coraggio, tributando un voto ampio e consistente alla coalizione del centrosinistra, ai suoi partiti, al Presidente Loiero.

Ancora in queste ultime settimane, persino in questi giorni, questa Calabria continua a dirci di non sottovalutare il significato della nostra vittoria, ci dice cioè che la sconfitta del centrodestra, la fine di un decennio confuso e negativo, non è stata una semplice transizione amministrativa, ma la svolta tanto attesa che ha creato le premesse per una nuova alba, un nuovo inizio.

La valenza di questo voto deve essere, dunque, compresa in tutto il suo significato. Sbaglia, infatti, chi pensa sia stato unicamente un voto contro – e ve ne erano tutte le sacrosante ragioni – quanto, invece, un voto lungimirante che indica una decisa volontà di voltare pagina ed avviare una nuova ed impegnativa fase per costruire una Calabria diversa, una Calabria orgogliosa e moderna.

La Calabria che ha parlato, che ci ha votato ci invita a non dimenticare, neanche per un istante, che non si è trattato di un passaggio ordinario, ma di un profondo e radicale cambio d'epoca e di civiltà politica.

Per questo, nell'augurare un quinquennio di buon lavoro al Presidente del Consiglio (onorevole Giuseppe Bova) e al Presidente della Giunta (onorevole Agazio Loiero), colgo l'occasione per sottolineare l'importanza di avviare un rinnovato e corretto rapporto, costruttivo e dialettico, tra i due organi fondamentali della Regione Calabria: l'Assemblea legislativa rappresentata dal Consiglio regionale e il governo, la struttura esecutiva, rappresentata dalla Giunta regionale che, pur con funzioni diverse, traggono la propria legittimazione dalla medesima fonte del voto popolare.

Queste considerazioni mi inducono ad affermare che, oggi, occorre una più ampia consapevolezza dell'unitarietà della funzione di governo che la Regione è chiamata a svolgere, collegando in sinergia tra di loro la funzione di rappresentanza con la funzione esecutiva. Sappiamo bene, infatti, che tali funzioni sono enormemente cresciute con le modifiche istituzionali e costituzionali di questi anni, riforme che richiedono a noi tutti risposte adeguate, per far fronte alle nuove e rilevanti competenze legislative che con la riforma del Titolo V° della Costituzione sono state trasferite dallo Stato alle Regioni.

Fatti e atti non di poco conto che ci inducono a dire con certezza che, oggi, è definitivamente tramontata l'epoca in cui il Consiglio e la Giunta erano vissuti come coniugi separati in casa, cioè come due realtà distanti e dirimpettaie, una disposta al sud e l'altra al nord, magari una salottiera e compassata e l'altra operativa e accentratrice.

Tutto questo non è più! Oggi il Consiglio regionale e la Giunta, gli organi esecutivi devono essere una sola cosa; Consiglio e Giunta sono, insieme, chiamati a fare governo della Calabria.

Onorevoli colleghi, queste considerazioni mi spingono ad offrire a voi la mia serena riflessione, a ripensare al modo in cui realizzare un confronto organico e serrato tra le due componenti centrali del sistema regionalista, cioè a come si deve ordinare ed indirizzare il continuo scambio tra Giunta e Consiglio, con l'evidenza di realizzare un rapporto che superi le insidiose secche del conflittualismo, un rapporto Consiglio‑Giunta che deve stabilizzarsi nell'autonomia e nella collaborazione, che deve essere punto strategico per una valorizzazione piena delle proprie e specifiche funzioni.

Credo che, proprio per il suo carico di complessità e particolarità, la Calabria debba operare nel quadro di un sistema regionalista pluralista e stabile, un sistema articolato e flessibile che punta su una governance partecipata e aperta quale momento di un reale esercizio sia dei diritti dei singoli, sia delle forme associate e dei corpi intermedi.

Occorre, inoltre, aprire una nuova stagione anche nel rapporto tra Regione Calabria ed istituzioni locali provinciali e comunali, partendo dal rispetto dei propri ruoli, promuovendo effettivamente l'autogoverno delle comunità territoriali, governando con impegno e saggezza l'attuale fase delle deleghe.

In questi anni la Calabria ha attraversato il deserto del declino e della recessione, per questo credo sia unanime la constatazione che abbiamo trovato la Calabria da una parte e il centrodestra dall'altra.

Le politiche del centro-destra ci consegnano una Regione che ha perso ogni spinta propulsiva; ormai senza competitività, essa è al suo interno segmentata e senza coesione, insomma una Regione sempre più lontana dall'Europa.

E' evidente che noi dobbiamo ripartire da una situazione in cui si sono incancreniti ulteriori svantaggi, in cui si sono appesantiti i ritardi che vanno a sommarsi ai già tanti punti di debolezza della struttura economica e sociale regionale.

In ogni provincia si denunciano difficoltà sul versante dell'impresa, del credito, della sicurezza, del mancato sostegno alle attività produttive di molte piccole e medie aziende. Ovunque è evidente l'emergenza del mercato del lavoro, il procrastinarsi di pericolosi bacini di crisi, la precarizzazione di interi settori economici. Questa terribile spirale ha innescato una forte ripresa prima della disoccupazione e poi dell'emigrazione.

Questo complessivo ridimensionamento e avvitamento dell'economia regionale può essere fermato solo se sapremo coltivare un nuovo impegno, una vera politica di cambiamento e sviluppo.

Le statistiche di questi ultimi anni ci dicono che precedenti giunte di centrodestra hanno inibito e, talvolta, addirittura impedito alla Calabria di entrare a pieno titolo nello scenario europeo ed internazionale.

Il grave scandalo del boicottaggio prima e del successivo fallimento del Por Calabria non può passare sotto silenzio. La pesantezza di questo fallimento è ancor più evidente se si tiene conto che, a differenza delle altre regioni del Mezzogiorno, in Calabria non si è riusciti a rompere nessuna delle variabili di dipendenza, lasciandoci ancora ai “margini” dell'Obiettivo 1.

La vecchie giunte di centro-destra hanno sgretolato ed interrotto ogni linea di collegamento tra noi e il Paese, tra noi e l'Unione Europea. Ecco perché la prima risposta che siamo chiamati a dare è quella di ripristinare prontamente questi collegamenti, imprimendo nuovo slancio alle politiche di risanamento economico, sociale e culturale di una Calabria lasciata drammaticamente in solitudine.

Tuttavia, nonostante questo divario, nonostante il Governo Berlusconi con la sua politica economica antimeridionalista, noi siamo sempre più all'interno di una economia della globalizzazione.

Da tutto questo nasce la necessità di dare vita a una nuova stagione delle scelte. In questi prossimi cinque anni il nostro impegno è di individuare scelte mirate che partano dai punti di forza esistenti nella regione.

Tutto questo ragionamento suggerisce ed invoca il grande sforzo di aprire insieme un cantiere di idee e progetti in cui tracciare la mappa di un vero e proprio “modello Calabria” di sviluppo, crescita e rinnovamento, basato su linee-guida che puntano a qualificare la Regione, una Regione sempre più ente di governo, sempre più consapevole che deve conquistarsi un ruolo autonomo ed autorevole nello scenario europeo ed internazionale.

Oggi tocca a noi fare la prima di queste scelte: abbandonare il sentiero del declino e aprire la strada dello sviluppo. Noi non possiamo essere più la cenerentola d'Italia, dobbiamo avere il sogno che da questa periferia può nascere un modello forte di ripresa e rilancio del sistema Italia nel suo complesso.

Ma, oggi e qui, come si può fare questo sviluppo? Credo sia più che mai necessario puntare sui principali punti di forza del nostro territorio, prima di tutto il capitale umano, mettendo in moto un grande processo di adeguamento e formazione alle sfide della competitività e della qualità.

La Calabria è un enorme bacino di intelligenze e capacità; conoscenza, formazione e ricerca devono essere i cardini messi sul portale dello sviluppo calabrese.

Le università presenti sul territorio che, a detta di tutti, sono di eccellenza internazionale, devono essere impegnate e coinvolte in una mobilitazione permanente per affrontare e sconfiggere la nostra arretratezza.

Esse devono diventare nodi di una rete regionale che attivi le province, le città capoluogo e tutti i comuni in uno sforzo di cooperazione solidale, superando ogni logica di rinchiusura localista per favorire l'innovazione ed il trasferimento tecnologico.

In secondo luogo, occorre riscoprire l'importanza europea della Calabria come luogo e spazio della sicurezza strategica mediterranea. Se è vero che siamo di fronte ad un nuovo protagonismo del Mediterraneo, se è vero che in questa immensa area di libero scambio si registrano fermenti e dinamismi, perché una regione piccola ma centrale come la Calabria deve restare spettatrice lontana? Perché la Calabria deve rischiare di essere saltata, proprio nell'area in cui siamo naturalmente collocati?

Noi dobbiamo pensare, lavorare, progettare il “modello Calabria” nel quadro di una valorizzazione strutturale di questo nostro punto di forza, ritagliandoci una specificità ed un ruolo molto simile a quello che la Puglia sta giocando in direzione dei Balcani. Tutto questo significherebbe far entrare la Calabria non come comparsa, ma come protagonista nella nuova epoca della globalizzazione.

Tuttavia, per costruire questo “modello Calabria”, occorre rendere la regione moderna e competitiva, accompagnandone la crescita sociale ed economica senza lasciare nessuno indietro.

Lo sviluppo a cui noi pensiamo non è un illusione spirituale, quanto invece il quotidiano e concreto esercizio di farsi carico, in primo luogo, del problema del lavoro, perché il lavoro che manca è il nostro primo banco di prova. E’ ormai da troppo lungo tempo che in questa regione non c’è più nuovo lavoro e, nel frattempo, il lavoro che c’è ripiega drammaticamente su stesso. Allo stesso tempo, sappiamo che non è più tempo di accontentarsi di un finto lavoro, di restare ad aspettare con le braccia conserte.

Questa regione non merita più strumenti assistenzialistici, non merita più qualche piano stralcio che tampona, per poi ripartire sempre daccapo. Questa è la Calabria che vuole rialzarsi, che vuole riprendere il cammino, che deve sconfiggere la piaga della povertà sociale, riordinare le filiere del precariato, far circolare nel proprio sangue il vero antidoto alla criminalità e alla mafia, dando ai giovani ciò che attendono e ciò che spetta loro: un lavoro vero, produttivo, un ingresso pieno e legittimo nella vita sociale e civile della Calabria e del Paese.

Insieme siamo chiamati a sperimentare nuove soluzioni, progetti innovativi, riprendendo a pensare lo sviluppo della Calabria come questione centrale per incrementare l'occupazione e qualificare quella già esistente.

Le difficoltà non ci devono spaventare, dobbiamo avere la forza di voltare pagina per costruire una Calabria di respiro europeo. Per questo occorre un assetto istituzionale adeguato ed efficiente sul fronte della legislazione, dell'intervento normativo e della comunicazione istituzionale.

Per governare oggi la Calabria serve una Regione che legiferi di più e, soprattutto, che legiferi meglio. Noi vogliamo una Regione che, valorizzando il ruolo e la centralità del Consiglio regionale, riconquisti pienamente il suo carattere di ente di programmazione, in cui i cittadini siano gli attori della trasformazione.

Sappiamo che il nostro compito non è facile, ma crediamo anche che sia possibile costruire una Regione fatta di regole serie ed aperte alle esigenze delle imprese e dei cittadini.

Questo Consiglio regionale deve, in primo luogo, parlare alla Calabria dei giovani, dando giuste opportunità alle nuove generazioni. Onorevoli colleghi, consentitemi di invitarvi a guardare insieme alla Calabria dei giovani, a riscoprire il gusto di puntare sul loro entusiasmo, a gioire del loro amore per questa nostra terra.

I giovani della Calabria sono il fiore di questa regione, sono come il sole del mattino, a loro appartiene il futuro della Calabria; non sono un peso da cui liberarsi, talvolta e addirittura come un lutto, da far emigrare nelle terre del pianto e della lontananza.

Io credo che il Consiglio regionale debba aiutare questa generazione di giovani a liberarsi dal fatalismo e dai retaggi del passato. Penso, cioè, che ai giovani debba essere dato il coraggio e la forza di essere la vera variabile di rottura, la più grande task force per sconfiggere l'arretratezza ed il sottosviluppo.

Per questo, come gruppo della Margherita, ci impegneremo a proporre specifiche iniziative legislative e di governo per sostenere la Calabria dei giovani. Aprire il dialogo con i giovani costituisce una scelta qualificante a cui non possiamo rinunciare, consapevoli che è da loro che nascerà la richiesta al Paese di un grande patto per salvare la Calabria.

Per tutto questo dobbiamo essere ambiziosi. La Calabria deve saper guardare al mondo, inserirsi in un mondo che cambia rapidamente. Noi crediamo ad una Calabria dinamica, internazionale, che deve diventare la porta del Mediterraneo.

Ritengo che la Regione Calabria debba qualificare il proprio ruolo nella programmazione strategica, per individuare i poli su cui concentrare gli investimenti in ricerca e innovazione.

Urgente è riorientare e recuperare i fondi europei 2000­-2006, modulando quelli in fase di programmazione 2007­-2013 verso le spese di sostegno alla competitività e radicamento del sistema produttivo, collegandosi ad un idea nuova della ricerca e dell’innovazione nei sistemi locali territoriali.

In questo senso, credo che occorra impegnarsi molto per dare nuove forme alle incentivazioni, studiandole in modo che possano fare sinergia con il sistema bancario in un contesto di risorse pubbliche sempre più limitate, in cui è quindi essenziale che tutte le risorse si integrino.

Ridare slancio al nostro sistema produttivo significa soprattutto puntare su un programma decennale delle infrastrutture strategiche, finalizzato a recuperare il deficit infrastrutturale che pesa come un macigno sulle sorti della Calabria, aprendoci ai progetti e alle collaborazioni del project fìnancing, quale modalità utile e sussidiaria per la realizzazione di grandi opere.

Le grandi priorità e, insieme, gli obiettivi strategici a sostegno del “sistema Calabria” per l'attuale legislatura devono, perciò, puntare su una sempre maggiore semplificazione dei procedimenti, sulla valorizzazione del credito locale, sulla promozione di grandi progetti internazionali con i quali attrarre durevolmente risorse umane e know-how sul territorio calabrese.

Per far questo la Calabria deve puntare a una valorizzazione creativa dei suo patrimonio naturale, storico, paesaggistico e culturale, deve sapersi mettere all'avanguardia di un diverso sviluppo locale, qualificando i propri servizi sociali, guadagnandosi una posizione di leadership soprattutto nel settore del turismo e dell'accoglienza. Noi dobbiamo puntare molto sul promettente binomio di solidarietà e sviluppo, poiché crediamo che, attraverso queste due porte, sia possibile far crescere e maturare le vocazioni dei nostri territori.

Una regione come la nostra, caratterizzata da una molteplicità di comunità locali, richiede una specifica politica di interessi compatibili che non si contrastino né si sovrappongano, ma che diano in tensione e in connessione un valore aggiuntivo a quello che possiamo chiamare lo “sviluppo plurale” della Calabria.

Attuare il programma esposto dal Presidente Loiero significa puntare a costruire e mettere in moto un vero e proprio “moltiplicatore dello sviluppo regionale”. Con tale spirito vogliamo guardare avanti, alla Calabria dei prossimi dieci anni.

Questo Consiglio è l'inizio di una nuova epoca che affrontiamo, nella consapevolezza e nella responsabilità che la situazione che abbiamo trovato è grave e difficile, ma abbiamo dalla nostra parte anche tutto l'entusiasmo e la spinta di attese e speranze che sono state riposte dall'elettorato a dall'intera comunità regionale.

Noi siamo convinti che uno dei cardini qualificanti della democrazia è rappresentato dalla capacità della maggioranza di tenere sempre aperto il dialogo e il confronto con la minoranza. Noi intendiamo fare appello ai partiti del centro-destra a dare prova di accettare la sfida, superando ogni schematismo demagogico e fuorviante.

Il Consiglio Regionale è la casa comune di tutti i calabresi, il luogo più alto in cui ogni componente rappresentativa della Calabria è chiamata a fare la propria parte. Far risorgere la Calabria significa anche essere uniti nelle istituzioni, svolgendo ognuno, senza confusioni, la propria funzione con lealtà e libertà. Democrazia e libertà sono per noi un faro solido e sicuro per orientare la rotta di ognuno di noi, dell'intero Consiglio e della Calabria.

In questi cinque anni di intenso ed impegnativo lavoro, sono sicuro, ce la metteremo tutta per davvero, per assicurare alla Calabria una nuova fase di prosperità e di successi.

PRESIDENTE

Do la parola al Presidente della Giunta regionale, onorevole Loiero, per la replica.

Agazio LOIERO, Presidente della Giunta regionale

Grazie Presidente, ho ascoltato tutti gli interventi – mi scuso per i soli due interventi che non sono riuscito ad ascoltare perché mi sono assentato per un quarto d’ora – con grandissima attenzione, come è giusto che sia anche per dare al Consiglio, alla presenza, all’ascolto un valore sommo.

Cercherò di far questo sempre. Ho ascoltato tutti gli interventi, sia di coloro della maggioranza e della opposizione che sono stati generosi nei miei riguardi che di coloro che nei miei confronti sono stati critici, come è giusto che sia. Io sono abituato a cibarmi del dissenso. Il dissenso è una risorsa di chi fa politica e di chi la fa dal Governo perché cibandosi spesso del dissenso si capiscono meglio alcuni problemi.

Comunque come ho detto sempre nella relazione si finisce per alzare il livello della conoscenza, infatti è sempre attraverso una ipotesi di disaccordo che si alza il tono e la qualità del sapere.

Come avrete notato, nella relazione ho fatto un discorso in lunghissima parte sulle istituzioni perché io non sono mai stato in questo Consiglio regionale ma ho seguito con grande attenzione, come è giusto che sia, la più grande istituzione della mia Regione. La seguo da anni, qualcuno ricorda che io venivo qui con l’indimenticato Presidente Aldo Ferrara, in anni lontanissimi. Questo svela l’anagrafe ma anche quanto è forte il legame con questa istituzione.

Devo dire che non sarei né franco, né sincero, né autentico in questa prima giornata se non dicessi che ho visto negli anni sempre deperire questa istituzione. Ho assistito negli anni ’70 e negli anni ’80 ad un dibattito alto di questa istituzione su tanti temi della vita associata.

Ricordo i personaggi che erano di qualità – adesso non voglio far mancamento a nessuno – e penso a Ferrara, appunto, a Guarasci, a Perugini, ad Ambrogio, a Martorelli, a Dominijanni, a Casalinuovo, ad Aragona, a Principe – padre del collega Sandro – che è stato Presidente ma la sua presenza nelle istituzioni è ricordata più quella legata a quelle nazionali e magari si tende a dimenticarla.

Come fare, allora, a non dire – vedo tra il pubblico il Presidente Anton Giulio Galati – che le istituzioni si sono indebolite ed affievolite in questi anni. Alcuni difetti ce li portiamo dietro fin dalla prima legislatura e questo è verissimo, ma altri si sono accentuati e poi un notevole colpo glielo ha dato anche l’elezione diretta del Presidente.

Perché l’elezione diretta del Presidente, diciamo questo perché è la verità, ha dato – in qualche Consiglio regionale – un’atmosfera di ebbrezza, quella che si tocca quando si va sott’acqua, quando si arriva ad una certa profondità. Si dice che è un’ebbrezza di straordinaria qualità. Se non hai i filtri politici giusti, il sapere politico giusto, quel potere che ti viene da quella legge costituzionale può essere un pericolo, una insidia.

Questo può essere avvenuto in alcuni Consigli e può essere che sia avvenuto anche qui dentro.

Qual è la verità? E’ che, senza voler per questo fare del trionfalismo, non c’è dubbio che lo scarto che c’è stato tra le due coalizioni in campagna elettorale è il sintomo del deperimento delle istituzioni. Cioè, tra i tanti motivi elementi, c’è stato anche questo.

E alla fine l’istituzione pur essendo di tutti è identificata molto spesso nella fantasia popolare nel Governo che detiene il potere.

Tutto questo ci deve preoccupare, come anche l’idea di come venga vissuta la regione fuori di qui. Ma voi non avete visto – specie in questi ultimi anni – gli articoli degli inviati speciali? Anche la Sicilia presenta talvolta degli aspetti che sono anche analoghi ai nostri anche se poi, però, finisce per salvarsi attraverso altri circuiti che fanno parte di un patrimonio che in noi è più debole.

Mi è sembrato che questo bisognasse dirlo con estrema franchezza. E vi dico che sarò qui presente perché è giusto dare il segno della presenza e soprattutto il segno dell’ascolto.

Ho apprezzato molto che tanti di voi abbiano avuto consapevolezza - anche se non è stata dichiarata è stata implicita, quasi subliminale – di dire: signori, siamo in una situazione che se è possibile vorremmo anche noi partecipare in una certa qual misura alle azioni di governo. Il che è giustissimo.

Guardate che qui da noi non c’è una democrazia ordinaria come ci può essere in Lombardia, dove le istituzioni, le imprese, il sindacato sono più forti, le Università sono più forti e più ricche, per cui è più forte l’innovazione, la ricerca, la qualità della cultura.

Se pensate per un attimo – l’ho detto talvolta in campagna elettorale – che in cinque regioni del Mezzogiorno si leggono tanti libri quanti se ne leggono nella sola città di Milano, vi rendete conto che è devastante per l’immagine e demotiva.

Allora qui vi dico che non c’è la condizione – scusate se mi rivolgo alla maggioranza più che a voi – per perché non diventi un luogo incandescente di lotta politica, talvolta in una forma che non è stata apprezzata.

C’è stata una lotta, anche in Parlamento e anche lì talvolta è stata brutta, ma per effetto a volte di un solo partitino, non di tutti gli altri di quelli che hanno storia e tradizione politica.

Detto questo, cercherò - sempre volendomi cibare del dissenso che ho ascoltato – di riprendere alcuni interventi e di dare risposte, che magari potranno essere disordinate.

Guardate, in alcune critiche come in quella di Senatore – che adesso non vedo – ho notato un discorso, se posso dire, pittoresco, molto bello visto dalla sua parte.

A fatto a me una critica – lo posso dire? – preventiva.

Signori, quando un Governo si presenta all’inizio della legislatura alle Camere, certo potrà essere criticato e magari non piace la faccia di quel ministro, per un suo passato o per qualcos’altro, ma la critica al programma è una critica preventiva. Aspettiamo due-tre mesi, dico, magari l’anticipate ma non si può fare quella critica che ho sentito dal collega senza dire una parola, questo lo voglio dire, sulle eredità pesanti, di cui io pure non ho parlato nella mia impostazione programmatica.

Noi ereditiamo una situazione pesantissima, un garbuglio inestricabile in tutti i settori. Non c’è dubbio che non ci sia stata una grande cultura di governo che abbia irrorato l’azione dell’esecutivo. Credo che nessuno di voi lo pensi, obiettivamente credo che nessuno lo pensi.

Certo la sanità è un problema, lo sappiamo che è un problema. Che volevate che dicessimo? Come smontiamo il Piano sanitario? No, noi lo recepiamo quel Piano per alcuni versi, perché secondo me il Piano sanitario che è stato trattato nell’ultima parte della legislatura risente del fatto che si andava alle elezioni.

Queste cose si affronteranno subito e l’amica Lo Moro credo che voglia farlo subito, perché bisogna rivedere – qui sì insieme a voi – alcune cose. Potete pensate che noi veniamo qui a portarvi un Piano rigido e preconfezionato? Non esiste una cosa di questo genere !

Noi rischiamo molto sulla sanità- e io ve lo voglio dire, non ne ho accennato nella mia relazione – se viene approvata la riforma costituzionale.

Anzi, vi posso fare proprio qui un appello? Ma perché insieme non ci battiamo contro il referendum se dovesse passare quella riforma? E’ un problema che è già maturato all’interno dei gruppi parlamentari alla Camera e al Senato.

E’ qualcosa, Presidente Fedele, che è contro di lei in quanto calabrese – non lo è ideologicamente –. Prenda lei il vessillo, la bandiera e sarebbe più credibile di me.

Questo è un problema perché se passa la devolution - non voglio parlare di altro - noi avremo problemi drammatici e l’abbiamo visto già alla prima conferenza Stato-Regioni che abbiano fatto.

Hanno consapevolezza i Presidenti del centro-destra del nord che così si rompe l’unità, si rompe l’ordinamento. Ma noi possiamo accettare che avvenga un fatto di questo genere? Credo che non possiamo farlo.

E allora che significa fare il sindaco? Adesso non voglio dare un valore sommo alle cose che ho ascoltato. Io sono Presidente della Regione, Presidente che dovrebbe programmare, che ha detto che nel giro di pochi mesi trasferiremo le funzioni alle province, ai comuni secondo il principio di sussidiarietà.

Fare il sindaco è una cosa diversa e l’ho già detto ad Abramo in campagna elettorale quando voleva fare il sindaco della Calabria, e lo dico senza polemica.

Chi fa il Presidente della Regione deve venire qui per programmare e orientare la politica di questo territorio, mica per amministrare una comunità, che anche una cosa nobilissima ma è un’altra cosa.

Poi, che cosa significa – non voglio apparire puntiglioso – dirmi: che cosa hai lasciato in anni di governo? Mi dispiace che il collega non sia in Aula, e mi dispiace parlare così, ma che cosa ha lasciato Fini? Chi compie l’azione di governo non lascia cose individuali ma presenta un patrimonio di lotte, di battaglie, fa battaglie…

(Applausi)

Che cosa ha lasciato Fini? Se io vi chiedessi cosa ha lasciato c’è qualcuno che mi possa dire che ha lasciato un’opera? Eppure è 4 anni e mezzo che è lì!

Signori, guardate che è un’altra cosa…

E poi, a proposito dell’inno nazionale. Anche qui vogliamo dire una cosa seria, non pittoresca? Guardate che l’inno nazionale – posso fare questo ragionamento pacatamente? –, l’idea di patria per 40 anni in questo Paese l’ha impersonata Alleanza nazionale, Almirante quando andava in piazza a parlare di patria. Perché Moro, Nenni, Togliatti, Berlinguer parlavano di Paese.

Voi sapete cosa è capitato in Italia? Un personaggio come Ciampi ha riportato in auge questa parola, ha riscoperto i simboli unitari, l’inno e la bandiera e proprio Alleanza nazionale non ne parla più. Ma sapete perché? Perché c’è un partito al Governo con loro che impone le regole e che dice che della bandiera e dell’inno se ne fa un uso che qui, per decoro, non dico.

Allora, amici, quale patria e quale inno nazionale, per essere seri e lo dico senza polemica ma certe cose vanno dette, ripeto.

Velocemente voglio dire qualche cosa ancora al collega Fedele. …

Ebbene dire che vogliamo modificare lo Statuto, integrarlo con l’affermazione “la Regione ripudia la mafia”, non è nulla di enfatico e retorico. Lei ha detto che tutti ripudiamo la mafia. Certo, tutti ripudiamo la mafia, così come ripudiamo la guerra, ma ciò non toglie che nell’articolo 11 della Costituzione si dice che l’Italia ripudia la guerra e non si dice che la rifiuta ma la ripudia. Questo termine è molto più forte del “rifiutare, perché certe cose si dicono e hanno un valore di testimonianza storica.

Tutti ripudiamo la mafia per cui scriviamolo.

Non voglio fare questa battaglia, (che spesso come tante sono battaglie, queste, che vengono equivocate), ma questa è stata una decisione che si è assunta da parte di 4-5 Regioni meridionali che sono quelle più toccate da questo fenomeno e sono quelle che non hanno ancora ultimato, come invece diligentemente sotto la sua Presidenza è stato qui, lo Statuto.

La seconda cosa su cui voglio rispondere è l’Università. Ho visto che ha difeso molto l’Università e questo le fa onore, ma un minimo segno di autocritica…

Se c’è stata una coalizione di governo che ha snobbato le Università calabresi è stata proprio quella che oggi è andata a casa!

Vi ricordo che tutte le volte che è stato nominato un assessore esterno, è stato indicato un luminare magari, ma non delle nostre Università. Poi magari ha fatto una brutta fine sul piano della immagine, ma quale uso si è fatto delle Università calabresi? Anche qui una domanda retorica.

Assieme all’assessore Principe abbiamo intenzione di rilanciare le Università calabresi e lo faremo secondo una linea di marcia diversa dalla vostra, se posso dirlo, contrapposta alla vostra.

Anche rispetto alla nomina di Nola, guardate, anche qui sono sorte polemiche che non mi sarei aspettato. Era una mia delega quella di Gioia Tauro, che ho lasciato per me in quanto io do valore a quel porto. Poi magari qualcuno di potrà dire: ma guardi che c’è pure Corigliano, Crotone, Reggio Calabria; è vero, ma quello ha un ruolo strategico, è il vero avamposto su cui ci giochiamo parecchio.

Noi abbiamo un lavoro immane da affrontare, ho pensato che un imprenditore della qualità di Nola, che era stato anche nel mio listino, che avevo conosciuto meglio- … certe scelte avvengono anche attraverso intrecci, conoscenze, relazioni-, non volevo prenderlo fuori da Reggio Calabria….

Magari se fosse stato fuori da Reggio Calabria, siccome è stata una vexata quaestio il porto di Gioia Tauro …

Noi faremo le nostre scelte da qui a pochissimo e là vorrei che mi deste un giudizio proprio su Reggio Calabria perché è il mio nervo scoperto in quanto mi ha dato molto, come ho già avuto modo di dire, Reggio Calabria.

Ho avuto da Reggio Calabria come da nessun altra provincia, neanche dalla mia. E quindi dico con estrema franchezza che non c’è nulla contro Reggio, ci mancherebbe, io ho qui rapporti, relazioni, non si pone neanche un problema di questo genere.

Questione sottosegretari. Questi amici sono in verità degli esperti, lei ha ragione a dire una cosa di questo genere, forse per un eccesso di fervore comunicativo li abbiamo chiamati sottosegretari. Devo dire poi che una Regione di centro-destra con tradizioni diverse dalla nostra come la Lombardia ce li ha copiati. Sa perché ce li ha copiati? Perché mi ha chiamato direttamente Formigoni per sapere come avevo fatto e forse lo farà anche la Campania.

Sì, c’è stata un po’ di enfasi giornalistica, la comunicazione è difficile.

Mi avvio velocemente alla fine.

Ho avuto ripetute critiche sugli assessori.

Limiti e risorse di quella legge 1/99: guardate, è vero che spesso comprime nelle Assemblee anche il dibattito democratico, è verissimo perché quei poteri costituzionali in capo tutti ad un uomo solo, al Presidente tendono a comprimere il dibattito, il confronto.

E’ una cosa naturale che nessuno vuole, forse non lo voleva neanche il mio predecessore, tanto è vero che mi guarderò molto dal comprimere quelli che sono i cardini, i capisaldi della democrazia e soprattutto il confronto.

Voglio, però, dirvi con estrema franchezza che quei poteri in capo ad un uomo solo fanno sì che l’uomo solo possa portare ad unità tutto il territorio e che lo rappresenti tutto al di là di come viene qui esplicitata la rappresentanza.

Io trovo abbastanza anomalo, lo devo dire, e di questo ne vorrei parlare e magari non tutti saranno d’accordo. Dobbiamo riguardare una legge elettorale per la quale – fin da quando è in vita la Regione – l’elezione avviene per province.

Questo crea un discrimine, e paradossalmente questo discrimine è corretto dai poteri in capo al Presidente - sembra assurdo e paradossale ma così è – che diventa il referente vero di tutta quanta la regione e quindi dell’unità di essa.

Abbiamo avuto una storia difficile in Calabria, una storia di incomunicabilità. Le vecchie tre province, ma anche queste cinque, non comunicavano tra loro, era un disegno orografico drammatico il nostro e si impiegavano tempi onirici per arrivare da Reggio Calabria a Catanzaro, da Catanzaro a Cosenza. Per andare da Catanzaro a Cosenza si passava dalla Sila fino a 40 anni fa.

Naturalmente la comunicazione non è stata straordinaria, siamo vissuti all’interno di questo fortilizio che sono le nostre montagne ed il mare che non ci è mai appartenuto. Fin da 5 secoli prima di Cristo non abbiamo alcuna dimestichezza col mare, ma anzi l’abbiamo vissuto come un nemico da cui veniva il pericolo continuamente, venivano le mareggiate, i turchi, i saraceni.

Quindi noi siamo vissuti così. Questo è un problema. E i poteri in capo ad un uomo solo sfruttati al meglio – su un certo piano culturale – possono portare all’unità territoriale.

Vengo al problema dei direttori generali, i tentativi, mi è stato detto, di fare delle epurazioni. Guardate, noi non vogliamo fare nessuna epurazione, vogliamo governare e avendo trovato questa situazione vi dico che non è facile. Non voglio dare la colpa al mio predecessore. Si sono sedimentati costumi, usi e abitudini che poi magari si sono aggravati in maniera somma con l’elezione diretta.

Noi vorremmo governare facendo le nostre scelte, non vogliamo epurare nessuno, anzi vogliamo dire qui pubblicamente che è difficilissimo, tranne forse uno, che un solo direttore generale venga da fuori. Non perché non li conosciamo, magari viene un professore universitario che dà la svolta, ma noi non accettiamo quelli che durante il Governo di centrodestra venivano in Calabria per due giorni la settimana, trattandoci in forma implicita da colonia, e poi se ne andavano e percepivano lauti guadagni, lauti stipendi, premi di produttività. Quella produttività che poi si realizzava in soli due giorni.

Noi vogliamo scegliere tutti calabresi perché abbiamo fatto una scommessa calabrese. Certo potranno non apparire di eccellenza individuale rigorosa ma secondo me ci sono le qualità davvero.

E, badate, vogliamo farlo con una legge che è stata proposta da Frattini nel 2001 e nessuno della opposizione ha eccepito nulla.

Nella passata legislatura ero al Governo ed io mi sono trovato tutti coloro che avevo lasciato al ministero – spesso si creano legami forti, fecondi – spazzati i via in un batter d’occhio : Frattini ha proposto la legge, è stata approvata ed ha mandato tutti a casa.

Ma questo, permettete, non possiamo farlo anche noi? Senza voler epurare nessuno!

 Un’altra cosa volevo dire e davvero chiudo.

 Io vedo che c’è – qualcuno l’ha evocato ma credo che non lo evochiamo a sufficienza – una povertà incombente in questa nostra regione.

Ho girato la regione non tanto e solo in campagna elettorale: vi che c’è una povertà drammatica, che in certe famiglie – che sono sempre in numero crescente – evoca la fame nera del dopoguerra che è stata per chi l’ha vissuta, ormai se ne ricordano solo i nostri padri, una fase drammatica della nostra vita associata e del Paese.

Ebbene, quella fame è ritornata. Mentre una volta – nel dopoguerra, appunto – proprio perché c’era una impostazione da civiltà contadina nella quale ognuno possedeva uno-due ettari di terra, magari i bisogni primari si riusciva a soddisfarli anche se male, oggi se tu non hai un euro, non puoi entrare in un supermercato. Questo della povertà è un dramma che ho visto andando spessissimo anche in giro per via di questa campagna elettorale.

Sono andato a trovare molti vescovi amici, se posso dire amici, che pur nel loro apostolato mi offrono spesso amicizia. Essi mi hanno detto che c’è una vita impossibile proprio per la povertà che monta.

Guardate che in Calabria, in un territorio come il nostro ci sono ammortizzatori sociali che sono di grandissimo valore. L’ammortizzatore sociale primo è la famiglia, seguita dalla Chiesa, dal sindacato ma se non ci fossero questi ammortizzatori noi saremmo già alla vigilia di una rivolta.

A queste cose bisogna guardare, non si può schernire la solidarietà. E’ un elemento che dovrebbe tutti quanti – perché calabresi – metterci insieme tutti.

C’è precarietà nel lavoro, c’è una mancanza totale di stabilità, non la voglio fare lunga.

Gli enti strumentali : alcuni non rispondono alle esigenze nostre. Vi faccio un piccolo esempio.

Rispetto all’ Afor noi ci giochiamo una partita importantissima e l’ho detto ieri in Giunta e mi pare che ci sia stato un generale consenso. Per noi la partita dei forestali è difficilissima, lo è stata anche per il Governo di centro-destra e se posso dire è ancora più difficile se ci sarà un Governo di centro-sinistra. Perché la Lega ha fatto passare l’idea che i forestali sono nel migliore dei casi dei parassiti e nel peggiore sono un’altra cosa che qui non voglio ripetere.

Questo stereotipo, questa cattiveria è difficile da frantumare perché quello che è più difficile da frantumare in Italia sono i pregiudizi, appunto, quelli che magari per una semplificazione mediatica o un titolo su un telegiornale non te li cancella più nessuno.

Quindi se noi non daremo una destinazione, una finalità prettamente produttiva ai nostri forestali avremo problemi grandi, ma ciò interessa il Governo sicuramente ma anche voi, tutti.

Noi pensiamo, allora, veramente che tutti questi enti strumentali rispondano alle finalità per cui li abbiamo costituiti? Rispetto per tutti. Ma spesso ci può essere anche una incapacità culturale a risolvere un problema e non hai magari gli strumenti giusti per risolverlo.

Siccome noi ci giochiamo una partita decisiva sul piano finanziario dell’economia, baderemo a tutto ciò.

Chiudo, e non la voglio fare più lunga, con un ultimo tema che mi pare sia stato evocato da Abramo e da altri consiglieri.

Io faccio i complimenti a tutti per questa sede che c’è qui a Reggio Calabria. Oggi sono anche andato a trovare il Sindaco e il Presidente della Provincia di Reggio Calabria in una visita di cortesia. Sono stato ospitato in palazzi decorosi e di grandissima dignità come lo è questo. Ma voi avete visto dove sta la Giunta e il suo Presidente a Catanzaro? Ci siete mai passati? E’ un decoro degno della più grande istituzione del territorio? Costruita abusivamente? O, per esempio, sapete che nel giorno del mio insediamento è stato firmato un contratto per altri 6 anni? Quando io ero già insediato, ero già Presidente della Regione!

Noi vogliamo risolvere questo problema. Ma vi rendete conto che ereditiamo un garbuglio di dimensioni ciclopiche con una Regione che ha comprato un suolo, con un contenzioso con un altro suolo, quello del progetto Portoghesi.

Sappiamo perfettamente che per risolvere questo problema dovremo rischiare un poco. Dovremo rischiare.

Un mese fa abbiamo fatto un incontro a Roma con tutti i Presidenti delle Regioni meridionali e a me è venuta l’idea di fare una riunione ulteriore, non di partito perché sono convinto che col federalismo che ormai incombe non possiamo essere divisi ideologicamente.

Le coalizioni si alleano sulla similarità dei bisogni, non sulla ideologia. Non aveva senso che, per esempio, ci si alleasse con Galan se questo non faceva i tuoi interessi perché era contro così come contro era Formigoni, parliamoci chiaro, perché difendeva un altro pezzo di territorio con altri bisogni e con altre finalità.

Quindi era più facile allearsi. Io mi potrei alleare più con Cuffaro – dico per dire – perché abbiamo bisogni simili da difendere.

Stavo dicendo che è venuta a me l’idea: ma perché non ci incontriamo? Bassolino ha accolto al volo l’idea, ed io ho detto: benissimo cominciamo dalla Calabria, poi invece ho pensato alla sede ed ho detto cominciamo da Napoli. Mi vergognavo.

Signori, io credo anche voi un pochino. Il collega Morelli c’è stato a lungo in quella sede e non mi può dire che offre dignità e decoro in una istituzione come la nostra, quella che abbiamo tratteggiato qua e che vogliamo difendere.

Anche su questo, dunque, faremo una grande battaglia.

Chiudo, amici, e mi scuso se sono stato un po’ frammentario e disordinato e mi scuso se mi sono anche acceso ma io ci credo davvero nelle cose che faccio. Se uno ci crede, credetemi non può fare e pensare altrimenti.

(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie al Presidente, col suo intervento di replica il dibattito si conclude. Adesso pongo in votazione il punto per il quale il Consiglio è stato convocato.

Pongo in votazione, pertanto, l’approvazione del programma di governo in base all’articolo 16, comma 2, lettera a) dello Statuto della Regione Calabria, è una proposta di provvedimento amministrativo numero 8 della ottava legislatura recante il progetto per crescere insieme, il programma del Presidente della Giunta regionale, Agazio Loiero.

Comunico l’esito della votazione, presenti e votanti, 35. Hanno risposto sì 27, hanno risposto no 7, astenuto 1.

(Il Consiglio approva)

Convocazione della prossima seduta

PRESIDENTE

La seduta è tolta il Consiglio sarà convocato a domicilio.

La seduta termina alle 19,33


Congedi

Ha chiesto congedo il consigliere Stillitani.

(E’ concesso)

Annunzio di progetti di legge e loro assegnazione a Commissioni

Sono stati presentati alla Presidenza i seguenti progetti di legge di iniziativa della Giunta regionale, recante:

“Norme in materia di nomine e di personale della Regione Calabria” (P.L. n. 1/8^)

E’ assegnato alla prima Commissione - Politica istituzionale.

(Così resta stabilito)

“Integrazione della legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25, recante: “Statuto della Regione Calabria” (P.L. n. 2/8^)

E’ assegnato alla Commissione autoriforma.

(Così resta stabilito)

E’ stato presentato alla Presidenza il seguente progetto di legge di iniziativa del consigliere Magarò

“Istituzione del codice etico regionale” (P.L. n. 3/8^)

E’ assegnato alla Commissione autoriforma.

(Così resta stabilito)

Annunzio di proposte di provvedimento amministrativo e loro assegnazione a Commissioni

Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa della Giunta regionale:

“Programma regionale per l’attività di forestazione e la gestione del patrimonio forestale indisponibile della Regione Calabria (art. 5 L.R. 20/92). Programma triennale 2003-2005 (Delibera Giunta regionale n. 197 dell’1.3.2005) (P.P.A. n. 4/8^)

E’ assegnata alla quarta Commissione – Politica ambientale – ed alla seconda - Sviluppo economico – per il parere.

(Così resta stabilito)

“Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio di previsione dell’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) per l’anno finanziario 2005 – (Delibera Giunta regionale n. 290 del 15.3.2005)” (P.P.A. n. 5/8^)

E’ assegnata alla seconda Commissione - Sviluppo economico.

(Così resta stabilito)

“Arpacal - Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria. Approvazione piano annuale delle attività 2005 comprensivo del piano di azione (Delibera Giunta regionale n. 466 del 30.3.2005)” (P.P.A. n. 6/8^)

E’ assegnata alla quarta Commissione – Politica ambientale – ed alla seconda - Sviluppo economico – per il parere.

(Così resta stabilito)

“Comuni di Agnana Calabra, Firmo e Fiumara. Proposta di inserimento nelle comunità montane della Limina, Italo Arbereshe del Pollino e Versante dello Stretto” (delibera Giunta regionale n. 198 dell’1.3.2005)” (P.P.A. n. 7/8^)

E’ assegnata alla prima Commissione - Politica istituzionale.

(Così resta stabilito)

E’ stata presentata, inoltre, alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa del Presidente della Giunta regionale:

“Programma del Presidente della Giunta regionale della Calabria” (P.P.A. n. 8/8^)

E’ stata presentata, altresì, alla Presidenza la seguente proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa del Presidente del Consiglio regionale:

“Regolamento interno del Consiglio regionale” (P.P.A. n. 9/8^)

E’ assegnata alla Commissione per l’autoriforma.

(Così resta stabilito)

Richiesta parere della competente Commissione consiliare

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 293 del 15.3.2005, recante: “Interventi regionali per il diritto allo studio. Legge regionale 8.5.1985, n. 27. Piano annuale 2005'” (Parere n. 1)
E’ assegnata alla terza Commissione - servizi sociali.

(Così resta stabilito)

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 295 del 15.3.2005, recante: “Indirizzi per la programmazione degli interventi attuativi della L.R. n. 2/86 e dell’Osservatorio regionale per l’educazione alla legalità. Impegno di spesa UPB 4.02.03 Cap. 3313112 e Cap. 3313113 – anno 2005” (Parere n. 2)

E’ assegnata alla terza Commissione - servizi sociali.

(Così resta stabilito)

La Giunta regionale ha trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la deliberazione n. 395 del 22.3.2005, recante: 'L.R. n. 17/85. Piano 2005' (Parere n. 3)

E’ assegnata alla terza Commissione - servizi sociali.

(Così resta stabilito)

Decadenza di proposte di legge

Ai sensi dell’art. 39, comma 4 dello Statuto le proposte di legge presentate al Consiglio regionale devono intendersi decadute con la fine della legislatura, escluse quelle di iniziativa popolare. Di quanto sopra sarà data comunicazione alle Commissioni consiliari, ai Gruppi ed a tutti gli uffici competenti

Trasmissione di deliberazioni

La Giunta regionale, con nota n. 13 del 18.4.2005, ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio di previsione 2005:

Deliberazione Giunta regionale n. 346 del 22.3.2005

Deliberazione Giunta regionale n. 347 del 22.3.2005

Deliberazione Giunta regionale n. 348 del 22.3.2005

Deliberazione Giunta regionale n. 349 del 22.3.2005

Promulgazione di leggi regionali

Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sottoindicate leggi regionali pubblicate nel Bollettino Ufficiale della Regione Calabria:

1. Legge regionale 16 febbraio 2005, n. 2, recante: “Disposizioni in materia sanitaria” (supplemento straordinario n. 2 del 18 febbraio 2005 al B.U.R. n. 3 del 16.2.2005);

2. Legge regionale 25 febbraio 2005, n. 3, recante: 'Piano degli interventi sugli immobili confiscati alla criminalità mafiosa' (supplemento straordinario n. 6 del 28 febbraio 2005 al B.U.R. n. 3 del 16.2.2005);

3. Legge regionale 25 febbraio 2005, n. 4, recante: “Approvazione rendiconto generale relativo all’esercizio finanziario 2000” (supplemento straordinario n. 6 del 28 febbraio 2005 al B.U.R. n. 3 del 16.2.2005);

4. Legge regionale 25 febbraio 2005, n. 5, recante: “Approvazione rendiconto generale relativo all’esercizio finanziario 2001” (supplemento straordinario n. 1 del 2 marzo 2005 al B.U.R. n. 4 dell’1.3.2005);

5. Legge regionale 25 febbraio 2005, n. 6, recante: “Approvazione rendiconto generale relativo all’esercizio finanziario 2002” (supplemento straordinario n. 2 del 3 marzo 2005 al B.U.R. n. 4 dell’1.3.2005);

6. Legge regionale 25 febbraio 2005, n. 7, recante: “Approvazione rendiconto generale relativo all’esercizio finanziario 2003” (supplemento straordinario n. 3 del 4 marzo 2005 al B.U.R. n. 4 dell’1.3.2005);

7. Legge regionale 2 marzo 2005, n. 8, recante: “Provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario (collegato alla manovra di finanza regionale per l’anno 2005, art. 3, comma 4 della legge regionale n. 8/2002)” (supplemento straordinario n. 6 del 9 marzo 2005 al B.U.R. n. 4 dell’1.3.2005);

8. Legge regionale 2 marzo 2005, n. 9, recante: “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2005 e pluriennale 2005/2007 della Regione Calabria (legge finanziaria)” (supplemento straordinario n. 6 del 9 marzo 2005 al B.U.R. n. 4 dell’1.3.2005);

9. Legge regionale 2 marzo 2005, n. 10, recante: “Bilancio annuale di previsione della regionale Calabria per l’anno finanziario 2005 e bilancio pluriennale per il triennio 2005/2007” (supplemento straordinario n. 6 del 9 marzo 2005 al B.U.R. n. 4 dell’1.3.2005);

10. Legge regionale 20 aprile 2005, n. 11, recante: “Integrazione della legge regionale 19 ottobre 2004, n. 25, recante: «Statuto della Regione Calabria»” (supplemento straordinario n. 4 del 21 aprile 2005 al B.U.R. n. 7 del 16.4.2005)

Nomina dei componenti della Giunta regionale

Con decreto del 2 maggio 2005 n. 73, acquisito agli atti di questa Segreteria in data 4 maggio u.s. prot. 913, il Presidente della Giunta regionale On.le Agazio Loiero ha nominato i componenti della Giunta regionale così appresso indicati:

Nicola Adamo - Vice Presidente della Giunta regionale ed Assessore all’economia

Mario Pirillo - Assessore all’agricoltura, foreste e forestazione

Doris Lo Moro - Assessore alla tutela della salute ed alle politiche sanitarie e sociali

Giuseppe Morrone - Assessore all’organizzazione ed al personale

Pasquale Tripodi - Assessore ai trasporti, alle infrastrutture ed alla gestione del patrimonio immobiliare della Regione

Michelangelo Tripodi - Assessore alla gestione del territorio

Luigi Incarnato - Assessore ai lavori pubblici, alle acque ed alla politica della casa

Egidio Masella - Assessore alle politiche del lavoro, della famiglia, alle pari opportunità, alla formazione professionale, alla cooperazione ed ala volontariato

Sandro Principe - Assessore all’istruzione, all’alta formazione, alla cultura, all’università ed all’innovazione tecnologica

Beniamino Donnici - Assessore al turismo, ai beni culturali, allo sport e spettacolo ed alle politiche giovanili

Diego Tommasi - Assessore all’ambiente

Interrogazione a risposta scritta

Nucera. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:

con decreto del dirigente generale n. 16848 del 15/10/2004, pubblicato sul Burc del 25/10/2004, veniva indetta una selezione pubblica, per titoli e colloquio, per l'assunzione a tempo determinato di cento giovani laureati;

l'articolo 5 del bando stabiliva che la data per l'espletamento della prova sarebbe stata comunicata, ai candidati ammessi, a mezzo lettera raccomandata con avviso di ricevimento non meno di quindici giorni prima dell'inizio della prova stessa;

in data 3 maggio u.s. alle ore 15,00 molti giovani ammessi alla prova selettiva si sono presentati alla sede della “Co.ma.lca s.r.l.” a Catanzaro per svolgere la prova di esame per i venti posti destinati all'area socio culturale della Regione;

alle ore 15,30 dello stesso giorno il Presidente della Commissione, invece di dare inizio alla prova, informava i giovani che la selezione era stata sospesa;

non si comprende bene come mai i giovani non sono stati avvisati in tempo, nonostante nella lettera di convocazione si avvertiva il candidato che, qualora non fosse stato possibile tenere la prova nel giorno e nell'ora indicati, sarebbe stato riconvocato a mezzo telegramma per un'altra data, in modo da fargli risparmiare fatiche, viaggio e tempo, anche perché molti di loro non sono residenti in Calabria;

oltre a tutti i disagi affrontati, i giovani hanno visto crollare le loro aspettative per poter iniziare ad entrare nel mondo del lavoro;

tra gli obiettivi primari della nuova Giunta regionale vi è l'occupazione e la ricerca dei mezzi per sanare questo annoso problema della nostra regione, parole che – come si vede – sin dall'inizio di legislatura non trovano applicazione poiché viene bloccato un concorso per l'assunzione di 100 giovani laureati, solo – è lecito pensare – perché indetto da una Giunta diversa da quella che oggi governa;

“fare occupazione” non ha colore politico, ma solo la tutela incondizionata di chi spera di trovare un posto di lavoro nella propria regione -:

i gravi motivi che hanno determinato la sospensione del concorso per l'assunzione a tempo determinato di 100 giovani laureati, di accertare eventuali responsabilità che possano arrecare danni erariali alla Regione per il mancato preavviso della sospensione, di sapere i tempi per la riconvocazione dei candidati per l'espletamento delle prove concorsuali.

(1; 10.05.2005)

Ordine del giorno prot. n. 1008 avente ad oggetto “Esame delle norme in materia di nomine e di personale della Regione Calabria” a firma dei consiglieri M. Tripodi, Pacenza, Incarnato, De Gaetano ed altri

Il Consiglio regionale della Calabria

vista la proposta di legge numero 2 del 6.5.2005 di iniziativa del Presidente Bova, recante "Norme in materia di nomine e personale della Regione Calabria";

considerata l'urgenza della trattazione di quest'ultimo argomento direttamente in Aula, che si motiva alla luce della pesante relazione di sintesi effettuata dalla Sezione Controllo della Corte dei Conti della Calabria, all'Adunanza del 13 maggio, con riferimento alla dissennata gestione degli Enti strumentali della Regione;

considerato, invero, che tale relazione, per l'autorevolezza dell'Organo da cui proviene, impone una pronta ed efficace risposta da parte degli organi di direzione politica della Regione, i quali devono avere in primo luogo la possibilità di intervenire sui soggetti che si trovano al vertice dei vari Enti, spesso nominati con decisione frutto dell'ultim’ora e sotto elezioni;

rilevato che la straordinarietà dell'attuale situazione politico‑istituzionale è tale da imporre lo scavalcamento del passaggio dell'esame in Commissione, altrimenti opportuno, posto, peraltro, che esso non potrebbe avvenire a breve, dovendosi prima procedere all'approvazione del nuovo Regolamento, in assenza del quale nessuna Commissione può essere costituita;

considerato, infine, che è in itinere l'approvazione del Regolamento del Consiglio regionale;

impegna

il Presidente del Consiglio regionale ad iscrivere al secondo punto dell'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio, immediatamente dopo il Regolamento interno del Consiglio regionale, la proposta di legge n. 2 del 6/5/2005 d'iniziativa della Giunta regionale, recante "Norme in materia di nomine e di personale della Regione Calabria".

Ordine del giorno prot. n. 1009 avente ad oggetto “Esame del nuovo Regolamento del Consiglio regionale” a firma dei consiglieri Incarnato, M. Tripodi, Pacenza, De Gaetano, La Rupa ed altri

Il Consiglio regionale

vista la proposta di provvedimento amministrativo numero 9 del 16.5.2005 di iniziativa del Presidente Bova, recante: “Regolamento interno del Consiglio regionale";

considerato che per garantire il regolare avvio della legislatura, con particolare riferimento al funzionamento del Consiglio regionale e dei suoi organismi, è di estrema urgenza procedere all'approvazione di un nuovo Regolamento interno, atteso che quello vigente ignora talune fattispecie previste dal nuovo Statuto ed in taluni casi confligge con norme statutarie di immediata applicazione;

rilevato che la proposta del Presidente Bova ricalca in maniera quasi integrale quella presentata dallo stesso Presidente, insieme ai colleghi Naccarato e Pezzimenti, nel luglio del 2004, quindi da tempo giacente agli atti del Consiglio e pubblicizzata nelle banche dati consiliari;

ritenuto di dover assumere uno specifico indirizzo all'attività consiliare

impegna

il Presidente del Consiglio regionale ad iscrivere al primo punto dell'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio la proposta di provvedimento amministrativo numero 2 del 6.5.2005 di iniziativa della Giunta regionale, recante "Regolamento interno del Consiglio regionale”.