VIII LEGISLATURA

RESOCONTO INTEGRALE

65.

SEDUTA DI GIOVEDI’ 30 APRILE 2009

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE BOVA

E DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO BORRELLO

Indice

 

Presidenza del Presidente Giuseppe Bova

La seduta inizia alle 11,16

PRESIDENTE

Prego i consiglieri di prendere posto. Verificata l’assenza del numero legale e dovendo fare i gruppi della maggioranza una propria riunione, la seduta è aggiornata alle 13.

La seduta sospesa alle 11,17 è ripresa alle13,22

PRESIDENTE

La seduta ha inizio, la parola al Segretario Questore per la lettura del verbale della seduta precedente.

Prego, onorevole Guerriero, ne ha facoltà.

Giuseppe GUERRIERO, Segretario Questore

Legge il verbale della seduta precedente.

(E’ approvato)

Comunicazioni

PRESIDENTE

Legge le comunicazioni.

(Sono riportate in allegato)

Annunzio di interrogazione

Giuseppe GUERRIERO, Segretario Questore

Legge l’interrogazione presentata alla Presidenza.

(E’ riportata in allegato)

Proposta di legge numero 374/8^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Ripiano del disavanzo di esercizio per l'anno 2008 ed accordo con lo Stato per il rientro dai disavanzi del Servizio sanitario regionale” – Dibattito generale

PRESIDENTE

Prego i colleghi della minoranza che ci avevano chiesto qualche minuto prima di riprendere i lavori, di entrare in Aula.

Ricordo ai colleghi che la seduta precedente si era interrotta dopo la relazione sul progetto di legge che riguardava il piano di rientro del debito sanitario del periodo 2001-2007 fatto dall’assessore alla sanità, nonché Presidente della Regione, onorevole Loiero.

Questa seduta ha al primo punto: proposta di legge numero 374/8^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Ripiano del disavanzo di esercizio per l'anno 2008 ed accordo con lo Stato per il rientro dai disavanzi del Servizio sanitario regionale” - Seguito.

Il seguito, nella fattispecie, è il dibattito sulla base generale. per cui i colleghi che ritengono di dover intervenire chiedano la parola al banco della Presidenza e noi avviamo il dibattito generale.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Trematerra, Presidente del gruppo dell’Udc in Consiglio regionale. Ne ha facoltà.

Michele TREMATERRA

Grazie, Presidente, non intervengo in ordine al dibattito, mi riserverò di prendere la parola dopo. Ritengo che questo dibattito, iniziato con la relazione del Presidente Loiero che è anche titolare della delega sulla sanità – a mio avviso – necessiterebbe della presenza dello stesso Presidente per esser un dibattito compiuto anche rispetto a quelle che sono state le analisi da lui stesso fatte nella scorsa seduta.

PRESIDENTE

Siamo d’accordo, si chiami in Aula il Presidente della Regione, che so che è presente in sede.

(Interruzione)

Ecco, era già per strada ed è arrivato il Presidente della Giunta.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Acri. Ne ha facoltà.

Con l’intervento dell’onorevole Acri parte il nostro dibattito.

Antonio ACRI

Devo dire che c’è in questa nostra terra, probabilmente sfortunata anche per quello che andrò a dire…

(Interruzione)

Se si chiacchiera un po’ più in là perché io più di 5 minuti non parlo e vorrei farlo col massimo della concentrazione in quanto credo di dover e di poter dire delle cose anche a titolo personale.

Stavo dicendo che c’è un malvezzo, tipico della cultura e della politica calabrese, che è quello di parlare per sentito dire senza avere contezza della realtà della quale si discute e nella quale si vive, senza approfondire gli elementi conoscitivi e, spesse volte, avendo la presunzione di poter avere il diritto di parlare per conto ed in nome degli altri, anziché per conto proprio per dire quali esperienze si vivono.

Io non voglio parlare del piano di rientro perché credo che la relazione del Presidente Loiero, le sue dichiarazioni anche sulla stampa di ieri siano servite a fare chiarezza su un problema che sta travagliando da lungo tempo la Giunta, il Consiglio regionale e soprattutto lo stesso Presidente il quale si è caricato – negli ultimi tempi – di una responsabilità che lo ha notevolmente appesantito dal punto di vista della responsabilità politica e della responsabilità amministrativa.

Io ho avuto una sorta di impressione, quella di percepire come siano passati inutilmente tre anni nel campo della sanità. Abbiamo avuto due assessori che sono stati almeno accompagnati nel corso degli anni di loro gestione anche da un giudizio estremamente positivo. Un giudizio che doveva essere di grande aiuto per affrontare i problemi della sanità.

Io lo dico senza voler assolutamente sfiorare toni polemici. I colleghi della opposizione sanno con quanto affetto e quanto rispetto io mi rapporto con loro e mai mi sono permesso di sollevare inutilmente fatti polemici.

Sarebbe stato opportuno, ad esempio, per avere contezza della situazione che i due assessori alla sanità avessero detto nel corso del loro lavoro che quel che noi stavamo ereditando per la sanità, appunto quello 80 per cento di deficit – se vogliamo spiegarlo in termini di percentuale –, era anche la conseguenza di una non adeguata gestione di quel comparto da parte del centro-destra.

Poi noi abbiamo aggiunto la nostra responsabilità e ci siamo trovati in una situazione nella quale oggi dobbiamo in qualche modo procedere ad un provvedimento molto, ma molto importante.

Ed è qui che, credo, si ritrova la compattezza dei gruppi di maggioranza e anche la disponibilità e il senso di responsabilità che in molte occasioni i colleghi della opposizione hanno saputo dimostrare.

Ma io voglio parlare di un fatto specifico, signor Presidente, e poi concludo.

Si è fatto in questi giorni un gran parlare della situazione relativa alla Fondazione per la ricerca e la cura dei tumori “Tommaso Campanella”.

Io, purtroppo, parlo da tragico protagonista perché ho avuto la sventura di essere e di continuare ad essere ricoverato in questo centro. Non era un caso che all’inizio del mio intervento parlassi di un malvezzo tipico della cultura e della politica calabrese che è quello di parlare per sentito dire e di ripetere – qualche volta anche – nella maniera più pappagallesca possibile le notizie che si sentono dire.

Sono in possesso di dati scientifici che dovrebbero convincere tutti coloro che hanno, a sproposito, dato giudizi sul “Tommaso Campanella”. In questo senso ed in questa direzione anche una certa stampa da scoop non è casuale che provenga dalla sinistra, perché in questi attacchi al “Tommaso Campanella” ci sono alcuni settori del sindacato della Cgil, ci sono pezzi della sinistra calabrese, ci sono tentativi di localismi che vogliono favorire altre istituzioni mettendo in discussione in maniera lesionistica quel poco che di buono c’è in Calabria. E c’è anche uno stravolgimento dei dati scientifici che invece noi dovremmo conoscere prima di dar giudizi ed eventualmente di affrettarci a provvedimenti che, certamente, non farebbero bene a questo centro di eccellenza.

L’insediamento a Germaneto della Fondazione “Campanella” avviene a partire dal marzo 2006 e, pertanto, è significativo – considerando la giovane organizzazione della struttura – quanto io in maniera molto sintetica sto per dirvi.

I dati essenziali di questa area di oncologia medica riferiti all’ultimo anno, al 2008, sono quelli di 1.076 ricoveri in regime ordinario e circa 10 mila accessi in day hospital riferiti.

Abbiamo sentito parlare di dati in altri centri, non dobbiamo fare qui però la comparazione da partita di calcio per vedere chi vince. Sarebbe la cosa più bella di questo mondo se non vincesse nessuno dei due o nessuno dei tre istituti ma si pensasse di più alla ricerca e di meno al numero dei ricoverati.

Però, noi abbiamo delle schede che dimostrano cosa stia facendo questo centro di oncologia medica.

Bisogna dire la verità. Siamo rimasti un po’ tutti frastornati e avviliti dal servizio di “Report” di domenica. Lo stesso Presidente Loiero nella sua intervista ha fatto chiaramente capire che mentre l’incontro doveva essere di 5 minuti, poi si è protratto per un’ora e mezzo. Però il Presidente Loiero noi lo abbiamo ascoltato - sì e no - per 3 minuti. La stessa cosa è successo al Presidente della Fondazione, avvocato Torchia.

Hanno fatto vedere una risata isterica del Presidente Torchia che invece ha parlato per un’ora e mezza. Sono in possesso anche di un Cd dal quale si può dedurre tutta l’intervista.

Sarebbe stato opportuno, per esempio, far sapere - di questi tempi non siamo in molti a rinunciare alle indennità di carica – che l’avvocato Torchia ha assunto l’incarico di Presidente della Fondazione “Campanella” gratuitamente.

Se avessero fatto parlare, per esempio, com’è avvenuto nella intervista del professore Tassone, i due professori che reggono questo centro di eccellenza, avremmo avuto notizie su quelli che sono i livelli di prestazione, che sono sintetizzati qui e poi – eventualmente per comodità – farò fare le copie. E’ inutile leggerle, tra l’altro è un linguaggio che mi colpisce dal punto di vista tragicamente personale e soprattutto è un linguaggio che non mi può competere perché è troppo difficile.

Io, Presidente, intanto la ringrazio per il lavoro che sta facendo, ma peccato che ci siamo accorti un po’ tardi di aver avuto due assessori alla sanità che avrebbero dovuto e potuto fare molto di più in 3 anni

Detto questo devo riconoscere una grande dignità, un grande peso di responsabilità che Loiero si è caricato con la sanità, e devo riconoscere anche una sua duttilità politica, perché non si è rinchiuso nella sua volontà di andare avanti,  e non si è avvalso di poteri che avrebbe potuto anche utilizzare. Cercando invece – lo ha fatto egregiamente assieme al capogruppo del Partito democratico e ad altri consiglieri – di trovare soluzioni che fossero dal punto di vista politico-istituzionali le più forti possibili, perché sostenute, almeno, se non dalla unanimità, dalla grande parte dei componenti del Consiglio regionale.

Ecco, io ritengo che questo ultimo anno di legislatura - se Dio ci aiuta con la salute - vorrei spenderlo per concludere alcuni percorsi difficili. Quello di questa sera è uno di quei percorsi più difficili.

Secondo me noi abbiamo tutte le condizioni perché si possano raggiungere risultati e perché si possa evitare di diventare strumenti di pressione e di ricatto anche da livelli istituzionali superiori al nostro.

Credo che invece, attraverso l’intelligenza politica dei consiglieri regionali – ed è un appello affettuoso e pieno di stima che rivolgo anche ai consiglieri di opposizione – si possa trovare una soluzione che sia la più adeguata per restituire grande dignità e grande prestigio a questo livello istituzionale che quando si è misurato con le grandi prove ha saputo uscirne e riacquistare il prestigio e l’autorevolezza che gli è necessaria. Grazie, Presidente.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Galati. Ne ha facoltà.

Francesco GALATI

Intervengo sull’ordine dei lavori, nel merito eventualmente interverrò successivamente.

A nome della opposizione debbo esprimere tutto il rammarico per il modo con cui ella, Presidente, ha condotto i lavori del Consiglio in queste ultime due sedute.

Innanzitutto, lei sapeva che noi eravamo riuniti e quindi avrebbe potuto aspettare, come si è sempre fatto d’altra parte in questo Consiglio quando c’è la maggioranza e la opposizione in riunioni si aspetta generalmente. E lei lo sapeva perché glielo avevo detto io e l’onorevole Tallini, ma questo non l’ha fatto.

A monte c’è stata un’altra violazione di Regolamento, Presidente. Stamattina lei invece di rinviare di un’ora, ha rinviato di due ore, poiché vogliamo essere precisi in queste cose, siccome lei si è precipitato  in Aula per dare inizio al dibattito, noi, allora, incominciamo a mettere i puntini sulle “i” e a dire le cose come stanno.

Però quello che voglio dire, Presidente, che è molto importante e che dico a tutti i consiglieri ed alla stampa - anche se certa stampa a noi non dà ascolto - è che lei, Presidente, questo provvedimento, questa proposta di legge della Giunta regionale non la poteva iscrivere all’ordine del giorno, non la doveva mettere all’ordine del giorno. Facendolo ha violato il Regolamento. Perché questa proposta di legge non è stata approvata dalla Commissione ed in questo caso sarebbero dovuti trascorrere i 45 giorni previsti dal Regolamento perché la proposta di legge potesse essere richiamata in Aula e discussa.

Questa è violazione di legge. Mentre, caro Presidente, si ha la forza da parte di questa maggioranza, di fare sottocommissioni presso la sede della Giunta regionale, di discutere di questi problemi, cambiare i provvedimenti di legge e credo che, da quello che abbiamo letto sui giornali, ci saranno emendamenti ecc., ecc., non avete, poi, la capacità di assicurare il funzionamento della Commissione sanità perché non c’è stata mai la possibilità senza il nostro apporto che la stessa funzionasse appieno.

Allora, piuttosto che queste sottocommissioni, perché non avete fatto in modo tale che la Commissione sanità potesse funzionare e discutere questo progetto di legge mettendosi nella legalità, caro Presidente? Ecco perché chiedo, a nome della opposizione, che questo provvedimento di legge venga restituito alla Commissione se vogliamo, ad un certo momento, il rispetto delle leggi, rispetto anche da parte sua, Presidente, lei che ci richiama sempre alla legalità ed al rispetto delle norme e dei regolamenti.

Purtroppo in queste ultime due sedute ciò non è assolutamente avvenuto. Per cui non trovando questa disponibilità, Presidente, noi saremo costretti ad abbandonare l’Aula, e a tenere una conferenza stampa per evidenziare queste cose. Approvatevi il disegno di legge che ritenete più opportuno perché io vedo che ad un certo momento anche nell’ambito della maggioranza non c’è una certa intesa su questo, però questo a noi interessa poco.

Noi vogliamo, io chiedo che questo disegno di legge venga rinviato alla Commissione. Né mi si venga a dire che era in limine che bisognava sollevare, perché non ci avete dato la possibilità di sollevarlo prima. Lo sollevava lei, Presidente, e comunque è sempre sollevabile una eccezione di questo genere. Grazie.

PRESIDENTE

Le chiedo scusa, intanto io sono solo anziano e non sordo. Mi dispiace non avere voce ma c’era  necessità di questa impostazione, una sorta di auto carica insomma.

Vede, è vero che quando io ho aggiornato eravate presenti lei e l’onorevole Tallini. Lei però ha taciuto nel suo intervento che io ho aggiornato alle 13 con una doppia motivazione. Una motivazione è che non c’era il numero legale, la seconda è che i gruppi di maggioranza mi avevano chiesto di far slittare di poco la seduta perché dovevano tenere una breve riunione.

Nella occasione, lei qui alla Presidenza mi ha detto che anche voi avreste tenuto una riunione.

La seduta, infatti, è cominciata alle 13,20 e non alle 13. Prima di cominciare, però, siccome mi si era detto che i gruppi di minoranza erano in riunione e che a loro bastavano 10 minuti, io ho mandato uno degli addetti del Consiglio a queste funzioni a verificare se i 10 minuti erano realmente 10. Perché se così realmente fosse stato, noi potevamo iniziare con la lettura tecnica del verbale.

A conferma avvenuta che si trattava veramente di 10 minuti, senza nulla togliere all’equilibrio del dibattito, mi sono consentito di iniziare, come vede, tutto è trasparente.

Sul secondo punto c’è, invece, una inesattezza da parte sua ed un punto su cui – mi sorprende per l’esperienza che ha – ha completamente taciuto.

L’inesattezza è questa. Sul progetto di legge è stata chiesta la corsia preferenziale. Quando si chiede la corsia preferenziale il tempo non è più di 45 giorni ma di 30 giorni. Ma anche la corsia preferenziale è venuta a cessare perché è intervenuto un secondo elemento sovraordinato, ecco, allora, che non ho deciso da solo di avviare la discussione con questo punto all’ordine del giorno il 23 aprile scorso. Questa ipotesi è stata concordata con i Presidenti dei gruppi e condivisa dai gruppi stessi. Lei era presente a quella riunione e sa che di tutte le riunioni c’è il verbale sintetico e la registrazione, sfido chiunque a dire che in quella seduta non c’è stato accordo su questa impostazione.

Mi si è detto che noi, però, quella discussione non la dovevamo concludere il 23, infatti non l’abbiamo conclusa, sono passati sette giorni, 23 più 7 fa 30. Oggi è il 30 maggio: non solo è tardiva la richiesta, ma non è questo il punto, ognuno la può sollevare durante l’iter, però lei imputa a me una responsabilità e l’assunzione da solo di una prerogativa che, invece, io ho assunto di intesa con la Conferenza dei capigruppo di cui lei fa formalmente parte.

Lei aveva aggiunto nella passata seduta una sola osservazione e a dir la verità l’aveva fatta. Lei riteneva doveroso che tra quella seduta di Consiglio e questa seduta di oggi ci fosse una riunione di Commissione.

Io mica ho impedito la riunione della Commissione, se ne potevano fare una, due, tre tutte le riunioni necessarie. Rimane il dato che quella prerogativa di convocazione della Commissione non è mia. Rimane il dato – e questo volevo dimostrare – che l’ordine del giorno della seduta, sia quella del 23 che quella odierna è regolare. Ovviamente la regolarità non risolve le questioni politiche. C’è l’accordo, il disaccordo. Ciascuno di noi rispetto al proprio mandato non deve render conto a nessuno perché il mandato è libero. Quindi si figuri se io come consigliere ma tanto più come Presidente mi consento in alcun modo né osservare né tanto meno di sindacare una singola situazione politica di un singolo consigliere.

Immaginiamo se di tutta o di un pezzo consistente, la minoranza. Io debbo stare in silenzio e far rispettare le prerogative di chi vuole partecipare o non partecipare, di chi dissente. Queste vanno al di là della mia responsabilità. Ma così come lei l’ha fatto formalmente in Aula e all’Aula io ho risposto con molta pacatezza.

Capisco che è una iniziativa di carattere politico che lei assume con altre forze, ma su questo lei ha piena libertà totale di farlo, com’è ovvio.

Prego, onorevole Galati.

Francesco GALATI

Solo per dire che la Conferenza dei capigruppo, Presidente, aveva stabilito che entro la fine del mese avremmo dovuto trattare questo argomento. Solo questo.

Tant’è vero che abbiamo detto: passiamo in Commissione e questa si è riunita, caro Presidente. Nella Commissione non si è riusciti a prendere alcun provvedimento, questa è la verità delle cose.

Poi nessun’altra Commissione è stata più convocata, né il discorso del termine mi convince, quindi non sono d’accordo con lei perché il Regolamento, assolutamente, non prevede che quando c’è la cosiddetta urgenza o una corsia preferenziale i termini non si rispettino. E, poi, anche se si fosse trattato di 30 giorni ad un certo momento neanche questo termine è stato osservato. Per cui chiedo ancora una volta all’Aula, logicamente, di esprimersi su questa mia richiesta.

PRESIDENTE

Nella replica dell’onorevole Galati c’è una modifica.

Io ho risposto, ho fatto riferimento non ad interpretazioni formalistiche quanto a passaggi formali fatti dalla Conferenza dei capigruppo. Ovviamente il Consiglio è sovrano. Per quanto mi riguarda, sulla proposta che fa l’onorevole Galati, sull’ordine dei lavori, che chiede un aggiornamento della seduta del Consiglio, anche a dibattito iniziato, possono parlare uno a favore e due contro e si vota.

Io non intendo in alcun modo limitare o quanto meno coartare la volontà dell’Aula. Io non ho nessuna difficoltà. Evidentemente è in corso una iniziativa politica che a nome di una parte della minoranza l’onorevole Galati intende assumere. Io di questo ho rispetto perché la richiesta che lui fa in questi termini è ineccepibile, è una richiesta politica.

(Interruzione)

No, lui ha detto che non parla a titolo personale. So che devono essere tre consiglieri ma quando lui parla… io senza tema di smentita penso che ci sia un’altra intesa con altri consiglieri con cui era riunito fino a poco fa. Lei parla a favore? So che ci sono altri consiglieri…

(Interruzione)

Onorevole Galati, io in nessun modo metto in discussione il fatto che lei non solo è convinto di questa impostazione ma che sta parlando a nome dell’intergruppo Pdl.

Onorevole Morelli, lei parla a favore, poi se ci sono altri consiglieri…

Prego, onorevole Morelli.

Francesco MORELLI

Presidente, naturalmente lei ha avuto la capacità di anticipare il pensiero di quello che io volevo sommessamente dire.

Appunto che l’onorevole Galati ha parlato per conto del gruppo di minoranza. Se poi servono le formalizzazioni di ulteriori interventi ci riserviamo di farli. Grazie.

PRESIDENTE

Non ho dubbi, tanto è vero che tecnicamente mi sarei aggiunto io e saremmo stati tre. Ma io non ho alcun dubbio che parla per convincimento personale e su mandato, l’onorevole Galati. Poi l’ho visto, si vedeva dagli occhi.

Contro ha chiesto di parlare l’onorevole Borrello. Ne ha facoltà.

Antonio BORRELLO

Presidente, io per la verità volevo solo esprimere davvero per qualche secondo il parere contrario alla richiesta, non perché voglia mettere in discussione la stessa ma solo per aggiungere due aspetti.

Uno riguarda l’urgenza oltre che la necessità di pervenire oggi all’approvazione di questo provvedimento per un motivo che non risiede nella volontà della maggioranza, della Giunta o del singolo consigliere, in questo caso io. Ma perché il Governo nazionale non più tardi – purtroppo, aggiungo – di ieri sera verso le 20 – almeno così ci è stato riferito dalla Giunta regionale – ha mandato un fax di diffida, secondo il quale se il Consiglio non provvede entro oggi 30 aprile ad approvare il provvedimento, da domani scatta il processo di commissariamento seppure probabilmente nella persona del Presidente della Giunta regionale.

Questo è l’elemento che ci spinge ad affermare che noi riteniamo sia davvero imprescindibile che su una vicenda così delicata come questa il Consiglio possa essere espropriato dalle sue prerogative.

Quindi, in questo quadro ci siamo anche attivati sul piano del merito assieme a qualche altro collega con il quale sono firmatario dei provvedimenti di emendamento, per dare un supporto, un sostegno ulteriore, un aiuto ad immaginare un progetto legislativo che, in qualche maniera, desse contezza vera non solo della necessità di ripianare il disavanzo ma, soprattutto, di creare una proiezione che strategicamente affermi l’esigenza di invertire questa condizione di triste disavanzo che, purtroppo, la Regione si porta dietro da tanto tempo.

Per cui esprimo parere contrario alla proposta del collega Galati. Grazie.

PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di aggiornamento della seduta avanzata dall’onorevole Galati.

(Il Consiglio non approva)

Proposta di legge numero 374/8^ - Seguito dibattito generale

PRESIDENTE

Pertanto si riprende col dibattito generale sulla proposta di legge numero 347/8^.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.

Nicola ADAMO

Nei tempi che ci sono stati assegnati, onorevole Presidente, onorevoli colleghi, vorrei schematicamente tratteggiare…

(I gruppi del Nuovo Psi, An, Pop. Eu. verso il Pdl, Fi abbandonano l’Aula)

PRESIDENTE

La discussione ha una regolamentazione. Oltre che l’abbiamo deciso in Conferenza dei capigruppo noi tutti siamo a conoscenza che come è nelle prerogative della Presidenza del Consiglio dei ministri a fronte di un maturato abbastanza cospicuo… può commissariare  una Regione.

Hanno già deciso di procedere in questa direzione e di affidare a partire dal 1° maggio al Presidente della Regione questo compito.

La valutazione dell’Aula che io traduco è di non lasciarsi commissariare  da nessuno. Le prerogative del Consiglio sono di fare le leggi e noi stiamo lavorando per produrre una legge. Ovviamente tutte le posizioni sono legittime ma è anche legittima la posizione di chi vuol dire ai calabresi che sulle leggi non si fa commissariale e che fa una legge di cui risponde all’insieme dei cittadini.

Qui non siamo maggioranza o minoranza, siamo eletti dal popolo e a tutti dobbiamo rendere conto, ciascuno ovviamente per come ritiene.

Siccome l’Aula aveva respinto l’emendamento dell’onorevole Galati, io ho affidato la parola all’onorevole Adamo che me l’aveva chiesta per parlare. Quale procedura è che chi abbandona l’Aula dopo averlo detto, dopo averlo votato ha diritto di parola per dire sto abbandonando l’Aula.

Non lo so io, cari colleghi, è così evidente di che stiamo discutendo… chiedo scusa. Non vi arrabbiate.

Prego, onorevole Adamo.

Nicola ADAMO

Stavo dicendo che vorrei provare a tratteggiare i punti salienti della proposta e della posizione che il gruppo consiliare regionale del Partito democratico è venuto ad assumere sul tema oggi in discussione.

Lo dico perché si faccia un’opera di chiarezza ed una “operazione verità”.

Badate, noi ci troviamo in presenza – secondo me – di un esempio di condotta istituzionale che può essere definita feconda e virtuosa se è vero, come è vero, che, sulla base di un testo e, quindi, di un disegno di legge approvato dalla Giunta regionale in fase di esame, un gruppo consiliare che è, pur sempre, un organismo istituzionale oggi, in quest’Aula, prova a cimentarsi non fuggendo dalle responsabilità e sottraendosi alla necessità di fronteggiare una situazione assai allarmante, ma cimentandosi per tentare di dare un contributo e, quindi, assumere su di sé il peso di scelte che possono anche essere non proprio popolari.

Possono contrastare con sedimentazioni di interessi anche particolari che si sono annidati nel corso dei lunghi anni della gestione del sistema sanitario.

Penso che anche attraverso gli emendamenti che avete avuto consegnati e che sono stati firmati dai colleghi Borrello e Pacenza, si possa evincere quale è stato lo sforzo ed anche il merito di un incontro tra il testo, che io definirei disegno di legge quadro, che ha presentato la Giunta e quello che può essere il risultato col testo finale.

C’è stata un’opera di confronto, di collaborazione responsabile e feconda tra il livello istituzionale dell’Assemblea regionale e la scelta, l’indirizzo che aveva dato la Giunta regionale.

Fa parte del gioco democratico tutto questo, per cui non c’è bisogno di leggere di volta in volta tali questioni e sotto il segno della contrapposizione politica si è fatto un gran parlare in questi giorni a questo proposito.

Per cui se si avanzano proposte, se c’è un merito che viene posto al centro del confronto, subito si interpreta il tutto come il segno di una divisione dentro il Pd nel rapporto col Presidente della Giunta, oppure quando c’è convergenza c’è altro, c’è inciucio, c’è accordo politico.

Abbiamo lavorato per quelle che sono le competenze che il procedimento legislativo assegna ai consiglieri regionali, ai gruppi consiliari, alla stessa Aula.

Dico l’Aula perché la precisazione che ha fatto l’onorevole Presidente del Consiglio a proposito delle osservazioni avanzate dal collega Galati, è  pertinente.

Cioè,  la procedura di urgenza istituita sulla base della riforma dello Statuto consente alla Giunta di chiedere ed ottenere per molti aspetti vincolanti da parte di quest’Aula, che entro 30 giorni il provvedimento venga esaminato ed approvato.

Per cui lo stesso Presidente del Consiglio è tenuto ad inserire all’ordine del giorno quel testo, quel provvedimento al di là dell’esito della Commissione. Commissione rispetto alla quale sa bene…

(Interruzione)

Debbo dare atto al collega Galati che abbiamo lavorato e stiamo lavorando sul Piano sanitario - e poi ci arrivo sul Piano sanitario - registrando uno sforzo di serietà, di collaborazione, di impegno da parte dei gruppi di minoranza. Commissione che non è giudicabile sotto l’aspetto del funzionamento perché ha espresso il massimo dello sforzo, così come la sua Presidenza.

Il problema è che i lavori della Commissione, al di là dei suoi commissari, dei suoi componenti o dello stesso Presidente, necessariamente ed inevitabilmente hanno dovuto subire un arresto su queste problematiche.

Sarebbe stato poco responsabile da parte della Commissione se si fosse proceduto nell’esame e nell’approvazione, per esempio, del Piano sanitario senza avere cognizione e contezza di quelli che sono i margini della compatibilità finanziaria entro i quali un Piano sanitario non solo va concepito come atto programmatorio ma poi deve essere attuato, perché altrimenti correremmo il rischio di fare o il libro dei sogni o comunque un piano che contrasta con la più elementare pratica di buona amministrazione.

Anche sul testo mi si consenta, il fatto che oggi siamo in Aula a discutere di queste norme che la Giunta ci ha sottoposto, non è un’opera di sottrazione di competenze alla Commissione, perché – lo voglio dire nel merito – la Commissione e quindi anche il Consiglio regionale oggi non sono chiamati a pronunciarsi sulla proposta di piano di rientro che non è nostra competenza ma è competenza del Presidente della Giunta insieme alla Giunta.

Ancor più potrebbe essere competenza, con l’attivazione dei poteri sostitutivi di ordine commissariale, esclusivamente del solo Presidente della Giunta.

Stiamo discutendo di un testo che, di fatto, potrebbe essere definito come un insieme di norme che configurano le linee guida intorno a cui – quindi gli indirizzi intorno ai quali – la Giunta ed il Presidente della Giunta dovrebbero stendere questo piano di rientro.

Oggi ci troviamo di fronte, come dire, ad una situazione addirittura eccezionale perché, essendo quella odierna l’ultima data utile per l’approvazione di questo testo di legge, scattando domani i poteri commissariali per come la legge dello Stato prevede, per il mancato rientro entro il 30 aprile del disavanzo dell’anno precedente, il Presidente della Giunta, addirittura potrebbe addivenire ad una decisione di rientro dal disavanzo per l’anno 2008, dell’esercizio 2008.

Comunque per i disavanzi accumulati negli anni pregressi - perché la legge non tratta gli anni pregressi ma ovviamente l’esercizio precedente –,  ma essendoci il disavanzo per l’esercizio dell’anno precedente come ultimo dato contabile registrato in termini di disavanzo a fronte di altri anni che hanno segnato il disavanzo e che non sono stati ricoperti, non c’è dubbio che persino l’intero piano di rientro, quello riguardante tutte le annualità che vanno dal 2001 in avanti potrebbero essere oggetto di scelte che il Presidente può fare nella qualità di commissario fino alla data del 30-31 maggio, in deroga ed in maniera difforme persino rispetto al disegno di legge che andiamo ad approvare oggi.

Per cui il testo che approviamo stamani di disegno di legge è una linea guida che ha, sicuramente, il suo carattere di forza e di sovranità istituzionale come guida politica-istituzionale al Presidente.

Ma è soprattutto un segnale chiaro che noi dobbiamo mandare – scusate il termine – trasmettere, non so come dire, a quelle forze che intendono attivare rigidamente ed in maniera persino troppo tempestiva l’istituto del commissariamento esterno alla Regione senza valutare le questioni nel merito e senza valutare il percorso che il Governo nazionale – parlo del Governo nazionale come istituzione e come funzione – ha negli ultimi anni assunto in altre occasioni che hanno visto manifestare debiti e disavanzi molto più impegnativi e molto più clamorosi di quelli che sono stati accumulati dalla Regione Calabria.

Certo c’è una scelta politica che si fa alla base della linea del Governo. E’ stata altra la linea del Governo Prodi che con tanto di decreto e di provvedimento legislativo non solo ha interloquito ed ha dialogato con le Regioni ma si è fatto carico quasi della totalità di gran parte del disavanzo che altre Regioni avevano accumulato fino all’anno 2005.

Non è stata utilizzata la scure come clava per sancire una differenza politica. Qui c’è un punto che riguarda l’orgoglio della rappresentanza e della immagine della nostra Calabria e della Istituzione che rappresentiamo.

Non vogliamo pronunciare assoluzioni auto-assolutorie o giustificazioniste degli errori di gestione e, se volete, anche di programmazione che nel corso almeno di quest’ultimo quindicennio o ventennio sono state assunte in Calabria dalle classi dirigenti locali.

Tant’è che se poi entriamo nel merito delle norme che il testo prevede noi tentiamo di correggere, di dimostrare e manifestare tutta la volontà di avere le carte in regola per poter parlare col Governo in questa fase.

Non si tratta di questo ma non c’è dubbio che un punto non può essere sottratto al confronto nel rapporto con Roma.

Quali sono questi punti? Certo ci sono gli sprechi e le aree della malasanità. Sono soprattutto mediaticamente ben attraenti per quanto riguarda la formazione di una opinione propria dell’immaginario collettivo nazionale.

Mi rendo conto che è persino più facile esser credibili quando dalla stampa, dalla informazione nazionale e dai gangli del potere dello Stato nazionale si spara e si evidenzia ciò che di negativo c’è in Calabria.

Il nostro tasso di credibilità e di immagine, quello che abbiamo accumulato nel corso dei decenni non ci rende limpidi in un’azione di chiarificazione e di difesa.

La cosiddetta “Regione canaglia”. E’ più facile dare come “Regione canaglia” una rappresentazione di una Regione come la Calabria che di altre Regioni. Però il tema della sanità è ormai divenuto una problematica che ha una dimensione nazionale perché, al di là dei punti di eccellenza che registriamo nel Servizio sanitario nazionale, non possiamo non avvertire che un processo di impoverimento, di depauperamento, di abbandono a cominciare dallo stato delle strutture edilizie pubbliche che devono essere all’altezza di requisiti e di standard che oggi non ci sono, si è esercitato nel corso di questi ultimi 30 anni.

E’ stato un tema lungamente discusso nella precedente legislatura nazionale fino al punto che si era pensato, addirittura, di approntare una legge che per la prima volta, in maniera eccezionale, potesse funzionare come una sorta di finanziamento straordinario, persino attivando dei mutui e, quindi, degli indebitamente per favorire sia adeguamenti tecnologici che strutturali della nostra sanità nazionale.

In tutto questo certo che ci sta un limite di mancata ottimizzazione e quantificazione della spesa in Calabria.

Sono convinto che spendendo gli stessi soldi o persino di meno di quanto oggi abbiamo a disposizione nell’ambito del fondo sanitario, noi possiamo avere in Calabria una sanità che funzioni meglio e che dia servizi più qualitativamente avanzati di quelli che offriamo ai cittadini calabresi.

Non c’è dubbio che corriamo il rischio, in maniera diffusa, di  una insoddisfazione ed una sfiducia del cittadino calabrese ad affidarsi alla sanità calabrese, basti vedere i dati della mobilità passiva. Badate che alcune percentuali della mobilità passiva non sono riferite alla cura di patologie per alte specialità ma a volte parliamo di patologie per specialità medio-basse.

Non c’è dubbio che c’è il problema di recuperare la fiducia anche degli stessi calabresi, ma è pur vero che ci sono altri dati.

Ieri è stata approvata la legge sul federalismo fiscale al Senato. Questa legge introduce il principio del riconoscimento del costo standard per i servizi nella sanità.

Badate, io in quest’Aula vi dico che dobbiamo accettare quella legge, nonostante io non la condivida, ed il mio gruppo parlamentare  si è astenuto ieri. Io se fossi stato in quell’Aula avrei votato contro perché, comunque, rimane sempre una legge delega, una legge che non mi dà i conti su come si distribuiscono risorse e su come si organizzano e si finalizzano risorse e su come si definiscono anche i poteri tra i diversi territori e nel rapporto con lo Stato centrale.

Però su questo punto io sono perché si dica da qui, dalla Calabria che noi non accettiamo la sfida sui costi standard riferiti non solo ai costi ma anche ai parametri indicatori della qualità dei servizi.

Ad oggi dobbiamo scontare il fatto che lo Stato italiano ha destinato la quota capitaria più bassa tra tutte le Regioni italiane, alla Calabria. Diciamocelo pure questo. Cioè noi siamo molto al di sotto della media nazionale e di quella meridionale.

Siamo l’ultima Regione d’Italia in graduatoria. La Regione che ha avuto di meno in questi anni da parte dello Stato centrale.

Badate che il rapporto è andato peggiorando soprattutto nel 2007-2008 perché in qualche modo progressivamente via via è venuto fuori questo dato del 2006-2007-2008 a fronte di un dato del 2001 che poco poco ci vedeva più in linea con la media meridionale e nazionale.

Allora io voglio dire ai gruppi consiliari di minoranza: quale scelta facciamo? Facciamo la scelta di stare da parte degli interessi della Calabria, non attraverso forme di separatismo, non attraverso forme assolutorie delle nostre responsabilità ed apriamo un confronto dignitoso e autorevole con Roma, oppure cediamo alle sirene della campagna elettorale?

Lo debbo dire, collega Galati, che mi meraviglia questo, perché fino all’altro ieri anche su questo tema del rientro l’atteggiamento dei gruppi di opposizione in quest’Aula non è stato quello di annunciare e abbandoni di Aula o di non collaborare, ma è stata una piena e massima disponibilità a stare sul metodo delle questioni a vedere come, insieme, si affrontasse il tema.

Era un atteggiamento di responsabilità che faceva riscontro ad un atteggiamento di responsabilità che la maggioranza, il Governo, il Presidente della Giunta hanno  inteso tenere fin dal primo momento, da quando questo tema si è affrontato, perché non ci siamo fatti trascinare nel vortice della propaganda andando ad individuare dove stavano le responsabilità.

L’abbiamo pure detto: come dire? Il vizio di origine di questa vicenda non è riscontrabile oggi ma semmai sarebbe riscontrabile nel 2005.

Ma nel 2005, lo sapete, c’è stata una discussione pubblica nella maggioranza ed anche nel Governo regionale che a quel tempo già presiedeva Agazio Loiero. E’ prevalsa un’altra linea - io ero sostenitore di una operazione-verità – e sapete sulla base di quale principio? Sulla base di una posizione espressa soprattutto da Loiero che, sostanzialmente, ha teso a dire: badate, siamo appena insediati, la campagna elettorale è finita, non ci interessa la propaganda, non ci interessa buttare la croce addosso a quelli che ci sono stati prima. Vediamo che cosa dobbiamo fare per controllare la spesa.

Certo i risultati non sono stati quelli sperati, ma perché ci sono dei meccanismi strutturali, non solo di interessi consolidati, ma ci sono degli interessi lobbistici o non lobbistici che attraverso dei meccanismi strutturali vanno rimossi, li dobbiamo rimuovere e non c’è stata la forza di rimuoverli. Badate, io sostengo che in questo contesto in Calabria – lo sapete meglio di me e lo sa bene, ancor di più il collega Galati che prima di essere consigliere regionale è stato dirigente alla Regione di questo settore – non ce la farà nessuno se su questi temi non c’è una unità sostanziale che pensi alla organizzazione di una programmazione sanitaria e di una finalizzazione della spesa, volta a mettere al centro la cura e la salute del cittadino al di là di ogni interesse di parte, di gruppo o di partito. Una unità sostanziale che pensa a far blocco sociale per salvaguardare gli interessi che sono basilari per elevare i livelli della nostra convivenza civile e della civiltà del nostro contesto ambientale.

Perché non è vero che una sanità che funziona male non fa contesto rispetto anche alle coordinate su cui si organizza uno sviluppo economico.

Come la sicurezza, come il rischio per la sicurezza, come il rischio per il limite della infrastrutturazione, ancor più una sanità che funziona male rende questa regione poco attraente. E’ un fattore che se non è dislocato con un verso positivo di fiducia, diventa respingente rispetto alle possibilità che questa Regione ha di utilizzare le sue opportunità.

Noi stamattina ribadiamo questo impegno, andiamo avanti in questa direzione, anche perché se guardiamo le norme, si può constatare che sono norme – ripeto – di indirizzo. Il merito del piano va fatto nella responsabilità del Presidente Loiero.

Sulla base poi di quello che è il modo in cui si fronteggia il debito, sulla base di quelle che sono le scelte fondamentali che vanno a modificare alcuni aspetti strutturali, mettiamoci di buzzo buono e lavoriamo per quanto riguarda il Piano sanitario.

Mi è sembrato di aver letto- proprio stamani se non ricordo male-, che, qualche esponente politico abbia detto: “Va bene non ha più senso approvare il Piano sanitario, ormai in una legislatura che volge alla fine; rimandiamo alla prossima legislatura l’approvazione del Piano sanitario”.

Io sostengo, invece, che appena c’è l’approvazione del piano di rientro, non dobbiamo perdere tempo, perché non c’è stata mai la volontà, né dai banchi della maggioranza né dai banchi della minoranza in quest’Aula, di non pervenire in tempi rapidi all’approvazione di questo Piano sanitario.

Abbiamo avuto questo incidente di percorso, per quanto annunciato ma di incidente di percorso di tratta e tutto quanto lo dobbiamo fare favorendo l’attivazione dei poteri ordinari.

Badate, se ne è pure discusso, non la pensa così il Presidente Loiero ma qualcuno di noi lo pensava. Si poteva pure dire: “Caro Governo, tu non metti una lira perché non ci dici nemmeno se ancora ti assumi la responsabilità di farti carico di quel 50 per cento che ti compete fino alle annualità 2005. Ci hai bloccato i fondi che ci toccano e non ce li dai, non ci dici che ci dai dal 2005 in avanti, ci dai la quota capitaria più bassa d’Italia”. E siccome è inutile che la giriamo, Galati lo sa, il 2000 noi abbiamo consegnato a questa Regione bilanci in pareggio, abbiamo assunto alcune scelte per quanto dolorose che in qualche modo dovevano prevenire quella che si chiama oggi la maturazione di un disavanzo strutturale per gli anni passati.

Il vero vulnus, la massa critica, il morto che poi trascina il vivo è maturato dal 2000 al 2005. Dicevo prima le ragioni per le quali… comunque un Governo degli stessi colori di quello che oggi c’è a Roma. Venite voi a risanare!

Vedo che da qualche banco anche dal Parlamento si invoca il commissariamento. Poteva essere quella del commissariamento soprattutto in questo periodo della campagna elettorale una scelta di comodo, ci poteva far comodo. Perché avremmo detto a tutti i calabresi – ma avremmo giocato allo sfascio, a chi gridava di più, a chi faceva la parte della più alta e pura demagogia elettorale – “la colpa non è nostra, loro hanno fatto il debito e loro vengano a gestirselo”.

E tutte le scelte che potevano essere impopolari o indolori, i tagli, lacrime e sangue le avremmo caricate sul Governo Berlusconi.

Noi vogliamo assumerci la nostra responsabilità, vogliamo assumerci le nostre responsabilità anche perché dobbiamo avere fiducia in noi stessi.

Pur se il quadro è fosco ed è quello che abbiamo detto io sono convinto che, paradossalmente, lavorando non perché costretti, lavorando non per necessità ma per scelta responsabile e consapevole, questa del piano di rientro può essere una opportunità per la Calabria. Perché, ripeto, secondo me nonostante i vincoli e le rigidità date soprattutto dalla storicizzazione di una certa spesa, noi possiamo ottimizzare risorse che in un periodo medio-breve nemmeno lungo ci potrà portare a far scelte che sono di qualificazione, vantaggiose.

Non soltanto dobbiamo parlare il linguaggio dei tagli. E circa gli ospedali, mi pare fuor di luogo una polemica che fa anche il ministro come se qui ci fosse qualcuno che non tiene in considerazione il fatto che ci siano ospedali con meno di 20 posti letto o con un tasso di utilizzo molto basso. E’ chiaro che quelle strutture vanno chiuse e tagliate ed è chiaro che ci sono sprechi veri che dobbiamo abrogare, delle illegalità che dobbiamo colpire.

Però, c’è la possibilità non soltanto di solidificare le eccellenze ma di fare scelte in positivo che finora non sono state fatte, soprattutto se decidiamo qual è il modello del sistema sanitario regionale. Se decidiamo che il modello faccia leva sul principio non solo della libera scelta ma della integrazione e della complementarietà, della filiera che previene e anticipa la ospedalizzazione della cura noi ce la possiamo fare ad avere sia nel pubblico che nel privato un ridimensionamento dei posti letto, un elevamento della qualità dei servizi territoriali.

Ce la possiamo fare ad avvicinare centri e servizi di cura sempre più ai territori e al cittadino e non a sottrarre servizio ai cittadini. Vedete, oggi il problema e la contraddizione è questa: noi abbiamo un ospedale dove i cittadini di quella località nemmeno ci vanno per rendere visita all’amico perché non si fidano di quegli ospedali, figuriamoci se ci vanno per farsi curare. Però, c’è qualcosa che non funziona perché quando si dice: “Chiudiamo quell’ospedale e lo riconvertiamo”,  c’è la protesta generale.

Dobbiamo battere una concezione culturale secondo la quale la presenza di un ospedale è centro di economia e non di assistenza nella migliore delle ipotesi e non centro di cura e di assistenza per il malato. Se questa battaglia culturale la facciamo tutti quanti insieme, è un fattore di crescita e di civiltà.

Io non illustro oltre, perché passo passo poi sugli emendamenti e sul testo approvato dalla Giunta ci possiamo soffermare su tutti i punti che in questa linea abbiamo inteso mettere.

Se gli emendamenti che hanno presentato Borrello e Pacenza vengono approvati come parte integrante del testo della Giunta, io tranquillamente posso già affermare adesso – mi scuserà il Presidente – prima ancora della dichiarazione di voto finale che la Calabria sta facendo un disegno di legge, quindi una legge come linee-guida per il piano di rientro che, secondo me, paragonata a quella delle altre Regioni può essere considerata come qualità legislativa la migliore in assoluto.

Stiamo facendo e producendo uno sforzo serio. Non ce lo facciamo sottrarre per esigenza di propaganda e di battaglia politica elettorale.

Ripeto che se tutti gli emendamenti venissero approvati, dovessero essere approvati e la legge trasmessa dalla Giunta li assume, il risultato può essere questo.

Ho voluto fare questo intervento perché mi ha dato la possibilità e lo spunto il collega Galati. Ovviamente non mi sono soffermato sui vari punti della legge ma vedrete che andando avanti nel dibattito avremmo punti su cui nel merito possiamo avere un confronto molto serio e radicale che dà risposte a luoghi comuni che nel tempo si sono formati come pregiudizio verso l’espressione della rappresentanza politica-istituzionale e di governo di questa nostra Regione.

Noi attraverso l’approvazione di queste norme, questi luoghi comuni li possiamo sfatare e smentire presentando il volto della responsabilità ed anche della maturità politica istituzionale.

PRESIDENTE

Prima di dare la parola al collega Chiappetta che me l’ha chiesta, voglio ricordare che per dibattiti di particolare rilevanza è pienamente regolare prolungare i tempi degli interventi rispetto a quelli fissati di norma, come hanno fatto il Presidente della Regione illustrando la relazione e poco fa il Presidente del gruppo del Pd che di fatto hanno impiegato doppio tempo.

Perché lo dico? Perché a tutti i consiglieri che interverranno saranno consentiti 10 minuti. Ai Presidenti di ogni gruppo, come ha già utilizzato l’onorevole Adamo, è consentito un tempo doppio. Questo in maniera che manteniamo anche da questo punto di vista le cose non solo in termini di Regolamento ma, come dire, allineate rispetto alle prerogative di ciascuno.

Siccome chi va ad intervenire, l’onorevole Chiappetta è il Presidente di un gruppo lui sa che il tempo a sua disposizione è doppio rispetto a quello fissato dalla norma, come analogamente lo sarà per l’onorevole Trematerra, quando interverrà, per l’onorevole De Gaetano, cioè per tutti i Presidenti di gruppi.

Per gli altri consiglieri semplici come me i minuti a disposizione sono invece 10.

Collega Pacenza, quando parlerai tu come me, avrai 10 minuti.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Chiappetta. Ne ha facoltà.

Gianpaolo CHIAPPETTA

Grazie, Presidente, preliminarmente anche alla luce di questa puntualizzazione che ha ritenuto di fare e che, naturalmente, rende giustizia rispetto a quelle che sono le regole comportamentali alle quali ci si deve attenere. Ci si deve attenere - anche e soprattutto io dico - chi è investito di responsabilità istituzionale super partes e non ripeto per riprendere una polemica che considero sicuramente chiusa rispetto a quella che poteva sembrare nell’intervento originario del collega Galati che, mi preme rimarcarlo, parlava a nome degli interi gruppi del Popolo della libertà.

Mi preme evidenziare, Presidente, ma veramente brevemente, non per rinfocolare questa polemica rispetto anche a quello che prevede il Regolamento interno del Consiglio regionale all’articolo 68, che è stato da lei richiamato, a proposito dei 30 giorni previsti dalla trasmissione del provvedimento amministrativo, del disegno di legge, laddove si dà priorità agli atti amministrativi e al disegno di legge, che, appunto, perché sia se si vuole considerare la data di trasmissione della proposta di legge che è quella del 2 aprile sia se si vuole considerare la data di ricevimento in Commissione che è quella del 3 aprile i 30 giorni, Presidente, non scadono sicuramente oggi ma tra qualche giorno.

Considerando che il 22…

(Interruzione)

No, Presidente, non per alimentare una polemica ma lo dico ad abundatiam rispetto alle cose che devono essere dette nella sede della massima assise regionale.

Appunto perché la precedente riunione del Consiglio è avvenuta il 22 aprile – questo anche per rimarcare con esattezza le date –, dico al collega Adamo che ha parlato di atteggiamento che non si riesce a comprendere, rispetto all’abbandono dell’Aula, che non voleva essere inteso come una non assunzione di responsabilità da parte delle forze di minoranza, ma soltanto come necessità di apportare un contributo il più rilevante e significativo possibile rispetto a quello che è il provvedimento di legge che è approdato qualche giorno fa in Aula.

Detto questo, Presidente, e lo rimarco ancora senza alcun intento o accenno polemico rispetto alle cose che ho dette, io entro adesso nel merito di quello che è l’oggetto della discussione.

Fra le altre cose, di norma, chi mi conosce sa che parlo a braccio ma per la solennità della discussione - tra l’altro l’ha fatto anche in sede di relazione il Presidente Loiero giustamente avendo avuto la necessità di evidenziare una serie di elementi e di dati - mi permetterò di leggere sperando di non essere noioso rispetto a queste brevissime considerazioni, pur avendo la disponibilità di un tempo massimo rispetto a quello che di norma è concesso ai singoli consiglieri, essendo Presidente di un gruppo, ma spero, comunque, di non sforare e di rimanere nei limiti richiesti.

Il sistema sanitario calabrese, la sua riorganizzazione ed il piano di rientro dal deficit appaiono – non potrebbe essere diversamente – come il principale cimento per questo Consiglio regionale rappresentando, infatti, gli errori commessi in questo campo quanto di più grave ed inaccettabile si sia potuto commettere nel corso di questi ultimi anni.

E’ un tema vasto ed ha ragione il collega Adamo quando dice che riguarda diverse responsabilità ed anche il Presidente Loiero. Coinvolge i cittadini di questo territorio calabrese ed il loro quotidiano diritto alla salute, allarma i territori - e non potrebbe essere diversamente – potenzialmente destinatari di scelte riorganizzative ed inquieta nello stesso tempo tutti quegli operatori che nel sistema sanitario sono impegnati con innegabile spirito di dedizione ed altrettanta competenza e professionalità.

La condizione attuale – lo ha evidenziato il Presidente Loiero non solo nell’ultima relazione ma anche in quella in cui si è avuto un Consiglio monotematico sulla sanità – si segnala, quindi, per la sua estrema criticità e per il ripetersi di annunci, proclami, roboanti dichiarazioni che smentiscono quelle rese precedentemente. Per soluzioni che vengono ipotizzate senza un necessario ed ampio coinvolgimento anche di quei sindacati, ed il riferimento va in particolare alla Cisl e al suo segretario regionale Luigi Sbarra che nelle considerazioni di recente espresse anche attraverso gli organi di informazione evidenziano e segnalano elementi di forte preoccupazione e di grande criticità.

Vedete, in questo senso la delibera portata all’attenzione della massima assise regionale – per intenderci quella Giunta regionale del 2 aprile scorso – io credo che sia l’emblematico esempio di una altrettanto emblematica e manifesta incapacità.

Il deficit sanitario ammonta a 1,75 miliardi e con le necessarie integrazioni resesi immediatamente evidenti raggiunge la cifra di ben 2,2 miliardi. Solo nel 2008 - Presidente Loiero per come lei sa per averlo lei detto – il disavanzo di gestione è stato di ben 159 milioni con aggiunto l’importo di interessi passivi pari a quasi 17 milioni.

Aggiungo io, Presidente, che nulla si sa per questo periodo del 2009 perché quasi sicuramente ancora non si hanno dati certi. Stando a quelle che sono le indiscrezioni giornalistiche che quotidianamente leggiamo sulla stampa si parlerebbe ancora, per questo periodo limitato nel tempo, parliamo ancora del primo quadrimestre del 2009, anche di ulteriori disavanzi creati in particolare da taluni manager addetti alle strutture sanitarie ed ospedaliere.

Taluni di questi, fra l’altro, a suo tempo nominati – parrebbe sempre stando alle indiscrezioni giornalistiche – in mancanza dei requisiti e dei titoli necessari. Ed alcuni, addirittura, Presidente, direttamente impegnati nelle prossime consultazioni elettorali ed amministrative.

Io lo vorrei ricordare a quest’Aula e lo ricordo a me, Presidente, che per come lei sa vi è una legge che vieta espressamente a coloro i quali vogliono cimentarsi nelle consultazioni elettorali di poter partecipare alle stesse se non si dimettono almeno sei mesi prima dall’incarico che rivestono all’interno di strutture sanitarie pubbliche.

Ecco perché, Presidente, io la invito non solo a riflettere su quelle che sono le dinamiche pre-elettorali alle quali stiamo assistendo ma evitando che ci possano essere, e mi dispiace che il collega Adamo non sia in sala…

Perché quando il collega Adamo parla di probabili conflitti di interesse – che io sono convinto ci siano – fra tutto ciò che si è verificato e che le telecamere impietose di una trasmissione televisiva nazionale hanno evidenziato in tutta la sua drammaticità e la sua criticità, quando parlano di conflitto di interesse fra strutture pubbliche e strutture private io vorrei chiedere a lei Presidente e al collega Adamo se è o se non è conflitto di interesse che i manager addetti alla sanità pubblica si cimentino direttamente o indirettamente in queste prossime consultazioni elettorali, addirittura ispirando delle liste, così per come è stato denunciato stamattina sui quotidiani calabresi da parte di un autorevole esponente nazionale parlamentare di una forza politica di opposizione in Consiglio regionale.

Ecco perché, Presidente e colleghi consiglieri, non c’è alcun dubbio che il ripetersi in questi 4 anni di tragedie e casi di mala sanità avrebbe dovuto indurre lei e le diverse Giunte che si sono succedute, a scelte concordate, concertate, immediate in quel caso col coinvolgimento delle forze di opposizione e delle forze sociali, ma allora, Presidente, e non oggi quando si sono consumate tutte le criticità e tutte le disfunzioni e le anomalie che il sistema e il pianeta sanità registrano.

Ecco perché, Presidente, queste scelte o - per meglio dire - queste ipotesi di scelte che strenuamente oggi in Aula il capogruppo del Pd tenta di difendere anche se in maniera diversa rispetto a quello che ha evidenziato nei giorni passati, giungono solo oggi a distanza di quattro anni dall’insediamento e dalla vittoria della  maggioranza di centro-sinistra dopo la consunzione di assessori e di dirigenti regionali e solo di fronte alla minaccia di un concreto e molto probabile commissariamento della sanità in Calabria.

Vede, Presidente, il ruolo pubblico e politico di ciascuno di noi impone certamente l’assunzione di una responsabilità che può essere anche condivisa nell’interesse di una collettività calabrese. Ma obbligatoriamente questa condivisione, Presidente, non può essere preceduta dall’attribuzione dei meriti in questo caso inesistenti e delle colpe in questo caso decisamente sovrabbondanti.

In tale contesto, colleghi consiglieri, emerge chiaramente lo scenario dinanzi al quale ci troviamo. Lei, Presidente Loiero, in Giunta ha approvato una delibera sul deficit oggi all’esame del Consiglio regionale con una contestuale proposta di legge, anche questa all’esame di questo Consiglio regionale, evitando, però, qualsiasi osservazione sulla dinamica della spesa e soprattutto sulla gestione di questi ultimi anni.

Di fatto viene opportunamente evitata ogni riflessione sulla mancata adozione, per tempo, di un Piano sanitario regionale e si focalizza, invece, l’attenzione su un piano di rientro obbligatorio ed imposto.

Si tratta di un piano, vedete colleghi, che rende ulteriormente evidente come l’attendismo politico ed un fittizio rigore amministrativo siano la vera causa di un sistema sanitario avvitato su se stesso e con i conti allo sbando.

Io non avrei voluto rimarcare quello che, ripeto, ho detto prima in premessa e che impietosamente le telecamere del servizio pubblico hanno offerto all’Italia intera. Ma non v’è dubbio che bisogna rimarcare con attenzione quel che è accaduto. Tutto ciò che è stato detto per giustificare lo sfascio, la politica che di fatto ha dato l’impressione di voler condizionare talune scelte, altrimenti non può essere considerato con attenzione quel che è stato offerto – purtroppo – all’Italia intera.

Naturalmente - e qui subentra anche un concorso di responsabilità – qualcuno potrà facilmente osservare ed è sicuramente argomentazione condivisibile, lo ha evidenziato anche il capogruppo del Partito democratico, onorevole Adamo, che si tratta di una condizione che ha radici nel tempo ed in Giunte regionali di diverso orientamento politico.

Questo, sicuramente, non può essere contestato perché non è contestabile.

Tuttavia non può non essere sottolineata – a mio parere – la diversità di approccio e le scelte conseguenti.

Vede, Presidente, la sua coalizione, questa coalizione di centro-sinistra non solo fino ad oggi non ha approvato alcun Piano sanitario regionale, vorrei ricordare quello che si è verificato a proposito del Piano sanitario regionale quando venne licenziato dalla Giunta regionale dell’epoca. Lo si dipingeva come la panacea di tutti i mali. In quel momento stesso l’adozione da parte della Giunta di un Piano sanitario regionale che veniva mandato in Commissione per le valutazioni e le riflessioni del caso appariva tutt’ad un tratto come la soluzione rispetto a tutti i problemi del pianeta sanità.

Quanto in campagna elettorale – vorrei ricordarlo anche agli operatori della stampa e della informazione – del 2005 ma anche successivamente a quella campagna elettorale si è impegnati in una costante opera di disinformazione sul ticket. Basti semplicemente ricordare l’autoreferenzialità con la quale ne fu accompagnata l’eliminazione.

Oggi invece ci troviamo di fronte ad una delibera che non solo prevede la reintroduzione dello stesso sulle prescrizioni farmaceutiche quanto più gravemente – a mio parere ed in maniera poco chiara – la estende anche come possibilità a discrezione della Giunta alla erogazione di determinate prestazioni sanitarie.

Dunque ora non solo il ticket è necessario ma riguarda, addirittura, alta prestazione ed è generalizzato per le fasce deboli.

Cinque sono le ipotesi nella proposta che voi avete ritenuto di presentare all’esame del Consiglio regionale: chiusura di presidi sanitari, ticket generalizzato, aumento nella misura necessaria dell’addizionale Irpef ed Irap, destinazione di risorse e accensione di mutui con oneri a carico della Regione.

Non vi è dubbio, Presidente, che sul merito di queste scelte sarebbe stato doveroso confrontarsi ma non ci si può esimere dal fare delle necessarie valutazioni di fondo che io rassegno all’Aula perché possano rimanere anche rispetto alle cose che probabilmente potrebbero esser fatte successivamente.

La prima - Presidente, la dico a lei ma anche all’intera Aula e alla Calabria -: è possibile avviare o tentare di avviare un nuovo corso se si ricorre a manager dai nomi sempre uguali adatti a tutte le stagioni, incapaci di lasciare le poltrone se non sono costretti a farlo per altra via? La seconda: è possibile avviare o tentare di avviare un nuovo corso se lei, la sua Giunta e la maggioranza che la sorreggono, Presidente, vi limitate alla annunciazione di frasi generiche e di impegni che promettono solo lacrime e sangue ma non forniscono alcun dato sulla razionalizzazione della spesa che resta drammaticamente fuori controllo?

La terza , Presidente: è possibile avviare o tentare di avviare un nuovo corso se anche quando fate riferimento a quello che avete indicato come un capitolo a parte – cioè il riordino della rete ospedaliera – usate toni da conferenza stampa o da comizio? Perché, Presidente, che significati se non questi si possono dare alle frasi da voi usate quando dite – riporto testualmente espressioni che avete usato voi – “la riconversione e la dismissione degli ospedali pubblici avverrà per quelli che non assicurano il rispetto delle regole e dei requisiti di qualità e sicurezza”.

La scommessa sul riordino della sanità, Presidente, la potranno mai vincere i soliti noti e possono risolvere il problema coloro i quali lo hanno creato? Si ricorda, Presidente, quando parlava di Commissioni per la valutazione di curricula dei manager? Si ricorda, Presidente le promesse sui cicli di tolleranza zero nei confronti di chi avrebbe sbagliato?

Vede, Presidente, io non voglio infierire in questa sede, ma a me sembra che lei abbia cercato in questi mesi sia la sponda del Governo nazionale e sia quella delle forze politiche di minoranza per coprire uno sfascio della sanità calabrese.

Ed in uno stato di dissociazione dalla realtà politica ed amministrativa abbia anche tentato di trovare il modo per dire che non è colpa sua, della sua Giunta e della sua maggioranza che non la sorregge. Ecco perché, Presidente, il motivo per il quale noi pensiamo di non poter condividere la responsabilità di avviare una profonda e vera riforma della sanità. Perché è sempre lei, Presidente, e la sua maggioranza che ci avete detto a più riprese nel corso di questi 4 anni che questa riforma vera e profonda della sanità era stata già avviata col famoso maxi-emendamento, con la riduzione delle aziende sanitarie, con l’approvazione oltre un anno fa del Piano sanitario regionale.

Un’ultima riflessione, Presidente, la rassegno a lei e la rassegno anche al Presidente del Consiglio regionale nella sua qualità di massimo garante della massima Istituzione calabrese. Il Consiglio regionale non può e non deve, sottolineo il non, abdicare al proprio ruolo.

Dovrà al contrario dettare tempi e modi per un cambiamento che sia vero e reale, che dovrà poter comprendere i tagli da fare, le risorse umane da impiegare, le modalità per individuare gli stessi manager e le scelte finanziarie da compiere dettando, in pratica, le linee e le direttrici lungo le quali realizzare un modello sanitario e sociale che possa fare il bene dei cittadini calabresi, le sole vittime di modelli assistenziali sbagliati.

Ed è questo, vede, Presidente Bova, il motivo per il quale l’onorevole Galati aveva chiesto di poter differire la discussione perché avremmo voluto dare il nostro contributo all’interno della Commissione consiliare competente.

Dal momento che questa cosa non è stata possibile farla, preannuncio, Presidente, a nome dei gruppi del Popolo della libertà e spero anche con i colleghi dell’Udc, che la prossima settimana faremo qui a Reggio Calabria una conferenza stampa nel corso della quale avremo modo di esplicitare ulteriormente il pensiero dell’intero gruppo di opposizione che qui molto immodestamente è stato affidato a me per le valutazioni del caso. Grazie.

PRESIDENTE

Prima di dare la parola all’onorevole Pacenza, per lo meno su una cosa ritengo che converrà con me l’onorevole Chiappetta. Sono le 15, aveva cominciato a parlare alle 14,40 se in termini irrituali avessi dato la parola prima quando me l’aveva chiesta di certo in quel momento non poteva parlare 20 minuti. Mentre così ha sviluppato il suo pensiero.

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pacenza. Ne ha facoltà.

Franco Mario PACENZA

Grazie, Presidente, io vorrei nei 10 minuti assegnatimi tentare di dare un contributo su quello che prima giustamente veniva chiamata una operazione verità.

A dire il vero, è abbastanza singolare l’atteggiamento che si sta delineando da parte delle forze di opposizione perché, per esempio, la verità ci dovrebbe far dire a tutti come questa vicenda è maturata ed anche perché è arrivata in Aula…

A proposito, onorevole Presidente del Consiglio, vorrei ricordare anche alla luce delle cose pronunciate dall’onorevole Chiappetta, che qui siamo dentro un’aula legislativa, non siamo né in un convegno, né si è in conferenza stampa di forze politiche alternative, stiamo lavorando ad un provvedimento legislativo.

Anche il riferimento che si è  fatto più volte alle vicende regolamentari, ci mancherebbe, però io vedo che si sfugge alla sostanza, al merito della questione che stiamo discutendo, che è così drammaticamente pesante che non ha precedenti nella storia del regionalismo calabrese.

Non è una vicenda di una leggina di comparto con tutto il rispetto, non è una vicenda che riguarda una delibera di programmazione o quant’altro, stiamo discutendo della vicenda più delicata che la storia del regionalismo ci impone.

A fronte di questo, si dice: “In settimana faremo una conferenza stampa”. Ma dove sono le proposte di merito? Io vorrei confrontarmi nel merito con gli amici del centro-destra. I cari consiglieri Galati, Aiello per citare quelli che storicamente in questo Consiglio sulle questioni della sanità hanno espresso un pensiero importante e significativo.

Non c’è nulla nel merito della questione, eppure questa discussione non è stata inventata stamattina né con la relazione del 23 anche da parte del Presidente Loiero. Anche il percorso che si è seguito è stato in modo assai inedito, anche ieri le forze di opposizione sono state chiamate a dare un loro contributo, per essere ascoltate. Quindi, nessuna rinchiusura, mentre vedo che c’è invece una fuga dal merito da parte del centro-destra.

Ieri il capo delegazione del centro-destra, onorevole Gentile, era stato chiamato nella sua qualità di capogruppo della forza di maggioranza del centro-destra, assieme al mio capogruppo onorevole Adamo, per un confronto di merito sulla vicenda, per capire, per avere suggerimenti, per sapere l’impostazione di quelle forze di opposizione, caro collega Galati, perché non potete cavarvela con la fuga rispetto a queste questioni.

Misuriamoci sui contenuti, diteci qual è la vostra impostazione e dovete avere anche il rispetto della verità e

(Interruzione)

…quello che vi ha detto Loiero che non è una invenzione della Giunta, non è una invenzione della maggioranza. Ve lo dice un rappresentante terzo chiamato da noi, chiamato dal Governo regionale che è l’advisor indicato dal Governo, il quale dice e certifica che questo bel po’ po’ di debiti, una montagna di debiti, hanno date, hanno responsabilità. Non sono venuti qui perché c’è stata la maledizione, un fatto atmosferico. Kpgm dice che il debito dal 2001 al 2005 è pari all’80 per cento del debito complessivo. Non potete sfuggire a questo.

La vogliamo vedere un’altra particolarità? Perché qui ci sono anomalie di fondo, perché ci sono incrostazioni di fondo. Prendiamo, per esempio, il decennio 1995-2005 e vediamo la crescita esponenziale che oggi pesa terribilmente per quel che significa il rapporto tra sanità pubblica e sanità accreditata. In quali anni c’è stata l’esplosione e la rincorsa facile.

Ed allora, perché non parliamo del Piano sanitario Luzzo, così definito perché portava il nome dell’allora assessore? Io c’ero ma quella notte eravamo in tanti. La tabella sui posti letto veniva girata da quell’angolo, ogni mezz’ora girava una tabella sui posti letto.

Ad un certo punto, per esempio, ci siamo trovati con numeri che andavano molto al di là di quelli che erano i parametri che ci assegna la legge dello Stato. Qui negli anni si è bypassato quello che è un fattore determinante per costruire un sistema che è la programmazione e che non è  fatto che si possa affidare alla buona volontà.

Ecco perché vi diciamo che la legislazione, la legge che sottoponiamo oggi all’Aula è un passaggio importante perché dà gli indirizzi al governatore oggi e domani per come costruire il piano. Lo facciamo per legge , non con un comunicato stampa.

Io avrei voluto vedere e leggere qual è il pensiero di chi la pensa diversamente da come la penso io.

Io sono stato tra quelli che in questi giorni ha dato il proprio contributo, perché mi è stato chiesto dal mio gruppo regionale e dallo stesso Presidente della Giunta. Ci siamo sforzati per dare una mano, per dare un contributo nel merito delle questioni, per rafforzare quel rapporto a schiena dritta tra la Calabria e Roma. Perché, anche quando sono avvenuti alcuni fatti drammatici in questa regione, il ministro della sanità di allora, Livia Turco, era qui a testimoniare anche una vicinanza istituzionale ed umana.

Oggi si va a Milano a dire che questa nostra è una “Regione canaglia”. C’è una bella differenza!

E quando ci si fa la domanda “ma qual è il merito di Loiero e di questa  maggioranza in questa  fase su questa partita?”, non è una forzatura ma il dato dice che se non avessimo scoperchiato questa vicenda non la sanità calabrese ma la Calabria rischiava il baratro, la Calabria, lo sottolineo, rischiava il baratro.

Quindi noi ci siamo assunti una responsabilità perché abbiamo affermato prima di tutto l’interesse generale della nostra terra anche a costo di impattare dentro scelte che possono essere tranquillamente definite anche scelte coraggiose.

Ma l’abbiamo fatto. Potevamo dire: se ne parlerà più avanti, ma più avanti avrebbe significato complicare ancora di più le cose.

E, per esempio, anche rispetto agli emendamenti che sono stati sottoposti in quello spirito di rafforzamento noi ci siamo posti la domanda di come impedire il maturarsi del debito già dalle prossime settimane e dai prossimi mesi.

Proponiamo misure sufficienti? Non lo so ma misuriamoci sugli interventi e sulle idee.

Quali sono le proposte alternative.

Per esempio, noi non possiamo essere la regione che ha più tasso di ospedalizzazione, più emigrazione sanitaria e poi dall’altra parte un contesto di sfiducia assai delicato.

Noi ci siamo posti il problema, per esempio, dell’appropriatezza degli interventi e di come si richiama l’intero sistema ad una responsabilità che non è fatta solo di ospedalità ma che è fatto di ospedalità, di territorio, di medicina di base, di prevenzione.

Vi ricordate la vicenda del mammotone? Una vicenda dolorosa, una delle tante vicende dolorose di questa Regione nel sistema sanitario o meglio nel non sistema sanitario.

Quindi una partita delicata e complicata, ed io penso che è nei confronti della Calabria che bisogna far prevalere non il tatticismo politico, non la fase di fibrillazione pre-elettorale, ma la necessità di una inversione di tendenza.

Vedere, poi, da qui a qualche settimana, quando discuteremo nel merito e definitivamente del Piano sanitario, e anche qui non c’è stata una scelta nostra, il perché, per esempio, del grande limite che ha avuto e che ha l’attuale Piano sanitario in vigore, che non ha prodotto nessun vincolo, nessuna relazione tra una ipotesi di programmazione e la disponibilità finanziaria…

Si può programmare così? Noi invece abbiamo invertito. Prima la norma sul risanamento, poi il piano sul risanamento e poi la riorganizzazione del sistema sanitario dentro un Piano sanitario regionale che fa i conti con le contraddizioni ma anche con le potenzialità.

Ve la ricordate la vicenda dell’articolo 20? Era assessore il professore Filocamo. E’ venuto in Aula, era il 2001, ed ha portato l’intervento sull’articolo 20 solo sull’azienda sanitaria del suo territorio. E noi a dirgli che non era così. E’ andato a Roma e da Roma l’hanno rimandato qui.

A proposito, guardate, l’articolo 20 risale alla legge finanziaria del 1988. E l’articolo 20 era strategico per rinnovare, per rimuovere anche quelle contraddizioni drammatiche a cui siamo stati sottoposti tutti quanti con grande sofferenza, domenica sera, dagli schermi televisivi.

Perché lì c’erano le risorse per fare un piano di riorganizzazione del sistema ospedaliero calabrese. C’erano le risorse, per esempio, per le tecnologie o qualcuno pensa che si possa fare sanità o buona sanità senza tecnologie? Ed è da 20 anni, 20 anni!, che quel fondo non è stato attivato se non nel primo triennio. Ed il primo triennio di quel piano portava e porta il nome dell’allora assessore alla sanità, il defunto, Rocco Trento.

Dopo di allora per 10 anni non si è discusso di tutto questo. Con difficoltà noi abbiamo approvato l’accordo di programma quadro col Governo che prevede l’attivazione di tecnologie e che prevede – dopo 50 anni di sosta – la costruzione di 4 nuovi ospedali in questa regione.

Anche la vicenda che veniva richiamata, degli accorpamenti. Certo che ci sono state contraddizioni e sofferenze. Ma perché qualcuno pensa di poter riorganizzare il sistema sanitario calabrese facendo magari 33 Usl come ce n’erano alla fine degli anni ’80? Noi ci siamo assunti da questo versante responsabilità – sono il primo io a dire – insufficienti, ancora insufficienti. Bisogna completare quel processo riorganizzativo, quel processo di innovazione e rinnovamento che mette, per esempio, al centro una parolina che deve essere, per quanto mi riguarda, il merito.

Le selezioni si fanno sul merito e la verifica si fa sui risultati a partire dai manager, si fa sui risultati.

Noi a proposito di questo ragionamento proponiamo sanzioni per chi non ottempera in questa direzione. Quindi non c’è stato da parte nostra un atteggiamento ad allargare le maglie, un atteggiamento a non fare. Noi ci siamo misurati con la cultura della responsabilità e ci siamo misurati a fare di più rispetto ai bisogni di questa regione.

Ho finito. Non ultimo: non si può rappresentare questo comparto e questo contesto come un fatto ordinario anche rispetto agli anni passati. Non ce le siamo inventate noi le vicende che hanno riguardato anche delicate infiltrazioni che hanno portato – e nessuno può dire che sono vicende degli ultimi due o tre anni – a strumenti straordinari com’è stato prima il commissariamento di Locri e oggi il commissariamento di Reggio Calabria per fatti che si richiamano ad infiltrazioni di tipo mafioso.

Questo è il quadro dentro cui ci si è mossi e da questo punto di vista noi non abbiamo, come diceva giustamente il collega Adamo, una visione assolutoria. Siamo consapevoli anche dei limiti che ci sono stati, ma da qui a scappare, a dire che non si entra in aula, è un’altra lettura, è un’altra cosa.

Penso che oggi il Consiglio stia dando prova, intanto, di autorevolezza sua e delle funzioni che gli competono di approvare una legge, perché anche qui non è una scelta, una imposizione né di Bova né di Loiero. E’ una legge dello Stato che dice “il ripiano per l’anno precedente o si fa il 30 aprile o scattano le procedure di commissariamento”.

E’ stato così l’anno scorso per chi non ha memoria corta. E’ stato così anche nel 2004 quando era assessore Luzzo e stavamo discutendo l’assestamento di bilancio e per una telefonata anche in quella circostanza noi abbiamo fatto prevalere gli interessi generali della Calabria.

Luzzo è venuto in Aula ed ha detto “signori, o si fa il ripiano di 17 miliardi oppure ne perdiamo 300, perché non ci dà diritto alla premialità”. Noi siamo rimasti in Aula per far in modo che quella finanziaria prevedesse questo intervento.

Questa è la cultura della responsabilità e questo non significa una confusione. Io non voglio confusione di ruoli perché so bene di avere una responsabilità rispetto ad altri colleghi, però la verità deve essere affermata e dentro la verità ci sono i fatti e le circostanze che parlano chiaro. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Trematerra. Ne ha facoltà.

Michele TREMATERRA

Grazie, Presidente. Non v’è dubbio che noi oggi dovevamo e dobbiamo approvare il piano di rientro 2008, ce lo impone la legge. Lo dobbiamo fare, va fatto ed è giusto che sia così. Probabilmente, però, si poteva mandare in Commissione sanità tutto quello che, invece, non prevede questo piano di rientro, per dare anche la possibilità, come abbiamo sempre fatto in questi anni – con un alto senso di responsabilità – di dare anche noi un nostro contributo, perché ci rendiamo conto che la sanità è in una situazione che ormai necessita di una cura radicale e profonda, di una cura senza precedenti.

Allora una via mediana c’era oggi per cercare di trovare una sintesi fra le diverse posizioni. Si è preferito, invece, andare avanti con una maggioranza che vuole approvare il ripiano 2008, ma approvare anche la deliberazione della Giunta regionale. Questo noi l’abbiamo in qualche modo subito ma, sicuramente, prevale sempre il senso di responsabilità che abbiamo mantenuto in questi mesi ed in questi anni.

Però qui oggi siamo nella massima assise regionale, siamo nel Consiglio regionale. Noi abbiamo fatto tantissime conferenze stampa, come Partito, in merito al problema della sanità e sicuramente ne faremo delle altre per parlare ai calabresi.

Però oggi siamo qui a distanza di 4 giorni da una trasmissione televisiva, “Report”, che ha dato un quadro della nostra regione ed anche dei calabresi, ritengo, ingiusto ed indecoroso, la politica, allora, deve dire qualcosa oggi qui alla Calabria ed alla sua gente.

Dobbiamo, allora, approfittare di questa occasione perché oggi si deve fare una operazione di chiarezza e di verità. Dobbiamo avere il coraggio di parlare senza rete, senza “se” e senza “ma”; di parlare di quel che è successo nella sanità senza cercare alibi, senza cercare necessariamente delle responsabilità personali, perché ritengo che sulla sanità ci siano delle responsabilità che riguardano in generale tutta la politica.

Vorrei partire, non lo voglio neanche citare, dal mostruoso debito che abbiamo accumulato nella sanità, perché c’è la percezione nei calabresi – lo dobbiamo dire – che esso sia frutto del malaffare, delle ingerenze della politica, che sia frutto di scelte non fatte.

Ritengo che bisogna partire da come nasce e da dove nasce questo debito. Se un importante advisor ha analizzato quelli che sono stati i debiti accumulati in questi anni, non v’è dubbio che noi dobbiamo sapere che è un debito sostanzialmente di gestione.

Il vizio, probabilmente, nasce da quando, nel 2000, veniva approvata la modifica del Titolo V della Costituzione che dava alle Regioni la possibilità di scelte nel campo della sanità. Probabilmente lì la politica ha latitato, ed è lì che la politica doveva fare quelle scelte impopolari che avrebbero dato una immagine di un regionalismo forte in Calabria. E’ lì che comincia il vulnus del problema sanitario. Nasce da lì  questo debito, si nutre dei campanilismi che sempre hanno interessato la politica ed i politici.

Ma cosa non ha fatto la politica? Ebbene, la politica non ha fatto quello che il ruolo le assegnava, quello che era nelle sue possibilità: ha mancato di programmazione. Non abbiamo approvato in questa legislatura un piano della salute.

Diceva il collega Pacenza: “Nulla nel merito è stato detto dalle opposizioni”. Non è vero, collega Pacenza, perché l’opposizione ha sempre dichiarato la massima disponibilità rispetto ai problemi della sanità. Abbiamo più volte ribadito che ritenevamo che la sanità non dovesse e non potesse appartenere a nessuno schieramento politico, per cui abbiamo anche fatto le nostre proposte nel tempo ed abbiamo anche contrastato quelle scelte che ritenevamo essere sbagliate e che ritenevamo potessero causare, ancora di più, un aumento del debito.

Mancanza di programmazione, mancanza di controllo.

Ricordo che qualche assessore in questa legislatura, fino a qualche anno fa continuava a dire che i conti erano a posto, che non c’erano problemi di debito. Ma come è possibile ritrovarsi dopo neanche un anno e mezzo con un debito mostruoso di 2 miliardi e rotti di euro? Devo dire anche mancanza nei turn-over. Perché quello che poi appare ai calabresi è che, sostanzialmente, cambiano gli assessori, probabilmente cambia il direttore di orchestra ma i musicisti sono sempre gli stessi.

Noi dobbiamo avere la consapevolezza che se oggi siamo a questo punto è perché, probabilmente, la politica, tutta la politica, ed ancora di più in questi 4 anni nulla ha  fatto per cercare di riformare profondamente la sanità calabrese.

Voglio solo ricordare la grande approssimazione che c’è stata rispetto ad alcuni provvedimenti. Voglio ricordare che si sono fatti provvedimenti importanti nottetempo. Voglio ricordare che nottetempo abbiamo accorpato le Asl. Voglio ricordare che in maniera non proprio cristallina, ma, comunque, è stato abolito il ticket. Voglio ricordare che sol perché una trasmissione televisiva ha fatto vedere un direttore generale che non riusciva a dare delle risposte, abbiamo ritenuto che era fondamentale accorpare una fondazione con l’Università.

Ma tutto questo lo sapevamo prima o “Report” ci ha aperto gli occhi? Ritengo che lo si sapeva anche prima che qualcosa non funzionava, Presidente.

Allora noi non possiamo e non dobbiamo farci guidare da quello che è il sentimento comune. La politica deve guidare i processi e deve cercare di dare le risposte. Ma le risposte, o meglio le domande le conosciamo tutti.

Quando continuiamo a dire che va riformata la rete ospedaliera, quando diciamo che 46 ospedali in Calabria sono troppi, quando diciamo che c’è una ospedalità che non è complementare all’ospedalità pubblica, quando diciamo che mancano i centri di eccellenza poi, però, ecco la cosa strana, ci ritroviamo a discutere in maniera molto superficiale di cardiochirurgia sì o cardiochirurgia no a Cosenza, senza renderci conto che probabilmente ancor prima della cardiochirurgia dovremmo cercare di salvare i pazienti attraverso la formazione dei centri di emodinamica su tutto il territorio regionale.

Allora, Presidente, il senso di responsabilità, il richiamo che è stato fatto noi lo condividiamo. Siamo contro il commissariamento da parte del Governo della sanità calabrese ma siamo anche contro il commissariamento da parte del Consiglio regionale.

Riteniamo anche che non è giusto far pagare ai calabresi, alle famiglie il prezzo di tutto questo…, io non ho avuto modo di vedere gli emendamenti che sono stati – questa è probabilmente una mia deficienza – predisposti. Non ho avuto modo perché il tempo è stato breve li abbiamo visti solo oggi.

Noi siamo contro il fatto che le famiglie già in crisi, le imprese già in crisi debbano pagare per quello che noi non abbiamo fatto.

Alla Calabria dobbiamo dire questo: noi non abbiamo saputo fare quel che era necessario fare. Il primo lo dico io che sono alla mia prima legislatura. Anch’io ho le mie mancanze e le mie colpe. Questo è il senso di responsabilità che voglio dare anche per il ruolo che ho avuto, perché oggi non è la fine di una fase, Presidente, ma, secondo me, è l’inizio di una discussione.

Oggi in questo Consiglio regionale si inizia una nuova fase alla quale tutti noi dobbiamo partecipare e dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Tutti noi abbiamo il dovere di essere attenti, responsabili e, soprattutto, di essere veri con la Calabria che è stata mortificata domenica sera, perché è stato offerto uno spaccato della nostra realtà che seppur vero è, secondo me, molto parziale.

Allora dicendo che siamo contro il commissariamento – come dicevo poc’anzi –, che siamo contro l’aumento delle tasse verso i nostri calabresi, avremo sicuramente, come abbiamo sempre fatto, partecipato a qualunque forma di iniziativa.

So che ieri il Presidente Loiero ha convocato sia il capogruppo del Pd che il capogruppo del Pdl per discutere di sanità. Se fossimo stati convocati anche noi, avremmo anche partecipato le nostre ragioni e offerte le nostre valutazioni. Non è stato possibile, lo facciamo oggi qui in Aula, lo faremo quando ci saranno le conferenze stampa e lo faremo anche in tutte le occasioni in cui ne avremo la possibilità.

Domenica è l’inizio di una nuova fase, quella trasmissione “Report” deve rappresentare per noi l’inizio di una nuova fase, di un nuovo percorso che deve vedere maggiore condivisione e maggior senso di responsabilità fra tutte le forze politiche.

Presidenza del Presidente Antonio Borrello

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Abramo. Ne ha facoltà.

Sergio ABRAMO

In maniera breve, parlo a nome della minoranza, perché poi farò una piccola dichiarazione alla fine del mio piccolissimo intervento.

Io non riesco a capire come l’onorevole Pacenza abbia potuto fare, con una minoranza che è sempre stata costruttiva, l’intervento che ha fatto. Non capisco, rispetto a questo documento che oggi viene portato in Aula, quale contributo noi dovremmo dare su un risanamento di debito, non capisco quale approccio dovremmo avere con la maggioranza per aiutare la Calabria – come si è detto oggi con tante parole – nel campo della sanità. Non capisco e non riesco ad avere documentazione delle cose che dice l’onorevole Pacenza,

E non serve parlare del passato perché chi viene eletto e ha la responsabilità di guidare una Regione avrebbe dovuto prendersi la responsabilità, caro onorevole Pacenza, in quattro anni di portare un Piano sanitario che avrebbe risolto molto tempo prima la questione . Non ve ne potete venire al quarto anno a dire ai calabresi queste cose, perché è vergognoso dopo quattro anni, dopo aver dato la nostra disponibilità a discutere su un presunto Piano sanitario, non avere avuto l’opportunità di averlo in Commissione.

Quando lei, onorevole Pacenza, si riferisce all’80 per cento dell’indebitamento fatto dalle precedenti amministrazioni, ma  ha letto  cosa dice, l’advisor, la Kpmg? Dice testualmente: “Il cumulo sul capitale degli interessi passivi dovuto, quindi, a… una carenza di liquidità, si è passati da 9 milioni 706 mila euro nel 2004 a 24 milioni e 950 mila e a 16 milioni 963 mila euro nel 2008”. Nell’ultimo quinquennio, l’importo complessivo degli interessi è di 76 milioni di euro, significa mediamente 15 milioni di euro l’anno, contro i 9 delle precedenti amministrazioni. Quindi significa che il debito, in questi anni, è aumentato, se voi leggete bene la delibera.

Se, poi, vi riferite a quale contributo dovremmo dare noi oggi, vi dobbiamo dire che dopo quattro anni, senza avere approvato il Piano sanitario, senza aver, rispetto ai punti, agli obiettivi che la Kpmg ha qui sottolineato in questa delibera, non  avete realizzato uno di questi obiettivi, uno. Ditecelo se avete realizzato uno solo di tutti questi obiettivi che sono elencati da Kpmg! E che cosa dovremmo fare noi? Oggi votare in maniera responsabile assieme a voi, che siete quelli che portate il risanamento del disavanzo aumentando il ticket, accendendo mutui con il bilancio regionale e aumentando l’Irpef e l’Ilor?! Voi siete pazzi! Noi ce ne andiamo da quest’Aula.

Vorrei che i giornalisti spiegassero  ai calabresi quello che sta accadendo, che è iniziata un’epoca per i cittadini calabresi, per via del fatto che un’amministrazione non riesce, dopo quattro anni, ad approvare un benedetto Piano sanitario e a razionalizzare la sanità, perché una proposta nelle nostre mani, da parte vostra, non l’abbiamo mai avuta e vi abbiamo detto mille volte che eravamo d’accordo ad aiutarvi su due cose fondamentali, la ristrutturazione della finanza regionale, quindi del bilancio, ristrutturazione vera, e al Piano sanitario avremmo anche votato a favore , se in maniera responsabile voi aveste portato alla nostra attenzione questo benedetto Piano.

Oggi noi ce ne andiamo e credo che i calabresi capiranno fra un po’ cosa significa anche pagare i debiti con l’Ilor e l’Irpef.

Perché non dite cosa verrà applicato alle aziende? Non basta scriverlo che verrà aumentato, dite le cifre che andranno a pagare le famiglie calabresi, dite le cifre che andranno a pagare le attività commerciali, quindi imprenditoriali in genere, dite le cifre che andranno a pagare, perché forse qualcuno e anche i giornalisti cominceranno a capire cosa significa aumentare, 156 milioni, in un momento in cui c’è una grossa crisi finanziaria ed economica del Paese. Andate a spiegarlo voi, noi lo andremo a spiegare nella conferenza stampa che faremo martedì, anche con l’Udc che parteciperà.

Su quest’atto non possiamo dare nessun contributo, nessuno; sul fatto che voi dovete pagare i debiti aumentando le tasse, l’opposizione non può dare nessun contributo. Basta con il politichese, andiamo nei fatti. E’ bello dire a parole: “Non aiutate la Calabria, non aiutate i calabresi, l’opposizione non fa il suo mestiere, fa il suo mestiere e non dà il contributo alla maggioranza”. Basta, su quest’atto non si può dare nessun contributo.

Quindi, a nome della minoranza, noi abbandoniamo l’Aula.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Guerriero. Ne ha facoltà.

Giuseppe GUERRIERO

Io non amo confrontarmi in termini polemici con nessuno, né tantomeno con il collega che mi ha preceduto, ma è facile fare alcuni discorsi di carattere demagogico e parlare sempre un linguaggio che appartiene, almeno all’occhio distratto della gente, alla società civile, quando si è in politica da tanti anni. Di conseguenza, non so chi è che parla il politichese, se siamo noi che siamo in politica forse da maggiori anni oppure chi, invece, vuole ad ogni costo nascondersi dietro un linguaggio che, evidentemente, tende a farlo apparire come qualcuno che viene sul terra, è quasi un Messia, a parlare un linguaggio diverso da tutti i colleghi presenti in quest’Aula.

Io ritengo che nessuno abbia intenzione di parlare politichese, né tantomeno ha parlato politichese il collega Franco Pacenza, il quale ha fatto un discorso di grande rilevanza politica e di grande responsabilità, per quanto mi riguarda. Non hai bisogno di difese d’ufficio, caro Pacenza, però mi pare doveroso mettere in giusto risalto le cose che si dicono in quest’Aula.

Dovremmo avere il senso della responsabilità in questo momento e a me pare che a molti questo senso di responsabilità manchi. Chi vi parla, a nome del gruppo socialista, vi può dire chiaramente che noi non abbiamo certo responsabilità, né negli anni passati né oggi, di come è stata gestita la sanità in Calabria, però abbiamo la consapevolezza, proprio per la cultura che ci contraddistingue, che noi, o in maggioranza o in minoranza, dobbiamo dare un contributo costruttivo alle cose che si verificano in questa terra.

Non v’è dubbio, vi sono ritardi atavici, vi sono situazioni che, evidentemente, potevano essere corrette e non certamente oggi ci troviamo a discutere qua solamente per una trasmissione televisiva, ci troviamo a discutere con senso di responsabilità di fronte a fatti che rischiano di far sprofondare la Calabria, rischiano di far sì che i calabresi soffrano le pene dell’inferno per un qualcosa che, evidentemente, appartiene – come ricordava Franco Pacenza – a responsabilità che vanno certamente individuate nella politica, ma non solo, vanno individuate anche all’interno di soggetti che hanno gestito la cosa pubblica, la sanità in modo particolare, in una Calabria dove hanno creato questo grande buco di 2 miliardi e 200 milioni di euro.

Nessuno può nascondere l’evidenza di queste cose. Io apprezzo il senso di responsabilità degli amici dell’Udc, il grande senso di responsabilità nell’intervento di Michele Trematerra, nel dare contributi. Io penso che, ad esempio, la proposta che viene all’attenzione del Consiglio sia seria, ha delle fondamenta serie, mette il Consiglio nelle condizioni, nel momento in cui porta avanti una legge delega di questa natura, di essere un soggetto che controlla le cose per come andranno avanti nel futuro. Non v’è dubbio che questo è l’obiettivo che questo Consiglio si vuole prefiggere.

Guardate, io penso che abbiamo la capacità anche di assumerci delle responsabilità, sappiamo che vi sono delle scelte impopolari, in questo momento, che dobbiamo farlo, lo sappiamo, abbiamo la consapevolezza tutti. Andremo un po’ a correggere laddove vi sono storture, non v’è dubbio, ma non le andremo a correggere sull’onda emotiva di una trasmissione televisiva, perché questa consapevolezza della crisi che attraversa la sanità in Calabria è una consapevolezza che non abbiamo scoperto ieri, ma è da tempo immemorabile che si parla di questo.

Qualcuno può dire, come ha fatto Abramo, : “Ma anche voi da quattro anni avete governato, avete fatto questo, avete fatto quest’altro”. Certo, dobbiamo pure dire che abbiamo avuto anche la possibilità di andare a scavare nell’ambito della sanità per capire un attimo che cosa stava succedendo nella sanità calabrese, nelle ex Asl, laddove ogni cosa andava bene, tutto va bene, “madama la marchesa”. Quante riunioni in seconda Commissione abbiamo fatto, quante audizioni, colleghi consiglieri, abbiamo avuto con i direttori generali dell’epoca e abbiamo sempre avuto la consapevolezza, da parte loro, che non c’erano buchi nella sanità, che le cose andavano bene, che le cose camminavano.

Oggi si è scoperto questo grazie all’impegno che la Regione stessa, attraverso gli advisor, ha messo dentro. Potevamo anche continuare ad andare avanti su quella strada, ma avevamo la consapevolezza che significava far sprofondare questa terra, questa regione non solamente nel campo della sanità, ma in tutti i settori della vita pubblica.

Ebbene, io dico che vi sono dei meccanismi strutturali che vanno rinnovati, lo dico dalla parte della maggioranza, ma non – ripeto – per “Report”, perché evidentemente – lo dicevo nell’altra riunione di Consiglio – è verità quando si dice che vi sono direttori generali che hanno fatto il loro tempo, la loro stagione, coloro i quali hanno creato buchi profondi nella sanità, direttori generali che ancora oggi anche a “Report” hanno dimostrato di valere quello che valgono. Ad esempio, a Locri non è possibile che si vada avanti ancora con primariati inventati da qualcuno, senza il confronto di nessuno. Locri è una realtà importante, difficile.

Ebbene, ancora oggi si va avanti in questo modo, cari colleghi.

Noi non possiamo pensare che coloro i quali hanno creato questo buco e che hanno avuto anche la premialità a fine anno possano continuare a gestire la sanità in Calabria, in modo particolare dopo aver fatto questa legge. Noi diciamo che questa legge va fatta immediatamente, però diciamo, altresì, che tutti coloro i quali hanno contribuito a queste cose debbono essere mandati a casa, in maniera chiara, perché la responsabilità politica ce l’assumiamo tutti fino in fondo, l’impopolarità ce la prendiamo tutti fino in fondo, però chiaramente un segnale forte da parte di questo Consiglio, da parte della Giunta va dato e in termini immediati.

Noi non vogliamo entrare nel merito se va accorpata la Fondazione a quest’altra cosa, è una decisione che appartiene alla proposta che verrà da parte della Giunta in Consiglio, però è chiaro che noi – ripeto – le nostre responsabilità ce le prendiamo nella misura in cui, oltretutto, si mette in risalto ciò che è la responsabilità gestionale di questo settore vitale per la Calabria stessa.

Noi riteniamo che le linee-guida tracciate dai colleghi Borrello e Pacenza e proposte a questo Consiglio e quelle tracciate dalla Giunta si integrino in maniera perfetta con quelle che sono le esigenze di un Piano di rientro.

Abbiamo la consapevolezza che siamo garantiti come Consiglio, siamo garantiti dalla Giunta e dalla Commissione competente che andrà a controllare – così come prevede la proposta – periodicamente quali sono i risultati che si raggiungono man mano che si va avanti. Ed io voglio ripeterlo – sarò petulante –,  la garanzia politica la affidiamo nelle mani del Presidente Loiero e della Commissione competente del Consiglio regionale; la garanzia gestionale, però, non possiamo affidarla agli stessi soggetti che fino ad oggi hanno creato questo danno.

Allora invito il Presidente Loiero, a nome del mio gruppo, del mio partito, a prendere dei provvedimenti seri.

Abbiamo capacità in Calabria e intelligenze che possono realmente modificare una tendenza che si è incancrenita. Non è possibile che, in Calabria, si vada a fare acquisti sconsiderati, senza un minimo di regolamentazione. Certo, per fortuna abbiamo portato avanti la legge che riguarda la centrale unica degli appalti, e questo metterà molte cose in regola. Ieri il Presidente Loiero ha insediato ufficialmente l’ex magistrato Boemi alla guida di questa importante struttura, però naturalmente, al di là di questo, noi dobbiamo controllare, monitorare la spesa giornaliera della sanità in Calabria, ed io dico non solo della sanità, perché non è solamente la sanità che ha di questi problemi.

Nel 2005 – è bene ricordarle le cose e anche a chi pontifica,  oggi all’interno del centro-sinistra, non in quest’Aula, ma di aule parlamentari-, ad esempio nel dipartimento dei lavori pubblici, si sono trovati buchi enormi. Bastava fare una lettera d’impegno senza copertura finanziaria ai Comuni, che corrono oltretutto il rischio di dissesto, perché si cedessero finanziamenti fittizi e non certamente concreti: 1 milione, 2 milioni di euro, 30 milioni di euro, parliamo di cifre enormi.

Queste sono le regole che dobbiamo cercare un attimo di mettere in campo, per evitare che questi dirigenti, questi direttori generali, questi dirigenti di settore possano pensare di gestire la cosa pubblica senza un indirizzo di carattere politico, di poter essere i padroni del vapore. Ed è questo il discorso.

Guardate, topi, topini, a me non interessano le cose. Certo è che non v’è dubbio che vi sono eccellenze in questa Calabria, ci sono eccellenze a Reggio Calabria quando parliamo di nefrologia, e nessuno le mette in risalto; ci sono eccellenze a Catanzaro, quando parliamo di cardiochirurgia e non solo; vi sono eccellenze a Cosenza.

Io non condannerei tanto la trasmissione “Report”, perché questa trasmissione è partita in un modo, facendo vedere ciò che avviene al tanto rinomato “San Raffaele” di Milano, facendo vedere ciò che avviene nella clinica privata “Santa Rita” a Milano, facendo vedere che in Calabria vi sono ospedali che non hanno motivo di esistere, dove vi sono più dipendenti che ammalati, dove vi sono più posti letto che ammalati.

Queste sono le verità, non l’aveva messo in negativo. Noi siamo caduti nella negatività, Presidente, non per lei certamente, ma per l’atteggiamento anche a volte apparentemente mafioso da parte di qualche dirigente generale. Non è possibile che si diano quelle risposte in televisione, facendo vedere una Calabria che non c’è. Non è questa la Calabria, non è la nostra Calabria, non è possibile che a Locri si risponda in quel modo, si sapeva che c’era una televisione nazionale. Non è possibile che a Catanzaro si risponda in quel modo.

Sono queste le cose che fanno sì che la Calabria venga ad essere vista con un occhio negativo.

Mi diceva un bravissimo direttore generale, l’altro giorno, che in alcune realtà del Nord Italia, dopo aver visto questo servizio in televisione, la gente ha paura di scendere in Calabria perché dice: “Se mi sento male, dove vado ad essere ricoverato?”. Ma la malasanità in Calabria sta diventando realmente un fatto che ad ogni costo deve essere posto al ludibrio della gente. Non è così, in Calabria c’è anche una buona sanità, in Calabria esiste una buona sanità come esiste nelle altre regioni d’Italia. E’ la Calabria che è messa alla berlina e, a volte, a metterla alla berlina siamo noi stessi con gli interventi che facciamo in quest’Aula e attraverso i mass media, attraverso i giornali, dove diciamo cose che servono solamente a fare politica di opposizione.

Oggi, in questo momento in modo particolare, non si può ragionare su questa vicenda di pensando ad una campagna elettorale che guardi alle comunali, laddove si vota – sono 150 i Comuni in Calabria – o alle europee. Chi pensa questo vuole il male di questa terra, ecco perché ha ragione chi sostiene che oggi, per una esigenza di carattere morale soprattutto, maggioranza e Consiglio regionale tutto, si ha il dovere di venire qua con delle proposte per dire che cosa si condivide e cosa non si condivide.

E’ questo il modo serio di porsi, di essere realmente coloro i quali predicano un riformismo che non c’è. Questo è il vero riformismo e noi socialisti siamo i padroni del riformismo in questo Paese per la nostra storia, per la nostra cultura. Altri si appropriano di questa parola, ma non appartiene certamente a coloro i quali oggi si alzano e vanno via, abbandonando l’Aula.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Feraudo. Ne ha facoltà.

Maurizio FERAUDO

Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo brevemente per esprimere una valutazione su quello che è il punto all’ordine del giorno. Io ritengo che siamo arrivati in netto ritardo rispetto all’emergenza sanità in Calabria, pur tuttavia questo ci carica di ulteriori e più grosse responsabilità e, ancor più, ci impone di approvare oggi questa legge, per affermare un principio. Il Consiglio regionale, approvando la legge, può incidere sulle linee di indirizzo che, altrimenti, gli verrebbero sottratte, perché il commissariamento sottrae ogni potere di intervento al Consiglio regionale.

E’, quindi, un motivo in più perché oggi, responsabilmente, il Consiglio regionale approvi la proposta che viene dalla Giunta con le proposte emendative che sono state avanzate dai colleghi Borrello e Pacenza.

Io dico, brevemente, che la sanità in Calabria, purtroppo, versa nello stato in cui è, è sotto gli occhi di tutti, probabilmente ci siamo cullati in passato sulle rassicurazioni che venivano anche dalla Giunta, dagli assessori che ci sono stati, ci tranquillizzavano che i conti fossero a posto. Abbiamo scoperto, invece, che c’è una voragine e c’è una drammaticità a cui, necessariamente, bisogna porre rimedio e rispetto alla quale, bisogna riconoscere, il Presidente Loiero ha lavorato in maniera determinata e confrontandosi con maggioranza ed opposizione, per arrivare ad una soluzione che potesse evitare il peggio.

Probabilmente ci sono state delle responsabilità, signor Presidente, che non appartengono alla politica, ma alla gestione: i casi accertati di mala gestione del comparto sanitario sono stati resi noti anche sulla stampa, c’è stato un uso distorto di quelle che sono le risorse sanitarie, probabilmente ci sono state delle aree della Calabria che, più delle altre, hanno aggravato il deficit nella sanità proprio con una mala gestione. Infatti, sappiamo quello che è successo in alcune aziende sanitarie, le ruberie che ci sono state, perché lei stesso, Presidente, portava ad esempio il pacchetto di cerotti che è stato acquistato per qualche migliaia di euro. Questo è emblematico di come è stata considerata la sanità in Calabria per molti anni, questo avendo riguardo ad un pacchetto di cerotti, immaginiamoci sulle strumentazioni e sui macchinari cosa è successo in Calabria!

C’è stato e c’è ancora il business dei pignoramenti presso terzi, Presidente, che rappresentano una fonte di risorsa per un sistema che si muove intorno alla sanità calabrese, rispetto alla quale bisogna pur dire che non c’è stata mai, probabilmente, la volontà di dare un taglio netto, perché questo ha incrementato sia il malaffare nella sanità e ha incrementato le tasche e le risorse di un mondo che non ha niente a che vedere con la tutela della salute dei cittadini.

Oggi, quindi, dobbiamo porre rimedio, dobbiamo cercare di sforzarci tutti insieme per trovare una soluzione e per aiutare questo processo di risanamento della sanità in Calabria. E’ una cosa difficile, è un percorso difficile, però dobbiamo responsabilmente dare mandato al Presidente della Giunta, perché con le linee-guida che oggi andremo ad approvare possa tentare di risanare il deficit sanitario.

Mi dispiace, mi è dispiaciuto – faccio solo un’osservazione – che la responsabilità per danno erariale, ma io dico la responsabilità di coloro che poi hanno determinato questi guasti in sanità, anche visivamente sia stata posto all’ultimo punto. Io avrei posto come primo punto del risanamento proprio l’accertamento della responsabilità di questi signori che hanno commesso queste illiceità e che hanno determinato più di altri questo buco nella sanità, rispetto a responsabilità non solo contabili, Presidente, ma queste persone devono essere identificate e rimosse dall’incarico. Questo è il segnale forte che bisogna dare ai calabresi, questo è il segnale forte perché, accanto ad una politica di rigore, occorre anche un intervento di rigore nei confronti di dirigenti e funzionari che hanno utilizzato la sanità in Calabria per fare business. Questo lo dobbiamo riconoscere, perché in alcune aziende sanitarie questo è successo.

Rispetto a questo chiediamo un’inversione di ordine dei punti e dopo chiamare i cittadini con l’aumento dell’addizionale Irpef e dell’Irap. Non possiamo chiedere ai cittadini di pagare il disavanzo con le tasse ai commercianti con l’Irap, senza prima accertare e punire severamente coloro che hanno contribuito in maniera irresponsabile a creare questo guasto nella sanità in Calabria. Questa è la prima cosa.

Probabilmente un errore l’abbiamo fatto, Presidente, che è stato quello di avere eliminato il ticket. E’ una valutazione unanime, perché dal pagamento del ticket erano esonerate le fasce deboli. Oggi questo ticket viene introdotto avendo cura, Presidente, di salvaguardare le fasce deboli, perché l’esenzione deve permanere per quelle fasce, perché bisogna evitare che si crei una diseguaglianza, perché nel momento in cui le fasce deboli non pagano il ticket e non lo pagano pure le fasce abbienti, significa che si crea una disparità tra i cittadini, mentre è giusto che il beneficio dell’esenzione dal ticket riguardi soltanto i cittadini bisognosi e coloro che hanno una fascia di reddito bassa. Ritengo che, nello stesso tempo, il segnale forte è che coloro che hanno la possibilità di pagare debbono pagare il ticket.

Pertanto, questa inversione di tendenza ci deve essere e su questo aspetto, probabilmente, le scelte fatte in passato si sono rivelate sbagliate ed  hanno contribuito ad alimentare questo deficit.

Una preghiera, Presidente: io so che queste operazioni di risanamento comporteranno lacrime e sangue per i calabresi, ma nello stesso tempo penso che i calabresi capiscano che è il momento in cui bisogna, anche con una cultura e un approccio diversi verso la sanità contribuire ad aiutare questa Regione ad uscire fuori da questa voragine, però avendo cura di salvaguardare quei presidi ospedalieri che si trovano in zone disagiate della Calabria. Non tutti gli ospedali sono posizionati allo stesso modo, ci sono ospedali di montagna che hanno collegamenti viari difficili, collegamenti che rendono difficile il percorso per arrivare in altri ospedali.

Per cui la preghiera, Presidente, è che nelle scelte, nelle decisioni che lei e la sua Giunta andranno ad adottare o lei in qualità di Presidente e responsabile del dipartimento sanità, possa tenere conto del disagio che hanno alcuni ospedali, ospedali di montagna con collegamenti viari difficili che, peraltro, si sono distinti per avere gestito in maniera corretta e sana la sanità, quindi anche avendo riguardo ad una differenziazione tra aree o quantomeno aziende ospedaliere, aziende sanitarie che hanno gestito in malo modo e in maniera veramente irresponsabile la sanità ed altre aree che, invece, sebbene con difficoltà e con un deficit che pure esiste, però hanno sicuramente operato con maggiore responsabilità.

Sotto questo aspetto, ovviamente non ci sottraiamo, non mi sottraggo dal sostenere la proposta di legge, convinto – come sono – che il suo impegno, così come è continuato fino ad oggi per portare in Consiglio questa proposta, continuerà da oggi in avanti. Sotto l’aspetto del contributo, il gruppo dell’Italia dei valori è disponibile a sostenere e a dare il contributo perché questa soluzione, questo risanamento possa al più presto attuarsi, partendo dall’inculcare ai cittadini una nuova cultura. Oggi il sacrificio si chiede nell’interesse nostro e dei nostri figli.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole De Gaetano. Ne ha facoltà.

Antonino DE GAETANO

Io credo che il dibattito che abbiamo oggi sia difficile, complicato e credo ci si debba interrogare un po’ tutti. Noi abbiamo avuto questo disavanzo che è stato certificato ancora in maniera non definitiva dalla società incaricata dal Governo regionale e da quello nazionale, il primo dato che va messo in rilievo è che questo debito che è molto alto, sono circa 2 miliardi di euro, deriva per la grande parte dalla gestione Chiaravalloti e, per una parte, dalla nostra gestione.

Ora, anche se l’80 per cento non deriva dalla nostra gestione, questo non ci salva, perché io credo che in sanità dovremmo cercare di utilizzare questa occasione del Piano di rientro per modificare gli aspetti sostanziali. Io credo che noi dobbiamo utilizzare questo Piano di risanamento puntando non a fare un piano di tipo ragionieristico, cioè a dire che venga qualcuno a dire “bisogna tagliare qui, qui e qui e mettere i conti in pareggio”, ma bisogna utilizzare questa occasione per tagliare molti sprechi che ancora ci sono in sanità, cercando di dare, nel contempo, più garanzie e più servizi alla cittadinanza calabrese.

Vedete, molti di voi, molti colleghi sono intervenuti parlando della trasmissione “Report” dell’altra sera. La cosa che più mi ha colpito è che ci sono ospedali nella nostra regione che vengono chiamati tali , ma che sono dei luoghi dove non esiste la cura e la salute.

Io non ho problemi a fare una battaglia per chiudere questi ospedali, ma faccio una battaglia per chiudere questi ospedali non per fare cassa, ma perché è indegno per un cittadino calabrese e italiano ricoverarsi in alcuni ospedali che non danno servizi e garanzie, è indegno per un cittadino calabrese che ci siano ospedali che siano solo di fatto ospedali, dove non si fa un intervento chirurgico, dove ci sono condizioni igienico-sanitarie che sono al limite della decenza umana.

Noi dovremo fare un piano che parta da questi disservizi e punti a chiudere questi ospedali, ma nel contempo dare a quelle popolazioni, soprattutto nella Piana di Gioia Tauro, dove – credo – è più alto il rischio, dove ci sono queste strutture che non danno questi servizi, dare a queste 100 mila persone, ai cittadini calabresi che vivono in quella zona ospedali degni di questo nome.

Credo che sia utile e necessaria la costruzione dei nuovi ospedali, che devono diventare veramente dei poli di attrazione, con tutte le tecnologie degne di questo nome, e che soprattutto tolgano l’emigrazione o azzerino l’emigrazione sanitaria che colpisce la nostra regione, perché sfido chiunque a dire ad un cittadino della Piana di Gioia Tauro di andare a curarsi in quegli ospedali. Immagino che nessuno possa dire a un cittadino calabrese di andare a curarsi in quegli ospedali.

Noi dobbiamo lavorare per chiudere queste strutture fatiscenti ed aprirne nuove degne di questo nome.

Insieme a questo, noi non possiamo permetterci il lusso – come dicevo prima – di fare un piano ragionieristico e dire “chiudiamo questi ospedali e lasciamo le cose qui come stanno”; bisogna investire e va bene nel piano la riconversione di questi ospedali che vengono chiusi in case della salute. E’ una cosa utile e necessaria che prende il modello emiliano-toscano, che è il migliore modello che c’è oggi nel nostro Paese.

Ma occorre un investimento forte sulla sanità nel territorio, perché noi non ce la caviamo, io credo che non possiamo pensare di avere un ospedale ogni 10 chilometri o di avere l’ospedale sotto casa, questo è impensabile, invece dobbiamo lavorare per dare la possibilità ai cittadini di avere la prevenzione e la cura nel territorio, avere strutture territoriali degne di questo nome, dove c’è la diagnostica, la specialistica, dove c’è la prevenzione e quindi dare la possibilità alle persone di salvare tante vite umane. L’ospedale deve essere solo l’ultimo approdo: quando non si arriva con la sanità nel territorio, è l’ultimo approdo per gli acuti. Questo è il modello che noi dobbiamo mettere.

Allora questa riconversione, soprattutto in questi ospedali che vengono chiusi, si lascia un presidio dove c’è la diagnostica, dove c’è la specialistica, dove c’è la possibilità di avere un presidio, è una questione utile e necessaria.

La trasmissione “Report” portava un dato che era quello delle guardie mediche in Calabria, che – è vero – sono un numero alto, molte volte spropositato, ma noi non possiamo non considerare il fatto che la Calabria è una regione che ha alcune peculiarità. Purtroppo la Calabria è la regione dove il 70 per cento degli abitanti vive in piccolissimi centri che, molte volte, stanno all’interno della nostra regione e se noi andiamo a colpire con un piano di rientro, soprattutto se il piano di rientro verrà gestito da un commissario esterno alla Regione e quindi un ragioniere – immagino – lombardo-veneto che viene a farci una formula matematica, un’equazione e ci dice “tot popolazione, tot guardie mediche vi diamo”, questa operazione può essere giusta in Emilia Romagna dove c’è un territorio pianeggiante, dove c’è una cultura sanitaria diversa, ma nel nostro territorio può significare il collasso, perché ci sono alcuni Paesi delle province calabresi – parlo della provincia di Reggio, che è quella che conosco meglio – all’interno dove, addirittura, non c’è nemmeno il medico di famiglia su quel territorio, il medico di famiglia è allo studio e va una volta a settimana.

Allora quel centro, quel paese è sguarnito di qualsiasi possibilità di avere un’assistenza medica. Se andiamo a togliere anche la guardia medica, andiamo a colpire veramente le esigenze e distruggiamo qualsiasi possibilità di cura in quei territori, considerando che in questi paesi all’interno la maggior parte della popolazione che vive ed è residente è una popolazione anziana, perché i giovani, purtroppo, per mancanza di lavoro tendono ad andare via da questi paesi dell’interno.

Allora dobbiamo stare molto attenti, dobbiamo fare un piano che tolga ed elimini le sperequazioni e le ruberie che ci sono state in questi anni, che elimini gli sprechi, ma nel contempo dobbiamo dare nuovi servizi e nuove assistenze.

Una cosa la voglio dire con chiarezza: questo piano mi convince per alcuni aspetti – lo dicevo prima, la costruzione di nuovi ospedali, la riconversione nelle case della salute, l’eliminazione di alcuni sprechi –, non mi convince per altri, sul ticket ho delle resistenze. Io credo che la sanità è un diritto universale garantito dalla nostra Costituzione, lo dice la Costituzione in un articolo ben specifico: la sanità è gratuita. Capisco che ci sono state, anche grazie a questo sacrosanto principio, delle situazioni che hanno capovolto questo sacrosanto principio della Costituzione, ma noi dobbiamo stare attenti, non dobbiamo fare che, alla fine, il disavanzo in sanità causato dall’inefficienza di alcuni e dalle ruberie di altri venga pagato sempre dalla povera gente. Questa è una cosa che noi non possiamo accettare.

Io credo che sia giusto, posso capire se il ticket lo paga il consigliere regionale, se il ticket lo paga il grande industriale calabrese che c’è, se lo paga chi è un grosso professionista delle entrate, ma quando va a pagarlo la povera gente, il pensionato, l’impiegato, diventa una difficoltà.

Allora noi dobbiamo lavorare – e questo è l’auspicio –, abbiamo presentato degli emendamenti, capiamo che non è il governo della Regione che vuole questo, capiamo che Berlusconi e Sacconi impongono questa norma, ma dobbiamo far capire a Berlusconi e a Sacconi che noi tendiamo a tutelare le fasce deboli della popolazione calabrese. Questo è un punto imprescindibile per noi e su questo faremo battaglia politica.

Insieme a questo, io credo – altre due cose e chiudo, il tempo già è trascorso velocemente – che noi dobbiamo lavorare per tentare, per esempio, di dare alcuni segnali. Alcuni servizi esternalizzati in sanità hanno provocato un aumento spaventoso del deficit. Io credo che noi dovremmo lavorare per internalizzare molti di questi servizi. Uno dei problemi della sanità calabrese, secondo me, è che una cifra esorbitante della spesa va alle strutture private.

Io non ho niente contro le strutture private, intendiamoci, però come ci sono strutture pubbliche che vanno chiuse perché non danno servizi adeguati, ci sono altrettante strutture private- che non danno quel servizio di eccellenza- che, secondo me, vanno chiuse, e là si può risparmiare. Naturalmente, ci sono strutture di eccellenza che noi vogliamo garantire, ci mancherebbe altro, ma in questo carrozzone della sanità calabrese ci sono delle strutture e dei doppioni che sono soltanto doppioni del pubblico che non fanno un servizio, qualitativamente parlando, utile. Allora io credo che dobbiamo andare ad intervenire là.

Per esempio la riabilitazione, in Calabria, al 94 per cento è privata. Io credo che su questo una Regione civile debba intervenire, non si può, non è possibile che la quasi totalità degli interventi in questo settore siano privati, ci vuole un riequilibrio verso il pubblico e noi dobbiamo lavorare in questa direzione – come dicevo prima – salvaguardando quelle strutture private che fanno un ottimo lavoro. Qua nessuno vuole fare la rivoluzione, la vorrei fare, ma non ci sono le condizioni; capiamo che siamo in questa situazione, ma salvaguardare quelle strutture del privato che vanno bene, sì, ma in molte strutture che sono doppioni inutili, che fanno soltanto spreco di risorse, io credo che là bisogna intervenire.

L’ultimo aspetto e chiudo: credo che noi dobbiamo lavorare in questi mesi per non gravare sulla povera gente e quindi non reintrodurre il ticket, chiudere quegli ospedali inefficienti e dare una sanità efficiente, ma lavorare sulla qualità degli interventi, e la qualità è legata anche al fatto che noi riusciamo ad aprire delle strutture e attirare dei primari che siano veramente degni di questo nome.

In Calabria ci sono alcune strutture, alcuni reparti di eccellenza negli ospedali calabresi, l’ematologia di Reggio, l’ematologia di Catanzaro, la nefrologia di Reggio, la chirurgia di Cosenza, che sono ad ottimo livello, ma ci sono dei reparti, soprattutto nei territori più poveri della Calabria (Vibo, Crotone) che sono dei reparti che vanno modificati. Anche a Reggio, al “Riuniti”, insieme a strutture di un certo rilievo ci sono dei reparti che, invece, non danno quel servizio necessario ed anche c’è una grossa emigrazione sanitaria.

Noi dobbiamo intervenire sulla qualità, investendo su primari di qualità che non siano legati all’appartenenza, ma che siano legati alla competenza.

So che questo può sembrare un discorso demagogico, ma dobbiamo trovare insieme una soluzione, anche nella nomina dei direttori generali dobbiamo trovare un meccanismo per svincolare e sganciare la nomina dei direttori generali dalla gestione politica. Io credo che questo sia un aspetto fondamentale: insieme alla Stazione unica appaltante che taglierà molte ruberie in sanità, questo è un punto decisivo.

Io credo che la Stazione unica appaltante sia una cosa utile e necessaria e ha fatto bene la Giunta regionale a nominare Boemi, è una sicurezza e una garanzia, ma guardate che molte delle situazioni di difficoltà, molti degli imbrogli in sanità vengono fatti nelle gare d’appalto che non vengono ricomprese nella Stazione unica appaltante, cioè sotto i 150 mila euro. Noi dobbiamo intervenire, perché non vorrei che – come si dice dalle mie parti – dopo che hanno rubato Santa Chiara, mettiamo le porte di ferro alla chiesa!

Allora dobbiamo stare attenti e trovare non un meccanismo di legge che ci è vietato dai Regolamenti comunitari, ma trovare, incentivando, mettendo dei regolamenti che anche nelle gare sotto i 150 mila euro si utilizzi la gara d’appalto e non la procedura d’urgenza diretta e si utilizzano degli accorgimenti, altrimenti potremo fare tutte le Sua che vogliamo, ma la maggior parte delle ruberie che sono uscite anche in quella trasmissione avvengono per motivi di necessità ed urgenza e per cifre inferiori a 150 mila euro. Questo è un punto decisivo.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Chiarella. Ne ha facoltà.

Egidio CHIARELLA

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, consiglieri tutti, sicuramente non è l’Aula delle grandi occasioni, quale doveva essere oggi, perché noi andiamo a votare una proposta di legge unica – io direi – , molto significativa e che forse mai un’Assemblea ha approvato, proprio per ciò che rappresenta, proprio per quello che andrà a determinare. Ma la politica, tante volte, proprio quando deve esaltarsi e rappresentare il meglio di se stessa, rinuncia a farlo.

E’ una cosa che mi ha colpito profondamente, ascoltando il dibattito in Aula, soprattutto per noi consiglieri regionali che lamentiamo, spesse volte, di non avere l’occasione di portare avanti le istanze e gli umori del territorio; quando Assemblee così significative si presentano alle nostre possibilità, noi quasi quasi ne siamo infastiditi. Invece io dico che, oggi, noi dobbiamo interrogarci, che oggi dobbiamo dare il nostro piccolo contributo e dobbiamo farlo sapendo che, nel campo della sanità – io vorrei usare una frase evangelica – nessuno può scagliare la prima pietra. Io la intitolerei così questa seduta di oggi, perché chi punta l’indice accusatore verso il Presidente della Giunta regionale, verso questo Governo regionale o questa parte della politica, evidentemente, imbroglia se stesso, evidentemente non partecipa al dibattito per come dovrebbe partecipare, alimentando la confusione, portando nel dibattito regionale e nelle aspettative della gente motivi che non fanno ben sperare.

Ecco, questo lo volevo sottolineare perché qui, oggi, non ci sono due coalizioni che devono fare a gara per sottolineare quali sono le responsabilità dell’una o dell’altra. Qui non andrò di nuovo a sottolineare le percentuali che sono addebitabili a questa o a quell’altra coalizione, ma devo dire, con grande umiltà, che tutta la politica, tutti i partiti, nelle percentuali che la storia stabilirà, sicuramente sono stati sconfitti, la politica è stata sconfitta, in questi anni, per come è stata gestita la sanità.

Questo è l’elemento che, paradossalmente, ci unisce nel dramma che noi stiamo vivendo, e nessuno può scappare via, dicendo che non c’entra in una situazione del genere, perché veramente è paradossale ed offende l’intelligenza e la dignità dei calabresi.

Qui, oggi, stiamo registrando ufficialmente dal notaio che è il Consiglio regionale il disastro della sanità e il disastro della politica e dei partiti che hanno prodotto questo scempio. Chiaramente, il Presidente Loiero – e poteva essere un altro Presidente, anche di un altro colore – deve assumere delle responsabilità, deve aprire un varco verso un nuovo cammino. Non si può nemmeno dire che lo si poteva fare prima. Non lo si è fatto, proprio perché la politica, probabilmente, è ancora troppo autoreferenziale, non aveva compreso quello che sta succedendo in questi giorni, quello che poteva scoppiare allo stesso modo quattro anni fa e, invece, è scoppiato in questi giorni.

Ma con questo non vado ad assolvere nessuno, come non vado a condannare nessuno, perché noi abbiamo ruoli diversi e dobbiamo riconoscere, però, ad alta voce che, probabilmente, Presidente, bisogna cambiare assolutamente rotta, anche perché dobbiamo interrogarci.

Io ho ascoltato l’intervento dell’Udc, molto responsabile, e condivido il fatto che noi dobbiamo rivedere tante decisioni che ha preso la maggioranza. Noi abbiamo dato ruoli importanti, abbiamo scommesso su dei professionisti, abbiamo fatto anche delle azioni politiche forti come il maxiemendamento, ma non abbiamo ottenuto i risultati che volevamo. Di questo, purtroppo, dobbiamo essere certi, perché non significa sottoscrivere o sottolineare un fallimento, significa prendere atto che, per come è andata la politica della sanità in questi anni, quello che noi abbiamo prodotto attraverso alcuni accorgimenti non ci poteva dare il risultato che speravamo, perché il sistema è rimasto lo stesso.

Vi do solo dei dati perché, in provincia di Catanzaro, io sto vivendo il dramma, paradossalmente, di un accorpamento che io condivido nella filosofia della politica perché dovrebbe produrre meno sprechi e valorizzare i servizi a favore dei cittadini, ma questo non è successo. Ed io mi devo interrogare perché questo non è successo. Noi abbiamo fatto una riforma e non c’è stato uno straccio di progetto che accompagnasse questa riforma fino al compimento dell’obiettivo che noi ci eravamo prefissati. E’ fallita la politica, sono falliti gli uomini che dovevano osservare quella riforma e non l’hanno fatto, ci sono errori di fondo enormi, perché se no non si spiega come il disavanzo, nel 2006, è di 35 milioni di euro in provincia di Catanzaro e con l’accorpamento passa a 55 milioni e che con il 2008 aumenta ancora di più – i dati usciranno in questi giorni – e che, comunque, le due Asl accorpate registrano, soprattutto in quella di Catanzaro, tutto il disavanzo in più, i 20 milioni di differenza che ci sono tra il 2006 e il 2007.

Questo significa che ci sono, nell’accorpamento, delle aree che vengono penalizzate, e non era questo il progetto di questo Governo e di questo Consiglio.

E quando l’Udc – e io dico ha fatto bene – è sceso in piazza a raccogliere le firme del comprensorio di Lamezia, in pochi giorni ha 12 mila firme e chiede al Consiglio di rivedere una situazione del genere con iniziative popolari, una legge che dovrà essere messa all’ordine del giorno – io lo chiedo al Presidente Bova. Può essere approvata, può essere bocciata, comunque va riconsiderata nel momento in cui andremo a parlare del Piano sanitario, perché sono scaduti i mesi che l’articolo 40 dello Statuto dice necessari per portare poi in Consiglio la legge proposta da un’iniziativa popolare.

Questo per dire che nessuno ha visto un elemento di cambiamento da quell’operazione che, nel ragionamento politico, aveva un fondamento, tant’è vero che sicuramente il Governo a livello nazionale sta tagliando in tutti i settori, sta accorpando, sta riducendo e sta facendo strage di alcuni elementi importanti che il territorio prima aveva anche sotto altre forme. Noi, però, questo dobbiamo rivederlo, Presidente, dobbiamo capire se gli uomini che abbiamo scelto a guidare questi processi non sono stati all’altezza e vanno allontanati, perché qui non solo paghiamo noi come coalizione, ma paga soprattutto una regione che è stanca di aspettare un cambiamento che non arriva mai; anche i debiti che erano nel 2006, 273 milioni, oggi sono 291.

Allora c’è qualcosa che veramente non funziona, non va, anzi, per quel che mi riguarda, Presidente, ti chiedo ufficialmente che, proprio oggi che è in atto un grande ragionamento, un grande dibattito sulle aree vaste, sui poli urbani, nel momento in cui si va a riequilibrare il potere istituzionale nei territori, ecco, capire come territori virtuosi come quelli di Lamezia possano essere anche punto centrale della provincia forte che rappresentano: Soverato, Chiaravalle, Catanzaro e Lamezia. Non vedo qual è lo scandalo, se l’azienda provinciale territoriale va ad esprimere la propria direzione nella zona di Lamezia che, dai conti che abbiamo visto, è virtuosa, nonostante quello che è successo, nonostante quell’Asl sia stata annientata ed annessa a Catanzaro.

Quindi dobbiamo rivedere alcune cose molto importanti, perché noi, Presidente, abbiamo un’occasione storica nelle mani, perché il tuo coraggio e la tua determinazione non devono, alla fine, segnare la tua sconfitta, la sconfitta del Governo regionale o di questo progetto politico. Proprio, invece, il coraggio di prendere nelle mani una situazione così forte – qualcuno l’ha detto prima di me – che poteva essere anche messa in un cassetto per farla esplodere per la prossima legislatura, ecco, proprio questo grande coraggio, invece, deve essere utilizzato per raggiungere gli obiettivi che noi vogliamo. Ma per fare questo, dobbiamo assolutamente aumentare il controllo, dobbiamo sicuramente lasciare da parte la politica che sfrutta la sanità per fare grandi alcuni partiti o alcuni personaggi. Dobbiamo puntare sui punti di eccellenza ed io le chiedo anche in quest’Aula di non sottovalutare quello che già il Piano precedente ha detto da molti anni, quello di puntare sul punto d’eccellenza legato al traumatologico, al punto traumatologico regionale, per evitare che professionalità e strumentazioni divise sul territorio non diano poi quel risultato importante mentre , invece, un polo d’eccellenza quale quello sui traumi può offrire alla Calabria la possibilità di avere una sanità di qualità.

Ed io chiedo, appunto, che si metta mano e che lei, Presidente, dia un segnale forte perché questo polo, come è stato deciso, debba essere fatto nella Piana di Lamezia, dove fra qualche mese partirà il centro protesi Inail. Ecco, questo polo- che non è un fatto di campanile- sia al servizio della Calabria, perché quell’area è centrale, c’è un aeroporto, c’è una stazione, c’è un’autostrada, c’è una Piana, c’è il luogo adatto perché un grande punto di eccellenza, dove possono andare le grandi professionalità e le strumentazioni più sofisticate,  possa migliorare il livello di una sanità che ancora vede un esodo fuori i nostri confini che non diminuisce mai.

E’ l’occasione per andare avanti, per costruire un nuovo momento importante, è l’occasione, a mio avviso, di dire ufficialmente che la politica ha fallito in Calabria sul tema della sanità, che nessuno può uscirne a testa alta e che tutti, proprio tutti, da oggi in avanti, dobbiamo sorvegliare, dobbiamo vigilare, dobbiamo contribuire, senza pensare ai nostri destini personali, a far sì che la Calabria possa respirare una nuova stagione.

Finisco, dicendo che quando si andranno ad aumentare le tasse, quando si andranno a mettere i ticket, bene, non si faccia un’azione indiscriminata, non si agisca sempre e comunque su quella parte della Calabria che non ce la fa più, che si veda concretamente e serenamente chi è in grado di poter sopportare questo debito che – ripeto – è il debito che la politica di destra e di sinistra ha regalato a questa Calabria.

Presidenza del Presidente Giuseppe Bova

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Talarico. Ne ha facoltà.

Francesco TALARICO

Per quanto ci riguarda, abbiamo ritenuto opportuno, come gruppo consiliare dell’Udc, rimanere nell’Aula del Consiglio, affrontare questa discussione per un senso di responsabilità che ci appartiene. Ritengo che sia giusto che ognuno di noi in quest’Aula, al di là delle legittime posizioni   porti il proprio contributo, dica le proprie idee, confrontandosi su un tema fondamentale, decisivo che non appartiene a nessuno, come quello della sanità.

E noi lo diciamo con chiarezza – l’ha detto il mio capogruppo prima – : siamo contro un eventuale commissariamento da parte del Governo, perché io ritengo che questa classe dirigente calabrese abbia il dovere morale nei confronti dei nostri concittadini di approfondire, di andare nel merito delle questioni, di andare a trovare le legittime soluzioni, perché questo è il dovere che ognuno di noi che è in quest’Aula deve avere.

Ma siamo anche contro questo provvedimento, lo voglio dire perché noi voteremo contro, siamo in Aula, ci confrontiamo, voteremo contro questo provvedimento con cui, sostanzialmente, il Consiglio regionale delega la Giunta a fare quello che il Consiglio regionale avrebbe dovuto fare, ossia il Piano sanitario regionale.

Sono ben quattro anni che si parla del Piano sanitario regionale, ci sono stati tanti confronti in Aula, tante discussioni, la Commissione ha lavorato, abbiamo ascoltato tutta la società calabrese, il mio partito, l’Udc, ha dato piena collaborazione per l’approvazione del Piano sanitario. Se noi siamo a questo livello, è perché quell’atto di programmazione che doveva essere fondamentale a monte, proprio per evitare quello che noi stiamo vivendo oggi all’interno della nostra regione, non è stato approvato.

Ma, oltre al danno, anche la beffa, perché c’era un Piano sanitario in Calabria, si poteva contestare o non contestare, però bastava applicarlo, renderlo operativo. Invece si è lasciata la sanità calabrese nella confusione più assoluta, non si è fatto assolutamente nulla …

 E se le nostre casse calabresi sono in questo stato, è perché proprio quell’atto fondamentale di programmazione non è avvenuto, anzi in questa legislatura devo dire che due atti sono stati compiuti da parte di questa maggioranza che sono da contestare entrambi, che non c’entrano assolutamente nulla con un modo di programmare in maniera positiva la sanità. Penso all’abolizione di 1 euro per ricetta. Io mi ricordo quando l’allora assessore regionale girava tutta la Calabria a dire “ebbene, è stato abolito 1 euro per ricetta, era stato un impegno elettorale da parte di questa maggioranza”, ma se dopo quell’abolizione non c’è stato minimamente nessun intervento sulla spesa farmaceutica e si è lasciato tutto e il contrario di tutto al proprio destino, è naturale quello che è avvenuto, è naturale che quello che oggi andiamo a discutere era un atto necessario.

Così come anche la riduzione delle aziende sanitarie. Vedete, furono abolite – l’ha detto prima bene l’onorevole Chiarella – qui con un emendamento una serie di aziende sanitarie, anzi inizialmente dovevano essere cinque le aziende sanitarie, dopodiché non si sa perché sono diventate sei, perché ancora c’è l’azienda sanitaria di Locri. Di quell’emendamento ci fu spiegato che questo riduceva la spesa. Ebbene, se andiamo a vedere i dati del 2007 e li confrontiamo con quelli del 2008, notiamo che si è passati da 116 milioni di disavanzo a 159 di quest’anno, quindi oltre ai disservizi e ai problemi che si sono creati nei territori delle Asl che sono state sottratte, si è aumentata la spesa, si è aumentato il disservizio, e questo ritengo sia sotto gli occhi di tutti.

Noi abbiamo raccolto le firme, Presidente. Le ho già inviato una lettera di sollecito molto diretta, nella quale si chiedeva l’inserimento all’ordine del giorno, perché ci sono tantissimi cittadini che hanno firmato questa iniziativa di legge popolare per il ripristino delle aziende sanitarie, su cui questo Consiglio regionale deve discutere e deve procedere a dare un proprio contributo.

Vedete, c’è una nuova sanità che è stata tracciata per effetto del federalismo fiscale, proprio ieri è stato approvato il federalismo fiscale, noi siamo l’unica forza nazionale che ha votato in maniera convinta contro questo federalismo fiscale, ma all’interno delle Regioni il federalismo fiscale già si applica e si applica in sanità e noi vediamo i frutti e i risultati di un federalismo fiscale che è stato applicato. Immaginiamo se si passa dai costi storici ai costi standard in tutti i settori, e penso al trasporto pubblico locale, al settore della scuola, della formazione! Se tutto questo avviene, che cosa potrà determinare all’interno della nostra regione rispetto a quello che è avvenuto? E questi disavanzi sono arrivati e oggi i cittadini calabresi sono costretti a pagare l’addizionale regionale più alta d’Italia, che è l’1,4, che – io ricordo – nella precedente legislatura avevamo esclusivamente approvato per il 2001, per ripianare quel debito del 2001.

Adesso è a regime, cioè tutti i nostri cittadini calabresi, sia essi pensionati, dipendenti, imprese, pagano l’addizionale regionale più alta d’Italia, che non ha nemmeno l’idea del quoziente familiare, perché il quoziente familiare dà la possibilità, magari, di avere degli scaglioni, lo 0,9 per determinati redditi, l’1,1 per altri, l’1,4 magari per redditi molto alti.

Invece tutto questo, che dovrebbe essere in una politica economica oggettiva, per cercare di venire incontro al grande dramma della crisi che oggi vivono sia le imprese che le famiglie calabresi, ebbene, tutto questo non è avvenuto.

Ecco perché noi siamo contro l’aumento della pressione fiscale, non siamo d’accordo. Io ritengo che non si può prevedere un provvedimento dove la parte delle entrate si traccia in maniera netta e chiara, la parte delle uscite che riguardano i costi e quindi tutta l’organizzazione e la razionalizzazione della spesa, invece, non viene assolutamente tenuta in considerazione.

Allora si sarebbe voluto, in questi anni( al di là di questi due provvedimenti che hanno aggravato ancora di più la situazione, quella delle Asl – ripeto – e quella dell’abolizione del ticket) una organizzazione maggiore, ci sarebbero voluti maggiori controlli, tenere sotto controllo la spesa farmaceutica, al di là del 13 per cento che è previsto dalle norme nazionali; accentrare l’acquisto di beni e servizi, che è essenziale; un contenimento concreto dei costi del personale, perché mentre noi parliamo, ancora si continuano a fare in Calabria concorsi per amministrativi e quant’altro.

Allora un’azione seria di riorganizzazione del sistema sanitario avrebbe dovuto produrre tutto quello che dico, una riorganizzazione della rete ospedaliera, fare in modo che ci fosse più territorio e meno ospedali. Il prossimo Piano della salute, il prossimo patto per la salute dovrà prevedere per le Regioni una riduzione dal 3,5 dei posti letto per mille abitanti al 3, quindi significa anche ridurre e contenere tutta l’impostazione della nostra distribuzione sanitaria e dunque avere dei distretti che funzionano, dare più territorio e meno ospedali, dare la rete ospedaliera, costruire dei punti di eccellenza.

Vedete, anche questa discussione sul polo oncologico: giace in questo Consiglio regionale dal 2006 una nostra mozione firmata anche da me, in cui c’è scritto in maniera chiara che il polo oncologico doveva essere adeguatamente valorizzato e seguito, perché era giusto il riconoscimento con l’Ircs. Adesso siamo arrivati al 2009, ebbene, quel progetto non è stato seguito adeguatamente, se quello che è avvenuto è sotto gli occhi di tutti.

Ma non si può, attraverso una trasmissione televisiva, che naturalmente ha messo a nudo le grandi deficienze della nostra sanità, alla fine arrivare a sopprimere un punto di eccellenza. Vedete, c’è un’idea sbagliata anche della politica. Noi dovremmo pensare ai nostri ammalati, a coloro che vivono quotidianamente questo dramma di una malattia così terribile qual è il tumore, che deve essere adeguatamente curata, da parte della Regione e delle Università, perché ci deve essere il binomio tra Regione e Università, perché la ricerca va di pari passo anche con l’organizzazione sanitaria per mettere a disposizione dei nostri malati delle strutture adeguate per evitare i viaggi della speranza.

Allora questa è una politica regionale seria, sana che va incontro alle grandi questioni che sono sotto gli occhi di tutti.

Abbiamo quest’anno, il 2008, 150 milioni di euro di disavanzo. Penso che sia l’esempio di un mancato controllo, di una mancata e adeguata verifica di quello che è avvenuto all’interno della nostra regione. Ci sono certamente enti importanti che hanno ancora dei finanziamenti del Fondo sanitario regionale: io penso all’Arpacal. Ebbene, 15 milioni dei fondi del Fondo sanitario regionale vengono distribuiti per l’Arpacal, quando ci sono altre Regioni dove l’Arpacal, il bilancio – l’abbiamo visto anche in Commissione – si regge da solo, senza nessun sussidio del Fondo sanitario nazionale, perché riesce ad essere produttiva per stare vicina agli imprenditori, ai Comuni, a tutti gli enti che hanno bisogno di un ente strategico qual è l’Arpacal. Però si continua a dare risorse del Fondo sanitario regionale certamente ad enti che dovrebbero essere adeguatamente valorizzati.

Così come, per quanto ci riguarda, noi siamo contrari a qualsiasi ipotesi di chiusura. Io avrei voluto che il Consiglio regionale, attraverso il Piano sanitario, andasse anche nel merito di vedere quali ospedali bisogna riconvertire, attraverso un’analisi anche dell’offerta e di domanda di prestazioni che in quel determinato ospedale si dovrebbe fare, cioè un Consiglio regionale non deve essere solo chiamato per un ripiano – sì, è vero, obbligatorio – dei conti della sanità, ma deve essere anche e soprattutto chiamato per programmare, per dire esattamente quale offerta sanitaria all’interno della nostra regione si vuole dare attraverso il contributo. E noi non ci siamo mai sottratti a questo contributo.

Leggevo proprio nei giorni scorsi sul “Sole 24 ore” che noi siamo la prima Regione d’Italia come ritardo nei pagamenti dei fornitori, siamo esattamente a 674 giorni; la Liguria, per esempio, è a 86 giorni. Quindi un fornitore che ha un rapporto con un’azienda sanitaria deve aspettare due anni per avere pagata una propria spettanza.

Ecco, sono tutte riflessioni, a mio avviso, che un Consiglio regionale deve fare, deve cercare di approfondire; ritengo che quello che è avvenuto rispetto a questa questione abbia messo a nudo un po’ tutte le problematiche. Io mi auguro, sinceramente, che da oggi in poi si possa avviare un nuovo percorso, un percorso di efficienza, di serietà, un percorso per  azionare concretamente dei momenti di miglioramento, perché io ritengo che tutto questo sia possibile.

C’è questo scorcio di legislatura. Ho letto gli emendamenti che vanno nella direzione del miglioramento e di dare maggiore ruolo a questo Consiglio regionale, per dare un maggiore protagonismo e un contributo. Noi siamo rimasti qui in Aula e non abbiamo seguito gli altri colleghi della minoranza, proprio perché ci sentiamo un gruppo consiliare responsabile, perché ci sentiamo prima di tutto calabresi e vogliamo dare un contributo serio e fattivo a quello che è un settore decisivo, fondamentale che riguarda la salute dei nostri concittadini, al quale ognuno di noi, maggioranza e minoranza, non si deve sottrarre.

PRESIDENTE

Sono le 16,42 di giovedì 30 aprile e diamo la parola al Presidente Giamborino.

Pietro GIAMBORINO

Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, un ragionamento breve, ma soprattutto semplice, una considerazione non condivisibile, ma è il mio pensiero, per apprezzare ad esempio la bellissima testimonianza del collega Tonino Acri, che afferma che bisogna stare sul pezzo che conosci, bisogna conoscere le vicende della sanità calabrese e poi, eventualmente, parlarne.

Nel merito, sentiamo dire a tutti nei commenti che i partiti o i vari governi sarebbero più o meno simili, tutti uguali. Non è così, la casistica e la storia della Repubblica consegnano, oggi, sotto la possibilità di essere apprezzata da tutti, una cultura di governo del centro-sinistra sempre pronta a soccorrere il Paese, nel senso di risanare i conti del Paese,  una cultura del centro-sinistra che va di più ed impegnata – e questo lo riconoscono anche loro stessi – sulla spesa, alla quale si aggiunge una cultura berlusconiana anche di spesa e di “velina”.

Io ho la necessità di sottolineare alcune cose dal punto di vista politico, premesso e sancito tutto quello che ha detto il Presidente del gruppo del Pd.

Agli amici e colleghi Franco Talarico e Michele Trematerra voglio testimoniare il loro impegno nelle Commissioni, un impegno puntuale e fattivo. Li ringrazio perché loro rinnovano una cultura assai radicata in questo Paese, fatta di dialogo e soprattutto di responsabilità, una cultura mite che, probabilmente, in passato evitò al Paese la guerra civile. A quella cultura alla quale Michele Trematerra e Franco Talarico, per storia, si rifanno, mi inchino ed invito e ringrazio il dialogo e la loro presenza oggi qui in Aula. Se avesse avuto la possibilità il Presidente del gruppo del Pd di parlare e di vedere questa cosa lo avrebbe fatto anche lui, ma so che condivide questa linea e che tantissime energie ed attenzione sono spese in queste direzioni.

E’ un dialogo aperto in favore dei calabresi, però non posso qui non annotare che, diversamente, in questi momenti, in queste ore, ieri a Roma il capo del centro-destra di questa regione, il sindaco della città di Reggio Calabria, Scopelliti, era impegnato in una riunione non in favore dei conti calabresi, ma credo sta tentando di fare una cosa, una cultura ed una politica che non va in favore di una Calabria che, in questo momento, va attenzionata nel senso positivo per come questo Consiglio regionale sta per fare, attraverso una legge,.

Cosa diversa, altri uomini che si appartengono a quella cultura mite e dialogante a cui facevo segno, come il senatore Franco Bruno, il quale si spendeva contro il suo partito per andare in favore di una delle città più belle non solo della Calabria e quant’altro, Reggio Calabria, la legge in favore di Reggio, l’area metropolitana. Il senatore Franco Bruno, che è uomo di parte, che vuol dire appartenersi ad un partito, in quel caso il senatore Franco Bruno è stato di un partito, di una parte, dalla parte dei calabresi. Questa è la politica del confronto, questo è il confronto che noi chiediamo, il confronto sui fatti.

Come sui fatti andrebbe assolutamente chiamata l’opposizione, per dire se questo Piano di rientro, se questo debito è stato accumulato, come detto da tutti, in modo particolare e se questa nostra proposta, soprattutto – lo voglio dire, non so quanto il Presidente Loiero condividerà questa mia opinione che può essere non accettabile – dopo la proposta di legge quadro, così definita dall’onorevole Adamo, io dico che la nostra cultura ha sentito il bisogno di vedere e di controllare, di metterci del suo come Assemblea e come partito per migliorare questo testo. E lo rappresenta e lo testimonia attraverso gli emendamenti, a cui il Presidente del gruppo, l’onorevole Borrello e l’onorevole Pacenza ed io solo come testimonianza, ieri sera abbiamo partecipato.

E non è vero, per scendere nei fatti, se solo uno dà un’occhiata e davvero sta sul pezzo per vedere gli emendamenti, che c’è  il problema e la paura di dire “le tasse o l’Irpef” – non so cosa si dice – “il ticket…”… Non è così, ad ogni emendamento presentato il gruppo del Pd ha preteso di dire che la pratica deve ritornare nella Commissione competente. E questo che vuol dire? Che la Commissione e l’Aula, quindi, il Consiglio, perché la Commissione è un pezzo assai importante del Consiglio, essendoci nella stessa tutte le forze politiche, hanno la possibilità di correggere eventualmente un indirizzo del genere. Lo possiamo annunciare sin da adesso che non vi è intenzione di andare a tassare i calabresi, che non intendiamo che la sanità debba essere migliorata a spese dell’utente e quindi dei calabresi. Questa è un’occasione – diceva il Presidente del gruppo del Pd –,  come tale va colta, in questa direzione va indirizzata.

Il Piano di rientro, per noi, è un’occasione per mettere fine agli scempi, non per mettere tasse, per mettere fine a consulenze che non servono a niente più e a nessuno, per andare a concentrare le risorse, per meglio ottenere risultati ed effetti salutari, in questo caso, per i calabresi.

Questo è quello che noi intendevamo dire ed ecco perché mi sento di poter dire agli amici dell’Udc, ma agli amici dell’opposizione, soprattutto ai calabresi, che questa è la politica che intendiamo consumare. Ci vuole coraggio, qualcuno doveva assumersi questa responsabilità e se l’assume oggi, che è una giornata storica, quest’Aula non con una legge così, sic et simpliciter, inviata dal Governo regionale che pure l’iniziativa era condivisibile, ma dopo aver dato una fermentazione giusta alla stessa, dopo aver messo in essere paletti istituzionali che mettono al riparo la democrazia e non certamente l’imperio.

Ed allora noi qui siamo per dire e confermare, ancora una volta – e mi avvio alla conclusione per dare soprattutto spazio a chi ha più profondità culturale di chi vi parla – la cultura del dialogo. Come non annotare i vantaggi per l’Aula, per il nostro partito e soprattutto per la stessa legge: il dialogo che mette in essere il Presidente del gruppo del Pd, Nicola Adamo, con il Presidente Loiero sblocca sostanzialmente la partita e Nicola Adamo non parla a nome e per conto di se stesso –  sarebbe, nonostante il suo prestigio, cosa di poco conto –, parla a nome e per conto di una responsabilità del 50 per cento di rappresentanza dei calabresi, dello stesso Presidente del Consiglio.

Allora, da una parte sta la politica, dall’altra responsabilmente il Presidente Loiero ha preso atto – e di questo vogliamo dare assolutamente testimonianza – che le cose possono assolutamente migliorarsi.

Allora, Presidente, ci avviamo a questa soluzione, diamo la stura, diamo la partenza con il Piano di rientro che è semplicemente l’inizio. Il Presidente del Pd ha qui pubblicamente, ufficialmente detto che il Piano sanitario si appartiene a questa legislatura e che in questa legislatura vogliamo creare un nuovo stato sociale, se ci riusciamo, in questa direzione, approvando il Piano sociale ed approvando il progetto di legge suggerito dalla Cisl calabrese in modo fattivo sulla non autosufficienza.

Insomma, per una serie di situazioni, se messe insieme con capacità e con unità sostanziale – diceva ancora Nicola Adamo – noi possiamo assolutamente farcela.

Signor Presidente, va dato merito a chi ha citato il merito delle pratiche e delle vicende, l’opposizione, a mio avviso, non aveva motivo di non confrontarsi, vista la storica ed atavica complicità all’interno di questo problema in cui si trova il Governo regionale, e questo Consiglio fa bene ad affrontarlo in questi termini.

Chiudo, dicendo che c’è bisogno di unità, siamo per una Calabria unita e solidale; solo così si può uscire dal guado, solo così si potrà intravedere la terra promessa. Il sacrificio – ribadiamo – dovrà essere a carico di chi è responsabile di questa iniziativa, non sarà sicuramente a carico dei calabresi. Non vi è intenzione di inveire contro i calabresi con le tasse e con quant’altro, c’è responsabilità di governo in questa forza politica, c’è responsabilità di governo – lo devo dire – nello stesso Presidente Loiero, quando accetta, nonostante l’impellenza, la ghigliottina del Governo, di confrontarsi con la forza politica del Pd, che sostanzialmente è anche e soprattutto il suo partito, con l’intera maggioranza e si confronta e – perché no? – accetta le migliorie proposte dalla politica e quindi da chi ha questo compito.

Signor Presidente, la ringrazio, con un’ultima annotazione: la Commissione che tratta la materia, da me modestamente e con pochezza guidata, ha aperto sempre un dialogo ed un confronto, nella stessa ci ripromettiamo di far arrivare, per quella che è la nostra forza – lo chiediamo al Presidente Loiero – il Piano sanitario, perché lì davvero ci potrà essere la possibilità di confronto.

Chiudo con un’annotazione, che è un po’ diventata un mio pensiero totalizzante, signor Presidente della Giunta regionale: quella cosa che lei va ripetendo ai calabresi e di cui qui oggi si è taciuto – è male, secondo me –, la costruzione di quattro nuovi ospedali, quelli da mettere in uno scrigno di cristallo, in uno scrigno da vetro. Quella è una scommessa sulla quale dobbiamo confrontarci con l’opposizione, non quella di avere l’obbligo e la responsabilità di governo di andare a ripianare un debito, ché ormai assolutamente nessuno vuole concedere più fiducia ai calabresi.

Io credo che tutti insieme, signor Presidente, tutti uniti – per come diceva Nicola Adamo – si potrà rappresentare a Roma una Calabria unita e solidale e quindi, consequenzialmente, infine, una Calabria vincente, una Calabria per quello che è, non una Calabria come vergogna, per come additata da un ministro della Repubblica come “Regione carogna”. Questa è una regione di 2 milioni di abitanti che dà, ha dato soprattutto nel passato e continua a dare cervelli assai importanti all’intera umanità. Non si offende, non si usa aggettivazione in questi termini da parte di un ministro della Repubblica. Questo noi rigettiamo, contro questo tipo di politica vogliamo opporci.

Quest’Aula, oggi, approvando questa legge per come già annunciato dal Presidente del gruppo del Pd, fa un’azione di alta civiltà, di democrazia, dà una risposta politica forte, prende un impegno con i calabresi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’assessore Naccari Carlizzi. Ne ha facoltà.

Demetrio NACCARI CARLIZZI, assessore al bilancio e patrimonio

Io non voglio intervenire per ribadire ulteriormente le questioni che in quest’Aula sono dibattute oramai da tempo, forse mai come questa volta il provvedimento intorno alla sanità ha avuto un dibattito ampio, che poi è il precipitato di tutta la serie di riflessioni fatte in questi ultimi mesi e che riprendono anche tante considerazioni svolte nelle varie Commissioni competenti, dalla sanità al bilancio. Una considerazione, però, faccio che sorge anche spontanea, alla luce di quanto detto da alcuni colleghi, in particolare dai colleghi Borrello e Adamo, cioè ieri è pervenuta alla Regione la diffida a provvedere ad un rientro per una cifra peraltro spropositata, perché non è il rientro annuale del 2008, ma è la sommatoria di una serie di misure e di previsioni di sopravvenienze degli anni precedenti, per una cifra superiore ai 300 milioni di euro.

Quindi è una procedura, innanzitutto, irrituale, possiamo anche dire illegittima, perché va a prevedere una somma che non è quella che, secondo il dettato normativo, dovrebbe essere richiesta alla Regione per la copertura. Ed arriva con un preavviso, addirittura, di 12 ore.

Ora, può sembrare paradossale ed in effetti lo è, cioè questo Governo nazionale, in sostanza un Governo che ha depredato il Mezzogiorno di 27 miliardi di euro fino ad ora con il taglio dei fondi Fas, che ha approvato il federalismo fiscale che tutti sappiamo quali scelte ulteriori di diseguaglianza fra Nord e Sud del Paese creerà, nonostante gli interventi che hanno, in qualche maniera, rimodulato le previsioni iniziali dell’onorevole Calderoli, hanno limitato alcuni fra i maggiori danni; un Governo che utilizza i fondi delle aree sottoutilizzate per pagare le multe alle quote latte degli agricoltori del Nord che non si sono adeguati alla normativa europea, che quindi hanno avuto dei comportamenti lontani da quelle che sono le regole comunitarie, che in sostanza ha creato delle voragini e dei buchi finanziari nei Comuni col provvedimento sull’Ici che chiaramente ha solo una parziale copertura e quindi ha creato dei disavanzi, dei problemi significativi nelle casse dei vari Comuni; che ha utilizzato come unica risorsa per i piani anticrisi i fondi per lo sviluppo del Mezzogiorno, che chiaramente torneranno solo in minima parte alle Regioni del Mezzogiorno; che con l’eliminazione dei fondi Fintecna ha tagliato, per esempio, 350 milioni di euro per le strade provinciali della Calabria, che ha tagliato opere importantissime, strategiche e infrastrutturali nel Mezzogiorno e che poi è intervenuto nel Mezzogiorno solo per finanziare realtà come Catania, cioè per finanziare operazioni di natura clientelare, che nulla avevano a che vedere con l’efficienza della spesa, con rigore dell’amministrazione, con la responsabilità della politica, ebbene, questo Governo chiede alla Regione Calabria, dopo averla depredata di una quota enorme di fondi per gli investimenti, un rientro di oltre 300 milioni di euro in 12 ore!

Io vorrei che su questo facessimo una riflessione, anche il Polo che forse con un meccanismo di rimozione ha voluto abbandonare l’Aula, forse per non votare contro, perché oggettivamente, in coscienza, non si sentiva di votare contro un provvedimento obbligato che per l’80 per cento è generato dalla loro gestione e  una posizione politica di questo genere è assolutamente inaccettabile.

Io stigmatizzo questo comportamento che, invece, avrebbe dovuto essere ben diverso, avrebbe dovuto portare il Popolo della libertà a richiedere per la Calabria il rispetto istituzionale, la correttezza, la normale applicazione delle leggi che valgono per tutte le Regioni d’Italia. E se noi ci fossimo comportati in questo modo con alcuni Comuni che hanno un debito, quello, sì, vero, certo, esigibile, creato da scelte amministrative come il Comune di Reggio Calabria per l’idropotabile, che ha un debito 80 milioni di euro con la Regione?! Se noi avessimo chiesto al Comune di Reggio Calabria un rientro a 12 ore o a 12 giorni rispetto a un debito che è contabilizzato nel bilancio regionale?! Che cosa sarebbe successo?

Noi abbiamo rispetto delle istituzioni, abbiamo rispetto delle scelte amministrative e, forse, alle volte, abbiamo addirittura un comportamento che, rispetto alle amministrazioni che non sono del nostro colore, è addirittura eccessivamente di garbo, proprio perché abbiamo il complesso mentale di non fare delle scelte di parte e di non fare delle scelte parziali.

Noi abbiamo rispetto delle istituzioni, abbiamo rispetto delle scelte amministrative e, forse, alle volte, abbiamo addirittura un comportamento che, rispetto alle amministrazioni che non sono del nostro colore, è addirittura eccessivamente di garbo, proprio perché abbiamo il complesso mentale scelte amministrative responsabili che in altre realtà è stato fatto molto tempo prima e che oggi la Calabria, responsabilmente, inizia.

Ecco, rispetto a questo, avendo saputo che oggi il sindaco di Reggio ha coordinato una riunione dei consiglieri di opposizione del Popolo della libertà in questa sala, al quinto piano di questo palazzo, io mi chiedo se questo comportamento irresponsabile fosse stato, fosse la cifra dei comportamenti di tutti, dove andrebbe a finire la correttezza delle relazioni, dei comportamenti e l’asserito bisogno di governare nell’interesse dei cittadini!

Consentitemi di aver fatto questo intervento che mette a nudo quella che è la vicenda che noi stiamo trattando, perché la Calabria può sicuramente fare tanti sforzi, può sicuramente mettere in campo delle scelte impegnative ed importanti per il proprio futuro, ma ha bisogno della condivisione degli obiettivi da parte di tutti. Qualora questa condivisione fosse solo un interesse strumentale a svolgere delle iniziative esclusivamente disinteressandosi del bene comune, i calabresi dovrebbero sapere cosa sta accadendo e, oggettivamente, quello che accade oggi in Aula è, sinceramente, improponibile proprio perché proviene da una parte politica che per tanta parte ha contribuito in maniera talmente determinante alla creazione di quel buco che oggi noi riteniamo di coprire iniziando un percorso di scelte amministrative responsabili che in altre realtà è stato fatto molto tempo prima e che oggi la Calabria, responsabilmente, inizia.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Stancato. Ne ha facoltà.

Sergio STANCATO

Signor Presidente, a dir la verità, mi ero preparato per questo importante dibattito un certo tipo di intervento, perché ritenevo che questo argomento, la sanità, dovesse essere un momento di grande qualificazione dell’Aula del Consiglio regionale, un momento di assunzione di responsabilità, pertanto nel momento in cui si sono verificati alcuni interventi da parte dell’opposizione e poi l’andata via di tutto il gruppo di opposizione, onestamente ho ripensato un attimino, per poi riconciliarmi con la dignità di quest’Aula, nel momento in cui c’è stato l’intervento del collega Talarico e del collega Trematerra. Loro, infatti, al di là delle conclusioni a cui arrivano politicamente, hanno centrato l’argomento, hanno dato la loro impostazione, hanno dato il loro contributo alla soluzione dei temi proposti quest’oggi in quest’Aula. Io non capisco, cioè – mi scusi, Presidente – come il consigliere Chiappetta, che ha avuto anche una rilevanza istituzionale nelle Giunte passate, il consigliere Aiello, che è stato assessore alla sanità, possano oggi sostenere le cose che sosteneva Chiappetta.

E’ semplicemente aberrante! Non si possono sostenere determinati fatti, quando gli stessi sono stati gli artefici di quello che oggi denunciano. E’ un momento di grande incoerenza, ma capisco che forse è il nervosismo preelettorale, forse è il nervosismo perché Agazio Loiero ha avuto il coraggio di portare avanti un’azione precisa, condivisa, un’azione che prepara ad una sanità diversa questa nostra terra di Calabria, una sanità, probabilmente, in cui un sogno ad occhi aperti, che è quello della speranza di essere curati, in un momento di disagio nella propria terra, in maniera adeguata possa finalmente avverarsi, perché la legge che stasera il Presidente, la Giunta porta all’attenzione del Consiglio non è altro che un momento di preparazione per un Piano sanitario aderente alle realtà e ai bisogni di questa terra.

Allora, se questo è il nervosismo, se questa è la reazione scomposta di fronte a fatti importanti, come quelli che stiamo vivendo in questo momento in quest’Aula, io rimango ancora più perplesso, perché ritengo che i consiglieri regionali, a un certo momento del loro mandato, debbano spogliarsi delle appartenenze e fare l’interesse della propria terra, l’interesse della propria regione, tanto più che, quando arrivano determinati strali, soprattutto nei confronti di apprezzati uomini della sanità cosentina su cui fino a pochi giorni, fino a qualche settimana fa, sui giornali si leggevano lodi sperticate anche da quegli stessi che oggi ne parlano in altra maniera, ancora di più avviene dentro di me questa sorta di stupore, di perplessità, ma forse poi capisco che finalmente abbiamo imbroccato la strada giusta per dare quelle risposte che i calabresi in questo pianeta della sanità da più tempo si aspettano.

Vedete, amici consiglieri, signor Presidente, questa sanità calabrese è certamente un mondo tormentato, difficile, io ne faccio parte come operatore e capisco perfettamente che le scelte non sono facili, non sono assolutamente da prendere così su due piedi, però si stanno facendo in tante direzioni e ritengo che queste scelte poi porteranno a quel miglioramento e a quella condizione di avere nella nostra regione quella sanità che, in alcuni momenti del nostro territorio, è già polo di eccellenza: vedi Catanzaro (oculistica, cardiologia), vedi Reggio (ematologia), vedi Cosenza per quanto riguarda l’ortopedia.

Ebbene, amici, ci vuole veramente il coraggio delle scelte, delle proprie azioni per riuscire ad avere la contezza di quello che è successo e cominciare da capo. Questo coraggio, questa maggioranza, questa maggioranza, questa Giunta, l’hanno avuto, lo hanno portato qui in Aula, aspettandosi i contributi di tutti, per cercare ancora di più di andare avanti e di migliorarlo.

Una parte di questo Consiglio ha preferito andar via, forse perché si è resa conto – come, giustamente, diceva prima l’amico Naccari – che non poteva votare contro questo provvedimento, perché tanta parte in questo provvedimento è responsabilità di altri.

Io sono convinto che questa sera noi stiamo scrivendo, per la prima volta, una pagina importante per ricominciare a costruire una sanità a misura d’uomo; sono convinto che questo Consiglio, stasera, assumerà una decisione importante, come quella dell’approvazione di questa legge, che ci consentirà veramente di varare un Piano sanitario a misura d’uomo e che possa contemperare tutte le esigenze del variegato mondo della sanità.

Auguro a tutti quanti noi di essere nelle condizioni, nella capacità di portare questo compito che fa tremare le vene ai polsi, ma sono convinto che abbiamo un Presidente, una Giunta e consiglieri che hanno e avranno la capacità di farlo.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Serra. Ne ha facoltà.

Giulio SERRA

Signor Presidente, onorevoli consiglieri, intervengo brevemente, non voglio fare un lungo discorso, perché fra l’altro spesso si assiste in quest’Aula alla ripetizione, uno dopo l’altro, né voglio fare grossi proclami o accuse.

Noi ci troviamo, oggi, sicuramente a discutere di una problematica di fondamentale importanza. Io non lo ritengo un atto di fondamentale importanza, perché avrei voluto che non ci fossimo trovati in queste condizioni, quindi avrei voluto che avessimo parlato di altre cose; avrei voluto che si fosse discusso di come organizzare la sanità in Calabria con una situazione economica diversa, però chi amministra , come sicuramente il Presidente Loiero, che si trova nelle vesti di guidare una Giunta e quindi la Giunta regionale e quindi i problemi della Regione Calabria, non avrei voluto che si fosse trovato in questa situazione, perché chi mai avrebbe pensato che all’inizio della legislatura avremmo ereditato in parte numerosi debiti, una grossa quantità di debiti. Però anche in questa fase non ci siamo accorti e non ci siamo minimamente preoccupati di quello che noi avevamo delegato e che la Giunta aveva indicato come i migliori professionisti, i grandi tecnici, però si è continuato con il proliferare di un qualcosa che sicuramente non può appartenere ad una Giunta e ad un Consiglio che aveva ed ha assunto l’impegno con gli elettori di cercare di erogare servizi diversi da quelli che erano stati erogati negli anni addietro.

Noi ci siamo trovati sempre in una grande emergenza. Io mi ricordo, ero sindaco, c’era l’assessore Luzzo, ci propose un piano e poi quel piano fu sconvolto totalmente, perché c’era sempre quella difesa forte del territorio, dei territori e, personalmente, io difendo e discuto quella che deve essere anche in futuro l’erogazione dei servizi all’interno di un territorio come quello del Pollino, come quello della Valle dell’Esaro, che non può essere mortificato, da quelli che sono i provvedimenti in atto e che la Giunta ha redatto con una relazione molto approfondita di quello che è il debito che noi dobbiamo andare a pianificare, però sicuramente noi ritorniamo all’antico.

Non avrei voluto che questo giorno si parlasse di un ritorno al ticket, figurati! Questo Consiglio, questa Giunta lo aveva eliminato. Ebbene, si ritorna perché è così, chi amministra deve anche andare a vedere come recuperare.

Mi auguro – e lo diceva bene stamattina il Presidente Loiero nella riunione che c’è stata con i capigruppo – che le fasce deboli non saranno toccate, che saranno salvaguardate e che, comunque, signor Presidente, si faccia un controllo serrato e forte all’interno di quelli che vanno a prenotarsi al ticket, perché ci sono numerosi e numerosi cittadini che dichiarano sempre un reddito più basso. Dovremmo fare i controlli incrociati, perché anche questo è un modo per evitare i furbi e che questi furbi vadano ad aumentare il debito sempre di più, a discapito di un’erogazione di servizi seri che deve essere fatta all’interno dei nostri territori.

Non è possibile che si possa arrivare a questa situazione e i cittadini, gli utenti possano pagare all’inizio del Terzo Millennio – sono passati già parecchi anni che discutiamo di queste cose –; un cittadino che vive una precarietà enorme, che vive una situazione economica brutta per quella che è la situazione anche sul lavoro, sui precari e su altro, e a questo ci andiamo a mettere anche una serie di provvedimenti che non possono essere sicuramente ben accetti dalla popolazione calabrese. Però dobbiamo dire “noi lo dobbiamo fare” e farlo.

Quindi mi auguro che questi provvedimenti siano fatti sicuramente con il ruolo che andrà a ricoprire da giorno 1 il Presidente della Giunta quale commissario di questa emergenza, però nell’emergenza invito anche il Presidente a confrontarsi con quelli che sono i ruoli istituzionali, i ruoli che ricopriamo noi all’interno delle nostre realtà per fare una proposta che vada sicuramente a tenere conto di queste cose, però che non vada a danneggiare ancora di più quella che è una situazione, a livello di prestazioni, per quanto riguarda la sanità all’interno della provincia di Cosenza e della Calabria

Pertanto, mi auguro che tutto questo possa essere affrontato serenamente, dopo, nel mese di maggio, e che noi possiamo avere anche un confronto sereno, tutto il Consiglio, e che possa anche dare una svolta definitiva per quello che riguarda il discorso della sanità. Però, signor Presidente, evitiamo che personaggi che occupavano posti importanti anche nella precedente Giunta, nella precedente gestione, si trovino a gestire la sanità a tutt’oggi, avendo creato voragini, avendo creato danni all’interno di tutta la sanità.

Evitiamo che ci sia la riproposizione di alcune figure che poi hanno rappresentato il mal gestire e non il malaffare, perché questo non lo posso dire, ma quando non si riesce a gestire i fondi della sanità, quando vengono date indicazioni forti e serie da parte di un Esecutivo, però poi non vengono rispettate, sicuramente questa è gente che deve andare a casa, perché quando il politico non può uscire per le piazze, quando assistiamo ad una serie di lamentele che si ripetono giorno dopo giorno, sicuramente siamo impotenti a rispondere.

Per quanto riguarda il sottoscritto e quindi il mio gruppo, per quello che è anche il sostegno e quindi l’impegno che sicuramente vedrà il Presidente e tutto il Consiglio, ma l’intero esecutivo per quella che è la risoluzione e quindi di portare a termine questo discorso dell’andare a vedere come risolvere il problema del deficit, io annuncio fin da questo momento il voto favorevole del mio gruppo.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Racco. Ne ha facoltà.

Luciano RACCO

Intervengo brevemente, intanto per confermare la totale condivisione dell’intervento sia del capogruppo che del consigliere Pacenza, di tanti consiglieri che hanno parlato, sostenendo con forza i concetti della chiarezza e della gravità del momento, ma non tanto e solo dal punto di vista della preoccupazione del debito sanitario, della vicenda complessiva di questa Regione che stenta, sostanzialmente, a comprendersi e a capirsi. Intervengo anche per cercare di comprendere le ragioni che hanno visto l’attacco di questa seduta, stamattina, con una distinzione così forte da far assumere la decisione agli amici della minoranza, di una parte, di abbandonare l’Aula.

Io non credo che in queste settimane o in questi mesi della vicenda del confronto politico ed istituzionale, in seno al Consiglio e tra forze politiche sia stato leso quello che è l’equilibrio democratico e la libertà, ognuno, di esprimersi come si riteneva e comunque, nel rispetto dei ruoli, di cercare di far venir fuori il più possibile la possibilità di un confronto e di una comprensione reciproca.

Perciò, era evidente che l’accelerazione avvenuta nelle ultime settimane, negli ultimi giorni relativamente alla questione sanità era una cosa che stava nei fatti e quindi era necessario arrivare, prima possibile, ad una decisione del Consiglio regionale, perchè col confronto con la Giunta e con il Presidente si assumesse ognuno le proprie responsabilità rispetto a un percorso che si avvia, al di là delle responsabilità di questo Governo o di questa legislatura.

E’ stato detto e non va ripetuto perché perderemmo solo del tempo, ma io voglio aggiungere a quello che è stato detto che il punto non è dove risiede l’autorità morale e politica in condizione oggi di definire responsabilità o di assegnarsi pregi o difetti. Io credo che si tratti in maniera problematica, ognuno di noi in maniera rispettosa dell’altro, di dire che su queste vicende che riguardano i servizi ai cittadini sia in termini di costo che di qualità del servizio, la politica in generale delle istituzioni e dei partiti nelle istituzioni deve, in qualche maniera, fare un cambio di passo, non solo perché siamo arrivati, ormai, alla stagione del federalismo e c’è una questione di equità, di controllo – o comunque così dovrebbe essere – maggiore del cittadino rispetto a ciò che avviene nelle sedi istituzionali e nei governi locali, ma perché credo che bisogna modificare il modello organizzativo e di riferimento della spesa pubblica nel suo complesso. E questo riguarda il Governo centrale e  quelli  periferici.

Io mi appello al Presidente Loiero che ha non solo nella nuova funzione che rivestirà di commissario straordinario di questa fase della sanità calabrese, ma come Presidente della Regione, quindi come governatore che partecipa al tavolo Stato-Regioni, ai tavoli che riguardano anche le modifiche istituzionali che, in qualche maniera, la legge federalista approvata ieri comporterà, c’è un timing di scadenze rispetto alle quali nessuno si può non responsabilmente riflettere come cambiare qualcosa.

Allora io penso che bisogna rendere maggiormente responsabile il cittadino rispetto alla dotazione delle risorse, Presidente, cioè se a un certo momento si rivendica, giustamente, al cittadino calabrese di avere quantomeno assegnata una quota pro capite che è nella spesa media della sanità nazionale, contemporaneamente bisogna assegnare, a mio avviso, al cittadino la responsabilità di quella spesa nel momento in cui, gestendo la necessità di curarsi, di fare prevenzione, di recarsi in strutture pubbliche o private che siano, di avere la responsabilità e la conoscenza anche di come poi viene quantificata la spesa di una prestazione.

Pertanto, credo che su questo, in maniera approfondita, bisognerà che si ritorni nei prossimi mesi ed anni. Quindi figurarsi se si può fare uno scontro di responsabilità relativamente a queste questioni!

Perciò semplicemente annuncio il mio voto favorevole anche nelle preoccupazioni che come consigliere e come cittadino di questa Regione ho relativamente a questa fase, ma non essere vicino a chi in questo momento ha la responsabilità di governare una fase commissariale ma straordinaria, io credo che sarebbe un atto sbagliato, anche perché le leggi che oggi abbiamo, che assegnano la stabilità di governo per i cinque anni, dobbiamo avere la forza, anche quando non condividiamo per intero l’azione di un governo, di essere vicini nei momenti delle difficoltà.

Per cui, caro Presidente, ti do questo affettuoso mio sostegno e voto a questa fase, pur rimandando alle fasi del confronto successivo nelle Commissioni e nelle settimane che verranno di confrontarci relativamente alle possibilità che, comunque, abbiamo come cittadini nelle istituzioni per poter meglio governare questi momenti.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Tripodi Pasquale. Ne ha facoltà.

Pasquale Maria TRIPODI

Già mi dichiaro perplesso dalla discussione che ho ascoltato, Presidente, è bene dirci le cose come stanno, perché mi aspettavo che ci fosse una discussione nel merito di alcune cose, mi aspettavo che ci fosse una discussione, al di là del gioco delle parti tra maggioranza e opposizione, una parte dell’opposizione per difendere o non difendere alcuni provvedimenti che possono piacere o meno alla Calabria, speravo che ci fosse una vera analisi o – come diceva il capogruppo del Pd, Nicola Adamo – una verità che veniva fuori da questa discussione stasera che riguarda la Calabria.

Era giusto andare ad analizzare questo documento, perché poi di questo si tratta e non di intenti, perché gli intenti sono tali, ma questo documento presentato dalla Giunta regionale non è un documento di intenti. Siccome non è un documento di intenti e ne abbiamo parlato, a me suona strano che anche il capogruppo del Pd su alcune cose o il Presidente della terza Commissione o Franco Pacenza non abbiano hanno messo in risalto alcune cose che nella delibera non solo sono scritte, ma alcune anche sono sottintese.

Questa non è solo una delibera, Presidente Loiero, di rientro del piano di disavanzo che noi abbiamo per il 2008, ma non lo dico io, l’ha scritto la Giunta. Questa è una delibera che, in ogni caso, traccia gli assetti già del futuro Piano sanitario per questa Calabria, è una delibera che, al di là poi nel merito anche del rientro, perché, vedete, questa delibera è stata fatta precisamente il 31 marzo 2009...

Il 31 marzo 2009 la Giunta aveva già adottato dei provvedimenti e ascriveva già al bilancio del 2009 – è scritto in delibera – la somma di 66 milioni e 450 mila euro nel bilancio di programmazione 2009 che ancora dobbiamo approvare ed è una cifra che sicuramente non va a coprire il disavanzo che, a quanto riferito dall’assessore Naccari, è di 300 milioni di euro, e già i 66 milioni vanno ad incidere nella misura massima per quanto riguarda Irap e Irpef. Questo è frutto di un’analisi che sicuramente la Giunta con il dipartimento e l’assessore al bilancio hanno fatto per poter recuperare il credito o, perlomeno, una parte di esso.

Poi, nella legge, vi sono una serie di provvedimenti che dovranno essere adottati, però rispetto alle dichiarazioni che ha fatto il Presidente della Giunta, l’onorevole Agazio Loiero, nel passato Consiglio, in questa delibera non vi è indicato il percorso con cui si reperiscono le ulteriori risorse.

Ma vi è di più – per questo volevo entrare nel merito anche con i colleghi rispetto a una delibera – perché questa è una delibera anche di riordino, perché a parte quello che la Giunta ritiene, poi io non penso, Presidente – e questo lo dico anche ai consiglieri regionali, sia maggioranza che di opposizione –… alcuni fenomeni ci sono e nessuno li nega, anzi siamo i primi noi in quest’Aula a dire le cose come stanno- però non penso – e voglio difendere la mia provincia, e la voglio difendere in quest’Aula – che alcuni fenomeni, peraltro codificati, di chiaro stampo mafioso possano aver causato il disavanzo della Calabria.

In questa provincia alcuni fenomeni ci sono, sono accertati, per cui anche il Governo ha preso dei provvedimenti, ma su questo ritengo che non siano la sola causa che ha determinato il disavanzo, perché una serie – come ha detto, e condivido, l’onorevole Guerriero – di connivenze, in ogni caso, a livello amministrativo non ci debbono essere state e siccome poi le cose in questa Italia vanno come vanno e a distanza di anni si viene assolti o meno, al momento non ho visto provvedimenti di natura giudiziaria in questa direzione, sia per quanto riguarda l’Asl commissariata di Reggio sia per quanto riguarda l’Asl commissaria di Locri. Probabilmente ce ne saranno, non lo metto in dubbio, ma una cosa è dirlo su provvedimenti già fatti, un’altra è lasciare ipotizzare che il disavanzo possa essere causa di.

Ma noi facciamo di più in questa delibera, perché a parte le considerazioni di carattere generale, questa delibera dice alla lettera a), a pagina 7: “dare indirizzo” – leggo testualmente – “ai competenti uffici di procedere al perseguimento degli obiettivi delle linee prioritarie di intervento di seguito elencate”, “le aree di intervento e di indirizzo di seguito elencate”. Per questo mi suona strano che i colleghi della maggioranza non abbiano fatto riflessioni, un inciso, mentre voi avete fatto una riflessione che mi sa tanto di uno scontro a livello di orientamento di indirizzo sulla gestione della sanità, perché mentre su un emendamento a firma Borrello e Pacenza dite, all’articolo 2 – che poi lo discuteremo questo emendamento nel merito – che “dopo la parola ticket, si aggiungono le parole “per fasce di reddito e per patologia”, vi è un emendamento dell’assessore al bilancio, onorevole Naccari, che chiede l’annullamento di questo emendamento presentato da Borrello e Pacenza.

Sulle linee di indirizzo vi sono degli obiettivi precisi, indicati, con finalità riscontrabili: l’obiettivo 1 che parla di riordino dei sistemi informativi e dell’area di controllo; l’obiettivo 2, che parla di governo della spesa farmaceutica, l’obiettivo 3 parla della realizzazione delle procedure di acquisto di beni e servizi; contenimento del costo del personale; riordino della rete ospedaliera e riordino della rete territoriale.

Qua è delineato il futuro Piano sanitario e in Commissione – chi c’era presente dei colleghi… – questa domanda io l’ho fatta al direttore generale del dipartimento della salute. Siccome è registrata la risposta, il direttore generale del dipartimento alla salute mi risponde che sicuramente sì.

Allora io voglio capire se noi, su un provvedimento che andiamo a proporre di rientro della spesa, adottiamo un provvedimento che poi questo Consiglio regionale dovrà discutere già impacchettato. Vogliamo capire, rispetto anche alle audizioni che abbiamo fatto in Commissione – e mi rivolgo all’autorevole collega Giamborino – con i sindacati e quello che loro hanno detto, che cosa vogliamo fare del futuro Piano sanitario, anche perché, Presidente Loiero – e qua mi limito a citare fatti –, mi auguro che non ci siano  scelte di parte e delle scelte parziali.

Ecco, rispetto a questo, avendo saputo che oggi il sindaco di Reggio ha coordinato una riunione dei consiglieri di opposizione del Popolo della libertà in questa sala, al quinto piano di questo palazzo, io mi chiedo se questo comportamento irresponsabile fosse stato, fosse la cifra dei comportamenti di tutti, dove andrebbe a finire la correttezza delle relazioni, dei comportamenti e l’asserito bisogno di governare nell’interesse dei cittadini!

Consentitemi di fare questo intervento che mette a nudo quella che è la vicenda che noi stiamo trattando, perché la Calabria può sicuramente fare tanti sforzi, può sicuramente mettere in campo delle scelte impegnative ed importanti per il proprio futuro, ma ha bisogno della condivisione degli obiettivi da parte di tutti. Qualora questa condivisione fosse solo un interesse strumentale a svolgere delle iniziative esclusivamente disinteressandosi del bene comune, i calabresi dovrebbero sapere cosa sta accadendo e, oggettivamente, quello che accade oggi in Aula è, sinceramente, improponibile proprio perché proviene da una parte politica che per tanta parte ha contribuito in maniera talmente determinante alla creazione di quel buco che oggi noi riteniamo di coprire iniziando un percorso.

Presidente Loiero, qui mi limito a citare fatti.

Io invito lei, il collega Adamo e gli altri colleghi che erano in Giunta a interrompermi per vedere le cose come stanno, diciamo, per vedere le cose come stanno o se abbiamo capito o frainteso male.

Quando in Giunta abbiamo parlato del ticket sanitario, quando abbiamo deciso di cassarlo in quel periodo dal Piano sanitario, ci è stato assicurato a tutti – compreso lei, Presidente – dall’allora assessore che non incideva sulla spesa farmaceutica, anzi incideva in misura irrisoria.

Quando abbiamo fatto le nomine dei direttori generali che poi nel tempo si sono rivelate forse non idonee, lì abbiamo fatto una certa analisi anche Asl per Asl dei conti che vi erano nelle Asl e ci è stato assicurato che la spesa era sottocontrollo. Salvo poi – ma questo lo voglio dire a chiare note – che l’assessore dell’epoca sul direttore generale Belcastro ha sentito l’esigenza immediatamente- avantieri fa una nota stampa- di fare una smentita, dicendo che lei non l’aveva proposto, che non le apparteneva - sto parlando dell’assessore, in questo caso Doris Lo Moro -.

 Questi sono fatti, come un fatto è, e penso che non possa essere smentito se ci vogliamo dire le cose come stanno, ma questo riguarda anche il sottoscritto e penso che con molta onestà mentale riguarda ognuno che è seduto in quest’Aula perché sulla sanità o assumiamo una decisione responsabile di non far politica oppure non ne usciamo.

Così la smettiamo tutti, quando a turno si è maggioranza o si è opposizione, di chiedere direttori amministrativi, di chiedere direttori sanitari, di chiedere capi servizio, capi dipartimento e quant’altro.

Se ce lo vogliamo dire con molta chiarezza e franchezza, dobbiamo dir questo così evitiamo che direttori generali nel tempo vadano a far campagna elettorale o a chiedere adesioni per liste o quant’altro. Queste sono le verità in questa Calabria.

Perché, vedete, una cosa è certa. Al 2000 è stato ripianato in qualche modo il debito della sanità certificato, non lo dico io ma lo dicono gli altri. Dal 2001, poi ognuno può dir quel che vuole da questi o da quei banchi, ma di fatto dal 2001 al 2005 la spesa è stata certificata in una certa maniera che non ascrive ovviamente alla responsabilità della Giunta Loiero dal 2005 in poi, almeno, per il 70-80 per cento della spesa.

Però di fatto, Presidente, qui è necessario che lei assuma anche alcune decisioni. Perché se lei vuole gestire questa crisi sulla sanità con il dipartimento alla sanità e con le risorse umane che ci sono in quel dipartimento, voglio capire lei come fa. Perché se lei vuol gestire un piano di rientro con tutti i provvedimenti inerenti a quello che è stato scritto…

Peraltro, poi, su alcune cose anche la maggioranza ha proposto gli emendamenti – poi vediamo se passano o meno – che tendono a mettere dei paletti giusti o non giusti lo vedremo dopo, adesso non siamo nel merito.

Ma sicuramente con quel dipartimento che ha provocato questo debito… , lei non può gestire, Presidente. Questo glielo dico perché ho vissuto una parte di quel periodo in Giunta ed ho visto quando la Giunta ha adottato il provvedimento di spostare alcuni funzionari dal dipartimento alla salute, ricostretta, poi peraltro, a riportarli nello stesso dipartimento.

Allora queste sono le cose che dobbiamo affrontare con l’onestà mentale di chi è rimasto in quest’Aula come parte politica per poter contribuire a dare una soluzione a questa Calabria.

Su questo dobbiamo farci una analisi nella profonda convinzione che o c’è una inversione di rotta radicale o noi non ne usciamo col coraggio di chi da questa parte aveva l’interesse a non dire certe cose, ma col coraggio di chi si assume la responsabilità non solo di riconvertire in questa Calabria gli ospedali o le strutture che vanno riconvertite ma addirittura di tagliare. I rami secchi vanno tagliati, Presidente, e me lo conceda in questo provvedimento non vedo questo orientamento, Presidente.

In questo provvedimento vedo un atto che traccia alcune linee guida per il futuro, su un Piano sanitario in cui ancora non vi è la volontà – a mio avviso – di addivenire ad una soluzione concreta sulla sanità.

Né tanto meno - perché poi questa delibera l’ho letta, le posso assicurare, parecchie volte – alcuni provvedimenti citati negli obiettivi che la Giunta ha indicato in questa delibera vanno nella direzione del contenimento vero della spesa, Presidente.

Non basta centralizzare laboratori di analisi o quant’altro per contenere la spesa. No, ma bisogna fare sistema, Presidente, ed in questa delibera, se la leggete attentamente, la parola “sistema” è usata più volte. Poi il sistema si fa mettendo in correlazione strutture diverse che hanno l’obbligo e lo scopo di ottenere lo stesso risultato.

Ebbene, io sono andato a prendermi dal 2000 in poi tutte le audizioni sulla sanità che abbiamo tenuto con la triplice dei sindacati in Commissione. Dicono più o meno tutte le stesse cose. Puntualmente dal 2000 ad ora quelle cose che dicevano i sindacati che andavano in questa direzione le abbiamo disattese.

E quando Sbarra, segretario generale della Cisl, a nome della triplice mi fa alcune dichiarazioni in Commissione non posso fare a meno di dire che ha ragione, Presidente Giamborino, lei era Presidente.

Noi abbiamo avvertito in quel momento quando ci siamo affrontati con i sindacati un po’ di sconforto ma non per quello che era il provvedimento ma per quello che attende la Calabria, caso mai per i prossimi 10-15 anni in cui i calabresi debbono, in ogni caso, far fronte – e non è retorica se usiamo l’espressione – “con sudore e sangue”. Non è retorica affatto perché di questo, poi si tratta.

Noi siamo qui stasera per evitare che un Governo possa commissariare la nostra Calabria perché vogliamo essere, magari in negativo, ma attori e protagonisti di questo provvedimento perché vogliamo assumerci la responsabilità di incidere ma di farlo profondamente su quello che è poi il sistema della sanità evitando sprechi e quant’altro.

Siccome gli sprechi sono sotto gli occhi di tutti io vorrei chiedere – se lo sa, il Presidente – quali sono i provvedimenti che in atto le varie Asl ed i vari direttori generali stanno prendendo.

Vorrei chiedere al Presidente se conosce qual è l’entità del rimborso spesa che noi diamo a qualche commissario o a qualche direttore generale. Io sono andato a guardarmi questi dati, non sono cifre da poco.

Allora è inutile che mentre noi parliamo di rientro della spesa sanitaria vi è una spesa che già sta lievitando. Vorrei capire se la spesa del 2009 rispetto al 2008 va nella direzione di essere contenuta o ancora ulteriormente lievitata.

Vedete, vorrei aspettare che su questo venisse il Presidente però è bene che lo dica lo stesso.

Quando nella sanità o in altri comparti della pubblica amministrazione che riguarda la Giunta regionale è stata presa la decisione di aggredire i problemi alla radice, lo si è fatto. Lo si è fatto con la Stazione unica appaltante,  lo si è fatto su altre cose ma sulla sanità fino ad oggi non è stato fatto alcunché.

Allora io ripeto per una parte quello che ho detto nell’altra seduta di  Consiglio. Io ho votato bilanci che mi davano i conti della sanità che erano nei limiti previsti dal patto di stabilità e quei bilanci sono stati portati da assessori, controfirmati da revisori dei conti e vidimati dai collegi sindacali.

Anche su questo una assunzione di responsabilità politica questa maggioranza se la deve assumere facendo una analisi su chi ha prodotto quegli atti, su chi ha determinato quel debito.

Questa è una assunzione di responsabilità politica e la politica - benché alcune cose sono da condividere e le condivido io per primo – non può abdicare al proprio ruolo. Perché la politica ha un ruolo ben determinato sancito da regole che sicuramente non hanno bisogno di esser ribadite da quando un sistema democratico in questa nostra Nazione vige o è stato posto in essere.

Penso che la Regione Calabria nell’assunzione di responsabilità – se è vero che c’è questa assunzione di responsabilità, lo voglio dire ai colleghi Pacenza e Borrello perché conosco il loro impegno e la loro abnegazione nei confronti di questa  regione – non ha bisogno, sicuramente, di poter dire con una legge regionale che abbiamo bisogno della integrazione della Guardia di Finanza, dei Nas o dei Carabinieri o della Corte dei Conti.

La politica non può dire certe cose perché ha il dovere di far certe cose al di là se c’è o no la presenza degli organi giudiziari perché ha il dovere di farlo come cittadino, come operatore della politica e come senso civico e di responsabilità.

Su questo va fatta anche una riflessione ed io voglio richiamare quel che ha detto anche l’onorevole Pacenza nel suo intervento.

Quando mi dice che abbiamo il dovere di concorrere tutti quanti a dare una soluzione per creare le condizioni affinché questa Calabria possa avere la possibilità di uscire da questo baratro, siamo tutti d’accordo. Ma in questa Regione c’è chi amministra e gestisce, c’è un Esecutivo e c’è chi – come noi – non ha solamente il compito di valutare gli atti dell’Esecutivo ma anche e soprattutto ha il dovere di dare indicazioni ed un  giudizio sugli atti prodotti dalla Giunta.

Su questo io chiedo a voi consiglieri di maggioranza se siete d’accordo su queste linee guida perché poi passata la delibera in questo modo…

Mi rendo conto che gli emendamenti che avete prodotto vanno nella direzione di mettere alcuni paletti su questa delibera, però poi è una legge della Regione Calabria.

Io non mi sento – in tutta coscienza – prima da medico e poi da consigliere regionale di approvare una delibera su cui poi ho poco margine per poter incidere nella direzione di dare una sanità migliore a questa terra.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Principe. Ne ha facoltà.

Sandro PRINCIPE

Presidente, io la ringrazio di avermi dato la parola e naturalmente annuncio che per quello che può servire o importare voterò a favore di questa proposta della Giunta Loiero.

Condivido in larghissima parte gli emendamenti proposti dai colleghi Borrello e Pacenza. Però direi che questo a mio avviso non basta perché è fuor di dubbio che la partita che noi discutiamo stasera sia una certificazione di fallimento del regionalismo calabrese.

Mentre noi approviamo questo testo di alcune cose dovremmo esser consapevoli. Entrerò pochissimo nel merito tecnico della vicenda, non mi ritengo – peraltro – un esperto della materia ma mi sento di fare alcune considerazioni.

La prima è che il provvedimento arriva molto tardi in Consiglio regionale. Questi sono i classici provvedimenti di inizio legislatura perché su una cosa dovremmo esser tutti d’accordo: ma questa può esser la Regione che continua a scrivere, caro Presidente, il libro dei sogni?

E’ stato un bel libro dei sogni il Por 2000-2006. Peraltro tra questi banchi siedono autorevoli estensori di quel provvedimento. Alla fine si è certificato un quasi fallimento del Por 2000-2006. Anche il Por 2007-2013 è stato definito come il suo predecessore il migliore d’Europa ed il nostro augurio è che non faccia la fine del primo Por.

Faccio un ragionamento che vale per l’intera classe dirigente regionale, noi non possiamo fare come le comari dei nostri paesi.

Io mi reputo come una persona che ha una certa età e ricordo quando nei corsi principali dei nostri paesi le signore si spiattellavano in faccia i rispettivi difetti. Lasciamo perdere chi, in questa materia, ha difettato di più ma è fuor di dubbio che siccome i numeri, almeno la matematica non possono essere una opinione,  forse da quei banchi si dovrebbe fare una mea culpa maggiore. Ma è fuor di dubbio che un po’ di mea culpa si dovrebbe fare anche da questa parte.

Quindi complessivamente la certificazione di fallimento riguarda l’Istituzione e riguarda chi in questi decenni l’Istituzione ha retto.

Quindi noi dovremmo fare come dicono gli amici che provengono dalla cultura un po’ a sinistra da quella che provengo io – uso un termine che non mi piace –: dovremmo avere finalmente uno scatto di dignità perché il problema non è di scrivere questi magnifici libri dei sogni.

Io ho letto la delibera firmata Loiero, condivido in larghissima massima gli obiettivi e le cause di questo disastro finanziario perché nessuno di noi medita quali danni questo disastro finanziario della sanità produce su una idea di sviluppo di questa regione, per non parlare della sua immagine che viene devastata dai richiami che sui mass media si fanno al settore della sanità in Calabria.

Non c’è dubbio che ci sia una ospedalizzazione esagerata, è fuor di dubbio che ci sia una grande emigrazione sanitaria, non v’è dubbio che ci sono molti doppioni all’interno del settore pubblico e doppioni tra pubblico e privato perché, insomma, si dovrebbe anche finire questa logica che il privato debba fare le cose più semplici ed ordinarie che deve fare il pubblico e che ognuno si inventa imprenditore sanitario. Perché c’è questa invenzione della imprenditoria sanitaria? Perché il sistema è retto da uno spreco generalizzato ed indecente perché, diciamo la verità, noi spendiamo cifre enormi per aver un servizio carente,  tranne le eccellenze e Loiero le ha dette anche in televisione ed io non le voglio ripetere,  ma sono minimali, caro Agazio.

A fronte di questa montagna di soldi il cittadino calabrese non ne ha un beneficio. Allora il rimedio a parole è semplice, c’è una eccessiva ospedalizzazione, organizziamo la sanità sul territorio. Ci sono doppioni nel campo ospedaliero, riduciamo gli ospedali dove si debbono ridurre ed evitiamo inutili doppioni tra il pubblico ed il privato.

C’è l’emigrazione, rafforziamo le eccellenze e stimoliamo il privato, così come avviene a Crotone con il Sant’Anna, ad essere complementare e competitivo con il pubblico sul piano delle eccellenze.

Ora per far questo sono convintissimo che i soldi che spendiamo nella sanità siano più che sufficienti perché – parliamoci chiaramente – il piano di rientro…

Non entro nella polemica che ho sentito tra il Governo nazionale  e quant’altro.

Il Governo lo ha chiesto anche ad altre Regioni. La pacchia del pié di lista nei comuni è finita all’inizio degli anni ’80. Prima era troppo facile in termini di personale… per esempio, lo Stato ti pagava come se tu andavi al ristorante, alla fine chiedi il conto e ti segnano quello che hai speso e paghi se hai mangiato due piatti di pasta ne paghi due, se hai mangiato tre piatti di pasta ne paghi tre.

Questa pacchia che negli enti locali è finita all’inizio degli anni ’80, in sanità è finita nel 2001.

Allora con questa montagna di soldi dobbiamo raggiungere questi obiettivi, caro Presidente, consapevoli che per conseguirli dobbiamo rivoluzionare il sistema perché il raggiungimento di questi obiettivi significa avere un’altra sanità, quella che “noi sogniamo” e nello stesso tempo bisogna ridurre l’esborso finanziario perché questo deficit dimostra che c’è un deficit strutturale. Sembra, quindi, una impresa improba ridurre le spese e nello stesso tempo raggiungere questi grandi obiettivi.

Noi siamo speranzosi che si possa fare. Però, Presidente, Loiero e tutti noi siamo consapevoli di un punto. Perché in sanità – come in altri campi debbo dire, ma in sanità di più, deve finire la pratica gattopardesca dei sugheri di acciaio che c’è in questa Regione.

Parlo di un elemento nuovo nel creato che è il sughero di acciaio inossidabile. Il sughero galleggia per la sua leggerezza ma, ritengo, che mi potrà aiutare l’egregio assessore all’ambiente, anche il sughero immarcescisce dopo tanti secoli.

Qui in Calabria nel settore sanitario abbiamo i sugheri di acciaio inossidabile ed è questo il punto, perché questo personale inamovibile che viene tramandato dalle varie coalizioni, che ereditano le coalizioni che si tramandano tra loro, questo personale immarcescibile dovrebbe gestire questa rivoluzione, per di più, arrivando alla riduzione dei costi.

Sono convinto che gran parte dei guai che noi abbiamo oggi dipende da questo dato. Certo che c’è una grande responsabilità politica perché qui c’è un intreccio di connivenza.

Si tratta di personale sussiegoso, capace di tenere la coda al potente di turno che lo asseconda e blandisce.

E come lo asseconda e blandisce? Per incrementare due filoni che sono i mali della Regione: l’assistenzialismo e la clientela.

Guardate che i sugheri di acciaio e la pessima politica sono alleati. Sarà strano, io non voglio assolvere la politica perché non sono stato educato per fare l’avvocato d’ufficio, tutt’altro. Ma chi ha in realtà i bottoni del comando sono i sugheri di acciaio perché assecondando le varie classi dirigenti che si susseguono nella nostra Regione, certo che accontentano su tante cose.

Ma se accontentano – vado per esempi, per far capire il mio pensiero in quest’ora dopo tante ore di discussione –, se acconsentono il potente su 10, poi 90 fanno quello che sta nella loro testa, assecondano le proprie clientele, assecondano i propri amici. Ma voi mi dite “questo succede solo in sanità”. Certo che non succede solo nel settore della sanità ma nella sanità ha raggiunto livelli che non sono più sopportabili.

Allora nel momento in cui noi a Loiero noi diamo questo mandato e questa legge, lo rafforziamo verso il Governo perché in definitiva in termini reali non è che c’è differenza fra il Loiero commissario ed il Loiero di ieri o di oggi.

Il Loiero di oggi e quello di ieri è Presidente e assessore della sanità e quindi, di fatto, è un commissario. Una situazione di fatto viene oggi certificata in termini di diritto ed il Presidente Loiero diventa commissario. Ma proprio per questo il Presidente Loiero deve capire che queste connivenze non ci possono stare più, non ci possono essere più ed ecco che, quindi, una rivoluzione di fine legislatura richiederebbe, veramente, un grande patto politico tra tutti i membri di questo consesso per fare finalmente insieme uno scatto di dignità di quella che deve essere questa Regione.

Guardate, ieri sera – e mi avvio velocemente a chiudere – finché il sonno non mi ha rapito ho seguito “Porta a Porta”.

Una delle cose che più mi ha colpito nel dibattito su Enrico Mattei è stato quando Turani, mi pare, ha detto che Mattei ha avuto una grande capacità che è quella di essere una chioccia di nuova classe dirigente, non guardando il colore politico dei suoi aiutanti. Perché intorno ad Enrico Mattei sono cresciuti i Ruffolo, i Leon, lo stesso Turani, anche Cefis è cresciuto ma forse è cresciuto deviando quella che era un po’ la linea di Mattei.

Invece noi facciamo l’esatto contrario soprattutto in questo campo perché ci illudiamo che questa gente ci deve portare un risultato politico. No, caro Presidente, costoro devono portare un risultato di servizio verso la gente e di riforma reale in questo settore perché giochiamo con la salute delle persone.

Questo è un punto centrale ed io pretenderei – uso un termine che non mi è usuale quando sono nelle istituzioni – dal Presidente Loiero una assicurazione vera nella sua replica su questo punto, perché il centro-destra io lo sfiderei su questo campo. La gente alla fine capisce, ed anche in Calabria c’è una opinione pubblica e noi dobbiamo lavorare perché l’opinione pubblica sia più forte della clientela e noi dobbiamo lavorare per assecondare questa crescita della pubblica opinione.

Ho finito. Ma ho detto queste cose perché la mia lettura del “Gattopardo” è stata una delizia insieme ai testi di Sciascia. Però verificare che il “Gattopardo” ha queste radici così profonde soprattutto in alcuni settori della vita pubblica è veramente cosa deprimente.

Due cose ed ho finito. La questione della Fondazione Campanella.

Ho letto l’emendamento, mi sento – tutto sommato – di condividerlo. Qui c’è il Vicepresidente che segue queste vicende in altri campi perché la ricerca nel mondo sanitario ha avuto sempre una via diversa rispetto a quella generale. Noi non possiamo separare la ricerca dall’Università.

Il mio non è un dire polemico ma è un dire di una convinzione antica. Sarebbe sbagliato smontare per qualche imprudenza estetica la Fondazione Campanella ma leghiamola alla Università.

Noi abbiamo in Calabria una unica facoltà di medicina che è quella di Catanzaro. Io trovo giusto che nella facoltà di Catanzaro si dia una spinta alla ricerca e trovo giusto che questo settore della nostra vita pubblica – quella universitaria – possa camminare a braccetto con un Istituto come la “Campanella”.

L’ultima cosa è il ticket e non lo dico  perché ognuno può essere innamorato delle sue illusioni ma quando io ho votato in Giunta per l’abolizione del ticket, l’ho fatto anche con una forzatura interiore perché ho sempre pensato che non ci sia cosa più ingiusta dell’appiattimento.

Io sono un vecchio cultore della centralità delle politiche infrastrutturali in una regione sottosviluppata come la Calabria. Una delle cose più ingiuste, inutili e dannose che noi abbiamo fatto registrare in questi anni è la mancanza del biglietto per percorrere l’autostrada.

Lo vorrei dire agli amici che hanno un legame, secondo loro, almeno più profondo con i principi di eguaglianza e con un preteso progressismo. L’appiattimento è la cosa più ingiusta che ci può essere.

Allora quando le esigenze di bilancio ci impongono di reintrodurre il ticket , io penso che questo si possa reintrodurre salvaguardando i ceti più deboli perché in questo modo noi facciamo della giustizia e dimostriamo di esser vicini alle classi più deboli perché non è giustizia quella che gli Elkan non paghino le medicine nello stesso modo del bracciante agricolo della piana di Gioia Tauro.

Chiedo scusa, se mi sono dilungato ma penserei di poter dire di interpretare il mio ragionamento come una sincerità ed una voglia di vedere il riscatto di questa regione, il riscatto della politica perché tutti tirano addosso alla politica e fanno bene. Perché la politica ha raggiunto livelli di una bassezza inqualificabile.

Noi non possiamo che plaudire, per esempio, in questi giorni ad una donna coraggiosa come la moglie di Berlusconi che ha dato una lezione sotto certi profili al modo indegno in cui si fanno le liste. Anche parlando stasera su determinati aspetti della vita pubblica calabrese, ci rendiamo conto della ingiustizia della composizione delle liste dove spesso non vengono promossi quelli che sono meritevoli di promozione.

Lo dico all’assessore alla istruzione ma spesso vengono promossi quelli che questo merito i fatti dimostrano che forse non sussiste.

Presidente, ci sono le condizioni perché tutti lavoriamo affinché la politica della Calabria riacquisti la decenza. Si attui questo disegno di legge, il piano di rientro che di fatto è il Piano sanitario e la si finisca con il gattopardismo calabrese dando veramente l’impressione anche nelle facce, nei visi che si vuole cambiare registro, vi ringrazio.

Presidenza del Vicepresidente Antonio Borrello

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole assessore Tripodi. Ne ha facoltà.

Michelangelo TRIPODI, assessore all’urbanistica e alla gestione del territorio

Presidente e colleghi consiglieri, credo che questo dibattito che sicuramente andrà concluso nel  corso di questa seduta per concludere l’iter che è stato già precedentemente avviato sia un dibattito che in qualche modo ha un carattere anche di operazione di verità.

Nel senso che noi affrontiamo una operazione che è davvero grave, molto grave, assai grave che prefigura anche conseguenze molto pesanti sulla società calabrese e su tutti i soggetti che in qualche modo operano, vivono e sono impegnati nel mondo della sanità.

Ovviamente credo che la cosa che certamente non deve e non può accadere è che un provvedimento di ripiano del disavanzo 2008 ( ed i successivi provvedimenti che successivamente verranno per quanto riguarda un piano di rientro più complessivo del disavanzo 2000-2007) produca e  determini un ulteriore abbassamento dei livelli di garanzia dell’offerta sanitaria per i cittadini calabresi.

Anzi da questo punto di vista debbo dire che la sollecitazione che mi sento di rivolgere è quella che proprio dentro una operazione di ripiano di un disavanzo pesante – poi dirò su questo alcune cose, svolgerò alcune considerazioni – ma una operazione di rientro e di superamento e recupero di questo disavanzo non può assolutamente determinare una condizione di peggioramento complessivo del sistema sanitario calabrese.

Anzi dico di più: dobbiamo avere la capacità in questa condizione, traendo le conseguenze e prendendo atto di una situazione drammatica ed emergenziale per assumere provvedimenti che in qualche modo danno risposte ai soggetti che in qualche modo debbono essere garantiti e tutelati e che chiedono e domandano al sistema sanitario alcune garanzie, alcune tutele sociali.

Allora alla politica, alle istituzioni, al Consiglio regionale, al Governo regionale viene oggi affidato un grande mandato ed una grandissima responsabilità che è quella di affrontare questa fase sulla base di un provvedimento quale è quello che è stato presentato e che avrà, sicuramente nel corso del dibattito, gli opportuni emendamenti migliorativi e che, sicuramente, affronterà problemi molto seri e molto delicati.

Sono assolutamente convinto che non c’è dubbio che un provvedimento di questa natura ha un valore e può essere affrontato se viene posto all’insegna di una manovra che è improntata a criteri di equità e di giustizia sociale.

Noi dobbiamo avere questa capacità, non possiamo immaginare che una operazione di questo genere possa essere scaricata solo o possa essere in qualche modo fatta pagare a chi non ha la responsabilità, ai ceti più deboli, alle fasce sociali più deboli, a chi soffre le più gravi patologie.

Dobbiamo anche trovare il sistema per evitare che quei soggetti deboli dal punto di vista sociali, deboli dal punto di vista della malattia, della salute paghino le conseguenze di questa drammatica situazione.

Certamente, non sono gli ammalati che hanno provocato il disavanzo 2008. Non sono, certamente, i cittadini che hanno un reddito basso, che hanno determinato la crisi drammatica che si sta affrontando in qualche modo in questo momento.

Se il disavanzo 2008 ha raggiunto queste dimensioni, questo livello è certamente responsabilità di qualcuno. Non è che non ci sono nomi e cognomi che vanno e che si associno. Ho sempre detto queste cose e le ribadisco.

Sono assolutamente convinto che non tutti sono uguali, ovviamente, nelle responsabilità; non tutte le aziende sanitarie hanno la stessa responsabilità. Ci sono aziende sanitarie che non hanno prodotto disavanzo. Ci sono aziende ospedaliere che non hanno prodotto disavanzo.

Ma ci sono aziende sanitarie ed ospedaliere che hanno prodotto 30-40-50-75 milioni di disavanzo per il 2008.

Certamente ci sono situazioni articolate, situazioni che danno l’idea di un quadro che ha una peculiarità ed alcune specificità.

Allora io una cosa che mi permetto di dire, nel momento in cui affrontiamo questa discussione e poniamo all’attenzione, appunto, alla valutazione del Consiglio regionale un provvedimento di questa natura è che certamente insieme al ripiano del disavanzo dobbiamo assumerci tutti insieme, tutti coloro i quali si assumono anche la responsabilità di questo provvedimento di dire ai cittadini calabresi “chi ha la responsabilità per questa situazione, dovrà pagarne il prezzo”. Chi ha sbagliato deve pagare.

Non è possibile che si porti a questo livello di disavanzo per il 2008 la sanità calabrese e che nessuno poi ne debba rispondere.

Dico che ci sono manager e dirigenti che debbono rispondere e che ne hanno la responsabilità se si è determinato questo corto circuito nel sistema sanitario. Per cui da una parte aumenta il disavanzo, si determina una condizione di grandissima difficoltà e dall’altra si abbassa notevolmente la qualità dei servizi adeguati ai cittadini.

Abbiamo allora una contraddizione in termini: aumenta la spesa ed aumenta a dismisura quella fuori controllo, gli sprechi da una parte e le spese inutili ed i privilegi dall’altra.

Contemporaneamente però c’è un abbassamento generalizzato, aumenta l’emigrazione sanitaria ed aumentano anche le condizioni per cui il sistema sanitario complessivamente non garantisce i diritti fondamentali alla salute che richiedono i cittadini.

Credo che da questo punto di vista non c’è dubbio che andrà assunta una iniziativa. Chi ha le responsabilità deve pagare ed io ribadisco questo concetto. Bisogna che vengano assunti provvedimenti forti e credibili in questa direzione nel momento in cui ci assumiamo la responsabilità di uscire e di determinare misure molto serie e forti per bloccare e per determinare il ripiano del disavanzo.

Dobbiamo avere questa capacità di individuare e di colpire le responsabilità che hanno prodotto questa drammatica crisi.

Contemporaneamente, ritengo che noi dobbiamo lavorare perché questo provvedimento – e lo vedremo quando successivamente passeremo alla fase della discussione degli emendamenti – abbia dentro di sé, dentro i suoi contenuti la possibilità di parlare con un linguaggio anche giusto ed equo a tutta la società calabrese. Sia per quanto riguarda il tema della spesa legata ai farmaci ed al ticket che per quanto riguarda il tema degli accreditamenti con la necessità di andare ad un blocco di questi accreditamenti.

Non è possibile immaginare una mortificazione di queste iniziative specie per quanto riguarda i soggetti che in qualche misura hanno rapporti e problemi con la giustizia sia per quanto riguarda il rapporto pubblico-privato.

Sono assolutamente convinto che noi dobbiamo puntare a ridurre l’offerta sanitaria sia per quanto riguarda gli aspetti ospedalieri che per quanto riguarda gli aspetti territoriali della parte privata.

Non è possibile ed io credo che da questo punto di vista abbiamo bisogno e diritto di chiedere, di sollecitare uno spostamento di risorse verso la sanità pubblica.

Troppe risorse oggi vanno verso i privati, troppe risorse vanno verso una sanità che non produce nulla.

Nel momento in cui si dice e viene affermato che bisogna chiudere gli ospedali, diciamo anche che  va affrontato il tema degli ospedali che non producono e certamente è un tema su cui con difficoltà si dovrà agire.

Contemporaneamente bisognerà anche affrontare il tema delle cliniche private, così come sono state costituite e si sono realizzate in questi anni e che sono una macchina mangiasoldi del Fondo sanitario regionale.

Da questo punto di vista occorre affrontare il problema dei posti letto nel privato ed occorre affrontare il problema della riabilitazione che, di fatto, oggi è per il 94 per cento tutta destinata al privato.

Ci sono, dunque, margini importanti di una iniziativa che può spostare risorse, servizi ed investimenti verso l’offerta sanitaria pubblica. Credo che questo vada fatto nell’ambito di una operazione e di una manovra che ha queste caratteristiche e che certamente produce e determina molte preoccupazioni e sicuramente deve essere affrontata con l’attenzione adeguata.

Per concludere, sono convinto che nel momento in cui il Consiglio regionale si appresta ad approvare questo provvedimento non può, certamente non tener conto di questa esigenza.

Dell’esigenza che in questo contesto si tenga conto di tutti gli aspetti, di tutti i fattori sociali ed anche di carattere politico.

Noi abbiamo bisogno di fare uno sforzo – questo lo debbo dire e lo sollecito – affinché anche da questo provvedimento si confermi la maggioranza di centro-sinistra che in questo momento esiste nella Regione Calabria.

Da questo punto di vista credo che si deve fare un grande sforzo e lo deve fare, innanzitutto, il Partito democratico questo sforzo. Perché se c’è la volontà di proseguire in questo cammino, bisogna dare risposte e fare ragionamenti di grande apertura, bisogna affrontare anche i provvedimenti dentro il piano che viene proposto per recuperare questo disavanzo avendo la capacità di rispondere positivamente alle sollecitazioni che vengono da sinistra. Lo dico chiaramente.

C’è l’esigenza di dare risposte e mi auguro che le risposte nel corso del dibattito – lo vedremo e nella discussione degli emendamenti lo verificheremo – vengano, ma vengano risposte adeguate, convincenti per portare a compimento un processo giusto ma soprattutto ispirato a criteri di grande socialità.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Censore. Ne ha facoltà.

Bruno CENSORE

Grazie, Presidente, molto brevemente intervengo perché penso che rispetto ad una discussione così importante, rispetto alla trattazione di un tema così importante è giusto fare delle considerazioni, delle riflessioni e delle valutazioni.

Penso che nessuno possa sottrarsi a dare un contributo ad una questione così rilevante per la qualità della vita dei calabresi.

Anzi, io definisco questo un atto di responsabilità soprattutto per chi è maggioranza. Certo, qualche collega lo diceva. Le responsabilità hanno peso diverso ma quando si è coalizione, si è corresponsabili.

Penso che la situazione della sanità in Calabria non sia più rimandabile. E’ una situazione rispetto alla quale nel corso degli anni non si è voluto mai trovare un vero antitodo, non si è mai  voluto intervenire in modo strutturale, si è fatto ricorso a misure soft, all’uso dei “pannicelli caldi” che non hanno inciso per quanto riguarda le risposte che dovevano essere di qualità, di efficienza, di sicurezza.

Penso che oggi sia arrivato il momento attraverso il quale bisogna operare delle scelte che possono essere anche antipopolari. Ma a questo punto non si può nascondere la polvere sotto il tappeto.

La situazione della sanità l’abbiamo tutti sotto gli occhi, sappiamo quali sono i punti di debolezza e di forza e quindi non è possibile più far rinvii, non è più possibile andar avanti con questo andazzo. In Calabria non si è osato, non si è lavorato sulla prevenzione, non si è lavorato sulla medicina del territorio ma solo sulla ospedalizzazione. I costi e le spese sono lievitati e quindi si è andati avanti così con approssimazione.

L’altro giorno al mio paese, per esempio, hanno inaugurato un consultorio. Io avevo suggerito al commissario dell’Asp di Vibo di fare la cosa in maniera sommessa perché i consultori sono stati istituiti con una legge che è datata ormai nel tempo, sono passati oltre 20 anni. Addirittura questo consultorio è stato realizzato con delle risorse che erano state accantonate e messe a disposizione quasi 15 anni fa dal Governo di quel tempo.

Questo lo dice lunga su come in Calabria non si siano attivati meccanismi utili a far sviluppare la medicina del territorio, una medicina che aiutava in un certo senso a non far lievitare i costi, a dare risposte migliori.

Oggi, però chiaramente vanno tagliati gli sprechi, vanno tagliate le inefficienze e va posto un argine alla migrazione sanitaria.

Quindi ognuno di noi si deve assumere le responsabilità. Certo il centro-destra nel lasciare l’Aula non ha fatto una bella figura. Questa fuga mi sa più di una cosa che è più un atto perché c’è la campagna elettorale in corso  che un modo di affrontare la questione perché il centro-destra doveva rimanere in Aula e far delle proposte rispetto al piano di rientro; soprattutto non doveva fuggire dalle responsabilità.

Come è stato ricordato l’80 per cento di questo debito non è certo frutto di questa gestione ma di  decenni di gestioni passate.

Penso che l’atteggiamento del Presidente Loiero rispetto a tutta la partita sia di grande responsabilità.

Il Presidente Loiero poteva anche fare in modo che il commissario arrivasse da Roma e che fosse il Governo centrale a controllare tutta la partita. Ma questo, chiaramente, era fatto senza mediazioni, senza il coinvolgimento di quest’Aula, senza il coinvolgimento della Commissione, senza il coinvolgimento dei territori e dei cittadini calabresi.

Quindi sarebbe stato un commissariamento con delle scelte asettiche, un progetto fatto sulla carta. Penso che l’atteggiamento del Governo su questa partita dovrebbe essere molto diverso perché io lo vedo molto attento ai problemi della sanità calabrese.

Penso che l’atteggiamento del Governo doveva essere di vicinanza perché la Calabria è una regione che dovrebbe essere aiutata, è una regione marginale dal punto di vista economico e sociale. Perché il Governo, dove ha voluto, ha ripianato deficit. Ricordo il deficit della città di Catania o altre situazioni, anche, rispetto alle quali sia intervenuto.

Invece si vuole usare la Calabria come grimaldello per accrescere il consenso come si è usato il terremoto o come il premier Berlusconi è abituato a fare con spot.

Diceva bene ieri D’Alema che il premier attraverso questi spot copre i problemi dell’Italia, copre la crisi e non entra mai nel merito delle questioni.

Penso che oltre che votare, noi con questa discussione dobbiamo spiegare ai cittadini calabresi che serve un nuovo scatto culturale, che bisogna creare una mentalità condivisa per addivenire a scelte che vanno nella direzione di migliorare la qualità dei servizi sanitari.

Cioè, dobbiamo spiegare ai calabresi che tanti piccoli ospedali non servono, che ospedali con meno di 20 posti letto sono insicuri e che costano alla collettività calabrese ma che non danno servizi efficienti.

Penso, quindi, che bisogna lavorare per creare questa mentalità. Certo noi qualche errore lo abbiamo fatto e abbiamo fatto qualche scelta poco oculata rispetto a qualche manager.

In questa legislatura ci sono state anche delle sfortune. Il fatto della povera Federica o della povera Eva non sono cose che possono passare sotto silenzio perché hanno creato anche sfiducia verso l’istituzione sanità. Hanno creato anche una regione appetibile dal punto di vista mediatico perché con le telecamere tanti giornalisti, ormai, hanno fatto fortuna a lavorare su una regione debole come la nostra.

Allora il lavoro che ci aspetta è un lavoro difficile per recuperare l’insoddisfazione ed i ritardi, per far riacquistare fiducia ai cittadini calabresi rispetto ad una sanità in cui non tutto è negativo.

Noi diciamo che in Calabria ci sono  chiaramente ha anche delle eccellenze. Ci sono bravi operatori.

Quindi, io non condivido questa immagine devastante che si dà della Calabria. Penso – per andare a tagliare il discorso, Presidente – che bisogna ripianare il disavanzo e credo che il percorso che si è disegnato è virtuoso e serio perché anche rispetto alla proposta avanzata dalla Giunta all’interno del mio gruppo c’è stato un confronto molto ampio e molto duro. Si è disegnato un percorso che condivido rispetto al quale le misure che saranno assunte  saranno discusse e condivise e rispetto alle quali saranno salvaguardati i ceti deboli.

Condivido e do il mio voto favorevole a questo percorso perché penso che una classe dirigente deve assumersi le proprie responsabilità e noi ce le assumiamo fino in fondo. Dobbiamo predisporre gli atti per interloquire in maniera puntuale e precisa col Governo, altrimenti si dirà: è la solita Calabria, la Calabria piagnona, la Calabria che non sa ragionare, discutere ed amministrare.

Penso che questo atto che noi compiamo si collochi all’interno di altri atti positivi come quello della Sua o dell’utilizzo dei fondi dell’ex articolo 20 dopo oltre un ventennio e come la costruzione degli ospedali.

Credo che con questo nostro provvedimento disegniamo un nuovo percorso della sanità calabrese. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

Franco AMENDOLA

Grazie, Presidente, mi rendo conto che ci sia la necessità di concludere al più presto i lavori ma io intervengo solo per esprimere il mio voto favorevole a questa legge che in modo concreto si propone l’obiettivo di metter mani nella sanità calabrese, di porre fine a quelli che sono stati per tantissimi anni gli sprechi di un settore importante che incide fortemente sulla economia di questa Regione.

Alcune considerazioni brevissime le voglio fare.

Credo sia stato davvero sbagliato che il centro-destra… e va apprezzato il fatto che alcune forze politiche del centro-destra siano rimaste in Aula e che un forte contributo lo abbiano dato nelle stesse riunioni delle Commissioni.

Penso sia sbagliato l’atteggiamento complessivo del centro-destra perché, ritengo, e qui ci differenzia forse anche una cultura tra destra e sinistra… io non ricordo nella mia esperienza nella passata legislatura che mai il centro-sinistra nei momenti fondamentali ed importanti si sia allontanato dall’Aula.

Penso alle discussioni sui bilanci ma anche al momento in cui abbiamo ragionato sul Piano sanitario Luzzo.

Siamo rimasti fino alla fine proponendo anche emendamenti. Ecco l’errore del centro-destra, ma forse anche questo è un limite della Calabria, noi realmente oggi tocchiamo con mano che non esiste una opposizione vera in questo Consiglio regionale.

Badate, lo dico perché quando sono arrivato l’anno scorso in questo Consiglio regionale ed il primo impatto è stato la discussione sul bilancio: io non ho sentito interventi, addirittura, nemmeno sul documento finanziario di questa Regione. Escluso un solo intervento non è intervenuto nessuno.

Invece, questi erano i punti di forza veri, ricordo, del centro-sinistra quando al governo vi era il centro-destra.

Vedete, questo provvedimento di legge ha creato – se volete – problemi anche a noi. Sono stati forti le discussioni che abbiamo fatto all’interno, per cui non è da criticare il fatto che il centro-sinistra si sia riunito, sia pure con una delegazione, per preparare degli emendamenti.

Sono degli emendamenti migliorativi ma credo che sia stato sottovalutato anche lo sforzo che il Presidente in questo senso ha voluto fare presentando quella proposta di legge.

Poteva benissimo dire “arriviamo fino alla fine del mandato, tiriamo a campare e poi saranno problemi di chi viene dopo”.

No, abbiamo voluto operare, sostanzialmente, un tentativo di una svolta in Calabria affinché si mettesse mani in un settore che è quello che più fortemente penalizza il governo e lo sviluppo di questa Regione.

Il centro-destra poteva riunirsi e fare degli emendamenti e non si può dire che non sia stato coinvolto.

Vedete, quando abbiamo incontrato come maggioranza il Presidente Loiero, si è aperta una forte discussione. Il Presidente stesso ci ha detto: vedete che ho trovato più comprensione nel centro-destra che nella  mia maggioranza.

Ma io mi chiedo: dov’è questa disponibilità e questa comprensione? Credo sia prevalsa l’opportunità di lavarsene le mani.

E qui non si tratta di rivendicare se l’80 per cento dei debiti sono di chi sono. Il problema è che c’è stata una gestione disastrosa di un settore che ha penalizzato enormemente la Calabria.

Ecco, penso che oggi la destra abbia perso una grande occasione e nel momento in cui noi ci apprestiamo ad approvare quelle che sono le linee guida per formulare un rientro di quelli che sono i debiti o i buchi della sanità nella nostra Regione, credo che alcune raccomandazioni anche oggi in questo momento possiamo farle.

Pure io ho visto la trasmissione “Report” e credo sia sbagliato – sentendo anche l’intervista ai tecnici – pensare ancora una volta che tutti i problemi della sanità siano dovuti alla politica. Perché, mi dico, quelli sono tecnici, non sono politici o addirittura se poi sono finti tecnici è un’altra cosa, se è vero – come è vero – che molti di questi dirigenti già pensano alle candidature alle prossime elezioni regionali.

Voglio però fare una raccomandazione. Al Presidente Loiero vorrei chiedere come è possibile arrivare anche a delle verifiche nel momento in cui noi andiamo a formulare il Piano sanitario regionale come richiesto anche dal Presidente Giamborino.

Anche sugli accorpamenti voglio esprimere una sola considerazione. E’ stata fatta  una legge sugli accorpamenti, bene. Io ritengo che ci debba essere una verifica su quel provvedimento che è stato preso, se ha funzionato. Perché mi chiedo se c’è stato, eventualmente in questi due anni un risparmio economico, una efficienza maggiore da parte di questo settore. Sono verifiche che ritengo debbano essere fatte.

Poi, ancora, un’altra considerazione, Presidente Loiero. Ritengo che vada fatta anche una verifica sui dirigenti che noi abbiamo nominato nelle nostre Asl. Non è piaciuto non quanto ha detto – o come ha risposto – il Presidente dell’Asl di Locri. Io ritengo che ci sia stato un approccio sbagliato nella stessa trasmissione da parte di quel responsabile.

Allora mi chiedo: perché non rivedere soluzioni che vanno anche contro la legge? A che serve, oggi, mi domando, un direttore generale in quella realtà quando abbiamo votato una legge degli accorpamenti che prevede 5 Asl in tutta la Regione?

Ecco, votare una legge che dà gli indirizzi per quanto riguarda il rientro del buco sulla sanità in questa regione, significa pure che si debbano affrontare anche queste deficienze che sicuramente ci sono e che hanno necessità di essere riviste. Grazie.

PRESIDENTE

Non ho più iscritti a parlare. Pertanto è chiusa la discussione generale.

La parola al Presidente Loiero.

Agazio LOIERO, Presidente della Giunta regionale

Brevemente perché mi rendo conto che questa è una giornata un pochino strana, pertanto prometto davvero di parlar poco.

Voglio ricordare che qui abbiamo fatto due dibattiti sulla sanità ed io capisco che il tema è importante e decisivo per il nostro futuro. Però avevo fatto un appello alla responsabilità, alla consapevolezza ed all’impegno comune indipendentemente da maggioranza e opposizione.

Non mi illudo che possa essere ascoltato, però voglio ricordare – lo dico alla Presidenza e a tutta l’Aula, che da mezzanotte scatta – impostami dal premier Berlusconi – la mia condizione di commissario.

Io avrei, quindi, potuto eludere questo dibattito e far passare il tempo. Ho preferito essere qui insieme a voi perché ho sempre preferito non aver deleghe in una materia incandescente come quella della sanità. Non servono le deleghe, questo è stato il senso principale del mio messaggio in tutte le occasioni.

D’altra parte, voglio dirvelo ancora e voglio ricordarvelo, l’ho detto più volte in Aula, nessuno, però, è tornato su questo tema se non, mi pare,  qualcuno della maggioranza. Cioè l’advisor l’ha voluto il sottoscritto, l’abbiamo voluto noi per tirar fuori tutta la polvere che c’è e che era stata addensata sotto i tappeti da tutti.

E non mi dite questa storia che ho già sentito in maniera molto corriva da parte del consigliere Abramo, che qui la responsabilità è tutta nostra perché la responsabilità di ogni gesto politico è solamente del governo in carica.

Questa è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Mille sono state le occasioni in cui è capitato che…

(Interruzione)

Voglio ricordarvene solo una. Nel 2001, il ministro dell’economia del tempo, che era lo stesso di oggi, ha parlato per due anni di un buco immaginario – che poi si è rivelato immaginario – che attribuiva alla coalizione che aveva perso le elezioni.

Che significa? Io avrei potuto convenire in tutto questo dibattito, in questo confronto e anche là a “Report” – ne parlerò di qui a poco – sul fatto che bastava dire che l’80 per cento( e questo non lo dico io ma lo dice l’advisor che ha mandato il Governo Berlusconi, io l’ho chiesto ma lui me lo ha mandato)  era un debito degli anni che vanno dal 2001 al 2005 - perché così certifica l’advisor – per attenuare sicuramente le polemiche, ma io voglio prendere e far carico con la maggioranza, con questa Giunta di tutto il pregresso.

Questo è stato l’intendimento. Certo, questa è una scelta radicale e terribile, lo so, ma è fatta a favore delle generazioni che verranno. Perché è vero che ci saranno anni di lacrime e sangue ma sarebbe stato infinitamente più grave – l’ho già detto l’altra volta – se questo avesse dovuto combaciare con l’adozione del federalismo fiscale.

Oggi noi abbiamo le condizioni – come hanno fatto le altre Regioni – di sederci intorno al tavolo col Governo ed aprire una trattativa. Trattativa difficilissima perché voi pensate davvero che tutto quel che sta avvenendo, le dichiarazioni che si fanno a livello governativo, le trasmissioni… tutto sia un caso? Non voglio dire che c’è qualcuno che manda “Report” in questo momento, ma voglio dire che c’è una occasione che si capisce dalle dichiarazioni e che certe trasmissioni cavalcano certi fatti…

Voglio fermarmi un minuto su “Report”. Io so che quella è una trasmissione che è andata non male, ma malissimo. E non voglio dire neanche quel che è successo nell’ultima parte dell’intervista a me. Io l’ho vista come una occasione per dire al Paese che questo l’ho contrattato prima, che qui, solo qui si era fatto proprio nella condizione in cui versa la Regione, della criminalità che è quella che è, che qui si era fatta una Stazione unica appaltante. Unica Regione e ce la siamo giocata in tutte le maniere.

Poi io volevo dire che se una Regione che ha difficoltà vuole interrompere un percorso, un tragitto e cominciare una fase più virtuosa di quella che avevamo alle spalle,  non potevamo esser demonizzati.

Io per questo ci sono andato e poi è vero che c’è stato qualcosa di inaccettabile per come sono andate tante altre cose e devo dire – se posso contestarlo qui nell’Assemblea di cui io faccio parte -che quando è cominciato col Santa Rita di Milano ho pensato “adesso qualcosa succede in Calabria…”. Una cosa così da noi non è ancora capitata, può essere che capiterà ma speriamo di no.

Certamente quella è una indecenza nella maniera più assoluta, sono avvenute forse cose altrettanto gravi ma non di quella fattispecie in cui ci si vende gli interventi. Poi è andata male, i manager sono andati tutti male, tutti. Io stesso non sono stato all’altezza perché c’è stata una parte che ritenevo non registrata. Ora lasciamo stare, io dovevo saperle queste cose, ma ricordo a tutti voi che qui in questa sede sono venuti altri giornalisti che hanno fatto – ricordo – nell’imminenza della morte del povero Fortugno, cose altrettanto indecenti senza che questo abbia fatto grande scandalo.

Voglio ricordarvi che una settimana fa sempre “Report”, non davanti a Loiero ma davanti a Tremonti, che è stato costretto a togliersi il microfono e ad andarsene, non è questo che passava.

Anche sul “Campanella” io ve lo voglio dire con estrema franchezza, anche questa è una indecenza che il “Campanella” che è un ibrido di pubblico e di privato che io ho ereditato, non vi leggo le carte, me le sono portate ma non voglio fare lo scolaretto diligente.

Io, la collega Lo Moro e Principe abbiamo firmato un protocollo di intesa nell’ottobre del 2005 sotto l’onda degli studenti che venivano a Via De Filippis a bloccare il traffico, ma l’abbiamo firmato in buona fede. Un protocollo che veniva dal 2002, dal 2003, dal 2004 in cui era coinvolto non solo il ministro dell’epoca ma anche la Sicilia e la Calabria.

Vi dico un’altra cosa – io ho qui i dati –:guardate,  il “Campanella” è uno dei pochi baluardi che non fa partire per recarsi altrove persone che hanno problemi di salute, e voglio ringraziare l’amico Acri, che si è assentato proprio perché non poteva rinunciare ad un ciclo di cure, per le dichiarazioni che ha fatto su  quel che ha vissuto sulla sua pelle.

Lo voglio qui ricordare, e credo che non faccio mancamenti neanche a lui. Lui si è rivolto a me quando ha scoperto di avere un problema di salute. Sapete - lo dico perché sono sicuro che non gli dispiacerà se lo faccio –che mi ha detto se potevo chiamare Veronesi, visto che si è ricordato che ero stato al Governo con lui.

Ho risposto “senz’altro, cercherò, spero di trovarlo. Però nel frattempo perché non ti ricoveri al “Campanella” stasera e cominci a fare le analisi che poi porterai a Veronesi”. Lui era con la moglie ed il giorno dopo mi ha richiamato per dirmi “non chiamarlo più, io mi sento tutelato qui”.

Signori, guardate che noi non abbiamo tante di queste strutture. E’ vero che siamo stati comici nella risposta sulla ricerca, e non mi sono piaciute, lo vedo in Aula - neanche le risposte che ha dato il manager di Locri. Assolutamente, prendo pubblicamente la distanza da queste cose, perché così bisogna fare e so che questo deve essere il nostro codice in sanità.

Voglio dire che è andata malissimo, ma questo può cambiare a 360 gradi la posizione della minoranza? Ma come, io ho parlato con la minoranza, da solo senza la maggioranza, non ho invitato neanche il capogruppo della maggioranza, ho voluto vederli da solo. Ho registrato, sì, è stato detto in Aula, l’ha detto anche Tripodi, ho registrato un clima addirittura più favorevole ed avevo più contestazioni nella mia parte politica.

Cosa è cambiato? La riunione con Scopelliti qui nel Palazzo? Ma non è questa la maniera di fare politica, non è questa davanti ad un problema palpitante come la sanità in questo territorio. Pensate davvero che possa sopportare tutto davanti ad un problema, ad un bubbone che mi scoppia e che ho voluto che scoppiasse? Ma guardate che io ho il coraggio delle mie scelte e lo dico a tutti.

Poi so che ci prendono le elezioni, leggo dichiarazioni… per le liste ognuno compete, certo nessuno è sereno. Voglio ringraziare, lo dico qui senza voler dare neanche lontanamente l’idea di lusingarli… perché poi sia Pasquale Tripodi che Talarico, che Trematerra sono stati critici com’è giusto. Ho sempre accettato le critiche ma loro sono rimasti in Aula.

Voglio dire a loro un grazie perché sono rimasti in Aula avendo un senso dello Stato sicuramente più spiccato di quello che ho dovuto registrare qui. Voglio ringraziarli – se posso dirlo – anche per aver votato no al federalismo fiscale.

Cioè, io davvero ho un sentimento proprio di attenzione e di simpatia per tutto questo. Ora non voglio neanche fare una polemica smodata, ho detto che parlavo e parlerò poco, molte cose le ha dette Naccari, ho apprezzato molto anche gli interventi di Pacenza e di Adamo, di tutti coloro che hanno parlato.

Naccari ha voluto ricordare – io non lo farò – quello che è successo quest’anno. Siamo stati massacrati e non ho detto niente. Siamo stati massacrati da un Governo che di fatto ci poteva rapinare di tutto quello che poteva rapinare.

Non è mai venuto nessuno, verranno in campagna elettorale. Ma vi sembra giusto - io non voglio dire – che la promessa di Prodi di immaginare questa come una regione prediletta si sia potuta tutta realizzare? Non è così. Prodi ci ha dato una mano, ci ha dato una mano anche nelle cose che non si vedono, nei rapporti in Europa. Sono cose importanti, ci ha dato i 3 anni per i forestali con Padoa Schioppa contrario, io questo l’ho vissuto in prima persona a Palazzo Chigi.

Forse non è stata la regione prediletta, ma potrebbe avvenire che oggi il premier dicesse che questa regione, che poi gli ha dato tanto consenso, fosse definita prediletta senza che tutti qui dentro, maggioranza e opposizione ci mettessimo a ridere? E’ totalmente fuori dal gioco, totalmente fuori, ha cominciato col primo provvedimento, quello di Fintecna che io e Cuffaro avevamo già firmato. Tutto, tutto rapinato e portato tutto al nord, un primo segno perché dell’Ici fruisce il nord non il sud.

E poi via via è stato un imperversare. Non evoco queste cose, non le ho mai dette qui dentro perché forse avrei dovuto farlo ma certo se si infuoca la campagna elettorale faremo anche questo. Ma io ho voluto rispettare, perché sono convinto, quando si vedono i provvedimenti, perché li vedono tutti, che la sofferenza maggiore, paradossalmente non è di questa maggioranza di centro-sinistra, ma degli schieramenti di opposizione.

Sono convinto anche io, se posso dirlo – l’ho detto un’altra volta questa cosa –, che sia Berlusconi che Fini non vorrebbero fare quello che fanno, perché prendono i voti e nessuno vuole perdere i propri voti. Ma lì c’è un partito che rappresenta tre-quattro Regioni, magari si espanderà ma oggi rappresenta 3-4 Regioni, e questa è una anomalia della democrazia che chi rappresenta tre Regioni poi pesi sul resto delle altre.

E’ una anomalia, pensateci, è un vulnus del consenso e della democrazia. Non voglio usare tutte queste cose e sono convinto che anche loro sono vittime come noi. Ripeto che qui non la voglio far lunga perché poi non ha senso…

Io ho sentito un dibattito della maggioranza, che ringrazio, di grandissima attenzione. Capisco anche alcune inquietudini di certi partiti con cui abbiamo fatto un pezzo di strada, abbiamo fatto anche delle cose importanti sul piano sociale. Abbiamo anticipato povertà, piano casa, le abbiamo fatte prima noi queste cose.

Quindi io sto attento agli equilibri della maggioranza ma sono stato attentissimo anche alla minoranza. Perché ho pensato sempre – l’ho detto dal primo giorno quando avevamo vinto con 20 punti di differenza, ma non lo voglio ricordare più – che qui non aveva senso avere un rapporto maggioranza e opposizione così come lo si può avere in Lombardia dove c’è una democrazia ordinata. La nostra è una democrazia disordinata.

Allora, amici, sono venuto qui a chiedere aiuto e l’ho chiesto anche alla opposizione. Mi dispiace tanto, e qui è stato detto, per esempio, se posso dirlo, io lo dicevo a Cersosimo mentre parlavano: si è bravissimi a parlare e a dir parole, ma se tutti potessero commisurare le parole con la coerenza del proprio profilo politico, se ognuno si potesse ascoltare in un flash back rispetto a quello che ha detto, magari in una fase precedente della propria vita, quando aveva funzioni e ruoli diversi, ci sarebbe da ridere.

Penso che bisogna tenere un minimo di coerenza nel proprio profilo, almeno che duri una legislatura e nella legislatura si può stare al governo, alla opposizione, si può stare dappertutto in un territorio che sotto alcuni aspetti è molto volubile.

Quindi, amici, quando mi dite – solo due o tre cose voglio ancora dire – il Piano sanitario

 Certo abbiamo costruito, ci abbiamo impiegato parecchio, Doris Lo Moro ci ha lavorato – la ringrazio – molto tempo… Io le dicevo, Adamo lo ricorderà, “ma questo piano è pronto?” rispondeva “faremo una cosa perfetta”. Ma quello era un piano espansionistico che io condividevo perché era il prodotto di quella stagione.

Poi è successo quel che è successo quando ci siamo accorti – io mi sono accorto se posso dirlo qui e forse lo dico per la prima volta -, perché in una di queste fasi, noi facciamo parte dell’Ufficio di Presidenza, una volta uscendo mi ha detto Errani “ma tu sei sicuro che i conti li hai a posto?”.

Siccome io ho un buon rapporto con Errani, anzi uno straordinario rapporto, l’ho seguito fino alla sua stanza e gli ho detto “te lo dico, sai tante volte molte cose si nascondono…” allora mi è venuto un tarlo, io ero in perfetta buona fede, sembro una persona anche furba – scusate questo riferimento personale – ma poi ho anche le mie ingenuità ed i miei pudori e mi sono detto “ma che succede qua? Si mette, si nasconde….” e mi sono posto il problema.

Abbiamo voluto fare un Piano sanitario, certo, e questo diventa il piano di rientro.

Ma, guardate, io vi voglio dire che non tutte le cose andranno malissimo. E’ sbagliato pensare in questa maniera catastrofica. Anche sul discorso dei manager – vi prego, non me lo dite più – :non ci vuole venire nessuno qua ancorché super pagati. Perché appena toccano… è come prendere la corrente, come se rimanessero tramortiti da una scossa elettrica. L’ho visto.

Guardate, che noi abbiamo preso tra i capi dipartimento – l’ho detto l’altra volta – personaggi di qualità assoluta che sono scappati via appena hanno “toccato” la Calabria. E’ durata più la corte che ho fatto loro della loro permanenza nel ruolo.

Davvero io, allora, questo capo dipartimento alla sanità me lo tengo buono e non solo per le sue qualità ma perché se ci lascia davvero…, ha ragione il collega Tripodi quando dice che con quella struttura… Anche qui io voglio dire – e, vi prego, ditemi se voi potevate fare una cosa diversa da quella che ho fatto io – quando ci sono stati gli arresti cosa potevo fare se non o dimettermi o mandar via tutti.

Li ho mandati via tutti e dopo 3 mesi Spaziante mi ha detto “ma io non posso stare fino a mezzanotte a scrivere le delibere” perché è chiaro sono spesso persone che sono state 20 anni là ed hanno stabilito, accumulato conoscenze che magari non hanno trasferito.

E’ un problema, ed oggi questo problema ce l’abbiamo. Io non escludo per niente che metta personaggi di Kpmg ancora per un anno pagati da noi, perché capisco che spesso quando andiamo al tavolo Massicci il cambio della faccia è importante.

E’ importante in questo clima drammatico di demonizzazione che subiamo. E quindi state attenti perché è facile dire sì il manager… ma, Belcastro, posso dire? Non c’è… Tripodi, Adamo, parecchi hanno detto no quando l’abbiamo messo.

Io ho risposto di sì, perché sono convinto che Belcastro è bravo ma questo non toglie nulla che è stato una catastrofe. A parte che non doveva rispondere a quelle domande alle quali doveva rispondere il direttore scientifico. Cosa c’entra il direttore amministrativo con i progetti di ricerca? Può sapere che sono? Ha sbagliato perché poi siamo anche un pochino provincialotti

Guardate, io non ho nulla da difendere, non me ne frega niente, scusate questo linguaggio. Ma voglio dire che adesso non possiamo fare di questa trasmissione il codice del nostro impegno in un settore così nevralgico.

Io vi dico davvero, non sono convinto che in tutta questa immane sfortuna noi non abbiamo uno strumento che è importante: noi, paradossalmente abbiamo risorse – questo non lo può fare il Lazio – che possiamo investire in sanità e che sono risorse dell’Europa che abbiamo, ripeto, in mano noi.

Io ho già nominato un commissario per fare le “case della salute” e stiamo immaginando – qui chiedo il vostro aiuto – perché non sai se devi farle in un posto piuttosto che in un altro. Più occhi guardano meglio in queste scelte. Queste sono le scelte centrali che dobbiamo fare insieme.

Sono stato irriso oggi sui 4 ospedali. Ma certo questi sono una cosa da nulla, non si costruiranno più ospedali in Italia se non con quattrini privati e noi li facciamo con una ordinanza di protezione civile. Facciamo delle cose importanti nella regione ed è un peccato davvero se…

(Interruzione)

…certo, è semplice il discorso.

Se io entro un mese non propongo un piano di rientro convincente, quelli ci commissariano perché io sento la pressione elettorale sulle spalle, perché malgrado tutto quel che è successo in questa legislatura siamo ancora là. Su questo ci dovremmo difendere tutti, anche la opposizione, perché, vedete, la stagione può diventare traumatica, che si interrompa per molte ragioni ma non per questo, lasciamo stare questo che attiene ai nostri profili autobiografici e biografici ed io lo faccio perché dobbiamo dare risposte ai calabresi.

Io ho pensato di proporre qui anche quando ci siamo incontrati, anche in privato…

(Interruzione)

…non è facile scegliere perché tu spesso devi farlo fra due cose che sono antitetiche. Purtroppo è questo il mestiere e la risorsa della politica. La politica può scegliere discrezionalmente.

Noi qui dobbiamo fare insieme un piano di rientro ed un Piano sanitario rivisto insieme alla luce del rientro.

Da oggi in poi, amici, non abbiamo più le prerogative di consiglieri regionali, tutto è in mano al Governo ed io dipendo dal Governo non più da qui. Se non ci rendiamo conto che tutto quello che insieme voglio fare con voi, perché questa è la nostra risorsa, sono convinto che alla fine anche la minoranza, anche quella che oggi è andata via, fuori, che magari voleva fare una conferenza stampa mentre c’era il dibattito in Aula – è una cosa che non sta né in cielo né in terra –potrà dare un grande apporto.

Io voglio che venga al tavolo, che mitighi il vento elettorale che di qui a poco, fino al 7 giugno investirà tutti. Venga al tavolo perché dobbiamo costruire qualcosa e lo dico davvero senza alcuna retorica, ché dobbiamo costruire non per noi ma per i calabresi che ci guardano.

Presidenza del Presidente Giuseppe Bova

PRESIDENTE

Con la replica del Presidente Loiero si conclude il dibattito. Oltre alla replica ci sono stati 24 interventi che evidenziano come ci sia un Consiglio in buona salute.

Si passa all’articolato, vedendo di votare in maniera ordinata, ci sono parecchi emendamenti e c’è un testo coordinato.

Chiamerò gli emendamenti per numero di protocollo in modo da evitare confusione, pregando che nessuno si muova dal banco. Il voto è sempre formale ed esplicito senza confusioni successive.

Partiamo con l’articolo 1 del progetto di legge.

All’articolo 1 è stato presentato emendamento protocollo numero 902 a firma dell’assessore Naccari che così recita: “Il comma 1 è così sostituito: 1. In adempimento all’articolo 1, comma 174, legge 30 dicembre 2004, numero 311 ed al fine del rispetto dell’equilibrio economico-finanziario, la Regione Calabria con effetto imputabile alla data di approvazione della presente legge, provvede alla copertura del disavanzo di gestione dell’esercizio consolidato del servizio sanitario regionale per l’anno 2008, emerso dal monitoraggio del quarto trimestre;

 2. All’articolo 3 sono aggiunte alla fine le seguenti parole <<salvo quanto previsto dall’art. 1, comma 1”.

L’emendamento si illustra da sé. Parere del relatore e della Giunta favorevole.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo 902.

(E’ approvato)

Sempre all’articolo 1, lettera a)…

Antonio BORRELLO

Presidente, ritiriamo l’emendamento a firma mia e del collega Pacenza, che riguarda l’articolo 1, lettera a)…

PRESIDENTE

Non siamo ancora arrivati a questo…

Antonio BORRELLO

No, perché l’emendamento dell’assessore Naccari è sub-emendamento rispetto al nostro. Pertanto ritiriamo il nostro e non c’è problema.

PRESIDENTE

Infatti, io sono partito anche da questo, articolo 1, lettera a) perché ho proposto a tutti l’emendamento protocollo 902 che abbiamo già votato, è giusto.

Ma prima di arrivare al suo emendamento c’è l’emendamento protocollo 874 a firma del consigliere De Gaetano che così recita: “All’articolo 1, lettera a) della proposta di legge viene aggiunto il seguente comma: <<l’incremento per l’anno 2009 dell’addizionale regionale Irpef sarà proporzionale e diversificato e verrà applicato solo sui redditi superiori a 24.000,00 euro lordi l’anno. L’incremento dell’aliquota Irap verrà applicata solo sui redditi delle società di capitali, degli istituti bancari, delle agenzie di assicurazioni e sui redditi derivanti dall’attività di produzione, trasformazione e commercializzazione di prodotti petroliferi>>”.

Prego, onorevole De Gaetano.

Antonino DE GAETANO

Presidente, questo emendamento l’abbiamo fatto perché ritenevamo che ci fosse un aumento dell’Irpef che credevamo fosse sbagliato e pensavamo di scaglionare questo aumento dell’Irpef in base alle tipologie di reddito.

L’assessore Naccari mi ha spiegato, parlando con lui, che così non è. Vorrei un chiarimento ufficiale affinché si sancisca che non c’è un aumento dell’Irpef per i cittadini calabresi con questo atto.

Demetrio NACCARI CARLIZZI, assessore al bilancio e patrimonio

Sì, la definizione faceva riferimento alla destinazione della quota libera di Irpef a copertura delle perdite 2008.

Quindi noi non abbiamo nessun incremento dell’addizionale Irpef ma solo la destinazione della quota che già c’è. I calabresi pagheranno di Irpef quel che hanno pagato l’anno scorso, due anni fa e così via.

PRESIDENTE

Se ho capito bene, l’emendamento è ritirato perché è tutto chiarito.

E’ ritirato anche l’emendamento all’articolo 1, lettera a), a firma Borrello-Pacenza.

Essendo stati ritirati, non ho altri emendamenti ai vari commi dell’articolo 1 pertanto pongo in votazione l’articolo 1 come emendato.

(E’ approvato)

Si passa all’articolo 2.

Pongo in votazione il comma 1.

(E’ approvato)

Pongo in votazione il comma 2.

(E’ approvato)

All’articolo 2, comma 3 è stato presentato emendamento protocollo numero 890, a firma dei consiglieri Borrello-Pacenza che così recita: “Dopo le parole <<n. 222>> si aggiungono le parole <<a condizione che il debito sia supportato da atto amministrativo assunto dall’azienda che ha richiesto la fornitura o la prestazione>>”.

Antonio BORRELLO

L’emendamento si commenta da sé, Presidente.

PRESIDENTE

Pareri del relatore e della Giunta favorevoli. Pertanto pongo in votazione l’emendamento.

(E’ approvato)

Pongo in votazione il comma 3 dell’articolo 2 come emendato.

(E’ approvato)

Al comma 4 dell’articolo 2 è stato presentato emendamento protocollo 890, sempre a firma dei consiglieri Borrello, Pacenza che così recita: “Gli eventuali atti di transazione e riconoscimento del debito assunti dai direttori generali ai sensi delle norme vigenti previa comunicazione ai dipartimenti della salute e del bilancio possono dare luogo a cessioni di credito a terzi, la cui efficacia è subordinata al realizzarsi della copertura finanziaria ai sensi della lettera b) del precedente comma 2. Gli stessi sono trasmessi entro 5 giorni dall’esecutività alla Procura ed alla Sezione di controllo della Corte dei Conti ed alla Commissione permanente competente>>”.

Antonio BORRELLO

L’emendamento si commenta da sé, Presidente.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’emendamento al comma 4 dell’articolo 2.

(E’ approvato)

Pongo in votazione il comma 4 come emendato.

(E’ approvato)

Al comma 5 dell’articolo 2 è stato presentato emendamento protocollo 890 sempre a firma dei consiglieri Borrello, Pacenza che così recita: “Dopo la parola <<stessa>> si aggiungono le parole <<nonché al consigliere regionale>>”.

L’emendamento si illustra da sé.

Pongo in votazione l’emendamento al comma 4 dell’articolo 2.

(E’ approvato)

Pongo in votazione il comma 5 dell’articolo 2 come emendato.

(E’ approvato)

Al comma 6, lettera a) dell’articolo 2 è stato presentato emendamento protocollo 871 a firma del consigliere De Gaetano che così recita: “Aggiungere il seguente comma <<l’incremento per l’anno 2009, dell’addizionale regionale Irpef, sarà proporzionale e diversificato e verrà applicato solo sui redditi superiori a 24.000,00 euro lordi l’anno. L’incremento dell’aliquota Irap verrà applicata solo sui redditi delle società di capitali, degli istituti bancari, delle agenzie di assicurazione e sui redditi derivanti dall’attività di produzione, trasformazione e commercializzazione di prodotti petroliferi>>”.

Antonino DE GAETANO

Questo emendamento, Presidente, riguarda sempre l’Irpef ed è ritirato.

PRESIDENTE

Sempre all’articolo 2, comma 6, lettera c) è stato presentato emendamento protocollo 890 a firma dei consiglieri Borrello e Pacenza, che così recita “dopo la parola <<indebitamento>> si aggiungono le parole <<determinata al momento di accensione del mutuo>>”.

L’emendamento si illustra da sé.

Pongo in votazione l’emendamento.

(E’ approvato)

Gli onorevoli Pacenza e Borrello hanno presentato emendamento protocollo 890 che così recita: “All’articolo 2, dopo il comma 6, si aggiunge il seguente comma 6 bis <<l’ipotesi di accordo di cui al comma 1 è trasmesso al Consiglio regionale>>”.

Pongo in votazione come emendato…

(Interruzione)

Onorevole De Gaetano, l’emendamento protocollo 872 è quello che mi aveva detto di ritirare? Era l’emendamento 871? L’emendamento protocollo 873 non ho la copia.

Prego, onorevole De Gaetano.

Antonino DE GAETANO

L’emendamento protocollo 872 così recita “All’articolo 2, comma 6, dopo la lettera b) della proposta di legge viene aggiunto il seguente comma b.2) <<dai risparmi di spesa rivenienti dalla distribuzione diretta dei farmaci da effettuarsi anche con la creazione e/o implementazione sul territorio regionale di farmacie comunali polivalenti che costituiscano anche i primi presidi sanitari territoriali con gestione diretta da parte delle aziende sanitarie provinciali>>”.

E’ un emendamento che mira a dare la possibilità, con i risparmi di spesa della farmaceutica, di incentivare le farmacie comunali e a dare la possibilità di indirizzare molta della distribuzione farmaceutica puntando molto sulla erogazione diretta, sui farmaci equivalenti.

Credo sia un emendamento importante perché può dare un modello - come quello che è usato in Toscana ed in Emilia – che in Calabria è stato tolto negli ultimi 10 anni. Credo che dia la possibilità non solo di avere risparmi ma maggiori possibilità ai cittadini di una riduzione della spesa ed anche un servizio migliore.

Prego, assessore Naccari.

Demetrio NACCARI CARLIZZI, assessore al bilancio e patrimonio

Non siamo contrari alle farmacie comunali, tutt’altro. Però il problema qual è? Se noi prevediamo in questa formulazione di destinare i risparmi di spesa alla costituzione delle farmacie comunali, di fatto vanifichiamo l’obiettivo della legge che è quello di effettuare risparmi di spesa per fare la copertura del disavanzo.

Noi, quindi, non possiamo non fare la copertura del disavanzo. Direi di scindere quel che può essere un obiettivo anche condivisibile di avere le farmacie comunali dalla copertura del disavanzo anche perché le farmacie comunali non funzionano diversamente dalle farmacie private.

Cioè, dove ci sono le entrate e gli utili della farmacia rimangono. Avremmo quindi la vanificazione dell’obiettivo di realizzare questa distribuzione diretta dei farmaci su cui c’è una trattativa che porta ad un risparmio significativo da parte del Governo regionale.

Se il consigliere è d’accordo, magari questo discorso delle farmacie comunali lo si può scindere e lo si può mettere in uno dei tanti provvedimenti organizzativi che facciamo sulla sanità, senza che il risparmio sul farmaco diventi un meccanismo per finanziare le farmacie comunali. Perché poi avremmo il dato di spostare una entrata regionale che finanza un servizio e a livello comunale che ha una entrata che non copre il disavanzo regionale.

PRESIDENTE

Prego, onorevole De Gaetano.

Antonino DE GAETANO

Credo, assessore, che possiamo anche togliere il fatto che i risparmi che derivano dalla farmaceutica possano andare ad implementare le farmacie comunali, ma dobbiamo mettere due cose. La prima è che si valorizzi e si punti molto sulle farmacie ospedaliere, sul fatto che, per esempio, a chi viene ricoverato in ospedale non debba essere data la ricetta per andare a comprare il medicinale nelle farmacie private ma deve essere la farmacia ospedaliera ad assicurare l’erogazione diretta del farmaco.

Questo lo dico perché, di solito, non avviene. Anzi nell’Asp di Reggio Calabria ci sono due farmacie , quella di Scilla e quella di Melito che non possono soddisfare il territorio. Dovremmo cercare di incentivare e di dare a tutti i cittadini la possibilità di accesso , ma questo dovrebbe essere messo in un provvedimento nero su bianco.

Secondo punto. Credo che dovremmo prevedere nella organizzazione del sistema sanitario la possibilità di incentivare – troviamo i metodi – le farmacie comunali che sono un punto essenziale nella sistemazione della sanità calabrese.

Faccio un solo esempio. Quando si passa alla farmacia comunale, sul farmaco c’è un risparmio del 30 per cento. Se noi vogliamo veramente risparmiare e dare nuovi servizi, se si va ad incentivare la farmacia comunale si risparmieranno questi soldi che possono così essere spesi per dare maggiori servizi ai calabresi.

Credo che se facciamo questo, non togliendo le quote ma trovando i meccanismi normativi, regolamentari e di incentivazione, se non è possibile giuridici, se mettiamo queste due  questioni , si risolverebbero tanti problemi del deficit che abbiamo in sanità.

PRESIDENTE

Prego, assessore Naccari.

Demetrio NACCARI CARLIZZI, assessore al bilancio e patrimonio

L’obiettivo allora è: distribuzione diretta dei farmaci e piano di cura. Questo è, in effetti, il percorso sul quale ci stiamo muovendo. Possiamo recuperare queste due sottolineature che lei pone nell’obiettivo 2, così dove si parla della farmaceutica, in coordinamento formale si sottolinei questo obiettivo che pone il consigliere De Gaetano, con la distribuzione diretta del farmaco ed il piano di cura dell’ammalato, che consegue quegli obiettivi su cui noi siamo assolutamente d’accordo e che evidenziava lui prima.

PRESIDENTE

Prego, consigliere Tripodi.

Pasquale Maria TRIPODI

Vi chiedo perdono, perché ammetto la mia ignoranza in materia.

Volete spiegare cosa intendete quando parlate di “erogazione diretta del farmaco”? Vi chiedo perdono.

Demetrio NACCARI CARLIZZI, assessore al bilancio e patrimonio

Il consigliere De Gaetano ha posto un problema con un obiettivo di natura politica che, secondo me, è condivisibile al di là della dizione specifica. Parla del piano di cura.

Chiaramente un malato che viene assistito in ospedale, quando viene dimesso dall’ospedale per i primi giorni successivi ha un piano di cura specifico e l’ospedale e l’azienda sanitaria provinciale a seconda delle tipologie, del tipo di ricovero ecc., gli consegna un percorso terapeutico con il piano di cura e materialmente i medicinali che deve prendere.

Tutto questo, essendo consegnato direttamente al malato, ha un costo ben diverso da quello che avrebbe l’acquisto in una farmacia dei farmaci che gli vengono assegnati.

E’ tutto questo. In tutte le Regioni è uno degli strumenti e delle politiche di riduzione del costo della farmaceutica.

(Interruzione)

Noi l’abbiamo superato con l’emendamento precedente. In ogni caso non è che le farmacie comunali regalino il farmaco. Le farmacie comunali hanno gli stessi introiti delle farmacie pubbliche. Solo che l’utile lo fa il comune e non lo fa il privato. Nella sostanza non c’è, quindi, differenza, al di là della disquisizione che da medico l’onorevole Tripodi che si finge ignorante vuol fare. Però la sostanza è quella.

E’ una ignoranza socratica la sua.

Pasquale Maria TRIPODI

Presidente, le chiedo perdono. Non è una polemica né un voler sottolineare. Però quando si presenta un emendamento e si va nella condizione di costruire un piano di rientro, allora io non posso in un emendamento mischiare un contenimento di spesa vero qual è l’erogazione diretta del farmaco con una filosofia che riguarda il principio delle farmacie comunali che, peraltro, è condivisibile ma che non ha niente a che vedere con un risparmio di spesa effettivo-costo.

Demetrio NACCARI CARLIZZI, assessore al bilancio e patrimonio

E’ stato separato perché quei punti che citava De Gaetano prima sono andati all’obiettivo 2 e sono solo punti di obiettivo. Questo è un altro elemento su cui si parla del piano di cura.

PRESIDENTE

Il mio intervento tendeva sempre a chiarire. Io non sono medico, come è evidente, però una cosa la capisco.

Noi stiamo discutendo - rispetto all’emendamento da inserire nell’articolato – la proposta dell’onorevole Naccari, se non sbaglio accolta dall’onorevole De Gaetano, che sposta dall’articolato alla parte in premessa e ad un coordinamento formale da fare in un secondo tempo, questo tipo di impostazione. Nel senso che i risparmi, il modo di risparmiare, l’organizzazione del rientro del risparmio sono ben definiti.

Poi ci sono i comandamenti nella prima parte, da lì si sposta, non c’è più. Diventa un coordinamento formale che poi qualcuno scriverà perché gli obiettivi riguardano la fattispecie che noi non stiamo né discutendo né votando. Chiaro? Perfetto, allora è ritirato l’emendamento ed andiamo avanti anche qui a chiarimento.

Immagino che debbo tornare allora un poco indietro. C’è l’emendamento a firma Borrello-Pacenza

(Interruzione)

C’è il comma 6 bis…

Antonino DE GAETANO

Scusi, Presidente, c’è l’emendamento protocollo 873, articolo 2 lettera b) che non abbiamo discusso.

(Interruzione)

PRESIDENTE

Allora è stato presentato emendamento protocollo 873 lettera b) all’articolo 2, a firma del consigliere De Gaetano che così recita: “Dall’articolo 2, comma 6, lettera b) della proposta di legge viene cassato il periodo da <<ivi>> a <<rimodulare>>”.

Antonino DE GAETANO

Questo è un emendamento molto semplice in cui si chiede di cassare il periodo che va da “ivi” a “rimodulare”. Per capirci e per esser chiari nella sostanza con questo emendamento si elimina l’introduzione del ticket sia sulle prestazioni che sul farmaco.

Credo sia un punto importante che come Partito richiediamo per non far gravare il risanamento della sanità sui poveri calabresi e su chi, con questa crisi, è sempre più in difficoltà.

PRESIDENTE

E’ chiaro per il relatore e la Giunta? Allora parere del relatore…

(Interruzione)

E’ l’emendamento protocollo 873 che così recita: “Dall’articolo 2, numero 6, lettera b) della proposta di legge viene cassato il periodo da <<ivi>> a <<rimodulare>>” anche se è iscritto tutto di seguito, doveva mettere i puntini.

Prego, assessore Naccari.

Demetrio NACCARI CARLIZZI, assessore al bilancio e patrimonio

Dobbiamo fare una premessa dicendo, intanto, che l’oggetto della discussione è il piano di rientro. E’ evidente che il piano di rientro si compone di una serie di interventi che non abbiamo scelto noi ma che sono previsti in una tabella ed in una metodologia che è quella fissata dal Ministero.

Il Ministero prevede interventi di tipo fiscale e tributario – e noi abbiamo fatto miracoli per evitare diciamo, appunto, l’incremento dell’Irpef – ed interventi che fanno riferimento essenzialmente al ticket e quindi a nuove entrate.

Cassare questo punto vuol dire eliminare la nuova entrata del ticket che è in vigore in Piemonte, nel Lazio, nell’Emilia Romagna, in Toscana e guarda caso non è sinonimo di cattiva sanità e non è opportuno – come dice giustamente il consigliere De Gaetano – che vada a cadere e pesare sulle cosiddette fasce deboli.

Questa è la logica sulla quale ci stiamo muovendo, cioè puntare ad una esenzione significativa di quelle che sono le fasce deboli economicamente, quindi le fasce della soglia di povertà e le fasce che, chiaramente, da un ticket possono avere un qualche valore.

Poi è evidente che il pagamento di un euro per un acquisto di un farmaco o per una prestazione per una categoria normale, medio-alta, è un fatto che assolutamente non incide sull’aspetto economico-patrimoniale.

E’ evidente, allora, che lo spirito dell’emendamento, della impostazione del consigliere De Gaetano è da noi assolutamente recepito e sarà recepito nella modulazione del provvedimento quando sarà fatto a valle di queste  norme di indirizzo e di principio sul piano di rientro.

Nessuno ha intenzione di far pagare ai poveri, alle categorie svantaggiate, a coloro che hanno determinate patologie che, peraltro, sono previste dalla normativa ed erano anche previste, alcune di queste nella normativa pre-vigente, il costo di un risanamento che è una operazione complessa che ha bisogno di diverse voci di entrata, di taglio dei costi, degli sprechi della spesa, ed in questa logica tutelando le categorie deboli, il Governo regionale ed il Consiglio regionale si muoveranno nella determinazione specifica del provvedimento sul ticket.

PRESIDENTE

E’ soddisfatto onorevole? Perfetto. La parola al Presidente della Giunta.

Agazio LOIERO, Presidente della Giunta regionale

Presidente, scusi, questa è una cosa delicata perché potrebbe capitare che se noi approviamo una legge che è diversa da quella che è stata – purtroppo non abbiamo i poteri di un tempo – coordinata con ladvisor, può capire che ci ritroviamo con una normativa e con una relazione tecnica loro che ci metterebbe in difficoltà.

Possiamo tentare di conciliare tutto? Posso proporre io un emendamento sostitutivo di quello che avevamo preparato noi e loro? Guardate un pochino, potrebbe andare bene così? Dobbiamo cercare di salvare – se è possibile – capra e cavoli.

“All’articolo 2, comma 6, lettera b) dopo la parola <<ticket>> si aggiungono le parole <<prevedendo l’esenzione per i redditi  più bassi e più vicini alla soglia di povertà e per le patologie più gravi>>”. Va bene così? Secondo me questo può passare, secondo me salva davvero tutto.

Fatemi mettere solo “la soglia di povertà” così questo me lo posso giocare… non facciamo una spiegazione pubblica, sono cose che si capiscono.

PRESIDENTE

Presidente, lo sta formalizzando?

Agazio LOIERO, Presidente della Giunta regionale

Sì, sì.

PRESIDENTE

Perfetto.

E’ stato presentato un sub-emendamento su cui la Giunta ha espresso parere favorevole. Dico bene, onorevole Naccari e Presidente, è stato espresso parere favorevole? No, perché l’hanno firmato i colleghi Michelangelo Tripodi e De Gaetano.

E’ stato formalizzato così ed è sostitutivo rispetto a tutto quello di cui abbiamo discusso e dice così.

“All’articolo 2, comma 6, lettera b) dopo la parola <<ticket>> si aggiungono le parole <<prevedendo l’esenzione per i redditi  più bassi più vicini alla soglia di povertà e per le patologie più gravi>>”. Va bene? Debbo rileggere?

Pongo in votazione l’emendamento.

(E’ approvato)

A questo punto, onorevoli Borrello e Pacenza, abbiamo altri emendamenti al comma 6 dell’articolo 2?

Antonio BORRELLO

Sì, Presidente, alla stessa lettera b) del comma 6 dell’articolo 2 – emendamento protocollo 890 – vi è la proposta: “Dopo la parola “<<ticket>> di aggiungere le parole <<per fasce di reddito e per patologia>> e le parole <<determinate prestazioni sanitarie>> che vengono sostituite con <<prestazioni di accertamenti specialistici diagnostici, di laboratorio e strumentali>>”.

Sostanzialmente è specificato.

PRESIDENTE

Va bene. Pongo in votazione l’emendamento come illustrato.

(E’ approvato)

Sempre all’articolo 2, comma 6, lettera b) è stato presentato emendamento protocollo 890 sempre a firma dei consiglieri Borrello, Pacenza che così recita: “Dopo la parola <<regolamento>> si aggiungono le parole <<, approvato previo parere della competente Commissione permanente da esprimersi entro 10 giorni>>”.

Pongo in votazione l’emendamento come illustrato.

(E’ approvato)

Non vi sono altri emendamenti…

Antonino DE GAETANO

Posso chiedere…

Antonio BORRELLO

Presidente, alla lettera c), del comma 6 dell’articolo 2 – sempre protocollo 890 – è previsto un ulteriore emendamento che così recita: “Dopo la parola <<indebitamento>> si aggiungono le parole <<determinata al momento di accensione del mutuo>>”.

PRESIDENTE

Pongo in votazione questo emendamento.

(E’ approvato)

Sul comma 6 dell’articolo 2 c’è altro?

Pasquale Maria TRIPODI

Presidente, le chiedo scusa. All’articolo 2, comma 6, c’è l’emendamento protocollo 891 a firma dei consiglieri Borrello e Pacenza. E’ stato ritirato o discusso? Per capire.

PRESIDENTE

Sì, è vero, c’è l’emendamento protocollo 891 a firma dei consiglieri Borrello e Pacenza all’articolo 2, comma 6, lettera e) che così recita: “Dopo le parole <<conseguenti all’attuazione dell’accordo>> sono aggiunte le parole <<anche per effetto del riequilibrio tra le prestazioni rese dal servizio pubblico e dagli erogatori privati accreditati, dall’adozione di appropriati meccanismi di sinergia tra unità operative e/o tra Aziende ospedaliere e sanitarie nonché dalla imposizione di un idoneo tetto di spesa per il personale calcolato in ambito regionale, che tenga conto della necessità di attivazione di nuove funzioni laddove sia accertata la possibilità di contenere o abbattere la spesa per la mobilità passiva>>”.

L’emendamento si illustra da sé…

Pasquale Maria TRIPODI

Le chiedo perdono, Presidente, perché su questo emendamento protocollo 891…

Antonio BORRELLO

Siamo all’890 ancora…

Pasquale Maria TRIPODI

Siccome stiamo parlando dell’articolo 2, comma 6…

Antonio BORRELLO

Lettera e), siamo ancora alla lettera c)….

(Interruzione)

L’ultimo emendamento approvato si riferisce alla lettera c) del comma 6.

Poi con l’emendamento protocollo 891 c’è un emendamento alla lettera e) che si illustra da sé, quindi possiamo procedere…

(Interruzione)

Procedere nel senso di passare alla discussione su questo che riguarda la lettera c).

Pasquale Maria TRIPODI

Volevo capire una cosa perché questo emendamento ha una sua filosofia. Gli estensori dell’emendamento dicono “sono aggiunte le parole <<anche per effetto del riequilibrio tra le prestazioni rese dal servizio pubblico e dagli erogatori privati accreditati…>>”.

Allora io voglio capire se vi riferite agli accreditati o ai convenzionati.

(Interruzione)

Agli accreditati? Allora io…

Antonio BORRELLO

Se non c’è l’accredito, non ci può essere la convenzione.

Pasquale Maria TRIPODI

Perfetto, ma siccome l’accredito tocca quando ci sono i requisiti, la convenzione è un’altra cosa.

Allora il riequilibrio di spesa… Vi chiedo scusa,  perché qui parliamo di un atto che va a creare una certa economia di scala. Il problema allora qual è? La convenzione o l’accreditamento? Perché sull’accreditamento non si crea in ogni caso economia, perché non è detto che l’emendamento sia di convenzione, assolutamente no!

Allora voglio capire se ci riferiamo ad un ragionamento sulla convenzione e quindi alla erogazione della spesa o no.

Antonio BORRELLO

La convenzione è un passaggio successivo all’accreditamento. Avendo a mente che abbiamo approvato una norma sull’accreditamento, una legge in cui è scritto che la convenzione scatta nel momento in cui la Regione o l’azienda programma il fabbisogno delle prestazioni e quindi acquista, nella fase dell’accreditamento,  questo ancora non c’è.

Il fine dell’emendamento è quello di trovare il riequilibrio delle prestazioni che svolgono pubblico e privato. Tutto qua.

Pasquale Maria TRIPODI

Presidente, su questo punto è bene che ci chiariamo perché è una legge.

La lettera e) dice che il riequilibrio anche economico è fatto sulle economie di scala...

Ripeto. La lettera e) dice che il riequilibrio anche economico è fatto sulle economie di scala conseguenti all’attuazione dell’accordo.

Allora ricordo a me stesso, non a voi, siccome la convenzione è un atto successivo all’accreditamento già stipulato mi chiedo: azzeriamo tutte le convenzioni e questo ragionamento ha un valore oppure…

Collega Borrello, quando una azienda va ad acquistare prestazioni lo fa non solo sull’accreditata ma sulle strutture che hanno una convenzione perché altrimenti non le può acquistare.

Volevate lasciarle in questo modo? Lasciatele in questo modo.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’emendamento.

(E’ approvato)

Antonino DE GAETANO

Presidente, se posso intervenire un attimino…

PRESIDENTE

Può su che? Chiedo scusa, c’è un emendamento suo che ho saltato?

Antonino DE GAETANO

No, ci sono alcuni emendamenti che vorrei proporre all’Aula, se il Presidente è d’accordo.

PRESIDENTE

Ma non è nelle mie prerogative, né di nessuno.

Antonino DE GAETANO

L’Aula è sovrana, potremmo anche decidere di applicare.

In ogni caso se non è possibile metterli in votazione, Presidente, li vorrei illustrare.

PRESIDENTE

E’ una vita che stiamo lavorando qui dentro assieme. Come faccio a rispondere io a questa richiesta?

Antonino DE GAETANO

Sono tre emendamenti. Se è possibile illustrarli, se non si possono mettere in votazione si usa un altro metodo.

PRESIDENTE

Tenga presente che fin quando io non li conosco è meglio, perché altrimenti si apre una discussione che, invece… mentre ora è formale, di metodo l’osservazione quando la discutiamo nel merito…

(Interruzione)

…in Aula la discussione la dirigo io.

Damiano GUAGLIARDI, assessore al turismo

Presidente, possiamo chiedere all’Aula se possiamo mettere o no in discussione questo emendamento?

PRESIDENTE

Ma può l’Aula derogare al Regolamento? Le chiedo scusa, onorevole, perché altrimenti presieda chi vuole. Tenga presente che debbo dare conto nella forma e nella sostanza non a 28 o a 31 o quanti siamo, ma a 50 consiglieri regionali ed ai cittadini della regione sulla base delle regole che noi assumiamo.

Damiano GUAGLIARDI, assessore al turismo

Presidente, mi deve permettere perché io ho sempre avuto rispetto per lei e per il suo modo di dirigere i lavori in Aula. Ma adesso non facciamo un caso di rigidità rispetto a tante altre riunioni in cui non c’è stata questa rigidità.

Noi stiamo soltanto chiedendo, se è possibile, di fronte ad un problema e di fronte alle conclusioni del Presidente della Regione, onorevole Loiero, su quel tipo di conclusioni le stiamo chiedendo di illustrare tre emendamenti che non abbiamo fatto in tempo a presentare secondo Regolamento.

Le stiamo chiedendo questo, Presidente. Se lei dice di no, saremo ubbidienti ed ossequiosi. Ma le stiamo chiedendo di poter fare un ulteriore atto politico per dare il nostro voto complessivamente positivo a questo provvedimento.

PRESIDENTE

C’è una richiesta dell’onorevole De Gaetano.

Antonino DE GAETANO

Brevemente e mi scuso per non aver potuto presentare nei termini regolamentari questi tre emendamenti che non diventano più tali a questo punto. Chiediamo un impegno formale all’Esecutivo su questi tre ordini del giorno che saranno portati avanti in sede di Giunta dall’assessore Guagliardi.

Li voglio brevemente illustrare e naturalmente questo è un discrimine per Rifondazione comunista nel prosieguo dell’esperienza anche della maggioranza.

Proponiamo che a far data dall’entrata in vigore della legge – quindi si aggiusti naturalmente come ordine del giorno -, quando entrerà in vigore il nuovo Piano sanitario, venga bloccata ogni nuova convenzione con strutture private.

La Regione in sede di rinnovo dei contratti di convenzione dovrà verificare l’esistenza a carico delle strutture private, richiedenti, dei requisiti richiesti dal codice etico valido per i consiglieri regionali”.

Cosa voglio dire con questo? Vorremmo una norma più stringente dal punto di vista della moralità. In una regione difficile come la nostra vorremmo evitare che ci siano casi in cui chi, per esempio, è rinviato a giudizio per motivi gravi di ‘ndrangheta, possa essere titolare o gestire una azienda accreditata e convenzionata con la Regione Calabria.

L’altro ordine del giorno “la Regione si impegna a rivedere” - questo è fondamentale – “il mix dell’offerta sanitaria ospedaliera e territoriale tra pubblico e privato con l’obiettivo del riequilibrio del sistema a favore del pubblico”.

Anche qui è un punto programmatico. Non mettiamo cifre ma alla fine del percorso dobbiamo invertire la tendenza e riconvertire molto della sanità che c’è oggi sul nostro territorio verso il pubblico.

“A tal fine si avvierà una verifica sui servizi non prettamente sanitari per poter, eventualmente, giungere ad un blocco delle esternalizzazioni ed alle eventuali internazionalizzazioni dei servizi stessi”. Anche perché una parte del debito proviene proprio dalla esternalizzazione.

L’ultimo e chiudo. “La Regione Calabria si impegna ad introdurre politiche di abbattimento o azzeramento tariffario per ogni struttura, qualora gli indicatori e appropriatezze di complicanza delle prestazioni rese per come fissato dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) vengono superate”.

Ad esempio: parto cesareo. In Calabria c’è una sproporzione di parti cesarei rispetto ai parti naturali e questo è un aggravio enorme per le casse della Regione.

Naturalmente io lascio all’Aula questi ordini del giorno e chiedo che la Giunta li approvi e li faccia propri.

PRESIDENTE

Prego, onorevole Tripodi.

Pasquale Maria TRIPODI

Presidente, le chiedo scusa, noi non abbiamo avuto niente in contrario affinché l’onorevole De Gaetano potesse illustrare questi ordini del giorno come li chiama lui, ma è opportuno che lasci la copia in Aula, perché ne vorremmo una…

(Interruzione)

No, assolutamente, noi siamo stati favorevoli affinché l’onorevole De Gaetano illustrasse gli emendamenti. Ma siccome si tratta di argomenti importanti che richiedono una discussione da parte della politica, allora anche noi vorremmo partecipare all’approfondimento, perché mi sembrano emendamenti che vanno in una direzione che per alcuni aspetti possiamo anche condividere.

PRESIDENTE

Ci sarà un numero di copie sufficienti. L’onorevole De Gaetano a premessa della illustrazione che ha fatto dei tre emendamenti ha detto che li trasforma in ordini del giorno e quindi in quanto tali chiede il voto finale.

Quindi dall’impianto dell’articolato questi tre emendamenti vengono, su proposta dello stesso proponente, nei fatti spulciati. A lui basta che in maniera seria il Consiglio nel momento in cui lo ritiene si possa pronunciare nei termini da ciascuno valutati.

Quindi in attesa che arrivino le fotocopie, se ritenete, possiamo procedere con l’articolato. Va bene così?

Mi pare – mi correggano i presentatori degli emendamenti – che non abbiamo più emendamenti nemmeno al comma 6, alle varie lettere e quindi così come emendato pongo in votazione il comma 6 dell’articolo 2.

(E’ approvato)

Tornando sempre all’emendamento protocollo 890 c’è un comma 6 bis a firma dei consiglieri Pacenza e Borrello che così recita: “All’articolo 2, dopo il comma 6, si aggiunge il seguente comma 6 bis <<l’ipotesi di accordo di cui al comma 1 è trasmesso al Consiglio regionale>>”.

Non ci sono osservazioni, pertanto pongo  in votazione il comma 6 bis.

(E’ approvato)

Allora a questo punto così come emendato pongo in votazione l’articolo 2.

(E’ approvato)

Sempre a firma dei consiglieri Borrello e Pacenza è stato presentato un emendamento protocollo 892 che riguarda un emendamento 2 bis che, quindi, diventa il nuovo articolo 3, che così recita:

“1. La Regione assume il principio della appropriatezza delle prestazioni quale strumento imprescindibile per la riorganizzazione del sistema ospedaliero al fine di realizzare l’efficientamento dei servizi e la razionalizzazione delle risorse.

2. La Giunta regionale entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, approva il “Regolamento dell’uso dell’ospedale” che, tra l’altro:

a) individua a partire dai Drg di cui all’allegato 2C del Dpcm 29 novembre 2001 le prestazioni per le quali il ricovero in regime ordinario, day hospital e day surgery è considerato inappropriato;

b) entro il termine perentorio di 30 giorni . dalla pubblicazione sul Burc del regolamento di cui al comma 2, istituisce presso ogni Asp e Azienda ospedaliera il “Servizio ispettivo di verifica e controllo” e ne disciplina le attività da esercitare sia in ambito pubblico che privato mediante la valutazione di almeno il 20 per cento delle cartelle cliniche dei pazienti che hanno usufruito delle prestazioni.

c) disciplina forme e modalità per le attività di assistenza a ciclo diurno (day hospital, day surgery, day service e chirurgia ambulatoriale) da far valere in ambito pubblico e privato. Spetta all’azienda pubblica o privata adottare i provvedimenti di attivazione che devono essere trasmessi al dipartimento della salute.

d) stabilisce le premialità e le sanzioni in base ai risultati raggiunti a favore o a carico direttamente delle aziende che, a loro volta, si rivalgono:

se trattasi di struttura erogante pubblica mediante lo spostamento di risorse di eguale entità dall’assistenza ospedaliera a quella territoriale e della prevenzione collettiva;

se trattasi di struttura erogante privata mediante la riduzione dei ricoveri ordinari valorizzati l’anno successivo o il mancato pagamento in caso di prestazioni erogate in regime di assistenza a ciclo diurno.

3. Le Asp e le aziende ospedaliere trasmettono trimestralmente dettagliate relazioni al Dipartimento della salute che, a sua volta, ne cura l’inoltro alla Commissione consiliare permanente competente.

4. Oltre alle sanzioni indicate è vietata la corresponsione di ogni tipo di indennità variabile e di risultato in favore del direttore generale di azienda sanitaria che non abbia raggiunto i relativi obiettivi.

5. Entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale su proposta del dipartimento della salute previa consultazione con le organizzazioni di categoria emana le linee guida per la verifica di appropriatezza dei trattamenti riabilitativi sia fisici che psichiatrici.

6. Entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale previo parere della competente Commissione permanente e sentite le organizzazioni di categoria dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, definisce le misure di contenimento della spesa farmaceutica coerenti con l’appropriatezza prescrittiva per il progressivo riallineamento, all’obiettivo programmato del 14 per cento.

7. Il dipartimento tutela della salute verifica trimestralmente i risultati conseguiti e il raggiungimento degli obiettivi in ordine al piano di rientro dal disavanzo e propone alla Giunta regionale la decadenza dall’incarico del direttore generale.

8. La Giunta regionale per il riparto del fondo sanitario regionale fra le aziende sanitarie adotta anche criteri tendenti alla premiazione delle gestioni aziendali più virtuose.

L’emendamento si illustra da sé.

PRESIDENTE

Prego, onorevole Tripodi.

Pasquale Maria TRIPODI

Presidente, mi perdoni, qualcuno deve parlare su queste cose.

Questo è un articolo aggiuntivo ex novo. Siccome è un articolo aggiuntivo, io l’ho letto attentamente e lo reputo importante. Una discussione su questo, a mio avviso, va fatta anche perché dà un orientamento ad alcuni provvedimenti.

Che si illustri da sé siamo d’accordo ma se ce lo volete illustrare - anche perché in Aula ne prendiamo contezza – ve ne saremmo grati.

PRESIDENTE

Prego, onorevole Borrello.

Antonio BORRELLO

Assolutamente, ci mancherebbe. Collega Tripodi, non c’è nessunissima difficoltà.

“Il si illustra da sé” è perché è scritto, credo, abbastanza chiaramente e quindi si percepisce anche il senso dell’emendamento.

Quindi, diciamo, la questione si riferisce soprattutto e principalmente al problema annoso della appropriatezza delle prestazioni.

Abbiamo allora ritenuto assieme al collega Pacenza, ma anche con gli altri colleghi, che finalmente era arrivata l’occasione del piano di rientro per dare regole certe ad una condizione che crea problemi all’intero sistema sanitario e non solo in rapporto alle questioni economiche ma anche come prestazioni da erogare agli assicurati.

Si inserisce, quindi, un meccanismo di servizio ispettivo interno di controllo - interno significa interno alle aziende – per “obbligare” le aziende a controllare e verificare almeno il 20 per cento delle cartelle cliniche dei pazienti che usufruiscono di prestazioni ospedaliere.

Non basta solo questo ma c’è anche la stessa condizione che riguarda le prestazioni a ciclo diurno: day hospital, day surgery ecc., ecc.

Non ci siamo limitati a questo ma siamo andati un po’ al di là individuando premialità e sanzioni. Premialità per le aziende virtuose che riescono a realizzare questi obiettivi, sanzioni per quelle che non riescono a raggiungere questi obiettivi.

Dopo di che c’è la parte che riguarda sempre il concetto dell’appropriatezza e che riguarda anche le prescrizioni farmaceutiche, che ha una sua funzione non solo rispetto alla appropriatezza a questo punto delle prescrizioni ma, soprattutto in funzione del raggiungimento di un obiettivo programmato che è quello del 14 per cento. Per rientrare in qualche maniera visto che ad oggi la spesa farmaceutica è ben al di là dello stesso 14 per cento.

In più c’è un comma 7 che, sostanzialmente, dà mandato al dipartimento della salute di una verifica trimestrale di queste attività.

Se questo non dovesse esserci da parte delle aziende e quindi, addirittura, non promuovere le relazioni trimestrali , è prevista la decadenza dell’incarico del direttore generale.

C’è un comma 8 che recita “per il riparto del fondo sanitario regionale fra le aziende sanitarie adotta anche criteri tendenti alla premiazione delle gestioni aziendali più virtuose.”

Quindi, in un ambito di concetto più generale c’è anche questo obiettivo che persegue la Regione di non solo sanzionare le aziende inadempienti ma laddove c’è virtuosità nelle attività addirittura premiarle. Questo è tutto. Grazie.

Pasquale Maria TRIPODI

Onorevole Borrello, condivido appieno quel che c’è scritto. L’unica mia perplessità è che voi avete previsto in questo emendamento una scadenza temporale ben precisa: 30, 60, 90 giorni ecc., ecc.

Cosa che io che non reputo assolutamente possibile, cioè che la Giunta regionale possa rispettare oppure gli organismi che voi avete individuato possano rispettare questi criteri.

A mio avviso, per l’esperienza che ho in questa Regione, direi allora di spostare almeno di 30 giorni in avanti le date che avete indicato perché mi sembra strano che entro 90 giorni…

Antonio BORRELLO

No, le dico subito, onorevole Tripodi.

Le date ed i termini le abbiamo anche “concordate” con il direttore di dipartimento. Ci ha assicurato che la tempistica per il dipartimento va bene e quindi a questo punto nessuna perplessità che avevamo avuto anche noi, per la verità.

Pasquale Maria TRIPODI

Onorevole Borrello, mi farò carico allora in quest’Aula se i tempi non saranno rispettati a ricordarlo ed a chiedere le dimissioni del direttore generale.

PRESIDENTE

Pongo in votazione l’emendamento protocollo 892.

(E’ approvato)

Questo diventa il nuovo articolo 3.

Poi è stato presentato sempre a firma dei consiglieri Borrello, Pacenza l’emendamento protocollo 893 che diventerebbe a questo punto articolo 4, che così recita:

“1. Ai fini del rispetto dell'obbligo di riduzione del costo del personale delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e universitarie, previsto dall'articolo 1, comma 98, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, relativo ai limiti alle assunzioni per regioni ed enti del servizio sanitario nazionale, dall'articolo 1, comma 198, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, relativo al concorso delle Regioni e degli enti locali al contenimento degli oneri di personale, nonché dall'articolo 1, comma 565, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, relativo alla ridefinizione della disciplina sui vincoli alla spesa per il personale degli enti del servizio sanitario nazionale, e successive modifiche e ai fini del piano di rientro nell'equilibrio economico-finanziario, relativo alla ricognizione da parte delle regioni delle cause di inefficienza, le medesime aziende, prima di procedere alla pubblicazione, anche sul sito Internet, dei bandi di concorso o di avvisi per l'assunzione, devono acquisire l'autorizzazione della Giunta regionale. L'autorizzazione deve essere acquisita anche per le assunzioni a tempo determinato, ovvero per rapporti di collaborazione, consulenze o per altre tipologie contrattuali, a qualsiasi titolo riconducibili a nuove spese per il personale, comprese quelle rientranti nei rapporti convenzionali per la specialistica ambulatoriale interna e per la continuità assistenziale. Sono escluse dalla disciplina sopra descritta le selezioni riservate al personale interno purché finanziate con i fondi contrattuali e le procedure di cui alla legge regionale n. 1/2009.

2. E' fatto divieto di erogare indennità di risultato al personale delle Aziende sanitarie ed ospedaliere che non abbiano attivato la contabilità analitica o comunque un sistema di contabilità direzionale.

3. Ai fini della istruttoria per l'autorizzazione di cui al comma 1, i direttori generali delle aziende devono formulare preventivamente, sulla base di una valutazione della capacità operativa delle singole strutture, del numero dei posti letto, delle risorse umane disponibili, delle caratteristiche qualitative e quantitative delle apparecchiature e delle altre risorse strumentali, del numero di prestazioni effettuate e della produttività dimostrata negli anni, misure di riorganizzazione e riconversione, nonché di concentrazione ed unificazione di funzioni specifiche, al fine di riallocare le risorse umane eccedenti a funzioni carenti.

4. Ai sensi dell'articolo 30 del decreto legge 4 luglio 2006, n. 223 (Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale), convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, alle aziende, in caso di mancato conseguimento degli obiettivi di risparmio di spesa previsti dalle norme di cui al comma 1, è fatto divieto di procedere ad assunzioni di nuovo personale, fatti salvi l'eventuale reclutamento di profili infungibili ed indispensabili al fine del mantenimento dei livelli essenziali di assistenza (LEA) preventivamente autorizzati dalla Giunta regionale e la mobilità infraregionale tra le aziende”.

Vuole illustrarlo onorevole Borrello oppure lo vuole illustrare l’onorevole Tripodi?

Antonio BORRELLO

Se lo vuole illustrare Tripodi non ci sono problemi.

In due battute, Presidente, perché penso che davvero anche qui ci sia una grande chiarezza espositiva non per merito nostro ma perché pensiamo che in queste norme vada necessariamente mantenuta la maggiore chiarezza possibile.

Si tratta della spesa per il personale laddove noi – richiamandoci, tra l’altro, a norme nazionali già esistenti ed in vigore – cerchiamo di ricondurre la spesa del sistema sanitario rispetto al personale in un ambito che non solo comporti una maggiore economia ma punti ad una qualità professionale maggiore.

Le attività di assunzione, ma non solo di assunzione, devono essere rigorosamente esaminate dal dipartimento che poi proporrà alla Giunta regionale l’autorizzazione.

Qui c’è anche una novità che riguarda il divieto – mi riferisco al comma 2 – di erogare l’indennità di risultato al personale delle aziende sanitarie ed ospedaliere, chiaramente, che non abbiano attivato la contabilità analitica o comunque un sistema di contabilità direzionale.

Questo perché occorre che ci siano anche qui certezze di quelli che sono i centri di costo e quant’altro.

Poi il resto si richiama sempre ad ogni attività che riguarda l’assunzione di nuovo personale.

C’è una deroga che riguarda… no, forse questo è l’altro articolo. Va bene così.

PRESIDENTE

Prego, onorevole Tripodi.

Pasquale Maria TRIPODI

Su questo articolo, Presidente, io ho alcune perplessità e lo voglio dire perché ne condivido lo spirito, anche perché è previsto per legge.

Però, al comma 2, l’indennità di risultato del personale delle aziende viene raggiunta  per servizi, unità operative, centri complessi, reparti in cui il personale medico, paramedico e quant’altro contribuisce nella loro interezza come prestazione delle erogazioni al raggiungimento dei risultati.

Altra cosa è la contabilità analitica che deve essere attivata dal punto di vista amministrativo.

Allora il problema qual è? Fermo rimanendo che c’è una contabilità che è prevista per legge, di reparto e quant’altro, è penalizzante per il personale non attivare le indennità di risultato sol perché non vi è una contabilità analitica o direzionale.

Allora qualcosa si deve fare come sanzione, collega Borrello, altrimenti poi ci troviamo che il personale che ha lavorato ed ha prodotto non usufruisce della indennità del risultato raggiunto col proprio lavoro sol perché c’è una deficienza strutturale. Questo mi sembra, altresì, penalizzante per il risultato.

Se noi lasciamo, poi, come è giusto che sia alla libera iniziativa dei direttori generali di modulare le risorse umane in funzione non solo delle attrezzature ma anche del carico del lavoro che hanno le varie strutture, ci scontriamo – a mio avviso, ma questo valutatelo voi che siete i proponenti dell’emendamento – con una capacità in positivo che deve avere necessariamente la struttura assessorile di dare indicazioni su quelle che sono le strutture previste dalla legge.

Perché un modulo che possa essere di 16 posti letto, di 32 posti letto ha una struttura garantita, se il direttore generale d’accordo con il primario, col capo dipartimento ospedaliero, col capo dipartimento chirurgico o quant’altro – usiamo questi termini – può decidere di fare un intervento che possa incentivare ancora queste prestazioni, sta in una condizione di agibilità della struttura stessa.

Anche qui mi sembra penalizzante rispetto a quella capacità in positivo che vogliamo dare al sistema, perché parliamo di sistema non di singolo caso. Quindi la legge riguarda il sistema della sanità calabrese.

Un’ultima cosa. Una verifica del personale, dei costi del personale, azienda per azienda, e questo lo dico perché lo spirito dell’emendamento è da condividere, a mio avviso va fatta già da ora. Ci sono aziende – ne cito una perché ne conosco il caso personalmente – come quella di Locri che ha un surplus di economie pari al 12 per cento delle risorse del personale, Presidente, più o meno. Sarà il 10 o il 13 ma più o meno quello.

Con una capacità in positivo che ha di fare assunzione di personale che non viene concessa, mettiamola allora in grado di avere a disposizione risorse umane necessarie.

Uno che risparmia già sul personale 10-12-15 milioni di euro già ora, che ne spenda 7, adegua la struttura ed ha un risparmio ulteriore di spesa.

Valutate, allora, rispetto a questo ed anche alla capacità in positivo che ha il personale di essere adeguato anche al nuovo orientamento di sanità che vogliamo dare a questa Calabria.

PRESIDENTE

Il linguaggio dei segni…

Prego, onorevole Borrello.

Antonio BORRELLO

Una semplicissima osservazione, davvero quasi irrilevante.

Cioè, se fino ad oggi il meccanismo che indica l’onorevole Tripodi ha portato a questi risultati l’emendamento, davvero, si spiega da sé.

Noi vogliamo tendere affinché questi risultati non ci siano più. Per poterlo fare c’è necessità di un controllo rigoroso sapendo che comunque i servizi vanno assicurati.

E’ l’eccedenza che noi andiamo combattendo, perché oggi con l’eccedenza abbiamo raggiunto questi risultati. Tutto qua, grazie.

PRESIDENTE

Quanto detto dall’onorevole Borrello, non per commentare ma per mettere ai voti. In quelle bottegucce che oggi non ci sono più c’era un uomo molto magro e si diceva “lui vendeva a credito”, e questo è lei, mentre quello più grosso “vendeva in contanti”.

L’emendamento protocollo 892…

Pasquale Maria TRIPODI

Presidente, sono sicuro che su queste cose domani, dopodomani ci sarà in Calabria una discussione, ma non con noi, con i sindacati, con le organizzazioni di categoria e quant’altro.

Non è possibile che un comma dell’articolo dica testualmente “E' fatto divieto di erogare indennità di risultato al personale delle Aziende sanitarie ed ospedaliere che non abbiano attivato la contabilità analitica o comunque un sistema di contabilità direzionale”.

Ora io vi chiedo, perdonatemi, perché domani i sindacati diranno la stessa cosa.

Chi deve attivare la contabilità direzionale o di comparto?

Antonio BORRELLO

Onorevole Tripodi, è l’azienda che è chiamata ad attivare, perché quei risultati cui lei si riferisce – molto aleatori, purtroppo per noi – significano che sono stati ottenuti in assenza di una pianificazione certa delle risorse e dei centri di costo. Questa è l’essenza dell’emendamento e questo vuol significare.

Vuol dire che se i sindacati ed i dipendenti sono davvero animati da spirito di impegno nell’attività lavorativa,  spingono sull’azienda affinché si qualifichi con i centri di costo. Tutto qua.

Pasquale Maria TRIPODI

L’osservazione può essere pertinente però – vi chiedo scusa e non intervengo più su questo, ognuno poi… - noi stiamo facendo pagare uno scotto al personale che ha raggiunto un risultato. Che ha raggiunto un risultato perché se non ha raggiunto il risultato per legge non gli tocca l’indennità.

Se noi riteniamo che gli tocca per legge è perché ha raggiunto un risultato.

PRESIDENTE

E’ tutto chiarito, a credito ed in contanti.

Pongo in votazione l’emendamento protocollo 893.

(E’ approvato)

Così questo emendamento diventa articolo 4.

Si passa all’emendamento protocollo 894, sempre a firma dei consiglieri Pacenza e Borrello, che diventa articolo 5 e che così recita:

“1. La Giunta regionale, ove, entro la data del 31 dicembre 2009, non si addivenga al riconoscimento quale Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico, recede dalla <<Fondazione per la ricerca e la cura dei tumori Tommaso Campanella>>, di seguito denominata Fondazione. Di conseguenza, il presidente della Giunta regionale nomina, d'intesa con il Rettore dell'Università di Catanzaro, un commissario liquidatore.

2. Ferma restando la continuità assistenziale, il commissario liquidatore dà attuazione a quanto previsto dall'articolo 21 dell'atto di costituzione della predetta Fondazione. In particolare predispone un piano esecutivo particolareggiato, nei tempi e nei modi, per la riconduzione delle attività e delle funzioni della Fondazione nell'ambito delle attività e delle funzioni dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini. Il piano, previo parere della competente commissione permanente, è approvato dal Presidente della Giunta regionale e dal Rettore e deve essere compiutamente realizzato entro 60 giorni dalla data di approvazione, pena la riduzione del 70 per cento di ogni eventuale emolumento connesso alla funzione di commissario liquidatore fino alla conclusione dell'incarico.

3. Il Piano di cui al comma precedente prevede la riconduzione nell'ambito della struttura organizzativa dell'Azienda Mater Domini delle unità operative complesse allo stato esistenti presso la Fondazione che possano dimostrare notevoli volumi di attività e che siano di interesse ai fini della riduzione della migrazione sanitaria. In tal caso le predette unità entrano a fare parte della struttura sanitaria ed operativa del Mater Domini; i rapporti di lavoro dei dirigenti medici e del personale sanitario in atto presso tali unità continuano presso l'Azienda senza soluzione di continuità”.

Chi illustra l’emendamento questa volta? Prego, onorevole Pacenza.

Franco Mario PACENZA

Grazie, Presidente, anche qui potremmo affermare che “si illustra da sé” nel senso che si propone di ragionare rispetto alla Fondazione Campanella sul piano della sua funzione amministrativa e della sua emanazione, avendo anche contezza, ed un equilibrio nella proposta, che, rispetto alla vicenda della struttura, nessuno si è mai sognato di mettere in discussione l’offerta del servizio, che è, quindi, esclusa dalla discussione.

Qui si potrebbe anche far riferimento a valutazioni che non sono state per quanto ci riguarda di emotività.

Non è un ragionamento che deriva dalle note vicende televisive. Per chi vuole approfondire basta richiamarsi alla relazione Serra-Riccio che a proposito fa riferimento specifico ad una anomalia sul piano giuridico e sul piano amministrativo.

Ma, proprio perché noi non siamo condizionati dalla emotività, l’emendamento propone ove – per come, oltretutto, è stata concepita nel suo atto originario – la Fondazione non dovesse essere trasformata in Ircs, in ente di ricerca e sapendo che proprio in questi giorni è maturata la fase temporale per capirci, il triennio di attività che consente questa possibilità ai sensi della norma nazionale, ecco, ove questo non dovesse accadere dal 1° gennaio 2010 – quindi c’è anche un periodo abbastanza lungo per verificare questa possibilità – la Regione, per quanto riguarda la sua funzione, avvierebbe procedura di ritiro da quel tipo di struttura.

Questo per evitare, ripeto, una discussione di carattere emotivo e per poter evitare anche un messaggio che né qui né altrove nessuno ha mai condiviso né messo in discussione che è quello di rafforzare l’offerta sanitaria di eccellenza in questa regione, e quella in qualità di offerta risponde a questi requisiti.

Seconda questione, l’emendamento propone nel caso in cui entro il 31 dicembre di quest’anno quella struttura non dovesse avere da parte del Ministero della ricerca scientifica e della salute il riconoscimento quale Istituto di ricerca, si chiede di affidare queste funzioni e queste competenze all’Università di Catanzaro.

PRESIDENTE

Non vedo osservazioni né richieste di intervento, pertanto pongo in votazione l’emendamento protocollo 894 che diventa articolo 5.

(E’ approvato)

Si passa adesso all’emendamento protocollo 895 a firma dei consiglieri Pacenza, Borrello che così recita: “Dopo l'articolo 2 si aggiunge il seguente articolo:

1. Al fine di ottimizzare e potenziare l'attività di controllo, vigilanza ed ispezione sulle Aziende pubbliche e private accreditate che erogano prestazioni di assistenza sanitaria il Consiglio regionale nomina l'Autorità per il sistema sanitario ai sensi della L.R. n. 39/1995 e s.m.i. con il compito di fornire referti periodici agli organi regionali di indirizzo e di gestione amministrativa competenti e per le seguenti funzioni:

a) valutare e controllare l'adeguatezza delle attività sanitarie e socio-sanitarie;

b) analizzare atti e circostanze sanitarie e amministrativo-contabili;

c) verificare, attraverso indagini su materie specifiche, l'applicazione degli standard di qualità e appropriatezza;

d) proporre ogni forma di intervento surrogatorio e/o di sanzione prevista dalla normativa vigente.

2. L'Autorità è composta da 5 esperti , di cui tre nominati dal Consiglio regionale, tra cui il Responsabile e 2 dal Presidente della Giunta regionale con le modalità previste dalla legge regionale n. 39/95.

3. Ai fini delle attività ispettive di controllo, l'Autorità è integrata da tre rappresentanti designati rispettivamente dalla Guardia di Finanza, dal NAS dei carabinieri e dalla Corte dei conti.

4. Al trattamento economico da attribuire ai membri dell'Autorità provvede l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale in sede di avviso pubblico, ed assegna il personale amministrativo necessario a supportarne le attività individuandolo all'interno della struttura burocratica del Consiglio regionale”.

Prego, onorevole Borrello.

Antonio BORRELLO

Presidente, non solo per illustrare brevemente l’emendamento ma anche chiedendo scusa – peraltro – a lei ed all’intero Consiglio regionale in quanto, purtroppo, anche per la fretta con la quale abbiamo dovuto lavorare su questi emendamenti un errore materiale vi è davvero.

I componenti dell’Authority sono cinque e non tre. Il riferimento era alla legge di nomina del consiglio di amministrazione della Fincalabra dove ci sono tre a carico del Consiglio e due a carico della Giunta. Volevamo e dovevamo mantenere la stessa impostazione sapendo che questo è un organismo che durerà in carica sei anni perché interessa avere disponibile una attività, davvero, di verifica e di analisi.

Perché mentre prima parlavamo del controllo ispettivo interno alle aziende questo è un controllo sempre ispettivo e di verifica ma esterno, quindi centralizzato presso il Consiglio regionale che è l’organo di controllo in generale sull’attività amministrativa.

Solo questo volevo precisare e quindi la ringrazio.

PRESIDENTE

Prego, onorevole Tripodi.

Pasquale Maria TRIPODI

Siccome ho fatto riferimento prima nel mio intervento, vorrei capire una cosa. Questo è un organismo del Consiglio regionale, non della Giunta regionale.

Quindi nella legge di rientro – permettetemi il termine – del debito sanitario contempliamo che il Consiglio si occupi della verifica dei requisiti strutturali, e non solo, ma anche di avere il compito di  verificare attraverso indagini su materie specifiche l’approvazione degli standard di qualità e appropriatezza. Giusto?

Fatemi capire se questa è la finalità.

Allora il Consiglio regionale su un atto - praticamente se ho capito bene altrimenti vi chiedo scusa – va a verificare quel che la Giunta ha determinato.

(Interruzione)

Allora spiegatemi meglio questo passaggio.

Antonio BORRELLO

Assolutamente non c’è nessun problema.

Qui non si tratta di una disposizione strettamente legata al piano di rientro, perché questo articolo, oggettivamente, col piano di rientro come tale assolutamente non c’entra niente.

Qui la preoccupazione è – come era anche per gli altri emendamenti – di immaginare una strategia di prospettiva che ci consenta di governare tutti i processi che interessano il sistema sanitario attraverso una serie di attività. Prima era l’appropriatezza, oggi è la verifica.

Perché mentre abbiamo previsto la verifica interna con l’articolo precedente, con l’emendamento precedente, oggi immaginiamo una verifica esterna all’azienda. Quindi un doppio binario di verifica per controllare davvero sistematicamente tutte quelle che sono le attività sanitarie e socio-sanitarie che si svolgono in Calabria sapendo e ribadendo che non c’entra col piano di rientro.

Il piano di rientro è un’altra cosa. E’ un indirizzo strategico su come, magari, individuare accorgimenti che ci consentano sperabilmente di non ricadere nel disavanzo di nuovo. Grazie.

Pasquale Maria TRIPODI

Onorevole Borrello, lei è relatore,  quindi mi devo rivolgere a lei.

Questo mi poteva convincere se non c’era il comma 3. Perché al comma 3, lei prevede che questa struttura – chiamiamola in questo modo perché è poi una vera e propria struttura – fa attività ispettive e di controllo e fa attività ispettive e di controllo avvalendosi di organismi quali Guardia di Finanza, Nas e Corte dei conti che vanno a verificare sul territorio non solo atti ma controllano anche le strutture stesse.

Allora mi sorge il dubbio. Permettetemi: ma col piano di rientro, questo che è più non un doppio binario ma è una vera attività di verifica, di controllo e di ispezione, cosa c’entra?

PRESIDENTE

…già l’ha detto l’onorevole Borrello che questa fattispecie riguarda la nuova sanità e rispetto alla nuova sanità ci sono “funzioni ordinarie di controllo”, questo sta dicendo. Poi questo è che ho capito io.

Antonio BORRELLO

ad adiuvandum Presidente

PRESIDENTE

Per una volta parlano tutti e due prima Borrello e poi Pacenza.

Antonio BORRELLO

Se parli tu è lo stesso…

(Interruzione)

Volevo solo dire questo. In questa attività di approfondimento e di proposta la nostra interfaccia non è stata solo quella tra Borrello e Pacenza ma è stato con il resto di gran parte della Giunta regionale, con i colleghi consiglieri del gruppo ecc., ma anche con colui il quale sta guidando il processo di rivisitazione del debito sanitario.

Posso dire senza tema di smentita che l’advisor – così si chiama Presidente? Io con l’inglese… le sigle non me le chiedete perché non le ricordo mai – ha apprezzato con grande interesse queste iniziative che siamo andati ad assumere ritenendo, anch’esso, che è il tentativo – non vogliamo avere la verità in tasca – di poter invertire questa tendenza del disavanzo.

E’ uno sforzo che stiamo facendo, onorevole Tripodi, e speriamo che vada in porto nella maniera in cui noi tutti auspichiamo. Grazie.

PRESIDENTE

Nella sostanza e nella forma come proposto dal collega Borrello e con la raccomandazione di coordinamento formale, attenta, pongo in votazione l’emendamento protocollo 895, come illustrato ed emendato verbalmente dal collega Borrello e che diventa articolo 6.

(E’ approvato)

Non ho più emendamenti…

Antonino DE GAETANO

Presidente, volevo fare la dichiarazione di voto sulla legge.

PRESIDENTE

Ancora non ho finito. C’è ancora l’entrata in vigore che diventa articolo 7.

Dopo che approviamo l’articolo 7 prima di mettere in votazione il complesso della legge, le darò la parola per dichiarazione di voto.

Pongo in votazione l’articolo 3 (entrata in vigore) che diventa articolo 7.

(E’ approvato)

Antonio BORRELLO

Presidente, sull’ex articolo 3 (entrata in vigore) ha già approvato?

(Interruzione)

PRESIDENTE

C’è già un coordinamento, per cui quello che stava per chiedere Borrello è già fatto con la prima. Noi siamo arrivati alla settima, come le macchine che hanno un cambio sequenziale ecc., ma già nella prima c’era… ecc.

Per dichiarazioni di voto sulla legge nel suo complesso, ha chiesto di parlare l’onorevole De Gaetano. Ne ha facoltà.

Antonino DE GAETANO

Un minuto soltanto per dire che Rifondazione comunista ha apprezzato lo sforzo che si è fatto per tentare di superare le nostre perplessità che ci sono e che sono forti su questo piano di rientro.

Anche in altre Regioni, per dirvi, c’è stato il piano di rientro. Abbiamo avuto forti perplessità, e se nei giorni scorsi avete letto i giornali, sul Lazio, purtroppo, c’è stato anche uno strappo su questo piano di rientro.

Pensiamo che nonostante gli sforzi fatti siamo insoddisfatti in particolare sul ticket. Avremmo preferito che il ticket non fosse stato reinserito, perché per noi questa è una discriminate. L’abbiamo detto anche prima e riteniamo che la Costituzione parli chiaro. La sanità è gratuita per tutti. La colpa non la diamo alla Giunta regionale ed a Loiero, naturalmente, ma la attribuiamo al Governo Berlusconi ed al ministro Sacconi che stanno imponendo, nei fatti, questo provvedimento.

Questa scelta non ci consente di votare il provvedimento. Non vogliamo creare strappi con la maggioranza, perché riteniamo che ci siano altre cose positive che sono state fatte in questi mesi, in questa legislatura.

Apprezziamo il lavoro che è stato compiuto anche in questi ultimi mesi nel campo ambientale e in tanti altri ambiti, non ultima la legge sulla accoglienza che è stata preparata e presentata, che è un punto importante.

Per questo decidiamo di non partecipare al voto e di non dare un voto positivo al piano di rientro.

Pasquale Maria TRIPODI

Non ho capito bene, Presidente, chiedo scusa, onorevole De Gaetano.

Di partecipare al voto o non partecipare?

(Interruzione)

Non partecipare.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Adamo. Ne ha facoltà.

Nicola ADAMO

Presidente, intervengo perché, così come si diceva in apertura dei lavori e per come è stato sottolineato dall’intervento conclusivo del dibattito generale dell’onorevole Presidente della Giunta, attraverso il lavoro di approvazione degli emendamenti è stata completata la stesura di un testo che al voto finale ci consegna una legge davvero degna di attenzione, significativa.

Dicevo nel mio intervento – lo speravo, lo auspicavo – che questa legge se paragonata agli altri provvedimenti delle altre Regioni è sicuramente, se non la migliore, tra le migliori che si potessero prevedere.

Siamo andati ben oltre ciò che chiede il Governo e per alcuni aspetti è stato fatto uno sforzo che va ben oltre le cosiddette inadempienze che sono state segnalate nella Commissione Riccio-Serra.

Cioè, è prevalsa nella impostazione che si è data sin dal primo momento, da quando il Presidente Loiero, la Giunta, questa maggioranza e questo Consiglio hanno dovuto fronteggiare il disavanzo, non un’azione necessitata di costrizione, perché non stiamo reagendo ad una minaccia di commissariamento ma stiamo reimpostando, riprogrammando il modello sanitario calabrese. Il piano di rientro, le linee guida che andiamo ad approvare oggi sono sostanzialmente un primo passo. Non è il momento conclusivo, il momento dell’approdo.

Adesso ci sarà il piano, ci dovranno essere corrispondenti momenti di attuazione gestionale perché il gap che noi avvertiamo, molte volte, anche tra le leggi che si approvano e l’attività gestionale, sta proprio in questo: cioè ritardi e non applicazione di leggi.

Questa legge prevede anche sistemi di controllo e sanzionatori in caso di inadempienze. Cioè, è molto più stringente e molto più vincolante.

Dispiace dover registrare alla fine di questa discussione, di questo confronto la posizione del collega De Gaetano, perché proprio il dibattito ed il lavoro che c’è stato va nella direzione dell’accoglimento di quella che può essere una preoccupazione, come dire?, proveniente da una certa domanda sociale di cui Rifondazione comunista è portatrice.

Il testo esprime una cultura che si pone il problema di ottimizzare, di tagliare gli sprechi secondo una impostazione socialmente equa.

Possiamo dirlo con molta forza. Anche le misure fiscali e quindi le misure impositive autonome che attiverà la Regione Calabria sono fatte nella logica di tutelare le fasce più deboli. Non c’è questo problema.

Si introducono elementi di razionalizzazione che vanno nella direzione di ridurre i costi ed aumentare la qualità dei servizi per cui non vorrei che anche qui, soprattutto alla luce della introduzione della riforma elettorale da parte del Parlamento nazionale che ha fissato nella soglia del 4 per cento la possibilità di accesso al Parlamento europeo, prevalesse una preoccupazione di tipo elettorale.Se questo dovesse esser vero, penso sia una scelta che non va, e per questa ragione ancor di più assume il voto un significato che non può non registrare la convergenza di tutte le forze che in quest’Aula sono motivate da una ispirazione profondamente riformista.

Parliamo alla Calabria ma parliamo soprattutto da una Calabria che vuol avere le carte in regola, ad un Governo nazionale che, invece, sta vessando i calabresi e sostanzialmente anche i suoi bisogni.

Per cui dichiaro voto positivo a nome del gruppo del Partito democratico. Rinnovo l’invito all’onorevole De Gaetano di valutare – alla luce delle modifiche che sono pervenute – quella posizione. Vedo, Presidente il collega Pasquale Tripodi, tutto ciò, se mi è consentito dire, non può non essere anche considerazione di riflessione da parte di un gruppo come quello dell’Udc che già oggi ha fatto registrare sensibili differenziazioni da posizioni aventiniane e fortemente impregnate di impostazioni elettoralistiche. Come dire? Quasi quasi una ragione in più per accedere, almeno, ad un voto non contrario, ad un voto negativo sul testo finale. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Pasquale Tripodi. Ne ha facoltà.

Pasquale Maria TRIPODI

Grazie, Presidente. Noi negli interventi che abbiamo fatto come Udc – penso di potermi spingere a dire che questa dichiarazione di voto rappresenta l’Udc nella sua interezza – abbiamo manifestato delle perplessità in ordine anche alla capacità del provvedimento di creare effetti.

Ci sorprende – ma non vogliamo entrare nel merito delle dichiarazioni del capogruppo regionale di Rifondazione comunista nonché segretario regionale di Rifondazione comunista – e prendiamo atto che Rifondazione comunista ha bocciato la filosofia di rientro del Piano della sanità proposto dall’Esecutivo.

Abbiamo apprezzato, per alcuni versi, gli sforzi che questo piano di rientro ha fatto. Abbiamo apprezzato anche alcuni emendamenti presentati da Borrello e da Pacenza. Non lo riteniamo, però, sufficiente per dare, veramente, una sterzata ed una inversione di tendenza.

Saremmo portati a fare una valutazione che nel merito, sostanzialmente, è di fatto, come ha detto il Presidente, anche uno sforzo.

Siamo stati in Aula per dimostrare che la distinzione non è tanto sulle posizioni della politica ma è sul piano dei contenuti e dei valori, per cui si condividono o non si condividono alcuni atteggiamenti, su alcuni provvedimenti che riguardano la Calabria, in ogni caso la sanità, a nostro avviso, ha una differente impostazione di soluzioni, ma sicuramente non ha colore politico. La sanità è sanità, appartiene alla destra, al centro ed alla sinistra.

Questo piano non riteniamo che sia sufficiente ad imprimere una svolta vera alla sanità in un prossimo futuro.

Facciamo gli auguri a questo Esecutivo ed al Presidente affinché possa raggiungere risultati che per questa Calabria siano apprezzabili. Ma il nostro voto è contrario.

PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l’onorevole Guerriero per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

Giuseppe GUERRIERO

A nome del Partito socialista che mi onoro di rappresentare in questo momento grazie al collega Cherubino, capogruppo, che mi ha permesso di parlare.

Noi come socialisti riteniamo di avere le carte in regola, anche noi, per dare risposte alle domande di carattere sociale.

Collega Adamo, ha ragione, il centro-sinistra ha queste caratteristiche, non v’è alcun dubbio. Ecco perché ci preme dichiarare pubblicamente che pur con le difficoltà in cui ci siamo trovati nel momento in cui abbiamo ascoltato la relazione del Presidente della Giunta regionale, con grande senso di responsabilità e consapevoli che questo che stiamo andando ad approvare è un atto necessario affinché si esca fuori dalle pastoie in cui, purtroppo, ci troviamo - per motivi che è inutile andare a ricordare e l’abbiamo detto un po’ tutti – noi siamo favorevoli a questa soluzione che riteniamo sia la migliore possibile.

Ringraziamo anche coloro i quali hanno lavorato ad un emendamento in maniera molto seria che corrisponde a quelle che sono le nostre volontà. Abbiamo la certezza che non si penalizzeranno i territori con le cose che stiamo portando avanti.

Abbiamo la certezza che non ci saranno lacrime e sangue per le popolazioni calabresi in quanto riteniamo che il miglioramento della qualità dei servizi in questa nostra terra dia risposta a quelli che sono i bisogni reali della nostra gente, Presidente.

Vedete, noi abbiamo assistito a livello nazionale a diatribe di carattere violento per quanto riguarda il discorso sul federalismo fiscale, purtroppo anche nel partito di maggioranza e all’interno della stessa minoranza.

Sappiamo quante difficoltà avremo da qui a venire, difficoltà che non le vivrà solamente la maggioranza di centro-sinistra ma anche l’opposizione di centro-destra quando il federalismo impererà in questa terra tanto amara e tanto difficile.

Ecco perché ritengo che sarebbe fortemente importante ed utile che i cari compagni di Rifondazione comunista, ai quali porto un grande rispetto, rivedessero un attimo questa loro posizione. Non tanto per tenere una coalizione ad ogni costo quanto per quello che essi possano rappresentare all’interno di una sinistra che ha necessità in questo momento di essere ordinata e coesa.

Ecco, è un invito che rivolgo al collega De Gaetano a rivedere un attimo la sua posizione e cercare di comprendere che non è una logica di uno scadimento che sta prevalendo ma è una logica che si muove nell’interesse di una Calabria che ha bisogno di quel che stiamo facendo stasera.

PRESIDENTE

Sono finite le dichiarazioni di voto. Tra l’altro il collega Guerriero sa meglio di me come democrazia e libertà…, quindi chiudiamola in questo momento.

Ora tutti coloro che si riconoscono nel motto “una vita da mediano”, cioè quelli che votiamo…

Pongo in votazione la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

(E’ riportata in allegato)

La legge è approvata con la formulazione che diventa immediatamente esecutiva.

Nicola ADAMO

Onorevole Presidente Bova, se capisco bene, la legge è approvata alla unanimità.

(Interruzione)

Non ti avevo visto, pensavo che in Aula non ci fossero tutte le presenze.

PRESIDENTE

Posso avere i capigruppo al banco?

(I capigruppo si portano al banco della Presidenza)

Convocazione della prossima seduta

PRESIDENTE

I capigruppo propongono di concludere la seduta su questo punto. Pertanto la seduta è tolta, i colleghi saranno convocati a domicilio.

La seduta termina alle 20,50

Allegati

Congedi

Hanno chiesto congedo i consiglieri Senatore, Gentile, Stillitani.

(Sono concessi)

Annunzio di proposta di legge e sua assegnazione a Commissioni

E’ stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge di iniziativa della Giunta regionale:

“Provvedimento generale, recante “Norme di tipo ordina mentale e finanziario (collegato alla manovra di finanza regionale per l’anno 2009). Articolo 3, comma 4 della legge regionale n. 8/2002. (Delibera G.R. n. 215 del 24.4.2009) (P.L. n. 382/8^)

E’ stata assegnata alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive – alla prima - Affari, istituzionali e affari generali – alla terza - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – alla quarta - Assetto e utilizzazione del territorio, protezione dell’ambiente – alla quinta - Riforme e decentramento – ed alla sesta - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

Trasmissione di deliberazioni

La Giunta regionale con nota n. 460 del 27 aprile 2009 ha trasmesso la deliberazione n. 214 del 24 aprile 2009 con allegati gli emendamenti sostitutivi rispettivamente alle proposte di legge numero 352/8^ e n. 353/8^:

“Bilancio di previsione della Regione Calabria per l’anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011” – emendamento sostitutivo alla proposta di legge n. 352/8^;

“Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2009 e pluriennale 2009/2011 (legge finanziaria)” – emendamento sostitutivo alla proposta di legge numero 353/8^.

Sono state assegnate alla seconda Commissione consiliare - Bilancio programmazione economica e attività produttive – alla prima - Affari, istituzionali e affari generali – alla terza - Attività sociali, sanitarie, culturali e formative – alla quarta - Assetto e utilizzazione del territorio, protezione dell’ambiente – alla quinta - Riforme e decentramento – ed alla sesta - Affari della Unione europea e relazioni con l’estero.

(Così resta stabilito)

Interrogazione a risposta scritta

Nicolò. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:

con decreto n. 3582 del 4 aprile 2008 è stato approvato il Bando avente ad oggetto: “Progetti Integrati per la riqualificazione, recupero e valorizzazione dei Centri Storici della Calabria”, pubblicato in data 30.05.2008, sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 22 – Parte III;

con DGR n. 170 del 8 aprile 2009 “Programmazione Regionale Unitaria 2007 – 2013. Ricognizione delle risorse finanziarie per il completamento del programma Centri Storici della Calabria di cui alle DGR n. 59/2007 e n. 783/2008” la Giunta regionale destina al sopracitato Bando la somma complessiva pari a euro 155.448.469,67;

con DGR n. 157 del 31/03/2009 è stato approvato il Programma Attuativo Regionale (PAR Calabria FAS 2007/-2013);

è stata adottata una graduatoria ed un elenco degli interventi ammessi a finanziamento esaminati dalla Commissione di valutazione;

dalle notizie apprese anche dalla stampa sembrerebbe che i criteri di selezione dei progetti per il recupero dei centri storici, da un lato, non abbiano tenuto conto della scelta di consorziarsi tra Comuni, come elemento maggiormente qualificante nell'assegnazione del finanziamento (basti pensare che sei Comuni hanno un finanziamento doppio rispetto a quello concesso a quindici borghi consorziati), né della qualità del progetto di riqualificazione (allorquando un Comune come Gerace, paese d'eccellenza tra i numerosi centri degni di rilievo storico-artistico della locride, rimane escluso completamente dall'iniziativa) -:

al di là dei tradizionali rimedi giurisdizionali a disposizione degli enti interessati per l'impugnazione della graduatoria in oggetto, quali provvedimenti intenda adottare per valutare la conformità delle scelte dei progetti alla ratio del bando di riqualificazione, recupero e valorizzazione dei Centri Storici della Calabria ed, eventualmente, per porre rimedio alle incongruenze sopra indicate.

(343; 30.04.2009)

Proposta di legge n. 374/8^, recante: “Ripiano del disavanzo di esercizio per l'anno 2008 ed accordo con lo Stato per il rientro dai disavanzi del Servizio sanitario regionale” (Del. n. 345)

Art.1

(Copertura del disavanzo di esercizio 2008)

1. In adempimento all'articolo 1, comma 174, legge 30 dicembre 2004 n. 311 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005)" ed al fine del rispetto dell'equilibrio economico-finanziario, la Regione Calabria, con effetto imputabile alla data di approvazione della presente legge, provvede alla copertura del disavanzo di gestione dell'esercizio consolidato del servizio sanitario regionale per l'anno 2008, emerso dal monitoraggio del quarto trimestre:

a) quanto al disavanzo strettamente imputabile all'esercizio finanziario 2008, mediante il gettito derivante dall’incremento, per l'anno 2009, nella misura massima consentita, dell’addizionale regionale all’imposta sul reddito delle persone fisiche e dell'aliquota dell'imposta regionale sulle attività produttive e mediante ogni altra risorsa, individuata e ritenuta necessaria dalla stessa Giunta regionale;

b) quanto al disavanzo riveniente dalle sopravvenienze passive iscritte nell’esercizio 2007, nell'ambito della manovra di rientro di cui al successivo articolo 2.

Art. 2

(Accordo per il rientro dai disavanzi)

1. La Giunta regionale, operando anche per stralci o per avanzamenti periodici, è autorizzata a definire, proporre, stipulare, attuare, monitorare e rimodulare con lo Stato l'accordo per il rientro dai disavanzi del servizio sanitario, di cui all'articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2004 n. 311, al fine di pervenire al risanamento strutturale dei servizi sanitari regionali, anche attraverso la ristrutturazione dei debiti contratti.

2. L'accordo, nel suo complesso, consta:

a) di una parte organizzativa, contenente gli indirizzi per la riqualificazione del servizio sanitario regionale che la Regione Calabria, in conformità ai principi di efficienza, efficacia ed economicità e nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza, deve progressivamente attuare;

b) di una parte finanziaria, nella quale si provvede alle forme e modalità di copertura dei disavanzi antecedenti al 31 dicembre 2007.

3. Ai fini di cui ai precedenti commi, i direttori generali delle Aziende sanitarie ed ospedaliere, sulla base delle verifiche effettuate dall'advisor designato dal Ministero dell'economia e delle finanze e nel rispetto delle linee guida adottate dalla Giunta regionale, effettuano senza ritardo ogni opportuna procedura di riconciliazione, accertamento e riconoscimento dei debiti esistenti alla data del 31 dicembre 2007, facendo applicazione dell'articolo 4, comma 2 bis, del decreto legge 1 ottobre 2007 n. 159, convertito dalla legge 29 novembre 2007 n. 222 "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale, a condizione che il debito sia supportato da atto amministrativo assunto dall’Azienda che ha richiesto la fornitura o la prestazione.

4. Gli eventuali atti di transazione e di riconoscimento del debito assunti dai Direttori generali ai sensi delle norme vigenti, previa comunicazione ai Dipartimenti Tutela della salute e Bilancio, possono dare luogo a cessioni di credito a terzi, la cui efficacia è subordinata al realizzarsi della copertura finanziaria ai sensi della lettera b) del precedente comma 2. Gli stessi sono trasmessi entro cinque giorni dall'esecutività alla Procura della Corte dei Conti, alla Sezione di controllo della Corte dei Conti ed alla Commissione permanente competente.

5. Le risultanze delle procedure extracontabili di cui ai precedenti comma sono trasmesse ai Dipartimenti Tutela della salute e Bilancio, per essere inserite nella parte finanziaria dell'accordo o valutate ai fini della rimodulazione della stessa, nonché al Consiglio regionale.

6. L'accordo per il rientro dai disavanzi destina alle Aziende sanitarie ed ospedaliere, per la copertura dei disavanzi antecedenti al 31 dicembre 2007, le risorse provenienti, alternativamente o cumulativamente:

a) dall'incremento, nella misura massima consentita, dell'addizionale regionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche e dell'aliquota dell'imposta regionale sulle attività produttive;

b) da quote di manovre fiscali già adottate o da quote di tributi erariali attribuiti alla Regione, ovvero da misure fiscali da attivarsi sul territorio regionale - ivi inclusa l'applicazione di ticket, prevedendo l'esenzione per i redditi più bassi, più vicini alla soglia di povertà e per le patologie più gravi, sulla distribuzione dei farmaci e/o sull'erogazione di prestazioni di accertamenti specialistici, diagnostici di laboratorio e strumentali, che la Giunta, con proprio regolamento, approvato previo parere della competente Commissione consiliare permanente da esprimersi entro 10 giorni, è autorizzata ad introdurre o rimodulare - in modo da assicurare complessivamente risorse superiori rispetto a quelle derivanti dal predetto incremento nella misura massima, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 1 del decreto legge 20 marzo 2007, n. 23, convertito dalla legge 17 maggio 2007, n. 64 "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2007, n. 23, recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario";

c) da appositi mutui, con oneri a carico della Regione, nei limiti consentiti dall'ordinamento vigente e dalle facoltà d'indebitamento determinata al momento di accensione del mutuo;

d) dall'assegnazione di quote di finanziamento integrativo, a seguito della sottoscrizione e dell'attuazione dell'accordo per il rientro dai disavanzi;

e) dalle economie di scala, conseguenti all'attuazione dell'accordo, anche per effetto del riequilibrio tra le prestazioni rese dal servizio pubblico e dagli erogatori privali accreditati, dall'adozione di appropriati meccanismi di sinergia tra unità operative e/o tra Aziende ospedaliere e sanitarie, nonché dall'imposizione di un idoneo tetto di spesa per il personale, calcolato in ambito regionale, che tenga conto della necessità di attivazione di nuove funzioni, laddove sia accertata la possibilità di contenere od abbattere la spesa per la mobilità passiva;

f) dalle sovvenzioni aggiuntive dello Stato, anche in applicazione delle disposizioni contenute all'articolo 1 del decreto legge 20 marzo 2007 n. 23, convertito dalla legge 17 maggio 2007 n. 64, dell'articolo 1, comma 164, della legge 30 dicembre 2004 n. 31 1 e dell'articolo 1, comma 796, lettera b), della legge 27 dicembre 2006 n. 296 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)" e dell'articolo 2, comma 46, della legge 24 dicembre 2007 n. 244;

g) dall'attribuzione dei fondi statali non ancora assegnati per il raggiungimento degli obiettivi del piano sanitario nazionale;

h) dall'esercizio delle azioni di responsabilità per danno erariale, anche ai sensi dell'articolo 1, comma 1 bis, del decreto legge 20 marzo 2007 n. 23, convertito dalla legge 17 maggio 2007, n. 64;

i) da ogni altra fonte individuata dalla Giunta regionale.

7. L'ipotesi di accordo di cui al comma 1 è trasmessa al Consiglio regionale.

Art. 3

(Appropriatezza delle prestazioni)

1. La Regione assume il principio dell'appropriatezza delle prestazioni quale strumento imprescindibile per la riorganizzazione del sistema ospedaliero al fine di realizzare l'efficientamento dei servizi e la razionalizzazione delle risorse.

2. La Giunta regionale, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, approva il "Regolamento dell'uso dell'ospedale" che, tra l'altro:

a) individua, a partire dai DRG di cui all'allegato 2C del D.P.C.M. 29.11.2001. "Definizione dei livelli essenziali di assistenza", le prestazioni per le quali il ricovero in regime ordinario, day hospital e day surgery è considerato inappropriato;

b) entro il termine perentorio di 30 gg. dalla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria del regolamento di cui al comma 2, istituisce presso ogni ASP e Azienda Ospedaliera il "Servizio ispettivo di verifica e controllo" e ne disciplina le attività da esercitare sia in ambito pubblico che privato mediante la valutazione di almeno il 20% delle cartelle cliniche dei pazienti che hanno usufruito delle prestazioni;

c) disciplina forme e modalità per le attività di assistenza a ciclo diurno (day hospital, day surgery, day service e chirurgia ambulatoriale) da far valere in ambito pubblico e privato. Spetta all’Azienda pubblica o privata adottare i provvedimenti di attivazione che devono essere trasmessi al Dipartimento Tutela della salute;

d) stabilisce le premialità e le sanzioni in base ai risultati raggiunti a favore o a carico direttamente delle Aziende che, a loro volta, si rivalgono: - se trattasi di struttura erogante pubblica mediante lo spostamento di risorse di eguale entità dall'assistenza ospedaliera a quella territoriale e della prevenzione collettiva;

- se trattasi di struttura erogante privata mediante la riduzione dei ricoveri ordinari valorizzati l'anno successivo o il mancato pagamento, in caso di prestazioni erogate in regime di assistenza a ciclo diurno.

3. Le ASP e le Aziende Ospedaliere trasmettono trimestralmente dettagliate relazioni al Dipartimento Tutela della salute che, a sua volta, ne cura l'inoltro alla Commissione consiliare permanente competente.

4. Oltre alle sanzioni indicate, è vietata la corresponsione di ogni tipo di indennità variabile e di risultato in favore del Direttore generale di Azienda sanitaria che non abbia provveduto ad attivare il servizio e/o non abbia raggiunto i relativi obiettivi.

5. Entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale, su proposta del Dipartimento Tutela della salute, previa consultazione con le organizzazioni di categoria, emana le linee guida per la verifica di appropriatezza dei trattamenti riabilitativi sia fisici che psichiatrici.

6. Entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale, previo parere della competente Commissione permanente e sentite le organizzazioni di categoria dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, definisce le misure di contenimento della spesa farmaceutica coerenti con la appropriatezza prescrittiva per il progressivo riallineamento, all'obiettivo programmato del 14%.

7. Il Dipartimento Tutela della salute verifica trimestralmente i risultati conseguiti e il raggiungimento degli obiettivi in ordine al piano di rientro dal disavanzo e propone alla Giunta regionale la decadenza dall'incarico del Direttore generale.

8. La Giunta regionale per il riparto del fondo sanitario regionale tra le Aziende sanitarie adotta anche criteri tendenti alla premiazione delle gestioni aziendali più virtuose.

Art. 4

(Costo del personale)

1. Ai fini del rispetto dell'obbligo di riduzione del costo del personale delle Aziende sanitarie, delle Aziende ospedaliere e ospedaliero-universitarie, previsto dall'articolo 1, comma 98, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, relativo ai limiti alle assunzioni per Regioni ed enti del servizio sanitario nazionale, dall'articolo 1, comma 198, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2006)", relativo al concorso delle Regioni e degli Enti locali al contenimento degli oneri di personale, nonché dall'articolo 1, comma 565, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, relativo alla ridefinizione della disciplina sui vincoli alla spesa per il personale degli enti del servizio sanitario nazionale, e successive modifiche e ai fini del piano di rientro nell'equilibrio economico-finanziario, relativo alla ricognizione da parte delle Regioni delle cause di inefficienza, le medesime aziende, prima di procedere alla pubblicazione, anche sul sito Internet, dei bandi di concorso o di avvisi per l'assunzione, devono acquisire l'autorizzazione della Giunta regionale. L'autorizzazione deve essere acquisita anche per le assunzioni a tempo determinato, ovvero per rapporti di collaborazione, consulenze o per altre tipologie contrattuali, a qualsiasi titolo riconducibili a nuove spese per il personale, comprese quelle rientranti nei rapporti convenzionali per la specialistica ambulatoriale interna e per la continuità assistenziale. Sono escluse dalla disciplina sopra descritta le selezioni riservate al personale interno purché finanziate con i fondi contrattuali e le procedure di cui alla legge regionale 15 gennaio 2009, n. 1 "Ulteriori disposizioni in materia sanitaria".

2. E' fatto divieto di erogare indennità di risultato al personale delle Aziende sanitarie ed ospedaliere che non abbiano attivato la contabilità analitica o comunque un sistema di contabilità direzionale.

3. Ai fini della istruttoria per l'autorizzazione di cui al comma 1, i Direttori generali delle aziende devono formulare preventivamente, sulla base di una valutazione della capacità operativa delle singole strutture, del numero dei posti letto, delle risorse umane disponibili, delle caratteristiche qualitative e quantitative delle apparecchiature e delle altre risorse strumentali, del numero di prestazioni effettuate e della produttività dimostrata negli anni, misure di riorganizzazione e riconversione, nonché di concentrazione ed unificazione di funzioni specifiche, al fine di riallocare le risorse umane eccedenti a funzioni carenti.

4. Ai sensi dell'articolo 30 del decreto legge 4. luglio 2006, n. 223 (Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale), convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, alle aziende, in caso di mancato conseguimento degli obiettivi di risparmio di spesa previsti dalle norme di cui al comma 1, è fatto divieto di procedere ad assunzioni di nuovo personale, fatti salvi l'eventuale reclutamento di profili infungibili ed indispensabili al fine del mantenimento dei livelli essenziali di assistenza (LEA) preventivamente autorizzati dalla Giunta regionale e la mobilità infraregionale tra le aziende.

Art. 5

(Fondazione per la ricerca e la cura dei tumori Tommaso Campanella)

1. La Giunta regionale ove, entro la data del 31 dicembre 2009, non si addivenga al riconoscimento quale Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico, recede dalla "Fondazione per la ricerca e la cura dei tumori Tommaso Campanella", di seguito denominata Fondazione. Di conseguenza, il Presidente della Giunta regionale nomina, d'intesa con il Rettore dell’Università di Catanzaro, un commissario liquidatore.

2. Ferma restando la continuità assistenziale, il commissario liquidatore dà attuazione a quanto previsto dall'articolo 21 dell'atto di costituzione della predetta Fondazione. In particolare predispone un piano esecutivo particolareggiato, nei tempi e nei modi, per la riconduzione delle attività e delle funzioni della Fondazione nell'ambito delle attività e delle funzioni dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini. Il piano, previo parere della competente Commissione permanente, è approvato dal Presidente della Giunta regionale e dal Rettore e deve essere compiutamente realizzato entro 60 giorni dalla data di approvazione, pena la riduzione del 70% di ogni eventuale emolumento connesso alla funzione di commissario liquidatore fino alla conclusione dell'incarico.

3. Il Piano di cui al comma precedente prevede la riconduzione nell'ambito della struttura organizzativa dell’Azienda Mater Domini delle unità operative complesse allo stato esistenti presso la Fondazione che possano dimostrare notevoli volumi di attività e che siano di interesse ai fini della riduzione della migrazione sanitaria. In tal caso le predette unità entrano a fare parte della struttura sanitaria ed operativa del Mater Domini; i rapporti di lavoro dei dirigenti medici e del personale sanitario in atto presso tali unità continuano presso l'Azienda senza soluzione di continuità.

Art. 6

(Autorità per il sistema sanitario)

1. Al fine di ottimizzare e potenziare l'attività di controllo, vigilanza e ispezione sulle Aziende pubbliche e private accreditate che erogano prestazioni di assistenza sanitaria il Consiglio regionale nomina l'Autorità per il sistema sanitario ai sensi della legge regionale 4 agosto 1995, n. 39 e s.m.i. "Disciplina della proroga degli organi amministrativi e delle nomine di competenza regionale. Abrogazione della legge regionale 5 agosto 1992, n. 13", con il compito di fornire referti periodici agli organi regionali di indirizzo e di gestione amministrativa competenti e per le seguenti funzioni:

a) valutare e controllare l'adeguatezza delle attività sanitarie e sociosanitarie;

b) analizzare atti e circostanze sanitarie e amministrativo-contabili;

c) verificare, attraverso indagini su materie specifiche, l'applicazione degli standards di qualità e appropriatezza;

d) proporre ogni forma di intervento surrogatorio e/o di sanzione prevista dalla normativa vigente.

2. L'Autorità è composta da cinque esperti, di cui tre nominati dal Consiglio regionale, tra cui il responsabile e due dal Presidente della Giunta regionale, con le modalità previste dalla legge regionale n. 39/95, scelti tra professionalità della Pubblica Amministrazione, della Magistratura amministrativa e/o contabile, del mondo accademico ed esercita la propria attività presso il Consiglio regionale.

3. Ai fini delle attività ispettive e di controllo, l'Autorità è integrata da tre rappresentanti designati rispettivamente dalla Guardia di Finanza, dal NAS dei carabinieri e dalla Corte dei Conti.

4. Al trattamento economico da attribuire ai membri dell'Autorità provvede, in sede di avviso pubblico, l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, che assegna il personale amministrativo necessario a supportarne le attività, individuandolo all'interno della struttura burocratica del Consiglio regionale.

Art. 7

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione, salvo quanto previsto dall'articolo 1, comma 1.