XII^ LEGISLATURA
RESOCONTO INTEGRALE
N. 54
__________
SEDUTA Di mercoledì 25 giugno 2025
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE FILIPPO MANCUSO
Inizio lavori h. 12.35
Fine lavori h. 18.18
Presidenza del presidente Filippo Mancuso
La seduta inizia alle 12.35
Dà avvio ai
lavori, invitando il Segretario questore a dare lettura del verbale della
seduta precedente.
Dà lettura del
verbale della seduta precedente.
(È approvato senza osservazioni)
Dà lettura delle
comunicazioni.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bevacqua. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente.
Come sa, abbiamo chiesto l’inserimento
all'ordine del giorno di un’informativa da parte del Presidente della Giunta
regionale, Roberto Occhiuto, in merito alla vicenda personale che lo riguarda,
da lui stesso annunciata con una diretta Facebook e dibattuta nel corso di una
trasmissione televisiva su Rete 4, per la quale abbiamo ritenuto opportuno che
questo organismo – organismo da lei presieduto e che ha la funzione anche di
garantire trasparenza e di rendere edotto chi oggi ha subito tale provvedimento
- ne possa discutere per illustrarne le ragioni, con la consapevolezza che non
possiamo entrare nel merito del processo. Ci mancherebbe altro; questa non è
un'aula di Tribunale, ma un organismo politico-istituzionale che ha non solo il
dovere, ma anche l'esigenza di essere messo a conoscenza di vicende personali,
anche diverse dagli impegni istituzionali.
Pertanto, saremo lieti se oggi
il presidente Roberto Occhiuto riferisse all'Aula.
Naturalmente, saremo molto
attenti e responsabili a evitare riflessioni che vadano al di là dei ruoli e
delle competenze.
Saranno i fatti a dire e a
spiegare le ragioni per le quali si è giunti a questo provvedimento, però, a
mio avviso, sarebbe stato preferibile che il presidente Occhiuto, che ha
annunciato la notifica di un avviso di garanzia attraverso una diretta
Facebook, fosse venuto in quest'Aula, prima che nei salotti televisivi, a
spiegare le poche motivazioni che sono a sua conoscenza, nel rispetto del ruolo
di quest'Aula e di ciò che essa rappresenta per i calabresi.
Invito il presidente
Occhiuto a prendere la parola prima di un eventuale inserimento all'ordine il
giorno, per capire se ci sono le condizioni. Prego, Presidente.
Come sa, presidente Mancuso, avevo annunciato che oggi avrei preso
congedo dal Consiglio regionale perché dovevo incontrare il Presidente della
Repubblica albanese e partecipare alla Festa della Guardia di finanza.
Nel momento in cui sono
stato informato della legittima richiesta pervenuta dall’opposizione, ho
ritenuto di essere partecipare, seppur per qualche ora, ai lavori di
quest’Aula, poiché, come sanno i consiglieri di maggioranza e di minoranza, non
mi sono mai sottratto ad alcun confronto, ad alcuna discussione in Consiglio
regionale, e non voglio farlo nemmeno in questa occasione; anche se ritengo che
un'informativa su fatti, che allo stato non sono noti nemmeno a me, sarebbe in
qualche modo irrituale, spiegherò comunque quanto accaduto, per il livello di
conoscenza, appunto, che ne ho.
Il 6 giugno ho ricevuto una
telefonata dal Comandante provinciale della Guardia di finanza che mi informava
della notifica di un atto. Gli ho dato appuntamento alle 09:30 nel mio ufficio
e mi ha notifica sostanzialmente due pagine che costituivano la richiesta di
proroga di indagini.
In quell'occasione, ho scoperto di essere stato iscritto nel registro
degli indagati da un anno e che quella era la richiesta di proroga per altri
sei mesi, ma da questa notifica non mi era dato di capire quali fossero gli
atti contestati perché non era indicato un fatto preciso.
Ho ricevuto questa notifica con lo stato d'animo che potete immaginare, di
chi è arrivato a 56 anni senza aver mai ricevuto una comunicazione giudiziaria,
quindi, sono rimasto basito e, per questa ragione, ho deciso di comunicarlo aggiungendo
che non sono sereno, perché non vedo come possa esserlo una persona che a 56
anni riceve per la prima volta nella vita un atto, per altro riferito a reati
che nemmeno lontanamente ritiene di aver compiuto nell'esercizio delle proprie
funzioni.
Ho cercato di capire di cosa
si trattasse, ma non ci sono riuscito; ho evitato di darne subito notizia, in
verità, anche perché ciascuno di noi svolge una funzione pubblica, ma ha anche
una dimensione privata.
Dopo qualche giorno, però, ho
deciso di dare la notizia e di rappresentare anche quello che era il mio stato
d'animo, chiedendo di essere sentito il prima possibile dai magistrati, perché
chi, come me o come chiunque, nella sua attività ritiene di non aver nulla da
temere, perché si è sempre comportato nella maniera trasparente, vuole che si
accerti al più presto la verità.
Il consigliere Bevacqua fa riferimento al fatto che ho partecipato a una
trasmissione su un’emittente nazionale per raccontare ciò che è successo, però
da quel momento ho detto che non avrei più parlato con la stampa; anzi, mi è
capitato di dover chiedere scusa a una giornalista, che stimo perché ha
lavorato con me quando facevo l'editore televisivo, Antonella Grippo, perché
c'era una iniziativa già concordata con lei e ho deciso di non andarci perché i
miei avvocati hanno consigliato di evitare queste partecipazioni prima di
essere sentito dalle Autorità competenti.
Poi, però, ho letto sulla stampa locale e su quella nazionale una serie
di fatti che ho pensato potessero essere i fatti contestati e che riguardavano
sostanzialmente i miei rapporti societari con un ex socio col quale avevo creato
delle società nel 2016; fatti che ritengo assolutamente ordinari, tipici dei
rapporti societari, come in mille società italiane fra mille soci; però, a
fronte di uno tsunami di notizie anche a livello nazionale, mi sono visto sulle
prime pagine di giornali nazionali che indicavano queste vicende come fatti che
avrebbero potuto dar luogo a ipotesi di corruzione; quindi, ho deciso di dire
la mia pubblicamente, ma non sarei intervenuto se non ci fosse stata questa
circostanza.
Ora aspetto di essere
sentito dai magistrati.
La notizia che posso darvi è
che i miei avvocati hanno sentito l'ufficio di Procura, e sono molto contento
di questo; sono grato all'ufficio di Procura di avere aderito a questa mia
richiesta e di aver concordato con i miei avvocati un incontro entro la pausa
estiva, anche se sarebbe auspicabile che si facesse entro la prima decade di
luglio; però, il fatto che gli uffici di Procura abbiamo scelto di sentirmi – potevano
anche non farlo, perché è un diritto mio quello di chiedere di essere sentito,
ma è una facoltà della Procura quella di accedere a questa possibilità – mi fa
pensare che anche da parte della Procura della Repubblica ci sia la volontà di
accertare la verità nel più breve tempo possibile, ed è quello che mi auguro.
Per il resto, se sarà necessario,
non avrò difficoltà, come mai ho avuto, a confrontarmi con il Consiglio
regionale, ma gli elementi sui quali posso intervenire sono quelli che vi ho
rappresentato e sono gli identici elementi che ho rappresentato alla stampa.
Grazie, Presidente.
Ha chiesto di intervenire il
consigliere Lo Schiavo. Ne ha facoltà.
Brevemente, intervengo solo per ribadire alcuni concetti, perché in
questi casi bisogna misurare le parole, dire quelle giuste, non una in meno e
non una in più.
Come diceva il consigliere
Bevacqua, questa non è un'aula di Tribunale, noi non siamo giudici, non
dobbiamo e non possiamo entrare nel merito di vicende, non solo di cui non
conosciamo i fatti e gli elementi, ma che prescindono da quello che è il nostro
ruolo istituzionale.
Abbiamo ritenuto di portare la discussione in quest'Aula solo perché il
Presidente ha deciso di rendere pubblica una sua vicenda personale, l’ha resa
pubblica con i mezzi che
ha ritenuto, e noi abbiamo voluto colmare o ribadire questo vulnus
istituzionale chiedendo che anche in quest'Aula si potesse fare un passaggio
politico nel rispetto delle istituzioni che rappresentiamo.
Devo dire che, anche dal tono molto pacato ed equilibrato del
Presidente, ritengo che questa discussione debba finire in questi termini; non
compete a noi andare oltre.
Mi piace, però, ribadire in
quest'Aula alcuni concetti fondamentali.
Intanto, il garantismo non è a intermittenza, ma funziona solo se vale
anche nei confronti dell'altra parte politica.
Se il garantismo è solo nei confronti dei propri amici non è più
garantismo; il garantismo vale per tutti, vale per il presidente Occhiuto,
valeva in precedenza per il presidente Mario Oliverio, e sbagliò anche una
certa impostazione di sinistra che non andò fino in fondo nel difendere questo
principio di civiltà che serve a rispettare la persona prima che il politico,
ed è un principio che io intendo ribadire in ogni forma e in ogni aspetto.
Il presidente Occhiuto sarà chiamato, come lui stesso diceva, di fronte
agli elettori, portando avanti i risultati politici della sua azione; noi
potremmo dire altro.
Potremmo parlare del rapporto Banca d'Italia, dei dati Istat, della
crescita della Calabria e ognuno di noi farà la sua valutazione, ma questo è un
profilo politico che si farà dopo, in altri termini e in altri luoghi.
In quest'Aula serviva ribadire un concetto: il concetto delle
istituzioni, che oggi è stato ribadito.
Do anche un'ulteriore esortazione al presidente Occhiuto e cioè di non
rendere mediatica o estremamente pubblica in termini divisivi questa vicenda in
cui non servono i toni alti, a mio avviso ovviamente; non serve parlare
direttamente con i cittadini senza filtri, perché poi là si incastona una
contrapposizione anche di parole senza filtri, di contrapposizione e di
incattivimento di un clima che la Calabria necessita di avere sereno.
Abbiamo un altro anno davanti a noi e l’azione che questa istituzione
deve portare avanti deve essere libera, serena e deve prescindere da qualunque
tipo di condizionamento o, anche indirettamente, di coinvolgimento in vicende
che non riguardano invece la finalità istituzionale e politica che noi ci siamo
prefissati.
Siamo chiamati a legiferare,
a fare l'opposizione, voi a governare, e il dibattito si deve continuare a
concentrare su questi temi.
Si sbaglia se si vuole occupare o spostare il dibattito su altri
terreni; non è questo il nostro caso, non è questa la nostra cultura
istituzionale e, da questo punto di vista, si sbagliava prima.
C'è stato solo un passaggio
negli scorsi mesi che, a mio avviso, ha segnato una frattura anche un po’ nei
rapporti tra maggioranza e opposizione, ovvero quando lei – non ricordo se in
un'intervista pubblica o in un canale social – usò una parola molto forte e
disse “Io non sono come voi”.
Come ho ritenuto che fosse sbagliata questa forma di attacco, così sarebbe
sbagliata anche da parte nostra qualunque tipo di replica facile su questi
argomenti.
Non possiamo scivolare e portare il dibattito su questi contenuti, ma dobbiamo
concentrarci sui risultati dell'azione politica e su tutto il mondo che ruota
sulle società partecipate, sulle nomine, su quello che rimisureremo, sui fatti,
se sono stati scelti i migliori, se sono stati prodotti i risultati; si tratta
di analisi politiche, ognuno faccia il suo lavoro.
A noi compete il ruolo
istituzionale di riaffermazione di ruolo dei rappresentanti dei calabresi e
questo, oggi, mi sembra che in quest'Aula fosse necessario richiamarlo.
Grazie, Presidente.
Grazie, consigliere Lo
Schiavo.
Ha chiesto di intervenire il
consigliere Tavernise. Ne ha facoltà.
Grazie, presidente Mancuso.
Anch’io voglio ringraziare
il presidente Occhiuto per averci informato nello specifico, sin dal primo
momento in cui ha ricevuto l'avviso di garanzia.
In qualità di consigliere di opposizione ritengo che, sia oggi sia nei
giorni precedenti, tutti quanti noi abbiamo dimostrato un atteggiamento maturo,
responsabile, rispettoso di questa Istituzione e rispettoso anche della sua
persona, presidente Occhiuto.
Su questo sono stato molto
attento insieme a esponenti del mio movimento che, come sa, ha una storia
diametralmente opposta al suo partito di appartenenza; però, su questo, abbiamo
dato un'immagine di serietà e di maturità, perché – glielo dico col cuore in
mano, così come feci quando è stato male e ha avuto problemi di salute – il mio
obiettivo è quello di un futuro prossimo, da dibattere sul campo, politicamente
e senza ricorrere ad alcuna scorciatoia né in un'aula di Tribunale.
Mi auguro sinceramente che
lei esca pulito da questa vicenda perché c'è anche un dato, presidente Mancuso:
non è possibile che gli ultimi cinque Presidenti di Regione siano stati tutti
indagati, quattro sono stati assolti, uno è stato condannato, ma per vicende
che riguardavano il ruolo, non da Presidente della Giunta regionale, bensì quello
di Sindaco di Reggio Calabria, mi riferisco al presidente Scopelliti.
Presidente Occhiuto, mi
auguro che lei ne esca bene perché non viene lesa solo la sua immagine, ma ne
uscirebbe distrutta l'immagine della Calabria che, invece, deve dimostrare, al
di là delle appartenenze e delle differenze politiche, di essere governata da
una classe dirigente di persone oneste. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di
intervenire il consigliere Laghi. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente.
Come è noto, parte delle
forze di minoranza hanno ritenuto opportuno presentare una mozione per chiedere
al Presidente di riferire in quest'Aula sulle vicende giudiziarie di cui si
parla, soprattutto sulla stampa.
In qualità di rappresentante dell'autonoma area civica non ho
sottoscritto quella mozione e voglio dire il perché.
La vicenda è ancora troppo poco chiara e del tutto indistinta.
Abbiamo bisogno di fatti concreti, non di ipotesi o di ricostruzioni
giornalistiche.
Le aule di giustizia hanno i loro
tempi e i loro percorsi che vanno rispettati. Come è stato detto, non è questo
Consiglio il posto in cui celebrare i processi. Il nostro compito è un altro.
La mia decisione nasce dalla mia ferma adesione ai principi del garantismo che
nel tempo, tuttavia, è addivenuto - lasciatemelo dire - un concetto e una
parola fin troppo abusata e troppo spesso evocata a convenienza a corrente
alternata, a seconda di chi sia l'indagato e solo quando fa comodo e, anche,
dalla considerazione che il nostro compito, a mio parere - quello per cui siamo
stati eletti dai calabresi, che ci hanno dato la loro fiducia e per cui siamo
pagati - è quello di concentrarci sull'attività legislativa del Consiglio
regionale per il comune focus
rappresentato dal benessere dei cittadini della nostra regione.
Rispetto a questo dibattito ancora acerbo, mi interessa di più - lo dico
con assoluta schiettezza - contribuire a garantire il miglior funzionamento
possibile della nostra Istituzione, ad esempio cercando di capire i motivi che
tengono bloccata da un anno e mezzo la proposta di legge della Riserva naturale
pedemontana di Castrovillari, malgrado sia stata approvata all'unanimità nella
Commissione di merito, privando così le popolazioni dell'area del Pollino di
una risorsa fondamentale non solo per l'ambito naturalistico, ma, anche, o
addirittura, soprattutto per lo sviluppo economico e occupazionale e, certo non
da ultimo, di tutela della salute da rischi gravissimi, da troppi anni presenti
proprio in quell'area. Questo accade soggiacendo nel frattempo alla “spada di
Damocle” di asfissianti tentativi in corso, già, purtroppo, in parte
concretizzatesi, di distruttive iniziative speculative sul territorio dove
dovrebbe essere istituita la Riserva.
Tante sono le sfide da affrontare, dalla sanità al lavoro, dai trasporti
allo sviluppo economico e occupazionale, alla tutela dell'ambiente, e sono
questi i temi su cui dobbiamo misurarci, su cui dobbiamo trovare convergenze,
su cui dobbiamo legiferare con la massima efficacia e tempestività.
Quando i tempi saranno maturi, quando la vicenda di cui si parla sarà
definita con chiarezza, allora potremmo tornare in Consiglio, come è giusto che
sia, per dibatterne e, non dubito, con chiarimenti che lo stesso presidente
Occhiuto vorrà dare, come, peraltro, ha già anticipato. Fino ad allora,
dobbiamo tutti insieme attivamente operare perché il Consiglio regionale della
Calabria, ancor più in quest'ultimo anno di legislatura, sia motore di sviluppo
e non teatro di scontro per problemi che non collimino con i reali bisogni
delle popolazioni calabresi. Grazie.
Grazie. Ha chiesto
di intervenire il consigliere Bevacqua. Ne ha facoltà.
Credo che questo dibattito o, meglio, questa informativa, che poi è
sfociata in brevi interventi da parte dei Capigruppo, confermi la serietà di
questa opposizione, l’equilibrio, la saggezza e anche la responsabilità e il
rispetto verso i calabresi. Nel momento in cui abbiamo pensato di proporre
all'Aula, al presidente Mancuso, di mettere all'ordine del giorno questo punto,
l'abbiamo fatto con uno spirito di responsabilità verso quest'Aula che non può
rimanere esclusa nel momento in cui c'è un atto formale preannunciato dal
Presidente.
Il nostro compito era quello di portare in quest'Aula, non il dibattito,
ma il senso di responsabilità e di rispetto verso di essa e, quindi, noi che rappresentiamo tutti i
calabresi. Abbiamo apprezzato anche la pacatezza, anche la poca serenità del
presidente Occhiuto. È naturale, è logico, come lei diceva poco fa, chiunque
sarebbe turbato al proprio interno ricevendo un atto di questo genere se fino a
56 anni non ha mai ricevuto un avviso di garanzia; quindi, comprendiamo anche
il suo stato d'animo, la sua poca serenità in questo momento che emerge
chiaramente anche dal modo in cui si rapporta a quest'Aula e dai toni.
Comprendiamo. Però, credo che sia stato nostro dovere far diventare quest'Aula
il luogo in cui il presidente Occhiuto riferisse le cose che già sapevamo.
Ripeto: è un atto di responsabilità anche verso di lei, presidente Mancuso, e
verso i calabresi.
Oggi, abbiamo adempiuto a questo compito, prendiamo atto delle parole
del presidente Occhiuto e credo che interventi dei colleghi Lo Schiavo, Laghi e
Tavernise dimostrino che c'è un'opposizione seria che non vuole
strumentalizzare vicende personali, anche diverse dalla politica. Così in
Calabria si crea senso di responsabilità verso il ruolo che si ricopre, un
ruolo che non si esaurisce semplicemente nel dire “Tutto va bene, Madama la
Marchesa”, ma un ruolo che ci porta a porre al centro del dibattito una discussione
che, magari, ha poco a che fare con la politica, ma riceve quella attenzione
mediatica che richiede anche da quest'Aula un giusto equilibrio. Noi oggi
abbiamo dimostrato equilibrio, responsabilità e rispetto verso i calabresi.
Grazie.
Prima di avviare
la disamina dei punti all'ordine del giorno, consentitemi di rivolgere i saluti
del Consiglio regionale al Presidente della Repubblica di Albania, sua
Eccellenza il Generale Bajram Begaj, in visita ufficiale in Calabria.
Rinnoviamo la disponibilità a proseguire nelle relazioni di amicizia con il
popolo albanese. Le Comunità arbëreshë
presenti
in tantissimi Comuni per rilevanza numerica ma soprattutto per importanza
storico-culturale, rendono la Calabria la Regione italiana più rappresentativa
della minoranza arbëreshë. Queste comunità, originarie dell'Albania e della
Grecia, che giunsero in Calabria a seguito di diverse ondate migratorie tra il
XV e il XVIII secolo per sfuggire all'invasione Ottomana, oggi rappresentano un
felice esempio di integrazione, proprio grazie al rapporto dialettico tra
identità e alterità che i discendenti hanno saputo tramandare.
Passiamo adesso al primo punto all'ordine del giorno, la proposta di
legge numero 340/12^ di iniziativa dei consiglieri regionali Gallo, Caputo,
recante: “Disposizioni per l'attuazione di un sistema di gestione dei dati in
blockchain per la tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti della filiera
agroalimentare della Calabria”.
Cedo la parola collega Caputo per illustrare il provvedimento.
Grazie, Presidente. La proposta di legge che stiamo esaminando ci
aiuterà, probabilmente, a proteggere i nostri prodotti della filiera
agroalimentare.
Come noto, il settore agroalimentare rappresenta uno dei pilastri
fondamentali dell'economia globale e si caratterizza per la complessità delle
sue filiere produttive che coinvolgono numerosi attori: produttori,
trasformatori, distributori, rivenditori e consumatori finali.
In questo contesto, la tecnologia blockchain emerge come una soluzione
innovativa capace di rivoluzionare e soprattutto facilitare la gestione e la
trasparenza dell'intera filiera alimentare.
La blockchain che, sotto il profilo prettamente tecnico è un registro
distribuito e immutabile di transazioni digitali, offre infatti al settore
agroalimentare strumenti idonei per garantire la tracciabilità e la sicurezza
dei prodotti in tutta la filiera produttiva, contribuendo ad accrescere e
garantire la fiducia di tutti gli attori rispetto alla filiera medesima.
Il settore agroalimentare calabrese si conferma un settore strategico
per l'economia regionale, con performance
superiori alla media nazionale. La combinazione di prodotti tradizionali di
qualità, mercati internazionali in espansione e crescente riconoscimento del brand “Made in Calabria” offre grandi prospettive di
crescita.
In particolare, tale settore ha registrato nell'anno 2024 una grande performance, confermandosi quale motore
trainante dell'economia regionale.
Nel 2024 la Calabria si è posizionata tra le regioni italiane più
dinamiche sul fronte delle esportazioni, con una crescita significativa dei
dati relativi all'export (+20,9 per cento in accordo con i dati Istat) nei
primi nove mesi dell'anno, ben più della media nazionale.
In particolare, il settore agroalimentare ha rappresentato il 60 per
cento delle esportazioni regionali e nel 2023, registrando un valore economico
di 261 milioni di euro.
Alcuni esempi sulle maggiori produzioni agroalimentari regionali
riguardano:
- la ‘nduja di Spilinga, con circa il 25 per
cento della produzione annuale destinata all'export nei mercati principali di Canada, Stati Uniti e Giappone;
settore in forte crescita nel quale, essendo la domanda superiore all'offerta,
il problema della contraffazione è di primaria importanza (spesso e volentieri,
infatti, rispetto a tale prodotto abbiamo assistito ad attività di
contraffazione dello stesso perpetrato all'estero, ricorderete nel 2019 il caso
della ‘nduja di Yorkshire nel Regno Unito ma, purtroppo,
nel corso degli anni esempi di contraffazione si sono avuti dagli Stati Uniti
all'Australia);
- altri prodotti riguardano il vino;
- e altri settori rilevanti riguardano: bergamotto, peperoncino, olio
d'oliva e il settore caseario. Il vantaggio più significativo
dell'implementazione di una blockchain nel settore agroalimentare risiede nella
capacità di fornire una tracciabilità completa e trasparente di ciascun
prodotto oggetto di tracciamento; ciascuna fase della produzione viene infatti
registrata in modo immutabile dal primo atto relativo alla produzione dello
specifico prodotto, ad esempio la semina, fino a quando lo stesso arriva sulla
tavola dei consumatori. Ogni prodotto viene dotato di una sorta di identità
digitale unica che accompagna il suo percorso lungo tutta la filiera e ad ogni
passaggio vengono inserite tutte le informazioni rilevanti che, proprio per le
caratteristiche tecniche della blockchain, sono immutabili e non modificabili;
i produttori possono, infatti, registrare tutte le informazioni riguardanti la
produzione: metodi di coltivazione utilizzati, fertilizzanti, pesticidi
impiegati, condizioni climatiche durante la crescita, pratiche di raccolta.
Queste informazioni vengono poi integrate con i dati relativi alla
trasformazione, al confezionamento, al trasporto e la distribuzione del
prodotto medesimo, creando un registro di informazioni che permettono al
consumatore finale di avere tutte le necessarie garanzie di informazione al
momento dell'acquisto/consumo del prodotto.
Nel caso pratico, ad esempio, prendendo in considerazione prodotti quali
il vino e l'olio extravergine di oliva, di cui la Regione Calabria è tra
l'altro uno dei principali produttori nazionali, la tecnologia blockchain può
fungere da certificato digitale di autenticità, permettendo l'accesso ad
informazioni complete sul vigneto o sull'uliveto di origine, l'annata, le
tecniche di produzione utilizzate e tutti i vari passaggi della filiera
distributiva. In tal modo si ottiene un duplice risultato sotto il profilo
della lotta alla contraffazione: lato produttori si combatte l'immissione sul
mercato di prodotti contraffatti da parte di terzi e, lato consumatori, si dà a
quest'ultimo uno strumento idoneo a garantire l'origine del prodotto e
facilitare un acquisto consapevole.
La possibilità di accedere a informazioni complete e verificabili sui
prodotti alimentari attraverso semplici applicazioni mobili rappresenta una
rivoluzione nel rapporto tra produttori e consumatori.
Un tracciamento quindi basato su blockchain dà inoltre la possibilità di
prevenire frodi alimentari e garantire standard
elevati di sicurezza dei prodotti. È possibile creare un vero e proprio
meccanismo di controllo che può prevenire in maniera particolarmente efficace
eventuali frodi.
L'implementazione della tecnologia blockchain nella filiera
agroalimentare determina inoltre vantaggi in termini di efficienza operativa e
ottimizzazione dei processi.
La visibilità in tempo reale dell'intera catena di approvvigionamento
consente una pianificazione più accurata della produzione e della
distribuzione.
La blockchain rappresenta anche uno strumento prezioso per promuovere e
certificare pratiche agricole sostenibili: attraverso la registrazione
dettagliata delle metodologie produttive è possibile documentare e verificare
l'adozione di tecniche rispettose dell'ambiente.
La gestione delle certificazioni di qualità rappresenta un altro ambito
in cui la blockchain dimostra il suo valore aggiunto.
Permette un monitoraggio continuo e la registrazione in tempo reale del
rispetto degli standard qualitativi.
Certificazioni relative alle indicazioni di origine, quali DOP, IGP e
altre denominazioni di origine possono essere integrate nella blockchain,
creando un sistema di verifica automatica e continua.
L'adozione della tecnologia blockchain nel settore agroalimentare
rappresenta un'opportunità straordinaria per trasformare un'industria
tradizionale in un ecosistema digitale avanzato, trasparente ed efficiente.
La blockchain non è da intendersi solo come un semplice strumento
tecnologico ma, tutt'al più, come un catalizzatore per un nuovo modello di business basato su fiducia, trasparenza
e sostenibilità.
È un dato di fatto che il futuro del settore agroalimentare sarà sempre
più caratterizzato dall'integrazione con le nuove tecnologie e, pertanto,
questa sfida non può che essere colta al fine di favorire lo sviluppo di
filiere alimentari più sicure, efficienti e sostenibili.
Ringrazio l'assessore Gallo e il Dipartimento agricoltura per la
sensibilità che hanno avuto nel promuovere questa proposta di legge che,
sicuramente, dopo l'approvazione passerà in Giunta per l'approvazione del
regolamento finale. Grazie.
Grazie, collega
Caputo. Ha chiesto di intervenire l'assessore Gallo. Ne ha facoltà.
Grazie, signor Presidente, colleghi consiglieri,
colleghi della Giunta. Volevo, innanzitutto, ringraziare il collega Caputo per
aver voluto pensare - lui è primo firmatario - a questa norma, della quale io
sono co-firmatario, e che è stata poi affinata in un lungo percorso anche
concertato col Dipartimento agricoltura.
Il 31 marzo noi abbiamo chiuso il tredicesimo
trimestre consecutivo di crescita dell'export
del settore agroalimentare, per il quale stiamo tentando di modificare anche il
racconto a livello nazionale ed internazionale.
Ho la delega alla promozione dal marzo 2022 e, in
questi anni, abbiamo lavorato tanto per modificare anche il racconto in questo
senso, con la certezza, però, che ci sono aziende in Calabria, sia nel settore
primario sia nel settore agroalimentare, che fanno bene i compiti a casa, vale
a dire che producono prodotti di qualità con i quali noi ci confrontiamo a
testa alta, anche le spalle larghe, a livello nazionale e internazionale. Dico
agli egregi colleghi consiglieri che nessuna Regione ha la varietà di produzioni,
sia pure sempre di nicchia, che ha la nostra Regione.
In questi anni, dicevo, c'è stato un apprezzamento al di fuori dei
confini regionali, con una crescita significativa anche della credibilità e
della considerazione dei nostri prodotti. Come dicevo, il 31 marzo abbiamo
chiuso il tredicesimo trimestre consecutivo, in termini di crescita dell'export a doppia cifra. Spero che il
Presidente in questi giorni voglia annunciare - credo che sia giusto - anche i
risultati dell'ultimo trimestre, che vedono la nostra Regione assolutamente a
livello verticistico nel Paese in termini di percentuale di export, segno evidente che ci sono ampi
margini di ulteriore crescita. Dico spesso ai nostri produttori che bisogna
avere come prima ambizione la qualità e avere orgoglio e consapevolezza di
appartenere ad una regione che ha il primato assoluto in termini di
biodiversità, conferendo al nostro Paese il primato mondiale sulla
biodiversità: la nostra regione, questa nostra regione straordinaria, questa
Calabria straordinaria.
Peraltro, abbiamo anche altri primati. Siamo regione leader nel settore
biologico: abbiamo il 36 per cento di superficie agricola utilizzata biologica,
siamo i primi in Italia e i terzi in Europa; abbiamo anche una menzione da
parte della Commissione europea perché siamo considerati Regione esemplare sul
benessere animale, per come trattiamo gli animali dei nostri allevamenti,
perché gli investimenti sono importanti e investiamo su 1400 aziende.
Credo che nell'ambito della ambizione della qualità ci sia anche questo,
vale a dire la tracciabilità dei nostri prodotti con il racconto del percorso
della loro produzione. Spero che le nostre aziende, a seguito di questa legge,
abbiano l'ambizione di uniformarsi a questo percorso, raccontare ogni passaggio
della produzione e anche lo straordinario territorio dal quale proviene ogni
nostro prodotto.
Per cui, ottima questa iniziativa del collega Caputo, che alza
l'asticella anche della qualità per una regione che, ripeto, essendo nicchia
deve sempre alzare di più l'asticella della qualità e, attraverso questi
prodotti, anche vendere il prodotto territorio. Credo che questa sia la
finalità.
Per cui, questa proposta di legge è importante e lo sarà anche un
emendamento che, di qui a poco, andremo ad approvare e che alzerà ancora di più
l'asticella per volontà mia e del collega Caputo.
Grazie, Assessore.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Gelardi. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente.
Colleghi consiglieri, prendo la parola oggi per esprimere a nome del
gruppo Lega Salvini Calabria un convinto e pieno apprezzamento per la proposta
di legge in discussione, che mira ad applicare la tecnologia blockchain al
settore agroalimentare regionale, con particolare attenzione ai nostri prodotti
tipici certificati, dalle DOP alle IGP, dalle DOC alle IGT, veri ambasciatori
del nostro territorio nel mondo.
Si tratta, a nostro avviso, di una proposta lungimirante, concreta, al
passo con le sfide del presente e orientata al futuro, che si inserisce
perfettamente nel solco delle strategie europee sulla transizione digitale e
nella cornice della nuova PAC 2023-2027, che punta sulla modernizzazione
dell'agricoltura attraverso conoscenza, innovazione e digitalizzazione.
Come Lega crediamo fermamente che la vera valorizzazione della Calabria
passi dalla qualità, dalla trasparenza e dalla capacità di difendere i nostri
prodotti d'eccellenza, contro ogni forma di concorrenza sleale e
contraffazione. Ebbene, l'utilizzo della blockchain in questo senso rappresenta
uno strumento formidabile, garantisce tracciabilità, sicurezza, trasparenza e
integrità dei dati lungo tutta la filiera della produzione al consumatore
finale. Non si tratta solo di tecnologia, si tratta di fiducia, quella che
dobbiamo costruire giorno dopo giorno tra produttori, consumatori e
Istituzioni. Una filiera intelligente, sicura e certificata è anche più
competitiva sui mercati, non solo italiani ma soprattutto internazionali. E in
questo contesto che la nostra Regione può e deve ambire ad essere un modello di
innovazione agricola nel Mezzogiorno e in Italia.
Accogliamo, inoltre, con favore l'integrazione di strumenti di
intelligenza artificiale generativa che renderanno l'analisi dei dati più
efficienti, l'interazione con gli utenti più immediata e l'intero sistema
ancora più orientato alla trasparenza, al rispetto della privacy e alla sostenibilità.
La Lega sostiene con convinzione ogni misura che vada nella direzione
della semplificazione, digitalizzazione e protezione del nostro sistema
agroalimentare.
Riteniamo che l'adozione di questa piattaforma regionale blockchain, con
l'integrazione di tecnologie come QR Code, Tag, NFC e RFID, sia risposta
concreta alle esigenze dei nostri agricoltori e imprenditori locali, oggi
sempre più impegnati non solo a produrre qualità, ma a dimostrarlo, tracciarlo
e comunicarlo.
Questa è la Calabria che vogliamo: una Regione che non ha paura del
futuro ma lo guida.
Per questi motivi, Presidenti, colleghi, annunciando ovviamente il voto
favorevole del gruppo Lega, auspico una rapida approvazione e implementazione
di questa proposta che ci pone all'avanguardia nel panorama nazionale. Grazie,
Presidente.
Grazie, collega
Gelardi. Ha chiesto di intervenire il collega Lo Schiavo. Ne ha facoltà.
Intervengo per ribadire il mio voto favorevole a questa iniziativa
legislativa e anche per fare un plauso ai proponenti, all’assessore Gallo.
Reputo che ci ponga tra le Regioni virtuose e sia un meccanismo
importante che consente la tracciabilità, ma soprattutto la tutela dei
consumatori, la riconoscibilità della storia e della qualità dei nostri
prodotti.
Quando ci sono leggi che incidono sul miglioramento della filiera
produttiva, della tutela dei consumatori, della qualità di vita anche dei
cittadini, non si può avere logiche di parte.
E, quindi, annuncio il mio voto favorevole. Un plauso all'assessore
Gallo e a chi ha ideato o voluto questa norma.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Passiamo all'esame e votazione del provvedimento.
All’articolo 1 è pervenuto l'emendamento, protocollo numero 12923, a
firma del consigliere Molinaro, a cui cedo la parola per l'illustrazione.
Prego.
Grazie, Presidente.
La presente proposta emendativa estende la collaborazione già prevista
per l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno anche alle
Università calabresi, al fine di ottenere una più ampia valida validità
scientifica dei previsti processi attraverso il coinvolgimento degli atenei
presenti in Calabria.
L'emendamento è il seguente: <<All'articolo 1, comma 4, dopo le
parole “della collaborazione” sono inserite le parole “delle Università
calabresi e”.>> Grazie.
Parere della
Giunta sull'emendamento, assessore Gallo?
Favorevole.
Parere del relatore?
CAPUTO Pierluigi (Forza Azzurri), relatore
Favorevole.
Pongo in votazione l’emendamento. L'emendamento è approvato. Pongo in
votazione l'articolo 1. L'articolo 1 è approvato così come emendato.
Articolo 1
(È approvato così come emendato)
Dopo l'articolo 1 è pervenuto l'emendamento, protocollo numero 12925,
aggiuntivo dell'articolo 1-bis a
firma dei consiglieri Gallo e Caputo. Cedo la parola al consigliere Caputo per
l'illustrazione.
Grazie, Presidente.
Il presente emendamento mira a inserire l'articolo 1-bis al progetto di legge. La previsione
normativa garantisce l'avvio di un regime di qualità per i prodotti della
filiera agroalimentare e le produzioni locali attraverso l'eventuale creazione
di marchi di certificazione e protocolli di controllo. È prevista inoltre
l'adozione di un Regolamento regionale che definisce i criteri, le modalità e
le procedure per l'istruzione e il funzionamento del regime di qualità.
Parere della
Giunta?
GALLO Gianluca, Assessore
all’agricoltura, risorse agroalimentari e forestazione, aree interne e
minoranze linguistiche, servizi di mobilità sostenibile e trasporto pubblico
locale
Favorevole.
Presidente, volevo anche, se possibile, intervenire.
Prego. Ne ha
facoltà.
Presidente, avevo annunciato nel mio intervento precedente che questo
emendamento avrebbe aggiunto, alla già pregevole legge sulla blockchain, un
altro elemento importante nel percorso che la nostra Regione sta conducendo
verso la qualità.
Peraltro, voglio dare atto a questo Consiglio regionale che, nel corso
di questa Legislatura, ha approvato a più riprese una serie di normative che
hanno regolamentato il settore, dalla legge sulle piante officinali ad altre
norme - la legge sulle DECO - che in questi anni hanno aggiunto un pezzettino
ad un percorso molto lungo, ma importante che sta creando anche numeri e
risultati.
Questo è un emendamento che istituendo, attraverso la Piattaforma
prevista in questa legge, un regime di qualità, eleverà ancora di più il
livello qualitativo e l'ambizione della qualità delle nostre aziende che
dovranno, naturalmente, a seguito di un Regolamento che sarà approvato in una
seconda fase, uniformarsi ai regimi di qualità. Avere regimi di qualità ferrei,
avere anche delle risorse importanti investite in questo settore, significa
ancora una volta certificare un percorso di una Regione che è nicchia anche nel
settore olivicolo e che solo attraverso la qualità può, individuando mercati
che possano avere la capacità di pagare questa qualità, dare ai nostri
produttori primari e ai nostri trasformatori quei valori di produzione che essi
realmente meritano.
Per cui chiedo a tutto il Consiglio regionale l'approvazione anche di
questo emendamento, ringraziando i colleghi consiglieri di minoranza per il
sostegno dato a questa norma.
Grazie.
Pongo in votazione, quindi, l'emendamento. L'emendamento è approvato,
pertanto è inserito l’articolo 1-bis.
Articolo 2
(È approvato)
All’articolo 3 è pervenuto l'emendamento, protocollo numero 12945/A02, a
firma del consigliere Molinaro, a cui cedo la parola per l'illustrazione.
Prego.
Grazie, Presidente.
Il presente emendamento mira a garantire che l'accesso alla Piattaforma regionale sia il più semplificato possibile al fine di permettere alla
più ampia platea di cittadini-utenti. Il comma 3 dell'articolo 3 è sostituito
dal seguente: “3. Al fine di consentire la più ampia diffusione e l'uso della
piattaforma informatica tra i consumatori, e favorire a tal proposito la
tracciabilità del prodotto e la garanzia circa la provenienza e l'autenticità
del medesimo, l'accesso alla piattaforma medesima per i consumatori deve essere
gratuito, intuitivo e di facile utilizzo.”. Grazie.
Parere della Giunta,
assessore Gallo?
Favorevole.
Parere del relatore?
CAPUTO
Pierluigi (Forza Azzurri), relatore
Favorevole.
Pongo in votazione
l'emendamento. L’emendamento è approvato. Pongo in votazione l'articolo 3. È
approvato, così come emendato.
Articolo 3
(È approvato,
così come emendato)
Articolo 4
(È approvato)
Articolo 5
(È approvato)
Articolo 6
(È approvato)
Articolo 7
(È approvato)
Ha chiesto di intervenire il
consigliere Laghi. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente,
intervengo per dichiarazione di voto.
Qui ci sono un aspetto
tecnico e uno organizzativo. Sono assolutamente favorevole, il problema della
blockchain, che, come tutti sanno, nasce nell'ambito dei bitcoin e ha avuto un
ampliamento direi esponenziale, è una metodologia davvero all'avanguardia, dal
punto di vista sia tecnico sia digitale, ed è in linea poi con la con la legge
che noi abbiamo approvato a livello della digitalizzazione della nostra regione.
Quindi l'aspetto tecnico è assolutamente blindato, per quanto mi riguarda, e si
tratta di una legge innovativa per la quale io esprimo assolutamente il
convincimento che sia un'ottima legge e che dia una un'ottima prospettiva di
sviluppo alla nostra regione. C'è, però, un problema che ricorrentemente però
si presenta in quest'Aula, cioè - lo dirò più avanti anche per una proposta di
legge che ho sottoscritto - è difficile immaginare a costo zero una
organizzazione che non è banalissima. Questo è il problema! Secondo me, bisogna
identificare complessivamente, come movimento, come azione politica, le leggi
che sono fondamentali - per esempio, quelle relative allo sviluppo e alla
sanità - e che non è ragionevole immaginare possano avere un prosieguo con
invarianza di bilancio e cercando di recuperare dei cespiti all'interno del
bilancio del Consiglio regionale, senza dei quali il rischio qual è? Il rischio
è che rimangano teoriche con difficoltà ad essere concretizzate nella pratica,
proprio per la mancanza di risorse economiche. Grazie.
Passiamo alla votazione
della proposta di legge nel suo complesso, con richiesta di autorizzazione al
coordinamento formale. La proposta di legge è approvata con autorizzazione al
coordinamento formale, così come emendata.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in Allegati)
Ha chiesto di intervenire il
consigliere Montuoro. Ne ha facoltà.
Presidente, chiedo una
gentilezza, se possibile: l'inversione dei punti all'ordine del giorno, cioè,
discutere prima il punto numero 5 e invertirlo col punto numero 2. Grazie.
Votiamo per l'inversione
dell'ordine del giorno. L'inversione è approvata.
Passiamo quindi al punto 5
dell'ordine del giorno, l’esame abbinato delle proposte di legge numero
362/12^, di iniziativa della Giunta regionale, e numero 345/12^ di iniziativa
della consigliera Bruni, recante “Norme per il contrasto del fenomeno della violenza
di genere”. Cedo la parola alla collega Straface per illustrare il
provvedimento. Prego.
Grazie, Presidente e
colleghi consiglieri. Ho il dovere di introdurre il punto all'ordine del
giorno, rivolgendo un sentito ringraziamento all'assessore Capponi, a tutti i
componenti della terza Commissione e anche alla consigliere Amalia Bruni, che
ha voluto presentare un testo di legge discusso in terza Commissione dove poi
la Commissione ha proceduto alla scelta e alla votazione del testo di legge
prodotto dalla Giunta regionale.
Per andare a introdurre il
punto all'ordine del giorno, mi preme sottolineare che il fenomeno
della violenza di genere diventa sempre di più una vera e propria emergenza
sociale. In Italia, così come anche nel resto d’Europa, si assiste ad una
escalation di violenza che vede coinvolti sempre di più minori. La violenza
contro le donne è riconosciuta oggi dalla comunità internazionale come una
violazione fondamentale dei diritti umani. Ed è proprio in quest’ottica che la
Regione Calabria interviene sul problema, introducendo misure di prevenzione
atte a promuovere una cultura a favore dei diritti della persona e del rispetto
della donna, nonché misure di assistenza a sostegno delle donne vittime di
violenza e dei figli minori anche attraverso un sistema di reti territoriali
che erogano servizi dedicati. L’impegno attivo della Regione nella lotta ad
ogni forma di violenza contro le donne passa attraverso la prevenzione, il
contrasto e il sostegno allo scopo di diffondere una cultura a favore dei
diritti della persona e della donna e a fornire protezione e tutela alle donne
vittime di violenza. Dalla necessità di contrastare il fenomeno della violenza
di genere nasce il disegno di legge regionale che si espone con la presente
proposta. In Calabria, secondo i dati più recenti contenuti nella Relazione
dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere (facciamo riferimento fino
all’anno 2025), quasi il 14% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito nel
corso della vita violenza fisica o sessuale da partner o ex partner. Le
chiamate al numero 1522, il servizio pubblico nazionale antiviolenza, nel solo
2023 sono state 1.355, con un incremento costante rispetto agli anni
precedenti. Il 91% delle vittime sono donne, il 76% ha figli e nel 65% dei casi
ha denunciato episodi di violenza ripetuta.
La fascia d’età più colpita è quella tra i 30 e i 49 anni e circa un
terzo delle segnalazioni proviene da donne disoccupate o senza reddito. Dati
questi che disegnano un’emergenza strutturale, non episodica, e che richiedono
interventi stabili e integrati.
Tuttavia, sul nostro territorio, al 2024, operano 14 Centri Antiviolenza
(CAV), 7 Case Rifugio e 3 CUAV (Centri per uomini autori di violenza): numeri
ancora insufficienti rispetto al fabbisogno, con ampie aree della Calabria
ancora sprovviste di strutture residenziali. Questo squilibrio territoriale,
unito all'acuirsi del fenomeno, che ha assunto veramente tratti drammatici, ha
reso necessaria una riforma organica e strutturale del sistema regionale
antiviolenza.
La proposta di legge che oggi arriva in Aula non è soltanto un atto
legislativo: è la risposta necessaria ad un fenomeno che ha assunto tratti
drammatici anche nella nostra regione.
Parlano i numeri, e sono i numeri che fanno male, che interrogano la
politica, che chiedono alle istituzioni un’assunzione di piena responsabilità.
La Calabria ha già conosciuto un’importante stagione normativa con
l’approvazione della legge regionale n. 20/2007, che ha avuto il merito di
dotare il territorio di strumenti fino ad allora inesistenti. Una legge
efficace a suo tempo, che ha rappresentato un primo passo fondamentale, ma oggi
inadeguata, sotto due profili: innanzitutto richiede un adeguamento alla
normativa nazionale – parliamo dell’introduzione della legge n. 77/2013 che è
la ratifica della Convenzione di Istanbul, della legge n. 93/2013 (sul
femminicidio) e del “Codice Rosso” (Legge n. 69/2019) - e impone alle Regioni
un adeguamento concreto e tempestivo; poi, la stessa legge 20 del 2007 non
risponde più alle istanze civili che muovono dal territorio e che denunciano
uno stato di emergenza e impongono una risposta strutturata ed efficace nella
governance e nella dotazione strutturale e finanziaria dei servizi, oltre che
nel coordinamento tra le istituzioni e nel supporto alle vittime.
Questa proposta di legge - ci tengo a precisare - è frutto di un
percorso condiviso e partecipato ad iniziare dall’incontro promosso in
Cittadella dall’assessore regionale Capponi che ha visto la partecipazione di
tutti gli attori sociali coinvolti nel contrasto alla violenza di genere.
Durante i lavori in Commissione abbiamo audito trenta soggetti
qualificati: Centri antiviolenza, Case rifugio, CUAV, rappresentanti del Terzo settore,
la consigliera regionale di Parità, dott.ssa Stumpo, la coordinatrice
dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, avv. Giuseppina Pino, e
la Presidente della Commissione pari opportunità, dott.ssa De Gaio.
La proposta di legge numero 362/12^ introduce una vera riforma di
sistema, con misure innovative che agiscono su
quattro pilastri fondamentali: governance integrata, consolidamento dei
servizi, autonomia delle vittime e prevenzione culturale.
Sul piano della governance si istituisce - è questa una novità - la rete
regionale antiviolenza, in cui la Regione avrà il compito di indirizzo e coordinamento che
coinvolgerà enti locali, aziende sanitarie, forze dell'ordine, organi
giudiziari, centri antiviolenza, case rifugio, scuole e Università. È una rete
che offrirà accoglienza, ascolto, consulenza, assistenza legale, supporto psicologico
e specialistico al fine di consentire quei percorsi di uscita dalla violenza,
l'inserimento e il reinserimento socio lavorativo e, inoltre, sarà collegata
alla rete nazionale del Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza
del Consiglio dei ministri. In ogni ambito territoriale sarà attivata una rete
antiviolenza territoriale, che avrà dei compiti precisi di gestione dei casi,
presa in carico e attivazione dei protocolli operativi e dei protocolli di
intesa; questo al fine di garantire l'erogazione dei servizi alle donne vittime
di violenza. Delle reti territoriali faranno parte: le ASP, i centri antiviolenza,
le case rifugio, gli organi giudiziari, i centri per l'impiego, le università,
le forze dell'ordine. Tra le funzioni delle reti territoriali si va a favorire
il coordinamento tra tutti i servizi territoriali che operano nel campo della
prevenzione e della violenza di genere e il contrasto alla violenza maschile
contro le donne, si definiscono le linee guida, i protocolli operativi, si
programmano attività di prevenzione e di sensibilizzazione, nonché eventi
formativi sul tema. Questa rete non sarà solo una formalità burocratica: sarà
il luogo operativo in cui tutti i soggetti pubblici e privati andranno a
cooperare per offrire alle vittime una risposta concreta, immediata e
coordinata. È la forma più avanzata di integrazione istituzionale e territoriale.
La proposta di legge,
inoltre, prevede interventi a supporto dei minori vittime
di violenza assistita. I centri antiviolenza, le case rifugio, in raccordo con
i servizi socio assistenziali e in collaborazione con le reti territoriali,
andranno ad assicurare degli interventi a sostegno dei minori vittime di
violenza all'interno delle famiglie, affinché sia garantito loro il diritto
alla sicurezza fisica e psicologica e a tutelare l'interesse del minore che
prevale rispetto a quello di chi esercita una responsabilità genitoriale, in
ordine naturalmente all’affidamento, alle visite, agli incontri tra genitori e
figli.
L'articolo 14 prevede un
protocollo d'intesa con le forze dell'ordine e con gli uffici giudiziari, al
fine di realizzare dei percorsi di tutela che vanno soprattutto ad assicurare
degli spazi protetti alle vittime di violenza, per evitare che la vittima possa
trovarsi nello stesso luogo con il carnefice.
La proposta di legge prevede
ancora - questa è un'altra novità - tramite un emendamento che porta anche la
mia firma, il riutilizzo dei beni confiscati per finalità sociali e protezione
alle vittime di violenza. Un altro aspetto ancora importante: la proposta di
legge dispone il potenziamento e la formazione di tutti quegli operatori del
settore che interagiscono con le vittime. Particolare attenzione viene dedicata
alle disabilità o a figli disabili.
La proposta di legge prevede
una novità di rilievo assoluto: la costituzione della Regione Calabria come
parte civile nei processi penali per femminicidio e atti di violenza nei
confronti di donne e minori; ad integrazione delle previsioni finanziarie, la
destinazione di donazioni e lasciti, avendo il fine specifico di garantire il
funzionamento dei centri antiviolenza, andranno a confluire in un fondo unico
dedicato. Si tratta di un gesto forte, di presenza regionale nei processi più
gravi di femminicidio, che rinnova il senso della comunità al fianco delle
vittime ed è una novità che ritengo simbolicamente e politicamente dirompente.
La Regione Calabria decide
di non essere più solo spettatrice durante i processi di femminicidio, ma
diventa parte attiva nei processi penali, a fianco delle vittime.
Cuore della riforma è
l'introduzione del Piano triennale regionale degli interventi per il contrasto
alla violenza di genere, previsto all'articolo 16; uno strumento questo
indispensabile di programmazione strategica e operativa della Giunta regionale,
che è chiamata ad adottarlo entro il mese di aprile di
ogni anno, sentito naturalmente il tavolo di coordinamento regionale e la
Commissione consiliare competente. Il Piano definisce obiettivi prioritari,
azioni da intraprendere, interventi da finanziare su scala triennale,
prevedendo l'impiego integrato e programmato di risorse regionali, statali e
comunitarie. A tal fine, la proposta di legge individua specifici oneri
finanziari a carico del bilancio regionale, destinati a garantire l'operatività
delle reti antiviolenza, il rafforzamento dei centri e delle cose rifugio, la
formazione del personale, la stipula di protocolli e convenzioni, l'attuazione
di percorsi per l'autonomia e il funzionamento del fondo dedicato. Questo
strumento non è importante solo in un'ottica di programmazione, ma permette
anche il monitoraggio pluriennale degli esiti delle politiche pubbliche
antiviolenza, consentendo così di garantire continuità, sostenibilità alle
politiche regionali di contrasto alla violenza di genere.
Naturalmente, per dare piena
attuazione a quanto previsto dal piano triennale e per garantire la
sostenibilità dei servizi, è fondamentale assicurare la stabilità delle risorse
economiche. La proposta di legge affronta anche questo nodo cruciale, promuovendo
l'integrazione delle diverse forme di finanziamento disponibili, statali,
regionali e comunitarie, in una cornice di programmazione unitaria. Si intende
perciò mettere a sistema un piano di azione con un disegno unico che prevede la
complementarità dei fondi e soprattutto un approccio interdisciplinare. Con
l'adozione del Piano triennale regionale, la proposta di legge fornisce una
cornice di programmazione stabile che viene rafforzata da un coordinamento
efficace delle risorse, anche finanziarie.
Nella norma finanziaria
troviamo un importo massimo di 350.000 euro per ciascuna annualità, dal 2025 al
2027. Sono previste ulteriori forme di finanziamento - quelle previste dal DPCM
o altre - e anche questo fondo dedicato assume una certa rilevanza; a esso
saranno destinate tutte le somme derivanti dalla riscossione dei contributi da
parte di soggetti pubblici e privati, inclusi naturalmente i lasciti e le
donazioni che vengono effettuati a favore della Regione Calabria, con lo
specifico fine di garantire il finanziamento di tutte le azioni che sono
previste all'interno di questo disegno di legge, nonché i risarcimenti che
provengono dalla costituzione della Regione come parte civile. Tali risorse
sono destinate dalla Giunta regionale al finanziamento, così come dicevo, di
tutte le attività previste all'interno della proposta di legge.
La proposta che noi oggi
presentiamo rappresenta un'opportunità per la Regione Calabria; rappresenta
soprattutto una rivoluzione del sistema culturale, profondamente ancorato a
retaggi culturali del passato. Il suo obiettivo è quello di promuovere un nuovo
equilibrio sociale in cui chi subisce violenza può finalmente contare sul pieno
sostegno delle istituzioni. L'attuazione di questa proposta mira a contrastare
la violenza di genere, offrire sostegno alle vittime e soprattutto una
prevenzione efficace.
Un esempio concreto
dell'importanza dell'intervento istituzionale è rappresentato dalla vicenda
della giovane quattordicenne stuprata a Seminara, in Calabria. Dopo la denuncia
delle violenze, la ragazza e la sua famiglia si sono trovate isolate dal contesto
sociale del paese. In quel momento difficile sono state proprio le istituzioni,
è stato il Presidente della Giunta regionale, Roberto Occhiuto, ad offrire la
vicinanza, non soltanto la solidarietà umana, ma un supporto decisivo,
permettendo alla famiglia di ricostruire una nuova quotidianità e di uscire da
un ambiente ostile. Questo dimostra come sia fondamentale che lo Stato e le
istituzioni locali si schierino senza esitazione dalla parte delle vittime.
Educare e formare partendo
dalle scuole, promuovere norme a tutela di chi subisce violenza significa
costruire una cultura fondata sul rispetto dei diritti delle persone, in
particolare della donna. Solo così possiamo guardare al futuro con maggiore
fiducia e speranza.
In conclusione, voglio
rivolgere un sentito ringraziamento, così come ho detto all'inizio, a tutti i
componenti della terza Commissione, che hanno contribuito con i loro
suggerimenti alla stesura di questa proposta di legge, all'assessore Capponi,
al Dipartimento, in particolar modo nella persona della dottoressa Saveria
Cristiano, a tutte le associazioni, a tutti i rappresentanti che hanno offerto
il loro contributo, per poter far sentire finalmente alle donne calabresi che
subiscono violenza che non sono sole, ma che le Istituzioni ci sono e sono loro
vicine. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di tenere
il presidente Occhiuto. Ne ha facoltà.
Grazie Presidente,
intervengo solo per esprimere apprezzamento nei confronti della Presidente
della Commissione, di tutta la Commissione e quindi del Consiglio regionale per
aver esaminato questo disegno di legge proposto all'assessore Capponi e dalla
Giunta. Ringrazio anche l'assessore Capponi, i consiglieri e le consigliere di
maggioranza e di minoranza che hanno lavorato a questo tema perché approvare
una legge del genere, secondo me, significa realizzare un atto di grande
civiltà nella nostra regione. C'è però un tema che io chiederei al Consiglio di
approfondire sulla base di una mia esperienza recente: è chiaro che la rete
delle associazioni, la rete dei centri antiviolenza, la rete di tutti quegli
organismi che svolgono un'azione di supporto nei confronti delle donne vittime
di violenza, è una rete di straordinaria importanza che va incentivata in ogni
modo; ci sono però casi, lo abbiamo sperimentato in Calabria negli ultimi mesi,
dove le donne che denunciano subiscono l'ostracismo delle comunità. Mi riferisco
per esempio a quello che è successo a Seminara. In quel caso - non l'ho mai
detto pubblicamente - andai a trovare questa famiglia che mi raccontava di aver
subito l'ostracismo da parte di tutta la comunità e che i fratelli di questa
ragazza che aveva denunciato non potevano uscire da casa; così, solo grazie al
contributo del Prefetto di Reggio e della Commissaria dell'Aterp,
che ringrazio, siamo riusciti a fare in modo che questa famiglia potesse
spostarsi da quella comunità e potesse avere un alloggio dell'Aterp in un'altra comunità; la stessa cosa abbiamo fatto
recentemente per un'altra ragazza che aveva denunciato e per questo ha subito
persino l'ostracismo dei propri familiari e che viveva da sola con la mamma.
Siamo riusciti a farla andare, andrà da qui a qualche giorno nella città di
Reggio Calabria, anche qui grazie a un rapporto molto collaborativo con le
Istituzioni. Però, questi casi andrebbero codificati nella legge, cioè nel
senso che dovremmo individuare dei percorsi. Ora mi rendo conto, forse non è
oggi la sede per farlo – però, dopo l'approvazione di questa legge, il
Consiglio regionale potrebbe ragionare sulla possibilità, per esempio, di
prevedere che l'Aterp, l'Istituto che si occupa
dell'edilizia residenziale e popolare, fornisca degli alloggi, delle abitazioni
alle famiglie delle vittime che denunciano, se il fatto che abbiamo denunciato
li pone in una condizione di ostracismo. Questo potrebbe essere un modo per
dare una risposta concreta.
Lo dico sulla base
dell'esperienza di questi mesi, perché è stato molto faticoso arrivare a questa
soluzione per queste due ragazze, ma bisognerebbe che ci si potesse arrivare
per le vie ordinarie,
non perché c'è un intervento straordinario di chi prende a cuore
una situazione. Per cui, in una regione
come la nostra, secondo me, ogni volta che si fanno delle leggi, che vanno
nella direzione di tutelare le vittime, bisogna sempre avere contezza del fatto
che bisogna fare delle norme che poi vanno nella direzione di tutelare chi
denuncia di essere vittima. Un po’ come abbiamo fatto con la legge De Masi, ma
andrebbe fatto in ogni contesto.
Mi permetto sommessamente di
dare questa indicazione al Consiglio regionale perché possa valutarla, magari
non in questa sede ma successivamente, e intanto vi ringrazio per aver svolto
questa discussione; ringrazio anche il Presidente del Consiglio e il consigliere
Montuoro, perché tra poco dovrò andar via e avevo chiesto che ci fosse
un'inversione dei punti all'ordine del giorno, perché volevo votare una legge
del genere, che onora la Calabria.
Grazie, Presidente. Ha
chiesto di intervenire la collega Bruni. Ne ha facoltà.
Grazie Presidente, grazie
presidente Straface per i richiami al lavoro che abbiamo svolto in Commissione.
Consentitemi, però, prima di addentrarmi nelle questioni più squisitamente
tecniche che afferiscono a questa proposta, di fare un passo indietro giusto di
qualche giorno, perché il 16 giugno scorso, a Roma, il movimento femminista
pacifista “Bruciamo tutto” - il nome, sapete bene, è una chiara dedica alla
vittima di femminicidio, Giulia Cecchettin, e allo
slogan a firma della sorella, apparso pochi giorni dalla sua uccisione per mano
dell'ex fidanzato - ha messo insieme un atto di resistenza civile non violenta
di fronte al Dipartimento per gli affari regionali per denunciare la grave
carenza dei centri antiviolenza in Italia, rispetto agli standard previsti
dalla Convenzione di Istanbul. Le attiviste in questa azione pacifica hanno
provato ad affiggere una mappa; un'affissione che è stata bloccata dalle forze
dell'ordine e che mostra come nel nostro Paese manchino almeno 200 CAV, Centri
antiviolenza. Questa gravissima assenza impedisce l'accesso poi al reddito di
libertà, che è una misura economica fondamentale per chi cerca di uscire da
situazioni di violenza. Questo è, quindi, il perimetro all'interno del quale
noi stiamo operando e il contesto di riferimento in Italia: un assoluto numero
deficitario di CAV che non riescono assolutamente a rispondere alle esigenze
vittime di violenza.
Cosa ci dicono i dati Istat?
Che in Italia i CAV nell'ultimo anno di rilevazione hanno raccolto richiesta
d'aiuto di 61.514 donne e che in media ogni CAV è stato contattato da almeno
169 donne. 'Istat afferma che per ogni donna che ha contattato un centro a
livello nazionale i CAV hanno mediamente a disposizione 464 euro derivanti dai
vari finanziamenti. Poco, pochissimo.
In questo contesto si
innesca il nostro agire. In Calabria la legge 20 del 2007 - una legge che ha
rappresentato un punto di partenza, un primo passo sicuramente importante -
oggi non è assolutamente in grado - siamo qui per questo - di rispondere alle necessità
attuali. Dall'altro lato, però, abbiamo avuto anche un aumento della violenza
dilagante, un fenomeno epidemiologico in crescita che è diventato sempre peggio
e i numeri sono allarmanti. Sempre Istat - questo è riferito al 2024 - registra
un aumento significativo delle richieste di aiuto da parte delle donne vittime
di violenza, ma continua a rimanere carente nel numero e nella distribuzione
delle case rifugio e dei centri antiviolenza e la nostra regione si piazza,
eternamente, in coda allo scacchiere nazionale.
Questa è, quindi, la base di
partenza del mio ragionamento: un'analisi asettica dello stato dell'arte. Ciò
premesso, va evidenziato che, ovviamente, rimanere ancorati alla legge
regionale 20 del 2007, ormai obsoleta, equivale a non riconoscere la gravità
del fenomeno, a trascurare le esigenze di migliaia di donne. È inaccettabile
che, dopo oltre 18 anni, la Calabria non abbia ancora colmato il divario
normativo e strutturale dei centri antiviolenza e delle case di rifugio che
hanno e continuano ad avere risorse incerte e una programmazione insufficiente.
Ed è per questo motivo che avevo presentato la proposta di legge numero 345 che
è nata da un lunghissimo percorso di ascolto e confronto con il territorio, con
i CAV, le case rifugio, le associazioni, gli operatori che sono in prima linea
contro la violenza di genere e che, presidente Occhiuto, ogni giorno vedono
anche negata la loro dignità lavorativa, perché la precarietà che riguarda il
loro lavoro è estremamente complicata e difficile.
La loro voce mi ha permesso
di comprendere come sia urgente intervenire per superare questa condizione di
precarietà che - come dicevo - penalizza fortemente questa realtà: non possono
continuare ad operare su progetti che sono frammentati e temporanei, con
risorse incerte e una mancanza di stabilità che rende assolutamente impossibile
una programmazione adeguata.
Avevo presentato questa
proposta con l'ottica di rappresentare quindi un cambio di passo, passare dalla
precarietà alla programmazione, con la volontà di garantire a queste strutture
risorse adeguate, continuità all'interno di un quadro normativo solido.
C'era subito apparso
necessario disciplinare le case rifugio, rafforzare i servizi su tutto il
territorio regionale e garantire un'armonizzazione che oggi purtroppo manca. E,
infatti, province come Vibo e Crotone sono depotenziate; da questo punto di vista
e dovrebbero essere decisamente molto più supportate per offrire servizi
adeguati alle donne che ne hanno bisogno.
L'altro aspetto fondamentale
della mia proposta era l'istituzione di un fondo unico regionale sulla violenza
che mettesse insieme i fabbisogni dei centri e delle case rifugio.
Sulla legge regionale 20 del
2007 sono previsti 350.000 euro; invero, dal 2007, quindi sono sempre gli
stessi, non sono stati mai aumentati e sono tra l'altro parziali, perché la
legge nacque ad agosto e la copertura finanziaria era prevista fino a dicembre. Dopodiché
sono rimasti eternamente 350.000 euro. Ci sono, però, risorse nazionali con un
fondo di 1.600.000 euro e ci sono ancora le rette delle case rifugio che
vengono pagate sul fondo sociale regionale. Noi avevamo previsto un fondo di
3,2 milioni di euro che potesse essere quindi sufficiente per crescere e
mantenere. Una tale organizzazione ci avrebbe permesso sicuramente di sostenere
le attività dei centri e di garantire le rette adeguate per
le case rifugio e di rispondere, quindi, in modo concreto e continuativo
alle esigenze di chi si rivolge a questi servizi.
L'obiettivo del nostro
lavoro non era e non è quello di approvare un aggiornamento di facciata, ma di
affrontare in modo serio e deciso le problematiche irrisolte di questa legge 20
che, appunto, dimostra tutti i suoi limiti. Quindi, in terza Commissione si
sono affrontate queste due proposte in discussione, la 362/12^, di iniziativa
della Giunta regionale, e la 345/12^, che ho personalmente presentato; con il
voto a maggioranza – io sono stata ovviamente contraria - si è deciso di
adottare la proposta 362/12^ come testo base ed è quello di cui oggi noi stiamo
discutendo. Ma, signori, in questa proposta di legge che oggi dobbiamo votare,
sono ancora presenti e riportate tutte quelle lacune e fragilità strutturali
che la legge pensa di volere soppiantare e che non risolve. La più evidente
riguarda la storia della precarietà dei servizi che continuano ad essere
finanziati con progetti parcellizzati, senza la necessaria continuità e
programmazione. Questo non è accettabile. La violenza sulle donne è un'emergenza
che non può essere trattata con soluzioni provvisorie. Servono certezze sia per
le donne sia per gli operatori e il problema principale è il finanziamento.
Come pensa, presidente commissario Occhiuto, di affrontare anche queste
tematiche complesse e difficili, se noi non mettiamo e monetizziamo in maniera
concreta e continuativa, questi servizi?! Certo, il tema è culturale, perché
noi viviamo e continuiamo a vivere in una società assolutamente patriarcale in
cui c'è uno stigma contro le donne che tentano di ribellarsi a delle soluzioni
e delle situazioni sociali difficilissime. Però, la risposta che deve arrivare
da noi in questa legge non è contenuta, non c'è il superamento di quelle che
sono le criticità della legge regionale 20 del 2007. E io penso che una legge,
soprattutto in questo campo - sempre, ma soprattutto in questo campo -
soprattutto per le donne, per le popolazioni fragili, debba essere un atto di
responsabilità, un impegno concreto per costruire un sistema efficace, in
questo caso di prevenzione e protezione contro la violenza di genere.
La nostra regione ha
certamente il dovere di allinearsi a standard nazionali, ma l'adeguamento
normativo è un atto dovuto e noi oggi attraverso questa legge non abbiamo la capacità
di affrontare quelle due principali criticità: la precarietà e la mancanza di
programmazione. Tutto questo in questa legge non c'è.
Grazie. Ha chiesto di
intervenire la collega De Francesco. Ne ha facoltà.
Grazie, signor Presidente,
colleghi consiglieri. Intanto desidero esprimere il mio convinto apprezzamento
per questa iniziativa legislativa. Intervenire oggi su questa proposta di legge
così importante significa affrontare un tema drammaticamente attuale che non
chiama in causa solo noi come istituzioni, ma chiama in causa l'intera società.
La violenza contro le donne,
in particolare il femminicidio, è un fenomeno in crescita che ci interpella
ogni giorno come legislatori, come cittadini e, per quanto mi riguarda, come
madre, prima ancora che come rappresentante delle istituzioni; e lo dico
pensando ai nostri figli, alle nuove generazioni che abbiamo il dovere di
educare al rispetto e alla responsabilità. I numeri parlano chiaro: purtroppo
si continua a morire per mano di chi avrebbe dovuto amare, proteggere,
custodire. E non è una statistica, ma è un bollettino quotidiano ed è un
fallimento culturale prima ancora che giudiziario. Per questo non bastano le
commemorazioni o l'indignazione a scadenza, ma serve una risposta politica
forte, chiara e strutturata. Ed è importante sottolineare che su questo fronte
il Governo nazionale, guidato da Giorgia Meloni, ha già dimostrato un impegno
concreto, intervenendo con norme incisive per rafforzare la tutela delle
vittime, inasprire le pene, accelerare i procedimenti giudiziari e prevenire
efficacemente i reati di violenza domestica e di genere. Penso ad esempio al
pacchetto di misure approvato con il cosiddetto Codice rosso e alle successive
integrazioni normative che mirano a garantire protezione immediata alle donne
in pericolo.
Questa proposta di legge
rappresenta finalmente un passo in questa direzione: una legge che non si
limita ad aggiornare norme o ad armonizzare il quadro giuridico con le fonti
internazionali, ma che punta a costruire un vero e proprio sistema integrato fatto
di prevenzione e di assistenza, di protezione e anche di formazione. Perché il
femminicidio non è mai un gesto isolato e improvviso, ma è quasi sempre l'atto
finale di una lunga escalation di sopraffazione, di controllo, di isolamento,
di violenza psicologica ed economica. Per questo serve intervenire prima e non
solo dopo. Servono quegli strumenti per cogliere i segnali, per proteggere in
tempo, per agire con tempestività. E qui il disegno colma un vuoto con
determinazione e realismo; lo fa rafforzando il presidio territoriale
attraverso la costruzione di reti antiviolenza stabili e coordinate, capaci di
agire in sinergia con i servizi sociali, sanitari, le forze dell'ordine e la
magistratura; lo fa investendo nei centri antiviolenza e nelle case rifugio che
rappresentano il punto di salvezza per tante donne che troppo spesso sono
lasciate senza risorse o riconoscimenti adeguati; lo fa riconoscendo
l'importanza di tutelare anche i figli minori che vivono in casa la violenza e
ne portano addosso i segni visibili o invisibili e lo fa intervenendo anche sul
fronte degli autori di violenza, prevedendo percorsi di responsabilizzazione,
perché prevenire significa anche impedire che la violenza si ripeta.
Infine, con coraggio
istituzionale, si afferma un principio fondamentale: la Regione potrà
costituirsi parte civile nei processi per femminicidio. È un segnale forte che
dice da che parte sta l'ente pubblico. Questo è un atto politico, colleghi, e
come tale va riconosciuto perché per troppi anni la violenza sulle donne è
stata trattata come una questione privata marginale, da relegare al sociale;
oggi invece diventa, come giusto che sia, un tema centrale della agenda
istituzionale.
Non c'è giustizia, non c'è uguaglianza, non
c'è libertà senza la piena sicurezza e il pieno rispetto della donna nella vita
quotidiana, dentro e fuori le mura di casa.
Dobbiamo dirlo con
chiarezza: la violenza di genere è una ferita culturale. Il femminicidio è un
crimine contro la civiltà, contro la democrazia, contro l'identità stessa di
uno Stato che si fonda sul rispetto della persona.
E allora ben venga una legge
che non si limita a prendere atto, ma che si assume la responsabilità di
proteggere, di prevenire e di intervenire. Una legge che può fare, a mio
avviso, la differenza! Non risolverà tutto, certo, ma può essere un punto di partenza
concreto e utile, un segnale forte che le istituzioni ci sono, non si girano
dall'altra parte e scelgono di agire. Perché, quando una donna viene aiutata in
tempo, quanto un figlio viene messo in salvo, quando un percorso di protezione
si attiva davvero, non stiamo solo applicando una legge, ma stiamo salvando
vite e stiamo restituendo dignità.
Credo che sia questo in
fondo il senso più alto del nostro ruolo, non solo approvare provvedimenti, ma
costruire speranza, far sentire che lo Stato, le Regioni, le Istituzioni sono
presenti, sono vicine e sono affidabili.
Con questa legge, quindi, la
Calabria compie un passo importante ed io sono orgogliosa di farlo insieme a
voi, con la consapevolezza che la politica, se vuole essere davvero utile, deve
anche saper proteggere. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di
intervenire la collega Straface. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente.
Intervengo per fare alcune puntualizzazioni rispetto all'intervento della
consigliera Bruni. Già conoscevo benissimo il suo intervento e soprattutto i
punti che lei avrebbe toccato perché c'è stata un'ampia discussione all'interno
della Commissione.
È strano sentire parlare
lei, consigliera Bruni, su una proposta di legge dicendo che non c'è alla base
una programmazione stabile e strutturata.
Ho detto nel mio intervento che il cuore di questa legge è rappresentato
proprio dal piano triennale, dove ogni anno si faranno delle previsioni
rispetto a quelle che sono le azioni e tutte le attività previste all'interno
della legge. Lei, consigliera Bruni, parla del fondo unico dedicato, ma è stato
spiegato più volte che da un punto di vista tecnico contabile non è possibile;
intanto, una parte delle risorse sono previste dalla legge regionale numero
20/2007 in cui ci sono fondi regionali per i centri antiviolenza da cui abbiamo
la certezza dei 350.000 euro.
Anche su questo mi preme
fare, ma non in vena assolutamente polemica, alcune puntualizzazioni, anche da
un punto di vista politico: vorrei ricordare alla consigliera Bruni che quegli
800.000 euro prima previsti furono dimezzati proprio dal governo regionale di
centrosinistra - parlo degli anni 2018, 2019, 2000 – dall’insediamento della
Giunta regionale Occhiuto, questo fondo di 350.000 euro non è stato mai
ridotto.
Ancora un'altra
puntualizzazione, legata alle risorse che derivano dal Dipartimento per le pari
opportunità, parliamo del DPCM: qui siamo di fronte ad un importo storicizzato
per il sostegno e il potenziamento dei servizi, quelli già autorizzati.
Parliamo di un importo storicizzato che può essere variabile in quanto dipende
dal numero dei centri antiviolenza e delle case rifugio che vengono autorizzate
ogni anno - quindi, può anche cambiare - e da tutte le tabelle che ci vengono
richieste dal Ministero, in cui ogni tabella riporta un'azione che il Ministero
ci richiede di realizzare. A questo aggiungiamo anche un altro fondo
straordinario, previsto sempre nel DPCM, che riguarda sempre quegli interventi
che possono essere realizzati. Tutto, però, dipende, naturalmente, dal numero
dei centri antiviolenza e dalle case rifugio.
Perché non ci può essere un
fondo unico? Perché intanto bisogna lavorare su dei capitoli di spesa specifici
che sono stati già istituiti e ogni fondo ha un capitolo di spesa dedicato.
Noi, ad esempio, abbiamo pubblicato l'avviso “Donne libere” che riguarda, anche
questo, un progetto molto ambizioso e che viene espletato attraverso dei fondi
comunitari.
Quindi, consigliera Bruni,
non posso assolutamente accettare questo suo intervento, soprattutto se teso a
sminuire una legge che per la prima volta si presenta con una programmazione
strutturata e integrata. Infatti, un altro aspetto importante di questa legge è
che ha un approccio interdisciplinare, coinvolgendo diversi Dipartimenti. Qui
non parliamo soltanto del Dipartimento delle pari opportunità, parliamo del
coinvolgimento del Dipartimento dello sviluppo economico, del Dipartimento lavoro
e formazione. Ecco perché quel discorso del Fondo unico non può essere
assolutamente accettato. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di
intervenire il collega Laghi. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Non c'è
alcun dubbio che si tratti di una legge di particolare importanza e rilevanza,
che dà comunque alla nostra regione anche una immagine di attenzione a un
problema che è multiforme e che è difficile inquadrare definitivamente una
volta per tutti. È un problema che ha vari aspetti e, certamente, quello
economico è uno dei principali. Ma, come gli esempi che ha portato il
presidente Occhiuto dimostrano e come credo che sia nel vissuto di ciascuno di
noi, è anche un problema culturale se addirittura le vittime di violenza
vengono in qualche modo ripudiate, fra virgolette, dagli stessi familiari. Per
cui, una legge che riguardi questo ambito, a mio modo di vedere, è una legge
destinata a rimanere in progress lungo gli anni successivi alla sua
approvazione e si deve adeguare alle necessità e ai cambiamenti anche culturali
e sociali che si verificano nella società in cui opera.
Come dicevo, ho avuto delle
interlocuzioni con qualcuna delle esponenti dei centri antiviolenza,
segnatamente il centro antiviolenza Roberta Lanzino
di Cosenza da cui ho appreso momenti di criticità; parliamo di centri
antiviolenza che sono fortemente radicati sul territorio e che da decenni
lavorano sul territorio in questo ambito che è assolutamente nodale per le cose
che sono state dette. Come è stato ben descritto, il problema della rete
territoriale dei centri antiviolenza è uno dei nodi fondamentali della
costruzione di questo sistema sociale e culturale affinché si opponga a questi
odiosi avvenimenti ed è quindi interesse, credo, del legislatore, della
società, potenziarli, supportarli e sostenerli nel loro percorso assistenziale
alle persone che ne hanno bisogno. È del tutto evidente, quindi, che - mi
permetto di segnalare proprio per le cose che ho detto prima, per
l'interlocuzione che ho avuto - mi lascia perplesso la possibilità che centri così fortemente radicati sui territori e che tanto
bene hanno fatto possano essere messi in discussione per necessità oggettive ed
economiche che in qualche modo bisogna mettere in agenda di soddisfare.
Ho avuto il piacere di far
parte, onorevole Straface, della Commissione che ha deliberato questa che io
continuo a ritenere una legge di civiltà e che, come tale, proprio per il
dinamismo dell'aspetto sociale e culturale a cui facevo riferimento prima, è
una legge che deve essere supportata, accompagnata, migliorata con iniziative
del caso che, di volta in volta, le operatrici, che giornalmente svolgono il
lavoro di supporto alle vittime di violenza, certamente sapranno bene indicare.
Grazie.
Ovviamente vale anche come
delegazione di voto, che naturalmente è del tutto favorevole. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di
intervenire l'assessore Capponi. Ne ha facoltà.
Ringrazio il Presidente
della Giunta, i colleghi assessori e la Presidente, l'onorevole Straface per i
lavori di oggi. La collega Bruni ha effettuato delle precisazioni sulla nostra
proposta di legge, la 362, su cui, sinceramente, da tutto quello che è stato il
lavoro, sia prima che dopo anche in Commissione, non trovo differenze
nell'impianto strutturale. Indubbiamente, ci sono delle novità, ma sono delle
novità adeguate a quello che è il periodo storico che stiamo vivendo sulla
problematica in essere.
La relazione è stata oggi
declinata abbondantemente dall'onorevole Straface e ringrazio anche l'onorevole
De Francesco per aver riconosciuto questo lavoro che abbiamo svolto perché è un
momento importante per la Regione Calabria: questa legge, dal 2007, oggi vede
la luce in questo Consiglio regionale.
Onorevole Bruni, non riesco
a cogliere quando in maniera così candida, sommessa, nel suo discorso dice che
è un un'occasione persa. Non si riesce a capire quali siano i punti di
divergenza, perché lei conosce meglio di me le regole di contabilità pubblica.
E le regole di contabilità pubblica impongono dei fondi diversi, non un fondo
unico.
Prima ha citato i fondi POR.
Il fondo POR non è assimilabile o quello del DPCM, che è un fondo storicizzato
ma non è fisso.
Stamattina ho, poi, preso
atto di alcuni emendamenti che ci ha inoltrato. Ho letto questi emendamenti,
alcuni li ho trovati tecnicamente impossibili, su altri ci possiamo ragionare.
Poi, magari, con la Presidente della Commissione che ha seguito i lavori,
l'onorevole Straface, ci confronteremo su qualche emendamento che ho trovato
interessante perché si rifà alla parte in cui si parlava di rete regionale,
rete provinciale, quella rete che deve supportare. Sarebbe l'articolo 14-bis
quello che può subentrare dove si parla di un albo regionale. Poi, peraltro,
condivido pienamente quello che il presidente Occhiuto oggi ha ribadito perché
ha vissuto questa realtà e questa esperienza di recente: sicuramente bisogna
insistere sulla cultura, su quello stigma che spesso va ad additare la persona
che ha subito la violenza e come politica regionale dobbiamo sicuramente creare
maggiormente dei contesti che non solo preservano la donna, la figura che è
stata maltrattata, ma cercare di mettere in atto tutte quelle misure compensative
che consentono alla donna di ritornare alla vita normale di tutti i giorni.
Grazie.
Grazie, Assessore. Prima di
passare all'esame e votazione del provvedimento volevo ricordare all'Aula, a
tutti i presenti e alla stampa che questo Consiglio regionale ha istituito con
legge l'Osservatorio sulla violenza di genere e che lo stesso Osservatorio, che
è quasi un unicum in Italia, ha stipulato una Convenzione con l'Aterp in modo che venissero messi a disposizione delle
donne colpite da violenza tre alloggi per ogni provincia; quindi, su questo
riteniamo di essere avanti, considerato che questo protocollo rappresenta quasi
un unicum sul territorio nazionale. È stato anche istituito l'Osservatorio
sulle discriminazioni sui luoghi di lavoro che molto spesso vedono protagoniste
le donne, nel senso che sono vittime; abbiamo istituito questo Osservatorio che
anch’esso rappresenta una particolarità in Italia; è stata più volte ribadita
anche in riunione pubblica e anche al Senato l'importanza di questo
Osservatorio.
Volevo testimoniare che
questo Consiglio regionale sulla problematica c'è ed è molto attento.
Passiamo quindi all'esame e
votazione del provvedimento.
Articolo 1
(È approvato)
Articolo 2
(È approvato)
Articolo 3
(È approvato)
All’articolo 4 è pervenuto
l'emendamento protocollo 12883/A01, a firma della consigliera Bruni, a cui cedo
la parola per illustrare l'emendamento. Prego.
Questo emendamento si
integra con la previsione relativa alla rete territoriale antiviolenza con
l'introduzione dei comuni dell'ambito sociale territoriale. Dalla nuova
disposizione non derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica avendo
carattere ordinamentale. Alla fine del comma 2 dell'articolo 4 (Rete
territoriale) della proposta di legge 362/12^, di iniziativa della Giunta
regionale, recante “Norme per il contrasto alla violenza di genere” dopo le
parole “e le forze dell'ordine” sono aggiunte le parole “e i Comuni dell'ambito
sociale e territoriale”; l'articolo 4, comma 2 è così riformulato: “Fanno parte
della rete territoriale antiviolenza dell'ambito sociale, previa intesa,
l'azienda sanitaria provinciale, i CAV e le case rifugio con sede operativa
nell'ambito sociale, la Prefettura territorialmente competente, le Università e
gli istituti AFAM, l'ambito scolastico provinciale, i centri per l'impiego, il
Tribunale e la Procura competenti per territorio, le forze d'ordine e i comuni
dell'ambito sociale territoriale.”.
Grazie. Parere della Giunta?
Favorevole.
Parere del relatore?
STRAFACE
Pasqualina (Forza Italia), relatrice
Favorevole.
Pongo in votazione
l'emendamento. L'emendamento è approvato. Pongo in votazione l'articolo 4.
L'articolo 4 è approvato, così come emendato.
Articolo 4
(È approvato
così come emendato)
Articolo 5
(È approvato)
Articolo 6
(È approvato)
Articolo 7
(È approvato)
Articolo 8
(È approvato)
Articolo 9
(È approvato)
Articolo 10
(È approvato)
Articolo 11
(È approvato)
All’articolo 12 è pervenuto
l'emendamento protocollo 12883/A02 a firma della consigliera Bruni, a cui cedo
la parola per l'illustrazione. Prego.
Questo è un emendamento
soppressivo. La presente proposta, infatti, mira a sopprimere la disposizione
che prevede la definizione dei criteri di erogazione dei contributi
straordinari mediante atto del Dipartimento regionale competente. Tale
previsione, infatti, attribuisce all'Amministrazione un margine eccessivamente
ampio di discrezionalità, senza fissare alcun parametro di riferimento né
principi guida per l'individuazione dei destinatari e delle modalità di
intervento. In assenza di criteri legislativamente determinati, si rischia di
compromettere la trasparenza, l'uniformità, l'imparzialità dell'azione
amministrativa, elementi fondamentali per garantire equità nell'accesso alle
risorse pubbliche.
Da questa disposizione non
derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, avendo carattere
all'ordinamentale.
<<Il comma 2
dell'articolo 12 (Accesso ai fondi pubblici) della proposta di legge 362/12^,
di iniziativa della Giunta regionale, recante “Norme per il contrasto alla
violenza di genere”, che recita: “Possono essere previsti contributi nei casi
di particolare gravità che richiedono interventi urgenti. I criteri di
erogazione dei contributi sono disciplinati con atto del Dipartimento regionale
competente in materia”, viene soppresso.>>.
Grazie. Parere della Giunta?
Contraria.
Parere del relatore?
STRAFACE
Pasqualina (Forza Italia), relatrice
Contraria.
Pongo in votazione
l'emendamento. L'emendamento è respinto.
Articolo 12
(È approvato)
Articolo 13
(È approvato)
Articolo 14
(È approvato)
Dopo l'articolo 14 è
pervenuto l'emendamento protocollo 12883/A03, aggiuntivo dell'articolo 14-bis,
a firma della consigliera Bruni, a cui cedo la parola per l'illustrazione.
Grazie, Presidente. Con il
presente emendamento viene creato un albo regionale dei centri antiviolenza e
delle case rifugio, necessario per accedere ai finanziamenti. Da questa
disposizione non derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica avendo
carattere ordinamentale.
<<Dopo l'articolo 14
(Protocolli di intesa con le Forze dell'Ordine e gli Uffici giudiziari) della
proposta legislativa 362/12^ di iniziativa della Giunta, recante “Norme per il
contrasto alla violenza di genere” viene aggiunto il seguente articolo:
“Articolo 14-bis (Istituzione dell'albo regionale dei centri
antiviolenza e delle case rifugio). 1. Al fine di garantire un’adeguata ed
aggiornata conoscenza dei servizi attivi sul territorio regionale e rispondenti
ai principi di cui alla presente legge, è istituito l’albo regionale dei centri
antiviolenza e delle case rifugio, suddiviso nelle due rispettive sezioni. 2.
Per l'iscrizione nell’albo regionale, i centri antiviolenza sono tenuti, in
modo cumulativo:
a. ad avere sede in
Calabria;
b. ad essere in possesso di
autorizzazione al funzionamento rilasciata da parte dei competenti organismi.
3. Per l'iscrizione
nell’albo regionale, le case rifugio sono tenute, in modo cumulativo:
a. ad avere sede in
Calabria;
b. ad essere in possesso di
autorizzazione al funzionamento rilasciata da parte dei competenti organismi.
4. La perdita di uno solo
dei requisiti di cui ai commi 2 e 3 comporta la cancellazione dall’albo
regionale.
5. Nell’albo regionale
devono risultare l’associazione titolare del CAV e/o della Casa Rifugio, la
sede (solo per il CAV), l'ambito territoriale di attività. Nell’albo sono,
altresì, iscritti i trasferimenti della sede (solo per il CAV).
6. Onde salvaguardare la
necessaria riservatezza in merito alla collocazione delle case rifugio,
nell’albo regionale deve risultare esclusivamente l’associazione titolare di
ciascuna casa.
7. L'iscrizione nell’albo
regionale è condizione per accedere, da parte dei centri antiviolenza e delle
case rifugio, all'assegnazione dei contributi regionali e statali previsti
dalle vigenti normative di settore.
8. L’albo regionale è
pubblicato a cadenza annuale sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria.
9. La Regione Calabria,
attraverso il Tavolo di lavoro regionale dei centri antiviolenza e delle case
rifugio ha obbligo di vigilare su possesso e mantenimento dei requisiti per
l'iscrizione e la permanenza nell'Albo regionale anche attraverso ispezioni
dirette nelle sedi dei Centri antiviolenza e delle Case Rifugio iscritte
all'Albo.
10. La Regione trasmette al
Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei
ministri entro il 1° febbraio di ogni anno i dati aggiornati sul numero dei CAV
e delle Case rifugio operanti sul territorio in possesso dei requisiti minimi
di cui all’accordo Stato Regione relativa ai requisiti minimi dei Centri
antiviolenza e delle Case rifugio. Tali dati devono essere coerenti con i dati
forniti dalla stessa Regione ai fini del riparto delle risorse del Fondo per le
politiche relative ai diritti ed alle pari opportunità di cui agli articoli 5 e
5-bis del decreto-legge 15 agosto 2013, n. 93, convertito con modificazioni
nella legge 15 ottobre 2013, n. 119.
11. La Regione si impegna a:
a) predisporre adeguate
coperture finanziarie e ad assegnarle con continuità e tempestività affinché i
CAV e le Case rifugio siano in condizione di operare sulla base dei requisiti e
criteri previsti dalla presente legge;
b) garantire il rispetto dei
requisiti previsti dall’intesa Stato-Regione relativa ai requisiti minimi dei
Centri antiviolenza e delle Case rifugio nei loro atti e nella ripartizione
delle risorse.”>>
Grazie. Parere
della Giunta?
Favorevole.
Parere del relatore?
STRAFACE
Pasqualina (Forza Italia), relatrice
Favorevole.
Pongo in votazione
l'emendamento, che inserisce l'articolo 14-bis. L'emendamento è
approvato, pertanto è inserito l’articolo 14-bis.
Articolo 15
(È approvato)
All’articolo 16 è pervenuto
l'emendamento protocollo 12883/A04 a firma della consigliera Bruni, a cui cedo
la parola per l'illustrazione. Prego.
BRUNI
Amalia (Partito Democratico)
Questo
emendamento introduce un piano triennale per pianificare e monitorare gli
interventi regionali in relazione agli obiettivi da perseguire, alle azioni
necessarie, ai criteri per la loro realizzazione, con particolare attenzione
all'istituzione dei nuovi servizi, che devono inderogabilmente prevedere
risorse finanziarie aggiuntive, prevedendo altresì l'assegnazione ad ogni
servizio regolarmente autorizzato una soglia di finanziamento destinato al
riconoscimento dei costi fissi. Dalla nuova disposizione non derivano nuovi o
maggiori oneri per la finanza pubblica avendo carattere ordinamentale. Il comma
due dell'articolo 16 (Piano triennale regionale degli interventi per
contrastare la violenza di genere) della proposta di legge 362/12^, di
iniziativa della Giunta, recante “Norme per il contrasto alla violenza di
genere”, viene così modificato e riformulato: “2. Il Piano triennale, nel contesto
della programmazione regionale, definisce gli obiettivi da perseguire, le
azioni necessarie, i criteri per la loro realizzazione, con particolare
attenzione alla istituzione di nuovi servizi, che devono inderogabilmente
prevedere risorse finanziarie aggiuntive.
Il piano
triennale, in modo organico, programma l’utilizzo dell’insieme delle risorse
regionali, nazionali e comunitarie.
Al fine di superare la precarietà dei servizi
esistenti il Piano triennale assegna ad ogni servizio regolarmente autorizzato una
soglia di finanziamento destinato al riconoscimento dei costi fissi.”.
Grazie. Parere della Giunta?
Questo emendamento non si
può approvare. L’ho letto e la Regione Calabria può promuovere, ma non può
finanziare; quindi, il parere è contrario.
Parere del relatore?
STRAFACE
Pasqualina (Forza Italia), relatrice
Contrario.
Pongo in votazione
l'emendamento. L'emendamento è respinto.
Articolo 16
(È approvato)
Dopo l'articolo 16, sono
pervenuti alcuni emendamenti: protocollo numero 12883/A05, 12883/A06,
12883/A07. Alla collega Bruni cedo la parola per relazionarli tutti e tre.
Prego.
Questi emendamenti sono
motivati in maniera diversa. Ovviamente l'articolo 16-bis è motivato
dalla necessità di promuovere la formazione degli operatori coinvolti nei
servizi antiviolenza, garantendo però degli standard omogenei. La norma è a
carattere programmatico e consente di reperire le risorse per l'attività di
promozione nell'ambito delle risorse europee e nazionali, senza gravare sulle
risorse autonome del bilancio regionale. Dopo l'articolo 16 (Piano triennale
regionale degli interventi per contrastare la violenza di genere) della
proposta legislativa 362/12^ di iniziativa della Giunta regionale, recante
“Norme per il contrasto alla violenza di genere”, viene aggiunto il seguente
articolo: “Art. 16-bis (Formazione delle operatrici e operatori e standard
formativi) 1. La Regione nell’ambito della programmazione comunitaria prevede
misure destinate a corsi di formazione promossi dai centri antiviolenza e case
rifugio rivolti al: personale operante nei servizi antiviolenza e negli altri
servizi pubblici che intervengono in tale ambito, quali operatori sociali,
sanitari, scolastici, volontari, tutor e forze dell’ordine in modo da
assicurare competenze specifiche sul fenomeno della violenza di genere e
favorire una efficace presa in carico dei casi dal primo contatto,
all’accoglienza e all’accompagnamento in ogni fase del percorso di uscita dalla situazione di violenza. La formazione ha
caratteristiche di multidisciplinarietà, competenza, coerenza e capillarità,
nonché di certificazione delle competenze acquisite dai partecipanti ai corsi.
2. La Regione valorizza le
pratiche di accoglienza basate sulle relazioni fra donne e riconosce le
operatrici di accoglienza in possesso di comprovata e riconosciuta esperienza
in materia un ruolo preferenziale nell’azione di sostegno alle donne vittime di
violenza.
3. La Regione finanzia,
nell’ambito dell’offerta formativa, specifici profili e percorsi formativi
standard sia in materia di prevenzione e contrasto della violenza di genere e
sia per l’operatività nei servizi antiviolenza con la finalità di garantire una
formazione ed un aggiornamento degli operatori omogeneo su tutto il territorio
e la certificazione delle competenze secondo la normativa vigente.
4. La Regione finanzia i
corsi di formazione e l'aggiornamento attraverso personale qualificato e di
comprovata esperienza nel settore, per gli operatori sociali, sanitari e forze
dell’ordine che si trovano a contatto con gli autori di violenza.
5. La Regione finanzia
attività di formazione ed aggiornamento sulle tematiche oggetto della presente
legge rivolte al personale dei servizi dedicati al lavoro ed alla formazione
professionale, coinvolgendo le organizzazioni datoriali e sindacali e le agenzie
formative e gli ordini professionali.”.
Il successivo emendamento 16-ter
obbliga la Giunta regionale a presentare periodiche relazioni al Consiglio
regionale sull'attuazione della legge. Da questa disposizione non derivano
nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, poiché a carattere
ordinamentale. Quindi, dopo l'articolo 16 (Piano triennale regionale degli
interventi per contrastare la violenza di genere) della proposta legislativa
362/12^ di iniziativa della Giunta regionale, recante “Norme per il contrasto
alla violenza di genere” viene aggiunto la seguente articolo: “Art. 16-ter
(Clausola valutativa)
1. La Giunta regionale rende
conto periodicamente al Consiglio regionale delle modalità di attuazione della
presente legge e dei risultati ottenuti in termini di contributo alla
prevenzione, all'informazione e al supporto alle vittime di violenza ed ai loro
figli.
2. Per la finalità di cui al
comma 1 la Giunta regionale, decorsi due anni dall'entrata in vigore della
presente legge e successivamente almeno centoventi giorni prima dell'adozione
del piano triennale regionale degli interventi di cui all'articolo 18, presenta
alla Commissione consiliare competente e al Comitato per la qualità della
normazione e la valutazione delle politiche, una relazione che fornisce in
particolare le seguenti informazioni:
a) un quadro dell'andamento
del fenomeno della violenza di genere e delle principali attività e iniziative
realizzate sul territorio regionale per la prevenzione, l'informazione, il
contrasto e l'assistenza alle vittime di violenza di genere e ai loro figli;
b) una descrizione sintetica
del fenomeno della violenza sulle donne, fondata sui dati dei CAV, delle case
rifugio, dei CUAV e dei servizi attivi sul territorio regionale;
c) le attività svolte dalle
Reti Antiviolenza Territoriali;
d) le modalità di
finanziamento degli interventi oggetto della presente legge e la distribuzione
dei finanziamenti sul territorio;
e) le attività ed azioni di
cui al capo III e le iniziative formative realizzate in materia di prevenzione
e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di
violenza e ai loro figli;
f) una descrizione dello
stato di attuazione della presente legge, in particolare degli interventi
previsti dal capo IV, e delle eventuali criticità.
3. Le relazioni successive
alla prima documentano inoltre gli effetti delle politiche di prevenzione e di
contrasto alla violenza di genere e per il sostegno delle donne vittime di
violenza e dei loro figli, fornendo, in particolare, le seguenti informazioni:
a) il contributo dato dagli
strumenti, dalle attività, dalle azioni e dagli interventi al perseguimento
delle finalità di cui all'articolo 1;
b) l'evoluzione del fenomeno
della violenza di genere sul territorio regionale nelle sue varie
manifestazioni, anche in confronto alla situazione nazionale, attribuibile al
complesso delle iniziative previste dalla presente legge;
c) una sintesi delle
opinioni prevalenti tra gli operatori della rete locale, attiva nel settore.
4. Le relazioni sono rese
pubbliche unitamente agli eventuali documenti del Consiglio regionale che ne
concludono l'esame.
5. I soggetti coinvolti
nell'attuazione della presente legge, pubblici e privati, forniscono le
informazioni necessarie all'espletamento delle attività previste dai commi
precedenti.”.
L’emendamento successivo
inserisce l’articolo 16-quater: <<Con il presente emendamento
vengono fatti salvi i provvedimenti assunti dal Commissario ad acta per
l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario della Regione. Da
questa nuova disposizione non derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza
pubblica, poiché a carattere ordinamentale. Dopo l'articolo 16 (Piano triennale
regionale degli interventi per contrastare la violenza di genere) della
proposta legislativa 362 di iniziativa della Giunta regionale, recante “Norme
per il contrasto alla violenza di genere” viene aggiunto il seguente articolo:
“Art. 16-quater (Clausola di salvaguardia)
1. Le previsioni della
presente legge, ove difformi, sono adeguate a quanto disposto dai provvedimenti
assunti dal Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro dal
disavanzo sanitario della Regione Calabria, ai sensi dell’articolo 4 del decreto-legge
1° ottobre 2007, n. 159 (Interventi urgenti in materia economica finanziaria,
per lo sviluppo e l’equità sociale), convertito dalla legge 29 novembre 2007,
n. 222.
2. I provvedimenti assunti
dal Commissario ad acta per l’attuazione del Piano, di cui al comma 1, si
applicano in luogo delle disposizioni regionali in contrasto, sino alla data di
entrata in vigore della norma regionale di adeguamento.”.
Parere della
Giunta sull'emendamento protocollo numero 12883/A05 aggiuntivo dell’articolo
16-bis?
Contraria.
Parere del relatore?
STRAFACE
Pasqualina (Forza Italia), relatrice
Contraria.
Pongo in votazione
l'emendamento. L'emendamento è respinto.
Parere della Giunta
sull'emendamento protocollo numero 12883/A06 aggiuntivo dell'articolo 16-ter?
Contraria.
Parere del relatore?
STRAFACE
Pasqualina (Forza Italia), relatrice
Contraria.
Pongo in votazione
l'emendamento. L'emendamento è respinto.
Continuiamo col parere della
Giunta sull'emendamento protocollo numero 12883/A07 aggiuntivo dell'articolo 16-quater.
Contraria.
Parere del relatore?
STRAFACE
Pasqualina (Forza Italia), relatrice
Contraria.
Pongo in votazione
l'emendamento. L'emendamento è respinto.
Articolo 17
(È approvato)
Articolo 18
(È approvato)
Dopo l'articolo 18 è
pervenuto l'emendamento protocollo numero 12883/A08, aggiuntivo dell'articolo
18-bis, a firma della consigliera Bruni, a cui cedo la parola per
l'illustrazione.
Con tale emendamento,
introduttivo dell’articolo 18-bis, si introduce una norma a carattere
programmatico che consente di reperire le risorse nell'ambito delle risorse
statali e regionali. Da questa nuova disposizione non derivano nuovi o maggiori
oneri per la finanza pubblica avendo carattere ordinamentale. Dopo l'articolo
18 (Norma finanziaria) della proposta di legge 362/12^ di iniziativa della
Giunta regionale, recante “Norme per il contrasto alla violenza di genere” è
aggiunto l'articolo 18-bis (Istituzione e fondo regionale per il
contrasto alla violenza di genere): “Art. 18 bis (Istituzione Fondo regionale
per il contrasto alla violenza di genere)
1. È istituito il Fondo
regionale per il contrasto alla violenza di genere, finalizzato al
finanziamento degli interventi di cui alla presente legge.
2. Al finanziamento degli
interventi concorrono anche le risorse statali assegnate alla Regione, ai sensi
dell’articolo 5 bis del decreto-legge 93/2013 o di altre previsioni normative
specifiche.
3. Per gli anni ricompresi
nel periodo 2025-2027, alla copertura degli oneri derivanti dalla presente
legge si provvede in tre milioni e duecento mila euro e trova copertura come
segue:
• un milione e 200.000,000
mila euro dal fondo regionale delle politiche sociali, capitolo di base
U04331109 missione di programma U.12.07;
• euro 350.000,00 nella
legge regionale 20/2007, U62010520 missione di programma U.12.04, euro
1.665.889,62 a valere sui capitoli U9120400601, U6201056002; U9120400602,
U9120400603.
4. I finanziamenti concessi
ai sensi della presente legge sono cumulabili con quelli previsti da altre
normative statali, regionali o comunitarie, purché da queste non diversamente
stabilito, secondo le procedure e le modalità previste dalle norme medesime.
5. La Giunta regionale,
successivamente all’entrata in vigore della legge, è autorizzata ad apportare
le conseguenti variazioni al documento tecnico di cui all’articolo 10 della
legge regionale del 4 febbraio 2002 n. 8 (Ordinamento del bilancio e della contabilità
della Regione Calabria).
6. Per gli anni successivi,
la corrispondente spesa sarà determinata, in ciascun esercizio finanziario, con
la legge di approvazione del bilancio e con la collegata legge finanziaria
inerente allo stesso esercizio.”
Il Quadro di riepilogo
analisi economico finanziaria: la tabella 1 è utilizzata individuare e
classificare le spese indotte dall'attuazione del provvedimento.
Nella colonna 1 viene
indicato l'articolo del testo che produce l'impatto finanziario in termini di
spesa o una minore entrata.
Nella colonna 2 si descrive
con precisione la spesa.
Nella colonna 3 si specifica
la natura economica della spesa: “C” è la spesa corrente, “I” è la spesa di
investimento.
Nella colonna 4 si individua
il carattere temporale della spesa: “A” annuale, “P” pluriennale.
Gli oneri finanziari della
tabella 1 vengono, quindi, così descritti: “norma finanziaria” norma a
carattere programmatico che consente di reperire le risorse nell'ambito delle
risorse statali e regionali (tipologia C, carattere temporale P, importo 3.215.889,62
milioni).
Per i criteri di
quantificazione degli oneri finanziari, vengono esplicitati i criteri
utilizzati per la quantificazione della spesa corrente.
A titolo esemplificativo e
non esaustivo, si indicano possibili criteri da specificare:
- esatta determinazione:
indennità Garante fissata al 30% dell’indennità percepita dal Consigliere
regionale;
- stima parametrica;
- tetto di spesa;
- mancata indicazione.
Tabella 2 Copertura
finanziaria: indicare nella tabella 2 programma e/o capitolo di copertura degli
oneri finanziari indicati nella tabella 1.
A titolo esemplificativo e
non esaustivo, si individuano le possibili coperture, per un totale di
3.215.889,62 di euro:
- 1.200.000 euro dal Fondo
regionale delle politiche sociali, capitolo di base U04331109, missione di
programma U.12.07, per le annualità 2025 - 2026 - 2027;
- 350.000 euro nella legge
regionale 20/2007 - U62010520, missione di programma U.12.04;
- 1.665.889,62 euro a valere
sui capitoli U9120400601, U6201056002, U9120400602, U9120400603.
Queste sono le risorse
finanziarie attualmente esistenti sui vari capitoli; vengono semplicemente
assemblate affinché si possa realizzare una programmazione triennale e
risolvere le criticità, come fanno altre Regioni d'Italia.
Grazie. Parere della Giunta?
Parere contrario.
Parere della relatrice?
STRAFACE Pasqualina (Forza Italia),
relatrice
Contrario.
Pongo in votazione
l'emendamento, che è respinto.
Articolo 19
(È approvato)
Articolo 20
(È approvato)
Articolo 21
(È approvato)
Articolo 22
(È approvato)
Articolo 23
Articolo 24
(È approvato)
Passiamo alla votazione
della proposta di legge nel suo complesso, con richiesta di autorizzazione al
coordinamento formale-
La proposta di legge è
approvata, così come emendata, con autorizzazione al coordinamento formale.
Ha chiesto di intervenire la
consigliera Bruni. Ne ha facoltà.
Intervengo per dichiarazione
di voto perché ritengo che quello a cui abbiamo assistito oggi - nonostante,
ribadisco, le parole contrarie della presidente Straface – sia stata veramente
un'occasione persa.
Tra l'altro, ci sono alcuni
emendamenti che riguardano la posizione del presidente Occhiuto come
Presidente-Commissario e mi stupisce veramente anche la vostra contrarietà ad
un emendamento che lo riconosce come Commissario ad acta, in considerazione della
possibile interferenza di questa proposta legislativa con una serie di DCA che
potrebbe emanare. In ogni caso, vorrei ribadire, che al momento abbiamo dei
fondi e li ho indicati negli emendamenti che ho letto e che si riferiscono a
fondi normalmente esistenti, poi erogati ai CAV a seguito di progettazioni e di
una macchina amministrativa e burocratica, che è estremamente difficile e
complessa da seguire.
Presidente Occhiuto, i
problemi di queste famiglie disperate, con gli esempi che lei ci ha fatto
stamane, si affrontano realmente, rimboccandosi le maniche e mettendo mano alla
tasca, non dico chissà come, ma già utilizzando i fondi disponibili; dopodiché,
se altre Regioni lo fanno e altri Dipartimenti di questa Regione riescono a
mettere insieme fondi diversificati che, però, hanno poi una ratio, una
finalità e un obiettivo comune, continuo a rimanere stupita, perché ritengo
che, appunto, questa potesse essere la strada per superare la precarietà che
costringe ad una macelleria sociale. Questa legge adesso favorirà - come è
giusto e come tutti vorremmo - l'aumento dei CAV e delle case rifugio, ma se i
soldi sono sempre gli stessi, mia cara assessora Capponi, dove andiamo a
finire?
Si faranno la guerra tra di
loro e ci sarà una macelleria sociale.
È per questo che era
indispensabile normare e non farsi prendere dall'angoscia della tanta voglia di
lavorare, che è assolutamente giusta, ma bisogna essere molto seri nella
programmazione e molto precisi anche nelle normative dei CAV e delle case
rifugio.
Questo è il motivo per cui
avevamo voluto dare delle regole che fossero scritte e non interpretabili.
Tra l'altro, nella nuova
relazione introduttiva della proposta legislativa, avete anche citato i vari
fondi individuati, ma non li avete riportati nella tabella economica, che è
quella che conta. Quindi, qual è questa dichiarazione di intenti che poi non
viene eseguita nell'atto, nella banalità - tra virgolette banalità - che è
quella della tabella economica?! Vuol dire, allora, che le cose serie non
vogliono essere realmente fatte e questa è una Regione che continuerà non a
vivere, ma a vivacchiare.
Con questo mio intervento,
chiaramente esprimo, anche a nome del Partito Democratico, il voto contrario a
questa proposta legislativa, non per il tema, che brucia a chiunque di noi, ma
perché non abbiamo voluto in questa maniera superare le criticità importanti.
Tanto valeva fare un atto
amministrativo che riprendesse la normativa nazionale e internazionale di
adeguamento: non c'era bisogno di fare tutta questa pubblicità su una nuova
legge che non cambia la storia né dei CAV, né delle case rifugio e, purtroppo,
neanche delle donne violentate.
Grazie. Ripetiamo la
votazione che è stata fatta prima del suo intervento.
La proposta di legge è
approvata, così come emendata, con autorizzazione al coordinamento formale.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in Allegati)
Passiamo adesso al secondo
punto dell’ordine del giorno che riguarda la proposta di legge 389/12^ di
iniziativa della Giunta regionale, recante: “Concorso agli obiettivi di finanza
pubblica di cui all'articolo 1, comma 527, della legge 30 dicembre 2023, numero
213”.
Cedo la parola al
consigliere Montuoro per l’illustrazione del provvedimento. Prego.
Grazie, Presidente. La
proposta di legge, d'iniziativa della Giunta regionale, posta oggi
all'approvazione di questa Assemblea, è stata approvata dalla seconda
Commissione nella seduta del 13 giugno scorso.
Col presente disegno di
legge si dà attuazione all'articolo 1, comma 527, della legge numero 213 del
2023 che prevede che, ai fini della tutela dell'unità economica della
Repubblica, in considerazione delle esigenze di contenimento della spesa
pubblica e nel rispetto dei principi di coordinamento della finanza pubblica,
nelle more della definizione delle nuove regole della governance
economica europea, le Regioni a Statuto ordinario assicurano per l'anno 2024 un
contributo alla finanza pubblica pari a euro 350 milioni. Le Regioni a Statuto
ordinario sono tenute a versare gli importi del concorso alla finanza pubblica
entro il 30 giugno di ciascuno degli anni dal 2025 al 2028. Successivamente,
per il solo anno 2024, l’Amministrazione regionale, anziché procedere al
versamento delle somme de quo al bilancio dello Stato, è stata
autorizzata ai sensi dell'articolo 19 del decreto-legge 113/2024, commi dal
527-bis al 527-quinquies, ad accantonare la minore cifra di euro
13.604.765,79, affinché la stessa, dovendo costituire economia di spesa,
potesse concorrere integralmente al ripiano del disavanzo di amministrazione
per l'anno 2024. La riduzione della cifra e il suddetto meccanismo di utilizzo
della stessa non sono stati riproposti anche per gli anni dal 2025 al 2028, in
relazione ai quali permane, dunque, l'obbligo previsto dal comma 527 del
versamento allo Stato del contributo di finanza pubblica. Con decreto del
Presidente del Consiglio dei ministri del 25 marzo del 2025, il sopra
menzionato contributo posto a carico della Regione Calabria è stato determinato
in euro 15.610.000.
Il provvedimento è corredato
di relazione illustrativa e di relazione tecnico-finanziaria. Il disegno di
legge si compone di 2 articoli: il comma 1 dell'articolo 1 rubricato
“Contributo di finanza pubblica” autorizza la spesa del suddetto contributo a
valere sulle risorse allocate alla Missione 01, Programma 03, per ciascuna
delle annualità del bilancio di previsione 2025 – 2027; il comma 2 individua la
copertura finanziaria che è assicurata con le risorse stanziate al capitolo
U9200304501 allocate alla Missione 20, Programma 03, di ciascuna delle
annualità del bilancio di previsione 2025 – 2027; il comma 3 autorizza la
Giunta regionale ad apportare le conseguenti variazioni al bilancio di
previsione 2025 – 2027; l'articolo 2 prevede l'entrata in vigore del
provvedimento il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel
bollettino ufficiale telematico della Regione Calabria.
Grazie, Presidente.
Grazie. Ha chiesto di
intervenire il consigliere Mammoliti. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. In
merito a questo provvedimento, vorrei sottolineare due aspetti che mi sembrano
molto importanti e anche abbastanza essenziali per le ricadute negative che la
Regione avrà su tutta una serie di aspetti importanti della vita.
Il primo aspetto è che il
Governo centrale continua a fare cassa sulle Regioni e questo, naturalmente per
la cifra che è stata indicata, oltre 15 milioni di euro, comporterà,
inevitabilmente, un irrigidimento della spesa corrente che, come diciamo spesso
durante l'approvazione dei bilanci, è già abbastanza assottigliata ed esigua
per poter fare fronte, comunque, a servizi importanti che quella cifra di
bilancio consente di finanziare.
Vorrei, poi, sottolineare un
altro aspetto politico: secondo me, sarebbe stato giusto attivare nella
Conferenza Stato-Regioni una sottolineatura e un dissenso rispetto a questa
decisione, ma, purtroppo, ciò non è avvenuto da parte della Calabria.
Naturalmente, mentre per le
Regioni più forti del Centro Nord, che hanno una maggiore disponibilità, questi
tagli lineari di risorse possono non comportare grandi ricadute, purtroppo, per
una Regione come la Calabria, si avranno - ahimè - delle conseguenze; tra
l'altro per una regione fragile come la nostra, come ha ribadito recentemente -
lo vorrei ricordare - il rapporto della Banca d'Italia, che descrive un quadro
economico rallentato, una situazione occupazionale stagnante, il calo
demografico e, quindi, una condizione già di per sé molto fragile.
Per esempio - lo dico senza
nessuna nota polemica - soltanto relativamente ai provvedimenti che si stanno
discutendo e approvando oggi, questi 15 milioni di euro avrebbero garantito la
possibilità di sostenere più adeguatamente una serie di proposte di legge, a
partire da quella appena approvata per il contrasto alla violenza di genere.
La collega Bruni diceva di
aver presentato delle proposte anche dal punto di vista della consistenza
economica per milioni di euro, quindi, senza il taglio di questi 15 milioni,
avremmo potuto finanziare alcuni importanti provvedimenti come quello che approveremo
dopo sulle opere di Mattia Preti e sul Museo Civico di Taverna o quello sulle
politiche di prevenzione dello sfruttamento degli abusi a danno dei minori.
Per queste ragioni e con queste motivazioni, come abbiamo già sostenuto
e ribadito in Commissione bilancio, ci asterremo su questo provvedimento
obbligatorio, proprio per dissentire dalla scelta e dalla responsabilità che
hanno portato a questa inevitabile decisione. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE
Grazie. Ha chiesto di intervenire il consigliere Montuoro. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente. Intervengo velocemente per fare due precisazioni
rispetto alle riflessioni del collega Mammoliti, che avevo già espresso anche
durante la discussione in Commissione bilancio.
Per quanto riguarda, collega Mammoliti, le ripercussioni finanziarie,
abbiamo detto, anche in fase di approvazione del bilancio di previsione, che
abbiamo portato avanti una manovra di conservazione e non di taglio e questo è
facilmente riscontrabile, leggendo gli allegati al bilancio di previsione, dai
quali emerge che non siamo andati né a mettere le mani nelle tasche dei
cittadini, quindi ad aumentare la pressione fiscale, né tanto meno a tagliare i
servizi essenziali, ma siamo riusciti, grazie al prezioso lavoro fatto in
sinergia tra gli uffici, tra la Giunta e il Consiglio regionale, a portare
avanti una manovra che non ha destabilizzato né messo a repentaglio la salvaguardia degli equilibri di bilancio.
Pertanto, da questo punto di vista non è stato fatto nessuno stravolgimento.
Per quanto riguarda la riflessione sul Governo che continua a fare cassa
sulle Regioni, su questo volevo fare una riflessione e condividerla con lei,
perché, forse, c'è la necessità di ridurre la spesa pubblica proprio per le
scelte scellerate che i Governi precedenti del suo colore politico hanno
portato avanti nei 10 anni e oltre nei quali hanno
governato il nostro Paese. Quindi, c'è la volontà da parte del Governo di
risanare le casse pubbliche, cercando di fare una riflessione complessiva.
Per quanto riguarda la riflessione sulla Conferenza Stato-Regioni,
relativamente anche all'interlocuzione con il Governo, la Calabria è stata una
delle Regioni che ha fatto presente, anche con dati alla mano, che, comunque,
la scelta andava in qualche modo a mettere in difficoltà le Regioni che, come
diceva lei poc'anzi, magari, non hanno la disponibilità di tante risorse
libere, ma, al netto di ciò, siamo, comunque, riusciti a portare avanti un
bilancio senza aumentare la pressione fiscale. Quattro Regioni hanno aumentato
le tasse proprio per far fronte a questo contributo di finanza pubblica che lo
Stato ha richiesto. Quello che dovevamo mettere in risalto e all'attenzione del
Governo l'abbiamo fatto e continueremo a farlo nell'ottica della leale collaborazione
che deve esserci tra lo Stato e le Regioni; d'altro canto, abbiamo dimostrato
più e più volte, anche durante la fase dell'approvazione dei bilanci regionali,
che, comunque, abbiamo sempre agito in maniera tale da salvaguardare, prima di
tutto, l'equilibrio di bilancio e soprattutto per non far venir meno la nostra
azione nel garantire i servizi pubblici essenziali. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di
intervenire il consigliere Mammoliti. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente.
Intervengo brevemente per dichiarazione di voto e per spiegare più
specificatamente la nostra posizione.
Intanto, prendo atto che
plaudite a questi tagli che il Governo nazionale impone alle Regioni e a una regione
fragile come la nostra. La mia è chiaramente una riflessione di natura
eminentemente politica, però, vorrei leggere, non quello che dicono
l'opposizione e il Partito democratico, ma ciò che riferisce il Dipartimento
bilancio – quindi, un settore di pertinenza, mi pare, e anche di merito -
rispetto a questo taglio: “L'ulteriore cifra di oltre 15 milioni di euro
rischia un irrigidimento della spesa corrente con prevedibile taglio dei
servizi finanziati con le risorse autonome di bilancio, non avendo la
possibilità di contrarre debito, se non per gli investimenti, un aumento della
pressione fiscale” che vorrei, tra l'altro, ricordare, come sappiamo, che in
Calabria è già tra le più alte d'Italia.
Quindi, per queste ragioni
siamo contrari a questa concezione del Governo nazionale di fare cassa a danno
delle Regioni e in questo caso di quelle più fragili e deboli come la Calabria
e, poi, naturalmente, siamo preoccupati - noi sì, invece, siamo preoccupati - di questi tagli perché assottigliano le
risorse disponibili del bilancio e inevitabilmente si hanno minori
disponibilità per poter finanziare, come ho già detto poc'anzi, una serie di
provvedimenti e di misure che sono state anche approvate.
Per queste ragioni – ripeto
- il Gruppo del Partito Democratico si astiene. Grazie, Presidente.
Grazie, consigliere
Mammoliti.
Passiamo all'esame e
votazione del provvedimento:
Articolo 1
(È approvato)
Articolo 2
(È approvato)
Passiamo alla votazione
della proposta di legge nel suo complesso con richiesta di autorizzazione al
coordinamento formale.
La proposta di legge è
approvata con l'autorizzazione al coordinamento formale.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in Allegati)
Passiamo al punto 3
dell'ordine del giorno relativo alla proposta di legge numero 237/12^ di
iniziativa dei consiglieri regionali Luciana De Francesco, Cirillo e Montuoro,
recante: “Politiche di prevenzione dello sfruttamento e degli abusi in danno di
minori”.
Cedo la parola alla
consigliera De Francesco per l’illustrazione del provvedimento. Prego.
Grazie, signor Presidente.
Colleghi consiglieri, è con
grande senso di responsabilità che oggi vi presento una proposta di legge che
tocca un tema delicatissimo, ma fondamentale quale, appunto, la tutela e
l'assistenza ai minori, vittime di violenze, di abusi e di sfruttamento.
Proprio in questi giorni,
ricorre un anniversario doloroso, infatti, esattamente sei anni fa a Caivano la
piccola Fortuna Loffredo, di appena sei anni, veniva abusata e uccisa: un
episodio che ha scosso l'intera coscienza nazionale e che ci richiama, ancora
una volta, a quel dovere istituzionale e morale di intervenire con
responsabilità e determinazione.
Il testo normativo oggi in
discussione è stato esaminato e licenziato dalla terza Commissione consiliare,
presieduta dalla collega Pasqualina Straface, che ringrazio unitamente a tutti
i componenti della Commissione per il lavoro svolto con impegno, con accuratezza
e con profondo senso di collaborazione. Un lavoro che ha visto la
partecipazione e il contributo prezioso del Garante regionale per l'infanzia e
l'adolescenza, il dottor Marziale, e del Garante per le vittime di reato,
avvocato Lo Monaco, auditi nel corso dell'istruttoria e che con le loro
competenze hanno arricchito il testo e orientato le scelte legislative in modo
concreto ed efficace. Poi, un ringraziamento doveroso lo rivolgo all'assessore
alle politiche sociali, Caterina Capponi, per l'attenzione istituzionale, il
sostegno convinto a questa iniziativa; ringrazio anche il Dipartimento
politiche sociali, nella persona della dottoressa Saveria Cristiano, per il
costante supporto tecnico e per il qualificato contributo offerto durante tutto
il percorso di approfondimento.
Infine, il testo è stato
licenziato favorevolmente dalla Commissione bilancio, presieduta dal collega
Montuoro, che ringrazio per il lavoro condotto valutandone la sostenibilità
economica.
La proposta di legge, come
già detto, nasce dall'esigenza di rafforzare il sistema di protezione per i
minori vittime di violenze e di abusi, anche a sfondo sessuale. Viviamo in
un'epoca in cui i drammi legati agli abusi sui minori emergono sempre più frequentemente
nelle cronache, ma dobbiamo essere consapevoli che ciò che vediamo e leggiamo è
solo la punta dell'iceberg. Il fenomeno ha un censimento parziale, poiché solo
una minima parte delle violenze viene denunciata. Le vittime portano addosso
ferite che non sempre si vedono, ma che compromettono in modo profondo il loro
sviluppo, il loro equilibrio psicologico e in molti casi il loro futuro e, se
da un lato, le norme nazionali hanno fatto passi in avanti nella repressione
della pedofilia e della pedopornografia, dall'altro esistono margini di
intervento per rafforzare la protezione e il sostegno ai minori abusati. Ed è
qui che si inserisce questa iniziativa legislativa che mira a colmare un vuoto,
quello della prevenzione e del coordinamento fra le Istituzioni chiave (scuola,
famiglia, sistema sanitario e giuridico), affinché il minore non sia lasciato
solo nel suo dolore.
La legge pone al centro la
tutela della vittima, il suo recupero e la costruzione di un ambiente sociale
più sicuro. In questa direzione si colloca anche un'importante scelta politica
compiuta dalla Regione Calabria: l'istituzione dello psicologo scolastico, una
figura fondamentale per intercettare precocemente situazioni di disaggio,
accompagnare i percorsi di crescita degli studenti e sostenere il lavoro
educativo delle famiglie e degli insegnanti. Una presenza capillare di
prossimità che potrà operare in sinergia con quanto previsto da questa legge,
rafforzandone l'efficacia preventiva.
In piena coerenza con questa
impostazione, si inserisce un'altra significativa iniziativa della Regione
Calabria: l'approvazione delle Linee guida regionali per il sistema integrato
di prevenzione e tutela delle bambine e dei bambini dal rischio di maltrattamenti
e di abusi nei servizi educativi e di istruzione. Un atto di indirizzo
strategico che sancisce la volontà di rendere i luoghi dell'educazione ambienti
sicuri, capaci non solo di istruire, ma anche di proteggere e prendersi cura.
Per questo, intendo ringraziare l'assessore regionale alla pubblica istruzione,
Maria Stefania Caracciolo, per il lavoro portato avanti in modo sinergico ed
integrato con gli altri rami dell'Amministrazione e per aver contribuito a
creare un quadro coerente di politiche di prevenzione e protezione che mette al
centro il benessere del minore in una logica sistemica e non emergenziale.
La proposta di legge che
oggi presentiamo in Aula si muove in linea con una strategia regionale dunque
più ampia, dando concretezza normativa e operativa a quel principio di
responsabilità collettiva che deve guidare ogni azione pubblica rivolta
all'infanzia.
Passo ora ad illustrare la
struttura della proposta normativa che si compone di 9
articoli. L'articolo 1 stabilisce i principi generali e le finalità della
legge, ponendo come priorità la tutela dell'integrità psicofisica, morale e
relazionale del minore. Si fonda sul principio della centralità del minore, sul
diritto alla protezione e alla prevenzione, in linea con le Convenzioni
internazionali e con la Costituzione.
L'articolo 2 definisce gli
obiettivi specifici: prevenire situazioni di rischio, promuovere il benessere
psicologico e sociale del minore, rafforzare la rete dei servizi territoriali e
sviluppare una cultura della prevenzione attraverso la formazione e la
sensibilizzazione.
L'articolo 3 individua le
azioni concrete da realizzare: campagne di sensibilizzazione rivolte ai minori,
programmi educativi nelle scuole, formazione specifica per operatori socio sanitari, educatori, insegnanti, attivazione di
sportelli di ascolto e supporto psicologico.
Particolare attenzione è
riservata alla tutela digitale. La legge promuove infatti azioni di educazione
al corretto utilizzo di Internet e dei social media, con l'obiettivo di prevenire i rischi di adescamento, di cyberbullismo
e di diffusione di materiale pedopornografico. Saranno sviluppati materiali
informativi e strumenti digitali per aiutare i minori a riconoscere situazioni
di rischio online e per supportare le famiglie nel ruolo di vigilanza
educativa.
L'articolo 4 elenca i
soggetti che concorrono all'attuazione degli interventi previsti: Regioni, enti
locali, regioni, enti locali, scuole, Aziende sanitarie, forze dell'ordine,
categorie professionali e associazioni del Terzo settore, il coinvolgimento diretto
del Garante per l'infanzia e dell'Osservatorio regionale per i minori e
valorizzato come elemento centrale.
L'articolo 5 prevede
l'elaborazione di un programma regionale per la prevenzione ed il contrasto
degli abusi con funzioni di indirizzo strategico e di coordinamento delle
politiche locali. Questo programma diventa un riferimento per gli interventi
integrati sul territorio.
L'articolo 6 assegna alla
Giunta regionale il compito di definire con regolamento i criteri per la
presentazione, la selezione e il finanziamento dei progetti attuativi. Si
introduce, quindi, una governance chiara e trasparente del sistema di
intervento.
L'articolo 7 introduce una
clausola valutativa. La Regione, anche tramite l'Osservatorio, dovrà monitorare
l'efficacia della legge raccogliendo dati e segnalazioni utili per migliorare
progressivamente gli strumenti adottati.
L'articolo 8 rafforza e
amplia i compiti dell'Osservatorio regionale per i minori, prevedendo il suo
coinvolgimento attivo nel monitoraggio delle politiche, nella raccolta dei
dati, nella diffusione di buone pratiche, nel supporto alla programmazione.
L'articolo 9, infine, reca
la nuova norma finanziaria ed è previsto uno stanziamento iniziale di 100.000
euro per l'attuazione delle attività previste.
Questa proposta intende
intervenire, anche in maniera indiretta, sul fenomeno dei minori violenti;
molti comportamenti devianti nascono, infatti, da esperienze pregresse di
trascuratezza, abuso o violenze non elaborate. Prevenire e proteggere significa
anche rompere il ciclo del trauma, dell'isolamento e dell'aggressività. Per
questo, la proposta ha un valore non solo sociale, ma anche educativo e civile.
Voglio, colleghi, concludere
con un appello semplice ma profondo, che è anche una dichiarazione di
responsabilità: ogni bambino che riusciamo a proteggere oggi è un adulto sereno
domani e non c'è investimento più prezioso né missione più alta. E, proprio con
questa consapevolezza, confido nel sostegno dell'Aula e auspico che questo
provvedimento possa essere approvato con il contributo di tutti e con la
condivisione più ampia possibile, perché su questi temi non possono esserci
divisioni, ma solo responsabilità. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di
intervenire la collega Bruni. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Io parto
dall'assunto che qualsiasi proposta legislativa che vada a favorire l'infanzia
e la sua tutela è una buona proposta legislativa. Questo lo voglio
sottolineare, perché la tutela dell'infanzia e dell'adolescenza, soprattutto in
questo periodo storico, in questo momento difficile, terribile, forse dovrebbe
ritornare ad essere davvero un tema centrale nel dibattito politico. L'età dei
diritti che prefigurava Bobbio sembra quasi una visione onirica più che una
realtà, soprattutto per i minori.
Oggi sembriamo vivere una
sorta di Medioevo dei diritti, soprattutto dell'infanzia e dell'adolescenza. Ce
lo dicono tante decisioni legislative, come il decreto Caivano, le
problematiche legate al bullismo, le sofferenze legate all'uso dei social, gli
effetti devastanti della società, di questa tecno-società che rende sempre più
soli, che sembra farci tornare indietro più che andare avanti nella tutela dei
fragili.
Quindi, sottolineo, ancora
una volta, che qualsiasi iniziativa volta alla tutela dei minori deve essere
salutata con un profondo rispetto e deve essere sostenuta. Però una cosa la
devo dire, perché altrimenti non sarei onesta fino in fondo: reputo che un
fondo di 100.000 euro annuali, per quanto possano essere ben indirizzati,
possano fare poca cosa. L'ho detto già in Commissione, l'ho ripetuto e lo
ripeterò qui, lo ripeto e lo dirò sempre: noi dobbiamo assolutamente aumentare
il portato economico delle nostre proposte se vogliamo che siano davvero
efficaci, che non siano solamente leggi scritte sulla carta, ma che non
riescano a realizzarsi su nulla e, quindi, che non rappresentino solo una
facciata, ma una sostanza.
Noi non abbiamo bisogno di
facciate, abbiamo bisogno di dare ai nostri concittadini una sostanza.
Vorrei ricordare che in
terza Commissione fu audito anche il dottore Marziale, il nostro Garante
regionale per l'infanzia e l’adolescenza, il quale colse l'occasione per
ricordare come moltissimi di questi bambini abusati richiedano, a volte - io
direi molto frequentemente -, un'assistenza approfondita e che avrebbero
bisogno di quello che in Calabria non trovano e cioè – cosa che rivendichiamo
da decenni - la realizzazione dei posti in neuropsichiatria infantile. Mi
dispiace che il presidente Occhiuto sia andato via, mi dispiace perché ha
promesso tante volte, sin dall'inizio di questa Legislatura, che avrebbe
istituito gli hub e avrebbe migliorato la situazione della neuropsichiatria
infantile che esiste da un punto di vista territoriale anche se in maniera
scarsamente rappresentata, ma nella parte ospedaliera è assolutamente
inesistente.
Quindi, vorrei ricordarlo al
Presidente e vorrei che voi, che fate parte della maggioranza di questa
consiliatura, gli ricordaste che ha promesso di realizzare 28 posti letto
presso la Dulbecco di Catanzaro. Io sono qui a sollecitarli, perché i bambini che
subiscono violenza spesso diventano autolesionisti, violenti e lesivi nei
confronti di bambini della loro età e quindi possono presentare un pericolo per
loro stessi e per gli altri, a causa della sofferenza interiore profonda.
Vanno accompagnati.
Questa è una problematica
che deve essere gestita in maniera seria.
I bambini hanno diritto di
essere curati e tutelati, quindi urge l'attivazione dei reparti di
neuropsichiatria infantile. Sono stati già previsti, tra l'altro, negli atti
aziendali. Cosa aspettiamo? Quindi, chiedo al Presidente - anche se si è
allontanato - celerità dell'agire perché penso che non possiamo più perdere
tempo, il disagio è veramente enorme. Non basta lo psicologo scolastico, serve
qualcosa di più, forse molto di più. Il tema è profondo e incisivo, i bambini
rimangono fortemente segnati. Quindi, abbiamo necessità delle strutture di
neuropsichiatria infantile, non solo dislocate sui territori, ma soprattutto
ben riqualificate e con dei punti di riferimento ospedalieri.
Grazie. Passiamo all'esame e
votazione del provvedimento.
(È approvato)
Articolo 2
(È approvato)
All’articolo 3 sono
pervenuti alcuni emendamenti. Iniziamo con l'emendamento protocollo numero
12776/A01 a firma della collega De Francesco, a cui cedo la parola per
l'illustrazione, prego.
Grazie, Presidente.
L’emendamento inserisce tra i soggetti convolti nelle politiche a supporto
delle azioni regionali mirate al raggiungimento degli obiettivi della proposta
anche il Garante regionale per la tutela delle vittime di reato, in ragione
delle peculiari competenze di tale organo di garanzia regionale.
Quindi, nel comma 1
dell’articolo 3 della proposta di legge 237/12^, dopo le parole “Garante per
l’infanzia e l’adolescenza” sono aggiunte le seguenti: “e del Garante regionale
per la tutela delle vittime di reato, di cui alla legge regionale 15 marzo 2023,
n. 10”.
Parere della Giunta?
Favorevole.
Grazie, pongo in votazione
l'emendamento. L'emendamento è approvato.
Passiamo all'emendamento
12776/A04 a firma sempre dalla collega De Francesco, a cui cedo la parola per
illustrarla.
L'emendamento inserisce tra
i soggetti convolti nelle politiche a supporto delle azioni regionali indicate
nella proposta, l’Osservatorio Media e minori considerate le competenze
specifiche di quest’ultimo. Nel comma 1 dell’articolo 3, dopo le parole: “(Garante
per l'infanzia e l'adolescenza)” il periodo da: “e del supporto…” fino a “…le
seguenti azioni:”, viene sostituito dal seguente: “, del supporto tecnico
dell'Osservatorio regionale per i minori, di cui alla legge regionale 1°
febbraio 2017, n. 2 (Istituzione dell'Osservatorio Regionale per i Minori) e
del supporto dell'Osservatorio media e minori, di cui alla legge regionale 22
gennaio 2001 n. 2 art. 3-bis, promuove le seguenti azioni:"
Parere della Giunta?
Favorevole.
Grazie. Pongo in votazione l'emendamento. L'emendamento è
approvato.
Pongo in
votazione l'articolo 3, per come emendato. L’articolo 3 è approvato, come
emendato.
Articolo 3
(È approvato così come emendato)
All'articolo 4 è pervenuto
l'emendamento protocollo numero 12776/A02 a firma sempre della collega De
Francesco, a cui cedo la parola per illustrare il provvedimento, prego.
Nel comma 3 dell’articolo 4
della proposta di legge 237/12^, è aggiunta la seguente lettera: “c-bis)
il Garante regionale per la tutela delle vittime di reato;”
Grazie. Parere della Giunta?
Favorevole.
Pongo in votazione
l'emendamento. L'emendamento è approvato.
Pongo in votazione
l'articolo 4, per come emendato. L’articolo 4 è approvato, come emendato.
Articolo 4
(È approvato
così come emendato)
Articolo 5 sono pervenuti
alcuni emendamenti. Il primo è l'emendamento protocollo numero 1276/A03, a
firma della collega De Francesco, a cui cedo la parola per illustrarlo. Prego.
Nel comma 1 dell’articolo 5
della proposta di legge 237/12^, dopo le parole “Garante per l’infanzia e
l’adolescenza della Regione Calabria” sono aggiunte le seguenti: “, del Garante
regionale per la tutela delle vittime di reato”.
Grazie. Parere della Giunta?
Favorevole.
Pongo in votazione
l'emendamento. L'emendamento è approvato. Passiamo all'emendamento protocollo
numero 12776/A05, a firma della collega De Francesco, a cui cedo la parola per
illustrarlo.
Nel comma 1 dell’articolo 5
della proposta di legge 237/12^ recante “Politiche di prevenzione allo
sfruttamento e agli abusi in danno di minori”, dopo le parole: “Garante per
l'infanzia e l'adolescenza” il periodo: “e dell'Osservatorio regionale sui
minori, promuove azioni specifiche volte a:”
viene sostituito dal seguente: “, dell'Osservatorio regionale sui minori e
dell'Osservatorio Media e minori, promuove azioni specifiche
volte a:"
Grazie. Parere della Giunta?
Favorevole.
Pongo in votazione
l'emendamento. L'emendamento è approvato.
Pongo in votazione
l'articolo 5, come emendato. L’articolo 5 è approvato, per come emendato.
Articolo 5
(È approvato così come
emendato)
Articolo 6
(È approvato)
Articolo 7
(È approvato)
Articolo 8
(È approvato)
Articolo 9
(È approvato)
Passiamo alla votazione
della proposta di legge nel suo complesso con richiesta di autorizzazione al
coordinamento formale. La proposta di legge è approvata con l'autorizzazione al
coordinamento formale, così come emendata.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in Allegati)
Passiamo adesso alla
proposta di legge numero 352/12^ di iniziativa dei consiglieri Pasqualina
Straface, Sabrina Mannarino, P. Raso, F. Laghi, recante: “Disposizioni per il
riconoscimento della rilevanza sociale delle malattie reumatologiche e per
l'attuazione della Rete reumatologica regionale”. Cedo la parola alla collega
Straface per illustrare il provvedimento.
Grazie Presidente. Prima di
introdurre la proposta di legge oggetto dell'intervento, mi preme sottolineare
che vi sono aspetti quotidiani, dalla semplice apertura della porta a tenere in
braccio un bambino, che possono diventare una sfida insormontabile per chi
soffre di malattie reumatiche. Queste sono patologie silenziose, spesso
sottostimate, che colpiscono migliaia di persone, minando la capacità di vivere
una vita normale, si parla di dolore cronico, infiammazioni debilitanti,
limitazioni motorie e sono solo alcuni degli ostacoli che i malati reumatici
affrontano ogni giorno.
Onorevole Presidente,
colleghi consiglieri, la proposta di legge n. 352/12^, recante
"Disposizioni per il riconoscimento della rilevanza sociale delle malattie
reumatologiche e per l'attuazione della Rete reumatologica regionale", che
oggi sottoponiamo all’approvazione definitiva di quest’Aula, rappresenta un
passaggio di grande rilievo per il nostro sistema sanitario regionale ma
soprattutto per le migliaia di pazienti calabresi.
Questa proposta nasce da una
precisa esigenza: colmare un vuoto normativo.
Le malattie reumatologiche
rappresentano un insieme di patologie croniche che richiedono cure costanti,
competenze specialistiche, percorsi integrati e un approccio multidimensionale,
che tenga conto della persona e non solo della patologia.
La Calabria non partiva da
zero. L’istituzione della Rete Reumatologica regionale, già avvenuta con il DCA
n. 119 del 2017 e successivamente aggiornata con il DCA n. 53 del 2024, ha
rappresentato un primo, importante passo; tuttavia, presentava delle lacune
normative che oggi vengono colmate attraverso questa proposta di legge e che
vanno soprattutto nella direzione del rafforzamento per la piena attuazione
della Rete reumatologica regionale che in Calabria non è stata mai attuata.
Con questa proposta di
legge, dunque, si conferisce alla Rete Reumatologica una cornice normativa
stabile, di livello legislativo, rendendola parte integrante delle politiche
sanitarie regionali, in un quadro coerente con i LEA, il Piano nazionale delle malattie
rare e la programmazione sanitaria regionale. Il riconoscimento della rilevanza
sociale delle malattie reumatologiche, fissato già nell’articolo 1, costituisce
un atto di responsabilità e di giustizia verso migliaia di pazienti calabresi
che chiedono attenzione, dignità e percorsi assistenziali certi e accessibili.
L’intero impianto normativo
muove con coerenza su più livelli.
L’articolo 2 prevede
l’istituzione degli ambulatori multidisciplinari con un approccio integrato a
garantire la presa in carico del paziente ed eventualmente i follow up
successivi e, nel caso si presenti una situazione acuta, si procede ad un
ricovero presso gli HUB, che sono il livello apicale della rete reumatologica.
Perché serve un ambulatorio multidisciplinare? Perché le patologie reumatiche
non riguardano solo l’apparato muscolo-scheletrico, ma interessano altri organi
quali il rene, il cuore ed il polmone, quindi, è necessaria una valutazione
multidisciplinare del paziente affetto da tali patologie.
Un altro obiettivo che si
pone il disegno di legge è quello di intercettare la patologia nelle fasi
iniziali, attraverso una diagnosi precoce che è fondamentale affinché la
malattia non vada avanti. Se si diagnostica precocemente, allora si evitano
disagi per il paziente così che non vi sia alcun impatto sociale per
l’allontanamento del malato dal posto di lavoro e soprattutto si evita un
aggravio di costi di un’eventuale ospedalizzazione.
Per questo gli ambulatori
devono interagire con i medici di medicina generale e con i pediatri di libera
scelta, figure protagoniste della rete perché intercettano prima i sintomi
della malattia; sono queste le figure che meglio conoscono il paziente e quindi
possono interagire con gli specialisti.
Gli ambulatori
multidisciplinari sono l’anello di congiunzione tra il livello 1, rappresentato
dai medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, e il livello 3,
che sono gli HUB chiamati a gestire la fase acuta. Per tale motivo all’interno
della proposta, all’articolo 7, prevediamo la promozione della formazione
specifica. Nell’ambito della formazione è importante far recepire ai medici di
medicina generale ed ai pediatri di libera scelta il modello Rao, che è il
raggruppamento attesa omogeneo previsto dal PNGLA (Piano nazionale di Governo
delle liste d’attesa) attraverso il quale si possono ridurre sensibilmente le
liste d’attesa nell’ambito della reumatologia. Questo perché oggi, proprio
nelle prime visite mediche e nella prescrizione, viene inserito un codice quasi
sempre errato, generando liste d’attesa inutili che potrebbero essere evitate
centrando il tempo-diagnosi giusto.
L’articolo 3 prevede
l’attuazione della Rete Reumatologica regionale, la stessa istituita con DCA
numero 53 del 2023, che ad oggi non risulta recepita e attuata dalle Aziende
sanitarie regionali; la proposta di legge promuove l’attuazione della Rete, una
rete che si pone l’obiettivo d’integrare e coordinare le strutture ospedaliere
e territoriali esistenti, sviluppare ed attuare percorsi diagnostici,
terapeutici e assistenziali assicurando il coinvolgimento di figure
specialistiche adeguatamente distribuite sul territorio regionale.
La rete interessa tre
livelli:
-
Livello 1:
medico di base e pediatra di libera scelta;
-
Livello 2:
Distretto sanitario e spoke;
-
Livello 3: gli hub.
A breve si avranno anche le
case di comunità dove è auspicabile avere oltre che gli specialisti anche i
medici di medicina generale.
L’articolo 4 promuove la
digitalizzazione che assicurerà maggiore efficienza dei processi di
prescrizione e distribuzione dei farmaci per i pazienti reumatologici e
l’attuazione del Piano Terapeutico Informatizzato per la gestione delle
relative terapie farmacologiche.
Viene così data la
possibilità agli specialisti reumatologici di poter prescrivere i farmaci
biologici per le patologie reumatiche, evitando che i pazienti possano emigrare
fuori dalla Calabria per una semplice prescrizione.
Lo stato di fragilità del
paziente necessita, quindi, di una presa in carico che garantisca il più
possibile la continuità di cura e un accesso costante alle prestazioni
sanitarie. Per tale motivo, lo scopo della proposta di legge regionale non si
limita solo all’attuazione della Rete Reumatologica, così come previsto dal DCA
numero 53, ma è soprattutto la verifica dell’istituzione di attuazione del PDTA
(percorsi diagnostici terapeutici assistenziali) delle singole patologie che
definiscono esattamente, per ogni patologia, il percorso che ciascun paziente
affetto da quella malattia dovrà seguire.
Nella proposta di legge, si
prevedono, inoltre, aspetti dedicati al potenziamento e alla
territorializzazione dell’offerta specialistica, con la promozione
dell’adozione di soluzioni di telemedicina per garantire consulti specialistici
a distanza, facilitare il monitoraggio dei pazienti più fragili e migliorare
l’accessibilità alle cure nei territori delle aree meno servite. È stata,
inoltre, introdotta una previsione specifica per la reumatologia pediatrica e
per la promozione di percorsi strutturati di transizione verso il reumatologo
dell’adulto: questa è una risposta concreta alle famiglie che, troppo spesso,
si trovano a gestire questi passaggi delicatissimi in completa solitudine o
affidandosi a reti informali.
L’articolo 5 prevede
l’integrazione tra i servizi esistenti e il Terzo settore, con il
riconoscimento e la valorizzazione del contributo degli ETS che si avvalgono di
volontari per le persone affette da malattie reumatologiche.
All’ articolo 6 viene istituito il Registro regionale delle
patologie reumatologiche, che favorirà l’integrazione dei dati clinici con
informazioni relative agli esiti a lungo termine delle cure, rendendo possibile
realizzare e promuovere studi clinici e farmacologici, monitorare l’incidenza e
la prevalenza delle malattie reumatologiche nella popolazione regionale,
supportare non solo la ricerca scientifica ma anche lo sviluppo di terapie
innovative e contribuire nel valutare l’efficacia sia dei PDTA sia delle
politiche sanitarie regionali specifiche: si tratta di una misura strategica
che si integra con gli obblighi di rendicontazione successivamente fissati
dalla clausola valutativa.
La proposta prevede,
inoltre, misure di prevenzione e sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza:
si istituisce la giornata regionale per la lotta alle malattie reumatologiche,
da celebrarsi, annualmente, il 12 ottobre, in concomitanza della giornata mondiale
delle malattie reumatologiche, e si promuovono iniziative di sensibilizzazione
e informazione alla cittadinanza, anche attraverso canali digitali, più vicini
ai giovani, e promuovendo una cultura della consapevolezza anche attraverso
eventi e collaborazioni con le scuole, le università e gli ETS (artt. 8 e 9).
Con l’articolo 11, infine, è
stata introdotta la clausola valutativa, una delle innovazioni più rilevanti
del testo: la Giunta sarà tenuta, annualmente, a trasmettere una relazione
dettagliata sull’attuazione della legge alla competente Commissione consiliare.
La redazione del rapporto dovrà avvenire in collaborazione con le associazioni
dei pazienti, gli operatori sanitari e i caregiver, valorizzando l’esperienza
dei territori e la voce di chi vive ogni giorno la complessità della patologia.
In Commissione abbiamo
ritenuto necessario audire l’associazione APMARR – Associazione Nazionale
Persone con Malattie Reumatologiche e Rare – che, con grande competenza e
spirito propositivo, ha offerto un contributo prezioso alla discussione e al
miglioramento del testo. Dall’audizione con APMARR sono emerse indicazioni
puntuali, tutte mirate a rendere più efficace e realmente attuabile
l’intervento normativo. Il recepimento di queste indicazioni è avvenuto
attraverso un pacchetto di emendamenti, presentati, discussi e approvati in
seno alla terza Commissione e sono parte integrante del testo oggi sottoposto
all’Aula, rappresentando non solo un rafforzamento tecnico della proposta di
legge, ma anche un segno tangibile della volontà politica di accogliere i
contributi del territorio e di fare di questa norma uno strumento realmente
partecipato e condiviso.
Questa proposta di legge è
stata concepita, sin dall’inizio, per essere realistica e attuabile. Non
introduce nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale e si fonda su
un utilizzo più efficiente e mirato delle risorse umane, strumentali e finanziarie
già disponibili a legislazione vigente.
Il dibattito che si va
aprendo a livello nazionale introduce l’aspetto di una sottovalutazione di tali
malattie invalidanti, sottostimate, e che difatti sono patologie con una forte
incidenza sia nel quotidiano sia nel sociale. Il dibattito muove dal fatto che è
stata una patologia sempre trattata dalla medicina interna, non avendo trovato
una dimensione medica coerente, dedicata e soprattutto specialistica.
La Regione Calabria dimostra, ancora una volta, di anticipare i tempi,
di essere sensibile all'ascolto delle associazioni di categoria che
rappresentano i malati e che, nell'ambito della reumatologia, svolgono un ruolo
efficace e fondamentale.
Questa proposta di legge è frutto di un lavoro partecipato e condiviso.
Ho il dovere di ringraziare tutti i componenti della terza Commissione e colgo
soprattutto l'occasione per ringraziare il Dipartimento che ha contribuito alla
stesura di questa legge. Grazie.
Grazie. Ha chiesto
di intervenire la consigliera Bruni. Ne
ha facoltà.
Grazie, Presidente. Ritorniamo a parlare di un tema centrale per la
sanità pubblica, che incide sulla qualità di vita anche in questa nostra terra,
e che, oggi, con questa proposta legislativa, è circoscritto alle malattie
reumatologiche.
La proposta legislativa in esame vuole, fondamentalmente, migliorare
l'assistenza a chi ne soffre: stiamo parlando, ovviamente, di un calderone, di
un gruppo molto eterogeneo di patologie, soprattutto croniche, che colpiscono
articolazioni, ma anche muscoli e tessuti connettivi.
La disabilità e l'impatto sul quotidiano sono veramente particolarmente
alte perché sono accompagnate dal dolore; forse, qualsiasi tipo di patologia
può essere sopportabile tranne quelle che generano dolore e disabilità, per le
quali l'impatto sulla quotidianità diventa enorme e spesso sottovalutato. Poi,
ovviamente, le ricadute sociali ed economiche sono assolutamente enormi, come
dimostrano anche i dati nazionali: in Italia si spendono circa 2 miliardi di
euro l'anno per le malattie reumatologiche e il 45 per cento dei costi è
imputabile a spese sanitarie, mentre il restante è suddiviso, come accade
solitamente nelle patologie croniche, tra costi diretti e indiretti e
soprattutto in perdita di produttività.
Se allarghiamo lo sguardo a queste malattie reumatologiche, più in
generale, ci rendiamo conto che i costi stimati superano i 3 miliardi l'anno e
il costo complessivo, come dicevo, diretto e indiretto, addirittura raggiunge i
21 miliardi. Ogni anno, per ogni paziente con malattie reumatologiche spendiamo
circa 14 mila euro e, se consideriamo i quasi 260 mila pazienti oggi noti,
arriviamo a oltre 3 miliardi e mezzo complessivi.
Il tema è quello del ritardo diagnostico che aggrava la situazione e,
spesso e volentieri, i pazienti arrivano a una diagnosi dopo 6 o 7 anni dai
primi sintomi, proprio perché non sono ben intercettati, perché le patologie
sono vaghe, sfumate e difficili da identificare; questi ritardi generano,
chiaramente, ulteriori sofferenze, ma soprattutto si traducono in peggioramenti
clinici che non hanno, poi, la possibilità di recedere: solamente una quota
parte dei pazienti affetti da artrite reumatoide riesce a raggiungere una
remissione stabile, nonostante esistano farmaci innovativi anche molto
importanti. Questo ritardo diagnostico - come dicevo - ha un peso importante
perché moltissimi pazienti restano in lista d’attesa per anni – siamo,
tristemente, nel tempo, delle liste d'attesa – e per loro ciò diviene ancora
peggiore.
Il dato - oggi mi trovo nel mio a parlare di queste patologie,
nonostante non si tratti di una mia specialità, ma ovviamente, come medico,
conosco bene questo argomento - non è solo clinico, ma incide su vite sospese
ed è su questo che ci si deve interrogare in questa Assise: vite sospese,
peggioramenti di vita, costi aggiuntivi da non sottovalutare, pazienti che
hanno atteso anni e anni per una diagnosi, soprattutto in questa nostra terra
dove stimiamo circa 30 mila persone che convivono con queste patologie e con un
impatto che sfiora i 400 milioni di euro.
Su questa proposta di legge abbiamo lavorato in Commissione e anch'io
voglio assolutamente ringraziare APMARR per quello che hanno fatto, per il
contributo importante che hanno sviluppato e perché ritengo che, quando
Istituzioni, sanità e, soprattutto, le associazioni dei cittadini si mettono
insieme, sicuramente, si riesce ad ottenere un risultato utile per una ricaduta
sui pazienti.
La proposta è già stata illustrata dalla Presidente, ma, in sintesi,
cerca di integrare l'aspetto ospedaliero con quello territoriale; certamente
sono interessanti gli ambulatori specialistici diffusi e la presenza
strutturata dei reumatologi nelle varie Aziende sanitarie provinciali.
Ovviamente, anche questo è un obiettivo da raggiungere e speriamo di riuscire a
raggiungerlo, vista la carenza dei medici a tutto spiano in Calabria, però è
chiaro che è un obiettivo che va, assolutamente, perseguito.
Anche questo modello di integrazione multidisciplinare andrebbe esteso
alle forme pediatriche e alle malattie rare, perché diagnosticare ed entrare
tempestivamente nel merito è quello che mette nelle condizioni i pazienti di
riuscire ad avere una buona qualità di vita e, a volte, anche la remissione
delle patologie.
Mi avete sentito più volte parlare di come la Calabria sia, purtroppo,
la patria delle malattie rare, a causa di tutta una serie di fenomeni genetici,
che non sottolineo in questa sede, ma che, a maggior ragione, come politici, ci
devono interrogare, perché nei confronti di queste persone e di queste comunità
molto ampie occorre sviluppare un intervento politico che possa incidere sulla
qualità di vita.
Su questa rete, sulla tematica della patologia reumatologica sensu lato abbiamo già dei DCA, del 2017 e
del 2024, e ci sono state anche delle buone prassi come, ad esempio, la
distribuzione e la diffusione di opuscoli da parte della Società italiana di
reumatologia, che ha tentato anche di sensibilizzare, perché è ovvio che le
società scientifiche – e non solo le associazioni dei familiari - sono pezzi
estremamente importanti.
È ovvio che dovremmo considerare e consolidare questo lavoro con
Piattaforme di telemedicina che possano essere dedicate agli specialisti, con
formazioni super specialistiche e, soprattutto, l'implementazione territoriale
dei PDTA, perché è lì il tema e il cuore del problema: il percorso diagnostico
terapeutico assistenziale va calato nei territori perché, oggi, di tutte leggi
o i DCA, più o meno magnifici, che si possono approvare, la stragrande
maggioranza resta carta, non si cala nella carne viva dei nostri conterranei
calabresi e di questo ci dobbiamo interrogare.
È per questo che dobbiamo anche inserire nelle proposte legislative le
clausole valutative, per capire esattamente che cosa succede a valle: abbiamo
fatto un’operazione utile o solamente un’operazione di facciata? Ritorno sul
tema di prima.
In ogni caso, su questa proposta legislativa, noi del Partito
Democratico siamo assolutamente d'accordo, perché il percorso è stato condotto
in una maniera corretta, abbiamo potuto partecipare e, soprattutto, oggi, con
questo provvedimento speriamo veramente di potere contribuire a un
miglioramento della qualità di vita e a una riduzione di questo divario che ci
vede sempre ultimi.
Concludo il mio intervento, esprimendo un parere positivo, anche se
annuncio la presentazione di un emendamento che illustrerò successivamente.
Grazie. Ha chiesto
di intervenire il consigliere Laghi. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Ho qualche maggiore esperienza sul problema delle
malattie reumatiche in quanto per circa vent'anni ho diretto un reparto di
medicina interna e avevo fra i collaboratori un reumatologo. Nella nostra
regione, i centri di reumatologia sono assai rari, per cui il reparto di
medicina interna si propone come l'approdo naturale dei pazienti reumatologici
e, nel caso specifico, avere uno specialista del ramo era un plus che,
quindi, aumentava l'afflusso di questi pazienti.
Per questo mi sento di ringraziare la presidente Straface per aver
portato in Commissione questa legge, che ho volentieri sottoscritto, anche
perché tratta e parla di una categoria di pazienti, come è stato ricordato,
abbastanza misconosciuti che, quindi, debbono, fra l'altro, vivere spesso dei
momenti e dei periodi frustrazione.
Nel linguaggio quotidiano, dire di avere una malattia reumatica e avere
dolore alle articolazioni viene troppo frequentemente utilizzato come elemento
per accreditarsi di una malattia reumatologica che è di ben diversa natura e
significato e, purtroppo, anche di diversa ricaduta, arrivando, come è stato
ricordato, anche a situazioni di assoluta invalidità strutturale, accompagnata
da una sintomatologia dolorosa non di basso grado.
A questo proposito, come dicevo inizialmente, in quest'Aula, noi tutti
appartenenti a un'unica Istituzione, dovremmo lavorare insieme con lealtà,
trasparenza e collaborazione, laddove possibile, per migliorare la situazione,
in questo caso sanitaria, ma complessiva della nostra Regione.
Per esempio, mi permetto di far rilevare che la Calabria,
incidentalmente su mia proposta, ha approvato, ormai da più di due anni, una
legge regionale sulla cannabis terapeutica, che è una medicina e non un
qualcosa che possa servire anche lontanamente allo sballo. La grave mancanza,
debbo dirlo con grande franchezza, di un Regolamento operativo – per quello che
mi consta, è già stato da tempo approntato, ma manca soltanto di una firma per
essere licenziato – costringe i pazienti reumatologici o a subire dei dolori,
spesso ottenebranti, o a comprare, per chi può con proprie risorse economiche,
– inserendo fra i pazienti una odiosa divisione per censo – i preparati,
legalissimi, contenenti la cannabis terapeutica come antidolorifico, o,
nel peggiore dei casi, purtroppo, - vi assicuro non infrequente - a foraggiare,
di fatto, la criminalità organizzata acquistando “in nero” le sostanze che, in
questo caso, hanno un'azione terapeutica, che non è, come dire, mutuabile da
parte di altri farmaci. Per cui o stanno male e hanno dolore oppure devono
utilizzare la cannabis.
Fra l'altro, anche parlando di iniziative connesse, ricordo bene che,
quando in Commissione ci sono state le audizioni dei pazienti reumatologici,
qualcuno non è potuto venire proprio a causa del suo stato di salute.
A questo proposito, voglio informare l'Aula – riprendendo il discorso
che ho fatto inizialmente – che nella Commissione riforme, presieduta dal
consigliere Mattiani, stiamo discutendo una proposta che a nostro parere, a mio
parere sicuramente, credo si farà strada come iniziativa commendevole r che
prevede la possibilità per gli auditi, che non possano partecipare,
esclusivamente, alle audizioni della Commissione, ad esempio, per motivi
sanitari, giudiziari o altro, previ tutti i controlli del caso, in alternativa,
di offrire da remoto il contributo alla conoscenza dell'argomento di cui si
tratta.
Quindi, ecco, come questo insieme di leggi va a comporre un quadro che è
finalizzato unicamente al miglioramento del livello assistenziale, in questo
caso, ma di servizi che la politica può dare ai cittadini calabresi.
Un'ultima cosa mi preme dire per quanto riguarda questa legge sui
pazienti reumatologici: con ogni evidenza, presidente Straface, è una legge
ambiziosa, giustamente ambiziosa, perché le necessità e i problemi di questi
pazienti sono molto marcati e importanti. Quindi, anche questa legge, come in
precedenti discussioni di stamane, richiede un supporto; la definirei la pietra
angolare su cui costruire l'edificio del servizio che la politica può dare in
questo caso ai pazienti reumatologici.
Per esempio, fra le varie patologie reumatologiche di cui ci siamo
occupati anche in Commissione e in Consiglio, la fibromialgia, che è una malattia -
lo sa bene chi ne soffre - veramente grave e invalidante, ma ambigua per la
mancanza di un marker che ne determini, con certezza, la possibilità
diagnostica, è fuori dai LEA.
Quindi, da una parte, c'è la necessità assoluta che si parta, e credo
che questa legge che oggi certamente approveremo sia un ottimo punto di
partenza, dall'altro, proprio per l'ambizione degli obiettivi che questa legge
propone, dobbiamo prevedere in un futuro, il più breve possibile, un incremento
della dotazione economico-finanziaria. Per fare questo, naturalmente, da una
parte, è necessario che, come è stato annunciato anche dal presidente Occhiuto,
si esca dal regime di commissariamento alla sanità, ma, dall'altra, la cosa
fondamentale è che si esca dal Piano di rientro che ci impedisce di spendere
una lira che non abbia determinate caratteristiche.
Questo è in ambito sanitario e non ho dubbi, per esperienza personale e
per le cose che ci siamo detti in tutti questi anni, che proprio il settore
sanitario avrà un grandissimo beneficio dal ritorno a un regime normale di
gestione. Grazie.
Grazie, consigliere Laghi.
Passiamo all'esame e votazione del provvedimento.
Articolo 1
(È approvato)
All’articolo 2 è pervenuto l'emendamento, protocollo numero 12773/A01, a
firma della consigliera Bruni, alla quale cedo la parola per l’illustrazione.
Grazie, Presidente.
Con questo emendamento viene meglio precisato dal punto di vista
letterale-interpretativo che la Rete reumatologica regionale, per quanto
attiene alle malattie reumatologiche rare, ai sensi del DCA 28 del 30 gennaio
2024 (Approvazione “Piano regionale delle malattie rare 2024-2026 e riordino
della Rete regionale delle malattie rare” -
elaborato in attuazione dell'Accordo Stato-Regioni del 24 maggio 2023),
favorisce la realizzazione del Centro di coordinamento regionale delle malattie
rare prevedendo anche il coinvolgimento delle associazioni del Terzo settore
operanti nell'ambito delle patologie reumatologiche.
Dalla nuova disposizione non derivano nuovi o maggiori oneri per la
finanza pubblica avendo carattere ordinamentale.
Il testo è il seguente: <<Il comma 2, dell'articolo 3 (Ambulatori
multidisciplinari) della proposta legislativa 352 “Disposizioni per il
riconoscimento della rilevanza sociale delle malattie reumatiche e per
l'attuazione della Rete reumatologica regionale” è modificato come segue:
- Le parole “integra i dettami previsti dal…” nel primo capoverso sono
sostituite da “ai sensi del…”;
- la parola “supportando” è sostituita da “favorisce”:
- la lettera “e” dopo le parole “Centro di coordinamento regionale delle
malattie rare” è soppressa.
Il comma 2, dell'articolo 3 (Ambulatori multidisciplinari) della
proposta legislativa 352 è così riformulato:
“La Rete reumatologica regionale, per quanto attiene alle malattie
reumatologiche rare, ai sensi del DCA numero 28 del 30 gennaio 2024
(Approvazione “Piano regionale delle malattie rare 2024-2026 e riordino della
Rete regionale delle malattie rare” - elaborato in attuazione dell'Accordo
Stato-Regioni del 24 maggio 2023), favorisce la realizzazione del Centro di
coordinamento regionale delle malattie rare prevedendo anche il coinvolgimento
delle associazioni del Terzo settore operanti nell'ambito delle patologie
reumatologiche.”>>
Grazie. Parere
della Giunta?
Favorevole.
Parere del
relatore?
STRAFACE Pasqualina (Forza Italia),
relatrice
Favorevole.
Pongo in votazione l'emendamento, che è approvato.
Pongo in votazione l'articolo 2 così come emendato. L’articolo 2 è
approvato per come emendato.
Articolo 2
(È approvato così come emendato)
Articolo 3
(È approvato)
Articolo 4
(È approvato)
Articolo 5
(È approvato)
Articolo 6
(È approvato)
Articolo 7
(È approvato)
Articolo 8
(È approvato)
Articolo 9
(È approvato)
Articolo 10
(È approvato)
Articolo 11
(È approvato)
Articolo 12
(È approvato)
Articolo 13
(È approvato)
Passiamo alla votazione della proposta di legge nel suo complesso con
richiesta di autorizzazione al coordinamento formale. La proposta di legge è
approvata così come emendata con autorizzazione al coordinamento formale.
(Il Consiglio
approva)
(È riportata in
Allegati)
Passiamo, adesso, al punto sei dell'ordine del giorno, relativo alla
proposta di legge 374/12^ di iniziativa del consigliere regionale Montuoro,
recante: “Conservazione, valorizzazione e promozione dell'opera di Mattia e
Gregorio Preti e del Museo civico di Taverna, quale patrimonio
artistico-culturale della Calabria”.
Cedo la parola al consigliere Montuoro per l’illustrazione del
provvedimento. Prego.
Grazie, Presidente.
La presente proposta di legge ha come obiettivo la conservazione, la
valorizzazione e la promozione del cospicuo patrimonio artistico-culturale
legato all'opera di Mattia Preti e del Museo civico di Taverna. Pittore
considerato tra i maggiori esponenti dell'arte italiana del XVII secolo, Mattia
Preti figura tra gli esponenti del tardo barocco italiano, in particolare del
cosiddetto “caravaggismo”, cioè una pittura ispirata al Caravaggio, e della
pittura napoletana del Seicento. Soprannominato il “Cavaliere calabrese”, non
dimenticò le sue origini, lasciando traccia di sé nel luogo natale e in tutta
la Calabria. Nel piccolo centro presilano di Taverna, Mattia Preti fu affidato
dal padre a un precettore, il parroco della Chiesa di Santa Barbara, che istruì
lui e il fratello Gregorio, già predisposti al disegno prima di vederli partire
alla volta di Roma, dove lui stesso facilitò i contatti.
Oggi, nella stessa Chiesa, è possibile ammirare diverse opere del grande
artista locale: il patrocinio di Santa Barbara, la Madonna di Loreto e la
presentazione di Gesù al Tempio.
Un'altra importantissima tappa che figura tra i luoghi di Mattia Preti a
Taverna è la Chiesa monumentale di San Domenico, dove le opere del pittore
rappresentano veri e propri gioielli in un gioiello più ampio, che è l'edificio
stesso. Adiacente all'omonimo convento, l'edificio, in stile barocco, offre la
cornice perfetta all'inestimabile patrimonio di affreschi. Le opere del
“Cavaliere calabrese” lì sono ben 11: nella parte alta dell'altare padronale è
incastonato il suo autoritratto, omaggio diretto alla terra natale; gli stemmi
delle navate laterali, stilisticamente simili a quelli da lui realizzati nella
Chiesa di San Giovanni a La Valletta, Malta; il ciclo di affreschi che
raffigura le storie della vita di San Domenico. Infine, nella navata laterale di
sinistra, tra fregi e dorature, troviamo altre quattro preziose tele: la
Madonna del Rosario, la Crocifissione, la predica di San Giovanni Battista e il
famoso autoritratto con le insegne di Cavaliere. Altra tappa saliente
dell’itinerario a Taverna sulle tracce di Mattia Preti è il Museo civico,
ospitato nell'ex convento dei Domenicani.
Prolifico come pochi, il “Cavaliere calabrese” compie un percorso
articolato, che lascia traccia delle sue opere a Roma, al Museo di Palazzo
Rosso e di Palazzo Spinola a Genova, a Napoli, agli Uffizi di Firenze, alla
Pinacoteca nazionale di Bologna, alla Galleria regionale di Palazzo Abatellis a
Palermo, al Museo regionale di Messina, al Museo nazionale d'Abruzzo all'Aquila
e al Museo civico di Carpi.
Si tratta di custodire, studiare e gestire uno dei più cospicui
patrimoni culturali presenti in Calabria, ancora oggi in massima parte poco
conosciuto. Il Museo civico di Taverna ad oggi sta già attuando azioni di
valorizzazione e tutela del bene e tutto ciò richiede l'impegno di risorse, che
l'Istituto attualmente non possiede, anche per far riemergere capolavori
sconosciuti o dispersi.
L'iniziativa si può inserire in un più ampio progetto di promozione
culturale del patrimonio artistico, un modo di fruizione culturale, alternativo
ed originale, che ha come scopo quello di far conoscere ed apprezzare i beni
culturali quali frutto di realtà identitarie.
La proposta è finalizzata proprio alla sensibilizzazione per la
conoscenza del proprio territorio, tramite una consapevolezza pubblica e
partecipata, rivolta alla comunità cittadina e territoriale.
Oggi risulta rilevante e incessante ampliare le attività legate alla
diffusione, alla comunicazione dell'arte per rivolgersi ad un pubblico sempre
più ampio al quale veicolare i risultati di ricerca, studio, tutela,
valorizzazione e promozione del patrimonio artistico-culturale della città di
Taverna, per questo è sempre più necessario e crescente il bisogno di
realizzare progetti editoriali, divulgative, di studio, per fare del patrimonio
culturale una vera e propria azienda.
La proposta di legge prevede un contributo economico pari ad euro 20
mila per ciascuna annualità destinata al Comune di Taverna che insieme al Museo
civico stabiliranno come impiegarle per le finalità di:
- conservazione, valorizzazione e promozione del patrimonio artistico di
Taverna con particolare riferimento a Mattia e Gregorio Preti;
- realizzazione di progetti di studio, restauro, miglioramento fruitivo,
editoriali didattici e divulgativi;
- reperimento e valorizzazione espositiva di nuove opere d'arte e
documenti originali, attribuite e pertinenti ai due maestri calabresi;
- aggiornamento dell'inventario e del catalogo dei beni culturali della
città di Taverna e della Calabria;
- instaurazione di Protocolli d'intesa per attività didattiche e
scientifiche con le scuole, le Università, gli istituti e le associazioni
culturali di rilevanza regionale, nazionale ed
internazionale; promozione e sostegno alla crescita e all'aggiornamento
professionale del personale del Museo, anche attraverso progetti di scambio e
di studio e tanto altro, per fare in modo che un patrimonio così importante non
venga mai disperso. Ringrazio il Comune di Taverna, in particolar modo il
consigliere comunale Andrea Borello, e il Museo Civico, il suo Presidente, e
tutti coloro i quali hanno contribuito a insieme a me a redigere questa
importantissima proposta di legge.
Grazie.
Grazie. Ha chiesto di
intervenire il collega Mammoliti. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Vorrei
fare due brevi considerazioni, prima di entrare nel merito di questo importante
provvedimento. Voglio rilevare, innanzitutto, che senza la nostra presenza non
ci sarebbe il numero legale neanche per approvare questo provvedimento e forse
neanche quelli precedenti; quindi, vorrei sottolineare la responsabilità
politica dei consiglieri del gruppo del Partito Democratico - vedo anche il
collega consigliere Laghi - senza i quali non sarebbe possibile approvare
provvedimenti importantissimi, che hanno trovato anche una convergenza
positiva. Questo va salutato appropriatamente.
Poi, mi fa piacere che la
collega Straface consideri la clausola valutativa, che è presente in quella
legge che è stata approvata, come un momento di novità e di straordinaria
importanza, quasi rivoluzionaria. Vorrei ricordare per l'ennesima volta, al presidente
Mancuso e al Presidente della Commissione competente, che esiste sulla clausola
valutativa una mia apposita proposta di legge, che prevede diventi obbligatoria
in tutte le leggi; cioè, quando si approva una legge, è importante prevedere la
clausola valutativa perché mette nelle condizioni i consiglieri, il Consiglio,
la collettività calabrese di valutare effettivamente l'impatto dell'azione del
provvedimento che si mette in campo. Quindi mi fa
piacere, collega Straface, e sollecito il Presidente - non vorrei sbagliare –
Mattiani - mi pare che la proposta sia assegnata a quella Commissione - di
voler calendarizzare la discussione di questa proposta.
Sul provvedimento in
discussione ho avuto già modo di dire al Presidente. Abbiamo svolto una
articolata e positiva discussione nella Commissione competente, almeno per
quanto riguarda la valutazione economico finanziaria perché il merito è stato
discusso da un'altra Commissione. Ho annunciato in Commissione bilancio che
questo è un provvedimento meritevole di condivisione e di apprezzamento perché
non può che salutarsi con grande favore, quando si portano in discussione e
all'approvazione provvedimenti di questa portata che, come veniva anche
appropriatamente riferito, valorizzano il patrimonio artistico e culturale di
enorme pregio non solo per quella comunità, ma, immagino, per l'intero
territorio e per l’intera regione.
Cosa dicevo al presidente
Montuoro nella valutazione del parere economico finanziario? Proprio per
l'importanza della tutela di questo grande patrimonio artistico culturale, per
le riflessioni che sono state fatte, per consentire, appunto, non solo di garantire
la tutela e la conoscenza ad un pubblico più ampio possibile di questo
patrimonio, ma anche di promuovere una diffusa azione di promozione, con
iniziative più importanti e più incisive, dicevo che, molto probabilmente, le
risorse destinate, forse, non sono sufficientemente in grado di garantire
questo progetto, questo obiettivo ambizioso; per cui avevo sollecitato la
possibilità di fare una valutazione più appropriata.
Per questa ragione, pur
annunciando il voto favorevole al provvedimento, noi abbiamo presentato un
emendamento per valutare se c'è e se ci possa essere la possibilità di avere
una quantità di risorse destinate a questo provvedimento maggiore di quelle attualmente
assegnate. Grazie, Presidente.
Grazie. Ha chiesto di
intervenire il consigliere Montuoro. Ne ha facoltà.
Grazie Presidente. Intanto
faccio una premessa: accolgo positivamente l'approccio che il collega Mammoliti
ha avuto anche durante la discussione in Commissione bilancio. Ha condiviso i
contenuti della proposta ed è stato propositivo anche in merito alle azioni
future da portare avanti per la tutela e la valorizzazione di un importante
patrimonio che, come lei ben diceva, non è solo ed esclusivamente riferito al
Comune di Taverna, ma diventa una prospettiva importante per l'intero
territorio del catanzarese e per la Regione Calabria tutta, per l'elevata
caratura dei fratelli Mattia e Gregorio Preti che conosciamo tutti quanti.
Relativamente all'assegnazione delle risorse, collega Mammoliti, visto che
comunque si tratta di 60.000 euro da finanziare in tre annualità - il
contributo è stato inserito ovviamente nel bilancio triennale, quindi i 20.000
euro stanziati vengono assicurati per gli anni 2025, 2026 2027 - considerato
che nell’anno corrente, il 2025, siamo arrivati ad oltre metà anno, vorrei
proporle questo, anche alla luce del suo emendamento che ho letto: cerchiamo
intanto di partire con le attività, confrontandoci periodicamente, sia con
l'amministrazione comunale sia con il Museo civico che porta avanti delle
importanti attività su questa tematica, e valutiamo insieme, poi, strada
facendo, l'eventualità di reperire ulteriori risorse; anche perché, una volta
che si partirà dal punto di vista operativo e inizieranno le attività, solo lì
saremo in grado di dire se occorrono ulteriori risorse o meno.
Tra le altre cose, con
l'approvazione di questa legge si dà anche la possibilità, ovviamente, di
partecipare ai bandi che saranno emanati dalla Regione stessa ma anche dal
Ministero e, sicuramente, di entrare in una prospettiva molto più ampia,
sfruttando anche le risorse extra bilancio regionale; ciò sarebbe molto
importante, anche perché può aprire un mondo molto più ampio rispetto a quelle
che sono le attività di natura culturale che si possono portare avanti; infatti
abbiamo inserito nella proposta di legge anche la possibilità di interloquire
con le Università, con gli istituti scolastici, per partorire insieme dei
progetti con una visione molto più ampia rispetto a quelle che sono le attività
che poi potranno essere portate avanti.
Se lei è
d'accordo, proporrei di evitare di discutere l'emendamento, perché in questo
momento abbiamo fatto il massimo che potevamo fare, e di valutare poi, strada
facendo, anche con il Comune di Taverna e con il Museo Civico stesso,
l'eventualità, qualora ce ne fosse bisogno, di reperire ulteriori risorse a
sostegno di questa iniziativa.
Grazie. Ha chiesto di
intervenire il consigliere Mammoliti. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Colgo e
apprezzo il segnale di attenzione del collega Montuoro, però è chiaro che il
nostro emendamento, il mio, condiviso anche con il Gruppo, non è stato
presentato per dire “invece di 20.000 diamo una maggiore risorsa”, ma proprio perché
conveniamo sull'importanza del contenuto del provvedimento, volevamo destinare,
se ci fossero le condizioni, maggiori risorse; tuttavia, capisco che, per come
è stata incardinata, se io oggi forzassi nel richiedere che si voti,
l’emendamento sarebbe sicuramente bocciato. Colgo, quindi, questo segnale di
attenzione e auspico che ci saranno tutti quei passaggi, Presidente, in maniera
tale che si possa verificare, con il coinvolgimento dei diversi attori, a
partire dalla disponibilità della Regione, effettivamente l’individuazione di
maggiori risorse per poter garantire la realizzazione dell’obiettivo strategico
che questo provvedimento legislativo comporta.
Grazie. Ritiro
l’emendamento. Grazie, Presidente.
Grazie. L’emendamento del
consigliere Mammoliti è ritirato. Passiamo all'esame e votazione del
provvedimento.
Articolo 1
(È approvato)
Articolo 2
(È approvato)
Articolo 3
(È approvato)
Articolo 4
(È approvato)
Passiamo alla votazione
della proposta di legge nel suo complesso, con richiesta di autorizzazione al
coordinamento formale. La proposta di legge è approvata con autorizzazione al
coordinamento formale.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in Allegati)
Passiamo al punto 7, lo
svolgimento delle interrogazioni ex articoli 121 e 122 del Regolamento interno
del Consiglio regionale.
In relazione alle
interrogazioni ex articolo 121 del Regolamento interno, ricordo all'Aula che,
ascoltata la risposta della Giunta, l'interrogante ha diritto di replicare per
non più di tre minuti, al fine di dichiarare se si ritenga o meno soddisfatto; per
le interrogazioni ex articolo 122 del Regolamento interno, ricordo all’Aula che
l'interrogante dispone di due minuti per illustrare l'interrogazione, la Giunta
regionale dispone di tre minuti per la risposta, l'interrogante ha diritto di
replica per non più di un minuto. In caso di assenza del preponente
l'interrogazione decade. In caso di assenza della Giunta l'interrogazione è
rinviata.
Iniziamo con le
interrogazioni a risposta immediata ex articolo 122 del Regolamento interno. La
prima è l'interrogazione numero 321/12^, a firma del consigliere Muraca:
“Provvedimento urgente sullo stato di calamità naturale del Comune di Scilla”.
Il consigliere Muraca è assente, quindi l'interrogazione decade.
L’interrogazione numero
323/12^, di iniziativa del consigliere Mammoliti, la 323/12^, è rinviata per
assenza del presidente Occhiuto.
(Il Consiglio rinvia)
Passiamo all'interrogazione
numero 345/12^, sempre di iniziativa del consigliere Muraca: “Interventi
urgenti necessari per rimettere in sicurezza, ripristinare la viabilità e per
ovviare al rischio di isolamento del Comune di Delianuova”. Il collega Muraca è
assente, quindi, l'interrogazione decade.
Passiamo all'interrogazione
numero 347/12^ a firma dal consigliere Tavernise: “Crisi dell'azienda pubblica
AMACO S.p.A.”. Cedo la parola all'interrogante per l'illustrazione.
Grazie, Presidente.
Premetto che questa
interrogazione è stata depositata prima dell'inchiesta che ha riguardato il
presidente Occhiuto, pertanto, il deposito di questa interrogazione non è
collegato con quello che abbiamo letto sui giornali e che riguarda anche alcuni
soggetti che hanno amministrato AMACO.
Premesso che: l'AMACO SPA,
azienda per la mobilità nell'area cosentina, interamente partecipata dal Comune
di Cosenza, è l'azienda pubblica che ha gestito per decenni e sta gestendo il
trasporto pubblico locale nell'area urbana cosentina, nonché consorziata della
società COMETRA, consorzio meridionale Trasporti; al 31 dicembre 2024 il numero
di dipendenti di AMACO è pari a 120 unità; Ferrovie della Calabria detiene una
partecipazione del consorzio pari al 35,71% del capitale sociale.
Considerato che: la Procura
di Cosenza, all'esito di un lungo approfondimento investigativo, ha chiesto al
Tribunale di Cosenza il fallimento di AMACO, nello specifico il 30 novembre
2022; a causa di un'insolvenza del Piano industriale incompleto e dell'aggravamento
della situazione economica, tutto ciò ha portato l'azienda, già da tempo in
crisi, alla liquidazione giudiziale dal Tribunale di Cosenza il 16 novembre del
2023, dopo aver accumulato oltre 16 milioni di euro di debiti, azzerando
completamente il proprio capitale sociale. Tant'è che, al 31 dicembre 2022, il
patrimonio netto ha registrato un valore negativo di oltre 10 milioni di euro;
la sentenza è stata confermata in via definitiva della Corte d'appello; la
Procura di Cosenza ha anche contestato al precedente amministratore unico gravi
responsabilità nella gestione, ipotizzando reati che vanno dalla bancarotta al
falso in bilancio, parlando apertamente di un dissesto irreversibile causato da
operazioni dolose; il curatore della liquidazione giudiziaria ha tentato più
volte, senza esito, di vendere prima e poi affittare il ramo TPR dell'azienda;
l’ultima asta per la vendita del ramo di azienda relativa all'esercizio del
trasporto pubblico locale di AMACO è andata deserta ad Aprile 2025; il prezzo
per la vendita era stato fissato a 4.275.000 €, ma non è pervenuta alcuna
offerta; il programma di liquidazione, inoltre, ha suscitato forti perplessità da
parte delle organizzazioni sindacali; la gestione temporanea ha comportato
sacrifici significativi per i dipendenti, tra cui anche delle rinunce
economiche e, oggi, a fronte di 22 mezzi nuovi, ibridi e diesel, acquistati e
destinati a servire il trasporto pubblico locale dell'area urbana cosentina,
questi nuovi mezzi restano fermi nei depositi AMACO per problemi burocratici e
questo comporta agli autisti di continuare a svolgere il servizio su mezzi
vecchi e insicuri; la crisi dell'AMACO rischia di produrre ricadute gravi sui
120 lavoratori con il pericolo concreto di una perdita occupazionale.
Per tutti questi motivi, la
gestione della transizione, l'assenza di scelte chiare da parte della Regione
stanno alimentando incertezze, sfiducia e attenzione sociale nell’area urbana
cosentina. Se non emergeranno soluzioni nell'immediato, si ridurrà al lumicino
la speranza di salvaguardare almeno in parte il patrimonio aziendale e i
livelli occupazionali, vista la scadenza dell'esercizio delle attività
dell'impresa fissata al 30 settembre 25.
Tutto ciò premesso e
considerato, si interroga il Presidente della Giunta regionale e, in questo
caso, l'assessore regionale trasporti, Gianluca Gallo, per sapere quali
necessarie ed urgenti iniziative intendano adottare al fine di garantire i
livelli occupazionali e la qualità e il regolare esercizio del servizio di
trasporto pubblico locale svolte da AMACO nell'area cosentina. Grazie.
Risponde l’assessore Gallo.
Prego.
Signor Presidente, colleghi
consiglieri. Credo che in maniera opportuna il collega Tavernise abbia posto
questa problematica. Condivido anche la sua preoccupazione sullo stato di
un'azienda della quale ha descritto bene le condizioni a seguito di difficoltà
di carattere economico e finanziario che si sono determinate.
Ho ricevuto la delega ai
trasporti da qualche mese. Come lei sa, io ho letto la sua interrogazione e al
suo interno c'è una valutazione anche sulla condizione della Regione. Non sono
d'accordo sulla sua valutazione circa la responsabilità della Regione. La
Regione è il committente, la Regione è colei la quale attribuisce alle società
che sono concessionarie i chilometri in base anche a una determinazione che
proviene, credo, da molto lontano. Nel 2026 ci sarà la scadenza di queste
concessioni e si procederà naturalmente ad una nuova gara, rispetto alla quale
ci stiamo anche preparando come governo regionale.
La Regione, quindi,
conferisce alle società, tra cui AMACO, i chilometri e paga anche l'esercizio.
E, quindi, in questa vicenda credo che sia danneggiata tanto quanto lo sono i
lavoratori.
Insieme al presidente
Occhiuto abbiamo stabilito un principio, rispetto al quale non si può fare un
passo indietro, vale a dire la totale salvaguardia dei livelli occupazionali
dei 120 dipendenti che sono occupati da AMACO. Questo è il limite invalicabile
oltre il quale non si può andare, ed è quello che io ho comunicato, sia al
curatore sia ai sindacati, nelle riunioni che ho svolto presso la Cittadella
regionale negli scorsi mesi, ad ottobre, poi nel mese di dicembre e infine lo
scorso mese di maggio, mi pare il 19 di maggio, riunione nella quale, a seguito
anche di una discussione avvenuta alla presenza del sindaco di Cosenza -
naturalmente, come lei sa, AMACO è società del Comune di Cosenza che esercita
il servizio all'interno del Comune di Cosenza - c'è stata una generale
schiarita.
Naturalmente si tratta di
situazioni anche delicate perché, come lei sa, c'è una procedura giudiziaria in
corso che prevede delle aste - lei puntualmente ha elencato anche le scadenze
delle aste all'interno della sua interrogazione - e noi non possiamo intrometterci
in questo percorso. Però, il curatore fallimentare ci ha dichiarato che
chiaramente si aprirebbe una nuova fase, se non ci dovessero essere privati o
altri soggetti interessati e dovesse andare deserta la seconda asta di vendita,
con scadenza del prossimo 28 di luglio, 29 di luglio, che mi pare lei citasse
mutualmente ad un prezzo di 3.400.000 euro; peraltro, come lei sottolineava in
una parte della sua interrogazione, è da discutere e ragionare se in questi
3.400.000 euro rientri anche la concessione sui chilometri che la Regione ha
attribuito. Per cui, attraverso il Presidente di COMETRA, che è anche il
direttore di Ferrovie della Calabria e che era presente alla riunione, c'è
stato da parte di COMETRA un impegno ad assorbire eventualmente sia i
chilometri sia i dipendenti per fare in modo che si possa, in quella fase,
arrivare ad una gestione che possa essere in equilibrio finanziario, ma che
possa essere anche società subentrante che, come lei sa, è una società che
congloba più società partecipanti ed esercenti questa attività.
C'è stata anche una novità,
nei giorni passati. Lei faceva riferimento ai mezzi che da un paio d'anni erano
stati immatricolati o, comunque, erano depositati presso la sede di COMETRA
perché appartenenti a COMETRA, rispetto ai quali ci doveva essere un cofinanziamento
da parte di AMACO del 10%, con il 90% delle somme che sono messe a disposizione
dalla Regione nel programma regionale di ricambio del parco circolante; noi
abbiamo investito svariate centinaia di milioni di euro, anche attraverso
finanziamenti nazionali ed europei, per rinnovare il parco circolante della
nostra regione; per cui in tutti i Comuni - questo lo dico anche a beneficio
dei colleghi consiglieri regionali - in tutte le città capoluogo di provincia
nelle quali si esercita questo servizio, noi abbiamo di fatto provveduto ad
acquistare mezzi elettrici, rinnovando totalmente il parco circolante.
Comunico anche, non c'entra
nulla con il provvedimento in discussione, l'arrivo di due nuovi treni Blues in
questa settimana, per cui arriviamo ad 11 treni Blues su 12. Nei prossimi
giorni provvederemo a presentare alla stampa questi nuovi treni, nell'ambito
del rinnovo del materiale rotabile, 37 nuovi treni che porteranno l'età media
dei nostri treni in questo quinquennio da 30 a 5 anni. Stiamo tentando di
reperire altre risorse per acquistarne altri 3 e portare a 40 i nuovi treni.
Questa è stata una digressione, chiedo scusa, per un'informativa al Consiglio
regionale.
In questa settimana, negli
ultimi giorni, credo mi pare una decina di giorni fa, abbiamo ricevuto una
comunicazione da parte di AMACO che è stata autorizzata dal giudice a
provvedere a versare il cofinanziamento, per consentire la definizione della
pratica relativa a questi nuovi bus, per cui 16 nuovi bus saranno messi a
disposizione di AMACO nelle prossime settimane da parte di COMETRA e si
procederà anche a metterli su strada, per fare in modo che il servizio, oggi
esercitato con mezzi obsoleti e per i quali nutrono ritrosia i cittadini e
coloro i quali sono nell'area urbana e utilizzano i mezzi pubblici per il
trasporto pubblico locale, sia reso con bus adeguati. Potrebbe essere anche in
questo caso una svolta. C’è qualche schiarita all'orizzonte.
Condivido le preoccupazioni.
La Regione, comunque, ha il percorso ben chiaro e ritengo che COMETRA farà la
sua parte se, come abbiamo detto, il 28 luglio scadrà il termine previsto per
la partecipazione a questa nuova asta, senza che ci siano soggetti interessati,
naturalmente, a parteciparvi.
Siamo naturalmente in attesa
delle evoluzioni. In ogni caso penso che, di qui a qualche settimana,
riusciremo a mettere su strada questi nuovi 16 mezzi: questo è già un segnale
positivo. Ribadisco: limite invalicabile è il mantenimento dei livelli occupazionali
per volontà del Presidente e per volontà mia, come delegato del Presidente.
Grazie, assessore.
Consigliere Tavernise ha un minuto per la replica.
Ringrazio l'assessore Gallo,
quindi ritengo ancor di più importante aver depositato questa interrogazione
che ci ha fornito alcuni elementi importantissimi perché, a fine mese, quindi,
se la seconda gara andrà deserta, ci sarà praticamente l'assorbimento in
Ferrovie della Calabria, prima un tavolo e poi un ipotetico assorbimento.
Sì, c’è una differenza
sostanziale: non sarà Ferrovie della Calabria, che è un socio di COMETRA, ma
COMETRA come subentrante al posto di AMACO, sia nei chilometri sia per quanto
attiene al personale. Questa è quanto emerso al tavolo che abbiamo tenuto lo
scorso 19 maggio, ma naturalmente ribadisco la delicatezza del momento perché
sono in corso delle procedure giudiziarie, per cui è un momento delicato e
rimaniamo naturalmente in attesa. La differenza è sostanziale: non Ferrovie
della Calabria, ma COMETRA.
Va bene, grazie. Ovviamente
monitori anche la questione dei 16 bus, perché non è una bella immagine per la
città di Cosenza che quei mezzi obsoleti camminino per le strade di un
capoluogo di provincia. Grazie.
Rimettiamo “in bonis”
il collega Muraca, a cui cedo la parola per illustrare l'interrogazione 321/12^
“Provvedimenti urgenti sullo stato di calamità naturale del Comune di Scilla”.
Giusto? Prego, a lei la parola.
Grazie, Presidente. Premesso
che Scilla, così come tutto il litorale della Costa Viola, è uno dei principali
attrattori turistici della Regione Calabria, meta balneare d'eccellenza e
presenta uno straordinario patrimonio storico, naturale e paesaggistico, ambito
da turisti provenienti dall'Italia e da tutto il mondo, le eccezionali
condizioni meteorologiche e le mareggiate che hanno colpito il territorio dal
21 al 24 dicembre 2024 hanno devastato il lungomare, creando ingenti
danneggiamenti anche provocando dei problemi sull'attraversamento pedonale e
veicolare.
La commissione straordinaria
ha chiesto alla Regione Calabria delle risorse, visto che l'ente non riesce a
intervenire con risorse proprie. Quello che noi chiediamo, vista l'importanza e
che questa Giunta regionale ha sempre dichiarato di mirare in primis sul
turismo, cosa potrà fare la Regione Calabria per intervenire sul problema ed
eventualmente finanziare le opere di ripristino della costa, importantissima,
di Scilla. Grazie.
Assessore Caracciolo, a lei
la risposta.
In merito al quesito posto,
si rappresenta che, in relazione agli eventi meteo marini e ai fenomeni
meteorologici intensi verificatisi nel Comune di Scilla dal 19 al 24 dicembre
2024, i tecnici dei Dipartimenti protezione civile, infrastrutture e lavori pubblici
regionali hanno eseguito dei sopralluoghi per l'accertamento dello stato dei
luoghi, sulla scorta delle segnalazioni pervenute dalla Commissione prefettizia
che all'epoca gestiva il Comune. All'esito dei disposti sopralluoghi,
l'intervento di mitigazione del rischio idrogeologico del costone roccioso
sottostante il castello Ruffo e del tratto di lungomare Monacena,
per un importo pari a 333.241 euro, è stato inserito tra quelli del programma
di mitigazione del rischio idrogeologico e messa in sicurezza in aree di pregio
paesaggistico, ambientale e storico culturale archeologico e finanziati con
decreto del Dipartimento infrastrutture e lavori pubblici numero 8351 del 10
giugno 2025. Lo scorso 17 giugno, quindi, è stata stipulata la convenzione con
il Comune e disposto l'avvio delle attività ai fini dell'esecuzione dei lavori.
Relativamente agli interventi di protezione civile, si rileva che l'evento
emergenziale di che trattasi è da inquadrare comunque nella tipologia di quelli
da fronteggiare dai singoli enti, ai sensi della lettera a), comma 1, del
decreto legislativo 1/2018 del Codice di procedura civile.
Grazie. Consigliere Muraca,
vuole replicare? Ne ha facoltà.
Chiaramente, questo è quello
che è avvenuto e di cui noi eravamo già a conoscenza. Quello che chiediamo è
differente.
Proprio la Commissione
prefettizia - giustamente, la dottoressa l’ha citata - ha chiesto un intervento
estremamente più incisivo perché c'è un'erosione anche all'interno del
lungomare e c'è la possibilità di caduta di massi dal castello Ruffo.
Chiaramente, quello che noi chiediamo alla Regione Calabria, e che chiede il
Comune di Scilla, è un intervento molto più importante. Mi pare che ci sia una
stima di 4.000.000/4.500.000 di euro che, all'epoca, la Commissione prefettizia
ha chiesto alla Regione Calabria. Perciò, per quanto mi riguarda, la risposta
non è quella che mi aspettavo oggi. Spero che si possano trovare le risorse e
investire su un Comune così importante per la Calabria e per la provincia di
Reggio.
Grazie. Assessore, vuole
intervenire sul punto precedente? Ne ha facoltà.
Intervengo solo per dire che
il sopralluogo è stato eseguito direttamente dall'ingegnere Moroni che ha
condiviso con la Commissione straordinaria gli interventi da fare per mettere
in sicurezza l'area.
Grazie, Assessore. Quindi, a
lei la parola per la successiva interrogazione, collega Muraca.
Velocemente, Presidente.
Sempre rispetto alle frane avvenute pochi mesi fa: l'SP2 è totalmente chiusa al
transito, nell'SP2 bis, invece, la frana ha chiuso una carreggiata della strada
per poter arrivare a Delianuova e Cosoleto e c'è il rischio che anche questa
possa essere chiusa totalmente. Capirete
bene che c’è il rischio di isolamento di un intero territorio che non potrà
raggiungere il centro abitato, gli ospedali, l'autostrada, eventualità
gravissima per la collettività.
Tra l'altro, la Città
metropolitana ha già finanziato un intervento dall’APQ chiedendo alla Regione
Calabria un ulteriore finanziamento di quattro milioni e mezzo, perché con il
passare del tempo e l'aumento del prezziario regionale – cosa che sicuramente
l'Assessore saprà - non si riuscirà a definire l'opera.
Perciò, chiedo alla Regione
Calabria, non solo se c'è la possibilità di intervenire immediatamente per
ripristinare l'area e dare modo ai cittadini di poter raggiungere sia
l'autostrada sia l'Ospedale, senza rimane isolati, ma anche se ci sia la
volontà e la possibilità di finanziare gli ulteriori quattro milioni e mezzo -
se non ricordo male - per definire l'opera già “cantierizzata”
dalla Città metropolitana. Grazie.
Assessore, prego.
Occorre preliminarmente
distinguere tra gli interventi di opere stradali infrastrutturali e gli
interventi di mitigazione dei fenomeni franosi che interessano i tracciati
stradali.
Per quanto attiene al
finanziamento delle opere stradali infrastrutturali, l'intervento di
adeguamento strada provinciale Delianuova A3, svincolo Gioia Tauro, è inserito
nell'Accordo di programma per il sistema delle infrastrutture di trasporto,
sottoscritto nel 2002, con copertura a valere su delibere CIPE. I lavori, per
quanto desumibile in atti, sono realizzati per circa il 95% e sono fermi da
tempo per contenziosi insorti con l'appaltatore.
La somma richiesta, sempre
per quanto emerge dagli atti disponibili, risulta necessaria per procedere
all'aggiornamento/revisione progettuale al fine di attualizzare l'elenco prezzi
per il successivo riappalto, conseguenza del lungo tempo intercorso dal finanziamento
concesso. Allo stato attuale le risorse finanziate, destinate alla
realizzazione di interventi analoghi, sono vincolate a opere già programmate,
tuttavia, trattandosi di lavori di completamento, è in corso l'interlocuzione
con il Dipartimento programmazione affinché si riesca a dare copertura
economica all'intervento, al fine di valorizzare quanto già realizzato. In ogni
caso, nell'ambito delle costanti interazioni con la Città metropolitana, si
terrà conto della richiesta avanzata nei futuri programmi di finanziamento,
ferme restando le regole di sostenibilità che le diverse fonti di finanziamento
pongono alla base dell'ammissibilità.
In relazione al
finanziamento degli interventi in materia di difesa del suolo, a fronte di
appositi stanziamenti ministeriali che periodicamente provvedono a dare
copertura finanziaria, il riferimento è dato dal DPCM 27 settembre 2021, avente
ad oggetto “Aggiornamento dei criteri, delle modalità e dell'entità delle
risorse destinate al finanziamento degli interventi in materia di mitigazione
rischio idrogeologico” e dal DPCM 14 luglio 2016 “Fondo per la progettazione
degli interventi contro il dissesto idrogeologico”, ai quali, per legge, tutti
gli enti territoriali devono attenersi per l'accesso ai relativi finanziamenti,
presentando la necessaria documentazione all'Ufficio addetto, all'Assessorato,
al Dipartimento lavori pubblici.
Per quanto sopra, il
Dipartimento infrastrutture e lavori pubblici, al fine di supportare i Comuni
nella presentazione delle istanze, ha anche redatto delle specifiche istruzioni
operative che sono appositamente pubblicate sul sito istituzionale della Regione
Calabria, indicando tutta la documentazione necessaria per la presentazione
delle istanze. Tale iniziativa è stata resa nota già dal 13 novembre 2023 e
inviata mediante PEC a tutti i Comuni, Province e Città metropolitana.
In passato, peraltro, la
Città metropolitana di Reggio Calabria è stata più volte invitata, da ultimo
con nota numero 269190 del 16/04/2024, nelle proprie articolazioni competenti,
cioè Settore difesa del suolo e Settore viabilità, a produrre proposte progettuali
da sottoporre a richiesta di finanziamento per la risoluzione di problematiche
di dissesto idrogeologico, in generale, e, in particolare, quelle afferenti
alle infrastrutture di trasporto.
A fronte di ciò, ad oggi,
per quanto agli atti, non risultano pervenute richieste di finanziamento per la
messa in sicurezza della strada provinciale 2 e della strada provinciale 2 bis.
Grazie, Assessore. Ha
chiesto di intervenire per replica il consigliere Muraca. Ne ha facoltà.
Chiaramente non ho la
documentazione, ma non mi risulta questa situazione.
La Città metropolitana ha
richiesto formalmente alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Ministro
delle infrastrutture, alla Regione Calabria, le risorse per l'intervento di cui
prima.
Non ho portati i documenti,
la richiesta ufficiale che ha fatto la Città metropolitana in quanto titolare
della strada di cui abbiamo parlato, l’SP2. La richiesta è stata fatta, non so
se fossero risorse del dissesto, ma sono state chieste direttamente sia alla
Regione sia che al Ministero. Suppongo che sia stato sbagliato l’indirizzo, ma
chi ha ricevuto la PEC avrebbe potuto girarla a chi di competenza. Non penso
che la burocrazia possa permettere che un territorio resti isolato o che
un'ambulanza o i vigili del fuoco non possano arrivare a Delianuova. Io penso
che la vita dei Calabresi venga prima della burocrazia. L'istanza c'è e io sono
pronto a depositarla, se dovesse servire. Se poi è un aspetto burocratico, un
problema rispetto a chi è stata indirizzata l'istanza tra un ufficio e un
altro, penso e spero che sia superabile.
Assessore, vuole rispondere?
Prego.
Dottore, non si tratta di
burocrazia, si tratta di un sistema che è stato previsto da una legge nazionale
a cui tutti gli enti si devono attenere. È un sistema che regolamenta l'accesso
a questi fondi, è proprio un sistema, quindi, la PEC che gli Enti mandano al
Ministero, a Roma, alla Regione non va bene, bisogna adeguarsi a questo
sistema. Lo sanno, ne abbiamo parlato, abbiamo anche programmato una riunione -
la terrò a breve - per spiegarlo ancora meglio. Questo è il metodo corretto per
accedere a queste risorse. Purtroppo, lo prevedono una legge nazionale e un
decreto. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di
intervenire il consigliere Muraca. Ne ha facoltà.
Assessore, mi perdoni, ma
sono passati 6/8 mesi dalla frana sull’SP2, non possono essere questi i tempi
perché non è una situazione ordinaria, è una situazione straordinaria. Perciò
la prego di favorire il dialogo per far sì che la Città metropolitana non
sbagli, anche se mi sembra assurdo che, pur nell’eventualità che ci sia stato
un errore, essendoci un rischio concreto per la collettività, siano passati otto
mesi. Spero, a questo punto, che si possa accelerare.
Grazie. Passiamo alla
prossima interrogazione, alla 364/12^ a firma dei consiglieri Tavernise,
Bevacqua, Lo Schiavo: “Mancato finanziamento del bonus affitti e iniziativa
della Regione Calabria e tutela del nuclei familiari con disagio abitativo”.
Consigliere Tavernise, a lei
la parola.
Grazie, presidente Mancuso.
Assessore Caracciolo, questo
argomento è molto sentito da centinaia se non, addirittura, migliaia di
famiglie calabresi, perché, nonostante esista un fondo nazionale per il
sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione - nel 2022 era stato
finanziato per 330 milioni di euro - la legge di bilancio per il 2023 del
Governo Meloni non ha confermato le cifre precedenti. Questo ha causato a una drammatica
interruzione di un sostegno essenziale per migliaia di famiglie in Calabria. Se
a questo aggiungiamo il fatto che in Calabria molti Comuni hanno comunque
proceduto alla pubblicazione dei bandi per il sostegno ai canoni di locazione,
sia nel 2023 sia nel 2024, oggi ci troviamo nella situazione in cui quasi tutti
i Comuni calabresi hanno realizzato delle graduatorie, con tanto di nomi e
cognomi, con centinaia di famiglie che stanno aspettando un supporto economico,
così come è successo in tutti gli anni, però purtroppo questo supporto
economico ad oggi non è arrivato per scelta del Governo nazionale; purtroppo,
devo assolutamente dire che l’attuale Governo nazionale sta completamente
tralasciando e abbandonando il ceto sociale più povero, il ceto sociale più
debole. Posso capire - mi riferisco ai colleghi di Fratelli d'Italia - una
battaglia ideologica nei confronti del reddito di cittadinanza - va bene -,
però addirittura non rifinanziare il sostegno al bonus affitti per le Regioni
italiane penso che sia un'assoluta vergogna. Ora, alcune Regioni, come l’Emilia-Romagna,
assessore Caracciolo, si stanno muovendo con la sottoscrizione di un protocollo
per la riduzione del disagio abitativo 2025 - 2026. Come consiglieri di
opposizione, io insieme ai colleghi Bevacqua e Lo Schiavo, dopo diverse
segnalazioni da parte di famiglie, abbiamo quindi deciso di depositare queste
interrogazioni per capire se la responsabilità sociale e politica di questa
emergenza possa essere in qualche modo assorbita o presa in considerazione da
parte della Regione Calabria e della sua Giunta, per cercare in qualche modo di
prevedere lo stanziamento di risorse regionali per finanziare il bonus affitti.
Grazie.
Intanto voglio precisare una
cosa: il Fondo nazionale per il sostegno all'accesso delle abitazioni in
locazione, ex legge 431 del 1998, non è stato sempre finanziato; è stato
sicuramente finanziato e anche con risorse importanti nel periodo Covid, ma ho controllato
gli ultimi 10 anni e ho visto che nel 2015, 2016, 2017 e 2018, per esempio, non
ha ricevuto alcun finanziamento e nel 2019 è stato finanziato con fondi
veramente irrisori. Durante il periodo Covid, negli anni 2020, 2021 e 2022 è
stato finanziato con fondi abbastanza sostenuti, tant'è che i fondi del 2022
sono stati sufficienti anche per erogare il 2023. Ho controllato, poi, il
protocollo che voi avete citato ed è riferito a un altro fondo, quello per la
morosità incolpevole, e dai dati che siamo andati a vedere nel 2023 - sono gli
ultimi dati utili diramati dal Ministero dell'Interno - in Calabria sono
soltanto 153 i provvedimenti di sfratto per morosità. Perché glielo dico?
Perché poi il fondo viene tarato dalle Regioni, erogato in base ai provvedimenti
di sfratto.
Adesso invece noi parliamo
di quest'altro fondo. Con l'articolo 11 della legge 9 dicembre 1998 numero 431,
è stato istituito il Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle
abitazioni in locazione. Col successivo decreto del Ministero dei lavori
pubblici, 7 giugno 1999, sono stati fissati i requisiti minimi necessari per
beneficiare del contributo e i criteri per la determinazione dell'entità dei
contributi stessi in relazione al reddito familiare e all'incidenza sul reddito
medesimo del canone di locazione. Ai sensi del comma 1 del citato articolo 11,
la dotazione annua è determinata dalla legge finanziaria che, avendo riguardo
all'ultimo decennio, ad eccezione del periodo Covid in cui sono state erogate
risorse che hanno consentito di far fronte alle necessità del 2023, non sempre
le ha previste, come nel caso del triennio 2016 – 2018 o le ha previste in modo
insufficiente. Per l'anno in corso sono state avviate, peraltro, varie
iniziative, come quella a cui si è fatto cenno in relazione alla risposta all'interrogazione
numero 333/12 (Fondo per la morosità incolpevole in misure di contrasto agli
sfratti in Calabria). Nell'occasione è stato evidenziato che nel corso
dell'iter finalizzato all'adozione del decreto del Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti di concerto col Ministro dell'economia e delle
finanze è stata chiesta, in sede di riunione tecnica di coordinamento, la
possibilità già in passato concessa, di far confluire le eventuali risorse non
spese nel Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in
locazione, tenuto conto che le richieste di accesso al fondo per la morosità
incolpevole, che prevedono di norma requisiti stringenti oltre al basso reddito
ISEE, (contratto di locazione regolarmente registrato, sussistenza, stato di
bisogno, assenza da parte del nucleo familiare di diritto di proprietà,
usufrutto, uso, abitazione nella provincia di residenza di altro immobile) si
rivelano spesso esigue; quindi, queste richieste sono talmente poche per cui
questi fondi noi abbiamo chiesto che venissero dati per implementare l'altra
norma. Inoltre, è in corso da parte del Dipartimento programmazione regionale
una interlocuzione con i servizi della Commissione Europea per l'attivazione
nell'ambito delle misure volte a promuovere l'integrazione sociale delle
persone a rischio di povertà o di esclusione sociale, compresi gli indigenti e
i bambini del PR Calabria 2021 - 2027 di interventi diretti a favorire
l'integrazione sociale delle persone in condizioni di maggiore vulnerabilità
socio-economica, tra cui gli indigenti o persone molto lontane dal mercato del
lavoro, anche attraverso azioni finalizzate alla gestione delle insolvenze e
delle morosità dei canoni di locazione, mediante l'erogazione dei contributi a
fondo perduto, nonché per il sostegno a servizi abitativi e socio
assistenziali.
Quindi diciamo che stiamo
provvedendo e, probabilmente, a breve faremo un bando per l'anno in corso.
Infine, si ritiene utile
evidenziare che la Regione Calabria, oltre alle politiche della casa, porta
avanti svariate azioni finalizzate a supportare le famiglie in condizioni di
disagio non solo sociale ma anche economico, con più fondi dedicati ed afferenti
ad altri Dipartimenti.
Grazie, assessore. Ha
facoltà di intervenire per replica il consigliere Tavernise.
Assessore, la ringrazio, è
stata molto esaustiva. Volevo sapere se lei già adesso è in grado di dirmi, più
o meno, di che cifra stiamo parlando e, se comparata rispetto alle cifre che
sono state stanziate dal Governo negli anni passati, si riesce ad ottenere una
copertura più o meno totale delle domande presentate negli anni passati.
Grazie.
Prego, Assessore.
Non so se sono in corso
interlocuzioni, ma noi riteniamo di sì, che ci siano le risorse o comunque che
riusciremo a far fronte efficacemente a questa necessità.
TAVERNISE Davide
(Movimento Cinque Stelle)
Ovviamente, sempre in
riferimento alla chiusura di quest'anno, nel senso, bando del 2025 per il
2024?!
CARACCIOLO Maria Stefania, Assessore
ai lavori pubblici, istruzione, edilizia scolastica, area dello Stretto e Città
Metropolitana di Reggio Calabria, fenomeni migratori, urbanistica
Per il 2025, per l'anno in
corso. Per il prossimo anno, da quello che so io, il Governo dovrebbe
provvedere.
Proseguiamo con le
interrogazioni a risposta scritta, ex articolo 121 del Regolamento interno. La
prima è l'interrogazione 313/12^ a firma dei consiglieri Mammoliti e Lo
Schiavo: “In merito alla liquidazione degli 11 consorzi di bonifica e alla
mancata erogazione del TFR ai lavoratori collocati in quiescenza”.
Nelle more dell'avvio della
seduta consiliare, è pervenuta risposta scritta da parte della Giunta
regionale.
Vuole intervenire e cedo la
parola all'interrogante. Prego.
Grazie Presidente.
Intervengo molto brevemente.
La risposta l'ho letta e
ritengo, lo dico con grande senso di responsabilità, che in questi 12 mesi,
purtroppo, non ci sia stata un'azione adeguata, congrua per garantire ai
Consorzi l'effettiva liquidazione del trattamento di fine rapporto dei
lavoratori, ad eccezione di alcuni (il consorzio Ionio Crotonese e l'altro
Jonio regino). Ora, i Commissari insistono sul fatto che con la riscossione dei
ruoli scaduti si possa procedere al pagamento, altrimenti si rischia - questa è
la preoccupazione che volevo offrire all'Assessore e mi auguro che si attivi
coerentemente per evitarla - questa ipotesi che sarebbe veramente ingenerosa e non in grado poi di garantire la
liquidazione del trattamento di fine rapporto lavoro; ciò significherebbe
affidare una liquidazione al Consorzio unico che porterebbe ad una gestione
separata che non metterebbe nelle condizioni il Consorzio di poterli
effettivamente liquidare. Quindi, auspico e sollecito l'assessore ad
intervenire politicamente per verificare la possibilità di individuare delle
risorse congrue e necessarie per consentire ai lavoratori che hanno lavorato
per 30/40 anni di ricevere la giusta e adeguata liquidazione del trattamento di
fine rapporto lavoro. Grazie, Presidente.
Cedo la parola
all’assessore. Prego, ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. È un
tema, questo del TFR, degli ex lavoratori del consorzio di bonifica che ci
occupa tanto tempo. È opportuno - lo voglio ribadire senza ipocrisie - anche
che il Consiglio regionale se ne occupi e che ci siano dei consiglieri che sollevino
la vicenda, perché questo dà modo anche di chiarire alcuni aspetti.
Nel corso degli anni, la
Regione ha versato ai consorzi ingenti risorse nel settore della forestazione.
Si è creato un vulnus perché la Regione ha fornito ai Consorzi il personale, lo
ha pagato e poi ci sono stati anche dei contenziosi che, peraltro, nella fase
finale di vita dei consorzi, sono stati chiusi con delle transazioni; infatti,
a seguito dei lavori di una Commissione che è stata istituita presso il
Dipartimento agricoltura, è venuto fuori che comunque la Regione ai Consorzi aveva
versato delle somme e i Commissari o i Presidenti dei Consorzi in quella fase
hanno sottoscritto delle transazioni.
Quindi la Regione, nel corso
degli anni, ha versato ai Consorzi le risorse che avrebbero dovuto essere
accantonate per i TFR.
Questi TFR, in alcuni casi,
non sono arrivati ai lavoratori. Si tratta di circa 200 lavoratori che hanno
avuto in parte degli acconti, quasi tutti nell’area nord della Calabria, perché
quasi tutti o in gran parte sono in quell'area.
Con un provvedimento che la
maggioranza di questo Consiglio regionale ha assunto il 28 novembre 2023, la
Regione rimetteva ai Consorzi le risorse del settore forestazione.
In molti casi i Consorzi
erano schiacciati dai pignoramenti presso terzi per cui le somme non giungevano
ai lavoratori, cito ad esempio: la mensilità di gennaio 2023 e di settembre
2023 per il consorzio di bonifica di Trebisacce; il consorzio di bonifica dei
bacini meridionali del Cosentino, quindi il Consorzio di bonifica di Cosenza,
in cui anche ci furono dei pignoramenti che impedirono il trasferimento delle
somme o, comunque, nel momento in cui le somme furono trasferite, furono
pignorate da parte di terzi creditori.
Ci fu, quindi, un'assunzione
forte di responsabilità da parte del presidente Occhiuto e del sottoscritto,
che proponemmo al Consiglio regionale una norma che il Consiglio regionale,
questa maggioranza, votò, assumendosi una grande responsabilità, sul trasferimento
alla Regione, in particolare a Calabria Verde, dei lavoratori dei Consorzi di
bonifica del Settore forestale. Questo cosa ha comportato? Ne abbiamo parlato
più volte in Aula col consigliere Mammoliti, al di là delle valutazioni se poi
un giorno i consorzi di bonifica riusciranno a trasferire alla Regione queste
risorse. Mi spiego meglio, perché credo che sia necessario spiegare ai colleghi
consiglieri, che magari non sono tecnici della materia: poiché la legge prevede
che l'ultimo datore di lavoro paghi per intero il trattamento di fine rapporto
ai lavoratori, salvo poi rivalersi nei confronti degli altri datori di lavoro.
Chiaramente la Regione accetta un grande rischio: finanzia Calabria Verde, che
provvede a pagare il TFR come sta facendo. Nelle prossime settimane, voglio
annunciare, saranno pagati TFR almeno fino a maggio 2024, quindi recupereremo
un altro anno - questa è una notizia che devo ai colleghi consiglieri - con una
rimessa di 15 milioni che è stata fatta nei giorni passati da parte della UOA
Forestazione a Calabria Verde. È chiaro che Calabria Verde non riuscirà a
recuperare queste risorse dai Consorzi di bonifica, perché solo un consorzio di
bonifica ha trasferito a Calabria Verde le somme accantonate per il TFR
(500.000 euro, mezzo milione di euro da parte del consorzio di bonifica dei
bacini dello Ionio meridionale, Consorzio di bonifica di Crotone).
Tutti gli altri non hanno
trasferito accantonamenti di somme o di risorse. Si tratta di circa 1100
lavoratori, una media di 40/45 mila euro a TFR, per un totale di circa 50
milioni di euro ai quali stiamo facendo fronte. Rimane una parte, vale a dire i
lavoratori che sono andati in pensione prima di quel 30 novembre 2023, rispetto
ai quali alcuni consorzi non hanno fatto fronte al dovere del pagamento del
TFR.
E, allora, primo: la Regione
ha versato queste risorse; secondo: i Commissari liquidatori continuano a
riscuotere i tributi consortili fino al 31 dicembre 2023, quindi tutti i ruoli
emessi fino al 31 dicembre 2023; alcuni consorzi, quindi, in particolare quelli
del sud della Calabria, quelli del reggino, stanno facendo fronte alle loro
obbligazioni nei confronti dei lavoratori. Pertanto, questa emergenza nel
reggino, consigliere Giannetta, non c'è come nell'area nord della Calabria.
Chiaramente nell'area nord della Calabria - è agli atti anche la relazione del
Commissario liquidatore Zuppo - c'è una situazione debitoria molto più ampia,
circa 250-300 milioni di euro da parte di quei consorzi di bonifica, ma i
lavoratori che devono percepire il TFR sono creditori privilegiati essendo
lavoratori, per cui avranno una corsia privilegiata. In ogni caso, voglio dire
al consigliere Mammoliti, ma anche a questi lavoratori che la Regione si è
accollata 50 milioni di euro di TFR che probabilmente mai recupererà dai consorzi
di bonifica, anzi quasi sicuramente mai recupererà.
Questi lavoratori assommano
circa 13 milioni di euro di crediti, quindi una inezia rispetto a quello che ci
siamo assunti come responsabilità se, come riferito qualche minuto fa, noi
abbiamo rimesso a Calabria Verde 15 milioni di euro in questi giorni per pagare
quei TFR; quindi non è una questione di cifre o di somme alle quali noi faremmo
fronte facilmente, è una questione di procedimento in una procedura di
liquidazione, perché c'è il tema della par condicio creditorum, cioè noi
non possiamo trasferire queste risorse ai Commissari liquidatori affinché i
Commissari liquidatori paghino quei lavoratori e non altri creditori. È un
problema giuridico, non è un problema di somme di necessità per sfuggire alle
responsabilità. È chiaro che è un problema articolato, non di facile
comprensione, ma rispetto al quale noi cercheremo di trovare tutte le soluzioni
possibili, perché capiamo benissimo che questi lavoratori hanno diritto ad
essere pagati.
Per cui, consigliere
Mammoliti, è stato opportuno che lei abbia illustrato questa interrogazione
anche se ha ricevuto risposta scritta. La ringrazio per aver fatto in modo che
mi trattenessi perché così c'è stato un chiarimento, come ha visto, senza polemiche,
in maniera molto molto chiara.
Grazie, Assessore.
Ha chiesto di intervenire
per replica il consigliere Mammoliti. Ne ha facoltà.
Ringrazio veramente l'Assessore
per essersi fermato, perché è una problematica per me molto seria e molto
sentita, come penso sicuramente anche per l'assessore, per il Governo e per
tutti i consiglieri, sicuramente. Capisco anche la discussione e la
terminologia utilizzata in merito alla problematica, Assessore, però per un
lavoratore che ha lavorato per quarant'anni non “è un'inezia” come la definisce
lei; un lavoratore che ha lavorato per 35, 40 anni e non percepisce il TFR, al
di là dell'inezia, al di là della difficoltà tecnica, vuole sapere quando gli
sarà riconosciuta la liquidazione del trattamento di fine del rapporto lavoro.
Caro assessore, le chiedo un
impegno adeguato e appropriato perché, ripeto, questi lavoratori, che hanno
lavorato per 30, 40 anni, non percepiscono la liquidazione del loro trattamento
di fine rapporto e vi posso garantire che, poiché li conosco come li conosce
sicuramente lei, ci sono persone che avanzano 70-80 mila euro.
Non sono delle inezie per
queste famiglie e per questi lavoratori, sono cifre considerevole. È molto
importante, assessore, non sottovaluti questo aspetto.
Poi, naturalmente, le debbo
dare atto di stare diventando il maggiore interprete della narrativa di questo governo
regionale, perché ho visto che anche sull'autobus si prende il merito del loro
finanziamento quando la Regione non ha messo un euro, ma sono stati finanziati
dal Ministero. Quindi prendo atto di questo. Però, assessore, le chiedo
gentilmente un impegno adeguato e straordinario per vedere come fare fronte a
questa liquidazione che rappresenta un aspetto essenziale, importante e di
rispetto per coloro i quali hanno prestato attività lavorative per quarant'anni
e hanno consentito alla Regione di avere un immenso patrimonio boschivo.
Grazie.
Proseguiamo con
l'interrogazione numero 349/12^, a firma dei consiglieri Bevacqua e Iacucci:
“Crisi idrica e comparto agricolo di Rocca Imperiale/Trebisacce”. Nelle more
dell'avvio della seduta consiliare è pervenuta risposta scritta da parte della
Giunta regionale. Il consigliere Bevacqua ha chiesto di illustrarla. Ne ha
facoltà.
Intervengo perché questo è
un argomento molto sentito da quella parte del territorio della provincia di
Cosenza, perché parliamo di un territorio che ha una produzione importante di
agricoltura, se pensiamo al limone IGP di Rocca imperiale e a tutta la produzione
agricola che esiste in quel territorio. La risposta che mi è prevenuta e che ho
letto poco fa non mi lascia per nulla soddisfatto, perché mi sembra una
risposta predisposta dal consorzio di bonifica, dal dottor Giovinazzo, ma non
mi sembra che ci sia la consapevolezza delle difficoltà che ci sono in quel
territorio in questi giorni.
Ho avuto modo di incontrare,
insieme ai colleghi Mammoliti e Muraca, prima dell’inizio della seduta, alcuni
operatori agricoli interessati al problema che sono fortemente preoccupati
dalla mancanza di acqua in quel territorio. Credo che il lavoro svolto dall’assessore
Gallo e dal presidente Occhiuto non sia per nulla stato sufficiente in questi
in questi mesi per tentare di risolvere un problema che non nasce oggi su quel
territorio, ma che è presente da diversi anni. Quindi un problema, quando
permane e persiste, richiede un'azione politica forte, incisiva, capace di
trovare soluzioni adeguate, che non siano sempre parziali o temporanee, ma che
siano definitive o che siano quantomeno sufficienti a dare risposte a quei
territori, agli operatori agricoli, soprattutto, che oggi vivono un momento di
grande difficoltà, di grande emergenza dovuta alla siccità e, appunto, al
problema di carenza idrica. L’assessore Gallo e il presidente Occhiuto
avrebbero dovuto in questi mesi, più che affidare al dottor Giovinazzo il
governo dei processi, aprire una interlocuzione istituzionale forte con le
Regioni confinanti come la Puglia e la Basilicata, chiamando in causa Acque del
Sud che gestisce appunto la diga del Monte Cutugno, per tentare di aumentare i
metri cubi oggi non sufficienti. Caro assessore Gallo, so che anche lei ha
tenuto degli incontri in quelle zone, ma vuol dire che o non vi siete capiti o
c'è una difficoltà oggettiva nel trovare una soluzione o, ancora, c'è una
mancanza di interlocuzione e di relazione con le due Regioni che possono dare
un contributo per risolvere questo problema. Da quello che mi risulta, in quel
territorio ci sono oggi disponibili e ci dovrebbero essere 4 milioni di metri
cubi d'acqua e c'è la necessità invece di averne 7 milioni.
Volevo evidenziare questo
all'assessore Gallo al presidente Occhiuto, perché ho notato, dopo aver avuto
anche incontri con tante Istituzioni di quei territori, questa assenza di
capacità di relazionarsi con chi poteva darci una mano. Siamo Regioni solidali,
Calabria, Puglia, Basilicata, e spesso abbiamo fatto così insieme; in questo
caso, ho notato questa mancanza di capacità di relazioni tali da poter trovare
una soluzione al problema. Poi, il problema non si affronta, caro assessore
Gallo, quando nasce l'emergenza! La programmazione si fa durante l'anno e si
deve capire che oggi quel territorio, per quello che rappresenta in termini di
qualità, di potenzialità, ha bisogno di una assistenza maggiore, di una
capacità, da parte di chi governa i processi, di avere una programmazione
adeguata durante l'anno perché ci sono periodi bassi e periodi di grande
richiesta; questo lavoro, caro assessore Gallo, non lo abbiamo notato. Ho letto
tutti i passaggi, la delibera che ha mandato il direttore del Consorzio, Commissario
o direttore, - il dottore Giovinazzo adesso è commissario o è direttore? non
ricordo adesso – in cui ha spiegato tutti i passaggi che ha fatto, ma non ho
trovato una risposta delle Istituzioni calabresi, tale da poter dire che
abbiamo in questi mesi svolto anche un ruolo di mediazione, di interlocuzione
con le Regioni vicine. Questo è mancato. Non l'ho riscontrato e io chiedo
all’assessore Gallo di partecipare con me ad un convegno regionale del mio
Gruppo consiliare che organizzeremo nei prossimi giorni a Rocca Imperiale.
Vorremmo che lei partecipasse insieme a noi a questa iniziativa per tentare di
governare i processi non per strumentalizzare. Noi non siamo abituati a
strumentalizzare i problemi, però abbiamo colto questo grido d'allarme che
proviene da quella parte del territorio della provincia di Cosenza, parte
estrema della Calabria. Quindi, io vorrei che lei insieme a noi, insieme al
presidente Occhiuto, si facesse carico di questa problematica perché, anche
grazie alle nostre relazioni, se necessario, con la Puglia e con la Basilicata,
si riesca a dare ossigeno, speranza e risposte a chi oggi vive momenti di
grande difficoltà.
Stamattina un imprenditore
agricolo ci diceva che da una settimana non riesce ad avere acqua per poter
annaffiare la sua proprietà; quindi, questo è un tema importante. Pregherei,
appunto, l’assessore Gallo di farsene carico e insieme a noi partecipare ad un
prossimo incontro che organizzeremo come Gruppo regionale in quella realtà.
Grazie. Assessore Gallo, a
lei la parola.
Ringrazio il collega
Bevacqua. Sono consigliere regionale, non sono stato sempre assessore, e credo
molto nel protagonismo dei consigli regionali e anche nel sindacato ispettivo.
Il consigliere Bevacqua pone un tema sul quale, naturalmente, chi è consigliere
regionale o è stato consigliere regionale non può avere le informative giuste
anche perché - ha ragione ed è opportuno che mi sia fermato - nella informativa
e nella risposta elaborata dal consorzio di bonifica non traspaiono alcuni
aspetti.
È una risposta giustamente
tecnica e poco politica. Senza polemiche, perché lei non è stato polemico e
quindi colgo anche soprattutto al 100 per cento il dato positivo della sua
richiesta, le voglio però narrare che qualche anno addietro, nel 2017, ci fu un
Accordo di Programma - il collega Molinaro, all'epoca Presidente dei
Coldiretti, lo ricorderà - che fu sottoscritto da alcune Regioni del Sud,
Puglia, Basilicata e anche Molise, e a questo Accordo di Programma non
partecipò la Calabria; quindi, c'è già un tavolo nel sud, anche per la società
Acque del Sud, che vede esclusa la nostra Regione anche come interessata, sia
pure per questo aspetto che riguarda l'alto ionio cosentino. Ci siamo trovati,
un mesetto e mezzo fa, con una riduzione della quantità di acqua che proveniva
dalla Basilicata verso quell'area dell'alto jonio cosentino, ridotta da 7 milioni di metri cubi di dotazione annua a zero, per cui
non avrebbero dovuto darci acqua.
Il Commissario Giovinazzo ci
ha immediatamente informato. Io vengo dalla sua stessa scuola, onorevole
Bevacqua; prima il Presidente del Consiglio regionale mi chiedeva da quanti
anni la conosco e se noi ci capiamo. La conosco da 36 anni, da quando abbiamo
iniziato a fare politica, e siccome la conosco da 36 anni, noi ci capiamo bene
e io ho capito, come ha capito lei, che l'interlocuzione era di natura
politica.
Per cui sono immediatamente
salito dal Presidente, era sera tardi e il Presidente ha ipso facto
telefonato al collega Bardi, Presidente della Regione Basilicata. Questa
telefonata ha comportato, da parte del Consorzio di bonifica unico della
Basilicata, immediatamente uno sblocco della situazione con una erogazione di 4
milioni di metri cubi d'acqua; quindi, poco più del 50% dell'erogazione dello
scorso anno, tanto per cominciare. Questo ha, inoltre, comportato un'erogazione
di circa 330 litri d'acqua al secondo in una prima fase, di cui 70 destinati
all'idropotabile e 260 destinati invece alla somministrazione idrica a fini
irrigui.
Abbiamo monitorato
quotidianamente questi flussi. C'è un contatore in uscita dalla Regione
Basilicata e un contatore in entrata da noi. Abbiamo verificato che in alcuni
giorni i flussi erano in netta diminuzione rispetto ai 330 litri al secondo,
per cui ci siamo attivati - in questo caso io con il mio collega assessore
regionale agricoltura della Basilicata, Cicala - sollevando la questione e
dicendo che qualcosa non ci quadrava se dai previsti 330 litri al secondo ci
trovavamo in ingresso 170-180 litri al secondo. Abbiamo avuto una crisi in quel
momento nell'area di Rocca imperiale. Abbiamo comunicato, abbiamo protestato,
ci siamo interfacciati dal punto di vista politico con il collega Cicala e
anche col presidente di Acque del Sud e hanno compreso che probabilmente era
necessario aumentare l'erogazione; per cui da qualche giorno l'erogazione è
passata da 330 litri al secondo a 430 litri al secondo. In questa fase, in
questo momento storico, al di là delle preoccupazioni, in questi giorni, stiamo
monitorando quotidianamente con i dipendenti del Consorzio di bonifica: ci sono
due o tre dipendenti del Consorzio di bonifica che sono destinati a controllare
quotidianamente proprio quell'area e a verificare, istante per istante, minuto
per minuto, qual è il flusso d'acqua verso l'area settentrionale della nostra
regione, quindi per i Comuni di Rocca imperiale, Montegiordano e Amendolara,
fino a Trebisacce, per essere chiari; in questi ultimi giorni l'erogazione è
stata di 430 litri d'acqua al secondo.
Quindi, in questa fase, c'è
una maggiore tranquillità. Dovremo passare a una seconda fase, nella quale
peraltro chiederemo ulteriori erogazioni perché riteniamo, in base ai conteggi
fatti dal consorzio di bonifica, che i 4 milioni di metri cubi ci consentano di
arrivare fino alla fine di agosto e noi invece avremo un'esigenza di
irrigazione anche per i mesi di settembre-ottobre, come è stato negli ultimi
anni a causa dei cambiamenti climatici. Ecco perché la situazione è monitorata
quotidianamente e c'è un altissimo livello di attenzione anche da parte del
Presidente della Regione perché, chiaramente, capiamo che chi ha fatto per anni
sacrifici, investendo nel settore agricolo e, magari, è riuscito ad avere una
piccola proprietà di limoneto, negli anni ha dato benessere - il riconoscimento
dell'IGP per il limone di Rocca Imperiale ha significato tanto per quell'area,
anche in termini di economia - e non può rischiare di perdere queste
produzione; quindi, vigileremo quotidianamente perché noi sul problema abbiamo
sensibilità e mi dispiace, collega Bevacqua, - lei mi conosce bene e sa bene il
livello di attenzione elevato anche su queste problematiche, venendo da molto
lontano come lei - che le sia stato trasmesso da qualche Istituzione del
territorio che c'è un basso livello di attenzione.
Mi dispiace questo perché
sono problematiche che non hanno colore politico e credo che la colorazione politica,
in questo momento, non aiuti; credo che non ci sia bisogno di questo, ma può
darsi che sia una mia percezione e non una situazione reale. Per cui le volevo
dire che c'è un livello di attenzione adeguato e noi continueremo a monitorare
la vicenda, perché naturalmente non potremo rischiare di perdere un patrimonio
e di farlo perdere a chi in quell'area ha investito tanto, per una banale -
devo dire banale - mancanza d'acqua, rispetto alla quale naturalmente
continueremo col presidente Occhiuto a fare i passi giusti e adeguati sia verso
Acque del Sud, sia verso il consorzio unico di bonifica della Basilicata, sia
naturalmente verso l'assessore Cicala, assessore regionale agricoltura della
Basilicata, sia verso il presidente Bardi.
Grazie.
Passiamo all'ultima
interrogazione, la numero 353/12^, a firma dei consiglieri Bevacqua, Alecci,
Amalia Bruni, Iacucci, Mammoliti e Muraca “Assunzione di personale presso i
Ministeri della cultura, della giustizia e dell'istruzione nelle Regioni
dell'obiettivo europeo ‘Convergenza’”. Nelle more dell'avvio della seduta
consiliare è pervenuta risposta scritta da parte della Giunta regionale. Se
vuole, può intervenire uno degli interroganti, però non è più presente
l’assessore che possa replicare
Ha chiesto di intervenire,
brevemente, il consigliere Mammoliti. Ne ha facoltà.
Grazie Presidente.
Intervengo soltanto per evidenziare un aspetto: il responsabile del
Dipartimento ci riferisce che la Regione non avrebbe nessuna competenza perché
sarebbe una competenza esclusiva dello Stato. Questo noi lo sapevamo. Noi
avevamo chiesto un intervento di natura politica da parte del governo regionale.
Prendiamo atto che questo intervento di natura politica non è stato realizzato
e, quindi, ci dichiariamo assolutamente insoddisfatti di una risposta
esclusivamente burocratica. Grazie, Presidente.
Grazie. Avendo concluso i
punti all'ordine del giorno, la seduta è tolta, non prima di ringraziare tutti
i consiglieri che coraggiosamente sono rimasti in Aula fino alla fine e tutti
gli assessori che ci hanno consentito di portare a termine l'ordine del giorno.
Grazie.
La seduta termina alle 18,18