XII^ LEGISLATURA
RESOCONTO INTEGRALE
N. 54
__________
SEDUTA Di mercoledì
25 giugno 2025
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE FILIPPO MANCUSO
Inizio
lavori h. 12.35
Fine
lavori h. 18.18
Presidenza del
presidente Filippo Mancuso
La seduta inizia
alle 12.35
Dà avvio ai lavori, invitando il Segretario
questore a dare lettura del verbale della seduta precedente.
Dà lettura del verbale della seduta precedente.
(È approvato
senza osservazioni)
Dà lettura delle comunicazioni.
Ha chiesto di intervenire il
consigliere Bevacqua. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente.
Come sa, abbiamo chiesto l’inserimento all'ordine del giorno di un’informativa
da parte del Presidente della Giunta regionale, Roberto Occhiuto, in merito alla
vicenda personale che lo riguarda, da lui stesso annunciata con una diretta
Facebook e dibattuta nel corso di una trasmissione televisiva su Rete 4, per la
quale abbiamo ritenuto opportuno che questo organismo – organismo da lei
presieduto e che ha la funzione anche di garantire trasparenza e di rendere
edotto chi oggi ha subito tale provvedimento - ne possa discutere per
illustrarne le ragioni, con la consapevolezza che non possiamo entrare nel
merito del processo. Ci mancherebbe altro; questa non è un'aula di Tribunale,
ma un organismo politico-istituzionale che ha non solo il dovere, ma anche
l'esigenza di essere messo a conoscenza di vicende personali, anche diverse
dagli impegni istituzionali.
Pertanto, saremo lieti se oggi il presidente Roberto Occhiuto riferisse
all'Aula.
Naturalmente, saremo molto attenti e responsabili a evitare riflessioni
che vadano al di là dei ruoli e delle competenze.
Saranno i fatti a dire e a spiegare le ragioni per le quali si è giunti
a questo provvedimento, però, a mio avviso, sarebbe stato preferibile che il
presidente Occhiuto, che ha annunciato la notifica di un avviso di garanzia
attraverso una diretta Facebook, fosse venuto in quest'Aula, prima che nei
salotti televisivi, a spiegare le poche motivazioni che sono a sua conoscenza,
nel rispetto del ruolo di quest'Aula e di ciò che essa rappresenta per i
calabresi.
Invito il presidente Occhiuto a prendere la parola prima di un eventuale
inserimento all'ordine il giorno, per capire se ci sono le condizioni. Prego,
Presidente.
Come sa,
presidente Mancuso, avevo annunciato che oggi avrei preso congedo dal Consiglio
regionale perché dovevo incontrare il Presidente della Repubblica albanese e
partecipare alla Festa della Guardia di finanza.
Nel momento in cui sono stato informato della legittima richiesta
pervenuta dall’opposizione, ho ritenuto di essere partecipare, seppur per
qualche ora, ai lavori di quest’Aula, poiché, come sanno i consiglieri di
maggioranza e di minoranza, non mi sono mai sottratto ad alcun confronto, ad
alcuna discussione in Consiglio regionale, e non voglio farlo nemmeno in questa
occasione; anche se ritengo che un'informativa su fatti, che allo stato non
sono noti nemmeno a me, sarebbe in qualche modo irrituale, spiegherò comunque
quanto accaduto, per il livello di conoscenza, appunto, che ne ho.
Il 6 giugno ho ricevuto una telefonata dal Comandante provinciale della
Guardia di finanza che mi informava della notifica di un atto. Gli ho dato
appuntamento alle 09:30 nel mio ufficio e mi ha notifica sostanzialmente due
pagine che costituivano la richiesta di proroga di indagini.
In
quell'occasione, ho scoperto di essere stato iscritto nel registro degli
indagati da un anno e che quella era la richiesta di proroga per altri sei
mesi, ma da questa notifica non mi era dato di capire quali fossero gli atti
contestati perché non era indicato un fatto preciso.
Ho
ricevuto questa notifica con lo stato d'animo che potete immaginare, di chi è arrivato
a 56 anni senza aver mai ricevuto una comunicazione giudiziaria, quindi, sono
rimasto basito e, per questa ragione, ho deciso di comunicarlo aggiungendo che
non sono sereno, perché non vedo come possa esserlo una persona che a 56 anni riceve
per la prima volta nella vita un atto, per altro riferito a reati che nemmeno
lontanamente ritiene di aver compiuto nell'esercizio delle proprie funzioni.
Ho cercato di capire di cosa si trattasse, ma non ci sono riuscito; ho evitato
di darne subito notizia, in verità, anche perché ciascuno di noi svolge una
funzione pubblica, ma ha anche una dimensione privata.
Dopo qualche giorno, però, ho deciso di dare la notizia e di
rappresentare anche quello che era il mio stato d'animo, chiedendo di essere
sentito il prima possibile dai magistrati, perché chi, come me o come chiunque,
nella sua attività ritiene di non aver nulla da temere, perché si è sempre
comportato nella maniera trasparente, vuole che si accerti al più presto la
verità.
Il
consigliere Bevacqua fa riferimento al fatto che ho partecipato a una
trasmissione su un’emittente nazionale per raccontare ciò che è successo, però
da quel momento ho detto che non avrei più parlato con la stampa; anzi, mi è
capitato di dover chiedere scusa a una giornalista, che stimo perché ha
lavorato con me quando facevo l'editore televisivo, Antonella Grippo, perché
c'era una iniziativa già concordata con lei e ho deciso di non andarci perché i
miei avvocati hanno consigliato di evitare queste partecipazioni prima di
essere sentito dalle Autorità competenti.
Poi, però,
ho letto sulla stampa locale e su quella nazionale una serie di fatti che ho
pensato potessero essere i fatti contestati e che riguardavano sostanzialmente
i miei rapporti societari con un ex socio col quale avevo creato delle società nel
2016; fatti che ritengo assolutamente ordinari, tipici dei rapporti societari,
come in mille società italiane fra mille soci; però, a fronte di uno tsunami di
notizie anche a livello nazionale, mi sono visto sulle prime pagine di giornali
nazionali che indicavano queste vicende come fatti che avrebbero potuto dar
luogo a ipotesi di corruzione; quindi, ho deciso di dire la mia pubblicamente,
ma non sarei intervenuto se non ci fosse stata questa circostanza.
Ora aspetto di essere sentito dai magistrati.
La notizia che posso darvi è che i miei avvocati hanno sentito l'ufficio
di Procura, e sono molto contento di questo; sono grato all'ufficio di Procura
di avere aderito a questa mia richiesta e di aver concordato con i miei
avvocati un incontro entro la pausa estiva, anche se sarebbe auspicabile che si
facesse entro la prima decade di luglio; però, il fatto che gli uffici di
Procura abbiamo scelto di sentirmi – potevano anche non farlo, perché è un
diritto mio quello di chiedere di essere sentito, ma è una facoltà della
Procura quella di accedere a questa possibilità – mi fa pensare che anche da
parte della Procura della Repubblica ci sia la volontà di accertare la verità
nel più breve tempo possibile, ed è quello che mi auguro.
Per il resto, se sarà necessario, non avrò difficoltà, come mai ho avuto,
a confrontarmi con il Consiglio regionale, ma gli elementi sui quali posso
intervenire sono quelli che vi ho rappresentato e sono gli identici elementi
che ho rappresentato alla stampa.
Grazie, Presidente.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lo Schiavo. Ne ha facoltà.
Brevemente,
intervengo solo per ribadire alcuni concetti, perché in questi casi bisogna
misurare le parole, dire quelle giuste, non una in meno e non una in più.
Come diceva il consigliere Bevacqua, questa non è un'aula di Tribunale,
noi non siamo giudici, non dobbiamo e non possiamo entrare nel merito di
vicende, non solo di cui non conosciamo i fatti e gli elementi, ma che
prescindono da quello che è il nostro ruolo istituzionale.
Abbiamo
ritenuto di portare la discussione in quest'Aula solo perché il Presidente ha deciso
di rendere pubblica una sua vicenda personale, l’ha resa pubblica con i mezzi
che ha ritenuto, e noi abbiamo voluto colmare o ribadire questo vulnus
istituzionale chiedendo che anche in quest'Aula si potesse fare un passaggio
politico nel rispetto delle istituzioni che rappresentiamo.
Devo dire
che, anche dal tono molto pacato ed equilibrato del Presidente, ritengo che
questa discussione debba finire in questi termini; non compete a noi andare
oltre.
Mi piace, però, ribadire in quest'Aula alcuni concetti fondamentali.
Intanto,
il garantismo non è a intermittenza, ma funziona solo se vale anche nei
confronti dell'altra parte politica.
Se il
garantismo è solo nei confronti dei propri amici non è più garantismo; il garantismo
vale per tutti, vale per il presidente Occhiuto, valeva in precedenza per il
presidente Mario Oliverio, e sbagliò anche una certa impostazione di sinistra
che non andò fino in fondo nel difendere questo principio di civiltà che serve
a rispettare la persona prima che il politico, ed è un principio che io intendo
ribadire in ogni forma e in ogni aspetto.
Il
presidente Occhiuto sarà chiamato, come lui stesso diceva, di fronte agli
elettori, portando avanti i risultati politici della sua azione; noi potremmo
dire altro.
Potremmo
parlare del rapporto Banca d'Italia, dei dati Istat, della crescita della
Calabria e ognuno di noi farà la sua valutazione, ma questo è un profilo
politico che si farà dopo, in altri termini e in altri luoghi.
In
quest'Aula serviva ribadire un concetto: il concetto delle istituzioni, che
oggi è stato ribadito.
Do anche
un'ulteriore esortazione al presidente Occhiuto e cioè di non rendere mediatica
o estremamente pubblica in termini divisivi questa vicenda in cui non servono i
toni alti, a mio avviso ovviamente; non serve parlare direttamente con i
cittadini senza filtri, perché poi là si incastona una contrapposizione anche
di parole senza filtri, di contrapposizione e di incattivimento di un clima che
la Calabria necessita di avere sereno.
Abbiamo un
altro anno davanti a noi e l’azione che questa istituzione deve portare avanti deve
essere libera, serena e deve prescindere da qualunque tipo di condizionamento o,
anche indirettamente, di coinvolgimento in vicende che non riguardano invece la
finalità istituzionale e politica che noi ci siamo prefissati.
Siamo chiamati a legiferare, a fare l'opposizione, voi a governare, e il
dibattito si deve continuare a concentrare su questi temi.
Si sbaglia
se si vuole occupare o spostare il dibattito su altri terreni; non è questo il
nostro caso, non è questa la nostra cultura istituzionale e, da questo punto di
vista, si sbagliava prima.
C'è stato solo un passaggio negli scorsi mesi che, a mio avviso, ha
segnato una frattura anche un po’ nei rapporti tra maggioranza e opposizione,
ovvero quando lei – non ricordo se in un'intervista pubblica o in un canale social
– usò una parola molto forte e disse “Io non sono come voi”.
Come ho
ritenuto che fosse sbagliata questa forma di attacco, così sarebbe sbagliata
anche da parte nostra qualunque tipo di replica facile su questi argomenti.
Non
possiamo scivolare e portare il dibattito su questi contenuti, ma dobbiamo
concentrarci sui risultati dell'azione politica e su tutto il mondo che ruota
sulle società partecipate, sulle nomine, su quello che rimisureremo, sui fatti,
se sono stati scelti i migliori, se sono stati prodotti i risultati; si tratta
di analisi politiche, ognuno faccia il suo lavoro.
A noi compete il ruolo istituzionale di riaffermazione di ruolo dei
rappresentanti dei calabresi e questo, oggi, mi sembra che in quest'Aula fosse necessario
richiamarlo.
Grazie, Presidente.
Grazie, consigliere Lo Schiavo.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Tavernise. Ne ha facoltà.
Grazie, presidente Mancuso.
Anch’io voglio ringraziare il presidente Occhiuto per averci informato
nello specifico, sin dal primo momento in cui ha ricevuto l'avviso di garanzia.
In qualità
di consigliere di opposizione ritengo che, sia oggi sia nei giorni precedenti,
tutti quanti noi abbiamo dimostrato un atteggiamento maturo, responsabile,
rispettoso di questa Istituzione e rispettoso anche della sua persona,
presidente Occhiuto.
Su questo sono stato molto attento insieme a esponenti del mio movimento
che, come sa, ha una storia diametralmente opposta al suo partito di
appartenenza; però, su questo, abbiamo dato un'immagine di serietà e di
maturità, perché – glielo dico col cuore in mano, così come feci quando è stato
male e ha avuto problemi di salute – il mio obiettivo è quello di un futuro
prossimo, da dibattere sul campo, politicamente e senza ricorrere ad alcuna
scorciatoia né in un'aula di Tribunale.
Mi auguro sinceramente che lei esca pulito da questa vicenda perché c'è
anche un dato, presidente Mancuso: non è possibile che gli ultimi cinque
Presidenti di Regione siano stati tutti indagati, quattro sono stati assolti,
uno è stato condannato, ma per vicende che riguardavano il ruolo, non da
Presidente della Giunta regionale, bensì quello di Sindaco di Reggio Calabria,
mi riferisco al presidente Scopelliti.
Presidente Occhiuto, mi auguro che lei ne esca bene perché non viene
lesa solo la sua immagine, ma ne uscirebbe distrutta l'immagine della Calabria che,
invece, deve dimostrare, al di là delle appartenenze e delle differenze
politiche, di essere governata da una classe dirigente di persone oneste.
Grazie.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il consigliere Laghi. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente.
Come è noto, parte delle forze di minoranza hanno ritenuto opportuno
presentare una mozione per chiedere al Presidente di riferire in quest'Aula
sulle vicende giudiziarie di cui si parla, soprattutto sulla stampa.
In qualità
di rappresentante dell'autonoma area civica non ho sottoscritto quella mozione
e voglio dire il perché.
La vicenda
è ancora troppo poco chiara e del tutto indistinta.
Abbiamo
bisogno di fatti concreti, non di ipotesi o di ricostruzioni giornalistiche.
Le aule di giustizia hanno i loro tempi e i loro percorsi che vanno
rispettati. Come è stato detto, non è questo Consiglio il posto in cui
celebrare i processi. Il nostro compito è un altro. La mia decisione nasce
dalla mia ferma adesione ai principi del garantismo che nel tempo, tuttavia, è
addivenuto - lasciatemelo dire - un concetto e una parola fin troppo abusata e
troppo spesso evocata a convenienza a corrente alternata, a seconda di chi sia
l'indagato e solo quando fa comodo e, anche, dalla considerazione che il nostro
compito, a mio parere - quello per cui siamo stati eletti dai calabresi, che ci
hanno dato la loro fiducia e per cui siamo pagati - è quello di concentrarci
sull'attività legislativa del Consiglio regionale per il comune focus rappresentato dal benessere dei
cittadini della nostra regione.
Rispetto a questo
dibattito ancora acerbo, mi interessa di più - lo dico con assoluta schiettezza
- contribuire a garantire il miglior funzionamento possibile della nostra
Istituzione, ad esempio cercando di capire i motivi che tengono bloccata da un
anno e mezzo la proposta di legge della Riserva naturale pedemontana di
Castrovillari, malgrado sia stata approvata all'unanimità nella Commissione di
merito, privando così le popolazioni dell'area del Pollino di una risorsa
fondamentale non solo per l'ambito naturalistico, ma, anche, o addirittura,
soprattutto per lo sviluppo economico e occupazionale e, certo non da ultimo,
di tutela della salute da rischi gravissimi, da troppi anni presenti proprio in
quell'area. Questo accade soggiacendo nel frattempo alla “spada di Damocle” di
asfissianti tentativi in corso, già, purtroppo, in parte concretizzatesi, di
distruttive iniziative speculative sul territorio dove dovrebbe essere
istituita la Riserva.
Tante sono le
sfide da affrontare, dalla sanità al lavoro, dai trasporti allo sviluppo
economico e occupazionale, alla tutela dell'ambiente, e sono questi i temi su
cui dobbiamo misurarci, su cui dobbiamo trovare convergenze, su cui dobbiamo
legiferare con la massima efficacia e tempestività.
Quando i tempi
saranno maturi, quando la vicenda di cui si parla sarà definita con chiarezza,
allora potremmo tornare in Consiglio, come è giusto che sia, per dibatterne e,
non dubito, con chiarimenti che lo stesso presidente Occhiuto vorrà dare, come,
peraltro, ha già anticipato. Fino ad allora, dobbiamo tutti insieme attivamente
operare perché il Consiglio regionale della Calabria, ancor più in quest'ultimo
anno di legislatura, sia motore di sviluppo e non teatro di scontro per
problemi che non collimino con i reali bisogni delle popolazioni calabresi.
Grazie.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il consigliere Bevacqua. Ne ha
facoltà.
Credo che questo
dibattito o, meglio, questa informativa, che poi è sfociata in brevi interventi
da parte dei Capigruppo, confermi la serietà di questa opposizione,
l’equilibrio, la saggezza e anche la responsabilità e il rispetto verso i
calabresi. Nel momento in cui abbiamo pensato di proporre all'Aula, al
presidente Mancuso, di mettere all'ordine del giorno questo punto, l'abbiamo
fatto con uno spirito di responsabilità verso quest'Aula che non può rimanere
esclusa nel momento in cui c'è un atto formale preannunciato dal Presidente.
Il nostro compito
era quello di portare in quest'Aula, non il dibattito, ma il senso di
responsabilità e di rispetto verso di essa e, quindi, noi che rappresentiamo
tutti i calabresi. Abbiamo apprezzato anche la pacatezza, anche la poca
serenità del presidente Occhiuto. È naturale, è logico, come lei diceva poco
fa, chiunque sarebbe turbato al proprio interno ricevendo un atto di questo
genere se fino a 56 anni non ha mai ricevuto un avviso di garanzia; quindi,
comprendiamo anche il suo stato d'animo, la sua poca serenità in questo momento
che emerge chiaramente anche dal modo in cui si rapporta a quest'Aula e dai
toni. Comprendiamo. Però, credo che sia stato nostro dovere far diventare
quest'Aula il luogo in cui il presidente Occhiuto riferisse le cose che già
sapevamo. Ripeto: è un atto di responsabilità anche verso di lei, presidente
Mancuso, e verso i calabresi.
Oggi, abbiamo
adempiuto a questo compito, prendiamo atto delle parole del presidente Occhiuto
e credo che interventi dei colleghi Lo Schiavo, Laghi e Tavernise dimostrino
che c'è un'opposizione seria che non vuole strumentalizzare vicende personali,
anche diverse dalla politica. Così in Calabria si crea senso di responsabilità
verso il ruolo che si ricopre, un ruolo che non si esaurisce semplicemente nel
dire “Tutto va bene, Madama la Marchesa”, ma un ruolo che ci porta a porre al
centro del dibattito una discussione che, magari, ha poco a che fare con la
politica, ma riceve quella attenzione mediatica che richiede anche da
quest'Aula un giusto equilibrio. Noi oggi abbiamo dimostrato equilibrio,
responsabilità e rispetto verso i calabresi.
Grazie.
Prima di avviare la disamina dei punti all'ordine del giorno,
consentitemi di rivolgere i saluti del Consiglio regionale al Presidente della
Repubblica di Albania, sua Eccellenza il Generale Bajram Begaj, in visita
ufficiale in Calabria. Rinnoviamo la disponibilità a proseguire nelle relazioni
di amicizia con il popolo albanese. Le Comunità arbëreshë presenti in tantissimi Comuni per rilevanza
numerica ma soprattutto per importanza storico-culturale, rendono la Calabria
la Regione italiana più rappresentativa della minoranza arbëreshë. Queste
comunità, originarie dell'Albania e della Grecia, che giunsero in Calabria a
seguito di diverse ondate migratorie tra il XV e il XVIII secolo per sfuggire
all'invasione Ottomana, oggi rappresentano un felice esempio di integrazione,
proprio grazie al rapporto dialettico tra identità e alterità che i discendenti
hanno saputo tramandare.
Passiamo adesso al
primo punto all'ordine del giorno, la proposta di legge numero 340/12^ di
iniziativa dei consiglieri regionali Gallo, Caputo, recante: “Disposizioni per
l'attuazione di un sistema di gestione dei dati in blockchain per la
tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti della filiera agroalimentare
della Calabria”.
Cedo la parola
collega Caputo per illustrare il provvedimento.
Grazie,
Presidente. La proposta di legge che stiamo esaminando ci aiuterà,
probabilmente, a proteggere i nostri prodotti della filiera agroalimentare.
Come noto, il
settore agroalimentare rappresenta uno dei pilastri fondamentali dell'economia
globale e si caratterizza per la complessità delle sue filiere produttive che
coinvolgono numerosi attori: produttori, trasformatori, distributori,
rivenditori e consumatori finali.
In questo
contesto, la tecnologia blockchain emerge come una soluzione innovativa capace
di rivoluzionare e soprattutto facilitare la gestione e la trasparenza
dell'intera filiera alimentare.
La blockchain che,
sotto il profilo prettamente tecnico è un registro distribuito e immutabile di
transazioni digitali, offre infatti al settore agroalimentare strumenti idonei
per garantire la tracciabilità e la sicurezza dei prodotti in tutta la filiera
produttiva, contribuendo ad accrescere e garantire la fiducia di tutti gli
attori rispetto alla filiera medesima.
Il settore
agroalimentare calabrese si conferma un settore strategico per l'economia
regionale, con performance superiori
alla media nazionale. La combinazione di prodotti tradizionali di qualità,
mercati internazionali in espansione e crescente riconoscimento del brand “Made in Calabria” offre grandi prospettive di
crescita.
In particolare,
tale settore ha registrato nell'anno 2024 una grande performance, confermandosi quale motore trainante dell'economia
regionale.
Nel 2024 la
Calabria si è posizionata tra le regioni italiane più dinamiche sul fronte
delle esportazioni, con una crescita significativa dei dati relativi all'export
(+20,9 per cento in accordo con i dati Istat) nei primi nove mesi dell'anno,
ben più della media nazionale.
In particolare, il
settore agroalimentare ha rappresentato il 60 per cento delle esportazioni
regionali e nel 2023, registrando un valore economico di 261 milioni di euro.
Alcuni esempi
sulle maggiori produzioni agroalimentari regionali riguardano:
- la ‘nduja di Spilinga, con circa il 25 per cento della
produzione annuale destinata all'export
nei mercati principali di Canada, Stati Uniti e Giappone; settore in forte
crescita nel quale, essendo la domanda superiore all'offerta, il problema della
contraffazione è di primaria importanza (spesso e volentieri, infatti, rispetto
a tale prodotto abbiamo assistito ad attività di contraffazione dello stesso
perpetrato all'estero, ricorderete nel 2019 il caso della ‘nduja
di Yorkshire nel Regno Unito ma, purtroppo, nel corso degli anni esempi di
contraffazione si sono avuti dagli Stati Uniti all'Australia);
- altri prodotti
riguardano il vino;
- e altri settori
rilevanti riguardano: bergamotto, peperoncino, olio d'oliva e il settore
caseario. Il vantaggio più significativo dell'implementazione di una blockchain
nel settore agroalimentare risiede nella capacità di fornire una tracciabilità
completa e trasparente di ciascun prodotto oggetto di tracciamento; ciascuna
fase della produzione viene infatti registrata in modo immutabile dal primo
atto relativo alla produzione dello specifico prodotto, ad esempio la semina,
fino a quando lo stesso arriva sulla tavola dei consumatori. Ogni prodotto
viene dotato di una sorta di identità digitale unica che accompagna il suo
percorso lungo tutta la filiera e ad ogni passaggio vengono inserite tutte le
informazioni rilevanti che, proprio per le caratteristiche tecniche della
blockchain, sono immutabili e non modificabili; i produttori possono, infatti,
registrare tutte le informazioni riguardanti la produzione: metodi di
coltivazione utilizzati, fertilizzanti, pesticidi impiegati, condizioni
climatiche durante la crescita, pratiche di raccolta. Queste informazioni
vengono poi integrate con i dati relativi alla trasformazione, al
confezionamento, al trasporto e la distribuzione del prodotto medesimo, creando
un registro di informazioni che permettono al consumatore finale di avere tutte
le necessarie garanzie di informazione al momento dell'acquisto/consumo del
prodotto.
Nel caso pratico,
ad esempio, prendendo in considerazione prodotti quali il vino e l'olio
extravergine di oliva, di cui la Regione Calabria è tra l'altro uno dei
principali produttori nazionali, la tecnologia blockchain può fungere da
certificato digitale di autenticità, permettendo l'accesso ad informazioni
complete sul vigneto o sull'uliveto di origine, l'annata, le tecniche di
produzione utilizzate e tutti i vari passaggi della filiera distributiva. In
tal modo si ottiene un duplice risultato sotto il profilo della lotta alla
contraffazione: lato produttori si combatte l'immissione sul mercato di
prodotti contraffatti da parte di terzi e, lato consumatori, si dà a
quest'ultimo uno strumento idoneo a garantire l'origine del prodotto e
facilitare un acquisto consapevole.
La possibilità di
accedere a informazioni complete e verificabili sui prodotti alimentari
attraverso semplici applicazioni mobili rappresenta una rivoluzione nel
rapporto tra produttori e consumatori.
Un tracciamento
quindi basato su blockchain dà inoltre la possibilità di prevenire frodi
alimentari e garantire standard
elevati di sicurezza dei prodotti. È possibile creare un vero e proprio
meccanismo di controllo che può prevenire in maniera particolarmente efficace
eventuali frodi.
L'implementazione
della tecnologia blockchain nella filiera agroalimentare determina inoltre
vantaggi in termini di efficienza operativa e ottimizzazione dei processi.
La visibilità in
tempo reale dell'intera catena di approvvigionamento consente una
pianificazione più accurata della produzione e della distribuzione.
La blockchain
rappresenta anche uno strumento prezioso per promuovere e certificare pratiche
agricole sostenibili: attraverso la registrazione dettagliata delle metodologie
produttive è possibile documentare e verificare l'adozione di tecniche
rispettose dell'ambiente.
La gestione delle
certificazioni di qualità rappresenta un altro ambito in cui la blockchain
dimostra il suo valore aggiunto.
Permette un
monitoraggio continuo e la registrazione in tempo reale del rispetto degli standard qualitativi.
Certificazioni
relative alle indicazioni di origine, quali DOP, IGP e altre denominazioni di
origine possono essere integrate nella blockchain, creando un sistema di
verifica automatica e continua.
L'adozione della
tecnologia blockchain nel settore agroalimentare rappresenta un'opportunità
straordinaria per trasformare un'industria tradizionale in un ecosistema
digitale avanzato, trasparente ed efficiente.
La blockchain non
è da intendersi solo come un semplice strumento tecnologico ma, tutt'al più,
come un catalizzatore per un nuovo modello di business basato su fiducia, trasparenza e sostenibilità.
È un dato di fatto
che il futuro del settore agroalimentare sarà sempre più caratterizzato
dall'integrazione con le nuove tecnologie e, pertanto, questa sfida non può che
essere colta al fine di favorire lo sviluppo di filiere alimentari più sicure,
efficienti e sostenibili.
Ringrazio
l'assessore Gallo e il Dipartimento agricoltura per la sensibilità che hanno
avuto nel promuovere questa proposta di legge che, sicuramente, dopo
l'approvazione passerà in Giunta per l'approvazione del regolamento finale.
Grazie.
Grazie, collega Caputo. Ha chiesto di intervenire l'assessore Gallo. Ne
ha facoltà.
Grazie, signor
Presidente, colleghi consiglieri, colleghi della Giunta. Volevo, innanzitutto,
ringraziare il collega Caputo per aver voluto pensare - lui è primo firmatario
- a questa norma, della quale io sono co-firmatario, e che è stata poi affinata
in un lungo percorso anche concertato col Dipartimento agricoltura.
Il 31 marzo noi
abbiamo chiuso il tredicesimo trimestre consecutivo di crescita dell'export del settore agroalimentare, per
il quale stiamo tentando di modificare anche il racconto a livello nazionale ed
internazionale.
Ho la delega alla
promozione dal marzo 2022 e, in questi anni, abbiamo lavorato tanto per
modificare anche il racconto in questo senso, con la certezza, però, che ci
sono aziende in Calabria, sia nel settore primario sia nel settore
agroalimentare, che fanno bene i compiti a casa, vale a dire che producono
prodotti di qualità con i quali noi ci confrontiamo a testa alta, anche le
spalle larghe, a livello nazionale e internazionale. Dico agli egregi colleghi
consiglieri che nessuna Regione ha la varietà di produzioni, sia pure sempre di
nicchia, che ha la nostra Regione.
In questi anni,
dicevo, c'è stato un apprezzamento al di fuori dei confini regionali, con una
crescita significativa anche della credibilità e della considerazione dei
nostri prodotti. Come dicevo, il 31 marzo abbiamo chiuso il tredicesimo
trimestre consecutivo, in termini di crescita dell'export a doppia cifra. Spero che il Presidente in questi giorni
voglia annunciare - credo che sia giusto - anche i risultati dell'ultimo
trimestre, che vedono la nostra Regione assolutamente a livello verticistico
nel Paese in termini di percentuale di export,
segno evidente che ci sono ampi margini di ulteriore crescita. Dico spesso ai
nostri produttori che bisogna avere come prima ambizione la qualità e avere
orgoglio e consapevolezza di appartenere ad una regione che ha il primato
assoluto in termini di biodiversità, conferendo al nostro Paese il primato
mondiale sulla biodiversità: la nostra regione, questa nostra regione
straordinaria, questa Calabria straordinaria.
Peraltro, abbiamo
anche altri primati. Siamo regione leader nel settore biologico: abbiamo il 36
per cento di superficie agricola utilizzata biologica, siamo i primi in Italia
e i terzi in Europa; abbiamo anche una menzione da parte della Commissione europea
perché siamo considerati Regione esemplare sul benessere animale, per come
trattiamo gli animali dei nostri allevamenti, perché gli investimenti sono
importanti e investiamo su 1400 aziende.
Credo che
nell'ambito della ambizione della qualità ci sia anche questo, vale a dire la
tracciabilità dei nostri prodotti con il racconto del percorso della loro
produzione. Spero che le nostre aziende, a seguito di questa legge, abbiano
l'ambizione di uniformarsi a questo percorso, raccontare ogni passaggio della
produzione e anche lo straordinario territorio dal quale proviene ogni nostro
prodotto.
Per cui, ottima
questa iniziativa del collega Caputo, che alza l'asticella anche della qualità
per una regione che, ripeto, essendo nicchia deve sempre alzare di più
l'asticella della qualità e, attraverso questi prodotti, anche vendere il
prodotto territorio. Credo che questa sia la finalità.
Per cui, questa
proposta di legge è importante e lo sarà anche un emendamento che, di qui a
poco, andremo ad approvare e che alzerà ancora di più l'asticella per volontà
mia e del collega Caputo.
Grazie, Assessore. Ha chiesto di intervenire il consigliere Gelardi. Ne
ha facoltà.
Grazie,
Presidente.
Colleghi
consiglieri, prendo la parola oggi per esprimere a nome del gruppo Lega Salvini
Calabria un convinto e pieno apprezzamento per la proposta di legge in
discussione, che mira ad applicare la tecnologia blockchain al settore
agroalimentare regionale, con particolare attenzione ai nostri prodotti tipici
certificati, dalle DOP alle IGP, dalle DOC alle IGT, veri ambasciatori del
nostro territorio nel mondo.
Si tratta, a
nostro avviso, di una proposta lungimirante, concreta, al passo con le sfide
del presente e orientata al futuro, che si inserisce perfettamente nel solco
delle strategie europee sulla transizione digitale e nella cornice della nuova
PAC 2023-2027, che punta sulla modernizzazione dell'agricoltura attraverso
conoscenza, innovazione e digitalizzazione.
Come Lega crediamo
fermamente che la vera valorizzazione della Calabria passi dalla qualità, dalla
trasparenza e dalla capacità di difendere i nostri prodotti d'eccellenza,
contro ogni forma di concorrenza sleale e contraffazione. Ebbene, l'utilizzo
della blockchain in questo senso rappresenta uno strumento formidabile,
garantisce tracciabilità, sicurezza, trasparenza e integrità dei dati lungo
tutta la filiera della produzione al consumatore finale. Non si tratta solo di
tecnologia, si tratta di fiducia, quella che dobbiamo costruire giorno dopo
giorno tra produttori, consumatori e Istituzioni. Una filiera intelligente,
sicura e certificata è anche più competitiva sui mercati, non solo italiani ma
soprattutto internazionali. È in questo contesto che la nostra Regione può e
deve ambire ad essere un modello di innovazione agricola nel Mezzogiorno e in
Italia.
Accogliamo,
inoltre, con favore l'integrazione di strumenti di intelligenza artificiale
generativa che renderanno l'analisi dei dati più efficienti, l'interazione con
gli utenti più immediata e l'intero sistema ancora più orientato alla
trasparenza, al rispetto della privacy
e alla sostenibilità.
La Lega sostiene
con convinzione ogni misura che vada nella direzione della semplificazione,
digitalizzazione e protezione del nostro sistema agroalimentare.
Riteniamo che
l'adozione di questa piattaforma regionale blockchain, con l'integrazione di
tecnologie come QR Code, Tag, NFC e RFID, sia risposta concreta alle esigenze
dei nostri agricoltori e imprenditori locali, oggi sempre più impegnati non
solo a produrre qualità, ma a dimostrarlo, tracciarlo e comunicarlo.
Questa è la
Calabria che vogliamo: una Regione che non ha paura del futuro ma lo guida.
Per questi motivi,
Presidenti, colleghi, annunciando ovviamente il voto favorevole del gruppo
Lega, auspico una rapida approvazione e implementazione di questa proposta che
ci pone all'avanguardia nel panorama nazionale. Grazie, Presidente.
Grazie, collega Gelardi. Ha chiesto di intervenire il collega Lo
Schiavo. Ne ha facoltà.
Intervengo per
ribadire il mio voto favorevole a questa iniziativa legislativa e anche per
fare un plauso ai proponenti, all’assessore Gallo.
Reputo che ci
ponga tra le Regioni virtuose e sia un meccanismo importante che consente la
tracciabilità, ma soprattutto la tutela dei consumatori, la riconoscibilità
della storia e della qualità dei nostri prodotti.
Quando ci sono
leggi che incidono sul miglioramento della filiera produttiva, della tutela dei
consumatori, della qualità di vita anche dei cittadini, non si può avere
logiche di parte.
E, quindi,
annuncio il mio voto favorevole. Un plauso all'assessore Gallo e a chi ha
ideato o voluto questa norma.
Non ci sono altre
richieste di intervento.
Passiamo all'esame
e votazione del provvedimento.
All’articolo 1 è
pervenuto l'emendamento, protocollo numero 12923, a firma del consigliere
Molinaro, a cui cedo la parola per l'illustrazione. Prego.
Grazie,
Presidente.
La presente
proposta emendativa estende la collaborazione già prevista per l'Istituto
Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno anche alle Università calabresi,
al fine di ottenere una più ampia valida validità scientifica dei previsti
processi attraverso il coinvolgimento degli atenei presenti in Calabria.
L'emendamento è il
seguente: <<All'articolo 1, comma 4, dopo le parole “della
collaborazione” sono inserite le parole “delle Università calabresi e”.>>
Grazie.
Parere della Giunta sull'emendamento, assessore Gallo?
Favorevole.
Parere del
relatore?
CAPUTO Pierluigi (Forza Azzurri), relatore
Favorevole.
Pongo in votazione
l’emendamento. L'emendamento è approvato. Pongo in votazione l'articolo 1.
L'articolo 1 è approvato così come emendato.
Articolo 1
(È approvato così come emendato)
Dopo l'articolo 1
è pervenuto l'emendamento, protocollo numero 12925, aggiuntivo dell'articolo 1-bis a firma dei consiglieri Gallo e
Caputo. Cedo la parola al consigliere Caputo per l'illustrazione.
Grazie,
Presidente.
Il presente
emendamento mira a inserire l'articolo 1-bis
al progetto di legge. La previsione normativa garantisce l'avvio di un regime
di qualità per i prodotti della filiera agroalimentare e le produzioni locali
attraverso l'eventuale creazione di marchi di certificazione e protocolli di
controllo. È prevista inoltre l'adozione di un Regolamento regionale che
definisce i criteri, le modalità e le procedure per l'istruzione e il
funzionamento del regime di qualità.
Parere della Giunta?
GALLO Gianluca, Assessore
all’agricoltura, risorse agroalimentari e forestazione, aree interne e
minoranze linguistiche, servizi di mobilità sostenibile e trasporto pubblico
locale
Favorevole. Presidente, volevo anche, se possibile, intervenire.
Prego. Ne ha facoltà.
Presidente, avevo
annunciato nel mio intervento precedente che questo emendamento avrebbe
aggiunto, alla già pregevole legge sulla blockchain, un altro elemento
importante nel percorso che la nostra Regione sta conducendo verso la qualità.
Peraltro, voglio
dare atto a questo Consiglio regionale che, nel corso di questa Legislatura, ha
approvato a più riprese una serie di normative che hanno regolamentato il
settore, dalla legge sulle piante officinali ad altre norme - la legge sulle
DECO - che in questi anni hanno aggiunto un pezzettino ad un percorso molto
lungo, ma importante che sta creando anche numeri e risultati.
Questo è un
emendamento che istituendo, attraverso la Piattaforma prevista in questa legge,
un regime di qualità, eleverà ancora di più il livello qualitativo e
l'ambizione della qualità delle nostre aziende che dovranno, naturalmente, a
seguito di un Regolamento che sarà approvato in una seconda fase, uniformarsi
ai regimi di qualità. Avere regimi di qualità ferrei, avere anche delle risorse
importanti investite in questo settore, significa ancora una volta certificare
un percorso di una Regione che è nicchia anche nel settore olivicolo e che solo
attraverso la qualità può, individuando mercati che possano avere la capacità
di pagare questa qualità, dare ai nostri produttori primari e ai nostri
trasformatori quei valori di produzione che essi realmente meritano.
Per cui chiedo a
tutto il Consiglio regionale l'approvazione anche di questo emendamento,
ringraziando i colleghi consiglieri di minoranza per il sostegno dato a questa
norma.
Grazie.
Pongo in
votazione, quindi, l'emendamento. L'emendamento è approvato, pertanto è
inserito l’articolo 1-bis.
Articolo 2
(È approvato)
All’articolo 3 è
pervenuto l'emendamento, protocollo numero 12945/A02, a firma del consigliere
Molinaro, a cui cedo la parola per l'illustrazione. Prego.
Grazie,
Presidente.
Il presente
emendamento mira a garantire che l'accesso alla Piattaforma regionale sia il più semplificato possibile al fine di permettere alla
più ampia platea di cittadini-utenti. Il comma 3 dell'articolo 3 è sostituito
dal seguente: “3. Al fine di consentire la più ampia diffusione e l'uso della
piattaforma informatica tra i consumatori, e favorire a tal proposito la
tracciabilità del prodotto e la garanzia circa la provenienza e l'autenticità
del medesimo, l'accesso alla piattaforma medesima per i consumatori deve essere
gratuito, intuitivo e di facile utilizzo.”. Grazie.
Parere della Giunta, assessore Gallo?
Favorevole.
Parere del relatore?
CAPUTO
Pierluigi (Forza Azzurri), relatore
Favorevole.
Pongo in votazione l'emendamento. L’emendamento è approvato. Pongo in
votazione l'articolo 3. È approvato, così come emendato.
Articolo 3
(È approvato, così come
emendato)
Articolo 4
(È approvato)
Articolo 5
(È approvato)
Articolo 6
(È approvato)
Articolo 7
(È approvato)
Ha chiesto di intervenire il consigliere Laghi. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, intervengo per dichiarazione di voto.
Qui ci sono un aspetto tecnico e uno organizzativo. Sono assolutamente
favorevole, il problema della blockchain, che, come tutti sanno, nasce
nell'ambito dei bitcoin e ha avuto un ampliamento direi esponenziale, è una
metodologia davvero all'avanguardia, dal punto di vista sia tecnico sia
digitale, ed è in linea poi con la con la legge che noi abbiamo approvato a
livello della digitalizzazione della nostra regione. Quindi l'aspetto tecnico è
assolutamente blindato, per quanto mi riguarda, e si tratta di una legge
innovativa per la quale io esprimo assolutamente il convincimento che sia
un'ottima legge e che dia una un'ottima prospettiva di sviluppo alla nostra
regione. C'è, però, un problema che ricorrentemente però si presenta in
quest'Aula, cioè - lo dirò più avanti anche per una proposta di legge che ho
sottoscritto - è difficile immaginare a costo zero una organizzazione che non è
banalissima. Questo è il problema! Secondo me, bisogna identificare
complessivamente, come movimento, come azione politica, le leggi che sono
fondamentali - per esempio, quelle relative allo sviluppo e alla sanità - e che
non è ragionevole immaginare possano avere un prosieguo con invarianza di
bilancio e cercando di recuperare dei cespiti all'interno del bilancio del
Consiglio regionale, senza dei quali il rischio qual è? Il rischio è che
rimangano teoriche con difficoltà ad essere concretizzate nella pratica,
proprio per la mancanza di risorse economiche. Grazie.
Passiamo alla votazione della proposta di legge nel suo complesso, con
richiesta di autorizzazione al coordinamento formale. La proposta di legge è
approvata con autorizzazione al coordinamento formale, così come emendata.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in Allegati)
Ha chiesto di intervenire il consigliere Montuoro. Ne ha facoltà.
Presidente, chiedo una gentilezza, se possibile: l'inversione dei punti
all'ordine del giorno, cioè, discutere prima il punto numero 5 e invertirlo col
punto numero 2. Grazie.
Votiamo per l'inversione dell'ordine del giorno. L'inversione è
approvata.
Passiamo quindi al punto 5 dell'ordine del giorno, l’esame abbinato
delle proposte di legge numero 362/12^, di iniziativa della Giunta regionale, e
numero 345/12^ di iniziativa della consigliera Bruni, recante “Norme per il
contrasto del fenomeno della violenza di genere”. Cedo la parola alla collega
Straface per illustrare il provvedimento. Prego.
Grazie, Presidente e colleghi consiglieri. Ho il dovere di introdurre il
punto all'ordine del giorno, rivolgendo un sentito ringraziamento all'assessore
Capponi, a tutti i componenti della terza Commissione e anche alla consigliere
Amalia Bruni, che ha voluto presentare un testo di legge discusso in terza
Commissione dove poi la Commissione ha proceduto alla scelta e alla votazione
del testo di legge prodotto dalla Giunta regionale.
Per andare a introdurre il punto all'ordine del giorno, mi preme
sottolineare che il fenomeno della violenza di genere diventa sempre
di più una vera e propria emergenza sociale. In Italia, così come anche nel
resto d’Europa, si assiste ad una escalation di violenza che vede coinvolti
sempre di più minori. La violenza contro le donne è riconosciuta oggi dalla
comunità internazionale come una violazione fondamentale dei diritti umani. Ed
è proprio in quest’ottica che la Regione Calabria interviene sul problema,
introducendo misure di prevenzione atte a promuovere una cultura a favore dei
diritti della persona e del rispetto della donna, nonché misure di assistenza a
sostegno delle donne vittime di violenza e dei figli minori anche attraverso un
sistema di reti territoriali che erogano servizi dedicati. L’impegno attivo
della Regione nella lotta ad ogni forma di violenza contro le donne passa
attraverso la prevenzione, il contrasto e il sostegno allo scopo di diffondere
una cultura a favore dei diritti della persona e della donna e a fornire
protezione e tutela alle donne vittime di violenza. Dalla necessità di
contrastare il fenomeno della violenza di genere nasce il disegno di legge
regionale che si espone con la presente proposta. In Calabria, secondo i dati
più recenti contenuti nella Relazione dell’Osservatorio regionale sulla
violenza di genere (facciamo riferimento fino all’anno 2025), quasi il 14%
delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito nel corso della vita violenza fisica
o sessuale da partner o ex partner. Le chiamate al numero 1522, il servizio
pubblico nazionale antiviolenza, nel solo 2023 sono state 1.355, con un
incremento costante rispetto agli anni precedenti. Il 91% delle vittime sono
donne, il 76% ha figli e nel 65% dei casi ha denunciato episodi di violenza
ripetuta.
La fascia d’età
più colpita è quella tra i 30 e i 49 anni e circa un terzo delle segnalazioni
proviene da donne disoccupate o senza reddito. Dati questi che disegnano
un’emergenza strutturale, non episodica, e che richiedono interventi stabili e
integrati.
Tuttavia, sul
nostro territorio, al 2024, operano 14 Centri Antiviolenza (CAV), 7 Case
Rifugio e 3 CUAV (Centri per uomini autori di violenza): numeri ancora
insufficienti rispetto al fabbisogno, con ampie aree della Calabria ancora
sprovviste di strutture residenziali. Questo squilibrio territoriale, unito
all'acuirsi del fenomeno, che ha assunto veramente tratti drammatici, ha reso
necessaria una riforma organica e strutturale del sistema regionale
antiviolenza.
La proposta di
legge che oggi arriva in Aula non è soltanto un atto legislativo: è la risposta
necessaria ad un fenomeno che ha assunto tratti drammatici anche nella nostra
regione.
Parlano i
numeri, e sono i numeri che fanno male, che interrogano la politica, che
chiedono alle istituzioni un’assunzione di piena responsabilità.
La Calabria ha
già conosciuto un’importante stagione normativa con l’approvazione della legge
regionale n. 20/2007, che ha avuto il merito di dotare il territorio di
strumenti fino ad allora inesistenti. Una legge efficace a suo tempo, che ha
rappresentato un primo passo fondamentale, ma oggi inadeguata, sotto due
profili: innanzitutto richiede un adeguamento alla normativa nazionale –
parliamo dell’introduzione della legge n. 77/2013 che è la ratifica della
Convenzione di Istanbul, della legge n. 93/2013 (sul femminicidio) e del
“Codice Rosso” (Legge n. 69/2019) - e impone alle Regioni un adeguamento
concreto e tempestivo; poi, la stessa legge 20 del 2007 non risponde più alle
istanze civili che muovono dal territorio e che denunciano uno stato di emergenza
e impongono una risposta strutturata ed efficace nella governance e nella
dotazione strutturale e finanziaria dei servizi, oltre che nel coordinamento
tra le istituzioni e nel supporto alle vittime.
Questa proposta
di legge - ci tengo a precisare - è frutto di un percorso condiviso e
partecipato ad iniziare dall’incontro promosso in Cittadella dall’assessore
regionale Capponi che ha visto la partecipazione di tutti gli attori sociali
coinvolti nel contrasto alla violenza di genere.
Durante i lavori
in Commissione abbiamo audito trenta soggetti qualificati: Centri antiviolenza,
Case rifugio, CUAV, rappresentanti del Terzo settore, la consigliera regionale
di Parità, dott.ssa Stumpo, la coordinatrice dell’Osservatorio regionale sulla
violenza di genere, avv. Giuseppina Pino, e la Presidente della Commissione
pari opportunità, dott.ssa De Gaio.
La proposta di
legge numero 362/12^ introduce una vera riforma di sistema, con misure
innovative che agiscono su quattro pilastri
fondamentali: governance integrata, consolidamento dei servizi, autonomia delle
vittime e prevenzione culturale.
Sul piano della
governance si istituisce - è questa una novità - la rete regionale
antiviolenza, in cui la Regione avrà il compito di indirizzo e coordinamento
che coinvolgerà enti locali, aziende sanitarie, forze dell'ordine, organi
giudiziari, centri antiviolenza, case rifugio, scuole e Università. È una rete
che offrirà accoglienza, ascolto, consulenza, assistenza legale, supporto
psicologico e specialistico al fine di consentire quei percorsi di uscita dalla
violenza, l'inserimento e il reinserimento socio lavorativo e, inoltre, sarà
collegata alla rete nazionale del Dipartimento per le Pari opportunità della
Presidenza del Consiglio dei ministri. In ogni ambito territoriale sarà
attivata una rete antiviolenza territoriale, che avrà dei compiti precisi di
gestione dei casi, presa in carico e attivazione dei protocolli operativi e dei
protocolli di intesa; questo al fine di garantire l'erogazione dei servizi alle
donne vittime di violenza. Delle reti territoriali faranno parte: le ASP, i
centri antiviolenza, le case rifugio, gli organi giudiziari, i centri per
l'impiego, le università, le forze dell'ordine. Tra le funzioni delle reti
territoriali si va a favorire il coordinamento tra tutti i servizi territoriali
che operano nel campo della prevenzione e della violenza di genere e il
contrasto alla violenza maschile contro le donne, si definiscono le linee
guida, i protocolli operativi, si programmano attività di prevenzione e di
sensibilizzazione, nonché eventi formativi sul tema. Questa rete non sarà solo
una formalità burocratica: sarà il luogo operativo in cui tutti i soggetti
pubblici e privati andranno a cooperare per offrire alle vittime una risposta
concreta, immediata e coordinata. È la forma più avanzata di integrazione
istituzionale e territoriale.
La proposta di legge, inoltre, prevede interventi a supporto dei minori vittime di violenza assistita. I centri
antiviolenza, le case rifugio, in raccordo con i servizi socio assistenziali e
in collaborazione con le reti territoriali, andranno ad assicurare degli
interventi a sostegno dei minori vittime di violenza all'interno delle
famiglie, affinché sia garantito loro il diritto alla sicurezza fisica e
psicologica e a tutelare l'interesse del minore che prevale rispetto a quello
di chi esercita una responsabilità genitoriale, in ordine naturalmente
all’affidamento, alle visite, agli incontri tra genitori e figli.
L'articolo 14 prevede un protocollo d'intesa con le forze dell'ordine e
con gli uffici giudiziari, al fine di realizzare dei percorsi di tutela che
vanno soprattutto ad assicurare degli spazi protetti alle vittime di violenza,
per evitare che la vittima possa trovarsi nello stesso luogo con il carnefice.
La proposta di legge prevede ancora - questa è un'altra novità - tramite
un emendamento che porta anche la mia firma, il riutilizzo dei beni confiscati
per finalità sociali e protezione alle vittime di violenza. Un altro aspetto
ancora importante: la proposta di legge dispone il potenziamento e la
formazione di tutti quegli operatori del settore che interagiscono con le
vittime. Particolare attenzione viene dedicata alle disabilità o a figli
disabili.
La proposta di legge prevede una novità di rilievo assoluto: la
costituzione della Regione Calabria come parte civile nei processi penali per
femminicidio e atti di violenza nei confronti di donne e minori; ad
integrazione delle previsioni finanziarie, la destinazione di donazioni e
lasciti, avendo il fine specifico di garantire il funzionamento dei centri
antiviolenza, andranno a confluire in un fondo unico dedicato. Si tratta di un
gesto forte, di presenza regionale nei processi più gravi di femminicidio, che
rinnova il senso della comunità al fianco delle vittime ed è una novità che
ritengo simbolicamente e politicamente dirompente.
La Regione Calabria decide di non essere più solo spettatrice durante i
processi di femminicidio, ma diventa parte attiva nei processi penali, a fianco
delle vittime.
Cuore della riforma è l'introduzione del Piano triennale regionale degli
interventi per il contrasto alla violenza di genere, previsto all'articolo 16;
uno strumento questo indispensabile di programmazione strategica e operativa
della Giunta regionale, che è chiamata ad adottarlo
entro il mese di aprile di ogni anno, sentito naturalmente il tavolo di
coordinamento regionale e la Commissione consiliare competente. Il Piano
definisce obiettivi prioritari, azioni da intraprendere, interventi da
finanziare su scala triennale, prevedendo l'impiego integrato e programmato di
risorse regionali, statali e comunitarie. A tal fine, la proposta di legge
individua specifici oneri finanziari a carico del bilancio regionale, destinati
a garantire l'operatività delle reti antiviolenza, il rafforzamento dei centri
e delle cose rifugio, la formazione del personale, la stipula di protocolli e
convenzioni, l'attuazione di percorsi per l'autonomia e il funzionamento del
fondo dedicato. Questo strumento non è importante solo in un'ottica di
programmazione, ma permette anche il monitoraggio pluriennale degli esiti delle
politiche pubbliche antiviolenza, consentendo così di garantire continuità,
sostenibilità alle politiche regionali di contrasto alla violenza di genere.
Naturalmente, per dare piena attuazione a quanto previsto dal piano
triennale e per garantire la sostenibilità dei servizi, è fondamentale
assicurare la stabilità delle risorse economiche. La proposta di legge affronta
anche questo nodo cruciale, promuovendo l'integrazione delle diverse forme di
finanziamento disponibili, statali, regionali e comunitarie, in una cornice di
programmazione unitaria. Si intende perciò mettere a sistema un piano di azione
con un disegno unico che prevede la complementarità dei fondi e soprattutto un
approccio interdisciplinare. Con l'adozione del Piano triennale regionale, la
proposta di legge fornisce una cornice di programmazione stabile che viene
rafforzata da un coordinamento efficace delle risorse, anche finanziarie.
Nella norma finanziaria troviamo un importo massimo di 350.000 euro per
ciascuna annualità, dal 2025 al 2027. Sono previste ulteriori forme di
finanziamento - quelle previste dal DPCM o altre - e anche questo fondo
dedicato assume una certa rilevanza; a esso saranno destinate tutte le somme
derivanti dalla riscossione dei contributi da parte di soggetti pubblici e
privati, inclusi naturalmente i lasciti e le donazioni che vengono effettuati a
favore della Regione Calabria, con lo specifico fine di garantire il
finanziamento di tutte le azioni che sono previste all'interno di questo
disegno di legge, nonché i risarcimenti che provengono dalla costituzione della
Regione come parte civile. Tali risorse sono destinate dalla Giunta regionale
al finanziamento, così come dicevo, di tutte le attività previste all'interno
della proposta di legge.
La proposta che noi oggi presentiamo rappresenta un'opportunità per la
Regione Calabria; rappresenta soprattutto una rivoluzione del sistema
culturale, profondamente ancorato a retaggi culturali del passato. Il suo
obiettivo è quello di promuovere un nuovo equilibrio sociale in cui chi subisce
violenza può finalmente contare sul pieno sostegno delle istituzioni.
L'attuazione di questa proposta mira a contrastare la violenza di genere,
offrire sostegno alle vittime e soprattutto una prevenzione efficace.
Un esempio concreto dell'importanza dell'intervento istituzionale è
rappresentato dalla vicenda della giovane quattordicenne stuprata a Seminara,
in Calabria. Dopo la denuncia delle violenze, la ragazza e la sua famiglia si
sono trovate isolate dal contesto sociale del paese. In quel momento difficile
sono state proprio le istituzioni, è stato il Presidente della Giunta
regionale, Roberto Occhiuto, ad offrire la vicinanza, non soltanto la
solidarietà umana, ma un supporto decisivo, permettendo alla famiglia di
ricostruire una nuova quotidianità e di uscire da un ambiente ostile. Questo
dimostra come sia fondamentale che lo Stato e le istituzioni locali si
schierino senza esitazione dalla parte delle vittime.
Educare e formare partendo dalle scuole, promuovere norme a tutela di
chi subisce violenza significa costruire una cultura fondata sul rispetto dei
diritti delle persone, in particolare della donna. Solo così possiamo guardare
al futuro con maggiore fiducia e speranza.
In conclusione, voglio rivolgere un sentito ringraziamento, così come ho
detto all'inizio, a tutti i componenti della terza Commissione, che hanno
contribuito con i loro suggerimenti alla stesura di questa proposta di legge,
all'assessore Capponi, al Dipartimento, in particolar modo nella persona della
dottoressa Saveria Cristiano, a tutte le associazioni, a tutti i rappresentanti
che hanno offerto il loro contributo, per poter far sentire finalmente alle
donne calabresi che subiscono violenza che non sono sole, ma che le Istituzioni
ci sono e sono loro vicine. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di tenere il presidente Occhiuto. Ne ha facoltà.
Grazie Presidente, intervengo solo per esprimere apprezzamento nei
confronti della Presidente della Commissione, di tutta la Commissione e quindi
del Consiglio regionale per aver esaminato questo disegno di legge proposto
all'assessore Capponi e dalla Giunta. Ringrazio anche l'assessore Capponi, i
consiglieri e le consigliere di maggioranza e di minoranza che hanno lavorato a
questo tema perché approvare una legge del genere, secondo me, significa
realizzare un atto di grande civiltà nella nostra regione. C'è però un tema che
io chiederei al Consiglio di approfondire sulla base di una mia esperienza
recente: è chiaro che la rete delle associazioni, la rete dei centri
antiviolenza, la rete di tutti quegli organismi che svolgono un'azione di
supporto nei confronti delle donne vittime di violenza, è una rete di
straordinaria importanza che va incentivata in ogni modo; ci sono però casi, lo
abbiamo sperimentato in Calabria negli ultimi mesi, dove le donne che
denunciano subiscono l'ostracismo delle comunità. Mi riferisco per esempio a
quello che è successo a Seminara. In quel caso - non l'ho mai detto
pubblicamente - andai a trovare questa famiglia che mi raccontava di aver
subito l'ostracismo da parte di tutta la comunità e che i fratelli di questa
ragazza che aveva denunciato non potevano uscire da casa; così, solo grazie al
contributo del Prefetto di Reggio e della Commissaria dell'Aterp,
che ringrazio, siamo riusciti a fare in modo che questa famiglia potesse
spostarsi da quella comunità e potesse avere un alloggio dell'Aterp in un'altra comunità; la stessa cosa abbiamo fatto
recentemente per un'altra ragazza che aveva denunciato e per questo ha subito
persino l'ostracismo dei propri familiari e che viveva da sola con la mamma.
Siamo riusciti a farla andare, andrà da qui a qualche giorno nella città di
Reggio Calabria, anche qui grazie a un rapporto molto collaborativo con le
Istituzioni. Però, questi casi andrebbero codificati nella legge, cioè nel
senso che dovremmo individuare dei percorsi. Ora mi rendo conto, forse non è
oggi la sede per farlo – però, dopo l'approvazione di questa legge, il
Consiglio regionale potrebbe ragionare sulla possibilità, per esempio, di
prevedere che l'Aterp, l'Istituto che si occupa
dell'edilizia residenziale e popolare, fornisca degli alloggi, delle abitazioni
alle famiglie delle vittime che denunciano, se il fatto che abbiamo denunciato
li pone in una condizione di ostracismo. Questo potrebbe essere un modo per
dare una risposta concreta.
Lo dico sulla base dell'esperienza di questi mesi, perché è stato molto
faticoso arrivare a questa soluzione per queste due ragazze, ma bisognerebbe
che ci si potesse arrivare per le vie ordinarie, non perché c'è un intervento
straordinario di chi prende a cuore una situazione. Per cui, in una regione
come la nostra, secondo me, ogni volta che si fanno delle leggi, che vanno
nella direzione di tutelare le vittime, bisogna sempre avere contezza del fatto
che bisogna fare delle norme che poi vanno nella direzione di tutelare chi
denuncia di essere vittima. Un po’ come abbiamo fatto con la legge De Masi, ma
andrebbe fatto in ogni contesto.
Mi permetto sommessamente di dare questa indicazione al Consiglio
regionale perché possa valutarla, magari non in questa sede ma successivamente,
e intanto vi ringrazio per aver svolto questa discussione; ringrazio anche il
Presidente del Consiglio e il consigliere Montuoro, perché tra poco dovrò andar
via e avevo chiesto che ci fosse un'inversione dei punti all'ordine del giorno,
perché volevo votare una legge del genere, che onora la Calabria.
Grazie, Presidente. Ha chiesto di intervenire la collega Bruni. Ne ha
facoltà.
Grazie Presidente, grazie presidente Straface per i richiami al lavoro
che abbiamo svolto in Commissione. Consentitemi, però, prima di addentrarmi
nelle questioni più squisitamente tecniche che afferiscono a questa proposta,
di fare un passo indietro giusto di qualche giorno, perché il 16 giugno scorso,
a Roma, il movimento femminista pacifista “Bruciamo tutto” - il nome, sapete
bene, è una chiara dedica alla vittima di femminicidio, Giulia Cecchettin, e allo slogan a firma della sorella, apparso
pochi giorni dalla sua uccisione per mano dell'ex fidanzato - ha messo insieme
un atto di resistenza civile non violenta di fronte al Dipartimento per gli
affari regionali per denunciare la grave carenza dei centri antiviolenza in
Italia, rispetto agli standard previsti dalla Convenzione di Istanbul. Le
attiviste in questa azione pacifica hanno provato ad affiggere una mappa;
un'affissione che è stata bloccata dalle forze dell'ordine e che mostra come
nel nostro Paese manchino almeno 200 CAV, Centri antiviolenza. Questa
gravissima assenza impedisce l'accesso poi al reddito di libertà, che è una
misura economica fondamentale per chi cerca di uscire da situazioni di
violenza. Questo è, quindi, il perimetro all'interno del quale noi stiamo
operando e il contesto di riferimento in Italia: un assoluto numero deficitario
di CAV che non riescono assolutamente a rispondere alle esigenze vittime di
violenza.
Cosa ci dicono i dati Istat? Che in Italia i CAV nell'ultimo anno di
rilevazione hanno raccolto richiesta d'aiuto di 61.514 donne e che in media
ogni CAV è stato contattato da almeno 169 donne. 'Istat afferma che per ogni
donna che ha contattato un centro a livello nazionale i CAV hanno mediamente a
disposizione 464 euro derivanti dai vari finanziamenti. Poco, pochissimo.
In questo contesto si innesca il nostro agire. In Calabria la legge 20
del 2007 - una legge che ha rappresentato un punto di partenza, un primo passo
sicuramente importante - oggi non è assolutamente in grado - siamo qui per
questo - di rispondere alle necessità attuali. Dall'altro lato, però, abbiamo
avuto anche un aumento della violenza dilagante, un fenomeno epidemiologico in
crescita che è diventato sempre peggio e i numeri sono allarmanti. Sempre Istat
- questo è riferito al 2024 - registra un aumento significativo delle richieste
di aiuto da parte delle donne vittime di violenza, ma continua a rimanere
carente nel numero e nella distribuzione delle case rifugio e dei centri
antiviolenza e la nostra regione si piazza, eternamente, in coda allo scacchiere
nazionale.
Questa è, quindi, la base di partenza del mio ragionamento: un'analisi
asettica dello stato dell'arte. Ciò premesso, va evidenziato che, ovviamente,
rimanere ancorati alla legge regionale 20 del 2007, ormai obsoleta, equivale a
non riconoscere la gravità del fenomeno, a trascurare le esigenze di migliaia
di donne. È inaccettabile che, dopo oltre 18 anni, la Calabria non abbia ancora
colmato il divario normativo e strutturale dei centri antiviolenza e delle case
di rifugio che hanno e continuano ad avere risorse incerte e una programmazione
insufficiente. Ed è per questo motivo che avevo presentato la proposta di legge
numero 345 che è nata da un lunghissimo percorso di ascolto e confronto con il
territorio, con i CAV, le case rifugio, le associazioni, gli operatori che sono
in prima linea contro la violenza di genere e che, presidente Occhiuto, ogni
giorno vedono anche negata la loro dignità lavorativa, perché la precarietà che
riguarda il loro lavoro è estremamente complicata e difficile.
La loro voce mi ha permesso di comprendere come sia urgente intervenire
per superare questa condizione di precarietà che - come dicevo - penalizza
fortemente questa realtà: non possono continuare ad operare su progetti che
sono frammentati e temporanei, con risorse incerte e una mancanza di stabilità
che rende assolutamente impossibile una programmazione adeguata.
Avevo presentato questa proposta con l'ottica di rappresentare quindi un
cambio di passo, passare dalla precarietà alla programmazione, con la volontà
di garantire a queste strutture risorse adeguate, continuità all'interno di un
quadro normativo solido.
C'era subito apparso necessario disciplinare le case rifugio, rafforzare
i servizi su tutto il territorio regionale e garantire un'armonizzazione che
oggi purtroppo manca. E, infatti, province come Vibo e Crotone sono
depotenziate; da questo punto di vista e dovrebbero essere decisamente molto
più supportate per offrire servizi adeguati alle donne che ne hanno bisogno.
L'altro aspetto fondamentale della mia proposta era l'istituzione di un
fondo unico regionale sulla violenza che mettesse insieme i fabbisogni dei
centri e delle case rifugio.
Sulla legge regionale 20 del 2007 sono previsti 350.000 euro; invero,
dal 2007, quindi sono sempre gli stessi, non sono stati mai aumentati e sono
tra l'altro parziali, perché la legge nacque ad agosto e la copertura
finanziaria era prevista fino a dicembre. Dopodiché sono rimasti eternamente
350.000 euro. Ci sono, però, risorse nazionali con un fondo di 1.600.000 euro e
ci sono ancora le rette delle case rifugio che vengono pagate sul fondo sociale
regionale. Noi avevamo previsto un fondo di 3,2 milioni di euro che potesse
essere quindi sufficiente per crescere e mantenere. Una tale organizzazione ci
avrebbe permesso sicuramente di sostenere le attività dei centri e di garantire
le rette adeguate per le case rifugio e di rispondere,
quindi, in modo concreto e continuativo alle esigenze di chi si rivolge a
questi servizi.
L'obiettivo del nostro lavoro non era e non è quello di approvare un
aggiornamento di facciata, ma di affrontare in modo serio e deciso le
problematiche irrisolte di questa legge 20 che, appunto, dimostra tutti i suoi
limiti. Quindi, in terza Commissione si sono affrontate queste due proposte in
discussione, la 362/12^, di iniziativa della Giunta regionale, e la 345/12^,
che ho personalmente presentato; con il voto a maggioranza – io sono stata ovviamente
contraria - si è deciso di adottare la proposta 362/12^ come testo base ed è
quello di cui oggi noi stiamo discutendo. Ma, signori, in questa proposta di
legge che oggi dobbiamo votare, sono ancora presenti e riportate tutte quelle
lacune e fragilità strutturali che la legge pensa di volere soppiantare e che
non risolve. La più evidente riguarda la storia della precarietà dei servizi
che continuano ad essere finanziati con progetti parcellizzati, senza la
necessaria continuità e programmazione. Questo non è accettabile. La violenza
sulle donne è un'emergenza che non può essere trattata con soluzioni
provvisorie. Servono certezze sia per le donne sia per gli operatori e il
problema principale è il finanziamento. Come pensa, presidente commissario
Occhiuto, di affrontare anche queste tematiche complesse e difficili, se noi
non mettiamo e monetizziamo in maniera concreta e continuativa, questi
servizi?! Certo, il tema è culturale, perché noi viviamo e continuiamo a vivere
in una società assolutamente patriarcale in cui c'è uno stigma contro le donne
che tentano di ribellarsi a delle soluzioni e delle situazioni sociali
difficilissime. Però, la risposta che deve arrivare da noi in questa legge non
è contenuta, non c'è il superamento di quelle che sono le criticità della legge
regionale 20 del 2007. E io penso che una legge, soprattutto in questo campo -
sempre, ma soprattutto in questo campo - soprattutto per le donne, per le
popolazioni fragili, debba essere un atto di responsabilità, un impegno
concreto per costruire un sistema efficace, in questo caso di prevenzione e
protezione contro la violenza di genere.
La nostra regione ha certamente il dovere di allinearsi a standard
nazionali, ma l'adeguamento normativo è un atto dovuto e noi oggi attraverso
questa legge non abbiamo la capacità di affrontare quelle due principali
criticità: la precarietà e la mancanza di programmazione. Tutto questo in
questa legge non c'è.
Grazie. Ha chiesto di intervenire la collega De Francesco. Ne ha
facoltà.
Grazie, signor Presidente, colleghi consiglieri. Intanto desidero
esprimere il mio convinto apprezzamento per questa iniziativa legislativa.
Intervenire oggi su questa proposta di legge così importante significa
affrontare un tema drammaticamente attuale che non chiama in causa solo noi
come istituzioni, ma chiama in causa l'intera società.
La violenza contro le donne, in particolare il femminicidio, è un
fenomeno in crescita che ci interpella ogni giorno come legislatori, come
cittadini e, per quanto mi riguarda, come madre, prima ancora che come
rappresentante delle istituzioni; e lo dico pensando ai nostri figli, alle
nuove generazioni che abbiamo il dovere di educare al rispetto e alla
responsabilità. I numeri parlano chiaro: purtroppo si continua a morire per
mano di chi avrebbe dovuto amare, proteggere, custodire. E non è una statistica,
ma è un bollettino quotidiano ed è un fallimento culturale prima ancora che
giudiziario. Per questo non bastano le commemorazioni o l'indignazione a
scadenza, ma serve una risposta politica forte, chiara e strutturata. Ed è
importante sottolineare che su questo fronte il Governo nazionale, guidato da
Giorgia Meloni, ha già dimostrato un impegno concreto, intervenendo con norme
incisive per rafforzare la tutela delle vittime, inasprire le pene, accelerare
i procedimenti giudiziari e prevenire efficacemente i reati di violenza
domestica e di genere. Penso ad esempio al pacchetto di misure approvato con il
cosiddetto Codice rosso e alle successive integrazioni normative che mirano a
garantire protezione immediata alle donne in pericolo.
Questa proposta di legge rappresenta finalmente un passo in questa
direzione: una legge che non si limita ad aggiornare norme o ad armonizzare il
quadro giuridico con le fonti internazionali, ma che punta a costruire un vero
e proprio sistema integrato fatto di prevenzione e di assistenza, di protezione
e anche di formazione. Perché il femminicidio non è mai un gesto isolato e
improvviso, ma è quasi sempre l'atto finale di una lunga escalation di
sopraffazione, di controllo, di isolamento, di violenza psicologica ed
economica. Per questo serve intervenire prima e non solo dopo. Servono quegli
strumenti per cogliere i segnali, per proteggere in tempo, per agire con
tempestività. E qui il disegno colma un vuoto con determinazione e realismo; lo
fa rafforzando il presidio territoriale attraverso la costruzione di reti
antiviolenza stabili e coordinate, capaci di agire in sinergia con i servizi
sociali, sanitari, le forze dell'ordine e la magistratura; lo fa investendo nei
centri antiviolenza e nelle case rifugio che rappresentano il punto di salvezza
per tante donne che troppo spesso sono lasciate senza risorse o riconoscimenti
adeguati; lo fa riconoscendo l'importanza di tutelare anche i figli minori che
vivono in casa la violenza e ne portano addosso i segni visibili o invisibili e
lo fa intervenendo anche sul fronte degli autori di violenza, prevedendo
percorsi di responsabilizzazione, perché prevenire significa anche impedire che
la violenza si ripeta.
Infine, con coraggio istituzionale, si afferma un principio
fondamentale: la Regione potrà costituirsi parte civile nei processi per
femminicidio. È un segnale forte che dice da che parte sta l'ente pubblico.
Questo è un atto politico, colleghi, e come tale va riconosciuto perché per
troppi anni la violenza sulle donne è stata trattata come una questione privata
marginale, da relegare al sociale; oggi invece diventa, come giusto che sia, un
tema centrale della agenda istituzionale.
Non c'è giustizia, non c'è
uguaglianza, non c'è libertà senza la piena sicurezza e il pieno rispetto della
donna nella vita quotidiana, dentro e fuori le mura di casa.
Dobbiamo dirlo con chiarezza: la violenza di genere è una ferita
culturale. Il femminicidio è un crimine contro la civiltà, contro la
democrazia, contro l'identità stessa di uno Stato che si fonda sul rispetto
della persona.
E allora ben venga una legge che non si limita a prendere atto, ma che
si assume la responsabilità di proteggere, di prevenire e di intervenire. Una
legge che può fare, a mio avviso, la differenza! Non risolverà tutto, certo, ma
può essere un punto di partenza concreto e utile, un segnale forte che le
istituzioni ci sono, non si girano dall'altra parte e scelgono di agire.
Perché, quando una donna viene aiutata in tempo, quanto un figlio viene messo
in salvo, quando un percorso di protezione si attiva davvero, non stiamo solo
applicando una legge, ma stiamo salvando vite e stiamo restituendo dignità.
Credo che sia questo in fondo il senso più alto del nostro ruolo, non
solo approvare provvedimenti, ma costruire speranza, far sentire che lo Stato,
le Regioni, le Istituzioni sono presenti, sono vicine e sono affidabili.
Con questa legge, quindi, la Calabria compie un passo importante ed io
sono orgogliosa di farlo insieme a voi, con la consapevolezza che la politica,
se vuole essere davvero utile, deve anche saper proteggere. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di intervenire la collega Straface. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Intervengo per fare alcune puntualizzazioni rispetto
all'intervento della consigliera Bruni. Già conoscevo benissimo il suo
intervento e soprattutto i punti che lei avrebbe toccato perché c'è stata
un'ampia discussione all'interno della Commissione.
È strano sentire parlare lei, consigliera Bruni, su una proposta di
legge dicendo che non c'è alla base una programmazione stabile e strutturata. Ho
detto nel mio intervento che il cuore di questa legge è rappresentato proprio
dal piano triennale, dove ogni anno si faranno delle previsioni rispetto a
quelle che sono le azioni e tutte le attività previste all'interno della legge.
Lei, consigliera Bruni, parla del fondo unico dedicato, ma è stato spiegato più
volte che da un punto di vista tecnico contabile non è possibile; intanto, una
parte delle risorse sono previste dalla legge regionale numero 20/2007 in cui
ci sono fondi regionali per i centri antiviolenza da cui abbiamo la certezza
dei 350.000 euro.
Anche su questo mi preme fare, ma non in vena assolutamente polemica,
alcune puntualizzazioni, anche da un punto di vista politico: vorrei ricordare
alla consigliera Bruni che quegli 800.000 euro prima previsti furono dimezzati
proprio dal governo regionale di centrosinistra - parlo degli anni 2018, 2019,
2000 – dall’insediamento della Giunta regionale Occhiuto, questo fondo di
350.000 euro non è stato mai ridotto.
Ancora un'altra puntualizzazione, legata alle risorse che derivano dal
Dipartimento per le pari opportunità, parliamo del DPCM: qui siamo di fronte ad
un importo storicizzato per il sostegno e il potenziamento dei servizi, quelli
già autorizzati. Parliamo di un importo storicizzato che può essere variabile
in quanto dipende dal numero dei centri antiviolenza e delle case rifugio che
vengono autorizzate ogni anno - quindi, può anche cambiare - e da tutte le
tabelle che ci vengono richieste dal Ministero, in cui ogni tabella riporta
un'azione che il Ministero ci richiede di realizzare. A questo aggiungiamo
anche un altro fondo straordinario, previsto sempre nel DPCM, che riguarda
sempre quegli interventi che possono essere realizzati. Tutto, però, dipende, naturalmente,
dal numero dei centri antiviolenza e dalle case rifugio.
Perché non ci può essere un fondo unico? Perché intanto bisogna lavorare
su dei capitoli di spesa specifici che sono stati già istituiti e ogni fondo ha
un capitolo di spesa dedicato. Noi, ad esempio, abbiamo pubblicato l'avviso
“Donne libere” che riguarda, anche questo, un progetto molto ambizioso e che
viene espletato attraverso dei fondi comunitari.
Quindi, consigliera Bruni, non posso assolutamente accettare questo suo
intervento, soprattutto se teso a sminuire una legge che per la prima volta si
presenta con una programmazione strutturata e integrata. Infatti, un altro
aspetto importante di questa legge è che ha un approccio interdisciplinare,
coinvolgendo diversi Dipartimenti. Qui non parliamo soltanto del Dipartimento
delle pari opportunità, parliamo del coinvolgimento del Dipartimento dello
sviluppo economico, del Dipartimento lavoro e formazione. Ecco perché quel
discorso del Fondo unico non può essere assolutamente accettato. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il collega Laghi. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Non c'è alcun dubbio che si tratti di una legge di
particolare importanza e rilevanza, che dà comunque alla nostra regione anche
una immagine di attenzione a un problema che è multiforme e che è difficile
inquadrare definitivamente una volta per tutti. È un problema che ha vari
aspetti e, certamente, quello economico è uno dei principali. Ma, come gli
esempi che ha portato il presidente Occhiuto dimostrano e come credo che sia
nel vissuto di ciascuno di noi, è anche un problema culturale se addirittura le
vittime di violenza vengono in qualche modo ripudiate, fra virgolette, dagli
stessi familiari. Per cui, una legge che riguardi questo ambito, a mio modo di
vedere, è una legge destinata a rimanere in progress lungo gli anni
successivi alla sua approvazione e si deve adeguare alle necessità e ai
cambiamenti anche culturali e sociali che si verificano nella società in cui
opera.
Come dicevo, ho avuto delle interlocuzioni con qualcuna delle esponenti
dei centri antiviolenza, segnatamente il centro antiviolenza Roberta Lanzino di Cosenza da cui ho appreso momenti di criticità;
parliamo di centri antiviolenza che sono fortemente radicati sul territorio e
che da decenni lavorano sul territorio in questo ambito che è assolutamente
nodale per le cose che sono state dette. Come è stato ben descritto, il
problema della rete territoriale dei centri antiviolenza è uno dei nodi
fondamentali della costruzione di questo sistema sociale e culturale affinché
si opponga a questi odiosi avvenimenti ed è quindi interesse, credo, del
legislatore, della società, potenziarli, supportarli e sostenerli nel loro
percorso assistenziale alle persone che ne hanno bisogno. È del tutto evidente,
quindi, che - mi permetto di segnalare proprio per le cose che ho detto prima,
per l'interlocuzione che ho avuto - mi lascia perplesso la possibilità che centri così fortemente radicati sui territori e che tanto
bene hanno fatto possano essere messi in discussione per necessità oggettive ed
economiche che in qualche modo bisogna mettere in agenda di soddisfare.
Ho avuto il piacere di far parte, onorevole Straface, della Commissione
che ha deliberato questa che io continuo a ritenere una legge di civiltà e che,
come tale, proprio per il dinamismo dell'aspetto sociale e culturale a cui
facevo riferimento prima, è una legge che deve essere supportata, accompagnata,
migliorata con iniziative del caso che, di volta in volta, le operatrici, che
giornalmente svolgono il lavoro di supporto alle vittime di violenza,
certamente sapranno bene indicare. Grazie.
Ovviamente vale anche come delegazione di voto, che naturalmente è del
tutto favorevole. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di intervenire l'assessore Capponi. Ne ha facoltà.
Ringrazio il Presidente della Giunta, i colleghi assessori e la
Presidente, l'onorevole Straface per i lavori di oggi. La collega Bruni ha
effettuato delle precisazioni sulla nostra proposta di legge, la 362, su cui,
sinceramente, da tutto quello che è stato il lavoro, sia prima che dopo anche
in Commissione, non trovo differenze nell'impianto strutturale. Indubbiamente,
ci sono delle novità, ma sono delle novità adeguate a quello che è il periodo
storico che stiamo vivendo sulla problematica in essere.
La relazione è stata oggi declinata abbondantemente dall'onorevole
Straface e ringrazio anche l'onorevole De Francesco per aver riconosciuto
questo lavoro che abbiamo svolto perché è un momento importante per la Regione
Calabria: questa legge, dal 2007, oggi vede la luce in questo Consiglio
regionale.
Onorevole Bruni, non riesco a cogliere quando in maniera così candida,
sommessa, nel suo discorso dice che è un un'occasione persa. Non si riesce a
capire quali siano i punti di divergenza, perché lei conosce meglio di me le
regole di contabilità pubblica. E le regole di contabilità pubblica impongono
dei fondi diversi, non un fondo unico.
Prima ha citato i fondi POR. Il fondo POR non è assimilabile o quello
del DPCM, che è un fondo storicizzato ma non è fisso.
Stamattina ho, poi, preso atto di alcuni emendamenti che ci ha
inoltrato. Ho letto questi emendamenti, alcuni li ho trovati tecnicamente
impossibili, su altri ci possiamo ragionare. Poi, magari, con la Presidente
della Commissione che ha seguito i lavori, l'onorevole Straface, ci
confronteremo su qualche emendamento che ho trovato interessante perché si rifà
alla parte in cui si parlava di rete regionale, rete provinciale, quella rete
che deve supportare. Sarebbe l'articolo 14-bis quello che può subentrare
dove si parla di un albo regionale. Poi, peraltro, condivido pienamente quello
che il presidente Occhiuto oggi ha ribadito perché ha vissuto questa realtà e
questa esperienza di recente: sicuramente bisogna insistere sulla cultura, su
quello stigma che spesso va ad additare la persona che ha subito la violenza e
come politica regionale dobbiamo sicuramente creare maggiormente dei contesti
che non solo preservano la donna, la figura che è stata maltrattata, ma cercare
di mettere in atto tutte quelle misure compensative che consentono alla donna
di ritornare alla vita normale di tutti i giorni. Grazie.
Grazie, Assessore. Prima di passare all'esame e votazione del
provvedimento volevo ricordare all'Aula, a tutti i presenti e alla stampa che
questo Consiglio regionale ha istituito con legge l'Osservatorio sulla violenza
di genere e che lo stesso Osservatorio, che è quasi un unicum in Italia, ha
stipulato una Convenzione con l'Aterp in modo che
venissero messi a disposizione delle donne colpite da violenza tre alloggi per
ogni provincia; quindi, su questo riteniamo di essere avanti, considerato che
questo protocollo rappresenta quasi un unicum sul territorio nazionale. È stato
anche istituito l'Osservatorio sulle discriminazioni sui luoghi di lavoro che
molto spesso vedono protagoniste le donne, nel senso che sono vittime; abbiamo
istituito questo Osservatorio che anch’esso rappresenta una particolarità in
Italia; è stata più volte ribadita anche in riunione pubblica e anche al Senato
l'importanza di questo Osservatorio.
Volevo testimoniare che questo Consiglio regionale sulla problematica
c'è ed è molto attento.
Passiamo quindi all'esame e votazione del provvedimento.
Articolo 1
(È approvato)
Articolo 2
(È approvato)
Articolo 3
(È approvato)
All’articolo 4 è pervenuto l'emendamento protocollo 12883/A01, a firma
della consigliera Bruni, a cui cedo la parola per illustrare l'emendamento.
Prego.
Questo emendamento si integra con la previsione relativa alla rete
territoriale antiviolenza con l'introduzione dei comuni dell'ambito sociale
territoriale. Dalla nuova disposizione non derivano nuovi o maggiori oneri per
la finanza pubblica avendo carattere ordinamentale. Alla fine del comma 2
dell'articolo 4 (Rete territoriale) della proposta di legge 362/12^, di
iniziativa della Giunta regionale, recante “Norme per il contrasto alla
violenza di genere” dopo le parole “e le forze dell'ordine” sono aggiunte le
parole “e i Comuni dell'ambito sociale e territoriale”; l'articolo 4, comma 2 è
così riformulato: “Fanno parte della rete territoriale antiviolenza dell'ambito
sociale, previa intesa, l'azienda sanitaria provinciale, i CAV e le case
rifugio con sede operativa nell'ambito sociale, la Prefettura territorialmente
competente, le Università e gli istituti AFAM, l'ambito scolastico provinciale,
i centri per l'impiego, il Tribunale e la Procura competenti per territorio, le
forze d'ordine e i comuni dell'ambito sociale territoriale.”.
Grazie. Parere della Giunta?
Favorevole.
Parere del relatore?
STRAFACE
Pasqualina (Forza Italia), relatrice
Favorevole.
Pongo in votazione l'emendamento. L'emendamento è approvato. Pongo in
votazione l'articolo 4. L'articolo 4 è approvato, così come emendato.
Articolo 4
(È approvato così come
emendato)
Articolo 5
(È approvato)
Articolo 6
(È approvato)
Articolo 7
(È approvato)
Articolo 8
(È approvato)
Articolo 9
(È approvato)
Articolo 10
(È approvato)
Articolo 11
(È approvato)
All’articolo 12 è pervenuto l'emendamento protocollo 12883/A02 a firma
della consigliera Bruni, a cui cedo la parola per l'illustrazione. Prego.
Questo è un emendamento soppressivo. La presente proposta, infatti, mira
a sopprimere la disposizione che prevede la definizione dei criteri di
erogazione dei contributi straordinari mediante atto del Dipartimento regionale
competente. Tale previsione, infatti, attribuisce all'Amministrazione un
margine eccessivamente ampio di discrezionalità, senza fissare alcun parametro
di riferimento né principi guida per l'individuazione dei destinatari e delle
modalità di intervento. In assenza di criteri legislativamente determinati, si
rischia di compromettere la trasparenza, l'uniformità, l'imparzialità
dell'azione amministrativa, elementi fondamentali per garantire equità
nell'accesso alle risorse pubbliche.
Da questa disposizione non derivano nuovi o maggiori oneri per la
finanza pubblica, avendo carattere all'ordinamentale.
<<Il comma 2 dell'articolo 12 (Accesso ai fondi pubblici) della
proposta di legge 362/12^, di iniziativa della Giunta regionale, recante “Norme
per il contrasto alla violenza di genere”, che recita: “Possono essere previsti
contributi nei casi di particolare gravità che richiedono interventi urgenti. I
criteri di erogazione dei contributi sono disciplinati con atto del
Dipartimento regionale competente in materia”, viene soppresso.>>.
Grazie. Parere della Giunta?
Contraria.
Parere del relatore?
STRAFACE
Pasqualina (Forza Italia), relatrice
Contraria.
Pongo in votazione l'emendamento. L'emendamento è respinto.
Articolo 12
(È approvato)
Articolo 13
(È approvato)
Articolo 14
(È approvato)
Dopo l'articolo 14 è pervenuto l'emendamento protocollo 12883/A03,
aggiuntivo dell'articolo 14-bis, a firma della consigliera Bruni, a cui
cedo la parola per l'illustrazione.
Grazie, Presidente. Con il presente emendamento viene creato un albo
regionale dei centri antiviolenza e delle case rifugio, necessario per accedere
ai finanziamenti. Da questa disposizione non derivano nuovi o maggiori oneri
per la finanza pubblica avendo carattere ordinamentale.
<<Dopo l'articolo 14 (Protocolli di intesa con le Forze
dell'Ordine e gli Uffici giudiziari) della proposta legislativa 362/12^ di
iniziativa della Giunta, recante “Norme per il contrasto alla violenza di
genere” viene aggiunto il seguente articolo: “Articolo 14-bis
(Istituzione dell'albo regionale dei centri antiviolenza e delle case rifugio).
1. Al fine di garantire un’adeguata ed aggiornata conoscenza dei servizi attivi
sul territorio regionale e rispondenti ai principi di cui alla presente legge,
è istituito l’albo regionale dei centri antiviolenza e delle case rifugio,
suddiviso nelle due rispettive sezioni. 2. Per l'iscrizione nell’albo
regionale, i centri antiviolenza sono tenuti, in modo cumulativo:
a. ad avere sede in Calabria;
b. ad essere in possesso di autorizzazione al funzionamento rilasciata
da parte dei competenti organismi.
3. Per l'iscrizione nell’albo regionale, le case rifugio sono tenute, in
modo cumulativo:
a. ad avere sede in Calabria;
b. ad essere in possesso di autorizzazione al funzionamento rilasciata
da parte dei competenti organismi.
4. La perdita di uno solo dei requisiti di cui ai commi 2 e 3 comporta
la cancellazione dall’albo regionale.
5. Nell’albo regionale devono risultare l’associazione titolare del CAV
e/o della Casa Rifugio, la sede (solo per il CAV), l'ambito territoriale di
attività. Nell’albo sono, altresì, iscritti i trasferimenti della sede (solo
per il CAV).
6. Onde salvaguardare la necessaria riservatezza in merito alla
collocazione delle case rifugio, nell’albo regionale deve risultare
esclusivamente l’associazione titolare di ciascuna casa.
7. L'iscrizione nell’albo regionale è condizione per accedere, da parte
dei centri antiviolenza e delle case rifugio, all'assegnazione dei contributi
regionali e statali previsti dalle vigenti normative di settore.
8. L’albo regionale è pubblicato a cadenza annuale sul Bollettino
Ufficiale della Regione Calabria.
9. La Regione Calabria, attraverso il Tavolo di lavoro regionale dei
centri antiviolenza e delle case rifugio ha obbligo di vigilare su possesso e
mantenimento dei requisiti per l'iscrizione e la permanenza nell'Albo regionale
anche attraverso ispezioni dirette nelle sedi dei Centri antiviolenza e delle
Case Rifugio iscritte all'Albo.
10. La Regione trasmette al Dipartimento per le pari opportunità della
Presidenza del Consiglio dei ministri entro il 1° febbraio di ogni anno i dati
aggiornati sul numero dei CAV e delle Case rifugio operanti sul territorio in
possesso dei requisiti minimi di cui all’accordo Stato Regione relativa ai
requisiti minimi dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio. Tali dati devono
essere coerenti con i dati forniti dalla stessa Regione ai fini del riparto
delle risorse del Fondo per le politiche relative ai diritti ed alle pari
opportunità di cui agli articoli 5 e 5-bis del decreto-legge 15 agosto 2013, n.
93, convertito con modificazioni nella legge 15 ottobre 2013, n. 119.
11. La Regione si impegna a:
a) predisporre adeguate coperture finanziarie e ad assegnarle con
continuità e tempestività affinché i CAV e le Case rifugio siano in condizione
di operare sulla base dei requisiti e criteri previsti dalla presente legge;
b) garantire il rispetto dei requisiti previsti dall’intesa
Stato-Regione relativa ai requisiti minimi dei Centri antiviolenza e delle Case
rifugio nei loro atti e nella ripartizione delle risorse.”>>
Grazie. Parere della Giunta?
Favorevole.
Parere del relatore?
STRAFACE
Pasqualina (Forza Italia), relatrice
Favorevole.
Pongo in votazione l'emendamento, che inserisce l'articolo 14-bis.
L'emendamento è approvato, pertanto è inserito l’articolo 14-bis.
Articolo 15
(È approvato)
All’articolo 16 è pervenuto l'emendamento protocollo 12883/A04 a firma
della consigliera Bruni, a cui cedo la parola per l'illustrazione. Prego.
BRUNI
Amalia (Partito Democratico)
Questo
emendamento introduce un piano triennale per pianificare e monitorare gli
interventi regionali in relazione agli obiettivi da perseguire, alle azioni
necessarie, ai criteri per la loro realizzazione, con particolare attenzione
all'istituzione dei nuovi servizi, che devono inderogabilmente prevedere
risorse finanziarie aggiuntive, prevedendo altresì l'assegnazione ad ogni
servizio regolarmente autorizzato una soglia di finanziamento destinato al
riconoscimento dei costi fissi. Dalla nuova disposizione non derivano nuovi o
maggiori oneri per la finanza pubblica avendo carattere ordinamentale. Il comma
due dell'articolo 16 (Piano triennale regionale degli interventi per
contrastare la violenza di genere) della proposta di legge 362/12^, di
iniziativa della Giunta, recante “Norme per il contrasto alla violenza di
genere”, viene così modificato e riformulato: “2. Il Piano triennale, nel
contesto della programmazione regionale, definisce gli obiettivi da perseguire,
le azioni necessarie, i criteri per la loro realizzazione, con particolare
attenzione alla istituzione di nuovi servizi, che devono inderogabilmente
prevedere risorse finanziarie aggiuntive.
Il piano
triennale, in modo organico, programma l’utilizzo dell’insieme delle risorse
regionali, nazionali e comunitarie.
Al fine di superare la precarietà dei servizi
esistenti il Piano triennale assegna ad ogni servizio regolarmente autorizzato una
soglia di finanziamento destinato al riconoscimento dei costi fissi.”.
Grazie. Parere della Giunta?
Questo emendamento non si può approvare. L’ho letto e la Regione
Calabria può promuovere, ma non può finanziare; quindi, il parere è contrario.
Parere del relatore?
STRAFACE
Pasqualina (Forza Italia), relatrice
Contrario.
Pongo in votazione l'emendamento. L'emendamento è respinto.
Articolo 16
(È approvato)
Dopo l'articolo 16, sono pervenuti alcuni emendamenti: protocollo numero
12883/A05, 12883/A06, 12883/A07. Alla collega Bruni cedo la parola per
relazionarli tutti e tre. Prego.
Questi emendamenti sono motivati in maniera diversa. Ovviamente
l'articolo 16-bis è motivato dalla necessità di promuovere la formazione
degli operatori coinvolti nei servizi antiviolenza, garantendo però degli
standard omogenei. La norma è a carattere programmatico e consente di reperire
le risorse per l'attività di promozione nell'ambito delle risorse europee e
nazionali, senza gravare sulle risorse autonome del bilancio regionale. Dopo
l'articolo 16 (Piano triennale regionale degli interventi per contrastare la
violenza di genere) della proposta legislativa 362/12^ di iniziativa della
Giunta regionale, recante “Norme per il contrasto alla violenza di genere”,
viene aggiunto il seguente articolo: “Art. 16-bis (Formazione delle operatrici
e operatori e standard formativi) 1. La Regione nell’ambito della
programmazione comunitaria prevede misure destinate a corsi di formazione
promossi dai centri antiviolenza e case rifugio rivolti al: personale operante
nei servizi antiviolenza e negli altri servizi pubblici che intervengono in
tale ambito, quali operatori sociali, sanitari, scolastici, volontari, tutor e
forze dell’ordine in modo da assicurare competenze specifiche sul fenomeno
della violenza di genere e favorire una efficace presa in carico dei casi dal primo
contatto, all’accoglienza e all’accompagnamento in ogni fase del percorso di uscita dalla situazione di violenza. La formazione ha
caratteristiche di multidisciplinarietà, competenza, coerenza e capillarità,
nonché di certificazione delle competenze acquisite dai partecipanti ai corsi.
2. La Regione valorizza le pratiche di accoglienza basate sulle
relazioni fra donne e riconosce le operatrici di accoglienza in possesso di
comprovata e riconosciuta esperienza in materia un ruolo preferenziale
nell’azione di sostegno alle donne vittime di violenza.
3. La Regione finanzia, nell’ambito dell’offerta formativa, specifici
profili e percorsi formativi standard sia in materia di prevenzione e contrasto
della violenza di genere e sia per l’operatività nei servizi antiviolenza con
la finalità di garantire una formazione ed un aggiornamento degli operatori
omogeneo su tutto il territorio e la certificazione delle competenze secondo la
normativa vigente.
4. La Regione finanzia i corsi di formazione e l'aggiornamento
attraverso personale qualificato e di comprovata esperienza nel settore, per
gli operatori sociali, sanitari e forze dell’ordine che si trovano a contatto
con gli autori di violenza.
5. La Regione finanzia attività di formazione ed aggiornamento sulle
tematiche oggetto della presente legge rivolte al personale dei servizi
dedicati al lavoro ed alla formazione professionale, coinvolgendo le
organizzazioni datoriali e sindacali e le agenzie formative e gli ordini
professionali.”.
Il successivo emendamento 16-ter obbliga la Giunta regionale a
presentare periodiche relazioni al Consiglio regionale sull'attuazione della
legge. Da questa disposizione non derivano nuovi o maggiori oneri per la
finanza pubblica, poiché a carattere ordinamentale. Quindi, dopo l'articolo 16
(Piano triennale regionale degli interventi per contrastare la violenza di
genere) della proposta legislativa 362/12^ di iniziativa della Giunta
regionale, recante “Norme per il contrasto alla violenza di genere” viene aggiunto
la seguente articolo: “Art. 16-ter (Clausola valutativa)
1. La Giunta regionale rende conto periodicamente al Consiglio regionale
delle modalità di attuazione della presente legge e dei risultati ottenuti in
termini di contributo alla prevenzione, all'informazione e al supporto alle
vittime di violenza ed ai loro figli.
2. Per la finalità di cui al comma 1 la Giunta regionale, decorsi due
anni dall'entrata in vigore della presente legge e successivamente almeno
centoventi giorni prima dell'adozione del piano triennale regionale degli
interventi di cui all'articolo 18, presenta alla Commissione consiliare
competente e al Comitato per la qualità della normazione e la valutazione delle
politiche, una relazione che fornisce in particolare le seguenti informazioni:
a) un quadro dell'andamento del fenomeno della violenza di genere e
delle principali attività e iniziative realizzate sul territorio regionale per
la prevenzione, l'informazione, il contrasto e l'assistenza alle vittime di
violenza di genere e ai loro figli;
b) una descrizione sintetica del fenomeno della violenza sulle donne,
fondata sui dati dei CAV, delle case rifugio, dei CUAV e dei servizi attivi sul
territorio regionale;
c) le attività svolte dalle Reti Antiviolenza Territoriali;
d) le modalità di finanziamento degli interventi oggetto della presente
legge e la distribuzione dei finanziamenti sul territorio;
e) le attività ed azioni di cui al capo III e le iniziative formative
realizzate in materia di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per
il sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli;
f) una descrizione dello stato di attuazione della presente legge, in
particolare degli interventi previsti dal capo IV, e delle eventuali criticità.
3. Le relazioni successive alla prima documentano inoltre gli effetti
delle politiche di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere e per il
sostegno delle donne vittime di violenza e dei loro figli, fornendo, in
particolare, le seguenti informazioni:
a) il contributo dato dagli strumenti, dalle attività, dalle azioni e
dagli interventi al perseguimento delle finalità di cui all'articolo 1;
b) l'evoluzione del fenomeno della violenza di genere sul territorio
regionale nelle sue varie manifestazioni, anche in confronto alla situazione
nazionale, attribuibile al complesso delle iniziative previste dalla presente
legge;
c) una sintesi delle opinioni prevalenti tra gli operatori della rete
locale, attiva nel settore.
4. Le relazioni sono rese pubbliche unitamente agli eventuali documenti
del Consiglio regionale che ne concludono l'esame.
5. I soggetti coinvolti nell'attuazione della presente legge, pubblici e
privati, forniscono le informazioni necessarie all'espletamento delle attività
previste dai commi precedenti.”.
L’emendamento successivo inserisce l’articolo 16-quater:
<<Con il presente emendamento vengono fatti salvi i provvedimenti assunti
dal Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo
sanitario della Regione. Da questa nuova disposizione non derivano nuovi o
maggiori oneri per la finanza pubblica, poiché a carattere ordinamentale. Dopo
l'articolo 16 (Piano triennale regionale degli interventi per contrastare la
violenza di genere) della proposta legislativa 362 di iniziativa della Giunta
regionale, recante “Norme per il contrasto alla violenza di genere” viene
aggiunto il seguente articolo:
“Art. 16-quater (Clausola di salvaguardia)
1. Le previsioni della presente legge, ove difformi, sono adeguate a
quanto disposto dai provvedimenti assunti dal Commissario ad acta per
l’attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario della Regione
Calabria, ai sensi dell’articolo 4 del decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159
(Interventi urgenti in materia economica finanziaria, per lo sviluppo e
l’equità sociale), convertito dalla legge 29 novembre 2007, n. 222.
2. I provvedimenti assunti dal Commissario ad acta per l’attuazione del
Piano, di cui al comma 1, si applicano in luogo delle disposizioni regionali in
contrasto, sino alla data di entrata in vigore della norma regionale di
adeguamento.”.
Parere della Giunta sull'emendamento protocollo numero 12883/A05
aggiuntivo dell’articolo 16-bis?
Contraria.
Parere del relatore?
STRAFACE
Pasqualina (Forza Italia), relatrice
Contraria.
Pongo in votazione l'emendamento. L'emendamento è respinto.
Parere della Giunta sull'emendamento protocollo numero 12883/A06
aggiuntivo dell'articolo 16-ter?
Contraria.
Parere del relatore?
STRAFACE
Pasqualina (Forza Italia), relatrice
Contraria.
Pongo in votazione l'emendamento. L'emendamento è respinto.
Continuiamo col parere della Giunta sull'emendamento protocollo numero
12883/A07 aggiuntivo dell'articolo 16-quater.
Contraria.
Parere del relatore?
STRAFACE
Pasqualina (Forza Italia), relatrice
Contraria.
Pongo in votazione l'emendamento. L'emendamento è respinto.
Articolo 17
(È approvato)
Articolo 18
(È approvato)
Dopo l'articolo 18 è pervenuto l'emendamento protocollo numero
12883/A08, aggiuntivo dell'articolo 18-bis, a firma della consigliera
Bruni, a cui cedo la parola per l'illustrazione.
Con tale emendamento, introduttivo dell’articolo 18-bis, si
introduce una norma a carattere programmatico che consente di reperire le
risorse nell'ambito delle risorse statali e regionali. Da questa nuova
disposizione non derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica avendo
carattere ordinamentale. Dopo l'articolo 18 (Norma finanziaria) della proposta
di legge 362/12^ di iniziativa della Giunta regionale, recante “Norme per il
contrasto alla violenza di genere” è aggiunto l'articolo 18-bis (Istituzione
e fondo regionale per il contrasto alla violenza di genere): “Art. 18 bis
(Istituzione Fondo regionale per il contrasto alla violenza di genere)
1. È istituito il Fondo regionale per il contrasto alla violenza di
genere, finalizzato al finanziamento degli interventi di cui alla presente
legge.
2. Al finanziamento degli interventi concorrono anche le risorse statali
assegnate alla Regione, ai sensi dell’articolo 5 bis del decreto-legge 93/2013
o di altre previsioni normative specifiche.
3. Per gli anni ricompresi nel periodo 2025-2027, alla copertura degli
oneri derivanti dalla presente legge si provvede in tre milioni e duecento mila
euro e trova copertura come segue:
• un milione e 200.000,000 mila euro dal fondo regionale delle politiche
sociali, capitolo di base U04331109 missione di programma U.12.07;
• euro 350.000,00 nella legge regionale 20/2007, U62010520 missione di
programma U.12.04, euro 1.665.889,62 a valere sui capitoli U9120400601,
U6201056002; U9120400602, U9120400603.
4. I finanziamenti concessi ai sensi della presente legge sono
cumulabili con quelli previsti da altre normative statali, regionali o
comunitarie, purché da queste non diversamente stabilito, secondo le procedure
e le modalità previste dalle norme medesime.
5. La Giunta regionale, successivamente all’entrata in vigore della
legge, è autorizzata ad apportare le conseguenti variazioni al documento
tecnico di cui all’articolo 10 della legge regionale del 4 febbraio 2002 n. 8
(Ordinamento del bilancio e della contabilità della Regione Calabria).
6. Per gli anni successivi, la corrispondente spesa sarà determinata, in
ciascun esercizio finanziario, con la legge di approvazione del bilancio e con
la collegata legge finanziaria inerente allo stesso esercizio.”
Il Quadro di riepilogo analisi economico finanziaria: la tabella 1 è
utilizzata individuare e classificare le spese indotte dall'attuazione del
provvedimento.
Nella colonna 1 viene indicato l'articolo del testo che produce
l'impatto finanziario in termini di spesa o una minore entrata.
Nella colonna 2 si descrive con precisione la spesa.
Nella colonna 3 si specifica la natura economica della spesa: “C” è la
spesa corrente, “I” è la spesa di investimento.
Nella colonna 4 si individua il carattere temporale della spesa: “A”
annuale, “P” pluriennale.
Gli oneri finanziari della tabella 1 vengono, quindi, così descritti:
“norma finanziaria” norma a carattere programmatico che consente di reperire le
risorse nell'ambito delle risorse statali e regionali (tipologia C, carattere
temporale P, importo 3.215.889,62 milioni).
Per i criteri di quantificazione degli oneri finanziari, vengono
esplicitati i criteri utilizzati per la quantificazione della spesa corrente.
A titolo esemplificativo e non esaustivo, si indicano possibili criteri
da specificare:
- esatta determinazione: indennità Garante fissata al 30% dell’indennità
percepita dal Consigliere regionale;
- stima parametrica;
- tetto di spesa;
- mancata indicazione.
Tabella 2 Copertura finanziaria: indicare nella tabella 2 programma e/o
capitolo di copertura degli oneri finanziari indicati nella tabella 1.
A titolo esemplificativo e non esaustivo, si individuano le possibili
coperture, per un totale di 3.215.889,62 di euro:
- 1.200.000 euro dal Fondo regionale delle politiche sociali, capitolo
di base U04331109, missione di programma U.12.07, per le annualità 2025 - 2026
- 2027;
- 350.000 euro nella legge regionale 20/2007 - U62010520, missione di
programma U.12.04;
- 1.665.889,62 euro a valere sui capitoli U9120400601, U6201056002,
U9120400602, U9120400603.
Queste sono le risorse finanziarie attualmente esistenti sui vari
capitoli; vengono semplicemente assemblate affinché si possa realizzare una
programmazione triennale e risolvere le criticità, come fanno altre Regioni
d'Italia.
Grazie. Parere della Giunta?
Parere contrario.
Parere della relatrice?
STRAFACE Pasqualina (Forza Italia),
relatrice
Contrario.
Pongo in votazione l'emendamento, che è respinto.
Articolo 19
(È approvato)
Articolo 20
(È approvato)
Articolo 21
(È approvato)
Articolo 22
(È approvato)
Articolo 23
Articolo 24
(È approvato)
Passiamo alla votazione della proposta di legge nel suo complesso, con
richiesta di autorizzazione al coordinamento formale-
La proposta di legge è approvata, così come emendata, con autorizzazione
al coordinamento formale.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Bruni. Ne ha facoltà.
Intervengo per dichiarazione di voto perché ritengo che quello a cui
abbiamo assistito oggi - nonostante, ribadisco, le parole contrarie della
presidente Straface – sia stata veramente un'occasione persa.
Tra l'altro, ci sono alcuni emendamenti che riguardano la posizione del
presidente Occhiuto come Presidente-Commissario e mi stupisce veramente anche
la vostra contrarietà ad un emendamento che lo riconosce come Commissario ad
acta, in considerazione della possibile interferenza di questa proposta
legislativa con una serie di DCA che potrebbe emanare. In ogni caso, vorrei
ribadire, che al momento abbiamo dei fondi e li ho indicati negli emendamenti
che ho letto e che si riferiscono a fondi normalmente esistenti, poi erogati ai
CAV a seguito di progettazioni e di una macchina amministrativa e burocratica,
che è estremamente difficile e complessa da seguire.
Presidente Occhiuto, i problemi di queste famiglie disperate, con gli
esempi che lei ci ha fatto stamane, si affrontano realmente, rimboccandosi le
maniche e mettendo mano alla tasca, non dico chissà come, ma già utilizzando i
fondi disponibili; dopodiché, se altre Regioni lo fanno e altri Dipartimenti di
questa Regione riescono a mettere insieme fondi diversificati che, però, hanno
poi una ratio, una finalità e un obiettivo comune, continuo a rimanere
stupita, perché ritengo che, appunto, questa potesse essere la strada per
superare la precarietà che costringe ad una macelleria sociale. Questa legge
adesso favorirà - come è giusto e come tutti vorremmo - l'aumento dei CAV e
delle case rifugio, ma se i soldi sono sempre gli stessi, mia cara assessora
Capponi, dove andiamo a finire?
Si faranno la guerra tra di loro e ci sarà una macelleria sociale.
È per questo che era indispensabile normare e non farsi prendere
dall'angoscia della tanta voglia di lavorare, che è assolutamente giusta, ma
bisogna essere molto seri nella programmazione e molto precisi anche nelle
normative dei CAV e delle case rifugio.
Questo è il motivo per cui avevamo voluto dare delle regole che fossero
scritte e non interpretabili.
Tra l'altro, nella nuova relazione introduttiva della proposta
legislativa, avete anche citato i vari fondi individuati, ma non li avete
riportati nella tabella economica, che è quella che conta. Quindi, qual è
questa dichiarazione di intenti che poi non viene eseguita nell'atto, nella
banalità - tra virgolette banalità - che è quella della tabella economica?!
Vuol dire, allora, che le cose serie non vogliono essere realmente fatte e
questa è una Regione che continuerà non a vivere, ma a vivacchiare.
Con questo mio intervento, chiaramente esprimo, anche a nome del Partito
Democratico, il voto contrario a questa proposta legislativa, non per il tema,
che brucia a chiunque di noi, ma perché non abbiamo voluto in questa maniera
superare le criticità importanti.
Tanto valeva fare un atto amministrativo che riprendesse la normativa
nazionale e internazionale di adeguamento: non c'era bisogno di fare tutta
questa pubblicità su una nuova legge che non cambia la storia né dei CAV, né
delle case rifugio e, purtroppo, neanche delle donne violentate.
Grazie. Ripetiamo la votazione che è stata fatta prima del suo
intervento.
La proposta di legge è approvata, così come emendata, con autorizzazione
al coordinamento formale.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in Allegati)
Passiamo adesso al secondo punto dell’ordine del giorno che riguarda la
proposta di legge 389/12^ di iniziativa della Giunta regionale, recante:
“Concorso agli obiettivi di finanza pubblica di cui all'articolo 1, comma 527,
della legge 30 dicembre 2023, numero 213”.
Cedo la parola al consigliere Montuoro per l’illustrazione del
provvedimento. Prego.
Grazie, Presidente. La proposta di legge, d'iniziativa della Giunta
regionale, posta oggi all'approvazione di questa Assemblea, è stata approvata
dalla seconda Commissione nella seduta del 13 giugno scorso.
Col presente disegno di legge si dà attuazione all'articolo 1, comma
527, della legge numero 213 del 2023 che prevede che, ai fini della tutela
dell'unità economica della Repubblica, in considerazione delle esigenze di
contenimento della spesa pubblica e nel rispetto dei principi di coordinamento
della finanza pubblica, nelle more della definizione delle nuove regole della governance
economica europea, le Regioni a Statuto ordinario assicurano per l'anno 2024 un
contributo alla finanza pubblica pari a euro 350 milioni. Le Regioni a Statuto
ordinario sono tenute a versare gli importi del concorso alla finanza pubblica
entro il 30 giugno di ciascuno degli anni dal 2025 al 2028. Successivamente,
per il solo anno 2024, l’Amministrazione regionale, anziché procedere al
versamento delle somme de quo al bilancio dello Stato, è stata
autorizzata ai sensi dell'articolo 19 del decreto-legge 113/2024, commi dal
527-bis al 527-quinquies, ad accantonare la minore cifra di euro
13.604.765,79, affinché la stessa, dovendo costituire economia di spesa,
potesse concorrere integralmente al ripiano del disavanzo di amministrazione
per l'anno 2024. La riduzione della cifra e il suddetto meccanismo di utilizzo
della stessa non sono stati riproposti anche per gli anni dal 2025 al 2028, in
relazione ai quali permane, dunque, l'obbligo previsto dal comma 527 del
versamento allo Stato del contributo di finanza pubblica. Con decreto del
Presidente del Consiglio dei ministri del 25 marzo del 2025, il sopra
menzionato contributo posto a carico della Regione Calabria è stato determinato
in euro 15.610.000.
Il provvedimento è corredato di relazione illustrativa e di relazione
tecnico-finanziaria. Il disegno di legge si compone di 2 articoli: il comma 1
dell'articolo 1 rubricato “Contributo di finanza pubblica” autorizza la spesa
del suddetto contributo a valere sulle risorse allocate alla Missione 01,
Programma 03, per ciascuna delle annualità del bilancio di previsione 2025 –
2027; il comma 2 individua la copertura finanziaria che è assicurata con le
risorse stanziate al capitolo U9200304501 allocate alla Missione 20, Programma
03, di ciascuna delle annualità del bilancio di previsione 2025 – 2027; il
comma 3 autorizza la Giunta regionale ad apportare le conseguenti variazioni al
bilancio di previsione 2025 – 2027; l'articolo 2 prevede l'entrata in vigore del
provvedimento il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel
bollettino ufficiale telematico della Regione Calabria.
Grazie, Presidente.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il consigliere Mammoliti. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente. In merito a questo provvedimento, vorrei
sottolineare due aspetti che mi sembrano molto importanti e anche abbastanza
essenziali per le ricadute negative che la Regione avrà su tutta una serie di
aspetti importanti della vita.
Il primo aspetto è che il Governo centrale continua a fare cassa sulle
Regioni e questo, naturalmente per la cifra che è stata indicata, oltre 15
milioni di euro, comporterà, inevitabilmente, un irrigidimento della spesa
corrente che, come diciamo spesso durante l'approvazione dei bilanci, è già
abbastanza assottigliata ed esigua per poter fare fronte, comunque, a servizi
importanti che quella cifra di bilancio consente di finanziare.
Vorrei, poi, sottolineare un altro aspetto politico: secondo me, sarebbe
stato giusto attivare nella Conferenza Stato-Regioni una sottolineatura e un
dissenso rispetto a questa decisione, ma, purtroppo, ciò non è avvenuto da
parte della Calabria.
Naturalmente, mentre per le Regioni più forti del Centro Nord, che hanno
una maggiore disponibilità, questi tagli lineari di risorse possono non
comportare grandi ricadute, purtroppo, per una Regione come la Calabria, si
avranno - ahimè - delle conseguenze; tra l'altro per una regione fragile come
la nostra, come ha ribadito recentemente - lo vorrei ricordare - il rapporto
della Banca d'Italia, che descrive un quadro economico rallentato, una
situazione occupazionale stagnante, il calo demografico e, quindi, una
condizione già di per sé molto fragile.
Per esempio - lo dico senza nessuna nota polemica - soltanto
relativamente ai provvedimenti che si stanno discutendo e approvando oggi,
questi 15 milioni di euro avrebbero garantito la possibilità di sostenere più
adeguatamente una serie di proposte di legge, a partire da quella appena
approvata per il contrasto alla violenza di genere.
La collega Bruni diceva di aver presentato delle proposte anche dal
punto di vista della consistenza economica per milioni di euro, quindi, senza
il taglio di questi 15 milioni, avremmo potuto finanziare alcuni importanti
provvedimenti come quello che approveremo dopo sulle opere di Mattia Preti e
sul Museo Civico di Taverna o quello sulle politiche di prevenzione dello
sfruttamento degli abusi a danno dei minori.
Per queste
ragioni e con queste motivazioni, come abbiamo già sostenuto e ribadito in
Commissione bilancio, ci asterremo su questo provvedimento obbligatorio,
proprio per dissentire dalla scelta e dalla responsabilità che hanno portato a
questa inevitabile decisione. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE
Grazie. Ha
chiesto di intervenire il consigliere Montuoro. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Intervengo velocemente per fare due precisazioni rispetto alle
riflessioni del collega Mammoliti, che avevo già espresso anche durante la
discussione in Commissione bilancio.
Per quanto
riguarda, collega Mammoliti, le ripercussioni finanziarie, abbiamo detto, anche
in fase di approvazione del bilancio di previsione, che abbiamo portato avanti
una manovra di conservazione e non di taglio e questo è facilmente
riscontrabile, leggendo gli allegati al bilancio di previsione, dai quali
emerge che non siamo andati né a mettere le mani nelle tasche dei cittadini,
quindi ad aumentare la pressione fiscale, né tanto meno a tagliare i servizi
essenziali, ma siamo riusciti, grazie al prezioso lavoro fatto in sinergia tra
gli uffici, tra la Giunta e il Consiglio regionale, a portare avanti una
manovra che non ha destabilizzato né messo a repentaglio la salvaguardia degli equilibri di bilancio.
Pertanto, da questo punto di vista non è stato fatto nessuno stravolgimento.
Per quanto
riguarda la riflessione sul Governo che continua a fare cassa sulle Regioni, su
questo volevo fare una riflessione e condividerla con lei, perché, forse, c'è
la necessità di ridurre la spesa pubblica proprio per le scelte scellerate che
i Governi precedenti del suo colore politico hanno portato avanti nei dieci
anni e oltre nei quali hanno governato il nostro Paese. Quindi, c'è la volontà
da parte del Governo di risanare le casse pubbliche, cercando di fare una
riflessione complessiva.
Per quanto
riguarda la riflessione sulla Conferenza Stato-Regioni, relativamente anche
all'interlocuzione con il Governo, la Calabria è stata una delle Regioni che ha
fatto presente, anche con dati alla mano, che, comunque, la scelta andava in
qualche modo a mettere in difficoltà le Regioni che, come diceva lei poc'anzi,
magari, non hanno la disponibilità di tante risorse libere, ma, al netto di
ciò, siamo, comunque, riusciti a portare avanti un bilancio senza aumentare la
pressione fiscale. Quattro Regioni hanno aumentato le tasse proprio per far
fronte a questo contributo di finanza pubblica che lo Stato ha richiesto.
Quello che dovevamo mettere in risalto e all'attenzione del Governo l'abbiamo
fatto e continueremo a farlo nell'ottica della leale collaborazione che deve
esserci tra lo Stato e le Regioni; d'altro canto, abbiamo dimostrato più e più
volte, anche durante la fase dell'approvazione dei bilanci regionali, che,
comunque, abbiamo sempre agito in maniera tale da salvaguardare, prima di
tutto, l'equilibrio di bilancio e soprattutto per non far venir meno la nostra
azione nel garantire i servizi pubblici essenziali. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il consigliere Mammoliti. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente. Intervengo brevemente per dichiarazione di voto e
per spiegare più specificatamente la nostra posizione.
Intanto, prendo atto che plaudite a questi tagli che il Governo
nazionale impone alle Regioni e a una regione fragile come la nostra. La mia è
chiaramente una riflessione di natura eminentemente politica, però, vorrei
leggere, non quello che dicono l'opposizione e il Partito democratico, ma ciò
che riferisce il Dipartimento bilancio – quindi, un settore di pertinenza, mi
pare, e anche di merito - rispetto a questo taglio: “L'ulteriore cifra di oltre
15 milioni di euro rischia un irrigidimento della spesa corrente con
prevedibile taglio dei servizi finanziati con le risorse autonome di bilancio,
non avendo la possibilità di contrarre debito, se non per gli investimenti, un
aumento della pressione fiscale” che vorrei, tra l'altro, ricordare, come
sappiamo, che in Calabria è già tra le più alte d'Italia.
Quindi, per queste ragioni siamo contrari a questa concezione del
Governo nazionale di fare cassa a danno delle Regioni e in questo caso di
quelle più fragili e deboli come la Calabria e, poi, naturalmente, siamo
preoccupati - noi sì, invece, siamo preoccupati - di questi tagli perché
assottigliano le risorse disponibili del bilancio e inevitabilmente si hanno
minori disponibilità per poter finanziare, come ho già detto poc'anzi, una
serie di provvedimenti e di misure che sono state anche approvate.
Per queste ragioni – ripeto - il Gruppo del Partito Democratico si
astiene. Grazie, Presidente.
Grazie, consigliere Mammoliti.
Passiamo all'esame e votazione del provvedimento:
Articolo 1
(È approvato)
Articolo 2
(È approvato)
Passiamo alla votazione della proposta di legge nel suo complesso con
richiesta di autorizzazione al coordinamento formale.
La proposta di legge è approvata con l'autorizzazione al coordinamento
formale.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in Allegati)
Passiamo al punto 3 dell'ordine del giorno relativo alla proposta di
legge numero 237/12^ di iniziativa dei consiglieri regionali Luciana De
Francesco, Cirillo e Montuoro, recante: “Politiche di prevenzione dello
sfruttamento e degli abusi in danno di minori”.
Cedo la parola alla consigliera De Francesco per l’illustrazione del
provvedimento. Prego.
Grazie, signor Presidente.
Colleghi consiglieri, è con grande senso di responsabilità che oggi vi
presento una proposta di legge che tocca un tema delicatissimo, ma fondamentale
quale, appunto, la tutela e l'assistenza ai minori, vittime di violenze, di
abusi e di sfruttamento.
Proprio in questi giorni, ricorre un anniversario doloroso, infatti,
esattamente sei anni fa a Caivano la piccola Fortuna Loffredo, di appena sei
anni, veniva abusata e uccisa: un episodio che ha scosso l'intera coscienza
nazionale e che ci richiama, ancora una volta, a quel dovere istituzionale e
morale di intervenire con responsabilità e determinazione.
Il testo normativo oggi in discussione è stato esaminato e licenziato
dalla terza Commissione consiliare, presieduta dalla collega Pasqualina
Straface, che ringrazio unitamente a tutti i componenti della Commissione per
il lavoro svolto con impegno, con accuratezza e con profondo senso di
collaborazione. Un lavoro che ha visto la partecipazione e il contributo
prezioso del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza, il dottor
Marziale, e del Garante per le vittime di reato, avvocato Lo Monaco, auditi nel
corso dell'istruttoria e che con le loro competenze hanno arricchito il testo e
orientato le scelte legislative in modo concreto ed efficace. Poi, un
ringraziamento doveroso lo rivolgo all'assessore alle politiche sociali,
Caterina Capponi, per l'attenzione istituzionale, il sostegno convinto a questa
iniziativa; ringrazio anche il Dipartimento politiche sociali, nella persona
della dottoressa Saveria Cristiano, per il costante supporto tecnico e per il
qualificato contributo offerto durante tutto il percorso di approfondimento.
Infine, il testo è stato licenziato favorevolmente dalla Commissione
bilancio, presieduta dal collega Montuoro, che ringrazio per il lavoro condotto
valutandone la sostenibilità economica.
La proposta di legge, come già detto, nasce dall'esigenza di rafforzare
il sistema di protezione per i minori vittime di violenze e di abusi, anche a
sfondo sessuale. Viviamo in un'epoca in cui i drammi legati agli abusi sui
minori emergono sempre più frequentemente nelle cronache, ma dobbiamo essere
consapevoli che ciò che vediamo e leggiamo è solo la punta dell'iceberg. Il
fenomeno ha un censimento parziale, poiché solo una minima parte delle violenze
viene denunciata. Le vittime portano addosso ferite che non sempre si vedono,
ma che compromettono in modo profondo il loro sviluppo, il loro equilibrio
psicologico e in molti casi il loro futuro e, se da un lato, le norme nazionali
hanno fatto passi in avanti nella repressione della pedofilia e della pedopornografia,
dall'altro esistono margini di intervento per rafforzare la protezione e il
sostegno ai minori abusati. Ed è qui che si inserisce questa iniziativa
legislativa che mira a colmare un vuoto, quello della prevenzione e del
coordinamento fra le Istituzioni chiave (scuola, famiglia, sistema sanitario e
giuridico), affinché il minore non sia lasciato solo nel suo dolore.
La legge pone al centro la tutela della vittima, il suo recupero e la
costruzione di un ambiente sociale più sicuro. In questa direzione si colloca
anche un'importante scelta politica compiuta dalla Regione Calabria:
l'istituzione dello psicologo scolastico, una figura fondamentale per
intercettare precocemente situazioni di disaggio, accompagnare i percorsi di
crescita degli studenti e sostenere il lavoro educativo delle famiglie e degli
insegnanti. Una presenza capillare di prossimità che potrà operare in sinergia
con quanto previsto da questa legge, rafforzandone l'efficacia preventiva.
In piena coerenza con questa impostazione, si inserisce un'altra
significativa iniziativa della Regione Calabria: l'approvazione delle Linee
guida regionali per il sistema integrato di prevenzione e tutela delle bambine
e dei bambini dal rischio di maltrattamenti e di abusi nei servizi educativi e
di istruzione. Un atto di indirizzo strategico che sancisce la volontà di
rendere i luoghi dell'educazione ambienti sicuri, capaci non solo di istruire,
ma anche di proteggere e prendersi cura. Per questo, intendo ringraziare
l'assessore regionale alla pubblica istruzione, Maria Stefania Caracciolo, per
il lavoro portato avanti in modo sinergico ed integrato con gli altri rami
dell'Amministrazione e per aver contribuito a creare un quadro coerente di
politiche di prevenzione e protezione che mette al centro il benessere del
minore in una logica sistemica e non emergenziale.
La proposta di legge che oggi presentiamo in Aula si muove in linea con
una strategia regionale dunque più ampia, dando concretezza normativa e
operativa a quel principio di responsabilità collettiva che deve guidare ogni
azione pubblica rivolta all'infanzia.
Passo ora ad illustrare la struttura della proposta normativa che si
compone di 9 articoli. L'articolo 1 stabilisce i
principi generali e le finalità della legge, ponendo come priorità la tutela
dell'integrità psicofisica, morale e relazionale del minore. Si fonda sul
principio della centralità del minore, sul diritto alla protezione e alla
prevenzione, in linea con le Convenzioni internazionali e con la Costituzione.
L'articolo 2 definisce gli obiettivi specifici: prevenire situazioni di
rischio, promuovere il benessere psicologico e sociale del minore, rafforzare
la rete dei servizi territoriali e sviluppare una cultura della prevenzione
attraverso la formazione e la sensibilizzazione.
L'articolo 3 individua le azioni concrete da realizzare: campagne di
sensibilizzazione rivolte ai minori, programmi educativi nelle scuole,
formazione specifica per operatori socio sanitari,
educatori, insegnanti, attivazione di sportelli di ascolto e supporto
psicologico.
Particolare attenzione è riservata alla tutela digitale. La legge
promuove infatti azioni di educazione al corretto utilizzo di Internet e dei
social media, con l'obiettivo di prevenire i rischi
di adescamento, di cyberbullismo e di diffusione di materiale pedopornografico.
Saranno sviluppati materiali informativi e strumenti digitali per aiutare i
minori a riconoscere situazioni di rischio online e per supportare le famiglie nel
ruolo di vigilanza educativa.
L'articolo 4 elenca i soggetti che concorrono all'attuazione degli
interventi previsti: Regioni, enti locali, regioni, enti locali, scuole,
Aziende sanitarie, forze dell'ordine, categorie professionali e associazioni
del Terzo settore, il coinvolgimento diretto del Garante per l'infanzia e
dell'Osservatorio regionale per i minori e valorizzato come elemento centrale.
L'articolo 5 prevede l'elaborazione di un programma regionale per la
prevenzione ed il contrasto degli abusi con funzioni di indirizzo strategico e
di coordinamento delle politiche locali. Questo programma diventa un
riferimento per gli interventi integrati sul territorio.
L'articolo 6 assegna alla Giunta regionale il compito di definire con
regolamento i criteri per la presentazione, la selezione e il finanziamento dei
progetti attuativi. Si introduce, quindi, una governance chiara e trasparente
del sistema di intervento.
L'articolo 7 introduce una clausola valutativa. La Regione, anche
tramite l'Osservatorio, dovrà monitorare l'efficacia della legge raccogliendo
dati e segnalazioni utili per migliorare progressivamente gli strumenti
adottati.
L'articolo 8 rafforza e amplia i compiti dell'Osservatorio regionale per
i minori, prevedendo il suo coinvolgimento attivo nel monitoraggio delle
politiche, nella raccolta dei dati, nella diffusione di buone pratiche, nel
supporto alla programmazione.
L'articolo 9, infine, reca la nuova norma finanziaria ed è previsto uno
stanziamento iniziale di 100.000 euro per l'attuazione delle attività previste.
Questa proposta intende intervenire, anche in maniera indiretta, sul
fenomeno dei minori violenti; molti comportamenti devianti nascono, infatti, da
esperienze pregresse di trascuratezza, abuso o violenze non elaborate.
Prevenire e proteggere significa anche rompere il ciclo del trauma,
dell'isolamento e dell'aggressività. Per questo, la proposta ha un valore non
solo sociale, ma anche educativo e civile.
Voglio, colleghi, concludere con un appello semplice ma profondo, che è
anche una dichiarazione di responsabilità: ogni bambino che riusciamo a
proteggere oggi è un adulto sereno domani e non c'è investimento più prezioso
né missione più alta. E, proprio con questa consapevolezza, confido nel
sostegno dell'Aula e auspico che questo provvedimento possa essere approvato
con il contributo di tutti e con la condivisione più ampia possibile, perché su
questi temi non possono esserci divisioni, ma solo responsabilità. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di intervenire la collega Bruni. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Io parto dall'assunto che qualsiasi proposta
legislativa che vada a favorire l'infanzia e la sua tutela è una buona proposta
legislativa. Questo lo voglio sottolineare, perché la tutela dell'infanzia e
dell'adolescenza, soprattutto in questo periodo storico, in questo momento
difficile, terribile, forse dovrebbe ritornare ad essere davvero un tema
centrale nel dibattito politico. L'età dei diritti che prefigurava Bobbio
sembra quasi una visione onirica più che una realtà, soprattutto per i minori.
Oggi sembriamo vivere una sorta di Medioevo dei diritti, soprattutto
dell'infanzia e dell'adolescenza. Ce lo dicono tante decisioni legislative,
come il decreto Caivano, le problematiche legate al bullismo, le sofferenze
legate all'uso dei social, gli effetti devastanti della società, di questa
tecno-società che rende sempre più soli, che sembra farci tornare indietro più
che andare avanti nella tutela dei fragili.
Quindi, sottolineo, ancora una volta, che qualsiasi iniziativa volta
alla tutela dei minori deve essere salutata con un profondo rispetto e deve
essere sostenuta. Però una cosa la devo dire, perché altrimenti non sarei
onesta fino in fondo: reputo che un fondo di 100.000 euro annuali, per quanto
possano essere ben indirizzati, possano fare poca cosa. L'ho detto già in
Commissione, l'ho ripetuto e lo ripeterò qui, lo ripeto e lo dirò sempre: noi
dobbiamo assolutamente aumentare il portato economico delle nostre proposte se
vogliamo che siano davvero efficaci, che non siano solamente leggi scritte
sulla carta, ma che non riescano a realizzarsi su nulla e, quindi, che non
rappresentino solo una facciata, ma una sostanza.
Noi non abbiamo bisogno di facciate, abbiamo bisogno di dare ai nostri
concittadini una sostanza.
Vorrei ricordare che in terza Commissione fu audito anche il dottore
Marziale, il nostro Garante regionale per l'infanzia e l’adolescenza, il quale
colse l'occasione per ricordare come moltissimi di questi bambini abusati
richiedano, a volte - io direi molto frequentemente -, un'assistenza
approfondita e che avrebbero bisogno di quello che in Calabria non trovano e
cioè – cosa che rivendichiamo da decenni - la realizzazione dei posti in
neuropsichiatria infantile. Mi dispiace che il presidente Occhiuto sia andato
via, mi dispiace perché ha promesso tante volte, sin dall'inizio di questa
Legislatura, che avrebbe istituito gli hub e avrebbe migliorato la situazione
della neuropsichiatria infantile che esiste da un punto di vista territoriale
anche se in maniera scarsamente rappresentata, ma nella parte ospedaliera è
assolutamente inesistente.
Quindi, vorrei ricordarlo al Presidente e vorrei che voi, che fate parte
della maggioranza di questa consiliatura, gli ricordaste che ha promesso di
realizzare 28 posti letto presso la Dulbecco di Catanzaro. Io sono qui a
sollecitarli, perché i bambini che subiscono violenza spesso diventano
autolesionisti, violenti e lesivi nei confronti di bambini della loro età e
quindi possono presentare un pericolo per loro stessi e per gli altri, a causa
della sofferenza interiore profonda.
Vanno accompagnati.
Questa è una problematica che deve essere gestita in maniera seria.
I bambini hanno diritto di essere curati e tutelati, quindi urge
l'attivazione dei reparti di neuropsichiatria infantile. Sono stati già
previsti, tra l'altro, negli atti aziendali. Cosa aspettiamo? Quindi, chiedo al
Presidente - anche se si è allontanato - celerità dell'agire perché penso che
non possiamo più perdere tempo, il disagio è veramente enorme. Non basta lo
psicologo scolastico, serve qualcosa di più, forse molto di più. Il tema è
profondo e incisivo, i bambini rimangono fortemente segnati. Quindi, abbiamo
necessità delle strutture di neuropsichiatria infantile, non solo dislocate sui
territori, ma soprattutto ben riqualificate e con dei punti di riferimento
ospedalieri.
Grazie. Passiamo all'esame e votazione del provvedimento.
(È approvato)
Articolo 2
(È approvato)
All’articolo 3 sono pervenuti alcuni emendamenti. Iniziamo con
l'emendamento protocollo numero 12776/A01 a firma della collega De Francesco, a
cui cedo la parola per l'illustrazione, prego.
Grazie, Presidente. L’emendamento inserisce tra i soggetti convolti
nelle politiche a supporto delle azioni regionali mirate al raggiungimento
degli obiettivi della proposta anche il Garante regionale per la tutela delle
vittime di reato, in ragione delle peculiari competenze di tale organo di
garanzia regionale.
Quindi, nel comma 1 dell’articolo 3 della proposta di legge 237/12^,
dopo le parole “Garante per l’infanzia e l’adolescenza” sono aggiunte le
seguenti: “e del Garante regionale per la tutela delle vittime di reato, di cui
alla legge regionale 15 marzo 2023, n. 10”.
Parere della Giunta?
Favorevole.
Grazie, pongo in votazione l'emendamento. L'emendamento è approvato.
Passiamo all'emendamento 12776/A04 a firma sempre dalla collega De
Francesco, a cui cedo la parola per illustrarla.
L'emendamento inserisce tra i soggetti convolti nelle politiche a
supporto delle azioni regionali indicate nella proposta, l’Osservatorio Media e
minori considerate le competenze specifiche di quest’ultimo. Nel comma 1
dell’articolo 3, dopo le parole: “(Garante per l'infanzia e l'adolescenza)” il
periodo da: “e del supporto…” fino a “…le seguenti azioni:”, viene sostituito
dal seguente: “, del supporto tecnico dell'Osservatorio regionale per i minori,
di cui alla legge regionale 1° febbraio 2017, n. 2 (Istituzione
dell'Osservatorio Regionale per i Minori) e del supporto dell'Osservatorio media
e minori, di cui alla legge regionale 22 gennaio 2001 n. 2 art. 3-bis, promuove
le seguenti azioni:"
Parere della Giunta?
Favorevole.
Grazie. Pongo in votazione l'emendamento.
L'emendamento è approvato.
Pongo in
votazione l'articolo 3, per come emendato. L’articolo 3 è approvato, come
emendato.
Articolo 3
(È approvato così come emendato)
All'articolo 4 è pervenuto l'emendamento protocollo numero 12776/A02 a
firma sempre della collega De Francesco, a cui cedo la parola per illustrare il
provvedimento, prego.
Nel comma 3 dell’articolo 4 della proposta di legge 237/12^, è aggiunta
la seguente lettera: “c-bis) il Garante regionale per la tutela delle
vittime di reato;”
Grazie. Parere della Giunta?
Favorevole.
Pongo in votazione l'emendamento. L'emendamento è approvato.
Pongo in votazione l'articolo 4, per come emendato. L’articolo 4 è
approvato, come emendato.
Articolo 4
(È approvato così come
emendato)
Articolo 5 sono pervenuti alcuni emendamenti. Il primo è l'emendamento
protocollo numero 1276/A03, a firma della collega De Francesco, a cui cedo la
parola per illustrarlo. Prego.
Nel comma 1 dell’articolo 5 della proposta di legge 237/12^, dopo le
parole “Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria” sono
aggiunte le seguenti: “, del Garante regionale per la tutela delle vittime di
reato”.
Grazie. Parere della Giunta?
Favorevole.
Pongo in votazione l'emendamento. L'emendamento è approvato. Passiamo
all'emendamento protocollo numero 12776/A05, a firma della collega De
Francesco, a cui cedo la parola per illustrarlo.
Nel comma 1 dell’articolo 5 della proposta di legge 237/12^ recante
“Politiche di prevenzione allo sfruttamento e agli abusi in danno di minori”,
dopo le parole: “Garante per l'infanzia e l'adolescenza” il periodo: “e
dell'Osservatorio regionale sui minori, promuove azioni specifiche
volte a:” viene sostituito dal seguente: “, dell'Osservatorio regionale sui
minori e dell'Osservatorio Media e minori, promuove azioni specifiche
volte a:"
Grazie. Parere della Giunta?
Favorevole.
Pongo in votazione l'emendamento. L'emendamento è approvato.
Pongo in votazione l'articolo 5, come emendato. L’articolo 5 è
approvato, per come emendato.
Articolo 5
(È approvato così come emendato)
Articolo 6
(È approvato)
Articolo 7
(È approvato)
Articolo 8
(È approvato)
Articolo 9
(È approvato)
Passiamo alla votazione della proposta di legge nel suo complesso con
richiesta di autorizzazione al coordinamento formale. La proposta di legge è
approvata con l'autorizzazione al coordinamento formale, così come emendata.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in Allegati)
Passiamo adesso alla proposta di legge numero 352/12^ di iniziativa dei
consiglieri Pasqualina Straface, Sabrina Mannarino, P. Raso, F. Laghi, recante:
“Disposizioni per il riconoscimento della rilevanza sociale delle malattie
reumatologiche e per l'attuazione della Rete reumatologica regionale”. Cedo la
parola alla collega Straface per illustrare il provvedimento.
Grazie Presidente. Prima di introdurre la proposta di legge oggetto
dell'intervento, mi preme sottolineare che vi sono aspetti quotidiani, dalla
semplice apertura della porta a tenere in braccio un bambino, che possono
diventare una sfida insormontabile per chi soffre di malattie reumatiche.
Queste sono patologie silenziose, spesso sottostimate, che colpiscono migliaia
di persone, minando la capacità di vivere una vita normale, si parla di dolore
cronico, infiammazioni debilitanti, limitazioni motorie e sono solo alcuni
degli ostacoli che i malati reumatici affrontano ogni giorno.
Onorevole Presidente, colleghi consiglieri, la proposta di legge n.
352/12^, recante "Disposizioni per il riconoscimento della rilevanza
sociale delle malattie reumatologiche e per l'attuazione della Rete
reumatologica regionale", che oggi sottoponiamo all’approvazione
definitiva di quest’Aula, rappresenta un passaggio di grande rilievo per il
nostro sistema sanitario regionale ma soprattutto per le migliaia di pazienti
calabresi.
Questa proposta nasce da una precisa esigenza: colmare un vuoto
normativo.
Le malattie reumatologiche rappresentano un insieme di patologie
croniche che richiedono cure costanti, competenze specialistiche, percorsi
integrati e un approccio multidimensionale, che tenga conto della persona e non
solo della patologia.
La Calabria non partiva da zero. L’istituzione della Rete Reumatologica
regionale, già avvenuta con il DCA n. 119 del 2017 e successivamente aggiornata
con il DCA n. 53 del 2024, ha rappresentato un primo, importante passo;
tuttavia, presentava delle lacune normative che oggi vengono colmate attraverso
questa proposta di legge e che vanno soprattutto nella direzione del
rafforzamento per la piena attuazione della Rete reumatologica regionale che in
Calabria non è stata mai attuata.
Con questa proposta di legge, dunque, si conferisce alla Rete
Reumatologica una cornice normativa stabile, di livello legislativo, rendendola
parte integrante delle politiche sanitarie regionali, in un quadro coerente con
i LEA, il Piano nazionale delle malattie rare e la programmazione sanitaria
regionale. Il riconoscimento della rilevanza sociale delle malattie
reumatologiche, fissato già nell’articolo 1, costituisce un atto di
responsabilità e di giustizia verso migliaia di pazienti calabresi che chiedono
attenzione, dignità e percorsi assistenziali certi e accessibili.
L’intero impianto normativo muove con coerenza su più livelli.
L’articolo 2 prevede l’istituzione degli ambulatori multidisciplinari
con un approccio integrato a garantire la presa in carico del paziente ed
eventualmente i follow up successivi e, nel caso si presenti una situazione
acuta, si procede ad un ricovero presso gli HUB, che sono il livello apicale
della rete reumatologica. Perché serve un ambulatorio multidisciplinare? Perché
le patologie reumatiche non riguardano solo l’apparato muscolo-scheletrico, ma
interessano altri organi quali il rene, il cuore ed il polmone, quindi, è
necessaria una valutazione multidisciplinare del paziente affetto da tali
patologie.
Un altro obiettivo che si pone il disegno di legge è quello di
intercettare la patologia nelle fasi iniziali, attraverso una diagnosi precoce
che è fondamentale affinché la malattia non vada avanti. Se si diagnostica
precocemente, allora si evitano disagi per il paziente così che non vi sia
alcun impatto sociale per l’allontanamento del malato dal posto di lavoro e
soprattutto si evita un aggravio di costi di un’eventuale ospedalizzazione.
Per questo gli ambulatori devono interagire con i medici di medicina
generale e con i pediatri di libera scelta, figure protagoniste della rete
perché intercettano prima i sintomi della malattia; sono queste le figure che
meglio conoscono il paziente e quindi possono interagire con gli specialisti.
Gli ambulatori multidisciplinari sono l’anello di congiunzione tra il
livello 1, rappresentato dai medici di medicina generale e i pediatri di libera
scelta, e il livello 3, che sono gli HUB chiamati a gestire la fase acuta. Per
tale motivo all’interno della proposta, all’articolo 7, prevediamo la
promozione della formazione specifica. Nell’ambito della formazione è
importante far recepire ai medici di medicina generale ed ai pediatri di libera
scelta il modello Rao, che è il raggruppamento attesa omogeneo previsto dal
PNGLA (Piano nazionale di Governo delle liste d’attesa) attraverso il quale si
possono ridurre sensibilmente le liste d’attesa nell’ambito della reumatologia.
Questo perché oggi, proprio nelle prime visite mediche e nella prescrizione,
viene inserito un codice quasi sempre errato, generando liste d’attesa inutili
che potrebbero essere evitate centrando il tempo-diagnosi giusto.
L’articolo 3 prevede l’attuazione della Rete Reumatologica regionale, la
stessa istituita con DCA numero 53 del 2023, che ad oggi non risulta recepita e
attuata dalle Aziende sanitarie regionali; la proposta di legge promuove
l’attuazione della Rete, una rete che si pone l’obiettivo d’integrare e
coordinare le strutture ospedaliere e territoriali esistenti, sviluppare ed
attuare percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali assicurando il
coinvolgimento di figure specialistiche adeguatamente distribuite sul
territorio regionale.
La rete interessa tre livelli:
-
Livello 1:
medico di base e pediatra di libera scelta;
-
Livello 2:
Distretto sanitario e spoke;
-
Livello 3: gli hub.
A breve si avranno anche le case di comunità dove è auspicabile avere
oltre che gli specialisti anche i medici di medicina generale.
L’articolo 4 promuove la digitalizzazione che assicurerà maggiore
efficienza dei processi di prescrizione e distribuzione dei farmaci per i
pazienti reumatologici e l’attuazione del Piano Terapeutico Informatizzato per
la gestione delle relative terapie farmacologiche.
Viene così data la possibilità agli specialisti reumatologici di poter
prescrivere i farmaci biologici per le patologie reumatiche, evitando che i
pazienti possano emigrare fuori dalla Calabria per una semplice prescrizione.
Lo stato di fragilità del paziente necessita, quindi, di una presa in
carico che garantisca il più possibile la continuità di cura e un accesso
costante alle prestazioni sanitarie. Per tale motivo, lo scopo della proposta
di legge regionale non si limita solo all’attuazione della Rete Reumatologica,
così come previsto dal DCA numero 53, ma è soprattutto la verifica
dell’istituzione di attuazione del PDTA (percorsi diagnostici terapeutici
assistenziali) delle singole patologie che definiscono esattamente, per ogni
patologia, il percorso che ciascun paziente affetto da quella malattia dovrà
seguire.
Nella proposta di legge, si prevedono, inoltre, aspetti dedicati al
potenziamento e alla territorializzazione dell’offerta specialistica, con la
promozione dell’adozione di soluzioni di telemedicina per garantire consulti
specialistici a distanza, facilitare il monitoraggio dei pazienti più fragili e
migliorare l’accessibilità alle cure nei territori delle aree meno servite. È
stata, inoltre, introdotta una previsione specifica per la reumatologia
pediatrica e per la promozione di percorsi strutturati di transizione verso il
reumatologo dell’adulto: questa è una risposta concreta alle famiglie che,
troppo spesso, si trovano a gestire questi passaggi delicatissimi in completa
solitudine o affidandosi a reti informali.
L’articolo 5 prevede l’integrazione tra i servizi esistenti e il Terzo
settore, con il riconoscimento e la valorizzazione del contributo degli ETS che
si avvalgono di volontari per le persone affette da malattie reumatologiche.
All’ articolo 6 viene istituito il Registro regionale delle patologie
reumatologiche, che favorirà l’integrazione dei dati clinici con informazioni
relative agli esiti a lungo termine delle cure, rendendo possibile realizzare e
promuovere studi clinici e farmacologici, monitorare l’incidenza e la
prevalenza delle malattie reumatologiche nella popolazione regionale,
supportare non solo la ricerca scientifica ma anche lo sviluppo di terapie
innovative e contribuire nel valutare l’efficacia sia dei PDTA sia delle
politiche sanitarie regionali specifiche: si tratta di una misura strategica
che si integra con gli obblighi di rendicontazione successivamente fissati
dalla clausola valutativa.
La proposta prevede, inoltre, misure di prevenzione e sensibilizzazione
rivolte alla cittadinanza: si istituisce la giornata regionale per la lotta
alle malattie reumatologiche, da celebrarsi, annualmente, il 12 ottobre, in
concomitanza della giornata mondiale delle malattie reumatologiche, e si
promuovono iniziative di sensibilizzazione e informazione alla cittadinanza,
anche attraverso canali digitali, più vicini ai giovani, e promuovendo una
cultura della consapevolezza anche attraverso eventi e collaborazioni con le
scuole, le università e gli ETS (artt. 8 e 9).
Con l’articolo 11, infine, è stata introdotta la clausola valutativa,
una delle innovazioni più rilevanti del testo: la Giunta sarà tenuta,
annualmente, a trasmettere una relazione dettagliata sull’attuazione della
legge alla competente Commissione consiliare. La redazione del rapporto dovrà
avvenire in collaborazione con le associazioni dei pazienti, gli operatori
sanitari e i caregiver, valorizzando l’esperienza dei territori e la voce di
chi vive ogni giorno la complessità della patologia.
In Commissione abbiamo ritenuto necessario audire l’associazione APMARR
– Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare – che, con
grande competenza e spirito propositivo, ha offerto un contributo prezioso alla
discussione e al miglioramento del testo. Dall’audizione con APMARR sono emerse
indicazioni puntuali, tutte mirate a rendere più efficace e realmente attuabile
l’intervento normativo. Il recepimento di queste indicazioni è avvenuto
attraverso un pacchetto di emendamenti, presentati, discussi e approvati in
seno alla terza Commissione e sono parte integrante del testo oggi sottoposto
all’Aula, rappresentando non solo un rafforzamento tecnico della proposta di
legge, ma anche un segno tangibile della volontà politica di accogliere i
contributi del territorio e di fare di questa norma uno strumento realmente
partecipato e condiviso.
Questa proposta di legge è stata concepita, sin dall’inizio, per essere
realistica e attuabile. Non introduce nuovi o maggiori oneri a carico del
bilancio regionale e si fonda su un utilizzo più efficiente e mirato delle
risorse umane, strumentali e finanziarie già disponibili a legislazione
vigente.
Il dibattito che si va aprendo a livello nazionale introduce l’aspetto
di una sottovalutazione di tali malattie invalidanti, sottostimate, e che
difatti sono patologie con una forte incidenza sia nel quotidiano sia nel sociale. Il
dibattito muove dal fatto che è stata una patologia sempre trattata dalla
medicina interna, non avendo trovato una dimensione medica coerente, dedicata e
soprattutto specialistica.
La Regione
Calabria dimostra, ancora una volta, di anticipare i tempi, di essere sensibile
all'ascolto delle associazioni di categoria che rappresentano i malati e che,
nell'ambito della reumatologia, svolgono un ruolo efficace e fondamentale.
Questa proposta di
legge è frutto di un lavoro partecipato e condiviso. Ho il dovere di
ringraziare tutti i componenti della terza Commissione e colgo soprattutto
l'occasione per ringraziare il Dipartimento che ha contribuito alla stesura di
questa legge. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di intervenire la consigliera Bruni. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Ritorniamo a parlare di un tema centrale per la sanità pubblica,
che incide sulla qualità di vita anche in questa nostra terra, e che, oggi, con
questa proposta legislativa, è circoscritto alle malattie reumatologiche.
La proposta
legislativa in esame vuole, fondamentalmente, migliorare l'assistenza a chi ne
soffre: stiamo parlando, ovviamente, di un calderone, di un gruppo molto
eterogeneo di patologie, soprattutto croniche, che colpiscono articolazioni, ma
anche muscoli e tessuti connettivi.
La disabilità e
l'impatto sul quotidiano sono veramente particolarmente alte perché sono
accompagnate dal dolore; forse, qualsiasi tipo di patologia può essere
sopportabile tranne quelle che generano dolore e disabilità, per le quali
l'impatto sulla quotidianità diventa enorme e spesso sottovalutato. Poi,
ovviamente, le ricadute sociali ed economiche sono assolutamente enormi, come
dimostrano anche i dati nazionali: in Italia si spendono circa 2 miliardi di
euro l'anno per le malattie reumatologiche e il 45 per cento dei costi è
imputabile a spese sanitarie, mentre il restante è suddiviso, come accade
solitamente nelle patologie croniche, tra costi diretti e indiretti e
soprattutto in perdita di produttività.
Se allarghiamo lo
sguardo a queste malattie reumatologiche, più in generale, ci rendiamo conto
che i costi stimati superano i 3 miliardi l'anno e il costo complessivo, come
dicevo, diretto e indiretto, addirittura raggiunge i 21 miliardi. Ogni anno,
per ogni paziente con malattie reumatologiche spendiamo circa 14 mila euro e,
se consideriamo i quasi 260 mila pazienti oggi noti, arriviamo a oltre 3
miliardi e mezzo complessivi.
Il tema è quello
del ritardo diagnostico che aggrava la situazione e, spesso e volentieri, i
pazienti arrivano a una diagnosi dopo 6 o 7 anni dai primi sintomi, proprio
perché non sono ben intercettati, perché le patologie sono vaghe, sfumate e
difficili da identificare; questi ritardi generano, chiaramente, ulteriori
sofferenze, ma soprattutto si traducono in peggioramenti clinici che non hanno,
poi, la possibilità di recedere: solamente una quota parte dei pazienti affetti
da artrite reumatoide riesce a raggiungere una remissione stabile, nonostante
esistano farmaci innovativi anche molto importanti. Questo ritardo diagnostico
- come dicevo - ha un peso importante perché moltissimi pazienti restano in
lista d’attesa per anni – siamo, tristemente, nel tempo, delle liste d'attesa –
e per loro ciò diviene ancora peggiore.
Il dato - oggi mi
trovo nel mio a parlare di queste patologie, nonostante non si tratti di una
mia specialità, ma ovviamente, come medico, conosco bene questo argomento - non
è solo clinico, ma incide su vite sospese ed è su questo che ci si deve interrogare
in questa Assise: vite sospese, peggioramenti di vita, costi aggiuntivi da non
sottovalutare, pazienti che hanno atteso anni e anni per una diagnosi,
soprattutto in questa nostra terra dove stimiamo circa 30 mila persone che
convivono con queste patologie e con un impatto che sfiora i 400 milioni di
euro.
Su questa proposta
di legge abbiamo lavorato in Commissione e anch'io voglio assolutamente
ringraziare APMARR per quello che hanno fatto, per il contributo importante che
hanno sviluppato e perché ritengo che, quando Istituzioni, sanità e,
soprattutto, le associazioni dei cittadini si mettono insieme, sicuramente, si
riesce ad ottenere un risultato utile per una ricaduta sui pazienti.
La proposta è già
stata illustrata dalla Presidente, ma, in sintesi, cerca di integrare l'aspetto
ospedaliero con quello territoriale; certamente sono interessanti gli
ambulatori specialistici diffusi e la presenza strutturata dei reumatologi
nelle varie Aziende sanitarie provinciali. Ovviamente, anche questo è un
obiettivo da raggiungere e speriamo di riuscire a raggiungerlo, vista la
carenza dei medici a tutto spiano in Calabria, però è chiaro che è un obiettivo
che va, assolutamente, perseguito.
Anche questo
modello di integrazione multidisciplinare andrebbe esteso alle forme
pediatriche e alle malattie rare, perché diagnosticare ed entrare
tempestivamente nel merito è quello che mette nelle condizioni i pazienti di
riuscire ad avere una buona qualità di vita e, a volte, anche la remissione
delle patologie.
Mi avete sentito
più volte parlare di come la Calabria sia, purtroppo, la patria delle malattie
rare, a causa di tutta una serie di fenomeni genetici, che non sottolineo in
questa sede, ma che, a maggior ragione, come politici, ci devono interrogare,
perché nei confronti di queste persone e di queste comunità molto ampie occorre
sviluppare un intervento politico che possa incidere sulla qualità di vita.
Su questa rete,
sulla tematica della patologia reumatologica sensu
lato abbiamo già dei DCA, del 2017 e del 2024, e ci sono state anche delle
buone prassi come, ad esempio, la distribuzione e la diffusione di opuscoli da
parte della Società italiana di reumatologia, che ha tentato anche di
sensibilizzare, perché è ovvio che le società scientifiche – e non solo le
associazioni dei familiari - sono pezzi estremamente importanti.
È ovvio che
dovremmo considerare e consolidare questo lavoro con Piattaforme di
telemedicina che possano essere dedicate agli specialisti, con formazioni super
specialistiche e, soprattutto, l'implementazione territoriale dei PDTA, perché
è lì il tema e il cuore del problema: il percorso diagnostico terapeutico
assistenziale va calato nei territori perché, oggi, di tutte leggi o i DCA, più
o meno magnifici, che si possono approvare, la stragrande maggioranza resta
carta, non si cala nella carne viva dei nostri conterranei calabresi e di
questo ci dobbiamo interrogare.
È per questo che
dobbiamo anche inserire nelle proposte legislative le clausole valutative, per
capire esattamente che cosa succede a valle: abbiamo fatto un’operazione utile
o solamente un’operazione di facciata? Ritorno sul tema di prima.
In ogni caso, su
questa proposta legislativa, noi del Partito Democratico siamo assolutamente
d'accordo, perché il percorso è stato condotto in una maniera corretta, abbiamo
potuto partecipare e, soprattutto, oggi, con questo provvedimento speriamo
veramente di potere contribuire a un miglioramento della qualità di vita e a
una riduzione di questo divario che ci vede sempre ultimi.
Concludo il mio
intervento, esprimendo un parere positivo, anche se annuncio la presentazione
di un emendamento che illustrerò successivamente.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il consigliere Laghi. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Ho qualche maggiore esperienza sul problema delle malattie
reumatiche in quanto per circa vent'anni ho diretto un reparto di medicina
interna e avevo fra i collaboratori un reumatologo. Nella nostra regione, i
centri di reumatologia sono assai rari, per cui il reparto di medicina interna
si propone come l'approdo naturale dei pazienti reumatologici e, nel caso
specifico, avere uno specialista del ramo era un plus che, quindi,
aumentava l'afflusso di questi pazienti.
Per questo mi
sento di ringraziare la presidente Straface per aver portato in Commissione
questa legge, che ho volentieri sottoscritto, anche perché tratta e parla di
una categoria di pazienti, come è stato ricordato, abbastanza misconosciuti
che, quindi, debbono, fra l'altro, vivere spesso dei momenti e dei periodi
frustrazione.
Nel linguaggio
quotidiano, dire di avere una malattia reumatica e avere dolore alle
articolazioni viene troppo frequentemente utilizzato come elemento per
accreditarsi di una malattia reumatologica che è di ben diversa natura e
significato e, purtroppo, anche di diversa ricaduta, arrivando, come è stato
ricordato, anche a situazioni di assoluta invalidità strutturale, accompagnata
da una sintomatologia dolorosa non di basso grado.
A questo
proposito, come dicevo inizialmente, in quest'Aula, noi tutti appartenenti a
un'unica Istituzione, dovremmo lavorare insieme con lealtà, trasparenza e
collaborazione, laddove possibile, per migliorare la situazione, in questo caso
sanitaria, ma complessiva della nostra Regione.
Per esempio, mi
permetto di far rilevare che la Calabria, incidentalmente su mia proposta, ha
approvato, ormai da più di due anni, una legge regionale sulla cannabis
terapeutica, che è una medicina e non un qualcosa che possa servire anche
lontanamente allo sballo. La grave mancanza, debbo dirlo con grande franchezza,
di un Regolamento operativo – per quello che mi consta, è già stato da tempo
approntato, ma manca soltanto di una firma per essere licenziato – costringe i
pazienti reumatologici o a subire dei dolori, spesso ottenebranti, o a
comprare, per chi può con proprie risorse economiche, – inserendo fra i
pazienti una odiosa divisione per censo – i preparati, legalissimi, contenenti
la cannabis terapeutica come antidolorifico, o, nel peggiore dei casi,
purtroppo, - vi assicuro non infrequente - a foraggiare, di fatto, la
criminalità organizzata acquistando “in nero” le sostanze che, in questo caso,
hanno un'azione terapeutica, che non è, come dire, mutuabile da parte di altri
farmaci. Per cui o stanno male e hanno dolore oppure devono utilizzare la cannabis.
Fra l'altro, anche
parlando di iniziative connesse, ricordo bene che, quando in Commissione ci
sono state le audizioni dei pazienti reumatologici, qualcuno non è potuto
venire proprio a causa del suo stato di salute.
A questo
proposito, voglio informare l'Aula – riprendendo il discorso che ho fatto
inizialmente – che nella Commissione riforme, presieduta dal consigliere
Mattiani, stiamo discutendo una proposta che a nostro parere, a mio parere
sicuramente, credo si farà strada come iniziativa commendevole r che prevede la
possibilità per gli auditi, che non possano partecipare, esclusivamente, alle
audizioni della Commissione, ad esempio, per motivi sanitari, giudiziari o
altro, previ tutti i controlli del caso, in alternativa, di offrire da remoto
il contributo alla conoscenza dell'argomento di cui si tratta.
Quindi, ecco, come
questo insieme di leggi va a comporre un quadro che è finalizzato unicamente al
miglioramento del livello assistenziale, in questo caso, ma di servizi che la
politica può dare ai cittadini calabresi.
Un'ultima cosa mi
preme dire per quanto riguarda questa legge sui pazienti reumatologici: con
ogni evidenza, presidente Straface, è una legge ambiziosa, giustamente
ambiziosa, perché le necessità e i problemi di questi pazienti sono molto
marcati e importanti. Quindi, anche questa legge, come in precedenti
discussioni di stamane, richiede un supporto; la definirei la pietra angolare
su cui costruire l'edificio del servizio che la politica può dare in questo
caso ai pazienti reumatologici.
Per esempio, fra
le varie patologie reumatologiche di cui ci siamo occupati anche in Commissione
e in Consiglio, la fibromialgia, che è una malattia - lo sa bene chi ne soffre
- veramente grave e invalidante, ma ambigua per la mancanza di un marker che
ne determini, con certezza, la possibilità diagnostica, è fuori dai LEA.
Quindi, da una
parte, c'è la necessità assoluta che si parta, e credo che questa legge che
oggi certamente approveremo sia un ottimo punto di partenza, dall'altro,
proprio per l'ambizione degli obiettivi che questa legge propone, dobbiamo
prevedere in un futuro, il più breve possibile, un incremento della dotazione
economico-finanziaria. Per fare questo, naturalmente, da una parte, è
necessario che, come è stato annunciato anche dal presidente Occhiuto, si esca
dal regime di commissariamento alla sanità, ma, dall'altra, la cosa
fondamentale è che si esca dal Piano di rientro che ci impedisce di spendere
una lira che non abbia determinate caratteristiche.
Questo è in ambito
sanitario e non ho dubbi, per esperienza personale e per le cose che ci siamo
detti in tutti questi anni, che proprio il settore sanitario avrà un
grandissimo beneficio dal ritorno a un regime normale di gestione. Grazie.
Grazie,
consigliere Laghi.
Passiamo all'esame
e votazione del provvedimento.
Articolo 1
(È approvato)
All’articolo 2 è
pervenuto l'emendamento, protocollo numero 12773/A01, a firma della consigliera
Bruni, alla quale cedo la parola per l’illustrazione.
Grazie,
Presidente.
Con questo
emendamento viene meglio precisato dal punto di vista letterale-interpretativo
che la Rete reumatologica regionale, per quanto attiene alle malattie
reumatologiche rare, ai sensi del DCA 28 del 30 gennaio 2024 (Approvazione
“Piano regionale delle malattie rare 2024-2026 e riordino della Rete regionale
delle malattie rare” - elaborato in attuazione dell'Accordo Stato-Regioni del
24 maggio 2023), favorisce la realizzazione del Centro di coordinamento
regionale delle malattie rare prevedendo anche il coinvolgimento delle
associazioni del Terzo settore operanti nell'ambito delle patologie
reumatologiche.
Dalla nuova
disposizione non derivano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica avendo
carattere ordinamentale.
Il testo è il
seguente: <<Il comma 2, dell'articolo 3 (Ambulatori multidisciplinari)
della proposta legislativa 352 “Disposizioni per il riconoscimento della
rilevanza sociale delle malattie reumatiche e per l'attuazione della Rete
reumatologica regionale” è modificato come segue:
- Le parole
“integra i dettami previsti dal…” nel primo capoverso sono sostituite da “ai
sensi del…”;
- la parola
“supportando” è sostituita da “favorisce”:
- la lettera “e”
dopo le parole “Centro di coordinamento regionale delle malattie rare” è
soppressa.
Il comma 2,
dell'articolo 3 (Ambulatori multidisciplinari) della proposta legislativa 352 è
così riformulato:
“La Rete
reumatologica regionale, per quanto attiene alle malattie reumatologiche rare,
ai sensi del DCA numero 28 del 30 gennaio 2024 (Approvazione “Piano regionale
delle malattie rare 2024-2026 e riordino della Rete regionale delle malattie
rare” - elaborato in attuazione dell'Accordo Stato-Regioni del 24 maggio 2023),
favorisce la realizzazione del Centro di coordinamento regionale delle malattie
rare prevedendo anche il coinvolgimento delle associazioni del Terzo settore
operanti nell'ambito delle patologie reumatologiche.”>>
Grazie. Parere della Giunta?
Favorevole.
Parere del relatore?
STRAFACE Pasqualina (Forza Italia),
relatrice
Favorevole.
Pongo in votazione
l'emendamento, che è approvato.
Pongo in votazione
l'articolo 2 così come emendato. L’articolo 2 è approvato per come emendato.
Articolo 2
(È approvato così come emendato)
Articolo 3
(È approvato)
Articolo 4
(È approvato)
Articolo 5
(È approvato)
Articolo 6
(È approvato)
Articolo 7
(È approvato)
Articolo 8
(È approvato)
Articolo 9
(È approvato)
Articolo 10
(È approvato)
Articolo 11
(È approvato)
Articolo 12
(È approvato)
Articolo 13
(È approvato)
Passiamo alla
votazione della proposta di legge nel suo complesso con richiesta di
autorizzazione al coordinamento formale. La proposta di legge è approvata così
come emendata con autorizzazione al coordinamento formale.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in Allegati)
Passiamo, adesso,
al punto sei dell'ordine del giorno, relativo alla proposta di legge 374/12^ di
iniziativa del consigliere regionale Montuoro, recante: “Conservazione,
valorizzazione e promozione dell'opera di Mattia e Gregorio Preti e del Museo
civico di Taverna, quale patrimonio artistico-culturale della Calabria”.
Cedo la parola al
consigliere Montuoro per l’illustrazione del provvedimento. Prego.
Grazie,
Presidente.
La presente
proposta di legge ha come obiettivo la conservazione, la valorizzazione e la
promozione del cospicuo patrimonio artistico-culturale legato all'opera di
Mattia Preti e del Museo civico di Taverna. Pittore considerato tra i maggiori
esponenti dell'arte italiana del XVII secolo, Mattia Preti figura tra gli
esponenti del tardo barocco italiano, in particolare del cosiddetto
“caravaggismo”, cioè una pittura ispirata al Caravaggio, e della pittura
napoletana del Seicento. Soprannominato il “Cavaliere calabrese”, non dimenticò
le sue origini, lasciando traccia di sé nel luogo natale e in tutta la
Calabria. Nel piccolo centro presilano di Taverna, Mattia Preti fu affidato dal
padre a un precettore, il parroco della Chiesa di Santa Barbara, che istruì lui
e il fratello Gregorio, già predisposti al disegno prima di vederli partire
alla volta di Roma, dove lui stesso facilitò i contatti.
Oggi, nella stessa
Chiesa, è possibile ammirare diverse opere del grande artista locale: il
patrocinio di Santa Barbara, la Madonna di Loreto e la presentazione di Gesù al
Tempio.
Un'altra
importantissima tappa che figura tra i luoghi di Mattia Preti a Taverna è la
Chiesa monumentale di San Domenico, dove le opere del pittore rappresentano
veri e propri gioielli in un gioiello più ampio, che è l'edificio stesso.
Adiacente all'omonimo convento, l'edificio, in stile barocco, offre la cornice
perfetta all'inestimabile patrimonio di affreschi. Le opere del “Cavaliere
calabrese” lì sono ben 11: nella parte alta dell'altare padronale è incastonato
il suo autoritratto, omaggio diretto alla terra natale; gli stemmi delle navate
laterali, stilisticamente simili a quelli da lui realizzati nella Chiesa di San
Giovanni a La Valletta, Malta; il ciclo di affreschi che raffigura le storie
della vita di San Domenico. Infine, nella navata laterale di sinistra, tra
fregi e dorature, troviamo altre quattro preziose tele: la Madonna del Rosario,
la Crocifissione, la predica di San Giovanni Battista e il famoso autoritratto
con le insegne di Cavaliere. Altra tappa saliente dell’itinerario a Taverna sulle
tracce di Mattia Preti è il Museo civico, ospitato nell'ex convento dei
Domenicani.
Prolifico come
pochi, il “Cavaliere calabrese” compie un percorso articolato, che lascia
traccia delle sue opere a Roma, al Museo di Palazzo Rosso e di Palazzo Spinola
a Genova, a Napoli, agli Uffizi di Firenze, alla Pinacoteca nazionale di
Bologna, alla Galleria regionale di Palazzo Abatellis a Palermo, al Museo
regionale di Messina, al Museo nazionale d'Abruzzo all'Aquila e al Museo civico
di Carpi.
Si tratta di
custodire, studiare e gestire uno dei più cospicui patrimoni culturali presenti
in Calabria, ancora oggi in massima parte poco conosciuto. Il Museo civico di
Taverna ad oggi sta già attuando azioni di valorizzazione e tutela del bene e
tutto ciò richiede l'impegno di risorse, che l'Istituto attualmente non
possiede, anche per far riemergere capolavori sconosciuti o dispersi.
L'iniziativa si
può inserire in un più ampio progetto di promozione culturale del patrimonio
artistico, un modo di fruizione culturale, alternativo ed originale, che ha
come scopo quello di far conoscere ed apprezzare i beni culturali quali frutto
di realtà identitarie.
La proposta è
finalizzata proprio alla sensibilizzazione per la conoscenza del proprio
territorio, tramite una consapevolezza pubblica e partecipata, rivolta alla
comunità cittadina e territoriale.
Oggi risulta
rilevante e incessante ampliare le attività legate alla diffusione, alla
comunicazione dell'arte per rivolgersi ad un pubblico sempre più ampio al quale
veicolare i risultati di ricerca, studio, tutela, valorizzazione e promozione
del patrimonio artistico-culturale della città di Taverna, per questo è sempre
più necessario e crescente il bisogno di realizzare progetti editoriali,
divulgative, di studio, per fare del patrimonio culturale una vera e propria
azienda.
La proposta di
legge prevede un contributo economico pari ad euro 20 mila per ciascuna
annualità destinata al Comune di Taverna che insieme al Museo civico
stabiliranno come impiegarle per le finalità di:
- conservazione,
valorizzazione e promozione del patrimonio artistico di Taverna con particolare
riferimento a Mattia e Gregorio Preti;
- realizzazione di
progetti di studio, restauro, miglioramento fruitivo, editoriali didattici e
divulgativi;
- reperimento e
valorizzazione espositiva di nuove opere d'arte e documenti originali,
attribuite e pertinenti ai due maestri calabresi;
- aggiornamento
dell'inventario e del catalogo dei beni culturali della città di Taverna e
della Calabria;
- instaurazione di
Protocolli d'intesa per attività didattiche e scientifiche con le scuole, le
Università, gli istituti e le associazioni culturali di rilevanza regionale, nazionale ed internazionale; promozione e sostegno alla crescita e
all'aggiornamento professionale del personale del Museo, anche attraverso
progetti di scambio e di studio e tanto altro, per fare in modo che un
patrimonio così importante non venga mai disperso. Ringrazio il Comune di
Taverna, in particolar modo il consigliere comunale Andrea Borello, e il Museo
Civico, il suo Presidente, e tutti coloro i quali hanno contribuito a insieme a
me a redigere questa importantissima proposta di legge.
Grazie.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il collega Mammoliti. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Vorrei fare due brevi considerazioni, prima di
entrare nel merito di questo importante provvedimento. Voglio rilevare,
innanzitutto, che senza la nostra presenza non ci sarebbe il numero legale
neanche per approvare questo provvedimento e forse neanche quelli precedenti;
quindi, vorrei sottolineare la responsabilità politica dei consiglieri del
gruppo del Partito Democratico - vedo anche il collega consigliere Laghi -
senza i quali non sarebbe possibile approvare provvedimenti importantissimi,
che hanno trovato anche una convergenza positiva. Questo va salutato
appropriatamente.
Poi, mi fa piacere che la collega Straface consideri la clausola
valutativa, che è presente in quella legge che è stata approvata, come un
momento di novità e di straordinaria importanza, quasi rivoluzionaria. Vorrei
ricordare per l'ennesima volta, al presidente Mancuso e al Presidente della
Commissione competente, che esiste sulla clausola valutativa una mia apposita
proposta di legge, che prevede diventi obbligatoria in tutte le leggi; cioè,
quando si approva una legge, è importante prevedere la clausola valutativa
perché mette nelle condizioni i consiglieri, il Consiglio, la collettività
calabrese di valutare effettivamente l'impatto dell'azione del provvedimento
che si mette in campo. Quindi mi fa piacere, collega
Straface, e sollecito il Presidente - non vorrei sbagliare – Mattiani - mi pare
che la proposta sia assegnata a quella Commissione - di voler calendarizzare la
discussione di questa proposta.
Sul provvedimento in discussione ho avuto già modo di dire al
Presidente. Abbiamo svolto una articolata e positiva discussione nella
Commissione competente, almeno per quanto riguarda la valutazione economico
finanziaria perché il merito è stato discusso da un'altra Commissione. Ho
annunciato in Commissione bilancio che questo è un provvedimento meritevole di
condivisione e di apprezzamento perché non può che salutarsi con grande favore,
quando si portano in discussione e all'approvazione provvedimenti di questa
portata che, come veniva anche appropriatamente riferito, valorizzano il
patrimonio artistico e culturale di enorme pregio non solo per quella comunità,
ma, immagino, per l'intero territorio e per l’intera regione.
Cosa dicevo al presidente Montuoro nella valutazione del parere
economico finanziario? Proprio per l'importanza della tutela di questo grande
patrimonio artistico culturale, per le riflessioni che sono state fatte, per
consentire, appunto, non solo di garantire la tutela e la conoscenza ad un
pubblico più ampio possibile di questo patrimonio, ma anche di promuovere una
diffusa azione di promozione, con iniziative più importanti e più incisive,
dicevo che, molto probabilmente, le risorse destinate, forse, non sono
sufficientemente in grado di garantire questo progetto, questo obiettivo
ambizioso; per cui avevo sollecitato la possibilità di fare una valutazione più
appropriata.
Per questa ragione, pur annunciando il voto favorevole al provvedimento,
noi abbiamo presentato un emendamento per valutare se c'è e se ci possa essere
la possibilità di avere una quantità di risorse destinate a questo
provvedimento maggiore di quelle attualmente assegnate. Grazie, Presidente.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il consigliere Montuoro. Ne ha
facoltà.
Grazie Presidente. Intanto faccio una premessa: accolgo positivamente
l'approccio che il collega Mammoliti ha avuto anche durante la discussione in
Commissione bilancio. Ha condiviso i contenuti della proposta ed è stato
propositivo anche in merito alle azioni future da portare avanti per la tutela
e la valorizzazione di un importante patrimonio che, come lei ben diceva, non è
solo ed esclusivamente riferito al Comune di Taverna, ma diventa una
prospettiva importante per l'intero territorio del catanzarese e per la Regione
Calabria tutta, per l'elevata caratura dei fratelli Mattia e Gregorio Preti che
conosciamo tutti quanti. Relativamente all'assegnazione delle risorse, collega
Mammoliti, visto che comunque si tratta di 60.000 euro da finanziare in tre annualità
- il contributo è stato inserito ovviamente nel bilancio triennale, quindi i
20.000 euro stanziati vengono assicurati per gli anni 2025, 2026 2027 -
considerato che nell’anno corrente, il 2025, siamo arrivati ad oltre metà anno,
vorrei proporle questo, anche alla luce del suo emendamento che ho letto:
cerchiamo intanto di partire con le attività, confrontandoci periodicamente,
sia con l'amministrazione comunale sia con il Museo civico che porta avanti
delle importanti attività su questa tematica, e valutiamo insieme, poi, strada
facendo, l'eventualità di reperire ulteriori risorse; anche perché, una volta
che si partirà dal punto di vista operativo e inizieranno le attività, solo lì
saremo in grado di dire se occorrono ulteriori risorse o meno.
Tra le altre cose, con l'approvazione di questa legge si dà anche la
possibilità, ovviamente, di partecipare ai bandi che saranno emanati dalla
Regione stessa ma anche dal Ministero e, sicuramente, di entrare in una
prospettiva molto più ampia, sfruttando anche le risorse extra bilancio
regionale; ciò sarebbe molto importante, anche perché può aprire un mondo molto
più ampio rispetto a quelle che sono le attività di natura culturale che si
possono portare avanti; infatti abbiamo inserito nella proposta di legge anche
la possibilità di interloquire con le Università, con gli istituti scolastici,
per partorire insieme dei progetti con una visione molto più ampia rispetto a
quelle che sono le attività che poi potranno essere portate avanti.
Se lei è d'accordo, proporrei di evitare di
discutere l'emendamento, perché in questo momento abbiamo fatto il massimo che
potevamo fare, e di valutare poi, strada facendo, anche con il Comune di
Taverna e con il Museo Civico stesso, l'eventualità, qualora ce ne fosse
bisogno, di reperire ulteriori risorse a sostegno di questa iniziativa.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il consigliere Mammoliti. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente. Colgo e apprezzo il segnale di attenzione del
collega Montuoro, però è chiaro che il nostro emendamento, il mio, condiviso
anche con il Gruppo, non è stato presentato per dire “invece di 20.000 diamo
una maggiore risorsa”, ma proprio perché conveniamo sull'importanza del
contenuto del provvedimento, volevamo destinare, se ci fossero le condizioni,
maggiori risorse; tuttavia, capisco che, per come è stata incardinata, se io
oggi forzassi nel richiedere che si voti, l’emendamento sarebbe sicuramente
bocciato. Colgo, quindi, questo segnale di attenzione e auspico che ci saranno
tutti quei passaggi, Presidente, in maniera tale che si possa verificare, con
il coinvolgimento dei diversi attori, a partire dalla disponibilità della
Regione, effettivamente l’individuazione di maggiori risorse per poter
garantire la realizzazione dell’obiettivo strategico che questo provvedimento
legislativo comporta.
Grazie. Ritiro l’emendamento. Grazie, Presidente.
Grazie. L’emendamento del consigliere Mammoliti è ritirato. Passiamo
all'esame e votazione del provvedimento.
Articolo 1
(È approvato)
Articolo 2
(È approvato)
Articolo 3
(È approvato)
Articolo 4
(È approvato)
Passiamo alla votazione della proposta di legge nel suo complesso, con
richiesta di autorizzazione al coordinamento formale. La proposta di legge è
approvata con autorizzazione al coordinamento formale.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in Allegati)
Passiamo al punto 7, lo svolgimento delle interrogazioni ex articoli 121
e 122 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
In relazione alle interrogazioni ex articolo 121 del Regolamento
interno, ricordo all'Aula che, ascoltata la risposta della Giunta,
l'interrogante ha diritto di replicare per non più di tre minuti, al fine di
dichiarare se si ritenga o meno soddisfatto; per le interrogazioni ex articolo
122 del Regolamento interno, ricordo all’Aula che l'interrogante dispone di due
minuti per illustrare l'interrogazione, la Giunta regionale dispone di tre
minuti per la risposta, l'interrogante ha diritto di replica per non più di un
minuto. In caso di assenza del preponente l'interrogazione decade. In caso di
assenza della Giunta l'interrogazione è rinviata.
Iniziamo con le interrogazioni a risposta immediata ex articolo 122 del
Regolamento interno. La prima è l'interrogazione numero 321/12^, a firma del
consigliere Muraca: “Provvedimento urgente sullo stato di calamità naturale del
Comune di Scilla”. Il consigliere Muraca è assente, quindi l'interrogazione
decade.
L’interrogazione numero 323/12^, di iniziativa del consigliere
Mammoliti, la 323/12^, è rinviata per assenza del presidente Occhiuto.
(Il Consiglio rinvia)
Passiamo all'interrogazione numero 345/12^, sempre di iniziativa del
consigliere Muraca: “Interventi urgenti necessari per rimettere in sicurezza,
ripristinare la viabilità e per ovviare al rischio di isolamento del Comune di
Delianuova”. Il collega Muraca è assente, quindi, l'interrogazione decade.
Passiamo all'interrogazione numero 347/12^ a firma dal consigliere
Tavernise: “Crisi dell'azienda pubblica AMACO S.p.A.”. Cedo la parola
all'interrogante per l'illustrazione.
Grazie, Presidente.
Premetto che questa interrogazione è stata depositata prima
dell'inchiesta che ha riguardato il presidente Occhiuto, pertanto, il deposito
di questa interrogazione non è collegato con quello che abbiamo letto sui
giornali e che riguarda anche alcuni soggetti che hanno amministrato AMACO.
Premesso che: l'AMACO SPA, azienda per la mobilità nell'area cosentina,
interamente partecipata dal Comune di Cosenza, è l'azienda pubblica che ha
gestito per decenni e sta gestendo il trasporto pubblico locale nell'area
urbana cosentina, nonché consorziata della società COMETRA, consorzio
meridionale Trasporti; al 31 dicembre 2024 il numero di dipendenti di AMACO è
pari a 120 unità; Ferrovie della Calabria detiene una partecipazione del
consorzio pari al 35,71% del capitale sociale.
Considerato che: la Procura di Cosenza, all'esito di un lungo
approfondimento investigativo, ha chiesto al Tribunale di Cosenza il fallimento
di AMACO, nello specifico il 30 novembre 2022; a causa di un'insolvenza del
Piano industriale incompleto e dell'aggravamento della situazione economica,
tutto ciò ha portato l'azienda, già da tempo in crisi, alla liquidazione
giudiziale dal Tribunale di Cosenza il 16 novembre del 2023, dopo aver
accumulato oltre 16 milioni di euro di debiti, azzerando completamente il
proprio capitale sociale. Tant'è che, al 31 dicembre 2022, il patrimonio netto
ha registrato un valore negativo di oltre 10 milioni di euro; la sentenza è
stata confermata in via definitiva della Corte d'appello; la Procura di Cosenza
ha anche contestato al precedente amministratore unico gravi responsabilità
nella gestione, ipotizzando reati che vanno dalla bancarotta al falso in
bilancio, parlando apertamente di un dissesto irreversibile causato da
operazioni dolose; il curatore della liquidazione giudiziaria ha tentato più
volte, senza esito, di vendere prima e poi affittare il ramo TPR dell'azienda;
l’ultima asta per la vendita del ramo di azienda relativa all'esercizio del
trasporto pubblico locale di AMACO è andata deserta ad Aprile 2025; il prezzo
per la vendita era stato fissato a 4.275.000 €, ma non è pervenuta alcuna
offerta; il programma di liquidazione, inoltre, ha suscitato forti perplessità
da parte delle organizzazioni sindacali; la gestione temporanea ha comportato
sacrifici significativi per i dipendenti, tra cui anche delle rinunce
economiche e, oggi, a fronte di 22 mezzi nuovi, ibridi e diesel, acquistati e
destinati a servire il trasporto pubblico locale dell'area urbana cosentina,
questi nuovi mezzi restano fermi nei depositi AMACO per problemi burocratici e
questo comporta agli autisti di continuare a svolgere il servizio su mezzi
vecchi e insicuri; la crisi dell'AMACO rischia di produrre ricadute gravi sui
120 lavoratori con il pericolo concreto di una perdita occupazionale.
Per tutti questi motivi, la gestione della transizione, l'assenza di
scelte chiare da parte della Regione stanno alimentando incertezze, sfiducia e
attenzione sociale nell’area urbana cosentina. Se non emergeranno soluzioni
nell'immediato, si ridurrà al lumicino la speranza di salvaguardare almeno in
parte il patrimonio aziendale e i livelli occupazionali, vista la scadenza
dell'esercizio delle attività dell'impresa fissata al 30 settembre 25.
Tutto ciò premesso e considerato, si interroga il Presidente della
Giunta regionale e, in questo caso, l'assessore regionale trasporti, Gianluca
Gallo, per sapere quali necessarie ed urgenti iniziative intendano adottare al
fine di garantire i livelli occupazionali e la qualità e il regolare esercizio
del servizio di trasporto pubblico locale svolte da AMACO nell'area cosentina.
Grazie.
Risponde l’assessore Gallo. Prego.
Signor Presidente, colleghi consiglieri. Credo che in maniera opportuna
il collega Tavernise abbia posto questa problematica. Condivido anche la sua
preoccupazione sullo stato di un'azienda della quale ha descritto bene le
condizioni a seguito di difficoltà di carattere economico e finanziario che si
sono determinate.
Ho ricevuto la delega ai trasporti da qualche mese. Come lei sa, io ho
letto la sua interrogazione e al suo interno c'è una valutazione anche sulla
condizione della Regione. Non sono d'accordo sulla sua valutazione circa la
responsabilità della Regione. La Regione è il committente, la Regione è colei
la quale attribuisce alle società che sono concessionarie i chilometri in base
anche a una determinazione che proviene, credo, da molto lontano. Nel 2026 ci
sarà la scadenza di queste concessioni e si procederà naturalmente ad una nuova
gara, rispetto alla quale ci stiamo anche preparando come governo regionale.
La Regione, quindi, conferisce alle società, tra cui AMACO, i chilometri
e paga anche l'esercizio. E, quindi, in questa vicenda credo che sia
danneggiata tanto quanto lo sono i lavoratori.
Insieme al presidente Occhiuto abbiamo stabilito un principio, rispetto
al quale non si può fare un passo indietro, vale a dire la totale salvaguardia
dei livelli occupazionali dei 120 dipendenti che sono occupati da AMACO. Questo
è il limite invalicabile oltre il quale non si può andare, ed è quello che io
ho comunicato, sia al curatore sia ai sindacati, nelle riunioni che ho svolto
presso la Cittadella regionale negli scorsi mesi, ad ottobre, poi nel mese di
dicembre e infine lo scorso mese di maggio, mi pare il 19 di maggio, riunione
nella quale, a seguito anche di una discussione avvenuta alla presenza del
sindaco di Cosenza - naturalmente, come lei sa, AMACO è società del Comune di
Cosenza che esercita il servizio all'interno del Comune di Cosenza - c'è stata
una generale schiarita.
Naturalmente si tratta di situazioni anche delicate perché, come lei sa,
c'è una procedura giudiziaria in corso che prevede delle aste - lei
puntualmente ha elencato anche le scadenze delle aste all'interno della sua
interrogazione - e noi non possiamo intrometterci in questo percorso. Però, il
curatore fallimentare ci ha dichiarato che chiaramente si aprirebbe una nuova
fase, se non ci dovessero essere privati o altri soggetti interessati e dovesse
andare deserta la seconda asta di vendita, con scadenza del prossimo 28 di
luglio, 29 di luglio, che mi pare lei citasse mutualmente ad un prezzo di
3.400.000 euro; peraltro, come lei sottolineava in una parte della sua
interrogazione, è da discutere e ragionare se in questi 3.400.000 euro rientri
anche la concessione sui chilometri che la Regione ha attribuito. Per cui,
attraverso il Presidente di COMETRA, che è anche il direttore di Ferrovie della
Calabria e che era presente alla riunione, c'è stato da parte di COMETRA un
impegno ad assorbire eventualmente sia i chilometri sia i dipendenti per fare
in modo che si possa, in quella fase, arrivare ad una gestione che possa essere
in equilibrio finanziario, ma che possa essere anche società subentrante che,
come lei sa, è una società che congloba più società partecipanti ed esercenti
questa attività.
C'è stata anche una novità, nei giorni passati. Lei faceva riferimento
ai mezzi che da un paio d'anni erano stati immatricolati o, comunque, erano
depositati presso la sede di COMETRA perché appartenenti a COMETRA, rispetto ai
quali ci doveva essere un cofinanziamento da parte di AMACO del 10%, con il 90%
delle somme che sono messe a disposizione dalla Regione nel programma regionale
di ricambio del parco circolante; noi abbiamo investito svariate centinaia di
milioni di euro, anche attraverso finanziamenti nazionali ed europei, per
rinnovare il parco circolante della nostra regione; per cui in tutti i Comuni -
questo lo dico anche a beneficio dei colleghi consiglieri regionali - in tutte
le città capoluogo di provincia nelle quali si esercita questo servizio, noi
abbiamo di fatto provveduto ad acquistare mezzi elettrici, rinnovando
totalmente il parco circolante.
Comunico anche, non c'entra nulla con il provvedimento in discussione,
l'arrivo di due nuovi treni Blues in questa settimana, per cui arriviamo ad 11
treni Blues su 12. Nei prossimi giorni provvederemo a presentare alla stampa
questi nuovi treni, nell'ambito del rinnovo del materiale rotabile, 37 nuovi
treni che porteranno l'età media dei nostri treni in questo quinquennio da 30 a
5 anni. Stiamo tentando di reperire altre risorse per acquistarne altri 3 e
portare a 40 i nuovi treni. Questa è stata una digressione, chiedo scusa, per
un'informativa al Consiglio regionale.
In questa settimana, negli ultimi giorni, credo mi pare una decina di
giorni fa, abbiamo ricevuto una comunicazione da parte di AMACO che è stata
autorizzata dal giudice a provvedere a versare il cofinanziamento, per
consentire la definizione della pratica relativa a questi nuovi bus, per cui 16
nuovi bus saranno messi a disposizione di AMACO nelle prossime settimane da
parte di COMETRA e si procederà anche a metterli su strada, per fare in modo
che il servizio, oggi esercitato con mezzi obsoleti e per i quali nutrono
ritrosia i cittadini e coloro i quali sono nell'area urbana e utilizzano i
mezzi pubblici per il trasporto pubblico locale, sia reso con bus adeguati.
Potrebbe essere anche in questo caso una svolta. C’è qualche schiarita
all'orizzonte.
Condivido le preoccupazioni. La Regione, comunque, ha il percorso ben
chiaro e ritengo che COMETRA farà la sua parte se, come abbiamo detto, il 28
luglio scadrà il termine previsto per la partecipazione a questa nuova asta,
senza che ci siano soggetti interessati, naturalmente, a parteciparvi.
Siamo naturalmente in attesa delle evoluzioni. In ogni caso penso che,
di qui a qualche settimana, riusciremo a mettere su strada questi nuovi 16
mezzi: questo è già un segnale positivo. Ribadisco: limite invalicabile è il
mantenimento dei livelli occupazionali per volontà del Presidente e per volontà
mia, come delegato del Presidente.
Grazie, assessore. Consigliere Tavernise ha un minuto per la replica.
Ringrazio l'assessore Gallo, quindi ritengo ancor di più importante aver
depositato questa interrogazione che ci ha fornito alcuni elementi
importantissimi perché, a fine mese, quindi, se la seconda gara andrà deserta,
ci sarà praticamente l'assorbimento in Ferrovie della Calabria, prima un tavolo
e poi un ipotetico assorbimento.
Sì, c’è una differenza sostanziale: non sarà Ferrovie della Calabria,
che è un socio di COMETRA, ma COMETRA come subentrante al posto di AMACO, sia
nei chilometri sia per quanto attiene al personale. Questa è quanto emerso al
tavolo che abbiamo tenuto lo scorso 19 maggio, ma naturalmente ribadisco la
delicatezza del momento perché sono in corso delle procedure giudiziarie, per
cui è un momento delicato e rimaniamo naturalmente in attesa. La differenza è
sostanziale: non Ferrovie della Calabria, ma COMETRA.
Va bene, grazie. Ovviamente monitori anche la questione dei 16 bus,
perché non è una bella immagine per la città di Cosenza che quei mezzi obsoleti
camminino per le strade di un capoluogo di provincia. Grazie.
Rimettiamo “in bonis” il collega Muraca, a cui cedo la parola per
illustrare l'interrogazione 321/12^ “Provvedimenti urgenti sullo stato di
calamità naturale del Comune di Scilla”. Giusto? Prego, a lei la parola.
Grazie, Presidente. Premesso che Scilla, così come tutto il litorale
della Costa Viola, è uno dei principali attrattori turistici della Regione
Calabria, meta balneare d'eccellenza e presenta uno straordinario patrimonio
storico, naturale e paesaggistico, ambito da turisti provenienti dall'Italia e
da tutto il mondo, le eccezionali condizioni meteorologiche e le mareggiate che
hanno colpito il territorio dal 21 al 24 dicembre 2024 hanno devastato il
lungomare, creando ingenti danneggiamenti anche provocando dei problemi
sull'attraversamento pedonale e veicolare.
La commissione straordinaria ha chiesto alla Regione Calabria delle
risorse, visto che l'ente non riesce a intervenire con risorse proprie. Quello
che noi chiediamo, vista l'importanza e che questa Giunta regionale ha sempre
dichiarato di mirare in primis sul turismo, cosa potrà fare la Regione
Calabria per intervenire sul problema ed eventualmente finanziare le opere di
ripristino della costa, importantissima, di Scilla. Grazie.
Assessore Caracciolo, a lei la risposta.
In merito al quesito posto, si rappresenta che, in relazione agli eventi
meteo marini e ai fenomeni meteorologici intensi verificatisi nel Comune di
Scilla dal 19 al 24 dicembre 2024, i tecnici dei Dipartimenti protezione
civile, infrastrutture e lavori pubblici regionali hanno eseguito dei
sopralluoghi per l'accertamento dello stato dei luoghi, sulla scorta delle
segnalazioni pervenute dalla Commissione prefettizia che all'epoca gestiva il
Comune. All'esito dei disposti sopralluoghi, l'intervento di mitigazione del
rischio idrogeologico del costone roccioso sottostante il castello Ruffo e del
tratto di lungomare Monacena, per un importo pari a
333.241 euro, è stato inserito tra quelli del programma di mitigazione del
rischio idrogeologico e messa in sicurezza in aree di pregio paesaggistico,
ambientale e storico culturale archeologico e finanziati con decreto del Dipartimento
infrastrutture e lavori pubblici numero 8351 del 10 giugno 2025. Lo scorso 17
giugno, quindi, è stata stipulata la convenzione con il Comune e disposto
l'avvio delle attività ai fini dell'esecuzione dei lavori. Relativamente agli
interventi di protezione civile, si rileva che l'evento emergenziale di che
trattasi è da inquadrare comunque nella tipologia di quelli da fronteggiare dai
singoli enti, ai sensi della lettera a), comma 1, del decreto legislativo
1/2018 del Codice di procedura civile.
Grazie. Consigliere Muraca, vuole replicare? Ne ha facoltà.
Chiaramente, questo è quello che è avvenuto e di cui noi eravamo già a
conoscenza. Quello che chiediamo è differente.
Proprio la Commissione prefettizia - giustamente, la dottoressa l’ha
citata - ha chiesto un intervento estremamente più incisivo perché c'è
un'erosione anche all'interno del lungomare e c'è la possibilità di caduta di
massi dal castello Ruffo. Chiaramente, quello che noi chiediamo alla Regione
Calabria, e che chiede il Comune di Scilla, è un intervento molto più
importante. Mi pare che ci sia una stima di 4.000.000/4.500.000 di euro che,
all'epoca, la Commissione prefettizia ha chiesto alla Regione Calabria. Perciò,
per quanto mi riguarda, la risposta non è quella che mi aspettavo oggi. Spero
che si possano trovare le risorse e investire su un Comune così importante per
la Calabria e per la provincia di Reggio.
Grazie. Assessore, vuole intervenire sul punto precedente? Ne ha
facoltà.
Intervengo solo per dire che il sopralluogo è stato eseguito
direttamente dall'ingegnere Moroni che ha condiviso con la Commissione
straordinaria gli interventi da fare per mettere in sicurezza l'area.
Grazie, Assessore. Quindi, a lei la parola per la successiva
interrogazione, collega Muraca.
Velocemente, Presidente. Sempre rispetto alle frane avvenute pochi mesi
fa: l'SP2 è totalmente chiusa al transito, nell'SP2 bis, invece, la frana ha
chiuso una carreggiata della strada per poter arrivare a Delianuova e Cosoleto
e c'è il rischio che anche questa possa essere chiusa totalmente. Capirete bene
che c’è il rischio di isolamento di un intero territorio che non potrà
raggiungere il centro abitato, gli ospedali, l'autostrada, eventualità
gravissima per la collettività.
Tra l'altro, la Città metropolitana ha già finanziato un intervento
dall’APQ chiedendo alla Regione Calabria un ulteriore finanziamento di quattro
milioni e mezzo, perché con il passare del tempo e l'aumento del prezziario
regionale – cosa che sicuramente l'Assessore saprà - non si riuscirà a definire
l'opera.
Perciò, chiedo alla Regione Calabria, non solo se c'è la possibilità di
intervenire immediatamente per ripristinare l'area e dare modo ai cittadini di
poter raggiungere sia l'autostrada sia l'Ospedale, senza rimane isolati, ma
anche se ci sia la volontà e la possibilità di finanziare gli ulteriori quattro
milioni e mezzo - se non ricordo male - per definire l'opera già “cantierizzata” dalla Città metropolitana. Grazie.
Assessore, prego.
Occorre preliminarmente distinguere tra gli interventi di opere stradali
infrastrutturali e gli interventi di mitigazione dei fenomeni franosi che
interessano i tracciati stradali.
Per quanto attiene al finanziamento delle opere stradali
infrastrutturali, l'intervento di adeguamento strada provinciale Delianuova A3,
svincolo Gioia Tauro, è inserito nell'Accordo di programma per il sistema delle
infrastrutture di trasporto, sottoscritto nel 2002, con copertura a valere su
delibere CIPE. I lavori, per quanto desumibile in atti, sono realizzati per
circa il 95% e sono fermi da tempo per contenziosi insorti con l'appaltatore.
La somma richiesta, sempre per quanto emerge dagli atti disponibili,
risulta necessaria per procedere all'aggiornamento/revisione progettuale al
fine di attualizzare l'elenco prezzi per il successivo riappalto, conseguenza
del lungo tempo intercorso dal finanziamento concesso. Allo stato attuale le
risorse finanziate, destinate alla realizzazione di interventi analoghi, sono
vincolate a opere già programmate, tuttavia, trattandosi di lavori di
completamento, è in corso l'interlocuzione con il Dipartimento programmazione
affinché si riesca a dare copertura economica all'intervento, al fine di
valorizzare quanto già realizzato. In ogni caso, nell'ambito delle costanti
interazioni con la Città metropolitana, si terrà conto della richiesta avanzata
nei futuri programmi di finanziamento, ferme restando le regole di
sostenibilità che le diverse fonti di finanziamento pongono alla base
dell'ammissibilità.
In relazione al finanziamento degli interventi in materia di difesa del
suolo, a fronte di appositi stanziamenti ministeriali che periodicamente
provvedono a dare copertura finanziaria, il riferimento è dato dal DPCM 27
settembre 2021, avente ad oggetto “Aggiornamento dei criteri, delle modalità e
dell'entità delle risorse destinate al finanziamento degli interventi in
materia di mitigazione rischio idrogeologico” e dal DPCM 14 luglio 2016 “Fondo
per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico”, ai
quali, per legge, tutti gli enti territoriali devono attenersi per l'accesso ai
relativi finanziamenti, presentando la necessaria documentazione all'Ufficio
addetto, all'Assessorato, al Dipartimento lavori pubblici.
Per quanto sopra, il Dipartimento infrastrutture e lavori pubblici, al
fine di supportare i Comuni nella presentazione delle istanze, ha anche redatto
delle specifiche istruzioni operative che sono appositamente pubblicate sul
sito istituzionale della Regione Calabria, indicando tutta la documentazione
necessaria per la presentazione delle istanze. Tale iniziativa è stata resa
nota già dal 13 novembre 2023 e inviata mediante PEC a tutti i Comuni, Province
e Città metropolitana.
In passato, peraltro, la Città metropolitana di Reggio Calabria è stata
più volte invitata, da ultimo con nota numero 269190 del 16/04/2024, nelle
proprie articolazioni competenti, cioè Settore difesa del suolo e Settore
viabilità, a produrre proposte progettuali da sottoporre a richiesta di
finanziamento per la risoluzione di problematiche di dissesto idrogeologico, in
generale, e, in particolare, quelle afferenti alle infrastrutture di trasporto.
A fronte di ciò, ad oggi, per quanto agli atti, non risultano pervenute
richieste di finanziamento per la messa in sicurezza della strada provinciale 2
e della strada provinciale 2 bis.
Grazie, Assessore. Ha chiesto di intervenire per replica il consigliere
Muraca. Ne ha facoltà.
Chiaramente non ho la documentazione, ma non mi risulta questa
situazione.
La Città metropolitana ha richiesto formalmente alla Presidenza del
Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture, alla Regione
Calabria, le risorse per l'intervento di cui prima.
Non ho portati i documenti, la richiesta ufficiale che ha fatto la Città
metropolitana in quanto titolare della strada di cui abbiamo parlato, l’SP2. La
richiesta è stata fatta, non so se fossero risorse del dissesto, ma sono state
chieste direttamente sia alla Regione sia che al Ministero. Suppongo che sia
stato sbagliato l’indirizzo, ma chi ha ricevuto la PEC avrebbe potuto girarla a
chi di competenza. Non penso che la burocrazia possa permettere che un
territorio resti isolato o che un'ambulanza o i vigili del fuoco non possano
arrivare a Delianuova. Io penso che la vita dei Calabresi venga prima della
burocrazia. L'istanza c'è e io sono pronto a depositarla, se dovesse servire.
Se poi è un aspetto burocratico, un problema rispetto a chi è stata indirizzata
l'istanza tra un ufficio e un altro, penso e spero che sia superabile.
Assessore, vuole rispondere? Prego.
Dottore, non si tratta di burocrazia, si tratta di un sistema che è
stato previsto da una legge nazionale a cui tutti gli enti si devono attenere.
È un sistema che regolamenta l'accesso a questi fondi, è proprio un sistema,
quindi, la PEC che gli Enti mandano al Ministero, a Roma, alla Regione non va
bene, bisogna adeguarsi a questo sistema. Lo sanno, ne abbiamo parlato, abbiamo
anche programmato una riunione - la terrò a breve - per spiegarlo ancora
meglio. Questo è il metodo corretto per accedere a queste risorse. Purtroppo,
lo prevedono una legge nazionale e un decreto. Grazie.
Grazie. Ha chiesto di intervenire il consigliere Muraca. Ne ha facoltà.
Assessore, mi perdoni, ma sono passati 6/8 mesi dalla frana sull’SP2,
non possono essere questi i tempi perché non è una situazione ordinaria, è una
situazione straordinaria. Perciò la prego di favorire il dialogo per far sì che
la Città metropolitana non sbagli, anche se mi sembra assurdo che, pur
nell’eventualità che ci sia stato un errore, essendoci un rischio concreto per
la collettività, siano passati otto mesi. Spero, a questo punto, che si possa
accelerare.
Grazie. Passiamo alla prossima interrogazione, alla 364/12^ a firma dei
consiglieri Tavernise, Bevacqua, Lo Schiavo: “Mancato finanziamento del bonus
affitti e iniziativa della Regione Calabria e tutela del nuclei familiari con
disagio abitativo”.
Consigliere Tavernise, a lei la parola.
Grazie, presidente Mancuso.
Assessore Caracciolo, questo argomento è molto sentito da centinaia se
non, addirittura, migliaia di famiglie calabresi, perché, nonostante esista un
fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione - nel
2022 era stato finanziato per 330 milioni di euro - la legge di bilancio per il
2023 del Governo Meloni non ha confermato le cifre precedenti. Questo ha
causato a una drammatica interruzione di un sostegno essenziale per migliaia di
famiglie in Calabria. Se a questo aggiungiamo il fatto che in Calabria molti
Comuni hanno comunque proceduto alla pubblicazione dei bandi per il sostegno ai
canoni di locazione, sia nel 2023 sia nel 2024, oggi ci troviamo nella
situazione in cui quasi tutti i Comuni calabresi hanno realizzato delle graduatorie,
con tanto di nomi e cognomi, con centinaia di famiglie che stanno aspettando un
supporto economico, così come è successo in tutti gli anni, però purtroppo
questo supporto economico ad oggi non è arrivato per scelta del Governo
nazionale; purtroppo, devo assolutamente dire che l’attuale Governo nazionale
sta completamente tralasciando e abbandonando il ceto sociale più povero, il
ceto sociale più debole. Posso capire - mi riferisco ai colleghi di Fratelli
d'Italia - una battaglia ideologica nei confronti del reddito di cittadinanza -
va bene -, però addirittura non rifinanziare il sostegno al bonus affitti per
le Regioni italiane penso che sia un'assoluta vergogna. Ora, alcune Regioni,
come l’Emilia-Romagna, assessore Caracciolo, si stanno muovendo con la
sottoscrizione di un protocollo per la riduzione del disagio abitativo 2025 -
2026. Come consiglieri di opposizione, io insieme ai colleghi Bevacqua e Lo
Schiavo, dopo diverse segnalazioni da parte di famiglie, abbiamo quindi deciso
di depositare queste interrogazioni per capire se la responsabilità sociale e
politica di questa emergenza possa essere in qualche modo assorbita o presa in
considerazione da parte della Regione Calabria e della sua Giunta, per cercare
in qualche modo di prevedere lo stanziamento di risorse regionali per
finanziare il bonus affitti. Grazie.
Intanto voglio precisare una cosa: il Fondo nazionale per il sostegno
all'accesso delle abitazioni in locazione, ex legge 431 del 1998, non è stato
sempre finanziato; è stato sicuramente finanziato e anche con risorse
importanti nel periodo Covid, ma ho controllato gli ultimi 10 anni e ho visto
che nel 2015, 2016, 2017 e 2018, per esempio, non ha ricevuto alcun
finanziamento e nel 2019 è stato finanziato con fondi veramente irrisori.
Durante il periodo Covid, negli anni 2020, 2021 e 2022 è stato finanziato con
fondi abbastanza sostenuti, tant'è che i fondi del 2022 sono stati sufficienti
anche per erogare il 2023. Ho controllato, poi, il protocollo che voi avete
citato ed è riferito a un altro fondo, quello per la morosità incolpevole, e
dai dati che siamo andati a vedere nel 2023 - sono gli ultimi dati utili
diramati dal Ministero dell'Interno - in Calabria sono soltanto 153 i
provvedimenti di sfratto per morosità. Perché glielo dico? Perché poi il fondo
viene tarato dalle Regioni, erogato in base ai provvedimenti di sfratto.
Adesso invece noi parliamo di quest'altro fondo. Con l'articolo 11 della
legge 9 dicembre 1998 numero 431, è stato istituito il Fondo nazionale per il
sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione. Col successivo decreto del
Ministero dei lavori pubblici, 7 giugno 1999, sono stati fissati i requisiti
minimi necessari per beneficiare del contributo e i criteri per la
determinazione dell'entità dei contributi stessi in relazione al reddito
familiare e all'incidenza sul reddito medesimo del canone di locazione. Ai
sensi del comma 1 del citato articolo 11, la dotazione annua è determinata
dalla legge finanziaria che, avendo riguardo all'ultimo decennio, ad eccezione
del periodo Covid in cui sono state erogate risorse che hanno consentito di far
fronte alle necessità del 2023, non sempre le ha previste, come nel caso del
triennio 2016 – 2018 o le ha previste in modo insufficiente. Per l'anno in
corso sono state avviate, peraltro, varie iniziative, come quella a cui si è
fatto cenno in relazione alla risposta all'interrogazione numero 333/12 (Fondo
per la morosità incolpevole in misure di contrasto agli sfratti in Calabria).
Nell'occasione è stato evidenziato che nel corso dell'iter finalizzato
all'adozione del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di
concerto col Ministro dell'economia e delle finanze è stata chiesta, in sede di
riunione tecnica di coordinamento, la possibilità già in passato concessa, di
far confluire le eventuali risorse non spese nel Fondo nazionale per il
sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, tenuto conto che le
richieste di accesso al fondo per la morosità incolpevole, che prevedono di
norma requisiti stringenti oltre al basso reddito ISEE, (contratto di locazione
regolarmente registrato, sussistenza, stato di bisogno, assenza da parte del
nucleo familiare di diritto di proprietà, usufrutto, uso, abitazione nella
provincia di residenza di altro immobile) si rivelano spesso esigue; quindi,
queste richieste sono talmente poche per cui questi fondi noi abbiamo chiesto
che venissero dati per implementare l'altra norma. Inoltre, è in corso da parte
del Dipartimento programmazione regionale una interlocuzione con i servizi
della Commissione Europea per l'attivazione nell'ambito delle misure volte a
promuovere l'integrazione sociale delle persone a rischio di povertà o di
esclusione sociale, compresi gli indigenti e i bambini del PR Calabria 2021 -
2027 di interventi diretti a favorire l'integrazione sociale delle persone in
condizioni di maggiore vulnerabilità socio-economica, tra cui gli indigenti o
persone molto lontane dal mercato del lavoro, anche attraverso azioni
finalizzate alla gestione delle insolvenze e delle morosità dei canoni di
locazione, mediante l'erogazione dei contributi a fondo perduto, nonché per il
sostegno a servizi abitativi e socio assistenziali.
Quindi diciamo che stiamo provvedendo e, probabilmente, a breve faremo
un bando per l'anno in corso.
Infine, si ritiene utile evidenziare che la Regione Calabria, oltre alle
politiche della casa, porta avanti svariate azioni finalizzate a supportare le
famiglie in condizioni di disagio non solo sociale ma anche economico, con più
fondi dedicati ed afferenti ad altri Dipartimenti.
Grazie, assessore. Ha facoltà di intervenire per replica il consigliere
Tavernise.
Assessore, la ringrazio, è stata molto esaustiva. Volevo sapere se lei
già adesso è in grado di dirmi, più o meno, di che cifra stiamo parlando e, se
comparata rispetto alle cifre che sono state stanziate dal Governo negli anni
passati, si riesce ad ottenere una copertura più o meno totale delle domande
presentate negli anni passati. Grazie.
Prego, Assessore.
Non so se sono in corso interlocuzioni, ma noi riteniamo di sì, che ci
siano le risorse o comunque che riusciremo a far fronte efficacemente a questa
necessità.
TAVERNISE Davide
(Movimento Cinque Stelle)
Ovviamente, sempre in riferimento alla chiusura di quest'anno, nel
senso, bando del 2025 per il 2024?!
CARACCIOLO Maria Stefania, Assessore
ai lavori pubblici, istruzione, edilizia scolastica, area dello Stretto e Città
Metropolitana di Reggio Calabria, fenomeni migratori, urbanistica
Per il 2025, per l'anno in corso. Per il prossimo anno, da quello che so
io, il Governo dovrebbe provvedere.
Proseguiamo con le interrogazioni a risposta scritta, ex articolo 121
del Regolamento interno. La prima è l'interrogazione 313/12^ a firma dei
consiglieri Mammoliti e Lo Schiavo: “In merito alla liquidazione degli 11
consorzi di bonifica e alla mancata erogazione del TFR ai lavoratori collocati
in quiescenza”.
Nelle more dell'avvio della seduta consiliare, è pervenuta risposta
scritta da parte della Giunta regionale.
Vuole intervenire e cedo la parola all'interrogante. Prego.
Grazie Presidente. Intervengo molto brevemente.
La risposta l'ho letta e ritengo, lo dico con grande senso di
responsabilità, che in questi 12 mesi, purtroppo, non ci sia stata un'azione
adeguata, congrua per garantire ai Consorzi l'effettiva liquidazione del
trattamento di fine rapporto dei lavoratori, ad eccezione di alcuni (il
consorzio Ionio Crotonese e l'altro Jonio regino). Ora, i Commissari insistono
sul fatto che con la riscossione dei ruoli scaduti si possa procedere al
pagamento, altrimenti si rischia - questa è la preoccupazione che volevo offrire
all'Assessore e mi auguro che si attivi coerentemente per evitarla - questa
ipotesi che sarebbe veramente ingenerosa e non in grado poi di garantire la
liquidazione del trattamento di fine rapporto lavoro; ciò significherebbe
affidare una liquidazione al Consorzio unico che porterebbe ad una gestione
separata che non metterebbe nelle condizioni il Consorzio di poterli
effettivamente liquidare. Quindi, auspico e sollecito l'assessore ad
intervenire politicamente per verificare la possibilità di individuare delle
risorse congrue e necessarie per consentire ai lavoratori che hanno lavorato
per 30/40 anni di ricevere la giusta e adeguata liquidazione del trattamento di
fine rapporto lavoro. Grazie, Presidente.
Cedo la parola all’assessore. Prego, ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. È un tema, questo del TFR, degli ex lavoratori del
consorzio di bonifica che ci occupa tanto tempo. È opportuno - lo voglio
ribadire senza ipocrisie - anche che il Consiglio regionale se ne occupi e che
ci siano dei consiglieri che sollevino la vicenda, perché questo dà modo anche
di chiarire alcuni aspetti.
Nel corso degli anni, la Regione ha versato ai consorzi ingenti risorse
nel settore della forestazione. Si è creato un vulnus perché la Regione ha
fornito ai Consorzi il personale, lo ha pagato e poi ci sono stati anche dei
contenziosi che, peraltro, nella fase finale di vita dei consorzi, sono stati
chiusi con delle transazioni; infatti, a seguito dei lavori di una Commissione
che è stata istituita presso il Dipartimento agricoltura, è venuto fuori che
comunque la Regione ai Consorzi aveva versato delle somme e i Commissari o i
Presidenti dei Consorzi in quella fase hanno sottoscritto delle transazioni.
Quindi la Regione, nel corso degli anni, ha versato ai Consorzi le
risorse che avrebbero dovuto essere accantonate per i TFR.
Questi TFR, in alcuni casi, non sono arrivati ai lavoratori. Si tratta
di circa 200 lavoratori che hanno avuto in parte degli acconti, quasi tutti
nell’area nord della Calabria, perché quasi tutti o in gran parte sono in
quell'area.
Con un provvedimento che la maggioranza di questo Consiglio regionale ha
assunto il 28 novembre 2023, la Regione rimetteva ai Consorzi le risorse del
settore forestazione.
In molti casi i Consorzi erano schiacciati dai pignoramenti presso terzi
per cui le somme non giungevano ai lavoratori, cito ad esempio: la mensilità di
gennaio 2023 e di settembre 2023 per il consorzio di bonifica di Trebisacce; il
consorzio di bonifica dei bacini meridionali del Cosentino, quindi il Consorzio
di bonifica di Cosenza, in cui anche ci furono dei pignoramenti che impedirono
il trasferimento delle somme o, comunque, nel momento in cui le somme furono
trasferite, furono pignorate da parte di terzi creditori.
Ci fu, quindi, un'assunzione forte di responsabilità da parte del
presidente Occhiuto e del sottoscritto, che proponemmo al Consiglio regionale
una norma che il Consiglio regionale, questa maggioranza, votò, assumendosi una
grande responsabilità, sul trasferimento alla Regione, in particolare a
Calabria Verde, dei lavoratori dei Consorzi di bonifica del Settore forestale.
Questo cosa ha comportato? Ne abbiamo parlato più volte in Aula col consigliere
Mammoliti, al di là delle valutazioni se poi un giorno i consorzi di bonifica
riusciranno a trasferire alla Regione queste risorse. Mi spiego meglio, perché
credo che sia necessario spiegare ai colleghi consiglieri, che magari non sono
tecnici della materia: poiché la legge prevede che l'ultimo datore di lavoro
paghi per intero il trattamento di fine rapporto ai lavoratori, salvo poi
rivalersi nei confronti degli altri datori di lavoro. Chiaramente la Regione
accetta un grande rischio: finanzia Calabria Verde, che provvede a pagare il
TFR come sta facendo. Nelle prossime settimane, voglio annunciare, saranno
pagati TFR almeno fino a maggio 2024, quindi recupereremo un altro anno -
questa è una notizia che devo ai colleghi consiglieri - con una rimessa di 15
milioni che è stata fatta nei giorni passati da parte della UOA Forestazione a
Calabria Verde. È chiaro che Calabria Verde non riuscirà a recuperare queste
risorse dai Consorzi di bonifica, perché solo un consorzio di bonifica ha
trasferito a Calabria Verde le somme accantonate per il TFR (500.000 euro,
mezzo milione di euro da parte del consorzio di bonifica dei bacini dello Ionio
meridionale, Consorzio di bonifica di Crotone).
Tutti gli altri non hanno trasferito accantonamenti di somme o di
risorse. Si tratta di circa 1100 lavoratori, una media di 40/45 mila euro a
TFR, per un totale di circa 50 milioni di euro ai quali stiamo facendo fronte.
Rimane una parte, vale a dire i lavoratori che sono andati in pensione prima di
quel 30 novembre 2023, rispetto ai quali alcuni consorzi non hanno fatto fronte
al dovere del pagamento del TFR.
E, allora, primo: la Regione ha versato queste risorse; secondo: i
Commissari liquidatori continuano a riscuotere i tributi consortili fino al 31
dicembre 2023, quindi tutti i ruoli emessi fino al 31 dicembre 2023; alcuni
consorzi, quindi, in particolare quelli del sud della Calabria, quelli del reggino,
stanno facendo fronte alle loro obbligazioni nei confronti dei lavoratori.
Pertanto, questa emergenza nel reggino, consigliere Giannetta, non c'è come
nell'area nord della Calabria. Chiaramente nell'area nord della Calabria - è
agli atti anche la relazione del Commissario liquidatore Zuppo - c'è una
situazione debitoria molto più ampia, circa 250-300 milioni di euro da parte di
quei consorzi di bonifica, ma i lavoratori che devono percepire il TFR sono creditori
privilegiati essendo lavoratori, per cui avranno una corsia privilegiata. In
ogni caso, voglio dire al consigliere Mammoliti, ma anche a questi lavoratori
che la Regione si è accollata 50 milioni di euro di TFR che probabilmente mai
recupererà dai consorzi di bonifica, anzi quasi sicuramente mai recupererà.
Questi lavoratori assommano circa 13 milioni di euro di crediti, quindi
una inezia rispetto a quello che ci siamo assunti come responsabilità se, come
riferito qualche minuto fa, noi abbiamo rimesso a Calabria Verde 15 milioni di
euro in questi giorni per pagare quei TFR; quindi non è una questione di cifre
o di somme alle quali noi faremmo fronte facilmente, è una questione di
procedimento in una procedura di liquidazione, perché c'è il tema della par
condicio creditorum, cioè noi non possiamo trasferire queste risorse ai
Commissari liquidatori affinché i Commissari liquidatori paghino quei
lavoratori e non altri creditori. È un problema giuridico, non è un problema di
somme di necessità per sfuggire alle responsabilità. È chiaro che è un problema
articolato, non di facile comprensione, ma rispetto al quale noi cercheremo di
trovare tutte le soluzioni possibili, perché capiamo benissimo che questi
lavoratori hanno diritto ad essere pagati.
Per cui, consigliere Mammoliti, è stato opportuno che lei abbia
illustrato questa interrogazione anche se ha ricevuto risposta scritta. La
ringrazio per aver fatto in modo che mi trattenessi perché così c'è stato un
chiarimento, come ha visto, senza polemiche, in maniera molto molto chiara.
Grazie, Assessore.
Ha chiesto di intervenire per replica il consigliere Mammoliti. Ne ha
facoltà.
Ringrazio veramente l'Assessore per essersi fermato, perché è una
problematica per me molto seria e molto sentita, come penso sicuramente anche
per l'assessore, per il Governo e per tutti i consiglieri, sicuramente. Capisco
anche la discussione e la terminologia utilizzata in merito alla problematica, Assessore,
però per un lavoratore che ha lavorato per quarant'anni non “è un'inezia” come
la definisce lei; un lavoratore che ha lavorato per 35, 40 anni e non
percepisce il TFR, al di là dell'inezia, al di là della difficoltà tecnica,
vuole sapere quando gli sarà riconosciuta la liquidazione del trattamento di
fine del rapporto lavoro.
Caro assessore, le chiedo un impegno adeguato e appropriato perché,
ripeto, questi lavoratori, che hanno lavorato per 30, 40 anni, non percepiscono
la liquidazione del loro trattamento di fine rapporto e vi posso garantire che,
poiché li conosco come li conosce sicuramente lei, ci sono persone che avanzano
70-80 mila euro.
Non sono delle inezie per queste famiglie e per questi lavoratori, sono
cifre considerevole. È molto importante, assessore, non sottovaluti questo
aspetto.
Poi, naturalmente, le debbo dare atto di stare diventando il maggiore
interprete della narrativa di questo governo regionale, perché ho visto che
anche sull'autobus si prende il merito del loro finanziamento quando la Regione
non ha messo un euro, ma sono stati finanziati dal Ministero. Quindi prendo
atto di questo. Però, assessore, le chiedo gentilmente un impegno adeguato e
straordinario per vedere come fare fronte a questa liquidazione che rappresenta
un aspetto essenziale, importante e di rispetto per coloro i quali hanno
prestato attività lavorative per quarant'anni e hanno consentito alla Regione
di avere un immenso patrimonio boschivo. Grazie.
Proseguiamo con l'interrogazione numero 349/12^, a firma dei consiglieri
Bevacqua e Iacucci: “Crisi idrica e comparto agricolo di Rocca
Imperiale/Trebisacce”. Nelle more dell'avvio della seduta consiliare è
pervenuta risposta scritta da parte della Giunta regionale. Il consigliere
Bevacqua ha chiesto di illustrarla. Ne ha facoltà.
Intervengo perché questo è un argomento molto sentito da quella parte
del territorio della provincia di Cosenza, perché parliamo di un territorio che
ha una produzione importante di agricoltura, se pensiamo al limone IGP di Rocca
imperiale e a tutta la produzione agricola che esiste in quel territorio. La
risposta che mi è prevenuta e che ho letto poco fa non mi lascia per nulla
soddisfatto, perché mi sembra una risposta predisposta dal consorzio di
bonifica, dal dottor Giovinazzo, ma non mi sembra che ci sia la consapevolezza
delle difficoltà che ci sono in quel territorio in questi giorni.
Ho avuto modo di incontrare, insieme ai colleghi Mammoliti e Muraca,
prima dell’inizio della seduta, alcuni operatori agricoli interessati al
problema che sono fortemente preoccupati dalla mancanza di acqua in quel
territorio. Credo che il lavoro svolto dall’assessore Gallo e dal presidente
Occhiuto non sia per nulla stato sufficiente in questi in questi mesi per
tentare di risolvere un problema che non nasce oggi su quel territorio, ma che
è presente da diversi anni. Quindi un problema, quando permane e persiste,
richiede un'azione politica forte, incisiva, capace di trovare soluzioni
adeguate, che non siano sempre parziali o temporanee, ma che siano definitive o
che siano quantomeno sufficienti a dare risposte a quei territori, agli
operatori agricoli, soprattutto, che oggi vivono un momento di grande
difficoltà, di grande emergenza dovuta alla siccità e, appunto, al problema di
carenza idrica. L’assessore Gallo e il presidente Occhiuto avrebbero dovuto in
questi mesi, più che affidare al dottor Giovinazzo il governo dei processi,
aprire una interlocuzione istituzionale forte con le Regioni confinanti come la
Puglia e la Basilicata, chiamando in causa Acque del Sud che gestisce appunto
la diga del Monte Cutugno, per tentare di aumentare i metri cubi oggi non
sufficienti. Caro assessore Gallo, so che anche lei ha tenuto degli incontri in
quelle zone, ma vuol dire che o non vi siete capiti o c'è una difficoltà
oggettiva nel trovare una soluzione o, ancora, c'è una mancanza di
interlocuzione e di relazione con le due Regioni che possono dare un contributo
per risolvere questo problema. Da quello che mi risulta, in quel territorio ci
sono oggi disponibili e ci dovrebbero essere 4 milioni di metri cubi d'acqua e
c'è la necessità invece di averne 7 milioni.
Volevo evidenziare questo all'assessore Gallo al presidente Occhiuto,
perché ho notato, dopo aver avuto anche incontri con tante Istituzioni di quei
territori, questa assenza di capacità di relazionarsi con chi poteva darci una
mano. Siamo Regioni solidali, Calabria, Puglia, Basilicata, e spesso abbiamo
fatto così insieme; in questo caso, ho notato questa mancanza di capacità di
relazioni tali da poter trovare una soluzione al problema. Poi, il problema non
si affronta, caro assessore Gallo, quando nasce l'emergenza! La programmazione
si fa durante l'anno e si deve capire che oggi quel territorio, per quello che
rappresenta in termini di qualità, di potenzialità, ha bisogno di una
assistenza maggiore, di una capacità, da parte di chi governa i processi, di
avere una programmazione adeguata durante l'anno perché ci sono periodi bassi e
periodi di grande richiesta; questo lavoro, caro assessore Gallo, non lo
abbiamo notato. Ho letto tutti i passaggi, la delibera che ha mandato il
direttore del Consorzio, Commissario o direttore, - il dottore Giovinazzo
adesso è commissario o è direttore? non ricordo adesso – in cui ha spiegato
tutti i passaggi che ha fatto, ma non ho trovato una risposta delle Istituzioni
calabresi, tale da poter dire che abbiamo in questi mesi svolto anche un ruolo
di mediazione, di interlocuzione con le Regioni vicine. Questo è mancato. Non
l'ho riscontrato e io chiedo all’assessore Gallo di partecipare con me ad un
convegno regionale del mio Gruppo consiliare che organizzeremo nei prossimi giorni
a Rocca Imperiale. Vorremmo che lei partecipasse insieme a noi a questa
iniziativa per tentare di governare i processi non per strumentalizzare. Noi
non siamo abituati a strumentalizzare i problemi, però abbiamo colto questo
grido d'allarme che proviene da quella parte del territorio della provincia di
Cosenza, parte estrema della Calabria. Quindi, io vorrei che lei insieme a noi,
insieme al presidente Occhiuto, si facesse carico di questa problematica
perché, anche grazie alle nostre relazioni, se necessario, con la Puglia e con
la Basilicata, si riesca a dare ossigeno, speranza e risposte a chi oggi vive
momenti di grande difficoltà.
Stamattina un imprenditore agricolo ci diceva che da una settimana non
riesce ad avere acqua per poter annaffiare la sua proprietà; quindi, questo è
un tema importante. Pregherei, appunto, l’assessore Gallo di farsene carico e
insieme a noi partecipare ad un prossimo incontro che organizzeremo come Gruppo
regionale in quella realtà.
Grazie. Assessore Gallo, a lei la parola.
Ringrazio il collega Bevacqua. Sono consigliere regionale, non sono
stato sempre assessore, e credo molto nel protagonismo dei consigli regionali e
anche nel sindacato ispettivo. Il consigliere Bevacqua pone un tema sul quale,
naturalmente, chi è consigliere regionale o è stato consigliere regionale non
può avere le informative giuste anche perché - ha ragione ed è opportuno che mi
sia fermato - nella informativa e nella risposta elaborata dal consorzio di
bonifica non traspaiono alcuni aspetti.
È una risposta giustamente tecnica e poco politica. Senza polemiche,
perché lei non è stato polemico e quindi colgo anche soprattutto al 100 per
cento il dato positivo della sua richiesta, le voglio però narrare che qualche
anno addietro, nel 2017, ci fu un Accordo di Programma - il collega Molinaro,
all'epoca Presidente dei Coldiretti, lo ricorderà - che fu sottoscritto da
alcune Regioni del Sud, Puglia, Basilicata e anche Molise, e a questo Accordo
di Programma non partecipò la Calabria; quindi, c'è già un tavolo nel sud,
anche per la società Acque del Sud, che vede esclusa la nostra Regione anche
come interessata, sia pure per questo aspetto che riguarda l'alto ionio
cosentino. Ci siamo trovati, un mesetto e mezzo fa, con una riduzione della
quantità di acqua che proveniva dalla Basilicata verso quell'area dell'alto
jonio cosentino, ridotta da 7 milioni di metri cubi di
dotazione annua a zero, per cui non avrebbero dovuto darci acqua.
Il Commissario Giovinazzo ci ha immediatamente informato. Io vengo dalla
sua stessa scuola, onorevole Bevacqua; prima il Presidente del Consiglio
regionale mi chiedeva da quanti anni la conosco e se noi ci capiamo. La conosco
da 36 anni, da quando abbiamo iniziato a fare politica, e siccome la conosco da
36 anni, noi ci capiamo bene e io ho capito, come ha capito lei, che
l'interlocuzione era di natura politica.
Per cui sono immediatamente salito dal Presidente, era sera tardi e il
Presidente ha ipso facto telefonato al collega Bardi, Presidente della
Regione Basilicata. Questa telefonata ha comportato, da parte del Consorzio di
bonifica unico della Basilicata, immediatamente uno sblocco della situazione
con una erogazione di 4 milioni di metri cubi d'acqua; quindi, poco più del 50%
dell'erogazione dello scorso anno, tanto per cominciare. Questo ha, inoltre,
comportato un'erogazione di circa 330 litri d'acqua al secondo in una prima
fase, di cui 70 destinati all'idropotabile e 260 destinati invece alla
somministrazione idrica a fini irrigui.
Abbiamo monitorato quotidianamente questi flussi. C'è un contatore in
uscita dalla Regione Basilicata e un contatore in entrata da noi. Abbiamo
verificato che in alcuni giorni i flussi erano in netta diminuzione rispetto ai
330 litri al secondo, per cui ci siamo attivati - in questo caso io con il mio
collega assessore regionale agricoltura della Basilicata, Cicala - sollevando
la questione e dicendo che qualcosa non ci quadrava se dai previsti 330 litri
al secondo ci trovavamo in ingresso 170-180 litri al secondo. Abbiamo avuto una
crisi in quel momento nell'area di Rocca imperiale. Abbiamo comunicato, abbiamo
protestato, ci siamo interfacciati dal punto di vista politico con il collega
Cicala e anche col presidente di Acque del Sud e hanno compreso che probabilmente
era necessario aumentare l'erogazione; per cui da qualche giorno l'erogazione è
passata da 330 litri al secondo a 430 litri al secondo. In questa fase, in
questo momento storico, al di là delle preoccupazioni, in questi giorni, stiamo
monitorando quotidianamente con i dipendenti del Consorzio di bonifica: ci sono
due o tre dipendenti del Consorzio di bonifica che sono destinati a controllare
quotidianamente proprio quell'area e a verificare, istante per istante, minuto
per minuto, qual è il flusso d'acqua verso l'area settentrionale della nostra
regione, quindi per i Comuni di Rocca imperiale, Montegiordano e Amendolara,
fino a Trebisacce, per essere chiari; in questi ultimi giorni l'erogazione è
stata di 430 litri d'acqua al secondo.
Quindi, in questa fase, c'è una maggiore tranquillità. Dovremo passare a
una seconda fase, nella quale peraltro chiederemo ulteriori erogazioni perché
riteniamo, in base ai conteggi fatti dal consorzio di bonifica, che i 4 milioni
di metri cubi ci consentano di arrivare fino alla fine di agosto e noi invece
avremo un'esigenza di irrigazione anche per i mesi di settembre-ottobre, come è
stato negli ultimi anni a causa dei cambiamenti climatici. Ecco perché la
situazione è monitorata quotidianamente e c'è un altissimo livello di
attenzione anche da parte del Presidente della Regione perché, chiaramente,
capiamo che chi ha fatto per anni sacrifici, investendo nel settore agricolo e,
magari, è riuscito ad avere una piccola proprietà di limoneto, negli anni ha dato
benessere - il riconoscimento dell'IGP per il limone di Rocca Imperiale ha
significato tanto per quell'area, anche in termini di economia - e non può
rischiare di perdere queste produzione; quindi, vigileremo quotidianamente
perché noi sul problema abbiamo sensibilità e mi dispiace, collega Bevacqua, -
lei mi conosce bene e sa bene il livello di attenzione elevato anche su queste
problematiche, venendo da molto lontano come lei - che le sia stato trasmesso
da qualche Istituzione del territorio che c'è un basso livello di attenzione.
Mi dispiace questo perché sono problematiche che non hanno colore
politico e credo che la colorazione politica, in questo momento, non aiuti;
credo che non ci sia bisogno di questo, ma può darsi che sia una mia percezione
e non una situazione reale. Per cui le volevo dire che c'è un livello di
attenzione adeguato e noi continueremo a monitorare la vicenda, perché
naturalmente non potremo rischiare di perdere un patrimonio e di farlo perdere
a chi in quell'area ha investito tanto, per una banale - devo dire banale -
mancanza d'acqua, rispetto alla quale naturalmente continueremo col presidente
Occhiuto a fare i passi giusti e adeguati sia verso Acque del Sud, sia verso il
consorzio unico di bonifica della Basilicata, sia naturalmente verso
l'assessore Cicala, assessore regionale agricoltura della Basilicata, sia verso
il presidente Bardi.
Grazie.
Passiamo all'ultima interrogazione, la numero 353/12^, a firma dei
consiglieri Bevacqua, Alecci, Amalia Bruni, Iacucci, Mammoliti e Muraca
“Assunzione di personale presso i Ministeri della cultura, della giustizia e
dell'istruzione nelle Regioni dell'obiettivo europeo ‘Convergenza’”. Nelle more
dell'avvio della seduta consiliare è pervenuta risposta scritta da parte della
Giunta regionale. Se vuole, può intervenire uno degli interroganti, però non è
più presente l’assessore che possa replicare
Ha chiesto di intervenire, brevemente, il consigliere Mammoliti. Ne ha
facoltà.
Grazie Presidente. Intervengo soltanto per evidenziare un aspetto: il
responsabile del Dipartimento ci riferisce che la Regione non avrebbe nessuna
competenza perché sarebbe una competenza esclusiva dello Stato. Questo noi lo
sapevamo. Noi avevamo chiesto un intervento di natura politica da parte del governo
regionale. Prendiamo atto che questo intervento di natura politica non è stato
realizzato e, quindi, ci dichiariamo assolutamente insoddisfatti di una
risposta esclusivamente burocratica. Grazie, Presidente.
Grazie. Avendo concluso i punti all'ordine del giorno, la seduta è
tolta, non prima di ringraziare tutti i consiglieri che coraggiosamente sono
rimasti in Aula fino alla fine e tutti gli assessori che ci hanno consentito di
portare a termine l'ordine del giorno. Grazie.
La seduta termina alle 18,18
Hanno chiesto
congedo: Afflitto, Alecci, Calabrese, Cirillo, De Nisi, Gentile, Iacucci, Neri,
Raso.
(È concesso)
Sono state presentate alla Presidenza le
seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri regionali:
De Francesco e Gentile “Disposizioni regionali
per il turismo equestre e la valorizzazione delle attività con gli equidi” (PL
n. 390/12^).
È stata assegnata alla sesta Commissione -
Agricoltura e foreste, Consorzi di bonifica, Turismo, Commercio, Risorse
naturali, Sport e Politiche giovanili per l’esame di merito e alla seconda
Commissione - Bilancio, programmazione economica, attività produttive, affari
dell'Unione Europea e relazioni con l'estero per il parere finanziario.
Montuoro “Modifica dell’articolo 9 della legge
regionale 21 dicembre 2005, n. 17 (Norme per l’esercizio della delega di
funzioni amministrative sulle aree del demanio marittimo)” (PL n. 391/12^).
È stata assegnata alla prima Commissione -
Affari istituzionali, affari generali e normativa elettorale per l’esame di
merito, alla quarta Commissione - Assetto e utilizzazione del territorio e
protezione dell’ambiente e alla sesta Commissione - Agricoltura e foreste,
Consorzi di bonifica, Turismo, Commercio, Risorse naturali, Sport e Politiche
giovanili per il parere di cui all’articolo n. 66, comma 2, del Regolamento
interno del Consiglio regionale della Calabria e alla seconda Commissione -
Bilancio, programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione
Europea e relazioni con l'estero per il parere finanziario.
Mancuso e Caputo “Modifiche e integrazioni alla
legge regionale n. 22 del 24 maggio 2023 (Norme in materia di aree protette e
sistema regionale della biodiversità)” (PL n. 392/12^).
È stata assegnata alla
quarta Commissione - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione
dell’ambiente per l’esame di merito e alla seconda Commissione - Bilancio,
programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e
relazioni con l'estero per il parere finanziario.
De Francesco e Gelardi “Modifica della legge
regionale 7 giugno 2018 n. 15 recante “Disciplina regionale di servizi di
polizia locale” (PL n. 393/12^).
È
stata assegnata alla prima Commissione - Affari istituzionali, affari generali
e normativa elettorale per l’esame di merito e alla seconda Commissione -
Bilancio, programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione
Europea e relazioni con l'estero per il parere finanziario.
Gentile
“Piano comunale delle aree inibite alla caccia” (PL n. 394/12^).
È stata assegnata alla sesta Commissione -
Agricoltura e foreste, Consorzi di bonifica, Turismo, Commercio, Risorse
naturali, Sport e Politiche giovanili, alla quarta Commissione - Assetto e
utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente per il parere di cui
all’articolo n. 66, comma 2, del Regolamento interno del Consiglio regionale
della Calabria e alla seconda Commissione - Bilancio, programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero per il
parere finanziario.
Talerico
“Integrazione delle disposizioni transitorie della legge regionale 18 marzo
2025, n. 14 (Disciplina dei complessi turistico ricettivi all’aria aperta)” (PL
n. 395/12^).
È stata assegnata alla sesta Commissione -
Agricoltura e foreste, Consorzi di bonifica, Turismo, Commercio, Risorse
naturali, Sport e Politiche giovanili, alla quarta Commissione - Assetto e
utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente per il parere di cui
all’articolo n. 66, comma 2, del Regolamento interno del Consiglio regionale
della Calabria e alla seconda Commissione - Bilancio, programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero per il
parere finanziario.
Molinaro, De Francesco, Mannarino, Montuoro “Il
turismo delle radici” (PL n. 396/12^).
È stata assegnata alla sesta Commissione -
Agricoltura e foreste, Consorzi di bonifica, Turismo, Commercio, Risorse
naturali, Sport e Politiche giovanili per l’esame di merito, alla terza
Commissione - Sanità, Attività sociali, culturali e formative per il parere di
cui all’articolo n. 66, comma 2, del Regolamento interno del Consiglio
regionale della Calabria e alla seconda Commissione - Bilancio, programmazione
economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con
l'estero per il parere finanziario.
Raso,
Straface e De Francesco “Norme in materia di tutela e manutenzione del
territorio” (PL n. 397/12^).
È stata assegnata alla prima Commissione -
Affari istituzionali, affari generali e normativa elettorale, alla quarta
Commissione - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente
per il parere di cui all’articolo n. 66, comma 2, del Regolamento interno del
Consiglio regionale della Calabria e alla seconda Commissione - Bilancio,
programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e
relazioni con l'estero per il parere finanziario.
Caputo “Integrazioni alla legge regionale 16
dicembre 2021, n. 33 (Razionalizzazione e miglioramento dell’offerta
assistenziale nel territorio regionale)” (PL n. 398/12^).
È stata assegnata alla terza Commissione -
Sanità, Attività sociali, culturali e formative per l’esame di merito e alla
seconda Commissione - Bilancio, programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero per il parere finanziario.
Montuoro “Modificazioni alla Legge Regionale n.
25 del 28 giugno 2023 - Norme per il mercato del lavoro, le politiche attive e
l’apprendimento permanente” (PL n. 399/12^).
È
stata assegnata alla terza Commissione - Sanità, Attività sociali, culturali e
formative per l’esame di merito, alla prima Commissione - Affari istituzionali,
affari generali e normativa elettorale per il parere di cui all’articolo n. 66,
comma 2, del Regolamento interno del Consiglio regionale della Calabria e alla
seconda Commissione - Bilancio, programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero per il parere finanziario.
Alecci
“Disposizioni per la promozione dell’inclusione lavorativa delle persone con
disabilità nei servizi turistici stagionali - Progetto “Lavorando includendo”
(PL n. 400/12^).
È stata assegnata alla terza Commissione -
Sanità, Attività sociali, culturali e formative per l’esame di merito, alla
sesta Commissione - Agricoltura e foreste, Consorzi di bonifica, Turismo,
Commercio, Risorse naturali, Sport e Politiche giovanili per il parere di cui
all’articolo n. 66, comma 2, del Regolamento interno del Consiglio regionale
della Calabria e alla seconda Commissione - Bilancio, programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero per il
parere finanziario.
È stata presentata alla Presidenza la seguente
proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa dell’Ufficio di
Presidenza:
“Approvazione del rendiconto dell’esercizio
finanziario 2024, della relazione sulla gestione 2024 e del Piano degli
indicatori di bilancio e dei risultati attesi - (Deliberazione U.P. n. 31 del 9
giugno 2025)” (PPA n. 219/12^).
È stata presentata alla Presidenza la seguente
proposta di provvedimento amministrativo di iniziativa dei consiglieri
regionali:
Molinaro, De Francesco, Mannarino, Montuoro
“Integrazione del Regolamento interno del Consiglio regionale (Deliberazione
del Consiglio regionale n. 5 del 27 maggio 2005 e ss.mm.ii.)”
(PPA n. 220/12^).
È stata assegnata alla quinta Commissione -
Riforme per l’esame di merito.
Il Dipartimento Ambiente, Paesaggio e Qualità
Urbana della Giunta regionale ha trasmesso, per il parere della competente
Commissione consiliare, il decreto del direttore generale dell’EPMR n.
138/2025, per gli adempimenti di cui all’art. 15 della l.r.
24/2013.
(Parere numero 49/12^).
È stato assegnato alla quarta e alla seconda
Commissione consiliare permanente.
(L’Ente stesso, con provvedimento n. 195 del 12
giugno 2025, ha proceduto all’annullamento in autotutela del decreto n.
138/2025).
La Giunta regionale ha trasmesso, per il parere
della competente Commissione consiliare, la deliberazione n. 258 del 7 giugno
2025, recante: 'L.R. 18 maggio 2017 n. 19 - Norme per la programmazione e lo
sviluppo dell'attività teatrale. Adozione proposta piano triennale degli
interventi per il triennio 2025 - 2027'.
(PARERE N. 50)
È stata assegnata alla terza Commissione
Il Dipartimento Ambiente, Paesaggio e Qualità
Urbana della Giunta regionale ha trasmesso, per il parere della competente
Commissione consiliare, il Decreto del Direttore Generale EPMR N. 199 del
13/06/2025 'Adempimenti di cui all'art. 15 lettera f) della L.R. n. 24/2013.
Approvazione dotazione organica e sue variazioni. Richiesta parere
obbligatorio'
(PARERE N. 51)
È stata assegnata alla 4^ e 2^ Commissione.
La quarta Commissione consiliare permanente,
nella seduta del 3 giugno 2025, ha preso in esame il parere n. 49/12^
“Adempimenti di cui all’art. 15 della l.r. 24/2013” e
ha espresso parere favorevole.
La terza Commissione consiliare permanente,
nella seduta del 19 giugno 2025, ha preso in esame la deliberazione n. 258 del
7 giugno 2025, recante:
“L.R. 18 maggio 2017 n. 19 - Norme per la
programmazione e lo sviluppo dell'attività teatrale. Adozione proposta piano
triennale degli interventi per il triennio 2025 - 2027” e ha espresso parere
positivo.
In data 30 maggio 2025, il Presidente della
Giunta regionale ha promulgato le sottoindicate leggi regionali e che le stesse
sono state pubblicate telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione
Calabria n. 106 del 30 maggio 2025:
1) Legge regionale n. 22 del 30 maggio 2025
recante: “Istituzione della rete dei borghi della Calabria”;
2) Legge regionale n. 23 del 30 maggio 2025
recante: “Promozione e valorizzazione dei percorsi formativi per le attività
del soccorritore, dell'autista soccorritore e del tecnico della centrale
operativa della rete di emergenza urgenza preospedaliera”;
3) Legge regionale n. 24 del 30 maggio 2025
recante: “Istituzione del registro regionale dei pazienti diabetici in
Calabria”;
4) Legge regionale n. 25 del 30 maggio 2025
recante: “Unità di pedagogia scolastica per lo sviluppo della comunità educante
e per la promozione del diritto all'educazione e all'istruzione nella regione
Calabria”;
5) Legge regionale n. 26 del 30 maggio 2025
recante: “Istituzione della riserva naturale regionale del fiume Vitravo e delle grotte rupestri di Verzino”;
6) Legge regionale n. 27 del 30 maggio 2025
recante: “Istituzione della riserva naturale regionale di Trinchise”;
7) Legge regionale n. 28 del 30 maggio 2025
recante: “Istituzione della riserva naturale regionale “le Dune di Giovino”;
8) Legge regionale n. 29 del 30 maggio 2025
recante: “Modifiche e integrazioni alla legge regionale 21 agosto 2007, n. 18
(norme in materia di usi civici)”.
La proposta di legge n. 376/12^, di iniziativa
dei consiglieri regionali Tavernise e Gentile, recante: “Disposizioni per la
valorizzazione delle strade dell'olio extravergine di oliva e dei prodotti
agricoli e agroalimentari di qualità” è stata sottoscritta anche dal
consigliere regionale Muraca.
La proposta di legge n. 387/12^, di iniziativa
del consigliere regionale Montuoro, recante: “Disposizioni in materia di
iscrizione e trasferimento dei beni immobili delle Aziende del Servizio
Sanitario della Regione Calabria” è stata sottoscritta anche dal consigliere
regionale Caputo.
La proposta di legge n. 386/12^, di iniziativa
dei consiglieri regionali Mancuso, Comito, Gallo, Gentile, Graziano, De
Francesco, recante: “Modifiche e integrazioni alla legge regionale 30 ottobre
2012, n. 48 recante “Tutela e valorizzazione del patrimonio olivicolo della
Regione Calabria” è stata sottoscritta anche dal consigliere regionale Caputo.
La proposta di legge n. 382/12^, di iniziativa
dei consiglieri regionali Straface, Raso, recante: “Disposizioni per la
prevenzione e la cura dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (DNA)”
è stata sottoscritta anche dai consiglieri regionali Mannarino, De Francesco e
Laghi.
La proposta di legge n. 398/12^, di iniziativa
del consigliere regionale Caputo, recante: “Integrazioni alla legge regionale
16 dicembre 2021, n. 33 (Razionalizzazione e miglioramento dell’offerta
assistenziale nel territorio regionale)” è stata sottoscritta anche dai
consiglieri regionali Graziano, De Francesco e Straface.
L’interrogazione n. 346, a firma del
consigliere regionale Alecci, recante: “Ospedale di comunità di Tropea” è stata
sottoscritta anche dalla consigliera regionale Bruni.
La Commissione consiliare contro il fenomeno
della ‘ndrangheta, della corruzione e dell’illegalità diffusa, nella seduta del
19 giugno 2025 ha approvato il Piano Speciale Legalità, Antiracket e Antiusura
- anno 2025, ai sensi dell’articolo 4 della legge regionale n. 8 del 2019
“Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della
‘ndrangheta e per la promozione della legalità, dell’economia responsabile e
della trasparenza”.
In data 11 giugno 2025, il Presidente della
Giunta regionale ha emanato il sottoindicato regolamento regionale e che lo
stesso è stato pubblicato telematicamente sul Bollettino Ufficiale della
Regione Calabria n. 113 dell’11 giugno 2025:
-Regolamento regionale n. 2 dell’11 giugno
2025, concernente: “Regolamento di attuazione dell’articolo 6 della l.r. 23 dicembre 2024, n. 41 (Indennizzi per sinistri
stradali causati da cinghiali)”.
In data 23 giugno 2025, il Presidente della
Giunta regionale ha emanato il sottoindicato regolamento regionale e che lo
stesso è stato pubblicato telematicamente sul Bollettino Ufficiale della
Regione Calabria n. 122 del 24 giugno 2025:
- Regolamento regionale n. 3 del 23 giugno 2025
concernente: “Regolamento per la disciplina della tecnica di pesca denominata “carpfishing”.
La Giunta regionale ha trasmesso copia delle
seguenti deliberazioni di variazione al bilancio di previsione finanziario
2025-2027:
Deliberazioni della Giunta regionale:
1.) dalla numero 245 alla numero 253 del 28
maggio 2025;
2.) dalla numero 263 alla numero 276 del 7
giugno 2025;
3.) numero 278 e dalla numero 280 alla numero
299 del 20 giugno 2025.
Tavernise, Bevacqua e Lo Schiavo. Al Presidente
della Giunta regionale.
Premesso che:
-il diritto all’abitazione è un diritto
fondamentale, sancito dall’articolo 25 della Dichiarazione Universale dei
Diritti Umani e riconosciuto dalla Costituzione italiana all’art. 2 e, in forma
indiretta, all’art. 3 e all’art. 47, in quanto condizione essenziale per
l’esercizio di altri diritti fondamentali, quali la salute, l’istruzione, il
lavoro e l’inclusione sociale;
l’art. 11 della legge 9 dicembre 1998, n. 431,
ha istituito il Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in
locazione, finalizzato alla concessione di contributi integrativi per il
pagamento dei canoni da parte di nuclei familiari in condizione di disagio
economico;
tale Fondo, che nel 2022 era stato finanziato
per 330 milioni di euro, non è stato rifinanziato dalla Legge di Bilancio per
il 2023 e neppure per l’anno successivo, determinando una drammatica
interruzione di un sostegno essenziale per migliaia di famiglie italiane, e in
particolare calabresi. Considerato che: la Calabria è tra le regioni italiane
con i più bassi redditi medi, un alto tasso di disoccupazione e povertà
abitativa strutturale;
l’azzeramento dei fondi nazionali ha colpito in
modo sproporzionato proprio i territori con più fragilità, lasciando i Comuni
calabresi senza strumenti finanziari per dare seguito ai bandi pubblicati per
l’accesso al Bonus Affitti;
nonostante l’assenza di fondi statali, molti
enti locali in Calabria hanno proseguito nella pubblicazione di bandi nel 2023
e 2024, raccogliendo domande, stilando graduatorie, ma senza la possibilità di
erogare contributi, generando disillusione, tensione sociale e ulteriore
sofferenza tra le famiglie coinvolte. Tenuto conto che: alcune Regioni italiane
hanno dimostrato senso di responsabilità istituzionale di fronte al venir meno
del sostegno statale, intervenendo con fondi propri per garantire la continuità
del contributo affitto, riconosciuto come strumento fondamentale di contrasto
alla povertà abitativa e di tutela della coesione sociale;
in particolare, l’Emilia-Romagna ha
sottoscritto un Protocollo per la riduzione del disagio abitativo 2025–2026,
che coinvolge istituzioni, enti locali, tribunali, associazioni degli inquilini
e dei proprietari, sindacati e professionisti, offrendo un modello virtuoso di
governance multilivello da cui trarre ispirazione. Preso atto che: i dati del
Ministero dell’Interno indicano che in Calabria i provvedimenti di sfratto
restano elevati, con la quasi totalità motivata da morosità incolpevole, e
centinaia di esecuzioni coatte effettuate dagli ufficiali giudiziari, spesso
nei confronti di famiglie senza alternative abitative;
i bandi per il Bonus Affitti emanati dai comuni
calabresi sono fondamentali per prevenire sfratti e situazioni di grave disagio
abitativo, soprattutto nelle fasce più deboli della popolazione. La sofferenza
abitativa crescente è lo specchio di una più ampia sofferenza sociale;
l’assenza di politiche pubbliche strutturate in
materia di casa ha reso la Calabria dipendente dal mercato privato, che non
offre soluzioni accessibili ai ceti popolari e alle famiglie in difficoltà;
la mancanza di una casa stabile e dignitosa
ostacola gravemente l’accesso all’istruzione, alla formazione professionale e a
un’occupazione stabile, contribuendo alla riproduzione delle disuguaglianze e
all’emigrazione forzata dei giovani calabresi. Tutto ciò premesso e considerato
interrogano il Presidente della Giunta regionale
per sapere:
se intenda assumersi la responsabilità sociale
e politica di questa emergenza, disponendo con urgenza un adeguato stanziamento
di risorse regionali per finanziare il Bonus Affitti a favore dei nuclei
familiari calabresi in condizioni di disagio abitativo e promuovendo un Piano
regionale per il diritto alla casa che coinvolga Comuni, Prefetture, parti
sociali e mondo del terzo settore.
(364; 03/06/2025).
(Discussa nella seduta consiliare numero 54/12^
del 25 giugno 2025)
Alecci. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- notizie di stampa riportano della denuncia
del Sindaco di Falerna circa il decesso di un cittadino nel proprio comune
occorso in data 23 maggio u.s.;
- parrebbe che il cittadino, accusando un
malessere, si fosse recato presso la locale postazione di guardia medica non
trovando il medico addetto e, successivamente, perdeva la vita accasciandosi
nella pubblica piazza;
- sembrerebbe che lo stesso Sindaco avesse più
volte segnalato all’Asp di Catanzaro il malfunzionamento del servizio, come la
stessa Azienda spesso avesse avvisato la cittadinanza circa la sospensione
parziale del locale Servizio di Continuità Assistenziale con la comunicazione
dell’utilizzo dei servizi limitrofi. Considerato che: - la salute è un diritto
primario che va tutelato secondo l’art. 32 della Costituzione;
- il Servizio di Continuità Assistenziale è
fondamentale per assicurare diagnosi e cure tempestive infatti, secondo l’OMS,
la continuità assistenziale è un indicatore chiave della qualità del sistema
sanitario. Tutto ciò premesso e considerato interroga il Presidente della
Giunta Regionale anche in qualità di Commissario ad Acta per l’attuazione del
Piano di rientro dai disavanzi del Sistema sanitario nella Regione Calabria
per sapere:
- quali azioni intenda intraprendere al fine di
tutelare i servizi di guardia medica e il diritto alla salute dei cittadini al
fine di scongiurare il ripetersi di casi simili.
(359; 27/05/2025)
Muraca. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- Il Presidente Occhiuto è commissario alla
sanità dal 4 novembre 2021;
- che in questi anni la sanità calabrese è
stata oggetto di tagli al proprio budget indiscriminati che hanno ridotto
notevolmente la sua funzionalità;
- le poche strutture pubbliche che hanno
resistito ai tagli si trovano a fronteggiare un numero di pazienti di ben tre
volte superiore alla loro capacità recettiva;
- a causa del sovraffollamento delle strutture
pubbliche, i medici di medicina generale si ritrovano come ultimo baluardo
della sanità pubblica a disposizione dei cittadini;
- le ASP della regione Calabria versano in
situazioni critiche sia sotto l’aspetto dell’organigramma dirigenziale che
sotto l’aspetto economico gestionale;
- nonostante tali problematiche siano
perduranti nel tempo i medici di medicina generale continuano a svolgere il
proprio ruolo con dedizione e professionalità;
- nell’ultimo triennio il commissario alla
sanità coincide con la figura del presidente della regione Calabria;
- a partire dal mese di gennaio del corrente
anno, i medici di medicina generale di tutte le Asp che compongo il territorio
calabrese si sono visti recapitare degli “accertamenti e rilievi” per
“prescrizioni improprie”;
- tali “accertamenti e rilievi” trovano la loro
base giuridica all’interno di una scelta politica di riduzione della spesa
sanitaria;
- tale “calcolo di riduzione della spesa
sanitaria” viene inquadrato attraverso delle medie nazionali per le
prescrizioni di taluni farmaci. Considerato che: - la prescrizione dei farmaci
è una scelta che è discrezionale del medico che visita il paziente;
- il diritto alla salute è garantito dalla
Costituzione così come scritto nell’articolo 32;
- il parametro della spesa pubblica non può
fungere come limite per la salute del cittadino;
- la scelta di prescrivere un farmaco rispetto
a una determinata analisi fatta dal medico di medicina generale non può essere
collegata alla spesa che il SSN dovrà affrontare per tale farmaco;
- tali “accertamenti” ricoprono periodi di
tempo molto lunghi di contestazione e soprattutto su un numero di prescrizioni
a volte nell’ottica delle migliaia di unità. Tenuto conto che: - sono state
erogati addebiti di elevato valore per i medici di base che hanno prescritto
tali farmaci sulla base di medie nazionali e non per valutazioni
medico/scientifiche;
-nonostante le risposte precise e scientifiche
trasmesse dai diretti interessati all’ Asp di riferimento, quest’ultime hanno
inteso sanzionare i medici per ridurre lo scostamento della media nazionale e
garantire l’appropriatezza del trattamento sanitario;
- l’importo verrà prelevato direttamente
dall’Asp nella prima retribuzione utile del medico di medicina generale. Tutto
ciò premesso e considerato interroga il Presidente della Giunta regionale
per sapere:
1. quali rimedi intende adottare per la tutela
dei medici calabresi;
2. se intende valutare la sospensione di tali
addebiti per un approfondimento tecnico scientifico;
3. quali atti formali e/o iniziative concrete
intenderà adottare per la risoluzione di tale problema.
(360; 30/05/2025)
Alecci. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- la nostra regione è interessata da molteplici
richieste di autorizzazione, da parte di varie multinazionali, per la
realizzazione di impianti per la produzione di energia elettrica;
- è in atto una vera e propria colonizzazione
selvaggia e devastante dei paesaggi calabresi, causata dall’installazione di
enormi impianti eolici e solari;
- la Calabria, regione esportatrice di energia
elettrica, ha già ampiamente favorito la realizzazione sul suolo regionale di
impianti di produzione di energia ben oltre le reali esigenze di consumo
interno da tali fonti energetiche;
- la regione ha già raggiunto un considerevole
surplus di produzione di energia che ha generato anche una perdita di
efficienza nell’esportazione dovuta all’obsolescenza delle reti di trasporto;
- oltre allo scempio paesaggistico e
naturalistico, dovuto all’abbattimento di consistenti aree boschive e
forestali, adesso rischiano di essere compromesse anche importanti e fiorenti
produzioni in vaste aree votate all’agricoltura. Rilevato che: - la Regione,
pur avendo dettato da tempo le linee di indirizzo, non ha ancora approvato il
PRIEC (Piano Regionale Integrato per l’Energia e il Clima);
- sono giacenti in Consiglio regionale proposte
di legge sull’individuazione delle aree idonee ed inidonee all’installazione di
impianti da fonti rinnovabili. Tutto ciò premesso e considerato interroga il
Presidente della Giunta regionale, l’Assessore con delega all’Ambiente e
l’Assessore con delega all’Agricoltura
per sapere:
- quali iniziative intendono assumere ai fini
dell’aggiornamento della normativa autorizzativa degli impianti di produzione
di energia;
- come intendono tutelare l’ambiente e le
produzioni agricole che rischiano di essere compromessi dall’installazione
degli impianti.
(361; 30/05/2025)
Bruni. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- l’articolo 9 della Legge 194/1978 garantisce
il diritto del personale sanitario all’obiezione di coscienza rispetto
all’interruzione volontaria di gravidanza, ma al contempo obbliga le strutture
sanitarie pubbliche ad assicurare comunque il servizio, anche tramite personale
non obiettore;
- in Calabria, come in molte altre regioni
italiane, si registra una diffusissima adesione all’obiezione di coscienza con
una percentuale molto elevata di personale medico e sanitario obiettore, con
punte che in alcune aziende ospedaliere superano l’80%, rendendo di fatto
difficile e/o impossibile l’accesso al servizio IVG nei tempi previsti dalla
legge;
- la Regione Sicilia ha recentemente approvato
una norma che prevede l’assunzione di personale dedicato per garantire il
diritto all’IVG, nel rispetto del bilanciamento costituzionale tra libertà di
coscienza e diritto alla salute. Considerato che - il Servizio IVG è attivo in
pochissimi presidi ospedalieri con gravi carenze di personale medico non
obiettore che comportano un eccessivo carico di lavoro per i pochi
professionisti disponibili, interruzioni del servizio non programmate e tempi
d’attesa incompatibili con i limiti previsti dalla legge. - Questa situazione
crea una grave disuguaglianza geografica e sociale in quanto manca una rete
territoriale strutturata e omogenea che garantisca una reale equità
nell’accesso al servizio su tutto il territorio regionale ulteriormente
penalizzando le donne in condizioni economiche svantaggiate, o impossibilitate
a spostarsi. Tenuto conto che - l’elevato numero di obiettori nella Regione
Calabria costringe spesso le donne calabresi a spostarsi fuori regione per accedere
a un diritto sancito dalla legge italiana;
- ciò configura una chiara violazione dei
princìpi di uguaglianza nell’accesso alle cure, oltre che un possibile
aggravamento di condizioni di disagio economico e sociale per le donne più
vulnerabili;
- la normativa vigente attribuisce alle Regioni
il compito di organizzare e garantire l’erogazione dei servizi sanitari, nel
rispetto dei livelli essenziali di assistenza (LEA), tra cui rientra anche
l’IVG. Tutto ciò premesso e considerato interroga il Presidente della Giunta
regionale
per sapere:
1. se risulta a conoscenza della reale
situazione nei singoli presidi ospedalieri calabresi in merito alla percentuale
di obiettori di coscienza e alla conseguente accessibilità effettiva al
servizio di IVG;
2. di conoscere una mappatura dettagliata delle
strutture sanitarie pubbliche in cui è attualmente possibile praticare
l’interruzione volontaria di gravidanza, indicando per ciascuna sede: o la
presenza effettiva di personale non obiettore o la continuità del servizio di
IVG (indicando giorni/orari/limitazioni);
3. quali iniziative concrete intende attuare
nel breve e medio termine per superare le attuali difficoltà nell’accesso
all’IVG nella nostra regione e garantire il rispetto dei diritti sanciti dalla
Legge 194/78;
4. quali strumenti intende mettere
in campo per attrarre personale medico non obiettore presso le strutture
sanitarie calabresi quali la possibilità di prevedere incentivi economici e
professionali e/o di riservare nei bandi di concorso una quota specifica di
posti per personale non obiettore.
(362; 30/05/2025)
Bruni. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
-la stabilità e l'unicità delle funzioni
dirigenziali sono fondamentali per la efficiente gestione dei dipartimenti e
dei settori della Giunta regionale;
-nell'ambito della organizzazione della Regione
il Dipartimento salute e welfare rappresenta uno dei punti strategici
dell'intera regione;
- per le condizioni, ormai più che decennali,
Piano di rientro, commissariamenti, PNRR, il Dipartimento salute e welfare è
sottoposto a volumi di attività considerevoli, con scadenze sempre più
stringenti e con rischi sempre maggiori di inadempienze;
- da oltre un anno il Dipartimento salute e
welfare è senza un direttore generale autonomo essendo gestito ad interim da un
direttore generale di altro dipartimento;
-il Dipartimento Salute e Welfare è composto
da: nove settori e due U.A.O. (unità organizzative autonome);
- attualmente dei nove settori solo tre hanno
una dirigenza autonoma, mentre ben sei hanno una dirigenza ad interim, di cui
ben cinque sono diretti dal Direttore generale, che a sua volta svolge la
funzione ad interim;
- il direttore generale ad interim del
Dipartimento salute, svolge le funzioni di direttore generale di altro
dipartimento e nello stesso dipartimento svolge le funzioni di dirigente di
altri due settori. Considerato che - quanto premesso è assolutamente
inaccettabile ed espone l'attività del Dipartimento salute e welfare ad una
vera e propria ingestibilità quotidiana. Tutto ciò premesso e considerato
interroga il Presidente della Giunta regionale
per sapere:
a) entro quando intende nominare il Direttore
Generale del Dipartimento Salute e Welfare;
b) entro quando intende nominare i dirigenti di
settori mancanti ( 6 ) del Dipartimento sopra citato.
(363; 30/05/2025)
Bruni. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- con l’Ordinanza n. 1133 del 13 marzo 2025 –
Primi interventi urgenti di protezione civile in conseguenza della grave
condizione di criticità relativa allo stato del sistema ospedaliero della
Regione Calabria – pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 65 del 19 marzo 2025,
il Presidente della Regione Calabria è stato nominato Commissario Straordinario
per l'attuazione delle misure urgenti di protezione civile finalizzate alla
gestione e al superamento della situazione emergenziale derivante dallo stato di
grave rischio idrogeologico e infrastrutturale in varie aree della Regione;
- la suddetta ordinanza attribuisce al
Commissario Straordinario poteri straordinari, ivi compresa la possibilità di
operare in deroga alla vigente normativa statale e regionale, nel rispetto
comunque dei principi generali dell'ordinamento giuridico e delle direttive
europee applicabili. Considerato che: - l’art. 3 della suddetta Ordinanza,
denominata “INAIL” prevede anticipazioni di cassa da parte dell’Istituto nei
confronti della Regione Calabria;
- l’art. 6 dell’Ordinanza, denominato
“Copertura finanziaria”, disciplina le risorse finanziarie disponibili per la
realizzazione degli interventi previsti dal piano commissariale, specificando
che tali risorse sono attinte da:
a) Legge 11 marzo 1988, n. 67, art. 20 –
Disposizioni per il finanziamento pluriennale di programmi straordinari in
materia di edilizia sanitaria;
b) Legge 5 giugno 1990, n. 135 – Programma
straordinario per la prevenzione e lotta contro l'AIDS;
c) Decreto-Legge 29 settembre 2023, n. 132,
convertito con modificazioni dalla Legge 27 novembre 2023, n. 170 –
Disposizioni urgenti in materia di proroga di termini normativi e versamenti
fiscali;
d) Legge 23 dicembre 1998, n. 448 Art. 71 –
Misure di finanza pubblica per la stabilizzazione e lo sviluppo;
e) Legge 30 dicembre 2018, n. 145 (Legge di
Bilancio 2019), art. 1, comma 95 – Bilancio di previsione dello Stato per
l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021.
f) Eventuali ulteriori risorse finanziarie di
competenza regionale, di Amministrazioni statali, di Enti pubblici e di fondi
comunitari e nazionali finalizzate alla gestione ed al superamento del contesto
emergenziale. Ritenuto che: - la corretta informazione circa la quantità
effettiva delle risorse disponibili e la loro destinazione specifica è elemento
essenziale per garantire trasparenza, efficacia e controllo istituzionale sulle
attività commissariali;
- i componenti del Consiglio regionale e i
cittadini calabresi hanno il diritto di conoscere nel dettaglio i flussi
finanziari e le modalità operative con cui il Commissario Straordinario intende
gestire le risorse pubbliche assegnate. Tutto ciò premesso e considerato
interroga il Presidente della Giunta regionale e Commissario straordinario
per sapere:
- quali siano e a quanto ammontano, ad oggi, le
somme effettivamente stanziate e rese disponibili ai sensi dell’art. 6
dell’Ordinanza n. 1133/2025, con indicazione della fonte di provenienza;
- come si intenda procedere alla programmazione
e all’utilizzo di tali risorse, con indicazione dei principali interventi
previsti, dei territori interessati, dei criteri di priorità adottati e dei
soggetti attuatori eventualmente già individuati;
- il contenuto degli accordi con l’INAIL per
l’anticipazione di cassa, nello specifico il ruolo dell’Istituto, la quantità
delle risorse anticipate e, soprattutto, in che modo la Regione Calabria
restituirà tali somme.
(365; 16/06/2025)
Lo Schiavo. Al Presidente della Giunta
regionale.
Premesso che:
- in data 12.09 2014 è stato sottoscritto il
contratto di concessione, registrato in pari data al rep. n. 2 dell’Asp di Vibo
Valentia, tra la Regione Calabria, l’Asp di Vibo Valentia e la società “Vibo
Hospital Service Spa” avente ad oggetto la realizzazione del nuovo ospedale di
Vibo Valentia e la gestione, per l’intera durata della concessione, dei servizi
di supporto non sanitari nonché dei servizi commerciali compatibili con
l’attività sanitaria;
- con decreto n. 7411 del 6.07.2022 è stato
approvato il progetto definitivo del nuovo ospedale di Vibo Valentia nonché il
cronoprogramma di sviluppo del progetto esecutivo dell’opera;
- con verbale del 4.07.2022 la Regione ha
concordato con il Concessionario di redigere un progetto esecutivo stralcio dei
lavori prioritari, limitatamente alle attività di cantierizzazione, recinzione
area ospedaliera, opere di sostegno delle terre, sistema drenante dei
parcheggi, raccolta ed immagazzinamento acque zenitali, movimentazione delle
terre e miglioramento delle proprietà meccaniche del terreno di riporto,
edificio tecnologico ed operazioni propedeutiche all’avvio dei lavori
strutturali;
- con decreto n. 2718 del 27.02.2023 è stato
approvato il progetto esecutivo stralcio prioritario del nuovo ospedale di Vibo
Valentia, per il quale l’importo dei suddetti lavori e delle relative spese
tecniche esplicitati nel relativo quadro economico ammontano a
14.947.801,81euro, oltre Iva al 10 per cento;
- in data 17.05.2023 è stata eseguita la
consegna parziale dei lavori stralcio al Concessionario Vibo Hospital Service
Spa, a seguito dell’autorizzazione del RUP con nota prot. 217314 del
15.05.2023;
- con ordinanza n. 1133 del 13 marzo 2025, il
capo del Dipartimento della Protezione civile, ha emanato un’ordinanza che
dichiara lo stato di emergenza per il sistema ospedaliero calabrese (durata 12
mesi) ed ha nominato l’on. Roberto Occhiuto commissario delegato, con
poteri di Protezione civile per l’accelerazione delle nuove infrastrutture
ospedaliere, incluso il nuovo ospedale di Vibo Valentia;
- detta ordinanza concede poteri straordinari,
come procedure semplificate e deroga alla normativa standard sugli appalti, per
velocizzare l’attuazione del progetto;
- con nota del 13 maggio 2025, la Regione ha
annunciato che il RUP per i lavori di costruzione del nuovo ospedale aveva
firmato un pacchetto “omnibus” che racchiudeva in un unico atto la “validazione
del progetto esecutivo”, l’approvazione del piano economico-finanziario
aggiornato e il secondo atto integrativo al contratto di concessione. - secondo
la suddetta nota il costo complessivo dell’opera è stimato in 239 milioni di
euro (rispetto ai 174 milioni 365mila euro risultanti dal progetto definitivo) e
si è dato avvio alle lavorazioni della platea di fondazione dell’edificio.
considerato che: - il cronoprogramma allegato al progetto definitivo prevedeva
l’approvazione dell’intero progetto esecutivo, comprese varianti, verifica e
autorizzazione antisismica, entro il 17.1.2023;
- ad oggi, 16 giugno 2025, contrariamente a
quando appreso dalla suddetta nota del 13 maggio u.s., non risulta che sia
stato approvato il progetto esecutivo del nuovo ospedale di Vibo Valentia;
- pertanto, dall’approvazione del progetto
definitivo sono trascorsi quasi tre anni, il che costituisce un’assoluta
anomalia nella prassi degli appalti pubblici;
inoltre, considerato che: - tra la somma
prevista nel progetto definitivo e in quella prevista nel piano economico
finanziario c’è una differenza di circa 65 milioni di euro. Tutto ciò premesso
e considerato, si interroga la Giunta regionale
per sapere:
- entro quando si prevede di approvare il
progetto esecutivo completo del nuovo ospedale di Vibo Valentia;
- cosa ancora impedisca di approvare il
progetto esecutivo completo del nuovo ospedale di Vibo Valentia, una volta che
la suddetta ordinanza n. 1133/2025 di Protezione civile ha attribuito al
commissario delegato on. Roberto Occhiuto, competente per l’approvazione dei
progetti a norma dell’art. 5 ord. n. 1133/25
amplissimi poteri derogatori alla normativa vigente (v. art. 2 ord. N. 1133/25);
- se allo stato esista copertura finanziaria
totale rispetto alla somma complessiva per la realizzazione dell’opera
aggiornata dal PEF (239 milioni di euro);
- se il commissario delegato non ritenga di
dover variare ulteriormente il PSC della Regione Calabria al fine trovare
ulteriori somme per la realizzazione dell’opera;
- se la Regione Calabria, per senso di lealtà
nei confronti dei cittadini vibonesi e calabresi, non ritenga di dover redigere
un nuovo cronoprogramma, indicando tempi certi e plausibili in ordine alla
realizzazione dell’opera.
(366; 17/06/2025)
Mammoliti. Al Presidente della Giunta
regionale.
Premesso che:
- con Delibera n. 96 del 05.03.2025 la
Commissione Straordinaria della Azienda Sanitaria Provinciale di Vibo Valentia
ha indetto un Avviso Pubblico per il conferimento dell’incarico di Direttore
Sanitario dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Vibo Valentia;
-l’articolo 1 del richiamato Avviso Pubblico ha
individuato i requisiti di partecipazione per la nomina di Direttore Sanitario
e l’articolo 2 ha definito i criteri di scelta prevedendo che, fermo restando i
requisiti di cui all’articolo 1, la Commissione avrebbe effettuato la scelta
secondo il curriculum vitae che il candidato era tenuto a presentare in formato
europeo e alla luce dei seguenti criteri: * qualificata attività di direzione
tecnico-sanitaria svolta per almeno cinque anni, in enti o strutture sanitarie,
pubbliche o private, di media o grande dimensione, con autonomia gestionale e
diretta responsabilità di risorse umane, tecniche e finanziarie;
* non aver compiuto il sessantacinquesimo anno
di età all’atto del conferimento dell’incarico;
* aggiornamento formativo sia in qualità di
docente/relatore che di discente/partecipante in materie di organizzazione e
gestione di aziende sanitarie;
* pubblicazioni su riviste di settore;
* possesso dell’attestato di formazione
manageriale ai sensi del DPR n. 484/1997 e smi;
- la Commissione, inoltre, si riservava di
effettuare eventuale colloquio;
- l’Avviso Pubblico prevedeva infine che la
scelta da parte della Commissione sarebbe stata effettuata nel rispetto dei
principi di trasparenza di cui al decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33,
come modificato dal decreto legislativo 25 maggio 2016, n. 97, e di cui
all’articolo 1, comma 522, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, per come
previsto dall’ art. 3 comma l della L. 171/2016;
- con delibera n. 175 del 19.05.2025, la
Commissione Straordinaria della Azienda Sanitaria Provinciale di Vibo Valentia
conferiva, ai sensi e per gli effetti del D. Lgs. N. 171/2016, al Dott. -------
l’incarico di Direttore Sanitario dell’Asp di Vibo Valentia con decorrenza
dalla data di sottoscrizione del contratto individuale di lavoro. Considerato
che dalla lettura della delibera 175/2025 si rileva quanto segue: - entro il
termine di scadenza dell’avviso, pubblicato sul sito aziendale in data 10 marzo
2025 con riportato l’integrazione relativa all’innalzamento del limite di età a
68 anni, erano pervenute n. 9 domande di partecipazione;
- l’Unità Operativa Gestione e Sviluppo Risorse
Umane e Formazione, sulla base di quanto dichiarato da parte di ciascun
candidato ai sensi del DPR n. 445 del 28.12.2000, espletava i preventivi
controlli di ordine procedurale in ordine al possesso dei requisiti richiesti
dall’Avviso di cui in premessa;
- all’esito dei suddetti controlli veniva
esclusa solo una istanza tra le 9 pervenute in quanto non rispondente ai
requisiti di partecipazione previsti dall’Avviso pubblico di cui in premessa;
- le altre otto istanze, risultate ammissibili,
venivano trasmesse alla Commissione Straordinaria per le superiori valutazioni;
- in data 2 aprile 2025 veniva espletato un
colloquio con i candidati che avevano dichiarato la loro disponibilità;
- con verbale del 02.04.2025 prot. n. 22103, la
Commissione Straordinaria esprimeva, con giudizi sintetici, una prima
valutazione degli aspiranti all’incarico, tenendo conto solo dell’esito dei
colloqui, svolti attraverso quesiti specifici attinenti capacità di leadership
e capacità tecnico manageriale e sanitaria di operare per obiettivi;
- sulla base di questa prima valutazione, il
Dott. -------, iscritto negli elenchi regionali degli aspiranti idonei alla
nomina di Direttore Sanitario nelle Aziende del Servizio Sanitario della
Regione Liguria, veniva individuato come il candidato in possesso delle
professionalità maggiormente corrispondenti allo svolgimento del ruolo di
Direttore Sanitario Aziendale;
- nelle more del conferimento interveniva la
formale rinuncia all’attribuzione dell’incarico in oggetto sia da parte del Dr.
-------- che da parte del Dr. ----;
- la Commissione Straordinaria riteneva,
comunque, necessario procedere alla nomina del Direttore Sanitario Aziendale
utilizzando al suddetto fine la procedura indetta il 10.03.2025;
- la Commissione Straordinaria rilevava che nel
verbale prot . n. 22103 / 2025 non era stata formalizzata una
graduatoria dei candidati sulla base dei criteri indicati all’art. 2
dell’Avviso pubblico di cui in premessa, né era stata stilata una graduatoria
finale che tenesse conto della disamina curriculare e dell’esito dei colloqui;
- la Commissione Straordinaria, pertanto, alla
luce di un giudizio comparato tra valutazione dei curricula dei candidati ed
esito dei colloqui con i medesimi svolti – preso atto delle rinunce medio
tempore intervenute – individuava il Dr. --------- (iscritto nell’elenco
regionale degli aspiranti idonei alla nomina di Direttore Sanitario nelle
Aziende del Servizio Sanitario della Regione Calabria ) quale candidato in
possesso delle competenze e capacità trasversali necessarie allo svolgimento
del ruolo di Direttore Sanitario Aziendale, nonché quale candidato con le
caratteristiche professionali più conformi alle specifiche necessità dell’ASP
di Vibo Valentia. Tenuto conto - che dalla ricostruzione fatta sulla base dei
documenti richiamati si ricavano alcune incongruenze tra quanto stabilito
dall’Avviso Pubblico e l’iter procedurale seguito dalla Commissione
Straordinaria e, nello specifico, non si evince come si siano svolti i
colloqui, chi vi abbia preso parte e che li abbia condotti, quale griglia di
valutazione sia stata utilizzata e chi abbia proceduto alla materiale stesura
dei giudizi sintetici;
- che non si comprende la ragione della mancata
stesura di una graduatoria di merito alla luce dei colloqui svolti e della
valutazione dei curricula. Tutto quanto sopra premesso e considerato, il
sottoscritto Consigliere regionale interroga il Presidente della Giunta
regionale anche nella qualità di Commissario ad acta per l'attuazione del Piano
di rientro dal disavanzo del settore sanitario della Regione Calabria
per sapere:
- come si sono svolti i colloqui, chi vi ha
preso parte e chi li ha condotti;
- quale griglia di valutazione è stata
utilizzata e chi ha proceduto alla materiale stesura dei giudizi sintetici;
- per quale ragione la valutazione comparata
curricula/colloqui è stata posta in essere solo dopo
l’intervenuta rinuncia dei candidati ---- e ------;
- quali criteri sono stati adottati per la
valutazione comparata curricula/colloqui e quale griglia di valutazione;
- per quale ragione il verbale prot . n.
22103 / 2025 non è allegato alla delibera.
(367; 24/06/2025).
Il Consiglio regionale, premesso che:
- il conflitto in Medio Oriente ha causato una
grave crisi umanitaria, con un elevato numero di vittime civili, in particolare
nella Striscia di Gaza;
- secondo dati delle Nazioni Unite, il numero
di vittime palestinesi ha superato le 50.000 unità, con una percentuale
significativa di donne e bambini;
- la comunità internazionale, attraverso
diverse risoluzioni, ha espresso la necessità di un immediato cessate il fuoco
e del riconoscimento del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione;
- numerose Istituzioni italiane, tra cui la
Regione Puglia, hanno recentemente adottato posizioni ferme di condanna nei
confronti delle azioni del Governo israeliano, sospendendo rapporti
istituzionali e commerciali fino al ripristino del rispetto dei diritti umani e
del diritto internazionale;
considerato che: - la Regione Calabria, in
quanto Ente promotore dei valori di pace, giustizia e solidarietà, ha il dovere
morale di esprimere la propria posizione su questioni di rilevanza
internazionale che coinvolgono i diritti umani;
- la sospensione delle collaborazioni
commerciali con entità governative coinvolte in gravi violazioni dei diritti
umani rappresenta un segnale concreto di dissociazione da tali pratiche;
tutto ciò premesso e considerato impegna il
presidente della Giunta e la Giunta regionale:
impegna la Giunta regionale
1. a condannare fermamente le azioni militari
del Governo israeliano nella Striscia di Gaza che hanno causato la morte di
civili innocenti e la distruzione di infrastrutture essenziali;
2. a riconoscere ufficialmente lo Stato di
Palestina come Stato libero, indipendente e sovrano, in linea con le
risoluzioni del Parlamento europeo e del Parlamento italiano;
3. a sostenere ogni iniziativa volta a
promuovere un immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e a garantire
l'accesso sicuro e senza restrizioni agli aiuti umanitari per la popolazione
civile;
4. a sospendere, fino a nuova deliberazione,
ogni forma di collaborazione istituzionale, commerciale o promozionale tra la
Regione Calabria, le sue agenzie e società partecipate, e il Governo israeliano
o entità ad esso riconducibili, che non siano apertamente impegnate in
iniziative per la cessazione delle ostilità e la promozione della pace. 5. a
trasmettere la presente mozione al Governo italiano, al Parlamento europeo,
all'Ambasciata di Palestina in Italia e ad altre Istituzioni competenti,
affinché siano informate della posizione della Regione Calabria.
(118; 03/06/2025) Lo Schiavo
Il Consiglio regionale, premesso che:
- la storia normativa riguardante i lavoratori
socialmente utili (LSU) e di pubblica utilità (LPU) ha subito notevoli
cambiamenti, culminando in una serie di interventi legislativi che hanno
disciplinato tali figure, fondamentali per il funzionamento degli enti
pubblici;
- nonostante i contributi significativi di
questi lavoratori in anni di blocco delle procedure concorsuali, essi hanno
subito un vulnus normativo che ha compromesso il riconoscimento dei loro
diritti previdenziali, generando un gap significativo
nella loro anzianità contributiva;
- la legge regionale 30 gennaio 2001, n. 4
(Misure di politiche attive dell’impiego in Calabria) e ss.mm.ii.
ha tentato di stabilizzare i lavoratori LSU/LPU, ma la mancata previsione di
versamenti previdenziali ha comportato privazioni di diritti contrattuali
fondamentali;
- il disegno di legge n. 539/2023, depositato
in Senato il 3 febbraio 2023, mira a riconoscere il diritto a una pensione
dignitosa per i lavoratori LSU/LPU, integrando il periodo di permanenza nei
progetti socialmente utili e di pubblica utilità con il versamento dei relativi
contributi previdenziali. Rilevato che: - negli anni alcuni lavoratori hanno
chiamato in causa gli enti utilizzatori per il riconoscimento dei diritti reali
e il giudice del lavoro ha accolto e condannato gli enti stessi al pagamento dei
contributi reali per il periodo in cui è intercorso il rapporto lavorativo
precario, con aggravio delle spese di giudizio. Considerato che: - è essenziale
garantire che i lavoratori LSU/LPU abbiano accesso a diritti pensionistici
equi, considerando il loro contributo indispensabile all’operato degli enti
pubblici negli anni in cui vigeva il blocco delle assunzioni nella P.A.;
- il mancato riconoscimento dei contributi
previdenziali nel corso degli anni ha causato non solo gravi conseguenze
economiche per questi lavoratori, minando la loro sicurezza finanziaria ma
anche una disparità di trattamento con gli altri dipendenti.
Impegna la Giunta regionale
- ad intraprendere ogni iniziativa utile ad
affrontare la questione del riconoscimento dei diritti previdenziali per i
lavoratori LSU/LPU, integrando e riscattando il periodo di permanenza nei
progetti socialmente utili attraverso il versamento dei contributi
previdenziali mancanti per i lavoratori stabilizzati, garantendo il pieno
riconoscimento dei loro diritti;
- a promuovere presso la Conferenza
Stato-Regioni ogni utile iniziativa affinché sia sollecitata l’approvazione di
una normativa statale che consenta di garantire ai lavoratori LSU/LPU il
diritto a una pensione dignitosa.
(119; 03/06/2025) Alecci, Bevacqua, Bruni,
Iacucci, Mammoliti, Muraca
Il Consiglio regionale, premesso che:
- vi è una chiara, netta, condivisa e reiterata
condanna ad Hamas per l'orribile atto terroristico compiuto il 7 ottobre 2023.
- ad oggi, però, le susseguenti operazioni militari israeliane, che hanno
colpito la popolazione civile palestinese in Cisgiordania e in particolare
nella Striscia di Gaza, hanno comportato, a causa dell’incessante e
indiscriminato bombardamento, l’uccisione di circa 60 mila persone, tra questi
16 mila bambini, il disumano sfollamento forzato della popolazione, il blocco
totale degli aiuti umanitari che sta portando alla fame la popolazione della
Striscia di Gaza, tutto ciò in totale violazione del diritto internazionale. -
le forze estremiste che sostengono il Governo Netanyahu sollecitano il
rafforzamento delle operazioni militari, spingendo per un'intensificazione
degli attacchi contro la Striscia di Gaza, in totale contrasto con i principi
internazionali afferenti il diritto umanitario. - il
Ministero della Difesa israeliano ha confermato che i ministri del governo
Netanyahu hanno approvato la creazione di 22 nuovi insediamenti in
Cisgiordania, formalizzando che includeranno una serie di nuove comunità e la
legalizzazione di diversi avamposti non autorizzati. - il 24 maggio 2025, 9 dei
10 figli di una dottoressa palestinese, ..., pediatra del Nasser Hospital, sono
stati uccisi nel bombardamento israeliano che ha preso di mira la sua
abitazione a Khan Younis e che alcuni giorni dopo è venuto a mancare anche il
marito rimasto gravemente ferito in quel raid. Ritenuto che: - la drammatica
situazione nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania impone all'Unione Europea e
di concerto all’Italia, se vogliono credibilmente rappresentare un presidio nel
mondo a difesa del diritto internazionale e dei pilastri del multilateralismo,
di non permettere che le sofferenze del popolo palestinese continui;
- il 9 maggio 2024, l'Assemblea generale delle
Nazioni Unite ha approvato la risoluzione intitolata «Admission
of new Members to the United Nations» che riconosce
la Palestina come «qualificata per diventare membro a pieno titolo delle
Nazioni Unite», raccomandando al Consiglio di Sicurezza di «riconsiderare
favorevolmente la questione»: il testo è stato adottato con 143 voti a favore,
9 contrari e 25 astenuti, tra cui l'Italia;
il 28 maggio 2024 Spagna, Irlanda e Norvegia
hanno riconosciuto ufficialmente, lo Stato di Palestina, e anche il Presidente
francese Macron ha recentemente dichiarato che a giugno 2025 la Francia
riconoscerà lo Stato di Palestina;
- il riconoscimento dello Stato di Palestina,
oggi, rappresenta il presupposto necessario per preservare la prospettiva
politica dei «due popoli, due Stati» e, dunque, per garantire la convivenza in
pace e sicurezza degli israeliani e dei palestinesi, soprattutto di fronte
all'esplicita negazione di questa prospettiva da parte delle leadership
politiche al momento al Governo in Israele e agli obiettivi di Hamas;
Ricordato che: - già il 27 febbraio del 2015 il
Parlamento italiano ha impegnato il Governo italiano a promuovere il
riconoscimento della Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i
confini del 1967 ed anche il Parlamento europeo con la risoluzione del 17
dicembre 2014 ha chiesto il riconoscimento dello Stato palestinese;
- è in corso presso la Corte internazionale di
giustizia – principale organo giudiziario delle Nazioni Unite – un procedimento
su iniziativa del Sudafrica nei confronti dello Stato di Israele per la
violazione della Convenzione sul genocidio del 1948;
la Corte penale internazionale (Cpi) ha emesso mandati di arresto per il Primo ministro
israeliano ... e il suo ex Ministro della difesa ... e il leader di Hamas ...,
nel frattempo ucciso dall’esercito israeliano – per crimini di guerra e crimini
contro l'umanità per la guerra a Gaza e gli attacchi dell'ottobre 2023;
- la Presidente del Consiglio, ..., ha
sollevato in Parlamento dubbi di carattere politico sui provvedimenti della
Corte penale internazionale e il Ministro degli esteri ha dichiarato che «la
richiesta di arresto di Netanyahu è irrealizzabile» e che «è tutto molto
chiaro, ci sono delle immunità e le immunità vanno rispettate», mentre le
pronunce della stessa Corte penale internazionale hanno escluso una prevalenza
delle norme internazionali sull'immunità rispetto alle sue pronunce per crimini
di guerra e crimini contro l'umanità;
Considerato che - queste dichiarazioni del
Governo comportano l'ennesima palese forma di delegittimazione della Corte
penale internazionale, a cui è seguito l'aperto conflitto sul caso del generale
libico ..., in un momento in cui sta subendo un forte attacco e l'Europa, e in
particolare l'Italia, dovrebbero difenderne ruolo e funzione, perché la Corte
rappresenta un'acquisizione fondamentale del diritto e della giustizia
internazionale;
impegna la Giunta regionale
a richiedere al Governo: 1) di impegnarsi per
riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del
1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza
e prosperità accanto allo Stato di Israele, con la piena assunzione del
reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da
ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell'ambito del
rilancio del processo di pace la prospettiva dei «due popoli, due Stati»;
2) a promuovere – forte dell'impegno assunto
nel 2014 dal Parlamento europeo – il riconoscimento dello Stato di Palestina da
parte dell'Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato
di Israele;
3) a sostenere, in tutte le sedi internazionali
e multilaterali, ogni iniziativa volta a esigere il rispetto immediato del
cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani ancora
nelle mani di Hamas, la protezione della popolazione civile di Gaza e la fine
delle violenze nei territori palestinesi occupati, la fornitura di aiuti
umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all'interno della
Striscia, il rispetto della tregua in Libano e il pieno rispetto del diritto
internazionale umanitario;
4) a sostenere il cosiddetto «Piano arabo» per
la ricostruzione e la futura amministrazione di Gaza anche alla luce del favore
di larga parte della comunità internazionale, assicurando il pieno
coinvolgimento delle forze democratiche e della società civile palestinese,
respingendo e condannando qualsiasi piano di espulsione dei palestinesi dalla
Striscia di Gaza e Cisgiordania;
5) a sospendere urgentemente, ove in essere, le
autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse anteriormente
alla dichiarazione dello stato di guerra dell'8 ottobre 2023, al fine di
scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi
violazioni del diritto internazionale umanitario, nonché a sostenere e farsi
promotore, a livello europeo con gli altri Stati membri, di opportune
iniziative volte alla totale sospensione della vendita, della cessione e del
trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della posizione
comune (2008/944/ PESC) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio
di armi (Att) dell'Onu, come richiesto dalla
risoluzione approvata il 5 aprile 2024, dal Consiglio dei diritti umani delle
Nazioni Unite;
6) a provvedere all'immediata sospensione
dell'importazione degli armamenti dallo Stato di Israele, anche in
considerazione dei dati emersi dalla relazione dell'anno 2025, trasmessa alle
Camere (di cui all'articolo 5, comma 1, della legge 9 luglio 1990, n. 185);
7) a sostenere in sede europea l'adozione di
sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del
diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario e nei confronti
dei coloni responsabili delle violenze in Cisgiordania;
8) a esigere la tutela dell'incolumità della
popolazione civile della Cisgiordania, richiedendo che lo Stato di Israele
cessi ogni operazione militare, l'occupazione militare illegale di tali
territori e l'illegale creazione e sostegno di insediamenti israeliani;
9) a proporre azioni efficaci contro le
violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte del Governo di
Israele, inclusa la sospensione dell'accordo di associazione Unione
europea-Israele, per le ripetute violazioni dell'articolo 2 del suddetto
accordo da parte del Governo israeliano e la violazione delle fondamentali
regole dello Stato di diritto in atto, come denunciato dalle forze di
opposizione israeliane;
10) a dare piena attuazione ai mandati di
arresto emessi dalla Corte penale internazionale, in linea con la normativa
italiana di adeguamento allo Statuto di Roma e in virtù del previsto obbligo di
cooperazione da parte degli Stati membri, senza improprie considerazioni
politiche che minerebbero il principio fondante per cui la legge, anche
internazionale, è uguale per tutti;
11) a sostenere, in tutti i consessi europei ed
internazionali, la legittimità della Corte penale internazionale, mettere in
atto ogni iniziativa politica e diplomatica per scongiurare attacchi alla sua
operatività e ribadire la necessità della Corte come strumento cardine della
giustizia internazionale.
(120; 03/06/2025) Bevacqua, Tavernise, Alecci,
Bruni, Iacucci, Mammoliti, Muraca
Il Consiglio regionale, premesso che:
- il nuovo Piano nazionale di gestione delle
liste d’attesa 2025-2027, che va ad aggiornare il precedente Piano 2019-2021,
approvato lo scorso anno con la Legge n. 107 del 29 luglio 2024 e strettamente
collegato alle liste d’attesa, si pone come obiettivo principale quello di
ridurre i tempi di attesa per visite specialistiche e ricoveri programmati,
garantendo maggiore trasparenza e accessibilità ai servizi sanitari;
- il PNGLA 2025-2027 prevede anche che, nel
caso in cui la prestazione di primo accesso non sia garantita nei tempi massimi
di attesa, secondo la classe di priorità indicata, l’Azienda sanitaria di
appartenenza del paziente deve attivare un percorso di presa in carico per
soddisfare la richiesta del cittadino. Le Regioni nei propri Piani regionali
dovranno declinare i cosiddetti percorsi di tutela ossia modalità alternative
di accesso alle prestazioni nel caso in cui al cittadino non possa essere
assicurata la prestazione al momento di contatto con il CUP;
- pertanto, per il cittadino è esigibile il
diritto di avere la prestazione nei tempi massimi e l’Azienda sanitaria di
appartenenza del paziente è tenuta a garantire tale diritto attivando i
percorsi di tutela senza che la ricerca di soluzioni alternative debba ricadere
sul cittadino. Considerato che: - il Decreto Legislativo n. 124 del 29 aprile
1998 prevede, in caso di impossibilità del Servizio Sanitario pubblico di
rispettare i tempi di priorità delle impegnative, la possibilità, per il
cittadino, di richiedere all’Azienda Sanitaria di appartenenza di usufruire di
prestazioni in attività libero professionale pagando solo il Ticket (se dovuto)
con il restante costo a carico del Sistema Sanitario Regionale;
- in breve la normativa nazionale prevede che
se le attese per una prestazione sanitaria superano i termini di attesa massima
previsti dai relativi codici attribuiti in base all’urgenza della prestazione,
il paziente può chiedere “che la prestazione venga resa nell'ambito
dell'attività libero-professionale intramuraria, ponendo a carico dell'azienda
unità sanitaria locale di appartenenza e dell'azienda unità sanitaria locale
nel cui ambito è richiesta la prestazione, in misura eguale, la differenza tra la
somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e
l'effettivo costo di quest'ultima, sulla scorta delle tariffe vigenti.” Nel
caso invece “l’assistito sia esente dalla predetta partecipazione l'azienda
unità sanitaria locale di appartenenza e l'azienda unità sanitaria locale nel
cui ambito è richiesta la prestazione corrispondono, in misura eguale, l'intero
costo della prestazione” (art. 3 comma 13);
- pertanto, da oltre 30 anni vige una norma che
“difende” i pazienti costretti ad attendere oltre ai tempi massimi previsti e
che consente a chi aspetta troppo per una visita o un esame di chiedere
all’Azienda Sanitaria di pagare la prestazione in intramoenia;
- tuttavia, la procedura non è automatica e i
pazienti in molti casi sono costretti a scontrarsi con la ritrosia dei CUP che oltre a non informare i cittadini di questa possibilità
spesso glissano di fronte alle richieste specifiche dei cittadini di ricorrere
all’intramoenia. Per questo alcune regioni più virtuose, come il Piemonte,
hanno emanato, dopo le rimostranze di diversi pazienti, specifiche linee guida
per ricordare la possibilità per le Aziende Sanitarie di applicare il D. Lgs
124/1998, chiarendo come garantire prestazioni in intramoenia quando non si
possono rispettare le tempistiche stabilite nelle ricette. In particolare, si
specifica che, se un paziente non può ottenere un appuntamento entro i tempi
previsti dal CUP, può rivolgersi all’Urp dell’Asl per organizzare la visita o
l’esame a pagamento, coperti dal Servizio sanitario;
-viene segnalato ancora che
mentre in Regioni come Toscana, Lombardia, Lazio, Veneto, Umbria,
Friuli-Venezia Giulia, Marche, Sardegna, Provincia Autonoma di Bolzano, Valle
d'Aosta ed Emilia-Romagna le informazioni sono più accessibili, nel Centro-Sud,
specialmente in Calabria e Sicilia, si trovano solo riferimenti generici senza
indicazioni precise sui percorsi di tutela. La mancanza di automatismi rende
complicato per il cittadino accedere all'intramoenia con il solo pagamento del
ticket, costringendolo a confrontarsi con procedure lunghe e complesse. Tenuto
conto che: - il Decreto del Commissario ad Acta della Regione Calabria n. 345
del 7 novembre 2024, con il quale sono stati ripartiti i fondi per la riduzione
delle liste di attesa, riporta: “il governo delle liste di attesa è uno degli
obiettivi principali del Sistema Sanitario Nazionale e Regionale, in relazione
al potenziale effetto sullo stato di salute di attese prolungate e l’incremento
dei costi a carico dei cittadini che, a causa delle attese, spesso decidono di
ricorrere all’erogazione di prestazioni a pagamento”;
- negli scorsi mesi il Governo ha accusato le
Regioni di non aver utilizzato i fondi per il Piano di riduzione delle liste di
attesa, cercando di scaricare su di esse il fallimento dello stesso Piano.
Secondo i dati del Ministero della Salute, consegnati alla conferenza delle
Regioni ad aprile 2025, la Calabria continua a tenere in cassa quasi il 90% dei
finanziamenti ricevuti dal 2022 al 2024;
- la difficoltà di garantire una adeguata e
tempestiva accessibilità alle prestazioni di diagnosi e cura, resta uno degli
aspetti più critici e insoluti del sistema sanitario calabrese in cui il
fenomeno delle liste di attesa è lontano dall'essere risolto e comporta per il
cittadino l'impossibilità di affidarsi alla sanità pubblica e la necessità di
rivolgersi a strutture private, con l'aumento dei costi della spesa sanitaria
pro-capite delle famiglie e l'insorgenza di situazioni di disuguaglianza fra i
cittadini nell'accesso alle cure. Sono continue le segnalazioni, nella nostra
regione, per prestazioni con calendario bloccato perché non pervenuto, assenza
di disponibilità o differimenti di mesi e mesi. Le alternative restano quella
di dover ricorrere ad una spesa privata per effettuare visite o esami oppure
rinunciare alle cure. Il fenomeno della rinuncia a prestazioni sanitarie
contribuisce a riconoscere il livello di equità nell’accesso ai servizi
sanitari;
- la cattiva gestione delle liste di attesa
colpisce soprattutto le fasce deboli della popolazione, ovvero i cittadini a
basso reddito e scolarità, arrivando a negare troppo spesso l’accesso
tempestivo alle cure. La salute dei cittadini calabresi non può essere
compromessa a causa di carenze strutturali e organizzative. Preso atto che: -
in Calabria i percorsi di tutela, ovvero i meccanismi che le Aziende Sanitarie
dovrebbero attivare per garantire l'accesso alle prestazioni nei tempi
previsti, non solo rimangono spesso solo sulla carta ma richiedono altresì
un'insostenibile mole di pratiche burocratiche a carico del cittadino, che
arriva persino al paradosso di dover dimostrare autonomamente che l'ASP non ha
rispettato i tempi di attesa, circostanza difficilissima da dimostrare, poiché
il CUP non rilascia un'attestazione formale dell'impossibilità di prenotazione;
- la L. n. 107 del 29 luglio 2024, che ha
convertito con modificazioni, il D.L. 7 giugno 2024, n. 73, ha introdotto
misure urgenti per la riduzione dei tempi di attesa. Tuttavia, la concreta
attuazione delle nuove norme non appare semplice e ripropone in buona parte
meccanismi e problemi già noti. L’impianto complessivo delle disposizioni
recentemente entrate in vigore sconta la frammentazione delle competenze
amministrative in ambito sanitario, la necessità di un complesso confronto tra
Stato e Regioni, il rinvio ad una serie di misure attuative e la temporaneità
dei finanziamenti. A quasi un anno dall’approvazione, la legge è infatti ancora
in stallo, a causa dei decreti attuativi mancanti, del tetto di spesa per le
assunzioni irrisolto e dei fondi limitati. Gli esperti hanno additato l’eccesso
di decreti come il tallone d’Achille della legge, come evidenziato fin da
subito dalla fondazione Gimbe tramite il suo presidente. Perché la legge possa
definitivamente espletare la sua funzione (e quindi per verificarne gli
effettivi risultati sulla riduzione dei tempi d’attesa) restano ancora da
approvare le linee di indirizzo nazionale per gestire le disdette e ottimizzare
le agende e soprattutto le modalità con cui l’Organismo di verifica e controllo
sull’attività sanitaria possa esercitare i poteri sostitutivi sulle singole
Aziende sanitarie.
Impegna la Giunta regionale
1. a garantire l'effettiva, efficace ed
efficiente applicazione in Calabria dei percorsi di tutela previsti dal D.Lgs. n. 124/1998, anche vincolando parte delle risorse
trasferite alle Aziende Sanitarie alla creazione di un’adeguata campagna
informativa in tutte le strutture sanitarie pubbliche e private e
all’istituzione di appositi sportelli informativi gestiti dalle Associazioni
dei Consumatori o dalle Organizzazioni di cittadini;
2. a permettere all’utente di accedere ai
benefici previsti dalla legge in modo semplice e non gravoso, prevendendo anche
un fondo regionale che sollevi il cittadino dall’onere di richiedere
all’Azienda Sanitaria di appartenenza il rimborso per l’accesso alla
prestazione in libera professione, e prevedendo che siano direttamente le
strutture private convenzionate, accreditate o in intramoenia, a chiedere i
rimborsi alle Aziende;
3. a sollecitare il Ministero della Salute,
anche tramite la Conferenza Stato-Regioni e i canali di coordinamento
interistituzionale, all’attuazione completa e uniforme delle disposizioni
contenute nella Legge n. 107 del 29 luglio 2024, in particolare dell’articolo
2, comma 10, che recita: “Nel caso in cui i tempi previsti dalle classi di
priorità individuate nel Piano Nazionale di Governo delle Liste d’attesa non
possano essere rispettati, le direzioni generali aziendali garantiscono
l’erogazione delle prestazioni richieste nei limiti delle risorse previste,
attraverso l’utilizzo dell’attività libero-professionale intramuraria o del
sistema privato accreditato, sulla base della tariffa nazionale vigente”.
(121; 16/06/2025) Tavernise.
È pervenuta risposta
scritta alle seguenti interrogazioni:
Tavernise. Al Presidente della Giunta
regionale.
Premesso che:
- il diritto all'abitazione è un diritto
fondamentale, riconosciuto da numerosi trattati internazionali, tra cui
l’articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti umani e questo diritto
garantisce che ogni individuo abbia accesso a un’abitazione sicura, accessibile
e dignitosa;
- l’Azienda Territoriale per l’Edilizia
Residenziale Pubblica Regionale (Aterp Calabria),
istituita con L.R. n. 24/2013, cura la realizzazione di specifici programmi di
edilizia residenziale pubblica per rispondere alle esigenze abitative dei
nuclei familiari che si trovano in condizioni economiche svantaggiate, attua
interventi di edilizia residenziale diretti alla costruzione di nuove
abitazioni e all’acquisto e al recupero di abitazioni e immobili degradati
destinati alla locazione permanente alle fasce sociali più deboli, gestisce il
patrimonio immobiliare di edilizia residenziale pubblica, effettua la
manutenzione, gli interventi di recupero e la riqualificazione degli immobili.
L'Aterp è commissariata dalla Regione sin dal 2016, è
priva, quindi, di un Direttore Generale e ha forti carenze nella pianta
organica. I dati regionali relativi al 2021 riportano che l’Aterp,
in quell’anno, gestiva 34.416 alloggi di edilizia residenziale pubblica;
- nel mese di marzo 2021 sono state avviate le
attività dell'Osservatorio Regionale sulle Politiche Abitative, come previsto
dalla Legge 431/98, dal D.lgs. 112/1998 e dalla L.R. 32/1996 per il
monitoraggio della condizione abitativa nel territorio regionale e la
ridefinizione delle priorità regionali nel settore delle politiche abitative.
Considerato che: - la Regione Calabria ha pubblicato nel 2022 il “Primo
Rapporto sul Disagio Abitativo nella Regione Calabria”, rapporto curato dal
Dipartimento Lavori Pubblici e Politiche di edilizia abitativa e riferito al
2021. Il rapporto evidenzia che numerose famiglie, nella nostra regione, non
dispongono di abitazioni adeguate, vivono in condizioni di degrado e si recano
spesso presso gli Enti comunali per avere risposte concrete attraverso
l’attuazione di giuste politiche sociali. Solo il 46% dei comuni calabresi
hanno risposto al monitoraggio e gli alloggi di edilizia sociale calcolati su
questo campione risultano essere più di 15.000, ma solo il 39% di questi risultano
idonei, mentre il resto sono inagibili o privi dei requisiti minimi di
sicurezza. Oltre il 60% sono stati costruiti prima degli anni Ottanta e sono
carenti sotto il profilo energetico e strutturale. Necessitano di interventi di
manutenzione straordinaria e di efficientamento energetico, attraverso la
realizzazione di isolamento termico delle pareti perimetrali e dei tetti, la
sostituzione degli infissi e la realizzazione di nuovi impianti (termici,
idrici, elettrici). Il 15% degli alloggi popolari monitorati versa in pessimo
stato di conservazione e il 60% in stato mediocre. Diversi Comuni hanno
segnalato la necessità di ricevere finanziamenti pubblici per poter effettuare
lavori di manutenzione straordinaria, non più rinviabili, al fine di poter garantire
l’incolumità e la sicurezza degli assegnatari. Il rapporto denuncia anche una
distribuzione geografica inadeguata degli alloggi pubblici, con molte aree
rurali completamente prive di edilizia residenziale pubblica. Gli alloggi
disponibili sono spesso concentrati in zone urbane degradate, privi di accesso
a servizi essenziali come trasporti, scuole e strutture sanitarie. In Calabria
le famiglie vulnerabili, incluse quelle con minori, anziani e persone con
disabilità, sono particolarmente esposte a condizioni abitative precarie.
Esiste una richiesta consistente di alloggi di edilizia sociale, ma il numero
di assegnazioni effettuate, rispetto al totale richiedenti, è decisamente
basso. Viceversa, si rileva un numero di esclusi e/o un numero di domande insoddisfatte
molto alto. - a dicembre 2024 Uil Calabria e Uniat
Calabria hanno pubblicato un report sul disagio abitativo nella nostra regione,
secondo il quale oltre 11.000 domande per l'assegnazione di alloggi di edilizia
residenziale pubblica risultano inevase, evidenziando una carenza strutturale
di alloggi disponibili, non adeguata a rispondere al fabbisogno abitativo della
popolazione più vulnerabile, e un disagio crescente tra le famiglie calabresi.
Il patrimonio di edilizia residenziale pubblica è in gran parte obsoleto, con
edifici costruiti prima del 1980, e necessita di urgenti interventi di
manutenzione e riqualificazione energetica. I costi dell’affitto privato
continuano a rappresentare una grave problematica per i nuclei familiari a
basso reddito e solo una piccola percentuale delle famiglie calabresi riesce ad
accedere ad alloggi a canone calmierato, a causa di una disponibilità limitata.
Questo a fronte di 450 mila appartamenti vuoti o inutilizzati (circa il 40% del
totale degli immobili). Il problema è particolarmente grave nel contesto della
povertà diffusa nella regione. I dati emersi da una recente relazione della
Corte dei conti, poi, raccolti e analizzati nel report, e i risultati
sull’attuazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza
mostrano una situazione drammatica: migliaia di famiglie calabresi continuano a
vivere in condizioni di disagio abitativo senza una prospettiva concreta di
miglioramento. La stessa fonte riporta che dei 57 progetti finanziati con il
Programma PINQuA (Programma innovativo nazionale per
la qualità dell’abitare), la spesa effettiva è ferma all’8% e non si riescono a
superare le lentezze amministrative e operative nella realizzazione degli
interventi previsti anche per il Programma “Sicuro, verde e sociale:
riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica”, approvato nell’ambito
del Fondo complementare al PNRR. Tenuto conto che: - a dicembre 2024
un’operazione coordinata dalla Procura di Catanzaro e condotta dalla Digos e
dai carabinieri del Comando provinciale ha portato alla luce, nella città di
Catanzaro, irregolarità nell'assegnazione delle case popolari, in genere
localizzate nell’area sud della città capoluogo, a maggiore disagio abitativo.
L’inchiesta, partita nel 2022, ha evidenziato come da anni fosse attivo un
sistema parallelo che inquinava l’assegnazione delle case popolari e che aveva
trasformato l’Aterp in una sorta di agenzia
immobiliare. Soggetti che non avevano titolo riuscivano comunque ad ottenere
alloggi popolari pagando somme di denaro o altre utilità a funzionari
compiacenti dell'Azienda. Secondo gli inquirenti anche l’ufficio Patrimonio,
messo al corrente delle irregolarità effettuate nell’assegnare gli alloggi
popolari, si girava dall’altra parte. Nonostante l’Ente vantasse crediti per
circa 11milioni di euro, per via delle tante e decennali morosità, nessuno
attivava i procedimenti di riscossione o aveva mai aggiornato gli elenchi dei
morosi. Di 400 alloggi Aterp presenti su Catanzaro,
solo 150 sono regolarizzati, mentre degli altri 250, occupati abusivamente, non
hanno mai chiesto la regolarizzazione. L’Aterp
catanzarese gestisce in totale 2.500 alloggi, ed in cinque anni, da giugno 2019
(periodo di pubblicazione della graduatoria vigente) gli uffici hanno assegnato
solo quattro alloggi ed hanno proceduto alla riacquisizione solo di dieci
alloggi. - nell’inchiesta denominata “Case popolari“,
coordinata dalla Dda di Reggio Calabria ed eseguita dai Carabinieri a febbraio
2024, è emerso il controllo da parte della criminalità organizzata sul settore
delle assegnazioni delle abitazioni amministrate dall’ Aterp
e dell’Ente Patrimonio Edilizio del Comune di Reggio Calabria, “un vero e
proprio mercimonio del patrimonio edilizio sociale”. Per gli inquirenti, ci
sarebbe stata la ‘ndrangheta dietro il mercato illegale degli alloggi popolari,
che venivano assegnati a persone non aventi diritto;
Preso atto che: - appaiono evidenti le gravi
inefficienze dell'Aterp nella gestione degli alloggi
di edilizia residenziale pubblica, che, associate allo stato di conservazione
degli stessi, con edifici vetusti e obsoleti e una scarsa o nulla manutenzione,
non solo impediscono l’utilizzo del patrimonio esistente, ma aumentano anche il
rischio di occupazioni abusive, alimentando tensioni sociali. Le famiglie
calabresi in condizioni di disagio abitativo vivono spesso in alloggi
sovraffollati, insalubri e privi dei requisiti minimi di sicurezza;
-le irregolarità emerse nell'assegnazione degli
alloggi popolari minano la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e
compromettono il diritto fondamentale all'abitazione. È necessario un
intervento tempestivo per riformare le procedure di assegnazione degli alloggi,
garantire trasparenza e legalità, e assicurare che le risorse destinate
all'edilizia residenziale pubblica siano utilizzate in modo efficace, equo e
con tempi decisamente più rapidi. Le occupazioni abusive degli alloggi popolari
sono in crescita, compromettendo il diritto di accesso per chi è regolarmente
in graduatoria. In Calabria vi è, poi, un elevato numero di sfratti,
soprattutto per morosità incolpevole, che rappresentano circa il 90% dei casi
totali di sfratto registrati negli ultimi anni. L’incidenza degli affitti sul
reddito familiare è insostenibile per molte famiglie della nostra regione:
circa il 35% delle famiglie in affitto spende più del 40% del proprio reddito
per la casa, rendendo difficoltoso sostenere altre spese essenziali;
- l’abitazione rappresenta una condizione
indispensabile per l’accesso all’istruzione, alla formazione e a una buona
occupazione e solo l’edilizia residenziale pubblica e quella sociale possono
attutire il problema della tensione abitativa. Il rilancio e la
riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico appaiono ancora più
importanti in una regione che sta invecchiando, in un territorio, il più povero
dell’Europa, dove gli stipendi sono sempre più bassi e dove la questione casa
potrebbe diventare un vero e proprio rischio sociale. Tutto ciò premesso e
considerato interroga il Presidente della Giunta regionale
per sapere:
1. quali strategie intenda adottare per
incrementare l’offerta di edilizia residenziale pubblica, anche attraverso la
costruzione di nuovi alloggi e coinvolgendo gli enti locali e il settore
privato in questo processo, al fine di rispondere adeguatamente al crescente
disagio abitativo in Calabria, con particolare riferimento alle famiglie in
condizioni di vulnerabilità sociale ed economica;
2. quali misure siano state predisposte per
garantire il rispetto delle graduatorie di assegnazione al fine di velocizzare
le procedure di assegnazione degli alloggi popolari e contrastare occupazioni
abusive e favoritismi;
3. se siano stati stanziati fondi per
interventi di manutenzione straordinaria, messa in sicurezza ed efficientamento
energetico degli alloggi esistenti e quali siano i tempi previsti per la
realizzazione di tali interventi;
4. se siano previsti programmi specifici per la
riqualificazione e il recupero del patrimonio edilizio pubblico non utilizzato,
con tempi certi per la loro attuazione;
5. quali iniziative si intendono assumere per
affrontare le gravi inefficienze dell'Aterp Calabria
nell'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, garantendo
la trasparenza e la legalità nelle procedure di assegnazione degli alloggi,
prevenendo future irregolarità e abusi;
6. quali azioni siano previste per prevenire
gli sfratti, in particolare per le famiglie colpite da morosità incolpevole, e
se sia stato attivato un fondo regionale, in aggiunta ai fondi statali, per il
sostegno al pagamento degli affitti.
(306; 20/01/2025).
Mammoliti e Lo Schiavo. Al Presidente della
Giunta regionale.
Premesso che:
- con Legge regionale 10 agosto 2023, n. 39
recante “Disciplina in materia di ordinamento dei Consorzi di bonifica e di
tutela e bonifica del territorio rurale” è stato istituito il Consorzio di
bonifica della Calabria, quale ente pubblico economico a struttura associativa,
ai sensi dell'articolo 862 del Codice civile, con sede in Catanzaro;
- l’Art. 36 rubricato “Liquidazione dei
consorzi di bonifica” della richiamata legge, con riferimento agli undici
consorzi di bonifica allora esistenti, dispone ai commi 1, 2, 3 e 4 che 1. gli
undici consorzi di bonifica esistenti alla data di entrata in vigore della
legge sono soppressi e posti in liquidazione a far data dall'approvazione dello
statuto del Consorzio di bonifica della Calabria, fatta salva la sottoposizione
a liquidazione coatta amministrativa laddove ricorrano i presupposti previsti
dalla vigente normativa;
da tale momento, senza soluzione di continuità
nell'esercizio della funzione consortile, il Consorzio di bonifica della
Calabria assume i compiti di servizio pubblico di bonifica già affidati ai
consorzi soppressi, in tutti i comprensori di bonifica, secondo le disposizioni
di seguito indicate 2. Al verificarsi della condizione di cui sopra, il
Presidente della Giunta regionale, su proposta dell'Assessore competente in
materia di agricoltura, nomina un commissario liquidatore per ogni consorzio di
bonifica, determinando la durata degli incarichi, non superiore a dodici mesi,
prorogabili per motivate ragioni massimo per altri dodici mesi, nonché il
compenso a carico dei rispettivi consorzi, che non può comunque superare quello
annualmente previsto per il Presidente dei consorzi stessi, salvo quanto
previsto al comma 4. Le procedure di liquidazione non concluse anche all'esito
della disposta proroga sono definite dal Consorzio di bonifica della Calabria
con gestione separata. Gli oneri delle liquidazioni dei consorzi soppressi con
la presente legge rimangono esclusivamente a totale carico delle stesse. 3.
Ciascun commissario liquidatore espleta la procedura liquidatoria del consorzio
di bonifica di competenza. In particolare: a) entro sessanta giorni dalla nomina,
rileva lo stato patrimoniale, provvedendo, con riferimento ai beni immobili, ad
aggiornarne la valutazione, previa acquisizione di apposita relazione di stima
effettuata dall'Agenzia del demanio;
b) entro centoventi giorni dalla nomina,
individua le attività e le passività, compresi i contenziosi in corso,
rinegoziando eventualmente i rapporti con i creditori;
c) entro duecentosettanta giorni dalla nomina,
approva un piano di liquidazione, trasmettendolo all’articolazione
amministrativa competente in materia di forestazione, e rende noto l'avvio del
relativo procedimento di definizione concordata dell'esposizione debitoria, con
riferimento ai crediti certi ed esigibili dei quali sia stata preventivamente
verificata la regolarità amministrativa e contabile, con mezzi idonei e
comunque con un avviso sul BURC, indicando un termine a decorrere dal quale è
possibile inoltrare le relative istanze da parte dei creditori;
d) entro trecentosessanta giorni dalla nomina,
redige il bilancio finale e la relazione conclusiva, che trasmette
all’articolazione amministrativa competente in materia di forestazione per la
relativa approvazione. 4. Le disposizioni di cui ai commi 2, 3 e 4 non trovano
applicazione laddove ricorrano i presupposti di legge per la sottoposizione dei
consorzi di bonifica di cui al comma 1 al regime della liquidazione coatta
amministrativa;
- la Giunta regionale con Deliberazione n. 803
del 29 dicembre 202 recante “Legge Regionale n. 39 del 10 agosto 2023
‘Disciplina in materia di ordinamento dei consorzi di bonifica e di tutela e
bonifica del territorio rurale’. Liquidazione dei Consorzi di Bonifica” su
proposta congiunta del Presidente della Giunta Regionale e dell’Assessore
all’Agricoltura, Risorse Agroalimentari Forestazione a voti unanimi, ha
deliberato - di disporre la soppressione e la conseguente liquidazione degli
undici Consorzi di bonifica esistenti alla data di entrata in vigore della
legge regionale n. 39/2023 a far data dall’approvazione dello statuto del
Consorzio di Bonifica della Calabria secondo quanto previsto dall’art. 36,
comma 1, della stessa legge regionale;
- di demandare al Presidente della Giunta
regionale la nomina di un commissario liquidatore per ciascuno dei Consorzi di
Bonifica di cui al punto 1. secondo le previsioni di cui all’art. 36, comma 2
della L.R. n. 39/2023;
- il Presidente della Giunta regionale, con
decreto n. 5 del 23/01/2024 recante “Nomina Commissari Liquidatori per i
Consorzi di Bonifica soppressi e posti in liquidazione, ai sensi dell’art. 36,
della Legge regionale n. 39 del 10 agosto 2023”, su proposta dell’Assessore
competente in materia di agricoltura e forestazione, ha nominato i Commissari
Liquidatori degli undici consorzi di bonifica posti in liquidazione con la
richiamata D.G.R. n. 803 del 29.12.2023, per le finalità di cui all’art. 36
della Legge Regionale n. 39 del 10 agosto 2023. - l’affidamento degli incarichi
che precedono decorre dalla notifica dell’atto di nomina con una durata di
dodici mesi, prorogabili per motivate ragioni massimo per altri dodici mesi.
Considerato: - che il termine di dodici mesi assegnato ai Commissari
Liquidatori è scaduto lo scorso 23 gennaio e che, da quanto è dato conoscere,
la situazione finanziaria dei disciolti Consorzi di Bonifica presenterebbe
molteplici criticità;
- che, le richiamate criticità stanno
determinando notevoli e gravi ritardi nell’erogazione del Trattamento di fine
rapporto dei lavoratori posti in quiescenza. Tutto quanto sopra premesso e
considerato, i sottoscritti consiglieri regionali interrogano l’Assessore
competente in materia di agricoltura e forestazione
per sapere:
con riferimento a ciascuna gestione
liquidatoria degli 11 Consorzi di Bonifica, - se è
stato definito lo stato patrimoniale e se, con riferimento ai beni immobili,
sia stata aggiornata la valutazione con la preventiva acquisizione di apposita
relazione di stima effettuata dall'Agenzia del demanio;
- se sono state individuate le attività e le
passività, compresi i contenziosi in corso e, se nel caso, siano stati
rinegoziati i rapporti con i creditori;
- se è stato approvato un piano di
liquidazione;
- se sono stati redatti i bilanci finali e le
relazioni conclusive;
- se ricorrano i presupposti di legge per la
sottoposizione dei consorzi di bonifica al regime della liquidazione coatta
amministrativa. - se e quali provvedimenti si intendano adottare per consentire
agli undici Consorzi di Bonifica in liquidazione di erogare in tempi rapidi il
TFR ai lavoratori collocati in quiescenza.
(313; 05/02/2025).
Bruni. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- con DCA n. 84 del 5.4.2024, il Commissario ad
Acta al ‘Piano di rientro dal debito sanitario’ ha definito con atto di
indirizzo la programmazione delle risorse residue di cui all'art.20 della legge
n.67/1988 destinandole ai nuovi fabbisogni finanziari per i nuovi ospedali di
Vibo Valenzia e della Piana di Gioia Tauro;
- le somme residue sono state quantificate in
euro 171.518.700,77;
- il nuovo fabbisogno finanziario necessario
per le varianti progettuali agli interventi per la realizzazione dei Nuovi
Ospedali di Vibo Valentia e della Piana di Gioia Tauro sono stati quantificati
in euro 30.000.000 per l'approvazione del progetto esecutivo del Nuovo Ospedale
di Vibo Valentia ed in euro 141.518.700,77 per l'approvazione del progetto
definitivo del Nuovo ospedale della Piana di Gioia Tauro;
Considerato che: - le risorse rinvenienti
all'art 20 legge 67/1988 per la loro effettiva utilizzazione sono soggette ad
Accordo di Programma Quadro (APQ);
- a distanza di ormai circa un anno dalla
approvazione dell'atto di indirizzo (DCA 84/2024) non sono stati approvati né
il progetto esecutivo del Nuovo Ospedale di Vibo Valentia né il progetto
definitivo del Nuovo Ospedale della Piana di Gioia Tauro;
tutto ciò premesso e considerato interroga il
Presidente della Giunta regionale
per sapere:
- a che punto è l’approvazione dell'Accordo di
programma quadro per l'utilizzo dei fondi di cui all'art.20 della legge 67/1988
per l'importo di euro 171.518.700,77, destinati alla approvazione del progetto
esecutivo del Nuovo ospedale di Vibo Valentia e per l'approvazione del progetto
definitivo del Nuovo Ospedale della Piana di Gioia Tauro?
(318; 11/02/2025).
Alecci. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- con la legge regionale 12 aprile 1990, n. 21
“Norme in materia di edilizia di culto e disciplina urbanistica dei servizi
religiosi” si prevede la concessione di contributi a favore degli edifici di
culto;
- con la D.G.R. n. 83 del 4 marzo 2024 si è
preso atto dell’Accordo per lo sviluppo e coesione della Regione Calabria;
- con la D.G.R. n. 494 del 13 settembre 2024 è
stato emanato un atto di indirizzo relativo agli interventi di manutenzione e/o
restauro di edifici di culto che prevedeva l’esame delle istanze presentate tra
il 22 dicembre 2021 (data della delibera CIPESS n. 79/2021) e il 14 marzo 2024
(data della pubblicazione della D.G.R. n. 83/2024) e le priorità secondo la
tipologia di progettazione allegata;
- con D.D.G. n. 844 del 23 gennaio 2025 il
Dipartimento Infrastrutture e Lavori pubblici ha approvato l’elenco delle
istanze ammesse, suddivise in 3 tipologie: dotate di progettazione esecutiva,
dotate di progettazione definitiva e dotate di progettazione preliminare,
stabilendo che le immediatamente finanziate siano quelle accompagnate da
progettazione esecutiva. Considerato che: - i criteri di concessione sono stati
emanati dalla Giunta regionale in prossimità della scadenza del procedimento e
non a monte dello stesso, non consentendo così ai richiedenti di conoscere se e
quale tipologia di elaborati progettuali allegare alle istanze. Tutto ciò
premesso e considerato interroga il Presidente della Giunta Regionale e
l’Assessore con delega alle Infrastrutture e ai Lavori Pubblici
per sapere:
per conoscere i motivi per cui i criteri di
assegnazione dei finanziamenti per la manutenzione straordinaria degli edifici
di culto non siano stati predeterminati bensì emanati in prossimità della
scadenza del procedimento.
(322; 20/02/2025).
Muraca. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
-l’articolo 3, co. 1, DPCM del 17 dicembre 2020
ha introdotto un contributo denominato “Reddito di Libertà”, destinato alle
donne vittime di violenza, senza figli o con figli minori, seguite dai centri
antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali nei percorsi di
fuoriuscita dalla violenza, al fine di contribuire a sostenerne l’autonomia. La
misura consiste in un contributo economico concesso in un’unica soluzione per
massimo 12 mesi, finalizzato a sostenere prioritariamente le spese per assicurare
l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale, nonché il
percorso scolastico e formativo dei figli o delle figlie minori. Per il
suddetto contributo, Il Governo ha previsto un Fondo che viene distribuito tra
le Regioni;
mentre l’INPS è l’ente responsabile della
gestione e dell’erogazione dei contributi, che con la circolare n. 166 dell’8
novembre 2021 ha definito i criteri di ripartizione dello stesso. Considerato
che: L’art. 1 co. 187 della L. 30/12/2023 n. 213 (legge di Bilancio 2024) ha
incrementato la misura del Reddito di Libertà in 10 milioni di euro per
ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026 e di 6 milioni di euro annui a decorrere
dall’anno 2027. In questo modo la misura è stata elevata da 400 a 500 euro pro
capite mensili, per un massimo di 12 mensilità, così per un totale annuo per
ciascuna donna da euro 4.800,00 ad euro 6.000,00. La somma erogata dal Governo
è stata ripartita tra le Regioni sulla scorta del numero di donne, comprese tra
i 18 anni e 67 anni, presenti in ciascun territorio. In Calabria su un numero
di 595.614 donne, è stata disposta l’erogazione della somma annuale di euro
319.963,00, che risulta insufficiente per soddisfare tutte le richieste
avanzate dalle donne vittime di violenza. Il motivo dell’incremento operato dal
Governo è stato determinato dal numero considerevole di domande che non sono
state accolte per assenza di budget. Basti pensare che nel 2023 e 2024 il
(solo) Comune di Reggio Calabria ha presentato 19 domande che sono state tutte
respinte per insufficienza di budget. In virtù di ciò, con decreto n. 52 del
04/03/2025 è stata data la facoltà di ripresentare le domande a tutte coloro le
cui domande erano state rigettate per incapienza, a partire dal 5 marzo 2025
fino al 18 aprile 2025. Ciò, tuttavia, non risolve il problema
dell’insufficienza delle risorse economiche necessarie a garantire a tutte le
donne vittime di violenza il beneficio del “Reddito di Libertà”. Tenuto conto
che: ai sensi dell’art. 2 commi 2 e 3 del decreto n. 52 del 4 marzo 2025 è
stato ribadito che le risorse attribuite a ciascuna delle regioni o province
autonome possono essere incrementate dalle regioni/province autonome stesse con
ulteriori risorse proprie, trasferite direttamente all’INPS, previa
presentazione di richiesta di incremento del budget. Lo scopo è quello di
consentire all’INPS di utilizzare queste ulteriori risorse per la gestione
delle domande presentate nella stessa regione/provincia autonoma e non accolte
per insufficienza della quota statale assegnata. Preso atto che molte regioni
tra le quali l’Emilia-Romagna, il Molise e il Lazio hanno contribuito con
proprie risorse (contabilità regionale) ad incrementare tale contributo statale
al fine di prevenire e contrastare ogni forma e grado di violenza morale,
fisica, piscologica, psichica, sessuale, sociale ed economica nei confronti
delle donne, sia nella vita pubblica sia in quella privata. In particolare, la
Regione Emilia-Romagna ha confermato il proprio impegno a sostegno del Reddito
di Libertà, stanziando nel 2022 e nel 2023, 1,3 milioni di euro per ciascun
anno, con risorse del bilancio regionale che permettono di integrare in modo
significativo quelle nazionali e dare una risposta alle domande non accolte per
mancanza di fondi. La regione Lazio con Determinazione n. G17989 del 26/12/2024
ha assegnato la somma di euro 1.000.000,00 per il “Reddito di Libertà”;
il Molise ha avanzato una proposta di legge,
volta a stipulare un accordo tra la Regione e la donna vittima di violenza, con
o senza figli, che si impegna a partecipare a un progetto personalizzato
finalizzato all’acquisizione o riacquisizione della propria autonomia e
indipendenza personale, sociale ed economica. Tutto ciò premesso e considerato,
non essendo a conoscenza di iniziative della Regione Calabria volte a sostenere
tale beneficio si interroga il Presidente della Giunta regionale
per sapere:
se la Regione Calabria ha intenzione di
contribuire ad aumentare il budget messo a disposizione dal Governo a sostegno
del Reddito di Libertà per le donne vittime di violenza per gli anni 2025-2026
e 2027.
(330; 10/03/2025)
Tavernise. Al Presidente della Giunta
regionale.
Premesso che:
- il diritto all’abitazione è un diritto
fondamentale, riconosciuto da numerosi trattati internazionali, tra cui
l’articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti umani e questo diritto
garantisce che ogni individuo abbia accesso a un’abitazione sicura, accessibile
e dignitosa;
- il fenomeno della morosità incolpevole
rappresenta una delle principali cause di disagio abitativo in Italia e in
Calabria, con migliaia di famiglie a rischio sfratto per cause indipendenti
dalla loro volontà. Il Fondo per la morosità incolpevole è stato istituito per
mitigare questo problema, fornendo un aiuto economico agli inquilini
impossibilitati a pagare l’affitto a causa di eventi imprevisti e gravi
difficoltà economiche. Tuttavia, la ristrettezza dei finanziamenti e l’assenza
di un’efficace gestione delle risorse ne hanno spesso limitato l'efficacia;
- l’assenza di misure adeguate, infatti, può
ulteriormente aumentare gli sfratti per morosità incolpevole. Secondo i dati
del Ministero dell’Interno nel 2023 sono stati emessi circa 40.000
provvedimenti di rilascio di immobili, di cui l’80% per morosità incolpevole,
con 74.000 richieste di esecuzione forzata, aggravando l’attuale emergenza
abitativa. I dati dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle
Entrate ci dicono che prendere casa in affitto diventa sempre più costoso,
quasi proibitivo. I proprietari, infatti, guardano al mercato degli affitti
brevi, che per il 2025 sarà decisamente più redditizio rispetto alle locazioni
residenziali. Questo fenomeno dimostra l’effetto espulsivo degli affitti
turistici sulle città e il taglio di misure fondamentali di welfare come il
Fondo per la morosità incolpevole;
- in Calabria si registra un elevato numero di
sfratti, circa il 90% dei quali è dovuto a morosità incolpevole, ossia
l’impossibilità di pagare l’affitto a causa della perdita o consistente
riduzione del reddito familiare. Circa il 35% delle famiglie in affitto spende
più del 40% del proprio reddito per la casa, rendendo estremamente difficile
sostenere altre spese essenziali, aggravando il disagio economico e sociale.
Considerato che: - il Fondo per la morosità incolpevole è stato istituito
dall’art. 6 comma 5 del Decreto-legge n. 102 del 2013, convertito nella Legge
124/2013, ed è destinato agli inquilini morosi incolpevoli. I Comuni calabresi
individuati come ad alta tensione abitativa nella Delibera CIPE n. 87/2003,
principali beneficiari del Fondo, sono: Acri, Cassano allo Jonio,
Castrovillari, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Gioia Tauro, Lamezia Terme,
Montalto Uffugo, Palmi, Reggio Calabria, Rende, Corigliano Rossano, San
Giovanni in Fiore e Vibo Valentia;
- Il Fondo è finanziato dal Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti e le risorse sono ripartite tra le Regioni, che
a loro volta le distribuiscono ai Comuni per l’erogazione di contributi agli
inquilini morosi incolpevoli. Le principali cause di morosità incolpevole
includono: la perdita del lavoro per licenziamento o mancato rinnovo di
contratti a termine;
la riduzione dell’orario di lavoro a seguito di
accordi aziendali o sindacali, cassa integrazione ordinaria o straordinaria;
la cessazione di attività libero-professionali
o di impresa per cause di forza maggiore;
malattie gravi, infortuni o decessi che
determinano una riduzione rilevante del reddito o spese mediche ingenti;
- il Fondo è stato rifinanziato dalla Legge di
Bilancio 2025, con 10 milioni di euro per il 2025 e 20 milioni per il 2026,
anche se queste risorse risultano insufficienti. In ogni caso, manca ancora il
decreto attuativo che stabilisce i criteri di utilizzo del Fondo, bloccando
l’operatività degli Enti Locali nell’erogazione dei contributi agli inquilini
morosi incolpevoli. Tenuto conto che: - un esempio di buona pratica è
rappresentato dalla Regione Emilia Romagna, che ha
sottoscritto un Protocollo per la riduzione del disagio abitativo 2025-2026,
coinvolgendo Comuni, Tribunale, Prefettura, associazioni degli inquilini e dei
proprietari, sindacati e ordini professionali;
- tale Protocollo prevede: un utilizzo
coordinato e integrato delle risorse nazionali, regionali e comunali,
garantendo un accesso più ampio ai contributi per la morosità incolpevole;
procedure omogenee e snelle per l’erogazione
dei contributi, evitando ritardi e frammentazione nell’attuazione delle misure
di sostegno;
l’introduzione di un contributo massimo fino a
8.000 euro nei Comuni ad Alta Tensione Abitativa (ATA) e fino a 4.000 euro
negli altri Comuni;
l’ampliamento delle risorse disponibili,
includendo anche fondi di edilizia pubblica e sociale gestiti dagli Enti
Locali;
l’inserimento di una clausola di compatibilità
con l’Assegno di Inclusione, permettendo ai beneficiari di cumulare il sostegno
all’affitto con altre misure di welfare;
la previsione di misure di accompagnamento
sociale per i nuclei familiari in difficoltà, attraverso il coinvolgimento dei
servizi sociali e delle associazioni territoriali. Preso atto che: - la
riattivazione del Fondo per la morosità incolpevole è fondamentale per
prevenire sfratti e situazioni di grave disagio abitativo, soprattutto nelle
fasce più deboli della popolazione;
- la Regione Calabria, attraverso i Comuni, ha
il compito di gestire e distribuire le risorse assegnate dal Fondo, garantendo
trasparenza e tempestività nell’accesso ai contributi;
- l’assenza di un Fondo regionale integrativo
potrebbe rendere insufficienti le risorse nazionali disponibili rispetto
all’elevata domanda di sostegno in Calabria;
- l’abitazione rappresenta una condizione
indispensabile per l’accesso all’istruzione, alla formazione e a un’occupazione
dignitosa. Questo è ancora più importante in una regione dove gli stipendi sono
da sempre molto bassi, in un territorio tra i più poveri d’Europa dove la
questione abitativa rischia di trasformarsi in una vera e propria emergenza
sociale. Tutto ci premesso e considerato interroga il Presidente della Giunta
regionale
per sapere:
1. se la Regione Calabria abbia già predisposto
le procedure necessarie per la gestione del Fondo per la morosità incolpevole e
quali siano i tempi previsti per dare risposta ai cittadini attraverso i bandi
comunali.
2. Quali azioni la Regione intenda adottare per
sollecitare il Governo a emanare il decreto attuativo necessario all’erogazione
delle risorse del Fondo.
3. Se la Regione Calabria intenda stanziare
risorse aggiuntive per un proprio Fondo regionale per la morosità incolpevole,
al fine di integrare le risorse nazionali e ampliare la platea dei beneficiari.
4. Quali misure siano previste per supportare
le famiglie in difficoltà economica e prevenire gli sfratti, promuovendo un
coordinamento efficace tra Comuni, Prefetture e associazioni di categoria.
5. Se sia prevista una campagna informativa per
garantire che i cittadini aventi diritto siano adeguatamente informati sulle
modalità di accesso ai contributi e sui requisiti richiesti.
(333; 24/03/2025).
Alecci. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- la Tubercolosi Bovina per definizione è una
“Malattia infettiva e contagiosa, sostenuta dal Mycobacterium Bovis, ad andamento cronico, che colpisce numerose specie
selvatiche, domestiche ed anche l’uomo”, ci troviamo difronte ad una zoonosi
molto pericolosa per la salute umana per la cui eradicazione la normativa DM
02.05.2024, prevede l’individuazione di tutti i capi infetti e la loro
macellazione;
- i capi macellati, a seguito di Ordinanza di
abbattimento da parte del Responsabile del Servizio veterinario, su delega del
Commissario, vengono rimborsati dall’ASP all’allevatore. La regione Calabria ha
adottato il Decreto per la ricostituzione del patrimonio;
- dall’anno 2023 l’infezione si è manifestata
ai controlli ufficiali con la prova IDT (inoculazione della Tubercolina) in
maniera molto diffusa negli allevamenti, in particolare del Crotonese;
- il 21 novembre 2023, nel corso di una
giornata di studio promossa dall’ARA (Associazione regionale allevatori) si
sottolineava la necessità immediata di attuare un Piano straordinario di
eradicazione;
- il 15.05.2024 la Direzione sanitaria dell’Asp
di Crotone istituiva una task force TBC per la gestione dei focolai, la cui
nomina veniva ratificata dal Commissario Straordinario con Delibera n. 474 del
10.06.2024. Considerato che:
- l’allevamento bovino costituisce un comparto
importante nell’ambito del settore zootecnico della nostra regione;
- la comprensibile esasperazione degli
allevatori, sfociata in contestazioni e proteste, rende imprescindibile una
collaborazione tra gli stessi e l’autorità sanitaria;
- medio tempore ha avuto luogo l’avvicendamento
del Commissario aziendale di Crotone;
- il D.M. 02.05.2024 sulle malattie infettive
animali, quali la tubercolosi bovina, ne prevede l’eradicazione entro il 2030,
dopo di che si potrebbe avere la sospensione degli aiuti comunitari per gli
allevatori. Tutto ciò premesso e considerato interroga il Presidente della
Giunta Regionale anche in qualità di Commissario ad acta per l’attuazione del
Piano di rientro dai disavanzi del Sistema sanitario nella Regione Calabria,
per sapere:
- se intende convocare tempestivamente un
tavolo tecnico presso l’Asp di Crotone, coinvolgendo anche i veterinari e gli
allevatori, al fine di tracciare le linee, nel rispetto della norma, per
l’elaborazione di un Piano straordinario di eradicazione.
(334; 24/03/2025).
Tavernise. Al Presidente della Giunta
regionale.
Premesso che:
- l'autorizzazione all’esercizio di attività
sanitarie è un provvedimento amministrativo rilasciato dal Dipartimento
regionale "Tutela della Salute e Politiche Sanitarie", che consente
alle strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private di operare;
- l’istruttoria amministrativa delle istanze di
autorizzazione e accreditamento si avvale delle Commissioni Aziendali per
l’Autorizzazione e l’Accreditamento (CAAA), che verificano i requisiti
strutturali, tecnologici ed organizzativi delle strutture richiedenti;
- le attività di verifica e controllo
dovrebbero essere svolte con regolarità per garantire il rispetto dei requisiti
minimi e degli standard di sicurezza per i pazienti. Considerato che: - risulta
che attualmente le strutture possano ottenere l’autorizzazione basandosi anche
su autodichiarazioni, senza un’adeguata verifica preventiva e posteriore dei
requisiti dichiarati;
- sono emerse criticità relative all’assenza di
controlli successivi all’autorizzazione, anche a campione, sulle strutture
sanitarie, con particolare riferimento ai requisiti di personale,
igienicosanitari e di isolamento per i reparti critici come le terapie
intensive;
- la Regione Calabria ha il compito di vigilare
sulle strutture accreditate e di attivare un sistema di monitoraggio e
controllo sulla qualità dell’assistenza e l’appropriatezza delle prestazioni
erogate, ai sensi dell’art. 8 octies del D.lgs.
502/1992;
- la giurisprudenza (Cons. Stato, Sez. III,
9/12/2020, n. 7820) ha stabilito che i controlli di appropriatezza non si
esauriscono nella verifica dell’adempimento contrattuale, ma sono volti a
garantire la qualità dell’assistenza e l’uso efficiente delle risorse
pubbliche;
- esiste il Nucleo Aziendale Controlli Esterni
(NACE), istituito con atto del Direttore Sanitario Aziendale, con il compito di
effettuare verifiche sulle strutture private accreditate, compilare report
annuali e proporre elementi migliorativi;
-non risultano, nelle sottosezioni
Amministrazione Trasparenza delle ASP, pubblicazioni esaustive sui controlli
effettuati dal NACE e dalle Commissioni Aziendali. Tutto ci premesso e
considerato interroga il Presidente della Giunta regionale nella sua qualità di
Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro dal disavanzo del
settore sanitario della Regione Calabria, 1. se il Dipartimento "Tutela
della Salute e Politiche Sanitarie" abbia adottato un piano dei controlli
sulle strutture sanitarie, e se sì , quale sia la sua
cadenza e metodologia di attuazione;
2. quali verifiche vengano effettuate
dall’ufficio preposto presso il Dipartimento sulle attività delle Commissioni
Aziendali per l’Autorizzazione e l’Accreditamento;
3. se siano previsti controlli a campione
successivi al rilascio delle autorizzazioni e, in caso affermativo, con quale
frequenza e modalità vengano svolti;
4. se il Nucleo Aziendale Controlli Esterni
(NACE) svolga regolarmente l’attività di monitoraggio e se i relativi report
vengano trasmessi al competente Settore Regionale nei tempi previsti;
5. per quale motivo nelle sottosezioni
Amministrazione Trasparenza delle ASP non risultino pubblicate informazioni
dettagliate sulle attività di controllo effettuate dal NACE e dalle Commissioni
Aziendali, e se si intenda provvedere alla loro pubblicazione per garantire la
massima trasparenza;
6. quali misure si intendano adottare per
garantire che tutte le strutture sanitarie, sia pubbliche che private,
rispettino i requisiti tecnologici, organizzativi e strutturali obbligatori
richiesti dalla normativa vigente, ivi compresi i turni di servizio e riposo
delle figure in servizio appartenenti al comparto Sanità, e per evitare che le
strutture sanitarie, pubbliche e private, operino in assenza o carenza dei
medesimi requisiti, rappresentando, nel caso, un pericolo per la sicurezza
delle cure, la salute dei pazienti e del personale impiegato.
(340; 16/04/2025).
Alecci. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- recenti notizie di stampa riportano di
allarmanti preoccupazioni rispetto all’incertezza sulle risorse effettivamente
disponibili per la costruzione del nuovo Ospedale di Catanzaro;
- tali balletti di cifre, che si rincorrono da
una parte e dall’altra, risultano decisamente imbarazzanti. Considerato che: -
il Presidente della Giunta regionale, oltre a ricoprire la funzione di
Commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dal disavanza
sanitario, è stato recentemente nominato dal governo Commissario con i poteri
di protezione civile per la realizzazione delle strutture ospedaliere;
- è necessario fare urgentemente chiarezza e
sgombrare ufficialmente il campo dalla confusione che alimenta incertezza
nell’intera cittadinanza. Tutto ciò premesso e considerato interroga il
Presidente della Regione Calabria, anche in qualità di Commissario ad acta per
l’attuazione del Piano di rientro dai disavanzi del Sistema sanitario nella
Regione Calabria e di Commissario per l’emergenza ospedaliera
per sapere:
- l’esatto ammontare dei fondi effettivamente
disponibili per la realizzazione del nuovo Ospedale di Catanzaro e la relativa
provenienza.
(341; 17/04/2025).
Mammoliti. Al Presidente della Giunta
regionale.
Premesso che:
- in Italia circa l’8% della popolazione è
affetto da malattie renali, un tasso che aumenta gradualmente con l’età,
arrivando al 17% nella fascia oltre i 70 anni e, attualmente, le malattie
renali rappresentano l’ottava causa di morte e, se non adeguatamente
affrontate, si prevede che entro il 2040 diventeranno la quinta causa
principale di riduzione dell’aspettativa di vita;
- alla Malattia Renale Cronica (MRC) è anche
associata un aumento del rischio di mortalità e un maggior rischio di
sviluppare complicanze cardiovascolari. In Italia, circa 70.000 persone
richiedono trattamenti vitali come la dialisi e il trapianto di rene, i quali
hanno un impatto significativo non solo sulla qualità di vita dei pazienti e
delle loro famiglie, ma anche sulle risorse del Sistema Sanitario Nazionale.
Gli ultimi dati dal registro europeo per la dialisi e il trapianto mostrano un
aumento del 43% nell’incidenza della dialisi negli ultimi tre decenni;
- in occasione della Giornata Mondiale del
Rene, è stata sottolineata l’urgenza di aumentare la consapevolezza sulla
salute dei reni e affrontare la Malattia Renale Cronica attraverso un approccio
globale. È, infatti, cruciale investire in prevenzione e diagnosi precoce
affinché le terapie, tradizionali e innovative oggi a disposizione, siano
efficaci e funzionali;
- in questo quadro, il Sistema sanitario
regionale deve impegnarsi con maggiore forza e convinzione a promuovere azioni
concrete per sensibilizzare la popolazione riguardo a questa condizione che
negli stadi più avanzati e gravi (dialisi e trapianto) ha, come detto,
importanti ripercussioni personali e sociali, oltre che un impatto
significativo sulle risorse del Sistema Sanitario del nostro Paese. Considerato
- che il Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro dai
disavanzi del SSR calabrese, con DCA n. 103 del 31/03/2023, ha approvato la
Rete nefrologica e dialitica della Regione Calabria - aggiornamento e
riorganizzazione disponendo l’aggiornamento e la sostituzione del DCA n.123 del
17 settembre 2020;
- che la sopra richiamata Rete definisce il
modello organizzativo ed il funzionamento delle Rete Nefrologica e Dialitica
Calabrese (RNDC), al fine di qualificare e soddisfare il bisogno assistenziale
espresso dai pazienti nefrologici. Rilevato - che, da quanto si evince da una
nota stampa del responsabile Aned Calabria, la RNDC sta subendo dei tagli
inspiegabili e, nello specifico: - in relazione alla recente approvazione
dell’atto aziendale dell’azienda ospedaliera universitaria Dulbecco, si è
registrata, presso il presidio ‘Pugliese’, una riduzione dei posti letto di
nefrologia, che passano da sedici a quattordici, mentre in dialisi i posti
tecnici sono rimasti quindici non subendo variazioni, nonostante nella realtà,
riferisce la nota stampa, i pazienti trattati sono diciotto per turno più gli
acuti, gestiti con lo stesso personale e in spazi più compressi;
- che anche al presidio “Mater Domini”,
prosegue la nota, la situazione non è migliore in quanto risulta il permanere
di una grave carenza d’organico;
- che, inoltre, da quanto è dato apprendere
dalla stessa Aned, in alcune Aziende Sanitarie e Ospedaliere della Regione
sarebbero in corso procedure per l’avvio della esternalizzazione del servizio
di dialisi ed emodialisi che, se confermate, sarebbero
del tutto incomprensibili in quanto la RNDC regionale è in grado, se fatta
funzionare a dovere, di soddisfare il bisogno assistenziale espresso dai
pazienti nefrologici. Tutto quanto sopra premesso, considerato e rilevato, il
sottoscritto Consigliere regionale interroga il Presidente della Giunta
regionale anche nella funzione di Commissario ad acta per l’attuazione del
Piano di rientro dai disavanzi del SSR
per sapere:
- se e quali utili interventi intenda adottare
per scongiurare il taglio dei posti letto nel reparto di Nefrologia del
Presidio ospedaliero Pugliese-Ciaccio disposto con l’atto aziendale della
Azienda Ospedaliera Universitaria ‘Dulbecco’;
- se e quali utili interventi si intendano
adottare per evitare le esternalizzazioni dei servizi di dialisi ed emodialisi.
(344; 28/04/2025).
Muraca. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
-l’Intesa tra il Governo, le Regioni e le
Province Autonome di Trento e Bolzano del 28 aprile 2022 “Linee di indirizzo
per la realizzazione dei progetti regionali volti al rafforzamento dei
Dipartimenti di salute mentale regionali” obbliga le Regioni a definire
specifiche azioni programmatiche per la tutela della Salute Mentale, il diritto
alla cura e l’inclusione sociale. Ai sensi delle vigenti normative, le attività
territoriali per la salute mentale, ovvero quelle afferenti ai Centri di Salute
Mentali (CSM) vengono definite individuando la presenza di almeno 1 (uno) CSM
per unità territoriale di non più di 80 -100.000 abitanti (corrisponde al
bacino di utenza di due Case di Comunità) ed in particolari contesti
territoriali è possibile prevedere 1 (uno) CSM per 40 -50.000 abitanti (bacino
di utenza di una sola Casa di Comunità). Secondo l’ultima rilevazione del
Ministero della Salute relativa al 2021 i posti disponibili per strutture
psichiatriche residenziali per 100.000 abitanti in Calabria ammontano a 2,5, a
fronte dei 5,2 della media nazionale. Analogo scostamento si rileva per i posti
disponibili per strutture psichiatriche semiresidenziali, la media nazionale
registrata è di 2,8 per 100.000 abitanti rispetto allo 0,5 in Calabria. Si
ricorda che il CSM è la struttura territoriale ad accesso diretto che accoglie,
valuta e risponde ai bisogni di salute mentale dei cittadini, in età maggiore
dei 18 anni, residenti nel bacino di utenza. Il CSM garantisce la continuità
del percorso di cura e di assistenza degli utenti presi in carico;
effettua, attraverso interventi
multidisciplinari prevalentemente strutturati in equipe, visite specialistiche,
trattamenti psicoterapeutici, interventi infermieristici, interventi sociali e
di rete, programmi riabilitativi, trattamenti farmacologici, interventi di
ascolto e di supporto ai familiari;
garantisce inoltre il collegamento con gli
altri servizi territoriali per il percorso di cura dell’utente. Le attività del
CSM sono svolte nel presidio, a livello domiciliare e/o nel contesto di vita
dell’utente in accordo con la riorganizzazione dell’assistenza territoriale
disegnata dal Decreto Ministeriale 77/22 e dall’Intesa Stato- Regioni del 21
dicembre 2022 che danno maggiore risalto all’assistenza ed ai Servizi
territoriali dei CSM. Considerato che il DM 77 ha posto le basi per una
gestione più articolata dei disturbi psichiatrici, ponendo particolare
attenzione sull’assistenza territoriale e sui CSM rafforzando il loro ruolo,
promuovendo un approccio più integrato e meno ospedalocentrico.
Questi centri operano a livello locale, fornendo servizi di prevenzione,
diagnosi, trattamento e riabilitazione per persone con disturbi mentali. Essi
rappresentano il centro di primo riferimento per i cittadini con disagio
psichico e coordinano nell’ambito territoriale tutti gli interventi di
prevenzione, cura, riabilitazione della popolazione bisognosa. Tenuto conto che
l’equipe multiprofessionale dei CSM, costituita da psichiatri, psicologi,
infermieri, assistenti sociali ed altre figure professionali è coordinata da un
Direttore che indirizza ed organizza le attività sul territorio di competenza
secondo il dettato della Legge 104. La Direzione dei CSM in rapporto alla
popolazione residente è di prassi una Unità Operativa Complessa (UOC) a
carattere territoriale preposta alla promozione della salute mentale, alla prevenzione,
diagnosi, cura dei disturbi ed a cui possono afferire, in relazione alle
diverse esigenze organizzative, una o più Unità Operative Semplici. Il
personale sanitario operante dei Dipartimenti di Salute Mentale in Calabria
ammonta a 34,4 per 100.000 abitanti rispetto alla media nazionale di 60,4 con
uno scostamento di 25,90 unità per 100.000 abitanti. Le maggiori criticità si
osservano a livello della assistenza territoriale e tra gli indicatori di
accessibilità erogati dai Dipartimenti di Salute Mentale rientra il numero di
Centri di Salute Mentali (CSM). Preso atto che alle carenze del personale
evidenziate dai numeri appena esposti si riscontra un’ulteriore criticità
derivante dalla gestione degli avvisi pubblici per il reclutamento del personale.
Un caso esemplare che rappresenta l’attuale condizione di disservizio riguarda
il conferimento degli incarichi quinquennali di Direttore di Struttura
Complessa del servizio psichiatrico, di diagnosi e cura presso il PO Bianchi Melacrino Morelli (GOM) e dello Spoke di Polistena. A marzo
2022 l’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria indice due avvisi
pubblici di selezione delle figure apicali e a giugno 2022 vengono pubblicati
gli elenchi degli ammessi (sette per il GOM, quattro per Polistena). Dopo lungo
tempo di vacanza, l’ASP di Reggio Calabria non ha ancora provveduto alla
copertura dei posti ancora vacanti territoriali di Direzione di Struttura
Complessa dei CSM privi di Direttore. Con le delibere n. 266 e 267 del
11/03/2025 l’ASP di Reggio Calabria ha riaperto i termini concorsuali di avviso
pubblico per il conferimento degli incarichi per entrambe le figure di
Direttore delle strutture complesse. Nelle more dell’interminabile procedimento
la titolare del UOC CSM di Palmi, unico direttore titolare tra le strutture
complesse afferenti al Dipartimento, sta assolvendo gli incarichi di facente
funzioni per la copertura delle UOC. Regime che, di proroga in proroga, da
strumento eccezionale e temporaneo è destinato a garantire la continuità dell’incarico
alla stessa figura ben oltre l’attuale scadenza fissata a dicembre 2025. La
gestione organizzativa della Salute Mentale del territorio, aggravata della
carenza di dotazione di psicologi, infermieri, assistenti sociali ed altre
figure professionali, dalle informazioni in nostro possesso, presenta ulteriori
problematiche che comportano innegabili disservizi per i cittadini. L’UOS SSM
di Scilla è disattivo ed è stato accorpato all’UOC CSM
Area Reggio, il cui presidio Sud è operativo solo la mattina. L’UOC CSM Area
Jonica, l’UOS SSM di Melito Porto Salvo, l’UOC PO di Locri e l’UOSD Prevenzione
e Dipendenze sono anch’esse sguarnite di personale medico dirigente. L’UOS SSM
di Melito Porto Salvo, a servizio di una vasta area che comprende tutti i
comuni dell’area grecanica, si è visto sottrarre la piena autonomia, inoltre è
sprovvisto di psicologo, e non ha sufficiente personale sanitario,
infermieristico e medico. L’UOSD Psicologia clinica- Prevenzione Disagio
giovanile non è stato ancora attivato. L’UOS SSM di Gioiosa Ionica e l’UOS SSM
di Cinquefrondi vede la presenza di un solo medico per presidio. Per l’UOC SERD
Area Jonio/Tirreno Siderno e l’UOC SERD Area Reggio/Melito è stato bandito il
concorso per il personale dirigente ma ancora non è ancora espletato. Si
evidenzia inoltre che l’Azienda Sanitaria di Messina, con delibera n. 1434 del
20/03/2025, ha indetto un concorso pubblico per la copertura di 6 posti di
Dirigente Medico di Psichiatria che potrebbe sottrarre ulteriori
professionalità al territorio reggino. Tutto ciò premesso e considerato
interroga il Presidente della Giunta regionale
per sapere:
1. quali provvedimenti intende adottare per
ampliare il numero dei posti letto disponibili nelle strutture psichiatriche
residenziali e semiresidenziali al fine di adeguarli alla media nazionale di
5,2 per 100.000 abitanti;
2. quali azioni urgenti intende intraprendere
per sopperire alla acclarata carenza di personale medico, infermieristico e
delle altre figure professionali operante dei Dipartimenti di Salute Mentale
calabresi e reggini in particolare;
3. quali provvedimenti intende adottare per
ristabilire una normale e stabile governance della gestione organizzativa delle
Unità Operative Complesse e delle Unità Operative Semplici dei Dipartimenti di
Salute Mentale dell’ASP di Reggio Calabria;
4. quali azioni urgenti intende promuovere per
potenziare i Centri di Salute Mentale assicurando presidi operativi articolati
sul territorio della provincia di Reggio Calabria, aperti 12 ore al giorno, per
6 giorni alla settimana.
(348; 06/05/2025).
Bevacqua e Iacucci. Al Presidente della Giunta
regionale.
Premesso che:
- anche quest’anno si prospetta un’estate
decisamente siccitosa che affliggerà tutte le zone della nostra regione, in
particolare quelle più vocate all’agricoltura;
- è il caso del comparto agricolo di Rocca
Imperiale/Trebisacce;
- le regioni meridionali, più colpite delle
altre, da settimane stanno correndo ai ripari assumendo iniziative atte a
fronteggiare la prevista carenza idrica;
- nello scorso mese di marzo è stato
sottoscritto l’"Accordo di Programma per il governo delle risorse
idriche" tra le regioni Basilicata e Puglia, con la proposta allegata di
non erogare acqua al Consorzio di bonifica dei Bacini dello Jonio Cosentino per
garantire la portata della diga di Monte Cutugno. Considerato che: - tale
comparto agricolo ha bisogno di una portata di almeno 300l/s per i mesi di
maggio/giugno e di circa 550l/s per i mesi di luglio/agosto;
- appare evidente che, se dovesse essere
confermata la portata di 120l/s per i mesi di maggio/giugno e di 400l/s per i
mesi di luglio/agosto, la produzione dell’intero comprensorio, con una
estensione di aree irrigabili di circa 1.200 ettari, di cui 600 ricadenti nel
solo comune di Rocca Imperiale, risulterebbe seriamente compromessa. Tutto
quanto sopra premesso e considerato, i sottoscritti Consiglieri regionali
interrogano il Presidente della Giunta regionale e l’Assessore con delega
all’Agricoltura
per sapere:
- quali urgenti iniziative hanno assunto o
intendano prendere per fronteggiare la carenza idrica a scopo irriguo che si
prospetta nei prossimi mesi per l’intera regione e con particolare riferimento
all’area di Rocca Imperiale/Trebisacce.
(349; 06/05/2025).
Tavernise. Al
Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
-in data 14 marzo 2022, la Regione Calabria ha
sottoscritto con le Organizzazioni Sindacali un Accordo Quadro volto a
migliorare il trattamento economico del personale ex Lsu ed Lpu
stabilizzato ex legge 147/2013, prevedendo l'utilizzo delle economie derivanti
da pensionamenti o altre fuoriuscite per incrementare l'orario di lavoro dei
dipendenti ancora in servizio;
per come riportato nell’Accordo Quadro, le
risorse trasferite agli enti utilizzatori sono da intendersi aggiuntive a
quelle già trasferite per ogni singolo lavoratore e sono finalizzate
all’effettivo aumento dei livelli retributivi e, quindi, all’incremento
dell’attuale orario lavorativo di ogni lavoratore, sulla base del contributo
pro-capite. Il fondo regionale, una volta storicizzato, avendo natura dinamica,
a partire dal 2022, a ragione del pensionamento di molti lavoratori, avrebbe
dovuto produrre delle economie che, secondo l’Accordo Quadro, andavano
rendicontate e redistribuite sulla platea residua dei lavoratori per
incrementare l’orario lavorativo fino a raggiungere il tetto massimo previsto
dalle vigenti disposizioni di legge. Considerato che: nonostante la
stabilizzazione a tempo indeterminato, molti lavoratori continuano a essere
impiegati con contratti part-time (spesso inferiori alle 24 ore settimanali),
con stipendi insufficienti a garantire una vita dignitosa e una pensione
adeguata. I comuni più grandi e con proprie risorse di bilancio sono riusciti a
stabilizzare a condizioni dignitose i propri LSU ed LPU. Non ce l’hanno fatta,
invece, tanti piccoli comuni che, nonostante la sensibilità dei propri
amministratori, non hanno potuto assegnare le ore lavorative necessarie per
ottenere un salario dignitoso ai propri dipendenti;
la Regione Calabria ha ridotto
significativamente i fondi: oltre un milione di euro in meno per il 2024 e più
di quattro milioni di euro in meno per ciascuno degli anni 2025 e 2026 - per
effetto delle fuoriuscite dal bacino dovute a pensionamenti, decessi o altro -
in piena contraddizione con l’impegno di redistribuire le economie sulla platea
residua del bacino, in ragione della dichiarata natura dinamica delle stesse,
da finalizzare all’incremento dell’orario lavorativo, per come previsto
dall’Accordo Quadro;
le Organizzazioni Sindacali hanno denunciato la
disdetta unilaterale dell'accordo da parte della Regione e l'assenza di
confronto sindacale su tali decisioni. Le proposte avanzate, come l'attivazione
della mobilità intercomunale per redistribuire il personale nei piccoli centri,
sono rimaste inascoltate;
molti sono i comuni in Calabria che, anche a
seguito dei tagli già operati dalle leggi finanziarie, si troveranno
impossibilitati ad incrementare l’orario di questi lavoratori che da anni
aspettano di trovare stabilità lavorativa ed una retribuzione dignitosa, già
sacrificata per molti di loro da inquadramenti sottodimensionati per
semplificare i percorsi di stabilizzazione e contenere le spese. In questi
comuni, in particolare in quelli delle aree interne della Calabria, viene
compromessa la capacità di garantire servizi essenziali alla cittadinanza.
Tenuto conto che: a distanza di tre anni dalla firma dell'accordo, nulla di
quanto concordato è stato effettivamente realizzato, lasciando migliaia di
lavoratori in condizioni di precarietà economica;
la situazione attuale compromette non solo la
dignità e i diritti dei lavoratori coinvolti, perché un contratto di lavoro
part-time non regge più rispetto all’aumento del costo della vita, ma anche
l'efficienza e l'efficacia dei servizi pubblici locali, in particolare nei
comuni più fragili dal punto di vista economico. È necessario, pertanto,
ristabilire le risorse previste, attivare strumenti di mobilità intercomunale e
sostenere i comuni affinché possano garantire condizioni lavorative dignitose
ai propri dipendenti. Tutto ciò premesso e considerato interroga il Presidente
della Giunta regionale
per sapere:
1. quali siano le motivazioni che hanno portato
alla riduzione dei fondi destinati al personale ex LSU/LPU, in contrasto con
gli impegni assunti nell'Accordo Quadro del 14 marzo 2022;
2. se la Giunta regionale intenda rivedere tale
decisione e ripristinare le risorse previste per garantire l'incremento
dell'orario di lavoro dei dipendenti ancora in servizio;
3. quali misure intenda adottare per assicurare
una retribuzione dignitosa e una pensione adeguata ai lavoratori ex LSU/LPU,
considerando anche il riconoscimento dei contributi previdenziali per gli anni
di servizio prestati;
4. se la Regione intenda attivare strumenti di
mobilità intercomunale per una più equa distribuzione del personale, in
particolare nei comuni in difficoltà economica e con carenza di organico;
5. quali siano le tempistiche previste per
l'avvio di un confronto con le organizzazioni sindacali e gli enti locali al
fine di trovare soluzioni strutturali e sostenibili alla problematica in
oggetto.
(350; 07/05/2025).
Bevacqua, Alecci, Bruni, Iacucci, Mammoliti,
Muraca. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- il decreto-legge 25 maggio 2021, n.73,
convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, 106, recante “Misure
urgenti connesse all’emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, e i
giovani, la salute e i servizi territoriali” e, in particolare, l’articolo
50-ter, di seguito integralmente riportato, prevede: Assunzione di personale
presso i Ministeri della cultura, della giustizia e dell'istruzione nelle
regioni dell'obiettivo europeo "Convergenza".
1. Al fine di promuovere la rinascita
occupazionale delle regioni comprese nell'obiettivo europeo
"Convergenza" (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e migliorare la
qualità degli investimenti in capitale umano, il Dipartimento della funzione pubblica
della Presidenza del Consiglio dei ministri è autorizzato a bandire, nel limite
massimo di spesa di cui al comma 6, procedure selettive per l'accesso a forme
contrattuali a tempo determinato e a tempo parziale di diciotto ore
settimanali, della durata di diciotto mesi, alle quali sono prioritariamente
ammessi i soggetti già inquadrati come tirocinanti nell'ambito dei percorsi di
formazione e lavoro presso il Ministero della cultura, il Ministero della
giustizia e il Ministero dell'istruzione.
2. Con decreto del Ministro per la pubblica
amministrazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e
con il Ministro per il Sud e la coesione territoriale, previa intesa in sede di
Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto
1997, n. 281, sono individuate le unità di personale da assegnare a ciascuno
dei Ministeri di cui al comma 1 nonché l'area di inquadramento economico. Per i
contratti di cui al presente articolo si provvede in deroga ai limiti di spesa
di cui all'articolo 9, comma 28, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78,
convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122.
3. Per l'ammissione alle procedure di cui al
comma 1 è richiesto il possesso di titolo di studio pari o superiore a quello
della scuola dell'obbligo e dei requisiti previsti per l'accesso al pubblico
impiego.
4. Le procedure di cui al comma 1 sono
organizzate, per figure professionali omogenee, dal Dipartimento della funzione
pubblica tramite l'Associazione Formez PA.
5. Le graduatorie approvate all'esito delle
procedure di cui al comma 1 sono utilizzabili, secondo l'ordine di merito, per
le assunzioni a tempo determinato anche da parte di altre amministrazioni
pubbliche.
6. Per la realizzazione degli interventi
previsti dal presente articolo è autorizzata la spesa complessiva di 60 milioni
di euro, di cui 20 milioni di euro per l'anno 2021 e 40 milioni di euro per
l'anno 2022. Ai relativi oneri si provvede mediante corrispondente riduzione
del Fondo di cui all'articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n.
190, come rifinanziato dall'articolo 77, comma 7, del presente decreto. - il 27
dicembre 2021 è stato emanato il decreto del Ministro per la pubblica amministrazione,
di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro per
il Sud e la coesione territoriale, per l'individuazione delle unità di
personale e della relativa area di inquadramento economico, da assegnare ai
Ministeri della cultura, della giustizia e dell'istruzione, pubblicato nella
G.U. n. 25 del 31 gennaio 2022;
- successivamente è stato emesso il “Bando di
selezione pubblica per il reclutamento di 1956 unità di personale non
dirigenziale a tempo determinato e a tempo parziale di diciotto ore
settimanali, della durata di diciotto mesi, di cui 271 unità di Area III - F1,
84 unità Area II - F2 e 208 unità di Area II - F1 nel Ministero della cultura,
1000 unità di Area II - F1 nel Ministero della giustizia e 393 unità di
collaboratore scolastico di Categoria A-1 nel Ministero dell’istruzione (G.U.
4ª Serie Speciale, Concorsi ed Esami, n. 28 dell’ 8 aprile 2022);
- in seguito, è stato varato il decreto di
Approvazione della graduatoria profilo di Collaboratore Scolastico ATA (Codice
ATA/TI) Ministero dell’Istruzione - Categoria A-1, emesso in data 27/04/2023
(Rif. 45946521 del 27/04/2023) dal Capo del Dipartimento della Funzione
Pubblica, della Presidenza del Consiglio dei ministri, Cons. ...;
- circa 350 unità di personale di cui alla
graduatoria ut supra hanno svolto regolare servizio
con inizio nel mese di novembre dell’anno 2023 e che gli stessi hanno terminato
la loro attività lavorativa nei primi giorni del mese di maggio del corrente
anno;
- la Legge 30 dicembre 2024, n. 207 - “Bilancio
di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale
per il triennio 2025-2027”. (GU Serie Generale n.305 del 31-12-2024 - Suppl.
Ordinario n. 43) e, in particolare, l’articolo 1, comma 134, testualmente
recita: “Al fine di rafforzare la capacità amministrativa delle pubbliche
amministrazioni, assicurando le esigenze di funzionamento e garantendo i
servizi ai cittadini, i contratti di lavoro a tempo determinato del personale
impiegato presso il Ministero della cultura, il Ministero della giustizia e il
Ministero dell'istruzione e del merito, di cui all'articolo 50-ter, comma 1,
del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla
legge 23 luglio 2021, n. 106, possono essere rinnovati per un periodo non
superiore a dodici mesi oltre il termine previsto, nei limiti finanziari di cui
all'articolo 9, comma 28, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito,
con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 per l'anno 2025”.
Considerato che: - a tutt’oggi, a differenza degli altri due profili, Ministeri
della cultura e della giustizia, dello stesso bando di selezione pubblica, i
vincitori di concorso del “Ministero dell’Istruzione” non hanno ancora preso
servizio, né sottoscritto alcun contratto di rinnovo così come previsto dalla
legge 207/2024. Tutto quanto sopra premesso e considerato, i sottoscritti
Consiglieri regionali interrogano il Presidente della Giunta regionale
per sapere:
- quali iniziative intende intraprendere verso
il Governo nazionale ovvero Ministero dell'Istruzione e del Merito per
richiamare la necessaria attenzione e sollecitare le adeguate risposte al fine
di un immediato avvio al lavoro del personale specificato in premessa.
(353; 14/05/2025).
Laghi. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
• con sentenza del 26 ottobre 2023, causa
C-307/22, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha stabilito che il
diritto di accesso ai dati personali, sancito dall’articolo 15 del Regolamento
(UE) 2016/679 (GDPR), comporta per il titolare del trattamento l’obbligo di
rilasciare una copia gratuita dei dati personali trattati, anche quando
contenuti in cartelle cliniche;
• la Corte ha chiarito che tale diritto è
autonomo rispetto a quello di accesso ai documenti amministrativi e non può
essere subordinato al pagamento di alcun importo, salvo che per copie ulteriori
richieste dallo stesso interessato;
• il principio stabilito dalla CGUE è
immediatamente vincolante per gli Stati membri;
• nelle strutture sanitarie pubbliche e private
della Regione Calabria (incluse Residenze Sanitarie Assistenziali) sono ancora
in vigore specifici ed autonomi tariffari per l’accesso ed il rilascio di
cartelle cliniche, inclusi i casi in cui essa venga fornita in formato digitale
o senza costi documentabili;
• si è constatato che strutture afferenti
all’ASP di Cosenza richiedono il pagamento di spese di spedizione anche per
cartelle cliniche inviate in formato elettronico;
• l’art. 4 della L. 24/2017 stabilisce che la
direzione sanitaria della struttura pubblica o privata, entro sette giorni
dalla presentazione della richiesta da parte degli interessati aventi diritto,
fornisce la documentazione sanitaria disponibile relativa al paziente,
preferibilmente in formato elettronico;
tutto ciò premesso, si chiede di sapere:
per sapere:
• se e con quali tempi la Regione Calabria
intenda adeguarsi alla sentenza della Corte di Giustizia UE nella causa
C-307/22, assicurando la gratuità del rilascio delle cartelle cliniche, referti
clinici e verbali di Pronto Soccorso da parte delle strutture sanitarie
pubbliche e private presenti sul territorio regionale;
• quali indirizzi operativi saranno emanati nei
confronti delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere, nonché delle strutture
sanitarie private operanti sul territorio regionale per garantire l’uniforme
applicazione della normativa europea e prevenire eventuali comportamenti lesivi
dei diritti degli interessati;
• se e come si intenda vigilare per assicurare
il rilascio delle cartelle cliniche nelle tempistiche e modalità previste
nell’Art. 4 della L. 24/2017.
(356; 21/05/2025).
Muraca. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- Il presidente Occhiuto è commissario alla
sanità dal 4 novembre 2021;
- che in questi anni la sanità calabrese è
stata oggetto di tagli al proprio budget indiscriminati che hanno ridotto
notevolmente la sua funzionalità;
- le poche strutture pubbliche che hanno
resistito ai tagli si trovano a fronteggiare un numero di pazienti di ben tre
volte superiore alla loro capacità recettiva;
- a causa del sovraffollamento delle strutture
pubbliche, i medici di medicina generale si ritrovano come ultimo baluardo
della sanità pubblica a disposizione dei cittadini;
- le ASP della Regione Calabria versano in
situazioni critiche sia sotto l’aspetto dell’organigramma dirigenziale che
sotto l’aspetto economico gestionale;
- nonostante tali problematiche siano
perduranti nel tempo i medici di medicina generale continuano a svolgere il
proprio ruolo con dedizione e professionalità;
- nell’ultimo triennio il commissario alla
sanità coincide con la figura del Presidente della Regione Calabria;
- a partire dal mese di gennaio del corrente
anno, i medici di medicina generale di tutte le Asp che compongo il territorio
calabrese si sono visti recapitare degli “accertamenti e rilievi” per
“prescrizioni improprie”;
- tali “accertamenti e rilievi” trovano la loro
base giuridica all’interno di una scelta politica di riduzione della spesa
sanitaria;
- tale “calcolo di riduzione della spesa
sanitaria” viene inquadrato attraverso delle medie nazionali per le
prescrizioni di taluni farmaci. Considerato che: - la prescrizione dei farmaci
è una scelta che è discrezionale del medico che visita il paziente;
- il diritto alla salute è garantito dalla
Costituzione così come scritto nell’articolo 32;
- il parametro della spesa pubblica non può
fungere come limite per la salute del cittadino;
- la scelta di prescrivere un farmaco rispetto
a una determinata analisi fatta dal medico di medicina generale non può essere
collegata alla spesa che il SSN dovrà affrontare per tale farmaco;
- tali “accertamenti” ricoprono periodi di
tempo molto lunghi di contestazione e soprattutto su un numero di prescrizioni
a volte nell’ottica delle migliaia di unità. Tenuto conto che: - sono state
erogati addebiti di elevato valore per i medici di base che hanno prescritto
tali farmaci sulla base di medie nazionali e non per valutazioni
medico/scientifiche;
-nonostante le risposte precise e scientifiche
trasmesse dai diretti interessati all’ Asp di riferimento, quest’ultime hanno
inteso sanzionare i medici per ridurre lo scostamento della media nazionale e
garantire l’appropriatezza del trattamento sanitario;
- l’importo verrà prelevato direttamente
dall’Asp nella prima retribuzione utile del medico di medicina generale. Tutto
ciò premesso e considerato interroga il Presidente della Giunta regionale
per sapere:
1. quali rimedi intende adottare per la tutela
dei medici calabresi;
2. se intende valutare la sospensione di tali
addebiti per un approfondimento tecnico scientifico;
3. quali atti formali e/o iniziative concrete
intenderà adottare per la risoluzione di tale problema.
(360; 30/05/2025).
Art.
1
(Finalità)
1.
La Regione Calabria promuove la creazione, lo sviluppo e l'applicazione di un
sistema di tracciabilità dei prodotti della filiera agroalimentare e ittica,
attraverso un sistema di gestione di dati in blockchain pubblica che,
confluendo in una piattaforma informatica multimediale avente la funzione di
registro pubblico aperto, condiviso, trasparente, sicuro e immutabile, sia in
grado di garantire la sicurezza e il controllo dei prodotti alimentari e di
accrescere la fiducia dei consumatori finali.
2.
Nell'ambito dei possibili utilizzi della piattaforma di cui al comma 1, la
Regione Calabria sostiene l'applicazione del servizio di tracciabilità e
rintracciabilità dei prodotti agroalimentari e ittici al fine di favorire
l'accesso da parte dei consumatori alle informazioni in ordine all'origine,
alla natura, alla composizione e alla qualità dei prodotti, nonché di
valorizzare le produzioni locali, attraverso l'accesso alle informazioni circa
l'intera filiera produttiva, di certificare la qualità, l'origine e il percorso
nella filiera distributiva del prodotto, assicurando la massima trasparenza a
garanzia del consumatore finale e valorizzando il lavoro agroalimentare di
qualità.
3.
Al fine di migliorare l'analisi dei dati, la generazione di report e
l'interazione con gli utenti, nel rispetto dei principi di trasparenza, equità
e privacy, la Regione Calabria promuove l'utilizzo di tecnologie di
Intelligenza Artificiale Generativa (GenAI)
all'interno della piattaforma di cui al comma 1.
4. Per le finalità di cui alla
presente legge, e per testare la validazione scientifica dei conseguenti
processi da attuare, la Regione, nei limiti delle risorse previste
dall’articolo 8, si avvale della collaborazione delle università calabresi e
dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM), in relazione
alla sua funzione di laboratorio ufficiale ai sensi dell’articolo 9, comma 1,
lettera b), del decreto legislativo 2 febbraio 2021, n.27 (Disposizioni per
l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE)
2017/625).
Art.
2
(Promozione di un regime di qualità regionale)
1.
La Regione promuove l'istituzione di un regime di qualità regionale per i
prodotti della filiera agroalimentare, finalizzato a valorizzare le produzioni
locali, garantire la sostenibilità ambientale e migliorare la competitività
delle imprese del settore.
2.
Il regime di qualità, nel rispetto delle normative europee e nazionali vigenti,
può prevedere l'adozione di marchi di certificazione, disciplinari di
produzione, protocolli di controllo e sistemi di etichettatura chiara e
trasparente per i consumatori.
3.
La Regione favorisce l'adesione degli operatori delle varie filiere al regime
di qualità attraverso incentivi, misure di supporto tecnico e campagne di
sensibilizzazione sui benefici derivanti dall'adesione al sistema.
4.
La Regione provvede all'integrazione del regime di qualità all'interno della
piattaforma informatica multifunzionale di cui all'articolo 1, garantendo la
tracciabilità dei prodotti certificati e facilitando l'accesso alle
informazioni per i consumatori.
5.
Le risorse economiche derivanti dall’applicazione del regime di qualità,
comprese eventuali entrate da contributi, certificazioni o sanzioni per il
mancato rispetto degli standard previsti, sono destinate al miglioramento e
allo sviluppo del sistema di certificazione, alla promozione del marchio e al
rafforzamento dei controlli di qualità.
6.
La Giunta Regionale, entro centoventi giorni dall'entrata in vigore della
presente legge, adotta un regolamento attuativo che definisce i criteri, le
modalità e le procedure per l’istituzione e il funzionamento del regime di
qualità.
Art.
3
(Sviluppo e realizzazione della piattaforma)
1.
Ai fini del perseguimento delle finalità di cui all'articolo 1, la Regione
Calabria adotta e sviluppa una tecnologia basata su un registro crittografico
non modificabile basato su tecnologia blockchain e sull'utilizzo di tecnologie
di GenAI.
2.
La Giunta regionale adotta, entro novanta giorni dall'entrata in vigore della
legge, un atto che definisce i requisiti tecnici generali, le caratteristiche e
le specifiche della piattaforma di cui all'articolo 1, dovrà presentare, nonché
i principi, le finalità, le regole e i termini di utilizzo della piattaforma
medesima da parte dei soggetti utilizzatori.
3.
L'affidamento della realizzazione e della gestione della infrastruttura
tecnologica e software basato su blockchain e GenAI,
di cui all’articolo 1, avviene nel rispetto e con le modalità previste dalla
normativa vigente in materia di appalti pubblici.
Art.
4
(Adesione e accesso alla piattaforma
informatica multifunzionale)
1.
Ai fini dell'inserimento e dell'aggiornamento delle informazioni relative ai
servizi di tracciabilità e di rintracciabilità dei prodotti agroalimentari e
ittici, possono aderire alla piattaforma tutti gli operatori economici della
filiera agroalimentare e ittica coinvolti, a qualsiasi titolo, nella
produzione, trasformazione e distribuzione dei prodotti, previa verifica del
possesso dei necessari requisiti tecnici e purché aventi sede nel territorio
regionale.
2.
L'adesione alla piattaforma informatica, di cui all'articolo 1, da parte dei
soggetti partecipanti alla filiera agroalimentare e ittica è libera, gratuita e
avviene su base volontaria.
3.
Al fine di consentire la più ampia diffusione e l'uso della piattaforma
informatica tra i consumatori e favorire, a tal proposito, la tracciabilità del
prodotto e la garanzia circa la provenienza e l'autenticità del medesimo,
l'accesso alla piattaforma medesima per i consumatori è gratuito, intuitivo e
di facile utilizzo.
Art.
5
(Uso della piattaforma informatica
multifunzionale per i servizi di tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti
agroalimentari)
1.
I partecipanti alla filiera, interessati a utilizzare la piattaforma
informatica, forniscono tutte le informazioni di competenza relativamente ai
propri prodotti da inserire nella piattaforma, tenendo in considerazione
l’intera filiera di produzione, dal luogo d'origine delle materie prime, alla
coltivazione, all'allevamento, dalla lavorazione nelle aziende agricole, fino
alla distribuzione e allo stoccaggio del prodotto nei punti vendita. La
piattaforma informatica utilizza tecnologie di GenAI
per elaborare le informazioni fornite dai partecipanti alla filiera, generando
report dettagliati e facilmente comprensibili per i vari stakeholder, nonché
per implementare un'interfaccia conversazionale che faciliti l'accesso alle
informazioni da parte dei consumatori.
Art.
6
(Contributi)
1.
La Regione promuove l'adesione ai servizi di tracciabilità e rintracciabilità,
mediante la piattaforma informatica, attraverso l'erogazione, ai soggetti della
filiera interessati a partecipare alla piattaforma informatica, di contributi
finalizzati a consentire agli aderenti di acquisire la dotazione tecnica
necessaria per l'utilizzo della piattaforma informatica.
2.
Con apposito atto da adottare entro quarantacinque giorni dall'adozione
dell'atto di cui all'articolo 2, comma 2, il dipartimento regionale competente
in materia di agricoltura, stabilisce:
a)
la dotazione tecnica ammessa al contributo;
b)
i criteri, le modalità, le procedure e l'importo massimo del contributo
erogabile tenendo conto delle risorse finanziarie che annualmente sono previste
in bilancio;
c)
gli eventuali casi di decadenza e revoca.
3.
Il contributo erogato è cumulabile con altre tipologie di contributo previste
da norme comunitarie, statali e regionali, nel rispetto della normativa europea
in materia di aiuti di Stato.
Art.
7
(Attività di promozione, divulgazione e
informazione)
1.
La Regione Calabria favorisce la conoscenza della piattaforma informatica
multifunzionale relativa a servizi di tracciabilità e rintracciabilità
agroalimentare, nonché la partecipazione alla stessa e il suo utilizzo
attraverso specifiche attività di promozione, informazione, formazione e
sensibilizzazione, al fine di favorirne e stimolarne l'adesione.
2.
Nell'ambito delle attività di cui al comma 1, la Regione Calabria promuove
l'utilizzo di interfacce conversazionali basate su tecnologia blockchain ed
Intelligenza Artificiale Generativa come possibile strumento complementare per
agevolare l'accesso dei consumatori alle informazioni sulla tracciabilità e
rintracciabilità dei prodotti agroalimentari, nel rispetto dei principi di
trasparenza e accuratezza delle informazioni fornite.
Art.
8
(Disposizioni finanziarie)
1.
Dalle disposizioni della presente legge non discendono oneri a carico del
bilancio regionale.
2.
Alla copertura degli oneri derivanti dall’attuazione dell’articolo 3 e
dell’articolo 6 quantificati, una tantum, nel limite massimo di 150.000,00 euro
per l’anno 2025 e nel limite massimo di 50.000,00 euro nell’anno 2026, si
provvede con le risorse della programmazione comunitaria previste all'interno
del “CSR 2023/2027 SRG08”.
Art.
1
(Principi)
1.
La Regione Calabria, in coerenza con lo Statuto, i principi costituzionali, le
risoluzioni dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e dell'Organizzazione
mondiale della sanità (OMS), le direttive e i programmi dell'Unione europea, in
applicazione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la
lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica,
definita a Istanbul l'11 maggio 2011 e ratificata ai sensi della legge 27
giugno 2013, n. 77, riconosce che ogni forma e grado di violenza psicologica,
fisica, sessuale ed economica, compresa la minaccia di tali atti contro le
donne basata sul genere, nonché ogni forma di violenza nei confronti di persone
in ragione del loro orientamento sessuale e della loro identità di genere,
costituiscono violazione dei diritti umani, della dignità della persona, della
libertà e sicurezza individuale, lesione dell'integrità e della salute fisica e
psichica della persona e limitazione del diritto alla cittadinanza libera e
piena.
Art.
2
(Azioni e interventi)
1.
La Regione, nell'esercizio delle proprie funzioni, condanna e contrasta ogni
forma di violenza fisica e psicologica, diretta o assistita, contro la donna e
i minori, esercitata in ambito domestico, extrafamiliare, sociale e lavorativo
e per tali finalità:
a)
promuove la costituzione della Rete regionale antiviolenza di cui all'articolo
3;
b)
favorisce iniziative di prevenzione della violenza di genere, anche attraverso
la sensibilizzazione dell'opinione pubblica, la diffusione della cultura della
legalità e del rispetto dei diritti nella relazione tra i sessi, anche in
collaborazione con gli istituti scolastici e altre istituzioni pubbliche;
c)
sostiene misure e azioni idonee a garantire accoglienza, protezione,
solidarietà, sostegno e soccorso, nonché volte a consentire alle vittime di
violenza di sviluppare il proprio potenziale, recuperando e rafforzando
l’autonomia materiale e psicologica, l’integrità fisica e la dignità;
d)
sostiene interventi rivolti agli autori di violenza di genere, al fine di
incoraggiarli ad adottare modelli comportamentali non
violenti nelle relazioni interpersonali e a modificare i comportamenti violenti
per prevenire la recidiva;
e)
promuove e sostiene l'attività dei Centri antiviolenza (CAV), delle Case
rifugio, e dei Centri uomini autori di violenza (CUAV);
f)
sostiene la creazione di sportelli di supporto psicologico, legale e sociale
dedicati alle vittime di violenza di genere, presso i CAV, nel rispetto dei
requisiti dell'Intesa vigente in materia, ai sensi dell'articolo 8, comma 6,
della legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le Regioni e le Province
autonome di Trento e Bolzano e gli enti locali e nel regolamento di attuazione
della legge regionale 26 novembre 2003, n. 23 (Realizzazione del sistema
integrato di interventi e servizi sociali nella Regione Calabria);
g)
contrasta, nella comunicazione istituzionale e non,
l'utilizzo di terminologie, immagini e atteggiamenti lesivi della dignità della
donna;
h)
assicura il funzionamento del sistema di rilevazione e monitoraggio dei dati e
delle informazioni attraverso le attività svolte dall'Osservatorio di cui alla
legge regionale 23 novembre 2016, n. 38 (Istituzione dell’Osservatorio
regionale sulla violenza di genere);
i)
promuove l'accoglienza e il sostegno delle donne disabili vittime di violenza e
dei loro figli, anche in situazioni di disabilità;
j)
promuove percorsi di autonomia abitativa e inserimento lavorativo;
k)
promuove percorsi di tutela dei figli minori di donne vittime di violenza;
l)
promuove e coordina, in collaborazione con gli enti locali e con i soggetti del
privato sociale iscritti nella seconda sezione del registro delle associazioni
e degli enti che svolgono attività a favore degli immigrati, di cui
all'articolo 52, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della
Repubblica 31 agosto 1999, n. 394 (Regolamento recante norme di attuazione del
testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e
norme sulla condizione dello straniero), la partecipazione alle azioni per la
prevenzione, il contrasto e l'assistenza alle vittime di violenza motivata da
tratta e sfruttamento promosse dal Governo nell'ambito del Piano nazionale
antitratta.
2.
Le azioni previste dalla presente legge a sostegno delle vittime di violenza di
genere sono realizzate nel rispetto dei tempi individuali e della libera
adesione ai percorsi proposti, indipendentemente da età, etnia, provenienza,
cittadinanza, religione, classe sociale, livello di istruzione, livello di
reddito, abilità o altre discriminazioni.
Art.
3
(Rete regionale antiviolenza)
1.
La Regione promuove, previa intesa, la costituzione della Rete regionale
antiviolenza tra i Comuni, le Province, la Città metropolitana di Reggio
Calabria, le Aziende sanitarie provinciali (ASP), l'Ufficio scolastico
regionale, le Università e gli istituti dell’Alta formazione artistica,
musicale e coreutica (AFAM), le Forze dell'ordine, le Prefetture - Uffici
territoriali del Governo, la Magistratura, i CAV, le Case Rifugio, i CUAV
presenti sul territorio, nonché le associazioni e le organizzazioni che hanno
tra i propri fini istituzionali la lotta alla violenza di genere, allo scopo di
favorire l'omogeneità e il coordinamento degli interventi e delle azioni di cui
all'articolo 2 su tutto il territorio regionale.
2.
La Regione svolge funzioni di indirizzo e coordinamento della Rete regionale
antiviolenza e promuove, senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio
regionale, la sottoscrizione di accordi operativi e protocolli di intesa.
3.
L'assistenza e la protezione fornite dalla Rete sono attivate su richiesta
della vittima. La richiesta può essere rivolta anche a un singolo soggetto
della Rete.
4.
I soggetti della Rete svolgono, anche in modo disgiunto, interventi destinati
a:
a)
offrire ascolto, accoglienza, consulenza e assistenza legale, supporto
psicologico e specialistico, al fine di consentire percorsi di uscita dalla
violenza, inserimento o reinserimento sociale e lavorativo;
b)
garantire protezione e anonimato alle donne vittime di violenza e ai loro
figli;
c)
riabilitare, con percorsi psico-educativi, gli uomini autori di violenza;
d)
formulare progetti personalizzati che offrono alla vittima e ai suoi familiari
un percorso di uscita dalla violenza, compreso il reinserimento sociale,
lavorativo e abitativo.
5.
La Regione assicura gli opportuni collegamenti con la Rete nazionale
antiviolenza del Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio
dei ministri.
Art.
4
(Rete territoriale antiviolenza)
1.
Per le finalità di cui all'articolo 2 e per favorire l'erogazione dei servizi
alle donne vittime di violenza, in ogni Ambito sociale territoriale, è
istituita la Rete territoriale antiviolenza.
2.
Fanno parte della Rete territoriale antiviolenza dell'Ambito sociale, previa
intesa, l'Azienda sanitaria provinciale, i CAV e le Case rifugio con sede
operativa nell'Ambito sociale, la Prefettura territorialmente competente, le
Università e gli istituti AFAM, l'Ambito scolastico provinciale, i Centri per
l'impiego, il Tribunale e la Procura competenti per territorio, le Forze
dell'ordine e i comuni dell’Ambito sociale territoriale.
3.
La Rete territoriale antiviolenza è presieduta dall'assessore competente per
materia. L'Ufficio di Piano dell'Ambito sociale territoriale assicura supporto
per il funzionamento della Rete.
4.
La Rete territoriale antiviolenza ha il compito di:
a)
favorire il coordinamento tra tutti i servizi territoriali che operano nel
campo della prevenzione della violenza di genere e del contrasto alla violenza
maschile contro le donne e che svolgono attività di accompagnamento delle donne
nei percorsi di uscita dalla violenza;
b)
definire linee guida e protocolli operativi di presa in carico, protezione e
tutela delle donne vittime di violenza e dei loro figli minori;
c)
programmare attività di prevenzione e sensibilizzazione comuni per avviare il
cambiamento culturale rispettoso delle differenze e della non violenza;
d)
programmare eventi formativi rivolti ai soggetti coinvolti, a vario titolo,
nella realizzazione di interventi a sostegno delle donne vittime di violenza e dei minori vittime di violenza assistita e di abusi.
Art.
5
(Iniziative di prevenzione e
sensibilizzazione)
1.
La Regione, nei limiti delle risorse regionali, nazionali e comunitarie, anche
in collaborazione con i soggetti della Rete di cui all'articolo 3, comma 1,
promuove:
a)
iniziative e interventi che prevengono la violenza di genere, diffondono la
cultura della legalità ed educano al rispetto dei
diritti della persona, anche attraverso la sensibilizzazione dell'opinione
pubblica e il coinvolgimento di enti e organismi istituzionali e di altri
soggetti che operano per le finalità della presente legge, nonché dei mezzi di
informazione;
b)
azioni tese a migliorare la comprensione del fenomeno della violenza, per
concorrere alla formazione della cultura del rispetto del genere;
c)
iniziative di sensibilizzazione volte a tutelare l'immagine della donna e
combattere gli stereotipi legati alla sua figura, in particolare, nell'ambito
della comunicazione mediatica e pubblicitaria.
2.
La Regione, nei limiti delle risorse regionali, nazionali e comunitarie,
promuove il rafforzamento del ruolo strategico del sistema di istruzione e
formazione, scolastico ed extrascolastico nella promozione della cultura
fondata sulle pari opportunità, basando le azioni di sensibilizzazione
sull'importanza del riconoscimento tempestivo dei segnali di rischio, anche da
parte di tutti i soggetti che hanno un compito educativo nei confronti della
popolazione studentesca.
3.
Le iniziative di cui al comma 2 sono dedicate ai temi dell'affettività, del
rafforzamento dell'autostima, delle relazioni interpersonali fondate sulla
reciprocità del rispetto, della lotta agli stereotipi di genere e del contrasto
della violenza, con particolare attenzione a quella familiare, mediante
programmi di sensibilizzazione e informazione rivolti ai minori e alle
famiglie, prevedendo il coinvolgimento di attori sociali impegnati nella lotta
alla violenza di genere.
Art.
6
(Tavolo di lavoro regionale per la
prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza sulle donne)
1.
Per le finalità della presente legge è istituito, presso la Giunta regionale,
il Tavolo di lavoro regionale, per la prevenzione e il contrasto del fenomeno
della violenza sulle donne, di seguito denominato Tavolo, presieduto
dall'assessore competente e, previa intesa con le amministrazioni di
appartenenza, composto da:
a)
i dirigenti dei settori regionali competenti in materia di politiche sociali e
di pari opportunità o loro delegati;
b)
un rappresentante della Commissione regionale pari opportunità;
c)
la Consigliera regionale di parità;
d)
due rappresentanti del Coordinamento dei Centri antiviolenza della Calabria
(CADIC);
e)
un rappresentante dei CAV, delle Case rifugio pubblici e pubblico - privati non
aderenti al CADIC;
f)
un rappresentante dei CUAV;
g)
il coordinatore dell'Osservatorio regionale sulla violenza di genere;
h)
un rappresentante dell'ANCI regionale;
i)
un rappresentante dell'Ufficio scolastico regionale;
j)
un rappresentante di istituzioni pubbliche e private la cui presenza è utile o
necessaria in relazione all'argomento trattato, in qualità di uditore.
2.
Il Tavolo ha funzioni consultive e propositive in materia di prevenzione e
contrasto del fenomeno della violenza di genere e formula proposte per la
redazione del Piano triennale regionale degli interventi per contrastare la
violenza di genere di cui all'articolo 16.
3.
Il Settore regionale competente in tema di interventi per il contrasto del
fenomeno della violenza di genere fornisce supporto tecnico al Tavolo di cui al
comma 1, anche per la verbalizzazione delle sedute, ne garantisce il
coordinamento interno e favorisce il coinvolgimento delle altre articolazioni
regionali.
4.
Il Tavolo si riunisce con cadenza semestrale; la partecipazione è a titolo
gratuito e non dà luogo a rimborso spese.
Art.
7
(Centri Antiviolenza (CAV))
1.
I Centri antiviolenza (CAV), quali strutture che offrono accoglienza, a titolo
gratuito e nel rispetto della riservatezza e dell'anonimato, alle donne che
hanno subito ogni forma di violenza o che si trovano esposte alla minaccia
della stessa, nonché ai loro figli minori, indipendentemente dal luogo di
residenza, sono autorizzati dalla Regione e iscritti in apposito Registro o
Albo, nel rispetto dei requisiti minimi indicati nell'Intesa, vigente in
materia, di cui all’articolo 2, comma 1, lettera f).
2.
I CAV:
a)
sostengono percorsi personalizzati di fuoriuscita dalla violenza, utilizzando
la metodologia di accoglienza basata sulla relazione tra donne, senza praticare
discriminazioni;
b)
intervengono sulla prevenzione mediante azioni mirate a sensibilizzare il
territorio regionale;
c)
contribuiscono alla formazione rivolta agli operatori dei servizi generali;
d)
partecipano alla strutturazione e al potenziamento della Rete regionale
antiviolenza.
3.
I CAV intrattengono, nel rispetto della libertà delle donne, costanti e
funzionali rapporti con le Case rifugio e le altre strutture di accoglienza
della Regione e con realtà simili delle altre Regioni, con le strutture
pubbliche cui compete l'assistenza socio-sanitaria, la
prevenzione e la repressione dei reati, nonché con i servizi pubblici di
alloggio, con le istituzioni scolastiche e i Centri per l'impiego operanti sul
territorio.
4.
Il raccordo con gli enti del territorio e con gli attori sociali della Rete
regionale antiviolenza, nonché con associazioni esperte di violenza di genere
nelle culture straniere e di mutilazioni genitali femminili, è assicurato
mediante la sottoscrizione di protocolli di intesa e accordi operativi.
5.
La Regione assicura il monitoraggio dei protocolli e degli accordi
territoriali.
6.
I soggetti gestori dei CAV devono avere sede legale in Calabria.
Art.
8
(Case rifugio)
1.
Le Case rifugio, di seguito denominate Case, sono strutture residenziali che
ospitano, a titolo gratuito, le donne e i loro figli minori, nonché le donne
vittime di tratta, che si trovano in situazioni di violenza e che necessitano
di allontanarsi, per motivi di sicurezza, dalla loro abitazione usuale,
garantendo loro protezione indipendentemente dal luogo di residenza e dalla
cittadinanza, o dal fatto di avere o meno denunciato i maltrattamenti alle
autorità preposte, in condizioni di sicurezza, anonimato e segretezza.
2.
Le Case si raccordano con i CAV di riferimento territoriale attraverso
protocolli o accordi con gli altri servizi territoriali socio-assistenziali,
per fornire alle donne supporto sanitario, psicologico, legale, sociale e
abitativo, nonché sostegno educativo e di socializzazione per i figli minori.
3.
Le Case operano in maniera integrata con le Forze dell’ordine e la rete dei
servizi socio-sanitari e assistenziali territoriali, e
forniscono, ai figli minori delle donne ospiti, servizi di sostegno per il
superamento della violenza subita o assistita, servizi educativi e servizi di
supporto scolastico, avvalendosi della Rete territoriale e in stretto raccordo
con i servizi sociali degli Enti locali.
4.
Le Case rifugio sono tenute al rispetto dei requisiti minimi indicati
nell'Intesa vigente in materia di cui all’articolo 2, comma 1, lettera f).
5.
I soggetti gestori delle Case rifugio devono avere sede legale in Calabria.
Art.
9
(Interventi rivolti agli autori di violenza
di genere)
1.
La Regione, nei limiti delle risorse regionali, nazionali e comunitarie, con il
coinvolgimento di organismi istituzionali, delle Reti antiviolenza
territoriali, dei CAV e di altri soggetti del privato sociale che operano per
le finalità della presente legge, promuove e sostiene, sul territorio
regionale, la realizzazione di interventi di recupero e accompagnamento rivolti
agli autori di violenza domestica, sessuale e di genere, al fine di limitare la
recidiva, favorendo l'adozione di comportamenti non violenti nelle relazioni
interpersonali e la gestione emotiva dei conflitti personali e interpersonali.
2.
I CUAV sono autorizzati dalla Regione e iscritti in apposito Registro o Albo,
nel rispetto dei requisiti minimi indicati nell'Intesa vigente in materia di
cui all’articolo 2, comma 1, lettera f).
Art.
10
(Interventi a supporto dei
minori vittime di violenza assistita)
1.
I CAV e le Case rifugio, in raccordo con i servizi socio-assistenziali
e in collaborazione con le Reti territoriali, anche attraverso la
sottoscrizione di protocolli operativi, assicurano gli interventi di sostegno
di minori vittime di violenza all'interno della famiglia.
2.
Gli interventi di cui al comma 1, in particolare:
a)
sono volti a garantire il diritto del minore alla sicurezza fisica e
psicologica e a tutelare il suo interesse rispetto alle richieste di chi
esercita la responsabilità genitoriale in ordine all'affidamento, alle visite e
agli incontri tra genitori e figli;
b)
individuano specifiche soluzioni finalizzate, anche attraverso il
coinvolgimento della madre, al sostegno del minore e alla riparazione del
trauma subito;
c)
prevedono azioni di cura nei confronti della madre, favorendo, ove possibile,
nell'ambito delle famiglie allargate, il rafforzamento della relazione tra
madre e figli;
d)
assicurano idonei percorsi di assistenza e sostegno alle donne vittime di
violenza e ai loro figli, sia al termine del percorso personalizzato svolto
nella Casa sia nella fase di rientro nel proprio ambiente familiare e sociale;
e)
favoriscono l'inserimento o il reinserimento del minore in un ambiente sicuro e
protetto.
3.
I Comuni garantiscono, gratuitamente, ai minori vittime
di violenza assistita, posti nido, pasti scolastici e servizi di centro
vacanza. Tale finanziamento avviene secondo i relativi ordinamenti e nei limiti
delle risorse finanziarie dei rispettivi bilanci.
Art.
11
(Ulteriori attività dei CAV, delle Case
rifugio e dei CUAV)
1.
Fermo restando quanto previsto dagli articoli 7, 8 e 9, i CAV, le Case Rifugio
e i CUAV svolgono, altresì, le seguenti attività:
a)
raccolta, monitoraggio e analisi dei dati relativi all'accoglienza e
all'ospitalità degli utenti;
b)
invio alla Regione, ai fini del monitoraggio di cui all'articolo 22, dei dati
relativi alla presa in carico dell'utenza;
c)
coinvolgimento nella formazione e nell'aggiornamento degli operatori sociali;
d) realizzazione di iniziative
culturali di prevenzione, pubblicizzazione, sensibilizzazione e denuncia, anche
in collaborazione con altri enti, istituzioni ed enti del Terzo settore di cui
al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117 (Codice del Terzo settore).
Art.
12
(Accesso
a fondi pubblici)
1.
Possono accedere ai finanziamenti pubblici solo i CAV, i CUAV e le Case rifugio
in possesso di autorizzazione al funzionamento.
2.
Possono essere previsti contributi nei casi di particolare gravità che
richiedono interventi urgenti. I criteri di erogazione dei contributi sono
disciplinati con atto del dipartimento regionale competente in materia.
Art.
13
(Interventi del Sistema sanitario regionale)
1.
Le ASP, le Aziende ospedaliere, i Presidi ospedalieri e i Servizi territoriali
sanitari garantiscono, alle donne vittime di violenza e ai loro figli minori,
percorsi dedicati di accoglienza e cura nei limiti delle risorse disponibili.
2.
Le ASP e le Aziende ospedaliere garantiscono l'applicazione delle Linee guida
nazionali per le Aziende sanitarie e ospedaliere in tema di soccorso e
assistenza socio-sanitaria alle donne che subiscono
violenza.
Art.
14
(Protocolli d'intesa con le Forze dell'ordine
e gli Uffici giudiziari)
1.
La Regione promuove la sottoscrizione di Protocolli d'Intesa con le Forze
dell'ordine e gli Uffici giudiziari presenti sul territorio regionale, al fine
di realizzare percorsi di tutela che assicurano anche spazi protetti per
l'ascolto di vittime di situazioni di violenza di genere o domestica, nel
rispetto della loro riservatezza.
Art.
15
(Istituzione dell’Albo regionale dei Centri
antiviolenza e delle Case rifugio)
1.
Al fine di garantire un’adeguata ed aggiornata conoscenza dei servizi attivi
sul territorio regionale e rispondenti ai principi di cui alla presente legge,
è istituito l’Albo regionale dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio,
suddiviso nelle due rispettive sezioni.
2.
Per l'iscrizione nell’Albo regionale, i Centri antiviolenza sono tenuti, in
modo cumulativo:
a)
ad avere sede in Calabria;
b)
ad essere in possesso di autorizzazione al funzionamento rilasciata da parte
dei competenti organismi.
3.
Per l'iscrizione nell’Albo regionale, le Case rifugio sono tenute, in modo
cumulativo:
a)
ad avere sede in Calabria;
b)
ad essere in possesso di autorizzazione al funzionamento rilasciata da parte
dei competenti organismi.
4.
La perdita di uno solo dei requisiti di cui ai commi 2 e 3 comporta la
cancellazione dall’Albo regionale.
5.
Nell’Albo regionale devono risultare l’associazione titolare del CAV o della
Casa rifugio, la sede (solo per il CAV), l'ambito territoriale di attività.
Nell’Albo sono, altresì, iscritti i trasferimenti della sede (solo per il CAV).
6.
Per salvaguardare la necessaria riservatezza in merito alla collocazione delle
Case rifugio, nell’Albo regionale deve risultare esclusivamente l’associazione
titolare di ciascuna casa.
7.
L'iscrizione nell’Albo regionale è condizione per accedere, da parte dei Centri
antiviolenza e delle Case rifugio, all'assegnazione dei contributi regionali e
statali previsti dalle vigenti normative di settore.
8.
L’Albo regionale è pubblicato a cadenza annuale sul Bollettino ufficiale
telematico della Regione Calabria.
9.
La Regione Calabria, attraverso il Tavolo di lavoro regionale dei Centri
antiviolenza e delle Case rifugio vigila sul possesso e sul mantenimento dei
requisiti per l'iscrizione e la permanenza nell'Albo regionale anche attraverso
ispezioni dirette nelle sedi dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio
iscritte all'Albo.
10.
La Regione trasmette al Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza
del Consiglio dei ministri entro il 1° febbraio di ogni anno i dati aggiornati
sul numero dei CAV e delle Case rifugio operanti sul territorio in possesso dei
requisiti minimi di cui all’accordo Stato Regioni relativo ai requisiti minimi
dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio. Tali dati devono essere coerenti
con i dati forniti dalla stessa Regione ai fini del riparto delle risorse del
Fondo per le politiche relative ai diritti ed alle pari opportunità di cui agli
articoli 5 e 5 bis del decreto-legge 15 agosto 2013, n. 93 (Disposizioni
urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere,
nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province),
convertito con modificazioni dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119.
11.
La Regione si impegna a:
a)
predisporre adeguate coperture finanziarie e ad assegnarle con continuità e
tempestività affinché i CAV e le Case rifugio siano in condizione di operare
sulla base dei requisiti e criteri previsti dalla presente legge;
b)
garantire il rispetto dei requisiti previsti dall’intesa Stato-Regione relativa
ai requisiti minimi dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio nei loro atti
e nella ripartizione delle risorse.
Art.
16
(Contrasto del fenomeno della tratta e della
riduzione in schiavitù)
1.
La Regione, fermo restando quanto disposto dalla normativa nazionale relativa
alla prevenzione e alla repressione del fenomeno della tratta di esseri umani e
alla protezione delle vittime, nei limiti delle risorse regionali, nazionali e
comunitarie disponibili:
a)
promuove, in collaborazione con gli enti locali e con gli enti privati iscritti
nella seconda sezione del registro delle associazioni e degli enti che svolgono
attività a favore degli immigrati, di cui all'articolo 52, comma 1, lettera b),
del d.p.r. 394/1999, la realizzazione di programmi di protezione, assistenza e
integrazione sociale rivolti alle vittime di violenza motivata da sfruttamento;
b)
promuove, con gli enti di cui alla lettera a), programmi individuali di prima
assistenza, di protezione e integrazione sociale, secondo quanto previsto
dall'articolo 13 della legge 11 agosto 2003, n. 228 (Misure contro la tratta di
persone) e dall'articolo 18 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286
(Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e
norme sulla condizione dello straniero), nonché la realizzazione di azioni di
prevenzione socio-sanitaria per la tutela della salute individuale e pubblica,
anche diretti alla conoscenza e al monitoraggio del fenomeno.
2. La Regione, nell'ambito
delle attività di cui al comma 1 e nei limiti ivi indicati, promuove la
collaborazione e il coinvolgimento, previa intesa, delle Forze dell'ordine,
delle Questure, dei Tribunali e degli altri soggetti interessati, secondo le rispettive
e specifiche competenze.
Art.
17
(Piano
triennale regionale degli interventi per contrastare la violenza di genere)
1.
La Giunta regionale, in coerenza con i principi e le finalità della presente
legge, nonché con la programmazione sociosanitaria regionale e le direttive
nazionali in materia, adotta, entro il mese di aprile di ogni anno, il Piano
triennale regionale degli interventi per contrastare la violenza di genere,
sentiti il Tavolo di coordinamento regionale di cui all'articolo 6 e la
competente commissione consiliare.
2.
Il Piano, nei limiti delle risorse regionali, nazionali e comunitarie,
definisce, prioritariamente, nel contesto della programmazione regionale
complessiva, gli obiettivi da perseguire, le azioni necessarie e le priorità,
con particolare attenzione alle attività delle Case rifugio e all'istituzione
dei CAV e dei CUAV, alla loro promozione e al loro riequilibrio sul territorio
regionale e individua gli interventi da realizzare nelle annualità di
riferimento a valere sulle risorse di cui all'articolo 18.
3.
Il Piano, aggiornato annualmente, prevede un raccordo con il Piano di
intervento per le politiche di genere di cui all'articolo 11 della legge
regionale 15 marzo 2022, n. 7 (Misure per il superamento della discriminazione
di genere e incentivi per l’occupazione femminile).
Art.
18
(Riutilizzo dei beni confiscati per finalità
sociali e di protezione delle vittime di violenza)
1. La Regione, in attuazione
dell’articolo 17 della legge regionale 26 aprile 2018, n. 9 (Interventi
regionali per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della ‘ndrangheta e
per la promozione della legalità, dell’economia responsabile e della trasparenza)
e nel rispetto della normativa nazionale sul riutilizzo dei beni confiscati
alla criminalità organizzata, mafiosa e corruttiva, promuove azioni finalizzate
alla loro destinazione a CAV, Case rifugio e CUAV, per il potenziamento della
Rete di prevenzione e protezione contro la violenza di genere e per il
perseguimento delle finalità sociali previste dalla presente legge.
Art.
19
(Norma
finanziaria)
1.
Alla copertura degli oneri derivanti dalla presente legge, quantificati nel
limite massimo di 350.000,00 euro per ciascuna delle annualità 2025/2027, si fa
fronte con le risorse allocate alla missione 12, programma 04 (U.12.04) dello
stato di previsione della spesa del bilancio regionale 2025/2027.
2.
Ulteriori risorse finanziarie statali e comunitarie destinate annualmente
all’attuazione delle attività e al raggiungimento di scopi analoghi a quelli
della presente legge, possono essere previste all'interno del Piano triennale
regionale degli interventi per contrastare la violenza di genere di cui
all'articolo 16 e dei suoi aggiornamenti annuali.
Art.
20
(Cumulabilità dei finanziamenti)
1.
I finanziamenti concessi ai sensi della presente legge sono cumulabili con
quelli previsti da altre normative comunitarie, statali o regionali, sempre se
non diversamente stabilito dalle stesse, secondo le procedure e le modalità
previste dalle norme medesime, e comunque non riferibili alle stesse spese
ammissibili.
Art.
21
(Costituzione di parte civile)
1.
La Regione, nei casi di violenza di genere di particolare impatto e rilevanza
sociale nella vita della comunità regionale, valuta l'opportunità di
costituirsi parte civile nei processi penali per femminicidio e atti di
violenza nei confronti delle donne e dei minori commessi nel territorio della
Regione Calabria.
Art.
22
(Ulteriori finanziamenti)
l.
Le somme derivanti dalla riscossione di contributi di soggetti pubblici e
privati, inclusi lasciti o donazioni, effettuati a favore della Regione
Calabria con il fine specifico di garantire il funzionamento dei CAV, nonché i
risarcimenti conseguenti alla costituzione di parte civile di cui all'articolo
20, sono destinate dalla Giunta regionale al finanziamento delle attività
incluse nella presente legge.
Art.
23
(Monitoraggio e analisi dati)
1.
Il monitoraggio e l'analisi degli indicatori di violenza di genere sono
demandati all'Osservatorio regionale sulla violenza di genere, al quale sono
attribuiti compiti di raccolta ed elaborazione dei dati in materia.
Art.
24
(Abrogazione della l.r.
20/2007)
1.
È abrogata la legge regionale 21 agosto 2007, n. 20 (Disposizioni per la
promozione ed il sostegno dei centri di antiviolenza e delle case di
accoglienza per donne in difficoltà).
Art.
25
(Entrata in vigore)
1.
La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua
pubblicazione nel Bollettino ufficiale telematico della Regione Calabria
(BURC).
Art.
1
(Contributo di finanza pubblica)
1.
AI fine di garantire il versamento all'entrata del bilancio dello Stato del
contributo alla finanza pubblica per gli anni 2025-2027, di cui all'articolo 1,
comma 527, della legge 30 dicembre 2023, n. 213 (Bilancio di previsione dello
Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio
2024-2026), quantificato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
del 25 marzo 2025 (Riparto del contributo alla finanza pubblica per gli anni
dal 2025 al 2028 da parte delle regioni a statuto ordinario), è autorizzata la
spesa di 15.610.000,00 euro a valere delle somme allocate sulla Missione 01,
Programma 03 (U.01.03), di ciascuna delle annualità del bilancio di previsione
2025-2027.
2.
Alla copertura finanziaria della spesa di cui al comma 1 si provvede con le
risorse appositamente stanziate con l'articolo 4 della legge regionale 27
dicembre 2023, n. 56 (Legge di stabilità regionale 2024) e con la legge
regionale 23 dicembre 2024, n. 42 (Bilancio di previsione finanziario della
Regione Calabria per gli anni 205-2027) al capitolo U9200304501 allocato alla
Missione 20, Programma 03 (U.20.03), di ciascuna delle annualità del bilancio
di previsione 2025-2027.
3.
La Giunta regionale è autorizzata ad apportare le conseguenti variazioni al
bilancio di previsione 2025-2027.
Articolo
2
(Entrata in vigore)
1.
La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua
pubblicazione nel Bollettino ufficiale telematico della Regione Calabria.
Art.
1
(Principi
e finalità)
1.
La Regione Calabria riconosce i minori quali soggetti titolari di diritti,
nonché quali risorse fondamentali ed essenziali della comunità. A tal fine
ribadisce il principio prioritario della salvaguardia dei valori, della dignità
e dei diritti dei minori contro ogni forma di violenza o molestia sessuale e
contro ogni situazione o contesto di degrado ambientale, sanitario e culturale
che possa compromettere un sano sviluppo psicofisico e una regolare crescita
sociale.
2.
La Regione persegue il benessere e il pieno sviluppo dei minori che vivono sul
suo territorio, senza alcuna distinzione di provenienza familiare o geografica,
come condizioni necessarie allo sviluppo sociale, culturale ed economico della
società regionale con conseguente pari trattamento di minori italiani e
stranieri.
3.
La Regione promuove e sostiene iniziative a favore dei minori, volte a
salvaguardare l'integrità psicofisica e il corretto e completo sviluppo della
loro personalità, l'inserimento nella realtà sociale, economica e istituzionale
e una integrazione coordinata di ogni strumento disponibile per la prevenzione
degli abusi sessuali in loro danno attraverso:
a)
il coinvolgimento delle famiglie, dei singoli e delle comunità locali, comprese
le rappresentanze delle categorie sociali, in applicazione del principio di
sussidiarietà e in base alle previsioni di cui all'articolo 1, commi 4 e 5,
della legge 8 novembre 2000, n. 328 (Legge quadro per la realizzazione del
sistema integrato di interventi e servizi sociali);
b)
il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche, degli enti locali e del mondo
del volontariato nella promozione della cultura di prevenzione degli abusi
sessuali in danno dei minori;
c)
l'individuazione di strumenti e strategie interistituzionali idonei a garantire
le necessarie sinergie fra i vari enti pubblici e fra questi e gli organismi
sociali espressione delle comunità locali;
d)
l’individuazione di strumenti e strategie, al fine di garantire il pieno
coinvolgimento dei minori con una attenzione particolare alla dimensione della
partecipazione e dell’ascolto che ne costituiscono un presupposto.
Art.
2
(Obiettivi)
1.
La Regione favorisce e promuove la cultura della valorizzazione dei minori e la
prevenzione degli abusi sessuali in loro danno attraverso i seguenti strumenti:
a)
promozione umana e tutela sociale dei minori senza alcuna distinzione di sesso,
razza, lingua, religione, condizione economica, diversa abilità del minore o
dei suoi genitori o rappresentanti legali;
b)
diffusione di una informazione specialistica sul fenomeno degli abusi sessuali
sui minori, al fine di promuovere interventi di prevenzione della violenza in
genere, con il coinvolgimento dell'ordine regionale degli psicologi della
Calabria e del mondo della scuola;
c)
diffusione di modelli di convivenza sociale e culturale, tesa a promuovere il
benessere psicofisico dei minori;
d)
istituzione, previa intesa, di un tavolo concertativo con i rappresentanti di
enti pubblici e locali del territorio che coinvolga istituzioni, associazioni
che si occupano di tali tematiche, distretti sanitari e socioassistenziali
nelle politiche di prevenzione degli abusi sessuali in danno dei minori;
e)
sensibilizzazione degli enti locali affinché mettano a punto strategie per la
protezione del minore dagli abusi sessuali e da ogni forma di sfruttamento o
violenza anche attraverso il coinvolgimento dei servizi sociali professionali;
f)
protezione dei minori rispetto al dilagante fenomeno degli abusi
pedopornografici su internet;
g)
realizzazione di studi e ricerche che indaghino i tipi di abusi, le condizioni
sociali ed economiche in cui e da cui sono scaturiti gli abusi, le tendenze
demografiche e le azioni da compiere anche rispetto alla vulnerabilità sociale;
h)
promozione della conoscenza del fenomeno della violenza sessuale in danno dei
minori durante la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia,
istituita con la legge 4 maggio 2009, n. 41 (Istituzione della Giornata
nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia).
Art.
3
(Azioni)
1.
La Regione, per le finalità e gli obiettivi della presente legge, avvalendosi
del supporto del Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Regione Calabria,
di cui alla legge regionale 12 novembre 2004, n. 28 (Garante per l'infanzia e
l'adolescenza) e del Garante regionale per la tutela delle vittime di reato, di
cui alla legge regionale 15 marzo 2023, n. 10 (Istituzione del Garante
regionale per la tutela delle vittime di reato), del supporto tecnico
dell’Osservatorio regionale per i minori, di cui alla legge regionale 1°
febbraio 2017, n. 2 (Istituzione dell’Osservatorio regionale per i Minori) e
del supporto dell’Osservatorio Media e minori, di cui all’articolo 3-bis della
legge regionale 22 gennaio 2001, n. 2 (Istituzione e funzionamento del Comitato
regionale per le Comunicazioni – CORECOM), promuove le seguenti azioni:
a)
seminari di studio, conferenze, campagne, opuscoli, note informative;
b)
attività di informazione, ricerca e formazione;
c)
produzione di strumenti multimediali a fini formativi e informativi;
d)
servizi di segretariato sociale e di azione proattiva;
e)
servizi per la tutela legale delle famiglie in ossequio a quanto previsto dalla
normativa nazionale;
f)
consulenza psicologica individuale e di gruppo per i soggetti minori e le
famiglie delle vittime attraverso i consultori e i servizi di salute mentale;
g)
tutela dei minori in situazioni di rischio e la loro accoglienza in strutture
residenziali o semiresidenziali in caso di necessità;
h)
sostegno all'associazionismo che opera a favore dei minori attraverso ogni
forma culturale;
i)
specifici programmi di formazione e informazione a carattere preventivo per gli
insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado e per tutti i soggetti che hanno
regolari contatti con i minori per motivi familiari, scolastici, ricreativi,
professionali, sanitari, religiosi e altri;
j)
inserimento nei programmi scolastici e didattici di specifici progetti
educativi in materia di violenza e di parità di genere;
k)
specifici programmi di formazione e informazione riservati al personale dei
servizi sociali degli enti locali.
Art.
4
(Soggetti
istituzionali)
1.
Previa intesa con gli enti locali e istituzionali, concorrono alla
realizzazione delle azioni di cui all’articolo 3, nel rispetto di quanto
previsto nella l. 328/2000, i seguenti soggetti:
a)
enti locali singoli o associati;
b)
organismi regionali con funzioni istituzionali;
c)
aziende sanitarie;
d)
organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, delle
famiglie, altri enti del terzo settore, in base al principio della
sussidiarietà orizzontale;
e)
ordini professionali;
f)
uffici giudiziari.
2.
I soggetti indicati al comma 1 realizzano le azioni previste dall’articolo 3
coinvolgendo i soggetti sociali, con priorità le famiglie, attraverso la
realizzazione di progetti - obiettivo, azioni programmate, piani di settore,
accordi di programma fra le istituzioni pubbliche e protocolli d'intesa con gli
uffici giudiziari e le istituzioni private.
3.
Al fine di coordinare e monitorare le attività afferenti ai progetti, è
costituito presso il dipartimento regionale competente in materia di politiche
sociali, senza oneri a carico del bilancio regionale, un coordinamento del
quale fanno parte i seguenti soggetti:
a)
un componente indicato dall’assessore regionale competente in materia di
politiche sociali, con il compito di coordinatore;
b)
un componente designato dal Presidente del Consiglio regionale della Calabria;
c)
il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria;
d)
il Garante regionale per la tutela delle vittime di reato;
e)
un componente indicato dall’Osservatorio regionale sui minori della Regione
Calabria;
f)
un componente indicato dal dipartimento competente in materia di tutela della
salute e servizi-sociosanitari della Regione Calabria;
g)
un componente indicato dall’Ufficio scolastico regionale della Calabria;
h)
un componente designato dal Co.re.com Calabria.
Art.
5
(Programmazione
regionale)
1.
La Regione, anche avvalendosi del Garante per l'infanzia e l'adolescenza della
Calabria, del Garante regionale per la tutela delle vittime di reato,
dell'Osservatorio regionale sui minori e dell’Osservatorio Media e minori,
promuove azioni specifiche volte a:
a)
coordinare a livello regionale l'informazione e le azioni sulle misure di
contrasto e prevenzione per quanto riguarda la violenza nei confronti dei
minori e, in particolare, la promozione della cooperazione tra le
organizzazioni di volontariato e le autorità pubbliche impegnate nei medesimi
settori;
b)
sostenere la protezione dei minori contro la pedofilia, migliorando la
comprensione del fenomeno, favorendo studi e ricerche, promuovendo assistenza a
livello medico e psicologico alle vittime di tali abusi;
c)
valutare progetti obiettivo volti a realizzare azioni di informazione e di
sensibilizzazione rivolti ai minori e ai genitori con lo scopo di favorirne la
capacità di autotutela e la difesa da ogni possibile abuso;
d)
definire interventi volti a prevenire le forme di violenza e sfruttamento
sessuale, la pornografia infantile, le iniziative turistiche volte allo
sfruttamento della prostituzione in collaborazione, previa intesa, con la
polizia postale e gli uffici giudiziari;
e)
garantire l'assistenza e la cura dei minori, che siano stati vittime di abusi e
la cura anche delle loro famiglie, presso le strutture competenti, individuando
a livello provinciale comunità educative o familiari in grado di accogliere i
minori e i loro familiari al fine, anche, di recuperare l'equilibrio e la
serenità psichica compromessi dalla violenza subita;
f)
creare una rete multidisciplinare e territoriale che coinvolga, previa intesa,
anche le Forze dell’Ordine;
g)
garantire il superamento del carattere frammentario e disarticolato degli
interventi, nonché la loro diversità negli ambiti territoriali, mediante la
realizzazione di un sistema integrato di servizi, nel quale si realizzino
interventi coordinati e omogenei a livello regionale, che assicurino ovunque ai
minori una adeguata tutela e livelli minimi di assistenza;
h)
implementare la capacità di presa in carico dei minori vittime o autori di
reati sessuali mediante cooperazione, coordinamento e uniformità degli
interventi sul territorio;
i)
sviluppare la capacità di accoglienza, messa in sicurezza, assistenza e
supporto dei minorenni vittime nella fase di emersione dei reati e nel percorso
giudiziario, anche attraverso il potenziamento dei consultori;
j)
accrescere la competenza specialistica degli operatori e favorire
l’integrazione delle professionalità;
k)
migliorare la reattività dei sistemi sanitari nel rispondere alle esigenze dei
minori in situazione di vulnerabilità;
l)
individuare i livelli essenziali per la rete di protezione e inclusione
sociale.
Art.
6
(Regolamento
di attuazione)
1.
Gli indirizzi e le modalità di presentazione e di elaborazione dei progetti e i
criteri di finanziamento di cui agli articoli 2, 3, 4 e 5 sono indicati con
regolamento della Giunta regionale da approvare entro sei mesi dall'entrata in
vigore della presente legge.
Art.
7
(Clausola
valutativa)
1.
Il Consiglio regionale esercita il controllo sullo stato di attuazione della
presente legge.
2.
Il coordinamento di cui all’articolo 4, comma 3, illustra alla Commissione
consiliare competente, entro il 31 dicembre di ogni anno, una relazione
dettagliata contenente le azioni svolte e i dati acquisiti e presenta la
relazione programmatica delle attività per l'anno successivo.
Art.
8
(Integrazione
dell’articolo 4 della l. r. 2/2017)
1.
Dopo la lettera k) del comma 2 dell'articolo 4 della l.r.
2/2017, sono aggiunte le seguenti:
“l)
analisi e monitoraggio dei fenomeni connessi all'abuso sessuale, allo
sfruttamento della prostituzione minorile, alla pedopornografia, alla pedofilia
e al turismo sessuale in danno dei minori, al fine di fornire alla Regione
idonei strumenti per l'adozione di scelte strategiche;
m)
acquisizioni di dati e informazioni sull'attività svolta a livello regionale
per la prevenzione degli abusi sui minori e sulle strategie di contrasto
programmate e realizzate dalle altre regioni”.
Art.
9
(Norma
finanziaria)
1.
Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, determinati nel
limite massimo di 100.000,00 euro per ciascun esercizio 2025, 2026 e 2027, si
provvede con le risorse del PR Calabria 2021-2027, Azione 4.h.1.
2.
Per gli esercizi successivi all'anno 2027, la copertura degli oneri di cui al
comma 1 è prevista nel limite delle risorse disponibili sulla programmazione
nazionale e comunitaria, per come individuata dalla presente legge.
Art.
1
(Finalità)
1.
La Regione Calabria, conformemente a quanto stabilito dai Decreti del
Commissario ad Acta numero 119 del 14 giugno 2017 (Rete Reumatologica Integrata
Ospedale Territorio Hub/Spoke) e n. 53 del 23 febbraio 2024 (Rete Reumatologica
Integrata Territorio-Ospedale – Aggiornamento), riconosce la rilevanza sociale
delle malattie reumatologiche e promuove l'attuazione della Rete reumatologica
regionale al fine di garantire una diagnosi precoce, un trattamento adeguato e
un supporto continuo ai pazienti affetti da tali patologie.
Art.
2
(Ambulatori multidisciplinari)
1.
La Regione promuove l'istituzione, a livello ospedaliero e territoriale, di
ambulatori multidisciplinari dedicati alle malattie reumatologiche, inserite
nei Livelli essenziali di assistenza (LEA), con la collaborazione di figure
specialistiche per il trattamento e la gestione integrata dei pazienti,
comprese le persone affette da patologie reumatologiche in età pediatrica. La
Regione, senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale e
avvalendosi delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a
legislazione vigente, promuove, altresì, l’adozione di percorsi definiti per la
transizione del paziente pediatrico dal reumatologo pediatrico al reumatologo
dell’adulto, al fine di assicurare la continuità assistenziale e una presa in
carico adeguata nelle diverse fasi della malattia.
2.
Gli ambulatori multidisciplinari di cui al comma 1 possono essere supportati
dall’attività di enti del Terzo settore (ETS), di cui all’articolo 4 del
decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117 (Codice del Terzo settore), operanti
nell’ambito delle malattie reumatologiche e che, avvalendosi di volontari di
cui all’articolo 17 del medesimo Codice del Terzo settore, possono fornire
supporto e informazioni ai pazienti e alle loro famiglie.
3.
La Rete reumatologica regionale, per quanto attiene alle malattie
reumatologiche rare, ai sensi del DCA del 30 gennaio 2024, n. 28 (Approvazione
“Piano regionale delle malattie rare 2024-2026 e riordino della rete regionale
delle malattie rare” – Accordo Stato-Regioni del 24 maggio 2023), favorisce la
realizzazione del Centro di Coordinamento regionale delle malattie rare, prevedendo
anche il coinvolgimento delle associazioni del Terzo settore operanti
nell’ambito delle patologie reumatologiche.
Art.
3
(Rete reumatologica regionale)
1.
La Regione, al fine di garantire equità di accesso alle prestazioni sanitarie,
migliorare la qualità della vita e prevenire le disabilità ai pazienti affetti
da malattie reumatologiche, promuove la distribuzione omogenea sul territorio
regionale dei relativi servizi specialistici.
2.
Al fine di perseguire le finalità di cui al comma 1, la Regione, avvalendosi
delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione
vigente, promuove l’attuazione della Rete reumatologica regionale. La Rete
reumatologica regionale si pone l’obiettivo di integrare e coordinare le
strutture ospedaliere e territoriali esistenti, sviluppare e attuare percorsi
diagnostico- terapeutici assistenziali (PDTA), assicurando il coinvolgimento di
figure specialistiche adeguatamente distribuite sul territorio regionale. La
progettazione dei PDTA è garantita attraverso il supporto tecnico del
Dipartimento Salute e Welfare della Regione Calabria, in prosecuzione con
quanto già avviato dai Decreti del Commissario ad Acta in vigore e prevedendo
oltre al completamento dei PDTA relativi ad artrite reumatoide, sclerosi
sistemica, osteoporosi, spondiloartriti, anche l’inserimento di quello
afferente al LES. I PDTA prevedono una parte dedicata alla gestione delle
comorbilità, non solo legate agli effetti delle patologie reumatologiche, ma
anche alla possibile concomitante insorgenza di altre patologie, come quelle
oncologiche, con metodiche organizzative che prevedano il consulto
multidisciplinare dei vari specialisti di settore. I PDTA prevedono anche
chiari riferimenti alla medicina di genere. Nei PDTA sono previsti metodi
efficienti nella gestione dei farmaci biotecnologici anche nell’eventuale
necessità di ritorno all’originator.
3.
La Regione promuove l'adozione di soluzioni di telemedicina per garantire
consulti specialistici a distanza, facilitare il monitoraggio dei pazienti e
migliorare l'accessibilità alle cure nei territori meno serviti.
4.
La Giunta regionale, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della presente
legge, adotta un regolamento attuativo per disciplinare la composizione, la
modalità di funzionamento e il coordinamento della Rete reumatologica
regionale, garantendo l’integrazione tra le strutture ospedaliere, territoriali
e gli ETS.
Art.
4
(Integrazione del Piano terapeutico
informatizzato nella Rete reumatologica regionale)
1.
La Regione, nell’ambito delle proprie competenze e senza nuovi o maggiori oneri
a carico del bilancio regionale, promuove l’utilizzo del Piano terapeutico
informatizzato (PTI) per la gestione delle terapie farmacologiche dei pazienti
affetti da patologie reumatologiche.
2.
La Regione favorisce l’interoperabilità tra il PTI e la Rete reumatologica
regionale, al fine di migliorare il monitoraggio terapeutico, la continuità
assistenziale e l’accesso ai trattamenti.
3.
La Giunta regionale promuove, nell’ambito degli strumenti già disponibili,
iniziative volte a favorire la digitalizzazione e l’efficienza dei processi di
prescrizione e distribuzione dei farmaci per i pazienti reumatologici.
Art.
5
(Riconoscimento degli ETS che si avvalgono di
volontari per i pazienti affetti da malattie reumatologiche)
1.
La Regione riconosce e valorizza il contributo degli ETS di cui all’articolo 2,
comma 2, che si avvalgono dell’apporto di volontari per le persone affette da
malattie reumatologiche, promuovendo la diffusione delle loro attività
finalizzate al supporto dei pazienti e delle loro famiglie.
Art.
6
(Monitoraggio e ricerca sulle malattie
reumatologiche)
1.
La Regione istituisce il Registro regionale delle patologie reumatologiche,
favorendo l'integrazione dei dati clinici con informazioni relative agli esiti
a lungo termine delle cure.
2.
I dati raccolti nel registro di cui al comma 1 sono utilizzati per:
a)
realizzare e promuovere studi clinici e farmacologici;
b)
monitorare l’incidenza e la prevalenza delle malattie reumatologiche nella
popolazione a livello regionale;
c)
supportare la ricerca scientifica e lo sviluppo di terapie innovative;
d)
valutare l'efficacia del percorso diagnostico-terapeutico assistenziale (PDTA)
e delle politiche sanitarie regionali specifiche;
e)
aggiornare le linee guida relative ai trattamenti medico-sanitari più efficaci.
Art.
7
(Promozione della formazione specialistica)
1.
La Regione promuove il potenziamento dei programmi di formazione e
aggiornamento specialistico del personale medico e sanitario al fine di
migliorare le competenze nella diagnosi precoce e nel trattamento delle
malattie reumatologiche avvalendosi delle risorse formative già esistenti
nell’ambito del Servizio sanitario regionale.
2.
La formazione specialistica di cui al comma 1 è demandata ai centri di
formazione strutturati nel contesto del Servizio sanitario regionale al fine di
assicurare un livello uniforme e qualificato di competenze.
Art.
8
(Giornata regionale per la lotta alle
malattie reumatologiche)
1.
La Regione istituisce, senza nuovi o maggiori oneri a carico del proprio
bilancio e con la collaborazione degli ETS di cui all’articolo 5, la Giornata
regionale per la lotta alle malattie reumatologiche, da celebrarsi annualmente
il 12 ottobre, in concomitanza della Giornata Mondiale delle Malattie
Reumatologiche (World Arthritis Day - WAD), con
l'obiettivo di sensibilizzare la popolazione e le istituzioni sulla
prevenzione, diagnosi precoce e trattamento di tali patologie.
Art.
9
(Campagne di sensibilizzazione e prevenzione)
1.
La Regione promuove, senza nuovi oneri a carico del bilancio regionale e
avvalendosi delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a
legislazione vigente, iniziative di sensibilizzazione e informazione rivolte
alla cittadinanza sulle malattie reumatologiche.
2.
Le campagne di sensibilizzazione, da realizzarsi a livello regionale,
riguardano, in particolare:
a)
l'importanza della diagnosi precoce delle malattie reumatologiche;
b)
la promozione di stili di vita sani e preventivi in grado di ridurre il rischio
di insorgenza di tali patologie;
c)
la corretta gestione delle malattie reumatologiche, per migliorare la qualità
della vita dei pazienti.
3.
Le azioni informative, veicolate, senza nuovi oneri a carico del bilancio
regionale, attraverso i canali di comunicazione digitali istituzionali, tra cui
siti web, social media e applicazioni, sono rivolte a educare il pubblico sulla
varietà di malattie reumatologiche, incluse quelle rare, con particolare
attenzione ai segni e sintomi precoci.
4.
La Regione promuove, nell’ambito dei programmi di prevenzione, altresì, eventi
pubblici e collaborazioni con scuole, università e ETS per favorire una cultura
di consapevolezza e supporto verso le persone affette da patologie
reumatologiche.
5.
Le iniziative di sensibilizzazione e informazione sono attuate con il
coinvolgimento degli ETS di cui all’articolo 2 e di pazienti e la
collaborazione di esperti del settore, e sono monitorate annualmente per
valutarne l’efficacia e adattarne le attività.
Art.
10
(Coordinamento con altre disposizioni
regionali)
1.
La Giunta regionale, nell’ambito delle proprie competenze, assicura il
coordinamento tra le disposizioni della presente legge, la legge regionale 7
febbraio 2024, n. 6 (Norme per il riconoscimento e il sostegno del caregiver
familiare), la legge regionale 14 marzo 2024, n. 8 (Disposizioni per il
riconoscimento della rilevanza sociale della fibromialgia e della
elettrosensibilità e istituzione dei relativi registri regionali), nonché con
le altre normative regionali in materia di reumatologia e patologie croniche.
2.
Per le finalità di cui al comma 1, la Rete reumatologica regionale di cui
all’articolo 3, comma 2, si avvale dei dati e delle informazioni contenute nel
registro regionale per la fibromialgia di cui alla l.r.
8/2024 al fine di favorire l’integrazione dell’assistenza ai pazienti affetti
da fibromialgia all’interno della Rete e facilitare l’accesso ai servizi
diagnostici e terapeutici disponibili.
3.
La Giunta regionale promuove un approccio coordinato e integrato nella gestione
delle malattie reumatologiche, assicurando il raccordo tra la presa in carico
dei pazienti reumatologici e le misure di sostegno ai caregiver previste dalla l.r. 6/2024.
Art.
11
(Clausola valutativa)
1.
La Giunta regionale, avvalendosi anche dei dati clinici e delle informazioni di
cui all’articolo 6, trasmette alla Commissione consiliare competente, entro il
30 giugno di ogni anno, una relazione sull’attuazione della presente legge. La
relazione fornisce, in particolare, informazioni su:
a)
lo stato di attuazione delle misure previste;
b)
i risultati conseguiti in termini di miglioramento dell’assistenza ai pazienti
reumatologici;
c)
l’efficacia delle misure adottate, con particolare riferimento all’impatto
delle politiche regionali sulle condizioni di vita dei pazienti e dei loro
caregiver;
d)
le criticità riscontrate nell’applicazione della presente legge ed eventuali
proposte di miglioramento.
2.
Ai fini della predisposizione della relazione di cui al comma 1, la Giunta
regionale assicura il coinvolgimento delle associazioni di pazienti, dei
caregiver e degli operatori sanitari, al fine di raccogliere contributi e
osservazioni.
3.
La relazione di cui al comma 1 è pubblicata sul portale istituzionale della
Regione Calabria.
Art.
12
(Clausola di invarianza finanziaria)
1.
Dall’attuazione della presente legge non derivano nuovi o maggiori oneri a
carico del bilancio regionale.
2.
Agli adempimenti disposti dalla presente legge si provvede con le risorse
umane, finanziarie e strumentali già previste e disponibili a legislazione
vigente, anche attraverso il coinvolgimento attivo degli ETS di cui
all’articolo 5.
Art.
13
(Entrata in vigore)
1.
La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua
pubblicazione nel Bollettino ufficiale telematico della Regione Calabria.
Art.
1
(Finalità)
1.
La Regione Calabria, al fine di favorire la diffusione della cultura e ogni
altra iniziativa volta a inserire la Calabria nei circuiti nazionali e
internazionali, riconosce l’alta rilevanza del cospicuo patrimonio
artistico-culturale legato all’opera di Mattia e Gregorio Preti e del Museo
civico di Taverna.
2.
Ai sensi dell’articolo 112 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42
(Codice dei beni culturali e del paesaggio), e dell'articolo 2, comma 2,
lettera s) dello Statuto della Regione Calabria, la Regione considera tale
impegno parte integrante dell'azione di valorizzazione della storia e della
cultura regionale, considerando i patrimoni presenti nella città di Taverna
degli illustri pittori Mattia Preti e Gregorio Preti, una ricchezza artistica
da conservare, promuovere e valorizzare, nonché di notevole importanza per
elevare il livello culturale e la crescita civile e sociale dell’intera
comunità regionale.
Art.
2
(Obiettivi)
1.
La Regione Calabria per la realizzazione delle finalità di cui all’articolo 1,
sostiene il Comune di Taverna nelle iniziative che perseguono statutariamente e
istituzionalmente la programmazione di interventi mirati alla conservazione,
valorizzazione e promozione delle opere di Mattia e Gregorio Preti attraverso
le seguenti attività e obiettivi:
a)
realizzazione di progetti di studio, restauro, miglioramento fruitivo,
editoriali, didattici e divulgativi;
b)
reperimento e valorizzazione espositiva di nuove opere d’arte e documenti
originali, attribuite e pertinenti ai due maestri calabresi;
c)
organizzazione di studi scientifici, mostre, convegni, manifestazioni e
pubblicazioni editoriali sulla storia dell’arte pretiana
e del territorio;
d)
aggiornamento dell'inventario e del catalogo dell’opera omnia pretiana, mediante anche la comparazione con la
catalogazione dei beni culturali della città di Taverna e della Calabria;
e)
realizzazione di un nuovo sistema di offerta culturale, comprensivo di tutto
ciò che contribuisce a qualificare l'esperienza della visita nelle sedi pretiane di Taverna, al fine di arricchire il valore
percepito dal pubblico, promuovendo, in particolare, la funzione educativa;
f)
instaurazione di protocolli d’intesa per attività didattiche e scientifiche con
le scuole, le università, gli istituti e le associazioni culturali di rilevanza
regionale, nazionale e internazionale;
g)
promozione e sostegno della crescita qualitativa dell'offerta museale tramite
l'innovazione gestionale dei servizi al pubblico, l'abbattimento delle barriere
fisiche e culturali alla fruizione delle collezioni, l'innovazione nei sistemi
di comunicazione con i visitatori di ogni fascia d’età e l'adozione di
pertinenti linguaggi mirati a favorire l'accessibilità culturale;
h)
promozioni di azioni e di collaborazioni al fine di favorire la fruizione,
anche temporanea, del patrimonio artistico museale conservato nei depositi del
museo, garantendone altresì la sicurezza mediante la progettazione di idonei
spazi oltre che di idonei sistemi di conservazione e movimentazione;
i)
promozione e sostegno alla crescita e all'aggiornamento professionale del
personale del museo, anche attraverso progetti di scambio e di studio e
partnership con soggetti, enti e realtà di rilevanza nazionale e
internazionale;
j)
promozione e sostegno di moduli didattici per l’aggiornamento professionale
riguardante la catalogazione digitale e multimediale dei beni culturali
posseduti dal museo;
k)
promozione di azioni per il potenziamento delle attività in rete, siano esse
culturali o di valorizzazione del territorio, nonché coordinamento tra le
attività del museo e le iniziative degli altri istituti culturali regionali,
nazionali e internazionali;
l)
promozione e sostegno di interventi di costruzione, ristrutturazione,
risanamento, restauro, manutenzione straordinaria di sedi destinate a ospitare
le opere d’arte pertinenti al museo, nonché di interventi di allestimento e
innovazione tecnologica delle stesse.
2. Gli interventi di cui al
comma 1 sono proposti ed effettuati direttamente dal Comune di Taverna.
Art.
3
(Rendicontazione e programmazione)
1.
Per il raggiungimento degli obiettivi di cui all’articolo 2, viene corrisposto
il contributo al Comune di Taverna, previa rendicontazione corredata da una
dettagliata relazione comprovante la spesa sostenuta e gli obiettivi raggiunti.
2.
Entro il 31 gennaio di ogni anno, il Comune di Taverna presenta la
programmazione degli eventi e delle attività da svolgere nell’anno in corso con
relativo bilancio preventivo di spesa.
Art.
4
(Norma Finanziaria)
1.
Gli oneri derivanti dalla presente legge sono a carico del Comune di Taverna.
2.
La Regione Calabria sostiene gli interventi e le attività previste annualmente
ai sensi dell’articolo 2, unicamente attraverso l’erogazione di un contributo
annuale a favore del Comune di Taverna, compatibilmente alle risorse
disponibili nel bilancio regionale.
3.
Per ciascuna delle annualità 2025, 2026 e 2027, il contributo di cui al comma
2, determinato nel limite massimo di 20.000,00 euro annui, trova copertura con
la riduzione dello stanziamento del Fondo speciale per le leggi di parte
corrente disponibile al Programma U.20.03 dello stato di previsione della spesa
del bilancio 2025 - 2027, che presenta la necessaria disponibilità e viene
ridotto del medesimo importo.
4.
Le somme indicate nel comma 3 sono contestualmente allocate alla Missione 09,
Programma 05 (U.09.05), dello stato di previsione della spesa del bilancio di
previsione 2025-2027.
5.
Per gli esercizi successivi all’anno 2027, alla copertura degli oneri si
provvede, nei limiti delle risorse disponibili, in sede di approvazione del
bilancio di previsione.
6.
La Giunta è autorizzata ad apportare le necessarie modifiche allo stato di
previsione della spesa di bilancio di previsione 2025-2027.