XII^ LEGISLATURA
RESOCONTO INTEGRALE
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N. 27
SEDUTA Di LUNEDì 22 MAGGIO
2023
PRESIDENZA
DEL PRESIDENTE FILIPPO MANCUSO E DEL SEGRETARIO QUESTORE SALVATORE
CIRILLO
Inizio lavori h. 16,23
Fine lavori h. 19,00
Presidenza del presidente Filippo Mancuso
La seduta inizia alle 16,23
Dà avvio ai lavori, invitando il Segretario questore a
dare lettura del verbale della seduta precedente.
Dà lettura del verbale della seduta precedente.
(È approvato senza osservazioni)
Dà lettura delle comunicazioni.
Prima di occuparci dei punti
all'ordine del giorno - interpretando i sentimenti di tutti voi -consentitemi
di esprimere la solidarietà del Consiglio regionale alle comunità dell'Emilia
Romagna e delle Marche, in sofferenza per i danni causati dalla tragica
alluvione dell'altro giorno, e di esprimere, anche a nome della Calabria che noi
qui rappresentiamo, le più sincere condoglianze alle famiglie delle 14 vittime
di eventi climatici così disastrosi che hanno provocato dolore, distruzione e lutti.
La Calabria conosce, purtroppo,
per esperienza diretta, gli effetti di frane, smottamenti e allagamenti che in
poche ore cancellano ingenti investimenti pubblici e privati e interi progetti
di vita.
È il momento di mettere in
atto con determinazione le politiche della prevenzione e del contrasto al
dissesto idrogeologico e della pianificazione ambientale che tenga conto della
fragile morfologia del Paese, insieme ad una nuova etica dell'ambiente e ad una
cultura del territorio ispirata alla tutela, rispetto e mitigazione degli
impatti ambientali. Tutto ciò per attivare tempestivamente provvedimenti mirati
e mettere al riparo la vita delle persone e l'economia complessiva delle
comunità.
Per i morti nell'alluvione dei
giorni scorsi e per il calabrese, avvocato Giovanni Pellicanò, tragicamente coinvolto
nel crollo di un albero a Reggio Calabria per la furia del maltempo, invito ad
osservare un minuto di silenzio.
Grazie.
(I
consiglieri e tutti i presenti in Aula si levano in piedi e osservano un minuto
di silenzio)
Dà lettura
delle comunicazioni.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Giannetta.
Ne ha facoltà.
Intervengo per richiamare in Aula
la mozione di cui lei ha dato lettura prima nelle comunicazioni “Sulle misure
di contrasto al diffondersi della peste suina africana che ha colpito i
cinghiali”, la numero 56/12^.
Sì, grazie. Votiamo per l'inserimento della mozione
del collega Giannetta, mozione numero 56/12^. La mozione è inserita.
Avviamo i lavori col primo
punto all'ordine del giorno relativo al “Dibattito sullo stato di attuazione
della programmazione europea 2014-2020”.
Cedo la parola all’assessore
Minenna per la sua relazione, prego.
Grazie, Presidente.
Per quanto attiene al Piano e allo
stato di attuazione del programma POR 2014-2020, innanzitutto, ricordiamo che è
un Piano che prevede tre teste dal punto di vista finanziario: l'Europa, lo
Stato centrale, la Regione.
È un Piano dedicato ad
interventi che riguardano gli enti pubblici, le imprese ma anche la collettività
per evidenti motivi; un Piano che ha una dotazione totale di 2 miliardi e 200
milioni, di cui la quota comunitaria all'incirca 1 miliardo e 800 milioni. Andando
a vedere in maniera molto brutale la distanza dal target si aggira intorno ai
650 milioni di euro.
Ora, però il tema che, secondo
me, è rilevante evidenziare è che su questo tipo di programmazione contano alcune
variabili che sono rilevanti anche per identificare le capacità di
accelerazione e di raggiungimento degli obiettivi. Innanzitutto ci sono le
spese che vengono sostenute e poi ci sono le domande di pagamento, che servono
per riequilibrare dal punto di vista finanziario le entrate e le uscite del
programma - altrimenti vedremo solo una parte della realtà - e poi c'è anche il
tema delle operazioni ex articolo 65, cioè i cosiddetti progetti sponda, in cui
andiamo a rendicontare spese che sono state effettuate da soggetti terzi
rispetto all'ente Regione e che, ovviamente, possono legittimamente essere
rendicontate nell'ambito di questa programmazione, ma non sono una diretta messa
a terra di spesa da parte dell'ente Regione.
Ora, su questo punto porto
l'attenzione perché questo è uno degli aspetti dove è stato fatto un gran
lavoro, nel senso che, quando abbiamo ereditato il programma, si registravano
spese in percentuale dell’85 per cento per progetti sponda; sostanzialmente si rendicontava
soprattutto su progetti sponda; oggi, grazie ad un grande lavoro, o effettuato dagli
uffici e dall'indirizzo dato dalla Giunta e dall’essere presenti in un
continuativo follow-up dell’attività
operativa, la proporzione è invertita: l’85 per cento della spesa viene messa a
terra dall'ente Regione e il 15 per cento è spesa per progetti sponda. Questo è
un grande risultato perché vuol dire anche una migliore capacità di governo
delle decisioni dell'impatto sul territorio. Poi non v’è dubbio che c'è stata
un'importante accelerazione nell'ultimo anno fiscale.
Ricordo che questo non è un Piano
che fa gennaio-dicembre ma un Piano che fa luglio-giugno e questo certamente
può aver portato a qualche non chiaro allineamento dello stato di avanzamento
delle spese.
Questi mi sembrano gli aspetti
salienti di questo programma che, ovviamente, per i lavori che sono stati
svolti, anche e soprattutto per questa inversione delle spese sostenute tra sponda
ed effettivi, ci consente anche di migliorare la nostra capacità nella prossima
programmazione. Come sapete, nelle attività che vengono realizzate possono
esserci anche degli errori che poi portano a delle difficoltà nelle domande di
pagamento e nel riscontro da parte delle Autorità comunitarie oltre che dell'Autorità
di gestione e questo meccanismo, quindi, che si inserisce in una logica più
generale di trial and error,
ovviamente aiuterà la prossima programmazione e ci consentirà di essere ancora
più efficaci. Non ravviso - lo ripeto - non ravviso criticità nella
realizzazione degli obiettivi del programma. Grazie.
Grazie, Assessore.
Iniziamo la serie di
interventi, ha chiesto di intervenire il collega Alecci. Ne ha facoltà.
Grazie, signor Presidente. Mi
scuso per il tono della voce, ma sono un po' influenzato. Oggi vorrei
intervenire sovvertendo un po’ quelle che sono le impressioni di chi è in
attesa degli interventi da parte dei banchi della minoranza. Proverei, in
qualche modo, a immaginare il bicchiere, anziché mezzo vuoto, mezzo pieno, e quindi
guardare a come la Calabria, in questi ultimi vent'anni e più, sia riuscita a spendere
parte, gran parte, dei Fondi comunitari. Lo ha fatto nelle varie programmazioni,
ma potremmo prendere in esame le ultime due: la 2007-2013 e la 2014-2020, con
una spesa di oltre 2 miliardi e mezzo di euro. Ciò però sul quale dovremmo
tutti quanti noi interrogarci è l'effetto che questa spesa riesce poi a
ripercuotere sui territori. Se noi andiamo a vedere alcuni indicatori rispetto
ai primi anni 2000 e li compariamo con quelli attuali, purtroppo, ahimè, possiamo
evidenziare come la Calabria non è cresciuta da nessun punto di vista, anzi ha perso
terreno nella competitività a livello nazionale, ha aumentato il numero di
disoccupati - se noi vediamo i disoccupati dei primi anni 2000, dei metà anni
2010-2011 fino ad arrivare al 2022 vediamo che il tasso di disoccupazione passa
dall'11 al 13 per cento fino ad arrivare al 15 per cento dei nostri giorni - l'emigrazione
è tornata a essere preponderante. Solo nel 2022,17 mila calabresi hanno deciso
di abbandonare la nostra regione e questo, cari colleghi, permette anche di
tenere, oggi, in Calabria il tasso disoccupazione intorno al 15 per cento
generale e il tasso di disoccupazione giovanile al 40 per cento. Significa che
quattro giovani su dieci non lavorano. Se non ci fosse stata questa emigrazione
paradossalmente il tasso disoccupazione sarebbe ancora maggiore.
Allora, io credo che, con
grande onestà intellettuale, oggi, il dibattito dovrebbe concentrarsi non solo
sulla quantità e sulla percentuale di risorse che vengono spese, ma su come
vengono spese queste risorse e quali effetti stanno producendo sui territori.
Per sgomberare il campo anche
da ideologie politiche, preciso che dall’elezione diretta del Presidente della Regione
- è iniziata credo nel 2000, all'epoca col presidente Chiaravalloti - fino ad
oggi, in 23 anni, si sono succeduti governi di centrodestra e di centrosinistra
più o meno per gli stessi anni, forse un po' di più il centrodestra, eppure
nulla è cambiato.
Se compariamo i nostri dati,
ad esempio, con quelli della Puglia, che riesce a spendere oltre il 90 per
cento dei Fondi comunitari e anche a migliorare quello che è l'andamento degli
occupati e della disoccupazione oltre che il PIL regionale, capiamo che in
effetti il trend si potrebbe invertire.
Ciò che io chiedo all'Assessore,
ciò che io chiedo a questa Giunta regionale, è però di tracciare un percorso e
di offrire degli spunti - lo dissi già in qualche seduta di Consiglio regionale
precedente - a chi ha deciso di rimanere a investire e a vivere in Calabria perché
- lo ribadisco - oggi ai giovani calabresi che spesso decidono di andare via
non so e non saprei che suggerimento dare affinché possano rimanere a lavorare
nella nostra regione e non riesco neanche a capire quali siano l'indirizzo e le
prospettive di questo governo regionale.
Allora la vera sfida, per la
quale immagino tutti quanti noi ci siamo candidati, è riuscire a costruire un futuro
differente nella nostra regione.
I dati attualmente non lo
dimostrano: le startup in Calabria
sono in numero di gran lunga inferiore rispetto a quelle delle altre Regioni,
anche Regioni piccole se pensiamo alla Basilicata, in cui in questo momento ci
sono oltre mille startup in essere, per
non parlare anche di altre Regioni meridionali. In Calabria ci sono poco più di
150 startup e questo è sintomatico
anche della poca effervescenza che c'è nel mercato del lavoro e in quello
dell'impresa. Allora, piuttosto che discutere e litigare su chi sia stato più
bravo a spendere in questi 20 anni i Fondi comunitari, cerchiamo di discutere
su come costruire prospettive di vita e di lavoro all'interno della nostra regione
per gli anni a venire. Grazie.
Grazie, collega Alecci.
Ha chiesto di intervenire il collega
Tavernise. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente.
Presidente Occhiuto, una frase
che mi aveva colpito, subito dopo la sua proclamazione 18 mesi fa, era: “Mi
auguro di lasciare, fra 5 anni, una Calabria che l'Italia non si aspetta”. Se
lo ricorda? L'ha detta più di una volta questa frase. In fondo, Presidente, io
sono stato, prima che da consigliere, anche da cittadino e, forse, in cuor mio
ancora lo sono tuttora, un tifoso della Calabria anche se dall'opposizione, perché
penso che se questa terra cambia, migliora, i risultati poi vengono raccolti da
tutti, al di là delle formazioni politiche di appartenenza. Devo dirle la
verità: soprattutto sul fronte dei Fondi comunitari, da parte sua - comunque ha
detenuto per diversi mesi la delega alla programmazione unitaria - Presidente, mi
aspettavo molto di più! Per un semplice motivo: ancora una volta, purtroppo, la
Calabria è ultima nella classifica tra le 20 Regioni italiane. È ultima perché
siamo al momento ultimi - i dati non sono di Davide Tavernise ma del
monitoraggio delle politiche di coesione, programmazione 2014-2020 del Ministero
dell'economia e delle finanze, quindi del MEF - e abbiamo il 49,87 per cento
dell'avanzamento dei pagamenti, assessore Minenna. Se prendiamo a confronto le
altre Regioni del sud Italia, la Campania ha il 10 per cento in più, 60 per
cento totale; la Puglia ha il 30 per cento in più, siamo all’89,17 per cento
totale; la Sicilia ha l’8 per cento in più, il 57,76 per cento totale; quindi Puglia
89 per cento, Sicilia 57 per cento, Basilicata 69 per cento, quindi il 20 per
cento in più; noi siamo l'ultima Regione per capacità di spesa e di pagamento
dei Fondi comunitari del POR, nello specifico 2014-2020, rispetto alle altre
Regioni del Sud. Non prendo le Regioni del Nord perché rischiamo di fare ancor
di più una brutta figura.
Avevo presentato un'interrogazione
a tal proposito, il 2 marzo di quest'anno, - mi aveva risposto proprio lei, assessore
Minenna, insieme al Direttore generale dell'Assessorato ai Fondi europei, Maurizio
Nicolai – nella cui risposta c'è scritto, nello specifico a pagina 14 - confermando
quello che ho appena detto - che era stato certificato soltanto il 50 per cento
della spesa e “che per il primo semestre del prossimo anno” - cioè da gennaio
fino a giugno – “sono stimate nuove spese per oltre 459 milioni di euro circa, di
cui 341 milioni di euro circa a valere sugli Assi finanziati dal FESR e 118
milioni a valere sugli Assi cofinanziati dal Fondo sociale europeo; nella
seconda metà dell'anno 2023 sono invece previste nuove spese per oltre 500
milioni, di cui 416 del FESR, 85 milioni dell’FSE”.
Ora se io prendo questa
dichiarazione del dottore Nicolai – l’ha sottoscritto anche lei, assessore,
nella risposta all’interrogazione che mi è stata mandata - e oggi siamo al 22
maggio, quindi siamo nel quinto mese del primo semestre - mancano a conclusione
praticamente 38 giorni - vorrei sapere da lei di questi 459 milioni di euro
quanti sono stati spesi dal primo gennaio di quest'anno al 30 giugno che ci
sarà fra, praticamente, 38 giorni. I dati purtroppo ci delegano ad essere
ancora una volta l'ultima Regione d’Italia.
Non lo dico come vanto al
presidente Occhiuto per dire che la maggioranza di centrodestra ha fallito, perché
se perdiamo dei soldi falliamo tutti, falliscono i nostri giovani, falliscono
le imprese, falliscono le comunità.
Presidente Occhiuto, ci sono delle
percentuali che sono veramente gravi sulla vecchia programmazione e,
francamente, vedere che è stato speso soltanto il 26 per cento sull'Asse 9
dell'inclusione sociale, io penso sia grave; penso sia ancor più grave il 7,9
per cento sempre sull'inclusione per quanto riguarda l’FSE, il 41 per cento sulla
tutela della valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale, il 43 per
cento sull'efficienza energetica e la mobilità sostenibile, il 37 per cento sulla
promozione della ricerca e dell'innovazione. Ora, al di là poi delle
chiacchiere, della strumentalizzazione sulle Commissioni di vigilanza per
monitorare i Fondi comunitari, così come stanno facendo le altre Regioni, cioè
noi qui rischiamo di perdere qualcosa come 777 milioni di euro, se non vengono
spesi entro il 31 dicembre del 2023.
Mi auguro - questa cifra è
sempre scritta qui dal dottore Nicolai - che noi non perdiamo nemmeno un
centesimo, assessore Minenna; ho piena fiducia in lei, visto il suo curriculum,
e quindi sarò il suo primo tifoso, però adesso bisogna capire qual è il
problema.
Che problema abbiamo noi in
Cittadella nel far sì che non vengono pubblicati i bandi?
Lei ha risposto sulla stampa
dicendo che il Governo, attraverso il ministro Fitto - mi sembra che anche ieri
il presidente Occhiuto abbia fatto una dichiarazione su questo - sta ricollocando
i Fondi comunitari.
Oggi abbiamo il governo di
centrodestra a Catanzaro, abbiamo un Governo di centrodestra a Roma e a Palazzo
Chigi, quindi, oggi dovete spendere i soldi che la Comunità Europea ci manda, li
dobbiamo spendere entro il 31 dicembre di quest'anno! Purtroppo, ancora oggi la
Calabria è ultima, ma da tifoso della Calabria mi auguro che almeno la Sicilia riusciamo
superarla e arrivare, quindi, penultimi entro il 31 dicembre. Grazie.
Grazie, collega Tavernise. Ha
chiesto di intervenire la collega Bruni. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Mi corre
l'obbligo di ringraziare l'assessore Minenna per la sua puntuale e rapida
presentazione con cui sembra quasi dirci “stiamo andando, abbiamo risolto, stiamo
risolvendo, stiamo spendendo”.
E allora i - su questo
arriverò un po’ dopo - vorrei fare un piccolo passo indietro perché vorrei che
comprendessimo tutti che Fondi europei significa sviluppo di una Regione e
vorrei che ritornassimo un attimo al 1989, un tempo molto lontano - molti di
voi erano giovanissimi o forse neppure nati – in cui fu redatto il Rapporto Delors; questo rapporto fu
presentato al Consiglio Europeo e suggeriva che l’integrazione economica, che
sarebbe arrivata in un momento successivo, avrebbe potuto avere un impatto
molto negativo in alcune aree se non ci fossero state delle politiche
equilibrate; ed esattamente avrebbe potuto avere un impatto negativo nelle aree
in cui i fattori produttivi specializzati, infrastrutture di qualità e presenza
di forza lavoro qualificata venivano a mancare e in cui questa integrazione
economica avrebbe giocato probabilmente in termini negativi perché, non essendo
presente questi tre fattori su questi territori, si sarebbero potenziate le Regioni
più ricche e più capaci. A distanza di trent'anni noi dobbiamo riconoscere che
questa è stata definita trappola dello sviluppo.
È così! Ed è così soprattutto e
quasi esclusivamente per la nostra regione che ha visto accentuare tutte le
disparità, ha visto accentuare la fuga di tanti giovani, la fuga dei cervelli, ha
visto accentuare un’ulteriore perdita di mobilità: le nostre infrastrutture
continuano a essere quelle degli anni Sessanta, anche peggio.
Dunque, parlare dello stato
dell'arte oggi, relativo a questi Fondi POR - io inserirei anche il PNRR perché
è un'occasione non da poco - non significa solamente per noi andare a discutere
di quanto abbiamo speso e di che cosa stiamo spendendo. Non ci aspettavamo
dall'assessore Minenna che riferisse sulla quantità di soldi spesi, visto che li
possiamo verificare sui portali di Cohesion Data e abbiamo l'opportunità e la
possibilità di vedere, momento dopo momento, che cosa stiamo spendendo. Il
problema è cercare di capire perché in tutti questi anni non c'è stata un'inversione
di tendenza. Noi non la stiamo vedendo, mi riferisco ai dati di questo ultimo anno
e mezzo, da quando questa Giunta si è insediata; infatti se andiamo a vedere già
nel 2022 la Calabria era indietro rispetto alla spesa dell’FSE, del Fondo
sociale europeo e del Fondo Europeo di sviluppo regionale, e alla fine dello
scorso anno la Calabria registrava una spesa di un 1,3 miliardi di euro
rispetto ai 2,2, cioè il 58 per cento, quindi rimaneva comunque 1 miliardo da
spendere entro questo benedetto 31 dicembre 2023, per evitare di perdere le
risorse della programmazione.
Ora, sul portale di Cohesion Data,
che sono andata a guardare oggi 22 maggio, i dati sono questi e coprono l'andamento
delle allocazioni proprio fino al 31 dicembre 2022: la Calabria ha speso solo
il 58 per cento di quello che era possibile e che era previsto nell’FSE e nel Fondo
di sviluppo regionale.
Voglio ricordare, tra l'altro,
che noi abbiamo questa grande negatività: assommiamo questi dati; FSE e FESR
sono messi insieme da un punto di vista di monetizzazione e questo impedisce
anche una graduatoria puntuale, rispetto alle spese fatte anche rispetto alle
altre Regioni.
Penso che noi non possiamo
dire che il Sud abbia genericamente dei problemi, che nel meridione sia difficile
spendere le risorse perché - lo hanno detto anche i miei colleghi prima – la Puglia
e la Basilicata hanno fatto diversamente: la piccola Basilicata ha il 66 per
cento di spesa, ma la Puglia addirittura, rispetto al Fondo sociale europeo, ha
spesso il 106 per cento, che vuol dire che ha speso il 100 per cento e, per
avere speso il 100 per cento, è stata premiata, ha avuto più fondi che è
riuscita ulteriormente a spendere. Allora la domanda è: perché noi non possiamo
invertire questa tendenza? Come facciamo a invertire questa tendenza? Perché
tra l'altro la pandemia - questa è la considerazione che necessariamente
dobbiamo fare - ci ha lasciato sul lastrico ancora di più; noi abbiamo la necessità
di ripartire e sfruttare ogni strada possibile.
Ricordo, tra l'altro, le
conclusioni a cui giungono, per esempio, i giudici contabili anche sulla
documentazione prodotta dalla Sezione regionale di controllo, chiara e tagliente,
che più volte ha specificato che la nostra capacità di spesa è purtroppo sempre
al di sotto di quelli che sono target soddisfacenti: “Tenendo conto anche” - la
Corte sottolinea - “delle tempistiche per l'avvio dei bandi, per la valutazione
e l'esecuzione dei progetti si ritiene possibile che il tempo per rispettare la
cosiddetta regola di n+3, che è prevista per il 2023, e per evitare soprattutto
il disimpegno automatico possa non essere sufficiente”. Penso che anche questi
suggerimenti della Corte dovrebbero essere tenuti in considerazione e la Corte
ci bacchetta. Ci boccia! Ci boccia!
Ora, il 2023 doveva essere l’anno
della riscossa, delle grandi opere che avrebbero dovuto cambiare la faccia di
questa nostra terra! Mi sembra, invece, che sia l'anno dei castelli di sabbia
che si infrangono e di promesse che, purtroppo, non vengono mantenute.
Le opere finanziate
all'interno del POR 2014-2020 dovevano essere tante; alcuni lavori non sono mai
stati né completati e altri non sono neanche partiti; voglio ricordare la
metropolitana leggera Cosenza-Rende-Unical, emblema
delle grandi opere non realizzate con i Fondi europei, i cui lavori sono
iniziati ma poi l'opera è stata stralciata.
Voglio
ancora ricordare il progetto di collegamento multimodale Aeroporto-Stazione di
Lamezia Terme Centrale e Germaneto-Catanzaro lido, che è stato ritirato dal Programma
operativo regionale 2014/2020: fino ad allora non era stata certificata alcuna
spesa dalla Commissione europea e l'Autorità di gestione ha comunicato che gli
investimenti per il progetto saranno coperti dai fondi nazionali.
E
cosa dire sul discorso del PNRR? È vero che, apparentemente, non è oggetto
della discussione odierna, ma una riflessione va, comunque, fatta.
La
risposta era già definita nelle parole pronunciate dal governatore Occhiuto ossia:
“Attraverso il PNRR, l'Europa ci ha dato un treno con dei vagoni carichi di
denari, noi però non abbiamo costruito la strada ferrata su cui questo treno
deve correre”.
Voglio
rammentare al presidente Occhiuto che sono lui e il suo governo a dover
costruire la strada ferrata su cui questo treno deve correre.
Abbiamo
necessità delle risorse del PNRR così come di quelle del POR e la politica,
soprattutto, chi governa, deve agire immediatamente, in particolare, sulla base
del fatto che andremo a fare una programmazione europea 2021/2027 e, quindi,
bisogna lavorare per assumere personale qualificato, che sia in grado di
produrre e di sviluppare progettazioni.
Avere
personale qualificato significa anche semplificare i procedimenti e garantire
un’aderenza tra i progetti finanziati e le ricadute sul territorio perché
quello che segnalava il collega Alecci è una realtà. Non si tratta di spendere
soldi e dissolvere patrimoni, ma di mettere a frutto dei finanziamenti e di
fare in modo che ci siano le ricadute.
Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Mammoliti. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Ho ascoltato molto attentamente l’informativa dell'assessore Minenna,
che ho trovato in linea con i tempi europei, molto laconica, asciutta e senza
fronzoli.
Su
questa problematica, secondo me, sarebbe stato più utile se la richiesta della
minoranza fosse stata accolta, così come era stata formulata: parlare dei fondi
comunitari, dello stato dell'arte e anche dei fondi del PNRR. Non sono aspetti
separati e la capacità di programmazione e di visione di una Regione dovrebbe
essere tale da riuscire ad avere un approccio di sistema e una visione
complessiva sui diversi punti, sui diversi strumenti e sulle diverse quantità
di risorse esistenti, per consentirne l'utilizzo proficuo nel migliore dei modi
possibili.
Credo,
assessore, – lo dico perché in questi anni mi sono dedicato a queste
problematiche anche ricoprendo altri ruoli di responsabilità – che uno dei motivi
del fallimento dell'utilizzo appropriato e proficuo delle risorse comunitarie,
forse, è stato quest’approccio disorganico, asettico, senza una visione di
sistema, senza capire gli strumenti o la quantità delle risorse che si
utilizzavano in un settore e in una determinata direzione e, anche, senza
conoscere quello che accadeva negli altri Fondi.
C’era,
tuttavia, in Calabria un approccio plurifondo che avevamo salutato molto
positivamente e favorevolmente, perché, come lei sa meglio di me, è un approccio
che, nell'utilizzo dei Fondi comunitari, consente di poter impiegare e mettere
insieme anche le risorse dei diversi Assi o obiettivi.
Per
questa ragione, senza entrare nel merito, perché l'hanno fatto molto bene, in
maniera appropriata, anche efficace e offrendo delle riflessioni più
approfondite, i colleghi intervenuti prima di me – parlo soprattutto degli
esponenti del mio partito, quindi, del consigliere Alecci e della consigliera Bruni,–
mi permetto di fare due considerazioni molto sintetiche e veloci, rivolgendo un
appello finale anche al presidente Occhiuto, che, secondo me, anche relativamente
a questa valutazione e a questo approccio, può assumere un atteggiamento e un
impegno per un utilizzo anche inedito delle risorse rispetto a quello che si è verificato
negli anni passati.
Le
riflessioni che voglio fare sono due, molto veloci: una relativa, appunto, allo
stato dell'arte, così come è stato offerto, in modo, come dicevo, asciutto e molto
sintetico; l'altra, invece, relativa alla prospettiva, cioè che cosa facciamo
dopo questa esposizione e questa discussione? Prendiamo atto dello stato
dell'arte così com'è, sic et simpliciter, oppure, come dire, attiviamo
un'azione che, in qualche modo, consenta al governo regionale – e anche al Consiglio
regionale – di poter offrire dei cambiamenti rilevanti e significativi nell'impostazione
e nell'utilizzo proficuo di queste risorse?
Credo,
quindi - sarebbe auspicabile dal mio punto di vista - che il presidente Occhiuto,
dopo questa discussione, intraprendesse, con questa visione e con questa
capacità di governo, la gestione di uno degli aspetti più importanti della vita
della nostra Regione.
Quando
abbiamo approvato il POR 2021/2027, ho detto che quello era uno degli atti più
importanti che questo Consiglio avrebbe licenziato in questa legislatura, eppure,
purtroppo, anche lì abbiamo registrato un approccio quasi burocratico, come se
si trattasse di un passaggio dovuto, senza un approfondimento appropriato,
senza un ragionamento e, soprattutto, senza il coinvolgimento adeguato con il partenariato,
senza cioè – per capirci – disegnare quella che è, secondo noi, la Calabria del
2030.
È
proprio su questo terreno che, secondo me, abbiamo sbagliato impostazione nel
corso degli anni. Questo, Presidente, non è un rilievo critico a voi – sicuramente,
sì – ma, purtroppo, in questi anni si sono avvicendati governi di
centro-sinistra e governi di centro destra. Nel corso di questi anni, a governare
questi processi non ci sono stati solo governi di un determinato colore politico,
ma – ripeto – sia governi di centro sinistra sia governi di centro destra.
Andiamo
ai dati, al di là dell'approccio tecnico-burocratico della realizzazione dei target
di spesa e anche delle valutazioni che si fanno nei diversi luoghi deputati, a
partire dalla sede europea, con la valutazione ex post piuttosto che ex ante, e
parliamoci chiaramente: quali sono state le ricadute concrete che si sono determinate
rispetto alla programmazione che era stata, a suo tempo, pensata e pianificata?
All'epoca,
eravamo e siamo in presenza – lo diceva il documento valutato allora – tuttavia,
di un gravissimo deficit di sviluppo produttivo e di diritti di
cittadinanza in Calabria e credo, quindi, che quelle risorse dovevano essere
utilizzate proficuamente per aggredire e cercare di ridimensionare la portata
di quel deficit di sviluppo produttivo e di deficit di diritti di
cittadinanza.
Lo
dicevano, prima, i colleghi: vogliamo prendere i dati della nostra Regione per
verificare quali sono state concretamente e realmente le ricadute?!
Vogliamo
prendere il dato occupazionale? Abbiamo il dato peggiore delle regioni italiane.
Vogliamo prendere il dato della disoccupazione? Abbiamo, purtroppo, la più alta
disoccupazione, per non parlare di quella femminile, giovanile o, addirittura,
dei NEET.
Vogliamo
parlare del reddito prodotto cioè del rapporto tra il PIL pro capite e il reddito
prodotto? Abbiamo il PIL pro capite più basso delle 278 Regioni d'Europa, non
d'Italia.
Sullo
stato dell'arte che lei ci ha offerto, c’è una valutazione che – ripeto – è di
questa natura. Purtroppo, abbiamo dei dati impietosi che sono dovuti ad una
serie di molteplici fattori.
Se
questi dati li abbiamo registrati in presenza di governi di centro sinistra e
di centro destra, ci viene in mente l'idea che, poiché questo meccanismo non
funziona, prima o poi, forse, è utile cercare di cambiare qualcosa e vedere
come impostare una capacità adeguata di utilizzo e di programmazione, in modo tale
da modificare questi risultati.
Passando
alla riflessione della prospettiva – e concludo – vorrei dire al presidente Occhiuto
che le risorse che non sono state ancora spese si dovrebbero spendere
diversamente.
L'anno
scorso, abbiamo rimodulato risorse per circa 200 milioni di euro e, per quanto
mi riguarda e anche nella valutazione politica del gruppo, di fronte ad alcuni passaggi
molto combattuti, abbiamo, sì, criticato la rimodulazione, ma abbiamo anche
votato favorevolmente ad alcuni provvedimenti, rispetto all’ipotesi di poter
eventualmente perdere le risorse.
Attenzione,
però, perché non possiamo continuare con questo refrain. Se ci
accorgiamo che c'è questa difficoltà, quest’imbuto amministrativo, lo dobbiamo
affrontare e risolvere, altrimenti ricadremo nello stesso errore; tra 5 o 6
mesi avremo il problema che si ripresenta e dovremo utilizzare, come lei ha ben
detto, i cosiddetti progetti sponda, che ci consentono di realizzare gli
obiettivi dei target di spesa, ma non si traducono, poi, concretamente in
ricadute materiali di miglioramento dei servizi e delle condizioni di vita dei
cittadini calabresi.
È
proprio questo nodo che dobbiamo cercare di aggredire e di migliorare.
Presidente
Occhiuto, abbiamo in Calabria una quantità di risorse che non ci sono mai state
nella storia del meridionalismo del nostro Paese. Bisogna soltanto metterle in
fila per realizzare che lei, in qualità di Presidente, ma tutti quanti noi
abbiamo un appuntamento storico con una quantità di risorse che non ci sono mai
state.
Allora,
è giusto o no porsi il problema di come fare interagire queste risorse, di come
costruire e creare anche un elemento di coerenza?
Le
risorse rimaste e che dovremmo spendere, le spenderemo distribuendo prebenda a
destra e a manca o le rimoduliamo attraverso un'impostazione che ci consenta di
innestare anche i nuovi POR 2021/2027? E come le facciamo interagire anche con
gli eventuali progetti del PNRR e con gli altri strumenti che ci sono?
Per
concludere, presidente Occhiuto, poiché la Regione Calabria è stata governata
sicuramente da governi di centro destra e da governi di centro sinistra e,
purtroppo, ci troviamo oggi in questa condizione con questi dati, se vogliamo
anche introdurre un elemento di svolta e di cambiamento, dobbiamo agire su alcuni
elementi, in particolare sul rafforzamento amministrativo, che è un punto imprescindibile,
secondo me. Tra l'altro, finalmente, con la nuova programmazione si sono
riusciti ad ottenere dei risultati encomiabili da questo punto di vista perché,
mentre prima il rafforzamento amministrativo era previsto esclusivamente per l’ambito
regionale, con il nuovo POR, oggi, si possono potenziare e rafforzare tutti gli
Enti che interagiscono nel finanziamento previsto e, quindi, anche gli Enti
locali.
Quindi,
se puntiamo a tre o quattro obiettivi: rafforzamento amministrativo, allargamento
della base produttiva, miglioramento dei servizi e la possibilità di offrire – tra
l'altro, interagendo anche con la nuova legge che volete approvare sulle
politiche attive del lavoro – un Piano del lavoro di qualità, sono fiducioso e
convinto che, per la prima volta in Calabria, si potranno utilizzare, come
avviene nella stragrande maggioranza delle Regioni, queste risorse con una
capacità di sistema, con una programmazione adeguata e, soprattutto, con una
visione strategica che deve far uscire la Calabria anche dalla stessa visione
regionalistica.
Le
risorse dei Fondi comunitari non devono avere un utilizzo solo nei confini
della regione, ma agiamo nel più grande mercato unico del mondo e, quindi, dobbiamo
guardare all'Europa e al Mediterraneo.
Mi
appello al presidente Occhiuto, a questa sensibilità politica, culturale e
istituzionale che è quella di dire di provare ad utilizzare le risorse con
questo approccio, in maniera coerente con gli altri strumenti in maniera tale
che, per davvero, questa volta la Calabria potrà dire, non soltanto di aver realizzato
il target di spesa, ma anche di aver determinato concrete ricadute
occupazionali, sociali e produttive che possono realmente migliorare le
condizioni di vita e di lavoro di tutti quanti i calabresi. Grazie, Presidente.
Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lo Schiavo. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Dopo gli interventi che mi hanno preceduto, non intendo appesantire
ulteriormente la discussione con dati, numeri e indicazioni sociali: è già
stato fatto. Dobbiamo, però, dare un significato politico a questa discussione,
altrimenti rischia di ricadere nel gioco delle parti.
Se
la minoranza ha chiesto, in maniera unitaria, di discutere della programmazione
comunitaria c'è un significato politico e cioè che siamo molto preoccupati che i
ritardi della vecchia programmazione –sono dei ritardi evidenti e di cui i
numeri oggi parlano chiaramente – possano riguardare anche la nuova e tutto quello
che questa Legislatura sta cercando di mettere in campo.
Una
delle prime domande che feci – vedo tra il pubblico il dirigente del
Dipartimento programmazione comunitaria, Nicolai – quando abbiamo avviato la
discussione sulla nuova programmazione, è stata molto precisa è cioè ho chiesto
in cosa differisce la nuova programmazione rispetto al passato e dove pensiamo
di trovare gli strumenti per colmare tutti i ritardi e le lacune che finora sono
emerse.
Questo
è il cuore centrale della discussione, altrimenti, rischiamo di ripetere il
solito discorso di un dibattito sull'avanzamento della spesa senza capire che,
in realtà, la discussione non parla al passato, non parla del 2014-2020, ma
parla al futuro, ai fondi del PNRR e alla nuova programmazione.
Oggi,
intendo intervenire per esprimere una preoccupazione sulla nuova programmazione
comunitaria e sul fatto che abbiamo evidenziato tutti i limiti di quello che la
programmazione comunitaria non ha realizzato in questi anni nelle regioni del
meridione e, in particolare, in Calabria, perché non basta oggi fare un
discorso sull'avanzamento della spesa.
A
me non interessa sapere che abbiamo speso il 50 o il 60 per cento delle risorse
e fare la gara tra Regioni. A me interesserebbe capire se quell’avanzamento
della spesa ha avuto una ricaduta nella qualità degli investimenti, sul
moltiplicatore della ricchezza che gli investimenti pubblici devono realizzare.
Un dibattito così complesso, che può aprire davvero tanti spunti di riflessione,
– così come li hanno aperti gli interventi dei miei colleghi – non può essere però
banalizzato in una discussione che finisce qui.
Avevamo
chiesto due cose: una era quella di ragionare sull’istituzione di una Commissione
apposita che potesse monitorare, essere da stimolo e vigilare sull'andamento della
nuova programmazione comunitaria. Perché lo abbiamo chiesto? Perché la politica
si deve riappropriare di un ruolo di stimolo, di riflessione, di analisi e
anche di controllo.
Questo
può fare l'opposizione e, molto probabilmente, gli strumenti oggi a nostra
disposizione non sono sufficienti per realizzare questo obiettivo.
Un
dibattito oggi non può, pertanto, esaurire la nostra preoccupazione.
Qual
è la nostra preoccupazione? Intanto, partiamo dal dato del quale hanno parlato tutti
e cioè che la programmazione comunitaria rischia di non avere una visione
d'insieme e di prospettiva; è un dibattito che non riguarda soltanto la
Calabria, ma tutte le Regioni del Meridione.
Qualche
giorno fa, a Sorrento, si è tenuto un forum al quale hanno partecipato i Governatori
delle regioni meridionali. Ho seguito con attenzione quel dibattito perché è
collegato a quello di cui stiamo discutendo oggi e cioè, se non si ha una
visione del Mezzogiorno e del ruolo della Calabria, la programmazione
comunitaria non servirà a nulla. Non servirà a nulla perché la parcellizzazione
e la frammentazione degli interventi, l'ansia della rendicontazione della spesa,
ci porteranno su un'altra strada, su una strada ragionieristica che non ha nulla
a che fare con il cambiamento delle condizioni di vita dei calabresi.
Intanto,
cominciamo a mettere dei punti fermi e su questo chiederei uno stimolo. Innanzitutto,
non è vero che la programmazione comunitaria può bastare alla Calabria perché,
accanto alle risorse comunitarie, è mancata l'addizionalità della spesa
ordinaria dello Stato.
Centriamo
e focalizziamo questo obiettivo: le spese e gli investimenti comunitari devono
essere aggiunti ai fondi dello Stato di sviluppo e coesione, che in questi anni
sono mancati. A cosa ha portato la complementarità tra risorse europee, politiche
ordinarie e interventi dello Stato nel Mezzogiorno d'Italia? Ha portato a
sostituire gli interventi delle politiche comunitarie su azioni che dovevano
essere colmate dalle politiche ordinarie dello Stato.
Abbiamo
usato i fondi comunitari per fare piazze e strade, quando in realtà questi
dovevano avere una visione di sviluppo e non possono essere sostitutivi delle risorse
che lo Stato deve investire per la coesione e per eliminare le differenze tra
le regioni del Paese.
In
questi anni, le disuguaglianze sono aumentate. Lo diceva prima la consigliere
Bruni che ha citato la trappola dello sviluppo: per più di 15 anni se le Regioni
non riescono a cambiare la loro condizione, rimangono intrappolate nella logica
dello sviluppo e la Calabria è una di quelle. Non ha cambiato la sua condizione,
non ha migliorato il suo prodotto interno lordo, tutti gli indicatori
dimostrano che le politiche comunitarie su questo territorio hanno fallito e
rischiano di fallire nuovamente, perché, lo dico con molta
chiarezza, non basta che il presidente Occhiuto indichi la Calabria come centro
e porta sul Mediterraneo. Dobbiamo, però, avere la concretezza che quelle
dichiarazioni di intenti abbiano, poi, una ricaduta concreta nella visione
strategica che la programmazione comunitaria, e non solo, deve realizzare. Invece,
registriamo il mancato intervento dello Stato, la riduzione dell'80 per cento del
Fondo Sociale di Coesione da parte del Governo centrale rispetto alle regioni
meridionali. Vogliamo, quindi, parlare di come siano state ridotte le risorse
al Mezzogiorno del Paese e di come lo Stato, che doveva aggiungersi alle
risorse comunitarie, in realtà, si è ritirato e ha lasciato esclusivamente alla
programmazione comunitaria, con tutti i suoi limiti, il compito di combattere
le disuguaglianze di questo Paese? Questa è la discussione che dobbiamo affrontare!
La discussione che dobbiamo affrontare è su come cambiamo la nuova
programmazione e su come “il nuovo” che voi volete mettere in campo possa
essere diverso dal film già visto.
Ecco, mi sarei aspettato di ascoltare questo nella relazione dell'assessore al ramo. Ovviamente non mi aspetto e non ho il compito di dover dire se è stato speso poco o tanto. Il problema non è di questa amministrazione o limitato a questi anni, sebbene dicesse qualcuno, prima, che i bandi ancora li stiamo aspettando. Però quell'elemento di innovazione e di cambiamento dov'è? La capacità amministrativa dei Comuni, il rafforzamento dei Comuni, degli Enti locali in genere, nella capacità di mettere a terra i progetti comunitari la abbiamo? Individuiamo questa capacità? Siamo in grado di pensare con 200 Comuni in dissesto, come quelli calabresi, di centrare la sfida dello sviluppo con la programmazione del PNRR e del nuovo POR? Non ci credo. Non vedo un cambiamento da questo punto di vista! L'assistenza tecnica ai Comuni dove cambierà? Allora, vorrei intravedere dei segnali di cambiamento, vorrei vedere una visione diversa, non una parcellizzazione della spesa. Vorrei capire che, rispetto al passato, c'è davvero qualcosa di differente.
A mio avviso la pagina rimane la stessa, se non siamo davvero in grado di dare concretezza ad una visione strategica che la Calabria deve avere. Ribadisco che l'idea non era peregrina: se questo Consiglio regionale vuole avere una funzione, certamente non può disegnare la programmazione, saranno altri che la disegneranno, ma se vuole aggiungere qualcosa di originale al dibattito, se vuole dare un contributo, se vuole riuscire davvero a entrare nel merito delle questioni, deve avere gli strumenti per poterlo fare. Si può chiamare Commissione, si può chiamare organismo tecnico, ma la politica non può discutere di programmazione comunitaria solo una volta ogni cinque anni. Non possiamo dimenticare questo tema e pensare che, poiché l'opposizione ha chiesto questo dibattito, di uscire oggi da qui contenti perché abbiamo assolto il nostro compito.
No! Non abbiamo assolto il nostro compito! Il nostro compito sarà veramente realizzato se seguiremo l'iter e il controllo vero della nuova programmazione, se avremo gli strumenti tecnici e normativi per poter eseguire, in maniera pedissequa, quello che questa maggioranza vuole avere, nel rispetto del ruolo e delle diversità, cosa che, ovviamente, la Commissione di vigilanza non è in grado, oggi, di potere fare. Per l'importanza strategica del dibattito sulla programmazione comunitaria e sul PNRR abbiamo bisogno, come opposizione, di strumenti che ci consentano di monitorare, controllare e di essere anche da pungolo a questa maggioranza, perché il nostro compito deve essere questo. Poi i cittadini giudicheranno a tempo debito. Grazie, Presidente.
Presidenza del segretario questore Salvatore Cirillo
Grazie, collega Lo Schiavo. Ha chiesto di
intervenire il consigliere Bevacqua. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Grazie all'assessore Minenna
per aver voluto esporre il suo intervento, anche se - mi lasci dire - in
maniera molto sintetica e timida. Dal suo intervento viene fuori tutta la difficoltà
nel giustificare a quest'Aula i ritardi
accumulati nella programmazione di questi fondi e la difficoltà deriva anche
dal fatto che lei è da pochi mesi assessore al ramo. Dopo un anno e mezzo
abbiamo avuto, su questa delega, prima il Presidente, poi la Vicepresidente e,
oggi, l'assessore Minenna; quindi, capiamo le sue difficoltà perché ancora,
magari, non ha conosciuto profondamente l'organizzazione e i ritardi accumulati.
Si è calato da poco in questa materia e comprendiamo la sua esposizione
sintetica, che ha toccato punti importanti ma, credo, poco rilevanti alla
soluzione della problematica.
Vorrei dire, innanzitutto che non avremmo mai voluto, come minoranza, chiedere una seduta di Consiglio straordinario sui fondi POR, perché questo significa, ancora una volta, registrare il fallimento della governance sui fondi comunitari, che rappresenta un problema antico, non di oggi. Credo, però, che il ruolo della minoranza, caro presidente Occhiuto, sia quello di stimolare il dibattito, di chiedere un confronto, di evidenziare gli eventuali ritardi, le eventuali responsabilità, perché, poi, su questo si può costruire il futuro di cui parlava, poco fa, il collega Lo Schiavo e a cui facevano riferimento i colleghi del mio gruppo che mi hanno preceduto, Alecci e Bruni.
Se non si ha un quadro d'insieme, se non si ha la capacità di leggere gli errori, credo che diventi difficile pensare ad una programmazione diversa che abbia le giuste ricadute sul tessuto socioeconomico calabrese.
Vorrei ricordare a tutti che i fondi POR non sono fondi dati a caso, ma sono quei fondi che la Comunità europea destina ad ogni Regione in difficoltà, fragile, per migliorare gli indici, gli indicatori fondamentali, per ridare valvola, vigore all'economia e alla società, in questo caso calabrese. Il primo dato, quindi, che dobbiamo evidenziare - lo dico ai colleghi che hanno usato, forse, termini buonisti o poco consoni al dibattito di una opposizione - è il fallimento di questa governance, negli ultimi quattro anni di governo del centrodestra in Calabria. Non siamo a un anno e mezzo del governo Occhiuto, ma siamo a quattro anni di governo del centrodestra in Calabria, ovvero della gran parte, quindi, della gestione avuta in mano dal governo di centrodestra, ieri presieduto dalla compianta Jole Santelli, oggi presieduto dal presidente Occhiuto.
Questa è l'occasione per dire la verità ai calabresi: anche questa volta c'è stato un fallimento! Un fallimento che deriva - diceva bene il collega Mammoliti - anche dalla capacità amministrativa, dalla governance dei processi, perché se abbiamo la stessa governance, caro presidente Occhiuto, che ha fallito la vecchia programmazione e che, oggi, ancora guida questi processi, vuol dire che un limite c'è. Oppure non si ha la capacità, caro presidente Occhiuto, di innovare, di innestare nuove figure, di aiutare, di supportare chi, oggi, magari, da solo, gestisce questo settore. Oppure, ancora, vuol dire che siamo ciechi, che non vediamo le difficoltà che la politica deve risolvere e da dove esse derivino.
Se non partiamo da questi dati, caro collega Lo Schiavo, altro che domani, altro che dopodomani, altro che futuro, saremo sempre punto e a capo.
Non è una discussione che facciamo solo oggi in quest'Aula: è una discussione che ripetiamo come se fosse un rewind. Ogni cinque anni veniamo qua e diciamo: “Abbiamo fallito sui POR. Dove abbiamo sbagliato? Boh.”
Allora qui le responsabilità possono essere due: o è la politica incapace o lo è la burocrazia. Dobbiamo sciogliere questo nodo se vogliamo andare a domani o dopodomani, altrimenti significa che crediamo che ci siano sempre gli uomini validi per tutte le stagioni.
Non credo che sia questo il problema,
caro presidente Occhiuto, credo che sia solo il primo dato da evidenziare, così
come dico all'assessore Minenna che non serve scaricare le responsabilità sul ministro
Fitto dicendo che siamo bloccati perché lui ha bloccato l'iter procedurale e la
partenza dei processi. Sarei ancora più preoccupato per il documento che ha
firmato ieri il ministro Fitto, caro assessore Minenna, in cui dice che il 36
per cento del POR è stato speso in Italia. Questo è un grido d'allarme che
evidenzierei al presidente Occhiuto per i rapporti che ha col Ministro Fitto, non
vorrei che questo dato che emerge, che è un dato grave, porti a spostare
risorse dalla Calabria o dal Mezzogiorno in altre parti del Paese.
Pongo questo problema in quest'Aula perché vedo questo rischio. Ci sono ritardi, qualcuno oggi ha difficoltà a trovare le risorse per dare risposte al Paese e basta leggere gli appelli fatti in questi mesi dal sindaco Sala del centrosinistra, dal Presidente della Lombardia, Fontana, dal Presidente della Liguria, Toti, per capire il rischio che corriamo anche su questo aspetto. Questo dato lo porrei all'attenzione del presidente Occhiuto che è molto attento alle dinamiche nazionali, alle difficoltà che ci sono a livello nazionale circa il reperimento delle risorse necessarie per coprire eventuali deficit.
Alcuni dati sono stati ricordati anche dai colleghi che mi hanno preceduto. Non basta, caro presidente Occhiuto e caro assessore Minenna, parlare solo della spesa, ma bisogna parlare dei progetti, dei POR nativi. Cosa era previsto nei POR e cosa è stato, poi, tolto nella loro realizzazione? Vorrei ricordare solo due o tre cose fondamentali per capire dove sbagliamo e dove andiamo a parare. Parliamo dei trasporti: abbiamo tolto dai POR la metro leggera di Cosenza, abbiamo tolto dai POR l'intermodalità dall'aeroporto alla stazione ferroviaria di Lamezia Terme, da Germaneto a Catanzaro Lido, abbiamo tolto dai POR altre cose importanti che riguardano il futuro e la crescita economica del Paese, perché, forse, abbiamo commesso errori di valutazione. Non so se sia stata la politica o chi altri a commettere questi errori. La strategia delle aree interne è risultata completamente fallimentare e conosciamo tutti l'importanza che hanno le aree interne, le nostre comunità. Quando succedono alcune disgrazie, alcuni eventi, tutti ci riempiamo la bocca parlando delle aree interne, della loro fragilità, delle loro debolezze, sulla necessità di potenziare gli interventi, gli investimenti e quant'altro. Poi, guarda caso, questa strategia sulle aree interne è completamente fallita. Questo è un interrogativo che dobbiamo porci, non per parlare di ieri, ma per capire come finanziare il nuovo POR 2021/2027, perché è quella la scommessa. Spesso parliamo, in quest’Aula, di collegare bene le aree interne con la banda larga e vorrei ricordare, presidente Occhiuto, che erano degli obiettivi che si era prefissato il POR 2014-2020 che ha, invece, segnato dei passi indietro spaventosi, se è vero, come è vero, che solo in 4 abitazioni su 100 in Calabria è stato raggiunto quello standard oggi previsto dai dati nazionali che è di 300 MB per secondo.
Se mettiamo insieme la mobilità, l'innovazione e la tecnologia capiamo che sono questi i veri fallimenti dell'azione, della concretezza, della fattibilità, del potere che abbiamo, considerato che, oggi, stiamo per dire che, ancora una volta, abbiamo fallito. Abbiamo fallito perché è da trent'anni che ripetiamo questo ritornello, quindi, non è solo colpa di questa Giunta regionale, ma c'è un qualcosa che non funziona nei meccanismi che mettiamo in campo ogni sette anni, per poi piangerci addosso sugli errori commessi, sulla questione dei progetti sponda e altre cose. Sono tutte cose che non portano a nessuna azione fattiva, concreta, effettiva, riguardo la possibilità di migliorare gli indicatori fondamentali per lo sviluppo della nostra regione.
Vorrei anche dire - capisco che, forse, non si può dire, lo possiamo vedere noi, ma non potete dirlo voi - che va sempre così. Sarebbe negativo, per il ruolo che si ricopre, dire “è sempre così”. Possiamo dirlo noi dell'opposizione, ma dirlo voi non è, secondo me, una cosa sensata e giusta.
Non so chi ha visto gli ultimi dati pubblicati dalla Direzione generale delle Politiche regionali della Unione europea dove, nella mappa delle competitività tra le Regioni, viene fuori che, nel triennio di questo Governo regionale di centrodestra, la Calabria è crollata nell'indice di competitività e attrattività. La Calabria, con un indice pari a 58,9, si trova al 220º posto tra le regioni, nella classifica stilata dalla UE.
Questi sono i dati, caro presidente Occhiuto, su cui inviterei a riflettere bene, perché è inutile attivare forme di comunicazioni avanzate o realizzare piste di ghiaccio fatte a Milano per fare diventare attiva la Calabria se i dati degli ultimi tre anni confermano questo crollo dell'indice di competitività, che dipende dalla qualità della spesa dei fondi POR, non dipende da altri elementi, se non da questo principale elemento.
Ecco vorrei sottoporre queste considerazioni a quest'Aula, non voglio parlare del futuro, mi auguro che il presidente Occhiuto e questa Giunta di centrodestra comprenda la nostra disponibilità a discutere, a confrontarci, ad essere partecipi di un processo di crescita della Calabria. Non dobbiamo, però, essere noi ad elemosinare, caro collega Lo Schiavo, deve essere l’attuale maggioranza che deve capire che c'è un'opposizione, una minoranza che vuole essere propositiva nell'aiutare i processi, nel condividere l’idea di una visione della società calabrese, una visione che concentra su pochi obiettivi le risorse che abbiamo a disposizione.
Se non teniamo insieme questo e non teniamo insieme al POR anche il PNRR, rischiamo di drenare altre risorse umane e di altro genere sul raggiungimento degli obiettivi, considerato che sono tante le sfide che abbiamo davanti.
Così come lo studio - caro presidente Occhiuto, lei è molto attento - effettuato dagli uffici del Senato per quanto riguarda i rischi che corriamo sul PNRR sarebbe occasione per confrontarci in quest'Aula, se ce lo concederete. Non ci sono state richieste, ma su vostra iniziativa saremo pronti a confrontarci sul PNRR, anche se qualcuno dice che non è competenza delle Regioni. Il presidente Mancuso mi ha detto: “Non metto all'ordine del giorno il PNRR perché non è di competenza della Regione.” Capiamo, certo, ma davanti ad un Governo nazionale cieco che ha già fallito tanti obbiettivi sul raggiungimento del PNRR, perché non dovremmo occuparcene e capire i ritardi, stimolando il Governo nazionale a dirci cosa non va rispetto a quello che ci aspettiamo? Queste sono le sfide che oggi lanciamo e che siamo pronti ad accettare perché vogliamo che ci sia un Consiglio regionale che si assuma le proprie responsabilità. Come ha detto, poco fa, in una intervista il presidente Occhiuto, “rispetto il ruolo del Consiglio, vorremmo che questo Consiglio venisse rispettato, non step su step perché richiesti dalla minoranza, ma step su step per favorire un processo di crescita”.
Credo che questa sia la vera sfida che dobbiamo condividere e siamo pronti ad accettare, quindi auspichiamo che questo Consiglio regionale – ahimè, fino adesso animato solo dalla maggioranza - possa essere da stimolo, da sprono a tutti per aiutare un processo di crescita e per far capire ai calabresi che c'è un Consiglio regionale che vuole migliorare le condizioni socio economiche, che vuole assumersi la responsabilità di fare, di non parcellizzare le somme, ma di concentrare le risorse su poche scelte strategiche per lo sviluppo della Calabria. Se è questa la visione, ci siamo e siamo pronti ad accettarla.
Presidenza del presidente Filippo Mancuso
Grazie, collega Bevacqua.
Avendo esaurito la discussione,
cedo la parola al presidente Occhiuto. Prego.
OCCHIUTO Roberto, Presidente
della Giunta regionale
Grazie, Presidente. Mi
limiterò a qualche brevissima riflessione, anche perché l'intervento
dell'assessore, il professor Minenna, che è stato sintetico ma esaustivo, ha in
qualche modo riassunto la posizione del governo regionale in ordine a questa
questione che oggi si discute in Consiglio regionale. Per un dovere, appunto, di
rispetto nei confronti del Consiglio stesso, però, volevo concludere questo
dibattito, se lei me ne dà la possibilità, raccogliendo anche alcune
sollecitazioni che sono venute dagli interventi dei consiglieri regionali.
Intanto, con l'occasione, vorrei
ringraziare la mia squadra: il professor Minenna, che sta facendo un lavoro
straordinario in questi giorni, in queste settimane, in questi mesi, insieme al
dirigente Nicolai e agli altri dirigenti della Regione; la vicepresidente Princi,
che si è occupata di questa materia prima dell'ingresso nel governo regionale
del professor Minenna. Vorrei, però, tranquillizzare tutti i consiglieri
regionali in ordine alla circostanza che, su questa materia, io mi ascrivo
tutta la responsabilità delle scelte, perché è una materia troppo importante,
troppo decisiva perché il Presidente della Regione non si riconosca la
responsabilità di ciò che funziona, di ciò che poteva funzionare meglio, di ciò
che deve funzionare ancor meglio.
Andiamo, però, alla cronaca
dei fatti, anche perché sulla stampa ho letto molte cose nelle settimane scorse.
Noi, come diceva l'assessore Minenna, a fronte di 2 miliardi e mezzo – questo è
il valore del POR 2014-2020 – abbiamo oggi un residuo di spesa o di risorse da
monitorare che si aggira intorno a 650 milioni. Anche io, come l’assessore Minenna,
sono ottimista in ordine al risultato che conseguiremo alla fine di quest'anno,
quando ci saranno i dati definitivi, perché in quest'anno e mezzo c'è stata un’importante
progressione della spesa e della spesa monitorata e, in questi ultimi mesi, si
è generato un modello organizzativo che – credo - produrrà dei risultati molto
apprezzabili, con buona pace di chi sembra augurarsi, a volte, che la Calabria
continui ad essere l'ultima Regione.
Già oggi, se ci fosse la
fotografia della spesa delle diverse Regioni d'Italia, la Calabria non sarebbe
l'ultima Regione; la Calabria non sarà l'ultima regione, ma a fine anno si
segnalerà per grande capacità di intervento su questa materia.
Non è soltanto un auspicio, è
un ottimismo che mi deriva dal fatto che sto personalmente, insieme all’assessore
Minenna e ai dirigenti, monitorando, con gli altri direttori generali, l’andamento
della spesa.
Quello che è mancato in
questa Regione nel corso degli anni, a proposito della spesa comunitaria, è
proprio il monitoraggio. Per la verità è mancato il monitoraggio in moltissime
altre attività. Qualche volta io scherzo con i miei collaboratori e dico che la
differenza tra il Presidente della Regione Calabria - chiunque faccia il
Presidente della Regione Calabria - e il Presidente di un'altra Regione del Nord
è che il Presidente della Regione del Nord magari fa un paio di briefing con i
direttori generali a settimana, dà gli indirizzi di governo insieme agli assessori
ed è tranquillo che poi quello che ha stabilito si faccia. Il Presidente della
Regione Calabria deve occuparsi personalmente anche dell'attività di
monitoraggio, perché senza di esso, atteso il deficit di capacità
amministrativa - più volte è stato richiamato, oltre che dai vostri interventi,
dalla Commissione Europea - è difficile che si conseguano dei risultati.
Abbiamo cercato di costruire
– lo dicevo prima - un modello che sia virtuoso. Vorrei valorizzare un dato che
ha dato l'assessore Minenna nella sua relazione introduttiva: abbiamo visto,
valutando la spesa monitorata in Regione nel corso degli anni passati, che
fatta 100 la spesa, l'85 per cento era costituita da progetti retrospettivi,
progetti sponda per così dire, progetti di attività o opere già realizzate che
venivano utilizzati per rendicontare spese. Questa circostanza è in sé il
fallimento della programmazione, perché significa che, invece di spendere le
risorse nella direzione di realizzare gli obiettivi della programmazione, trovi
un espediente contabile per rendicontare senza raggiungere quegli obiettivi.
Ecco, io sono orgoglioso
perché posso dire che il nostro governo regionale ha invertito questa
proporzione: su 100, il 15 per cento riguarda progetti retrospettivi, l'85 per
cento è spesa riferita agli obiettivi del POR. Spero che questo modello possa
essere praticato nel corso degli anni, anche quando io non ci sarò più, perché
mi stancherò di fare il Presidente della Regione, perché gli elettori
sceglieranno un altro Presidente della Regione, perché governare significa
costruire anche dei modelli organizzativi.
E perdonatemi, però, ha
ragione il consigliere Alecci quando dice: “Il tema, oltre a quello della
quantità della spesa, è anche quello della qualità della spesa”. Spesso questa
spesa non ha prodotto risultati apprezzabili in termini di sviluppo, in termini
di lavoro nella nostra regione e ho sentito citare i dati della disoccupazione,
altri dati macroeconomici, il numero delle startup. A proposito, oggi,
con il ministro Zangrillo, sono stato in quel bellissimo incubatore virtuale,
che è un’eccellenza che abbiamo in Calabria, anche in ordine alla capacità di
creare startup. Ogni tanto valorizziamo le cose buone che abbiamo in Calabria! Non
l'ho fatto io, l'ha fatto un fondo privato, Azimut, ma sono orgoglioso e ne
parlo sempre come un grande esempio di eccellenza. Quindi, qualcosa, anche in
ordine alle startup, sta cambiando in Calabria. Certo, abbiamo dati
macroeconomici che sono negativi.
Attenzione, però, voi avete
una responsabilità importante, perché voi rappresentate il gruppo dirigente della
Calabria: sedete in questo Consiglio regionale e quindi rappresentate il gruppo
dirigente della Calabria. Allora, da voi mi aspetto una profondità di giudizio,
di analisi delle questioni che non può essere quella che ho ascoltato in alcuni
interventi. Sì, abbiamo dati macroeconomici che son quelli che abbiamo sotto
gli occhi, ma davvero pensate che il tasso disoccupazione, questi dati economici
possano essere ascritti al governo regionale che è in carica da un anno e mezzo?
No! Io mi assumo tutte le responsabilità! La consigliere Bruni diceva:
“Risolvere o cercare di risolvere le questioni”. Sì, io sono qui, ho la
responsabilità di governo e ho la responsabilità di affrontare e di risolvere
anche problemi che non ho generato io, perché questa programmazione, di cui parliamo,
è riferita agli anni 2014-2020. Vi potrei fare vedere i dati sulla progressione
della spesa nel 2021 e nel 2022, ma anche nel 2020, per rendere evidente come
ci sia stato, negli ultimi anni, un incremento della progressione della spesa
che in passato non si è registrato. Non è gettare la croce addosso a chi ha
governato prima, perché, per carità, sto facendo esperienza di come sia complicato
conseguire dei risultati di governo in un contesto amministrativo problematico
e complesso. Ci sono stati evidentemente errori di programmazione, ma fare le
cose in una regione come la Calabria, con il deficit amministrativo che
c'è, non è la stessa cosa che farle altrove.
Chi ha fallito in passato, ha
avuto anche delle criticità oggettive. Qualcuno parlava del PNRR. Non questo
governo, ma il precedente governo ha fatto una buona cosa sugli asili nido, per
esempio, perché ha fatto in modo che i Comuni del sud avessero maggiori
finanziamenti, molti di più, addirittura, di quelli che chiedevano i Comuni del
sud. Però io sono preoccupato della progressione della spesa sugli asili nido,
perché ho notizia del fatto che molti Comuni possono non conseguire gli
obiettivi del PNRR, attese le difficoltà di bilancio che hanno e quelle legate
alla mancanza di personale amministrativo adeguato.
È un problema che è riferito
a questo e a tante altre attività.
Per esempio, se voi andate a
guardare i tassi di progressione della spesa del FESR, che generalmente si
riferisce alle imprese, vedrete che hanno un tasso di progressione mediamente
molto più alto delle misure che, invece, vedono come protagonisti i Comuni. Se guardate
i risultati straordinari che abbiamo conseguito, per esempio, in agricoltura,
dove siamo una delle prime Regioni per la spesa delle risorse dell’Unione
Europea, vi renderete conto che, forse, è dovuto alla vivacità del tessuto
produttivo che c’è nel sistema dell’agricoltura in Calabria e al fatto che c’è
un’aggregazione, anche attraverso le organizzazioni datoriali, che rende più
facile la spesa di queste risorse.
In Calabria, invece, ci sono
purtroppo - ci sono da tanto tempo - questioni che riguardano molti Comuni che
sono in dissesto, in predissesto, che non hanno personale adeguato. A questi
Comuni qualcuno diceva: “Bisognava dare assistenza tecnica!”. L’abbiamo data
l'assistenza tecnica, anzi abbiamo mandato degli ispettori che hanno aiutato i Comuni
a fare le domande di pagamento, a monitorare ciò che avevano realizzato, perché,
addirittura, in molti Comuni avevano fatto spesa e non l'avevano monitorata.
Abbiamo mandato l’assistenza tecnica! Per inciso, dico anche che, a volte,
abbiamo mandato anche delle risorse per il potenziamento della capacità
amministrativa nei Comuni e non sempre i Comuni le hanno spese in maniera da
conseguire gli obiettivi che noi ci prefiggevamo, però abbiamo mandato del
personale della Regione a verificare queste cose e ad aiutare i Comuni a fare
questo monitoraggio.
A proposito del personale
della Regione: le cose si realizzano tessendo col filo che si ha.
Quando mi sono insediato, ho
chiesto quanti dipendenti avesse la Regione e mi è stato risposto che aveva più
o meno 1800 dipendenti. Ho chiesto quanti fossero i dipendenti che stavano
nella Cittadella degli uffici regionali, perché lì si realizzano l’85 per cento
delle procedure amministrative, e mi è stato risposto che erano circa il 30 per
cento, perché gli altri erano tutti quanti nelle sedi periferiche. Ho fatto una
cosa anche impopolare: ho scritto a tutti i direttori generali, bloccando tutti
i trasferimenti presso le sedi periferiche.
Ecco qui c’è una
responsabilità della politica, perché chi in passato ha fatto in modo che
l’apparato burocratico della Regione non fosse orientato allo svolgimento delle
procedure amministrative – e noi, l’assessore Pietropaolo lo sa, abbiamo una
difficoltà incredibile a trovare dei RUP – ha sbagliato e questi errori noi non
li abbiamo riproposti, anzi abbiamo cercato di evitarli. È vero quello che dice
il consigliere Lo Schiavo: il tema qui è capire se i vizi del passato, che
hanno reso inefficace la programmazione del passato, possono riverberarsi nel
futuro. No! Noi abbiamo cercato di costruire un metodo che darà modo, anche a
chi verrà dopo di noi, di poter spendere in maniera più efficace le risorse
della programmazione europea.
Questo è, secondo me, un
importante cambio di passo che abbiamo fatto, guardando a quello che deve
essere il fulcro con cui realizzare gli obiettivi amministrativi: la gestione
del personale amministrativo della Regione.
Il consigliere Tavernise
diceva: “La Calabria che l'Italia non si aspetta”. Ecco, per esempio, la
Calabria che l’Italia non si aspetta noi l'abbiamo realizzata su questo. Quando
mai i concorsi in Regione sono stati delegati, invece che a funzionari
regionali nelle Commissioni, al Formez? Quando mai le Commissioni, nelle prove
di esame dei concorsi, sono state costituite dalla Guardia di finanza? Quando mai
è stato fatto un concorso in Regione che non ha generato polemiche in ordine a compromissioni
clientelari?
Ecco, noi abbiamo fatto più concorsi
che in passato e non ho letto una sola polemica. Nessuno ha potuto dire che le
procedure dei concorsi erano tali per cui poteva essere scelto qualcuno per
rapporti amicali o parentali con qualche potente di turno e non per i meriti.
Questo credo sia un importante
cambio di passo che, in qualche modo, dimostra che c'è una Calabria che non ci
si aspetta. Poi, certo, c’è chi si sceglie collaboratori secondo altri criteri,
ma noi i collaboratori della Regione li abbiamo scelti guardando semplicemente
al merito. È importante questo, proprio per conseguire gli obiettivi di governo,
anche per spendere bene le risorse della programmazione comunitaria.
Cerco di rispondere a
qualche sollecitazione che ho ricevuto durante il dibattito.
Questa sul rafforzamento
amministrativo l’ho colta perché, secondo me, è cruciale. Ha fatto bene il
consigliere Mammoliti a porre la questione.
Vorrei anche chiarire che
non c'è stato nessun intento polemico da parte mia o dell'assessore Minenna nei
confronti del ministro Fitto.
Qualcuno diceva – mi pare
fosse il consigliere Bevacqua –: “Si è scaricata la responsabilità sul ministro
Fitto!”. No. Io non l'ho fatto, ma altri Presidenti delle Regioni del Sud l’hanno
fatto, nel senso che altri Presidenti hanno lamentato che ci fosse un blocco
delle Regioni, perché il ministro Fitto non aveva ancora riprogrammato queste
risorse con le Regioni.
Perché che è successo? È
successo che, poiché c’è un problema gigantesco in ordine alla quantità e alla
qualità della spesa in questo Paese, il Governo, giustamente, ha voluto
concentrare in un unico Ministero tutta l'attività legata a valutare quali
potessero essere questi problemi strutturali e l’ha affidata nelle mani di un Ministro
esperto come Fitto, che ha fatto anche il Presidente della Regione. È una buona
cosa.
È chiaro che c’è sempre il
rovescio della medaglia, nel senso che mentre si valuta come affrontare questo nuovo
contesto, noi cofinanziamo il nuovo POR - non solo noi in Calabria, ma tutte le
regioni - con le risorse dell’FSC e queste risorse dell’FSC per cofinanziare il
nuovo POR il Governo non le ha date né a noi né alle altre Regioni. E’, però, un
danno collaterale generato da un atteggiamento virtuoso che il Governo ha
voluto assumere per evitare contrapposizioni fra più strumenti di programmazione,
tra il PNRR, l’FSC, tra questi strumenti e i programmi operativi regionali. Nessuno
ha voluto scaricare. Abbiamo semplicemente detto che questa circostanza era presente
in tutte le Regioni.
Io vedrò il ministro Fitto nei
prossimi giorni, giovedì, e credo che quella possa essere l'occasione anche per
mettere a terra delle iniziative per riprogrammare le risorse non spese della
vecchia programmazione – mi riferisco all'FSC – ma anche per ragionare su
quelle che sono le destinazioni strategiche.
A proposito, appena mi sono
insediato, ho denunciato che c'erano un miliardo di euro di risorse FSC non
spese negli anni passati. Abbiamo mandato i nostri tecnici nei Comuni a verificare
quante domande di pagamento si potessero fare. Vi do una rassicurazione: sono
convinto che, alla fine di quest'anno, la Calabria dimostrerà di essere una Regione
efficiente sia sulla spesa del FSC sia sulla spesa del Programma operativo
regionale.
Eppure, molte delle attività previste dagli strumenti
di programmazione del FSC e del POR, non sono attività che abbiamo immaginato noi.
Il consigliere Bevacqua ha detto: “Ah, avete tolto dal POR questo e quest’altro…”.
Certo, abbiamo tolto dal POR interventi che non sarebbero stati messi a terra e
che – questi, sì - avrebbero fatto perdere importanti risorse alla Calabria.
La responsabilità di chi governa è fare delle scelte,
anche impopolari. Quando si toglie un intervento atteso da una comunità non è
popolare, ma qui c'è un governo regionale che fa le cose giuste anche quando sono
impopolari e ce ne assumiamo tutta la responsabilità.
Per cui, attraverso il Consiglio regionale, vorrei
tranquillizzare la Calabria, che questo Consiglio regionale rappresenta, sulla
circostanza che ho fondate ragioni per essere ottimista e per ritenere che, a
fine anno, ci saranno risultati apprezzabili per la Calabria, che non sarà
l'ultima e nemmeno fra le ultime Regioni d'Italia sulla rendicontazione delle
risorse del POR. Questo benché i problemi dei quali stiamo discutendo siano
problemi che questo governo regionale non ha generato, ma ha ereditato.
Mi auguro che il Presidente del Consiglio, i capigruppo,
vogliano convocare poi a gennaio, a febbraio, quando avremo i dati, una seduta
di Consiglio regionale e mi auguro anche che ci sia qualcuno dell'opposizione
che dica: “È vero, questo governo regionale ha affrontato problemi riferiti a
una programmazione che non era sua, si è partiti da cifre enormi che
giustificavano grande preoccupazione, ma ha risolto i problemi.”
Problemi che ha generato chi ha governato prima e non
per responsabilità di chi ha governato - l'ho detto chiaramente -, ma per dati
strutturali che, però, bisogna avere il coraggio di aggredire in maniera
strutturale: intervenire sulla capacità amministrativa, sulla selezione del personale
amministrativo della Regione, sul rapporto con i Comuni senza guardare alle
convenienze elettorali, ma guardando, invece, a quello che è giusto.
Questo significa governare e questo significa
governare in maniera diversa rispetto al passato. Speriamo di farcela.
Grazie, Presidente.
Passiamo al secondo punto all’ordine del giorno: proposta
di legge numero 154/12^ di iniziativa del consigliere G. Crinò recante: “Modifiche
alla legge regionale 14/1984 (Provvidenze in favore dei mutilati ed invalidi
civili e del lavoro)”. Prego.
Grazie, Presidente. La presente proposta di legge,
strutturata in 3 articoli, ha l'obiettivo di offrire strumenti di semplificazione
e chiarezza relativamente al riparto dei contributi finanziari
dell'Associazione nazionale mutilati ed invalidi civili, previsti allo scopo di
favorire il potenziamento dell’attività socioassistenziale in favore dei
mutilati e invalidi civili e dei mutilati e invalidi del lavoro residenti
nell’ambito della Regione Calabria.
Nello specifico all’articolo 2, comma 1, è previsto
che la somma annualmente stanziata in bilancio per la concessione dei
contributi alle Associazioni, viene ripartita, con provvedimento della Giunta regionale,
tra le cinque sedi provinciali calabresi dell'Associazione nazionale dei
mutilati e invalidi civili e dell'Associazione nazionale mutilati e invalidi
del lavoro in funzione:
1) al numero degli invalidi, dei quali, per legge
hanno la rappresentanza e la tutela;
2) all’attività socioassistenziale da svolgere, nel
corso dell'esercizio finanziario, per il perseguimento dei fini istituzionali;
3) in proporzione al numero dei disabili iscritti alle
associazioni di appartenenza sul territorio provinciale di pertinenza.
I parametri di riparto risultano di non chiara
applicazione. La norma è stata oggetto di interpretazioni non univoche in fase
di attuazione da parte degli uffici della Giunta regionale, deputati
all’esecuzione, non essendo indicato il peso specifico di ciascun parametro.
Con il provvedimento normativo, si intende procedere
ad una chiara identificazione del peso specifico di ciascun parametro, al fine
di uniformare e semplificare la ripartizione dei contributi destinati alle
associazioni.
La presente legge contiene, all'articolo 2, la
clausola di invarianza finanziaria. Grazie, Presidente.
Grazie, collega Crinò. Ha chiesto d’intervenire la
consigliera Bruni. Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente. Questa proposta legislativa del
collega Crinò è sicuramente meritoria. L'abbiamo discussa in Commissione in
maniera abbastanza piena, anche con tutta una serie di audizioni, e io sono qui
a esprimere, anticipandolo anche, il voto favorevole del PD.
Fermo restando che vorrei sottolineare che, secondo
noi, ci sono alcuni aspetti di criticità che possono comunque essere corretti
nel prosieguo e nell’applicazione della legge, perché questa legge calibra gli
emolumenti sulla base della numerosità degli iscritti. Questo, secondo noi, può
essere corretto, ma non è tutto, perché bisognerà calibrarla sull’attività che
comunque le associazioni fanno. Per controllare queste attività è necessario un
regolamento, collega Crinò, che dovrà essere messo assolutamente in piedi, in
maniera tale che ci siano delle valutazioni oggettive di quello che poi le
associazioni sviluppano.
Dunque, credo che sia fondamentale che il Dipartimento,
una volta approvata la legge, crei questa modalità di controllo e chieda la
rendicontazione delle spese alle associazioni.
L'altra cosa che vorrei sottolineare e che ritengo
fondamentale è l'audizione fatta dal Presidente dell’ANMIL - credo che la
ricordiamo tutti - che ha sottolineato come dal 2017 l’ANMIL - è l'associazione
con maggiore numerosità di iscritti - non riceve più finanziamenti perché la Regione
Calabria ha bloccato l'erogazione in quanto è nata un'altra associazione - è
esattamente un patronato - che si chiama nella stessa maniera e, pur essendo
completamente diversa rispetto all'associazione ANMIL - ne porta solamente lo
stesso nome -, questo ha creato tutta una serie di confusioni incredibili.
Mi auguro che questa situazione possa essere sbloccata,
perché la più grossa associazione nazionale di mutilati e invalidi rischia di
continuare a non avere più i finanziamenti, pur avendo una legge approvata. Vi
ricordo, infatti, che ANMIL si occupa di 45.000 invalidi sul lavoro e ha 28.000
iscritti. Quindi, il mio è un ulteriore appello - del resto l’ho già fatto in Commissione
- acché la Regione Calabria chiarisca la posizione nei confronti del
contenzioso che è nato e possa affrontare e risolvere definitivamente questa
situazione.
In ogni caso, a nome del PD, esprimiamo una votazione
favorevole.
Grazie, non ci sono interventi.
Passiamo all'esame e votazione del provvedimento.
(È approvato)
Articolo 2
(È approvato)
Articolo 3
(È approvato)
Passiamo alla votazione della proposta di legge nel
suo complesso con richiesta di autorizzazione al coordinamento formale. Il
provvedimento è approvato con autorizzazione al coordinamento formale.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in Allegati)
Passiamo alla proposta di legge numero 180/12^ di
iniziativa dei consiglieri G. Gallo, P. Molinaro, P. Caputo, M. Comito, G.
Neri, recante: "Interventi normativi sulle leggi regionali n. 19/1986, n.
28/1986, n. 7/1996, n.19/2002, n. 15/2006, n. 22/2010, n. 45/2012, n. 2/2013,
n. 24/2013, n. 30/2016, n. 9/2018, n. 5/2021, n. 8/2023, n. 9/2023 e
disposizioni normative”. Ha chiesto di intervenire il consigliere Bevacqua. Ne
ha facoltà.
Vorrei annunciare, come minoranza, che abbandoniamo l’Aula,
perché non condividiamo questo metodo - ormai è diventata abitudine di questa
maggioranza - di portare in Aula, con cadenza quasi mensile, un decreto “omnibus”
che contiene di tutto e di più. Riteniamo che alcuni provvedimenti - è stato già
così negli “omnibus” precedenti ed è così in quello attuale – richiedano
un dibattito serio nelle Commissioni, un coinvolgimento della società civile e una
partecipazione democratica, adeguate ai provvedimenti che inserite all’ordine
del giorno. Quindi, non condividendo più questo metodo, la minoranza abbandona
l'Aula.
Collega Bevacqua, le rispondo. Abbiamo concordato l’ordine
del giorno in Conferenza dei capigruppo, l'abbiamo esaminato in prima Commissione,
come dice il Regolamento. Quando governavate voi, portavate i provvedimenti direttamente
in Aula. Più di questo! Poi, se lei vuole dettare l'ordine dei lavori, me lo
dice che le cedo il mio posto, non ci sono problemi. Grazie.
No, mi sembra che in Commissione…
Ho capito quello che ha detto. Va bene, ce ne faremo
una ragione.
(I consiglieri di minoranza abbandonano l’Aula)
Cedo la parola al collega Molinaro per illustrare il
provvedimento. Prego.
Grazie, Presidente. Buonasera ai colleghi, al Presidente
della Giunta, agli Assessori presenti in Aula.
La proposta di legge 180/12^ prevede interventi
normativi su diverse leggi regionali e mira a intervenire in modo puntuale su
diverse tematiche, al fine di migliorare il sistema legislativo regionale.
L'articolo 1 ha a oggetto il trattamento di fine
servizio del personale regionale, previsto dall'articolo 1 della legge
regionale numero 19 del 1986, e fornisce l'interpretazione autentica del comma
3 dello stesso articolo 1 che si è resa necessaria per ovviare a una situazione
di grave incertezza provocata dalla formulazione. Con l'interpretazione
autentica si chiarisce che il trattamento di fine servizio del personale
regionale spetta solo al dipendente regionale che, pur avendo svolto attività
lavorativa presso altro Ente, si trovi all'atto della pensione nei ruoli della
Regione e abbia prestato almeno un anno di servizio presso la stessa.
L'articolo 2 ha a oggetto la redistribuzione interna
del budget previsto per il pagamento del trattamento economico dei componenti
delle strutture speciali della Giunta entro il limite del trattamento spettante
ai dirigenti di Settore della Giunta regionale e non determina ulteriori oneri
a carico del bilancio regionale. La norma proposta consente al titolare della
struttura speciale di nominare un numero inferiore di componenti della propria
struttura speciale e di destinare il trattamento economico relativo ai
componenti non nominati al segretario particolare o al responsabile
amministrativo, al fine di reperire professionalità di maggior rilievo.
L'articolo 3 ha a oggetto l’autorizzazione
paesaggistica prevista all'articolo 146 del decreto legislativo numero 42 del 2004
“Codice dei beni culturali e del paesaggio” necessario per eseguire lavori su immobili
ed aree di interesse paesaggistico. Con la norma proposta si modifica il comma
3 dell'articolo 61 dalla legge regionale 19 del 2002, nel senso di estendere la
delega al rilascio dell'autorizzazione paesaggistica oltre che alle Province anche
agli Enti parco regionali, per gli interventi e i progetti localizzati in tutto
o in parte nel territorio dell'Aree protette. In tal modo si persegue
l’obiettivo della semplificazione amministrativa e della velocizzazione dei
procedimenti.
L'articolo 4 ha a oggetto il procedimento di fusione
di Comuni previsto all'articolo 5 della legge regionale numero 15 del 2006. La
nuova norma modifica il comma 3 dell'articolo 5, rimuovendo l'ambiguità connessa
all'attuale formulazione e prevedendo lo svolgimento di un referendum
consultivo nel procedimento di fusione tra Comuni. Per effetto della nuova
norma, proposta con l'articolo 4, la normativa regionale risulta coerente con
il dettato della Costituzione che, al comma 2 dell'articolo 133, dispone: “la Regione,
sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio
nuovi Comuni, modificare le loro circoscrizioni e denominazioni”. Inoltre, la
modifica proposta è coerente con l'articolo 15 del Testo unico degli Enti locali
che prevede: “A norma degli articoli 117 e 133 della Costituzione, le Regioni possono
modificare le circoscrizioni territoriali dei Comuni, sentite le popolazioni
interessate nelle forme previste dalla legge regionale”. Infine, con la modifica
proposta, il comma 3 dell'articolo 5 diventa coerente con l'articolo 40 della
legge regionale numero 13 del 1983 “Norme di attuazione dello Statuto per
l'iniziativa legislativa popolare e per il referendum”. Il predetto articolo 40
prevede, infatti, che il Consiglio regionale, prima di procedere
all'approvazione di ogni proposta di legge che comporta l’istituzione dei nuovi
Comuni ovvero mutamenti delle circoscrizioni o delle denominazioni comunali,
delibera l’effettuazione del referendum consultivo obbligatorio.
L'articolo 5 consente l'uso del Centro polifunzionale
dei servizi riabilitativi per persone con dipendenze patologiche denominato “La
Città del Sole” gestita dall’associazione “Comunità Regina Pacis” anche per l'accoglienza
di persone svantaggiate e appartenenti alle categorie a maggiore rischio di
esclusione sociale.
L'articolo 6 ha a oggetto l’assunzione di personale
sanitario a tempo determinato per la sostituzione dei dirigenti medici e
operatori sanitari assenti dal servizio per gravidanza, malattie di lunga
durata per grave patologia. Per effetto dell'approvazione dell'articolo 6, che integra
l'articolo 9 della legge regionale numero 22 del 2010, le Aziende sanitarie e ospedaliere
del Servizio sanitario regionale potranno procedere in deroga al limite del 50 per
cento, previsto dal comma 6 dell'articolo 9 della legge regionale numero 22 del
2010, all'assunzione di personale sanitario a tempo determinato per la
sostituzione dei dirigenti medici e operatori sanitari assenti dal servizio per
gravidanza o malattie di lunga durata per grave patologia.
L’articolo
7 mira a consentire la reintroduzione di pratiche agricole di valore nelle aree
già utilizzate in passato a tale scopo e successivamente abbandonate. L’intervento
legislativo è volto a semplificare le procedure di trasformazione di quei
terreni che, pur risultando allo stato attuale assimilabili a bosco, rientrano
nelle caratteristiche previste dall’articolo 5 nel d.lgs. n. 34/18.
L'articolo
8 apporta modifiche alla legge regionale che disciplina il collegio dei
revisori dei conti della Giunta regionale e del Consiglio regionale, ovvero la
legge regionale numero 2/2013. Le modifiche che si introducono mirano a
migliorare l'efficienza e l'efficacia del collegio dei revisori e comprendono una
clausola di salvaguardia dei contratti in corso, rispetto ai quali la nuova
norma non può trovare applicazione. L'articolo 9 apporta modifiche all'articolo
9 della legge regionale numero 24/2013 “Riordino Enti e Aziende regionali, fondazioni
e Agenzie regionali, Società e Consorzi, comunque denominati, con esclusione
del settore sanitario”. La norma stabilisce che la retribuzione spettante al
Direttore generale dell'Ente per i parchi marini regionale è commisurata all’80
per cento di quella normalmente prevista per le analoghe figure degli Enti di
gestione dei parchi nazionali. Tale retribuzione è soggetta alla riduzione prevista
dalla normativa vigente in merito allo spending review.
L'articolo
10 dispone la modifica del comma due dell'articolo 5-bis della legge regionale
numero 30/2016, relativa al personale regionale assegnato in servizio
all'ufficio di collegamento tra la Regione Calabria e Bruxelles. Con la
modifica proposta si prevede l'equiparazione dell'indennità forfettaria
omnicomprensiva spettante al personale assegnato all'ufficio di collegamento
tra la Regione Calabria e Bruxelles a quella corrisposta pari titoli in favore
degli esperti nazionali distaccati presso l'Unione europea. L'articolo 11
integra la legge regionale numero 9/2018 relativa agli interventi regionali per
la prevenzione e il contrasto del fenomeno della ‘ndrangheta e per la promozione
della legalità. La norma prevede l'introduzione all'articolo 1-bis col quale
viene istituita la Consulta regionale per la legalità quale organo di consulenza
della Commissione regionale contro il fenomeno della ‘ndrangheta, della
corruzione e della illegalità diffusa e della Giunta regionale.
L'articolo
12 mira ad integrare la previsione contenuta nella legge regionale numero 5/2021
relativa alle procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni
idroelettriche. La nuova previsione normativa si rende necessaria al fine di disciplinare
la fase transitoria riguardante le domande in corso di istruttoria antecedente
alla data del 23 aprile 2021, ovvero la data di approvazione della legge
regionale numero 5/2021. Alle suddette domande sarà applicabile la legge
regionale numero 9/2021.
L'articolo
13 interviene per apportare alcune modifiche agli articoli 10 ed 11 della legge
regionale numero 8/2023. L'approvazione normativa prevista dalla lettera a) dell'articolo
13 è finalizzata a favorire la riqualificazione, il potenziamento e
l'ammodernamento degli impianti di risalita di Camigliatello Silano e Lorica, rientranti
nel proprio patrimonio della Regione o di Enti strumentali e adibiti al
trasporto pubblico di persone, delle piste da sci, dei sistemi di innevamento
programmato e delle strutture ad esse connesse. La lettera b) all'articolo 13
autorizza la Giunta regionale a concedere alle forze dell'ordine e agli Enti
locali, in comodato d'uso gratuito o in locazione a canone ridotto, beni immobili
di proprietà della Regione per garantire il mantenimento di un presidio delle
forze dell'ordine a livello territoriale.
L'articolo
14 modifica il comma 2 dell'articolo 22 della legge regionale numero 9/2023
relativo alla disciplina del sistema di protezione civile della Regione
Calabria. Con la modifica si adempie ad un impegno istituzionalmente assunto
dal Presidente della Giunta regionale, in attuazione dei principi di leale
collaborazione, al fine di evitare l'impugnativa della legge regionale numero 9/2023,
censurata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. La modifica consiste
nell'eliminazione delle parole “associazioni di volontariato e gruppi comunali”
indicati in premessa dopo le parole “volontariato organizzato di protezione
civile” nell'attuale comma 2 dell'articolo 22 della legge originale numero 9/2023.
L'articolo
15 prevede diposizioni in materia di attività ortoflorovivaistica.
Con la nuova norma si consente agli imprenditori vivaisti di vendere alla
propria clientela, oltre a piante, bulbi e sementi di loro produzione, anche
prodotti di completamento che integrano l'offerta sostenibile di condizioni e i
limiti.
L'articolo
16 determina il compenso spettante ai commissari che la Regione nomina in
sostituzione degli organi di amministrazione dei Consorzi di bonifica, ponendo
gli oneri a carico dei bilanci dei singoli consorzi interessati e si applicherà
ai compensi che matureranno a decorrere dall'entrata in vigore della legge, anche
rispetto ai consorzi già commissariati e a quelli già posti in liquidazione
alla data medesima. Per agevolare la definizione delle procedure di
liquidazione è istituito un fondo a copertura delle spese che viene determinato
nella misura massima di euro 100.000 senza determinare maggiori oneri per il
bilancio regionale, considerato che si provvede all'utilizzo di risorse già
assegnate alla Missione 16, Programma 01.
L'articolo
17 ha l'obiettivo di introdurre strumenti di sostegno all'imprenditoria,
attraverso l'istituzione, da parte della Giunta regionale, di regimi
agevolativi rivolti al sistema produttivo calabrese, ivi comprese le imprese di
nuovo insediamento, miranti a favorire semplificazione dei processi di gestione
e caratterizzati da effetti moltiplicativi e leve finanziarie.
L'articolo
18 mira a consentire alle amministrazioni degli Enti pubblici, come, ad esempio,
gli istituti agrari, che hanno al proprio interno delle vere e proprie aziende
agricole con una propria capacità produttiva, di partecipare ai bandi regionali
per l'ammodernamento delle strutture e dei mezzi dell'impresa agricola e beneficiare
dei contributi pubblici per il rinnovo del parco macchinario. Inoltre, vengono
estese a tali aziende le norme urbanistiche regionali concernenti le aree
rurali.
Il
comma 1 dell'articolo 19 formalmente verrà ritirato perché è stato un errore
inserirlo nel progetto di legge.
L'articolo
20 modifica l'articolo 1 della legge regionale numero 28/1986 che disciplina la
ricezione turistica all'aria aperta aggiungendo il comma 10-bis. Tale norma
consente e disciplina la possibilità di rimessaggi di mezzi mobili di
pernottamento non previsti alla data di entrata in vigore della legge, ovvero il
1986, al fine di andare incontro alle esigenze del settore, in analogia a quanto
già disciplinato da altre Regioni, ad esempio la Regione Lazio e la Regione Umbria.
L'articolo
21 è la norma finanziaria che indica l'entità e la copertura per i maggiori
oneri complessivi derivanti dalla proposta di legge numero 180, che sono
connessi solo all'attuazione dell'articolo 10, che prevede modifiche sulla legge
regionale numero 30/2016, relative al personale regionale assegnato al servizio
dell'ufficio di collegamento della Regione Calabria e Bruxelles.
L'articolo
22 prevede che la proposta di legge entri in vigore il giorno successivo a
quello della pubblicazione nel Bollettino ufficiale telematico della Regione
Calabria. Grazie.
Grazie,
collega Molinaro. Ha chiesto di intervenire il collega Talerico. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Con riferimento all'articolo 4, segnatamente alle modifiche che
vengono oggi proposte in ordine alla legge regionale numero 15 del 2006 - il
tema della cosiddetta fusione tra i Comuni - ritengo di dover motivare le
ragioni per le quali non intendo votare favorevolmente questa proposta di
modifica.
Ritengo
sostanzialmente, in via del tutto preliminare, che, come metodo, sarebbe stato
il caso, trattandosi naturalmente di una legge importante, poterla discutere in
Aula senza dovere, purtroppo, esaminare il contenuto in una legge cosiddetta
omnibus. Nel merito, la proposta del nuovo testo dell'articolo 5 confligge
intrinsecamente con un’altra norma della medesima legge per la quale si chiede
la modifica e, segnatamente, confligge con l'articolo 2 della stessa legge, ove
al primo comma si evidenzia come l'atto di impulso e l'iniziativa debba essere
ad appannaggio dei singoli Comuni. Questo che cosa vuol dire? Una cosa è la
competenza a legiferare - è chiaro che sia della Regione Calabria - ma l'atto
di impulso è atto tipicamente caratterizzante le prerogative delle autonomie
locali com'è per l'appunto il Comune. Questo lo ricaviamo sostanzialmente dalla
normativa costituzionale in virtù di un'interpretazione sistematica con le
altre norme che conosciamo, sia quelle regionali - poi le illustrerò - sia,
naturalmente, quelle cosiddette statali, riviste e aggiornate sulla scorta della
“Legge Delrio”, in particolare con riferimento al comma 130 della stessa.
Questo per significare cosa? Abbiamo detto che votare favorevolmente rispetto a
questa modifica creerebbe, sostanzialmente, un contrasto all'interno della
stessa legge, perché allora a quel punto dovremmo intervenire anche
sull’articolo 2, rispetto al quale non mi è parso di vedere assolutamente alcun
emendamento; da questo punto di vista, quindi, sarebbe anche il caso di
valutare un ritiro tecnico per, ovviamente, riproporre, se del caso, la stesura
di una proposta di legge che sia assolutamente organica e aggiornata ai sensi
del contenuto della “Legge Delrio”; come sappiamo, infatti, la nostra legge
regionale non è assolutamente aggiornata e ha una normativa assolutamente
anacronistica e la modifica di un unico articolo non può determinare alcunché.
A parte questo dato, noi dobbiamo ricavare che rimane il principio insuperabile
dell'iniziativa da parte dei Comuni. Punto di riferimento in questo è sicuramente
l'articolo 15 del TUEL, il famoso decreto legislativo 267 del 2001, che lo ribadisce,
sulla scorta di quelli che sono i pronunciamenti della Corte costituzionale e
di altri giudici. Questo per dire cosa? Per fondare il primo aspetto critico
del tenore del contenuto della proposta modifica, poiché nel testo che si
intende sostanzialmente proporre oggi viene meno il riferimento ai deliberati
consiliari; il deliberato consiliare, come sapete, contiene il quesito referendario
e tutti i criteri che devono essere seguiti per gli step successivi e la
delibera deve essere trasmessa da parte del Consiglio comunale alla Regione che
segue un iter; le norme richiamano correttamente che vadano sentite le
popolazioni interessate. Il fatto stesso, però, di eliminare l'indicazione di
questo deliberato dei Consigli comunali e l'inciso, nell'illustrazione della
proposta modifica, che questo referendum è consultivo, mettendo tra parentesi
non vincolante - ovviamente è un'affermazione apodittica perché un parere o un
referendum consultivo non può mai essere vincolante - fa sì che,
sostanzialmente, senza alcuna altra specificazione, laddove non vi fosse
neanche un esito favorevole del referendum a seguito della consultazione delle
popolazioni interessate, la Regione Calabria potrebbe comunque adottare e
procedere alla fusione tra Comuni, così violando quel principio cardine che
stava alla base dell'iniziativa e della prospettazione Costituzionale, in
combinato disposto con le norme che ho appena adesso richiamato.
Che
cosa vuol dire questo? Se compariamo il testo ad altre leggi regionali, vedremo
che saremo l'unica Regione che adotta una legge che consente delle interpretazioni
e delle applicazioni assolutamente inaccettabili nell'ambito di un sistema che
sia costituzionalmente orientato.
Questo
che cosa vuol dire? Cito la legge regionale del Piemonte, ad esempio, in cui
addirittura si prevede di procedere al referendum e, nel caso di tre Comuni
coinvolti, se anche uno solo di questi Comuni non ottiene un esito favorevole -
lasciamo stare il profilo della maggioranza dei votanti rispetto agli aventi
diritto - non si potrà procedere a fusione.
Se
noi dovessimo, invece, approvare questa proposta di legge si potrebbe
verificare il caso, ad esempio, che prevedendo la fusione di Catanzaro e un
piccolo paesino si avrebbe evidentemente un numero sproporzionato in favore di
Catanzaro che farà così, tra virgolette, assorbire il piccolo Comune che non
potrà mai superare i numeri sostanziali del capoluogo di Regione. Ed è ovvio
che, da questo punto di vista, per ragioni di opportunità politica, ritengo
che, da un alto, si verifichi la violazione delle norme che vi ho indicato e,
dall’altro, non riusciremmo comunque, con questa articolata modifica, a
intervenire, in maniera organica, sistematica e costituzionalmente orientata,
su una legge che appare fondamentale.
Mi
avvio alla conclusione.
Sono
assolutamente favorevole alle fusioni, rappresentano anche una strategia
politico amministrativa, ma, come sapranno i tecnici, anche rispetto alle
fusioni ci sono alcuni benefici che sono stati previsti dallo Stato, anche di
recente, con la normazione del 2022, con la possibilità di ricevere dei fondi,
dei finanziamenti che, però, naturalmente, mettono in coda i Comuni: si va
prima a favorire le fusioni più vetuste, quelle precedenti, e poi quelle successive.
È evidente che non si può procedere ad una fusione se non andiamo a verificare
lo stato e l'equilibrio economico, finanziario, patrimoniale dei Comuni per i
quali andiamo a proporre la fusione.
Quindi,
oltre che violativa, rischierebbe di determinare ulteriori profili di
illegittimità, perché, quand'anche si procedesse a una fusione, senza avere
prima preordinato quali siano le ulteriori attività che devono essere compiute
dal nuovo soggetto politico amministrativo, avremmo creato un grandissimo danno.
La
mia preliminare proposta rimane quella del rinvio per una discussione specifica
in Aula, diversamente io non posso votare questa legge in questi termini, anche
per mia deformazione professionale. Grazie.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Neri. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Intervengo anch'io relativamente all'articolo 4.
Ritengo
che la materia in questione sia molto complessa, Presidente. È vero che la
norma di cui discutiamo oggi, prima facie,
potrebbe sembrare abbastanza semplice, però va a inserirsi in un costrutto legislativo
che, per come è stato pensato e promulgato negli anni precedenti, potrebbe
potenzialmente creare dei problemi: oggi parliamo di una norma che riguarda,
come appunto diceva il collega Talerico, il procedimento relativo alla fusione
dei Comuni. Questa norma è stata costruita sostanzialmente con norme
concatenate; quindi, ogni norma segue quello che dice la precedente, anche
senza fare un diretto riferimento. Se a questo aggiungiamo che in quest'ambito
si inseriscono anche quelli che sono i principi dettati dalla Carta costituzionale,
allora ci rendiamo conto che una semplice modifica potrebbe comportare delle
problematiche che vanno ben oltre quello che è la volontà del legislatore.
Sicuramente
vi è la volontà di snellire e di rendere più fruibile un procedimento, per
certi aspetti molto complesso, e ritengo, però, che potenzialmente potrebbero
crearsi delle ripercussioni che andrebbero a inficiare l'intero procedimento di
fusione. Quindi oggi noi, come gruppo di Fratelli d'Italia, voteremo
favorevolmente per spirito di maggioranza e perché riteniamo che le intenzioni
siano positive e volte a snellire un procedimento, però al tempo stesso rileviamo
che la norma, così per come è strutturata, potrebbe creare dei problemi. Intenderemmo
approfondire e chiediamo a lei, Presidente, un ulteriore incontro con i
capigruppo, con la maggioranza, per valutare eventuali problemi che potrebbero
sorgere da questa norma e, eventualmente, se queste dovessero venire
riscontrate, applicare i correttivi necessari affinché non venga impugnata o non
causi dei contenziosi alla Regione. Ribadiamo il nostro voto positivo, però, al
tempo stesso, chiediamo un incontro di maggioranza con i capigruppo, a breve,
per valutare appunto possibili modifiche. Grazie.
Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Graziano. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Saluto lei, il Presidente della Giunta, gli assessori e i colleghi
consiglieri. Sono favorevole all'approvazione di questa norma, che riguarda la
fusione dei Comuni. Sono favorevole alle fusioni ideologicamente, anche per ciò
che mi ha contraddistinto in quest'Aula a proposito di fusioni di Comuni. lo
sono favorevole anche al riguardo della fusione di Castrolibero, Cosenza e Rende,
anche perché sono, fra l'altro, uno dei firmatari del progetto di legge, ma
sono favorevole anche alla modifica che oggi proponiamo, rispetto a questa
legge del 2016, che è che necessaria,
altrimenti questa norma sarebbe incostituzionale.
Noi oggi la rendiamo costituzionale con questa
modifica perché l'articolo 133 della Costituzione è chiaro quanto dice che le Regioni
possono procedere alla fusione di Comuni, sentite le popolazioni interessate;
sentire non vuol dire che si assume un parere vincolante e, giuridicamente, è
molto chiaro. Cosa che è stata ripresa anche dall’articolo 15 del Testo unico
degli Enti locali.
Pertanto, è necessario ribadire che è
consultivo, ma non lo affermiamo con questa legge, Presidente, perché che il
referendum sia consultivo lo dice la Costituzione, lo dice il TUEL, lo dicono
le varie leggi regionali e lo dimostrano anche le precedenti fusioni che sono
state deliberate all'interno di questo Consiglio regionale nella Regione
Calabria.
Difatti, la Regione Calabria ha già effettuato due
fusioni, Presidente: una a Corigliano-Rossano, dove il referendum ha avuto
esito favorevole in entrambi i Comuni, e l’altra a Casali del Manco, tra cinque
Comuni, e il cui proponente era il consigliere Giudiceandrea,
il quale in questi giorni si è detto contrario al presente testo.
Ebbene, vorrei ricordare anche al Partito Democratico
– mi dispiace che i consiglieri siano andati via – cosa è successo a Casali del
Manco; lo voglio ricordare anche parlando bene di chi in quella Legislatura è
stato favorevole a queste fusioni, ovvero il presidente Oliverio, lo dico con
molta franchezza.
Il presidente Oliverio è stato favorevole alle fusioni
dei Comuni; concetto ribadito anche dal presidente Occhiuto che in un'intervista
di oggi si dichiara favorevole alle fusioni perché c’è necessità anche di
ridurre i Comuni in Calabria, che effettivamente sono troppi, ma anche per
ridurre le spese e fare un’economia di scala anche di funzionalità, efficienza
ed efficacia delle amministrazioni comunali calabresi.
Vorrei ricordare agli esponenti del Partito Democratico,
che hanno rilasciato un comunicato in questi giorni tramite il loro Coordinamento
regionale, che nei cinque Comuni di Casali del Manco, uno votò contro, ed era
il Comune di Spezzano piccolo.
A Spezzano piccolo prevalse il “no”, Presidente.
Prevalse il “no”, non prevalse il “sì”, e quel
referendum fu ritenuto consultivo da quest'Aula!
C’erano anche alcuni amici che ora non sono in
questo Consiglio regionale e che oggi fanno delle dichiarazioni un po'
controverse su questo articolo, ma quegli amici, ex colleghi del Consiglio
regionale, votarono a favore della fusione di Casali del Manco, nonostante il
parere contrario del popolo, dei cittadini all’interno di uno dei Comuni che
era Spezzano piccolo.
Badate bene: queste fusioni sono state
impugnate, non solo al Tar, al Consiglio di Stato, ma più volte; è stato
impugnato il deliberato sul referendum, è stata impugnata la legge, e gli esiti
sono stati sempre favorevoli, cari colleghi; quindi, il vaglio di costituzionalità
sul consultivo c’è già stato ed è stato favorevole.
Poi è evidente, Presidente, che possiamo anche
discutere successivamente.
Siamo aperti alla discussione all'interno di
quest'Aula e - se c'è una discussione franca all'interno della maggioranza a me
fa anche piacere - credo che vada colta questa discussione.
Se c'è da migliorare la normativa che è stata
fatta allora, se questo testo va migliorato ulteriormente, io credo che si
possa anche fare.
Abbiamo il tempo di farlo, abbiamo una Legislatura,
ci possiamo vedere, lavorare e portare anche un risultato di modifica eventualmente,
se fosse necessario e se fosse ritenuto necessario dalla maggioranza di questo Consiglio
regionale.
Solo una breve parentesi, Presidente, su ciò
che è accaduto oggi, ovvero l’abbandono dell’Aula da parte dei consiglieri di opposizione,
su cui lei si è già espresso in modo completo e su cui mi trova perfettamente d'accordo:
se la proposta “omnibus” fosse stata presentata in Aula, credo che l'opposizione
avrebbe avuto tutte le ragioni perché non c’era stato il vaglio degli uffici e
delle Commissioni, ma questo iter è stato seguito e, pertanto, reputo inconcepibile
che l'opposizione abbia abbandonato i lavori di quest’Aula perché ciò significa
annullare la democrazia.
Come riferito dal Presidente, questo testo è
stato discusso nelle Commissioni, dove c'è stata anche la possibilità di emendarlo.
Ebbene, Presidente, la minoranza non ha
presentato alcun emendamento migliorativo, nessuno è intervenuto!
Dunque, ciò significa che non dovremmo più esercitare
il potere democratico che i cittadini ci hanno dato?
Ritengo che noi oggi lo stiamo esercitando nel
modo migliore e corretto.
Abbandonare i lavori rappresenta un’azione
antidemocratica poiché significa non rispettare il mandato elettorale e non
confrontarsi all'interno del Consiglio regionale su una discussione normativa.
Grazie, Presidente.
Grazie, consigliere Graziano.
Condivido il passaggio che ha svolto sia sul contenuto
dell'articolo 4 sia su quanto si è verificato oggi, ovvero l’abbandono dell'Aula
da parte dei consiglieri di minoranza.
Non si parla mai degli assenti, però più di
questo non possiamo fare.
La proposta è stata discussa in prima Commissione,
la minoranza è stata assente e oggi ha addirittura abbandonato i lavori; ciò significa
non accettare il confronto e, a mio avviso, è stata solo una scusa.
Mi preme sottolineare che i due interventi che
l'hanno preceduta, consigliere Graziano, sia dell'avvocato e collega Neri sia dell'avvocato
e collega Talerico, probabilmente siano di natura giuridica più che politica.
Difatti, i consiglieri, che rappresentano due dei
cinque o sei avvocati che si annoverano tra le file della maggioranza, hanno
sollevato un problema giuridico e mi preme rassicurarli sul fatto che la norma,
nello specifico l’articolo 4, è stata ampiamente discussa.
Politicamente, non possiamo far altro che
affidarci al Settore assistenza giuridica del Consiglio regionale, che ha
espresso il proprio parere favorevole.
Ecco perché ci troviamo oggi in Aula ad
approvare questa norma.
Da politici, da rappresentanti del territorio,
non possiamo che prenderne atto.
Ovviamente poi, sia io, in qualità di
Presidente, sia tutti noi siamo disponibili per ulteriori approfondimenti, ma
vi posso assicurare che lo abbiamo già fatto.
Ciò non toglie che potremo ritrovarci e capire se
questo testo di legge potrà essere ancora oggetto di modifiche e miglioramenti
perché ci teniamo acché la democrazia e i diritti di tutti i cittadini calabresi
siano esercitati nel migliore dei modi.
C'è la massima disponibilità, consigliere Neri,
a riunirci – sarò io il promotore – per valutare eventuali modifiche.
Ringrazio anche per l'atto di fiducia, considerato
che, nonostante qualche discussione all’interno del suo gruppo, voterete favorevolmente
anche l'articolo 4.
Invito il consigliere Talerico a fare le giuste
valutazioni, visto che le perplessità espresse si riferivano solo all’articolo
4 e non a tutta la legge “omnibus”.
Ho precisato.
La invito anche a un atto di fiducia verso la Presidenza
e i colleghi, magari rivedendo la sua posizione e votando favorevolmente tutto
poiché, a breve, riesamineremo la norma e, in quella sede, potrà esprimere la
sua posizione.
Passiamo all'esame e votazione del provvedimento.
Articolo 1
(È
approvato)
Articolo 2
(È
approvato)
Articolo 3
(È
approvato)
Ha chiesto di intervenire il consigliere Talerico
per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
Pur ritenendomi organico alla maggioranza, per
onestà intellettuale, ovviamente, non posso votare una proposta di legge che, a
mio avviso, viola le norme per come da me indicato. In virtù assolutamente di
quello che può essere un atto di fiducia e di affidabilità verso la componente
di cui faccio parte, annuncio il mio voto di astensione sull'articolo 4 e
anticipo il voto favorevole sugli altri articoli.
Articolo 4
(È
approvato)
Articolo 5
(È
approvato)
Articolo 6
(È
approvato)
Articolo 7
(È
approvato)
Articolo 8
(È
approvato)
Articolo 9
(È
approvato)
Articolo 10
(È
approvato)
Articolo 11
(È
approvato)
Articolo 12
(È
approvato)
Articolo 13
(È
approvato)
Articolo 14
(È
approvato)
Articolo 15
(È
approvato)
All’articolo 16 è pervenuto l'emendamento
protocollo numero 10287/A03 a firma del consigliere Caputo, a cui cedo la
parola per l'illustrazione. Prego, consigliere Caputo.
Grazie, Presidente.
La proposta emendativa mira sopprimere i commi
5 e 6 dell’articolo 16, che determinano il compenso spettante ai Commissari che
la Regione nomina in sostituzione degli organi di amministrazione dei Consorzi
di bonifica.
L'intervento ha carattere ordinamentale, in
quanto il contenuto dei commi da sopprimere viene coordinato nell'articolo che
dispone la norma finanziaria.
Grazie, consigliere Caputo.
Parere del relatore?
Favorevole.
Parere della Giunta regionale?
Favorevole.
Pongo in votazione l'emendamento.
L’emendamento è approvato.
Articolo 16
(È
approvato così come emendato)
Articolo 17
(È
approvato)
Articolo 18
(È
approvato)
All’articolo 19 è pervenuto l'emendamento,
protocollo numero 1042, a firma del consigliere Molinaro, a cui cedo la parola
per l'illustrazione. Prego, consigliere Molinaro.
Grazie, Presidente.
L'articolo 19 è soppresso.
Parere della Giunta regionale?
Favorevole.
Pongo in votazione l'emendamento
L'emendamento è approvato e, essendo stato
approvato l'emendamento del collega Molinaro, l’articolo 19 è soppresso.
Articolo 20
(È
approvato)
All’articolo 21 sono pervenuti alcuni emendamenti.
Iniziamo dall'emendamento protocollo numero 10287/A01
del consigliere Caputo, a cui cedo la parola per l'illustrazione. Prego,
consigliere Caputo.
Grazie, Presidente.
La proposta emendativa mira a sostituire
l'articolo 21 della proposta di legge che determina gli oneri finanziari della
stessa.
Grazie.
Parere del relatore?
Favorevole.
Parere della Giunta regionale.
Favorevole.
Pongo in votazione l'emendamento.
L'emendamento è approvato.
Articolo 21
(È
approvato così come emendato)
Articolo 22
(È
approvato)
Prendiamo atto della nuova relazione tecnico-finanziaria
presentata dal consigliere Caputo che sostituisce quella a corredo della
proposta di legge.
Passiamo alla votazione della proposta di legge
nel suo complesso.
Il provvedimento è approvato così come emendato
con autorizzazione al coordinamento formale.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in Allegati)
Passiamo alla mozione numero 56/12^ a firma del
consigliere Giannetta, recante: “Misure di contrasto al diffondersi della peste
suina africana (PSA) che ha colpito i cinghiali”.
Cedo la parola al consigliere Giannetta per
l’illustrazione.
Grazie, Presidente.
Onorevoli colleghi, Presidente della Giunta
regionale, assessori, il primo caso di peste suina in Italia è arrivato il 7 gennaio
2022. Mi verrebbe da dire: “Tanto tuonò, che piovve!”.
Anche in Calabria, purtroppo, in data 25 aprile
2023 è stata rinvenuta nella provincia di Reggio Calabria la prima carcassa che
ha avuto un esito positivo su questa vicenda.
Bene ha fatto il presidente Occhiuto a emanare
un'ordinanza con cui ha disposto la Zona rossa in 26 Comuni calabresi.
La Calabria aveva già proceduto all’attivazione
di procedure per formare i cosiddetti selecontrollori
che, nella prima fase, sono stati messi in campo per arginare l'eccessivo
aumento della popolazione dei cinghiali nella nostra regione, per tutelare dapprima
gli agricoltori, che subivano in maniera costante dei danni all'agricoltura
dovuti, appunto, all’eccessivo numero di questi ungulati.
Questi cacciatori, che sono specializzati in
questo settore, sono al servizio della collettività e svolgono soprattutto quella
che è una funzione di pubblica utilità e di pubblico servizio.
Ciò che oggi chiedo è che l'esperienza
acquisita nell'arco del tempo da questi cacciatori, il know-how, possa
essere messo a disposizione della Regione, affinché si possa mettere in campo
la tempestività dei selettori e, quindi, chiedo e impegno la Giunta affinché
vada ad accelerare nei Comuni limitrofi l’attività di selecontrollo,
mettendo a disposizione tutti i selecontrollori per
ridurre al massimo la possibilità di espansione del virus che tutti sappiamo
essere molto veloce nella trasmissione.
Chiedo questo perché appare necessario evitare
di mettere in ginocchio l’economia del settore, anche perché all'interno della
Calabria ci sono i cosiddetti punti di eccellenza, tra cui la lavorazione, per
esempio, del suino nero di Calabria, che è fondamentale per quella fascia di economia,
e anche perché non bisogna mettere in ginocchio il settore che riguarda la caccia
e tutto il suo indotto.
Per questo motivo, chiedo, e mi avvio alle conclusioni,
di adottare specifici protocolli e procedure affinché si possa accelerare – mi
rivolgo soprattutto all’assessore all’agricoltura, Gallo – la messa in campo di
questi selecontrollori affinché possano aiutare ad
arginare il fenomeno della peste suina.
Grazie, Presidente.
Grazie, collega Giannetta.
Pongo in votazione la mozione.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in Allegati)
Esauriti gli argomenti all'ordine del giorno,
la seduta è tolta.
Grazie.
La seduta termina alle 19.00
Hanno chiesto congedo: De Nisi, Gentile e
Laghi.
(È concesso)
Sono state presentate alla Presidenza le
seguenti proposte di legge di iniziativa dei Consiglieri regionali:
Lo Schiavo e Tavernise
“Modifiche ed integrazioni alla legge 5 aprile 1983, n. 13” (PL n. 182/12^).
È stata assegnata alla
prima Commissione - Affari istituzionali, affari generali e normativa
elettorale per l’esame di merito e alla seconda Commissione - Bilancio,
programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e
relazioni con l'estero per il parere finanziario.
Comunico
che, in data 18 maggio 2023, il Presidente della Giunta regionale ha promulgato
le sottoindicate leggi regionali e che le stesse sono state pubblicate
telematicamente sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 112 del 19
maggio 2023:
1) Legge
regionale n. 17 del 18 maggio 2023, recante: “Modifiche alla legge regionale 3
agosto 1999, n.20 (Istituzione dell'Agenzia Regionale per la Protezione
dell'Ambiente della Calabria - ARPACAL)”;
2) Legge regionale n. 18 del
18 maggio 2023, recante: “Modifiche alla legge regionale 14 ottobre 2002, n. 41
«Norme per la salvaguardia della coltura e della
qualità della produzione di Bergamotto. Disciplina del Consorzio del
Bergamotto»;
3) Legge regionale n. 19 del
18 maggio 2023, recante: “Istituzione del «Mese dei Bronzi di Riace».
Bruni, Bevacqua, Alecci, Billari, Iacucci, Mammoliti. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- tutte le associazioni di rappresentanze
delle attività sanitarie territoriali e socio -sanitarie accreditate della
Regione, hanno diffidato il Commissario ad Acta per il piano di rientro dal
debito sanitario, nonché il Presidente della Giunta regionale, a voler
provvedere alla liquidazione dei ristori derivanti dalla pandemia COVID 19;
- tale iniziativa, di per sé preoccupante,
viene attivata dopo decine di incontri con i diversi livelli di responsabilità
della governance della sanità calabrese, tranne che col commissario/Presidente,
con la commissione salute del consiglio regionale, dopo diversi e accorati
solleciti pubblici;
- le vicende pandemiche hanno prodotto in modo
inedito ricadute drammatiche su tutti i comparti produttivi del sistema Paese;
- i servizi sanitari territoriali e
sociosanitari accreditati sono stati tra le attività più esposte, ma anche in
prima linea a combattere la stessa pandemia;
- il legislatore nazionale e il Governo sin
dalla primavera del 2020, quindi ben tre anni fa, hanno riconosciuto e
finanziato interventi di ristoro, sia, per i maggiori costi, sia, per mancata
produzione;
- tutte le regioni hanno riconosciuto
ristori in applicazione della normativa nazionale;
- lo stesso tavolo di verifica (Adduce) ha
più volte chiesto chiarimenti circa l'utilizzo delle risorse trasferite alla
Calabria in materia di emergenza e ristori Covid;
Considerato che: - legittimamente le associazioni,
nel caso di mancate risposte, hanno preannunciato iniziative giudiziarie;
Tutto ciò premesso e considerato INTERROGA
il Presidente della Giunta regionale
Per sapere:
1) quali iniziative intende assumere in
merito all’erogazione delle dovute misure di sostegno economico previste a
favore delle categorie aventi diritto a seguito della pandemia.
(139; 17/05/2023).
Lo Schiavo. Al Presidente della Giunta
regionale.
Premesso che:
- da mesi si rincorrono notizie circa le
criticità dei servizi sanitari afferenti un vasto territorio del Catanzarese;
- i servizi di emergenza e urgenza di 11
comuni dell’Alto Ionio e della Presila catanzarese
sono compromessi a causa della carenza di personale e di strumentazione
sanitaria;
- nelle ultime settimane, addirittura, le
criticità si sono aggravate, al punto da compromettere seriamente il diritto
alla salute di una vasta fetta di popolazione;
Considerato che: • Il servizio di emergenza
SUEM del 118 del comprensorio del comune di Sersale è organizzato per intervenire
su un vasto territorio che comprende i comuni che vanno da Sersale a Petronà,
passando per Andali, Cerva, Belcastro, Marcedusa, Cropani e Zagarise;
- l’ambulanza del presidio di Sersale è da
tempo demedicalizzata e non garantisce, pertanto, pienamente il servizio di
emergenza;
• nonostante ciò, negli ultimi tempi, la
situazione si è aggravata in quanto il personale del presidio SUEM di Sersale
viene dirottato in altre sedi quali Taverna e/o Falerna;
- questa circostanza determina un serio
pericolo per la popolazione dei comuni interessati che rischiano, in caso di
emergenza, di non essere correttamente soccorsi;
Verificato che: • in caso di emergenza
contestuale allo spostamento del personale SUEM di Sersale in altri distretti,
l’ambulanza più vicina dovrebbe arrivare in questi comuni da Sellia Marina o
addirittura da Catanzaro Lido allungando i tempi di percorrenza, che possono
arrivare addirittura anche a 60 chilometri, tra i comuni interessati ed il
pronto soccorso di Catanzaro;
- Il rischio concreto e niente affatto
remoto è che l'ambulanza non arrivi in tempo per prestare soccorso al
malcapitato di turno;
Presto atto che • di fronte a questo stato
di cose è necessario porre rimedio alle gravi carenze organizzative al fine di
garantire il sacrosanto diritto alla salute dei cittadini di questo vasto
comprensorio;
Tutto ciò premesso e considerato interroga
il presidente della Giunta Regionale in qualità di Commissario ad Acta della
sanità calabrese,
Per sapere:
1) quali interventi urgenti intende mettere
in atto per garantire un corretto ed efficace servizio del 118 ai cittadini
dell’Alto Jonio e della Presila Catanzarese, in
particolare quelli afferenti al distretto di Sersale.
(140; 19/05/2023).
Mammoliti. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- la Calabria ha un patrimonio ambientale,
paesaggistico, naturale e culturale straordinario;
- tale patrimonio, mai adeguatamente
valorizzato, potrebbe essere fonte di grande ricchezza per l’intera regione;
- infatti, se tale patrimonio fosse
effettivamente valorizzato il settore Turismo potrebbe essere una fonte
eccezionale di sviluppo economico, sociale e occupazionale per l’intero
territorio regionale;
- la Filcams Cgil Calabria ha reso noto, attraverso
una nota stampa, il dato emerso dai controlli effettuati dall’Ispettorato
nazionale del lavoro sulle aziende del settore turistico in Italia;
- dall’intervento della Filcams Cgil
Calabria si evince che in Calabria vi sono addirittura Province che segnano il
100% di irregolarità rispetto ai controlli effettuati dall’Ispettorato
Nazionale;
- nella Nota stampa della Filcams Cgil
Calabria si legge che “La politica è sempre alla ricerca del miglior sponsor
per promuovere le nostre meraviglie, ma basterebbe partire dalle fondamenta,
dal lavoro e dalla sua qualità, dal rispetto della dignità di chi nel turismo
vuole lavorarci e costruire la sua professionalità. Lavorare nel settore del
turismo calabrese oggi significa fare la fame e massacrarsi, non avere orari e
tempo libero nei mesi di alta stagione e rimanere a bocca asciutta già a
settembre. Per questo come Filcams Cgil Calabria non abbiamo esitato a
criticare i provvedimenti che la Giunta regionale e in particolare l’assessorato
al Turismo hanno in questi anni definito per il settore;
a partire dagli incentivi ed i ristori a
pioggia, dati senza alcun criterio etico che, dati alla mano, evidentemente e
come avevamo previsto, sono andati ad aziende irregolari. Ora è tempo di risposte
…occorrono risposte adeguate e norme certe per tutelare l’occupazione … Abbiamo
chiesto di limitare l’utilizzo dei fondi a pioggia e gli incentivi alle imprese
nel nuovo bando che l’assessorato al Lavoro sta preparando per le assunzioni
stagionali nel Turismo e di indirizzarli alle imprese che rispettano i
contratti ed i dipendenti … Poi è assolutamente urgente definire un patto che
metta regole e dia prospettiva in termini di qualificazione al settore
turistico calabrese”;
- la Giunta Regionale con delibera N. 190
del 28/4/2023 ha approvato la proposta di Piano regionale di sviluppo turistico
sostenibile (Prsts);
- è evidente che lo sviluppo turistico è
essenziale ed importante per il territorio regionale e che, tuttavia, tale
sviluppo deve camminare di pari passo con la tutela dei lavoratori e con il
rispetto della loro dignità e che occorre anche dare prospettive future a chi
lavora nel settore del turismo;
- tutto ciò vale anche con riferimento ai
bandi emanandi dalla Regione Calabria che non possono
prevedere distribuzione di fondi a pioggia per l’assunzione di lavoratori
stagionali anche in favore di imprese che non rispettano i contratti e i
dipendenti;
- in buona sostanza, occorre adottare atti
per meglio utilizzare il patrimonio ambientale, paesaggistico e naturalistico
della regione e contestualmente azioni mirate a tutelare il lavoro e i
lavoratori del settore turistico. Tutto ciò premesso, con il presente atto, si
chiede al Presidente della Giunta Regionale della Calabria e alla Giunta Regionale
Per sapere:
1)quali atti ed iniziative effettivi, reali
e concreti si intendano porre in essere al fine di tutelare l’occupazione e il
lavoro del settore Turismo;
2)se si intenda definire un Patto,
attraverso il coinvolgimento delle Organizzazioni sindacali di categoria, che predisponga
regole e dia prospettiva in termini di qualificazione al settore turistico
calabrese, che miri a prevenire lo sfruttamento, il lavoro nero, la precarietà
e quindi l’illegalità;
3)se si ritenga necessario, al fine di tutelare
l’occupazione e i lavoratori del settore turistico, emettere i bandi relativi
all’erogazione di fondi per le assunzioni stagionali prevedendo l’erogazione in
favore delle sole imprese che rispettano i contratti e i dipendenti.
(141; 22/05/2023).
Il Consiglio regionale, premesso che:
- in data 25 aprile 2023 è stata rinvenuta
in provincia di Reggio Calabria una carcassa di cinghiale morto a seguito del
primo caso accertato di Peste Suina Africana (PSA), essendo risultato positivo
il relativo test al virus effettuato nell’immediatezza del rinvenimento;
- il Presidente della Giunta Regionale,
Roberto Occhiuto, nella sua qualità di Commissario della sanità calabrese, ha
tempestivamente istituito la “zona infetta” in 26 Comuni della provincia di Reggio
per contenere la diffusione della peste suina;
- l’ordinanza investe i Comuni di San
Procopio, Fiumara, San Roberto, Laganadi, Palmi, Bagnara Calabra, Delianuova,
Sinopoli, Santo Stefano in Aspromonte, Sant’Alessio in Aspromonte, Sant’Eufemia
d’Aspromonte, Scilla, Seminara, Melicucco, Cosoleto, Calanna, Reggio Calabria,
Roccaforte del Greco, Montebello Jonico, Condofuri, Bagaladi, Cardeto, Melito
di Porto Salvo, Motta San Giovanni, San Lorenzo e Roghudi;
- la “zona infetta è disposta al fine di
prevenire l’ulteriore diffusione della malattia, e in considerazione
dell’accentuata vicinanza tra i vari casi, con conseguente sovrapposizione dei
territori”. In queste aree vengono stabiliti l’uso della segnaletica in
ingresso nei comuni sulla quale indicare la presenza di peste suina africana
nei cinghiali, il divieto di alimentazione, avvicinamento e disturbo ai
cinghiali, l’obbligo di segnalazione di eventuali carcasse di cinghiali o
cinghiali moribondi, il divieto di qualsiasi attività venatoria, di movimentazione
al di fuori della zona infetta di suini selvatici se non finalizzata
all’abbattimento, il divieto di movimentazione al di fuori della zona infetta
di carne, prodotti a base di carne, trofei ed ogni altro prodotto ottenuto da
suini selvatici abbattuti in zona infetta e il divieto di utilizzo di fieno e
paglia prodotti in zona infetta. La decisione nasce – si legge nell’ordinanza –
“a seguito della conferma di peste suina africana (Psa)
nelle carcasse di cinghiale rinvenute e dei risultati delle indagini
effettuate, i casi comprovati di peste suina nei cinghiali ritrovati nei comuni
di Cardeto, Reggio Calabria/S. Domenica, Covala/Bagnara Calabra e Reggio
Calabria/Embrisi”. - la pratica della caccia di
selezione dell’ungulato della specie cinghiale, scaturita dal diffondersi progressivo,
incontenibile ed invadente del suide, su scala nazionale, ha, negli ultimi
anni, coinvolto parecchi cacciatori che avevano esperienze e tradizionali
competenze, limitate alla caccia in battuta ed in braccata, con l’ausilio di
cani. Considerato che: - l’apprendimento delle tecniche della filosofia
selettiva, delle sue motivazioni, delle sue liturgie, della sua etica, dei
protocolli e delle norme balistiche, vocate all’uso di armi a canne rigate,
hanno determinato il completamento di una formazione che ha proiettato molti
cacciatori, in un mondo venatorio caratterizzato da un più intimistico rapporto
con la flora, con la fauna, con la poesia delle luci e degli albedi della luna, dei suoni e dei silenzi della natura;
- le materie apprese, i docenti con cui i
cacciatori hanno fatto il loro esordio in questa nuova dimensione venatoria, li
ha proiettati in un rilevante ruolo che li vede protagonisti, nel ruolo di Selecontrollori/Selettori, ovvero Cacciatori specializzati
di ungulati con metodi selettivi e preposti anche al controllo numerico del
cinghiale, al servizio della collettività, nell’espletamento di un importante
pubblico servizio, che garantisce agli organi preposti, una figura ausiliaria,
preziosa e determinante, un presidio di esperti, appassionati collaboratori,
impegnati, spesso a costo zero per la pubblica amministrazione, in un ruolo di
collaborazione, di sorveglianza, di protezione, di contenimento, di
salvaguardia, della salute pubblica, del patrimonio boschivo, pubblico e
privato e poi nel campo agronomico e della sicurezza stradale;
- questo speciale “know how”
ha permesso loro di operare con profitto e competente sagacia per due intere
stagioni, nell’intento di contenere le popolazioni del cinghiale e di supportare
gli operatori agricoli che avevano fatto richiesta di poter avere un loro utile
intervento. Tenuto conto che: - in Calabria, si iniziò a palesare il timore
comune del rischio di una possibile espansione della Peste Suina Africana
continentale e pertanto molti selettori avvertirono l’urgenza di informarsi e
formarsi per la preventiva operatività, nel caso di una infausta, quanto
malaugurata possibilità, che questo evento si potesse realizzare. Preso atto
che: - la tempestività dell’intervento dei Selettori e la prevenzione possono
essere sicuramente utili per ridurre al minimo l'espansione del virus;
- i selettori hanno già frequentato corsi
dedicati alla PSA con profitto tanto da potersi rendere già sufficientemente
utili a scongiurare il dilagarsi dell’epidemia;
- i selettori e non tutti i cacciatori da
braccata, sono a conoscenza delle fondamentali nozioni e dei protocolli
necessari.
Impegna la Giunta regionale
-Ad accelerare il selecontrollo
nei comuni limitrofi alla zona rossa, per evitare il dilagare della peste
suina. Ciò anche in attuazione delle direttive dell’Istituto zooprofilattico in
ordine alla delimitazione della zona rossa mediante l’impiego di quanti più
selettori possibili, per circoscrivere il virus e per impedire il propagarsi
della peste suina in particolare negli allevamenti, onde scongiurare il rischio
di minare, ulteriormente, un’economia già fragile, che ha però punti di forza e
di eccellenza trainanti per il settore, quali ad esempio, il suino nero di
Calabria. - Ad attivarsi per programmare ed istituire un sistema organico,
mediante l’adozione di specifici protocolli e procedure, che siano di
riferimento per la pubblica segnalazione e la raccolta di dati, per monitorare
i sinistri causati dall’impatto col cinghiale o col coinvolgimento di altra
fauna selvatica, per far sì che siano evitate conseguenze negative anche in
vista della imminente stagione turistica, con possibili gravi danni al settore
turistico calabrese, soprattutto nelle attività di qualsiasi tipo che si
svolgono nei boschi, nei prati ed all’aria aperta, non escludendo anche
l’attività venatoria che verrebbe severamente paralizzata, dal momento che le
conseguenze più gravi comporterebbero un periodo che va da 36 fino a 60 mesi di
sospensione dell’attività venatoria stessa con conseguente crisi economica di
molte attività del settore delle armerie presenti sul territorio.
(56; 22/05/2023) Giannetta.
È pervenuta risposta scritta alle seguenti
interrogazioni:
Bruni, Irto e Tavernise. Al Presidente della Giunta
regionale.
Premesso che:
- il Dlgs 152/2006 nazionale norma il
“Sistema Idrico”;
- la Legge Regionale 18 maggio 2017, n. 18,
istituisce l’“AUTORITÀ IDRICA DELLA CALABRIA”;
- L’assemblea dei Sindaci dell’Autorità
Idrica della Calabria - con deliberazione n. 5/2020 del 30 novembre 2020 – ha
ritenuto opportuno procedere nella scelta della forma di gestione in “house”
(Società interamente Pubblica);
- L’Assemblea dei Sindaci ha approvato il
28 dicembre 2020 il PIANO D’AMBITO;
- Il direttore Generale dell’Autorità
Idrica ha prospettato due scenari, definiti attraverso una relazione tecnica di
dettaglio redatta in partenariato con l’Agenzia Governativa Invitalia: - il
primo scenario prevedeva la trasformazione di So.Ri.Cal.
S.p.A. in società totalmente pubblica, e successiva incorporazione delle
gestioni comunali e delle società/soggetti che gestiscono il Servizio Idrico
Integrato;
- il secondo scenario prevedeva la
costituzione di un nuovo soggetto – partecipato dai Comuni calabresi - per la gestione
integrata dei segmenti “distribuzione idrica interna ai centri abitati,
fognatura e depurazione”;
- con la deliberazione dell’Assemblea dei
Sindaci dell’Autorità Idrica n. 39/2021 si individuava la Società Cosenza Acque
S.p.A. (affidataria del servizio idrico integrato nel 2010, per la sola
provincia di Cosenza) quale centro aggregatore dei Comuni calabresi, nelle more
della ripubblicizzazione di So.Ri.Cal. S.p.A.;
contestualmente, è stato, quindi, revocato
lo stato di liquidazione (con atto notarile del 22/12/2021), in cui versava la
società Cosenza Acque, e disposta la trasformazione della stessa in Azienda
Speciale Consortile;
la nuova Azienda è stata resa disponibile
alla partecipazione di tutti i Comuni calabresi;
- all’Azienda Speciale Consortile è stata
dato il nome di “ACQUE PUBBLICHE DELLA CALABRIA” (A.P.C.);
- l’Autorità Idrica ha provveduto ad
affidare provvisoriamente (decreto DG AIC n. 82 del 23/12/2021) ad Acque
Pubbliche della Calabria il servizio idrico integrato per i segmenti “distribuzione
idrica interna ai centri abitati, fognatura e depurazione”. Tenuto conto che: -
in data 08/11/2021 è stato pubblicato l’“Avviso pubblico di manifestazione di
interesse per la formulazione di proposte progettuali nell’ambito dell’Asse IV”
del PON Infrastrutture e Reti 2014-2020, avente ad oggetto “Riduzione delle
perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e
il monitoraggio delle reti”;
- in data 23/12/2021 le strutture tecniche
dell’Autorità Idrica hanno predisposto una proposta progettuale, avanzata al
Ministero delle Infrastrutture il 23/12/2021 a valere sui fondi messi a
disposizione dal programma React-Eu;
- il 20 dicembre 2021 la Conferenza Stato -
Regioni ha approvato lo schema di Decreto contenente l’Avviso per accedere alle
risorse destinate dal PNNR al miglioramento delle reti idriche, “Investimento
4.2 – M2C4”, nella consistenza complessiva di 900 Mln di euro. Di queste
risorse il 40% sono destinate alle Regioni del Sud, tra cui la Calabria;
- sulla base di quanto sopra detto, le
proposte per accedere alle risorse non potranno essere presentate dai singoli
Comuni, bensì dai soggetti affidatari del servizio a norma del D.Lgs. 152/2006;
- alle risorse potranno avere accesso solo
gli operatori in regola con le disposizioni legislative e con i Deliberati
emanati dal Regolatore Nazionale ARERA, nonché gli operatori che non versino in
stato di liquidazione societario. Preso atto che: - con deliberazione n. 210
della seduta del 24 maggio 2021, la Regione Calabria ha approvato una Delibera
di Giunta avente ad oggetto: “Organizzazione del Servizio Idrico Integrato
nell’ambito territoriale ottimale coincidente con l’intero territorio
regionale”. Nella delibera vi è un chiaro indirizzo politico demandato agli
uffici competenti per pervenire all’uscita del socio privato di So.Ri.Cal. e rendere la società interamente pubblica;
- la So.Ri.Cal è
una società in liquidazione e non può accedere alle risorse del PNRR;
- la volontà del Presidente della Giunta
Regionale, espressa nelle linee guida di governo, di costituire una
Multiutility che inglobi anche la gestione del sistema idrico. Tutto ciò
premesso e considerato INTERROGA il Presidente della Giunta regionale
Per sapere:
1) in relazione al segmento di captazione,
la cui gestione è in capo alla So.Ri.Cal. S.p.A., lo
stato attuale delle iniziative volte a ripubblicizzare
il soggetto in argomento per come manifestato nella citata DGR 210/2021, in che
misura le note criticità finanziarie del gestore stesso impattano sul bilancio
regionale e come si intendono risolvere;
2) la strategia, gli obiettivi perseguiti e
il piano di investimenti in relazione alla volontà manifestata dal Presidente
della Giunta Regionale per la costituzione di una multiutility per i servizi a
rete;
3) il piano di azioni che si intende
avviare in relazione al percorso organizzativo attivato dall’Azienda Speciale
Consortile “Acque Pubbliche della Calabria”;
4) se sia in atto un’adeguata informativa e
interlocuzione con l’Ente di Governo d’Ambito (AIC) e se sia stata definita la
tempistica relativa al percorso di costituzione dell’istituendo ‘gestore unico
integrato’ in ossequio a quanto definito dai dispositivi di legge in vigore;
5) il piano di interventi, gli obiettivi e
le risorse che si intendono predisporre e destinare in relazione all’accesso ai
fondi resi disponibili dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)
stante l’urgenza formulata dal cronoprogramma operativo dello stesso Piano.
(23; 07/02/2022).
Tavernise. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- l’acquedotto Abatemarco è il più grande e
complesso degli schemi idrici della Calabria. Attraversa per oltre 60 km alcune
delle aree geologicamente e morfologicamente più tormentate dell’intero
territorio calabrese. Le elevatissime pressioni di esercizio e l’instabilità
dei versanti attraversati lo rendono sovente soggetto a rotture con
interruzioni dell’esercizio. I due centri di utenza più rilevanti (le Città di
Rende e Cosenza) sono posti al termine del suo lungo sviluppo subendo in tal
modo ogni perturbazione dell’assetto funzionale dello schema. L'Abatemarco
fornisce il 10% di tutte le risorse idriche degli acquedotti regionali.
Costruito negli anni ’70, ha una rete di 200 km di condotte ed eroga 25 milioni
di metri cubi d'acqua a 25 Comuni: San Donato di Ninea, Altomonte, San Sosti,
Mottafollone, S. Agata d'Esaro, Malvito, S. Caterina Albanese, Roggiano Gravina,
Tarsia, San Marco Argentano, Cervicati, Torano Castello, Montalto Uffugo, S.
Martino di Finita, Lattarico, Mongrassano, Cerzeto, Rota Greca, S. Benedetto
Ullano, Bisignano, Carolei, Mendicino, Rende, Castrolibero e Cosenza.
Considerato che: - nell'estate del 2017 Regione Calabria, Sorical,
Università della Calabria e i Comuni interessati, nel mezzo di una crisi idrica
aggravata da un lungo periodo di siccità, definirono una serie di interventi
per la messa in sicurezza dello schema idrico dell’acquedotto Abatemarco e per
l’ingegnerizzazione delle reti idriche dei comuni serviti dallo stesso
acquedotto;
- il 12 settembre 2018 l’assessore
regionale alle infrastrutture dell’epoca, Roberto Musmanno,
ha illustrato ai sindaci dei Comuni serviti dall’acquedotto Abatemarco il
progetto “Cantiere Abatemarco”, oggetto di un protocollo d'intesa approvato
dalla Giunta regionale con delibera n. 447 dell’11 ottobre 2018, che regolava i
rapporti fra Regione, Autorità idrica della Calabria (Aic),
Sorical e Amministrazioni locali. La stessa delibera
stabiliva che i perimetri territoriali potevano essere anche diversi, su
richiesta dei singoli Comuni e per manifesta volontà dell’Autorità Idrica Calabrese
e della Sorical;
- nell’ambito del “Cantiere Abatemarco”
sono stati previsti importanti lavori per un progetto a sistema unico che
prevedeva da un lato lavori infrastrutturali per 10 milioni di euro sulla
condotta adduttrice e per quasi 13 milioni di euro sulle reti comunali dei 25
Comuni serviti dall'acquedotto, - dall’altro alcuni importanti innovazioni
nella gestione amministrativa del servizio idrico. Nello specifico, i lavori
infrastrutturali avrebbero dovuto consentire la riduzione delle perdite idriche
sulle reti dei Comuni. Da un punto di vista amministrativo invece, era previsto
il censimento delle utenze, l’installazione di nuovi contatori e la
fatturazione bimestrale e riscossione di crediti con il supporto di Sorical al fine di ridurre gli allacci abusivi e la
morosità. Erano previsti inoltre altri interventi per l’ingegnerizzazione delle
reti idriche, già avviati per Cosenza, e che avrebbero dovuto essere estesi ai
rimanenti Comuni serviti dall'Abatemarco;
- il 24 novembre 2020 la Regione Calabria
su proposta dell’Assessore all’Ambiente dell’epoca, .............., ha
comunicato alla Sorical la volontà di demandare
l’attuazione del protocollo d’intesa “Cantiere Abatemarco” al dipartimento
Tutela dell’ambiente. Con la stessa delibera, la Regione ha disposto anche il
subentro dello stesso dipartimento nella procedura di progettazione e appalto
degli interventi di ingegnerizzazione delle reti idriche di distribuzione
cittadine, invitando Sorical ad inviare tutta la
documentazione prodotta fino a quel momento;
- il 13 aprile 2021 i sindaci dei Comuni
della provincia di Cosenza serviti dall’acquedotto Abatemarco, alla presenza
dell’assessore all’Ambiente, ............, hanno firmato l’Accordo di programma
per poter avviare le gare d’appalto e i successivi lavori sulle reti idriche
comunali. L’assessore, in quell’occasione, riferiva di aver siglato altri
cinque accordi, su base provinciale, con i Comuni più grandi, per circa 58
milioni di euro che, sommati ai 12 milioni del progetto “Cantiere Abatemarco”,
portavano a 70 milioni gli investimenti complessivi destinati al settore delle
reti idriche. Il piano complessivo prevedeva una fase iniziale di studio dei
circa 1.200 km di reti idriche cittadine, il rilievo e la mappatura della rete;
la restituzione dati;
la ricerca perdite;
il rilievo contatori di utenza;
l’analisi delle utenze;
la campagna di monitoraggio portate,
pressioni e livelli serbatoi e misura del grado di perdita;
la costruzione di un modello matematico per
la simulazione del funzionamento della rete;
l’individuazione degli interventi da
realizzare;
la distrettualizzazione della rete. Prevista anche una serie
di lavori per la realizzazione di nuovi tratti, per riparazioni di perdite,
sostituzione di valvole e contatori. Tenuto conto che: - i risultati attesi del
progetto riguardavano la razionalizzazione del modello organizzativo, la
riduzione delle perdite fisiche e amministrative, la riduzione dei costi della
gestione amministrativa, l’agevolazione per gli utenti attraverso la fatturazione
bimestrale. Nello specifico le attività del progetto “Cantiere Abatemarco”
prevedevano: regolazione del servizio attraverso la redazione di un
“regolamento unico di somministrazione di acqua potabile, redazione di un
contratto di utenza, verifica della tariffe applicate ed elaborazione della
tariffa del servizio idrico integrato”;
ricognizione attraverso l’acquisizione,
verifica, integrazione dei dati di utenza;
organizzazione dei percorsi di lettura
nell’aree urbane, verifica e lettura dei contatori, bilancio idrico,
acquisizione storica dei consumi;
fatturazione attraverso la lettura dei
contatori, calcolo degli importi da fatturare, emissione delle fatture
intestate al Comune e relazione con l’utenza. Preso atto che: - è necessario
fare chiarezza sul progetto “Cantiere Abatemarco” per non andare incontro ad un
possibile disimpegno di quelle risorse finanziarie allocate nel Por Calabria
2014/2020 e nel Patto per la Calabria e che, per gli interventi di
ingegnerizzazione delle reti idriche, riguardano, oltre ai comuni del cosentino
ricadenti nel progetto “Cantiere Abatemarco”, anche i 5 comuni capoluogo di
provincia (per oltre 30 milioni di euro), altri 6 comuni della provincia di
Catanzaro (Lamezia Terme, Sellia Marina, Soverato, Borgia, Girifalco, Curinga),
11 comuni della provincia di Cosenza (Corigliano-Rossano, Castrovillari, Acri,
Cassano allo Ionio, San Giovanni in Fiore, Amantea, Cetraro, Scalea, Paola,
Luzzi, Crosia), 7 comuni della città metropolitana di Reggio Calabria (Siderno,
Taurianova, Palmi, Gioia Tauro, Villa San Giovanni, Rosarno, Locri), 3 comuni
della provincia di Crotone (Cirò Marina, Isola di Capo Rizzuto, Cutro), 9
comuni della provincia di Vibo Valentia (Ricadi, Tropea, Pizzo, Nicotera,
Mileto, Serra San Bruno, Rombiolo, Filadelfia, Zambrone), per un totale di €
99.605.083,67. Altri 14 milioni di euro, sempre relativi al progetto “Cantiere
Abatemarco”, risultavano essere destinati ad interventi di regolamentazione,
ricognizione delle utenze e installazione di contatori di ultima generazione,
nel complesso funzionali alla successiva fatturazione diretta alle utenze per
come richiesto dalla normativa nazionale vigente e dall’ARERA (Autorità di
Regolazione per Energia Reti e Ambiente), che approva le tariffe da applicare
all’utenza;
- la Calabria è l’unica regione d’Italia
che non ha adeguato la gestione del servizio idrico alle norme nazionali, con
un ritardo che sta compromettendo la qualità del servizio e aumentando il
numero dei Comuni in dissesto finanziario. Tutta la Calabria vive una continua
emergenza idrica: le strade si allagano, il servizio viene spesso interrotto,
non esiste una mappatura, trovare i punti di rottura è spesso un’impresa,
stante la gestione frammentata delle reti;
- al momento non risulta essere stato
effettuato nessun intervento sull’acquedotto Abatemarco, per perfezionare il
servizio e modernizzare un impianto spesso inefficiente, obsoleto e costoso.
Gli utenti dei comuni del cosentino lamentano frequenti disservizi e gli Enti
sono costretti agli straordinari per mettere una pezza sulle malridotte
condotte. Tutto ciò premesso e considerato INTERROGA il Presidente della Giunta
regionale
Per sapere:
1. che iniziative stia assumendo la Regione
Calabria, dopo l’approvazione della legge relativa all’organizzazione dei
servizi pubblici locali dell’ambiente e la pubblicizzazione di So.Ri.Cal., per definire il soggetto attuatore del progetto
“Cantiere Abatemarco”, sbloccando le risorse impiegate e iniziando, così,
concretamente il risanamento del sistema idrico calabrese, con un migliore
utilizzo della rete e il recupero di notevoli volumi d’acqua;
2. se intende attivarsi per conoscere la
situazione dei vari interventi previsti nel progetto “Cantiere Abatemarco”,
l’attuale effettiva disponibilità delle risorse impegnate negli anni, ottenere
precise indicazioni sui tempi e sulle modalità di esecuzione degli stessi,
stante l’assoluta emergenza in cui versa il servizio idrico integrato della
Calabria.
(65; 15/07/2022).
Laghi. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- la risoluzione ONU del 28 luglio 2010
dichiara, per la prima volta nella storia, il diritto all'acqua "un
diritto umano universale e fondamentale";
- l’acqua costituisce dunque un bene comune
dell’umanità, irrinunciabile, che appartiene a tutti e, quale diritto
inalienabile, un bene che deve essere condiviso equamente da tutti;
- nel territorio calabrese gli invasi
artificiali rientranti nel Parco Nazionale della Sila, in particolare il lago Arvo e il lago Ampollino, rappresentano dei bacini di
importanza vitale per i rilasci di acqua destinati all’irrigazione dei terreni,
di competenza dei relativi Consorzi di bonifica, nonché per i prelievi della
risorsa idrica da parte dei mezzi antincendio nel periodo di massima allerta
per rischio incendio e, certo non da ultimo, per usi idropotabili;
- i sistemi di raccolta e recupero delle
acque piovane hanno lo scopo di ridurre il consumo idrico e permettere di
trattare e riutilizzare l’acqua raccolta per usi idropotabili, per attività
agricole, zootecniche, per l’irrigazione delle aree verdi, per fronteggiare gli
incendi e infine, in ambito industriale;
-la “A2A SPA”, multinazionale leader nel
settore dei multiservizi, ha la disponibilità degli invasi artificiali silani;
- la predetta società ha abbassato
significativamente il livello delle acque dei laghi per utilizzarle a scopo di
produzione energetica e che, in ragione di ciò, si è verificata una riduzione
della quota utilizzabile per l’irrigazione, per le esigenze sopra richiamate,
nonché per i minimi vitali di vari torrenti;
CONSIDERATO CHE: - il 24 ottobre, negli
uffici della Regione Calabria, si è svolta una riunione alla presenza del
Presidente del Consorzio di bonifica “Ionio Crotonese”, dell’Assessore
all’Agricoltura e di due dirigenti di A2A, e in quella occasione si è appreso
che, complessivamente, l’acqua disponibile dei due laghi, Arvo
e Ampollino, è di 4.700.000 m3;
-solo 1. 500.000 m3 di acqua erano a
disposizione per garantire la fornitura idropotabile a Crotone e Rocca di Neto
e 3.200.000 m3 di acqua erano a disposizione per possibili blackout energetici;
- l’emergenza siccità in Calabria ha
comportato perdite fino al 60% per gli agricoltori, e a ciò si aggiunga
l'aumento dei costi di produzione per gli imprenditori agricoli che versano già
in grave difficoltà;
- il rischio incendi, per come attestato
dal Dipartimento della Protezione Civile, in Calabria è altissimo;
POSTO CHE: - a seguito della scelta operata
dalla A2A SpA l’agricoltura dei territori ricadenti
nelle zone interessate ha subito e subirà gravi perdite e che, in particolare,
le città del crotonese soffriranno certamente per i gravi problemi legati alla
fornitura di acqua ad uso potabile;
Per sapere:
con urgenza ed immediato riscontro, quale
soluzione si intenda adottare per far pronte ai problemi di enorme portata
sopra evidenziati.
(96; 02/11/2022).
Alecci. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- la zona costiera alle porte della Città
di Crotone, di fronte all’area “ex Pertusola”, di proprietà di Eni Rewind
S.p.A. oggi versa in uno stato di totale abbandono;
- nella suddetta area sono evidenti le
rovine di quella che più di vent’anni fa era la zona industriale e sono
ammassate ingentissime quantità di rifiuti, anche radioattivi, senza dubbio
pericolosi per i cittadini dell’intera area urbana;
- lo stato attuale della zona rappresenta
un serio pericolo per la salute dell’intera comunità e un freno per lo sviluppo
turistico ed economico della Città e della provincia di Crotone;
- in data 24 ottobre 2019 si era tenuta una
Conferenza dei Servizi tenutasi presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutele
del Territorio e del Mare, a cui avevano partecipato, tra gli altri, i
rappresentanti di Syndial S.p.A. (oggi Eni Rewind S.p.A.) e in videoconferenza
anche la Regione Calabria e il Comune di Crotone, per l’esame degli interventi
di bonifica da effettuare all’interno e nei pressi della zona;
- all’interno della Conferenza si era preso
in esame il progetto relativo al sito di bonifica di Interesse Nazionale
“Crotone-Cassano-Cerchiara” – Discariche fronte mare e aree industriali –
Progetto di Bonifica fase 2 (POB 2) trasmesso in precedenza da Syndial SPA;
- a margine di suddetta Conferenza dei
Servizi il verbale redatto riportava che l’Arch. ... durante l’illustrazione ai
presenti del provvedimento PAUR (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale)
relativo al POB 2 comunicava che all’interno del Provvedimento stesso erano
state inserite “una serie di prescrizioni, la cui principale è che, in ogni
caso, il destino dei rifiuti (TENORM E NON TENORM) deve essere posto fuori dal
territorio regionale”;
- ... aggiungeva che “la richiesta di
portare i rifiuti all’esterno del territorio regionale nasce, sin dalle fasi
iniziali della valutazione del progetto, dalla necessità di non aggravare la
situazione già presente localmente mediante la realizzazione di nuove discariche
ed è stata condivisa da tutte le amministrazioni locali”;
- il verbale riportava anche che il Dott.
Pugliese, in qualità di Sindaco di Crotone e di Presidente della Provincia,
esprimeva parere favorevole in particolare sulla certezza che i rifiuti
venissero portati al di fuori del territorio del Comune e della Provincia di
Crotone;
- in conclusione di riunione, la Conferenza
dei Servizi, all’unanimità, sulla base dei pareri e delle determinazioni
fornite dalle Amministrazioni interessate e dagli Enti tecnici presenti,
esprimeva parere favorevole sul Progetto in esame. Considerato che: -dopo quasi
3 anni, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha convocato
una nuova Conferenza dei Servizi istruttoria per il 9 febbraio 2023 con il seguente
ordine del giorno: presentazione del Documento “Discariche fronte mare e aree
industriali di pertinenza Eni Rewind SpA. Progetto
Operativo di Bonifica Fase 2 (…) Variante al POB fase2 “Realizzazione di una
discarica di scopo per rifiuti TENORM con amianto derivante dalle operazioni di
bonifica della discarica ex Fosfotec Farina –
Trappeto all’interno del sito Eni Rewind di Crotone”. -Alla Conferenza dei
Servizi sono stati invitati, tra gli altri, la Regione Calabria Dipartimento
Territorio e Tutela dell’Ambiente e Dipartimento Urbanistica, la Provincia di
Crotone Settore Ambiente, il Comune di Crotone, ARPACAL;
Tutto ciò premesso e considerato interroga
il Presidente della Giunta Regionale, anche n. q. di assessore all’Ambiente
della Regione Calabria,
Per sapere:
-quale sia la reale portata e la
pericolosità dei rifiuti presenti nella area in questione;
-da dove nasca la necessità di una nuova
Conferenza dei Servizi dopo quella decisoria del 2019;
-per quale motivo si debba richiedere
nuovamente un parere alle Amministrazioni laddove già espresso in precedenza
sulla medesima situazione;
-quale posizione intenda assumere il
Dipartimento Ambiente della Regione sulla questione in essere e nei confronti
delle proposte formulate da Eni Rewind SpA.
(116; 30/01/2023).
Mammoliti,
Bevacqua, Alecci, Billari, Bruni, Iacucci,
Lo Schiavo, Afflitto, Tavernise. Al Presidente della
Giunta regionale.
Premesso che:
Con comunicazione
trasmessa a mezzo pec il 15.02.2023, rappresentanti
di partiti politici, movimenti ed associazioni del Comune di Lamezia Terme, in
riferimento al complesso procedimento amministrativo per l’approvazione del Piano
Strutturale Comunale, hanno chiesto alle diverse Amministrazioni interessate e,
tra queste, alla Regione Calabria “una attenta valutazione di conformità e
coerenza urbanistica e ambientale del PSC di Lamezia Terme rispetto al Quadro
Territoriale Regionale Paesaggistico (art. 22, co. 5;
art. 20, punto 1,
lett. c), al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e ai principi,
assunti con leggi regionali, ai fini di perseguire la corretta e piena
legittimità della pianificazione urbanistica dell’intero territorio calabrese”.
Da tale comunicazione emergerebbe la netta non conformità di quel PSC rispetto
ai dettami e ai principi della legge regionale 19/2002 e smi,
in essa specificatamente indicati, nonché alla L.R. n. 25/2022, che stabilisce
l’obbligo di «concorrere al progressivo raggiungimento dell’obiettivo europeo
di azzeramento del consumo di suolo netto» (lett. a), c. 2, L.R. 25/2022);
«favorire il
riuso edilizio di aree già urbanizzate» (lett. b), c. 2, art. 1);
«tutelare i
centri urbani dal degrado causato dai processi di desertificazione delle
attività produttive e commerciali» (lett. i), c. 2, art. 1);
«promuovere i
programmi di rigenerazione urbana volti alla riqualificazione di parti
significative di città e sistemi urbani per favorire il risparmio del
territorio, nonché un ammagliamento di tessuto urbano
privo di attrattività che soddisfi le esigenze abitative all’interno del
perimetro urbano esistente, creando, possibilmente economie di scala e la
capacità di resilienza urbana» (lett. l), c. 2, art.1). Si denuncia inoltre in
tale comunicazione che, in violazione del dovere di decostruzione di cui
all’art. 8, della legge regionale 25/2022, quel PSC prevede il trasferimento da
aree urbanizzate ad aree urbanizzabili (ex agricole) di volumetrie derivanti da
misure premiali in esso previste. Con tale comunicazione viene denunciato,
inoltre, che, essendo stato quel Piano strutturale elaborato prima dell’entrata
in vigore del QTRP e facendo perno su “manifestazioni di interesse” (art. 70
del REU) finalizzate soprattutto all’utilizzazione diretta ed immediata delle
aree urbanizzabili sulla base di accordi preliminari con i privati, esso sia in
netto contrasto col sopravvenuto strumento regionale che, all’art. 20, lett. A,
punto 1, delle Disposizioni normative, prevede che i nuovi PSC diventino
operativi solo «dopo avere raggiunto gli obiettivi principali di sostenibilità
riferiti agli ambiti urbanizzati». Con la stessa comunicazione si denuncia
altresì che il Piano, adottato dal Comune di Lamezia Terme sulla base di un
Documento preliminare approvato nel 2010, sia ovviamente ispirato da un quadro
economico, sociale, culturale, demografico (nello specifico da una assai
fuorviante «buona tenuta demografica») e normativo datato e che non rispecchia
l’attualità, nel frattempo del tutto cambiata per effetto di “bonus” edilizi,
crisi economiche, una pandemia e una guerra che hanno stravolto la realtà e,
quel che è più grave, comunque non in linea con le dinamiche demografiche in
atto (decremento dell’8% della popolazione) e potenziali (c. 1, art. 3, lr 19/2002 e smi). Con la
richiesta, che si allega alla presente, i sottoscrittori infine oltre a
rilevare come il PSC e il relativo iter amministrativo siano viziati dal
mancato rispetto di tali numerose norme di legge o regolamenti, denunciano
anche “come tutte le norme citate siano cogenti e che per di più nella loro
attuazione non venga lasciata all’interprete alcuna discrezionalità. E con la
sua attuale formulazione l’art. 323 del Codice Penale sanziona come abuso d’ufficio
il comportamento del ‘pubblico ufficiale … che, nello svolgimento delle
funzioni …, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente
previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non
residuino margini di discrezionalità … intenzionalmente procura a sé o ad altri
un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto’”.
Tutto quanto sopra premesso, i sottoscritti Consiglieri regionali interrogano
il Presidente della Giunta regionale e il competente Assessore,
Per sapere:
- se sono a
conoscenza della richiamata richiesta;
- quali
iniziative amministrative intendano assumere sulla richiamata richiesta,
considerato l’inammissibile e rilevante consumo di suolo che può provocare la
definitiva approvazione delle scelte urbanistiche e degli elaborati del PSC
varato dal Comune di Lamezia Terme;
- come intendano
affrontare con urgenza il tema del doveroso rispetto delle cogenti norme
europee, statali, regionali e comunali in essa puntualmente indicate;
- quali ulteriori
iniziative intendano in ogni caso adottare per dare riscontro alla denunciata
violazione delle norme indicate dai sottoscrittori nella richiesta in questione
e per scongiurare i gravi danni ambientali, economici e sociali dagli stessi
paventati.
(125; 15/03/2023).
Bruni. Al Presidente della Giunta regionale.
Premesso che:
- i Comitati Etici (CE) sono organismi indipendenti
la cui principale funzione è la valutazione degli aspetti etici e scientifici
delle sperimentazioni cliniche al fine di tutelare i diritti, la sicurezza e il
benessere delle persone coinvolte;
- i ‘Comitati etici’, in sanità, svolgono
una funzione assai delicata e strategica, con un ruolo sempre più determinante;
- l'espressione di pareri su più attività
sanitarie è imprescindibile tra cui le sperimentazioni cliniche;
- a tutt'oggi insistono richieste di pareri
riferite allo scorso anno, come il test di screening per le immunodeficienze
geneticamente determinate;
Considerato che: - da tempo l’attività dei
‘Comitati Etici’, in Calabria, viene sottovalutata se non addirittura
interrotta, come di fatto sta avvenendo al comitato di Catanzaro;
- il CE di Catanzaro è coinvolto ad
esprimere pareri sulle attività dell’Azienda Ospedaliera Universitaria
Mater-Domini e quindi sulle attività di sperimentazioni cliniche sempre
strategiche in materia di ricerca e cura;
- l’espressione di pareri del CE è imprescindibile
per l’attuazione dei programmi di Ricerca del PNRR;
- ad oggi, risultano approvati dal comitato
etico i seguenti progetti nell’ambito del PNRR: a) Progetto “Malattie Croniche
non trasmissibili con codice PNRR-MR1-2022-12375654, dal titolo Genetic and epigenetic modulAtors in Rare neurodegenerative diseases
with Dementia: a National study on autosomal dominant Alzheimer disease and genetic frontotemporal degeneration with dementIA (GARDENIA), PI/ Coordinator, Prof. ... Centro San
Giovanni di Dio Fatebenefratelli, b) Progetto di ricerca cod.
PNRR-MAD-2022-12376110 dal titolo “Precision medicine in neurodegenerative diseases: feasibility study on
plasma diagnostic and prognostic
markers”, PI/Coordinator Prof. ... - Università di Brescia - i progetti suddetti
pur essendo stati analizzati, non hanno ancora ricevuto il verbale relativo;
Tenuto conto che: - con decreto del
Ministero della Salute del 26 gennaio 2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il
7 febbraio 2023, viene dato corso all’istituzione dei Comitati Etici
Territoriali con entrata in vigore il prossimo 7 giugno;
- vengono soppressi tutti i Comitati Etici
esistenti sul territorio nazionale ed istituiti 40 (quaranta) Comitati Etici;
- per la Calabria è prevista la
soppressione dei CE esistenti e l’istituzione di un Comitato Etico
Territoriale. Tutto ciò premesso e considerato INTERROGA il Presidente della
Giunta regionale
Per sapere:
1) quali iniziative intende assumere per
garantire il completamento delle attività dei Comitati Etici in vigore, in
particolare in relazione ai progetti summenzionati;
2) quali iniziative sono state, o saranno
assunte al fine di garantire l'applicazione del decreto del Ministero della
Salute, con l’istituzione del Comitato Etico Unico Regionale, considerato che
alla data del 7 giugno p.v., comunque cesseranno le attività dei Comitati Etici
esistenti.
(135; 27/04/2023).
Art. 1
(Modifiche alla l.r. n.14/1984)
1. Il comma 1 dell'articolo 2 della legge
regionale 18 giugno 1984, n. 14 (Provvidenze in favore dei mutilati ed invalidi
civili e del lavoro), è sostituito dal seguente:
“1. La somma annualmente stanziata in
bilancio per la concessione dei contributi alle associazioni dei disabili, di
cui all’articolo 1, viene ripartita, con provvedimento della Giunta regionale,
tra le cinque sedi provinciali calabresi dell'Associazione nazionale dei
mutilati e invalidi civili e dell'Associazione nazionale mutilati e invalidi
del lavoro in rapporto:
a) al numero degli invalidi, dei quali, per
legge, hanno la rappresentanza e la tutela in ragione del 50 per cento della
dotazione annuale;
b) all’attività socio-assistenziale da
svolgere, nel corso dell'esercizio finanziario, per il perseguimento dei fini
istituzionali in ragione del 20 per cento della dotazione annuale;
c) in proporzione al numero dei disabili
iscritti alle associazioni di appartenenza sul territorio provinciale di pertinenza
in ragione del 30 per cento della dotazione annuale.”.
Art. 2
(Clausola di invarianza finanziaria)
1. Dall'attuazione della presente legge non
derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale.
Art. 3
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il
giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale
telematico della Regione Calabria.
Art. 1
(Interpretazione autentica dell’articolo 1
della legge regionale n. 19/1986)
1. Il trattamento previdenziale di cui all’articolo 1 della legge
regionale 2 maggio 1986, n. 19 (Trattamento di fine servizio del personale
regionale) è da intendersi applicabile esclusivamente per gli anni di servizio
effettivamente prestati alle dipendenze della Regione dal lavoratore che
all’atto del collocamento in pensione sia presente nei ruoli dello stesso Ente
regionale; e le parole: “indipendentemente se e presso quale ente maturi il
diritto a pensione”, di cui al comma 3 del medesimo articolo 1, sono da
intendersi riferite esclusivamente a quei casi in cui il dipendente regionale
pur avendo svolto attività lavorativa presso altro Ente, si trovi all’atto
della pensione nei ruoli della Regione e abbia prestato almeno un anno di
servizio presso la stessa.
Art. 2
(Modifiche alla legge regionale
n. 7/1996)
1. Alla fine del comma 3 dell’articolo 8 della legge regionale 13 maggio
1996, n. 7, (Norme sull'ordinamento della struttura organizzativa della Giunta
regionale e sulla dirigenza regionale) è aggiunto il seguente periodo:
“Analogamente, il titolare della struttura speciale ha facoltà di nominare un
numero inferiore di componenti della propria struttura e in tal caso il
trattamento economico complessivo relativo ai componenti non nominati concorre
alla determinazione del trattamento economico mensile spettante, in deroga ai
commi 3-bis e 3-ter, al segretario particolare o al responsabile
amministrativo, da contenersi, comunque, nei limiti di quello previsto per i
dirigenti di settore della Giunta regionale, senza ulteriori oneri a carico del
bilancio regionale.”.
Art. 3
(Modifiche alla legge regionale
n. 19/2002)
1. Alla fine del comma 3 dell’articolo 61 della legge regionale 16
aprile 2002, n. 19 (Norme per la tutela, governo ed uso del territorio – Legge
urbanistica della Calabria) sono aggiunte le seguenti parole: “e agli enti parco
regionali, per gli interventi e i progetti localizzati in tutto o in parte nel
territorio dell’area protetta.”.
Art. 4
(Modifiche alla legge regionale
n. 15/2006)
1. Al comma 3 dell’articolo 5 della legge regionale 24 novembre 2006,
n.15 (Riordino territoriale ed incentivazione delle forme associative di
Comuni), le parole: “sulle delibere consiliari di fusione” sono sostituite
dalla seguente: “consultivo”.
Art. 5
(Centro polifunzionale “La Città del Sole”)
1. La struttura denominata "La Città del Sole", gestita
dall’Associazione "Comunità Regina Pacis-OdV",
già centro polifunzionale di servizi riabilitativi per persone con dipendenze
patologiche, può essere destinata anche per l’accoglienza di soggetti
svantaggiati e appartenenti alle categorie a maggiore rischio di esclusione
sociale e comunque per finalità sociosanitarie e socioassistenziali.
Art. 6
(Integrazione della legge regionale n. 22/2010)
1. Dopo il comma 6
dell’articolo 9 della legge regionale 11 agosto 2010, n. 22 (Misure di
razionalizzazione e riordino della spesa pubblica regionale) è inserito il
seguente:
“6-bis. Al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza, fermo
restando il tetto di spesa per il personale previsto dall’articolo 11 del
decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35 (Misure emergenziali per il servizio
sanitario della Regione Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria)
convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 2019, n. 60, le aziende
sanitarie e ospedaliere del Servizio sanitario regionale possono procedere, in
deroga al limite del 50 per cento previsto dal comma 6, all’assunzione di
personale sanitario a tempo determinato per la sostituzione dei dirigenti medici
e operatori sanitari assenti dal servizio per gravidanza o malattia di lunga
durata per grave patologia.”.
Art. 7
(Modifiche alla legge regionale n. 45/2012)
1. Dopo il comma 7 dell’articolo 23 della
legge regionale 12 ottobre 2012, n. 45 (Gestione, tutela e valorizzazione del
patrimonio forestale regionale) è aggiunto il seguente:
“8. È possibile il ripristino delle
attività agricole e pastorali preesistenti o il restauro delle precedenti
edificazioni nelle aree dove insistono, per come previsto dall'articolo 5,
comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2018, n. 34 (Testo unico in materia
di foreste e filiere forestali), le formazioni di specie arboree, associate o
meno a quelle arbustive, ivi comprese le aree con presenza di macchia
mediterranea, originate da processi naturali o artificiali e insediate su
superfici di qualsiasi natura e destinazione anche a seguito di abbandono
colturale o di preesistenti attività agro-silvo-pastorali,
riconosciute meritevoli di tutela e ripristino, purché venga preventivamente
accertato lo stato di abbandono delle attività agropastorali preesistenti nel
rispetto dei criteri e dei limiti fissati dall'articolo 3 del decreto
interministeriale 12 agosto 2021 (Disposizioni per la definizione dei criteri
minimi nazionali per il riconoscimento dello stato di abbandono delle attività
agropastorali).”.
Art. 8
(Modifiche alla legge regionale n. 2/2013)
1. Alla legge regionale 10 gennaio 2013, n.
2 (Disciplina del collegio dei revisori dei conti della Giunta regionale e del
Consiglio regionale della Calabria) sono apportate le seguenti modifiche:
a) al comma 2 dell’articolo 3-bis la
parola: “venti” è sostituita dalla seguente: “dieci”;
b) dopo il comma 2 dell’articolo 3-bis sono
inseriti i seguenti:
“2-bis. Il termine di cui al comma 2 può
essere sospeso per una sola volta, per un massimo di dieci giorni, con apposita
istanza del collegio dei revisori dei conti, al fine di consentire
l’acquisizione di eventuali chiarimenti e documentazione occorrenti al rilascio
dei pareri.
2-ter. La violazione del termine di cui al
comma 2, reiterata per tre volte, determina la decadenza dei componenti del
collegio dei revisori dei conti dall’incarico loro conferito.”.
2. Nel comma 1 dell’articolo 6 della l.r. 2/2013, la parola: “cinque” è sostituita dalla
seguente: “tre”.
3. Il comma 1 dell’articolo 8 della l.r. 2/2013 è sostituito dal seguente:
“1. Ai componenti del collegio spetta una
indennità pari al 20 per cento dell'indennità di carica e di funzione del
Presidente della Giunta regionale, maggiorata del 15 per cento per il
presidente del collegio, al netto di IVA e oneri di legge”.
4. Le disposizioni dettate dal presente
articolo non trovano applicazione sui contratti in corso alla data della sua
entrata in vigore.
Art. 9
(Modifiche alla legge regionale n. 24/2013)
1. Dopo il comma 9 dell’articolo 9 della
legge regionale 16 maggio 2013, n. 24 (Riordino enti, aziende regionali,
fondazioni, agenzie regionali, società e consorzi comunque denominati, con
esclusione del settore sanità) è aggiunto il seguente:
“10. Al direttore generale spetta
un’indennità commisurata all’80 per cento di quella spettante all’analoga
figura dei Parchi nazionali. Tale indennità è soggetta alla decurtazione
prevista dalla normativa nazionale e regionale in materia di spending review.”.
Art. 10
(Modifiche alla legge regionale n. 30/2016)
1. Al comma 2 dell’articolo 5-bis della
legge regionale 12 ottobre 2016, n. 30 (Disposizioni sulla partecipazione della
Regione Calabria alla formazione e all’attuazione della normativa e delle
politiche dell’Unione Europea e sulla programmazione nazionale per le politiche
di sviluppo e coesione) sono apportate le seguenti modifiche:
a) dopo la parola: “spese”, sono inserite
le seguenti: “di viaggio e”
b) le parole: “al 65 per cento di” sono
sostituite dalla seguente: “a”.
Art. 11
(Modifiche alla legge regionale n. 9/2018)
1. Dopo l’articolo 1 della legge regionale
26 aprile 2018, n. 9 (Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto
del fenomeno della ‘ndrangheta e per la promozione della legalità,
dell’economia responsabile e della trasparenza) è inserito il seguente:
“Art. 1-bis
(Consulta
regionale per la legalità)
1. È istituita, presso il Consiglio
regionale della Calabria, la Consulta regionale per la legalità quale organo di
consulenza della Commissione consiliare regionale contro il fenomeno della
‘ndrangheta, della corruzione e dell’illegalità diffusa e della Giunta
regionale.
2. La Consulta regionale per la legalità è
composta da:
a) il Presidente della Commissione consiliare
regionale contro il fenomeno della ‘ndrangheta, della corruzione e
dell’illegalità diffusa, che la presiede;
b) previa intesa, un rappresentante
dell’Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei Beni
Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC);
c) un rappresentante istituzionale
dell’Anci Calabria;
d) un rappresentante dell’UPI Calabria;
e) un rappresentante della Città
Metropolitana di Reggio Calabria;
f) i rappresentanti delle organizzazioni
dei datori di lavoro e quelli delle organizzazioni sindacali dei lavoratori
comparativamente più rappresentative a livello regionale;
g) un rappresentante per ogni associazione
o fondazione antiracket e antiusura, con sede nella Regione Calabria, di cui
all’articolo 15 della legge 7 marzo 1996, n. 108 (Disposizioni in materia di
usura) e/o iscritte negli elenchi prefettizi di cui all’articolo 13, comma 2,
della legge 23 febbraio 1999, n. 44 (Disposizioni concernenti il Fondo di
solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell'usura), e/o
iscritte negli elenchi prefettizi ai sensi dell’articolo 1 del decreto del
Ministro dell’Interno del 24 ottobre 2007, n. 220 (Regolamento recante norme
integrative ai regolamenti per l'iscrizione delle associazioni e organizzazioni
previste dall'articolo 13, comma 2, della legge 23 febbraio 1999, n. 44 e
dall'articolo 15, comma 4, della legge 7 marzo 1996, n. 108, in apposito elenco
presso le prefetture);
h) un rappresentante per ogni consorzio o
cooperativa di garanzia collettiva Confidi avente sede in Calabria e che
disponga del fondo antiusura separato dai fondi rischio ordinari, di cui alla
legge n. 108/1996;
i) un rappresentante dell’Unione regionale
delle camere di commercio della Calabria (Unioncamere Calabria);
j) cinque esperti di qualificata e
comprovata esperienza negli ambiti professionali, accademici o di volontariato,
attinenti all'educazione alla legalità e alla cittadinanza responsabile nonché
al contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa ed alla corruzione.
3. Ai lavori della Consulta sono invitati
l’assessore regionale competente in materia di legalità e i componenti della
Commissione regionale contro il fenomeno della ‘ndrangheta, della corruzione e
dell’illegalità diffusa.
4. Ai lavori possono essere invitati rappresentanti
delle amministrazioni statali competenti nelle materie della giustizia e del
contrasto alla criminalità, nonché ulteriori esperti e rappresentanti
istituzionali o di altri organismi di volta in volta individuati sulla base
delle questioni trattate.
5. La Consulta si riunisce almeno due volte
all’anno ed esprime un parere consultivo sul Piano speciale legalità,
antiracket e antiusura (PSLA), previsto dall’articolo 4.
6. I componenti della Consulta regionale
sono nominati dal Presidente del Consiglio regionale tenendo conto delle
designazioni formulate dagli enti indicati nel comma 2, sentito il Presidente
della Commissione consiliare regionale contro il fenomeno della ‘ndrangheta,
della corruzione e dell’illegalità diffusa.
7. La Consulta resta in carica per tutta la
durata della legislatura. La partecipazione ai lavori della Consulta non dà
luogo ad alcun compenso o rimborso.
8. L’ufficio di Presidenza assicura, senza
nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale, le risorse umane e strumentali
necessarie per il funzionamento della Consulta.”.
Art. 12
(Integrazioni alla legge regionale n. 5/2021)
1. Dopo il comma 2 dell’articolo 2 della
legge regionale 23 aprile 2021, n.5 (Disciplina delle modalità e delle
procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni
idroelettriche della regione Calabria e determinazione del canone in attuazione
dell’articolo 12 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79) è aggiunto il
seguente:
“3. Le procedure e le modalità di
assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d’acqua a scopo
idroelettrico, disciplinate dalla presente legge, non si applicano alle
richieste presentate entro la data del 23 aprile 2021. Alle richieste di cui al
primo periodo si applicano, in ogni caso, le disposizioni della presente legge
relative alla determinazione del canone concessorio.”.
Art. 13
(Modifiche alla legge regionale n. 8/2023)
1. Alla legge regionale 24 febbraio 2023,
n. 8 (Modifiche a leggi regionali e disposizioni normative) sono apportate le
seguenti modifiche:
a) l’articolo 10 è sostituito dal seguente:
“Art. 10
(Misure
per garantire il funzionamento degli impianti di risalita)
1. La Regione Calabria favorisce la
riqualificazione, il potenziamento e l'ammodernamento degli impianti di
risalita di Camigliatello silano e Lorica, rientranti nel proprio patrimonio
della Regione o di enti strumentali, adibiti al trasporto pubblico di persone,
delle piste da sci, dei sistemi di innevamento programmato e delle strutture a
essi connesse.
2. L'esercizio degli impianti deve
svolgersi in ottemperanza alle vigenti norme in materia di sicurezza e
regolarità dei servizi di trasporto pubblico con impianti di risalita e in
coerenza con la vigente normativa in materia di sicurezza e pratica degli sport
della neve.
3. La gestione degli impianti di risalita
di cui al comma 1, dei relativi beni immobili e mobili pertinenziali e delle
infrastrutture complementari e accessorie agli impianti, è assicurata dalla
società Ferrovie della Calabria S.r.l., anche attraverso l'utilizzo di
personale in possesso delle abilitazioni valide per lo svolgimento delle
funzioni di sicurezza nella conduzione degli impianti di risalita in servizio o
esercizio pubblico e dei tappeti mobili in esercizio pubblico.
4. Nella gestione degli impianti di cui al
comma 3 è assicurata la funzione di gestore dell’area sciabile che svolge, di
norma, la funzione di gestore delle piste alle quali gli impianti sono
funzionalmente collegati. L'area sciabile può essere, altresì, impiegata nel
periodo estivo anche per la pratica di attività ludico-sportive e ricreative su
aree e tracciati esclusivamente destinati a tali attività.
5. Nella gestione deve essere assicurato un
apposito servizio di soccorso che può essere svolto dal personale dipendente in
servizio presso le piste o presso gli impianti, da enti e associazioni già
operanti nel settore dotati di professionalità specifica, da personale
specializzato delle forze armate, dei corpi di polizia e dei vigili del fuoco.
6. Nella gestione degli impianti di
risalita di cui al comma 1 deve essere garantita la manutenzione ordinaria e
straordinaria degli impianti, dei relativi beni immobili e mobili pertinenziali
e delle infrastrutture complementari e accessorie agli impianti, delle aree di
transito e di sosta per i veicoli dei fruitori degli impianti di risalita e
delle aree sciabili.
7. Questi interventi possono essere finanziati
nell’ambito dei programmi operativi dei fondi strutturali europei e nazionali
individuati negli atti di programmazione, previa verifica della coerenza con le
linee di intervento in essi previste, nonché con le eventuali altre risorse
conferite da altre istituzioni o enti pubblici e privati.”;
b) dopo il comma 2 dell’articolo 11 è
aggiunto il seguente:
“3. Per le finalità di cui al comma 1, la
Giunta regionale è autorizzata a concedere alle forze dell'ordine e agli enti
locali sul cui territorio insistono presidi territoriali delle forze
dell’ordine, in comodato d’uso gratuito o in locazione a canone ridotto, beni
immobili o porzioni di essi di proprietà della Regione o di enti strumentali
regionali, con la finalità di perseguimento del bene della sicurezza pubblica e
per garantire il mantenimento di un presidio delle forze dell’ordine a livello
territoriale.”.
Art. 14
(Modifiche alla legge regionale n. 9/2023)
1. Al comma 2, dell’articolo 22 della legge
regionale 24 febbraio 2023, n. 9, (Disciplina del Sistema di protezione civile
della Regione Calabria) le parole: “associazioni di volontariato e gruppi
comunali” sono soppresse.
Art. 15
(Attività complementari alla vendita di
prodotti orto-floro-vivaistici)
1. L’imprenditore agricolo, munito della prescritta
autorizzazione all’esercizio dell’attività vivaistica, può vendere al
dettaglio, oltre ai prodotti dell’azienda orto-floro-vivaistica,
anche quelli che completano e integrano quelli provenienti dall’azienda a
condizione che:
a) la superficie massima destinata alla
vendita dei prodotti di complemento non superi il 10 per cento della superficie
totale delle strutture aziendali adibite all’attività orto-floro-vivaistica
e comunque non ecceda il limite di 250 metri quadrati;
b) il volume massimo dei ricavi derivanti
dalla vendita dei prodotti di complemento non superi il 35 per cento del totale
dei ricavi dell’azienda orto-floro-vivaistica.
2. L’attività di vendita è subordinata alla
previa comunicazione al Comune nel cui territorio è svolta l’attività e al
possesso e mantenimento delle condizioni di cui al comma 1.
3. Entro tre mesi dall’entrata in vigore
della presente legge, la Giunta regionale adotta l’elenco dei prodotti di
complemento merceologico orto-floro-vivaistico, che
può essere periodicamente aggiornato.
Art. 16
(Disposizioni in materia di agricoltura)
1. Ai commissari nominati dalla Regione
Calabria in sostituzione degli organi di amministrazione dei Consorzi di
bonifica, o in caso di loro liquidazione ordinaria, è corrisposta, a carico del
bilancio dell’ente interessato, un’indennità commisurata a quella spettante al
presidente dei Consorzi medesimi.
2. Le disposizioni di cui al comma 1 si
applicano anche ai Consorzi già commissariati e a quelli già sottoposti a
liquidazione, con decorrenza dall’entrata in vigore della presente legge.
3. Al fine di dare supporto ai commissari
di cui al comma 1, il dipartimento competente in materia di agricoltura è
autorizzato ad assicurare attività di assistenza e supporto agli stessi
commissari in modo da garantire il sollecito adempimento dell’incarico
conferito, anche avvalendosi di figure professionali messe a disposizione da
società partecipate o da enti subregionali, mediante convenzione.
4. Per le medesime finalità di cui al comma
3, per le annualità 2023-2025, è istituito un fondo destinato alla copertura
delle spese della procedura, nella misura massima di € 100.000,00 euro.”.
Art. 17
(Misure agevolative integrate)
1. Al fine di massimizzare l'efficacia
delle misure di politica economica regionale volte ad attrarre investimenti sul
territorio, accrescere la competitività delle filiere produttive regionali e
agevolare l'accesso al credito delle imprese, la Regione promuove l'istituzione
di specifici regimi agevolativi che favoriscono la semplificazione dei processi
di gestione e generano effetti moltiplicativi e leve finanziarie.
2. I regimi agevolativi di cui al comma 1
istituiti dalla Giunta regionale possono essere attuati con modalità che
consentono l'integrazione di forme di sostegno a carattere nazionale e
comunitario, ivi incluse quelle di cui all’articolo 1, comma 855, della legge
27 dicembre 2006, n. 296 (Legge finanziaria 2007).
Art. 18
(Disposizioni per la partecipazione degli
istituti agrari alle misure del PSR)
1. Le aziende di amministrazioni ed enti
pubblici che esercitano nel territorio regionale in via esclusiva attività
definite agricole dall’articolo 2135 del codice civile e dalle leggi statali
speciali, sono equiparate all’imprenditore agricolo professionale (IAP) ai
seguenti fini:
a) attribuzione di provvidenze con gli
strumenti di programmazione regionale che dispongono interventi finanziari in
materia di agricoltura, foreste e sviluppo rurale;
b) applicazione delle disposizioni di cui
al titolo VII della legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 (Norme per la tutela,
governo e uso del territorio), concernenti le costruzioni sul territorio
rurale.
Art. 19
(Modifiche alla legge regionale n. 28/1986)
1. Nell’articolo 1 della legge regionale 11
luglio 1986, n. 28 (Ricezione turistica all'aria aperta), dopo il comma 10 è
inserito il seguente:
“10-bis. Nelle strutture ricettive
stagionali all’aria aperta, durante il periodo di chiusura delle medesime, è
consentita la custodia di mezzi mobili di pernottamento e di strutture
destinate all’accoglienza dei turisti, installate a cura della gestione o
proprie dei residenti stagionali, purché siano collocate in apposite piazzole
che non possono occupare più del 30 per cento della superficie complessiva
autorizzata.”.
Art. 20
(Norma finanziaria)
1. Per far fronte agli oneri derivanti
dall’attuazione dell’articolo 10, è autorizzata la spesa nel limite massimo di
50.000,00 euro annui, da imputare a carico degli assi di Assistenza Tecnica dei
Piani e Programmi regionali, in base alle singole richieste delle Autorità di
Gestione di attivazione delle posizioni funzionali presso l’ufficio di
collegamento per le loro finalità istituzionali.
2. Agli oneri derivanti dalla istituzione
del fondo di cui all’articolo 16, determinato nel limite massimo di 100.000,00
euro, si provvede con le risorse stanziate alla Missione 16, Programma 01,
mediante la riduzione dello stanziamento di spesa del capitolo U0223120201
allocato nella medesima Missione (U16.01).
3. Dalle restanti previsioni legislative
della presente legge non derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio
regionale.
4. La Giunta regionale è autorizzata a
effettuare le necessarie variazioni allo stato di previsione della spesa del
bilancio di previsione 2023- 2025.
Art. 21
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il
giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale
telematico della Regione Calabria.
IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA
PREMESSO CHE:
- in data 25 aprile 2023 è stata rinvenuta
in provincia di Reggio Calabria una carcassa di cinghiale morto a seguito del
primo caso accertato di Peste Suina Africana (PSA), essendo risultato positivo
il relativo test al virus effettuato nell’immediatezza del rinvenimento;
- il Presidente della Giunta Regionale,
Roberto Occhiuto, nella sua qualità di Commissario della sanità calabrese, ha
tempestivamente istituito la “zona infetta” in 26 Comuni della provincia di
Reggio per contenere la diffusione della peste suina;
- l’ordinanza investe i Comuni di San
Procopio, Fiumara, San Roberto, Laganadi, Palmi, Bagnara Calabra, Delianuova,
Sinopoli, Santo Stefano in Aspromonte, Sant’Alessio in Aspromonte, Sant’Eufemia
d’Aspromonte, Scilla, Seminara, Melicucco, Cosoleto, Calanna, Reggio Calabria,
Roccaforte del Greco, Montebello Jonico, Condofuri, Bagaladi, Cardeto, Melito
di Porto Salvo, Motta San Giovanni, San Lorenzo e Roghudi;
- la “zona infetta è disposta al fine di
prevenire l’ulteriore diffusione della malattia, e in considerazione
dell’accentuata vicinanza tra i vari casi, con conseguente sovrapposizione dei
territori”. In queste aree vengono stabiliti l’uso della segnaletica in
ingresso nei comuni sulla quale indicare la presenza di peste suina africana
nei cinghiali, il divieto di alimentazione, avvicinamento e disturbo ai
cinghiali, l’obbligo di segnalazione di eventuali carcasse di cinghiali o
cinghiali moribondi, il divieto di qualsiasi attività venatoria, di movimentazione
al di fuori della zona infetta di suini selvatici se non finalizzata
all’abbattimento, il divieto di movimentazione al di fuori della zona infetta
di carne, prodotti a base di carne, trofei ed ogni altro prodotto ottenuto da
suini selvatici abbattuti in zona infetta e il divieto di utilizzo di fieno e paglia
prodotti in zona infetta. La decisione nasce – si legge nell’ordinanza – “a
seguito della conferma di peste suina africana (Psa)
nelle carcasse di
cinghiale rinvenute e dei risultati delle
indagini effettuate, i casi comprovati di peste suina nei cinghiali ritrovati
nei comuni di Cardeto, Reggio Calabria/S. Domenica, Covala/Bagnara Calabra e
Reggio Calabria/Embrisi”.
- la pratica della caccia di selezione
dell’ungulato della specie cinghiale, scaturita dal diffondersi progressivo,
incontenibile ed invadente del suide, su scala nazionale, ha, negli ultimi
anni, coinvolto parecchi cacciatori che avevano esperienze e tradizionali
competenze, limitate alla caccia in battuta ed in braccata, con l’ausilio di
cani.
CONSIDERATO CHE:
- l’apprendimento delle tecniche della
filosofia selettiva, delle sue motivazioni, delle sue liturgie, della sua
etica, dei protocolli e delle norme balistiche, vocate all’uso di armi a canne
rigate, hanno determinato il completamento di una formazione che ha proiettato
molti cacciatori, in un mondo venatorio caratterizzato da un più intimistico
rapporto con la flora, con la fauna, con la poesia delle luci e degli albedi della luna, dei suoni e dei silenzi della natura;
- le materie apprese, i docenti con cui i
cacciatori hanno fatto il loro esordio in questa nuova dimensione venatoria, li
ha proiettati in un rilevante ruolo che li vede protagonisti, nel ruolo di Selecontrollori/Selettori, ovvero Cacciatori specializzati
di ungulati con metodi selettivi e preposti anche al controllo numerico del
cinghiale, al servizio della collettività, nell’espletamento di un importante
pubblico servizio, che garantisce agli organi preposti, una figura ausiliaria,
preziosa e determinante, un presidio di esperti, appassionati collaboratori,
impegnati, spesso a costo zero per la pubblica amministrazione, in un ruolo di
collaborazione, di sorveglianza, di protezione, di contenimento, di
salvaguardia, della salute pubblica, del patrimonio boschivo, pubblico e
privato e poi nel campo agronomico e della sicurezza stradale;
- questo speciale “know how”
ha permesso loro di operare con profitto e competente sagacia per due intere
stagioni, nell’intento di contenere le popolazioni del cinghiale e di supportare
gli operatori agricoli che avevano fatto richiesta di poter avere un loro utile
intervento.
TENUTO CONTO CHE:
- in Calabria, si iniziò a palesare il
timore comune del rischio di una possibile espansione della Peste Suina
Africana continentale e pertanto molti selettori avvertirono l’urgenza di informarsi
e formarsi per la preventiva operatività, nel caso di una infausta, quanto
malaugurata possibilità, che questo evento si potesse realizzare.
- la tempestività dell’intervento dei
Selettori e la prevenzione possono essere sicuramente utili per ridurre al
minimo l'espansione del virus;
- i selettori hanno già frequentato corsi
dedicati alla PSA con profitto tanto da potersi rendere già sufficientemente
utili a scongiurare il dilagarsi dell’epidemia;
- i selettori e non tutti i cacciatori da
braccata, sono a conoscenza delle fondamentali nozioni e dei protocolli
necessari.
IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALEDELLA CALABRIA
Ad
accelerare il selecontrollo nei comuni limitrofi alla
zona rossa, per evitare il dilagare della peste suina. Ciò anche in attuazione
delle direttive dell’Istituto zooprofilattico in ordine alla delimitazione
della zona rossa mediante l’impiego di quanti più selettori possibili, per circoscrivere
il virus e per impedire il propagarsi della peste suina in particolare negli
allevamenti, onde scongiurare il rischio di minare, ulteriormente, un’economia
già fragile, che ha però punti di forza e di eccellenza trainanti per il
settore, quali ad esempio, il suino nero di Calabria.
Ad attivarsi per programmare ed istituire
un sistema organico, mediante l’adozione di specifici protocolli e procedure,
che siano di riferimento per la pubblica segnalazione e la raccolta di dati,
per monitorare i sinistri causati dall’impatto col cinghiale o col
coinvolgimento di altra fauna selvatica, per far sì che siano evitate
conseguenze negative anche in vista della imminente stagione turistica, con
possibili gravi danni al settore turistico calabrese,
soprattutto nelle attività di qualsiasi
tipo che si svolgono nei boschi, nei prati ed all’aria aperta, non escludendo
anche l’attività venatoria che verrebbe severamente paralizzata, dal momento
che le conseguenze più gravi comporterebbero un periodo che va da 36 fino a 60
mesi di sospensione dell’attività venatoria stessa con conseguente crisi
economica di molte attività del settore delle armerie presenti sul territorio.