X^ LEGISLATURA
RESOCONTO
INTEGRALE
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N. 74
SEDUTA Di LUNEDì 15 LUGLIO 2019
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE NICOLA IRTO, DEL
VICEPRESIDENTE VINCENZO CICONTE E DEL SEGRETARIO QUESTORE DOMENICO TALLINI
Presidenza del presidente Nicola
Irto
La seduta inizia alle 15,52
Dà
avvio ai lavori, invitando il Segretario questore a dare lettura del verbale
della seduta precedente.
Dà
lettura del verbale della seduta precedente.
(È approvato senza osservazioni)
Dà
lettura delle comunicazioni.
Ha chiesto
d’intervenire il consigliere Mirabello. Ne ha facoltà.
Presidente,
chiedo che sia inserita all'ordine del giorno la mozione numero 161/10^,
avendolo concordato con tutti i colleghi presenti in Commissione sanità, e che
sia discussa come primo punto all'ordine del giorno.
Consigliere
Mirabello, in Conferenza dei capigruppo abbiamo stabilito di non inserire altri
punti all’ordine del giorno, se non un progetto di legge di scadenza termini.
Comunque, intanto consegni la mozione alla presidenza.
Ha chiesto
d’intervenire il consigliere Guccione. Ne ha facoltà.
Presidente, non
sono sottoscrittore ma, anch'io, sono d'accordo affinché la mozione,
sottoscritta da tutti i gruppi consiliari della Regione Calabria, che ha
carattere d'urgenza ed illustrata dal consigliere Mirabello, sia discussa in
Aula.
Volevo un
chiarimento: considerato che avevamo preso un impegno solenne in questa Aula,
nell'ultima seduta di Consiglio, per affrontare la questione dei precari, in
particolare dell’ex Sial, ed era stato presentato un emendamento dal collega
Esposito e anche a firma mia, vorrei capire a che punto siamo rispetto a questa
questione, visto che abbiamo preso l’impegno che saremmo arrivati in Aula a
votare una legge o sarebbe stato approvato un provvedimento della Giunta. Un
impegno solenne, preso in Aula di Consiglio, disatteso mi sembra un messaggio
sbagliato che mandiamo ai calabresi, a coloro i quali si attendono, da questo
punto di vista, giustizia.
Ritengo che su
questo, in via preliminare, prima dell'avvio dei lavori, ci debba essere un
chiarimento.
Ha chiesto
d’intervenire il consigliere Pedà. Ne ha facoltà.
Presidente,
vorrei che riflettessimo sul fatto di porre in votazione, oggi, la mozione sui
Lea, per quanto riguarda la fibromialgia. È un
impegno preso in Commissione tutti quanti assieme.
Consigliere
Pedà, si riferisce alla mozione del consigliere Mirabello?
Si, quella del
consigliere Mirabello.
Credo che su
questo ci sia da parte di tutti la condivisione. Sul tema sollevato dal collega
Guccione, anch'io vorrei essere notiziato sulla procedura - non vedo
l'assessore Robbe, non so se è in arrivo - per quanto
riguarda le cose che si erano dette l'altra volta sulla legge numero 12, ex articolo
1. Grazie.
Per quanto
riguarda la questione posta dal consigliere Guccione, questa mattina, in
Conferenza dei capigruppo, l’abbiamo affrontata. Si è stabilito all'unanimità
di convocare l'Assessore al lavoro, la prossima settimana, in Conferenza dei
capigruppo, per poter arrivare alla prossima seduta di Consiglio regionale, che
dovrebbe essere o l'ultimo giorno di luglio o il primo agosto, e poter
affrontare il dibattito e possibilmente esaminare anche la proposta legislativa
che la Giunta ha assunto impegno di portare in Aula. Lo stato dell'arte, ad
oggi, è questo.
Ha chiesto
d’intervenire il consigliere Tallini. Ne ha facoltà.
Presidente,
chiedo, nella qualità di Vicepresidente, di inserire all'ordine del giorno la
proposta di legge numero 454/10^, recante: “Modifiche e integrazioni alla legge
regionale numero 21 del 2010”, in sostanza il “Piano casa”, considerato che
nella scorsa seduta l’Aula ha preso l'impegno di inserirlo al primo punto
dell'ordine del giorno della seduta odierna.
Ha chiesto
d’intervenire il consigliere Guccione. Ne ha facoltà.
A seguire
mettiamo in votazione la rimodulazione dell'ordine dei lavori.
Condivido la
richiesta del collega Tallini, ma volevo ritornare sulla questione dei precari.
Presidente, preso l’impegno, sarebbe stato giusto, che qualcuno, a nome della
Giunta, venisse a riferire lo stato dell'arte. Un ritardo di quindici giorni o
di una settimana non cambia nulla, però un ulteriore rinvio, senza conoscere lo
stato dell'arte, i problemi che ci sono, le questioni che devono essere ancora
sciolte, verificare la possibilità di un diritto, credo che sia un messaggio
sbagliato che mandiamo alla Calabria.
Lo dico con
molta chiarezza, non voglio speculare, non mi interessa, però quell’impegno
l'ho votato pure io, come tutta la maggioranza del Consiglio regionale e sono,
veramente, in forte imbarazzo riguardo a tutto questo, perché è una questione
delicata sui diritti.
Ci sono,
addirittura, lavoratori che avevano fatto domanda per essere inseriti tra i
destinatari della legge numero 1 del 2014, non sono stati né inseriti né
risultano esclusi formalmente; hanno fatto ricorso al TAR perché non sono né
inseriti in posizione utile né risultano tra gli esclusi. Penso che su questo
dobbiamo garantire la massima trasparenza.
Ritengo che una
decisione del Consiglio regionale non possa essere aggiornata in questo modo,
senza che nessuno, oggi, spieghi le ragioni del perché il provvedimento non è
giunto in Aula.
Ha chiesto
d’intervenire il consigliere Gallo. Ne ha facoltà.
Presidente,
intervengo su questo argomento, la legge numero 12 del 2014, sul quale peraltro
il Consiglio regionale, nell'ultima seduta che si è svolta, ha dibattuto
ampiamente e ha raggiunto, lo devo dire con grande chiarezza, all'unanimità,
consiglieri di centro-sinistra e consiglieri di centro-destra, una posizione
univoca e cioè che coloro i quali si rivedono o sono interessati dalla
interpretazione autentica della legge 1, che è la legge numero 12, devono
essere inseriti. Non ci possono essere disparità di trattamento fra lavoratori
e lavoratori.
La Giunta
regionale ha assunto un impegno, ha avuto un termine di un mese.
Oggi, in
Conferenza dei capigruppo abbiamo dibattuto lungamente di questo argomento e
non c'era nessuno della Giunta regionale. Il collega Guccione ha ragione anche
perché le notizie che provengono da questi lavoratori, che magari hanno
conoscenze all'interno degli uffici stessi del Dipartimento lavoro, sono di
decreti che vengono scritti, che sono fermi alla registrazione, che quindi non
prevedono volontà, da parte dell'Assessore al ramo e della Giunta regionale,
per il proseguimento del percorso.
Se così fosse sarebbe
molto preoccupante, anche perché c'è una volontà politica del tutto univoca che
è emersa in Aula, da parte della maggioranza e della minoranza.
Allora, da
questi banchi, credo che il collega Esposito, il collega Tallini, così come
altri colleghi, anche del centro-sinistra, che hanno lavorato insieme a me,
fortemente, su questo argomento, una risposta da un componente della Giunta
regionale forse la chiederebbero.
Ha chiesto
d’intervenire il consigliere Esposito. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Solo per aggiungere che, nonostante la grande stima e rispetto
verso la Conferenza dei capigruppo che è convocata per il 23 luglio, ritengo,
proprio per la mancanza di notizie ufficiali ed un rincorrere di voci che
creano ulteriore confusione, che un passaggio, oggi in Aula, sarebbe stato
utile al fine di capire se il Dipartimento lavoro sta operando su alcuni
decreti, se questi decreti sono pronti e manca soltanto la numerazione, così
come dicono alcuni funzionari, o se questi decreti sono stati ritirati al
vaglio di un perfezionamento che dilazionerebbero di molto anche i tempi.
Chiedere se,
accanto all’attività che sta facendo il Dipartimento lavoro per l'emanazione di
questi decreti, è stato investito della problematica anche il Dipartimento
bilancio che, poi, è il terminale dove trovare il finanziamento per sostenere
questi lavoratori della legge numero 1; capire se ancora si continua a fare
l'errore di interpretare la legge numero 12 come data in cui il lavoratore
dovevano possedere i requisiti, quindi a luglio 2014, o piuttosto che i
requisiti dovevano essere in capo ai dipendenti, ai lavoratori a gennaio, epoca
di emanazione della legge numero 1, in quanto la legge 12 non è altro che un
interpretazione autentica che non ha modificato quel dispositivo legislativo.
Tanti dubbi,
tanti incertezze che generano e rincorrono voci, anche tra i dipendenti, tra i
lavoratori, che creano confusione; quindi si tratta di un tentativo, magari
sommario, perché oggi il Consiglio fosse tranquillizzato dalla Giunta per
evitare strumentalizzazione e inserimento da parte di chiunque.
Si sta
lavorando, il Consiglio regionale sta facendo la sua parte, lei ha fatto bene a
convocare per il 23 luglio la Conferenza dei capigruppo, ma se, oggi, qualche
rappresentante della Giunta ci avesse notificato lo stato dell’arte, avremo
aggiunto chiarezza ad una pratica estremamente complessa e confusa.
Ha chiesto di
intervenire il consigliere Romeo. Ne ha facoltà.
Colleghi, penso
che noi dobbiamo evitare di aggiungere ulteriore confusione, perché il
consigliere Gallo ha detto benissimo: si è raggiunto un accordo unanime, non vi
è una questione di parte, ma c'è un impegno assunto unanimemente dal Consiglio
Regionale. Bene ha fatto il collega Guccione a chiedere a che punto siamo.
La Commissione
si è determinata, per come l'Assessore si era impegnato, in tempi brevi, e a
questo punto il presidente Irto, opportunamente, ha detto: “Prima della seduta
di Consiglio del 1 agosto, il 23 di luglio, si faccia una Conferenza dei
capigruppo, alla presenza dell'Assessore, e si faccia chiarezza rispetto agli
eventuali dubbi, quesiti, questioni che in linea con l'obiettivo che ci siamo
prefissi saranno eventualmente poste e chiarite”.
Aggiungo,
assieme al presidente Irto e agli altri colleghi, si è deciso, collega
Esposito, di andare ancor prima del 23 di luglio in Dipartimento al fine di
preparare il lavoro per il 23; quindi, da questo punto di vista, a me pare
perfetto quello che il Presidente del Consiglio ha deciso, dobbiamo soltanto
praticarlo.
Pongo in
votazione le richieste d’inserimento della proposta di legge 454/10^ e della
mozione 161/10^ che sono approvate.
(Il
Consiglio inserisce)
Il consigliere Tallini può illustrare la proposta di
legge. Prego.
La proposta di
legge è frutto di un lavoro di diversi mesi, su un testo varato dall'Ufficio di
Presidenza nel gennaio-febbraio precedente, con l'impegno assunto in Aula che,
poi, la Commissione competente avrebbe lavorato su un testo più completo,
definitivo e approfondito.
Questo, quindi,
è il lavoro che viene dalla Commissione e che ha visto un confronto con gli
ordini professionali e va, esclusivamente, nella direzione della
semplificazione dei procedimenti e delle procedure che, in gran parte, sono
state chiarite per evitare che nei vari uffici tecnici, dei vari Comuni della
Calabria, ci possano essere interpretazioni diverse, con applicazioni diverse
sulla stessa norma e sullo stesso testo.
L’urgenza di
approvare il testo oggi e perché entro il 30 di settembre i Comuni devono
adeguarsi e quindi vi è la necessità di trattarla in questa seduta.
Abbiamo detto
che, in gran parte, all'interno troveremo soltanto la semplificazione e i
chiarimenti di argomenti che sono stati oggetto di dubbio e che sono stati
posti dagli ordini professionali all'attenzione degli uffici della Regione o
della stessa Commissione competente. Quindi, non posso fare altro che dare atto
del buon lavoro alla Commissione e a tutti i colleghi che hanno lavorato e dire
che questo è uno dei pochi strumenti che, purtroppo, la Regione, dal punto di
vista del principio di muovere l'economia, ha saputo operare e anche redigere
nei termini in cui serve da una parte a offrire quelle opportunità di economie
per la realizzazione di piccoli interventi e dall'altra si è rivelato, il Piano
casa, uno strumento straordinario di riqualificazione urbana.
Annuncio il mio
voto favorevole e ribadisco che questo testo è frutto del lavoro e del
contributo di tanti consiglieri regionali.
Passiamo
all'esame e alla votazione del provvedimento.
Articolo 1
(È approvato)
Articolo 2
(È approvato)
Articolo 3
(È approvato)
Passiamo alla
votazione della proposta di legge nel suo complesso con autorizzazione al
coordinamento formale.
(Il Consiglio
approva)
(È riportata in
Allegati)
Ha chiesto di
intervenire il consigliere Mirabello. Ne ha facoltà.
Grazie,
Presidente. Come ho già detto, questa è una mozione che abbiamo assunto
unitariamente in Commissione sanità a seguito dell’audizione di una
associazione di persone affette dalla sindrome della fibromialgia,
dell'audizione di esperti medici e a seguito soprattutto dell'acquisizione in
Commissione della consapevolezza dell'importanza del tema sollevato.
Parliamo di una
patologia, la fibromialgia, che, non molto
recentemente per la verità, parliamo del '92, è stata ritenuta dall'Organizzazione
Mondiale della Sanità una patologia per la quale veniva raccomandato agli Stati
membri dell'Unione Europea di mettere a punto una strategia comunitaria, di
contribuire ad aumentare la consapevolezza della malattia, di incoraggiare
migliorare l'accesso, la diagnosi e i trattamenti, di promuovere lo sviluppo di
programmi per la raccolta di dati sulla fibromialgia.
Sulla base di
queste considerazioni, chiediamo che il Presidente della Giunta regionale si
possa attivare in sede di Conferenza Stato-Regioni affinché a livello
nazionale: siano approvate le normative necessarie a prevedere il
riconoscimento della fibromialgia o sindrome fibromialgica con conseguente classificazione nel
nomenclatore nazionale; ai lavoratori affetti da questa patologia siano
riconosciuti i permessi di astensione dal lavoro per la cura della
sintomatologia, oltre che l'esenzione dal pagamento dei ticket per esami di
laboratorio e/o strumentali e dei farmaci eventualmente prescritti.
Inoltre,
chiediamo che: si avvii e si assicuri in modo ottimale sul territorio
regionale, tramite il Dipartimento e tramite la struttura commissariale, la
cura e la continuità terapeutica ai pazienti fibromialgici
con dolore e a sviluppare setting clinico-gestionali, attraverso l'interconnessione
delle reti reumatologiche di terapia del dolore, avviando una serie di percorsi
per la presa in carico globale del paziente fibromialgico,
che necessita di cure antalgiche; di riconoscere il rilevante apporto delle
associazioni e del volontariato che si occupano di questa patologia; di
istituire un registro nazionale e regionale della fibromialgia
per la raccolta e l'analisi dei dati clinici e sociali riferiti a questa
patologia; di istituire un tavolo tecnico-politico per definire un piano
diagnostico terapeutico del paziente fibromialgico,
con l'attivazione di un percorso dedicato ai pazienti con dolore, costituendo
un team multidisciplinare dedicato al percorso in oggetto.
In buona
sostanza riteniamo opportuno che questa mozione, che è stata sottoscritta –
ripeto - unitariamente ai colleghi Esposito, Battaglia, Pedà, Guccione e dal
sottoscritto, sia posta all'attenzione del Governo nazionale e della struttura
commissariale, per dare risposte ai pazienti calabresi affetti da questa
particolare patologia. Grazie, Presidente.
Ha chiesto di
intervenire il consigliere Pedà. Ne ha facoltà.
Presidente,
solo per rimarcare quanto detto dal collega Mirabello, Presidente della
Commissione sanità. In Commissione spesso affrontiamo problemi e a volte non
riusciamo a dare delle risposte, siamo impotenti, soprattutto per via del
commissariamento della sanità calabrese.
Credo che, dopo
aver ascoltato le associazioni meritevoli di chi è affetto da fibromialgia e gli esperti, come il professore Lamberti
Castronuovo e il professor Amato, sia necessario impegnare il Presidente della
Giunta affinché possa attivare il percorso di riconoscimento di questa malattia
a livello nazionale, ma anche a livello locale per farla rientrare nei LEA.
Ritengo che sia
dignitoso per i lavoratori affetti da questa patologia, che venga loro
riconosciuto il diritto, come qualsiasi altro malato, di poter usufruire di
permessi e anche di giorni di riposo. Ho appreso, in Commissione, ascoltando
gli auditi, che la malattia non ha una cura medica, non c’è un farmaco, viene
soltanto attenuata con interventi fisioterapici e similari. Grazie.
Ha chiesto di
intervenire il consigliere Esposito. Ne ha facoltà.
Presidente,
intervengo brevemente, senza ripetere quanto detto nella presentazione della
mozione dal presidente Mirabello e ribadito dal collega Pedà.
Mi permetto di
sottolineare all'attenzione del presidente Oliverio la necessità che il
Consiglio regionale, prima in Commissione, oggi con l'approvazione di questa
mozione, faccia sintesi e trovi un percorso di soluzione di un problema, quello
dei malati fibromialgici.
Poi,
necessariamente, sarà fondamentale l'opera ed il percorso che definirà il
Dipartimento della salute per la soluzione di quello che, oggi, abbiamo
fortemente condiviso dal punto di vista politico.
Da questo punto
di vista, mi appello alla sensibilità del presidente Oliverio, affinché voglia
interloquire con il Dipartimento, sensibilizzando il Direttore generale, i
dirigenti ad un percorso, all’istituzione di un tavolo tecnico-politico, che
serve veramente a trovare un percorso pratico per la soluzione di queste
problematiche.
Quindi, ci
vuole tutta l'autorevolezza del presidente Oliverio, perché spesso anche cose
apparentemente banali o dalla semplice risoluzione, al Dipartimento subiscono
una fase di stasi; ad esempio, una mia interrogazione sugli hospice che ancora non ha trovato
soluzione, ed è un discorso estremamente significativo ed importante
riguardante l'approvvigionamento dei farmaci di fascia H per gli hospice privati
della Regione Calabria, la cui soluzione sarebbe dovuta immediata, ma è passato
oltre un anno dalla interrogazione che lei stesso, Presidente, poi ha condiviso
ed a cui ha dato risposta in Aula.
Così come dal
2016 si parla degli screening neonatali che ancora in Calabria non hanno
trovato la loro piena efficacia ed efficienza e sono limitati soltanto a tre
patologie, quando in tutto il resto d'Italia lo screening neonatale riguarda 40
malattie rare metaboliche, il cui percorso dipende molto dalla diagnosi
immediata.
Faccio, quindi,
una sollecitazione al Dipartimento affinché recepisca questa mozione, non la
tenga in un cassetto, ma dia consequenzialità, veloce consequenzialità a quello
che è stato il lavoro prima della Commissione sanità ed oggi del Consiglio
regionale.
Ha chiesto di
intervenire il presidente Oliverio. Ne ha facoltà.
Presidente,
intervengo brevemente per dichiarare la condivisione della Giunta rispetto a
questa iniziativa, ai contenuti di questa mozione. Non ritornerò sulle
argomentazioni che qui sono state illustrate a sostegno di questa mozione.
Sarà mia cura,
tempestivamente, coinvolgere ed investire il Dipartimento, perché possano
essere assunte le iniziative necessarie, non solo per un adeguato
riconoscimento di questa malattia, nell'ambito delle patologie per le quali è
necessaria anche un’esenzione dei ticket e le altre necessità poste, ma anche
perché nell'ambito delle terapie relative alle reumatologie, possa trovare
questa patologia anche un’adeguata attenzione e un adeguato spazio.
Vi ringrazio
per avere posto questa problematica che interessa tantissime persone che
meritano attenzione.
Per
dichiarazione di voto, ha chiesto di intervenire il consigliere Guccione. Ne ha
facoltà.
Penso che oggi
stiamo prendendo una decisione importante per chi soffre di fibromialgia.
Abbiamo ascoltato, in Commissione sanità, il dolore di alcuni dei presenti che
soffrono di questa malattia. Dobbiamo essere in grado di saper rispondere, in
primo luogo, attraverso l'inserimento nel nuovo Piano Operativo 2019-2021 di
centri di eccellenza che in Calabria si occupano di fibromialgia.
Sappiamo che il
18 di questo mese è in programma il Tavolo Adduce, si occuperà del nuovo Piano
Operativo che prevede una nuova riorganizzazione del sistema ospedaliero e
della rete territoriale della sanità calabrese. Non lo conosco, ma secondo me,
ne vedremo delle belle rispetto a tutto.
Ritengo che
nella rete territoriale debbano essere inseriti ed individuati centri di
eccellenza che in Calabria si occupino della malattia in questione.
Chiedo, Presidente,
la cortesia, che, una volta approvato, il documento sia inviato formalmente,
attraverso una PEC, al Ministero della Sanità, al Ministero dell'Economia e al
Presidente del Tavolo interministeriale che è convocato, perché sia oggetto
anche di discussione a quel Tavolo, essendo una questione che noi riteniamo
fondamentale.
Pongo in
votazione la mozione numero 161/10^ che è approvata.
(Il Consiglio approva)
(È riportata in Allegati)
Passiamo
all'ordine del giorno numero 61 a firma dei consiglieri Gallo, Orsomarso, Pedà
“Sulla situazione dei lavoratori ex percettori di indennità di mobilità in
deroga”. Prego, consigliere Gallo.
Questo ordine
del giorno, ormai risalente nel tempo, perché è stato protocollato il 22
gennaio 2019, a firma dei colleghi Orsomarso e Pedà, oltre che alla mia come
primo firmatario, si riferisce alla situazione dei lavoratori ex percettori di
indennità di mobilità in deroga.
Si premetteva
che nell’ultimo triennio, vale a dire negli anni 2016-17-18 la Regione
Calabria, a più riprese ed a seguito di distinte manifestazioni di interesse di
bandi per la selezione, ha selezionato migliaia di lavoratori percettori in
deroga o lavoratori disoccupati da avviare a percorsi di formazione on the job presso gli uffici giudiziari,
le sedi periferiche del Mibac e del Miur, oltre che negli enti locali; si tratta di circa 6000
lavoratori percettori di mobilità in deroga.
Premettevo che
sempre vani erano stati i tentativi, soprattutto di interazione con il Governo
centrale, per costituire un bacino di lavoratori di mobilità in deroga, al
quale attingere al fine di un loro impiego in pianta stabile, o comunque la
possibilità di promuovere un confronto, come dicevo prima, con il Governo
centrale per ottenere la loro stabilizzazione o l'inizio di un percorso di
stabilizzazione.
Premettevo, ma
stiamo parlando del 22 gennaio 2019, che nelle ultime settimane anche a seguito
di alcune passeggiate di Ministri del Governo giallo-verde, soprattutto dei
Ministri 5 Stelle, mi riferisco al Ministro dei Beni culturali e al Ministro
della Giustizia, in particolare per questi lavoratori, da fonti di Governo o
dagli uffici interessati, erano giunte, all'epoca, rassicurazioni sia in ordine
al prolungamento del periodo di tirocinio sia in relazione al riconoscimento
dell'attività prestata quale titolo preferenziale in caso di indizione dei
concorsi.
Era il gennaio
di quest'anno, a distanza di quasi 6 mesi, invece, proprio l'altro giorno, io
stesso sono stato costretto a chiedere al governo regionale notizie circa il
prolungamento di questi tirocini, soprattutto per il Settore dei beni
culturali, Settore del Ministero Università e Ricerca, quindi per coloro i
quali sono impegnati, impiegati nelle scuole, perché a tutt'oggi non abbiamo
notizia della ripresa della prosecuzione di questi tirocini, sia pure magari in
forma diversa.
Naturalmente,
dicevamo con i colleghi, che questa eventualità era un'ottima notizia per i
lavoratori Mibac e Ministero di Giustizia, perché la
possibilità di avere titoli preferenziali in caso di indizione di concorsi, era
per costoro un'ottima notizia.
Ma questa
notizia poteva provocare, anche, una disparità di trattamento fra questi
lavoratori per i quali è legittimo avere questa aspirazione; peraltro sono da
anni impegnati presso il Ministero della Giustizia e presso il Mibac, due Ministeri che hanno avuto un fortissimo esodo in
questi anni e lo stanno avendo ancor di più dopo l'approvazione della norma che
prevede la quota 100 e, quindi, hanno molti presidi sguarniti. Dovrebbero
essere valorizzate le esperienze che in questi anni sono maturate e poteva
essere la buona notizia per i lavoratori del Ministero Giustizia e del Mibac, che vivono una sorta di discriminazione rispetto ai
600 circa lavoratori impegnati nei tirocini presso il Ministero dell'Università
e Ricerca quindi il Ministero dell'Istruzione, ma anche per i 4600 circa che
sono lavoratori presso gli enti locali o dislocati dagli enti locali altrove.
Tutto ciò
premesso, impegnavamo la Giunta regionale ad adottare i provvedimenti necessari
per garantire parità di trattamento tra tutti i tirocinanti, sia in ordine alla
durata dei tirocini sia in relazione al valore del tirocinio prestato, quale
titolo preferenziale per la partecipazione ad eventuali concorsi per assunzioni
a tempo indeterminato; chiedevamo alla Giunta regionale - adesso magari
l'Assessore ci notizierà in merito - notizie per promuovere con urgenza tavoli
di concertazione col Governo centrale per valutare con lo stesso le iniziative
da assumere in proposito.
Torno alla
proposta nei confronti del governo regionale: ci sia una concertazione col
Governo centrale per la costituzione di una sorta di bacino ormai consolidato
per questi lavoratori, affinché medio tempore si possa pensare, finita la fase
di tirocinio, a un loro progressivo assorbimento nella pubblica
amministrazione.
Chiusa la
partita degli LSU-LPU, per la quale ci auguriamo di avere scritto una pagina
importante la scorsa seduta di Consiglio con la storicizzazione della spesa,
credo che forse bisogna passare in maniera determinata a dare risposte a questi
oltre 6000 lavoratori, prima impegnati, soprattutto, nelle aziende private e
che a causa della crisi hanno perso il lavoro e oggi si trovano a svolgere
questi tirocini. Credo che avrebbero bisogno di maggiori, migliori risposte
soprattutto per il futuro o almeno sentire cosa programma il governo regionale,
ma soprattutto quello nazionale, per il loro futuro.
Per cui
sottopongo ai colleghi del Consiglio questo ordine del giorno, affinché ci sia
un impegno del governo regionale in questo senso.
Presidenza del vicepresidente
Vincenzo Ciconte
Prego,
Assessore. Ha facoltà di intervenire.
Buongiorno.
Vi chiedo scusa se sono arrivata solo adesso, ma ho avuto un incontro con i
sindacati proprio sul tema dei tirocini sul quale, tra l'altro, in base alle
interpellanze poste, avrei dovuto, in ogni caso, riferire, rispetto all'ordine
del giorno che ricordo bene. Mi sono già mossa per chiedere al Governo
un’attenzione particolare riguardo ai tirocini e ai tirocinanti del Ministero
della Giustizia, del Miur, del Mibac
e agli ex percettori di mobilità in deroga. Considerato che i tirocini sono un
istituto disciplinato da un regolamento Europeo e recepito, poi, con un intesa
Stato-Regione che prevede alcuni vincoli ai quali dobbiamo adeguarci, abbiamo
chiesto già diverso tempo fa, ai Ministeri la possibilità di un incontro nel
quale sottoporre all'attenzione i vincoli che, considerate le condizioni della
nostra regione, è opportuno rivedere e rivalutare, ma anche per proporre delle
possibili soluzioni affinché sia consentita una qualificazione dell'attività
anche in vista di futuri eventuali, possibili concorsi o immissioni in
situazioni lavorative che diano, di fatto, a questa politica attiva, così
definita anche dal Ministro dall'Unione Europea, uno sbocco ed una utilità
reale.
Ho
chiesto anche di ragionare insieme delle ulteriori possibilità di dare garanzie
a queste persone che, pur avendo svolto una politica attiva del lavoro
importante, hanno la necessità di essere accompagnate ulteriormente.
Ovviamente,
le situazioni sono differenziate a seconda dei Ministeri perché ci sono diverse
convenzioni specifiche. Abbiamo avuto risposte differenti e oggi ci troviamo in
questa condizione: finalmente siamo in grado di dire che i tirocini del Miur
verranno mandati a bando in questo mese di luglio e quindi potranno ripartire
in forma di perfezionamento. Per questi, quindi, si è già delineata una
evoluzione ed è la stessa che stiamo proponendo e ipotizzando per tutti.
A
seconda delle convenzioni, a seconda dei Ministeri di riferimento abbiamo avuto
interlocuzioni differenti.
Per
quanto riguarda il Mibac stiamo interloquendo con il
Ministero per il tramite del sovrintendente regionale, per il tramite del
direttore Patamia che ha dichiarato sia una
disponibilità a discutere nel merito sia una volontà di prorogare. Rispetto a
questa volontà, anche perché loro stessi dichiarano che queste persone
risultano essere utili all'interno dei propri uffici, anche in vista di
evoluzioni future il Ministero ci ha chiesto delle precisazioni, delle
puntualizzazioni sulle attività svolte dai tirocinanti e sulle modalità con cui
intendiamo portare avanti ed eventualmente integrare il percorso nella modalità
del perfezionamento. Per cui mi auguro che il Ministero, avendo già ricevuto da
noi diversi chiarimenti, questa volta ci dia finalmente il benestare per
passare avanti.
Per
quanto riguarda il Ministero della Giustizia e i tirocini della Giustizia ai
quali è necessario dare, come anche per gli altri del resto, corso alle
attività di formazione, a breve partirà il bando per l'attività di formazione
che è il completamento dell'attività di tirocinio, previsto dal modello di
tirocinio così per come indicato dall'Unione Europea. Per cui i tirocinanti
avranno al termine del percorso, anche quelli del Mibac
e del Miur, una qualificazione dell'esperienza. La
qualificazione l'abbiamo anche categorizzata all'interno del repertorio
regionale, quindi è riconosciuta e potrà essere spendibile anche in seno a
eventuali concorsi o comunque nel caso di ricerca di lavoro.
Per
quanto riguarda gli ex percettori in deroga, ovviamente stiamo parlando di un
bacino che ha delle specificità e anche un numero elevato di tirocinanti
nell'ordine di circa 4500 persone, ci ritroviamo in una condizione leggermente
differente, nel senso che le attività svolte da questi tirocinanti non
prevedevano la parte di formazione e abbiamo chiesto che fosse istituita anche
per loro, in linea con quanto chiede l'ordine del giorno e con quanto, diverse
volte, già detto in questo Consiglio. Abbiamo chiesto che anche per loro sia
possibile prevedere le attività di formazione e comunque abbiamo chiesto, anche
per loro, un'interlocuzione con il Ministero di riferimento che, però, non c'è
stata.
A
questo punto stiamo valutando non solo le ipotesi alternative, avendo concluso
l'INPS un lavoro che aveva cominciato e che ci ha portato a cristallizzare la
situazione in ordine alle risorse disponibili per i percettori. Abbiamo chiuso
con l'INPS sulla quantificazione delle risorse, siamo nelle condizioni di
individuare una eventuale strada successiva, ma se non si attivano dei percorsi
che ci consentono di andare in deroga all'intesa Stato-Regioni, diventa
difficile ipotizzare un'evoluzione del percorso di queste persone che,
sicuramente, hanno la necessità anche di essere ulteriormente accompagnate e
tutelate.
Pertanto
credo che l'ordine del giorno non solo vada incontro ad un lavoro svolto ma
dica, ancora una volta, che la Regione Calabria ha una necessità, considerate
le condizioni particolari che ha ereditato. Non ci dimentichiamo che parliamo
degli ex percettori di mobilità in deroga che non hanno più diritto agli
ammortizzatori sociali passivi e che tuttavia vanno gestiti e il loro percorso
va governato in maniera che non rimangano senza nessun tipo di sostegno.
Pertanto
ritengo che l'ordine del giorno sia assolutamente compatibile con le richieste
già avanzate, con le attività in corso e soprattutto nell'interesse dei
cittadini calabresi.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Nicolò. Ne ha facoltà.
Presidente,
intervengo per esprimere la mia condivisione e sottoscrivo pienamente l'ordine
del giorno nei contenuti e per il significato che ha esposto, in modo
esaustivo, il consigliere Gallo nel suo intervento. In merito all'argomento ho
svolto un poco di attività, attraverso qualche interrogazione riferita
all'utilizzo dei percettori di mobilità in deroga negli enti locali. Si parlava
della figura del tirocinante e se il termine tirocinio risponde alla logica
della formazione, di fare un percorso, di acquisire esperienza, di maturare e
arricchire le proprie competenze, quella logica deve essere applicata anche
agli ex percettori di mobilità in deroga, oggi tirocinanti che in alcune fasce
dell'amministrazione regionale vengono utilizzati anche per altre mansioni
rispetto al profilo per il quale dovrebbero essere impiegati.
A
noi interessa sapere se c'è un principio che rispetta la pariteticità perché
non ci possono essere percettori che fruiscono di deroghe e percettori che non ne
usufruiscono.
Premesso
che tutti devono essere considerati allo stesso modo, consapevoli che nessuno
deve fare demagogia e consci dell'inizio e della scadenza di un progetto,
affinché non si costruiscano i soliti carrozzoni del passato di cui la politica
si è avvalsa, in senso lato, la destra e la sinistra, per fini, per scopi
elettorali, per legittimare richieste, vogliamo capire se dal punto di vista
legislativo, in un contesto di stabilizzazione, considerato che hanno maturato
esperienze - quindi non ci può essere precariato di serie A di Serie B - alla
fine di questo percorso vi è una certificazione che valorizzi l'attività svolta
e che possa essere utile. Altrimenti ci renderemo parte diligente,
compatibilmente alle nostre competenze, per presentare una proposta di legge
che, in tal senso, riguarda i tirocinanti negli enti locali.
Se
si fa tirocinio per acquisire esperienza professionale nell’ambito forense ad
esempio, ma mi riferisco anche ad altri settori, vogliamo capire quali priorità
possono avere, in un contesto di competizione, visto che hanno maturato
esperienze, che hanno delle competenze; vogliamo capire se si ha un diritto di
precedenza - chiamatelo come volete - se si troveranno in una posizione
differenziata, altrimenti ci troviamo innanzi ai soliti carrozzoni elettorali,
costruiti a tempo solo per rispondere a logiche contro le quali abbiamo
lavorato e stiamo lavorando.
Il
mio intervento, tra virgolette, per condividere ed esprimere il mio voto
favorevole, c'è anche la firma del collega Orsomarso, quindi interpreto il suo
pensiero che è stato esposto bene dal collega Gallo. Sono rimasto parzialmente
soddisfatto del suo ragionamento, premesso che nella fase finale ha accolto
l'ordine del giorno. Ci lavoreremo assieme, però dobbiamo capire cosa il
Consiglio, al di là delle raccomandazioni che si pongono rispetto alle
competenze ministeriali, ha intenzione di fare. So che lei ha rivolto un
quesito al Ministero degli Interni, poi al Ministero del Lavoro e non si sa poi
a chi competente e chi deve rispondere, ma da quello che ho capito ci si è un
po' avvitati.
Per
quello che riguarda il Consiglio regionale, ancor prima di raccomandare il
Governo nazionale, dobbiamo comprendere cosa si intende fare per valorizzare
ciò che è stato fatto e ciò che questi soggetti hanno maturato rispetto a
logiche di professionalità.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.
Ne
approfitto non per aggiungere altro ma per dire al Presidente, all'Assessore,
con garbo e senza urlare, che in questa legislatura il confronto con il Governo
centrale, con i Governi che si sono succeduti, è mancato e non solo riguardo a
questa problematica ma anche alla riforma del Welfare, bocciata dal Tar e dal
Consiglio di Stato. Insomma c'è tutta una serie di problematiche, sul tema del
lavoro, su cui siamo carenti.
Si
tratta di un tema complesso di cui abbiamo discusso la volta scorsa votando la
legge manifesto che riguardava gli LSU e gli LPU, in un clima di tristezza
perché mentre noi qui parliamo di tirocinanti del Mibac
a Cortina festeggiano Cortina 2026 ed è ovvio che se fossi seduto al suo posto
pagherei le stesse difficoltà che lei oggi vive.
Devo
certificare la sua risposta Assessore, evidenziando che non c'è una continuità
logica, quindi intervengo per dire al presidente Oliverio - e credo che come
gruppi di minoranza dovremmo discuterne - che questa legislatura prima finisce
e meglio è. Quindi l’appello è quello di stabilire qual è la data per chiudere
la legislatura. Ho ascoltato in queste ore il dibattito e penso si possa fare
sul lavoro in questo Consiglio regionale, supportando le azioni di questo
Governo, un grande piano, stabilendo che, per chiunque verrà in futuro, abbia
la priorità.
Per
quanto mi riguarda, per quanto ci riguarda dovremmo dire basta al precariato!
Ovviamente non l'ha prodotto né Oliverio né lei, Assessore, e vale
l’interpretazione autentica della legge sulla quale si dibatte per sapere
quanta gente resta fuori. Suggerirei uno sforzo che, a fine legislatura, può
diventare bipartisan, volto a disegnare un percorso, assumendo, insieme, degli
impegni.
Ripeto:
dovrei dire che dopo quattro anni e mezzo, su questo tema, questa Giunta non ha
prodotto nulla, anzi ha accumulato altri ritardi. Mi rendo conto che diventa il
dibattito delle parti politiche quindi dico, presidente Oliverio, anche su
questo dibattito, convochiamo le elezioni a novembre, in modo che tutti gli
schieramenti in campo sappiano di essere da settembre in campagna elettorale e utilizziamo
il tempo che rimane in Consiglio regionale impegnandoci sul tema del lavoro che
è grande tema. Ribadisco che non riguarda l’assessore Robe e la sua funzione,
io ne denuncio l’inerzia però ribadisco che è il gioco delle parti. Proviamo a
darci un timing elettorale e,
soprattutto, sul tema del lavoro a settembre ritroviamoci su una grande
pianificazione che certifichi la realtà, perché stiamo certificando ogni
giorno, in Consiglio, pezzi di realtà: i tirocinanti, gli LSU-LPU, i lavoratori
che sono rimasti fuori, i piani di investimenti che mancano. Ad esempio, ho
salutato positivamente, apprezzandolo, il bando sui borghi e anche l'ultima
uscita che lo ha caratterizzato, riguardo al “no plastica” e che rende l'idea
di una Calabria diversa. A questo però è mancato il supporto ad un precariato
storico a cui siamo stati incapaci di offrire soluzioni e lavoro futuro,
ovviamente insieme ai Governi nazionali, perché la gente continua a partire.
I
borghi sono stati una bell’intuizione ma non ci abbiamo aggiunto l'investimento
e la pianificazione da certificare, da celebrare ogni giorno quando si crea un
nuovo posto di lavoro.
Quindi
mi permetto di aggiungere questo appello, lo faccio, approfittando della sua
presenza, anche al Presidente: su questo tema, almeno sul precariato storico
impegniamo il Consiglio ad uno sforzo comune.
Mi
pare di capire che a questi tirocinanti non sappiamo neanche se certificheremo
il tirocinio che hanno svolto, non sappiamo, ovviamente non tutti, perché non
si può creare magari un bacino, se una certa quantità, cinquanta, dieci, venti,
possono trovare occupazione anche nel privato. Questo è un tema centrale, su
questo volevo dire la mia pensando che sui grandi temi - ne approfitto, non
c'entra col tema, Presidente - per come è messo questo Consiglio si può fare
molto, ma, in ogni caso, prima si vota in questa regione e meglio è.
Ha
chiesto di intervenire il consigliere Gallo. Ne ha facoltà, poi interviene il
Presidente della Giunta.
È
chiaro che prima interviene il consigliere e poi chiude il Presidente della
Giunta, ci mancherebbe altro. Riprendo la parola ringraziando l'Assessore per
aver dato il via libera all’ approvazione di questo ordine del giorno. Voglio
sottolineare, Assessore, non per fare polemica, assolutamente, che l'ordine il
giorno è dello scorso gennaio e che in quell'ordine del giorno scrivevamo,
insieme ai colleghi Orsomarso e Pedà, che a breve per i tirocinanti Mibac e per i tirocinanti Miur si sarebbe parlato di una
ripresa del tirocinio. Siamo a distanza di sei mesi e lei oggi ci dice che per
Miur si riparte, per il Mibac ancora non si sanno i
tempi e che forse Patamia, direttore generale dei
beni culturali, si è dichiarato favorevole ad una ripartenza.
Voglio
sottolineare, lo dico perché interpreto anche la volontà di questi tirocinanti,
che c'è estrema lentezza nel procedere in questo senso e le volevo chiedere, la
volevo pregare, di accelerare su questo argomento perché questi lavoratori, che
hanno svolto un anno di tirocinio a cinquecento euro al mese, sono fermi in
media da sei mesi.
Poiché
si tratta di persone adulte che hanno famiglia, non sono ragazzetti che magari
possono anche aspettare qualche mese perché son figli di famiglia, lo dico
anch'io in maniera sommessa, non alzando la voce, ma pressando affinché lei, su
questo, sia determinata, le volevo chiedere di accelerare i tempi perché la
ripresa di questi tirocini è essenziale, così come anche l'interazione col
Governo centrale, per far sì che si parifichi la durata dei tirocini, si
parifichino anche le somme che spettano ai tirocinanti, ma soprattutto si
verifichino le possibilità di accesso alla pubblica amministrazione per tutti.
Credo
che questo sia fondamentale e le volevo chiedere di accelerare su questo.
L'intervento del collega Orsomarso - chiudo, un minuto, Presidente - mi ha
stimolato soprattutto nella parte che riguarda la consultazione elettorale.
Sabato
ho letto un articolo di stampa con un'indiscrezione nella quale si faceva
riferimento alla possibilità che l'Avvocatura regionale stesse licenziando un
parere per procrastinare la data delle elezioni al prossimo febbraio. Confesso,
Presidente, che ho cercato invano, anche scrivendo dei messaggi al destinatario
della telefonata, invano ho cercato il dirigente generale del settore
avvocatura, l'avvocato Festa, il telefono squillava ma lui al mio cellulare non
ha risposto. Gli ho inviato un messaggio sabato dicendo: “caro dirigente
generale, avrei bisogno di sentirti per non più di cinque minuti.” Ma non mi ha
risposto. L’ho ricercato stamane, con lo stesso messaggio, per chiedergli se
risponde a verità questa circostanza. Ma stamani il cellulare era spento.
Presidente,
al di là di quello che la legge prevede come possibilità e cioè che il Presidente
abbia sessanta giorni più sei dalla scadenza naturale per indire le elezioni,
ho avuto già modo di dire in questa circostanza che dobbiamo votare alla
scadenza naturale. Glielo dice anche il collega Orsomarso ma credo che da tutti
i colleghi di opposizione venga fuori questa posizione; sarebbe ipocrita se
dicessimo votiamo a settembre, non è possibile, ma dobbiamo votare alla
scadenza naturale del 23 di novembre e la prima possibilità è quella di
domenica 24 novembre, non dobbiamo andare oltre.
Non
possiamo fare una campagna elettorale durante le feste natalizie, non possiamo
fare una campagna elettorale nel mese di gennaio perché, noi, la gente che già
è lontanissima dalla politica la dobbiamo coinvolgere, non dobbiamo respingerla
facendo una campagna elettorale nel mese di gennaio. Non è civile. Noi la gente
già la facciamo votare a novembre che è un mese abbastanza mite per noi ma non
il miglior mese possibile; la gente la dobbiamo coinvolgere, la dobbiamo
portare a partecipare alla campagna elettorale, la dobbiamo portare alle urne.
Nel
2014 quando lei ha vinto, anche per demerito del centro-destra, ha partecipato
alla competizione elettorale, votando, quindi esprimendo il proprio voto, il 44
per cento dei calabresi, se noi votiamo il 26 gennaio, il 2 febbraio, il 9
febbraio, voterà il 30 per cento degli aventi diritto e questo non è possibile.
La invitiamo, Presidente, da questi banchi, ancora una volta in maniera
unanime, a convocare i comizi elettorali, insieme alla Prefettura, per la prima
domenica utile che è il 24 di novembre. Non le diciamo in maniera ipocrita di
andare prima al voto, le diciamo di convocare le elezioni a scadenza e di non
pensare a procrastinare questa agonia per altri due mesi.
Interviene
il Presidente della Giunta regionale.
Parto
dall'ordine del giorno inserito in modo postumo, cioè quello della data delle
elezioni. Lo faccio perché già prevedo che sarà un’estate nella quale si
discuterà intorno alla data delle elezioni; purtroppo in questa Regione, come
dire, c'è una deriva che ci spinge sempre a discutere, a fare la scherma su
cose che non hanno fondamento. Prevedo già che nel mese di agosto, nel mese di
settembre, si discuterà di questo per farne il pomo, diciamo, della discordia,
cioè si discuterà se bisogna fare le elezioni un mese prima o un mese dopo.
Tranquillizzo su questo perché, nel rispetto della legge, non c'è bisogno di
nessun parere dell’avvocatura; non so chi abbia chiesto il parere all'Avvocatura,
ogni giorno si tirano fuori notizie che sono frutto di fantasie. Non so chi
abbia chiesto questo parere, non l’ho chiesto certamente io che sarei quello
abilitato a chiederlo perché, come sapete, il potere di indire le elezioni, a
norma di legge e nei termini previsti dalla legge, è in capo al Presidente
della Regione e a nessun altro; è una prerogativa costituzionalmente prevista.
Non
so perché avrei dovuto chiederlo io oppure chi ha chiesto questo parere, ma
posso dire al Consiglio regionale che non ho chiesto alcun parere, poi se ci
sono soggetti terzi che possono avvalersi di pareri dell'Avvocatura della
Regione non lo so. Il Presidente del Consiglio non c'è, l’avrà chiesto forse il
Presidente del Consiglio? Non so chi l'ha chiesto, io non l'ho chiesto
sicuramente e sono sicuro che non l’ha chiesto nemmeno il Presidente del
Consiglio. Non lo so chi ha chiesto questo parere ma posso tranquillizzarvi che
da parte di chi ha il potere costituzionale di determinare, di decidere entro i
termini previsti dalla legge, nel rispetto della legge, e cioè il Presidente
della Regione, in questo caso io, non c'è stata nessuna richiesta di parere.
Dico questo perché consiglio di evitare che, appunto, si determini un’estate
nella quale si discute sulla data delle elezioni, questo già lo prevedo, perché
non porta acqua a nessuno nemmeno a chi alimenterà questa cosa.
Poi
ci sono anche considerazioni di buon senso perché si voterà in due regioni che
hanno votato lo stesso giorno e bisogna cercare di concertare la data del voto
anche con l’altra regione che ha votato il 23 novembre 2014, che è l’Emilia
Romagna.
Si
tratta di scelte di buon senso non oggetto, appunto, di polemica o di scontro
politico perché se dovesse esserci una violazione della legge allora tanto di
cappello e ci sarebbe legittimamente da alzare le barricate.
Per
quanto mi riguarda non c'è nessun intento in questo senso e mi auguro che,
almeno su questo, si possano fare le ferie di agosto senza alimentare la calura
estiva con la calura sul nulla. Detto questo, invece, voglio fare alcune
considerazioni sull'ordine del giorno, che è stato presentato e che apprezzo,
aggiungendole a quelle già espresse dall'assessore Robbe.
Stiamo parlando di lavoratori ex
percettori che sono oggetto di tirocini formativi, in questo caso nella
amministrazione del Ministero per i beni e le attività culturali.
Considerazioni di ordine generale: innanzitutto voglio ricordare
che l’iniziativa di utilizzare gli ex
percettori d’indennità di mobilità in deroga, anche alla luce della riforma che
è intervenuta nel 2015, ha determinato praticamente una situazione di
difficoltà, in modo particolare per le Regioni come la nostra, in direzione
della possibilità di utilizzare lo strumento della mobilità in deroga,
attraverso cui attivare una forma di ammortizzatore sociale, che sono appunto
le indennità previste per la mobilità in deroga.
Partendo da quanto stabilito con il Ministero di grazia e
giustizia e da un’esigenza posta dall’amministrazione della giustizia in
Calabria, dalle Procure della Repubblica, dai Tribunali, eccetera, abbiamo
pensato di mettere in campo un progetto per utilizzare una parte di questi
lavoratori e andare incontro alle esigenze di funzionamento delle attività di
supporto, all’interno delle strutture dell’amministrazione della giustizia;
nello stesso tempo per consentire ad un gruppo, ad una parte di questi
lavoratori di poter accedere alla formazione.
Tutto questo è avvenuto sulla base di un accordo che abbiamo
sottoscritto in una convenzione con il Ministero di Grazia e Giustizia, con
l’allora Ministro della giustizia, onorevole Orlando, che ha acconsentito alla
utilizzazione di questi lavoratori all’interno dell’amministrazione della
giustizia.
A seguito della possibilità di utilizzare i lavoratori in mobilità
in deroga nell’amministrazione centrale dello Stato, la convenzione ha avuto
poi un’ulteriore conferma nelle altre che abbiamo sottoscritto con i
procuratori delle Corti d’Appello, con i Presidenti delle Corti di Appello di
Reggio Calabria e di Catanzaro.
È stata la prima Regione questa - non so se ce ne sono altre - a
procedere con tale operazione, ad utilizzare risorse del Fondo sociale europeo
per consentire, attraverso un’indennità, che costituisce un’integrazione al
reddito. di 500 euro al mese per lavori e formazione utile.
Abbiamo aperto ulteriori spazi alla possibilità di utilizzare i
lavoratori in mobilità in deroga nell’ambito dell’amministrazione della
pubblica istruzione per operare, anche qui, attraverso un progetto di
formazione per il sostegno nelle scuole, che era venuto meno a seguito dei
tagli che il bilancio della pubblica istruzione aveva subito a livello
nazionale.
Era stata fatta praticamente “terra bruciata”; era stato fatto
deserto intorno alla possibilità del sostegno nelle nostre scuole.
E anche qui, sulla base di una convenzione, che abbiamo
sottoscritto con la direzione generale del Ministero della pubblica istruzione,
abbiamo aperto uno spazio per 600 persone che vengono utilizzate per la
formazione e per il sostegno nelle scuole. Successivamente abbiamo pensato
anche di poter utilizzare un ulteriore gruppo di persone, 650, con diversi
profili professionali, per la formazione nel Ministero dei beni culturali, cioè
sia nei siti archeologici sia nei musei sia nelle sovrintendenze, proprio al
fine di poter formare, anche qui, un ulteriore gruppo di persone.
Questo lo dico perché dobbiamo ricostruire la storia dei fatti,
non sollevare questioni e lo abbiamo fatto secondo me con un’impostazione
innovativa perché la formazione si abbina anche alla utilità del lavoro e anche
l’indennità, che è di 500 euro al mese, non è di tipo assistenziale ma si
coniuga con la formazione e il lavoro, che rende anche utile
quest’investimento.
Quindi questa è la premessa per quanto riguarda la fattispecie del
Ministero dei beni culturali.
Siamo in presenza di un rinnovo della convenzione con il Ministero
di grazia e giustizia, che ha acconsentito al fatto che la formazione
attraverso i tirocini potesse essere prorogata per ulteriori 12 mesi, non
essendo stata completata nel corso dei dodici mesi. Tant’è che per il Ministero
di grazia e giustizia abbiamo una proroga di ulteriori 12 mesi per completare
la formazione, che ha interessato, chiaramente, gli stessi soggetti, le stesse
persone, mentre per il Ministero della pubblica istruzione c’è una
disponibilità a rinnovare, a partire da settembre, la proroga per i 600, per
quanto riguarda il Mibac attraverso il Segretariato,
attraverso il dottore Patamia, abbiamo aperto un’interlocuzione,
che non si è ancora chiusa.
Non si è ancora chiusa non per responsabilità nostra, perché
abbiamo un “apripista” di quest’esperienza che è il Ministero di grazia e
giustizia, col quale abbiamo già rinnovato per altri 12 mesi lo scorso mese di
ottobre, di novembre, ma perché praticamente ci sono state alcune eccezioni a
cui ho risposto anche di recente con un’ulteriore lettera a mia firma;
eccezioni secondo le quali sarebbe stato necessario chiarire in questa proroga,
in quest’impostazione, la possibilità di precostituire un diritto nel rapporto
con l’amministrazione che gestisce le risorse umane.
Abbiamo chiarito che non si tratta di questo. Lo abbiamo fatto
anche in riferimento a precise circolari del Ministero del lavoro e degli
Ispettorati del lavoro, dicendo che non si tratta di un rapporto di lavoro ma
si tratta di formazione e, quindi, non c’è nessuna precostituzione.
Proprio di recente abbiamo scritto una lettera e abbiamo chiesto,
sulla base di questo chiarimento, formalmente trasmesso al Segretariato e
quindi al Mibac, che anche per questi lavoratori, che
sono 650, si possa predisporre un atto di proroga, com’è stato fatto per le
altre Amministrazioni dello Stato, utilizzando le stesse persone affinché
completino il percorso formativo.
Questo per quanto riguarda il merito della questione.
Per quanto riguarda il riconoscimento, invece, non abbiamo nessuna
difficoltà a riconoscere un lavoro che è stato svolto proprio attraverso i
tirocini. Il problema è che affinché il riconoscimento abbia valenza legale ci
dev’essere un provvedimento da parte del Ministero del lavoro. Ci dev’essere un
atto del Ministero del lavoro affinché una certificazione sia legalmente
riconosciuta.
Abbiamo condotto tutta quest’operazione anche in presenza di un
accordo.
Ecco perché le convenzioni tra Regione e amministrazioni centrali
interessate, cioè Ministero della giustizia, Ministero della pubblica
istruzione e Ministero dei beni culturali: abbiamo fatto quest’operazione in
presenza di un accordo Stato-Regioni, che prevede la durata dei tirocini in 12
mesi.
Attraverso queste convenzioni, questi accordi, abbiamo spinto per
rimuovere questo limite e l’abbiamo rimosso già per quanto riguarda sia il
Ministero della giustizia sia il Ministero della pubblica istruzione.
Stiamo lavorando per rimuovere tale limite anche per quanto
riguarda il Ministero dei beni culturali. Se vale la certificazione fatta dalla
Regione, il riconoscimento che coloro i quali hanno partecipato ai tirocini,
hanno effettuato ics ore di praticantato, ics ore per la formazione e questo
vale… benissimo.
Non vale purtroppo dal punto di vista legale perché c’è bisogno di
un atto legislativo da parte del Ministero del lavoro sul quale stiamo
insistendo.
È chiaro che, nel momento in cui il tirocinio piuttosto che 12
mesi dura 24 mesi, si può chiedere con più forza il rilascio di una
certificazione. Insomma, per coloro i quali hanno fatto un tirocinio della
durata di 24 mesi nelle rispettive amministrazioni, certificato anche dalle
Amministrazioni dello Stato, quindi dai Ministeri, la possibilità che questo
riconoscimento possa esserci è ancora più forte. Questo è il quadro della
situazione. Stiamo lavorando in questa direzione.
Poi è chiaro che una certificazione è anche un titolo che può e
dev’essere valutato - ecco perché siamo d’accordo con quest’impostazione - al
fine di uno sbocco occupazionale nelle rispettive amministrazioni o nelle
amministrazioni pubbliche più in generale.
Il problema, però, è questo: è aperto un confronto con il
Ministero del lavoro per quanto riguarda tale aspetto e riteniamo che debba
essere valutata la possibilità di riconoscere un percorso formativo per il
quale è stato previsto un investimento.
Mi premeva chiarirlo per evitare anche qui confusione, perché
siamo in presenza di 2.250 persone nelle Amministrazioni centrali (Ministero di
grazia e giustizia, Ministero della pubblica istruzione e Mibac)
e abbiamo poi circa 5.000 tirocinanti negli Enti locali.
Anche qui voglio cogliere l’occasione per fare una precisazione e per
rispondere anche a iniziative parlamentari che in questi giorni ci sono state.
Abbiamo chiesto un parere al Ministero dell’interno che - come
sapete - è il Ministero di riferimento per gli Enti locali, affinché potesse,
anche qui, esprimere un okay, una
valutazione. Non perché il Ministero dovesse metterci risorse. Per capirci: non
abbiamo chiesto risorse a nessuno!
Abbiamo chiesto un parere alla direzione competente del Ministero
dell’Interno che, dopo mesi e ripetute sollecitazioni, ci ha riferito che non è
materia di sua competenza; evidentemente preoccupati che questo comportasse un
peso dal punto di vista economico per lo stesso Ministero. Niente di più
infondato da questo punto di vista!
È chiaro che trattandosi di un rapporto che hanno con i Comuni,
proprio per evitare di mettere in difficoltà gli stessi e per tranquillizzarli
su questo versante, abbiamo anche chiesto al Ministero dell’Interno di
pronunciarsi in tal senso, così come abbiamo fatto per le altre amministrazione
che richiamavo prima ma la risposta non è arrivata.
Abbiamo ritenuto di insistere in questo senso perché si tratta
solo di esprimere un parere da parte dell’Amministrazione centrale di
riferimento degli Enti locali, che è, appunto, il Ministero dell’Interno,
perché riteniamo che meritino anche queste risorse e che i Comuni meritino,
così com’è stato per le altre amministrazioni, di proseguire nel percorso di
formazione attraverso i tirocini, con una pari opportunità, portando la durata
da 12 a 24 mesi, anche con risorse del Fondo sociale europeo che abbiamo deciso
di destinare per permettere ai tirocinanti nei Comuni - non solo a quelli che
fanno la formazione ma che stanno prestando anche un lavoro utile - di potere
avere la certificazione di un percorso, quello della formazione, che possa
essere tenuto in considerazione, qualora, appunto, i Comuni, e non solo,
dovessero, per esigenze e fabbisogni di pianta organica, procedere alla
indizione di pubblici concorsi.
Questa non è l’anticamera dell’occupazione. È una formazione; è un
tirocinio, appunto, che permette di acquisire titoli per poter farli valere nel
momento in cui si dovessero bandire eventuali concorsi e partecipare. Tutto
qui.
Quindi vi ringrazio per avere sollevato la questione con un ordine
del giorno ma, alle considerazioni fatte dall’assessore Robbe,
mi premeva aggiungere le mie considerazioni perché ritengo sia giusto che il
quadro, nel quale ci si muove e che rappresenta la situazione dei tirocinanti,
sia chiaro e che siano anche evidenti e chiare le responsabilità e la volontà
della Regione.
Pongo in votazione l’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
(È riportato in
Allegati)
Passiamo all’ordine del giorno, protocollo 4896 del 12 febbraio
2019, a firma dei consiglieri regionali Pedà e Gallo, “Sull’attività di
sorveglianza idraulica nel territorio calabrese”.
Cedo la parola al consigliere Pedà, proponente, per
l’illustrazione. Prego.
Grazie, Presidente. È un ordine del giorno datato febbraio, che ci
siamo trascinati.
Era il periodo delle piogge e, insieme al collega Gallo, avevo
sollevato e portato all’attenzione del Consiglio regionale tale ordine del
giorno per impegnare la Giunta regionale sulla problematica dei sorveglianti
idraulici.
Era pure il periodo degli accadimenti calamitosi, che avevano
interessato la regione, non mi ricordo se prima o addirittura anche dopo la
frana che ha interessato la frazione di Sant’Anna, nel Comune di Seminara.
In pratica c’è una problematica, che è quella dei 290 ufficiali di
Azienda Calabria Verde, che sono sorveglianti idraulici, però sorvegliano poco
perché hanno un contratto, che è di natura privata e non pubblica, che non
consente loro, per esempio, di verificare durante la notte i corsi d’acqua ed
effettuare il servizio di piena e allerta.
Nei giorni scorsi abbiamo audito, in
Commissione speciale di vigilanza, anche l’ottimo generale Aloisio Mariggiò, commissario di Azienda Calabria Verde, che
proprio alle mie domande sulla questione ha risposto affermativamente e
avvalorando così la tesi di quest’ordine del giorno, cioè che Azienda Calabria
Verde avrebbe bisogno di rimettere ordine nella contrattualistica dei
sorveglianti idraulici.
Nati nel 2000, purtroppo dopo la strage di Soverato, c’era stato
un passaggio dall’Autorità di bacino ad Azienda Calabria Verde e quindi tali
ufficiali non erano stati messi nelle condizioni ottimali per poter assolvere
al loro lavoro.
Ne avevo parlato anche con i colleghi di maggioranza, con il
consigliere Romeo ma mi sembra che anche il consigliere Guccione si fosse
interessato alla problematica.
Signor Presidente della Giunta regionale e colleghi consiglieri,
credo sia arrivato il momento di mettere un punto anche in questa vicenda e di
ridare ordine e organizzazione, soprattutto con l’arrivo delle piogge
invernali, perché siamo già in estate. A tal proposito ricordo, per esempio,
durante la frana verificatasi nel Comune di Seminara l’ottimo lavoro svolto sia
dai volontari - che però non devono essere messi in condizione di subire dei
rischi - e sia anche dai sorveglianti che hanno monitorato la frana, non
potendolo fare, però, nel periodo notturno che è quello di pericolo più alto,
quando i cittadini riposano o dormono. La richiesta è, quindi, quella di
mettere ordine e di contrattualizzare in modo
definitivo i sorveglianti idraulici.
Visto che parliamo di dissesto idro-geologico, ne voglio
approfittare anche per sollecitare la Giunta regionale rispetto al Piano in cui
erano stanziati, per esempio, 12 milioni di euro per la messa in sicurezza del
fiume Budello di Gioia Tauro.
Non so a che punto sia l’iter,
se la gara d’appalto per i lavori debba essere effettuata dalla Città
metropolitana o dalla Regione Calabria. Anche in merito a questo vorrei avere
notizie ma le chiederò nei prossimi giorni e comunque vorrei dire che bisogna
avere una visione globale del dissesto idrogeologico e del territorio
calabrese; oggi ne approfitto perché vedo in Aula il direttore generale del
Dipartimento agricoltura, e lo ringrazio per la presenza, ma vorrei, signor
Presidente, che anche tutti gli altri direttori generali mostrassero la stessa
sensibilità nel presentarsi in Aula.
Non so se esiste una direttiva che impone ai direttori generali di
essere presenti in Aula quando vi è una seduta di Consiglio regionale,
certamente spesso non sono presenti, neanche se convocati nelle Commissioni,
quindi non pretendiamo tanto!
Per tornare al punto, credo che lo sviluppo agroalimentare, di cui
si è dato traccia in questa Legislatura con il collega D’Acri, debba necessariamente
camminare di pari passo con il territorio in generale e quindi intervenire
anche in tema di dissesto idrogeologico.
L’audizione del generale Mariggiò in
Commissione speciale di vigilanza è stata preoccupante ed allarmante perché
sappiamo tutti che a breve molti dei 6.000 forestali rimasti, rispetto ai
20.000 che c’erano, andranno in quiescenza e avremo, signor Presidente, un
territorio calabrese privo del personale forestale - oggi appartenente ad
Azienda Calabria Verde - che può così tutelare il nostro territorio.
Devo dire, collega Esposito, che è colpa anche soprattutto della
politica perché mentre si gridava allo scandalo per i 20.000 forestali
calabresi perché aggravavano la spesa pubblica, al Nord si creavano
infrastrutture, strade, autostrade, ospedali, signor Presidente.
Ho chiesto la convocazione del responsabile dell’edilizia
sanitaria perché, collega Guccione, ci deve indicare un cronoprogramma e dire
quando pensa che partiranno questi lavori.
Presidente, devo apprezzare il grande lavoro che lei ha svolto in
questi anni, con grande difficoltà rispetto al problema dell’edilizia
sanitaria, con la costruzione dei nuovi ospedali ferma, però non possiamo
continuare a illudere il territorio e le genti di Calabria dicendo che siamo
pronti, che stiamo arrivando e non arriviamo mai!
La colpa non è di questo Governo regionale, che certamente ha
trovato le difficoltà prima di un’interdittiva e poi
di un paventato fallimento.
Dobbiamo correre velocemente per dare risposte alla Calabria.
È chiaro che lo diremo anche al commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro dal disavanzo del
settore sanitario: non possiamo aspettare 56 anni, sperando che queste
strutture edilizie vengano costruite e intanto assistere alla chiusura dei
nosocomi esistenti.
Lo dico perché conosco e ho conosciuto di persona la situazione.
Abbiamo una situazione vergognosa nella Piana di Gioia Tauro, con Gioia Tauro e
Palmi quasi completamente chiuse, con sala operatoria nuova, dove era stata
promessa l’apertura in day surgery, per esempio, per la chirurgia; così
anche a Melito di Porto Salvo, dove un altro ospedale generale è quasi
completamente chiuso, con tanti servizi precari.
Leggevo l’altro giorno addirittura che l’autoambulanza, il 118,
non era funzionante.
Per tornare all’argomento, credo anche che, con la condivisione
del commissario di Azienda Calabria Verde, generale Mariggiò,
la Giunta regionale debba trovare le risorse finanziarie in questo bilancio per
dare la possibilità, tra settembre e ottobre, ai 290 ufficiali di poter
svolgere ed espletare nel miglior modo possibile il loro lavoro e garantire
così il servizio di verifica sulla piena, l’allerta e tutti gli altri servizi a
cui sono addetti. Grazie.
Presidenza
del presidente Nicola Irto
Ha chiesto di intervenire il presidente Oliverio. Ne ha facoltà.
Presidente, intervengo rapidamente perché il tema della
sorveglianza idraulica posto attraverso questo ordine del giorno, che è stato
oggetto di discussione anche in altre occasioni in questo Consiglio regionale,
merita una breve considerazione.
Innanzitutto, devo precisare che questo servizio, gestito prima
dall’Afor e adesso da Calabria Verde, è di fondamentale importanza per la
Regione e merita una adeguata e attenta riflessione, anche e soprattutto in
questo Consiglio regionale.
Il generale Mariggiò, che, come sapete,
è alla guida di Calabria Verde, ha posto in essere una serie di iniziative per
mettere ordine e ripristinare la legalità in questa Azienda e lo ha fatto con
atti e risultati concreti e significativi; innanzitutto, ponendo – come dire –
sotto controllo le attività di questo importante Ente, per renderle trasparenti
e, soprattutto, cercando di andare nella direzione di una riqualificazione
della funzione dell’Azienda che è nata – non bisogna mai dimenticarlo – nel
quadro della forestazione come strumento per le politiche di assetto del
territorio, di sistemazione idrogeologica e, appunto, di cura e manutenzione
delle foreste regionali.
Devo dire che, dopo una prima fase di difficoltà non semplici, si
sta procedendo in questa direzione e sono state già messe in atto iniziative
interessanti con risultati altrettanto importanti.
Il consigliere Pedà ricordava prima – e lo ringrazio per questo –
l’esempio del fiume Budello che, come sapete, ha provocato, nel corso della
storia di questo territorio, seri danni e problemi alla città di Gioia Tauro.
L’ultima alluvione è stata quella del 2010 quando, appunto,
l’esondazione del fiume Budello ha determinato un allagamento con una grave
situazione per la città di Gioia Tauro. Oltre agli interventi di carattere
strutturale che sono stati programmati e che sono in via di realizzazione, i 12
milioni di euro, a cui si riferiva il consigliere Pedà, destinati a questo
fiume, e che si aggiungono ai quattro milioni di euro già destinati – quindi,
complessivamente, 16 milioni di euro – sono l’esempio concreto di questa linea
e di questo interesse.
Abbiamo deciso di delegare questi interventi ai Comuni, alle
Province ed alla Città metropolitana affinché la Regione si liberasse dalla
funzione gestionale. Lo abbiamo fatto anche per questo investimento che è stato
trasferito alla Città metropolitana sia relativamente alla fase di
progettazione delle opere sia, chiaramente, alla fase di esecuzione dei lavori.
So che le procedure sono avanti e, naturalmente, dalla Regione le
stiamo seguendo perché è necessario monitorare anche i percorsi, ma le
iniziative di Calabria Verde vanno in questa direzione in modo concertato
perché, grazie all’intervento di questa Azienda, sono ormai due anni che si
attuano sul fiume Budello interventi di manutenzione idraulica, che hanno
evitato il riproporsi delle situazioni drammatiche avvenute nel 2010.
Altrettanto si è fatto e si sta facendo anche in altre fiumare e,
in questo quadro, la sorveglianza idraulica assume una funzione importante che
è quella del presidio sui fiumi e sulle aste fluviali al fine, appunto, di
monitorare l’andamento della situazione, ma anche lo stato della condizione
delle aste fluviali e, quindi, determinare su questa base anche gli interventi
e la priorità da dare ad essi.
In questi giorni è stato concluso un importante accordo tra
Calabria Verde e le organizzazioni sindacali con il coordinamento della Regione
per quanto riguarda il rinnovo del contratto di lavoro dei lavoratori
forestali. A giorni si procederà alla firma di questo contratto che prevede
importanti innovazioni, oltre che adeguamenti dal punto di vista salariale e,
conclusa questa fase, è stata già preannunciata dal generale Mariggiò l’apertura di un altro tavolo che interessa
proprio la sorveglianza idraulica, al fine di affrontare problemi di carattere
giuridico-normativo nel rapporto con queste forze.
Come sapete, c’è stato anche un ricorso giudiziario da parte di
alcuni di questi lavoratori e, naturalmente, adesso si sta affrontando questa
questione affinché si possa risolvere e sciogliere, attraverso un accordo
sindacale e la definizione di un contratto integrativo di lavoro che sia
rispondente alle situazioni specifiche che questo comparto, sostanzialmente,
presenta dal punto di vista giuridico, formale e amministrativo.
Devo dire che si è anche proceduto ad investimenti in tal senso e,
proprio nei giorni scorsi, si è conclusa una gara che Calabria Verde ha portato
avanti per la dotazione di mezzi per far fronte alle attività di manutenzione.
I diversi bacini saranno dotati di mezzi per i quali è stata già fatta una gara
per procedere, in modo continuativo, alle opere di manutenzione perché spesso
le alluvioni sono il frutto del mancato intervento di pulitura e di
manutenzione delle aste fluviali.
In tal senso, si è deciso di dotare Calabria Verde di un adeguato
parco macchine per il quale è stata già espletata una gara e, a partire
dall’autunno prossimo – settembre/ottobre – ci sarà una dotazione di mezzi che
saranno, in via permanente, utilizzati in tal senso.
In questo quadro, si inserisce anche l’istituzione dei presìdi
idraulici per i quali il generale Mariggiò sta
definendo una proposta articolata e precisa, tenendo conto della legge
regionale, affinché si possa dare vita concretamente ad una loro strutturazione
sul territorio.
Come vedete, oggi, Calabria Verde, sulla base del lavoro di
riordino, bonifica e di affermazione della legalità che è stato portato avanti,
– che non è di poco conto e che è partito da una situazione di vera e propria
giungla nella quale si trovava l’Azienda – si è messa su un binario giusto e,
in questa direzione, troverà risposta e soluzione anche la problematica dei
sorveglianti idraulici.
Passiamo, quindi, alla votazione dell’ordine del giorno,
protocollo numero 4896.
(Il Consiglio approva)
(È riportato in Allegati)
Passiamo all’ordine del giorno a firma del consigliere Sergio “in
merito all’alluvione che ha colpito Corigliano-Rossano nei giorni 26 e 27
novembre 2018”.
Cedo la parola al consigliere Sergio per l’illustrazione.
Signor Presidente, onorevoli colleghi,
anche questo ordine del giorno si muove nella direzione della prevenzione del
dissesto idrogeologico nella nostra regione.
A tal proposito, vorrei ricordare che c’è
una proposta di legge, a mia firma, che giace dal 2015 nella Commissione
bilancio e che era finalizzata alla manutenzione dei corsi d’acqua di qualsiasi
natura proprio per prevenire queste situazioni di dissesto a causa di
esondazioni, inondazioni e quant’altro.
Questo ordine giorno si riferisce,
appunto, ad una delle situazioni di difficoltà create da una esondazione del fiume Crati, il più grande fiume della Calabria, e riguarda il territorio di Thurio e Ministalla di Corigliano Calabro, oggi Corigliano-Rossano.
Dò lettura
dell’ordine del giorno.
Premesso che,
nei giorni 26 e 27 novembre 2018, la Calabria è stata colpita da violenti
nubifragi che hanno provocato l’esondazione del fiume Crati e l’alluvione a
Corigliano Calabro, in particolare nei territori delle località Thurio e Ministalla.
Preso atto che
l’impetuosità delle acque ha provocato la morte per annegamento di un migliaio
di capi di bestiame tra mucche e pecore, distrutto centinaia di ettari di
agrumeti.
Tenuto conto
che sono state coinvolte una decina di famiglie evacuate che hanno subìto danni
rilevanti alle abitazioni, alle strutture e, di conseguenza, anche a beni e
attrezzature personali. Una situazione di estrema gravità che ha visto il
pronto intervento dei Vigili del fuoco che sono intervenuti con mezzi fluviali
per mettere in sicurezza le persone che, solo grazie al passaparola, hanno
potuto mettersi in salvo e, quindi, si è evitata la perdita di vite umane.
All’indomani dell’alluvione, lo stesso Presidente della Giunta regionale ha
effettuato un sopralluogo con i tecnici e ha constatato la drammaticità della
situazione.
Considerato
che, dopo gli interventi immediati dovuti all’emergenza, che hanno visto
intervenire la Protezione Civile, il Consorzio di bonifica dei Bacini dello
Jonio Cosentino, con sede a Trebisacce, a tutt’oggi, ancora, si registrano
sfollati, permane l’inagibilità delle abitazioni delle famiglie rurali con
nessuna prospettiva di riprendere le attività economiche-produttive e la
normale vita familiare.
Rilevato che ad
alleviare le perdite economiche delle famiglie sono intervenute iniziative di
solidarietà promosse dalla Coldiretti per la ricostituzione dei greggi delle
aziende colpite e per dare loro la possibilità di ricominciare. Una generosità
che ha unito la Calabria e rafforzato legami e vincoli tra gli agricoltori.
Tenuto conto
che la generosità non basta e che, pertanto, si ritiene opportuno richiamare
all’impegno concreto la Regione anche attraverso la Protezione Civile
regionale.
Considerata
l’opportunità di ribadire con forza che il ripetersi di tragedie legate alla
fragile situazione idrogeologica, accentuata da eventi metereologici sempre più
violenti e imprevedibili, ci obbliga a richiedere ed insistere sulla necessità
di un grande Piano per la manutenzione del territorio.
Preso atto che
la sicurezza da frane, alluvioni e cedimenti del terreno è il primo intervento
infrastrutturale, di cui la Calabria ha necessità e rappresenta un preciso
segnale verso immediate misure di prevenzione.
Rilevata la
necessità di un tempestivo intervento da parte dell’Amministrazione regionale
finalizzato a dare sollievo alle famiglie vittime dei danni dell’alluvione.
Tanto premesso,
il Consiglio
regionale impegna la Giunta regionale ad intraprendere tutte le azioni
politico-amministrative idonee a dare nell’immediato adeguato sostegno alle
famiglie di località Thurio e Ministalla nel comune
di Corigliano, consentendo il ritorno alle normali condizioni di vita nelle
abitazioni, ristorandole dei danni subiti e ripristinandone il patrimonio
zootecnico, unica fonte di vita e di lavoro. Grazie.
Ha chiesto di
intervenire il consigliere Gallo. Ne ha facoltà.
Presidente,
prendo la parola anch’io su questo per riconoscere al consigliere Sergio il
merito di aver presentato questo ordine giorno, ormai datato, perché risale al
30 gennaio 2019.
Poiché il
comune di Corigliano si trova nella mia area, sono stato più volte ad
effettuare dei sopralluoghi nel territorio, in Ministalla
e in Thurio, che sono stati particolarmente colpiti da una vicenda tragica, che
è stata determinata da incuria umana, perché quella notte non c’è stata una
piena. Quella notte l’argine è crollato, probabilmente, per incuria.
Tornando
all’argomento al quale faceva riferimento in precedenza il collega Pedà e con
il quale ho sottoscritto quell’ordine giorno, i sorveglianti idraulici in
questa terra non vengono gestiti ed organizzati al meglio. In Calabria non
abbiamo fiumi grandi e neanche lunghi e tempestosi ma, nel momento in cui si
verificano più giorni di pioggia, rischiamo il crollo degli argini per la
cattiva manutenzione ed anche per l’incuria umana.
Nel nostro
caso, abbiamo avuto una invasione silenziosa di chilometri quadrati di acqua
durante la notte – perché era l’una di notte – e, per fortuna, non c’è stata
una piena, ma l’argine è crollato e l’acqua è entrata nelle abitazioni
fortunatamente lentamente, per cui non ci sono state vittime anche se migliaia
di capi di ovini e caprini – ovini soprattutto – sono annegati per l’invasione
dell’acqua perché non sono riusciti ad uscire dalle stalle.
Poteva essere
una tragedia. Per fortuna non lo è stata, ma il richiamo deve essere, per forza
di cose, ad una maggiore cura ed attenzione.
Nelle settimane
successive, abbiamo più volte sollecitato – poiché ci veniva comunicato dagli
abitanti di quella contrada, giustamente, fortemente preoccupati per quello che
avevano subito – interventi presso l’argine destro del Crati in altri punti,
effettuati dal Consorzio di Bonifica – so che il Presidente è stato più volte
sul territorio ad effettuare sopralluoghi – proprio per fare in modo che si
evitassero ulteriori problemi in altre parti dello stesso argine.
Sono trascorsi
ormai molti mesi: quelle famiglie hanno perso quasi tutto, di fatto sono
rimaste soltanto le mura di case messe su – ed anche bene – dopo anni ed anni
di sacrifici. Sono venute meno, addirittura, le stoviglie.
Peraltro, le
analisi effettuate, nei giorni successivi, dall’azienda sanitaria hanno
certificato che tutto ciò che era stato a contatto con quell’acqua – nella
quale vi erano state per giorni e giorni anche le carogne degli animali morti –
non poteva essere, naturalmente, più riutilizzato, doveva essere buttato tutto.
Non poteva essere riutilizzato nulla.
È chiaro che, a
distanza di mesi, qual è la richiesta?
La richiesta è
quella di avere per queste famiglie – poche, per la verità, – un intervento da
parte del Governo centrale o, comunque, anche da parte della Regione. Su
richiesta del consigliere Orsomarso, abbiamo votato un emendamento al bilancio
di previsione – se non sbaglio, collega Orsomarso – per il 2019 che prevedeva
un capitolo di spesa di circa un milione e mezzo per indennizzare tutti coloro
i quali fossero stati colpiti, nell’anno 2018, da eventi meteorologici che
hanno comportato dei danni.
La richiesta –
ripeto – è quella di un intervento che sia, oggi, – magari c’è anche stato – di
risarcimento che possa rimettere queste famiglie nella condizione di
ricostruire quello che avevano. Non chiedono di avere grandissimi risultati o
di avere più di quanto avessero ma, almeno, di poter riavere quanto avevano,
vale a dire i loro capi di bestiame e almeno le case che avevano realizzato con
tantissimi sacrifici; quindi, l’occasione per ripartire e non abbandonare
questa terra perché, altrimenti, il rischio è questo.
Si tratta di
persone che erano tranquillamente nella loro casa di notte e che, purtroppo,
hanno avuto un danno causato da beni pubblici. Il bene pubblico era il fiume
Crati: l’argine del fiume Crati è crollato e, durante la notte, tutto quello
che loro possedevano è stato distrutto.
Allora, la
Pubblica Amministrazione, in questo caso, deve risarcire i danni e rimborsare
le spese sostenute.
Devo dire che,
nei giorni successivi, rispetto a questo evento, c’è stato l’intervento da
parte della Regione, del Consorzio di Bonifica e di Calabria Verde.
Il generale Mariggiò è stato più volte sul territorio. Ho seguìto da
vicino queste vicende anche con il dirigente generale del Dipartimento Presidenza,
Pallaria, e devo dire che c’è stato un intervento da
parte della Regione; un po’ meno – lo voglio dire – da parte del comune di
Corigliano-Rossano perché, almeno, queste sono state le lamentele da parte
degli abitanti di quell’area.
Oggi, superata
la fase emergenziale, bisogna pensare alla ricostruzione.
Quindi, bene ha
fatto il collega Sergio a presentare questo ordine del giorno.
Ci uniamo e
votiamo a favore, chiedendo al presidente Oliverio, se c’è la possibilità del
risarcimento, di utilizzare al meglio le risorse stanziate nel bilancio
regionale 2019, ma soprattutto interagendo, per come è giusto, con il Governo
centrale perché si è trattato di un danno causato da beni pubblici e, in questo
caso, il bene pubblico è l’argine del Crati che, evidentemente, è crollato, ma
non per una piena – ripeto – ma per cattiva manutenzione.
Ha chiesto di intervenire il presidente Oliverio. Ne ha facoltà.
Ringrazio il
consigliere Sergio per avere riproposto in questo ordine del giorno un problema
che, come è stato ricordato, è particolarmente importante.
Nelle prime ore
del 28 novembre 2018, come è stato ricordato dal consigliere Sergio, il fiume
Crati, per le improvvise precipitazioni torrenziali cadute in quell’area,
esondava nelle località Thurio e Ministalla del
comune di Corigliano-Rossano, causando allagamenti e gravi danni ad aziende
agricole, fabbricati, automezzi, macchinari e la perdita di centinaia di capi
di bestiame.
A tutela della
pubblica incolumità, il Commissario prefettizio – perché allora il comune di
Corigliano-Rossano era gestito da un Commissario in attesa delle elezioni che,
poi, si sono svolte qualche settimana fa – ordinava l’immediata evacuazione di
circa 64 persone sistemandole, nell’immediatezza, presso un edificio scolastico
in località Cantinella, per trasferirne, poi, 44, da lì a poche ore, presso una
struttura alberghiera.
Siamo accorsi
immediatamente sul territorio: la Regione è stata presente con le proprie
strutture ed i propri funzionari e dirigenti, come qui è stato ricordato,
attraverso la Protezione Civile regionale, Calabria Verde, i Consorzi di
bonifica, anche con attività di sopralluoghi continui e di monitoraggio della
prima fase di assoluta criticità e non solo.
La Regione, già
da tempo, ha posto la massima attenzione sul territorio del Crati, attraverso
la programmazione di azioni riconducibili al Commissario straordinario delegato
per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico; nello specifico,
ha affidato all’attuazione del comune di Corigliano-Rossano un primo intervento
del cosiddetto “Piano ReNDiS” per l’importo
complessivo di 2 milioni 708 mila euro avente ad oggetto interventi sui bacini
dei fiumi Acqua del Fico e Felino.
Questo già
prima del verificarsi dell’evento.
Inoltre, vi
sono stati altri due interventi: uno di mitigazione del rischio idraulico,
mediante la realizzazione di una vasca di laminazione in località Santa Croce,
e l’altro riguardante il fiume Fosso Cannata, per un valore totale di circa 4
milioni di euro.
È il caso di
ricordare – poiché alla notizia è stata data anche rilevanza nazionale – che
l’attuale ufficio del Commissario per il dissesto idrogeologico in Calabria ha
completato e collaudato in meno di due anni un importante intervento di messa
in sicurezza degli argini del fiume Crati, in un altro tratto, previsto
nell’ambito dell’Accordo di programma, sottoscritto, in data 25 novembre 2010,
tra il Ministero dell’ambiente e la Regione per un importo complessivo di 4
milioni di euro.
Questo
intervento, posto a tutela di uno dei più importanti siti archeologici del
mondo, sta funzionando in maniera egregia ed ha reagito benissimo alle recenti
piene manifestatesi nell’area.
Nella
programmazione del Patto per il Sud, abbiamo finanziato un intervento di
completamento per quasi 8 milioni di euro, il cui bando per la progettazione è
già pubblicato sulla piattaforma regionale e ci consentirà di mettere in
sicurezza ulteriori aree a rischio esondazione.
La Regione, con
deliberazione della Giunta regionale del 3 dicembre 2018, trasmessa al
Dipartimento della Protezione Civile nazionale, ha richiesto al Governo
nazionale, ai sensi dell’articolo 24 del decreto legislativo del 2 gennaio
2018, la dichiarazione dello stato di emergenza per gli eccezionali avversi
eventi idrogeologici che hanno interessato il territorio del comune di
Corigliano-Rossano, trasmettendo un rapporto speditivo di evento.
A seguito di
ciò, il Capo Dipartimento della Protezione Civile nazionale comunicava che, in
esito al sopralluogo congiunto tra il personale del Dipartimento della
Protezione Civile nazionale ed i tecnici del comune di Corigliano-Rossano,
riteneva che gli eventi in argomento non fossero tali da giustificare
l’adozione di misure che trascendono le capacità operative e finanziarie degli
Enti competenti in via ordinaria e che, quindi, gli stessi non fossero
ascrivibili alla tipologia degli eventi contemplati dalla lettera c)
dell’articolo 7 del decreto legislativo del 2 gennaio 2018.
In più, la nota
del Capo Dipartimento della Protezione Civile nazionale afferma testualmente
che: “nello specifico, si evidenzia che l’estensione dell’area interessata
risulta limitata ed i costi derivanti dalla realizzazione delle prime misure
emergenziali appaiono contenuti e, pertanto, non richiedenti dichiarazione di
pubblica calamità”.
Ora è chiaro
che il danno è stato certamente circoscritto ma, comunque, notevole per le
famiglie, per le aziende, per l’attività economica, appunto, di chi è stato
colpito da quella esondazione.
Sulla base di
questa valutazione, abbiamo insistito e stiamo insistendo affinché il
Dipartimento della Protezione Civile nazionale riveda questa valutazione perché
la dichiarazione di pubblica calamità è, chiaramente, condizione per la
possibilità anche di attivare – come ricordava prima il consigliere Gallo – il
Fondo istituito nel bilancio regionale. L’attivazione del Fondo è possibile se
c’è il riconoscimento della pubblica calamità, che il Dipartimento della
Protezione Civile nazionale non ha, finora, riconosciuto e per il quale stiamo
insistendo perché l’argomento che si porta, appunto, per negare il
riconoscimento è che il danno è stato limitato.
È vero che è
stato limitato, ma ha determinato per le famiglie e per le aziende che sono
state colpite, un danno di notevole entità ed il cui riconoscimento è
condizione per la ripresa delle attività aziendali.
Stiamo
insistendo su questo, considerato che è una condizione per potere attivare anche
misure con ricorso alle risorse regionali perché, altrimenti, non saremmo nelle
condizioni di poter giustificare, dal punto di vista proprio amministrativo,
l’attivazione del Fondo a cui si faceva riferimento.
Anche io,
personalmente, ho sollecitato il Capo Dipartimento della Protezione Civile
nazionale, dottore Borrelli, a rivedere questa posizione. Insisteremo in questa
direzione perché credo che l’evidenza del danno – seppure in un’area
circoscritta – sia tale da giustificare, appunto, la dichiarazione dello stato
di calamità.
Pongo ai voti
l’ordine del giorno.
(Il Consiglio approva)
(È riportato in Allegati)
Si passa al
quarto punto relativo all’ordine del giorno, a firma del consigliere regionale
Esposito sulla “Chiusura Scuole di specializzazione “Università Magna Graecia” di Catanzaro”.
Cedo la parola
al consigliere Esposito per l’illustrazione.
Grazie,
Presidente. L’ordine del giorno è datato 17 giugno – quindi, neanche
eccessivamente retrodatato – però, ritengo che, alla luce di quanto avvenuto da
quella data ad oggi, abbia perso un certo significato e, probabilmente, sia
stata anche un’occasione persa, da parte del Consiglio regionale, non discutere
in quel momento del paventato rischio di chiusura delle Scuole di
specializzazione; rischio che, poi, si è concretizzato per intero.
È, altrettanto,
vero che, nella seduta di Consiglio del 17 giugno, al momento della richiesta
di inserimento dell’ordine del giorno, il presidente Oliverio aveva anche
detto, al di là della discussione in Aula, che avrebbe fatto proprio l’ordine
del giorno, tenendo in debito conto questo percorso e questo rischio.
Presidente, dicevo che questo ordine del
giorno del 17 giugno perde efficacia nel momento in cui quel rischio si è
avverato: le scuole di specializzazione non sono state accreditate e sono state
chiuse.
Quel giorno lei tranquillizzò il
Consiglio regionale dicendo: “Al di là della discussione dell'ordine del
giorno, mantengo la decisione di cercare di porre in essere ogni tentativo per
scongiurare la chiusura delle scuole di specializzazione.” Purtroppo, anche se
alcuni requisiti non andavano a ledere il livello della formazione
professionale e delle prestazioni per quanto riguarda la didattica e la
formazione, quelle sei scuole di specializzazione sono state chiuse.
Potevamo fare qualcosa in più? Ritengo
di sì, perché anche se è vera l'assoluta autonomia - riconosciuta e sancita
anche dai decreti legge - delle Università, è altrettanto vero che la politica,
quella politica di equilibrio e di supporto ai nostri Atenei, probabilmente si
poteva stringere tutta intorno all' Università di Catanzaro, alla Facoltà di
medicina. Invece, al di là di quella breve discussione in Consiglio regionale,
nei giorni successivi non c'è stato nessuno della nostra delegazione
parlamentare che si sia levato a favore della Facoltà. Anzi, la delegazione
Parlamentare che oggi sta al Governo, ha ritenuto, addirittura, di “invitare” i
Ministeri, il Miur e Ministero della Sanità, ad andare ulteriormente a
verificare anche quelle scuole di specializzazione che non erano sotto la scure
del mancato accreditamento. Quasi in un gioco di penalizzazione della nostra
Università, come se fosse un’Università che sta fuori dai confini regionali.
Probabilmente l'Università di Catanzaro
non è perfetta, ma è pur sempre un centro universitario estremamente importante
che dà la possibilità a migliaia di giovani calabresi di poter studiare e,
anche, di un indotto degli studenti provenienti da fuori regione, se è vero,
come è vero, che il numero cresce ogni anno.
Ma c'è di più, ritengo. Voglio ricordare
che il prossimo anno, probabilmente, già il 90 per cento di queste scuole di
specializzazione potranno riottenere l'accreditamento, a dimostrazione del
fatto che non erano deficitarie con una carenza di requisiti insormontabile.
Vale a dire: cardiochirurgia, ginecologia-ostetricia, malattie dell'apparato
digerente-gastroenterologia, malattie dell'apparato respiratorio, medicina
fisica e fisiatria e pediatria.
Ebbene, contemporaneamente alla chiusura
di queste sei scuole di specializzazione, prima l’Osservatorio nazionale della
formazione medica specialistica, poi il Miur, hanno comunicato al Ministero
della sanità, invece, il superamento dei requisiti e, quindi l’accreditamento
di ortopedia e microbiologia e, ex novo,
anche l’attivazione, l'accreditamento, e, quindi, la borsa di studio, per
quanto riguarda una nuova scuola specializzazione, la chirurgia toracica. In
più, la scuola di specializzazione di anestesia, ha, addirittura, avuto 21
borse accreditate.
Questo a dimostrazione che non stiamo
parlando, al di là della graduatoria, al di là delle classifiche, dell'ultima
Facoltà di medicina del nostro territorio nazionale.
Ritengo, Presidente, che adesso ci debba
essere un’interlocuzione del Consiglio regionale anche con i tanti parlamentari
del MoVimento 5 Stelle che amano che le cose vadano
male sul nostro territorio. Non abbiamo sentito una sola voce a favore della
Facoltà di medicina di Catanzaro, anzi abbiamo visto il dito puntato, se è vero
come è vero - e lo ribadisco – che è stato chiesto ai Ministeri competenti di
andare a riverificare con la lente di ingrandimento i requisiti delle scuole di
specializzazione già accreditate.
Ci dobbiamo togliere, presidente
Oliverio, da questo gioco al ribasso dei nostri Atenei.
Nel rispetto dell’autonomia
dell'Università, si deve porre in essere una politica attenta, equilibrata sul
nostro territorio, per far sì che, all'interno dei nostri Atenei, non si vada
ad una competizione becera che non porterebbe il bene di nessuno, ma ad una
complementarietà, ad una competitività che innalzi il livello delle nostre
Università. Tenendo, anche, conto che, in questo momento, in Italia si va più
verso un accorpamento delle sedi universitarie piuttosto che a duplicazioni di
Facoltà che non servirebbe a nessuno.
Ho apprezzato molto una delle ultime
dichiarazioni dell’ex rettore dell’Università di Cosenza, dell’UNICal, il professore Crisci, che - pur combattendo da solo
- in una trasmissione ha ammesso l’impossibilità giuridica, l’inefficacia,
l'inopportunità, per esempio, di un'altra Facoltà di medicina presso
l'Università di Cosenza che non sarebbe altro che una duplicazione, non servirebbe
e creerebbe debolezze per entrambe.
Ripeto, in tutto il territorio nazionale
si segue una logica di accorpamento ed in Calabria si discute se devono essere
una o due sedi universitarie. Pur nell'ambito dell’assoluta autonomia
territoriale, se noi seguiamo una logica inversa, sicuramente non faremo il
bene delle nostre Università.
Quest’ordine del giorno, probabilmente,
al di là delle buone intenzioni del presidente Oliverio, andava discusso quel
giorno e, probabilmente, avremmo potuto, con la voce forte del Consiglio,
interloquire con la delegazione parlamentare del MoVimento
5 Stelle, al fine di portare a casa qualche risultato.
Il risultato l'abbiamo portato a casa su
altri versanti come: ortopedia, microbiologia, chirurgia toracica. Questo a testimonianza
del fatto che, probabilmente, con un'interlocuzione attenta, supportata anche
dai fatti, da quei requisiti strutturali assistenziali e disciplinari - come
tecnicamente si chiamano - qualcosa la potevamo fare.
Presidente, le garantisco che, per quello
che ho potuto vedere, l'ottanta per cento delle scuole di specializzazione che
quest'anno non hanno avuto l’accreditamento, il prossimo anno saranno
accreditate. Non perché abbiamo la bacchetta magica e sulla piattaforma
dell'Osservatorio nazionale saranno inseriti dati ex novo, ma perché, probabilmente, c'era una discussione aperta in
cui saremmo potuti intervenire. Eravamo da soli, lei aveva preso un impegno e
sono convinto che l’avrà mantenuto, nonostante questa apparente sconfitta, ma
quello che dispiace è la divisione delle forze politiche in Calabria che non
sempre remano nella stessa direzione, per il bene del nostro territorio.
Fare il bene dell'Università di
Catanzaro, della Facoltà di medicina, significa fare il bene della Calabria. Su
questo, quantomeno, stringiamoci, Presidente. Stiamo attenti a non farci
usurpare anche nei prossimi anni quello che può essere il valore dell’UNICal, dell'Università Magna Grecia di Catanzaro e
dell’Università di Reggio Calabria. Non ci sono Università di serie A e di
serie B, c'è un'intera Calabria che ha voglia e necessità di studiare in questa
regione e - perché no? - anche di fare venire giovani dalle regioni limitrofe a
studiare da noi.
Questo è l’intendimento di questo mio
ordine del giorno, che non è solo mio perché sottoscritto da altri 10-15
colleghi consiglieri - non cito tutti perché abbiamo firmato quasi tutti i
presenti quel giorno in Aula -, mi aspetto non una sua replica, ma un supporto
a quello che ho appena detto, visto che oggi lei sta facendo un po' un
“ping-pong” tra le mozioni dei consiglieri regionali e le dovute risposte che
lei dà a nome dell'intera Giunta. Grazie.
Ha chiesto di intervenire il presidente
Oliverio. Ne ha facoltà.
Ho avuto modo di esprimere il nostro
punto di vista, su questa problematica, già nella passata seduta di Consiglio
regionale, oltre, naturalmente, a dichiararlo immediatamente e pubblicamente
quando abbiamo appreso dalla stampa la notizia dell'orientamento
dell'Osservatorio del Miur circa l’esclusione delle scuole di specializzazione
dell'Università Magna Grecia di Catanzaro.
Abbiamo assunto un'iniziativa formale
nei confronti del Ministro ed abbiamo rappresentato, in modo argomentato, la necessità
di invitare l’Osservatorio a rivedere questo orientamento. Perché, com’è noto,
da quanto verificato, anche per le vie brevi, quest'anno sei scuole di
specializzazione all'Università Magna Grecia, che avevano fatto richiesta, non
sono state accreditate. Per cinque di queste il mancato accreditamento è stato
attribuito alla carenza di requisiti disciplinari ovvero legati al numero dei
docenti, all’ attività di didattica e di ricerca, soltanto una di queste non
avrebbe soddisfatto il criterio assistenziale, non avendo raggiunto i volumi
richiesti in un'attività specifica. Quest'ultima criticità è stata superata con
l'assunzione di un medico esperto in tale attività diagnostica e, pertanto, il
prossimo anno la scuola dovrebbe - come diceva lei - essere accreditata.
Relativamente al mancato accreditamento
delle altre cinque scuole per carenza degli standard di natura
didattico-organizzativa, si è avuto modo di confutare l’utilizzo di standard
che tendono a penalizzare le Università più giovani e privilegiare quelle
consolidate nel sistema, quelle storiche, chiaramente. Dette discrasie sono
state oggetto di interlocuzioni del nostro Dipartimento con le direzioni
generali dei Ministeri competenti, durante le quali sono stati stigmatizzati
alcuni comportamenti che hanno penalizzato la nostra Università.
Continueremo a batterci per il giusto
riconoscimento della nostra Università, considerato il ruolo strategico svolto
dall'unica scuola di medicina della nostra regione, ribadendo quanto sia
indispensabile il ruolo delle specializzazioni mediche e dell'alta formazione
per il reale potenziamento dell’offerta sanitaria.
Un convincimento questo che ci ha
portato a sostenere, con risorse della Regione, le specializzazioni.
La nostra Università deve essere aiutata
ad offrire opportunità di specializzazione a tanti nostri giovani laureati,
anche in considerazione della carenza di specialità di cui soffre il nostro
sistema sanitario e, più in generale, il sistema sanitario nazionale.
Devo dire che in questi anni, anche in
questa direzione, abbiamo portato avanti un lavoro di costruzione del sistema
universitario calabrese.
Prendo spunto dalla sua considerazione
finale, consigliere Esposito, per ribadire la posizione del governo della
Regione: la Calabria non ha bisogno di localismi e di competizioni al ribasso,
ha bisogno di costruire e rafforzare il sistema universitario in una visione
unitaria.
In questi anni abbiamo, periodicamente,
riunito ad un tavolo i Magnifici Rettori di tutte le Università calabresi in
Regione e tutto questo ha portato alla sottoscrizione di un Protocollo tra il
Presidente della Regione e i Rettori delle Università calabresi per
l'utilizzazione di 128 milioni di euro della programmazione regionale - in gran
parte fondi comunitari, ma anche altri fondi - a sostegno delle Università
calabresi.
Abbiamo fatto questo seguendo una
visione unitaria, perché riteniamo che ogni tassello del sistema universitario
calabrese risponda ad obiettivi precisi di formazione. I localismi non servono,
non serve a nessuno mettere in competizione la Facoltà di medicina di Catanzaro
con Cosenza o con Reggio Calabria o la Facoltà di ingegneria o la Facoltà di
architettura. A noi serve una visione unitaria.
Respingo queste volgari impostazioni.
Definisco volgari le impostazioni localistiche che hanno determinato solo danni
alla Calabria. Nella storia di questa Regione, il localismo è stato uno dei
mali più corrosivi e non ha avuto un ruolo secondario nel frenare lo sviluppo e
la possibilità di esprimere le potenzialità. È stato il seme che ha portato
alla contrapposizione ed alla debolezza di questa Regione.
Abbiamo una Facoltà importante che si
sta affermando e sta fornendo eccellenze dal punto di vista della qualità e
della professionalità nella nostra regione.
È nostra intenzione di investire in
questa direzione, come stiamo investendo sul complesso del sistema
universitario calabrese, liberandoci da logiche di gestione.
Abbiamo individuato i soggetti attuatori
di tali politiche: Comuni, Province, Parchi, Università. In questo caso, le
Università sono state assunte come soggetti attuatori delle politiche dell’Alta
formazione, tant'è che l'Università Magna Graecia ha
avuto uno spazio importante nell’utilizzazione degli investimenti per le
specialità, così come altre Università hanno avuto risorse per i dottorati, per
fare in modo che i nostri giovani laureati possano trovare qui, in Calabria, la
possibilità di esprimere le loro qualità e i loro talenti.
Dobbiamo continuare questa battaglia.
Poi, in riferimento all’assenza di iniziative parlamentari delle forze che
sostengono questo Governo e gli orientamenti di questo Ministero, bisogna dire:
“ogni botte dà il vino che ha”. Difatti, ho visto che, invece di intervenire
attivamente per correggere, a livello centrale, una scelta che è assolutamente
inaccettabile per una giovane Università come la Magna Graecia
di Catanzaro, hanno, persino, cercato di rovesciare sulla Regione
responsabilità che non ha. Perché l’Osservatorio che non ha riconosciuto le
specialità all’Università Magna Graecia di Catanzaro,
non è una struttura regionale, è nazionale, del Miur, ed avrebbe dovuto essere
richiamato dalla delegazione parlamentare che sostiene questo Governo. Ma –
ripeto -: “ogni botte dà il vino che ha” e noi, di questi tempi, abbiamo botti
che danno vino molto, ma molto “acetoso”.
Non ci sono altri interventi. Pongo in
votazione l'ordine del giorno del consigliere Esposito sulle scuole di
specializzazione. L'ordine del giorno è approvato.
(Il
Consiglio approva)
(È
riportata in Allegati)
Passiamo al punto 5 all'ordine del
giorno. La mozione numero 160/10^ di iniziativa dei consiglieri Tallini, Arruzzolo, Gallo, Esposito, Parente, Pasqua, Scalzo
recante: “Sull'inserimento della diga sul fiume Melito nel decreto
sblocca-cantieri”. Consigliere Tallini, ha facoltà di illustrala.
La mozione che ho proposto, e che mi è
stata sollecitata da tantissimi operatori economici, riguarda la costruenda diga del Melito, un’opera pubblica che tutti voi
conoscete e che, se realizzata, rappresenterebbe per la Regione Calabria un
grande volano di sviluppo.
La diga del Melito è un'opera pubblica
che - un po' di cronistoria - è stata finanziata con la Cassa per il
Mezzogiorno nell'1982, poi nel 1992 sono stati sospesi i lavori, ripresi nel
1993 fino al 2008, per un contenzioso con la ditta appaltatrice dei lavori.
Si tratta di fare inserire quest’opera
nel decreto “sblocca-cantieri”, il provvedimento che introduce a livello
nazionale le disposizioni contenute nel decreto legge numero 32 del 2019 che
dovrebbero favorire la crescita economica e l'impulso al sistema produttivo
attraverso il completamento delle opere incompiute.
Al di là della formalità della stesura
di una mozione, mi preme sollecitare, se possibile, un po’ d’attenzione
sull'interesse che questo Consiglio regionale e, quindi, la Calabria deve
avere, non solo nell’approvare del documento - è scontata la sua approvazione,
la volontà che il Consiglio regionale esprimerà approvandolo -, ma soprattutto
quello che verrà dopo che dovrà vedere il Presidente della Giunta e l'intero
Consiglio regionale sostenere a livello nazionale, con ogni sforzo, attraverso
ogni canale possibile, l'inserimento di questa opera nel decreto
“sblocca-cantieri”.
Qual è la preoccupazione? La
preoccupazione è che ancora la Calabria viene vista, soprattutto da questo
governo Giallo verde, come una Regione che sperpera denaro, una Regione
bizzarra che si attarda a cincischiare con le risorse pubbliche e che, di
conseguenza, non merita importantissime risorse come queste che non dovranno
più essere dirottate verso il Sud. Anche se il completamento di quest’opera
potrebbe risolvere tantissimi problemi per lo sviluppo di questa regione.
Mi limito soltanto a dire, per esempio,
che il completamento di quest’invaso assicurerebbe a mezza Calabria
l’approvvigionamento idrico. Assicurerebbe alla Calabria la possibilità di un
uso irriguo delle acque, utilissimo in agricoltura, e soprattutto, vista
l'altezza in cui si trova, potrebbe permettere di utilizzare questo potenziale
di acqua per cercare di portare i servizi irrigui sulle colline. Noi sappiamo
bene che, in Calabria, le colline sono abbandonate, proprio perché non siamo
stati capaci in passato di valorizzarle attraverso servizi come questi.
Ritengo che riuscire impegnarsi nella
realizzazione di quest’opera significhi dare un grossissimo impulso. Pensate
che soltanto un anno fa, in piena estate, c'è stata una crisi idrica in tutta
Italia e nell'emergenza si è dovuto, addirittura, ricorrere all'acqua minerale.
Pensate che si sta programmando in tutta Italia la possibilità di realizzare
grandi invasi d'acqua, grandi dighe, in quanto realizzarli può servire a
prevenire situazioni di emergenza e di crisi come quelle verificatesi l'anno
scorso. Fermo restando che, per noi, il completamento di quest’opera darebbe
sicuramente un contributo enorme all'economia in termini occupazionali, un
contributo enorme allo sviluppo in termini di agricoltura, un contributo enorme
ai tantissimi Comuni che, dal punto di vista idrico, non avrebbero più
problemi. Basti pensare che la città di Catanzaro e la città di Lamezia, non
avrebbero più problemi e non solo, anche una grossa fascia di Comuni fino a
Crotone, non avrebbe più problemi di approvvigionamento idrico.
Senza contare che il completamento di
quest’opera, che sarebbe uno degli invasi più grandi d'Europa, darebbe la
possibilità di produrre energia elettrica ed anche di praticare le discipline
sportive che di solito si effettuano sui laghi.
Quindi, è anche un'opportunità per
attrarre un certo tipo di utenza.
Non devo aggiungere nulla altro,
soltanto chiedo ai colleghi di votare senza indugio questa mozione e poi di
sostenerla - lo dico al Presidente, lo dico alla Giunta, lo dico al Presidente
del Consiglio, ai colleghi consiglieri - ovunque saremo in grado di farlo, a
prescindere dai nostri schieramenti, perché, in quel momento, ci accorgeremo di
quanto sarà importante la realizzazione di quest’opera ai fini dello sviluppo
dell'intera regione. Grazie.
Presidente Oliverio, se vuole
intervenire, ne ha facoltà. Consigliere Tallini, brevemente.
Ho chiuso il mio intervento invocando un
impegno particolare del presidente Oliverio che, se volesse, accompagnerei a
Roma per sostenere la realizzazione, in tutte le sedi, e perorare il
finanziamento di quest’opera importantissima e strategica per la Calabria.
Consigliere Tallini e colleghi
consiglieri, questa mozione mi dà lo spunto per una riflessione di ordine più
generale. Noi, nel corso degli anni, abbiamo avuto proprio in relazione al
sistema idrico, in modo particolare ai grandi invasi, prima con la Cassa del
Mezzogiorno e, poi, anche con altri strumenti nazionali che sono intervenuti in
questa direzione, interventi disorganici al di fuori di una visione e di
un’impostazione integrata. Se facciamo un attimo una riflessione, non ci sono
interventi iniziati - alcuni sono iniziati negli anni 70, altri negli anni 80,
ecc. - che siano stati portati a compimento. Noi, di recente, abbiamo portato a
compimento un'importante invaso, quello del Menta, iniziato oltre 40 anni fa.
Altre opere: il Metramo, la diga dell'Esaro, il
Melito – come l’ha richiamato lei – sono l'esempio concreto e materiale di
questa mancata visione.
Naturalmente abbiamo lavorato partendo
dagli interventi che erano stati concepiti, avviati e portati ad un certo
stadio di realizzazione, proprio perché si determinasse una inversione di
tendenza e si riconducessero in una logica di programmazione.
Abbiamo riaperto, in tal senso, un
Tavolo al Mit, al Ministero delle infrastrutture, che
ha la competenza in materia di grandi invasi.
L’attuale direzione generale, con la
dottoressa Segnalini, di recente nominata direttore
generale del Settore grandi invasi, devo dire che ha ripreso la questione
avviando una interlocuzione con le Regioni.
In questo quadro, abbiamo lavorato per
sbloccare definitivamente e portare a compimento quello che è stato un
investimento sulla diga del Menta, che era già a buon punto per portare l'acqua
a Reggio Calabria, e siamo riusciti a chiudere questa telenovela.
Altrettanto abbiamo fatto e stiamo
facendo con il Metramo; anche lì, la diga è
terminata, ma le conduzioni per portare l'acqua a valle non sono state
realizzate e stiamo lavorando anche in questa direzione, così come stiamo
facendo per quanto riguarda la diga dell'Esaro e il Melito, oggetto di questa
mozione.
In relazione alle risorse che il
Ministero ha destinato ai grandi invasi, devo dire che siamo molto ma molto al
di sotto delle necessità, in particolare per quanto riguarda il quadro delle
strutture che insistono sul territorio calabrese.
Abbiamo posto i problemi anche nel
merito delle singole questioni.
A proposito del Melito, c'è stato
chiarito che la titolarità del progetto – questa è una comunicazione del
Ministero e non mia, chiaramente – e i relativi finanziamenti, risultano
ascrivibili al Provveditorato alle opere pubbliche per la Sicilia e la Calabria
e non più al Consorzio di bonifica ionico-catanzarese; questa è la
comunicazione pervenuta dal Ministero.
Noi stiamo insistendo affinché queste
opere, ideate e avviate negli anni ’70 – anzi prima – non rimangano cattedrali
nel deserto anche perché il potenziale, rispetto al fabbisogno di uso sia
civile sia industriale ed irriguo, risponde a quelle che sono le esigenze del
territorio calabrese.
Essendo una regione interessata a questa
problematica, perché in condizioni di ricchezza idrica anche in relazione alla
conformazione morfologica del territorio, facciamo parte del gruppo di lavoro
nazionale e, in quella sede, abbiamo riproposto con forza questa questione.
Naturalmente, si è interessato anche il
Ministero, rispetto a quello che è lo stato dell'arte delle opere; per capirci,
le opere in stato più avanzato sono state poste prioritariamente.
Faccio un esempio: nel Metramo, dove c’è già l’invaso di acqua, c'è il problema
delle opere di adduzione e, pertanto, è stato posto con priorità il
completamento di quell’opera – secondo me, anche a giusta ragione – destinando
26 milioni di euro.
Nella prima quota di riparto, è stato
inserito il Metramo per il completamento.
Adesso abbiamo posto l'attenzione a
questa questione, tra le altre, del Melito e, naturalmente, via via che si va
avanti con la disponibilità di risorse, riteniamo che bisogna riprendere la
questione per portarla a buon fine.
Naturalmente, qualora vi fosse la
necessità di ripensare alla dimensione e di rivedere dal punto di vista tecnico
– e questo, chiaramente, non compete a me – la progettazione eccetera eccetera,
questo sarebbe un problema da rivedere ma, appunto, non può essere un fatto
ostativo alla necessità di utilizzare quel bacino per approvvigionare una
grande area della Calabria che potrebbe e, sicuramente, ne trarrebbe un grande
giovamento.
Da questo punto di vista, il progetto è
stato rivisto perché è stato ridimensionato rispetto alla versione originale e,
quindi, ci sono tutti gli adeguamenti tecnici necessari perché l'opera possa
essere cantierabile.
Non ci sono altri interventi, pertanto
pongo in votazione la mozione numero 160/10^.
(Il
Consiglio approva)
(È
riportata in Allegati)
Passiamo al sesto punto all’ordine del
giorno, lo svolgimento di interrogazioni, ex articolo 121 e 122, interpellanze
ex articolo 120 del Regolamento interno del Consiglio regionale.
La prima interrogazione è la numero
412/10^ di iniziativa del consigliere Pasqua: “Sullo stato dell'arte e sulle
prospettive future del Centro Protesi Inail di
Lamezia Terme”.
Il consigliere Pasqua non c’è, quindi
decade.
Passiamo all’interrogazione numero
435/10^ di iniziativa del consigliere Scalzo: “In ordine ai Piani industriali
dei tre aeroporti calabresi”.
Il consigliere Scalzo non c’è, quindi
decade.
Passiamo all’interrogazione numero
436/10^ di iniziativa del consigliere Nicolò: “In ordine alla decisione della So.Ri.Cal. di procedere all'assunzione di 55 persone
attraverso colloquio”. Cedo la parola al consigliere Nicolò per illustrare
l’interrogazione. Prego, consigliere Nicolò.
Presidente, si tratta di
un'interrogazione datata con la quale si chiedeva di conoscere le motivazioni
che hanno portato la So.Ri.Cal. a procedere
all'assunzione di 55 persone attraverso colloqui.
La So.Ri.Cal.
è una Società mista con prevalenza di capitale pubblico regionale; quindi, c'è
una partecipazione del pubblico nella So.Ri.Cal. che
ha avuto le competenze trasferite dall’ex Cassa del Mezzogiorno, per quanto
riguarda la gestione, l'ammodernamento, il completamento e l'ampliamento degli
schemi idrici. Rispetto a questo, avrebbe provveduto all’assunzione di 35 unità
e, secondo alcune fonti attendibili, dovrebbe procedere ancora con lo stesso
schema ad assumerne altre.
Noi vorremmo capire se il principio del
colloquio, anche per una questione di trasparenza, è ammissibile o meno, per
quanto riguarda la selezione del personale.
Cedo la parola al Presidente della
Giunta regionale. Prego, presidente Oliverio.
In riferimento a questa interrogazione,
è stato richiesto da parte del dipartimento, della Presidenza al Settore
idrico, di voler relazionare in merito.
Nel riscontro inviato da So.Ri.Cal. vengono preliminarmente evidenziati: l'obbligo
la parte della Società – sebbene in liquidazione – di svolgere il servizio di
fornitura di acqua potabile a 383 Comuni calabresi; le cospicue carenze di
personale – anche in considerazione di alcuni decessi, pensionamenti ed effetti
della cosiddetta quota 100 (cento) – e le difficoltà, anche di ordine
finanziario, essendo la Società in via di liquidazione.
In ragione di ciò, So.Ri.Cal.
ha inteso procedere ad una riduzione dei costi legati all'espletamento del
servizio, internalizzando il personale, ovvero
facendo transitare le unità poste alle dipendenze delle imprese affidatarie
della conduzione di impianti nel proprio organico, naturalmente datando questo
rapporto in date non recenti.
Pertanto, sono stati stipulati contratti
direttamente con le unità di personale e non già con le imprese.
In base all'analisi dei costi effettuati
da So.Ri.Cal. – questo è quanto ci comunica la So.Ri.Cal. – questa operazione comporterebbe un risparmio
di oltre un milione e 600 mila euro; un'operazione che, secondo So.Ri.Cal., rappresenterebbe la razionalizzazione dei costi
perché si abbatterebbe l'intermediazione di affidamento della gestione
all'impresa e, attraverso l'internazionalizzazione, sostanzialmente si
creerebbe questa economia.
Questo è quanto abbiamo ricevuto come
informazione, sulla base di una richiesta di chiarimento fatta a So.Ri.Cal, e che, naturalmente, trasmettiamo al Consiglio
regionale.
Pur apprezzando la professionalità del
Presidente rispetto alle proprie competenze, non ritengo soddisfacente la
risposta.
Mi soffermo sulla selezione: si tratta
di una selezione da parte di un Ente che rappresenta, tra virgolette, in parte
la Regione Calabria per le cose che ho detto prima.
Mi si potrebbe anche dire che le Società
miste possono selezionare il personale attraverso i colloqui, ma noi parliamo
di trasparenza, e parliamo di criteri ispirati ai sani principi, che sono
quelli riconosciuti dalla Costituzione; potremmo dire anche che la Regione,
eventualmente, domani non dovrebbe fare i concorsi perché si risparmierebbe e
perché le procedure concorsuali comportano dei costi? Questa non è una risposta
soddisfacente.
Su questo chiedo ancora chiarimenti per
comprendere e capire se, per le altre carenze in organico, si intende procedere
con lo stesso sistema.
Non è un sistema accettabile.
Grazie, consigliere Nicolò.
Passiamo all’interrogazione di
iniziativa del consigliere Giudiceandrea: “In ordine al quadro di ispirazione
nazista appeso alla parete della stanza del Sindaco di Condofuri” per la quale
è già arrivata risposta scritta da parte della Giunta regionale.
Abbiamo letto ma vorremmo, comunque,
leggere alcune note, Presidente, perché non vorremmo che in tempi come questi -
ieri è stato scoperto un arsenale in mano a dei gruppi neonazisti in questo
Paese - e con il vento che soffia, il Sindaco di Condofuri, per quella che lui
stesso ha dichiarato essere stata una semplice goliardia, dimentichi che cosa
ha fatto quel gruppo appartenente alle SS e cosa ha fatto, in particolare, a
Sant'Anna di Stazzema, in provincia di Lucca; una frazione a 650 metri sul
livello del mare, distante 1095 km proprio da Condofuri; utilizzando Google
riusciamo a stabilire la distanza esatta.
Siamo nell'agosto del 1944 – parliamo,
quindi, di 75 anni fa – e c'è chi non dimentica e non sostituisce il quadro del
Presidente della Repubblica appeso alle sue spalle con immagini di questo tipo
e, soprattutto, aspetta che il Prefetto di Reggio Calabria assuma dei
provvedimenti seri e severi, non nei confronti del Sindaco, perché ci interessa
poco, ma per stigmatizzare questo tipo di atteggiamenti, perché la goliardia è
una cosa, il rispetto di 350 morti identificati e altri 150 rimasti senza
identificazione in quella contrada: vecchi, donne e bambini è altro; gli uomini
si erano allontanati per non essere fucilati dai tedeschi che stavano facendo i
rastrellamenti.
Si trattava delle Waffen-S.S,
non di tedeschi, Assessore, ma di italiani alleati ai tedeschi che utilizzavano
le stesse uniformi, entravano nei paesi e facevano da complici.
Avere, al posto del presidente
Mattarella, il simbolo della Waffen-S.S in Calabria
indigna non poco, e bene ha fatto il presidente Oliverio a stigmatizzare il
comportamento e a chiedere l'intervento di sua eccellenza il Prefetto.
In quel 12 agosto del 1944, in poco più
di mezza giornata, vennero uccisi circa 500 civili, di cui solo 350 poterono
essere in seguito identificati; tra le vittime, 65 erano bambini minori di 10
anni di età.
I nazisti rastrellarono i civili, li
chiusero nelle stalle, nelle cucine delle case e li uccisero con mitra, bombe a
mano, rivoltella e altre modalità atroci, che vi risparmio per onore di Patria.
La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva solo 20 giorni; gravemente ferita la
rinvenne agonizzante la sorella maggiore, Cesira, medaglia d'oro al merito
civile, miracolosamente superstite tra le braccia della madre ormai morta. Mori
pochi giorni dopo nell'ospedale di Valdicastello.
Infine, incendi appiccati a più riprese,
causarono ulteriori danni a case e persone.
Non si trattò di rappresaglia, ovvero di
un crimine compiuto in risposta a una determinata azione del nemico, dei
Partigiani.
Come è emerso dalle indagini della
Procura militare di La Spezia, si trattò di un atto terroristico premeditato e
curato in ogni dettaglio per annientare la volontà della popolazione,
soggiogandola grazie al terrore.
L'obiettivo era quello di distruggere il
Paese e sterminare la popolazione per rompere ogni collegamento fra i civili e
le formazioni partigiane presenti nella zona.
La ricostruzione degli avvenimenti, l'attribuzione
delle responsabilità e le motivazioni che hanno originato l’eccidio, sono state
possibili grazie al processo svoltosi al Tribunale militare di La Spezia e
conclusosi nel 2005 con la condanna all'ergastolo per 10 S.S colpevoli del
massacro; sentenze poi confermate in appello nel 2006 e ratificate in
Cassazione del 2007.
Le Waffen-S.S,
di cui v’era l'immagine al posto del quadro del presidente Mattarella, si
macchiarono di quel crimine a 1095 chilometri di distanza da Condofuri e il
Sindaco deve giustificarsi, non deve dire che si è trattato di una goliardia.
Grazie.
Non c'è dibattito sulle interrogazioni,
consigliere Tallini. Non si può andare contro il Regolamento.
Passiamo alle interrogazioni a risposta
scritta (ex art. 121 Regolamento interno) e interpellanze (ex art. 120
Regolamento interno).
Interpellanza numero 10/10^ di
iniziativa del consigliere Gallo: “Afferente il trasferimento di competenza in
fatto di patrimonio ittico e faunistico”.
Cedo la parola al consigliere Gallo.
Prego, consigliere Gallo, può illustrare l’interpellanza.
Oggi è il 15 luglio, Presidente.
Questa interpellanza è datata 13 luglio
2018, quindi di un anno e 2 giorni fa.
In ogni caso, credo che sia opportuno,
affinché rimanga traccia, che si discuta e si illustri questa interpellanza e
che il Governo, tempestivamente o quasi, ci risponda.
Il 13 luglio 2018, interrogavo la Giunta
regionale – perché poi una risposta, in questo caso, è necessario che ci sia –
in merito a una deliberazione di Giunta regionale, la numero 541 del 16
dicembre 2015, avente ad oggetto l’approvazione di una nuova struttura
organizzativa della Giunta regionale, che veniva modificata più volte da una
serie di deliberazioni, tra cui quella del primo giugno 2012, numero 212 che,
in effetti, a seguito di queste intervenute modifiche, prescriveva che la
titolarità delle funzioni in materia di patrimonio faunistico e attività
venatoria, cioè il Settore caccia, passasse dal Settore fitosanitario,
vivaismo, micologia, patrimonio ittico al Settore affari generali giuridici ed
economici, controlli, regolamenti, usi civici e patrimonio faunistico.
Mi spiego meglio, Presidente, il Settore
caccia, diretto dal dott. Giovinazzo, che storicamente è stato sempre nel
Dipartimento agricoltura, con una delibera di Giunta regionale, collega d'Acri,
viene assegnato al settore Presidenza.
Abbiamo svolto una seduta di Consiglio
regionale, nella quale il Presidente, in più circostanze, è intervenuto per
precisare anche le varie argomentazioni; segno evidente che quello che andiamo
dicendo da tempo, vale a dire che il Presidente assomma a sé quasi tutte le
deleghe e ha escluso dal coinvolgimento nella gestione del progetto di Governo
i consiglieri regionali, è plastico ed evidente.
Tra le competenze assegnate al
Dipartimento Presidenza, ex abrupto,
attraverso una delibera di Giunta regionale, viene anche introdotto il Settore
caccia; per cui, ad un certo punto, con questa delibera di Giunta regionale del
primo giugno 2018, il Settore caccia passa nel Dipartimento Presidenza.
Tale scelta viene laconicamente motivata
con un semplice riferimento ad una comunicazione pervenuta via mail al
dirigente generale del Dipartimento agricoltura e risorse agroalimentari sulla
scorta di non meglio precisati processi di complessiva riforma del Settore del
patrimonio faunistico e dell'attività venatoria.
A seguito dell’intervenuto trasferimento
di titolarità, il personale e il dirigente del settore 5 ad onta della
professionalità e del bagaglio di conoscenze e competenze acquisite in fatto di
patrimonio faunistico e di attività venatorie, vengono sottoposti a procedura
di allocazione, come da determinazioni gestionali demandate al dirigente
generale del Dipartimento agricoltura e risorse agroalimentari.
Tanto premesso, interpellavamo il signor
Presidente della Giunta regionale per sapere: se ritenesse sufficiente, per
determinare una così rilevante modifica degli assetti organizzativi di un
intero dipartimento, una semplice comunicazione email, informata la presunta
sussistenza di generici motivi di efficacia ed efficienza dell'azione
amministrativa; se alla base di questa motivazione vi siano motivi altri e
diversi, non palesati ma a conoscenza della Giunta regionale; se si reputasse
opportuno disperdere il patrimonio di competenze e professionalità acquisito al
personale dal dirigente del discioto Settore 5; se si
considerasse consono affidare la gestione delle attività faunistiche e
venatorie ad un settore fin qui occupatosi, per lo più, di affari squisitamente
giuridici; se intendesse ripensare, nei tempi tecnici necessari – ma, mi pare
che, ormai, ci penserà la nuova Giunta regionale a modificare questo assetto –
alla scelta adottata e ripristinare lo status quo a garanzia del corretto,
efficace ed efficiente funzionamento degli uffici regionali che, in seno al
Dipartimento agricoltura e risorse agroalimentari, devono quotidianamente
occuparsi delle materie afferenti al patrimonio faunistico e alle attività venatorie.
Con riferimento al quesito posto, si
rappresenta quanto segue: la Giunta regionale, con delibera di Giunta numero
212 del primo giugno 2018, tenendo conto di quanto rappresentato dal dirigente
generale del Dipartimento agricoltura e risorse agroalimentari, con
comunicazione del 31 maggio 2018, circa l'esigenza di avviare un processo di complessiva
riforma del patrimonio faunistico e dell'attività venatoria nonché la
rielaborazione della relativa disciplina giuridica, ha ritenuto di modificare
l'articolazione delle competenze tra i settori del citato Dipartimento
stabilendo, altresì, il trasferimento di alcune funzioni dal Settore 5 al
Settore 1, e demandando tali attività al Dipartimento stesso.
Quest’ultimo, con decreto 6800 del 27
giugno 2018, in ottemperanza alla suindicata delibera di Giunta, provvedeva
alla micro-organizzazione dei Settori numero 1 e 5, modificando l'organigramma
dei citati settori e disponendo, nel contempo, il trasferimento delle funzioni
in materia di patrimonio faunistico, e delle relative risorse umane e
strumentali, al fine di garantire continuità amministrativa alla materia di che
trattasi in capo al Settore numero 1.
Al fine di chiarire ogni più utile
aspetto in merito alla vicenda, si coglie l'occasione per rimarcare le modalità
con cui vengono distribuite le somme annualmente versate dalla comunità dei
cosiddetti cacciatori.
In base alla legge numero 157 del 1992
ed alla legge regionale numero 9 del 1996, al fine di esercitare l'attività
venatoria, tutti i soggetti interessati, cioè i cacciatori, versano una tassa
sulle concessioni regionali della somma di 100 euro e 80 centesimi cadauno, per
un importo totale di circa 2 milioni e sei annuali.
Trattasi, infatti, di circa 26 mila
cacciatori.
In base a quanto disposto dalle citate
norme, gli introiti regionali sono ripartiti per come segue:
a. nella misura del 50 per cento a favore
delle Province per la realizzazione dei Piani faunistici venatori, di cui
all'articolo 6 dei Piani di miglioramento ambientale, e per l'eventuale
acquisto di fauna selvatica a scopo di ripopolamento, di cui il 30 per cento da
ripartire in uguale misura tra le Province stesse;
b. nella misura del 10 per cento a favore
delle Province per il finanziamento dei Fondi per risarcimento danni alle
produzioni agricole, per l'organizzazione di corsi di preparazione al
conseguimento dell'abilitazione venatoria e per l'esercizio delle funzioni
delegate;
c. nella misura del 2 per cento a favore
dei Comuni per le funzioni delegate;
d. nella misura dell’8 per cento da
destinare a contributi regionali per l'utilizzo dei Fondi chiusi e dei terreni
agricoli inclusi nel Piano faunistico-venatorio;
e. alle associazioni venatorie nazionali e
riconosciute, operanti con strutture organizzate sul territorio regionale,
quale concorso per la collaborazione alle operazioni di ripopolamento, di
vigilanza, di prevenzione incendi, di educazione venatoria ambientale nella
misura del 10 per cento, di cui il 30 per cento da ripartire in uguale misura
tra le associazioni stesse, ed il rimanente 70 per cento in proporzione alla
loro documentata consistenza associativa;
f. il 20 per cento nella disponibilità
della Giunta regionale, di cui la metà per il funzionamento dello FVR, e
l'altra metà per iniziative di interesse regionale a favore della fauna e
dell'ambiente, di propaganda, di acquisto pubblicazioni e materiali di
educazione venatoria ambientale, di organizzazione convegni e manifestazioni,
per l'espletamento delle stesse funzioni attribuite, nonché eventuali
contributi ad Enti ed associazioni operanti nel Settore.
Gli importi non utilizzati nell'anno di
riferimento, vengono riscritti a bilancio per l'anno successivo e ripartiti
secondo le quote di cui al presente articolo.
La Regione Calabria, Dipartimento
agricoltura, a seguito di apposita rendicontazione da parte dei soggetti individuati
dalla norma, provvede ad erogare e, quindi a liquidare, le relative spese
sostenute.
La Giunta regionale, in considerazione
di una situazione di stallo inerente una serie di attività riconducibili al
Settore 5 del Dipartimento agricoltura, al fine di assicurare una maggiore
efficienza ed efficacia dell'attività amministrativa in materia faunistica
venatoria, e nell'ottica di un più ampio processo di riorganizzazione, ha
ritenuto di trasferire le funzioni relative al patrimonio faunistico e attività
venatoria, come dicevamo prima, dal Settore 5 al Settore 1, avvenuto nel giugno
2018.
Il dirigente del competente Settore 1,
dall'esame degli atti in suo possesso, constatava che, a partire dall’annualità
2015, nulla era mai stato liquidato in favore dei soggetti individuati dalla
legge.
Gli uffici, pertanto, hanno attivato una
serie di procedimenti volti ad effettuare tutti i possibili pagamenti riferiti
alle annualità pregresse.
Si evidenzia, altresì, che il
Dipartimento agricoltura, sempre in ottemperanza alla citata delibera di Giunta
regionale numero 212 del 2018, al fine di assicurare una maggiore efficienza ed
efficacia delle attività amministrative in materia faunistico-venatoria, ha
costituito dei gruppi di lavoro composti da personale regionale e/o proveniente
dalle strutture periferiche, con il compito precipuo di fronteggiare tutte le
attività riguardanti le autorizzazioni, i contenziosi e le liquidazioni per gli
ambienti territoriali di caccia, associazioni venatorie, commissioni ed esami per
l'abilitazione all'esercizio venatorio e i numerosi contenziosi da danni da
cinghiale.
Il competente Settore 1, ad oggi ha
provveduto a liquidare totalmente le annualità 2015 e 2016; a breve, dovrebbero
concludersi tutti i pagamenti afferenti l’annualità 2017/2018.
Trattasi di liquidazioni riguardanti, a
titolo esemplificativo, le seguenti tipologie di spese: spese di funzionamento
degli AATTC, per circa 600 mila euro; risarcimento danni da invasione di
cinghiali, per circa 400 mila euro; gara per acquisto servizio TV, tesserino
digitale venatorio, per circa 30 mila euro; Cras, Centri di recupero animali
selvatici, 90 mila euro; contributi alle associazioni venatorie, per circa 200
mila euro.
Il tutto per una somma che supera
abbondantemente il milione e due.
L'obiettivo finale è quello di
raggiungere, entro la fine del 2019, l'azzeramento delle liquidazioni delle
annualità pregresse, in maniera tale da iniziare l'anno 2020 a regime entrate e
spese.
Alla luce di quanto rappresentato, si
ritiene che non vi è stata alcuna dispersione di competenze e professionalità
in quanto, a prescindere dal fatto che buona parte del personale impegnato
nella materia della caccia è stato trasferito dal Settore 5 al Settore 1, lo
stesso è stato implementato con ulteriori figure che, ad oggi, hanno
contribuito a rendere ancora più funzionali tutte le connesse attività di
competenza.
Grazie, Assessore. Prendo atto che
questa modifica che era stata motivata laconicamente, su non meglio precisati
processi di complessiva riforma del Settore del patrimonio faunistico e
attività venatoria, è dovuta ad inefficienza del Settore: credo che questo si
evinca dal suo intervento.
La prego di avere, se possibile, una
copia della sua risposta, signor Assessore, e mi dichiaro parzialmente
soddisfatto, perché si prende atto soltanto nel 2018 di eventi che accadevano
dal 2015 – lo dice lei stessa – vale a dire da quando questa Giunta regionale
ha iniziato a governare.
Dunque, si sono attesi 3 anni per prendere
atto di una situazione di inefficienza.
Mi auguro che ci siano le condizioni –
come lei ha dichiarato – per un miglioramento del settore. Continueremo a
vigilare affinché le cose vadano per il meglio, anche se non mi pare sia così.
Affronteremo questo problema a partire dalla prossima interpellanza.
Proseguiamo con l’interpellanza 12/10^, sempre d’iniziativa del
consigliere Gallo “Sulle presunte anomalie che si verificherebbero in relazione
all’ATC Cosenza 3”.
Il consigliere Gallo ha facoltà di illustrarla.
Presidente, quest’interpellanza ha meno di un anno, non abbiamo
festeggiato ancora il compleanno perché è del 23 luglio 2018 e quindi mancano
pochi giorni.
Parlavamo di inefficienze del settore caccia; vediamo
plasticamente quali sono le inefficienze e le mancanze anche di vigilanza.
In Calabria le norme dettate dal legislatore regionale per
l’esercizio delle attività di caccia sono state specificate con Regolamento
numero 11 del 2010, disciplinante l’attuazione degli Ambiti territoriali di
caccia e statuto tipo degli organi di gestione.
In mancanza degli organi direttivi, previsti dal Regolamento
richiamato, diversi Ambiti territoriali di caccia sono retti da figure
commissariali, specie in provincia di Cosenza. Proprio nel Cosentino, l’Ambito
territoriale di caccia CS3 è diventato motivo di aspra polemica per le
decisioni assunte dal commissario pro-tempore.
In particolare, per come verificato dall’interpellante - vale a dire dal
sottoscritto - nei giorni precedenti al 23 luglio 2018, l’Ambito territoriale
di caccia CS3, che come tutti gli altri non ha scopo di lucro, aveva pubblicato
un modello di domanda d’iscrizione molto ermetico nella sua formulazione,
collega Nicolò, con il quale ha disposto, per la stagione venatoria 2018/2019,
un inasprimento della quota di ammissione per i cacciatori che, rinunciando al
proprio naturale ambito di appartenenza, chiedessero di farne parte per lo
svolgimento della propria attività venatoria.
Nello specifico, detta quota è stata elevata a 220 euro, ben oltre
il 30 per cento della tassa regionale, che è pari a 160 euro, alla quale faceva
riferimento in precedenza nella sua risposta l’assessore Fragomeni. Aspre sono
state per questo motivo le proteste delle associazioni dei cacciatori,
intervenute per lamentare la presunta violazione dell’articolo 7, comma 4, del
Regolamento regionale di attuazione degli ambiti territoriali, ritenuta causa
della lesione del diritto alla scelta ed alla mobilità venatoria.
Tanto premesso, il 23 luglio 2018 interpellavo il Presidente della
Giunta regionale per sapere: se la Giunta regionale fosse a conoscenza dei
fatti esposti; se e quali provvedimenti intendesse assumere, anche in via
d’urgenza, per verificare la fondatezza di quanto segnalato; se e come
intendesse adoperarsi, in caso di accertamento della veridicità di quanto evidenziato,
per ripristinare il rispetto delle norme regionali che assumevo essere state
violate.
Per la Giunta regionale risponde l’assessore Fragomeni.
In riferimento all’interpellanza numero
12 si rappresenta che tale problematica è già stata affrontata dal Dipartimento
agricoltura, il quale con una nota del 28 agosto 2018, in materia di residenza
venatoria, ha diramato agli Ambiti territoriali di caccia, incluso l’Ambito territoriale Cosenza 3,
apposita circolare con la quale richiamava:
a)
il comma 7 dell’articolo 13 della legge regionale numero 9
del 17 maggio 1996, recante: “Norme per la tutela e la gestione della fauna
selvatica e l’organizzazione del territorio ai fini della disciplina
programmata dell’esercizio venatorio”, pubblicata sul BUR numero 52 del 22
maggio 1996, per come modificata ed integrata, sancisce che “Ogni cacciatore
residente ha diritto all’accesso in un A.T.C, compreso nella Regione, previa
domanda all’Amministrazione provinciale competente su modulo predisposto dalla
Regione e può avere accesso ad altri ambiti della Regione ovvero ad ambito
anche in una Regione diversa, previo consenso dei relativi organi di gestione e
sulla base della normativa regionale vigente”;
b)
il successivo comma 10, che aggiunge: “Ai fini della partecipazione alla gestione
programmata della caccia l’iscrizione
ad ogni Ambito territoriale di caccia, fatto salvo quanto già
predisposto nel precedente comma 7, è
subordinata al versamento annuale di una quota, determinabile dagli stessi
Comitati di gestione degli A.T.C., in misura non superiore al 30 per cento
della tassa di concessione regionale”;
c)
il Regolamento di attuazione degli Ambiti territoriali di
caccia e statuto tipo degli organi di gestione numero 11 del 16 settembre 2010,
che all’articolo 5 “Residenza venatoria”, statuisce: “Si intende per residenza
venatoria la collocazione di ogni cacciatore all’interno di una A.T.C, per lo
svolgimento dell’attività venatoria. La residenza venatoria di un cacciatore
non coincide necessariamente con la sua residenza anagrafica, in quanto
l’A.T.C. di diritto può essere diverso dall’A.T.C. nel quale ricade il suo
Comune di residenza. Ad ogni cacciatore spetta di diritto una sola residenza
venatoria fatte salve le norme sulla mobilità tra ambiti prevista previste nel
presente Regolamento”.
La nota inviata dal Dipartimento
agricoltura ha concluso evidenziando che: “I cacciatori che acquisiscono una
residenza venatoria diversa da quella anagrafica sono tenuti al versamento di una quota, determinabile dagli stessi
Comitati di gestione degli A.T.C. in misura non superiore al 30 per cento della
tassa di concessione regionale”.
Nel caso specifico, con riferimento a
quanto richiesto nell’interpellanza oggetto della presente risposta, ad oggi,
non risulta pervenuta, presso gli uffici competenti del Dipartimento
agricoltura, alcuna segnalazione e/o lamentela inerente il mancato rispetto di
quanto previsto dalla legge e dalla richiamata circolare in materia di
residenza venatoria.
Credo che non
l’abbiano bene informata, Assessore, perché è invece noto a tutti - almeno
colori i quali sono nell’ambito CS3 - tutto ciò che lo scorso anno non era
stato vigilato dagli uffici competenti, vale a dire quanto è accaduto in
quest’ambito di caccia: che ci fosse una domanda molto ermetica e, soprattutto,
l’aumento da 160 a 220 euro della tassa versata dai cacciatori, con una pretesa
che, quindi, non rispettava il Regolamento; che, invece, anche a seguito della
mia interpellanza e di alcuni articoli di giornale, è stata modificata
prontamente, per cui la somma è stata ridotta; hanno pagato 160 euro e la
migrazione non è stata più vietata.
Mi dispiace
che, a distanza di un anno, gli uffici che avrebbero dovuto vigilare su questo,
invece, non fossero stati informati. C’era da dire “problema risolto” e avremmo
archiviato, come accade in qualche circostanza quando si tratta anche di alcuni
programmi a livello nazionale che intervengono magari su questioni
d’inefficienza della pubblica amministrazione.
Se avesse
detto: “problema risolto, dopo due giorni si è intervenuto…” non avrei avuto
bisogno di replicare. Invece, ahimè! L’Assessore nella risposta ci dice altro!
Peraltro si tratta di una risposta che le hanno scritto e lei non è nemmeno
competente nel settore e mi dispiace.
La controreplica
è “sono soddisfatto o insoddisfatto”, consigliere Gallo.
Sì, appunto
sono insoddisfatto, Presidente, però mi faccia parlare.
Non è previsto
dal Regolamento, ma continui. Prego.
Dicevo: se ci
avesse detto: “problema risolto”, avremmo archiviato.
Il problema è
che il problema si è risolto da solo con quest’interpellanza, con gli articoli
di giornale e, purtroppo, ricollegandomi alle inefficienze, alle quali facevo riferimento
prima, il settore competente non ne sapeva nulla.
Comunque il
problema - glielo dico io, Assessore - si è risolto, le somme sono state
ripristinate e la migrazione da un ambito all’altro è stata consentita.
Passiamo
all’interpellanza numero 14/10^ “In merito al mancato scorrimento ed utilizzo
della graduatoria Asp di Crotone per l’assunzione di nuovi autisti 118”.
Il consigliere
Gallo ha facoltà di illustrarla. Le ricordo che, da Regolamento, ha 3 minuti a
disposizione e dopo può solamente dire se è soddisfatto o no. Prego.
Ho anche un
minuto di replica! Non posso dire solo di essere soddisfatto o meno,
Presidente!
Ho un minuto per replicare e dire se
sono soddisfatto o meno. Presidente, io studio!
Siccome vedo
che ha la concezione del tempo un po’ dilatata…prego.
23 luglio 2018.
Premesso che:
- con delibera
pubblicata in data 08 gennaio 2016 l’Azienda sanitaria provinciale di Crotone
aveva bandito un concorso pubblico per titoli ed esami per la copertura a tempo
indeterminato di 8 posti di operatore tecnico specializzato - autista di
ambulanza, categoria BS;
- che con
successiva delibera numero 203 del 2017, pubblicata in data 27 dicembre 2017,
l’Asp di Crotone ha approvato la graduatoria finale del concorso e disposto di
dare corso alla procedura per l’immissione in servizio dei primi 6
classificati;
- che, pur
disponendo di tale graduatoria già formata, le altre Aziende sanitarie
provinciali calabresi hanno ritenuto di non utilizzarla per colmare i gravi
vuoti in organico nelle Pet (Postazioni d’emergenza
territoriale) di rispettiva competenza, in riferimento alle figure
professionali degli operatori tecnici specializzati - autisti di ambulanza,
categoria BS;
- nello
specifico, l’Asp di Cosenza ha di recente reputato opportuno bandire un proprio
concorso per 16 posti di autista ambulanza 118;
- a Vibo
Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria, invece, il personale in servizio, a
causa delle carenze di organico, è costretto a doppi turni estenuanti, peraltro
con gravi ripercussioni sui lavoratori stessi e sull’efficienza del servizio,
con frequente ricorso a mezzi e personale di associazioni private e con esborsi
naturalmente maggiori per la pubblica amministrazione e per le Aziende
sanitarie calabresi;
- questa
situazione è stata ripetutamente ma invano portata a conoscenza della Giunta
regionale e dei vertici delle varie Asp dai sindacati e dai lavoratori, con
l’invito - ahimè! Caduto nel vuoto, lo dicevo un anno fa - a voler attingere
dall’esistente graduatoria per procedere a nuove assunzioni utili e a ripianare
i deficit di organico del personale
in questione. Tanto premesso, interpellavo il Presidente della Giunta regionale
calabrese per sapere: se la Giunta regionale fosse a conoscenza dei fatti
esposti; se ritenesse, all’epoca - e in caso contrario, illustrandone i motivi
- che la graduatoria scaturita dal concorso bandito dall’Asp di Crotone, con
delibera pubblicata l’8 gennaio 2016, potesse essere utilizzata anche dalle
altre Asp per colmare i vuoti d’organico esistenti nelle Postazioni d’emergenza
territoriale per la categoria degli operatori tecnici specializzati - autisti
di ambulanza, categoria BS; quali
provvedimenti la Giunta regionale intendesse assumere all’epoca, in via
d’urgenza, per dare immediata soluzione alle richiamate carenze d’organico; se
e come intendesse adoperarsi, nei confronti dell’Ufficio del commissario ad acta per l’attuazione del Piano di
rientro dal disavanzo del settore sanitario della Regione Calabria perché, con
riferimento alla problematica evidenziata, si addivenisse, in tempi celeri,
alla definizione delle questioni di competenza del commissario.
Per la Giunta
regionale risponde il presidente Oliverio.
In riferimento all’interpellanza specificata, presentata dal
consigliere Gallo, si fa presente che la norma prevede la facoltà da parte
delle Aziende sanitarie provinciali, previo accordo/convenzione tra le
Amministrazioni interessate, di utilizzare le graduatorie di altre Aziende per
rispondere ad esigenze di celerità ed economicità.
Tuttavia è opportuno precisare che l’accordo dovrebbe avvenire
prima della pubblicazione del bando, specificando nello stesso la possibilità
che la graduatoria degli idonei possa essere utilizzata anche da altre Aziende.
Nel caso specifico della graduatoria dell’Asp di Crotone relativa
agli autisti del 118, si rappresenta che la graduatoria è stata utilizzata
anche da altre Aziende sanitarie provinciali del Servizio sanitario regionale
e, precisamente, dall’Asp di Catanzaro, dall’Asp di Reggio Calabria e dall’Asp
di Vibo Valentia.
Attualmente su 68 idonei sono stati assunti 27 autisti 118.
Presidente, ha dato delle giustificazioni in merito
all’effettuazione dei concorsi - cerco di parlare velocemente perché altrimenti
supero il minuto – però il problema è molto serio, soprattutto in queste ore,
perché, come evidenziato, soprattutto in alcune aree della provincia di Cosenza
- mi riferisco all’alto Ionio, alla Sibaritide, ad altre aree della stessa
provincia - le postazioni di emergenza territoriale sono scoperte!
Sono scoperte perché ci sono delle ambulanze che escono senza
medici, ci sono dei problemi perché molte ambulanze non hanno la possibilità di
uscire perché mancano gli autisti. Allora, poiché stiamo parlando di
emergenza-urgenza, stiamo parlando dei minimi rudimenti del sostegno alla
salute dei nostri concittadini, penso che degli interventi siano immediatamente
necessari.
Spesso, Presidente, in questi ultimi tempi, si è fatto ricorso ad
ambulanze di associazioni private, con costi maggiori per le Aziende sanitarie
provinciali e per la pubblica amministrazione. La prego, Presidente,
d’intervenire su questo argomento delicatissimo.
L’estate 2019 sta evidenziando proprio queste mancanze e in
Regione c’è una polemica aperta. La prego d’intervenire perché dobbiamo mettere
riparo; dobbiamo procedere alle assunzioni degli autisti; dobbiamo fare in modo
di evitare che tutte le postazioni d’emergenza territoriale calabrese rimangano
scoperte. Grazie.
Passiamo all’interpellanza numero 18/10^, a firma del consigliere
Gallo “Sui ritardi nella realizzazione dell’ospedale della Sibaritide”.
Il consigliere Gallo ha facoltà di illustrarla.
Quest’interpellanza, estremamente di attualità, è del 10 settembre
2018.
Da diversi anni si è in attesa della realizzazione dell’ospedale
della Sibaritide, destinato a sorgere nella ormai città unica di Corigliano
Rossano; stasera il collega Pedà ha parlato anche dell’ospedale della Piana di
Gioia Tauro.
Il contratto di concessione per la progettazione definitiva ed
esecutiva costruzione e gestione dei servizi non sanitari del nuovo ospedale
della Sibaritide è stato sottoscritto in data 09 settembre 2014 fra la Regione
Calabria, l’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza e la società “Ospedale
della Sibaritide”, società consortile per azioni.
Il quadro economico dell’intervento comportava un complessivo
impegno di spesa pari a 143 milioni 921 mila 997 euro. Con decreto numero 8373,
in data 27 luglio 2017, è stata disposta da parte del responsabile unico del
procedimento (rup) l’approvazione del progetto
definitivo del nuovo ospedale, che prevede, per la nuova struttura sanitaria,
una valutazione di 330 posti letto, oltre a 46 posti letto tecnici, per un
totale di 376. Con ordine di servizio numero 3 del 28 luglio 2017, il rup ha disposto l’avvio della progettazione esecutiva
dell’intervento.
Con decreto del rup numero 12993 del 23
novembre 2017 è stato approvato il progetto esecutivo stralcio dei lavori
prioritari e, nella medesima data, è stato emesso dal responsabile unico del
procedimento l’ordine di servizio, che ha stabilito modalità e tempi per
l’elaborazione e la consegna del progetto esecutivo del nuovo ospedale.
In data 29 gennaio 2018, nel corso di una cerimonia pubblica, alla
quale ha preso parte anche il Presidente della Giunta regionale, il direttore
dei lavori ha effettuato la consegna dei lavori dello stralcio prioritario,
sulla base di un cronoprogramma, secondo il quale, nel termine di 120 giorni,
si sarebbe dovuto procedere all’esecuzione dei lavori di cantierizzazione,
pulizia dell’area, bonifica degli ordigni bellici, recinzione dell’area
ospedaliera e movimentazione delle terre di scavo, cioè di tutte le opere
preliminari, e contemporaneamente, alla definizione della progettazione
esecutiva della struttura; termine che, possiamo preannunciare, non è stato
assolutamente rispettato.
In data 28 marzo 2018, nel corso di una seduta di Consiglio
regionale, rispondendo ad un’interrogazione sull’argomento, sempre a mia firma,
il Presidente della Giunta regionale aveva precisato testualmente che: “la
consegna del progetto esecutivo completo del nuovo ospedale sarebbe stata
prevista entro la fine del corrente mese, marzo 2018, a giorni, perché lo
stralcio non costituisce un qualcosa di sconnesso dal percorso
più generale. Pertanto, contestualmente e in continuità con Io stralcio, si
procederà alla realizzazione dell’opera” – virgolettato Presidente perché sono
sue dichiarazioni.
A distanza di notevole tempo sia dall’avvio dei lavori di cui al
primo stralcio sia degli impegni assunti in Consiglio regionale dal Presidente
della Giunta regionale, nessun progresso si era registrato – stiamo parlando
del 10 settembre 2018 –, risultando non terminati i lavori richiamati né mai
avviata la realizzazione dell’opera, mancando del tutto notizie sulla
definizione della progettazione esecutiva ed essendosi, nel frattempo,
registrate anche le dimissioni del direttore dei lavori.
Tanto premesso, chiedevo al Presidente della Giunta regionale
calabrese per sapere: se la Giunta regionale fosse a conoscenza della
situazione, in particolare dei nuovi ritardi caratterizzanti l’avvio dei lavori
per la realizzazione dell’ospedale unico della Sibaritide, compresi quelli di
cui al primo stralcio; a chi fossero addebitabili le responsabilità dei
ritardi; se e quali provvedimenti intendesse adottare per addivenire, secondo
quale cronoprogramma, alla definizione della progettazione esecutiva dell’opera
ed alla realizzazione della stessa.
Per la Giunta regionale risponde il presidente Oliverio. Prego.
In merito all’interpellanza sui ritardi nella realizzazione
dell’ospedale della Sibaritide, ho avuto modo più volte d’intervenire in
quest’Aula. Ritorniamo sull’argomento naturalmente anche per fornire al
Consiglio regionale aggiornamenti sugli sviluppi della situazione. Come da
relazione del Dipartimento Presidenza - Settore opere pubbliche a titolarità
regionale ed edilizia sanitaria, al quale sono state attribuite le competenze
in materia di edilizia sanitaria, mi preme precisare quanto segue.
Con decreto del 23 novembre 2017 è stato approvato il progetto
esecutivo stralcio dei lavori prioritari del Nuovo Ospedale della Sibaritide
che, previa autorizzazione del rup, sono stati
consegnati dal direttore dei lavori in data 29 gennaio 2018, per una durata
presunta di 120 giorni.
Il programma dei lavori dello stralcio prioritario prevedeva
l’esecuzione delle seguenti lavorazioni: pulizia dell’area; bonifica dagli
ordigni bellici; cantierizzazione; recinzione area ospedaliera; movimentazione
terra; operazioni propedeutiche all’avvio dei lavori strutturali (ovvero
risoluzione interferenza metanodotto della Snam; risoluzione interferenza
tralicci e distribuzione energia elettrica; realizzazione cabina di
alimentazione e distribuzione).
I lavori dello stralcio sono stati ultimati nel mese di dicembre
2018, come da certificato emesso dal direttore dei lavori.
Il regolare andamento dei lavori dello stralcio prioritario è
stato influenzato dalle seguenti evenienze: nonostante in fase di progettazione
definitiva dell’opera si fossero già condivise le scelte progettuali da
adottare, la Snam, solo in data 19 febbraio 2018, ha emesso l’autorizzazione ai
lavori di risoluzione dell’interferenza con il proprio metanodotto, ai fini
della protezione della condotta attraversata dal passo carraio, che costituisce
ingresso sia al cantiere logistico che al cantiere di lavoro; i lavori di
realizzazione della recinzione, lato sud del cantiere, sono stati ostacolati da
un’iniziativa giudiziaria del privato confinante che ha avanzato ricorso al
Tribunale di Castrovillari, rivendicando il possesso di una parte di terreno,
legittimamente espropriato dalla Regione Calabria con decreto numero 2964 del 2
aprile 2015. Il ricorso è stato rigettato con provvedimento del Tribunale in
data 27 settembre 2018. Nel corso delle indagini per la caratterizzazione
ambientale dell’area ospedaliera si è riscontrato il superamento delle
concentrazioni soglia di contaminazione per i metalli piombo e zinco in
corrispondenza di un punto di prelievo, con la necessità di attivazione delle
procedure tecnico-operative relative alla bonifica dei siti contaminati.
Pertanto, contrariamente a quanto riportato dall’originario Piano
di utilizzo, il materiale asportato nell’esecuzione delle procedure di bonifica
dev’essere considerato come “rifiuto” e conferito e/o recuperato a norma di
legge e non può essere riutilizzato come sottoprodotto in sito ad uso
industriale o in processi produttivi.
Una prima indagine, eseguita su un primo volume ipotizzato per la
bonifica, ha dato risultati favorevoli sul fondo e su tre delle pareti
laterali, richiedendo un allargamento della trincea da bonificare in
corrispondenza della parete ovest.
Ad oggi sono state eseguite le operazioni di scavo di
allargamento, prelievo di campioni e analisi di laboratorio per verificare
l’assenza di contaminazione.
In data il 15 ottobre 2018, l’ARPACal ha
notificato l’esito delle prove di laboratorio integrative, che hanno fatto
registrare valori dei metalli inferiori ai limiti di normativa.
Previa presentazione da parte del concessionario di una relazione
sulle attività svolte e sulle modalità di smaltimento del materiale asportato,
è stato possibile procedere con le attività di scavo anche nell’area limitrofa
a quella oggetto di bonifica.
Alcuni ritardi, registratisi nell’esecuzione dei lavori dello
stralcio prioritario, sono principalmente legati alle difficoltà finanziarie
dell’impresa aggiudicataria, che usufruisce dei benefici previsti dal Decreto
legislativo 8 luglio 1999, numero 270, e dal Decreto legge numero 347 del 2003
(Decreto Marzano). Il commissario straordinario, professor Saverio Ruperto, ha
avviato le procedure per la cessione dell’Azienda o i rami d’azienda.
Al momento sono concluse le procedure di valutazione delle
manifestazioni d’interesse ai fini dell’aggiudicazione.
Il progetto di adduzione idrica del Nuovo Ospedale è in fase di
sviluppo da parte di So.Ri.Cal. S.p.A. Si è
concordato che So.Ri.Cal. provvederà allo sviluppo
della progettazione fino al livello esecutivo.
Si prevede la realizzazione di un serbatoio interrato, alimentato
da un campo pozzi, da realizzare a circa 2 chilometri dall’area ospedaliera.
L’intervento, di cui è in corso la campagna d’indagini sulla qualità e sulla
caratterizzazione dell’acquifero, ha un costo complessivo di 1 milione e mezzo
di euro e verrà finanziato con fondi regionali.
La convenzione tra Regione Calabria e So.Ri.Cal.
S.p.A. è stata firmata in data 18 ottobre 2018.
Il progetto esecutivo completo dell’opera è stato consegnato
formalmente alla Regione Calabria nel mese di marzo 2018 ed è stato
tempestivamente trasmesso alla società verificatrice verificatore Rina Check s.r.l., che ha emesso due rapporti intermedi sui
controlli effettuati sulla documentazione progettuale il 26 aprile ed il 4
agosto 2018, riscontrando delle non conformità e la necessità di acquisire i
pareri preventivi dei vigili del fuoco sul progetto esecutivo antincendio e
dell’Asp (utilizzo di locali interrati per attività sanitarie).
In data 17 settembre 2018, la società verificatrice Rina Check s.r.l. ha emesso il rapporto intermedio di verifica,
in cui ha dato atto della conformità alle norme degli elaborati strutturali del
progetto esecutivo, ai fini della richiesta di autorizzazione sismica agli
Uffici del Genio civile di Cosenza.
I provvedimenti di autorizzazione sismica sul progetto esecutivo
del nuovo Ospedale e sulle ulteriori strutture (14 provvedimenti) sono stati
rilasciati dal Settore vigilanza normativa tecnica sulle costruzioni - area
settentrionale della Regione Calabria, tra il 10 ed il 18 aprile 2019. La
società verificatrice Rina Check s.r.l. ha trasmesso
in data 30 aprile 2019 il rapporto finale di verifica.
Il progetto esecutivo dell’opera è stato approvato formalmente
dalla Regione con decreto numero 5828 del 14 maggio 2019. Il dato rilevante è
che sono stati completati gli scavi relativi alle fondazioni dell’edificio ed
ai muri perimetrali dell’interrato e pertanto, effettuata la consegna dei
lavori del progetto esecutivo, si avvieranno i getti delle fondazioni del Nuovo
Ospedale.
Si puntualizza che non corrisponde al vero la notizia delle
dimissioni del direttore dei lavori, nominato dal concessionario, che è stato
l’ingegner Del Prete della Dam di Ravenna.
Al momento, l’attività di consegna dei lavori è sospesa, per
effetto delle difficoltà finanziarie dell’impresa aggiudicataria, Tecnis S.p.A., mandataria della concessionaria.
Con nota del 13 febbraio 2019 il commissario straordinario, il
professor Saverio Ruperto, ha comunicato l’aggiudicazione provvisoria della
procedura di cessione della Tecnis alla società
Pessina Costruzioni S.p.A., riservandosi di procedere all’aggiudicazione
definitiva, previa approvazione del contratto di vendita da parte
dell’aggiudicatario ed autorizzazione alla vendita da parte del MISE (Ministero dello sviluppo economico).
La procedura non si è conclusa positivamente per recesso
dell’aggiudicatario.
Il Ministero dello sviluppo economico ha affiancato al commissario
straordinario già nominato, professor Ruperto, altri due commissari, il
professor Zimatore e la professoressa Scandurra, per la gestione di una nuova procedura per la
cessione dell’azienda o di rami d’azienda.
In data 03 luglio 2019, cioè di recente, i commissari hanno
comunicato che, con decreto del 28 giugno 2019, il Ministero dello sviluppo
economico ha autorizzato la vendita del ramo d’azienda “Presidi Ospedalieri”
della Tecnis, che comprende le concessioni di
progettazione, realizzazione e gestione dei Nuovi Ospedali della Piana di Gioia
Tauro e della Sibaritide, alla società D’Agostino Angelo Costruzioni Generali Srl.
Appena conclusa formalmente la cessione della Tecnis,
la Regione definirà con i nuovi vertici societari le procedure relative alla
programmazione delle attività future.
Per quanto sopra esposto si evince che: i lavori del primo
stralcio dell’Ospedale della Sibaritide sono stati ultimati; il progetto
esecutivo dell’opera è stato approvato; i lavori del progetto esecutivo
verranno consegnati non appena verrà definito il rogito di cessione fra la Tecnis e la nuova concessionaria, chiaramente la società a
cui facevo riferimento prima.
Abbiamo agito,
quindi, in questo quadro di difficoltà, considerato, come ho avuto modo di dire
qui in altre occasioni che queste opere hanno un vizio d’origine: sono nate
male perché, a mio parere, a mio modesto parere, c’è stata una impostazione
difettosa.
Per cui i tempi
che intercorrono tra il 2014, momento dell’aggiudicazione delle gare, e il 2019
sono determinati in primo luogo da questo dato. Ora speriamo di essere in una
fase risolutiva, considerato il nuovo affidamento al nuovo concessionario.
Mi auguro che
questo possa consentirci di recuperare, sia pure parzialmente, il tempo
notevole trascorso dal momento dell’aggiudicazione, anzi, dal momento
dell’affidamento della progettazione delle opere ad oggi.
Appena sarà
sottoscritto il rogito e quindi ci sarà il nuovo concessionario, formalmente
investito, sarà nostra cura chiedere un incontro per definire un cronoprogramma
a proposito sia dell’ospedale la Sibaritide sia del nuovo ospedale della Piana
di Gioia Tauro.
Presidente, non
sono soddisfatto della risposta perché questa pratica comunque - lei ha ragione
- è nata male.
È nata male
anche per una gestione che non è stata sicuramente la sua, perché dobbiamo dire
la verità e la verità non ci deve mai spaventare.
Però devo dire
anche che le cose sono proseguite anche peggio!
Mi spiego
meglio: lei citava una serie di dati, peraltro con responsabilità attribuibili
sempre a terzi: Snam, So.Ri.Cal. e altri. Peraltro,
Presidente, voglio aggiungere, non so chi le ha scritto questa relazione ma non
si può dire che la consegna dei lavori è stata ostacolata da iniziative
giudiziarie - credo che debba redarguire chi le ha scritto questo! -, semmai
che ci sono state delle iniziative giudiziarie.
Certo è che chi
le ha fatto dire, in quest’Aula, che erano 120 i giorni per l’ultimazione dei
lavori del primo stralcio non ha tenuto conto delle varie difficoltà che sono
sorte e che hanno fatto sì che questi lavori poi proseguissero interrottamente
o con varie sospensioni per quasi due anni!
Poi,
Presidente, l’altro commento e l’altra necessaria valutazione: non riesco a
comprendere come mai, pur in presenza di una seria difficoltà da parte della Tecnis, che ha avuto le vicende giudiziarie alle quali faceva
cenno in primis e rispetto ad una
valutazione negativa, anche da parte dell’Ufficio, nei confronti della sua
affidabilità, in questi anni, trascorsi ormai quasi 4 anni e mezzo dal suo
insediamento, si sia deciso di proseguire rispetto ad una pratica sorta male,
in maniera “capotica”, con questa società e non si è
pensato, invece, di passare, magari, alla seconda classificata, avendone mille
motivazioni.
Presidente,
penso che sia necessario recuperare il tempo perduto su questa problematica
delicatissima per la Sibaritide - perché ormai quasi nessuno crede più alla
realizzazione di quest’ospedale -, non perdere ulteriore tempo e impedire che i
cittadini della Sibaritide non vedano ancora la realizzazione di quest’opera,
per la quale sono impegnati da tempo quasi 150 milioni di euro.
Passiamo all'ultima interrogazione per oggi, numero 398/10^, a
firma del consigliere Nicolò “In ordine alla tutela occupazionale di lavoratori
afferenti al comparto aeroportuale”; le altre saranno inserite all’ordine del
giorno della prossima seduta dedicata al sindacato ispettivo. Consigliere Nicolò,
ha facoltà di illustrarla.
Presidente, questa è un'interrogazione depositata il primo ottobre
2018, precedentemente ne avevo presentate altre rispetto ad una questione che
riguarda la tutela occupazionale dei Lavoratori ex SOGAS.
La SOGAS, come tutti sappiamo, è stata assorbita, per una volontà
politica del centro-sinistra, dalla SACAL.
Ho sentito sempre dire dal presidente Oliverio, sia formalmente
sia informalmente, che la sua priorità per quanto riguarda le politiche lavoro,
rispetto al personale, era quella di stabilizzare i precari e di considerare le
maestranze.
Anche stasera abbiamo discusso dei tirocinanti, sostenendo la
necessità di una loro tutela, visti i percorsi che hanno effettuato, vista
l'esperienza, tutto quello che abbiamo sostenuto, ma - lo abbiamo argomentato
con dei principi rispetto all’ordine del giorno - dovrebbe valere per tutti i
lavoratori, perché altrimenti stride tra quello che si dice e quello che si fa.
Risulta che una parte dei lavoratori SOGAS non è stata stabilizzata e questa
parte è composta da maestranze che da 20, 25 anni operavano all'interno di
SOGAS e che oggi si trovano in mezzo alla strada con a carico famiglie, con
tutti gli annessi e connessi.
Più volte, anche informalmente, Presidente, ho fatto leva sulla
sua sensibilità e sui principi che ha sempre sostenuto rispetto a questi
processi di stabilizzazione, dando priorità a chi, per diverse forme di
precariato, ha prestato e presta attività presso enti sub-regionali, perché la
SACAL è un ente sub-regionale a capitale pubblico regionale.
Adesso vorrei capire e comprendere dall’assessore Robbe e dal Presidente della Giunta regionale quali sono
gli intendimenti della Giunta, anche perché da fonti attendibili - aspetto
riscontri probatori – mi risulta che alla SACAL sarebbero stati riassunti dei
lavoratori, attraverso procedure probabilmente contemplate dalla legge; anzi ne
sono certo, perché il Presidente è una figura che stimo, ma a volte la politica
fa scelte e dà indicazioni agli enti sub-regionali, rispetto a schemi, per i
quali si cercano e poi trovano le soluzioni. Noi, però, dobbiamo guardare alla
trasparenza, ai principi, perché altrimenti si predica bene e si razzola male.
Su questo più volte ho richiamato anche il collega Romeo, perché
ne abbiamo parlato, sui principi, al di là del merito.
Non sono i miei elettori, tanto per essere chiari! È una questione
di contenuti, per i quali richiamo alla responsabilità il governo regionale.
La parola per la risposta alla Giunta regionale.
Si evidenzia preliminarmente che la società SACAL, in quanto
società concessionaria degli aeroporti di interesse nazionale di Lamezia,
Reggio Calabria e Crotone, si qualifica quale concessionaria dello Stato. Come
tale, SACAL risponde all'assolvimento degli obblighi assunti con la
sottoscrizione della convenzione di gestione e del contratto di programma dei
tre aeroporti in via diretta all'articolazione dell'amministrazione dello Stato
competente, che è l'Ente Nazionale Aviazione Civile, cioè vale a dire l’ENAC.
Quest'ultima ENAC è anche titolare dei poteri di vigilanza e controllo rispetto
al suddetto assolvimento.
Per quanto attiene specificatamente alla posizione della Regione,
in disparte le attività societarie concernenti l'esercizio del diritto del
socio derivanti dalla partecipazione azionaria nella misura del 10 per cento,
si evidenzia che diversi strumenti di programmazione (Piano di Azione Coesione
2007/2013, Patto di Sviluppo Regione Calabria, Fondo Sviluppo e Coesione
2014/2020) stanno provvedendo e mettendo a disposizione di SACAL ed ENAC
risorse finanziarie notevoli per l'adeguamento dei tre aeroporti.
Il passaggio è questo: il ruolo della Regione, in questo caso, è
di programmazione. Abbiamo prodotto, fino alla settimana scorsa, il documento,
in Europa, per il passaggio di Lamezia Terme a Core e Reggio Calabria a
Comprehensive.
Questi investimenti stanno permettendo - e già l'abbiamo visto -
di risanare il bilancio di SACAL, mentre ricordo che SOGAS è fallita.
Questo incremento di passeggeri (a Reggio Calabria di circa il
10%, a Lamezia di circa il 10% ed a Crotone addirittura a tre cifre) e, quindi,
questi interventi di merito stanno permettendo di chiudere bene gli ultimi
bilanci e di rivedere attentamente le posizioni dei lavoratori afferenti al
comparto aeroportuale.
Quindi si nutre speranza, perché al primo punto si era stabilito
di non creare condizioni per pregiudicare anche la stabilità finanziaria di
SACAL.
Come secondo punto, invece, si era deciso di rivedere il
differenziale di occupazione che ancora esiste nel bacino e che ci preoccupa
fortemente.
Ma il primo punto era garantire che l'aeroporto rinascesse,
aumentasse il volato e aumentato il traffico. Adesso stiamo lavorando, con
molta attenzione, sui lavoratori.
Però non risponde al mio quesito. Lei mi ha fatto un excursus
sull'aeroporto, sulla crescita, su alcuni parametri, ma al mio quesito… Io
parlavo ed è andato via il Presidente. Mi spiace per questo perché è colui con
cui ho conferito, con cui ho interloquito rispetto ad una questione che è
delicata dal punto di vista sociale. Stiamo parlando di processi di
stabilizzazione, del principio, del metodo. Più volte ho sentito esprimere dal
Presidente la volontà di dare priorità a processi di stabilizzazione. Lo dico
perché io non chiedo niente per cortesia, ma per una questione di riconoscenza,
di legittimità, alla presenza del capogruppo Romeo che, però non vedo più. I
banchi sono vuoti, e vabbè! Se siamo qui a lavorare… Ho avuto assicurazioni
rispetto a questo e allora stride il comportamento. Anche stasera abbiamo
assunto un impegno all’ unanimità, rispetto a dei principi che valgono ancor
prima degli schieramenti, e questo impegno condiviso, in merito alla
stabilizzazione, al riconoscimento del tirocinante, alle esperienze e alle
competenze.
Mi appello alla sua sensibilità per una soluzione, perché ci
troviamo dinanzi ad un processo di accorpamento che tiene fuori i lavoratori ex
SOGAS e, secondo fonti attendibili, - mi accerterò attraverso riscontri
probatori - avrebbero provveduto a coprire la carenza con delle procedure;
approfondirò in merito.
È probabile che sia avvenuto come So.Ri.Cal.,
ma al di là del merito, per il quale presterò approfondimenti, vorrei capire
perché chi ha prestato lavoro per 20 anni… Il Presidente mi disse: “è la prima
cosa”. Adesso gira le spalle e va via. Mi dispiace, perché è una persona che io
stimo e apprezzo dal punto di vista anche politico, al di là delle
differenziazioni, però, anche per garbo istituzionale, mi sarei aspettato una
sua risposta.
Stiamo parlando di occupazione e di lavoro. Ci stanno lavoratori
che da quando questo processo ha avuto avvio sono a casa e stride con la vostra
politica occupazionale. Mi volete dare una risposta sulla situazione di gente
che da 20 anni, da 15 anni da 10 anni prestava lavoro e non è stata inserita in
un processo di stabilizzazione, il cui metodo riguarda i principi del vostro programma?
Quindi da una parte il comportamento stride rispetto a quello che si fa.
Mi appello alla sua sensibilità perché valuti questo argomento ed
eventualmente si affronti una discussione per trovare una soluzione per questi
padri di famiglia che sono in mezzo alla strada; maestranze che hanno prestato
servizio là. Lo dissi in altra circostanza, mi spiace, perché affrontammo la
questione col collega Romeo, che condivise questo aspetto e prese un impegno,
con me, morale innanzi a questa gente.
Non c'è sul lavoro maggioranza o minoranza.
Premetto che non sono stati mai miei elettori; li ho visti, li ho
incontrati in delegazione. Ho capito, ho compreso questo disagio, che è un
disagio sociale.
Dobbiamo dare risposte rispetto ad argomenti per i quali dovremmo avere
una coscienza; e so che c'è una coscienza anche perché mi aveva dato
assicurazioni il Presidente che stasera, probabilmente per ovvie ragioni, non
ha voluto rispondere.
Mi aspetto da lei e dal Presidente ancora risposta; riformulerò in
merito un'interrogazione, perché non sono soddisfatto.
Grazie, la seduta è tolta
La seduta termina alle 20,01
Ha chiesto
congedo: Bevacqua, Salerno, Sculco,
Rizzo
(È concesso)
È stata presentata alla
Presidenza la seguente proposta di legge di iniziativa della Giunta regionale:
Disciplina delle
Associazioni Pro Loco – (deliberazione G.R. n. 180 del 2.5.2019) (PL n.
450/10^)
È stata assegnata alla
seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla
Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri
regionali:
Giudiceandrea
– “Modifica alla legge regionale 31 maggio 2019, n. 13 (Rideterminazione della
misura degli assegni vitalizi diretti, indiretti e di reversibilità e
adeguamento al d.l. n. 174/2012)” (PL n. 448/10^)
È stata assegnata alla
prima Commissione - Affari istituzionali, affari generali e normativa
elettorale – ed alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per
il parere
(Così resta stabilito)
Sergio – “Riconoscimento
istituzionale dell’ex campo di internamento Ferramonti di Tarsia e sostegno al
Museo Internazionale della Memoria” (PL n. 449/10^)
È stata assegnata alla
terza Commissione – Sanità, Attività sociali, culturali e formative - ed alla
seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.
(Così resta stabilito)
Tallini – “Modifica legge
regionale del 27 dicembre 2016 n. 41 modifica articolo 6 comma 1 e 2” (PL n.
451/10^)
È stata assegnata alla
quarta Commissione - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione
dell’ambiente - ed alla seconda Commissione - Bilancio programmazione
economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con
l'estero - per il parere.
(Così resta stabilito)
Bevacqua,
Tallini – “Modifiche alle leggi regionali 23 dicembre 2011, n. 47 e 21 dicembre
2018, n. 47” (PL n. 452/10^)
È stata assegnata alla quarta
Commissione - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione dell’ambiente
- ed alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività
produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il
parere.
(Così resta stabilito)
Neri – “Riconoscimento
della legittimità del debito fuori bilancio del Consiglio regionale della
Calabria derivante dalla sentenza esecutiva n. 384/2016 emessa dal Tribunale
ordinario di Milano – XIII Sezione Civile, ai sensi dell’articolo 73, comma 1, lett. a) del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118,
come modificato ed integrato dal decreto legislativo 10 agosto 2014, n. 126”
(PL n. 453/10^)
È stata assegnata alla
seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.
(Così resta stabilito)
Tallini, Arruzzolo, Nucera – “Modifiche ed
integrazioni alla legge regionale n. 21/2010” (PL n. 454/10^)
È stata assegnata alla
quarta Commissione - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione
dell’ambiente - ed alla seconda Commissione - Bilancio programmazione
economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con
l'estero - per il parere.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla
Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa
della Giunta regionale:
“Rendiconto esercizio 2018
dell’Istituto Regionale Superiore di Studi Elleno-Calabri per la comunità greca
di Calabria – (deliberazione G.R. n. 283 dell’1.7.2019)” (PPA n. 259/10^)
È stata assegnata alla
seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.
(Così resta stabilito)
“Rendiconto esercizio 2018
dell’Istituto regionale per la Comunità Arbereshe di
Calabria – (deliberazione G.R. n. 284 dell’1.7.2019)” (PPA n. 260/10^)
È stata assegnata alla
seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.
(Così resta stabilito)
“Rendiconto esercizio 2018
dell’Istituto regionale per la comunità Occitana di Calabria – (deliberazione
G.R. n. 285 dell’1.7.2019)” (PPA n. 261/10^)
È
stata assegnata alla seconda Commissione - Bilancio programmazione economica,
attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per
il parere.
(Così
resta stabilito)
La Giunta regionale ha
trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la
deliberazione n. 253 del 21 giugno 2019, recante: 'Reg. (UE) n. 1303/2013 e
Reg. (UE) n. 508/2014. Programma Operativo Fondo Europeo per gli Affari
Marittimi e la Pesca FEAMP 2014/2020 – Approvazione Piano Finanziario
rimodulato'
(PARERE N. 51/10^)
È stata assegnata alla
seconda Commissione - Bilancio programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero - per il parere.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale ha
trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la
deliberazione n. 274 dell’1 luglio 2019, recante: 'Revisione del sistema
tariffario del Trasporto Pubblico Locale – Importo delle tariffe (Legge regionale
31 dicembre 2015, n. 35, art. 6; Piano Regionale di Trasporti, Misura 3.7)'
(PARERE N. 52/10^)
È stata assegnata alla
quarta Commissione - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione
dell’ambiente - per il parere.
(Così resta stabilito)
La Giunta regionale ha
trasmesso per il parere della competente Commissione consiliare la
deliberazione n. 277 dell’1 luglio 2019, recante: 'Revisione del sistema
tariffario del Trasporto Pubblico Locale – Integrazione tariffaria e price-cap (Legge regionale 31 dicembre 2015, n. 35, art. 6;
Piano Regionale di Trasporti, Misura 3.7)'
(PARERE N. 53/10^)
È stata assegnata alla
quarta Commissione - Assetto e utilizzazione del territorio e protezione
dell’ambiente - per il parere.
(Così resta stabilito)
La quarta Commissione, con
nota prot. n. 18933 del 25.6.2019, ha comunicato che
nella seduta del 24 giugno 2019 ha espresso parere favorevole al decreto del
dirigente n. 14416 del 4 dicembre 2018, concernente: 'Apertura di una cava per
la coltivazione di argilla e recupero paesaggistico-ambientale da realizzarsi
in località San Vito – Strazzata del Comune di
Seminara (RC). Ditta Latersud s.r.l.'
(PARERE N. 43)
La terza Commissione, con
nota prot. n. 20706 del 12.7.2019, ha comunicato che
nella seduta dell’11 luglio 2019 ha espresso parere favorevole alla
deliberazione n. 34 del 30 gennaio 2019, recante: 'Modifiche al regolamento
regionale 23 settembre 2013, n. 9 (Regolamento di attuazione di cui
all’articolo 10 della legge 29 marzo 2013, n. 15, finalizzato alla definizione
dei requisiti organizzativi e strutturali di tutti i servizi educativi per la
prima infanzia e delle procedure per l’autorizzazione al funzionamento e per
l’accreditamento)'
(PARERE N. 48)
La quarta Commissione, con
nota prot. n. 20694 del 12.7.2019, ha comunicato che
nella seduta dell’11 luglio 2019 ha espresso parere favorevole alla
deliberazione della Giunta regionale n. 274 dell’1 luglio 2019, recante:
'Revisione del sistema tariffario del Trasporto Pubblico Locale – Importo delle
tariffe (Legge regionale 31 dicembre 2015, n. 35, art. 6; Piano Regionale di
Trasporti, Misura 3.7)'
(PARERE N. 52)
La quarta Commissione, con
nota prot. n. 20696 del 12.7.2019, ha comunicato che nella
seduta dell’11 luglio 2019 ha espresso parere favorevole alla deliberazione
della Giunta regionale n. 277 dell’1 luglio 2019, recante: 'Revisione del
sistema tariffario del Trasporto Pubblico Locale – Integrazione tariffaria e price-cap (Legge regionale 31 dicembre 2015, n. 35, art. 6;
Piano Regionale di Trasporti, Misura 3.7)'
(PARERE N. 53)
In data 25 giugno 2019, il
Presidente della Giunta regionale ha promulgato le sotto indicate leggi
regionali e che le stesse sono state pubblicate telematicamente sul Bollettino
Ufficiale della Regione Calabria n. 70 del 26 giugno 2019:
1. Legge regionale 25
giugno 2019 n. 24, recante: 'Modifiche all’articolo 16 della legge regionale 26
aprile 2018, n. 9 (Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto del
fenomeno della ‘ndrangheta e per la promozione della legalità, dell’economia
responsabile e della trasparenza)';
2. Legge regionale 25
giugno 2019 n. 25, recante: 'Modifiche all’articolo 4 della l.r.
8/2019';
3. Legge regionale 25
giugno 2019 n. 26, recante: 'Modifiche alla l.r.
14/1984 (Provvidenze in favore dei mutilati ed invalidi civili e del lavoro)';
4. Legge regionale 25
giugno 2019 n. 27, recante: 'Modifica all’articolo 2 della legge regionale
n.17/2019 (Interventi per l’assistenza a favore dei ciechi pluriminorati)';
5. Legge regionale 25
giugno 2019 n. 28, recante: 'Autorizzazione all’anticipazione di liquidità ai
sensi dell’articolo 1, commi da 849 a 857 della legge 30 dicembre 2018, n.
145';
6. Legge regionale 25 giugno
2019 n. 29, recante: 'Storicizzazione risorse del precariato storico';
7. Legge regionale 25
giugno 2019 n. 30, recante: 'Modifiche all’articolo 1 della legge regionale
3/2015'.
La Giunta regionale ha
trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio di
previsione finanziario 2019-2021:
Deliberazione Giunta
regionale n. 246 del 14.6.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 259 del 21.6.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 260 del 21.6.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 261 del 21.6.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 262 del 21.6.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 263 del 21.6.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 264 del 21.6.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 265 del 21.6.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 266 del 21.6.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 267 del 21.6.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 268 del 21.6.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 269 del 21.6.2019;
Deliberazione Giunta regionale
n. 282 dell’1.7.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 286 dell’1.7.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 287 dell’1.7.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 288 dell’1.7.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 289 dell’1.7.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 290 dell’1.7.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 292 dell’1.7.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 293 dell’1.7.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 294 dell’1.7.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 295 dell’1.7.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 296 dell’1.7.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 297 dell’1.7.2019;
Deliberazione Giunta
regionale n. 305 del 12.7.2019.
Guccione
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
• lo sviluppo sostenibile
passa attraverso una giusta e consapevole gestione dell'acqua, una delle più
grandi ricchezze di cui abbiamo disposizione e che può avere delle enormi
ricadute su tutti i settori più competitivi del nostro Paese;
• l'acqua è una componente
essenziale della produzione agroalimentare: la nostra agricoltura può essere
sempre più competitiva e non può fare almeno di questa straordinaria risorsa;
• il ruolo fondamentale
della risorsa idrica e la corretta gestione dei Consorzi di bonifica
rappresentano uno strumento di gestione e tutela del territorio, dell'ambiente
e delle acque sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo, perché solo la
gestione collettiva permette di regolare in modo razionale ed efficiente la
distribuzione e il monitoraggio costante dell'uso delle acque;
• una gestione efficiente
delle risorse idriche è la vera missione che dobbiamo affrontare;
• siamo già in ritardo
rispetto ai cambiamenti climatici che rischiano di cambiare il modo di fare e
di pensare all'agricoltura;
• un'agricoltura
competitiva su tutti i mercati si deve attrezzare per fronteggiare i crescenti
problemi di siccità e di carenza idrica causati dai cambiamenti climatici e, al
contempo, per proteggere e tutelare il territorio;
• la gestione dell'acqua
per l'irrigazione deve essere sostenuta sia da politiche nazionali che europee.
L'irrigazione in Italia e in Calabria costituisce una condizione fondamentale
per avere un'agricoltura che rimanga competitiva sui mercati globali;
• si calcola che le
produzioni irrigue valgano oltre l'85 per cento del valore agricolo complessivo
ed è pertanto una risorsa decisiva per il reddito delle imprese agricole;
• le competenze affidate
(difesa del suolo e gestione acqua irrigua) ai Consorzi di bonifica, enti
pubblici di autogoverno, che sono attivi su 17 milioni di ettari di pianura e
collina dell'Italia, assicurano l'irrigazione collettiva su 3,3 milioni di
ettari, gestiscono 2 mila km di canali naturali e artificiali e 754 impianti
idrovori;
• in Calabria gli undici
consorzi di bonifica presenti assicurano 10.580 chilometri quadrati di
territorio servito (il 70,2 della regione);
590.921.251 di volume
stagionale utilizzazione risorsa irrigua;
330 mila consorziati;
7000 chilometri di condotte
irrigue;
2500 chilometri di canali
di colo;
11 dighe, 132 vasche di
accumulo e 104 pozzi, 77 impianti di sollevamento, 7 idrovote;
8.558.018,11 Kwh produzione annua energia idroelettrica degli impianti
in funzione;
Si interroga la S.V. -:
quali iniziative urgenti intende
adottare: per rilanciare e riformare il sistema dei Consorzi di bonifica
calabresi che hanno un ruolo determinante per la tutela, la salvaguardia, la
pianificazione strategica del territorio anche attraverso la modifica della
legge regionale del 23 luglio 2003 numero 11 "Disposizioni per la bonifica
e tutela del territorio rurale - Ordinamento dei consorzi di bonifica". I
Consorzi di bonifica possono essere uno strumento per costruire un modello
diverso ed efficiente di sviluppo.
(489; 08/07/2019)
Guccione
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
• oltre cinque anni fa la
Regione Calabria ha appaltato 15 interventi di difesa costiera per un importo
di circa 41 milioni di euro. Ad oggi gli interventi cantierizzati
sono solo sei. I lavori degli altri nove interventi ancora non sono iniziati;
• appare assai grave che la
Regione Calabria, a cinque anni dalla gara di appalto, non sia stata in grado
di completare i lavori di difesa costiera;
• con delibera numero 355
del 31 luglio 2017 sono stati previsti ulteriori 18 interventi di difesa
costiera per un importo complessivo di 65 milioni di euro. Sono trascorsi
esattamente due anni e ancora i lavori sono completamente fermi, non sono stati
avviati gli atti amministrativi necessari per affidare la progettazione e,
addirittura, non sono stati nominati neppure i RUP (Responsabile unico del
procedimento);
• il settore Interventi
difesa del suolo e difesa costiera della Regione Calabria risulta composto da
uno-due dipendenti che si dovrebbero occupare della progettazione,
rendicontazione e realizzazione degli interventi. Si interroga la S.V. -:
quali iniziative urgenti
intende adottare: per rimuovere gli ostacoli che fino ad ora hanno impedito che
importanti interventi di difesa costiera venissero completati. Le risorse
stanziate - oltre 100 milioni di euro di fondi comunitari - rischiano di essere
perse e i notevoli ritardi nella cantierizzazione degli interventi possono
vanificare l'efficacia delle opere visto che, a distanza di anni, potrebbe
trovarsi modificata profondamente la situazione dei luoghi.
(490; 09/07/2019)
Greco - Al Presidente della Giunta regionale. Per
sapere - premesso che:
- la Frazione Marina di
Tortora (CS) da anni è ormai sottoposta a gravissimi fenomeni di marosi ed
eventi calamitosi, a causa del noto avanzamento del mare e del rischio erosione
costiera che attanaglia tutti i comuni del litorale, con obiettivo rischio per
persone e cose;
- nel corso di tali eventi
calamitosi, la Frazione Marina di Tortora subisce non solo danni alla
passeggiata lungomare, ma soprattutto ingenti allagamenti in tutta la Frazione
e nel centro abitato, con livelli medi di acqua che supera anche i marciapiedi,
con sradicamento dei quadri elettrici, del sistema fognario con paralisi dell'intero
sistema di collettamento e depurazione, e danni alle abitazioni civili e
attività commerciali, con conseguente evacuazione della scuola elementare
presente nella Frazione;
- al fine di limitare i
danni e gli effetti negativi degli eventi calamitosi, e di proteggere le
abitazioni oltre che le infrastrutture private e pubbliche situate in
prossimità del litorale e degli argini fluviali, l'amministrazione del comune
di Tortora ha presentato nel corso degli anni richieste di idonei interventi di
protezione in mare;
- in particolare, in data
10/11/2017 prot. 12899, l'amministrazione del Comune
di Tortora ha depositato preliminare degli "Interventi di Difesa
dall'Erosione Costiera", con contestuale richiesta di aggiornamento del
Master Plan Erosione Costiera della Regione Calabria e l'inserimento dello
stesso nel Sistema Rendis;
- successivamente, sono
state inviate altre richieste di intervento in seguito agli eventi calamitosi
avvenuti tra il 2017 e il 2018: prot. 14879 del
29/12/2017, prot. 3682 del 21/03/2018, prot. 3807 del 26/03/2018, prot.
12834 del 31/10/2018, e richiesta del 27/11/2018, richieste tutte rimaste
inevase -:
1) quale sia lo stato
dell'arte e dell'aggiornamento del Masterplan
Erosione della Regione Calabria e del Sistema Rendis;
2) se siano state
individuate le risorse per la realizzazione del Masterplan;
3) quali siano le azioni
messe in campo e/o previste per limitare gli eventi calamitosi nel Comune di
Tortora;
4)quali misure si intendono
realizzare in merito al progetto preliminare degli "Interventi di Difesa
dall'Erosione Costiera" depositato dall'amministrazione del Comune di
Tortora (CS) in data 10/11/2017 prot. 12899.
(491; 15/07/2019)
Il Consiglio Regionale,
premesso che:
- l'articolo 3 della
Costituzione prevede che "Tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale";
- l'articolo 32 della
Costituzione cita: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale
diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure
gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato
trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in
nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana";
- la Fibromialgia
o sindrome Fibromialgica è una sindrome
caratterizzata da dolore muscolare cronico diffuso associato a rigidità. Le
possibili cure sono oggetto di continui studi;
- prevalentemente
interessati dal dolore sono: la colonna vertebrale, le spalle, il cingolo
pelvico, braccia, polsi, cosce. Al dolore cronico, che si presenta a intervalli
si associano spesso disturbi dell'umore e in particolare del sonno, nonché
astenia, ovvero affaticamento cronico. Inoltre la non-risposta ai comuni
antidolorifici, nonché il carattere "migrante" dei dolori, sono
peculiari della Fibromialgia;
- tale sindrome colpisce
approssimativamente 1,5 - 2 milioni di italiani e insorge prevalentemente nelle
persone di sesso femminile in età adulta con un rapporto uomo-donna di 1:8 con
esordio tra 25 e 35 anni (uomini) e tra 45 e 55 anni (donne). preso atto che: -
la Fibromialgia è una patologia per la quale
l'American College of Rheumatology A.C.R. ha emesso
nei 1990 i criteri diagnostici ed elaborato il "Fibromyalgia
Impact Questionnaire - FIQ-1", strumento
ritenuto valido per il rilevamento e la misurazione della disabilita funzionale
e lo stato di salute dei pazienti colpiti da tale sindrome;
- l'Organizzazione Mondiale
della Sanità nel 1992 ha riconosciuto l'esistenza della Fibromialgia
e i l 24 gennaio 2007 nell'ICD-10 (International Classification
of Diseases) ha definitivamente classificato la Fibromialgia con il codice M - 79.7 e porta i nomi di
"Fibromyalgia - Fibromyositis
- Fibrositis - Myofibrositisi"
nel Capitolo XIII "Malattie del sistema muscolare e connettivo";
- nella dichiarazione del Parlamento
europeo del 13 gennaio 2009 (PS TA 2009 0014), il Parlamento europeo invita gli
Stati Membri: a) a mettere a punto una strategia comunitaria per la Fibromialgia in modo da riconoscere questa sindrome come
una malattia;
b) contribuire ad aumentare
la consapevolezza della malattia e favorire l'accesso degli operatori sanitari
e dei pazienti alle informazioni, sostenendo campagne di sensibilizzazione a
livello nazionale;
c) incoraggiare a
migliorare l'accesso alla diagnosi e ai trattamenti;
d) promuovere lo sviluppo
di programmi per la raccolta di dati sulla Fibromialgia.
dato atto che: - non è prevista alcuna forma di riconoscimento della Fibromialgia, per la quale non è prevista l'esenzione dalla
partecipazione alla spesa sanitaria. considerato che: - i pazienti che soffrono
di Fibromialgia hanno difficoltà a vivere una vita
piena e indipendente, in quanto la sensibilità al dolore, il senso di debolezza
e la fragilità portano la persona affetta da questa patologia a un isolamento
nella vita lavorativa, di gruppo e affettiva;
- i pazienti non possono
usufruire delle prestazioni contenute nei livelli essenziali di assistenza
(LEA), erogabili attraverso le strutture del servizio sanitario nazionale a
titolo gratuito, con numerosi ed esosi esami a pagamento;
impegna la Giunta regionale
ed il Presidente della
Giunta regionale 1) ad-attivarsi in sede di Conferenza delle Regioni e/o di
Conferenza Stato — Regioni affinché a livello nazionale siano approvate le
normative necessarie a prevedere il riconoscimento della Fibromialgia
o Sindrome Fibromialgica con conseguente
classificazione nel nomenclatore nazionale;
nonché il riconoscimento ai
lavoratori affetti da questa patologia, di permessi di astensione dal lavoro
per la cura della sintomatologia oltreché l'esenzione dal pagamento dei ticket
per esami di laboratorio e/o strumentali e dei farmaci eventualmente
prescritti;
2) ad avviare e assicurare
in modo ottimale sul territorio regionale, tramite il Dipartimento e la
Struttura Commissariale, la cura e la continuità terapeutica ai pazienti fibromialgici con dolore e a sviluppare setting
clinico — gestionali attraverso l'interconnessione delle reti reumatologiche e
di terapia del dolore, avviando una serie di percorsi, per la presa in carico
globale del paziente fibromialgico, che necessità di
cure antalgiche;
3) a riconoscere il
rilevante apporto delle associazioni e del volontariato che si occupano della Fibromialgia sul territorio regionale e valorizzare le loro
attività aventi come obiettivo il perseguimento di finalità di solidarietà,
diretta ad aiutare persone sofferenti affette da Fibromialgia;
4)a istituire un registro
regionale della Fibromialgia per la raccolta e
l'analisi dei dati clinici e sociali riferiti alla Fibromialgia;
5) a istituire un tavolo tecnico
— politico per definire un PDTA del paziente fibromialgico
con l'attivazione di un percorso dedicato ai pazienti con dolore costituendo un
team multidisciplinare dedicato al percorso in oggetto. Attraverso tale
strumento si vogliono ridurre i pazienti che ricorrono in maniera inappropriata
al pronto soccorso e quindi impegnano tutti i servizi della rete di emergenza —
urgenza. Tale comportamento pone preoccupazione in quanto scatena una serie di
eventi importanti dal punto di vista organizzativo.
(161; 15/07/2019) Esposito,
Battaglia, Pedà, Guccione,
Mirabello
Greco - Al Presidente della
Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
- la mozione n.59/X sulla
Valorizzazione turistica dell'Altopiano Silano a firma dei consiglieri O.
Greco, G. Aieta, D. Bevacqua, G. Giudiceandrea,
C. Guccione, F. Sergio, M. D'Acri approvata nella
seduta del Consiglio regionale dell'uno agosto 2016;
- la mozione n.59/X
impegnava il Presidente e la Giunta regionale ad approvare il Masterplan per lo sviluppo turistico dell'Altopiano silano
allegato alla mozione e a redarre uno studio di
fattibilità, con relativa individuazione dei fondi necessari, per
l'identificazione dei progetti organici di investimento nelle località
principali dell'area di sviluppo turistico, Camigliatello Silano e Lorica, che
rappresentano i nuclei abitativi e turistici più importanti della zona;
- a distanza di quasi tre
anni non si hanno notizie sullo stato dell'arte dello studio di fattibilità e
sull'individuazione delle risorse necessarie alla realizzazione del Masterplan per lo sviluppo turistico dell'Altopiano silano
-:
1) quale sia lo stato
dell'arte dello studio di fattibilità per lo sviluppo turistico dell'Altopiano
silano;
2) se siano state
individuate le risorse per la realizzazione del Masterplan;
3) se la realizzazione del Masterplan per lo sviluppo turistico dell'Altopiano silano
sia ancora una priorità della Giunta regionale.
(478; 08/05/2019)
Risposta: “La Giunta Regionale,
consapevole dell’elevata strategicità del settore turistico per lo sviluppo
economico della regione e della necessità di riformulare la strategia e gli
obiettivi di sviluppo di medio-lungo periodo, anche
alla luce delle evoluzioni del mercato e di quanto stabilito nel Piano
Strategico del Turismo 2017-2022 Italia Paese per Viaggiatori, con
Deliberazione n. 473/2017 ha stabilito le Linee di Indirizzo del nuovo Piano
Regionale di Sviluppo Turistico Sostenibile (PRSTS) e ha dato mandato al Dirigente
Generale del Dipartimento competente di procedere all’elaborazione dello
stesso.
Le suddette linee di indirizzo stabiliscono che il
nuovo Piano Regionale di Sviluppo Turistico debba definire un quadro strategico
regionale capace di:
1. innovare
e riposizionare i prodotti turistici più maturi (es. balneare);
2. ampliare
e diversificare l’offerta turistica regionale, valorizzando le risorse e le
potenzialità presenti nei territori di montagna, nelle aree interne e rurali e
nei borghi, al fine di promuovere prodotti turistici emergenti (es. turismo
culturale, enogastronomico, montano e naturalistico);
3. promuovere
il tema della valorizzazione e fruizione responsabile e sostenibile dei
territori, a partire dall’integrazione del patrimonio territoriale, ambientale
e culturale e dall’accessibilità, non solo fisica, dei territori.
Coerentemente con quanto stabilito dalle linee di
indirizzo, il nuovo PRSTS 2019-2021, approvato dal Consiglio Regionale con
Deliberazione n. 405 e pubblicato sul BURC n. 71 del 2 luglio 2019, oltre a
proporre un’attenta analisi del sistema turistico regionale, con focus sul
patrimonio montano e naturale e quindi anche sull’altopiano della Sila, prevede
elementi utili a qualificare la destinazione turistica regionale e accrescerne
la competitività anche valorizzando i territori più periferici (borghi, aree
interne e rurali), le risorse culturali e tutto il sistema delle aree protette.
Al tal fine, il PRSTS fissa quattro obiettivi generali
articolati in dodici obiettivi specifici e trentacinque linee strategiche che
interessano tutto il territorio regionale e in special modo le aree montane,
rurali e le risorse naturali.
In particolare, delle ventotto linee strategiche
previste nei primi due obiettivi generali (valorizzazione, anche in un'ottica
di integrazione, della ricchezza e varietà del territorio e del patrimonio
calabrese, trasformando le risorse in prodotti turistici fruibili, accessibili
e sostenibili; rendere il sistema economico del turismo competitivo e
innovativo) nove riguardano la tutela e la valorizzazione delle aree montane e
rurali e delle risorse naturali;
1. la
LS A. 1.3 prevede di potenziare l'attrattività del patrimonio naturale e delle
aree interne dando maggiore valore al patrimonio naturale e alle aree interne
montane e rurali, coerentemente con quanto stabilito dalle strategie nazionali
del PST 2017-2022 che mirano a valorizzare le risorse sottoutilizzate, a
riqualificare paesaggi poco fruiti e fruibili;
2. la
LS A.2.2 Sviluppare la linea esperienziale avventure tra verde e tradizioni;
3. la
LS A.2.3 Sviluppare la linea esperienziale paesaggio culturale e rurale;
4. la
LS A.2.4 Implementazione dei progetti interregionali innovativi, che integrino
risorse naturali e culturali e valorizzino le identità e le specificità locali;
5. la
LS A.4.1 Adeguamento delle misure regionali per la valorizzazione della risorsa
ambiente alle linee guida e alle strategie nazionali e internazionali;
6. la
LS A.4.3 Miglioramento del decoro urbano e supporto al ripopolamento dei borghi
e centri storici;
7. la
LS A.5.2 Ottimizzazione dell'intermodalità e della
rete dei collegamenti tra le aree interne in ottica di integrazione tra
prodotti turistici;
8. la
LS A.5.3 Progettazione e realizzazione un sistema di mobilità leggera ai fini turistici;
9. la
LS B.1.1 Sostegno allo sviluppo di nuove forme di ospitalità sostenibili,
principalmente nelle aree interne.
Significativa è quindi l’attenzione che il PRSTS
dedica alla valorizzazione turistica delle aree montane e rurali e all'intero
sistema delle aree protette e quindi all’altopiano Silano e al Parco Nazionale
della Sila.
La Giunta Regionale ha più volte dimostrato grande
attenzione ai territori delle aree interne e di montagna e al sistema delle
aree protette regionali, promuovendone la loro valorizzazione anche a fini
turistici.
Proprio al fine di tutelare le risorse ambientali e
promuovere l’offerta turistica di questi territori, la Giunta Regionale ha
garantito il monitoraggio, il mantenimento e/o il recupero degli habitat e
delle specie. La Giunta ha inoltre, sostenuto la realizzazione di due
importanti interventi (la pista ciclabile dei Parchi della Magna Grecia e la
sentieristica Calabria che valorizza il tratto calabrese del sentiero Italia)
che, consentono il collegamento longitudinalmente della regione e dei quattro
parchi naturali (Pollino, Sila, Serre Aspromonte), offrono modalità di
percorrenza e fruizione del paesaggio alternative (cammini, ciclovie,
ippovie, percorsi per diversamente abili) e prevedono
la realizzazione di aree verdi attrezzate, nonché, interventi di valorizzazione
dei musei tematici esistenti e delle aree di pregio (Geositi
Unesco, Oasi WWF). Operando in tal modo, ha inteso ampliare l’offerta di
infrastrutture e servizi capaci di attrarre flussi di visitatori e turisti
durante tutto l'arco dell’anno.
Per la realizzazione dei suddetti interventi è
previsto un finanziamento di oltre 20 milioni di euro, 6 dei quali sono
destinati al solo Parco della Sila.
La Giunta Regionale, inoltre, nel programmare le
risorse presenti nei diversi strumenti della programmazione regionale (POR,
Patto/FSC, PAC, PSR), ha investito sull’altopiano della Sila oltre 114 milioni
di euro, per la realizzare opere pubbliche che mirano a:
- migliorare la
sicurezza degli edifici pubblici;
- incrementare il
servizio di raccolta differenziata;
- efficientare le reti idriche, gli acquedotti e la pubblica
illuminazione;
- mitigare i
problemi di dissesto idrogeologico;
- bonificare e
recuperare le aree degradate;
- potenziare la
viabilità e la viabilità rurale;
- prevenire i
danni da incendi e calamità naturali;
- rimboschire le
aree boscate esistenti e creare nuove aree boscate;
- sostenere le
famiglie in difficoltà;
- garantire la
crescita digitale e i servizi alla persona (in particolare anziani e bambini)
Impatto economico di grande rilievo ha avuto, inoltre, il completamento degli
interventi inerenti l’infrastrutturazione turistica dell'altopiano, tra i quali
appare l'ammodernamento degli impianti sciistici che ha contribuito in misura
rilevante all’incremento dell’attrattività turistica dell'intero altopiano.
Ulteriori positive ricadute economiche si sono
realizzate sul territorio della Sila a seguito dell’avviso pubblico promosso
dalla Regione a sostegno delle imprese turistiche.
Altri effetti positivi si realizzeranno sul territorio
a seguito delle risorse destinate all’Area Interna Sila e Presila
crotonese e cosentina, inserita nell’ambito della Strategia Nazionale Aree
Interne (3,7 Meuro di finanziamento nazionale a cui
si sommano 7,4 Meuro di finanziamento regionale), e
agli avvisi pubblici promossi dalla Regione Calabria, che prevedono criteri di premialità per le aree interne e i territori di montagna,
in particolare:
- Sostegno di progetti di valorizzazione dei borghi
della Calabria (100 milioni di euro)
- Fare scuola
fuori dalle aule (3,5 milioni di euro);
- Realizzazione
di interventi di efficientamento energetico negli
edifici dei comuni inseriti nella Strategia Regionale per le Aree Interne
(SRAI) di cui alla D.G.R. n. 215 del 05.06.2018 (oltre 21 milioni di euro);
-. Concessione di contributi finalizzati al
potenziamento del patrimonio pubblico esistente adibito ad alloggi sociali
(oltre 10 milioni di euro).
Al fine di completare il quadro informativo, vale la
pena sottolineare che il percorso attuativo del PRSTS, appena approvato dal
Consiglio Regionale, prevede l’elaborazione di specifici Piani Territoriali che
mirano alla valorizzazione turistica e ambientale del territorio regionale e
del sistema delle aree protette e, quindi, territorio silano.”
Gerardo Mario Oliverio
(Presidente della Regione Calabria)
Mirabello - Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
la Giunta regionale della
Calabria con delibera n.355 del 31 luglio 2017 ha definito il "Documento programmatico
di difesa del suolo" al fine di conseguire l'obiettivo della mitigazione
del rischio idrogeologico con l'azione 5.1.1 programmando interventi per la
protezione dalle frane e dalle alluvioni dei centri abitati e interventi
strategici lungo gli assi di collegamento stradale e ferroviario. Considerato
che: lo stesso piano, attingendo ai fondi del Por 2014/2020 e del Patto per lo
sviluppo della Calabria, è stato dotato di risorse finanziarie sufficienti a
fronteggiare il quadro completo dei bisogni del territorio regionale, dando
priorità assoluta alla mitigazione del rischio idrogeologico e dell'erosione,
stanziando le somme occorrenti per la realizzazione delle opere di difesa
costiera considerate prosecuzione e completamento degli interventi già in corso
e finanziati col precedente Por 2007/2013. Che: tali interventi per come
previsto dovevano essere coerenti ai piani di settore pertinenti (PAI, PSEC,
PGRA);
con priorità a interventi
inquadrati in Master Plan redatti a scala di bacino o di versante capaci di
definire le strategie integrate di mitigazione del rischio e di adattamento ai
cambiamenti climatici, attraverso un uso congiunto di interventi strutturali e
non strutturali. Visto che: nella DGR 355/2017 all'allegato A
"programmazione PATTO FSC" nell'AREA 14 e nell'AREA 15 sono stati
inseriti nella programmazione gli Interventi integrati per il completamento
delle opere di difesa costiera lungo il litorale Nicotera-Joppolo-Ricadi e
lungo il litorale Tropea-Parghelia-Zambrone-Briatico-Vibo Valentia-Pizzo
Calabro per uno stanziamento di euro 850.000.000 -:
quali siano, in virtù del
Documento programmatico di difesa del suolo varato dalla Giunta regionale della
Calabria nel 2017 in relazione all'erosione costiera ed in considerazione dei
ripetuti solleciti inoltrati presso i dipartimenti regionali di competenza
oltre che degli eventi erosivi causati dalle mareggiate durante la stagione
invernale, gli atti conseguenziali prodotti ad oggi nonché i tempi previsti per
la cantierizzazione degli interventi ricadenti nell'AREA 14 e nell'AREA 15
(litorale Nicotera-Joppolo-Ricadi) e (litorale Tropea-
Parghelia-Zambrone-Briatico-Vibo Valentia-Pizzo Calabro).
(481; 27/05/2019)
Risposta: “Per quanto riguarda l'attuazione degli
interventi previsti nell’ambito dei POR Calabria FESR FSE 2014-2020. e di cui
alla DGR n. 355/20I7, riguardanti la mitigazione dell’erosione costiera da
realizzare a scala sovra-comunale sull’intera fascia costiera tirrenica
Vibonese, si specifica che per la loro efficace realizzazione occorre
effettuare valutazioni propedeutiche e studi adeguati ai finì
dell’individuazione delle priorità di intervento, dato che tali opere risultano
estremamente complesse dal punto di vista ambientale, paesaggistico e della
tendenza evolutiva delle linee di costa.
A seguito alla comunicazione della Stazione Unica Appaltante Regionale
{nota n. 96364 del 16.03.2018) lo svolgimento delle procedure di appalto,
essendo gli interventi a titolarità regionale, sono in capo al Dipartimento
Infrastrutture, Lavori Pubblici, 'Mobilità che deve, pertanto, provvedere alla
nomina dei RUP, all’avvio delle attività e alla pubblicazione degli avvisi
pubblici per l’affidamento dei servizi di progettazione e dei lavori,
Allo stato attuate si sta procedendo a realizzare una collaborazione
tecnico-scientifica con un Centro Universitario che possieda le necessarie
competenze per la realizzazione dei suddetti studi necessari ad indirizzare le
future progettazioni con analisi specifiche che individuino le priorità di
intervento lungo i tratti dì costa interessati.
In ragione della complessità delle attività da porre in essere, i tempi
previsti per l’inizio dei
lavori prevedibili possono essere ricondotti ai primi mesi del 2021.”
Ing. Domenico Pallaria (Il Dirigente Generale)
Aieta - Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
- la normativa fondamentale
in materia di bonifica è contenuta nel R.D del 13 febbraio 1933 n. 215 recante
"nuove norme per la bonifica integrale" - nota anche come Legge Serpieri - tuttora in vigore e che prevede una disciplina
organica della materia;
- buona parte dei principi
contenuti ed introdotti dal Regio Decreto hanno trovato conferma sia nel codice
civile che nella Costituzione che all'art. 44 espressamente riconosce e
promuove la bonifica delle terre;
- a livello regionale la
disciplina specifica che tutela i Consorzi di Bonifica è dettata dalla Legge
Regionale del 23 luglio 2013 n. 11 contenente "Disposizioni per la
Bonifica e la tutela del territorio rurale-Ordinamento dei Consorzi di
Bonifica";
normativa questa modificata
di recente dalla Legge Regionale n. 13/2017 che ha introdotto il principio di
corrispondenza dei contributi dei consorziati ad effettiva attività di
miglioramento;
- secondo le definizioni
fornite dalla legge Regionale, i Consorzi di Bonifica sono persone giuridiche
pubbliche a struttura associativa, rientranti tra gli Enti Pubblici economici
che operano secondo criteri di efficienza, trasparenza ed economicità;
- a seguito del Protocollo
di Intesa Stato- Regione del 18 settembre 2008, il numero complessivo dei
consorzi calabresi si è ridotto da 17 a 11;
- la Regione Calabria,
secondo la legge di riferimento, è deputata al controllo di tutti i consorzi
esistenti nel territorio regionale, essendo di competenza della Giunta
Regionale, previo parere consultivo della Commissione consiliare,
l'approvazione del programma pluriennale delle opere di bonifica e di tutela
del territorio;
- nonostante tutti gli
sforzi effettuati nel corso degli anni volti a tutelare maggiormente i Consorzi
esistenti nel territorio calabrese, si sta assistendo inermi a ingiustizie
perpetrate ai danni dei lavoratori dei consorzi che, andati in pensione, non
percepiscono il trattamento di fine rapporto dovuto per legge alla cessazione
dell'attività lavorativa;
- è compito della Regione,
quale Ente di Controllo, verificare le motivazioni di fatto e di diritto che
non consentono ai Consorzi stessi di erogare in favore dei propri dipendenti
quanto ex lege previsto;
- quale Ente di controllo la
Regione Calabria ha anche il dovere/potere politico ed istituzionale di
acquisire, a tutela degli Enti sottoposti al suo controllo, i bilanci dei
Consorzi stessi al fine di accertare se realmente le somme dovute a titolo di
T.F.R. siano state realmente accantonate, prevedendo in caso contrario una
violazione di legge e un abuso ai danni dei lavoratori -:
alla luce di quanto sopra
esposto, quali iniziative intende assumere al fine di fare in modo che i
lavoratori del Consorzio di Bonifica integrale dei bacini del tirreno cosentino
e del Consorzio di Bonifica integrale dei Bacini dello Jonio cosentino, possano
ottenere risposte concrete e soprattutto quanto loro dovuto per legge.
(483; 07/06/2019)
Risposta: “Con riferimento all'interrogazione di cui in
oggetto si fa presente che, il Consorzio di Bonifica del Tirreno Cosentino con
nota 4107 del 20/06/2019 (a seguito di apposita richiesta indirizzata al legale
rappresentante con prot. SIAR n. 233199 del
20/06/2019), ha fornito i seguenti chiarimenti:
"Il TFR rappresenta un compenso differito al momento della
cessazione del rapporto di lavoro pertanto è un diritto del lavoratore al di là
se trattasi di accantonamento reale o contabile. La materia relativa al
trattamento di fine rapporto sul piano giuridico ha solo due, diverse tra loro,
applicazioni, una riguarda i datori di lavoro privati e dunque i cosiddetti
dipendenti privati, l'altra il pubblico impiego.
Per il datore di lavoro privato la materia è regolata 2120 cc. essa
rappresenta una posta contabile che riguarda sia il Conto Economico che Io
Stato Patrimoniale. Si tratta dunque di un costo figurato nel senso che non è
rappresentativo di uscite di Cassa, cioè di un flusso finanziario, se non per
le somme relative al personale posto in quiescenza nell'esercizio o avente
diritto alla anticipazione. In tal senso i bilanci di questo Consorzio come di
tutti i Consorzi di Bonifica riportano nella competenza di ciascun esercizio
l'accantonamento contabile di quanto maturato.
Il TFR dunque nel settore privato, per il periodo in cui non è
corrisposto al lavoratore, fatte salve le opzioni previste dalle recenti
riforme soprattutto relative alla previdenza complementare, resta nelle
disponibilità del datore di lavoro.
Quanto sopra esposto si applica ai Consorzi di Bonifica che per la loro
natura giuridica, definita da consolidata giurisprudenza della Suprema Corte
nonché dall'intesa Stato Regioni del 2008 ed in Calabria anche dalla L.R.
11/2003 art.15, non rientrano nel novero della pubblica amministrazione dunque
sono datori di lavoro privati ed i loro dipendenti, tutti, sono dipendenti
privati cui si applicano contratti di lavoro di natura privatistica che si
diversificano a seconda della categoria di lavoro cui vengono applicali ( es:
Contratto della Bonifica, contratto per gli idraulico-forestali, contratto
agricolo ccc).
In Calabria fra i dipendenti dei Consorzi di Bonifica sono annoverati
anche i lavoratori addetti alla forestazione (idraulico-forestali), il cui
datore di lavoro è il Consorzio di Bonifica. I Consorzi eseguono in questo
settore, progetti di interventi ed opere "in economia per amministrazione
diretta" (cioè con propri dipendenti e mezzi), progetti redatti dagli
stessi consorzi ed approvati e finanziati dalla Regione ai sensi della L.R. 20/1992
artt. 2 e 7, assumendo dunque il ruolo di impresa in un rapporto concessorio per legge, di conseguenza, ma non potrebbe
essere altrimenti, per l'istituto del TFR vale quanto evidenziato per il
settore privato.
Poiché trattasi di credito che sorge con la costituzione del rapporto,
matura nel corso dello svolgimento del rapporto, diventa esigibile alla
cessazione di questi, deve, nel caso dei privati, quindi dei Consorzi di
Bonifica, essere erogato dalla data di messa in quiescenza nei tempi tecnici
necessari.
I tempi tecnici necessari possono assimilarsi ragionevolmente al termine
breve di 105 giorni previsto in casi particolari per la liquidazione del TFR
dei dipendenti pubblici, rammentando però che la normativa L.147/2013 prevede
per i dipendenti pubblici il termine ordinario per la liquidazione del TFR a 12
e 24 mesi.
Precisato quanto sopra il personale forestale di questo Ente collocato
in quiescenza all'attualità è il seguente:
FORESTAZIONE:
a) Nr. 3 in data 31/03/19 Lordo e. 138.459,25 Netto €
117.418,41
b) Nr. 8 in data 30/04/19 Lordo €,365.475,66 Netto €
281.746,56
Pagati acconti per
€ 102.055,01
c) Nr. 5 in data 31/05/19 Lordo 6.228.060,34 Netto €
190.945,33
Elaborazione in corso
Sulle somme a saldo da liquidare saranno corrisposti gli interessi come
per legge.
Questo Consorzio sta dunque, per quanto consentito dalla disponibilità
di cassa, provvedendo a soddisfare il diritto dei lavoratori posti in
quiescenza.
Va a questo punto evidenziato, per come deve essere noto all'On.
Interrogante, che la disponibilità di cassa dei Consorzi di Bonifica Calabresi
presenta forti condizionamenti, condizionamenti che il Consiglio regionale ha
stigmatizzato con chiarezza nella mozione n° 91 /10 del 08/09/2017 votata
all'unanimità, alla cui lettura si rinvia, ma rimasta senza pratica attuazione.
Con riferimento alla citata mozione, si richiama, fra tutte le cause in
essa addotte, in particolare la mancata liquidazione da parte della Regione
Calabria dei crediti vantati dai Consorzi nel settore della forestazione,
crediti, già oggetto di atti normativi della Giunta e del Consiglio Regionale,
che per questo Consorzio ammontano ad € 12.476.600,08 al 31.12.2017, che
pregiudica qualsivoglia ipotesi di razionalizzazione delle risorse economiche
di questo Ente. Si ritiene di aver fornito con la presente sufficienti elementi
circa il corretto operare, pur fra mille difficoltà, di questo Consorzio
rimanendo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento."
In merito alla situazione riguardante il Consorzio di Bonifica Integrale
dei Bacini dello Ionio Cosentino si riporta la risposta fornita dallo stesso
con nota 6671 del 25/06/2019 (a seguito di richiesta prot.
SIAR n. 233120 del 20/06/2019):
"II TFR è la storicizzazione in percentuale, delle retribuzioni
medie percepite in ciascun anno, la cui somma ha effetto al solo scopo di
determinare la spettanza finale, che matura (senza mai entrare nel patrimonio
del lavoratore prima della cessazione del suo rapporto) al momento della
cessazione del rapporto di lavoro, pertanto è un diritto per credito futuro del
lavoratore al di là se trattasi di accantonamento reale o contabile.
La materia relativa al trattamento di fine rapporto sul piano giuridico
ha due diverse discipline applicative, di cui l'una riguarda i datori di lavoro
privati, ergo per rapporti lavorativi privatistici e, l'altra, il pubblico
impiego.
Per il datore di lavoro privato la materia è regolata dall'art.2120 cc.,
quivi il TFR costituisce una posta contabile che riguarda sia il Conto
Economico che lo Stato Patrimoniale. Si tratta dunque di un costo figurato nel
senso che non è rappresentativo di uscite di Cassa e
cioè di un flusso finanziario, se non per le somme relative al personale
posto in quiescenza nell'esercizio o avente diritto all'anticipazione. In tal
senso i bilanci di questo Consorzio, come di tutti i Consorzi di Bonifica,
riportano nella competenza di ciascun esercizio, l'accantonamento contabile di
quanto maturato.
Il TFR dunque nel settore privato, per il periodo in cui non è
corrisposto al lavoratore, fatte salve le opzioni previste dalle recenti
riforme soprattutto relative alla previdenza complementare, resta nelle
disponibilità del datore di lavoro.
Quanto sopra esposto si applica ai Consorzi di Bonifica che per la loro
natura giuridica, definita da consolidata giurisprudenza della Suprema Corte
nonché dall'intesa Stato Regioni del 2008 ed in Calabria anche dalla L.R.
11/2003 art.15, non rientrano nel novero della pubblica amministrazione e
dunque sono datori di lavoro privati ed i loro dipendenti, tutti, sono
dipendenti privati cui si applicano contratti di lavoro di natura privatistica
che si diversificano a seconda della categoria di lavoro cui vengono applicati
( es: Contratto della Bonifica, contratto per gli idraulico-forestali,
contratto agricolo eccelsi Calabria fra i dipendenti dei Consorzi di Bonifica
sono annoverati anche i lavoratori addetti alla forestazione
(idraulico-forestali), il cui datore di lavoro è il Consorzio di Bonifica. I
Consorzi eseguono in questo settore, progetti di interventi ed opere" in
economia per amministrazione diretta" (cioè con propri dipendenti e
mezzi), progetti redatti dagli stessi consorzi ed approvati e finanziati dalla Regione
ai sensi della L.R. 20/1992 art. 2 e 7, assumendo dunque il ruolo di impresa in
un rapporto concessorio per legge, di conseguenza, ma
non potrebbe essere altrimenti, per l'istituto del TFR vale quanto evidenziato
per il settore privato.
Poiché trattasi di diritto futuro che sorge con la costituzione del
rapporto, ma che si consolida come diritto di credito solo dopo la cessazione
del rapporto lavorativo, sicché la liquidazione post-cessazione è rimessa ai
tempi tecnici necessari.
Tale tempistica può assimilarsi ragionevolmente al termine breve di 105
giorni previsto in casi particolari per la liquidazione del TFR dei dipendenti
pubblici, rammentando però che la normativa L.147/2013 prevede per i dipendenti
pubblici, il termine ordinario per la liquidazione del TFR dilatato a 12 e 24
mesi.
Precisato quanto sopra, si specifica che il TFR del personale OTI di
quest'Ente, collocato in quiescenza al 31.12.2018, ammonta ad € 198.513,08 (per
i dipendenti della bonifica) e ad € 282.588,44 per il personale impiegatizio; mentre
il TFR per gli addetti alla forestazione, posti in quiescenza al 31.12.2018, la
somma è di € 1.391.770,76. Rispetto a questo personale, sulle somme sopra
indicate, sono stati ad oggi corrisposti gli importi relativi agli anni 2010-
2011- 2012-2013-2014-2015.
In definitiva, per tutto quanto innanzi, questo Consorzio, rispetto al
consentito dalla disponibilità di cassa, sta provvedendo a soddisfare il
diritto dei lavoratori posti in quiescenza. Va a questo punto evidenziato, per
come deve essere noto all'Onorevole Interrogante, che la disponibilità di cassa
dei Consorzi di Bonifica Calabresi presenta forti condizionamenti, che il
Consiglio regionale ha stigmatizzato con chiarezza nella mozione n° 91 /I O del
08/09/2017 votata all'unanimità, alla cui lettura si rinvia (e all'uopo si
allega), dovendo purtroppo registrare, che la stessa non ha ad oggi conseguito
alcuna pratica attuazione.
Con riferimento alla citata mozione si richiama, fra tutte le cause in
essa addotte, in particolare la mancata liquidazione da parte della Regione
Calabria, dei crediti vantati dai Consorzi nel settore della forestazione,
crediti, già oggetto di atti normativi della Giunta e del Consiglio Regionale,
che per questo Consorzio ammontano ad € 5.871.447,85 oltre ad € 5.546.687,44,
quale credito rinveniente da quanto stabilito in sede di Piano Industriale pure
approvato dall'Ente Regione e, che nel complesso, pregiudica qualsivoglia
ipotesi di razionalizzazione delle risorse economiche di questo Consorzio. Si
ritiene di aver fornito con la presente, sufficienti elementi circa il corretto
operare, pur fra mille difficoltà, di questo Ente, rimanendo a disposizione per
ogni ulteriore chiarimento."
Dott. Giacomo Giovinazzo
(Dirigente del Dipartimento Agricoltura)
Guccione
- Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
• in data 06-06-2019 ho
effettuato una visita ispettiva al Poliambulatorio di Amantea dell'Asp di
Cosenza;
• nell'atto aziendale
dell'Asp di Cosenza, ai sensi del Dca 76/0215, è
prevista la trasformazione da Poliambulatorio in Casa della salute;
• numerose sono le
criticità presenti al Poliambulatorio di Amantea: carenza di personale medico e
paramedico;
la specialistica di
Pneumologia viene effettuata solo un giorno a settimana: il mercoledì;
Ortopedia, invece, solo 4
ore settimanali;
i tempi di attesa per la
Cardiologia sono lunghi;
per quanto riguarda il
servizio di radiologia bisogna attendere da 10 a 15 giorni per la consegna del
referto;
sospese da diversi mesi gli
esami Moc e Mammografia: per effettuare le
prestazioni venivano addirittura da fuori provincia e oggi non possono essere
erogati perché i macchinari sono rotti o mancanti e non sono stati sostituiti
dall'Asp di Cosenza (le procedure di gara non sono state avviate con delibera
18 del 02-02-2016 e con delibera 818 del 15/05/2018 avente come titolo
Apparecchiatura per Moc e mammografi
digitali per il Poliambulatorio di Amantea);
• nonostante siano previsti
due milioni e mezzo per il completamento strutturale del Poliambulatorio ad
oggi, dopo anni di annunci, nulla è stato fatto. Inoltre, il 20 per cento di
questa cifra è destinato all'acquisto di nuove attrezzature tecnologiche
sanitarie;
• agli annunci di
realizzazione della Casa della salute non sono seguiti i fatti. Anzi nello
stesso Poliambulatorio sono state ridotte le prestazioni specialistiche;
• al centro di Emodialisi
non sono stati ancora individuati i turni estivi. Il personale in servizio non
ha ancora avuto disposizioni dall'Asp di Cosenza e pare che quest'anno le
prestazioni non potranno essere effettuate e bisognerà spostarsi presso il
centro di Paola per mancanza di medici e infermieri. I turisti che negli anni
passati hanno usufruito di tale servizio al Centro di eccellenza di Amantea,
quest'anno molto probabilmente saranno costretti a non poter venire in Amantea
a trascorrere le vacanze visto che non avranno la possibilità di fare la
dialisi. L'estate scorsa oltre duecento persone hanno usufruito del servizio.
Mentre dal primo gennaio ad oggi sono state effettuate 290 visite ambulatoriali
ed è stata praticamente azzerata la lista dei trapianti;
• non si può disperdere un
patrimonio di competenze, professionalità ed efficienza delle prestazioni.
Competenze oggi presenti nel Centro di Amantea;
• la Casa della salute di Amantea
potrebbe rappresentare un importante presidio sanitario nell'area del basso
tirreno cosentino, perché prevede l'Unità complessa di cure primarie con
prestazioni h24 e la presenza di medici di Medicina generale e specialistica,
che sarebbero in grado di gestire e monitorare le patologie croniche e i codici
bianchi. Le risorse ci sono: basterebbe spostare quelle che erano previste per
la Casa della salute di Praia a Mare (oggi ospedale di frontiera) pari a nove
milioni e 600 mila euro -:
quali iniziative urgenti
intende adottare per passare dalle promesse ai fatti, visto che sono trascorsi
diversi anni e nulla è stato realizzato per rafforzare gli attuali servizi
specialistici del Poliambulatorio di Amantea. Tra l'altro nessun intervento
ancora è stato predisposto per essere convertito in Casa della salute. Siamo al
mese di giugno e al momento i turisti che vogliono raggiungere Amantea e che
hanno bisogno di effettuare la dialisi, non sanno se potranno usufruire o meno
della prestazione. In caso di risposta negativa saranno costretti a rinunciare
alle vacanze nel centro del Tirreno Cosentino.
(484; 07/06/2019)
Risposta: “Con riferimento all’interrogazione in oggetto, rivolta
al Presidente della Giunta Regionale dal Consigliere Regionale on. Carlo Guccione, si precisa quanto segue:
L’ambito territoriale di Amantea è un'area
completamente priva di strutture ospedaliere; pertanto, Sofferta sanitaria si
basa esclusivamente sulle attività della medicina territoriale delle cure
primarie. Tutte le attività di questo territorio si sono sviluppate ed
organizzate in funzione del Poliambulatorio Specialistico, storico presidio
sanitario divenuto, negli anni, per la sua posizione di confine con l’Asp di
Catanzaro e per la molteplicità e qualità dei servizi offerti, punto di
riferimento per un vasto bacino che ha oltrepassato i confini distrettuali.
Attualmente l’offerta dei servizi del Distretto
Tirreno è rappresentata prevalentemente dai servizi delle Cure Primarie e dai
percorri integrati con le aree dipartimentali e ospedaliere. Le criticità
prevalenti, peraltro, risultano acuite in questo- periodo dalla “provvisorietà
e precarietà” scaturenti, anche, dall’applicazione del cosiddetto “Decreto
Calabria” convertito nella Legge n. 60/2019.
Quest’ultimo, infatti, non ha previsto norme
transitorie o da applicarsi nel periodo di transizione e ciò sta determinando
grave instabilità nelle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, in assenza di una
guida certa e stabile.
Per quanto riguarda le criticità riportate
all’interrogazione si precisa che, sebbene l’azione della Regione sia limitata
dal Piano di rientro e dal Commissariamento, il Dipartimento Tutela della
Salate si sta interfacciando con le Aziende Sanitarie per definire le
problematiche sollevate, la particolare:
Cardiologia
Per quante riguarda i tempi di attesa della
cardiologia presso il Poliambulatorio di Amantea, è stata avviata un’azione di
"spostamento ore" dal Poliambulatorio di Paola a quello di. Amantea»
(trattandosi dello stesso specialista) e per le prestazioni del Poliambulatorio
di Paola è stato stabilito un accordo con i medici del reparto di cardiologia i
quali collaboreranno nell’effettuazione delle visite.
Servizio di Radiologia
Gli Specialisti ambulatoriali di Radiologia ricadenti
nella gestione giuridica/amministrativa/contabile del Distretto sanitario
Tirreno sono n. 8 con. un monte ore complessivo attivo di 240 settimanale e
nell’ area Tirrenica ci sono in totale 19 Medici Radiologi (uno dei quali
assegnato allo screening che fa anche i turni per il servizio).
Il loro utilizzo non è stato distribuito in modo equo
tra le radiologie ricadenti nel Distretto Sanitario Tirreno (ambulatorio di
Amantea, Centro Spoke Cetraro/Paola e P.O. di. Praia
a Mare) ma è utilizzato ad esclusiva attività ospedaliera. Si sta definendo la
riorganizzazione del Servizio in modo da coprire, anche, il territorio.
Pneumologia
Non risultano tempi di attesa, pur essendo presente lo
specialista una volta la settimana,
Dialisi - Vacanze
Per quanto concerne, invece, l'effettuazione del servizio
di dialisi estiva presso il Poliambulatorio di Amantea, si precisa che lo
stesso viene regolarmente garantito dal 1 luglio fino al 31 agosto 2019. Le
modalità di accesso al servizio in tutte le articolazioni territoriali sono
pubblicate sull’apposita pagina del sito web aziendale dedicata alla Dialisi
Vacanze 2019.
Case della Salute
Con deliberazione del Direttore Generale n. 1731 del
31 ottobre 2018 “.... Bilancio Pluriennale di previsione 2019/2021 ...” ,
risulta richiesto un finanziamento complessivo di Euro 46.000.000,00 per gli
adeguamenti delle strutture territoriali.
L'Unità Operativa Complessa Gestione Tecnico
Patrimoniale ha redatto il progetto di Fattibilità Tecnico Economico per la
realizzazione dì una Casa della Salute di Amantea, stimando un importo presunto
di € 2.500 000,00 di cui il 10 % almeno da destinare ad attrezzature
tecnologiche.
La Regione provvederà a finanziare l’intervento di
adeguamento della Struttura di Amantea attraverso i fondi afferenti al
programma dì investimenti ex art 20 Legge 67/88.”
Dott. Antonio Belcastro
(Il Dirigente Generale)
Nicolò - Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
- nonostante le ingenti
risorse finanziarie finalizzate al risanamento delle ataviche problematiche del
settore della depurazione, a tutt'oggi si riscontra una situazione di grave
criticità ascrivibile al malfunzionamento degli impianti, insufficiente
manutenzione degli stessi, oltre che mancato smaltimento dei rifiuti prodotti
costituiti principalmente da fanghi di depurazione e sversamento incontrollato
di liquami;
Considerato che: - la
situazione determina gravi conseguenze sul piano ambientale, con effetti
negativi per la salute pubblica della comunità;
Ritenuto che: - il
sottoscritto, mediante precedenti atti di sindacato ispettivo, aveva più volte
denunciato la situazione emergenziale, sollecitando interventi urgenti al fine
di sanare il sistema depurativo regionale e circoscrivere le conseguenze
pregiudizievoli arrecate all'ambiente e alle potenzialità turistiche
dell'intero territorio costiero;
per sapere:
-quali interventi sono
stati effettuati e quali si intendono esperire in merito.
(485; 07/06/2019)
Risposta: In risposta
all’interrogazione riportata in oggetto, "in ordine agli interventi
afferenti il settore della depurazione” si precisa quanto segue:
premesso che
il settore della depurazione è stato commissariato in
Calabria dal 1999 al 2010 e risultano essere stati spesi, nel medesimo periodo,
oltre 900 milioni di euro. Quasi due cicli di programmazione UE oltre a risorse
nazionali sempre nei medesimi due cicli, compromettendo l'organizzazione del
servizio idrico integrato nel territorio regionale.
Ciò detto, e rammentando che l’attività della Regione
verte principalmente sulla pianificazione degli interventi inerenti lo
specifico segmento del Servizio idrico (reti idriche, fognatura e depurazione),
i gravi errori già consumati da parte dell’Ufficio del Commissario e le ingenti
risorse purtroppo spese, hanno condizionato e condizionano fortemente l'attuazione
della Programmazione per gli agglomerati superiore a 15.000 A.E. per la quale è
stato assegnato alla Calabria un finanziamento pubblico di 159,85 M€, disposta
con Delibera Cipe n. 60/2012.
Infatti diverse opere, quali, condotte fognarie e/o
impiantì di depurazione (realizzate sempre dal Commissario), date come
"certe'’ nei documenti preliminari di programmazione, durante, la
ricognizione dei progettisti, è emerso che le stesse, non risultavano essere
attive e/o inesistenti e gli impianti privi dì qualsivoglia liquido afferente,
anche se gli stessi risultavano collaudati. Infatti, sono, diversi, i
procedimenti penali avviati ed ancora in corso.
In Calabria, non esisteva, alcuna mappatura degli
impiantì relativamente alla loro, localizzazione, alla consistenza, alle
potenzialità, al grado di funzionamento.
Pertanto, l’attuale amministrazione regionale, nel
settore della depurazione, ha iniziato il suo percorso di pianificazione nel
2015, utilizzando due strade parallele ma con obbiettivi comuni.
La prima: da una programmazione puntuale di interventi
di manutenzione straordinaria ricadenti in comuni rivieraschi e altri
dell’entroterra interessati da procedure giudiziarie, quali i Piani di Riefficientamento e Rifunzionalizzazione
degli Impianti di depurazione e delle Stazioni di Sollevamento ricadenti nei
Comuni Costieri dei Territori della Regione Calabria - Stagione Balneare 2015 -
2016 -2017 - DGR. nn. 132/2015 e nn.
370/2016, al fine di scongiurare eventuali malfunzionamenti degli impianti di
depurazione, causati da mancata manutenzione degli stessi e/o mancati
smaltimenti dei fanghi prodotti, evitando sversamenti incontrollati di liquame
nei corpi idrici ricettori (suolo, fossi, torrenti, fiumi e mare).
Infatti, con i suddetti Piani, la Regione Calabria ha
individuata interventi di manutenzione straordinaria sugli impianti di
depurazione e delle stazioni di sollevamento dei Comuni Costieri, sia per la
stagione balneare 2015 che per quella inerente il 2016, che hanno permesso di
affrontare adeguatamente le esigenze legate ai carichi estivi e migliorare lo
stato qualitativo delle acque marino-costiere.
Sono state programmate e pianificate nel 2015 tutte le
lavorazioni da realizzare, per un importo complessivo di € 7.984.514,44, mirate
ad interventi di ripristino funzionale, ed, in alcuni casi, anche interventi di
smaltimento rifiuti, come mondiglie, sabbie e soprattutto fanghi, carne pure
interventi di ripristino funzionale delle stazioni di sollevamento e relativa
bonifica dei rifiuti rinvenienti dalle stesse. In particolare, sono sfati
autorizzati interventi su n. 85 impianti di depurazione e n. 434 stazioni di
sollevamento.
Nel corso della stagione estiva 2016, è stato
pianificato il Piano di Completamento, di Rifunzionalizzazione
ed Efficientamento degli impianti, per un importo
complessivo di euro 7.630.184,65. Si precisa che questi ultimi interventi hanno
permesso ai Comuni titolari di bandiera “Blu” di continuare a mantenerla, mente
altri a riceverla, permettendo in alcuni casi, il superamento della procedura
d'infrazione per i Comuni di (vedi Strangoli e Melissa).
La seconda strada, invece, sì è inteso procedere nella
pianificazione della procedura d’infrazione, in particolar modo nella procedura
2014/2059, permettendo di definire il "Programma Regionale degli
interventi Prioritari dei Sistemi Fognari e Depurativi" relativo a
“n.138" interventi, approvati con DGR n.34 del 08.02.2018 per un importo
complessivo pari ad euro 195.733.856,29.
Con il suddetto Programma saranno:
- serviti 90.000 Abitanti Equivalenti da nuove reti
fognarie (attualmente sprovvisti del servizio di fognatura);
-serviti 165.000 Abitanti Equivalenti da impianti di
depurazione (attualmente non soggetti al servizio di depurazione);
- realizzati n°120 nuovi impianti di depurazione;
- adeguati e potenziati n° 133 impianti di depurazione
esistenti;
- realizzati ex-novo e completati n° 94 schemi
fognari.
Il sistema della depurazione in Calabria, e più in
generale il segmento passivo (fognario, collettamenti, sistema depurativi) del
ciclo integrato dell’acqua, malgrado il percorso realizzato e la netta
inversione di tendenza determinatasi, presenta ancora oggi, elementi dì forte
criticità, per questo, il Settore competente ha sviluppato, una ulteriore
Programmazione dì interventi, nel settore della depurazione che riporta n. 127
interventi per l'importo complessivo pari ad euro 64.810.447,14.
Oggi, grazie a tutte le attività sinteticamente sopra
descritte, hanno permesso alla Regione di dotarsi di una prima mappatura degli
impianti di depurazione presenti nel territorio regionale.
Tra le altre cose, la Regione Calabria - Dipartimento
Presidenza, malgrado non avesse nessuna competenza in materia di controllo di
impianti e stazioni dì sollevamento, sì è dotato di un sistema dì controllo supplementare
di concerto con alcune procure, con l’esclusivo compito di attualizzare le
seguenti Attività di controllo:
- verifica
tecnica e controllo del funzionamento degli impiantì di depurazione, in tutte
le sue fasi di trattamento;
- individuazione degli interventi urgenti da
effettuarsi per l’immediato ripristino funzionale e contestualmente riportale
nella Programmazione Regionale degli interventi prioritari;
- verificare i finanziamenti erogati dalla Regione
Calabria ai rispettivi Comuni controllati e se gli interventi attualizzati dai
Comuni avessero o meno consentito di superare emergenze.
Il tutto per mezzo di apposito Protocollo
investigativo con le Procure calabresi, distaccando due Tecnici altamente
qualificati in qualità di Ausiliari di P.G. ai sensi dell’art. 348 comma 4
c.p.p., con l’arduo compito di attualizzare le attività sopra descritte.
Tale attività congiunta con gli organi inquirenti ha
consentito e consente fin quanto ancora in corso) di limitare anche la
frequenza dei. reati ambientali che sì verificano nel circondario della
Regione, n.15 impianti di depurazione inefficienti ricadenti in 3 Comuni del
territorio calabrese, sono sottoposti a sequestro preventivo per i quali la
Magistratura, inquirente ha ritenuto affidare la Custodia giudiziaria al
Direttore Generale del Dipartimento Presidenza, con l'esclusivo compito di
uniformare urgentemente lo stato di fatto e di diritto degli impianti in esame
alle prescrizioni sì legge e di regolamento applicabili, in ragione delle
violazioni contestate, che la Regione sta portando avanti brillantemente.
Di seguito, la Tabella 1 riporta sinteticamente gli
interventi finanziati dal 2015 ad oggi nel segmento fognario-depurativo, mentre
la Tabella 2 riporta gli Interventi programmati e in attesa di finanziamento:
Tabella
.1 - Interventi finanziati nel settore fognario-depurativo
Canale finanziario |
Numero di Comuni finanziati |
Numero di |
Tipologia intervento |
Importo complessivo |
|
D.G.R. 182/2015 |
82 |
82 |
Interventi di manutenzione straordinaria sulle stazioni di
sollevamento e sugli impianti di depurazione del territorio regionale |
€ 7.984.514,44 |
|
D.G.R. 370/2016 |
111 |
111 |
Completamento interventi di manutenzione straordinaria
sulle stazioni di sollevamento e sugli impianti di depurazione dei territorio
regionale |
€ 8.295.634,80 |
|
D.G.R. 34/2018 |
138 |
142 |
Interventi strutturali negli agglomerati in procedura di infrazione 2014/2059 nel settore
fognario-depurativo - Patto per il Sud. |
€
195.733.856,29 |
|
Provvedimenti di emergenza |
10 |
9 |
Interventi di emergenza su impianti di
sollevamento e/o depurazione in seguito a sopralluogo |
€ 3.453.444,77 |
|
|
€
215.467.450,30 |
||||
Tabella
2 - Interventi programmati nel settore fognario-depurativo
Canale finanziario |
Numero di Comuni finanziati |
Numero di |
Tipologia Intervento |
Importo complessivo |
D.G.R. 33/2018 |
127 |
127 |
Interventi strutturali negli agglomerati con forti, deficit
fognari-depurativi. |
€ 64,810.447,14 |
Interventi emergenziali |
14 |
14 |
Interventi strutturali e/o di manutenzione
straordinari su sistemi fognari e/o impianti di depurazione interessati da Procedimenti giudiziari. |
€ 4.199.468,95 |
|
€ 69.009.916,09 |
“
Ing. D. Pallaria
Nicolò - Al Presidente della Giunta regionale.
Per sapere - premesso che:
il presidio ospedaliero di
Polistena versa in una situazione di estrema criticità ascrivibile alla carenza
di personale;
tale situazione potrebbe
compromettere, anche in virtù dell'incremento del numero di utenze durante la
stagione estiva, la copertura integrale del servizio sanitario e la completa
funzionalità di taluni reparti, quali chirurgia, radiologia, rianimazione/anestesia,
pronto soccorso, psichiatria ed in particolare ostetricia/ginecologia e
pediatria;
considerato che: tale
presidio ospedaliero costituisce un importante punto di riferimento della
sanità pubblica nel territorio tirrenico;
il sottoscritto consigliere
regionale interroga il Presidente della Giunta -:
quali provvedimenti si
intendono adottare al fine di garantire la completa funzionalità del nosocomio
di Polistena e per scongiurare ogni ipotesi legata alla discontinuità del
servizio sanitario.
(487; 21/06/2019)
Risposta: Con riferimento all'interrogazione in
oggetto, rivolta al Presidente della Giunta Regionale dal consigliere regionale
on. Alessandro Nicolò, si precisa quanto segue:
le criticità evidenziate nell’interrogazione in oggetto risultano acuire
in questo periodo dalla
“provvisorietà e precarietà” scaturenti, anche, dall’applicazione del
cosiddetto “Decreto Calabria” convertito nella Legge n. 60/2019. Quest'ultimo,
infatti, non ha previsto norme transitorie o da applicarsi nel periodo di
transizione e ciò sta determinando grave instabilità nelle Aziende Sanitarie ed
Ospedaliere, in assenza dì una guida certa e stabile.
Inoltre la presenza di una Commissione Prefettizia, non di nomina dì
questa Giunta regionale, spesso non aiuta l’interlocuzione.
In ogni caso sono stati sollecitati Uffici e Direzione dell’Azienda
Sanitaria Provinciale a portare a compimento tutte le procedure concorsuali
autorizzate. Nelle more è stato autorizzato l’utilizzo di personale a tempo
determinato nonché di prestazioni aggiuntive per le Unità Operative di
Pediatria, Anestesia e Rianimazione, Radiologia, Chirurgia generale, Ostetricia
e Ginecologia.
Per la Psichiatria, invece, è stata predisposta una proposta di
riorganizzazione dei Centri di Salute mentale territoriali, che prevede una più
razionale ed ottimale utilizzazione delle risorse, da impiegare anche presso il
PO di Polistena”
Dott. Antonio Belcastro (Il
Dirigente Generale)
Art. 1
(Modifiche
e integrazioni alla l.r. 21/2010)
1. La legge regionale 11 agosto 2010, n. 21 (Misure
straordinarie a sostegno dell'attività edilizia finalizzata al miglioramento
della qualità del patrimonio edilizio residenziale), è così modificata:
a) al
comma 3 dell'articolo 2:
1) nell'alinea,
le parole "nonché in deroga alle misure di salvaguardia definite
dall'articolo 65 della legge regionale n. 19/2002 s. m. e i." sono
sostituite dalle seguenti: "esclusivamente con riferimento ai limiti di
densità edilizia, di altezza e di distanza tra i fabbricati";
2) dopo
la lettera h bis), è aggiunta la seguente:
"h ter) codice civile.”;
b) al comma
1 dell'articolo 3:
1) alla
lettera a), dopo le parole: "aree rurali", sono inserite le seguenti:
"ivi comprese le unità collabenti,";
2) nella
lettera e), sono soppresse tutte le parole da ", non vanno" fino a
"in edilizia";
3) dopo
la lettera e) è aggiunta la seguente:
"e bis) per volume tecnico, i vani e gli spazi strettamente
necessari a contenere e a consentire l'accesso alle apparecchiature degli
impianti tecnici al servizio dell'edificio, quali, a titolo esemplificativo,
gli impianti idrico, termico, di condizionamento e di climatizzazione, di
sollevamento, elettrico, di sicurezza, telefonico;";
4) dopo
la lettera n ter) sono aggiunte le seguenti:
"n quater) per dotazioni territoriali, le infrastrutture,
servizi, attrezzature, spazi pubblici o di uso pubblico e ogni altra opera di
urbanizzazione e per la sostenibilità ambientale, paesaggistica,
socio-economica e territoriale, previste dalla legge o dallo strumento
urbanistico;
"n quinquies) per edifici
circostanti ex d.m. 1444/68, quelli che si trovano
intorno all'area oggetto d'intervento, per come eventualmente definito e
delimitato dai comuni con apposito provvedimento motivato, fermo restando le
deroghe di cui alla lettera b) del comma 2 dell'articolo 4 e al comma 3 bis)
dell'articolo 5.";
c) all'articolo
4:
1) alla
fine della lettera b) del comma 2 è aggiunto il seguente periodo: "Tutti
gli ampliamenti fin qui previsti sono consentiti, in deroga agli strumenti
urbanistici, in:
1) sopraelevazione ad edifici
esistenti muniti di regolare permesso a costruire, fermo restando che l'altezza
della nuova edificazione potrà essere derogata di un solo piano rispetto
all'altezza massima prevista dalle Norme Tecniche di Attuazione per le zone B,
C, D, F ed E e di un solo piano, rispetto alla
preesistenza, per tutti gli altri interventi interessati da permesso di
costruire in sanatoria a seguito di definizione delle pratiche di condono
edilizio. Sono, comunque, fatte salve le distanze e le altezze esistenti, in coerenza
con le distanze minime e le altezze massime di cui al d.m.
1444/68 e nel rispetto dell'articolo 9 del citato decreto per quanto riguarda
la distanza minima di metri 10 da pareti finestrate e metri 3 dal confine privo
di costruzioni;
2) aderenza o in adiacenza
ad edifici esistenti muniti di regolare permesso a costruire con le stesse
condizioni di cui al numero 1;";
2) nella
lettera k) del comma 3, le parole "d.p.r.
59/09" sono sostituite dalle seguenti: "decreto interministeriale 26
giugno 2015 (Adeguamento linee guida nazionali per la certificazione energetica
degli edifici)";
d) all'articolo
5:
1) il
comma 1 è sostituito dal seguente:
"1. In deroga alle previsioni dei regolamenti comunali e degli
strumenti urbanistici e territoriali comunali, provinciali e regionali e nel
rispetto di quanto previsto nel presente articolo, alle condizioni e con le
modalità previste dalla legge, per migliorare la qualità del patrimonio
edilizio esistente, sono ammessi interventi di demolizione e ricostruzione,
anche parziale, di edifici residenziali e non residenziali, previsti
nell'articolo 3, comma 1 lettere a) e b), fatte salve le disposizioni del
decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti 17 gennaio 2018
(Aggiornamento delle “Norme tecniche per le costruzioni”) e del codice civile,
anche con riposizionamento dell'edificio all'interno delle aree di pertinenza
catastale dell'unità immobiliare interessata, anche conformata con atti
successivi alla realizzazione dell'edificio stesso, con realizzazione di un
aumento in volumetria entro un limite del 30 per cento di quello esistente alla
data di entrata in vigore del decreto legge 13 maggio 2011, n. 70 (Semestre
Europeo — Prime disposizioni urgenti per l'economia), convertito con
modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106.";
2) nel
comma 3 la parola "lorda" è sostituita dalla seguente:
"utile", e la parola "60" è sostituita dalla seguente:
"38";
3) dopo
il comma 3 è aggiunto il seguente:
"3 bis) L'altezza della nuova edificazione potrà essere
derogata per tutti gli edifici muniti di regolare permesso di costruire di un
solo piano rispetto all'altezza massima prevista dalle Norme Tecniche di
Attuazione per le zone B, C, D, F ed E, e di un solo piano rispetto alla
preesistenza per gli edifici la cui volumetria è stata legittimata a seguito
definizione di condono edilizio.";
e) all'articolo
6:
1) il
comma 1 è sostituito dal seguente:
"1. Gli interventi previsti negli articoli 4 e 5 nonché nel
presente articolo possono essere realizzati:
a) su
immobili esistenti alla data del 30 maggio 2019, ivi comprese le unità
collabenti, regolarmente accatastati presso le rispettive Agenzie del
Territorio oppure per i quali, al momento della richiesta dell'intervento, sia
in corso la procedura di accatastamento;
b) per gli
edifici non ultimati alla data del 30 maggio 2019, qualora sugli immobili
oggetto dell'istanza autorizzativa (SCIA o altro titolo abilitativo) si proceda
al completamento di tutte le inadeguatezze strutturali. Gli interventi possono
essere autorizzati o eseguiti con unico titolo abilitativo, che nel caso
specifico è il permesso di costruire come disciplinato dall'articolo 15 del d.p.r. 380/2001. In sede di richiesta o formazione del
titolo abilitativo all'intervento, la superficie e la volumetria esistente, ai
sensi dell'articolo 3, comma 1, lettere c) e d), devono essere attestate da
tecnico abilitato mediante perizia giurata corredata di idonea e completa
documentazione grafica e fotografica. Alla comunicazione di ultimazione dei
lavori deve essere allegata documentazione fotografica e perizia giurata
asseverativa attestante il rispetto delle disposizioni di cui alle leggi
nazionali in materia e alla presente legge regionale. Gli incentivi previsti
possono essere concessi una sola volta per lo stesso immobile o per la medesima
unità immobiliare.";
2) alla
fine del comma 6, dopo la lettera d) è aggiunta la seguente:
"e) la conformità degli edifici al titolo edilizio per sagome,
superficie coperta e volume edificato.";
3) al
comma 8, le parole "termine di sessanta giorni, a pena di decadenza, dalla
entrata in vigore della presente legge" sono sostituite dalle seguenti
"entro il 30 settembre 2019, a pena di decadenza";
4) alla
fine della lettera c) del comma 8 sono aggiunte le seguenti parole: ",
così come previsto dalla lettera n quinquies) del
comma 1 dell'articolo 3.”;
5) al
comma 8 bis le parole: "01 marzo 2017" sono sostituite dalle
seguenti: "31 dicembre 2019";
6) il
comma 8 bis è abrogato;
f) dopo
l'articolo 6, è inserito il seguente:
"Art.
6 bis
(Incentivi
per gli interventi muniti di certificato di sostenibilità ambientale o
realizzati con struttura in legno)
1. Agli interventi di
cui agli articoli 4, 5, 6 e 8 per i quali sia stata effettuata la certificazione
di sostenibilità degli edifici ai sensi dell'articolo 9 della legge regionale 4
novembre 2011, n. 41 (Norme per l'abitare sostenibile), si applicano gli
incentivi di cui all'articolo 12 della medesima legge.
2. Al fine di
incentivare l'utilizzo del legno come materiale strutturale, per gli interventi
di cui agli articoli 4, 5, 6 e 8, sarà ammesso un ulteriore 5 per cento di
aumento della volumetria o della superficie lorda esistente, se realizzati con
struttura portante in legno.
3. Gli incentivi di
cui ai commi 1 e 2 sono cumulabili con quelli previsti dalla presente legge
purché l'incremento complessivo di volumetria o superficie lorda esistente non
superi in nessun caso il limite del 45 per cento.”;
g) all'articolo
7, comma 4, le parole "centottanta giorni dall'entrata in vigore della
presente legge" sono sostituite dalle seguenti: "il 31 dicembre
2019";
h) all'articolo
8:
1) il
comma 2 è sostituito dal seguente:
"2. Nei comuni con popolazione superiore ai 30.000 abitanti,
le amministrazioni comunali individuano le aree urbane degradate, applicando la
procedura riportata nel bando allegato al decreto del Presidente del Consiglio
dei ministri 15 ottobre 2015 (Interventi per la riqualificazione sociale e
culturale delle aree urbane degradate). In tali aree la trasformazione
urbanistica ed edilizia è subordinata alla cessione da parte dei proprietari
singoli o riuniti in consorzio, e in rapporto al valore della trasformazione,
di aree o immobili da destinare a edilizia residenziale sociale, in aggiunta
alla dotazione minima inderogabile di spazi pubblici o riservati alle attività
collettive, a verde pubblico o a parcheggi di cui al d.m.
1444/1968.";
2) nel
comma 3 le parole da "pubblici" fino a "19/2002." sono
sostituite dalle seguenti: "pubblici e privati, purchè
sia garantito il consumo di suolo zero, i comuni abbiano provveduto a redigere
il relativo piano di rottamazione previsto dall'articolo 37, comma 1, della l.r. 19/2002 e, nel caso di interventi che riguardino
edilizia privata, l'amministrazione comunale approvi, con delibera del
consiglio, un progetto di trasformazione urbanistica presentato dal
proponente."
Art.
2
(Clausola
di invarianza finanziaria)
1. Dall'attuazione
della presente legge non derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio
regionale.
Art.
3
(Entrata
in vigore)
1. La presente legge
entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul
Bollettino ufficiale telematico della Regione Calabria.
Il Consiglio regionale
della Calabria
premesso che:
• l’articolo 3 della Costituzione prevede che “Tutti i cittadini hanno
pari dignità sociale”;
• l’articolo 32 della Costituzione cita: “La Repubblica tutela la
salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività,
e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un
determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge
non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona
umana”;
• la Fibromialgia o sindrome Fibromialgica è una sindrome caratterizzata da dolore
muscolare cronico diffuso associato a rigidità. Le possibili cure sono oggetto
di continui studi;
• prevalentemente interessati dal dolore sono: la colonna vertebrale,
le spalle, il cingolo pelvico, braccia, polsi, cosce. Al dolore cronico, che si
presenta a intervalli si associano spesso disturbi dell’umore e in particolare
del sonno, nonché astenia, ovvero affaticamento cronico. Inoltre la
non-risposta ai comuni antidolorifici, nonché il carattere “migrante” dei
dolori, sono peculiari della Fibromialgia;
• tale sindrome colpisce approssimativamente 1,5 – 2 milioni di
italiani e insorge prevalentemente nelle persone di sesso femminile in età
adulta con un rapporto uomo-donna di 1:8 con esordio tra 25 e 35 anni (uomini)
e tra 45 e 55 anni (donne).
Preso atto che:
• la Fibromialgia è una patologia per la
quale l’American College of Rheumatology A.C.R. ha
emesso nel 1990 i criteri diagnostici ed elaborato il “Fibromyalgia
Impact Questionnaire – FIQ-1”, strumento ritenuto
valido per il rilevamento e la misurazione della disabilità funzionale e lo
stato di salute dei pazienti colpiti da tale sindrome;
• l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1992 ha riconosciuto
l’esistenza della Fibromialgia e il 24 gennaio 2007
nell’ICD-10 (International Classification of Diseases) ha definitivamente classificato la Fibromialgia con il codice M – 79.7 e porta i nomi di “Fibromyalgia – Fibromyositis – Fibrositis – Myofibrositisi” nel
Capitolo XIII “Malattie del sistema muscolare e connettivo”;
• nella dichiarazione del Parlamento europeo del 13 gennaio 2009 (PS
TA 2009 0014), il Parlamento europeo invita gli Stati Membri:
a) a mettere a punto una strategia comunitaria pe la Fibromialgia in modo da riconoscere questa sindrome come
una malattia;
b) contribuire ad aumentare la consapevolezza della malattia
e favorire l’accesso degli operatori sanitari e dei pazienti alle informazioni,
sostenendo campagne di sensibilizzazione a livello nazionale;
c) incoraggiare a migliorare l’accesso alla diagnosi e ai
trattamenti;
d) promuovere lo sviluppo di programmi per la raccolta di
dati sulla Fibromialgia.
Dato atto che:
• non è prevista alcuna forma di riconoscimento della Fibromialgia, per la quale non è prevista l’esenzione dalla
partecipazione alla spesa sanitaria.
Considerato che:
• i pazienti che soffrono di Fibromialgia
hanno difficoltà a vivere una vita piena e indipendente, in quanto la
sensibilità al dolore, il senso di debolezza e la fragilità portano la persona
affetta da questa patologia a un isolamento nella vita lavorativa, di gruppo e
affettiva;
• i pazienti non possono usufruire delle prestazioni contenute nei
livelli essenziali di assistenza (LEA), erogabili attraverso le strutture del
servizio sanitario nazionale a titolo gratuito, con numerosi ed esosi esami a
pagamento;
impegna
il Presidente della Giunta
regionale
1) ad attivarsi in sede di Conferenza delle Regioni e/o di
Conferenza Stato – Regioni affinché a livello nazionale siano approvate le
normative necessarie a prevedere il riconoscimento della Fibromialgia
o sindrome Fibromialgica con conseguente
classificazione nel nomenclatore nazionale; nonché il riconoscimento ai
lavoratori affetti da questa patologia, di permessi di astensione dal lavoro
per la cura della sintomatologia oltreché l’esenzione dal pagamento dei ticket
per esami di laboratorio e/o strumenti e dei farmaci eventualmente prescritti;
2) ad avviare e assicurare in modo ottimale sul territorio
regionale, tramite il Dipartimento e la Struttura Commissariale, la cura e la
continuità terapeutica ai pazienti fibromialgici con
dolore e a sviluppare setting clinico – gestionali
attraverso l’interconnessione delle reti reumatologiche e di terapia del
dolore, avviando una serie di percorsi, per la presa in carico globale del
paziente fibromialgico, che necessita di cure
antalgiche;
3) a riconoscere il rilevante apporto delle associazioni e
del volontariato che si occupano della Fibromialgia
sul territorio reginale e valorizzare le loro attività aventi come obiettivo il
perseguimento di finalità di solidarietà, diretta ad aiutare persone sofferenti
affette da Fibromialgia;
4) a istituire un registro regionale della Fibromialgia per la raccolta e l’analisi dei dati clinici e
sociali riferiti alla Fibromialgia;
5) a istituire un tavolo tecnico – politico per definire un
PDTA del paziente fibromialgico con l’attivazione di
un percorso dedicato ai pazienti con dolore costituendo un team
multidisciplinare dedicato al percorso in oggetto. Attraverso tale strumento si
vogliono ridurre i pazienti che ricorrono in maniera inappropriata al pronto
soccorso e quindi impegnano tutti i servizi della rete di emergenza – urgenza.
Tale comportamento pone preoccupazione in quanto scatena una serie di eventi
importanti dal punto di vista organizzativo.
Il Consiglio regionale,
premesso che:
• nel corso dell’ultimo triennio la Regione Calabria, a più riprese ed
a seguito di distinte, separate intese con gli enti ed i soggetti utilizzatori,
ha pubblicato bandi per la selezione di migliaia di lavoratori percettori in
deroga o lavoratori disoccupati da avviare a percorsi di formazione on the job
presso gli uffici giudiziari, le sedi periferiche del Mibact
e del Miur, oltre che negli enti locali;
• sempre vani si sono rivelati sin qui gli inviti e le proposte volti
ad ottenere la costituzione di un bacino dei lavoratori in questione, al quale
attingere ai fini di un loro impiego in pianta stabile, o comunque a voler
promuovere un confronto col Governo centrale per ottenerne la stabilizzazione,
ancor più urgente alla luce dei gravi vuoti d’organico nei settori presso i
quali gli stessi hanno prestato o ancora prestano la loro opera;
• nelle ultime settimane, in particolare per i lavoratori operanti nel
comparto Giustizia ed in quello del Mibact, da fonti
di Governo o comunque dagli uffici interessanti sono giunte rassicurazioni sia
in ordine ad un prolungamento del periodo di tirocinio, sia in relazione al
riconoscimento dell’attività prestata quale titolo preferenziale in caso di
indizione di concorsi per l’assunzione a tempo indeterminato;
• detta eventualità costituirebbe un ottimo risultato per i lavoratori
interessati, da perseguire con ogni energia per una sua concreta attuazione;
• tuttavia, tali indicazioni, se limitate solo a parte dell’ampia e
diversificata dei lavoratori avviati a percorsi di formazione on the job, si
tradurrebbero in un’odiosa forma di discriminazione che sarebbe peraltro
illogica anche alla luce della carenza di personale che interessa gli enti
locali e le sedi periferiche del Miur, e che si
rivelerebbe essere ancor più incomprensibile se sol si considera che gli stessi
lavoratori hanno acquisito in questi anni un patrimonio di conoscenze e
professionalità indispensabile per l’erogazione di molti servizi primari.
Tutto ciò premesso,
impegna
la Giunta regionale:
- ad adottare i
provvedimenti necessari a garantire parità di trattamento tra tutti i
tirocinanti, sia in ordine alla durata dei tirocini sia in relazione al valore
del tirocinio prestato quale titolo preferenziale per la partecipazione ad
eventuali concorsi per assunzioni a tempo indeterminato;
- a promuovere con urgenza
l’attivazione di un tavolo di concertazione con il Governo centrale per
valutare di concerto con lo stesso le iniziative da assumere in proposito.
Il Consiglio regionale,
premesso che:
• la Regione Calabria negli ultimi mesi è stata colpita da eventi
calamitosi che hanno causato gravissimi danni da dissesto idrogeologico,
episodi questi che presuppongono una grande attenzione da parte delle
istituzioni rispetto alle iniziative da intraprendere a tutela del territorio
calabrese e della pubblica incolumità;
• l’istituzione Regionale, per tramite del proprio apparato ed in
particolare della società Calabria Verde, conta un organico di ben 290 unità
con la qualifica di ufficiali, sorveglianti idraulici e digitalizzatori,
deputati all’espletamento delle mansioni specifiche di controllo dei corsi
d’acqua e di monitoraggio costante degli alvei dei bacini idrografici
regionali.
Considerato che:
• la gestione razionale di tali risorse umane deve essere garantita ed
assicurata al fine di assicurare giornalmente sopralluoghi finalizzati ad una
attività seria di prevenzione del rischio idrogeologico quindi rilevare
situazioni che potrebbero determinare pericolo incombente o potenziale a
persone e cose, monitorando così la concreta probabilità del rischio ed altresì
allo scopo di valutare lo stato di manutenzione degli alvei, delle opere
idrauliche e le possibili cause di perturbazione o impedimento al regolare
deflusso del carico idrico anche mediante apposita segnalazione tecnica di
servizio degli interventi che rivestono carattere d’urgenza per la messa in
sicurezza.
Dato e preso atto che:
• il ripetersi frequente di eventi di dissesto di natura
“idrogeologica e idraulica” testimonia che, nonostante il numero del personale
in servizio, l’organizzazione delle attività risulta carente di programmazione
anche per via della mancata dotazione di strumenti tecnici e di inquadramento
contrattuale di lavoro adeguato a garantire anche turnazioni laddove necessarie
e concentrazione di interventi tecnici nelle aree classificate come zone a
rischio rispetto a ulteriori situazioni che non presuppongono rischi elevati.
Preso atto
• della necessità irrinunciabile, e dalla quale discende l’efficienza
dei servizi, che il personale della sorveglianza idraulica sia messo nella
condizione tecnica di operare in modo efficiente, efficace ed in costante
contatto con gli enti locali anche tramite gli uffici di protezione civile.
È stata già richiesta al
Consiglio regionale l’adozione delle misure di adeguamento contrattuale del
personale afferente al servizio di sorveglianza idraulica, atte a garantire
nell’ambito degli ordinari stanziamenti del bilancio regionale la copertura
finanziaria necessaria ad assicurare un servizio di sorveglianza e monitoraggio
del reticolo idrografico regionale, con poteri di servizio di PIENA e di
ALLERTA nonché poteri sanzionatori con mansioni di polizia idraulica.
Tutto ciò premesso e
considerato,
impegna
Il Presidente della Regione
e la Giunta regionale:
- all’adozione di misure di
adeguamento contrattuale, dei provvedimenti e delle iniziative necessarie a
garantire, nell’ambito degli ordinari stanziamenti del bilancio regionale, la
copertura finanziaria volta ad assicurare un servizio di sorveglianza e
monitoraggio del reticolo idrografico regionale con poteri di servizio di PIENA
e di ALLERTA nonché poteri sanzionatori con mansioni di polizia idraulica.
Il Consiglio regionale,
premesso che:
nei giorni 26 e 27 novembre
2018 la Calabria è stata colpita da violenti nubifragi che hanno provocato
l’esondazione del fiume Crati e l’alluvione a Corigliano Calabro, in
particolare nei territori delle località Thurio e Ministalla.
Preso atto che
l’impetuosità delle acque, ha provocato la morte per annegamento di un migliaio
di capi di bestiame tra mucche e pecore, distrutto centinaia di ettari di
agrumeti.
Tenuto conto che sono state
coinvolte una decina di famiglie evacuate che hanno subito danni rilevanti alle
abitazioni, alle strutture e di conseguenza anche a beni e attrezzature
personali. Una situazione di estrema gravità che ha visto il pronto intervento
dei Vigili del Fuoco che sono intervenuti con mezzi fluviali per mettere in
sicurezza le persone che solo grazie al passaparola hanno potuto mettersi in
salvo e quindi si è evitata la perdita di vite umane. All’indomani
dell’alluvione lo stesso Presidente della Giunta regionale ha effettuato un
sopralluogo con i tecnici e ha constatato la drammaticità della situazione.
Considerato che dopo gli
interventi immediati dovuti all’emergenza che hanno visto intervenire la
Protezione Civile, il Consorzio di Bonifica dei Bacini dello Ionio Cosentino
con sede a Trebisacce, a tutt’oggi ancora si registrano sfollati, permane
l’inagibilità delle abitazioni delle famiglie rurali con nessuna prospettiva di
riprendere le attività economiche – produttive e la normale vita familiare.
Rilevato che ad alleviare
le perdite economiche delle famiglie sono intervenute iniziative di solidarietà
promosse dalla Coldiretti per la ricostituzione dei greggi delle aziende
colpite e per dare loro la possibilità di ricominciare. Una generosità che ha
unito la Calabria e rafforzato legami e vincoli tra gli agricoltori.
Tenuto conto che la
generosità non basta e che, pertanto, si ritiene opportuno richiamare
all’impegno concreto la Regione Calabria anche attraverso la Protezione Civile
Regionale.
Considerata l’opportunità
di ribadire con forza che il ripetersi di tragedie legate alla fragile
situazione idrogeologica, accentuata da eventi meteorologici sempre più
violenti e imprevedibili, ci obbliga a richiedere ed insistere sulla necessità
di un grande piano per la manutenzione del territorio.
Preso atto che la sicurezza
da frane, alluvioni e cedimenti del terreno è il primo intervento
infrastrutturale, di cui la Calabria ha necessità e rappresenta un preciso
segnale verso immediate misure di prevenzione.
Rilevata la necessità di un
tempestivo intervento da parte dell’amministrazione regionale finalizzato a
dare sollievo alle famiglie vittime dei danni dell’alluvione.
Tanto premesso,
impegna
la Giunta regionale ad
intraprendere tutte le azioni politico-amministrative idonee a dare,
nell’immediato, adeguato sostegno alle famiglie rurali di località Thurio e Ministalla del Comune di Corigliano Calabro, consentendo il
ritorno alle normali condizioni di vita nelle abitazioni, ristorandole dei
danni subiti e ripristinandone il patrimonio zootecnico, unica fonte di vita e di
lavoro.
Il Consiglio regionale,
premesso che:
• il Decreto Interministeriale nr. 402/2017 prevede, per ogni singola
scuola di specializzazione il raggiungimento di requisiti assistenziali,
disciplinari e strutturali ai fini dell’accreditamento;
• ai fini della valutazione, il M.i.u.r si
avvale di un organo tecnico, denominato Osservatorio nazionale della formazione
medica specialistica, che, ogni anno, richiede ai singoli atenei di inserire in
una piattaforma telematica tutti i dati necessari (quali: numero posti letto,
numero interventi, ricerca dei docenti, sale operatorie, ricoveri annui ed
altri), al fine di poter esprimere parere, favorevole o contrario (comunque non
vincolante), in ordine all’accreditamento, che viene poi trasmesso ai ministeri
competenti;
• di seguito, il M.i.u.r. delibera quali
siano le scuole accreditate, dandone comunicazione al Ministero della Salute,
competente ad attribuire, con apposito decreto, le borse ministeriali, per ogni
singola scuola. L’eventuale attribuzione di almeno una borsa ministeriale è
condizione per l’eventuale finanziamento, da parte della regione, di contratti
aggiuntivi.
Considerato che:
• ad oggi, pur non essendo ancora stato deliberato l’esito della
procedura di valutazione, tuttavia, da quanto riportato da svariati organi
d’informazione, si apprende che sei scuole dell’Università Magna Graecia di Catanzaro (Cardiochirurgia, Ginecologia ed
Ostetricia, Malattie dell’apparato digerente-Gastroenterologia, Malattie
dell’apparato respiratorio, Medicina fisica e riabilitativa-Fisiatria,
Pediatria) hanno ricevuto valutazione sfavorevole dall’Osservatorio;
• il parere negativo deriverebbe dalla mancanza dei requisiti riguardo
agli standard assistenziali, i volumi delle prestazioni erogate ma anche, in
alcuni casi, dal numero dei docenti e dalla sede “in house”
delle attività di tirocinio, nonché da talune altre carenze, di diverso tipo,
comunque non eccessivamente rilevanti, ai fini del livello della formazione
professionale e delle prestazioni;
• l’Università Magna Graecia di Catanzaro,
che è l’unico Ateneo calabrese con la Facoltà di Medicina e le scuole di
specializzazione, ha raggiunto quasi tutti gli obiettivi previsti ed è
circostanza certa che i neo-specialisti delle scuole che sembrerebbero
destinate alla chiusura, vengono richiesti dalle strutture sanitarie di tutta
Italia ed il tasso di disoccupazione, in tale ambito, sia prossimo allo zero
per cento;
• a fronte dei rilievi negativi dell’Osservatorio, che parrebbero
attenere essenzialmente ai volumi delle prestazioni erogate ed al numero dei
docenti, va considerato che è già stata approvata dal Consiglio regionale della
Calabria la legge sull’integrazione tra il policlinico universitario Mater
Domini e l’azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio, che, quando sarà definitivamente
realizzata, consentirà sicuramente alle scuole di specializzazione di
implementare enormemente i volumi di attività e di consentire che le strutture
necessarie per l’accreditamento siano presenti nella sede nella quale insiste
la scuola.
Tutto ciò premesso e
considerato,
impegna
il Presidente della Giunta
regionale a mettere in atto ogni iniziativa utile, presso i Ministeri
competenti M.i.u.r. e Salute, affinché si eviti la
paventata chiusura delle Scuole di Specializzazione dell’Università Magna Graecia di Catanzaro.
Il Consiglio regionale
della Calabria,
premesso che:
• si è concluso il 12 giugno u.s. l’iter parlamentare di conversione
in legge del decreto legge n. 32/2019 (noto come “Sblocca cantieri”). Il
decreto Sbocca cantieri è il provvedimento che introduce disposizioni urgenti
che dovrebbero favorire la crescita economica e a dare impulso al sistema
produttivo anche attraverso il completamento delle opere incompiute;
• tra le opere incompiute rientra la realizzazione di un grande bacino
idrico nella Calabria Centrale, “lavori di costruzione dello sbarramento di
Gimigliano sul fiume Melito”. La diga sul fiume Melito ricade nei comuni di
Gimigliano, Sorbo San Basile e Fossato Serralta;
• la diga sul Fiume Melito è inserita nel sistema SIMOI (Sistema
informativo Monitoraggio Opere Incompiute) gestito dal Ministero delle
Infrastrutture e dei trasporti e nella BDAP (Banca Dati Amministrazioni
Pubbliche) gestita dal Ministero Economia e Finanze;
• la diga è stata finanziata dalla Cassa per il Mezzogiorno nel 1982
con l’avvio dei lavori nel 1991 che sono stati sospesi nel 1993 e
successivamente ripresi nel 2003 e interrotti nuovamente nel 2008, a seguito di
contenzioso insorto con le imprese appaltatrici dei lavori;
• la concessione dei lavori era stata affidata al Consorzio di
Bonifica Alli Punta di Copanello oggi Consorzio di
Bonifica Ionio Catanzarese che è titolare delle relative concessioni;
• il Consorzio, sulla scorta di precise indicazioni della Direzione
Generale ha rimodulato gli elaborati progettuali del progetto iniziale che
recepiscono gli approfondimenti e gli aggiornamenti al progetto;
• che gli ultimi tre Presidenti di Giunta regionale della Calabria,
hanno scritto al Ministero delle Infrastrutture chiedendo il rifinanziamento e
il completamento dell’opera ritenendola “strategica”;
• riveste carattere d’urgenza la possibilità di completare la
realizzazione di un grande bacino idrico nella Calabria centrale di cui la Diga
sul Fiume Melito, rappresenta il principale intervento. L’opera, inoltre,
assicurerà anche un rilevante impatto strategico in termini di aumento della
disponibilità idropotabile nell’area di interesse con i correlati, indubbi,
effetti positivi sul piano sociale, ambientale e occupazionale costituendo un
valore aggiunto per tutto il territorio.
Impegna
il Presidente della Giunta
regionale ed il Presidente del Consiglio regionale, ad attuare ogni iniziativa,
aprendo se necessario anche una speciale vertenza, nei confronti del Governo
Italiano e del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti affinché la Diga sul
fiume Melito venga inserita tra le opere da rifinanziare e completare che
saranno definite nella Legge “Sblocca cantieri”.