X LEGISLATURA
RESOCONTO
INTEGRALE
__________
8.
SEDUTA DI MARTEDI’ 16 GIUGNO 2015
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ANTONINO SCALZO E DEL VICEPRESIDENTE FRANCESCO D’AGOSTINO
La seduta è aperta. Si dia lettura del verbale della seduta precedente.
Legge il verbale della seduta precedente.
(È approvato)
Legge le comunicazioni.
(Sono riportate in
allegato)
Legge le interrogazioni e le mozioni presentate alla Presidenza.
(Sono riportate in
allegato)
Il primo punto all’ordine del giorno recita proposta di legge numero 26/10^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Disposizioni urgenti per l'attuazione del processo di riordino delle funzioni a seguito della legge 7 aprile 2014, n. 56”.
Il consigliere Sergio, relatore, ha facoltà di svolgere la relazione.
Buonasera, signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi consiglieri.
Il primo punto all’ordine del giorno di questa riunione vede in discussione la proposta di legge numero 26/10^ di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Disposizioni urgenti per l'attuazione del processo di riordino delle funzioni a seguito della legge 7 aprile 2014, n. 56”, la cosiddetta Legge “Del Rio”.
L’esame
della proposta è stata portata in Commissione
il 13 maggio e in Commissione sono stati auditi il Presidente
dell’Anci, il rappresentante del personale nella
figura del dottor Tassone e le organizzazioni
sindacali di categoria e confederali della Cgil-Cisl-Uil
e Ugl e il Presidente dell’Upi
non era presente pur essendo stato invitato
Nella
seconda riunione della Commissione in data 4 giugno 2015 sono
stati auditi il Presidente della Provincia di Reggio
Calabria, il sindaco di Reggio Calabria e il dottor Bulotta,
in rappresentanza del personale della Giunta regionale.
Il testo di legge
- che è una proposta urgente quindi - prefigura una discussione più ampia ed approfondita nella definizione della legge di riordino
che deve essere necessariamente approvata entro il 31 dicembre di quest’anno,
in linea con quanto stabilito dalla legge 56 dell’8 aprile 2014.
Lo spirito è
che questo testo di legge venga approvato e portato a
compimento attraverso una partecipazione diffusa di tutti i soggetti
interessati, dalle rappresentanze del territorio alle organizzazioni sindacali,
agli enti preposti alla rappresentanza dei vari enti
locali. Pertanto, a sintesi di questa discussione che è avvenuta nelle fasi
precedenti, mi limito a fare alcune considerazioni di carattere politico sul
testo in questione.
L’approvazione
delle disposizioni minimali quanto urgenti di primo riordino delle attribuzioni
istituzionali e correlata riallocazione del personale, necessitate in seguito
alla sopravvenienza della cosiddetta legge “Del Rio” di soppressione delle
province e di istituzione degli enti di area vasta e
conseguente redistribuzione funzionale tra questi ultimi e l’istituzione regionale, ha una particolare precipua significanza perché inaugura un
rinnovato impegno di protagonismo dell’Assemblea legislativa regionale per corrispondere col proprio lavoro
istituzionale alle esigenze dei cittadini calabresi e della comunità regionale tutta.
Anzitutto
corrisponde alle esigenze più immediate e subitanee imposte dalla legge “Del
Rio”.
Definisce,
traendolo dal limbo della inopinata incertezza degli
scorsi mesi, il ruolo del lavoro del personale delle ex province, riallocando
in linea di massima nei ruoli della Giunta regionale, corrispondentemente al
progressivo assorbimento da parte della Regione Calabria delle funzioni che
erano già delle soppresse province.
Secondo:
inaugura un metodo legislativo nuovo che con tempi certi e definiti - entro il
31 dicembre prossimo venturo - consentirà al legislatore regionale, quindi, benché in un’occasione effettiva di
esercizio della propria potestà regolamentare, istituzionale e di
organizzazione, come quella della emanazione di una legge
generale di riordino delle funzioni tra Regioni, ex Provincie e città metropolitane, di non
indugiare ad esercizi astratti e magari elucubrati di pura ingegneria
istituzionale, ma di modulare ed organizzare quel riordino, corrispondentemente
alle esigenze reali e vere, anche di rapporto, interlocuzione e utilità dei
cittadini calabresi, delle comunità e collettività che nel territorio vivono e lavorano
e che devono trovare nella istituzione locale interfaccia efficace, organizzata
e giustamente dotata laddove serva e non piuttosto pletorico, atto ad
alimentare solo se stesso e piuttosto di ostacolo e non solo di ausilio come,
invece, indefettibilmente dovrebbe agli anelli di
sviluppo e progressione economica e sociale delle nostre popolazioni.
Il nuovo metodo legislativo, di cui
la Commissione che ho l’onore di presiedere ha già inaugurato la prassi
nel lavoro preparatorio all’odierna discussione e approvazione legislativa è
che vieppiù incrementerà nei prossimi sei mesi,
consiste in una attitudine del lavoro di normazione
elaborativa e deliberativa, partecipata e consapevole in cui il legislatore regionale
ha ascoltato, ascolta ed ascolterà gli enti locali, le loro associazioni
rappresentative ma soprattutto i soggetti sociali collettivi onde sapere dove,
come e quando più serva l’esplicazione di funzioni e servizi dalla Regione e
dai cosiddetti enti di area vasta per le esigenze delle popolazioni calabresi.
Quel legislatore così avvertito delle istanze più pressanti di funzionalità degli istituti regionali
alla realtà e alle esigenze dei territori e dei cittadini, al contempo
monitorerà, ragguaglierà l’elaborazione alla evoluzione del quadro normativo nazionale
che negli stessi mesi subisce e subirà le note trasformazioni, addirittura di
rango costituzionale.
Il risultato normativo che ne sortirà entro la fine
dell’anno, con la definizione approvazione della legge di riordino generale,
potrà essere auspicabilmente così al fine
consapevole, congruente il più possibile efficace per le aspettative
di sviluppo a cui in primis le istituzioni locali con la loro stessa
organizzazione, fisionomia ed azione devono poter corrispondere.
Last but not least, ultimo ma non ultimo, la
previsione di un meccanismo eventualmente collaborativo, anzi suppletivo tra
comuni ed istituzioni regionali che, ove necessario e necessitato da carenze
organizzative o impossibilità tecniche degli enti comunali, stretti nei vincoli
del Patto di stabilità dei blocchi di turnover e di decrescente
trasferimento statale, possa consentire su base volontaria una devoluzione dal
basso verso l’alto, dai comuni - specie se piccoli – verso la Regione, di
organizzazione ed erogazione di servizi diretti e indiretti, ad esempio la
gestione e la riscossione dei tributi, viceversa essenziali al funzionamento e
alla economia di gestione delle istituzioni locali ed in ultima analisi e di
riflesso per i cittadini, le imprese ed i lavoratori calabresi. Grazie.
PRESIDENTE
La parola al Presidente della Giunta.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, il disegno di legge che oggi è all’esame del Consiglio reca e non a caso “Disposizioni urgenti per l'attuazione del processo di riordino delle funzioni a seguito della legge 7 aprile 2014, n. 56”.
Dico non a caso perché è evidente che abbiamo bisogno di una riflessione più approfondita ed organica per quanto riguarda il riordino delle funzioni amministrative alla luce della legge numero 56 ma soprattutto anche alla luce dell’esperienza che abbiamo fatto qui in Calabria.
E’
chiaro che i processi avviati con la legge numero 56 - di sostanziale
depotenziamento e messa in discussione di un ente di vasta scala come la
Provincia – impongono una riflessione in direzione del riordino istituzionale
che dovrà avere implicazioni in relazione alle
funzioni della Regione per come si è venuta determinando nel corso degli anni;
un Istituto che ha visto accentuare i caratteri gestionali che via via ha visto sempre di più depotenziarsi gli aspetti e le
funzioni proprie che sono quelle della programmazione, della legiferazione e del
controllo.
Si tratta,
quindi, di concepire questo atto, questo disegno di legge che stiamo per approvare con
caratteri di urgenza non come un provvedimento teso a corrispondere ad
esigenze, a scadenze imposte dalla legge ma come un tassello di un percorso più
ampio che dovrà vedere impegnato il Consiglio regionale affinché entro questo
anno sia approvato un disegno di legge di riordino
più organico e rispondente alle esigenze della nostra
regione.
Un percorso che dovrà vedere coinvolti in primo
luogo i comuni e gli enti locali, che dovrà vedere
coinvolti i territori e le stesse forze sociali oltre, naturalmente, al Consiglio
regionale che è il soggetto che dovrà definire e approvare questo strumento nuovo
che è la legge di riordino complessiva.
Oggi approviamo questo disegno di legge che
risponde ad alcune esigenze, come dicevo prima.
Vorrei ricordare che noi abbiamo recuperato un
ritardo enorme nel corso di questi mesi. Bisogna tener conto che la legge 56 è stata approvata nell’aprile 2014, ovvero oltre un anno
fa e prevedeva precise scadenze e precise assunzioni decisionali dal punto di
vista amministrativo e legislativo a cui non si è dato corso a partire dalla
costruzione dell’Osservatorio regionale. Abbiamo dato
vita all’Osservatorio regionale subito dopo le elezioni perché la Regione era
priva di uno strumento previsto dalla legge.
Io ho partecipato subito dopo le elezioni sia alla
Conferenza Stato-Regioni sia a incontri presso il Ministero delle riforme ed abbiamo dato subito vita all’Osservatorio che - col
concorso dell’Anci, dell’Upi,
delle forze sociali e delle competenze - ha dato vita ad una mappatura più
complessiva del personale delle Regioni, delle funzioni.
Ed è pervenuto a conclusioni che sono state poi
condensate nel disegno di legge che la Giunta ha assunto e che ha trasmesso al Consiglio.
Su questo impianto abbiamo avuto un confronto col
Ministero competente, col sottosegretario, onorevole Bressa.
Abbiamo concordato sulla base delle indicazioni della Conferenza Stato-Regioni
le linee fondamentali sulle quali costruire questo disegno di legge, che
consente ad una parte consistente del personale delle
province di aver una risposta rispetto ad una condizione difficile che si è
determinata.
Vorrei dire al Consiglio che noi riconduciamo,
riportiamo alla Regione funzioni che erano state trasferite alle province e lo
facciamo in invarianza di spesa, ovvero dentro il
tetto della spesa che la Regione nel corso di questi anni si è caricata a seguito
del trasferimento del personale.
Naturalmente lo facciamo per consentire – ecco perché
un provvedimento urgente nelle more della definizione di una legge quadro – per
corrispondere ad una difficoltà oggettiva nella quale
le province sarebbero messe e soprattutto in una condizione di incertezza nella
quale il personale sarebbe spinto.
Sapete bene che la legge prevede che al 31 marzo
scorso si sarebbe dovuto operare un taglio delle risorse destinato al personale
delle province del 50 per cento. Con questo disegno di
legge noi diamo una risposta importante, appunto, nel quadro
di un percorso che punta – ripeto – a ridisegnare l’assetto
istituzionale nella nostra Regione.
Non entro nel merito, ma vorrei solo dire ai
consiglieri che hanno proposto emendamenti di riflettere e anzi li invito a
ritirarli. Sono emendamenti che pongono problemi reali che io comprendo e necessitano di una risposta.
A questi problemi bisognerà dare una risposta nel disegno
di legge organico, nella legge organica a cui dovremo lavorare.
Capisco anche situazioni
particolarmente difficili quali quelli della provincia di Vibo Valentia
e di Crotone; nella provincia di Vibo Valentia c’è una situazione di dissesto.
Dico che alcuni problemi che sono contenuti negli emendamenti, tesi a corrispondere
a difficoltà più specifiche, possono trovare una soluzione anche attraverso
l’utilizzazione in fase di attuazione della legge dell’istituto
dell’avvalimento perché nella legge è previsto
l’istituto dell’avvalimento del personale, in un
percorso che deve essere governato.
E’ chiaro che nella stessa legge è previsto che
saranno le province, attraverso un confronto con le organizzazioni sindacali, a
definire il personale da ricondurre alla Regione ma è altrettanto chiaro che–
proprio perché dobbiamo lavorare per il riordino dell’assetto istituzionale –
noi dovremo lavorare per governare questo percorso, perché alle funzioni che
ritornino alla Regione si accompagnino profili professionali, appunto, che
consentano l’esercizio di quelle funzioni.
Quindi un percorso in sede di attuazione della legge
che deve essere governato senza intenti espropriativi nei confronti delle
province che devono avere il ruolo fondamentale nelle scelte, con lo spirito di
costruire un percorso di cooperazione per determinare questo primo passaggio
per la realizzazione di un disegno più generale che deve essere compiuto con la
legge quadro di riordino istituzionale a cui dovremo
lavorare.
Nei provvedimenti assunti nei giorni scorsi dal Governo ci sono novità anche in relazione a funzioni che non
erano state espressamente previste nella legge 56 e anche nel corso delle
relazioni che si sono sviluppate successivamente.
Mi riferisco per esempio a tutto il personale e
alle funzioni relative al mercato del lavoro. Avete
visto che nel decreto approvato dal Governo sono
previste le convenzioni da parte delle Regioni col Ministero del lavoro per
l’utilizzazione del personale e l’esercizio delle funzioni in materia di
mercato del lavoro. Problemi che dovranno essere oggetto di una
iniziativa, di un approfondimento ma che costituiscono un tassello
importante che arricchisce questo percorso sul quale bisognerà lavorare.
E’ chiaro che dobbiamo ridisegnare l’assetto
istituzionale perché abbiamo bisogno soprattutto in questa fase di attuazione
di strumenti importanti, mi riferisco alle risorse della Unione
europea della programmazione 2014/2020 che saranno portate all’attenzione di
questo Consiglio nelle prossime settimane per una discussione ed un confronto
di merito. Mi riferisco a servizi fondamentali come i rifiuti, come il problema
delle risorse idriche che dovranno avere una soggettività nella governance, nei
soggetti istituzionali che operano sul territorio e che richiedono una
riflessione per definire un quadro di riferimento che spinga in direzione
dell’associazionismo dei comuni, dell’aggregazione dei
territori; l’esercizio di queste funzioni deve avere una soggettività che su
vasta scala possa consentire – rispondendo alle esigenze dei territori – di
realizzare la governance più rispondente alla realizzazione degli
obiettivi che ci poniamo.
Quindi, credo che oggi noi compiamo
un atto importante e la nostra Regione che è partita per ultima non è l’ultima
ad arrivare a questo primo traguardo.
Voglio qui ringraziare gli apporti di tecnici di
valore che ci hanno dato un grande contributo, cominciando dal professore Viscomi che è qui nella
sede istituzionale per la prima volta in qualità di direttore generale della Presidenza
della Regione e che ha contributo, insieme ad altri valenti tecnici e competenze
delle Università calabresi, a definire questo primo tassello che è questo disegno
di legge urgente per l’attuazione di questo processo di riordino delle
funzioni.
Vi chiedo, quindi, di approvare questa sera questo disegno
di legge con questo spirito non di chiusura anche rispetto agli emendamenti ma
con lo spirito di chi pensa che sia importante che
questo disegno di legge sia portato a compimento anche tenendolo al riparo da
possibili osservazioni; è vitale per centinaia di lavoratori ma anche per una
istituzione come la provincia - quindi le nostre 5 province – per superare le
difficoltà nelle quali sono state spinte in molti casi. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.
Presidente, l’intervento del presidente Oliverio mi tranquillizza e ci tranquillizza anche nella
richiesta sostanziale di ritiro degli emendamenti perché, ferma restando ogni valutazione,
il presidente Oliverio sottolinea
sempre eventuali ritardi ma qui non c’è ritardo. Su questo
aspetto la legge “Del Rio” - lasciando stare il giudizio politico – andrebbe
totalmente rivista; abbiamo visto che la cancellazione degli enti locali con
decreti (che possono conferire anche nuove funzioni) dovrà essere accompagnata
in diverse stagioni politiche.
Noi da maggio non abbiamo legiferato, quindi non vi
è stata nessuna inerzia; arriviamo finalmente a discutere una norma utile a
quel personale che ritrova riallocazione nelle province.
In Commissione mi sono astenuto su questa proposta
di legge perché non c’era chiarezza - anche affiancati dal direttore generale
del bilancio - in riferimento al numero di persone che
potessero transitare dalle province alla Regione.
Ritengo che il progetto di legge di
iniziativa della Giunta provenga da un confronto con le Province, con i
sindacati e, per un fatto di continuità istituzionale, diventi un progetto di
legge che facciamo nostro, nel caso in cui si limiti a fotografare quanto ha
sottolineato anche il presidente Oliverio. Nel
momento, quindi, in cui dovessero essere ritirati tutti gli emendamenti - tra
l’altro anche poco comprensibili e poco chiari nella loro esplicitazione -
crediamo di poter votare favorevolmente il provvedimento, sempre che tutti i
dubbi siano stati fugati.
Tra l’altro, la relazione alla proposta, nel punto
che riguarda la dotazione finanziaria, prevede che non si debba sforare la
spesa, così come fotografata alla data dell’8 aprile 2014, ma, a mio avviso,
potremmo addirittura risparmiare perché parte del personale
è stato posto in quiescenza.
Potremmo quindi fare una operazione
virtuosa per il personale che torna in Regione a svolgere le funzioni previste
dalla sciagurata legge “Del Rio”; possiamo dirlo e potete dirlo anche voi, per
quanto Del Rio sia uomo di questo centro-sinistra, che ha lasciato sul campo
tante difficoltà per le Province.
Penso di poter esprimere, presumibilmente, parere
favorevole, qualora siano ritirati tutti gli emendamenti. Lo spirito di questa
norma riguarda le persone che vi hanno diritto e nel tempo le risorse
risparmiate potranno essere recuperate nel bilancio regionale. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Esposito. Ne ha
facoltà.
Grazie Presidente, giusto per ribadire quanto già espresso dal collega Orsomarso, perché l’intervento del presidente Oliverio, in linea con quello del collega Sergio, chiarisce che si tratta di un dispositivo urgente in attesa della legge di riordino che dovrà essere approvata entro il 31 dicembre 2015.
Do atto al presidente Sergio dei proficui lavori che la Commissione ha posto in essere e ritengo che detti lavori abbiano in parte colmato una lacuna di questo dispositivo: quell’azione partecipativa che è richiesta dalla legge “Del Rio”. Quindi merito alla Commissione da lei diretta.
Sono perfettamente
d’accordo ed in linea con quanto sostenuto dal presidente
Oliverio circa la necessità di dover ritirare -
laddove c’è la condivisione - gli emendamenti presentati, perché oggi
c’è la necessità di portare in Aula un dispositivo snello che, proprio per
l’urgenza che era richiesta, serve solo a far rientrare nell’alveo della Regione
Calabria i dipendenti che tramite la legge regionale del 2002 sul decentramento
amministrativo erano passati con le funzioni alle province.
Oggi aumentare
il personale della protezione civile, correttamente e legittimamente perché è
un fatto di merito, probabilmente va ad aggravare questo
dispositivo di urgenza dal punto di vista del piano
finanziario.
Ha perfettamente ragione il
consigliere Orsomarso, qui non si parla di invarianza
finanziaria ma si parla, addirittura, di un risparmio dal 30 al 50 per cento delle spese per il personale.
Ritengo che il problema – l’abbiamo
anche detto in Commissione – potrebbe essere anche meno grave di come lo
vediamo perché nel tempo molti dipendenti sono stati posti in quiescenza ed il reale problema, probabilmente, si comincia a capire
anche grazie ai dati che le Province ci hanno inviato in Commissione e che
ritengo siano il secondo tassello – se questo è il primo tassello come diceva
il presidente Oliverio – sul quale ragionare entro il
31 dicembre 2015 per preparare nella sua completezza la legge di riordino delle
funzioni.
Certo, grande merito va dato al
fatto di aver istituito l’osservatorio non per mera polemica ma giusto per esaminare
la verità.
Non c’è stato ritardo nella passata legislatura
se è vero come è vero che la legge “Del Rio” - sui cui
contenuti non vogliamo entrare nel merito – è datata aprile 2014. Il Consiglio
regionale già da maggio/giugno non aveva la potestà di legiferare perché era in
regime di prorogatio;
tutto sommato quel ritardo da un punto di vista temporale sarebbe di 7 a 6, cioè 7 mesi per questa amministrazione
e sei mesi per la precedente; nella sostanza e nei fatti quel Consiglio
regionale era anche in fase di fine legislatura, poi interrotta in modo abbastanza
brusco.
Quindi se bisogna dar merito a questa maggioranza
di aver istituito l’osservatorio regionale tuttavia non si può rivendicare
difetto e criticità alla precedente amministrazione.
Certamente ritengo che il passaggio
fondamentale sia quello a cui ha fatto riferimento il presidente
Oliverio: una partecipazione vera e reale tra gli
enti chiamati in causa e cioè Stato, Regione e enti locali con tutte le loro
estroflessioni e argomentazioni.
Da questa partecipazione, probabilmente,
potremo portare a casa una legge ben fatta che tenga conto del risparmio di
spesa ma, soprattutto, della necessità di non mettere in mobilità - in una regione
già critica dal punto di vista della occupazione - dei
dipendenti che potrebbero rimanere fuori da questo giro di finanza, meno 30,
meno 50 per cento.
Il ritiro degli emendamenti ci vede perfettamente d’accordo – lo dico fin da
adesso – tant’è che io e il collega Arruzzolo in Commissione
abbiamo ritirato, per esempio, l’emendamento relativo alla
proposta di legge sull’esodo che poteva incidere negativamente dal punto di
vista finanziario.
Fatte queste premesse, in attesa di
chiarire se i colleghi che hanno presentato gli emendamenti
seguiranno l’indirizzo che ha voluto dare il presidente Oliverio,
annuncio fin da adesso il nostro voto favorevole a questo
dispositivo urgente proposto dalla Giunta regionale.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Salerno. Ne ha facoltà.
Grazie Presidente, oggi abbiamo all’ordine del giorno un provvedimento molto importante che riguarda le Province, enti che, purtroppo, per una serie di vicissitudini volute dal Governo centrale vivono una situazione di grande difficoltà. Certo, per le Province servirebbe un provvedimento molto più ampio ed incisivo per dar loro delle competenze e delle risorse, per metterle nelle condizioni di poter operare.
Questo è un primo provvedimento - che abbiamo esaminato in Commissione
e devo ringraziare il presidente Sergio e tutti i colleghi commissari, perché è stato votato
alla unanimità.
– e riguarda soprattutto le materie che sono state trasferite con la legge
numero 34 del 2002 alle Province e che con questo provvedimento
tornano in Regione e, di conseguenza, tornerà anche il personale che si sta
occupando di queste funzioni.
Il testo è stato licenziato in Commissione
all’unanimità, guardando qui ho visto che è stato presentato qualche emendamento in Aula, datato 15 giugno.
In linea di massima sono d’accordo sul contenuto degli emendamenti, ma vorrei attirare l’attenzione dei
colleghi e quindi dell’Aula su un emendamento del
consigliere Irto che abbiamo approfondito in Commissione e che riguarda solo il
personale della legge numero 34 che è stato trasferito
e che dovrebbe rientrare. Mi trovo d’accordo sulla sostanza dell’emendamento,
ma mi sembra che in Commissione fosse emerso qualche problema dal punto di
vista della legittimità rispetto alla norma nazionale.
Il Vicepresidente nonché assessore
al personale Ciconte è qui in Aula e sono anche d’accordo ad approvare questo emendamento, purché si autorizzi un coordinamento
formale per verificare la possibilità
che questa norma non venga impugnata a livello centrale, altrimenti rischiamo
di perdere ulteriore tempo e di dover tornare in Aula.
Preannunciando il voto favorevole – mi sono sentito con il capogruppo
Nicolò – del gruppo di Forza Italia a
questo provvedimento, inviterei a ragionare un attimo, comunque, per far
partire un testo che possa avere l’approvazione definitiva anche del Governo
centrale ed evitare eventuali impugnative alla Corte costituzionale, perché significherebbe
trovarsi poi davanti ad una serie di problemi. È vero che abbiamo curato in
ogni aspetto questo testo di legge per quanto riguarda le risorse finanziarie
che non devono superare il budget.
Abbiamo curato anche l’aspetto del trasferimento e del ritorno di questi
dipendenti in Regione, ma sarebbe un peccato trovarsi con una legge regionale
impugnata dal Governo.
Inviterei, prima di licenziare il
testo in maniera definitiva, ad autorizzare un coordinamento formale ed a ragionare un attimo in più con il Servizio legislativo
per approvare un testo che possa avere il placet
anche a livello centrale. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Graziano. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, colleghi
consiglieri, il disegno di legge in discussione oggi muove da un dato centrale
della legge Del Rio: cioè che modifica in profondità la fisionomia dell’ente
Provincia.
Il disegno di legge, come detto dal
consigliere Sergio, che ho ascoltato con molta oculatezza e attenzione, vuole
governare l'emergenza correlata alla necessaria riduzione delle spese del
personale, al fine precipuo di ridurre il rischio di collocamento in mobilità
di quote significative di unità di personale
provenienti dalle 5 province.
Proprio su questo
aspetto in sede di discussione in Commissione
mi pare che ci siano alcune perplessità in merito alla quantificazione degli
oneri finanziari, conseguenti all'attuazione della proposta in discussione, ed
è stato sottolineato – come anche oggi in Aula – che
non ci debba essere invarianza di costi, nel rispetto del numero di unità di
personale risultanti alla data dell'8 aprile 2014.
Tanto che, sempre in sede di
discussione in Commissione, è stato dichiarato che il parere del Dipartimento
bilancio è favorevole purché si provveda poi in Consiglio a precisare la
formulazione del comma 1 dell'articolo 1 che potrebbe
porsi in contrasto con l'articolo 8.
Ma a mio avviso un altro punto da
chiarire meglio è quello relativo all'articolo 5 in
cui si dice che la Regione Calabria, nei limiti delle proprie competenze e
delle risorse disponibili, promuove e sostiene ogni iniziativa opportuna per
favorire la ricollocazione di quel personale eventualmente sovranumerario
anche mediante l'attivazione di processi di riqualificazione professionale o l'outplacement.
Lasciatemi dire che nutro più di
qualche dubbio che tale operazione possa essere economicamente sostenibile,
specialmente in questa formulazione a così larga interpretazione.
Molto brevemente mi soffermo più in
generale sul riallocamento delle funzioni non
fondamentali. Mi preme sottolineare che è necessario
evitare che il riordino delle funzioni provinciali alimenti fenomeni di
centralismo regionale, pertanto è necessario specificare che alla Regione
potranno essere trasferiti i soli compiti coerenti con la sua natura di ente di
governo, esercitabili in modo unitario per l'intero territorio di riferimento,
evitando contrapposizioni e sovrapposizioni ad esempio con la natura di città
metropolitana, penso alla città di Reggio Calabria, e con altri soggetti di
area vasta.
Ed ancora si potrebbe approfittare di questa occasione per
far sì che il riordino riguardasse anche le funzioni diverse da quelle
fondamentali e ulteriori rispetto a quelle oggi in dote alla Provincia.
Secondo me si avrebbe l'effetto
positivo di "rimettere in circolo" tutte quelle funzioni attualmente collocate in modo improprio a livello regionale
e da allocare più congruamente presso il sistema locale.
Aggiungo
anche, e concludo, che si potrebbe
tendere all'obiettivo di arrivare alla radicale soppressione delle funzioni
divenute superflue. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Mirabello. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, intervengo
anche alla luce delle valutazioni fatte dai colleghi che mi hanno preceduto e
soprattutto alla luce dell’intervento del Presidente della Giunta, Oliverio, per fare una riflessione, intanto, rispetto agli emendamenti che sono stati proposti.
Sono firmatario di uno di questi emendamenti, il numero 32595, ma parlo anche a
nome dei colleghi Irto e Sergio, Presidente della Commissione. C’è
disponibilità, sui presupposti di cui parlava il presidente Oliverio,
a ritirare questi emendamenti in un’ottica di riassetto
complessivo e ridisegno delle funzioni che ci vedrà impegnati in un prossimo
futuro che non sarà sicuramente lontano visto che l’operazione si dovrà concludere entro la fine del 2015.
Tutto questo mantenendo la tensione
e l’attenzione che ha animato la scelta di proporre questi emendamenti; è una tensione finalizzata soprattutto ad una salvaguardia, ad una particolare attenzione rispetto
ad alcune contraddizioni che, bisogna dirlo, la normativa, cioè la legge numero
56, ha causato e rispetto ad alcune difficoltà che enti locali della nostra terra stanno attraversando.
Mi riferisco in particolare alle province di Vibo
Valentia e di Crotone, le più piccole, rispetto alle quali si era ipotizzata la
circostanza, attraverso alcuni di questi emendamenti, di prevedere dei criteri
che allargassero ulteriormente la possibilità di assorbire funzioni e
conseguentemente anche personale dipendente.
Il ragionamento che ci conduce a questa scelta
ed a questa valutazione, che come consiglieri di maggioranza
facciamo, è finalizzato soprattutto ad una attenzione particolare che nella
fase di ultimazione del percorso e, soprattutto utilizzando i meccanismi come
quello dell’avvalimento previsto dalla stessa legge,
ci potrà consentire di salvaguardare situazioni e stati emergenziali
particolari come quelli che vivono le province più piccole.
Signor Presidente, quindi, in
relazione a queste mie considerazioni e a quelle dei colleghi che si
accomunano a me in questa valutazione, riteniamo di aderire alla richiesta del
presidente Oliverio e di ritirare i quattro emendamenti
che erano stati presentati.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Greco. Ne ha
facoltà.
Semplicemente per dichiarare, a nome del gruppo, di essere favorevole alla votazione di questa legge che è una disposizione urgente, così come è stato asserito da tutti voi e dal Presidente della Commissione, Sergio, cui va il mio apprezzamento per il lavoro svolto.
Ma questo deve essere - al di là della votazione e dei numeri che sanciranno da qui a breve l’approvazione di questa legge – uno stimolo ad un dibattito molto serrato e serio su quella che deve essere non solo una modifica della legge numero 34 del 2002.
Ho presentato una legge di riordino in ossequio alla legge numero 56 “Del Rio”, ma c’è da iniziare ad analizzare bene il nuovo disegno di assetto istituzionale dello Stato, c’è da ragionare tutti insieme sui compiti delle periferie.
Da giovane amministratore, nel 2001 – caro sindaco Aieta –, a noi dicevano che tutto l’assetto istituzionale
ruota attorno la modifica del Titolo V; modifica che
inerisce i ruoli e le competenze delle autonomie locali, delle città metropolitane, delle province e, cosa molto
importante, che definisce una differenza marcata tra il concetto di Repubblica
e quello di Stato e che mette – se leggete – al primo posto i comuni ed in
ultimo lo Stato nell’organizzazione della Repubblica stessa.
In relazione a tutto questo, che rappresenta una modifica dell’assetto statale, la Regione
non può non essere parte attiva non solo nella scrittura o nella redistribuzione
delle funzioni come impone la legge “Del Rio”, ma, un Consiglio regionale che
si rispetti, deve – lo farà certamente nei giorni a venire – cominciare a dire
quel che pensa.
Dobbiamo
essere anche bravi a non prendere tutto quel che viene da Roma in su come oro colato, perché probabilmente i giuristi o i
legislatori venivano da questa terra.
E se non
è oro colato, sapete come si chiamava la legge “Del Rio”? Si chiamava “legge svuotapoteri” e veniva dopo la legge
“Salva Italia” e nasceva,
dottore Viscomi, un secondo dopo che la Corte
costituzionale ha sancito l’incostituzionalità del “Salva Italia”.
Il
ministro Del Rio, il giorno successivo, contemporaneamente alla legge di rango
costituzionale che eliminava la parola “province” dalla Costituzione, proponeva
una legge di rango ordinario per lo “svuotapoteri”.
C’è un ragionamento ed un filo logico nel mio dire. Non
possiamo anche noi fare l’errore che si commette a Roma, per cui non si ha il
coraggio di modificare attraverso il Codice delle autonomie
l’impalcatura dello Stato e si ragiona per compartimenti stagni: oggi
eliminiamo le Province, poi quello che sarà il risultato non conta.
Non
possiamo inseguire il legislatore romano o quello del nord. Dobbiamo fare le
valutazioni all’interno di un disegno di legge organico e fare capire quel che
significa nell’organizzazione generale, per una terra come la Calabria, avere
oggi due interlocutori.
L’eliminazione
delle province, se
il Parlamento
dovesse pronunziarsi per la riforma costituzionale, non elimina le aree vaste,
ma dice che costituzionalmente hai due interlocutori nella governance:
da un lato lo Stato che ha funzione legislativa e la Regione per i comuni.
E’ in quest’ottica che dobbiamo ragionare in
una terra come la Calabria - e lo dicevo oggi al dottore
Viscomi - dobbiamo andare a ridiscutere tutte le
funzioni - e c’è stato chi mi ha preceduto che l’ha detto chiaramente – che
riguardano l’assetto regionale.
Oggi abbiamo predisposto e voteremo una
disposizione urgente per dire “attenzione, quelle che erano le funzioni di
competenza delle Province ritornano”, ma domani mattina questo Consiglio dovrà
discutere complessivamente di tutte le funzioni e, magari, nella riorganizzazione
degli enti periferici qualche funzione potrebbe tornare all’area vasta dovendo incentivare l’unione dei comuni.
L’assessore Guccione diceva, in una delle
prime sedute di Consiglio, che oggi si rende necessario, ancor prima di far
valutazioni, una analisi dettagliata sul regionalismo
e su quel che esso ha comportato in questa regione.
Ricordate che le disposizioni sulle Regioni
dovevano essere attuate un anno dopo la Carta costituzionale, cioè nel 1949, ma
sono state attuate nel 1970? Chiediamoci poi quello che è stato della modifica
dell’articolo 117 della Costituzione non negli atti,
ma nei fatti.
Questo è uno stimolo alla Giunta e al Consiglio
a non accontentarsi di far leggi o leggine, ma di essere modello istituzionale
e amministrativo e fare atti di impulso e seri nei
confronti del Governo centrale, avendo il coraggio oggi di approvare una legge
di ridistribuzione delle funzioni, per poi approvare una organizzazione che
parta dalle funzioni statali e arrivi alle funzioni dei comuni. Grazie.
Non ci sono altre richieste di
intervento, passiamo all’esame dell’articolato considerato che il
consigliere Mirabello ha ritirato a nome dei colleghi
tutti gli emendamenti.
Pongo in votazione l’articolo 1.
(È approvato)
Pongo in votazione l’articolo 2.
(È approvato)
Pongo in votazione l’articolo 3.
(È approvato)
Pongo in votazione l’articolo 4.
(È approvato)
Pongo in votazione l’articolo 5.
(È approvato)
Pongo in votazione l’articolo 6.
(È approvato)
Pongo in votazione l’articolo 7.
(È approvato)
Pongo in votazione l’articolo 8.
(È approvato)
Pongo in
votazione la legge nel suo complesso.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Passiamo al
secondo punto all’ordine del giorno che riguarda “Immigrazione – Dibattito”.
Ha chiesto di parlare l’assessore Guccione. Ne ha
facoltà.
Grazie per
avermi dato la parola. Così come concordato in Conferenza
dei capigruppo, darò una brevissima informazione sulle questioni che allo
stato riguardano l’immigrazione nella nostra
regione. Cercherò di farla in un contesto italiano ed
europeo.
E’ ovvio che i temi della immigrazione
occupano, ormai da molto tempo, i primi posti dell’Agenda dei lavori
internazionali e dei governi locali, sempre di più impegnati da una parte a
garantire strumenti efficienti per il controllo delle frontiere ed il contingentamento dei
flussi e dall’altra a assicurare ai migranti formalmente accettati gli
strumenti più efficaci per facilitare il dialogo con la società ricevente e per
garantire i diritti dell’individuo.
Alcuni dati mi
hanno molto impressionato.
In Italia il
fenomeno è cominciato a nascere nel 1981 e il primo censimento Istat degli
stranieri in Italia calcolava
la presenza di 321.000 stranieri. Al 31 dicembre 2014 l’Istat ci dice che in Italia, ad oggi, vi
sono 4.922.085 di residenti regolari, circa l’8,1 per cento della popolazione italiana.
Se portiamo questi dati in Calabria avremo dei
dati che sorprenderanno molti.
L’ondata migratoria che ha conosciuto la Calabria negli anni ‘80 ha
avuto modo di strutturare buone prassi di accoglienza
per la nostra regione che, come
ricorderete, hanno anche guadagnato le cronache internazionali e mi riferisco a Badolato e Riace ai tempi dei
primi sbarchi dei curdi nel nostro
Paese.
Nel corso
degli anni, però, l’immigrazione ha assunto i caratteri di fenomeno strutturale
che incide su tutti i settori della società, mantenendo al contempo il
carattere di temporaneità a causa della posizione geografica della
nostra regione che ne ha fatto e ne fa una delle mete principali dei flussi
dei migranti.
La Calabria
rispetto al tema dell’immigrazione conferma alcuni aspetti.
Il primo: la
presenza consolidata di processi di radicamento generanti l’opportunità di inserimento occupazionale, persino negli interstizi di
una economia complessivamente poco dinamica e in precondizioni territoriali
strutturalmente sfavorevoli.
La seconda: la funzionalità della Regione come “porta d’Europa” e,
quindi, come Paese sia di prima accoglienza sia di transito verso altre
destinazioni.
Si tratta di
due tematiche che è necessario mantenere distinte per
vari motivi: per le dinamiche che le contraddistinguono, per le competenze
sugli interventi, per le ripercussioni che possono avere sull’assetto sociale.
Qui i dati.
Per quanto riguarda l’immigrazione regolare il suo
sviluppo è comprovato innanzitutto dalle dinamiche demografiche e poi dalle
ripercussioni socio-economiche.
In Calabria,
nonostante l’incidenza sulla popolazione complessiva calabrese continui ad essere più bassa rispetto al dato nazionale - circa 4 per cento contro l’8 per cento nel 2014 -, tra il 2004 ed il 2012 si è registrato un incremento del
300 per cento ed una presenza in valori assoluti, al 31 dicembre 2014, pari a
86.491 migranti regolarmente iscritti all’Inps che passano - secondo un’altra
statistica di flussi che riguardano attività economiche legate alla
stagionalità - a oltre 95 mila secondo le stime del Dossier Unar/ldos.
L’aumento
della popolazione straniera residente incide in maniera notevole sulle
caratteristiche strutturali della società calabrese: contribuisce in larga
misura al miglioramento di alcuni indici di struttura demografica, in virtù
dell’età mediamente più giovane rispetto a quella della popolazione italiana (la
massima concentrazione degli stranieri si osserva nella classe di età 25-34
anni pari al 25 per cento, mentre la classe più consistente per i calabresi è quella oltre 65 anni pari al 20 per
cento); fa lievitare la
popolazione straniera consentendo il mantenimento o la riapertura di alcuni
plessi scolastici che altrimenti sarebbero chiusi sotto la scure dei tagli
subiti dalla scuola; incide sul Pil regionale ed in particolare su alcuni
comparti produttivi come l’agricoltura ed i servizi di assistenza.
I settori in
cui si registra l’occupazione di circa 71 mila
extracomunitari sono l’agricoltura, il terziario, l’industria e per il 10 per cento in altri settori.
In Calabria è
avvenuta di fatto, nel corso di questi anni, una
integrazione tra la nostra popolazione ed una popolazione consistente
che incide fortemente sulla occupazione e che non è concorrente a chi risiede
in questa regione ma va a fare dei lavori che altrimenti altri non avrebbero
fatto.
Dobbiamo capire, quindi, che da questo punto
di vista vanno implementate le politiche di integrazione
attraverso una serie di misure.
Dobbiamo mettere in campo una strategia che si
concretizzi nell’avvio e nel consolidamento di
iniziative in tutti i settori ritenuti strategici per l’integrazione: la valorizzazione della figura del
mediatore interculturale; il supporto alla conoscenza della lingua italiana,
attraverso accordi con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e con
il Ministero dell’interno; la promozione di servizi sul territorio, attraverso
il finanziamento di progetti ai Comuni; l’attenzione a categorie
particolarmente svantaggiate, come le vittime di tratta attraverso
l’acquisizione della titolarità regionale; lo sviluppo delle reti
interregionali e transnazionali, attraverso la partecipazione ad appositi
progetti che vedono in campo le Regioni del Mezzogiorno, come Campania, Puglia e Sicilia.
La
realizzazione di tali interventi ha permesso alla Regione di mettersi al passo
con altri territori sul piano dell’attenzione posta verso il fenomeno,
ritagliandosi un posto di rispetto nei tavoli interregionali e nazionali.
Tale percorso
necessita certamente di essere consolidato anche attraverso la disponibilità di
maggiori risorse finanziarie che potrebbero arrivare dall’approvazione di una
nuova legge organica sull’immigrazione; l’ultima è la legge numero 17 del 1990 e non ha copertura finanziaria.
L’accoglienza
dei flussi non regolari.
Sul piano
dell’accoglienza, la cui competenza è ministeriale, la Calabria vanta buone
prassi come quelle di Riace e di Badolato,
di Acquaformosa e di tanti altri che hanno di fatto
posto la Calabria in una posizione di tutto rispetto nei processi di
accoglienza in Italia e in Europa.
Anche la legge
regionale numero 18 del 2009 “Accoglienza dei richiedenti asilo, dei
rifugiati e sviluppo sociale, economico e culturale delle Comunità locali”
rappresenta una buona legge che coniuga le pratiche di accoglienza e lo
sviluppo del territorio, anche se purtroppo è priva di risorse economiche.
Credo che,
avendo uno strumento così eccezionale, sarebbe opportuno che il Consiglio
regionale decidesse di prevedere risorse importanti rispetto ad
una legge che ha un valore molto forte e che riesce ad incidere in questi
processi di integrazione.
In Calabria
abbiamo giocato fino ad oggi un ruolo strategico nella gestione dei flussi
irregolari, attraverso la presenza a Crotone di una delle 10
Commissioni territoriali per le domande d’asilo - che tra il 2005 ed il 2013 ha
esaminato ben 14.723 richieste di asilo politico - e la presenza di uno dei più
grandi C.A.R.A. - Centro di accoglienza per
richiedenti asilo e rifugiati - d’Europa con oltre mille posti che nei periodi
di emergenza, come quello attuale, si moltiplicano.
Con
riferimento al periodo attuale sono sempre i dati a mostrare gli sforzi che la
Calabria sta compiendo sul fronte dell’accoglienza, andando ben oltre la quota
assegnata nell’ambito degli accordi Stato-Regione. Secondo il report del Ministero dell’interno al 29
maggio risultavano accolti ben 2.249 persone in più
rispetto alla quota assegnata dal Ministero. Ci siamo fatti carico in Calabria
di oltre 2.249 persone rispetto a quanto il Ministero ci aveva assegnato.
Tutto questo
avviene in un quadro in cui la Regione non ha competenze, ma ha svolto e svolge un ruolo importante accanto alle istituzioni preposte
per garantire l’accoglienza quando avvengono gli sbarchi.
Lo abbiamo
fatto partecipando ai tavoli di coordinamento prefettizi e l’ultimo si è tenuto
qualche settimana fa a Catanzaro, con tutti i Prefetti presso la Prefettura di Catanzaro, in cui abbiamo fatto il punto sulle questioni che riguardano gli
sbarchi.
Abbiamo messo
a disposizione il sistema regionale delle strutture ritenute idonee per
l’accoglienza degli adulti e dei minori non accompagnati. Ci sarà nei prossimi giorni una riunione col presidente
Oliverio per implementare una task
force con il coinvolgimento della
protezione civile.
Abbiamo inviato una lettera a firma del dottor
Fatarella, nuovo direttore generale del dipartimento
tutela della salute e politiche sanitarie, e del presidente Oliverio
al Ministero della salute
e al Ministero degli interni per garantire a chi sbarca in Calabria una adeguata copertura sanitaria
rispetto a tutte le emergenze che si possono creare.
Abbiamo promosso un protocollo d’intesa con il Tribunale dei minori e
l’Autorità garante per quanto riguarda la tematica dei
minori stranieri non accompagnati.
Appare,
quindi, necessario tenere separate le due tematiche:
quella dell’integrazione dei residenti e quella dell’accoglienza, proseguendo
il processo di consolidamento
per quanto attiene la prima e garantendo la massima attenzione sulla seconda,
attraverso il costante collegamento con le autorità competenti e lo svolgimento
di un ruolo di pressione a livello nazionale
insieme alle altre Regioni maggiormente interessate ai flussi.
Vorrei
ringraziare il lavoro che i Prefetti della nostra
regione stanno svolgendo al momento in cui c’è lo sbarco, l’organizzazione, la
Croce Rossa, i volontari, l’assistenza sanitaria regionale, il 118.
Tra qualche ora a Roma ci sarà la riunione
della task force nazionale, a
cui parteciperà anche il Presidente della Regione - è stato convocato
d’urgenza, per questo si era concordato di fare l’informativa e di rinviare il
dibattito ad una fase successiva, alla luce di quello che avrebbe deciso la task
force nazionale. Se è stata convocata tale riunione ci sarà da
prendere qualche decisione alla luce di quanto sta accadendo in queste ore alla
frontiera con la Francia e alla luce di quello che è l’atteggiamento
dell’Europa di chiusura delle quote.
Penso che da questo punto di vista dobbiamo ribadire
che siamo una regione che vuol farsi carico di questo problema, che è
accogliente, che vuole farsi garante del diritto dei cittadini, che vuole
esprimere una forte volontà di dare un asilo a coloro i quali sfuggono da
guerra e persecuzioni e intendono costruire un percorso di speranza e di vita
che possa garantire sia loro stessi che le loro famiglie. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, assessore Guccione.
Ha chiesto di parlare il consigliere Nucera. Ne ha
facoltà.
Presidente, grazie, volevo comunicare al Consiglio
regionale che ho presentato una proposta di legge per quanto riguarda
l’immigrazione. E’ già depositata in Commissione e vorrei aggiungere, a
integrazione dell’ordine del giorno della consigliera
Sculco, questo periodo “di sollecitare, inoltre, il Governo alla concessione immediata di un permesso
di soggiorno per motivi umanitari così come previsto dal Testo Unico
sull’immigrazione al fine di risolvere la situazione che si è creata nelle
frontiere italiane”.
Chiedo se possa essere integrato il documento della consigliera Sculco
con questo passaggio che ho aggiunto e, inoltre, che si possa integrare anche
la proposta di legge che è depositata in Commissione, così da dotare la
Calabria di una legge regionale per quanto riguarda l’immigrazione. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Salerno. Ne ha
facoltà.
Grazie, Presidente. Questo ordine
del giorno ci chiama oggi, qui in Aula, a dire ciò che pensiamo su questo
fenomeno, ma soprattutto il Consiglio regionale è chiamato ad esaminare
attentamente la questione e ad assumere una posizione possibilmente
unanime perché si tratta ormai di una vera emergenza.
Non parliamo più di semplice
accoglienza, assessore Guccione. Ho ascoltato la sua relazione e ho avuto modo,
nel periodo in cui sono stato assessore della Regione Calabria, di leggere e
approfondire anche i dati ma adesso non si tratta più semplicemente di parlare
di accoglienza. Non è più questo! Qui viviamo una emergenza
seria che sta portando problemi di carattere sociale. Ci sono immigrati dovunque, in tutti i paesi, anche nei più sperduti della nostra regione, e ci sono anche problemi seri di integrazione. Ci sono
pure episodi spiacevoli che si verificano
quotidianamente ma da soli non ce la possiamo più fare. Non è più pensabile
gestire questa situazione con le nostre forze o con la forza
dei sindaci o delle Prefetture.
E’ una emergenza e
bisogna intervenire e qui deve intervenire il Governo in maniera molto forte,
soprattutto nei confronti dell’Europa che è insensibile; non possiamo accettare
un comportamento dell’Europa che guarda al nostro Paese in un modo e ad altri
Paesi limitrofi in un altro.
Ciò che sta accadendo in queste ore al confine
con la Francia non è accettabile, non è da Paesi civili. Non è possibile che
l’Europa all’Italia dica “accogli o veditela tu, risolviti il problema” e sulla
posizione assunta dalla Francia non dica nulla.
Le dichiarazioni che sono state fatte dalla Merkel, dallo stesso Ministro dell’interno francese, le
dobbiamo restituire al mittente perché non è così che si può ragionare e non è
così che si può parlare dell’Europa. Perché se l’Italia è chiamata a
fronteggiare questa emergenza e la nostra regione più delle altre perché è il
balcone, la terrazza sul Mare Mediterraneo, non può l’Europa non prendere posizione nei confronti di questi Paesi che hanno
detto “no” con forza al flusso dei migranti.
Una posizione, allora, va assunta dal Governo
italiano. Dico che bisogna intervenire e che ci vuole cooperazione, se è
necessario che gli aiuti vengano dati nei loro Paesi.
E’ giusto che ci sia un censimento, un’analisi seria sul fenomeno perché c’è
gente che arriva qui in quanto vittima di guerre o
perseguitata, che ha seri problemi nello stare nel suo Paese, ma c’è anche
gente che arriva qui per migliorare le proprie condizioni di vita.
Sono cose diverse, importanti, serie che vanno valutate perché sono casi umanitari ma hanno un peso
diverso. E quindi bisogna fare una politica diversa per affrontare questa
emergenza. Bisogna partire e portare avanti delle politiche volte alla integrazione perché non è pensabile fronteggiare così
questo fenomeno.
Arrivano gli immigrati e li parcheggiamo in
dei centri e vediamo poi cosa fare o, comunque, col sussidio che viene dato li parcheggiamo negli appartamenti, nelle
pensioni, negli alberghi grazie alle cooperative che lavorano e questi restano
qui così. Non è da Paese civile questo.
Quello che oggi il Consiglio regionale della
Calabria deve dire al Governo è che su questo il Governo si deve impegnare e
dare particolare riguardo a Regioni come la nostra che ogni giorno, sempre di
più, vede arrivare questo flusso di immigrati.
E comunque ancora nei prossimi mesi, assessore
Guccione, e lo saprà meglio di me se ha partecipato alla riunione in
Prefettura, il fenomeno andrà sempre via via
crescendo. Arriviamo allora ad un punto in cui non se
ne può più e dove esplode il problema, dove anche l’allarme sociale comincia ad
essere alto perché ci sono questi problemi.
Che il Governo si faccia seriamente carico nei
confronti dell’Europa che parla un linguaggio ma nei
fatti si comporta diversamente, all’opposto! Così non va, non è né l’Europa dei
popoli né quella che ci aspettavamo perché ci consideriamo non soltanto
cittadini di serie b ma parte di un Paese che non ha nulla a che fare con
l’Europa.
Dobbiamo avere allora la forza di mettere
l’Europa con le spalle al muro e dire che si deve far carico di tutti quelli
che sono i problemi che stiamo vivendo in questo momento, a partire anche dalla
crisi economica. L’Europa ci guarda dall’alto in basso perché non è pensabile
quello che stanno attraversando oggi l’Italia e le nostre famiglie, gli italiani
che non riescono a sbarcare il lunario, che non riescono a pagare le bollette:
questi sono altri problemi su cui l’Europa dovrebbe rispondere perché in Europa
mandiamo ogni anno 100 e tornano 80 con procedure
farraginose, con dei paletti per spendere così come dice l’Europa; poi, però,
ci troviamo, contestualmente, anche ad utilizzare risorse nazionali per
fronteggiare un’emergenza internazionale dove tutti i Paesi dovrebbero fare la
loro parte.
E non dico solo per dovere politico ma
soprattutto per dovere umanitario. Qui c’è una assenza totale dell’Europa, una assenza istituzionale e
anche il Governo su questo – mi dispiace – sta zoppicando e molto. Non ci può
lasciare da soli, si deve alzare un grido dal Consiglio regionale, dalla
Regione, dalla Calabria perché su questo fenomeno si intervenga
una volta per tutte e con forza e determinazione e non solo con piccole risorse
elargite a goccia per fronteggiare quotidianamente la nave che arriva.
Non è così che si fa. Bisogna intervenire con
uno strumento straordinario per garantire accoglienza ed
integrazione ma, soprattutto, per dare la possibilità di distribuire sul
territorio questi immigrati che arrivano, poiché è impensabile concentrarli in
determinati posti e creare ghetti perché questo comporterà solo problemi.
E’ vero, assessore Guccione, che questi
immigrati svolgono dei lavori che i calabresi si rifiutano anche di fare ed è
anche vero questo: il caso “Rosarno” ci insegna, abbiamo delle dimostrazioni dove tutti quanti abbiamo dato la nostra solidarietà
su quanto lì accaduto qualche anno fa; ma è anche vero che abbiamo bisogno di
vivere in tranquillità, di dare risposte ai cittadini italiani che pagano le
tasse e che vivono in questo Paese e, soprattutto, di garantire loro una pace
sociale.
Questo è il grido che dovrebbe alzarsi oggi da
questo Consiglio regionale. Non rinunciare all’accoglienza, non contro gli
immigrati, ma questo sistema non va, non siamo in grado di accogliere perché
l’accoglienza è una cosa. Accoglienza significa “ti accolgo, ti do da mangiare
e da dormire in un momento di emergenza, in un periodo circoscritto” ma non
significa “ti devo accogliere sine die e farmi carico di tutti i problemi annessi e
connessi senza che tu abbia la cittadinanza italiana e senza che nei tuoi
confronti altri Paesi che avrebbero il dovere di intervenire facciano orecchie da mercante.”
Questa è la posizione che abbiamo voluto
esprimere in questo Consiglio regionale per dire che siamo d’accordo a
presentare un documento unitario che tenga conto di tutte queste problematiche,
perché si prenda atto una volta per tutte che è
emergenza e non si può più perdere un solo istante per intervenire. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Graziano. Ne ha
facoltà.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, il
problema dell’immigrazione è chiaramente un problema complesso e in quanto tale, anche a costo di dire una ovvietà, non
presenta soluzioni semplici. Ma sicuramente non si
affronta e non si risolve con i proclami, con le esagerazioni dettate dalla
pancia e con la mancanza di buon senso.
Lo scorso anno sono arrivati 170 mila
migranti, nei primi mesi del 2015 ne sono arrivati circa 56
mila. Questi numeri hanno fatto saltare i nervi all’Unione Europea, quasi destabilizzandola. Stati che si accusano a vicenda, che
scaricano le responsabilità, che chiudono frontiere. Ma l’Unione Europea conta
500 milioni di abitanti, con i flussi migratori che abbiamo avuto
significa che c’è un immigrato ogni 3000 abitanti. Non siamo quel grande
progetto di idee, valori e sviluppo che doveva essere
l’Unione Europea. Sulla questione degli immigrati ogni Stato
si è chiuso a riccio ed ha interpretato a modo suo le regole.
Eppure esempi di nazioni che stanno gestendo
meglio il problema e con numeri ben maggiori ne abbiamo e sono vicine a noi. La
Turchia, nazione con 75 milioni di abitanti, ha avuto
negli ultimi tre anni oltre due milioni di rifugiati provenienti dalla Siria e
dall’Iraq: questo vuol dire un rifugiato ogni 35 abitanti. I soldi spesi per
gestire questa migrazione ammontano a 6 miliardi
l’anno e la comunità internazionale contribuisce solo con 400 milioni.
In Libano si sono rifugiati 2
milioni di siriani e i libanesi sono 4 milioni.
Tutto questo non diminuisce il disagio, i problemi
e i rischi che gli italiani devono affrontare, ma ci deve
spingere ad assumere una visione più oggettiva del problema, ci deve spingere,
non solo l’Italia ma tutti gli stati membri, a mettere in atto politiche nuove
che abbiano come obiettivo quello di cercare di gestire i flussi e, aspetto
sicuramente positivo, di rallentarli agendo nei paesi di origine, agendo anche
con le espulsioni, garantendo legalità e sicurezza.
E’ vero che l’Europa ha iniziato a discutere
un piano di rimpatri per quelli che arrivano e non hanno lo status di rifugiati, ma è del
tutto assente nel definire le quote di accoglienza e la drammaticità della
questione la stiamo vedendo in questi giorni a Ventimiglia.
Ma ovviamente se la prima è una strada che dovrà
essere necessariamente percorsa, non si può prescindere dall’emergenza
quotidiana rappresentata dagli sbarchi e dalla necessaria accoglienza.
Se il problema è la
sicurezza o la questione igienico sanitaria, ebbene lasciare la gente in
mezzo alla strada, sotto i ponti o nelle stazioni non fa altro che aumentare il
problema.
Quando si parla di tassi di criminalità, di
pirati della strada o di poca sicurezza si fa bene a pretendere più severità e
un maggiore controllo del territorio, ma non dobbiamo fare semplificazioni
assolute e certamente non dobbiamo pensare che finora abbiamo vissuto nel paese
delle fate. Con uno sforzo, nemmeno molto grande, di memoria ci vengono in
mente numerosi episodi di rapine, rapimenti, delitti crudeli. E non dobbiamo
andare molto lontano ricordiamo tutti la crudeltà del delitto del piccolo Cocò o della ragazzina di Corigliano uccisa dal fidanzato.
Migrazioni dovute a guerre, estremismo,
miseria, fame sono i problemi della nostra epoca. Non possiamo pensare di
arrenderci o soccombere ma nemmeno di lavarcene le mani o scaricare il problema
sul nostro vicino, come tra l’altro sta già accedendo, bisogna avere il
coraggio di cambiare, d essere adulti e chiamare ognuno alle proprie
responsabilità.
E’ necessario costruire percorsi virtuosi di
accoglienza, di studio, di rispetto delle regole per chi ha i requisiti, ed insieme, lo ripeto, mettere in moto meccanismi di
rimpatrio e di aiuto ai Paesi da cui queste persone arrivano. Ma mai bisogna
voltare la testa dall’altra parte ce lo impedisce la
nostra coscienza, il nostro essere uomini. Non si possono abbandonare migliaia
di disperati che potrebbero diventare preda della
criminalità organizzata e del lavoro nero.
Grazie
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Orsomarso. Ne ha facoltà.
Ci stiamo sforzando di mostrare che il
problema riguarda l’Italia e, al di là delle parti
politiche, va da sé che il tema trattato é oggetto di una polemica politica
piuttosto forte, in cui il centro-destra e il centro-sinistra hanno posizioni
non proprio concilianti.
Ma lo sforzo di queste ore su un tema così
centrale avrebbe richiesto la presenza del presidente Oliverio , non solo nell’ultima seduta di Consiglio, ma anche in
questa, perché non è un problema di poco conto.
Non si tratta quindi di un chiacchiericcio ma
di uno sforzo con tutti i colleghi - anche di maggioranza – al fine di creare
un ordine del giorno comune, asettico, e che guardi all’interesse di chi come
noi non guarda all’interesse politico.
In queste ore abbiamo assistito al tono
polemico del presidente Oliverio che, anziché
rispondere a Maroni, dovrebbe preoccuparsi più di quello che accade in Calabria
- elimino il tono polemico perché dobbiamo costruire un documento congiunto.
I primi ad affrontare l’emergenza sono i sindaci
e faccio l’esempio del sindaco di Corigliano che in
queste ore ha lanciato un grido di allarme perché anziché concentrare nel
guidare la propria comunità deve – una settimana sì e l’altra pure – occuparsi
di accogliere questi profughi e sottrarre risorse. Non è un dramma sicuramente
dovuto né al nostro governo regionale né al Governo nazionale
. Da un conto complessivo, fino ad oggi, il comune di Corigliano Calabro
ha versato 65 mila euro per l’ accoglienza, ovvero
bottigliette d’acqua ad integrazione del coordinamento delle Prefetture che già
c’è.
(Interruzione)
Non è un problema di rimborso, collega
Guccione, perché oggi i comuni versano in grosse difficoltà e quindi,
l’appello, qual è? Poi dirò due cose sull’impostazione di questo governo,
deleterio sulle politiche della immigrazione.
La Francia ha una propria politica - a me non
stanno simpatici i francesi, da sempre, come a qualsiasi italiano - però un
forte senso di orientamento su questa politica, impone delle scelte che vanno a
discapito della nostra Nazione, del nostro Paese, a causa della confusione
politica di questi mesi; speriamo di capire quale sarà il piano B, speriamo che
non sia un piano B delle stagioni balneari di cui l’Italia non godrebbe.
Anche lì, è ovvio che abbiamo grandi difficoltà
a parlare con senso di responsabilità su un tema che sta affossando l’Italia.
Su un tema rispetto al quale anche il Ministro degli Interni italiani ha
dimostrato poca fermezza e non una grande visione della gestione politica del
problema.
Con lo sforzo che stiamo facendo, avremmo
gradito che la massima espressione che interloquirà col Governo - e ringrazio
il collega Guccione per l’ampia relazione che ha fatto – desse il
riconoscimento di un valore, un concetto normale di politiche migratorie, di
problematiche, di integrazione, perché si sono
sostituiti in quei lavori che molto spesso gli italiani non vogliono fare, ma
qui si parla di immigrazione in un momento straordinario dove la Calabria – più
di tutte le Regioni – soffre questa condizione di quasi isolamento.
Vanno bene gli sforzi che fanno, ma speriamo
che questo appello possa essere sintetizzato; ho visto
sul documento di sintesi complessivo, che è un documento asettico e non
politico, un appello di tutto il Consiglio regionale della Calabria al Governo
affinché si faccia carico di avere una marcia in più, con strumenti
organizzativi e risorse in più per la Regione e di cui già discutiamo nelle
varie problematiche tutti i giorni.
Evito, quindi, di entrare in forte dicotomia
politica perché capite che siamo distanti anni luce
dal Governo Renzi, dal come sta affrontando la questione immigrazione in Italia.
Ripeto che l’unico accenno polemico su questo
tema riguardo a noi è che avremmo gradito – anche perché è una seduta di Consiglio
regionale che non dura molto, su un tema così sensibile, che interessa
fortemente le nostre popolazioni e le nostre comunità amministrate – che il
presidente Oliverio, che avrà sicuramente impegni
importanti, partecipasse a questa seduta un po’ di più
per condividere questo ordine del giorno.
Ci stiamo sforzando, penso che il testo sia
ormai definito; alla fine del dibattito ci uniremo ai capigruppo per approvare
un testo alla unanimità, cosa positiva per questa Regione,
da stimolo anche al Governo del Paese. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie al collega Orsomarso che ringrazio
insieme agli altri capigruppo per il lavoro svolto per la preparazione di
questo documento.
Ha chiesto di parlare il consigliere Cannizzaro.
Ne ha facoltà.
Presidente del Consiglio, colleghi consiglieri,
intervengo perché prevale un senso di
responsabilità e del dovere; solo pochi minuti fa avevo
deciso di non intervenire ma l’assenza
del presidente Oliverio manifesta ancora una volta
l’irrispettoso atteggiamento che ha nei confronti di questa Assemblea e
dell’intero territorio calabrese, soprattutto nel momento in cui questa Assemblea
si accinge a discutere e dibattere di una questione di fondamentale importanza.
La presenza della massima Assise di questa regione non
può disertare nel momento in cui le forze politiche dibattono, discutono e
cercano di condividere un percorso da intraprendere in maniera comune per
rivendicare una attenzione da parte del Governo centrale.
Capisco che ci siano gli impegni e che bisogna volare a
Roma e che, proprio in questo momento, al tavolo romano, bisogna portare le istanze non solo di una parte politica ma dell’intero
territorio calabrese che oggi qui, forse immeritatamente, ognuno di noi
rappresenta.
Allora intervengo per dire cosa, Presidente? Nei
prossimi giorni ci giochiamo molto dell’ identità
europea e la nostra voce si farà sentire forte perché è la
voce di un Paese fondatore.
Se il Consiglio europeo sceglierà la solidarietà,
bene, altrimenti, se non lo farà, abbiamo già pronto il piano B. Ebbene,
ritengo che alle parole del Premier debbano seguire dei fatti veri ed immediati affinché la tendenza dell’Europa che ci ha
ridotto a discarica di esseri umani, isolandoci e che ha fatto toccare il fondo
all’Italia, a Regioni come la nostra, possano essere invertite.
Abbiamo consentito all’Europa di ridurre
l’Italia a lazzaretto del continente, una alluvione
disperata di profughi e clandestini che invade le città, ormai non più solo le
periferie, ma anche le stazioni delle metropoli.
Durante questa invasione delle nostre
metropoli, Germania e Francia ci chiudono in faccia i confini e il Governo nazionale
italiano cosa fa? Subisce in maniera silente lo schiaffo.
Da più giorni camionette della polizia nazionale
francese pattugliano la frontiera con l’intento di bloccare il passo ai
migranti che premono per passare oltre i confini dopo essere sbarcati nelle
coste del sud del nostro Paese.
Ci sono state
proteste e sit-in, altre forme di resistenza e addirittura la minaccia
di gettarsi in mare, messa in atto dai migranti per manifestare contro
l’atteggiamento del Governo francese.
Una polveriera che rischia di esploderci in
mano causando danni incalcolabili.
Sarebbe il caso che il Governo accendesse i
riflettori su questa vicenda e lavorasse per trovare soluzioni politiche, dando
risposte serie al Parlamento che rappresenta le nostre comunità.
Il caso di Ventimiglia è emblematico
e gravissimo e dimostra plasticamente l’indisponibilità della Francia e degli
altri Paesi europei ad accogliere i disperati sbarchi in Italia. Siamo praticamente soli.
E’ necessario che tutte le forze politiche vengano coinvolte nella gestione dell’emergenza attraverso
un tavolo di coesione nazionale come da più parti auspicato, affinché si possa
realmente pensare di fronteggiare una tragedia umana che assume contorni sempre
più apocalittici.
Le scene che quotidianamente si presentano ai nostri
occhi sono sempre peggiori: ad un semaforo, in una
piazza, sul ciglio di una strada, nelle scuole e nelle palestre, molte ormai
convertite a veri e propri centri di accoglienza.
Cosa dire della sicurezza sanitaria ormai ingestibile?
Centinaia di disperati che affollano i pronto soccorsi
o che, peggio, vagano nelle nostre strade riportando il terrore di malattie che
pensavamo di avere debellato.
Gli enti minori, le associazioni e tutti coloro che hanno profuso uno sforzo a fornire risposte e
aiuti concreti sono ormai esauriti e sfiniti, soli davanti ad una enormità.
Cosa fare, quindi? Umanitarismo efficiente ma accompagnato
da una assoluta fermezza realistica. La Calabria
dovrebbe condividere il “no all’invasione” dell’Italia che hanno
scelto i tre Governatori del nord – Toti, Maroni e Zaia – cioè di respingere i nuovi arrivi? Questa era
l’interrogazione e la domanda che avrei voluto porgere al presidente Oliverio; anche se ha già espresso il proprio pensiero avrei voluto che in quest’Aula lui rispondesse a
questa domanda.
Sicuramente la loro è
una scelta di responsabilità e coraggio che deve farci capire la gravità del
momento storico, umano e sociale. Sul fronte degli imbarchi e sbarchi di
profughi e clandestini, cosa si è fatto verso la
Libia? Cosa ha fatto il Governo per impedire le
partenze? E cosa ha fatto l’Europa? Assolutamente nulla. E
questo dopo la turlupinatura del Consiglio europeo del 23 aprile. A
questo ci ha ridotto il Governo Renzi.
L’Italia è fuori dai vertici
dove si decide il futuro economico e la sicurezza del continente su
Ucraina e Grecia mentre sulla Libia nessun vertice.
E’ nostro dovere chiedere al Parlamento italiano
di discutere seriamente, ed al più presto, sul blocco
immediato dell’invasione e comprendere le scelte da condividere per la
decisione di dire basta, di chiudere le porte dell’invasione alle loro Regioni
da parte dei Presidenti della Liguria, Lombardia e Veneto. Una scelta, ripeto,
coraggiosa e di responsabilità, altro che demagogia o populismo.
Demagogia e populismo è
quello di chi ritiene ancora sostenibile socialmente, umanamente ed
economicamente lo tsunami di immigrati che anche gli islamici, con le loro
organizzazioni criminali, spediscono in Italia. I Governatori Toti, Maroni e Zaia non si
limitano a dirigere il traffico in casa loro e ad accendere il semaforo rosso
ai confini delle loro Regioni. Come loro anche la Calabria è chiamata a
produrre un forte ed inequivocabile segnale politico
di resistenza.
Non esiste che Renzi vada al G7, sorridente
sulla macchina da golf, accolto dalle note di “Azzurro” e non butti per aria le
carte, ricordando che esiste una terribile ed
apocalittica emergenza umana.
E’ criminale verso i calabresi e gli italiani
tutti, verso i profughi e gli immigrati onesti, lasciare che questo
amato Paese sia schiacciato da un peso che non è in grado di sopportare.
E’ un fatto di tutta evidenza che non siamo
più davanti ad un fenomeno artigianale, ad una faida
di piccole organizzazioni; questa è una industria criminale colossale ed oggi,
dalla Calabria, deve partire un richiamo forte affinché il Governo, il Premier,
non continui ad accettare come dominanti e praticamente esclusive, sul piano
europeo, la questione della Grecia e, su quello del più vasto scacchiere
internazionale, dell’Ucraina.
La Calabria non capisce che se il Premier di
un piccolo Paese come l’Ucraina, il cui Pil è inferiore a quello del Veneto,
riesce a tenere sulla corda Germania e Francia, come possa il leader di
un grande Paese come l’Italia consentire questa insistita offesa alla sua
terra, trattata come discarica umana, senza alcun rispetto per la nostra gente
e per i migranti soprattutto.
Fermare l’invasione oggi è una
esigenza primaria, una questione di sopravvivenza vera e propria del nostro
sistema sociale e morale.
Esiste un grado di resistenza psicologica nella periferie urbane, e non solo, che è al limite della
sopportazione, dopo di che tutto può accadere, anche l’incontrollabile. Demagogia é fingere di ritenere capace il popolo italiano di
reggere senza crollare questo spostamento enorme di masse di uomini e donne.
Il Parlamento deve discutere al più presto del
blocco immediato dell’invasione dell’Italia. Non può e
non deve esistere il diritto all’invasione. Abbiamo il dovere morale e politico
di fermarla e noi calabresi noi, la classe dirigente di questa Regione, abbiamo
il dovere ed il diritto di alzare la voce e richiamare
l’attenzione nazionale ed europea.
E’ quello che oggi avremmo dovuto fare e mi
auguro che, con un documento apparentemente condiviso, possiamo cominciare ad
avviare un percorso rispetto a questo e che il Governatore Oliverio
si svegli, e bene, e che cominci a portare a casa dei risultati ma,
soprattutto, la prima cosa che richiamiamo è l’attenzione – cosa
che fino adesso il Governo centrale ha dimostrato di non avere nei confronti
della Calabria intera. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Sergio. Ne ha
facoltà.
Signor Presidente, signori rappresentanti della Giunta, colleghi consiglieri, è in discussione oggi una materia molto delicata e complicata che ha degli aspetti umani molto profondi.
L’immigrazione in questo periodo è uno dei fenomeni che sta interessando il dibattito politico nazionale e internazionale e spesso rimane intrappolato in slogan di parte, non è mai decollato e non ha mai fornito spunti seri volti a cercare una soluzione ad un problema che non va assolutamente classificato come problema nazionale.
La Regione ed i comuni nel
succitato dibattito hanno avuto un ruolo marginale in quanto dovevano
imbattersi in decisioni calate dall’alto che non consideravano le problematiche
vissute dalle comunità interessate e, quella calabrese, per una ovvia posizione
strategica, logistica e geografica ha un impatto molto forte.
Ad oggi non c’è una visione comune per
trovare una soluzione al problema in quanto ognuno dei protagonisti del
dibattito ha una visione differente ed una strategia giusta per risolvere la
questione.
L’emergenza, comunque, resta tanto da configurarsi ormai
più come una malattia cronica che come una situazione contingente e provvisoria
ed è proprio da tale consapevolezza che bisogna
partire, non pensando di gestire la questione a monte con l’attacco alle
frontiere o dando voce o appoggio a propagande che in questi ultimi tempi hanno
visto impegnati diversi Governatori
che molto spesso sono marginalmente interessati al problema.
E’ necessario partire dalla
considerazione che anche gli italiani e con loro tantissimi nostri
corregionali sono stati migranti, spesso maltrattati, che vedevano calpestati i
loro diritti.
Probabilmente i Governatori di cui sopra e i
loro supporters hanno dimenticato tale aspetto
e sicuramente non hanno valutato come buona parte degli italiani immigrati
fossero anch’essi anche a loro volta clandestini. Non bisogna affrontare il
dibattito con spirito egoistico o razzista, considerando l’immigrazione anche
alla luce della recente chiusura delle frontiere da parte della
Francia, con un problema che rimane solo il nostro.
Il sud Italia e in
particolare la nostra regione vivono da anni l’arrivo di questi disperati,
stremati dalla lunga traversata e che vedono le nostre spiagge come l’unica
speranza di salvezza.
Giusto per dare contezza al fenomeno sono
all’incirca 2.200 i migranti che in media ogni giorno vengono
soccorsi dal Mediterraneo e, nonostante i vari tentativi, l’Unione Europea non
è stata in grado di varare una politica comune seria volta alla soluzione di
questo importante problema.
Si è assistito, nonostante le sollecitazioni
del Paese Italia, e nonostante i vari interventi programmati da Mare Nostrum a Triton, ad un peggioramento della
situazione.
L’Agenzia Frontex,
con un dispositivo che prevede il controllo delle frontiere, sta affrontando il
problema con un enorme dispendio di risorse ed energie senza ottenere i
risultati sperati, purtroppo.
Appare assurda la situazione prospettata dal
Ministro degli esteri tedesco che, all’indomani della presentazione del Piano
europeo sulla immigrazione di qualche mese fa, ha
evidenziato che sarebbe bene affrontare il problema alla radice, sottolineando
che spesso sono le condizioni economiche e sociali a spingere l’emigrazione,
auspicando un maggiore impegno da parte dell’Europa anche finanziario nei
confronti dei paesi di provenienza delle migliaia di immigrati che invadono i
paesi del sud dell’Europa.
La soluzione del problema non può essere
questa, anche alla luce dell’enorme business che si cela dietro
l’immigrazione e che, come testimonia la cronaca recente, viene
considerata molto redditizia dalle organizzazioni criminali. Solo chi ha da
perdere la propria vita continuerà ad imbarcarsi per
sperare di arrivare in Paesi che possano garantire loro una esistenza libera.
La vera risposta, che dovrebbe arrivare dalla Unione Europea, soprattutto per le Regioni del sud,
come la nostra a fronte della forte sollecitazione che dovrà necessariamente
fare il nostro Governo nazionale, è quella della previsione di un piano
efficiente per l’asilo e l’integrazione dei migranti oltre, naturalmente, alla
gestione dell’emergenza; è vero che ormai i centri di prima accoglienza sono al
collasso, ma bisogna ammettere allo stesso tempo ed essere consapevoli che
negli anni non si è riusciti a creare intorno ad essi una rete capillare di
azioni concrete quali, ad esempio, le cooperative sociali, le associazioni che
promuovessero innanzitutto l’accoglienza e l’integrazione.
Appare evidente come l’intento posto alla base
dei centri di accoglienza per richiedenti asilo, Cara
– nato per accogliere gli immigrati appena giunti in Italia regolarmente che
intendono chiedere la protezione internazionale – non sia stato purtroppo
raggiunto.
Essendo la permanenza nei centri variabile e non
quantificabile, poiché i migranti rimangono per il tempo necessario affinché le
domande di asilo vengano valutate da parte della Commissione
territoriale competente, è difficile avere un sistema che punti
all’integrazione dei richiedenti asilo nel tessuto sociale.
Inoltre, l’inserimento del richiedente asilo,
è spesso minato dal fatto che queste strutture di prima accoglienza si trovano
isolate dai centri urbani e senza servizi di collegamento e dal fatto che
mancano i posti in seconda accoglienza della rete Sprar,
ovvero del sistema di protezione per richiedenti asilo
e rifugiati che dovrebbe costituire una rete di centri di seconda accoglienza
destinati dai richiedenti ai titoli di protezione internazionale.
Visto il fallimento dei Cara, lo Sprar, a mio avviso anch’esso poco efficace, ha dovuto
supplire alla carenza del sistema primario di
accoglienza con una quota decrescente di posti assegnati anche ai richiedenti
protezione.
Sarebbe opportuno che la Regione Calabria
facesse sentire la propria voce con il Governo. Ho condiviso e sottoscritto l’ordine
del giorno presentato qualche minuto fa “Il Governo nazionale al fine di
rendere finalmente operativi e funzionali come previsti dall’atto della
creazione degli stessi centri di accoglienza in modo da consentire ai migranti
di procedere ad un percorso che porti gli stessi,
qualora decidessero di rimanere in loco ad integrarsi nel tessuto
socio/culturale che li circonda.”
Appare opportuno portare come esempio significativo l’integrazione e l’accoglienza, come citava
poc’anzi l’assessore Guccione l’esperienza dei comuni di Riace,
di Badolato, di Acquaformosa
ed altri i cui borghi si sono ripopolati grazie ad una politica
dell’accoglienza e ad una serie di associazioni satellite che gestiscono i
progetti di accoglienza stessa.
Tale esperienza corre il rischio, però, di morire se
non viene rimodulata la rete Sprar che guarda più a
centri creati ad hoc che ad esperienze come questa. Bisogna esser fermi
nel dichiarare che un progetto di integrazione non può
dirsi tale se non comporta l’autosufficienza del singolo.
E’ necessario che la Regione avvii una
mappatura dell’intero territorio regionale da cui emergerebbe che sono
centinaia i comuni che potrebbero – in ossequio ai principi umanitari di
accoglienza ed integrazione e guardando anche ai
benefici economici che ne conseguono – divenire società aperta.
In tal modo si potrà considerare
l’immigrazione forse un valore aggiunto per far sì che venga
arrestata la fase di declino che affligge i molti comuni calabresi rimettendo
così in circolo le energie vitali che da sempre li caratterizzano. Grazie.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Tallini. Ne ha facoltà.
Signor Presidente, colleghi consiglieri,
il compito di portare la posizione
del Gruppo Misto è stata delegata al collega capogruppo
Fausto Orsomarso, ma alcuni interventi e anche il modo di affrontare il dibattito
mi spingono a fare delle riflessioni e a non perdere un’occasione importante
per dire delle cose che nel dibattito che si è svolto fino a questo momento non
sono state dette.
Comincio con una notizia che appare su un giornale
online in questo momento che, guarda caso, riguarda la regione
Calabria. Il titolo è: “Nave della Merkel
scarica 544 clandestini in Calabria”. Oggi pomeriggio è successo questo:
mentre noi siamo qua, guarda caso, nella stessa città dove noi parliamo
oggi pomeriggio – è breve la notizia – 544 immigrati sono sbarcati al porto di Reggio
Calabria; sono arrivati a bordo di una nave militare tedesca, fra i clandestini
335 uomini, 148 donne, 61 minori di cui diversi soli, nemmeno accompagnati.
Dopo che
la nave militare tedesca ha rifilato all’Italia l’ennesima patata bollente, le attività
di primo soccorso ed assistenza sono state scaricate
sulla Prefettura di Reggio Calabria. Al momento dello sbarco, gli immigrati sono
stati sottoposti alle prime cure sanitarie. Non solo: sebbene siano stati soccorsi da una
nave tedesca, una parte consistente di questi
immigrati è stata consegnata alla Regione Calabria e gli altri, tramite il Ministero
dell’Interno, sono stati affidati agli altri Prefetti che dovranno provvedere
nelle varie Regioni d’Italia alla loro collocazione.
La prima considerazione da fare a caldo su questa notizia è che questo è
uno spaccato di come l’Europa guarda all’Italia, e figuriamoci ancora di più di come
l’Italia guarda alle varie regioni, alla Calabria. Mi viene
in mente la posizione del governatore Maroni, richiamata poco fa dal collega Cannizzaro, una posizione criticata da gran parte di altri esponenti
politici governatori, guarda caso, di Regioni
amministrate dal centro-sinistra. Perché? Perché qua c’è una visione diversa di
come vedere questo fenomeno, anche se mi permetto di dire che questo fenomeno
sta contribuendo a dare una spallata notevole anche al Governo Renzi, visto che siamo al giorno successivo a un dato elettorale, rispetto
al quale mi permetto di dire che questo aspetto dell’immigrazione ha pesato. Questo
fenomeno, così come si sta manifestando in Italia e rispetto anche alle posizioni
delle forze politiche, è preoccupante. È vero che a destra ci sono quelli che
usano il linguaggio più estremo e ci sono anche coloro
che in passato hanno pensato di prevenire questo fenomeno attraverso politiche
che, a monte, avrebbero azzerato il fenomeno dell’immigrazione– io mi permetto
di dire – anche alla luce di una considerazione che qua non si è fatta, ma che
io vi porto a fare.
Ricordo benissimo la visita di Gheddafi in Italia, le critiche al Governo
italiano per aver considerato Gheddafi un uomo di Stato, per aver fatto montare
a Gheddafi la tenda, per aver offerto quella ospitalità
ed instaurato quel rapporto con quel dittatore accusato di tanti misfatti nel
suo Paese. Chiaramente queste considerazioni vanno fatte da tutti, tuttavia non
si può perdere di vista che in quel momento esisteva un problema più grande,
che era quello che quest’uomo che guidava i Paesi del Nord Africa, l’Egitto e tutte le regioni che si affacciano
sulla sponda del Mediterraneo, sostanzialmente teneva sotto controllo un equilibrio
e, evidentemente, persone che probabilmente governavano con una cognizione più
seria di quelle che governano oggi avevano indotto il Governo italiano ad instaurare
un rapporto per cercare di prevenire un fenomeno che oggi è diventato incontrollabile.
Certo che questo fenomeno si sta verificando
oggi perché questi cosiddetti dittatori, che tenevano sotto controllo gli
equilibri di quella fascia africana, non ci sono. Sicuramente oggi si è rotto questo
equilibrio perché i popoli si sono ribellati, hanno cercato una facile e breve
e veloce conquista della democrazia rispetto a processi che, invece, a nostro
avviso e ad avviso dei tanti analisti e politologi che avevano ben chiara la situazione,
andavano fatti gradualmente nel tempo e, purtroppo, la
demagogia di molti nostri esponenti politici ci ha indotto a pensare di aiutare
quel fenomeno, addirittura, partecipando anche direttamente con azioni
militari.
Allora, oggi va ricordato questo, perché altrimenti
per il futuro, nel fare la giusta analisi, rischieremmo di fare
e di dire cose inesatte.
Il problema di oggi è un fenomeno così grave,
che ormai nessuno nasconde il fatto che anche da questa
maggioranza è partita una iniziativa condivisa assolutamente pure da noi; è il
segnale che ormai questo fenomeno è all’attenzione di tutti, non nella forma in
cui in passato si era tentato di criticare e strumentalizzare le posizioni di
alcune forze politiche che avevano impostato su questi temi delle vere e
proprie battaglie di principio – mi riferisco, ovviamente, soprattutto alla
Lega – ma soprattutto anche nei confronti di princìpi
che in questo momento sono diventati dei veri e propri boomerang.
Non so se avete
ascoltato l’appello finale del candidato a sindaco di Venezia, Casson, che ha detto: “No, io sono d’accordo. Sì, Maroni parla così” ed ha
aggiunto: “E’ una legge che ha fatto lui, quindi oggi è in contraddizione”, ma
sul principio ha dichiarato: “Noi a Venezia non vogliamo più immigrati”.
Casson, signori miei, diceva questo, anzi diceva che, forse, aveva sbagliato in passato Maroni e lo
coinvolgeva in questo fenomeno. Poi cambi canale e trovi quelli
che contestano il sindaco Marino, quello di “Mafia capitale”, quello che non se
ne vuole andare, nonostante gli scandali, e intervistano i contestatori,
intervistano un esponente grillino che dice: “A Roma c’è il fenomeno dei campi
nomadi, c’è il fenomeno degli immigrati; bisogna porre urgentissimi provvedimenti
contro questo fenomeno. Tutto diventa invivibile”.
Credo che anche voi dobbiate rendervi conto
che questo buonismo, questa moda intellettuale di considerare
il fenomeno dell’immigrazione come una cosa da affrontare con il romanticismo
vada un po’ rivista, in fondo queste riflessioni le abbiamo trovate pure nella relazione
dell’assessore, in fondo oggi siamo tutti coscienti che, quando si era
paventato che ci potevano essere fenomeni di milioni di cittadini nordafricani
che potevano tentare di arrivare in Europa, si era gridato “al lupo, al lupo” e
invece, dalle poche centinaia, sono diventate migliaia, dalle migliaia oggi
sono centinaia di migliaia, e non è escluso che possano aumentare.
Allora, ecco la differenza di analisi. Credo
che su questo fenomeno si debba fare un ragionamento che ci deve
riguardare prima da amministratori per salvaguardare la dignità di un popolo,
in questo caso quello calabrese. Non so se il presidente Oliverio
è stato contattato dal Ministero dell’Interno, se il
ministro Alfano lo ha contattato, non lo sappiamo, perché era qua e ce lo
poteva dire, visto che c’è questo fenomeno. In questo momento il presidente Oliverio è in Prefettura a Reggio? Voglio dire, è stato contattato, gli è stata riconosciuta questa dignità di amministratore,
di responsabile di guida di una Regione come la Calabria, che di per sé già ha
mille emergenze e a cui si rischia di appioppare l’ennesima emergenza tra le
tantissime emergenze, senza un minimo di disponibilità e senza un minimo di
risorse?
Non so se il presidente Oliverio
è stato contattato dal nostro Ministero dell’Interno o
se tutto questo stia avvenendo non solo in contrasto, in contrapposizione, ma
addirittura senza che gli amministratori, i nostri rappresentanti, il nostro Governatore
siano assolutamente informati di tutti i provvedimenti, da quelli della sanità
a quelli delle nomine dei vari settori commissariati dalla Calabria,
dimostrando che la nostra regione è isolata dal contesto della nazione.
Vi invito, dunque, ad essere meno demagogici, più
realisti. Non so dove abitate, io vivo in una città della Calabria – lo sapete
– vivo a Catanzaro e ci sono altri amministratori che vivono a Catanzaro e
basta spostarsi da Catanzaro, sono venuto a Crotone l’altra volta e già nell’ambito
di quella zona gli immigrati sono tutti organizzati - ormai altro che
utilizziamo o facciamo lavorare gli immigrati - per conto loro e non sono organizzazioni
spontanee, come qualcuno dice, perché quando da Sant’Anna arriva a Catanzaro
un pullman e trasporta un numero di immigrati e li
distribuisce in tutta la città, da Catanzaro Lido alla città centro storico e
tutti hanno un loro compito e poi la sera torna questo pullman,
li recupera e li fa tornare al centro di accoglienza di Sant’Anna, allora siamo
davanti a fenomeni che riguardano il problema della sicurezza.
Ebbene, basta camminare davanti alle banche, davanti a tutti
i supermercati, davanti, se si passa – non so se sapete
dov’è, qualcuno lo sa dov’è Piazza Matteotti – dove
ci sono i tribunali, davanti ad ogni negozio, ovunque, davanti a tutte le attività
commerciali si trova qualcuno che fa la questua. Voi pensate che questo sia un
modo umano per accogliere gli immigrati? Credo che questo non sia un modo umano
o civile per accogliere gli immigrati. Penso che, per accogliere gli immigrati,
dovremmo, intanto, capire meglio chi sono gli immigrati; non è vero che tutti
scappano dalla guerra, perché se noi abbiamo registrato anche nelle nostre
città che fenomeni delittuosi sono aumentati e quando poi si sono scoperti gli
autori, abbiamo constatato che la gran parte è
formata, purtroppo, da immigrati, quindi da gente che delinque, significa che
questa gente non viene qua soltanto perché vuole salvare la pelle e scappare
dalle guerre del Nord Africa.
Un minimo di autocritica non farebbe male rispetto
a questo fenomeno, perché poi la realtà è la realtà, la teoria è la teoria, le
filosofie, il romanticismo intellettuale di una certa borghesia della sinistra
sono belle se si fanno nei salotti, durante i talk show delle
trasmissioni televisive, però quando si ha direttamente l’impatto con questa realtà,
si incontra gente che cammina armata con machete
oppure con picconi e colpisce la gente inerme e innocente, e credo che questi siano
fenomeni che credo anche la sinistra più ideologica, più restia, comprenda che
vadano affrontati in termini diversi.
Credo che il documento che abbiamo sottoscritto
- cercando di evitare che possa essere un documento espressione di una parte o
che abbia una visione distorta del fenomeno, depurato da quelle cose che
potevano prestarsi a strumentalizzazioni - sia una cosa giusta e utile, ma soprattutto
credo che questo documento, visto e ricordato che l’episodio è accaduto oggi a Reggio
Calabria, sia uno spaccato di come l’Europa guarda
all’Italia e l’Italia guarda alla Calabria.
Chiediamo più dignità, più rispetto! Il
presidente Oliverio non deve andare a litigarsi perché
vuole fare il Commissario della sanità; se ci tiene veramente alla Calabria, deve
andare a Roma con tutte le forze politiche presenti in questo Consiglio
regionale, ma anche con tutti quelli che riterrà opportuno che possono dargli una mano per aprire un contenzioso serio. Se
fosse andato a Roma a fare la guerra perché pretendeva la nomina immediata di
un commissario alla sanità, sarebbe stato più credibile e più apprezzabile;
invece no, il Presidente andava per cercare di convincere il Consiglio dei
Ministri che l’unico commissario possibile della sanità doveva essere lui!
Credo che anche su questo tema, quello della questione
dell’immigrazione, dobbiamo lavorare, anche perché siamo i più esposti, forse
il peggio da noi dovrà arrivare! Prima gli immigrati arrivavano soltanto su un
versante, oggi cominciano ad arrivare da tutti i versanti, dal versante reggino, dal versante ionico-catanzarese,
dal versante tirrenico, da quello crotonese, ormai siamo circondati. E’ un fenomeno
che tutte le Regioni possono affrontare, ma noi siamo assolutamente
impreparati.
Quindi abbiamo cercato di sottoscrivere questo
documento per senso di responsabilità, perché riteniamo che, in una regione
come la nostra, dove le tragedie aumentano, dove ormai i veri immigrati che
stanno male, che non arrivano a fine mese, che hanno finito
le risorse, che non sono in condizioni di poter affrontare quotidianamente la
giornata, quanto prima dovranno fare i conti con la presenza di soggetti con
cui configgere; poi su questo si innesta anche il fenomeno della utilizzazione
di questi lavoratori o al fine di lavori neri - quindi togliendo anche opportunità
di lavoro ai nostri corregionali – oppure per manovalanza per la criminalità
organizzata.
Credo che se questo fenomeno non viene analizzato sotto questi aspetti alla fine
passeremo come quelli che hanno fatto un documento che praticamente non serve a
nulla, perché saremo travolti da vicende che, probabilmente, sono più grandi di
noi – lo riconosciamo – ma che vedono noi incapaci non dico di risolvere il
problema, ma nemmeno in grado di fare la giusta analisi.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Bevacqua.
Ne ha facoltà.
Grazie, Presidente, sarò più breve del collega Tallini.
Non nascondo
che avevo deciso di non intervenire in questo momento
di confronto e di dibattito su un tema caldo, che parla alla pancia delle
persone in questo periodo, ma gli interventi dei consiglieri
Cannizzaro e Tallini mi hanno spinto ad intervenire, perché vi colgo una differenza abissale
nell’approccio al problema. C’è chi ritiene l’accoglienza come una delle
ragioni d’essere del fare politica e chi, invece, la vede come un problema. E’
da lì che penso di partire nella mia riflessione, caro Presidente, cari assessori, perché penso di assistere a un dibattito
quasi surreale.
Abbiamo avuto la relazione dell’assessore Guccione, che ci descriveva
la Calabria come una regione accogliente, che ha difficoltà sì, però che ha un sistema
di accoglienza abbastanza forte e radicato, e che ha
anche una legge regionale sull’immigrazione, che bisogna arricchire di
contenuti e di risorse finanziarie.
Poi ho avuto modo di ascoltare, di apprendere che c’è un documento
unitario dell’intero Consiglio regionale, e questo è un buon segnale. Ma quando
sento interventi come quelli dei consiglieri
Cannizzaro e Tallini, mi
accorgo che c’è una diversità profonda nel tema di cui parliamo, ed è giusto
prenderne atto, perché quando vi è differenziazione, non bisogna nascondere che
c’è un approccio diverso su una tematica così delicata,
così importante, così complessa, che ha creato non in Italia, ma nel
mondo, questo problema globale che non è solo italiano, ma è globale, non è
solo un fenomeno parziale o temporaneo, è un problema che affrontiamo da secoli
e che ha riguardato anche i nostri padri e i nostri nonni. Credo che questo sia
un elemento da evidenziare.
Così come
vorrei evidenziare, quando qualcuno dice e si lamenta dell’assenza del presidente Oliverio a questo
dibattito, io mi sento mortificato. Sapete perché? Perché è il Consiglio
regionale che deve dare l’indirizzo al Governatore di portare avanti una linea politica,
in questo caso forte o non forte, come è quella dell’immigrazione,
perché noi spesso anteponiamo le nostre prerogative ad altre cose. Invece questo Consiglio regionale, caro consigliere Tallini…
(Interruzione del consigliere Tallini)
Caro consigliere Tallini, può diventare
forte e autorevole nel momento in cui è in grado di…
(Interruzione del consigliere Tallini)
Consigliere Tallini,
ha parlato, lasci palare gli altri!
Presidente, chiedo, da Vicepresidente della
Giunta, che ognuno rispetti le regole.
PRESIDENTE
Sì, facciamo finire l’intervento.
Ciconte Vincenzo, Vicepresidente della Giunta
regionale
In silenzio abbiamo sentito l’intervento di
tre quarti d’ora del consigliere Tallini.
(Alcuni consiglieri
intervengono fuori microfono in dissenso)
Consigliere Bevacqua, concluda il suo intervento e
chiedo ai colleghi di far finire l’intervento
del collega Bevacqua, tra l’altro su un argomento così importante. Si è fatto un lavoro da tutti i gruppi
in Aula, non minimizziamolo, andiamo avanti con questo dibattito così
importante.
Prego, consigliere Bevacqua.
Valorizziamo il nostro ruolo
anche su temi importanti come questo. Poi, onestamente, mi sarei aspettato, da
parte di alcuni autorevoli colleghi di quest’Aula, una disamina delle
motivazioni per cui, oggi, il sistema accoglienza nel nostro Paese non ha funzionato.
E se guardiamo a “Mafia capitale”, comprendiamo che molti hanno inteso o capito
o hanno messo in moto un meccanismo tale da non considerare l’accoglienza come
una ragione di vita o come una ragione politica, ma
come business, come affare, e guarda caso questo business è nato
in alcune realtà del Paese importanti con un meccanismo che ha oleato tutto il sistema
politico, compreso il Pd.
Ragioniamo sulle cause, oggi, sul perché siamo a questo punto e non
criminalizziamo chi è in cerca di una via d’uscita dalle proprie condizioni
precarie di democrazia, di economia, sociali. E’ questo il vero punto in discussione,
oggi. Certo, poi c’è un sistema che non può reggere, perché ha ragione il
sindaco di Corigliano quando si lamenta perché non ha i mezzi per poter supportare l’arrivo di tanti immigrati. È un
problema vero, però se portiamo il ragionamento sul vero motivo
per cui oggi esiste il fenomeno, forse riusciremo a fare meglio il nostro
dovere e a capire che il senso di responsabilità non è una parola di cui
abusare, ma è il nostro agire quotidiano che probabilmente dovremo praticare di
più per dare risposte ai nostri figli, ai nostri nipoti, in questo caso ad un fenomeno
complesso come quello dell’immigrazione.
Da parte del gruppo del Partito Democratico, quindi, c’è pieno sostegno
all’azione del Governo nazionale fatta dal presidente Renzi, che non è
un’azione con il cappello in mano; Renzi sta svolgendo un ruolo importante, perché
l’Italia è la porta di questo fenomeno, ma sta svolgendo un ruolo importante
per far capire all’Europa che qua siamo tutti sulla stessa barca: o si naviga
insieme o la barca andrà a finire sugli scogli. Questo è il messaggio che dobbiamo
mandare.
Quindi, da parte mia, esprimo solidarietà ed
appoggio al Governo Renzi, vicinanza agli immigrati e una dimostrazione di
forte arrabbiatura nei confronti dell’Europa che non sta supportando il lavoro
di chi, invece, oggi dovrebbe supportare; l’Europa non è una cosa qualsiasi, è
l’unione dei popoli ed è nata con questo spirito, da Spinelli, a Schumann, ad
Eisenhower.
Allora, rispettiamo i valori dei nostri padri, quei valori con i quali hanno
dato vita all’Europa e lavoriamo insieme per un’Italia
migliore in una Europa di popoli con rispetto per la dignità dell’uomo e della
persona.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Nicolò.
Ne ha facoltà.
Signor Presidente, colleghi consiglieri,
non vorrei che la richiamata assenza del presidente
Oliverio
fosse una consuetudine, perché, caro consigliere Bevacqua, se così dovesse risultare da
qui in avanti saremmo preoccupati. Vede, il Consiglio deve impartire indirizzi
e in questa che è la sede dei calabresi - e più volte si è
detto che si vuole affermare la centralità del
Consiglio - il Presidente è chiamato a partecipare al dibattito, a consultarsi,
a farci conoscere il suo pensiero. Mi auguro che l’assenza di oggi sia soltanto un
fatto episodico, però, consigliere Bevacqua, la funzione del Presidente è quella di onorare le Istituzioni ed elevare la qualità del Consiglio,
non delegittimarlo. La sua assenza delegittima il Consiglio regionale.
Quanto all’argomento in questione oggi – dicevano i colleghi – ormai è un Rosario ascoltare gli sbarchi, leggere, sentire
riflessioni. Il problema è che manca una vera strategia dell’affrontare il
problema, si vive sempre nell’emergenza perché non c’è una strategia di governo
ed anche nelle posizioni all’interno del nostro Paese – poi vediamo extra moenia
– nei rapporti con l’Europa, laddove manca una chiara e forte posizione
dell’Italia in politica estera. Ecco perché siamo sudditi in Europa, ci
trattano da sudditi, sia la Merkel che
Holland. E lo vediamo dopo perché ci trattano da
sudditi, ma intanto all’interno del nostro Paese anche le dichiarazioni dei
governatori, spieghiamocelo perché, perché manca una strategia del Governo che
faccia da sintesi con tutte le Regioni rispetto ad un
problema, che non può riguardare soltanto le Regioni del Sud perché esposte
geograficamente.
Allora, diciamolo che è mancato un piano A. Piano B: qual è il piano B
di Renzi? Io non vorrei che si vada al piano C, il piano
del caos che stiamo vivendo. Viviamo nel caos più completo, caos
che investe le nostre realtà, le nostre comunità che hanno offerto ospitalità. Caro
consigliere Bevacqua, l’ospitalità l’hanno offerta,
eccome se è stata offerta, ma ormai siamo al limite della tolleranza, non
possiamo più offrirla, perché non abbiamo quelle strutture ricettive. Noi qui
siamo un centro d’emergenza, perché il centro
d’accoglienza è a Crotone, e i centri d’accoglienza non hanno quelle strutture,
quegli strumenti che possono garantire ciò che serve per l’incolumità fisica
non solo per gli immigrati ma anche per i nostri concittadini. E’, quindi, in
discussione la salute pubblica e il problema delle fughe dai centri, dell’inserimento
– come è stato detto prima – in contesti criminali, le
cui ripercussioni leggiamo tutti i giorni dalle cronache.
Allora, non possiamo mettere la testa sotto la sabbia e non possiamo
non affrontare la questione con serietà e con determinazione. Il documento che
è stato firmato oggi è un documento d’intenti, una sintesi rispetto all’appello
che si vuole rivolgere al Governo e, se si rivolge un
appello, significa che si registra
unanimemente un’inadempienza rispetto alla questione.
Noi pensiamo che la questione
immigrazione
vada trattata con serietà. Quanto all’accoglienza, siamo un Paese civile, un Paese democratico e lo abbiamo sempre
dimostrato, ma siamo un Paese nel quale la soglia
della povertà all’interno delle nostre comunità ha superato la tolleranza.
E come facciamo noi a provvedere agli altri, se abbiamo già i nostri problemi
da risolvere, che non sono pochi? Lo dicevano i colleghi che mi hanno preceduto.
Potrebbe essere una soluzione pensare ed immaginare delle soluzioni interventistiche con gli altri
Paesi europei per far fronte a questo fenomeno, magari offrendo aiuto alle
popolazioni nei loro Paesi, perché quando non c’è posto a casa mia, come faccio
ad ospitare altre persone per farle stare bene? Noi dobbiamo
fare il bene – come diceva Diderot – ma non per fare bene, per far
fare bene, e far fare bene significa far star bene gli altri. Noi, oggi, non
siamo nelle condizioni – parlo della nostra regione – di far star bene i
migranti, e poi questo non far star bene i migranti, non farli star bene in contesti sociali, in contesti poco vivibili, produce quello
che è sotto gli occhi di tutti.
Pertanto, noi dobbiamo uscire da questa
emergenza continua e il presidente Renzi ci dovrà spiegare come intende affrontare
la questione, perché ancora non è stata affrontata. Siamo curiosi di conoscere
il piano B, ed in Europa dobbiamo far sentire la nostra voce. Oggi, purtroppo,
non c’è l’Europa degli Stati, c’è soltanto la sovranità
monetaria che ci lega in un contesto di sudditanza. E’
questo che, purtroppo, emerge e più volte è stato
detto, lasciamo perdere da chi e dove, ma questo emerge oggettivamente erga omnes.
Che significa l’Europa degli Stati? Il
concetto di solidarietà che manca. Dov’è, consigliere Bevacqua, il concetto di solidarietà
che manca? Ce lo spieghi, perché è stato bravo poco fa
ad evidenziare, ma io ribadisco che la legge del 2009 - quella di cui parlava
il collega Guccione - è stata finanziata nel 2013, per far capire che
l’accoglienza non sta né a sinistra né a destra, sta nella civiltà dei popoli,
di questo Paese, di cui io sono cittadino come lo è lei. Allora, nel 2013, trattammo
l’argomento con la sensibilità dovuta e finanziammo la legge con 800-900 mila
euro, quella legge che approvammo all’unanimità in
quest’Aula nel 2009, e la locride è un esempio di
quella legge. Sa perché? Perché ha inserito i migranti - ma quelli che avevano
diritto ad asilo - nei territori spopolati. E sa quali sono quelli che hanno diritto
ad asilo? Quelli che dal centro d’accoglienza passano, poi, al centro per la
richiesta d’asilo, non quelli che scappano e si infiltrano
in ogni dove, preoccupando e minacciando quotidianamente la sicurezza dei
nostri concittadini, dei nostri figli, delle nostre mogli, delle nostre
sorelle, di tutti quanti contribuiscono con il proprio lavoro a sviluppare le
condizioni economiche di questa terra, delle proprie famiglie, mettendo in discussione l’incolumità. Queste cose dobbiamo pur dirle,
altrimenti di cosa parliamo?!
La legge che richiamava il consigliere
Guccione va sostenuta e rafforzata in un contesto di
civiltà, perché c’è distinzione fra i migranti e coloro che hanno fatto richiesta
d’asilo.
Guardate, nel 2014 sono sbarcati
170 mila migranti, adesso nel 2015 se ne prevedono 250 mila. Ne sono sbarcati 50 mila e siamo già in sofferenza. Registriamo queste cose,
riflettiamo su questi dati. Dove li mettiamo?! Peraltro,
Reggio Calabria, come Corigliano, non è centro d’accoglienza. Diceva il collega
Tallini che sono arrivati
adesso, ma io non mi meraviglio perché è un Rosario, ormai, ascoltare questo!
Allora, oggi, questo dibattito, che comunque
si conclude con una sintesi unitaria, deve avere un
supporto forte da parte del nostro governatore; intanto, è una sintesi
d’appello e mi auguro che si ritorni sull’argomento, anche rispetto agli
sviluppi che ci potrebbero essere, perché, poi, il tallone d’Achille che è la Calabria
non venga lasciata tallone d’Achille in tutto. Indipendentemente dai Governi,
siamo sempre stati il fanalino di coda. Per cui dobbiamo
convergere su questo e farlo con alto senso di responsabilità.
Presidente Scalzo, voglio dire una cosa, però,
perché lei all’inizio di questo percorso legislativo aveva voluto dare un’impostazione,
auspicando un’inversione di tendenza. Noi, oggi, dovevamo iniziare i lavori
alle 15,00, ma abbiamo iniziato con due ore di ritardo. Mi auguro che, dalle
prossime sedute, se si fissa un orario, si rispetti, ma lo dico soprattutto per
rispetto dei colleghi che vengono da altre realtà. A me fa comodo, sono della provincia
di Reggio Calabria, sono di Reggio Calabria, però anche per una questione di
metodo, diamo un’impostazione, perché poi le cose le diciamo, ma non le
facciamo.
Un’altra cosa le chiedo, il ripristino del
tabellone per le votazioni. E’ uno strumento importante che favorisce la trasparenza
rispetto ad un momento altrettanto significativo che
riguarda la votazione dei vari atti che in quest’Aula si discuteranno e
definiranno.
Auspicando che il presidente Oliverio da Roma ci porti delle buone nuove, propongo che questo
Consiglio regionale – perché oggi mi pare che in agenda non si prevedesse il dibattito,
perché c’era la sintesi del documento unitario – svolga un’altra seduta per discutere
e dibattere, perché questo argomento non dobbiamo tralasciarlo;
è un argomento che ci riguarda, dal quale dipende la sicurezza, ma anche lo sviluppo,
premesso che l’accoglienza fa parte della nostra cultura, ma occorre
regolamentarne tempi e i modi.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Pasqua.
Ne ha facoltà.
Presidente e colleghi, innanzitutto è opportuno
ringraziare la Conferenza dei capigruppo e il presidente Scalzo, che hanno insistito
notevolmente affinché quest’oggi si dibattesse di una tematica
così rilevante, rilevante nelle case dei nostri concittadini, all’interno di
ogni regione della nostra nazione, e probabilmente non solo; però mi preme
sottolineare l’esigenza di riportare il discorso nell’alveo della moderazione, quantomeno
istituzionale, moderazione che si rinviene chiarendo, sostanzialmente, qual è
la funzione che viene svolta da questa Assemblea legislativa e dall’ente Regione
rispetto ad un problematica così delicata, mettendo da parte ogni forma di pregiudizio,
ogni forma di diversità anche ideologica.
Ritengo che – per come, tra l’altro, delineato
dal Titolo V della nostra Carta costituzionale – la Regione non si debba
occupare di politiche di immigrazione, politiche che
vertono sulla libertà di circolazione, vale a dire i permessi di soggiorno, i
visti d’ingresso, le quote, la qualifica di immigrato clandestino e/o irregolare
o, ancora, richiedente d’asilo, ma debba interrogarsi intorno a quelle che sono
le politiche per l’immigrazione, vale a dire ciò che di fatto questo Consiglio,
per elevarsi, può concretamente fare in favore di questi soggetti che si trovano in uno stato di oggettiva difficoltà.
E’ chiaro
che la Convenzione dei diritti dell’uomo prima e la Dichiarazione
universale anche dei diritti dell’uomo impongono un sentimento di solidarietà e
di accoglienza umana verso queste fasce, però è altrettanto vero che non bisogna
dimenticare che, molto spesso, le situazioni che presentano un sentimento di pietas
sono sfruttate ed utilizzate, probabilmente, in maniera anche indebita. E’ per questo che sono dell’avviso che si debba cercare di
rendere pratico un ragionamento che, altrimenti, diverrebbe filosofico, perché non
compete a noi stabilire il rapporto che il Governo centrale deve avere con la
Francia; anzi, se proprio devo dirlo, pur non essendo un simpatizzante dei
francesi, devo sostenere che la Convenzione di Dublino II e III stabilisce
l’obbligo per lo Stato che accoglie il migrante di registrarlo e di procedere
all’espletamento delle domande, quindi implicitamente impone un obbligo di
accoglienza a carico del primo Stato che accoglie il migrante.
Quindi, non so se le posizioni della Francia possano essere
oggettivamente criticabili e sotto tutti i punti di vista; sul piano
umanitario, sicuramente è un comportamento deprecabile, ma poiché discutiamo di
diritto internazionale, di accordi internazionali che partono dalla Convenzione
di Ginevra, sicuramente bisogna utilizzare una certa moderazione e una certa
sobrietà.
Condivido l’intervento del consigliere Nicolò
e anche dei precedenti colleghi dell’opposizione, questo a ribadire
che non c’è nessuna alternanza, nessuna contrapposizione su una tematica così
delicata, e lo condivido nella parte in cui si propone di porre una sorta di
agenda di questo consesso per l’esame di quelle proposte che di fatto possono
tradursi in provvedimenti concreti a favore del popolo migrante.
Sono sicuro che questo Consiglio, per come ha
dimostrato grande sensibilità quest’oggi, deve dare risposte
concrete prima di tutto ai cittadini calabresi, i quali devono sapere che non saranno abbandonati perché
non ci si distrarrà un attimo rispetto alle loro esigenze. C’è gente che, oggi,
non arriva a fine mese e non riesce neppure ad immaginare
un futuro prossimo, e questo fatto che magari ci si concentri troppo su alcune tematiche
in un senso che non esprime la realtà dello stato e la realtà delle cose, può
ingenerare anche dei conflitti sociali e delle tensioni, delle quali oggi non
c’è sicuramente bisogno.
Dall’altro – questo è un auspicio che mi sento
di rivolgere anche a questo Consiglio – ritengo che ci voglia veramente un’impostazione
estremamente seria, perché – parliamoci concretamente
– bisogna capire qual è il ruolo che svolgono questi soggetti che insistono
anche temporaneamente sul nostro territorio, quali professionalità possono apportare,
quali mestieri e soprattutto quale ruolo possono svolgere, attraverso un’integrazione
vera che dovrebbe essere proprio la finalità del ruolo dell’ente Regione rispetto
a queste fasce di soggetti che girano per il mondo. Si tratta di caprie se effettivamente
la Calabria possa trasformarsi in un reale luogo di approdo o debba rimanere solo
ed esclusivamente un ponte verso l’Europa.
E’ chiaro che, per dipanare questo, bisogna
concretamente guardare lo stato dei fatti, se, oggi, effettivamente sussistono le
condizioni, come diceva giustamente il consigliere Nicolò. Non credo che
sussistano molte condizioni per immaginare realisticamente un futuro di questi
soggetti all’interno del nostro territorio, se si decontestualizza
quello che deve essere il ruolo che gli stessi possono svolgere a favore della comunità
calabrese.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Arruzzolo. Ne ha facoltà.
Volevo soltanto fare una riflessione per
quanto riguarda un problema spinoso che la Conferenza dei capigruppo ha
condiviso nel giungere a fine lavori in questo
documento concordato e che possa rafforzare la posizione della nostra attività nei
confronti del Governo nazionale.
Condivido, al di là delle vedute diverse e degli
interventi che ci sono stati, la foga dell’intervento del collega Cannizzaro, perché è un problema così serio, così forte,
che poi ci porta ad esternare delle cose che, viste da diverse angolazioni, possono
apparire giuste o sbagliate. Penso che poi ognuno, dalla propria angolazione, pensi che è quella giusta, però credo che il
clima di stasera debba essere di distensione e di raggiungimento di una sintesi
che possano portare dei contributi positivi e propositivi.
Collega Bevacqua, mi rendo conto che lei, giustamente, difenda la sua
posizione, però nel momento in cui il collega Cannizzaro
fa riferimento all’assenza del Presidente, non è una questione polemica, ma è una
cosa sentita in un discorso serio ed importante, quindi
presumo che lo faccia non per spirito critico, ma soltanto per un discorso
rafforzativo. Quindi, penso che stasera ci dobbiamo
contraddistinguere per la serietà e la responsabilità che ci deve indurre, alla
fine, a produrre questo documento condiviso, perché considerare i migranti una
risorsa o una criticità, effettivamente alla luce degli interventi che ci sono
stati, dipende dalle considerazioni di ognuno; condivido appieno quello che diceva
il collega Nicolò: se i migranti che fanno la trafila giusta possono essere una
risorsa, penso che dobbiamo lavorare tutti in questa direzione e non bisogna
dimenticare i fatti di Rosarno citati dal collega Salerno.
A Rosarno nel 2010 gli immigrati hanno devastato un intero paese, ci hanno
accusato di razzismo, di xenofobia, delle cose più brutte e la notizia ha fatto
il giro del mondo, ma oggi Rosarno è piena di
migranti; questo vuol dire che gli immigrati c’erano prima e ci sono adesso,
significa che, effettivamente, il popolo calabrese non è un popolo razzista.
Con le problematiche di disoccupazione giovanile altissima e invecchiamento
della popolazione che attanagliano in questo
particolare momento la Calabria, la regione più povera d’Italia, qualcuno
ritiene che gli immigrati possano essere una risorsa contro lo spopolamento dei
centri minori, ma se a queste persone non riusciamo a garantire lavoro e
dignità, penso che, alla fine, falliamo nel tentativo e nell’obiettivo che ci
prefiggiamo. Penso che tutti noi siamo d’accordo su come agire sotto l’aspetto
umanitario, però il fatto che queste persone abbandonino i propri Paesi,
scappino da guerre e fame e arrivino in un altro Paese nella speranza di
trovare tutte le cose che nella propria nazione non hanno, ma alla fine
giungano ad una conclusione di delusione totale, mi rendo
conto che, spesso, possa determinare episodi spiacevoli, come si sono
registrati anche poco tempo fa, di tanta gente che si è tolta la vita per disperazione.
Quindi, Presidente, sono convinto che dobbiamo
lavorare per rafforzare questo documento. Le politiche fino ad
oggi messe in atto dal Governo, purtroppo, non hanno dato gli esiti sperati, mi
rendo conto che le nazioni, pur nel rispetto del diritto internazionale, non
fanno quello che dovrebbero fare, e quindi giustamente la politica del nostro
Governo, purtroppo, soffre anche della criticità di questo problema, che non
riesce, in qualche modo, a contenere perché giornalmente aumentano gli sbarchi.
Infatti se facciamo pensare e illudiamo queste persone
che, arrivando in Italia, trovino la soluzione di tutti i mali, sbagliamo.
Quindi penso che questa sera il
Consiglio si contraddistingua per questo momento di condivisione e di sintesi
nell’interesse della regione e di tutti i nostri concittadini.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il Vicepresidente della Giunta.
Ne ha facoltà.
(Interruzione)
E’ stato concordato che il documento finale lo
illustrerà la consigliera Sculco.
(Interruzione)
Allora, dopo il vicepresidente Ciconte,
interverrà lei.
(Interruzione)
Stiamo alternando, bisogna alternare
maggioranza e minoranza.
Volevo
chiarire, caro Presidente e colleghi, che il mio intervento di poc’anzi – e chiedo scusa al Presidente, non lo farò
più, ma chiederò la parola in maniera esplicita – voleva significare che noi ci dobbiamo dare delle regole
in Consiglio, che credo siano fondamentali, cioè di poter discutere di una problematica
come questa in dieci o quindici minuti, un tempo preciso, dopodiché non si possono più sovrapporre
le parole a chi parla. Credo di aver ascoltato in silenzio tutti i discorsi che
hanno fatto
i colleghi ed è inaccettabile che, dopo che qualche consigliere parla per tre
quarti d’ora o quaranta minuti, alla fine si permetta pure il lusso di intervenire su un altro
collega.
Quindi chiedo al Presidente in maniera esplicita che non si possa
andare ad interrompere un intervento de colleghi in
Aula.
Assessore Ciconte, oggi è in corso un dibattito; la Conferenza dei
capigruppo ha scelto che questo dibattito avesse uno svolgimento senza un
limite prestabilito e su questo la Conferenza dei capigruppo è sovrana. Quindi
ho grande rispetto di questa Istituzione, abbiamo dato a tutti la possibilità
di intervenire senza cronometrare l’intervento, perché è importante questo argomento,
prova ne è il fatto che è stata delegata la collega Flora Sculco, poi, a conclusione
del dibattito, di illustrare un documento unitario.
Va bene, perfetto. Quindi credo che nessuno possa interrompere qualcuno che parla.
Volevo ringraziare il Presidente
per avermi dato la parola e volevo dire che vedere tra i
migranti tanti bambini e tante donne in gravidanza - consigliera Sculco, per la
sua sensibilità di donna - credo che dia il senso di quello che sta provando la
popolazione che viene in Italia per andare anche nei Paesi europei e credo che l’accoglienza faccia parte
del nostro Dna – come diceva il collega Guccione – perché sappiamo benissimo quanti
emigrati italiani sono andati fuori dall’Italia nel Nord Europa ed anche nelle Americhe per trovare lavoro, per trovare la possibilità di
una visione di mondo diversa da quella che avevano nel nostro Paese.
Credo che le motivazioni siano tante e molti
di voi le hanno espresse meglio di me, però bisogna anche tenere presente
quell’immagine di quelle donne e di quei bambini che cercano una vita migliore
nel nostro Paese e nei Paesi europei.
Siamo tutti d’accordo che l’Europa sta facendo
poco per questo tipo di problema, perché qui c’è un’emergenza sociale che tutti
noi dobbiamo tentare di affrontare, e facciamo bene a fare
questa discussione molto ampia – così come diceva il Presidente del Consiglio –
perché dobbiamo stimolare il Governo e l’Europa a fare qualcosa di più.
Ecco perché il presidente Oliverio
è assente. Demagogicamente, qualcuno dell’opposizione cerca di rimarcare che il
presidente Oliverio non è qui stasera, ma il presidente
Oliverio ha preso l’aereo per andare a Roma, perché è
stato convocato d’urgenza domani per la Conferenza Stato-Regioni ed anche dal ministro
Alfano con una task force ad hoc per
parlare di queste problematiche, proprio per risolvere questi problemi che noi stiamo
discutendo in quest’Aula.
Credo, quindi, che il presidente Oliverio non si debba giustificare ogni volta. Tutti noi avremmo
voluto che il Presidente fosse in Aula. Credo che in sede di Conferenza dei
capigruppo – Presidente, mi corregga, io non c’ero – si fosse discusso di fare
un’informativa da parte dell’assessore competente, dopodiché si poteva discutere,
perché il presidente Oliverio non ci sarebbe stato. Non
solo questo, oltre alla riunione della task force
che ci sarà domani a Roma, il 25 giungo il Consiglio
europeo dovrà esprimersi su queste problematiche, e noi vogliamo sapere come si
esprimerà su questa immigrazione selvaggia. Anch’io dico che è selvaggia, come
lo diciamo tutti, però dobbiamo tentare di capire come
risolvere questi problemi.
Credo che il Consiglio regionale debba produrre
questo documento – e grazie alla consigliera Flora Sculco ed anche a tutti i capigruppo
di maggioranza e opposizione – ma dobbiamo stimolare il Governo centrale anche
tramite i nostri parlamentari, perché è un problema che riguarda la nostra
regione, e riguarda altre regioni del Sud; di questo problema credo che noi dobbiamo
farci carico perché siamo persone perbene, che hanno voglia
di far costruire un futuro a quei cittadini che vengono da fuori, ma dobbiamo anche
salvaguardare la sicurezza del nostro territorio e dei nostri cittadini.
Siamo convinti anche che su un problema del
genere non si possa andare a parlare di Roma capitale o di altri problemi, perché
sappiamo benissimo che il sindaco Marino, in questo momento, probabilmente è
l’unico che non ha mai ricevuto un avviso di garanzia, mentre altri sindaci
delle precedenti gestioni hanno ricevuto qualcosa di più.
Mi auguro che non si faccia demagogia anche su
questo e non si faccia populismo. Dobbiamo tentare tutti
insieme invece – come diceva il consigliere Arruzzolo
– di fare un ragionamento completo e unire le nostre forze, per fare in maniera
tale che ci sia la possibilità di parlare con serenità e tranquillità di una problematica
così difficile che investe il nostro Paese, ma è un problema europeo e mondiale.
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Esposito.
Ne ha facoltà.
Siamo convinti
che lei, Presidente, sappia fare il Presidente del Consiglio. Se dovessimo discutere dal punto di vista regolamentare
della correttezza istituzionale, probabilmente – la cosa che le devo dire, ma
non come critica, ma per la verità istituzionale che voglio rappresentare – non avrebbe
dovuto dare la parola al vicepresidente della Giunta, Ciconte, perché
il governo regionale aveva già parlato, aveva “illustrato” la pratica odierna, per
cui non c’era bisogno di un ulteriore intervento da
parte dei banchi del governo regionale.
Non volevamo affrontare il problema
dell’assenza del Presidente perché, con pacatezza e moderazione, l’aveva messo in evidenza anche il mio capogruppo, quindi volevamo
andare oltre.
Siamo anche convinti, però, che lei, Presidente, sappia fare bene il
suo lavoro, soprattutto se terrà conto di quello che le ha chiesto il consigliere Nicolò, che faccio anche
mio: l’inizio dei lavori va rispettato, la gente ci guarda anche da questo
punto di vista e devo dire che apprezzavano il fatto che,
magari, un tempo ci fossero quattro-cinque ore di
ritardo, che adesso sono due o tre. Certamente non è questo l’obiettivo da perseguire,
ma l’obiettivo da raggiungere, senza mezzi termini,
senza se e senza ma, è iniziare i lavori del Consiglio regionale in tempo
preciso. Daremo una risposta di correttezza ai cittadini, ma anche a coloro i
quali ci ascoltano ed aspettano l’inizio dei lavori.
Detto questo, ritengo che del problema che andiamo ad affrontare oggi –
e condivido e ringrazio anch’io la Conferenza dei capigruppo e la sua persona
per aver voluto questo dibattito stasera su un tema esageratamente grande – probabilmente
non conosciamo neanche noi la grandezza, la quantificazione, ma è un problema
che è scoppiato, che diventerà un oceano, se l’affrontiamo
con la dovuta pacatezza, razionalità, ma anche determinazione.
Vedete, il 25 e il 26 giugno sono delle date importanti. Non voglio
fare mie frasi del passato, perché non mi appartengono, ma il 25 e il 26
giugno, probabilmente, o si continua a fare, anzi a credere ad
un’Europa unita, coesa e solidale, oppure – puntini sospensivi direi io, perché
anche qui ci vuole pacatezza e cautela nelle affermazioni – il premier ha detto
che l’Italia farà da sola.
Saremo costretti a fare da soli se il 25 e il 26 giugno si gioca una
partita da cui non c’è un ritorno, è una partita in cui in gioco è la credibilità dell’Italia nell’ambito della politica estera, e
se perdiamo questa partita – non son d’accordo con il premier – non perde
l’Europa, ma perde l’Italia, probabilmente, vincono le gendarmerie francesi.
Perché, vede, consigliere Pasqua, probabilmente bisogna andare, non per un
criterio di umanità, ma vista l’urgenza-emergenza del tema, oltre i confini
della Convenzione di Dublino. Probabilmente anche quella è inefficiente e
l’Italia deve fare la sua parte in termini di politica estera per rivedere quei
dettami, tant’è che, se l’Italia perde, vince la gendarmeria francese, ma vincono anche e soprattutto - con maggiore intelligenza, perché
è un escamotage proprio per quello che diceva lei – le navi tedesche che
ci portano gli immigrati; li dobbiamo identificare e per quella convenzione, alla
quale lei faceva riferimento, devono rimanere nel nostro territorio nazionale.
Poi c’è un’altra partita: c’è in gioco la capacità di cercare di interrompere
gli sbarchi, di non far partire questi disperati dalle
loro aree e dai loro territori. Se partono, il problema principale ce l’hanno le regioni del Sud, Sicilia e Calabria, dove
avvengono il 99 per cento degli sbarchi. E qui subentra un’altra partita: quella
della coesione e dell’unità nazionale che il ministro Alfano, secondo me, sta
affrontando con durezza, tant’è che ha convocato le Regioni domani a Roma per
fare il punto sull’accoglienza e sulle strategie regionali messe in capo a questa
enorme problematica.
Avrei voluto che anche noi, Vicepresidente, portassimo delle nostre iniziative
domani a Roma. Il centro di accoglienza di Sant’Anna non basta, c’è la necessità
di individuare nuove strutture, perché
il problema è in fase di implementazione, in fase di
divenire, ma non intervenire, così come diceva qualche ministro tempo fa:“la situazione
è sotto controllo”, è da irresponsabili! Il problema è scoppiato e scoppierà sempre di più nei prossimi giorni, nei prossimi
mesi, soprattutto per il periodo estivo, visto il bel tempo che incoraggia ulteriormente
queste partenze e questi sbarchi.
Allora – dicevo – una prima cosa da portare al tavolo romano, assessore
Guccione, è la capacità di individuare già da adesso, per il presente, ma soprattutto
per il futuro, nuove strutture che
possano fare da centri di accoglienza, affinché in quei centri, dotati di strutture
e anche di risorse umane, vengano valutati gli
immigrati che hanno diritto a rimanere e coloro che non hanno diritto a rimanere.
Si deve essere implacabili e procedere al rimpatrio degli irregolari.
Ho firmato un emendamento all’ordine del
giorno odierno – chiamiamolo emendamento – o un’aggiunta, che parlava della possibilità
– e anche qui è una proposta che dalla Regione Calabria può partire al Governo
centrale – di ripristinare la capacità di poter concedere dei permessi di soggiorno provvisori, come già fatto nel 2011 dal Governo
Berlusconi per il flusso migratorio causato dalle primavere arabe. Potrebbe
anche essere questo, perciò ho firmato l’aggiunta all’ordine
del giorno presentato dal consigliere Nucera che fa riferimento alla possibilità
di ricorrere a questi permessi di soggiorno temporanei.
Certo, la Calabria è in prima linea, i sindaci
sono disperati, i sindaci gridano forte e non lo
gridano a Roma, perché per un livello istituzionale di competenza l’Italia
guarda all’Europa, la Calabria guarda a Roma, i sindaci guardano a questo
governo regionale.
I sindaci non vanno lasciati da soli in questo
loro primo atto di solidarietà.
La solidarietà e l’accoglienza appartengono ad ognuno di noi, consigliere Bevacqua, ma senza – lo dice
anche la chiesa – un criterio di legalità e sicurezza non sono una vera accoglienza
e una vera solidarietà. Legalità e sicurezza per gli immigrati in primis,
ma anche per i popoli che ospitano questi disperati. Si può ripartire – lo
diceva qualcuno prima di me – dalla rivisitazione – e non c’è polemica – delle legge del 2009 che è stata votata in modo bipartisan
da questo Consiglio regionale, è stata finanziata nel 2013. Ho chiesto alla collega,
consigliera Sculco, di dire nel nostro ordine del giorno che quella legge va
riadattata, rimodulata secondo le nuove esigenze dell’accoglienza
e della solidarietà, perché ci sono in campo rispetto al 2009 tematiche completamente
diverse. Sei anni sono tanti, fanno cambiare le cose in tavola, ma soprattutto
fanno cambiare le strategie del governo regionale da porre in essere per tamponare
questa grave emergenza della immigrazione.
Quella è una legge ordinaria – bisogna ricordare
– e va riportata in Aula, riadattata e rimodulata secondo che cosa? Un primo principio:
cerchiamo di far perdere alla Calabria la maglia nera per quanto riguarda l’assistenza
sanitaria agli immigrati. E’ questo il vero problema e qui l’accoglienza
diventa vera se noi diamo legalità e sicurezza - e per legalità
e sicurezza mi riferivo anche a questo, la capacità di dare assistenza
sanitaria a questi disperati che lasciano la loro terra.
Sono perfettamente in linea e d’accordo anche
con il Vicepresidente, il collega Ciconte, quando dice che, nell’ambito dell’assistenza
sanitaria, tra le altre cose, un settore estremamente importante
e significativo deve essere la prevenzione nei confronti della sanità nella
sfera materno-infantile, perché è lì il maggiore
bisogno. Se siamo in grado di toglierci di dosso questa maglietta nera rispetto
alla capacità di assistere gli immigrati, daremo sponda e supporto ai sindaci e
alle aziende sanitarie provinciali che da soli non ce la fanno. Soprattutto, da
sole non ce la fanno neanche le associazioni di volontariato, che spesso non
vanno a complementare, ma nell’ambito dell’urgenza-emergenza, si sostituiscono quasi
completamente, alcune volte, al servizio pubblico.
Del resto, ricorderà, consigliere Pasqua, quello
che ci ha detto “Emergency” in Commissione, denunciando
cose a noi ben note ed è stato bravo lei dire che, se questa
è la verità, bisogna che da ufficiali, quali noi siamo nella nostra veste,
avviseremo chi di competenza. Le criticità igienico-sanitarie nei centri di accoglienza
nei nostri territori sono veramente all’anno zero.
Allora, riportiamo in Consiglio regionale quella
legge e da lì ripartiamo, diamo concretezza alla nostra azione con un’agenda di
lavori che questo Consiglio regionale deve assumere nei confronti di questo aspetto.
A conclusione di questo importante dibattito
su un tema così importante per la società calabrese e che
riguarda tutti noi, pongo ai voti l’inserimento dell’ordine del giorno relativo
e cedo la parola alla consigliera Sculco, che illustrerà il documento unitario.
(E’ inserito)
Signor Presidente, colleghi consiglieri, intanto consentitemi di ringraziare – lo faccio subito – il Presidente
del Consiglio, Scalzo, che proprio nei giorni
scorsi, sul tema che è all’ordine del giorno di questo Consiglio, ha incontrato
e quindi interessato anche la Presidente della Camera, Boldrini.
Poi ringrazio l’assessore Ciconte
per aver sollecitato la sensibilità di noi tutti, in particolar modo la mia,
richiamando alla nostra mente immagini, fra le altre, di donne e di bambini che
giungono e sbarcano nei nostri lidi con l’aspettativa
di una vita migliore.
Fra l’altro, proprio ieri – vorrei
ricordare e condividere questa notizia con tutti – nell’ospedale civile di
Crotone, quindi della mia città, è venuta alla luce
una bimba, figlia di un’immigrata appena sbarcata, alla quale è stato dato il
nome di Testimonity. Questo l’ho voluto rilevare
perché è un aspetto che introduce un elemento di umanità, che credo non faccia
male a nessuno, e introduce anche un elemento di umanità che fa bene ed è utile
anche alla riflessione alla quale questa classe politica ed
istituzionale è stata sollecitata.
Colleghi, a conclusione di questo dibattito di
cui non posso che apprezzare con sincerità lo spirito e il sentimento
solidaristico, oltre che la qualità degli interventi che ci sono stati da parte
dei rappresentanti di tutti i gruppi politici presenti in Consiglio regionale,
sottopongo alla vostra attenzione il documento conclusivo, che spero possa costituire
una sintesi appropriata del dibattito e che possa esprimere, almeno su questo
tema, in modo chiaro ed unitario, forte e
inequivocabile, la posizione dell’intero Consiglio regionale calabrese.
Do lettura del documento:
“Sollecitati dall’imponente fenomeno
migratorio, che interessa anzitutto le regioni del Sud, ad
incominciare dalla Sicilia e dalla Calabria, le quali, soprattutto nell’ultima
fase, si stanno facendo carico, attraverso le loro strutture, dell’accoglienza
di migliaia e migliaia di migranti, riteniamo che il Governo debba,
prioritariamente ed autorevolmente, indurre le altre Regioni del Paese a non
violare i princìpi costituzionali e a non sottrarsi
ai doveri dell’accoglienza e della solidarietà, che sono elementi
caratterizzanti la nostra civiltà.
Il fenomeno migratorio e l’emergenza umanitaria
che esso implica, frutto di lacerazioni interne al continente africano e
mediorientale, non è, né può essere, una questione di
cui debba occuparsi la sola Italia o alcune Regioni del Paese particolarmente vocate all’ospitalità più disinteressata e generosa. Al
contrario, il fenomeno è un’emergenza d’ordine planetario, che occorre, quindi,
affrontare globalmente e con la cooperazione di tutti, ad
incominciare dall’Europa.
L’Europa, viceversa, sta dimostrando sulla questione migranti,
di essere assente e di vedere la stessa questione in modo
ragionieristico, parziale ed
assolutamente insufficiente. mentre alcuni Paesi come
la Francia, dimenticando principi
fondamentali come quelli della libertà, dell’uguaglianza e della fraternità,
stanno anteponendo agli interessi generali dell’Occidente quelli contingenti
della politica più meschina che strumentalizza persino drammi umanitari per
finalità elettorali
L’Europa, tutta l’Europa, non può lavarsene le
mani e scaricare il peso drammatico del problema sull’Italia ed
in particolar modo sulle regioni meridionali di frontiera.
La Calabria, che si trova al centro di
dinamiche complesse ed internazionali, non rifiuta
sostegno e solidarietà a chi è in fuga dalla propria terra, in preda a guerre e
carestie, sta fronteggiando il fenomeno con ogni mezzo ed intende dare più
forza alla propria azione, a partire dall’applicazione della legge regionale
del 2009, adeguatamente rimodulata e riformulata, sull’accoglienza dei
rifugiati e dei richiedenti asilo e dotandosi di una programmazione complessiva che includa
sia i bisogni del momento, che un diverso approccio con i Paesi da cui i
migranti scappano, anche per irrobustire le relazioni con l’altra sponda del
Mediterraneo.
Tutto ciò, però, rimane velleitario se il Paese
e l’Europa non decidono, nell’appuntamento del 25 e
del 26 giugno del Consiglio Europeo, di cambiare orientamento per dispiegare
iniziative forti e coraggiose che portino risultati concreti sia nell’immediato
che nel lungo periodo, anche attraverso il rafforzamento delle politiche di
cooperazione con i Paesi di provenienza dei migranti. Un processo che dovrà
svolgersi in un quadro condiviso di relazioni euro-mediterranee, in grado di
incidere sulle cause politiche, sociali ed economiche che sono all’origine del
fenomeno migratorio.
D’altra parte, un’Europa debole, divisa,
propensa più ad assecondare reazioni emotive, o addirittura la reintroduzione
delle frontiere, rischia di apparire come un progetto asfittico, distante dal sogno europeo dei
suoi padri costituenti. Un’Europa incapace di dare gambe e braccia alla
solidarietà, rischia di perdere senso, valore e spessore politico e culturale.
Pertanto il Consiglio regionale della Calabria,
all’unanimità, sollecita il Governo ad assumere, nell’appuntamento di fine
giugno, una posizione forte, determinata e risoluta sul fenomeno migratorio.
Proprio su un tema così drammatico, che non può rimanere circoscritto nello
spazio Paese o esaurirsi in polemiche di chi è pro o contro l’accoglienza dei
migranti, è urgente che l’Europa batta un colpo. Esca, finalmente, dalla
vaghezza che ha caratterizzato fin qui molte delle sue posizioni ed inizi a rendersi conto che le migrazioni dall’Africa e
dal Medio Oriente non sono solo un problema delle zone d’attracco, ma un
problema umanitario, politico e sociale internazionale, di cui occuparsi
mettendo in campo strategie, interventi e risorse adeguate.
Il Consiglio regionale, inoltre, sollecita il
Governo a predisporre strumenti organizzativi e risorse adeguate a supporto e a
sostegno della gestione del fenomeno, che oggi pesa fortemente sul sistema
delle autonomie locali.
Il Consiglio regionale, inoltre, impegna la
Giunta regionale a dotare di copertura finanziaria, per renderla operativa, la
legge regionale 18 del 2009”, che sostiene e riguarda
l’accoglienza dei rifugiati richiedenti asilo.
Grazie, Presidente e colleghi.
PRESIDENTE
L’assessore Guccione aveva chiesto di intervenire brevemente. Ne ha
facoltà.
Solo per esprimere apprezzamento
per il documento, per sottolineare che questo
Consiglio ha dato una grande prova politica e di responsabilità rispetto a una questione molto
delicata.
E’ stato inserito il finanziamento della legge, la 18
del 2009.
Alla luce di quello che accadrà domani alla task force
a cui parteciperà il presidente Oliverio e quello che deciderà
l’Europa, io credo che l’Aula debba ritornare a riunirsi su questa questione
dell’immigrazione, perché potremmo essere chiamati a prendere decisioni importanti,
visto il ruolo strategico
che ha la Calabria rispetto
agli sbarchi; ritengo che quest’Aula
possa e debba, anche alla luce del documento che andremo
ad approvare fra qualche minuto, svolgere un ruolo importantissimo in un settore
delicatissimo, che è quello dell’immigrazione.
Voglio ringraziare tutti per gli intervenuti. Pongo ai voti l’ordine
del giorno.
(Il Consiglio
approva all’unanimità)
(E’
riportato in allegato)
PRESIDENTE
Ha chiesto di parlare il consigliere Bevacqua.
Ne ha facoltà.
Solo per chiedere
al Consiglio regionale l’approvazione di un ordine del giorno che riguarda la chiusura, da parte del Corpo forestale, di alcuni punti
di ristoro nel Parco della Sila.
Con quest’ordine
del giorno vorrei chiedere l’impegno della Giunta ad attivarsi affinché prenda dei
contatti con il Corpo forestale, al fine di sbloccare questa situazione.
Pongo in
votazione la richiesta di inserimento appena avanzata dal consigliere Bevacqua.
(Il Consiglio approva)
L’ordine del giorno a firma del consigliere D. Bevacqua è “Sulla
riapertura dei centri di ristoro gestiti dal Corpo forestale della Stato”. Ne do lettura: “Il Consiglio
regionale, premesso che:
i punti ristoro ricadenti nei comuni d Spezzano
della Sila e Longobucco, in località Cupone, Fossiata e Santa Barbara,
gestiti dal corpo forestale dello stato, assolvono ad un importante e
irrinunciabile funzione pubblica, poiché erogano servizi primari per turisti ed
escursionisti della montagna che, specie nel periodo estivo, popolano
l’altipiano silano;
la loro soppressione rappresenta un danno ingente per
il territorio del Parco nazionale della Sila che, nell’imminenza della stagione
estiva, priva i visitatori e i frequentatori della montagna di servizi
essenziali e primari;
la loro soppressione avrà conseguenze pesanti
sull’economia della montagna silana e sulla stessa
rete ecologica e di biodiversità che si sta faticosamente tentando di inserire
nel ventaglio dell’offerta turistica calabrese come elemento di ricchezza e
specificità dell’altopiano silano,
impegna
la Giunta regionale a rendersi parte attiva e ad
adottare ogni iniziativa necessaria e utile per riaprire, nel più breve tempo
possibile, i centri ristoro in località Cupone, Fossiata e Santa Barbara;
la Giunta regionale a promuovere azioni mirate a
rilanciare l’immagine della Sila nel resto dell’Italia e in Europa, come luogo
di biodiversità, in cui insiste un ingente patrimonio ambientale, storico,
culturale e di identità antropologiche che valgono da sole a caratterizzare il
territorio come naturale luogo di educazione ambientale e diffusione della
cultura della sostenibilità.”
Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
(E’ riportato in allegato)
Avendo esaurito i punti all’ordine
del giorno, dichiaro chiusa la seduta. La prossima seduta sarà convocata
a domicilio.
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei consiglieri:
Orsomarso – Modifica ed integrazione della legge regionale 7 marzo 1995, n. 4 (Norme sulla classificazione degli esercizi ricettivi extralberghieri)” (P.L. n. 35/10^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione
consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.
(Così resta stabilito)
Giudiceandrea, Mirabello, Sergio, Bova – “Istituzione del registro tumori di popolazione della Regione Calabria” (P.L. n. 36/10^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Sanità, Attività sociali, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
Giudiceandrea – “Istituzione dell’area protetta regionale <Parco Naturale regionale Monte Caloria>” (P.L. n. 37/10^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e
protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
Giudiceandrea, Mirabello – “Disposizioni urgenti in materia di semplificazione delle procedure amministrative e di accesso rapido alle cure per i malati affetti da malattie rare e progressive” (P.L. n. 43/10^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Sanità, Attività sociali, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
Giudiceandrea – “Potenziamento dei servizi di emergenza nelle aree montane” (P.L. n. 44/10^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e
protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
Greco – “Rigenerazione sostenibile dei centri storici urbani minori a vocazione turistica. Istituzione del marchio di alta ospitalità turistica <Borgo Storico Ospitale>” (P.L. n. 47/10^)
E’ stata assegnata alla seconda Commissione
consiliare - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero.
(Così resta stabilito)
Orsomarso – “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 16 aprile 2002, n. 19 (Norme per la tutela governo ed uso del territorio. Legge urbanistica della Calabria) e ss.mm.ii.” (P.L. n. 48/10^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e
protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
Sono state, inoltre, presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa popolare:
“Istituzione del reddito di esistenza (misure contro la precarietà)” (P.L. n. 38/10^)
E’ stata assegnata alla terza Commissione consiliare - Sanità, Attività sociali, culturali e formative – ed alla seconda - Bilancio programmazione economica, attività produttive, affari dell'Unione Europea e relazioni con l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
“Istituzione
del Comune di Le Castella nella provincia di Crotone
– art. 39 Statuto e art. 10 legge regionale
numero 13/83” (P.L. n. 39/10^)
E’
stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali, affari generali, riforme e
decentramento – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
“Introduzione della doppia preferenza di genere – modifica dell’art. 2, comma 2, della legge regionale 7 febbraio 2005, n. 1 (Norme per l’elezione del Presidente della Giunta regionale e del Consiglio regionale)” (P.L. n . 40/10^)
E’
stata assegnata alla prima Commissione consiliare - Affari istituzionali, affari generali, riforme e
decentramento – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
“Modifica alla legge regionale 23
luglio 2003, n. 11 avente ad oggetto “Disposizioni per
la bonifica e la tutela del territorio rurale. Ordinamento dei Consorzi di
bonifica” (P.L. n. 41/10^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e
protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
“Tutela, governo e gestione pubblica del ciclo integrato dell’acqua” (P.L. n. 42/10^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e
protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate, altresì, alla Presidenza le seguenti proposte di legge di iniziativa dei Consigli comunali di San Pietro in Amantea, Longobardi, Serra, Aiello, Falconara Albanese, Fiumefreddo Bruzio, Lago – “Modifiche alla legge regionale 23 luglio 2003, n. 11 <Disposizioni per la bonifica e la tutela del territorio rurale. Ordinamento dei consorzi di bonifica” (P.L. n. 45/10^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e
protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
Consiglio comunale di Cosenza – “Tutela, governo e gestione pubblica del ciclo integrato
dell’acqua” (P.L. n. 46/10^)
E’ stata assegnata alla quarta Commissione consiliare - Assetto e utilizzazione del territorio e
protezione dell’ambiente – ed alla seconda - Bilancio
programmazione economica, attività produttive,
affari dell'Unione Europea e relazioni
con l'estero – per il parere.
(Così resta stabilito)
Sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di provvedimento amministrativo di iniziativa dell’Ufficio di Presidenza:
“Riaccertamento straordinario dei residui ai sensi del comma 7, art. 3, del D.Lgs 23 giugno 2011, n. 118 e ss.mm.ii. Variazioni al bilancio di previsione 2015-2017 (Deliberazione U.P. n. 24 del 26.5.2015)” (P.P.A. n. 28/10^)
“Presa d’atto del conto consuntivo dell’esercizio finanziario 2014 (Deliberazione U.P. n. 23 del 26.05.2015)” (P.P.A. n. 29/10^)
La terza Commissione consiliare con nota n. 29980 del 25 maggio 2015 ha comunicato che nella seduta del 22 maggio 2015 ha espresso parere favorevole alla deliberazione della Giunta regionale n. 65 del 20 marzo 2015, recante: “Legge regionale 17/1985, art. 15 <Riconoscimento di interesse locale della biblioteca del Conservatorio di musica Torrefranca di Vibo Valentia>”. (Parere n. 3)
La seconda Commissione consiliare permanente, nella seduta
del 25 maggio 2015, ha approvato la risoluzione avente ad
oggetto “Proposta di regolamento del Parlamento europea e
del Consiglio relativo al Fondo europeo per gli investimenti strategici e che
modifica i regolamenti (UE) nn. 1291/2013 e 1316/2013
Com (2015) 10 final”.
La terza Commissione consiliare permanente
nella seduta del 4 giugno 2015 ha approvato la risoluzione avente ad oggetto “Reperimento fondi per l’acquisizione di un
tomografo Pet ad elevate prestazioni e di un
apparecchio Tac di ultima generazione per l’Azienda ospedaliera di Cosenza”.
Ai sensi del combinato disposto degli articoli 3 e 6 comma 1 della legge regionale 4 agosto 1995, n. 39 a far data dal 21 maggio 2015 il Garante per l’infanzia e l’adolescenza ed i componenti del Corecom sono cessati dalla carica.
Con nota del 18 marzo 2015, acquisita in pari data al protocollo generale n. 12338 il Presidente ed un consigliere della Casa dei Vini di Calabria (Enoteca regionale) hanno rassegnato le proprie dimissioni dal consiglio di amministrazione.
In data 21 maggio 2015, il Presidente della
Giunta regionale ha emanato il sotto indicato regolamento regionale. Lo stesso
è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 32 del 22
maggio 2015:
Regolamento regionale n. 5 del 21 maggio 2015,
concernente: "Modifiche al regolamento n. 1/2014
concernente: «Sistema di misurazione e valutazione della performance della
Regione Calabria»".
In data 25 maggio 2015, il Presidente della
Giunta regionale ha emanato il sotto indicato regolamento regionale. Lo stesso
è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 34 del 26
maggio 2015:
Regolamento regionale n. 6 del 25 maggio 2015,
concernente: "Modifica art. 14 comma 1 del regolamento
regionale n. 7
del 28 giugno 2012 e s.m.i.,
recante: «Procedure per la denuncia, il deposito e l'autorizzazione di
intendenti di carattere strutturale e per la pianificazione territoriale in
prospettiva sismica di cui alla legge regionale n. 35 del 19 ottobre 2009 s.m.i.»".
In data 29 maggio 2015, il Presidente della
Giunta regionale ha emanato il sotto indicato regolamento regionale. Lo stesso
è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria n. 36 del 3
giugno 2015:
Regolamento regionale n. 7 del 29 maggio 2015,
concernente: "Modifica al Regolamento regionale 5 maggio
2011, n. 3 e ss.mm.ii. Regolamento di attuazione legge
regionale 5 novembre 2009, n. 40 - Attività estrattiva nel territorio della
Regione Calabria".
In data 10 giugno 2015, il Presidente della
Giunta regionale ha emanato i sotto indicati regolamenti regionali. Gli stessi
sono stati pubblicati sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria come di
seguito indicato:
1) Regolamento regionale n. 8 del 10 giugno
2015, concernente: "Albo regionale delle imprese
forestali" (B.U.R. n.
38 del 10.6.2015);
2) Regolamento regionale n. 9 del 10 giugno
2015, concernente: "Regolamento per la gestione dei boschi
governati a ceduo in Calabria" (B.U.R. n. 39 dell'11.6.2015).
La Giunta regionale ha trasmesso copia delle seguenti deliberazioni di variazione al bilancio per l’esercizio finanziario 2015:
Deliberazione Giunta regionale n. 151 del 21 maggio 2015
Deliberazione Giunta regionale n. 152 del 21 maggio 2015
Deliberazione Giunta regionale n. 153 del 21 maggio 2015
Deliberazione Giunta regionale n. 160 del 21 maggio 2015
Deliberazione Giunta regionale n. 161 del 21 maggio 2015
Deliberazione Giunta regionale n. 162 del 21 maggio 2015
Deliberazione Giunta regionale n. 163 del 21 maggio 2015
Deliberazione Giunta regionale n. 164 del 21 maggio 2015
Deliberazione Giunta regionale n. 165 del 21 maggio 2015
Deliberazione Giunta regionale n. 166 del 21 maggio 2015
Deliberazione Giunta regionale n. 167 del 21 maggio 2015
Deliberazione Giunta regionale n. 168 del 21 maggio 2015
Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
negli ultimi anni la Calabria, per quanto riguarda il settore del trasporto pubblico, è stata via via depauperata di tutta una serie di servizi, a tal punto da mettere in discussione proprio quel diritto alla mobilità del cittadino; la situazione del trasporto pubblico locale in Calabria, che vede una grossa predominanza di quello su gomma, è uno specchio della situazione di un deficit strutturale rispetto all'idea di mobilità e di innovazione del settore, di cui ne fanno le spese tutti i cittadini; una particolare situazione di disagio la vivono i nostri studenti pendolari che per raggiungere i loro istituti sono costretti, molte volte, a subire disservizi, orari non confacenti alle loro reali esigenze e collegamenti non appropriati;
si è avuto un notevole aumento delle tariffe di abbonamento mensile per i pullman che garantiscono i collegamenti per gli studenti pendolari che devono recarsi presso i loro istituti scolastici. Tale aumento ha interessato i collegamenti da e per Rossano come anche tutti gli altri paesi della Calabria sedi di istituti scolastici superiori di secondo grado;
l'aumento delle tariffe incide, specialmente in questo periodo di crisi, sul reddito delle famiglie e, di conseguenza, sulla qualità della vita;
tale situazione di disagio si è palesata, tra l'altro, nella mobilitazione degli studenti nella città di Rossano lo scorso 20 aprile, dove è stata organizzata una manifestazione in cui gli studenti hanno reso pubblico il loro disappunto nel veder penalizzato il loro diritto allo studio ed hanno dichiarato insostenibile l'aumento delle tariffe di abbonamento;
gli studenti lamentano anche che i servizi resi dalle società che gestiscono le tratte non rispecchiano il loro costo per la scarsa qualità offerta sia in termini di puntualità sia nella reale funzionalità del parco veicolare utilizzato -:
se il governo regionale intende, come richiesto anche dai rappresentanti d'Istituto delle Scuole Secondarie di Secondo Grado del Comune di Rossano, istituire un tavolo di trattative con le aziende interessate per alleviare i disagi economici di una vasta parte di cittadini, in particolare studenti pendolari, le cui famiglie devono sopportare una spesa non indifferente per esercitare il diritto allo studio, tutelato dalla Costituzione italiana;
se il governo regionale intende cogliere questa occasione per affrontare con le aziende di trasporto locale che effettuano servizi per gli studenti pendolari e le parti interessate il problema delle tariffe e della qualità dei servizi offerti in tutta la Calabria.
(43; 20.05.2015)
Orsomarso. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
sulla strada statale SS 283 delle Terme, nei pressi dello svincolo per Fagnano Castello (CS), e precisamente all'inizio del Viadotto Valle di Leto, è stato collocato alcuni mesi fa dall'ANAS, per presunti problemi strutturali, un cartello stradale che vieta il transito, lungo il viadotto stesso, ai mezzi di trasporto superiori a sole 3,5 tonnellate;
nonostante la presenza di tale divieto, numerosi sono i mezzi di trasporto pesanti che giornalmente attraversano il viadotto;
non risulta che vengano eseguiti, da parte delle competenti autorità, controlli finalizzati a far rispettare il divieto;
eventuali problemi alla circolazione su tale tratto di strada, che oltre a costituire l'unica via di accesso per numerosi centri abitati (Fagnano Castello, Malvito, Santa Caterina, Roggiano Gravina), rappresenta anche un'arteria cardine per il trasporto ed il collegamento tra i centri dell'alto Tirreno cosentino ed i territori della Valle dell'Esaro, avrebbe notevoli e dannose ripercussioni sulle già precarie condizioni economiche delle attività della zona;
la reiterata violazione del divieto di transito da parte dei mezzi di trasporto superiori alle 3,5 tonnellate potrebbe aggravare ulteriormente le già precarie condizioni di staticità del viadotto, tale da costituire un serio pericolo per l'incolumità pubblica;
vige una manifesta illogica contraddittorietà della segnaletica stradale predisposta dall'Anas atteso che, a seguito del crollo del Viadotto Italia, nei pressi di Laino Borgo, per tutti i mezzi pesanti che circolano sulla A3 Salerno-Reggio C. in direzione Nord è previsto l'obbligo di uscita obbligatorio allo svincolo di Tarsia Nord sicché detti mezzi, al fine di poter rimettersi sull'A3, sono costretti a percorrere la SS 283 e dunque il Viadotto Valle di Netto interessato, è bene ribadirlo, dal divieto di transito per i mezzi superiori alle 3,5 tonnellate -:
se e quali iniziative intenda assumere la Giunta regionale al fine di sollecitare un intervento immediato da parte dell'ANAS onde prevenire e scongiurare qualsivoglia pericolo per l'incolumità degli utenti che attraversano il viadotto Valle di Leto lungo la SS 283 delle Terme, nonché al fine di mettere definitivamente in sicurezza l'infrastruttura onde evitare disagi ai Comuni dell'area interessata e per tutelare fattivamente l'economia dei centri dell'alto Tirreno cosentino ed i territori della Valle dell'Esaro, già carenti di adeguate ed alternative vie di comunicazione, che da una paventata chiusura del Viadotto Valle di Neto subirebbero danni irreversibili al già fragile tessuto imprenditoriale di quelle zone.
(44; 20.05.2015)
Tallini. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
nell’allegato 1 del Decreto del Commissario ad Acta n° 9 del 2 Aprile 2015 avente per oggetto: “Approvazione documento di riorganizzazione della rete ospedaliera, della rete dell’emergenza urgenza e delle reti tempo dipendenti’’, da una approfondita lettura generale fatta, risulta nella nuova programmazione “ cancellata l’Unità operativa Complesso del laboratorio di Analisi dell’Ospedale Basso Ionio di Soverato”;
il Laboratorio di Analisi, oltre a servire i reparti dell'ospedale di Soverato, eroga prestazioni a tutti i comuni che ricadono nell'area Distrettuale di Soverato e non, abbracciando un bacino di utenza di circa 100 mila utenti nel periodo invernale, non considerando la popolazione turistica che si aggiunge nei periodi estivi Giugno/Settembre;
nell'Area Distrettuale di Soverato ricade il comune di Chiaravalle centrale, dove fino a qualche anno fa era in funzione l'ospedale con annesso laboratorio di analisi autonomo, che a seguito della chiusura e conseguente trasformazione in casa della salute, le prestazioni che venivano erogate dal laboratorio analisi dell'ospedale di Chiaravalle Centrale sono state convogliate interamente presso il laboratorio di analisi dell'ospedale di Soverato -:
le motivazioni che hanno determinato la cancellazione nella nuova programmazione dell'Unità Operativa Complessa, Laboratorio Analisi dell'Ospedale di Soverato; il Pronto Soccorso e i reparti dell'Ospedale di Soverato, come faranno ad avere in tempo reale i risultati delle Analisi del sangue in casi di urgenza?
i vari punti prelievi, nati per dare un servizio efficiente al cittadino, dislocati nei vari Poli Sanitari ricadenti nel Distretto di Soverato (dove periodicamente vengono fatti i prelievi ematici e successivamente portati al Laboratorio dell'Ospedale di Soverato per essere analizzati) che fine faranno?
i cittadini utenti ricadenti in questa vastissima area dove dovranno andare a fare le Analisi del sangue considerato che la maggior parte di essi sono soprattutto anziani e vivono in un territorio geografico privo di collegamenti?
se è intenzione di questa Amministrazione Regionale e del Commissario ad Acta della Sanità, ripristinare l'Unita Operativa dell'Ospedale Basso Ionio di Soverato, evitando così di creare ulteriori disagi ai cittadini utenti.
(45; 25.05.2015)
Tallini. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
il Dipartimento Organizzazione e Personale in data 02/04/2015, ha pubblicato l'avviso interno riservato ai Dirigenti di Ruolo della Giunta regionale per il conferimento dì n" 10 incarichi di Dirigente generale dei Dipartimenti regionali;
a seguito di tale avviso, viene pubblicato sul sito del Dipartimento Organizzazione e Personale l'elenco dei Dirigenti ritenuti idonei e quelli esclusi. Con Delibera della Giunta Regionale n° 133 del 27/04/2015 avente per oggetto '' Richiesta al Dipartimento Organizzazione, Personale e controlli della predisposizione e pubblicazione sul sito istituzionale di avviso pubblico per il conferimento di incarichi di Dirigente generale dei Dipartimenti “Presidenza”', “Tutela dello salute e Politiche Sanitarie" e "Programmazione nazionale e Comunitaria";
con nota giusto protocollo n° 18 del 30/04/2015, inviata alla Dott.ssa Francesca Palumbo Dirigente di Settore della Segreteria della Giunta Regionale, ho chiesto copia della delibera N° 133 del 27/04/2015;
a seguito di tale nota, il Dirigente di settore Dott.ssa Francesca Palumbo mi comunicava con nota Giusto protocollo 135425 del 30/04/2015, “che ad oggi non è possibile procedere al rilascio della delibera della Giunta Regionale n” 133 del 27/04/2015, in quanto la stessa, verrà sottoposta alla Giunta Regionale nella prossima seduta”;
la Delibera della Giunta Regionale n. 133 del 27/04/2015 viene perfezionata e notificata al Dipartimento Organizzazione e Personale in data 05/05/2015, e pubblicata sul sito regcal della Regione in data 06/05/2015;
a seguito della Delibera della Giunta regionale n°' 133 del 27/04/2015, il Dipartimento Organizzazione e Personale, pubblicava sul sito istituzionale giorno 29/04/2015 Avviso pubblico conferimento di n° 3 incarichi di Dirigente generale dei Dipartimenti Regionali a soggetti esterni all'Amministrazione Regionale”';
a seguito della Delibera n. 133 del 27/04/2015 la Giunta Regionale rilevava che esaminati i curricula dei Dirigenti Interni candidati al conferimento degli incarichi dirigenziali di funzione generale, relativamente alle istanze presentate per i Dipartimenti “Presidenza”, “Tutela della salute”, e “Programmazione Nazionale e Comunitaria”, alla luce dei criteri previsti nell'avviso interno, non ha individuato soggetti in possesso delle caratteristiche necessarie e ha deliberato di richiedere a questo Dipartimento la predisposizione e la pubblicazione sul sito istituzionale, dell'avviso pubblico per il conferimento degli incarichi di Dirigente generale dei citati Dipartimenti “Presidenza”, “Tutela della Salute” e “Programmazione nazionale e Comunitaria” rivolto a dirigenti appartenenti ai ruoli di altre Amministrazioni ed agli esterni della P.A.;
la Corte dei Conti, sez. Centrale di Controllo di legittimità sugli atti del Governo e delle Amministrazioni dello Stato con la Deliberazione n° 36/2014 del 30 Dicembre 2014, che ha affrontato il tema del conferimento di incarico Dirigenziale Generale ad un soggetto esterno all'amministrazione ha affermato "La procedura prevista dal dettato dell'art. 19 comma 6 del Decreto legislativo n" 165/2001, pone in capo all'amministrazione un onere di previa verifica circa la sussistenza delle risorse umane interne, in possesso dei requisiti professionali richiesti per l'incarico, determinando una necessaria funzionalizzazione della procedura valutativa a tale obiettivo prioritario, rimettendo a una fase successiva ed eventuale, conseguente all'esito infruttuoso della prima, la ricerca all'esterno finalizzata al conferimento di un incarico al sensi del comma 6 che, in ogni caso, deve discendere da una rinnovata volontà discrezionalità dell'amministrazione, debitamente motivata";
la stessa Corte afferma in sostanza che " solo dopo
aver accertato che nei Ruoli interni manchino le competenze professionali
richieste, risulta ammissibile il ricorso a
professionalità esterne".
La stessa Corte afferma che " la non rinvenibilità
nei ruoli dell'amministrazione secondo consolidata e conforme
giurisprudenza di questa Sezione, deve intendersi, per un verso, teso a
limitare il ricorso a contratti al di fuori dei ruoli dirigenziali in ossequio
a ragioni di contenimento della spesa pubblica, nonché di ottimizzazione della
produttività del lavoro pubblico, per altro verso, a non mortificare le
aspettative dei dirigenti interni che aspirino a ricoprire quel posto";
il Tar Lazio con le Sentenze N°3658/2015 e N°3670/2015 afferma: l'insuperabilità dei limiti percentuali per l'assunzione di Dirigenti esterni;
l'obbligo di provvedere alla programmazione triennale ed annuale del fabbisogno prima di procedere all'assunzione di Dirigenti Esterni;
l'obbligo di procedere alla ricognizione che confermi l'assenza di professionalità interne, prima di procedere all'assunzione di esterni, ricognizione che deve comprendere non solo il personale dirigenziale ma anche i Funzionari Direttivi in possesso dei requisiti richiesti -:
le esplicite motivazioni che hanno indotto la Giunta regionale a dichiarare l'insussistenza delle necessarie professionalità tra i dirigenti di ruolo dell’amministrazione, dato che gli stessi sono stati ritenuti idonei a ricoprire l’incarico di Dirigenti Generali dei Dipartimenti "Presidenza", 'Tutela della salute" e "Programmazione Nazionale e Comunitaria" , come si evince dagli elenchi pubblicati sul sito del Dipartimento Organizzazione e Personale;
se è stato redatto un verbale contenente le esplicite motivazioni nel dichiarare inidonei i singoli Dirigenti interni;
come mai si è proceduto a pubblicare l'avviso pubblico sul sito istituzionale del Dipartimento Organizzazione e Personale per il conferimento incarico di n° 3 Dirigenti Generali dei Dipartimenti Regionali a soggetti esterni all'Amministrazione Regionale giorno 29/04/2015; se la Delibera n" 133 del 27/04/2015 che autorizzava il Dipartimento Personale alla predisposizione dell'avviso è stata perfezionata e notificata solo giorno 05/05/2015;
allo stato, l'esatta percentuale della dotazione organica rispetto ai dirigenti esterni; se, con la nomina dei tre Direttori Generali del Dipartimento viene sforato il limite previsto dalla legge ovvero il 10% della dotazione organica;
se è stata prevista nell'ambito triennale e annuale del fabbisogno di personale l'assunzione di Dirigenti esterni;
se è stata fatta una ricognizione che confermi l'assenza di professionalità interne che deve comprendere non solo il personale Dirigenziale ma anche quello direttivo in possesso dei requisiti richiesti;
se è intenzione della Giunta regionale revocare con effetto immediato “l’avviso pubblico del 29/04/2015 avente per oggetto il conferimento incarico di n° 3 incarichi Dirigenti Generali dei Dipartimenti regionali a soggetti esterni all’amministrazione regionale'', in quanto lo stesso, a parere dello scrivente, appare fortemente caratterizzato da elementi di illiceità e illegittimità.
(46; 25.05.2015)
Tallini. Al Presidente della Giunta regionale, al Commissario straordinario della Sanità ed al Responsabile dell'Anticorruzione della Regione Calabria. Per sapere – premesso che:
con L.R. n. 26/2007 è
stata istituita la Stazione Unica Appaltante della Regione Calabria (SUA), allo
scopo di assicurare la correttezza, la trasparenza e l'efficienza della
gestione dei contratti pubblici;
la SUA svolge il ruolo di centrale di
committenza ed ha competenza in materia di gestione di procedure contrattuali
per la realizzazione di lavori pubblici e l'acquisizione di beni e servizi;
la SUA della Regione Calabria ha indetto un
bando di gara per l'affidamento del Servizio di ristorazione delle Aziende
Sanitarie ed Ospedaliere della Regione Calabria per un importo complessivo di €
62.910.604, 94;
la gara comprende una diversa durata del
servizio a seconda dei lotti;
la gara, inoltre, include diversi capitolati
con regole di partecipazione non unitarie e con un solo disciplinare di gara;
la gara in questione è divisa in più lotti con
una totale mancanza di coordinamento e interazione tra loro;
la gara ha previsto un'unica Commissione
aggiudicatrice anziché più Commissioni;
il disciplinare della gara in questione non
garantisce il necessario rispetto delle regole di leale concorrenza, quale ad
esempio la richiesta del possesso di alcune certificazioni importanti e
indispensabili alla gestione del servizio medesimo (certificazioni di qualità
ISO relativi alla sicurezza alimentare, ambientale, di sicurezza sul lavoro,
etc.);
la gara in questione ha limitato il possesso di
una sola certificazione, nonostante trattasi della gestione di servizi
complessi all'interno di Aziende Sanitarie ed Ospedaliere;
la gara riscontra notevoli diversità di regole
tra i vari lotti, rispetto anche ai requisiti di partecipazione, ai criteri di
valutazione nonché all'attribuzione dei punteggi, dando ad alcuni lotti più
importanza di altri;
la gara non presenta criteri omogenei nei
requisiti di partecipazione, ravvisando difformità rispetto al fabbisogno
ordinario;
la gara presenta criteri non omogenei nella
valutazione tecnica e nell'assegnazione dei punteggi, evidenziando un'evidente
disparità di trattamento sul territorio regionale;
la gara presenta, a parità di servizi uguali
richiesti, differenze tra i lotti e notevoli discordanze;
il 17.02.2014 (prot.
n, 7546) i consiglieri regionali Demetrio Naccari Carlizzi, Carlo Guccione e
Vincenzo Ciconte avevano già interrogato il
Presidente della Giunta regionale in merito alla stessa procedure di gara;
il nuovo Commissario straordinario ha indicato
tra i criteri generali da osservare necessariamente e relativi alla spending review il rigore politico e
l'unitarietà della spesa -:
a) disporre una
necessaria verifica rispetto al corretto adempimento della procedura di
affidamento in termini di trasparenza e prevenzione di
fenomeni corruttivi;
b) conoscere se
ricorrono gli estremi per ravvisare un utilizzo improprio di quanto
previsto dalia L.R. n. 26/2007 (art. 6), dal
momento che la gara in questione non risponde ad esigenze di contenimento della
spesa pubblica;
c) conoscere il
riscontro all'interrogazione presentata il 17.02.2014
(prot. n. 7546) per la stessa procedure di gara a
firma dei consiglieri regionali Demetrio Naccari Carlizzi, Carlo Guccione e
Vincenzo Ciconte;
d) se è intenzione
della Giunta regionale, in attesa di conoscere l'esito delle necessarie
verifiche di legittimità, sospendere il bando in questione.
(47; 04.06.2015)
Tallini. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
l'art. 100 - Inquadramento di Ruolo - Accordo Collettivo Nazionale 29 Luglio 2009 - in base al comma 1 "Le regioni possono attivare i meccanismi per l'inquadramento nel ruolo sanitario della Dirigenza medica dei medici incaricati a tempo indeterminato ai sensi dell'art. 92 del presente accordo, e sulla base del disposto dell'art. 8 comma 1 bis del D.lgs. 502 del 30/12/1992 e successive modificazioni e integrazioni nonché del DPCM 8 Marzo 2001.";
in base a quanto previsto dall'Accordo Collettivo Nazionale per la medicina generale la Regione Calabria ha bandito già un primo concorso per il passaggio alle dipendenze dei medici del 118 concluso nel 2006 con l'assunzione di circa 40 medici. In base all'Accordo Collettivo Nazionale per la medicina generale la regione Calabria nell'anno 2008 ha bandito l'avviso pubblico pubblicato sul bure Calabria parte terza n. 43, per il passaggio alle dipendenze dei medici del 118 nel ruolo della dirigenza medica;
nell'aprile 2009 sul Bur Calabria è stata pubblicata la commissione esami;
allo stato le procedure concorsuali per il passaggio alle dipendenze dei medici del 118 nel ruolo della dirigenza medica pubblicate sul Bur Calabria n. 43/2008 parte terza, risultano bloccate;
allo stato risulta parzialmente sbloccato il turn-over sanitario per determinate figure sanitarie;
il Giudice del lavoro del Tribunale di Catanzaro con sentenza n. 165/2014 riconosce ad un medico ricorrente dell'emergenza sanitaria, il risarcimento del danno;
il Tribunale di Ancona, con sentenza n. 148/2013 che riguarda il procedimento di inquadramento nel ruolo dei medici dell'emergenza territoriale sanitaria convenzionata con 5 anni di titolarità dichiara: "che i medici ricorrenti si devono considerare inquadrati nel ruolo sanitario ai sensi dell'art. 8 comma 1 bis D.lgs. n. 502/92.";
il DPCM sui precari riconosce, ai medici dell'emergenza sanitaria territoriale con 5 anni di servizio, l'equipollenza alla specialità di medicina di emergenza -:
sulla scorta delle osservazioni contenute nella presente interrogazione se è intenzione di questa Amministrazione regionale, sbloccare e riattivare le procedure concorsuali, al fine di regolarizzare la posizione dei medici dell'emergenza sanitaria territoriale (118), cosi come previsto dall'Accordo Collettivo Nazionale per la medicina generale convenzionata.
(48; 08.06.2015)
Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
lo scorso 30 gennaio a causa di un movimento franoso l'Anas, con propria ordinanza, ha chiuso la rampa di uscita dello svincolo di Fagnano Castello al km 18,300 della statale 283 "delle Terme Luigiane”;
l'Anas ha anche comunicato che la suddetta chiusura permane fino al completamento dei lavori di messa in sicurezza della scarpata;
ad oggi lo svincolo è tuttora chiuso;
lo svincolo interdetto al traffico è un punto cruciale della viabilità del territorio e la sua chiusura rappresenta un notevole disagio per i cittadini di Fagnano Castello;
con l'imminente stagione estiva i disagi derivanti dalla chiusura dello svincolo aumenteranno, anche perché lo svincolo in questione è il nodo principale per raggiungere i laghi naturali della montagna di Fagnano Castello, meta di numerosi turisti;
la suddetta situazione, oltre ad essere un rischio per l'incolumità dei viaggiatori, comporta un considerevole danno economico agli operatori turistici operanti nella zona -:
se e quali iniziative intende assumere la Giunta regionale al fine di sollecitare un intervento immediato da parte dell'Anas per ripristinare il corretto transito dello svincolo, garantendo così l'incolumità dei viaggiatori e la piena fruizione dei laghi e della montagna di Fagnano Castello nella stagione estiva.
(49; 08.06.2015)
Tallini. Al Presidente della Giunta
regionale. Per sapere
– premesso che:
con deliberazione n. 111 del 17/04/2015 avente per oggetto “Istituzione del Dipartimento n. 1 Segretariato generale", la Giunta regionale ha istituito il Dipartimento "Segretariato Generale";
con Decreto dirigenziale n. 3490
del 20/04/2015 è stato approvato l'avviso interno riservato ai dirigenti di
ruolo della giunta regionale, pubblicato sul sito internet della regione il
20/04/2015, per il conferimento dell'incarico di Dirigente generale del
Dipartimento “Segretariato Generale”;
a seguito dell'avviso pubblico sono state acquisite le domande dei candidati;
la competente struttura ha provveduto alla relativa istruttoria predisponendo e pubblicando sul sito internet della regione l'elenco degli ammessi e degli esclusi;
la Giunta regionale nella seduta del 05/05/2015, non ha individuato tra i dirigenti interni soggetti in possesso delle caratteristiche necessarie;
la Giunta regionale nella seduta del 05/05/2015 ha dato mandato al Dipartimento Personale dì predisporre e pubblicare l’avviso pubblico per il conferimento dell'incarico richiamato in oggetto, rivolto a soggetti esterni al ruolo dei dirigenti della giunta regionale;
con decreto n. 4187 del 06/05/2015 è stato approvato l'avviso pubblico e pubblicato sul sito internet della Regione il 07/05/2015;
a seguito dell'avviso pubblico sono state acquisite le domande dei candidati;
la competente struttura ha provveduto alla relativa istruttoria predisponendo e pubblicando sul sito internet della regione l'elenco degli ammessi e degli esclusi;
tale elenco viene trasmesso all'assessore al personale con nota n. 159463 del 20/05/2015;
la Giunta regionale ha esaminati i curricula dei candidati nella seduta del 21/05/2015 ed ha ritenuto individuare per l'incarico di che trattasi l'Avvocato dello Stato Antonio Ennio Apicella quale Dirigente Generale del Dipartimento Segretariato Generale;
con deliberazione della Giunta regionale n. 173 del 25 maggio 2015 viene conferito l'incarico di Direttore generale del Dipartimento n. 1, Segretariato Generale all'Avvocato dello Stato Ennio Antonio Apicella;
detta nomina viene fatta in applicazione dello Statuto della Regione Calabria; della L.R. n. 7 del 13 maggio 1996; dell'art. 8 della L.R. n. 31 del 7 agosto 2002;
la Corte costituzionale con Sentenza del 12 novembre 2010 n. 324, modificando il precedente orientamento, ha dichiarato la legittimità dell'estensione dell'art. 19 del D.lgs. n. 165/2001 e delle limitazioni ivi previste, anche alle Regioni ed Enti Locali -:
sulla scorta delle osservazioni contenute nella presente interrogazione:
le motivazioni che hanno indotto la Giunta regionale e/o le strutture competenti ad emanare l'avviso pubblico in base alla legge regionale n. 31 del 7 agosto 2002 art. 8, la Legge regionale n. 7/96 art. 25, violando palesemente la sentenza della Corte costituzionale n. 324 del 12 novembre 2010, nella parte in cui dichiara la legittimità dell'estensione dell'art. 19 del D.lgs n. 165/2001 anche alle Regioni;
le motivazioni che hanno indotto il Dirigente di Settore (Responsabile del procedimento) a non predisporre la firma in calce alla Delibera n. 173 del 25 maggio 2015 avente per oggetto: conferimento incarico di Dirigente Generale del Dipartimento Segretariato Generale, a differenza delle altre tre Delibere, (numero 174-175-176 del 25 maggio 2015) avente per oggetto: conferimento incarico di Direttore Generale dei Dipartimenti Salute, Programmazione, Presidenza, che risultano puntualmente firmate;
se, con la nomina del Direttore generale del Dipartimento 1, Segretariato generale viene sforato il limite previsto dalla legge ovvero il 10% della dotazione organica;
se è stata prevista nell'ambito triennale e annuale del fabbisogno del personale l'assunzione dei Dirigenti Esterni;
se è intenzione della Giunta
regionale revocare con effetto immediato l'avviso pubblico per il conferimento
incarico di Dirigente Generale del Dipartimento n. 1 Segretariato Generale
rivolto a soggetti esterni al ruolo dei Dirigenti della Giunta regionale, in
quanto lo stesso appare fortemente caratterizzato da elementi di illiceità e
illegittimità.
(50; 09.06.2015)
Giudiceandrea. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere - premesso che:
con deliberazione del Comitato Istituzionale dell'Autorità di Bacino Regionale del 22 luglio 2014 n. 2, pubblicata sul BURC n.54 del 3 novembre 2014, è adottato il progetto - Piano di Bacino Stralcio Erosione Costiera - che disciplina inoltre, le aree costiere soggette a pericolo - arretramento della linea della riva;
il Piano, tra le altre cose, delimita le aree a pericolo di erosione costiera, per come riportate nella Carta della Pericolosità che distingue appunto, la pericolosità in tre modalità diverse, ovvero, aree con alta pericolosità dette P3 - aree a media pericolosità P2 - ed infine aree con bassa pericolosità P1;
dall'adozione del Piano in questione, sono scattate le norme di salvaguardia e che applicandole letteralmente, senza contradditorio o esame delle osservazioni da molti Comuni calabresi già a suo tempo presentate, e nello specifico, Calopezzati, Cassano allo Ionio, Corigliano Calabro, Rossano e Crosia, i Piani Spiaggia si dovrebbero bloccare con conseguente blocco anche di ulteriori ed eventuali concessioni demaniali, se non quelle riferibili alla sola posa di sdraie ed ombrelloni;
i Piani Spiaggia dei Comuni interessati sono stati definiti in ossequio alla l.r. n. 17 del 2005 e al Piano di Indirizzo Regionale, e che allo stato attuale trova applicazione nelle norme di salvaguardia la necessità di raccordo al Piano Erosione Costiera - determinando di fatto che tutti i procedimenti in corso di rilascio di concessioni demaniali per la realizzazione di stabilimenti balneari dovrebbero essere annullati, con la possibilità di potere ingenerare diversi conteziosi che ricadrebbero anche nei confronti della Regione Calabria;
a quanto sostenuto da diverse amministrazioni comunali nel corso degli anni hanno sostenuto diversi interventi di difesa costiera con finanziamenti pubblici, non emergono dal Piano in questione -:
se il Piano Stralcio per la Difesa delle Coste è stato redatto in base ad indagini ed elementi informativi a scala dettagliata e quindi la perimetrazione delle classi di pericolosità risulta reale, se, prima dell'adozione da parte del Comitato Istituzionale ( C.I.) dell'Autorità di Bacino Regionale ( ABR), è stato acquisito il parere, sul progetto, dei Comuni interessati in Conferenza programmatica per come detta il comma 3, art.68 D.lgs 152/2006, se il piano ha tenuto conto degli interventi di salvaguardia delle coste finanziati con fondi pubblici;
di valutare e rivedere tale situazione in base a studi specifici corredati da indagini con scala a maggiore dettaglio circa la perimetrazione della classe di pericolosità P3 impegnandosi a porre in atto, ed in maniera urgente, ogni idonea azione che possa fare salvi i Piani di Spiaggia in tutti quei Comuni che hanno depositato idonee osservazioni e che al momento, nonostante la stagione estiva sia iniziata, rimangono inevase.
(51; 15.06.2015)
Giudiceandrea. Al Presidente della Giunta regionale e all'assessore al bilancio ed alla programmazione. Per sapere – premesso che:
il Pisl Lorica stanzia un importo complessivo di 16.500.000 euro, di cui 13.347.000 euro è il contributo pubblico e 3.153.000 euro l'importo a carico del privato;
la conclusione della procedura di appalto prevedeva la data del il 31 dicembre 2014, mentre per il 31 dicembre 2015 è prevista invece la conclusione dell'intervento costruttivo e l'inizio della gestione;
l'accordo coinvolge oltre i Comuni interessati anche l'Afor, l’Arsac e il Dipartimento regionale Bilancio e Patrimonio per la cessione dei beni allo scopo necessari e dei Dipartimenti Programmazione e Turismo della Regione Calabria per la titolarità del finanziamento pubblico;
un tale siffatto partenariato prelude inevitabilmente all'acquisizione in origine di ogni necessaria autorizzazione ai lavori ed ai fini del PISL in oggetto necessaria, ed in subordine alla tempestiva rimozione di ogni altro ostacolo non previsto, ovvero imprevedibile;
l'area interessata ha già conosciuto, per il fermo degli impianti, una forte crisi di presenze turistiche che ha determinato un grave danno per gli operatori economici in generale e della nostra offerta turistica regionale in particolare -:
quali sono, e perché, ad oggi i motivi che stanno oltremodo dilatando i tempi per la realizzazione della cabinovia e di ogni altra opera necessaria per come previsti nel PISL "Lorica Hamata in Sila Amena" e se l'operato di Enti o Agenzie regionali, e non, stia di fatto precludendo in maniera burocratica il normale rispetto della tempistica opponendo pregiudiziali di fatto inesistenti, ma fortemente pregiudizievoli per la prossima stagione invernale, che allo stato potrebbe risultare compromessa da ritardi che qui si chiede di puntualizzare e chiarire.
(52; 15.06.2015)
Graziano. Al Presidente della Giunta regionale. Per sapere – premesso che:
la presenza di residui di Clorpirifos etile nell'olio di oliva è una problematica estremamente importante che, già per altre regioni, ha determinato considerevoli difficoltà nella commercializzazione dell'olio extravergine d'oliva, sia sui mercati nazionali sia internazionali;
le cause della presenza dei residui di Clorpirifos etile sono da ricercarsi certamente nell'uso di questa sostanza nei trattamenti degli uliveti, ma in molti casi, a seguito di analisi effettuate da altre regioni, la presenza è stata riscontrata anche in uliveti non trattati;
alcuni tra i punti critici relativi all'uso di questa sostanza e quindi alla presenza dei suddetti residui sono: presenza di deriva per l'impiego su oli veti e/o su altre colture limitrofe, diffuso utilizzo della sostanza nel periodo di inoliazione delle olive, impiego non conforme di Clorpirifos etile sulle colture ed avversità parassitarie, inquinamento durante le fasi di trattamento delle olive presso i frantoi, dove le diverse partite di olive non sono tenute separate;
nella nostra regione numerosi territori sono a forte vocazione olivicola, pertanto, è necessario mettere in campo azioni preventive, come ad esempio applicare in modo rigido le norme previste dal Ministero della salute sull'uso del Clorpirifos etile, limitare l'impiego di questa sostanza ad un unico trattamento annuo sulle altre colture, laddove previsto, ecc;
il miglioramento e la valorizzazione delle produzioni di qualità deve rappresentare una priorità per la Regione ed è importante operare per una sempre maggiore responsabilizzazione dei produttori e degli agricoltori -:
se e quali iniziative ha assunto ed intende assumere la Giunta regionale al fine evitare la presenza di residui di Clorpirifos etile nell'olio extravergine di oliva;
se sono state realizzate e/o si intende realizzare azioni per una adeguata informazione e sensibilizzazione a tutti i soggetti della filiera olivicola per contribuire al miglioramento di un nostro prodotto, già di eccellente qualità grazie proprio al lavoro degli olivicoltori, e contribuire ancora di più alla valorizzazione del nostro territorio.
(53; 16.06.2015)
Il Consiglio regionale,
premesso che:
gli interventi dei Fondi PAC-Piani di Azione e Coesione-servizi di Cura per Infanzia e Anziani non Autosufficienti sono stati stanziati con Delibera CIPE n. 113 del 26/10/2012;
il Ministero dell'Interno quale Autorità di Gestione con decreto n. 4 del 20/03/2013 ha adottato l'atto di riparto delle risorse finanziarie del "Programma" a favore degli Ambiti Socio-Sanitari delle 4 Regioni obiettivo Convergenza;
i Comuni facenti parte dei vari ambiti hanno iniziato la programmazione nei settori previsti dai Fondi e pianificato gli interventi;
considerato che:
a programmazione avviata, il Ministero in qualità di organo di Gestione, con decreto n. 240/PAC del 07/10/2014 ha adottato il secondo atto di riparto delle risorse finanziarie del Programma Nazionale Servizi di Cura per Infanzia e anziani non autosufficienti;
successivamente, il Ministero dell'Interno con decreto n. 289/PAC del 28/11/2014 ha ridotto di 102 milioni di Euro, gli importi indicati nelle tabelle già precedentemente previste relativamente al secondo riparto del Programma Nazionale Servizi di Cura per Infanzia e anziani non autosufficienti;
tali Fondi sono necessari per continuare a garantire attraverso i progetti avviati, la tutela degli anziani e dei bambini di età compresa 0/36 mesi;
preso atto che nella Legge di stabilità 2015, per i PAC secondo riparto si passa da 730 milioni di euro a 627 milioni (precisamente 627.636.020 euro);
ritenuto che trattasi di un taglio in virtù della legge di stabilità che si traduce in un minor numero di bambini che possano accedere agli asili, così come in un minor numero di anziani che possano essere assistiti;
per effetto del taglio dei fondi i "non autosufficienti" ed i "non garantiti", non avrebbero più il sostegno per l'assistenza e cura domiciliare e in molti casi saranno costretti a rivolgersi alla rete ospedaliera e assistenziale con un conseguente aumento dei costi a carico del Sistema Sanitario Nazionale (SSN),
impegna
la Giunta regionale e l'assessore competente:
ad attivarsi tempestivamente in sede di Conferenza Stato-Regioni contro il taglio dei fondi PAC secondo riparto e per l'integrazione dello stanziamento previsto.
(21; 20.05.2015) Greco
Il Consiglio regionale,
premesso che:
il decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante "Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici" (c.d. decreto "Salva Italia"), all'articolo 5 prevede che nel calcolo del nuovo strumento ISEE (indicatore della situazione economica equivalente) vengano inserite le prestazioni assistenziali ai fini del computo reddituale;
considerato che:
pur con le franchigie e le esenzioni previste dal Regolamento attuativo, rimangono molti aspetti penalizzanti, sia per le persone con disabilità sia per le loro famiglie, che non permettono di accedere a condizioni agevolate per le prestazioni sociali;
la Regione Calabria promuove azioni dirette a: correggere le disomogeneità della presa in carico dell'utente, garantire la continuità del percorso assistenziale lungo l'evoluzione della vita del medesimo, rivedere i modelli di assistenza domiciliare nell'ottica di proseguire le azioni dei Servizi domiciliari per persone non autosufficienti, ottimizzare l'offerta di assistenza residenziale e semiresidenziale, nonché potenziare gli interventi tesi a favorire l'inserimento lavorativo e sociale delle persone disabili,
impegna
la Giunta regionale ed il Presidente della Regione:
a farsi portavoce presso il
Ministero competente al fine di valutare la ricaduta del provvedimento
legislativo sulle persone con gravi disabilità, prevedendo un nuovo intervento
del Parlamento che eviti di conteggiare nel calcolo del nuovo ISEE l'indennità di accompagnamento.
(22; 20.05.2015) Greco
Il Consiglio
regionale,
premesso che:
in Calabria vi sono oltre 154 mila (circa il
22,5%) donne che hanno subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria
vita e più di 100 quelle uccise dall'inizio del 2012, senza considerare le
altre vittime di violenza di genere;
sempre più spesso
capita che presso i pronto soccorso delle Regione accedono donne accusando
asseriti e quanto meno improbabili incidenti domestici
(es. urti contro gli stipiti delle porte, ustioni con ferro da stiro ecc.);
l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha
indicato come l'abuso fisico e sessuale sia un problema sanitario che colpisce
circa un terzo delle donne nel mondo provocando l'evidente insorgere di
malattie psico-fisiche dovute alle violenze;
la violenza e l'abuso in tutte le sue forme,
sono condizioni che comportano ricadute importanti sulla salute e sulla
percezione di benessere;
è pertanto compito delle strutture sanitarie
pianificare percorsi di accoglienza e presa in carico adeguati e qualificati;
in molte Regioni tra cui Toscana, Veneto,
Lombardia, Lazio, Basilicata e Puglia è già attivo un particolare percorso
denominato Codice Rosa che consente e identifica un percorso di accesso al
pronto soccorso riservato a tutte le vittime di violenze, senza distinzione di
genere o età siano esse donne, uomini, bambini, anziani, disabili, immigrati e
omosessuali;
ritenuto che:
l'attuale ministro alla salute, Lorenzin, ha manifestato la volontà di dotare il sistema di
emergenza urgenza nazionale di un Codice Rosa per tutte le vittime di violenza;
considerato
che:
in Calabria molte sono le difficoltà in campo
sanitario, ma diventa una questione di etica sociale attivare il servizio di
Codice Rosa presso alcuni presidi appartenenti alla rete dell'emergenza urgenza
nazionale,
impegna
la Giunta regionale e
l’assessore competente:
a predisporre l'attivazione del Codice Rosa in tutte le aziende sanitarie ed ospedaliere della Regione Calabria, che preveda un adeguato periodo di formazione del personale e, altresì, un protocollo tra procura della Repubblica, questura e comandi provinciali dei carabinieri che permetta di aiutare le vittime di presunti maltrattamenti indirizzandole in un percorso di salute e protezione.
(23; 20.05.2015) Greco
Il Consiglio
regionale,
premesso che:
la Legge 24 febbraio 1992 n. 225 e successive
modifiche ed integrazioni, istituisce il Servizio di Protezione Civile ed, in
particolare, l'art. 3bis disciplina il “Sistema di allerta nazionale per il
rischio meteo-idrogeologico e idraulico”;
l'art. 111 del Decreto Legislativo 31 marzo
1998 n. 112, concernente il conferimento di funzioni e compiti amministrativi
dello Stato, alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del Capo I della
Legge 15 marzo 1997 n. 59, istituisce il Servizio Meteorologico Nazionale
Distribuito (SMND);
la Direttiva della Presidenza del Consiglio dei
ministri del 27 febbraio 2004 stabilisce gli indirizzi operativi per la
gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale,
statale e regionale, per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di
protezione civile;
la suddetta Direttiva prevede, tra l'altro, che
tali compiti vengano svolti mediante la costituzione di appositi uffici, così
detti Centri Funzionali, che si occupino di effettuare le attività di
previsione, monitoraggio ed allertamento del rischio meteo-idrogeologico
mediante due Aree:
Area meteo, che si
occupa di effettuare le previsioni meteorologiche su
scala regionale, emettendo quotidianamente un Bollettino meteorologico e, nel
caso di previsione di avverse condizioni meteorologiche, provvede ad emettere i
così detti Avvisi meteo;
Area idro, che sulla base delle previsioni meteorologiche
ricevute, emana quotidianamente il Bollettino di criticità regionale per il
rischio idrogeologico ed idraulico e, se del caso,
l'Avviso di criticità per possibili precipitazioni intense;
considerato
che:
la Regione Calabria ha costituito soltanto
l'Area Idro del Centro Funzionale, operante all'interno dell'Agenzia Regionale
per la Protezione dell'Ambiente della Calabria (Arpacal), che dal 1° marzo 2010
può emettere autonomamente i Bollettini di criticità e gli Avvisi di criticità
regionali;
l'allora Capo della Protezione civile nazionale
Pref. Franco Gabrielli, già nella nota dello scorso
18 giugno 2014 ha dichiarato che l'area meteo "rappresenta l'improrogabile
necessità di completare gli adempimenti previsti dalla Direttiva del Presidente
del Consiglio dei Ministri del 27 Febbraio 2004 e s.m.i.,
procedendo all'attivazione dell'Area Meteo presso il Centro Funzionale della
Calabria, auspicabilmente entro la fine del corrente
anno";
ritenuto che:
tale inadempienza fa sì che la Calabria,
diversamente da buona parte delle altre regioni italiane, non abbia personale
stabilmente impiegato nell'elaborazione di previsioni meteorologiche redatte
sulla base delle peculiarità del territorio calabrese, né dei modelli
matematici previsionali, ufficialmente riconosciuti, appositamente tarati per
il territorio calabrese,
impegna
la Giunta regionale:
a dare mandato all'Agenzia Regionale per la
Protezione dell'Ambiente della Calabria (Arpacal):
di procedere al completamento degli adempimenti
previsti dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 27
Febbraio 2004 e s.m.i., provvedendo all'attivazione
dell'Area Meteo del Centro Funzionale, operante all'interno dell'Agenzia
stessa, entro e non oltre il corrente anno;
di individuare un'adeguata sede per l'istituenda Area Meteo, dotandola di opportune
strumentazione hardware e software, effettuare la formazione del personale
stabilmente impiegato in tale attività e sviluppare dei modelli matematici
previsionali appositamente tarati per il territorio calabrese;
che l'istituenda Area
Meteo operi nell'ambito del Servizio Meteorologico Nazionale Distribuito
secondo le modalità previste dal Decreto del Presidente della Repubblica, di
prossima emanazione, relativo alla regolamentazione dell'SMND.
(24; 20.05.2015) Greco
Il Consiglio regionale,
premesso che:
con l'approvazione della legge n. 56 del 07 aprile 2014 (legge Delrio), è stato ridisegnato completamente l'assetto delle Province apportando numerose modifiche alle funzioni loro attribuite ed avviando un processo di rimodulazione e di riallocazione del personale dipendente, suddiviso da ogni provincia in due elenchi: "personale addetto alle funzioni fondamentali delle nascenti Città Metropolitane ed Aree Vaste" e " personale soprannumerario".
il Governo centrale, con apposito atto, ha attribuito alle Regioni, previa consultazione dei nascenti Enti Metropolitani ed Aree Vaste, l'onere di stabilire, con apposito provvedimento normativo del Consiglio Regionale, quali funzioni istituzionali e servizi rimarranno alle ex Amministrazioni Provinciali e quali invece dovranno essere trasferite alle Regioni;
le funzioni concernenti caccia e pesca, in passato delegate dalla Regione alla Provincia, saranno riassorbite dalla Regione;
le Polizie Provinciali si occupano ormai da molti anni ed in maniera prioritaria di vigilanza ittico-venatoria (legge 157/92) e tutela dell'ambiente;
considerato che:
la riforma delle Province, intervenuta con la vigente Legge 56/2014 e l'accordo unificato in Conferenza Stato Regioni dell'11 settembre 2014, prevede sostanzialmente che risorse umane, unitamente a quelle strumentali, vengano trasferite con le funzioni, vale a diche che il personale segue le funzioni;
l'articolo, 9, comma 2, lett. c) del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 dispone che la Conferenza "promuove e sancisce accordi tra Governo, Regioni, Province, Comuni e Comunità montane, al fine di coordinare l'esercizio delle rispettive competenze e svolgere in collaborazione attività di interesse comune";
il comma 89 dell'articolo 1 della legge 7 aprile 2014, n. 56, recante: "Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni stabilisce che: "fermo restando quanto disposto dal comma 88, lo Stato e le regioni, secondo le rispettive competenze, attribuiscono le funzioni provinciali diverse da quelle di cui al comma 85, in attuazione dell'articolo 118 della Costituzione, nonché al fine di conseguire le seguenti finalità: individuazione dell'ambito territoriale ottimale di esercizio per ciascuna funzione; efficacia nello svolgimento delle funzioni fondamentali da parte dei comuni e delle unioni di comuni; sussistenza di riconosciute esigenze unitarie; adozione di forme di avvalimento e deleghe di esercizio tra gli enti territoriali coinvolti nel processo di riordino, mediante intese o convenzioni. Sono altresì valorizzate forme di esercizio associato di funzioni da parte di più enti locali, nonché le autonomie funzionali. Le funzioni che nell'ambito del processo di riordino sono trasferite dalle province ad altri enti territoriali continuano ad essere da esse esercitate fino alla data dell'effettivo avvio di esercizio da parte dell'ente subentrante; tale data è determinata nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 92 per le funzioni di competenza statale ovvero è stabilita dalla Regione ai sensi del comma 95 per le funzioni di competenza regionale";
il comma 91 del medesimo articolo 1 della citata legge n. 56 del 2014 il quale stabilisce che, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della medesima legge, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, lo Stato e le Regioni individuano in modo puntuale, mediante accordo sancito da questa Conferenza, le funzioni di cui al comma 89 della medesima legge, oggetto del riordino e le relative competenze;
a seguito di numerosi incontri con le Regioni, l'ANCI e PUPI, l'Ufficio di Gabinetto del Ministro per gli affari regionali e le autonomie ha fatto pervenire il predetto accordo, 11 settembre 2014, alle Regioni ed agli Enti locali;
ai sensi dell'articolo 1, comma 91, della legge 7 aprile 2014, n. 56, l'accordo tra il Governo e le Regioni, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, concernente l'individuazione delle funzioni di cui al comma 89 dello stesso articolo 1, oggetto del riordino e delle relative competenze, gli accordi siglati in conferenza unificata Stato Regioni costituiscono parte integrante della legge di riordino.
Fermo restando quanto disposto dal comma 88, lo Stato e le Regioni, secondo le rispettive competenze, attribuiscono le funzioni provinciali diverse da quelle di cui al comma 85, in attuazione dell'articolo 118 della Costituzione, nonché al fine di conseguire le seguenti finalità: individuazione dell'ambito territoriale ottimale di esercizio per ciascuna funzione; efficacia nello svolgimento delle funzioni fondamentali da parte dei comuni e delle unioni di comuni; sussistenza di riconosciute esigenze unitarie; adozione di forme di avvalimento e deleghe di esercizio tra gli enti territoriali coinvolti nel processo di riordino, mediante intese o convenzioni. Sono altresì valorizzate forme di esercizio associato di funzioni da parte di più enti locali, nonché le autonomie funzionali. Le funzioni che nell'ambito del processo di riordino sono trasferite dalle province ad altri enti territoriali continuano ad essere da esse esercitate fino alla data dell'effettivo avvio di esercizio da parte dell'ente subentrante; tale data è determinata nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 92 per le funzioni di competenza statale ovvero è stabilita dalla regione ai sensi del comma 95 per le funzioni di competenza regionale,
impegna
il Presidente della Regione e la Giunta regionale:
affinché, qualora lo Stato non si facesse carico del personale delle Polizie Provinciali così come previsto dalla circolare N. 1/2015 della Funzione Pubblica, la Regione Calabria si impegni ad assorbire il suddetto personale, nel rispetto del limite massimo di spesa effettiva sostenuta alla data dell'8 aprile 2014, anche in considerazione del fatto che, avendo già assunto le funzioni svolte dagli uffici di caccia e pesca, verrebbe ad essere concretamente assicurato, a mezzo del personale addetto al servizio di vigilanza, già formato, qualificato ed esperto, il rispetto delle normative vigenti in tali ambiti, oltre che nel campo della tutela dell'ambiente e del territorio;
a dare ogni eventuale ed opportuna disposizione agli Uffici burocratici preposti al fine di favorire la più ampia ed agevole attività, finalizzata ad ottenere le necessarie informazioni circa il numero esatto del personale di polizia provinciale al momento impegnato nei Corpi delle Province calabresi e porre subito dopo in essere l'iter procedimentale necessario ad assorbire il suddetto personale, con il mantenimento delle stesse qualifiche e funzioni in atto esistenti.
(25; 26.05.2015) Greco, D’Agostino
Il Consiglio
regionale della Calabria,
premesso che
in data 23 gennaio
2015 il Consiglio dei Ministri ha approvato la modifica al Decreto
interministeriale 28 novembre 2014 (Esenzione dall'IMU, prevista per i terreni
agricoli, ai sensi dell'articolo 7, comma 1, lettera
h), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504) in attuazione dell'art.
22, comma 2, del decreto legge 24 aprile 2014, n. 66 (cd. decreto IRPEF) con
cui si rendono esenti dal pagamento dell'imposta i terreni agricoli nei comuni
montani e parzialmente montani;
considerato
che con i nuovi criteri
contenuti nel decreto in parola, sono esentati dall'imposta nei comuni montani
tutti i terreni di proprietà o in affitto a imprenditori agricoli professionali
e coltivatori diretti, mentre per i comuni parzialmente montani l'esenzione è
prevista limitatamente per i terreni in affitto a imprenditori agricoli
professionali e coltivatori diretti;
rilevati gli ormai noti fenomeni riscontrabili nei
comuni montani, soprattutto in quelli più marginali e periferici: calo
demografico, invecchiamento della popolazione, fenomeno migratorio e, non
ultimo, il dissesto idrogeologico, conseguenza dell'abbandono del territorio
con ulteriore e conseguente peggioramento delle condizioni socio-economiche;
valutato che allo stato attuale, una parte dei
fabbricati in area montana, sono proprietà di derivazione ereditaria, quindi
spesso suddivisi tra più eredi, classificabili come seconde case o
depositi/fienili, soggetti a tassazione di gravame e rappresentano senz'altro
più che una rendita un vero e proprio costo non più sostenibile per le famiglie
e di difficile alienazione; oltretutto, molti di questi sono difficilmente
fruibili perché non raggiungibili con una viabilità carraia;
valutato,
altresì, che in zona
parzialmente montana molti privati cittadini sono proprietari, anche parziali,
di aree agricole spesso frammentate in particelle a seguito di suddivisioni di
lasciti ereditari, non servite da viabilità percorribile con mezzi meccanici,
di difficile sfruttamento agricolo, che, come per i fabbricati, rappresentano
un onere più che una rendita;
ravvisato che tali fabbricati e tali aree agricole fungono
da elemento sostanziale per garantire la messa in sicurezza del territorio e
che l'abbandono da parte dell'uomo delle aree montane porta con sé un aumento
del rischio idrogeologico con un conseguente aumento dei costi di manutenzione
delle aree abbandonate;
atteso inoltre che il turismo rappresenta uno degli ambiti
strategici di maggiore importanza per la rivitalizzazione economica dei
territori montani grazie alla singolarità paesaggistica del nostro territorio
montano arricchito da edifici di carattere storico e/o di peculiarità
costruttive che se abbandonati, comprometterebbero l'aspetto ambientale,
la Giunta regionale
quale dimostrazione di fattiva sensibilità nei
confronti dell'area montana e parzialmente montana e della sua popolazione, a
intervenire presso il Governo nazionale affinché siano resi esenti o almeno sia
applicata una significativa riduzione dell'aliquota IMU sui fabbricati della
zona montana, non fruibili da viabilità carraia, e sulle aree agricole in
Comuni parzialmente montani, non servite da viabilità percorribile con mezzi
meccanici.
(26; 11.06.2015) Bevacqua
Il Consiglio
regionale della Calabria,
premesso che
in
relazione all'attuazione
di una strategia regionale che garantisca un sistema di infrastrutture e di
servizi per la mobilità delle persone e delle merci integrato con le grandi
reti di trasporto nazionale ed europee, appare necessario potenziare in
Calabria le trasversali stradali e ferroviarie per l'interconnessione e
l'interoperabilità fra Corridoio Tirrenico e Corridoio Ionico;
considerato che un coerente ed efficiente Sistema Ferroviario
Metropolitano Regionale non può prescindere da un ammodernamento capace di
garantire l'integrazione con i nodi logistici portuali ed aeroportuali;
stante la necessità di migliorare l'attrattività del territorio regionale ed incrementare i
flussi di visitatori e turisti attraverso la realizzazione di un sistema di
"attrattori culturali", costituiti anche da Edifici Storici e di
Pregio Architettonico, che presentano rilevanti flussi di pellegrini e visitatori,
qual è, a titolo esemplificativo, vista anche la concomitanza con il sesto
centenario, il Santuario di San Francesco da Paola;
rilevata l'innegabile importanza e centralità dello
snodo ferroviario di Paola e. nello stesso tempo, la forte carenza
di collegamenti, in particolare veloci, con l'aeroporto di Lamezia Terme,
la Giunta regionale
quale dimostrazione di efficace capacità
progettuale strategica, a inserire nel prossimo piano di utilizzo dei Fondi
Europei 2014-2020 la realizzazione di un prolungamento sino all'aeroporto
lametino del tratto ferroviario
esistente, in maniera tale da consentire il collegamento diretto, attraverso
Metropolitana Leggera, fra l'aeroporto di Lamezia Terme e la stazione
ferroviaria di Paola.
(27; 15.06.2015) Bevacqua
Art. 1
(Disposizioni generali)
1. Ai sensi e per
gli effetti dell'articolo 1, comma 89, della legge 7
aprile 2014, n. 56 (Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province,
sulle unioni e fusioni di comuni), nelle more della elaborazione partecipata di
una legge generale di riordino delle funzioni sulla base dei criteri e delle
finalità indicate dal medesimo comma, la Regione Calabria riassume, nell'ambito
delle proprie competenze amministrative, le funzioni già trasferite alle
Province sulla base della legge regionale 12 agosto 2002, n. 34 (Riordino delle
funzioni amministrative regionali e locali) e ss.mm-ii.
Conseguentemente, il relativo personale transita nei ruoli della Giunta
regionale, secondo le modalità e per gli effetti di cui all'articolo 1, comma
96, della legge n. 56/2014, con decorrenza 1 aprile 2015, unitamente al
personale già transitato o acquisito in applicazione della l.r. n. 34/2002 e
della l.r. n. 9/2007 e loro ss.mm.ii., nonché secondo le indicazioni
provenienti dalle amministrazioni provinciali di provenienza e nei limiti della
spesa trasferita ai sensi della medesima legge n. 34/2002.
2. In conformità a
quanto previsto dall'accordo di cui all'articolo 1,
comma 91, legge n. 56/2014, fino all'emanazione di disposizioni nazionali in
materia, continuano ad essere svolte dalle Province le funzioni di polizia
provinciale e quelle relative ai servizi per l'impiego.
3. La legge generale
di riordino prevista al comma 1 dovrà essere adottata
entro il 31 dicembre 2015 sulla base di prassi deliberative partecipate.
Art. 2
(Trasferimento di specifiche funzioni ed allocazione delle risorse umane, finanziarie e
strumentali)
1. Fermo restando
quanto previsto dal terzo periodo dell'articolo 1,
comma 89, della legge n. 5612014, le funzioni connesse alle materie "agricoltura,
caccia e pesca" e "formazione professionale" svolte dalle
Province per effetto della l.r. 34/2002 sono direttamente esercitate dalla
Regione. Le altre funzioni di cui alla l.r. 34/2002 e ss.mm.ii., trasferite
alla Regione ai sensi dell'articolo 1 della presente
legge, continuano ad essere svolte presso l'amministrazione provinciale, anche
in considerazione di quanto previsto dall'articolo 1, comma 427, della legge 23
dicembre 2014, n. 190 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e
pluriennale dello Stato -legge di stabilità 2015).
2. Fermo restando
quanto previsto dall'articolo 1, comma 96, della legge
n. 56/2014 e dall'articolo 1, comma 1, secondo periodo, della presente legge,
il personale addetto, alla data dell'8 aprile 2014, alle funzioni connesse alle
materie "agricoltura, caccia e pesca" e "formazione
professionale" è riallocato presso la Regione. Il restante personale,
assegnato alle altre funzioni alla data dell'8 aprile 2014, continua a svolgere
le proprie mansioni presso l'amministrazione provinciale di riferimento. Ai
fini di una migliore erogazione del servizio nei confronti degli utenti,
l'integrazione organizzativa e gestionale del predetto
personale è assicurata anche sulla base di quanto stabilito dai protocolli di
intesa previsti dal successivo comma 5.
3. Il personale
addetto alle funzioni riassunte dalla Regione ai sensi del comma 2 è individuato sulla base delle norme vigenti in materia e
secondo le modalità ivi previste.
4. Conseguentemente,
sono rideterminate le risorse di cui alla l.r. n. 34/2002 e ss.mm.ii.,
anche per quanto concerne l'attribuzione e l'uso dei beni strumentali.
5. La Regione cura,
con i Dipartimenti competenti, gli adempimenti necessari all'attuazione di
quanto previsto nei commi che precedono, in coerenza con le previsioni
legislative e contrattuali in materia, anche mediante protocolli di intesa con le Province, ove necessari.
6. Resta ferma la
possibilità di avvalimento da parte della Regione
mediante specifiche convenzioni, stipulate ai sensi dell'articolo 1, comma 427, della legge 23 dicembre 2014, n. 190. L'avvalimento del dipendente può avvenire solo previo
consenso del medesimo.
Art. 3
(Esercizio di specifiche funzioni tramite
convenzione)
1. In via
straordinaria, su richiesta dell'Ente interessato motivata da ragioni di
carattere finanziario o gestionale, previa
stipulazione di apposita convenzione approvata dalla Giunta regionale,
l'esercizio di specifiche funzioni fra quelle di cui all'articolo 2, comma 1,
secondo periodo, della presente legge, può essere direttamente riassunto dalla
Regione. In tal caso, il relativo personale è riallocato presso la medesima.
2. Fermo restando
quanto previsto dall'articolo 1, comma 96, della legge
n. 56/2014 e dall'articolo 1, comma 1, secondo periodo, della presente legge,
nelle suddette ipotesi trova applicazione il comma 5 dell'articolo 2.
Art. 4
(Termine di avvio dell'esercizio delle
funzioni da parte degli enti subentranti)
1. Il termine di cui
all'articolo 1, comma 89, terzo periodo, della legge 7
aprile 2014, n. 56, è stabilito in data 1 luglio 2015. Tale termine può essere
eccezionalmente prorogato di un mese, per una sola volta, con decreto del
Presidente della Regione Calabria. Nelle more dell'effettivo avvio di
esercizio, trova applicazione quanto previsto nel comma 89
dell'articolo 1 già citato.
Art. 5
(Disposizioni sul personale in eccedenza)
1. Nell'ipotesi in
cui il personale delle Province, non addetto alle funzioni di cui all'articolo 1 della presente legge, risulti in eccedenza rispetto ai
limiti di spesa fissati dall'articolo 1, comma 421, della legge n. 190/2014, la
Regione Calabria, nei limiti delle competenze proprie e delle risorse
disponibili, promuove e sostiene ogni iniziativa opportuna per favorirne la
ricollocazione, anche mediante l'attivazione di processi di riqualificazione
professionale e di outplacement.
Art. 6
(Risorse utili all'esercizio delle funzioni)
1. La Regione assicura alle Province le risorse necessarie per
l'espletamento delle funzioni affidate per l'esercizio, promuovendo anche
l'accesso alle risorse comunitarie in conformità a quanto stabilito in materia.
Art. 7
(Città metropolitana di Reggio Calabria)
1. Specifica
disciplina, anche in via straordinaria, sarà dettata per la istituita
Città metropolitana di Reggio Calabria, ferma restando l'applicazione delle
norme della presente legge.
Art. 8
(Norme finanziarie)
1. L'applicazione
della presente legge non può comportare incrementi di spesa a carico del
bilancio regionale rispetto alla spesa effettiva sostenuta alla data dell'a aprile 2014.
2. La Giunta
regionale è autorizzata ad apportare le conseguenti variazioni al documento
tecnico previsto dall'articolo 10 della legge
regionale 4 febbraio 2002, n. a (Ordinamento del bilancio e della contabilità
della Regione Calabria).
Art. 9
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
“Il Consiglio regionale,
premesso che:
l’imponente fenomeno migratorio, che interessa anzitutto le regioni del Sud, ad incominciare dalla Sicilia e dalla Calabria, le quali, soprattutto nell’ultima fase, si stanno facendo carico, attraverso le loro strutture, dell’accoglienza di migliaia e migliaia di migranti, debba indurre il governo, prioritariamente ed autorevolmente, ad intervenire affinché le altre Regioni del Paese non si sottraggano ai doveri dell’accoglienza e della solidarietà violando, così, principi costituzionali che caratterizzano la nostra civiltà;
il fenomeno migratorio e l’emergenza umanitaria che esso implica, frutto di lacerazioni interne al continente africano e mediorientale, non è, né può essere, una questione di cui debba occuparsi la sola Italia, o “alcune” Regioni del Paese particolarmente vocate all’ospitalità più disinteressata e generosa. Esso, al contrario, è un’emergenza d’ordine planetario che occorre affrontare globalmente e con la cooperazione di tutti, ad incominciare dall’Europa;
l’Europa, viceversa, sta dimostrando sulla questione migranti, di essere assente e di vedere la stessa questione in modo ragionieristico, parziale ed assolutamente insufficiente;
l’Europa, tutta l’Europa, non può lavarsene le mani e scaricare il peso drammatico del problema sull’Italia ed in particolar modo sulle regioni meridionali di frontiera;
la Calabria, che si trova al centro di dinamiche complesse ed internazionali e non rifiuta sostegno e solidarietà a chi è in fuga dalla propria terra in preda a guerre e carestie, sta fronteggiano il fenomeno con ogni mezzo ed intende dare più forza alla propria azione a partire dall’applicazione della legge regionale del 2009, adeguatamente rimodulata e riformata, sull’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo e dotandosi di una programmazione complessiva che includa sia i bisogni del momento che un diverso approccio con i paesi da cui i migranti scappano, anche per irrobustire le relazioni con l’altra sponda del Mediterraneo;
tutto ciò, però, rimane velleitario se il Paese e l’Europa non decidono, nell’appuntamento del 25/26 giugno del Consiglio Europeo, di cambiare orientamento, al fine di dispiegare iniziative forti e coraggiose che portino risultati concreti sia nell’immediato che nel lungo periodo, anche attraverso il rafforzamento delle politiche di cooperazione con i Paesi di provenienza dei migranti. Un processo che dovrà svolgersi in un quadro condiviso di relazioni euro-mediterranee, in grado di incidere sulle cause politiche, sociali ed economiche che sono all’origine del fenomeno migratorio;
d’altra parte, l’Europa debole, divisa, propensa più ad assecondare reazioni emotive, o addirittura la reintroduzione delle frontiere, rischia di apparire come un progetto asfittico, distante dal Sogno dei suoi padri costituenti, un’Europa incapace di dare gambe e braccia alla solidarietà, rischia di perdere senso, valore e spessore politico e culturale;
pertanto sollecita il Governo:
ad assumere, nell’appuntamento di fine giugno, una posizione forte, determinata e risoluta sul fenomeno migratorio. Proprio su un tema così drammatico - che non può rimanere circoscritto nello spazio Paese o esaurirsi in polemiche di chi è pro o contro l’accoglienza dei migranti - è urgente che l’Europa batta un colpo. Esca, finalmente, dalla vaghezza che ha caratterizzato, fin qui, molte delle sue posizioni e inizi a rendersi conto che le migrazioni dall’Africa e dal Medio Oriente non sono solo un problema delle zone d’attracco ma un problema umanitario, politico e sociale internazionale, di cui occuparsi mettendo in campo strategie, interventi e risorse adeguate;
inoltre, a predisporre strumenti organizzativi e risorse adeguate a supporto ed a sostegno della gestione del fenomeno, che oggi pesa fortemente sul sistema delle autonomie locali,
impegna
la Giunta regionale a dotare di copertura finanziaria la L.R. 18/2009.”
“Il Consiglio regionale,
premesso che:
i punti ristoro ricadenti nei comuni di Spezzano della Sila e Longobucco, in località Cupone, Fossiata e Santa Barbara, gestiti dal Corpo forestale dello Stato, assolvono ad un importante e irrinunciabile funzione pubblica, poiché erogano servizi primari per turisti ed escursionisti della montagna che, specie nel periodo estivo popolano, l’altopiano silano;
la loro soppressione rappresenta un danno ingente per il territorio del Parco nazionale della Sila, che, nell’imminenza della stagione estiva, priva i visitatori e i frequentatori della montagna di servizi essenziali e primari;
la loro soppressione avrà conseguenze pesanti sull’economia della montagna silana e sulla stessa rete ecologica e di biodiversità che si sta faticosamente tentando di inserire nel ventaglio dell’offerta turistica calabrese come elemento di ricchezza e specificità dell’altopiano silano,
impegna
la Giunta regionale:
a rendersi parte attiva e ad adottare ogni iniziativa necessaria e utile per riaprire, nel più breve tempo possibile, i centri ristori in località Cupone, Fossiata e Santa Barbara;
a promuovere azioni mirate a rilanciare l’immagine della Sila, nel resto dell’Italia e in Europa, come luogo di biodiversità, in cui insiste un ingente patrimonio ambientale, storico, culturale e di identità antropologiche che valgono da sole a caratterizzare il territorio come naturale luogo di educazione ambientale e diffusione della cultura della sostenibilità.”